'
...
-I
MINISTERO
DELLA
GUERRA
ISPETTORATO DELLE TRUPPE ALPINE
N. 3463
ISTRUZIONE SULL'ADDESTRAMENTO ALPINISTICO MILITARE
•
ROMA
ISTITUTO POLIGRAFICO DELLO STATO L IBR ERIA
193!! -
ANNO
XVII
'
•
(2101541) R oma, 1938-XVII - Istituto Poligrafico dello St ato- G_ C .
MINISTERO DELLA GUERRA
È approvata la presente Istruzione sull' Ad-
destramento alpinistico militare. Roma,. 18 settembre 1938-XVJ
lL
SOTTOSEGRETARIO DI S TATO
A. PARIANI
.,.
,, /.
'
-vREGISTRAZIONI DELLE VARIANTI
1
'
2
3
4
5
6
-
VI -
Segue REGISTRA.ZIONE DELLE VARIANTI
7
8
9
10 '
11
12 .
INDICE
PREMESSA
. . •. .• • • • • • • . • . . . • •. .• . • •. •. . • • • •
Pag.
XI
CaPO I. - Nozioni generali. ....... . . . ...... . Pag. 1 Di alcuni aspetti della mont~crna ....... . )) I La montagna invernale . . . . . .......... . . . 6 La previsione del tempo ............... . » 12 I venti . ..... ... .... . .. . ........ .. ..... . .13 Le nub,i .... . . . .... . ........ . . . ... . . . .. . 15 I temporali ....... . ........ ; . .. . . ...... . 18 · Gli strumenti metereologici .. ... . ....... . 19 )} Orientamento in montagna ... . ......... . 22 ì) Equipaggiamento .......... . ... . .. . . . .. . . 22 )] Se.alta dell'equipaggiamento ..... . ....... . 25 Norme per la con$ervazione dell' equipag- · giamento ........ . .................... . 29 Alimentazione i'l alta montagna ... . ... . 30 ))
)) )) )]
))
))
))
Cuo II. - Attrezzi alpinistici. . . ........ . . . . Pag. 38 Corda .•........... . .... .. .............. . 38 Tratt ament o delle corde .......... . .... . 40 Piccozza ... . .................. . ..... . .. . 41 )) Ramponi ....... . ; ........... .. : ........ . 42 )) Martelli e mazzet te da roccia .......... . 44 Martello da ghiaccio .. .. ........ . ....... . 45 Chiodi da roccia ..... . .... . ......... . .. . 45 46 Chiodi da. ghiaccio ............ . ........ . )l 47 Chiodo Roseg (da ghiaccio) .... . ........ . 48 Moschettoni di sicurezza ......... . ..... . 49 Anelli di corda .. .. ...... . .......... . ... . )}
))
))
)]
))
))
})
-vnr-
III: - Tecnica della roccia ..... . .,,. .. . . Pag. 51 )) Generalità - Varie qualità delle roccie . . . 51 U so della co:i;da e composizione delle cor)) date ... ................ .. .......... . . 53 )) Ordine di marcia ................ ... ... . 55 )) Movimento della cordata ............... . 56 )) ·59 Nodi per la composizione della cordata .. )) N odi di giunzione e di arresto ......... . 62 )) Nodo e staffe Prussik .. ......... . ...... . 62 63 La piccozza sulla roccia - suo uso ..... . )) 64 Chiodi e m oschettoni - norme per l'impiego )) Modo di fissare chiodi e moschettoni . . . . 65 68 Staffe ... ... ................. . ......... . )) Lacci di riposo per le mani .. . . .. . ..... . 69 )) Appigli e appoggi e loro utilizzazione . . . . 71 )) L a corda nelle scala te . ............. ... . 78 )) Assicur~ione dall'alto (diretta e indiretta) 82 )) 82 Assicurazione diretta ................. . . . )) .Assicurazione indiretta .. ............. . . . 84 )) Assicurazione dal basso . ............... . 87 )) 87 Salita-con assicurazione a forbice ....... . Salita 'alla corda con l'au~Hio di staffe )) Prussik . .. . ........................ . . 92 )) 94 Piramide umana .. .. .. ................ . . )) 94 , La oorda nelle discese ..... . .... .. .. ... . )) 97 · Corda doppia ... . ....... . ·.· .. .. . .. . . . .. . )) 98 Preparazione della corda doppia •... . . . . )) 100 Norme per la di~cesa a corda doppia . . . . )) Metodi di calata . ........ .............. . . 102 )) 107 Ricupero della· corda ....... .... ...... . . . )) HO Traversate ............ . ........ . ....... . ·» 116 Lanci di corda . .... . . ............. . .... . )) 118 Scalate interne (camini - fessure) ... . . . . .
CAPO
))
))
CA.Po I V. - Tecpica del ghiaccio . ... .... . . . Pag. 126 )) . 126 Generalità ... . .. . . . . .. . ...... . . ........ . )) 127 Varie specie di ghiaccio e di neve : ..... . 128 La marcia sul ghiaooio ....... . .. . .... . . . J) 145 L'assicurazione sul ghiaccio . . . . ........ . . ))
-
IX -
Marce su ghiacciai...................... Pag. 153 Salvat aggio dai crepacci . . . . . . . . . . . . . . . . » 158 CAPo V. -
Palestre alpine ........ . .. . .... . . Pag. 162 Scopo .•.. . ..... . ........ . .......... . ... » 162 » 163 Scelt a e requisiti delle palestre alpine .. . » 165 Attrezzatura delle palestre alpine ....... . » 168 Norme per la frequenza delle palestre alpine )) 169 Manut enzione palestre ......... ........ .
CAPO VI. -
Organizzazione di una impresa alpinistica militare. . . . . . . . . . . . . . Pag. 170 Organizzazione tecnica • . . . . . . . . . . . . . . . . . » 171 Organizzazione logistica • . . . . . . . . . . . . . . . . » 178
CAPO VII. -
Vie atttezzate . . . . . . .. . . . . . . . . Pag. 184
CAPO VIII. -
Pronto soccorso in, montagna • • Pag. 196
ALLEGATO
n . 1 - Segnali di -soccorso .....
n. 2 - Ricerche e soccorso in mont3i:oc:rna .... .. ..•.•.... . . . ............ Formazione tipica di una squadra di soccorso in montagna. Dotazione tipica di materiali di cui deve essere fornita una .squadra di soccorso (tab. f. t. fra, le p,agg. 238 e 239).
»
233
»
234
»
237
.ALLEGATO
ALLEGATO ·n. 3 -
Termini alpinistici .....
P RE .ivi ESSA I. « L'Istruzione sull'addestramento alpinistico militare », disciplinando ed unificando i metodi d·i addestramento alpinistico, costituisce la guida tecnioo-professi01wle per gli uffi(jiali che si iniz·iano alla vita alpina ed alla funzione di istr·utw-re. II. .Non mira ad insegnare come pochi privilegiati possano percorrere itineratri &iffi(jili e pervmiire su cime impervie, 'l'na tende ad ottenere, attraverso l'addestramento dei singoli, ampia diffusi01ie della pratica alpinistiea nei reparti, affìnchè questi siano · in grado di effettua,re imp1·ese <J11·dite tattico-alpinistiche, nelle zone montane più difficili. III. La presente « Istruzione » dwrà trovare solleci-ta,, estesa e costante applicazione nei repwrti.. · Utilizzando le comprovate attitudini degli uffwial·i istruttori scelti ed istruttori di alta montagna, e dei sottufficiali qualificati guida alpina, si dovrà dare impulso alla frequenza delle palestre alpine, per po·i passare alle applicazjoni individuali, di cordate e di repwrto, nel terreno libero attorno alle sedi, ordina,rie e clwrante le periodiche annuali esercitazioni in montagna. IV. Nella atti'Vità alpinistico-militare rivestono particola,re impo-rtanza le qualità morali e di carat-. tere dei singoli, l'accurata preparazione ed uno sviluppato sen,so di previdenza logistica.
-
XII-
Capi e gregari, nel frequente eserlizio della pra-. tioa alpinistica, '11,()n solo affineranno le loro doti di abilità, decisione e di freddezza di fronte al 1 ischio ed al pericolo, ma più ancora tempreranno, il loro carattere a serenamente affronta1·e ed a su.pcrare con tenace e consape-oole arllimento - le severe difficoltà inevitabilmente cminesse oon la dura ed aspra guerra alpina.
'
CAPO I.
NOZIONI GENERALI l. Di alcuni 3Spettl della montagna. - Una notevolissima parte della. superficie terrestre è occupata da elevazioni di terreno più o meno considerevoli, conosciute sotto il nome di montagne o regioni montuose.
2. Una loro distinzione o classificazione in rapporto aJl'a,l tezza. (alte, medie e basse) non è pratir.,amente sufficiente, in quanto il fattore aJtime.trico può mutare di va,lore col varia.re della latitudine e conseguentemente del clima che, a _sua 0lta, modifica sostanzialmente l'aspetto delle montagne . \
7
.
3. Osservando da lontano una montagna s1 nota una sovrapposizione regolare, sotto forma di fascie parallele, delle zone di vegetazione. È tutto un succedel'Si di vegetazioni diverse, man mano che dai terreni coltivati del fondo valle si sale nelle plaghe più elevate, come è facile rilevare nei massicci di maggior 1·ilievo, dove alle formazioni vegetali dei climi caldi o temperati succedono quelle del tipo glaciale. GJi intervalli tra le fascie di vegetazione. restano press'a poco costanti, anche se le altitudini asso 1
1. -
lstrwzi one sull"A lldeatra1nento A Zpinistico MiUtare.
-2-
lute sono lungi dal concorda1·e da una regione montuosa ad un'altra o da un gruppo ad un'altro della stessa regione. La classificazione altimetrica quindi, specie se riferita alle nostre montagne, potrà essere vantaggiosamente sostituita da una classificazione o delimitazione più propria in zone coltivate, òoschi'Ve, subalpine ed alpine.
4. La zona oolti'Vata è, in genere, rappresentata dai fondi valle o dalle falde dei monti: sulle Alpi sale fino a 1000-1500 metri ed oltre, secondo le regioni. Rappresenta anche il limite delle abitazioni permanenti. Le coltivazioni di questa zona sono, di regola, l'espressione di un clima asciutto e talvolta più mite di quello della pianura. 5. La zona boschiva si inizia al disopra dei terreni coltivati: anticamente investiva i due versanti della montagna e li guerniva intensamente, dal • basso in alto, fino ai limiti imposti dal gelo, dal vento e dalle nevi. Ora, sui ver~anti esposti a mezzogiorno, al bosco si sono man mano sostituite 3oltivazioni varie di alberi da frutta, di vigneti, prati e pascoli irrigui. La zona boschiva si estende, sulle .Alpi, fino a 1800-2000-2200 metri; in alcuni punti sorpassa ancora tali quote. 6. La zona subalpina si ra-0eorda nei suoi limiti inferiol'i alla zona predetta, manifestandosi prima
-3-
sotto forma di boschi cedui, cespugli, macchie di rododendri, mirtilli, ginepri, ecc. che rappresentano l'antica estensione delle foreste, e poi sotto forma di pascoli che costituiscono coi loro fiori alpini un foraggio tanto pregevole. È compresa, sulle .Alpir fra i 1800 ed i 2600 metri: limiti, anche questi, variabili da una località ad un'altra.
1. La zona alpina è quella più alta, in genere al di sopra dei 2400-2600 metri: il clima vi è quasi sempre invernale e la vegetazione, orma,i ridottissima, compie il maggior sforzo possibile per vincere la natura ostile. ~~A seconda delle regioni, è cosparsa di tritumi di roccia più o meno grandi ed estesi (gande, macereti, detriti, morene) di varia natura e formazione; oppure è ricoperta da nevai e ghiacciai o da rocce che ·i n talune parti si innalzano direttamente dalla zona subalpina costituendo le cime della montagna.
8. Altro fattore importante della fisionomia della montagna è costituito dalla natura geologica dei terreni che influisce largamente sulla morfologia? idrografia, vegetazione, abitabilità, percorribilità, ecc., nei modi e nella misura sintetizzati negli specchi di cui al seguente n. 9.
,.
/
RRGJONl _
_ _._
_
_
l;tegionl cli rocce g1'a nttlobe e
granitoidi
AOQUE
FORME
_...!,__ _ _ _ _ __!__ _ __
VEGETAZIONE
- -- : -- - - , - - - - - - . -- - - - -- - ; - - - -- - - -
sorgenti Arbusti, magri pa- Scarsa. Im ponenti. e mae- Piccole S11arpa- Scarsa. L e rotabili scoli e nuda, rocstose nell'alta. dovute al facile gliata in piccoli e le ca,rrareooie m,ont.agna, a dendisgregarsi delle cia, chiazzata cli a,ggruppam e n ti limitate ai fondi ti, picchi, guglie; rocce; talvolta muschi e licheni, ove meno dure valle e a,i terraztondeggianti in qualche grossa. In basso vegetasono le condizlozi sui thinohi. sorgente in corquella bassa. zione 0irborea sui di vita.; g eneral- FaoHiJ ed effica.oi rispondenza di ripidi pendii; Pendii lacerati. mente dedltt\ alle t interruzioni Valli spesso aimpie, fratture sottoc·ampi rll cereali la pastorizia, ra.jn corrispondencon tondo colmastanti a i nevai sui pendii <'lolccramente all'induza dei frequenti e ai ghiaooia,i. to, pianeggiante; ment<' inclinati. s tria. ma.nu1'atti. fra.ne
di
blocob!.
grossi ~
AbJtati pjcooli COD
~ -t·
costruzioni miste in mura,t,uta e Ieg:ua,me.
- ------11- -------1--------1--------1. Regio.n i d l rocce scistose or.istal11ne
PEROORRIBlLlT.À
POPOLAZIONE
Rada, o poveH1., Dorsali, spia,nate nocco lmpermeai- Poveriaaimflt, bili e conP.eg\l.en- Boscaglie in basso. talvolta con conte penetrt>,zione flguraziono ad alarbusti o magri delle acque nei t opiano. pascoli in alto. piani d i strntiftFianchi scoscesi interrotti cla ricazlone. piani e frequenti Ristagno di a.eque nei burroni. bnr1·011i.
-- 1- - - - - - - ·'V iaibilittl. rietretta.. La, · frequenza · di burroni limita li~ prattoabJlità attraverso 1 pendii , sviluppa n do l'.a lungo i dossi t e sui rlpfani.
I 'W--
.1
R.ogloni <li roooe oaloaree orlsta.lllne el di roooe dolo rnittobe
Ardite. Linoe di Abbonda.no in ba.s- 1RigogHosa, nelle Agglomerata n ei Difficile in alto, vetta addentella.fondi valli, noi malgrado la. freso in grosse sorva.ili. Le a picchi è guluoghi ove scatugenti irregolar- Povera in alto. quenza dei va.li· glie. riscono le a.eque. mente dJstrtbuite. · obi. Valli profonde, vaDedita. a,Ua pasto- Ottime stra.de in liclli frequenti, I 'rizia ed alla. piobasso. spesso angusti. cola industria., JJ~ianohi a picco.
R egioni rocce oa.loipee compatte
Tozzo, tabulari tor- SI sprofonda.no at- L'aridità. del terre- Raccolta. dove si Il fra.atti.glia.monto ba,nno migliori minanti a, balza no rende sterili rende rlifflooltoea. traverso il terreoppure oon dolquesti a.Itipia.ni, oondlzloui per la. la. p1•atloabilltà. no fortem e n t o tormenta.ti spesce pendio. idrovoro, rta.pvegetazione, cioè La viabilità. assuSpesso hanno oon.so dai venti. me tra-0c1a.tl torpatono in una. renei fondi va.ile ftguwi.zione a.d alte oa.prlooiosa., (risorgenza. delle tuosisel-n1i. tipiano oon va.111, acque, rlpa.ro dai o r a sotterranea conche, voN1,gini~ venti, aooumulo ed ora supertl · di tel'l'icoio vegeeia.le. tale).
cli
1
Regioni cli roooe
calcaree poco; oo:ra.patte
Ool'rngate, ordina.te in lunghe pieghe l)&ra.llele. l!'orme miti a ou · pota con ftanchi rloolmi e valli longitudinali, comunio a, n ti di quando in quando con brevi valli di c)liusa attra.v erso le pieghe .
. Questi cara.ttori ris[)ecot1iauo, cou minoro intensità, l'aspetto comune dei pa.esa.gglo oa.loareo, b0ncllè meno profon ·li e più larghi sia.no i sololl traooiati dalle erosioni, e meno spiooa.to sia il oor1trasto fr.a le parti elevate o quelle basse.
Non si oonaiderano ~uelle l'egioni lè oui forme non sono quello tlpiohe della regione a.lpina, quali ad esempio: le regioni di arenarie, dl roooe argillose e marnose e quelle oostitutte iu prevalenza. di rooo13 vuloaniohe.
01
-61O. La montagna Invernale, In · ogni regione della terra, la durata e l'intensità del freddo invernale sono in relazione alla latitudine assoluta ed alla disposizione relativa dei continenti e dei mari. Sulle Alpi il freddo è più o m·eno intenso a seconda dell'altitudine, della esposizione dei versanti, della direzione ed intensità dei venti, della vicinanza, o meno a torrenti e laghi e della quantità delle precipjtazioµi. La rigjdità. dell'inverno può variare anche notevolmeJJ.te da un anno all'altro; sotto l'aspetto metereologico può essere più o meno breve,· in ritardo o in anticipo rispetto ,alle date del calendario. In genere sono più freddi i giorni dalla metà di gennaio ai primi di febbraio. Nelle, zone coltivate delle .Alpi, da 800 a 1500 metri, con lievi differenze da regione a regione, l'inverno permane per quattro mesi. .A mano a mano che si ·passa dalle zone coltivate alle boschive subalpine ed alpine, che sono le prime a, subire l'innevamento e · le ultime a perderlo, l'inverno ha una durata che varia dai 5 ai 10 mesi. Nella montagna invernale i fenomeni più caratterjstièi sono il freddo, la ne-ve, le valanghe, il vento
e la tormenta. . t l. La temperatura . dell'aria subisce variazioni notevoli, col crescere dell'altitudine e nel passaggio dal giorno alla notte. Le temperature più ba.sse
-7-
si notano all'alba, poi gradatamente salgono fino a mezzogiorno, per decrescere leggermente fino a, cadere bruscamente con la scomparsa del sole. Il freddo può causare aCC'Jdenti fisiologici vari e provocare, col gelo, la perdita od una sensibile diminuzione di sorgenti d'acqua. Questo ed altri fenomeni vari cui si accennerà in seguito, rendono l'ambiente mon~ano assai difficile nell'inverno, onde particolari mezzi debbono essere apprestati dai reparti e dai singoli che devono vivere in montagna o percorrerla. l!. La neve modifica profondamente le condi~ zioni generali dell~ montagne, ne altera l'aspetto e rappresenta l'o&taooio più serio al movimento ed alla sosta delle truppe. Col progressivo aumento dello strato nevoso, si verifica una graduale diminuzione nella velocità di marcia e si creano condizioni tali da rendere talvolta persino impossibile, od estremamente difficile e pericoloso, iJ movimento. Tuttavia la neve, livellando salti rupestri o terreno comunque ricoperto da rottami di rocce o da intricate e sconvolte zone di ghiacciaio, può agevolare la marcia e l'impiego di truppe speciali munite di mezzi adatti. Le ripetute oscillazioni della temperatura, l'azione dei venti e del sole influiscono sensibilmente sulla densità, consistenza ed aspetto fisico della neve; di qui i tipi di neve fine come pulviscolo, aghiforme, a fiocchi, a prismi esagonali, asciutta, gelata, molle' crostata, ventata, ecc.
