LA SCIENZA DEL GRANO

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L'opera è stata realizzata in collaborazione con: L'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE

DI RIETI

DI RIETI LA CAMERA DI COMMERCIO DI RIETI L'AMMINISTRAZIONE CoMUNALE

Il volume contenente l'inventario dell'archivio della Stazione sperimentale di granicoltura e degli istituti collegati, sarà pubblicato nel2 002

PU BBLICAZ ION I DEGLI ARCHIVI DI STATO SAGGI 58

ROBERTO LORENZETII

LA SCIENZA DEL GRANO L'esperienza scientifica di Nazareno Strampelli e la granicoltura italiana dal periodo giolittiano al secondo dopoguerra

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI UFFICIO CENTRALE PER I BENI A RCHIVISTICI 2 000


UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI DIVISIONE STUDI E PUBBLICAZIONI

Direttore generale per i beni atchivtsttcz: Salvatore Italia

SOMMARIO

Direttore della divisione studi e pubblicazioni: Antonio Dentonì-Litta Comitato per le pubblicazioni: Salv ato re Italla, preszden te, Paola Carucci, Antonio Dentoni-Litta, Ferruccio Ferruzzi, Cosimo Damiano Fo nsc ca, Guido J\1elis, Claudio Pavone, Leopoldo Puncuh, Isabel la Ricci, Antonio Romiti, Isidoro S offietti, Giuseppe Talamo, Lucia Fauci Moro, segretaria.

Abbreviazioni

7 8

Prefazione

"RIETI ES SU PASION, RIETI ES SU PARAJSO" - NAZARENO STRAMPELLI E RIETI Stimoli e contraddizioni

11 11

Rieti e il suo grano. Il Rieti Originario alla base dell'esperienza scientifica di Nazareno Strarnpelli

12

LE STRUTTURE I primordi della sperimentazione agraria nel reatino dall'Accademia agraria preunitaria alla nascita della Cattedra Ambulante di Agricoltura «Questa sedia è l'unica cosa che ebbi ... ». Le origini dell'esperienza scientifica di Nazareno

Strampelli tra intuizioni geniali e incomprensioni di provincia La trasformazione della cattedra ambulante in stazione sperimentale Dall 'esperienza reatina di Campomoro all'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura La terra Le stazioni fitotecniche Fogg� Roma Cagl�ri Rieti S.Angelo Lodigiano ©

2000 Ministero per i beni e le attività culturali Ufficio centrale per i beni archivistici ISBN 88-7125-180-6. Vendita: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato -Libreria dello Stato Piazza Vcrdi 1 O, 00 l 98 Roma Finiro di

stampare nel mese di giugno 2000 a cura delle Grafiche Nobili-Sud di S. Rufina (Cittaducale) Prestampa Dedalo comunicazione yjsiva - Rieti

Badta Polesine Montagnana, Urbino, Forlì

Le strutture per la distribuzione. Dall'Unione produttori all'ARS Gli impianti per la molitura e la panificazione LASSO' A CAMPOMORO A STRAPPAR SEGRETI ALLA NATURA Dalla selezione genealogica alla manipolazione genetica I prodotti del lavoro. I grani Strampelli Essere artisti o archeologi?. La polemica scientifica tra Strampelli e Todaro

23 23 39 52 65 83 90 90 96 96

104

104 105 110 111 130

137 137 168 180


NELLA PAMPA ARGENTINA

Nazareno Stramp clli e la pohtica granaria Argentin.l Le aspettative comuni

191 191 203

Tra affarismo coloniale e ricerca SClCntlfica. n centro speumentalc Strampdli ad Olivos 215 l GRANI STRAMPELLI E IL FASCISMO

I progetti autarchici di Mussolini e le posizioni di Arrigo Serpieri

237

La battaglia del grano

251

Produzione nazionale, fabbisogno e protcziomsmo

259

I frumenti Strampelli nella battaglia del grano

274

Il monopolio dei grani Strampelli nella granicoltura italiana tra le due guerre

288

Strampelli e Mussolini

288

ASRl

Archivio di Stato di Rieti

ASSGRi

Archivio della Stazione Sperimentale di Granicoltura di Rieti

AP

APS

DALLA BATTAGLIA DEL GRANO ALLA RIVOLUZIONE CINESE DI MAO. I GRANI STRAMPELLI NEL MONDO

INDICE D ELLE ABBREVIAZIONI

237

305

Sott. AC

ASRoma

FONTI BIBLIOGRAFICHE

327

Scritti di Nazareno Strampelli

327

Il lavoro scientifico di Nazareno Strampelli

329

La Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti, l'Istituto nazionale di genetica

Archivio privato della famiglia Potenziani presso l'AS RI

Archivio Privato Strampelli (Si tratta della parte d'arclùvio conservata nello studio Strampdli) Sottoprefettura

Serie Arti e Commercio del fondo Sono prefettura presso l'AS Rl

Archivio di Stato di Roma

Cam.

Fondo Camerale presso I'ASRoma

ASCRi

Arclùvio Storico del Comune di Rieti

IP

Serie Istruzione Pubblica dell' ASCRi

IC

Serie Industria e Commercio dell'ASCRi

ACCont.

Arclùvio Stoiico del Comune di Contigliano

AG

Serie Agricoltura dell'ASCCont.

CAR

Comizio Agrario di Rieti

ACS

Archivio Centrale dello Stato

per la cerealicoltura, le stazioni fitotecniche

330

Le fonti statistiche

331

La nascita e lo sviluppo della genetica agraria

332

Il frumento Rieti originario

334

Granicoltura tra le due guerre

335

I grani Strampelli in generale

343

I grani Strampelli. Ardito

345

I grani Strampelli. Carlotta

346

Il fascismo e la battaglia del grano

347

I grani Strampelli fuori dall'Italia

351

Il lavoro di Strampelli in Argentina

352

Il premio dell'Accademia dei Lincei e le onoranze nazionali del 1933

353

MENDGA Ministero dell'Economia Nazionale- Direzione Generale dell'Agricoltura CFLA

Confederazione Fascista Lavoratori dell'Agricoltura

357

CPPG

Commissione provinciale per la propaganda granaria

ACS

Arclùvio Centrale dello Stato

SPD

Segreteria Pan:icolare del duce

Riferimenti delle illustrazioni Indice onomastico

361

Indice toponomastico

367

Indice delle istituzioni

372

Indice delle varietà cerealicole

376

IP

Inclùeste Parlamentari

ArGIA

Atti della Giunta per l'Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola

Mai c

Ministero di Agricoltura Industria e Commercio

INA

lstitut lnternational d'Agricolture

IP

SIPZI IG

INGC

Serie Istruzione Pubblica dell' ASCRi

Società Italiana per la produzione dello zucchero indigeno

Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura Categoria Istituto di Genetica dell'ASSGRi

n.p

Numerazione Provvisoria. (All'atto della stesura del volume l'an:hivio deii'ISGRi è in corso di riordi­

SNTAF

Sindacato Nazionale Tecnici Agricoli Fascisti

namento e la numerazione nponata si riferisce al numero di corda. Non essendoci ulteriori indicazioni esterne nei contenitori originali si è ritenuto utilizzare questo riferimento seppur provvisorio)


avviava a Roma 1 lavori del congresso internazionale di scienze storiche, affidan­

do a Vito Volterra la prest"denza di una specifica sezione dedicata alla storia delle

scienze, un ambito disciplinare certamente nuovo e promettente cbe poteva tutta­ via già riferirsi a significative esperienze, come quella di Baldassarre Boncompagni che nel1887 aveva promosso la pubblicazione di un periodico dedicato alla storia

PREFAZIONE

delle scienze matematiche e fisiche e quella, di poco successiva, di Gino Loira. Ma se c'è una costante che accompagna la fase pionieristica della storia della scien­ za in Italia, è che ad avvertirne il bisogno, ad organizzarne le strutture, a tesser­ ne le trame non furono tanto gli storici, quanto gli stessi scienziati. Loira era un matematico, come Vito Volterra, mentre Piero Giocosa, tra i più atti­

Nazareno Strampelli giunse a Rieti ne/1903 per dirigere una cattedra ambulante di granicoltura, una di quelle cattedre nate negli ultimi decenni dell'Ottocento, quando il pedagogismo culturale dell'Italia unita affidava al diffondersi delle conoscenze delle tecniche agrarie un ruolo essenziale nel miglioramento delle rese colturali e delle condizioni economiche e sociali delle campagne. Strampelli seguì una strada diversa. Negli angusti locali di via Garibald� e su due fazzoletti di terra, messi gratuitamente

a

disposizione dal principe Potenziani,

avviò da subito esperienze di ibridazione dei grani e tenne così a battesimo in Italia, e forse nel mondo, la genetica agraria. Ne/1907 la cattedra fu trasformata in Stazione sperimentale di granicoltura e gli straordinari successi ottenuti da Strampelli negli anni successivi allargarono l'oriz­ zonte della sua attività suggerendogli la creazione di un istituto di ricerca di livel­ lo nazionale, progetto che si realizzò ne/1919 con la nascita, a Roma, dell'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura. E' probabilmente in questi anni che maturò in Strampelli l'idea cbe i "suoi" grani potessero contribuire ad aumentare le rese della cerealicoltura italiana in modo decisivo, fino a raggiungere l'autosufficienza produttiva del settore, un'idea pie­ namente recepita negli anni del fascismo, quando la politica del regime lanciò la "battaglia del grano" in cui l'obiettivo economico era solo uno degli fattori di una mobilitazione ideologica dai molteplici significati metaforici che entrò profonda­ mente nell'immaginario collettivo degli italiani. I grani Strampelli, già noti e diffusi, divennero prevalenti nella cerealicoltura ita­

vi nel congresso romano de/1903, insegnava farmacologia all'università di Torino. Lo stesso Strampelli, pur non affrontando problematiche specificatamente storia­ grafiche, volle realizzare diverse strutture di conservazione, come un museo gene­ tico ed un museo del pane. E' vero, l'esigenza di una storia della scienza nasce all'interno della scienza stessa. La memoria dell'attività di ricerca scientifica si costituisce in primo luogo per la comunicazione interna al mondo della ricerca, e si costituisce secondo leggi e rego­ le proprie di questa comunità, sulla base del fondamento epistemologico della fal­ sificabilità delle proposizioni scientifiche. Ma la storia della scienza trova tuttavia un ambito di applicazione proprio e più vasto rispetto a questa sua prima esigenza quando vuole guardare dietro ai risultati della ricerca, quando vuole ricostruirne i tortuosi e difficili percorsi, i contesti politici e culturali, le strutture organizzative, gli esiti applicativi. E' qui che la storia della scienza s'incontra con il problema delle fonti, e della loro intelligente fruizione, della formazione degli archivi, de/ loro ordinamento, dei criteri della descrizione documentaria. Si tratta di un incontro fecondo, pieno di suggestioni e sollecitazioni anche per la disciplina archivistica, come dimostrano le più recenti iniziative da parte dell'am­ ministrazione archivistica italiana in questo settore, a partire dal convegno inter­ nazionale di Desenzano del Garda de/1991 dedicato agli archivi per la storia della scienza e della tecnica.

Che ci sia ancora molto da fare è cosa perfino ovvia. Questo lavoro su Strampelli,

liana, soprattutto nelle zone più produttive, e cominciarono parallelamente ad

scaturito dal lavoro di ordinamento ed inventariazione delle carte conservate a

essere studiati, sperimentati ed adottati, anche negli anni successivi, in diverse aree

Rieti presso l'Istituto per lo studio e la difesa del suolo, erede della Stazione speri­

del mondo, dall'Argentina, alla Jugoslavia fino alla Cina di Mao.

mentale de/1907, vuole essere un contributo in tale direzione.

Si tratta di una pagina di storia pressoché ignota, il cui ricordo è rimasto vivo,

E vuole esserlo in un modo particolare, valorizzando al massimo grado gli esiti sto­

almeno in parte, solo nel mondo della genetica agraria, se non altro per le perdu­

riografici de/ lavoro archivistico. Si è scelto, di conseguenza, di articolare il lavoro

ranti relazioni che la ricerca di Strampelli conserva ancora oggi con questa disci­

in due parti, dando ora alle stampe questo saggio, che intende ricostruire in modo

plina.

approfondito l'esperienza scientifica di Nazareno Strampelli per comprendere e

Eppure, nello stesso anno in cui Strampelli si stabiliva a Rieti, Pasquale Vi/lari

penetrarne a pieno tutte quelle implicazioni politiche e istituzionali, e rinviando la


pubblzcazione dell'inventario al 2002, in concomitanza con il congresso mondiale di genetica. Le fonti che saranno presentate in questo strumento di ricerca, e che aprono nume­ r�si nuovi percorsi di indagine, riflettono la complessa articolazione di una espe­ nenza che ha investito molteplici contesti istituzionali e strutture organizzative.

Si tratta di strutture di ricerca scientifica, sperimentazione e gestione, nate e cre­ sciute dentro l'evolversi del medesimo percorso progettuale, dall'originaria catte­ dra di Rieti all'Istituto nazionale di genetica di Roma, alle stazioni fitotecniche di

« RIE TI ES SU PASI ON , RIE TI E S SU PARA ISO» . N AZAREN O STRAMPE LLI E RIETI

Foggia, Cagliari, S. Angelo Lodigiano, Leonessa, Urbino, Montagnana, Badia Polesine. Strutture con funzioni e organizzazioni diverse, spesso con riferimenti istituziona­ li diversz: ognuna delle quali ha prodotto nuclei documentari, legati tra loro dal filo rosso della ricerca scientifica di Nazareno Strampell� che in un prossimo futu­ ro, in un ambito di ricerca documentaria più vasta, potranno essere raccordati in una strumento di ricerca unitario che abbia come proprio centro di gravità quelle esperienze scientifiche mlla mutazione deUe varietà cerealicole che nel corso del

Novecento si è concretizzata in Italia, ed in diverse aree del mondo, partire dalle

ricerche di Nazareno Strampelli. L'intero lavo�o pot�à essere, ci si auspica, nodo significativo di un più stretto rap­ porto tra stona e sczenza, che certamente sarà ulteriormente rinsaldato in occasio­ ne del convegno internazionale di genetica agraria dedicato a Strampelli e alla rivoluzione agraria da lui avviata, che si terrà nel prossimo giugno a Rieti, nel­ l'ambito del quale troverà la sua collocazione questo contributo storiografico.

AGOSTINO ATTANASIO

direttore archivio di Stato di Rieti

STIMOLI E CONTRADDIZIONI

«Rieti es su pasion, Rieti es su Paraiso». Così nel 1 922 l'agronomo fran­ co-argentino Roberto Godoy descriveva ai suoi connazi onali il rapporto tra N azareno Strampelli e Rieti} N azareno Strampelli e Ri eti, N azareno Strampelli e il grano di Rieti. Un rapporto inscindibile che si trova alla base di una delle pagine più significative della storia delle scienze agrarie del mondo. Un rapporto non sempre facile, spesso controverso e contraddittorio, a volte astioso e incomprensibile, ma sempre dialetticamente vivo. Rieti accolse S trampelli per valorizzare i l suo principale prodotto, quel frumento da seme Rieti originario che era riuscito a conquistarsi un posto centrale nella granicoltura nazionale. E invece Strampelli divenne colui che prima né appannò l'immagine, c poi lo annullò defin itivamente nel vortice delle sue manipolazioni genetiche con le quali creò grani che in pochi anni sostituirono quelli che, a volte da millenni, si coltivavano nelle campagne italiane e di molte altre parti del mondo, dalla Jugoslavia alla Cina, all'Argenti na, alla Spagna, al Cile, al Brasile. Un elenco l ungo di paesi ch e si dilata ulteriormente se si seguono i percorsi dei geno tipi che egli ha creato nell'istitu to sperimen tale appo si­ tamente costrui to sulla collina reatina di Campomoro dove si incontrava quotidianamente con quel « . . . piccolo mondo immenso di una parte della natura», come egli amava defi nire il suo lavoro. Il « mago del grano» veniva definito Strampelli sulle pagine dei giorna­ li it aliani c stranieri , ma egli d ivenne tale pro pri o grazie a Rieti che ospi tò la sua esperienz a scientifica, e Rieti acquisì un' immagine sul piano inter-

1 Las investigaciones dei professar Strampelli,

in «La Nation», 26 dicembre 1922.


12

La scienza delgrano

nazionale che, all'interno dell'orizzonte della specificità che stiamo trat­ tando, dura ancora oggi. Come vedremo, i diversi passaggi della vicenda scientifica di Strampelli, sono segnati nel bene e nel male dal suo rapporto con Rieti. Rieti è la città che gli consentì le sue prime ricerche, ma fu anche quel­ la che resistette più delle altre all'introduzione dei suoi grani. Mise a disposizione strutture importanti, ma lo osteggiò platealmente in alcune occasioni, fino al punto da escluderlo da quell'Unione produt­ tori grano da seme, vera e propria anticipazione delle moderne strutture di distribuzione cerealicola, che egli stessp aveva creato per gli agricoltori reatini. Egli non ebbe mai la voglia di fuggire, temeva e amava Rieti nello stesso tempo. Quando creò l'Istituto nazionale di genetica per la cerea­ licoltura, ebbe scrupolo a rivendicarne l'ideazione per evitare uno sgar­ bo alla città che lo ospitava, e difese fino alla fine il ruolo dell'istituto reatino di Campomoro ponendolo sempre sullo stesso piano di quello di Roma. Nel 1933, nel contesto delle onoranze nazionali che il mondo agricolo italiano volle tributargli, Rieti gli concesse una tutt'altro che formale cit­ tadinanza onoraria, e fu proprio in questa città che egli volle essere sepol­ to.

IL RIETI ORIGinARIO

È IL MIGLIOR FRUMEnTO

DA SEM

R I ETI E IL SUO GRANO. IL «RIETI ORIGINARIO» ALLA BASE DELL'ESPERIENZA

SCIENTIFICA DI NAZARENO STRAMPELLI

Se sappiamo quando iniziò il rapporto tra Strampelli e il Rieti origina­ rio, poco sappiamo quando nel capoluogo sabino si sia iniziato a produr­ re grano da seme. Si tratta di un frumento collocato nella categoria degli autunnali tene­ ri e aristati che veniva apprezzato per l'alta resistenza alle ruggini, una della cause di maggiore danno alle colture, ma che aveva il suo punto debole nella facilità all'allettamento. Fino alla prima metà del XIX secolo il Rieti originario, oltre che in Sabina, era stato significativamente impiantato in tutta l'area umbra da dove si estese in Emilia e in Toscana. Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione della seconda metà dell'Ottocento, e soprattutto l'arrivo della ferrovia a Rieti nel 1883, con-

Locandina pubblicitaria dell'Unione produttori grano da seme Rieti originario, 1905.


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15

La scienza delgrano

Nazareno Strampelli e Rieti

sentì una larga diffusione del prodotto che si andò a collocare tra i più col­ tivati del Paese. Il suo costo era notevolmente superiore a quello dei grani da seme comuni, ed aumentava significativamente in funzione delle richieste, tanto che nel 1 879 questo veniva venduto a 50 lire il quintale contro le 24,32 lire degli altri grani reperibili sulle piazze agricole italiane. Non secondaria era l'incidenza dei costi di trasporto che, fino al 1 883, doveva essere effettuata con carri fino alla stazione ferroviaria di Terni. Anche la spedizione ferroviaria incideva significativamente sul costo complessivo del prodotto, in media 12-18 lire per quintale, in funzione della percorrenza.2 Nella seconda metà dell'Ottocento il Rieti originario divenne un vero e proprio fenomeno della granicoltura italiana fino al punto che iniziaro­ no a diffondersi vere e proprie frodi come riferiva il periodico agrano milanese Il Giornale del Villaggio che nel 1 882 ebbe a scrivere:3

va pericolos amente diffondendo l'idea che il prodotto di Rieti fosse in realtà un bluff. Insomma, le cronache del tempo sono piene di episodi di questo gene­ re che incidevano negativamente sul prestigio di questo prodotto soprat­ tutto quando ci si accorgeva che le tanto decantate rese, c la resistenza alle ruggini vemvano meno. Lo stesso Strampclli, nei primi anni del suo lavoro a Rieti, ebbe a scri­ vere al Ministro di agricoltura:

Abbiamo detto che girino campioni da tutte le parti; Ferrarese dato per Rieti, riprodotto e offerto per originale grano, del confine Umbro dato per Velino: que­ sta faccenda del Rieti pare voglia tenere somiglianza con quella passata dei Cartoni giapponesi. Gli è come del Chianti: fortunato colle, che in nome suo si dà da bere a tutto il mondo

Molti rivenditori acquistavano piccole partite di Rieti originario per avere un qualche documento da esporre che comprovasse la provenienza del prodotto, per poi sostituirlo con altro grano; altri, soprattutto in Romagna, «tagliavano» il Rieti originario con grani locali di valore netta­ mente inferiore. C'era pure una truffa messa in atto da molti agricoltori reatini che smerciavano per grano da seme Rieti originario, quello che si raccoglieva in collina o in altre zone del circondario, ma non nella piana alluvionale di Rieti, e quindi di valore e qualità decisamente inferiore, tanto che si anda-

2

G. PALMEGIANI, Monografia del grano da seme di Rieti, Rieti 1884.11 costo arriva­

va fino a 27 lire qualora la metà fosse stata Reggio Calabria, e diminuiva sensibilmente qualora la spedizione completava un intero vagone di 80-100 quintali.

3 Frumento di Rieti, in «Il

Giornale del Villaggio», n. 321, 13 agosto 1882.

Mi permetto inoltre far notare all'E.V. che stando ai si dice, il commercio del grano da seme di Rieti lascia molto a desiderare per l'onesta e lealtà con cui viene esercitato, tantochè è forte il discredito rispetto alla genuinità d'origine del pro­ dotto venduto su questa piazza•

Una fama quella del Rieti originario che si era andata sempre di più diffondendo per opera soprattutto dei comizi agrari molti dei quali diven­ nero distributori del prodotto sottolineandone la bontà nelle loro pubbli­ cazioni dirette ai coltivatori. Cosi nel Bollettino del comizio agrario di Alessandria, parlando delle diverse specie di grani da seme, si legge: Fra queste noi diamo la preferenza alla varietà detta di Rieti, a quella ben s'inten­ de che proviene dai terreni che fruiscono del beneficio delle torbide alluviona­ li . . . . La preferenza da noi accordata al grano reatino non è puramente come chi dicesse ideale, ma è la sintesi di numerosissimi fatti tutti militanti in di lui favoré

Del tutto simile era il giudizio del comizio di Cremona: S'è visto infatti che gli stessi appezzamenti di terreno seminati parte a grano rie­ tino, e parte a grano nostrano somministrano prodotti per qualità e quantità dif­ ferentissimi, avendo i primi superato sotto ogni rapporto, di gran lunga questi ultimi6

• ASSGR.i, APS, b.32 (n.p.), f.19, Lettera di N. Strampelli al Ministro di agricoltura minuta, s.d. ( 1905). s

«Bollettino del comizio agrario di Alessandria», VIII (1874), luglio, n.7. «Bollettino del Comizio Agrario di Cremona» X(1876), n.8.


l.6

----�-___

La scimza del grano

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Il Giornale di Agricoltura Pratica, sosteneva come il Rieti originario fosse un « . . . esempio rimarcabilissimo di ciò che può un germe vivace e rusticano nel frumento, esempio degnissimo di essere propagato ovun­ que» c, quasi con enfasi, concludeva « . . . dunque, signori lettori, è un buon inizio anzi un eccellente prognostico. Seminiamo grano di Rieti, noi soprattutto dell'alta Italia, e un'anno per l'altro potremo dire che l'annata sarà buona»/ Il Giornale di Agricoltura, Industria e Commercio del Regno d'Italia pubblicò nel 1876 i risultati di alcune prove effettuate presso il campo spe­ rimentale di Parma da cui emerse come il Rieti, sia quello originario che quello di prima e seconda riproduzione, davano risultati nettamente supe­ riori agli altri grani confrontati come il Bardianska, il Restaiolo e il

Tosello•.

Icilio Bandini, nell'Agrico ltura Italiana dell'agosto 1878, metteva in evidenza il vero e proprio fenomeno che si era venuto a creare con la dif­ fusione del Rieti originario, fino al punto da manifestare qualche perples­ sità rispetto ad un utilizzo generalizzato che si stava facendo di tale fru­ mento. Egli sottolineava come dopo i risultati riscontrati e pubblicizzati dalla stampa nazionale, « . . . se né fa una animata ed insistente ricerca [ . . . ] In tutta Italia vi è una gara, una ressa indicibile per avere il grano di Rieti; non si ha fede, non si confida che in esso». Secondo lui, le straordinarie qualità di questo frumento erano indiscu­ tibili sia per la notevole resa che per la resistenza alle ruggini, ma metteva anche in guardia verso un utilizzo esagerato: . . . ma che oggi lo si voglia seminare dappertutto, in piano e in colle in creta o nel

tufo, nel magro e nel grasso, nell'asciutto e nell'umido mi pare una esagerazione 9

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La sintesi delle varie esperienze che in Italia si andavano diffondendo sul Rieti originario venne dal Ministero di agricoltura industria e com­ mercio nelle Notizie intorno alle condizioni dell'agricoltura, dove venne sottolineato come il Rieti originario era senza dubbio il grano che si stava '«Il coltivatore. Giornale di agricoltura pratica», XXII { 1876), n. l S. 1 «Giornale di Agricoltura, Industria e Commercio del regno d'Italia», XIII (1876) v.

XXVI, p.138. Il Bardianska era stato introdotto •

nel parmense fina dal 1866.

«L'Agricoltura Italiana», IV (1878), f. XLVII, agosto 1878.

La spiga del Rieti originario.


lA scienza delgrano

18

maggiormente diffondendo in Italia, e questo malgrado il suo prezzo deci­ samente elevato rispetto agli altri frumenti. In base alle notizie che il ministero aveva raccolto dai vari comizi agra­ ri, il Rieti originario era ormai largamente attestato come la principale varietà coltivata, oltre che nell'arca umbra, nelle province di Cuneo, Milano, Pavia, B ergamo, Verona, Belluno, Padova e Cremona, mentre ini7.iava a diffondersi nelle province di Macerata, Modena e Forlì. Nel sud se né faceva largo uso a Benevento e Avellino, mentre non pochi comizi agrari, pur riconoscendo l'alta qualità del prodotto, lamen­ tavano l'alto costo, come nel caso di Teramo dove si sosteneva che il Rieti « ... per esser troppo costoso, e perché bisogna rinnovarlo ogni anno, è riservato ai soli coltivatori facoltosi» 10 Nel 1881 una apposita commissione nominata all'interno del Comizio agrario reatino provvedeva ad acquisire il grano da seme dai produttori locali, e a rivenderlo ad un prezzo fisso che per quell'anno venne fissato a 42 lire il quintale.11 Era però difficile concretizzare un coordinamento tra i proprietari della 7.ona che preferivano vendere direttamente il loro prodotto. Lo sostenne con forza il presidente del Comizio agrario nell'assemblea del 30 maggio del 1 885, denunciando « . .. la troppa avidità dei proprietari reatini» 12 Nel 1889, il Comizio agrario di Rieti che da sempre aveva lavorato per la diffusione del Rieti originario, istituì una apposita «Commissione per il grano da seme» con il compito di curare e controllare le vendite del pro­ dotto a livello nazionale, e di eliminare le frodi attraverso la bollatura a piombo dei sacchi, l'apposizione su di essi dello stemma di Rieti e della sigla del Comizio agrario, e l'accompagno di una cedola di controllo fir­ mata da uno dei membri della commissione.U In realtà la commissione non svolse un ruolo particolarmente signifi­ cativo limitandosi, come rileverà più tardi Antonio Stoppani, «.. . agli

10 M AIC, Notizie intorno alla condizioni dell'agricoltura negli anni 1878-1819, v.1, c.

IV, p.248, Roma 1880.

11 A. SrOPPANl, Pro grano da seme Rieti. Relazione letta dal cav. Antonio Stoppani nel­

l'assemblea del 1 9 febbraio 1905, Rieti Trinchi s.d. (1905). 12 Jbìd., p.6. 13 A S RI, AP, b.17, Lettera circolare del Comizio agrario di Rieti, 3 agosto 1898. Della Commissione facevano parte l'avv. Tito Pilati, l'avv. Domenico Parasassi, il Prof. Francesco

Nal;fl,reno Strampelli e Rieti

19

acquis ti del grano per conto del Comizio, e a firmare cedole, quelle pove­ re cedole che si adattano a qualunque sacco aperto, pronto a ospitarle»1i Lo stresso Strampelli, non appena giunto a Rieti, tentò di affrqntare il problema per eliminare, o quantomeno ridurre, tale inconveniente che rischiava di compromettere l'immagine di qualità del prodotto reatino, e più tardi, riferendo allo stesso Ministro di agricoltura, ebbe a scrivere: . . . volendo disciplinare detto commercio fondando un sindacato fra questi pr odutto­

ri di grano da seme, ho incontrato ostacoli attualmente insormomabili, per il fatto che

molti si sentono lesi ,e non lievemente nei loro interessi:s

A tanto successo del prodotto non corrispose nell'ambiente reatino una adeguata capacità imprenditoriale, tanto che le richieste si potevano soddisfare solo in parte, e l' unica reazione concreta percepibile, fu un aumento del prezzo del prodotto che passò dalle 35 lire il quintale nel 1875, a 41 nel 1876, a 45 nel 1 877 per arrivare alle 50 lire del 1 879.16 Chi più di altri riuscì a cogliere l'importanza di questa situazione, fu cer­ tamente il principe Potenziani, che ritroveremo poi come artefice nell' ope­ ra di Strampelli. Egli, d'intesa con il Regio laboratorio chimico agrario dell'università di Perugia, impiantò campi sperimentali nella sua azienda di S. Pastore per lo studio dell'azione dei fertilizzanti chimici come il pcrfosfato di calcio e il solfato di ammonio, con l'evidente obiettivo di ottenere una maggiore pro­ duzione del Rieti originario da immettere sul mercato.17 Un mercato nel quale i Potenziani erano in prima linea gestendone una

Duprè, Giovanni Stoli, e Francesco Marinelli De Marco; cfr. anche «Bollettino del C omizio Agrario Sabino>>, 1872, n.l, in part. Avviso ai Comizi Agrari e agli agricoltori italiani sulla vendita delgrano da seme, p. 14, e G. PALMEGlANI, Relazione sulla vendita del grano da seme promossa dal comizio, pp. 46-54. 14 A. STOPPANI, Pro grano da seme Rieti. Relazione letta dal cav. Antonio Stoppani nel­ l'assemblea del 19 febbraio 1905, ... cit. 15 ASSGRi, APS, b . 32 (n.p.), f.19, Lettera di N. Strampelli al Ministro di agricoltura

16 F. PALMEGIANI, Monografza sul grano da seme ...c it. 17 AS RI, AP, b.17, Corrispondenza tra il principe Giovanni Potenziani e il prof. Giuseppe Bellucci, direttore del Regio laboratorio chimico dell'università di Perugia relativa ai campi spe­ rimentali per la produzione di Rieti originario 1890-1891. La corrispondenza era spesso tenuta

minuta, s.d (1905).


20

La)cienza_del grano

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Nazareno Strampellz e Rieti

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considerevole porzione, come testimonia il loro centro di vendita aperto a Bologna, che smerciava sul mercato emiliano dai1000 ai 2000 quintali di Rieti originario l'anno. Una quantità ragguardevole se si tiene conto che la Commissione del Comizio agrario di Rieti nel1871 riuscì a vendere appena526,20 ettolitri di prodotto proveniente dalle aziende di piccole e medie dimensioni del reatino, visto che sia i Potenziani, cosi come i Vincentini e i Blasetti, ed altri tra i principali proprietari della valle reatina, avevano per lo stesso anno già provveduto direttamente alla vendita. 13

Ancora nel primo novecento non pochi erano coloro che considerava­ no il Rieti originario il migliore grano da seme in assoluto, soprattutto per

quanto riguardava la sua resistenza alle ruggini. L'unico difetto che gli si riscontrava era quello che, coltivato all'ester­ no dell'habitat naturale della valle reatina, in tm ciclo di 3-4 anni, perde­ va le sue caratteristiche, e doveva essere sostituito da nuovo frumento ori­

ginario

fatto venire da Rieti, con costo non secondario da parte delle aziende agrarie. Alla straordinaria resistenza alle ruggini, il Rieti aggiungeva una altis­ sima produttività, che a livello sperimentale superava spesso i 30 quintali per ettaro. La bontà del prodotto si percepiva ancor più nelle annate caratterizza­ te da forti attacchi dalle ruggini, come dimostrarono in due diversi esami sia Foex e Vidal che il Garo]a in Francia, i quali rilevarono come ncl1911

nessun frumento raggiunse i 28 ,4 q.li per ettaro come il in media su diversi anni di prove.

Rieti e i 37,7

q.li

da GuglieLno Sacenti, agente della famiglia Potenziani; lvi, progetti vari per i campi sperimenta­

li, 1890. La sperimentazione si tenne su due ettari di ten·eno dell'azienda S. Pastore, mai conci­ mati in precedenza. I l primo ettaro fu trattato con 134 K.g di perfosfato di calcio aggiunto a 100 Kg di solfato di ammonio mentre il secondo ettaro non venne concimato. 11 10 agosto 1891 nel registro della sperimentazione si annotò che l'ettaro di terreno concimato produsse 18,18 q.li di frumento, contro i 16,67 q.li dell'altro appezzamento. lvi, Registro della sperimentazione, 1891. 11 AS Rl, AP, «Vendita grano originario di Rieti fatta a Bologna da Sarti Alessandro». 1 898; ID., «Generi diversi venduti a Bologna da Sarti Alessandro», 1 899; lo., <<Conti il Sig. Principe Potenziani», 1898.

in particolare della Commissione appositamente istituita, si veda G. PALMEGIANI, Relazùme stellavendita del grano da seme promossa dal comizio, .. cit.

Particolari, vendita grano di Rieti ed altri generi di S.E.

Sulle vendite del prodotto da parte del Comizio agrario di Rieti ed .

21

Un'altra prova effettuata nell'arco di un decennio dall'agronomo Genin vide ancora primeggiare il Rieti con una produzione media di 31 quintali per ettaro, seguito dal Noe 25, e dal Bordeaux 23 .19 La fama e Je qualità del Rieti originario erano ben conosciute dall'allo­ ra giovane Nazareno Strampelli che nel 1900, presso l'università di Camerino, aveva realizzato l'incrocio del Rieti originario con il Noe, un grano caratteriz�ato da una forte resistenza aJl'allettamento, tentando in tal modo di aggiungere tale qualità a quelle intrinseche del Rieti, e cioè la resistenza aJle ruggini, e l'alta resa del prodotto. Egli quindi fu ben felice di arrivare nel capoluogo sabino, anche se come direttore di una semplice cattedra ambulante, e più tardi ebbe a scrivere: «Naturalmente, trovandomi a Rieti, i miei lavori dovevano cominciare dal fru­ mento Rieti il quale, coltivato da tempo immemorabile in quell a vallata fredda in inverno, calda-umida in estate, in ambiente estremamente favorevole allo svilup­ po delle ruggini, è andato selezionandosi attraverso i secoli, acquistando rusticità e divenendo assai resistente agli attacchi dei detti parassiti.»20

Era talmente forte la curiosità di Strampelli per il Rieti originario da fargli scrivere al Ministro dell'agricoltura, nei primi anni del suo lavoro nel capoluogo sabino: Eccellenza, le buone qualità del grano da seme di Rieti son dovute esclusivamen­ te alle speciali condizioni del clima e di questo suolo l' uomo non ha fatto mai . i pregi, mentre, con accurata selezione fisiologica

nulla per cercare di aumentarne

e metodica, si potrebbe arrivare a fare del grano di Rieti il migliore dei frumenti da seme con grande vantaggio di tutta la granicoltura nazionale?'

Ma gli obiettivi di Strampelli erano ben diversi, e fin dall'inizio si com­ prese come egli avrebbe trasformato la valle reatina nel suo grande labora­ torio di ricerca, destinato ad incidere significativamente nel campo della

19 E.

PANTANELLl, Le malattie crittogamiche del frumento, Roma 1914. Si vedano le

tabelle a pp. 30-31.

20 N. STRAMPELLI, I miei lavori: origini e sviluppi. I grani della vittoria, in ING, Origini, sviluppi, lavori e risultati, Roma 1932, p. 49. 21 ASSGRi, APS, b.32 (n.p.), f.l9, Lette•·a di N. Strampelli al Ministro di agricoltura minuta, s. d. {1905).


-----""La menza del_grano

22

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granicoltura mondiale.

Il Rieti originario fu alla base delle sue sperimentazioni, ma non tanto come pretendeva l'ambiente agrario reatino per migliorarlo e imporlo maggiormente in Italia, quanto per strappare di volta in volta i suoi segre­ ti, e fonderli con quelli posseduti da altri grani coltivati in ogni angolo del

LE STRUTTURE

mondo, e dar cosi vita a nuove specie, sfidando le leggi della natura, o forse più semplicemente dimostrando che queste potevano essere razionalmen­ te controllate2Z. I PRIMORDI DELLA SPERIMENfAZIONE AGRARIA NEL REATINO. DALL'ACCADEMIA AGRA­ RIA PREUNITARIA

ALLA NASCITA DELLA CA1TEDRA AMBULANTE DI GRANICOLTURA

La prima volta che a Rieti si iniziò a parlare della fondazione di una isti­ tuzione il cui compito fosse stato quello dello sviluppo dell'agricoltura, fu alla fine degli anni trenta dell'Ottocento'. Lo Stato Pontificio era fortemente in ritardo in questo senso, e, tran­ ne alcune eccezioni localizzate nell'area emiliana c marchigiana, non esi­ st�va alcuna istituzione che, soprattutto a livello locale, fosse realmente indirizzata allo sviluppo tecnico-produttivo dell'agricoltura2• A cavallo tra gli anni c30 e c4 0 dell'Ottocento si tentò di sopperire a tale carenza promuovendo la nascita di diverse accademie agrarie ma, tranne quelle di Pesaro, Jesi, Perugia, Ferrara e Macerata, le altre furono incen­ trate su un generico insegnamento teorico-pratico dell'agricoltura3. Tra queste è certamente da annoverare l'Accademia agraria di Rieti fon­ data nel184 1 per iniziativa dell'allora Delegato apostolico Bartolomeo Orsi. Fin dal suo discorso inaugurale si comprende come l'Accademia non

Sostanzialmente questo paragrafo ricalca quello già edito nel mio volume Storia Città di Castello 1989.

SocUde e economica della Sabina,

22

fiche.

Sul grano da seme Rieti originario, si rinvia alla specifica voce nelle fonti bibliogra­

2 Cfr. C. M. ThAVAGLINI, Il dibattzto sull'agricoltura romana nel secolo XIX (18151870), Roma 1981. 'Sull'accademia di Jesi si veda A. M. NAPOLIONI, La società agraria jesina dalla fon­ dazione all'unità, in S. ANSELMI (a cura di), Nelle Marche centrali. Territorio, economia, società tra medioevo e novecento, Jesi, 1978, 2' vol., pp. 1169-1220; su quella di Pesaro, T. CRESCENTINI ANDERLlNI, Sulla storia dell'Accademia agraria di Pesaro, in «Proposte e ricerche», VI, 1981, pp. 165-174; sulla Società agraria di Bologna, R. ZANGHERI (a cura di), Le campagne emiliane nell'età moderna, Milano 1957; mentre per un inquadramento gene­ rale del problema in Italia si veda, Accademie e societa agrarie in Italia. Cenni storici editi a cura della Reale Accademia dei Georgofili, Firenze1931.


24.

La scienza dclgmno

si poneva lo scopo di introdurre elementi di novità nell,agricoltura Sabina, e palesemente si malgiudicavano quelle istituzioni che, secondo il Delegato apostolico reatino, « ...vanno a gara di nuovi sperimenti», e quel­ le che « ...consumano le ore in dissertazioni teoriche»•. «Non v'ha qui bisogno di ardui sperimenti, di nuove scoperte per lo più figlie dell'ambizione e del caso», sosteneva Bartolomeo Orsi, lasciando chia­ ramente intendere come l'obiettivo dell'Accademia fosse il semplice miglio­ ramento della situazione esistente «... applicando a ciascun terreno i migliori e più acconci modi di industria agricola già conosciuti ed applicati altrove»5• Quindi l'attività principale che si prefiggeva l'Accademia agraria reati­ na era esclusivamente l'istruzione agraria, né d'altra parte ci si poteva aspettare di più soprattutto per la diffidenza e il sospetto con cui il gover­ no centrale guardava ogni iniziativa che manifestasse intenzioni innovati­ ve. Se infatti non mancarono dei segni di stimolo per la fondazione di que­ ste istituzioni, il controllo del governo era più che ferreo, tanto che, oltre a sottostare ad un preciso rapporto gerarchico con l'autorità provinciale, la Sagra congregazione degli studi e i ministeri del commercio c dell' inter­ no, in virtù della bolla Quod Divina Sapientia emanata da Leone XII nel 18 2 4, esercitavano una decisa azione di controllo, a cominciare dagli sta­ tuti e dai programmi delle varie istituzioni. L'unica nota di rilievo ravvisabilc nei programmi dell'accademia fon­ data a Rieti fu l' idea di creare una serie di opifici a sostegno del mondo agricolo locale. Bartolomeo Orsi non mancò infatti di sottolineare il vantaggio che in Sabina avrebbero portato delle « . . . fucine onde provvedere il contadino almeno della vanga, della falce, dell'aratro [ ...] fabbriche per grossi panni onde consumare le lane indigene, e vestire il nostro villano del proprio gregge [ ...] conce onde trarre miglior partito del duro cuoio dei nostri tori, e della morbida pelle dei Sabinesi capretti, e calzare a più lunga dura­ ta e miglior mercato i nostri contadini»6• Secondo il Delegato apostolico, solo attraverso questa sorta di autar­ chia economica si sarebbe raggiunto lo scopo dell'accademia:

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Le strutture

�u.m:ntato così il avoro, ba?dit.o l' ?zio, cresciuta la dovizia, perfezionata la crvtlta : la morale, � aumentera ez1and10 e crescerà più robusta la popolazione, e . regnera rl buon ordme, che porge una mano alla dovizia come disse Esiodo ' e l'altra alla pace'. In realtà, come riferì più tardi Agostino Rosati al Commissario reale della provincia di Rieti, questa accademia non riuscì a creare altro « ... che uno ste­ rile ed inf�ttuoso istitut? n�rninat� dagli mfanelli i quali a null'altro vengo­ no educati che alla coluvazwne dr pochi fondi di altrui spettanza donde devono ricavare la loro sussistenza8» In base al decreto del 1 7 marzo18 64, l'accademia passò sotto la gestione diretta della Congregazione di carità, e venne redatto un nuovo statuto' approvato con il regio decreto dell' otto giugno18 68 . L'Accademia ave_va ormai totalmente assunto le sembianze di una opera . pta, � �enne denommat� �danotrofio agrario con Io scopo di «ricoverare i . fancmlli poven ed odam» tstruendoli «nell'arte agraria»9• Raggiunta l'età di ventuno anni, gli odani, che all'atto dell'ingresso non pote;ano avere p�ù �i 1 2 a�, veniv�o licenziati ricevendo una «regalia» . consrstente «: . . �er p�m�tpalt strumenti della professione, in un letto comple­ . to e m oggetti di vestiariO secondo le forze economiche dell'istituto, e la con­ dotta tenuta dall'odano durante la sua dimora nell'Ospizio»10• Più tardi, anche con l'intervento del Comizio agrario, si tentò una . nstrutturazione dell, orfanotrofio allo scopo di creare una moderna scuo­ la di agraria, ma l'operazione fallì, e questo istituto restò relegato nella sua

7 Ibid., p. 12.

. � AS RI� S?tt. AC:, 1 860, lettera di Agostino Rosati al Commissario reale per la pro­ VlllCla dJ_ Rieti, 28 d1cembre 1 860. Si veda anche ASRoma, Cam. 1 1, tit. 1 1, b. 13, Stabi!ir:z enti ag:ari. orfanotrofio di Rieti ospitava inizialmente soltanto 6 ragazzi la cui

custodia era affidata ad un contadino in qualità di prefetto. La sede era quella della chie­ sa della Madonna di Loreto fuori di Porta Cintia. I n altri termini quella di Rieti più che una accademia agraria era un semplice orfanotrofio maschile il quale era stato già ideato

ma non realizzato da mons. Ferretti ncl 1839. Cfr. M. P. RICCIARDI, Vicende dell'istruzio­ ne popolare di Rieti e provincia dal 1800 a/1900, in «Rieti», 1974, n. 8-9, pp. 175-226 e n. • B. ORSI, Per la solenne istituzione ed apertura della Società economico-agraria della Pro�ineia di Rieti e Sabina. Discorso pronunzato i i/13febbraio 1841 da Monsignor Bartolomeo Orsi.. Delegato apostolico e presidente della società medesima, Rieti 1841, pp. 4-5. ' Jbid. • Ibid., p. 1 1 .

10, pp. 229-258.

• Statuto organico dell'orfanotrofio dei maschi in Rieti, Rieti 1868, artt. '0

1-2.

Ibid., art. 9. Durante il loro soggiorno dell'ospizio gli orfani dovevano indossare

come divisa la tradizionale «sarga».


26

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La scienza delgrano

Le strutture

funzione prettamente assistenziale11• Nel 18 46, con l'ascesa al pontificato di Pio IX, si tentò di mettere fine alla situazione di ristagno che vigeva un po' in ogni parte dello Stato

al lavoro, e il primo gennaio 18 58 comunicò al governo centrale di essere riuscito a formare una commissione di «probi agricoltori e proprietari» della quale facevano parte il conte Giacinto Vincenti Mareri, l'avv.

Pontificio. A Roma iniziarono a circolare pubblicazioni c giornali sui quali si dette avvio ad un dibattito agrario di un certo rilievo. Nel 18 47 venne crea­ to il Pontificio Istituto Statistico Agrario e di Incoraggiamento, e tra il 18 53 e il 18 58 furono inviate numerose circolari nelle quali si sottolineava l' importanza degli «studij e de lavori delle Accademie agricole» invitando i delegati a «riunire in società uomini di provata fede ed osservatori e conoscitori di questo ramo di scienza importantissimo, i quali fossero per comunicarsi le rispettive idee e cognizioni propagandando in pubblico

Antonio Colarieti, il cav. Annibale Vincentini, don Camillo Tommasi e Francesco Zapparelli16• Il punto di riferimento di questa sorta di comitato promotore era il conte Giacinto Vincenti Marcri, che tra i proprietari reatini era certamen­ te quello più disponibile ad introdurre elementi di novità nell'economia agricola locale17• Egli fu subito nominato vicepresidente, e ricevette l'incarico di redige­ re una bozza di statuto dell'Accademia precisandone gli scopi e le moda­

beneficio i risultati de loro studij e delle loro esperienze»12• Ma se si eccettuano le situazioni d'avanguardia dell'area marchigiana

lità della sua attività18• Ciò che aveva portato all'insuccesso di queste associazioni, erano gli scarsi mezzi che esse avevano a disposizione, e ciò fu ben compreso dal

ed emiliana nelle quali il dibattito agrario era in progressiva crescita, gli interventi indirizzati a creare questo tipo di istituzioni furono accolti con

conte Vincenti Mareri che nel riferire al Delegato apostolico i risultati del suo lavoro, richiese delle garanzie reali in tal senso•�.

apatia generale, al punto che soltanto Rieti e Velletri, dietro ripetuti solle­ citi, riuscirono ad ottenere risultati di qualche rilievon. Inizialmente il Delegato apostolico di Rieti, senza molti preamboli, tentò di evitare di accollarsi questa incombenza proveniente dal governo centrale, rispondendo alla circolare del Ministro del commercio che sareb­ be stato ben felice di promuovere l'istituzione di una accademia agraria « ... se non conoscessi assolutamente la neglittosità delle popolazioni compo­ nenti questa provincia reatina»H. Ma dietro ai successivi solleciti nei quali il ministro portava come esempio le esperienze di Pesaro, Macerata e Perugia, dove si era già riusci­ ti nello scopo•s, il Delegato apostolico non potette fare altro che mettersi

11 Sul riordinamento dell'orfanotrofio si veda AS Rl, ASCRi, Opere pie, Istituti Pubblici, 1 860-1890, «Orfanotrofio dei maschi»; G. ACUTI, Progetto di riordinamento del­ l'orfanotrofio agrario di Rieti, Rieti 1885; Statuto organico e regolamento amministrativo dell'orfanotrofio dei maschi in Rteti, Rieti 1890. '2 AS RI, ASCRi, lP, cl. 5" 1891!-1900, Circolare Jel 10 giugno 1856. " Jbid., lettera del ministro dell'interno al Delegato apostolico di Rieti, 10 giugno 1856; Ibid., lettere del ministro del commercio c dei lavori pubblici al Delegato apostolico,

25 giugno 1856 e 17 febbraio 1857.

,. Ibid., lettera del Delegato apostolico al ministro del commercio, 21 giugno 1856. " Ibtd., lettera ministro del commercio al Delegato apostolico, 4 febbraio 1857.

Egli ricordò l'esperienza dell'accademia agraria promossa nel 18 41 da Bartolomeo Orsi, e precisò che «prima d'ogni altra cosa [ .. . ] il consiglio pro­ vinciale Sabino di cui è imminente la riunione, assegni i fondi occoiTenti», onde evitare la fondazione di una istituzione del tutto inoperant�0• La denominazione dell'istituzione fu quella di «Accademia economica agraria per la provincia di Rieti» , e l'obiettivo di fondo fu individuato nel « . . . miglioramento reale dell'agricoltura e dell'economia rurale in tutti i suoi rami» da raggiungersi tramite la creazione di una «scuola teorico spe­ rimentale», un «orto sperimentale e annui premi di incoraggiamento a tutti coloro domiciliati nella nostra provincia, i quali si distingueranno nello studio dell'agricoltura, e nella migliore coltivazione dei campi; e nella

Ibid., lettera del Delegato apostolico al ministro dei commercio, 1 gennaio 1858. Ibid., lettera del Delegato apostolico al conte Vincenti Mareri, i gennaio 1858; Ibid., lettera di A. Vincentini al Delegato apostolico, 4 febbraio 1858; Ibid., lettera di F. Zapparelli al Delegato apostolico, 2 febbraio 1858; Ibid., lettera di G. V. Mareri al Delegato apostolico, 15 giugno 1858. Giacinto Vincenzo Mareri fu tra l'altro il promotore Jella •• 17

costituzione della Cassa di risparmio di Rieti. " L'accademia era presieduta dal Delegato apostolico.

'' Ibid., lettera del conte Giacinto Vincenti Mareri al Delegato apostolico, 15 giugno 1858.

"' Ibid.


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La scienza delgrano

industria del bestiame»21• Dagli articoli dello statuto traspare in modo evidente una nuova men­ talità nel progettare questa istituzione rispetto a quella del 1 84 1 . Allo spirito totalmente assistenziale-umanitario, e alla totale clùusura verso ogni istanza innovativa che caratterizzava la precedente associazio­ ne, si contrapponevano ora articoli nei quali si faceva largo uso del termi­ ne «sperimentale», dai quali emerge come lo scopo ultimo di tutto il lavo­ ro doveva essere non il semplice adeguamento delle cognizioni degli agri­ coltori rispetto a ciò che già si conosceva, ma la crescita globale di tutto il sistema agricolo da raggiungere tramite la sperimentazionc e l'incentiva­ ZIOne. Sono temi che ritroveremo in seguito negli scopi dei comizi agrari e delle cattedre ambulanti di agricoltura, insieme alla prospettiva di una pre­ senza nel territorio, fino ad allora sconosciuta, da raggiungere tramite l'i­ stituzione di sedi dipendenti nei diversi distretti della provincia. L'attività che l'accademia svolse con un finanziamento annuale di 300 scudi non fu comunque particolarmente significativa sia perché iniziò ad operare negli anni immediatamente precedenti all' unificazione nazionale nei quali i temi di crescita economica passarono decisamente in secondo piano all' interno del governo pontificio, nel quale era ormai in atto un irrevcrsibile processo di lacerazione, sia perché nel gruppo promotore del­ l' accademia, se si fa eccezione per Vicentini, non erano stranamente pre­ senti i veri grandi proprietari terrieri della Sabina, e cioè le famiglie Potenziani, Borghese, Vitelleschi, Leoni, Vecchiarelli, i cui membri, mal­ grado inseriti in un lungo elenco di probabili accademici, non devono cer­ tamente aver facilitato molto lo sviluppo di una struttura di progresso pensata e animata da persone che avevano un peso economico e sociale inferiore al loro22• Il dibattito che si riuscì a stimolare fu però certamente utile per la for­ mazione di quella coscienza sulla quale proliferarono le varie forme asso­ ciative postunitarie.

La più significativa fu di certo il Comizio agrario sabino nato il 2 gen­ naio 1 864 per iniziativa di un comitato promotore di 1 9 proprietari terrie­ ri23. Gli stimoli per la nascita di questa associazione pervennero dal Ministero di agricoltura industria e commercio che, fin dal mese di mag­ gio 1862, aveva diramato una circolare con la quale appoggiava l'iniziativa dell'Associazione agraria italiana di creare in ogni circondario del regno un comizio agrario con lo scopo di « . . . favorire tutto ciò che valga a pro­ muovere l'agricoltura, e insieme di stringere ogni vieppiù i vincoli dell'u­ nità italiana»24• L'Associazione agraria italiana fin dal 1842 aveva operato intensamen­ te nel campo dello sviluppo agricolo, ed era ora stata adottata dal nuovo governo nazionale come strumento di coordinamento sia delle vecchie che delle nuove forme dell'associazionismo agrario del Paese, tramite un decreto del 10 marzo 1 862, e l'elargizione di un contributo annuale dì 1 O.000 lire15• Malgrado fosse rimasta pressoché inattiva, l'accademia agraria fondata nel 1858 aveva stimolato almeno tra la borghesia illuminata reatina un certo spirito associativo c, contrariamente a quanto era avvenuto nell'im­ mediato passato, i solleciti del sottoprcfctto Luigi Tanari trovarono una pronta risposta nella costituzione di un primo nucleo del Comizio agrario

tera del Delegato apostolico al Ministro del commercio, 28 dicembre 1858 e 1 gennaio 1859; Ibid., cat. 1 1, cL 61\ 1861-1900, «Comizi e associazioni agrarie», verbali del consi­ glio provinciale di Rieti del 25 giugno e 9 dicembre 1858; Ibid., «Elenco degli individui proposti all'associazione agraria» s.d. Nell'elenco figurano tra gli altri Felice e Francesco Palmegiani, Filippo Dupré, Francesco e Filippo Fiordeponti, Tommaso Crispolti, Agostino e Giuseppe Napoleoni, Carlo Piccadori, Gabinshi Potenziani, Cesare Sacchetti, Basilio Sisti, Gaetano Sorgi, Salvatore Trinchi, Bartolomeo Vecchiarelli, Giacinto Vincenti, Pietro Odoardo e Ippolito Vincentini, Tullio Catalani, Paolo Leoni, Girolamo Colelli, Nicola Canali, Francesco Grigi, Caledonio Vitelleschi. 23

2' Jbid., «Progetto di regolamento per l'accademia agraria di Rieti» 19 novembre 1,858, f.to G. Vincenti Mareri. Nella stessa busta è anche conservata la prima bo7.za di statuto del 14 giugno 1858. 21 Sull'attività dell'accademia: Ibid., lettei·e del Delegato apostolico al commissario amministrativo della provincia di Rieti, 25 giugno e 9 dicembre 1858; Ibid., lettera di Gio. Maria Blasetti e Fmncesco Zapparelli al Delegato apostolico, 20 settembre 1858; Ibid., let-

___1, 2 J.. 9

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AS RI, ASCRi, !C., cl. 6", f. 1, lettera del sottoprefetto Luigi Mastricola al sindaco

Cado Piccadori, 24 dicembre 1863; Ibid., lettera di Carlo Piccadori all'Associazione agra­ ria umbra, 24 dicembre 1863; Ibid., verbale della riunione del 3 gennaio 1864; Statuto del Comizio Agrario di Rieti, Rieti 1864. 2• Ibid., lettera circolare del ministro dì agricoltura industria c commercio del 30 mag­ gio 1862.

25 Ibid., Associazione agraria italiana, Statuto organico, 1862; Ibid., decreto di appro­ vazione dello statuto del 1 O marzo 1862.


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f-a scifnza_ del grano

Le strutture

il cui gruppo dirigente era composto oltre che dal sottoprefetto in q ualit à di presidente, da Felice Palmegiani, Filippo Dupré, Francesco Fiordeponti, Lodovico Colombini, Alessandro Ccccarelli e Antonio BlasettÌ26• Tra i soci iniziali non è presente il conte Giacinto Vincenti Mareri che aveva promosso la precedente associazione né, se si eccettua il marchese Bartolomeo Vecchiarelli, altri esponenti dell'aristocrazia agraria che ini­ zialmente snobbarono l'iniziativa, c solo nell'agosto dello stesso anno vi aderirono il marchese Giovanni Potenziani e il conte Enrico Gabinscki27• Nello spirito di questo nuovo tipo di organizzazioni non era però legittima una struttura che comprendesse un ristretto numero di «accade­ mici», ma era necessario svolgere un ruolo di primo piano su tutto il ter­ ritorio del circondario, cosa possibile solo attraverso una massiccia ade­ sione dei comuni, dei proprietari e, soprattutto, acquisendo autonoma­ mente i mezzi finanziari necessari. Al fine di raggiungere questo scopo, nel luglio 1 864 il Comizio agra­ rio sabino dette avvio ad una vera e propria campagna di adesioni dira­ mando una circolare dove tra l'altro si legge:

mostre l'Agricoltura e la Pastorizia, col vicendevole aiuto in somma mettendoci in condizione di migliorare l'arte da noi professata, oltre che avvantaggeremo la nostra posizione, e ci troveremo pronti a lottare colla concorrenza che le ferrovie e il libero scambio ci procureranno ben presto, avremo anche migliorato la con­ dizione di quella Classe d'Uomini, la quale, benché sia la più numerosa, c dia tutto il suo sudore alla terra, e il più forte contingente di sangue alla patria, non gode ancora dì quella considerazione che pur meritano ì suoi sacrifizi, la sua sobrìetà28•

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All'oggetto di promuovere l'Agricoltura nel Circondario si è costituita in Rieti una Società sotto il nome di Comizio Agrario. I soci sono già numerosi e bastan­ ti ad assicurare la vita alla nascente Società. Ma per raggiungere uno scopo sì gran­ de, per non limitarsi ad annuali convegni d'esercitazioni Accademiche e di teori­ ci discorsi, per scendere sibbene a prattici incoraggiamenti ed aiuti occorrono mezzi e molti. E questi avuto riguardo alla tenuità della quota mensile fissata dallo Statuto a L. una non possono attenersi a sufficienza senza un rilevante numero di firme. Sarà possibile che queste manchino nella classe dei Coltivatori, mentre altre Società non hanno difficoltà a trovarne in Classi meno numerose e meno agiate?O per meglio dire, quando tutte le Classi Sociali si costituiscono in associazioni per il vicendevole aiuto, mancherà di farlo quella dei Coltivatori in un paese eminen­ temente agricolo qual' è la nostra Sabina? Col vicendevole aiuto facendo a spese comuni esperimenti che sarebbero impossibili o almeno rovinosi sacrifizi per un solo, spandendo fra i braccianti agricoltori ed uniformemente quei principij che avremo maturati e discussi fra noi, promuovendo con pubbliche e periodiche 26

Ibid., verbale della riunione del 3 gennaio 1864. 17 Jbid., «Elenco dei soci che hanno dichiarato di far parte del Comizio Agrario di

Rieti» s.d. Tra i soci figurano Giovanni Pilati, Vincenzo Fioritoni, Domenico Colarieti, Basilio Sisti, Giuseppe Napoleoni, Salvatore c Antonio Trinchi, Gaetano Sorgi, Antonio Blasetti, Tullio Catalani, Bernardino Franceschini.

I risultati che si ottennero con questa circolare non furono particolar­ mente positivi, e per far salire il numero dei soci a 172, si dovette ricorre­ re all'autorevolezza del sottoprefetto che 9 giorni dopo diramò una analo­ ga circolare ai sindaci29• Tra i nuovi soci, oltre ai comuni di Aspra, Contigliano, Collebaccaro, Magliano Sabina, Montopoli, Poggio Catino, Poggio Mirteto, Poggio Moiano, S. Benedetto e Rivodutri, figurano come abbiamo ricordato i nomi di alcuni esponenti dell'aristocrazia agraria, quelli di numerosi pro­ prietari dei centri del circondario totalmente assenti in precedenza, e quel­ li di intellettuali come Francesco Grigi e Antonio Dc Nino}0• Contemporanea alla campagna di iscrizione, fu la decisione di orga­ nizzare un concorso agrario diviso nelle sezioni: agricoltura, industria agraria, meccanica agraria e pastorizia, che prevedeva anche premi specia­ li per esperimenti di coltura della vite, per memorie riguardanti la coltura della vite nel circondario di Rieti, e per i maestri di scuole rurali che si fos­ sero distinti nell' insegnamento agrario31• Sarebbe fuorviante utilizzare il catalogo di questo concorso-esposizio-

18

AS Rl, ACCont. AG, lettera circolare dei comizio agrario di Rieti, 20 luglio 1 864. lbid., lettera circolare del sottoprefetto, 25 luglio 1864. 30 Su Francesco Grigi veda: A. S. SASSETII, Scrìtti scelti dì Francesco Grigi, Rieti 1914, 19

mentre tra i lavori del grande folclorista abruzzese Antonio De Nino nei quali sono ripor­

tate documentazioni relative alla sua attività in Sabina vanno ricordati almeno i seguenti: La Sabina nel dialetto e nei canti, in «Rivista Moderna Politica e Letteraria» Roma, 15-3-

1903; Lingua vernacola e Loreto Mattei, in Bricciole letterarie, Lanciano 1884 2 voli.; Saggio di Canti popolari sabinesi, Rieti 1 869; I poeti pastori di Leonessa in «Fanfulla della Domenica», 12-3-1905.

1867. La decisione di organizzare il concorso fu presa nella riunione del 20 luglio 1864 fis­ sando la data ai giorni 1-2-3 ottobre 1865 ma a causa dell'epidemia dì colera che colpì in " Comizio Agrario di Rieti, Relazione sul concorso e sulla esposizione del 1866, Rieti


)2. _

33

La scienza delgrano

Le strutture

ne come strumento di conoscenza dello stato dell'agricoltura sabina di questo periodo, tuttavia è possibile trarvi una serie di interessanti notizie, almeno su quelle che erano le punte più avanzate in termini di innovazio­ ni tecnologiche delle campagne. Numerosi furono i partecipanti alla categoria «ortaggi» provenienti quasi esclusivamente da Rieti dove questa coltivazione recitava ancora un ruolo fondamentale, e ad essa erano destinati la quasi totalità dei terreni suburbani dai quali si otteneva sia il fabbisogno cittadino sia un non tra­ scurabile introito attraverso l'esportazione dei prodotti a RomaJ2. Nelle tenute Palmegiani e Potenziani, e in quelle di alcuni altri pro­ prietari del circondario, era largamente estesa la coltivazione della canapa, mentre si erano ormai abbandonate le coltivazioni del tabacco e del guado, dal quale Lodovico Potenziani riuscì ad ottenere l'indaco33• Ovviamente un particolare spazio fu dedicato al grano da seme origi­ nario che, già famoso in tutta, la zona circostante, iniziava allora ad essere esportato in altre aree italiane tra cui la valle Padana, e all'olio prodotto nella bassa Sabina. Vennero esposti anche diversi V1ill e liquori, come il centerbe prodot­ to dal farmacista Giacomo De Hieronimis di Cittaducale, e lo zucchero estratto in via sperimentale dalle barbabietole dell'agro reatino da tecnici francesi della Società anonima per la fabbricazione dello zucchero, che già pensava ad impiantare un apposito opificio a Rieti. Nel settore macchine agrarie, tra i partecipanti esterni alla Sabina, fu significativa la presenza di Luigi Batter di Bologna, direttore del Giornale degli agrofili italiani, che presentò un ravagliatore Certani, e Annibale Gardini di Buovio, inventore di numerosi strumenti tra i quali il suo famo­ so aratro particolarmente studiato per i terreni alluvionali come erano quelli dell' agro reatino34, Il Comizio agrario presentò un aratro volta-orecchio particolarmente

adatto per le aree collinari costruito nello stabilimento metallurgico di Terni, mentre ì fratelli Palmegiani dettero sfoggio degli attrezzi utilizzati nella loro azienda, e in particolare di un aratro «dombasle>> e uno «barret» a tre ruote acquistati a Genova, oltre ad un carro da buoi di loro inven­ zione, e realizzato nella bottega artigiana di Mariano Biscetti. Furono inoltre p resentate sei memorie sul metodo di coltivazione della vite nel circondario, ma Riccardo Gamba e Eugenio Dupré, incaricati di esaminarle, non assegnarono alcun premio visto il loro scarso valore. Ad Antonio De Nino e Giuseppe Giorgietti fu invece dato incarico di esaminare le capacità tecniche e culturali dei figli degli agricoltori ma, a testimonianza di quanto lontana fosse quella manifestazione dal mondo reale dei contadini sabini, vi fu un solo partecipante che fu comunque < < • • • reputato degno del premio stabilito nel programma»35• Sostanzialmente quello che emerge dalla rassegna del 1 866, è la pre­ senza in Sabina di una nuova classe di borghesia illuminata della quale facevano certamente parte i fratelli Palmegiani, che si dedicavano all'agri­ coltura con spirito innovativo, e che, insieme ad altri, si contrapponevano alla vecchia e logora aristocrazia agraria dalla quale traspare una forte necessità di mettere in mostra la grandiosità del proprio casato, ma anche la scarsa attenzione verso Io sviluppo reale dell'agricoltura locale. Fu in ogni caso una occasione importante, certamente la prima in cui per la maggior parte dei proprietari reatini fu possibile entrare in contatto diretto con le più avanzate realtà dell'agricoltura italiana, con quegli stru­ menti «creati colla luce divina della scienza» che si contrapponevano a quelli «figli dell'empirismo» fino ad ora usati in Sabina36• Gli stessi Giuseppe Palmegiani e Pietro Fallerini scrivevano nell'Annuale del Comizio Agrario Sabino:

IC., cl. 6", f. l,

Non può dirsi invero che tale esposizione abbia arrecati vantaggi diretti all'agri­ coltura locale ma, certo è che fu una propizia occasione per chiamare a convegno gli agricoltori; quali da quella copiosa mostra di oggetti poterono conoscere l'im­ portanza delle cose agrarie in questo territorio e dall'esempio dei pochi arguire la

quel periodo diverse regioni italiane la data fu fatta slittare di un anno. Cfr. AS RI, ASCR� Manifesti a stampa del Comizio agrario di Rieti, 20 luglio 1 864 e

l

settem­

bre 1865. u ll

CAR,

Relazione sul concorso ...cit.

Xl, 1933, n. 7. lt

Cfr. G. CAPRIOLI, Antiche industrie agricole.

diretto «Giornale di agricoltura industria e commercio del Regno d'Italia» 1 1 1 , 1 866,

Il guado in Rieti, in «Sabina Agricola»,

Luigi Botcer, professore di agronomia all'Università 'di Bologna e membro

dell'Accademia dei georgofili, segnalò ampiamente il concorso di Rieti nel giornale da lui

luglio-dicembre, pp. 1 44, 267, 223. ls CAR, Relazione sul concorso ...cit., p. 70.

v.

6,

" P. DONI, Una visita alla esposizione agraria di Rieti nel 1866, CAR, Relazione sul concorso. ...cit., pp. 93-1 1 8 .


Le struy""ur'-"e'-----�3t..L5

La scienza delgrano

possibilità degli opportuni miglioramenti17•

Con questa manifestazione il Comizio agrario di Rieti arrivò all'anno in cui il governo italiano, nel quadro di un vasto processo di modernizza­ zione dell'agricoltura, emanò la legge che istituì ufficialmente i comizi agrari in ogni capoluogo di circondario18• I comizi dovevano essere una sorta di organo consultivo periferico del Ministero di agricoltura industria e commercio, al quale fornivano infor­ mazioni sullo stato delle campagne, ed in genere sulle condizioni econo­ miche generali dell'area di loro competenza, suggerendo anche i rimedi più opportuni da adottare. Come le precedenti associazioni, essi dovevano farsi promotori di mostre, concorsi ed in genere manifestazioni che fungessero da stimolo allo sviluppo e razionalizzazione dell'agricoltura locale, ma nel complesso non furono altro che lo strumento con cui la borghesia agraria post-risor­ gimentale riuscì ad esprimere i propri interessi all'interno del governo centrale, rafforzando la propria posizione di potere in ambito locale.39 A Rieti non si trattava di costituire un nuovo comizio agrario, quanto di adattare quello già esistente alla nuova normativa. A tal proposito · a sottoprefetto organizzò una riunione in cui furono invitati i sindaci del circondario che in base all'art. 3 della legge, dovevano provvedere all'elezione di un rappresentante all'interno del Comizio. 40 Ma se a Rieti esisteva una pur esigua rappresentanza di quella borghe­ sia agraria sensibile e cosciente del ruolo che poteva svolgere questa istitu­ zione, nel resto del circondario la situazione era molto diversa e, dopo il

>>

... In realtà non in tutti i circondari del Paese si riuscì ad istituire un comizio agrario. Nel 1870 questi erano dislocati per il 52% al nord, 16% al centro, 20% al sud e 12% nelle isole. Annttale del Comizio Agrario Sabino per l'anno 1819, cit. p. 934.

Anche dalla diversa distribuzione territoriale di questi enti si evince come si faceva sempre più

strada il dualismo economico tra nord e sud. Sulla problematica generale dei comizi agrari si veda P. CoRTI, I comizi agrari dopo l'Unità, (1866-1891), in «Ricerche di storia sociale e reli­ giosa», 1973, n. 3; ID., Fortuna e decadenza dei Comizi Agrari, in <<Quaderni storici», 1977, n. 36, pp. 738-758. " I comizi agrari furono istituiti ufficialmente con il R.D. del 22 dicembre 1866, n. 3452 successivamente modificato da quelli del 22 giugno 1879 e 3 aprile 1884. ••

AS Rl, ASCR� !C, 1867, lettere dei sottoprefetto al sindaco di Rieti, 26 giugno e 8

luglio 1 867.

·

fallimento della prima riunione, il sottoprefetto fu costretto a diffondere una circolare diretta ai sindaci dove tra l'altro scriveva: Questo istituto non potrebbe allungo sussistere se non fosse sufficien­ temente coadiuvato dal concorso di tutti i municipi del circondario, fra i quali ben pochi hanno dimostrato di comprendere la importanza delle riu­ nioni alle quali erano chiamati e che avevano per scopo la creazione del comizio in corpo morale per conseguire quindi alla personalità giuridica senza di che niuna istituzione può sussistere e progredire4 1 Soltanto nel maggio 1 870, pur ancora privo di riconoscimento di ente morale che otterrà con decreto del 1 8 dicembre dello stesso anno, il Comizio agrario sabino riuscì ad iniziare la sua attività con una assemblea nella quale dopo l'approvazione del regolamento interno, venne eletto il nuovo consiglio direttivo presieduto da Odoardo Vincentini e composto da Antonio Blasetti, Riccardo Gamba, Sante Marcatulli, Angelo Dal Buono e Tommaso Crispolti42• La vita del Comizio non si presentò semplice, soprattutto a causa delle scarse risorse economiche dovute da un lato alla mancata adesione di gran parte dei comuni che avrebbero dovuto garantire un contributo annuale, dall'altro al basso numero di soci causato, secondo Palmegiani c Fallerini: . . . dall'erroneo criterio che sono uso farsi i più dei possidenti ed agricoltori sul­ l'indole di siffatte società, i quali pretenderebbero che il Comizio imprcndesse operazioni tali da arrecare istantaneamente rilevanti vantaggi all'agricoltura. Onde l'introduzione di una macchina, di una nuova pianta, la divulgazione di una pratica utile, come a mo' d'esempio la solforazione delle viti, ecc. od anche un aumento limitato della rendita totale dei terreni vengono da essi considerate come cose di poco momento, e rifiutano per conseguenza il loro concorso ad una società che procura loro tali vantaggi0•

'' Ibid., lettera del sottoprefetto ai sindaci del circondario, 7 luglio 1868; Ibid., lettera del sottoprefetto al sindaco di Rieti, 25 aprile 1 869. '2 Ibid., lettera del Comizio agrario sabino al sindaco di Rieti, 15 giugno 1870; «Relazione della direzione per la presentazione del progetto di regolamento interno appro­ vato all'assemblea generale del Comizio», in Legge organica e regolamento interno al Comizio Agrario Sabino, Rieti 1871. n

Annuale del Comizio Agrario Sabino . . cit., p. 94. .


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Oltre ad alcune iniziative promozionali, in ogni caso di miuor spesso­ re rispetto all'esposizione agraria del 18 66, e all'impegno dedicato all'i­ struzione agraria, tra le attività del comizio agrario è da segnalare il censi­ mento del bestiame i cui rilevamenti furono effettuati dall' allora segreta­ rio Riccardo Gamba44• Non si trattò di un lavoro statisticamente attendibile sia per la reticen­ za dei proprietari a dichiarare il vero nel timore di «un novello cespite di tasse governative», sia per la totale impreparazione dci comuni nel fornire i dati, o nel rilevarli nei tempi stabiliti. Fu però il primo tentativo di rile­ vazione complessiva su questo settore dal quale, se non è possibile legge­ re le cifre numericamente esatte, emergono le diversità presenti nelle varie aree del circondario. Legata all'esistenza del Comizio agrario è anche la pubblicazione di due fondamentali opere per la conoscenza delle campagne sabine di que­ sto periodo. La prima, del 1873 , è dì Riccardo Gamba, al tempo segretario del comizio e insegnante di scienze naturali presso il liceo comunale45• Si tratta di una copiosa monografia nella quale vengono presi in esame i vari aspetti nell'agricoltura nell'agro reatino descrivendo la situazione esistente e proponendo i necessari rimedi per raggiungete un concreto svi­ luppo di essa. Dalle pagine di questo lavoro traspare la posizioni di almeno una parte dell' allora dirigenza del Comizio agrario, che non si era ancora delineato come mera voce padronale ma, al contrario, era proprio nella mentalità retrograda di gran parte dei proprietari che veniva visto un limite al pro­ gresso dell'agricoltura della zona. Riccardo Gamba, anticipando in qualche modo le pagine dell'inchiesta Jacini, e dei cronisti socialisti di fine secolo, descrisse le misere condizio­ ni di vita dei contadini, le loro abitazioni, l'alimentazione, le condizioni sanitarie, fornendo una grande quantità di notizie d'elevato interesse sto­ rico-etnografico. Il contratto di mezzadria,nel modo in cui era esercitato nell'agro rea-

44 R. GAMBA,

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Censimento del bestiame del circondario di Rieti al31 dicembre 1868, in

45 Io., Monografia statistico - economica sull'agro reatino e suo mandamento, Terni

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«Bollettino del Comizio Agrario Sabino>>, l, 1872, n. 1, pp.1 9-45. 1873, 2 voli.

.

Frontespizio del!'Annuale del Comizio Agrario di Rieti del 1879

,


38

La scienza delgrano

tino, viene descritto come strumento dì sudditanza del contadino nei con­ fronti del padrone. Dati alla mano Riccardo Gamba descrisse il bilancio economico delle famiglie coloniche dal quale emerge un costante indebitamento del conta­ dino verso il padrone, cosa questa che arginava ogni qualsivoglia tentativo dì progresso. Come si poteva imputare ai soli contadini il mancato sviluppo agrico­ lo della zona se, osservava Riccardo Gamba, « . . . i proprietari stessi man­ cano anzitutto delle necessarie cognizioni per farsi agricoltori. Questi sono indolenti quanto quelli e forse di più»�6• Sostanzialmente simili, pur se espressi con toni più pacati, sono i con­ tenuti della «Monografia sulle condizioni dell'agricoltura e della classe agricola nel circondario di Rieti», redatta da Pietro Fallerini e Giuseppe Palmegiani per partecipare al concorso indetto nel contesto dell' inchiesta ]acini, e quindi pubblicata nell' annuale del comizio agrario del 1879�7• Questo lavoro si presenta meno particolareggiato del precedente, e non ottenne particolari risultati nel concorso, tuttavia rappresenta un primo tentativo d i analizzare l'intero circondario di Rieti nelle molteplici diversità, geografiche, economiche e sociali dei suoi mandamcnti'8• Uno dei motivi dello scarso successo del comizio in questo periodo va senza dubbio ricercato nel peso che ebbero le posizioni critiche nei con­ fronti della classe padronale. Anche se nella volontà di quel microcosmo di borghesia illuminata che né gestiva l'esistenza non c'era certamente un progetto di trasformazione dei rapporti sociali, essa in questa fase rappresentò una significativa voce critica. Nel periodo della grande crisi agraria, il Comizio agrario, pur se non

.. Ibid. p. 214. '7 ACS, lP., ARGIA, b. 8. Il manoscritto conservato presso l'Arclùvio Centrale dello Stato è di 92 pagine ed è datato 1878, porta il titolo: Memoria sulle condizioni dell'agricol­ tura e della classe agricola nel circondario di Rieti compilata per incarico del presidente del Comizio Agrario Sabino, Sig. conte Pietro Vincentini da Giuseppe Palmegiani e Pietro Fallerini. Cfr. R. LORENZETII, Le monografze inedite dell'bJchiesta ]acini presso l'Archivio Centrale dello Stato, in «Società e storia», 1984, n. 25, pp. 687-709. •• Sulla partecipazione al concorso: AS RI, ASCR� !C. Oggetti Diversi, 1861-1900, Lettera del sottoprefetto al presidente del CAR. (copia), 23 gennaio 1879; Ibid., lettera del sottoprefetto al sindaco di Rieti, 23 gennaio 1879. Il dott. Alessandro Silvaggi fu invece

incaricato della compilazione del questionario relativo all'inchiesta sulle condizioni sani-

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scomparve del tutto come accadde alla maggior parte dei comizi che ope­ ravano nelle aree di maggiore arretratezza economica, ridusse al minimo la propria attività, e gettò le basi per una sua trasformazione che lo portò già alla fine del secolo, sotto la presidenza del principe Lodovico Potenziani, ad essere la voce degli agrari locali. Ncl 1906 il Comizio fu il punto di riferimento della Sabina per il movi­ mento inteso ad ottenere l'estensione alle Marche, Umbria e Lazio dei provvedimenti che il governo intendeva assumere a sostegno del mezzo­ giorno d'Italia49• Nel primo decennio del secolo questa istituzione subì un definitivo declino sia perché il suo carattere di parte era ormai divenuto più che evi­ dente, sia perché si faceva sempre più strada l'ascesa di altre forme asso­ ciative come le cattedre ambulanti che rappresentarono il vero strumento di incentivazione dell'agricoltura di questo periodo.

«Q UESTA SEDIA

È

L'UNICA COSA CHE EBBI. . . ».

LE ORIGINI DELL'ESPERIEN­

ZA SCIENTIFICA DI NAZARENO STRAMPELLI TRA INTUIZIONI GENIALI E INCOMPR.ENSIONI DI PROVINCIA

Nel 1 897, con un certo anticipo rispetto al resto dell'area umbro­ laziale, nacque a Poggio Mirteto una Cattedra ambulante di agricoltura la quale, grazie anche al sostegno del ministro Fortis, eletto nel collegio

tarie che l'on. Agostino Bertani stava conducendo parallelamente a quella di Stefano Jacini. Purtroppo non si è rintracciata nessuna copia della relazione di Silvaggi né

è possibile farlo Cfr. Ibid., lettera circolare del prefetto dell'Umbria relativa l'inchiesta Bertani. Ibid., lettera del 20 marzo 1879 e 5 ottobre 1880; Jbid., lettera del sindaco di Rieti ai medici reatini Augusto Borghini, Francesco Catalani, Alessandro Silvaggi, Luigi Brucchietti, 10 agosto 1 879. " AS RI,ASCRi, Fin. , Cont., 1901-1913, Lettere circolari del Comizio Agrario Sabino del 31 maggio 1905, 28 maggio, 2 e 25 settembre 1906; lettera del sindaco di Rieti al prin­ cipe Lodovico Potenziani, 2 giugno 1906. In questa occasione il principe Potenziani fece altrove, date le note vicende della documentazione relativa a questa inclùesta.

diffondere un anacronistico manifesto dove, dopo aver descritto le misere condizioni della popolazione sabina alle quali affiancava sullo stesso piano quelle di proprietari gravati di

di dissenso che risclùava fortemen­

tasse e di conseguenza costretti loro malgrado « . . . a dare ai braccianti irrisori salari», lascia­

va intendere che in Sabina esisteva una forte situazione

te di degenerare se non si estendevano anche in questa area i provvedimenti pensati per il sud d'Italia, in quanto, minacciava Potenziani, « coll'acuta miseria la pazienza potrebbe stancarsi>>,

•••

Ibid., manifesto a stampa del 22 aprile 1906.


Le strutture

sabino, ottenne un sussidio di 3000 lire dal Ministero di agricoltura a cui si aggiunse un finanziamento di 1000 lire dell'Amministrazione provin­ ciale dell'Umbria, e 1200 lire da diverse amministrazioni comunali della bassa Sabina. 11 primo presidente fu Vittorio Pcglion, uomo di primo piano, desti­ nato a diventare una delle più autorevoli figure dell'agricoltura italiana fino a ricoprire nel 1 925 il ruolo di sottosegretario di stato al ministero dell'economia nazionale. La cattedra di Poggio Mirteto svolse un ruolo centrale nello sviluppo dell'agricoltura della bassa Sabina innestando, tra l'altro, un significativo spirito cooperativistico di tipo liberale tra la media proprietà contadina. L'esistenza della cattedra di Poggio Mirteto sminuiva però l'immagi­ ne di Rieti, capoluogo del circondario, dove il progresso dell'agricoltu­ ra era rimasto affidato al locale comizio agrario, ormai ridotto ad asso­ ciazione padronale. Era quindi logico che i più illuminati proprietari del reatino spin­ gessero Domenico Raccuini, deputato del collegio sabino, a chiedere al governo la concessione di una simile istituzione anche a Rieti. Le motivazioni c' erano tutte, viste le tragiche condizioni economi­ che in cui versava la Sabina nella quale fin dal 1 90 1 si era per altro avvia­ to un processo di spopolamento soprattutto legato ad un trend emigra­ torio verso il Brasile. Un fenomeno che si legava da un lato a condizioni generali di vita di carattere semifeudale, e dall'altro al percorso di acquisizione di fondi agricoli da parte di molti contadini in seguito alla vendita dei beni della manomorta degli anni ottanta, ed al loro progressivo indebitamento, che comportò l'espropriazione da parte dello stato dei fondi acquistati, e la conseguente nascita di un vasto fenomeno di pauperismo che nell'emi­ grazione transoceanica verso il Brasile - la Sabina in tal senso ebbe il più alto tasso del Paese - trovò l'unico illusorio percorso di soluzione50• Ed è proprio su tali condizioni che fece leva l'on. Raccuini alla Camera, chiedendo da un lato l'estensione alla Sabina dei provvedi­ menti assunti dal governo in materia di credito agrario per il Lazio, in base ad un disegno di legge presentato nel 1 901 da Zanardelli, e suc­ cessivamente ripreso da Guido Baccelli, e dall'altro, qualsiasi altro

"' Cfr. R. LORENZETfl, Storia sociale

e economica della Sabina, cit.

