.. Ne11o stesso giorno irt cui la Rivista stava per uscire, un grave lutto si è abbattuto suIIa Patria con la morte del Maresciallo d'Italia Armando DIAZ, Duca della Vittoria. Del grande Scomparso, della Sua opera di Soldato e di Condottiero, delle Sue virtù civili e militari che lo resero così caro al cuore di ogni italiano, diremo nel prossimo fascicolo. Oggi noi che ai Suoi ordini . combattemmo, troppo turbati da tanta improvvisa sventura, non possiamo che inchinarci reverenti dinanzi alla Salma che i sacri colori deIIa Patria avvolgono, e porgere ad Essa con memore cuore di soldati il nostro commosso saluto.
Roma, 29 Febbraio J:928 - Anno VI
LA DIREZIONE
Maresciallo d' Italia ARMANDO DIAZ DUCA DELLA VITTORIA
LA CARSIA .GIULIA NELLA STORIA Scopo della monogrn.fì:1. - Ragioni dell'importanza dello studio storico del t erreno. - Limiti della zona in e,:ame. - Dall'epoca romana a quella feud ale: Linee d'operazione. Comparsa dPgli Slavi nella regione. - Venezia contro Austria: Venezia erede della missione di Roma. Campagna del 1508-1510. Guerre Gradiscane (1615-1618). - Periodo Napoleonico. Dal 1821 al 1914: La regione Giulia durante le guerre per l'indipendenza italiana . Sviluppo dello slnvismo. - Guerra 1915-1918. - Conclusioni.
Scopo della monografia. La monografia ha lo scopo di dimostrare l'importanza dello studio storico del terreno, considerato come mezzo di guerra e quale ausilio efficace nel conseguimento e nella esecuzione dei nostri atti per determinare su di esso la distruzione materiale e morale del ne'mico. Tenteremo dimostrare questa verità con una serie di considerazioni riferite ad un solo esempio, quello della Carsia Giulia, il cui studio può fornire insegnamenti particolarmente utili, sia per i raffronti fra le azioni svoltesi in epoche diverse di un lunghissimo periodo storico, sia per la immediatezza d~lle relative osservazioni ed impressioni che hanno data recentissima e si collegano alle condizioni attuali dell'arte militare aiutata dallo sviluppo di nuovi mezzi, sia, infine, perchè l'esempio prescelto corrisponde ad una conoscenza che possiamo dire popolare dei fatti ed ha speciale importanza per l'Italia.
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Ragioni dell'importanza dello studio storico del terreno. La osservazione geografica, geologica, topografica del terreno, indispensabile per la buona condotta delle operazioni, ci conduce a deduzioni che, per quanto razionali, talvolta, nel campo pratico, si possono dimostrare inesatte. L'esame storico, inteso come studio di avvenimenti di arte militare, ci fornisce invece osservazioni reali più precise e più sicure circa la funzione miìÌ:tare prevalente di una regione e la sua influenza su quelle contermini , le . sue caratteristiche essenziali e predominanti, le sue posizioni più importanti, rappresentate spesso da un trascurabile accidente topografico che ha conserv ato sempre, in svariati fatti d'armi, in diverse epoche e con mezzi di guerra mutati , un predominio assoluto ed una influ enza decisiva . Il terreno è un mezzo nelle mani del condottiero, e, come tale, risente gli effetti della capacità con la quale le sue caratteristiche vengono interpretate e sfruttate; è precisamente lo studio storico che ci dimostra quanto i diversi bondottieri, con l'arte e la volontà, abbiano saputo e potuto imporsi alle caratteristiche del terreno, come e quanto abbiano potuto vincerne le difficoltà naturali , rendendo questo mezzo di lotta più che un nemico, un loro alleato. Nella concezione del terreno è fors e la parte più geniale dell'arte del condottiero, il qual e deve non solo aver conoscenza dei varii elementi della lotta ma deve saperli tr asformare in potenza di azione, coordinandoli, armonizzandoli , r iducendoli ad unità, poichè è qu esta unità che dà il loro maggiore rendimento. P recisamente lo studio storico che ricer ca , raccoglie, esamina e mette in evidenza come i varii elementi hanno agito in un dato terr eno è la pura fonte alla quale deve attingere il condottiero, ma è scuola tanto più feconda qu anto più non abitui a ricopiare astrattamente e riprodurre quasi meccanicamente, ma bensì ad osi::er vare, meditare e dedurre, a trarre nutrimento e forza per una sapiente e consapevole applicazione. Come il pittore ed~ca la propria immaginazione meditando a lungo sull e oper e d'arte di una pinacoteca, come l'artista di musica trova la sua vena solo quando u n a melodia scende nel suo cuore, sveglia la sua anima ed apre al sentimento di questa la sua mente, così il condottiero deve stu diare il passato per trarne norma per la
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sua azione. Napoleone , mettendosi in viaggio da Parigi a Nizza, per recarsi ad assumere il comando dell'armata in Italia, ricercò e volle con sè i due volumi delle memorie del Maresciallo Maillebois relative alla campagna del 1745-46 sullo stesso terreno sul quale si accingeva ad operarè; nel 1805, Òrdinando al Murat una ricognizione sull'Eger lo consigl1ò di esaminare le memorie del Maresciallo Belle-lsle r elative alla conquista della Boemia. Con l'esame storico, il terreno viene studiato non come fine a se stesso ma come mezzo in cui sopraffare le forze nemiche, obiettivo principale di ogni guerra: su · di esso vediamo, attraverso i tempi, ad attarsi gli altri elementi di lotta, e cioè, l'uomo, che è elemento costante, ed i mezzi di lotta, che sono continu amente variabili col progredire delle cognizioni scientifi che. Avr emo perciò come deduzione l'influ enza costante del terreno verso l'uomo e la diversa fun zione del terreno stesso in relazio ne ai progrediti mezzi di guerra. P er tale ragione noi non dobbiamo, nello studio di una regione, limi.tare il nostro esame alle campagne recenti ma estenderlo a quelle antich e per avere, da numerose osservazioni, deduzioni più sicure e per convincerci che le concezioni , le più moderne, ripeto no da quelle antiche la loro origine. Il generale Cadorna, all'inizio della nostra ultima guerra, preferendo la fronte dell 'Ison zo a quella montana per portarvi lo sforzo principale, ripeteva quanto Marco Aurelio aveva fatto diciotto secoli prima e Bartolomeo d'Alviano quattr o secoli prima; sul Carso, nel 191.5, furono attuati attacchi e manovre che erano la ripetizione di concetti applicati sullo stesso terreno , dùrante le guerre Gradiscane (1.61.5-1.61.8); l'idea di Napoleone sull a conquista e difesa delle Porte d'Italia è qu ell a stessa che Manlio Vulsone attuò due secoli prima di Cristo. La conoscenza storica del terreno su cui si deve operare è non solo una necessità per il capo, ma anche per i coman danti che da lui dipendono: per conseguire effetti la concezione del capo ha bisogno di per fetti esecutori che completino. nel loro campo, genialmente inter pr etandolo-, il concetto dell'azione. Essi, per tale scopo, trarranno importantissimi elementi dàlla conoscenza storica del terreno, senza tener conto che potran no anche costituire, con le tradizioni e gli eroismi dei passati fatti d'arme, una leva potente ed efficace per vivificare il sentimento ed il morale dei combattenti . Tale necessità non appartiene solamente al periodo della guerra, ma bensì anche a quello della preparazione: la conoscenza sto-
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rica di una regione ci dimostra le attitudini, le tradizioni, gli usi e costumi della popolazione che vi abita e ci può dettare i metodi di assimilazione o neutralizzazione , quando essa, come nel caso dell a regione che ci apprestiamo a considerare, può essere, a noi , se non ostile, almeno indifferente oppure può darci i mezzi per avvincere all'anima nostra di comandanti quella della grande massa del popolo che, in guerra, ci affida la vita dei suoi figli, per la difesa della sacra patria terra.
Ma per raggiungere la visione di quest'intimo colle"amento occorre che noi usciamo dai limiti della Carsia Giulia risarendo la Sava e l'Isònzo e le valli che si addentrano dalle Alpi' Giulie orient~l,i i~ quelle occidentali per ritornare alla Carsia, ma in un limite ?m ristretto, al Carso di Doberdò e di. Comeno che, per necessità meluttabile storica, per naturale incontrastato ed incontrastabile i~p~rio di terreno, sintetizzò nel suo nome il primo periodo del1 ultima guerra e attraendo a sè la maggior parte delle forze finì c~ll'esE?ere il campo in cui si esercitarono maggiormente lo spirito di sacrificio, il valore e la tenacia delle armi italiane.
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Limiti della zona in esa1iie. La regione che noi vogliamo esaminare è la Carsia Giulia con i suoi due millenni di storia italiana e tuttò il fascino di eroismo e di sacrificio che dalle sue rocce emana, regione a noi prediletta ed alla quale vengono attribuiti molteplici requisiti: gradino meridionale del grande corridoio del Vipacco; storica via delle invasioni; guardia vigile della linea del litorale che porta a Trieste ed alle gole di Lippa e di Clana; roccia che sovrasta, proteggendola o minacciandola, la ubertosa pianura friulana; zona asserragliata delle riserve a cavallo delle più depresse porte d'Italia, scudo e minaccia, contro chi osasse varcare i confini fortificati dall a gagliardia dei cuori italiani. Due millenni di storia aspra come le sue rocce: dal gladio romano, all'alato Leone di S. Marco, alla baionetta aguzza del Fante d'Italia; dalla espansione cristiana, alle lotte feud ali dei patriarchi, alla profanazione slava della liturgia romana; dall'Impero di Roma a quello della Serenissima, all'Italia una ed intera, periodi tutti nei quali spicca nitido e continuo il sentimento d'italianità e di leggendario eroismo , mai smentendo le caratteristiche speciali della lotta sia nell'epoca avanti Cristo, sia nell'ultima guerra che condusse alla loro naturale espressione i confini d'Italia. Esamineremo fugacemente, ma con immenso amore, queste pagine di storia, dalle quali rileveremo l'italianità indiscussa , attraverso tutti i tempi, della regione Giulia spiegando, per la chiarezza delle idee , come sia potuta sorgere, svilupparsi ed esistere ancora nella regione, una questione cosidetta slava; ricercheremo, in venti secoli di storia, la funzione militare della regione e le sue marcate linee di operazione soffermandoci sulle loro caratteristiche costanti e sulla loro influenza rispetto alle altre linee di operazione che strettamente si collegano alla nostra regione.
Dall'epoca romana a quella feudale.
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La prima manifestazio,ne di arte militare, nella · Carsia Giulia. è_ data dalla costruzione dei castellieri, specie di ridotti a doppi~ cmtura; una interna per la difesa delle persone ed una esterna per la pastorizia. Se noi esaminiamo l'insieme dei castellieri sul margine occidentale del Carso ed all'estremo limite delle Alpi Giulie orientali tro~i~~o riprodotto l'andamento delle due linee di difesa apprestate, all miz10 dell'ultima guerra, dagli Austriaci, mirabile sfruttamento del terreno nell'epoca remota ed anche in quella recente. Is .La_r~gione era aUora, prevalen~e.mente , ab.itata dai Celti e dagìi tri~m, m lotta fra di loro, ·ma umti nel pensrnro di poter scendere un ~i~rno nella fertile pianura friulana, ricca di prodotti e di pastorizia. In quel periodo Roma, che aveva già fiaccato la fiorente e minac~iosa civiltà occidentale di Cartagine, volgeva, per via di mare e di terra, i suoi mezzi per dominare la civiltà orientale ormai fiacca ed in piena via di dissolvimento. Occupato il Veneto a contatto coi Celti e cogli Istriani, intervenne come arbitra n~lle loro lotte con l'idea di sovrapporsi ad essi ed estendere il suo dominio. su quella provincia che, per la sua posizione ai piedi dell'ultima Alpe It a 1·iana, le avrebbe dato modo di· ·opporre più . valida resistenza alle irruzioni. dei popoli barbari che venivano stanziandosi sempre più numerosi nei territori ad oriente della Sava. Con _tale_i~tento _e, come base dì appoggio, costruì nel i85 a. C., 1a coloma militare di Aquileja, ciò che indusse i Celti e gl'Istriani a tentarne la conquista prevenendo le mosse offensive dei Romani.
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Era Console della Gallia Cisalpina Manlio Vulsone , il quale, nella giusta concezione che l'unico sistema di difesa contro n emici situati sulla sovrastante roccia della Carsia era quello' di pr evenirli con l'offensiva, senza attendere il consenso del Senato, con le sole truppe che aveva disponibili e facendosi fiancheggiare , per il vettovagliam ento, dalla flotta di Caio Furio , iniziò l'offensiva .. Per la depressione dei laghi di Doberdò e per la via del litorale aggirò le difese dei castellieri sulle alture di Monfalcone e pervenne nella valle di Brestovizza ove volle soffermarsi prima di attaccare le posizioni dell'Hermada. Gl'Istriani, comandanti dal Re Epulo, non avendo potuto organizzare la difesa sulle alture di Monfalcone, si ritrassero sull'Hermada, spiarono le mosse del nemico ed approfittarono della sosta dei Romani per sbucare dai castellieri dell'Hermada ed irrompere di sorpresa nella valle di Brestovizza. I_ Romani cercarono scampo sulle navi, ma, essendosi queste allontanate, per tema di sovraccaricarsi, molti fuggi aschi rimasero sulla spiaggia. Il Console Vulso.ne li raggiunse, li riordinò, mostrò loro come sarebbe stato facile sopraffare le forze nemiche, m entre queste erano intente a far bottino delle vettovaglie, e riuscì a condurre quelle poche forze residue ad avere ragione sugli armati del Re Epulo che si ritrassero sull'Hermada. Ogni tentativo però di sopraffar questo potente bastione venne frustrato dalla valida organizzazione nemica, ed ai ~omani non rimase che ritirarsi ad Aquileja per preparare, con maggiori mezzi, la nuqva campagna per l'anno venturo. E questa ebbe inizio con la primavera del 177 avendo sempre per direttrice la via del litorale, appoggiata dalla flotta pei rifornimenti. Il Re Epulo aveva però organizzata la sua difesa sulle alture di Monfalcone e dell'Hermada; al campo Juliano e presso le rive del Risano, una difesa scaglionata in profondità che proteggeva tutta l'Istria, dalla parte di terra e da quella del mare. La lotta fu lunga, aspra e tenace e solo dopo. due anni essa raggiunse Nesazio, l'odierna Gràdina, ove i Romani posero l'assedio impiegandovi tutti i m ezzi tecnici del tempo. Un piccolo torrente, scorrendo alla b ase della fortezza, vietava l'appoggio delle macchine di assedio e permetteva agli assediati il rifornimento dell'acqua, sì che i Romani si accinsero, con lungo, paziente e tenace lavoro, a deviarne il corso delle acque. Gli armati del Re Epulo attribuirono il deviamento ad opera divina e, reputandosi abbandonati dagli Dei , sull'esempio del loro Re, si
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diedero la morte, dopo aver tr u cidati i loro congiunti, per non cadere in mano dei Romani. · La g·uerra, secondo Tito Livio , era costata agl'Istriani 15.000 uomini, perdite enormi se si r affrontano all e condizioni bellich e del tempo; i Romani avrebbero perduto 4000 armati. La lotta continuò per la conquista dell'Istria e, solo nel 162 a . C., dopo aver vinto i Giapidi alle fald e nel M. Nevoso, i Romani pervennero a Nauporto, padroni della cresta delle Alpi Giulie Orientali e di tutta la regione Giulia. Alla fondazione dell'impero la regione venne ad esso congiunta con il nome di decima provincia d'Italia (Venetiae et Histriae). La guerra dei Romani ci dimostra com e, per la difesa della pianura Friulana, anzichè la r esistenza all'Ison zo, via migliore fo sse l'offesa diretta a r aggiungere la cresta dell'ultima Al pe d'Italia. Per tale scopo Manlio Vulsone volle prima soggiogare tutta l'Istria. il cui possesso garentiva le più facili vie di accesso da oriente verso l'Italia, per Nauporto , Postumia e Fiume, attuando quel concetto che più tardi presiedette all e lotte di Venezia contro l'Austria e fu sancito anche dall'autorità del pensiero di Napol eone al ri~ guardo. La stessa guerra scopre una delle più valide linee di operazione · della regione, quella del litorale (la cui importanza si avrà rnodo di confermare nell 'esame delle guerre successive) e ci delinea le sue caratteristiche: idonea all'organizzazione della difesa ; a stabilizzare la lotta, con grande logorio di forze, mezzi e tempo. Solo l'offensiva decisa, di sorpresa, senza soste ed attardamenti permette risultati concreti e decisivi; a Manlio Vulsone fu fatal e, dopo il primo successo, la sosta nel vallone di Brestovizza , perchè diede tempo al Re Epulo di organizzare la sorpresa e la difesa, onde furono poi . necessari maggiori mezzi e du e anni di lotta per disgregare e vin.cere le forze nemiche. Le porte d'Italia furono strenuamente difese sino a che compatte e disciplinate le legioni romane vi rimasero a guardia, rintuzzando ogni velleità delle orde barbariche di scendere in Italia . Quando la gagliardia dei cuori venne meno allora si ricors e all'arte ed al confine sorsero « oppida et castra » ch e, nel loro complesso , formarono il così detto Vallo Romano . Era qu esto costituito da due cinty.re di fortificazioni, una esterna che per Idria, Nau porto, M. Pomario, M. Nevoso giungeva a M. Catalano, l'altra interna che, per l'altipiano di Montenero , Selva di Piro, Val Recca si co ngiun-
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geva con la precedente a M. Catalano per proseguire successivamente verso sud a chiudere la porta Tarsatica (Fiume). Le Alpi Giulie furono popolate di militi e coroni: al Vallo , ad Aidussina, a Fiume, in Pola e Trieste stavano a guardia le legioni ed una flotta cu stodiva il mare da Ravenna all'Arsa: l'Istria, dice Cassiodoro, manteneva da sè i presidii di confine . e ·veniva detta campagna di Ravenna ed ornamento d'Italia. Il Vallo resistette fino al quarto secolo dopo · Cristo contro i frequenti tentativi dei popoli barbari; eroica fu la resistenza dei difensori, dei quali la leggenda ci tramanda, come segno dell a loro tenacia che « mancando le corde sugli archi per far scoccare le frecce fecero le cordicelle coi capelli di loro donne » . . Nel 394 Teodosio riuscì a superare il Vallo e a penetrare in Italia per il Varco di Nauporto, aggirandolo da Postumia e proseguendo per il corridoio del Vipacco; e 'dopo di lui penetrarono poi .in Italia: riel 401-408 Alarico, per la porta di Fiume e la via del litorale, mascherando Aquileja già divenuta fortezza; n el 452 Attiia per le due vie del Vipacco e della litoranea; nel 489 Teodorico e nel 568 Alboino per la grande via del Vipacco, sino a che n el 788 con Carlo Magno l'Istria, già passata all'Imper? d'Or iente, viene r icongiunta all'Italia per diventare, col feudalesimo, una contea. In questo periodo per la dimostrazione della nostra tesi, abbiamo due fatti salienti: il delinearsi ed allargarsi delle linee di operazione e la comparsa nella regione degli Slavi.
è riota già quell a del- Cadore, che i Marcomanni seguirono nel 160, quale sussidiaria all'attacco del Vallo, ma Marco Aurelio, l'Imperatore filosofo, ne intuì tutta la min accia senza perdere di vista quella che era l'offesa principale in corrispondenza delle porte d'Italia : con poche forze arrestò la minaccia del Cadore e col grosso degli armati sconfisse ·alle porte d 'Italia l'esercito nemico. Alle vie del Cadore presto si aggiunsero la Pontebbana e quella dell'Alto Isonzo pel Natisone e per il medio Isonzo, ma dette vie, come quella del Cadore, rimasero minacciose sì, ma di secondaria importanza, lascian do al corridoio del Vipacco tutta la sua primaria influenza dato che, su di essa od in corrispondenza, avvenne sempre il cozzo principale degli eserciti che decise della vittoria o della sconfitta. Durante l'epoca feudale le vie rimasero sempre le me_desime e collo stesso valore, ma la lotta venne condotta senza buona regola di comando e di obbedienza e quindi senza arte militare; il valore individuale si sostituì all'arte ed all'azione collettiva e, solo immutata, si pu ò dire, rimase l'influenza del terreno sul quale, al posto dei vecch i castellieri e delle « oppida et castra » sorsero, nelle stesse focalità, i castelli feudali.
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Comparsa degli Slavi nella regione.
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Durante il periodo delle invasioni dei barbari venne a delinearsi, come principale, n ella regione, la classica via di operazione di Nauporto pel corridoio del Vipacco, a cui sussidiaria fu la porta di Postumia che, nel 394, giovò a Teodosio per aggirare ed aprire quella di Nauporto. La . via di Fiume e quella del litorale imposero ad Alarico più difficili condizioni, ma sboccata l'offesa sull'Isonzo, riuscì ad annullare tutte le difese ed abbattere ogni potenza delle forze dislocate, sul confine, al Vallo Romano A mano a mano che gli eserciti si fanno più num erosi le due vie vengono usate contemporaneamente, appoggiandosi; la difesa debole e non più organizzata vacill a, si frantuma e non resiste. Con lo stanziamento di nuove popolazioni nel bacino dell'alta Sava e della Drava nuove vie d'invasione vennero ricercate dalla parte settentrionale per coadiuvare, con la manovra, quelle orientali;
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Nel 599 dopo Cristo, gli Avari, popolo di razza Mongolica, si · diressero dalla regione del Volga verso occidente e trascinarono con loro, per adibirli ai servizi ed alle impedimenta, le tribù slave che incontrarono per la via. Per le valli·della Mure della Drava essi penetrarono in Carinzia e Stiria e, per le Alpi Dinariche , in Dalmazia, da dove irruppero nell a rimanente regione Giulia. Essi compirono, lungo il loro percorso e nelle nuove regioni, crudeltà inverosimili e rapine vandaliche sì che in difesa degli Istriani accorse l'Esarca di Ravenna Galli.nico ricacciando oltre le Alpi gli Avari e gli Slavi . . Grande fu la gioia per tale vittoria. Il Pontefice Gregorio Magno , da Roma, espresse la sua letizia per il successo e scrisse all'Arcivescovo di Salona (Spalato): « Degli Slavi che a noi sovrastano, grandemente mi addoloro e conturbo. Mi addoloro per ciò che voi patite, mi c-onturbo perchè, per la via dell'Istria, gli Slavi cominciarono ormai a penetrare in Italia ». E n on a torto; Avari e Slavi invasero ancora l'Italia: la campagna ed i luoghi aperti furono sacch eggiati ed arsi, la gente u ccisa e
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fatta schiava,_ma gl'Istriani vinsero la dura prova, giacchè nessuna città del litorale e n essun gran centro cadde in mano degli assalitori e si narra di una grande battaglia nelle gole di Glana e di Lippa, rese intransitabili dalla grande quantità dei caduti. Essi presero stanza nella Valle della Sava al di . là del confine, ma nel ritirarsi, come una corrente che rientra nel suo letto primitivo, lasciarono nella campagna della terra Giulia · oasi sparse di nuclei di Slavi che non vollero seguire il loro padrone (Avari); da tali infezioni rimasero immuni i grandi centri e le città marittime. Col nuovo ordin amento feudale, imposto da Carlo Magno, il Duca Giovanni ebbe la provincia dell'Istria, che comprendeva tutta la regione nota delle Alpi Giulie Orientali. Gli Slavi, al di là del confine Giulio, mal tolleravano le prepotenze ed il contegno da padroni degli Avari e perciò richiesero di ausilio il Duca Giovanni che aveva anche interesse di liberarsi dalla vicinanza di quel popolo turbolento e molesto. E nel 79i, al seguito del Re d'Italia Pipino, con un esercito, giudicato valorosissimo, d'Istriani, il Duca Giovanni ricacciò gli Av~ri e gli Slavi rimasero nel bacino della Sava liberi da qualsiasi mol estia. U Duca Giovanni, « per sua dannazione et nostra rovina . in s1;1a peccata ·et nostra perditione » come dissero gl'Istriani nell'assemblea di Risano, con Slavi e Tedeschi chiamati nella provincia si formò un partito a lui devoto ed avverso agli Istriani, imponendo tributi, confiscando proprietà, sistemando fami glie coloniche slave fatte venire dalla Carniola e riunendo questi ed i terreni espropriati in feudi assegnati a gente tedesca che elevò alla dignità di principi , duchi, ecc .. Così nella campagna della regione Giulia presero stanza gli Slavi, e nei centri più importanti i feudi tedeschL Gl'Istriani erano soggetti a molteplici prestazioni : « pagavano i tributi, dovevano lavorare nelle vigne e nei terreni del Duca, pr eparargli la calce, edificargli le case, alimentargli i cani, fornirgli le barche, dargli i cavalli e perfino i figli per trasportare i bagagli quando il Duca con la sua gente si muoveva per il servizio dell'Imperatore ». Tale stato di cose produsse da partB degl'Istriani un esodo verso il litorale dove poterono trovare i mezzi di sostentamento dal mare più che dalla terra i cui raccolti erano tutti depredati dal Duca e dalla sua gente. Nella zona tra Isonzo e Sava (ed anche ad occidente dell'Isonzo ) e nell 'Istria si stanziarono nuclei slavi che, rimanendo
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nella sostanza schiavi , si servivano della forza dei loro padr oni , per far da padroni loro stessi . Le città litoranee, dinnanzi alle serie d'ingiustizie, di angherie, di soprusi dei quali si erano resi colpevoli il Duca Giovanni e la sua gente, ricorsero al Patriarca Fortunato di Grado per interessare l;Imperatore a promuovere. quella che fu chiamata l'assemblea di Risano. E nei campi di Risano venne ad alta voce richiesto che gli Slavi fossero cacciati via, ma il Duca Giovanni fece decidere di " traslocarli in quei luoghi incolti e disabitati ove avrebbero potuto stabilirsi senza danno altrui e con utile del fisco, ove però dovevano abitare come ospiti essendo sempre liberi gl'Istriani di cacciarli quando volessero ». E così venne fatto. Successivamente l'autorit.'t dei Principi Tedeschi, e quindi degli Slavi , che erano alla loro dipendenza ed a loro fedelissimi, venne rafforzata con la prevalenza delle dinastie germaniche e dal fatto che nuovi coloni slavi furono chiamati ancora nella regione Giulia. Giova subito ricordare però ch e le città del litorale della Venezia Giulia, che più delle altre avevano accolto ed assimilato la cultura e le istituzioni romane, .immuni da invasioni slave, r esistettero con tenacia al disgregamento del medio evo f3 conservarono intatti gli ultimi avanzi della civiltà romana e veneta per rinnovarli ed irradiarli quando, mutate le condizioni dei tempi, poterono nuovamente risorgere e rifiorire. Alla dieta di Augusta (a. 952) il Re Berengario prestò giuramento di vassallaggio ad· Ottone I e ne ebbe, in feudo, il reame d'Italia, ma non tutto, giacchè Ottone I , volendo anche nelle sue mani i valichi delle Alpi e specialmente la zona del Tricorno, tenne il paese tra l'Adige e la Sava (Marca di Verona e Friuli) e lo infeudò a suo fratello Duca di Baviera e di Carinzia. Tale unione però fu strettamente personale giacchè la marca di Verona e quella del Friuli rimasero sempre a far parte del r eame · d'Italia e come tali furono sempre considerate, dagli Imperatori germanici, tanto che gli atti relativi sono sempre contrassegnati dalla firma dell'arcivescovo di Colonia " Cancelliere per le cose d'Italia ,, . Questa constatazione è importante nella storia d'Italia per stabilire che anche sotto l'impero e la prevalenza straniera, la regione fu sempre italiana e, come tale, considerata anche nei documenti ufficiali. Riprenderemo la questione slava nei successivi esami dei varii periodi storici.
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., Venezia contro Austria. Venezia erede della missione di Roma.
Dalle lotte feudali, lotte fra Duchi, fra Patriarchi e fra Comuni, .sorge verso il secolo XIV , una nuova potenza, Venezia, che, dalle stesse lotte, innestandosi al tronco ormai fradi cio dell'Impero Bizantino, trae la sua forza spirituale per raccogliere l'eredità di Roma e, dal Tagliamento all'Isonzo, inneggiare, per la prima volta, al nome augurale di Patria del Friuli. Padrona del solo margine occidentale del Carso essa costruisce la fortezza di Gradisca, eleva una torre sulle alture di Monfalcone, pone qualche bastione sul S. Michele sperando che il rafforzamento possa garentire la ub ertosa pianura, ma le tre invasioni dei Turchi, dal 1470 al 1494, dim ostrarono ancora una volta che una valida difesa, contro forze soverchianti, è solo possibile sulla cresta delle Alpi Giulie. · E' dopo la prova terribile delle invasioni vandaliche dei Turchi che Venezia pensa di completare la missione di Roma, raggiungendo il Vallo Romano, mantenendo in contrastato il dominio dell'Adriatico .e riunendo sotto il suo impero quella che era stata la decima provincia d'Italia. Con la regione Giulia, Venezia aveva avuto in comune, durante il periodo romano, le stesse istituzioni civili e militari ; entrambe avevano avuto lo stesso campo di espansione del Cristianesimo; più tardi adoravano i seguaci di S. Ermagora gli stessi metropoliti; erano state unite nella lotta contro i Turchi; intime erano state le relazioni commerciali , unica la lingua, la letteratura, l'arte, lo sviluppo scientifico; e l'alato Leo ne di S. Marco, simbolo n azionale di Venezia, era egu almente considerato a Trieste, Pola, Pisino e nelle altre città. L'Adriatico e l'Isonzo più che dividere queste due regioni le congiungevano in un'alleanza spirituale e naturale. Contro questa missione di Venezia sorgono la cupidigia e l'ambizione di Massimiliano I d'Austria, er ede delle Contee di Gorizia, Duino e Fiume, padrone delle porte d'Italia e bramoso di estendere la sua mano rapace sul Friuli e sull'Adriatico. L'eredità di Gori zia era una er edità usurpata, giacchè il Conte Enrico aveva fatto atto di vassallaggio ai dogi di Venezia, alla quale , dopo la sua morte, doveva passare la contea di Gorizia. Venezia protestò il suo diritto,
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ma Massimiliano rispose richiedendo il permesso di passare con il suo esercito per il territorio della Repubblica Veneta con il pretesto ,di andare a farsi incoronare dal Papa. Venezia permise solo il passaggio di Massimiliano scortato con tutti gli onori, ma nulla più, e tale rifi uto fu la caus!). occasionale della prima guerra (1508-1510) fra Venezia e l'Austria, causa occasionale che può considerarsi come il prodotto della missione storica di Venezia contro la cupidigia dell'Impero austriaco. .Campag·na del 1508·1510.
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La campagna del 1508 di Venezia contro l'Austria, oltre che per il primo cozzo, dal quale incomincia l'urto di due popoli, l'italiano e l'austriaco, durato cinque secoli, con alterne vicende di sconforti ,e. r adiose speranze, merita uno studio speciale per la sua importanza militare. Dopo un periodo di decandenza dell'arte militare essa è come un ·primo fiore che sorge in una serra da poco fertilizzata e che .sembra in sè racchiuda tutta la forza e la fragranza della terra che . lo ha prodotto. L'Austria si prepara ad invadere il Veneto dal corridoio di Gorizia e dalla parte del Cadore. Bartolomeo d'Alviano, condottiero dei Veneziani, pensa a fermare con poche forze l'avversario più incalzante ma più debole per affrontare e vincere colle forz e compatte quello che costituisce il maggior pericolo. Egli infatti invia il Savorgnan nel Cadore per fermar e l'irruzione austriaca, giunta a Valle di Cadore, e, « con un esercito ch e mai s'era veduto il più bello », passa l'Isonzo a Mainizza , occupa Rubbia, minaccia da mezzogiorno, per i sobborghi , · Gorizia, e la ,costringe ad alzaré bandiera bianca; occupa Aidussina e Vipacco, r~senta le pendici occidentali di M. Re per . evitare la stretta di Pokrai e sbocca a Postumia. Un'altra piccola colonna, alla quale -era affidata, in un primo tempo, l'osservazione di Duino, prosegue per Prosecco e Trieste per dirigersi alla porta di Fiume. L'alato Leone di S. Marco superbo si asside sulle rovine del Vallo, r innovando, con le cerne venete, i fasti delle legioni romane. L'Austr ia, non potendo contrastare da sola le forze di Venezia, corre ai ripari e colla lega di Cambra.i (Austria - Francia - Stato Pontificio) giunge a circuire i possedimenti veneti , riportando la lotta dal Vallo all'Isonzo e, da questo , al fronte Marano - Osoppo
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ove Venezia scrisse belle pagine di storia che , nella sventura immeritata, appaiono più fulgide di eroismo e di gloria. Massimiliano potè allora scorrere il Friuli ed emanare da Udine quel proclama di · « crudeltà senza misericordia alcuna » che ha riscontro nella storia della civiltà dei popoli ! con quello del i9i7, per il quale agli abitanti del Friuli " non dovevano rimanere che gli occhi per piangere ". Con il trattato di Worms Venezia acquista il Friuli sino a Palmanova e la zona di Monfalcone . La manovra di Bartolomeo d'Alviano è . quella che più felicemente si adatta, per la prima volta, alle caratteristiche del terreno ril evate dalla storia: manovra celere per la via maestra del Vipacco, atta a prevenire l'organizzazion e nemica , sussidiata da una guardia per la via del litorale che doveva contemporaneamente assicurare il possesso dell'Istria, protetta sul fi anco sinistro dalla minaccia del Cadore, ove il 't erreno montano permetteva a poche forze di arrestare quelle nemiche anche più numerose. Il confronto delle modalità e dei risultati di questa campagna con quella successiva . confermerà queste deduzioni. Guerre Gradiscane (1615-1618).
La missione, non ancora espletata, ma sempre viva nei cuori veneti e le pretese dell'Austria di libera navigazione nell'Adriatico e di dominio nel Friuli , producono ancora l'urto fra le due· potenze. Cause occasionali furono l'irr uzione a Monfalcone del Conte Tarsatto a capo degli Uscocchi, specie di briganti o pirati favoriti da Ferdinando d'Austria, e la costruzione, da parte di Venezia, della fortezza di P almanova, iniziata nell'anniversario della vittoria di Lepanto , gloria tutta veneziana e triestina, vittoria di armi e di arditezza marinara, ma non valoriz zata nei suoi effetti. Iniziatasi la guerra, Giustiniani, occupa nel dicembre del i 6i5 Cormons, Medea, Sagrado , Aquil eja, ma non sfrutt a la temporanea deficienza delle forze austriache per procedere verso oriente (come aveva fatto Bartolomeo d'Alviano un secolo prima) perchè il procuratore veneto Erizzo, contrari amente ai suoi intendimenti , vuol e prima attende'r e che l'esercito sia tutto raccolto, che i servizi: si organizzino e che il senato invii l'assentimento- per l'inizio delle operazioni.
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Di tale tempo prezioso approfitta il Trautmandorf, condottiero austriaco, per proteggere Gorizia, cara al Principe Ferdinando " come le pupiUe dei suoi occhi ». Il Trl!,utmandorf è il primo capitano che concepisce la difesa di Gorizia sulle alture che la circondano dalla parte occidentale .e meridionale; egli infatti si ·afforza sul Podgora e sul S. Michele ponendo, nel primo, afforzamenti a q. 240 ed al Calvario, rafforzando il secondo con un forte a Rubbia, due (S . Michele e forte imperiale) sulle cime i è 4 del S. Michele, il forte delle Donne a S. Martino ed il forte Stella nei pressi di Castelnuovo. Contemporaneamente gli Austriaci tentano discendere da Caporetto ma l'abilità di Ettore Savorgnan sventa la grave minaccia. Sulla fronte dell'Isonzo viene finalmente deciso l'attaeco ma, fra i due obiettivi di Gradisca e di Gorizia prevale l'assedio di Gradisca per avere la r itiratà sempre sicura, e così il primo periodo della guerra si perde nell'assedio della fortezza senza risultati e con forti perdite. Successivamente si cerca di occupare Gorizia dalla parte delle alture del Coglio e qÙivi il Giustiniani giunge a conquistare il Podgora costringendo il Trautmandorf a ripiegare sulla sponda settentrionale del Groin~ (alture di Peuma) ove sono ancora visibili gli afforzamenti del tempo. Il tentativo di sboccare su Gorizia non diede esito felice, come pure quello di penetrar~ a Tolmino per discendere poi per l'Isonzo e per l'Idria. Nella conquista del Podgora cadde il Capitano Giustiniani, condottiero di gran fama, la cui morte venne rammaricata anche dal Trautmandorf che si dice abbia esclamato alla notizia della morte del Giustiniani " non valere quella specie di guerra la morte di sì grande Capitano ». Gli Austriaci rinnovarono il tentativo di scendere per Gemona e per Caporetto ma furo no arrestati e respinti verso l'é!,lto Isonzo. Nel i6i7 Giovanni dei Medici, nuovo condottiero dei Veneziani, decide di tentare l'agile manovra ed intende, con una colonna, sboccare da nord , per la valle fra Sabotino e M. Santo, su Gorizia, passare il ponte di P euma, ed attaccare il Carso con quattro colonne: la prima, passando l'Isonzo a Mainizza, su Hubbia, la seconda e la terza cont;o i forti « StelÌa » e " delle Donne » per aggirare da sud cd occupare poi il M. S. Michele, la quarta da Monfalcone, per Doberdò pe~ scendere nel vallone e prendere alle spalle Rubbia. Concetto di manovra che si ripete quasi identico tre secoli dopo , alla battaglia autunnale del i9i5. 2 -
Rivista, Militare Italiana .
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La manovra di Giovanni dei Medici ha il suo epilogo nella battaglia del giugno i6i7, ove i Veneziani giungono a circondare ma non a conquistare il M. S. Michele, mentre Rubbia r esiste ad ogni tentativo. La guerra si stabilizza logorante e sterile su quelle r occe che, · tre ·secoli più tardi, dovevano irrorarsi ancora di sangue dei due stessi popoli nemici: Italiani ed Austriaci , attorno alla quadruplice vetta , torvo guardiano del giardino fiorito di Gorizia, baluardo dell'altipiano carsico, che, tra le due vie del Vipacco e del litorale, siede indubbio padrone delle sorti della lotta che, per necessità di terreno, deve per esse incanalarsi_, Vie pronte a percorrersi quando la manovra sollecita può pre-, venire l'organizzazione difensiva nemica; difficili, logoranti , sterili quando ad esse si congiunge la tenacia del nemico a superar la quale occorre potenza senza limiti di mezzi per non far stabilizzare e dissanguare la lotta. Le guerre Gradiscane costarono ai due eserciti 50.000 uomini di perdite. Così Venezia dai fossi dell'Isonzo ritorna a quelli di Palman ova, nè valgono le sue vittorie sul mare, di grande ausilio all'Au str ia nella lotta contro i Turchi, per riavere i confini che al suo dominio avrebbero dato sicurezza e splendore. Napoleone la trova ancora a Palmanova neutrale e disillusa , ma superba ancora della sua grandezza e della sua gloria passata. « Nessun altro popolo - dice il Benussi-:------ dopo il romano, ha lasciato così profonda l'impronta dell a propria civiltà, nè ha più contribuito a diffondere in tutti i paesi adriatici e, via via, lu ngo tutti i lidi di Levante le virtù assimilatrici ed educatrici della gente latina: nessun altro popolo, politicamente, è sopravvissuto a sè stesso , in un più affettuoso e durevole rimpianto ".
Periodo Napoleonico. Per lo scopo che si propone la monografia è molto inter essante esaminare, nei riguardi della regione Giulia, il pensiero politico e militare di .Napoleone Bonaparte nella esplicazio~e avuta d urante la campagna del i 797 ed attraverso le lettere dirette al Massena, al Principe Eugenio ed anche al Marmont che agivano in Italia, nel i805-i808 e i8i5.
Bonaparte disse che « l'Alpe Giulia è il compimento naturale d el Regno Italico " e che « l'Austria non sarà mai esclusa dall'Italia senza che la liriea dell'Adige sia portata all'Alpe Giulia ".
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L'Istr ia « campo asserragliato dalla natura di fronte alle più d epresse porte d'Italia ,; in cui forze decise possono contrastare il passo a forze doppie del nemico, secondo Bonaparte , importava all'Italia, « par la convenance et par la valeur entrinsèque de beau·coup · sur . la Lombardie ". E nel i805 all'esercito d'Italia che doveva passar e l'Isonzo scriveva che « non lo transitasse finchè l'Istria non fosse ritornata all'Italia, e, avutala, tenesse occupato Monfalcone, alla sinistra del fiume, per rimanervi congiunto a quella provincia ". Nel i797, il 29 marzo, Bonaparte, dopo l'assedio -di Mantova e · la vittoria del Tagliamento , giunse all'Isonzo presso Gradisca ove la divisione Bernadotte si era dovuta fermare dinanzi ai rampari di .q uell a fortezza ed all'altipiano carsico presidiato, dagli Imperiali. Bonaparte non volle perdere oltre il ·suo tempo in assedii che avrebbero per messo all'arciduca Carlo di organizzare la sua difesa, ma, ,colla divisione Serrurier, scese l'Isonzo, lo passò a S. Pietro, ri.salì l' altipiano, prese alle spalle due battaglioni croati, bombardò le fortezze e, dalla parte dei sobborghi , conquistò' Gorizia proc0dendo celermente lungo il corridoio del Vipacco che, nell a sua mente, er a la classica via per penetrare nel cuore dell'Austria. La sua avanzata era sussidiata dalla marcia del J ourdan per la Pusteria, del Massena per la Pontebba, del Gujeux per Val Naiisone e del Serrurier per l'alto Isonzo . Si disse che in questa marcia grandiosa Bonaparte abbia voluto fare ai suoi generali le note caratteristiche dato che assegnò le singole linee di operazione in ordine d'importanza e in relazione al maggiore o minor grado di fiducia che aveva in essi. Ed infatti, più di tutti, l'opera del Massena trionfò nelle gole di Tarvis sulle sorti delle colonne austriache del Bajalic, Ocskay e Gontreuil , aprenao la via verso la Drava. Ma per le vie principali, ove il grosso · dell'eser cito nemico era in ritirata, Bonaparte, evitando gli assedii, senza dar fiato e tempo al nemico di attaccarsi al terreno, portò deciso il suo colpo mortale che doveva porre fine a quella grandiosa ·c ampagn a, iniziatasi sul versante tirrenico per condursi ed ultimarsi in quello adriatico. Nel i805 e nel i809 le operazioni d'Italia, condotte dal Massena .e dal principe Eugenio, risentono gli effetti delle vittorie conseguite in altri teatri di operazione: Ulma nel i805 e Ratibosna nel i8Q9. In quest'ultima campagna Napoleone rimprovera acerbamente al principe Eugenio la ritirata dall'Isonzo all'Adi ge eseguita sotto la
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pressione dell e tre colonne d'invasione dell'arciduca Giovanni da Val F~lla,.·Val Natisone e, quella principale, dal corridoio di Gorizia. Rimpiange Napoleone ed ascrive a sua col<pa di aver dato il comando dell'Armata d'Italia al principe Eugenio anzichè al Massena. . . Costretto dagli avvenimenti di Ratisbona l'arciduca Giovanni rip1~ga; il principe Eugenio lo insegue per la Pontebba, per il Natisone, per l'alto Isonzo e, colle forze princ{pali comandate da un val~nte condottiero (Macdonal ), per la via del Vi pacco, da dove, con ~nllante manovra per il Prewald, sussidiato da un aggiramento p~r 11 ·:od_krai, sbocca a Lubiana e, riunitosi alle altre colonne, vmce i _arciduca sul!a Raab. Napoleone dimenticà i rimproveri ed a~nuncia. ~l principe Eugenio il suo plauso in un ordine ove definisc~ la r_1tir_ata sull'Adige « come un pellegrinaggio mistico ai mani degli_ ~ro1 d1 Arcole dai quali i nuovi soldati dovevano trarre gli ausp1c1 per le future battaglie ». Nel 1813 il principe Eugenio tende a penetrare in Austri a per la Drav_a e le sue forze principali combattono ·accanitamente per prose_gmre. verso Klagenfurt; forze più deboli. sono a Lubiana e Postumia. Gli Austriaci r esistono sulla Drava e minacciano Postu mia tant~ da costringere il principe Eugenio a spostarsi colle riserve ~ Kram~ur~ da dove avrebbe potuto aiutare il proseguimento delle operaz1~m sulla Drava e minacciare quelle· austriache per Lubiana e Postumia. Int~nto il . Nugent, generale austriaco, conoscitore perfetto della reg~on~, grnnge a Fiume, imbarca la sua brigata e la P?rta a Cap_od1stna_ ove, riunitosi con altre truppe provenienti da Lippa, marcia su Trieste. La minaccia è grave per il principe EuO'enio h f . t, ' c e cer_ca renarla spmgendo la divisione Palombini su Trieste, e s~cces~iv_amente anche per il timore di un'azione nemica dal Trentmo, ripiega s.ull'Iso~zo . Da questi rapidi cenni . balza evidente come lo sforzo princi pale nelle campagne d'Italia, durante l'epoca Napoleonica si s'i a incanalato per la via del V1'pacco , aven d o a suss1d10 · · le d1rettnc1 '. · · montane dell'Alto Isonzo, della Pontebba e della Pust~ria. Nella ~ampagn~ del i813 specialmente si vede la grande importan_za d1 detta via e quali conseguenze abbia portato al principe Eugemo l'averla voluta considerar e come secondaria. Dai fatti d'armi di questo periodo si può anche dedurre che mai le direttrici montane dell e Alpi Giulie apri~ono la via verso la Drava (1797-1813) ma questa è stata sempre sgombrata dal nemico quando dal Prewald e da Podkrai colonne avanzanti sono riuscite
a sboccare ed impadronirsi del bacino della Sava. In contrapposto, le direttrici montane hanno costituito sempre una grave minaccia per l'esercito schierato sull'Isonzo ed oltre, quando, per la scarsezza çli forze (i809), non se ne ebbero a sufficienza per frenare la minaccia montana ed offendere il nemico per quella che potremo chiamare principale linea di operazione: il corridoio di Gorizia Lubiana. Particolarmente collegata è quest'ultima con l'antica porta Tàrsatica (Fiume) . Essa, pur secondaria, minaccia il possesso del. l'Istria ed anche forze esigue che riescano a penetrarvi (campagna 1813) possono avere effetti grandissimi sullo schieramento nella zona del Vipacco ed anche in quella dell'Isonzo. . E; lo stesso pensiero che nella storia si ripete dall'epoca dei Romani, che, per procedere verso le Alpi Giulie, assicurarono la conquista dell'Istria, la stessa tendenza della Repubblica Veneta che, nella buona e cattiva sorte, cercò sempre di tenere avvinte a sè quelle regioni per raggiungere le porte d'Italia ed assidervisi padrona.
Dal 1821 al 1914:. La reg·ione Giulia tlurante le g·uerre per l' intli1rnndenza italiana.
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La regione Giulia non sente il clamore delle guerre per l'indipenden~a italiana sino a quella che ne doveva definitivamente chiudere il ciclo con il raggiungimento del termine ultimo al quale la lotta tendeva: quello dei valichi delle Alpi Giulie, assolutamente necessari all'Italia. All'inizio dello sforzo del 1848, Guglielmo Pepe diceva a Carlo Alberto " Vi saluto Re d'Italia quando avrete passato l'Isonzo e conquistate le Alpi Giulie » e l'Istria e il Goriziano volgevano a Venezia, che si armava ed al Piemonte che, nel nome d'Italia, entrava in guerra contro l'Austria, tutta la loro adesione e le loro speranze. Gorizia donò ai reggimenti 37 e 38 le bandiere di combattimento e le donne Istriane ricamarono la bandiera dei volontari garibaldini inviandola con queste nobili parole : " Sono le donne dell'Istria, le quali , pegno di loro lacrime,· mandano questo labaro segno di certa salute, ricordando che l'Istria fu sempre italiana da quando Roma le affidò il varco più geloso d'Italia sino al giorno in .cui sotterrò l'adorato stendardo di S. Marco ».
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Numerosi furono i volontari ed i m t" . . . patriottiche virtù ed eroism ar iri che, fulg1d1 esempi di o, corsero ad arruola · tt . . tricolori già organizzate portando 11 1 rs1 so o le msegne 1 ' co e 9pere, contributo validissimo, specialmente ~o 1 ra e, a consegmmento d 11 ·tt . . . Solo Trieste nell'ult·ima guerra diede 700 1 e t a ·v1 oria. . 137 cad~ero sul campo di battaglia. vo on ari, dei quali
o:o
, . Il più vicino clamore di armi ri r~gione Giulia, è l'avanzata del ~i66 ::1 d:~/ltrn~a guerra, _per _l~ . po ~ armata Cialdm1 diretto a Trieste per la via d e11·t i ora1e - la prima d'. . Romani - avanzata interrotta 1 V ' ~1~ . mvas10ne dei mania firmò con l'A t . a ersa daU arm1stiz10 che la Gorus ria mancando · ·t·t· · prima della gue ' ai pa i stipulati con l'Italia rra . . Questo periodo che nulla ci fornisc d .. sante esaminare per il car tt . t· e al lato militare è interesa eris 1co sviluppo d 11 1 · regione mostrandoc· 1 e o s av1smo nella ' 1 e cause del suo s h rale, dovranno essere anche quelle d 1 orgetre c e, per regola natue suo ramonto. Sviluppo dello slavismo.
. ~urante il secolo XVI, nella regione Giu . . immigrazione di Slavi Alb . lla s1 ebbe una gran de . t" , anes1 e Montenegrini venuti a riempire 1covu_o 1 lasciati dalle guerre e dalla peste. A questa immigrazione . , . . . rrispose un afflusso dalla cam ao-n istriani attratti dalla . P ~ _a_ verso le c1tta degli Slavi magg10re poss1b1llt' d · t veniente sistemazione resa .b.l . a 1 rovare una più con, poss1 i e dai vuoti che l avevano determinato · anc 1e nell e città . 1a guerra e la peste Quest" 1t· . legge naturale senza . . · 1 u 1m1 Slavi , per . . , , a 1cuna costriz10ne a contatt d. superiore ' per necessi·ta' d.1 v1.t a e per 1stmt . . · · o 1 una civ1lta rarono la lingua italiana . . , . o, s1 svilupparono , impaaffiatarono a tal punt ,hanz1 s1 _puo ~ire che Italiani e Slavi si . . . o c e, svamti gli antaa- . . d. i contrasti, gl'Italiani d'Istria st o0~11sm1 , imenticat1 piti dalla stessa scia esero la mano agli Slavi fratelli rolL . . . gura,. quella del dominio austriaco. e popolaz10m rnvece immigrate nelle cam . . ' . tane dai centri di civ. lt' . pagne dell Istria , lon• . 1 al rimasero rozze e selvao·g d" .. 0o· d1 loro senza idealit' . . o e, 1sgrn ate tra 1 slavo ~era prof . a e so o umte dall'esercizio comune del rito ' anaz10ne della lit uro·· ( . glio di Trento nel secolo XVIII ) e ~1~ ~or~ana pr01bita dal consipropizia al loro sostenta.mento. a mo lavoro della terra non . . , Ma anche queste nuove po òlaz· . . porti coll'elemento italiano ~ . wm, mtens1ficando i Joro rapdi frasi che si sovra ' ~ommciar~no_ ad acquistare un corredo pposero a1 numerosi dialetti parlati dai differenti
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gruppi delle campagne, così che trovarono, nell a lingua italiana, l'unico modo di intendersi fra di loro. La riprova di tale eHetto è che nel referendum del 1848 tutti i comuni della regione Giulia, ad unanimità, dichiararono di voler conservata la lingua italiana come lingua ufficiale. L'assimilazione . italiana dell'elemento slavo sarebbe stata completa anche nelle campagne senza l'intervento dell'Austria. " Il contatto fra due popoli di diversa cultura e civiltà porta sempre che quello meno progredito assorbe ed assimila i mezzi dell'altro per migliorare le proprie condizioni sociali ed economiche e primo, fra questi mezzi, è la lingua, giacchè, fra due espressioni, egli sceglie sempre, ariche inconsciamente, quella che lo eleva a maggiore dignità "· Così sarebbe avvenuto degli Slavi senza l'intervento dell'Austria che iniziò la sua opera nel 18118 quando, nella regione Giulia, si ripercuoteva tutta la eco della rivolta veneziana e delle prime guerre d'indipendenza italiana. Furono armati gli Slavi, che l'Austria eccitò ad imprendere ogni azione per riavere la suprem?'zia sulle terre che· erano state dei loro antenati ricordando loro che " il litorale prima che i Veneziani se ne impossessassero era tutto slavo e che Venezia lo aveva in parte italianizzato n. Parole queste che , a poco a poco, colla propaganda fatta nelle chiese, nell e piazze, nelle famiglie, colla stampa costituirono il vangelo di lotta per gli Slavi i quai assommarono le loro aspirazioni nel grido " gl'Italiani in mare ,, . Effettivamente però, passato il primo entusiasmo , la propaganda nazionale si perde, per quanto protetta dal governo austriaco ed aiutata fin anziariamente da Zagabria. La. vera propaganda efficace e continua si . ha allorquando il contenuto di essa non è più appello alla coscienza slava ma di carattere economico e religioso. " Gli Italiani sono gli usurai , i vampiri del povero popolo slavo, agli Italiani che imperano nelle giunte (Trieste e Gorizia) si devono le sovr imposte ch e gravano sulle misere popolazioni slave ... gli Italiani sono i nemici della religione e del Papa al quale hanno tolto tutto ciò che possedeva e, per di più, lo tengono prigioniero ... tutti questi mali verranno a cessare il giorno in cui comanderan.no gli Slavi
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(1).
(1) Vedi cc L'Istria nei suoi due millenni cli storia
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di B. Benussi.
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. E la parola che fece il giro per varii anni fu che « gl'Italiani delle giunte avevano ipotecata la re o·ione Giulia al Re d'It a1·ia e percio ·, . s1 dovevano pa~are tante imposte ; quando iqvece degli Italiani vi s~~a~no nelle grnnte gli Slavi , cesserà l'ipoteca e non si pagheranno prn imposte ,, (1). · Q~es~a la propaganda economica; più influente era però qu ella ecclesiastica. . · Verso il 1870, in genere, nella Ven ezia Giulia gli Italiani, appassi?nati per la questione romana, eran~ poc; inclinati ad abbracci~re gli ordini ecclesiastici e perciò, iri quel periodo, venne a notarsi una grande mancanza di ecclesiastici. Di ciò approfittarono le autorità della chiesa per fare affluire dalle provincie sl~v~ d_ell'Impero una gran quantità di preti, i quali , più che m1~1st~i di pace e di amore, furono veri strumenti di politica. Essi :1 trasportarono nuovamente la liturgia slava, e vi promossero 11 culto dei Santi moravi Cirillo e Metodio , presentando ciò come un patrimonio intangibile nazionale, arra sicura dei futur i · destini da far valer.e corrtro tutti, anche contro la curia romana. Ed al clero si aggiunsero in aiuto i maestri, così che venne a formarsi uno Stato Maggiore di preti e maestri, favorito dall 'Imperiale e _Reale Governo A. U., a capo del movimento ,di propaganda panslavista ed antitaliana. Tale stato di cose inorgoo-lì Oo·li Slavi talmente ch'essi pretesero contrastare, essere alla par: e perfino superare l'elemento italiano nella Venezia Giulia. . Insorsero i patriotti italiani, rintuzzando ogni velleità: non permisero alla _rappresentanza slava della dieta di parlare in slavo, s~gn~rono di lutto tutte le finestre quando al pal~zzo distrettual e . di ~irano fu messa l'insegna bilingue e, con continue espressioni e fatti, affermarono sempre l'italianità della r egione. Cura grandissima dell'Austria fu anche di costituire centri di cultura slava (es . Castua e Pisino) ma non vi riuscì; Lubiana solo fu 11 .grande centro al quale tutti gli Slavi si indirizzavano fav oriti in ciò dalle disposizioni del governo imperiale che dal contatto con i floridi centri di Gorizia, Trieste e Pola, temeva' l'italianizzazione degli , Slavi. Non ostante però gli sforzi dell'Austria si può affermare che, ~ella Vene~ia Giulia, fedeli ·alla storia di due mill enni , le città del lltorale ed 1 grandi centri rim_asero italiani, e che solamente la campagna, in parte, rimase slava. 0
(1) Vedi cc L'Istria nei suoi du e millenni di s toria)) di B. Benu ssi.
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Guerra 1915-1918. Campag·na del 1915.
Come la tradizione storica, la necessità di cooperazione con gli alleati e la speranza di successi più completi .e decisivi richiedevano, lo sforzo principale dell'ultima guerra venne portato , sin dall'inizio, sull'Isonzo, parando , con una parte delle forze, un'eventuale minaccia dalla zona montana del Trentino e del Cadore. Iniziale concetto di operazione del generale Cadorna fu quello di raggiungere le alture di Tolmino e, dalla valle Idria, aggirare la selva di Tarn..ova, il cui possesso avrebbe dato la padronanza dell a grande via del Vipacco riuscendo a far cadere tutte le r esistenze nemiche organizzate attorno a Gorizia. P rimi obiettivi immediati : Tolmino e Gorizia; successivi quelli di Kl agenfurt, Lubiana, Trieste. Le speranze però di una rapida attuazione del piano fallirono contro le impervie montagne · del campo trincerato di Tolmino ed, a poco a poco, le forze e le azioni si spostarono a sud per aprirsi d irettamente il varco verso le direttrici del corridoio di Gorizia e del litorale attaccando il Carso che le du e vie vigila e difende. Tale attacco, però, per diverse ragioni, quali le poche forz e disponibiÌi all'inizio delle ostilità nella pianura, la mancata occupazione dèi ponti di Pieris, l'inondazione di Redipuglia, potè solo sferrarsi, sull'altipiano carsico , un mese dopo l'inizio delle ostilità, onde trovò già org_anizzata la difesa che, insieme al terreno, rese difficili e tardi i movimenti e quindi impossibile ogni esecuzione di manovra. La lotta venne a stabilizzarsi, come l'esperienza storica insegnava e come lo stesso generale Cadorna aveva preveduto in un ordine emanato prima del 24 maggio 1915. P er rendersi padroni del Carso prevalse il concetto di acquistare spazio dalla parte meridionale dell'altipiano, onde schierarvi le artiglierie ed attaccare da ovest e da sud il S. Mich~le, signoreggi ante , con la quadrupli-ce vetta, tutta la zona, baluardo indispensabile per far cadere tutta la organizzazione difensiva ch e il nemico aveva, ai margini dell'altipiano, con m eticolosa cura e mirabile sfr uttamento del terreno, approntata e rafforzata. Ed attorno alle cime prospicienti la pianura friulan a, quali le alture di Monfalcone, M. Sei Busi , le colline di Castelnuovo, la · lotta si iniziò tremenda, continua, senza sosta e senza r espiro. Il
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LA CARSIA GIULIA NELLA STORIA
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21 luglio i riparti italiani riuscirono a conquistare 'la vetta più alta del monte, ma dovettero abbandonarla per un nutrito contrattacco nemico; vi tornarono il 26 ma con la stessa sorte avversa della prima volta; solo i due tentativi di possesso del monte, " l'indispensabile posizione ", come la chiamavano i comandi austriayi , costarono agli Italiani 500 ufficiali e 12500 uomini di truppa ed altrettante, anzi poco più numerose, furono le perdite austriache. La lotta,· come tre secoli prima, nelle guerre Gradiscane, venne a stabilizzarsi procedendo lenta, penosa, logorante. Era necessaria, dalla parte dell'offesa, una grande quantità _di mezzi di azione non solo capaci di scuotere il nemico ma di rompere anche l'organizzazione difensiva ed acqu}stare quella libertà d'azione necessaria per effettuare la manovra verso gli obiettivi fissati. Nell'ottobre 1915 furono riuniti nel basso Isonzo i maggiori mezzi possibili e venne iniziata quella che fu detta la battaglia autunnale, durata circa un mese, il cui originario concetto ripeto, in parte, quello del 1617 di Giovanni dei Medici : attacco della testa di ponte di Gorizia, passaggio dell'Isonzo a Mainizza, aggiramento del S. Michele dalla parte di Peteano e S. Martino, colonna speciale che dalle cave di Selz doveva procedere su M. Cosich e sul Debeli per aggirare e minacciare da sud tutto l'altipiano carsico. L'azione può dirsi scarsa di risultati territoriali, ma tutta la guerra· del Carso era diventata la guerra d'Italia e, pur con gravi sacrifizi, determinava un grande logorio sulle forze avversarie sì " da mantenere l'Armata austro-ungarica in uno stato di paralisi completa e continua ". Sono parole queste del Conrad, scritte alla fine del 1915, mentre era ancora Capo di S. M. ·dell'esercito austroungarico, e che più di ogni altra dimostrazione sintetizzano i risultati italiani di quella campagna di guerra. Centosessantamila uomini costò agli Austriaci la lotta sull'Isonzo nel, 1915 - centonovantamila agli Italiani , di cui il 70 % caddero nella zona carsica. La campagna del 1915, in Italia, quasi interamen te svoltasi sulla fronte Isonzo, oltre che impegnare e logorare continuamente più di 20 divisioni aust:Piache, con conseguente ripercussione sugli altri teatri d'operazione, ritardò la distruzione dei Serbi. Quando gli eserciti tedeschi ed austriaci, sicuri della fronte russa, attaccarono decisamente la Serbia, gli Italiani raccolsero sulle sponde dell'Adriatico i residui dell'esercito di Re Pietro e soldati italiani portarono sulle loro spalle, in salvo, lo stesso Re, e divisero con le
truppe serbe esauste ed affamate il loro pane proteggendole durante l'imbarco sulle coste dell'Albania. Campag·na del 1916.
Nel 1916, approntati maggiori mezzi di guerra, l'offensiva italiana (che ·doveva essere contemporanea, e sino alla vittoria decisiva, con quella dei Franco-Inglesi, dei Russi e delle truppe della Macedonia) si sarebbe dovuta sferrare alla testa di ponte di Gorizia e sul S. Michele con obiettivo evidente la conquista del corridoio di Gorizia e del Carso, per aprire la via verso Lubiana e verso Trieste. L'offensiva austriaca per la via del Trentino (che ancora una volta dimostrò ,nella storia la sua scarsa efficacia come linea princi.pale, specialmente se unica, per l'invasione dell'Italia) e la susseguente controffensiva italiana, condussero, per il logorìo dei mezzi, ~d una limitazione del progetto primitivo che fu ridotto alla sola conquista della soglia di Gorizia. Questa, effettuata 1'8 agosto, con il passaggio dell'Isonzo, portò le truppe italiane entro il grande corridoio del Vi pacco determinando solo, _con l'occupazione dell'inizio di detto solco, l'abbandono, da parte austriaca di tutto il S. Michele, e, conseguentemente, dell'altipiano di Doberdò. La sosta necessaria per il passaggio dell'Isonzo diede però tempo agli Austriaci di riaversi dalla sorpresa (sorpresa che, insieme ai sapienti e geniali preparativi della battaglia, aveva dato modo al valore delle nostre truppe di. potersi imporre su quelle avversarie) e di ripristinare l'organizzazione difensiva, già preparata , sulle alture ad est di Gorizia appoggiapdosi verso nord al potente baluardo del S. Gabriele, verso sud all'orlo settentrionale dell'altipiano carsico di Comeno. Due idee essenzialmente prevalsero per l'azione successiva: 1° l'attacco del S. Gabriele e delle colline ad est di Gorizia per liberare Gorizia dal tiro nemico e conseguentemente aprire la via del Vipacco verso oriente; 2° attacco dell 'orlo settentrionale del Carso J:)er riuscire alle Porte di Ferro e, da queste, aprire le vie del Vi.pacco verso Lubiana e quell a su Trieste aggirando l'Hermada che dominava e difendeva. quest'ultima . Come si può faci lmente notare le vie prescelte erano quelle stesse che la storia ci additava come le più redditizie, ma la loro efficacia per la maggiore potenza dei mezzi di guerra, si era allar- ·
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gata alle posizioni limitrofe il possesso delle quali era indispensabile per avanzare su di esse. Dallé due idee anzidette prevalse la seconda, ed, in base alla esperienza delle passate operazioni (nelle quali i successi si riducevano a mano a mano che l'attacco si allontanava dall 'organizza~ione offensiva dell'inizio di ogni azione), venne deciso che la nuova · nffensiva procedesse con successive spallate in· modo che ad ogni sensibile progresso potesse corrispondere uno spostamento dei mezzi di guerra sulla nuova fronte da attaccare. Si ebbero così le tre spallate dell 'autunno 1916, l'ultima delle quali rappresentò un vero successo colla conquista del Faiti e delle . alture del Pecinka, ma non determinò la intera conquista dell'orlo settentrionale del Carso che poteva darci la libertà di manovra sulle vie del Vipacco ed in quella del litorale. La campagnà del 1916, anche se più mov_imentata di. quella del 1915, deve però sempre considerarsi come guerra di posizione, sta.bilizzata, logorante, priva di ogni manovra. Ormai l'esercito austriaco attaccato al terreno, che possedevi tutti i requisiti per una forte resistenza, contrastava, passo a passo , l'avanzata italiana: perdite . e sacrifici enormi , immane lotta di spiriti e di anime, in cui la · vittoria doveva arridere a quello che di tanta resistenza morale sar ebbe rimasto superstite. Le perdite infatti sulla fronte . di Gorizia e del Carso furono nel 1916 di centodiciottomila, tra i quali 4000 ufficiali, da parte italiana e centoduemila, fra i quali 2300 ufficiali, da parte austriaca. Non Ostante però l'immutato carattere della guerra, gli effetti . della campagna del 1916 furono più completi: la , conquista della pericolosa testa di ponte di Gorizia, valido sbocco offensivo per gli Austriaci, quella dell'altipiano di Doberdò e di buona parte del Comeno. " La zona che protegge immediatamente 'I'rieste si assottiglia sempre più; ad ogni passo· indietro la fronte si allarga e la quantità di truppe abbisognevole si fa sempre più grande ». Così scriveva alla fine del 1916 il Boroevic, comandante dell'arm ata dell'Isonzo . Hinde:r:i.burg diceva: " le dure battaglie dell'Isonzo avevano considerevolmente indebolito le forze di resistenza dell'esercito . austro-ungarico » ed il Novak: " la guerra con l'Italia era un lento agonizzare: ogni battaglia dell'Isonzo costava tali perdite che non ·era più possibile sopportare » .