-8-
Nel ·cuore dell'inverno, a.d altitudini notevoli ed in partic9lari esposizioni, la neve si presenta, in· genere, legge1·a, :polverosa, con scarso potere adesivo e non offre, perciò, resistenza alcuna a,l turbinare dei venti.· In primavera, per contro, la neve è di regola umida, aderisce più facilmente al terreno e conseguentemente resiste meglio all'azione del vento. · 13. Le valanghe sono costituite d~ una massa o da una falda di neve che precipita da nn pendio, . ·in conseguenza .del suo peso o per .cau:se diverse, ·dovute: aU'as~estamento della, massa medesima, alla rottura di una cornice di neve, al vento, al cambiam·ento di temperatura, alle vibrazioni del suono, al passaggio di uomini od animali, ecc., ovvero a scarsa adesione degli strati nevosi · snperiori a quelli sottostanti o alla particolare confor, mazione dei pendii (-tanto più uniformi tanto più ' . "pericolosi). In genere, le ·v alanghe si verificano lungo i · pendii di terreno estesi in profondità e continui, con ·inclinazione intorno . ai 25° o maggiore, ma non ne sono immuni del tutto pendii brevi o meno ripidi. Per ..qnanto concerne la loro cla.ssifìcazione, le - valanghe possono essere: di rotolio, di scivolamento · o di soo1'1'imento. · La · velocità di caduta è sovra.tutto in relazione · aì varii tipi di neve (asciutta, molle ecc.) e alla
-9-
maggiore o minore pendenza del declivio: in ogni caso, la velocità. della massa nevosa nelle valanghe di scivolamento aumenta procedendo dallo strato inferiore a quello superiore. Per ogni valanga può essere dete:rmmata: una zona di raccolta,_ o di distacco, in alto; un itinerario di precipitazione; una zona di deposito ~ (cono della, valanga). Le zone di distacco coincidono, in genere, con la zona alpina e subalpina; i coni di valanga si · formano nel fondo- delle valli o nei ripiani superiori. Comunemente si ·usano considerare: ··· a) valanghe di• neve fresca, asciutta, o fari-
nosa o valanghe di inverno: sono causate da eccessiv.a, quantità, di neve fresca caduta o portata dal vento si verificano · nei periodi freddi e dopo intense nevicate; contengono molta aria. Si staccano in qualunque ora del giorno ~ della notte. e sono molto pelicolose per la corrente d'aria devastatrice che esse determinano. La discesa d_ella neve è per rotolammito e turbino sa; b) valanghe di fondo, o di neve hagnata, o
primav<rrile: seguono una via ben chiara e conosciuta: cadono a date fisse; travolgono sa,ssi, terra , pian.te, oppure, quando sono causate da ,fusione superficiale di neve fresca o gelata, scivolano scorrendo su strati nevosi sottostanti;
e) placche di neve: sono le più traditrici e difficili a conoscersi; si producono quando sopra
-
LO ~
a,d uno strato farinoso si è formata nna, crosta dura per congela.mento o per compressione di neve portata· dal vento; onde, per il loro maggiore peso facilmente si staccono; d) gonfie di neve: sono accumuli di neve, portata dal vento e indmita, che non hanno bene a-0erito agli strati sottostanti, talchè la sovrapposizione di due o più strati di diversa composizione, viene a determinare, per effetto del cambiamento di temperatura (facile a verificarsi in montagna), i.a. formazione di uno spessore o plancia superiore, a guisa di arco incombente su di un vuoto sottostante (cornice di neve) e perciò di assai sca.rsa consistenza.
14. Il fenomeno dei venti è dovuto aJJa, differenza di pressione fra due regioni atmosferiche, ma, in ambiente più limitato, può ridursi allo squilibrio di temperatura fra regioni contigue. Il vento può essere più o meno inteDBo, persistente od a raffiche. La sua velocità è in graduale aumento con la quota. Il vento accentua l'azione del freddo . I venti più for_ti sono affiancati da un abbassamento di temperatura. _ I venti sono i veri modellatori delle nevi che accumnlano, induriscono e dispongono in maniera diversa, partecipando cosi alla formazione dei nevai e ghiacciai. G Ii effetti del vento sono naturalmente più o meno grandi, a seconda della loro durata e della loro violenza.
...
-
11-
I venti di ovest e sud-ovest, più degli altri, prendono parte al denudamento delle alte regioni ed alla formazione delle cormci di neve che possono provocare cadute di valanghe. Quelli di sud-ovest sono i più violenti e spesso accompagnano tempeste di oove.
lo.
Si hanno le bufere di neve e la tormenta, allorchè l'a.zione del vento si fa più violenta e al turbina.re della. neve si accompagna una fitta
nebbia e nevischio, con abbassamento repentino di temperatura e di pressione atmosferica. Gli effetti.della tormenta si ripercuotono su tutto l'organismo per l'azio11:e combinata degli elementi suddetti, provocando difficoltà di respirazione, di vistbilità e conseguentemente perdita dell'orientamento: perdita tanto più fàcile in quanto il sollevamento e la ricaduta della neve cancellano la pista tracciata dopo brevissimo tempo. 16. I venti predominanti sulle .Alpi sono: Il foehn (favonim): vento caldo e secco, caratt eristico dell'inverno e dell'inizio della primavera. Prevalgono le direzioni sud-est, sud, sud-ovest. Si dissecca, sul versante meridionale della massa alpina, e poi - caldo e asciutto - si trasporta sul versante\ settentrionale delle alpi con · effetti diffusi però anche in quello interno, causando il rapido scioglimento delle nevi e creando un ambiente afoso e snervante per l'uomo. Lo soiroooo: vento caldo ed umido, che spira da sud-est.
' -12-
n
.
vento secco e freddo: soffia. in primavera ed in inverno, da nord-ovest, si incanala per il solco del Rodano ed investe impetuosamente la Provenza e la Liguria. La bora: vento freddo e secco, soffia da nordest in primavera e d'inverno; spazza le regioni carsiche e si abbatte con violenza sulle coste setten.trionali dell'.Adriatico. · I 'Vènti looali: variabili per direzione, intensità e frequenza,, ben conosciuti dagli abitanti delle singole valli. -maestrafe:
11. La~ previsione del rempo. Riveste in montagna, · specie nelle zone più elevate ed impervie, particolare importanza e delicatezza, potendo essa influire, 1n senso negativo o positivo, sulla ·organizzazione e più ancora sulla effettuazione delle progettate impres.e militari, siano esse di reJ)arti consistenti ovvero anche di nuclei esigui o di semplici cordate. ' Per conseguire un'attendiòile previsione, occorre saper interpretare - se.condo accorgimenti e deduzioni suggeriti dalla pratica e dalla esperienza alcuni determinati cc segni della natura>> (quali : i venti, le nubi, i temporali) e ricorrol'e altresi all'ausilio degli strumenti comuni più idonei alla bisogna, che ogni comandante di r eparto o di nucleo o capo cordata dovrà avere s·empre con sè (barometro e termometro). Bisogna però tener presente: - che non è possibile pr.e vedere il tempo con anticipo di 12 o . 24 ore;
•
-13 -
che l'esame e l'interpretazione di un solo « segn o >> non sono sufficienti per addivenire ad una soddisfacente conclusione; ma che è neces. sario che più cc segni >> concordino per poter azzardare ·u n giudi~io che abbia probabilità pratiche di realizzazione. 18. I venti. Di regola il vento di sud-est an nuncia una depressione imminente, mentre il vento di nord indica la scomparsa della depressione. L 'assenza del vento, ·o una modificazione nella sua direzion.e, è indizio di prossimo cambiamento · del tempo: favorevole se la direzione del vento,. proveniente da sud,. si modifichi nel senso del moto delle lancette dell'orologio; sfav:orevole in caso contrario. Le raffiche sono quasi sempre annunciatrici di perturbazioni atmosferiche; se due venti contrari soffiano simultaneamente i pronostici sono da riferirsi a quello più. violento. Sono da tener :presente le seguenti altre particola.rità: - il favonio rappresentar il peggior nemico delralpinista e dello scfatore nella stagione invernale; ma è generalmente seguito da un periodo di bel t empo; - lo sciroooo è accompagnato, normalmente, da forti precipitaziom' di pioggia o di neve. È annunciato dai seguenti indizi: nubi a «-brandelli », ... ave.nti. l 'a..:· petto dL 0
«stracci>> slllle vette estreme;
..
-14-
•
paesaggio di una chiarezza tutta speciale e cielo d'apparenza lattiginoso; aumento di temper~tnra verso sera e ventate di caldo; notte pesante; assenza di rugiada; sorgere del sole dietro una cortina di nubi rosse; depressione barometrica; - i venti locali, se di sera scendono a valle, sono indizio di tempo favorevole per l'indomani e sfavorevole in caso contrario; se al mattino rimontano la valle consentono di prevedere il mantenersi del bel tempo. Comunque vanno studiati sul posto, sulla base delle informazioni fornite dagli abitanti delle singole valli. L'intensità del vento: si misura, oome è noto, con particolari strumenti generalmente non trasportati al seguito, ma frequentemente reperibili nei rifugi e nei ricoveri bene attrezzati dell'alta montagna. Una intensità moderata non nuoce né è di pregiudizio al movimento dei singoli e dei reparti. Quando il vento spira forte, è prudente invece rinunciare alla effettuazione di ascensioni di qualche difficolt~, perchè - specie d'inverno - con l'aumento dell'altitudine si accresce notevolmente l'irruenza del vento con dannose ripercussioni sulla capacità di resistenza dell'uomo. L'inten~ità del vento forma oggetto di due differenti cc scale » - terrestre e marittima - le cui indicazioni debbono intendersi largamente appros~ si:mative.
•
-15-
La scala che più interessa l'alpinista è la seguente: POTID."Z.A
DEL VE~O
Oalmo
I
Metri al secondo
EFFE'l'TO PRODOTTO
Insensibile eJ viso. Il fumo si eJza, vertioa.Jmente. Le foglie degli alberi sono imm.obili •
I
Km. all'ora.
Oa.1
oa s
1 a. 2
4 a 7
2 a 4
8 a 15
a 6
16 a 20
n fumo indica la direzione del
vento. Sensibile al viso. Le foglie si muovono legger· m ente •..... . . ..... . . ... . ....
Molto <kbole
P iù sensibile al vlso, agite. Je
Debole
Fe. ondeggiare foglie, piccoli rami e drappi di stoffa leg-
foglie leggere •.... ... .... .. .
gera•.. . ...•.........•. . . . ....
Moderato
4
Agite. le foglie e picco li ram.i
d.Kli alberi. Solleva un pò di polvere ........... . ..... .
6e,8
21 a
sgra,dev ole al viso . .. . .................... .
8 8 10
81 a S6
rami grossi. si sente da.ll'interno delle caso si ode il sibilo d ei fili teleg:raftoi o telefonici .. . ......... ..... . .
10 a, 12
S6
a
ma.roia.re . . . . .....•..........
12 a 15
46
e. 65
Strappa le segali, rompe i rami, rende fa.tiooea. le. marcia
15 a 18
56 a 65
Sradica. gli e.Iberi rompe camini, solleva tegole, ardesie
18 a SO
66
so
Agite. i rami, .A.gite. i
Molto forte
Vi-Olento
Tempesta
Agita, gli
alberi Jnterl.
45
Si
prova qua,lcbe difficoltà. a
a
90
19. Le nubi. Possono raggrupparsi in quattro tipi fondamentali, e precisamente: - cirri: nubi a sviluppo orizzontale e filamentose, isolate, delicate e generalmente di colore bianco; mutevoli di forme, ma sempre trasparenti e senza ombre.
-16-
Costitniti da piccoli cristalli di ghia-ccio, si -trovano ad altezze variabili da 7 a 10.000 metri; - nembi: nubi a sviluppo orizzontale, molto estese, senza forme precise, a bordi lacerati, di colore cupo: si elevano a qualche centinaio di metri appena da terra; - strati: nubi disposte in distese più o meno spesse, a guisa di fitta nebbia alta, uniform.~mente grigia: si presentano in inverno, sotto un regime anticiclonico, ad una altitudine di 1000 metri circa; - cumuli: nubi molto fitte e dense, a base pressochè orizzontale e con ampio sviluppo ver ticale, la cui sommità, assume forme arrotondate a cupola, contornate da protubera.n.ze pure arrotondate: in genere di colore oscm·o, con bordi· chiari. Le va,rbtzioni di t ali tipi fondamentali, e la mutevole associazione dei tipi medesimi, dànno origine a forme di nubi miste o più complesse, g_uali: - cirro strato: si presenta sotto forma di veJi biancastri e conferisce al cielo un aspetto torbido che copre il contorno del disco solare e lunare: f01·mato da pagliuzze di ghiaccio si aggira dai 6 agli 8000 metri e dà, luogo agli cc aloni» solari e lunari; - cirro cumulo: a-ssume forme di nubi composte di numerosi fiocchi biancastri, senza ombre; dà origine al così detto << cielo a pecorelle» ad un'altezza variabile da 5 a 6000 metri; - altq ·strato: costituito da piccole nubi rassomiglianti a lembi di s~offa stracciata, con l'a-spetto di immense vele scivolanti aU'orjzzonte, in file o a gruppi, nella luce d'estate del mattino o della.
-17-
sera, sovente su un cielo molto puro: la loro altitudine varia da 4 a 5000 metri; - alto cumulo castellato: a . base oscura, sotto forma di nubi e masse più · grandi verso l'alto cumulo, con assetti superiori disposti a guisa di torri: si forma di_regola al mattino, fra i 4 e 5000 metri, ed ha breve durata; _. cumulo nembo: null'altro che un cumulo gigante, con base genera,l mente cupa : si trova fra i 500 . e 1000 met.,i, ma la parte superiore. può superare· anche i 5000 metri; - strato < Yumulo: costituito da rotoli di nubi scure che lasciano qua e là trasparire lembi di cielo azzurro o qualche stella la .sera: si trova all'altitudine di 1000 metri circa. · 20. Ciascuna forma,zione o tjpo di nubi può costituire indizio apprezzabile nella previsione del tempo, secondo .le indicazioni qui appresso indicate: - cirri: la sola presenza attesta una dep~essione lont ana, il cui centro è generalmente situato nella direzione dove muove il cirro. Se questo viene da nor~-est, da est o da sud- est il bel tempo dura; se avanza ad andatura rapida da sud, da ovest o da sud-ovest e se il bàrometro scende, la depressione si avvicina, il cielo· si copre sempre di più, c'è da temere la pioggia; - cirro strato: segue . generalmente al cirro quando una depressione si avvicina e si _a c.c entua, indizio di pioggia vicina,._In estate, quando ii barometro scende rapidamente, indica sovente tendenza al temporale; 2. -
J str-ueione sull' .4. ddestrarnento A. lpinist-ico Milita-re.
-18-
cirro cumulo: annuncia abitualmente il cattivo tempo, salvo quando si dirige a sud-ove-st a ovest o a nord-ovest; - strato: segno di temporale stabile: sole sulle alture, cielo coperto nelle pianure; - alto strato: indizio di prossimo cambiamento di tempo; · - nembo: pioggia; ~ - alto cumulo: se il cumulo segue al « cielo a pecorelle i> la tempesta è imminente; se si forma istantaneamente a sera, e sparisce durante la prima parte della notte, si ha bel tempo; - alto c·umulo castellato: temporale in giornata; - cumulo nembo: caratteristico dei temporali e della grandine; se sormontato da cirri, indica tempesta aecompagnata da grandine; - strato cumulo: pioggia, e brina d'inverno. ,
21. l remporall sono di due specie: a) locali: avvengono generalmente nei pomeriggi, seguiti sempre dal sereno, mentre il barometro, dopo essere celermente disceso, subito dopo risale; b) generali: ·nella misura del 7O % circa sooppiano nel pomeriggio; ma· poss-0no verificarsi a qualsia-si ora: sono quasi sempre seguiti da uno o pjù giorni di pioggia, e comportano una discesa rapid~ e durevole del barometro. I temporali di regola scoppiano al momento in cui la parte superiore dell'alto cumulo ca.stellato a contorni generalmente precisi, si sfilaccia e si
-19-
stende; si spostano ad una velocità oraria di circa 35-40 km. L'allontanarsi di un temporale si valuta., in modo approssimativo, contando i secondi che passano fra la visione del lampo e l'audizione del tuono. Il nume1·0 così ottenuto moltipH.cato per 330 metri (di.stanza che il suono percorre in l") dà la distanza del centro dove si abbatte il temporale. 22. Gli strumenti metereologici. Il barometro e il termometro rappresentano gli strumenti' d'uso
più comune che concorrono con cc i segni della natura» a fornire elementi sufficienti per la previsione del tempo (oscillazioni della pressione ~tmosferica e della temperatura). Il loro impiego è noto; comunque, è da ~ener presente: - che la curva barometrica ha normalmente una doppia oscillazione giornaliera (i dati minimi si osservano verso le 4 e le 16; i massimi verso le 10 e 23) e che ogni diversa oscillazione indica cambiamento di tempo; - che il termometro sale normalmente dal levar del sole fino alle 13-14 circa, per ridiscendere poi fino al levar del sole del giorno seguente, e che un diverso comportamento è indizio di pertm·baiione atmosferica. ,
23. Nella seguente tabella sono riassunti i vari indizi od elementi da considerare per una previsione del tempo, con buona approssimazione:
•
-20-
AsPETTO DEL CIELO
SPECIE DEL TEMPO
VENTO
NUBI
grigio C i r r i prove- Da settentrione 1'empo bello .. · Celeste, o da. levante . nienti daN.E. chla.ro il ma.t Cambiamenti o da. levante. t ino,senza ven· in direzione del Piccoli cumuto. Rosa. o gialvento nel senso li o leggera lo arancione al delle lancette nebbia ohe si oa.d er del sole. dell'orologio.Il squaglia sot Tra.monto del vento scende le to l'azione sole senza nubi valli alla sera. e· dei raggi SO· a ponente.Notsa.le le medesilari. te: st-elle scinme al mattino. tillanti e poco . numerose. l
Oambit;iment o • Presenta. striscie
prossimo . . . ,
r o s s e al tr-amonta.re de 1 sole. Sole p&l· lido. Alone sola.re o °lunare. Corona solare o luna.re.
prove- I cambiamenti di direzione avnienti da S. vengono . da leda ponente o vante a.·ponente. da.N. O. Nubi Il vento scende a. fl.occhl dopo le valli al matun cielo a petino e risale alla corelle. sera.
Cir r i
PiOil()ia
Rosso prima · del Cirri in movimento velolevar del sole ce. con successi-va c n far it a, la p°ioggia. è vicina. Sole pallido e molto rosso al suo levarsi. Alone solare o lu- 1 nare.
I venti spirano in direzione opposta alle lancette de 11' orologio, Assenza di aria. nelle vallate.
Tem·pesta . . . .
Aloni solari e luna.ri.
Turb inosi e f:red-
Ven.to
Cumuli nembi
e castellati.
di.
Giallo arancione. Le prime luci Soffi violenti e brevi a sbuffi. del giorno Rosso a.I ma.tappaiono al tmo e alla sera. disopra di una cortina di nubi dense.
Per.la stagione invernale valgono, in genera.le, gli stessi segni con mente origine a forti tormente e a. turbini di neve. Il cielo presenta una catterlstica velatura che si tra.sforma a. poco, velata di densi vapori. Il termometro, qualch~ ora prima del sopra.g
-
TERMOMETRO
21-'
ANIMALI
Noie varie
Sono in genere quieti e se· guono le norma.li abitudi-
Il fumo si dissipa
BAROMJ-;rno
Sale gra.dua.1-1 Se.gue il s u o mente dalla corso normamattina per 1 le. ridiscende re iu serata.
ni.
rapida.men t e. In autunno a.I mattino non e'è brina..
· -- -------------- -----Non scende a.Ila. sera.
Non segue il.mo corso norma le e .scende a s balzi da. 1 a 6
mm.
Sono a.gita.ti e gli QCCellLVO· la.no ba s s i, particolarmente le ron-
Il fumo è denso, . ' non ai dissipa,. Gli srondi dei panol'&mi sono molto visibili.
dini.
'
N Oll sa.le ùu -J,.; "Se scende len- 1 Gli u ccelli 'VO· ra.nte il gior- ~ ta.mente 1 a la.no ba.ssissino. J pioggia cadrà mi. Gli insetti ~ i nel momento diventano int ' in cui risalirà. sopporta.bi li. Le lumache circolano sul • sentieri.
-..l!;)t:.:..,J
•,r
'- ~
~-
...!,.
I cessi e le fogna · ture emana.no cattivi odori. Odore d1 _p.escs in prossimità, dei laghi,
....,.~-_.
In · sensibile •ascesa. al mattino .e non 'l'idiscende alla.
Ca.de rapidamente.
IJ ta.'fanf':" sono · Aria. pesa.nte. insorppor t abili.
In ascesa..
Scende molto in basso e poi sa.le bruscamente.
Gli armenti aJ pascolo ai raduna.no negli angoli ripara.ti .
sera.
la. differenza che le precipitazioni sono di neve, ed i venti danno facila . Poco in una. cappa biancastra. e plumbea; il sole è pallido e la. luna. giungere della. neve tende allo zero.