41

pro�vedimento in grado di incidere sulle condizioni economiche del reatmo. Se egli fallf sul terreno del credito agrario, anche a causa dell'esi­ guità del finanziamento globale di appena un milione, si ritenne ugual­ mente soddisfatto, anche perché, in sede di discussione della sua inter­ pellanza, il ministro Baccelli assunse un preciso impegno in merito alla nascita della cattedra ambulante di Rieti esprimendosi nei seguenti ter­ mini: Egli ha parlato di granicoltura; e gli rispondo che nessuno ignora l'importanza delle granaglie rietine. Ebbene noi faremo un istituto speciale, perché quell'im­ portanza sia nota e di quelle pregiate semenze si diffonda l'uso, con vantaggio grande di tutta l'agricoltura nazionale. Questo sarà un istituto che con la cattedra ambulante di Poggio Mirteto, dirigerà i campi sperimentali, di cui in questi ultimi anni è stata dotata la Sabina. E uella parsimonia del bilancio dell'agricoltura è certo che l'onorevole Raccuini sarà così discreto, da confessare che qualche cosa si è potuto fare per la sua regione51 •

In realtà., quando venne discussa l'interpellanza parlamentare, la deci­ sione del ministro Baccelli era già nota tanto che nel marzo dello stesso anno lo stesso Raccuini aveva comunicato al sindaco di Rieti che il gover­ no era intenzionato a « .. .concedere, potrei dire ha concesso, una cattedre ambulante speciale per il miglioramento della coltura del frumento da semina con relativo deposito di macchine speciali per la granicoltura alla nostra Rieti». Aggiungeva poi che era opportuno non divulgare la notizia « ...per timore non abbiano a suscitarsi in altre città ed altrove appetiti per noi pericolosi»52• Un mese dopo fu lo stesso ministro Baccelli a comunicare al sindaco della città di aver concesso un finanziamento annuo alla cattedra di 7500

SI

Ibid. p. 506. n AS RI, ASCRi, Cat.V, cl.s, Istituti Agrari, Cattedra di Granicoltura, f.3, lettera di Domenico Raccuini al sindaco di Rieti relativa all'istituzione della cattedra ambulante di granicoltura 16 marzo 1903; Ibid., f.l; lettera del Ministro di Agricoltura Industria e Commercio, Guido Baccelli all'on. Domenico Raccuini, deputato al parlamento del colle­ gio di Rieti,l l aprile 1903. Baccelli comunica a Raccuini di aver concesso alla Cattedra di Rieti un contributo annuo di 7.500 lire.


Al_. -

fA scienza_ delgrçmo

Le strutture

lire annue. Baccelli specificò anche quale sarebbe stato lo scopo e i compiti dell'istituto reatino: La cattedra avrà per fine principale di diffondere m�diante i��gnamepti pratici, campi sperimentali c dimost:ativi. la conoscer:za der mezzr_ pm a?�ttl a re� dere meglio remuneratrice la grar;ucoltur.a a q�esto fme la cattedra ese �mra anche 1��a� gini e studi relativi alla selezwne der gram, per accertarne la maggwr� produtttvr:a e la resistenza alle malattie. Ne sarà trascurato quanto concerne le nc�rch� apph: . cative sui concimi e sui terreni mediante esperimenti da comprers1 ner campr dimostrativi predetti. La cattedra sarà affidata ad un Diret.tore con l' assegno . . annuo di Lire 3500, la cui nomina, subordinata all'approvazrone del Mrr:rstero, . : avverrà per concorso fra i laureati in scienz� agrar�e da non m��1o dr un tnenmo, i quali provino di aver passato questo pe:wdo dr tempo nell mseg�a�ento , o nello esercizio di industrie agrarie. La nomma sarà fatta da una comrrussrone com­ posta da 5 membri, dei quali 3 nominati dal G�verno, uno da! C:om�ne � l'al:ro dal Comizio Agrario locale. Alla cattedra .Presredera_ u r: consrgho drretuvo dr 5 membri, dei quali due di nomina governativa, uno nommato dal Com�ne e �no dal Comizio Agrario, e del Direttore titolare della Cattedra, che funzwnera da segretario53•

La nuova istituzione reatina non venne ben accolta dalla consorella di Poggio Mirteto la quale, proprio in qu�l period?, s�av� l? rogrammando l'estensione della sua azione sull'intero circondano di Rieti. C'era un obiettivo rischio di sovrapposizione di competenze e, non appena appresa la notizia, Angelo Orsolini Marescotti, allor� presidente . della cattedra di Poggio Mirteto, non mancò dr prese�tare Il pr oble�� , . attraverso una circolare a stampa nella quale, dopo aver ncordato l attlvita svolta, ed in modo particolare i d ec c�mpi dimostrativi ap �r:i, � inque dei quali proprio nel mandamento di �etl s?s�en�va la necesstta di rafforza­ . : � re l'importanza del suo ente « . . . anziche dimr_nu:rla pone_ndogh a Ianco un nuovo istituto, che anche per la sua omommia, appansce senz altro un duplicato di quello esistente»54• • • • In realtà nello statuto della cattedra dt Poggw Mrrteto, non era previ-

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43

sta una competenza sul mandamento di Rieti, ma solo negli altri cinque del circondario, anche se, proprio in quel periodo di crescita dell'istituto, le velleità di acquisire una egemonia sull' intero territorio, diventavano sem­ pre più un dato di fatto. Almeno sul piano delle competenze tematiche, i timori di Angelo Orsolini Marescotti erano del tutto ingiustificati, in quanto nei progetti della cattedra di Rieti non c'erano programmi competitivi con quelli della consorella di Poggio Mirteto. L'istituto reatino avrebbe dovuto agire soprattutto sul terreno della granicoltura in correlazione al miglioramento del ben noto Rieti origina­

rw.

Ciò che in realtà risultò poco gradito agli agrofili della bassa Sabina, fu il fatto che l'istituto reatino sarebbe stato totalmente a carico dello stato, che, viceversa, ad essi concedeva un semplice contributo finanziario costringendoli costantemente a fare i conti con un consorzio di comuni che non era sempre semplice coordinare. A Rieti le aspettative per la nuova cattedra erano molte anche se c'era poca chiarezza sulle sue reali prospettive operative. C'era chi vi vedeva una grossa opportunità per arrivare ad un reale svi­ luppo del Rieti originario, chi né voleva fare un laboratorio sperimentale di livello nazionale, in ogni caso tutti concordavano su ciò che la cattedra non doveva essere, c cioè una struttura « . . . per predicazioni girovaghe ai contadini.»55 In un primo articolo L'Avvenire della Sabina collocò il possibile oriz­ zonte di azione della cattedra unicamente nella valorizzazione del Rieti

ortgtnarto:

E senza dubbio, la Cattedra ambulante di Rieti, curando la selezione del miglior grano da seme che si conosca, potrà risolvere in gran parte il problema proposto­ . si dall'an. Ministro, poiché è provato che il grano da seme della valle reatina da un prodotto maggiore di quello fornito da altre sementi

Non dissimile l'opinione di Oreste Narduzzi che sullo stesso giornale auspicava per la cattedra di Rieti un ruolo nazionale, collocandola in un n Ibid., lettera del Ministro di agricoltura industria e commercio, Guido Baccelli al sindaco di Rieti, 1 1 aprile 1903 . Si vedano anche Ibìd., avviso di concorso, aprile 1903; Jbid., lettere del sindaco di Rieti a Domenico Raccuini e Emilio Maraini, 14 aprile 1903 . " Ibid., f.2, Cattedra di Granicoltura, lettera del presidente della cattedra ambulante dr. agricoltura per la Sabina al Maic, 1 8 aprile 1903

" GEBE, La nuova Cattedra ambulante di Rieti, «L'Avvenire della Sabina», I (1903), n.6, 15 aprile, p.l.


5

COMUNE DI RIETI

Avviso di concorso al posto di Direttore della Cattedra Speciale di Granicoltura Uon�IHI� lli'On'edt-J'C alla nomina del l)irellm't! delh1 c:atwdrn �nialc di J.tl':l· nitolllll'll ('hC (onzioncril io lllll'S(O C:.:JIJ IIIIIC Il 11.111ire dal l. l.uglio IH., il �JI(IJS(1'illn in 5CJ(IIito ad iuemico dcl Ministero di .\gricoiiUJ";l, lntlullll'ia l! IAmnnt-rrio, rende 110111

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IL SINDACO

contesto più ampio di interventi ministeriali a sostegno della granicoltura del paese. All' istituto reatino riservava il ruolo del « , . . miglioramento del grano da seme di Rieti ed avvisare a tutti qui mezzi che valgano a tutelarne l'o• 56 nesto commerciO» . Egli auspicava poi un coordinamento tra i produttori e la cattedra, per farne « . . . scaturire una istituzione di garanzia commerciale», mentre il direttore doveva essere « . . . consigliere intimo e sincero degli agricoltori del contado». Il Comizio agrario, al di là della soddisfazione per la riuscita dell'ope­ razione, pose al comune il problema dei fondi necessari al funzionamento dell'istituto. Il contributo ministeriale non sarebbe stato sufficiente a far svolgere alla cattedra una adeguata attività, e invitò il municipio a stanziare un con­ tributo e a farsi promotore di un consorzio di comuni del circondario che avrebbero dovuto contribuire proporzionalmente ai benefici ottenuti da.lla nuova istituzione. Il Comizio agrario aveva certamente ragione, d'altra parte sia la strut­ tura consorella di Poggio Mirteto, sia le altre cattedre italiane operavano proprio gra7.ic al contributo dei comuni e delle banche, ma la sollecitazio­ ne inoltrata dal comune non ottenne neanche una risposta57• Un ruolo fondamentale nel determinare il livello operativo in cui far muovere la cattedra l'avrebbe svolto il suo direttore che sarebbe scaturito da un apposito concorso che il ministero autorizzò subito il comune di Rieti a bandire58• Il municipio di Rieti nominò il prof. Giuseppe Brucchietti quale proprio rappresentante nella commissione del concorso e Giuseppe Palmegiani in seno al futuro comitato direttivo, e lo stesso fece il Comizio agrario che per entrambi i ruoli incaricò il suo segretario Pietro Fallerini. Il Ministero di agricoltura nominò quali rappresentati in seno al comi­ tato direttivo dell'Istituto reatino il principe Ludovico Potenziani e il mar­ chèse Francesco Canali , due dei principali agrari della valle reatina, senza

56 O. NARDUZZr,

.-\\"\. :\. . \!'\f;JO:I.I "CCI

57 AS RI, ASCRi,

Bando per il concorso da direttore della Cattedra ambulante di granicoltura

Sulla cattedra di granicoltura di Rieti,

(1903), n.11, l luglio, p.l. di Rieti. 1903.

al sindaco, 25 aprile

Cat.V,

«L'Avvenire della Sabina», I

Istituti Agrari, Cattedra di granicoltura, f.l,Lettera del CAR

1903.

" Ibid, Bando del concorso. Aprile 1903.


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La scienza delgrano

quindi collocare all'interno dell'Istituto un proprio rappresentante istitu­ zionale, e ciò a testimoniare quanto fosse lontana la prospettiva sperimen­ tale che assunse successivamente l'istituto di Rieti59• Al bando risposero inizialmente solo otto candidati, e il ministero decise di rinviare l'espletamento del concorso invitando il comune a ria­ prirne i termini60• Alla fine i partecipanti furono quattordici e, esaminati i titoli e le rela­ zioni presentate, furono ammessi a sostenere la prova orale che consiste­ va in una ipotetica lezione pubblica, tre soli candidati: Nazareno Strampelli, Silvio Laureti e Alfonso Maria Leoni61• Il tema che la commissione scelse era ovviamente legato alla granicol­ tura: «Principali miglioramenti da introdursi nella coltivazione del fru­

mento, tenendo conto dello stato attuale della agricoltura nell'Italia cen­ trale.»

Ai concorrenti, ai quali vennero date 5 ore per preparare la lezione, venne esplicitato che l' ipotetico auditorio doveva essere di « . . . agricoltori di mediocre istruzione», e questo a sottolineare la dimensione didattica che si intendeva imprimere all'istituto62• Alla fine risultò vincitore Nazareno Strampelli con la votazione di 27/30, mentre gli altri due concorrenti riportarono la votazione di 24/30. Nacque così il rapporto tra Strampclli e Rieti che con la Sabina aveva

•• Jbid., lettera del ministro Baccelli al sindaco di Rieti, 26 agosto1903; Ibid., delibera del consiglio comunale del 1 9 maggio 1903; si veda anche la lettera di incarico del comune di Rieti a Giuseppe Palmegiani, 1903 maggio 3 1 ; Ibtd., lettera del CAR al sindaco di Rieti, 13 maggio 1903. '" lbid., lettera del ministro Baccelli al sindaco di Rieti, 23 giugno 1903. 61 Jbid., f.3, i partecipanti furono: Donato Bellini di Potenza, De !orio Filippo di Avellino, Hinech Giovanni di Treviso, Degli Espoinosa Gaetano di Sulmona, Dante Gavegli di Citta S. Angelo, Saverio Iovino di Roma, Silvio Laureti di Cosenza, Alfonso Maria Leoni di Voghera, Guido Pasquini di Siena, Matteo Talamini di Roma, Leonello Pannocchia , Augusto Salucci di Ancona Pietro Viani di Catania e Nazareno Strampelli di Camerino. Si veda anche la domanda presentata da Nazareno Strampelli per partecipare al concorso per direttore della Cattedra speciale di granicoltura di Rieti, 29 luglio1903; Rapporto della commissione giudicatrice del concorso per il posto di direttore della Cattedra Ambulante di Granicoltura di Rieti , 1903; Ibid., f.2 sub. minuta di lettera con la quale il sindaco di Rieti comunica a Strampclli il risulta­ to del concorso. '1 Jbid., rapporto della commissione giudicatrice del concorso per il posto di direttore della Cattedra ambulante di granicoltura di Rieti, 1903.

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già avuto un contatto l'anno precedente quando vinse il concorso per direttore della cattedra ambulante di Poggio Mirteto, incarico che però rifiutò in quanto nel frattempo era stato chiamato alla cattedra di agraria e estimo presso l'università di Reggio Calabria61• La pagina iniziale di questa vicenda è caratterizzata dalle profonde diversità di motivazione dci soggetti che né furono artefici. Da un lato Rieti che voleva la sua cattedra ambulante, dall'altro il Ministero di agricoltura che l'aveva concessa senza troppa convinzione, e sull'altro fronte Nazareno Strampelli che riuscì ad insediarsi nella valle reatina, la madre di quel frumento da cui mosse tutto il suo percorso di ricerca. Nazareno Strampelli era nato a Crispiero di Castelraimondo il 29 maggio 1866. Era proprio l'anno in cui l'abate Gregorio Mendel consegnava ad una memoria, che rimase ignorata per oltre un trentennio, le sue fondamenta­ li leggi sulla trasmissione dei caratteri ereditari. Strampelli segui quelle leggi senza conoscerle e, quando poi queste divennero note, gli confermarono la giustezza della strada che stava per­ correndo, e che l'avrebbe condotto a scrivere una pagina fondamentale della storia della scienza agraria mondiale. Dopo aver conseguito la maturità classica a Camerino, Strampelli fre­ quentò la facoltà di agraria di Portici e di Pisa dove conseguì la laurea nel 1891. Il suo curriculum universitario non fu in realtà pari al ruolo scientifi­ co che ricoprì successivamente, pur se il suo voto di laurea fu di 130/130. Il 28 giugno 1 887 sostenne il primo esame, botanica generale, con il prof. Arcangeli e il risultato non fu dei migliori, visto che riportò appena il voto " Cfr. Il

nuovo direttore della cattedra Ambulante di agricoltura per la Sabma,

in

«L'Avvenire della Sabina», 1 (1 903), n.t, p.2. Al posto di Nazareno Strampelli l'incarico venne assunto da Arnaldo Napoleoni. Sulle cattedre ambulanti di agricoltura si vedano: M. ZuCCHINI, Le cattedre ambulanti di agricoltura (1886-1935), in <<Rivista di Storia dell'Agricoltura», X (1970) n.3, pp.221-252; V. PEGLION, L'ordinamento della sperimentazione agraria in italiana, Roma 1919; E. FJLENI, Sull'insegnamento agrario ambulante nel mezzogiorno, Roma 1907; P. FRJZZATI, L'insegnamento agrario ambulante in alcuni Stati d'Europa, Faenza 1909; E. FILENI, Sviluppo delle Cattedre ambulanti di agricoltura in Italia, in, Atti del XIII Congresso nazionale di agricoltura, Roma 1927.


48

La scienza delgrano

di 1 8/30. A Portici in diversi esami non riuscì ad andare oltre a 7/1 O, e appena 6/10 fu il voto in geologia e mineralogia. Dove egli eccellette vera­ mente fu in zoologia e entomologia (10 e lode), e tecnologia chimica agra­ ria (10/10). Nello stesso anno della laurea ricoprì il ruolo di assistente alla catte­ dra di chimica dell'università di Camerino, per passare poi nel 1 895 a quella di fisica. Tra il 1 893 e il 1894 diresse il laboratorio chimico delle miniere dell'Argentario, e negli stessi anni svolse numerose altre attività didattiche presso il ginnasio Varano di Camerino, la scuola normale e l'i­ stituto tecnico della stessa città, tenendo lezioni di agraria anche ai sol­ dati di leva64• L'impatto tra Nazareno Strampelli e l'ambiente reatino non fu dei più felici, al punto che, dopo le euforie iniziali, non pochi pensarono ad un fal­ limento dell'operazione e il giovane agronomo marchigiano sembrava

.. Per queste e altre notizie biografiche cfr. ASSGR, AP b.20 (n.p.), f.2, attestato della Scuola superiore di agricoltura di Portici, 6 dicembre 1 890; Ibid., f.3, attestato della R. Università di Pisa, 21 luglio 1891; Ibid., f.14, Università di Pisa. Scuola superiore di agra­ ria. Certificato di studi di N. Strampelli, 20 luglio 1891; Ibid., f.16, statuto della società agricolo - operaia di mutuo soccorso di Crispiero costituita il 25 marzo 1891. A stampa, Matelica 1891; Jbid., fA, attestato del prof. A. Fabrini dell'Università di Camerino, 6 marzo 1 896; Jbid., f.6, certificato della direzione delle miniere del Monte Argentario circa l'attività prestata da N. Strampelli nei laboratori chimici dal 1893 al 1 894 in qualità di diret­ tore 24 febbraio 1 896; Ibid., f. lO, attestato dell'attività prestata da N. Strampelli come pro­ fessore di scienza naturali nel ginnasio di Camerino negli anni 1 895-96,6 marzo 1 896; Ibid., f.tS, elenchi di titoli, attestati vari relativi all'attività di N. Strampelli, 1896-1903; lbid., f. 17, perizia giudiziaria redatta da N. Strampdli circa la qualità di alcune farine. Ali. il gior­ nale «L'Appennino!», 14 maggio 1898. Con l'a•·ticolo «Chimica e microscopia» di N. Strampelli; Ibid., f.8, attestato del presidente del Comizio agrario di Camerino che certifi­ ca come N. Strampelli dal 1894 in poi ha fatto parte della direzione del comizio, ed è stato redattore del bollettino, 14 marzo 1 899; lbid., f.11, attestato dell'Istituto tecnico G. Antinori che certifica l'attività di N. Strampelli come insegnate di agraria e computisteria agraria nel 1 899, 14 dicembre 1 899; Ibid., f.12, attestato della Scuola normale femminile di Camerino circa l'attività di insegnamento agronomia di N. Strampelli nell'anno 1898-99, 7 marzo 1 899; Jbid., f.5, lettera del provveditorato agli studi di Roma a N. Strampelli,18 gennaio 1 900; Ibid., f.19, partecipazione di nozze tra Carlotta Parisani e Nazareno Strampelli, 28 aprile 1900; Jbid., f 7, attestato dell'attività svolta da N. Strampelli come assi­ stente volontario presso la Cattedra ambulante di agricoltura di Rimini nei mesi di agosto e settembre 1 898, 7 novembre 1901; Jbid., f.1, attestato dd comandante della divisione militare di Ancona che certifica che N. Strampelli ha tenuto conferenze di agraria ai mili.

La palazzina Canali che dal 1 907 fu sede della Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti.


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La scienza delgrano

destinato a seguire le sorti dei molti tecnici chiamati in passato dal comi­ zio agrario per progettare un lancio su vasta scala del grano da seme Rieti originario, ma che poi, per la scarsità di mezzi che venivano loro messi a disposizione, declinavano il loro impegno. Un rapporto inizialmente difficile quello tra Strampelli c Rieti, tanto che in più di una occasione egli pensò di abbandonare l'incarico per tor­ nare ai suoi studi all'università di Camerino, o all'istituto tecnico di Reggio Calabria. Per circa un anno la sede di questo istituto, destinato a rivoluzionare la granicoltura italiana e in qualche modo quella mondiale, rimase relega­ ta in una stanza d'albergo. Sul retro del fondo di un sedia, da noi recentemente rintracciata, Strampelli più tardi scrisse ironicamente: «Questo è quanto io ebbi a mia

disposizione dall'ottobre 1903 all'aprile 1904 come materiale d'impianto e difunzionamento della Cattedra Sperimentale di Granicoltura»

Soltanto nel 1904 una prima sede fu reperita presso il palazzo della Cassa di risparmio in via Garibaldi che concesse in affitto sei vani dei locali del palazzo, e una parte del cortile al quale si accedeva da vicolo Chiavelloni ma si trattò di una soluzione che si rivelò ben presto inadatta e insufficiente6.s. Lo lamentava lo stesso Strampelli in una lettera del 26 novembre 1 907 nella quale denunciava al sindaco le difficoltà logistiche derivanti dall'u­ bicazione dei locali collocati in parte al piano terra del palazzo, ed in parte nell'ex casa Crispolti, in modo che « . .per passare dagli uni agli altri, è necessario uscire in strada e percorrere il vicolo Chiavelloni». Inoltre, proseguiva Strampelli, « ••• detti ambienti, e specialmente quelli della casa Crispolti, hanno un accesso impossibile per ragioni igieniche e di decoro, e il piano terra della Cassa di Risparmio presenta impossibilità .

tari nel biennio 1901-1902, 1 1 ottobre 1902; Ibid., f.9, lettera eli nomina di N. Strampelli a direttore della Cattedra ambulante di agricoltura di Poggio Mirteto, 5 dicembre 1902; lbid., f. 13, Ministero della pubblica istruzione. Stato di servizio di N.Strampelli, 3 marzo 1921; Ibid. testamenti di N. Strampelli, gennaio 1937, agosto 1940. 's AS RI, ASCRi, Cat.V, cl.5, Istituti Agrari, Cattedra di Granicoltura, f.2/c, con­ tratto di locazione tra la Cassa di risparmio di Rieti, rappresentata dal presidente Antonio Rosati Colarieti e il municipio di Rieti, rappresentato dal sindaco Filippo Corbelli, dei locali per la sede della Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti, 1 4 maggio 1904.

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di collocamento di stufe e di altri caloriferi indispensabili per il riscalda­ mento nella stagione invernale» C'era la necessita di nuovo spazio per contenere i campioni delle diverse varietà, forme patologiche eteratologiche del frumento, e di altri cercali studiati, così come si imponevano nuovi e adeguati spazi per istal­ larc i laboratori di microscopia, microfotografia e batteriologia, problemi che furono solo parzialmente risolti con gli adiacenti locali dell'ex agenzia delle imposte. Strampelli pensava di fatto ad una sede alternativa che aveva indivi­ duato nella palazzina del marchese Francesco Canali in via Garibaldi66• L'operazione andò in porto, ma anche in questo caso con notevoli pro­ blemi soprattutto per l'evoluzione dell'attività dell'istituto che necessita­ va di sempre maggiori spazi per i laboratori e le attrezzature. Così nel 1 907, quindi nel periodo in cui la cattedra ambulante di granicoltura stava per essere trasformata in Regia stazione sperimenta­ le, Strampelli presentò ancora una volta al sindaco le difficoltà struttu­ rali dell'istituto, sottolineando come, « . . . oltre agli ambienti attualmen­ te destinati agli uffici ed al laboratorio chimico occorrono altre stanze da destinarsi a laboratori di microscopia , microfotografia e batteriolo­ gia, nonché altre stanze da servire per le collezioni, varietà e specie diverse, e forme patologiche e teratologiche del frumento ed altri cerea­ li per conservazione c studio di selezione dei prodotti delle numerose ibridazioni, ecc.»67 La crescita delle esigenze dell'istituto non andava di pari passo con la disponibilità del comune di Rieti, né tantomeno con la proprietà del­ l'edificio che nel 1 9 1 5 presentò a Strampelli una ingiunzione di sfrat­ to6s. L'esigenza di una nuova sede si faceva avvertire con sempre maggio­ re insistenza, e la questione venne più volte posta al Ministero di agri­ coltura. Emilio Maraini, già due anni prima, aveva annunciato al sindaco di

66 Ibid., lettera di Strampelli al sindaco s.d. '' lbid., lettera di Strampelli al sindaco, 14 gennaio 1907. •• Ibid. , atto di sfratto dei locali in via Garibaldi che ospitavano la Stazione sperimen­ tale di granicoltura di Rieti, 2 dicembre 1915.; Cfr. anche lbid., lettera di Gualtiero Canali,

proprietario del villino che ospitava la sede della Cattedra sperimentale di granicoltura al sindaco di Rieti, 19 dicembre 1915.


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Rieti che il Ministero di agricoltura era orientato a costruire una apposita sede per l'istituto reatind9, ma, solo nel 1925, questo potette essere ade­ guatamente ospitato nello stabile appositamente costruito a Campomoro dove ebbe sede fino alla sua soppressione. Nel frattempo, sempre per volontà di Nazareno Strampelli, con il decreto luogotcnenzialc dell'otto giugno 1919, era stato fondato a Roma l'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura. che, dopo essere stato ospitato prima nei locali del Ministero di agricoltura, poi in quelli dell'Istituto sperimentale zootecnico, ed infine in uno stabile a Porta Pia, potette anch'esso beneficiare di una adeguata sede appositamente costrui­ ta nel 1930 sulla via Cassia. LA TRASFORMAZIONE DELLA CATTEDRA AMBULANTE IN STAZIONE SPERJMENTALE L'abit? della cattedra ambulante era davvero troppo stretto per Strampelh che operava soprattutto sul terreno della s perimentazione, e questo a differenza di quanto contestualmente accadeva per altri istituti italiani che, nati come centri di sperimentazione, erano stati progressiva­ mente relegati a centri di divulgazione agraria, o al massimo di esame di prodotti in laboratorio. Era quindi evidente che egli facesse pressioni affinché la cattedra rea­ cina venisse trasformata in stazione sperimentale. I risultati che egli aveva raggiunto gli avevano già dato notorietà nel mondo dell'agricoltura italiana, ed anche all'interno dell'apparato del Ministero di agricoltura che iniziò a pensare di trasformare la cattedra rea­ cina nel primo istituto sperimentale del paese specificatamente dedicato alla granicoltura. Per la concretizzazione di tale operazione era però necessario il pieno accordo del comune di Rieti che, ovviamente, non pose proble­ mi, se non quello di un generale disinteresse, tanto che la s eduta consi­ liare del 2 1 settembre 1 905 che avrebbe dovuto ratificare l'accettazione della trasformazione della cattedra in istituto sperimentale, andò deser­ ta. La cosa appare ancor più grave se si tiene conto che il ministero aveva

fatto precise pressioni affinché l'atto ufficiale del municipio di Rieti giun­ gesse a Roma entro il 24 settembre onde evitare problemi per l'emanazio­ ne del decreto legislativo in proposito. Il problema venne parzialmente risolto con una delibera di giunta del 23 settembre alla quale sarebbe seguita quella del consiglio riconvocato per il giorno 2570• Sia in giunta che nella seduta del consiglio, Filippo Corbelli illustrò la proposta sottolineando che tale trasformazione andava vista di huon grado perché l'istituto reatino avrebbe acquisito una maggiore stabilità, si sarebbe ottenuto un ulteriore sviluppo nel commercio del grano di Rieti, la città sarebbe stata onorata di ospitare l'unico centro dei sperimentazio­ ne sul gra� o del Paese, e tutto ciò senza che il municipio fosse costretto ad . un aggravw economico. La proposta, fu accolta all'unanimità, non suscitando però nessun intervento in consiglio comunale, segno evidente di un certo disinteresse, in ogni caso di una difficoltà a rapportarsi con quanto stava accadendo dentro i locali di via Garibaldi dove lavorava Strampelli71• Diverso era il livello di riflessione all'interno del Ministero di agricol­ tura, e le sollecitazioni che da questo pervenivano al comune di Rieti erano legate ad un momento in cui era in atto un ripcnsamento generale delle istituzioni agrarie. Il Ministero di agricoltura chiedeva al parlamento un aumento di spesa per i propri servizi speciali da 8.713.473,08 lire a 9. 1 78.149.38 lire, e al primo posto delle questioni che sottostavano a tale richiesta c'era proprio la trasformazione dell'istituto reatino. Nella relazione si legge: Nel 1903 veniva istituita a Rieti, come esperimento, una cattedra ambulante di granicoltura che in breve tempo ha dato lusinghieri risultati, tanto da ottenere tra gli altri suoi lavori, più di 100 ibridi di grani di Rieti, famosi in tutto il mondo, con varietà italiane e estere. L'utilità di tali studi, il bisogno di accrescere e migliorare la produzione fru­ mentaria, hanno consigliato di dar vita stabile ad un istituto scientifico di grado superiore il quale con maggiore larghezza di mezzi e con personale proprio, si occupi delle ricerche e degli studi in riguardo alla coltura di tutti i cereali in

10

•• Ibid., lettera di Emilio Maraini al sindaco di Rieti, 30 dicembre 1913.

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Ibid., atti consiliari, delib. della giunta comunale del 23 settembre 1905 n.1430. " Ibid., delib. del consiglio comunale di Rieti del 25 settembre 1905 n. 348.


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Il finanziamento previsto per l'istituto reatino fu di 15.000 lire, e vi si sarebbe fatto fronte diminuendo di pari importo il capitolo di bilancio destinato alle iniziative indirizzate a combattere le cause della pellagra, con un ragionamento che vale la pensa seguire: Si P ? trcb ? e �ss:rvare che. a qu.esto ulti�o .sc?po (lotta alla pellagra) mirano quasi . tutt1 1 cap1toh di questo b1lanc10 perche m1gborando ed aumentando la produzio­ ne agricola, favorendo l'incremento dell'industria e dei commerci, si combatte i l malessere economico, causa della cattiva e insufficiente alimentazione che produ­ ce l'infezione pellagrosa. Ma prescindendo da questa considerazione suscitata dalle parole colle quali si giustifica la nuova istituzione, è indubitato che una sta­ zione di granicoltura, in un centro di produzione frumentaria come Rieti, può c?ncorrere efficacemente � migliorare ed aumentare la produzione granaria.Fu ncordato altre volte come Il nostro Paese presenta una scarsa produzi one in rap­ p�r�o al suolo coltivato a frumento. La media produzione granaria, per molte­ pbct ragioni, non tutte facilmente rimovibili, è in Italia inferiore a quella di tutti gli altri Paesi: �entre i_l consu�o per l'aumentata popolazione e per il migliora­ mento econonuco ogm anno s1 accresce71•

Non che con tale presupposto il Ministero di agricoltura ritenesse superata l'esperienza delle cattedre ambulanti, anzi le riteneva ancor più fondamentali per divulgare i risultati che si sarebbero raggiunti nei centri sperimentali come quello di Rieti. E' inutile, si sosteneva, « pubblicare questi risultati nelle effemeridi del Ministero ignote ai più»; era necessario che le cattedre ambulanti diffondessero tra gli agricoltori i risultati acquisiti, altrimenti il tutto sarebbe risultato vano. Si chiedeva un aumento di finanziamento da destinare alle cattedre ambulanti di almeno 20.000 lire che erano ben poca cosa se si tiene conto che operavano sul territorio ben 74 istituti di questo genere. Si ottenne in tal modo il decreto reale che trasformava la cattedra ambulante di Rieti in Regia stazione sperimentale di granicoltura, ma ci fu subito una battuta di arresto presso la Corte dci conti che, basandosi su • • •

71 Atti parlamentari, Camera dei deputati, XXII legislatura, Documenti, disegni di legge e relazioni n.289-A, 289 bis- A, p. 7. " lbid.

sessione 1904-1906,

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un provvedimento legislativo del 1 904, non ritenne sufficiente per la tra­ sformazio ne un semplice decreto, ma un apposita legge. L'istituto reatino continuò quindi a funzionare come cattedra ambu­ lante, anche se con qualche vantaggio in più a cominciare dall'anticipo glo­ bale del finanziamento ministcriale di 7500 lire74• Era quindi solo una questione di tempo, ed infatti con la legge del 6 giugno 1907 n. 297 (pubblicata nella G.U del 1 0/6/1 907) la cattedra ambulante di Rieti venne trasformata in Regia stazione sperimentale di granicoltura. Vale la pena soffermarsi sulla relazione alla legge fatta dall'o n. Melodia, non solo per gli aspetti che giustificarono la creazione di questo istituto a Rieti, ma anche per un altro fatto importante legato al Rieti originario . Melodia esordì sottolineando un dato di fondo che era quello dell'in­ sufficienza della produzione granaria italiana in funzione dei bisogni, tanto che le importazioni di frumento avevano ormai raggiunto un valore di 200.000 lire annue L'obiettivo dell'istituto che si andava ad istituire a Rieti era principal­ mente quello di « contribuire a scemare questo tributo»75 Egli sottolineò poi l'opera che svolgevano i comizi agrari, le cattedre ambulanti e altre strutture didattiche in merito all'utilizzo dei concimi chi­ mici e ad un più razionale utilizzo della meccanica agraria, ma, aggiunge­ va, « per la scelta delle sementi ben poco o nulla si è fatto finora» . . •

• • •

E' vero che i singoli coltivatori, o selezionando le proprie sementi, o acquistan­ dole altrove mostrano d'intendere la grande importanza di una buona scelta, ma

questa, salvo rare eccezioni, si fa empiricamente, e spesso si crede raggiungere lo scopo, col semplice scambio di semi fra collina e pianura, o seminando varietà non usate nella regione, con l'opinione che tutto il male venga dalla degenerazione delle varietà antiche. Lo studio accurato e condotto con rigore scientifico per una metodica selezione; la creazione a mezzo della fecondazione artificiale di nuovi tipi resistenti agli assalti parassitari ed a ll allettamento adatti ai diversi terreni; che maturino precocemente, o tardivamente secondo le condizioni dei diversi climi, finora è stato il Italia molto trascurato. '

,. AS RI, ASCRi, Cat. V, Istituti Agrari,Cattedra di Granicoltura, f.1, Lettera del Ministro di agricoltura indusuia e commercio Cocco Ortu a Domenico Raccuini, deputa­ to al parlamento del collegio di Rieti, 13 settembre 1906.

" Atti Padamentari, Senato del Regno, Legisl. XII JA sess. 1904-1906 - Documenti, Disegni di legge e relazioni, n. 454-A - pres.13 febbraio 1907.


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Poi sottolineò il dislivello italiano rispetto ad altri paesi europei e extraeuropei, affidando al nuovo istituto reatino il compito di colmare tale ritardo anche al fine di un aumento produttivo in grado di ridurre il defi­ cit di importazione. Melodia conosceva bene i risultati a cui era giunto Strampelli a Rieti, c senza temere di esagerare affermo come fosse una « delle poche volte per altro che nella fondazione di un nuovo istituto si può avere la certezza preventiva che lo scopo a cui esso tende sarà raggiun­ to» Rieti era destinata a diventare la «Svalof italica», e i finanziamenti che fino ad ora erano stati concessi erano del tutti irrisori rispetto ai risultati che aveva raggiunto Nazareno Strampelli. Arrivò quindi ad un passaggio fondamentale, nel quale è forse p ossi­ bile ravvisare un concetto che Strampelli non avrebbe mai osato esprime­ re in prima persona, ed era la messa in discussione della qualità del Rieti . . •

ongmano: . . . a tutti è noto che il grano reatino ha la qualità speciale e pregevolissima di resistere agli attacchi della ruggine. Da esperimenti fatti è risultato che lo stes­ so grano seminato in qualche altra regione dopo una sola riproduzione abbia perduto questa qualità, ed è stato attaccato dalla ruggine come i semi locali. Si è detto che la causa di questo fenomeno bisognava rintracciarla nella mala fede di volgari speculatori, ma siccome quel seme era indubbiamente venuto da Rieti, ove la resistenza alla ruggine è generale, bisognerà convenire che pur facendo la debita parte alla cattiva selezione, non può assolutamente ammet­ tersi che un seme trasportato in condizioni diverse di terra e di clima manten­ ga intatte le sue qualità di origine.

Si era venuta in pratica a creare la contraddittoria situazione che, men­ tre Rieti accettava di buon grado la trasformazione della cattedra ambu­ lante in stazione sperimentale, pensando ancora una volta al Rieti origina­ rio, questa nasceva di fatto con l'obiettivo di generare grani alternativi a questo. La legge stabilì anche l'organico del nuovo istituto che oltre al diretto­ re prevedeva 2 assistenti e un capo-coltivatore. Il finanziamento annuo venne fissato in lire 1 5.000, mentre spettava al comune di Rieti fornire i locali occorrenti,e le spese di illuminazione, riscaldamento e manutenzione degli stessi. La cattedra ambulante di Rieti uscì quindi dalla dimensione istituzio·

Il campo sperimentale sottostante alla sede di Campomoro acquistato dalla Stazione spe­ rimentale nel l 9 1 1 .


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naie dell'insegnamento e divulgazione agraria, che per altro non aveva mai praticato, per essere più adeguatamente collocata nel contesto degli istitu­ ti di sperimentazione italiani che si erano cominciati a diffondere dopo l'unità76• Fu il governo Minghenti a dare impulso a queste strutture consenten­ done la nascita in modo annesso ai già esistenti laboratori chimici dipen­ denti dal Ministero di agricoltura. Nel 1 870 era nata la Stazione sperimentale per la chimica agraria di Udine, seguita da quella enologica di Gattinara (Vercelli) successivamente trasferita ad Asti, quella bacologica di Padova, quella casearia di Lodi, quella crittogamica di Pavia. Fu del 1 875 l'istituzione ella Cattedra spe­ . rimentale entomologica di Firenze, e del 1887 quella dt patologta vegetale di Roma. Va detto che il passaggio di questi istituti dal Ministero di agricoltura al Ministero della pubblica istruzione, fece si che l'attività sperimentale cedesse progressivamente il passo a quella didattica. C'era poi il fatto che annettendosi ai laboratori chimici, e quindi con un personale unicamente preparato in questa direzione, anche la speri­ mentazione agronomica fu un fatto del tutto marginale, a volte del tutto inesistente, a favore della ricerca in laboratorio77• Una vera e propria contraddizione, soprattutto in relazione al fatto che, come già notava Cubani ncl 1 908, se dal 1 840 alla seconda metà del secolo era stata la chimica a contribuire al progresso scientifico in campo agrario, questa aveva progressivamente lasciato il posto alla botanica, dalla quale ci si aspettavano importanti risultati78•

Il confronto degli 1stituti italiani con quelli del resto dell'Europa era decisamente sconfortante. A Vienna operava una Stazione di battereologia e patologia vege­ tale con 68 dipendenti e adeguati laboratori, così come annessi alla Scuola superiore di agricoltura, esistevano numerosi campi sperimen­ tali diretti dal prof. Ts chermark, uno dei massimi artefici dell' ibridi­ smo che con De Vrics c Correns aveva ripercorso le leggi mendelia­ ne. A Budapest, il prof. Istwanfi dirigeva un efficiente istituto ampelogra­ fico, nato nel 1902, con adeguati laboratori di chimica enologica e batte­ reologia della vite. A Wadeswil, vicino al lago di Zurigo, era nato nel 1 903 un istituto nazionale per la frutticoltura e viticoltura. Sempre nel 1903 era sorta a Hohenheim, in Germania, una importan­ stazione di patologia vegetale diretta dal prof. Kirschner, mentre nel te 1905 nacque a Berlino una Stazione di biologia agraria con lo scopo di stu­ diare la fisiologia e patologia vegetale, la batterelogia e l'entomologia agra­ na. A Copenaghen esisteva da tempo il celebre laboratorio Carlsberg diretto dai professori Hansen e Jorgensen, appositamente destinato alla chimica e fisiologia delle fermentazioni. In Svezia esistevano importanti centri di ricerca a Stoccolma c Upsola, oltre alla notissima stazione agraria di Svaloff, mentre in Olanda, a Wageniugen,il prof. Ritzerna Bof dirigeva una efficiente stazione speri­ mentale di patologia vegetale nata nel 1 899, non dissimile da quella che esi­ steva fin dal 1894 a Gembloux in Belgio79• Nell' Italia dei primi anni del secolo, tranne rarissime eccezioni, dove però, come abbiamo detto, si facevano esami in laboratorio piuttosto che sperimentazioni sul campo, gli istituti nati nella seconda metà del XIX secolo sotto la spinta del governo Minghetti , al di là delle loro denomina­ zioni, erano ridotti a strutture meramente didattiche indirizzate, alla dif­ fusione di quanto era già noto. Nei primi anni del Novecento, oltre ad aver dotato i laboratori di chi­ mica agraria di Pisa, Milano c Portici di competenze in campo di speri-

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" Sulla sperimentazione sul grano nel periodo precedente a Strampelli cfr. MAle, La col­ tivazione delfrumento in Italia, Roma 1913; ID., R�sultati delle coltivazioni sperimentali del frumento anni 1885-1888, Roma 1890; I.J. PIERRE, Recherches experimentales sur le deve­ loppement du blè, Paris 1866; R. MUSSET, Le blè dans le monde, Paris 1859;J. MlCRON, Des cerea/es en Italie sous /es romains, Paris 1859; L. HENRY, Cataloque metodique et sinimique des fruments, Paris 1895; INSTITUT 1NTERNA1'10NAL n'AGRICOLTURE (INA), La sua orga­ nizzazione, la sua attività, i suoi risultat�, Roma 1914; INA L'attività dell'istituto, Roma 1912; lNA, The science and pratice offarming during 1910, Roma 1910. " Si veda su questo aspetto V. PEGLION, L'ordinamento della sperimentazione agraria in italia, Roma 1919. 71 G. CUBONI, La sperimentazione agricola in Italia e all'estero, in «Bollettino della

Società degli Agricoltori Italiani», XIII (1908), n.9-10, pp.3 (estr).

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79 O. MUNERATil,

Svalof, Piacenza 1 9 1 1 .

La Stazione Sperimentale per il miglioramento delle sementi di


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memazione agraria, sorsero le stazioni sperimentali di ercelli per la risi� coltura (1 908), dì Acireale per frutticoltura e agrum1colt:u ra 1 907), Rovigo per la Bieticoltura (1910), di Cre�a per la a�te� 1olog1a agrana (1914), tutte precedute da quella per la gramcoltura d1 Rtetl del 1907, con­ siderando che in tal senso, seppur nella veste di cattedra ambulante, questa operava fin dal 1903. . . . Dopo il primo conflitto mondiale, nel 1919, sorsero e st�zwm agrane . . sperimentali di Bari, di Reggio Calabna per le essenze e 1 denv_au agruma­ . ri oltre all'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura d1 Roma, che p ecedette di due anni quello nato a Bologna per volontà di Francesco Todaro. Nel 1920 sorse a Bergamo la stazione sperimentale per la maiscoltura, e nello stesso anno quella di Ascoli Piceno per la bachicoltura, mentre a Milano sorse nel 1919 quella per la meccanica agraria, e nel 1922 quella per l' ortofrutticoltura. A gran parte di questi istituti venivano però affidate congiunta­ mente competenze in materia di analisi dei terreni, concimi e prodotti agrari, sia per conto dello stato, che di enti agrari e di industrie legate all ' agricoltura. . . . Oltre a ciò, a questi istituti spettava il comp1to della sorveghanza sulle frodi nella preparazione dci prodotti legati all'agricoltura, capitolo questo dal quale essi traevano un significativo introito finanziario che garantiva la loro sopravvivenza. Di fatto, ancora una volta, queste attività si sovrapposero al loro com­ pito principale che era quello della sperimentazio?-� che, come nel caso . degli istituti di prima generazione, divenne una att1v1tà accessona, spesso inesìstente80• Questo problema si pose con forza nel contesto del ruralismo fascist�, il quale iniziò a dare alle istituzioni esistenti un più ra�ionale ass�tto, ass1� curando ad esse adeguate risorse e riconducendole, m larga mtsura, agh obiettivi sperimentali per cui erano nate. . . . . . Nel 1923 (d.l 30 dicembre) all'mterno del Mm1stero dt agncoltura e foreste, venne istituita la Fondazione per la sperimentazione e la ricerca

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agraria, mentre il Comitato permanente del grano, istituito con i l decreto legge del 4 luglio 1925, vero e proprio centro operativo della battaglia del grano, utilizzò le stazioni sperimentali, soprattutto quella di Rieti, come interlocutrici privilegiate per la sua azione. Con la legge del 5 giugno 1 930 le s tazioni sperimentali vennero collocate dentro un contesto unico, caratterizzato da una precisa indi­ viduazione dell ' autonomia tecnico-amministrativa degli istituti ai quali, non solo venne raddoppiato l'organico e aumentati i finanzia­ menti, ma venne sancita la differenziazione professionale tra analisti e sperimentatori, risolvendo una delle cause del ristagno di questi cen­ tri. Gli istituti sperimentali, con una propria personalità giuridica e una autonomia amministrativa, potevano ora contare su una precisa legislazio­ ne, e su cospicui finanziamenti che scaturirono sia dalla legge in questio­ ne che dalla Fondazione per la sperimentazione e ricerca agraria e dal Comitato permanente per il grano. Sorsero poi altri centri come la stazione di Lodi per la praticoltura (1923 ), quella di Conegliano per la viticoltura e l'enologia ( 1 923 ), il laboratorio sperimentale di fitopatologia di Torino (1923 ), l'istituto sperimentale zootecnico di Roma ( 1 923), quello zootecnico e caseario di Torino ( 1 925), la stazione zootecnica di Milano (1928) quella di flo­ ricoltura di San Remo ( 1 925), l'istituto di frutticoltura e elettrogeneti­ ca di Roma ( 1 926), l'istituto regionale di Pisa per la cerealicoltura (1926), quello sempre per la cerealicoltura della Sicilia (1927), la sta­ zione sperimentale per le piante officinali del Regio Orto Botanico di Napoli (1928), e si modificarono competenze a numerosi altri istituti già esistentisi. Tornando all'istituto reatino, la sua trasformazione del 1907 gli aveva garantito una diversa collocazione giuridica, ma era necessario aggiungere a questa un più adeguato assetto tecnico e finanziario . Strampelli lavorava sodo, e i suoi risultati non finivano di sorprendere

(1939), Roma 1939; G.CUBONI, La sperimentazione agricola in Italia e all'estero, in «Bollettino della Società degli Agricoltori Italiani» XIII (1908), n.9-10, pp .3 (estr). so

G. TOMMASI, La spel'imentazione agra1-ia in Italia, in Annali della Regia Stazione chimico - agraria di Roma, s. II, v. XIV, Roma 1934; M. MARlANI, La sperimentazzone agraria in Italia, in, Nuovi annali diAgricoltura del Ministero diAgricoltura e foreste, XIX

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gnarono competenze di stazione sperimentale al laboratorio di chimica agraria del regio

Si ricostituì ad esempio l'Istituto chimico agrario sperimentale di Gorizia, e sì asse­

Istituto superiore agrario di Bologna (1926), e la stessa cosa accadde a quello di Firenze (1931). Cfr. M. CASAUNI Le istituzioni create dallo stato per l'agricoltura, Roma 1937.


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ed era quindi logico che le sue richieste trovassero ascolto e risposte ade­ guate. Uno dei principali punti di riferimento di Nazareno Strampelli in questo periodo fu l' on Antonio Solidati Tiburzi, eletto nel collegio di Rieti, al quale egli si era già rivolto nel 1909 sia per sollecitarlo in meri­ to al p ersonale dell' istituto reatino, cbe per porgli il problema delle condizioni logistiche degli istituti sperimentali che egli giudicava «misere» e mancanti « . . . dei mezzi indispensabili per i loro lavori e i loro studi.»82 Due anni d op o Solidati-Tiburzi fu relatore al disegno di legge che estendeva l'azione della Stazione sperimentale di granicoltura elevandola ad ente autonomo, e dotandola di un nuovo organico. Egli ripercorse per intero l'iter storico dell'istituto reatino, sofferman­ dosi ancora una volta sulle difficili condizioni della granicoltura italiana, e del suo ritardo rispetto agli altri paesi europei. Le sole esperienze di Strampelli avevano iniziato a dare frutti signifi­ cativi, ma era assurdo che molti percorsi sperimentali che egli conduceva a Rieti si erano dovuti abbandonare per mancanza di terreno. Strampelli aveva sintetizzato a Solidati i risultati raggiunti fino ad allo­ ra, ed egli li riferiì alla Camera nei seguenti termini: Nonostante ciò nelle ricerche di nuove razze o varietà ogni anno si sono esa­ minate e studiate molte decine di migliaia di forme apparse, sia per mutazioni spontanee, sia per disgiunzione degli ibridi precedentemente ottenuti, allo scopo di scegliere e sottoporre a coltura le sole degne di lavoro di fissazione. Attualmente si hanno 1647 forme allo stato di colture spighe e di queste oltre 500 sono per compiere anche esse il terso anno di non disgiunzione (cioè pros­ sime ad essere dichiarate fisse) le quali nel venturo anno costituiranno altret­ tanti punti di partenza di altrettante colture pedigree. Inoltre le varietà fisse sommano a 796 delle quali 475 sono allo stato di colture famiglie e 321 allo stato di colture masse occu p anti da 25 a SO mq ciascuna: un totale pertanto per il corrente anno di 2443 colture. Ma se lo scarto di quelle varietà, che non opposero una necessaria resistenza né alle ruggini né ad altri parassiti vegetali (che nella pianura reatina per la ecce­ zionale umidità di questa trovano l'ambiente più favorevole che altrove per il loro sviluppo) si poté fare con sicurezza anche coltivando le diverse razze di frumento su piccole aiole durante e dopo il l avoro di fissazione, il processo di scelta e eliminazione di esse, in base alla produttività, non sarebbe consentito,

u AS RI, APS, Lettera di Strampelli a A. Solidati Tiburzi, 5 aprile 1909.

La sede della Stazione sperimentale con il laboratorio di ibridazione 1925.


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se la reo-ia ., s tazi one non disponesse di un vasto terreno perfettamente omoge­ neo tal� cioè da permettere la comparazione o il confronto tra loro delle diver­ se razze ottenute83•

Quindi, da un lato si sarebbe dovuto acquistare un fondo agricolo ade­ guato, e dall'altro l'istituto reatino doveva essere libero di estendere le sue sperimcntazioni in altre località « . . . ove per tipiche condiL-ioni di clima e di suolo (di cui è così avara la nostra penisola) si ritenesse tecnicamente utile fare ricerche ed esperienze per ottenere frumenti adatti alle diverse regioni italiane.» Venne così acquistato il campo sperimentale di Rieti con un mutuo di 125.000 lire concesso dalla Cassa depositi e prestiti, e contestualmente venne data facoltà all'istituto reatino di estendere il suo lavoro di speri­ mentazione in altre località italiane. Anche l'organico venne rivisto, ed esso si compose di un primo assi­ stente, di due assistenti, uno di prima e uno di seconda classe, e due capi coltivatori, uno di prima e l' altro di seconda classe. L'art. 5 della legge specificò la nuova condizione giuridica di ente autonomo posto sotto la vigilanza del Ministero di agricoltura, e gui­ dato da un comitato amministrativo composto da due delegati del governo, uno del comune di Rieti, del direttore dell'istituto e da un delegato di ciascuno degli altri enti o società o consorzi industriali che avrebbero contribuito con una cifra annua e continuativa di almeno 1 500 lireB4• Nacquero così il campo sperimentale di Rieti sotto Campomoro, e quello di Leonessa a circa 1000 metri di altitudine, particolarmente indi­ rizzato alla ricerca e sperimentazione di frumenti, orzi e segale adatti alla coltura di montagna. Nello stesso contesto venne acquisito un fondo agricolo nel Tavoliere delle Puglie, nei pressi di Foggia, particolarmente indirizzato allo studio e sperimentazione dei frumenti adatti alla siccità. Se Rieti ospitava un istituto di ricerca di rilievo nazionale, era venuta

'3 Atti parlamentari, Camera dei Deputàti, leg. XXIII, sess. 1909-11, Disegni di legge, Documenti e relazioni, Disegno di legge presentato dal Ministro di agricoltura Raineri nella seduta del 2 dicembre 1910. Relazione dell'on. Solidatì Tìburzi nella seduta del 28 febbraio 1 9 1 1 . " Il mutuo di 125.000 lire fu poi elevato a 155.000 con la legge del 6 luglio 1912 n.803.

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però a perdere una struttura locale di divulgazione agraria, e la questione la pose con forza Ludovico Potenziani, presidente del Comizio agrario, comunicando al sindaco che l'organismo da lui presieduto si era fatto pro­ motore dell'istituzione di una sezione di propaganda da affiancare alla nuova Stazione sperimentale « . . . con programma e funzionamento di una Cattedra Ambulante di Agricoltura» la quale si sarebbe dovuta finanziare con contributi sia del comune di Rieti che degli altri del mandamento, oltre naturalmente a quello del Comizio agrario e del Ministero di agri­ coltura85.

DALL'ESPERIENZA REATINA DI CAMPOMORO ALL'ISTITUTO NAZIONALE DI GENETICA PER LA CEREALICOLTURA

Nel periodo del primo conflitto mondiale Strampelli lavorò soprattut­ to sulla barbabietola che, a causa della guerra, era pressoché impossibile importare dall'estero. In realtà Stramp elli aveva iniziato a lavorare sulle barbabietole fin dal 1908, né d'altra parte poteva essere altrimenti, vista la presenza dello zuc­ cherificio a Rieti, e il ruolo svolto da Emilio Maraini che l'aveva fondato, all'interno della Stazione sperimentale di granicoltura. " AS RI, ASCRi, cat. V, lstr. Pubb, b.486, lettera di L. Potenziani al sindaco, 8 settem­

bre 1907. Per quanto concerne la stazione di Foggia: ASSGRi, b. 28, registri, corrispon­ denza ecc. riguardanti il campo sperimentale di Foggia, 1912-1924; b. 32, f.?, appunti sulle produzioni ottenute nella stazione fitotecnica foggiana; Ibid., b.4, f.4, conto delle spese incontrate nel campo sperimentale di Foggia, 1916; Ibìd., b.5, 10, coltivazione delle barba­ bietole da seme a Leonessa e a Foggia 1916-1922; Ibid., b.19, f.8, lettere del ministro di

agricoltura F. Cocco a N. Strampelli, 5 novembre 1906; Ibid., b.1, f.5, cat. IV-A, corri­

spondenza proveniente dal campo sperimentale di Foggia, 1916; Ibid., f.6, cat. IV-A, cor­ rispondenza contabile e istruzioni tecniche con il l campo sperimentale di Foggia, 1916; b.3,f.13, cat. lV-A corrispondenza con il campo sperimentale di Foggia 1917; b.3, f.14. cat. IV-A, corrispondenza contabile e istruzioni tecniche - campo sperimentale di Foggia, 1917; b.9, f.14, cat. IV-A, contiene corrispondenza proveniente dal campo sperimentale di Foggia 1918; Ibid., f.15, cat. lV-A, lettere co.o.tabili e ìstruzioni tecniche indirizzate al campo spe­

rimentale di Foggia, 1 9 1 8; b . 1 1 , f.2, cat. V , corrispondenza con regie stazioni sperimenta­ li, campi sperimentali di Foggia e Leonessa, uffici governativi 1920; Ibid., b.19,f.15, cat. IV­ A, lettere contabili e istruzioni tecniche indirizzate al campo sperimentale di Foggia, 1915;

Ibid., f.16 - cat. IV-A, campo di Foggia, 1915.


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Non era però un settore di ricerca che interessasse più di tanto Strampelli, tanto che nel 1921 egli consegnò alla Società italiana per la pro­ duzione dello zucchero indigeno i materiali dei suoi studi. Ora, scriveva Strampelli, << . . che la ragione del mio lavoro cessa, do qui sotto descrizione del metodo di selezione da me adottato e che chia­ mo genealogico-metodico.», e più oltre, « . . . consegno allo zuccherificio di Rieti il materiale di selezione ancora da me posseduto e né do qui sotto le indicazioni perché possa essere utilizzato da chi volesse proseguire il mio lavoro»86 Strampelli era tornato a concentrarsi sui suoi grani ma, contestual­ mente, anche ad una ulteriore evoluzione dell'istituto da lui diretto. Anche la dimensione di stazione sperimentale gli stava ormai stretta, ed egli cominciò a pensare ad istituto di reale dimensione nazionale. Se egli nel corso della sua carriera riuscì ad ottenere gran parte dì quel­ lo che chiedeva al competente ministero, va detto che non sempre trovò le porte aperte, ed anzi dovette più volte mettere in discussione l'interezza del suo lavoro, e minacciare anche di abbandonarlo, pur di raggiungere i SUOl SCOpL Questo è puntualmente accaduto ad o gni passaggio di questa vicenda scientifica, fin dalla sua nascita nel 1903, quando Strampelli rimase a Rieti solo grazie all'intervento del principe Potem�iani che gli concesse i primi terreni su cui iniziare le sue sperimentazioni. E lo stesso accadde nel 1910 quando dovette insistere in p iit di una occasione con il ministro affinché l'istituto reatino si potesse dotare di fondi agricoli stabili, e la stessa cosa accadde quando Strampelli iniziò a pensare all'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura, chiedendo ulteriori investimenti da parte ministeriale sul suo lavoro. Iniziò a farlo fin dal 1 9 1 7, quando percepì che quanto aveva creato si muoveva dentro un orizzonte troppo stretto rispetto alla potenzialità dei risultati. Nel 1 9 1 7 egli aveva intenzione di avvia1e la moltiplicazione su larga scala di quattro nuovi frumenti pensati per l'area meridionale, e per una varietà di orzo, ma per far ciò era necessario un fondo agricolo di grandi dimensioni. Strampelli presentò tale ipotesi nel corso della riunione del consiglio di .

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amministra?lune del 30 lugho 1917 presieduta da Carlo Shanzer, e alla quale partecipò solo Giuseppe Cubani in quanto il principe Potenziani era assente per motivi militari87• Il consiglio di amministrazione approvò la proposta, e immediata­ mente venne richiesto un adeguato finanziamento al ministero, mentre Strampelli avrebbe dovuto individuare un fondo agricolo adatto allo scopo. Il fondo venne individuato, ma dal ministero non arrivava una rispo­ sta in proposito per le difficoltà sollevate dal direttore generale che ritene­ va eccessivo l'investimento che si stava facendo verso l'istituto reatino. A tale vicenda va collegata la minuta di lettera con la quale Strampelli minacciava di dimettersi in seguito ad un litigio, probabilmente proprio con lo stesso direttore generale del Ministero di agricoltura. Nella lettera Strampelli scrive: Egregio Sig. Commendatore, La sua scomposta esasperazione per la decisione mia di correre a rassegnare le d imissioni al Ministro, mi fece intuire subito a quale brutta figura verso il Ministro stesso e verso il Paese, io la esponevo, e , vile mai, per non dovere espone le ragioni che mi inducevano a tal passo desistei sul momento dal dare esecuzione alla mia decisione. E ciò le significai subito aggiun­ gendo anche che il suo trattamento mi addolorava maggiormente per la stima e devozione che ho per Lei, la cui gentilezza per me era stata ordinariamente tanto lusinghiera da ritenersi affettuosa. Dato p erò che Ella non sa contenere gli irrita­ bili nervi quando peroro nell'interesse della mia Stazione e chieggo i mezzi che permettono di ritrarre dai miei lavori il maggiore utile a favore dell'economia nazionale, il mio pensiem resterebbe sempre che la migliore soluzione tra lei e la mia dignità dovrebbe essere quella di lasciare la mia Stazione. E se non mando le mie dimissioni come dissi avrei fatto, non è per incostanza di pensiero, ma per quei sentimenti altruistici e per quella bontà d 'animo che costantemente alberga­ no in me.Dimettendomi e non volendo esporre le ragioni determinanti quale figura poco simpatica farei io agli occhi del Paese? I maligni e non maligni non a�re� bero for� e il diritto di dir � che ced�ndo �lle lu � i r:ghe ed �l �iraggio di mag­ gton guadagru non ho avuto ntegno dt farmt parnc1 da ? Qumd1 lealmente non mando le dimissioni tantopiù che ella mi ha dichiarato di rimandarmele indietro ed io sento sin d'ora l'animo mio incapace di resistere alle esortazioni di ritiro, che indubbiamente mi verrebbero rivolte. Si finirebbe in una commedia poco seria per me, e per quanto io mantenessi il segreto, pure la vera causa determinante trape-

" ASSGR.i, ARSSG, b . l l , f.J, relazione di Strampelli alla SIPZI, 22 febbraio 1921.

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APS, registro dei verbali del consiglio di amministrazione, v. l, seduta del

30 luglio 1917, c.83.


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lercbbe nel Ministero, ove non mancano i testimoni alla incresciosa scena che io cerco di far passare al più presto possibile nel dimenticatoio. E' inteso però che i miei rapporti con Lei, se Ella crede, resteranno di sincera e affettuosa cordialità, e da parte mia questa è innegabile prova, ma di interessi del mio ufficio . . .non mi permetterò più intrattenerla che con lettere ufficiali18•

Alla fine Strampelli ottenne un finanziamento straordinario di 40.000 lire, ma l' inconveniente provocò un notevole ritardo tanto che il pro­ prietario del fondo posto nell'agro foggiano lo aveva nel frattempo affitta­ to ad altri, e ciò impose un'altra affannosa ricerca che si concluse con l'in­ dividuazione del fondo di proprietà della famiglia Toda di 1 80 ettari nel quale riunire, insieme al campo di moltiplicazione anche quello sperimen­ tale affittato dalla famiglia Abruzzese per il quale, a causa di alcuni vizi di forma, si era annullato il contratto89• Ma Strampelli voleva andare ancora oltre, e l' ulteriore tappa della sua avventura scientifica fu l'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura. Fin da allora si è sempre ritenuto che la nascita di questo istituto fosse da accreditarsi a una sorta di azione dell' alta burocrazia interna al Ministero di agricoltura, o addirittura ad una volontà strategica del gover­ no centrale che, per sprovincializzarla, operò per traslare a Roma la straor­ dinaria esperienza scientifica di Nazareno Strampelli e dell'istituto reati­ no. In realtà chi pensò alla nascita di questo istituto fu proprio Strampelli, e lo face in tutto segreto, senza far trapelare nulla nell'ambiente reatino del quale era sempre timoroso. Lo testimoniano una serie di appunti manoscritti dello stesso Strampelli nei quali viene ipotizzata la nascita di un istituto, che egli chiamò prima «Istituto sperimentale di cerealicoltura», poi «Istituto di genetica vegetale», che sembrava la definizione da lui definitivamente scel­ ta visto che la utilizzò in una relazione dattiloscritta nella quale presenta­ va la strutturazione dell'istituto con i suoi scopi, personale, necessità finanziarie ecc., e quindi «Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltu­ ra» che fu la denominazione infine scelta. In un appunto a matita sembra stendere i presupposti epistemologici del nuovo istituto:

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ASSGRi, b.32 f. 22, lettera di N. Strampelli, 3 agosto 1917.

Ibid., verbali del 22 ottobre 1917 e 27 febbraio 1918.

La �erra_ ci ha d � moMrato che l'agricoltura è la fonte prima di ricchezza nazionale. Ogn� nazwne attmge da essa la sua P?tenzialità economica . Cose [...] che sanno di stantiO ma c�e, pure devono essere di ammaestramento ai nostri governanti. Poco, molto poco SI e fatto. Molte speranze, molte promesse, molte idee belle. Ma queste spe�.anze, ueste promesse, prendera�o forma [ . . .] La Pace porterà una riforma radicale ne le cose me�tre saranno megho avvi�te solu;Zioni per avere una agricoltu­ . r� veramente progredita, veramente restaur�tnce di finanze ed energie nazionali? ortante vedere come �aie p��blem� sIa preoccupazionc di tutti, dagli uomi­ E. c . . . . m di gove no agl r agncolton praucr, tuttl s i studiano ad aumentare la produzione � , frument�na. Ed � anche confortante notare come in questi ultimi aru1i molto si è progredit ?, sp.ecralm�nte p�r oper� delle �. �e Catted �e am. Di agr. Alle quali si . deve la �If�usr�ne dr m?lti _fa�tm di fertthtà, e particolarmente delle razionali . . � apphcaz10m dei �o�ctmi chu ;uct delle �e�olari :otazioni, delle migliori lav. del ? . terre!lo. Frumenti nspondent1 net van chmi e van terreni alle nuove esigenze col­ turah90.

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In un alt�� p� rla esp licitamente del superamento del Rieti originario, e . della necessita d1 nuovi frumer:ti da creare a traverso la manipolazione � . . , �enet1ca, e tn u� alt�o ancora, Introduce una Ipotesi che contestualizzata m quel penodo e decisamente illuminante. Strampelli scrive che i risultati fino ad allora ottenuti avrebbero con­ s�ntito di « . . arrivare a fare scomparire le importazioni di frumento, spe­ : ci mente .p o1 se potremo avere varietà di frumenti rispondenti alle nuove esigenze d1 coltura ed alle svariate condizioni del nostro clima»9' Ed era proprio questo lo scopo principale dell' «Istituto Nazionale di Ge�etica eg_e�ale», che troviamo progettato in una relazione della quale abbiamo mdtviduato due copie, una delle quali con varie correzioni a p enna. Lo scopo ell'istituto, si legge nella relazione, « . . . deve essere essen­ . Zialmente pratico e cioè quello della ricerca e creazione di nuove varietà delley rincip piante coltivate, che, meglio di quelle sino ad ora esistent i . . . . . . sappiano resiStere at parassit i cnttogamici ed alle avversità meteoriche e'

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• 9o ASS Ri,.APS, b.1.9 (n.p), .11, A?punti di N. Strampelli relativi al progetto di costi­ tuztone dell lstltuto naziOnale dt genetica per la cerealicoltura. 1918-19. Gli ap�unti sono stati rintracciati in più parti come carte sciolte, e riuniti nel fascico­ lo che contiene anche la G.U che riporta il decreto istitutivo dell'Istituto. " Ibid., appunti non datati, alcuni probabilmente scritti per conto di qualche parla­ mentare che avrebbe dovuto sostenere la nascita del nuovo istituto romano.


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La sdenza delgrano

diano produzioni maggiormente elevate e qualità di prodotti più rispon­ denti alle esigenze dei consumatori»92• Per ascendere ad una dimensione davvero nazionale, Strampclli pen­ sava quindi di allargare il campo di azione dell'istituto non ritenendo che la sola granicoltura potesse giustificare un tale salto di qualità dell'istituto da lui diretto. Così l'Istituto di genetica vegetale si sarebbe dovuto occupare in primo luogo del frumento, ma anche di tutte le altre specie coltivate, orga­ nizzando il lavoro in sei sezioni: frumento e cereali minori, leguminose da seme e piante ortensi, altre piante sarchiate non leguminose come grano­ turco, piante da tiglia tessile ecc., foraggiere in genere ed in speciale forag­ giere leguminose, piante legnose da frutta, piante da fiori, da ornamento e medicinali. Ognuna di esse doveva essere guidata da un genetista coadiuvato da vari assistenti, mentre il laboratorio chimico sarebbe stato comune per tutte le sezioni, il tutto coordinato da un direttore che avrebbe potuto anche guidare contestualmente uno dci settori dell'istituto. E' evidente che Strampelli pensava ad una struttura nella quale trasla­ re ad ogni altra specie vegetale il suo metodo di lavoro, ma che gli con­ sentisse di proseguire i suoi studi, continuando a curare la sezione dedica­ ta specificatamente alla granicoltura. La struttura amministrativa sarebbe stata quella di un ente autonomo con un comitato amministrativo, e tra le figure professionali previste c'era quella di un segretario generale amministrativo, coadiuvato da segretari contabili che avrebbero eliminato ogni tipo di incombenza burocratica al direttore e ai vari ricercatori che curavano le diverse sezioni. Complessivamente l'organico previsto era di 27 persone per il perso­ nale scientifico, e 21 per quello amministrativo, includendo in questo anche inservienti, uscieri bidelli e guardiani dei campi, per una spesa com­ plessiva di 148. 800 lire annue. Le dotazioni annue per le singole sezioni sarebbero state di 25000 lire per la II-III-IV, di 30000 per la V, di 20000 per la VI, mentre per quella relativa al frumento la cifra sarebbe stata di 50000 lire, oltre al ricavo della vendita dei prodotti dei campi sperimentali. Un simile istituto prosegue la relazione « ..non potrà sorgere tutto d'un

tratto, è necessario abbia uno sviluppo graduale perché si possa aver modo e mezzi per l'impianto dei laboratori, dei gabinetti , delle serre, dei campi e per la formazione delle collezioni specialmente viventi, tanto indispen­ sabili onde i genetisti abbiamo il materiale occorrente ai loro studi e pos­ sano aver contemporaneamente la conoscenza di tutte le varietà esistenti, molto opportuna per non sfondare delle porte aperte. Lo sviluppo gra­ duale è necessario anche per creare un personale tecnico che abbia vera­ mente spiccate attitudini per gli studi genetici.» Inoltre le diverse sezioni non sarebbero partite insieme, ma « . . . a seconda della loro importanza rispetto all'economia nazionale.» E di conseguenza « . . . si dovrebbe incominciare con l'utilizzare il più largamente possibile il materiale genetico ottenuto dalla Stazione di Rieti, e siccome la parte più importante di tal materiale è quella che riguarda il frumento (sono parecchie decine di migliaia di nuove varietà create) si dovrebbero istituire dei grandi campi regionali di orientamento e di sag­ gio dei numerosi nuovi frumenti della detta Stazione per ricercare fra essi le varietà più rispondenti alla varie regioni italiane più marcatamente dis­ simili fra loro per clima e terreni.» In questa prima ipotesi l'istituto avrebbe dovuto « . . .avere sede princi­ pale nella pianura di Rieti» da cui sarebbero dipese le diverse sezioni della penisola. Ma su questo punto Strampelli era incerto. Negli appunti che abbiamo rintracciato, si trovano varie ipotesi, come uno schema degli articoli di legge nel quale si legge come «Sulla base della Regia Stazione Sperimentale di granicoltura di Rieti, è fondato in Roma un Istituto nazionale di Genetica per la Cerealicoltura»93• In un altro si parla «dell'istituzione in Roma del nuovo istituto», men­ tre la Stazione di granicoltura di Rieti sarebbe stata « . . . il principale ambiente di lavoro genetico»9\ in un altro ancora Rieti si sarebbe trasfor­ mata in una semplice stazione fitotecnica. Insomma, il ruolo dell'istituto reatino, in relazione alla nascita dell'i­ stituto romano, era in tutta evidenza ciò che maggiormente preoccupava Strampelli.

93

Ibid., appunto contenente lo schema di alcuni articoli relativi all'istituzione del

nuovo istituto, s.d.

" Ibid.

"' Ibid., appunto intestato «Istituto centrale di cerealicoltura» s.d.


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La scienza delgrano

�e_strutture

In ogni caso nella redazione finale della prima ipotesi dell'Istituto nazionale di genetica vegetale, Strampelli pensava di trasformare l'istituto reatino in un istituto nazionale, e per accedere a tale dimensione, avrebbe dovuto interessarsi anche ad altro, ma privilegiando sempre la granicoltu­ ra come terreno di ricerca a lui caro. Lo testimonia il riparto dci finanziamenti previsti che per la s ezione dei frumenti era il doppio rispetto alle altre, così come la priorità di impianto, fino al punto da far pensare che quello potesse essere un quadro progettuale d'insieme da realizzarsi s emmai in una prospettiva lunga, mentre nell'immediato si sarebbe concretizzata solo la parte destinata alla granicoltura. D'altra parte il passaggio della relazione che ipotizza la nascita delle sezioni in funzione degli interessi del Paese lascia pochi dubbi in pro­ posito. Ancor più certa è la progettazione di Strampelli dell'Istituto naziona­ le di genetica per la cerealicoltura, in un altro documento, anche questo rimasto fino ad ora ignoto. Si tratta di una lettera, del 25 febbraio 1919 indirizzata al fratello di Carlo Schanzcr, al tempo ministro del tesoro del governo Nitti, il quale era stato membro del comitato amministrativo della Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti fin dal 1 9 1 1 in rappresentanza del Ministero di agri­ coltura95 A lui Strampelli confida in primo luogo i risultati del suo lavoro scien­ tifico di Rieti che in massima parte teneva segreti:

volendo anche con esso dare alla pianura reatina il grano che potesse sostituire nelle coltivazioni locali e nel commercio da semente il vecchio Rieti non più rispondente nella aumentata fertilità delle terre, ave specialmente le benemerite cattedre hanno largamente diffuse regionali rotazioni e concimazioni e migliora­ te le lavorazioni del suolo. Gli altri frumenti molto interessanti, non potendoli moltiplicare a Rieti, ave è indispensabile mantenere un unico tipo per evitare le inquinazioni, qui più facili che altrove date le frequenti alluvioni non li ho nemmeno pubblicati, facendo così anche sacrificio del mio amor proprio.

Non le parlo né dei lavori di Foggia né di Leonessa poiché i risultati di essi vanno utilizzati in ambienti ove il commercio di grano da seme di Rieti non ha avuto mai e non avrà mai alcun mercato. Le parlo invece dei miei lavori genetici di Rieti scopo dei quali è la ricerca di varietà di cereali rispondenti alle esigenze delle nuove condizioni colturali dell'I (Italia ) c. (centrale ) e s. (settentrionale). Con tali lavori (genetici) a Rieti ho creato alcune centinaia di nuovi frumenti fra i quali ve né sono parecchie diecine interessantissimi. Di questi né ho pubblicato e distribuito uno solo il Carlotta Strampelli siccome è quello che presenta la massima adattabilità per l'Italia centrale e settentrionale

9'

ASSGRi, APS, b.19 (n. p.), f.11, lettera, del 25 febbraio 1 9 1 9 indirizzata a

Schanzer.

Poi arriva a spiegare il motivo del perché del suo segreto: Pubblicandoli avrei poi dovuto moltiplicarli altrove, e dove li avrei moltiplicati sarebbero sorti altrettanti centri di concorrenza per Rieti nel commercio di grano da seme. Ciò però non valse a non farmi odiare dai reatini, i quali mi accusarono di aver creato un grano che distruggerà il loro commercio, poiché essendo esso fisso, gli agricoltori estrareatini non avranno più in avvenire la necessità di tornare ogni 2 o 3 anni, come solevano nel passato, ad acquistare la semente originale a Rieti.

Qui Strampelli fa riferimento alla spaccatura che era avvenuta all' interno della Unione produttori grano da seme i cui soci in gran parte pre­ ferirono tornare alla produzione del Rieti Originario, arrivando perfino ad estromettere Strampelli dall'organismo che egli stesso aveva creato. Tornando alla lettera, Strampelli manifestò la grande convinzione che aveva dei risultati del suo lavoro: Il frumento C.S (Carlotta Strampelli) nell'Italia cent. e sett. ha saputo superare tutte le altre varietà postegli a confronto ma ciò non dimostra che tra gli altri miei grani non vi siano quelli che per le singole contrade della stessa It. c. (centrale) e sett. possano rispondere anche molto meglio del C.S. Anzi io ho ragione per poter affermare che con la utilizzazione del copioso mate­ riale genetico di cui dispongo, potrei in tempo molto breve, dare ad ogni contra­ da il frumento ad essa più adatto.

Poi arrivò alla proposta che era appunto quella di un nuovo istituto nazionale di genetica agraria tramite il quale poter razionalizzare al massi­ mo la granicoltura Italiana e mondiale: Ma se io ciò facessi di mia iniziativa, l'odio reatino diverrebbe sommamente grave. Ella che ha mente e cuore comprende quindi che perché io possa essere utile al mio Paese quanto vorrei e potrei è necessario che io sia posto in condizione di


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La scienza del�rano

poter svolgere l'opera mia senza alcuna pastoia. Troverà perciò anche giusto l'e­ spresso mio desiderio di togliere quel carattere regionale che attualmente ha que­ sta istituzione nel suo nome di Stazione sp. di gr. di Rieti. Carattere regionale che inoltre attualmente ci procura anche diffidenza ed anti­ patia da parte degli altri centri produttori di grani da seme in antagonismo con Rieti mentre noi desideriamo niente di meglio che esser liberi di fare risentire anche a tali centri i benefici dell'opera nostra. Ecco perché io mi permetto di pro­ porre che con il denaro che il nostro ministero mercé il suo interessamento ha ottenuto dal ministero del tesoro retto dall'illustre suo fratello si voglia istituire un istituto centrale di cerealicoltura sperimentale con sede a Roma. A tale Istituto secondo mc dovrebbero essere annesse a) delle stazioni di ricerche e di sperimentazione (nel numero richiesto dall'op­ portunità dei lavori) fra le quali principalmente quella di Rieti ambiente mirabil­ mente adatto alla creazione del materiale genetico per l'Italia centrale e setten­ trionale. Altri ambienti di lavoro potrebbero essere Foggia, la Sicilia, la Sardegna. b) Campi regionali o territoriali di orientamento da istituirsi con la cooperazione di tutte le istituzioni agrarie del Regno c) Campi di moltiplicazione con uffici di distribuzione delle sementi (fra questi non dovrebbero mancare quelli della valle del Po e di alcune speciali località della Toscana) Presso la sede centrale di Roma sarebbe opportuno che oltre i campo sperimentale e quello di moltiplicazione converrebbe istituire il museo genetico affinché tanto materiale possa esser facilmente conosciuto, apprezzato e consulta­ to da italiani e stranieri. Questo a grandi linee. Io desidererei rimanere sempre il direttore della Stazione di Rieti ed avere l'incarico (gratuito) perché a me basta mi sia data la possibilità di raggiungere l'immensa soddisfazione di rendere un gran­ dc servizio al mio Paese della direzione dell'Istituto Centrale.

Era talmente forte la sicurezza di Strampelli di raggiungere i risultati che nel concludere la lettera si espresse nel seguente modo: Garantisco in modo assoluto che così riuscirò e riuscirò indubbiamente a dare ad ogni regione il grano o i grani più rispondenti ai vari climi, alla varia natura e gia­ citura dei terreni. (Non si potrebbe fissare che non riuscendo sarò condannato per sperpero di pub­ blico denaro?)

Quindi c'è una profonda modificazione tra la prima e la seconda impostazione che Strampelli voleva dare all'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura. E' facile intuire i motivi della inaccettabilità della prima ipotesi,chiara­ mente incentrata sulla base del dualismo scientifico dell'ibridazione e della selezione, polemica che Strampelli intratteneva, e continuerà ad intrattcn-

ne a lungo, con Franceso Todaro. Rinchiudere la sperimentazione agraria complessiva nella sfera dell'i­ bridismo professato da Strampelli, avrebbe comportato da parte del governo una scelta di campo eccessivamente radicale, che per altro non gli competeva fare. Per altro Francesco Todaro, senatore, e massimo fautore del metodo della selezione, aveva uguali e forse maggiori agganci all'interno dell'ap­ parato di governo, tanto che l'anno successivo a quello della nascita dell'i­ stituto di genetica, nacque a Bologna, in base ad un suo progetto, L'Istituto di allevamento vegetale per la cerealicoltura, strettamente con­ nesso all'Istituto superiore agrario della stesa città96• Esistevano poi già altri istituti dedicati alle coltivazioni che Strampelli aveva incluso nel suo progetto, come La Stazione sperimentale di risicol­ tura di Vercelli nata nel 1908, quella di frutticoltura e agrumicoltura di Acireale del 1 907, ed erano già state pensate, e sarebbero nate da li a poco, la Stazione sperimentale di maiscoltura di Bergamo, nata nel 1920, e la sta­ zione sperimentale di viticoltura e enologia di Conegliano del 1923. . Più logica, e priva di evidenti scelte di campo, apparve la seconda tpo­ tesi presentata da Strampclli, e così nel 1919 nacque ufficialmente a Roma l'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura97 il cui funzionamento finanziario venne assicurato dai fondi derivati dalle detrazioni di 30 cen­ tesimi per ogni quintale di frumento, granoturco, avena, orzo e segale, requisiti, o comunque acquistati dallo stato, nell'anno agrario 1 919, ope­ razione questa prevista dal decreto luogotenenziale del 1 8 marzo 1 9 1 9 n.521. Tali fondi, specificatamente destinati al miglioramento della cerealicol­ tura, ammontarono a 4. 800.000 lire che per 4/5 vennero impiegati per la nascita dell'istituto pensato da Strampelli. Qualche imbarazzo Strampelli deve averlo avuto proprio con il prin­ cipe Potenziani che nella seduta del consiglio di amministrazione del 1 3 febbraio 1920, aveva manifestato perplessità sulle modalità di fondazione del nuovo organismo. Egli pensava che sarebbe stato il centro di Rieti ad essere elevato a

" Regio decreto, 10 giugno 1 920, n.849. " Decreto luogotenenziale, 8 giugno 1919 n. 1044, pubb. n.161.

sulla G.U. 8

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rango di istituto nazionale, ed invece c'era il serio pericolo che questo sarebbe passato in subordine rispetto a quello romano. Potenziani propose anche di inviare una lettera di protesta al ministro di agricoltura, impegno questo che si assunse lo stesso Cuboni, mentre Strampclli, al quale come abbiamo visto si deve pressoché totalmente la progettazione dell'istituto, non intervenne per nulla sulla qucstione98• I compiti del nuovo organismo vennero specificati nell'articolo 1 del decreto istitutivo che affidava all'istituto la « . . . ricerca e l'assegnazione delle varietà di cereali più adatte ai vari territori italiani». Lo stato giuridico fu quello di ente morale autonomo che operava sotto la vigilanza del Ministero dell'agricoltura, a cui spettava la nomina del presidente del Consiglio di amministrazione del quale facevano parte i direttori delle stazioni di patologia vegetale e di quella di chimico-agra­ ria di Roma , dall'incaricato di botanica generale dell'università di Roma, due possidenti indicati dal Ministero di agricoltura e, ovviamente, dal direttore dello stesso istituto99• Va detto che il capitale con il quale iniziò a funzionare l'istituto fu di circa l O milioni, in quanto al primo finanziamento si andò ad aggiungere la somma complessiva del prelievo di 50 centesimi a quintale sulla requisi­ zione dei cercali per l'anno 1920 che fruttò l'importo di 5.700.000 lire. Sempre l'art.! previde la creazione delle stazioni fitogeniche, con rela­ tivi campi sperimentali e di moltiplicazione iniziale, di Foggia, Palermo e di quella di Roma, annessa all'istituto stesso. Si previde inoltre l'istituzione di campi regionali di orientamento e di prova presso i vari istituti agrari del Regno, mentre altri campi di molti­ plicazione si sarebbero dovuti affidare alle scuole pratiche e speciali di agricoltura su cui sarebbero gravati anche i campi di conservazione in purezza delle sementi, e i relativi uffici di distribuzione. Nella sede dell'istituto sarebbe poi stato istituito u n museo genetico così come aveva più volte ipotizzato Strampelli. Non chiara era la situazione tra l'istituto di Rieti e quello di Roma, problema questo che, come abbiamo visto, aveva fortemente condiziona18 Verbale della seduta del 1 3 febbraio 1920. " Il p1irno consiglio di amministrazione fu così composto: Romualdo Pirotta, diretto­

re dell'Istituto botanico dell'università di Roma, Giuseppe Cuboni, direttore dell'istituto

di patologia vegetale, Gaspare Ampolla direttore della stazione di chimica agraria, il sena-

to il lavoro progettuale di Nazareno Strampelli. La legge si limitò a dire che: «L'azione tecnica della R.Stazione Sperimentale di Granicoltura di Rieti è coordinata a quella dell'Istituto.» In cosa consistesse tale coordinamento non fu detto, e la situazione restò equivoca a lungo. A trovare una soluzione compatibile tra le esigenze del nuovo organi­ smo romano con quelle dell'istituto storico reatino, ci provo, senza otte­ nere risultati, il conte Orsolini Ccncclli. Ai problemi diplomatici di supremazia di immagine di un istituto sul­ l'altro, si aggiungeva quello della diversità giuridica dei due istituti, sia per costituzione che per ordinamento. L'istituto reatino era infatti un organismo a totale dipendenza statale, quindi con un patrimonio demaniale e personale assoggettato al regime dei dipendenti dello stato, a differenza dell'Istituto nazionale di genetica, che era un ente morale, sottoposto alla vigilanza del Ministero di agricoltura, ma con un proprio patrimonio e una gestione del tutto autonoma, a cominciare da quella del personale. Il percorso che si pensò di seguire fu quello della fusione dei due isti­ tuti, ma le difficoltà non erano poche in quanto o si sarebbe dovuto sop­ primere l'istituto romano e incorporare il suo patrimonio e attività all'in­ terno di quello di Rieti elevandolo poi a istituto nazionale, o, viceversa, si sarebbe dovuto sopprimere quest'ultimo ed inglobarlo in quello di Roma che si sarebbe dovuto però regificare, o, soluzione ancor più, complessa, mantenere il suo carattere di ente morale autonomo, ma fmmando un con­ sorzio tra stato ed altri enti per la sua gestione. Quest'ultima soluzione avrebbe penalizzato fortemente l'istituto rea­ tino che si sarebbe strutturato come una delle tante stazioni fitotecniche alle dipendenze di quello romano La soluzione escogitata, probabilmente un po' pasticciata sul piano for­ male, ma di certo fruttuosa su quello operativo, fu quella di lasciare inva­ riato il regime giuridico dei due enti, arrivando ad un pieno coordinamen­ to della l oro attività attraverso la fusione dei due consigli di amministra­ zione, e la nomina di un unico direttore scientifico per entrambi.

tore conte Alberto Cencelli, mentre Il prof. Alessandro Brizi, direttore generale del mini­ stero di agricoltura fu

il primo presidente e, ovviamente, Nazareno Strampelli che fu nomi­

nato direttore per alti meriti scientifici come era previsto dalla legge.