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Campag·na del 1917.
Anche nel 1917 le due grandi offensive combattute sull'Isonzo · ebber o' come scopo il possesso delle due storiche vie d'invasione. La quantità e la potenza dei_ mezzi' erano molto accresciute, la tecnica, che dallo stabilizzarsi della guerra aveva accresciuto la suFL impor tanza, era perfezionata, gli animi dei combattenti erano ancora gagliardi e pieni di fede e le dure fatiche ed i sacrifici fatti. non erano che un ricordo ed uno stimolo per sopportarne dei maggiori. L'offensiva del maggio ebbe come obiettivo l'occupazione del costone del M. Santò - S. Gabriele per dominare la .via del Vipacco e la conquista dell'Hermada per aprire la via verso Trieste. · Efficaci conquiste furono effettuate su tutte e d,ue le posizioni ma esse non furono tali da generare vali.di effetti; sull'Hermada i nostri fanti giunsero alle più alte pendici, ma un attacco austriaco · di sorpresa, con forze fresche giunte dal fronte russo, annullò i vantaggi -conseguiti. L'offensiva dell'agosto 1917, l'Ha battaglia dell'Isonzo, ebbe come obiettivo la Bansizza ed il Carso di 'comeno. Dalla Bansizza si doveva r iuscire nella selva di Ternava per essere padroni della via del Vipacco ; sul Carso si doveva giungere alla fronte Voiscizza Crapenka per potere avvolgere da nord l'Hermada ed aprire la .via verso Trieste. Le offensive del 1917 produssero effetti sulla fronte nemica più grandiosi di quelli dei due anni precedenti, ma non tali da mutare la guer ra di posizione in quel.la di movimento . Scrive l'Imperatore Car~o a Guglielmo " l'esperienza che abbiamo fatta nell'ii a battaglia dell'Isonzo, ha maturato in me la convinzione che noi, in una eventuale 12a battaglia, ci verremo a trovare in difficili condizioni ». E Hindenburg: " il nostro alleato ci dichiarò che non avrebbe potuto sostenere la continuazione della battaglia ed un 12° attacco sull'Isonzo ». P erdite enormi costarono le due grandiose battaglie: da parte · italiana 7500 ufficiali e 360 mila uomini di truppa, da parte austr iaca 4500 ufficiali e 190 mila uomi ni di. truppa. La guerra poggiava ormai fra due elementi decisivi : potenza di azione e resistenza dei combattenti. Si tendeva ad aumentare indefinitivamente la prima per .diminuire e dissolvere la resistenza del nemico . Tale la , caratteristica della guerra st~bilizzata in una zona ove la difesa in ,
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profondità preparata e favorita dal terreno si poteva oltrepassare solo quando la vigoria ed il morale dei combattenti per le perdite, la stanchezza, la demoralizzazione ed altre cause fossero venute a mancare. Nell'ottobre 1917 lasciammo, per eventi di. guerra, quell a regione, ove tutte le armi e specialità dell'Esercito, ma maggiormente i Fanti, perchè più numerosi e più vicini alla· battaglia, avevano . sparso a larghe mani, abbondanti sementi di eroismo e di sacrifizio. Ed il fante ritornò e si assise intrepido e superbo ai nuovi confini tra la Lupa Romana e l'alato Leone di S. Marco: Fante ancora _della nuova guerra, fabbro ancora del nostro destino, artefice ancora della vittoria .con l'audacia scolpita riel simbolo della modestia gridando al vento a chi chiedeva il nome di tanto prodigio: « Fa~t; d'Italia ". Sulle cime espugnate i nostri morti mantengono accese le fiacco le del ricordo con le loro ossa che non si consumano· sulle vie maestre che la storia ci addita ed alle porte d'Italia, ~tanno invitti ed invincibili l'Aquila Sabauda ed il Littorio Italiano .
Conclusioni. Noi crediamo di aver dimostrato, come avevamo promesso , l'italianità delle terre Giulie sino ai confini attuali d'Italia, anche senza averla rilevata, volta a volta, nella· narrazione dei fatti bellici delle diverse epoche. La denominazioM di « decima provincia d'Italia ,, data a quelle terre durante l'Impero Romano, qual).do, il formarsi delle nazioni, nel senso moderno della parola, era ben ·1ontano, ci dispensa da ogni ricerca etnografica più antica tanto quella denominazione ci dimostra chiaramente che, in quei tempi, tutte le regioni Giulie sino al Vallo, erano considerate italiane. . Che poi tale italianità non si sia perduta nelle successive epoche ·s~ desume dalla Storia, anche se, per eventi vari, · la regione fu ripetute volte sotto il dominio di governi stranieri. A questa dell'italianità della regione Giulia si connette la questione slava che tanti interessi alimenta all'infuori della stretta e rigorosa obbiettività. Noi l'abbiamo imparzialmente esaminata, la .questione slava, n~l corso di questi brevi appunti rilevandone l'origine e lo sviluppo, seguendo rigidamente i fatti nei successivi .periodi storici ed astenendoci da qualsiasi conclusione che non fosso
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l'espressione concreta di una realtà. Crediamo di aver così forniti :sufficienti elementi perchè chiunque possa persuadersi che la Storia, la vera Storia, non può non rilegare la questione agitata dagli Slavi, nei confronti dell'Italia, tra i fenomeni soggettivi e contingenti che pretendono di modificare la Storia, non di accoglierne gli insegnamenti ed accettarne l'ineluttabile destino. Coll'esame dei fasti militari noi abbiamo messo in evidenza la grande importanza della regione, le classiche vie di operazione, le loro r elazioni, ed abbiamo fatto risaltare qualche caratteristica del -terreno . Ma a quale conclusione potremo giungere con tali elementi ? Dallo studio dei fatti potremo desumere regole, potremo de.durre principii per la condotta delle future azioni nella regione ? Regole e principii fissi non credo. Come l'artista trae dalle lunghe meditazioni ed osservazioni delle opere d'arte di un'epoca ,e di una scuola l'ispirazione, non le regole, e produce l'opera sua personale improntata a concetti artistici simili, ma non uguali, così -dal nostro esame possiamo tqtrre un utile orientamento ed insegnamenti preziosi, non la legge infallibile che deve governare la nostra azione. Questa, alla luce della Scienza e della Storia, deve impostare e r isolvere i grandi problemi che le si presentano, tenendo -conto dei varii elementi positivi e contingenti che, volta per volta, nell'attrito delle forze e della volontà, ne costituiscono la essenza vera e decisiva. L'anima ed il valore dei combattenti diranno poi sempre, nei limiti delle umane possibilità, l'ultima parola che spiana la via alla ·vittoria. Colonnello di fanteria Dott. FRANCESCO ZINGALES
Bibliografia. BERNARDO BENUSSI : L'Istria nei suoi due millenni di storia. ATTILIO TAMARO: La Vénétie Julienne et la Dalmatie. Gen. EUGENIO BARBARICH: La Carsia Giulia nella geografia, nella storia e nell'arte militare. ANTONINI: Il Friuli Orientale . CoMBRI : Istria.
Note sulle caratteristiche militari delle foreste carsiche Premessa. - Il terreno carsico e le for este della Venezia Giulia. - I combattimenti n elle for est e carsidie. - La guerriglia. - Le azioni nott urn e. L 'artiglieria, il genio, le autoblindate, i carri armati, i gas tossici. Le soste. - I collegamenti. - L e di struzioni e gli ostacoli. - Il rifornimento idri co. ~ L e guide. - Conclusion e.
Premessa. Le estese zone carsiche e le vaste foreste' della nostra frontiera Giulia costituiscono - com'è noto - un tipo di terreno avente caratteristiche militari in tutto dissimili dai terreni sui quali necessariamente si compie l'addestramento tattico della maggior parte dei nostri quadri e delle nostre truppe, e che profondamente influiscono su tutte le attività di un esercito che nel terreno stesso debba soggiornare, muoversi e combattere. Su tale tipo di terreno poco è stato finora scritto, almeno da noi ; ritengo, pertanto , non inutile esporre alcune considerazioni che mi sono state suggerite dall'esperienza acquistata soggiornando, a scopo di esercitazione e al comando di riparti di truppa, nelle predette zone. Si tratta di brevi note scritte, per la maggior parte, sul posto, ispirandomi alla visione diretta del terreno e delle previdenze e· dei particolari procedimenti che questo imponeva all'azione delle· truppe. Note di car attere eminentemente pratico, adunque, che se· non bastano a prospettare compiutamente l'importante argomento ,. potranno essere - tal e è la mia . lusinga - di qualche utilità. 3 - Rivista ..lf:".lilare Italiana.
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NOTE SULLE CARATTERISTICHE MILITARI DELLE FORESTE CARSICHE
Il terreno carsico e le foreste della Venezia Giulia. Caratteri generali : roccia calcarea, rotta in ogni senso, accidentatissima, facilmente sfaldantesi; predominante grande disordine nella configurazione del terreno ; deficienza di regolari sistemi vallivi; frequente impossibilità di determi nare io spartiacque: molte volte questo è costituito da rocce maggiormente impermeabili nel sottosuolo; scarsità di acque superficiali; corsi d'acqua brevi; tendenza delle acque a sprofondare nel sottosuolo, a costituirvi corsi d'acqua e a risorgere a molti chilometri di distanza (vedi fotogr. 1); innumerevoli doline, grotte e inghiottitoi ; frequ enza di tronchi di valli d'erosione ora completamente prosciugate. In fatto di rivestimento arboreo, il terreno carsico della Venezia Giulia si può distinguere in tre tipi: 1° roccioso, brullo nella quasi totalità; 2° coperto da boscaglia; 3° coperto da boschi e da foreste. I. , - Terreno carsica roccioso, brullo, non impone in generale speciali sistemi tattici : tale sarebbe il Carso della nostra grande guerra. Molte zone italiane presentano terreni quasi consimili, perciò truppe anche inesperte della r egione non vi si troverebbero completamente sorprese ed a disagio. Tali zone carsiche sono però caratterizzate da alcune particolaritù che, se non impongono un modo °speciale di çombattere, tuttavia fanno sentire la loro influenza. Il terreno molto roccioso e frantumato alla superficie im pone lentezza e fatica nei movimenti; non permette l'utilizzazione dell'attrezzo leggero da zappatore ma in compenso offre innumerevol i appostamenti naturali. . Le frequ enti doline costituiscono ottimo riparo; facilitano la difesa; però anche l'attaccante ne è avvantaggiato perchè in esse può raccogliere al coperto uomini e materiali e può sostare durante la sua avanzata. I numerosi muri ?' secco che in ogni direzione intersecano il terreno, invitano, e spesso obbligano sia l'attaccante sia il difensore, ad appiattarsi dietro di essi per aver sufficiente campo di vista per poter far fuoco; ciò facilita la scoperta e l'indivirluazione dei bersagli.
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I muri, le rocce, le ombre riportate, i cespugli anche se rari, offrono nell'insieme discreta possibilità di defilarsi alla vista e di. avanzare relativamente al coperto, più di quanto si possa credere vedendo u n terreno così brullo e scoperto. L'infl uenza delle speciali caratteristiche carsiche (terreno rotto, difficilmente percorribile, deficienza di regolari sistemi di alture, abbondan za di doline e roccioni , massima scarsità di acqua da ber e ecc.) comuni anche alle zone coperte da boscaglia e da foreste, verrà esaminata nello studio di questi ultimi due tipi di terreni. H . - Terreno carsico coperto da boscaglia. La boscaglia si sviluppa in quei tratti di terreni carsici che non hanno sufficiente humus per alimentare lo sviluppo dell a foresta, ma semplicemente una magra vegetazione (faggiottolo o querciolo ). Simile terreno (fuori delle strade) è di gran lunga di più difficile percorribilità del primo tipo di carso brullo e scoperto, perchè la boscaglia, allignando bass1 è spesso fo ltissima è frammischiata a fossi , a doline, a salti e cumuli di rocce, non permette al fante di camminare, ~a lo obbliga piuttosto ad arrampicarsi aiutandosi continuamente con le braccia. L'avanzata ·si compie sorpassando innumerevoli piccoli dislivelli ; la somma di tutte queste piccole faticose salite, costituisce alla fine un forte .dislivello che rallenta enormemente la marcia .e stanca il fante . I riparti di prima schiera non hanno sempre possibilità di sce- · gliere il terreno per avanzare più facilmente perchè la visibilità è limitata talvolta a pochi metri e perchè in molte plaghe i.I terreno facile d'avanza.ta, all'infuori delle strade, esiste molto limitatamente. Anche arrampicandosi su qualche roccione o albero o altura, i particolari del terreno sfuggono e si confondono nella massa della vegetazione e .delle rocce; nè possono trovare sufficientemente riscontro e adeguata rappresenta~ione in quell1 forniti dalla carta topografica. Spesso non resta per l'orientamento che la bussola o l'individuazione di qual che altura circostante, cosa questa tutt'altro che facile a stabilirsi e che può aiutare per determinare una data direzione generale, ma non per conoscere e percorrere il breve spazi.o di terreno che tatticamente interessa i minori. riparti. Vi è un buon numero di strad e e sentieri che contorcendosi in tutte le direzion i nel folto della for esta , fra monti. e doline , e spesso cessando im· Provvisamente , costituiscono un vero labirinto; molti di questi sentieri e di . queste 'carrareccie non sono tracciati sulle tavol ette al 25.000, altri non trovano precisa corrispondenza nel segno relativo.
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Per di più sono sempre difficili l'orientamento e il confronto colla carta. , In simil~ t_erreno,. anche qu ando la boscaglia è priva di foglie, t · e spesso poss1b1le sentire un riparto nemico che si sposta a 200 d. d. t meri 1 1s anza senza riuscire assolutamente a vederlo ; e può talvolta accadere di trovarsi nell'impossibilità di stabilire , an che co ll' aiuto della carta al 25.000, il punto preciso dove ci si trova anche se si tratta di un'altura piuttosto rilevante; ciò è conseguenza del circostante tumulto di alture e di doline che molto facilmente induce in errore. La carta al 100.000 nelle zone di boscaglia , come pure nelle zone boscose, può senz'altro esser e esclusa per i riparti inferiori al b~ttaglione; ai comandi di battaglione e a quelli superiori può servire per orientarsi sulla situazione gener ale. · Le difficoltà di avanzata che si offrono ai riparti di prima schiera, sono molto attenu ate per i riparti delle schiere successive che in base alle indicazioni avute dai precedenti , avranno maggior p~ssi.bilità di scelta di terreno per l'avanzata ed informazioni precise circa la direzione e l'orientamento. III. - Terreno carsico coperto da boschi e da for este. Le zone boscose• della Venezia Giulia non sono un mosaico più o meno fitto di boschi che ci permettano di occuparne il margine, di attraversarli rapidamente, aggirarli, concentrare gli sforzi contro i salienti preventivamente battuti dall'artiglieria ecc., ma vaste superfici coperte ininterrottamente per varie decine di km. da boschi a foreste, in mezzo alle quali vi sono però anch e radl)re e str iscie in cui,_ per la costituzione geologica del terreno, la vegetazi one è r ada. La copertura boscosa è data da alberi di alto fusto (querce, faggi, larici, abeti, pini). (Vedi fotogr. 2). Generalmente fra questi ·alberi più fitti, il sottobosco ha poco sviluppo e la roccia calcare è più abbondantemente ricoperta di humus, perciò la marcia non è tanto ostacolata come nelle zone carsiche coperte da boscaglia. Le chiome degli alberi in molte plaghe sono così folte ed intrecciate fra di. loro da costituire una volta quasi impenetrabile ai raggi del sole. In tale selva oscura è difficile, anche per persona pratica delle foreste, orientarsi sia colla carta, sia arrampicandosi sulla cima di un albero, perchè le chiome degli alberi circostanti precludono la visuale.
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Nelle zone fittamente boscose il fante deve spesso adottare disposizioni e forme tattiche analoghe a quelle che convengono in azioni notturne. Tali zone rendono più difficile il compito di chi ha la responsabilità del comando di. un riparto o di un'unità ch e deve spostarsi, vivere, combattere . L'azione del comandante di qu alsiasi grado deve allora intensificarsi; bisogna ricorrere a ripieghi ed iniziative, pur di riuscire a risolver e le varie difficoltà logistiche e tattiche. A causa delle caratteristi che del terreno, i rifornimenti dovranno svolgersi quasi esclusivamente lungo le strade; poichè saranno in numero limitato quelle ch e, per la loro direzione e per i.l fondo e per la lunghezza, potranno esser sfruttate, si avranno colonne molto lunghe; per di più non c.onsentendo le strade stesse un intenso traffico, i movimenti dovranno svolgersi sia di giorno sia di notte; in compenso , la copertura arborea nasconderà in buona parte il movimento alla vista degli aerei e degli osservatori nemici. Per poter sfruttare le strade di secondaria importanza ed i sentieri, occorreranno molte salmerie. Importante caratteristica dell e carrarecce secondarie e di molte mulattiere della zona carsica e delle foreste della Venezia Giulia è quella di avere una carreggiata inferiore a quella del nostro carreggio regolamentare, ma di permettere tuttavia il transito agli speciali carri usati dalla popolazione locale: ne consegue la necessita di sfruttare largamente tale carreggio carsico.
I combattimenti nelle foreste carsiche. L' azione offensiva.
Presa di contatto . - Aviazione, cavalleria e ciclisti, che siano incaricati di prendere il contatto col nemic.o, si. troveranno di fronte
a grandi difficoltà. L'aviazione potrà intravvedere il grosso del nemico, ma non riuscirà a scorgere le sue truppe più avanzate. La cavalleria - se sarà impiegata in simili terreni - e i ciclisti avanzanti lungo le strade, giunti a contatto coll'avversario , si troveranno spesso nell'impossibilità di estendersi lateralmente per mantenere il contatto col nemico e stabilirne fronte e consistenza; si può dire che il cinquanta per cento delle foreste e dei terreni carsici non permette il transito fuori delle strade e dei sentieri
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se non ai fanti. I cavalieri perciò, ed a maggior ragione i ciclisti saranno costretti ad appiedare, lasciare una scorta ai cavalli e all~ biciclette e svolgere a piedi i compiti loro afficìati. La presa di contatto spesso lascierà incerto il comandante circa la fronte e la forza del' nemico e gli fornirà scarsi elementi in base ai quali stabilire il concetto d'azione; perciò questo dovrà essere la .logica conseguenza delle intenzioni · del comandante, senza pretendere di far e calcoli ed eccessivo assegnamento su molte informazioni sul nemico perchè questi, favorito dalla natura del terreno, potrà faci lmente circondarsi di mistero. Nella considerazione che cavalieri e ciclisti in molte zone carsiche dovranno appiedare e per di più inutilizzare parte delle forze per dare una buona, indispensabile scorta a cavalli e biciclette per fronteggiare eventuali attacchi di nuclei avversari che, riusciti facilmente ad infiltrarsi, potrebbero molestare non poco i cavalli e la relativa scorta, converrà spesso, nelle suddette zone, sostituire cavalieri e ciclisti con fanti: questi potranno avanzare ovunque senza preoccupazioni estranee allo speciale compito ; evidentemente questi riparti di esplorazione e sicurezza dovranno essere più ravvicinati al grosso; la copertura del terreno compenserà tutti gli svantaggi che potrebbero derivare da tale ravvicinamento. Schieramento e marcia di avvicinamento. - I comandanti non potranno dare prescrizioni troppo particolari; procureranno di esser specialmente chiari nella difficile indicazione dei limiti della zona d'avanzata e delle eventuali linee di sosta e di attest~mento. In terreni tumultuariamente rotti, in mancanza di linee di sosta off erte dal terreno, occorrerà spesso stabilire gli attestamenti in base alle ore di marcia. Le colonne dovranno sforzarsi non ostante tutte le difficoltà che incontreranno a causa del terreno 'e della vegetazione, di mantenere il collegamento durante la marcia e di attestarsi all'ora prescritta regolandosi. sull a colonna di direzione. Occorrerà sfruttare al massimo le comunicazioni , comprese quelle di minore importanza, che approssimativamente procedono parallelamente alla direzione di marcia; l'inevitabile lentezza che deriverà dal percorrere le tortuose comunicazioni a fondo mediocre o cattivo, non costituirà un nuovo svantaggio, poichè, dovendo dar tempo agli elementi di protezione e di esplorazione di avanzar e con molta difficoltà fuori delle strade, la marcia sarà sempre m olto lenta. Le colonne, protette dalla copertura della foresta , potranno sfidare l'osservazione ed i tiri delle artiglierie nemiche a 1unga gittata.
Alla esplorazione e alla sicurezza, spesso fu se in un solo elemento, dovranno prov.v edere le truppe di primo scaglione; avanzando anc11e fuori delle strade, il loro servizio sarà fati cosissimo, lento e, non ostante tutte le precauzioni, nuclei e magari interi riparti nemici, potranno facilmente sfuggire alla loro osservazione e molestare le susseguenti colonne; queste dovranno perciò con gran cura proteggere i proprii fianchi ed esser sempre pronte a rintuzzare improvvisi attacchi sui fianchi stessi e alle spalle. Solo nei casi in cui precise informazioni o truppe esploranti o speciali circostanze possano dare l'assoluta sicurezza che il nemico è ancora molto lontano, sarà necessario, anzi indispensabile , avanzare il più speditamente possibile per sfruttare la favorevole occasione; in tal caso gli elementi di protezione, ridotti al minimo, avanzeranno soltanto sulle strade. Il carreggio e le salmerie dei battaglioni (qu ando si è obbligati a farli procedere coi battaglioni) seguiranno riuniti il grosso, pro· tetti da un a buona scorta ch e in caso di necessità potrebbe esser data anche dall e compagnie armi pesanti nella considerazione che, inquadrate nei battaglioni, in caso di attacco improvviso . non avrebbero grandi possibilità di impiego. I battaglioni, quando cominceranno aò esser esposti alle offese nemiche, pur assumendo ordinanze maggiormente snodate, potranno mantenere lungamente formazioni serrate ed affiancate perchè esse, per la copertura del bosco, non saranno più visibili delle formazioni aperte e la loro vulnerabilità sarà piccola. Per le incognite riservate dalle foreste e dai terreni molto rotti , è sempre possibile il combattimento d'incontro; in tal caso non vi sarebbe il tempo per dare ordini e disporre opportunamente le truppe; occorre perciò essere sempre pronti, almeno _parzialmente, ad un improvviso incontro col nemico. Se non si h anno precise notizie di esso , la disposizione a losanga come form azione di avvicinamento per i maggiori riparti sarà forse una delle preferibili perchè offre la possibilità di opporsi a offese provenienti da direzioni diverse nonchè un opportuno scaglionamento in profondità. Essendovi difficoltà a valutare la posizione, la situazione e le intenzioni del nemico, la determinazione del momento opportuno per lo schieramento delle forze r appresenterà una questione delicata e richiederà molto intuito tattico da parte del comandante: attuando lo prematuramente, si correrebbe il rischio di aumentare sensibilmente
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la fatica già grande che si richiede alle truppe per avanzare e conseguentemente di perder molto tempo; attuando lo schieramento in ritardo si potrebbero correre rischi anche pi·ù gravi; inoltre il comandante, sotto la coercizione della necessità di fronteggiare rapidamente una situazione impostagli da avvenimenti improvvisi ed incalza.nti, potrebbe esser portato ad impiegare le proprie truµp e di mano m mano che avanzano, e cioè ad assumere lo schieramento per linea che, per il frammischiamento che può portare fra le truppe è più che mai sconsigliabile nelle foreste e nei terreni carsici i quali già per la loro stessa natura costituiscono elemento disgregatore. ., :1uacc~. - Le notizie sul nemico sono spesso vaghe anche quando gia e avvenuto il contatto; il nemico si può trovare inaspettatamente e sempre a breve distanza; è pertanto opportuno che insieme all'ordine per la marcia d'avvicina~ento siano date disposizioni a·enerali e semplici per l'esecuzione dell'attacco e pel raggiungimenro degli obiettivi. Quando, fo seguito all'azione, la conoscenza della situazione del nemico sarà più precisa, allora i comandanti potranno, se del caso, emanare nuovi ordini o completare quelli già dati. E' evidente che nelle foreste è difficile valutare la situazione e disporre immediatamente in conseguenza. Terreno coperto e scarsa ·conoscenza sul nemico, difficoltà d'inter:ent~ in ogni caso dei comandanti superiori; impongono più che mai nei vari comandanti, iniziativa personale ben inquadrata dalla conoscenza degli scopi che si vogliono ottenere e del concetto d'azio_n~ del comandante. L'addestramento del tempo di pace e l'acqms1ta famigliarità col terreno boscoso granç!emente sviluppano la prontezza d'intuito e la rapidità di decisione dei comandanti per si_mili contingenze. Essenziale è che 'sia svolta un'azione decisa ed energica, dritta allo scopo, senza troppi calcoli sul nemico; qu esti agirà nella stessa nostra atmosfera d'incertezza circa la forza e la situazione. Perciò decisione ed energia possono forsanche permettere al riparto e all'unità di attaccare e battere un nemico anche di forza superiore che troverà impossibilità, a causa della fitta vegetazione e della poco visibilità, di far sentire la sua superiorità di fuoco. La difficoltà di schierarsi, di muoversi, di spostarsi a tempo, di poter vedere, di conoscere la situazione, di poter intervenire col fuoco dove non è possibile lanciare un riparto, di impiegare rincalzi e di manovrare colle riserve e la necessità per i riparti di avan- .
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zare in terreno sconosciuto colla continua possibilità di tr ovarsi di fronte un nemico inaspettat0, consigliano speciali disposizioni. Fronte e profondità devono essere ridotte non soltanto per facilitare l'azione di comando, ma anche perchè, non consentendo la foresta un intenso fuoco nemico sarebbero inutili a tale scopp formazioni troppo rade; le formazioni adottate dovranno permettere al momento necessario l'immediata azione di fuo co o di urto; sapendo -che quasi certamente si manif esteranno sorprese nemiche, occorrerà essere sempre pronti materialmente e moralmente a fronteggiarle 1:i sventarle; per la facilità delle sorprese e per la difficoltà dei movimenti, potrà . talvolta convenire di disporre di più riserve anzich ~ di una riserva · sola. Rincalzi e riserve potranno mantenere formazioni serrate ed affiancate e distanze sensibilmente ravvicinate perchè la copertura -del terreno e il gran numero di alb eri, non soltanto li nasconde-ranno alla vista, ma li proteggeranno pure a brevi distanze dai proiettili dei fucili e delle mitragliatrici; essi saranno così prontamente alla mano. Per la difficoltà dei collegamenti laterali, è opportuno che i rin·calzi e le riserve siano più che mai pronte a fronteggiare infiltrazioni facili a verificarsi allorquando un riparto laterale avesse ceduto. Nell'avanzare occorre fare tutto il possibile per non lasciare alle ·spalle mitragliatrici celate tra le rocce o appollaiate sugli alberi. Nei terreni molto rotti, difficili, coperti, sono più convenienti le mitragliatrici leggere che quelle pesanti, perchè queste costitui:scono un maggior impedimento al movimento e non possono essere utilmente e sufficientemente sfruttate in base alle loro caratteristiche. Perciò spesso le mitragliatrici pesanti, anzichè essere ripartite fra le compagnie A. L. potranno costituire una potente massa di fuoco nelle mani dei comandanti, per essere utilmente impiegata a brevi distanze e su piccoli tratti di fronte, per respingere sorprese .o intervenire violentemente in punti e momenti decisivi o critici; per presidiare una posizione di seconda linea destinata a trattenere il nemico che avesse avuto il sopravvento e permettere alle proprie truppe di riordinarsi e riprendere l'azione; per guernire punti di t erreno particolarmente importanti tolti al nemico; per difendere nodi stradali (difesa sempre indispensabile); oppure infine per es·3guire tiri indiretti a grandi distanze. Il fuo co si inizierà sempre a brevissima distanza e, se ben regolato, non dovrà avere carattere di grande eelerità; le bombe a mano e la baionetta avranno molta importanza.
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I minori riparti che riescano a respingere il nemico, anzichè lasciarsi trasportare dall'impeto all'inseguimento · e correr il rischio di deviare o esser alla loro volta accerchiati, , dovranno di preferenza lanciarsi sui fianchi e alle spalle dei tronconi nemici che ancora, resistessero agli attacchi degli altri riparti; tuttavia, eseguendo queste conversioni, questi avvolgimenti , si dovrà aver cura di non sguernire completamente la fronte già occupata per non creare una falla che permetta l'infiltrazione nemica nell'ordin anza dell'attaccante. Non essendo facile indicare con precisione il posto dei comandanti o i posti accentramento notizie, è opportuno che al primo inizio del combattimento vi sia uno scambio parziale fra i vari comandi (specialmente fra i comandi di reggimento, battaglione e compagnia), dei rispettivi portaordini che così conosceranno con precisione l'ubicazione dei comandi. Dei collegamenti parlerò separatamente. Durante le soste e dopo gli urti parziali o ad ultimato combattimento, i riparti devono immediatamente riordinarsi e mettersi in co ndizione di sfruttare il successo e di fronteggiare improvvisi mutamenti di situazione sempre possibili a causa della copertura boscosa. Per le caratteristiche del terreno, i riparti sono bensì portati ad agire generalmente nell'incertezza, m a non si deve credere che ciò congiuri contro l'attaccante, perchè se è vero che esso deve continuamente premunirsi contro le sorprese, può a sua vorta sorprendere con risultati non meno vantaggiosi. Al riparo dalla vista e dal tiro della difesa, l'attaccante potrà concentrare a breve distanza dal nemico forze e mezzi predominanti ed esercitare improvvisamente uno sforzo considerevole contro un limitato tratto della difesa; la quale non potrà spesso calcolare sull'appoggio dei settori laterali perchè la grande copertura del terreno non sempre permetterà di percepire a tempo l'importanza dell'improvviso attacco e di far concorrere tempestivamente alla difesa del tratto minacciato il fuo co o r inforzi di truppa di tali settori. Quanto abbiamo ora detto vale, oltrechè per i minori riparti , anche per le grandi unità. Contrariamente a quanto è consigliabile per i minori riparti, le grandi unità, dopo esser riuscite a rompere, su adeguata ampiezza, la fronte del nemico , dovranno penetrare il più possibile nell'ordinanza avvers.a ria a,vendo, naturalmente, cura di premunirsi da
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. . anchi e sul tergo. Un'azione a fondo, in tali condizion~, attacchi sm fi d. . ltati e ciò perchè se le zone considerate fac1ò dare gran i risu . d m ~u lto l'azione difensiva dei piccol i riparti, nel qua r,o co Mano mo f . più che ostacolare l attacco . . dell'azione possono avorire pless1vo d'' ·r Ed invero la difficile percorribilità del svolto dalle gran i um a. . nza a certi nodi stradali e centri terreno con~er~sce mashs1ma i:~:t~a in mano dell'attaccante, potrebdi vita o d1 risorse c e, se bero travolgere la difesa di intere zone. , ta La natura geologica delle zone carsiche fa s1 che nella fores . . . o molte radure le quali talvolta si allungano per alcum cl11v1 sian_ . t delle testate di una di queste radure isola la lometri · la conqms a t · · · del difesa ~el corrispondente tratto di foresta . In_ alcune s ag10m . l'anno molti tratti di foresta sono separat~ d_a1 tratti r~trostant1 d~ ludose ciò che obbliga la linea dei nformmenti a fare lun zone pa , d t' margini caghi giri attorno ai margini della zona palu osa; qL~es i • stituiscono quindi obiettivi molto importanti_ per _1 at~ac~a~te. sto non deve inoltre trascurare nell a scelta dei s~01 ob1~ttiv1, le_ zo dalle quali dipende il rifornimento idrico di estesi settori della difesa.
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L' azione difensiva.
Le zone carsiche boscose hanno particolare influenza sia sulle 'f · Mn se come generalmente azioni offensive, sia su quelle d1 ens1ve . a , '. avviene il difensore ha potuto acquistare una maggwre cono_scen_z~ del terr~no almeno per quanto riguarda l'azione delle mrnon umta di prima s~hiera, esso si trova in migliori condizioni del~'~ttaccante, e può m~glio sfruttare le caratteristi.che del terreno : gli i~numere~ voli tronchi d'albero, le ceppaie della boscaglia, le dolrne, ~ g~ov;h 1 lastre e i· mozzi· coni degli strati rocciosi a o· carsica, · e . . d. i. roccia ranti, permettono al difensore di trovare ovu_nque ottimi appos~~ menti naturali senza dover ricorr.ere a lavori difensivi.' Esso P sempre tener celate le sue reali fo~ze ~n'attaccante. Resistend? co; forze non rilevanti nei tratti più d1ffic1lmente percornbill, puo m . · ·, 1· ·' · r tanti· glio concentrare le sue truppe nei tratti pm debo i o pm impo , . . . d t d può impedirne l'accesso al. . .. appostato presso 1 marg1m e11 e s ra e l'attaccante. Le innumerevoli doline offriranno ottimo rifugw a ~omandi e truppe e ben si presteranno ad essere impiegate come depositi di materiali vari. . . · Gli ordini che i comandanti daranno per l'azione d1fens1Va, sa· , come ne11' off ensiva, · molto semplici perchè le ranno di. necessita, notizie sul nemico saranno scarse e spesso incerte.
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Qualora si disponesse di tempo 8 di mezzi sufficienti 1'n . reg 1 ·t · . , una o are s1.s ~mazione difensiva, sarebbe opportuno predisporre piste fra la posizione di resistenza e la zona di sohieramento pe f ·1· -tare l'a d . r aci iccorrere e1 battaglioni di seconda e terza linea. La zona di sicurezza e la posizione di resistenza generalmente saranno ~ c~ntatto _e talvolta si compenetreranno, per non lasciare una . fascia insufficientemente custodita nella quale po-trebbe perdersi 1~ c~ntatto co_l nemico che fosse riuscito ad oltrepassare la zona d1 sicurezza; inoltre questa fusione serv 1·1·a· a non disperdere t roppo le forze nel senso della profondità. . ~itragliatrici leggere appostate lungo i sentieri ai crocicchi ·sug~i a~beri dove vi sono radure che permettono la vi~ta sul terren~ e~ 11 _tiro, ostacoleranno seriamente la 'ricognizione compiuta dai ri_part~ attaccanti e li inganneranno sul tracciato della sistemazione d1fens1va. Particolare sorveglianza dovrà essere fatta sulle comunicazioni che adducono alle posizioni dell a difesa. , Nelle ~o.ne ~tt~mente boscose si presenterà meno frequ entemente l oppo:'tumta di sistemare nella zona di sicurezza punti del terreno per. ~1fenderli ad oltranza perchè mitragliatrici e artiglieria dalla posizione di resistenza spesso non potranno sostenerli e perchè se ~nche caduti nelle -~ani de_l nemico, non gli saranno molto utili 'per 1 at_t~cco della posizione d1 resistenza poichè la poca o nulla visib1lita sul terreno circostante ne annulleranno l'importanza . Se invece ~uesti punti del terreno nella zona di difesa costituiscono ·come_ ISola di deciso dominio sul circostante mare di rocce 8 di vegetazione, allora essi avranno importanza capitale per la difesa e dovranno esser e strenuamente difesi. . . I punti _car~tteristici, quali sarebbero crocicchi di strade, risorse idriche e abitati, che quasi sempre sono insieme riuniti, devono esser te_~uti ad oltranza. Se occupati d·a ll'attaccante, il difensore non ha prn modo di vivere nella zona boscosa priva d'acqua, di risorse, -scarsa di strade importanti. . , ~a _ripartizione delle forze nel senso della fronte e della profondita e m ragione della percorribilità, della copertura del terreno e della durata più o meno lunga che si vuol dare alla difensiva. Ad ogm 1:1odo, fronte e profondità saranno molto più ridotte che nei terrem scoperti ed i 11par ·· t·1 d'1 primo · · . scaglione opereranno con maggiore autonomia non potendo essi fare troppo assegnamento sui collegamenti coi comandi da cui dipendono e tanto meno sul tem-
pestivo intervento dei rincalzi che per spostarsi ed avanzare saranno più ostacolati dal terreno che dal nemico. . Nella difesa le mitragliatrici pesanti potranno trovare, in favorevoli condizi~ni di terreno, utile impiego per i tiri diretti e indiretti , d'interdizione, di logoramento e talvolta anche in appoggio di quei tali punti importanti nella zona di difesa. I crocicchi delle strade e le radure offriranno buoni appostamenti alle mitragliatrici pesanti . Le mitragliatrici leggere troveranno ovunque ottimi appostamenti e saranno difficilmente scoperte. I collegamenti laterali · e in profondità saranno più facili nella difensiva che non nella offensiva, essendovi maggior tempo a disposizione per impiantarli. I contrattacchi dovranno essere svolti d'iniziativa dei minori riparti e dei vari rincalzi; l'iniziativa , il valore individuale hanno più che mai importanza nelle zone difficilmente percorribili come sono quelle éoperte da foreste. Se la difesa si trova avvantaggiata nella sua lotta contro la. prima schiera attaccante, non è nelle stesse vantaggiose condizioni allorquando si tratti di resistere contro il grosso dell'attaccante. Facilitato dalla copertura del terreno , questi avrà sempre l'iniziativa della scelta del momento dell'attacco e dell'obiettivo; per contro la difesa, accecata dalla foresta, dovrà attendere passivamente le decisioni dell'attaccante e questa indecisione non mancherà di produrre nervosismo e depressione nella difesa e di obbligarla a tener alcune riserve molto arretrate rispetto alla prima ordinanza difensiva, pechè soltanto in tal modo, guadagnando tempo e spazio, avrà la possibilità di spostare le sue r iserve ed opporsi all'attaccante che sia riuscito a penetrare profondamente nella organizzazione difensiva e ad oltrepassarla; ma tale dislocazione. ed impiego delle riserve generali porterarino alla rinuncia di estese zone di terreno. Dei punti deboli che le foreste presentano rispetto allo svolgimento della difesa, già è stato accennato parlando dell'azione · offensiva .
La. guerriglia. Le zone carsiche boscose facilitano la guerriglia che, svolta da. elementi audaci, abili tiratori, pratici del terreno e di tal genere di lotta, ampiamente provvisti di munizioni, di viveri a secco e di acqua mediante rifornimenti diretti o mediante piccoli depositi sparsi in località opportune, pur senza potersi ripromettere risul-
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NOTE SULLE CARATTERISTICHE MILITARI DELLE FORESTE CARSICHE
tati importanti e definitivi, potrebbe tuttavia snervare l'attaccante, infliggergli serie perdite • con attacchi di giorno e di notte, sulla fronte, sui fianchi, alle spalle, qualora l'attacç,ante non sapesse rapidamente stroncarli. Bisogna perciò contrapporre all'inizio analogo genere di lotta svolta da ripartì allo scopo esercitati; privare l'avversario delle sue risorse e ridurlo per fame e per sete; impedirgli con appropriate misure di vigilanza ogni sorpresa . Per r estringere il campo d 'azione della guerriglia Gonverrà fare largo e costante uso dell'intossicamento del terreno. L'avanzata generale delle truppe porterà all'inevitabile esaurimento della guerriglia della difesa. La guerriglia richiede perfetta co noscenza del terreno e spec iale istruzione; noi Italiani dobbiamo meglio esercitarci in tal genere di lotta per poterne all'occorrenza aver ragione più rapidamente.
L'artiglieria a tiro curvo invece, pur svolgendo azione ridotta a çausa della poca o nulla visibilità dei bersagli, non troverà ostacolo nei rami e nei tronchi degli alberi . Le cariche multiple èonsentiranno anche l'impiego dei cannoni. te artiglierie normalmente potranno battere zone e avranno poche occasioni di battere piccoli bersagli ben definiti ; potranno avanzare quasi esclusivamente lungo le strade; solo quelle someggiate potranno valersi di qualche sentiero. Nell'offensiva, l'artiglieria potrà sostenere i primi scaglioni di truppa soltanto allorquando la situazione, in seguito al combattimento, si sarà sufficientemente chiarita. Ma in seguito, delineatesi la posizione e l'efficienza del difensore, l'azione del1 'artiglieria sarà più facilitata pur sussistendo sempre la difficoltà di individuare i bersagli . Decisa la direzione dello sforzo principale, le artiglierie divisionali potranno concentrare il loro fuoco sulle zone che costituiscono o _racchiudono gli obiettivi o i punti vitali della difesa. Poichè nelle zone boscose sono sempre possibili l'improvviso incontro col nemico e le sorprese, mentre la fanteria avanza· l'artiglieria deve già trovarsi in posizioni opportune per aprire immediatamente il fuo co. L'artiglieria dovrà tenersi collegata con la fanteria mediante pattuglie e stabilendo osservatorii su alture e su alberi; questi osservatorii se non potranno osservare l'avanzata e la situazione della fanteria con visione diretta, potranno però scorgere i razzi che i fanti più avanzati lanceranno al disopra dell a chioma degli alberi; l'artiglieria seguirà a scaglioni l'avanzata dell a fanteria e sia perchè le sarà più facile trovarvi posizioni adatte sia per facilitare il rifornimento delle munizioni, dovrà generalmente entrare in azione in prossimità delle vie di comunicazione; ciò renderà più facile l'individuazione delle postazioni delle batterie, vantaggio questo che è, per altro, comune ai due avversari. L'artiglieria dovrà essere sempre scortata da riparti di fanteria . Gli elementi attivi della difesa sfuggiti ai precedenti tiri d'artiglieria e che continueranno ad opporsi all'avanzata della fanteria, saranno battuti dal cannone leggero, l'unica bocca da fuoco che potrà seguire immediatamente la fanteria con più o meno grande difficoltà. Nella difensiva l'azione dell'artiglieria sarà in generale influenzata in modo opposto a quanto avviene per l'artiglieria dell'attaccante. Sarà cioè facilitata l'azione dell 'artiglieria contro le prime tr uppe attaccanti e contro i nodi stradali percorsi dai retrostanti
Le azioni notturne. L'oscurità aumenta l'accecamento, il disorientamento e in gen ere tutte le difficoltà. Nelle zone carsiche boscose il muoversi fuori delle strade ed il combattere non assumeranno forme diverse da quelle consigliabili di giorno in dette zone, ma il movimento l'orientamento il ' ' collegamento rappresenteranno una tal somma di difficoltà da far fallire con tutta probabilità ogni attività; dovendo assolutamente ricorrere ad azioni notturne, occorrerà un maggior raffittiment.o dei riparti incaricati della sicurezza e dei collegamenti, nonchè un'ulteriore riduzione delle distanze, dell'estensione delle fronti, dello scaglionamento in profondità . I movimenti dovranno svolgersi generalmente, lungo le strade principali; per quelle secondarie saranno possibili solo se si disporrà di buone guide . Queste difficoltà agevolano per altro la sorveglianza contro le sorprese notturne (interruzioni , posti d'ascolto ecc. ).
L' artig'lieria, il g·enio, le autobJindate, i carri armati, i gas tossici nelle foreste carsiche. L' artig·Iieria.
Nelle zone boscose la sua azione è molto ridotta; i tir i tesi saranno di minimo rendimento e talora pericolosi per le proprie tr uppe a causa degli scoppi prematuri provocati dagli urti dei proietti contro rami e tronchi.
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NOTE SULLE CARATTERISTICH E MILITAR'! DELLE FORE STE CAR SICHE NOTE SULLE CARATTERISTICH E MILIT ARI DELLE FORE STE CARSICHE
scaglioni. Ma nel successivo svolgersi dell'azione, qu ando l'attaccante , perfettamente al coperto, concentr erà uomini e artiglierie, l'artiglieria della difesa, accecata dall a foresta, sarà disorientata. dovrà subire passivamente le iniziative dell'artiglieria attaccante ~ molto limitatamente potrà molestare l'ammassamento e la marcia delle schiere avversarie . I lanoiabombe.
Nelle for este e nelle zone carsiche, come già è stato detto, le numerose doline ed altre accidentalità del terreno fanno sì che ad ogni passo p,ttaccante e difensore abbiano a loro disposizione delle vere trincee naturali e ottimi ricoveri sia per uomini sia per mitragliatrici; l'azione dell e artiglierie, specialmente di quelle a tiro teso, avrà pertanto un'efficacia molto limitata : la fitt a vegetazione arborea ostacolerà notevolmente l'osservazione del tiro e renderà spesso inefficace, se non dannosa per le proprie truppe, l'azione dei proietti. Tali difficoltà diminuiscono invece ed i risultati migliorano allorquando si tratti di lanciabombe i quali posscmo - a mio parere essere considerati come un'arma indispensabile per la lotta nelle foreste. Più facilmente _trasportabili della media delle artiglierie divisionali e di più facile postazione, essi hanno - com'è noto - un considerevole raggio d'azione, una grande potenza di scoppio e un notevolissimo effetto morale. Perciò ritengo che sarebbe molto opportuno ricostituire le sezioni lanciabombe e riprendere nel tempo stesso gli studi per perfezionare tale arma. Il g·enio.
Nell'offensiva truppe del genio dovranno largamente e fr equentemente intervenire per rimuovere ostacoli naturali o creati con gran facilità dal nemico; aprire passaggi attraverso la vegetazione o la sconvolta e fratturata roccia carsica; migliorare e sistemare le strad1~ destinate a consentire i vari rifornimenti indicando con chiari segni caratteristici ciascun itinerario: speciale importanza e difficoltà richiede l'impianto e la manutenzione della rete dei collegamenti . Nella difensiva il genio troverà un campo d'impiego ancora più vasto; oltre che provvedere ai lavori che sono comuni all'offensiva, dovrà con la sistemazione di piste facilitare il movimento delle riserve dalla zona di schieramento verso la posizione di r esistenza,
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nonchè nella direzione parallela alla fronte; predisporre ed eseguire distruzioni ed interruzioni; sfruttare al massimo le éaratteristiche del terreno. Altro problema importantissimo di spettanza del genio sarà quello dell 'intenso sfruttamento delle risorse idriche. Dato ch e le caratteristiche del terreno car sico e delle for este impongono l'esecuzione di molti lavori , bisogrterà risparmiare il genio il più possibile, riservando ad esso quei lavori che richiedono · specializzazione e tecnica ed affi dare invece agli zappatori dei corpi tutti gli altri compiti. I lanciafiamme.
Lanciafiamme portatili potranno esser e di grande aiuto all'attaccante per far sgomberare il difensore dai suoi appostamenti ben defil ati alla vista ed al tiro. Le autoblindate.
Nelle foreste prettamente carsiche, la loro azione è molto pr oblematica e forse non compensa e giustifica le perdite che possono subire. Poco possono ai.u tare il fante che imboscato nella foresta è già invisibile a pochi metri dalla strada. E più problematico ancora è l'effetto del loro tiro c~ntro un nemico che non sempre si può vedere dall a strada percorsa dalle autoblindate. Esse possono essere meglio impiegate per costituire masse di fuoco che, avanzando celermente lungo le strade attraverso un terreno magari già percorso da riparti esploranti nemici, debbono affermarsi e prevenire il nemico su centri stradali importanti e su centri abitati, quando pèrò siano a breve distanza seguite da riparti di truppa celere o da fanteria autoportata. I carri armati.
I carri armati trovano insormontabile ostacolo nelle foreste, nelle zone rocciose e in quelle acquitrinose. Queste tre caratteristiche topografiche sono precisamente quelle che predominano nelle zone carsiche; gli acquitrini generalmente esistono soltanto in certi mesi dell'anno ma. sono talora molto va.sfa e possono costituire vere .zone lacustri ; le località dove i carri armati possono opera.re sono evidenti e note al nemico che perciò può più facilmente prevenire sorpr ese e predisporre le difèse. Nonostante 4 -
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NOTE SULLE CARATTERISTICHE MILITARI DELLE FORESTE CARSICHE
q ueste circostanze sfavorevoli, non è da escludere che i carri armati leggeri possano qualch e volta trovare anche utile impiego: fondi valli e terreni paludosi prosciugati durante la stagione estiva , conquista di terrazzi collinosi e poco rocciosi, occupazione preventiva di importanti nodi stradali, potranno consigliare l'utile impiego di carri armati. Nelle zone boscose è più che mai necessario che il successo dei carri sia rapidamente sfruttato dalla fanteria ch e a tal scopo dovrà seguirli a breve distanza. Non potendo e non\ dovendo correre inutili r ischi, nelle situazioni molto incerte e durante la marcia di avvicinamento, i carri armati saranno molto arretrati colle riserve divisionali.
NOTE SULLE CARATTERISTICHE MILITARI DELLE FORESTE CARSIC HE
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I g·as tossici.
Le zone boscose carsiche richiedono , l'impiego di gas pesanti e resistenti all'umidità. Colmate le doline ed i vari infossamenti del terreno , al ri paro dal vento trattenuto dall a vegetazione, · i gas potrebbero, colla loro lunga permanenza sul terreno, concorrere all'interdizione di determinate zone di terreno . Per l'incertezza sulle intenzioni dell' attaccante, qualora il difensore volesse raggiungere risultati importanti dovrebbe disporre di quantità ingentissima di gas tossici ciò che in pratica sarà quasi impossibile realizzare. L'attaccante invece, potendo scegliere tempo e località per svolgere le sue azioni , agendo coi gas sulle zone ritenute più opportune può raggiungere - una intossicazione molto più intensa; può risparmiarsi di attraversare zone depresse particolarmente difficili a causa dello sconvolgimento della roccia o per l'intricata boscaglia; inoltre soffocare e limitare l' azione dell a guerriglia come già è stato detto. Si tenga presente che la ·diffusione dei gas attraverso la foresta e la boscaglia è lenta; che l'umidità derivante dalla folta vegetazione tenderà a discioglierli facilmente: perciò occorre maggior tempo per intossicare una zona e frequente irrorazione di gas per alimentare e rendere efficace l'intossicazione.
Le soste. Truppa che si accampi o che sosti in fermata protetta dovrà adottare tutte le misure di sicurezza e di esplorazione necessarie in marcia .
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Gli elementi incaricati della sicurezza saranno disposti a scacchiera su tutto il terreno circostante ma con speciale attenzione sulle linee di più facile percorribilità. Anche la loro distanza dai riparti che riposano, sarà limitata; soltanto potranno esser maggiormente spinti in avanti alcuni nuclei coll'esclusivo compito di ascoltare; essendo la visibilità ridotta al minimo, bisogna supplirvi coll'intensificare l' ascoltazione. Non essendo possibile destinare tante truppe alla sicurezza, quanto sarebbe n ecessario, è prudente che tutti i riparti senza distinzione provvedano alla propria sicurezza immediata, ravvicinata e già conoscano con precisione la vicina posizione su cui dovranno accorrer e in caso di attacco improvviso. Il celar si alla vista sarà molto facile per tutti. Sarà agevole ad ogni modo con abbattute, fi li di ferro tesi fra gli alberi ecc., premunirsi da sorprese.
I colleg·amenti. Nelle zone in questione i collegamenti hanno più che altrove importanza; ed è invece precisamente in tali terreni che i collegamenti più difficilmente possono funzionare. Si pu ò senz'altro affermare che tutti i mezzi finora in dotazione ai battaglioni e ai reggimenti ben poco si adattano ai suddetti terreni. I colombi potranno servire poche volte ai battaglioni ed ai reggimenti · a far conoscere la situazione di un certo momento tattico. (che forse sarà già cambiata prima dell'arrivo dei colombi a desti- ' nazione) a comandi generalmente lontani, non a quelli che più inter esserebbero ai battaglioni . Biciclette, mezzi ottici e bandiere ben raramente saranno impiegati e molto limitatamente . I teLefoni qualche volta potranno essere impiegati, ma quanta fatica e qu anto tempo per lo stendimento ! Quando poi si manifesterà la prima rottura del filo 1ungo la linea, si dovrà il più delle volte rinunziare alla riparazione (specialmente durante l'attacco). La diffi coltà dei collegamenti fra riparti e comandi sarà invece risolta molto bene con la adozione di apparecchi portatili R. T. Il telone e i teli per comunicare cogli aeroplani spessissimo non potranno essere impiegati; boscaglia o chiome degli alberi, rocce bianche, grigie, rosse e le loro ombre, renderanno inefficace l'impiego di tali m ezzi di collegamento.
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NOTE SULLE CARATTERISTICHE MILITARI DELLE FORESTE CAR S ICHE
Com'è evidente nella fotografia n . 3 lo sguardo dell'osservatore dall'aeroplano nulla potrà scoprire nella foresta· ad eccezione di quel poco che sarà esposto nelle radure o nei brevi tratti di strada scoperta. Fintanto che non avranno ampia diffusione gli apparecchi portatili R. T., non resteranno che i portaordini e saranno precisamente gli unici che funzioneranno; come semplici portaordini potranno anche essere impiegati tutti i militari addetti agli altri mezzi inutilizzabili. E nonostante questo rinforzo, per le difficoltà di cammi nare ed orientarsi, questi portaordini saranno for-se insufficienti ; i varii comandi di riparto, pur di riuscire a collegarsi fra di loro, dovranno talvolta distogliere fanti dal combattimento per impiegarli come portaordini. Ho già detto che sarebbe desiderabile che all'in izio dell'attacco i comandi di reggimento, battaglione compagnia si scambiassero alcuni portaordini, appunto per precisare l'ubicazione dei rispettivi comandi. Quando il terreno sarà molto difficile e coperto, converrà stabilire fra reggimento, battaglione e compagnia collegamenti a catena di nuclei di due portaordini. Non bisogna però dimenticare che la fronte e lo scaglionamen to in profondità ridotti rimediano in parte alla difficoltà dei collegamenti fra riparti e comandi perchè limitano l'impiego del per sonale, richiedono minor dispersione di materiale, rendono più agevoli e più pronti l'impianto, la sorveglianza e gli eventuali riattamenti ' delle linee.
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Le distruzioni e gli ostacoli. Le distruzioni costituiscono una vera arma, d'importanza non inferiore a qualsiasi altra e sono un potentissimo mezzo difensivo per guadagnare tempo, per proteggere una posizione, per risp armiare forz e. I terreni carsici coperti da zone boscose, che già offrono tante difficoltà alla percorribilità a causa delle loro caratteristiche, qualora queste fossero completate da distruzioni, acquisterebbero in grado ancora maggiore valore difensivo. Nelle foreste carsiche le distruzioni richiedono pochissimo lavoro. Interruzioni stradali in punti -dove le strade attraversano i fr equenti tratti eminentemente rotti da doline e da rocce o coperti da
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fitta foresta, rallenterebbero molto l'avanzata dell'attaccante e farebbero di questo un facile bersaglio di apposite artiglierie. Le abbattute, anche se Ìimitate a non grande numero di alberi, ma fatte in località opportunamente scelte, a breve o a grande distanza sul davanti di posizioni difensive, ostacolerebbero lungamente i progressi dell 'avversario; abbattute, ostacoli vari, distruzioni , se molto diluiti n ella massa boscosa offrirebbero pure il vantaggio di sfuggire completamente all'osservazione degli aerei, e di costituire perciò una sorpresa per l'attaccante. La loro efficacia converrà che sia aumentata dal fuoco di mitragliatrici. Sia nella boscaglia, sia nella foresta, talora un semplice filo di ferro teso a poca altezza dal suolo e ad una cinquantina di metri dagli appostamenti della difesa, farà sì che l'attaccante, arrestato . improvvisamente, costituisca ottimo bersaglio pel fuoco dei difensori senza che questi alla loro volta possano essere raggiunti dalle bombe a mano dell'avversario . Occorre perciò che i primi scaglioni siano forniti dei mezzi necessari per rimuovere rapidamente tali ostacoli.
Il rifornimento iclrico. Come già è stato detto, la scarsezza delle risorse idrich e è uno degli elementi su cui può esser fatto assegnamento per impedire o ridurre la guerriglia e che influisce sulla scelta degli obiettivi. Il rifornimento idrico è un problema preoccupante per un riparto che opera in terreni carsici. In molte zone l'acqua. manca completamente; in altri c'è, ma non a disposizione immediata delle truppe. Pertanto occorre risolvere opportunamente il sistema della · raccolta, del trasporto e della distribuzione dell'acqua perchè il rifornimento di tale prezioso elemento si svolga con facilità e senza sciupìo. Gli att1.1ali mezzi in dotazione alle unità ed ai ripàrti o facilmente requisibili (carri botte, autobotti, ghirbe, bidoni a mano ed a spalla) possono essere sufficienti per assicurare il trasporto dell'acqua quando questa è a. immediata disposizione, già potabile; occorre però preoccuparsi del modo come raccoglier e e trasportare acqua quando questa è scarsa o non potabile, e predisporre mezzi adatti per poterla distribuire senza disperderla in grande quantità, come normalmente avviene coi mezzi attuali.
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Nelle carte in dotazione all'esercito si dovrebbe dare, per le zone carsiche della Venezia Giulia, una maggiore importanza alle acque del suolo tenendo conto di tutte, anche d~lle minime quantità , adottando eventualmente nuovi segni, Non si dovrebbero neppure tra-· scurare quei terreni nelle foreste dove l'acqua, anche poca, si raccoglie o impregna il terreno a piccola profondità; nonch è quelle grotte nel cui fondo scorre o si raccoglie acqua: quest'acqua potrà in caso di bisogno essere utilizzata dalle maggiori unità fornite di mezzi speciali e dal genio. Non soltanto il genio ma anche gli zappatori ed i soldati delle compagnie di fanteria dovrebbero essere istruiti dagli uffici ali medici dei corpi a costruire rapidamente e con mezzi di circostanza (botti, cassette, legname della foresta ) filtri a base di sabbia e car.bone vegetale. Gli ufficiali medici predetti, mediante bromo ed altre materi' disinf~tta~ti, potrebb~ro rendere potabili acque di cisterne, pozzi~ paludi (1 acqua brom1zzata in Libia ha risolto per tanti mesi ed anni il problema dell'acqua potabile). A causa dei molti dislivelli e dello scadente e ristretto fon do stradale delle comunicazioni secondarie, le autobotti ed i carribotte non potrebbero seguire le truppe nelle varie dislocazioni e nei mo:imenti lontani dalle strade principali; sarebbe pertanto necessario che le truppe fossero abbondantemente fornite di barilotti someggiati. Gli attuali recipienti per acqua dovrebbero essere di alluminio· i riparti potrebbero servirsi forse di un tubo di gomma con rubi~ netto che si adattasse giustamente con una ghiera di giunzione (ad un ottavo di giro) ad apposito foro del bidone a spalla e dei barilotti_- Potrebbe forse anche servire, se modificato, il tubo dei bidom per acqua delle mitragliatrici Fiat. Le ghirbe, finchè sono in buone condizioni, rispondono bene. I bidoni per le mitragliatrici Fiat convenientemente adattati potrebbero pure costituire buon mezzo di trasporto e distribuzione dell'acqua. · Il problema del servizio idrico non è di faci le soluzione ; occorre pertanto che i riparti che compiono le loro esercitazioni nelle for este facciano numerosi esperimenti al riguardo perchè solo la pratica potrà suggerire un'organizzazione del servizio stesso che bene corrisponda ai bisogni delle truppe.
Le guide.
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I riparti per muoversi nelle zone carsiche coperte di boscaglia, boschi, foreste , dovranno forzatamente ricorrere molto spesso all'aiuto di guide pratiche della zona; soltanto in questo modo si eviteranno smarrimenti e disguidi di riparti, tardivi arrivi alle linee . di attestamento, tardivo intervento in combattimento,_pericolose perdite di collegamenti. Nella Venezia Giulia abbondano agenti forestali, guide locali , carabinieri , guardie di finanza, militi forestali: tutti costoro costituiscono ottime guide e in numero sufficiente. Per avere da essi buon rendimento sarebbe necessario: a) istituire regolarmente la carica di guida giurata per gli agenti forestali e per un certo numero di abitanti del paese magari dispensandoli dal regolare servizio militare in pace e impartendo ad essi solo una sommaria istruzione militare di due o tre mesi; far e però ad essi obbligo di servire da guida ai riparti e alle unità che in tempo di pace compiono esercitazioni in quelle zone; b) disporre perchè i carabinieri e le guardie d1 finanza di sede nelle zone della Venezia Giulia acquistino una conoscenza perfetta dell a zona e della sua viabilità (quali siano le strade migliori, le direttrici sussidiarie costituite da sentieri anche difficili o da semplici traccie o passaggi, quali la disponibilità e la distribuzione dell'acqua ecc.).
Conclusione; L'importanza del terreno nello svolgimento dell'attività bellicr1 è talmente nota che porterei acqua al mare se su di essa volessi intrattenere i lettori di questo mio breve studio. Ed è pur noto che il terreno non si st~dia soltanto sui libri o sulle carte topografiche ma anche, e soprattutto per visione diretta e in rapporto con l'azione delle truppe. Il nostro Paese presenta una ricca varietà di terreni ed è perciò, generalmente consentito, senza lungl_li spostamenti, che i quadri e le truppe si esercitino almeno in alcuni periodi dell' anno, su ter_reni che hanno affinità con quelli che potranno essere in guerra teatro delle nostre operazioni. Le zone carsiche e coperte da foreste rappresentano però un tipo di terreno caratteristico di una nostra particol are regione e ch'e
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non trova riscontro o quasi negli altr i tipi di terreno della P enisola . . Se a ciò si aggiunge che in tale terreno , la vita, ·il movimento e l'azione tattica delle truppe incontrano difficoltà ch e spesso impongono previdenze e procedimenti del tutto particolari, chiara appare la necessità che siano attuati opportuni provvedim enti perchè la conoscenza delle zone carsich e e coperte da for este sia estesa, quanto più è possibile, sia fra i quadri sia fra le truppe.' Molte sono certamente le difficoltà che si oppongono a una efficace attuazione di tali provvedimenti, ma l'importanza della questione è tanto grande da farmi formulare l'augurio che nulla r esti di intentato per superarle. UMBERTO GARRONE Ten . colonnello di fanteria
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ARMATA AEREA ED AVIAZIONI AUSILIARIE< 1) Il geneiale Douhet, nel suo articolò « L'Armata aerea " (Rivista Aeronautica , fascicolo dicembre 1927), partendo dal concetto ch e scopo essenziale della guerra aerea è la conquista del dominio dell'aria, e che per tanto il massimo rendimento delle risorse aeree nazionali si ottiene impiegandole tutte per costituire un'Armata aerea (e cioè la r,accolta di mezzi aerei intesa a compiere operazioni b elliche coi propri mezzi) della massima forza possibile, atta alla lotta per il dominio dell 'aria, giunge alla conclusione che, per ottenere tale scopo, le aviazioni ausiliarie terrestre e marittima (e cioè, tutti quei mezzi aerei che servono a facilitare ed integrare operazioni terrestri e marittime) dovrebb ero completamente scomparire . In conseguenza di ciò vi sarebbe, s,econdo l'autor e, la convenienza .di prescindere da ogni difesa contraerea che non sia intesa a proteggere direttamente i centri di produzione e di raccolta del materiale aereo: giacchè il raggiungimento del dominio dell'aria (1) Quando già il presente articolo era sta to cons€gnato alla <e Rivista JJ, altri numerosi ne son o apparsi in argo mento , specie di uf1ìciali della R. Marina, su << Le Forze Armate JJ e su altri periodici, Non ho creduto . opportuno proceder€ in conseguenza a ritocchi ed aggiu nte: rilevo soltanto eh~ in taluni di essi sono espresse idee, ed u sate persino espressioni, identiche alle mie , il che prova quanto l'argomento stia a cu ore d,3g li interessati , e come essi pens ino in ugual modo. (!V .. clell'A.).