-22-
24. Orientamento fa montagna : l'importanza, che l'orientamento assume in montagna è evidente, specialmente quando ci si trovi avvolti dalla nebbia· o sorpresi dalla tormenta, o sperduti nelle distese dei ghiacciai, o sorpresi dalla notte. I mezzi a disposizione dell'alpinista sono: la, carta topografica, il barometro - aneroide, la bussola e molti altri mezzi pratici o sistemi (il sole, con o senza l'ausilio dell'orologio, la luna, la stella polare, ecc.) sui quali si sor vola, perchè fanno parte delle cognizioni che sono comuni o debbono esserlo - ad ogni alpinista militare. Comunque, anche il dirigersi con la bussola, che dovrebbe rappresentare il mezzo migliorer è cosa assai difficile e problematica, a meno che n on si disp onga di una bussola tip o « modello Bezard u e la si sappia usare alla p erfezion e. Ma anche l'uso di tale bussola non potrà indirizzare la, marcia su pareti roccios-e e ditp.cili, e dovrà intervenire l'intuito e la pratica a.lpinistica di chi guida la cordata. 25. Equipaggiamento: ha grande importanza per chi pratica la montagna; a,d esso e al suo razio· nale impiego debbono perciò essere dedicate particolari cure. L'equipaggiamento a.lpinistico deve essere: co1nodo, solido, leggero, impermeabile per quanto possibile all'acqua e soprattutto al vento. \ Quello dell'a.lpino, in complesso, bene risponde a,lle varie esigenze dell'a,m bie.nte di montagna nel
'
-2J
quale è chiamato a, vivere e a.d operare. Ve ne sono varii tipi. A puro titolo indicativo, si danno le seguenti tabelle, compilate in relazione alle regioni e alle stagioni: a) equipaggiamento normale indossato dall'al· pino: 1) una camicia di flaneUa; 2) un paio di mutande di lana; 3) un paio di calze di lana; 4) divisa (pantaloni, giubba, copricapo); 5) calzettoni o fa-scie gambiere; 6) scarponcelli con chiodatura pesante; b) equipaggiamento normale da pO'rtarsi al seguito (a dorso d'uomo): 1) sacco alpino; 2) maglia di lana; 3) giubba a vento; 4) guantoni di lana; 5) occhiali oftalmici; 6) un paio di calze di lana di ricambio; 7) un passamontagna; 8) una lanterna pieghevole con due candele e fiammiferi; · 9) una piccozza da guida con relativo reggipiccozza a laccio; 10) un paio di mutande di ricambio i 11). cartucce - armamento e viveri di riserva (due giornate); 12) una borraccia da litri uno; 13) un telo da tenda; 14) una coperta da campo;
•
c) equipaggiamento
24 -
speoiale per pattuglie . 9
cordate su roeoia: 1) una corda di canapa it aliana di mm. 12 -di diametro e di m. 30-35 di lunghezza (una ogni due uomini) ; · 2) due metri di cordino di sicurezza da mm. 6 di diametro; 3) da tre a sette chiodi da roccia a lama orizzontàle e due - tre a lan1a verticale, a seconda che si tratti di salite di grande o media difficoltà (ripartiti fra gli uomini della cordata); 4) un ma,rtello da roccia ·(uno per cordata); 5} da quattro a sei moschettoni (2- 3 per ogni nomo della cordata); 6) un pa.io di pedule; 7) un blocchetto di. carta colorata con frecce di direzione. Oltre i capi sopra.i ndicati, l'equi.pàggiamento a), armamento, viveri, borraccia; d) equipaggiamento speciale per alta montagna 1.,_1,elle regi<nii ghiacciate o nevose: 1) una corda manilla da 25-30 metri di lunghezza e mm. 10-12 di diametro (1 ogni tre uomini); 2) un secondo paio di guanti di la.na; 3 ) un·tubetto di unguento antfassiderante; 4 )· un paio di ramponi a 10 punte. Inoltre l'equipaggiamento a) e i numeri 10, 11, 12 e 13 del b); e) eqiiipaggiamento per maroe di pii't, giorn,i: 1) una seconda ca.m icia di flanella; 2) un panciotto di lana; 3) due paia di calze di lana; 1
~ 25 -
4) una macchinetta a spirito (.1 ogni tre uomini) ; 5) d11;e litri di alcool da bruciare oppure l'equivalente in alcool solido (ogni tre uominj); 6) una coperta da campo; • 7) un telo da tenda. Inoltre l'equipaggiamento a) e i numeri 10, 11, 12 e 13 del' b)~ f) equipaggiamento invernale: 1) un· paio _di sci; 2) . un paio di pelli di foca, o a,l tro mezzo a,desivo; 3) un paio di bastoncini; 4) una funicella da valang-a; 5) una fiaschetta thermos (ogni due uomini); 6) indumenti bianchi a -casacca; 7) una borsa per riparazione sci (l ogni 8 uomini); 8) una piecozza (ogni tre uomini); 9) I pàio attacchi per sci (ogni 4 uomini). Inoltre l'equipaggiamento a) e i numeri 10 1 11, 12 e 13 del b) e J'equipaggian1ento d). Le tabelle sopra riportate haJ?.-nO valore puramente indicativo, inquantochè le diverse esigenze di tempo e di luogo e di compito potranno richiedere varianti caso per caso. 26. Soolta dell'equipaggiamento:
.- biancheria. Deve essere leggera, ma di qualità taJe da concorrere a riparare anche nella notte e nelle giornate più rigide.
-26-
R.a.ggiunta 1a località di sosta, oppure quando si debba rimanere per lungo tempo su di una posizione - specie se all'addiaccio - Ja biancheria umida sia cam]>iata con altra asciutta e più peR:3-,nte,, e si abbia pertanto l'accortezza di non porre la biancheria asciutta assieme a quella bagnata: a tale scopo si presta bene il sacco alpino con ·le sue separazioni. - cal~e. In alta monta.gna., o con freddo in'... teD:SO, ogni uomo sia provvisto di almeno due paia di calze di lana, · di diversa ampiezza, in modo da potere, all'occorrenza, calzare le une su le altre senza che le dita vengano a trovarsi compresse. Meglio ancora, se le calze saranno di lana non sgrassata. Non siano arrotolate sulla scarpa,. al collo del piede, perchè tale usanza non ha alcuna utilità pratica (non serve ad impedire l'entrata delle piccole pietre, nè quella della neve). - scarpe. La calzatura da montagna sia di cuoio forte e re-sistente, a doppia suola non troppo spor~ente dalla tomaia, con cucitura a mano, doppia o tripla, e chiodatura pesante (chiodi ad ala di mosca) di ferro dolce. Si usa anche la chiodatura a «trienni»: tipo di chiodo di ~ciaio, a forma di aletta, di grandissima presa, particolarmente utile su neve dura. Lo scarponcello alpino attualmente in dotazione risponde sufficientemente bene a tali requisiti. La scarpa da montagna deve calzare bene, essere piuttosto larga per consentire l'uso di doppia calzl\ di,. lana e chiudere bene al collo del piede; tale · chiusura, pnò essere meglio assicurata se la tomaia è munita di un bordo di feltro,
-27-
- pedule. Rappresentano, oltre che un oggetto di uso individuale, anche uno strumento tecnico per le arrampicate su roccia. Debbono adattarsi perfettamente al piede per poter «sentire» la roccia in arrampicata,. Ve ne sono di vario tipo: con suola costituita di vari strati di tela, di lino o di feltro tenuti uniti da numerose cuciture, e con suole di para. Quelle militari hanno generalmente la suola di feltro. Si dovrà cere.are di bagnarle il meno possibile, sovratutto per non diminuire l'adesione della suola. - pantaloni. Siano di panno e molto comodi; quelli attualmente in dotazione per· le truppe alpine sono buoni e tengono sufficientemente caldo: consigliabile l'uso di panno rasato impermeabiliz-
zato. - calzettoni di lana. Sono molto pratici ed igienici perchè tengono c~do e non stringono i polpacci: non ostacolano la circolazione; e diminuiscono così il pericolo di congel~enti. Ottimi i calzettoni di lana non sgrassati. È consigliabile di completarli con fascette di panno alla ca.viglia del piede, per e-vitare che la ne,ve entri nelle scarpe. - fasce gambiere. Siano usate con caute.là perchè se male applicate, e se bagnate, costringono i polpacci e facilitano i congelamenti. Sono preferibili quelle di tessuto impermeabilizzato. - giiibbe. Siano per quanto possibile ampie, per poterle indossare con biancheria pesante o maglioni senza nuocere ai liberi movimenti , e -alla respirazione.
-28-
•
•
Come per i pantaloni è conBigliabile l'uso di stoffe rasate. L'attuale giubba apeTta· di prescrizione risponde bene ai due requLsiti fondamentali di igiene e di pr~tfoità, perchè sufficientemente ampia e con possibilità, di chiusura al collo. È consigliabile anch e l'uso d ella, giubbci a v&nto, eome indumento di riserva per il cattivo tempo, vento e neve. - passamontagna. Sia pesante ed a.mpio, in · modo da potersi abbassare sulla nuca e sul collo e garantire cosi un'ottima protezione alle orecchie che, come è noto, v anno facilmente soggette a cong~lamenti. - guanti. DUI·a.nte l'estate è sufficiente un paio di guanti; ma nella stagione invernale è b ene che ogni uomo sia provvisto di un secondo paio, in modo da poter li sostituire nel caso che si ba.gnino. I guanti di la,n a di prescrizione proteggono molto bene se asciutti; ma unai volta bagnati sono più da.nnosi che utili p er la difficoltà, ad asciugarsi propria della lana . È bene ogni qualvolta si intraprendono esercitazioni invernali in alta montagna,, usare sopraguanti di tela impermeabile. O'on freddo intenso e con tormenta, pretendere che ogni soldato porti il · secondo paio di guanti sotto la camicia in modo cli mantener li caldi. Abbiano le dita unite escluso il pollice. - soprascarpe di tela o uose. H anno lo scopo d1 impedire che la neve venga a diretto contatto della, scarpa e del collo del piede, evitando cosi i congelamenti.
•
1
-29-
Molto utili; sono largamente usate dagli sciatori · civili e lo furono anche dagli alpini durante la grande guerra. - sM<Jo alpino. Il sacco alpino, per ampiezza e comodità di affardellamento, è quello che si presta meglio alle varie esigenze di tra,"'8porto e di carico. Sia affardellato in modo che a carico completo assuma una forma piatta e larga, avendo cura di disporre nel fondo gli oggetti più leggeri · e in alto quelli più pesanti, si che il carico venga a· gravare più sulle spalle che SU1 lombi. Nelle tasche esterne troveranno posto gli oggetti di più immediata necessità, quali: pacche.tto di medicazione, viveri della giornata, guanti, passamontagna, occhiali da neve e munizioni. -:- funi.celia da valanga,. Cordicella di canapa, lunga da 12 a 20 metri di mm. 3 di diametro, e di colore vivo, (generalmente rosso). Serve per facilitare il ritTovamento di un travolto da valanga. - occhiali da neve. Siano ampi per diminuire l'appannamento e per . non affaticare gli occhi. I vetri (o mica) siano oscuri o colorati, in modo da assorbire i raggi derivanti dal rive,r bero e dalla .l uce diffusa. Sono necessari per l'attraversamento di distese nevose o di zone di nebbia, su cui splenda il sole.
27. Norme per la eonservazione dell'equipaggiamento. L'equipaggiamento dell'alpino, in complesso, risponde bene alle necessità della vita e del movi· mento in montagna. È però necessario che esso sia conservato con la massima cura,.
•
-30-
Si dànno, qui di seguito, aJ. riguardo, alcune norme: - oalze di lana. Dopo lavate con acqua tiepida,, esporle all'aria rovesciate. Non asciugarle troppo _vicino al fuoco perchè si induriscono e si restringono. - soarpe. Asciugarle riempiendole di paglia, fieno o carta: mai a contatto del fuoco. Stl'ofinarle fortemente con grasso quando il cuoio è ancor·a bagnat o, dopo averle ripulite dai residui di fango. Siano Jiovente ingrassate con grassi dj sego o veget,ali, misti ad oiio di pesce, estende.n done la spalmatura a tutta la tomaia. Si eviti l'uso dell'olio puro. Se bagnate, asciuga,r le. - calzettoni e fasce gambiere. Asciugarli all'ru-ia. - mantellina, coperte da campo. .Asciugarle all'ar ia. - borraccia. Cambiare _spesso l'acqua e tenerla sempre piena. - ther-mos. Non introdurre pezzi di zucchero quando è vuoto, per evitare la rottura del r ecipiente di vetro interno. - sacco alpino . .Aerearlo spesso internamente perchè non prenda il caratteristico cattivo odore di chiuso, o· faccia della muffa. - matm·iale sciistico. Vedi istruzione sull'uso degli sci - Appendic-e.
28. Alimentazione in alta montagna. -
Disposizioni regolamentari fissano i quantitativi· di alimenti componenti la razione alimentare. Pe1· le truppe da montagna, od in montagna, sono con·
-31-
cessi aumenti di pane, carne, distribuzioni straor-· dina.rie di vino, caffè e generi di confort o, a.ilo scopo di aumentare il valore calorimetrico della razione per ragioni di lavoro, altitudine della. sede, stagione, impiego del reparto. La razione alimentare di reparti specializzat1, alpieri-sciatori, . che si j>repa,r ano a svolgere o svolgono la loro attività in zona di alta montagna, dai 3000 ai 4000 metri, è convenientemente aumentata perchè possa sviluppare il numèro di calorie corrispondenti al maggior dispendio di energia muscolare e nervosa dovuto essenzialmente alla azione dell'àltitudine, del freddo, del vento. La lotta contro le insidie dell'alta montagna d'inverno o d'estate esige · volontà inflessibile, audacia, sicurezza, resistenza: fattori che sono in dirett o rapporto con lo stato di salute e di nutrizione dell'organismo. Una razione base per alpieri o sciatori - soggetti particolarmente robusti, costretti ad un forte lavoro - deve contenere 245 grammi di proteine, 96 grammi di grasso, 722 di . idrati di carbonio, corrispondenti a 4500 calorie. In alta montagna ed in periodo di continuo lavoro, il valore energetico deve c1·escere fino a 5000-6000 calorie per razione alimenta.re (1). (1) u caloria » è l'unità. di misura in uso per calcolare il lavoro ed il consumo. .Allo scopo di determinare il valore energetico delle sostanze aliment ari, occorre ridurle in grammi di proteine - grassi - idrati di carbonio, tenendo prèsent e ohe, all'incir ca, un·gr ammo di proteine equivale a 4,1 C., un grammo di grassi a 9,5 C. ed un gralllmo di idrati di carbonio a 4,1 C.
,
-32-
L'organismo di un uomo adulto, robusto, di · peso medio, richiede per le proprie funzioni, nell'assoluto riposo e nelle 24 ore, 1600 calorie. In montagna, per ogni ora di lavoro vi è un d.tspendio che oscilla dalle 250 alle 350 calorie, a seconda della conformazione del terreno (pianeggiante o non, inferiore o superiore al 30 % di pendenza) e dell' ent ità del carico trasportato. Per giornata di lavoro di otto ore occorre un fabbisogno di circa 4000 c. ; varia.ndo la temperatura, per ogni cinque gradi al disotto di 15° si ha una perdita corrispondente a 3000 c. al giorno. Per un'intera giornata a temperatura media di 0°, necessita un supplemento di oltre 500 c. ; per ~a media di - 10°, di 1500 c. Nella scelta degli alimenti concorrono ragioni economiche, logistiche, :fisiologiche ed igieniche. Sempre quando possibile, è consigliabile di dar la preferenza ad aµmenti da acquistarsi dal commer- ' cio, che in minor volume e peso dei generi forniti dall'amministrazion~ militare contengono maggior copia di principi nutritivi (cioccolato, marmellata, miele, burro, lardo affumicato, zucchero vitaminizzato, succhi di frutta, conserve, pa.stine glutinate, biscotti, brodo solido in dadi, formaggi). Comunque, nella determinazione della composizione delle razioni per alpieri e sciatori è bene abbondare nei grassi (lardo e affini, olio, burro, carni grasse) sia d'estate che d'inverno; alimenti che sviluppano calore ed energia, ed hanno un coefficiente di utilizzazione media: basterà solo non eccedere nel loro uso durante le fatiche.
+
-33-
N on trascurare 'la varietà dell'alimentazione e la necessità di alimenti caldi, specie liquidi. Sale. La quantità di questo . condimento deve oscillare generalmente tra i 15 e 30 grammi per ·individuo: preferibile il sale in pacchetti, solubile più facilmente. Vitamine. Un limone o due devono sempre far · parte de:µa- razione dell'alpiere sciatore, per fornire le preziose vitamine antiscorbutiche, data la pratica impossibilità di includere sempre verdura fresca e frutta nelle razioni di alta montagna. Si procuri, tuttavia; di concederne nella quantità di almeno 200 gr. per individuo nelle soste e nei periodi di preparazione. Molto indicate le patate nella dose di 100-200 gr. almeno due volte alla settimana, ricche anch'esse di vitamine idrosulibili, con esclusione però delle patate gemmate perchè eon~enenti la velenosa solanina. La verdura sia consumata .in insalata fresca o poco cotta, con olio ed aceto. Pane. Si può usare quello comune: più raccomandabile quello preparato all'olio, perchè non indurisce ed aumenta la quota grassi. Il pane bis~ottato ha lo stesso pregio. La galletta, conservata a lungo, è· bene consumarla frantumata nel brodo, latt e, caffè. Pasta e riso. La pasta, nella quantità di 200-250 grammi, deve potersi utilizzare nei due ranci: col bro,do od asciutta. Buona norma quella di sostituirla con pastina glu~inata, già preparata bi sacchetti per minestrine, quando occorra organizs - lstruzio'rie suU'Adàestramento J 1"1)faistico MiLitare.
· -34-
zare pattuglie sciatori od alpieri obbligate a confezionare il rancio a gruppi, od anche individualmen:te, servendosi di cucine ad alcool. Il riso, meglio se non brillato, è di facile trasporto, buona conservazione e facile preparazione. È alimento molto indicato per la sua rapida assimilazione e deve sostituire la pasta almeno due volte alla settimana. Carne di bue o di 'Vitello o di capretto. Sia macèllata da sei a venti ore; non abbia cattivo odore, sia asciutta al tatto, elastica, con grasso compatto. Lardo éommestibil'e. Usare quello a:ffumicat_o che è sempre bene accetto in montagna; controllarne il sapore, la ~onsistenza, il colore. Formaggio. Può sostituire la ca.r ne, se· accordato nella misura di grammi 100 una o due volte alla settimana. Condimenti. Usare olio, burro, lardo in misura non inferiore ai 25 gramIIJ.i individualmente. Ricorrere al condimento in conserva,.solo se confezionato in piccole scatole. V iv eri di riserva. Indicati anche · per alpieri e sciatori (scatolette di carne e galletta). B e·vande. Bere, preferibilmente a piccole dosi a lunghi intervalli; meglio allenarsi per resistere alla sete _anche per una intera giornata. L'acqua è la migliore delle bevande, ma è pericoloso berla fredda, o peggio ghiacciata, quando si è affaticati. L'acqua che attraversa pascoli è sempre pericolosa, non cosi quella proveniente dai ghiacciai. Occor~·e lasciarla depositç1,re, meglio filtrarla ed agitarla fortemente prima di berla; speci~ quando
-35-
si sia costretti a far uso dell'acqua di fusione di ghiaccio o neve. L'aggiunta di tè,. caffè o vino ne modifica il sapore, ma non ha alcuna azione sulla neutralizzazione dei possibili g-ermi contenuti in essa. Il caffè non zuccherato ed il succo di limone sono i migliori correttivi dell'a-cqua . .Alcoolici. Il vino è l'unico che si può usare, ma senza eccedere nel quantitativo di centilitri 25 pe,r razione. Può essere somministrato caldo con droghe, all'arrivo o durante le soste della notte. Sono da proscriversi e da temersi gli altri alcoolici, per quanto sia buona norma aver sempre al seguito, , quale mezzo di soccorso, una :fiaschetta di cognac o di rhum. N <>rme varie. In alta montagna conviene mangiare con una certa frequenza, ma poco per volta. ~ale norma non può essere sempre praticata dai militari che h~nno compiti ed orari prestabilit i; com@que, nell'organizza,zione di lunghe marce, percorsi sciistici ed ascensioni (sia in inverno che in estate) è bene considerare la necessità· di suddividere la razione giornaliera in tre o quattro parti. Un maggiore frazionamento riuscirebbe nocivo ed antiigienico, perchè altererebbe ]a digestione e l'organismo non potrebbe rispondere al momento opportuno all'esigenza, dello sforzo. Quando si è affaticat i è bene non mangiare subito, ma attendere un certo tempo, perchè le funzioni riprendano la loro normale attività. N on partire mai a digiuno. Assicurarsi che tutti abbiano consumato la razione di caffè col pane o di brodo caldo prima di iniziare la fatica della giornata.