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Appunti di Nazareno Strampelli relativi al suo progetto per l'Istituto nazionale di genetica. S. d.

La sed e dell'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura costruito a Roma nel 1930 in base al progetto dell'ing. Stefano Gentiloni Silvery.


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Con un apposito regio decreto, il n. 379 del 1 1 febbraio 1926, si sancì la fusione virtuale dei due istituti, ponendoli sotto un unico consiglio di amnùnistrazione ed una unica direzione, mentre entrambi avrebbero con­ servato la propria autonomia di gestione dei patrimoni, con bilanci sepa­ rati. Il nuovo comune consiglio di amministrazione sarebbe stato compo­ sto da un rappresentante del governo, nominato con decreto del Ministro per l'economia nazionale che l'avrebbe presieduto, da un delegato del comune di Rieti, dai direttori delle stazioni di chimica agraria e di patolo­ gia vegetale di Roma, dal direttore dell'istituto botanico dell'università di Roma, e da un «esperto agricoltore», anche questo di nomina ministeria­ le100. La sede dell'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura dopo essere stata ospitata prima nei locali del Ministero di agricoltura, poi in quelli dell'Istituto sperimentale zootecnico, ed infine in uno stabile a Porta Pia , potette beneficiare dal 1930 di una apposita struttura costruita sulla via Cassia, vicina alla tenuta dell'Inviolatella. I lavori di edificazione, realizzati in base al progetto redatto ing. conte Stefano Gentiloni Silvery, iniziarono verso la fine del 1927, e già il 2 gen-

'00

R.D, 11/febbraio/1 926 n.379, art. 2. Il primo consiglio di amministrazione dei due

istituti che si insediò il 17 agosto 1926 presso la sede del Ministero dell'economia naziona­ le si componeva di: Alessandro Brizi, presidente, principe Ludovico Spada Potenziani, nominato dal comune di Rieti, che fu poi nominato vice-presidente,mentre gli altri mem­ bri restarono immutati fatta eccezione pe•· le sostituzioni decise dagli enti di appartenenza

Nel maggio e novembre 1920 erano morti il prof. Gaspare Ampolla, sostituito dal prof. Giuseppe Tommasi e il prof. Giuseppe Cubani, sostituito, ma solo nel 1925, dal prof. Lionello Petri. Alessandro Brizi lasciò la carica e venne sostituito da Alberto Cencelli al cui posto di consigliere venne nominato il principe Francesco Boncompagni Ludovisi che divenne poi Governatore di Roma. Nel 1924 morì anche il conte Cencelli, e il suo posto

venne preso dal prof. Romualdo Pirotta, sostituito nel 1 925 dal senatore Giovanni Raineri che ben conosceva l'attività di Strampelli avendo per altro scritto ncl 1914 l'articolo La sta­ zione di granicoltura di Rieti, in «L'Italia Agricola», 51(1914), n.1, pp. 6-12. Riguardo ai campi di prova e di orientamento cfr. ASSGRi, b. 30, f.4, elenco dei campi territoriali di orientamento istituiti nell'annata agraria 1924-1925. Elenco dei campi in Piemonte,

Istituto nazionale di genetica. La biblioteca e il centro direzionale della Stazione fitotecni­

ca romana 1 930.

Lombardia, Ve'neto, Emilia, Marche, Toscana, La:r.io, Puglic, Calabria, Basilicata c Sicilia; 1924-1925; f.S ibid., 1925-1926 Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Marche, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzi e Molise, Toscana, Puglie, Basilicata, Sicilia e Sardegna; f.6 ibid., 1926-1927. Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia, Marche, Toscana, Lazio,


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La sc1enza delgrano

naio 1930 l'Istituto iniziò il trasferimento degli uffici e dei laboratori. Si trattava di una palazzina di due piani con varie cubature annesse, decisamente adeguata al suo scopo, sulla quale il regime, in pieno contesto della battaglia del grano, non lesinò a spese. Al pianterreno del fabbricato centrale c'era il laboratorio chimico con annessi i locali per le apparecchiature, così come il laboratorio tecnologi­ co con il molino e il forno sperimentali. Sullo stesso piano era stato ubicato il museo del pane che raccoglieva forme e qualità provenienti da ogni parte del mon o. . . . Al primo piano si trovavano la presidenza, la d1rezwne, la sala numo­ ni del consiglio di amministrazione, !'.archivio � i vari uffici di se�re �eri� e contabilità oltre ad una sala congress1 dotata d1 schermo per pr01ez10m. Adiace ti al suo ufficio, Strampelli volle che fossero annessi piccoli laboratori di chimica, microscopia e fotografia. Nella parte posteriore del fabbricato si trovavano il laboratorio di microscopia e quello di biologia e elettrogenetica, divisi tra loro dalla biblioteca. Adiacente all'edificio principale si trovava la struttura dove erano s tati ubicati il molino e il panificio dimostrativo.

Abruzzi e Molise, Campania, Lucania Sicilia e Sardegna; f.7, 1927-1928, Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Venezia Giulia e Dalmazia, Liguria, Emilia, Marche, Toscana, Umbria, Lazio e Sabina, Abruzzi e Molise, Toscana, Calabria , Sicilia, Colonie; f.S,idem 1928-1929. Piemonte, Lombardia, Trentine, Veneto, Dalmazia, Liguria, Emilia, Marche, Toscana, Umbria, Lazio e Sabina, Abruzzi e Molise, Toscana, Calabria , Puglie, Basilicata, Sicilia, Colonie, e Estero; 1928-1929; f.9, ibid., 1929-1930; f.lO, ibid., 1930-1931; f.11, ibid., 1935-1936; f.12, date di raccolta e prodotto per ettaro di alcune delle nostre principali varietà degli ultimi dieci anni.; 1925-1934; f.13, molciplicazioni inizi li ed altri � tipi che si sono distinti per produttività. Anno agrario 1936-1937; f.14, reg1stro delle «Masse autunnali»; 1930; f.15, «Indici pei registri raccolto dal 1927-28 al 1936-37»; f.16, dati riassuntivi dei raccolti delle diverse varietà sperimentate nei campi di orientamento di Rieti, Roma, Foggia, 1932; f.17, risultati dei campi di orientamento del ttiennio 1932-1934; f.18, riepilogo per regioni dci risultati dei vari campi di orientamento del triennio 1932-34; f.19, registro delle disponibilità dei frumenti; 1931; f.20, «Produzioni e medie di più anni delle nostre principali varietà», 1936; f.21, relazione delle prove con sitosfcro, 1933, f.22, moltiplicazioni iniziali ed altri tipi che si sono distinti per produttività. Anno Agrario 1933-1934; f.24, Riepilogo del raccolto nei diversi campi. Anno agrario 1934-1935; f.28, Appunti, schemi, tipi distinti per produttività, dati sui raccolti ecc., 1936; f.29, ibid., 1937; fJO, ibid., 1938.

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LA TERRA

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Ma il vero laboratorio di Nazareno Strampelli era la terra. Era nei suoi campi sperimentali che egli, soprattutto nei periodi di s emina e di raccolto, passava l'intera giornata a controllare i lavori, per poi torna­ re la sera a Campomoro a sbrigare le pratiche di ufficio, e verificare i risultati tramite le strumcntazioni tecniche e scientifiche che aveva a disposizione. Proprio per questo la possibilità di avere terra da utilizzare fu il prin­ cipale dei suoi problemi. I primi due campi sperimentali a Rieti li ebbe gratuitamente nel 1904 dal principe Potenziani, il più autorevole esponente dell'aristocrazia agra­ ria reatina, che per primo intuì le potenzialità del giovane ricercatore e gli consentì di effettuare le prime sperimentazioni nell'agro reatino, evitando in tal modo che Strampelli, vista l'assoluta scarsi tà di mezzi che gli veni­ . vano concessi, concretizzasse l' idea di abbandonare tutto per tornare ai suoi studi all'università di Camerino, o all'istituto tecnico di Reggio Calabria. Potenziani concesse a Strampclli complessivamente sei ettari di terrà sui quali egli impiantò due campi sperimentali, il primo di 3,5 ha che conteneva 400 aiuole di 50 mq ciascuna sul quale egli avviò i suoi studi su 1 00 diverse formule di concimazione, sui diversi tipi di rota­ .zioni agrarie, sul trapianto c sulla selezione del Rieti originario, così come sullo studio dell'azione oligodinamica di alcune sostanze chimi­ che, sull'azione dell' elettricità sulle piante di frumento e sull'inocula­ zione delle sementi di leguminose a mezzo delle colture batteriche del Moore. Nel secondo campo di 2,5 ettari, diviso in 300 aiuole di 50 mq ciascu­ na, Strampelli studiò in modo comparativo la produttività di 240 diversi tipi frumento italiani e esteri, la loro resistenza alle ruggini e all'allettainento, e il loro acclimatamento nella valle reatina. Nel 1906 Strampelli dovette però restituire al principe Potcnziani i ter­ reni di Setteponti e S. Pastore, c trasferire il suo laboratorio naturale in un unico fondo di circa 7 ettari, sempre concesso gratuitamente dal princi pc Potenziani, in vocabolo Torretta che egli fin dall'inizio curò insieme a due assistenti, Giovanni Dall'Aglio e Bernardino Giovannelli, che divenne il suo più stretto collaboratore. Nel 1906 ottenne, sempre gratuitamente, dall'an. marchese Raffaele ·


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L'organizzazione del campo sperimentale Sette ponti nel 1904. Qui

e

nell'altro fondo

di

di S.Pastore, entrambi

concessi gratuitamente dal principe Potenziani nel 1904, Strampelli iniziò le sue sperimentazio­ La Torretta. Una parte del fondo venne concesso nel 1906 a St:rampelli dal principe Potenziani.

ni su 240 diversi frumenti fatti arrivare da ogni

parte del mondo.


Semina con le tavole forate nel campo sperimentale di Rieti. 1914.

Strampelli nella stazione fitotecnica di Cagliari.


88

La scienza delgrano

Cappelli un fondo agricolo a Foggia nel quale impiantò un campo speri­ mentale allo scopo di studiare i danni della siccità sul frumento nell'Italia meridionale. Ora però Strampelli riteneva che la sua esperienza scientifica aveva raggiunto un grado di maturazione tale da essere incompatibile con una dimensione nella quale l'attività sperimentale era confinata in pic­ coli fondi concessi gratuitamente da personaggi dell'aristocrazia agra­ ria illuminata del tempo. Strampelli avvertiva con sempre maggiore forza la necessità di spe­ rimentare anche altrove i suoi frumenti, e la richiesta di fondi per impiantare nuovi centri di sperimentazione fu una costante dei suoi rapporti con il Ministero di agricoltura. Nel marzo 191 O presentò una lunga relazione al Ministro di agri­ coltura nella quale tra l'altro scriveva: Sin qui i lavori di ricerca e creazione di nuove varietà di frumenti, iniziati dalla cessata Cattedra e proseguiti da questa R.Stazione si sono svolti nel loro primo periodo, che possiamo chiamare botanico, poiché infatti non si è trat­ tato di provocare mutazioni (con l'ibridazione), di afferrare quelle spontanee, di cercare di fissare le une e le altre e di andare eseguendo la selezione, che lo speciale ambiente clima della vallata reatina rende più facile che altrove. Ora però siamo per entrare nel z o periodo , in quello agronomico o di com­ parazione c di determinare il valore delle nuove varietà nella grande coltura, c non è più possibile di accontentarsi a lavorare in terreni in cui non si è che ospiti (sia pure, come nel caso nostro, di uomini di grande intelletto e di gran­ de generosità). Occorrono i mezzi che permettano la scelta dei terreni più rispondenti allo scopo e che assicurino stabilità di dimora in essi101

Strampelli chiedeva mezzi adeguati per svolgere il suo lavoro, e l'acquisizione di diversi fondi agricoli a Rieti, Foggia e Leonessa, tre punti nodali per la sperimentazione dei frumenti da utilizzare per l'Italia centrosettentrionale, meridionale e per le zone collinari e mon­ tane. Ma il ministro restò sordo alle sue richieste, ed egli tornò a ripro-

._ e ,struttu re __. "" L ,

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porle ancora nel luglio dello stesso anno ribadendo totalmente il suo pro getto : L'Italia nostra ha configurazione molto svariata, si hanno climi e terreni molto diversi fra loro, e non è possibile lavorando in una sola località, arriva­ re ad ottenere pregevoli frumenti adattabili alle diverse piaghe della nostra peniso.la. Potrc�b e per? ottc.nersi l'inter:to, sta.bilen� o, co�e sedi �i lavoro � , ossia aggmngendo al camp1 spenmentah della pianura dt tre tiptche locahta, Rieti e a quelli del tavoliere delle Puglie anche altri campi in qualche altipiano situato a circa 1000 metri del mare, come ad esempio quello di Leonessa, che dista poche ore da Rieti.

Strampelli voleva istituire a Rieti « . . . un grande campo giardino per le colture pure o pedigree. Tre campi di comparazione e moltiplicazione (uno in un terreno siliceo argilloso calcare; il 2° in un terreno argilloso cal­ careo siliceo; ed il terzo in terreno calcare argilloso arido).» A Foggia un piccolo campo giardino e due campi di comparazione e moltiplicazione, e a Leonessa un piccolo campo giardino e due campi di comparazione e moltiplicazione specificando come: Con i campi di Rieti si mirerebbe alla costituzione di razze e varietà rispondenti ai vari terreni delle valli e delle dolci colline dell'Italia centrale e settentrionale; con quelli di Leonessa si cercherebbe di provvedere ai terreni di monte e di alte colline, e con quelli di Foggia si cercherebbero i frumenti ed altri cereali resisten­ ti alle siccità estive dei vari terreni dell'Italia Meridionale102•

Solo nel 1 9 1 1 , grazie all'apposita legge n. 550 dell'otto luglio, fu acqui­ sito dalla famiglia Palmegiani il vasto campo sperimentale sottostante alla sede dell' istituto. Sempre in base a quella stessa legge venne impiantata una stazione sperimentale a Foggia prevalentemente indirizzata alla ricerca sui fru­ menti resistenti alla siccità, e un'altra ancora a Leonessa per la ricerca su orzo, segale e frumento adatti alla cultura in climi freddi di monta­ gna.

'02

101

ASSGRi, APS, b.32 (n. p) f.S, Relazione di N. Strampelli al ministro di agricoltura

sull'attività della Stazione sperimentale di Rieti e sui risultati ottenuti. Marzo 1910.

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_ _ _ _ _ _ _

ASSGRi, APS, b.32 (n. p) f.2, lettera di N. Strampelli al Ministro di agricoltura, 19

Ibid., f.3, relazione di N. Strampelli sui campi dimostrativi e di Ibid., fA, appunti mss. di N. Strampelli relativi alla Stazione sperimentale di

luglio 1910. cfr. anche prova, 1910;

granicoltura di Rieti e alla sua attività di ricerca. s.d. (1911 ?).


.90. LE

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.

(.a scienza delgr.mo

STAZIONi FlTOTECNfCHE

Quindi il principale punto che stava a cuore a Strampelli era quello della sperimentazione diffusa dei suoi frumenti nelle diverse zone d'Italia. Questo rappresentò uno dei capisaldi dell'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura, nella cui legge istitutiva era prevista la nascita di diverse stazioni fitotecniche, e di altri centri di coltura, prova, micntamento e moltiplicazione dei grani studiati a Roma e Rieti, in modo da strutturare una articolata rete periferica dell'istituto, capillarmente diffusa sul territorio nazionale.

Le

strutture

91

Strampelli che riseminò l'anno successivo insieme ad altre 124 diverse varietà create a Rieti. Per comprendere la strutturazione della stazione fitotecnica di Foggia abbiamo riassunto nella tabella seguente l'evoluzione degli impianti dal 1 9 1 9 al 192310<1.

FOGGIA

Già nell'agosto 1 919, in anticipo rispetto alla strutturazione com­ pleta dell'istituto, nacque nei pressi di Foggia la stazione fitotecnica per le Puglie103• Si trattava di una vasta azienda, la «masseria Manfrcdini» di circa 185 ettari, che inizialmente venne presa in affitto, e quindi acquisita dall'istituto, grazie ad una espropriazione per motivi di pubblica uti­ lità. Quindi una vasta azienda pianeggiante dell'agro foggiano, colloca­ ta lungo l'asse stradale per Lucera, caratterizzata dalla presenza di diversi fabbricati rurali che vennero impiegati per gli alloggi del perso­ nale, e per i depositi delle macchine agrarie. L'azienda venne gestita direttamente dall'istituto con salariati che lavoravano sia al campo sperimentale vero e proprio, sia nelle aree destinate alla moltiplicazione e conservazione in purezza dei diversi tipi di frumento. Nel 1 9 1 9, primo anno di attività, furono seminati 3097 tipi diversi di frumento in altrettante aiole, dei quali solo l 05 sopravvissero, soprattutto per la forte siccità di quell'anno che provocò una selezione molto drastica delle specie impiantate. Il raccolto rappresentò in ogni caso un materiale prezioso per

"" ASSGRi, b. 27, IG, cl.2, Stazione fitotecnica di Foggia, 1922; Ibìd., b.29, 1924.

'111 N. STRAMPELLl. Lavoro compiuto e risultati raggiunti nell'anno agrario 1921-1922. Relazione al Consiglio di Amministrazione (dell'Istituto NazionaLe di Genetica per la Cerealicoltura); Roma 1 923 ; Io., Il funzionamento dell'Istituto Nazionale per la Cerealicoltura nell'anno agrario 1919-1920 e 1920-1921. Relazione al S.E. il Ministro dell'Economia Nazionale, in «Nuovi Annali del Ministero per l'Agricoltura», II (1922), n.2; ID., Il funzionamento dell'Istituto Nazionale per la Cerealicoltura nell'anno agrario 19221923. Relazione al S.E. il Ministro dell'Economia Nazionale, Rieti, Faraoni 1924; INGC, Orig,in� sviluppi, lavori e risultat� Roma 1932.


92

La scienza delgrano

1921-1922

1922-1923

1923-1924

Vari campi di molti licazione inizia e per i frumenti nsultati adatti alla prove regionali

Campo per la selezione e fissazione di 444 frumenti teneri e duri

Campo di pi'Ove colturali per 326 varietà d1 frumenti

Campo per la sperimentazione di 8 nuove avene

Vari campi per la conservazione in purezza dei frumenti

Campo di allevamento di 180 frumenti divenuti fissi l'anno precedente

Campo di allevamento di 136 frumenti divenuti fissi nell'anno precedente

Campo per prove colturali di 366 nuovi frumenti e loro duplicati

Campo di prove colturali per tipi di cereali e duplicati (706 par-

Campo di fissazione e selezione di 349 nuovi tipi di frumenti.

Campo di allevamento di 234 tipi di frumenti divenuti fissi l'allllO precedente

Vari campi di maltiplicazione iniziale per i frumenti risultati adatti alla prove regionali

Campo per la fis­ sazione della purezza dei nuovi 4 frumenti

Campo di 202 aiole per la ricerca di individui omo­ zigotici E 23 aiole per la ricerca di nuove forme

Campi (70 ha) per la moltiplicazione e distribuzione nell'Italia meridio­ nale di sementi nell'Italia meridio­ nale

Campo di seconda moltiplicazione per 6 varietà di frumenti

Campi (70 ha) per la moltiplicazione e distribuzione nell'Italia meridio­ nale di sementi nell'Italia meridio­ nale

Campi (44 ha) per la moltiplicazione e distribuzione nell'Italia meridio­ nale di sementi nell'Italia meridio­ nale

1 9 1 9 - 1920

1 920-1921

Campo sperimentale con 3097 .tipi di frumenti

Campo per p rove colturali ai 229 nuovi frumenti

Dauno,Apulia,Cer

varo e Luigia Strampelli

Campo per la moltiplicazione iniziale di 24 tipi di frumenti e avene

Campo (70 ha) per la moltiplica­

zione e distribu­ zione nell'Italia meridionale di

sementi nell'Italia meridionale

1

355

celle)

Campo di allevamento per 290 tipi divenuti fissi l'anno precedente Campo per la lissazione per 247 tipi ibridati

Campo catalogo

per 17 varietà

Pianta della tenuta S.Pastore nell a piana reatina. 1932.


Pianta della tenuta Manfredin.i, sede della Stazione fitotecnica di Foggia. 1 932.

Pianta della tenuta Tanca S. Michele, sede della Stazione fitotecnica sarda. 1932.

La stazione fitotecnica posta nella pianura foggiana. Anni '20.


96 --- -

La scienza delgrano

ROMA

Sempre nel 1 919, pur di avviare i suoi lavori senza perdere la possibi­ lità di un anno agrario nell'ambiente dell'agro romano, Strampelli prese in affitto un fondo di 3 ettari che rappresentò il nucleo iniziale della futura Stazione fitotecnica per il Lazio, la cui ubicazione definitiva fu individua­ ta dopo varie ricerche l'anno successivo. Si trattava della tenuta «Inviolatella Borghese», di circa 150 ettari col­ locata lungo la via Cassia, a solo 7 chilometri dalla città, che venne acqui­ stata direttamente dall' istituto. Anche in questo caso l' azienda era dotata di fabbricati rurali, per altro di recente costruzione, adatti ad ospitare la sede della stazione, nonché gli alloggi per il personale e le attrezzature agrarie. Altre cubature furono edificate dall' istituto come il silos progettato nel 1 927 dallo stesso Strampelli con 14 celle cilindriche per i frumenti, provvisto di montacarichi elettrico, un grande capannone per le macchine agrarie, e vari dormitori per i lavoratori avventizi.

I:Istituto nazionale di genetica di Roma con le altre due cubature destinate al molino, pani­ ficio e pastificio dimostrativi.

CAGLIARI

In base a quanto era previsto dalla legge restava da realizzare l'ultima stazione fitotecnica, quella per la Sicilia, ma le difficoltà nell'individuare un idoneo fondo agricolo, e quelle relative all'avvio dell'attività negli altri due centri, fecero sì che si iniziasse ad affrontare realmente il problema solo nel 1924. Lo si fece prima impiantando un campo sperimentale nel demanio forestale della Ficuzza, ed avviando quindi lavori di selezione dei grani locali, così come istituendo dei campi di orientamento e di prova di diver­ si tipi creati a Rieti, e ritenuti idonei per la Sicilia. Nel 1925, in seguito alla proclamazione della battaglia del grano, il Comitato permanente del grano pensò di istituire in Sicilia una apposita Stazione di granicoltura allo scopo di studiare in modo specifico le pro­ blematiche cerealicole dell' isola. Si trattava delle Stazione sperimentale di granicoltura per la Sicilia voluta da un altro grande agronomo che la diresse poi a lungo, Emanuele De Cillis, il quale però pensava ad un istituto che si interessasse ad ampio raggio dei problemi agricoli dell'isola, tanto da fargli ammettere nello stes-

L'Istituto nazionale di genetica di Roma. Laboratorio di biologia e microscopia.1932.


Le scuole presenti nell'azienda S.Pastore. 1932 .

L'azienda Tanca S.Michele in provincia di Cagliari, sede ddia Stazione fitotecnica sarda. 1932.

. Azienda S. Pastore. La chiesa. 1932.


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Contadini impegnati nel lavoro dell'azienda S. Pastore. Anni '20.

Piedifiume. Centro direzionale dell'azienda S. Pastore nella piana reatina. Anni '20.

Azienda S. Pastore. Anni '20.


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Piedifiume. 1932.

Il deposito di macchine agrarie dell'Istituto nella valle reatina. 1932.

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so anno di costituzione, che quella denominazione fu una vera e propria imposizione del Comitato permanente del grano1Q5• In o gni caso impiantare in modo definitivo una stazione fitotecnica nell'isola apparve una operazione inutile, e si pensò quindi di traslare tale ipotesi in Sardegna dove, già dal 1925, Strampelli aveva preso in affitto un fondo di 5 ettari dell'Opera nazionale combattenti nel tenimento di Sanluri, c contestualmente avviò le ricerche per l'acquisizione di una tenu­ ta idonea ad ospitare la stazione fitotccnica. Solo nel 1928 l'istituto acquistò la tenuta di S. Gimiliano di circa 100 ettari, e prese in affitto per 29 anni l'adiacente fondo Su Pardu di 72 etta­ ri di proprietà del comune di Sinnai, nella frazione di Settimo S. Pietro in provincia di Cagliari, e su tali fondi nacque la stazione fitotecnica sarda che nel 1931 si accrebbe ulteriormente con l'acquisto della tenuta Tanca S.Michele di circa 372 ettari. Si trattava di un grande fondo pressoché abbandonato, del quale, al momento dell'acquisizione, erano coltivati appena 2-3 ettari dal guardia­ no per il proprio fabbisogno, mentre il resto era affittato annualmente ai paston. Nella parte pianeggiante di circa 280 ettari, collocata nel territorio comunale di Ussana, fu necessario un grosso lavoro di appoderamento che incluse la realizzazione di circa 20 km di strade poderali e interpo­ derali, 36 km di canali di bonifica, 12 pozzi, 8 km di siepi di fichi d'India, e la costruzione di sette case coloniche, un mulino, un forno c una chiesa. In tal modo si cercò di stabilizzare le famiglie coloniche sui fondi, dimensione questa pressochè sconosciuta in Sardegna dove dominava l'accentramento della popolazione nei centri. L'operazione andò comunque in porto, e l'azienda venne divisa in otto poderi di circa 30 ettari ciascuno in ognuno dei quali si insediò una fami­ glia di 8-10 persone. La stazione fitotecnica venne utilizzata per la moltiplicazione delle sementi idonee all' area sarda, mentre la sede fu collocata negli edifici esi­ stenti nella tenuta di S. Gimiliano, dove venne impiantato il campo speri-

to; E. DE CILLlS, Intorno agli Istituti di sperimentazione fondati dal Comitato perma­ nente del grano, in «Nuovi Annali di Agricoltura», v .1 926. Cfr. anche ID., La granicoltura siciliana e le basi del suo miglioramento, Catania 1931; ID., I frumenti siciliani, Catania 1 942.


104

La scienza delgrano

mentale vero e proprio106• RIETI

Uno dei problemi che assillava Strampelli era quello della produzione diretta delle sue sementi le cui richieste aumentavano di anno in anno in modo vertiginoso. Era una fase delicata del processo, e affidarla a ditte private voleva dire correre qualche rischio sui risultati del prodotto finito, né era possibile for­ nire una risposta alla domanda con i piccoli campi di moltiplicazione annes­ si alle tre stazioni fitotecniche, ne, tantomeno, era pensabile ridurre la super­ ficie destinata alla sperimentazione a favore della moltiplicazione. Era necessario un apposito fondo agricolo da destinarsi a questo scopo, e l'occasione si presentò nel 1924 quando si potettero acquistare gli oltre 200 ettari della tenuta S. Pastore di proprietà del principe Potenziani107• Il fondo venne diviso in 19 colonie date a mezzadria, i cui centri dire­ zionali furono Piedifiume e Casabianca. Va detto che dal 1924 al 1926 la tenuta venne ceduta in affitto alla Società italiana per la produzione dello zucchero indigeno, fermo restan­ do che la moltiplicazione dei frumenti Strampelli doveva essere fatta sotto il controllo dell'istituto. Il fondo, tornato alla gestione diretta dell'istituto nel 1927, produceva in assoluta purezza genetica, circa 2000 quintali dei diversi frumenti Strampelli, metà dei quali costituivano la parte colonica sulla quale però l'istituto si riservò un diritto di prelazione qualora le richieste di prodot­ to ne avessero creata la necessità.

S. ANGELO LODIGIANO Nel 1933 la contessa Lydia Caprara, vedova del conte Gian Giacomo Morando Attendalo Bolognini, donò all'Istituto nazionale di genetica il

6 10

ASSGRi, APS, b.21 (n. p), f. 7, Relazione di Michele Meletti, responsabile della sta­ zione fitotecnica sarda del 14 febbraio 1943. 107 Acquisto del 6 gennaio 1924.

Le strutture

105

suo castello a S. Angelo Lodigiano, in provincia di Milano, con l'intera tenuta composta da otto fondi agricoli di complessivi 400 ettarÌ108• Lo scopo era quello di creare una fondazione intestata al marito la quale fungesse da stazione fitotecnica per l'Italia settentrionale, e con regio decreto del 1 9 febbraio 1 934 (n. 459) la fondazione Bolognini fu eretta a ente morale•c<� BADIA POLESINE

Nel 1937 per iniziativa del comune di Badia, che mise a disposizione un proprio podere e gli uffici necessari, del Consorzio agrario provinciale, della Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, del Consiglio provinciale delle cor­ porazioni, e più tardi della Società polesana produttori sementi, che contri­ buirono finanziariamente, nacque la Stazione fitotecnica di Badia Polesine. Gli obiettivi che i vari enti si posero nel realizzarla erano quelli di crea­ re un centro sperimentale particolarmente indirizzato al miglioramento delle colture polesane, e quello della produzione di sementi per soddisfa­ re i bisogni della provincia esportando il surplus in quelle limitrofe110•

'"' Sulla nascita di questa e delle altre stazioni fitotecniche cfr. ASSGRi, b.21, f.20, rela­ zione sull'attività svolta dall'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura. Relazione del direttore Prof. Ugo De Cillis, 12 aprile 1955 Per quanto concerne le stazioni fitotecni­ che di Badia Polesine e Montagnana, si veda; lbid., b.83, IG, f.7 cl.7, 1941; Ibid., b.86, 1945; Ibid., b.89, 1939; Ibid., b.91, 1 940; lbid., b 93, 1943; Ibid., b 94, 1944; Ibid., b.83, 1942; Ibid., b 83, 1942, f.8. Per la Stazione fitotecnica di Urbino Ibid. passim. Per la stazione fito­ tecnica lombarda a S. Angelo Lodigiano, Ibid., b 86, f.6 cl.6; Ibid., b.89, 1945 ; Ibid., b 89, 1939; Ibid., b 91, 1 940; Ibid., b 93, 1 943; Jbid., b 83, 1942. Per la Stazione fitotecnica di Cagliari; Jbid., b 62, 1930; Jbid., b 65, 1 933; Ibid., b 83, 1941; Ibid., b 86, 1945; Jbid., b 89, 1939; lbid., b 91, 1940; Ibid., b 93, 1943; lbid., b 94, 1944. Per quanto concerne il castello Bolognini cfr.; Ibid., b 21, f.1, relazione di G. B. Bottazzi al direttore deii'INGC sull'uti­ lizzo del castello Morando Bolognini come sede della stazione fitotecnica delle province lombarde, 29 ottobre 1942. 109 Sull'attività sperimentale svolta a S. Angelo Lodigiano, cfr. ASSGRi, APS, b.21, f. 18, fogli riepilogativi dei risultati delle sperimenta7.ioni del grano effettuate nella stazione fitotecnica Ji S. Angelo Lodigiano 1 938-1939; Ibid., f.2, «Programma di attività per il miglioramento genetico dell'erba medica», relazione di G. B. Bottazzi reggente della Stazione fitotecnica di S. Angelo Lodigiano, 23 marzo 1 943 110 ASSGRi, APS, b. 31 {n. p.), f. 27 <<Attività svolte dalla stazione fitotecnica di Badia dalla sua fondazione», 1942


Il castello Bolognini a S.Angelo Lodigiano, acquisito dall'Istituto nel 1933 con il sotto­ stante campo sperimentale.

Il castello Bolognini.


Due campi sperimen tali della Stazione fitotecnica di Badia Polesine.

Strampelli nella

Stazione fitotecnica di Montagnana. Anni '30.


110

La scienza delgrano

La stazione di Badia, oltre che sul fondo comunale di 6 ettari, potette contare su un altro appezzamento di 22 ettari preso in affitto, sui quali, fin dal 1937, si iniziò la sperimentazione dei frumenti Strampelli a cui si affiancò quella sul ricino, lino, orzo, avene, patate, erba medica, soie, papavero da oppio, cipero, tapinabour, arachide e timo111•

MONTAGNANA, URBINO, FORLÌ

Sempre nel 1937 si s eguì lo stesso percorso per far nascere la stazione fitotecnica di Montagnana, mentre l'anno successivo, promossa dal Consorzio agrario cooperativo, nacquero la stazioni fitotecniche di Urbinom e di Forlì, quest'ultima sorta sulle terre di proprietà dello stesso Mussolini. Il lavoro svolto da Strampelli nei suoi campi sperimentali fu immenso. Per averne una idea abbiamo elaborato nelle tabelle s eguenti le quan­ tità delle varie tipologie di spcrimentazioni nei campi di Rieti, Foggia, Roma, Leonessa, Cagliari e Rocca di Mezzom, e i rendimenti per ettaro delle principali varietà nello stesso arco cronologico114•

"' Cfr. Ibid., b.31, f.26, quadro riassuntivo dei risultati del campo di orientamento dei lini di Badia Polesine 1942; Ibid., f.6, schemi dei risultati della sperimentazione delle pata­ te a Badia Polesine 1939. Ibid., f.3, registro riepilogarivo dei risultati dei raccolti delle pata­ te a Rieti, Leonessa e Badia Polesine, 1936-1938; Ibid., f.1, appunti, schemi vari sulla spe­ rimentazione delle patate a Rieti, Leonessa e Badia Polesine 1937-1939. Ibid., b. 21 (n. p.), f. 12, quaderno di appunti relativo alle sperimentazioni del ricino a Rieti e Badia Polesine, 1938 f.17, fogli riepilogativi dei risultati delle sperimentazioni del grano effettuate nella sta­ zione fitotecnica di Badia Polesine. 1938-1939. Ibid., b. 6 (n. p.), f.2, coltivazione ricino a Badia Polesine, relazione,1941 111 ASSGRi, APS, b.31, f.32, registm dei dati relativi alle sperimentazioni effettuate nella stazione fitotecnica di Urbino, 1942 "' Ibid., b. 35, f.5, schema riepilogativo delle colUJre sperimentali dell'anno agrario. Lo schema riporta il numero degli allevamenti, delle prove colturali delle ibridazioni, molti­ plicazioni il l/\ e 2/\ generazione ecc. nei campi di Roma, Rieti, Foggia e Leonessa, 19221923; Ibid., f.6., 1923-24; lbid., f.7, 1924-1925; Ibid., f.8, 1925-1926; Jbìd., f.9, 1926-1927; Ibid., f.10, 1927-1928; Ibid., f.11, 1 928-1929; Ibid., f.12, «Specchio numerico riassuntivo dei tipi di frumento, avene, orzi e segale coltivati nei vari campi sperimentali nell'am1o agrario 1925- 1926», Vengono riportate per ogni stazione (Rieti, Roma, Foggia, Sardegna, Leonessa e Rocca di Mezzo) i dati delle coltivazioni ottenute da ibridi e selezioni in fissa-

Le strutture

111

LE sTRUTTUREPER LA DISTRIBUZIONE DALL'UNIONE PRODUTIORI ALL'ARS

La tenuta S.Pastore rappresentò la base per la nascita a Rieti dell'Associazione riproduttori sementi, la cui originaria denominazione fu quell� di Associazione reati�a seme?-ti. . . . ,. Grà nel 1905 Strampelh aveva mtUito l rmportanza dr un coordma­ . mcnto nella commercializzazione dei suoi grani. Al tempo la preoccupazione principale era quella delle continue frodi cui era soggetto il Rieti originario, cd egli aveva stimolato la nascita dell'Unione produttori grano da seme �Ilo scopo di controllare la com_mercializzazione del prodotto, ma, probabilmente, anche con l'idea di . avere una struttura idonea alla diffusione dei suoi grani. Una operazione difficile, che andava a contrastare con i particolarismi dai quali i proprietari dell'agro reatino sembravano non riuscire a liberar­ si, tanto da fargli scrivere al Ministro di agricoltura che il suo progetto di «disciplinare detto commercio)), onde affrontare il problema del «discre-

zione, allevamento e in prove colturali, il prima e seconda generazione. Allo schema ridot­ to dei dati del 1927-1928 ed alu·i due schemi simili,1925-1926; Ibid., f13, schema delle superfici utilizzate nei campi di Rieti, Roma, Foggia, Leonessa, Sardegna, Rocca di M�zzo e S. Pietro per le prove colturali, allevamento, fissazione, moltiplicazione iniziale, campo catalogo, moltiplicazioni in seconda generazione e ibridi, 1925-1926; Ibid., f.20, quaderno con l'elenco delle semine nel campo sperimentale dell'Inviolatella. «Campo sperimentale di colle», 1926; Ibid., f.21, quaderno con l'elenco delle semine nel campo sperimentale dell'Inviolatella. «Campo sperimentale di piano», 1 926 ; Ibid., f.22, Quaderno con l'elen­ co delle semine nel campo sperimentale dell'Inviolatella. «Campo sperimentale di valle», 1925; Ibid., f.23, «Superfici seminate e numero delle colture nei diversi campi>> (Rieti, Foggia, Roma, Leonessa, Sardegna) 1930-1931; Ibid., f.24, quaderno delle varietà semina­ tè nei diversi campi sperimentali. Rieti, Foggia, Leonessa, Sardegna, S. Pastore, 1930-1931; lbid., f.25, quaderno delle moltiplicazioni iniziali dei tipi scelti per i quali erano in corso anche le prove di molitura, glutine, azoto ecc. 1930-1931; Ibid., f.26, quaderno nel quale sono sintetizzati i dati relativi al prodotto per ettaro delle diverse varietà di frumenti spe­ rimentati dal 1920 al 1930 e la media degli anni, 1920-1930. '" Ibid., f.27, quaderno nel quale sono riportati l'elenco delle colture e le relative superfici impiegate nei campi di Rieti, Foggia, Roma, Sardegna,1931-1932; Ibid., f. 28, Quaderno nel quale sono riportati l'elenco delle colture e le relative superfici impiegate nei campi di Rieti, Foggia, Roma, Sardegna, 1932-1933; Ibid., f.29, 1933-1934; Ibid., f.30, 1934- 1935; Ibid., f.31, 1935-1936; Ibid., f.32, 1936- 1 937; Ibid., f.33, quaderno delle «Semine sotto la gabbia fatte dal 20 al25 novembre 1930», 1930-1931; lbid., f.34, quader­ no che riporta i dati relativi ai risultati dei raccolti a Roma nelle singole aiuole, 1927.


'

-- - -

--·--- --·-·

ra scieuza_ del_gra no -

--------·- -

.. .

Le strutture

- - · --- - ----

QUADRO DELLE SPERIMENTAZIONI EFFETIUATE NEI DIVERSI CENTRI SPERIMENTALI DAL 1923 A1 1929

1923 1924 -

PROVE COLTIJRALI ALLEVAMENTO FISSAZIONE MOLTIPLICAZIONI INIZIALI CAMPO CATALOGO MOLTIPLICAZIONI TRAPIANTO IA GENERAZIONE 2AGENERAZIONE PROVE DI CONCIMAZIONE COLTURE DIVERSE IN USO TRIBU' ESPERIENZE DI SF.M:INA CON DIVERSA QUANTITA' DI SEME

IRIE11

ROMA

FOGGIA

LEONESSA

872 315 1644 17

919 54 644-

710 151 4-45

31 10

42420 70 IO

23

7

-

4-

ROCCA DI MEZZO 30

1925-1926

l TOTALR 3035, 540 2803 27

31

4-4 ·'

226

226

\

RIETI ROMA FOGGIA SARDEGNA LEONESSA ROCCA DI TOTALE . MEZZO 2247 28 24-9 631 665 674 PROVE COLTURALI 1233 75 ICS 288 765 ALLEVAMENTO 1853 15 130 79 1629 FISSAZIONE 20 4 5 2 9 MOLTIPLICAZIONI INIZIALI 24 24CAMPO CATALOGO 92 24 21 29 18 MOLTIPLICAZIONI TRAPIANTO 184 1841 A GENERAZIONE 9 9 2AGENERAZIONE PROVE DI CONCIMAZIONE 27 COLTURE DIVERSE IN USO TRIBU' 126 ESPERJENZE DI SEMINA CON DIVERSA UANTITA' DI SF.M:E 58!1 28 i 367 892 3339 1105 TOTALE 1924-1925

LI PROVE COLTURA O ENT XfiEVAM FISSAZIONE 11PLICAZIONI INIZIALI MOL PO CATALOGO TIPLICAZIONI M5[

CAM

'fRAPIANto

RIETI ROMA FOGGIA SARDEGNA LEONESSA ROCCA DI TOTALE MEZZO 986 64-2 889 352 260 3159 30 447 30 116 9 602 954 41 39 24 1058 4 18 6 32 4 27 27 1423 18 8 IS 78

39 .tA GENERAZIONE 19 2!-GFNERAZIONE ì.>ROVE DI CONCIMAZIONE 17 COLTURE DIVERSE IN USO TRIBU' ESPERIENZE DI SEMINA CON DIVERSAQUANTITA' DI SEME 2521 ToTALE

. 1926�1927 .

39 24

5

129 1116

I7 4 129

4 830

312

30

5169

RIETI ROMA FOGGIA SARDEGNA LEONESSA ROCCA DI TOTALE MEZZO PROVE COLTURALI 669 532 199 496 82420 2740 ALLEVAMENTO 399 53 18 87 557 FISSAZIO� 992 I95 243 4 1434 MOLTIPLICAZIONI INIZIALI 23 21 25 69 CAMPO CATALOGO 29 29 MOLTIPLICAZIONI 12 27 18 20 3 80TRAPIANTO 19 19 lA GENERAziONE 18 18 2AGENERAZIONE 6 6 COL'ltJREDIVERSE IN USO 32 32 ESPERIENZE DI SEMINA CON 12 117 129 - DIVERsA QUANTITA' DI SEME


Le slrutture

La scienza delgrano 1927-1928 PROVE COLTURALI ALLEVAMENTO FISSAZIONE MOLTIPLICAZIONI INIZIALI CAMPO CATALOGO MOLTIPLICAZIONI TRAPIANTO lA GENERAZIONE 2A GENERAZIONE PROVE DI CONCIMAZIONE COLTURE DIVERSE IN USO TRIBU' ESPERIENZE DI SEMINA CON DIVERSA UANTITA' DI SEME

RIETI ROMA FOGGIA SARDEGNA LEONESSA ROCCA DI 1TOTALF. MEZZO 249 28 631 665 674 2ì47

765 1629 9 24 18

288 79 2

105 130 5

75

29

21

24

4

184 9

15

1233

Hl53 .

'20 24 92

184 9

27

2�

126

f26'

RENDIMENTI PER ETIARO NEI DIVERSI CAMPI SPERIMENTALI RIETI 1929 r---1928 1927 1926 1925 1930 1924 1923 VARIETA' ·-

- ARLOTfA

��R_ONE ARA

IRGII10

!SMO�O �AUSTO ·DDA

·mtro

A};fiANO ENTANA

ILA GLORI IERAMOSCA A@ULLA

!ETI COM. ETI 11_

2550 22,30 25,50 23 20 23,35 20,35 22,40

19 95 I9,85 22 so 22,60

29,95

25,60 18,45

21,60

- .

34,25 35

4360

41,15 38,90

42,90 35,10 38,65 31,35 2625 42,20 33 60 37,25 -

-

30 34,85

l

39,16

22

25,40_ 30,34

28,25 32,25 27,25 25 57 2I,85 -

31 60

23,50 29,35 37 ,90 32,38 28,60 39 10 36,55 3419 23,63 -

r--!9.

-

-

30 70

34 70 28,50

27,30

25,14

40,30

40 85 42,30

43

42,93

30,30

-

32,30 30 40 41,10 3750 37,50

38,50

35,15 41,10 30 36 22,65

-

36

26 60

23 32 10 -

-

-

3I,10

3330

· -

3272 32 10 23,20

1922 43 45,80 44,30

-

-

-

-

-

-

-

-

31,90 23 20 19,40

42,80

22

29 26 10

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

30,90 36

26,80 32 70

)RENDIMENfl PER ETIARO NEI DIVERSI CAMI,I SPERIMENTALI A PIANO lROM L- - -

NARIETA' 1928-1929 PROVE COLTURALI ALLEVAMENTO FISSAZIONE MOLTIPLICAZIONI INIZIALI CAMPO CATALOGO MOLTIPLICAZIONI TRAPIANTO lA GENERAZIONE 2AGENERAZIONE PROVE DI CONCIMAZIONE COLTURE DIVERSE IN USO TRIBU' ESPERIENZE DI SEMINA CON DIVERSA UANTITA' DI SEME

RIETI ROMA FOGGIA SARDEGNA LEONESSA ROCCA DI TOTALE MEZZO 3159 260 352 30 642 889 986 602 11 6 9 30 447

954 18 27 14

41

4

23

39 19

39

6

24 4

18

15

5

17 129

4

8

1058 32 if 78 39 24 1f

4

129 -

JQ\�ÒTTA

jVARRONE IZI\RA

jVIRGIÙO

�YJONDO iFAUSfO JEDDA

!:=--

!MP.ITO

IM!fNT/INA

�DAMIANO

@Lb- GLORI

: ; FIERAMOSCA

�- FULLA �TI COM. l!@:tr li

1930 27 76 30,96 28.04 30 16 34,08

1929 27 36 28,04 31,96 26 88

36,24 20,44 27,16 3096 20,48 23

26,92

28,56

24,60

26,40 22,32 -

1928 1927 28 40 35 68 29,53 33,75 32,11 34,13 39,37 ___15,73 -

1926 1925 3445 30 60 35,88 32,40 36,35 -35,50 29,2 3390

36,I6

34,80

42,48

19 20 -

20,28

30,40 33,20

29,28 28,92

23,93

31,56

28,44

24,12

32,08

-

28,76

30,40

-

31,13 -- 36,53 f-f -

4I,64 _

-

28 64

-

0

21 60

-

-

-

-

-

36 30,6 32,40 31

-

-

27,45 32,25 37

-

34

-

-

-

-

34,25 33,50

f--

32,05

40,25

30,75

-

-

-

37,55 18,40

46,45

-

37,50 31 -

-

-

1921 1780 29,06 -

1920 25 56

-

-

-

-

-

-

31,80

-

-

-

-

24

-

4I,40

-

1920 31 05 32,50 34,30

40

1922 3420

-

27,65

-

1923 39 05 48 40,55 3770

f- - 1--

-

1924 25 70 35,10 39,85 25,30 30,22

1921 3I 50 29,40 30,70 -

21,70 22 80

43,10

-

25 33 1-33,80 34,50

31,40

36 56

42,56

52,80 22

39,28 -

-

-

42 44 42,40 39,50

34,50

32,06

-

23,I4 -

34,88

-

-

-

22 80 16,48

24,48

-

-

39,16 30,72 32,84


La scienza delgrano

----

_____ ____ _ _ __

SP M N_ E_ E TALI R0 E-' D E_ IM R P ND_ IVE NT PI E _ RI _ _ _ _ _ :. ...:: =-= =-NEI-" 'CAM_ :_ R_ _ _ -' I = = - -' = TI _ - 'A ---= :... .:.E --RS I-"

VARIETA1 l 1APULIA l VILLA GLOR1 j IMENTANA 1l DAMIANO \ RISMONDO l l ARDITO FIERAMOSCÀ BALILLA i FANFULLA i CAPPELLI l

1930 l 15 60 ! 19,60 21,20 .. 19140 14180 22 26 19 20 30,80 15 20 AZIZIAH-17-45 10,40 DAUN0111 17,60 DAUNO VI 17,60 HETIA 13,60

mANc

DURO DI PUGLlA

_

_

j FOGGIA

!

16,80

1929 l 1928 i 1927 25 80 23 60 i 1903 2�20 l 29lQ _ �4,40 30,80 32 ! 24,80 34 _� 26t80 22 l 32180 i .28180 --r-20,32 --;;-: ---t 19,20 . 27,60 f- 30 i 22,40 22 28 40 i 34 ' - 35,20 21,60 32 40 i 22 80 30,80 31,60 ! 24 24,40 34,40 22,80 28,40 31,20 23,20 22,40 21,60 16

l

24

26,40

l

20

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_ _ __

1924 i 1923 12 40 l 12 22 15 60 l 26 66 23120 l - !

1926 ; 1925 22 : 22 34 22 40 26 :

-

-

27,20..l. . _

-

38

l l

-

32 28,81 2L 34,40 28 20,80

l

32

--

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14,20 15,36 '" i . -i 16,72 20,80 : 20 35 -

- i

- -

--

- >=--

-

22,80 l 31,71 19,20 l 24 12,80 l 24,48 19,20

l

l

� ---s\ �1

1922 1921 19 21 37 2020 -- l -

- ' - - i - -- c- - -l20 ! 25145 21172 ! 24,97 24 ! 35,60 21,60 i 27,52

29,20

=:J: t

_ _ _ _

25,96

�-

24,30 -

-

--

24,88 20,48 13,52

27,20 2?,40 26,80 17,60

13,12

22,80

1922

1921 -

.

-

l

.

- J '

.

·l

RENDIMENTI PER E1TARO NEI DIVERSI CAMPI SPERIMENTAU SARDEGNA

VARIETA' CA LATAF1M1 MENTANA BALILLA DAMIANO VILLA GLORI ARDITO EDDA FIERAMOSCA CAPPELLI AZIZIACH 17-45 DAUNO I DAUNOIII DAUNOVI

1930 21 20 20 14,80 18 80 13,20 17,60 18 19,20 16 21 20 18 17,20 18,80

1929 6 70 6,80 1,90 5 70 7,20 3 5,20 6,50 3 30 1,10 -

-

1928 30 23,50 -

1927 18 80 20,20 -

--

28,20 24,60 -

-

23 28,80 24,60 21,40

-

1926 19 80 24,60

1925 -

-

-

.

-

1924 -

1923 -

-

-

13 16,20

17,80 15

-

-

-

-

15,80 14,20 20,80 22,20

-

-

-

-

19,80 16,20 20,70 20,10

-

-

-

-

-

-

-

-

l

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-

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1920 ; -

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- REN IMENTI LEONESSA

--

PER ETTARO NEI DIVERSI CAMPI SPERIMENTALI

1930 1929 ! 1928!" 1927! 1926! 1925! 1924 ' fVAIÙETA' 20 20 50 1 25 so 18 i 24 so 20 so ! 2340 i tcARLOTIA 23 l 22,70 i ! 23 . 20,50� _24,501 22,50 '_ �lf.tSO izA.RA ! 21,50 18,50 i 24,SOI 19,50 ! 25 26,50 1 21,70' l E �BAIONETT 23 T 18 50 ! 12 31 , sol 'CAMBIO 23 . 24,SO tc;REÒORIO MENDEL- i 19,50 1 19,SO i 22,SOi 17,SO i 21 24,50 ' 24,50! 18 25,50 19,87 . 21,40 ' --r21,50 i A 'f1L1 . i 18 25,50 � 26,50 ! ! 1S,SO. 16 YARRONE -1 -l -l 1 1S SO 1 VIRGILIO o o, : ,so 15 1 l i ! 2 s: � _____ !_ _ rDAMIANO 18 1 19,50 221 __ lZ.U. �29 i 25 l 22 sol �aSTACALDA 22 . 21 i 24 ! 23"j 21 22,5QJ 2s i · -,! �IETI 11 __ -i . 20 l 15,SO l 19,SO· 18,50 i -l RIETI COMUNE I QI\zoSIRENTE � 131 25� 22l 23,_2_0 2St121 13 i 24,SO J 14 30 19,SO i 22 21,44 _ u6,60 , tcJRzo VALLE OLIVA -:-S�SOf' 7 ! 23,50: 19 so ' 12,50 18,50 ! 21,8o i !QRZo RAINERI _

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1923 l 1922 1 1921 1920 25 i 14 96 ! 9 52 13 60 18,90 -l 1S,40 l 14,11 l 17,29 17,SO l _l_____ 13,SO i 1S,09 i 14,10 i 16 15,10 l 19,50 14,30 i 21,40 ! 23 ! 14,50 l 221 17,20 -i -i -l -l -l 18 : 16,10 l 12,90 I 17,50 , - l - 1 _::_ -l -1 18 14,56 17,141 13,20 9,20 14,64 8,Sl Il,�� s,so 7,60 i uTiJ,So

l

l

-

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--

11 8

La scienza delgrano

.------

dito rispetto alla genuinità d'origine del prodotto venduto su questa piaz­

Za», incontrava «ostacoli attualmente insormontabili, per il fatto che molti si sentono lesi ,c non lievemente, nei loro interessi.»115 L'occasione si ebbe nel 1914 quando Strampelli presentò il suo fru­ mento Carlotta che venne subito adottato dal principe Potenziani nelle sue tenute della valle reatina.

I risultati furono sorprendenti. Nella tenuta S.Pastore il Carlotta pro­ dusse un incremento di produzione di 2,40 q.li per ettaro, in quella delle Comunali l'incremento fu addirittura di 8,4 q.li, nel podere di S.Mauro 7,32 q.li e così via, con una media di accrescimento produttivo calcolata

in 5,41 q.li per ettaro 116, L'anno successivo l'Unione, p resieduta

dallo

stesso

principe

119

Le strutture

frumento, dovuta ad un errato impiego in zone inidonee, iniziarono a rite­ nere che il lavoro di Strampelli avrebbe prodotto progressivi danni all'e­ conomia reatina. Nel 1923 si arrivò ad una vera e propria spaccatura interna all'Unione

produttori grano da seme, fino al punto da estromettere Strampelli e tutti coloro che avrebbero coltivato i suoi grani. Quindi, proprio quando i grani Strampelli si stavano affermando in Italia, la maggioranza dei proprietari terrieri del reatino decise di rimane­ re anco rata al prodotto da sempre utilizzato, e votarono la trasformazio­ ne della denominazione dell'associazione in Unione produttori grano da seme Rieti originario, segnandone in modo inequivocabile il campo di �zione, tanto che da essa erano esclusi aprioristicamente tutti gli agricol­

Potenziani, decise di affiancare alla vendita del Rieti originario anche quel­ la del Carlotta Strampelli che ebbe un successo straordinario in tutta la penisola 117•

tori che non avessero scelto di coltivare esclusivamente il Rieti originario. In una nota sulla pubblicazione «La Regione Sabina», l'Unione sostenne con spirito chiaramente polemico con la Cattedra sperimentale:

Solo alcuni proprietari reatini, a cominciare dai Potenziani, intuirono che era tempo di modificare l'assetto delle produzioni dei loro fondi, c ini­ ziarono a produrre esclusivamente il Carlotta, immettendolo poi nel mer­

Il principe Potenziani, che al tempo la presiedeva , insieme a pochi altri proprietari, uscì dall'Unione per fondare, insieme a Corrado Pcroni, e sotto la guida di Nazareno Strampelli, l'Associazione Reatina Sementi

Negli anni seguenti iniziarono a crescere le richieste del Carlotta, con­ siderato una sorta di grano miracoloso, e diminuirono progressivamente quelle del Rieti originario.

cato nazionale e attenendone elevati riscontri economici. La maggioranza dei proprietari rimase ancorata alla produzione del Rieti originario e, facendo leva su una flessione delle richieste del nuovo

"' ASSGR.i, APS, b.32 (n. p.), f.19, lettera di N. Strampelli al Ministro di agricoltura s.d. (1904 ?) minuta; Ihid., b.32, f.18, «Per la moltiplicazione ed il commercio del nuovo fru­ mento Carlotta Strampelli». Relazione, s. f. (probabilmente di N. Strampelli) relativa alla commercializzazione del Carlotta da parte dell'Unione produttori grano da seme «Rieti». s.d. (1914). "' N. STRAMPELLI, Relazione sui risultati del nuovo frumento «Carlotta Strampelli» conseguiti nei campi regionali di prova, in «Annali del Ministero di Agricol tura Industria e Commercio>>, v.l915; Io., Rela7.ione sui risultati del nuovo frumento «Carlotta Strampelli» conseguiti nei campi regionali di prova nell'anno agrario 1914-1915, in «Annali del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio», v.1916; ID., Risultati ottenuti col fru­ mento «Carlotta Strampelli» nei campi regionali di prove negli anni agrari 1914-1915 e 1915-1916, Rieti, Trinchi 1916. 111 ASSGR.i, APS, b.32 (n. p.), f.18, «Per la moltiplicazione ed il commercio del nuovo frumento Carlotta Strampelli» ... cit.

che «Il Rieti originario è il più antico grano da seme, e, nonostante le novità di questi ultimi anni, resta e resterà sempre vittorioso per la sua �esistenza alla rugg ine» 118• •

legalmente costituita l'otto giugno 1924. A presiederla fu ancora una volta il principe Potem:.iani, mentre la direzione tecnica fu affidata a Bernardino Giovannelli, vicedirettore della Stazione sperimentale di granicoltura, e più stretto collaboratore di Nazareno Strampelli. Con la concessione dell'esclusiva della produzione fatta dalla Stazione all'ARS, il connubio tra i due organismi fu completo, e Strampelli riuscì final­ mente avere a disposizione una struttura attraverso la quale controllare diret­

tamente il processo di moltiplicazione e distribuzione dei suoi frumenti. Il riscontro nazionale fu enorme, tanto che nel 1925 l' ARS riuscì a smerciare la totalità dei grani Strampelli prodotti, 2752 quintali, a fronte di una richiesta complessiva che superava i diecimila quintali119• Nel contesto della battaglia del grano venne emanato un decreto legge

"' Unione Produttori Grano da Seme, in «La Regione Sabina», numero unico, s.d. 119 Cfr. C. PERONJ, Varietà e razze elette difrumenti nell'agro reatino, Rieti 1929, p. 91 .


pz

Lavori di costruzione dell'ARS, lungo l'attuale viale Maraini.

1928.

Interno deli'ARS.

Il simbolo deli'ARS con la correzione della denominazione avvenuta nel 1925 in seguito alla proclamazione della battaglia del grano.

L'edificio deli'ARS costruito a Rieti, all'imbocco dell'attuale viale Maraini 1929.


122

La scienza delgrano

Le strutture

(d.l 3-1-1926) che stimolava la nascita di consorzi e associazioni per la produzione e distribuzione di scmenti elette. I contributi concessi erano notevoli, fino al 50 per cento delle spese di impianto, compresi i fabbricati necess �ri, ma tale pr�vvc imento rig� ar� dava esclusivamente le strutture d1 nuova costttuzwne, e qumdt l'Associazione reatina sementi, nata appena due anni prim�, né rimaneva esclusa. L'unica possibilità era quella di sciogliere l'associazione e costituirne una nuova, cosa che avvenne nel febbraio 1 926 quando nacque L'Associazione riproduttori sementi, che conservava la stessa sigla, ARS del precedente ente 110• Subito dopo si tentò di ricucire i rapporti tra il nuovo organismo e l'Unione produttori grano da seme Rieti originario, ma all' inizio senza suc­ cesso, tanto che ad una ventilata ipotesi di fusione, l'Unione diramò una cir­ colare ai propri soci che aveva il sapore di un vero e proprio anatema. Nessuno avrebbe dovuto allacciare rapporti con i rappresentati dell'ARS;che agivano in «sleale conco.rrenza», pena l'espulsione dall'asso­ ctazwne. Mario Marcucci, podestà di Rieti indisse nel giugno 1926 una riunione tra tutti i proprietari dell'agro reatino che segnò l'inizio di un progressivo decadimento della vecchia Unione in quanto molti soci decisero di aderi­ re al nuovo organismo r.iconosciuto c finanziato dalla stato all'interno del quale avrebbero per altro potuto liberamente continuare a produrre il

gran Strampelli smerciati dall'ARS furono di 4450,71 q .li. Tali dati non rendono comunque pieno merito ai frumenti creati a Campomoroi, anzi sarebbero perfino fuorvianti, se non si tiene conto che mentre la disponibilità del Rieti originario superava abbondantemente la domanda, con i grani Strampelli si riusciva a soddisfare solo in minima parte le richieste che pervenivano da ogni parte d'Italia e successivamente del mondo. Nel 1929, ad esempio, vennero venduti 1072,70 quintali di Rieti origi­ nario, a fronte di una disponibilità di 1500 q.li. Discorso diametralmente inverso per i grani Strampelli. Del Carlotta le richieste ammontarono a 568 q.li ma la disponibilità era solo di 368, ancor più macroscopica fu la situazione per l'Ardito, i cui 315 quintali venduti, soddisfacevano solo in minima parte le ordinazioni che ammontarono a 1287 q .li, e per il Villa Glori, 296,32 q.li venduti con­ tro richieste per 1805 q.li. In sintesi, per citare solo i dati di quell'anno, la disponibilità di razze elette Strampelli era di 4450,71 q .li a fronte di richieste che ammontarono a 8657,80 q.li, mentre per il Rieti originario la disponibilità superò la domanda di circa 430 q.li121• Tutto questo mette in marcata evidenza la scarsa propensione dei pro­ prietari reatini a modificare il loro modo di produrre, c una diffidenza verso le innovazioni che Strampelli creava nel suo laboratorio di Campomoro che resistette anche davanti alla concreta possibilità di mag­ giori guadagni. Questo consentì all'Unione produttori grano da seme originario, di continuare in qualche modo a sopravvivere, pur se le richieste esterne del grano autoctono reatino scendevano progressivamente. Nel 1925, per decantare le qualità del Rieti originario, l'Unione fece redigere da Francesco Palmegiani un opuscolo che, per impostazione e contenuti sembra più appartenere a quella pubblicistica di metà Ottocento con la quale il prodotto reatino si era conquistato uno spazjo di rilievo nella granicoltura italiana122• La verità era che ormai i grani di razza eletta Strampelli stavano pro-

?

Rieti originario.

Tre anni dopo l'ARS costruì all'inizio dell'attuale asse di viale Maraini, un moderno complesso destinato alla selezione e commercializ­ zazione dei grani, sia di quelli creati da Nazareno Strampelli, sia del Rieti

ortgtnarto.

·

Così nel suo catalogo tornò l'antico frumento tipico della valle reatina che incontrava ancora numerosi estimatori in Italia, tanto che nel 1926 se né vendettero ben 1 824,45 quintali, poco meno della quantità complessiva delle sementi Strampelli Carlotta, Varrone, Ardito, Mentana, Villa Glori ed altre, per un complesso di 2078,80, quintali anche se va detto che negli anni successivi i grani Strampelli presero decisamente il sopravvento tanto che ncl 1929, a fronte di una vendita di Rieti originario di 1072 quintali, i

123

"' Nostra elaborazione in base ai dati riportati da. C. PERONI, Varietà e razze elette di

120

ARS, Statuto dell'Associazione Riproduttori Sementi, Rieti 1926.

frumenti nell'agro reatino, Rieti 1929, p. 99. •u F. PALMEGIANI, Ii Grano «Rieti Originario», Rieti 1925.


124

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La sciema del_grano ___

· - ______ _____

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gressivamente sostituendo i frumenti tradizionali e, semmai una alternati­ va poteva esistere a q acsti, andava ricercata nei frumenti derivati dal siste­ ma di ricerca alternativo a quello di Nazareno Strampelli, cioè a dire quel­ lo della s elezione genealogica professato da Francesco Todaro che, per diffondere i suoi grani, aveva creato in Emilia la Società bolognese pro­ duttori sementi, alter ego dell'ARS reatina. Due scuole di pensiero quella di Todaro c Strampelli che caratterizza­ rono la granicoltura italiana del tempo, c tra le quali, come vedremo, pre­ valse alla fine quella dello scienziato reatino. La discrasia tra l'Unione e l' ARS era tale che quando ci si rese conto che le richieste del Rieti originario precipitarono, fino al punto da mette­ re in discussione la stessa esistenza dell'Unione, questa, anziché tornare sui suoi passi, incaricò Marco Michahelles, allievo del Todaro, di avviare un percorso di selezione genealogica del frumento reatino, e adottò quale prodotto di vendita il Rieti Todaro fam.11, come a dire, proprio nel cuore dell'esperienza scientifica di Strampelli, ci fu chi ritenne opportuno inve­ stire sulla scuola alternativa. Corrado Peroni, al tempo direttore della sezione reatina della Cattedra ambulante per la Sabina, che lavorò a lungo per cercare di ricucire i rap­ porti tra l'Unione e l'ARS, così si esprimeva nel 1929: Non pochi granicoltori reatini rimasti completamente sordi ad ogni sollecitazio­ ne mirante ad ottenere la loro adesione all'ARS, restarono e restano ancora avvin­ ti alla vecchia Unione [ . ..] rileviamo solo l'errore madornale in cui essa è caduta credendo che in tal guisa fosse possibile una rivalorizzazione del Rieti originario e il poter dar forma ad un monopolio di grani da seme di razza eletta . . . . origina­ ria reatina. Riconoscerà l'Unione, l'errore in cui è stata trascinata dalla cieca osti­ nazione in errati concetti sul reale valore dei diversi tipi di frumento e derivante nella migliore delle ipotesi - da un non sostenibile spirito di campanilismom?

Che questo atteggiamento di ostilità nei confronti delle innovazioni prodotte da Strampelli abbia avuto un peso pratico lo testimonia l' evi­ dente contraddizione in cui Rieti si trovò nel 1 931 quando venne addita­ ta dal duce come una delle province con minor produttività frumentaria del Paese. Il capo del governo non intendeva certamente evidenziare le misere

113

Cfr. C. PERONI,

Varietà e razze elette difrumenti nell'agro reatino, Rieti 1929, p.91.

Le strutture

125

condizioni economiche della nuova provincia laziale per correre in suo soccorso, né manifestare preoccupazione per la scarsità dei raccolti della provincia, se non altro p.er l'insignific�nte incidenza s.u dato complessivo nazionale, quanto sottolineare una evtdente contradd1Z1one. L'occasione della citazione fu una sua relazione al Comitato perma­ nent e del grano in cui sintetizzò risultati raggiunti dalla «battaglia» in quell'anno. Quella collocazione in coda alla graduatoria nazionale, insieme a Reggio Calabria, Nuoro e Frosinone, aveva il sapore di un rimprovero, e della sottolineatura della contraddizione che il luogo dove erano nati i cosiddetti grani della vittoria creati da Nazareno Strampelli, era quello che manifestava reticenza ad utilizzarli, restando legato a vecchie e superate concezioni agricole. Certo, il territorio reatino per conformazione modologica, con appe­ na 43.800 ettari coltivati a frumento su 104.600 seminativi, su un totale della supedicie di 260.667 ha di superficie territoriale, non poteva com­ petere con altre zone d'Italia, soprattutto se si tiene conto che le aree real­ mente produttive erano i 3000 ettari della pianura reatina, i poco più che 600 della piana del Tevere, e i 2800 collinari della bassa Sabina. Per il resto solo aree montane, nelle quali raggiungere elevate rese non era certamente agevole. In ogni caso la citazione in negativo di Mussolini, che di certo non si poteva mettere in discussione, se non altro perché era assolutamente vera, funzionò come una vera e propria doccia fredda nell'ambiente agricolo locale. A tentare di spiegare il fenomeno fu Corrado Peroni sul Giornale di agricoltura della domenica del 6 dicembre 1931. Da buon mediatore qual' era, Peroni fece carte false per non ricondur­ re la vicenda alla diatriba tra l'ARS e l'Unione, e alle conseguenze che questa aveva generato spingendo gran parte degli agricoltori locali a resta­ re ancorati anacronisticamente al Rieti originario anziché adottare, come era accaduto in quasi tutte le province italiane, le razze elette che Strampelli aveva creato proprio su quel colle di Campo moro adiacente alla città, e che riproduceva nel sottostante campo sperimentale vicino al Velino, e moltiplicava nella tenuta di Piedifiume acquisita dal principe Potenziani. . Compito arduo quello di Peroni che nel lungo articolo non citò mai né ·a Rieti originario né Nazareno Strampelli, né tantomeno la vicenda tutta


126

e� n� de n� a�s� za o -------------------� �a � L� � �l� �� a�

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Le strutture

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reatina della diatriba tra l'ARS e l'Unione124, Egli iniziò con un preciso atto dovuto nei confronti del duce: L'incisiva parola mussoliniana e la chiarezza delle cifre rispecchiano una verità matematica: nella nostra provincia il rendimento medio unitario di grano è così basso da farla classificare fra quelle meno produttive d'Italia.

Poi passò in rassegna tutte le difficoltà territoriali della provincia lasciandosi andare ad argomentazioni davvero poco credibili: Le avverse condizioni del terreno, sono aggravate da un clima decisamente ingra­ to. La irregolare e mal distribuita caduta delle piogge abbonda nel periodo autun­ no-invernale producendo danni con la rapidità di scorrimento sui terreni in decli­ vio e col ristagno in fondi-valle, mentre scarseggia e manca durante la primavera e l'estate allorché sarebbe grandemente benefica.

E proseguì ancora sottolineando il problema delle «brinate tardive e delle nebbie spesso fittissime» soprattutto lungo il Velino e Turano, e poi ancora delle inadeguate vie di comunicazione che incidevano sui « . . . prez­ zi dei concimi e degli altri mezzi di produzione», e come poi non far rife­ rimento al « ... disagio economico della nostra popolazione», alle carenze del credito agrario c perfino ai governi passati «retrogradi» e disattenti nei confronti del reatino. Tutte argomentazioni facilmente smentibili se si tiene conto che Rieti da s empre era considerata un vero e proprio paradiso cerealicolo, e che anzi, proprio a quelle condizioni ambientali denunciate da Peroni, doveva la qualità del suo grano capace di resistere alle ruggini come nessun altro in Italia. Che i governi prefascisti fossero poi stati ingenerosi riguardo alla gra­ nicoltura reatina, fu una affermazione quantomeno ingenerosa se si tiene conto che la Cattedra ambulante di granicoltura di Rieti creata nel 1903, fu tra le pochissime finanziate direttamente dallo stato, il quale seguì diret­ tamente il suo evolversi finanziando la sua trasformazione in Regia sta­ zione sperimentale, c via via fino a farla crescere come il principale labo­ ratorio di studio e ricerca granaria in Italia. IH C. PERONI, Il frumento di Rieti. Considerazioni sulla produzione media unitaria, in «Giornale di agricoltura della domenica», 6 dicembre 1931, p. 545.

127

Nessuna delle argomentazioni di Peroni poteva giustificare quel 7,6 quintali per ettaro che per altro, ben lungi da costituire un dato anomalo, rappres entavano un vero e proprio successo se si tiene conto che nell'an­ no precedente la produzione media fu di 6,39 q.li, e nel quinquennio pre­ cedente la media fu di poco superiore ai 5 q.li. Quindi in quell'annata si era ottenuto un aumento di produzione del 19% rispetto al 1930, e di circa il SO% maggiore alla media del quinquen­ nio precedente, e questo è facilmente spiegabile con l'utilizzo delle semen­ ti Strampelli da una parte degli agricoltori locali, soprattutto di alcuni grandi proprietari come i Potenziani che ruppero ogni filo con l'ambiente agricolo locale che nelle creazioni di Strampelli non vide una opportunità, ma una minaccia per l'antica e ormai insostenibile economia basata sul

Rieti originario.

Nel concludere l'articolo Peroni non può fare a meno di rifugiarsi nella retorica fascista più retriva e vuota, quasi a voler sopperire con essa l'ostinazione degli agricoltori reatini: . . . colla serenità che deriva dalla coscienza dell'utile lavoro compiuto, con rinno­ vate energie, con raddoppiato ardore, con ritemprata fede, i nostri rurali mirino sempre più avanti, sempre più in alto.

Appena due anni prima Peroni aveva così concluso un altro suo scritto: ... il locale commercio del grano da seme, forte nel passato col Rieti originario, ben istradato e promettentissimo al presente con le razze Strampelli, di queste seguirà le sorti, guadagnando il luminoso avvenire a cui tende con onestà, con fermezza, con passione, con fede. E a Rieti rimarrà e si accrescerà la fama di centro produt­ tivo dei migliori frumenti, con cui la patria italiana avrà l'auspicata vittoria: la «Vittoria del grano»m.

La verità era che a Rieti dominava ancora incontrastato il culto per il

Rieti originario e le uniche altre varietà coltivate erano il Gentil Rosso e il Todaro n. 1 1 , prodotto proprio dal rivale nazionale di Strampelli.

Nel 1927, in base ai dati riportati dallo stesso Corrado Peroni, l'uti­ lizzo delle razze elette, era limitato al 5 % della superficie granaria com­ plessiva, appena 2200 ettari, in gran parte di proprietà dei Potenziani, mentre nel rimanente 95 % della superficie, 41680 ha, erano impiegate 125

Io., Varietà e razze elette difrumenti nell'agro reatino, cit., p.103.


J28

La scienza d_el_gran.o

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altre varietà1 26 Il rifiuto dei grani Strampelli appare in tutta evidenza, c la frammen­ tarietà del suo utilizzo, 1 5 varietà diverse in appena 2200 ettari, testimonia una sorta di cmpiricità nell'utilizzo di tali frumenti, quasi fossero prove colturali effettuate per curiosità, senza cioè una precisa connessione tra varietà frumentarie e caratteristiche ambientali dei fondi agricoli. Non a caso quando le varietà Strampelli si iniziarono a coltivare siste­ maticamente, si ridussero a tre o quattro, in modo particolare il Roma c il Virgilio, le quali, nel 1927, non risultavano per altro coltivate, e il Mentana che al tempo ricopriva appena lo 0,6% di quel S % di superficie coltivata con varietà elette. La situazione non si modificò affatto negli anni successivi come testi­ moniano i dati riportati da Nicola Calabrese per il 1 93 0 che sottolineò come le razze elette investivano appena il 6% della superficie cerealicola provinciale127, e altrettanta conferma ci viene dall'inchiesta Ciferri che evi­ denziò l'incontrastato dominio delle razze tradizionali123• Altrettanto evidente appare il deciso cambio di rotta che si ebbe negli anni successivi alla negativa citazione mussoliniana, tanto che nel 1939 la situazione si era del tutto invertita, e le sementi elette erano coltivate sul 90% della superficie, non proprio come nell'Italia settentrionale dove le varietà comuni erano completamente scomparse in ben 26 province a favore dei grani Strampelli, ma in ogni caso, come testimonia la tavola seguente, in termini decisamente diversi rispetto a pochi anni prima129•

CONFRONTO TRA I:UTILIZZO DI SEMENTI ELETTE NEL CIRcoNDARIO DI RIETI 1927-1939 dati % ..

Vecchie razze Razze elette ROMA MENTANA

L'economia Sabina dalla ricostituzione della provincia al 1930, Rieti 163. 111 Cfr. R. CIFERRI, lnchiesta preliminare sulle razze difrumento coltivate in Italia nel 1939-1940 . . . cit. p.469. 119 Fonti per il 1927; C. PERONI, Note sullo stato attuale della granicoltura in provincia di Rieti, Ricri 1927, per il 1939: R. CrFERRI, Inchiesta preliminare sulle razze di frumento coltivate in Italia nel 1939-1940, in «Arti della Regia Accademia dei Georgofili», s. VI, (1940), v. VI, pp. 438-548. 121 N. CALABRESE, p.

94

10

5

6

90

0,6

8

3

FRASSINETO 405 ROSSO DI LEONESSA

0,36

CARLOTTA STRAMPELLI

1,25

GENTIL ROSSO fam.48

1,09

ARDITO

0,46

INALLETTABILE

-

10 20 20

l

2

0,1 0,2

VARRONE

0,2

FAUSTO

0,1

BAIONETTE

0,2 2

TODAR0 48

20

RIETI

* Edda, Villa Glori, Dante, Virgilio, Itala Balbo.

1933,

95 -

ALTRI

126 ID., Note sullo stato attuale della granicoltura in provincia di Rieti, Rieti 1927.

1930

LIDORIO VIRGILIO

CERVARO

1939

1927

0,98*

3


130

La scienza delgrano

GLI IMPIANTI PER LA MOLITURA E LA PANIFICAZIONE

Strampelli non era preoccupato soltanto di creare le migliori condizio­ ni perché i suoi grani seguissero un adeguato ciclo biologico. Egli dovette spingersi anche oltre, al di là della produttività delle sue sementi, per dimostrarne le qualità merceologiche. Era un problema che egli si pose fin dall'inizio, tanto che fin dal 1904, tra gli acquisti iniziali dell'allora Cattedra ambulante di Rieti figura un molinetto a mano, e l'anno successivo un altro molino a macina e un forno per la panificazione, oltre a diversi strumenti per lo studio delle farine. Successivamente venne acquistato un molino a motore a cilindri (191 1 ), e un altro a palmenti nel 1914 per finire nel 1925, quando il labo­ ratorio tecnologico reatino si accrebbe di un molino a motore a cilindri con buratto, un forno elettrico, e una impastatrice automatica130• In effetti non appena vennero presentate le sue varietà elette, si avviò un processo denigratorio dei prodotti ottenuti, soprattutto sul frumento Ardito e su tutti i grani precoci. Le perplessità sembravano trovare un evidente riscontro nell'aspetto stesso dalla ca1·iossidc, più piccola e con una colorazione che apparve inna­ turale rispetto a quella dei tradizionali Genti/rosso, Rieti originario, Calogna ecc. Lo stesso Strampelli rilevò come i suoi grani furono oggetto « . . . di un'ingiusta quanto interessata campagna denigratrice, che li accusava di essere poco adatti alla panificazione, nei confronti di altri grani nazionali e specialmente dei grani importati dall'estero.»131 Il Ministero dell'agricoltura, preoccupato per le voci che giravano con sempre maggiore insistenza, anche in relazione al fatto che i grani Strampelli andavano progressivamente a sostituire le varietà tradizionali, fece eseguire numerosi controlli e analisi i cui risultati, che smentivano di fatto quando si andava sostenendo, vennero pubblicati nel 1930132• Per sfatare ulteriormente le ipotesi della negatività dei suoi grani dal

"" ASSG, libri di carico e scarico dei beni mobili. •;• N. STRAMPELLI, I miei lavori: origini e sviluppi. I grani della vittoria, in ING, ori­ gini, sviluppi, lavori e risultati, Roma 1932, pp. 47-81. m G. VANNUCCINI, I grani precoci, Roma 1930. Per quanto concerne la problematica della panificazione cfr. A . LURASCI-fl, L'Italia ed il suo pane v.J Milano 1935 ID., L'Italia

Rieti. Laboratorio tecrùogico. Molino a palmenti, impastatrice e piccolo forno elettrico. 1932.

Rieti. Laboratorio tecnologico con i molini a cilindri. Anni '20.


Rieti. Laboratorio tecnologico.

Roma. Laboratorio chimico.

Roma. Molino dimostrativo annesso all'Istituto di genetica.


La scienza delgrano

punto di vista merceologico, Strampelli ritenne opportuno che il ciclo spe­ rimentale dell'Istituto nazionale di genetica di Roma, includesse un setto­ re industriale di trasformazione delle farine in pane e pasta, delle quali venivano poi studiate le caratteristiche alimentari. Venne così rcali7.zato un impianto di molitura, un pastificio e un labo­ ratorio di panificazionc, nonché un museo delpane nel quale furono rac­ colte forme e varietà provenienti da tutto il mondo. Tutti i grani Strampelli dimostrarono di avere delle caratteristiche mer­ ceologiche del tutto simili a quelle dei grani tradizionali, soprattutto del Manitoba n.2, frumento di importazione considerato in assoluto il più pregiato per la panificazione. I dati relativi alla percentuale di glutine presente nelle farine del Manitoba n.2 e in quelle ottenute dall'Ardito risultarono molto simili, 46,85 il primo contro 44,22 il secondo, e lo stesso discorso val e per l'azo­ to della farina integrale, 2,20 contro 2,19, e le sostanze azotate 13,75 con­ tro 13,70. Insomma i grani precoci come l'Ardito il Mentana e il Villa Glori, creati da Strampelli, reggevano pienamente il confronto con il più autore­ vole frumento di importazione, cd erano quindi adatti a sostituirlo nelle produzioni alimentari133• I: ulteriore conferma di quanto sosteneva Strampclli, arrivò nel 1 924 da una ricerca del D'Ippolito che sfatò completamente tali supposizioni che avevano attecchito tra non pochi produttori. Egli prese in esame non solo la quantità, ma la qualità del glutine pre­ sente nelle diverse specie di farine dimostrando come molti grani Strampelli, in particolare il Carlotta e l'Apulia, erano adattissimi per la panificazione, mentre altri risultarono particolarmente idonei per la pasti-

ed il suo pane v.2 Milano 1936; lo., Eronomìa di frumento e pane, Milano 1917; Io., Odierni problemi dell'industria panaria, Milano 1920; Io., Sulla libertà di commercio delle farine e dei cereali, Milano1921; Io., Sul disciplinamento del mercato nazionale dei fru­ menti, Milano 1935; Atti del convegno nazionale di panificazione, Milano 1923; P. POTEL, Le probleme do pain. La qùalitè des bles et sou amelioration, Paris 1937; G. TALLA1UCO, Grano e pane, Roma 1933. Si veda anche ASSGR.i, APS, b.21 (n. p.), f.4, «Ricerche sulla influenza delle concimazioni fosfatiche e azotate sulle qualità panificabili del grano» 1933. m V. MoNTANARI, La produzione granaria in Italia, Roma 1959 cfr. anche L'impianto dimostratwo di molitura, panificazione e pastificazione, in INGC, Origin� sviluppi, lavori e risultati, cit. pp.197-204.

ficazione come l'Ardito riprodotto e il Daunom. Anzi, come dimostra la tabella seguente, numerosi frumenti di razza eletta, avevano ampiamente superato le qualità alimentari dei frumenti tra­ dizionali come il Rieti originario, e veniva introdotta una differenziazione tra le qualità dei frumenti che potevano essere ottimi per la pastificazione ma poco adatti alla panificazionc c viceversa. Il D'Ippolito, partendo dall'assunto, ampiamente condiviso, che la principale caratteristica che deve possedere il glutine per una buona pani­ ficazione è il suo rigonfiamento al calore, condusse le sue analisi non uti­ lizzando il vecchio aleurometro del Boland, ritenendolo ormai superato soprattutto a causa della scarsa attendibilità dei dati che forniva, ma uno specifico glutinometro che egli stesso aveva creato. Al bagno d'olio dell' aleurometro del Boland, si era sostituita aria calda, cosa che consentiva una più esatta misurazione della rigonfiabilità del glutine. Le polemiche e le perplessità sull'impiego dei nuovi frumenti sfuma­ rono progressivamente,e lasciarono come eredità positiva il fatto che Strampelli potctte completare il suo apparato di strutture con l'anello mancate del controllo sui risultati dei suoi grani nella fabbricazione del pane e delle paste alimentari.

"4 G. D'IPPOUTO, Ricerche comparate sui caratteri fisici del glutine di alcune varietà di frumento in rapporto alla panificazione, in «L'Italia Agricola», 6 1 (1924), n.3, pp. 1 1 6 - 121 Si veda anche V. GALBIATI, Pane di tipo unico o con farina di miscela, Milano 1939.