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costituirebbe indirettamente la miglior protezione antiaerea per tutti gli altri elementi immobili e mobili, grazie alla scomparsa della possibilità di minacce aeree contro di essi. Affi.nchè l'Armata aerea sia atta alla lotta per il dominio dell'aria, essa dovrebbe venire costituita da una massa di poderosi apparecchi aventi capacità di combattimento nell'aria e d'offesa contro la superficie, e cioè di apparecchi da battaglia, all'incirca del tipo « Hyperwal » della Casa Dornier, o analoghi (caratteristiche: velocità 200 km. all'ora, raggio d'azione 2000 km.; armamento controaereo di 1-2 cannoncini da 37 e 16-20 mitragliatrici; per l' azione contro superficie, qualche tonnellata di bombe). Dovrebbesi pertanto · rinunziare a tutte le specializzazioni esistenti , o che possano ancor crearsi in avvenire, sì da poter concentrare tutta la potenzialità di produzione a pro' della massa aerea da battaglia. Quanto alle aviazioni ausiliarie, il generale Douhet le ritiene inutili , perchè se non si giunge a conquistare il dominio dell'aria non è possibile impiegarle; superflue, perchè se si giunge a conquistare il dominio dell'aria sarà sempre possibile fornire. l'eser cito e la marina di servizi aerei ausiliari, sia p ure di circostanza, m a pur sempre utili dato che il nemico è impotente al volo: danno se , perchè sottraendo forze all'Armata aerea diminuiscono le probabilità favorevolì alla conquista del dominio dell'aria. In un successivo articolo « Per il dominio dell'aria » inserito nel N. 186 de L e Forze Armate e riferentesi a quelli pubblicati nel frattempo dal capitano di fregata Ginocchietti (« Armata aerea e aviazione ausiliaria »: Le Forz e A.rmate, N. 183) e dal controammira. glio Bernotti (« Sulla guerra nell'aria »: Rivista Militare Italiana, dicembre 1927) il general e Douhet ribadisce i concetti sopra riassunti, ed aggiunge, a loro chiarimento, altre importanti con siderazioni. 11 generale Do'uhet è personalità di tale competenza ed autorità in materia d'aeronautica, che l'obbiettare alle sue argomentazioni e conclusioni non è agevole impresa anche per un com petente, e tanto meno lo è per un profano verso il quale si può pronunziare il ne sutor ultra crepidam. Ma poichè le sue conclusioni condurrebbero puramente e_ semplicemente a privare l'esercito e la marin:1 di un preziosissimo concorso diretto sul quale fanno oggi, ed è presumibile facciano sempre maggiormente in avvenire, sicuro assegnamento, sia consentito anche ad un profano in materia d'avia-
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zione, quale io sono, di esporre qualche obbiezione in proposito: l'argomento è troppo importante per rinunziarvi. Anzitutto, osservo che, oltre all'articolo del tenente colonnello A. A. Pinna « L'azione indipendente e l'azione ausiliaria dell'aeronautica ,, pubblicato nella Rivista Aeronautica dello scorso anno ed al quale ripetutamente si richiama il generale Douhet, è da notare come proprio nel medesimo fascicolo del periodico predetto del dicembre 1927 in cui il Douhet propugna la tesi della soppressione delle aviazioni ausiliarie, il tenente colonnello A. A. Coop neI suo scritto « Politica militare aeronautica » consideri come assiomatico il concetto che, dal momento che l'aeroplano è nato, nessuna forza terrestre e navale può esplicare bene le sue funzioni senza il concorso dell'aeroplano stesso: il che equivale alla necessità dell'esistenza di due aeronautiche ausiliarie, l'una per l'esercito, l'altra per la marina. E ammesso tale criterio, egli, dopo esaminato accu~atamente il problema della ripartizione dei mezzi e delle risorse (umane, finanziarie ecc.) dello Stato . fra le varie forze armate -esercito, marina, aviazione - esamina altresì il problema analogo particolare che ne consegue nel seno dell'aviazione stessa, e cioè la ripartizione dei mezzi e delle risorse, di cui essa può disporre, fra una potente armata aerea capace di azioni offensive in grande stile, da una parte, e quanto è necessario dall'altra per quei complessi aerei ausiliarii di cui esercito e marina, nei limiti minimi riconosciuti suffìcienti, ab bisognano. ·vi è pertanto assoluto contrasto fra la concezione del Douhet, e le esigenze che il Coop, pienamente riconoscendole, pone a base del suo esame circa la ripartizione dei mezzi di cui lo Stato può disporre a pro' delle proprie forze aeree. Noto tale contrasto non già per valermene come obbiezione all'asserto del Douhet, _ma soltanto per far rilevare che non solo nell'esercito e nella manna - e . cioè nelle parti più direttamente in causa - ma benanche_ ne~l'a1:ma aeronautica stessa è radicata la convinzione della necessità md1scutibile di fornire all'esercito ed alla marina i mezzi aerei atti a facilit are e ad integrare le loro operazioni. Ed al riguardo potrei riferirmi ad altri scritti di ufficiali della A. A., anche recentissimi. Indubbiamente, la concezione del Douhet è semplice e grandiosa ad un tempo, ha un'impronta napoleonica; essa risponde piena~1ente al criterio della concentrazione degli sforzi, di tutti gli sforzi, pei> un solo ed unico scopo ritenuto dal suo assertore come decisivo . Epperò essa è attraente, seducente: tanto più che ne deriverebbe inol·
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tre, per natural e conseguenza, una preziosa sempli cità in fatto di m aterial e, d 'addestramento , d'impiego. Specialmente poi in fatto di materiale ne conseguirebbe una standardizzazione vantaggiosa s ia nei riguardi della produzione basica per l'inizio delle onerazioni sia e più in quelli dei rifornimenti di materiale dopo l'inizio dell~ operazioni e cioè qu ando, col verificarsi e poi col perdurare delle condizioni di guerra, maggiormente vengano ad aécentuarsi le diffì coltà di una produ zione compl essa e svariata quale è necessaria a m antenere in efficienza ed a r eintegrare numerosi tipi di apparecchi . Ma a quali con segu enze porterebbe l'attuazione del concetto ? Qui sta il punto: ed il problema è veramente grave. Anz itutto , esso è gr ave appunto per la ragione addotta dal Douhet, e cioè che un errore d'impostazione dell a flotta aerea può condurre fatalmente ad un disastro: ed io aggiungo anzi che il disastro sarebbe molto maggiore di quello che possa derivar e dal l'aver costrutto tipi d'artigl ierie terrestri m eno efficaci di quelle dell'avversario, od eziandio dall'aver errato n ell'ir~postare il problema delle costruzioni navali. Ed infatti , anch e da artiglierie meno potenti e da navi non pienamente rispondénti alle esigenze, si può pur sempre trarre un certo r endimento, mentre gli scopi dell a fl otta aerea sarebbero fru strati in grado molto maggiore da costruzioni errate e da un impiego malinteso: inoltre, poichè le forze aeree saranno -le prime ad aprire le ostilità, un loro scacco sarebbe risentito in modo immediato. In secondo luogo, il problema è grave perchè dalla su a soluzione dipende non soltanto l'efficienza delle forze aeree per se stesse, ma benanche quella delle altre forze armate, di terra e di mare. Dice il Douhet: " L'esercito e la marina hanno il massimo interesse a rinunciare all e rispettive aviazioni ausiliarie a favor e dell'Armata aerea, anche dal lato per così dire egoistico, perchè solo · se la propria Armata aer ea conquisterà il dominio dell'aria e solo allora, potranno contare sull'ausilio aereo ed aver sicure le 'proprie b asi e le proprie linee di comunicazione ,, . Per mia parte, ritengo che ormai l'ausilio dir etto dei m ezzi aerei sia già penetrato tanto profondamente, per così dire, nella carne e n el sangue dell 'esercito e della marina, che il rinun ciarvi costituir ebbe per entrambi non soltanto una mutilazion e, ma b enanche un il diminuzione nell e loro energie vitali, in tutto il loro sistema cerebrale e muscolare. Immaginiamoci un Comando di grande unità c1l quale - prima che esistesse l'aviazione - si fo sse richiesto di ri-
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nunziare a tutta l a sua cavalleria esplorante, o a tutti gli osservatori di artiglieria, a favore di altra grande unità o per metterli a dispo. sizione di un Comando superiore: è faci le comprendere quanta. giustificata opposizione avrebbe trovato tale ric:1iesta. E nel ?aso specifico, si tratta di privare il Comando dell _esercito, . quelli d~ grande unità, le truppe, contemporaneamente d~ pre~i?si elem~nt1 per l'esplorazione strategica e tattica, per la n~ogmz10ne tattica: per la protezione, per l'identificazione di obiettivi di tiro a gran_dr distanze e per la r egolazione del tiro sui medesimi, per la trasmissione di informazioni, per i collegamenti fra le colonne, per l'appoggio diretto alla fanteria, ecc .; e per quanto concerne l a m arina, si tratta di privarla di tutte le specie di concorso che sono elencate nello studio del tenente di vasceìlo francese Kerguistel e che il Douhet riporta nel suo scritto (i ) . 'I'roppo gravosa invero appare _la. rinunzia ! Peraltro , per quanto dolorosa, sconcertante, preoccupante essa possa apparire e realmente sia , tanto l'esercito quanto la marina. potrebbero rassegnarsi ed adattarvisi, purch è avessero la sicu- . rezza assoluta che tale rinunzia troverà perfetta r ispondenza n el campo avverso, o, in caso contrario, che essa darà arra sicura dell'impossibilità da parte avversaria di valersi della propria · aviazione au siliaria. Se tale sicurezza mancasse, oltre al danno materiale prodotto dalle effettive condizioni d'inferiorità, si avrebbe anche il gravissimo danno morale di saper e ch e il nemico dispone, o può disporre di mezzi di cui noi non disponiamo pel momento nè possiamo. sperar di disporre fra breve. E non sar anno soltanto le truppe a r isentire direttamente tale differenza , ma benan che, ed in grado an cor maggiore, i Comandi, i quali sapranno di non aver occhi contro un avversario ch e vede o può vedere, di n on poter colìegare le proprie ·colonne se non per radio , o con mezzi terrestri, di non essere in grado di scoprire gl i obiettivi per l'artiglieria e di r egolare su di essi il proprio tiro a distanze (quali sono le corrispondenti all 3 attuali artiglierie pesanti campali eù anch e campali) superiori 11 quelle cui giungono i mezzi degli osservatorii terrestri (aerostati compresi), e così di seguito: sarà, per essi, la lotta del cieco ch e brancola n el buio contro l'avversario ch e può vedere ... e vedrà effettivamente. (1) P er la marina, vedasi anche l'arlico lo del Prof. In g . F ea « Una. flotta senza occhi >J pubblicalo neg li Echi e Com m enti del 15 ge nna io.
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Ma - afferma il Douhet - la garanzia che tutto ciò non avverrà è data all'esercito ed alla marina precisamente 'dall'esistenza di un_a poderosa Armata aerea atta a conquistare i,l dominio dell'aria: dominio che una volta ottenuto, renderà impossibile il funzion am ento dell 'aviazione ausiliaria avversaria. In verità, tale affermazione sembra troppo azzardata; e con essa, troppo aleatoria la garanzia conseguente ! Possono verificarsi, fra due avversari che chiameremo per brevità A e B, due casi : a) A si regola secondo la concezione Douhet, concentrando cioè tutti i propri mezzi aerei nell 'Armata aerea e sopprimendo qualsiasi aviazion.e ausiliaria, e B fa altrettanto; b) A si regola nel modo predetto, ma B si attiene invece ai criterii finora predominanti, e, pur dedicando buona parte - la maggiore possibile --: dei suoi mezzi aerei alla costituzione di una massa da battaglia, mantiene le proprie aviazioni ausiliarie e la conseguente specializzazione corrispondente ai varii compiti che essa implica. -
Nel caso a) i criteri d'impiego sono i medesimi: il materiale impi_egato ha su per giù le medesime caratteristiche, da una parte e dall'altra . La " politica militare aeronautica » avrà determinato la forza reciproca delle duei aviazioni, in relazione alla floridezza dei rispettivi bilanci statali, alla ripartizione delle somme disponibili per la difesa dello Stato fra esercito, marina ed aviazione, alla po-tenzialità di produzione, alla quantità di contingente assegnato all'arma aeronautica. E' presumibile che le due Armate aeree non saranno uguali , e a parità di altre condizioni, l'inferiore avrà la peggio nella lotta per il dominio dell'aria; comunque, quali possano essere le condizioni iniziali, una delle due risulterà, in definitiva, soccombente. Ed allora la parte soccombente, oltre a non aver raggiunto il proprio scopo essenziale e cioè il dominio dell'aria, non sarà - è il Douhet stesso che lo dice - in grado di fornire all'esercito ed alla marina alcun ulteriore sussidio: mentre l'altra vincitrice oltre ' ' ad avere il dominio dell'aria potrà per giunta fornire sussidio e concorso alle altre forze armate. (Accettiamo pure, per il momento, tal e affermazione : riservandoci però di tornare sull'argomento per mettere in rilievo che tale sussidio sarà di ben scarsa utilità ). In consegu enza, se l'Armata aerea di B è stata battuta, anche l'esercito € la marina di B verranno o prim a o poi a trovarsi in condizioni di
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inferiorità rispetto a quelle di A, poichè non possono ricever concorso diretto dalla propria aviazione mentre invece l'esercito e la marina di A potranno riceverlo. Del senno di poi ne son piene le fosse , dice il proverbio: ma ragionando a posteriori si deve pur concludere che B avrebbe fatto meglio a dedicare all'Armata aerea una forza minore, e mantenere le proprie aviazioni ausiliarie: giacchè in tal modo il suo esercito e la sua marina si sarebbero trovati in condizioni meno sfavorevoli e avrebbero potuto forse, in grazia delle migliori condizioni in cui avrebbero impegnato la lotta iniziale ottenere contro l'esercito e la marina di A, inizialmente sprovvisti 'di aviazione, risultati atti a compensare almeno in parte, nella bilancia comune, quell'acquisto di dominio dell'aria che a loro per contro è venuto a mancare sebbene abbiano devoluto alla massa da battaglia tutte le proprie forze aeree. Nel caso b), e cioè se B - diversamente da A - ha adibito i suoi mezzi aerei al duplice scopo di avere una massa da battaglia e di avere altresì le aviazioni ausiliarie, possono farsi due ipotesi: 1a la massa da battaglia di B, nonostante la detrazione a pro' delle aviazioni ausiliarie, riesce a fronteggiare vittoriosamente la massa da battaglia di A e a conquistare il dominio dell'aria; za la massa di B risulta soccombente e consente ad A di conquistare tale dominio. Naturalmente l'ipotesi 1a è esiziale per A, che, battuto nell'aria, e spr ovvisto per giunta di aviazioni ausiliarie di fronte a B che non vi h a r inunziato, viene a trovarsi in condizioni d'inferiorità in tutti i campi: aereo, terrestre, marittimo. Nell'ipotesi za invece, secondo la tesi Douhet, l'esercito e la marina di A sarebbero sufficientemente garantiti, giacchè la massa aer ea annullerebbe gli effetti dell'esistenza delle aviazioni ausiliarie di B. Evidentemente, il dominio dell'aria è già un forte elemento di superiorità per A: ma possiamo con sicurezza affermare che per effetto · di tale dominio il valore delle aviazioni ausiliarie di B si r iduce a zero? Qui sta il punto: e sembra lecito il dubbio al riguar do. Vero è che il dominio dell'aria consente ad A di scorrazzare liber amente pel cielo, di offendere in superficie a grandi distanze, di concentrare le proprie offese nell'aria e in superficie su zone o punti determinati, e pertanto di bombardare centri vitali di produzione, centri morali importanti : ma ... per quanto scarsa sia la fi ducia che si può riporre nella difesa controaerea, non è da esclu-
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dere che almeno i centri essenziali possano esser e effi cacement t tt" · d ' lt e pr oe. 1: a ~a _par!e, dopo la battaglia aerea che ha dato ad A il domm10 dell aria, e lecito supporre che le sue fo'rze aer ee · t · . · siano scema e e d1 non poco m fatto di numero e d'efficienza e che l' · · ·d · , aviazion e - r esi m della massa da battao·lia - di· B · . o non sia completamente ~1str~tt~ e possa ancora esercitare una certa reazione. P er far sì che 1 res1dm della massa aerea di B e che le sue aviazioni ausiliarie foss ero _realn~ente eliminate per intero, occorrerebbe che la massa a~rea dr ~- rrnnit~ o frazionat a, andasse all~ ricerca di tutti i centri d1 pr~~uz10ne e di_ raccolta di mezzi aer ei, di -tutti gli aer oporti , di t~ltti oh _apparecchi a~cora efficienti ed in funzion e, e li distruggesse sistematicamente ed m esorabilmente. Ed è senza dubb"o ·, h A h , d· f 1 c10 e e :\ cere era 1 are: ma . quanto al riuscirvi, è lecito dubitarn,e. Per qua~t~ concerne i centri di produzione, già abbiamo detto che, presum1b1lmente, essi saranno muniti di efficace difesa controaerea, prec~samente come consiglia il generale Douhet stesso; anal~gamente e da presumere che lo siano gli aeroporti. D'altronde non _e. da es~ludere che in avvenire stabilimenti di produzione, in previsrnne d~ bombardamenti aerei, possano essere sistemati sotto alla s~perfi_cie del suolo, come già si pensa di fare per le staz ioni ferr~viarie 1mp_ortanti, e che altrettanto possa avvenire per gli aeroporti, · · . magari . . ricorrendo - ove il terreno s1· presti· - a d escavaz10m ne1 fian chi .d1 colline e di mont·1, m · mo d o d a formr · loro la protezione naturale d1 parecchi metri di roccia .
simile mastodonte dell'aria , possa ripromettersi effic aci risultati nella ricerca e nell'abbattimento di un modesto idroplano, o attaccando un aeroplano da ricognizione o aeroplano per servizio d'artiglieria piccolo , maneggevole, che pur mantenendosi a bassa quota può disimpegnare abbastanza efficacemente il proprio mandato, m agari al disopra di vallate alpine piuttosto ristrette. Certamente le aviazioni ausiliarie risentirebbero limitazioni per eff etto della caccia spietata degli aerei. da battaglia avversar i, subirebber o per dite : ma è probabile che il loro funzionamento non cesser ebbe del tutto, e ch e la caccia costerebbe cara al cacciatore, a tutto vantaggio di chi dispone delle aviazioni ausiliarie in confronto a chi non ne dispone. D'altronde anche il Douhet (L e Forze A rmat e N. 186) ammette che « dominare l'aria non vuol dire ridurre l'avversario nell'assoluta impossibilità di comunque volare " ma vuol dire ridurlo nelle condizioni di non poter svolgere, volando, che operazioni di guerra d'importanza trascurabile di fronte a quelle che possiamo svolgere noi ". D'accordo: il dominato non potrà più compiere operazioni di guerra aerea importanti , le sue offese e minacce aeree saranno trascurabili ; ma potrà pur sempre esplorare con quei mezzi aerei che sono sparpagliati su tutte le fronti di terra e di mare e frazion ati fra le grandi unità dell'esercito e le squadre e le basi. navali a scopo d'impiego ausiliario, adempiendo compiti di carattere multiforme utilissimi per l'esercito e per la marina.
, . Ed al rig~ar~o,. dobbiamo tener presente che anch e prima del-
Se la concezione Douhet - e cioè Jinunzia ad ogni scopo secondario e ad ogni specializzazione, a pro' della costitùzione di una màssa da battaglia omogenea , pel raggiungimento del dominio del l'aria, cons_iderato quale essenziale - fosse rispondente alle esigenze, analogo ragionamento dovrebbe farsi per la marina da guerra, per la quale il dominio del mare ha per lo meno altrettanta importanza quanta ne ha per l'avi&zione il dominio dell'aria; anche essa dovrebbe tendere unicamente a sbarazzare il mare dalle fl otte avversarie, ricercando solamente la battaglia decisiva, rinunziando a qualsiasi protezione delle basi navali, delle stazioni di riforn imento, dei convogli. Eppure la marina da guerra, che per la sua .. . diciamo anzianità ha esperienza molto superiore a quella dell'aviazione, non ha mai adottato tale soluzione, e per buone ragioni. Mi si può obbiettare che una flotta da battaglia ha mobilità ed autonomia notevolmente inferiori a quelle dell 'Armata aerea, e pertanto ha un_a potenzialità e rapidità di spostamento molto minore, ed è
1 esiste~za del! aviaz10ne, col perfezionarsi del tiro curvo degli obir:i
e del tiro areato dei mortai cli grosso calibro, e coll'aumentare della pot~nza degli esplosivi, si è dovuta fronteggiare l'offesa dall'alto prove~iente_ c~n angoli di caduta notevolmente superiori a qu elli dell e traiettorie merenti al tiro teso dei cannoni, e avvicinantisi per talune · bocche da fuoco a 80° , se non pur a 90° o pressappoco come avviene P_er le bombe lanciate dagli aerei: e tuttavia si è rimediato mediante ricoveri alla prova, ricoveri sotterranei , batterie in caverna ecc .. Vi si p~ovvederà, d'ora innanzi, in maggior misura: le diffi coltà saranno maggiori, ma non sono insuperabili. Qua~to all'andar ricercando le singole squadriglie o i singoli aeroplam delle aviazioni ausiliarie durante il loro funzionam ento ciò implicherebbe anzitutto un frazionamento, un impiego contro i{ q_ua~e potrebbero aver buon giuoco sia la difesa contr aerea, sia parziali reaz10111 aeree: inoltre, non mi sembra che un Hyperwal, o altro
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:ero·. ~1a anche le possibilità dell'Armata aerea non sono illimitate : 11 suo 1mp1ego può essere neutralizzato per giorni e giorni, in talune zone, dalle condizioni atmosferiche; la politica, che determina il momento propizio per l'apertura delle ostilità, non può con altrettanta facilità determinare altresì che tale rottura avvena-a in cond·1_ · . o zwm meteorologiche propizie all'impiego della propria aviazione , Inoltre,_ ,data l'estensione dei teatri di guerra moderni, co~pren~ denti pm scacchieri d'operazione, l'Armata aerea non può ricercare la battaglia se non su una parte di essi. E, mentre le condizioni meteorologiche sono proibitive per l'impiego della massa aere a, 0 mentre tale massa opera in una determinata zona, gli eserciti e le marine combattono , o combattono in altre zone: ed in tale azione il vantaggio sarà tutto per quell'esercito e per quella rriàrina che sono valersi di aviazione ausiliaria, meno soggetta localmente ad influenze meteorologiche, od operante ove non si verificano minacce da parte di masse aeree. Ed al r iguardo, vorrei sapere se la conce~io~e unitaria del Douhet si spinge altresì a sopprimere qualsiasi aviazwne anche nelle colonie, dove un opportuno im piego di forze aeree può r appresentare, per i suoi effetti, un a notevolissima economia di forz e in genere. . Giova inoltre osservare che (non ho dati al riguardo , ma r itengo d1 non errare grossolanamente) apparecchi del genere di quelli destinati a costituire la massa aerea - e cioè navi aeree da battaglia sono con tutta probabilità molto costosi, tanto costosi che coll'importo di uno di essi si possono costruire più apparecchi id onei aali . b impieghi specializzati utili ai fini delle aviazioni ausiliarie: ed anche questo ha la sua importanza, quando i mezzi finan ziari , come in genere avverrà, non siano illimitati. La sconfitta nell a lotta per il dominio dell'aria - possibilità di cui bisogna pur tener conto significherebbe aver impiegato in pura perdita, nel vol ger di pochi giorni o di poche ore, capitali enormi, parte dei quali avrebbe potuto invece riuscire ·sommamente vantaggiosa per l'ausilio all'esercito ed alla marina. Inoltre, mi sembra che la concezione della massa aerea costituita da navi aeree da battaglia, di ti po omogeneo, escluda a priori, all'atto dello scoppio della guerra, una proficua utilizzazione di g ran parte dei mezzi esistenti dell'aviazione civil e. Ammettiamo pure che, giusta quanto dice il Douhet, per la massa aerea da battaglia si possano impiegare, con semplice trasformazione e sostituzione di parti , i grandi idrovolanti da trasporto passeggeri e merci
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dei tipi presentati dalla J unkers e dalla Dornier: rimarranno pur sempre non sfruttabili numerose specie di apparecchi dell'aviazione civile, che invece per le loro caratteristiche si prestano utilmente a taluni scopi dell e aviazioni ausiliarie. Epperò lo Stato che volesse adottare la concezione Douhet dovrebbe con tutta probabilità provvedersi in precedenza di una forte dotazione di aerei da battaglia, a complemento di quelli che l'aviazione civile gli può fornire: men_tre lo Stato che si atterrà alla concezione attualmente predominante potrà avvantaggiarsi in molto maggior misura di quanto l'aviaziorie può dare. Ho fatto una riserva circa il rendimento che esercito e marina sprovvistj inizialmente di aviazioni ausiliarie possono trarre dall'aviazione dopo che questa, sotto forma unica di massa aerea da battaglia, abbia conquistato il dominio dell'aria : e mi spiego. Al riguar do, il Douhet - come si è accennato in pr incipio - ritiene che « le aviazioni ausiliarie iniziali siano superflue, perchè, se si giunge a conquistare il dominio dell'aria, sarà sempre possibile fornire l'esercito e la marina di servizi aerei ausiliarii, sia pure di ciri.~ostanza, ma pur · sempre adatti , dato che il nemico è impotente al volo ". Pur astraendo dalla presunta impotenza avversaria - che è molto discutibile, come si è visto - è da osservare quanto segue: Anzitutto , l'aliquota di massa aerea vincitrice che si potrebbe adibire ~i servizi ausiliarii sarebbe tutta costituita da navi aeree da battaglia, e cioè da tipi che mal si prestano, per caratteristiche, alla maggior parte degli impieghi specializzati : essi, mentre pos_siedono un' esuberanza di potenza offensiva che, impiegata per scopi dell'esercito e della marina, fa pensare a un tiro da 149 contro uomini isolati o all'impiego di incrociatori corazzati per distruggere barche pescherecce, non sono adatti ai compiti -di ricognizione, di osservazione del tiro , di mitragliamento a bassa quota, di collegamento fra colonne, di trasporto di comandanti e ufficiali di Stato Maggiore, di trasmissione d'informaz ioni: il rendimento pertanto, pur dal semplice punto di vista del materiale impiegato, sarebbe minimo In secondo luogo - e soprattutto - non essendosi prevista nel tempo di pace alcuna aviazione ausiliaria, mancherebbe completamente l'addestramento dei piloti e degli osservatori utile ai fini specializzati del l'esercì to e del I a marina: e mancherebbe inoltre qu el costante affiatamento, quella continua preparazione comune fra gli organi di terra e di mare da u na parte_e gli organi aerei dall'al-
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tra che soli possono consentire di sfruttare i preziosi servigi dell'aviazione: mancherebbe, nell'esercito e nella marina, ogni abitudine a valersi dei mezzi aerei, ogni chiaro co:r;i.cetto di ciò che da essi può richiedersi : si darebbe loro in mano uno strumento del quale non saprebbero servirsi. Al primo inconveni ente - e c10e alla scarsa impiegabilità del materiale come tale - si potrebbe pur sempre r imediare in tempo più o meno breve, mediante nuove costruzioni più adatte: ma al secondo, e cioè alla mancanza di addestramento e alle deficienze nei criteri d'impiego, non si potrebbe rimediare che dopo una lunga preparazione e dqpo tentennamenti, m enti:e nel frattempo le aviazioni ausiliarie avversarie, da lunghi anni addestrate ai loro compiti, avrebbero tutto il tempo di conferire ai rispettivi eser cito e marina una superiorità decisiva. Tanto per l'esercito quanto per la marina occorrono aerei lungamente ed intimamente esercitati a collaborare coi mezzi terrestri e marittimi , e tecnicamente corrispondenti alle particolari esigenze d'impiego: altrimenti il loro r endimento sarà nullo, o quasi. Peraltro, non è il caso di soffermarsi a lungo su quest'argomento : giacchè lo stesso generale Douh et, nell'articolo de Le Forze armat e, ci ammonisce che il suo precedente accenno alla eventuale assegnazione di mezzi aerei ausiliarii all'esercito ed alla marina altro non è se non una concessione énunciata per render meno amara la pillola oggi: « Ho detto più che per altro, per 1ion urtare le idee fatt e chè una volta conquistato il dominio dell'aria , l'A. A. potrà , sempre ch e sia ritenuto opportuno , distaccare qualche elemento per servizi ausiliari ... »· Altro che urtare semplicemente le idee fatte ... ! Si tratterebbe di sconvolgere completamente i criterii vigenti oggi in tutti gli eserciti, marine e forz e aer ee, e di far bruscamente macchina indietro a tutta forza ... Nelle considerazioni suesposte, ho sempre usato an ch'io la frase cc · conquista del dominio dell'aria " senza sviscerarla. Ma esaminandone l'intima essenza, direi che essa è un'espressione non ben definita, poichè in tutti i casi, il dominio dell'aria è pur sempre di carattere transitorio, occasionale. A dìfferenza dalle truppe di terra che occupano terreno e vi si affermano interdicendone all 'avversario la ripresa di possesso, a differenza dalle forze marittime che possono mantenersi nel loro elemento, le forze aeree non possono nè sostare, nè affermarsi nell'aria, non possono neppure atterrare indifferen-
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temente in qualunque zona, ma debbono invece far ritorno alle basi donde sono partite, o quanto meno, rientrare a basi convenienti . lontane in massima dalla zona aerea in cui hanno operato: tanto più lontane , anzi, quanto maggiore sarà il loro grado d'autonomia. Più che un effettivo dominio dell'aria, esse avranno acquistato libertà di agire indisturbate quando siano riuscite a rintracciare la massa aerea avversaria e a batterla in modo decisivo: ma sono ess~ certe di riuscirvi ? Lo stesso Douhet ammette che ciò sia dubbio, giacchè (Le Forze armate , N. 186) scrive: cc Non bisogna prender tutto alla lettera... Se la mia Armata aerea non trova il bersaglio aeronautico che intendeva cercare- se ne ritornerà indietro col suo carico di bombe ? Eh no : troverà pure nel suo raggio d'azione qualche grande centro industriale, qualche grande stazione, qualche città sulla quale alleggerirsi del suo carico con alto rendimento ... ,, . E cioè, l'Armata aerea costituita con penosa e costosa organizzazione, formata da poderosi apparecchi di tipo omogeneo, e a vantaggio della quale si sarebbero interamente soppresse le aviazioni ausiliarie per le forze di terra e di mare, l'Armata aerea fatta per la battaglia aerea e che si è concentrata dalle rispettive basi in cerca di tale battaglia, non li.a la sicurezza - a differenza dalle altre forze armate e specialmente da quelle di terra - di poter trovare l'avversario: e non trovandolo, ridu ce il suo compito ad una pura e semplice distruzione, magari contro popolazioni i7:ermi, pur di impiegare in qualche modo il suo carico di bombe: le numerose mitragliatrici ed i cannoni delle sue navi aeree rimangono inoperose, in un col personale adibito al servizio di tali armi ... ~d inoltre essa non è affatto in grado d'impedire che l'avversano aereo ~ompia, in altri teatri d'operazione, o fors'anche nel medesimo teatro d'operazione a poche ore d'intervallo, analoghi atti di distruzione, vuoi per propria iniziativa vuoi a scopo di rappresaglia e ritorsione ... E se così è, val proprio la pena di dedicare all'Armata aerea da battaglia tutte le risorse che uno Stato può porre a disposizione della propria aviazione, per ottenere tali risultati ? e non è invece preferibile adibire parte delle forze aeree allo scopo di render più efficace l'azione delle forze di terra e di mare sotto forma di aviazioni ausiliarie, e magari di aviazioni cooperanti (vedi articolo del contrammiraglio Bernotti), riservando il rimanente per costituire l_'A~mata aerea indipendente? (indipendente, beninteso , in senso limitato e cioè nel senso che le sue azioni siano coordinate al piano generale delle operazioni).
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E concludo. Al principio del presente articolo, dopo esposta per sommi capi l~ tesi del generale Douhet, ho detto che essa, d,a un certo punto di vista, poteva essere attraente e seducente. Ma quando . si consideri che essa condurrebbe: - a privare esercito e marina, nel solo intento di accrescere alquanto l~ prob_abilità di vittoria dell'Armata aere·a - vittoria altamente d~s1dernb1le per raggiungimento degli scopi• comuni, ma pur s~mp:'e ipotetica - . ~nche d~ mezzi aerei minimi riconosciuti suffi.c~enti ~ render~e pru efficaci le operazioni, a . render più probabili risultati fec?nd1 pur essi pel raggiungimento degli scopi sopradetti e c~e ormai sono entrati nell'impiego normale e sono stati sanzio~ nati dall 'esperienza di guerra; . -:- a privarli di tali mezzi, senza avere la certezza assol uta le chr puo averla ?) che da parte avversaria si farebbe altrettanto; . , - ad aggravar~ tale diminuzione di energie, per soprassello, coll a~ce_ntramento der mezzi di difesa controaerea attorno ai soli cent_ri dr ,prod~zione e di raccolta, agli impianti, alle forze combattenti _dell esercito e della marina, privando così tali centri e forze dei ~ezzr per ~oter difendersi contro attacchi di masse aeree ed eziandio dr sempl~cr squadriglie o di aeroplani isolati, e per poter reao·ire c~ntro g~1 :l:menti aerei d'esplorazione, di ricognizione, di reg~lazrone der tiri ecc.; - e, nella migliore ipotesi, ad un'eventuale assegnazion e in un_ seco~dò tempo di mezzi aerei ausiliarii subordinata ai risultati raggrunti, e cioè ad un concorso tardivo ed inefficace in val ore as~ol~to,_ per nulla paragonabile quello che può esser dato dalle avrazrom ~usiliarie se assegnate fin dal tempo di pace ed operanti fin ~al primo momento, ed assolutamente insufficiente in valore relativo a confronto dei mezzi analoghi che l'avversario può impiegare.
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Quando, ripeto, si consideri tutto ciò , la tesi cessa di essere att~aente e seducente, e diviene invece equivalente, nei suoi effetti, a gruocare il tutto su una carta arrischiata qual'è l'effettivo conseo·uimento del dominio dell'aria, a relegare in seconda linea le esicrebnze d'organizzazione d'addestramento e d'impiego delle altre forze a:mate in confronto a quelle dell'arma aerea; e la tesi stessa può altresì condurre ad una men che opportuna ripartizione dei mezzi e delle risorse nazion ali fra le forze armate, a sfavore di qu elle di terra è di mare.
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Tale non è, presumibilmente, l'intenzione dell'autore dell'articolo " L'Armata aerea " : ma i concetti da lui propugnati potrebbero condurre ad interpretarla in tal modo, specie poi se posti in correlazione colla sua frase (Le Forze Armate N. 186): " Chi riesce a dominare l'aria può, se dispone di forze adeguate, decidere la. guerra a suo favore indipendentemente da ciò che può avvenire sulla superficie ,, . Ed è questo un pericolo d'interpretazione dal quale bisogna assolutamente guardarsi. L'arma aerea h a assunto importanza grandissima, e. ancor .maggiormente ne assumerà in avvenire: ma finchè la parola " guerra " non significhi semplicemente " distruggere ,, , bensì tendere allo scopo di difendere le nostre frontiere contro invasioni o allo scopo di occupare e mantenere territorio o posizioni avversarie; finchè essa non significhi colpire indifferentemente armati ed inermi, bensì ridurre all'impotenza le forze armate dell'avversario, la vittoria sarà sempre raggiunta, affermata e valorizzata essenzialmente dal fante che si aggrappa al terreno o che procede all'attacco, sia sulle nostre frontiere, sia sulle coste al di là dei mari, sia nell'interno delle colonie. La cavalleria, pur ricercando il combattimento contro la cavalleria avversaria, non disdegna di porre squadroni e pattuglie a disposizione delle unità di fanteria ed eziandio di combattere appiedata come fanteria ; l'artiglieria, pur tendendo ad acquistare il sopravvento sulle batterie avversarie, non rifu gge dall'assegnare batterie e pezzi alle colonne di fanteria e si rassegna a sacrificarsi per proteggerne la ritirata; la marina da guerra, pur prefi ggendosi lo scopo di conquistare il dotDinio del mare, non si perita dal proteggere direttamente le coste, dallo scortare trasporti di tr uppe terrestri, dall'appoggiare coi suoi tiri l'azione a terra di tali truppe finchè possibile, e dal sostituirsi eziandio all'azione del fante o concorrere ad essa mediante riparti di marinai da sbarco; e pertanto anche l'arma aerea non può trascurare, pur tendendo al predominio dell'aria, di concorrere direttamente a facilitare l'azione del fante e quella delle altre armi che per facilitare tale azione lottano ad eliminare gli ostacoli che ad essa si frap.pongono, ad agevolare con tutti i mezzi e in tutti i campi possibili la manovra e ia lotta delle altre forze armate . Quanto più numerose e più estese saranno le forme d'intervento dell'arma aerea, tanto maggiori sar anno le sue benemerenze nella lotta èomune per lo scopo comune. AMBROGIO BOLLATI
Generale di Brigata
l~flue~za nella ~ra~ae ~uerra sulle o~erazio~i ai s~ar~o (Continuazione)
Come avvenne lo sbarco. E veniamo al metodo dello sbarco sulla penisola di Gallipoli. Lo schema scolastico completo dell'operazione di sbarco comprende : - il progetto dell 'operazione , periodo dello studio; - la composizione del convoglio , periodo della preparazione; - la traversata e l'arrivo del convoglio , periodo della lotta marittima ; - lo sbarco delle truppe e la conquista della testa di sbarco, periodo della lotta costiera; - lo sbarco dei materiali per consolidare la testa di sbarco e delle grandi unitĂ per le successive operazibni, periodo di lotta difensiva per l'invasore; - le operazioni di sfruttamento dello sbarco, periodo di lotta aggressiva per il raggiungimento degli obiettivi ultimi dello sbarco. Gli schemi , come ognuno sa , sono l'umana espressione di un metodo per la comprensione di idee complesse : in pratica poi si avverano a modo loro, disordinatamente , con sovrapposizioni e con lacune. Negli sbarchi tuttavia gli elementi naturali impongono cosĂŹ nette distinzioni di forme di lotta che non occorre troppa imma-
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ginazione per separare con la mente ua.. . , e nel tempo. Nella nostra espo . . q ~to e separato nello spazio s1z10ne nor procurere d. per quanto potremo fedelmente I h mo r seguire, ' o se ema sopra riferito, chiedendo venia al lettore se non s . aremo capaci di evit I h srzione di argomenti. are qua e e sovrappo-
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Periodo dello studio.
. Sulla prepara~ione dello sbarco, formidabile impresa mvero, due fattori esercitano massimam . logistica la forza che si ritiene ne . d. ente la propna influenza: cessana I sbarcare e l' h per lo sbarco. La prima . t . . . ora e e si sceglie m ernssa Il numero de · t t· conda l'apprestamento del . ·t . r raspor I , la sepor o dr partenza La forza occorrente per uno sbarco , . . . . e 1mpress10nante. E se ne accorsero gl i Alleati alla . I sbarco con cinque divis· p~ms~ ~ d1 Gallipoli. Affrontato il primo batt . wm, cwe con 75.000 uomini e con poche . ~ne, furono successivamente impieo-ate . 0 swm. circa nove altre diviI 75 .000 anglo-francesi del!' ·1 · . . . . apn e_ s1 trasformarono in airosto in 550 000 · uom1m 1v1 compre · · ~ pire le perd·t h, f _s1 r com plementi inviati per riemI e, c e urono d1 150 000 . . . . . di 120.000 ammalati (1 ) T tt· . . · uccisI , fent1 e dispersi e · u I msreme n f . . . · . on • ur ono _sufficre nti ad allargare la testa di b s arco neppure d1 quant 0 t B. , era s ato pr evisto nel pro a-etto primit_. . o IVO. rsogna pero not~ .8 h , presa e eh · . · . al e e manco la sor. e s1 era creduto dr poter fare uasi . . . ne terrestri, le quali, d 'altra art q a meno dr artiglremente il problema del P _e, avrebbero aggravato sensibil. numero dei trasporti· In mo d o molto grossolano ma abbastanza· e . . n . vrdente, rl computo delle forze occorrenti per La gi ttata delle modem ct~s 11· ur_re la testa di sbarco è presto fatto. e ar rg iene di medio cal 1.b d 1 può calcolarsi a meno di 20 k . . ·_ . ro el a difesa non rappresentato dal port d lm . . rl loro bersaglro più importante è O o a la base che 1a t es t a d 1· sbarco vuole . proteggere. per la sua sicurezza l'occupa · tt , estendersi pertanto al , . d. zwne a orno alla base deve ragg10 I 20 km e·, diritte, un'ampiezza dr· f t d : · 10 comporta, per coste d · ron e a sorveglr uno o due corpi di a . t are ar 60 ai ?O km. , ossia . rma a con abbondanza d. f ·r . . . z10ni e di autocarri. Parla d . . . I ar rg rene, dr mumpensare, per la sol f n o. dr . sbarchi m grande stile non si può a ase prelrmmare, ad una forza inferiore . ( 1)
LARCHER:
La guerre t
l urque cans la guerre mondiale , p ag. 236.
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Un caso particolare che può consentire una minore estensione della testa di sbarco è dato dalla presenza di un'isola antistante alla costa, sulla quale l'invasor e sia riuscito ad impiantare la propria base logistica. Se la sua distanza è tale da essere al sicuro dai tiri terrestri delià difesa, evidentemente PlJÒ essere sufficiente un raggio di testa di sbarco minore. I piroscafi sbarcheranno alla base insulare e il traffico con la costa si far à con piccolo cabotaggio di· notte e con impianti ridotti. P er l'impresa di Gallipoli furono sfruttate varie isole: Lernno, dove esisteva la base principale di Mudros, Schyros, Tenedo per l'aviazione, Imbros e Mitilene per concentrarvi le forze destinate a Suvla. Ma la distanza di Mudros (60 km. ) era troppo grande: tutto andò bene fino a quando i piroscafi poterono sostare davanti alla spiaggia di Seddul Bahr; ma quando, dopo l'arrivo dei sommer-. gibili tedeschi ed a:ltresì per i tiri delle_ artiglierie turche della costa asiatica, si dovette ricorrere al piccolo cabotaggio, l'inconveniente della distanza eccessiva si manifestò con una notevole lentezza dei rifornimenti. Certamente questi non sarebbero stati possibili se la difesa anzichè di un paio avesse disposto di una diecina di sommergibili appoggiati da torpediniere e da M.A.S. e gli Alleati sarebbero stati ben lieti se invece del misero ancoraggio di Seddul Bahr avessero disposto sulla penisola di un porto o di una insenatura ben riparata e rapidamente adattabile a porto. Per lo sbarco di Suvla l'avanguardia fu fatta partire da Kephalo (Imbros ) distante sole 15 miglia. Si dice: se gli alleati avessero sbarcato subito tutta la forza che inviarono poi, avrebbero vinto. Ma, a parte le esigenze di altre fronti, era ciò possibile? . . . Già si è accennato che il problema della forza in uno sb~rco i_m plica un problema di disponibilità dei trasporti. I 75.000 primi uomini richiesero non meno di 75 trasporti. Questi, sommati con la flotta di protezione, davano un totale di 200 navi. Èra possibile sottrarre alla flott a mercantile altre diecine di unità senza grave pregiudizio del traffico ? Dove si sarebbero esse riparate, quando il porto più prossimo inglese era Alessandria a due giorni di distanza? e si avrebbe avuto modo di rifornire il munizionamento delle più numerose artigìierie di medio calibro che si dimostrarono subito necessarie? Domande tutte che, al giorno d'oggi, fanno meditare sul massimo di miglia ch e può intercedere tra il Paese dell'attaccante e il paese dell'attaccato, sulla quantità di piroscafi pronti subito e da approntarsi per il seguito , sulla consistenza
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della flotta di protezione, sulla prossimità di basi navali per il ricovero ed i raddobbi degli uni e dell'altra. Circa l'ora occorre distinguere tra l'ora della partenza dal porto e l'ora dell'arrivo alla spiaggia designata. Nel caso in istud io, nell'operazione dell'aprile venne deliberato che una parte delle navi uscissero dal porto di i\iludros nel pomeriggio del 24, altre dall'ancoraggio di Trebuki nell'isola di Skyros fin dall'alba dello stesso giorno. Insomma tutta la giornata del 24 fu impiegata per i movimenti di avvicinamento nell'Egeo. Se la difesa costiera avesse disposto di aviazione e di marina, le navi non si sarebbero permesso il lusso di uscire in ore diurne da un porto situato entro il raggio della ricognizione aerea della difesa. E difatti, sulla esperienza dell'aprile, nello sbarco di Suvla il convoglio fu fatto partire da Kephalo (Imbros) dopo il tramonto. Effetto dei sommergibili e degli aerei ? .... . Certo si delineava così un'altra esigenza degli sbarchi moderni : per realizzare la sorpresa, o per lo meno per non dare al nemico un troppo esatto preavviso, navigare di notte tra i porti di imbarco ed i punti di sbarco, oppure portarsi di giorno al largo della visione aerea nemica per eseguire di notte l'avvicinamento. Così impostato il problema, un piccolo calcolo aritmetico ci permette di stabilire le distanze. La velocità di 75 piroscafi (bisogna fare il conto sul meno veloce) non può super ar e le 12 o 15 miglia, a volere essere ottimisti. Supponendo una notte di otto ore, la distanza tra i porti di partenza e i punti di sbarco non deve oltrepassare le 125 miglia. E , siccome con una autonomia normale di cinque ore a una velo cità normale di 200 km. la ricognizione aer ea può spingersi sino a 250 ·miglié1. dalla costa, ne consegue che il convogli.o non avrebbe la possibilità di tenersi al largo dall'osservazione aerea, a meno che disponesse di una protezione antiaerea così prossima e così potente da impedire i voli avversari . In generale occorre dunque un porto di partenza entro i limiti indicati. Per. il primo attacco di Gallipoli il vero porto di imbarco fu Alessandria, ma per la sua distanza i convogli sostarono e presero le mosse da i\iludros. Sicchè i\iludros venne in definitiva ad assorbire le due funzioni di base di partenza immediata e di base logistica antistante alla spiaggia, funzioni entrambe r ese lecite dall'assenza di un11. marina turca.
'DE GUERRA SU LLE OPERAZION I DI SBARCO INFLU ENZA DELLA GRAN .
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,. . . 11 teriali operazioni di sb ar co ebbero Sull'ora dell imzio de e ma . . 1 Hamilton si . . . t l'esercito e la manna. Il genera e luogo d1scussiom ra d. n tenere le truppe esposte al fuo co preoccupava della sorpres~ e i no t l'avvicinamento dei pontoni, e . d spiaggia duran e . dei difenson e11 a tt Le autorità navali s1 O rtanto per lo sbarco no .urn . . , .. propendeva pe . . 1 t 'di trovare nell'oscunta le ii·nvece pnncipa men e . . preoccupavano. i . . . d lla eventualità di incocciare m mitatissime spiaggie di sb ar co e e t. ffi t non ripor tato dalle car e. qualche scoglio a oran e deva specialmente la parte che . C a naturale ognuno ve ome er . , d. tt Il 25 aprile si venne ad una specie lo interessava m modo ir ~ . ~- e o erazioni si iniziarono prima deldi compromesso: a Gaba_ Tepe 11 P_ tt o e le cinque ossia all'alba. ao·grn tra e qua ,r l'alba; sulle alt re sPi e t · d vanti alla spiaggia S . . . .d t·1 ·q uali le controcorren i a Inevitah1ll m ci en , . t f delle macchine dei rid. iVl to o la insuffic1en e or za nella baia 1 I or .' . K -K 1, causarono r itardi anche mor chiatori fran cesi davanti a umbba ep,er·s i· n troppa. Sta di fatto · h · d. luce se ne e e · di qualche ora, s1cc e . i . , ·t e lo sbarco avvenne per . . ;t Suvla la vinse l eserci o , , che 11 7 ago., o .a ., . d. tamente prima dell alba . metà tra le 22 e le 2 e per meta imme rn . . dei marinai si mo. a che le preoccupazioni bisogna però soggrnneere , . d . p nti si commise l'errore strarono molto fondate, per che m u~o e1tonu1· s1· ar·t:inarono e si do. ·1 t talum pon · odo con conseguente condi approdo d1 un chiome ro, vette cercare in fretta e furia u~ atltrdo_ adpprbarco ad Ostenda dell'am·t d ecc Neo-11 su i is . 0 fusione, n ar o, ecc ., ·· . d. posizioni escogitate dalla . mo le mrnuz1ose 1s miraglio Bacon ve d re . . . d lla spiao·aia e per l'e., polosa n cogrnz10ne e ot:> marina_per ~a prn scru , e . , dei unti prescelti. Sarà la tesi P t dell e difficoltà satto rmvemmento nell oscunta · del superamen o · dell'esercito accettata con la ncerca marittime. . r vi Gallipoli insegnò vari particoSempre in te~a d1 prepara _1 ' U a delle caratteristiche degli lari del massimo mteresse _p ratico. t:o1are trascurato può far falsbarchi è qu esta: che un mirnmo par lire t1+tta l'impresa . . . esanti col loro equi0 Così le truppe ingle~l si pa:esa;;~i t:~r:att annegarono quando, . . cqtia. questo accadde paggiamento normale di guer ra. . · d tt ro buttars1 m a · . d ·roscafo River Clyd e. per cause accidentali, ove e · il ponti1e e1 p1 alla spiaggia V dove s1 ruppe . . ld ti· la necessar ia sciol. . . t 0 1·mpediva a1 so a . . . rano abbandonate dai Lo stesso eqm paggiamen · . mbarcaz10111 e tezza per remare, dopo cl1e l e ]·
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rimorchiato_ri : ragione di più per ricorrere ai pontoni semoventi. Alla_ ba~a d_1, Mo~t~ l'occupazione delle prime trincee fu eseguita dai marmm, PIU ag1h perchè privi di qualsiasi equipaggiamento. Ciò prov_a che_ almeno i primi riparti debbono essere molto liberi nei movimenti , ma poichè essi devono pure vivere e combattere, il loro alleggerimento provoca un appesantimento del servizio di ri forni1 ,mento. · · Una delle cause di ritardo del primo sbarco fran cese a Kum-Kalè fu la man canza di pratica nelle operazioni tecniche di sbarco da parte del personale mi lì tare, nonostante le _apposite esercitazioni eseg~ite a S~yros.' La quantità di truppa- d~ sbarcare impedisce oggi d1 poter r1partne sulle imbarcazioni lo scarso personale marinaro : conviene dunque che l'esercito possieda taluni reparti specialmente abilitati a tal genere di esercizio. Altra minaccia di fallimento, sempre incombente, risiede nella organizzazione dei servizi. Taluni approvvigionamenti è indispensabile che siano sbarcati insieme con le prime truppe: ma queste debbono essere completamente liberate da tale preoccupazione. Ecco che cosa accadde a Suvla · stando al racconto del Desmazes. La questione dell'acqua era capitale, essendone la penisola quasi totalmente sprovvista. Si era pensato di mettere a terra grandi serbatoi della capacità di 450 tonnellate e 3500 quadrupedi per il trasporto dell'acqua (si trattava di dare da~bere ad un intero corpo d'armata ). Ma la necessità di sbarcare tutti i combattenti prima delie provvigioni e l'incidente, già ricordato, del cambiamento del punto di approdo ritardarono il funzionamento del servizio . Subito le truppe, giovani e poco all enate, cominciarono a soffrire la sete (era l'agosto) : l'impossibilità di dissetarle non fu ultima causa della mancata pronta avanzata che avrebbe dato agli alleati la vittoria. Perio<lo <lella JH'eparazione .
Allo studio del progetto succede il periodo della preparazione , il più delicato per realizzare la sorpresa perchè inevitabilmente ricco di indizi preziosi per la difesa. Durante il marzo e l'aprile si direbbe che gli Inglesi abbiano fatto quanto stava in loro perchè il nemico fos se informato delle loro intenzioni. Vennero effettuati , durante le operazioni puram 9nte navali, piccoli sbarchi con scopì di distruzione ma che agli ocrhi · dei Turchi potevano apparire scopi di sondaggio ; si concentrarono
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ad Al essandria i trasporti richiamati dall'Inghilterra; si fecero viaggiare tra Lemno ed Alessandria le prime unità del corpo di spedizione per riordinarle ..... Come risultato, l'alto comando turco fin dal i 8 marzo era informato da Atene, da Sofia, da Bucarest, da Alessandria che le operazioni per il forzam ento dei Dardanelli sarebbero state riprese con la cooperazione dell'esercito, mediante un corpo dai 50 ai i00.000 uomini, con base a Mudros, con Hamilt.on comandante, ecc., ecc .. Furono le informazioni ch e decisero Enver Pascià alla costituzione della 5a armata dei Dardanelli. Gli Inglesi invece ignoravano forze, ordinanze e intenzioni dell'avversario, per le energiche misure da questo adottate a tutela del segreto. Un notevole perfezionamento si ebbe sotto questo rapporto per il secondo sbarco e, se alla fine di luglio il Liman von Sanders riusciva a sapere di un concentramento di nuove forze inglesi, nulla di preciso potè conoscere relativamente alla scelta del punto, sicchè su questo la sorpresa si realizzò nel modo più completo. Tra i provvedimenti presi vi fu quello di scavare caverne per tenere al riparo i rinfor zi sbarcati; naturalmente i movimenti per mare ei per terra avvenivano esclusivamente di notte. Ancora più draconiane vedremo -essere state le precauzioni del Bacon nel i9i7. La preparazione consiste essenzialmente nel raccogliere il corpo di spedizione nella località designata per la partenza (Lemno e Skyros nell'aprile; Lemno, Mitilene e lmbros nell'agosto ); nel distribuire le varie aliquote sui trasporti in guisa che il complesso dei convogli riprbduca, concentrato, l'ordinanza tattica che si dovrà subito spiegare sul terreno, sia come distribuzione lungo la costa , -sia come successione nel tempo; nell'assegnare le imbarcazioni, i rimorchiatori o i pontoni semoventi per il trasbordo dalle navi alla spiaggia; nel .ripartire tra i vari convogli le forze navali per la protezione e per il concorso di artiglieria; nel predisporre le azioni dimostrative. Il 25 aprile gli sbarchi furono sette, compreso quello francese -a Kum-Kalè inteso a distrarre forze della difesa dallo sbarco prin' cipale. Il concetto di frazionare l'attacco per frazionare la difesa è buono ed è suggerito altresì da convenienze di indole marittima. Nel caso specifico poi si prestavano allo sbarco solo determinati e limitati tratti di spiaggia ripartiti lungo il perimetro della penisola, che per lo più cadeva· a picco sul mare.
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Allo ~b ~.rco degl_i ANZAC (Australia-New Zeland Army Corps) a Gaba Te~e, _a venh chilometri di distan za dagli altri e quindi isolato con m1ss10n e indipendente, furon o des~inate le sei brigate del detto corpo, pan a 24 battaglioni. La brigata di avanguardia era su tre delle corazzate di protezione, il grosso, su trasporti. Per le rimanenti spiaggie meridionali , intervallate fra di loro dai due ai tre chilome,t ri , vennero destinati uno , due o tre battaglioni per ogni spiaggia: alla spiaggia V (forte di Seddul Bahr ) ne furono assegnati quattro . Di tali forze , da i /3 ad 1/ 2 (e cioè quasi ovun que un battaglione) era in avanguardia per la prima occupazione. · Ovunque l'avanguardia era caricata sulle navi appoggio, il grosso su tr asporti. Il trasbordo avveniva nel seguente modo: sino ad un punto dì riunione a 4-5 miglia dalla costa le truppe proseguivanrJ sulle rispettive navi . Ivi prendevano posto sulle imbarcazioni . Queste venivano r imorchiate dalle navi fino a poche centinaia di metri dall'approdo, fino a quando cioè i fondali consentissero le forti pescagioni delle chiglie. Allora le imbarcazioni erano cedute ai rimorchiatori (unità da pesca e talvolta caccia torpedinier e) , i quali per ultimo , per non incagliare, le abbandonavano alla forza dei propri r emi . A questo punto i soldati dovevano fare da barcaioli s::itto la guida di qualche marinaio. Fin qui dunque nulla di variato dai vecchi sistemi. I primi impieghi dei mezzi odierni, che vedremo giunger e alla loro più radicale espressione col Bacon , apparvero alla spiaggia V col River Clyde . Era questo un piroscafo carboniero capace di 2000 uomini. (tre battaglioni del grosso ). Alcuni pontoni che rimorchiava dovevano congiungerlo a terra dopo che si fosse volutamente incagliato a qual che diecina di metri dalla spiaggia; l'ultimo di tali pontoni aveva un pontile ribaltabile per collegarsi con la terra ferma. Per discendere rapidamente senza acrobatismi collettivi dall'elevato ponte del piroscafo al bassq ponte degli zatteroni , alcuni sportelli erane aperti nella murata del primo. In tal e guisa era concesso il rapido deflusso da bordo, nel momento difficile in cui la difes'1 vicina si risveglia. Inoltre a prua del piroscafo erano installate mitragliatrici blindate per controbattere la difesa stessa e le murate erano in grado di riparare sino all'ultimo istante dalle pallottole di mitragliatrici e di shrapnel il personale a bordo. Un tale sistema, se riusciva a dar riparo dai tiri minori e consentiva ·un rapido deflu sso, non preservava · dall' effetto dei siluri ,
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a motivo della forte pescagione del carboniero. Il progresso in tale senso si verificò a Suvla, per il qual e sbarco furono adottati certi pontoni a motore suggeriti dallo stesso principio che consigliò l'adozione dei monitori e che furono spediti dall'Inghilterra per il trasporto delle merci da Mudros dopo la comparsa dei sommergibili . Ogni pontone aveva capacità di 500 uomini, velocità di 5 nodi.; la sua chiglia piatta e le piccole pescagioni, (i.20 a i.50 a pieno carico) non davan presa ai siluri, il ponte di coperta, sotto il quale gli uomini stavano rinchiusi sino all'ultimo, riparava dalle pallottole. Essi eran destinati ad incagliare sulla spiaggia e ad abbassare a prua un ponte per il rapido deflusso. A Suvla furono impiegati otto di tali pontoni oltre a dodici barconi per cannoni e quadrupedi. Essendo il primo scaglione da sbarcare dì tre br igate, si valsero dei ponton i soltanto ~ riparti di avanguar dia, r.he erano i primi ad affrontare il fuo co delle m itr agliatrici della difesa. Contro un nemico dotato di attivi mezzi m ar ittimi sarebbe forse stata riconosciuta la convenienza di. caricare su pontoni anche i grossi , onde diminuire il risch io dei siluri . Occorre tener presente che i pontoni rallentano la velocità di tutto il convoglio, sia che procedano con mezzi propri, per la loro velocità di sole 5 miglia (che per ragioni tecnich e non è possibile superar di molto), sia ch e vengano rimorohiati , per il peso morto che rappresentano. Di tale fatto dovrebbe tener conto l'attaccante che intendesse valersi in larga misura di tali nuovi mez zi , perchè ciò lo obbligherebbe a ravvicinare tanto di più il punto di partenza in r elazione con la esigenza di non navigare in ore diurne. Le forze navali di protezione il 25 aprile erano state ripartite in tre parti : - sei navi da battaglia, otto cacciatorpediniere, una nave trasp~rto idrovolanti e una nave appoggio di pallone frenato per l'appoggio al co,rpo ANZAC; - una ventina tra navi da battaglia e incrociatori con cacciatorpediniere, dr agamine e navi da pesca per i cinque sbarchi meridionali, ripartendo le varie unità tra i singoli sbarchi, sicchè ogni punto ne disponeva di almeno due o tre; -- sette od otto navi da battaglia ed incrociatori (di cui la maggior parte fran cesi) e una ventina di cacciatorpediniere oltre a dragamine, davanti alla spiaggia asiatica di Kum-Kalè e per bloccare lo sbocco dello stretto. 6 -
Ritlista Militare Italiana .
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Era stato tutto predispo~ o perchè, dopo aver coadiuvato all· messa a terra dei riparti, o durante talt:1' operazione, le navi si dislo~ cassero a _op_po~tuna distanza per l'esecuzione del tiro , dato che le scarse art1gller1e terrestri sarebbero sbarcate più tardi c · · L f . d. . . 01 grossi. . ~ orza 1 protez10ne d1 Suvla era rappresentata da d · . e ia ton d ·t · . . . · ue mc1 oon e. due . cacciatorped1mere · A g 1·ust 1·fi care ta1e , · ue mom · o· · t · · es1b ~1 a non bisogna dimenticare che si faceva grande affidamento s~ di_u~a sorpres~ ~ene organizzata e che intorno alla penisola erano dis_tnbmte le navi mcaricate di concorrere coi tiri alle azioni terrestri contemporaneamente in corso sulle altre fronti. Le dimostrazioni furono tre il 25 aprile e due il 7 aO'o t o s o. Il 25 apri·1 e s1· ebbero: 1) lo ,sbarco di un reggimento francese e di una batteria da 75 a Kum-Kale e l_'attacco in direzione del villaggio di Orkanié. Otten~to lo scopo d1 fi~sare le forze turche della costa asiatica , era preVISto che 1 Francesi fossero reimbarcati; ma il reimb ar co fu an ticipato ed avvenne, dopo una sola giornata, il 26, in seO'uito alla constatata necessità di rinforzare lo sbarco principale di o Sedd 1 B h. Tutt . . . . . u a r. avia si raggmnse 11 risultato di trattenere la 3a e 1'1ia divisioni t~rch: (!e, due di presidio della Troade) da qu ella parte per più giorm, c10e du~ante l'affermarsi della testa di sbarco sull a penisola; . 2) u_na d1m~strazione eseguita nel golfo di Saros da un a nave da ba_ttaglla , due ~ncrociatori , due cacciatorpediniere, sette trasporti e_~a_vi da pesca. 81 dragò, si bombardò, si finse lo sbarco di 1200 uon_um . Nessun se,nto re si ebbe del nemico, ma il Corbett afferma che si ott~n?~ l'~ffetto di far spostare verso nord per 24 ore una delle due d1v1s10m settentrionali della penisola;
3). u~' analoga dimostrazione eseguita nel golfo di Besika, sulla c~stta . asiat~~a, . 15 chilométri a sud di Kum-Kalè, con due incroc:a on ausihan, tre cacciatorpediniere e cinque trasporti. Tutto si ridusse ~d _un_b~mbardamento durato fino alle H. Per quanto neppure qm siasi rilevato alcun movimento turco, il Corbett sosti ene eh: una delle divisioni deHa Troade si spostò verso qu el punto e si spiegò venendo distolta da Kum-Kalè. Il 7 agosto si ebbero : 1) una diversione nel golfo di Saros affidata a 300 irregolari
greci su due navi da guerra inglesi. Incontrò debol e r esistenza, ma non combinò null a di concreto· '
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2) una diversione in prossimità di Smirne eseguita da navi da guerra fr ancesi, con bombardamento e simulato sbarco. Pare che abbia trattenuto per qualche tempo da quella parte 9000 turchi. Sulla inefficacia delle dimostrazioni cui abbiamo fatto cenno sono stati espressi giudizi molto severi. A noi non pare di poterli condividere completamente dopo le asserzioni di uno storico quale è il Corbett. Ci sembra più imparziale il giudizio dello storico turco, il quale fa l'appunto di un mancato coordinamento tra le dimostrazioni di Kum-Kalé e di Besika e di aver prolungato tutte le diversioni per un periodo troppo, limitato dando modo al difensore di .accorgersi troppo presto dei reali intendimenti dell'attaccante. Come ammaestramento generale se ne può dedurre che le diver. sioni sono elemento preziosissimo per uno sbarco - operazione nella quale si tratta di dare il massimo respiro allo sforzo più importante durante la crisi dei primi giorni - ma che debbono essere eseguite con parvenza di verità ossia con assorbimento di notevoli mezzi. Il 25 aprile venne destinata alle dimostrazioni la considerevole forza di una cinquantina di navi e di 4000 uomini: eppure tale forza non si dimostrò sufficientemente persuasiva per ingannare la difesa. La già mastodontica mole dei preparativi trovò dunque nelle dimostrazioni un a nuova ragione di accrescimento. P er ultimo, dopo di aver tutto previsto e tutto organizzato, bisogna fa re i conti con i capricci del mare e del tempo. Ai Dardanelli il tempo nei giorni degli sbarchi si mantenn e ottimo, ma nei giorni precedenti al primo e durante l'aprile in genere si era mantenuto pessimo, e ciò fu uno dei motivi di rinvio delle operazioni. Naturalmente un giorno di ritardo era un vantaggio per la difesa ed una diminuzione della sorpresa. Ciononostante bisogna riconoscere ch e gli Alleati fu rono fortunati. Sarebbe stato ben peggio per loro se il tempo avverso li avesse colti in fl agrante operazione di sbarco ! Grave spada di Damocle sospesa sul capo di simili imprese e che durante tutto il per iodo della Preparazione minaccia di mandare a vuoto organizzazioni di basi, raccolta di mezzi, distoglimenti di forza da altre fronti e spese ingenti. Periodo della lotta marittima.