-36-
Razione alimentare per Alpieri e sciatori, alta quota. (estiva)
~~ ~ &~
ALIMENTI
Pane ........ gr.
950
•
250
Carne di- bue Paata........
Riso ... .•... Formaggio
.
Fagioli . ..... Patate ... ... Vino ......... Limone· . . .
• •
250
•
80
>
60
J
cl.
n.
150
100 25 1
' Z""4 <IIE-< D"" O'E-<
ALDI:ENTI
Olio o lardo gr, ·Conserva. ... . • caffè . .......
Zncohero ... Sale ······· · Cioccolato .• Zucchero ... Lardo e.ffnmicato .... Marmellata. .
• •
• • • • •
Note
26 25
10 15 20
50 80
generi di conforto supplementa.ri
100 100
Valore calorimetrico tota.le approssimativo: Calorie 5000. La quota. miglioramento rancio va totalmente spesa in verdura,.
Razione alimentare per Alpieri e sciatori, alta quota. (inveTnale)
~~
ALIMENTI
O'~
Pane .. . •...• gr. Qune di bue • Past.e. ... .... • Riso .... .. .. • Formaggio . . • Conserva .•. . • Lardo o olio
950 250
Patate .• .. .•
100 10
J)
J)
Caffè o cacao gr.
200
150 IO 15 25
i
.... ...
~
~t p~
ALniENTI
Note
O'
Zucchero ... . Cioccolato .• Zucchero .... Lardo a.ffnmic&to-. ...• Ma.rmella.ta . Limone.•...•
•
• •
•
• •
15 100 100 100 100 1
Vino ........
,.
25
Sale .........
•
20
generi di con forto supple menta.ci I.
Valore oa.lorimetrico totale approssimativo: calorie 5500. La quota. migliora.mento rancio va totalmente spesa in ver· d.ura, od in ma.nca.D2'.a. di essa, in limoni.
-37-
Razione alimentare per Alpieri e sciatori, alta quota, per reparti manovranti oltre i 3500 metri. (in-ver·n o ed estate) ~ f:
ALIMENTI
1O'E-t ·~
Pane all'olio o biscottato gr . Carne di vitello
....... •
Lardo a.ffumicato •. •. • . Zucchero..• ..
• •
Note
O'
Sa.le •.. . .... • gr.
20
700
Limoni ... . ..
n.
2
Prugne ...... gr.
100
Marmell&ta . •
100
. 220 150
Il
40
.. ... •
20
Tè .. . .......
•
15
Cioocolato .•
•
100
Latte condensato una scatola. da •
-•
200
Caffè o
i
• ~~ 1:1 è::
ALIMENTI
Pasta. gluti-
n ata. ra.zfone
n.
1
Da.di brodo solido . . . .. .
•
8
gt"".
60
Burro •.•.•. •
gr. 80 oirc-a.
Alcool da ardere o petrolio in relazione al numero dei giorni del percorso e dei component i i reparti. Valore oalorfmetrico totale a,pprosaimativo: Calorie 6000.
CAPO II.
ATTREZZI ALPINISTICI 29. Corda. -
Ă&#x2C6; il principale mezzo di sicurezza a
disposizione dell'alpinista, indispensabile :per ascensioni tanto su ghiaccio che su roccia. Ve n e sono di vari tipi; ma le migliori sono quelle del tipo ritorto (fig. 1) a filamento lungo, di pura canapa italiana (migliori ancor a le corde di seta, ma molto costose). Tutte le altre corde di l\'lanilla o di Sisa.l, a treccia o t essute (figure 2 e 3) anche se. hanno il van-
,
Frno. 1. 2. s. - Tipi di corda. I . ritorta - 2. a treccia - 3. a maglia
taggio di essere piĂš leggere, si sono dimostrate all'uso meno resistenti: assolutamente sconsigliabili quelle di cotone tessute a maglia.
\
-39-
Le qualità che si richiedono ad una buona corda sono: - massima resistenza; - peso minimo; - massima flessibilità; - minimo deterioramento all'uso. Dicesi resistenza di una corda l'attitudine a resistere ag1i strappi e a sopportare pesi (trazione). Essa è in relazione alla bontà del materia.le usato, aUa sua confezione, al dia.m etro. Quanto maggiore sa,r à il diametro della corda, , tanto maggiore ne sarà la, resistenza. Per evident i ragioni di maneggevolezza e di peso non converrà però oltrepassare il limite di 12 mm., che offre già garanzie di resistenza. Il carico di rottura (c. r.) _d i una corda, espresso in kg., è dato empiricamente dal qua,. drato del doppio diametro (d), espresso in -mn'l., e cioè: cr. - (2 d)2 Ad esempio: per una corda normale di mm. 12 il carico di rottura è di kg. 576. Occorre però tener presente che lo sforzo così calcolato si riferisce ad un determinato tratto della corda e non a tutta la sua lunghezza; perciò la resistenza praticamente utile risulta sensibilmente inferiore a quella sopra indicata, e può considerarsi pari a 1/5 del valore del carico di rottura. Il peso di una corda del diametro di mm. 12 è ·di circa gr. 90 per ogni metro. Se si tien conto che la lunghezza delle corde normali varia da
-40-
metri 25 a metri 40, risulta che il peso complessivo oscillerà fra kg. 2,250 e kg. 3,600.
30. Trattament-0 delle corde. -
Le corde nuove generalmente presentano l'inconveniente di essere piuttosto · :r:igide; occorre quindi renderle flessibili prima dell'uso. Si procederà nel seguente modo: a) bagnatura nell'acqua fredda o tiepida (ma.i bollente); b) distensione e asciugatura in luogo caldo (non vicino al fuoco) e ben arieggiato (preferibilmente alf aperto) cercando di mantenere tensione uniforme, poichè sola.mente in tale modo le corde si asciugheranno perfettamente; e) successivo avvolgimento secondo la direzione det ca1j di intreccio, onde evitare l'allentamento delle trecce e dei trefoli. Doven_d o impiegare corde usate: a) verificare prima· se vi siano dei tratti logori; · b) esaminare la resistenza mediante una prova di trazione s~nza strappi. Corde che abbiano già dovuto sostenere uno strappo violento, per caduta o per altra catJ.sa, non dovranno più essere usate in ascensioni difficili, poichè lo strappo subito potrà averle indebolite in qualc_h e punto, aumentandone le probabilità di rottura. Tenere presente che corde bagnate, impiegate alle basse temperature, hanno resistenza ridotta fino ad 1/3 di quella normale. È pertanto buona norma il farle asciugare ogni qualvolta sia possibile.
-41-
31. Piceozza. - È il ferro del mestiere per chi compie ascensioni di alta montagna, su neve e ghiaccio. La figura 4 rappresenta, nelle sue parti, la « piccozza tipo » attualmente in uso. B ec co Puntai ,.,._ -
P
·-trt
~'.::'.~~~)f~~======ll==~~~'. Pu,,1<1 I
I
I
- - - - - . . . VNGHElZ/1 .,,..,. h-//'1,,<.0-----"1i.-,~ ,---'>'Y ' .
~ l ettd
G>, ierd
Una buona piccozza deve essere costruita di ottimo acciaio eementato (l'acciaio Siemens è il migliqre), non suscettibile al fenomeno della cristallizzazione, anche dopo lungo ed intenso lavoro; deve ~vere manico r.obustissimo, senza nodi, attaccatura perfetta della piccozza propriamente detta al mainico stesso. . · La lunghezza totale non deve superare la metà altezza di chi la deve adoperare; meglio ancora se più corta, perchè meno ingombrante e più maneggevole. In generale varia da metri 0,80 a metri 1.10, misura che rappresenta, di massima, la · distanza dal suolo all'articola,zione del gomito di un uomo normale. Come peso può variare da 1200 a 1800 gr. Deve essere inoltre munita . di reggi piccozza scorrevole, da usare come braccialé ogni q.ualvolta sia necessario avere le mani libere - oppure per assicurarla al polso quando si debba gradinare.
-42-
32. Ramponi. - I moderni r amponi a 10 e a, 12 punte (tipi Eckenstein e Grivel) sono costituiti da un telaio di acciaio o di ferro composto di due o tre elementi .uniti fra. di loro, a snodo, e provvisti di punte idonee ad assicurar e 1 a stabilit Ă dell'uomo in movimento su una superficie di ghiaccio duro, piĂš o meno FIO, 5 - Rampo ne Ec.kellSteiu inclinato (figure 5 a, 10 punte e 6).
Completano ciascun rampone sei anelli, disposti a coppie simmetriche: una anteriore, una centrale ed una posteriore. Vengono fissati alla suola delle scarpe per mezzo di nna sola cinghia lunga, o di due cinghie corte di canapa (procurare di averne sempre alnieno una di ricambio). Un buon rampone FIG. 6 - Rampone Grivel deve avere: a 12 punte. - non eccessiva leggerezza, tale da infirmarne la robustezza (talvolta, anche ad una sola . punta viene affidato tutto il peso del e-0rpo);
-43-
- preferibilmente una sola articolazione; i singoli elementi ricavati e forgiati in un sol pezzo èti ottimo acciaio; - possibilità di adattarsi perfettamente alla scarpa; - gli anelli, attraverso ai quali devono passare le cinghie di legatura, ricavati in un sol pezzo o saldat i a fuoco; - tutti gli angoli, specie quelli interni, arrotondati (gli a~goli retti rappresentano sempre punti di minor resistenza); - i denti delle punte sufficientemente distanti fra loro, perchè, se ravvicinati, . penetrando nel ghiaccio, ne possono provocare la spaccatura, senza farvi presa; - un ·numero di punte non eccessivo: quello a dieci punte risponde e soddisfa a tutte le esigenze delle ardite salite su ghiaccio; - le punte ben appuntite, dure, per appropriata cementatura del metallo e a forma piramidale quadra.ngola.re; - le punte di lunghezza non inferiore ai mm. 25 (questa lunghezza fa si che i ramponi si adattino a tutti i tipi di ghiaccio, da quello duroverde a quello marcio bolloso). Nel calzare i ram-poni s.i dovrà controllare: a) che le punte vengano a trovarsi perfettamente sotto il bordo della scarpa; b) eh~ la coppia di . punte anteriori di ogni rampone venga a risultare all'altezza della punta della scarpa, e la coppia posteriore sotto e all'aJ.tezza del margine posteriore del ta-cco;
-44 o) che le cinghie non siano. nè troppo str~tte
nè allentate, in modo di evitare congelazioni o spostamen~i. Tenere presente ohe un cattivo rampone non solo 11,on è di aiuto, ma può essere causa di gravi irwonvenienti. 33. llartelll e mazzette da roccia. Simili a quelli comuni: se ne differenziano per la qualità del materiale, che deve essere di ottimo acciaio (figure 7 e 8).
,
Fm. 7 - :Martello da roccia.
Fm. 8 - :Mazzetta.
Hanno manico corto (20-25 cm.) solidamente fissato a,lla massa battente mediante ganasce di ferro, onde evitarne la sfuggita. Il mar~ello propriamente de~o consta (li una testa quadrangolare e di rma prmta piramidale quadrangolare. Peso m~clio del martello: da 300 a 400 gr. "\
-45-
34. ltlart.ello da ghiaeeio. - È alquanto più pesante del martello da · r o e e i a . Si differenzia nella punta che è più lunga, affilata e tagliente, e di poco dissimile dal puntale delle comuni piccozze (flg. 9). 35. Cllilodi da roccia. - Sono di ferro omogeneo dolce, resistente e molto elastico ad un tempo. H anno vari e forme e dimensioni, con
~.--
tìiiii·
i
i
>
•
Fio. 9 - Martello da gh!e.ooio.
anello mobile e fisso. I chiodi tipo Fiechtl - i più usati e i più raccomandabili - sono muniti di un occhiello ricavato direttamente nel corpo del chiodo stesso (figure 11 e 12). Sono di due tipi: uno per fessure orizzontali ed uno per fessure verticali. La loro lunghezza varia da 10 a 15 cm.: si hanno cosi chiodi di lunghezza minima, media e massima. I chiodi ad anello mobile (fig. 10), largamente usati fino a pochi anni fa, non trovano ormai impiego che per necessità. particolari, essenzialmente nella preps1,razione di vie Fio. 10 - Chiodo chiodate. Quelli con una delle estrecon a.nello.
•
-46-
mità ripiegata a L (fig. 13) sono sconsigliabili perchè danno limitata sicurezza. L'impiego dei chiodi ;;;;, '!m::::11_.--> deve essere fatto sem\_) pre, comunque,. con intelligenza e con parsimonia. Essi devono Fio. 11 - Chiodo con occhiello per fessure verticali. essere impiegati per: - assicurare l'arrampicatore, e principalmente il ca.po-cordata; - fornire una presa supplementare durante FIO. 12 - Chiodo con occhiello il superamento dei punti per fessure ori.zzontali. particolarmente esposti; - servire per il passaggio della . corda : I • nelle traversate e nelle Fra. 13 - Chiodo ripiegato ad •L,. calate a corda doppia.
36. Chiodi da ghiaccio (figure 14 e 15). Hanno la stessa funzione di quelli da roccia. S o n o però più lunghi (cent. 18-25) ed in luogo dell'occhiello hanno un anello. Inoltre, l'asta del chiodo non è liscia, ma lavorata con inta.ccatnre e squame, che aumentano la sicurezza_e ne facilitano il fissaggio nel ghiaccio.
FIGG, 14 e 15. - Chiodi
da ghiaccio .
tipo comune. - tipo Grivel.
-
-47-
31. CJbiodo Roseg (da ghiaccio) (figura 16) (1). Esperimentato, da qualche tempo, da pochi valenti alpinisti in sostituzione del comune chiodo da ghiaccio : manca però, sino ad ora, di un ampio e sicuro collaudo. · Presenta i seguenti pregi: - facilità di penetrazione in ogni tipo di ghiaccio; . - facilità di ricupero (ba-sta una lieve rotazione sul suo asse); - notevole garanzia di sicurezza, quando sia jnfisso verticalmente, (purchè la trazione sia uniforme e senza strappi). Di contro, però, ha non poche qualità negative, quali: - la «cementazione » fra ghiaccio esterno e quello penetrato nell'interno del tubo, fuoruscito poi dalle fessure laterali, non è sempre completa; - se non infisso in direzione perfettamente verticale, o in anFio. 16 tagonismo con la trazione, . esce daJ ghiaccio con molta f3;cilità. (1) È cost ituito da un t ubo di ferro munit o all'estremità. superiore di un anello mobile; l'estremità. dell'orlo inferiore è tagliente per facilitare la penetrazione nel ghiaccio. Nella parete del t ubo sono praticate alcune finestre (di circa cm. 1 x 2) che permettono al ghiaccio penetrato ~ell'interno, quando il chiodo è piantato, di saldarAi con quello che lo circonda.
-48-
Ad ovviare a tali inconvenienti è stato--c reato il -"' cc doppio arpione Roseg », che dovrebbe offrire maggiori garanzie di resistenza (fig. 17).
F!G. 17•
.
38. Moschett-Oni -dl sicurezza. (figure 18 e 19). Servono per tutte le manovre di sicurezza nelle calate, nelle traversate, ecc. - ed evitano di doversi continuamente slegare. Il loro impiego è sempre associato all'uso dei chiodi. Ve ne sono di varie forme e dimeD.Bioni. Il tipo conico è da preferire a quello a forma ovale, perchè la sua apertura. è più facilmente individuabile.
-49-
11 tipo di media dunensfone è il più usato, perchè più leggero e perchè consente i 1 passaggio,. attraver$o lo sp~zio di a;p,e rtura, d e Il e' corde da montàgna più in uso. Come norma, per le salite difficili sono FIGG, 18 e 19 - Moschettoni 18. Forma ovale -19, Forma conica sufficienti 5-6 moschettoni; men tre per quelle di maggiore difficoltà il numero consigliabile è di 10-12. 39. Anelli di corda. - Format1 con cordino del diametro di 6-8 millimetri, -flessibile, leggero e che offra ottima presa attorno agli spuntoni di roccia, trovano largo impiego nella tecnica alpinistica. Per conferire all'anello maggiore coefficiente di resistenza, lo si può fare a doppio giro: se ne prepara, cioè, uno di ampiezza tale da poterlo passare due volte attorno allo spuntone al quf},le lo si vuole assicurare. Basta, in tal caso, disporre un'anello grande ad cc otto », e poi piegarlo su se stesso. Le dimensioni dell'anello dipendono dalla conformazione e dal volume dello spuntone: p ossono perciò variare da qualche decimetro a 2-3 metri. In ogni caso, l'anello sia di ampiezza tale da non riuscire troppo serrato cont ro la roccia, in modo che la trazione della corda di calata (che viene fatta 4, -
Istruzione sull'Addestramento A lpinistico Mi1itan .
-50-
passare attraverso l'anello medesimo) venga ésercitata più in basso possibile, al disotto del punto di appoggio. Un n9do pratico per la formazione di tali anelli è il cosi detto (( nodo del marinaio ». Gli anelli, dopo usati, vengono generalmente lasciati sul posto: incontrando, durante una séalata, quelli abbandonati da cordate precedenti, è prudente non utilizzarli.
'
CAPO ID.
TECNICA DELLA ROCCIA 40. Generalità - Varie qualità deIJe roceie. - La molteplice v:arietà costitutiva delle roccie emergenti ed affioranti in tutta la cerchia alpina non solo conferisce aspetti dissimili ai paesaggi montani e profondamente incide snlle condizioni ambientali di vita, ma più direttame~te ed immediatamente si ripercuote sul grado di_percorribilità delle masse rocciose - all'infuori delle vie di comunicazione di differente patura che le attraversino - ora facilitando ed or;:i, ostacolando, e spesso seriamente, il movimento di gruppi esigui e persino di individui isolati. Tale vario grado di percorribilità non deve però intendersi uniforme e costante per ciascuna qualità di . roccia, poichè perturbamenti di indole orogenica e l'azione degli agenti atmosferici possono avere, qua e là, attenuato ovvero anche esaltato quale risultato del loro lento combinato lavoro di fratturazione, di demolizione e di erosione - gli .aspetti tipici delle formazioni primordiali. Non è ra,r o quindi l'alternarsi in una stessa massa rocciosa di plaghe im.p ervie e di plaghe singolarmente facili. Considerato sotto il punto di vista alpinistico, lo studio del prob~ema della percorribilità richiede che si ~ddivenga a una distinzione delle roccie a
-52-
seconda che esse, per i loro requisiti fondamentali di s~ruttura, di compattezza e di scabrosità, si prestino più o meno a favorire l'attuazione dei procedimenti in uso nella tecnica alpinistica. In tale ordine di idee sono da ritenersi: _ a) buone le roccie a st,ruti;ura compatta, a blocchi e a banchi di grande spessore, con superficie :ruvida e frattura irregolare; quali; - le primitiYe cristalline (grani-to, gneis anticQ, sienite ecc.): compattissime e molto ruvide alla srnperficie di frattura e- talora e-on elementi sporgenti tenacissimi e perciò ottimi appigli; - le :Foccie verdi (serpentine, dioriti, anfiboliti, ooc.); - la. clol'ite; b). cattive le :roocie disposte a · strati sottili e nett1llmente distinti con sU:-perfieie liscia od unita, .p er lo più normale alla direzione degli strati-; poco resistenti alla pressione della mano e del piede e facilmente disgregabili e soggette a sfaid·a ture; qn:aili: - la quarzite, con asperità tagliente e ehe coneede poca,. pFesa ai chiodi dell'alpinista; - gli scisti, ai struttura mmeliare indizio di profond·o e rapido· sfacelo; onde le regioni in cui essi predominano mostrano estese superfici cosparse di lastr~:mi- male equilibrati e scorrevoli gli uni su gli altr-i; c) òumie o catti ve le roccie calcaree, a second11r della- loro estesa varietà: in genere molto articolate consentono l'effettuazione di ardite arrampicate;
-5BÈ da tenere presente, sempre nei riguardi alpi-
nistici, la disposizione degli -strati - ove quest i affiorino alla superficie - potendo essi o-ffrire, ,col varia.r e del Joro @rientamento, ottimo o nessun appoggio od appiglio alla salita (fig_ 20).