136

La scienza delgrano

QUALITA' ALIMENTARI DEI GRANI STRAMPELLI IN BASE ALL'INDAGINE DEL D'IPPOLITO VARIETA'

UMIDO % SECCO % CM. GLUTINE

GLUTINE TENACITA' DILATABILITA' QUALITA' A 120 G. buono per pane

Gentil rosso originario

24,80

8,90

25-30

Volumi 6,50

Semiaristato 48

24,30

8,30

35-45

Volumi 4,25

per pane

InaUettabile (fodaro)

27,20

9,08

45-50

Volumi 5,75

per pane

Carosella (Todaro)

27,30

9,14

25-30

Volunù 8,50

Rieti originario

27,38

8,28

45-50

Volumi 5,00

Rieti 745 (Strampelli)

27,80

9,42

35-40

Volunù 6,50

Carlotta Strampelli

32,80

10,22

75-80

Volumi 375

Apulia Strampelli

32,54

10,36

38-40

Volumi 6,50

Ardito riprodotto

32,90

1 1,20

90-95

ottimo Volumi 9.00 per paste discreto per pane

Dauno Strampelli

45,70

15,78

105-110

Manitoba originario

34,94

12,18

25-30

mediocre mediocre

ottimo per pane

l

LPane pasta

mediocre per

l per pane buono

1per pane buono

1per pane

Volumi 5,50

LASSU' A CAMPOMORO A STRAPPAR SEGRETI ALLA NATURA

buono

ottimo per paste

buono Volumi 6,50 per pane

DALLA SELEZIONE GENEALOGICA ALLA MANIPOLAZIONE GENETICA

Quando Strampelli arrivò a Rieti non iniziò a lavorare subito all'ibri­ dazione del frumento ma, in modo più coerente con quello che era la Cattedra ambulante che dirigeva, sulle malattie del grano, ed in particola­ re a quella dovuta all' Ustilago Carbo, utilizzando il Rieti originario come punto centrale delle sue indagini. Studiò poi l'azione oligodinamica di alcune sostanze chimiche come il manganese, e rivolse la sua attenzione anche alle tipologie di concimazio­ ne, nonché alle rotazioni agrarie e alle tecniche di lavorazione del suolo nella valle reatina1• Ma il principale lavoro di questa sua prima fase di impegno scientifico nel capoluogo sabino fu il suo studio sul frumento Rieti originario che, come abbiamo visto, ricopriva un significativo ruolo nella granicoltura nazionale, e decisamente centrale nell'economia locale. Egli, già nel 1 900, al fine di studiare un frumento adeguato per l'area camerinese dove il Rieti era soggetto all'allettamento e il Noe alle ruggini, aveva proceduto ad incrociare i due frumenti ottenendo buoni risultati in prima generazione (Fl) ma pessimi in seconda generazione (F2), per la nota legge mendeliana sulla disgiunzione dei caratteri. Il suo obiettivo era quello di migliorare la qualità del frumento reatino ele-

1 Riguardo ai suoi studi sull'Ustilago Garbo, STRAMPELLI pubblicherà più tardi: Esperienze intorno alla malattia delfrumento dovuta all' Ustilago Carbo, in «Rendiconti della R. Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di Scienze Fisiche,matematiche e natura­

li», v. XV (1906), s.S", f.3°, mentre sull'utilizzo del manganese, cfr. N. STRAMPELU, Azione dei diversi composti di manganese ed in particolare del minerale manganesifero del Monte Argentario, usati nella concimazione delle piante, in Atti del VI congresso internazionale di chimica applicata, Roma 1907.


138

La scienza delgrano

vandone la produttività, anche con nuove tecniche di concimazione, e com­ battendo il suo principale limite che era quello dell'allettamento, che limitava fortemente il suo principale pregio, cioè a dire la forte resistenza alle ruggini2• La strada della selezione razionale e fisiologica era quella che la cultu­ ra scientifica dominante del tempo considerava come l'unica percorribile, ed anche egli si mosse in questa direzione, sia lavorando direttamente in questo senso, sia prendendo iniziative indirizzate a coinvolgere il mondo dell'agricoltura locale intorno all'attività della cattedra. Cosi, nel 1 904, bandì in concorso a premi tra i produttori del Rieti ori­ ginario che avrebbero dovuto avviare un lavoro di selezione che sarebbe

' ASSGRi, APS, b.21 (n. p.), f.9, appunti di Nazareno Strampelli relativi alla prove di concimazione effettuate nel campo sperimentale di Rieti con o senza stallatìco, 1904; Ibid., f.lO registro delle prove di concimazione effettuate nel campo sperimentale di Rieti, 1905-1906; Ibid., f.13 «Studio dei frumenti siciliani e reatini». Relazione manoscritta di D. BOCHICCHI, direttore della R. scuola pratica di agricoltura di Caltagirone, s.d. 1905, Sull'attività di ricerca di questa prima fase si vedano anche ASSGRi, APS, b. 32 (n. p.), f.9, «appuntì di N. Strampelli sull'azione olodinamica del frumento», s.d.(1904?); Ibid., f.ll, «Del razionale acquisto ed impiego dei concimi con particolare riguardo ai terreni» Relazione mss. s.f. (probabilmente di N. Strampelli) s.d.; Ibìd., f 8, «Relazione di N. Strampelli sulla situazione finanziaria della Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti», s.d. (1907 ?); lbid., f.5, relazione dì N. Strampelli al Ministro di agricoltura sul­ l'attività della Stazione sperimentale di Rieti e sui risultati ottenuti, marzo 1910; Ibid., f 1, documenti vari relativi al viaggio dì studio effettuato da N. Strampelli nel 1911 in Francia, Belgio, Olanda, Inghilterra, Scozia, Norvegia,1911; Ibìd., f.1 O, dattiloscritto firmato da N. Strampelli intestato: «Le piante emettono dalle loro radici sostanze (tossine) che accu­ mulate nel terreno riescono dannose alle colture immediatamente successive di piante della stessa specie o dì specie affini» Allegata una fotografia s.d. (1912?).; Ibìd., f.16, appunti per una relazione di N. Strampellì circa l'attività scientifica della Stazione di gra­ nicoltura di Rieti. s.d. (1914 ?); Ibid., f.17, registro in cui sono riportate 254 ibridazioni con l'indicazione del «numero dei tipi possibili secondo il calcolo dei probabili raggrup­ pamenti dì caratteri antagonistici dei genitori», il «Numero dei tipi studiati e coltivati», e il «Numero dei tipi studiati, coltivati e poi scartati>>, c il «Numero dei tipi restanti allo stu­ dio e alla prova nell'anno corrente». s.d. (1914 ?); Ibid., f.6 , appunti di N. Strampclli (non firmati) relativi al suo lavoro scientifico. s.d. (1915 ?) ; Ibid., f.12, appunti di N. Strampelli relativi all'attività della Stazione sperimentale di Rieti. s.d. (1920?) ; Ibìd., f.13, relazione di N. Strampelli mss relativa ai risultati ottenuti nell'annata agraria 1920-21; Ibid., f.7, «Appunti sulle produzioni ottenute nella stazione fìtotecnica foggiana» s. d. 1921 (?); Ibid., f.15, relazione di N. Strampelli in francese sull'attività della Stazione sperimentale di Rieti, 1925.

_lanù a Cam�p�o�m�o�r�o�----�1�3�9

terminato un triennio dopo3• Strampelli era convinto che il Rieti originario, qualora si fosse pratica­ ta una adeguata selezione, poteva diventare in breve tempo il miglior fru­ mento da seme italiano, obiettivo raggiungibile anche con il coinvolgi­ mento diretto dei produttori locali offrendo loro « . . . il miraggio del pos­ �ibile conseguimento di qualche premio»4 Al concorso potevano partecipare solo i « . . . proprietari ed affittuari che coltivano terreni alluvionali della valle reatina»S, i quali dovevano seguire le istruzioni impartite da Nazareno Strampelli il quale specificò come « . .la selezione dovrà incominciare sul raccolto di quest'anno con la scelta delle spighe migliori (cioè più lunghe, meglio conformate, più ricche di semi e per conseguenza più pesanti) facenti parte dei cesti più numero­ si e non allettati e col ritenere buone per la prossima semina solo le miglio­ . ri granella della parte mediana delle spighe scelte e che è obbligo di ogni concorrente di mandare a questa cattedra prima del 30 luglio p.v un cam­ pione delle dette spighe e granella selezionate.» Il concorso fu vinto dal marchese Benedetto Cappelletti, mentre ai posti successivi si classificarono altri grandi proprietari del reatino come Potenziani , Fiordeponti, Pilati, e Pitoni6, ma Strampelli non intendeva impegnarsi più di tanto in questa direzione. In realtà, se l'immagine esterna dd lavoro di Strampclli era quella di un semplice direttore di cattedra ambulante, egli già nel 1 904 utilizzò quel primo fondo agricolo di Setteponti concessogli dal principe Potenziani, per mettere a coltura 240 diverse qualità di frumento che si era fatto arri­ vare da ogni parte del mondo, scegliendole tra quelle che nei rispettivi paesi di origine fornivano rese di molto superiori a quelle che general­ mente si ottenevano in Italia7•

3 ASSGRi, APS, b.27 (n. p.), f.1, concorso a premi f1·a i migliori coltivatori diretti del territorio reatino. Registro delle valutazioni dei fondi agricoli, s.d. (1906); Ibid., f.2; con­ corso «La spiga d'oro» Domande di iscrizione dei coltivatori ,1904 -1912; Ibid., f.3, con­ corso a premi fra i migliori coltivatori diretti del territorio reatino. Corrispondenza, rego­ lamento ecc., 1 904-1912. • ASSGRi, APS, b.32 (n. p.), f.19, lettera di N. Strampelli al Ministro di agricoltura (?) s.d. minuta, s.d. (1905). 5 ASSGR, b.l, f.2, «Avviso di concorso a premi per la selezione del grano da seme», s.d, (1904). • lbid., verbale della commissione giudicatrice del concorso 3 luglio 1909.


1 40

La scienza delgrano

Nel 1907, intervenendo con una comunicazione al VI congresso inter­ nazionale di chimica applicata di Roma, Strampelli presentò i risultati di quel suo lavoro, per altro non particolarmente originale, almeno per quan­ to concerne il percorso di indagine sull' acclimatizzazione dei frumenti stranieri, visto che analoghi risultati erano già stati constatati dal prof. Giglioli che operava ad Acerra8• In sintesi Strampelli provò a vedere cosa succedeva coltivando nella valle reatina tipologie frumentarie di gran resa usate nel resto del mondo . I risultati furono disastrosi, tanto che la totalità dei grani venne pesantemente attaccata dalla ruggine, e le spighe si presentarono nere, quasi del tutto prive di chicchi, fino al punto che fu difficile perfino rac­ cogliere un minimo di prodotto da utilizzare come seme per l'anno suc­ cessivo. Ripiantato quanto raccolto tra il 1903 e il 1904, il risultato fu un minor danno provocato dall'attacco della ruggine, e cosi progressivamente negli anm SUCCeSSlVl. Di fatto c'era stato un progressivo adattamento di questi frumenti all'habitat della valle reatina, e di conseguenza agli attacchi dalle ruggini, senza però neanche avvicinarsi alle proprietà del Rieti, e senza raggiunge­ re i livelli di produttività che essi manifestavano nei paesi di origine. AI congresso di chimica applicata, Strampelli presentò una importante novità c cioè che, contrariamente a quanto si credeva, il Rieti originario non era affatto immune dall'attacco dalle ruggini, anzi, in base alle sue osservazioni, era il primo in ordine di tempo a presentare pustole Iuggi­ nose sulle foglie, ma mai sul culmo, con il risultato che i danni che né deri­ vavano erano praticamente nulli, quasi si trattasse di una sorta di vaccina­ zione che proteggeva il frumento reatino nel completamrnto del suo ciclo 7 ASSGR , b.3. f. l, 8 novembre 1903, fattura dell'ufficio tecnico romano per l'acquisto di 4 qualità di frumento; 4 novembre 1903, fattura della ditta Vilmorin Andrieux di Parigi per l'acquisto di 57 varietà diverse di grano da 1 Kg. ciascuna ; Ibid., b.2, f. l, registro dei primi esperimenti di selezione fatti a Rieti. Grani esteri e italiani (1904); Ibid., appunti

scientifici di Nazareno Strampclli relativi ai suoi primi esperimenti genetici realizzati a Rieti, s.d. [primo deceruùo del '900]; Jbid., appunti di Nazareno Strampelli relativi alle prime sperimentazioni effettuate a Rieti ,nel 1904-1905 ; lbid., pianta delle sperimentazio­ ni realizzate da Strampelli presso il campo di Setteponti, 1905.

• N. STRAMPELLI, Alcune osservazioni intorno alla ibridazione ed alla selezione delfru­ mento, in Atti del VI congresso Internazionale dì Chimica Applicata, Roma 1907.

Lassù a Campom"-' o <.!. or-'<.

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vegetale. Era evidente che Strampelli tornasse a concentrarsi sul Rieti originario ponend � si il problema di �odificarne le q�alità, o introducendo i caratte­ . . . ri di resistenza alle ruggm1 m frumenti d1 grande resa, o trasferendo le caratteristiche di questi nel Rieti. Più tardi nel ripercorrere le tappe del suo lavoro, ebbe a scrivere: Chiaramente quindi si delinearono innanzi a me due vie da tentare e cioè l) pro­ vare ad indurre nelle migliori varietà esotiche, prccocità c resistenza alle ruggini; 2 ) cercare di dare al Rieti ciò che gli manca, ossia paglia forte e resistente all'al­ lettamento9

Quindi, in questa fase Strampelli era impegnato sul terreno dei più accreditati studi di selezione genealogica, ma che già preludeva, di fatto, ad un approccio di manipolazione genetica. Per realizzare la selezione genealogica Strampelli creava dei mini appezzamenti separati, in ognuno dei quali coltivava la granella prelevata da un' unica spiga facendo attenzione a scegliere quelle che si presentava­ rio in modo difforme dall'insieme della massa dei grani. In tal modo egli riuscì ad isolare alcune centinaia di linee pure, morfo­ logicamente differenti tra loro, anche se per caratteri minimi come il colmo rosso e spiga bianca, spiga bianca c antere rosse ecc.) L'unico risultato di una certa consistenza che egli ottenne fu un tipo a cui venne dato il nome di Rieti 745, caratterizzato da una pur mini­ ma maggiore produttività rispetto al Rieti originario, ma nessun pro­ gresso era stato fatto per quanto concerneva il punto critico dell'allet­ tamento. Secondo Strampelli tale rigidità di risultati era facilmente spiegabile proprio con la specificità del frumento della valle reatina, da secoli utiliz­ zato come preziosa semenza, e come tale protetto in un habitat chiuso dal contatto con altre varietà che avrebbero potuto generare delle ibridazioni spontanee in grado di produrre quelle che egli definiva «fortunate muta­ zioni» . Non a caso notava che « . . . se si sono trovate modificazioni (sia pur lievi) di caratteri nel Rieti originario, si sono trovate lontano dall'ambien•

N. STRAMPELLl, I miei lavori:origini e sviluppi. l grani della vittoria, in Istituto

nazionale per la cerealicoltura, Origini, sviluppi e risultati, Roma 1932, p. 50.


__

La scienza delgrano

te naturale a questa varietà.»10 Era quindi un percorso con scarse prospettive quello della selezione genealogica del Rieti originario, e Strampelli imboccò la strada dell'ibrida­ zione che in verità già seguiva in modo parallelo, quasi che attestare la non praticabilità della tradizionale selezione fosse un atto dovuto per giustifi­ care un suo totale impegno sul terreno sperimentale della manipolazione genetica. Anche l'acquisizione dei centinaia di varietà di frumenti da ogni parte del mondo servì certamente per studiarne l'acclimatazione, ma come egli stesso disse più tardi, « . . . per avere altresì a disposizione il materiale neces­ sario ai progettati lavori di incrocio.»11 In altri termini egli era convinto che con la selezione genealogica era possibile accentuare i caratteri già esistenti in un determinato frumento, ma, per introdurre caratteristiche che questo non possedeva, il percorso genetico era l'unico percorribile. In realtà Strampelli sapeva benissimo che praticando la selezione in un ambiente diverso da quello reatino, si potevano ottenere risultati diversi, cosi come fece Francesco Todaro che lavorò sul Rieti originario nel bolo­ gnese, riuscendo ad ottenere linee pure di sicuro pregio tra le quali il Rieti 1 1 che trovò un significativo impiego in numerose parti d'Italia. Qualche sospetto che Strampelli non abbia voluto percorrere fino in fondo la strada della selezione, venne nel 1 929 a Corrado Pcroni il quale, pur riconoscendo l'indubbia validità del lavoro svolto sul Rieti originario, riferendosi alle varietà individuate dal Todaro ebbe a scri­ vere: . .. non sappiamo persuaderei come tali forme non siano state pure notate ed isola­ te nell'agro reatino dallo Strampelli per quanto limitata fosse la possibilità di imbattersi in esse 12•

In verità Strampelli sapeva che procedendo ad un lavoro di selezione in ambiente diverso, anche i risultati potevano essere diversi, e ciò non tanto e non solo per l'impiego del Rieti in altri ambienti, ma soprattutto 10

ASSGR, Pianta dell'utilizzo del campo sperimentale della Torretta a Rieti reparti 9, 10 e 11, scala 1:700, 1906-1907; ID., scala 1:300. 1 1 N. STRAMPELLI, I miei lavori: origini e sviluppi. . . cit., p.53. 12 C. PERONI, Varietà e razze elette difrumenti nell'agro reatino, cit. l 929 p.18. ,

Lassù a Campomoro

143

per l'azione « . . di ibridazioni spontanee.»13 Era l'idea di sperare di incontrarsi con la casualità di mutazioni gene­ tiche che non affascinava affatto Strampelli, che si proponeva di generarle e controllarle, e su tale aspetto intrattenne, come vedremo, una forte pole­ mica con Francesco Todaro . Per altro non è neanche ipotiz:r.abile che i tipi isolati poi da Todaro nel bolognese sul Rieti originario non fossero stati notati da Strampelli. E' più logico pensare, seguendo proprio il suo ragionamento, che que­ sti non esistevano affatto nel Rieti originario della valle reatina, ma appar­ tenevano solo a quello utilizzato nella valle padana in seguito a forme di ibridazione spontanea che il frumento reatino aveva subito in quell'area grazie al contatto con un ambiente diverso, e soprattutto a quello con altre specie frumentarie che non esistevano nel luogo di origine. D'altra parte la relativa frequenza dell'ibridazione casuale del frumen­ to era già stata attestata fin dalla seconda metà dell'Ottocento dal Delpino nel parmense•\ e non pochi erano i fautori della tesi che i tipi nuovi com­ parsi in una popolazione apparentemente uniforme, non erano dovuti a mutazioni, ma ad incroci spontanei . Quello delle ibridazioni spontanee non era affatto considerato un ter­ reno scientifico percorribile, ma, al contrario, un vero e proprio problema in quanto, come sosteneva Ehle Nilsson, direttore della ben nota stazione sperimentale di Svalof in Svezia, rappresentava un ostacolo al manteni­ mento e controllo delle razze pure'5• Qualcuno ci provò a realizzare degli ibridi artificialmente ma senza ottenere risultati di qualche significato, come Maud, Vilmorin, Pringle e Blount16• Rimpau in Germania tentò anche un incrocio intergenerico tra grano .

u N. STRAMPELLI, I miei lavori: origini e sviluppi...cit., p.50. ,. F. DELPlNO, Sulla dicogamia vegetale e specialmente m quella dei cereali, Parma 1871. " H. EHLE NILSSON, Krenzungunersuchungen on Hafer und Weizen, Lunds Univ. Areskrft. N.F Af, 11-5 n.2, 1909. 16 Sui problemi della genetica agraria del tempo cfr. M. BoNVrCINI, Miglioramento genetico delle piante agrarie, Torino 1942; J. XUXLEY, La genetique sovietique et la science mondiale, Paris 1950; A. N. STUTEVANT, Problemes genetiques, Paris 1936; M. MAYLIN, Manuelpratique e tecniqt�e de l'ybridation des cerea/es, Paris 1926; J. M. HARRACA, De l'a­ melioration sistematique des varietes dans le vegetaux, Paris 1900.


144

La scienza delgrano .

e segale senza ottenere alcun risultato agrario, esperimento questo che riu­ scì invece pienamente a Strampelli nel 1 90217• Non c'era alcuna convinzione di poter ottenere risultati sul terreno dell'ibridazione, e i vari esperimenti realizzati, più per curiosità che per progetto scicntifjco, venivano lasciati cadere di volta in volta18• Il primo a crederci davvero fu Strampclli, e iniziò un lavoro di esame microscopico delle sezioni dci culmi di vari frumenti da cui dedusse che la resistenza all'allettamento era dipendente dalla conformazione di questi. Un culmo basso è più resistente di quello alto, e quello a diametro più grande lo è più di quello a diametro più piccolo: ma il culmo basso produce poca paglia, il culmo a diametro grande produce invece paglia scadente, poco utilizzabile per gli animali domestici; e se un colpo di vento fortemente impetuoso riesce a piegarlo, esso si spezza e non si raddrizza più"

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Quindi diventava fondamentale concentrarsi sulla struttura anatomica del culmo, soprattutto sulla sua impalcatura interna. L'obiettivo di Strampelli fu quindi quello di generare un culmo certa­ mente forte, ma contestualmente dotato di una elasticità in grado « . . . non solo di piegarsi senza rompersi, sotto la pressione e l'impeto dei venti, ma anche di sapcrsi poi raddrizzare appena cessata la meteora.»20 Strampelli aveva notato che tale proprietà era posseduta da quelle piante il cui culmo era dotato di molteplici fasci libro-legnosi, la cui sezio­ ne era allungata nel senso del raggio del culmo, i quali si presentavano disposti in più serie concentriché1 •

11

18

E. BASSI, G.

Il grano, Roma 1935, p.215.

Lo PRIORE, Genetica sperimentale, Milano 1920.

1• N. STRAMPELLl, I miei lavori: origini e wil"ppi . cit., p.Sl.

,. Ibid., p. 52.

.

.

21 N. STRAMPELLI, Alcune osservazioni Ìlztomo alla ibridazione ed alla selezione del frumento in Atti del VI congresso Internazionale di Chimica Applicata, Roma 1907; Io.,

Esperienze di selezione e ibridazione sul frumento e sul granoturco, in <<Rendiconti

dell'Accademia dei Lincei. Classe di scienze matematiche e naturali», v. XVI (1907), s.5",v.2"; ID., Alla ricerca e creazione di nuove varietà difrumento a mezzo dell'ibridazio­

ne, Roma 1907; Io., Studi e ricerche di selezione e di ibridazione nel campo sperimentale di granicoltura di Rieti, in «Bollettino della Società Agraria Italiana», XIII (1908), n.7; Io., Le ricerche di ibridazione e selezione nel campo sperimentale di granicoltura di Rieti, in «Bollettino della Società degli Agricoltori Italiani», XIII (1908), n.9/10.

Appunti scientifici di Nazareno Strampelli.


Esempio di albero genealogico di un discendente tra i 204 individuati in F2 di uno stesso ibrido. L'esempio venne riportato da Strampelli nel 1932 per spiegare il suo lavoro.

Appunti scientifici di Nazareno Strampelli. S.d.

Pagina di un registro di formule di concimazione che risale ai primi lavori di Strampelli a Rieti. 1904.


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Nazareno Strampelli e la moglie Carlotta durante il lavoro di ibridazione. Anni '20.

Strampelli durante il lavoro di ibridazione. Anni '20.


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Pagina di riepilogo dei risultati delle coltivazioni.

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Rieti. Laboratorio di selezione meccanica.

1932.

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Nel Rieti originario la presenza di fasci libro-legnosi era decisamente scarsa, a differenza ad esempio di altri frumenti come il Triticum Villosum, e secondo lui questo spiegava la scarsa resistenza all'allettamento del fru­ mento reatino Fu quindi sufficiente procedere all'incrocio genetico dei due frumenti per ottenere un risultato positivo che in ogni caso dava forza alle ipotesi dello scienziato. Ma quale era il sistema utilizzato da Strampelli nel suo lavoro? Per comprenderlo, almeno nei suoi tratti essenziali, dobbiamo far ricorso alle leggi mcndeliane sull'ibridismo. In estrema sintesi, nelle cellule sessuali sia maschili che femminili non esiste un'unica forza ereditaria, ma tanti elementi indipendenti tra loro, i fattori ereditari o geni, ognuno dei quali è in grado di riprodurre uno spe­ cifico carattere morfologico o fisiologico. All'atto della fecondazione, i geni si sommano tra loro per poi torna­ re a disgiungersi nel momento della formazione delle cellule sessuali della generaz10ne successiva. E' ovviamente necessario limitare il nostro discorso al mondo delle piante che si presentano quindi non come organismi unitari, ma come aggregati di elementi. Due diverse razze possono avere in comune uno o più caratteri ele­ mentari, ma, in funzione della loro affinità, differiranno tra loro con carat­ teri opposti, definiti appunto caratteri antagonistici o allelomorfi, l'uno dominate e l'altro remissivo, in funzione della forza di trasmettersi nel primo individuo riprodotto dall'incrocio. Nella prima riproduzione domina la cosiddetta legge mendeliana della dominanza in base alla quale l'individuo riprodotto possiede i carattere dominanti di entrambi i genitori. L'ibrido che si riproduce poi con fecondazione propria, genera una progenie di individui tre quarti dei quali possiedono i caratteri del proge­ nitore dominante, e un quarto quelli remissivi dell'altro genitore. Un esempio servirà meglio a comprendere il concetto. Ipotizziamo di dover incrociare due tipi di frumenti differenti tra loro per la colorazione della spiga, nel primo bianca nell'altro rossa. I chicchi ottenuti dall'incrocio, in base ad una metodologia che vedre­ mo meglio in seguito seguendo il lavoro di Strampclli, vengono seminati, e il prodotto che otterremo è quello di prima generazione (F1) con le spi­ ghe uniformi di colorazione rossa, in quanto ìl rosso è elemento domi-

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nante sul bianco, ed è noto che in base alla legge sull'uniformità dei carat­ teri compariranno solo i caratteri dominanti. Le cariossidi ottenute vengono di nuovo seminate per produrre una seconda generazione (F2) nella quale si manifesta la legge della disgiun­ zione dei caratteri, cioè a dire otterremo in percentuali diverse spighe rosse e bianche. Normalmente si riteneva che la disgiunzione dei caratteri in F2 si manifestasse in modo casuale, ed è li che normalmente venivano abbando­ nate le sperimentazioni. Fu Strampelli a comprendere empiricamente, cosa che Mendel aveva già annotato tra le sue leggi, che tale processo di disgiunzione non era · affatto casuale, ma ubbidiva a regole precise. In pratica in F2 si otterranno tre quarti di spighe rosse e un quarto bianche le cui cariossidi dovranno successivamente essere divise e coltiva­ te separatamente . Siamo quindi alla terza generazione (F3) nella quale le cariossidi delle spighe rosse produrranno un quarto di spighe rosse che resteranno tali anche nelle generazioni successive, mentre due quarti di spighe saranno ibride, cioè a dire nelle generazioni successive produrranno una ulteriore disgiunzione di caratteri, e un'ultimo quarto saranno bianche, fisse anche esse. Strampclli aveva già seguito questo percorso fin dal 1 900 quando incrociò il Rieti con il Noe, e in prima generazione (F1) aveva ottenuto esattamente ciò che egli aveva progettato, cioè l'unione dei caratteri del Rieti, sommati a quelli del Noe. Si era praticamente concretizzata la legge della uniformità in Fl. Egli pensò di riseminare quanto ottenuto semplicemente per avere maggiore semenza da moltiplicare , ma nel nuovo raccolto la delusione fu enorme in quanto scomparse del tutto l'uniformità della varietà creata, e sul suo campo maturarono centinaia di forme diverse di spighe. Era la legge della disgiunzione dei caratteri in seconda generazione (F2). Le teorie scientifiche del tempo erano chiare, e si fondavano sulla con­ vinzione della non fissità degli incroci che, nelle generazioni successive alla prima, altro non facevano che riproporsi con le caratteristiche dei genitori su cui si era basata l'ibridazione. Incroci se né erano provati a fare proprio nello stesso periodo in cui operava Strampelli, a cominciare dal prof. Passerini, che nel 1900, presso


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l'istituto agrario di Scandicci aveva effettuato l'incrocio del Gentil rosso con il Noe22, mentre altri tentativi vennero effettuati nel 1903 dal Soleri a Cuneo23• Va ancora ricordato che le leggi che l'abate agostiniano Gregorio Mendel aveva scoperto nel 1865 a Briinn erano rimaste del tutto scono­ sciute, e che quindi egli altro non stava facendo che seguirne il percorso senza conoscerle24• Egli aveva quindi iniziato con l'intuire la legge dell'indipendenza dei caratteri fin dal 1900 quando sdoppiò quelli positivi del Rieti, e quelli positivi del Noe, per accoppiarli c generare un nuovo tipo che li contenes­ se entrambi. Nella successiva sperimentazione si incontrò con la legge della disgiunzione dei caratteri in F2, e aveva proseguito con la selezione genea­ logica dei discendenti isolando, più o meno consapevolmente, gli individui omozigoti, cioè a dire vere le proprie cellule sessuali generate dalla fusio­ ne di elementi della stessa natura. Fu la chiave di svolta in quanto, proprio isolando e selezionando metodicamente gli individui partoriti da un incrocio, si riuscì alla fine a giungere alla fissazione di una precisa forma genetica, proprio come aveva intuito Mendel. Va detto che non è possibile accreditare unicamente a Strampelli la pri­ mogcnitura di tale percorso scientifico in quanto proprio nello stesso periodo altri tre grandi scienziati stavano, per altro all'insaputa l'uno del­ l'altro, percorrendo la stessa strada, Correns a Tubigen, Tschermak a

22 ISTITIITO AGRARIO DI SCANDICCI, Ilfrumento «Gentile rosso» selezionato e gli ibri­ di Gentile rosso x Noe ottenuti dal prof Passerini, Scandicci 1913. " E. SOLERI, Relazione sulla selezione dei grani, Cuneo 1903. " Cfr. C. CORRENS, Sulle leggi della eredità, Torino 1906; A. KùAN, La teoria dell'ere­ ditarietà, Torino 1945; S. AACIDlACONO, Gregorio Mendel e l'evoluzione biologica, in

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«Memorie e rendiconti. Accademia di scienze, lettere e belle arti degli zelanti e dei dafnìci>>. - 3. ser., vol. 4 {1984), p.529-543; G. MENDEL, Le leggi dell'ereditarietà; con un saggio di Vitezslav Ore!, Milano Rizzoli, 1984; Tit. orig.: Versuche uber Pflanzen-Hybriden; G. WILMA, The Mendel enigma, the farmer's son: the key to Mendel's motivation, in «Archives internationales d'histoire des sciences.» - Vol.32, n.109, (1982), p.177-183; R. OLBY, Historiographical problems in the history of genetics, in «Rivista di storia della scienza», I (1984), n.1, pp. 25-38; P. ENRIQUES, Le leggi di Mendel e i cromosomi Bologna 1932; R. H. BIFFEN, Mendels larvs of inheritance and mheat breeding, in «Journ.Agr.Sc.», n.1, 1905.

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LE ESPERIENZE DI GRANICOLTURA A R I E 'T' I

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L'estratto dell'articolo di Giuseppe Cubonì del 1905 che, dopo una visita a Rieti, comunicò a Strampelli la riscopena delle leggi di Mendel, ma contestualmente si accorse che egli stava applicandole senza conoscerle.


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Vienna e De Vries ad Amsterdam. A comunicare a Strampelli l'esistenza di quella ben nota memoria di Gregorio Mendel rimasta pressoché ignota per circa 35 anni, fu Giuseppe Cuboni nel 1905 nel corso di una sua visita alla Cattedra ambulante di Rieti. Come scrisse più tardi Benedetto, figlio dello Strampelli, « .la cono­ scenza di queste fugarono completamente ogni dubbio nella mente dello Strampelli, e coordinarono e fusero in un tutto organico i bagliori di verità già dallo Strampelli intraveduti, per cui la conoscenza degli studi di Mendel furono per lo Strampelli la luce polare che gli permisero un più rapido orientamento verso la meta.»25 In effetti la memoria dell'abate Mendel, Verucher uber Pflanzenhybriden pubblicata nel 1866 negli atti dell'accademia di Briinn era rimasta del tutto sconosciuta, e fino alle soglie del 1900 non trovò alcun seguace. Per altro la memoria pubblicata da Mendel riportava solo parzialmen­ te l'esperienza che egli aveva fatto con i piselli, e altrettanto parziali erano le notizie pubblicate nel 1 870 sul lavoro compiuto riguardo ai bastardi di Hieracium26• Mendel non pubblicò mai la varietà delle sue scoperte, comunicando­ le solo a Karl Nageli in un lungo carteggio che il Correns pubblicherà solo nel 1 90527• Ancora nel 1 900, il grande botanico olandese De Vries pubblicò nei Comptes Rendus dell'Accademia delle scienze di Parigi, una breve nota, Sur la loi de disjonction des hybrides, dimostrando di ignorare totalmente le leggi mendeliane28 • . •

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" B. STRAMPELLI, Nazareno Strampelli come pioniere e scienziato nel campo genetico, Roma 1944, p.10. 16 G. MENDEL, Uber enige i aus K iinstlicher Befruchtung gewonnene Hieracium-batar­ de, in «Verhandl. d. naturf.», Vereines in Briinn 1 870. Per alcuni esperimenti precedenti cfr. L. BLARINGHEN, La 1852-1875, 27

nocion d'espece et la disjonction des hibrides, d'apres Charles Naudin

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Paris s.d.

Gregor Mendels Briefe an KarlNiigeli 1866-1873. Ein Nachtrag zu den veroffentlichten Batardierungsversuchern Mendels, in «Abh. D. math-phys. Klasse d. K. C. CORRENS,

Saches. Gesellscaft der Wisscnachaft z. Lcipz», XXIX {1905), n.III. 28 H. DE VRJES, Sur la loi de disjonction des hybrides, in «Compt. Rend. Del L'Acad. D. se. De paris», Paris 1900; In., Espèces et variétés leur naissance par mutation. Paris 1909. Trad. It. Specie e varietà e loro origine per mutazione. 2 voli., Milano s.d.

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Alcune tra le non molte pubblicazioni in cui Strampelli dava conto del suo lavoro.


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Lassù a Campomoro

Sempre nel 1 900 Tschermak pubblicò Ueber Kiinstliche Kreuzung bei Pisum sativum2�, e il Correns G.Mendel's Regel uber das Verhalten der Nachkommenschaft der Rassenbastarde30, riconoscendo di fatto le leggi mendeliane, e portandole a conoscenza della comunità scientifica dopo che essi stessi, e De Vries e Strampelli ne avevano seguito inconsapevol­ mente le orme. Gli effetti come è noto furono devastanti per la tradizione scientifica del tempo, che in un sol colpo vide rimettere in discussione le teorie lamarkianc, e soprattutto quelle evoluzionistiche di Darwin. Si era compreso che la selezione naturale poteva portare a modificare una specie, perfino ad estinguerla, ma non poteva generarla, cosi come fino ad allora si riteneva. Ma Strampelli, al pari di Tschermak, De Vries e Correns, aveva già ripercorso la strada di Gregorio Mendel arrivando proprio in quell'anno a realizzare il primo ibrido Noe x Rieti intuendo un percorso di ricerca che, come vedremo, egli seguì per oltre un quarantennio . Giuseppe Cuboni, direttore della Regia stazione di patologia vegetale di Roma, fu tra i primi ad introdurre in Italia le leggi di Mcndel, dandone, not zi � �el 1903 in un �uo saggio che si concludeva con le possibili appli­ cazwru m campo agrano:

Se ne accorse due anni dopo, visitando la cattedra che Strampelli diri­ geva a Rieti, e rimase entusiasta di quanto stava accadendo, tanto da scri­ vere un apposito articolo sul Bollettino della società degli agricoltori italiaru'J2. Egli ricordando quanto era accaduto nell'ultimo congresso degli agri­ coltori italiani, dove vi fu chi sostenne che la scienza nulla aveva più da offrire in campo agricolo, lamentava Io scarso impegno del governo nei confronti della ricerca scientifica in questo settore, soprattutto per quanto riguardava le stazioni agrarie che l'allora ministro Rava aveva promesso di sostenere con nuovi e adeguati finanziamenti.

(le leggi di Mendel) . . . ci faranno sperare che non sia lontano il giorno in cui sarà possibile predire, con sicurezza matematica, i risultati di un dato incrocio e con questo mezzo nuove forme e nuove varietà saranno ottenute, rispondenti ai desi­ deri e ai bisogni dei coltivatori11•

Cuboni scriveva questo articolo nell'agosto 1 903 da Albano Laziale, e non sapeva ancora che a pochi chilometri c'era chi stava già lavorando proprio in questa direzione.

In attesa che queste promesse diventino realtà - scriveva Cubani - consoliamoci a constatare che non astante la quasi indifferenza del pubblico e la grande scarsità dì mezzi, qualche tentativo serio di applicazione dei metodi rigorosi e scientifici per la soluzione di alcuni problemi agrari si viene facendo anche da noi. Come un bell'esempio dì siffatti tentativi meritano di essere citate le esperienze di granicol­ tura istituite dal prof. Nazareno Strampelli a Rieti31• E proseguiva: Nei tentativi di ibridazione per formare nuove varietà, lo Strampelli era guidato dal concetto di combinare la varietà locale del frumento reatino, che, come tutti sanno, ha il pregio di una notevolissima resistenza alla ruggine, con altre varietà migliori del Rieti . . . Il bravo professore ha fatto la fecondazione artificiale di ben 2720 fiori e la fecondazione è riuscita sopra 1089.Gli ibridi ottenuti sono 53, nei quali il Rieti funziona 27 volte da maschio e 26 volte da femmina3�.

Certo Strampelli era solo all'inizio del suo lavoro, e doveva ancora vedere i risultati dei suoi 53 ibridi, ma il Cuboni che da allora resterà sem­ pre vicino allo scienziato reatino, ne intuì subito le straordinarie poten­ zialità tanto da fargli concludere che quanto stava accadendo nella sempli­ ce cattedra ambulante « . . faceva sperare che Rieti , mercè gli studi e le ricerche del bravo prof. Strampelli, sarà in grado di offrire all'Italia nuove varietà di un frumento adatto ai nostri climi e alle moderne esigenze col.

" E. TscHERMAK, Ueber Kunstliche Kreuzung bei Pisum sativum, in «Zeitschr. F. d. landw. Versuchesweusen in ostcrrcich», 1900, f.S. '" C. CORRENS, G. Mendel's Regel uber das Verhalten der Nachkommenschaft der Rassenbastarde, in «Berichte d. Deutsche Botan. Gescllsch» XVIII (1900), fase. 4. Del Correns si veda anche la sua conferenza tenuta a nel 1905 ai NatUralisti c medici tedeschl e tradotta in italiano l'anno successivo: C. CORRENS, Sulle leggi della eredità, Torino 1906. li G. CUBONl, Le leggi dell'ibridismo secondo i recenti studi, in <<Bollettino della società degli agricoltori italiani», Roma 1903 (estr.), p.14.

}2 G. CUBONI, Le esperienze di granicoltura a Rieti, in «Bollettino della società degli agricoltori italiani», X (1905) n.2.

'' lbid., p.S. " Ibid., p.6.


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turali, e tale da non aver nulla da invidiare alle migliori qualità straniere»3� Cubani aveva intuito benissimo quale sarebbe stato il risultato del lavoro di Strampelli che non stava creando semplicemente varietà con­ frontabili con i tipi esteri di gran resa, ma stava percorrendo la strada che lo avrebbe condotto a creare in assoluto i migliori grani del mondo, come il Damiano Chiesa che stracciò o gni record mondiale di produzione uni­ taria con ben 82 q.li per ettaro36• Nel 1908 lo fece invitare dalla Società degli agricoltori italiani a tenere una conferenza sui risultati raggiunti a Rieti, dopo quella che egli avrebbe · tenuto riferendo sul suo recente viaggio nel prestigioso istituto sperimen­ tale di Svalofl7, e, tramite lui, Strampelli ebbe i primi contatti con l'Accademia dei Lincei, e con l'Institut international d'agricolture. Per quanto concerne il suo metodo di lavoro, fu lo stesso Strampelli a descriverlo fin dal 1907 nel corso di una conferenza al congresso agrario di Cologna veneta: La tecnica dell'ibridazione anche nel frumento è molto facile e costituisce nien­ te di più che un esercizio di pazienza; voglio però ugualmente esporre quella da me seguita, acciocché si possa giudicare del modo come ho operato. Per · comodità di lavoro e più specialmente perché, potendone regolare la vegeta­ zione, mi sia possibile praticare la fecondazione artificiale fra piante precoci e tardive, semino in vasi quelle varietà o specie che ho predestinate a fungere da piante femmine. A p ri ncip io di primavera i vasi di varietà tardive vengono da me collocati nella parte più soleggiata e contro muro rivolto a sud, dell'orto adibito a laboratorio d'ibridazione mentre tengo le precoci nella parte più ombreggiata, e, se ciò non basta, le porto anche in un vano interno pianoterra molto fresco. Così facendo ottengo fioritura contemporanea o poco distanzia­ ta tra le piante destinate a funzionare da femmine e quelle da cui si deve pren­ dere materiale per la impollinazione. Al momento opportuno, e cioè quando i fiori presentano le antere completamente verdi e gli stigmi sviluppati, ma anco­ ra chiusi, procedo alla castrazione dei fiori stessi., Per alcune varietà tale momento si ha sei o sette giorni dopo che le spighe si sono liberate dal loro invoglio, per altre invece subito dopo la emissione della spiga e per altre, infi­ ne (specialmente per quelle tardive), è necessario operare anche qualche giomo prima, che le infiorescenze escano fuori dell'invoglio, per non trovarvi antere

)S Jbid., p.8.

36 E. BASSI, Il grano,

. .cit. p.lll. '' ASSGRi, APS, b.l9 (n. p.), f.7, Lettere della Società degli agricoltori italiani a Strampelli, 1908. .

N.

Scheda del frumento Carlotta preparata da Strampelli per la mostra delle novità agrarie che si tenne a Roma nel 1914.


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La scienza delgrano

già matur� Scelgo nel vaso due, tre, ecc., delle migliori spighe fra l e più avan­ zate o le ptù arretrate, a seconda dell'opportunità del caso) e tolgo tutte le altre strappandone o tagliandone i culmi. Sulle spighe prescelte faccio una toeletta che consiste nel sopprimere i fiori troppo arretrati (qualcuno dell'apice e dell� �ase, e tutti i fiori mediani o più alti di ciascuna spighetta), lasciando solo quel­ h . che mostrano contemporaneità od uguaglianza di sviluppo. Con apposite pmze, allargando glume e giumelle, apro successivamente tutti i fiori conserva­ ti e da ciascuno esporto le tre antere, avendo cura, massima di non toccare menomamente né avario né stgmi. Proteggo le spighe castrate, da fortuite impollinazioni possibili per vento, insetti, ecc., introducendole, ciascuna in un tubo di carta pergamena saldata nella congiuntura longitudinale con collodion per�hè �on si apra per umidit� o d acqua. Chiudo ciascun tubo superiorment� ed mfenormente con batuffoh dt. cotone cardato e li assicuro ciascuno ad una canna conf�ccata nella terra del vaso . La carta pergamena consente il passaggio della luce, ti cotone rende possibile la circolazione dell'aria, ma l'una e l'altro impedisc? no �he polline, non voluto, vada sulle spighe. Al disopra, poi di eia-. scuno det tubt, ma abbastanza scosto da non ostacolare la circolazione dell'a­ ria, applico, fissandolo alla stessa ca r; na di sostegno, un cartoccio conico, pur ess� dt carta pergamena, con la base m basso, per impedire che la pioggia o la . rugt�da abbtano da bag?are il � atuff� lo superiore (vedi figura in 1 ' pagina) . . . _ dal segnare la Ogm sptga ha un cartellino ove mcommcto data di castrazione e nt e quella di ibridazione 7 le annotazioni del caso, compreso ssiva succ oi p . � �� . 1� bmomw dell t�nd c: tentato: 9�and o g�t organi femminili sono pronti per . _ nconoscere dalle piumette dello stig� ncevere la tmpollmaztonc, c ctoc e facile ma turgide ed allargate, allora, non prima e non dopo, procedo alla feconda­ zion.e artificiale [ . . . ]Per proc1:1rarmi il polline, colgo nell'aiola della varietà pre­ destmat� a fungere d � maschw, un certo numero di spighe portanti, nell'inter­ . _ antere gtalle mature o molto prossime alla loro maturazione; riu­ o? d �t f10n, . mte m M� zzettt le scuoto accuratamente per far cadere polvere e quanto può aver adento sulle glume, sulle ariste, ecc.; portatele in laboratorio, le colloco entro vasi, im�erge�do la parte tagli�ta dei c� lmi ir; a:qua, e le e�pongo al sole. . 1 mazzetu. e d ctascun Mano, ��n� nuro fwre dt ctascuna sptga estraggo le � antere pm gtalle e mature che lascio cadere sopra un foglio di. carta pergame­ na . Le antere mature :sposte all'aria deiscono e lasciano uscire polline dalle loro logge. Porto polhne ed antere sopra un piccolo staccino a rete metallica con maglie di circa mezzo millimetro di diametro, ed agitale antere terminano di vuo �arsi complet�me?� e e tutto il polline, p �ssando a traverso le maglie della rete, VIene a raccogliersi m un vetro da orologiO posto sotto lo staccino stesso. Ne, i primi. an�i di �p� es�o lavoro trovai comodo avvolgere i mazzctti di spi­ ghe con cartocci comct di carta pergamena, per raccogliere in essi, durante l'e­ sposizione al � o le, il pol�ine votato dalle anter: uscite dalle glume, sol evo . . a�che, pnma di accmgermt ad estrarre le antere, dt scuotere le spighe sul foglio �l carta pergamena per raccogliervi tutto il polline di cui le spighe stesse erano rmbrattate, ed anche questo polline usavo nella fecondazione artificiale.

_ _ _ _ _ _ _

163

Ricerche ed osservazioni posteriori mi hanno convinto che con tale sistema è facile avere polline inquinato da qualche spora di carbone (già portata dal vento sulle glume, e ,cedelle spighe raccolte) e che quindi con esso è possibile infet­ tare gli ovari con ustilago carbo. Non rari stati i casi. di ibridi che mi hanno date piante carbonchiose nella loro prima generazione non astante l'accurata medicatura delle sementi e la loro semina in vaso con terreno preventivamente sterilizzato con calore. Ho quindi soppressa questa pratica, che, indubbiamen­ te aveva il pregio della sollecitudine ed anzi, come ho detto più sopra, scuoto accuratamente le spighe prima di esporle al sole. Approntato il polline, senza indugiare, affinché il polline stesso a contatto dell'aria non trasudi e s'impasti, vado subito ad impollinare; liberata la spiga dal tubo di carta pergamena, apro con le pinze le glume di ciascun fiore; coli pennellino, preso il polline dal vetro da orologio, né spolvero le piumette di ciascuno stimma, e ad operazione com­ piuta torno a protegger la spiga racchiudendola, nuovamente entro il suo car­ tòccio. Prima di passare a preparare il polline di un'altra varietà, con lampada a spirito arrovento la rete dello staccino e lavo il pennellino ed il vetrino con alcool. Trascorsi un paio di. giorni. dalla impollinazione osservando i fiori è facile accorgersi, se l'attecchimento è riuscito o no. Infatti quando la feconda­ zione è riuscita lo stimrna si avvizzisce subito e si va atrofizzando e, contem­ poraneamente, l'avario va ingrossandosi crescendo maggiormente nel senso della lunghezza; al contrario ove l'attecchimento è fallito lo stimma persiste e l'ovarlo si allarga senza però crescere in altezza. [ . . ] Passati alcuni giorni dalla costatazione dell'avvenuta fecondazione, e propriamente quando sono sicuro che i pochi ovari non fecondatisi hanno perduta ogni possibilità di att'ecchi­ mento per una successiva fortuita impollinazione, tolgo la spiga dal tubo di carta di pergamena e la racchiudo invece entro un sacchetto di garza a maglie larghe circa un millimetro o poco più, ove la lascio sino a maturazione com­ piuta, per prevenire i furti di. granella da parte di uccelli, formiche, ecc. Con il metodo esposto, nel 1904 ho ottenuto l'attecchimento di 1089 semi su 2720 fiori nel quali tentai la fecondazione artificiale, una riuscita del 40 per conto; nel 1 905 su 3692 fiori ibridati né riuscirono 2379, il 64 per cento; nel 1 906 su 4195 né attecchirono 3387, 1'80 per cento. Nell'anno corrente il lavoro di fecondazione artificiale è stato da me alquanto rallentato ma, per compenso (e per scopi certamente non pratici), l'ho anche rivolto ad incroci fra diversi gene­ ri e specie di graminacee; togliendo questi ultimi casi e conteggiando le ibrida­ zioni tra varietà e varietà di frumenti, i fiori attecchiti sono 369 contro 3 8 1 fecondazioni tentate, u n attecchimento del 96.85 per cento38• .

" N. STRAMPELLI, Alla ricerca e creazione di nuove varietà di frumento a mezzo del­ l'ibridazione, Roma 1907, e ancora in, Le ricerche di ibridazione e sele7.ione nel campo spe­ rimentale di granicoltura di Rieti, in «Bollettino della Società degli Agricoltori Italiani•>, XIII {1908), n.9/10.


.... •

Ministero di · Agric"oltura, Industria e Commercio DIREZIONE GE�ERALE DELL'AGRICOLTURA

ltdazione sui risultati det. nuovo frumento " Carlotta Strampelli , eonsegniti nei campi regionali di prova . « Poro le vo.rietà

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« hanno dnto mo.gglor prodotto in confronto delle � altro vnrletà cd ban.oo adll!moslr.to una maggklroa « rosistcnzn nllo a.v-versità e specialmente alla rug gine • cho hn euusato danni a:;>a i rilevanti in que:sti

1\ccellcnza,

Dopo la chlusum dclln Mostm dallo novlltl ngtarJo, luoghi... tonula m Rom11 noi mngglo Hll4 [101' lnl7jatJva dolln « Caluso, 23 luglio 191:>. Socloh\ degli Agricoltori itallnni, ed nlln qunlo p i'6SO pa1•te quostn Stnzlone con la ptcsenta1.tono di a.lcnno c il Diretroty, suo nuovo vo.rietll di frumenti ottenuti per lbrldn­ o l'H;OI,A. BocK!CCHlO :o. zloni, cotosto onorovolo Ministero, con saggio prov­ vedimento, diodo ù1spo�l�lont ncchll mt foSSé possibile lstltuh'6 vnrl campi regionnlf di Pl'llVII, pr� alcuni 2, - R, ScUOLA l'll/\'1'1011 111 AG!liCOt.Tt:'RA 11>1 f''AillUA.!';O, Istituti agrtui dlponùouti tini 1\llmstot'O stesso. Frn dotte vnrieltl v'ernno il c 01·ogo•·lo Mondo! ,. o Il � Carlollc' Strampelfi » il qunle uiUmo, spoclnl­ c Dal pt'Ospetto Illustrativo inrlicante le qu.n.tl!A mento, ftt da mo m·onto pe1' duro ogll U�licolto1·l dolle • del proiotU ril!ulttl cbe la varlut/1 la qu.a!o b.a dalò vnlll doll'!ll\lln contralo o settonh·iounl<l un 1'rn111onto 1 4 un l'llndimonto maggiOl'a a po.�. è stnta la. • C4rutto alln coltura dolio loro torre. Lo nlh'O vnrlntà · • {()(/a Strwnpeai " (quml. :'0 nd ha.) e suceeesiv;>r Ol1ilno decre>!Cellte, Invece nmmo croate· contro l'AI'Idoro doli' tf41in ltJo-· • moute pe 1·idlonnlo. Quindi l campi t'9g!Onllil furono tllvlsl in c Il G rruteUa tll Carp<'fDa (QJI l5.W od · -tino g111ppl : • il Greg orio lllendel. • ( .. H.OO ., ; tmo, Il plh numeroso, pe1• le prova ùol • Cm·­ • il Bordosux . . • . ( • J2.8(} � ; wlla Stramp�Ui • e del Oregorto Montlel (nello valli • Rlguartlo att'a.llettnmento colli e al grado di re.. d'ltnlio. cantralo o settentrtonnto) 111 confi·onto con • sìstonlli alle rug1,oinl !!l è �er'.ileata la stessi fl'll.\'ari nlhi fl-umonti tonntl In morltnto proglo dngli • da1 jone. È da notare obe l'andamento della!tl.l glooo . o.;ricollorl dolio varie zone, como Il Gentit ross(•, il � duran� la Yegetuiooe del �<tSO cereale è statA Cologna, il Rieti. l 'lb•·ido irnt/ellabilc VitmOI'in, i l • tats coo si puà oonslderare elle qtlellt&ha suhito la llMso Canavue, i l G•·anelkl dl Carpegna, I l Rm·­ • prova del fuoco, tanto !)61' l'alleùaroeuto quanto deawv, il G1'0s-b!eu la Rlsclola, eoo. ; « per la resiS�.�mza alla roggìne, l'o.Ut'O, p OI' lo Pl'llvo dol Danno, doli'Apulio. o .. Fabriano, 28 luglio 1915. clol Mnlorca S(l'81upol! i. " Jt Dlr814rre L'andamento doliIl staglouo fu ecccsslvrunonlo 11lovoso ovunque n nehonoll'ltnlln morldionnto e quindi c NICOLA. 1dA1UANI •. po1• quosto socontlo gruppo di compi , ove si prova­ rono varleltl resistenti alla �iccità, lo csperlonzo do­ ;1, - Ù.A.TT!U>ItA .Uilll'l"B ll.A,l!l llt 40'1UOOLTUSA verono essoro. a forza nullo, Il! FEIU�Alt.A.. Po1· I l primo gruppo tll campi roglonnll, Invece, IJo l'onore di potoJ• succintnmento rlfol'iro nll'E. V. c Voglio anticipe$ la notizia elle � urtte le ltl,mn, llmltundond n rtpo1·tnro qui sotto qualche os­ c varietà (l nalet tab lle Vllro.orin. Gectn rolliO orfg., servazlonn � lo conclusioni del Ulrettori dogli Istituti • Jbrldo 40 Passeriol, RossOOlooe.,Gentil lW!lO Boagl'Itri }n'Osso l qunll 1\Jrono condotto lo prove : • losrnese n. 16, Cornln) qui sporlme ntn{e, il c Car-­

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La relazione diffusa dal Ministero di agricolrura dei risultati del frumento Cadotta Strampelli nel 1915.

Composizione di frumenti. Anni '30.


Una parte del grande erbario di spighe che Strampelli compose nel corso del suo lavoro, e ancora oggi esistente presso l'ex istituto di Rieti.

Il museo del pane che Strampelli volle realizzare presso la sede dell'Istituto di Roma dove raccolse pani provenienti da ogni parte del mondo.


168

La sdenza delgrano

I PRODOTTI DEL LAVORO: I GRANI STRAMPELLI Il primo momento di messa in pratica del lavoro che Nazareno Strampelli aveva svolto presso l'istituto di Campomoro si ebbe nel 1914, anno di uscita del Carlotta Strampelli. In realtà, come si deduce da una relazione inviata al Maic, egli era già in possesso dì una copiosissima varietà di frumenti; gli incroci già realizzati erano 304 . Da questi si erano ottenute decina di migliaia di tipi, 4706 dei quali erano stati fissati. Il frumento che veniva ora sperimentato e commercializzato, il Carlotta, altro non era che uno dei 1 086 che lo scienziato reatino aveva ritenuti validi . La motivazione che portò Strampelli a mettere in circolazione solo uno dei suoi grani, va ricercata in varie direzioni, ma soprattutto nella difficoltà in cui operava nell'ambiente reatino, come si deduce da una sua lettera del 1 9 14: Dopo ulteriore studio ed opportune prove colturali, necessarie a precisare il· valore di ciascun tipo, attraverso i vari anni né vennero scartati 3690, mentre i rimanenti 1086 fu rono giudicati meritevoli di essere conservati. La maggior parte di questi 1086 tipi sono frumenti pregevolissimi, ma dovendo, per ragio­ ni di opportunità locale moltiplicare nella classica pianura reatina, un solo grano, in sostituzione del vecchio Rieti si è creduto dare la preferenza al tipo 637 dell ibrid o Rieti x Massy, (cui fu imposto il nome di Carlotta Strampelli) e di sospendere, conservandoli nelle collezioni, tutti gli altri. Il Carlotta Strampelli ebbe la preferenza per la sua grande adattabilità alle diverse condi­ zioni di coltura e di ambiente; e tale adattabilità è stata confermata dai risulta­ ti conseguiti per 4 anni nelle numerose prove regionali fatte da agricoltori e istituzioni agrarie delle varie province d'Italia centrale e settentrionale3'. '

Tra i tanti frumenti che Strampelli aveva creato a Rieti, dopo diversi anni di prove colturali, scelse quindi di pubblicare quello ottenuto incro­ ciando il Rieti con il Massy, da cui derivò il Carlotta Strampelli, un fru­ mento particolarmente indicato per l'area centro-settentrionale, adatto ai climi freddi e alle ruggini, con notevole resistenza allettamento .

•• ASSGR, b.S, f.3 Relazione di Nazareno Strampelli sull'attività scientifica svolta pres­ so la Stazione sperimentale di granicoltura di Rieù s.d. [1914].

.L.as�ù a Campomoro

169

Il Carlotta, insieme al Gregorio Mendel venne presentato alla mostra delle novità agrarie del 1 9 1440, e successivamente Strampelli pres entò diverse relazioni al Maic sui risultati conseguiti nei diversi campi di prova italianii• .

•• N. STRAMPELLI, La Regia stazione sperimentale di granicoltura di Rieti alla mostra delle novità agrarie del 1914, Rieù, Trinchì 1914. " N. STRAMPELLI, Relazione sui risultati del nU(Yl)o frumento «Carlotta Strampelli» conseguiti nei campi regionali di prova, in «Annali del Maic», v.1915 Idem., v.1916; Idem., v.1917; In., Risultati ottenuti col frumento «Carlotta Strampelli» nei campi regionali di prove negli anni agrari 1914-1915 e 191-/1916, Rieù, Trinchì 1916, Sui risultati dei campi di prova si veda ASSGR, b.1 (anno 1916), f.1, cat .V-B, relaz. della Scuola di agricoltura di ·Pozzuolo del Friuli 31 agosto 1916, relaz. della Scuola praùca di agricoltura «Gallini» di Voghera 26 agosto 1916, relaz. della Stazione Sperimentale di Risicoltura di Vercelli 28 ago­ stO 1916; relaz. della Scuola pratica di Agricoltura della provincia di Ancona in Fabriano sul frumento Carlotta Strampelli. 10 agosto 1916, (all. quadro grafico delle coltivazioni effettuate) - relaz. della Scuola pratica di agricoltura per la provincia di Torino 31 luglio 1916; relaz. della Scuola pratica di viticoltura e enologia in Avellino 4 luglio 1916; relaz. della Scuola pratica di agricoltura in Imola. 18 luglio 1916; relaz. della Cattedra Ambulante Qi Agricoltura di Siena 24 luglio 1916; relaz. della Scuola pratica di agricoltura di Padova "21 luglio 1916; relaz della Scuola di viùcoltura ed enologia di Avellino 28 luglio 1916; relaz. . della Stazione Sperimentale di Bieticoltura di Rovigo 29 luglio 1916; relaz. dell'ammini­ strazione del marchese Chìgi di Siena 19 luglio 1916; relaz. della scuola pratica di agricol­ tura di Imola 18 luglio 1916; relaz. della Cattedra ambulante di agricoltura di Ferrara 17 maggio 1916; Sui risultati del Carlotta Strampelli e sulla gestione da parte della Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti, cfr. ASSGRi, b.19 (n. p.), f.31, ricevute di pagamento e carte contabili varie relative alla moltiplicazione del frumento Carlotta nella piana reati­ na, 1917; Ibid., b. 22 (n. p.), f.3, registro dei risultati del Carlotta Strampelli nelle diverse regioni d'Italia, s.d. (1918); Jbid., bollettario di magazzino dell'Unione produttori grano da seme relativo alle vendite del Carlotta Strampell� 1917; Ibid., registro delle fatture relative alle vendite del Carlotta da parte della Stazione sperimentale. Esercizio 1916-1917; Ibid., registro relativo alla gestione del frumento Carlotta Strampelli 1916 ; Ibid., f.7, registro relativo alla gestione del frumento Carlotta Strampelli 1917; Ibid., f.8, «Registro delle .richieste del nuovo frumento Carlotta Strampelli» 1916; Ibid., richieste del nuovo fru­ mento Carlotta Strampelli 1916; Ibid., f.tO, registro delle prenotazioni del Carlotta Strampelli 1919; Ibid., f. 11, notizie c risultati sul fmmento Carlotta Strampelli 1917-1918. Ibid., b.26, f.l, corrispondenza con i coltivatori relativamente alla coltivazione del fru­ mento Carlotta Strampelli 1917 -1919 ; Ibid., f.2, corrispondenza in arrivo dei campi regio­ nali di prova del Carlotta, 1914 - 1 91 6. Contiene anche la relazione al Ministro di agricol­ tura relativa ai risultati del Carlotta del 23 agosto 1915 e la risposta del Ministro del 31 ago­ sto; Ibid., f.3, registro dei coltivatori del Carlotta (?), s.d. 1 914; ID., b.26, f.t , corrispon-


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Il Carlotta fu la chiave di accesso di Strampelli al panorama più tato della ricerca agronomica italiana, tanto che su tale frumen­ ccredi a a riferire anche all'Accademia dei Lincei42, la quale, nel invitato to fu 1 9 1 9, gli concesse il prestigioso premio Santoro di diecimila lire41• Fu anche .il banco di prova per l'ambiente agrario reatino che, alme­ no in parte, rispose alla sollecitazione di col tivare questo primo pro­ dotto innovativo creato a Campomoro44, cosi come risposero all'appcl-

Un campo di Ardito coltivato a Benevento nel 1932.

denza con i coltivatori relativamente alla coltivazione del frumento Carlotta Strampelli, 1917-1919; f.2, corrispondenza in arrivo dei campi regionali di p1·ova del Carlotta, 19141916, Contiene la relazione al Ministro di agricoltura relativa ai risultati del Carlotta del 23 agosto 1915 e la risposta del Ministro del 31 agosto 1915; f.3, registro dei coltivatori del Carlotta (?) s.d. 1914. A. GrODA, Il frumento Carlotta Strampelli, in «Il Coltivatore», 65 (1919), n.S, pp.94-96; G. CONSOLANI, Successi del Carlotta Strampelli nell'alto Polesine; in «Il Coltivatore», 65 (1919), n.3, pp. 51 1-52; A. TIZZI, Carlotta Strampelli e Gentil Rosso x Noe n.46. Rimltati dì una coltivazione, in <<Agricoltura senese», LV (1918), n.10, pp.112113; G. GREZZI, Risultati del frumento Carlotta Strampelli; in «Rivista agraria polesana• XVII (1918), n.19, p.231; V. DE CAROLIS, Il C. Strampelli e le prossime semine, in «La sen­ tinella agricola>> XXII (1918), n.10, pp.225-227; Io., Il frumento Strampelli nel cremonese, in «La sentinella agricola» XXII (1918), n.18, pp.217-220; (f. f.); Risultati del Carlotta . Strampelli al secondo anno di prova, in «L'Umbria verde», VII (1918), n.9-11, pp.51-52; D. ORZI, Un precocissìmo frumento italiano per terreni fertili (C. Strampelli); in «La nuova agricoltura del Lazio», VI (191 8), n.133, p.82; M. FANTOZZI, Esperimenti di varietà di grano, in «La nuova agricoltura del Lazio», VI (1918), n.139, p.l 19. " N. S'rRAM.PELLI, Genealcga i del frumento «Carlotta Strampelli:o, in «Rendiconti della R. Accademia dei Lincei. Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali», v. XXVII (1918), s.sr', f.5°. ., Su premio Santoro e sull'eco che ebbe nel mondo agrario italiano si veda:ASSGRi, APS, b. 25 (n. p.), f.1. «Premio Santoro» 1919 - Lettere, telegrammi, biglietti di auguri per · il premio Santoro ricevuto da Strampelli da parte dell'Accademia dei Lincei, 1919. Per i riflessi sulla stampa: Il frumento Carlotta Strampelli. Una scoperta italiana che assicura il fabbisogno annuale del grano, in «Il Corriere di Canelli», XIII (1919), n.6, pp.l-2; P. RANIERI, Un trionfo della società agraria italiana, in «L'Eco di Bergamo», 5 febbraio 1919; Il rifornimento del grano e l'importanza di 1ma scoperta scientifica, in «11 Coniere della Sera», 3 febbraio 1919; Il gran premio Santoro al Prof N. Strampelli, in «Chienti e Potenza. Periodico settimanale Camerinese» XXXIII (1 919), n.3, pp.l-2; Onoranze al Prof Strampelli, in «L'Unione Liberale>> XL (1919), n.6, p.2; Onore alla scienza, in «L'Unione · Liberale» XL (1919), n.5, p.2-3; Il frumento Carlotta Strampelli. Una grande scoperta ita­ liana, in «Il Giornale di Ascoli», III (1 919), n.3, pp.2. " ASSGR, b.1, f.8, contratti per la coltivazione del frumento Carlotta Strampelli nel­ l'agro reatino (Potenziani, Maraini, Fiordeponti ecc.), 1918.


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La scienza delgrano

lo molti agricoltori italiani rassicurati dagli ottimi risultati che erano stati raggiunti in via sperimentale, tanto che già nel 1918, 100.000 etta­ ri dì superficie granaria italiana era coltivata con tale frumento45• Anche l'Institut intcrnational d'agricolture, insieme a tutto il mondo agrario italiano, volle rendere omaggio a Strampelli. Lo fece per iniziativa del barone De Bildt, corrispondente della Svezia, paese che aveva fortemente investito sugli studi relativi all'ibri­ dazione, e del francese Luis-Dop, i quali, nella seduta del comitato permanente dell 'Institut international che si tenne il 2 9 febbraio 1 9 1 9, proposero di inviare una nota ufficiale a Strampelli per il premio rice­ vuto dall'Accademia dei Lincei, e di invitarlo a redigere un saggio sul suo lavoro da pubblicare anche nelle edizioni francese e inglese della rivista dell' istituto"6• In calce alla lettera il presidente dell'Institut international d'agri­ colture, appose la s eguente annotazione: Io so che Ella non ama scrivere articoli. Ho quindi pregato il prof. Cubani di dettare questo articolo servendosi dell'opera del D.r Orri che Ella conosce. Con questa triplice collaborazione spero che metteremo in luce la i mp ortante opera sua c la faremo conoscere al mondo.

Era in effetti nota la reticenza di Strampelli a scrivere del suo lavo­ ro, e pressoché inutili erano le continue richieste dei giornali specializ­ zati, tanto che i più avvertiti neanche gli chiedevano più di redigere uno scritto, ma solo di essere autorizzati a riprendere passi già pubblicati, come il direttore della «Minerva Agraria» che gli chiese « . . . di ripren­ dere pressoché integralmente» l'articolo sul Carlotta pubblicato negli

u ASSGR, b. 19 1915, f.7 - cat. Il-C, vendita del grano Carlotta Strampelli. Concessioni di vendita. Ibid., b 3, f.15 - cat. III-C, 1917, richieste di acquisto del frumen­ to Carlotta Strampelli, Ibid., b. 9, f.13 - 1918 cat. III-A, relazioni di cattedre ambulanti, comizi agrari relative alle sperimentazioni di frumento. Si veda in particolare la relazione della Cattedra di agricoltura di Roma «Prima annata di coltivazione del frumento Carlotta Strampelli nell'agro romano>> e «Prova di coltiva:r.ione del frumento Carlotta Strampelli» a cura della Scuola di zootecnica e caseificio di Reggio Emilia. •• ASSGRi, b.25 (n. p.), «Premio Santoro» 1919 - lettere, telegrammi, biglietti di auguri per il premio San toro ricevuto da Strampelli da parte dell'Accademia dei Lincei 1919. Lettera del presidente deli'Institut International d'Agricolture a N. Strampelli, febbraio 1919.

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atti dell'Accademia dei Lincei47, e lo stesso fece il direttore della Stazione agraria di Modena per la redazione dell'enciclopedia agraria della Zanichelli48• L'introduzione colturale del Carlotta coincise con un triennio di stagioni particolarmente favorevoli, con estati fresche, fino al punto che i risultati di resa ottenuti meravigliarono p erfino lo stesso Strampelli, soprattutto perché si raggiungevano anche in aree che egli non aveva ritenuto idonee alle specificità di quel frumento49, Il Carlotta aveva fatto gridare al miracolo, ma in realtà negli anni suc­ cessivi, con il ritorno di stagioni ad alte temperature estive, in quei terri­ tori reputati dallo stesso Strampelli inadatti, il Carlotta venne colpito dalla cosiddetta «stretta» e, contro di esso, si scagliarono le più aspre critiche, sia in relazione alle rese che furono decisamente basse, sia mettendo in discussione le qualità alimentari del prodotto ottenuto50, Nel frattempo Strampelli aveva già pubblicato altri frumenti come il Dauno, l'Apulia e il Varrone , ma il parziale insuccesso del Carlotta lo spinse verso la ricerca dell'abbreviazione del ciclo vegetativo dei fru­ menti, proprio per aggirare l' ostacolo della siccità estiva che provoca­ va danni soprattutto nell'ultima fase di maturazionc. Sarebbe stato sufficiente creare un frumento che avesse avuto una maturazione più precoce di 1 5-20 giorni per aggirare il p ericolo della stretta, ma anche per ottenere altri vantaggi, come la possibilità di libe­ rare i fondi dal grano in anticipo, rendendo possibili diverse colture intercalari , cosi come la precocità del raccolto avrebbe consentito nelle zone malariche una minore permanenza dei contadini sui fondi proprio nel periodo di maggiore pericolosità. Nacque cosi l'Ardito un frumento che maturava circa tre settimane prima degli altri, ottenuto da Strampelli dalla reibridazione di una varietà giapponese l'Akagomuchi, caratterizzata da una altissima pre-

" ASSGRi, b.25 (n. p.), f.2, cartolina del direttore della rivista Minerva Agraria del 23 novembre 1918. " lbid., lettere del direttore della R. Stazione Agraria di Modena, del lO, 11, 23 novem­ bre 1918. Si veda anche la lettera del direttore del giornale «La Via dei Campi» che chiede, senza risposta, un articolo sul Carlotta del 20 novembre 1918. " N. STRAMPELLI, I grani della vittoria, in INGC, Origini, sviluppi. lavori e risultati, Roma 1932, p.69. !IO lbid., pp.69-70.


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cocità ma di nessun valore colturale, con l'ibrido ottenuto incrociando il Rieti con il Wilhelmina, altamente produttivo, ma tardivo nella maturazw ne51 . "LArdito fu un vero trionfo in quanto non solo, maturando prima, aggirava il pericolo della stretta, ma rese possibile trasformare diverse coltu re annuali in intercalari come il riso, il tabacco, il lino ecc. con un notevolissimo vantaggio economico per le aziende agrarie52• •

" Riguardo ai risultati dell'Ardito si veda ASSCRi, APS, b.30, f.3, riepilogo dei risulta­ ti ottenuti nei campi di prova e di orientamento del frumento Ardito. Campi di orienta· mento e di prova di Alessandria, Cuneo, Milano, Brescia, Pavia, Venezia, Padova, Verona, Treviso, Torino, Bologna, Ferrara, Rovigo, Forlì, Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Ancona, Lazio e Potenza. L'elenco riporta l'indicazione delle aziende agrarie, la supedicie coltivata il prodotto, medio minimo e massimo ottenuto per ha, e nelle note, spesso il con­ fronto con le produzioni ottenute con altri frumenti, Cologna, Inalettabile, ecc., 1926.; ID., b.29, f.1, giornali e articoli vari relativi ai risultati ottenuti dal frumento Ardito, 1924; N.

Produzioni unitarie conseguite nelle varie regioni italiane con i cereali Strampelli nell'anno 1922-1923, Rieti, Faraoni, 1924; ID., Le produzioni del frumento «Ardito» consegztite nell'anno agrario 1922-1923, Rieti, Faraoni, 1924; Io., Le produzioni delfrumento «Ardito» conseguite nell'anno agrarÙ> 1923-1924, Rieti, Faraoni, 1925. ,, R FESTA, La semina fitta del frumento e l'Ardito, in Le stazioni sperimentali agrarie italiane, v. LVIII (1925), pp.337-372; F. MENIN, A proposito di Ardito, in «L'Agricoltura Veneta» 12, 20 luglio 1924, nn.13-14; P. BRACATO, Il frumento Ardito, in «Rivista agraria polesiana>>, 15 settembre 1924, n.17 p.182; G. ]ERNA, Ilfrumento Ardito nel suo primo anno · di coltvazione i nell'Agro piacentino, in <<Libertà», Venerdì 12 dicembre 1924; F. BONAVOGLIA, Pro Granicoltura. Risultati di prove colturali, Macerata 1924; (NDR), lnaugurazwne della mostra della spiga in Alessandria, in «La Gazzetta del Popolo», 2 set­ tembre 1924, p.S; L. FOLLINI, Dopo l'Ardito il tabacco, in «Giornale di agricoltura della domenica», XXXIV (1924), n.50, 14 dicembre, p.445; C. EsMENARDO, Discutiamo in meri­ to alla produzione granaria in «La vita rustica», II (1924), n.9, p.1; A. B ozzoLo, In tema di frumento. Varietà e razze colturali in L'agricoltura friulana, III (1924), n.23, p.1; I. ZANNONI, Razze elette e coltivazioni razionali nell'alessandrino in «Giornale di agricoltu­ ra della domenica», XXXIV {1924),n.32, p.285; ID, Ilproblema della ceralicoltura nazio­ nale, in «La vita rustica>>, li (1924), n.10, p.3; L. POLLINI, I nuovi frumenti alla prova, in «L'Agricoltura piacentina» XVII {1924), n.7, pp.105-107; G. CONSOLANI, I nostri campi di grano nel 1923-24, Conegliano 1924; A. DRAGHETfl, Le basi del miglioramento tecnico della nostra cerealicoltura, in «Rivista agricola romagnola» II (1924), n.15, pp158-162; M. BASSI, L'Ardito sì fa onore, in «Rivista agricola romagnola» II {1924), n.15, pp.162-163; D. LIBERTINI, l grani eletti ed ilproblema granarÙ> italiano, in «Giornale di agricoltura della domenica», XXXIV (1924),n.39, p. 352; L. C. NICOLAI, l nuovi frumenti Strampelli alla prova in <<Il Coltivatore», 70 (1924), n.30, pp.362-364; Io., L'Ardito Strampelli, in «il S'rRAMPELLI,

Il frumento Carlotta che rese famoso Strampelli tra gli agricoltori italiani e gli fruttò il pre­ mio dell'Accademia dei Lincei.


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La scienza delgrano

All'Ardito fecero seguito nel 1923 altri grani teneri precoci come il Villa Glori, che si impose pressoché generalmente nel nord d'Italia53, il Fausto, il Mentana"\ il Raismondo, l'Edda, nonché il frumento duro Aziziach 17-45, ed altri frumenti tardivi come il Virgilio55•

Coltivatore», 69 (1923), n. agosto 30, p.174; A. COSSOLANI, L'Ardito Strampelli, in «<l Coltivatore», 70 (1924), n.23, pp.135-137; B. BRASCHI, Prove comparate su alcune varietà di frumento Genova 1924; G. BELLINI, Per l'aumento della granicoltura in maremma, in «La Maremma agricola e zootecnica», XIV (1924), n. 9-19, pp.4-24; CATIEDRA DI AGRICOLTIJRA DELLA PROVINCIA DI AREZZO, Contributo al/o studio de/la granicoltura. Relazione sui rimltati ottenuti nei campi sperimentali istituiti nel 1924, Arezzo 1 924. " Riguardo ai risultati del Villa Glori cfr. ASSGRi, APS, b.30, f.1, riepilogo dei risul­ tati ottenuti nei campi di prova e di orientamento del frumento Villa Glori. Campi di orientamento e di prova di Alessandria, Cremona, Verona, Ferrara, Forlì. L'elenco riporta l'indicazione delle aziende agrarie, la superficie coltivata il prodotto ottenuto per ha, e nelle note spesso il confronto con le produzioni ottenute con l'inallettabile 96. 1926 s• Riguardo al Mentana, Ibid., b.30 (n. p.), f.2, riepilogo dei risultati ottenuti nei campi di prova e di orientamento del frumento Mentana. Campi di orientamento e di prova di Alessandria, Cuneo, Pavia, Venezia, Padova, Verona, Treviso, Torino, Bologna, Ferrara, Forlì, Parma, Reggio Emilia, Ancona, Ascoli Piceno, Pesaro, Grosseto, Perugia, Roma c Foggia. L'elenco riporta l'indicazione delle aziende agrarie, la superficie coltivata il pro­ dotto ottenuto per ha, e nelle note spesso il confronto con le produzioni ottenute con altri fmmenti, Cologna, Inalettabile, ecc. 1 926. " Tra la vasta pubblicistica relativa all'introduzione e ai risultati dei grani Strampelli nel sistema agrario italiano si vedano: G. CARPI, Grani Strampelli e grani indigeni in raf­ fronto, in «Il Coltivatore Siciliano», 1930-1932; G. DONNINI, I grani Strampelli e Todaro nelfabrianese, Piacenza 1921; FEDERAZIONE ITALIANA CONSORZI AGRARi, Un triennio d'e­ sperimenti sui nuovi ibridi di grano Strampelli, Piacenza 1927; F. FESTA, La semina fitta del frumento e l'Ardito, in «Le stazioni sperimentali agrarie italiane», LVIII {1925) pp.337-372; A. FoLLONI, Razze elette di cerea!� in «Rivista agricola romana», febbraio 1924; INGC, Produzioni unitarie conseguite nelle varie regioni italiane con i ce1·eali Strampelli nell'anno agrario 1922-23, Roma 1923; G. }ERNA, Il frumento Ardito nel suo primo anno di coltiva­

zione nell'agro piacentino, Piacenza 1924; E. LANDI, Sperimentazione sugli ibridi dei fru­ menti Strampelli, in «Giornale di agricoltura della domenica», 6 dicembre 1931; B.

MORESCHI, La granicoltura italiana e gli esperimenti Strampelli, in «L'agricoltura italiana illustrata» I {1919), n.3, pp.ll-17; C. PERONl, Ilfrumento di Rieti, in «Giornale di agricol­ tura della domenica», 6 dicembre 1931; P. ROSSI, I grani Strampelli in Sabina, in «Giornale di agricoltura della domenica», 1 930; In., Campo di orientamento per grani di razze elette Strampelli. Magliano Sabina Anno agrario 1929-30, Rieti, Faraoni 1930; A. Succi, Prove di orientamento con frumenti Strampelli ed alcune deduzioni generali, in «L'Italia Agricola», 64(1927), n.7, pp.584-587; ID ., Rapporto stt prove di orientamento di frumenti

--·

E' di questa fase anche il Terminillo, del quale va detto che sì tratta di un incrocio intergenerico in quanto ottenuto dall' ibridazione del frumento Rieti con 1a segale. Tale esperimento era già stato eseguito dal Vilmorin nel 1 8 75 con s carsi risultati, e ripreso da Strampelli già nel 1 90456• A Rieti Strampelli realizzò oltre 800 incroci. Calcolando che ogni incrocio da vita a oltre 1000 diverse forme, egli osservò circa un milione di diverse tipologie frumentarie dalle quali scaturirono i suoi grani che negli anni '40 ricoprivano 3.134.000 ettari, cioè il 66,5%, della superficie granaria complessiva del Paese, producendo un aumento produttivo dì circa 20 milioni di quintali l'anno. Va in ultimo ricordato che il suo lavoro non si limitò al solo fru­ mento, ma investì altre specie vegetali come il maÌs57, del quale egli si occupò fin dai primi anni del Novecento generando numerose varietà caratterizzate da una altissima resa tra i quali il Luigia Strampelli, otte-

Strampelli (1923-24 e 1924-25), in «L'Italia Agricola», 64{1927), n.7, pp.364-372; E. AVANZI, Studi e progressi circa l'impiego in Italia delle razze elette di grano, Trento 1930; E. AZIMONTI, I grani dello Strampelli nel mezzogiorno, Piacenza 1 920; E. BASSI,

Granicoltura laziale. Affermazione meravigliosa per produttività e resistenza dei frumenti

A. BRIZI, ll frumento Strampelli nell'anno 1920-21, in La propaganda per la coltivazione frumentaria nell'anno 1920-21, Roma 1922; B. MoRESCHI, La granicoltura italiana e gli esperimenti Strampelli, in <<L'agricoltura italiana illustrata» I (1919), n.3, pp.11-17; A. DoNA, Sperimentazione sugli ibridi dei frumenti Strampelli in «Giornale di agricoltura ddla domenica», 6 dicembre 1931, pp.539-540; Per il senatore Strampell� in «<l Popolo Sannita>>, 1933; (A.D), 49 quintali di frumento ad ettaro in Agro Romano, in «Giornale di agricoltura della domenica•, 6 agosto 1 939; (E.B), Se si fossero coltwati i grani precoci, in «Giornale di agricoltura della domenica», 6 agosto 1939. " G. SERMoNTr, Osservazioni cariolingiche sul frumento Strampelli «Termni/lo» i (Triticum vulgare «Rieti» x Secale cereale) x T vulgare «Rieti», in «Annali della sperimen­ tazione agraria», v. III {1949), n.4. '7 ASSGR, Appunti, disegni e risultati di una sperimemazionc relativa al grantur­ co,1940-1941. ASSGRi, APS, b. 21 (n. p.), f.14, Appunti sui risultati delle sperimentazioni del granoturco effettuate dal 1929 al 1936, Ibid., b.S, f.8, Varietà granoturchi c rese, 1939; f.9, Registrino delle semine di granoturco a Rieti 1938; Ibid., b.6, f.7, Risultati ottenuti dalla coltivazione dei granoturchi 1937; Ibid., f.B, Risultati ottenuti dalla coltivazione dei granturchi,1936; N. Strampelli, Varietà dì mais ottenute nella stazione di granicoltura di Rieti, Piacenza 1919. precoci del Sen. Strampelli, in «Giornale di agricoltura della domenica», 3 novembre 1940;


,La sc;ù:n�a del grano

La.�ù a Campomoro

nuto dall'ibridazione del Quindici agosto con il Rosso piemontese, e l'Eureka (Maggengo reatino x Giallo precoce d'Ausonia).

rnentate a Leonessa e Badia Polesine6', cosi come sui pomodori, lentic­ èhie e fagioli, studi che Strampelli abbandonò molto presto per dedi­ carsi pressoché unicamente alla sperimentazione cerealicola62•

Nel corso della prima guerra mondiale si occupò anche della bar­ babietola da zucchero per incarico della Società Italiana per la produ ­ zione dello zucchero indigeno, anche se va tenuto conto che Strampelli aveva iniziato a lavorare in questa direzione fin dal 1907 pubblicando, per altro, una relazione sul bollettino ufficiale del Maic, e un'altra nei Rendiconti dell'Accademia del Lincei58 • Numerosi lavori furono poi eseguiti sul ncmo a Rieti, S.Angelo Lodigiano e Badia Polesine59, sull'orzo nei campo sperimentale di Leonessa�0, sull'avena e sulla segale, sulle patate anche queste speri-

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N. STRAMPELLI, Alcune

•t ASSGRi, APS; b. 31, (n. p.), f.?,«barbabietole. Selezione iniziata nel 1908. Raccolto del 1910. Radici» . Registro 1910; Ibid., f.1, appunti, schemi vari sulla spcrimentazione delle pata­ te a Riet� Leonessa e Badia Polesine, 1937-1939; Ibid., f.2, registro delle «osservazioni sulle patate» 1939; Ibid., f.3, registro riepilogativo dei risultati dei raccolti delle patate a Rieti,

Leonessa e Badia Polesine,1936,1938; Ibid., fA, registro dei risultati della sperimentazione delle patate a Rieti e Leonessa 1936; Ibid., f.5, registro dei risultati della sperimentazione delle patate a Rieti e Leonessa, 1937;

Ibid., f.6, schemi dei risultati della sperimentazione delle patate a Badia Polesine, 1938-1939. 62 Per quanto riguarda la documentazione relativa alla sperimentazione dei frumenti. cfr. ASSGRi, APS, b.21 (n. p.) f.21, «Breve sunto dei lavori di genetica eseguiti nel\a R. Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti» Manoscritto e dattiloscritto, s.d. (1915 ?); Ibid., f.15,

esperienze intorno alla coltura della barbabietola da zuc-"

chero,

in «Bollettino Ufficiale del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio», v.1907; ID ., Esperienze di selezione e ibridazione sul frumento e sul granoturco, in

appunti scientifici, alberi genealogici vari relativi alle ibridazioni. I documenti sono privi di 'lhdicazioni e di data. Uno soltanto è datato 1924; b.5, f.1, quaderni di appunti sugli incroci e sulle produzioni ottenute 1909-1940; b.5, f.1 O, coltivazione delle barbabietole da seme a

«Rendiconti dell'Accademia dei Lincei. Classe di scienze matematiche e naturali», v. XVI

(1 907),s.SA,v.2°. Cfr. anche ASSGR, b.5, f.1; Pianta del «Campo Sperimentale di conci­ mazione su barbabietole nella tenuta Comunali» a Rieti, scala 1 :500, s.d. [1910 c.a.]. · Lettera della Società italiana per l'Industria dello zucchero indigeno a Nazareno

Leonessa e a Foggia 1916-1922; b.5, f.2, registro degli incroci realizzati da N. Strampelli flno al 1932; b.S, f.3, risultati delle coltivazioni 1911-1922, appunti, quadri riepilogativi ecc. 19111922; b.S, f 4, Granoturchi 1916. Rese per ettaro, 1916; b.S, f.7, produzioni medie delle prin­

Strampelli, 1920, giugno 23; lbid., b.1 1,f.3, relazione di N. Strampelli alla Società Italiana per l'Industria dello zucchero indigeno, 22 febbraio 1921; Ibid., b.19 (n. p.), f.12, «Determinazione dello zucchero nelle barbabietole del prof. Strampelli». Analisi chimi�.

cipali varietà di grani coltivate nelle diverse stazioni (Registro) ,1930-1940; b.6, f.5, Appunti vari, schemi riepilogativi raccolti, 1940; b.6, f.6, Risultati dei campi di orientamento, 1939; b.7, f.1, Schede relative alle produzioni di grani, 932-1940. b.31, f.10, «Tipi che si sono distin­

ca,191 O; Ibid., f.13,«Analisi delle bietole» 1913; Ibid. , f.14, laboratorio chimico della fab­

ti per produttività a Rieti» e dati vari sui raccolti; 1912; f.14, Appunti vari relative alla colti­

brica di zucchero di Rieti. Analisi delle barbabietole da seme. 1915; Ibid., f.15, laborato­ rio chimico della fabbrica di zucchero di Rieti. Analisi delle barbabietole da seme. 1916;

Ibid., f.16, «Esperienze dell'annata 1932-1933. Raccolto e determinazioni su di esso» s.d. ' (1933 ?). " ASSGR, APS, b.21(n. p.) ,f.12; quaderno di appunti contente le prove biologiche,

colturali e genetiche relative alle sperimentazioni del ricino a Rieti, Badia Polesine, S. · Angelo Lodigiano,1935-45; Ibid., f.2, coltivazione ricino a Badia Polesine, relazione, 1941. Sull'orzo cfr. Ibid., b.6, f.4, riepilogo delle produzioni delle varietà di orzi coltivati nei campi sperimentali 1936. Sulla varietà di ricino Strampelli M-6, lbid., b.21 (n. p.), f.8, cor­ rispondenza varia relativa alle spcrimentazioni del ricino M.6 ,1940. Cfr. anche cfr. A. DE CrLLIS, Collaudo del ricino M-6 Strampelli, in «Agricoltura fascista», 24 novembre 1940; ID.,

Un'altra conquista di N. Strampelli. Un ricino precocissimo per i climi meridionali:

l'<<M-6»,in «Agricoltura fascista», 14 gennaio 1940.