Per le specialissime circostanze della configurazione marittima del teatro di operazione e del blocco della forza turca , si può dire che intorno a Gallipoli, in occasione degli sbarchi ,. non vi fu iotta
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marittima. Se avesse potuto esserci, probabilmente gli Inglesi non avrebbero organizzato la spedizione. Se dunque l'esempio dei Dardan.e lli. pochi insegnamenti ci offre a questo, riguardo, non bisogna dimenticare tale elemento importantissimo tanto per chi si difende quanto per chi attacca. A tale uopo abRiamo a più riprese richiamata l'attenzione sulla complicazione che la presenza di m ezzi marittimi turchi avrebbe apportato ai disegni inglesi. . Ci sia ' lecito ripetere che, per chi si difende, i mezzi marittimi rappresentano la mobilità, l'ubiquità e l'economia dei mezzi fissi: e.ssi si estendono dalla flotta di alto mare ai sommergibili alle torpedin~ere, ai .M .A.S. costieri, con tutte le loro esigenze di basi appropriate e di autonomia di imr;iiego. P er chi attacca i mezzi mari.ttimi ~ella difesa rappresentano le necessità di massimo risparmio ~i movimenti per mare e di navigar di notte, nonchè l'impossibilita, od almeno il gravissimo rischio , di sostare con piroscafi davanti a spiagge aperte. Nonostante la quasi illimitata libertà anglo-francese di uso del mare, anche in questo campo Gallipoli ammaestra: bastarono i due o tre sommergibili tedeschi comparsi nell'Egeo nel mese di maggio, col conseguente siluramento di due corazzate e di un trasporto, per non consentir più di sostare davanti alla penisola alle navi da guerra per bombardare l'interno e ai piroscafi per Je operazioni di carico e scarico. InoHre , anche a prescinder e dagli immediati effetti morali infausti per gli Alleati e di buon auourio per . i :rurchi, e pur non giungendo ad impedire ulteriori sb:rchi, quei sommergibili obbligarono gli Ingle,si per lo sbarco di Suvla alla traversata notturna, all'adozione di pontoni semoventi alla chiusura della baia di. Suvla con rete antisilurante, che non è Ìavoro da nulla. Era l'affacciarsi delle modalità moderne: il periodo di transizione si iniziava. Tutta l'importanza dei mezzi marittimi nella difesa costier a ben sanno i marinai; tanto è vero che ne · fanno il caposaldo delle loro argomentazioni per attribuirsi l'ingerenza e la responsabilità di tutta la dif~sa costiera, argomentazioni emerse specialmente in Francia negli anni 1921-22 durante le discussioni sulla soluzione del problema costiero. Meno precisa forse ne è la conoscenza nell'esercito e bisogna che vi si diffonda maggiormente, se non altro per con· trobattere quelle argomentazioni, delle quali , pur chi non condivida il ~arere sulla convenienza di affidare la difesa costiera esclusivamente alla marina, non può disconoscere la seria fondatezz a.
Periodo della lotta costiera.
E' il più interessante. Periodo anfibio, durante il quale da uno stato di incapacità combattiva l'organismo attaccante cerca di distendersi , di trovare spazio , di r endersi agile ed aggressivo. Davanti alle spiagg·e turche non c'erano mine: qualche cosa soltanto nel golfo di Saros, di fronte a Bulair, dove avvenne una delle dimostrazioni. I dragamine ebbero poco da fare. Sul mare era andato tutto liscio : tempo, flotta nemica, difese passive. Ora si sarebbe• risvegliato il conge,gno difensivo. Non descriveremo la lotta dei singoli sbarchi. Procureremo invoce di raggrupparne le caratteristiche comuni. E' la strada deduttiva delle leggi generali. Nel trattare dell'attacco èi proponiamo, come uno dei nostri scopi principali, di analizzare quali siano stati gli ostacoli, opposti dall a natura dall'arte, p1ù difficili da supera.re, a quali ingegnosi metodi sia ricorso l'attacco nella sua realizzazione di progressivo perfezionamento imposto dalle necessità e quali utili suggerimenti se ne possano trarre ai fini della difesa costiera. Esamineremo pertanto gli argomenti del terreno, della forza, della presa di terra, dell'allargamento della test.a di sbarco (1), del-
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l'appoggio delle artiglierie. Il terreno (1) della penisola di Gallipoli è a massicci di alture profondamente incise da torrentacci, costituenti nell'insieme una serie di blocchi collinosi separ ati dai fossi, asciutti in primavera e in estate, di co,rsi d'acqua (deré), successivi obiettivi tattici e linee di sosta nell' avanzata dell'attaccante. Lungo l'asse della penisola si contano. sette od otto di tali successioni di blocchi e fossi. Le alture si elevano fino a !100 m. nell a parte nord, non oltrepassano i 200 m. alla estremità meridionale, a sud del solco Gaba Tépé-Maidos. All'istmo di Bulair, il terreno è meno elevato. In fondo al golfo di Saros , alla foce del Kavak, si J:iistende una spiaggia piatta di un a trentina di km 2 • Questo' terreno ondulato quasi ovunque, cade a picco sul mare, lasciando tutt'al più qua e là anguste striscie di spiaggia sabbiosa (in totale una ventina), dalle quali non sempre è facile dar la sca·· (1) V. schizzo n. 2.
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lata all'altipiano, ove i torrenti (deré) non abbiano scavato nel gradino di 60 a 100 m. solchi di facilitazione. Spiagge ampie e distese non si han no se non in corrispondenza della baia di Morto, di Gaba Tépé e di Suvla, dell'istmo da Bulair a Kavak, e del fondo del golfo di Saros. Anche sulla Troade la spiaggia è piana ed ampia, distando le colline più prossime di alcuni chilometri, · ma lungo la spiaggia v'è una corona di bassi rilievi. In simili circostanze, e ammesso il concetto di sbarcare sulla penisola e alla ~ua estremità meridionale, la molteplicità degli sbarohi e la scelta dei punti di sbarco erano quasi obbligatorie, dovendo la presa di terra avvenire per forza dove una spiaggia sabbiosa consentisse l'avvicinamento delle imbarcazioni e il desiderato arenamento sulla spiaggia degli appositi pontoni, dove foss e evitato il pericolo degli scogli anche con mare mosso e dove un ripi ano si prestasse a prendere lo slancio per l'attacco (1). Dopo quanto si è detto si comprende ·come due fossero i tipi di spiaggia su ,cui avvennero gli sbarchi di Gallipoli. - la spiaggia piatta a Kum-Kalè e Suvla (agosto); - la striscia di sabbia dominata da colline nelle altre località di sbarco (2); Questo secondo tipo a sua volta comprendeva due sottotipi , imposti dalla morfologia topografica. Sulle coste parallele all' asse della penisola, e cioè all'andamento delle catene di alture, e precisamente a Gaba Tépé, in Y ed in X le spiagge sabbiose sono striscie longitudinali, lunghe alcune centinaia di metri , non oltrepassanti in nessun luogo il chilometro, larghe non oltre 10 metri, sormontate a picco da una cr esta elevata dai 30 ai 50 m .. Con l'accostarsi di queste creste al mare alle estremità della spiaggia, là striscia sabbiosa viene, naturalment,e a scomparire e la costa a cadere direttamente sul mare, senza riuscire peraltro a costi(1) Liman vo n Sanclers riferisce che, quando g·li giunsero le prime informazioni dell'inizio dell o s b arco eg li ebbe l,a so ddi sfazione di non dover mutar e per nu lla le disposizioni clale, poichè il corpo di sbarco. sceglieva esattamen te i punti cli sbarco che erano stati m eg li o proLelli perchè semb rati alla difesa i più probabili. (2) A dire il vero il disegno era cli sbal'care anche a Gaba Tépé sulla sp iaggia ampia ch e trovasi in corrispondenza del solco Gaba T épé - l\iaidos ; ma l'involonta rio su o fortunato spostamento verso nord portò ad effettuare lo sbarco anche degli Anzac su una spiaggia del 2° ti po.
tuire l'appiglio tattico fiancheggiante tipo promontorio. La difesa poteva pertanto stabilirsi solo frontalmente e la ripidità del gradino privo del bastione laterale formava angolo morto ai piedi della falaise. Nelle località W - V ed S, invece , alla punta della penisola, e precisamente nei punti dove i tronconi di catena vengono a cadere nel mar e, le alture attorniano le spiagge a guisa di anfiteatro, di cui la parte sabbiosa costituisce la platea. Si comprende come ne conseguano: un a maggiore profondità di spiaggia al centro (fino a 3035 metr i), un pendìo più dolce per ragg'.iungere la cresta, uno spalto favorevole ai fuo chi della difesa in cresta e contrario all'angolo morto , promontori laterali avanzanti per la profondità della spiaggia e cadenti a picco sul mare mediante scogliere, robusti fortilizi fian cheggianti per la difesa e pegno indispensabile all'attaccante per
ii possesso della spiaggia. Ci · sia qui lecita un'osservazione. Abbiamo già accennato come la n~cessità di navigare di notte,, la velocità ridotta degli indispensabili pontoni , l'esistenza della prossimità di uri porto per la partenza e di un porto per l'arrivo limitino la scelta dei punti di sbarco sul totale delle coste nemiche. Ma altresì nel particolare è prevedibile eh ~ qualsiasi attaccante troverà le stesse limitazioni imposte agli Inglesi lungo le coste turche, perchè queste riproducono, in iscala più o meno ridotta, tutti i tipi di spiaggia naturale su cui ci si possa avventurare con uno sbarco. Una tale constatazione è molto confortevole per la difesa, potendo un oculato studio delle coste limitare le predisposizioni per la protezione costiera. E' ciò che chiamasi la localizzazione delle possibilità di sbarco. , A varie riprese nel corso della presente trattazione, abbiamo accenn ato alla forza ed ai concetti tattici dello sbarco per riferirli ad argomenti diversi. Vogliamo darne ora un'idea sintetica e meno frammentari a. P er 10· sbarco del 25 aprile si può calcolare che in via approssimativa il gen. Hamilton disponesse delle seguenti forze: Corpo ANZAC Sbarco merid.
34.000 uomini circa ,, ,, 30.000
Sbarco Kum Kalè 3.000
))
))
la maggior parte della 29" div. e della div. navale. Francesi.
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oltr_e alle basi (1) . forz e impiegate ne Il e dimostrazioni, in r iserva e nelle Contro 84.000 turchi. Durante ila ma_oo-gio gmnse .· . 1.1 pnmo scaglione di rinforzi: - la 2 brigata della 1a divisione francese· - la 2a divisione francese· . ' - la 42a divisione inglese; ' la 21:r brigata indiana. Alla fine di maggio Hamilton d isponeva di un totale di 155.000 . uommi contro 120.000 turchi (2). . Pnma e durante l'operazione dell'a o~t . . ghone di rinforzi. division· . ·] . g o gmnse il secondo sca.. ' 1 mg es1 10'' - ii a - 13a - 53a a . prime tre gmnsern alla fine d1' I r10 . e 54 . Le agosto. ug ' le ultime due l'ii ed il 12 A metà di ago~to H ·lt 4?.000 FrancesSi, dei qu:~11 ~:si dt5po/ neva di 217.000 Inglesi e di 2 3 , ·e cioè 157.000, sulla pemsola (3) . . q 1 Turchi alla fin e di settembre . . . secondo lo Storico dello S. M. turco ~~n ventuno. d_1vis_10ni , av_evano, che all'epoca dello sbarc d' S ' 0.000 uomm1. S1 puo ritenere o 1 uvla con sedie·1 d'1 1· · · circa 250 ooo d · . ., ' v s10n1 , ne avessero poco pm di 200 ·000 su Il a pemsola . G' , . ' . e1 quali . ia conosciamo il concetto oper t. . . durante tutta la camp . . . a ivo anglo-frances e che permase agna. impeo·nare il n . I le comunicazioni lungo l' d oli . emico a sud per tagliarne . asse e a pemsola da 25 40 k . ' nord, prendendo lo slancio . . '. a m. più a . da Gaba Tepe m aprile e dal fronte Gaba Tépé S uv 1a m agosto· L'agost t t .. o per an o r appresentò una ripetizione del concetto d. . attacco settentrionaie ;. apt1le, con l'allargamento della fronte di D Il d _me_ ian e la sorpresa tattica di Suvla. , . e e ue operaz1om nord e s d . le proporzioni di forza ass . I u ' va~iano, dall apnle ali 'agosto egnata. Nell april e, su circa 70.000 uomini, . (l ) Il LARCHER - op. cit. P_ ag. 214 - riporLa la forze previste il 10 marzo segu,en l:,e labella di zi.almente: p er ti co'.po di s barco, ma reali zzate solo parDivi sione n ava le Divisione ANZAC Gnvall. ANZAC 29a divisione Di vi s. francese Corpo ru sso (?) (2) LARCHER, op. cit. pag. 22. (3 ) LARCHER, op. cil. pagg. 232 e
11.000 uomini 30.000 3.500 18.000 18.000 47.000
6 cannoni 64 12
56 40 120
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33.500 furono destinati a Gaba Tépé e il r esto al sud, dopo eseguite
con taluni distaccamenti le diversioni: proporzione . dunque all'incirca di metà e metà. A sud c'era però più artiglieria. Nell'agosto, di quattordici di vis.ioni, pari a 157 .000 uomini, sei er ano al fronte sud, otto al fronte nord; di queste ultime cinque divisioni fresch e, e cioè 65 .00D uomini, costituivano la massa destinata ad attuare od a sfruttare la sorpresa tattica (v . schizzi n. 3 e 4). La distribuzione della forza prova la maggiore importanza che si dav a alle operazioni settentrionali nell'agosto rispetto all'aprile. Agli effetti dello studio particolareggiato degli atti dello sbarco, dobbiamo considerare : - uno sbarco compatto di una massa di tre divisioni a Gaba Tépé nell'aprile (v. schizzo n. 3); - uno sbarco frazionato di una divisione rinforzata al sud della penisola nell'aprile (v. schizzo n . 3); - uno sbarco frazionato di due divisioni nell'agosto, a Suvla (vedi séhizzo n. 5). A sud della penisola lo sbarco dell'aprile era frazionato in cinque punti separati fra loro da 2 a 3 chilometri (1); lo sbarco di Su;vla nell'agosto era frazionato in tre punti ch e divennero quattro per forza maggiore. Il frazionamento degli sbarchi a Gallipoli si dimostrò vantaggioso provvedimento e può . essere considerato come buona norma generale. Ed invero a Gaba Tépé la rilevante forza sbarcata non riuscì a conquistare spazio perch è la divisione turca accorrente ebbe a respingere un solo attacco frontale e potè combattere riunita. Nella parte sud della penisola invece non solo il difensore dovette frazionarsi, ma l'insieme deH e cinque operazioni, fallite in un punto, riuscite di sorpresa in un altro, riuscite di viva forza in un terzo, minacciando quelle laterali il fianco nemico, riuscirono bene o male a darsi la mano e a stabilizzarsi lungo una discreta testa di sbarco nonostante l'inattesa r esistenza incontrata (2).
(1) I n sei punti se si tien conto .alLresì dello sbarco dimostrativo cti
Kum Kalè. (2) Liman von Sanders, op. cit. pag . 78: « Si p oteva arguir-e dal pallore degli ufficiali che portavano le informazioni d elle prim e or e òe\l a g iorna~a che lo sbarco nemico, benchè previs to con certezza, li sorprendeva 1 e li riempi va cli inqui etud ine p er il fa llo ch e avv eni va st: cl i n n così gra 1 num ero di punti contemporan eamente ».
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INF LUENZA DELLA GRANDE GUERRA SU LLE O·P ERAZIONI DI SBARCO INFLUE NZA DELLA GRA NDE GUERRA SU LLE OPERAZ IONI DI SBARCO
Circa il metodo dello sbarco a . ., quando abbiamo parlato dell ' . bbiamo gia dovuto farn e cenno Un'a . . . a preparaz10ne del convoglio vanguardia, preceduta talora da , . . avanzava sulle sue imb . . . . un3i punta dr avanguardia Ove . . . arcaz10m e s1 riversava a terra. , . . . . . s1 nsveghasse la r eazione dell proteggevano le truppe sbarcate a difesa , le artiglierie navali L'avanguardia cercava di co~quistare vrastanti la spiaggia. le cteste delle colline soFrattanto le imbarcazioni ritornavano a . . Tra lo scarico dell' . caricare il grosso. avanguardia e lo scarico d 1 . , a seconda dei a . . e grosso mterced e tt. ero . . v ri casi, da una a tre ore . S~arca:to il grosso , og ni frazione avrebb . gh obrettivi prefissi e cercare il col! e dovuto pro?edere verso eoamento con le fraz10ni laterali . Nulla di nuovo rispetto 1 verificava l'eccezione eh ·1 a passato. Soltanto alla spiaggia \7 si . e 1 grosso del River Cl d d . sbarcare quasi -contemporaneamente a11e t rupp e dell'av Y e oveva d. sulle imbarcazioni . an · . , . anguar ra che erano zi s1 puo dire che ' ·t · era non di precedere m a b , d' ~omp1 o dell'avanguardia ' ens1 1 fian ch eggiar 1 b eccezione era il · t e o s arco del grosso. L t t . sm omo della nuova nas , cen e eoria : Bacon a Ostenda penserà d. . . . i riversare d un colpo solo d t . , a re sole imbarcaz10m, un'intera division e. E' discutibile se in ogni caso si,a . guardia, di quell'element . , h prudente fare a m eno dell'avan, o eroe e e ha per m ·s . d' .t' . . ,i s10ne I tasta.re l'ent 1 a e le intenzioni della d .f . viene tuttavia rifl ettere eh~ elsa_p~1d~a d1 az~ardare il grosso. Con. e m s1 re marittime d 11 d'f g 1iano. di non sostare al 1argo d al punto di sba . elt a 1 esa consi. che s1 può ago·irare sul t d' , reo o re un massimo o quar o ora . In un qua t d' , . ra avrà avuto appena . ·t . . r o ora 1 avanguard . 11 empo dr ordmars·1 d' migliore delle ipotesi di h . . , 1 avanzare , nella qua1e e centma10 di m t . d' ' a1 grosso . . tuttora imbarcato se 1a d1.fesa esiste ee sri, e 1 far sentire. sogna illuder si ch e n el b . para; ma non b1. reve lasso d1 temp l' . sempre riuscire ad ave . o avanguardia possa rne rag10ne. Ed a.llora d d . . per sfuggire ai siluri , ag'l'i u t·1· d ' , oven o nnunciare, i I ell avanguardi t t sare a terra in una sola volta tutto il . a, ~n o vale river. contmgente d1 forz a, facen do assegnamento sulla s . orpresa, per assicurare 1 1 cauzione sarà superflua. a qua e nessuna preO'
Le circostanze del m om ento sar . . . anno nm smgoh casi i migliori consiglieri. Questo e' ce t r o· per l'a · · co, una volta montato e 1. . t vvemre il m.eccariismo dello sbar. ancia o non potrà ·, c1 si potrà ripromett . .' pm e.ssere arrestato nè ere m ogm caso un' avanguardia ch e prepari
i pontili e le spiagge e che porga la mano alle truppe, del grosso. Ci si dovrà quasi sempre accontentare di. qualche elemento avan zato avente la missione neg ativa di far tirare un respiro di sollievo al grosso se questo, m entre quello si avvicinerà a terra, n on udrà il fuoco della difesa. Sarà questa la prova della riuscita sorpresa . Ma l'attaccante avrà dovuto guadagnare al suo grosso il detto respiro di sollievo con molta abilità. Appena la dif esa costiera si accorge del tentativo di sbarco , lancia, dalla base più prossima, siluranti e sommergibili e col lungo braccio dell'artiglieria da costa cerca di colpire i piroscafi del convoglio : an zi un buon sistema di dife~a deve o con batterie di cannoni opportunamente dislocate o con bocch e a fuoco a tiro curvo prevedere che le navi sostino contro la costa, in angolo morto. Se gli aerei e le crocere marittime avran dato preavviso di un c;onvoglio al largo, l' allarme terrà tutti pronti a scattare . I Turchi · non avevano aerei, m a erano egualmente pronti a scattare come potevano. Le artiglierie costier e in grado di con correre, erano solo qu elle prossime a Kum Kalè e tirarono senza effetti sulle navi del convoglio destinato alla Baia di Morto; ma poi furon distratte dal pericolo, più immediato per loro, della dimostrazione fr ancese. Le siluranti non c'erano e pertanto tutto lo sforzo della difesa non poteva cominciare prima ch e le imba,rcazioni del1e avangu ardie fossero a tiro di fucile dalla spiaggia. I m aghi.fici soldati turchi degli avamposti seppero aspettar e questo momento. Il fuoco dell'artiglieria, di fu cileria e di mitragliatrici. si scatenò violento quando le imbarcazioni stavano superando a remi le ultime centinaia di metri a Gaba T épé, e alle spiagge V e W (1); meno violento e quando i r iparti avevan già messo piede a terra alle spiagge X, S e a Kum Kalè. Non vi fu contrasto in Y, e tutto si ridusse a semplice azione di piccoli posti ai vari sbarchi di Suvla dell'agosto. Prima di indagar e con quali mezzi siansi così ben e difesi gli avamposti turchi, crediamo utile portare l'attenzione del lettore su (1) In questa esposizione ,ci riferiamo ai vari sbarchi parziali di Gaba Tépé, dell e spiagge ,y - X - W - V ed S di Kum Kalè dell'aprile e agli sbarchi A, A1, A2, B, e C di S uvla dell'agos lo (v. schi zz i n. 3 e 5).
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taluni incidenti, non previsti, successi qua e là durante le varie ~zioni di sbarco. Essi non intaccano la bontà della organizzazione mgl~se : ~r~no inevitabili in una impresa così bisognosa di minute pred1spos1z10ni : si può anzi dire che tali incidenti rappresentino una abituale delle imprese del oo·enere . . caratteristica , . . Ma , po'ch 1 e' ogm· m c1_dente e un alleato del difensore , giova esaminare quelli accaduti m un caso pratico per valutare sempre meglio la realtà delle operazioni di sbarco. A Gaba T~pé, causa l'oscurità (era prima dell'alba), si ebbe q~alc~e c~nfus1one tra le, imbarcazioni che .si incrociarono, con perdita d1 orientamento da parte di qualcheduna: ne conseguirono una grande lentezza di avvicinamento, un rimescolio dei Tiparti e l'approdo_ a 3 km. di distanza dal punto prescelto, su spiaggia di caratteri topografici differenti da quelli per cui si era preparati. In~ltr,e il vantaggio dell'avvicinamento nell'oscurità fu perduto perche ].approdo avvenne a giorno fatto gettando l'allarme tra gli avamposti turchi. . Per effetto di correnti e di rimorchiatori non abbastanza potenti s1 causarono ritardi ai punti W, V, S, ed a Kum Kalè: lieve ritardo in W ed in S, ma di ben tre ore a Kum Kalè. Fortuna per i Francesi che i Turchi non seppero trar profitto dall'incidente chè altrimenti.,. la presa di terra avrebbe qui potuto esser ben più ~ravemente contrastata. Lo sbarco S rappresentò per gli Inglesi una gradita sorpresa: mentre essi a priori lo ritenevano uno dei più diffi cili a causa delle artiglierie della Troade, avvenne, invece facilissi mamente, provocando il pentimento di non avervi destinato un nucleo di importanza maggiore. Alla spiaggia V e alla spiaggia A di Suvla (agosto ) si verificò la sorpresa dei fondal i. Si ricorderà che in entrambi i casi si tratta va di fare incagliare dei pontoni sulla spiaggia per sbarcare a mezzo di pontili ribaltati . In entrambi i casi la presenza di banchi di sabbia ignorati fece arenare i pontoni ad una distanza dalla terra ferma superiore alla prevista. A Suvla fu poco male perohè gli ~omini buttan~osi in ac~ua r iuscirono ugualmente: a raggiungere 1 approdo. Ma m V, dove 11 pontone doveva costituire l'ultimo anello della catena che riuniva il Riv er Clyde alla terra, l'incidente fu assai più grave; la distanza di mare da superare risultò maggiore del previsto e l'acqua più profonda; la corrente e il vento resero ardua la costruzione del traghetto; questo con grave stento potè essere mala.mente composto; ma, invece di riuscire un comodo piano
'di deflusso per truppe equipaggiate, costituì un pm~to di_ in~·o:rgo e di arresto favor evohssimo al nutr ito fuoco delle m1tragllatnc1 tu~che: un vero ostacolo passivo · bene battuto dal nemico. Per tutto ,1 giorno 25 in V non fu possibile sbarcare. . . . , Anche a Suvla come a Gaba Tépé nell'apnle s1 venfico un errore di direzione dovuto all'oscurità: infatti furono i due soli sbarchi compiuti di notte . Ma l'errore di Suvla ebbe più gravi conseguenze. Lo sbarco doveva effettuarsi in B, in C ed in A (v. ~chizzo n. 5) e cioè a nord del canale che congiungeva col mare 11 ~ago salato il quale si sarebbe poi dovuto girare da nord. In B ed 111 C tutto ~ndò bene: in A invece, a causa della deviazione, si approdò 500 metri più in basso : ma questi 500 metri portarono lo sbarco a sud di detto canale, obbligando poi la successiva avanzata a svolgersi lungo la sponda m eridionale del lago. L'errore si ripercuoteva dunque sul disegno tattico. Si noti inoltre come tutto questo, che · ora appare così chiaro, si. appalesasse agli occhi degli attori solo a giorno fatto: durante la notte essi restarono in A1 e occuparono una certa altura credendo di essere in A e di averne occupata un'altra. L'arenamento dei pontoni richiese inoltre lungo tempo per disincagliarli : ne conseguì la decisione di sbarcare il grosso non pi~ in A nè in A1 bensì in A2 • Ma questo mutamento deliberato da1 marinai non fu potuto comunicare a tutti i comandanti di truppe. In definitiva il disegno iniziale fu sconvolto e ritardato e un'avanguardia non si vide sostenuta dal suo grosso. Ne riportarono . vantaggio i Turohi , i quali guadagnarono tempo per far pervemre a chi di dovere il primo allarme. E siamo giunti così al.la reazione degli avamposti turchi. Noi attribuiamo una speciale importanza a questo argomento, non .soltanto perchè in molti casi la sicurezza garantita su limit~ti tratti di spiaggia può rappresentare la forza principale di una d:fesa c~,stiera ma anche perchè l'operazione, della presa di terra e la pm delic;ta per lo sbarcante, quella che la difesa ha il massimo in~er e,sse di contrastare quanto più validamente possa, pur essendo vmcolata ,alla necessità di destinarvi poca gente, per sfruttare il vantaggio di cogliere l'attaccante nell a situazione meno favorevole• al combattimento . Diciamo pure che di tutti gli sbarchi della penisola di Gallipoli , gli unici di fronte a:i quali · glì Anglo-Francesi riscontr~rono una seria organizzazione di avamposti furono quelli delle spiagge
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W e V Altro · · h . . . . ve o non s1 trovarono pattug·lie t . urc e, come rn y o . il v10lento fuo co scafonat . f · osi u domato dalle t · 1· · ' così avvenne in X in S d K , ar ig iene delle navi: . ' e a um Kale A Gaba T , , . s1 attendevano sbarohi a m t· . d . epe l Turchi non . . o ivo ella spiaggia m lt f . o o rastagliata: 1v1 la difesa sviluppò u , tt' . n a . iva az10ne specialme t d. . . campali, le quali batterono efficaceme . n e _1 artiglierie erano ancora in mare sia rimar h. t .nte _le imbarcaz10m men tra t . e ra e sia spmte a . I . . on non sono molto espl' T . remi. vari scritfesa e parlano ovunque d . 1~111 nel descrivere questo fuoco dell·a dii vzo ento fuoco Nella nost 1· <l unque procedere per ded· . . · · ra ana 1si conviene . . uz10m. A Gaba T' , t parti misero piede a terra abbast . epe s a d1 fatto che i rein V ciò non fu possibil anza rapidamente, mentre in W ed . . . e se non con ore ed o d. 1 t v1ss1m1 sacrifici Ciò . . .fi re i o t.a e con o-ras1gm ca oh e qui dove . o . zione potente per numero d. . . va esserci una sistemai armi e per ripari eh l' Perciò su w e su V t' . . , e a mancava. zione. por ramo prmc1palmente la nostra a.ttenIn W ed m · V il difensore sfruttò · t mezzi introdotti su t m e11 igentemente i nu ovi . . vas a scala dalla o-u . t· . . tnc1, robusti ricoveri D' lt d o erra. re 1colat1, m1trag;ia. · a ron e sarebbe t t t comodissimi mezzi che immob·1· s a o s rana che qu esti . 1 1zzavano da sei tt . . ., po t enti eserciti del mond 0 . . o se e mesi I pm · non vemssero rmp · t' d · arrestare l'aggressore alle f t· . . . iega I ar Turchi per . ron iere marittime. Kalè~;e~:~: :~ f~l~::o em~t~a:;~~rici altre~ì a. Gaba Tépé e a Kum efficaci ? Perchè erano robustam 1 ~ah~ rmscrrono_ dieci volte più d en e riparate e Clf'condate da reticolati. L'estrema punt a su -ovest della pe . 1 t . promontori di Tekl , B . mso a ermma coi tre rn urnu, d1 Elles e d . S dd 1 quali sono compresi o-Ii anfit t . d I e u Bahr , fra i o ea n elle due sp· W T. ekké Burnu e Seddul B h . ragge e V. Da . T . a r, per uno sviluppo d' t h' . i urch1 avevano costruito n 1 f bb . . I re c ilometn, ticolati, con mitrao-liatr1·c1· 'h e 1· eb raro e nel marzo, trincee e reo c e 1 attevan 0 d'' fil t . prolungavano fin nell'ac t m a .a. I reticol ati si . · qua e a1une mrtragliat · · · ricavate nei promont .· . rrcr erano m caverne on specialmente a Seddul Bah r: Quante fo ssero esattamente le mitr . . . metri ora d tt' . aglratric1 lungo i tre chilosultate. . e i non risulta dalle pubblicazioni che abbiamo conSecondo notizie cortesemente f ·t ' . Stato Maggiore inglese . T h. orm e dall Ufficio Storico dello gliatrici ad Elles men'tr ul~c II neg?erebbero che vi fossero mitrare g 1 n°·Ies1 riferis l ' ne trovava alla spiaggia V d O . cono c 1e qu alcun a se e ue alla spiaggia W. Il Corbett non
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precisa cifre ma col tono del racconto dà la sensazione di un numero anche superiore. Qualche lume può esserci fornito dalla composizione organica delle unità turche, per quanto in molte divisioni gli effettivi fosser.o inferiori agli organici. In totale l'esercito turco disponeva nell'aprile 1915 di circa centotrenta compagnie mitragliatrici, ognuna, sembra, di quattro armi. , Ogni divisione aveva una compagnia per règgimento, ossia in totale dodici armi. Essendo le divisioni una quarantina, e di composizione ternaria, la cifra cli centotrenta compagnie in totale sarebbe confermata. Non pare che vi fossero compagnie extrareggimentali. Solo nel maggio, ventiquattro mitragliatrici furono fornite all'esercito dalla flotta. Inoltre le direttive del Liman von Sanders prescrivèvario alle divisioni della penisola di concentrare le forze e di non lasciare alla sorveglianza che gli effettivi strettamente indispensabili, direttive logicamente conseguenti dal concetto informatore di esercitare l'azione della dife,sa dopo avvenuta la presa di terra, a situazione chiarita. Già sappiamo che la ga divisione aveva distaccati in avamposti al sud quattro battaglioni. Se l'assegnazione di mitrag liatrici ai medesimi fosse stata proporzionale all'intera disponibilità, il loro numero sarebbe stato di cinque o sei. Questo concorderebbe con le indicazioni dell'Ufficio Storico inglese. Se le informazioni e le deduzioni sono attendibili, possiamo dunque concludere che un paio di mitragliatrici bene postate in ognuna di quelle spiagge, che eran lunghe da 300 a 350 metri e larghe una trentina, fecero prodigi. Alla spiaggia W le imbarcazioni inglesi trasportanti l'avanguardia di un battaglione in linea di fronte, alle 6 del mattino avanzavano in otto gruppi di 4 canotti, ciascun gruppo rimorch iato da un · vapore. Le artiglierie navali eseguirono tiri di protezione sulla spiaggia finchè la distanza delle imbarcazioni lo permise,. Appena esse tacquero, si scatenò un fuoco efficacissimo di fu cili, di pom pom e di mitragliatrici della difesa. Parecchie imbarcazioni andarono a fondo, tutte si riempirono di morti e. di feriti. Pur tuttavia le truppe, messo piede a terra, affrontarono i reticolati e superarono la striscia di sabbia, addossandosi alle alture. Salvò la situazione la compagnia di sinistra ohe si diresse agli scogli di Tekké Burnu e, con grande agilità, li occupò di sorpresa. La felice conquista del caposaldo della difesa permise ai resti delle
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tre compagnie sulla spiaggia bassa di aver r espiro e di preoararsi all'assalto dell e alture. Tutto si svolgeva in ci.r ea tre ore, poichè alle 9.30' il grosso cominciava a sbarcare . ' A lla spiaggia V le forz e er ano di quattr o battaglioni , dei quali uno doveva sbarcare con mezzi analoghi a quelli visti per l'insenatura di \TI/, e 3 dal Riv er Clyde dovevano sbarcar e contr o il promontor io di Seddul Bahr per proceder e anche qui alla pronta occupazione del caposaldo laterale della difesa. Al primo battaglione successe esattamente quello che si è descritto per la spiaggia W: in pochi minuti quasi tutti gli uomini che si t_rovavano sulle imbarcazioni vennero feriti o uccisi , le lance preser.o a vagare disordinatamente, una scomparve. « L'attacco fu del tutto fermato ancor prima del suo . sviluppo, e soltanto pochi uomini riuscirono a traversare alla spicciolata i reticolati ed a ripararsi dietro la bassa scar pata dell0 dune di sabbia ,, (1). Nel frattempo si cercava con le forz e del River · Cl y de di attuare l'aggiramento dimostratosi così provvido in W. Già sappiamo gli incidenti avvenuti per il gittamento del pontile. Dalla prua del piroscafo mitragliatrici blindate sparavano sui difensori. Ciononostante, non appena fu tentato il passaggio, quasi tutti gli uomini sul pontile furono colpiti e, della ia compagnia, un solo plotone decimato riuscì ad addossarsi al promontorio. F urono rinnovati i tentativi con grande coraggio; ma la mitragliatrice piazzata tra le rovine di Seddul Bahr li mandò tutti a vu otu, tanto che si rinunciò per quel .giorno a proseguire e le altre, truppe destinate alla spiaggia V furono sbarcate in W. Solo all'alba del 26, dopo di aver riattivato nella notte il pontile e distrutta con le artiglierie navali la molesta mitragliatrice, fu possibile conquistare il villaggio, preludio dell'occupazione di V e del collegamento con W. L'artiglieria navale inglese aveva libertà di azione: ma sarebbe stato possibile aver ragione di que lla mitragliatrice se le artiglierie costiere o le forze navali turche avessero compromesso tale libertà? Ci siamo voluti intrattenere su questo episodio perc,hè ci par molto istruttivo circa il valore della mitragliatrice e del r eticolato ai fini della difesa costiera, vaiore tanto maggiormente confermato dalla scarsità delle artiglierie turche, le quali durante la giornata del 25 si limitarono a una batteria da campagna e a cinque obici
da 105 al sud della penisola oltre ad alcuni pezzi Nordenf elds ed Hotchiss, mentre furono alquanto più numerose di fronte al corpo ANZAC , con tre batterie da montagna , due pezzi da 120 e quattro da 150 (1) .
Non vogliamo abbandonare l'argomento senza ricordare ch e i.n una r ecente manovra di sbarco fatt a dall'lnghilterra, furono impiegate per la difesa della spiaggia, oltrechè alcune mitragliatrici e dell e mine, emissioni di gas asfissianti; e gli a~r ei vi concorsero n umerosi con mitr agliamenti da bassa quota e con_ lancio di bombe. Riepiloghiamo la situazione succeduta alla lotta tra avanguardia ed avamposti: A Gaba Tépé alle 9 erano sbarcati 8000 uomini ed erano penetrati per un chilometro e mezzo entro terra: Si stavano trincerando per costruirsi una testa di sbarco. Lo sbarco delle · due divisioni del grosso continuava. Da parte turca stavano arrivando due altri battaglioni della 9• divisione a rinfrescare l'unico in avamposti e seguiva tutta la 19• divisione per iniziativa del suo comandante. Il suo arrivo successivo durante il pomeriggio impedì che il corpo ANZAC potesse allargare la testa di sbarco oltre ai 1500 metri inizialmente conquistati. Alla spiaggia Y sino alle ii non era stato visto nemico, ma non si er a ne.ppure preso contatto con X. Verso le 12 giunse un reggimento della 9• divisione turca. Questa spiaggia fu poi abbondanata il 2p, per motivi non ben chiariti, con grave danno per il complesso delle. operazioni. Alla spiaggia X prima delle ii i battaglioni sbarcati avevano preso collegamento a Tekké Burnu con le forze sbarcate in VV. Alla spiaggia W , malgrado i tentativi fatti; a · mezzogiorno le truppe erano ancora stipate sulla striscia sabbiosa , poichè la difesa, ritiratasi sulle creste delle colline, impediva loro di occupare il priciglio. Con molto ritardo (a causa dello scompiglio avvenuto tra le imb arcazioni) il g~osso cominciava a sbarcare alle 9,30' ed era rinforzato dai battaglioni che avrebbero dovuto sbar care in V. Il ter zo reggimento della 9• divisione turca inviato da Kilid Bahr non poteva giunger e ch e alle 13. Alla spiaggia V, nulla di fatto.
mo
(1) Notizie fornite dall 'Ufficio .storico inglese. (1 ) CoRBETT -
op. citata -
VoL II , pag. 333. 7 - Rivista Militare Italiana.
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Alla spiaggia S alle 8,30' si erano conquistate le strisce sulle prime alture e il nemico era stato messo in fuga. Il distaccamento di tre compagnie era però troppo debole per proseguire l'azione e ' non gli r estava che aspettare gli eventi . A Kum Kalè alle 10,30' il villaggio era conquistato dall 'avanguardia e verso le 14,30' anche il grosso era a terra. Il nemi co non aveva molto contrastato lo sbarco ma si preparava a contrastare l'avanzata verso Orkanié così efficacemente, che i Francesi ritennero conveniente sospend(;lre l'azione per evitare sacrifici non giustificati dal loro compito puramente dimostrativo. Sintetizziamo la situazione con le parole ·del Larcher: « I Turchi « non avevano più altre divìsioni immediatamente disponibili per « contrattaccare gli Inglesi sbarcati in S, W ed X. Ma queste truppe « inglesi decimate fecero pochi progressi ". « In riassunto, nella giornata . del 25 aprile, gli avamposti turchi « avevano adempiuto la loro missione di trattenere ,il nemico, di « limitarne il progresso e di infliggergli perdite. Le due divisioni di « prima linea (ga e 3a) rinforzate dall a 19a non avevano potuto but" tare il nemico a mare, come il generale Liman avrebbe sperato. « Esse restavano di fronte a quattro divisioni all eate appiccicate a « una serie di piccole spiagge ristrette. « Il comandante della 5a armata turca pote,v a disporre ancora « di tre divisioni non impegnate. Gli incombeva di organizzare con « tali unità il contrattacco generale , secondo il concetto di manovra « del suo piano di difesa ". Volendo fare un confronto fra l'azione dell'attacco e quella della difesa, si può dire che i Turchi avevano valutato più realisticamente le difficoltà e la situazione e che vi avevano fatto fronte con provvedimenti che all'atto pratico si dimostrarono meglio adeguati. Gli Inglesi dimostrarono di non avere dato la dovuta importanza all'azione degli avamposti e di avere avuta troppa fidu cia nelle possibilità delle artiglierie ·navali. La fase iniziale di sbar co, cb e es-3i avevano ritenuto di sorpassare con relativa facilità per progredire verso obiettivi interni, li aveva invece arrestati e ne aveva fi accato l'impeto. Inoltre non avevano riserve per nutrire l'attacco. A un certo punto, e preòsamente verso le 10 del 25 apr ile, il generale Hamilton, vedendo l'inutilità dei tentativi ]:)et· occupare Seddul Bahr , pensò di trasferire le truppe destinate a questa località per rinforzare quelle così felicemente sbarcate in Y. Le autorità
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navali si opposero perchè « una simile modifica agli ordini già _impartiti avrebbe potuto causare un grave ritardo nella esecuz10ne della totalità degli sbarchi " (1). sotto il punto di vista t.errestre il desiderio dell'Hamilton era giustissimo: inviare i rincalzi dove il nemico si ma~ifestava pi~ debole. D'altra parte si comprende come la snellezza d1 spostamenti di cui sono dotati i rincalzi terrestri non si possa pretendere quando essi son legati ad un sistema rigido quale è quello del convoglio marittimo , nè abb iamo la competenza di discutere l'opposizione delle autorità navali. Tuttavia ci sembra che, data la ragionevolezza che nelle operazioni di sbarco il concetto terrestre (scopo) prevalga su quello marittimo (mezzo), sarebbe della massima utilità nella organizzazione di simili imprese non dimenticare di studiare un sistema 'di convoglio talmente snodato da ottenere, entro certi _limiti, l'a~plicazi?ne dell'importantissimo principio terrestre, senza d1 che, ~ra l altr~, vien fru strato in gran parte l'ottimo provvedimento degli sbarchi multipli. . . ' Nonostante i successi della difesa, la momentanea super10r1ta numerica dell'attaccante era tale ch e non sarebbe stato po,ssibile permanere a luno-o in una situazione di avamposti. Solo a Gaba Tépé, b . . . <love von Liman aveva lanciato un reggimento della ga d1v1s10ne e tutta la 19", ulteriori progressi degli ANZAC furono troncati e fu persino discussa l'opportunità di sgomberare quella spiaggia. M~ al sud dove si trovavano due' soli reggimenti turchi contro una d1vision; inglese, rinforzata po-i dalla brigata francese ritirata da Kum-Kalè e da nuovi riparti giunti da Alessandria, una rettifica di posizioni dovette necessariamente verificarsi. I Turchi erano pure a corto di munizioni. L'occupazione di Seddul Bahr all'alba del 26 ne fu il preludio. Seguì un altro violento bombardamento da parte delle navi: nuovi , appigli furono conqui stati. Nella giornata del 27 con lo sbarco di tre battaglioni francesi, gli attaccanti .avanzaron~ di tre chilometri senza contrasto, avendo deciso il comando turco di ritir arsi nella prescelta ~ fortificata linea di Krithia, che copriva, giova rilevarlo , la collina di Atchi Baba, primo obiettiv_o degli Inglesi, del quale avrebbero voluto valersi come di os_se_rvatono per dirigere i tiri sulle batterie costiere turche ostacolanti 11 forzamento degli stretti. (1) CORBETT.
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In tal guisa i quattro sbarchi frammentari X, W, V ed S si fondevano in un'unica testa di sbarco. Fin dal 25 sera Liman von Sanders · intu.ì quali fossero le vere intenzioni del nemico e quali le dimostrazioni, e decise l'invio delle riserve. Le due divisioni di Bulair giunsero tra la sera del 26 ed il 28, per mare la fanteria, per terra l'artiglieria . con grande lentezza ,a causa della scarsità delle imbarcazioni e del ·timore dei sommergibili inglesi. Esse furono destinate l'una a Krithia e l'altra a Gaba Tépé: ma, per la spossatezza delle prime due, dovettero essere impiegate a spizzico nel sostituirle gradatamente. La iia divisione invece non fu richiamata sulla penisola della Troade se non il 30. Do,p o un giorno di relativo riposo, il 28 gli Anglo~Fran cesi attaccarono per raggiungere i prefissi obiettivi. Ma la resistenza turca fu accanita ed alla sera non si avevano più truppe per alimentare il combattimento , le munizioni scarseggiavano e la disponibilità di artiglierie si dimostrava insufficiente. Si era obbligati a lasciare ai Turchi· il tempo di fare accorrere le riserve e di rinforzare le loro posizioni: mentre da una parte era impellente la necessità di fare in fretta per approfittare della momentanea debolezza turca, dall'altra si doveva constatare la mancanza delle forz e. Se il 28 gli Inglesi avessero disposto di forze fresche e di artiglierie terrestri, avrebbero vinto i Turchi, già stanchi, prima che a questi giungessero i rinforzi. In ultima analisi si ritorna sempre alla imperfetta visione iniziale delle difficoltà da superare ed ai calcoli di forza conseguentemente e,r rati. Nè, dopo due mesi di preparativi, sarebbe stato razionale far assegnamento sulla sorpresa. Non ci intratteniamo a descrivere le operazioni di materiale sbarco a Suvla perchè, per la assenza iniziale di importanti forz8 turche, esse non presentano r ilievi tattici di particolare interesse oltre a quelli più sopra ricordati . Lo sbarco avvenne senza contrasto . Gitt sappiamo della inattività inglese e del pronto accorrere dei Turchi . La testa di sbarco fu costituita 1'8 agosto, profonda quattro o cinque chilometri. Allorquando si effettuò lo sbarco di Suvla, già da due giorni si era accesa la battaglia sulla fronte di Gaba Tépé e con questa ultima si fus e la lotta davanti a Suvla. (Continua). PAOLO
BERARDI
Ten. colonnello di Stato Maggiore
RECENSIONI ISTRUZIONI E
HEGOLAMENTI
Col. K. DrrERICH : Il nuovo reg·olamento ùi g·uerra per la cavalleria. - Notiziario militare russo, ge110;1io, 1928. Belgrado. Nel fog lio d'ordine che prescriveva l'entrata i.n vi~ore del nuovo _regolamento del 13 agosto 1927, il presid ente d el Soviet rtvoluz10~ano m1lttar_e Vorosciloff sottolineava la grnnde importanza della cavalleria che .co_st1tuisce uno dei principali elementi delle forze armate dell 'Urnone sovietica. Finchè non usciranno la I e II parte, rimarranno in vigore le corrispondenti parli dell'edizione 1924. La III parte or.a pub~licat~ .cc Servizio in guerra >J consiste dei seguenti capitoli: 1° Serv1z10 d1 r1cogmz10ne del.la cavalleria d'esercito. 2° Servizio di cop er tura svolto dalla cava lleria desercito e sicurezza in marcia. 3° Disposizioni per la cavall eria circa le ferma te e la sicurezza duran Le le sost e. Servi?;io ili ricog·nizione. Il regola mento disti·ngue: Ricognizione operati va svo lta da unità di cavalleria d'esercito a 100 km. davanti a ll e a ltre arrn\ e lanciata sulla front e, sui fian chi e alle spalle dell'avversario. Ri co gnizione tatlica svolta da speciali e lementi a 30-35 km. davanti alle principali forze d1 cavalleria; questa ricognhione tattica ha anche l'i ncarico di riconoscere la s1 Luaz 10ne politica dell'avversario e della popolazi one. . . . . Vi è pure la ricognizione difensiva, sp inta a 10-15 km. 111nanz1, mdipendenternente d1a ll e mi sure che possono esser prese da lla difesa campale e degli avampo sti. La ricognizione di combattiment_o precede d1 3-4 km .. Gli organi incaricati della ricogn izione svo lgono 11 loro ~erv1z10 princi palmen te col combattimento, secondariamente_ c~ll 'o_sservaz1one: ma sol~ tanto in au silio del primo si s tema. Essi organi s1 d1slrngu~n_o riparli di ricognizioni (R.O .) incaricati del c ombattimento e rip arti mcl1pendent1 (O.R.) specia lmente p er l'osservazione tattica e cli combatt1rn ento .
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I settori nei qù:ali sono ripartite le ricognizioni sono chiamate zone di ricognizione. Gli organi della ricognizione comprendo-no: nucl eo d el riparto di ricogn izione; nucleo della pattuglia (ch e è spesso distaccalo dal precedente per la ri,c ognizion·e vicina del terrèno de ll a zona di ri cogn izione): esploratori di testa, dei fianchi è di retroguardia staccati d a ll e pattuglie per servire da tentacoli. Le pattug lie che devono agire isolatamente sono composte da un nucleo, e dag li esploratori ; :ad esse viene indica ta la direzione di marcia oppiu.re un obiettivo da raggi un gere. L'es tensione della fronte di ricognizione è di 25 km. qua·ndo la di visione la svolge per se stessa; è invece di 40 km. quando la divi sion e è in ricognizione davanti :al corpo d'esercito a cu:i ..è destinaLa. Nel primo caso al riparto in ricognizione è assegna t o 1/6 -1/4 delle forze; nel second o caso 1/3-1 /2. Quando riparti cli ricogn izione isolati hanno forza che va da un o squadrone ad un reggimento, possono pure avere, a seconda delle esigenze: mitragliatrici pesanti, mezzi di col legamento terrestri, mezzi di co llegamenti cog li aerei e un pezzo d 'ar tig lieria. La forza minima dei riparti iso lali di ricognizione comincia da un plotone ; d:a tale forza in su, a eletti riparti possono essere assegnate mitra gliatrici pesanti, mezzi per la « ricognizione dei g.as ii e, secondo la po ssibilità, anche organi politici. La distanza del riparto di ricognizione da l nucleo che lo ha dislaccato, non può esser maggiore dell'amp iezza della fronte della zona di ricognizione. Ogni 8-10 km. i riparti devono ferm a rsi per meglio regolare fra d i loro il movimento; essi avanzano in medi.a 5 km. a ll 'ora e pernottano ad una distanza non maggiore di 3-4 km . da l nucleo de l riparto che li ha distaccati. Se si trovano di fronte ad un avversario più debole lo ricacciano; se invece incontrano un a'vversario più forte procurano di attaccarlo cli sorpresa; quando un riparto s'imbatte ne l grosso avversario, mantiene il contatto con esso anche senza rispe ttare i limiti delk1 zona cli rico g n izione; se si tratta di grand i forze cli cavalleria avversaria (non meno di 2-3 reggimenti con artigli eria ), delle qua li no·n si aveva prima cli allora notizia e che minacciano le forze principali dell a propria cavall eria, il riparto di ricognizione interrompe il compi lo ad esso affidato, prend e contatto colla cavall eria avversaria e non ba dando ai limiti de lla propria zona cerca di attirarla verso il grosso deU.a propria cavalleria. Nella direzione principale di atta,cco sono mandate forti pattug lie. Se l'avversario è sbabil ito su una posizione, a llora il ripar to di ricognizi one tenta cli infiltrarsi fra i posti avanzati dell a difesa.
Servizio ùi co1lertura. Passando a trattare _d egli avampo s ti , il r ego lamento d ice che la « copertura ii data da essi ha lo scopo di impedire l'azione de g li organi di ricognizione nemici e d i distruggere questi. Gli avamposti s ono normalmente stabil iti lungo ostacoli naturali.
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andante de l corpo di cavalleria determim1 quale si.a la linea ~ul'.a com . , . . ·i ) arti in avamposti e la nparl1s,c e !Il se o11. quale clevo.n? splllger s1 i. r I di c~vall eria d evono pure avere la n serva La d1v1s10ne e la bngata ' parte dell'artiglieria e delle . . . t .. ai se ttori viene assegnaaa gran _, .. d1 avampos 1, _ _ . stilui ti da uno O pm squadroni, g 11 autoblindate. _Gli avampo;~1 so:~/~evono esser superi·ori a 1809 passi e intervalli fra 1 van squa rom 1· t . . santi Agli squadron i di avaro, battuti da m itrag 1a r1c1 pe · . sono sempre . t' annoni iso lati e mitragliatrici pesanti; 1e os ti possono esser assegna 1 c _ _ _ P . · ce co i regg1ment1. t' sono pure collocati posti indipenautoblindate nman gono. mve Oltr_e ag li .squadrom, ava:rl~V:~ione e sopratu:tlo sui fianchi, patdenti d1 sottuffi.ciali , p~st1 dt os li JJ vengono s tabilite sulla linea tuglie di co llegamen to, << guard ie campa . - I cl. r·esi stenza; le strade più avan2;ata di coperLura e sulla linea prmcip,a e i incrociato delle miche provengono dal -nemico sono sbarrate dal foo co trag lia trici e dei fu c1l1. · · p 'cco li organi di rico gnizione avversari , e_ss1 son 0 Qu an do appa10no i_ ,d. trulli o fa lli prigionien; contro attirati entro la lmea d1 coper bur\ e o in azione le riserve di avarnte distrutto· se esso è reforti rip arti cli ricogrnzwne avversau, en~aln po sti . L 'avversiario è c1r,c ondato e po ss1. i me n . , into e si ritira, non dev'essere insegmto a lungo. . . sp Si p,u:ò r e trocedere sol tan to di fronte a forze cons1clerevolmente supe. d. f , massa per contrattaccare. riori; ma in ta l caso occorre cercar e i ar
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Marci e di avvicinamento e sicurezza in marcia. . , . . dall'a llo esige suddiv isioni nel senso Il p encolo che puo provenne ' t l' dall 'altra della fronte e de ll a pdrofondità . . ~ es;t~~o~~eti:~n~':i~tf;~:r~a; u~::ersamente da 6-8 km allorquan o sono g ia r sti bastano km. anche ne l senso del la p rofondità; il prnuo scag wne co -
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tui sce pure l'avan guardia. . _ , , _ Lo scagli one è ge·ner,a lrnente formato d alla bn g,ala po1che noln e c on . · una sola <-trada· e occorveni ente che la divisione di cavall ena marci su ' r ono almeno due strade. . . · ò he coniLa possibilità normale di maycia è eh 7-8 ore al g1<;irno, ci c · d. asso luto bisogno si posson o sponde a 50 km. ; eccezionalm ente 111 caso I raggiungere 100 km .· . ._ d ti di cc ri coI . 0 gm· co lonna h a la propri a sicurezza cost1t11.1~a 1a e emen osser 1•azion" - gnizione difen siva», da un riparto cli << di[es_a camp a e ii , e1a ~ . d1' d1'fe' sa contro attacchi cli autob lm dale. cl aerea e a _mezzi · . , l '4 1/3 d Il L'avanguardia del la brigata di cavall eria e formala d.a 1 - , l" ~ f d Il , l nna d a ar ti glieria da uno squadrone cli mitrag ia n c1 . d t orza e a co o , ' L icco le colonne s1 pesanti ed all 'occorrenza anche da autob 1m a e. e P d, . d . quadron e g Ji squa rom e 1 , fanno preced ere da un plotone o oa uno s ' . r 1 . - . l e uomini ocl un pi cco lo nu-c-eo e i riparti inferiori 1solat1 di s taccano e u . . . .t , r _ . . . ,· ,· ·Li in nco g mz1on e hanno m1 ragia rico gni zione; tutti questi mrno11 11par
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trici leggere. I differenti tipi cli rispettiva' colonna da 1 immediata distaccano
· f " distano dalla ava nguard ia, a seconda . .e1e 11 .a orza, . , ad 8 km .. Le forz e pr incipali per la loro SlCLuezza . . . l. ochi uomim 1n n coo-mz1one, appo s1t1 npar I o P "
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questi coslituiscono guardie di difesa fisse o m.obili; vi possono essere anche elementi di ricognizione sui fianchi. Le colonne di bri gala O di forza su periore hanno riparti di r etrogu.ard ia che, secondo I.a loro forza, marciano a distanza da 500 melri ad un chilometro e mezzo. .. In ~itirata ~a proporzione _dell e forze fra avanguard ia e retroguarùià e mvert1ta, pero la re lroguardia m fatto di capacità cli fuo-co deve essere ancor,a più· forte clell 'avanguardi.a. I rip.arti incaricali d e lla di fesa dei fian·chi devono co l loro fuoco assicnrare il gro,sso del le forze dal fuoco e!Iicace delle artiglierie avversarie.
Posto delle varie armi e specialità durante i movimenli in presen::a riel nemico.
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L'artiglieria a cavàllo nell 'offensiva è spinta mollo avanLi; in r itirala ~olto !ndietro. Lo squadrone mitragli.atrici pesante durante ii g iorno viene _ripartito fra i vari riparti o per comp iti isolati; le trnpp e del genio nell e avan:iato gravitano avanti ; in ritirata ·sono ripaFtite arnnli e dietro le colonne. l i comando dei co llegamenti sta avanti; le antoblindate procedono a sba lzi fra il grosso de lle forze ed i riparti di s icn,r ~zza staccali m avan t1. Durante l'avanzata si distrugge tutto ciò che potrebbe poi lradtre -la composizione de ll 'unità, l,a sua forza ecc .. . Le c olonne composte da varii sqnacl roni e che compless ivam ente raggrnngono la forza di un reggimento o I.a superan o, devono avere un comandante di colonna il quale ha il compi to di r egolare giustam en te il movimento e la direz10ne, di tener e il co ll egamento coi superiori ecc .. In caso di improvviso incontro coll'avversario, le co lonne vicin e cli propri a ini zi.ativa a ccorrono in aiuto della co lonna impegnata. _Le ma rcie di avvicinamento noltu,rno, fìnc.hè possib il e, sono d a evi t.ars1; qua lora dovessero essere effettua te, l'arlig lie ria e le autoblind ate devono essere tenute ind ietro . Uavangu,ard ia, che è sempre composta da un nu cleo prec-edulo e fi an cheggiato da organi di s icurezza e di ricognizio-ne, procede a sbalzi verso l'obiettivo assegnato le. In co ntra ndo l'avversario procura di lanci ar g lis i addosso con un urto improvvi so e de-cisivo; se ciò non è possibil e, si man tiene ·su l terr-eno su l quale è giunta. La retroguardia, quando è necessario , si s&cr ifìca per dare tempo al grosso del le forze cli ripiegare. Disposizioni 1rnr le fermate e J)er la sicurezza tlnraitte le soste .
Normalmente nei centri abitati è accantonata una forza n on s uperior-::! ad un reggimento ; eccezionalmente una brigata. All'unità che riposa, la s icurezza vie ne data dai riparti in ri cogni zione difensiva, dai posti di guardia avanzati , dalla difesa immediata e eia quella formata dall 'avi.azione e dai gas, nonchè dal le mi sure d'ordine n ell 'inle rno dell'abitato. Se l'avver sario dista più cli due giornate di mar·c ia, sar anno sufficien t i riparti cli ricogn izione e la difesa immediata e sar,rnno possibili comode di sposizioni pe l r iposo. Quando il nemico si trova a meno di due giornate di marcia, a llora bi sogna adottare la clifcrn circolare mc-
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d. t osti avanzali . Per una diYi sio ne cli ca val leria la difesa cli s la 5-8 km . ; 1 i ;i;:ri di r icognizione difensiva sono inviati su tulle le fronti dove sono collocati gli avamposti; questi, che possono r aggiungere al mass imo l_JJ f a complessiva sono costituiti da un regolare sJStema di_ avam_post1 d e 11 a orz , . . T dai due oppure da riparti indi pendenti aventi i medes1m1 comp t, 1, oppure sistemi contemporaneamente. _ I vari ri parti in avamposti normalm e_nte occ.upano un settor~- con diverse strade e so no costituiti eia alcurn sq_uadrom con arl1gl_1 ena. -~ riparti indipendenti in avamposti. sono co ll ocati su determrnate duezt0111, sono forma ti da alcuni squadrom in avamposti, e, a sec_onda dell_e es tgenze: hanno pure artigli eria, guard ie_ campali indipendenti co_n_ rn1tragl'.a:ric~ pesanti , po sti indipend enti c_osl1t~tl1 . da sottuffìc1ah mumlt dt. m1trno ha_ trici leggere, posti d'osservaz10ne 111d1pend ent1 (3 uom1111 ). Le clis_tanze _dei vari organi dall 'unità che riposa sono squ adrom fìno ad 8 km. , g uardie 2-3· km.; , ·,· posti cli so ttuffici ali 2-3 km .: posti d'o . sservaz10ne . t campa l1. 5-6 1,m per le squadre campali 1-2 km .. Su ogni settore vi è a. t urno un r 1par o di · servizio (fino ad 1 squ-ad r on e); quando esso entra m combatL1m-ento tutti g li a ltri r iparti ass umono le dispo sizion_i d i ~IJ armi.. , . . La difesa indipendente è cost ituita da riparti van c10e : posti d i_ sottu!Iicia li , p osti d'osservazione di cava ll eria e cli f.an_teri,a, _pa~Luglte. _I posti cli sott ufficia li , e qu elli di cava ll er ia sono mandati avant t l::>00 passi; quelli di fanteria a 50-100 passi; le pattuglie fìno a 2_km.. . Gli avamposti ricevono il camb io ogn i 24 ore ; essi non s1 lra.s for_mano mai in riparti cli sicurezza di ma rcia; perciò quando. l'un ità. da essi pr~~ tetta deve m e ttersi in marcia, li sostitui sce con altri appos1L t r1parl1 d1 sicurezza. I riparti in avamposti di staccano a loro_ vo lta in avampos ti. gli squadroni dando loro g li stess i comp iti spelLant1 agli sq uadrom rncl1p-endent1. Gli sq uadron i co stituiscono 2-3 settori di pl otone (guar~1e campali) scaal iona ti fra di loro n el sen so de lla fronte e clelJ,a profondila a distanza efli~ace cl i ti ro de ll e mitrag li atrici leggere. Le « g uard ie camp a li ii partono coi loro cavalli, quell e nelle q uali si trova il comand,a n te cl~ ll o squadrone si chi amano « guardie campa li principali l1. _Gli squadrom, se occorr~, invi ano posti di sottu fficial i, pos ti di ossenaztone e posi. i di nc ogni zion,;;. Lii << guard ie campali ll col locano « punli di fuoco ll al comando _dt solluf~ fici a li con forza cli mezz,a o d i un'in ler,a squadra montata o app tedata. Di notte o qu ando vi è nebbia sono co llo cali « punti nascosti o segreti ii. Il p osto cl i sottuffi cia li , per la propna sicurezza immediata, ~oHoca dietro di sè un pos to di guard ia oppure un posto segreto; q uesL ultimo è distacca t o di 600 passi indietro.
* La Ru ssia, per la vastità cie l suo territorio che in caso d i grn~rra richiede grandi spostamenti di celeri masse di .arma ti , per le sp ecialt condizioni ciel su o terreno ch e fac ili tano l'azion e del la carn\leria e per le su e grandi disponibilità di cava lli e ,c,avalieri, nonchè p·e r l.a ,grand_e _fìcluci~ che il governo sovietico r ipone nella cavall ena come arma fecl el! ss1ma, e
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p or ta La normalmen te a fare gran de assegn amen to s ull a propria cavalleria. Il nuovo r ego lam ento mette a disposizione di qu est'ar ma J'au T d . t tt" ]" ] t . IO I u I g I a n _meni. e ar mi, e dà per l'impiego d e\la oavalleria tante SI parti co lareggiate d1spos1z10m , ch e a n oi semb rano tal volla p erfi no eccessive e tro pp o com plicate: Ad ogni modo cons ta ti.amo c h e i servizi cl i ri cognizione, coper t ur a e sicurezza trattati nella III pa rte de l servizio in guerra sono in spira ti a un dec iso spir ito off en sivo qua le s i conviene a lla cavalleria.