,!,l,dfi/,r••ÌO>nt:
J/~"orevole
.Str<1l1/1è,1z,Òne/ - ""'"""'o te
FIO. 20.
41. Uso della corda e eomposmone d-eBe eordaie._N elle scalate su roccie, ed anche su ghiaccio, l'uso della corda riveste valore notevolissimo per gar~tire la sicurezza individuale e collettiv-a. Occone però che la. corda sia. razionalm-ente e tempestivamente impiegata, arllo scopo di evitare facili ed anche gravi incidenti. Scalate di uomini isolati sono assolutamente da proscrivere, anche se' si tratti di arram:picatori di eccezione: Norma costante da seguire, in ogni caso, la formazione della cordata. Non bisognerà mai, però, costituire cordate di quattro o più persone perchè., secondo i dettami di una lunga esperienza, le -cordate numerose: 1) sono :pericolose per il peso derivante dal numero degli scalatori è per la fa~ilità con cui si provoca la caduta di sassi;
\
-54-
. 2) ·sono _poco mobili e poco agili, e perciò di pregiudizio alla sicurezza derivante dalla rapidità e scioltezza (siano pure relative) della marcia. La cordata in due è di gran lunga la più mobile, ma non possiede alcuna. riserva. in caso di incidente. Unicamente arrampicatori affiatati e di pirovata capacità., possono intraprendere - in due soli ascensioni ardue, senza venir meno alle s~ge regole della prudenza. La cordata in tre è quella che meglio si presta a far fronte a tutte le eventualità tecniche di sicurezza; per contro, su terreno difficile,"" -è meno atta a muovere con scioltezza che non quella in due. Tu~o considerato, si può concludere che la formazione ideale è quella di quattro arrampicatori, divisi in due cordate di due uomini ciascuna. Le due cordate cosi formate riuniscono ·i vantaggi della mobilità e della sicurezza, e se hanno la stess:a capa- , cità. di marcia possono seguirsi, senza d~rsi noia di sorta, e prestarsi reciproco aiuto. Unica avvertenza da osservare, quando -l'itjne- ra,r io si svolga su tratti di roccia instabile, dove sia da temere la caduta di pietre: la seconda cordata. si tenga fuori tiro, fino a che la prima abbia superato il tratto pericoloso. In cinque, le due cordate risultano ineguali e non hanno più la medesima scioltezza. . Una comitiva di più di cinque, anche se divisa in piccole cordate, offre sempre l'inconveniente del numero e il pericolo della caduta di pietre, molto grave specialmente per· gli ultimi.
-55-
42. Ordine di marcia. - Nella salita marcerà, in testa alla cordata il miglior arrampicatore, anche se altro partecipante conosca meglio la via. Nella cordata a tre componenti, è buona norma m~ttere il meno abile in coda - sopratutto in terreno difficile e non noto - in tal modo, il secondo potrà, ali' occorrenza, prestare aiuto al primo. La preoccupazione di inquadrare il meno abile in cordata potrà talvolta consigliare - specie in traversate esposte di roccfa - di cambiare la posizione dei componenti la cordata. In discesa il migliore marcerà, ultimo, conserverà cioè il posto in alto nella cordata. Se i componenti sono tre, quegli che vien secondò in abilità sarà in t esta: avrà il compito della scelta della via e potrà, occorrendo, aiutare dal basso il meno abile che sarà a,ssicurato dall'alto dal più capa-ce. In altri t ermini, durante la discesa: al primo compete la scelta dell'itinerario, all'ultimo la sicurezza generale della cordata. I n ogni caso, al capo oordata incombe sempre la sicurezza della cordata: egli deve contare sulla sua abilità e sui propri mezzi. L 'intervallo fra gli uomini della cordata dipende · esse~almente dalla natura della scalata. N ormalmente sarà di 10-12 metri; ma ove risulti che l'arrampicata offra pochi spazi di riposo e di sicurezza, verrà necessariamente aumentato e potrà r aggiungere i 20-25 metri, e anche più. La corda che venisse a risultare esuberante (ad esempio, in una, cordata in due) sarà messa nel sacco dall'ultimo.
-56-
Prima di a:f'.frontare « llil p,i,ssaggio », il eapo eo rdata dovrà .s empre verificare se l'intervallo è suffi• ciente: il tras<}urare tale elernentare precauzione, può mettere l'intera cordata in serie difficoltà, I novizi tep.dono a leg_arsi ad intervalli troppo brevi; è bep.e combattere questa tendenza. Su roccie difficili è preferibile p.eooare in eccesso, anche se i gra]J.di intervalli hanno l'inconveniente di rendere incomodo e laborioso il -m aneggio della corda e spesso siano causa di rallentamento della marcia. È inve.ce opportuno ridurre gli intervaJJi: - se vi sia pericolo di cadute di pietre; - se ~ia necessario rendere la cordata più mobile per superare tratti.particolarmente esposti e pericolosi, per evitare un bivacco o per sfuggire ~ cattivo tempo in zona esposta : sempre quando, ptrò, ta,le modo di procedere non vada a scapito dei"la sicurez.zq, generale della cordata.
4.3. l'tlovimento della cordata. - Di regola non muove che un uomo alla volta, mentre gli altri stanno fermi e in posizione di sicurezza. La corda va tenuta qua.si tesa: il più vicino all'uomo in movimento deve cedere o ritirare (senza ma,i dare strappi) la corda, in guisa che ove cada quello che pi'eeede o iSegne, possa essere subito trattenuto. Il movimento di una cordata. di tre componenti si effottua nel modo seguente: a) in salita il più abile sale per primo, mentre n secondo gli svolge la corda: giunto in un posto
-57-
sicuro, si ferma e ritira la parte di corda esuberante; poi muove il terzo che raggiunge il secondo, il quale a sua volta lo aiuta., ritirando man mano la corda. Solo quando l'ultimo è assicurato sul posto, il secondo si muove e va a riunirsi al primo, mentre gli altri due (primo e terzo) manovrano Ja corda con movimento reciproco e simultaneo di ritiro da parte del primo, di cessione da parte dell'ultimo e cosi di seguito. Bisogna avere l'avvertenza di non spingersi mai a tutta. lunghezza utile di corda, per non dare strappi a chi sta fermo, e per non avere la sgradevole sorpresa di doversi fermare in posizione scomoda e poco sicura. È buona norma che chi segue avverta tempestivamente chi procede sulla lunghezza della corda disponibile; b) in discesa muove per primo quello che per abilità segue il migliore; e questi scenderà per ultimo dopo avero aiutato gli altri. Si ripete, in una pa,rola, la manovra compiuta in salita, ma in senso inverso. Solo nelle discese molto difficili scende per primo il più abile. • !l'ale fi:·ocedimento è da oonside-ra,re eccezio-nale; c) n elle traversate si compie manovra analoga; ma spesso il meno abile è posto in coda; Nelle ascensioni particolarmente difficili, è bene che il capo cordata non sia ostacolato dall'impaccio dell'armamento, del sa.eco e, su roecia, della pie.cozza. In questo caso tali materiali si lasciano all'ultimo, il quale, prima di iniziare la salita o la discesa, li farà, sollevare, o ~ala.re, dal capo cor·
-58-
data a mezzo di una funicella ausiliaria che si dovrà avere al seguito. Quando si debbono compiere salite di una certa difficoltà, con truppa armata, è bene che ogni cordata sia provvista anche di sacchi con paglia, per introdurvi le armi da sollevare a mezzo di corda ausiliaria, al fine di evitare rumori, guasti, rotture o perdite di materiali. La seguente tabella indfoa, in forma grafica, la composizione delle cordate, in relazione all'abilità alpinistfoa dei singoli, nella salita, nella d:iBcesa e nella traversata:
+
CD-
I@ I
®
CD
I I ®
@
®-
@~ 0-. ,
+ - F.ormazioni normalL ·
t
CD
I
®
©
I
@
©
@
Formazioni eooezionali,
Q)
.....
-59-
I componenti di una cordata si legheranno fra loro fermando l a corda, con nodi, attorno alla vita, . all'altezza · del petto, pressapoco al disotto delle ascelle (fig. 21). 44. Nodi per la composizione della cordata.
Fio. 21.
I nodi più usati e più pratici sono indicati dalla figura 22. Altri tipi di no~ ((da pescatore e da marinaio) non sono consigliaoili, o perchè molto complicati o perchè non -sempre di buon rendimento. Molto appropriato per la legatura del primo e dell'ultimo è il « bulin doppio » (fig. 23); di facile preparazione. L'anello di corda attorno alla vita dovrà r:umltare aderente, senza peraltro ostacolare la respirazione.
-60-
La posizione dei nodi sarà determinata daJ. posto ~be ogni singolo occupa nella cordata: il prim?
Jl/o clo ,/,.(la yuida
Gy~~ ~ 7 111, F,',,•f•
FIG, 22. - Nodi vari.
farà cadere il nodo sul dorso; l'ultimo sul petto; quello di mezzo esternamente sull'uno o sull'a.l tro fianco.
J3..,1,;, o'o,0..-0,ò .fl'IG, 23.
-·
6I -
Tale pos1z1one potrà subire varianti qttando si debbano superare speciali passaggi._ La fattura e la scelta del tipo di nodo di cord11ta. ha notevol~ importanza. Un buon nodo deve soddisfare ai seguenti requisiti: a) essere solido, cioè
non avere tendenza a sciogliersi nè ad allentarsi, e ~anto meno a trasformarsi in nodo scorsoio, qualunque sia l'intensità · dello sforzo al quale può essere sottoposto; b) offrire la1 massima resistenza agli strappi
e alle trazioni e conservare, anche dopo serrato, una certa elasticità (un nodo ben fatto può resistere sino al limite dell'85-90·% deUo sforzo ch'e la corda è capace di sopportare); e) essere di facile e rapida fattura; d) non presentai<e difficoltà, per lo sciogli-
mentO', anche dopo che sia stato_sottoposto., a forti e prolungate trazioni o quando la corda sia bagnata O' gelata. Perehè sia· giustamente ripartita la resistenza agli eventuali strappi provenienti dall'una o dall'altra estremità, iI nodo dell'uomo di mezzo dovrà risultare simmetrico rispetto alle due estremità della corda. Per ottenere tale simmetria, senza,perdita di tempo, sarà bene che la corda porti, segnata in precedenza, con colore rosso, o con un pezzo di spago sottile, l'indicazione della metà a cui il secondo della cordata poti·à; senz'altro fare il proprio nodo ..
-62-
45. Nodi di giunzione e di arrest@. - Quelli di giunzione servono: ad unire due corde (anche di diametro diverso); a congiungere i due capi di una .c orda rotta; a formare anelli per calate a corda doppia (fig. 24).
~ 1ll
IVO c/o
C a r 9Pflf'
FJG. 24.
I nodi di arresto, invece, servono per impedire lo sfilacciament o dei capi di una corda tagliata (fig~25). Le due figure spiegano il modo nel quale entrambi i nodi possono essere confezionati. ¡46. Nodo e staffe Prussik. -
FIG. 25.
Per poterlo confezionare, occorre un pezzo di robusto cordino (da 6 mm.), lungo metri 1,50 circa. .Annodandone le estremitĂ in modo da formaJ'e un anello, lo si applica con doppio nodo scorsoio attorno alla corda (di corg.ata o di
-63-
ea]ata): lasciato · così libero, può scorrere lungo la corda stessa; sottoposto a pressione - resta fis.sato alla corda per l'azione di presa che viene esercitata dal doppio nodo A scorsoio (figura 26). 47. La piccozza sulla r~ eia - suo uso. - La piccozza è l'at trezzo che trova il suo Hocf.o aperlo · 11 più: redditizio impiego nelle I,, :: l"salite su ghiaccio. Pu.ò però talvòlta essere ~ utile anche in roccia usandola come appoggio quando il peri~olo della P-sposizione non sia molto Nodo grande. Jer>t1fo Cosi, potrà essere usata: quale appoggio per i piedi introducendo il becco in strette fessure o il manico in fessure più larghe. Comunque, l'uso della FIG, 26. piccozza, ai fini sopraindi~ ca.ti, è da considerare eccezionale e da praticarsi da alpinisti di provata abilità. Perchè non rappresenti osta,colo ai liberi movimenti delle mani, la piccozza dovrà essere portati come segue: a) nelle · salite di pura ro~ia, quando non se ne preveda l'uso, entro il sacco con punta.le in ;. alto;
,~\ 0
-64-
b} quando se ne preveda il saltua1116 UB<n mll> 1:3'ta verticalmente fra 1e cinghie del sacoà eon la testa al di sopra di esso, in modo da poterla, faeilmente sfilare; e) quando invece la si debba usare spessò, èome nelle salite di roccia e ghiaccio: appesa a,l braccio a mezzo dell'apposito bracefalé dì cail:ap~.
43. C:,biodi e moschettoni - Norm~ pet' _Ì"impiego. I chiodi servono per essere cortfi:ooa;ti éntro strette fessure esistenti nella roccia, ol)pill"e per essere fissati per incuneamento· : if foro .impiego presup-pone quindi la esistenza di fessure di larghezz·a e -prof.ondità, adeguate. Ciò spiega perchè l'impie-go d~I cfriodo sia sopratutto diffuso nelle regioni in cui la rocC'ì:t è prevalentemente fessurata (massicci c;:w.cari in gènere e usato, mvece, nelle mondolomiti in specie) e poco . tagne granitiche (roccia scarsa di fessure-). ' I chiodi vengono impiegatf per:' .
~
a) assicurare l'arrampicatore e in J)-a.rtieolare il capo-cordata; b) fornire una buona :presa od un appoggìo
supplementare dur3'.ilte una scalata;; e) fissare corde doppie o fissare la e-orda; in vista di manovre delicate ed esposte- in salita, discesa e traversate. La utilizzazione di cui ad a) risponde al solo scopo della sicurezza; quella di cui a,. b) e c),,invece, rientra nei mezzi sussidiari deUa scala,ta.
-65 -
49. !lodo di fissare chiodi e moschettoni.
Solo la pratica può insegnare come siproceda alla scelta della fessura entro la quale collocare il· chiodo, nonchè la opportunità di usare chiodi di varfa lunghezza, a lama orizzontale o verticale. Un chiodo corto, infilato bene, è sempre da preferire ad uno lungo che sia penet rato nella fessura solo in parte· (fig. 27). a)
.,,. ro . 27. - Applicazione dei Òhiodi.
Quando si d~bbono fissare, .come spesso avviene1 chiodi in posizione esposta e difficile (su pareti verticali scarse di appigli, o su strapiombi) è necessario assicurarsi precedentemente ad un chiodo con relativ o moschettone. . Se la par~te.è esposta, sarà bene legare il chiodo · al suo occhiello con uno spago unito. alla cintura, per evitarne la perdita qualora sfuggisse di mano durante il t ragitto o a.i prjmi colpi di martelJo (fig. 28). Il chiofl.o va possibilmente introdotto con un certo angolo di inclinazione, dall'alto aJ basso, -e deve penet rare fino a che l'ingrossamento dell'oc5 -
IstTueion,3 s1.dZ."Addestrame-nto Alpini.stico Militar e .
....... 61-
chiello trovi il suo appoggio sulla superficie della roccia: in tal modo l'azione della leva risulterà nulla. b) Agganciamento dei moschettoni ai chiodi. Per agganciare il moschettone ad un chioùo t' bene tenerlo con la mano che sta dalla parte dove si trova il chiodo, ossia nella direzione del l'avanzata, con l'apertura in alto e rivolta verso l'esterno della mano, in modo di poterlo presentare aJl'occhiello del chiodo con la leva premuta dal dito pollice e quindi agganciarlo prestamente (fig. 29). Fatto ciò, è opportuno far ruotare il moschettone nell'occhiello del chiodo, fino a che la sua aperFta. 29. tura venga -a 1·isultare in basso. L'operazione di sganciamento si esegue in modo IBverso. e) Impiego · particolareggiato dei ohiodi e dei moschettoni. - L'uso dei chiodi è quasi sempre associato a quello dei moschettoni: i primi costituiscono il mezzo di sicurezza vera e propria ed i Jecondi il mezzo di agganciamento e di sganciamento della corda. Si può senz'altro affermare che i chiodi e moschettoni costituiscono i mezzi essenziali della tecnica di arram,picamento. • d) Chiodi di base. - Sono quelli che il capocordata fissa, in punti adatti, prima di intraprendere un -passaggio es posto e rlifficile, e che gli p ermettono
-68~
di proseguire con una certa sicurezza nel superamento delle difficoltà. Tutti gli altri chiodi che si dovranno conficcare durante il passaggio (chiodi secondari) serviranno-· nel casò che al capo-cordata sfuggi~se l'appiglio a impedirne la caduta, e, nel caso che alcuni .di essi cedessero, a dare al secondo di cordata il tempo necessario per ritirare quanto più corda è possibile e per ~·esistere allo strappo finale sul chiodo di ba~~e.
50. staffe. - Sono lacci di lunghezza variabile, formati da pezzi di cordino di mJP.. 6 o 8. Quella indicata nella figura 30 h a un solo anello, il eh.e non basta sempre; quella invece indicata da.11~, fìg~ 31,
~
F!GG, 30 e 31. - Le sia.ife 30. StaOà ad anello •wnico - 31 Sta(!a a d-0ppi,o anello
..
-69 -
a due anelli, dà la possibilità. di due appoggi ed è perciò migliore. Tali staffe si ottengono annodando il cordino in modo che i due capi risultino di lunghezza ineguale. Sono di grande utilità per il superamento di strapiombi, p oich è suppliscono alla mancanza di appigli per i piedi. Appese ad un chiodo fortemente conficcato nella roccia., mentre il chiodo servirà di appiglio per la mano, la staffa darà, appoggio al piede; da . \ tale appoggio sarà poi possibile piantare al~I tro chiodo, a cui applicare altra staffa, e FIO. 32. - Collocamento delle st aff.e così di ,. seguito (figuSospesa aJ ciglio (a) elimina com· re 32 e 33). pletamente lo stra piombo. ·
,.
Sospesa in (b), sotto lo strapiombo, non lo elimina, a.nzi porta l'ar· rampicatore sotto di esso.
51. Lacci di riposo per le mani. - Oonsistono in comuni lacci da agganciare agli spuntoni natural~ o meglio ai mosçhettoni, e nei q~ali si introduce la man~· ·nel modo indicato nella figura 34. ,.. Servono ot~imamente ,per sostare ·e per far riposare gli avambra,cci 1 e a,nche per meglio so-
I
-71 -
stenersi, durante passaggi privi. di appigli, con una delle mani. ·. $!. Appigli e appoggi e loro utilizzazione. - Per appiglio si intende ogni scabrosità (frattura o protuberanza) che consente alle mani una presa sicura; per appoggio, invece, ogni protuberanza o ta-0ca che possa servire di sostegno ai pi ed i. L'utilizzazione degli uni e degli altri è istintiva; tuttavià., son o necessari .alcuni accorgimenti. Appigli: le dita si debbono disporre a seconda Fio . 34. della forma, dell'ampiezza della scabrosità e del rendimento che si vuole ottenere. Cosi, sé si vuol sfruttare un appiglio piccolo a bordi angolari rialzati e di ampiezza tale da contenere tutte le falangi delle dita, lo si afferra a mano piena e a dita inarcate a guisa di uncino, con le dita per quanto è possibile unite, per esercitare una trazione più forte (:fìg. 35). Se gli appigli sono piccoli e sfuggenti verso il basso, è consigliabile inarcare le falangi ed esercitare una pressione dall'alto in basso sulla punta delle dita (fìg. 36).