60 ASSGR, APS, b.21, f.11, scheda descrittiva dell'orzo «Emilio Maraini» creato da Nazareno Strampelli, s.d. [1915]; lbid., b.19 (n. p.) f.28 Relazione dattiloscritta probabil­ mente di N. Strampelli relativa alle sue sperimcntazioni sugli orzi «Ministro Raineri» e

«Maraini» (s.d.).

.

vazione delle barbabietole; 1911-1919; f.15, Registro dei «Prodotti unitari e medie delle prin­

cipali razze di cereali»; 1929-1930; f.17, Registro delle disponibilità del frumento da seme a Rieti, Roma, Leonessa, Foggia e Cagliari, 1928; f.18; «Sardegna. Raccolto 1927»; 1927; f.19; Frumenti in prova per l'iscrizione nel registro delle varietà elette, 1940-1941; f.20, Registro dei risultati dei campi di orientamento, 1937; f.2 1, Registro dei risultati dei campi di orienta­ mento e prova; 1938; f.22, Registro delle «Produzioni e medie di più anni delle nostre prin�

registro delle varietà elette di frumento in base all'art.6 della legge 28 aprile 1938 n.546. (dat­ tiloscritto); 1942; f.26, quadro riasSuntivo dei risultati del campo di orientamento dei Lini di Badia Polesine, 1942; f.27, «Attività svolte dalla stazione fitotecnica di Badia dalla sua fonda­ cipali varietà», 1937; f.25, decreto del Ministro dell'agricoltura relativo all'inscrizione nel

zione», 1942; f.28, dati, relazione e notizie relative al trattamento elettrico delle sementi con il sistema Riccioni; 1941-1942; f.29, «Relazione riassuntiva sui risultati finora conseguiti dalla sperimentazione collegiale ai fini della battaglia del grano>>. Relazione redatta dall'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura, 1942; f.10, «Tipi che si sono distinti per produtti­

vità a Rieti>> e dati vari sui raccolti; 1912. Per la documentazione a stampa si vedano gli scrit­ ti di N.Strampelli in bibliografia.


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La scienza delgr ano

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ESSERE ARTISTI O ARCHEOLOGI? LA POLEMICA SCIENTIFICA TRA STRAMPELU E TODARO

Nazareno Strampelli, così come è inevitabile per ogni innovatore della scienza, incontrò nel suo cammino molte difficoltà nell'affermare le sue idee, e non pochi furono i suoi oppositori. Egli tuttavia non si lasciò mai coinvolgere in polemiche letterarie, e preferiva non rispondere alle accuse che gli venivano mosse, ritenendo di doverle smentire con i risultati delle sue sperimentazioni. Merita comunque di esseri ricordata la polemica che egli ebbe con l'al� tro grande nome della granicoltura italiana del tempo, Francesco Todaro6}, soprattutto perché in essa c'è lo scontro tra due scuole, tra due diversi modi di intendere la granicoltura. Francesco Todaro impersonava la tradizione scientifica italiana con tutto un bagaglio di certezze largamente accreditato, Nazareno Strampelli la messa in discussione di quanto fino ad allora era stato fatto, e la propo­ sta di un nuovo e rivoluzionario approccio scientifico.

" Riguardo a Francesco Todaro e al suo lavoro a Bologna cfr. M. BONVICINl, Francesco Todaro, in «Annali dell'accademia di agricoltura di Bologna», v. V, 1950; E To DARO, Il miglioramento di razza nelle piante agrarie. Selezione, ibridazione, Casale Monferrato 1921, In part. il capitolo Impollinazione: generalità, lavori di Strampelli - Osservazioni di Hartley, pp.179-188; ID., Ibridatori e Selezionatori, in «Giornale di Agricoltura della Domanica», febbraio 1919; ID., Questioni granarie. Rettifiche di rotta, in <<Giornale di Agricoltura della Domenica», 21 luglio 1940; Adattamento, selezione, incrocio delle piante coltvate, i Bologna 1914; ID., Sulle possibilità di alte produzioni nella coltura del grano, Bologna 1930; Io., Sulla produzione granaria in Italia, Bologna 1923; ID., I grani selezio­ nati della Società bolognese produttori sementi, Bologna 1914; Per l'incremento della nostra granicoltura, Bologna 1922; Lavori di selezione delfrumento nel bolognese, Bologna 1 91 2; Io., La produzione dei grani da semente, Bologna 1928; Io., Grani in luce e grani in ombra, Bologna 1 925; Io., La selezione dei cereali, in MAle, La propaganda per la coltivazione fru­ mentaria nell'anno agrario 1920-1921, Roma 1922, pp.321-326; ID., Varietà migliorate ed incremento della produzione in «L'Italia Agricola», 62 (1925), n. 9, pp.488-492; Io., Ancora sementi? in «Giornale di agricoltura della domenica», 24/4/1938; Io., Grani in luce e grani in ombra, Bologna 1 925; ID., Sulle possibilità di alte produzioni nella cultura del grano, Bologna 1930; ID., Adattamento, selezione, incrocio delle piante coltivate, Bologna 1914; ID., La produzione dei grani da seme, Bologna 1928; Io., Lavori di selezione delfrumento nel bolognese, Bologna 1912; Io., I grani selezionati della Società bolognese produttori sementi, Bologna 1914.

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_j �ssù a Campomoro

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_

Nel 1 918 Strampelli pubblicò nel Bollettino degli agricoltori italiani un rticolo dal titolo Breve riassunto dei lavori della R. Stazione di granicol­ ura Sperimentale a Rieti, nel quale si soffermò sul metodo dell'ibridazio­ ne da lui adottato, esaltandone le potenzialità rispetto a quello della selezione. . . La data di questo articolo è importante. Siamo nel 1918, qumd1 a poca distanza di tempo dalla pubblicazione e dai successi del Carlotta Strampelli. Quel grano avrebbe r�so famoso Strampell , m� egli, in quel _ preciso momento, nascondeva un Importante segreto sctcntJflco. Dalle sue ricerche nell'istituto di Rieti non era nato solo il Carlotta, ma decine di altri grani di straordinaria importanza, individuati tra quei 1089 tipi scelti e fissati tra decine di migliaia di varianti osserv�te. . . Tali frumenti rimasero segreti, e quindi nel momento m cm Strampelh scriveva quell'articolo, c'era in lui tutta la consapevolezza che l'applica­ zione delle ricerche effettuate a Campomoro, avrebbe potuto rivoluziona­ re la granicoltura mondiale. Parlando del suo metodo di lavoro, egli si lasciò andare ad un entusia­ smo che, ai suoi interlocutori che conoscevano solo il Carlotta, suonava perfino come presunzione. . . . . Nell'articolo Strampelh, senza mezzi termtm, pose una dcmarcazwnc netta tra il suo approccio e quello del Todaro:

:

.

Fra il semplice ricercatore o selezionatorc gencal?gico e col�i che esegue ib�ida­ zioni e né segue i tipi che né conseguono, sceghendone e ftssa�done quelh eh: corrispondono ai suoi fini , corre la differenza che passa tra colm che esegue scavt per rintracciare opere e l'artista che tali opere d'arte crea. E

più oltre:

Se si vuole abbellire una piazza, una corte, un giardino con una statua chi più facilmente riuscirà, colui che la statua va a ricercare con sapienti scavi ... o lo scul­ tore, che provvedutosi del necessario blocco di marmo inc<?mincia con colpi lenti, costanti del suo assiduo scalpello a modellarvt_ la statua nspondente al soggetto richiesto e nelle dimensione e ragioni prospcttiche dell'ambiente?.

Poi Strampelli tornò a ribadire un concetto che gli era caro, e che costi­ tuisce il punto di messa in discussione delle concezioni darwinistichc da parte dell'approccio mcndcliano. Attraverso l'evoluzione della specie non si genera alcun tipo nuovo, ed


La sdenza delgrano

182

anche quando questo avviene, la causa generatrice non è l'evoluzione, ma . l' 1'bn'd azwne casuale con altre specie. uind - prosegue Strampelli - « . . . non nego che con la sola selezione ped1gree Sl possa avere la fortuna di incappare in ottime varietà·, ma ci'o c' . spec1almc�te poss1'b'l 1 e quando le ricerche si eseguono su materiale impuro, o megho dove sono state possibili ibridazioni spontanee» Francesco T�daro, il massimo esponente della scuola basata sulla selezwn� genealog1ca essere descritto come «semplice ricercatore che per f�rtuna tncappa» a _1fferenza dell' ibr datore che è «l'artista che crea», no n . p �acq�e affa�to, e �1spose con un arttcolo «Ibridatori e selezionatori» su L. !taZza Agncola d1fendendo la sua scuola basata sulla selezione genealo­ gica. n primo luogo Todaro mise in evidenza come Strampelli con quel­ , l a rttc? o aveva provocato una netta contrapposizione tra i due approcci _ SClentlflCl:

9

A_

. .il pro . Strampelli h� vo_luto separare con un taglio ben netto, il campo di atti­ . . _ , dell 1bndatore vIta (L artista che crea) da quello del selezionatore (il semplice _ nccrcatore che per fortuna incappa). ·

Todaro aveva ragione, Strampelli con quell'articolo aveva stabilito un solco incolmabile, non tra due modi diversi di procedere ma tra due ' diversi modi di pensare. Il suo lavoro non era uno dei tanti possibili. Era un approccio «altro»' fondato su concetti e percorsi di pensiero assolutamente innovativi. . Non quindi uno dei tanti metodi che di tanto in tanto venivano indi­ cati come possibili dai ricercatori, ma un approccio completamente diver­ so che non poteva non contrapporsi al primo. E il fatto era tutt'altro che indolore, perché non solo si trattava di ride­ . . flmre il quadro scientifico sulla materia, con la consacrazione dell'esisten­ za di due diverse scuole di pensiero, ma anche di proporsi nei confronti d�Ile s �e lt� governative in termini di finanziamenti, di impianti, insomma . d1 credtblhtà. Francese? Todaro questo lo aveva compreso perfettamente, e il suo . pnmo tcntat��o fu quello di ricomporre il lavoro di Strampelli all' interno di un quadro pm generale nel quale egli era considerato il leader indiscusso. . La �ealtà .dei fatti, secondo Todaro, « . . . non sopporta alcuna imposi­ ZIOne dt teone e vedute per quanto autorevoli», e considerava questa una

o m , '-'or"Lassù a Campo.""'

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_ _ _ _ _ _ _ _ _ _

questione assolutamente fondamentale, quasi ad esorcizzare l'ipotesi di un percorso di pensiero alternativo al suo. e povero selezionatore, ...non esito ad affermare che in confronto del semplice più - che la impollina­ di e diverso di colui che esegue ibridazioni altro non fa estremamente diffinon ma delicati noti: ben a tutti zione artificiale, con processi cili. - non fa Selezionare vuoi dire scegliere. E l'ibridatore - al pari del selezionatore di ritiene egli che quelle esistenti, che scegliere: scegliere dapprima fra le razze non e stesso, o dell'ibrid one costruzi la per fondere o poter utilmente ravvicinare rispondenti ai suoi si arresta che quando è convinto di aver trovato il tipo o i tipi fini.

Secondo Todaro, nulla di diverso da quello che fa il selezionatore che scelta, e procura di utilizzare nel « . . .prepara il materiale della prima miglior modo quello da lungo tempo preparato e messo al mondo dal buon vecchio Dio . » Poi si chiedeva: E' tanto vasta e grave la suaccennata lacuna [ . ] da giustificare la sentenzi osa con­ trapposizione del prof. Strampelli? Il quale mentre vede sapere e arte e magari poteri creativi nell'ibridatore - che pur manca di ogni mezzo di controllo e di ogni sicura previsione sulla discendenza dell'ibrido - crede di poter abbassare il sele­ zionatore al modesto livello di scavi . . . archeologici. .

.

Todaro ribadiva la superiorità della selezione genealogica la quale secondo lui, restava l'unico metodo, «sussidiata o meno dall'incrocio arti­ ficiale», per poter garantire la soluzione ai problemi agrari italiani. Todaro aveva ben intuito che quel lavoro che Strampelli stava svolgen­ do a Rieti avrebbe finito per minare, o quantomeno ridurre la sua autorevolezza. Non lo preoccupavano molto i confronti tra i suoi grani e quelli di Strampelli che si andavano diffondendo in Italia64, quanto l'esistenza di un percorso diverso dal suo, le cui potenzialità che allora appena si intrave­ devano, rischiavano di marginalizzare il suo approccio metodologico. �· Si vedano ad esempio G. DONNINI, l grani Strampelli e Todaro nel fabrianese, in «l'Italia Agricola», 15 novembre 1921; B. TOMEI, Coltivazione di alcuni grani Todaro e Strampelli, Perugia 1925.


184

La scienza delgrano Strampelli non proseguì nella polemica, e gli anni successivi furono

quelli dell'uscita degli altri suoi frumenti che andarono progressivamente a sostituire quelli tradizionali, e a prevalere pressoché ovunque, sulle razze

presentate da Francesco Todaro. Strampelli aveva grande stima di Francesco Todaro, e quella polemica fu solo un atto dovuto per imporre il suo pensiero, e al suo antagonista bolognese egli riservo sempre grande rispetto. Lo dimostra una lettera che egli inviò a Gino Morassutti, altro agro­

nomo del tempo, tra i molti che volevano mettere a confronto i suoi grani con quelli selezionati a Bologna.

... il prof Mariani mi fece noto che il prof. Todaro è dispiaciuto con me perché tu gli avresti detto che io ti ho proibito (anche con un guai!!!.. ..) di coltivare i fru­ menti selezionati del Prof. Todaro stesso in confronto coi miei. Io ho subito smentito la cosa perché non solo con te ma con nessuno ho fatto cenno ad una simile esclusione. [ . . . ] So che entrambi lavoriamo pell'interesse della granicoltura del nostro Paese e non per la nostra personale ambizione. Io poi anche attaccato ingiustamente non rispondo mai, essendo convinto che le polemiche non giovano a chi le fa e tantomeno servono a far progredire la nostra agricoltura6'. La polemica la riprese invece Todaro nel 1925 in piena battaglia del grano, ma questa volta non era tanto indirizzata verso la metodologia scientifica di Nazareno Strampelli, quanto con la «moda» dei suoi grani, e con chi, soprattutto la stampa specializzata , la seguivano. Edito dall' Istituto di cerealicoltura di Bologna che lui dirigeva, pubblicò un opuscolo «Grani in luce e grani in ombra» nel quale cosi esordiva66:

Scorrendo al stampa agraria - periodici e fogli volanti - di queste ultime settima­ ne, si può giustamente valutare la formidabile pressione di cui è capace quel quid indefinibile che chiamasi la moda. La quale investe tutte le nostre cose - la nostra stessa persona - e non soltanto (come erroneamente credono le donnette del vil­ laggio) i cappelli, le chiome e il vestiario delle signore eleganti. Essa avvolge e tra­ volge tutto e tutti. Poi, riferendosi in tutta evidenza a Nazareno Strampelli, e al suo sue-

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cesso che stava dilagando:

. . . ci sono in ogni tempo uomini e cose di moda, che hanno tutto il favore della cronaca; per la quale più non esiste ciò che è già di moda. E può scorgersi, a ben guardare, che anche il cronista. Nel diuturno suo divenire, obbedisce a quella pressione universale, se anche possa illudersi di essere - egli - il creatore della moda Todaro questavolta se la prendeva soprattutto con il frumento Ardito che stava incontrando larghissimi favori nel mondo agricolo italiano, sopperen­ do agli inconvenienti che aveva presentato il

Carlotta qualche anno prima.

Nei periodici agrari la moda oggi comanda - ed il cronista scrive - che il frumen­ to Ardito debba stare in piena luce, bene in vista davanti agli agricoltori italiani; tutti gli altri - giù di moda - restare nella provvida penombra, che sa pietosamen­ te nascondere la mediocrità e la miseria. Certo, ormai Todaro non poteva più disconoscere la validità di Nazareno Strampelli e della sua scuola, e l'unica cosa che intendeva soste­ nere, probabilmente anche a ragione, era la validità anche dei suoi grani, c che l'enfasi con cui venne accolto l'Ardito era forse eccessiva. In effetti l'Ardito, frumento precoce che aggirava i pericoli della stret­

ta e consentiva altre colture nello stesso fondo e nello stesso anno, venne accolto come qualcosa di miracoloso, e Todaro che non potettc fare a meno di riconoscere che si trattava di un prodotto validissimo, ma tese a ricondurne le caratteristiche alle sue reali potenzialità , tutto sommato quelle stesse che aveva indicato Strampelli67•

«Perché mettere in ombra tutti gli altri grani ?», si chiedeva polemica­ mente Todaro, e la risposta era sempre la stessa, «la moda», non com­

prendendo che in realtà il governo aveva di fatto compiuto la sua scelta nei

confronti dei grani Strampelli, gli unici su cui si poteva scommettere per condurre la battaglia del grano. E che Mussolini avesse compiuta una precisa scelta in questa direzio­

ne lo conferma il fatto che quando nominò il Comitato permanente del grano, un superorganismo che egli stesso presiedeva, con l'incarico di ela­

borare tutti i provvedimenti legislativi a sostegno della battaglia del grano,

" ASSGR, b.152, f.2, Lettera di Gino Morassutti a N. Strampelli, 17 febbraio 1924 Risposta del 1 3 luglio 1924. .. F. TODARO, Grani in luce e grani in ombra, Bologna 1 925.

67 Ibid., p.S .


186

---'= L,assù a Campomoro

La scienza delgrano

chiamò a farne parte Strampelli, e relegò Todaro a presiedere la commissione provinciale di B ologna. . .., . . . D'altra parte non era pensabile mettere m � wco la cred1b1ltta del reglme lanciando la battaglia del grano, e pensar� l condurla dopo a:rer �e�so in moto una massiccia macchina propagand1st1ca, con le sementl tradtZlonali delle quali erano ampiamente note le. r�se e le P ?tcnzialità. Se non si voleva aumentare la superhc1e granana, non sarebbe certa­ mente stato un aumento di impiego dei fertilizzanti, né una più razionale organizzazione colturale, ne tantomeno i vari p_r,ovvedimenti legi�lati_vi � garantire il successo di quella che fu una delle pm clamorose apphcazwru della politica autarchica del regime. . C'era bisogno di qualcosa in più, e questo erano le sementr create da Nazareno Strampelli a Rieti tenute rigorosamente segrete , e che ora pote­ vano essere messe in campo con tutti i rischi del caso, ma anche co ? la.pos­ sibilità che quello che da anni Strampell � asteneva r� elle relazr.om che periodicamente presentava al governo, ufhc1almente o m forma nservata� fosse tutto vero, e su ciò scommettere. Una scommessa che, indipendentemente dalle valutazioni di ordine politico, e dalla rilevanza e conseguenza all'intern? del quad�o economico più generale, sul piano dell'aumento della produzwne cereahcola fu certamente vinta. Francesco Todaro, molti anni dopo, nel 1940, in un'altro articolo emblematicamente intitolato Rettifiche di rotta non potette far altro che riconoscere i meriti di Strampelli scrivendo tra l'altro68:

·

!

Ancora una volta desidero esplicitamente riconoscere che di essi (grani precoci Strampelli) la nostra granicoltura ha potuto e p� tr� larghissimamente avvantag­ giare; e che alte benemerenze sono p ertanto leg1t.um�mente dovute al camerata Strampelli, che per primo li ha intro d otti_ presso d1 no1

Ma riprendiamo quella prima risposta di Tod�ro a Stramp.elli del 1 �18, _ in modo particolare un passaggio specifico che Cl co�sente dt ev1denZ1are una ulteriore differenziazione tra Todaro e Strampelh: «Noi - riferendosi sia a lui che a Strampelli - lavoriamo non per alte spirituali finalità dell'arte, ma per assicurare alle imprese di produzione

" «Giornale di Agricoltura», 21 luglio 1940.

187

agrarie il vile, volgarissimo, e pur tanto necessario profitto.» Nella prospettiva finale del Todaro, e lo diceva senza mezzi termini, c'era l'industria agraria, e il suo lavoro sembra essere posto al servizio di quell'agricoltura capitalistica che sempre di più si poneva in modo egemo­ ne nel panorama economico del Paese . Non che Strampelli lavorasse in contrapposizione a tale prospettiva, ma il suo lavoro sembra più collocato in una dimensione politica generale indirizzata ad affrontare un problema indipendentemente da chi ne avesse reso possibile la realizzazione, c da chi ne avrebbe beneficiato. Strampelli iniziò il suo lavoro scientifico nel periodo giolittiano, attra­ versandolo trasversalmente in ogni sua sfumatura, crebbe durante il governo Salandra, e mise in pratica i risultati della sua ricerca durante il fascismo, indipendentemente se essi fossero andati a beneficio dei grandi agrari o delle masse contadine. Era uno scienziato per cosi dire «puro», e Todaro aveva torto anche quando ironizzava sulle citazioni artistiche di Strampelli, perché in fondo la creatività era una delle molle principali che accompagnarono il suo lavo­ ro, insieme ad una sorta di ossessione epistemologica rispetto alla sua atti­ vità di ricerca, e morale, rispetto agli obiettivi. Egli si sente investito di una missione; quella di rendere un grande ser­ vizio all'Italia. Lo ripete costantemente in ogni occasione, e non è un atteggiamento retorico d'immagine, in quanto questa convinzione la si ritrova espressa anche nella documentazione più intima e privata, e di essa era pienamente consapevole la sua compagna Carlotta. Cosi, ad esempio, quando la moglie lo prega di recarsi presso il policli­ nico di Roma per curarsi di alcuni malanni si esprime nei seguenti termini: Se ti piacesse andare al Policlinico, ove non occorre prendere appuntamento, ed ove troveresti tutti i dottori necessari potresti andare con Frances, che li conosce; altrimenti va da chi credi , basta mi contenti e mi fai questo piacere. Ora non puoi dirmi che costa troppo, perché hai per curarti, ed è obbligo, dovere e necessario che curi e mantieni la tua salute più a lungo, e meglio che puoi. Se non lo fai sei un egoista, mentre il farlo, è per bene degli altri, e mi sembra che ciò che sempre hai desiderato di fare.

Nel 1 932 rispondendo a coloro che gli rimproveravano di pubblicare troppo poco del suo lavoro egli scrisse: Se avessi voluto pubblicare tutto ciò che di interessante, anche dal solo punto di


LassÙ_<L_çampg_moro'------

189

vista teoretico, mi si è presentato nel corso dei miei lavori e delle mie esperienze, su tutti gli argomenti c problemi di cui mi sono occupato, avrei certo accumulato una letteratura copiosissima, ed oso dire anche interessante, giacché avrei tra l'al­ tro documentato nella stampa la priorità di osservazioni che sono invece rimaste nei miei registri di lavoro.[.. .]L'uomo che allarga ogni giorno il suo dominio su tutto ciò che lo circonda non è padrone del tempo, il grande galantuomo che tutto mette a posto. E il tempo è a me mancato di fare tante cose che pure avrei deside­ rato veder compiute.[...] Le mie pubblicazioni, quelle a cui tengo veramente, sono i miei grani: non conta se essi non portano il mio nome; ma ad essi è e resta affidata la modesta opera mia, svolta nell'interesse della granicoltura del mio Paese.

Francesco Todaro.

Nazareno Strampelli.

Ma ancor più questa tendenza si deduce nel momento della nascita dell'Istituto nazionale di genetica che, come abbiamo visto, è stato pensa­ to totalmente da lui senza che ne abbia mai rivendicato la primogenitura. Nel progettarlo, e lo scrisse senza mezzi termini, non pretendeva neanche corrispettivi economici « . . . perché a me basta mi sia data la possi­ bilità di raggiungere l'immensa soddisfazione di rendere un grande servi­ zio al mio Paese». In realtà Strampelli era ben cosciente di avere in mano gli elementi per compiere qualcosa di davvero significativo nel panorama scientifico mon­ diale, ed in fondo riuscì ad essere anche un buon organizzatore di se stes­ so, riuscendo nel compito, tutt'altro che facile, di far transitare i suoi pro­ getti sempre per le strade che né consentissero la realizzazione, indipen­ dentemente dai governi a cui dovette far riferimento nel corso della sua esperienza scientifica . Non c'è dubbio che il ruralismo fascista, ed in particolare la battaglia del grano, rappresentarono una vera e propria fortuna per Strampelli che si trovò a poter offrire il prodotto giusto al momento giusto. Fu proprio in questo contesto che egli fece uscire i suoi frumenti dai contenitori di laboratorio, ed ebbe la possibilità di verificarne l'applica­ zione economica su tutto il territorio nazionale. Va infatti specificato che, fino ad allora, l'opera di Strampelli, cosi come quella degli altri ricercatori, si svolgeva su un piano di mera disqui­ sizione scientifica. Basti pensare che, fatta eccezione per il periodo in cui venne presenta­ to il frumento Carlotta nel 1 9 14, che ebbe un discreto indice di applica­ zione, ancora nel 1 927, quindi all'inizio della battaglia del grano, l'unico frumento Strampelli coltivato con una certa consistenza in Italia era l'Ardito, utilizzato su una superficie complessiva di circa 170 mila ettari;


La scienza del g;!..!ra"'-'--�---n-'-'o'-

poco più del 3% della superficie granaria italiana. Nello stesso anno il Rieti originario era ancora coltivato su 271 mila ettari, cioè a dire oltre il 5% della superficie, e i frumenti derivati dalla selezione genealogica di Francesco Todaro occupavano una fetta molto più consistente. Una situazione che appena cinque anni dopo si era incredibilmente capovolta. Come vedremo in modo più specifico in seguito, i grani Strampelli nel 1932 ricoprivano oltre il 30 % della superficie granaria nazionale, e nel 1940 la percentuale aveva superato il 50% con regioni come il Piemonte, la Lombardia, la Venezia Giulia dove la percentuale saliva al 70 -80 e anche oltre il 90 %. Una vera e propria rivoluzione che non solo è unica in campo agrario a livello mondiale, ma che per tempi reali di concretizzazione, trova ben pochi altri esempi sul piano delle applicazioni scientifiche, soprattutto di quelle legate alla manipolazione genetica.

NELLA PAMPA ARGENTINA

Nazareno Stramp clli e la pohtica granaria Argentin.l Le aspettative comuni

191 191 203

Tra affarismo coloniale e ricerca SClCntlfica. n centro speumentalc Strampdli ad Olivos 215 l GRANI STRAMPELLI E IL FASCISMO

237

I progetti autarchici di Mussolini e le posizioni di Arrigo Serpieri

237

La battaglia del grano

251

Produzione nazionale, fabbisogno e protcziomsmo

259

I frumenti Strampelli nella battaglia del grano

274

Il monopolio dei grani Strampelli nella granicoltura italiana tra le due guerre

288

Strampelli e Mussolini

288

DALLA BATTAGLIA DEL GRANO ALLA RIVOLUZIONE CINESE DI MAO. I GRANI STRAMPELLI NEL MONDO

305

FONTI BIBLIOGRAFICHE

327

Scritti di Nazareno Strampelli

327

Il lavoro scientifico di Nazareno Strampelli

329

La Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti, l'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura, le stazioni fitotecniche

330

Le fonti statistiche

331

La nascita e lo sviluppo della genetica agraria

332

Il frumento Rieti originario

334

Granicoltura tra le due guerre

335

I grani Strampelli in generale

343

I grani Strampelli. Ardito

345

I grani Strampelli. Carlotta

346

Il fascismo e la battaglia del grano

347

I grani Strampelli fuori dall'Italia

351

Il lavoro di Strampelli in Argentina

352

Il premio dell'Accademia dei Lincei e le onoranze nazionali del 1933

353

Riferimenti delle illustrazioni

357

Indice onomastico

361

Indice toponomastico

367

Indice delle istituzioni

372

Indice delle varietà cerealicole

376


DA CAMPOMORO ALLA PAMPA ARGENTINA

NAZARENO STRAMPELLI E LA POLITICA GRANARIA ARGENTINA

C'è una pagina pressoché ignota della vicenda scientifica di Nazareno Strampelli, della quale egli non amava parlare molto, ed è la sua esperien­ za in Argentina. Non ne fa mai cenno nelle sue pur scarse pubblicazioni, ne la menziona in quel resoconto della sua esperienza di lavoro redatto nel 19321 , quasi avesse voluto cancellarne le tracce, tanto che anche chi, dopo la sua morte, ha ricor­ dato la sua opera, o non ne parla affatto, o ne fa solo un fugace riferimento2• Eppure fu un momento importante, che non solo contribuì ad accre­ ditare ulteriormente l'immagine di Strampelli sul piano internazionale, ma che gli consentì anche di seguire direttamente l'applicazione dei suoi grani su un territorio diverso e di straordinaria importanza cerealicola. I rapporti tra Nazareno Strampelli e l'America Latina iniziano nel 1919 quando Marco Dutto, che in Uruguay operava come Tefe de la Inspecion Veterinaria del dipartimento di Sorian (Mercedes), fece da tramite tra lo scienziato reatino e il prof Boerger, direttore dell'Istituto Fitotecnico di Estanziela, per la realizzazione di sperimentazioni di vari prodotti (lino, fru­ mento, orzo ecc.) da svolgersi a Rieti, mentre in Uruguay si sarebbe avviata una sperimentazione del Carlotta definito «assolutamente incomparabile»}. In Cile i grani Strampelli erano già stati introdotti da tempo, tanto che i frumenti Orofen e Rulofen largamente diffusi in America Latina, ma più tardi anche in Cina, altro non erano che le creazioni in linea diretta del Mentana. Dal Brasilie arrivarono a Strampelli importanti proposte che egli però

' N. STRAMPELLI, I miei lavori . . . op. cit. G. TALLARICO, Nazareno Strampelli, Roma 1942. ' ASSGRi, APS, b.19 (n. p.), f.J6, lettera di Marco Dutto a Nazareno Strampelli, 1919. 2


192

La scienza delgrano

rifiutò, mentre il primo approccio con l'Argentina lo ebbe attraverso quel� . la vivace rete di circolazione di notizie proprio del mondo dell'emigrazio� . ne italiana, che ricopriva un ruolo di potere di tutto rilievo nell'amb ìente · · economico sudamericano4• Nel maggio del 1919 Carlo Meschini, segretario della sezione argenti� na della Società degli agricoltori italiani, inviò a Strampelli una lunga let� tera nella quale gli propose di esporre a Buenos Aires i suoi grani, e di tenere un ciclo di lezioni all'università della stessa città. Nella lettera Meschini fa riferimento al premio concesso a Strampelli dall'Accademia dei Lincei, e dell'eco che tale avvenimento aveva avuto nel mondo agricolo italoargentino. Molti giornali ne avevano parlato, ed egli, che si definiva allievo di Strampelli, si era impegnato a far pubblicare la relazione del prof. Cuboni su varie riviste, e a redigere un saggio in proposito per gli Annali della

Sociedad rural argentina.

Ma il nocciolo della lettera de Meschini a Strampelli era un'altro. Egli gli comunicò che si stava formando una società di import export finanziata dal B anco francese e italiano per l'America del sud, emana7.ione diretta della Banca comerciale italiana. La società avrebbe esportato verso l'Italia animali, grano, sangue dis­ seccato, farina di carne, ossa, cenere di ossa ccc. ed avrebbe importato trat­ tori, macchine agricole, macchine per caseifici e sementi. Di fatto Meschini proponeva a Strampelli di entrare nell'affare, e lo fece prima diplomaticamente: Non conosco quale sia la sua posizione (parlo dal punto di vista commerciale) in detto Istituto, ma in ogni modo si desidererebbe che lei fosse il mediatore fra i venditori delle sue sementi5•

Poi diventò più esplicito, e gli propose di essere lui stesso il venditore

' Sul ruolo degli emigranti italiani in Argentina cfr. E. SCARSELLA, Italiani d'Argentina, Venezia 1983; E. GENTILE, L'emigrazione italiana in Argentina nella politica di espansione del nazionalismo e delfascismo, in «Storia Contemporanea», XVII (1986), n.3, pp.JSS-396. Più in generale per quanto riguarda l'America Latina si veda il numero monografico di Quaderni Storici n.25, 1974 «Capitale e lavoro in America Latina». 5 ASSGRi,APS, b. lO (n. p.) f.2, lettera del dott. Carlo Meschini a Nazareno Strampelli, 8 maggio 1919.

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delle sementi che venivano prodotte a Rieti: . ..meglio ancora se le due persone potessero confondersi per quel che riguarda a noi in un una sola persona che fosse il prof. Nazzareno Strampelli.

Lo mise poi in guardia da altre richieste in questo senso che sarebbero arrivate dall'Argentina, suggerendogli di « ... diffidare da tutte», ricordan­ dogli il caso del prof. Berlese che aveva trovato la soluzione contro i danni provocati dalla diaspis per la quale il l governo argentino aveva offerto un premio di 50 mila pesos Il legno prospaltellizzato ideato dal prof. Barlese riuscì a risolvere il problema, ma a quanto riferisce Meschini, egli non ricevette mai il premio in denaro del governo argentino. Quindi, secondo Meschini, nessuno meglio di lui e della SAI avrebbe­ ro potuto tutelare gli interessi materiali e morali di Strampelli in Argentina e per dimostrargli la consistenza dell'operazione, gli chiese di inviargli una consistente quantità di grano, 2000 q.li suddivisi tra Apulia, Carlotta Strampelli , Baionetta, Dauno, che sarebbero stati commercializzati dalla società in formazione Meschini era stato più volte a Rieti a visitare i campi sperimentali, ed aveva capito l'importanza di quello che veniva creato nel laboratorio di Campomoro, ed ora proponeva a Strampelli di utilizzare l'Argentina come area di applicazione concreta dei suoi frumenti sottolineandogli come «In questo paese agricolo per eccellenza, le sue creazioni p ossono trovare delle applicazioni sbalorditive». Non conosciamo quale atteggiamento assunse Strampelli davanti a tale proposta che per altro offriva buoni elementi di credibilità anche per la presenza nel consiglio di amministrazione della SAI di Buenos Aires di Moldo Montanari che era stato maestro di Strampelli, ma di certo l'invito di Meschini giungeva in un momento particolare della sua vicenda scien­ tifica. Siamo nel 1919, l'anno di fondazione dell'Istituto nazionale di geneti­ ca, ed egli era totalmente assorbito in questa direzione, tanto da rifiutare un importante occasione come questa che avrebbe dato uno spessore internazionale alla sua opera. I rapporti con l'Argentina in ogni caso proseguirono, e l'ambiente agrario italoargentino continuò ad investire sulla figura di Strampelli, al di là della sua presenza in Argentina, tanto che tre anni dopo, nel 1 922, egli


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11 Secolo XIX del 6 dicembre 1922 annunciava in prima pagina l'arrivo di Strampelli in Argentina.

Il Giornale d'Italia ripmta una intervista a Strampelli dopo il suo viaggio nell'interno dell'Argentina.


L'arrivo di Strampelli e del figlio Benedetto a Buenos Aires. Per accoglierlo e organizza­ re il suo soggiorno, si erano formati due comitati, il primo dei quali era presieduto dal capo del governo De Alvear e ne faceva parte, tra gli altri, il ministro Le Breton che venne anche in visita a Rieti. 1922.

Nazareno Strampelli in Argentina. 1922.

Nazareno Strampelli in una foto pubblicata su un giornale argentino nel 1922.


198

La scienza delgrano

ricevette un dispaccio dalla legazione argentina in Italia con il quale gli si comunicava il testo di un telegramma giunto da Buenos Aires: Ii Ministero di Agricoltura argentino desidera vivamente che il Professore Nazzareno Strampelli venisse alla brevità possibile a l'Argentina, approfittando al prossimo raccolto di grano perché possa dare il suo giudizio sulle varietà que (sic) si coltivano6•

Il ministro voleva che Strampelli si recasse in Argentina entro il �nese .di dicembre 1 923, e gli chiedeva quali condizioni poneva per tale tncanco. Questa volta Strampelli parti per l'Argentina, e il lavoro fatto dal mondo agrario italiano a Buenos Aires deve essere stato estremamente incisivo, viste le accoglienze che ricevette dal governo argentino, con forme generalmente riservate ad alte personalità politiche. Si formarono addirittura due comitati, il primo d'onore presieduto dallo stesso capo del governo argentino Marcello De Alvear, e di cui facevano parte il ministro di Agricoltura Tommaso Le Breton, l'amba­ sciatore italiano conte Giuseppe Colli di Felizzano, il console generale d'Italia Francesco Dc Velutilis, il sindaco di Buenos Aires Carlo Noel, il presidente del consiglio deliberante Tedin Oriburu, il presidente della Società rurale Pietro Pagcs, il presidente della Banca di commercio Guglielmo Padilla, il presidente della borsa dei cerali Raul Elluverry, e poi i decani delle università di B uenos Aires e della Plata, i presidenti delle società italiane, ed altre personalità del mondo agricolo e econo­ mico argentino. L'altra commissione era esecutiva, ed era presieduta dal prof. Alessandro Tedeschi, che coordinava una segreteria di cinque membri e un consiglio di 30, formato da alti funzionari e rappresentanti del mondo agricolo e economico italoargentino7 • Tutti i giornali argentini, ed in modo particolare quelli itala-argentini, dedicarono all'arrivo di Strampelli uno spazio centrale, spesso in prima

' ASSGRi, APS, b.lO (n. p.) f.tO, lettera dell'ambasciatore della legazione della Repubblica Argentina a Nazareno Strampelli, 30 ottobre 1922. 7 L'elenco dei membri delle commissioni è pubblicato in, Il prof Nazareno Strampelli. Omaggio all'ospite ilb1stre in «La Scena Illustrata», (di Buenos Aires) XVI (1922), nn.S0-51, p.l.

8 pagma . . . I comitati lavoravano per preparare una accoglienza dt gran tono, e questa divenne una ulteriore occasione nella quale fa � emergere e profon­ . de discrasie interne al complesso e vanegato mondo ttaloargentmo. Prima dell' arrivo di Strampelli i comitati si riunirono presso il circolo italiano di Buenos Aires per annunciare il programma dei festeggiamenti, e in quell' occasione non :'ennero invitati. ne il quo �idiano socialista . L'Italia del Popolo, ne 1l settimanale repubbl�cano L, Arme? del Pop �lo. . Lo stesso giorno dell'arrivo di Strampelh a Buenos Atres, tl 6 dicem­ bre 1922, L'Italia del Popolo pubblicò un lungo e indignato artico o dal titolo Per l'imparzialità di fronte alla scienza nel quale protestava VIvacemente per tale esclusione. . . . . . n bersaglio era Alessandro Tedesch1, presidente del cormtato orgamzzattvo:

Avete dunque come membro dell'officialismo coloniale, agito colla solita parzia­ lità propria d ll'officialismo,il più settario. [ . . .] la scienza è imparziale , si�nor . _ professor Tedeschi. La scienz� non è n� monarchJca !le repubb!tcana, r:on e ne . cattolica ne protestante, non e ne soc1ahsta ne anarchica. Per questo vo1 av.restc dovuto, almeno in questo caso, far vedere che apprezz�te e valutate l� sc:enza . come è necessario valutaria: avreste dovuto essere supenore alle mesch1mta che affliggono la nostra collettività chiamando anche il nostro giorr:ale che è il g�or­ . nale degli operai e dei avorato�i, �d uni :si all'omag�ir;> all'l!omo J ns1gne che VIene in questo paese come m una m1ss1one dJ cultura e d1 mtclhgenza9 .

Poi, a sottolineare che la polemica era esclusivamente politica, e non riguardava affatto la figura di Strampelli, a fianco di questo, pubblicò un . altro breve articolo, L'arrivo del prof Strampelli., nel quale venne sottoh­ neato un fatto fondamentale, e cioè che Strampelli arrivava in Argentina

L'arrivo del prof St1·ampelli (in Argentina) in «L'Italia del popolo»,6 dicembre 1922,p.2 ; Dr. Nazareno Strampelli. Su Ilegada a nuestra ciuidad, in «La nuova Provin�ia», 22 dicembre 1922; El Doctor Nazareno Strampelli. Continuo viaje ayer trenel. Impreswnes recvgidas en su jra por copetonas e irene, in «La nuova Provinci�», 23 dic�mbre 1.922; Il Prof Nazareno Strampelli in «In Cammino», 3 marzo 1923 (settunanale dJ Camermo); Il professore Strampelli nella nostra casa in «La Patria degli Italiani», 14 gennaio 19�3; . . Cultivo y rendiniento del trigo, in <<La Nation», l febbraro 1923; Jlay van�dades de que no san aptas en la pampa. El professor Strampelli asi lo exp1·esa ec una pra que reahza pour aquella zona in <<La Nation», 24 febbraio 1922. . • Per la imparzialità difronte alla scienza, in <<L'Italia del Popolo••, 6 dJcembre 1922.

tr�go


2_00

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La scienza delgrano

non per l'azione della comunità itala-argentina, ma per volontà dello stes­ so governo argentino. Il prof. Strampelli, direttore della stazione esperimentale agricola di Rieti, autore di importanti scoperte scientifiche nei campi dell'agraria e dell'agricoltura, è uno dei pochi - vorremmo dire l'unico - italiano che viene in questo giovane paese non a portarci la voce della patria lontana, ma - chiamato dal governo argentino - a dare i frutti del suo lungo, instancabile lavoro, delle sue esperienze, del suo sape­ re nel campo del vero benessere sociale.

Prendendo le distanze da quanto si stava muovendo intorno a Strampelli in Argentina, il quotidiano socialista concludeva: Sinceramente e semplicemente, senza associarci a pompe ed ostentazioni di sorta, porgiamo oggi il nostro cordiale saluto all'uomo che impiegato gli anni mìgliori della sua vita nello studio d'una scienza che è la base fondamentale della prosperità e della economìa dei popoli, allo scienziato silenzioso e modesto che con titanica operosità e purissima fede nell'avvenire ha scoperto J?ei nostri lavoratori del campo, nuove fonti produttive, nuove vie e nuovi orizzonti. Prof. Strampelli siate il benvenuto.

In effetti l'esperienza di Strampclli in Argentina venne accompagnata da un enfasi, generata c tenuta viva dal comitato, che andò ben al di là dello specifico incarico che egli aveva ricevuto. Su di essa si giocò la partita dell'orgoglio italiano, ma anche l'investimento governativo verso l' ipotesi di una vera e propria svolta economica del Paese. Divenne un fatto di costume, ma anche un terreno sul quale traslare il confronto politico interno alla comunità italo argentina. Divenne anche una occasione per diversi faccendieri, mettendo in luce il particolarismo imprenditoriale di quegli italiani che non erano emigrati in Argentina per fame, ma per fare facili affari, con operazioni spesso mediate da commistioni con l'apparato governativo argentino, come nel caso che vedremo meglio in seguito di Pacifico Toscano. A sottolineare l'aspettativa che si aveva in Argentina, Il 6 dicembre 1922, il Secolo XIX pubblicò in prima pagina la notizia dell'arrivo di Strampelli a Buenos Aires10, e qualche giorno dopo La Patria degli Italiani, al fianco di un articolo che parlava del fanatismo femminile verso

•• Per l'arrivo delprof Strampelli, in <<Il secolo XIX», 6 dicembre 1922, p .l, (quotidia­ no di Buenos Aires).

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!)a Camp2moro alla�R""am=p-""a-'-A"'-r4�""en""'t""'in""a"----_..2"'0L1

Mussolini, e del suo frack, pubblicava sempre in prima pagina, una lunga intervista a Regina Pacini de Alvear, moglie del presidente della repubbli­ ca Argentina, sulla personalità e il fascino dello scienziato italiano che essa aveva voluto conoscere11• Tutto era fatto per mantenere vivo l' interesse deH' opinione pubblica verso il lavoro di Strampelli. Anche un banchetto che si teneva in suo onore meritava lunghi artico­ li sui giornali12, cosi come una sua visita alla banca commerciale dove venne ricevuto dal presidente e dall'intero consiglio di amministrazione13• Questo imbarazzava Strampelli, notoriamente schivo a manifestazioni rivolte alla sua persona, tanto che appena sbarcato a Buenos Aires, e tro­ vatosi davanti alle sfarzose accoglienze che il comitato aveva organizzato, dichiarò ad un giornalista: «lo sono un lavoratore e non un uomo politico che ha bisogno di certe manifestazioni.»14 Il Giornale d'Italia lo descrive come: Schivo e modesto sul serio, uomo dì scienza, completamente dedicato allo studio, egli rifugge dai complimenti inutili. Ma ha la sublime e santa coscienza del bene che fa, del bene che la sua missione di studioso può c deve dare all'Italia ed al mondo: non concepisce perciò le distrazioni e ricorda con nostalgia il suo campo sperimentale, i suoi studi momentaneamente interrotti. Non a se stesso, ma in quello che di positivo egli può trovare, osservare costatare, annette importanza15•

Strampelli viene visto in Argentina come uno dei più illustri personag­ gi italiani che potesse essere sbarcato in quel Paese, fino al punto che la stampa nazionale italo argentina pretendeva da lui opinioni sugli argo­ menti più disparati della situazione italiana.

PASlNl, Conversando con donna Regina Pacini de Alvear (Moglie delpresidente della repubblica 'Argentina), in «La Patria degli Italiani», 1 7 dicembre 1922, p . l . " Il banchetto di ieri sera in onore del prof Strampelli; in •Il giornale d'Italia», 1 7 gen­ naio 1 923 (giornale italiano di Buenos Aires). " Visita delprof Strampellialla borsa del commercio in «Giornale d'Italia>>, 17 gennaio 1923. " Il Prof Nazareno Strampelli. Omaggio all'ospite illustre in «La Scena Illustrata», XVI {1922), nn.S0-51, 10-17 dicembre, p.l. " A. GREGORI, Con il mago dell'agricoltura. Le impressioni del Prof Strampelli dopo il suo viaggio per l'interno (dell'Argentina) in «<l giornale d'Italia», 28 dicembre 1922. 11 N.


La scienza del grano

202

Da Campomoro alla Pampa Argentina

Nell'intervista che Gregari pubblicò sulla prii? a pagina del Giornale . da poco d'Italia, c' è l'aspettativa di avere opinion� in mento al fasctsmo

_ fatt? al Ctle. nato, alla politica estera italiana, alla questione del prestito Aspettative che ve.nnero puntualmente :luse a S ��ampelh che, come era suo costume, non usci mai dal suo specthco sctc�ttftco. . L'Argentina aveva sempre affascinato Strampelh, ed egh lo ammette senza nserve. . . C'era una tensione particolare « . . . che io stesso non m� so sptcgare» , dichiarava Strampelli, e malgrado la conos�cn�a che a:�va dt questo Paese, rispetto alla sue grandi estensioni pianeggtantt, la venftca dal vero superava ogni immaginazione. . . sono rac . «Ma pensi - riferiva Strampelli al suo mterlocutore - 10 �hm-. una so da lustri in un piccolo mondo immenso: quello della natura, parte della natura. Ebbene questa grand� visione ch' io ho della v1ta s'è . allargata qui senza limite in forme che m1 sbalor tscono. � Poi si soffermò sugli italiani in Argentina eVItando dt affron:a:e pro­ . blemi dell' immigra:?.ione e della situazione intern� alla co�umta Itala­ . argentina, ma scherzosamente sostene�do che era.fa�tl�ss�o nco �?scere �� campo agricolo italiano tra mille, e pot sulle famtghe ttahan �: «S �mmagrm che in una sola famiglia ho contato 49 bambini! U �a �ess�n;ma dt persone . in tre sole generazioni, e tutte vive e vegete . � eravtgl�e, ft glrolo.» . . Anche nel periodo in cui egli intraprese tl suo �ag&w nelle provmce . interne abbandonando la cerimonialità che glt vemva nservata a Buenos Aires on solo i suoi spostamenti erano seguiti quotidianame �n : , I?a la . stam a pubblicava articoli su la sua �tt vità in Italia, e perfmo Rieti dtvenne oggetto di curiosità per gh argentlm. . . Emblematica in questo senso è la lunga mtervtsta a Roberto Godoy pubblicata sulla Nacion del 26 dicem re 1922'6• . •• • • Godoy era considerato tra 1 magg10n. �gronc� m1 esperti �� gtamcoltu �a dell'Argentina, e per lungo tempo aveva drretto il centro regwnale agrano della Pampa. . . . Egli era stato inviato in missiOne uff1c1ale a Rtetl · · d�1 governo Argentino, e aveva quindi preso atto del lavoro che Strampelh svolgeva a Campomoro.

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" Las investigaciones del profesor Strampelli, in «La Nation>>, 26 dicembre 1922 (gior­ nale di Buenos Aires).

Era quindi la persona più indicata a fornire qualche notizia in più all' opinione pubblica argentina ormai coinvolta nella vicenda scientifica di Strampdli, e soprattutto sulle speranze di crescita economica che grazie a lui poteva trarre quel Paese. Godoy raccontò la sua esperienza a Rieti insieme a Strampelli, i risul­ ta.ti dei suoi lavori, la sua tecnica innovativa unica al mondo, e rassicurava gli argentini rispetto al lavoro che egli stava svolgendo: El pais puede estar seguro que de esta visita recogerà beneficio. El prof. Strampelli tan ilustre como modesto, no ha salido da Rieti en vano. Hai que saber lo quel el ama su voluntarlo enclerro para poder valorar suconducta. La mayor aspiraciòn de este generoso y fecundo ebreo de la prodocion es Iograr que Italia consiga suprimir la importacion de cereales, mediante el aumento de sus rendimentos, i luego morir en Rieti. Rieti es su pasian, Rieti es su Paraiso.

LE ASPETI'ATIVE COMUNI

Ma cosa si aspettava Strampelli dall'Argentina, c su cosa questa confi­ dava in Strampelli? Abbiamo già visto come egli non facesse mistero del suo fascin o verso l'Argentina . Ma forse non fu solo questo a spingerlo verso il sudamerica, ed è pos­ sibile azzardare un'altra motivazione. Perché distogliersi da ciò che faceva, per recarsi in Argen tina, dopo aver rifiutato importanti incarichi in Brasile e in Franc ia, e dopo che, per concentrarsi ulteriormente sul frumento, aveva ormai abban donato ogni altra forma di sperimentazione con la chiarezza di un obiett ivo preciso che non aveva mai rivelato direttamente? Quell 'obiettivo Strampelli lo confessò a Roberto Gody a Buenos Aires, ed era l'autosufficienza granaria italiana, e questo tre anni prima che Mussolini proclamasse la battaglia del grano, che si pose quello stesso ambizioso punt o di arrivo . Ed allora perché distogliersi dal lavoro verso uno scopo tanto impor­ tante per andare in Argentina, lui che era costantemente ossessionato dal tempo che segnava dei limiti al suo lavoro, c questo propr io nel momento in cui i suoi grani abbandonavano la dimensione sperimentale per essere realmente coltivati nelle campagne italiane? E che dire poi dell'evidente contrasto tra gli obiettivi della sua missio-


204

2y _. 0;L 5

La scienza deigrano

1).-l çampomorg__alla_famp.� r� a"" a A "�>' g en� tt � ·n:!':'.

ne scientifica in Argentina, con la politica cerealicola del fascismo che aveva instaurato un regime protezionistico sul grano ? Quale era il senso di mettere a disposizione i risultati delle proprie ricerche scientifiche ad un Paese al quale l'Italia pagava già un alto tributo per l'importazione di grano, con l'evidenza che se Ii si fosse aumentata la produzione frumentaria, con la conseguente contrazione dci costi di pro- . duzione, e quindi del prezzo sul mercato internazionale, si sarebbe ulte­ riormente indebolita la posizione italiana? Per tentare di spiegare tale apparente contraddizione dobbiamo risali­ re al 1905, anno di datazione di una relazione manoscritta che abbiamo rintracciato presso l'archivio di Nazareno Strampelli, e che riguarda la produzione mondiale del grano, ma in modo particolare la cerealicoltura argentina, e la problematica delle importazioni frumentarie in Italia. Siamo nel 1905, e Strampelli è il direttore della modesta Cattedra ambulante di Rieti, che aveva come scopo istituzionale il miglioramento del Rieti originario, e non di certo la politica delle importazioni granarie in Italia. La relazione pre�deva in esame la produzione granaria argentina del­ l'ultimo decennio:

Il suo trend di aumento produttivo non aveva confronti, e nella rela­ zione questo viene evidenziato in una apposita tabella che metteva in evi­ denza come la cerealicoltura di quel paese rappresentasse una variabile sul mercato internazionale estremamente significativa, caratterizzata da una

Il raccolto del 1 904 è stato il più elevato del decennio e superiore a quello del l903 di 2.268.160 quintali ed a quello del 1902 di 1 1 .304.810 quintali. Si osserva inoltre che la coltura del frumento nell'Argentina va sempre aumentando e la sua produ­ zione ha notevole influenza sul mercato granario europeo. Cosi nel decorso marzo, mentre si temeva una deficienza dì frumento in Italia, l'Argentina dopo la Russia e la Romania, contribuì alla importazione di grano con 106.970 quintali nel periodo dal 1 gennaio al 3 1 luglio e cioè aumentò nove volte circa la sua importa- · zione normale di frumento in Italia17• Lo studio va poi avanti esaminando le produzioni granarie in Russia, Romania e Stati Uniti, gli altri grandi fornitori di grano all'Italia, ma tra questi, che avevano una produzione elevatissima ma sostanzialmente sta· . bile, l'Argentina rappresentava una eccezione.

" Las investigaciones dei profesor Strampelli, in «La Nation», 26 dicembre 1 922 (gior­ nale di Buenos Aires). 17 ASSGRi, APS, b.lO (n. p.), f.l, Alcune considerazioni sull'attuale situazione granaria (Minuta del dott. O. Narduzzi 17/11/1905).

_ _ _ _ _ _ _

forte dinamicità: PRODUZIONE DI GRANO IN ARGENTI­ NA DAL 1895 AL 1904 ANNO 1895 96:;1 8;; � ;, 18 97 1 898 1 899 1900

PRODUZIONE Q. LI

i90l

1902 1903 1904

12.474.890 31.400 7.0 :..,:. � 1 4.062.600 30.620.180 28.805.650 20.413.450 19887.130 29.486.100 38.558.750 40.826.910

_

_ _ _ _ _ _

Q �i�di, � e a presenz� di tale relazione conferma ulteriormente gli . obtetttvt reah .àt Strampclh che fin dall'inizio del secolo andavano ben al di là dei confini istituzionali della cattedra ambulante che dirigeva, l'accet­ tazione dell'incarico in Argentina potrebbe trovare almeno due chiavi iriterp retative. , di certo immaginabile che nel momento in cui arrivò quella propo­ sta st stessero gettando le bast. della battaglia del grano, e Strampelli avreb­ be dovuto giocare la carta dei suoi frumenti che erano stati creati a Rieti negli at_ID i precedenti, ma che forse dovevano essere ancora meglio speri­ mentati per essere certi dei risultati ottenibili. L'Ar?entina apriva a Strampclli di fatto due diversi percorsi, il primo . det quah era ovviamente quello dell'applicazione concreta dei suoi fru­ menti in un territorio tanto vasto, e solo marginalmente sfruttato. I:altro potrebbe essere ricercato in una sorta di comprensibile incer­ te�z� sull'impiego massiccio dei suoi frumenti in Italia, e l'Argent ina, con CUt s1 sarebbero potuti stringere accordi economici particola rmente con­ ve�ienti, poteva rappresentare un rimedio da mettere in campo in caso di fallimento della battaglia del grano.


206

J),z _çampomom all. ,_,_ 1� a = =P P mp a � A"-' r g � o!.! en"" tina "-'=

La scienza delgrano

E forse questo spiega anche il perché egli, nella fase della gestione dei suoi frumenti in Argentina, piuttosto che a Carlo Meschini e alla Società degli agricoltori italiani, preferì affidarsi ad una società come la Toscano & Schmitz, con uffici a Buenos Aires, Torino e Parigi, ed in particolare a Pacifico Toscano che vantava forti agganci sia nel mondo universitario argentino, ma soprattutto all'interno dell'apparato governativo. E forse non fu ancora un caso che nelle sue lettere, PacificoToscano faceva spesso riferimento alle assicurazioni ricevute dal ministro dell'agri­ coltura Le Breton in base alle quali c'era una disponibilità da parte del governo argentino ad esportare in Italia frumento a prezzo dimezzato, in una quantità doppia a quella dei frumenti Strampelli introdotti in Argentina, e di questo invitava Strampelli a riferire direttamente a Musso lini. Come dire, se in Italia i frumenti Strampelli non avessero raggiunto i risultati desiderati, la bilancia dci pagamenti avrebbe potuto ugualmente avvantaggiarsi dall'importazione a prezzi ridotti del grano argentino. Difficile è trovare un riscontro esplicito per tale percorso. L'unica cer­ tezza è che per sua fortuna i frumenti creati a Campomoro funzionarono benissimo nelle campagne italiane, altrimenti, come vedremo, sarebbe stato ben difficile che Pacifico Toscano avrebbe operato come voleva Strampelli nella direzione dell'economia nazionale italiana, rivelandosi piuttosto un abile faccendiere, tenace e privo di scrupoli. Per altro una tale prospettiva aveva poco a che fare con i programmi propagandistici del regime che fece dell'autosufficienza granaria una vera e propria bandiera da spendere sul piano internazionale, senza badare più di tanto alla complessità dell'economia europea del tempo, all'interno della quale non era affatto scontato - e questo di fatto accadde - che l'af­ francamento dall'importazione frumentaria, producesse automaticamente reali benefici all'economia complessiva del Paese. E sull'altro fronte, cosa si aspettava l'Argentina da Strampelli? Nell'intervista rilasciata alla Nacion, Roberto Godoy sottolineava come il rendimento medio frumentario in Argentina non superasse i 5,5 6,5 q.li per ettaro, e ciò era considerato uno dei mali più gravi dell'econo­ mia argentina. Non che tale produzione non fosse sufficiente a soddisfare il fabbisogno interno, anzi l'Argentina era un paese esportatore di grano anche verso l'Italia, ma la bassa produzione faceva crescere il costo del frumento tanto che questo era diventato poco concorrenziale sul mercato internazionale.

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-

L'Argentina .weva investito fortemente nel porsi come paese esporta­ tore di frumento, destinando a questa coltura tutta una vasta area che includeva la provincia di Buenos Aires, quella di Cordoba, tutta l 'area a nord-est della Pampa, e quella ad est di San Luis. La superficie coltivata a grano superava i 6 milioni di ettari da cui si ricavava una produzione di poco superiore a quella italiana, ma che rap­ portata alla popolazione presente, circa di 10 milioni di abitanti, non pote­ va che essere destinata in larga misura all'esportazione. Che l'Argentina abbia investito in questo senso lo si deduce dall'au­ mento della produzione granaria e soprattutto della superficie destinata a tale coltura che nel 1 8 72 investiva appena 580.000 ettari, che salirono a 2,5 milioni solo nel 1888, e a 4,9 milioni del 189518 • Nel 1896 la produzione era di appena di 7 milioni di quintali, che rad­ doppiò l'atmo successivo per arrivare a 30 milioni nel 1 898, e via via fino agli oltre 40 milioni nel 1 904, che si mantennero sostanzialmente costanti per tutta la prima metà del XX secolo19• Che tale aumento di produzione frumentaria fosse parte di una strate­ gia economica indirizzata a potenziare questa come la principale voce atti­ va dell'esportazione, lo testimonia l'esiguità del fabbisogno interno dovu­ to ad una popolazione che, in base a quanto riferisce il Dc Moussy, nel 1860, superava di poco un milione di abitanti, i quali nel 1869, anno del primo censimento ufficiale, erano saliti a 1.830 . 214 , e quindi a 4.040.91 1 nel 1895 e a 8.092.216 nel 1 9 14 20• Nel 1922 sul totale complessivo delle importazioni frumentarie l'Italia introduceva dall'Argentina il 5,1 1 % di frumento, quota che, come si vede dalla tavola seguente, crebbe progressivamente fino a raggiungere il 26,06 % nel 1928, per oltre 7 milioni di quintali.

" E. SALA RocA, El problema mundial del trigo y el pmblema del trigo en Espaiia, Barcellona 1948. •• ASSGRi, APS, b.lO (n. p.), f.t, Alcune considerazioni sull'attuale situazione gra­ naria . . doc. cit. 10 V. M. DE MoussY, Description géographique et statistique de la Conféderation Argentine, Pafigi 1860; Primer censo de la Republica Argentina verificado en los dias 15,16 y 17 de setiembre 1869, Buenos Aires 1870; Secundo censo de la Republica Argentina.Mayo 10 de 1895 Buenos Aires 1896; A. S. DELACHAUS, La poblacion de la Republica Argentina. Su reparticìon, densidad y ley de crecimiento, in «Revista de la Universidad>>, III, 1895. .


208

La scienza delgrano

1933

INCIDENZA DELL'IMPORTAZIONE FRUMENTARIA DALL'ARGENTINA DAL

1922

AL

VALORE LIRE

Q.LI DI FRUMENTO IMPORTATI DAWARGENTINA

26.813.020

3.057.059.358

1.370..045

27.887.420

3.039.068.994

2.502.969

S II

1924

21.310.280

2.484.450.547

3.162.445

14 84

1925

22.419.050

3.843.026.288

2.844.971

12 69

1926

21.462.830

3.535.682.968

3.021.966

1 4 08

1927

23.081.590

3.001.759.297

2.578.213

11,17

1928

27.448.300

2.995.207.597

7.201.347

26,06

1929

17.648.430

1118.024.203

4.375.095

24 79

1930

19.350.530

1.567.31 1.551

1.669.950

8 63

ANNO

FRUMENTO IMPORTATO q.li

1922 1923

1931

14.849.1 80

835.774.434

1.597.843

1932

10.561.710

504.687.869

2.755.550

1933

4.605.�

205.751.390

675.101

% SUL TOI'ALE DELLE IMPORTAZIONI 8�

26,09

1076 14,66

Il problema in Argentina era quindi, come in Italia, quello di aumentare la produzione per ettaro, ma l'obiettivo era esattamente opposto, in quanto ciò non sarebbe dovuto servire a ridurre l'importazione, ma per abbassare i costi di produzione, ed avere un ruolo concorrenziale sul mercato internazionale. La produttività media per ettaro nell'intervallo 1909-1913 era stata in Argentina di 6,6 q.li, inferiore a quella degli Stati Uniti che era di 9,4 q. li, cosi come di quella della Russia 6,87 q.li, e nettamente più bassa di quella del Canada dove si producevano in media 1 3,3 q .li per ettaro, anche se va tenuto conto che in questo periodo la superficie frumentaria canadese era concentrata in poco più di 4 milioni di ettari, che aumentarono vorticosa­ mente negli anni successivi, fino a superare i 10 milioni nel 1929. CONFRONTO TRA lA PRODUZIONE FRUMENTARIA ARGENTINA CON PAESI NELL'INTERVALLO DI TEMPO

PAESI

1909-191 3

SUPERFICIE HA

EUROPA U.R.S.S Sl'ATI UNITI CANADA ASIA (India, 'lurcliia, Gia2eone,Cina) AUSTRALIA ARGENTINA TOTALE MONDIALE

PRODUZIONE COMPLESSIVA Qll

QUELlA DI ALTRI PRODUZIONE

370.530.000

XHA-Q.U

29.950.000

206.000.000

6,87

23.881.000

224.853.000

9,40

4.024.000

53.647.000

13,3

19.059.000

187.819.000

3.076.000

29.340.000

12,5

24.629.000

9!85 8,02

6.022.000

40.023.000

6,64 .

115.352.000

1.106.048.000

9,58

Le strade pcrcorribili erano sostanzialmente due; da un lato l'introdu­ zione di nuove varietà di frumento, dall'altro una maggiore razionalizza­ zione delle colture, e su questo fronte era impegnato Marcello Conti che insegnava pres� o l' u niversità i Buenos Aires, e che fu vicino a Strampelli . nella su � esp �nenza m Arg7�tma, per essere poi coinvolto nell'operazione economica tdeata da Pactftco Toscano per la gestione dei frumenti Strampelli in America Latina. In �f etti il sistema di raccolta del grano in Argentina soprattutto per scarslta della mano opera! era fortemente mcccanizzato, più che in ogni la , altro paese dell Amenca Latma, ma questo comportava una perdita di fru­ m��to c e, s �co�d ? una indagine condotta da Conti, superava gli otto . nultom dr qumtali l anno, cosa che non p oteva non incidere significativa­ mente sul costo di produzione� 1 • n modo particol �re venivano usate mietitrici-legatrici o semplici spi­ . gatncr, mentre solo dt recente venivano impiegate le mietitrici-trebbiatri­ ci, introdotte prevalentemente dal Canada, che garantivano un risultato economicamente più vantaggiosd2• Ma il problema centrale era quello delle varietà di frumento che in Argentina si coltivava su una superficie di circa 7 milioni di ettari collo­ cati �ll'interno di una area, potenzialmente adatta a questa coltiv zione, che sr estendeva per oltre 50 milioni di ettari. E' evidente che una area tanto vasta si presentava con profonde diffe­ renze morfologichc e clim�tologiche che andavano dal clima quasi equa­ . tonate del nord, che garantiva un forte sviluppo vegetativo, a quello secco del sud e dell'ovest, dove i terreni arenosi, e la scarsità di piogge presenta­ vano problematiche del tutto diverse. Nazareno tr�mp elli partì per il suo viaggio nell'interno dell'Argentina . . . vrsrtando le pnncrpah. provmce produttrici di grano. Quella di Cordoba, dove la superficie frumentaria era di 1.792.000 et:tari, e dove il grano costituiva il 45% sul totale delle coltivazioni, quella dr Santa Fe cc:m 1 .262.650 ettari coltivati a grano (33% ), quella di Entrerios 300.000 ettan, (36%), la Pampa Centrale, 301.000 ettari (33%) e quella di Buenos Aires 2.1 19.900 (30%).

" M. CONTI, Studi e ricerche sui sistemi di raccolta del grano. Risultati di una inchie­ sta in Argentina, in «L'Ita1ia Agricola», 65 {1928), n.6, pp.719-724. 22 ID, Mecànica agricola, Motores i maquinarias. 2. Voli., Buenos Aires 1913.


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La scienza delgrano

-� � ---------� � � � � � � �-----� --. ----

Con lui c'erano Marcello Conti, Roberto Godoy e un piccolo taccui­ no che abbiamo di recente rintracciato nell'archivio reatino della Stazione sperimentale, dove egli, regione per regione, prendeva appunti circa la superficie delle colture, le diverse varietà di grano coltivate, ma dove . segnava anche i nomi degli italiani che incontrava lungo il tragitto, e che spesso chiedevano a lui di portare notizie e saluti a qualche famigliare3• Nell'area visitata da Strampclli era concentrato oltre il 90% della superficie granaria dell'intero Paese, cd egli comprese subito che uno dei principali problemi della granicoltura argentina era l'empirismo delle col-' tivazioni, per altro comune a gran parte delle aree a produzione estensiva. Occorreva trovare la giusta qualità di grano in funzione delle diverse aree geografiche argentine, ed era evidente che molti dei suoi frumenti potevano essere adeguatamente coltivati, ma solo dopo alcuni anni di spe­ rimentazione. Al ritorno dal suo sopralluogo nelle province interne, Strampelli rila­ sciò una intervista al Giornale d'Italia nella quale, contrariamente a quan­ to aveva fatto in altri casi, anticipò i contenuti della relazione che avrebbe preparato per il governo argentino. Il primo errore dell'agricoltura argentina, secondo Strampelli, era lega- . to all'cstcnsività delle colture a discapito della qualità del prodotto.

·

Mi pare che qui si alimenti troppo la mania dell'estensione: si ha l'incubo della . superficie. La vastità della campagna argentina esercita una attrazione contropro7 ducente. E di conseguenza tutto è superficiale. L'aratura poco profonda la coltu- . ra poco intensa24

Anche il metodo di semina veniva fatto in modo empirico e supedi� ciale, a cominciare dai tempi in cui questa avveniva, senza tener conto delle varietà che si seminavano, fino al punto che i frumenti a ciclo vegetativo lungo venivano piantati in primavera anziché in autunno. Inoltre non esisteva per Strampelli uno studio attendibile delle varietà più adatte in funzione delle diverse aree geografiche del paese.

" ASSGRi, APS, b.10 (n. p.), f.12, «Repubblica Argentina». Quaderno di appunti 1922-1923. 24 A. GREGORl, Con il mago dell'agricoltura. In «Il Giornale d'Italia» 28 dicembre 1922.

·

Su questo aspetto egli però non si sentì ancora di fornire indicazioni precise in quanto non era sufficiente una unica annata per verificare la bontà d un� varietà rispetto ad un'altra in una determinata area, e portò l'esempiO d1 Guatraché nella Pampa centrale dove si coltivava il suo Carlotta con risultati che avevano entusiasmato gli agricoltori della zona. Egli invece di favorire la diffusione del suo grano, ne sconsiglio l'uso, non ritenendolo adatto alle caratteristiche morfologiche di quell'area. I buoni risultati di quell'anno erano dovuti all'eccezionalità dell' anna­ ta particola1mente piovosa che, secondo Strampelli, aveva rappresentato l'unica vera condizione di riuscita del Carlotta a Guatraché, e concludeva: «Ora le annate piovose in questa zona sono eccezionali, rare e diffonden­ do questo mio grano si farebbe del danno, anziché del bene.» Strampelli ci teneva a non deludere , e già durante i sopralluoghi nella Pampa aveva gettato acqua sul fuoco degli entusiasmi che avevano genera­ to i risultati di qualche suo grano. Al cronista della Nacion che lo seguiva nel suo viaggio ebbe a dichia­ rare:

No obstante el buen resultado conseguito en este afio es bueno no ilusionarse porque juzgo al Carlotta Strampelli non apto a la regi6n de la Pampa2�.

In effetti la ricerca in campo agrario in Argentina era alquanto arretra­ ta, e se si fa eccezione per alcuni studiosi del mondo accademico come Luis Maria Del Carril, che proprio nell'anno in cui arrivò Strampelli tenne una conferenza all' università di Buenos Aires sull' applicazione della genetica in agricoltura26, per il resto la situazione ristagnava su pratiche empiriche di coltivazione, spesso introdotte dagli stessi colonizzatori27•

n Hay variedades de trigo que no son aptas en la pampa. Elprofessar Strampelli asì lo expresa ec una jira que realiza pour aquella zona. in «La Nation», 24 febbraio 1922. l6 L. M. DE CARRIL, Aplicaciones de la Genetica a los problemas aricolas argentinos in «Revista de la facultad de agronomia y veterinaria», t. IV (1922), dicembre, pp.127-155. 27 Per una panoramica complessiva della storia agraria argentina cfr. I. CARLOS PEREIRA, Historia politica, economica y social de l'Argentina 1563-1914, Buenos Aires 1982; M. �E BLACHA GlRBAL, Historia de la agricoltura argentina a fines del siglo XIX, Buenos Atres 1982; R. JAMES SCOIBIE, Revolucion en las Pampas: historia social del trigo argentino. 1860-1910, Buenos Aires 1962; E. GARZoN, L'Amerique latine. République argentine, Parigi 1913; U. MIATELLO, Tratado de Agricoltura. Cereales, Buenos Aires, 1921


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La scìenza delgrano

Lo stesso Strampelli tornato in Italia sottolineò come gli agronomi argentini non avevano a disposizione né campi sperimentali né dimostra- · tivi, e pose un problema relativo all'emigrazione italiana in quel Paes e, gestita dagli agenti consolari, privi di cognizioni agricole, e quindi incapa­ ci di orientare opportunamente gli emigranti verso le diverse aree argenti­ ne . «Affinchè i nostri contadini che emigrano - dichiarava Strampelli possano realizzare subito discreti guadagni e non perdere un tempo pre­ zioso, bisogna che essi siano diretti ad esercitare l' agricoltura in quelle zone della Repubblica Argentina che presentano le caratteristiche speciali proprie delle loro zone di origine»28, e per far questo era necessario rivol­ g�rsi � roprio a�li agronomi locali, gli unici che potevano fornire indica­ Ziom. m propostto . Dati precisi sulla coltivazione dei frumenti Strampelli in Argentina non se ne hanno, ma, non appena tornato a Rieti, egli spedì direttamente al ministro di agricoltura Tomasso Le Breton 400 kg di frumenti da seme

Dauno, Apulia, Luigia, Cervaro, Calatafimi, Carlotta, Ricqo, Ardito e · Marzuolo Potenziam'"l<l.

Si trattò solo di un primo momento, più simbolico che strutturale, in quanto, come vedremo, la diffusione dei frumenti Strampelli non seguì tanto il percorso dell'ufficialità governativa , quanto quella dell'imprendi­ torialità italo argentina. Di certo nel 1 924 Henry D'André, direttore del laboratorio de los molinos herineros y elevadores de granos di Buenos Aires, considerava i frumenti Strampelli come uno dei tre raggruppamenti frumentari argenti­ ni, cioè a dire trigos norte-americanos, trigos dei pais, e appunto, trigos Strampelli, e, a parte il Dauno, li considerava tra i migliori per la panifica­ zione30, e sedici anni dopo Noé Horovitz nella sua catalogazione dei fru­ menti coltivati in Argentina, classificava tra le varietà più coltivate i grani Ardito, Mentana, Carlotta Strampelli, Riccio, oltre al Rieti originario, che

'8 Il Prof Nazareno Strampelli in «In Cammino», 3 marzo 1923 (settimanale di Camerino). 29 ASSGRi, APS, b.10 (n. p), f.8, <<Nota dei frumenti da seme inviati a S.E. il Ministro di Agricoltura a Buenos Aires» s.d. (1923). '° FERROCARR IL CENTRAL ARGENTINO, Nueva zona agricola sopre la linea F. C. C.A en la provincia de Santiago del estero, Buenos Aires 1924; cfr. anche H. MIATELLO, Cultivo del trigo en la provincia de Santiago del estero, Buenos Aires 1922.

!),'l. ç_a_mpomoro alla Pampa Argentina

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Strampelli deve aver introdotto ritenendolo adatto in qualche specifica area argentina31 Di certo dopo l'esperienza di Strampelli, in Argentina si assiste ad una vivacità degli studi agronomici sul frumento32, ben al di la delle pubblica­ zioni propagandistiche diffuse dalla Ferrocarril Centra! Argentino, la compagnia ferroviaria che lavorava per la colonizzazione di larghe aree pressoché deserten. Appare altresì evidente un aumento produttivo dovuto non solo ad una maggiore estensione frumentaria, ma, soprattutto, ad una più elevata produttività per ettaro, cosa che è difficile non mettere in correlazione con l'introduzione dei frumenti Strampelli. Tra il 1929 al 1932, la produzione media in Argentina era salita a 8,25 q.li per ettaro, ma contestualmente la superficie frumentaria era cresciuta di circa un milione di ettari, mentre la produzione media per lo stesso periodo negli Stati Uniti era rimasta sostanzialmente ferma a 9,49 q .li, cosi come quella russa che era leggermente diminuita a 9,56 q.li, mentre quella del Canada era scesa a 9,6 q.li14.

31 N. HoROVIT, Descripcì6n de variedades agricolas de trigo por sus caracteres morfo/6gicos, in <<Granos», 1939, dicembre. " cfr; LABORATORIO ExPERIMENTAL DE Mo LINERlA Y PANlFlCAClON, Trigos de pedi­ gree. Valor de utilizaci6n de nuevos trigos hibridos y de algunas variedades puras en épocas diferentes de siembra, Buenos Aires 1 925; E. CLOS, Ensayo de classificacìon de los trigos de «pedigrée» cultivados en la Argentina, in <<Alm. Del Min. de Agr.», 1934, pp.331-330; HIRSCHORN J., !dentificacì6n colorim�trica de las variedades de trigo mediante el acìdo fenico, in «Rev. De la fac. De Agr. De La Plata» XX (1934), n.1; KLEIN C., Estudio sobre las carcteristicas de 12 variedades de trigo de pedigrée y la posibilidad de identificarlas per el grano, in «Bol. Min. Agr.», XXVIII( 1929), n.2, pp.151-162; N. Ru&<io PETRON, i Descripcì6n de trintay cinco variedades de trigo del pas con observacìones sobre la costan­ cia de lagunos caracteres morf6logicos, Buenos Aires 1939; MINISTERO DE AGRICOLTURA DE LA REPUBBLICA ARGENTINA, Informe sobre la conferenzia intemacional del trigo reali­ zada in Roma en el mes de apbril 1927, Buenos Aires 1927. , H. MIATELLO, Cultivo del Maiz en la zona de secano Santiaguefia, Buenos Aires 1922. Pubblicazione che fa parte di una serie di volumetti in questo senso sul mais, grano, lino ecc. distribuiti gratuitamente ai coloni. " E. BASSl, Il grano, Roma 1935.


214

La scienza delgrano

p � a� Da _Campomo Lo�� Pam A � r� � g en � t� m � a �

CONFRONTO TRA lA PRODUZIONE FRUMEN'Ii\IUA ARGENTINA CON QUELlA DI ALTIUl

AREE NELL'INfHRVALLO DI TEMPO 1929-1932

PAESI

SUPERFICIE HA

EUROPA 29.869.000 U.R.S.S 33.540.000 STATI UNITI 35.310.000 CANADA 10.475.000 ASIA (India Turchia, Giappone,Cina)24.31 1.000 6.437.000 AUSTRALIA 7.006.000 ARGENTINA 146.948.000 TOTALE MONDIALE

PRODUZIONE COMPLESSIVA Q.LI 390.360.000

PRODUZIONE X HA- Q.LI 13,6

335.242.000 9,L;49 ,; ---,; 101.351.000 _____ 9,67_ 230.532.000 9,48 50.648.000 7,97 57.829.000 8,25 1.386.174.000 9,43

Nel 1933 l'Argentina aveva destinato a frumento altri 900 mila ettari raggiungendo una produzione di 69.720.000 q.li, con una media per etta­ ro di 8,8 q.li, la più alta di tutta l'area americana. Infatti nel Canada si producevano 7 q.li per ettaro, 6,7 nel Messico, 7,5 negli Stati Uniti, 7,6 in Uruguay, e l'Argentina aveva anche superato la Russia dove si producevano 8,3 q .li per ettaro, e l'Australia dove se ne pro­ ducevano 7,6. ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE GRANARIA IN ARGENTINA DAL 1909 AL 1933

ANNO 1909-1913 1 929-1932 1933

SUPERFICIE HA 6.022.000 7.006.000 7.957.000

PRODUZIONE COMPLESSIVA Q.LI 40.023.000 57.829.000 69.720.000

� 2 � UL 5 1

_ _ _ _ _ _

MEDIA X HA

6,64 8,25 8,8

Tra i grandi produttori di grano del mondo dove veniva prevalente­ mente praticata la coltura estensiva, l'Argentina era diventato il Paese con la migliore produttività unitaria, senza però raggiungere i livelli europei dove la prevalente cultura intensiva, garantiva, come si deduce dalla tavo­ la seguente, rese unitarie ben maggiori.