LIBRI.
La vallata del Giuba - Mo uog rntìa, con 2,b foto t ipi e, 2± t avo le a colori e 7 di agra mmi fuori t esto. - Regio Governo della Sowalia Itali a1rn . (V. ScLi zzo). . Qu_es ta mo no g r afia , la terza in ordin e di da ta delle monogra fi e delle reg10 111 de lla So mali a, è s ta ta compilata da l coman da nte G. B. Carni gli a e comp leta la precedente dal titol o « Il Giuba JJ relativa pu r essa a l corso del fium e i l cui nom e ci ricor-da la no s tra più lontana e purtropp o più ignor a ta c ol oma . . La. monogra fi a c h e comp re nde nove parti, ciasc una di va r i capitoli, e d1 c ui la prima serve di introdu zione a lle a!L re, è in sos ta nza la relazione d ella mi ssione compiuta dal Oarni g lia fra la fin e del 1925 e d il principio del 1926, mentre l'a ltra surricord ata r ifl etteva que ll a cond otta a termine da l C_arni g lia s tesso nel p eriod o no ve mbre 1923 - apri le 1924. Scopo di quest 'ultima er a sta to q uell o di esamina re: l'effi cienza e il re ndi me n lo del ser vizi o di navigaz ione a ll ora in a llo ; se conve ni sse o no di ma nten ere ta le ser vizio: come poteva essere mi g lio rato; qu a li fra i ca i-atteri del fium e Sl poteva no co nsider ar e favorev oli alla sua nav igazion e e qual i no; conseg uentemente qua li lavori, entro r azionali lim iti cli spesa, erano con sig h ab!l1 per un suo mi gl ior.a men to gene1'a le. Le ricerche e g li studi d i que~ta ill! SSWn e SI era no limitali al solo corso del fium e; ma già fi n da allora fra I molti pro blemi presi in esame due era no appars i degni di oarticol are 1 at ten_zione_:_ il pr imo, di indole genera le, ri fletteva la possibilità 0 meno di m eg li o u tili zzare i l Giuba come linea nav iga bil e, mez zo d i irr igaz ione, e ~1 ser va d1 ener g ia, modi fi cand one il r egi me med io, mercè la t rasformazione 111 un baci no di compen sazion e di parte o di tutto il tratto a nord di Ha rr iento ;_ l'altro, di carattere par ticol ar e, si r iferi va alla possibi le trasfor mazio ne 111 porlo ca na le de ll a fo ce del fium e. T enuto q uindi conto dei r isulta li Òtle nuti nell a prim a mi ssione g li scopi della seconda for ono: nei ri g ua rdi de lla navi ga zion e, lo studio del fi um e n~!ia . p iena ~ I d ue stagioni, Ja verifi ca dell a s ua navigabil ità nei pu nti pm cl1 ffic 1h , I esame d ell e curve e_ dei r a mi più com p licat i, il valore gener a le del fiu me, come via di ,co municazione; det erminazione della porta~a de l ~u rne, poss ibil me nte in più ,cli ,una r egione e sopratutto a Bardera; I esame del tra lto a nord di Harriento e della p ossibili tà o meno
di una sua trasfo rmazione in bacino di com pen sazione; l'esame de ll 'es_tuario della fo.c e del fium e e dell e quis tioni inerenti ad un ~ _s ua trasformaz10ne in porto canale; ri cer ch e geografi ch e e verifi che de l nllevo esegmto nella precedente mis siòn e. A questi c111que s-cop1 se n e agrs1.unse po t un sest o, di notevo le valore, m a ch e a c ag10 ne della sua vas t1ta e del_ temp o che avrebbe richiesto per conseg ui r lo, fu solo Eo mmariame nLe espli cato; e c1oe l'esame dei caraLleri dell e terre lu ngo le rive de l Giuba da Barclera verso la foce, al fine di de ter minare i tra lli ove il fi ume fosse p iù o men o pensile, e quindi le loca li tà di più faci le irri gazione. Questi cenni sono di per se s tessi sufficie nti a dar e un'id ea dell_e r a. gioni e dell e fìn alità di cara LLer e emin en temente pratico ch e h an_:10 1113~1rato ta nto la prima qu anto la seco nda m1ss1one del com anda n te Garm gh a~ ed anch e del contenuto dell a Monogra fi a dell a qua le s tiamo tra ttando. E possiamo pure soggiun ger e c he essa , internssante, chi_a ra e_ sug_g estiva pu_r nella sua form a voluta mente severa, e dl!'emo quasi scheletrica, non ~1 presta per certo ad un r iass unto più o meno e_steso . . Ma l' ar gomen t~, _se a prima vista può se mbrar e di caratLer e esc lusiva mente geo grafico, e 111vece di ben più va sta pot lala; dap poichè il Gi uba se r appresenta, per la nostra colonia la via maestra dell e -comuni cazioni comm erciai!, coslltu1 sce pure la più s/cura via militare : qu ell a lungo la q uale già si a dd en san o i nostri presidi, o meg lio le nostre colonie militari ; ch è l'anima di R oma è sempre presente ove sia cuore cli sold ato ita liano. La ,c ono sce nza di qu_es to fium e, che con lo S-ceb eli dà vita a lle zone più a perte ad una no stra co lonizzazi one, è quindi di interesse anche militare: ed è siffa tta r agione, ch e ci indu ce a soffermarci su ques ta monografia, per riporLarn e se non altro le più salienti con clu sioni. Lo studio generale dell a vall a ta del Giuba dai ,confini della colonia a l mare forma la secon da parte de lla Monografia e tro va il suo r ias sunt-) nell a cartina qui acclu sa . In sostanza il Ca'r ni glia, pur n on lasci_and osi _t ra~ scinare dai facili entu siasmi , opina che le zone fa cilmente irri gabili e qu111d1 suscettibili di coloni zzazione costituiscano un'es tensione r ela tivamente assai notevole e for se p iù anco ra r edditizi a di qu a nto non p çissa oggi appa ri re da uno s tudio forzatamente sommario e limitato . Le diffi.collà da superare non saranno tullavi_a poch e, a e:ausa specialm ente dell a man canza a:so lu _ta o qu.asi di comuni cazioni a lle - a cominciare dag li sbarchi a K1 s imaio , d1ffi-cili, len ti e co stosissimi - a in can alare ed assicurar e il trasporto dei m at eriali nece ssari alla b onifica di circa « 40.000 e ttari , lenendo co nto delle so le regioni di ri va sini s tra; fo r se più del doppio, includ endo a nche qu elle di riva destra iJ · dell a defi cienza dei ma teri ali da cos tru zione , in particolare buoni leg na~i e pi etr a di e.alce, e di qu ella ancor a più n otevole_ di buona mano d'op era indi gena. Le re gioni più indi cale p er q ues ta gra ndiosa opera ri gener atrice so no na turalm ente qu e lle più a vall e, e in specia l mo·do la zona da Mel ~nda a Gelib , do ve si h a nno « later almente quei 10-12 chil ometri di terreni pen sili necessar i pe r da r vita a gra ndi· imprese di bonifica Jl. Si tratta in sos lanza di opera che ri chi ede inge nti capita li e tenacia di propositi e di lavoro.
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La Lerza parLe è una raccolla di da li su lla portata del Giuba, a Baedera, là dove esso ha una larghezza di 130 metri fra i bordi superiori delle rive, e le acque, ne ll e piene oltrepassan o -i 6 melri di altezza con una velocità superiore ai selle chil ome tri. Si traLLa qÙindi non di un g rande fiume nel ·vero senso della parola, ma sempre di un corso d'acqua importante e la delerminazio ne del la portala mira appunto st.abilirne il grado di navigabilità.
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La quarta pa rte comprende l'esame particolare delle r egioni del Giuba a nord di Bardera, compiulo a ll o scopo di determin.a re la possibilità - a partire dal punlo in cu i il fiume SI libera dalla strella delle alture de l Gourrar - di realizzare a nord di Bardera un vasto bacino di compensazione , e nel caso affermativo, di vBdere quali modifìche esso apporterebbe a l r egime medio del fiume e qu ali vanlaggi a lle regioni merid ionali. L'esame, assai p,artico lareggialQ, porta alle seguenti conclus ioni : che la costitu zione cli un bacino d i ri serva, considerato dal solo punto di vista topografìco ," è perfetlarnenle r eali zzabile, poichè facendo la chius a della valle sollo Harrienlo si può elevare il pelo delle acque a nord di -de tta locali là a 20 ed anch e a 30 metri, dato che da Harriento fino a El Godu t, ed a nch e a Maril é, e cioè per 110 chi lometri circa, il contenimento dell e acque è Lopografìcamente {!Ssicurato; res ta però da vedere se lo sia anche geolo gicamente. La capacilà del bacino sarebbe a un dipresso di 250 milio ni di metri cubi, con uno sburramen to di 20 metri, del doppio con un o sbarrumento cli 30 · me lri. Lo sbarram en to comprenderebbe 170 metri cl i diga nel letto de l fiume , a lla 30 metri, e 450 melri di diga nella piana di I-Iarrienlo con un'altezza mass ima cli 20 me tri: pietra e ghiaia sarebbero a portata di lavoro. · Rea li zzando lo sba rramen to i fa ttori del la navigazione verrebb ero mig liorati ovunqu e, eia Mur ilé alla foce: ma il periodo utile sarebbe allun gato s olo cli qualche setlimana: lo sbarrame nto sarebbe però utilissimo nei rigu,urcli de llo sfrut la mento de lle ·terre meridionali, poichè servirebbe a risanare tutla l'a ttuale fascia depressa; sa rebbe poi utile nei rifl essi di ulteriori lavori da compiers i nel med io e bas so corso del Giuba, in pro delle regioni della ba ssa Goscia. La quinta parle prende in esame la possibi lità di un-a tras formaz ione ·d ella foce del Giuba in porlo ·cana le , ed i possibi li miglioramenti da app ortarsi alla rada cli Ki simajo per crean;i un porto . Anche que sto studio è condotto con metodo ana litico e secondo conce tti pratici, e ,conc.lude nel ricono scere la possibi li tà cli attuazione cli entrambi i progetti, ma in pari tempo nel proporre la messa in a tto di un programma minimo; inteso cioè non a spendere eno1·mi somme nella trasformazi one suddetta e tanto men o n ella creazione cli un grande pori.o a Ki simajo ben sì a: costituire un por ticc iuolo in posizione adatta, capa.ce cli cc ridos sare il barcareccio dell a rad a, oss ia quel tanto cli -rimorchialori, chiat te e pontoni, sufficienti a scaricare in una giornu la il pir osca fo in rada e nello stesso tempo g.arantire a ll e operazioni di sbarco la necessaria s ic urezza ii; costruire una decauville da Ki simajo a Gobu in allo sco130 cli evitare la preoarie tà cli una cami ona-
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bil e svo lge ntesi ne ll a zona de ll e du ne; p l'òvvedere a sistemazioni semp lici per il ca rico e lo scarico dei na tanti fluvia li su lla riva di Gobuin . Il programma massimo potrà sempre attuarsi quando le migliorate condizio ni econom iche de ll a vallata de l Giuba lo consigl iassero. Nell a ·pa rle sesla il comandan te Carnigl ia r iprende l'argomento de lla navigazione de l Giuba, e dopo averla esaminala nei suoi vari aspetti, prc,fon di tà e velocità del le acque, period i d i magra e di p iena, specie dei natant i e loro pescag ione, stato de ll e r ive, possibi li mig li orie de l fondo, modo d i s up erare le rapide ,del tr a tto Bardera-Lugh, viene a ll a conclusione che da Bardera a ll a foce, I.a navigaz ione potrebbe « assumere u n andamento regolare n ei li miti permessi da ll e se ns ibil i ed imprevedi bi li variazion i nel regime a nnua le )) ; essa potreb oe cioè essere assic u rata dall'aprile a tutto dicembre, ossia per circa 250 giorn i; la navigazione invece a nord di Bardera es u k\ da qua lu nq u e pres uppos to d i un traffico regolare ed in ogni caso è ,li mitata a ll'uso di imbarc,11z ion i leggere ed a picco liss imo pescagg io. Par ti colar mente interessan te è la par te se tti ma dove in poche ma succose p agine sono da ti a lcuni -c enn i-su ll'eco nomi a e sull e possibili tà d i sfr uttamento del la va llata de l Giubia. Come si è g iil del.lo, il comanda n te Ca r n iglia non si lascia il ludere da troppo a ll ettanti mi raggi : tu ttavia eg li op ina che sp ecie nel la par te mer id iona le ta li poss ib ili tà esistano sepp ur vinco lale a no n poche diffico ltà . Oggi le popo laz ion i sos ta no e si a ddensano in de termin<1 te terre o se ne a ll ontana no, a seconda che il terreno offr e oppu r e n o, a cau sa de l vario reg ime dell e piogge u n a,degua to racco lto di gra no t ur co ed u n poco di sesamo; l'usu ra eser citata da ll 'elemento arabo e le d iffico ltà di trasporto acce ntu ano qu es to noma di smo; sì che in sostan za l'eco nom ia dell a va lla ta de l Giuba no n è cer to de lle mi g li ori . Ne lla par te meri·dionale essa è basa la su llo sfruttamen to a g rico lo dell e te r re depresse corren ti lun go il fi ume, oggi ne ll e mani dei liber ti gosc ia ; ne lla par te più a lta d ell a vallata l'unica r iso r sa economica è la pas torizia. Ma le possibililà di mig li o- · rare qu es ~a situ azio_n e . non man cano : e fra a ltro vi potr ebbe contribuire l'unione dire tta d i Bard era co n Do lo, per mezzo di una c ami onabile da svo lger si lun go la des tra de l fium e. Fuor chè « ogni aumento de ll a pr octu·zione delle terre d e lla fa sci a depre ssa più o meno coltiva te e qu ind i un mi g lioramen to ge nerale .di tu tta la vita d e lla gente d i. Gosc ia è al d isopra dell e po ss ibi li l.à ide ll 'indi gen LJJJ. Esso non si può a ttend er e ch e da ll 'opera tenace di la voratori di g ran lun ga più e volu ti e pro vvis ti d i adatti mezzi tecni ci. La p arte o ttava contiene alcun i da ti s ull e oss ervazioni as tro nomi-che compiu te p el contro ll o del r ili evo eseg uito da ll a Miss ion e n el 1923-24. '
Infin e Ja pa rte nona è il r iepilogo della lun ga r e!azione. Essa richiam a perciò le principa li qu es l.i0n i par titame nte esa mina te, e s i chiud e c on un a sobr ia ma efficace perora zione. « Ne l compl ess o - dice il coma ndante Ga rn ig li a la no stra co loni a dell 'Ocea no Ind iano ha indu bbi a men te grandi risorse,
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Lo S·c ettico ,dirà c he anche ··codes to rand e tratto fort emente tutti colo h J g paese (ch e ha sempre atro c e o ha nno perco d Il piano ) non è ch e un a parte (e p d. . , --rso a e dune all'altidell e sco rie coloniali c h e per- . er l1 prn m olto lontan a da lla J\11,a,clre Patria) . . cir·cos anze storiche av f , . . patr1mo1110 africano. er se 01 mano 1! no stro .
E videntemente esisto no in Africa e alt . . . fat to cli messa i n va lore o d. rove r eg10111 molto mig liori- ma . ren imento d1 paesi nuov·1 I ' . ' i mostra chiaramente c he sar e bb e mo 1lo _ cl1ffì . c!le _ trac · , a SLOria coloniale <l netta fra paes i buoni e paesi ca tti vi. Re i . ,. ciare una separazione promettenti ha nno avulo gran d · r g om ch e a li i111 z10 sembravano poco E · t e svi uppo e v1ceversà : s1s ono_ sopra ttutto paesi e uomini ch e sann .. . . paes i e uornrni meno adatti. o sviluppare colome, e 111
L'Italia che ha dato a tutto ·1 d . emi gra toria Ì'elemen t o uomo m· ; . mon o'. co l! ~ sua ormai secolare massa pervie e diffic il i ri sorta ogg· ig wre per lo svi lu ppo de ll e regioni più im, 1 a nuo va v1La saprà certa t t t sa su.a gra nde col oni . O,· '. - . I,u tile ~en possibil e rarree ll.da qu e- a clell'Af r 1ca u entale tutto Per co.nLo -nost,ro non aggiu ngiamo paro la : . ·, ' . c he pubbli caz10ni del ge ner e c1· Il e_spnrnwmo solo I augurio si moltipli ch ino, ma sieno an ch~ i~11~a a che ab_b iamo recensita, non solo np e ti amo lo, ha bisogno cli conosce o~mente diffuse fra li pubbli co, che, mo lto lon tan e da ll a Madre p t . re e sue co lom e: anch e se esse sieno f T · a rin· a nche se non · - . .ac1 i ricch ezze; ma se mpre s uscet t,i b ili d. sieno_ prometl1tnci di respiro a cui giustamente ane la e . h . ,1 dare a ll a Palna quel più largo v1g li osi ma purtropp o angusti conf~nt prn non le consentono i suoi mera-
/ Col.
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?'IUSEPPE P ORTA : Il potenziale bellico. • . . . CJale » , Casert·t 19"7 pa . Edrn. Ai ti Grafiche « La So' ~ , g. 160::>, prezzo L · I O· (Recens. magg. A. Perrun e).
Il pacifismo internazionale ha ricevuto n puls i e ripreso con insistenza la e l dopo g uerra nuoYi imDepressione e stanchezza pos t~a1~t;na con tro le forze armate naz ioi1al i. stato di g razia prop izio alla _e / c e hanno preparato g li animi :i Ilo si son da ti la pe na. di crea c rocia a, p~r la quale, mflue nti ssimi aposlol i t. d . . - - . r e 1 necessan stru t1c1, g rnrid ici e mora li. men 1 1 real1zza z10ne: poli. . . . Ce n 'è quanto bas ta p er tutelare a li int , _ . b ·1·t o eressi dei popo li arn va LJ al'"ap ogeo di lo ro po tenza e per _. mo 1 1 ar e per sop 1, 3 , . . dei pa,c 1t1sti in bu ona fede ' , _mmerca lo , anche I opinion e , ma 1a sos tan za e evid ent . t t ,d1 conso li dare a danno de' e · en at1vo egemo nico . ,· ·1 · . . . . ' - 1 pop o 11 meno fortunat i 1 1 quanti hanno visto con .tt . , a puv1 egiata s1tuaz1one . . d , t 1a v1 or ia ,c omune re 1· massime asp irazioni . , a 1zza e appieno le loro Non è a s tup ire, q uindi, se questi im ,· I" . ., g ua r dino al d isarmo re lati , p.eu a ismi, pm o meno mas,cher:i li, . . . . vo come a 11 u ltimo pass 0 , 1 efrn1t1 va de lla loro con ti·n t _ verso a consacr.az1one 1 ge n e supremazia ed , · climmed ia to de lla loro attivi· t, - .fì _ , . e paese, rn oltre, lo sco:io , . a pac1 1s~a · to()'lier e 0 I" t . . . _- . o g 1 even ·ua l! mm or1 :in,tago m sti anche il mezzo . , .d prn I o neo d i cu i cl·ispon gono per salvaguard nre
la propr i.a indi pendenza politi ca, già m in acciafa in a ltri campi, e per affermar e il loro di r itto di vivere e di progredire. Utopia Ò sogno di me galoma ni ? La grande guerra ha fornito esempi di armi peric_ol osissime ed accessibili ai deboli per co lmar e la lor o inferiorità e lascia to, a ltresì, a ntived ere ch e le capac ità cli res isten za teoricamente pressochè infinite de i popoli più ri cchi e potenti potrebbero, in un prossimo domani, esser poste a dura prova, se non rapidamente para li zzate, cta i nuovi mezzi di lotta creati dall'ingegno più che dalla na tural e potenzialità econom i·ca indu s triale de ll e nazioni degn e e desiderose di un avvenire mi gli ore. L 'espArie nza vissuta ci h a poi ins egn ato che la nuova guerra sarà, in maggiori proporzioni dell a passata, cozzo tremendo di popoli impegnati nella lo tta co n tutte le loro po ss ibil ità umane, economich e e m orali. Ed allora appare evidente ai più potenti la opportunità cli potenziare ancor megli o lo s qu ili brio già in atto in lor o favore n el campo politico econ omico, m ediante u,na diminuzione re lativa del valore e del l'effic ienza d ell e ·organi zzazioni- militari appartenenti a rivali presunti o possibili. No n si vede b ene se questa via proceda verso la r iduzion e o verso la corsa agli armamenti , ver so la pace o verso la guer r a; p erò, tanto l'una qua.nto l'altra eventua lità confermano l'acuti zzarsi di una serrata lotta di supremazi a, nei cui co nfronti lo scetticismo o l' agnosticismo ~ai'ebber o imperdonabi li co lpe.
* Ecco perc hè ci piace segnai.are oggi il n otevo le contributo di d ivulgazione e cli chiarifi cazione apporta i.o nei ri gu,ard i del problema specifico della ridu zione deg li armamenti da l colonnello Porta co l su o compl eto e pur sintetico s tu dio sul potenziale bell ico. Opera ·ch e ai pregi de ll'attualità aggiu11ge que ll o non meno degno d i costituire esauri ente e documentata risposta a lle teorie s trampalate, ma pur tuttavia sostenute, d iscusse e difese, a Ginevr a ed a ltrove, sempre n el nome della morale e della giu st izia, per negar e impor tan za al concetto del pote'n zial e bel lico e ridurre il p roblema de l disarmo all a maternati c,a e semplicista combinazione di cifre di uomini e di poche a rmi de l tempo d i pace. Se così fosse, la storia non riuscirebb e a spiegare la d isfalla della Germania ch e possedeva nel 1914 l'esercito più l).umeroso e più polente del mondo e nemmen o la eroica r esistenza dell'esercito france se ch e a qu el tempo era n otevo lme nte inferiore e meno preparato di q u ello nemico. La verità è invece quell a che l'autore ci illustra in forma convincente e con ch iari esemp i: gli a rmamenti terrestri , narnli ed o.ere i non r appresentano oggi ch e uno degli e lementi indi spensabi li per la lotta e la vittoria , uno dei fa ttori de l potenzial e belli co, il q,uàle è, nel comp lesso, \'armoni ca r isultante d i tutti g li ind ici cli potenza di un popo lo, considerati nel loro valore assoluto e r e lati vo e ne lla loro saggia e dosata c ombinazione. Se ricordiamo lo sforzo ten ace compi uto da l nostro P aese e dag li .altri nella grande guerra, in ogni campo de ll o sp irito e de ll 'a tti vità, con le forz e armale, l'industria, l'economia, la finanza, la preparazione morale,
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la propaganda, giun giam o fac ilmen le ad impad roni rci cie l concetto cli potenziale bellico, cie l quale sono par te integra n te e co s tilu liva tutte le font i d1 opere e, qui ndi, di vo lontà e di potenza de i popoli. L'au tore ci fa toc.car con mano ognu.no cl i qu ti elementi e seoaratam en te li discute, di cen doci in primo lu ogo dell e forze armate. qu el l:11;lo che occorre per apprezzarne l'imp ortanza .a sso luta e relativa, l'evoluzi one grn, duale, la varielà e proporzione, I.a necessità cl i preparazione e cooperaz10ne. Per combatlere e per vincere, qu esle forze necess itano di mezzi d i . vita e di str um enti di lotta e ri chi edono, qu indi, l;inler vento grandioso dell e industrie, intese nel senso assai la to cl i orga.nizzazioni produ ttrici d1 tutto quanto p,u,ò occorrere a JJa nazion e in tempo di guerra, agli uomin i che combattono ed all e macchine c he li seguono. L 'inclu s lria è, perciò, uno deg li elementi principa li de l po len zia le beilico, · n on solamente perchè le sue faco ltà di maggiore o minore produzione vengono direttam ente ad influenzare l'efficienza dell e forze armal e, ma anco r a p er i r ifle ssi che ha sin dal tempo cli p ace su ll a situazione economica finan zi.aria dello Stato, s ulla s ua politica e s ul grado di p1~eparaz ione scien tifica e cull,u rale dei cit tadini. Da una grande industria, allrezzata ta nto p er la p ace qu anto per la guerra, s i possono a tten de r e, al m omento del bisogno, nuo vi mezzi e trovati capaci p ersi no di rivoluziona re rapidissimamente i metodi e la condotba de ll e operazioni e di fornire, così, ad un o dei b elli geranl i le più favorevo li possibilità di so rpresa a da nno dell 'avversario. Lo svil uppo in-. dustriale cos tituisce, q,u,indi, di per sè, una vera e propr ia organizzazione bellica, capace di im primere ad un Paese spiccate possib il i là di reali zzazione poli tica in temp o di pace e di a limentarne ed intensifi carn e gli sforz i in tempo di g uerra, in prop orzioni g ra ndiose. Cosi cch è, non può conch iuders i, come q ualcuno vorrebbe, che le g ra ndi indu s tri e d i uno Sl alo rappresentino so ltan to fon ti di pacifico b enessere a ll orquando non sian o accompagna le da eserciti pod erosi, ma è vero, invece, che di qu eEti u ltimi si potrebb e relati vamente far e a meno ove soccorresse l'eccezional e capa• cità produttiva de lle prime. Viene di seg uito ·nell 'elenco il dana ro , come sintesi dell a ri cch ezza, e come strumento formidabile d i offesa e di r esis ten za . El emento che può da so lo sopperire a m olte defici enze, dare i mezzi p er colpire il nemico con !e arm i più subdol e e colmar e g li inev itabili vuo ti ne lla r icchezza nazionale ch e og ni g uerra, an che se vinta, lascia in retaggio. Esso è sempre in p otenza, sempre m anovrabi le, e pu ò esercitare importanti ssime funzioni nel vasto campo d ella sopraffazione pacifìca e de l p acifico sfrutta m ento : n on cono sce fre n i morali ed è una milizi a irnb aLLibile ognora in atto come forza agente. La s u,a importanza in g uerra è s ta ta assai bene i ll us trata dal contributo finan ziario. fornito a ll 'Intesa dagli Stati Un ili cli Ameri ca, e le sue intrin seche capacità di .azione pacifica sono confermale da si gni fic a ti vi esempi: la pe netrazi one dell'elemen to ted esco nell e p r ovin cie settenlriona li fran ces i prim a del 1914, incoraggi.a la e sos lenuta da l governo cli Berlino, e quella non meno pacifica degli Sta ti Unili ne lle finitim e repubbli che del Pan ama e d el Nicaragua.
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Caratteristico e sempre più dec isivo fattore del poter1zial e belli co è pqi ·1 .alor e delle Co loni e dopo che la guerra ha dim os tralo quant i m uti d1I V ' · Q · 1 retti ed ind iretti esse abbiano fornito a lle ri spetti ve madri patrie. gg1, e nazioni colon izzatrici europee son o p assa le d ecisamente oll a fase de l la politica di sfruttamento dei territori occup a ti e tendono con ~na. orgamzza. ne ch e è in via di continuo mi g lioramento, ad integrare 11 sistema ecozro ' . . cl Il nomi co, demografico, politico e militare delle metropoli con le risors~ e_ e ri spetti ve colonie, considerate non come parte a sè ma c~me luUo 111scmdibile con la patri a domina lrice . Non per nul la le co lome t.edesch ~ sono state a Ver sailles aggiudi cate all 'In ghi Iter_r,a ed all a Francia, ri cch e d,1 espe~ 1 · colon1'ale , e negate anche nelle p1u modeste· proporz10111 r1enza · al! Lalta. ·· h La forza mora le dell e nazio ni, concomitante a q•u,ell a deg lt eserciti, a acquistato importanza deci siva durante la . guerra mondiale, e rapp~_ese nta: secondo !'A. , l'impond erabi le del pote nziale bellico. Elemen_to. pnmo d1 ogni gr ande azione individuale o coll ettiva essa varrà a ~ ol'.1pl1ca r e, cen: tup licar e lo sforzo di una nazione in guerra ,e d ~ sop per~re 111 mill e mocli alle defi cienze di a ltri fa ttori del potenziale, se I goverm avranno sapu to oppor tunamente valorizza r e, di lunga man o, med iante cure assidue e pazien ti, le virtù dei cittadini. . . . . . . . . . Dovranno, per.c iò, essere sfruttai.i l:utt1 1 coefficien.t1 p os1l1v1 qu al! lo spiri to uni tario de ll a nazion e, la sua co~posi~ione .el1~1ca, la . trad1z1?ne , e pro mossi que ll i che facessero difet to : . I _1stru z10n e . e I educaz10ne fisica, l~ coscienza nazionale, I.a vo lontà di domm1 0, ecc .. E questo 11 campo dove 1 popoli for ti e cos,c ìenti hanno più largarrienl:e da semina~e e da mi etere p er valori zzare al massimo ed integrare il ri spetti vo potenziale belli co.
* A conclu sione del suo s tud io, il co lonnello Porla dà uno sg~i~rdo_ all a politi ca pacifista di Ginevra e la gi u dica negativamente con sevenla. Siamo per sonalmente con lui . d'accordo nel ritenere impo ssibd e un'e,qua so.luz1011~ tecni ca de l prob lema d ell a riduzion e degli a rmamenti p er.c he gli el~nien ti di calco lo, come egli dimos tra, sono p r essoch è "illimit.al1 e nessuno e esattamente misurabil e ne l suo valore assoluto e r elativo. Appunto per tal e ricon osciuta impossibili tà, le po tenze egemoni che vorrebbero astrarre com. · · Ie b e 11·1co P e r grnn gere ad pl etamente da ogni ,cons1deraz10ne su l potenzia una soluzione emp iri·ca , basata su ll o stato di fatto contingente delle forze, armate d i pa,ce degli Stati. . . , Soluzione q uest'u,ltima inaccettabile ed m g rn sta, pe_r~he con:acr~r ebb_e come immoti i ra pporti di potenziali tà mi li tare e pol1ltca oggi esis tenti, aggravand o, a tutto svantaggio dei me no forli, la loro contmgente 111feriorità. Di fr onte a simi le p ericolo ~ar.ebbe logico dare al pr?blema la _sostan:o~ essenzi alm ente politica ch e n e e londamento ed appogg1~re_ le_ c?iar_e P poste di chi si è d ic h iara to disposto ad accettare qualsiasi h m1t.az1one ~ rid uzione r:i'e tle forze armate c.h e le fi ssi a d un minimo eguale per tutti g li Stati. Ques to metodo as trae anch'esso da ogni consi derazione su tutti 8 - R ivista Militare lta!ian a.
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g li altri elementi del potenziale bell ico e sarebb-e perciò sempre vanl.aggioso per le nazioni p iù forti, tuttavia r isolverebbe il problema almeno con spirito di equanimità. L'idea non si farà certamente strada, per rag ioni inluitive, ed a ll ora ne ll 'a ttesa di qu-el miglior.amento della morale internazional e che do~ vrebbe portare gradualmente i popoli alla cancellazione di tutte le supremazi-e e di tutte le ingiustizi e, per unirli sotto l'egida di una p ace Yeramente idilliaca, migliorame nto che tutti ci auguriamo, . non resla, per adesso, che reagire contro l'affermazione dei principii sempli cisti e delle for mule dubbie e por mano, con ferma volontà ed indomita fede, a migli orare Lutti gli elementi de l potenziale bellico ricordati dal colonnello Porta, nessuno -escluso.. · Quest'opera gigantesca è fortunatame_n te in·· atto: a tutti gli Ila lian i, e specialmente a noi mi li tari, il compito di assecondar la con dedizi one ed e ntu1siasrrio.
La fanteria nella l1attag·Iia <leg·li ocelli (L' infanterie d:rn s la ba· taille des yeux), - Lavauzelle, Paris, '1927. (Rt'.ceni;,, capit. E. Fald ella),
LAFFARGUE:
L'A. ha qui riunito a lcuni s u oi Lavori pubblicati nel corso de l 1927 sulla cc Revue d 'l nfanterie ii, !a, ori interessanti, e che ri ch iamano J'allenzione su d i una questione cl i imp or lanza vera m en le grande per i I r endimento delle arm i da fiuoco del la fanteria, e per il compl esso d e lla sua azione nel combattimento. I. -
Necess ilà cli preparare la fanteria a comba tt ere con gli 'o cc hi.
Nei seco li scorsi non era neces sar io porsi su l campo di ballagl ia 11 problema di sape r e dove si trovasse il nemico, ma dopo la cam pagna del 1859 i comba tlenti s pmirono sempre di più al la vista dell'avver sari o. Tale sparizione s_i svolse in due periodi: il primo, caÌ'allerizzato d al le armi da fuoco rigat-e, ma che usufruivano di cartucce che pròducevan o un fnmo intenso. La fanteria combatteva con il fuoco anche ad 800-1000 m elri cti d is tanza, e per sfuggire agli effetti del tiro nemico d oveva g ià op era re in formazioni sparse. Non vi era tuttavia ancora quel vuoto che dov eva manifestarsi, con l'introduzi one della po lvere infum e, nel secon do periodo de ll 'evo lu zione considerata. Questo fatto incominc iò ad ess ere n otato n e lla guerra d el Tra nsvaal , -ed in seguito, · l'adozione d i uniformi meno visibi li ac.cenluò ancora il fenomeno del vuoto. Era ormai g ià raro avere occasio ne di vedere il n emi co, ma a ncor meno lo si vide nella guerra rhondiale , sp eci a lmf nle da p a rle di c hi muoveva all 'attacco de ll e posiz ioni avversar ie, che doveva gi,unge re sop ra alle trincee per vederne i difensori. Soli indi zi della pres enza dell'avversario sono ormai l'appari zion e parziale o total e della sua tesla -ed il rumore del colpo di parte nza d e ll a sua arma da fuc,co. Quest'ultimo indizio non è slato finora · troppo ri ve la Lore,
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data la scar sa conoscenza del fenomeno di propagazione di simile suono . t. ) l f t ·1a sta ora per sfruttarlo più o (fenom eno delJ'on cl a b a 1!S 1ca ; a _a1r e1_ meno b ene, com-e già fece e fa l'art1gllena. . . . , . La ·tendenza a ricercare un defìlamento sempre m1gl10re rnclurr~ dubbi am ent e in avvenire a ricercare il modo di spar'are sen za scoprire 1.l po e di allenuare il rumore ciel co lp o cli parlenza. . . ca In conseguenza è probabile che aumentino _di nume.ro le. ar~1 a tir? curvo e che a ll e altre si applichi un sistema cli mJTa a penscop'.o; s1 entrera così in un terzo p eriodo de ll a evoluzione considerata: spanm la part e attualm ente visibile del timtore e sarà attenuato il rumore proclollo dalle
rn-
armi eia fu oco.
.
.
,
Dopo essere slato vuoto, il campo cli battaglia sara muto. Aumen terà per contro la capac ità visiva della fanter:a? N_~ certamente anche adottando su larga scala i binoccoli; essa avra p erc10, come ha or~, una capacità di visione insu fficiente. . _ , _ _ _ o •No n vedendo bene, la fanteria cammina a ten ,orn ~ lentamente 1 (essa teme l'imbo scata e diffida dei terreni scop erti come d1 quelli fittamente coperti) ; ~ , zo fa il gi u oco del la mitragliatrice in aggu a to , che e, c_a pace d1. ctrr -estare an che 1-e masse cli uomini e di ,a rmi che cadono sollo 11 s uo tiro , . . 30 la debolezza de lla sua vista la induce a ricercare d_e1 proced im ent_1 da c ieco, nei riguardi dell'impi-ego elci fuoco. (La iante'.ia dev e far pm d ei tiri a zona che dei tiri al bersaglio, il che va a clelnmenlo dell a sua ,e[fìcieriza, dato il necessar io con s umo di munizioni ); . far tena ,a ricorrere 40 è sempr·è la stessa deb olezza c l1e cos trmge l a _ '_ ·, _ ,, a ll 'arLiglieria per superar-e g li osbacoli. (Anche l'artiglieria e cieca'. - p e r~ picchia più forte , ma qualche volta picchia anche la p~opna fantena ap punto perchè non la distingue bene. Non resta percio anche a lei che disperd ere il suo tiro contro un bersaglio c~e no.n vede . , _ Se la fanteria potesse affinare la sua vista, il problem~ arduo e com · · d' f d 1 emico s1 ridurrebbe od plesso della e li minazione cle1 mezzi I uoco e n un problema di tiro al bersaglio. La fanteri a non ha però ancora compreso quanto '.e difficoltà che essa 1 incontra d ip endano dall 'osservazione insufficiente. L'elimmazwne del le ~ d' d t t dalla perfezione delle armi 1m. tra gli a lrici avversane non 1pen e an o _ .. , . _ . · · I clall,a poss1b1l1ta di 111d1piega te a tal e scopo, quanto, e m pr imo. uo_g o, . viduare la postazione esatta del le mitragliatnc1 s tesse. _ Occorre eh-e \a fanteria si convinca che colui che vede è 11 padrone cl~l
b t · cannoni· e t-ra i fucili, dev-e combattersi la a Accan to a quella tra I . 1· h. Jl qtiale e' necessario acqu istare e conservare la t ag Iia tra g I occ 1, ne a
cam.po cli baliaglia .
superiorità cli osservazione. A q uesto occorre pre parare ~a fanteria.
II. _ Sp ec ie e ripartizione ciel materiale d'osserva zione attualm ent e nece s-
sario alla fant eria.
1 L'aum ento della potenza delle armi deve accompagnar~i- ~ll '~u: ~:~.: dell a po ss ib ilità di impiegarle, e, in primo luogo , alla po ss ibilita di e il ber sag lio,
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Occorre perciò, nel . m ig · 1wramen · t o d ell 'armamento, dare una im1}or. tanz.a preminente al m1 g I10ramento de l m a teria le d1 osservazione. li pensiero corre naturalmente ai maleria li olli ci ma quesl· b , stano h· · 1 non a, P O 1c e con 1a so la vi sione n on è p oss ibi le• scoprire un nemi co nascos t o. . . . Il ci_eco non chiede all'orecchio di d ar g li le notizie c he la s · t rifiuta d1. fornirgl'? . 1 · L' osservaz10ne acustica è g ià sfr,u ttata dall 'a ·L·ua 1·vis· a per la d f t . r 1g iena, I esa con roaerea e sotlomar rna ; d eve esserlo a nche dalla fan t · che deve pe r c·10· po t er usu frmre . . · · eria dei materia! i nec essari. Anteguerra ~1 prevedev a di d over svol ger e la principale azione d.I · d is · ta nze; la fanteria disponeva di binoccoli, f uoco che - alle . grandi ed . al le me d ie l' potevano , data . la dista nza, e,;:se re impunemente adoperati perchè uomo -c he sc opnva 1! -capo per u sarli no n e ra vi'slo. ' Durante la g uerra i bi~occo li furono a umentati (il sestupl o dell'antcguer~a) ; . fu d.1stnbm lo qualch e peri scop io ; agli apparecc hi p er vede re alle gr,anE'1 1s_tanze s1 aggiunser o così quelli per vedere alle piccole. cl , logico pen sare _che, dopo l'esp eri enza fa tta, la fa nLe ria cl i domani ovra essere equipaggiala ed a rmala per combattere col fuoc o alle grandi a ll e med!e ed. all e pi ccole di s tanze; le prime sara nno i l ca mpo d'azione it) delle m1traghatnc1 che dell e armi indi viduali ; le !}iccole di st anz.e p d1 queste che d1 que lle. più Occorre per_c iò dare all e unità d i milragli.a trici il modo di vedere lontano ed a1 f.ucil 1en 11 modo di vedere vi-cino. Alle u nità di artigli eria per fan te ria e di m itr ag li,atrici occorre dare b inocco li a notevole ingrandim ento . Per~ nemmeno servono quando si .vog lia no ·impiegare per scoprire da chi ne e bersaglio , una mi trag lia · t n· ce c h e spara; per adoperarli occone ' alza~e. la testa, ed ~lz~r la vuol dire correre gravissimo ris chio di essere c?lp~t1. Eppure per ,111d1v1duare una mitra gli a trice occorre g u.ardare mentre tira · oc~orre per,czo. osservar la anch e sollo la raffica dei proiettili. Oggi _q uesto e d1 '.mpossibi le real izzazione p er la fanteria; s,embra però c,h e _un_ b m occo l_o_ mumto d1 peri s-cop io, sul tipo dell'alzo pan oramico del! arl!glieri.a, fa-c1h t1 la so luzione del prob lema. L'osservazion e a lle p icco le distanze richiede is trumenti otti ci che per~ettano d1 guarda_re senza esporre il capo, e cioè deg li a pparecchi a penscop10, _m~ nc~1ede anche -apparecch i ch e i ng randisoano g li oggetti. . nudo no n h asta , perche' p1· u' le opposl e 1·111 ee s1· avv1· c1· I nfatti .I o-cch10 ?ano, meg li o g li _avversa~'i si coprono; g li a pparecch i de vo no perciò avere I carat_ten de l_ m1croscop10. _Occorre cioè un periscopi o che in grandisoa gli oggetti, d1stn b m ti almeno 111 r agione di uno per pl oton e, se non è poss1b1 le scender e a lla squadra. · Occor re però distrib ui re su larga scala u n binoccolo d i ingrandimento per le _picco_le dis tanze, che deve essere impi egato o in co mbin azione con un p~n scop10 ,. o solo , a fron te s_coperta, quando ciò sia possibi le. L osservazione a ll e p 1-cco le d1 s ~anze presenta altre tre caratteristiche: - la picco lezza del campo d'osserva zion e; - il suo sm inuzzamento, p oichè la vi s ione non è soltanto ristretla, ma an che frammentaria. E ' suffic iente u na foglia un fi lo d'erba per rendere difficile' la vi sione d elle cose·, ' '
- la fugacità dell'apparizione del nemico, che è tanto prn n ot evole alle picco le distanze, e che perciò ri chiede <li osservare senza interruzione. Il comp lesso di ques le caratter is Liche fa sì c h e occorre coprire il camp o di b attag lia cli -combattenti capaci di oss ervare per otten ere un risultato soddisfa cente. Occorre perciò un equip aggiamento individuale di mater ia le d'osserv:azione. L'osservazione per mezzo del l'u,d ito non può dare, nei riguardi della fanteria, i ris·ultati che dà nei ri gu ar di dell'artiglieria; si può però chiedere a ll'ud i to di indiri zzar e l'osservazione visiva nella direzione nella quale si trova l'arma che s i vuol ind ividuare. Occorre un appar ecchio ac us ti co sempli-ce che dia ques ta direzione, e, po ssibilmente, che fa:ccia distinguere il vero colp o d i partenza da quello fittizio ch e è prodotto dal fenomeno d ell' onda b alistica.
III. - Il personale spe cialm ente in caricalo della battaglia di osserv azion e. - S uo compito. - Sua organi zzazione. Durant e la guer ra, dai soli osservatori che aveva n el 1914, cioè i comand anti, la fan teria giun se ad avere osservatori veri e proprii, favorita dalla speciale forma che aveva as sunto la lotta. Men tre l'artiglieria h a bisogno di aver e solo un nucleo specia lizzato di osserv,atori , i fanti devono ,essere tutt i osservator i; vi sono tuttavia compiti c h e è neces sario affidare a speciali nuc lei cli osservazione, e cioè: - sorveglianza del campo di b at taglia ; - ricer,c a degli obiettivi; determinazione dello schieramento n emico; ricogni zione del terreno. Nella fanteria i servizi di osservazione e cli informazioni si fondono; gli organi che ne sono incaricati si suddividono però in due categorie: - quelli ~he hanno sopratutto compiti di comando (informazioni necessarie ai comandanti ). Sono organi di reggimento e di battaglione; - quelli che si sp ecializzano nei compiti di' tiro (ricerca deg li obiettivi). Sono organi di plotone mitragliatrici o di plotone cannoncini. Cìli organi · di comando di compagnia hanno dell'una e dell'a ltra categoria, La sorveglianza è compito dell e vedette e degli esploratori, ma questi non sono sufficienti, anche perchè non sempre essi sono in azione sulle posizioni che meglio si prestano a vedere. Occorre perciò disporre di un alt ro sistema di osservazione fornito da un persona le speciale, funzionante su cli un terre no favorevole e munito di mezzi di co llegamento. Come d eve essere costituito questo secondo sistema? Dispon endo un nuc.leo cent rale c he sorvegli con azione d 'insie me tutta la zona che interessa il coman da n te, e di nuc lei perifer ici che r info rzino l'osservazione là dove è necessario e conveniente. La ricerca degli obi ettivi h a un a diversa importanza , secondo l'unità interessata e la di s tanza di comba ttimento . Alle gr andi d istanze è compito d eg li elemenli sp ecializzali muniti di ap parecchi di osservazione; alle pic-
cole è comp ito di ogni fante.
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Ma visti ed indivi,d ua ti gli obiettivi, occor re poterli indicare n I le armi, pur senza muoversi, e qui sembrano particolarmen te utili i proiettili traccianli , fumogeni o lumi nosi. . Occorre t og li ere il fante dallo sta to di incertee:za nel quale si trova e renderlo edotto: - de lla situazione iniziale; - d el lo sviluppo del combattimento. E ' questo compito anzitutto d ei capi, ma da lor.o n on si può troppo pretendere, e perciò oc,corre presso ogni gradi no gerarchico un embrione di servi zio informazioni il quale centrali zzi e comunichi a c hi d1 do vere le notizie che possono essere utilizza te. Il nuc.leo che provvede al ser vizio di osservazione e di in formazi one per la fanteria, funzionante presso ogni comandànte di minore unità, deve constar e: - di un capo-servizio; - di org ani di ri cerc.a c he sembra necessario cos titu ire organi camente di tre osservatori, dei quali un g raduato, e di personale p er le trasmissioni assegnato d i vo lta in volta n ell a mi s ura n ecessaria. Le dotazioni di materiale devono essere adeg uate al compito: osservare alle grandi o alle pi ccol e di stanze. Occo rrono p erciò du e tipi di dotazioni, e perciò di nuclei. La comp osizione dei nu clei di osservnzion e ed informazioni varia naturalmente di comp lessità d all 'u na all 'a ltra u nità, se-c ondo la loro imp ortanza ger ar,chica. IV . -
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L'is tru z ion e individuale relativa all'osservazione.
Deve essere impar tita a tutti i fanti, p oichè tutti devono adempiere un compito di osservazion e·, e ciò , come si è detto, è indi spensabil e per il ·combattimento al le minori disLanze. Il contadino ha attitudini prezio se per ricevere questa istruzione, poi chè è naturalmente esercitato ad osservare anche i piccoli mo vimenti ch e si verificano in campagna, cioè nel suo elemento na tu ra le , ed ha uno spirito di osservazione soven te acutissimo. Ciascuno dei fanti deve r icever e un'istruzi one generale di osservazione, ed i graduati devono ricevere i complementi. necessari per perfezionarla. L'is truzione di base comprende : - un'istruzi one tecni-ca (uso degli apparecchi}; - un.' istruzion e ta ttica (procedimenti da seguire per osservare); - un addestramento giornaliero (per affi nare le capacità d ei singoli). Tale is tru zion e dev'essere inizia ta a l più presto, ne l primo mese, come preparazione all'i struzione sul tiro . I soldati devono conoscere l'impi ego d el bi n occolo, del per iscopio, della. busso la, d evon o saper costruire un p eriscopio di ripiego, con uno specchio, e d un peri scopio c he in gra ndi sca g li oggetti , con u n bi noccolo ed un p eriscopio ordinario. I graduati · devono sapersi orientar e con la bu ssola, e determinare con essa la direzione cli un ogge tto ; leggere la carta ; interpretare le foto grafie prese dall'aerop lano; eseguire schi zzi prosp e ttici e panoramici .
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Gli esercizi p er acuire le faco ltà visive possono essere: 1 . are una zona di terreno determinata e segnalare tutte e 1) sorveg I1 . . . . . . . . . di esseri viv enti che v1 s1 venfìchlilO, appanz10m . . d 1·1·· t tt . Z) cercare obieLtivi des1gna t1 a 1s ru ore, ,. . . , . 1 3) ipdividuare so ld ati ed oggetti co ll ocat1 da ll 1strutto1e e parz1a mente masch erati._ . empre più diffìcili modifìcando diQues ti eserc1z1 de von o essere resi s . . ., . dell'osserco lore illum!l1az1one, p os1z10ne . . del l'obiettivo. stanza, super 11-cie , ' valore. · · , gruppati · L'istru zione tatti ca con s_ta. dt eserc1z1 . cosi rag terreno. on entamento l' Serie: eserci zi prelimm ar1: conoscenza del . . , ,d d. co. l n punto del terreno che st vuol rnd1car e, m o o t modo d i segna are u . - · lt t di un'osse rvazione. . mum careS1 1._.n _su a o collocarsi p er osserv,are : sceg liere un a ppos tam~n.to za ene. com e . . d. t da ll'i struttore· ut1'1zt poi una zona ll1 1-c a a ' utile per osservare un pun o ~ indicate dall' istruttore; scegliere un posto z,are coperture naturali e . no . re visto· di sporsi per l'o sservazion e . , d'osservazione e portarv1s1 senza esse notturna. . . ·on· per osservare alle brevi di stanze; per un t emp o 3a Serie: precauzt 1 . . . . f, do di bino ccoli o d1 p en scop1. lungo; fu gacemente; u s u rnen . t 0' g li occhi se nza esser visti; 1 4a Serie: modo d i esp lora r e i 1 err eno c r_n terreno libero sia in poindivid uare g li indizi rive la tori del n em1 ~0 sia _1 ., , d., na mitrasizion e organizzata ; indi viduare la po s taz10ne d1 _u n tnato1e o I u marcia. . dei fìschi g liatrice ·' esp lorare il terr. eno durante unadell'u,dito · per-ceZJone , 5a Serie· osservazione per mezz 0 · . . . . ·ma ch e spara · famigllanzzars1 co 1 1 ~resso l'osserva to re. urti , de lonazioni , individuaz ione . un ar h . , h' sibilo e con il rumore dell e pall otto le c e passan O . . L'nbi tu.are al fenomeno del!_'_ onda b ali !: Lica h a gr and e imp or tanzda _P~~~pt . d tl' . , ·ore c irca la provemenza ei . si può essere facilmente m o t m" e11 ,' di esser e acc.e rchi a to a ppunt o (L'A. cita un ,caso nel qu ale gli ., embrn ._ . per l'errata interpre tazion e defla ptov~ n1 enza dei colpi). I graduali devono poi esser e istruiti c irca: . . . . ed in.. . n e ed i compiti del servi zio d1 osservaz10ne - ! ,orga111zzaz10 formazioni; . · 11 d ·fensirn il funziona me nto del servizi o stesso n ell 'o fl ens1va e n e a 1 • ' • Come tipo di esercizi pra ti ci l'A. suggeri sce: - la sce lta di un po sto d 'osservazione; d i un posto d 'osser- l'installazione somm nr ia e il funzionamen to , vazione durante il combattimento ; _ l'inslall.azione in vista di una occupazione prolungata; . _ lo spo stamento di un nucl eo di osservaz10ne durante 11 co mbat-
·
..
. cl' ,
li mento. V. -
L'istruz ion e co ll etti va circa l'osserv az ione.
· d. 'd J )er dare la E,ssa è necessari a quale comp lemento d i quella m ivi ua e I · _ t ar·da osservazione, co 1 . d visione d ell'in sieme del sis tema, cioè I qu a n o n g u legamenti e informaz ioni .
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Occorre organizzare degli e ." . d. . dere diventi per ciascun~ comeserc1-'.d L ofìs seru azwne e occorre che il uer . . una 1 ea is sa così co ·, . g 1. a:L1g heri c he non si preoccupano tanto di 'm . . , me g1a a_vv1en: per . e t,tere m pos laz10n e i loro pezzi, quanto di organizzare l'oss · . . erva z1one. .. . 0 ccorre a nz1LutLo orga111 zzare i quadr i e )o· l . . dei quadri occorre che il direttore dell ' , _I I . a Lr uppa . N: ll 1stru zione specia lmente: • esei cit~z ione cons1den ed esamini --
la com sce lta de , il t i po sti d i·_ coman d o \permettono· l'osservazi one? ). por amento dei comandar t' d L · · ' esaminato preven tivame nte le d" . i_ i uran e_ gli spostam enli9 (hanno · co n 1z10m del mov1ment assicurato in ogni momento l' . o e come . Hann•) _ l'im . cr . . _o sserv_az10ne ?) ; . p1 e,,, o fatto dei mezzi d1 osservazi (" . s1curato la contin uità dell 'o sse1vaz10ne? , . e I comandanti Comeon. hann . . .hanno as0 · .· . . . impi egato 1 mezzi di osservazione p er J.a ricerca de 1. cer-c ato di d eterminare le lacung 1 ol~1 ettihv1 e de ll e ;nformazioni ? Hanno Gli or . d. . e ne o se ieramento avversario? ) gam i osservaz10ne dovranno t . . . zion i fa tte ed eseg uire schi zzi p . _e ndere un taccu m o dell e osservaano r am1c1 a trasmetl er . 1 . P erchè l'istruzione si:a utile biso n a . . , · e . come re az1on1. e cioè che l'i s truttore crei g . che es is ta ,c10 che s1 deve osservare un vero quadro della b a tta o- r· d ' • . o ia mo erna, impieg,a ndo so ldati che sparino co lp · ficiali. i a s0 1ve, sagome d1 cartone e lavor i superE ' opportuno inizi are l'esercizio con sare poi in seguito a que lle offen sive. un a situazione d ifens iva, per pasEsemp i d i esercizi: difensivi: org,a nizzazione del siste . d. , . . del servizio durante un a tta . ma I osservazione; funz10n amento . eco nemi co · durante un pe ,· d 1. b' . z10ne della fronte- durante . . ' no o e I sta tl1zza. . , . . un np1 egamento; . . offens1v1: funz10namento del serv izi d mento; durante l'at tacco · all a fi d li . o ura nte la marcia di avvici na' me e a giornata n ella quale si è attaccato. VI -;;}:~~~a~l:Umaenblaot tal_g lia dt'i osservazione ne ll'o (f ensiua e specialm enle C tn CO ll l' O.
.. Si_considera la battag li a d 'incontro co n nemico che a s ua Yolla agisca offensivamente. Occorre esser e i primi a vedere: - per evitare J.a sorpresa; - per otten ere la sup eri orità d el fuoco fin d u·· . . Occorre ve dere ìl nemi co . . a rn1 z10. sia iniziata perchè b"t d ancora m mo vimento fin chè la balta g lia non iavr' '. · . su 1 0 . opo 1 primi colpi esso spari rà ed il primo che orgam zzato il suo sis te ma di fuoch.1 avra, un.a su . per iorità inconlea le. stabi che. ciascuno si convinca . essere i primi a col· Occorrè h . · c h e e, necessar10 pire nell e e 'oe perciò· bisogna essere i primi · : a ve d e,•e. P er otten .. ere . la supeno. rità sservaz10ne occo rre: - assicu rarsi in ogn i mo men t o I-1 vantagg10 . del t erreno fa vorevole· - ottenere la . perfezione dell 'osservazione e con serv.arla. , . d1. avY1.. . . oc co rr.e·. c h e d u ra nte la marcia crnaPt er . ottenere tali. r isu ltali men I comandanb esam1mno costantemente il terreno· per procurare di
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impegnare la lotta in quei terreni che più s i pres lano ad essere osservati; che la linea p iù avanzata s ia precedu ta da una catena di occhi, sufficien temente den s0; ch e questa catena non cess i dalla sua funzione fino a che un'a ltra, avendol a scava lca ta, non abbia iniziato l'osservazion e da una posizione più avanz.ata. I ncontrando il nemico, gli elementi di osservazione s i slabiliscono su di una linea di osservatori . Le principali difficoltà da superare sono: - quelle che provano i coman danti e gli osservatori p er staccarsi dai proprii riparti, da ta l'impressione di iso lamento che essi subiscono nel campo di battaglia; - qu elli derivanti dalla necessità di occupare le dorsali , i margini dei boschi e degli abitati, ecc. che sono le lo calità p iù battute dal fuoco nemico . Segue ]'esame di un eser,c1z10 pra tico su Il a car ta , nel quale \rova ap plicazione quanto è stato precedentem ente riassunto.
RIVISTE.
Gen. GIA.NNUZZI SA vELLl : La fortificazione llcrmanente per la difesa tli un confine montano. - Rivistft d'Artiglierin. e Genio, dicembre 1927 . Il pr oblema della fortificazione perma,nenle ne ll a difesa degli stati ha dat o luogo già du r:a n te la gu er ra, ma più a n cor.a al termine d el grande conflitto a numero se e appassiona te discussioni , che se non hanno fin or a portato act un conve niente, d esiderato acco r do h anno però servito a porr e i!li evidenza ed a chi arire i numerosi e s,,ar iali e lem enti che devono essere tenuti presenti per una pratica so lu,zione dell'im portante questione. I l generale Giannuzzi Sa.velli riporta ora la di s,cu ssione dal campo generale · in quello particolare e concreto dell a dif esa di un con fin e mo ntano, qual'è il nostro, recando a\i,a so luzione del problema così circoscritto il contribu to dell e sue idee, chiar e, semplici, precise, e soprattutto pra ti ch e.
L'A. comincia il s uo articolo con un accenno alle idee espresse sulla difesa permanente degli Stati dagli stud iosi di cose militari che si o,ccuparono nel dopo guerra di tal e importante argomento, idee ch e, a suo parere, possono essere ragg ruppate in d ue grandi categorie: - una che vorrebbe provvedere a ll a difesa de lle frontiere con org,anizzazioni simili a quelle u sat-e nell'ultimo periodo de ll.a guerra; - l'altra che ritiene tuttora possibile rinfo r zare con opportuni provvedimenti le opere corazzale del tipo prebell ico , Imposta quindi il problema p,a rtico lare dell a difesa d i un confine montano proponendo si di d ar risp osta a q u-est e tre domande: 1° - E ' n e-c es sario impi egare la fort ifi cazione per la difesa di un confine montano?
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2° - In caso afferma livo qua li forme compl essive essa do vrà assn mere? Dovrà avere i caratteri di fortificazione perma,n ente o di fortificazione campa le? 3° - Qua le costituz ione dovranno av ere nell ' un caso o nell 'a ltro i singoli elementi? P er r ispondere a ll a prima domand a l'A. considera lo scoppio di una guerra in rapporto a ll e condizioni di resistenza in .cu i potrebbe trovarsi uno s tato in quel mom ento. Lo s,coppio della guel'ra può essere previs to qual-che tem po prim a e i ,contendenti procedono conlemporaneamente a ll a loro preparazion e, ma può anch e darsi il caso di un'agg ressione: lo Stato aggredilo verrebbe ,co lto, in qu esto ,caso, non preparato e potrebbe fa r front e all e minacce dei primi mom enti soltan to con le sue truppe di copertura e quest e tro vandosi subito di fronte a forz e sup er iori avrebbero diffico ltà a resi s ter e se non fossero appoggiate da un terreno reso at to, con oppo rluni r afforz amenti, una prolungata res is tenza. E' questo il caso più sfavorevole ma p oichè e. ap_pLmto cont_ro le evenbua lità più sfavorevoli che uno Slato deve premnmrs1 se vuol vivere con una relativa sicurezza è evidente ch,3 la fortifi cazione è ancora n ecessaria e che qu es ta nece ss ità va le per qmilsias i confine e perciò anche p er un confine montano.
?
. La se,conda domanda esige, per concretare un a risposta, che s i chiansca anzitutto eh.e co sa si vog lia oggi intend e.r e per forl ificazi one permanente e p er fort1f1caz10ne campale. La « fortificazion e permanente ii - dic e l'A. - è quell a che vi ene costruita in posizi on i che hanno e. co nservano un'importanw s_trategica o tatti,ca comunque si svo lgano le op era zion i di g_uerra; la « iort1ficaz1one campa le ii è invece que ll a che vi en e ere tta occas10nalmente sopra posizioni c he acquistano imp ortanza tallica rn omenlanea. Una _f~r tilk az ione a difesa del confin e di uno Stato, deve quindi essere classd1,ca la come permanente, comunq ue sia · cos tituita. . Chiarito ciò, l'A. esamina quali id ee si sono finora contese il campo ci rca la forma da dare alla fortificazione di un confine montan o. Subito dopo la guerra era sorta l'id ea cli sostiluire nel la d ifèsa elci confini agli antichi forti cli sbarramen to zon e di sbarramento coslituile da pa recchi e fasce e s trisce cli trin-ceram enti di cara ttere campal e, come que ll i 1mp1egat1 nell'ultimo periodo de ll a gu err.a. L'A. giucliw senz'a ltro assurda l'idea cli prepa rare, in tempo di pace, La difesa d el confin e montano m tal modo perchè occorrerebbero un numero ingente cli laYorato ri, una. spesa enorme e altre spese non meno ragguardevoli per m anle·nere poi 111 b_u on s tato cli conservazion e i lavori eseguiti. Altri, abbandonando l'idea d ella clifes,a lin ea re con più zon e cli sbarra. mento a fasce e s trisce, vorrebbero con-e.e ntrare gl i e le menti d ella difesa 111 pochi punti, dai qua li fo sse po ss ibil e avere un'az ione eme.ac e sui va li chi del con fin e, s ui tratti interpos ti cl i più fa.c il e percorribilità e s,u.Jle Yie di comunicaz ione attraversanti i cletli valichi. Si ritornerebbe così all 'anlico sistema_ dei forti di sbarramento , cos tituendo nuove opere o capi saldi permanenti, co,n la differenza che gli elementi de lla difesa sarebb ero d isseminati su una più vasta zo na cli terreno.
Si tratta cli un'idea che è patrocinala dal generale. Gasca, n el s~o libro ii e che e np_ro, lt nche in un articolo del generale Gmd-e tl1 - pubb lica to n ell u Rivis ta I . lei. t' do a a d'Artiglieria e Genio de l m arzo 1927 - col _titolo: « cap 1sa I pennanen I della preparazione militare al confine alp1110 ii. . . . . L'A. non è neppure di qUtesta idea e per venne a conclu_s10111 prat1ch,e sull'argomento si r iferisce al caso più sfavore_vole. - che si d ebb a,, c10e, subire la guerra all'improvviso - e ch e s1 voglia ev1_tare, per qu anto e possibile l'inva!:'ione pur limitata di un tra tto d1 terr1tor10. evidente che n el caso con sidera to , la inviolabilità del confine _n?n potrebbe essere assicurata - in un primo tempo - che dall' ~zwne v1g tl~ e mobile delle truppe cli copertura, e che, per avere la massima parte d1 queste truppe disponibi li p er una difesa attiva, occorr~rebbe sbarrare,. co'n l'ausilio della fortificazione, i passi del confìne clt pm f::\clle prat1 c.abil1ta . I lavori di raffor zamento dovrebbero pertanto, a pa rere d ell'A. , cons tstere: 1) nello sbarrame,n to materia le dei valichi m e,diante: . . - la cos tr uzione di pos tazioni cli mitrag liatnc1 possibi lmente in
«Il problema della difesa permanente e l~ sua soluzwne
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caverna, scaglionate lungo il valico; _ . - la costruzione di ricoveri per le trupp e destinate all,a clifes a d el valico anch'essi preferibilmente i·n caverna ; ' - la racco I ta, in prossimità d ei valichi e nei ricoveri suaccen nati, di materiali di rafforzamenlo, soprattut to per la costruzione spediliva di più zone d'i ostacolo; 2) nella costruzione di insta llazioni per artig lierie pronte ad entrare in azione fin dai primi m omenti dopo la dich iarazion e cli guerra ,e tali che possano tenere sotto il fuoco i va lichi ciel confine, le zone mlerpo ste, quando prati,cabi li, e le vie di comunicazione. · L'azione cli queste artigli erie - che non occorre siano di sseminate lungo bUJtto 11 con fine - comp le terebb-e e rafforzerebbe qu e ll.a dell e mitragliatrici e la costr uzione delle loro insta ll azioni dovrebb e ri spond ere ai seguenti criteri: - disseminamento e occultamento delle installazion i; - possibi·lità di cambiare l'armamento quanlo ~ calibro e potenz~ senza modifi-care notevo lmente l'insta liazione quando si abbiano notizie d1 aumento di potenza dei mezzi d'attacco; - numero delle ins taHazioni superfo r e a! numero d elle b ocche da fuo co per spostare queste quando il nemico le abbia individuate. Basta il cenno cli tali criteri per comprend ere che l'A. eschude la convenienza cli disporre le insta ll azio ni delle artig lierie di cui si tratta en tro opere o capisaldi permanenti poichè - come egli afferma - si ri cadrebbe, così fa cendo, negli inconve nienti attribu iti ai forti p ermanenti del peri odo prebellico. T a li artig lieri e sono co stituite da cannoni , obici e mo rtai, le cui postazioni hann o esigenze diverse e non è perciò n ecessar io aùzi è dannoso - os serva il genera le Giannuzzi Save lli - ch e siano r acco lte in un,a stessa op era permanente, ta nto più che il t iro a p untamento indiretto , usato oggi quasi esc lusivamen te da ll e arti glierie, permette che a nche piì1 batterie co ll ocate a distanza l'una da ll 'allr,a po ssano - me r cè un sap iente impianto di osservatorii e di co lle gamenli - concentrare all'occorrenza i loro tiri sul medes imo obiettivo.