-
7:2-
Se gli appigli s~mo poco sicuri, conviene afferrarli a mano piena con dita aperte per .a1i.meil.tare la superficie di aderenza., avendo cura di esercitare, contemporaneamente alla trazione, uh~ certa pressione per impedire il distacco dell'appiglio dal suo alveolo~ Nel corso di una salita si presenterà talvolta la necessità di sfruttare appigli rovesci che non consentono la presa diretta, oppure, appigli F.w. 35 . -Appiglio a. bordi rialza.ti piatti in basso o lateralmente alla direzione di salita: nel primo caso (appigli rovesci) è nece~sario afferrarli dal basso in alto esercitando contemporaneamente l'indispensabile opposizione sui piedi; nel .secondo caso invece (appigli :piatti)Jè necessario appoggiarvi il palmo della mano in modo da consentire il sollevamento e la spinta laterale del corpo, sollecitata dalla distensione del braccio (fi.gg. 37 e38). Appoggi: lo sfruttamento d e g 1i appoggi varia a seconda del tipo di calzatura adot- Fto. 36, -ApplgUo IU'rotondato.
-73-
tato, inquantochè la tecnica delle sca.'.r pette, o .pedule non è uguale a, quella deJle scarpe chiodàte. Le scarpette, per la loro maggiore flessibilità, consentono maggiore articolazione del piede e, quindi, maggiore aderenza e sfruttamento dei piccoli appoggi; le scarpe chiodate, invece, per la loro rigidezza limitano in parte il Fia. 37. - Appiglio rovesoio :piegamento del piede, ren· 1 dono più difficile lo sfruttame~to dei piccoli appoggi. Di conseguenza., la scarpetta. da roccia trova il suo -largo impiego sulle roccie meno dure delle montagne calcaree in genere e dolomitiche in ispecie; mentre 1a scarpa chiodata è indispensabile sulle roccie delle varie specie granitoidi eh~ costituiscono, nella quasi totalità, la cerchia alpina. li Circa la dimenBione degli appoggi, occorre diatingnere quelli che consentono di posare interamente .,. · il piede, da quelli di dimensioni minime che permettono l'appoggio delle sole punte di -esso. -Stii primi il corpo è · mantenuto in equjlibrio soltanto per gravità, e lo sfruttamento è evidente e norma.le; sugli altri entra in gioco .FtG, '38, - Appoggio della mano. l'opposizione.
-74 -
Come norma generale, gli appoggi, specialmente se minimi; ·dovranno éssere sfruttati a piedi lievemente divarica.ti, in modo da appoggiare le punte, e preferibilmente gli alluci; comunque, non si dovranno mai appoggiare le coste esterne. In tal modo l'arrampicatore potrà meglio usufruire ·dei vantaggi dell'opposizione, padroneggiandosi nei continui giochi di equilibrio che si debbono sostenere nelle salite di una certa difficoltà. Inoltre, il favoro delle punte, costringendo il corpo a spostàrsi verso !,.esterno, .consentirà un più ampio campo visivo. Utilizzazione di appigli e appoggi. In rapporto alla posizione sempre mutevole dell'arrampieator-e, appigli e appoggi valgono più per la loro posizione che per le loro intrinseche · qualità. Una serie di appoggi, ad esempio, ~posti gli uni sugli altri, come i pioli di una. scala, non rappresenta la disposizione migliore, èome potrebbe sembrare., Sono preferibili gli appoggi posti lateralmente alla linea di ascensione, perchè : dànno niinore possibilità di urto delle.ginocchia contro la roccia; consentono l'appoggio della pùnta e della faccia interna del piede come si conviene. Buona norma, quin_d i, sarà quella di scegliere gli appoggi a deatra e a sinistra della linea di salita: analogo criterio dovrà essere seguito per 1a scelta degli appigli. L'equilibrio risulterà cosi meglio assicurato. Prima di intraprendere un passaggio difficile, sarà necessario studiarlo, per riconoscere appiglieappoggi 1
-15-
c rappresentarsi mentalmente la, succe~sione dei movimenti da compiere per raggiungere il prossimo punto di arresto. In altri termini, si dovrà prima stabilire un piano d'azione e lasciare all'imprevisto quanto meno è possibile. Iniziato il movimento, si dovranno avere i seguenti accorgimenti: a) provare appigli e appoggi prima di affidarvisi; b) tener il corpo staccato quanto è possibile dalla roccia (per favorire l'aderenza dei piedi contro gli appigli, evitare l'urto delle ginocchia contro la roccia, aumenta.r e il ca.mpo visivo) (:fig. 39);
I
I
FtG, 39.
-76-
c) ·affidare alle gambe il lavoro principaJe riducendo ai minimo quello delle braccia. (per la maggiore resistenza delle gambe, per -~la, maggiore stabilità ed equilibrio) (:fìg. 40);
\
\
\\
\
F!G. 40.
d) tenere le rnani piuttosto basse e lavo~are di spinta piutt-0sto ohe per trazione (semprechè non si .
sia costretti a tirarsi su una presa elevata), conservando il più possibil~ fo maui al livello delle spalle e sotto di esse,
-
~l"'T
J-1 -
In tal modo l'azione di spinta verrà esercitata dal palmo delle mani e dalla base del pollice, (fig.. 41) e si eviterà così la fatica derivante: dallo sforzo richiesto dalle brac.c ia alzat_e;
FIG.o!l .
dall'impiego prolungato del bicipite (mùscolo della tra,zione) il quale si a,ffatica rapidamente; dà,l 1avorio delle dita. che le trazioni ripe~te .sottoporrebbero a sforzi considerevoli . .Si dovrà inoltre tener presente: che la spint~ rispetto alla trazione dimim.~.isce le probabilità di dista.eco degli appigli;
di richiedere ai muscoli il minimo sforzo e dare
a4 essi appena possibile il necessario.riposo; di usare il meno possibile le ginocchia e tenere il corpo leggermente arcuato (fig. 42). L'impiego delle ginocchia è faticoso e poco sicuro, · perchè l'aderenza con la superficie della roccia (rugosa) è mal definita e incerta. ·
53. La eorda nelle scalate. - Non bisogna esagerare nel porsi in cordata su terreno che non lo richieda; ma se è stata iniziata la marcia in cordata, la formazione verrà sempre conservata - comunque si presenti in seguito il terreno - per evitare perdita. di tempo in legature e slegature. Sn terre.p.o facile i componenti della cordata si muoveranno simultaneamente; ma poichè· chi si trova in movimento non è nelle migliori condizioni per resistere ad uno strappo violento ed imprevisto, dovranno essere tenute presenti alcune norme prudenziali, per parare ad ogni pericolosa eventualità derivante· dall'equilibrio compromesso di uno dei componenti la cordata. Tali norme si concretano nelle seguenti: a) oontinua sorveglwnza della corda: in linea di massima, ogni uomo della cordata dovrà preoccuparsi del tratto cµe lo separa dal compagno che lo precede, e la corda dovi·à essere tenuta leggermente tes~ per evitare i pericoli e gli inconvenienti derivanti dal suo strisciamento sul terreno o sulla roc• eia (di detta sorveglianza non è .dispensato neppure il capo cordata, speciahnente se i compagni sono poco pratici);
,
I
/1 f
f
1
Fio. -12. - Sa.lit~ di una placca con la doppia corda. - Osservare 1 corpo a.d arco staccato da.Ila. roccia. - Il compa.ii:no dal basso tendendo la corda 1 faciliterĂ la. salita..
-
80-
b) richiamo irnmediato del compagno che pre-
cede, qualora la corda dovesse impigliarsi, per ottenere che si fermi ed attenda che la corda sia nuovamente liberata. La corda sarà tenuta nella giusta lunghezza, portando la parte esuberante, arrotolata in mano, come è indicato nella figura 43, e non mai a bandoliera, sistema evidentemente mo 1t o pericoloso. Basterà talvolta una piccola trazione, che si deve poter esercita.r e in ogni mom,e nto della marcia e da ogni posizione, per rimettere in .. equilibrio il compagno pericolante. Giungendo su roccia . Fxo. 43, , difficile, .l'impiego della corda troverà la più completa applicazione. Gli arrampicatori non procederanno più assieme, ma ad uno ad uno : la scalata si scomporrà, per così dire, in una serie di passaggi separati da tina successione di pia.zzole di arresto o di sosta, sulle quali ·i componentj la cordata si alterneranno sca,m biandosi il posto. Tale modo di procedere, a tratti. successivi, ha lo .~copo .di garantire a ciascuno, durante lo sp.osta.mento, t utta la sicUI·ezza ch e può· dare la corda, sostenuta e sorvegliata dal compagno che si trova in sicurezza.
-81-
I punti che riuniscono i requisiti favorevoli per compiere le operazioni destina,t e a da.r e la sicurezza e il soccorso eventuale al compagno in crisi, si chiamano punti di sicurezza, e .d ovono essere ricercati anche se si debba ricorrere a qualche lieve deviazione della via prescelta per la salita. .Alcuni saranno sufficientemente spaziosi, altri meno : basterà. però che lo spazio consenta, di metter e in opera uno dei metodi di assicurazione descritti in seguito. Di tali .Punti se n e troveranno in tutte le scalate, anche nelle più difficili; si tra,tta, soJo di saperli individuare e sfruttare. Se ci si dovesse ferma.r e in luogo ove - per deficienza di spazio - fosse impossibile attendere il compagno che segue, l'a.r rampicatore che precede lo dovrà lasciare"prima che vi giunga l'altro: tale spostamento dovrà avvenire con un certo anticipo, per evitare il facile attorcigliament o della corda che, durante l'a-vvicinarsi del secondo, verrà a risultare cadente a v alle. L'importanza dei punti di sicm'ezza è tale, che la scalata sarà in genere caratterizzata da.Ila qualità e quantità di essi, più ancora che dalle difficoltà vere e proprie della esposizione. Dare la protezione della oorda, significa asswu·rare; si dice infatti che un' arra1npicatore assicura l'altro. L'assicurazione del compagno incombe a colui c' e si trova in un posto adatto: norma,l mente al di so ra dell'a.ssicura,t o. Il capo cordata, che non potrà ricevere tale : ssicurazione, sarà assicurato dal secondo. G-
Istruzione suli'Adàestrar.'iento Alpinistico Militare.
-82-
Da ciò le due sicurezze: dall'alto (quella naturale) e dal basso (quella anormale). Dicesi assicuratore colui che assicura il compagno; assicurato. colui che fruisce della sicurezza. 54. Assicurazione dall'alto {diretta e indiretta). -
Al capo cordata compete essenzialmente la scelta della via; perciò egli si preoccuperà generalmente poco della sua parte di corda. L'incarico di mantenerla leggermente tesa e di sorvegliarla, spetterà invee.e al compagno assicuratore che, fra l'altro, ha il compito di: prevenire gli strappi e le scosse che potrebbero compromettere l'equilibrio del compagno in movimento; mettersi in condizione di resistere, per il tempo . necessario, tanto ad un eventuale strappo, quanto a una trazione brmca originata daJ.la. caduta del compagno stesso. Egli non dovrà pertanto limitarsi a tenere la corda alla mano, ma ricorrere ai mezzi di assicurazione <li cuì in appNSSO.
55. hsieorazione diretta. - Consiste nel far passare la corda su di uno spuntone di roccia o su di una scaglia, e di farla scorrere di mano in mano
che l'arrampicatore progredisce (fig. 44). Viene data dal secondo, e si chiama anche ass-icurazione del primo. Ha grande importanza la buona scelta dello spun· tone o della scaglia. L'uno e l'altro dovranno essere molto solidi e scelti in guisa che la corda facilmente scorra attorno ad essi senza pericolo di sfuggita; non presentare asperità o spigoli vivi che possano cor-
Parh~o/art? . a.
FIG. 44. - Assi.C1ll'&Zione diretta ottenuta. con paas~gio della. corda. a.d uno spuntone di roccia.
-
84 -
rodere i « trefoli » della corda e causarne la · rottura, o comunque ostacolare il regolare mov.imento di essa. Sarà quindi nece8sario smussare gli spigoli ta glienti della roccia in corrispondenza, dei punti ove maggiore è lo sforzo che deve esercitare la corda; ed ove ciò non fosse possibile, disporre sotto la corda un cuscinetto di carta, di stracci o di altri materiali affini. La corda risulterà tanto meglio collocata quanto . più lungo è il tratto che trova appoggio con~ro la roccia, poichè il maggiore attrito potrà di per. sè · stesso sostenere, senza sforzo , un peso a,nche. considerevole. In difetto di spuntoni adatt.i, si ricorrerà ad un chiodo con r elativo moschettone (fig. 44 partfoolare a).
56. Assicurazione indiretta - Nella assicurazione indiretta, la funzione dello spuntone o del chiodo viene affidata all'arrampicatore che assicura. Tale assicura,zione viene data dal primo a vantaggio del secondo. Il primo passerà la corda su sè stesso, di solito sulla spaJ.la opposta a quella della trazione (esempio: tra,zione dal basso in alto a sinistra, corda sulla spalla destra) e su questa farà scorrere la oorda tenendola costantemente tesa (fig. 45). Per questa ~sicurazione si rende necessario un punto di appoggio sufficientemente largo, in modo da potervisi ben piazzare per consentire una certa libertà di manovra delle braccia. La posizione dell'assicuratore dev'essere molto stabile per resistere ad
-85-
even tuali forti trazioni della corda, senza corn•.re il rischio di perdere l'equilib1'io. )
I ,
-~ : . ,-
Fio. 45.
Se lo spa,zio non perme·t t erà all'a.ssicuratore di sedersi - posizion.e più stabile specialmente quando è possibile p11,ntare bene i piedi - egli si porrà in
-86-
piedi nella posizione indicata nella figura 45, con la faccia rivolta a valle, e la corda parallela alla gamba esterna. Quando ciò non fosse possibile per insufficienza, di spazio od altro, sarà bene che l'arrampicatore-assicuratore sii assicuri a sua volta, us?illdo un chiodo con moschettone o nn anello di corda da passare ad uno spuntone di roccia (fig. 46).
FIG. 46.
-87-
5'1. .lssieurazioné dal basso. - È un'assicurazione di cui beneficia, in genere, il capo cordata. In essa trovano applicazione ambedue i sistemj" di assicurazione diretta di assicurazione indiretta ma la loro efficacia riesce alquanto ridotta. Lo scalatore che assfoura dal basso non dovrà tenere fa, corda tesa; ma lasciarla scorrere senza però mai abbandonarla, ed evitare che si impigli e si attorcigli. · In cas9 di caduta di chi precede, da1la sua posizione di sicurezza ritirerà quanto più corda può, al fine di diminuire lo spazio di caduta e il conseguente strappo vivo (ftg. 47). 58. Salita eon a~ienrazione a forblee. - Richiede l'uso di due corde (o, come ripiego, di_una corda doppia) aventi possibilmente un "filo spia di colore diverso (rosso o verde) o meglio ancora diverso diametro (mm. 12 e mm. 10). Rappresenta il sistema più consigliato, per superare tratti di parete verticale o incombente che richiedano l'impiego di numerosi chiodi e moschettoni perchè scarsi di appigli: costituisce, contemporaneamente, mezzo di assicura,zione e di scalata. · Il capo cordata, per la sicurezza datagli dal sistema, potrà compiere con tranquillità tutte le necessarie operazioni di infu!sione dei chiodi e di applicazione dei moschettoni {figure 48, 49 e 50). Il capo cordata, piantato il chiodo n. 1, e assicuratovisi con la corda di cordata, porrà un secondo chiodo più in alto e ad esso passerà, la seconda corda.
Frn. 47.
-89-
Così a.ssicura,t o dalle due corde (tenute dai chiodi 1 e 2), pianterà il chiodo n. 3: assicurato dalla seconda corda (chiodo 2) vi passerà la prima, la quale verrà così ad essere tenuta dai chiodi 1 e 3, e lo assicurerà mentre dovrà passare corda e moschettone nel chiodo n. 4, e così via. Col sistema descritto le due corde risulteranno infilate, inàipendentemente e alternativamente, in due 2. distinte serie di moschettoni fissati a seconda delle fe.ssurazioni della roccia. Le due corde descriveranno così, singolarmente considerate, un numero minore di angoli di quelli che avrebbe dovuto descrivere una corda sola e verranno ad avere minore attrito. Conseguentemente, l' operazione di cessione o di trattenuta delle corde, da parte del · secondo, sarà facilitata. Preoccupa,zione costante del secondo, durante i movi.me.nti del primo, sarà FIG. 48.
I•
i
I
-
90--
quella di cedere una delle corde, e di trattenere l'altra a, seconda delle richieste e necessità, di rr-civimento e di sicurezza del capo cordata.
\
/
)~
\ · F w . 49.
Da ciò l'accorgimento del filo spia di due colori o del diverso diametro delle corde, di cui si è detto. Il capo cordata potrà cosi esprimersi: «tira la rossa»
. -
91-
oppure {molla la. verde »; « t ira la grossa » oppure « molla la sottile ». ~
ì
i' IG.
aO.
--
- 92 -
59. Salita alla corda eon l'ausilio di staffe Prussik. Un arrampicatore, il quale dopo essersi calato venga a trovarsi nella neoossità di dover ritorna,r e al punto di partenza, potrà, con l'ausilio delle staffe Prussik, risalire senza eooessivo dispendio di energie. In genere -le staffe debbono essere tre: due per i piedi ed una, per la vita. Le modalità del loro impiego sono chiare e intuitive. Spostando r.~ alternativament e il peso sull'uno e sull'altro piede, le staffe restano alternativamente libere per lo scorrimento sulla corda di caJ.at:a e consentono la manovra con le mani libere essendo il corpo sostenuto dalla terza staffa (figg. 51, 52 e 53). Il nodo Prussik rende anche possibile il sollevamento, con la st essa corda, di un compagno ch_e, in seguito a caduta o per altro accidente occorsogli, non sia più in grado di aiutarsi. Per tale operazione si richiede la, presenza di un solido spuntone attorno al quale sia possibile pa,ssare un'anello di corda (in mancanza Frn. 51. dello spuntone si potrà sopperire con l'infissione di un solido chiodo, e con l'uso di due moschettoni.) e la disponibilità di due metri circa di cordino da mm. 6 di diametro, per la costruzione della staffa Prussik. Questa (fig. 54) avrà, un estremo fisso al moschettone {primo moschettone appeso al chiodo) e lo
I
~
.
II. -
..
.Fio. 5"-· --
.F'IG. 63 •
.. ·~.. '
a
Fio . 5.J.
-94-
estremo (b) mobile passato col;i~nodo di Prussik alla corda d'attacco. Per la manovra si rendono necessari due uomini: uno sarà particolarmente incaricato della trazione della corda d'attacco, mentre al secondo competerà la manovra della staffa: più precisamente, al termine di ogni. trazione il secondo uomo farà scorrere il.nodo della staffa da (b) in (b' ), con che verrà conservato, senza sforzo, il tratto ricuperato ad ogni trazione. Procedimento di salita 60. Piramide umana. che puo usare il capo cordata, per superare brevi salti di roccia senza. appigli, o brevi strapiombi. Consiste nel salire sulle spalle del compagno, servendosene di sgabello, per abbordare il ciglio del salto o strapiombo, con l'avvertenza di usare prima le ginocchia e poi posare i piedi_di piatto sulle spa.lle del primo, verso il collo e non verso l'estremità, mentre quegli si raddrizza. L'uomo che fa da base non deve - specie se il tratto è strapiombante - addossarsi troppo alla roccia, ma deve starne alquanto discosto, onde iinpedire il rovesciamento all'indietro di ambedue nel momento di alzarsi. Colui che deve sorreggere e sollevare il compagno dovrà usare tutte le precauzioni per la sicurezza (fig. 55). 61. La corda nelle discese. -
La corda permette di effettuare con tutta sicurezza e tranquillità la maggior part.e delle discese che in nessun altro
-96-
modo potrebbero essere compiute. Ra.ppre.senta quindi un validissimo aiuto per gli arrampicatori. Per <;orte che siano, le discese non dovranno mai essere effettuate a forza di braccia, poichè tale sistema oltre che offrire poca sicurezza ed imporre sciupio di forza muscolare, è incompatibile con la scarsa resistenza della sottile corda alpina. I metodi di calata da seguire sono vari; comunque, un buon metodo di discesa a corda deve garantire: il minimo sforzo e un massimo di sicurezza. .A tale riguardo esso deve: a) consentire un frenaggio facile, da regolare a volontà e senza sforzo, capace di sostenere il peso totale di colui che si cala; b) non essere troppo complicato per qua,n to riguarda l'applicazione della corda; e) garantire lla qualsiasi eventualità. di slegatura mentre la, discesa è in atto; d) lasciare all'uomo:che cala la maggiore possi-, bile libertà di mov.irnento. Il frenaggio è ottenuto, in tutti i metodi di cui in appresso, col fare passare la corda attorno al corpo in determinati modi, ed in genere attornÒ alle cosce: l'uomo che cala, scivolando su di essa, si crea l'attrito necessario. L'attrito è sempre maggiore all'inizio della calata per effetto delfpeso dato dal tratto di corda che è libero di sotto; gradua.Jmente va rdiminuendo durante la discesa. Esso varia, anche a seconda del~tipo:e dello stato d'uso della corda: sarà maggiore usando una corda nuova, minore adoperando una corda usata.