PRODUZIONE DI GRANO IN AJ.CUNI DEI PAESI MAGGIOIU PRODUITORI AL MONDO NEL 19331s

PRODUZIONE Q.LI MEDIA X ETIARO ETIARI PAESE 15,9 81.003.000 5.085.900 ITALIA 18 98.611.000 5.464.000 FRANCIA 24 2 .043.000 18� 2.3� A � . ---GE RMAN --�5�6� I� 00 .0� -�� � �� � ��� 17.000.000 24,1 706.000 TAGNA GRAN BRE 9 6.n 1 .0 00 722.00.0.;.--------�;:.:; GRECIA ----------,.�, 3: ;-. ,;.o:;:-7=-12,6 26.286.000 2.079.000 J!.!GOSLAVIA 13 16.019.000 1 .225.000 RI G �A-=-BUL A::;; ;.;: ::-.:"';:..;: -----------� Il 18.600.000 1.700.000 POLONIA 13,4 26.244.000 1 .953.000 UNGHERIA 10,4 32 .406.000 -.1� 66� .00 NIA A� RO --------� �0 ------�� �---------- 3� M � �� ���� f11T 50184.000 4.552.000� SPAGNA 277.268.000 8,3 33.241.000 RUSSIA 7 ,2 7� 00 1� 5� A==�-.000 � -----� ------�---�37 �� % � � �-3� 13� ------ � -�I� IND � 8 ,8 69.720.000 7.957.000 ARGENTINA 7 73409.000 10518.000 CANADA 7,5 143.504.000 19.220.000 U.S.A 7,8 47.356.000 6.035.000 AUSTRALIA __ __ __ __ __

Non conosciamo la relazione che Strampdli presentò al ministro Le Breton prima di partire da Buenos Aires, c che a quanto pare venne pub­ blicata e largamente diffusa, ma questa deve aver inciso su una maggiore razionalizzazione dell'impiego delle sementi, e, ovviamente, su un cre­ scente utilizzo dei frumenti Strampelli riprodotti in loco36• TRA AFFARISMO COLONIALE E RICERCA SCIENTIFICA. IL CENTRO SPERI­ MENTALE STRAMPELLI AD OLIVOS Se in Italia Strampelli si era sempre preoccupato di controllare l' inte­ ro ciclo del suo lavoro, dall' ibridazione alla diffusione dei suoi frumenti, la stessa cosa intendeva fare in Argentina dove era ormai certa la diffusio-

35 Fonte: E. BASSI, Il grano, cit. p. 348.

36 Della pubblicazione della relazione Strampelli fa menzione Pacifico Toscano in una

relazione inviata all'Ambasciatore argentino in Italia. Cfr. ASSG, b.lO, lettera di P. Toscano del lO luglio 1923.


La serenza delgr a '!.! n><o

Qa çampomo_ro alla Pampa Argentina

ne delle sue creazioni. Qui però il discorso era diverso, e non c'era solo il problema della distribuzione, ma soprattutto quello della moltiplicazione, c ancor prima, quello della coltura sperimentale da svolgersi per verificare l'adattabilità dei grani in un habitat tanto diverso da quello italiano. C'è un personaggio a cui abbiamo già fatto cenno, che si inserisce all'interno dell'esperienza di Strampelli in Argentina, e questi non è Carlo Meschini, che si era proposto a Strampelli in questo senso fin dal 1 919, ne altri del mondo agrario legato alla SAI, ma l'imprenditore italoargcntino Pacifico Toscano che di fatto divenne l'agente di Nazareno Strampclli in Argentina, e in altri paesi dell'America Latina, fondando una società di commercializzazione dei grani Strampelli, e creando ad Olivos, un appo­ sito centro sperimentale intestato e diretto dallo stesso Nazareno Strampelli, ma all' interno di un percorso non sempre chiaro, sempre gio­ cato sul filo della commistione, più o meno trasparente, con l'apparato governativo argentino. La principale fonte di questo capitolo della vicenda, è la copiosa corri­ spondenza tra Pacifico Toscano a Strampelli tra il 1923 e il 1 924. Una vicenda che, come vedremo, coinvolse anche Marcello Conti, che insegnava agraria all'università di Buenos Aires, ed altri personaggi del mondo italoargentino. Già nella prima lettera dcl 4 ottobre 1923, Toscano fa riferimento agli imballaggi dci grani Strampelli da inviare in Argentina, segno evidente di un rapporto che era già nato a Buenos Aires, e che iniziava ora a concre­ tizzarsi. Fin dall'inizio appare evidente il carattere di Pacifico Toscano, impren­ ditore tenace sul percorso di un nuovo affare, e la difficoltà di Strampelli a frequentare quel terreno cosi lontano dai suoi laboratori di Campomoro. Nella lettera Toscano riferisce a Strampelli che quella stessa mattina aveva incontrato il ministro Le Breton il quale, per altro, gli aveva posto un problema relativo ad un errore nel compenso che era stato inviato a Strampclli, e che questi avrebbe dovuto restituire37•

In realtà Strampelli non percepì compensi per la sua m1sstone in Argentina, ma solo un rimborso che avrebbe dovuto coprire tutte le spese sostenute. Strampelli si trovò nel bel mezzo di una questione tutta sudamericana. L'ambasciata argentina gli accreditò una somma maggiorata, che egli intendeva subito restituire, ma l'ambasciatore sosteneva di non aver com­ n1esso errori, e non rinviava al ministero argentino, che a sua volta aveva rilevato il disguido c richiesto il rimborso, il surplus pagato. Le Breton nell'incontro con Pacifico Toscano e Marcello Conti trovò il modo di sottolineare questo aspetto, come se il debitore verso il mini­ stero argentino fosse lo stesso Strampelli38• L'imprenditore italoargentino pensò di realizzare un centro di diffu­ sione dei frumenti Strampelli ad Olivos dove, nei pressi della sua villa, acquisì un fondo agricolo di 2800 varas, e manifestò la sua ipotesi allo scienziato reatino, tentando anche di solleticarlo nella sua vanità:

216

l>

_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

ASSGR.i, APS, b.10 (n. p), f.4, Lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli 4 ottobre 1923; Jbid., bozzetto da imprimere nei sacchi destinati all'importazione dei grani Strampelli in Argentina, s.d. [1923]. Nella lettera Toscano definisce il ministro Le Breton un «pitocchioso».

217

Nel centro (del terreno) farò fare una porta arcata in muratura con la iscrizione: Pacifico Toscano y eia Società itala-argentina. Campo Esperimentai de acliatatiòn de las semillas inedita Strammpelli3�.

Poi aggiungeva: leticando la curiosità ....otterrò di mantenere vivo e fresco il pensiero degli a gri­ coltori ed agronomi argentini su di noi, ed intanto si faranno gli studi che a noi

Mettendo la parola inedita... lascerò molto da pensare a ciò che sarà, e quindi sol­

converranno, dando tutta la nostra attività alle vedute commerciali col fine di rag­ giungere lo scopo prefissoci con una vittoria completa e col trionfo del suo nome che strampellerò con tutta la passione del mio. carattere.

L'obiettivo dell'imprenditore italoargentino era in tutta evidenza quel­ lo di acquisire il monopolio dei frumenti Strampelli non solo per l'Argentina, ma per tutta l'America Latina, e l'occasione per esplicitare ciò gli si presentò quando Strampelli gli comunicò che tali Negretti e Zamba " lbid., f.7, in «Liquidazione conto spese con il Ministero di Agricoltura di Buenos Aires», 6 dicembre 1923; Jbid., Nota delle spese di viaggio da Rieti a Buenos Aires e vice­ versa, s.d.; Jbid., f.10, lettera della Legazione della Repubblica argentina a Nazareno Strampelli, 1 9 luglio 1923. l• Ibid., {.4, lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli, 19 febbraio 1 923.


•r

218

La scienza delgrano

smerciavano i suoi frumenti a Santiago presentandosi come rappresentan­ ti dei suoi grani in Cile.

Nazareno Strampelli temeva fortemente che quanto era accaduto in più di una occasione per il Riett originario, soggetto a numerose frodi, potesse con estrema facilità accadere ai suoi grani all'estero. Non era facile trovare una soluzione, ma questa gli viene suggerita dal Toscano che gli propose di depositare il marchio Strampclli a nome della Toscano & C., in modo da poter tenere sotto controllo il mercato dei fru­ menti in America, e a tal proposito gli inviò una procura da sottoscrivere�D. Il documento in questione era un vero e proprio cappio al collo per Strampelli che avrebbe concesso il marchio del suo nome ad un privato che ne avrebbe potuto disporre senza limiti41• Qualche dubbio deve esser venuto a Strampelli che iniziò a prendere tempo nel rispedire la procura controfirmata, tanto da far scrivere a Toscano42: Non posso dar fuoco alle bombe se non sono in un campo di pura legalità, e per­ ché non sono uomo da farmi far la barba da nessuno, [... ] stia certo che io saprò approfittare della ingordigia di molti che preparano cosi una nuova attiva reclame a nostro favore. E ancora il mese successivo: Io ho propalato ai quattro ver:ti che Lei è uomo di scienza , non può e n�n �ol� occuparsi in modo assoluto d1 affari ma che solamente geloso della sua d1gmta di scienziato e del suo rispettato nome non deve permettere assolutamente che ingordi speculatori sfruttino la sua opera e il suo nome da usurai li è conseguen­ za ch'ella si decise a nominarmi suo procuratore dandomi pure il diritto di com­ merciare onestamente [. . . ] Le ho già scritto che per strampellare sono fatto appo­ sta, e a suo tempo strampellerò con tanta d igni tà degna de� nome per cui s�ram� pello che Le assicuro dovranno venire da me col cappello m mano e supphcanu

" Ibzd., lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Sttampelli, 19 marzo 1923. " Jbid., procura allegata alla lettera di Toscano a Strampelli del 19/3/1923: «Yo, el

infrascripto, Nazareno Strampelli, domiciliato en ltaua, poe èsta presente amo rizza expres­ samente al Sr. Pacifico Toscano de Buenos Aires para que registre a su nombre en la Repùplica Argentina, mi appellido «STRAMPELLI» como marca de fàbrica ò de comer­ cto . . . ». " Jbid., lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli, 20 marzo 1923.

Da

ç.. mpvmoi_Q_,J/a Pa.'"'n�tp�a,_,A'-'-'<�rg>"e"-'n"'ti""na�-----'2'--1L..Z..9

p er avere quello che voghono'j. L'imprenditore italoargentino non sapeva da quale lato prendere Strampelli che in qualche modo si fidava di lui, ma evidentemente non fino in fondo, e questo Toscano lo aveva percepito, tanto che colse, per altro a ragione, nel ritardo dell' invio della procura, l'intuizione di Strampelli nella poca chiarezza dell'operazione. A questo punto gli propose senza mezzi termini di essere pienamente socio dell' affare, rassicurandolo anche di salvaguardare il suo nome di scienziato che non sarebbe affatto figurato, aggiungendo: ...mentre lo è di fatto e di diritto ( . . . ] Io farò figurare solo il mio nome sul quale nessuno può indagare••. In ogni caso egli aveva iniziato già a lavorare

ad un primo campo spe­

rimentale di 16,60x50 metri, e ad una serra di 35x5, e pensava già alla deno­ minazione da dare all'impresa: Pacifico Toscano Esperimentai de aclima­

taction semilla ineditas Prof Strampelli. Egli aveva anche avviato l'organizzazione di una mostra dei prodotti realizzati a Rieti, e Strampelli aveva accettato di buon grado, ipotizzando anche di donare poi i materiali al museo della Società rurale argentina, cosa che stuzzicò ulteriormente lo spirito imprenditoriale di Toscano il quale tradusse anche questo gesto in prospettiva affaristica, ritenendolo ottimo per dar maggiore visibilità all'operazione, e spiegava poi a Strampelli lo spirito argentino: ...qui molto se non tutto dipende dalla pat ada, che deve sollecitare le ambizioni di questa gente nuova e piena di orgoglio per la ... grande Nacion•s. Lo stesso direttore del museo, dott. Girola, poteva essere un buon tra­ mite verso una fetta del mondo agricolo argentino, e Toscano rimproverò a Strampelli, che intratteneva con lui rapporti epistolari, di non avergli

n lbid., lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli, 3 aprile 1923. Toscano comunica anche a Strampelli che sarebbe arrivato a Rieti l'agronomo argentino Vincente Carlos Bruni, inviato dal Ministero di agricoltura. " Jbid., lettera del 23 aprile 1923.

" Jbid.


-

-----------

comunicato la nascita dell'impresa ad Olivos:

"" PA C I F I C O TOSC A N O

APOPERADO OENERAL

nfL

Don. P•or. CoMM. NAZ��ENO STRAMPELLI

�f .

Df

Come Lei non ha parlato di me al Girala? Sarebbe ottima cosa ch'Ella dichiaras­ se a lui ed a tutti la mia qualità di procuratore generale.....Non è più il caso di far misteri a chicchessia ed è necessario che Lei sappia e faccia sapere a tutti che per ogni trattativa sui suoi grani debbono dirigersi a me perché nessuno può e potrà esportare qui grani-sernilla Strampelli anche se ne ricevesse l'autorizzazione di compera dal Governo, inquantochè con le mie patenti in corso per l'Argentina,Vruguay, Cile e Brasile non permetterò nessuna introduzione sotto il nome Strampelli che mi appartiene per il nostro comune affare�6•

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RIETI Uuu.J

n!RECTOR ISTITUTOS OfNETICOS ITALIANO o• CEREAL!CULTURA

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�lap.:<lo

1921�

S t lil'lfi t.lsul�o Atn1co: Sono nn<:•>r'l. prlvo d<>lte su� grad1tiss1mt· nottzie , ma sono 'l�l'•<r.-·11�" co:opiaci•<Lo dl le�ee!'e ne t .:1 ·1rnal 1 le bw.>ne accoglien'-e a Le-Breton, r.�nohé la ricca ospitali t6. a lui dal Poten�iAni ,per iniziativa s•�a, e dei cump1ac1r.u felicito dunque -!llento di S , U , 11 Re peroh� 11 Lc-nreton vlslt6 Lei 11 RietL con Lei per TUTTO ,perch6 qu�ste sue eoddhfll.Zlo'11 a cui IO SONO PAHT!.:CIPE oon vera g l o t fl , sono senza dubbio alcuno LF.! PIÙ !!ERITATE Io qul ho rat.to o ssequio del e 7 bo t tic lns di Calcioclan"mide al Si.;:�or :.!tnls t.r� !ni,>·J·tno di A,;rico l tura,Generl Jus t,o , a quale le fece accettar" dalla Direzim.e :l�nerale d 'Inse,;:tan?.R A6PiC•JlR alla Q'lflie lo le ho rbesae d1retLa•J••!1 �13 dalla do.:;•­ , ne sono r l servatu UIIA per le mi€ eape!'lenze" ad Olivoe. .!e -na. La vendita del se"'e ARDITO va molto lenta e q....,st•> Il dovuto dal ratto che � TARDI per la semina. Io sarsl dov->��o arrivuro qui ln Febbral') al ptti tardi prima che gli a.;1•lool torl si fossero pro v vi sU d l demsnze,ma in ogni caso lo spero anc'>­ -ra di poter oollocare unu �uona p�rte dl quanto dlsponeo . Un grande nQ�ero dl agri coltori hanno scritto lamentando di non poter usur�, -ire della offerta psr le raslon! sopra l!Hllcate,ma ripeto IO NOH MI DISANH!O AP'-FA'l'TO perc_hé ora elle sono qui s che cl riman.t;6 , PR:!i!PARO T!!RRF:NO per l 'anno prossi-mo che lo spero beneficioso da coprire le spese sf!'ett:tat.e s b 'ora. Allorché queste spese sarnnno copert� allora i o conto in una era buona da rl­ -cnvarne òenef lc i i . Ho avuto lunghe conversazlonl con l 'In;;;. BP.UNIIII e sp.,clalmente sullA

.

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per ettaro , Il Brunlni dice di ltVer sostenuto ancl'e qu!ll\tl ta di serne R semin r con L•l che la quan t.itli di l'O Kllo � assurda per questo pa"se dove s1 ser:�inano es tenr.ion1 enormi di terra e che l 'asr1coltors non lAvora la terra come da n o i . �11 r i t i ene Fli:Rt!Al.lENTE che bastino qui 100 lUla per ettaro e dl questa stessa oplnlone lo sono l miei coloni moltlpllcatorl 1 quali seminAno 100 K11.1 per 140 e t tari >nentra par 11 Campo Sperimentale SS:!lin er no lO eti,IU'e a 90, dieci a 100, dieci a 123 liO e dieci a 130.� Come tengono trattori le 140 ettare per mol t l�li .-cM,ione auranna arate A 30 ceuUm.otrl, '!lentre r>er 11 campo ai ara a 15 ccmtl-.e t.·l co01e el usa qul . da tutti 1 che.carero s . La mauior parts deé;li agP1coltori non possono arar la t«rra che a 15 e/m al mas�lsno dlspon"n:ìo eolo d i :nszzt o.n 1!11 l1 e non di trattori . Ora vedre no l i ria•li tato di quests esperienze che ml dflranno " c l enza pratici< e ml <HrAn!IO chiaramente cosa al dovrEi conoigl.iare e fare par l 'anno proasl'lla do­ -po c'!-1& la 1fePa. 3.'CC11·oatazlone delle aut> smnen tte enr4 nh1ara�nPH�-e dlc}ll ;;n�at..l-\. s k

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sono contento delle dl�flnolt.:1 1�1co trate in

Strampelli appare sempre più titubante nei confronti di Toscano, e questi sempre più preoccupato di non riuscire nell'impresa di ottenere il monopolio della gestione dei frumenti Strampelli e tornò a declamare le sue qualità imprenditoriali sostenendo come «Ella caro professore non mi conosce ancora, perché ignora come alla mia volontà di ferro nessuna resi­ stenza è possibile», e a ribadire ciò che pensava di aver ottenuto come diritto, facendo leva sulla parola a lui data da Strampelli: ... qui non si possono importare frumenti Strampelli se non con il mio intermezzo per le patenti che proteggono questa introduzione esclusiva al mio nome poten­ do io con tutti i diritti sequestrare tutti i frumenti introdotti con questo nome tanto in Argentina che in Uruguay, Cile e Brasile. Ben chiarito questo punto che si può anche informare il nostro governo per il monopolio di cui mi sono reso assuntore, non c'è da far altro che rispondere a tutte le richieste possibili che essendo io l'unico importatore nei paesi summen­ zionati tutte le trattative di compera debbono essere da me vagliate ed accettate sempre unifonnandosi gli acquirenti alle condizioni che stabilirò.

Arrivando anche a mettere alle strette Strampelli: Spero ch'Ella Egregio professore avrà ben compreso l'importanza capitale che ha il mio programma di esclusività assoluta, per il che mi protegge la legge sulla quale nessuno può obiettare senza pericolo di pagare assai caro il rischio di infrazione

E' perfino preoccupato degli ingegneri che il governo argentino invia­ va periodicamente a Rieti presso l'Istituto sperimentale di cerealicoltura, suggerendo a Strampclli: «Non si scaldi tanto il fegato a comunicare trop-

Una delle lettere di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli. 1924.

••

Ibid., lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli, 12 maggio 1923.


222

La scienza delgrano

pa scienza agli Ingegneri Agronomi che il Governo Argentino manda da Lei a Rieti. Intanto il risultato è il medesimo». Se Toscano pensava a fare affari, Strampelli era invece preoccupato di creare in Argentina un centro che avesse delle buone credibilità scientifi­ che, e tra lui e Toscano voleva che operassero alcuni degli addetti ai lavori che avevano seguito la sua missione governativa. In modo particolare le persone che egli sembrava ritenere maggior­ mente affidabili erano Marcello Conti, professore di agraria all'università di Buenos Aires, e Roberto Godoy, considerato una delle principali voci della granicoltura argentina con importanti incarichi governativi, e che conosceva bene il lavoro di Strampellì essendo stato a lungo Rieti per inca­ rico del Ministero dell'agricoltura argentino . Conti sarà sempre coinvolto in questa vicenda, non molto ben tollera­ to dal Toscano, ma in ogni caso presente, mentre Godoy ne rimase fuori, e la motivazione la comunicò lo stesso Toscano a Strampelli: L'ing. Godoy mi visitò in villa tre settimane or sono promettendomi di tornare a conversare con me . . . .ma ho saputo da Conti ch'egli ha un solo e unico interesse di fuggire a Parigi insieme alla sua amante ch'essendo maritata e separata qui non può rimanere in questa terra dove è sfuggita dalle sue antiche relazioni a parenti. Per cui Godoy che è fortemente avvinghiato a questa signora che accompagnò anche ad Olivos, non vede e non sogna che . . . Parigi per cui farà ed agirà con ener­ gia onde ottenere il canonicato che desidera per mangiare in pace e in buona com­ pagnia le prebende della cara madre patria. Sia quindi pace all'anima sua, nessuno a questo mondo essendo indispensabile47•

Chi faceva la parte del leone nella vicenda era Pacifico Toscano, e Strampelli deve aver compreso di essersi cacciato in un guaio dal quale era per altro ormai difficile venir fuori. Egli pretendeva che l'imprenditore italoargentino fosse il gestore di una operazione solo parzialmente economica, probabilmente con le moti­ vazioni che abbiamo esposto in precedenza, e questi invece era totalmen­ te convinto di aver messo in piedi una impresa che in poco tempo avreb­ be fruttato cospicui guadagni, e riteneva ogni altro aspetto assolutamente secondario rispetto a questo scopo. Strampclli provò ad arginare per quanto possibile la situazione pastic-

" Ibid.

L'ingresso del centro sperimentale Strampelli ad Olivos. 1 924.


Da Campomoro allaf_ampa Argentina

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ciata che si era venuta a creare, e scrisse una lunga lettera a Pacifico Toscano nella quale tra l'altro gli dice:

Ricevuta la sua del 23 aprile mi sono recato dal sig. Brebbia addetto commerciale della Legazione Argentina a Roma, che è colui che compilò e scrisse la carta poder, come ebbi a dirle in altra mia. Il Brebbia, si è rifiutato di fare la correzione desid erata. Egli ritiene non serio e non decoroso cedere il mio nome in proprietà ad altra persona, qualunque essa sia. Aggiunge che Ella avendo la mia procura generale può scrvirsene ugualmente in tutti i modi. Io quindi non posso fare altro che ritornarle la carta poder senza correzione. Se questo fatto può portare altra spesa oltre quelle già da Lei sostenute addebiti a me le spese maggiori se lo cre­ derà giusto. Ma le dichiaro che pur avendo in lei la massima stima e cieca fiducia come ho dimostrato con la rilasciatale ampia procura trovo giusto quanto osser­ va il Brebbia e per il mio decoro non farò mai rinuncia del mio cognome, che voglio resti sempre mia proprietà. Riguardo al nome da dare alla casa di importa­ zione Semillas Strampelli faccia come vuole a me non importa nulla della dicitura qualunque essa sia. Sono pervenute altre richieste di grani da seme per paesi sud a­ mericani, ma io valendomi della mia posizione presso questo Ministero di Agricoltura ho posto il veto per l'esportazione. Questa facoltà che io ho ci potrà giovare in modo grandissimo nei nostri futuri affari. Per ora essa è servita ad impedire che altri inizino il commercio dei grani da seme Strampelli�8• La risposta di Toscano non si fece attendere e fu lapidaria:

Ella, egregio amico, è un grandissimo scienziato, ma mi permetta di dirle, e La prego di non aver a male la mia franchezza, che considero un dovere usare con un amico che stimo come Lei, di affari non ne comprende un acca ed è meglio che dia ne lasci il compito a chi ha passato tutta la sua lunga vita con essi•'. Toscano sembrava percepire che l'affare Strampelli gli stesse sfuman­ do, e tentò di giocare l'ultima carta della credibilità che egli poteva vanta­ re nell'apparato governativo argentino. Quindi si rivolse a Strampelli riferendogli di aver incontrato il mini­ stro Le Breton il quale gli aveva chiesto informazioni circa l'importazione dei frumenti da Rieti, quasi a sottolineare che l' operazione che egli pro­ poneva a Strampelli godeva di una sorta di benedizione governativa. E si spinse oltre, dicendogli che tale disponibilità avrebbe fatto bene ad

Un fondo agricol o coltivato con frumenti Strampelli in Argentina.

'" lbid., lettera di N. Strampelli a Toscano, 31 maggio 1923. lbid., lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli, 3 luglio 1923.

••


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La scienza delgrano

Qo. L_çlmf&muro alla Pampa Argentina

annunciarla direttamente a Mussolini in quanto ciò sarebbe stato fatto ufficialmente da li a p oco dal ministro dell' agricoltura argentino in visita in Italia. C' era poi il campo sperimentale di Olivos che andava molto bene, ed era stato visitato dal deputato Arana, cugino del presidente della repub­ blica Alvear, il quale per altro lo avrebbe visitato al più presto. Toscano si prodigava a manifestare a Strampelli le sue intenzioni patriottiche, dietro le quali erano però fin troppo evidenti i suoi affari.

grado, sembrava aver accettato di essere semplicemente l'agente dei fru­ menti reatini registrando il marchio Trigos Strampelli, ma a nome dello stesso Strampelli. Dallo scienziato reatino aveva ricevuto l' assicurazione che non ci sarebbero stati altri intermediari, tanto che in una lettera lo prega di «per­ donare la sua ignoranza in materia di affari», e poi, utiliu.ando un po' il lingu aggio di Toscano aggiungeva: «Ella sarà il solo gallo del gallinaio»52 • In effetti Toscano era un imprenditore irrefrenabile, e anche quando non era andato in porto il suo progetto monopolistico, proseguì la sua incessante attività che Strampelli in qualche modo ammirava e non mancò più volte di manifestarglielo come quando prese l' iniziativa di presentare una dettagliata relazione al Ministro di agricoltura italiano nella quale, oltre a parlare dell'esperienza argentina di Strampelli, spiegava la dimen­ sione di quella sua impresa economica. La relazione di Toscano è importante, e vale la pensa seguirla in alcu­ ni passaggi che fanno chiarezza rispetto ad almeno alcuni aspetti della vicenda argentina di Strampelli. In primo luogo Toscano riferisce del lavoro di Strampelli svolto in per incarico del governo argentino:

Gli ho comunicato (al ministro) come ora comunico a Lei il mio divisamento di favorire il nostro paese nel senso veramente patriottico, proponendomi di spedi­ re in Italia grano di ottima qualità a prezzo inferiore della quotazione del merca­ to perdendo cosi noi del denaro, in competenza con tutti cosa che noi possiamo fare non solo per atto patriottico, ma nel nostro stesso interesse deducendo que­ sta perdita dal beneficio che ritrarremo dalla vendita delle semenze introdotte introducendo maggior quantità di semenze. Sto anche studiando il mezzo di facilitare la vendite delle nostre semenze favo­ rendo gli agricoltori evitando loro esborso in denaro, ricevendo in pagamento delle nostre semenze, in natura e cioè col grano immagazzinato nel momento che noi faremo le venditesn.

Nel frattempo Toscano aveva realizzato nuove serre, e nel campo spe­ rimentale di Olivos lavoravano 20 operai senza mai trascurare un appara­ to scenografico che ora prevedeva una nuova iscrizione: «Ensayos de rendimientos de las semillas ineditas Strampelli», tre sta­ tue di finto marmo raffiguranti il Sembrador, il Segador e il Fauno, e per finire sul muraglione del campo aveva in mente di far dipingere un mura­ les dal pittore italoargentino Cuppini, e aggiungeva con soddisfazione: Le dico solo che il cartello è lungo 9 metri x 2. Sembra un monumento nazionale che vedranno anche i ciechi ...... dal continente".

Ancora una volta magnificò a Strampelli il suo lavoro in Argentina, tutto indirizzato ad esaltare l'opera dello scienziato italiano. Toscano a questo punto doveva aver abbandonato l'idea di acquisire il monopolio del marchio Strampelli per tutta l'America Latina, e, suo mal-

'" Ibid. " Ibid., lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli, 27 giugno 1923.

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Il prof. Strampelli ha compiuta la sua missione con la fedeltà ed intelligenza che si addice ad uomini del suo stampo, ricevendo l'encomio generale per la opera sua e per la dotta relazione rilasciata prima del suo viaggio di ritorno in patria, relazio­ ne che per cura del ministero di agricoltura argentino fu poi data alla pubblicità5J.

Poi si sofferma a descrivere i grandi vantaggi che l'Argentina avrebbe ricevuto coltivando i suoi frumenti, ma anche i tentativi poco chiari di costruire affari su tale operazione, e aggiungeva: Il Prof. Strampelli che come gli uomini di scienza è negativo negli affari, rifiutò terminatamente ogni lusinghiera renumerativa proposta, e come io con lui vedem­ mo il pericolo che si potessero importare qui dei frumenti qualsiasi, camuffando­ li col nome di frumenti Strampelli, indussi il Prof. a cui io sono legato da sincera amicizia, di registrare la marca delle sue creazioni in Argentina, Cile, Brasile e Uruguay, perché pure da questi altri Paesi sud-americani piovevano laute propo­ ste da speculatori.

52

Ibid., lettera di N. Strampelli a P. Toscano s.d. luglio 1923.

53 Ibid., lettera di Pacifico Toscano al Ministro d'Italia, 10 luglio 1923.


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Poi arriv av a a porsi come il vero e unico interlocutore scelto da li, e che operava p er tutelarne il nome da «ingordi affaristi», senza ampel Str dimenticare di collocarsi dentro un agire sinceramente patriottico:

Onorato dal Prof. Strampelli della sua più ampia procura generale io mi sono dovuto preoccupare dì evitare che non solo ingordi affaristi potessero sfruttare il nome del nostro illustre scienziato, denigrandolo con importazioni mistificate che darebbero loro usurai benefici, ma ho tenuto fermamente il principio che si dovesse tener ben alto con il decoro italiano, il prestigio scientifico del sapiente nostro connazionale che onora il nostro Pese, anche perhè fosse luminosamente provato dai risultati che la fiducia di cui fu onorato il Prof. Strampelli dall'onore­ vole Ministro Sua Eccellenza Le Breton, era completamente giustificata, ed in conseguenza la scelta fatta del ministro argentino assolutamente accertata per il benessere che si prometteva di apportare in beneficio del suo paese. E quindi passava a descrivere il modo in cui aveva operato e intendeva operare in futuro:

A l\J)J 'fO Bozzetto per la stamp a dei sacchi con cui veniva esportato il fmmento Strampelli in Argentina.

Istruito e stimolato dal prof. Strampellì, ho creato in Olivos, in un terreno di oltre circa tre mila metri quadrati, attiguo alla mia villa, un campo sperimentale con il quale potrò documentare agli agricoltori di questo Paese le mie esperienze com­ parative con i frumenti, già degenerati, che si usano qui, sia nella loro acclimata­ zione, come per il superiore rendimento ed infine per le loro resistenza alle varie avversità che affliggono i frumenti in generale. Con la seminazione in differenti date. Potrò con elementi positivi controllabili qui alla vista di tutti, consigliare gli agricoltori sui frumenti precoci o tardivi. e dimostrare loro le differenze sensibili di maggior produzione, come le migliorate qualità del raccolto. Tutto ciò lo renderò dì dominio pubblico invitando a tempo debito tutti gli agri­ coltori a visitare il mio campo sperimentale, interessando in modo particolare i signori ingegneri agronomi della Repubblica, onde essi possano propalare, nel­ l'interesse del loro paese, con perfetta convinzione e coscienza propria i risultati indubbi che si otterrebbero seminando le originali varietà dei frumenti Strampelli. Un lavoro di pubblicizzazione che era già cominciato, c Toscano ricordò «la grande onorificenza» concessa alla mostra del grano a Buenos Aires, cosi come il fatto che la compagnia ferroviaria dcll'Oeste, che inve­ stiva in propaganda agraria onde colonizzare altre aree deserte dell'Argentina, aveva organizzato proprio in quell'anno un giro di propa­ ganda agraria con lezioni tenute dal prof. Alfredo Bonino per spiegare agli agricoltori i vantaggi dei frumenti Strampelli. Si trattò di un lungo giro nell'interno dell'Argentina iniziato il 30 giu-


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gno, e che il 1 O luglio, quando Toscano redasse la sua relazione, doveva ancora concludersi. Poi Toscano esplicitò le sue intenzioni: Per il Pt:ossimo anr:o 1924 importerò le ori�inali semenze Strampclli, ed a proteg­ . , gere g� 1nt�ress1 de1 questo Paese, onde legtttimare la genuina provenienza, ogni sacco m ptù della marca registrata, dovrà portare la indicazione dell'anno della semenza, ed il controllo con firma autografa del Prof. Strampelli. Non permetterò in conseguenza a chicchessia introduzione alcuna di semenze col nome Strampelli, valendomi dei diritti che la legge argentina concede per tutti i prodotti della marda registrata. �onside �ando come massima di onorare la propria nazionalità beneficiando con d �avoro tl Pese c�e ci ospita, il mio principio è di favorire in tutto il possibile l'a­ gncoltura argen�tna, fa� en�o �el contempo opera eminentemente italiana in que­ . . . sta terra dove mtbom d 1taham trovano pane e lavoro, costituendomi in ente com­ merciale per la introduzione di queste originali varietà di semenze. Ma intendo ente commerciale onesto, che tenga ben alto il nome italiano, salvaguardando con scrupolo la dignità e gli sforzi scientifici del prof. Strampelli.

Arri�ò poi all'aspetto che avrebbe potuto funzionare come uno degli elementi base dell'operazione di Strampelli in Argentina, c cioè quello di un rapporto privilegiato nell'importazione di grano in Italia che avrebbe potuto funzionare come scappatoia qualora i frumenti Strampelli non a�essero ottenuto i successi aspettati una volta coltivati su larga scala, con­ tnbuendo in ogni caso a ridurre il peso economico dell'importazione del grano in Italia.

�� propong? �sport�re i� Italia in cambio di questa importazione, doppia quan­ tlta come mtmmo, dt ottimo ?r�no per pane, impegnandomi di vendere questo . gra�? argenu�o a pr��zo s� nstbtlmente inferiore della quotazione di piazza e ciò nell mtento dt beneftctare tl nostro Paese, favorendo l'intercambio italo-argenti­ no ed escludendo cosi ogni competenza di esportazione per l'Italia. Il sacrificio che imporrò alla mia società commerciale, vendendo sottocosto il gra�o p�r l'I:alia, lo �icave r�mo in parte dal beneficio che ci darà la importazione . sufftctente . �al� Italia e Cl sara, g1a compenso morale l'essere utili alla nostra patria mvtando prodotti necessari a condizioni . . . Toscano c<;mcludeva con un evidente invito al ministro di appoggiare questa operazwne che lo avrebbe posto in una situazione leader nel con­ testo degli scambi economici tra Italia e Argentina. Le due anime, quella di Strampelli scienziato e quella di Toscano affa-

l)a_çamp_Qmoro alla Pampa Argentina

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rista, convivevano in strana simbiosi all'interno di questa operazione. Strampelli intendeva utilizzare il centro di Olivos come un vero e pro­ prio istituto sperimentale controllato da un agronomo di rilievo come Marcello Conti, dal quale Toscano poteva anche trarre dei guadagni, ma senza superare i rigidi confini che Strampelli poneva da Rieti. Cosi, quando tal Cappelli propose a Strampelli di importare vagoni di frumento nella provincia di Santafè, egli lo mise in contatto con Pacifico Toscano presentandolo come il suo rappresentate in Argentina , ma, ben lungi dal consentirgli di fare affari ad ogni costo, comunicò allo stesso Toscano: Gli ho detto che prima di importare le mie semenze è bene attendere i risultati delle esperienze che sono istituite colà per poter con coscienza e scienza scegliere il tipo da esservi utilmente importato. Cosa indispensabile per la serietà del nome mio e del nostro Paese. Altrimenti si potrebbe andare incontro a degli insuccessi e fare cosi figura da imbroglioni. Ho anche detto che la quantità di Ardito raccolto in Italia in questo anno potrà aggirarsi intorno ai 5000 quintali ma che qui è avidamente ricercato per seme e che gli acquirenti entusiasti offrono 200 e più lire il quintale come viene a bocca di trebbia senza essere lavorato e selezionato a seme. Si prevede che non ne resterà disponibile per esportarne e pare che il Ministero di Agricoltura voglia applicare il veto ... per questo tipos•.

Toscano invece voleva fare affari e farli presto, e che non badasse trop­ po alle sottigliezze lo testimonia il modo in cui pubblicizzava i frumenti Strampelli in Argentina. Nell'aprile nel 1924 diffuse migliaia di copie di una circolare destinata ai produttori argentini nella quale dopo aver ricordato la figura di Nazareno Strampelli, del quale egli si professava «amigo, discipulo» ma soprattutto «apoderado generai», proponeva ad essi di prenotare il fru­ mento Ardito per la prossima semina. Egli comunicava di essere stato direttamente a Rieti) e che, malgrado le promesse fatte da Strampelli al ministro Le Breton, c'erano difficoltà ad esportare tale varietà di frumento per l' altissimo utilizzo che se ne faceva in Italia. Solo a lui Strampelli aveva concesso una certa quantità di Ardito che in Italia aveva dato risultati eccezionali, consentendo nel 1923 una riduzione

"' Ibid., lettera di N. Strampelli a P. Toscano, luglio 1923.


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di importazione di frumento di 1 2 milioni di quintali, e producend o quin� di un arricchimento di 300 milioni di lire/oro. Quindi un frumento davvero miracoloso, che per esser ottenuto occorreva prenotarlo in tempo vista l'esigua disponibilità. E in un'altra circolare specificava che il prezzo era di 45 dollari argen� tini per ogni confezione da 65 Kg., con l'impegno da parte dell'acquiren­ te di restituire il sacco con cui era confezionato onde evitare contraffazio, ni55• In realtà fino al 1925 in Italia l'Ardito non era coltivato che su una modesta superficie di 175.000 ettari, e gli straordinari risultati che Toscano descriveva ai suoi connazionali, dovevano ancora accadere. Cosi come non era affatto vero che in Italia l'importazione di frumen� to era diminuita di 12 milioni di quintali nel 1 923, anzi questa passò da 26.81 3.020 nel 1922 a 27.887.420 nel 1923, diminuendo nel 1924 di circa 6 milioni di quintali, ma non grazie all'Ardito che ancora si coltivava sU ristrettissime porzioni di territorio. Tutto vero quello che diceva Toscano, solo che quello che lui descrive­ va come cosa accaduta, doveva ancora accadere, e, come abbiamo visto, occorrerà aspettare la fine degli anni venti perché i grani Strampelli venis­ sero massicciamente introdotti nelle campagne italiane consentendo un pressoché totale annullamento delle importazioni frumentarie. Egli stava investendo molto in questo affare, e non né faceva mistero a Strampelli:

Avendo io già speso più che 120.000 lire per il Campo Esperimentale ed essendo deciso a mettere tutta la mia fortuna in questo affare che io vedo chiaro come la luce del sole ho bisogno di circondarmi di collaboratori attivi, influenti e che si uniscano a me per dare la vita che abbisogna un commercio qualsias� e quindi qu� sti miei collaboratori debbono guadagnare sulle utilità che dal mro commerciO ritrarrò, volendo che per Lei rimanga il venticinque per cento sulle utilità nette e rimborsandole tutte le spese ch'ella incontrerà non solo per l'acquisto delle semcnze, ma bensì tutte le spese di posta telegrammi eccetera ch'ella deve sop­ portare a riguardo di questo commercio. A tempo debito farò fare una scrittura legale al rispetto56•

» Ibid., lettera di Pacifico Toscano a Strampelli, s.d. All. circolare dcl 30 aprile 1924 e altra circolare s.d. " lbid., lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli, 19 settembre 1923.

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233

Marcello Conti, del quale Strampelli si fidava, se non altro perché era uno studioso decisamente accreditato nel mondo accademico argentino, :rappresentava per Toscano un freno, ed egli tendeva a metterlo in cattiva

. h.ice:

·Sull'amico Conti e mi spiace il dirlo, io non posso contare affatto. Non solo non ha affatto spirito commerciale ma è di una ncgligen7.a da far cascare le braccia. Non si è mai interessato di nulla se non che della parte curiositiva che è l'antitesi assoluta della collaborazione, ma tutto ciò che io l'ho incaricato di fare non l'ha fatto e non si è dato il pensiero di farlo dal momento che io ho cercato di inne­ stargli il mio entusiasmo facendogli comprendere che chi con me lavora guada­ gnas7. La pagina argentina di Strampelli resta comunque ancora con delle ombre. Di certo Toscano importò considerevoli quantità di frumento con con­ fezioni direttamente preparate a Rietisa, tanto che nell'agosto 1923 egli chiese la disponibilità a Strampelli per complessivi 5000 quintali dei fru­ menti Carlotta, Ardito, Apulia, Cervaro, Potenziani e Riccios9, ed egli stes­ so nel luglio dello stesso anno comunicò di avere completamente esaurito (300 sacchi di Ardito, cosi come del Potenziani per il quale chiedeva l'im­ barco immediato di un'altra fornitura60• Toscano nominava subagenti in giro per l'Argentina, diffondeva attra­ verso pubblicazioni i frumenti Strampelli, e procurava anche altre ordina­ zioni dalla Francia, come quella per Luis Gaye a Lannemezan61• Nel frattempo egli aveva coinvolto nell'operazione l'ing. Bonino che non solo aveva accompagnato Strampelli nel suo giro per l'interno dell'Argentina, ma era stato incaricato dalla compagnia ferroviaria di effet­ tuare un lungo giro di propaganda per diffondere i frumento Strampelli. Egli poi metteva in piedi iniziative promozionali sia sul piano gior1 nalistico, avvalendosi per altro del suo ruolo di azionista della Nacion, ·

" lbid. '' Strampelli fece appositamente fabbricare 700 sacchi dallo Jutificio Centurioni di Terni, cfr. Ibid., fattura dell'll febbraio 1924. " Ibid., telegramma del 4 agosto 1923. "' Ibid. lettera del 6 giugno 1924. " lbid., lettera del 7 giugno 1923.


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uno dei principali giornali argentini, sia con azioni singolari come quel­ la, suggeritagli per altro da Bonino, di diffondere campioni gratuiti di frumenti Strampelli agli agricoltori utilizzando la compagnia ferroviaria argentina62• Come sempre declamava il suo entusiasmo per questa impresa, ma i rapporti con Strampclli si interruppero qui. Nel 1924 Strampelli ricevette a Rieti la visita del Ministro dell'agricol� tura argentino Tommaso Le Breton6l, ma qualche mese dopo venne total� mente assorbito dalla battaglia del grano essendo stato chiamato da Musso lini a far parte del Comitato permanente del grano, e i suoi frumenti andarono progressivamente ad acquisire un pressoché totale monopolio nella granicoltura italiana. Difficile pensare che essi potessero anche essere esportati, tanto che lo stesso Strampel1i aveva comunicato già nel 1924 a Toscano che il suo grano, soprattutto l'Ardito, era « . . . avidamente ricercato», fino al punto da essere acquistato anche senza subire lavorazioni e reso adatto a grano da seme6\ D'altra parte una ipotetica politica import-export adombrata come ipotesi da Strampelli, e sulla quale aveva fortemente investito Pacifico Toscano, mal si addiceva alla strategia autarchica di Mussolini che aveva puntato ad annullare le importazioni granarie fidandosi ciecamente dci frumenti Strampelli. Ma c'è un altro elemento che potrebbe spiegare l'interruzione dei rapporti tra Strampelli e Toscano nel 1 924, e ancora una volta è Rieti ad agire verso Strampelli con una ossessionante forma di controllo e sfi­ ducia. Cosi come accadde quando Strampelli iniziò a lavorare alle sue ibrida­ zioni anziché alla valorizzazione del Rieti originario, cosi come quando egli in tutto segreto pensò e progettò la nascita dell'istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura a Roma, cosi quello che Strampelli stava

"

Ibid.

Cosi scriveva Toscano nella lettera del 23 maggio 1924: « . . . sono veramente compia­ ciuto di leggere nei giornali le buone accoglienze a le Breton, nonché la ricca ospitalità a lui dal Potenziani, per iniziativa sua, e del compiacimento di S. M. il re perché il Le Breton visitò lei a Rieti». Si veda anche il biglietto da visita nel registro di presenze dell'Istituto sperimentale di granicoltura di Rieti. .. Ibid., lettera di Strampelli a Toscano, luglio 1923. '3

Da Campomoro alla Pampa A1·gentina

facendo in Argentina deve aver insospettito l'ambiente reatino, e suscitato quelle reazioni da sempre temute da Nazareno Strampelli. Non abbiamo riscontrato elementi documentari precisi in questo senso, ma è molto indicativa l'ultima delle lettere che Toscano scrisse a Strampelli e nella quale tra l'altro dice:

·· :·ben s�rpreso di apprendere le ac;cennate comarate ....di quei Signo; Re.atinì, che drmostt ano non solo una crassa rgnoranza per le sue eccelse quahta dr uomo e scienziato, ma bensì un cretina ingratitudine per tutto quello che lei ha fatto e sta facendo per Rieti, onorandola nella maniera che pochi uomini sanno fare. Toccare p�i la sua J? er�o�a com� trafficant: ... è pro�rio un delitto ma come un raglio di un asmo, o dr asrru non gmnge al crelo, laser ragliare finchè vogliono certo, come dev'essere che nessuno può dare ascolto a simili canagliate. L'amico Conti con me ne ha riso perché è perfino indecoroso che lei raccolga certa immondizia che non potrà mai toccarle la suola delle scarpe6s . Questa fu di fatto l'ultima lettera di Toscano a Strampelli, e l'ultimo atto di un capitolo che, come abbiamo detto all'inizio, Nazareno Strampelli non ha mai voluto ricordare. A ci � può �ggiungersi che lo spirito imprenditoriale alquanto spregiu­ . _ drcato dr Pac1f1co Toscano deve aver ulteriormente intimorito Strampelli fino al punto da prcnderne le distanze. Tale ipotesi è ulteriormente suffragata da una lettera che Strampclli ricevette nel maggio 1924 dall'ing. Parcel, della Direci6n generai de Ensefianza agricola del Ministero de Agricoltura de la Naci6n, il quale gli riferì i risultati del frumento Ap ulia, e senza mezzi termini gli fece inten­ dere che sarebbe stata più opportuna una diffusione dei frumenti tramite l'apparato ministeriale argentino per evitare situazioni poco chiare e, con delicatezza, ma in_ modo inequivocabile, fece riferimento a Pacifico Toscano che tra l'altro magnificava la qualità dei frumenti che vendeva ovunque, i quali poi deludevano nell'applicazione pratica, e questo era quanto di più preoccupava Strampelli. Secondo l'ing. Parcel in alcune zone della pampa argentina l'Ardito non era affatto indicato, e molto meglio di esso si comportava l'Apulia66•

6' Ibid., lettera di Pacifico Toscano a Nazareno Strampelli, 6 giugno 1 924.

" ASSGR, Carteggio, b. a.1924, f.S, lettera di Alfredo Parcel, del Ministero de Agricoltura de la Naci6n - Direci6n generai de Ensefianza agricola, 19 maggio 1924.


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La scienza delgrano

E' comunque certo che in altre zone l'Ardito andava benissimo, come testimonia una relazione di G.Bachrouse sui frumenti Strampelli da lui coltivati nella provincia di Buenos Aires: Su mejor trigo es indiscutiblemente el Ardito, que si bien fracaso en el norte en tre puntos, en rindc, y tambien asp ecto de grano, en el Oeste Centro rendia mas qualquicr otro, y grano bastante bueno67•

Un'altra testimonianza della perdita di credibilità di Toscano, è la cor­ rispondenza di Pagella Ilnos-Junin, un ricco proprietario di Buenos Aires, che chiese a Strampelli di fornirgli direttamente i suoi frumenti, e in que­ sto lo consigliò il dott. Girala, direttore del museo agricolo di Buenos Aires che più volte Toscano aveva cercato, evidentemente senza successo, di coinvolgere68, e nello stesso modo si comportò il direttore della Bolsa de cereales di Buenos Aires che relazionò direttamente a Strampelli sui risul­ tati delle coltivazioni del Carlotta, e gli chiese un parere circa le possibilità di diffonderlo nella zona della Pampa69• Insomma Toscano uscì dall'orizzonte di Nazareno Strampelli, ed egli chiuse la sua pagina in Argentina per dedicarsi totalmente alla battaglia del grano che rappresentò la grande applicazione pratica dei suoi frumenti.

I GRANI STRAMPELLI E IL FASCISMO

I PROGETTI AUTARCHICI DI MUSSOLINI E LE POSIZIONI DI ARRIGO SERPIERI Almeno sul piano numerico nel triennio 1 922-1925 si assiste ad u n significativo sviluppo dell'agricoltura italiana, anche s e più per motivi eso­ geni che per una reale politica di intervento sul �ettore. . I prodotti italiani sono richiesti sul mercato mternaz10nale anche per­ ché, grazie ai bassi costi della manodopera agricola, l'offerta si presentava in termini decisamente competitivi sul piano internazionale. L'emigrazione aveva inoltre sfoltìto in modo significativo il surplus di popolazio­ ne agricola dalla quale, per altro, grazie alle rimesse econonùche, si poteva contare su un significativo contributo al progetto di riequilibrio della bilancia dei pagamenti. Insomma, il settore primario, come si evince dall'indagine di Orlando, in questi anni continuò a crescere con un tasso del 2,3%, molto vicino a quello del ventennio che aveva preceduto il primo conf itto mondia e'. Tale congiuntura favorevole iniziò a subire un dectso arresto fm dal 1925, e nel quindicennio successivo il tasso medio di variazione del valore aggiunto in agricoltura fu appena dello 0,5%. . Nel 1 925 gli Stati Uniti, verso cui si era in larga mtsura Ot? en �ata l'e � migrazione italiana, chiuse le proprie frontier�; l � annat� agrane t q� egl� anni furono particolarmente disastrose, e le nclueste dt prodotti agncol1 da esportazione, subì un vero e proprio tra�ollo. . . . A tutto questo si deve aggiungere il progressivo aumento del deftclt della bilan­ cia commerciale dovuto all'aumento dell'acquisto all'estero di materie prime e mac­ chine agrarie per le quali si passò da un valore di importazione di 19.522.17? lire del 1922, a 51.833.478 nel 1925, e la cifra raggiunse i 90.525.460 l'anno successtvo.

.

67 Ibid., lettera di G. Bachrouse del 15 gennaio 1924. " Ibid., lettera di Pagella Ilnos - Jurùn, del 6 aprile 1 924; Ibid. b. a. 1925, f.S. " Ibid., lettera del direttore dalla Bolsa de Cereales-Buenos Aires del 26 maggio 1924.

1 G. ORLANDO, Progressi e difficoltà dell'agricoltura, in G. po economico n i Italia, Milano 1 969.

FUA

(a cura di),

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Lo

svilup­


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Ad incidere tutt'altro che favorevolmente fu anche l'enorme trend di importazione di scorte sollecitato dall'aumento dell'inflazione, e l'indi­ sponibilità di beni dovuta alle pessime annate agrarie di quel periodo . Il ragionamento fatto da Mussolini era per alcuni versi inevitabile, sep­ pur limitato sul piano di una corretta strategia economia internazionale. Visto che la voce che incideva in termini maggiormente negativi nella bilancia commerciale italiana era quella del grano, occorreva puntare tutto per aumentarne la produzione al fine di ridurne l'importazione2• Si tentava cosi di affrontare uno dei problemi economici più spinosi, e

' Sul problema granario nel periodo fascista, ed in modo particolare sulle questioni lega­ te alla battaglia del grano si vedano: A. CoSTA, Gli sviluppi economici della battaglia del grano. Studio monografico di 1ma azienda agraria toscana condotta a mezzadria, con parti-. colare riguardo alla coltura granaria, Pisa 1934; DE BONIS, L 'agricoltura e la colt1tra grana. ria in relazione alla economia nazionale. Velletri 1925; R. DELLA VOLTA - P. FERRARI - A. MARTELLA - G. D'ANCONA, La questione del grano in Italia, in «Atti della R. Accademia dei Georgofili», s. V ,XII {1925), f, IV, pp. 226-252; G. EsMENARDO, La battaglia del grano. Scopi, possibilità, notizie statistiche, note colturali Roma 1926 (2. Ed.); R. FESTA CAMPANILE, L'opera del governo nazionale per la battaglia del grano, Roma 1927; R. FlTIIPALDI - R. FESTA CAMPANILE, Mussolini e la battaglia del grano, Roma 1931; E. FlLENl, La battaglia del grano in Italia. Relazione disposta dal Ministero di Agricoltura e Foreste, Roma 1930; F: GUARNERI, Battaglie economiche tra le due grandi guerre, Roma 1953 {2 voli.).; G. GUERRAZZl, La battaglia del grano. Ilproblema del grano è ilproblema di tutta l'agricoltu� ra nazionale, Roma 1926; C. MARANI, Per la battaglia del grano. La coltura del grano nel­ l'economia agricola italiana e nelle sue condizioni di incremento, Alessandria 1929; A. . MARESCALCHI, Agricoltura Italica 1930-1931, Casale Monfenato 1931; MAle, Le comuni­ cazioni del capo del governo e del ministro dell'agricoltum e delle foreste al comitato per­ manente del grano nella seduta del 24 settembre 1932, Roma 1932; MlNISfERO DELL'ECO­ NOMiA NAZIONALE, Provvedimenti per l'incremento della coltivazione granaria. Fase. 1, Roma 1925; MAIC-DlREZlONE GENERALE DI AGRICOLTURA, La battaglia del grano in Italia, Roma 1930; MAIC, I progressi dell'agricoltura italiana in regime fascista. Note illustrative presentate al XVI congresso internazionale di agricoltura di Budapest, Roma 1934; MEND­ GA, Provvedimenti adottati per l'incremento delia coltivazione granaria, Roma 1927; ID, Provvedimenti per l'incremento della coltivazione granaria. Fase. 1, Roma 1925; E: MORANDI, L'approvvigionamento granario in Italia, in «L'Italia Agricola», 62 {1925), n.9, pp.451-457; V. PEGLION, Per la battaglia del grano, in «Atti della R. Accademia dei GeorgofiJi,, s. V XXIII {1926), f.1, pp. XXI-XLII; A. T. PoGGI, L 'Italia può e deve pro­ durre il suo pane, Casale Monferrato 1933; G. RAINERI, Di alcune questioni che traggono all'incremento della produzione granaria, in «L'Italia Agricola», 62 {1925) n.1, pp. 1-10; V, Rrv:ERA, Battaglie per il grano, L'Aquila 1925; A. ROTA, Verso l'indipendenza granaria, Milano 1929; A. SERPIERI, Osservazioni economiche sulla coltivazione del grano in Italia, in . «L'Italia Agricola», 62 (1925), n.9, pp.443-458-472; SNTAF, Prima mostra nazionale del

il duce avrebbe per altro avuto modo di intrecciare ulteriormente la sua azione politica attivando una delle più forti pagine del propagandismo di regime, indirizzato in varie direzioni, ma soprattutto verso il rafforza­ mento del blocco borghese nelle campagne3• Se almeno formalmente, pur con qualche perplessità dovuta all'ipotesi di raggiungere un obiettivo mai sfiorato in precedenza, gran parte dell'ap­ parato di governo condivideva l'ossessione mussoliniana dell'indipenden­ za granaria, c'era chi seguiva un percorso di ragionamento diverso, come Arrigo Serpieri, uno degli uomini più intelligenti e colti di cui il regime ha potuto disporre, il quale nel 1925 pubblicò su L'Italia agricola un artico­ lo dal titolo emblematico Osservazioni economiche sulla coltivazione del

·grano in Italia4•

Più volte sottosegretario al Ministero di agricoltura con l'incarico dal 1929 di sovrintendere alla bonifica integrale, Arrigo Serpieri era dialettica­ mente legato al mondo dell' agraria, soprattutto toscana), all'interno della quale raccoglieva la stima della parte più illuminata, mentre era guardato con perplessità dalle frange più tradizionali e reazionarie, contraddizione, questa come altre, che stigmatizzarono il suo profondo intreccio con le vicende dell'agricoltura italiana per oltre mezzo secolo, e che, come nota­ va giustamente Giuseppe Medici, « . . . viste a distanza si presentano nella forma di una sorprendente continuità»6 La premessa è importante perché Serpieri tra il 1920 e il 1925 si collocò come il più autorevole stratega della politica agraria del fascismo, esu·apo-

grano. Catalogo della mostra, Roma 1927; ID, I progressi della granicoltura italiana, Roma 1939; ID, I progressi della granicoltura italiana, Roma 1928; D. SINtSCALCO, Sviluppo e direttive della battaglia delgrano nell'anno VII, Foggia 1929; N. STRAMPELLI, Agricoltura e battaglia del grano, in Dal regno all'Impero. 1 7 marzo 1861-9 maggio 1936 Roma, Reale, Ace. Naz. Lincei, 1937; G. TALLARJCO, Grano e pane, Roma 1933. ' Si veda su questo aspetto G. CANDELORO, Storia dell'Italia moderna, v. IX, Ilfasci­ smo e le sue guerre, Milano 1981. • A. SERPIERI, Osservazioni economiche sulla coltivazione del grano in Italia, in «L'Italia agricola» 62 (1925), n.9, pp. 458-472. 5 Cfr. E. SERENI, L'agricoltura toscana e la mezzadria nel regime fascista e l'opera di Arrigo Serpieri, in, La Toscana nel regime fascista (1922-1939), Firenze 1971. • G. MEDICI, Stato e problemi degli st1tdi di economia agraria in Italia, ìn «Rivista di economia agraria», 1946 n.2, p.126. Su questo aspetto si veda in particolare C. FUMlAN, Modernizzazione, tecnocrazia, ruralismo: Arrigo Serpieri, in «Italia Contemporanea>>, XXXI (1979), n.137, pp.33.


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Arrigo Serpieri, sottosegt·etario al Ministero di agricoltura e foreste e per la bonifica integrale.

landa, ed anche in questo in aperta contraddizione con il diniego del regi­ me verso il liberalismo, numerosi teoremi paretiani, collocandoli a sorreg­ gere sul piano teorico il suo ruralismo politico. Quindi persona significativa, di certo la più autorevole, che poteva esprimersi sul fronte della politica cerealicola che si stava sviluppando in quegli anni, prevalentemente incentrata sulle opzioni genetiche della scuo­ la reatina di Strampelli, e quelle della selezione genealogica della scuola bolognese di Todaro. Nell'articolo Serpieri fa una disamina completa del quadro economico della granicoltura del paese, sostenendo tesi che, a nostro avviso, appaio­ no di grande modernità, in ogni caso molto poco allineate a quelle conce­ zioni fortemente propagandistiche del tempo, largamente riscontrabili nell'apparato di potere del mondo agricolo, ma a dire il vero, non condi­ vise da Mussolini, in base alle quali occorreva aumentare la produzione frumentaria indipendentemente dal come. Nell'articolo Arrigo Serpieri si muove con grande cautela, fino a rasen­ tare lo scetticismo rispetto alla prospettiva della battaglia del grano che da li a poco Mussolini avrebbe proclamato, e della quale egli non poteva non essere informato. Il fatto che nella postilla all'articolo egli precisò di averlo scritto prima della proclamazione della battaglia del grano, è davvero di scarsa impor­ tanza, e non tanto, e non solo, perché esso venne pubblicato nel numero di settembre della rivista, quindi più di due mesi dopo la proclamazione ufficiale fatta da Mussolini, ma soprattutto perché è difficile immaginare che il duce possa aver intrapreso tale percorso senza essersi confrontato con lui, da sempre punto di riferimento della politica agraria del regime, se non altro perché ricopriva l'incarico di sottosegretario del Ministero di agricoltura. E' inutile dire che il ragionamento di Serpieri è ben lontano da quel coro di politici che sulla battaglia del grano scommettevano gran parte della credibilità del regime. E' un ragionamento economicamente e sociologicamente avvertito, pacato, quasi scettico, non immune da atteggiamenti di difesa degli inte­ ressi di quelli che egli definiva come gli agricoltori-imprenditori, insomma di quell 'agricoltura capitalistica della quale si sentiva espres­ swne: Volendo sinteticamente prospettare le ragwm determinanti gl i indirizzi e le


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La sdenza delgr ..::; . "-o an -

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modalità della granicoltura italiana, e trame quindi norma per direttive di azione pubblica o privata, si può, per una prima approssimazione, ragionare cosi. Essendo la produzione attuata da privati agricoltori che agiscono in una econo­ mia di scambio, allo scopo di realizzare un massimo di tornaconto, che diremo monetario troveremo nelle leggi di questo le ragioni cercate7•

Una bella differenza di approccio rispetto a chi avrebbe fatto della bat­ taglia del grano solo una questione di orgoglio nazionale. Per Serpieri dovevano essere le leggi economiche a regolare un aumento di produzione frumentaria, e avvertiva senza mezzi termini che era, o doveva essere, l'imprenditore agricolo, viste determinate condizio­ ni ambientali collegate al prezzo dei prodotti agrari, a stabilire la conve­ nienza o meno a coltivare sul proprio fondo il grano, e in quale misura e combinazione con altre coltivazioni. Già con questo Serpieri metteva un preciso freno alle ipotesi pianifi� catorie, da più parti caldeggiate, di aumentare la superficie cerealicola nazionale. In base agli indicati calcoli di tornaconto, l'agricoltore «uomo economico», sceglie dunque la combinazione colturale nella quale il grano è o non è ammesso, e, in caso affermativo, occuperà una quota di superficie più o meno estesa8

In tal modo si era da sempre determinata, ed anche per il futuro sareb- . be stato cosi, l'estensione cerealicola nazionale che è solo uno dei due ele­ menti che determina la produzione, in quanto l'altro è «l'intensità», cioè a

dire la produttività dei fondi agricoli destinati a frumento. La produttività di un ettaro ha per ovvie ragioni una soglia massima non travalicabile, e Serpieri era ben consapevole che le rese massime che si ottenevano in Italia erano ben lontane dal raggiungerla. Tale ragionamento era strumentale per introdurre un altro concetto, in quanto, sosteneva Serpieri, « non è detto che raggiungere questo limite . . .

assoluto sia conveniente.» C'è una intensità di produzione alla quale conveniva fermarsi, ed egli

lo sostenne con un ragionamento economicamente elementare, ma espres- .

7

A. SERPJERI, Osservazioni economiche sulla coltivazione del grano in Italia . . cit., p.t. Ibid., p.460. .

Mostra nazionale del grano. Roma 1927. Gli stand della provincia di Rieti e della Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti e dell'Istituto nazionale di genetica.


Mostra nazionale del grano del 1932. Stand della Stazione di granicolmra di Rieti.

Benito Mussolini avvia la trebbia tura. Questo tipo di immagini facevano parte dell'icono­ grafia di regime, e furono largamente ricorrenti per tutta la battaglia del grano.


Rieti. Premìazione per la battaglia del grano. 22 dicembre 1929.

Nazareno Strampelli con Vittorio Emanuele e Mussolini.


La scienza delgrano

so da lui, e in quel contesto, assumeva anche un preciso significato pol iti­ co. Per elevare il prodotto per ettaro, in un determinato fondo, occorre aumentare la quantità d� mezzi impiegati (lavoro, concimi ecc.): da una parte si ha quindi un aumento d1 costo, dall'altra un incremento di prodotto. Ciò sarà conveniente fino a quando il valore dell'incremento di prodotto superi, o, al limite, eguagli, l'in­ cremento d1_ costo.

Quindi chi voleva a tutti i costi aumentare la produzione cerealicola del Paese doveva tener ben presenti i fattori dell'estensione, la quale dove­ va � sere in funzione delle poten�ialità di ricavo, rapportata ad altre pos­ _ Slblh colture, e del rapporto tra 1l valore monetario del surplus del pro­ dotto ottenuto, e gli investimenti impiegati per attenerlo . E tali investimenti non erano solamente legati ad un maggiore impie­ go di macchine agricole, manodopera e fertilizzati, questo era ovvio, ma servì a Serpieri per porre un problema di capitale importanza. Si trattava del dualismo agricolo delle due italie, quella centro-setten­ trionale dove l'adeguamento strutturale per una cerealicoltura intensiva era in qualche modo in fase avanzata, contrapposta al meridione dove era ancora presente: . . . una granicoltura che si attua su terreni i quali si trovano ancora allo stato natu­ rale, o quasi. E' l'industria del menar la semina, con la quale, in terre non siste­ mate, scarsamente provviste di costruzioni, di strade ecc., si sparge il seme e si rac­ coglie, affidandosi al buon Dio sull'esito della coltura. Il fattore «natura» ha il maggior peso: il fattore «uomo» ne ha uno assai piccolo•.

Quindi, ribadiva Serpieri, se si voleva aumentare la produzione fru­ mentaria, non potevano non mettersi in bilancio tempi e costi per un migJioramento fondiario del sud. Andava poi tenuto conto che la reale produzione cerealicola italiana era leggermente superiore a quella riportata dai dati ufficiali, i quali non tenevano conto che, contrariamente a quanto avveniva in altri paesi a pre­ valente esclusività colturale, circa la metà della superficie cerealicoJa nazionale era di tipo promiscuo, con il risultato che la compresenza col­ turale dilatava erroneamente il dato della superficie cerealicola, facendo • Ibid., p.46 1 .

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consegucmcmemc scendere il tasso medio di produttività. L'incidenza \ enne stimata da Serpieri in circa 1/5, cosa che riduce­ va la superficie reale destinata a frumento, portando la media produtti­ va unitaria a circa 14 q.li per ettaro. Da questo deriva che il rendimento frumentario italiano era allinea­ to a quello di altri paesi europei, e li dove le produzioni erano maggio­ ri, andava considerata Ja superficie che questi paesi destinavano al fru­ mento. In effetti la Germania, la cui produzione media superava i 20 q .li per ettaro, aveva una estensione complessiva inferiore ai due milioni di etta­ ri, meno della metà dell'Italia la cui superficie frumentaria era di circa quattro milioni e settecentomila ettari. Ancor più macroscopica è la differenza con altri paesi come il Belgio, la Svezia o la Danimarca, che avevano produzioni superiori anche ai 25 q.li, ma su superfici addirittura inferiori ai 150 mila ettari, quindi coltivati in modo estremamente intensivo, a differenza dell'Italia che per altro aveva una significativa percentuale di aree montano-colli­ nari impiegate nella coltivazione del grano. Quindi, secondo Serpieri, la tanto declamata arretratezza della gra­ nicoltura italiana era tale solo « . . . per chi non sa istituire razionalmente tali confronti.» 10 Questo non vuol dire che in Italia non fosse possibile, o non si dovesse aumentare la produzione frumentaria, ma che il percorso da seg� ire non era quello della superficie, ma la modifica di due diversi fat­ ton. Il primo era il prezzo del grano in relazione ai mezzi utilizzati per l'intensivazione colturale (manodopera, fertilizzanti, meccanizzazione ecc.), e di conseguenza, tanto più alte erano le possibilità di ricavo da parte degli imprenditori agricoli, tanto più essi avrebbero effettuato investimenti allo scopo di aumentare la resa. L'altro fattore, che è quello che più ci interessa in questa sede, era quello che egli chiamava iJ «sapere» inteso in due diverse direzioni . Da un lato c'era bisogno di avviare una forte campagna propagandi­ stica, e di incentivare l'istruzione agraria in modo che i « . . . migliori metodi di coltivazione già 7.ona per zona attuati dagli agricoltori

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Ibid., p.467.


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rmgliori, si estendano a tutti.» Dall'altro c'era bisogno di introdurre una variabile esterna, e cioè che « • • .la sperimentazione scopra metodi più vantaggiosi di quelli fino­ ra noti.» Quindi nuovi frumenti da mettere a coltura, e certamente Serpieri conosceva già quelli che Strampelli teneva ancora nel cassetto, ma su questo punto egli rimase molto cauto, lasciando trasparire qualche per­ plessità rispetto ai risultati ottenibili con i frumenti creati a Campomoro. Il «molto fermento di idee nuove», riferendosi in tutta evidenza alle ricerche di Strampelli, doveva trovare un riscontro pratico « . . . con serietà di metodi [ . . . ] onde evitare che si possano seminare dannose illu­ sioni, anziché favorire il progresso.» Perplessità queste che, come abbiamo visto, erano probabilmente anche di Strampelli, ma che ormai egli non era più in grado di gestire, nel momento in cui si andarono a confrontare con i tempi politici impo­ sti da Mussolini per la battaglia del grano. Serpieri si pose il problema dei reali costi che si sarebbero avuti per aumentare la produzione granaria, sia in termini di impiego di fertiliz­ zanti, che delle superfici che rischiavano di essere sottratte ad altre col­ tivazioni, cosi come di quelle destinate al pascolo e alle piante foraggie­ re, con la conseguente incidenza negativa sul patrimonio zootecnico. Contestualmente sostenne che uno degli elementi che incideva come voce negativa nel quadro dei fattori di produzione era il costo della manodopera soprattutto in quelle aree dove era maggiormente presente un sistema di conduzione a salariati, il cui costo era in propor­ zione superiore all'aumento del prezzo del grano. Egli colse puntualmente l'esasperazione di quegli anni verso la mitizzazione dell'indipendenza granaria che da li a poco sarebbe diven­ tata la battaglia del duce, e nello stesso tempo indicò la strada come eventualmente condurla, con l'introduzione delle nuove varietà preva­ lentemente dello Strampelli. Insomma, in questo articolo di Serpieri sembra vi sia contenuta sia !>idea della battaglia del grano, sia tutte le critiche che successivamente si mossero ad essa, sia la difesa degli interessi degli agrari, sia il bisogno consapevole di tradurre l'investimento in sviluppo complessivo e dura­ turo, quasi ad avvertire e prendere le distanze dal p ericolo di una azio­ ne meramente propagandistica del regime.

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E che in parte fu così non c'è dubbio. Il ruralismo fascista troverà nella battaglia del grano la sua apoteosi, cosi come è vero che risultati concreti si raggiunsero, ed è altrettanto vero e significativo che quando Mussolini lanciò la battaglia del grano lo fece tenendo presenti molte delle consape­ volezze che aveva manifestato Serpieri 1 1 • Certo fu una battaglia tutta indirizzata verso fini produzionistici che, contrariamente a quanto aveva detto Serpieri, non si pose il problema di un miglior assetto fondiario, soprattutto del meridione, cosa che avrebbe consentito, magari con tempi più lunghi, di tradurre i risultati raggiunti in sviluppo concreto12• Che comunque Mussolini abbia tenuto conto delle osservazioni di Serpieri lo si intuisce fin dall'inizio. Non di certo durante la seduta notturna della Camera dei deputati del 20 giugno 1925 nel corso della quale proclamò la battaglia del grano, con la retorica che gli era consueta13, quanto qualche giorno dopo, nel corso della seduta in cui si insediò il Comitato permanente del grano costituito con regio decreto quello stesso 4 luglio14• 11

Su questo aspetto cfr. R. DE FELICE, Mussolinì il fascista. L'organizzazione dello stato fascista 1925 -1929, Torino 1968, p.378. " Sulla complessa figura di Serpieri si vedano: L. D' ANTONE, Politica e cultura agraria: Arrigo Serpieri, in «Studi Storici», 1979, n.3; G. SANTOMASSlMO, Una lettera di Arrigo Serpieri a Mussolini, in «Italia contemporanea», XXVIII (1976), n123, SERENI, L'agricoltura toscana e la mezzadria nel regime fascista e l'o­ pera di Arrigo Se�pieri, in La Toscana nel regime fascista (1 922-1939), Firenze 1971; S . LEPRE, Arrigo Se1pieri, in F. C ORDOVA ( a cura di). Uomini e volti del fascismo, Roma

pp.l lS- 122; . E.

.

.

1980. " «Io ho preso formale impegno di condune la Battaglia del Grano e ho già prepara­ to lo stato maggiore, il quale stato maggiore dovrà agire sui quadri rappresentati dai tecni­ ci dei Consorzi agrari, della Cattedre ambulanti dia agricoltura e dei Consigli agrari pro­ vinciali; e costoro dovranno muovere l'esercito, la truppa degli agricoltori». MAIC, La battaglia del grano. Relazione disposta dal Ministro dell'Agricoltura . .. cit, p.9. Sulla battaglia del grano si vedano: L. SEGRE, La «battaglia» del grano, Milano, CLE­ SAV, 1982; S. LA FRANCESCA, La politica economica delfascismo, Bari 1972; A. ARABINI, I risultati della battaglia del grano, in «Lo stato operaio», n.S, 1 934; G. ORLANDO, Progressi e difficoltà dell'agricoltura, in G. FuA (a cura di), Lo sviluppo economico in Italia, Milano 1969; G. TATIARA, Cerealicoltura e politica ag1·aria durante ilfascismo, in G. ToNIOLO (a cura di), Lo sviluppo economico italiano 1861-1940, Bari 1973; D. PRETi, La politica agra�<


25__ _ _ _ _ _

La scienza del _grano

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l -Non è strettamente necessario aumentare la superficie coltivata a grano in Italia. Non bisogna togliere terreno ad altre colture che possono essere più redditizie e che comunque sono necessarie al complesso dell'economia naz io ­ nale . E' da evitare, quindi, ogni aumento della superficie coltivata a grano. A parere unanime la cifra di ena1 i raggiunta con le semine del 1 924 può basta­ re. 2- E' necessario invece aumentare il rendimento medio di grano per ettaro. Un aumento medio anche modesto, dà risultati globali notevolissimi. Posti questi capisaldi i lavori del Comitato permanente del grano devono affron­

E' l?\ id ente come ,dmcno in p.ute i concetti espressi da Arrigo Serpieri si ritro' .1110, pU1 filtrati c· ridimensionati, nelle consegne del duce, tranne che quelli dell'adeguamento fondiario del sud che costituirà uno dei limi­ ti principali della battaglia del grano. Certo, il linguaggio di Serpieri era chiaro, e da esso non traspare di certo entusiasmo nell'avventura mussoliniana, cosa che con molta pro­ babilità sta alla base della sua esclusione dal Comitato, per essere rele­ gato a presiedere la Commissione pr ovinciale per la propaganda grana­ ria di Firenze. E che a Firenze Serpieri potesse trovare validi interlocutori alle sue teorie era cosa che gli era nota, e pressoché contestualmente alla riunione di insediamento del Co mitato permanente del grano, egli partecipò ad una adunanza dell'autorevole Accademia dei georgofili, appositamente riunita per affrontare il problema della granicoltura in relazione ai provvedimen­ ti che stava assumendo il governo'6. E Serpieri qui non fa altro che ribadire, anche con maggior forza, i concetti che aveva espresso nell'articolo sull'Italia agricola, rispetto al quale sembrava aver inizialmente preso le distanze, sostenendo di aver­ lo scritto precedentemente alla proclamazione della battaglia del grano.

3°- Il problema dei prezzi'5

glia del grano

Del comitato, presieduto direttamente da Mussolini, facevano parte Giorgio Belluzzo, ministro per l ' economia nazionale, Alessandro Brizi, direttore generale dei servizi dell' agricoltura, Gino Cacciari, Enrico Fileni, Antonio Marazzi, in rappresentanza della Confederazione nazio­ nale fascista degli agricoltori, Franco Angelini, Novello Novelli, Luigi Razza, rappresentanti della Federazione nazionale sindacati fascisti del­ l'agricoltura, e quindi Antonio Bartoli, Emanuele de Cillis e Nazareno Strampelli. In quella seduta d'insediamento Mussolini lascio delle precise conse­ gne al superorganismo:

tare: 1°- Il problema sclettivo dei semi 2°- Il problema dei concimi e, in genere, dei perfezionamenti tecnici

rta del fascismo,

. . . cit; N. DE BONIS, L 'ag1·icolt�rra e la coltum g1·anaria . . .cit.; R. DELlA � P. FERRARI - A. MARTELLl - G. D'ANCONA, La questione del grano m Italia . . .ci t.; R. FESTA CAMPANILE, L 'opera del govemo nazionale per la battaglia del grano . . . ci t.; C. MARAN!, Pe1 la battaglza del grano. La coftu,·a del grano nell'economia agrico­ la italiana e nelle sue condtzzom dz mcremento, Alessandria 1 929; MAIC, Le comumcazto­

costi e ricavi,

ni del capo del governo e del ministw dell'agricoltu-ra e delle foreste al comitato pe1 ma­

·.

in <<Studi Storici,, 1973, n.4; P. L. PROFUMlERI, La "Battaglia del grano»: in <<Rivista di Storia dell'Agricolnll'a», XI (1971), n.2, pp. 153-1 72; E. FANO, p,oblemi e vicende dell'agricoltura italiana tra le due guerre, in «Quaderni Sto rici» , X (1975), f. II-III, pp.468-496; A. CADEDDU - S. LEPRE - F. SOCRATE, Ristagno e sviù,ppo nel settore agricolo italiano (1918-1939), in «Quaderni Storici», X (1975), f. I I-III, pp.497-518; P. CORNER, Considerazioni sull'agricoltura capitalistica durante il fascismo, in «Quaderni Storici», X (1975), f. II-I li, pp.S19-529; A. D'ALESSANDRO, La politica agraria del fasci­ smo, in Istituto Alcide Cerci. Annali 111979, Bologna 1 979 pp. 349-380; P. CORENER, Rapporti tra agricoltura e industrta durante il fascismo, in A. AQUARONE - M. VERNASSA, Il regime fascista, B ologna 1974; D. SCAROACCIONE, Indirizzi di politica agraria del fasci­ smo, in <<Il nuovo osservatore», n.50, 1 966; E. SANTARELLl, Storia del fascismo, Roma 1 973; Agricoltura e sviluppo del capitalismo, Roma 1968; G. TONIOLO, L'economia dell'Italia fascista, B ari 1 980. " MAlC, La battaglia del grano. Relazione disposta . . . ci t. Riguardo alle iniziative e ai provvedimenti assunti a sostegno della battaglia del grano cfr. G. ESMENARDO, La batta-

VOLTA

nente del grano nella seduta del 24 settembre 1932, Roma 1932; MAIC, l p1·ogressi dell'a­ gricoltltra italiana m regime fascista. Note illustrative presentate al XVI congresso inte7 -

Roma 1934; MENDGA., Pmvvedimenti adottati Roma 1927; ID., Provvedimenti per l'incremrmto della coltivazione g1 ana1·ia. Fasc. J , Roma 1925; E. MORANTI, L 'approvvigionamento granaHO m Italta, in «L'Italia Agricola», 62 {1925), n.9, pp.451457; V. PEGLlON, Per la battaglia del gmno, in «Atti della R. Accademia dei Georgofili,., s. V XXIII (1926), f. l, pp. XXI-XLII; T. Po GGI, L 'Italia può e deve produrre il suo pane, Casale Monferrato 1933; A. ROTA, Verso l'indipendenza granaria, Milano 1929; A. SERPlERI, Osservazioni economiche sulla coltivazione del grano in Italia, in «L ' Italia Agr i cola» , 62 (1925), n.9, pp.443-458-472. •• La qu.estiorte del grano in Italia, in « Atti della R. Accademia dei gem gofili», s. V, v.XXII (1925), disp. IV. nazionale di agricoltura di Budapest,

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della

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Nel resoconto del suo intervento si legge: L'on. Prof. Serpieri ringrazia del saluto rivoltogli e si augura che dall'applicazio­ ne della legge sulle trasformazioni fondiarie si abbia l'effetto sperato del miglio­ ramento di molte regioni dell'Italia meridionale e più specialmente del latifondo. La nuova legge tende a trasformare queste terre che sono coltivate a pascolo e a granicoltura estensiva, e si trovano quasi allo stato selvaggio. La trasformazione incontra ostacoli nella natura ma anche negli uomini. I latifondisti che non risic- . dono nelle loro terre non possono interessarsi del loro miglioramento c le dispo­ sizioni circa l'espropriazione delle terre latifondistiche è naturale che trovino in · loro forti resistenze. [ . . . ] Il problema del grano è soprattutto un problema di · · intensificazione della cultura e in questo senso deve svolgersi l'opera dei dirigen­ ti della battaglia ora iniziata17•

Poi, facendo riferimento ai colloqui che aveva avuto con il prof. Avanzi, sostenne che nell' Italia meridionale la coltura intensiva del grano potrebbe essere convenientemente introdotta solo in quelle aree dove le infrastrutture e la presenza di centri abitati vicini la consento­ no, trasformando le altre, dove la cerealicoltura è scarsamente remune­ rativa, in colture delle foraggiere ed altre più appropriate, e aggiunge­ va: Ciò permetterebbe forse di ottenere la stessa produzione di grano su minore superficie, attuando la coltivazione di foraggiere ed altre piante in quelle terre che ora sono coltivate a grano, con scarso e aleatorio rendimento. Non bisogna dimenticare che oltre al grano, importiamo anche per circa un milione di quinta­ li di carne congelata, e lana ed altri prodotti animali.

Se Mussolini fece sue le tesi del mantenimento della superficie grana­ ria, e quelle del «sapere» agricolo nel senso dell'impiego di nuovi frumen­ ti, e dello sviluppo dell'istruzione agricola nelle campagne, glissò comple­ tamente l'aspetto della sistemazione fondiaria del sud d'Italia, e soprattut­ to quello dell'esproprio dei latifondi per il quale sarebbe stato sufficiente applicare quella stessa legge sulle trasformazioni fondiarie che Serpieri stesso aveva elaborato nel l923, annullando di fatto, e traslando all'inter­ no della politica agraria del regime, tutta la progettualità socialista e popo­ lare sui temi del latifondo.

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Per altro Serpieri pose come problema storico dell'arretratezza del sud d'Italia, quello dell'assenteismo dei latifondisti meridionali, espri­ mendo un concetto che sarebbe stato ripreso più tardi da Emilio Sereni, che insieme a Manlio Rossi Doria fu suo allievo e collabora­ tore18• Riguardo alla composizione del Comitato permanente del grano, è altrettanto chiaro un altro aspetto a cui abbiamo già fatto cenno, e cioè l'investimento di Mussolini nei riguardi delle razze elette di Nazareno Strampelli, e non solo perché Strampelli venne chiamato a far parte del Comitato mentre il suo antagonista Francesco Todaro venne incaricato di presiedere il comitato provinciale di Bologna, cosa che, ovviamente, aveva un preciso significato di scelta di campo da parte del duce, ma soprattutto perché la problematica delle sementi elette venne posta al primo punto dei problemi che il Comitato avrebbe dovuto affrontare. l grani che Strampelli aveva creato a Campomoro erano quindi la variabile esterna che pur con timidezza aveva indicato Serpieri nel suo articolo sull'Italia agricola, individuandoli come fattore decisivo per spe­ rare in un aumento di produzione frumentaria che non implicasse l'esten­ sione della superficie di coltivazione. Lo testimoniano numerosi artefici e osservatori del tempo come Festa Campanile e Fittipaldi, autori della prima sintesi della battaglia del grano scritta nel 1 93 1 . Essi sottolinearono come il duce pose prima d i ogni altro problema quello delle sementi elette e aggiungevano: Chi risalga indietro nella storia della granicoltura in Italia, troverà che giammai molta importanza fu accordata dagli agricoltori a tale problema'".

In effetti ogni qualvolta si era tentato di sviluppare la produzione gra­ naria, l'unica attenzione che veniva rivolta al seme si risolveva nelle indi­ cazioni di un suo cambiamento, ubbidendo alla logica che un grano ori­ ginario di una zona, dava generalmente maggiori produzioni in un'altra. Poi i due autori .ripercorsero tutta la vicenda scientifica di Strampelli fin dalla nascita della Cattedra ambulante di Rieti nel 1903, sottolineando

18 E. SERENI, Il capitalismo nella campagne, Torino 1947 (1A ed.). 19 R. FEsTA CAMPANILE - R. FrTilPALDI, Mussolini e la battaglia del grano . . . cit., p.41.


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l'importanza del suo lavoro, e affidando alle nuove razze una «importan­ za capitale», considerandole «il fattore primo» del successo della coltura granana. Va detto che fin dall'inizio della battaglia del grano Mussolini si rivol­ se direttamente a mtte le cattedre ambulanti della penisola chiedendo loro se, e in quale misura, sarebbe stato possibile aumentare la produzione gra­ naria nel loro territorio. Una azione piì1 rivolta a coinvolgere e mobilitare territorialmente quelle che egli definiva «le truppe della battaglia», piuttosto che per avere un riscontro reale. L'undici ottobre 1 925 al teatro Costanzi nel corso di una premiazione di agricoltori cosi si esprimeva: La battaglia è semplice perché l'obiettivo è p rec iso . [ . . . ] Ho letto con molto inte­ resse tutte le risposte date dai direttori delle Cattedre ambulanti di agricoltura i quali rispondevano alla mia precisa domanda: «E' possibile nella vostra giurisdi­ zione aumentare il rendimento agricolo ?>>. La risposta è stata unanime; dal monte al piano, dalle regioni impervie alle zone fertili: dovunque è possibile aumentare il rendimento medio per ettaro del grano. Allora, se questo è possibile, questo deve essere fatto !2'

In realtà le risposte date dai direttori delle cattedre furono fin ttoppo scontate e, tranne qualcuna che appare piuttosto redatta per compiacere al duce, rassicmandolo su un quantomai improbabile raddoppio di produ­ zione, le altre furono tutte accompagnate da una lunga serie di «se» e di condizioni. In effetti nessun direttore di cattedra disse che non si sarebbe potuta aumentare la produzione nel suo territorio, ma chi avrebbe osato farlo ricevendo quella richiesta dal duce che conteneva di fatto già la risposta. Ovunque si sarebbe potuta aumentare la pr oduzione, ma solo a deter­ minate condizioni11 • Cosi il direttore della Cattedra di Cremona rispondeva:

" P. ORANO (a cura di), Consegne e direttive del duce sui problemi della vzta italiana ed internazionale, v. 5° - Ag1 icoltraa e Bonifiche, Roma 1 940, p.48. Fa eccezione il direttore della cattedra di Lanciano, Gentile c he rispose: «Non è opi­ nione azzardata ìl dùe, anzì l'affeTmare, che la produzione granaria in questo circondario dovrebbe come media raddoppiare ed anche salire senza sforzo da 5-6 quintali a 14-15».