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. . Ri_spondendo alla seconda ·d omanda !'A. , pertanto, afferma che la fot' tihcazIOn_e del_ confine sia per la difesa dei va lichi, sia per te installazion; dell~ art1gher1e 111 appoggio a lla prima difesa avanzata, deve avere carattere permanente, _perc?è qualunque sia l'andamen'to della guerra, l'importanza ·, essere t ·d1· tale fortilìcazwne . . . permane · I suoi elementi devono per c10 cos rmtJ ed ~rgarnzzal1 111 _tutli i loro partico lari fìn _d al tempo di pace ma possono avere _s trn~tura d ifferente da quella che caratterizzava in passato le opere ch e s1 chiamavano permanenti . A lla te~za domauda l'A. ha già, in par te, ri sposto accennando al modo col quale s1 pu_ò provvedere alla difesa imme.d'i.aLa dei valichi. Rim angono mvece da considerare le postazioni d elle artig lierie. _· Il gen .. Gu_idett~ nell_o s tud io citato ha preso in esame le tre specie di 111stallaz10111 _d'. arL1gl1er1e che posso,no essere impi egate nelle opere permanenti, e c10e: allo scoper to , corazzate, in. caverna, e-d' h a concluso u fa vore_ delle rn stallazioni corazzate. L'A. ammette che per la difesa di un confrne ap~rto, 1,n pianura, senza ostacoli naLu1r.ali , s i ricorra anche in avvemre ad msLallazioni corazzate, ma per la difesa di un conlìne montano repu_La ch_e non s_ia conveme nLe, tranne ,e.asi r ariss imi , add ivenire 0 lale spee1e d1 111sLalJaz10ne, che ha fra l'altro il grave di.fetta di un costo tropp o e levato. Le in stall azioni_ ~Ilo _scoperto richiedono b en sì che i ricoveri per il personale, per le mu111z10m , p er i pezzi s tessi, siano cos truiti g ià in tempo di pace, ma ta li r1coven, da r icavarsi preferibilmen te in caverna, imp ortano mmor spesa de lle rnsta llazioni corazz.ate che, d 'altra p.ar te hanno pur esse bi sogno dei locali s tessi. ' . E _una batteria di pezzi allo scoperto, abilmente dissimulata, com 'è possibile fare 111 montagna, può resistere a lungo senza essere offesa come ' la passata guerra ha dimostrato. Tra i vantaggi che il gen. Guid etti attribu isce a ll e in s ta llazi oni in cupola vi è q1Uello del settore orizzontale di tiro di 360°, vantaggio notevole certamente, ma che, a parere dell 'A., può essere r ea lizzalo anche senza ncorrere ad in stallazioni corazz.ate; ad es. moltiplica nd o le po sizioni allo scoperto e sposLando i pezzi quando sia necessario. Occorre inoltre consid_erare che, dati gli seopi prin cipali delle batterie ch e si co ll ocano in posiz10ne fin _dal tempo di pace per la difesa d el' confine, non è certamente il caso d1 n corr er e ai grossi ca libri e che la preponderan:,,.a dovrà a,d ogni m odo essere data a1 oalibri pi,cco li e medi. . L'A. conclude il suo P,regevole studio formulando l'augurio che nella r1soluz1one d'ell '1mporlan te qu estio ne non siano abbandonati i Lermini concreti che egìì ha po sto a base de l proprio ra gionamento.
Gen. DouH ET: L'Armata aerea. -
Rivista Aeronautica, dicembre 1927.
, Il generale. Do~het si propone di chiarire e sos tenere qua le possa essere m g uerra 1! più efficace impiego dell 'Arma la aerea svil•uppando qu esti tre concetti : cc Scopo fondamen tale de lla guerra aerea è la conquista dell'~ria J1 .
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« Il massimo rendimen to delle ri sorse aeree nazionali s i ottiene imp iegandoie tutt e - n essuna esclu sa - per costitu ire un'Armata aerea, la più forte possibile comp.atibilmenLe colle r isorse stesse, adatta alla lotl.a per la conquista del dominio dell'aria JJ. « L'Armata aerea, per rispo.ndere al suo scopo, deve venire costituita da una massa di apparecchi da battagli a - cioè. in grado di combattere nell'.aria e di offender e la s uperfici e - e di una a liquo ta di a pparecchi da es.plorazione adatti ». P remesso che il massimo degli insegnamen ti ch e si può trarre dall e esperienze della g uerra mon d'ia le è che << la guerra è il cozzo formidabil e di pop oli armati di tutlei le loro risorse m ateria li e morali ii, e considerata la necessità che le forze armate rappresentino nel loro insieme il mezzo distruttivo di tutte le risorse n em iche, e che perciò tali forze debbano essere considerate in r elazione a ques to unico $COpo a d esse assegnato, l'A. dimostra che le riforme organiche fondamen tali appo rtale nei riguardi dell a difesa nazionale - riunione dei tre ministeri militari sollo un solo Capo che è anche Capo del Governo; creazion e della carica di Capo di S. M. Generale. - rispondono in modo organico e co mpleto alla neces s ità di d'ar0 un uni co indiri zzo alle forze armate ch e ass icuri armonia di forma e coordinamento di impiego. . In conseguenza di tali provved im e nti l'A. d ice che cc in Ila li.a l'a ffermazione: in guerra non si tratla di vincere su lla terra, o s ul mare, o n ell'aria, ma semplicemente di vincere, non rapprese nta più - co me presenta aneora nella magg ior p.ar te delle a ltre nazion i - alcun c.aratlere di platonicismo, ma è divenbata ufficialmente la so lenn e constatazione di una re.altà di fatto che non può venir neppure messa in discussione JJ . · L'A. vuole perciò che discutendo di guerra non si dimentichi mai t ale importante affermazione e che ogni azione di gu,erra sia consid erala non isolatamente ma sempre in relazione alle azioni che si svo lgono neg li a ltri campi, perchè noµ è oramai possibile « comballere, nè sull a terra, nè sul mare senza curarsi di ciò che accade nell 'ar ia, nè si può combatt.e'r e nell'aria disinteressandosi di ciò che accade sull a s uper lì cie JJ. L'A. leggendo alcuni importanti s tudi pubblicati sulla Rivista .4er onai'.tica ha riportato l'impressione ch e tal e co nsiderazione sia stata diment1~ cata troppo spesso dagli autori, nei quali ri lev.a la tendenza che h anno d1 considerare l'Arma aeronautica non co me arma a sè ma ben sì come arma ausiliaria, e ritiene che ciò dipenda dal fa tto ch e è arma di recente creazione e che si presta a molte varietà d'impiego. Poi chè la creazione dell 'Armata aerea è fondata su lla capacità di compiere azioni be lliche e.on mezzi proprii indip endenti dalle armi terres tri e marittime, e dato che tale capacità è già sufficiente a d imostrare che lo scopo .di questa è ben di verso da quell o dell 'aviazione ausili aria , !'A. delinisce : - l'aviazione ausiliaria, raccolta di m ezzi aerei che facilitano e completano operazioni terrestri e marittime; . . - l'Armata aerea, raccolta di mezzi aerei alti a compiere operaz10111 con mezzi propri .
RECENS ION I
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RECENSIONI
Di con seguen za mentre l'azione d ell ' . . .. pend ente dail e operazi oni di ter d. avia z10ne au sili ar ia r isu Ilerà didra o t m ar e, q_uella dell 'Ar mata aerea risulterà indipendente pur do I ven o essere coordm t m a te. L'A. a mmette per ò che in de termin . .,a a co n e a ltre for ze arma t~ ae r ea p_ossa concor r ere ad azioni belli~:e ~ -r~~s lan ~e d1 guerra l'Arma m t ali circostan ze la su a a . e I esercito o dell a marina , ,· . · zwne n on sarà au,s i 1· •· L av iaz10ne au siliari a erò n on . . . iana ma concorren te. , d ovr à m ai_ d1 smteressarsi dell'azione d e ll'Arma ta ae r e.a che puf sempre presentarsi e d · ag ire n el suo camp o d 'a zione.
. L 'A. esamina quindi dettag li a tam vascello d e ll a marina fr an cese I' , entte dL~e - s tudi: un o del tenente rii d Il . . , ergm s el cc Gli app ar e l . l e a av iaz10n e marittima ll (l "i" l' lt d . · cc 11 e e ten denze « L 'azione indip end en te e l'azi , a ro_ . e! ten . colonn e llo A. A. Pinna Ne l suo s t d. ·1 t one ausiliaria d e ll 'ae r ona u tica ll (2 ) u 10 1 en · Ker gm stel. ass egna " li'a viazion · · e m ar ittima · le seg uenti mi ssioni: - di s tr uzione d i forz e aer ee a vv er sarie · - a ttacco di bas i n emi che · ' - eon e.o r so a ll 'azi one del!~ for ze navali ; - difesa dell e ~equ e territo riali e d e ll e basi. . , P er compier e ta !I mi ss ioni hti ene necessa ri nove pm o m eno . trasfor mabili .· ti pi di apparecch i t en. ll o A. A. Pi . ne · ttamente ti . problema d ell 'Arr ea.coelonne considerando . nn a u tt.. r on t.a m atàIl ae d i co mba ltim ento difesa d a l~u~: r:ef:er~n g uerra un a fron le di confin e o . e armate e un a m terna che nou p u ò esser e difesa da a ttacch · i aerei s e n on da forz e ae d. una fo rte off ensiva cond otta s u 11 a f r on te mlern . a di un r ee,· imos lra ch e. arr es tar e le a tt ività dei centri r odutti vi . . . . . a n az10 ne, capace d1 de lla fro n te d i comb atlim ent p . , po1 La d1 co nseguenza la caduta ri su lta la necessità di a vere :n'~;~ut ge all a co.ncl_u sione che da tal e fatto fes a della fr onte intern a n e . I lda . fa e r ea ti cm scopo d eve essere l'ofS . . . mi ca e a 1 es.a d ell a prop r ia tudia qumdi le spec ialità ch e d ov bb . . . . .. . , e c ioè : a viazion e d b b d r e ero cos t1 tmre I Arma ta a erea e ,. . a om ar a mento per l'offensiva av iazione d · a e.a ccia p r_ la d1fen s1va e un a sufficiente qu a ntità di a pp ar e' ec I11. da r icogni lontana. zione
g enera le i·Douhet s te l Ilr iocoi1l1·a n ess , dpur t r o:.an_d o compl e to Io s tu d io de l ten. Kergnio ue VI Z I eh cap i. t a l e im . po rtan za e precisamente: ·d ue,ll o d- . i cons1 er a re la g uerr a maritlima o ~ . . . I,av1. aqzione sola n e l cie lo _e me co_a iso lata e qumd1 1 cl i non s l,a b ilire l'or·de sod~ preoccup a la d1 quanto a vvi ene in mare ; quel lo ine imp or tan· za fr·a 1· v·a.J JJ·· com p 1l1 · · clel l'.av1az1one · · r 1LLima. e maOra po ichè nell . d i .av inz ioni è arbitra r io . 'ar ia ci sara nno a nc I1 e a lt re specie '. seco nd . z1one . , come cosa isolata . o il gene r ale Douh et, consid erar e l'a via marittima
(IJ Riv ista, A er omm t ica, ann o » ' >> 12 )
rr r.
n. 9, pr,;r. 8 l. n . 1, p n,g. 3.
Osserva poi che avend o il ten. Ker gu is tel assegn ato a ll 'av iazion e marittima come primo compito quello (p er importan za superiore a tutti gli altri) dell a distruzione d e ll e fo r ze aeree nemi ch e, La le d istru zione, qu alo ra avvenga, togl ie la possib iiilà di com piere tut li g li ,a ltr i compiti. E p oi-ch è tale comp ito porta a ri sulta ti così grand iosi l'A. all ora si domanda se sia proprio necess-ario a ver e le for ze ae r ee divise n ei n ove Li pi considerati dal Kerguistel, quando La le di visione ridu ce gravemente la forza occorrente per compiere tale compito men tr e per contro favor irebbe l'avversario ne l conseguimento dello s tesso scopo. Afferma quindi il ge ner a le Douhe t ch e non s i deve chi amare ,nal'itt im,'1 un'aviazione av ente p er so lo scopo la d is tr uz ion e de ll e forze aeree ne mic he, distruzion e che può avvenir e solo per mezzo d i forze aeree ed a ll a quale la marina non çlà a lcun co ntri b uto. Nella disamina dell'ar ticolo d el t eli. colon nello A. A. P inna, i l gene1\ale Douhe t rileva ch e qu es ti pur asseg nand o a ll'Arma ta aer ea lo scopo da noi già indicato non p o.ne in evid enza l'importanza d i t ale scopo e ammette la contemp ora nea esisten za de ll'Arm ata aerea e de ll 'a viazion e au siliaria. Riferendosi a l c on cett o d el ten. co lonne ll o Pin.na ch e un'o ff en siva su lla fronte inte rna d e termina l.a cad u ta di q uell a di com batti men to , l'A . ritiene che per ra ggiun gere tal e obi etti vo occorre avere u na poten te Armata aerea senza che a quest a s ia Lolto n ull a per raggiunger e scop i secon d ari. Pur amm e(tenclo -c h e l'av iazione au siliar ia possa avere un forte va lore bellico, l'A. a ff erma ch e al raggi un g imen to dell o s,cop o non p otrà mai d ar e un ,contributo m aggioee di qu ell o ch e si r ea li zzerà con l'Armal a ae r ea p er la conquista dell 'aria p erchè qu es ta ci a ssicura da tu tte le offese aeree assoggettando inv e-c e il nemico a ll e n ostre. E' quindi e vidente che la conqui s ta de l d ominio dell 'ar ia r iunisce iri sè tutti g li scopi d a assegn ar e a ll e fo rze aer ee e ch e p er ciò l'av iazion e ausiliaria potrà esser e impi egata quand o ta le d omini o si sarà ottenu to. -P erciò, afferma l'A. , l'av iazione aus iliaria è : cc Inutil e, p erchè, se n on si giun ge a co.nqu istar e il do mi nio d ell'aria non la si può impi egar e. cc Superflua, per ch è, se si g iun ge a c onqu istare il domini o d ell 'aria, sarà sempre po ssibil e fornire l'eser cito e la mar ina di ser vizi ae r ei au siliari, sia pure di circos ta nza, ma pur sempre adat ti , da to ch e il nemico è impotente .al volo. cc Dannosa, p er ch è, so ttrae nd o forze a l l'Arm ai.a aerea diminui sce le probabi lità favorevoli all a co nq uis ta d el dom ini o d ell'ar ia ii. A tale ragionamento , di ce l'A., n on si p otrà opp orr e se non cc la impo ssibilità di conquis tare il d ominio de ll'a ri a ll. Esaminand o t al e imposs ibilità l'A. dimostr a: - ch e per conqui s tar e il domini o d ell 'ari a occorr e to g liere a l nemico la possibi li t,à di svo lgere azioni aeree cli ap p r ezzabile valore b ell ico conservando invece p er noi tale p oss ibilità; - che la conquis ta de l d ominio de ll 'aria deve costi bu ire l'u n ico sco po d ella guerra aerea ; - che l'arma ae r ea fin d all a sua cr eazion e si è dimostr ata idonea a combattere n ell'aria e a d off endere la superflcie sempre ch e fosse b en impiegata ;
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RECENSIONI
. - e per,ciò afferma che: cc La guerra aerea è una lolla fra for ze aeree avente per scopo la co.nqm s~a de l d'o minio de ll 'aria, scopo che, asso r ben do ed mtegrando tutti gli scopi secondari che possono comunque prefigge -· le forze aeree, . de:rn venire persegu ito infless ibi l!I\ente, senza scarti dev~:~ z10111 o distraz10111 )l. ' . Ta le concetto, secon~o !'A., deriva. dal principio: cc in guerra bi sogna far massa SU! p.un to decisivo )l e per,cio OC·COrre raccogliere ùuitle le forze aeree m una aviaz10ne umcamente capace di combattere . . . Osserva p_oi. l'A .. che d'i man o in mano che si pÌ'esenta la necessilà di afhd t' . are d' nuovi mca . ri . chi all 'aviazione ausiliaria si . tende a creare e nuovi· ip1 1 questa aviaz10ne_. Ma però Lult1 quesLi Lipi per raggiunger e il loro scopo hanno assoluto bisogno dell'aviazione da caccia. E all ora l'A. rilierie tale ·Concez ione cc comp le tamen le fa lsa )J perch è essa ammette che l'aviaz10ne da cac.c i_a deve impedire al nemico e p ermettere a noi l'impiego de lle altre specia l1ta: oi'a perchè ta le fa llo si verifi chi a n ostr o van lago-io occorre dare la massima po tenza ali.a caccia, rinunci ando a tutte le alti; specilità, d.a ta la hm1taz1one delle no s tre ri sorse. D'altronde tutte le special ilà s1 renderebbero mut1l1 se la n os tra caccia non si imponesse a q11ella nemica. _ L'A. prendendo in esame gli appare,cchi che seco ndo il ten. col onnello Puma dovrebbero costituire l'Arma ta aerea non trova ·esatto affermare che l'apparecchio d.a bombardamento è l'arma . tipica dell'offesa perchè non possiede capacità offensiva tale da poter superare oltre le di stanze anche g h event uali ostacoli che g li si p ossono presentare. Perchè una massa da b ombardam ento sia realmente offensiva, occorr& darl e .un a cc capacità di combattimento nell 'aria in grado di agire entro tutto ·Ii ragg10 d'azione di delta massa ii . ln qu anto poi agli app arecc hi da caccia necess.a ri ad assìcurare il front e in terno l'A. ritiene che per ottenere ciò occorra un~ ta le massa da. caccia che possa opporre a ll 'avversario in qualunque ounto esso s i presenti una capacità combattiva se non superiore, per lo m eno uaua le In definitivu, second o l'A ., un 'Armata aerea cos tituita d~ una massa da bombardam ento e da un a da caccia rio n ha nè valore offen sivo nè difen sivo se non possiede s ull'avversario una for te supe ri orità aerea.' T a le s uperiorità si potrà ottenere, se,condo l'A., q uan d·o ]a no stra poten za offensiva di sporrà della capacità da bombardamento integral'1 da quella di combattimento. E la capacità di combattimento sarà fornita cc o aggregando all a mass,a da b omb ardum ento una massa da combal.timento oppure co nferendo cap acità di combattimento ag li apparecchi da bombardamento )l . L'A. fa ril evare come abbia d'e tto massa da com battimento e non Ja caccfa p erchè avendo la caccia limita to r aggio d'azione, ne-cessita avere un tipo ch e possa avere le stesse ore di vo lo d·e lla massa da b ombardamento ed abbia ta le capacità di combattimento da pote r comp etere con caccia nemici. _ T,a le è il tipo ch e l'A. ha chiamato da combattim ento , ti po che dovendo competere con i caccia superiori in fa tto di velocità e man eggevolezza, deve tendere ad esserne superiore p er arm,amento e protezi one.
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RECENSION I
cc Il largo raggio ,d 'azione, il potente armamento e la valida protezione car.atleristi che dell 'apparecch io da combattimento - impongono l'apparecchio pesante. Poichè la tecnica aeronautica presenta g ià oggi, e tende a presentare n ell 'avvenire macchin e aeree di grande polenza, è po ss ibil e oggi, e lo sarà meg lio domani , realizzare apparecch i presentanti in sieme capacità di combattimento nell 'ari.a e di offesa contro la superfi cie . cc Questo è il tipo da bat taglia ed è l'apparecchio tipo dell'offesa aerea )l. Ta le tip o preconizzato c(all'A. oggi esisle ,e se esiste, dice l'A., cc es iste anche il concet to del s uo impie go )J. E l'A. dopo aver esaminato le caratteri stiche di tali app ar ecchi g ià costruiti dalla Società Junkers e dalla Ditta Dornier, caratteristiche che rispondon o in tutto a q uell e da lui clcesiderale , preconizza prossima e in evitabile la comparsa di fl otte aeree composLe cli apparecchi d a ba ttaglia e di conseguenza la scomparsa di tutti g li a ttua li Lipi di apparecchi esistenti . In quanto alla protezione della fronte interna a mezzo de ll'artiglieria controaerei l'A. vuole ta le d ifes a li mitala solo ai centri di raccolta e cli produzione de l mat erial e aereo, menlre il resto potrà essere dife so indirettamente con vigorose azioni offensive di Lutte le forze aeree, tali eia anni entare la pote nza .aerea nemica. E con clud e affermando che, dovendo necessariumente le Armate aeree essere composte da imponenti masse di apparecchi da battagli a di potenza sempre crescente, le aviazioni ausil iarie dovranno scomparire.
Com'è noto, le idee espresse da l colo h9'nno dato origine a una proficua Armale, discu ssione tuttora in corso e gine di ques ta stessa Rivist,a anch e il
gen . Iìouhet . in que sto suo · artidiscussione sul giornale Le Forze all a quale ora partecipa sulle pagen. Bollati.
Ten. col. dott. prof. A. DI NOLA: A,,iazione sanitaria. Il Gi ornale cli me di cina militare offr e a i suo i le ttori n el fasci colo del febbraio corr. anno un ampio resoco nto dei lavori d e lla Sezione d i med icina militure e coloni.ai e ammessa a fa r parte clei Co ngressi riuniti di medicina i,n terna e· di c hi rurg ia che si sono svolti in Parma nell 'ottobre 9el decorso anno . Fra le importanti comu1t1icazioni fa tte in tale occasione dai nostri ufti.ci,ali medi ci scegliamo, per darne un riassunto, questa del ten. col. dott. Di Nola rel ativa a ll'Aviazion e sanitaria, perchè prospe tta un problema di attualità sul quale converge, o ltrechè l'attenzione dei med ie.i, quella di tutti i comb attenti.
Dop o aver nota to che i mezzi pe r ii trasporto d ei feriti h an no cli po co progredito, a ttruverso i seco li, pe r ch è r itroviamo ancora, oggicll , gli s tessi mezzi, per quanto p erfeziona ti, che erano in u so nell 'antichità, l'A. osserva che a ll a so lu zione del problema dello sgo mbero dei feriti , c he pei secoli ha assi l!ato la mente dei chirurgi e dei comandanti di truppa, r ecano ora un notevo le co ntributo i mezzi aerei. 9 -
Rivista Militare Italiana.
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RECENSIONI
La poca praticità dei mezzi usati in ogni tempo, il loro scarso rendimento e l'ingombro de ll e retrovie causato dalla lun gh ezza dei mezzi di trasporto ora in u so debbono sp ronarci, afferma l'A., ad a lles tire gli appare,cchi sanitari aerei. Il trasporto ha una grandé influenza sul decorso del le ferite e su lle relalive complicazioni, e per-ciò occorrono mezzi solleciti e cowodi. Si deve ritenere per certo, soggiunge , che se 11e lle guerre futu,re i velivoli, opportunamente adattat i e collegati ad importanti -centr i di soccorso potes sero prestare l'op era loro, la percentuale dei morli sul ,campo di battaglia diminuirebbe notevolmente, come assai minor e sarebbe la mortalità negli ospedali di Ja linea, ove i fer iti g rari diYenlano _graviss imi dòpo un trasp orto lento e di sadatto. I problemi dell 'aviazione sanitaria sorsero, .si può dire, non ap pena nacque l'aviazione e furono stud iati sotto i varii aspetti sia ch e servissero per trasporto di feriti o di chirurgi, o di materiali sani tari, sia infine che dovessero praLicare l'esplorazione dei campi di batlag ìia per la scoperta di nidi di feriti. L'Italia fu tra le prime nazioni ad esco gitare la possib ili tà di u,sarc i velivoli per lo sgombero dei ferili e deg li ammalati. La Francia, per ragioni derivanti dalle sue condizioni coloniali , è però la nazione che ha dato maggior svi lu ppo all'aviazione sanitaria e che ci o!Tre conseguentemente la più rioc,a e probativa s latis li ca. In Lre anni furono sgombrati co i velivo li sanitari fran cesi circa 2800 feriti e malati gravi, che non si sarebbero potuti trasportare con a ltri mezzi ; e di questi feriti ben due terzi - cioè 2000 vile umane - dovettero, a tali mezzi di trasporto la loro sa lvezza. Nelle guerre d el Maro cco la Francia ha p otulo dare, mercè la sua esperienza, grande impulso a ll 'av iazione sa nita ria e questa ha compiuto e continua a compiere veri miracoli. Ormai tulle 'e nazioni si sono rese conto della grande import an za dei servizi sanilari aerei e stanno studiando apparecchi che rispondano sempre meglio alle esigenze medico chirurgiche. L'A . cita i di versi tipi cli apparecchi s tudiati in Fran cia, in ln gh illerrn, negli Stati Umti e poi tratta dell'impiego dell'aviazione sanita ria nelle nostre colonie. Nel l'interno della Libia, dove non esistono reti s trad ali e nodi ferro- . vi,ari, l'aeroplano diventa un mezzo di sgombero necessari o, perchè con poche ore di volo, effettua trasporti i quali richi ederebbero lunghe lappe c he dovrebbero essere per,corse in molti giorni falicosam cnLe sotto la sferza de l sole. Le condizioni atmosferiche delle co lonie so no , d'allra parte, favorevolis sime al vo lo. Nel 1922 truppe operanti a Gio sc (km. 100 da Tripoli ) ed a Bir Ghnem ebbero complessivamente una settantina cli feriti, il cui sgombero per via cli terra, a dorso di cammei li, li avrebbe sottoposti, per la di sagiata marcia, ad un peggioramento e for se alla morte. In tale contingenza i Caproni furon o attrezzati come amb ulanze .aeree. Senza scosse, con un vo lo di circa un'o ra essi trasportarorio all 'ospedale di Tripoli le bare ll e coi feriti, e oltre una metà di qu es ti , a g iudizio dei medici , doveltero la loro sa lvezza a tale rapido mezzo di trasporlo. Il Ministero dell'Aeronautica tenne buon conto di ques ta improvYisata esperienza e stud iò l'importan te problema dei trasporti sanitari aerei.
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Più tardi, insieme con la Croce Rossa Italiana, stu,diò anche l'impiego dei · mezzi aerei di sgombero per il deprecabil e caso di pubbliche ca lamità. 11 ten. col. medico L. Falchi, pilota aviatore, che h a recentemente studiato il problema dello sgombero dei feriti dal campo di battaglia me·diante aeroplani, h a fatto notare come l'organiz:uazione sanitaria attuale metta il ferito in condizio-ni di essere continuamente trasportato da una ,u nità sanitaria a ll'a ltra, prima di raggiungere lo stabilimento sanitar io territoriale, ed ha rilevato come gli aeropl ani sanitari eliminino tutti questi org,ani intermedi traspo rtando rapid amen te - e perciò anche economicamente - i feriti dalle· unità sanitarie più avanzate alla loro destinazione {!efinit.iva. II Fa lchi ha propos to l'attrezzamento degli apparecchi Caproni 450 H. P. , ormai non più adatti a s·c opi bellici, in apparecchi sanitari porta-feriti. Mediante opportune modifkazioni ciascu no di tali apparec,chi sarebbe capace di traspo rtare a lmeno otto feriti (sei feriti orizzontali sull e barell e d'ordinanza e due feriti seduti). Prima di porre terminè alla sua comuni,cazione l'A. riferisce succin. tamen te anche quanto è stato escogitato nei riguardi della n eutra lizzazione dei veicoli in questione. Il probl ema è quanto mai arduo e si presenta sotto un duplice aspetto: quel lo de lla ricerca dei feriti sui campi di battag lia, e quello dello sgombero d ei fer iti s tess i. . Si è pensato a costituire fin dal tempo di pace una flotta aerea samtaria a carattere internazionale ma - come giu stamente osserva l'A. - non -è facile indurre i neutri a prestare l'opera loro in un conflitto ch e non li riguarda e nel quale. potrebbero essere trascin a ti , da un qualsiasi lieve .incidente, a dover anch'essi sostenere la parte di belligeranti. D'altra parte , dall'alto si vede lontano e non v'è legge che ' p ossa impedire al pi lota de ll'apparecchio sanitario di riferire indicazi on i utili .al proprio esercito nei riguardi di qu anto avesse potuto scorgere ne lle linee nemiche. Tutti gli st,u,di e le proposte fatte finora al riguai,do h an no perciò avuto esito sfor tunato nè si preved e - specie per l,a neutrali zzazione degli apparecchi da destinare alla ricerca dei feriti - la po ssibilità .di un prossimo accordo.
{Japit. A. DuJ.A.RDIN : La manovra in ritirata. Militaire8, gennaio 1928.
Bulletin Belge des Sciences
L'A. esamina in questo studio qu ello speciale tipo di manovra, cl i carattere secondario, che ha per scopo essenziale di far guadagnare tempo ritardando là marcia del nemico con un a tatti-ca basala più su ll'astuzia che sull,a forza, e per mezzo di combatti men ti a decisione schivata. . Per paura di mitiaare lo spirito off e nsivo , quasi tulli i rego lamenh ·d'anteguerra avevano t~ascur.ato tale tipo di manovra; le applicaz ion i che ne fu rono fatte durante la guerra mondial e hanno però richiamato l'a tten zione anche s,u questo elemento del La grande talti,ca e i r ego lamenti comparsi n e! dopog uerra hanno quasi tutti affrontato in modo più o meno c hiaro ed esplicito la questione.
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RECENSIONI
HECENSIONI
Com'è stata essa trattata? E' ciò che si propone di ricercare !'A. in questo suo studio , nel quale limita, per a ltro, il suo esame solo alla r ego la-· mentazione tedesca e a quelle del Belgio e della ~<'rancia.
L' hinaltendes Gcfecllt. Nel la rego lamentaz ione tedesca non vi è a lcun :Speciale capitol o che tratti della manovra in ritirata . Il so lo tipo di combattimento c he vì si aYvicini per lo scopo cc guadagnar tempo >> è l'hinalt encles Gefechl, il qu ale com 'è detto ne ll 'articolo 13 de! regolamento s uila cc Condotta delle truppe de lle armi operanti in cooperazione)) ( 1) h a pn iscopo cli ingannare il nemico, -di agganciarlo e di · guadagnare tempo, passando poi all'offensiYa o alla difens iva secondo le circostanze ma sempi;e evitand o cli impegnarsi seriamente. Secondo ta le de fini zione !'hinallencl es Gefecht non è perlanlo che il comb_a ttimen to dimos trativo in genera le. Ma non bas ta at tenersi al Lesto del regolamen to, occorre sopra ttutto scoprirne lo sp irito e a ques to !'A. vuol pervenire esaminando uno s tudio comparso in una delle numerose racco lte di tatti-e.a app licata <l'e,s linate al la formazione dei quadri in Ge rman ia, che tralla app unto dell 'hinallencles Gefecht. Detto studio espone i procedimenti d i combattimento su-ccessivamenle: per ciascun'arm a; per un ità di tutte le armi; per l'armala .
a) Le armi. La fant eria, è detto .nello studi o in questione, è l'arma della decisi one: nel!'hi nalt encles Ge fech t dev'essere però impiegata con economia e con prudenza. In tale tipo di combattimento essa dovrà : - impiegare, in pie no, le mitragliatrici pesanl1 a grand e di stanza, stabilendosi su una fronte mo lto più es tesa di qu ella che le converr ebbe in un attaoco d ecisivo o in una difesa ad oltra nza; · . - aprire il fu oco a gran de distanza e con largo consumo di mu nizioni per obb li gare il nemi co a u no spiegamento prematuro; - costituire forti riserve, . scaglionarl e in piofondità e tenerle su ffi cientemente lontane per so ttrarle a lle fluttuazioni del combat tim ento e per ev it,a re un loro impegno non vo luto o intemp es tivo; - spingere, eventua lmente, ava nti pi cco li di s taccamenti per rita rdare l'ava nzata d el nemico se nza p erò imp egnars i in combattimenti serii . L'artigli eria è l'arma della distruzione, de lla preparazi one e dell'a zi one ritardatri,ce. Essa trova effì cacissimo impiego nel!'hin alle ncles Gefec hl e deve: - scegliere, in gran parte, le p os izioni pi ù vicino c he sia possib ile alla 1w linea dell,a f,anteria in m odo da prendere il nemico sollo il s uo fuoco il più presto possibi le; - ri cercar e posizioni numerose per inga nnare, con oppol'luni spostame nti , il nemi co; (1 ) l~ li lt rn11 g nnd g:efeéLt der ver b nn ùt11e n ,v affon.
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- riconoscere posizioni retrostanti, in previsione di un ripiegamento, o prendere posizioni verso l'avan ti pe l caso che l'hinaltencles Ge· / echi prendesse un car.atLere offensivo; - scegliere per b ersaglio, prima cli tulto, la fanteria nemica, per-c hè è questa la più temibile per I.a decisione; - fare largo uso di proietti a gas, perchè questi hanno un 'azione molto paraliz zante su ll 'a ttaccante. La cava ll eria è frequentemente mess·a in condizioni di dover praticare l'ltinalt encles Gef echi nell 'adempimen to dei suoi compiti di esplorazione o di cop er tura. Saranno soprattutto le sue azioni contro la fanteria che avrmrno oarattere dimostrativo. La sua grande mobilità le faci lita questo tipo di combatLimerito . Appiedala si uniformerà agli stessi principii indicati per la fanteria. Il genio avrà da svolgere numerose missioni tecniche e specialmente lavori di ostru zion e. L'aviazione potrà avere un impi ego particolarm ente favorevole. Attacchi s imultanei dell'aviazione d.a combattimento e da bombard amento contro le colonne nemiche saranno efficaci per ritar-d are la mar-eia di queste. L'entrata in scena di numerosi palloni s u una fronte debolmente tenuta darà all 'avversario l'impression e di una forte occupazione e potrà contribuire a imporre un avvicinamento prudente e lento. Serviz io delle lTasmissioui. Deve costruire le su e reti m olto in profon · dità e tenersi pronto a ripiegarle e a r imontarle. I combattimenti d'avanguar,dia di retroguardia e d i cava lleri a hannc:. spesso il carall.ere clell'hinaltencles Gefecht.
-b) Unità di tutte le arm:i. L'hinalt encles Gefecht esige una grandi ssima abi lità del comando perchè è sempre la lotta del più debole co ntro il più forl e; ed ha bi sogno di capi ch e abbiano carattere ben temprato, nervi solidi, m olta pru,d enza, abi li tà consumata ne lla condotta delle tru ppe. Ne ll 'lzinallencles Gef echi offensivo lo scopo non dev'essere mai perduto di vista, a nche do po un 'azione locale felice. Il capo deve costitui rs i, in prin cipio, forti r iserve, specia lmente di fanteria , e scaglionar le lontano in profondità; deve vegliare al la sicurezza dei fian c)::ti, avvisar e le possibilità di cl isimpegn.arsi in c.aso di contrattacco nemico. L'hinalt encles Gefecht di fensivo non h a lo scopo di conservare il terreno ma di ritardare l'avanzata dè! nem ico. Il capo sceglie il terreno che più convie ne a lla sua mi ssione e lo fortific a. Deve assic,nr.arsi più posizioni successive. Non deve I.ascia rsi indurre ad impi egare le sue r iserve p er riconqui sUrre il terreno perd uto. L'attacco è ammesso so lo quand'è possibil e infli ggere gravi perdite a l nemico, con· deboli for~e.
e) L~armata. . La grande es tensi one delle fron ti e le forze considerevoli che vengono impiegate nell e battaglie moderne esigono che le operazioni d imostra ti ve
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siano condotte su una gran parte della fron te. L'alto comando precisa la sua intenzione di prendere questa atti tudine con la r ipartizione delle forze; impiegherà cioè il minimo delle forze sul punto in cui vorrà opera re dimostrativamente. ' Per !a condotta de lle operazioni dimostrative si sceglie il terr eno più favorevo le. Davanti ad attacchi nemici miranti alla deci sione potrann o essere ne-c essari dei grandi ripiegamenti e dei contrattacchi a s,copo lim itato per fissare il nemico. Dal riassunto ora fatto è facile dedurre, dice l'A., ch e l'h inallendes Gef ec ht offensivo è la diversione o I.a dimostrazione fatla per ingannare 1! nemico sulla vera fron t e d'attacco e per immo.bilizzare delle forz e che potrebbero, se lib ere, in tervenire sul punto deci sivo. Ciò ch e attira l'attenzione è il carattere mutevole d i questo combattimento: da offensivo diventa difensivo se il nemico è in forze . Il combattimento, a ll ora, tend e non a conservare il terreno ma a gua,dag nare tempo. Tale forma d 'azione non ha pertanto di comune con la m.anovr,a in ritirata ch e il principio base : iniziare il c_o mbatti me nto co l fuoco a grandi distanze e disim pegnarsi poi a tempo.
La · manovra in ritirata. L 'istruzione belga sull'impiego tattico delle grandi unità e l'istru zione s imilare francese consacrano un capitolo specia le a lla « manovra in rilir.ata ». Questa manovra d'andamento difensivo è . intrapresa di prop osito deliberato al lo scopo di guadagnare tempo e di r itardare la marcia del nemico, rifiu tandog li la b attaglia decisiva. · Essa rip osa s ul g iu oco deg li scagli oni successivi. Il comb,attimento vicino dev'essere evitato; le riserve di ciascun scagli one potranno esser e deboli e le unità potranno te nere fronti mo lto più larghe che in un a s ituazione difens iva normale. Confrontata con l'hinaltende s Gefecht, la manovra in ritirala app are, dunque, con una Lattica ~u tta ,diversa. Essa è ben de finita e ben re golata, ma presenta questa particolarità che è applicabi le soltanto di fronte ad un avversario che è a lle operazioni pre li minar i d 'avvicinament o. Quando !a pressione nemica diven terà ta le da portare al combattim ento ravvicinat o, il comando autori zzerà i! primo scaglione a sottrarsi a l nemico per sottomettere ques to all 'azione ritardatrièe dello scagrione seg uente. Ne ll a manovra in ritirala si ce,de, pertanto, non a un allacco in rego la del nemico ma uni camente alla · pressione dovuta alle operazioni dell a presa di contatto .
La difensiva di ritirata. Un'armata può essere però in con dizioni di dover cedere del terr eno per evitare di compromettersi ma più lentamente possibil e per dare tempo ai rinforzi di intervenire; e in questo caso, osserva l'A., il ripi egamento non si pruò fare sull,a semplice press ione de l nemico; occorre invece prim a di lasciare la posizione più avan zata per smascherare le po sizioni succes-
. riconoscere la potenz.a dell'attacco nemico. Ciò porla in presenza di sive, tto de lla que.J,tione è cioè alla tattica de lla cc d1fens1va di un nuovo aspe ' . l cl li '/ t . ne .· t L'or,dinanza per la manovra in ritirata prev1s a a s ruzio r1t1ra a». · t oich è er' l'impi ego tattico dell e grandi unità non conviene a_ ques o caso_P ie unità sono su una front e troppo larga e con delle riserve debol1. Come si riconoscerà la potenza de ll '-att.a-cco ? . . , L'A. cita il parere es presso a questo n g uardo d_al col. d , S. M. Nuvte n in un &uo studio intitol ato cc La difens iva m ntirata ll comparso nello stesso Bull elin B eige des Sciences Mililai ,·es del _ settembre-ottobre 1924 in cui si afferma, in sostanza, che per praticare la d1fen. a in ri~irata occorre disporre le forze in profondi tà e soprattutt o SIV ' cl li' t. l . Il' in manier a da sottrarre la massa del la fant eria e e ar 1g iena azione diretta dell'avversario , concetto che fu poi r ibad ito e ampliato d.al colonnello stesso c on queste parole : « L 'ordinanza d ev'essere tale che il n~mico sia obbligato ad attraversare un a zona p rofonda prima di arriva r e all e po sizioni tenute dal g rosso delle div isioni di _1a linea; occorre che l'arti g lieria dell,a d ifesa p ossa agire efficacemen te !Il questa zona 'e nell'interno d ell a posizione di resistenza, senza essere sottomessa al! a_zi_one ellicace ci e li.a massa de ll 'artiglieri.a avversaria ch e ti ene le sue pos1z1om inizia li della preparazione dell'attacco; occorre · che quest'artigli er ia sia obbli gaw a cambiare po sizione per preparare l'attaoco della pos1Z1one cl, resis tenza e ch e quest o spos tamento d ebba essere fatto a ttraverso passaggi stretti e obbligati dell a zona di coper tu ra tenuti sotto il fuoco dell'artig li eri~ delJ,a difesa. E' infine ind ispen sab ile che la difesa tenga davanti a qualsi.a s, attacco nemico due po sizioni di stanti 6 km. circa 'Ima dall'altra, la seconda po sizione servendo di rip iegamento eventuale al le divisioni occupanti la
u
prima l) (1). Vi è una grande differen za, osserva l'A., tra la manovra in ritirata defini ta da ll e istruzioni belg.a e francese e la difens iva d i ritirata. Sono due p rocedimenti tattici che tendono a g uadagnare tempo ma ne l prim o l'idea di abbandonare il terreno è precon cetta, nel secondo s1 ri conosce dapprima la potenza de ll'attacco e se risu!La che vi è po ssibilità di infran gere lo sforzo nemico si res iste su l pos to; non si cede terr eno che per evitare la deci sione . · Il r ego lamento tedesco g ià ci tato , a ll 'art. 409, parla della «d ifens iva mobil e )) ch e sembra avere u na certa analog ia con la d ifensiva in ritirala , ma il p oco sv iluppo dato a i princip i che vi so no enu ncia ti - a parere de ll'A. - r ende la co mp araz ione impo ssibile . Ciò ch e si può dire è che cc difensiva mobi le l) e cc difensiva di ritira t a ll si ispirano a lla stessa idea : non resistere sul posto a un at tacco d ecisivo, ritardare l'avanz·a ta d el ne mi co e n on cedere terreno che ne lla misura d e l n ecessario per non compromettersì. L'A. ha vo lu to mostrare che la question e della manovra in rit irata h a trovat o posto nei rego lamenti e che non s arebbe sta to r agionevo le, n onostante l'es perienz.a de ll a guerra , il trascUTare a lu ngo q ues to tipo d 'azion e. (1) « Cours d'art de la. guerre » del Colono. dell a Scuol .t di Guerra belga P. Nnyten.
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E ' un aiuto cli c ui un esercito ben condotto non può privarsi. Lo s i ndio cli tale tipo d'azi one e il s uo eserci z io so no ind iscutib il mente n ecessari e, a questo riguardo, è perciò incl ispensabi le s lab il ire u na do LLrina. Ma l'A . h a vo luto anche dimostr ar e che l'essen ia slessa della m anona in ritirata cam b ia natura qu anto occorre ,non solam en te r ita r dar e l'a vversari o m a a n ch e mi surare la sua pole nza d 'atl acco per non cederg li t erreno che a ra g ion veduta. · Conclude p er tanto r ichied e ndo , co n le parole s tesse d e l colonne ll o <l i S. M. Nuyten c9nt emHe nello ,s tu dio g ià ci lato, un · più largo poslo nei r egolame nti per la difensiva di ritira l a « perchè sia mo persuasi c he in avvenire p iù apcora che n el corso clell 'u!Lima g u e rra, la sua applica zione s'imporrà ne ll a manovra _de ll e a vang uardie s trategiche, le quali dovr a nn o esse pure tornare in on ore, e perch è la s ua pratica polr-à imporsi s u talune parti del la fronte cli schierame n to dell e forz e s ia n el la difen siva sia n e ll 'offe nsiv a)> .
Col.
B ÉRENGUIER: L'istruzione e l' e(lucazione deIJa fanteria. Rev ue tl' Infant erie, dice mbre 1927. ( Recen s. 111agg. G. Palmi eri Tolom ei).
L'A. h a g ià pubblicato ,a co m inciare da l nove mb re 1926, n ell a s tessa R ev u e d'Infant erie, una serie d i arti coli r ig um'danti l'i s tru zione e !'.'.'!c\ u cazione ,d'e lla trupp a ed ora si occupa del metodo da seguire pe r preparare i quadri a b en c ondurre le loro unità s ul campo d i battag lia. Peesuppone i quadri già is t ru i ti per quanto r ig u ard a la condott,a cie l fu oco, la cui preponderanza riconosciuta sul campo di b a ttag lia richiede in ess i un 'is truzione tecni ca soli da ch e perme tta cl i ,stabili re g iud iziosamente qu e lla combinazione de lle va ri e a rmi da fuo co d all a qua le dip ende la so lu zione di ogni problema n e l com ba ttime nto. Come base d e ll 'is tru zio n e Ga lli ca, di ce l'A ., d obbiam o porre lo stud io d el re go lamento; Ìcl ea sem plice qu es ta che pare non debba aver bisogn o di d imostraz ione; tuttav ia v'è u n g r a n numero d 'uffi c ia li , in tutli i gradi della ge rar chia, c he avendo fa tta la gu e r rçi pretendono c he la loro esp erienza basti a b en g iud icare in ogn i occasion e, e li di s p ensi da ll 'im parare qua lsiasi cosa che concerna la condo tta de ll e trupp e ·nel combatlimento. Senza i.ns is tere in qu ello ch e v'è d i fatuo in t a le ,opinione, n on i- i saprebbe in vece a bbas tanza far r isaltare ciò c h e essa h a cli fa lso e cli pericoloso . E' n ecessa rio r icordare ciò c h e avvenne ne l 1918. In que ll 'epoca i c ombattenti av evano tr e a nni cli es p e ri enza perso n a le, ma ciò non imp edì ch e ess i fo sser o comp leGa mente diso rienta ti q u ando dovetlero usci re d a ll e t r incee per combatte r e in cam po li bero. Essi si trovaron o in un campo cli battag lia comp le tamente nu o vo, con d e lle op ini oni d ivenu te fa lse ormai su parecchi punti de.Il a loro d o ttrin a, come ad esempio l'es ten sione conve niente de lla fr o nte de l le varie unità, lo scaglion a m en to in pr ofondi là d a cl.are ad esse, le po ssi bilità m oral i e m a le ria li. A lc uni avevano perfino dim en ticati principii e lem entari, come ad es empio qu e ll o de ll a sicurezzn . Ciò senza dubbio per le abi tu d ini prese g iorn o p er g iorno da l 1915, e che
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. &dottaÌ' e loro de i metod i forse eoce ll cnti nella g u e1:ra in avevano fa.tto h non conveniva no asso lu tamente nei combalL1ment'. zone fort1ficate , ma c e . o la o- uerra so lo so tto uno cle1 na Essi dunque conos-c evan e o . . . t L la lo ro esr)erienza a nzi a cau sa e1i in l'asa campag . . t. 1 ,· asp e tti e nonos a n e ' ' suoi par ico all . . . , cl im arare per po tersi b en conci urre ne 11 e essa, clo_ve ttero ncomrnc1,ai; aciò c~ncl ucl ere, si domanda l'A., ch e 1·espe1 . ·t· è che essa è infìnita rn enLe prenuove circostanze . Si puo a . d. ··cl le è inutile ? No. "a ve n a . . . . rienza 111 ivi ua . . . . .. . . Insu ffic ie nte p e r ch è ha bi sogno 111nanz1 ·ziosa, ma tuttavw m su!fic1enteh.' n ha va lo_re se non è con1ron tata ' medit a ta e p ere e essa no . . tutto d essere . . , 1 ·. , ·n a!Lre condizioni in altri Lerrem , sia con quella di c hi h a fallo a g uen a i < , pure in tutt'altra epoca. . . . Il o c h e cli cern ne l suo Trat E' veramente. il caso d1 nco1:dare c'.u;c dubb io la guer ra s· impara Iato sulla guerra tl g ene r a le decl\\ilil. 1se n ·. per esperi enza? Ne ho io forse · . a cosa inten iamo 1101 · · · coll'esperienza, m L es ta quell a campagn a se uza · avere preso par e a qu · . e O ' dell 'esperienza per . . , cl ranle il s uo s volger si, o non ne averla meditata, nè p r ima, n è po i, n el full alcu11a g uerra ma c h e ave te r .' . h e non ave e a o e ' avreste fors_e Cl prn VO I C . f l-' cli g uerre ri cer cando ovunq u e Je cau se studiato nei d ettag li runa quan I a . o che I~ s tesse cause p rodu cono semdel successo; vo i che avete cons La tat t. . l l m odo a sap er ded urre dai pre gli s tessi eff e lti , vo i che s iete _g ,un I 111 a e · d 11 · se r egole gener,al1 ? )) · . · fatti e e preci c1· le ll'espe ri e nza indi v1d u a 1e v1 . t , eg ue \' I\. al 1 sopra c .. certamen e, p1os . · ·, , t d· , porto all a d ottrin a 1111\tlare 1 a a 11raarironlo e d a un lung o lavo r o è una esp er ie nza co lle ltiva .. Essa e c,a
i::z.a
di tutte ie esperi e nze 111cl 1v1d u al1 : clt l~ r o en erarono . E' s u qu es ta es pedi meditazione sugli avven imen ti c 1 e _e g qu ea li e-at ti a iudizi d a cui . li tt " solo su cli essa ch e Sl 1)asan O b b nenza co e · 1va, e · , · ', _. ll e tliva d u nque ch e è b asato . . 1.. e nto E s uJi esp e u enza co den va poi \11. seg nam · · cl , acce \ lato da tutti se nza il regohimen to, e pe_ r ques to fallo esso\!' eve ehsser entelle~ tuale la p iù peri. t 1· lt . e nti si cade ne an arc ,a i , . riserve men a 1; a_ n'.11 . . , Gul Le le a ltre . Ciò non sig111fi ca 111 colosa di tulle po1che co.ntiene ge rm e r debba esser e accet tato I però che tutto ciò ch e il r ego la me nto at lualt _e cf1fìc ea1·1 ch e s timano ch e l'a t. tt l'A v1 sono mo i u ic1 ciecamenLe. Anzi, a mme e ·, d. . m odifìcazio ni n e l suo pian o tu.aie regola menlo a vrebbe bi sogn o i . sen e l a cl ~lle id ee che es prime. . ·one e pe rfìno rn qu a cun generale n ell a s ua re cl az t . .. tut te le ccsA so uo ' . . . ·. · ch è r po·o lame n 1.l c ome ,, Nulla di s traordin a r10 111 cio , po i · 1 ' 0 · . i·r·cato cl obham,> ved ere . d spe llan do che sia moc l l , .in continua evolu z;one, e a ·: · · r . din·a nzi a li.a quale la d iin esso l'espress io ne del la ·:lollrina del ..omanoo , v C
scip lina esi ge che e t si in c hini . . . . ll 'A e s u cl i esse 1 . s le u ltim e nfless10111 ce ·, . f T e nsor i gl i sp re g iator i di Gi,us tissime tro via mo q u e dovrebb ero mecliGa r e un p o' ed ovunqu e 1 aci 1 c ' . Lo es si cr edo n o o p e nsano . tutlociò che no n co llima c o n quan t d. del r ego lamento rappre10 10 Proseg ue quindi l'A . d icen do ch e . . messo si LralLa cli inten -· senta la prima fa se clell 'is tr uz10ne Latlica , cw am_ . fì · . re h è La le s tud io. siadepro icu u. clersi circa il m e tod o da seguir<' .a m c._ ' ll a guerra di im. · · t rn onore pnma ' E' da scartare il vecch10 s is ema . to di esso · 'ia l\ffinchè l'rn segn,am en parare cio è il rego lamento a me mor · '. . tt , =ci a ~i rw o in faccia ali a ssa ri o !)orrc 1s 1.ru o r e ". · , , r aggiunga il suo scopo e nece · . . , t. L 'is truttore d eve , . . l I0 1e d ei casi conc1e I l> . realta, ossia a dottare 1\ m e oc , · . far ri so lYere òe i probl em i semsempre illu s trar e tl precetto co l I esempio,
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pli ci e chian e pretendere poi che gli a lli eYi d ia n o le ragioni che h hanno condotti all a so luzione acloltata, facendone in seguito la critica. E ' q11esto un grande principio di pedagogia al quale bisogna sempre alle ner si. L'A. si dilunga poi in un minuto esame del c'ome dev 'esser e organizzata una seduta p er lo stud io dei problemi tattici, esame ch e riass umeremo brevemente. L;istruttore deve cercare .precisamente cli formare un sano giudi zio tattico neg li allievi basando lo su cli una cloltrina precisa: il regol amenlo . Per mezzo cli problemi lattici deve abituarli a compenetrar si della missione ricevu ta, ed a lla r,a p icla decisione; ciò conseguito , prima di confidar loro il comand o di una 1.rnilà in manovra sarà necessari o ab ituarl i a formu lare g li ordini capaci di assicurare la realizz.azion e del la loro YO lontà, non so lo, m,i an ch P. :1 .-!arli neil·a forma irnpo s l.a dai meni di trasmissione usati in combattimento. Ciò è di cap itale importanza poichè le più be lle concezioni non valgono se non si sanno r eali zzare con opportuni 01,clini chia r i, precis i e tras miss ibili che sono ·Cond izione sine qua non cli tale r ea liz znzio 11e. Questo eserciz io di ·C,)rnp il azion e di ordini è, sec ,mdo l'A., lo scopo essenziale da prefiggersi nell e ma1i-ovre co i qua,dri. Qneslf' ma no , 1~ sono uti li ssi me perciò, ma a condizione di non do mandar loro più di quell o che possono dare. Purtroppo invece, e spesso, si crede dagl i is truttor i di poter fare esegu ire con delle unità rappresentate solamerne per mezze dei quadri e da qualche rara bandiera una manovra che r icostrui sce un'operazione cli g uerra complda con tutte le fasi di cu i si compone. Ciò ri chi ede da parte degl i a lli evJ. uno sfo rzo d'immag in azione di cu i son capaci sole g li ut1ici.ali che hanno lunga espe ri enza e che quindi non hanno biso,:; no a,ern o d'is t1,uzione. L'istruttore deve invece limitarsi a proporre una situazi one ed una sola, presa n ello svolg imento cli una operaz ione supp os ta- unicamenle per servire da quadro a ll 'esercizio; sarà qu indi un ep isod io, un mom ento in teressante , uno di quei momenti in cui i l capo di un'unità deve pren dere una decisione e quindi ha bisog.no di r ifl ett ere e cl i far poi azione di co·mando dando degli ordini .. L'inleressalo dovrà essere so lo e munito dei rego lamentari mezzi cli trasmissione co i quali comunicherà da un a par te coi suoi immediati sub ordinati, dall'a ltra co l ,comando da cu i d ipende. L'esercizio Lerminerà non appena g li ordini saranno giu n li a des~ina zione, ossia nel momento in cu i l'e secuzione clonebb e incomin ciare. Questo metodo nelle manovre coi quadri rich iede alc un e avvertenze: I. - li tema dev'essere semp lice: si de y.e limitare a precisar e la situazione dell 'u nità che d eve agire. · II. - L'esercizio deve aver luogo sul terreno. Il modo miglior e di preparare a l comando è di fare l'istru zion e s ul terreno ove me gli o si scorge la sua importanza. Le manovre s ull a carta hanno minore efiìca cia istruttiv,a e quando devono farsi richied ono una in s l.a lia zione speciale nota so tto il nome di cc camera cli trasmi ssion e >> ove gl i islru encli trova no i mezzi necessari per esercitare il loTo comando in condizioni s uffì cienlemente analoghe a quèl le d'el terreno. Ill. - L'istruzione non deve degenerare in un a d isc uss ion e poi chè la manovra coi quadri dev'es sere un eserciz io in cu i si · agi sce e non si parl a. E ' solo quando essa è terminala e dopo la cri tica del s up eriore che· co1ui che vi abbia interesse pu ò essere ammesso a dar spi egazioni ,
IV. - Il numero dei partecipanti ali~ manovra quelli che possono ricevere un comando elfett1vo.
dev 'esser e limitato a .
· t cli una ma11ovra r eale · con la truppa. _ Nello svo 1g1men o Manovr e app li care gli insegnamenti t ratti dallo studio del re~olaroen,to . si dovranno coi quadri esse possono farsi solo quando l 1s truz10.1e e dalle man ovr e ' d c1· e dere parte ad d truppa è p erfetta e gli eff ettivi sono in gra o 1 pr n t, 11 e a . . col lettivi. L'esperienza insegna che una manovra_ con la iuppa eserc1z1 cl non quando è stata minuziosamente orgamzzata e conve- · non ren e se , T e nientemente diretta. · · e direzione spettano al comandante de 1I u111 a sup Urga111zzaz1one . d · · tutto aver · li che è chiamata a manovrare. Questi eve mnanz1 r10re a que a , r ·t · ad una sola fas e ben chiaro nella mente ciò che vuo le insegnare, e imi arsi_ . . l del combattimento. Sarebbe grave errore, afferma l'A., d i_voler t~,e~~c:~i: esercizio ricostruire un intero combattimen to ; la prec1s10ne e dell'insegnamento ne soffrirebbero. . . d' t. ·mL'i struttore sapendo ciò che deve inseg.nare ai suoi subdor ll1,na. _1t ' L 1· · t 1 l e il comandante e urn a ( 1 maginerà una si tuazione d1 guerra a e c 1 .' . l r e ola. , obbli·gato ad app licare quel particolare punLo de g manovra sara . . C· , · mento il di cui studio è oggetto dell'eserc1z10. '.o ~upp ~ne . ~. he - La scelta d 'un terreno favorevo le po1c he se e mconte~tato c I· 't' 1 nq"e terreno ogni comandante deve saper condurre la sua um ,3 su qn;. u d. ~ lt . . ll'e~ non è erò ìnen vero che taluni terre111 s1 presta.no meg io i a -~1 a . . p d. na fase del combattimento e mostrano un quadro p1u n~Lto secuz10ne 1 u · . . . rescrizioni regolamenl.ar1. d'elle condizioni nelle quali si appltcano 1e P · d ll' · t' h e deve manovrare ne 11 a II _ Il collocamento in po sto e um a c . . . ~ 1 situazio~e ch e potrebbe verosimi lmente avere al prmcipio della fa ve d e combattimento ch e si vuo l studi,a re. . . · esta osi-· Il rego lamento francese prescrive tassativamente che m q_u · cl\ t , . , e , considerata come mqua 1 a a. zione di p artenza I u111ta deve sempre ess I . tt 'b . L gi al le grandi Giusta1+1ente osserva però l'A. , con la fronte a_ n _ui a og . inter1 unità accade sovente che battaglion i e compagme si.ano _separat_ d_a , _ valli tali per cui sarà loro necessario app I icare dell e . misure cli s1cur _e zza . t' mente rnquadraLe · conv iene le quali n on sono nècessarie ne lle u111 a vera . ' t. d .. .. , d · prob lemi che sono soll eva 1 a dunque porre gli 1struend1 1n p1esenza e1 un iso lam ento relativo. . . t, tt' dell'ordine ch e il III _ La redazione de ll'ordme o cleg 11 es ra 1 . d . · . t · Jtà orclrne che non ev-e comandante di ripar to avrebbe ncevu ·o m _rea , contenere che ciò che è .necessario all'esecuz1on_e. . . ._ IV - Il co llocamento di fronte all'un ità d1 manovra d1 ~n nemico v1 · . c1 · b'le ed il più gr osso lano vente ed atti vo. Ciò è assolutamen te 111 ispensa 1 , ,· , t-· . cli supporre nel! avve1 sa110 un a ,e 11 errore che si possa commettere que o . titudine p assiva.
n· . L'A comincia col dire cl~e il direttore di una manovra irezw n e. . .. . . . deve osservare solamente come· ha una funzione pr111c1pahss1ma, egli non cI · ·. ctJdeve manovrar e: eve p er·c 10 1 si manovra, ma deve lar vedere come ' . . . , ·le l'ani1ament o, .. lo svi-1uppo cl e 11·opei·az1oni' stantemente segrnre , ec1 1mpnrne1 •
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RECENSIONI
c he deve prendere in con sider az1·one clel la- precis10ne del I'rn che si propone. Non è cosa facile q I . . , segnamrnLo dispo rr e di certi m ezzi e d'av er /es a, ma v1 s.1 arri:a .a cond1zt0 ne di occorre conoscere esaL '·ame n' e ·1 Lp eso a lculn e precauz10n1. Innan zi lutto ' ' 1 erre no s u qual e s · I . , r .. . aver fatto prim<1 un a minuziosa ricoani zione di i svo gera . esercizio, di vista di un partito e dell'altro L '':' . esso s lu,chandola dal punto nimu m )> . Sul terreno d. .. ' imprev1s t~ d eve ,essere r idotto al <e rn idis orr . . I manovra e du ran te 1 esecu z10ne Il dire ttore d ovrà P t e d i_ mezzi per essere costantemente ten uto· a l corre nte di L11 LI 0 qu a n o avv iene, ed avere la pos si bi!T J" un o dei due part T d I a_ e imporre I.a s u a vo lontà qu alora i i pren esse delle dispos izioni capac · c1· d'fì !iso nomia vo luLa d a ll 'esercizio Da l s uo tO d'1 c1·1 . i I mo I icare la rez10ne de ll a man ovra con u , · t c1· · . · pos t ore ;~eav;e pe~te~ 1:a~m,1s_sit~e sovrappos!a a quel_!~ dei due p artili , il diret '. foni I 1-1.· I n erce are tulle le comu n1caz10n i radio-el e ttrich e lelec1e, 1· o .L1 c1e ed a lLre che . . 'L1111·La' . ,c 1 sc"am b ieranno i· d iffere nti scagl ion;' tlell · c I manovra. Questo << posto d'asco lto ii permetLerà a ll 'is trutLore d. . L , . - d. 1 111 e1ven1re, s,3 lo grndic h erà ut'I m ente c reat i Q: e:ti s1\ i~ettamen te, sia p er mezzo di arbiLri precedente. · , c e evono essere a parte del pensiero cl I c1· Lt ~:to i :uoi rahp presen tant i n aturali ed i l loro uffi cio c~nsisLe \ e , u~:n~::~~ , s f ugg1rg . li-; n e ll 'rnlerprelare . la orma,o s· , · anc e dei d e ttag li che po t r,e bb e ro 1, uaz10ne confo r meme nte alle id · t 1 . loro deci sioni ag li esec utori. ee im p os e e a lm e n el co muni care le e
E' _da no.La r e ch_e res perien2,a prova ch e se si V·Ucile che trasmi ss ione cl _ar bitragg10 funz10n.1110 conve nientem ,,rnle è n ecessario du rante I _ .:ir~~a c o'.1ceder e _ npos1 ~rari, impiegandoli a chiarire la situ azione a e~~aa regge r e, se b isogna, I or·dma nza. Un alt orario di 15 . . ,· , suffì-c iente T e· · t mmu,1 puo essere _ · 1 manovra seg u irà la critica del dir ettore ch e da i ""a'·'·· :t. rm i-~a a _a_ 1 "1 seg ,.· e h e n e d erivano secon do q nanlo ' _ ui I _ trarra g li m seg n am enc1 prescrtivono il .regolame nto attua le e le var ie c ircolar i mi~i steria li· "LJl] '1c~L·1·t1z10n e attica . ,. ~ Ques to n e ll e s u e grandi linee, è il m e todo d·'isll'u,zione ch e l'A. afferma più al lo a sv tlu ppare n eg li uffì c iali l'attitu d in e al comando dell e loro unilà n el. co mbattimento · Bisogna c o nv111ce1s1, · , · conclude eg li· che un'istruzi one · ' oun d una · manovra . . 11 on g wvano a nu ll a se l'is truttore. non ha · fati o p ·rima _ !un_g ~ 1111 ~,u,z w so_ lavoro d i preparazion e c he spess o esige d e lle intere g101nate .· ,se 111 ogm manovra n o n vien ·· f a t',o ri· sa ltare 1!· principio d ella pr~pondei anza del fuoco nel co mbatt imenLo, prin cipio che cos ti I ui sce il Plll .prez10so rnse 0a. namen lo che •co Ioro c.1e '1 ]1a nno fatto la g uerra .p osscno . 1asciare 111 retagg10 ai loro su ccesso r i, ed infìn e se non s i tien e conto del lo con le a lt I, e_ m, mi· , poi· c h e· ogm· manovra ne ll a qun 1.~ la ,. t co.ll egamen f ,an ·e na oss · . ,. _ e suppo ~t a 1~olata sare bbe fal sa a l la base stessa ed a ncbbe p er l 1s truz10 ne un ri s u lta lo n eg,a tivo. Condi vidia mo perfeL ta men t e 1e Id · · ee che co n s ti le lim p ido chiaro vera me espone !'A.. ,- aggrn · nge r, emo brevi· cons1deraz1orn · · ' · . ,. nte didattico · , speci.a · Ime n t e cl e1· suo i· quadr i· è dil"CnUla · _L 1s Lrnz1one d ell a fan te rw oggi molto co mplessa, quanto e più cli qu el la de ll e allre armi a cau sa sopral.Lu lt o d el nuovo m ater iale bell ico ,che es sa ha iu dotazi one. Essa c] cy'es-
RECEN S IONI
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sere addes tr a ta n e ll 'uso del fu cile, del le bombe a ma no, d ella mitragliatri ce leggera e pe sante ed oggi anch e di cannon i ; deve sapersi servire d e l telegrafo e radiotelegrafo, d el te lefo no , d eg li s trumenti ottici. Inoltre, eia Lo c h e la . prossima_ guerra sarà indubbi amen te più micidia le della passata p er il p erfezionam enLo a vvenuto d e ll e - arm i, ques to fatto dovrà necessariamen te acce ntuare l'individ ua l isrno combattivo g ià m an ifestato si nell'u,lti ma gu erra. Il comandante d i truppa quind i, dal caporale al generale, si troverà spesso a d ove r ag ir e cli propr ia iniziati va e qu es to egli non potrà fare , o farà m a le, se non possiede so li d issima istruzione ed espenenza militare. Sgorga evid ente da tuLLo ciò qua le irnpor lanza abbi a il formare buoni quadri con ]"i s tru zio ne, ma sopra tLu Lto anche il dar loro spirito cli comb attività e d i iniziativa.