-97~ .
Nella descrizione dei varci metodi di calata, si indicherà. con le frasi! - parte di corda attiva, quella che sopporta i~ peso dell'arrampicator.e;. - parte inattiva o libera, quella. cadente al di. sotto di esso. . 62. torda doppia. L'uso della corda doppia nella tecnica alpmigtie,a è assai- esteso e di farcile impiego; m8t richiede mo~ta,.·pratica e molta dime·s tichezza_col vuoto. Prima di compiere qualsiasi calata si dovrà accertare: 1) ehe nelle vicinanze immediate del luogo di part~nza esista un punto favorevole per la :fissazione dell'anell0 "di corda o del chi-Odo con moschettene (fig. 56); · · l li· ~
<
~
-
~ ~~~ ~\~ i# ~ 1 ~ \i \ ' ...lo
ij,
Il~. I I'
l FIG. 56.
2) ·che il tratto,~da percorre;e non sia supe:viore alla. metà, lunghezza deUai corda di calata; 3) che il percorso da effettuare _sia in linea diretta, o di poco scostate dalla d4'ezione di ~cesa 7 -
Istnuione sull'Addestramento Alpinistico Mi'litare.
-98-
(una obliquità accentuata tende al pel!dolo e pre- . senta tutte le difficoltà e i pericoli delle 'traversate pendolari); 4) che il posto di arrivo consenta la sosta di almeno due uomini (se coloro che si debbono calare sono tre e lo spazio non è sufficiente, il primo dovrà raggiungere un punto sicuro più in basso o lateralmente, per lasciare posto al terzo che deve scendere). La scelta della scaglia o dello spuntone di roccia destinati a trattenere l'anello di corda :richiede, c?me sempre, particolare cura. Occorre soprattutto controllarne la solidità, tenendo presente che ad essi sarà affidata · la incolumità di coloro che dovranno scendere, in particolare del capo cordata che, calandosi per ultimo, non avrà alcuna possibilità di assicura,zione. (Tale garanzia di solidità verrà controllata con l . ripetute trazioni, anche dal ba.sso, dal primo uomo che si è calato). La decisione di impiego di una corda doppia, su itinerario non conosciuto, richiede molta rifleBsione: si dovrà prima esaminare la possibilità o meno di risalire dopo tolta la ·corda, e la possibilità o meno di còntinuare poi l'itinerario intrapreso. Il calarsi alla cieca è molto pericoloso, per l' eventualità di rimanere cc arroccati ». •
:
-. f
La corda verrà sospesa alla sua metà facendola passare attraverso ad un anello di corda (possibilmente doppio) fissato àJJ.o spuntone prescelto, oppurè attraverso · ad un moschettone fissato ad un chiodo. · 63. Preparazione della corda doppia. -
-99-
Successivamente, se ne legheranno le due estremità e la Riffaràlscorrere in niodo che risulti sospesa come è indicato _dalla fig. 57. La calata avverrà poi in uno à.ei modi che saranno indicati. Ultimata la discesa, il nodo fatto ai due capi della corda sarà sciolto e si provvederà al ricupero
• \
Fm. 58. - Sospensione corda. doppia, con chiodo a.nello di oorda. e moschettone.
tirando un capo con trazio.n e lenta e continua; anello di corda o chiodo col moschettone verranno abbandonati. Per la sospensione della corda di calata, si potrà anche usare un chiodo con anello~"di corda e · moschett one Fio. 57. (fig. 58). La corda, cl}.e in tal caso verrà fatta passare attraverso il moschettone, sarà di più facile ricupero; ma a.nello di corda, chiop.o e moschettone verranno abbandonati.
...
1
-100-
.Altro sistema assai usato per la discesa a. corda doppia è quello di impiegare, oltre il comune anell-0 di corda, uno o due anelli di ferro, in sostituzione del mi0schettone (:fig. 59). Tali sistèmi consentono: a) di eliminar~ l'attrito fra; la corda di calata e l'anello della corda di sicurezza. facilitando quindi il ricupero della corda; b) di permettere all'ultimo arrampicatore di ·p otersi asBicura-.re dall'alto durante la calata, passando nell'anello inferiore la corda di calata e in quello superiore una seconda corda di sicurezza tenuta dal basso dall'altro arrampicatore. Lo \tesso sistema viene usato anche per la calata semplice:_ma in tal caso occorre usare ·anche una , seconda corda (detta di ricupero), di diametro inferiore, per il ricupero della corda di calli.ta. FIG. 59. I
La 64. Norme -per la discesa a corda doppia.; partenza in èorda doppia può dar luogo ad inconvenienti talvolta pericolosi, quando, per un tratto di a.Imeno qualche metro, al di sotto del punto di sospensione della corda, non esistano buoni appoggi per i piedi (come quando la corda <l'oppia esèa, fin dal' suo inizio, nel vuoto), in tal caso è indispensabile prendere subito la posizione di calata e discendere lentamente.
-101-
Si pot rà poi la-sciarsi scorrere facendo un piccolo pendolo, ma s~nza precipitazione ed evitando di dare ~cosse che possano provocare .il distacco dell'anello di sospensione. Frattant.o, il compagno rimasto in alto, in attesa del suo turno dovrà, sorvegliare attentamente il sistema di sospensione (spuntone ed anello. di corda, oppure chiodo con r elativo moschettone). In tutte le calate a corda doppia si dovrà cerca.re, mediante continue spinte più ·o meno forti esercitate sulla parete con le punte dei piedi rivolte in basso (a gambe divaricate e tese) - di evitare l'avvitamento e di spingere il corpo in fuori il più possibile, perchè il centro di gravità venga a risultare in basso. Ma bisogna in ogni caso evitare di appoggiare le ginocchia; meglio è appoggiarsi su un fianco, posizione più comoda e eh~ ha il yantaggio di consentire una buona osser vazione in basso. È necessario anche evitare tutti gli arrest i bruschi che possono portare alla rottura della corda o del sistema di sospensione. Se la discesa viene eseguita oltre che con la corda di ca.l ata - come spesso si usa per il primo che scende - a,nche con una seconda corda di sicurezza, si dovrà evitare c~e quest'ultima si attorcigli con quella di calata. Colui che sarà disceso per primo potrà, a richiesta, facilitare la discesa del compagno, tenendo tesa la corda di calata: - per aumentarte l'azione di freno; .- per evitare le oscillazi<YYJ,i pendolari, nelle calaté oblique.
-102-
65. lletodi di calata: 1) calata Dulfer (figure 60 e 61).
Fw. 60. - Posizione non buona. Le due mani afferrano i dtte oavi attivi della. corda..
I )i)G., 6L - PosizĂŹone buona - La. destra a1rerra i cavi attiv i, La. sinistra solleva i cavi penzolanti.
.
'
-104-
La corda doppia passa tra le gambe e sotto la .coscia sinistra (o destra) rimonta lungo la. persona, passa sulla spalla destra (o sinistra), contorna il collo dall'indietro alPavanti (aver cura di alzare il colletto della giubba per evitare sfregamenti al collo e conseguenti abrasioni) e per la spalla sinistra (o · destra) entra in avanti, nuovamente passando sotto l'asc..ella. I cavi attivi della corda sono tenuti dalla mano destra (o sinistra).; i •cavi liberi - penzolanti dalla mano sinistra (o destra). Il. frenaggio si regola a piacimento, serrando o allentando i due cavi della corda con la mano sinistra (o destra) e tirando od alz:ando i cavi liberi della corda. ·Quando si sia soli ,o si scenda siegati, ci si potrà autoassicura.re facendo passare uno dei .due cavi della corda doppia entro un moschettone fissato attorno alla vita. 2) -calata con sistema a bretelle (figure 62 e 63). Questo sistema non è molto dissimile dal precedente; ne differisce solo pe1· il fatto che i due cavi della corda di calata passano separati sotto le due coscie daU'inte:rno all'esterno l)er rimontare, incrociandosi sul petto, sulle du-e spalle a guisa di bandoliera, p enzolando poi liberamente sulla schiena. I due cavi che costituiscono la parte attiva vanno entrambi afferrati con la mano destra in alto al di sopra del capo, mentre i due cavi penzolanti, costituenti la parte passiva, vanno affer' rati con la mano .sicistr~ alquanto aJ. .disotto dell~ PÌiltlU'~,
.
-
106 -
F IG . 63 . -}Posizione buona..
In tutti i casi, la corda deve passare sotto la parte superiore della coscia, e non verso l'articolazione ~ ~.del . ~. .ginocchio: questo: deve risultare leggermente.:,PiĂš _basso,_dell'articolazione dell'anca.
-
107-
Le gambe dovranno essere tenute convenientemente e non eccessivamente divaricate, il corpo sarà tenuto infuori, • puntando i piedi alla roccia quando questa sia vicina. Fraiduesistemi, il più pratico è il primo. Oltre i due sistemi di calate descritti, ve ne sono altri, quali: - la. calata su una coscia; sconsigliabile (fig. 64); - la calata libera con corda passa-mano, eh e trova applicazione. in discese brevi lungo placche nelle quali nessun punto raggiunge la verticale (fig. 65). 66. Ricupero della
FIG.6!.
corda.-· Effettuata la caJ.~ta, operazione di grande importanza è:.quella del ricupero della corda, poichè se essa resta in. cagliata e deve essere abbandonata può mettere una cordata in critica situazione.
-
108 -
FIG. &6.
Le caus-efche pos~ono rendere difficile il -ricupei:o t.
- indipendentemente da errori ¡tecnici - ¡ sono le seguenti:
-
H)9-
- lwnghezza della corda, perchè l'elasticità, della corda e l'attrito sulla roccia a;ssorbono la. maggior parte degli sforzi esercitati per r icuperad a; - impossibilità di 'Vedere dal basso la corda nel suo punto di sospensione; - terreno convesso, dal quale deriva il doppio inconveniente del grande attrito e della difficoltà di rimediaré agli eventuali inconvenienti; - presenza ài fessure e protuberanze che possono trattenere la corda. Per ricuperare la corda è necessario : prima di tutto sciogliere i nodi; separare- poi i due 'capi• e tenerli ambedue lontani dalla roccia; tirare quindi uno dei d~e èapi, possibilmente quello interno , (.quello, dalla pairte della rocciai). · Se questa semplice trazione non: basta, bisogna imprimere al cavo esterno un movimento ondulatorio alquanto ampio, e quando l'oscillazione raggiunge l'anello tirare il cavo interno. In easo di insuccesso si esegue l a manovra inversa: trazione sul cavo esterno, ondulazione su quello interno. Se la corda non scorre ancora, si ripeta la ·mano-, v.ra da un a;It:co punto. Quando la corda comincierà, a sfilarsi dall'anello, si dovrà continuare la trazione progressivamente e· senza s-eosse. Nell'istante in cui l'estremità libera starà per uscire dall'anello, si dovrà tirare fortemente, onde evitare che l'ultimo tratto della corda;, prima di sfilarsi, si attorcigli sulla corda traente, callSa principale questa di agganciamento. ~
-110-
ln questa manovra si dovrà porre attenzione alle pietre che potranno essere staccate dalla corda fortemente manovrata. Se malauguratamente la corda, dopo essere stata sfilata dall'anello, andasse a incagliarsi su qualche accidente della roccia e non fosse più possibile il ricupero - non si dovrà usare di essa per rimontare il tratto percorso in discesa; dovendola abbandonare sarà bene tagliarla il più in alto possibilè, per impedire che altri siano tentati ad usarne in salita o in discesa. 61. Traversare. - Specie se lunghe o con frequenti passaggi esposti, e con .scarsi punti di sicurezza, presentano notevoli difficoltà; ~on · devono pertanto essere intraprese che da cordate provate ed affiatate i cui componenti si.ano indistintamente capaci di disimpegnare le funzioni di capo cordata, poichè in tali traversate ciascuno deve assicurare ed assicurarsi. · In tali traversate la corda difficilmente potrà. sostenere un arrampicatore sulla linea di ascensione; perchè se questi verrà a staccarsi, nella caduta se ne scosterà descrivendo un movimento pendolare; e più il movimento sarà ampio, maggiore sarà il pericolo per tutta la cordata; tanto che spesse volte si conclude con una catastrofe generale. Prima norma elementare, in conseguenza, è quella di ridurre la distanza fra gli arrampicatori alla misura minima concessa dalla distanza dei punti di arresto (per diminuire l'arco pendolare), poi si dovranno adottare i due metodi di assicura-
-Hl-
.rione diretto ed indirètto, dall'alto e dal basso - la cui unione dà ottime condizioni di sicurezza. Le traversate orizzontali offrono: di .contro facilitazioni particolari per la sicurezza dell'arrampicatore di m ezzo nella cordata di tre: i due compagni estremi, tendendo fortemente la corda, lo assicurano in • modo assai efficace e nello stesso tempo lo aiutano a mantenersi in posizione di equilibrio. a) Traversate a pendolo: Rappresentano una manovra cui si ricorre ogni qualvolta si presenti la necessità di eseguire traversate esposte di placche o tratti interi di parete liscia. Se eseguite con buona tecnica, non presentano grandi difficoltà. · La corda dovrà, essere fissata al di sopra dell~ traversata, il più in alto possibile, tenendo presente che per una traversata di media ampiezza sarà sempre preferibile un lungo pendolo ad uno breve, perchè: - l'angolo di rotazione risulta minore; - i movimenti risultano più regolari e più lenti. Nell'eseguire la traversata si deve cercare, sempre che sia possibile, di partire da un punto più alto di quello al quale si vuole arriv~re, perchè la corda nel momento in cui viene a sostenere il peso della persona, subisce un allungamento di cui si deve tenere conto per raggiungere il punto di arrivo. Prima di esporsi ad una. traversata pendolare occorre accertarsi che tutto il congegno di sospen-
-112-
sione sia sicuro; è consigliabile anche di leg-a,r,si con una cordicella ausiliaria la quale, tenuta dal compagno in sicurezza, ·potrà torna.r e utile per un eventuale ripiegamento. Per eseguire il pendolo si pa,sserà la corda doppia· con uno dei sistemi già descritti, preferibilmente col metodo Dulfer, avendo. l'avvertenza di pa.ssarla 'sotto· la coscia che è rivolta dalla p:!rte della traversata (coscia sinistra per traversata pendolare verso sinistra). b) Traversata con corda a passar-ma'YW. Tale sistema serve per facilitare il passaggio del secondo e successivi. Il primo, dopo aver eseguita la traversata, fisserà nel nuovo punto raggiunto la corda, mentre ' l'ultimo la tenderà all'estremo opposto. La corda deve essere tenuta molto tesa; per maggior sicurezza, chi attraversa si assicurerà con un moschettone scorrevole sulla corda come è indicato nella figu~a 66. e) Traversate orizzontali con l'ausilio della,.. comune CO'l'da di eordata. · Tale sistema (fig. 67) permette di attraversare brevi tratti di parete esposti e scarsi di appigli. La manovra consiste nello sfruttamento degli appoggi e degli appigli per opposizione, mentre il corpo viene aiutato a mantenersi in equilibrio per mezzo di una trazione antagonistica esercitata dailla e-orda passata in un chiodo e tenuta . tesa dal compagno. L'essenziale di ques.ta traversata stà. nel fissare il- chiodo il più alto possibile, per consentire la trazio~e massima d.al basso in a,l to. Occorrendo,. la corda può anche servire da appiglio. I
-113-
d) Traversata a corda doppia. Comunemente conosciuta col nome di traversata alla Dulfer:
/I
I
I
/¡
I l'IG. 16.
consente di eseguire traversate piÚ o m~no lunghe, eccezionalmente difficili e di assoluta esposizio,ne. Richiede l'impiego di una corda ausiliaria oltre a quella di cordat~, ¡e l'uso di un secon<lo chiodo.
*' -
Istru,efone su.Zl'AddeatTamento ALpinist-ico Mi1it.a.Te.,
-114-
F!G. 67. - Traversata con.l'ausilio della sola corda comune.. ·
col m~schettone collocato il più in alto possibile, indipendentemente da quello su cui passa la. coPda di cordata (vedi figura 68). La corda passata nel chiodo in aJto (aorda p01't(l!Y1,te) vieJ;Le installata a corda doppia sulla coscia, dalla parte dove si intende eseguire ·1a traversata; nel caso indicato nella figura, di traversata destra, la corda sarà fatta passa.r e sotto la coijcia destra; indi davanti al petto, poi ~Ila spalla sinistra e qJ].indi attorno al collo, per rientra.re in avanti' per la spalla destra. Nel. caso ·di traversata sinistra il procedimento è inverso .. La corda di cordata, infilata nel chiodo basso, sarà tenuta, all'altro estremo, dal coip.pagno c4e in tal modo darà la sicurezza necessaria.
......:.110-
FIG. 68.2- Tra.vel'88ita con una{,corda à.usfliaria oltre quella comune.
Se la traversata ~ _lunga tanto da richiedere l'im piego di altri chiodi (per la sicurezza), bisognerà, che il capo-cordata presti, molta attenzione nell'agganciare la corda di sicurezza, affinchè non vi resti bloccata la doppia corda portante. .Ad evitare tale inconveniente, la corda di sicurezza verrà, agganciata~ dopo oltrepassato il nuovo chiodo. In tale tipo di traversata, il corpo è sostenuto da trazioni antagonistiche date dalla corda doppia portante, dalla corda comune di sicurezza tenuta dal compagno · e dagli appigli e appoggi minimi dei piedi e delle mani.
-116-
Quando il chiodo di sicurezza per la corda di cordata sia collocato in alto, in posizione che ~i presta, la manovra può essere eseguita senza ricorrere ad un secondo chiodo; basta in tal caso l'uso di un secondo moschettone agganciato . al chiodo stesso, nel quale fa,re passare la corda ausiliaria (fi.g. 69).
FIG. 69. - Particola.re;;A.
Questo sistema però presenta l'inconvemente di una maggiore trazione antagonistica esercitata . dalla corda di cordata.
G8. Lattei di eorda. - Per questa manovra sono necessari: 1) uno spunt_o ne adatto e sufficientemente resistente su cui lanciare la corda; 2) la possibilitĂ di esecuzione del lancio; 3) la possibilitĂ di agganciamento.
-117-
Il lancio può essere effettuato a mano o con mezzi meccanici (speciale lanci~fionde, fionde, ecc.). Si considera solamente il lancio a mano, perchè il lancio con mezzi meccanici esce dai limiti imposti alla presente istruzione. Per la scelta dello spuntone roccioso sul qua.Ie eseguire il lancio della corda, valgono i già ricordati criteri, con la differenza che nel caso concreto è difficile giudicarn( la resistenza., perchè inaccessibile. Per il lancio sono da distinguere due casi: 1) piccolf lanci (fino a p metri circa); 2) grandi lanci (oltre i 5 metri). I piccoli lanci, vengono eseguiti tenendo la corda per i_.due capi ..e}anciandola in modo da avvolgere lo spuntone con il largo anello_ che si è venuto formando. Agganciata la corda, ne verrà controllata la stabilità con ripetute trazioni e oscillazioni eseguite con la corda stessa. Questa manovra può essere eseguita dal capo cordata con una parte della corda che lo collega al secondo, e rappresenta: autoassicurazione durante passaggi esposti, sfruttamento di spuntoni che per la distanza non potrebbero essere raggiunti direttamente con le mani. I grandi lanci, non vengono eseguiti con la stessa corda, sibbene mediante una corda ausiliaria di minor diametro, più leggera e più manovrabile. All'estremità della cordicella di lancio verrà attaccato un peso di piccole dimensioni (una sferetta metallica munita di anello o forata - un sasso - un piombo, ecc. ecc.).
/
-118-
L~nciata la sferetta con cordicella allo .spuntone, si solleciterà la sferetta a vincere il peso della corda imprimendole ripetute oscillazioni, fino a che il .peso della sfera - fissata -all'estremo - riuscirà a vincere quello della corda ausiliaria e consentirà di afferrarla alla sua estremità. Si continuerà poi la trazione fino a fare accavallare allo spuntone la corda d'attacco. Questa operazione, apparentemente facile, all'atto praticò pres·e nta qualche diffi~oltà e richiede spes·so ripetuti lanci; occorre curare che la corda si accavalli allo spuntone nel punto volut_o.