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«Cremona può p1 odunc una maggiore quantità di frumento ? Noi rispondiamo: si,,, per poi aggiungere «Tutto sta nei mezzi da mettersi in opera». Sattin, direttore della cattedra di Venezia, rispose che di certo la pro­ duzione sarebbe aumentata ma solo se « . . . siano eseguite da tutti gli agri­ coltori della provincia le più moderne e razionali norme di coltivazione» , e nello stesso modo rispose Zerbini da Bologna che assicurava una sovrap­ produzione di 200 mila q .li « . . . con l'applicazione delle norme colturali dappertutto>>, cosi come Beltrami di Genova che rassicurava il duce sul possibile aumento se però « . . le norme razionali fossero applicate», mentre quello di Mestre, Scalvetti, pose il problema del credito agrario. Caldaia da Casteldepiano senza mezzi termini comunicò al duce che si sarebbe anche potuto lavorare per un aumento di produzione « .. tenendo presente il concetto del tornaconto>>, mentre Rozzini da Ascoli Piceno pose il problema dell'impiego delle sementi elette e delle macchine semi­ natrici, e Veronesi da Civitavecchia quello dei « .. latifondisti che affittano i terreni col divieto della semina» Chimetti da Velletri sosteneva che l'unico modo di aumentare la pro­ duzione era quello di « .. obbligare i proprietari e gli enti morali a coltivare grano nei loro terreni oggi a pascolo>>, e gli fece eco Filesi da Matera che propose dì estendere del 15% la coltura del grano. Molto preciso fu Beninato da Nicosia anche lui convinto che potesse aumentarsi la produzione, ma se si attuassero programmi di credito agra­ rio, costruzioni stradali, impiego di concimi chimici e sementi selezionate, e altrettanto preciso fu Alagna da Alcamo che subordinava le possibilità di aumento produttivo ai « . . .miglioramenti e trasformazioni fondiarie ed ambientali>>, e il suo collega di Mazara, Sammartano, rinviava gli aumenti produttivi « . . . al giorno in cui la campagna verrà arricchita di strade rota­ bili, di pubblica sicurezza e di bonifiche», e Scavone di Terranova suggerì di trasformare la piana di Terranova in pianura irrigua costruendo un ser­ batoio montano utilizzando le acque del fiume Gela22• In altri termini, più che la rassicurazione sul sicuro esito della battaglia del grano, dalle risposte delle Cattedre ambulanti italiane Mussolini rice­ vette in realtà solo un quadro dei problemi dell'agricoltura italiana, e

11

" Le risposte parziali delle cattedre sono riportate in J. Bossi, Verso l'indipendenza

granaria, lntra 1925.


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La scienza delgrano

l...grani Strampelli e ilfascismo

soprattutto delle profonde diversità tra nord e sud. Un nord pronto ad aumentare la produzione già intensiva attraverso l'intervento pubblico in termini di migliori fertilizzanti e razionalizzazio­ ne delle colture, e un sud arcaico, ancora legato ai problemi del latifondo dove, come sosteneva Serpieri, qualsiasi ipotesi di miglioramento no poteva prescindere da radicali interventi di trasformazione fondiaria. Insomma, le risposte dei direttori delle Cattedre ambulanti di agricol­ tura sembrano tratte dai questionari dell'inchiesta }acini c, più che un grido di guerra, in esse si scorge piuttosto una richiesta di aiuto. Il mosaico dei problemi presentati dai direttori delle cattedre era fin troppo noto ai membri della Commissione permanente del grano, che avviò subito i suoi lavori, e alla fine di quello stesso mese di luglio, pre­ sentò un primo pacchetto di provvedimenti che furono subito trasforma­. ti in decreti legge. Con il decreto 1229 del 26 luglio 1925, vennero ripristinati i dazi doga­ nali della tariffa generale sul frumento, sui cereali minori, e sui prodotti derivati, mentre con un altro decreto (il n.1258 sempre del 26 luglio), si approvò l'esenzione dal dazio doganale e dalla tassa di vendita per il petro- · lio destinato ai motori agricoli. Al fine di incrementare la propaganda e la sperimentazionc agraria, furo­ no poi elevati i finanziamenti per la cattedre ambulanti, aumentandone il numero soprattutto al sud, e affidando loro il compito di istituire nell'arco di un decennio campi dimostrativi di almeno un ettaro in o gni comune23• Ulteriori finanziamenti venero poi concessi alle regie stazioni agrarie, e ai vari istituti agrari, mentre in ogni provincia venne istituita una com­ missione per la propaganda granaria. Tra questo primo pacchetto di provvedimenti figura anche il decreto legge 1314 del 29 luglio, indirizzato alla produzione e diffusione delle sementi elette che rappresentavano uno dei fattori centrali su cui poggio · tutta l'impalcatura della battaglia del grano. In seguito a tale provvedimento nacque a Rieti l'Associazione ripro- . duttori scmenti che, come abbiamo già visto, esisteva già come Associazione reatina sementi, ed altri sei stabilimenti simili in Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata e Toscana, che beneficiarono di un contributo fino al 50% per le strutture d'impianto.

Vennero p o assunti al�un provvedimenti per il credito agrario2\ per . incoraggtare 1 dtssodamentt e l elettrocoltura, soprattutto per le aree a col­ tura estensiva del sud, e per quelle di brughiera da poco bonificate2S, men­ tre un altro decreto introdusse i concorsi a premi tra gli agricoltori per la produzione frumentaria26, Il 30 luglio, giorno successivo dell'emanazione dell'ultimo decreto del pacchetto elaborato dal Comitato permanente, Mussolini parlando rimo p alle rappresentanze sindacali agricole a palazzo Chigi , lanciò ufficialmen­ te la battaglia del grano declamando:

" D. l. 29 luglio n.1313.

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L'agricoltura italiana ha forse bisogno di un ministro. Quel ministro sono io. Ha bisogno di mezzi: li avrà

PRODUZIONE NAZIONALE, FABBISOGNO E PROTEZIONISMO

Quel primo provvedimento preso riguardo al prezzo del grano e alla reintroduzione della tariffa doganale sul frumento, aveva tutto il sapore di un messaggio rivolto agli agrari rassicurandoli sul conto economico della colti­ vazione frumentaria. Fu cosi reintrodotta una tassa d'importazione sul frumento di 7,50 . lire/oro, esattamente quella dcl 1915, c gli effetti si fecero subito sentire tanto che il prezzo del grano, che nel 1924 era stato di 124 lire al q.le, salì l'anno successivo a 181 lire, per raggiungere le 200 lire nel 1926. Nel 1927 il prezzo scese di nuovo a 1 1 4 lire, per poi risalire nel giu­ gno1928 a 149,50, precipitando però nei mesi successivi al raccolto dello stes­ so anno a 120,50 lire. Il regime era fortemente intenzionato ad attuare una politica di defla­ zione della quale i provvedimenti protezionistici sul frumento e suoi deri­ vati �on uron? che un primo momento, anche se il punto di svolta in que­ sta dtrezwne st ebbe nel 1926 con la cosiddetta «quota novanta», una ope­ razione di politica finanziaria che Mussolini fece abilmente condurre da Giuseppe Volpi, che dal luglio 1925 aveva sostituito De Stefani al Ministero del tesoro.

" D. l. 29 luglio n.1317. " D. l. 29 luglio n.1315. 26 D. l. 29 luglio n.1316.


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Volpj, uomo pro\ cniente c strettamente legato al mondo della finanza italiana, a\ evl il compito di compiere una manovra drastica che il duce sapeva essere invisa al mondo economico italiano, e confidava sul fatto che se a condurla fosse stato un tecnico di grande autorevolezza piuttosto che un uomo d'apparato, avrebbe evitato forti contraccolpi nel mondo finanziario del Paese28• L' operazione indirizzata a rivalutare e stabilizzare la lira, portò ad un cambio con il dollaro pari a 1 9 lire, e a 92,46 con la sterlina, moneta prin­ cipale di riferimento del tempo (quota novanta appunto). Il problema che ebbe Mussolini era comune a gran parte degli altri paesi europei che adottarono misure simili, anche se strutturate in modo meno aggressivo e propagandistico di quanto accadde in Italia, la cui poli­ tica deflazionistica portò ad una contrazione degli sconti e delle anticipa­ zioni da parte della Banca d'Italia, e la cosa non poteva non riflettersi sul­ l'attività degli istituti di credito costretti ad una continua rincorsa di liqui­ dità. Chi ne fece le maggiori spese furono la borsa e i titoli di stato, per i quali si richiesero immediati rimborsi, tanto che il governo, nel 1 926, attraverso l'operazione del cosiddetto prestito littorio, fu costretto a tra­ sformare il debito fluttuante in consolidato . Anche le industrie esportatrici del settore agricolo furono duramente colpite, in modo particolare le imprese nate sui progetti di bonifica, le quali negli anni precedenti avevano fatto largo ricorso al credito bancario . . e 1potecano. Per quanto riguarda il tema che stiamo affrontando, il dazio stabilito nel 1 925 non era chiaramente più sufficiente e, l'anno successivo alla quota novanta, il governo fu costretto ad elevarlo a 1 1 lire/ oro per q .le (pari a 40,26 lire carta)2�. Ma l'aumento del dazio non produsse un aumento del valore del grano 27 Fonte: ISTAT, Sommario di statistiche storiche italiane 1861-1955, Roma 1958. 2 ' Sulla «quota novanta» si vedano in particolare: F. A. REPACl - La finanza pubblica italiana nel secolo 1861-1960, Bologna 1 962; G. FALCO, M. STORACl, Fluttuazioni moneta­ rie alla metà degli anni '20: Belgio, Francia e Italìa, in «Studi Storici» 1975, n.l, pp.57- 10 1 ; R . D E FELICE, ! lineamenti politici di «quota novanta» attraverso i documenti di Mussolini e di Volpi, in «Il nuovo osservatore», maggio 1966; G. C. MlGONE, La stabilizzazione della lira: la finanza americana e Mussolini, in «Rivista di Storia contemporanea», 1973 n.2. ,. Decreto legge 1 2 settembre 1 928.


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scienza delgrano

nazionale, che nei mesi successivi rimase pressoché stazionario, pass ando dalle 160 lire il q.le del 1927, alle 142 nel 1928, alle 140 nel 1 929. Contestualmente sul piano internazionale si ebbe una sovrapprodu­ zione agricola, soprattutto negli Stati Uniti, massimo fornitore di grano dell'Italia , cosi come in Australia, Canada e Argentina, con un conse­ guente crollo dei prezzi, tanto che in base ai calcoli del Grifoni, l'indice del prezzo all'ingrosso del grano su base 1 00 (1925), scesero a 72 nel 1 929, e la stessa sorte toccò ad altri prodotti come i bozzoli che sceso a 54, l'olio a 65 e i limoni a 35)0• Questo voleva dire che il grano americano, il Manitoba n.J (Winnipeg), largamente importato in Italia, e principale antagonista dei grani Strampelli soprattutto rispetto alle sue qualità alimentari, era sceso da 1 58 lire nel 1 92 8 a 1 00 lire nel 1 929, con la conseguenza che il dazio dì 40,26 lire, non era più sufficiente ad arrestarne l'introduzio­ ne sul mercato italiano dove il prodotto nazionale aveva raggiunto le 140 lire. Il decreto legge del 24 maggio 1929 elevò la misura protezionistica a 1 4 lire/oro per quintale, cioè a dire 5 1 ,24 lire carta, e quindi a 75 lire nel 1931 quando i prezzi del grano americano scesero ancora vorticosamente fino a toccare le 43 lire nel 1935. Quello del dazio doganale sul grano non era un problema nuovo, e aveva caratterizzato il dibattito tra !iberisti e protezionisti dall'unificazio­ ne nazionale fino alla prima guerra mondialen. Fino al 1 887 il dazio di importazione era stato di 1,40 (lire oro), che in quell'anno sali a 3, per aumentare ancora a 5 nel 1 888, e a 7,50 nel 1 894. Nel 1 898 scese prima a 5 lire, per essere abolito nel mese di maggio di quell' anno, e poi reintrodotto a 7,50 a luglio. Restò più o meno immutato fino al 1914, quando scese a 3 lire, per essere abolito all'inizio del 1 91 5, e reintrodotto a 7,70 lire nello stesso anno, e quindi di nuovo abolito fino al 1925. Va anche detto che il decreto legge del 24 luglio 1925 non riguardò solo il frumento, ma anche altri prodotti e derivati in base alla seguente tabella. Il Capitale finanziario in Italia, Torino 1971 (2A). " Cfr. L. MUSELLA, La valutazione storica del dazio sul grano nel dibattito tra liberi­ stz e protezionisti a cavallo fra otto e novecento, in «Archivio Storico Italiano», CXXXIX ( 1 981), n.S09, Disp. III, pp.479-496. >o P. GRlFONI,

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L'Italia non era mai riuscita a produrre grano sufficiente al pro­ prio fabbisogno, e, nonostante i provvedimenti protezionistici otto­ centeschi, quella dell' importazione rimase una voce costantemente negativa della bilancia dei pagamenti. Lo avevano messo già in luce }acini, Valenti, Giglioli, denuncian­ do il problema economico dell' arretratezza dell' agricoltura italiana nei confronti di altri paesi. Per altro, il trend di importazione di frumento fu costantemente crescente, passando dai poco più di 3 milioni di quintali nel quin­ quennio 1 8 8 1 - 1 885, agli oltre 8 milioni in quello successivo, per poi scendere a circa 6 milioni nel decennio 1 89 1 - 1 900, per quindi risalire agli oltre 10 milioni nel primo quinqu ennio del Novecento, per arri­ vare ai 25 milioni nel quinquennio antecedente alla dichiarazione della battaglia del grano. Va anche sottolineato come nel rapporto produzione-fabbisogno interno, pesava fortemente il fatto che nell' alimentazione italiana, cosi come in quella francese, il frumento e i suoi derivati entravano in modo decisamente superiore a quello di molti altri paesi. Se infatti nel XIX secolo il consumo medio pro capite era intorno ai 1 00 Kg l ' anno, per salire progressivamente nel Novecento fino a toccare i 1 8 8 Kg nel 1 924, in altri paesi era decisamente più basso, 1 5 5 Kg in Spagna, 1 24, Olanda, 1 23 in Romania, 93 in Germania, 59 in Portogallo, per non parlare di paesi come la Polonia, la Finlandia, l' Estonia che non raggiungevano neanche i 50 Kg.


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L ' aumento del fabbisogno individuale va ovviamente messo i n correlazione con le migliorate condizioni economiche e sociali de] '900 rispetto a quelle del XIX secolo, ed in modo particolare col crescente diffonder si d eli ' u s o del pane bianco anche m quelle regioni caratterizzate da una alimentazione maiclica, o dal c o sid­ detto pane scuro. Non va poi sottaciuta, soprattutto negli anni del fascismo, una r estrizione di consumo di altri prodotti più nobili da parte del ter­ ziario, e quindi un maggior utilizzo di frumento. Problema questo che venne notato anche da qualche oss ervato­ re del tempo, ma che, opportunamente, veniva puntualmente mini­ mizzato o glissato, come fece M orandi sull ' L'Italia agricola che dopo aver evidenziate le migliorate condizioni economiche della classe contadina grazie al fascismo, aggiungeva; Forse s ' è pure accresciuto il consumo di pane da parte delle classi impie­ gatizie e, in generale, a reddito fisso, a compenso della restrizione di altri consumi. Su che, però, ci manca q u al u nq u e dato32 •

Questo in ogni caso vol eva dire che, in funzione dell' aumento della popolazione, cresceva in progr essione il fabbisogno granario e, restando pressoché c o stante la produzione, si elevava Inevita­ bilmente la quota di prod otto da acquisire nei mercati esteri. Come si deduce dalla tavola seguente r elativa al p eriodo 1 9001 92 5 , che abbiamo elaborato accorpando dati provenienti da varie fonti, soprattutto nelle annate negative di produzione, l ' importa­ zione raggiungeva cifre elevatissime, toccando i 2 5 , 26 e anche 29 milioni di quintali, superando quindi il 50% della produzione interna.

" E. MORANDI, L'approvvigionamento granario in Italia, in «L'Italia agricola», 62 (1 925), n.9, p.457. Sul consumo del frumento in Italia in relazione all'alimentazione cfr. A. VIVENZA, La

culture des cé!éales au point de vue economique et social en Italie. Rapporto au XIII Congrès International d'Agricolture, in Atti del XIII congresso internazionale di agricol­ tura, Roma 1927.

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PRODUZIONE DI FRUMENTO IN ITALIA33

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" Fonti: ISTAT, Sommario di statistiche storiche italiane 1861-1955, Roma 1958; MAIC,

i italia. Studi e cenni illustra­ La coltivazione del frumento n tivi, Roma 1 9 1 3 ; E. MORANDI, Questioni frumentarie, in «L'Italia agricola» 61 (1924), n.7, pp. 329-343; ID, L 'approvvigionamento granario in Italia, in «L'Italia agricola» 62 (1925), n.9, pp. 451 -457; E. BASSl, Il gtano, Roma 1935.

UFF. DI STATISTICA AGRARIA,


La scienza delgrano

266

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1925-1926 1926-1927 1927-1928 1928-1929 1929-1930 1930- 1931

4.723.700 4.915.100 4.975.800 4.963.000 4.773.000 4.823.000

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Nel 1932 a fronte di una produzione di 66,5 milioni di q.li di fru­ mento, l'importazione scese da 19 a 1 4 milioni di q.li, per scendere a 4,5 milioni nel 1 934, a fronte di una produzione di 8 1 milioni di q.li , per arrivare a s oli 85 8.000 q.li del 1 942.

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Hv1PORTAZIONE DI GRANO IN ITALIA DAL 1 925 AL 1941 >xl

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IMPORTAZIONE DI GRANO IN ITALIA DAL 1925 AL 1931 �

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Cosa accadde dopo l'introduzione del provvedimento protezioni­ stico sull'importazione del frumento ? Assolutamente nulla. L'Italia c ontinuò ad importare ingenti quantità di frumento e, almeno fino al 1 9 3 1 , quando iniziò una rapida discesa concomitante da un lato con l'aumento a 75 lire del dazio doganale, e dall'altro con una reale maggiore produzione, che solo in parte si spiega con un più razionale sfruttamento intensivo dei fondi grazie ad un maggiore impiego della meccanizzazione agricola, al massiccio utilizzo di ferti­ lizzanti chimici ecc., mentre a nostro avviso ha agito in modo deter­ minante l'impiego della varietà elette, di Nazareno Strampelli. Come si può infatti vedere dalla tabella, l'importazione di fru­ mento tra il 1 925, anno d'inizio della battaglia del grano, e il 1 93 1 , si mantenne sostanzialmente costante.

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1931-1932 1932-1933 1933-1934 1934-1935 1935-1936 1936-1937 1937-1938 1938- 1939 1939- 1940 1940-1941 1941- 1942

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14.849.180 10.561.710 4.605.060 4.690.000 5.497.000 5.350.000 16.584.000 2.905.000 6.481.000 6.906.000 858,000

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41.832.000 42.095.000 42.360.000 42.629.000 42.901.000 43.196.000 43.492.000 43.851.000 44.334.000 44.794.000 45.061.000

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Antecedentemente al primo conflitto mondiale, l ' Italia si riforni­ va prevalentemente dalla Russia che garantiva il 5 8 % del fabbisogno, e dalla Romania 1 7,93 % , mentre dagli Stati Uniti arrivava s olo il 5 ,54% del prodotto. Nel dopoguerra la situazione si invertì completamente, e gli 8 8 1 . 000 quintali di grano importati dalla Russia nel 1 9 1 3 si ridusse­ r o ad appena 1 3 .000 nel 1923, mentre i 1 5 3 . 000 q.li che importati dagli Stati Uniti nel 1 9 1 3, salirono ad oltre 1 . 700.000 nel 1 923. Questo processo provocò, per altro, notevoli contraccolpi nel­ l'industria alimentare che dal frumento duro russo basava gran parte della produzione delle paste alimentari, parte delle quali era destina­ te all'esportazione, cosa che non poteva avvenire con il grano tenero americano, inadeguato a tale produzione. Come si vede dalla tavola seguente, l ' Italia importava poi grano in modo significativo anche dall'Argentina, dal Canada c dall'Australia.


268

La scienza delgrano

IMPORTAZIONE DI GRANO IN ITALIA 1922-1933 34

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1922 1923 1924 1925 1926 1927 1928 1929 1930 1931 1932 1933

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29.767.447 18.623.427 25.974.980 22.419.050 21.462.830 23 .081.590 27.448JOO 17.648.430 19 .350.530 1 4 . 849.180 10.561710 4.605 .060

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3.057.059358 3.039.068.994 2.484.450.547 3.843.026188 3.535.682.968 3.001.759.297 2.995107.597 1.718.024103 1.567.311.551 835.774.434 504.687.869 205.751 .390

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5,11 8,94 14,84 12,69 14,08 11,17 26,06 24,79 8,63 10,76 26,09 14,66

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7,82 13,38 19,37 9,34 14,85 22,04 30,95 37,13 32,92 19,21 12,09 12,55

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Cf)

20,37 13,98 6,70 18,44 6,16 15,24 9,44 8,78 10,32 17,98 22,55 12,56

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0,72 0,56 0,86 0,02 0,02 -

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0,45 008 0,38 0,33 5,21 l 1,06 ' 0,80 0,22 6,31 4,79 1,59 -

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Cf) <J)

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1,52 0,71 4,26 5,45 0,03 -

15,55 27,23 16,82 12,80

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65,86 61,66 54,06 55,11 44,04 43,00 32,00 23,76 17,83 18,80 18,76 44,49

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-

0,39 1,24 2 55 2 52 11,36... 2,07 0,63 5,32 8,41 1,22 1,47 2,99

Ma se di fatto si raggiunse l'autosufficienza granaria, come mai a que­ . sta non cornspose un saldo positivo dell'economia agricola del Paese il cui tasso di crescita nel quindicennio 1925-1940 fu solo dello 0,5 %, a fron­ te dcl 2,3% del ventennio precedente? l costi per raggiungere l'autosufficienza granaria furono certamente alti, e chi si è cimentato a misurarli, sia pure su base teorica, ha rilevato una evidente prevalenza di questi rispetto ai reali beneficiJ>. Per assurdo, chi più degli altri beneficiò degli investimenti in agricol­ tura legati alla battaglia del grano, fu il mondo dell'industria, e non solo per un reinvestimento in questa direzione dei capitali accumulati, ma anche per la crescente domanda di macchine agricole e fertilizzanti, tanto che il settore chimico e quello meccanico, proprio in questo periodo, acquisirono la leadership del settore industriale del Paese. Un primo soggetto a farne le spese fu il patrimonio zootccnico che ne " Fonte: E. BASSI, Il grano, Roma 1935. L. PROFUMlERl, La «Battaglia del grano».' costi e ricavi. In «Rivista di storia del­ l'agricoltura» ... cit. ;, P.

uscì largamente ridimensionato, sia per la eliminazione dei buoi da lavoro in seguito al consistente processo di meccanizzazione, sia perché, soprat­ tutto nel meridione, molte aree vennero sottratte al pascolo a favore della cerealicoltura. Il numero dci bovini tra il 1 927 e il 1 93 1 passò da 7.400.000 capi a 6.890.000, mentre quello degli ovini scese da 12.350.000 nel 1926 a 9.896.000 nel 1936, cosi come i caprini che, in seguito ai provvedimenti indirizzati alla salvaguardia delle aree boschive, da 3 . 1 00.000 capi del 1926 scesero a 1 .791 .000 con notevole danno economico su molteplici derivati come la lana il cui prezzo da un indice 100 nel 1925, scese a 23 nel 1 93136• A rendersi conto del pericolo che stava correndo il patrimonio zoo­ tecnico fu lo stesso governo che nel 1930 emanò un decreto legge37 con cui si bandì il primo concorso triennale zootecnico con un finanziamento di otto milioni di lire. Tra il 1926 e il 1931 il patrimonio zootecnico subì un forte contrazio­ ne e, per tale settore, il deficit della bilancia commerciale passò da 508 milioni del 1926 a 645 nel 1 927, a 1 168 nel 1928, fino a raggiungere i 1617 nel 1929. Ancora una volta il problema si presentava in termini macroscopici nel meridione, e non fu di certo un caso che al primo concorso bandito dal regime, il maggior numero di aziende iscritte proveniva dal centro-nord e non dal sud, verso il quale era stato particolarmente diretto quel provve­ dimento38, Altro settore penalizzato fu quello delle colture pregiate per le quali però è necessario specificare che, contrariamente a quanto si è spesso sostenuto, non vale il discorso dell'erosione della superficie agraria a que­ ste destinata a favore della cerealicoltura, tanto che la superficie destinata agli ortaggi aumentò da 97.782 ha del periodo 1922-1925, a 1 1 2.283 etta­ ri nell'intervallo 1926-1 929, mentre quella viticola scese leggermente da 4.277.000 a 4.192.25039• Ciò che diminuì significativamente fu la produzione media dei pro-

3'

p.146.

Cfr. R FESTA CAMPANILE - R. FtTTlPALDl,

Mussolini e la battaglia del grano, cit.,

D. l. 1 1 gennaìo 1930 n. 1 7. R. FlTIIPALDl, Mussolìni e la battaglia del grano, cit., p.151. ,. A. CADEDDU - S. LEPRE - F. SocRATE, Ristagno e svìluppo ... cit., p.507. '7

" R FESTA CAMPANlLE -


La saenza del grano

270

dotti pregiati che, negli stessi intervalli di tempo, scese da 214,8 q .li a 190,7 per i pomodori, da 87,8 a 54,2 q.li per i carciofi, da 304 a 1 74 per i coco­ meri e da 1 8,2 a 1 7,2 per la vite. Questo è da mettere in correlazione non tanto con la flessione della domanda estera conseguente alle scelte deflazionistiche del governo, quanto ad una totale assenza di una politica di sostegno, unicamente con­ c.:entrata sul settore cerealicolo. Vincere la battaglia del grano senza aumentare la superficie di coltiva­ zione, era stata la consegna del duce e, pur con differenze tra nord e sud, questo sostanzialmente avvenne. Come si vede dalla tavola seguente, la superficie complessiva granaria non registrò modificazioni sostanziali, passando 4.723.700 ettari del 1 925, anno di proclamazione della battaglia del grano, ai 4.800.000 ettari del 1935, aumento che in ogni caso non giustifica il surplus produttivo regi­ strato, che, in base alle statistiche del Mitchell realizzate su base 1 00 nel 1 9 1 1 , nel 1 936 fu di 142, il più significativo in Europa•0• SUPERFICIE

ANNO

l

-

4.915 .100

1927-1928

4.975.800

1928-1929

4.963.000

1929-1930

4.773.000

1930-1931

4.823.000

1931 1932

4.809.000

1932-1933

4.931.100

1933-1934

5.085.900

1934-1935

4.800.000

-

-

L'andamento non fu ovviamente unilaterale, e si presentò con signifi­ cative differenze tra il nord, dove la superficie granaria rimase sostanzial-

'" B. R.

CONFRONTO NEGLI INTERVALLI DI TEMPO 1923-1928; 1936-1939; 1948-1951

l

4.723.700

1926-1927

SUPERFICIE AGRARIA DESTINATA A FRUMENTO

-

GRANARIA HA.

1925-1926

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MITCHELL, European historical statistics, Agricolture,

n

Lo don 1975.

mente immutata, e 1l sud e le isole dove questa aumentò in qualche caso in modo considerevole Infatti, come si deduce dalle tavole seguenti, ai 397.500 ettari di nuova sup erficie granaria corrispose una diminuzione di superficie a pascolo di 389.700. Nel computo dell'aumento di superficie coltivata a grano, va comun­ que considerato che nel 1930 risultavano bonificati 304.291 ettari degli oltre 2,3 milioni soggetti a bonifica idraulica, e parte di questi furono messi a coltura, cosi come vanno considerate le superfici granarie delle nuove province della Venezia Giulia e Tridentina, non contemplate nei precedenti conteggii 1•

NORD CENTRO SUD ISOLE

l l

ITALIA

l

1923-1928 1.352.400 1.082 .100 1 .389.900 865.700 4.690J OO

+

2 1936-1939 _11j0.600 1.10 1 .400 1.505.600

3 1948- 1951 1 . 392 .500 1.109.700 1.338.200 870 .200

1. 040.000 5.087.600

4.710.600

l

l l ll

l

DIFE 1 -2

87.200

19 JOO 115 .700 173.300

397.500

SUPERFICIE AGRARIA DESTINATA A PASCOLO CONFRONTO NEGLI INTERVALLI DI TEMPO 1923-1928; 1936-1939; 1948-1951 l

NORD CENTRO SUD

l'SOLE

ITALIA

t

1923-1928 1.184.900

2 1936-1939

582.600 1. 1 60.600

1. 018.200 540800 1.077.500

4.368.900

3.979.200

1.440.800

1.342 700

i

3 1948-1951

1.082.300

-l-

·

501. 700 1.008. 000

1.31 8.300 3.910.300

ll

DIFE 1-2

166 .700 41 .800 83 .100 98.100 389.700 -

Quindi, chi rispose meno degli altri alle direttive di Mussolini furono il sud e le isole, che aumentarono in modo significativo la superficie gra­ naria per complessivi 289 .000, ettari su un totale di aumento nazionale di " Fonte: nostra elaborazione sulla base

d'Italia, Roma 1 954.

dei dati SVIMEZ, Statistiche sul mezzogiorno


La scienza del g!..!ra�n�o�----�-

397.000 ettari. Scomponendo il dato del sud, si nota come dei 2 89.000, ettari ben 1 1 1 .900 sono collocati in Sicilia, 62.400 in Sardegna, 59.100 in Puglia, aree · dove era largamente concentrato il latifondo, mentre l'aumento nelle altr� regioni meridionali fu meno evidente. SUPERFICIE AGRARIA DESTINATA A FRUMENTO CONFRONTO: NEGLI INTERVALLI DI TEMPO 1 923-1928; 1936-1939; 1948-1951

Abruzzi-Molise

Camvania PugGa Basilicata Calabria - Sicilia _fulrdegna

1 1923-1928 352.100 256.000 386.900 192.700 202.200 677.600 188.100

l

3 2 DIFF. 1-2 1948-1951 1936-1939 334.100 352.900 800 272.800 -t 6.800 1--- _J68,20Q_ 446.000 367.00Q --- 59-100 209.800 t92.600 t7.t00 t76.300 224.100 21.900 789.509. _f7_4.30Q__ 11 1.900 1�5.500 62.400 250.50Q '__

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Nelle aree latifondiste della Sicilia, Sardegna e Puglia, la battaglia del grano si concretizzò quindi con un prevalente aumento della coltura estensiva, e non con l'impegno per una maggiore razionalizzazione coltu­ rale, e a guadagnarci fu ancora una volta quel mondo agrario parassitario che Serpieri, e non Mussolini, voleva combattere. E forse questo è un altro tassello che spiega la relegazione di Serpieri ad un ruolo marginale all'interno della battaglia del grano Serpieri individuava nella lotta contro il latifondo un percorso obbli­ gato per la rinascita dell' agricoltura nazionale, mentre la battaglia del grano, consentendo a questo enormi guadagni senza investimenti, fini con il rafforzarlo C'era bisogno di estendere al sud la policolturalità, s oprattutto in rela­ zione ai prodotti pregiati, gli unici che avrebbero consentito all'Italia una forte competitività sul mercato internazionale, ed invece altro non si fece che perpetuare una politica agraria di tipo estensivo, fortemente arretrata, in grado solo di aumentare il potere economico e politico degli agrari eh� vennero talmente rafforzati da tale operazione, fino al punto da uscire dalla federazione delle bonifiche, per costituire un loro proprio organismo che riuscì a far approvare un articolo di legge che abrogò la norma della legge Serpieri che prevedeva l'espropriazione per quei fondi in cui la pro-

l _grani_Strarnpelli c ilfascismo

273

prietà sarebbe stata inadempiente rispetto alle opere di bonifica42• Una situazione che ristagnò a lungo, affrontata solo nel dopoguerra, e sulla quale tornò Serpieri nel 1947 in occasione del Congresso nazionale per i provvedimenti di emergenza per l' incremento della coltivazione del frumento43• La coerenza del mosaico produttivo cerealicolo, secondo Serpieri, si sarebbe dovuta raggiungere restringendo la superficie cerealicola comples­ siva, all'interno della quale il grano doveva essere coltivato per non più di 4,5 milioni di ettari. In tal modo, secondo le sue stime, si sarebbe soddisfatto il fabbisogno nazionale senza per altro escludere l'introduzione dall'estero dì un parte residuale dì prodotto e, « . . . ove questa fosse giudicata ancora eccessiva, converrebbe [ . . . ] puntare verso produzioni unitarie ancora più alte, piut­ tosto che verso estensioni di superficie.»44 Un' altra testimonianza del diverso andamento tra nord e sud, ci viene proprio dall' argomento che stiamo trattando, e cioè dall'utilizzo dei grani Strampelli, e più in generale delle razze elette rispetto alle sementi tradi­ zionali. Il sud non sfruttò al meglio l'ampia superficie che aveva già a disposi­ zione, non realizzò opere di trasformazione fondiaria, e ridusse al mini­ mo anche l 'investimento per l'introduzione di nuove varietà maggiormen­ te produttive cqme erano le razze elette, tanto che queste, se ad esempio già nel 1932 incidevano per il 64, l % al nord, erano impiegate solo per il 22,3% al sud, e appena per il 7,2% nelle isole, e, quando nel 1934 queste erano salite al 93,3% al nord, raggiunsero appena il 44% al sud e il 23,5 nelle isole_ La conseguenza fu che le alte possibilità produttive del sud consenti­ rono un notevolissimo aumento di produzione quantitativa che, come abbiamo visto, rappresentò un notevole guadagno per i latifondisti, ma la produzione media per ettaro che passò da 8,9 q.li del 1922-23 a 1 1,2 nel 1933-35, non è di certo confrontabile con i risultati del nord d'Italia dove nello stesso intervallo di tempo si passò da 1 5, 8 a 21,7 q .li per ettaro. <> A. D'ALESSANDRO, La politica agraria de/fascismo . . . cit. p.354. " M- ROSSI DORIA, I problemi delle trasformazioni fondiarie nel Mezzogiorno e nelle isole, in «Rivista di economia agraria», I (t 946) n.3, pp. 195-216. " A. SERPlERI, Relazione introduttiva al Congresso nazionale per i provvedimenti di emergenza per l'incremento della coltivazione del frumento, Roma 1947, p. 9.


274

Lgr.ani Strampelli e ilfascismo

La scienza delgrano

AUMENTO DEL RENDIMENTO MEDIO PER ETIARO NEL PERIODO DELLA BATTAGLIA DEL GRANO - q. x h. 4s Nord Centro Meridione Isole Italia

1922-23 15 8 10 9 89 82 112

1924-1926 17 4 10 8 94 98 12 l

1927-1929 177 11 1 10 3 10 3 12 7

1930-1932 19,4

12 5 104

10,2 13 6

1933-1935 21 7 14 3 11 2 95 14 6

1936-1938 209 12 9 11 4

11 8 14 6

I FRUMENTI STRAMPELLI NELLA BATTAGLIA DEL GRANO Questo ci introduce direttamente al tema dell'aumento di produzione frumentaria in Italia nel periodo della battaglia del grano. Al di là di ogni interpretazione, il dato inconfutabile è che in Italia nel periodo della battaglia del grano la produzione media annua passò da 5 5 milioni di q.li nel 1922-23, ai 7 5 milioni di q .li nel 1936-39. Abbiamo visto come l'aumento della superficie cerealicola non può aver inciso in modo determinante in tale processo, tanto che, consideran­ do la produzione media nazionale, e l' aumento di superficie granaria, è sti­ mabile una influenza non superiore ad 1/4 del surplus produttivo. Meccanizzazione, aumento dei fertilizzanti chimici, e altre forme di razionalizzazione colturale, hanno avuto anch'essi un ruolo di sostegno, ma di certo non tale da spiegare l' aumento complessivo. L'altra variabile che è stata largamente ignorata, è stata quella delle razze elette che proprio in quegli anni trovarono un loro progressivo Impiego. Più che di maggiore aumento, possiamo parlare, soprattutto per quan­ to concerne il nord, di vera e propria sostituzione globale delle sementi tradizionali con quelle elette. Resta da chiarire l'incidenza dei grani creati da Nazareno Strampelli in tale processo. I risultati della nostra indagine in tal senso, che ci ha portato ad accu­ mulare dati per ogni provincia d'Italia, e per ognuno dei grani Strampelli " Fonte: G. TATIARA, cit., p.379.

utilizzati, non lascia dubbi in proposito. Parlare di razze elette vuoi dire parlare sostanzialmente dei frumenti che Nazareno Strampelli aveva creato presso il suo laboratorio di Rieti, e che in questa occasione trovarono la loro applicazione pratica. I grani Strampelli e le altre varietà minori elette, non entrarono subito nel vivo della battaglia del grano. Strampelli, come abbiamo visto, aveva creato le sue varietà nel­ l'arco del quindicennio precedente alla battaglia del grano, ma i suoi frumenti fissati e riprodotti, erano utilizzati solo marginalmente. Al momento dell'inizio della battaglia del grano, sulle campagne italiane si coltivava su una superficie di appena 1 75.000 ettari solo l'Ardito, mentre per il resto, come si deduce dalla tavola seguente rela­ tiva al 1 927, dominavano pressoché esclusivamente le vecchie razze di frumento.

PRINCIPALI GRANI COLTIVATI IN ITALIA NEL 1 927 46

f--

TIPO DI GRANI

&enti! Rosso

GRANI TENERI

Todaro 48 Bianchetta Maiorca Carosella lnallettabile e razze derivaté (5 entità.) Coloi!na e razze derivate (4 entità.) Rieti e razze derivate (2 entità) Ardito Stramnelli Rosett;(Maiorca rossa) Risciola Romanello GRANI DURI Sam.olle(4 entità\ Russie (2 entità) RealforteTsiciliano) Samartin�ciJiano)

SUPERFICIE Ha.

% SULLA SUPERFICIE GRANARIA

999.201 270.298 121.708 129.612 170.572 169.118 243.172 271.014 175.807 60.730 72.770 200.877

21 32 5 77 2 60 2 77 3 64 3 61 5 15 5 78 3 75 1 30 1 55 4 29

200.097 174.501 83.605 105.346

4 27 3n 1 78 225

" Fonte: Nostra elaborazione sulla base dei dati riportati da E. d'Italia, Roma 1927.

DE CILUS,

l grani


276

l

PRINCIPALI VARIETÀ DI FRUMENTO COLTIVATE NELLE DIVERSE REGIONI NEL 1927 47 DATI % SULLA SUPERFICIE GRANARIA REGIONALE

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PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO VEN. TRIDENTINA VENEZIA GIULIA EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA LAZIO ABRUZZI E MOLISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALEBRIE SICILIA SARDEGNA

5 54 5 25 18 71 D,27 IO 5 937 33,81

38 16 23,28 3240 42,28

. . . . -

-

27,80 15,28 57,33 1,99 57,06 6,39 55 5 15,06! -

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1,74 25,05 2,80 12,85 16,09 5,65 15,59 12 3 2,57 9,05

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18 2 08 o 81 -

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8 52 IO 0�7 6 -

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� - r-7· - . - - - - - - - 30 8 - - 5,50 33,30 6,35 45,79 12,55 5 . 5,83 5,57 6 6

55 9 18,26 0 72 6,07 -f-� 14 95 ,_ 3 3 f2 5 24 - ..... 18,89 11,10 9�4 14,52 - f--1,35 0,67 6,70 0 73 21,84 4,56 5 10 1,76 . - 2505 - 1506 8.09 -

3,25 1,28 - 1026 8 352 3,19 2852 2305 362 . I l i 10,26 8,09 . 1 1 91 19,87 - 3.44 -

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Ibid.

Egli aveva compreso che il solo lavoro scientifico, al di là degli apprez­ zamenti che generava, era ben poca cosa se poi i suoi grani non si fossero conquistati uno spazio nel mondo produttivo reale del Paese, e di certo va accreditato a lui il decreto legge con cui si impiantarono sette stabilimenti per la produzione e distribuzione di sementi elette, uno delle quali fu appunto l 'ARS di Rieti. n decreto prevedeva un contributo del 50% da parte dello stato per l'impianto di tali strutture, mentre un contributo del 25% fu concesso per l'impianto di stabilimenti sostanzialmente simili indirizzati specificata­ mente ad aree non coperte dai primi sette ,come quelli che sorsero a Venezia e Firenze. Venne quindi avviata su larga scala una operazione che assunse il nome di "cambio delle sementi", cioè a dire una distribuzione di sementi elette con la clausola di seminarle, e con un accordo con i singoli agricoltori, che avrebbero dovuto versare una uguale quantità di grano comune a quello ricevuto, o acquistarlo pagando la differenza di prezzo tra le sementi elet­ te e quelle tradizionali. La legge, dopo un minimo di rodaggio iniziò ad incidere, e negli anni successivi , come si può dedurre dalla tavola seguente, i frumenti eletti ed in modo particolare quelli Strampelli, iniziarono a conquistare spazi sem­ pre più significativi della superficie granaria nazionale.

-

' ANDAMENTO DELLA PERCENTIJALE DI UTILIZZO DELLE SEMENTI ELE1TE DAL 1930 AL 1934 u ISOLE TOTALE SUD NORD CENTRO

11,43 38,43 8,85 12,33 15,53 -

1930

- l

La mossa vincente di Strampelli, in qualità di membro del Comitato permanente del grano, fu quella del decreto legge del 29 luglio 1925 n. 1 3 14, indirizzato appunto agli incoraggiamenti economici per la produ- . zione e diffusione delle sementi elette. Strampelli da sempre si era preoccupato della diffusione dei suoi fru­ menti, consapevole che non era sufficiente la loro creazione se poi non se ne fo � ser� seguite t�tt� le diverse fasi che andavano dalla moltiplicazione . · alla ddfuswne, per frmre con le tecnologie di trasformazione. '7

277

[grani Stram{2.elli e ilfascismo

La scienza delgrano

64,1

1931

74,7

1933

93,0

1932 1934

82,4

!

93,3

2 ,4 3 34 6

22,3

66 8

34,0

48 5

28,7

76 6

440

37 , 46 0

25,1

58 2

22,1

'

10,8

7,2

21,6

23,5

54 9

j

Che quando si parla di razze elette si parli prevalentemente di grani creati da Nazareno Strampelli si evince dalla loro percentuale sul com­ plesso delle varietà elette coltivate nelle singole regioni. Nel 1932, ad esempio, la percentuale dei grani Strampelli sul totale

••

Fonte:

G. TATIARA, cit., p.

3 8 1 , n.20.


27_8

La scienza delgrano

_

[_grani Strampetli e ilfascismo

·- ___

della varietà elette coltivate Sardegna era del 1 00%, 99,3% in Calabria 98,1% in Basilicata, 96,6% in Lombardia, 94,6% in Puglia, 94,4% nell Venezia Euganea e cosi via, come si vede dalla tavola seguente, nella qu ale appare evidente come, a differenza del 1927, quando in Italia erano colti­ vati meno di 200 mila ettari con il frumento Ardito, i grani creati a Rieti si erano già conquistato un posto di straordinario significato sulla super­ ficie complessiva granaria delle singole rcgioni4�.

279

AUMENTO DELLA PRODUZIONE MEDIA PER ETIARO DEL FRUMENTO IN ITALIA IN RELAZIONE ALL'INTRODUZIONE DEI GRANI STRAMPELLI. CONFRONTO 1926-1932 50

·

% DI IMPIEGO DEI GRANI STRAMPELLI NEL 1932 REGIONI PIEMONTE LOMBARDIA VENEZIA TRIDENTINA VENEZIA EUGANEA VENEZIA GIULIA LIGURIA FMILIA TOSCANA UMBRIA M.AltCHE

LAZIO ABRUZZI E MOL ISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA

SUL TOTALE DELLA SUL TOTALE DELLA SUPERFICIE A RAZZE SUPERFICIE GRANARIA ELETIE 85 969 37 4 94 9 65 59 5 88 3 392 60 47 1 48 6 89 5 80 1 94 6 98 1 99 3 809 1 00

52 4 87 5 273 796 37 7 17 721 15 6 26 2 19 I 22 9 21 3 18 1 31 7 22 5 32 9 16 16 5

Anche incrociando i dati con la produzione media per ettaro, si nota come questa sia cresciuta nettamente in funzione dell'introduzione dei grani Strampelli, che è difficile considerare come uno degli elementi che . concorsero all' aumentata produttività, quanto come la vera variabile che la produsse.

••

Nostra elaborazione sui dati INGA, Origini, Sviluppi

...

op. cit.

ITALIA DEL NORD ITALIA CENTRALE ITALIA MERIDIONALE SICILIA SARDEGNA

1926 98 t6 03

o o

1926 16 2 10 6 10 5 97 10

1932 70 4 204 27 2 16 16 5

1932 22,5 12 8 11,3 11 7

Il i

Strampelli era del tutto consapevole di questo, tanto che nel 1937 ebbe a sostenere51: E qui, chi scrive, per quanto parte in causa, non può (fare) a meno di parlare . sia pur brevissimamente, dei progres� i e delle conqws �: che n el campo della genetica applicata alla cerealicoltura s1 erano frattant? gta andau_ �ffer� ando, e _ _ di ulteriori si preparavano, per dare alla gramcoltura 1tahana qual� arm1 scll?-p� e più perfezionate, costituite dalle nuove v� ri�tà di frumentc;> , che SI sono pm v1a via dimostrate (e, su tute, quelle precoct), 1l fattore dommante del progresso produttivo

E più oltre: Dopo undici anni di Battaglia del Grano, e di risultati inoppugnabili, non .sarà giudicata immodesta l' affermazione che, per far fare un salto alla produ�wne granaria italiana, accorrevano le nuove vari� tà �h� essa �a avut� ed h� � dispo­ . sizione, e che, nella scala dci valon da attnbmrsi a1_ van fatton tecmc1, deter-

,. ibid. " N. STRAMPELLI, Agricoltura e battaglia del grano, cit., p.16.


I grani Strampelli e ilfascismo

281

minanti il progresso raggiunto, il primo posto va assegnato alle varietà pr ecoci dì frumento52

«Senatore Cappelli»

« Villa Glori»

« Virgilio»

D'altra parte che i frumenti Strampelli avrebbero recitato un ruolo determinante nella battaglia del grano, lo testimoniano i risultati che otte­ nevano nei diversi concorsi e gare che si moltiplicarono nel Paese, come quello bandito dalla Cassa di risparmio delle province lombardc nel quale, le prime otto aziende classificate ubicate nelle province di Brescia, Pavia, Cremona e Bergamo, avevano utilizzato tutte frumenti Strampelli, e pre­ cisamente il Villa Glori, il Mentana e l'Ardito, raggiungendo produzioni di oltre i 50 q.li per ettaro53• E con i frumenti Strampelli fu vinta la gara per la maggiore produzio­ ne unitaria che si tenne tra le province di Brescia e Cremona , sulla quale si concentrò l'attenzione di numerosi agronomi del tempo. Alla fine risultò vincitore Alessandro Cremonesi di S. Zeno sul Naviglio che riuscì ad ottenere una produzione di 60,90 q .li per ettaro con il Mentana, e di 61,35 con il Villa Glori54• Tutta la pubblicistica del tempo mise in evidenza il fondamentale ruolo dei frumenti Strampelli. Alessandro Rota cosi si esprimeva nel 1929: Sono le varietà precoci quelle che tengono trionfalmente la palma, [ . . . ] raggiun­ gono produzioni che hanno in alcuni casi del miracoloso. Le varietà precoci , e fra queste, in ordine di merito, Villa Glori, Mentana, Ardito, se è vero che sono capa­ ci dei più alti redditi, è altrettanto vero che hanno esigenze speciali e vogliono essere trattate con criteri e con mezzi molto diversi da quelli fin qui prevalsi per le varietà comuni55

Nel 1940 le razze elette avevano pressoché ovunque sostituito le vec­ chie varietà di frumento, e sempre più massiccia era la percentuale dei fru­ menti Strampelli tanto che ormai, in base ai dati che abbiamo elaborato,

5'

53

Ibid., p. 1 7.

Sulla gara tra Brescia e Cremona cfr. La sfida granaria Cremona - Brescia, in «La battaglia del grano. Relazione disposta dal Ministro dell'Agricoltura e delle Foreste», Roma

«Mentana»

«Ardito»

I principali frumenti Strampelli impiegati nella battaglia del grano.

1930.

" La battaglia del grano. Relazione disposta dal Ministro dell'Agricoltura e delle Foreste cit. pp. 90-91. '5 A. ROTA, Verso l'indipendenza granaria, Milano s.d. (1929).


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oltre il 5 1 % della superfi..:1e grlnaria nazionale Cl l coltivata con i frumen­ ti creati dallo scienziato reatino, e il dato è certamente da ritenersi sotto­ dimensionato se si tiene conto che molti ispettorati agrari risposero all'in­ dagine condotta dal Ciferri sulle varietà cerealicole coltivate in Italia, rin­ viando alla voce " altri" notevoli percentuali di territorio coltivate con vari frumenti, gran parte dei quali, elencati nelle risposte, erano ancora grani Strampelli, senza che però se ne possa misurare la percentuale non essen­ do estrapolabili dagli altri. Sull'utilizzo dei frumenti Strampelli all'interno della battaglia del grano si vedano: ANGELICI, Quindici anni di sperìmentazione granaria in Agro Romano, Roma 1938; E. AVANZI , Qualche notizia circa alcuni grani vecchi e nuovi, Trento 1930; ID., Stato attua­ F.

le e prospettive dell'impiego delle razze elette, in, Atti del convegno pe1· l'autarchia nel set­ tore granario, Roma 1938, p. 9 1 e seg.; ID., Studz e progressi circa l'impiego in Italia delle razze elette di grano, Trento 1930; E. BASSI, La vitton'a granaria e le razze precoci, in «Giornale di agricoltura della domenica», 15 agosto 1937; ID., Un m'ennio di esperimenti sui grani Strampelli, Piacenza 1927; ID., Granicoltura laziale. Affermazione meravigliosa per produttività e resistenza dei frumenti precoci del Sen. Strampelli, in «Giornale di agri­ coltura della domenica», 3 novembre 1940; ID., Se e entro quali limiti sia possibile aumen­ tare la produzione granaria nazionale, in «L'Italia Agricol a» , 6a (1923) n.S, pp.193-204; N. BOCHICCIO, Le varietà elette e la battaglia del grano, in «L'Italia Agricola», 64(1927), n.9, pp.S31-S33; A. DoNA, Sperimentazione sugli ibridi deifrumenti Strampelli, in «Giornale di agricoltura della domenica», 6 dicembre 1931, pp.S39-S40; A. TRAGHETTI, Il carattere «pre­ cocita» nei nuovifrumenti. Osservazwm spenmentalz, in .:L'Italia Agricola», 62 (1925), n.9, pp.493-S02; E. AVANZI, Studi e progressi circa l'impiego in Italia delle razze elette dz grano, Trento 1930, E. LANDI, Sperimentazione sugli ibridi deifrumenti Strampelli, in « Gi ornale di agricoltura della domenica», 6 dicembre 1931; E. FILENI, La battaglia del g1·ano in Italia. Relazione disposta dal Ministero di Agricoltura e Foreste, Roma 1930; ID., Lo stato presen­ te dell'agTicoltura italiana, Roma 1929; A. FOLLONI, Razze elette di cereali, in «Rivista agricola romana», febbraio 1924; E. LANDI, Sperimentazione sugli ibridi dei frumenti Strampelli, in «Giornale di agricoltura della domenica», 6 dicembre 193 l; C. MARANI, Per la battaglia del grano. La coltura del grano nell'economia agricola italiana e nelle sue con­ dizioni di ina·emento, Alessandria 1929; MAIC, 2° quadriennio di sperimentazione per la cerealicoltura, Portici 1934; ID., I pmgressi dell'agricoltura italiana m regime fascista. Note illustrative presentate al XVI congresso internazionale di agncoltura di Budapest, Roma 1934; ID., Re/azzone su/ 2° quadriennio di sperimentazzone per la cerealicoltura (1929-1933), Portici 1934; C. NEPPI, La battaglia del grano dall'inizio a oggi nelferrarese, Ferrara 1927; T. PoGGI, Le più alte produzioni di frumento nell'anno 1938 e i loro ammaestramenti, Roma 1938; V. RI VERA, Battaglie per il grano, L' Aqu ila 1 925; ID., Oro di Puglia, Firenze 1928; A. Succi, Prove di orientamento con frumenti Strampelli ed alcrme deduzioni gene­ rali, in «L'Italta Agricola», 64(1927), n.7, pp.S84-S87; ID., Rapporto su prove di

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Caricatura di Nazareno Strampelli

realizzata negli atUÙ '30 dal collaboratore Eugenio Margat itelli.


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PERCENTUALE DEI GRANI STRAMPELLI SUL TOTALE DELLA SUPERFICIE GRANARIA ITALIA CONFRONTO 1932-1940

REGIONI

1932

1940

PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENEZIA TRIDENTINA VENEZIA EUGANEA VENEZIA GIULIA EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA LAZIO ABRUZZI E MOLISE CAMPANIA -PUGLIA -BASILICATA -CALABRIA SICILIA SARDEGNA

52 4 17 87 5 27 3

74 97

28 1 3

79 6 37 7

72 1

15 6

19 1 26 2 22 9 21 3 18 1 31 7 22 5 32 9 16 16 5

-- --

89 13 37,5 96 52 95 85 85 38 6 40 5

24 25 54 25

43 3 38 9 44 47 49 7. 34 5

-

-

25 2 61 3

Il dato diventa ancor più macroscopico se lo si scompone nelle diver.: se realtà italiane, e quel 51,8% medio, diventa 96% nel Veneto, 89% in Lombardia, 85% in Emilia Romagna, per citare solo le regioni dove i fru-. menti Strampelli ebbero maggiore utilizzo, cosi come se ci si addentra nelle singole realtà provinciali, appare evidente come i frumenti creati a

orientamento di frumenti Strampelli (1923-24 e1924-25), in «L'Italia Agricola», 64 (1927), n.7, pp.364-372; R. TOMA, La granicoltura nell'agro romano. (in part. <<Gli ibrid{ Strampelli»)., Roma. s.d.; B. TOMEI, Coltivazione di alcuni grani Todaro e Strampelli, Perugia 1925; A. VOLPE, I progressi della granicoltura, in «L 'Italia Agricola», 62 (1925), n. 9, pp.443-451472-482; G. BELLINI, Sulle varietà di grano che nell'attuale momento occot7e richiamare l'attenzione degli agricoltori della Maremma, Grosseto 1929; CASSA DI RISPAR-· MIO PER LE PROVINCIE LOMBARDE, Contributo alla battaglia del grano. Cinquanta quintali per ettaro, Milano s.d. (1928); CPPG, I primi quattro anni della battaglia del grano nella pmvincia di Roma, Roma 1930; C. MANCINI, Granicoltura meridionale, Casale Monferrato 1929; G. MoRASSUTII, La battaglia del grano in Umbria 1926-1927, Perugia 1928.

La suddivisione regionale delle percentuali dell'utilizzo dei frumenti Strampelli, sul totale della superficie ce1·ealicola a sementi elette. 1932.


.286_

___l_grani Stranrpelli e ilFascismo

La sa'enza delgrano

Rieti erano utilizzati sulla stragrande maggioranza della superficie a voca­ zione granaria della penisola. Le differenze regionali mettono in evidenza un dato già ampiamente testimoniato, e cioè quello del ritardo del sud rispetto al nord, che si atte­ sta sui valori già registrati nei primi anni trenta, migliorandoli in alcune aree come la Liguria dove i grani Strampelli passarono dal 17% del 1932 al 28% del 1 940, o il Piemonte che passò dal 52 al 78% , cosi come il Lazio che passò dal 22 al 54%. Anche nel sud l 'introduzione dei frumenti Strampelli fu elevatissima, ma scontando un ritardo storico, non si riuscì a raggiungere i livelli del centro-nord, anche se non può non essere rilevato come la Puglia passò dal 3 1 % al 44%, la Basilicata dal 22 al 49%, e la Sardegna dal 1 6 al 6 1 % , gra­ zie soprattutto all'utilizzo del frumento duro Senatore CappelfiS6.

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IMPIEGO DEI GRANI STRAMPELLI IN ITALIA NEL 1939-40 VALORI % �

SUDDIVISIONE REGIONALE NORD

PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO

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VENEZIA GIULIA

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IMPIEGO DEI GRANI STRAMPELLI IN ITALIA NEL 1 939-40 VALORI % -

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EMILIA

TOSCANA MARCHE UMBRIA LAZIO"

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s6 Fonte: nostra elaborazione sui dati riportati in R. CIFERRJ, Inchiesta preliminare sulle razze difrumento coltivate in Italia ne/ 1939-1940 in «Atti della Regia Accademia dei Georgofili», s. sesta, (1940), v. VI, pp.438- 548.

" La media relativa al Lazio è stata calcolata su 4 provincie in quanto Viterbo non comunicò i dati scorporati, cosi come Napoli e quindi anche in quel caso abbiamo consi­ derato solo tre provincie.


288

La scienza delgrano

IL MONOPOLIO DEI GRANI STRAMPELLI NELLA CEREALICOLTURA ITALIANA TRA LE DUE GUERRE

L' escalation dei frumenti Strampelli fu davvero straordinaria, c non ebbe esempi confrontabili nel mondo. E' sufficiente ricordare che all'inizio della battaglia del grano i fru­ menti Strampelli erano coltivati su meno del 3 % della superficie naziona­ le, dato che già nel 1932 salì ad oltre il 30%, e nel 19439-40 superò il SO % . I n poco più di u n decennio Strampelli rivoluzionò completamente la granicoltura nazionale, e il dato diventa ancor più macroscopico se si tiene conto che nel contraltare del circa il 42 % di superficie coltivata in altro modo, sono contenute sia le vecchie varietà frumentarie, che anco­ ra nel 1930 erano utilizzate su circa il 63% della superficie nazionale, sia le varietà create a Bologna da colui che tra le due guerre fu l' antagonista di Strampelli, e cioè Francesco Todaro che seguiva il metodo della sele­ zione genealogica, sia altri frumenti prodotti dalle decine di istituti di ricerca e sperimentazione che operavano sul territorio nazionale, ed in ultimo, anche molte varietà create sulla base della scuola di pensiero di Su-ampelli. Come scrisse più tardi Ugo De Cillis, l'esperienza di Strampelli fu unica sia per i risultati raggiunti, sia per i tempi con cui furono raggiunti, in aperta contraddizione con il normale trend dell'introduzione dei risul­ tati ottenuti attraverso la ricerca genetica che presuppongono tempi di adeguamento e adattamento decisamente più dilatatÌ5a.

STRAMPELLI E MUSSOLINI

Abbiamo già detto di come l'opera scientifica di Strampelli sia collo­ cata a cavallo tra il periodo giolittiano e il fascismo, e con entrambi egli ebbe, né poteva essere altrimenti, un rapporto organico e sarebbe quindi fuorviante collocarla tout-court nel quadro dell'agraria fascista. Abbiamo visto come Strampelli non abbia semplicemente fornito un contributo all'interno di un preesistente apparato strutturale della ricerca '8 U. DE CtLLlS, Miglioramento e produzione delle sementi di frumento, in Atti del Convegno Nazionale sulle sementi elette, Lonigo 1959.

Strampelli e Mussolini all'inizio della battaglia del grano.


290

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La scienza delgrano

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scientifica italiana. Egli ha creato, e fatto crescere le strutture collegate alla sua ricerca partendo da quella semplice Cattedra ambulante del 1903, trasformata i Stazione sperimentale nel 1 907, e quindi l'Istituto nazionale di genetica per la cereali�oltura del 1919, cosi come le stazioni fitotecniche di Cagliari, Roma, Fogg1a, e Leonessa. Tutto questo avvenne prima del fascismo durante il quale Strampelli non modificò in alcun modo il suo operare, tanto ehe perfino i ben noti grani della vittoria, vero e proprio simbolo dell' autarchia fascista, furono pensati realizzati e fissati da Strampelli molti anni prima. Questo non vuoi dire che il fascismo non sia stato utile a Strampelli, 0 che Strampelli non sia stato utile alla politica economica del regime, né tantomeno che Strampelli non sia stato fascista. Strampelli era uno scienziato puro, ma si pose sempre su un piano for.., temente innovativo che, per essere affermato, necessitava una altrettanto valida capacità di gestione della sua ricerca. Ciò che egli intendeva fare non esisteva prima di lui, ed è fin troppo logico che per realizzarlo egli abbia dovuto sempre convincere qualcuno, dal ministro Guido Baccelli, all'apparato del Maic che operava durante il governo Salandra, fino a quello che prendeva ordini da Mussolini. Il fascismo dette molto a Strampelli, non tanto in termini di strutture perché queste già esistevano, quanto in mezzi per farle funzionare. Mussolini investì molto su di lui, facendo fuoriuscire le sue creazioni dal piano della sperimentazione per una applicazione pratica su vasta scala, in tempi che non hanno avuto confronti in nessuna altra parte del mondo. Forse non fu neanche un caso che Strampelli si iscrisse al partito nazio­ nale fascista nel 1925, proprio l'anno di inizio della battaglia del grano59• I rapporti tra Strampelli e Mussolini furono sempre stretti come testimoniano le frequenti richieste di appuntamento che il duce gli fis­ sava60, cosi come appare in tutta evidenza l'interesse di Mussolini per il lavoro di Strampelli fino al punto che voleva essere egli stesso a sce-

gliere, e in ogni caso ad approvare, i nomi che venivano dati ai grani creati a Campomoro61 • Viene anche da chiedersi chi sia stato il vero ideatore della battaglia del grano, Strampelli o Mussolini. Di certo fu una occasione nella quale il duce non si affidò a quella mente pensante dell' agricoltura italiana del tempo che era Arrigo Serpieri, ed è difficile immaginare che egli si sia potuto lanciare in una simile sfida senza avere un punto di riferimento preciso. E' certo che Strampelli si poneva con forza l'obiettivo dell'autosuffi­ cienza granaria dell'Italia molto tempo prima della battaglia del grano, e il suo lavoro scientifico era pressoché unicamente indirizzato a questo scopo. I grani della vittoria che egli teneva da anni ben celati nel suo labora­ torio di Campomoro, furono forse l'elemento che convinse Mussolini a lanciarsi in questa impresa. Una sorta di vera e propria arma segreta da mettere in campo per raggiungere l'obiettivo. Abbiamo visto come tutta l'esperienza di Strampelli in Argentina potrebbe avere avuto sullo sfondo la battaglia del grano. E forse non fu un caso se egli proprio a Buenos Aires confessò a Roberto Godoy un impegno verso l'autosufficienza granaria italiana, ben tre anni prima della proclamazione della battaglia del grano62 Di certo il fascismo fu riconoscente a Strampelli, come testimoniano

..

59 ACS, SPD, C. O, f.518186, Partito nazionale fascista. Pascicoli personali senatori e consiglieri. F. 470 Nazareno Strampelli. 16 gennaio 1931. Strampelli dichiara di essersi iscritto al partito il 7 settembre 1925 al fascio di Rieti. 60 ACS, SPD, C.O, f. 518186, 22 dicembre 1933, lettera di Strampelli ad Alessandro Chiavolini, segretario particolare del duce per un appuntamento. Ibid., 2 ottobre 1932, Strampelli chiede di essere ricevuto dal duce; Ibid., 12 giugno 1935, richiesta di Strampelli

_ _ _ _ _ _ _ _

per una udienza con il duce; Ibid., lettera 18 aprile 1935; Ibid., 13 marzo 1937; Mussolini convoca Strampelli per il 27 marzo; Ibùl, 20 gennaio 1936, lettera di Strampelli al duce, chiede protezione per la carriera scientifica di Benedetto; Ibid., 12 settembre 1935, lettera di Strampelli al duce; Ibid., Mussolini fissa l'appuntamento a Strampelli per il 1 8 settem­ bre 1935; Ibid., 9 marzo 1937, fonogramma di Strampelli che chiede un appuntamento al duce. •• ACS, SPD, C. O, f.51 8186, 29 gennaio 1942, lettera di Strampelli al segretario parti­ colare del duce. Trasmette la pubblicazione del frumento al duce; Ibid., 3 marzo 1937, let­ tera di Strampelli a Mussolini. Lo informa sui risultati del frumento Littorio; lbid., 18 apri­ le 1935; appunto del Ministro di agricoltura riguardo al nome da darsi ad un nuovo fru­ mento creato da Strampelli. Si riferisce al Littorio. Appunto: «Il duce ha detto si», Ibid., b.2144, f. 539.957; Ibid., f. 518186, lettera del ministro Raineri al duce. Presenta le ultime due varietà di frumenti realizzate da Strampelli. Vengono pubblicate dopo la sua morte e probabilmente è lo stesso Raineri a dargli il nome di Eia e Alala. ACS, SPD, C. O, B.2144 f. 518186; Ibid., foto di congressiste italiane in visita a Rieti al un campo sperimentale davanti al frumento Edda (1927).


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La R. Sfallane Sparlmenlala dl granlcol!ure dl lllatl 1111!101111 Il nome del'lllalre acie111alo a nome di Cerlol!a S1rampell • S prem14

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La suddivisione tra nord, centro, sud e isole delle percentuali dell'utilizzo dei frumenti Strampelli, sul totale della superficie cerealicola a sementi elette. 1932.

Una fondsziORa

Pagina dell' «Agricoltura Fascista» del lO dicembre 1933 interamente dedicata alle ono­ ranze nazionali a Nazareno Strampelli.


294

La scienza del grano

quelle onoranze nazionali che gli furono tributate nel 1933. L'iniziativa la prese il sindacato dei tecnici agricoli, ma è difficile immaginare che dietro l' operazione non ci sia stata direttamente la volontà di Mussolini. Si formò un comitato nazionale che il 4 dicembre a Roma, nell'aula magna del Collegio romano, tributò le onoranze nazionali allo scienziato reatino. Era presente tutto il mondo dell' agricoltura italiana, dal ministro Acerbo ai due sottosegretari, Serpieri e Marescalchi, i rappresentati uffi­ ciali della Camera e del Senato, numerosissimi parlamentari , il presidente dell'Istituto internazionale di agricoltura. Da tutta Italia giunsero oltre tremila rappresentanti di tutte le istitu­ zioni agrarie, dai sindacati agli ispettorati provinciali alle cattedre ambu­ lanti, a tutti gli istituti scientifici e accademici del Paese, e il giorno suc­ cessivo a Rieti gli venne conferita la cittadinanza onoraria63• Egli dal fascismo aveva già ricevuto un'altra gratificazione, quella di essere nominato senatore per i suoi alti meriti scientifici. Fu la federazione italiana dei sindacati fascisti dell'agricoltura a fare includere il nome di Strampelli tra coloro che il gran consiglìo e Mussolini stesso avrebbero scelto per essere nominati senatori. Un riconoscimento decisamente ambito, che in realtà turbò Strampelli fino al punto da fargli scrivere una lettera a Mussolini nella quale, dopo aver ovviamente ringraziato chi lo aveva indicato per l'alta onorificenza, sottolineava che " . . . per natura, carattere, attitudini e occupazioni sono

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assolutamente negato alla funzione di deputato.""' E nel chiedere scusa per il suo ardire concludeva: Mì permetto, quindi, rivolgere alla E.V, preghiera perché voglia, nel fare elimina­ zioni, tener presente anche le mie dette qualità assolutamente negative c lasciare il posto che potrebbe essere assegnato ad altri che, avendo più tempo e più capacità di me possa più degnamente e più efficacemente rappresentare la rederazione in Parlamento ed essere nel Campo politico, maggiormente utile al nostro Paese.

62

Las investigaciones del profesor Strampelli, in «La Natio n>>, 26 dicembre 1922 (gior­ nale di Buenos Aires): «La mayor aspiraciòn de este generoso y fecundo obreo de la pro­ docion es . . .lograr que Italia consiga suprimir la importacion de cere ales, mediante el aumento de sus rendimentos>>. 61 Sulle onoranze nazionali a Strampelli cfr., Le solenni onoranze nazionali al Senatore Nazareno Strampelli, in «Agricoltura Fascista», 10 dicembre 1933, p.3; Onoranze nazio­ nali al Sen. Strampelli a Rieti, in «Il Giornale d'Italia», 6 dicembre 1933, p.S; Onoranze nazionali al Sen. Strampelli a Rieti, in «<l Popolo di Roma», 6 dicembre 1933; Onoranze nazionali al Sen. Strampelli, in <<L'Unità Sabina» VIII (1933), n.48, p.2 ; Le solenni ono­ ranze al senatore Strampelli, in <<Il Messaggero», 4 diccmb1·e 1933; Onoranze al Sen. Strampelli, in «Il giornale d'Italia», 10 dicembre 1933; G. STOPPANl, Le onoranze al Sen. Prof Nazareno Strampelli, in «Bollettino Agricolo Mensile», V (1933), n.ll/12, p.l-2; I fattori della vittoria, in «Il popolo sannita», 1933.

295

••

ACS, SPD,

C. O,

f.518186, 1 7 febbraio 1929, Lettera di Strampelli a Mussolini.


296

La scienza delgrano

297

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VARIETÀ FRUMENTARlE COLTIVATE IN ITALIA NEL 1939-1940. DATI % SULLA SUPERFICIE CEREALICOLA DELLE SINGOLE PROVINCIE .

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Nostra eleborazione sulla base dei dati dell Inchiesta preliminare sulle razze dì frumento coltivate in Italia nel 1939-1940, condotta da Raffaele Ciferri, Cfr, «Atti dell'Accademia dei Georgofili», v, VI, 1 940, •

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DALLA BATTAGLIA DEL GRANO ALLA RIVOLUZIONE CINESE DI MAO. I GRANI STRAMPELLI NEL MONDO A questo punto è d'obbligo domandarsi che fine abbiano fatto i fru­ menti Strampelli dopo il fascismo, e in quali altre parti del mondo sono stati coltivati durante e dopo la sua esperienza scientifica. Difficile dare risposte complete in questo senso, sia per la parzialità dei dati disponibili, che per il modificarsi dei nomi dei frumenti in altri paesi, e per i successivi incroci genetici che questi hanno subito. Solo una attenta ricerca sui genotipi delle specie coltivate potrebbe darci una risposta, ma questo, ovviamente, esula dal nostro campo disciplinare che altro non può fare che raccogliere i dati disponibili auspicando appro­ priate indagini nel campo dell'attuale genetica agraria, e contestualmente offrire un contributo attraverso l'ausilio della documentazione storica dalla quale è possibile dedurre i luoghi in cui i frumenti creati a Campammo sono stati sperimentati, almeno nella prima metà di questo secolo. Di certo negli anni cinquanta, ad oltre un decennio della sua morte 2.375.000 ettari, cioè a dire oltre il 50% del totale della superficie granaria italiana, era ancora coltivata con i frumenti Strampelli ma, come ha nota­ to giustamente il Montanari, se a tale superficie si somma quella coltivata con frumenti creati dagli allievi di Strampelli, e che hanno utilizzato i suoi genotipi, tale superficie è stimabile in oltre tre milioni di ettari per una per­ centuale di circa il 66%'. E che non si sia trattato di un fatto di «moda» come sosteneva Francesco Todaro negli anni venti, lo testimonia il fatto che la produt­ tività media per ettaro in Italia è cresciuta in funzione diretta all'im­ piego concreto dei frumenti Strampelli, passando dai meno dei 1 0 q.li per ettaro nel triennio 1919-22 ai 12,6 come media del sessennio 1926 -

La diffusione dei frumenti Senatore Cappelli, Roma e Damiano Chiesa nel 1939-1940.

' V. MONTANARI, Un grande agronomo italiano. Nazareno Strampelli, in <<L'agricoltura delle Venezie», n.7, 1952, pp.3-16.


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Frontespizio di una pubblicazione

in francese dedicata alla Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti 1927. La pubblicazione, presentata dal ministro Raineri, veMe realizzata in occasione della prima conferenza internazionale sul grano dd 1927. e all'Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura di Roma.

L'articolo di M. Malyn sulla Stazione Sperimentale di granicoltura di Rieti pubblicato negli «Annales de la sci e nce agronomique française et etrangére» del 1924.


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1931, anni delle prime applicazioni concrete dei suoi frumenti, per sali­ re ancora a 14,75 q .li nel periodo 1936- 1 93 9 , e a 15,3 nel periodo 194951. Si tratta di dati evidenti che, come abbiamo visto, s i presentano con diverse sfaccettature regionali, soprattutto per quanto riguarda le diffe­ renze tra nord e sud, ma che mettono in chiara luce un elemento, e cioè che è facile stimare, come alcuni hanno fatto, che grazie ai frumenti Strampelli si sono prodotti in media oltre 20 milioni di quintali in più di frumento all'anno, il che vuoi dire, considerando solo il periodo in cui egli ha operato, un valore aggiunto in termini monetari di oltre 15 mila miliardi2• Se Strampelli ebbe la fortuna di avere a disposizione i suoi grani da proporre al momento giusto in funzione della battaglia del grano, non possiamo dire che fu altrettanto fortunato nell'aver operato in quel conte­ sto per un concreto successivo riconoscimento dei suoi meriti. Non c'è dubbio che egli anticipò di decenni la ricerca scientifica italia­ na, e valga per tutti il dato che dopo oltre un ventennio che la genetica agraria era stata alla base della rivoluzione granaria del paese, solo nel 1948 venne bandito un concorso universitario a cattedre di genetica, e occorrerà attendere il 1968 perché se né bandisse uno specificatamente dedicato al miglioramento genetico delle piante. Non pochi genetisti negli ultimi decenni hanno sottolineato che la ben nota rivoluzione verde messicana condotta dal Cimmyt (Centro interna­ ciana! de mejoramento de maiz y trigo), che nel 1970 fruttò il premio Nobel al prof. Borlaung che colse l'obiettivo dell'autosufficienza granaria in quel paese, l'aveva realizzata Strampelli un quarto di secolo prima, e che quindi il suo non fu altro che il proseguo del lavoro scientifico che si era svolto fin dall'inizio del secolo a Rieti3• Se si tiene conto che Norman Borlaung ebbe a disposizione mezzi finanziari e strutture di ben altro spessore di quelle su cui Strampelli potettc disporre a Rieti, e che i risultati che egli ha ottenuto in Messico furono solo temporanei, ci si può rendere conto della genialità dell'opera dello scienziato reatino.

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G. TALLARICO, Nazareno Strampelli, Roma 1942. ' V. MONTANARI, Un grande . . .cit.; C. MALIANI, Nazareno Strampelli, in «Esercitazioni dell'Accademia Agraria di Pesaro», s. III {1979), v. X.

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Si notava di recente nel mondo della genetica:

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Lo ricordava di recente il genetista americano Warren Kronstad nel corso della quinta conferenza internazionale sul frumento che si è tenuta ad Ankara nel 1996, sottolineando come Naz areno Strampelli fu il primo studioso al mondo ad utilizzare varietà giapponesi come

l'Akakomughi.

Lo fece fin dai primi anni del '900 con l'obiettivo di ridurre l'altezza del frumento e aumentarne la produttività, esattamente lo stresso percor­ so seguito molto tempo dopo da Norman Borlaung. Strana situazione quella della genetica agraria italiana degli ultimi decenni che sembra essere affetta da una esterofilia, e soprattutto da un americanismo esasperato, dimenticando il suo principale maestro, e dallo stesso mondo a cui essa guarda come l'unica luce possibile, arrivano atte­ stati di riconoscimento verso Nazareno Strampelli come quello recente di Warrcn Kronstad. Non ci competono giudizi nei riguardi di una importante disciplina come la genetica, ma crediamo francamente che l'opera di Strampelli vanti crediti non solo sul terreno della storia agraria per la quale questo lavoro tenta in parte di porre rimedio, ma anche all'interno della specificità disci­ plinare che egli ha contribuito a far nascere e sviluppare in Italia e nel mondo. Slavko Borojevic, professore di genetica presso l'università di Novi Sad, e uno dei personaggi più accreditati della genetica agraria internazio­ nale, ha da sempre sottolineato la straordinarietà scientifica dell'opera di

• Z. XrANGCHUN - B. GIORGI - L. Rossi, L'utilizzo dei frumenti italiani in coltura diretta e nel miglioramento genetico in Cina, in B. GIORGl - O. PoRFIDI, (a cura di), Ifru­ menti di Nazareno Strampelli. Una pietra miliare nella granicoltura italiana e mondiale. Atti del seminario di studio, Pollenza 1997, p. 45.


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Sn ampelli', cosi come altri studiosi italiani del dopoguerra6 tra cui il suo principale allievo Bernardino Giovannelli, ma anche Cirillo Maliani, Giuseppe Tallarico, Viscardo Montanad, mentre solo pochi dell'ultima generazione né seguono le orme dimenticando come grazie a Strampelli la genetica agraria italiana è stata per lungo tempo maestra nel mondd. Se c'è un limite nell'esperienza di Strampelli, fu quello di aver comu­ nicato poco con il resto della comunità scientifica. Le sue pubblicazioni sono scarse. Nessun volume, ma solo una certa quantità di articoli in larga misura solo schede dei suoi grani, quasi doves-

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' A. BIANCHI, Genetica agraria. Missione di vita, Verona 1997: ID., Nazareno Strampelli. Quarant'anni di sperimentazione genetica; d quarantennio della succemva spe­ rimentazione genetica; le quattro decadi future a cavallo de/2000, in «Terra e Vita>> XXIII (1982),n.21, pp. 33-42; L'opera dì N. Strampellì e i nuovi orientamenti della genetica del frumento, in «Esercitazioni dell'Accademia agraria di Pesaro», s. III (1 985), v. 15, pp.109112; Nazareno Strampelli: weat breeder extraordìnary and father of ltaly's «green revolu­ tìon» in «Diversity» 1 1 (1995), n.l-2, pp. 135-136; Il ruolo dei frumenti di Nazareno Strampellì: passato e p'esente, in B. GIORGI, O. PORFIDl, (a cura di), I frumenti dì Nazareno Strampelli. Una pietra miliare nella granicoltura italiana e mondiale . . . cit., pp.17-27; A. BrANCHI, C. MALIANI, Nazareno Strampelli a forerunner in green revo!tttion, in «Genetica agraria», v.33, 1 979. • Tra gli studi di SLAVKO BoROJEVlC cfr. The effect irradiauon and se!ection after irra­ diation on the number ofKernels per spike in wheat, in The Use ofInduced Mutatìons in p!ant Breedìng, Oxford 1 965; Genetics, environment and modeling in breeding of organi­ sms, in «Savremena poljoprivreda», 26 /1978), n.ll-12, pp. 5-27; S. BOROJEVIC, L'impatto delle varietà Strampellì nei paesi dell'Est Europa, in B. GIORGI, O. PORFIDI, (a cura di), I frumenti di Nazareno Strampelli. Una pietra miliare nella granicoltura italiana e mon­ diale . . . cit., pp.28-36. ' C. MALIANI, Nazareno Strampelli, in «Esercitazioni dell'Accademia Agraria di Pesaro», s. III (1 979), v. X; V. MONTANARI, Un grande . . .cit.; B. GIOVANNELLI, Nazareno Strampelli, in «Genetica Agraria», v. l, f.1, 1946; ID., Commemorazione di Nazareno Strampelli, in Atti del convegno di genetica agraria, Roma 1 950; G. TALLARlCO, Nazareno Strampelli, Roma 1 942; B. STRAMPELLI, Un grande reatino dì elezione: Nazareno Strampe!li, in Sabina. Periodico dell'EPT di Rieti, II (1957), n.3, pp.S-14; ID., Nazareno Strampel!t come p1onìere e scienziato nel campo genetico. P1io,ità scientifiche, e tecnica ese­ guita da Nazareno Strampellì nelle sue ricerche genetiche, esposte dal di luifiglio Benedetto Strampelli libero docente nella R. Università, Roma 1944. ' Va sottolineata l'opera che sta svolgendo in questa direzione il genetista Benito Giorgi cfr. in, B. GlORGl - O. PoRFIDI (a cura di), Ifrumenti di Nazareno Strampellì. Una pietra mi/ime nella granicoltura italiana e mondiale . . . ci t.