Capit. GAzIN: La cavalleria russa uei ))rimi g·iorni (lella g·uerra. Cavalerie. (Recens. mngg. G. Palmieri Tolomei). (V. Schizr-o).
Hevue de -
La pubblicazione qu as i simu lta nea di due li bri russ i s ull a grand e g uerra: << Le m emorie )J d e l colonnello d 'arti g lieri,a Winograd ski d ella GuaTdia Imperiale ed il <e Rapporto de ll o Stato Maggiore de ll' U. R. S. S. )J, pubbli ooz io ni che cl à nn o fìnalmenle dali precisi s ull-e prime operazioni delle armale imperiali , offrono occasio ne a l cap. Gazin di compiere un pre gevo le studi o •s ull a organizzazione , sull a e ffìci è nza e su l m od o d'impi ego della cavall er ia ru ssa nei primi g iorni de lla g u erra. L'A. prem ette che nessuna de l le du e de lle pubbli cazioni ru sse può offrir e largh e veclu,te d' in sieme; spec ie quel la de i tec n ici al soldo dei Sovieti la qual e a nzi-c.hè essere, come pretenderebbe, opera di critica s torica, unisce ad una form a rudim en Lale ed im p erf e tt a una doc um entazione · sommaria p er nu ll a persuasiva. En tr ambe le opere non m e llono n epp ur e in luce le mi ss io ni date a ll e · grandi unità di cavall eria dal Co m a nd o S upr emo russo e so lo p ermetton o, attr averso la n a rrazione degli avvenimenLi , di farsi un 'id ea approssi ma ta della parte pr esa da ll a cava ll er ia n e i pr imi giorni d ella lotta e di tr arre eia essi a!,cuni insegn amen ti circa il migl iore impiego d elle grandi masse di cavalleria. Rileva intanto !'A. c he m e ntre il Co n sig lio cli Guerra di Potsdam di scu teva l'ultima tum ch e doveva r-end e r e la g ue rra inev itab il e e dava le ultime di sposizioni per la mobilitazione, il Presid e nte de lla Repubb li ca Francese si · re cava a Kras no\e per passarvi in riv ista le truppe russe ivi adunate, ges to · qu es to che doveva manifestare al mond o la fed e che i Frances i riponeva no nella solidità de l co losso mo scovita, in un'ora partico lar m ente fosca p ee · l'Eur opa. · T ale fede era viva a n ch e ne g li amb ienti mi litari che clivi.elevano n ei primi gio rni d ella guerr a, con tutta la n az ione, l'ipnosi del << ru llo compressore russo ii avanzante lentamente, ma irresistibi lmente verso , l'oves t. La ,c ava ll eria ru ssa era in q u el tempo giu,cl icata 8.ppunto u no d egli organi p iù so lidi cli que ll 'orga ni s mo m ili tare. L'A. passa qu indi ad un esa me m inuzioso de ll 'organi zzazione di ta le · cavalleria n egli ult imi a n ni · prinia dell a guerra su l qua le dobbiamo n eces- -
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REC ENSION I
RECENSIONI
sa riamente sorvolare, soffermandoci so lo nei punti che ci sembrano più a tti a dare un 'esa lla idea cJ,eJ J'ef[icienza di essa. · · II reclutamenlo es_igeva annual mente 20.000 coscritti , di cui i du e quin ti erano tratti dalle « vo1slrn )l ·Cosacche. Queste godevano di uno statuto mi lita re speciale e fo roivano ecce llenti cava li er i. GI( a ltr i tre quinti emno tratti da.I .reclutamento r ego lare. Questa dualilà d'origine si ritro vava po i ne lle unità che .andava no a forma r e p er n ii , dei cento ven tidue reggimenti che .es:s tevano 111 tem.po di pace, 54 er an o di cosacchi, 55 di linea, 3 special!; 10 regg1ment: formavano la ·cavalleria dell<cl Guardia Imperia!~ (q uatt ro reggim en ti di corazzieri, due di ussari, U·no di granati eri uno di dr.agoni. e du e di lancier i). I reggimen ti e11ano su se i squ.aclro1~i , a d ecc ezione cli qualcuno de ll a Guardia c he era s u quattro. Compless irnmenle in tempo di pace si aveva un insieme di 728 squadro ni o sotnie, più 55 squadroni cli doganieri .a cavallo ch e in tempo cli g uerr a dovevano di venire truppe cli ,c opertura. Og ni squad rone con tava 146 cava lli e 171 uom ini cl i truppa, 12 sot tu ffk iali, 4 ufficial i. . Auto r ità s uprema dell'arma era l'ispettore generale incaricato di sorvegli.are le rimonte, l'istru zion e de i quadri e d ell a tru p pa, I.a preparazione alla g ue r ra. I r eggimenti formavano grandi unità permanenti: divisioni e brigate, a marg in e de ll e qua li . suss isteva qua \l·che reggimento O sotnia autonoma. La Guardia formava due divisioni ed una brigata indipend enle i reggimenti di linea 16 div isio ni e 3 briga te, I.a cava ll eria cosacca 6 di visi~n i e 4 brigate, differenti per nume ro di reggimenti. Ad ogni divi sion e era .a ssegna to un di s lacca mento di mitrag liatrk 1 Max im , su sei pezzi (tre sezioni ) ed un gruppo di artiglieria a cavallo di due b atteri e su sei pezzi. Per contro nessun r iparto del genio o di fan teria faceva pari.e organicamente di queste grand i unità cli cavalleria, mentre che in Germaina ed in F rancia già da tempo truppe tecniche e riparti spec.iali zzati forte mente arma ti erano s tati da ti , quali sostegni , a dette grandi unità. Non sol o, ma lun gi da ll o essere au tonome, l,e di vision i di cavalleria facevano parte organi ca dei corpi d'armata su l territorio dei quali staz iona va no, sebbene neg li ultimi anni il bi sogno de ll a copertura aves se m'odificato questa riparti zione sis tematicam ente egua le . Dei 37 corp i d'armata c he la Russia aveva, 30 presidiavano le 8 circo·scrizioni mililari d'Europa e del Ca ucaso, ed a questi corpi erano comp J.essivamente assegnale 23 divisio1;1 i di cavalieri.a più 4 brigate e 3 r eggimenti in,clip endenti, mentre i 7 corpi d'arma ta che presidiavano le 5 circoscrizioni d 'Asia aveva no una sola divi sione di cava lleria, p iù 4 br igate ed 1 reggimento autonomi. Le frontier e occid en tali ve r so la G·ermania e l'Au s tria erano filLamente presidiate eia ben 16 divisioni di cavall eria e la dens ità maggiore si riscontra va n ella Lituania e nella Po lonia con 10 divisioni . Le r isorse dell'Impero in c,avalli er,a no enormi: ven tid ue mili oni cl i cap i di cui 14 milioni atti al servizio cli gu erra ; ciò permetteva larga mente la rimonta e con animali di buona razza cli media altezz a, che potevano por tare sen za sforzo da l 18 a 1'27 '.c hili. L'armam ento individuale cons is te va ne lla scia bola, di tre differenti modelli secondo i reggimenti, in una ,c arab ina ,ca libro mm. 7,62 provvista d'una baione tt a di
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in una lancia modello 1910 portata so lo dall a prima fila di lnlte le 13 ~ - e t' T La dotazione individuale cli car lu cce - 45 - era assolutamen e murn a. . t . c1· 80
suffic iente qu and o si consid eri che per ]a Caval leria aU S naca era I . e per Ja tedesca cli 65 . Ciascu n reggimento aveva un treno d1 34 .' etlu re d1 · due sole p er cartucce (23 p er ogni cavaliere). Nessu n .riparto del· CUI . genio, come dicem mo, era asseg na.lo a l le di vision i; .pel passa~g10 dei _corsi d'acq ua ogni squadrone era pro vvis to d1 se , grand i otn e d1 elementi .p er la form azione d i zatlere. Nonostante poi g li inseg1mmenti della gu erra col Giappo ne ~h e avevano portalo nell 'eser cito ru sso uno spirito d'innova zione, poco o nulla fu fatto per Ja cavalleria: l'a lto comando sembrava non. comprend esse la grande importanza che gl i esercili d'Q.ccicl ente al lr1bmvano alla lor o cavall eria per l'impiego strateg ico e tattic o. Il rego lame nlo ~u.sso_ p~r la cavall er ia del febbraio 1912, l'ultimo, dw stabiliva le prescr1z10111 d1 dettag_!Jo, r estava troppo spesso nel vago delle genera lità. Ciò per quant.o r1gu,ard~ il ,comando: per quanto si riferisce all a truppa l'A. asserisce che e abbas tanz,a ,esatto il giudizio che ne dà il generale tedes,co von Kuhl.: << Il. soldato russo si è addimostraCo quale app unto lo rnpponevamo: vigoroso , sobrio, intrepido, ma anche pesante, pri.vo di vivacità, . e d'.ini.ziati va )) . A ques ti s uoi difetti si deve an che aggnmgere lo stato d ammo cr eato dall a propaga nda r ivo luzionaria che dal 1905 s1 eser citava fra le trup pe inten samente , sebbene nascostamente.
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Mabilitazion e. - Questa non stabiliva nè il numero delle unità rego lari, per le qual i non erano previste delle riserve, nè .g li effottivi ad una c1fr~ prossima a .qu ell a del tempo di pace. I 64 squadro111-depos1to con~ervav_ano 1 loro eff ettivi norma li (5000 uomini ) e disponendo di 80.000 nchiamat1 forma van o ci,a scuno due sq uadroni di marcia, ognuno di 5 ufficia li , 191 graduati e so lda ti 210 cavalli e tenevano pronto un terzo sq uadrone della stess,a forz a .all'incir~a. Dei primi due, uno era comanda to d:a un capitano in s:rvizio a ttivo il second o eia un ufficia le dell a riserva ed erano destmat1 a colmare i ~uoti in uomini e wvall i ch e si sarebbero verificati nei primi giorni dell a guerra, ciò mentre il terzo doveva continuare, al depo sito , l'addestr amen to .c]elle redute e dei cavalli necessari in segrnto nel corso della guerra. I noltre il richiamo di 52.000 cosacchi di secondo appello p ermetteva di form are 50 reggime nti , ossia , con le sotni e indipend enti , 335 squadroni' o so tni e; era prev is to il loro raggruppamento in 12 divisioni e la loro par tecip azi one a ll e operazion i attive [ìn dalle prime settimane. Qua~t.o ·ai 50.000 cosacchi cli te rzo a ppello , formanti 50 r eggim enti con 291 sotm e, eran di massima cleslinati ai servizi cli second a lin ea . In compl esso a mobilitazione compiu ta la Russia d ispon eva di 235.000 caval li e poteva così form ar e J. 350 sq uadro ni o sotnie. In r ea ltà però alla fin e d ell'agos to 19~4, l'eserci to in campagna contava a fia nco dei 1630 ba ttaglion i e 770 b atten e, 1064 squ adroni, ossia 770 cli cava ll er ia d'armala formanti 33 cl1v1s10111, 5 ln igate ind ipe nde nti , e 294 squadron i di cavall eria di _corpo .d 'arm~ta. Non fu d un que cos tituita una riserva genera le cli cavall eria a d1spos1z10ne del comandante in capo e tutte le div isio ni cl i cava ll eria entra rono a far parte -dell e armate previ s te n.e l piano di' g uerra. Lo Stato Maggiore si riservava
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RECENSION I
RECENSION I
tuttavia cli impi egar le d 'acco rdo -con i romand,<> nt' -1 qua,l ora ve ne fos se !'opportun i Là, con evid en te grav"e d1a11cn10 quesl e u I Lim e, del! d del rend1menLo arma e e I la conservazione delle unità organ iche. . P/ano di guerra. - Questo era stato ideato tenendo conto di due · l0 , 1· . ip o " ; e cwe, a seconda che la Germani d t' d_~lle sue.forze ~!l'attacco contro 1: R::s\:~s::~ c~ t~:ndoi:~~~~~~:/~~~~~l~:~~ Cl o austnaco. Nel primo caso J] dispos itivo delle armale russe era re olalo da un documento -cles1gnaLo con la le ttera A (Austria) nel secondo g · sultava clall 'ap · cl'I una variante G (Germania), ,c he m od 'fì caso . .• e , P 1·1caz1one · r1 sporL1 e le dis locazioni cle ll . c1· . ·' . .• . i rnava I Lra·1 ·t . . . e gian I urnta a parLn e dal settimo giorno della mo bb· 1 1 az10n.e . Se Il passaggio . . .d a A a G importava per quelle ~ensibili· cam . iament1, non _toccava quasi affatto invece la riparlizione cl;lle formaz10m cli cava ll er ia d 'armala che occupavano fìn dal tempo cli 1· che dovevano perm eL Ler loro d 'e ntrare in azione dal primo i'opace pos l1 che fosse 1·o I L . g rno qua 1 . e even ua 11tà della guerra. Ci limiteremo ad in cli·c are clislocaz1on_e delle armale qual e r isu lta nell'ultimo dispo siti vo del piano A. nllimato il 13. m_agg 10. 1912, che teneva conto del le informazioni più -r~centi c;rc.a lo sp iegamento _st rategico probabi le deg li Austriaci e corrispond ente a p iano cli mob1l1Laz1one russo N. XIX del 1910. Questo s tabi l iv,a : 2 armate (I e 11 ) destinç1le ad operare co ntro la Germania; 3 armate (I II, IV e V) con tro l'Aus tria· 2 armate d'a la (VI e VII ). ' . Q_ueste ultime eventualmente des tinate ·contro la Svezia la cui attilusd_me m bl·c aso dh'i guerra era dubbia, e contro la Romani'a ,_,.~he si suppon eva I sare Je se 1erata dalla parte della Germania. . Ques to insieme d_i forze doveva essere rinfor za to e.ve n Lualmente da un c~rto numero ~1 corpi d'armata delle circo scr izioni d 'Asia considerati come ri,serva strateg1-ca e ch e doveva no portar e comp lessivame~1te le forz e· russe cl op~r~z10ne a 31 corpi d'armala e 33 d ivisioni di ciavall er ia. che colpisce. subito esaminando la composizione del le armate è la r ipar ~1_z10 ne sistema ti ca d~lle ~i visioni cl i c av alleria, ripartiz ione che r'.acev(1 as trazione dal terreno dei van teatri d 'opera zione, dal compilo delle rnrie a. rmate . e che non rispondeva q um · cl·I a li o scopo precipuo · da r ago-iungere : 1! r enclunento dell'arma. b
I;
. Cw.
· .. · · , Copertura. . . - Il 31 lug li o 1914 ncev u t·.o ]' or d'me cli· mobil1taz1one, segrnto a l! an_nunzw cli qu ella genera le de ll'Austria, le divisioni cli cavalleria presero_ 1m_1~rndiatam ente i loro po sti cl i coper tura al la fro n ti era, ed 10 3gosto commc10 il trasporto delle divisioni cl i r inforzo de ll a 1a ar·ma t a n e Jl ,a zona . Kovno-Groclno era coperl o . L'ammassamento . a sud-ovest da d ue c1·1v1s10111 · · · c1·1 cava ll eria · a cm· s'aggiun sero poco dop o . 7 brigate ch_e _ste_ndevano il limite cli protezi one fino a nord di Tilsitt. Tre cl1v1s10111 cli caval le1··a · · · e clelle for ze . . · l e pro t eggevano la mob 1litaz1on 1 Varsavia, e la co ncentrazione cl eHa 2a armata nell a zona Bieloslok-Lomza. parti_re dunqu e dal 7 agos to, 124 squadroni con 102 pezzi d'arliali eria so rveg havan o una par · · le cle lla fron t'1era germanica. Erano ripartiti "'su d1·
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una lin ea cli circa 300 km., ma non avevano di fronte ch e t re brigale della prima divisione cli cavalleria prussiana e picco li riparti di fanteria che copr ivano la mobilitazione dell'Sa armala tedesca. Nell a parte meridionale del saliente polacco tre divis ioni, a cui da.11'8 agosto se ne aggiunse un'altra, più Ire brigale indipendenti, proteggevano la zona cli ammassamento Lublin-Cho lm de lla 4a e 5a armala. Queste, sul fronte ad angolo retto della Galizia-Bukovina-Bessarabia si co llegavano ,c on 9 allre divisioni che -coprivano la 3a ed sa armata nella regione da Rovno a Proscurov. Questa cavalleria non poteva con~are che sull'appog.gio cli 4 divi sioni di f,; nteria , mentre le divi;ioni più a nord non avevano die tro cli loro che il solo XI V corpo d'armata. Tutte aYevano un c ompito particolarme nte diffì-cile da assolvere , essendo esse cl i fronte alla linea Lemberg-Cra:covia ove si conce nt~ava I.a massa principale de l l'esercito austriaco ed ove restarono in tali condizioni per più cli tre settimane. Fra i due fronti nord-ovest . e sud-ovest, 150' km. cli frontiera separanti la Russia dalla Posnania e dal la Sl esia erano guar,clati da due sole b r igate di cacciatori; solo più tardi, alla form azione della 9a ,a rmata, vi si portarono grandi unità di ,c,avaller ia, ma troppo tardi per impedire al nemico cli giun gere fino a Loclz: Quest'ul timo fatto fece e fa ritornare in discussione il problema delle grandi scorrerie di cava lleria. Esse, a dir vero, erano attese nei riguardi del fro n te ori en tale europ eo, da tutte le potenze belligeranti , ma inve-ce anche su l fronte austro-russo gli effetti vi in presenza ed i risultali che apparvero probabili ne fecero scartare .l'idea. Gli Aus tri aci avevano invero da Lempo pensato alla possibilità d ' una bru sca. irruzione su l loro territorio di masse cli cavalleria nemic.a ammassate in Poloni a e per premunirsene avevano immaginato per i primi di far sostenere la loro cava ll eria di ,cop ertura con truppe di fanteria leggera : ma la temuta incursione non si manifes tò. Per l'opposto la facilità con la qual e le divisioni di ,cav3l leria austriaca potew no nel corso dell'esp lor azi one progredire sulla riva sinistra della Vistola, mostra che un'azione vigorosa da parte loro suH'importante arteria Vars,a via-Lublin avrebbe potu to avere di sas tro se conseguenze per la 4a armata rus sa. D'altro canto, dato che la Prussia orientale era debolmente difesa all'ini zio de ll a guerra, un 'azione ben s tud iala e audacemente conclotLa per parte delle otto divisioni cli cavall eria assegnale al l,a Ja e 2a armala russa, specialmente su nodi di comunicazioni importanti, come ad esempio Korschen e. Ins terbur g, avrebbe dato certamente formidabi li ri sultati: e senza giungere a con-dividere \'attuale opinione dello Stato Maggiore dei Sovieti, che cioè, le forz e tedesche su ll a Marna avrebbero po tu to per questo f,a tto subi re n otevo li ssime diminu zioni , si può tuttavia ammettere che ciò avrebbe ritardato il trasporto del V e VI corpo d'a rmata dest inali a formare l'armata perno del Krompriz, con tutte le conseguenze derivanti da un ritardo di più giorni al lo sferrarsi del (C Vormarsch ll sul fronle oc-ciclentale. Ad ògni modo, di ce l'A., una scorreria che s i rnre bbe potuta compiere senza comprome ttere minimamente la sicu·r ezza dell'ammassamento delle armale del fronte nord-ovest, valeva ben la p ena di essere tentata, e siar ebbe stata pienamente conforme a lle norme d'impiego delle grandi masse cli caval10 - Rivista Militare Italiana.
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leria. Il regolamento tedesco dichiarava in propos ito che: « tali incursion i sono da consigliars i quando si dispone di una caval leria più forte di que lla avversaria». Il Comando russo non esponendo ai rischi di• una scorreria una parte d ell a sua c,avalleria d'armata, peccò dunque per insufficienz.a di prevision i strategiche, come g li l'improvera l'autore del « Rapporto dello Slalo Magg iore dell'U. R. S. S. >l, o forse è giusto quanto dice nella sua opera il colonnello Winogradski a ll orchè oppone all 'entusiasmo dei suoi giov ani camerati per una scorreria in territorio nemico, l'usura delle trupp e e la mancanza cli seri profitti derivanli da una manovra· concepita indi pende ntemente da una seria offensiva? Questo giudizioso raffronto fra le perdite ed i vantaggi che portano co n sè le g randi operazioni di caval leria in periodo di spiegamento de,e essere tenuto sempre presenle e permetle perciò, aff erm.a I 'A., di condan nare senza appello, ad esempio, la sco rreria di cavalleria che Baum garten Cr usius deplora di non aver visto tenlare dal Comando tedesco sulla fronte or ientale, nel 1914, con dei corpi di cavalleria i quali , raggiunti gli obi ellivi indicati, avrebbero dovu lo · retrocedere ·ed essere trasportali sul fronte franco-tedesco. Que sta scorreria avrebbe costretto, secondo il Baum garle n, cr iti co delle operazioni su ll a Marna, !'allo Comando russo a vari.are la d isposizione per i trasporli, a tenerlo nell'incertezza ed avrebbe evilato completamente l'invas ione della Prussia orientale. Nola l'A. che le pt>sa nt1 fatic hé a cui una tale sco rreria aYrebbe soltoposlo 'uomini e cava lli , e la difficoità del vettovagliamento avr ebber o procu rato tale usura negli effettivi che i quattro giorni di viaggio in fe rrovia, necessari per spostare !e divisioni di cavalleria pru ss iana dalla fronle 01'ientale a quella occid entale, non sarebbero stati suffkientì a ridare all e divisioni stesse la loro efficienza. Inoltre le armate dell 'ala marciante nel << Vormarsch >l sarebbero state private nel periodo più importante de gli ines timabili servizi resi dal corpo di cava lleria MarwiLz. Esplorazione. - L'esplorazione lontana ebbe inizio a ll a di·chiarazione de lla guerra. Per essere eflìcace era necès sario che l'esplorazione g iungesse fi no a conta LLo delle grandi masse nemiche, respingendo la cavall eria avversaria e passando attraverso· i distaccamenti avanzati òel nemi co. Le previsioni del tempo di pace per ciò che concerne lo spiegamento strateg ico delle arma te ne miche, vaghe circa la Gerinania, erano più preci se per que l ·che riguardava !'Austria, 1n segu ito alle informazi oni r accolte nel 1912 e 19 13, e permettevano al Comando russo di supporre che 13 corpi d'armata, raggruppati in 4 armate, sarebbero stati schierali .verso il quin·clicesimo gi orno de ll a mobi litazione sulla linea Seniavia-Jurnika- Dab lanovka-Trambovlia, coper ti , da quest'ultima città a Ni sko, da otto di vision i di cava ll er ia. La necessità di raggiungere questa lin ea, senza il soccorso ,dell'aviazione, allora in embrione, di respinge re questa cavalleria e sfon dare il velo di sicurezza del nemico, impon eva la co s titu zion e di corpi d i · cava ll er ia fortemente sostenuti eia fanteria leggna f riparti del gen io,. quali erano sla li preconizzati prima de ll a guerra dai regolamenti fran cesi e tedeschi. Invece le divisioni di cavalleria furono dal Comando ru sso im-
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piegate isolatame n te ed il lavoro d'esplorazione, non coordinato, deteJ"minò numer osi scontri a fortuna diversa e procurò poi, il 24 agosto, una sorpresa strategica sul fr onte austro-russo, ed una ballaglia d'incontro sul fronte russo-germanico co n gravi conseguenze. Il Comando russo del fronte sud-0vest in ci.a la .appu nto del 24 agoslo deplorava che cc il servizio d'esplorazione non a ve sse pot u to determinare il carattere dello spiegamento de lle .armate austri ac h e ii . . L'A. si sofferma poi ad esaminare l'azione della cavalleria russa nei vari settori, i pi ù i_m porlanli comballimenli, tra e ndone come conseguenza ,che il servizio d'es pl orazione non raggiunse il fine a ,c,ausa dei molivi suddetti, cioè: im p iego delle di visioni isolatamente, ossia non raggruppale secondo I fini d a raggiungere e gli ostaco li da superare; impiego intensivo -de ll e grandi u n ità quando non v'era un obiettivo corrispondente da raggiunge re ; a li mentazione deficiente delle truppe e dei e.avalli, obbligati a vive r e esclu sivamente sul paese per·chè sprovviste di cucine trainate, · di treni pel riforni mento di viveri' e foraggi, cose tutte che portarono ad una usura prem a tura uomini e cava lli. L'A. co n danna senz'.allro il principio ammesso dal regolamento russo sul vellovagli,ame n to, cioè lo sfrullamento i ntensivo delle risorse !o c.a li da parte dell e lruppe :n campagna, princ_ipio che portò a serie difficoltà d'ogm genere e p er cui in p i ù casi, come narra il colonnello Winogra,ctski, i sol<lati do vetlero essi stessi battere l'avena, in quei giorni appena raccolta. L'A . esami na infine nel quadro delle operazioni generali del fronte nol'd-o vest l'azione dei singoli raggruppamenli di cavalleria. Defini:'ce il terreno di qu e lla fronte mediocre per l'impiego di tale arma a causa del l'esistenza di grand i, foreste, d i regioni in gran parie paludo ,e, o, come presso Koe ni gsbe r g, co ltivate intensivamen te ed in lerrolle di cnnlinuo da canali d 'irrigazi on P. Dimostra che la deficienza del servizio d'esplorazione sul -centro d e l fronte dell 'armata del Niemen condusse alle sorprese del 16 e 20 agosl o. e che i combaLtimenLi della cavalleria appiedata, senza un adegualo a11 s il1 0 de ll'art.iglieri.a, procurarono perdite ingenti non compensate dai ri s ullali raggiunti. ALlrib 11 isce la disfatta della 2• armata Sansonow de l 30 e 31 agosto ::Jd una d op p i;:i sorpresa, slrategica e tattica, causalia dal difettoso impiego di una ca vall e ri;i che pur si addimoslrò in ogni circostanza ottima, sia per il valore ind ividuale, sia per l'addestramento e per la resistenza alle fatiche, tanto deg li uomini quanto dei c;:ivalli. Nota ch e spesso in ta li giorni la cavalleria fu impiegata in missioni s econdari e che , impedirono , quando suonò l'ora, di metlere in pralica l'imperi ns0 , per ta le arma, principio di Smrnroff, qu,ello de l sacrificio tatLico: e, M11"r·i, ma salva i tr1oi fratelli ii • . Bi as ima il comando della l• armata che restò passiva in tali tristi circos ta nzf'. q •hbene fosse a sole tre lappe dal campo d i ba ll aglia. Si c1il 8l'rla l'A. nel narrare la disaslrosa rilirala della l' armata in seg uito agli avvenimenti dell'S e 9 setlembre, disfatta dovuta anch'essa ad un d e fi cic n I e servizio · di avanscoperta, Lan lo che i I comandante del la 1a armata s lessa, generale Rennenkampf, non esitò a rige ttare la colpa di ta le
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RECE NSlONI
rolla appunto s ulla cava lleri a. Egli · scrive in fal li n e lla sua rel azione de l 13 se ttembre: « li se r vizio di ava nsco per ta di du e di vis ioni di cavalleria ne ll a regione di Romiten, non mi permi se d i sapere fino a qual punto ia mia ala s inistrn era agg irata >J . Il lavoro dello Stato Maggiore de ' So Yie ti rib alte : « No i crediamo c he il rimprovero de l generale Ren nenkampf debba piuttos to indirizzarsi alla ignora nzo. dello Slato Maggiore d e lla l ·' armai.a, in capace di dare una m is sione esat ta ai comandanti della cavalleria ii. Comunque s ia, resta b e n accertato che a nche la disfatta della 1a arm ala fu la conseguenza d i un difettoso servizio d i avanscoper ta. Infine l'A . discute l'affermazio n e più vol te fa(ta da critici mili lari in questi ullimi tempi , che cioè la R u ssia m a ncò di un ve ro grande capo di cavalleria, e pone il quesito: « E ' sol,a mente in Ru ssia c h e c iò oi yerifìcò ?' Qua le de g li eserciti belligeranti ebbe un condotti ero di cavalleri r, che associasse in un a r mon io so equi li br io i l te mperam en to audac e e deci so d i un- vero cavaliere al la scienza uni versa le de l tec n ico d e ll a guerra mo derna'?» . L'A. non lo trova in ne ss un eserc ito, e men che meno n ell 'eserc ito tedesco, ove l,a condotta s p esse vo lle in dec isa di R i-chtoffen fece chiama re d a i Te d eschi quest'ultima guerra: « la guer r a d e l le b uon e occasio ni perdute >> . Non è forse i l r ico r do di tante d is ill u s ioni, av u te n el corso del la guerra, c h e ass ill a Hindenb ur g qu·a n do nel 1917, in una su a is tru zion e pa rticola r e, doman d a elfo a l comand o d ella cavalleria sia posto un cap o partico larme nt e scelto per l a su a attività ed il s u o s p ir i to cli de-ci s ion e? Le grandi ombre de l p a ssa to, i Seyd li lz , i Mura l, i Gurko do minano da grande altezza co loro ch e in R u ssia durante l 'ul tima guerra ebb ero la respo n sabi li tà di g u idare un a cavall eria p o te ntissima p er nume ro, ricca di g loriose tradizion i m ilitari , e ch e por tava ancora b en in ciso n el cuore que sto articolo d el credo dei cava lie r i del la Santa Ru ssia: <e Non scoraggiart i ma i ; s ii tena ce, a u dace; e ga lop p a innanzi, anch e se quelli che li precedevano sia n o tutti cad uti ».
sull'Irak, frontiera . e dt l\1uda111a manda li sulla .P a Ies t ma e tali dt Lo oarno ' . · 1 , d Dommions C111a) sono in linea pr111c1pa e: .dell ln ia, , . . E . 1 'a zioni con le grandi potenze rn ~uro pa , . ~p::azi oni nel m edio oriente (B alcan_i - Irak - ,Egi_lto)_; . p . . sulk1 fronliE'ra nord-occidentale del! India e s ui ter30 ooe r az10111 - , .t ,· f 'a 'questa e la Russia. . , , . d ·r 1 o11 r . , t , afl"ron lare qu es te eventualtLa e 111 con i S I' rci to e prepara o pe1 le soddisfare a t.utte le esigenze dell'Impero. e . ese . . i d t poLer p 1enamen " . I' com z1on . ,, d L. · di organizzazione, una per A su o avvi so occon 0110 ue ipi . . · h' l . . . l' lt 1,a er la fro nti era mdiana, po1c e -e battere sul conlrnenle e rn opeo , a p, 1·evi modificazioni ' lli· ma zona possono con i · tru p e prep ar a le p e r qu es l u · . ,· . P . t · a lotta n el med10 onente. essere impeg n a e 111 un . . . occorre evi d entemente avere idee Per s tu diare tah orga111zzaz10111 . chiare e b en d e fi nite sul modo in cui queste forze d ovranno operare m una
2:
n
guerra futur a e sui compi ti che potranno avere.
Natu ra de ll e operazioni militari futur e
in
Eu ropa .
l' garantire la mobili tazion e li pri mo probl ema da ri solvere e que 11o e i . d. , li tarne il 1 d d a ll'a vve r sario d i contrastarne l'atl.u az1011e e 1a en . d. ,
· 1mpe en o e e . . . d ·t la questione delle basi I ritmo co n incu rs10111 aeree. Lasc1~ndo a par e. ]' , giocoforza fer sbar-co, pur importantiss ima, gh elem e nti. sm ,qua_ i cam a na sono mare l'allen zione ne llo st ud io della fase pre l1m111ar e di u p g . tare le il dom inio de ll'aria e la vas ta dislribuz10ne delle forze p er evi
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offese aer ee. d Il 11 · a che 'avversario er a co mpilo e a cava en La presa d i co nla lto Co n l · ed . . l , ttr averso la copertura nemi ca doYev a co p ri re i ·avanzai.a, pe ne rai e a . ~rreLLu ar e i·n,cu1·sioni s u ll e comunicazioni avversane. . " J cavalleria sia 1a L'A s i doma nda se s i possa asse rire e11e oggi. a . d . · l mpito anche se a essa meglio ad atba d-e lle trupp e . modern e per ques ~- co r propo r rà per la fanveni sse d a to , u n sussidio eh alln e le menlt qua 1 eg 1 teria. · t ome . eg.li d ice , co n una for za orga mzz a a e Se n e p aragon i l' e ffì1cienza, _
Col. H . L. PRITCHARD: Difesa Imperiale. - Th e Roy al Eogineers Jouroal, settembre 1927. (Recens. ten. col. E . Frattini ). In q u es to studi o !'A., d o po aver a-ccenn ato a qu al; g u erre l'Im pero po trebbe essere even tu a lment e cos tretto in co n segue nza deg li imp egni politi ci ass unLi , esamin a q uali p r inc ipii dovranno in linea g enera le presiedere a ll e futu re o p erazion i bellich e pe r conc lud er e qua li s iano !e principal i esige n ze d e ll a dif E,sa i mperiale e qu a le la trasfor m azione a cui le forz0 a ttua li d e bba no essere avvi a te . Lo studio, g ià premiato in un co n co r so in d etto d all a R ivista miliL are Army' Quarterl y, è in teressa nte e r app resen ta una de ll e tant-e voci che n ell 'esercito ing lese insi s to n o s ull a m e-ccan izzazio n e.
Orga nizzaz ione generale dell'eserc ito. Le o pe r az ioni be ll iche a cui l'ese r ci to in g lese pHò esser e -chiam alo in d ipe nd enza d egli im p eg ni P dell e r es p oq sa bilità po li tich e d ell 'Impero (Lral-
segue:
t , l rreno vario mo no pos o o . . m acchine da rico g mzion e leggere pe1 .e , bipo s to, ,a r male con mitragl iatric i leg_ge r e : . t' con mitragliatrici pesan 1, 20 aut oblin date p-e r terr eno vano arm::t t e -su cing oli o de l t ipo a se i ruote; 3° carri armati ce le r i ; . lb ron lrat.tori; . 40 ar ti g l ieria cl:.. c.ampagna e di m e d io ca t r o '. . ruote · ·50 fant eria su m 1Lo carr i per t-erreno v.ar10 del tipo a sei e quip,ao-gio . L , · per tPrreno vario con · b 50 tr uppe de l gemo su au ocair1 · . . . .1 . · 0 di eve nl ualt ostacol1. .da p o n le per assicurare I I.) assaggi · . ·d nte può rico, ·azza la m uO\ e rapi ame , cc Una forza c ome ques t a P coi c, e ' , noscere no n è legaL,a al le strade. . . t, cavalleria , . . ~ t O tipo 111 uno sco n r o con cc Si im magini una forza e1I qLt soS h osa c h e la caval, norma le V'è qua lche dubb io s ul risullalo? V'.e qu a 1e e c ? . t f ,e 11 011 polrebbe fare · 1eria a bbia fatto in passalo che ques a orza ]o
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« Noi vedremo che vi sono ·altri impieghi per la cavalleria, ma essa oggi deve rinunzi are al compi to di coprire e di eff eLtuare incursioni alla Lesta di un eserci to». E che cosa potrà fare la forza meccanizzatç1? « Noi dovremo fidare su di essa per l'esp lorazione del terreno davanti• all 'eser cito che avanza, per combattere forz e ana loghe, per prevenire sorprese su ll e truppe ch e seguono, p er ma nd are a vuoto i Lenfati vi nemi ci di· incu.rsioni su ll e nostre comun icazioni e per fare ogni sforzo pe1' effettuarle · a n os ti,a vo lta )). cc Noi dobbiamo però avere cura )) soggiung e l'A. « di non esagerare la ca p acità di tali forze in m erito alle incursioni. Questa forza non è legata a ll e strade ma è legala al petrolio. Vi saranno naturalmente carri per il rifornim ento dell 'essenza ch e accres,c eranno il -raggio di azione , ma questi carri sar,an no l'elemento vulnerabi le e non potranno con s icurezza Qccompagnare queste forze mobili in un compit o di incursi one )J . L'A. esamina poi come debba essere costitui to l'eser cito principale che avanza di etro questa coper tura meccanica che ha sos ti tui to !a coperLura della cava ll eria. Non è del parere di coloro c he vorrebbero compor lo esclusivamente di carri arma ti di diversa grandezza e ciò per vari motivi. In primo luogo per·c hè anche r:qoltiplicando la capacità produttiva della nazione non si potrà mai giungere a produrre questi veico li in quanti tà Lale da permeLtere all a nazione di compiere tutto lo sforzo di cui può essere cap ace p er terra. Inoltre questi mezzi non sono adatti per completme il quadro della guerra, nel quale mo lti comp iti possono con sp esa infiniLamente minore essere affidati a truppe più len te che permetterann o Q questa massa, creata per la mobi lità e per l'urto, di tenere riuniti i suoi elementi· per comba tte re elementi analoghi del nemico senza di sperdersi nell a occupazione del paese invaso · e senza preoccupazioni per le comunica zioni e i rifornim en ti di ogni genere a i quali è pur sempre legata come lo erano tutti g li eserciti del passato. Sarà ancora a forze più len te e non meccan izza te che potrà essere affi dato il comp ito di impedire alle forze meccan izzate avversarie di attraversare determinate zone rendendo così più facile e sicura la mano vra dell'elemento mobile. Il limit ato raggio d 'azione richiede che le basi vengano port.,ate avanti per poter includere ne!l,a zona vu.Jnerabile i pun ti vitali de l paese nemico: quindi, creata con l'elemento corazzato una breccia e battute le forze meccanizzate avversarie, l'elemento p iù lento, armato ma non corazzato, potrà creare la nuova base e renderla sicura. Questa forza più le nLa non deve escludere dalla sua formazione gl i elementi c0razzaLi, ma ques ti potranno essere più pesanti e meglio cor azzati avendo per compito di spazzare qu a lche u lteriore resistenza del nemico in s tre tla uni one con la fanteria. Ques ta pesantezza e rol:iustezza maggiore dei veicoli non deve però portarci, dice !'A., alla vec·chia competizione fra <: an none e coraz za perchè questa lo tta rend ereb be poi necessari materi ali da ponle eri altri accessori troppo p esanti, mentre è n ecessario manteners i in giusLomezzo fra cc ,la sicurezza corazza ta e la mobili tà )1 pur considerando che la corazza più robusta imp one .all'avversario di ac·c rescere i calibri e di ridurre quindi il numero dei suoi pezz i e la loro mobilità .
RECENSIONI
della fanter ia n ell a . l'org.anizz,azione della cavalleria e Vediamo ora . oncezione de ll'A.. . . cc non osso trovar e .alcun c?mp1to e cc In una guerra europea Jl egli cl1ceff rzatapcon cannon i antica,rn come er la cavalleria anche se ~ssa foèsse u~:ic:e cosa ch e la cavalleria potrebbe P_ d rà fare per la fanteria. V1 q f ccani zzafe clescntl.e e da ll a SI OV fatto dall e orze me e ' ' l' far e che non possa essere , . ? onsiderando I.a guerra contro le grane i fanteria portata su au tocan1 . c.cl egativamenLe a questa domanda, nazioni io credo si deb~a r1spo~el~;e c:valleri,a sul l,a frontiera n~rd-occimentre invece avremo b1s.ogno_ t Sembra quindi che noi dobbia_mo vedentale indiana e nel med1_0 onen e. la cava!leria con i suoi volu mrnos1 ~ nire all a do lorosa _conclu_s1?ne ch'e . con il suo gravoso riformmento ~1 vulnerabili . b er sag li , uom1~·1 e ~c~tl~~erra nella più gran parte del cont1fo raggi debba essere b an iLa a a . . cessità p iù urgente è quell a cli assenente europeo ii . . cli cannoni anlicarri coNei r iguardi della fan teria la ne . 1a certa proporzione . gnare ad ogni compagma poter con trobil anciare lo svi. t ne cli ootenza per . stru iti con. un grn s o rnarg1 E, . cl anno essere portati da carn 1eg. d eli a c orazza do tali armi. non s,arann 0 lupp o ulter10re _ · ' ss1 .ovr · terreno re F m o a quan , I · ·. ·a di fanteria, ,qu esta sara geri .adatti a qua unque . . d' . oma ndante cl i compagni . . ·1 tt 3 r a clispos1z10ne 1 ogm c ,, semplicemente un assass1m o I ge · inutil e ne lla g uerra moderna e sarn
ur . -
vela dentro JJ . . . dovrà oi avere altri carri de ll o stess0 Il comandante d1 batta gl10ne . - .. p anti e qu,a lche veicolo leggero tipo per il trasporto . delle rn1traghatnc1d pes, avere una unità di au tocarn . rpo d'armata ovra · · it da r icogm z10ne. Ogm co f t ri·a da un punto ad un a .ro. ar te della sua an e . . c1· una p . L. mezzi meccanki capaci i Per poter muov .ere bb ssere effettua i con . , . I Tutti i trasporti de ono e .t . r ichi eda di uscire d,a l e per co,r rere qua l unq u e ter ren o ove la s1 uaz1one stra~~~es ti mezzi p ermetteranno di spa1:pagliare le truppe in modo da ga. . t , le offese aeree e I gas. rant1re meg110 con 1 0 . , I.a lolla impari contro la coIl compito cli ques la fantena non sara ll o di spazzare il terreno . · t la rn itragliatnce ma que . . razza, 1i retico 1a o .e . . ' 1, silio dei ,cann oni ant1carn. . · t di difender 1o ,c on .au c1· · dietro 1 carri ·, dei quadrupe 1 n. .arma . .I e allo è un mezzo a n t'qtiato 1 . Ne ll 'art1gliena 11 cav . . . cl' t 1a se pure non si troverà 111 . r le reawm , 1 mon agr , , O marrà solo 11 mu 1o pe .t . Il compito dell 'arma sara sem. quale h e m · venz1· one per sosl1 u1 e1o. avvemre . cli pontieri su au toveico li p er pre lo s tesso. · occorreranno e 1ernen 1.1 Quanto a l gemo T .c1· carn. arma i·I ne 111 e ·ncL1rsioni , tanto per sup erare · {lccompagnare le um a 1 . . • ·ma rar)idità corn uni.cazioni es1. t demolire ·COn 1a massi e e h' ostacoli qu an o p.er • d li ' crcito trn:-portate anc _ess_e · t' ranno co l grosso e es , . . f sten ti . Al tre um a sa - . t' f , ctrade aprire comunicaz\0!11 ra su auto veico li per rico s Lruire pon 1' .aie ·~ . ' · · li l'abbandono cli ' . t te per f,a cilitare a1 ve1co le strade ed il terreno c1rcos an ili la costruzione, la r ip.ar.azione e l'eser~ qu elle. Saran no ancora s uoi comp b si di azi one la cos truzione cli . . . . f · e per sv iluppare Ie a ' . . . d' c1z10 d1 h nee errovi.an . t . lo de ll e comumcaz10m 1 . · , ·coli 11 ma n emmen laboratori per nparare 1 'e1 '. ,j' lt i svariati lavor i che furono sempre ogni genere ·e l' esecuz10ne d1 tutti g i a r . ri chi esti a quest'arma.
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Così noi tro viamo che le l'artig li eria e il genio esistono zione di avanzare a sp azzare le dromi e i suo i centri in dus triali <<
forze aeree, La flol.l'.a , i ve ico li meccanici, sollanto per mettere la fanteria in condiforz e ·d'e l nemico, a,d. occupare i suoi aero)) ,
Com nnica::ioni. Circa i mezzi d i traspor to I'A. r itiene c he << l'autocarro a sei ru ote recentemen te inventalo è pr obabilmen te destinat o , a produrre nel trasporlo e nella manovra di un eser,c ito una r ivo lu zio ne più grande che ogni allra cosa inven tata cl,a lla lo comot iva in poi». Esso pem1e lte di e,ilare peri colose concentrazioni , di manovrare senza curar si delle strade, di preparare nipidamente strade nu ove per,chè non occorre -. co struirle c on la tecnica richies ta per gl i autocarri a q ua ttro ruote cc che sono un mezzo ani iqualo ch e deve essere bandito da ll e operazion i mi litari )). Le comunic,a zioni con 'a utoveicoli non debb o.no ,essere troppo allungale dietro la front e e qu in d i sar anno ancora le ferrovi e che dovranno legare l'eser c ito a lle basi orgari izzate su zo ne molto vaste per una minore vulnerabilità. Le forze aeree dovranno qui giu ocar e una parte mollo imp ol'lanle per la di fesa.
Fulu!'e operazioni su lla f1'o ntiera nord-occidentale in diru.1rt e 11ell'o1·ic11/c vicino. Il terreno montano vuole, nelle 1'.egion i ora cons id er a te, un altro tip o d i organizzazione che con qua lche mo d ifi.cazion e può 0ssere adatta pel' l.n lle le altre zone nelle quali l'esercito ing lese può essere ch iamato ,id agire. Occorrono trasporti a soma e ar tigli eri,e someggiate per tutto i! tempo in cui si attraversa la zona montuosa. Siccome si tratta di un im piego tempora neo p er,c hè successiv<1m ente si sbocca in zo ne n ell e qu,ali il mezzo meccanico può entrare di nuovo in azione, l'A. vede la soluz ion e del probl ema n,ell 'assegnazione di un parco di quadrupedi da somn e di artigli erie someggiate a quelle tru ppe che debbono agire in monlagn8. flno a quando il mezzo meccani,co, c h e deve sempre essere previs to e preparalo , potrà rip rende r e il s uo po sto. La fanter ia potrà agire comè in passa to dato chr a nc he l'avversario non potrà op pone mez zi meccani ci. In queste r egioni può in qu alch e zo na tornare in campo la cavalle ria, che poi ripasse rà in ri serva quando il m ezzo meccanico potn'i di nu ovo agire . Gli avvers,ari, nelle regioni ora considerate, sono ben lontani da una organizzazi one tecnica ed indu s tria le capa,ce di competere con quella ing lese, ciò che concorre a dare all 'esercito britanni co una grande superiorità.
Esigen::e militari esse nzia li della difesa imperiale. Sono, a parere dell 'A., le segu enti: 1) pr ed isporre l'organ izzazione terrestre pe r la difesa ant iaerea con pro iettori e can noni in patria e o!trema re; 2) ricercar e i mezzi per comba ttere gli attacchi a gas su vas la scala difend endo tutta la popolazione;
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TIECENSIONI
, da assebanare in nu3) costrui re un cannone anlicar n mo . ll o leager " . o
. t t tt le compagnie cli fanLerta, . - , ·1 ,·fornimento dei carr i armati le mero convernen e a u e 4) utilizzare p er la cos truzione e tll~~~osi a s tretto contatto con gli mig liori inte lli genze della na_z10ne me . ' elementi industriali del ,Pae,se, I . , oli co s truiti in modo da poter 5) impiegare nel l esercito so o ,eic . t , d senza eccezione d1 sorta; · : arle dell'esercito su lla b ase meccamca us,cire dall e s r a e, 6) conver tire senz altro una pc ' ·li stud i e gli esper iment i , 11· corazzali , co n ve1co · , , pur con lm uando sempre g . relati vi all a meccanizzazione; , , . esclm:g , so lo quella so meggiata, ill 7) ridurre tulle le ar t1 gliene,
m
traino meccanico; . . piccola qnantità per le zone 8) mantenere l'arliglieria som ;ggiata I n1eccan ic1:, e uropee e in più larga m isura per I onente , t 1 . · là del gemo su veico 1 9) organizzare. tut e . e uni. , , ,i soma cla u~segnare a que ll e 10) costituire i mezzi per l traspor li . . · ate a zon e montane , . truppe che f ossero el es tl11 , , , ·L della cavalleria 11) co nservare per le zone ex traeu ropee una par e . . _ . ,· dal con tin en te nos tro ; . , . ciel petro lio O d i altro comche m vece deve scomp anre 12) studi are e assicurare il n f ormmen 1.o b us ti bile liquido; _ . d da po ter man ten ere gli im13) riorgani zza r e qu es te for ze m mo o , f . fronte aal! im" . d. Lo carno operare con g li all eati nei Balcam, ar ,- t ' ·tà dell'Ind ia. pegm 1 pegni ass unti in oriente, assicurare 1 rn egn
. t en 11, a d una base, meccanica. Co nversi one delle unità esis . , d e li' es e,r·cilo inglese e .le , tt m ie coslilnzione , Dopo aver e esam ma t o I a 1 , · alla meccarnzt r un proaramrna per il passagg10 l "' dal poslul ato c he sia semp re da esc ~1,r elati ve sp ese: I' A . s uc ia zazi one da lrn propo s ta, partendo 1· • a spen dere un so ldo di pm .b. l l' d p ersuadere a naz ione dere la po "s1 1 1 a 1 c. _ .· · bbligatorio. per l'esercito e ad adottare il sen1z10lo 1· i·rr1peani politici assun ti pos" t uò I)ensare c 1e g 1 - Posto eh n essuno p . di "isio ni r egolari e qu al or· , · , f tt.I on ciu~I tro o crnquP. d sano esser e soci 1s a c ~- . . · r a,ddestramento prima . . . . . . .t . J' (ch e nchrndon o sei mesi e i . , d ici divis10111 tern ona i . . , . d . ensabil e riorgarnzzare I eser, · t ) eg li n L1ene m 1sp , . 1 di poter essere 1mp1 eg_a e ·, , do tutte ie spese inerenti ai mezzi cm cito sull a b ase meccam ca, strn lc1an t e corre per p oter oli e nere ra, t' preparan do qu an o o , egli chiama an tiq u a 1_e h la gu erra esige. , f pidamente quell 'ampliam ento d1 orze c e,, ll o I) iù faci le improvvis.are · della g ue rra sara mo · t Siccome ,allo s,coppi o . , , " l eo· li r iti ene ch e tul e . b non umla me,ccamzza e, o . , battabalioni d 1 fanteria c .e · ,.,. ·- ie di unità meccamz, , . . . __ ,, · i 1· d -bba no essere pr 0 ·' 1" ' _ le d1v1s10111 attive e ter utor. a I e . _ c1· osizione de l comandante to meccamzzalo a isp . zate ponendo un e lemen_ , , . . d'ar mala e cieli a nn at.a co me d ella di visione e altri a d1 spos1z1one de i co rp i ri serva d i manovra. cli CO\)er lurn e cl i incurSi deve creare .mo Ilre la forza nrncca ni zz.a la S l.one , aa imenli · , , ter n. tonale uno eJc 1' 1·e bo· Quindi in ogni div1s10ne r ego 1are_/ .' . ua!Lro unili.I mec-ca ni zzate ,deve trasforma re i snoi quattro b a llag 10111 m q e .
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RECENS ION I
d a comba tti mento . A d isposizione dei corpi d'arma i.a e de ll 'armata rimarranno i cinque baltag li on i di ,c arri armati esistent i attua lmenle ed a ltri cinque bat taglioni di carri dia ot tenere trasformando tre battaglioni esuberanti alle divisioni e due battaglioni del la guardia. La forza di copertura e di incursione verrebbe ottenuta tr.asform ando nove reggimenti di cavall eria cli linea (lasciando così a l l'eser,c ito una sola brigata d1 caHlleria), l'artiglieria a cavallo, le compagnie di autoblindate e i reggimenti Yeomen. Contemporaneamente a questa triasformazione si dovrebbero attu ar e la trasformazione di tutta l'artig li eria e de l genio, l'organizzazione dell a dife sa antiaere.a, la pred isposizione del parco quadruped i da soma , la d otazione dei cannoni anlicarri a ll a fante ria, il trasporto me,c:,canico compl clo. Identica trasformazione dovrebbe essere effet tuata in Ind ia e in Eg ilto e inlanlo dovrebbe essere sl.ud ialo i l modo di rinforzar e la riserva d ell'eserci lo regolare.
Sviluppo dell" esercito. Ques tione di prim'ord ine è quell a de ll o sv il uppo dell'esercito e dell a mobi litazione di tutte le forze de ll a nazione. Data l'im possib ilità di adoLt.are il ser vizio gen erale obbligatorio, l'A. ritiene occorra · un regisfro nazionale che assegni ad ogni uomo e ad ogni donna una appropriata occupazione in tempo di guerra. Un or ga ni smo specia le deve po i essere s tud iato fi n .da l tempo di pace per il rifornimento dell e munizioni, per evi tare tutti g li inconvenienti gravissimi sorti durante la guerra con ]',aff rettata costituzione del mini s tero de ll e m unizioni , che si· dimostrò so llo molti punti di visla un orga ni smo troppo imperfetto . I.n conc lu sione s i può dire che la meccan izzaz ione appare in q11esto sLud10 sollo una luce mo lto mitigata t rattandos i del la t rasformazione solo parziale de lle unità esistenti per forni r e all'esercito un,a certa so mm a di ques li elementi la cui costituzione è lunga, laboriosa e difficil e, in modo da la_sciare al_ perio,do della mob ilitazione la costit uzione di qu ei r iparti la cu, formazwne presenta diffico ltà minori. Concepita come un elemento de l tutto, l'Lllnità meccanizzata può fo rse entrare nel campo de ll a realtà.
Col. T. N . S. 1\1. How ARD: L' illlJ}azienza di uu fante. - Tlie J ournal of the Royal Artillery, gennaio i928. (Recens. ten. col. E. Frattio i).
Org oglio.so della sua arma e de l suo passato, perfe tta mente conscio della_ necessità d el sacrificio, pronto ad ogni ordine e ad og ni rinuncia, c_onvmto che il valore di un esenito stà _sopratutto nello spirito di sacrihc10 d1 coloro che lo compongono, il fa n te autore di questo articolo non mtende. con que ll o che espone cedere ad a lcuno il suo posto d'onore, ma vuol chiedere che « il fante venga armato, equipaggiato e organizzato in
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RECENSIONI
modo tale da essere capace di giuocare la su a parte in fu t uro in modo cosL efficiente come n el passato ll. Eg li scrive in que.sto momento perchè « l'esercito in generale ha perfettamente capito che i battaglioni di fanteria sono , in un crogiuolo di fus ione e che commissioni st,anno duramente lavoran do . per escogi tare i dettag li della riorganizzazione». . . . . . . L'A. vuol di mostrare ch e oc:,corrono solo due t1p1 d1 battagl10m d1 fanteria: l'uno p er teatri di g uerra normali (unità pieniamente corazzate), . l'altro per zone sp eciali (unità non corazzate). « Dotati di p otere distruttivo sufficiente come essi oggi sono. i nostri: carri a rmati da combattimento stanno, come noi sappiamo,. eliminando i loro attuali inc onvenienti, e diventeranno sempre più mobili e spaventosi col passare degli anni ll. Ed è perciò che egli vede in qu esti car~·i com~ pito della fanteria sui futuri campi di battaglia perchè << g li uomm1. chrns: nei carri arma ti che si lanceranno contro carri armati, saranno essi stessi. dei fanti . Il fante è uc:,ciso dalla sua stessa reincarnazione». Un fan te non corazz-ato non può lottare con un fante chiuso in un veicolo blindato da combattimento. Le mitrag liatrici e il retico lato avevano, già reso impossibi le ai fan ti non corazziati di assalirne altri p~r ime_nti_ n on corazza ti se non sotto la coper tura d i un poderoso fu oco d1 artigli eria. Questo fuo co p erò, dice !'A., non può essere forni to dall e no stre attuali formazioni da combattimento e anche se fosse possibile fornirlo (ciò che è dubbio) la m obilità riacquistata dal fante non s-arebbe asso lutamen te pa-ragonabile - sia per grandezza d i r isu lt~ ti, sia per economia di spe~a con quella acqui stata per mezzo dell a m~ccanizz,azione e della protez10ne. « Conseguentemente , per re ndere la fan teria capaci;) di svo'ig c, :J il suo compito di vi brar e il co lpo principa le si è reso necessmio aggiungere a ll a potenza di fu oco, ch e già possedeva, la mob ilità (per mezzo della meccanizz.azioneJ e la protezione (per mezzo della corazza) ll.
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Guardando ad un futuro anch e non mo lto lontano, non è possibil e fare un app rezzamento giusto sugl i effetti dov uti ai passi gig0nteschi comp i uti nella potenza di fuoco, nella mobi lità meccanizzata e nella protezione, e si sa c h e gli esperimenti e gli studi sono incessanti e che si debbono prevedere u lteriori e sempre maggiori progressi. Si avrà così il rimodernamento della fa nteria e dell a cav-al!eria con la motorizzazione e coll'aggiunta di elementi 'corazzati e si avranno inoltre <e divisioni b lindate che debbono esser e considerate come una forza separat.a per muovere a gr-andi distanze e per eff ettuare grandi movimenti aggiranti, lanciate a 200-300 miglia a vanti alla tes ta delle armate che si sbanno concentrando allo scoppio d Ila guerra e per infer ire qualche. tremendo « swing ll su un fianco, nel campo strategico, (con u n pugno armato, si noti, non con un guanto da pugil.ato)_lJ.. : <e La for za b lindata non deve essere considerata come parte de lle d1v1s10m del tip o esistente de ll e quali si sentirà sempre bisogno perchè le form.azioni corazzate hanno alcune limitazioni, come le montagne, le foreste e i te rre ni chiusi che favoriscono l'occu ltamento delle armi anticarr i JJ . Con q u esta organizzazione in una guerra futura si vedrà « il pugno , sinistro (armato) in azione e il destro (inguantato o nudo) s~lLare . da. una località impenetrabile ai carri ad un'altra più arretrata parimenti difes a , da con dizioni naturali Jl.
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RECENSIONI
RCCENS!ONI
b) in ogni caso essi sono l'arma che alla pne. vince le battaglie, ueUa ,che ott iene la decisione o che suggella la uiltorw ; q e) en trambe raggiungono il loro scopo con lo s tesso mezzo: la pallottola. Ne l primo caso con tr o uomini non corazzali, nel secondo con allottole per corazza con tro uomini corazzaL1. . . p Oltre l'aggiunta di un'arma antic.:irr i i. soli ca~biamenL1 sono qtrnll i che rigu ardano i mezzi di locomozion e e d1 protezione. , . E' forse l'agente di cambio c h e u n tempo andava_ all a borsa_ a piedi divenuto qualche cosa d'altro perchè ora v.a alla b or sa m automobile? ... : I battag lioni di carri armati sono battagliom d1 fa ntena trasformati ii.
, Ma lasciando da parte il caso specia le delle zone impraLicabili per i oarri, l'A. si domanda se sia giusto il concetto di cosLituire gli esercili che si concentrano dietro le divisioni corazzate con unità semi corazzate perchè ne l caso in cui le forze corazzate fossero decisivamente disfatte, egli non . vede per le a!Lre unità che due a lternati ve: . o la ç!istruzione per op er a <li unità corazzate o la consunzione in loca lità alla prova contro i oarri in seguito a ll'azione delle bombe e dei gas dall 'aria. L'A. esamina poi l'impiego dei due elementi nell a difes,a e nell'at!,acco. Ne lla difesa il comandante oocuperà con le d ivi~ioni semi-corazzale localiLà sicure contro i carri e terrà le divisioni blindate in ri serva pronte per un contratLacco; queste imporranno molte precauzioni all 'atLaccanle, ma non è chiaro, egli dice, quale par te difens iva possa giocare la fanteri a . non corn.zzata. Nell'attacco il comandante non d e·ve rischi.are le unità corazzate più costose fin ,d al primo is tante, ma, come sempre è avvenu to , le deve far precedere d,a elementi più mobili, più leggeri, meno costosi, che con le ricognizioni lo metteranno in grado cli vibrare il colpo a ragion veduta o che fungeranno da cuscineLto se il nemico prenderà l'ini ziaLiY:i : questi elementi mobili non sarann o però unità sem i-corazvate. Nè qu es te ,u ltime potranno servire per difenclere le bas i di rifornimento delle unità corazzate perchè le ba si dovranno essere cos tituite da · unità tecniche spec iali e protette anch'esse da. elementi corazzati. In tal modo ques to A. n on trova a lcun impiego utile p er le unità semi--corazzate e vede ogni nazio ne san.a riesumare in pieno le avite corazze per rim Òdernizzarle. La g uerra terrestre J utura assomig li erà molto da vicino a ll a gu erra marittima: non vi sarà posto per e lementi non corazzati e semi-cora zzali perchè l'uomo non protetto · non potrà vivere in simile atmosfera . In teatri cli guerra normali si avrà solo una lotta tra formazioni comba tten ti cora zza te « e precisamente: - mm s chermagli,a cli cavalleria convertita in arma blind:ita da cuscinetLo e cl.a ricognizione legger.a; - un attac-co o i:rna difesa svolLa da fanteria 'convertita in un'arm a corazzata capace di vibrare il colpo principale, sostenuta da artigli er ia mobile e corazz,ata in s tretto contatto radiotelegrafico con osservatori . aerei JJ. 0
Rispondendo poi ad uno sc rittore che consideNt . le formazioni blindate un supplemento dell'eserèilo, !'A. dice che l'espenenza personale , che è la co sa mi gliore per chiarire il pensiero , ha dim os tralo_ che nessuno · uomo no n cora zzato dev'essere chiamalo a combattere un n em ico (corazzato no) se è disponiì;Jile per questo comp ilo u n uomo in-un ve1-colo corazzato. O Perchè trascurare un sim ile vantaggio? L'uomo non coraz zato deve essere · impiegato so lo quando l'altro mane.a ed ecco il motiv_o pe r c~1 l'A .. dice che le unità semi-corazza te non hanno rag10ne d1 es1_sLere. S~ dov1anno solo avere elementi a piedi da trasporlare su autocarn blmdat1 p_er com~ p1ti protetti vi specia li ssim i cli D? tte e per lavori di fati.c a in reln10ne COI riforn imenti di munizion i, viveri e materiali, ma questi elem~nti non debbono essere considerali come vere unità da battaglia.
Capit. B, H. LID DEL HART : Addestrament o clell' eser~ito : W27 . . Conversione · }ler dimostrazione. - Journal of t he Royal Serv1ce Inst1tu t10n, novem- bre 1927. (Recens. ten. col. E. Frattini ).