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e s s i a parlare per lui9• Tale disattenzione appare ancor più ingiustificata se si tiene conto che i frumenti Strampelli non appartengono al passato, ma continuano a vive­ re sia nei genotipi che egli ha creato incrociati oggi con altri frumenti, sia nelle forme che egli stesso ha fissato a Rieti, tanto che alcune varietà come il Senatore Cappelli, Damiano, Aziziah, Mentana, Roma, Salto, S.Pastore, Villa Glori e Virgilio, figuravano iscritte nel 1963 nel Registro nazionale delle specie e varietà coltivate10, e ancora nel 1981 vi figuravano il Cappelli e S.Pastore11• Il genetista Angelo Bianchi ha indagato in questo senso sulle specie coltivate in Italia dal 1972 al 1995 e i risultati sono sorprendenti. Il frumento tenero S.Pastore, una delle ultime creazioni di Strampelli, negli anni settanta era ancora il frumento maggiormente coltivato in Italia, e in numerose altre parti del mondo E quando all'inizio degli anni novanta si riduce la percentuale di superficie su cui viene coltivato, ciò avviene a favore di altri frumenti come il Libellula, Marzotto, Imerio, Mec ecc., i quali hanno la caratteristica comune di possedere almeno un genotipo dei frumenti Strampelli come il Villa Glori, L'Ardito, il S.Pastore e il Damiano. E per quanto riguarda i grani duri, tra i maggiori coltivati ancora oggi sono il Capeiti, il Patrizio, l'Appula, il Cresco ecc., ma, nota Bianchi, in questo caso « . . .la dipendenza da Strampelli è anche più stretta, peraltro per cosi dire monotona: nessuna delle varietà, prime o seconde nella gra­ duatoria, ha potuto evitare di risultare generata, in una maniera o in un'al­ tra, dal Cappelli», il ben noto grano duro che Strampelli diffuse nel conte­ sto della battaglia del grano 11• sero esseJè

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Su tale aspetto cfr. ING, I miei studi i miei lavori, cit. MA!C, Elenco di van:età di specie agrarie iscritte nel registro istituito con decreto mini­ steriale 28 ottobre 1963 e successive modifiche e integrazioni, Roma s.d. " MA!C, Elenco di varietà di specie agrarie iscritte nel registro istituito dalla legge n. l 096 de/ 25-11-1971 e con d. p. r. 24-11-1972 (Aggiornato a/31-12-1981), Roma 1981. Sulle teorie scientifiche relative all'ibridazione nel periodo successivo a Strampelli cfr. H.K. HAYES - F. R. IMMER, Methocls ofp!ant breedìng, London 1 942; ID., I nuovi metodi per la selezione delle piante, Milano 1954. 12 A. BIANCHI, Il n�olo dei frumenti di Nazareno Strampellì: passato e presente, in B. GIORGI - O. PORFlDI (a cura di), I frumenti di Nazareno Strampelli. Una pietra miNare nella &'anicoltura italiana e mondiale . . . cit., pp.17-27. 10


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Difficile dire quanto siano stati, e, quanto ancora oggi, sono coltivati i frumenti Strampelli nel resto del mondo. Abbiamo provato a seguire le tracce delle diverse sperimentazioni in altri paesi, e i risultati sono sorprendenti, tanto che i frumenti creati nel laborato­ rio di Campomoro, in grandi o piccole quantità, sono stati introdotti in ogni paese al mondo che avesse terra adeguata a questa coltivazione. Le porte internazionali si aprirono con Strampelli dopo il successo del Carlotta, e soprattutto dopo il prcstigioso premio rkevuto dal 1919 dall'Accademia dei Lincei. All'inizio fu Strampelli che cercò di sperimentare il Carlotta in altre parti del mondo offrendone una piccola quantità agli istituti sperimentali di diverse paesi13, ma man mano la fama dei risultati di tale frumento rag­ giunse gran parte del mondo agrario internazionale, e perfino da Cuba giunse una richiesta da parte del governo di quel paese che chiedeva di spe­ rimentar!o tramite la propria Estaction experimental agronomica14• Successivamente, Strampelli non ebbe più bisogno di offrire il suo grano per farlo sperimentare in altre nazioni, ma furono esse stesse a rivol­ gersi costantemente a lui per ricevere i grani creati a Rieti e valutarne l' ap­ plicazione. Che i frumenti Strampelli fossero utilizzati nel lavoro di bonifica agra­ ria delle colonie italiane è cosa ovvia. Nel 1924 si iniziarono prove colturali in Abissinia15, mentre tra il 1924 e il 1 926 in Cirenaica vennero sperimentati i grani Ardito, Luigia, Apulia, Cervara, Potenziani, Riccio, Bersagliere16, e la stessa cosa accadde in Libia dove a dirigere i servizi agrari della colonia venne chiamato Emanuele de Cillis, da sempre attento osservatore della ricerca di Strampelli17•

u ASSGRi, b. 25 (n. p.), f.2, Lettera dell'ambasciata francese a Strampelli del 3 nov. 1918. Ibid., lettera del capitano L. Miège, da Fez in Marocco del 23 Ottobre 1918. " Ibid., lettera di Mario Calvino, direttore de la Estacion Experimental Agrononùca di Santiago de Las Vegas a N. Strampelli del 31 gennaio 1919. Sui rapporti con Cuba si vedano anche la corrispondenza con di R. Falco direttore della rivista «La Cultura latina». " Si veda ad esempio la corrispondenza tra Strampelli e agronomi che operavano in Abissinia ASSGRi, b. a.1924, f.S. •• T. PASSALACQUA, Possibìlità agricole della Cirenaica. Due anni di sperimentazione agricola a Cirene, Palermo 1928. 1 1 Sulle problematiche dell'agricoltura nelle colonie italiane cfr. C. MORETII, La Colonza entrea. Considerazioni Economico - agrarie, Bene Vigienna 1923; L. CAVALIERI,

Nell'annata 1926-27 venne istituito un campo di prova dall'ufficio per i servizi agt icoli della Cirenaica a Bendasi, e l'anno dopo altri né furono impiantati in Somalia nei pressi di Mogadiscio gestito dall'ufficio agrario locale, in Eritrea nei pressi di Asmara, a Rodi, gestito dalla Direzione del­ l'agricoltura del governo di quel paese, in Libia a Toera, c a Tripoli18• Va anche detto che non poche furono le sperimentazioni dci frumenti Strampelli in altri paesi africani come quelle attuate nel 1 924 nella Colonia Mekncs in Marocco con i frumenti Dauno, Cappelli, Ardito, Apulia, Luigia e Cervaro19, quelle realizzate con gli stessi frumenti dal servizio botanico del Ministero dell'agricoltura tunisind0, e quelle del Stazione sperimentale di Bathurst in Sud Mrica con il Carlotta, l'Ardito, il Varrone e il Rieti21• L'ambiente agrario italiano era orgoglioso dei risultati che Strampelli otteneva nel mondo, tanto che il direttore dell'Italia Agricola nel 1924 gli scrisse per comunicargli che il Departement of Agricolture del Gouvemement of Western Australia, Io aveva portato a conoscenza che il frumento Ardito aveva dato risultati eccezionali, e altrettanto positivi

Giornate tripoline, Terni 1928; GOVERNO DELLA TRIPOLITANIA - DIREZIONE DELL'AGRI­ l seT'IJizi agrari in Tripolitania, Tripoli 1923; G. LEONE, Le coltivazioni speri­ mentali asciutte delle foraggiere in Tripolitania nell'anno agrario 1917-1918, in «Bollettino di informazione del Ministero delle colonie», 1919, n.1; ID., Saggio dt bonifica agraria in Tripolitania. Azienda Leone -Ortu, Firenze 1930; ID., La difesa dal vento nella bonifica agraria delle steppe tnpolttane, Firenze 1930; ID., Agricoltura e colonizzazione della . Ynpolitania settentrionale e nel sud tumsmo, in «Bollettino di Informazione del Ministero delle Colonie», 1922 n.S; H. ScAETIA, Rilievo agrologico della regione di Tocra, Bengasi 1 924; G. SOLVETII, L'agncoltura in Tripolitania, s.I. 1927; E. M. TASCHDJIAN, Sguardo sulle possibilità agricole dell'Abbissinia, Firenze 1936; E. DE CrLLIS, Cinque anni di sperimenta­ zione agraria in Tripolitania, Firenze 1921; ID., Saggio di fenicigrafia libica. Roma 1923; S.ADORNO, De Cillis, Emanuele, in «Dizionario biografico degli italiani», Roma Istituto della Enciclopedia italiana, 1960, Vol . 33 (1 987), p.542-544. •• ASSGRi, b. (n. p.) 30, f.7, Elenco dei ca mpi territoriali di orientamento istituiti nel­ l'annata agraria 1927-1928; lbid., f.8, Elenco dei campi territmiali di orientamento istitui­ ti nell'annata agraria 1928-1929. 19 ASSGR, b. a. 1924, f.S, Corrispondenza con la, Colonia Meknes-Medina, 12 set­ tembre 1924. , Ibid., Corrispondenza con la Direzione generale dell'agricoltura. Set-vizio botanico, 2 ottobre e 9 agosto 1924. " Ibid., Corrispondenza con la Stazione Sperimentale di Bathurst, 16 marzo 1924. COLTURA,


J14

La scienza delg._.ra._.--_o'-n._

erano state le sperimentazioni sugli altri grani sperimentati in quel paese}2 Nel 1923 il dipartimento di botanica dell'università di Manitoba in Canada iniziò a sperimentare la coltivazione del Rieti 745H, mentre nel 1925 nella Stazione agronomica di Haina, del Ministero dell'agricoltura di Santo Domingo, si iniziò a sperimentare il frumento duro Cappe/l?•. Sempre ncl 1925 nel Tewfik Fahmy-Micologist del Ministero dell'agri­ coltura egiziano si provarono diverse varietà2S, e la stessa cosa accadde nella Estaciòn Centra! de Ensayo de Semillas di Madrid26• In Romania prima il prof. J ean Titzu, direttore della Station Metereologique Agricole-Copou, poi l'agronomo N.Laulescu sperimenta­ no il Carlotta, l'Ardito, il Cervaro, il Marrone, il Rieti che Strampelli gli spediva da Rieti27 Anche in Uruguay le sperimentazioni dei grani Strampelli avvennero per iniziativa ministeriale, e devono avere avuto una notevole risonanza se nel 1924 Jose Roina, delegato uruguayano dell'Istituto internazionale di agricoltura, scrisse a Strampelli: «Il suo nome, illustre professore, è notis­ simo nel nostro Paese», e si propone di collaborare con lui per la diffon­ dere ulteriormente i suoi grani in Uruguay28• In Cile Negretti e Zamba, rappresentanti cileni dell'Istituto interna­ zionale di agricoltura, avevano introdotto da tempo i frumenti Strampelli c, come Pacifico Toscano per I'Argentina, tendevano a proporsi come suoi 22

ASSGR, b. anno 1924, f.S, lettera del direttore dell'Italia Agricola del 21 gennaio

1924.

13 Ibid., lettera del direttore del dipartimento di botanica dell'Università di Manitoba del 9 dicembre 1923. " lbid., lettera del direttore della Stazione agronomica di Haina, 8 giugno 1925. " lbid., lettera del di1·ettore del Tewfik Fahmy - Micologist del lO settembre 1925. ,. Ibid., lettera del direttore della Estaciòn Centrai de Ensayo de Semillas di Madrid del 25 settembre 1925. 17 Ibid., lettera del Prof. Jean Titzu direttore della Station Metereologique Agricole­ Copou del 9 settembre 1 924; Ibid., b. a. 1925, f.5, lettera del prof. N. Laulescu di Bucarest s.d. (agosto 1 925). I frumenti sperimentati furono: Carlotta, Ardito, Cervaro, Varronc, Mendel, Luigia, Potcnziani, Baionette, Apulia, Rieti. 28 Ibid., lettera dijose Roina dcl 19 gennaio 1924 si veda anche, Ibid., lettera di Nicolas Fantini, lnspcctor de defensa Agricola - Paysandru del 22 ottobre 1924 che chiede a Strampelli di fornirgli i frumenti Rieti 745, Carlotta, Luigia, Ardito e Apulia. Cfr. anche A. Borger, Osservaciones sobre agricoltura quince anos de trabaios fitotecnicos en el Uruguay Montevideo 1928.

I partecipanti alla prima conferenza internazionale sul grano che si tenne a Roma nel 1927, in visita alla Stazione sperimentale di Rieti.


316

La scienza delgrano

agenti in America Latina, e, anche attraverso la legazione cilena a Roma, facevano forti pressioni a Strampelli perché inviasse i suoi frumenti in Cile29• Di certo tra il 1924 e il 1926, come riferisce un rapporto dell' Istituto Biologico de la Sociedad nacional de agricoltura del Cile, iniziò la spcri­ mentazione dei grani Carlotta, Ardito, Cervaro Strampelli, Potenziani e

Varrone'0•

In Grecia l'introduzione dei grani Strampelli avvenne tramite la Società ellenica di agricoltura, e lo stesso Ministero dell'agricoltura greca, con risultati notevolissimi tanto da far scrivere a J.Papandreus che nel campo di Geraka in Attica, l'Ardito rese 660 Kg per ettaro, contro i 350 della razza locale Del Deve mentre in Tessaglia il rapporto fu 566 Kg.con­ tro 35631• Già negli anni venti in Francia i frumenti Strampelli vinsero un con­ corso internazionale al quale parteciparono 230 concorrenti da ogni parte del mondo con 600 diverse varietà32• L'Istituto di patologia vegetale del Ministero dell'agricoltura francese iniziò la sperimentazione del Carlotta, la Scuola nazionale di agricoltura di Grignon quella dei frumenti Mendel, Ardito, Varrone, Riccio, Apulia, Cervaro, Dauno, mentre il Laboratorio di botanica dell'università di Toulosc, il Laboratoire Genelogique et Agricole de Bézieres, i servizi agri­ coli del Bouches du Rhone e lo stabilimento Denaiffe, di Carignan si con-

" ASSGR, Lettera della Legazione cilena a dell't l gennaio 1924.Si richiedo i frumenti Ardito, Riccio, Potenziani, Varrone, Mendel, Carlotta, Apulia, Cervaro, Luigia, Dauno, Francesco. '" lSTITIITO BIOLOGICO DE LA SOCIETD AD NACIONAL DE AGRICOLTURA DEL CILE, Memoria de los trabajos realizados en el afio 1924, Santiago de Chile 1925. " lbid., letten di ]. Papandreus, direttore della Societè Ellenica d'Agricolture 7 gen­ naio 1925. Si veda anche la relazione del genetista Jean Papadakis del 1 6 agosto 1 924 e la corrispondenza con il Ministero dell'agricoltura greco del settembre 1924. " lbid., si veda la lettera del Prof. Fonte t La Reole Gironde del 5 dicembre 1 924; let­ tera del Ministero dell' Agricoltura- Scuola Nazionale di Agricoltura di Grignon, 30 novembre, 1 924; lettera del Prof. Edoardo Serin, Chaire d'Agricolture, Villefranche de Lauragais, 6 ottobre 1 924; lettera del Ministero dell' Agricoltura- Scuola Nazionale di Agricoltura di Grignon, 29 settembre 1 924; lettera del Ministero dell'Agricoltura. Istituto di Patologia Vegetale, 22 ottobre 1 924; lettera del Università di Toulose. Laboratorio di botanica, 1 7 ottobre 1 924; lettera del Laboratoire Genelogique et Agricole de Bézieres, 21 marzo 1924.

Raccolta del grano in un campo sperimentale in Cirenaica. 1928.


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La scienza delgrano

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centrarono prevalentemente sull'Arditon. Anche la stampa specializzata francese si interessò largamente ai fru­ menti Strampelli, e il ]urna/ d'Agricolture Pratique, riportò i risultati di una sperimentazione effettuata dalla Società centrale di agricoltura nella quale il Carlotta aveva primeggiato su tutti gli altri frumenti con un ren­ dimento di 14, 80 quintali per ettaro contro i 12,20 del Bordeaux34• La Revue Agricole dedicò un apposito articolo alle creazioni di Strampelli, e alle applicazioni in Aquitania dove vennero impiegati il Carlotta, l'Ardito, il Varrone e il Vittorio Veneto1S, e il Bolletin Mensil du Camice Agricole de Castres si soffermò specificatamente sul frumento

Carlotta36•

Nel 1924 arrivò a Rieti una delegazione di studiosi francesi, della quale facevano parte M Rouart, presidente dell' Office agricole du Sud-Ouest, M. Nicolas, professore di agraria all'università di Toulose, M. Séverac, responsabile dei servizi commerciali della Compagnie du Midi, il prof. Serin, e M.Maylin, Prèparteur a la Station d'essais de semences di Parigi, e di questa esperienza venne pubblicato un lungo resoconto negli Anna/es

de la Science Agronomique française et etrangère37•

Nel 1930 alcuni imprenditori italiani che operavano nel settore agrico­ lo in Francia richiesero a Strampelli l'esclusiva per l'importazione dci suoi frumenti per quel paese e per la Spagna. Essi riferivano come, specialmente nel sud-ovest della Francia, i fru­ menti precoci creati a Rieti avevano conquistato uno spazio di tutto rilie­ vo andando spesso a soppiantare i frumenti distribuiti dalle ditte Villemorin, Tourneur e Frères che gestivano in qualche modo il monopo­ lio frumentario francese . Era quindi necessario costituire una apposita società che provvedesse a coordinare 1' importazione e a diffondere capillarmente i frumenti » ASSGR, Lettera deiJo Stabilimento Denaiffe, di Carignan, 1 1 febbraio 1924. ,. L. ROLLAND, Expériences sur variétés de blè dans l'aveyron en 1923-1924, in "Jurnal d'Agricolture Pratique», 89 (1925), n.11, pp. 216-217. " R. SEVERIN, Les blès du Pr. Strampelli in Aquitaine, in <<Revue Agricole», 1924. ,. C. DE CARBONNIÈRES, Le blè Carlotta Strampelli, in «Bolletin Mensil du Cornice Agricole de Castres», 1924, n.10, pp.75-77 ; Cfr. anche C. CREPIN, Observations sur les rouilles del cerea/es en 1923 a Grignon, Paris 1924. 31 M. MAYLIN, La station expèrimentale de granicolture de Rieti, in «Annales de la Science Agronomique française et etrangère», v.1 924, pp.339-351. ·

Strampelli in Francia dove potevano conquistarsi uno spazio di mercato decisamente rilevante18• In Messico gli esperimenti sui grani Strampelli si dovettero interrom­ pere a causa della rivoluzione che impedì di ritirare il carico partito da Rieti39, ma ripresero subito dopo per iniziativa dell' ingegnere Marte R. Gòmez, direttore del Poder ejecutivo federal10, e quindi della Direzion genera/ de agricoltura dell' estado de Coahila de Saragoza, che avviò la sperimentazione dei frumenti Carlotta, Varrone, Ardito, Gregorio Mendel, Baionette, Apulia, e Cervaro. In Brasile, come testimonia una relazione dell'agronomo Joao Grochowalski, il Carlotta era stato sperimentato fin dal 19234\ mentre l'Istituto cantonale di Mazzana nel Canton Ticino sperimentò a lungo l'applicazione dell'Ardito42 L'Istituto per l'allevamento delle piante dell'Università di Zagabria sperimentò tutte le varietà che Strampelli riuscì ad inviargli da RietiH, cosi come l'Istituto nazionale turco di selezioneH mentre l'Institute of applied botany & new eu/tures bureau ofintrodution di Leningrado, propose all'i­ stituto reatino una collaborazione sperimentale sul mais45• Nel 1934 i frumenti Strampclli erano tra i più coltivati del Portogallo, soprattutto nei distretti di Portalegrc e Evora, dove si faceva largo uso delle varietà Mentana, Ardito, Carlotta Strampelli, Vittorio Veneto, e,

"' ASSGRi, b.1930, f.5, Lettera del 7 luglio 1930; Ibid. b. anno 1924,f.5 -1924; Jbid. b. n.anno 1925 f.5, 1925; Ibìd. b. n. anno 1930, f.S. 10 Ibid., lettera del 17 luglio 1924 della Direzion Genera! de Agricoltura dell' Estado de Coahila de Zaragoza. •• Ibid., lettera dell'ingegnere Marte R. Gòmez, direttore del Poder Ejecutivo Federai 18 settembre 1924. " ASSGRi, b.32, f.14 Relatorio apresetado ao exmo Snr. Dr. Miguel Calmon Du Pin e Almeda, dignissimo Ministro da Agricoltura, industria i commercio, pelo Engenhei.o agronomo Joao Grochowalski, sobre os trabalhos do serviço de coopercaçao em trigo, rea­ lizados durante o anno 1922.Rio de Janeiro 11. gennaio 1923 Dattiloscritto. '2 Ibid., b.a.1925, f.S, Corrispondenza con l'Istituto Cantonale di Mezzana, 4 ottobre 1924, e 7 dicembre 1925. " Ibid., lettera del direttore dell'Istituto dell'allevamento delle piante dell'università di Zagabria 1 agosto 1924. " lettera del direttore dell'Istituto Nazionale Turco di Selezione, 28 giugno 1925. " Jbid., b. a.1930, lettera del direttore dell'Institute of applied botany & new culrures bureau of introdution di Leningrado 16 febbraio 1930.


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La scienza del grano

anche in modo significativo, del Rieti46• In modo particolare la Estaci6n agronomica nacional, nata nel 1936, e la Estaci6n para la mejora de plantas di Elvas, realizzarono nel 1942 diver­ se altre ibridazioni utilizzando i frumenti Strarnpelli come il Villa Glori e l'Ardito, incrociati rispettivamente con il Precoce e il Manshots47• Ancora più evidente è stato questo processo in Spagna dove i frumen­ ti Mentana, Damiano Chiesa, Villa Glori, Ardito, Zara ed altri, sono stati incrociati con frumenti locali e africani dando vita a numerosi altri tipi lar­ gamente impiegati13• Slavko Borojevic, riferisce come tra il 1956 e il 1957 furono importate in Jugoslavia campioni di ben trenta varietà italiane, e decine di altre pro­ venienti dalla Francia, Grecia, Austria ed altre parti del mondo. L'obiettivo era quello di verificare quale fosse il frumento migliore per un clima freddo come quello dell'ex Jugoslavia. Tra tutte primeggiò il S.Pastore che Strampelli aveva creato molti anni prima tanto che « . . . in pochi anni divetme la varietà leader del paese» e altret­ tanto successo questo frumento ebbe in Ungheria, Romania e Bulgaria49• Zhou Xiangchun ha di recente riferito riguardo all'utilizzo dei grani Strampelli in Cina dove furono introdotti negli anni trenta in occasione di una mostra agraria allestita a PcrcivaP0• Vi furono esposti i famosi «grani della vittoria», il Villa Glori, il Mentana e l'Ardito che, successivamente moltiplicati, furono messi a coltura. Il primo che trovò largo impiego fu il Villa Glori che, sotto il nome cinese di Zhongnong 28, venne impiegato fin dal 1938 nella provincia sud-

...EsTAçAo AGRARIA CENTRAI.,A cultura do trigo na RegiM do Alto Altentio, Lisbona 1934, p.189 e tav. p.190-19. Cfr. anche A. DA CUNHA MONTElRO, Trigos Portugueses, Lisbona 1935. " E. SALA RoccA, El problema mundial del trigo y el problema del trigo en Espafia, Barcellona 1948, p.145. " ID., Elproblema mundial del trigo y elproblema del trigo en Espaiia cit. , p.lSl- 152. ln Spagna si faceva per altro largo uso del Rieti originario. " C. BOROJEV!C, L'impatto delle varietà Strampelli nei paesi dell'Est Europa, in B. GiORGI - O. PORFIDI (a cura di), I frumenti di Nazareno Strampelli. Una pietra miliare nella granicoltura italiana e mondiale . . . ci t. pp.28-36. so Z. XIANGCHUN - B. GIORGI - L. Rossi, L'utilizzo dei frumenti italiani in coltura diretta e nel miglioramento genetico in Cina, in 13. GrORNI - O. PoRFIRI (a cura di), I[m­ menti di Nazareno Stmmpelli. Una pietra miliare nella granicoltura italiana e mondiale. Atti del seminario di studio, Pollenza 1997.

I funerali di Nazareno Strampelli. 1942.


322

\'.;.zareno Strampelli e Rìeti

La saenza delg,-ano

occidentale di Sichuan, seguito dalle altre due varietà nelle medie e basse aree del fiume Azzurro. Ma la vera applicazione su larga scala i frumenti Strampelli l'ebbero dopo il 1949, quando nel contesto della rivoluzione maoista, la superficie granaria della Repubblica popolare venne aumentata del 30% coprendo una superficie di oltre 30 milioni di ettari. I frumenti Strampelli, insieme ad alcuni altri italiani che, come abbia­ mo visto, derivano in ogni caso geneticamente da quelli di Strampelli, con­ tribuirono a far sì che la produzione media per ettaro in Cina aumentasse di ben cinque, volte passando dai 7 ai 35 q.li'1• Cosi i grani che in Italia erano stati gli artefici della battaglia del grano, vero e proprio simbolo della cultura fascista, in Cina furono al servizio della rivoluzione maoista. Dalla provincia di Sichuan le varietà Strampelli già introdotte, alle quali si aggiunse successivamente il S.Pastore, si diffusero progressiva­ mente nelle vallate del fiume Azzurro, quindi in quelle del fiume Giallo e in quelle del fiume Huai, in un territorio vasto circa dieci volte l'Italia. Il frumento Mentana che in Cina ha assunto il nome di Nanda 2419, nel 1961 era ancora coltivato su una superficie di oltre 70 milioni di Mu, cioè a dire circa 4.666.000 ettari, all'incirca l'intera superficie granari italiana, e dalle opera­ zioni di breeding effettuate successivamente, scaturirono bcn 1 1 O diverse nuove qualità di frumento: 31 derivarono dall'Ardito, 28 dal Virgilio e 20 dal S. Pastore. Complessivamente ben 1 89 diverse qualità di frumento coltivate in Cina derivano direttamente dai frumenti che Strampelli creò a Rieti, e il numero è di certo approssimato per difetto se si tiene conto che una inda­ gine del 1992 del genetista Zheng, ha messo in luce che oltre 600 qualità di frumento con pedigree noto, coltivate attualmente in Cina possiedono almeno un genotipo italiano, ed è facile immaginare quanti di questi deri­ vino direttamente e indirettamente dai grani Strampelli. Cosi, come sottolinea ancora una volta Zhou Xiangchun, altre varietà introdotte in Cina fine alla metà degli anni'70, come i fmmenti cileni Orofen e Rulofen altro non sono che le creazioni in linea diretta del Mentana. E se a questo si aggiunge che le varietà Strampelli sono state larga­ mente utilizzate nel breeding cinese, sia in termini di incrocio con altre " ZHENG D.S.- ZHUANG Q. S., Utilization ofltalian wbeat varieties in China, Report of the Institute of CI'Op Germplasm Resurces, 1992.

323

razze, che di sele?,ione diretta, ha di certo ragione chi ha sostenuto che per la Cina il vero e unico "Cimmyt" è stato il breeding italiano grazie « a Nazareno Strampelli e ai breeders venuti dopo di lui»52 Negli anni venti si impiantarono numerosi campi di orientamento e di prova all'estero tra i quali quelli francesi di Valence sur Rhone, quel lo della Station d'essais de semences di Parigi diretta da Emile Schribaux, e Ji Roye, quest'ultimo per iniziativa del Roaul Lamaire, e quello della Station centrai d'amelioration del plantes de grand culture nei pressi di Versailles, oltre a due in Corsica, il primo per iniziativa della Direzione dei servizi agricoli della Cmsica, e l'altro gestito dalla Scuola d'agricoltura di Aiaccio. In Romania un campo di orientamento era curato dal Prof. M. Saulescu, e un altro, nei pressi di Bucarest, fu impiantato per iniziativa del­ l'an. Alexsander Algin dell' Accademia di agricoltura. In Germania un campo venne impiantato e curato dal Prof. T. Roemer a Halle Saale, e un altro dal dott. W.Bausse, che per altro era delegato dell'Institut international d'agricolture. In Turchia né esisteva uno nei pressi di Adona, un altro in Lettonia curato dalla Sole Kcijas Staxija, e un altro ancora in Spagna a Pamplona, curato da Don Carlos Eugui Barricala. In Grecia abbiamo trovato notizie di almeno tre campi di orientamen­ to e prova, uno a Larissa per iniziativa della Stazione di miglioramento delle piante diretta dal Prof. Papadakis, l'altro nei pressi di Atene curato dal dott. A. Parastevopulos, e l'ultimo curato dal Prof. Stravros, direttore della Scuola superiore di agricoltura di Atene. In Olanda l'iniziativa di istituire un campo di orientamento dei fru­ menti Strampelli l'assunse l' Institut pour l'amelioration des plantes nei pressi di Wageninghen, mentre il Prof. Egidio Gaetano Rebonato ne impiantò uno a Saltillo Coah in Messico. Il conte N. Brettan fece lo stesso a Tangeri, e il dipartimento agricolo australiano né impiantò uno nei pressi di Sidney, cosi come quello india­ no che fece lo stesso nei pressi di Burna, mentre in Sud Africa se ne impiantò uno per iniziativa del Commissariato agricolo53• . . •

Z. XIANGCHUN . op.cit. , p.44. ASSGRi, b 30 (n. p.), f.8, Elenco dei campi territoriali di orientamento istituiti nel­ l'annata agraria 1928-1929; lbid., f.9, Elenco dei campi territ01iali di orientamento istitui­ ti nell'annata agraria 1929-1930. >l n

. .


324

NazarenQ .5 trampefh e Rzetl

La scienza delgrano

Abbiamo già detto che

non è di nosrn competenza dar conto dell' impiego dci frumenti Strampclli nel mondo, soprattutto perché, in tale percorso d'indagine, l'attestazione documentaria dell'introduzione di un determinato frumento, è solo uno degli anelli al quale occorrerebbe aggi ng e re quelli del successivo impiego delle specie coltivate dopo le fasi sperimentali e di moltiplicazione. Ancor di più il discorso si pone all' esterno del nostro campo discipli­ nare quando si tratta di indagare sulle operazioni di breeding effettuate in loco, sia tra i frumenti Strampelli e le razze locali, sia tra queste ed altri fru­ menti importati da altri paesi, ma che a loro volta altro non sono che il risultato di incroci con i grani dello scienziato reatino. Quanto abbiamo esposto è solo il primo livello di attestazione, utile comunque a testimoniare lo straordinario ruolo avuto dai frumenti Strampelli nella granicoltura mondiale. Un ruolo sul quale varrebbe forse la pena indagare, e non tanto, o quantomeno non solo, per misurare quanto quei frumenti italiani creati in quella fucina di Campomoro, abbiano contribuito allo sviluppo della cerealicoltura di altri paesi, ma anche per apporre un'altro tassello in quel mosaico di crediti che la figura di questo scienziato riteniamo possa anco­ ra legittimamente vantare.

Va poi detto che una notevole quantità di frumenti Strampelli furono espor:ati dirett�mente d�ll' Asso c azione riproduttori sementi di Rieti, per _ notevob come s1 deduce dalla tabella seguente relativa altro m quanuta al riepilogo per la quantità esportata dei diversi frumenti, anche se non se né conosce la destinazione5{.

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QUANTITN DI FRUMENTO DA SEME ESPORTATO DALL'ARS DAL 1924 AL 1940. DATI IN Q.U

'24 l '25 367 1 2134 1 ARDITO CARLOTIA 597 : 1287 1 48 l VIRGILIO ! 376 VARRONE ATI!LIO i 1 BAIONETTE l 3 CERVARO i 15 i 6 DANTE FAUSTO 26 l 81 ITALO MENTANA 57

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" ASSGRi, b.3 1 , f.33, dati relativi all'esportazione del frumento da parte deli'ARS dal 1924 al 1 940, s.d.

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RlFI::Rl.\lE;'-�TI DELLE ILLUSTRAZIONI


P. 1 3 - Locandina pubblicitaria dell'Unione produttori grano da seme Rieti originario, 1 905 - Arch. Fot. ASSGRi P. 17 - La spiga del Rieti originario, - ldem P. 44 - Bando per il concorso. 1 903 - AS Rl, ASCRi, Catt. Gr., f 1 P. 49 - La palazzina di proprietà del marchese Francesco Canali - Arch. Fot. R.Lorenzetti P. 57 - Il campo sperimentale sottostante alla sede di Campomoro. 1 9 1 1 - Arch. Fot. ASSGRi

P. 63 - La sede della Stazione Sperimentale con il laboratorio di ibridazione, serra e frigo­ rifero. l 932 - ldem P. 78 - Appunti di Nazareno Strampelli - ASSGRi, APS, b. n. 19 (n.p.) P. 79 - La sede dell'Istituto Nazionale di genetica nel 1930. - da lNG, Origini, sviluppi e

P. 80 - lstiruto Nazionale di Genetica. La biblioteca e il centro direzionale della Stazione fitotecnica romana, 1930- Idem P. 84 - La Torretta - Arch. Fot. R.Lorenzetti P. 85 - L'organizzazione del campo sperimentale di Setteponti nel 1 904 - ASSGR� APS. risultati, Roma 1932

P.

Carte.

86 - Semina con le tavole forate nel campo sperimentale di Rieti. 1 914 - Arch. Fot. R.Lorenzetti

P. 87 - Strampelli nella stazione fitotecnica di Cagliari. - Arch. Priv. Fam. Strampelli PP.93-94 - Piante delle tenute - da ING, Origin� sviluppi e risultati, Roma 1932 P. 95 - La stazione fitotecnica posta nella pianura foggiana. Anni'20 - Arch. Fot. ASSGRi P. 97 - L'Istiruto Nazionale di genetica. Sede, Lab. di biologia e microscopia -da ING, 98 - L'Azienda Tanca S.Michele in provincia di Cagliari - Idem P. 99 - Azienda S. Pastore - Idem P.lOO - Contadini impegnati nel lavoro dell'azienda S. Pastore - Arch. Fot. R.Lorenzetti (n'p.) P. 101 - Azienda S.Pastore. Anni '20 - Idem P. 102 - Piedifiume. Gli animali dell'azienda c il deposito di macchine agrarie - da ING, P.

Origin� sviluppi e ris1tltati, Roma 1932

PP. 106-107 - li castello Bolognini a S.Angelo Lodigiano.- Arch. Fot. R.Lorenzetti (rip.) P. 108 - Due campi sperimentali della Stazione fitotecnica di Badia Polesine - Arch. Fot. Origin� sviluppi e risultat� Roma 1932

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P. 1 :2 !

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Fot. AS.\ (;Ri

P. 1 3 1 - 133 - Labor.ll<'ll

c

·\n/•. fr,;. R l.rliVJic! · , ;p.) .dl 'imbllc cP ,:1�11 .mu.1lc 1 1.\lt: \l.n.ll n i 1929 - Arch.

im.:n'(> d<.·IJ ' ·\ R \

t·mrruiro

Idem

PP. 145-147 - Alben gc·n�...JogiC' <.· .1ppumi �cicmili(i . \ \ ) C /(1. : l P ) PP. 148- 149 - Nazareno Strampdtì. <! la 11\c>�lit C:' rlotc.l . ·h ·.> P1r�· } ;m, Sumnpelli P. l SO - Rieti. Laboratorio chimico - Arch. Fot. ASSG R. P. 1 5 1 - Pagina di riepilogo dei risultati delle coltivazioni - . '1.\SG.J<.i, APS P. 1 51 - Rieti. Laboratorio d i selez.ioue meccanica. l 932 - Arch. Fot. ASSGRi P. 1 6 1 - Scheda del frumento "Carlotta" . 1 914 - ASSGRi, APS P. 164 - La relazione diffusa dal Maic dei risultati del fnuncnto Carlotta Strampelli nel 191 5 - Idem

P. 165 - Composizione di frumenti. Anni '30 - Arch. Fot. ASSGRi

P. 167 - Il museo del pane - da ING, Origini, sviluppi e risultati, Roma 1932 P. l 70 - Un campo di Ardito coltivato a Benevento nel 1932 - Arch. Fot. ASSGRi P. l 74 - Il frumento " Carlotta.- Idem

P. 166 - Una parte del grande erbario di spighe - Idem

P. 188 - Nazareno Strampclli

e

Francesco Tod aro - Arch. Fot. R. Lorenzetti. (rip.)

P. l 96 - Nazareno Strampelli in Argentina. 1922 - Arch. Priv. Fam. Strampelli

P. l 97 - L'arrivo d i Strampelli e del figlio Benedetto a Buenos Aires - da «[a Patrria degli

Italiani", l 922

P. 220 - Una delle lettere di Pacifico Toscano a Nazareno Srr:�mpelli. 1924 - ASSGR..i, APS P. 223 - L'ingresso del centro sperimentale Strampelli ad Olivos. 1924 - Arcb. Fot. ASSGRi

P. 224 - Un fondo agricolo coltivato con frumenti Strampelli in Argentina - Arch. Fot. R. Lorenzetti. (rip.)

P. 228 - B ozzetto - ASSGRi. APS

P. 240 - Ani go Serpieri. - Arch. Fot. R. Lorenzetti. (rip.)

PP. 243-244 - Stand della Stazione di granicolrura di Rieti 1927 e 1932 - Idem

P. 245 - Benito Mussolini avvia la trebbiarura. Idem P. 246 - Rieti. Premiazione per la battaglia del grano. 22 dicembre l 929 - Idem P. 247 - Nazareno Strampelli con il re e Mussolini. l 925 Arch. Priv. Fam. Strampelli ·

P. 280 - I principali f111menti Stra mpelli impiegati nella battaglia del grano - Arcb. Fot.

ASSGR..i

P. 283 - Caricatura di N. Strampelli - Arch. Priv. Margaritelli

P. 289 - Strampelli e Mussolini - Arch. Priv. Fam. Strampelli

P. 3 1 5 - I partecipanti alla p1ima conferenza internazionale sul grano - Idem P. 317 - Raccolta del grano in un campo sperimentale in Pirenaica. l 928 - Arcb. Fot. R. Lorenzetti. (rip.)

P. 321 - I funerali di Nazareno Strampelli. - Arch. Priv. Fam. Strampelli

INDICI


INDICE ONOMASTICO''

Abruzzese, famiglia, 68

Bloum, 143

Acuti G., 26n

Bochiccio

Adorno

S., 313n

Alagna, 257 Algin A., 323 Ampolla G. 77n, 82n, Angelici F., 252, 282n

Anselmi

S., 23n

N., 282n

Bonavoglia F., 175n

Boncompagni Ludovisi

Bonino A., 229, 234

Bonvicini M., 143n, 1 80n Borger A., 3 1 4n Borghese, famiglia, 28

Aquarone A., 252n

Borghini A., 39n

Arabini A., 251n

Borlaung N., 308, 309

Arana, 226

Borojevic

Arcangeli, 48

Bossi ]., 257n

Arcidiacono S., 154n

Bottazzi G., 105n

Attendalo Bolognini G.G., 1 04 Avanzi

E., 282n, 254

F. 82n

S., 309, 310n, 320, 320n

Botter L., 32, 32n

Bozzolo A., 175n Bracato B., 175n

N., 323

Baccelli G., 40, 4 1 , 42, 42n, 46, 290

Brettan

Bacrhouse G., 236

Brizi A., 77n, 82n, 177, 252

Badese, 193 Bassi E., 144n, 160n, 175, 177, 2 1 3n, 215n,

Brucchietti G., 45

265n, 268n, 282

Brucchietti L., 39n Bruni V.C., 219n

Batali A., 252 Bausse W., 323

Cacciari G., 252

Bellini D., 46n, 176n

Cadeddu A., 252n,269n

Bellini G., 284n

Calabrese N., 128, 128n

Bellucci G.19n

Calrnon Du Pin M., 319n

Bennato, 257 Bertani A., 39n

Calvino M., 312n

Canali F. (ili.), 46, 49, 5 1

Bianchi A., 3 1 0n, 3 1 1 , 3 1 1 n

Canali G., Sln

Biffen R.H., 154n

Canali N., 2 9n

Biscetti M. 33

Canalini M., 61 n

Blasetti, famiglia, 20

Cancelli A., 77n, 82n

Blasetti A., 30, 30n, 35

Candeloro G., 239n

Blasetti G.M., 28n

Caparra L., 104

* È stata esclusa dall'indice la voce Nazareno Strampellt:


C.ìppellctti B., 1 3 9

Caprioli G., 32n Catalani F., 39n Catalani T., 29n, 30n Cavalieri L., 3 1 2n Ceccarelli A., 30 Chiavolini A., 290n Ciferri R. 128, 128n, 282, 236n Clos E., 213

Cocco F., 65n

Colarieti A.,27 Colarieti D.,30n Colelli G., 29n Colli di Felizzano G., 198 Colombini L., 30 Consolani G., 1 7 1 n, 175n Conti M., 209, 209n, 2 10, 2 1 7, 222, 23 l, 233 Corbelli F.,SOn, 53

Corner P., 252n Correns C., 59,154, 156, 156n, 1 5 8, 158n Corti P., 34n

Costa A., 238n Cremonesi A., 2 8 1 Crepi n C., 3 1 8 n Crescentini Anderlini T. , 23n Crispolti T., 29n, 35 Cuboni G., 58, 59n., 61n, 67, 76, 77n, 82n, 155 (ili.), 156, 158, ISBn, 159, 159n, 160, 1 72, 192 D'Alessandro A., 252n, 273n,

D'Ancona G.,

238n, 253n

D'André, H., 2 1 2

L., 25 1 n D Ippolito G., 1 35 Da Cu nh a Monteiro, 320n Dal Buono A., 3 5 Da ll Aglio G., 88 De Alvaer M, 197 (iii.), 198, 226 De Bildt, l 72 De Blacha Girbal, M., 2 1 J n De Bonis N., 238n, 253n De Carbonniares C., 3 1 8n De Cillis E., 96,252, 275, 312, 3 1 3n, De Cillis U., 10Sn, 288, 288n Dc Felice R., 251n, 261n D 'Antone '

'

Dc H ieron i m is

Indici

G., 32

Dc Torio P., 46n De

De

Moussy V., 207, 207n

Stcfani, 259

De Vclutilis F., 198

De Vries H, 59, 156, 156n Degli Esponosa G., 46u Del Carri! L.M., 2 1 1 , 2 1 l n Delachaus A.S., 207n Della Volta R., 238n Delpino F., 143, 143n

Donà A., 177n, 282n Doni

P. 33n

Donnini G., 183 Duprè E., 33

Duprè F., 19n, 29n, 30

Dutto M., 191, 1 9 1 n

Elluvcrry R., 1 98 Enriq ues P., 1 54n Esmenardo G., l 75n, 238n, 253n Eugui Barricala C., 323 Fabrini A., 48n Falco G., 261n Falco R., 312n

Fallcrini P., 33, 3 7 (ili.), 38, 38n, 45 Fano E., 252n Fantini N., 3 1 4n Fantozzi M., 1 7 1 n Feltrami, 257 Ferrari P., 238n, 253n

Jerna

Frizzati P., 47n Fu a G., 237, 251 n Fumian C., 239n Gabinski E., 29n, 30 Galbiati V., 1 3 5 Gamba R . , 3 3 , 3 5 , 3 6 , 36n, 3 8

Kirschncr, 59 Klein C., 2 1 3 Krostad \Y/., 309 Kiian A., 154n

G., 175n, Jorgensen, 59

Garola,20

La Francesca S., 251 n Lamaire R., 323

Han·aca J.M., 143n Hayes H.K., 3 1 1n Henry L., 58n, Hinech G., 46n Hirschorn J., 2 1 3 Horovitz N., 2 1 2 , 2 1 3n

Festa Campanile L� 238n, 253n, 255, 255n, 269n Festa E., 1 76n Festra F., 175 o

Immer F.R., 3 1 1 n lovino S., 46n Tstwanfi, 59

l

176n

Garzon E., 2 1 1 n Gavegli D., 46n Gaye L., 233 Genin, 2 Gentile E., 192, 256n Gentiloni Silvcry S., 78 (il!.), 82 Giglioli l., 1 40,263 Gioda A., 1 7 1 n Giorgetti G., 33 Giorgi B., 309, 3 1 0n, 3 1 1 n, 320 Giovannelli B., 88, 1 1 9 Giro la, 219, 22 1 , 236 Godoy R., I l , 202, 203, 206, 210, Grcgori A., 201n, 202, 2 1 0 Grezzi G., 1 7 1 n Grifoni P., 262, 262n Grigi F., 29n 3 1 , 3 1 n Grochowalski J. , 3 1 9, 319n Guarneri G., 238n Guerrazzi G., 238n Hansen, 5 9

Ferretti C., 25n

Fileni E., 47n, 238n, 252, 282n Fiordeponti (fam.), 29n, 30,139, 1 7 l n Fiordeponti F. , 29n Fioritoni V, 30n Fittipaldi R., 238n, 255, 255n, 269n Foex, 20 Fellini L., 175n Folloni A., l 76n,282n Fontet La Reole G., 3 l 6n

rotti\ G., J'j

franceschini B., :;·)n

De Nino A. 3 1 , 3 1 n, 33

363

Jacini (inchiesta), 36, 38, 258 Jacini S., 263 Ja mes Scoibie R., 2 1 l n

Landi E., 1 76n, 282n Laulescu N., 314, 3 1 4n

Lameti S., 46, Le Breton T.,

46n 1 97

(ili.),

198, 206, 212, 2 1 6,

2 1 6n, 225 , 2 3 1 , 234, 234n, 235n

222, 291

Leone G., 313n Leone XII, 24 Leoni A .M., 46, 46n Leoni P., 29n Leoni, (famigl ia), 28 Lepre S., 25ln, 252n, 269n Libertini D., 175n Lo Priore G., 1 44n Lorenzetti R., 38n, 40n

Luis-Dop, 172 Luraschi A., 1 30n

Maliani C., 3 1 0n Manci ni C., 284n Mao, 305 Maraini E., 42n, 5 1 , 52 n, 65, 1 7 1 n Marani C., 238n, 253n, 282n Marcotulli S., 3 5 Marcucci M., 122 Mareascalchi A., 238n, 294 Mariani, 1 8 4 Marinelli-De Marco F. , 1 9n Marozzi A., 252 Marre Gòmez R., 319, 319n Martella A., 238n, 253n Mastricola L., 29n Mattei L. 31n,

Maud, 143n Maylin M., 143n, 307 (ill.), 3 1 8, 3 1 8 n Medici G., 239, 239n


....... 1

3M_

_L g, _EiClli'tt�d_d gnm'J

-� _

illdetti M.

Orsolini Ccncdli,

104n

Melodia, 55, 56

Mendel G., 47,154, 154n, 155 (ili.), 156, 1 5 8

Menin

_ _ _ _

F. 175n

Meschini C., 192, 1 92n, 193, 206, 216 Miatello U., 2 1 1n, 2 1 2n, 213n

Michaelles M., 124 Miège L., 312n Migone C.G., 261n

77

Orsolini Ì\l. wcscou t A., 42. H Ortu ( ., 5 5 r

D ..

Or1i

171n

Mitchell B.R., 270, 270n, Montanari M., l34n, 193

Pringh:, 1 43 1fumicri P. L..

Pr

Rtcluim D.,

2 5 l n, 26iln

+::, 4ln, 42n, 55 n

R.lincri G., 238n, 2 9 1 n, 306 (ili.)

Pacini D e Alvacr R. . 201, 201n

Rava,

159

Padilla G., 198

Razza

L., 252

Pages P., 198

Rebonato E. G., 323

Palmegiani (famiglia), 29n, 33, 89

Repaci, 261n

Palmegiani G., 14n, 19n, 20n, 33, 37(ill.), 38, 38n, 45

Rimpau, 143

Palmegiani F., 29n, 30, 123, 123n

Minghetti M., 58, 59

_

Montanari V, 305, 305n, 310n

Pannocchia L., 46n

Morandi E., 264, 264n, 265n

Papadakis J., 3 1 6n, 323

Roina]., 314n Rolland L., 3 1 8n

Morandi E., 238n, 253n,

Pantalei

Morassutti G., 184, 184n, 284n Moreschi B., 1 76n, 1 77n

PapandreusJ., 3 1 6 , 3 16n Parasassi D., 18n

Moretti C., 312n

Parastevopulos

Munerati 0., 59n

Parcel

Musella L. 262n

(ill.), 251,

Mussolini B., 125, 185, 203, 206, 226, 234, 237, 238, 240 (ili.), 241, 245 (ili.), 247

251n, 252, 253, 254, 255, 256, 257, 259, 261, 271, 272, 290, 291, 291n, 294, 29Sn Nageli K., 156, 156n Napoleoni G., 29n, 30n Napolioni

A.M., 23n,

29n

Narduzzi 0.,45, 204n Negretti, 217, 3 1 4 Neppi C., 282n

Nicolai C., 175n Nicolas M., 3 1 8 Nilsson E., 1 4 3 , 1 43 n

Nitti F., 72 Noel C., 1 98

Novelli N., 252 Olby R., 154n Orano P., 256n

T., 198

Orel V., 154n Oriburu

E.,21n

Orlando G.,237, 237n, 251n Orri, 172 Orsi B., 23, 24, 24n, 27

A., 323

(Ing.), 235, 236

Parisani C., 48n,187, 148 (ili) Pasini N., 201 Pasquini

G., 46n

Passalacqua T., 312n Passerini, 153

Peglion V, 40, 47n, 58n, 238n, 253n

Pereira C., 2 1 1 n

Peroni C., 1 1 9, 1 1 9n, 123n, 124, 124n, 125, 126, 126n, 127, 128n, 142, 142n, 1 76n

Petri L , 82n Piccadori C., 29n Pierre, J., 58n

Pilati (fam.), 139n Pilati G., 30n Pilati T., 18n

318

252n, 269n

A., 62, 62n,

Sorgi G., 29n, 30n Stoli Giovanni, 19n Stoppani A., 18n, 19,

1 9n

Stoppani G., 294

M., 261n Stravros (Prof.), 323

Rossi L., 309n, 320n

Storaci

Rossi P., 176n Rota A., 238n, 253n, 281, 281n

Strimpelli B . 1 9 7 (ili.), 3 1 On

M., 3 1 8 Rozzini, 257

Rouart

Sala Rocca E., 207n, 320n

Salamini M., 46n Salandra A., 187, 290 Salucci A., 46n Sammartano, 257 Santarelli E., 252n

Sarti A., 20n

Saulescu M., 323 Scaerta H., 3 1 3 n

Potenziani L., 32, 39, 39n,46, 64, 65n, 66,

Schribaux

Scardaccione D., 252n

E., 323

Segre L, 25 l n Selvaggi

A.,

176n, 282n

Tallarico G., 134n, 1 9 1 , 239n, 308, 310n Tanari L., 29

31n

Sacenti,Guglielmo,20n

Schanzer C., 66, 72

Stutevant A.N., 143n

Succi A.,

Russo Pau·on N., 2 1 3

Potenziani G., 19,1 9n,29n, 30

64n

Solvetti G., 31Jn

Rosati.Colarieti A., 25, 25n, SOn Rossi Doria M., 255, 273n

Scalone, 257

65n, 67, 82n, 83, 88, 1 1 9

255,258, 272, 273, 2 73n, 291, 294

Solidati Tiburii

Roemer T., 323

Sacchetti C., 29n Sacchetti Sassetti A.,

239n, 240 (ill.),

241, 242,242n, 248, 250, 253, 253n, 254,

Socrate F.,

Rivera V., 238n, 282n

Potenziani (fam), 20, 20n, 28, 87 (ill.), 127, 139, 1 7 1 ' 233

Preti D., 251n

Sermonti G., 177n Serpieri A., 237, 238n, 239,

Soleri E. 154, 154n

Santoro (premio), 171n, 172n

Porfidi O., 309n, 31 On, 3 1 1 n, 3 20n

Serio {Prof.), 3 1 8

Sisti B., 29n, 30n

Pirotta R., 76n, 82n

T., 238n, 253n, 282n

Sereni E., 239n, 255, 255n

Siniscalco D., 239n

Santomassimo G., 251n

Poggi

-----5"-3-"6"'-"

Severin R., 318n

Pio IX, 26 Pitoni (fam.), 139n

-

Sévcrac M.,

Ricciardi M.P., 25n Ritzema Bof, 59

· _[ndra"-

38n, 39n

Taschdjian

T., 3 1 3 n

Tattara G, 251, 274n, 277n Tedeschi

A.,

1 98, 199

Titzu. J., 314, 3 14n Tizzi

A.,

171n

Toda (famiglia), 6 8 Todaro F., 60, 7 5 , 1 2 4 , 1 42, 1 4 3 , 180, 1 80n, 1 8 1 , 182, 1 83, 184, 184n, 185, 186, 1 87, 188 (ili.), 190, 241, 255, 284n, 288, 305 Torna R., 284n Tornei B., 183, 284n Tommasi G., 27, 60, 82n Toniolo G, 251n, 252n Toscano P., 215, 216, 2 1 6n, 217, 2 1 7n, 218, 218n, 2 19, 2 1 9n, 200, 206, 221, 220 (ili.), 221n, 222, 225, 225n, 226, 226n, 227, 229, 230, 231, 231n, 232, 232n, 233, 234, 234n, 235, 235n, 236, 236n, 3 1 4 Traghetti

A.,

175n, 282n


.Y/>

--

-

--

_ _ _

Travaglino C.M., 23n

-

367

Vincentini L, 29n

Trinchi A., 30n

Vincentini P.O., 29n

Trinchi

158n

Valenti G., 263 Vannuccini G., t30n Vecchiarelli, (famiglia), 2 8 Vecchierelli B . , 29n, 30 Vernassa M., 252n Veronesi, 257 Viani P., 46n Vicentino 0., 35 Vidal, 20 Vilmorin, 143, 177 Vincenti G., 29n Vincenti Mareri G., 27, 27n, 28n, 30 Vincentini, famiglia,20

-- __

Vincentini A., 27, 28

Trebbia, 225

S. 29n, 30 Tschcrmak E., 59,154, t 58,

i>l}.lit!� -

o f-a scienza del gmn�

---

Vitelleschi C., 29n Vitelleschi, famiglia, 28

INDICE TOPONOMASTICO':-

Vivenza A., 264n Volpe A., 284n Volpi G., 259, 261 Wilma G., 154n Xiangchun Z., 309, 320, 320n, 322, 323n Xuxley J., 143n Zamba, 217, 3 1 4 Zanardelli, 40 Zangheri R., 23n Zannoni I., 175n

Zapparelli F., 27, 27n, 28n

Zerbini, 257

Zheng D. 322, 322n Zucchini M, 47n

Abbissinia, 3 1 2, 3 1 3 n Abruzzi c Molise, 82n, 83n, 272, 276, 300

Badia Polesine, 105, IOSn, 1 1 0, 1 1 0n, 178, 178� 1 79, 179n, 290

Acerra, 140

Bari, 301

Adona, 323

Basilicata, 82n, 83n, 258, 272, 276, 1 78, 284,

Agrigento, 302 Albano Laziale, 1 5 8 Alcamo, 2 5 7

286, 287

Bathurst, 3 1 3 , 3 1 3 n

Belgio, 59, 138n, 249, 2 6 1 n

Alessandria, 175n, 176n, 296

Belluno, 18, 297

America Latina, 1 9 1 , 209, 2 1 6 , 217, 226, 3 1 6

Bcncvento,l8, 301

America, 2 1 8

Bengasi, 3 1 3

Amsterdam, 156

Bergamo, 18, 60, 281, 296

Ancona, 46n, 48n, 175n, l76n, 299

Berlino, 59

Ankara, 309

Bézieres, 3 1 6

Aosta, 296

Bologna, 20, 20n, 32, 60, 75, 17Sn, 1 76n,

Apuana, 299

184, 186, 255, 257, 288

Arezzo, 299

Bolognini, castello, 107 (ill.)

Argentario, monte, 48, 48n

Bolzano, 297

Argentina, 1 1 , 1 9 1 , 192, 192n, 193, 194 (ili.),

Brasile, l t, 40, 1 9 1 , 22 1 , 227, 3 1 9

195 (ili.), 196 (ili.), 198, 1 98n, 199, 200,

Brescia, 1 75n, 281, 2 8 1 n, 296

201, 202, 203, 204, 205, 206, 207, 208,

Brindisi, 301

209, 2 1 1 , 2 1 2 , 2 1 3 , 214, 2 1 5 , 2 1 6, 217,

Brlinn, 154, 156, 156n

221, 227, 230, 233, 235, 262, 267, 268,

Bucarest, 3 14n, 323

291, 3 1 4, Ascoli Piceno,l76n, 257, 299

Budapest, 59, 282n Buenos Aires, 193, t 97 (ili.), 198, 199, 200n,

Asia, 208, 2 1 4

201n, 202n, 203, 207, 209, 2 1 1 , 215, 216,

Asmara, 3 1 3

222, 22� 236, 2 9 1 , 294n

Aspra, Casperia, 3 1

Bulgaria, 2 1 5 , 320

Asti, 58, 296

Burna, 323

Atene, 323 Attica, 3 1 6 Australia, 208, 2 1 4, 2 1 5, 262, 267, 268 Austria, 320

Cagliari, 96, 1 03, 105n, l l On, 179n, 278, 290, 302 Calabria, 82n, 83n, 258, 272, 276, 284,

Avellino, 1 8, 46n, 301

287, 302

Azzurro (fiume), 322

Caltanissetta, 302

'' Le indicazioni toponomasticbe riportano la dizione presente nella documentazione esaminata.


_ La >Cii'nZ.1_del_gr.wo.

Camenno, 46n, -!7. 4-S, 48n, S:l, S3 Campania, 272, 276, 234, 287, 3 J l Campobasso, 300 Campomoro, 1 1, 12, 52, 57 (ili.), iL\, l37. 168. 171, 181, 193, 202, 216, 250, 255, 2�1, 325 Canada, 208, 209, 213, 214, 215, 262, 267, 268 Canada, 208, 209, 213, 214, 268 Canton Ticino, 319 Carignan, 3 1 6n Casabianca, 104 Casperia, vedi Aspra Cassia (via), 52 Castelraimondo, 47 Catania, 46n, 302 Catanzaro, 302 Chianti, 14 Chiavelloni (via), 50 Chieti, 300 Chigi (palazzo), 259 Cile, 191, 202, 218, 221, 227, 3 1 4 Cina, 1 1 , 1 9 1 , 208, 214, 320, 322, 323 Cirenaica, 312, 313, 31 5 (ili.) Cirene, 312n Città S. Angelo, 46n Cittaducale, 32 Civitavecchia, 257 Coahila, 3 1 9 Collebaccaro, 3 1 Cologna Veneta, 160 Colonia Meknes-Medina, 313 Como, 296 Comunali (tenuta), 1 1 8 Contigliano, 3 1 Copenaghen, 59 Cordoba, 207, 209 Corsica, 323 Cosenza, 46n, 302 Costanzi (teatro), 256 Cremona, 15, 18, 1 76n, 281, 281n, 296 Crispiero, 47 Crispolti (casa), 50, 51 Cuba, 312, 312n Cuneo, 18, 1 7Sn, 1 76n, 296 Cylon, 268

..

--���/·�0�--�td ---

__ _

D.1lm.vi t'3n D.: mim.m:a, 249 ,

Emilia Rom.1311.1. 8211, 284, 287, 298 Enna, 302 Entrerios, 209 Eri trea, 313 Estonia, 263 Europa, 59,208, 214 Evora, 3 1 9

S3n.

12+. 2S4, 276,

Ferrara, 23, 1 75n, 176n Ficuzza (tenuta), 96 Finlandia, 263 Firenze, 253, 277, 299 Fiume, 297 Foggia, 64, 65n, 74, 77, 88, 89, 90, 90n, 91 1 1 0n, l l ln, 1 12, 1 1 3, 1 15, 1 76n, 179n, 290, 301 Forlì, 18, 1 10, 1 75n, 1 76n Francia, 20, 138n, 215, 233, 261n, 316, 3 1 9, 320 Frosinone, 125, 300 Garibaldi (via), SO, 51, 53 Gela (fiume), 257 Gembloux, 59 Genova, 33, 257, 299 Geraka, 3 1 6 Germania, 59, 263, 323 Giallo (fiume), 322 Giappone, 208, 2 14 Gorizia, 297 Gran Bretagna, 2 1 5 Grecia, 3 1 6, 320, 323 Grignon, 3 16 Grosseto,1 76n, 299 Guatraché, 2 1 1 Haina, 3 1 4 Halle Saale, 323 Hohenheim, 59 Huai (fiume), 322

Impt'm, 298 lnd1� 208, 2 1 � 215, 26S lnghilt.:rra, 138n Inviolatella Borghese (tenuta), 81, 96, 1 1 1 Italia, 16, 18, 22, 39, 46, 59, 72, 74, 105, 126, 183, 198, 204, 205, 212, 215, 254, 255, 261, 261n, 263, 267, 268, 274, 278, 279, 294, 3 1 1 , 322

Jesi, 23 Jugoslavia, 1 1 , 215, 320 L'Aquila, 300 La Spezia, 298 Lannemezan, 233 Larissa, 323 Lazio, 39, 40, 82n, 83n, 96, 175n, 276, 286, 288n, 300 Lecce. 301 Leningrado, 319 Leone-Ortu (az. Tripolitania), 3 1 3n Leonessa, 64, 65n, 89, 90, 1 10n, l l ln, 1 1 2, 1 13, 1 1 7, 178, 178n, 1 79, 179n, 290 Lettonia, 323 Libia, 312, 3 1 3 Liguria, 82n, 83n, 276,284, 286, 287, 298 Littoria, 300 Lombardia, 82n, 83n, 1 90, 276, 278, 284, 287, 296 Lucania, 82n, 83n, 301 Lucca, 299 Macerata, 18, 23, 26, 299 Madonna di Loreto (chiesa), 25n Madrid, 314 Magliano Sabina, 31, 1 76n Mantova, 296 Marche, 39, 82n, 83n, 276, 284, 287, 299 Maremma grossetana, 284n Marocco, 313 Masseria Manfredini, 90, 94 (ill.) Matera, 301 Mazara, 257 Mercedes (Uruguay), 191 Messico, 214, 308, 3 1 9, 323

362

Messina, 302 Mestre, 257 Milano, 18, 60, 105, 1 75n, 296 Modena,1 8, 175n Mogadiscio, 3 1 3 Monopoli, 3 1 Montagnana, 10Sn, 1 10, 1 1 0n, 290 Napoli, 288n, 301 Nicosia, 257 Norvegia, 138n Nuoro, 125, 302 Olanda, 59, 138n, 263, 323 Olivos, 2 1 5, 216, 217, 221, 222, 223 (ili.), 226 Padova, 18, 175n, 176n, 297 Palermo, 77, 302 Palmegiani (tenute), 32 Pampa, 191, 207, 209, 2 1 1 , 236 Pamplona, 323 Parigi, 3 1 8, 222 Parma,176n Pavia, 18, 1 75n, 176n, 281, 296 Payasabdru, 3 1 4n Percival, 320 Perugia, 23, 26, 1 76n, 299 Pesaro, 23, 26, 176n, 299 Piacenza, l7Sn Piedifiume, 99 (ill.), 102 (ili.), 104 Piemonte, 82n, 83n, 1 90, 276, 284, 286, 287, 296 Pisa, 47, 48n, 200 Pistoia, 299 Poggio Catino, 3 1 Poggio Mirteto, 3 1 , 39, 42, 45, 47 Poggio Moiano, 3 1 Pala, 297 Polonia, 215, 263 Porta Cintia (Rieti), 2Sn Porta Pia (Roma), 52 Portalegre, 3 1 9 Portici, 47, 48, 48n Portogallo, 263, 3 1 9


La scienza delgmno

370 Putc'nza, 46n, 175n, 301

fttdici

_ _

Sassari, 302

Pmenziani (tenute), 32

Savona, 298

Puglia, 82n, 83n, 258, 272, 276,278, 284, 287,

Scozia, 138n

301

Setteponti

(ill.), 85, 88,139

Settimo S. Pietro, 103 Reggio Calabria, 47, 50, 83, 125, 302

Sichuan, 322

Reggio Emilia, 175n, 176n

Sicilia, 74, 82n, 83n, 96, 258, 272, 276, 278,

Rieti, 1 1 , 12, 16, 20, 2 1 , 24, 26, 3 1 , 32, 34, 38,

284, 287, 302

40, 41, 42, 43, 45, 46, 47, 50n, 5 1 , 52, 53,

Sidney, 323

56, 58, 62, 64, 6 1 , 72, 73, 81, 89, 90, 104,

Siena, 46n, 299

1 1 0n, 1 1 1 n, 1 1 2, 1 1 3, 1 1 5, 122, 127, 138,

Siracusa, 302

140, 129, 159, 1 77, 178, 1 83, 186, 1 9 1 ,

Sondrio, 296

193, 197 {il l.), 202, 203, 205, 2 1 9, 22 1 ,

Sorian (dipart.), 1 9 1

225, 2 3 1 , 234, 235n, 258, 275, 286, 294,

Spagna, 1 1 , 2 1 5, 3 1 8, 320, 320n, 323

30� 30� 3 1 1 , 3 1 � 314, 318, 3 1 9 , 324

Stati Uniti, 208, 213,214,215, 237, 262, 267, 268

Rivodutri, 3 1

Stato Pontificio, 23, 26

Rocca di Mezzo 1 1 0n, 1 1 2, 1 1 3

Stoccolrna, 5 9

Rodi, 3 1 3

Su Pardu (tenuta), 103

Roma l On, 12, 26, 46n, 53, 74, 75, 77, 90, 96,

Sud Africa, 313, 323

134, 1 1 1 n, 1 1 2, 1 13, 1 1 5 , 176n, 179n,

Sulmona, 46n

225, 284n, 300

Svalof, 56, 59, 143

Romania, 204, 215, 263,267, 268, 3 1 4, 320, 323

Svezia, 59, 143, 172, 249

Rovigo, 1 75n, 297 Roye, 323

Tanca S. Michele, 94 (ìll.), 98 (ill.), 103

Russia, 204, 208, 215, 267, 268

Tangeri, 323 Taranto, 301

S. Angelo Lodigiano, 104, 105, 106 (ili.), 105n, 178, 178n

Tavoliere delle Puglie, 64 Teramo, 1 8

S. Benedetto, 3 1

Terni, 13, 33, 299

S. Gimiliano, 103

Terranova, 257

S. Mauro (tenuta), 1 1 8

Tevere, 125

S. Pastore (azienda), 19, 20n, 85 {ill.), 88,

Tocra, 3 1 3 n

99 (ill.), 100 (ill.), 104, 1 1 1 , 1 1 1 n, 1 1 8 S. Pietro, 1 1 0n

Toera, 3 1 3

S. Zeno sul Naviglio, 281

Torretta (tenuta), (ill.) 84

Torino, 175n, 1 76n, 296

Sabina, 24, 28, 32, 39, 40, 47, 1 2 5

Toscana, 74, 82n, 83n, 258, 276, 284, 287,299

Salerno, 301

Trapani, 302

Saltillo Coah, 323

Trento, 297

San Luis, 207

Treviso, 46n, 175n, 176n, 297

Sanluri, 103

Trieste, 297

Santa Fe, Santafe, 209, 231

Tripoli, 3 1 3

Santo Domingo, 3 1 4

Tripolitania, 3 1 3n

Saragoza, 3 1 9

Tubigen 1 5 4

Sardegna, 74, 82n, 83n, 1 1 1, 1 1 6, 1 79n, 258,

Turano, 1 2 6

272, 276, 284, 286, 287, 302

Turchia, 208, 214, 323

Ldinc, 2'!""

Umbria, 39, ì9n, 27(,, 284, 2�7, 299 Ungheria, 2 1 5, 22C:

Upsala, 59 Urbino, 105n, 1 1 0, 1 1 0n U.R.S.S., 2 1 4 Uruguay, 1 9 1 , 214, 221, 227, 314, 314n Valenche sur Rhone, 323 Valle del Po, 74 Valle Padana, 32 Valle Reatina, 22 Varese, 296 Velino, 126 Velletri, 26 Veneto, 82n, 83n, 276, 284, 287,297

-

--

·-

_3Z1

Venezia Euganea, 278 Venezia Giulia, 83n, 190, 271, 276, 284, 287, 297 Venezia Tridentina, 271,276, 284, 287, 297 Venezia, 175n, 176n, 277 Vercelli, 296 Verona, 18, 175n, 176n, 297 Versailles, 323 Vicenza, 297 Vienna, 59, 1 5 6 Viterbo, 300 Voghera, 46n Wageninghen, 59, 323 Wcdswil, 59 Zagabria, 319 Zurigo, 59


372

----e----�L�a�sa n�a delgrano

I_ f.ndiC_

__

Consiglio pro,·incialc S.•hin0, 27 C"ort.: dei cç•nti, 5 5

INDICE DELLE ISTITUZIONI

Accademia Agraria di Jesi, 23n di Pesaro, 23n Accademia dei Georgofili, 32n, 128n dei Lincei, 1 7 1 , 1 72, 1 72n, 173, 1 74 (ili.), 178, 192 delle scienze di Parigi, 156 di Briinn, 156 economico agraria della provincia di Rieti, 23, 24, 25, 27 Amministrazione Chigi di Siena, 169n provinciale deli'Umbria, 40 Associazione agraria Italiana, 29, 29n reatina sementi, 119, 122, 125, 126,258 riproduttori sementi, Rieti, 1 1 1, 120 (ili.), 121 (ili.), 122, 122n, 123, 124, 258, 277, 324, 324n

Cattedra ambulante di agricoltura di Arezzo, 176n di Cremona, 256 di Ferrara, 169n di Lanciano, 256n di Poggio Mirteto, 39, 40, 42, 43, 50n, 124 di Rimini, 48n di Siena, 169n di Venezia, 257 Cattedra ambulante di granicoltura di Rieti, 23, 41, 41n, 43, 45, 45n, 46n, 50, 50n, 51n, 54, 55, 55n 126, 130, 205, 205, 255, 290 Cattedra sperimentale entomatologica di Firenze, 58 Centro regionale agrario della Pampa, 202 Cimmyt (Centro internazional de mejoramento de maiz y trigo), 308, 309, 323 Cornice agricole de Castres, 3 1 8, 318n Comitato permanente per il grano, 61, 203, 125, 185, 234, 251, 253, 258, 259, 276 Banca Comizio agrario commerciale italiana, 192 di Camerino, 48n d'Italia, 49 (ili.), 261 di Rieti, Sabino, 18, 1 8n, 20, 20n, 25, 29, Banco francese e italiano per l'America del sud, 192 30, 32n, 34, 35, 35n, 36, 37 (ili.), 38, Bolsa de cereales de Buenos Aires, 236, 236n 39, 39n, 45 Commissariato Agricolo del Sud Africa, 323 Campo esperimentai de aclitation de las semillas Commissione provinciale per la propaganda inedita Strampelli, 217 granaria di Firenze, 253 Cassa Depositi e Prestiti, 64 Compagnia ferroviaria deli'Oeste, 229 Cassa di Risparmio Compagnie du Midi, 318 delle Province Lom barde, 2 81, 2 84n Confederazione nazionale fascista degli di Padova e Rovigo, 105 agricoltori, 2 52 di Rieti, 27n, 50, 51 Congregazione di carità di Rieti, 25

Denaiffe (stabilimento), 316n, 3 1 8 Departemente of agricolture gouvernement of western Australia, 3 13, 323 Dipartimento agricolo indiano, 323 Direzion genera! de agricoltura dell'estado de Coahila de Saragoza, 319, 319n Direzione dei servizi agricoli della Corsica, 323 Divisione militare di Ancona, 48n Estacion agronomica nacional, Portogallo, 320, 320n para la mejora de plantas, Elvas, 320 centrai de ensayo de semilla de Madrid, 314, 314n esperimentai agronomica, Cuba, 312 Federazione italiana consorzi Agrari, 176n sindacati fascisti dell'agricoltura, 252, 294 Ferrocarril centrai argentino, 212n, 213 Fondazione Bolognini, 105, 105n per la sperimentazione e ricerca agraria, 61 Frères (ditta), 318 Institut International d'Agricolture, 58n, 1 60, 172, 172n, 294, 323 Inscitute of applied botany & new cultures bureau of introdution, Leningrado, 319, 319n Istituto centrale di statistica, 261, 265n lstitut pour l'amelioration cles plantes, �ageninghen, 323 Istituto sperimentale di patologia vegetale di Roma, 58, 76, 158 agrario di Scandicci, 154 Alcide Cervi, 252n biologico de la sociedad nacional de

-------�I.L.l..

agricoltura, Cile, 316 botanico dell'università di Roma, 81 cantonale di Mazzana, 319 chimico-agrario sperimentale di Gorizia, 61n di allevamento vegetale, 75 di frutticoltura e elettrogenetica di Roma, 61 di patologia vegetale del Ministero di agricoltura francese, 316, 316n fitotecnico di Estanziela, 191 nazionale di genetica per la cerealicoltura, 12, 60,65, 68, 69n, 71, 72, 75,76, 77, 78, 81, 91n, 97 (ili.), 104, 133 (ili.), 134, 1 34n, 176n, 179n, 193, 244 (ill.), 278n, 306 (ili.), 3 1 1 n nazionale di genetica vegetale, 69, 70, 72 nazionale turco di selezione, 3 19, 319n per l'allevamento delle piante dell'università di Zagabria regionale per la cerealicoltura di Pisa, 61 sperimentale di cerealicoltura, 68 sperimentale per la cerealicoltura della Sicilia, 61 sperimentale zoo tecnico di Roma, 52, 61 sperimentale zootecnico e caseario di Torino, 61 superiore agrario di Bologna, 61n superiore agrario di Firenze, 61n tecnico di Reggio Calabria, 50 Iutificio Centurioni di Terni, 231 Laboratoire genelogique et agricole de Bézieres, 316, 3 1 6n Laboratorio Carlsberg, 59 chimico dell' università di Perugia, 19, 19n chimico delle miniere dell'Argentario, 48 de los molinos herineros, Buenos Aires, 212 di botanica dell' università, Toulose, 3 1 6 di chimica agraria d i Milano, 60 di chimica agraria di Pisa, 60


)74 di , h i :111a agral'la di Portici, 60

xrcrimental de molinerira y panificacion, Buenos Atres, 213

sperimentale di fitopatologia di Torino, 61 Legazione della repubblica Argentina, 1 98n,

nazionale di agricoltura 316, 3 1 6n

di G ri;.?,nua,

normale femminile di Car.1L"6 ''· · 48n

pratica di agricoltura "GalliJ,!" -..1 Voghera, 169n

pratica di agricoltura della provincia d i

225

Liceo gim1asio di Camerino, 48n

Ancona in Fabriano, 169n pratica di

Miniere dell' Argentario, 48n

agricoltura d i Caltagirone,

138n

Ministero

pratica di agricolnu a di Imola, 169n

del commercio, 24

pratica di agricoltura di Padova, 169n

del tesoro, 259

pratica di agricoltura per la provincia d i

dell'agricoltura della Grecia, 3 1 6 dell'agricoltura della repubblica argentina,

Torino, 169n pratica di viticoltura e enologia in

198, 198n, 213n, 222, 225, 226, 231, 234, dell'agricoltura, Santo Domingo, 3 1 4 dell'agricoltura, Egitto, 3 1 4 dell'economia

istruzione, SOn,

Servizi agrari della Libia, 3 1 2

nazionale, 8 1 , 238n, 253n

dell'interno, 24 della pubblica

Avellino, 169n superiore di agricoltura di Atene, 323

235, 236n

agricoli di Bouches du Rhone, 318 Servizio botanico del Ministero dell'agricoltura,

58

Tunisia, 313

delle colonie, 3 1 3 n

Sindacato tecnici agricoli, 294

di agricoltura industria e commercio,

Sociedad nacional de agricoltura, Cile, 3 1 6n

18n, 19, 29, 26, 40, 46, 52, 53, 54, 58, 64,

72, 76, 130, 1 6 8, 1 79, 238n, 239, 251n,

252n, 253n, 265n, 282n, 290, 3 1 1 n

Società agraria di Bologna, 23n anonima per l a fabbricazione dello zucchero, 32

Francia, 3 1 8 nazionale combattenti, l 03

Office agricole du sud-ouest, Opera

Orfanotrofio dei maschi di Rieti, 25n, 26n

bolognese produttori sememi, 124, 180n

centrale di agricoltura, 3 1 8

degli agricoltori Italiani, 1 60, 193, 206, 2 1 6 di mutuo soccorso di Crispiero, 48n

Poder esecutivo federai, 319, 319n Pontificio istituto statistico-agrario e di incoraggiamento, 26 Provveditorato agli studi di Roma, 48n

economico-agraria della provincia di Rieti, 24n

italiana per la produzione dello zucchero indigeno, 66, 1 78, 178n per lo sviluppo del mezzogiorno, 2 7 1

Sagra congregazione degli studi, 24

Societè ellenica d e

Scuola

Sole kcijas staxija, 323

di agricoltura di Aiaccio, 323 di agricoltura di Pozzuolo del Friuli, 169n di viticoltura ed enologia di Avellino, 169n

di zoo tecnica c caseificio di Reggio Emilia 172n

agricolture, 316, 3 1 6 n

Station centrai d'amelioration del plantes de grand culture, Versailles, 323 d'essais de semences di Parigi, 3 1 8, 323 metereologique agricole, Copou, 3 1 4 , 314n

J:.i"· �_ ;-

:-.u;a>Il<' .H. ;r.u I.<

per

le essenze e i derivati

Reggio Calabria, 60

di praticoln1ra di Lodi, 61 :

. ,

rumari

di risicoltura di

di

Vercelli , 75, 169n

enologica di Gatrinara, 58

per l' onofnmicoltura di Milano, 60 per la bachicoltura di Ascoli Piceno, 60

Stazione

per la batrereologia Agraria di Crema,

agronomica di Haina, 3 1 4 d i batteriologia e patologia vegetale d i

60

per la bieticoltura di Rovigo, 60

Vicnna, 5 9 di biologia agraria d i Berlino, 59 di chimica agraria e patologia

vegetale

di Roma, 76, 8 1

per la chimica agraria di Udine, 58 per la floricoltura di S. Remo, 6 1

per la maiscoltura d i Bergamo, 60, 75 per la

d i risicoltura di Vercelli, 60

61, 75

di Badia Polesine, 105, 105n, 108 (ili.),

per le piante officinali del regio orto

1 1 0, l l On

botanico di Napoli, 6 1

d i Forlì, ! l O d i Leonessa, 1 1 0n, 1 1 1 , 1 1 2,l l 3 d i Montagnana. 105n, 109 (ili.), 1 1 0, 1 10n S.Angelo

meccanica agraria di Milano, 60

per la viticoltura e l'enologia di Conegliano,

Stazione fitotecnica

di

375.

di granicoltura per la Sicilia, 96

di M•.•<kHa, 1 7.' , l -jn

sperimentale di Bari, 60

____

Lodigiano

(province

lombarde), 105, lOSn

Stazione zootecnica d i Milano, 6 1 Toscano & C, 2 1 8

Toscano & Schmitz, 206

di Urbino, lOSn, 1 1 0, 110n

Tourner (ditta), 3 1 8

di Foggia, 90, 91, 94 (ili.), 95 (ili.), 1 1 0,

Twfik fahmy-micologist, 314,314n

1 1 On , 1 1 1 , 1 1 2, 1 1 3 per il Lazio, 93 (ill.)96, 1 1 1 , 1 1 2, 1 1 3 sarda, 87 (ili.), 94 (ili.), 96, 98(ill.), 103, 104, 1 1 1 , 1 1 2,1 13

Stazi one sperimentale bacologica di Padova, 58

Unione produttori grano da seme, 1 1 , 1 3 (il!.), 1 1 1 , 1 1 8, 1 1 9, 1 1 9n, 122, 123, 124, 125, 126 Università

de la Plata

casearia di Lodi, 58

de Toulose, 3 1 6, 3 1 8

di Bathurst, 3 1 3, 3 1 3 n

d i Buenos Aires, 198, 2 1 l

di bieticoltura di Rovigo, 169n

di Camerino, 48n, 50

di frutticoltura e agrumicoltura di

di Manitoba, 3 1 4 , 314n

Acireale, 60, 75 di granicoltura di Rieti, 49, 54, 55, 60, 63, 65, 7 1 , 72, 74, 77, 89, 1 1 9, 126,

di Novi Sad, 309 di Pisa, 48n di

Zagabria,

31 9

138n, 169n, 1 8 1 , 200, 210, 243 (ili.), 244 (ili.), 306 (ill. ), 307 (ili.), 3 1 5 (ili.)

Villemorin (ditta), 3 1 8


376

_ La sclellZù clr?/.gr.uzo _

INDICE DELLE VARIETÀ CEREALICOLE

Akakomughi, 173,309 Appulo, 3 1 1 Apulia, 1 16, 134, 136, 173, 193, 212, 233, 235, 236, 312, 314n, 3 1 3, 316, 3 1 6n, 3 1 9 Ardito, 1 15, 1 1 7, 122, 123, 129, 134, 13 5, 1 3 6, 1 70 (ili.), 173, 175, 1 76, 185, 212, 231, 232, 233, 234, 236, 275, 278, 281, 286, 298, 3 1 1 , 312, 313, 314, 3 14n, 3 16, 316n, 3 1 8, 3 1 9, 320, 322, 324 Attilio, 324 Aziziach {17-45), 1 1 6, 176, 302, 3 1 1 Baionette, 1 1 7, 129, 193, 3 14n, 319, 324 Balilla, 1 16 Bardianska, 1 6 Benedetto Brin, 299 Bersagliere, 3 12 Bianchetta, 1 16, 275 Bipi, 302 Bordeaux, 21, 3 1 8 Calatafimi, 1 16, 212 Cambio, 1 17 Capeiti, 3 1 1 Carlotta, 73, 1 1 5, 1 1 6, 1 17, 1 1 8, 1 1 8n, 122, 123, 129, 134, 136, 161 (ili.), 164 (ill.), 168, 169, 1 69n, 171 172, 173, 174 (ili.), 1 81, 1 85, 189, 2 1 1 , 2 1 2, 233, 236, 286, 298, 300, 301, 302, 3 12, 313, 3 14, 316, 3 1 8, 3 1 8n, 3 19, 324 Carosella (Todaro), 136, 275 Cervaro, 129, 212, 233, 312, 3 13, 3 1 4, 3 14n, 316, 3 1 9, 324 Ciro Menotti, 298, 299 Cologna-12. 297,130, 275, 298 Costacalda, 1 1 7

Cresco, 3 1 1 Damiano Chiesa, 1 15, 1 16, 1 1 7, 160, 3 1 1 , 286, 296, 297, 298, 299, 301, 320 Dante, 129, 299, 324 Dauno I, 1 1 6 Dauno III, 1 1 6 Dauno V1, 1 1 6 Dauno, 136, 173, 193, 212, 286, 302, 3 1 3 Del Deve, 3 1 6 Duro di Puglia, 1 1 6 Edda, 1 1 5, 1 17, 129, 176, 286, 291n, 299, 302, 324 Emilio Maraini (orzo), 178n Etruria, 299 Eureka, 178 Fanfulla, 1 1 5, 1 1 6, 1 1 7 Fausto, 1 15, 116, 1 1 7, 129, 1 76, 324 Ferrarese,14 Fieramosca, 11 5, 116, 1 1 7 Frassineto, 129, 298 Frassineto, 405, 129, 301 Gentil Rosso, 127, 1 29, 130, 136, 154, 275, 297, 300, 301 Giallo precoce d'Ausonia, 178 Girolamo Cruso, 297, 299 Gregorio Mendel, 1 17, 169, 296, 3 1 4n, 3 1 6, 31 6n, 3 1 9 Guà- 1 1 3 , 297 Inallettabilc, 129, 136, 275, Imerio, 3 1 1 ltalo Balbo, 129, 324 Libellula (fru), 3 1 1 Liuorio, 129, 286, 291n, 298, 299, 300, 302, 302, 324

Indici

Luigia Strampelli, 177, 212, 3 1 2, 3 1 3, 314n, 316n Maggengo Reatino, 178 Maiorca-47, 275, 301 Manitoba n.2, 134 Manitoba n.3, 262 Manitoba originario, 136 Manshots, 320 Marrone, 122, 129, 173, 3 13, 3 1 4 Marzotto, 3 1 1 Marzuolo Potenziani, 212 Marzuolo, 302 Massy, 168 Mec, 3 1 1 Mentana, 1 1 5, 116, 1 1 7, 122, 128, 129, 134, 191, 281) 286, 296, 297, 298, 299, 300, 301, 302, 3 1 1 , 319, 320, 324 Nanda, 2419, 322 Nevem, 297 Noe, 21, 137, 153, 154, 158, 299 Oberdan, 324 Orofen, 191, 322 Patrizio, 3 1 1 Pieve, 298 Potenziani, 233, 314n, 312, 3 1 6 Precoce, 320 (2uaderna, 298, 299 (2uadreria, 299 (2uindici Agosto, 178 Raismondo, 176 Raineri {orzo), 1 1 7 Razza, 2 1 0, 299 Realforte, 275 Restaiolo, 1 6 Riccio, 212, 233, 312, 316, 316n Rieti n.ll, 115, 1 16, 1 17, 124, 142, 296, 297, 298, 299, 300, 301, 302, 324 Rieti Originario, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17 (ili.), 18, 19, 20, 21, 22, 22n, 43, 50,55, 69, 73, 88, 1 1 1 , 1 1 8, 1 19, 122, 123, 124, 125, 127, 130, 135,137, 138, 139, 140, 141, 142, 143, 152, 154, 158, 168, 175, 190, 204, 212, 234

377

Rieti, 129, 31 3 , 3 1 4, 275, 314n, 320 Rieti-745, 136,141, 324 Risciola, 275 Rismondo, 1 1 5, 1 1 6, 1 1 7 Roma, 1 2 8, 129, 2 86, 296, 298, 299, 300, 301, 302, 3 1 1 , 324 Romanello, 275 Rosetta, 27 5 Rossello S.G.7, 302 Rosso di Leonessa, 129 Rosso Piemontese, 178 Rulofen, 191, 322 Russie, 275 S. Giorgio, 298 S. Pastore, 3 1 1 , 320, 322 Salto,31 1 Samartinara, 275 Saragolle, 275 Semiaristato, 48, 136, 298 Senatore Cappelli, 1 16, 231, 286, 299, 300, 301, 302, 3 1 1 , 313, 3 14 Sirente (orzo), 1 17 Strampelli, 3 1 6 Terminillo, 177, 286, 297, 299, 302, 324 Tevere, 298 Tilia, 1 1 6, 324 Todaro, 129, 129, 275, 296, 297,298,299,300 Tosello,16 Triticum Villosum, 152 Valle Oliva (orzo), 1 1 7 Varrone, 1 14, 1 15, 1 1 6, 3 16, 3 16n, 3 1 8, 324 Velino, 14 Villa Glori, 1 1 5, 1 16, 1 17, 122, 123, 129, 1 34, 176, 1 76n, 281, 286, 296, 297, 301, 3 1 1 , 320, 324 Virgilio, 114, 115, 1 16, 128, 129, 176, 286,296, 297, 298, 299, 300, 301, 302, 3 1 1 , 322, 324 Vittorio Niccoli, 297 Vittorio Veneto, 3 18, 324 Wilhelrnina, 175 Winnipcg, 262 Zara, 1 1 5, 1 16, 1 1 7, 320, 324 Zhongnong 28, 320, 322n


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