Per teatri d i guerra spec iali Il battagl ione m ig li ore sembra aU'A. qu ello cos tituito con una compagnia cli mitraglia tr ì-ci pesanti e tre compagnie d i fucilie ri. Quindi la fanteria del futuro dovrà essere cos tituita da : - unità completamente corazzate per te-atri di guerra normali ; - unità non coN1zzate per Ltjatri di gue rra speciali . Ed ora, dice l'A., « gli uomini c hi us i nei veicoli corazzati sono ess i una trasformazione della c,ava lle1~a e dell a fanteria o sono una nuo Ya arma? JJ. Egli ritiene che il compito od ierno dei carri e il compito de ll a fanter ia nel passato abbiano ta li somigli>at1Ze da dover essere c onsi-cl eraLi praticam ente uguali. « Infatti: a) i battaglioni di fanteria formavano la base dell'esercito non corazzato del passato e i battagli on i dei carri armali formano la base de lJ'esercilo corazzato del futuro;
« Nell'evolu zio ne s torica dell'esercilo ing lese, d ice. l'A,, il . 1927 può essere conosciuto come l'anno della conversion e per d1 mostraz10_ne. Esso è caratterizza to da un cer to progresso m ateriale verso I.a mecc~mzzazwne ma più ancora da un cambi a mento menta le . .In parte qu(}sto _e s tato d~vuto a un più amp io a pprezzam enlo del valore de lla mob tl1ta ~1ec~an izzata e de l potere del veico lo da combattimento corazzato. Ma pu1 g, ande anco,·a in eff etto fu l' impressio ne de lla paralisi de ll e forze normali rii front e a truppe mobili co ,·azzaleJi. . . Ques to a pp,arve chiaramen te in una esercitazwne ne ll a qu ale (( u~::i divisione anche coll'aiuto cli una bri gata di caval leria fu v1rtualm enLe paializz,ata cballa presenza - la onnipresenza - -d ella. forza meccanizzata». Questa divisione aveva abbando na LO una posizione d1 g iorno e_ tentato uno · sbalzo in avanti, ma pr ima che avesse raggiunto i_l suo ob1ett1vo era stata attaccata di fronte e di fi anco dalla fo rza meccamzzat~ modo tale ch e, per quan to si trattasse di tre so le compag nie cli c.arn, 1 gwd1c1 non eb~ ero · alcun dubbio sul fallo ch e ]a divisione sarebb e sta ta n ettamente spe~zaLa in due parti e il suo progresso di sorgani zzato. Una_ bu?na. az10ne ~1 co- mando, la presenza di una zo na d i l erre_no ov e nfu giars 1_ temporn~eamente ·e una buona mar-eia nel buio p ermtsero poi ol la d1v1s10ne di mg--
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REC ENSIONI RECENSION I
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giungere un bosco nel quale attendere la notte seguen.te. Però ha conco r so a ciò anche un indugio n ell'inseguimen to altrimenti la fanteria, pesan te e lenta, sar ebbe stala circonda ta prima di raggiungere il bosco di salvataggio . « Durante la giornata di attesa qu~sto santu ari o affollato fu l'obiettivo, e avrebbe dovu to esserlo con tinuame n te, degli ae rei da com. battimento e da bombardomento JJ. ln quest,a si Luazione, la fanteria, dopo una foti-c osa m arcia nottur na -e una giornata senza riposo, dice l'A ., av r ebbe diffic il.inen te potuto sperare di sfuggire ai suoi insegui tori cora zzati durante la seconda notte e l'esperienza fatta in due manovre ha servito << a dimo·strare com e sia in . reallà eff ettuabile e co m e sia lerti(ìcante l'assa lt o dei carri armati nel buio JJ. L'impotenza delle d ivi sioni di fanter ia non vien.è dall 'A. giudicata solo dalle perdite che potrebber o subire, ma dal fatto che non poten do esse fare a ltro che balzare da un rifugio a ll'allro, quando il lemp o e i carri lo permettano, non potrebbero in fluire s ull 'esito di un piano strategico. Ed egl i conclude « if supremo b enelìzio di Lutle queste dimo slraz ioni pratiche del potere di una forz.a corazz.ala e della impotenza di una forza non -corazzata è che esse hanno rap idame n te conso lidato ed esteso senza misura l'inf luenza su ll 'opinione militare conqui s tata così faLicosamenLe d::igli avvocati della guerro meccanica durante un periodo d i anni . Dove gli argome nti avevano ullimam ente dislrulto migliaia di scettici, la dimoslra::ione ne ha annientate decine di m_igliaia JJ . Gli esperimenti falli furono varii , così: una divi s ione ten tò J'improvvis.aziooe, p er feLLamente r iuscita, di u na forza meccanizza ta con la r equisizione di autocarri priva ti a sei ru ote; un·a brigaw co s tituì una compagni a di mitragliaLrici p esauti de l tipo con tinen ta le e ne constatò le limitazio ni · dov ute a lla presenza dei quadrup edi e a l s istema n ormale di man egg io; a lcun i battaglioni di fanter ia ri cevettero delle mitrag li at rici anticarri e ne esperimen Laro no l'ingombro e le diffico ltà d i manovra, provand o in L::il modo che Lal i al'mi po sso no avere va lo re solo se monta te su un a ut oveico lo ossia che « per affrontare i carri armati occorre un piccolo caiTo . arma to (la tankette) JJ ... « Al morpento psicologico gi u s to, prosegue l'A., esat tamenLe commisurato all a forz a de l la marea ven n e la parola autorevole de l Capo del lo S. M. Generale imperial e ag li ufficiali della forza meccan izza ta a Tidworl h a por re il· sigill o dell'autorità sopra la nuo va dottrina d i guerra. Coli.a chiara e in discutibile a ff ermazione che la mitraglia tri ce h a annull alo l'nt, tacco della f.anter ia, un ·an nullame nto re so anco r più ser:za sp e rc1nza dull'intervenlo dell 'a ttacco ae r eo e dei gas persis ten li, egli dimo s trò che i g r andi eserciti basati sull e forze um ane sono s up erati e c he solo con !o sviluppo di forze mobili corazz'ate potrà la gue rra essere lib eralo dall e barr iere e l'arte del genern le in oupo - la sola che po ssa far spcrurr in .- eco.nomie di uomi ni e di denaro - risorge re. L 'e ff e/lo fu mwcofi.,s/111() quasi ele llri co. Pa ssando . al/ rave rso le aree di man ovra si aveva ln scn.snzion e che l'e se rcito, ora più che pre para lo, se nti va ch e qui vi era la dire. zio ne autorevole della qua le era ardenlemenle _in attesa JJ ...
« Su ssegu.entemente
ro vazion'e del comando di AJ,dershot (scuo-·
~~~ti api e tutte le colonne, avanguard ie incluse,
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olo~'~ formazion e veicoli b lindati da battag lia'. la mili wre) e stato sta debbono comprendere .ne a r normalmente effetLuato senza l'impie_go _di che nessu n. attacco puo esse e . d ,· ordare che poche milragliatri c1 . E ncora · « se s1 eve 11 c . . .carri armati JJ. a . . letamenLe un attacco di fanlena, s1 . t d. sorgalllzzer anno comp · ben piazza e 1, . . . t. per' sopraffare queste nn. . . impie gare carri arma 1 · . consid era m1g 1ior cosa . . . ,d· L Il fallo che noi oggi abbiamo so lo t raa liatr ici anzichè soffrire gravi per i e. . d spensa in nessun modo da lopiccolo nume10 di co rri armali non c1 i un · . · , tt nte ». · l'impi egare _queste armi ~arre a:~arnente quan to era stato finora bandito Ques te idee rovesciano comp . . do pochi e preziosi avreb. . , · sia che v carri essen . nella dottrina d1 gue rra os . . . to un tempo alla cuvo ll eria. . · 1 olpo de-c1s1vo n serva , bere dov uto serv!I'e per l . c . . . tale impi ego presuppone un aDotlrina esalta in linea d1 prmc1p io,_ ma unh . balLaglioni odiern i senza . . d' d · orgalllzzaz10ne c e 1 . zione prell mmar e 1 is . ssurdo tenere in riserva I -carri non possono eff e ttuare quindi appa~~ :he .noi siamo condotti alla .c arri per un 'azione ulteriore. « M.a una vo _a 1· non so lo I)er l'all acco de. ,· armali sono essenzia 1 . conclu sione che I carr 1 . . , incontestab ile I.a deduzione · tlacco pre \J mmare, n on e cisivo , ma per ogni a . armati e troppa fanteria? JJ. . . bb . troppo poc 11 1 carn · ,~ -che noi a 1amo . ·~· . . . . trova una forza mecc:m1zz.aw L'A. esamina poi le cond1i.JOill rn c m s1 dal punto di visla tattico. . t , se stessa essendo anco ra · · ella d1 pro eggeie · Prima preoccupazione e qu , . I d . og ni azione offensiva che « la principio fondamentale e base essenzia e . i . . , la prima responsabilità . f dell e sue comumcaz10ni e sicurezza d1 una orzo e . elle no n meccanizzate non D Il e forze avversane qu di un comandante JJ . e IL, he intercettare qualche paspossono fare a r o c , , preoccupano pere h e non · e 'ti possano essere p1>\ . . per q uanto numerosi qu d' saggio obbl1 galo, ma . . d d . occorrono è più gr.a nde I ·1· · IL ' J trovar li quan o e ove d . 1 mondo « la d u 1co a e . ta per girarli serven osi· quell a che d eve superare un a forza meccarnz za della sua fluid ità di movimen~o ii. , za e la mob ilità dànno si. . I L a d i fu oco 1a coraz . . . In movime n to, a po enz .' olo g li aerei e le arlig\ierie . . d. ll nelle soste sono s . -curezza suflic1ente; 1 no e, ' f danni ma d 'altra par te 11 . 1 l'1 ch e po ssono are , a lun ga gittata gli e emen , aciLà di mov imento permetcompito strategico d1 quesla [01 za e \a sua c 0 p a mollo ampia.· . tono di dis locarla su una z 0 11 . · ,A ·ie,,-a che le forze meocarnz1 d' dall 'u l'la n · Quanto alle offese !Urne , . , . l s·vo ed evanescente JJ delle . r « mollo p!U e u I zate presentan o un b ersag 10 origes tione e quindi creu un . Laco lo provoca una e . . altua l1. Anc he se un os d. gl i· elementi pr11n a che g1I . , f 1I d 1' sperdere 1 nuo v0 . . mi gli or ber saglio e ,ac e , . , f . proteggere con l'aviazione . d' Il ·a p arte e p1u ac1 1e -aerei possano ag!I'e; a I pagn::irc e scortare una co. eo ch e non accom · . questo bersaglio Lemp oru n d t. ameiile un b ersaglio ottim o. t offr en o con mu l01ma che m uova len tamen e f cc~111'zzal::i scivo la su ll e s trade . .[ · ch e la orza me " . <~li aviatori ri en scono . . . , la rice i·ca di un ber.sag lio . , . · senza m coraggiar e ., . senza aL trarre \ atten zione e t .· ti·ene una fronte p1u amp ia . . . · nto aumen a se ,,1 . Qu esLa cttlu1z1one de 1 m ov ime b · r·ap idi ss imi molto rnler va l. . . d ' muo vere a s a 1z1 , ' . ,e se si adolla ti sis te ma i t l'o ccu llmnento e per la d ifesa . .lati nel tempo , sosLando in zone adal e per
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Secondo probl ema è quello .d e lla sicurezza d ella esecuzi one d el pian o per Ja qu ale occorrono: inform azioni, mezzi per diri ge re l'az ione· m - · per sopr affare J · t p · . , -, ezzi e e r es1s en ze .. , er _le rnformaz10ni serve i I carro a se i ruote e certamente ,c on una cap acita di ricereia su fronte ' m ollo ·' · T d. . p1u ampi.a e una capa_cI a I p enetraz10ne mollo magg iore d e ll e unità non corazzate le quali non po ssono _s-c opnre altro ch e il puro fatto della esis tenza di q ua lche · e lemento avversano rn una certa località. Problema difficile è il comando di qu es te fo rze, da ta Ja ve locità coll a q_ual e muo v~no e, SI imp egnano. L 'esp eri enza h a dimos tra to che è imposSibile c1fra1 e I messagg i rad iote legrafici perchè s i tra tta di operazione tropp_o lunga: e ch e occ orro no mo! Li uffi ciali di Stato Magg io r e tra i qua li uno rncancarn d1 apprezzare_ la situazi on e e di diri ge re le l'i cog ni zion i aeree . per confermare o _modificare il proprio g iudizio. I l Capo d i SLaLo Ma ggiore Genera le ha p oi affermato che il comanda nte di qu es ta forza dern, come !( comandante del la caval leri a, stare molto a vanti e avere d ei di pendenti a ddestrati a un comune modo di p ensare così d a ripr od urre ne ll a gu~rra terres tre 11 sis tema di azi one de i c apitani d i Ne lson ; e for se occorrera far conrn rrere coll a radiotelegrafia l'azione d i ufTI.ciali di S. M. che conoscendo 1! pensi.ero d el Cap o d iano al momento opportun o Je d ir-cLLirn del c aso come g li aiutanti di campo nap oleonici. . Circa l'atla,c co, r iferendo si al caso di u rto contro Je forze normal i, l'A. dice che la s ola arma conveniente p er la difesa è, ne ll a situazione aLLua lc, il Cafrnone da campagna. La mitragliatrice anLi c.arri serve so lo in un r~ggio di 100 yards ~d è poi cos ì pesante da non p oter essere quas i ma neggiata. ,Nel 1927 ogm battagUone di fa nteria ricevette du e d i qu este armi, ma a li a tto prat1-co esse s1 dimostrarono di pochissima utilità. . , Il cannone _da campagna non è però di efficienza adeguata a lle necessita. Il b ernagl10 _è difficile e occorre r icor,dare che in ba llag li.a la s1 tuaz10ne pegg10ra: . s1 t_enga prese nte che in marina si p arte da l prin cipi o che 11 ri s ultato de l tiro rn g uerra sia un q ua r antesimo del r isulta to ottenuto in pace. Le rego le seguite dai g iud ici di campo furono di d ichi arare col pilo un carro qu ando un oannone avesse potuto sp arare su di ess o se i c o lpi in un ragg10 d a 400 a 1000 yards (so llo i 400 ya rd s il carro d istru gge il cann on e). Anche su qu este basi la situazi one è apparsa favorevo le ai carri armati. L'azione appare compl essa sia per l'impiego del fum'o, sia p er il concetto d1 agire s m punti dove le d ifese an licarri s ono minori O d ove l':n:ersario non _può trasfe rirl e così rapid.amen te da prevenire i ciar ri , sia p er 11 concorso di_ ae r-ei a h ass,a quota. Di qui è sorta l'id ea d i un meto do più semp!J.ce cons1_s tente nell 'impiego d i piccole unità (m inori del la compagnia) d1 « tank e d1 tankette JJ . Ques te ultime (tanke tte) avanzano p er p r ime, se trovano p oca r esi s tenza la superano, a lt rimenti si arres tano cos tituend o un velo di << scatole da pill ole JJ che sparano con fu oco ben mirato. I carri più potenti po ssono così avanza r e r e la tivame nte prote tti da q11 es lo velo e g iun g ere a sopraffare la p r ima li nea d i d ifese antica rri. L'azion e si h pete per le linee suècessive . Che cosa succede de lla fanteria? cc La fant eria co s titu ita ,com'essa è attua lmente, per la r,ag ion e de l .num ero e d ell 'equi p agg iament o è un ser issimo ingombro p er la mobilità de ll'eserc ito e in compenso essa non ha
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alcun valore offensivo ed ha poco valo r e d ifensivo se si esclud ono le m itragliatrici JJ. L'A. sente però un.a cer ta necess ità di fant er ie legge r e da irnp i-egare come elementi di sbarco d all a floLLa terres tre corazza ta e p er le reg ioni di montagna. Occorre per ò un a lti ssimo grado d i addes tra me n to ch e d ev 'esser e ottenuto non co l prolung are il servi zio ma sfrulla nclo completamente e bene il tempo ora disponibile. Qui l'A. esamina g li in co nveni enti che li mitano il tempo per le istruzion i e i concetti errati a cui si infor ma no tal ora le · autorità superiori. li fante del futu ro dovrà essere un o ttim o: li ralore per compensare con tiro migliore il minor volume di fuoco d i c ui è cap ace ri spe tto a ll e forz e meccanizza te: necessità ques ta che è apparsa chiaramente ne11 e eser citazioni di cui l'A. p,arla. Ed è perciò sorprendente il fati.o , eg li d ice, che la dotazione di muni zioni per le esercitaz ion i sia stata ridotta -da 600 colpi a 200. La tenden za odierna dev 'essere a suo a vv iso che cc .la q ualità addestrata è meglio de ll a quanLità non istruita JJ. Ed egli ricorda ch e a Biddulphsburg n el Sud Africa 18 e s perti tiratori boeri tratte nn ero e d ispersero due battag li on i de lia G u,ard ia. Questa fanteria leggera non deve esse r e ta le so lo ne ll'aclclestramento ma anche nell'eq uipaggiamento. Le esercit.azioni in esam e hann o d im os trato che specie col tempo cattivo la fante ri a giunge all 'esaurimento delle su e forz e quando le truppe mecca ni zzate so no ancora in otti me cond izioni . I carri più grandi coprirono perfino 200 mig li a in 24 ore e le cc tankette JJ 100 miglia; in qu esto genere di g uerra il fa nte non deve p iù oltre essere carica to come una bestia da soma ma dev'essere ves ti Lo com e un atleta ed anche le sue arm i debbono e ssere di molto a ll eggerii,e, r inunziando agli e ff e tti pittoreschi n e ll e para te.
Capit. dell'esercito inglese H. A. BAI<ER: Il JH'Oblema delle truppe mobili. The Ro yal Eu g iueer Journa l, dicembre 1927. (Recens. capit. E. Carmiuati). L'A. esam ina in q ues to suo s tudio a lcuni d ei problemi ch e devono r iso lvere g li odierni uffi.cia li del genio in seg uito a lla formazione di reparti meccanici zzati d 'a ltre a rmi . La meccan ici zza zion e di tutte le arm i - dice il capit. B,aker - n on è ormai che una se mpli ce qu estione di tempo, e con la formazione avvenuta _recentemente in In g hi lterra di un a « Bri gata meccani-cizzata » è assolutamente necessa ri o che si s tudino i b isogni di tale forza e che se n e osservi lo sviluppo. Recenti confere nze svo lte all a scuol a di Chatha m ha nno offerto un b uo n materia le di s tudio circa i l pro babile svilupp o delle fortificazioni in relazione ::ti moderni s tl'umenti di difes,a. Si è parla lo p erò po co sin ora dei compiti de l gei110 llell 'offew;iva. Per quanto ri g uarda la difesa, è probabile che i tìumi come ostacoli all 'avanz,ata d ell e truppe r ap presenteranno nell 'avvenire una parte a ncora Più importante cli quella che ha nno avuto nel passa to. 11 -
Ri..,ista Mi!ita,·e Italiana .
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Grandi progress i sono st.ati fatti recentemen te riguardo alla possibilità di movimento attraverso ogni genere di terreno ed anche in località quasi impraticabili, come foreste e paludi, cosicchè si può dire che, fra gli ostacoli naturali, solo un fiume potrà rappr~senlare un serio ostacolo all'avanzata de lle truppe. Nella eventualità che le truppe mobili debbano sorpassare o un _corso d 'acqu,a con ponti distrutti o altro ostacolo asciutto - quale un canale in costruzione -, può il genio con i suoi attuali mezzi assicurarne senza ritardo il passaggio? I l passaggio di un ostacolo asciutto non presenterebbe - dice l'A. molte difficoltà per gli attuali veico li atti a percorrere terreno vario, m quanto esso è, in generale, faci lme n te aggirabile. li p,assaggio di un fiume può avvenire: - di fronte ad una forte resistenza; - di fronte ad una debole resistenza. In caso di forle resistenza, occorre un altacco r egolare con appoggio di forte artig li eria, impiego di ponti d'assalto ecc., e le truppe mobili o debbono aspettare l'arrivo del grosso de lle forze, oppure, usufruend o de lla loro mobi lità, debbono tentare di girare l'ostacolo. I l co lonne ll o Fu ller in una sua recente c.o nferenza ha in sistito - ri cord,a !'A. - su ll 'importanza delle truppe mobi li per la difesa dei punti di passaggio, dicendo che questi diverra nno il centro di grandi zone fort ificate contenenti difese contro carri armali . Ma le truppe mobi li de l futuro, se vorranno manten ere la loro mobilità, non r:lovranno essere legate a tali punti obbligati di passaggio. Esse potranno superare ostacol i, tenuti debo lmente da mitra gliatrici -o da a ltre armi leggere, purchè la posizione avversaria non sia slala seriamen te r inforzata. Ma se i carr i armali non potranno pa ssare senza il sussidio d i r ipar ti non protet ti, an ch e ta li leggere resistenze implich eranno attacchi r ego lari con conseguen ti perd ite di tempo. E' poi di essenziale import.anza po ter far passare a ltr,averso un !ìum_e senza ri tardo e davanti al fuoco de ll e mitragl iatrici carri armati e blin dati. Per giungere a ciò l'esercito inglese presentement e possied e solo l'equ ipaggio da ponte e qua lche a ltro mezzo in esperimenlo , come zattere o cavalletti speciali., che per essere mess i in opera richiedono però di esporre il persona le a una notevole perdita di tempo. Per le truppe mobi li ba sterebbe assicurare il passaggio di poch i carri :armati, al lo scopo di stabi lire rapidamente una tes la di ponle. . Ma, si domanda l'A., è. poss ibi le trovme modo di far e passare detti carri armati so llo il fuoco delle mi tragliat r ici senza esporrP i I personale a grav i p erd ite? . . . . . di ln primo luogo, è necessana u na ricogmz1one del gemo. allo scopo . accerlarsi se vi sono ponti demoliti , e qual e sk1 la r es isle nza da atten dersi. Se l'ostaco lo è forl emente d ifeso e se si è deci so di ten lare di aggirarlo'. smà necessoria un'altra ricognizio ne per tro vare un all rn r~ssaggio. GI'. · g n1· z10m · · terrestri :aerei possono far molto, ma occorreranno ugu a I men t·e r1co per sceg liere detto posto d,al punto di vista tecnico.
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P er far e ciò, il genio che aocompagna le truppe mobili abbisognerà di mezzi di tras porto protètti e capaci di muovere in terreno vario, in modo da poter avanzare con le prime unità. . Alla fin e de ll a grande guerra fu progettato un ponte lnglls che poteva essere costruito al coperto, portato avanti su apposite guide da un carro armato e va r ato senza esporre alcun uomo. I carri armati potrebbero quindi passaré su uno di tali ponti. Ma qual?Ta_ il fiu1?e f_osse troppo largo per l'impi ego di un ponte Inglis, zattere d1 sistema s1m1le rappresenterebbero probabi lmente Ja migliore so luzione. Non è diflicil e - a parere dell 'A. - progettare una zattera scomponibile in modo ch e possa essere trasportata agevolmente. Dovendo ser vire probabi lmente solo per carri arrriati leggeri o per autoblindate non oocorrono zattere di ·s truttura troppo pesante. Una zattera composta con, tre barche speciali co ll egate con travi <l 'irrigidimento, e munite inferiormente di guide cave pel varamento, potrebbe, ad es., servire allo scop o. Supposta realizzata ta le zattera, occorre però vararla. Il genio dovrà trovare un punto dove le rive siano di adatta pendenza, e allora la zatler a, composta a l coperto e spinta da un carro armalo altraverso la cam pagna sino a l punto di lancio, potrà essere varala come un pon te In glis, senza che un so lo uomo debba esporsi. Ma le difficoltà, sogg iunge l'A., vengono dopo. Se a.ct' es. le sponde sono occup.ate, sarà difficile passare su l la riva opposta per tirare le funi per il rimorch io dalla zattera. Si potrebbero installare sulle zatter e dei picco li motori, ma questi le renderel;>bero poco maneggevo li e complicherebbero di molto le cose. Sarebbe perciò più util e un carro armato che potesse galleggiare e fosse munito d i una carruco la p e~ manovr are le zattere . Se non è per ora possibile costruire carri armati an!ìbi per combattimento senza sacrificare la loro efficienza, da to il peso delle munizioni e d el combustibile ch e essi dovrebbero porta r e, non vi sono invece difficoltà - secondo l'A. - per costruire un carro anfibio per uno scop o specia le come que llo accennato.· Sopr a una chiatta funziona nte da traghetto, i carri armati potrebbero passar e r api damente e vincer e le resis tenze dell 'al tra sponda. ~rattanto l'equipaggio d.a ponte, portato avanti, costruirebbe 11 ponte per il grosso delle for ze. Si potrebb e anche costitui r e uno speciale equipaggio ch e ren-desse possibi le la for mazione di un ponte con la riunione di zattere. Ma un ta le equi paggio dovrebbe essere us.ato per il minor tempo possibi le, e, un,a volla che un ponte con l'equipaggio norma le fosse stabil ilo, occorrerebbe portare via le zattere e metterle in un altro poslo. . Riassumendo, l'A. reputa n ecessar ii: l) un au toveico lo protetto per le ricognizioni del gemo; . 2) un ca rro armato anfibio, in dolazione G! genio, a prova d '. f\10co di mi tragliatrici e con apparato trainante. Qu_eslo_ sare_bbe ulil1ss1mo, even tualme n te, per altri scopi (come per il lanc10 d1 trav i pe~anli ) e, s~ provvisto di un legger o braccio spostab il e, affrellerebbe molto 11 lavoro di costru zione del ponte a longheroni (Box Girder bridge);
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3) una zattera per il trasporto di un carro ar mato Vicker o di un qualunque altro carro arm alo leggero p er accomp agnare le Lrnpp c mobili, Ja quale po ssa essere composta a terra, rimorchi ale, s ul po s to, e varata d a una sponda di un fium e s enza esporre il persoriale. Tutto ciò non sembra all 'A. di difficile a LLuaz ione e a umenterebbe, per contro , notevolmente la potenza di una truppa mob ile. Se non si potrà trovare modo di far passare rapidamente carri armali attraverso un fium e, conclude il oap it. Baker, le trupp e mobili saranno arrestale, finchè non saranno gi unte le forze principali , dal primo corso d'acqua che incontreranno e p erderanno così il ben eficio della loro caratteristica essenziale: la mobilità. Occorre, pertanto, vincere le difficoltà, e ciò sarà ottenuto solo s tudiando e sperimentando sino a trovare una soddisfacente soluzione de l problema ch e l'A. · ha pro spetta lo .
J\1ILITARE l)
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"L'UNIONE MILITARE,, Il Governo Nazionale, per dare alla Società Anonima Cooperativa UNIONE MILITARE » più solide e durature basi e per consentirle di proseguire senza preoccupazioni nella benefica attività ognora spiegata nel campo del consumo e del credito specialmente a vantaggio degli Ufficiali delle Forze Armate d'Italia, con Regio Decreto Legge del 27 Ottobre 1926, la trasformava in Ente Autonomo avente personalità giuridica propria, sotto la diretta vigilanza dello Stato. Caratteristiche di maggior r ilievo del citato Decreto Legge sono : i 0 ) L'inscrizione d'ufficio all'Unione Militare degli Ufficiali in servi zio permanente delle Forze Arniàte dello Stato, e ciò nell'interesse degli Ufficiali stessi, per la garanzia che l'Unione Militar e offre loro nelle provviste del vestiario ed equipaggiamento e n ei consumi , per le facilitazioni nel eredito , per la felice applicazioné dei veri principi cooperativi in quello ch e essi hanno di essenziale. Dai ben efi ci di cui sopra non sono esclusi gli Ufficiali in congedo i quali anche se non credono di inscriversi all'Ente, possono esserne clienti e godere di quasi tutti i vantaggi riservati agli Ufficiali inscritti . 2°) , L'esclusione di qu alsiasi criterio speculativo , o m irante a costituire profitti individuali, tanto che gli utili della gestione dell'Ente, o vengono erogati in opere utili a favore degli inscritti o loro famiglie, · o vengono accantonati per accrescere il patrimonio dell'Unione Militare nella nuova figura giuridica di Ente varastatale. Non va qui taciuta la disposizione che nel caso che l'Unione Militare venga messa in liquidazione dopo effettuato il rimborso del capitale conferito all 'Ente dagli inscritti , la rimanente somma deve esser e devoluta ad istituztoni in favore degli Uffi ciali in servizio per- · manente od in congedo. 3°) La nomina degli Amministratori e dei Sindaci da parte dei Ministeri o di Enti più particolarmente interessati del buon andamento dell'Azienda, provvedimento questo che mentre toglie la causa di possibili perturbazioni o dissensi dovuti ad un sistema elettorale, assicura con designazioni fatte dalle alte Autorità tutorie, il buon governo di un Istituto così vantaggioso. L'Unione Militare esplica la sua attività a mezzo della Sede principale di Roma e delle Filiali di Spezia, Torino, Milano, Verona, 'l'rieste, Bologna, Modena, Genova, Spezia, Firenze, Ancona , Napoli, Bari, Palermo, Tripoli, Bengasi e Asmara. «
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Ma l'azione dell'Ente non si limita al servizio degli inscritti r esidenti nella Sede e nelle Filiali suddette, bensì si estende anche a tutti gli altri Presidi d'Italia, ove risiedono Ufficiali delle Forze Armate con una organizzazione di viaggi cotnpiuti da tagli atori e da viaggiatori muniti di estesi campionari di merci.
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L'Unione Militare, con la sua attività commerciale, mira a procurare agli Ufficiali delle Forze Armate i maggiori benefici economici in tutte le contingenze della loro vita e, in particolare, negli acquisti del vestiario e dell'equipaggiamento personale, militare e civile . L'Ente, preoccupandosi anzitutto di fornire merci di qualità ineccepibile, fa capo per i suoi approvvigionamenti direttamente alle fonti delle migliori produ zioni italiane ed estere, trattando cioè, con le Ditte più importanti sia come potenzialità finanziaria, sia come perfezione di prodotti, sia infine come serietà e correttezza. Non pago di ciò, suole controllare la bontà degli acquisti con frequenti analisi che per le. merci in genere vengono affidate all'Ufficio Tecnico della Commissione Centrale per i Collaudi in Appello (Ministero Guerra) e per i generi alimentari alla Farmacia dell'Ospedale Militare Principale di Roma. E' st1perfluo aggiu,ngere poi che ogni cura l'Ente pone perchè sia raggiunta la massima accuratezza delle c9nfezioni , per le quali dispone ora di tagliatori di primo ordine e di maestranze provette. Altra funzione importante affidata all'Unione Militare è quella di calmiere. Una riprova che questo Ufficio è stato da essa esercitato con successo si è avuta recentemente in occasione dei ribassi apportati ai prezzi dei panni, delle divise e degli oggetti di uso militare. Tutti i commercianti di questi generi, e su tutte le piazze, hanI).o dovuto subito adottare come prezzi base di contrattazione quelli praticati dall'Unione Militare. A causa della qualità superiore delle materie prime adoperate, dell'accurata confezione e dei prezzi mitissimi praticati, ad Essa si sono rivolti per importanti contratti di fornitura, Ministeri , Enti pubblici, Amministrazioni Provinciali e Comunali, nonchè, nel rifiorire del sentimento patriottico e dello spirito sportivo della Nazione, Scuole, Istituti, Associazioni ecc.. . Per tutte queste ragioni l'Unione Militare ha visto nel 1927 notevolmente aumentare la sua clientela ed aumentare contemporaneamente, , nonostan,te il ribasso dei costi dovuto alla rivalutazione della lira, la cifra globale dei suoi affari. . Ciò indica - specie nel momento attuale - la prosperità di questa benemerita Istituzione, che mentre esclude dal suo programma qualsiasi criterio speculativo o di lucro individuale, procura tutti i possibili vantaggi ai propri inscritti ed a coloro che fiduciosi ad Essa vorranno ricorrere.
SOMMARI DI RIVISTE . Riviste militari italiane. Esercito e Nazione. Febbraio 1928 · . p· Le balcanico)). Un caratleristico proA. BALDINI: Nel ,cos1deLto cc ie~tn fi anziaria del Governo fascista. -1 cesso mili tare nel 1917. - : _La po tea. J1l , · nel seco lo XVI. I. Dr E. RoccHI: Gli ingegneri n_itlitari italtam Fi~~~~~no montuoso .e boscoso. osizione di media monNrsw: Un baLtaglione d1 flancheggwmen ~-m - F. MERZARI: Orga111zzaz10ne a di_fe ~a . 1 unaDpE"'BROSIS. Note militari · · · · l'arL1g1iena -~ 1" • lagna. - II. D1spos1z10111 per . b 1 . ·a militarmente considerate. di geografia biologie-a. Geografia e to ~gill'esercito. La strada nell'ecoE. MALTESE: Problemi della ~ ~z10ne Ae M:NNELLA: L'equilazione nell'edu· nomia e nella d1sc1plma naz10na e. cazione del corpo.
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L'Universo. Febbraio 1928.
. . · . . d li ]alttudme - F s Aeco·. I grandi G . . BEMPORAD_: Le vanaztom 'e a ~ M. B~sSOLASCO: Sulla prop-agalaghi po s lg laciah d1 Rivoli e di Iu{a .D C ornAcco: Allantide, Tartesso, zione del suono nell'a tmosfera. · I AP Spagn a Piccola Sirte. 0
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e
Rivista Aeronautica. Gennaio 1928. . . ,. rtanza dell'arma aerea. 'f en ~ol CooP. Consideraz10ru su 11 impo . . L~ pra• " • · . . . - _ Ing C. PALLAVICINO · « 1 1 Capit. SANDALLI: L'av1az10ne_ m Som-a ~·. · L TARANTINI: Conside1 tica e _la t eoria nell'a_utonomia de_gli ae::~·a.-_ nf G.ruorcE: La disciplina r_az1om sulla ' cc Vallgta del!: Indi e)) , a U GABBI: Un anziano in volo. -~ hscale ne lla nav1gaz10ne 0_erea. -;- Prn\ n.za tra apparecchi civili e mtl1Ing. GIULIANI: A proposito del l ~qtv·a e , ione della nebulosità n ormale tari. - P rof. F. EREDI.>\.: Sulla . e ermlt~az - Aerotecnica. - Aeronaudi una data località . - Aeronautica m1 1 are. tica civile.
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Rivista ùi Artig·lieria e Genio. F ebbraio 1928. START: S pole tte meccani ch e a te m po e a do io e ff ello Ru GGERI: Sull 'app licazione d e lle m odern t . PP _ . . - _In g . A. cos tituzi one dell e polver i colloida li. - Tee 11 eonf fiB1~1ch e ~llo studw della g ra ndi unità I .. · . • co · ACC-\RI · l i fu oco nelle . . . esp ora nti. - T en. m g. Dr MoNTE ZEMOLo: Sul ca lcolo d€11 anp a lcat! de i _p onti m!l1la ri s u sqs tegn i ga ll ego·ianli. _ T e n 1 · s e BARIN: Energia e le tt r ica . - Capit. CoNn. Ab b ac h· . , l . co: 111g . . T.I:· tiro . - Ge n . di di v. DE RossI: L'a ssedi o .di S tr àls ~ng: 1 (1:o/)01(1:cz1,om d t e fine ). · con 1nua.::.
Rivista Marittima. Gennciio 1928. E., S!MION: Fas ti navali de gli i ta li,a ni d al 1801 a l 1815 I ,· ) . ·. ,con inua . I ng. G. ScoNzo: Su ll a t eoria e sul ca lcolo t g raduale (Motor e D ies e l) (co i. efirm1co d el motor _e a combLJ s lione . n in uaz. e rn e) In o- G R · L della s puma inlorn . , ,· · . o· · t.\BBE1'0 : a f orm az1one duta del la loro effì . I o ai pr opul soll navali e la con seguenle caic1 e nza. n g L FE1 · E sam e · l· 1·1 1 es p e rienze s ui timoni . · · ' · c n ico e a ·CD ne recenti
Revue d' {nfanterie. Gennaio 1928. I. DES VIGNEs-Rou oEs : Gli alli deg li eroi. IV . Gli Domini d i volontà . -Magg. EscuornR: L 'a viazione in coll ega m en to co n la fa nter ia. - Capit. Lou sTAUN,\U-LACAU : Le fa nterie es tere . I. La fa nteria tedes-ca. L'a rmamento. - Cap it. JANET : Il 6° r egg im e n to fanteria ne ll 'attacco de i 4 novembre 1918. - Capit. P ERRÉ : I car r i << R enani t >l F . T. e le m ar ce s u « ch enilles
>),
Revue Militaire Française. F ebbraio 1928. Comand. RoQUES: L 'org ani zza zion e d e l t erren o d'o p erazione nell o Champagn e durante la g uerra mondi ale (II). - Co l. A1nIENGAUD: Gl'insegnarnenti della g u err,a m arocchina in materi,a d' aviazione (c o n tinu a). Ten. col. DESMAZES e coma n cL N,1 u n 10v1TC H: Le vitto ri e ser b e ne l 1914 (IV ). - Capitani Lou sTAU NAU-LACA U e MoNTJE'AN : Al Ma1·occo fran cese nel 1925 (III). - Comand. GmvEs : Gli a vve nim enti in Cin a . GERMANIA.
Riviste militari estere.
Wissen untl Wel!r. Novembre 1927. E. WA GNER: La politica ester,a cli B is marck n egli ultimi nn11i d e ll a s ua
BELGIO.
carica. - Gen . D. GROENER: Un nuo vo libro s ulle ope r e dell 'Archivio d i Stato. - Co l. Von. MANTEY: Con sid erazioni sopr a le dis po sizioni p er l'inseguimento dopo le battagli e di frontier a e d opo la b a ltag lia d i S . Qu inti no
Ilulletin Ilelge des Scieuces Militaires. l!'ebbraio 1928.
nell'ago sto 1914. _ c~f ~~~:~zt,~ iff::~:~~~-e~~t~ b elg a. L: , b a tta~ lia d e ll 'Yse r (conlin uri.::._ ). siste t . . o d1 di spone le tiuppe contro u n ovversan•) _ma o su una pos1z10ne ben orga111zza ta a difesa _ i\-1~agg L · . I carn (III. )· _ M·agg . SM@Ts , .· Stud io . del probl· em a de lla . conrnv1 x. zion armati d · cenlrae ei fuochi (fin e) . - Magg . DELVAUX: Napoleon e l. S ua vila e sua np era (conluwa ). : L'organi zzazi one m il iGare d e lla Ru ssia. FRANClA.
Revue d' Artillerie . Dicembre t9:J7.
G:~·
_EsTIENNE; Introdu zione ad una teoria raz iona le d err li e n ori nel' lposse1 vuzwn , : I e · - .Gen ·. C\MON '' 1 ·· I pro b ie mi· d e 1la mo torizziazion°e. - Ge n . E. TAG EZY · nM marg rne. ai. r egolamenti s ul tiro. L 'o sservazio ne unil a terale 19~~) CO·1 p A;E~ : Dt.an,a_ dt un arti g li er e a l Ma r occo (agos to 1925-~iugno · · REVOST: Gli as petti del probl e ma d ell a ca rb ur az ion e.
Revue {le Carnlcrie. Gcnnoio-Febbrafo 1928. a o:i:1~a1i i4Mr~ou x : Un brill a nte combattimento d i ca va ll eriia . I-faclen (12 g. . _) . ( . I ). - Cap i t. Po11rì\IARÈS : L 'osserv az ione ne l g ru ppo di ri cogruz1one d1v1s10nale · - Cap -- · N o t e su ll ,.1mp ieg · o d e lla ·· cava ll"ria · - it . K UNrz. ne le mi ssi · Le d a 1 6O r eggimen · l Leevante 1925 1926 secondo _ · 0 n 1· ~ompiu to e sp ahi s ~n e l , . · tt Com a ncl. DE CossE- Bm ssAc: Un r egg im en to cl i c:w::ill-c ria 1 so O 1 ant1-co r egime . <e Dauphin-Dragon >) . - T e n. DEs ~z~Rs Dc i\Io-'ITGIILHARD' S1 d e f orma. . 1a s ··tona. · Una ' • · : ,c ome . . bnl· la nte cari ca . d,.i caval·' le ri a . S11;1 ?PPOil.um ta , suo successo. Il 5° e 6° squ adroni d e l VII u e , · R Il l ] 30 ag os to 1914 _ G R - . , . . . ss u11 a e 1e I del la Il .. L en. v_o n OTBERG. Un op1_n1 o n e ted esca su ll'im piego cava ena. e es p eri e nz · ,1·.an t.I f atte clu r anl · e la g11er·ra s ull · . e p·iu· impor a cava 11 eria e sulla s ua utili zzazio n e ( lracluz .). ,
INGHILTERRA.
Journal of the Royal Uniteù Senice Institution. Novembre 1927. Capit. WILSON-BARCKER: La r egia ri serva n a vale e-d il s uo avv enire. - 'l'en, MANNING: La pattu g li a au siliaria in te mpo di piace. Ten. co l. RAYNSFORD: L'esercito territoriale di oggi. - T en. ALLEN: L 'add estramento degli specialisti n e ll 'esercitò terr.itoria le. - Ten, WrLLIAM S : Le esercitazioni aeree, 1927. - Ca pit. LmDEL l-LIRT: L 'addes tr a me nto de ll'esercito, 1927. - Capit. WooDIN GTON: Funzioni e av venire d e lla fa nter ia di marina . - Gen. BLUMBERG: Il sis te ma Cardwe ll e la fant eri a di m a rin a. - T en. Mc. DoNALD: Giudice cl i campo n e ll'aeron a uti ca . - 1\1.ag g. ALLEN: Nessuno è tanto c ieco quanto colui ch e n on vuol veder e. - Magg. DENING: Gli ostacoli all a motorizzazion e d ell 'eser cito. - Magg. P HI LLI PS : Il motore a ,combu stione interna e la s ua influ e nza s LJ l m a teri ale d a gue rr a. Magg. Hul\rn: La motori zzazione d a l punto di vis ta d ella cavall e ri a . · Amm. PRATT: L'is tituto d i gu erra na vale de g li Sta ti Unili . - T e n. H AMPTON: La cooperazione d e ll e forze terrestr i ed a-eree nel Kurdi s tan. - Capit. CooPER: Il corpo dei s ervizi nel l'esercito: suia r e la zi on e con esso. - : Riorgan izzazione dell 'eserc ito fr a n cese per la g u erra. - - Magg. Lov AT FRASER : Da Bag,d1ad a Co s tantinopoli p er via di t er r a. - La s itu 8Zion e intern azion a le.
Tbe Royal Engineers Jourual. Dicembre 1927. Magg. FITZ G. KEBRICH: Il p assagg io d el Pi ave . - Gen. Au snN : U n . m verno in Waziri stan. - Gen. S uMil rERAIL : L'el eme nto uman o in gu err a.
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SOMMARI
SOMMAilI DI RIVISTE
Magg. LE Q. MARTEL: Autoveicoli per terreno vario. Ten . JEFFERIS: Navigando in « Yacht JJ nel Kashmir. - : Ricompense al , alo re ad unità del gen io. - Gen. CuNNINGHAM: Un resoconto contemporaneo sulla battaglia di Gujerat. - Capit. WooDBURN KmsY: Una sezione Lopografica coloniale in Malaya. - Col. STOcKLEY: L'addestramento d ell 'ufficiale de l genio nell'esercito territoriale. - Capit. BAKER: Co s Lruzione di ponti. - Magg. DENING: Motorizzazione. Uno schema per la c onve rsione dei trasporti di prima linea . - Magg. LEv1s: L'ipoclo r ito di sodio e la sua preparazione per mezzo dell'elett.rolisi dell 'acqu,a marina. - Ten. DAvrnsoN HousTON: Pesce, carne o pollo? - Ten. GuRNHILL: P erforazioni di pozzi. POLONIA
DI
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RIVISTE
N ovem,bre-Dicembre 19 27. · d.I una dottrina romena C ·t Drnurnscu. Contributo aUa creaz10ne ll a pi · . . d "f · · _ Capit. BAICULEscu: Opinioni tedesch e su a per_ la bat tag lia i ens1v::_ Capit. Buors: Documenti relativi a lla guerra pos1z10ne d1 sicurezza. C . t T ODOREscu: Riassunto dei regosulla front e orientale (traduz.). api · E L · t · del movimento lamenti tedeschi (trad uz.) . - Capit. ATHANASIU: a sm es1 (lraduz.).
Revista Geniului. Agosto- Settembre 1927. c pit FucHs: Il cemento nell'organizzazione del ter_reno_. - Te1n . col. ' a · . . . . . ·t M I · La leg1slaz10ne e a pro, BoRA . Sul serv1z10 idrico del 1 eserc1 o. . .. V Du duzi~ne dell'energia elettric,a nei _differenti paesi. - Magg. ASILUI MITHU: ll corpo tecnico dell'esercito.
Bellona. Novembre. 1927.
SPAGNA.
Comand. RoLA-ARCISZEWSKI: L'arte del comando . - Gen. M. KuKIEL: Studio di una manovra strategica offensiva. Manovra di Smolensko 1812 (('rne ). - Ten. col. L. ANDRÉ: Preparazione dell 'arti glieria, oppure no. - Capit. T. ZAKRZEWSKI: Saggio supp lementare su lla preparazi one della nazione armata.
La Guerra y su Preparacion. Dicembre 1927. , d 1 P.erù don José Fernando de Abascal y . Sou~: .blioe:~~etfilmit:~::: def Perù a Berl ino: Il comando tedesco austroun garico durante la guerra.
ROM A'.NIA
Rivista Artileriei. Settembre 1927. Gen. TRAILEsco: Uno studio sommario sopra: I. L'artiglieria ; II. L'aeronautica, in co llegamento con l'artiglieria e la fanteria; III. La Lrazione automobile; IV Conclusioni e proposte per un esercito qualsias i. - Col. PETROVANU: Le cause de llo s-c oppio delle bo.cche· da fuoco. - Capit. Bum s: Circa i tir i d 'interdizione d ell 'artig li eria. - Ten. LAZAHEsco: Ab b.ach i di correzioni. - : L'artiglieria sovietica nell'offen siva (traduz.) . - CapiL. RACHITEANO: Progrn.mmi e metodi d'istruzione nell'artiglieria. - T en. PoPEscu: Una proposta c irca la scuola degli istruttori nei corpi di' trup pa. Ottobre 1927. Gen. BuRILEANU: Conferenze tenute all 'ispettorato genera le d ell 'artiglieria. - Col. RIGEANU: Circa l'appoggio delle avanguardie, per m ezzo dell'arti g lieria. - M. G. P.: Marcia d 'avvicinamento. - Ten. col. VAmLEscu: La scuola superiore tecnica d'artiglieria di Parigi - Magg. NEDELEA: La copertura dell,a posizione di r esistenza. - Ten. col. BoRDA: L'e· quilibrio del cavallo. - Ten. GHEJA N: Determinazion e dei punli col mP.todo d 'intersezione: ca lcol o ana litico. - Ten. MrnAILEscu: Il di sl0cc.amento di collegamento.
Romania lllilitara. Ottobre_ 1927. Comand. CEHNAIANU: La battagli.a nella dottrina romena. - Col. P . D. ·. Ci occorre un eserciLo polente. - Capit. °BUDIS: Il valore nazionale dei differenti sistemi militari. - Capit. ANDHONEscu: Circa i principi e i pro: getti d'organizzazione militare. - Cap it. BALAN: La Società d ell e Nazwn• e la pace. - Capit. PoPEscu: Il Capo. Un uomo è tutto! (traduz. ).
STATI UNITI.
.A.rmy Ordnanr.e. Novembre-Dicembre 1927.
~t
Gs~o2,~ rlicf!1:uJe1ft;~ Col. BRICKER : L'arsenale di Watervli~ La 1 nel nost ro piano d1 difesa nazionale. - . ag~. ~· · guerra dell'arsenale serva Il suo pos to in pace e nella orgamzzaz~on_e . i . H . . C ·t H : Il distretto di art1g l!ena d1 Buffalo. - . UGH W<1 ter v1Iet. api · _ARDY . Il' . di Watervl!et. Sviluppo SMITH: Costruzione d1 u_n cannone. a a1sena 1e . O erazioni di forzadei tipi moderni e metodi d1 produzione. - OLsON · P . d nel · cerchiato Come s1 proce e mento ne lla costruzione d1 un cannone • · · · t i di l'arsena le di Watervliet. - DE VoGE: Presente tendenza nei sis em ottura tori delle bocche da fuoco.
The Coast Artillery Journal. Ottobre 1927. L" Capil GoRDON vVELCH: . ., . . WESLEY: Gli inizi delle fort1ticaz1om cos te3:e. - . . . d . Bull Run. Aggius tamento del tiro contro aerei. La seconaa_b a ttagha I CapiL BRAND: Scuole per la truppa nell'art1gl1ena da costa. Novemb re 1927. l terra. _ : Campagne contro i Magg. RoGER HoAR: La rotaz_ ione d e I a " Ten. ScHWARTZ: L'errore pro186 forti Henry e Donelson, febbra10 :<.. babile variabile.
Tlie "Field Artillery Journal. Novembre- Dicembre 1927. C0pit. WooDRUFF: La relativa impor tanza dell 'indirtzo_e J~~~fztA~~l; l'artiglieria. - M. GALE: La testimomanza d1 un esper o. ·
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Sùì\Iì\IARI DI Rl VISTE
SOMM ARI DI RIVI é>TE
Mar cia sos~nutaHd,a ll~ f~t~eria «_A >J d e i' I r egg im e nto arti g li e ri a da camfuargona . en. ERR. ai L1 g l1 e n a d a c amp agn a : passato , p re se nte e fu-
Tlie Military Eng'Ìneer. No vembre- Dicembre 1927. Hmm : La p o te n za e le ttri ca n e ll 'eser it 0 R n e ll e corre nti d 'ac u a _ B . . · c · UDE _: L,a forza sviante . d e l la division e ·d'e !G ; u,a rcli / JnN:z~: ~ at eclcles t1M : am e nto dello s tato magg iore . . . o e ' • •\ GNUSSON · La po t~nz~ 1"d e I e tL n ca mK W ashin g ton · _ M agg. G unR. ,, . L a· rottura . · . "d e ll a r occia "" "'subac ro-
q u ea. ---: , IRKPATRICK: IFrancesi n e lla zona d el c anal e d i Panama ~ · SEARLEs · Guam. U na se ntme ll a ava n za ta n e l P ac ifìco. _ M o. · a,es t,rarn e n~~ d eg li ufficiali deU a ri se rva n e i p e riodo e sti vo. ROB~: Ad e. GODFR!lY . N ote d a un diari o d e ll,a piena de,[ Mi ss issipi - T gg. r utr 1 p~~a1:o. s t_ori co del sis te m a militar e . BuRKETT: L a ;; ~e~iità ~; corpi di ·/ra zio n e. - T e n. H ARVEY DoANE E.noN : L 'organ izzazione dei H umb o lt ~~;.rrnm e nto. Ca p it. A u BREY BoNo: S tudi m e t eoro logi ci o
_:ol\t
;~~~~
SVIZZERA.
Monatschrift fiir Olliziere aller Wafr'en. 1Yovembr 6 1927. G ERMAmcu · uaz.) . - R. ALLE~ TANN: La battag l' c1 ·· s .· t L 'epi s od io c1 i· L. u tt'_i c I1 ( cont1n t d ia m -con ro fra la 3° cl 1v1s 10ne c o lonial e franc ese e il V I corpo neuae:co presso Ro ss ig no! , ,.st. Vin ce nt e Tinti g n y il 22 a g o s to 1914 (conii.). H. BR ANDLI: L mfluenz a de l ve nto sopra un proi e tto in mo vi1 men_to \(ìne). - Co l. LEBAUD: Il r eclutamento e l'istruzione d eg· li u fficiali d I n serva m Fran cia .
Revue Militaire Suisse. Gennaio 1928. . Ten. col. CoMBE: Del coma ndo. - R. i\1.~ ssoN : La comp ag ni a di fanteria . - Gen. BA UER: Le grandi' manO'', I'e de ll a << R e1c · h s w "cò h r >J n e l 199_7_
Nuova Antologia. 16 Nov embi·e 1927. G. FAURE: Pelleg r in agg i ve n e ti. - V EH .1.x : T ,a nge ri . - F . CA RLi: Classicismo , romantici s mo e fas-c is mo. - A . J ANDOLO: T or P agno tta (ve rsi). ·A. SrANGHELLINI : L ' ultim o « P r im o a m ore JJ (nove lla). - A. ZAHDO : La poes ia tede s-c a in Ita li a n el se ttece nt o . - G. GA LLAVRES I: A ' essan dro V olta e l'epoc,a n-apoleoni-ca . - G . M uRi ss 1G : Occiden te , e orie nte seco n do un ,) scrittore s lavo. - R. CoLLI NO P ANS A: I e ri ed og g i in ter r a d 'All e m ag n a . L. FRATI: La Spagna e d il Portoga ll o a ll a lìn e d e l se icen to. - M u NITOR: Gli alb ori cli un nuov o s pi r ito s ocial e in A m e ri ca. - F. PELLATI : G li scav i italiani a ll 'es tero .
La Rassegna Italiana. Gennaio 1928.
Parte 1. LA RAS SEGNA ITALIA NA : Prefazi o n e p e r il s ign or S Leed. L a res ta urazione monetaria. Ma r es-c. d 'Italia Cadorna. Gen. KRAFT D ELLMENSINGEN: Caporetto e d il r ip ie g am e nto a l Piave (car tegg io in e dito co n introduzi one del genera le Se gato ). - P . l\'iARSICH: L a riform a d e l Codice Penale. - T. SILLANI: L a s toria cli Ve n e zia nella vita privala. - T e n. col. BARBER1s : Il combu stibil e liquido e d i l s.uo avve nir e - G. Po: L e g r a ndi arteri e navigabili n e ll 'inte rno d e ll 'Europ a, e l'Ita li a. - PouTicus : Po li tica intern azionale. - F. M. 1\1.~nTI NI: R assegn.a dramm a tica (G . R occa, D eva!, Gantill o n, Klau s Man , Os trow s ki ). - LEcTOR: I T es ta Piccolomini: N o ti zie bibliografiche (Libn cli H. N el so n Gay, Cecco d 'A sco li, S. D 'A m e lio) . -
Parie II . LA DIREZIONE: Contro una man ov r a c h e si r i p e te. Interess i e rapporti tra l'Ita lia e la Turchia. - A. GALLI CO: La c oloni a italiana di Tuni s i dal pri ncipio de l secolo s cor so ad ogg i. - C. MA SI: L' « Afriqu e fr a n çaise >> e la difesa au to n oma del Nord -Afri ca fran ces e .
Rassegna della Stampa Estera
Periodici vari. Ecl1i e Commenti. Co ~ben_e, oltre a notevo li arb co li su qu es tioni politich e, fìn a n z iari e, comm e r cia li ecc. , 1 segu e nti s critti riguardanti prob lemi milit a ri.
N° 3 - 25 Genna,io 1.928. , E. S .HLER: G u e rr-a educatr ice . - G. en. G . D EL BONO: « Ab im is >J . Ge n. SAPORITI: L o s piri to milita r e e l'A ssoc iaz ion e Comba tte n ti. - Col. BARR ECA: L 'uniform e.
N° 4 - 5 Febbraio 1928. Ge n_. VI NCE_NZOTTI: Stati s ti c h e ed economi e m ilitari· . NO n t u tt e u t op1e . - Ca pi t. F ALDELLA: Me t odi s tori ci.
C O I . B ARREC.\ :
N° 5 - 15 Febbraio 1928. Gen. 0TTOLENGHI: 11 funzion a m e nto d e i se r vizi e l'orga ni zzaz io ne dei gr a ndi comandi: - Col. BARH ECA : Dottrin e e ri ce tt e. - Ca pit. Srnol\1no: La nuo va orgarnzz a zion e dell 'esercito fran cese .
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(Mi·nistero degli aj]'ari esteri - Ufficio stampa)
I fascico li nn . 50 e 51 del l917 e 1, 2, 3 de l c orr. anno riporta no , fra l'a ltro, notizie e giu-clizi relativi a ll e segue nti qu es t io ni: Fascicolo n . 50. - ITALIA: L 'op e ra de l F as cis mo. - L a r iforma del · Par lamento. - L 'aviazione. - Eco nomia e fìnanz a . - Re i.azion i con l'Albani a, la Jugo slavia e la Francia in seg uilo ai trattati italo-a lbane se e franco-Ju gos la vo. - R e laz ioni con la Grecia. - L 'ir redenti s mo colo nial e itali ano. - L a nostra politica di es pan sione ne i r iliev i franc es i. - STATI UNITI: Le dich iar-a zioni del Pres id e nte Coolicl g e s ul la p o liti c a d og nn.ale e sul le costruzio ni n a vali. - Le propos te cl i s tanzi a m e nto per l'eserc ito e la m arina n e l nuovo bi lirncio americ·ano. Fascico lo n. 51. - ITALIA: L'opera de l F as ci s mo. - Relazioni con la Fr-ancia, la Jugoslavia e l 'Albania in seguilo a i tr a tLa ti ital o-a lbanese e franco-ju goslavo. - Commenti al le d ic hiarazioni s ull a po li tica es t e ra fati.e da, S. E: il Capo del Governo al Con s ig li o de i Min is tri. - ST ATI UN ITI: Il programma nav.a le. Fascico lo n. 1-2. - hALLI: A ltri c ommenti a lle di chiara z io ni s u ll a politi ca estera fatte da S. E. il Capo d e l Gove rn o ;i \ C0n s ig li o d e i Mini s tri. l:le lazioni con la Grecia. - Comm e nt i a l viag g io d e l s ig. Mi c h a lacopu los a Roma. - AusrR IA: Dichiarazioni cl i mons. Seip e l s u lla politica e s tera. -
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SOMMARI DI RIVISTE
Helazioni con l'Italia, la Cecoslovacchia e l'Ungh eria. BuLGAHIA: DichiaJ"azioni di Re Boris su ll a poliLica estera e interna. - FRANCIA: Il nu ovo p r0gramma navale approvato dal la Camera e d al Senato. Fascicolo N. 3. - ITALIA: La riforma m onetari.g: l'abolizione d el corso forzoso e i l ritorno al regime d ella converLibi lità a ll'oro . - R e lazi oni con la Francia, la Jugoslavia e l'A lbania in segu ito ai trattali ita lo-alban ese e franco-jug os l,avo. - La politica ba lcanica dell'Hai i a . in generale. - L'atteggia mento della Grecia.
Opere recentemente ·mtro dott e nella Biblioteca Centrale Militare N. B. _L e oper e pervenute in dono sono contrassegnate da un asterisco(*)
-
Almanach de Gota, 1927. Annuario delle Colonie Italiane 1927, Annuaìre Militaire des Sociétés des Nations 1926- 27.
Rassegna Quindicinale delle Riviste Estere (Ministero degli affari esteri - Uffi.cio stampa). I fascicoli nn. 1, 2 e 3 d el corr. anno riportano, fra l'altro, no tizi e e gi u dizi re lativi al le seguenti quest ioni : Fascico lo n. I. - ITALIA: Una con ferenza sul Duce. - Re lazioni con la Franc ia. - La po li tica mone taria e il carov ita. - Prob lemi coloniali e di o lLre Oceano. ~ SocmTA' DELLE NAZIONI: Sul d isarmo. Fascicolo n. 2. - ITALIA: Un g iudiz io po lacco su l D uce. - La ri valutazione e la stabilizzazion e della lira. - I trattati ba lcanici e le rel azion i con la Fr,a ncia. - ABISSINIA: La q u es tione de l lago d i Tsana. Fascicolo n. 3. - ITALIA: Ep icedio de l Parlamento. - La lira. - La politica estera.
ANTONA. TRA.VERSI C. TOL1NI A.
E
APPELIUS M. » AsTON C. AuBRY O. BA.LBO
0T-
Ugo Foscolo - Voi. I: Adolescenza. e giovinezza (1778-1804). India. - Cina. _ -r: he study of War for statesmen and citizens. Le r oman de Napoléon Bonapar te et J o·
c.
Rivista delle colonie italiane . Gennaio-Febbraio 19:18. AMEDEO DI SAVOIA AosTA: Ne l Con go Be lga. - : Pr ig ionia di un soldato i ta liano a Cufra (memorie) . Col. CESARI: Un ep isodio eroico di guerra coloniale: Zrn Lan. - u. G.: Visioni pittoriche e rit ree della mostra Opr.ai:idi. - A. MAUGINI: I l Kapok ne lla Soma lia ita liana. - Ing. C. L urGIONI: Il nu ovo tronco de llia ferrov ia Bengasi-Derna. - L. RuscA: Pro bl emi coloniali al X Congresso Geografico ita liano. - G. GIGLI : Gli Scavi d i Cirene. - U. DE CILLIS: Aspetti e prob lemi de ll 'avvenire ag_r icolo de lla Tripo litani a.
_ _
BA.NFI G. BERGADA.NI R. BERNARD A. * BERNOTTI R. BoucHER A.
L' Afrique Française. Novemb re 1927. COM ITATO DELì.'AFR!CA FRANCESE : li Marocco a l lavoro. - l nostri m orti. li genera le Touté. - TmERRY: La p o li tica dell 'acqua n e ll 'Afr ica 06c id cn· tale fra n cese. - HovAGNY : L 'app li caz io n e de l p iano Dawes ne ll e coloni e e il ritorno dei Teueschi. - TrnGITANUS: La questione di Tange ri: Un gcs lo italiano. - LEBRUN: Le colon ie al lavoro . - G uY: La febbre gialla nel Senegal. - HAnDY : La morte del Su lta n o Mou lay Youssuf. - : A l Govern'l gene mie de ll'Algeria: Le d imi ssion i d i M. Vio le tt e e la n omina di M. Bondes. - RoLLJN: La Spagna a l Marocco.
CAMBUZAT E •. CA.VOUR- NIGRA. .
• CESA.RI
Direi/ore responsabi le: Co lonne ll o E. BAsn co. Redattore ca p o: Te n. co l. M. PALENZONA.
-
BRA.VETTA. V. E .. BRUNOT F ..
c.
CIPOLLA. A . CoGNAsso F .
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séphine. . .. Sommario dell a storia d'Italia da lle on gm 1 fi n o ai nostri tempi con prefazione ed appe ndice d i stori a del Risorgimento dal 1848 al 1922 a cura di A. Sol mi. Raeconti della Ba~sa. Carlo E manu ele I (Co ll ana storica sabau da). L 'Afri qut1 du Nord pendant la gue r re. Il po tere ma ri tt imo nella g rande guerr a. Les lois éternelles de la guerre - Les doct r i nes d nns la prepar ation d e la gr an de guerr e (2° Volurne). L a corona del Re. Histoire de la langue frnnça ise d es origin es à 1900 - Tom9 I X. La Révolu ti on et l' E rn pi r e (1 6.-e partie - le français langue na.t i onale). Gibern es d' artill eur - Tomes t roisih ne et q Hatri ème. Il car teggio Cn your-Nigr a dal 1858 al 1861 a cur a dell a R. Corum i ~sione Edit ri ce. Vo l. I : Plombières. V ol. II: L a campagna diplom ati ca e milita re 1859. Colon ie e possediment i c..Joniali - Cenni st.ori ci, geogra fi ci td economici. Par te l": Colon ie dell 'I ta lia. Parte 28 : Le colo nie d tl le alt re potenzi:'. Appe n d ice: le quest io ni d'Oriente. Pa"i Dll afr icane di un esploratore. 11 Conte Verde (Coll ana storica sabauda).
560 CO~IlVIISSIONE
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MORATORI L. A ••
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Documenti riassuntivi della confinazione Italo-Svizzera (Settore P iz - Lat - Cima Garibaldi). Fasti militari del pop'olo italiano. Memorie di un generale della Repubblica e dell'Impero, l<~rancesco Pignatelli Principe di Strongoli. Quel che vidi e qu el cl1e :ntesi. La Russie dans la guerre mondi ale (19141917). L e Drame ignoré de l'armée d'Orient: Dardnnelles - Serbie -'Salonique - At hènes. Ricevitori neutrodi11a - 'l'eoria e costruzione. .L'Europa nel secolo XIX - Vol. 2°: L a letteratura. La rivoluzione siciliana degli anni 1848-49. Die Regelung der Arbeitsverhiiltnisse im Kriege. Le poste de l'amateur de T. S. F. Tannenberg wie es wirklich war. Macl1iavelli. Le désarmeme nt. De L'Aigle impérial au drapeau rou ge (Rom an traduit du russe). Antologia della critica storica - Parte 1a: Medio evo. Parte 2• : Età moderna e contemporanea. La victoire fran co-espagn ole dans le Rif. Introduction aux études de stratégie. La guerr e des cerveaux - « En missions speciales »· - Memoires d'un agent des services sécrets de l'ént ente. La France du Directoire. Conférences. La Franee de !'Empire. Conférences. Guerra e vittoria (1915-1918). Storia: dell'arte militare moderna: - Voi. 4° (Tomo 1°) La guerra. mol\diale. Carnpngua del 1914. Benedetto XV e l'arbitrato per la pace. Mar sanguigno. Oltre Giub a. Manuale di storia e legi slazione coloni ale del Regno d'Italia. - Parte I" : Stori a Coloniale. Rerum Italicarum scriptores -- Raccol ta degli storici Italiam dal 500 al 1500 To mo ,xx, parte 1• -Tomo XV, parte 5".