69. Scalate Interne. - Hanno per oggetto l 'utilizza.zione di tu.t.te le anfrattuosità e spaccature della roccia, alpinisticamente conosciute col nome di ca·mini e di fessm·e: richiedono molta esperìenza e notevole sforzo muscolare, superiore talvolta a quello occorrente per il superamento di tratti' di parete esposti. Presentano il grande pericolo della caduta· di sassi e di ghiaccio. 1) Camini. - Col nome di camini si indicano quelle spaccature di roccia verticali o leggermente oblique che consentono il passaggio del corpo umano. La tecnica del camino, prevede due sistemi di salita: - per appoggio, o dello spazzacamino; - per spaccata. a) Per appoggio o dello spazzacamino (fig. 70): l'equilibrio è ottenuto per opposizione del dorso e dei piedi; il sistema richiede che le pareti siano quasi
._ ¡ ¡119"-
liscie e cne la larghezza d'el camino non suveri, o superi di poeo,la lunghezza delle gambe dell'arrampicatore. La posizi'one base può essere cosÏ sin.tetizzarta: piedi e dorso appoggiati alle paret! opposte del
[ I
(
(
----
---==( ~
(
y-"'\
FIG. 70.
~amino; mani appoggiate (di piatto, con le.. dita. allungate e girate verso il basso) latera~ente al corpo sulla parete, _pressapoco all'altezza della cintola. Da questa posizione, esercitando tutta la forza di opposizione tra mani e piedi, si libera il dorso; indi esercitando una spinta dall'a,lt o in basso con
-120-
\e ~mani, si solleverà il corpo, fino a .·che sarà con- ,/ sentito dalla distenBione delle braccia. A _sollevamento avvenuto, il dorso si appoggerà nuovamente contro la parete (fig. 71).
FIG. 71,
t(Poi, mantenendo tutto l'effetto di oppos1z10ne fra dorso e uno dei due piedi, ad esempio il destro, si libererà il sinistro e lo si porterà più in alto contro la parete; infine, facendo opposizione su quésto si libererà il piede destro e lo si porterà a fianco
-
121-
idel sinistro, ritornando in tal mo~o nella posizione iniziale. Analoga manovra si ripeterà in seguito.
:tt·t .b) Per spaccata:
quando il camino è molto la,r go e non consente di salire nel modo sopra indicato (ciò avverrà nel maggior numero dei casi), si ricorrerà al sistema della cc spaccata », nel quale vengono sfruttati appigli e appoggi delle due pareti opposte, e precisamente: una mano e una gamba su una parete; l'altra mano e l'altra gamba sulla parete opposta (figure 72 e 73); avendo cura di mantenersi il più possibile verso l'esterno (fronte ali' esterno) perchè ivi la roccia è sempre più asciutta e perchè da tale posizione riesce più facile superare eventuali tetti che ostruissero il camino. Per compiere ambedue i tipi di scalata di cui sopr a, sono necessari: a) la particolare educazione del cosi detto cc senso dell'a-0.erenza » in tutte le parti del corpo, che possono trovarsi nella necessità. di fare adesione alle pareti del camino; b) la perfetta indipendenza muscolare.
-..=-,,
Nelle salite di camini sono da tener presenti le seguenti norme: a) far fronte aUa parete che presenta maggior numero di appigli e di appoggi; k·~ b) addossarsi alla parete più liscia che consentirà un più facile strisciamento del dorso; t~ e) far fronte alla parete non strapiombante perchè su questa i piedi avranno maggiore possibilità di scelta di appoggi ;
-12Z-
d) esamina.re attentamente i bordi e ¡1e poBcSibilità di uscita sugli spigoli in parete per le eventuali
q
t
â&#x20AC;˘
F:w.
72.
strozzature od ostruzioni (punti questi quasi sempre pericolosi e difficili a superare). 2) Fessure. - Col nome di fessure si indicano quelle spaccature, verticali o inclinate, la cui larghezza non consente di _introdurvi il corpo.
-123-
Quasl sempre le fessure rappresentano passaggi difficili resi tali dallo stato dei bordi piĂš che dalla
I t
FIG. 73.
larghezza: le fessure a spigoli vivi e scabri faoi~itano lĂ salita; quelle a spigoli lisci, e peggio amcora arrotondati, rendono la salita estremamente difficile, e talora im,possibile.
-124-
Si distinguono in: lOtrghe e strette. Nelle prime, si comprendono quelle che co~entono di introdurre nna ¡ spalla ed nna gamba permettendone il movimento. Esse si salgono con forzamento delle membra superiori ed inferiori. Nelle seconde, invece, si comprendono quelle che consentono di introdurre soltanto ¡nn braccio ed un piede: esse si salgono per incnneamento. Le figure 74-75 indicano i due modi di salita. Nel caso di fessure strettissime, in cni norl sia possibile introdurre che la punta del piede, la salita potrà ancora avvenire con la opposizione ottenuta
FIG. 75.
-125-
per la trazione di ambo le mani poste entro la fessura, e per la contemporanea spinta laterale dei piedi contro le scabrosità della roccia (fìg. 76). Se la fessura sarà in corrispondenza di un diedro, l'opposizione -verrà facilitata dalla possibilità di esercitare sulla faccia del diedro stesso la pressione necessaria dei piedi.
/~
(
CAPO IV.
TEC.ICA DEL GHIACCIO 1'0. Generalità. - Le mutevoli condizioni della montagna ghiacciata obbligano l'alpinista a continui accorgimenti; cosicchè le salite sul glÙ.accio, già di per sè stesse più faticose, più aspre e più pericolose di quelle su roccia, richiedono da parte di chi le compie non soltanto solide qualità. fisiche, ma anche un elevato grado di' esperienza, frutto di continua pratica della montagna." Non è facile perciò dare norme; meglio è limitarsi a consigli che ognuno seguirà col proprio buon senso e con la pratica personale acquisita. Le salite in alta montagna, intesa questa quale complesso di ghiaccio e di roccia, richiedono previdenze che vanno dallo studio dell'itinerario alla scelta dell'equipaggiamento, che deve essere ad·eguato e rispondente alle necessità -della salita e della ~tagione. Occorre inoltre che la preparazione tecnica sia sorretta da un buon allenamento, senza il quale non. sarà consigliabile. intraprendere imprese alpinistiche di una certa importanza. La preparazione alpinistica del « ghiacciatore )> richiede molto più tempo e metodo di quanto non si richieda per le salite su pura rc;>ccia. ' Si può affermare che, mentre alle salite su pura roccia si può arrivare con una preparazione teorica
-127-
sostenuta da up. buon aJlenaroento in palestra, per le grandi sa.lite su roccia, e ghia.ccio occorrono molta prepar~,zione pratica e doti d'intuito, sviluppate previdenze per la sicn.rezza, e spiccato senso di orientamento: solo in tal modo è possibile affrontare difficoltà, rischi e pericoli - previsti ed imprevisti - che l'alta montagna spesso presenta. 11. Varie specie di ghiaccio e neve. - La formazione del ghiaccio in alta montagna, avviene: - per trasformazione delle nevi persistenti, in conseguenza della pressione dei vari strati., e dei ripetuti fenomeni di fusione e di gelo (ghiacciai); - per congelazione diretta dell'acqua alle basse tempera.t ure. Da ciò i seguenti diversi tipi di ghiaccio e di neve: a) ghiaccio 'Ve1·de scuro: quello di ghiacciaio è coperto di neve talvolta fino a stagione estiva inoltrata (neve gelata), e si trova nelle depressioni dei massicci montani, a grandi masse con disposizione topografica allungata, a guisa di torrente o fiume; è molto duro e resistente; · b) ghiaccio 'V&rde chiaro: si riscontra generalmente in prossimità di scoli d'acqua congelati e crea i cosidetti ponti di ghiaccio dei crepacci: è consistente e vitreo; c) ghiaccio d'acqua e di placca: si forma in seguito al congelarsi di acqua corrente nei canaloni o su placche rocciose: si presenta a atrati sottili sù.na roccia; è molto vitreo e si rompe facilmente; d) nevaio: si forma per e:ffétto dell'azione termica esercitata sulla neve (dal sole o dalla
-128-
pfoggia) e per il successivo irrigidimento di essa; è perciò considerato fra le specie di ghiaccio, ma molto meno compatto: ha struttura granulosa, scabra; e) neve frolla: consiste in nev-e infrollita alla sua superficie (per l'azione del sole ·e dell'acqua): è perciò molto liscia e sdrucciolevole (pericoli di .scivolamento); f) crosta di neve: neve la cuì superficie è gelata, non ha resistenza sufficiente a sostenere il piede; cosicchè, dopo aver rotta la superficie crostosa, il piede affonda; g) neve marcia: aspetto tipico che fa neve assume nelle ore pomeridiane di una bella giornata estiva; il piede non ~fionda subito, ma progressivamente e lentamente.
'11. La marcia sul ghiaccio. Camminando . su chine nevose, bisogna fare in modo di aumentare quanto più è possibile l'attrito, per evitare al piede di sdrucciolare. Quanto maggiore è l'angolo fra l'asse verticale. del corpo e la superficie del pendio, tanto maggiore è la presa del piede e quindi · minore la probabilità di scivolare. Sui pendi i è perciò necessario conservàre, il più possibile, la posizione verticale del corpo. Tale posizione può essere facilmente assunta impugnando la piccozza a piena mano nel mezzo del bastone, afferJ"~ndo la estremità di egsa con l'altra mano e appoggiandosi col puntale al pendio {a monte).
-p29 -
· Non è necessario affondarla eccessivamente, ma piuttosto far pressione ~u di essa ·in senso normale all'asse per dare al corpo un terzo punt,o di· appoggio (fig; 77). a) J}fodo di costru·irsi i>appoggio per il piede. Su pendii molto rjpidi (specie con ghiaccio d'acqua,
\
\
\
FJo. 'i';-. - ~aut$ormale; 9 -
Tstru zione !1tll'Addestramento .4-lp i-nistfco Militare.
-130-
nevaio o neve frolla)'è utile piantare il becco .della piccozza, ad ogni passo, di fianco nel pendio (nel modo indicato nella figura 78) e prepararsi conti-
/
Fio. 78. - Tra.versa.te. normale.
nuamente l'appoggio per il piede, il che si ottiene intaccando la superficie nevosa con la suola e col tacco battendoli ripetutamente fino a che il piede non risulti solidamente appoggiato.
. -
131 -
Nel creare tale appoggio non si deve esercitare col piede una. pressione dall'alto verso il basso, ma, proteso il ginocchio in avanti, si dovrà premere verso il pendio con la. suola della scarpa, fino a, tanto che questa venga a trovare sufficiente sostegno. La salita va eseguita di traverso con frequenti tornanti. Per superare nevai di pendenza non eccessiva, sarà sufficiente che il piede trovi appoggio con l'orlo della suola, mentre su pendii di una certa inclinazione dovrà trovare appoggio per intero. Ciò si potrà facilmente ottenere con neve non completamente gelata.; su neve di una certa consistenza, invece, si dovrà ricorrere alla piccozza. per l'intaglio di veri e propri gradini. b) Del gradinare. Quando scarpe chiodate e ramponi non offrono più sicurezza sufficiente e neppure basta l'appoggio creato col piede, e quando l'inclinazione del pendio e le condizioni del ghiaccio non consentono la salita sicura, si renderà neces• sario intagliare gradini colla piccozza. Nei tipi di ghiaccio (a) e (b) del paragrafo 71 si dovrà, col becco della piccozza, formare prima di tutto la base del gramno con colpi laterali, e poi completarli con colpi dall'alto. Successivamente, con la paletta si libererà lo spazio, cosl creato, dai frammenti di ghiaccio. Un buon gradino dovrà risultare con la base di appoggio inclinata verso l'interno e non mai verso l'esterno (particolari a e b della figura 79). Con ghiaccio verde-scuro (a) si richiederanno da 10 a 15 colpi; con ghiaccio verde (b) se neri-
I
FIO. 79. - A Sezione di &radino ben inta,a,Hato J:J Sezione di gra<ltno me.la 1nta.1Jli&to .
-133-
chiederanno meno; ma, poichè quest'ultimo è più fragile, si dovrà lavora.re con cautela, per evitare che il gradino si rompa, agli ultimi colpi. La figura 79 indica la posizione da assumere per l'intaglio, e le varie fasi del lavoro. Oon ghiaccio d'acqua (e) si dovrà alternare il lavoro di pa.letta, con quello di punta. Oon ghiaccio di placca si dovrà lavorare a colpi non forti, perchè, altrimenti, lo strato sottile di ghia~cio che offre l'unica possibilità di salita, si romperà. e metterà a nudo la sottostante superficie, il più delle volte liscia e priva di appigli. Oon neva.i (d) o con neve frolla (e) lo scalinare avverrà, in modo alquanto diverso: il gradino, dopo essere stato intagliato con lo stesso procedimento, sarà completato raschiando con la paletta della piccozza, o lavorando con la pie.cozza di piatto. In condizioni favorevoli di neve è possibile ta,1volta ricavare un gradino con un sol colpo. P ersonale bene addestrato riesce a scalinare, durante un'asèensione, senza perdere molto tempo. Poichè il gradina,re richiede fatica notevole~ e stanca, sarà bene alternare, se possibile, gradini ricavati col piede con gradini fatti con la piccozza. I ntaglio dei gradini in salita. Mentre il corpo sarà tenuto il più possibile eretto e generalmente di fianco al pendio, ed i piedi ben fissati in due gradini iniziali, la piccozza verrà impugnata presso l'estremità inferiore del manico, ed assicurata all'una o all'a.ltra. mano, a mezzo del r eggi piccozza scorrevole (fìg. 80).
-
134-
Tale assicurazione è assolutamente indispensabile, quando si debba lavorare con freddo intenso e a guanti calzati. In genere, per gradinare, si lavorerà, sempre con le due mani, e si dovrà essere addestrati a tagliare
F'IG. 80.
il ghiaccio da sinistra verso destra o da destra verso sinistra. In pendii molto. ripidi, quando sia o:ppm;tuno costruire anche delle ta.cche per tenersi aggrappati, con una mano, si dovrà saper gradinare con quella rimasta libera. Il gradinare a due mani, comunque, offre il vantaggio di richiedere meno fatica, e cli rendere i colpì più precisi, con evidente minor perdita di tempo. La direzione da seguire sarà diagonale, rispetto al pendio; e quando fosse consigliabile la salita a, tornanti, i gradini di curva dovranno essere più ampi per consentire la voltata. I gradini per scarpe con ramponi, saranno costruiti di misura più ampia che non quelli p~r semplice scarpa chiodata.
-135-
0onoscendo « a priori » di dovere effettuare la· discesa.per lo stesso percorso della salita, sarà con· siglia.bile ricavare i gradini più ampi e più vicini: distanza media 40-50 centimetri. In taluni casi sarà conveniente salire la linea di massima pendenza, e cioè: - quando si debba aiutare con la corda un . arrampicatore mal sicuro (in tal caso, se colui che sta sotto scivola, può meglio essere trattenuto dal c.a po cordata in sicurezza); . - quando si debba superare il più rapidamente possibile, con nevaio e con neve frolla, un tratto non troppo lungo. In tal caso si adopereranno le sole punte dei piedi con forte colpo inferto sulla superficie del nevaio. La salita potrà essere agevolata usando la piccozza nel modo indicato dalla- figura ~1, impugnandola per la pala e affondandone il punta,le a-d ogitj pa,sso nel pendio, per servirsene di appoggio per il braccio. Intaglio dei gradini in discesa. Dovendo intagliare gradini in discesa, si inclinerà lievemente il corpo verso il pendio e si maneggerà la piccozza con una sola mano, poiehè impegnando ambedue le mani, il corpo verrebbe a risultare troppo inclinato in avanti, assumendo posizione assai faticosa e poco sicura.· La salita d<Yvrà essere iniziata solo quando Biano fatti àue gradini (per ambedue i piedi). Con neve frolla si potrà salire piantando in alto il becco della piccozza e aiutandosi a sollevare i CQryP verso di essa, a forza di braccia; il piede
-
136 -
,
FIO, 81. - Salito. di un ripido pendio - corJ.)o in a.vanti".
dov:rĂ poi venire:piantato fortemente e l' appoggio (scalino) dovrĂ essere migliorato pressandolo bene (fig. 82).
Dovendo super are brevi e difficili passaggi sul ghiaècio, una torre ghiacciata, una parete di ghiaccio, ecc., si devono ricavare non solo i gradini per i piedi, ma anche appigli per le mani (fig. 83) c) La discesa richiede generalmente maggiori precauzioni e pratica che non la salita., specie quan-
FIG, 83â&#x20AC;¢
-
139-
do sì tratta di pendii di ghiaccio verde-scuro_(a), verde (li) e di placche di ghiaccio (e).
Fio. 84. - P osizione buona per discende,:e.
La discesa dovrà essere eseguita lasciandosi andare lentamente da un gradino all'altro, tenendo tesi i muscoli delle ginocchia. Per maggior sicurezza e per mantenere il corpo quanto più è possibile in posizione verticale, . si dovrà nsaJ"e della piccozza come appoggio (fig. 84), impugnandola con una mano alla metà del bastone e con l'altra alla testa, puntale appoggiato sul pendio.
-140-
-P er garantire l'equilibrio e per far si che le punte dei ramponi en~rino tutte nella superficie ghià.ccia,ta, si dovranno- flettere le ginocchia e snodare l,e caviglie in avanti (particolare A della figura 84). Tale modo di discendere, oltre che dare la necessaria scioltezza ai movimentj, evita che il peso del corpo graviti interamen te sui t alloni, che sono i più inclini a scivolare. La figura 85 mstte in evidenza la palese instabilità derivante , da u n a posizione scorretta. La discesa dovrà F1G. as. effettuarsi, possibilmente, volgendò il dorso al pendio, : per meglio scegliere la via da seguire e per guadagnare tempo. Talvolta si potrà anche discendere facendo fronte al _pendio; in tal caso si dovrà conficcare a,d ogni passo il bec-e.o della piccozza nel ghiaccio (fig. 86). d) Salita in traversata. Nelle salite trasversali o di fianco {fig. 87) l'articola,zione del piede a monte, risulterà piegata all'indietro ed il ginocchio in avanti
\
-
141 -
verso l'asse del corpo; quella del piede a valle, invece, piegata all'infuori col ginocchio esterna.mente all'asse del corpo; il busto eretto ed equilibrato
FJO. 8 G.
dall'appoggio laterale ottenuto con la piccozza. Poichè il piegamento dell'articolazione stanca facibnente, sarà consigliabile eseguire frequenti tornanti allo scopo di alternare il piede a monte con quello a valle.
-142-
/
FlG. 87. - Buona posizione per traversare.
-~ el discendere in tra.versata, si dovrà evitare di¡ piegare_il bacino verso_il pendio, per non assumère la posizione indicata nella figura 88, evidentemente pericolosa perchè facilita lo scivolamento sul bordo interno ed esterno delle suole.
-
148-
e) Scivo.lata volontaria. Scivolare su nevai a forte inclinazione, è cosa che deve permettersi solo chi ha molta pratica e p~r nn tratto breve che non o:ffr~pericoli. Sulla neve frolla si· può scivolare benissimo in posizione eretta. In tal caso i piedi dovranno essere tenuti completamente aderenti a.ila superficie, appog-giandosi lievemente (o niente affatto) alla pie.cozza. ten11ta dietro. Per frenare o per fermarsi occorre alzare alquanto le punte dei piedi e piegarsi indietro appoggiandosi fortemente alla piccozza, · in modo che talloni e punta della piccozza offrano attrito contemporaneo s u 11 a neve (badare però che i F10. ss. piedi non sfuggano in avanti); oppure si potranno disporre i piedi di t1·averso e frenare con l'orlo della suola delle sca.r pe. Bisogna avere l'avvertenza di non lasciarsi proietta.re in avantj, nel caso che durante la scivolata su neve consistente si dovesse rompere inìprovvisa,m ente la crosta solida. È consigliabile tenere uno dei piedi spinto in avanti e la gamba posteriore alquanto piegata.
-144 -
Scendendo seduti occorre piantare nella neve, se dura, la punta della piccozza, tenendone con una mano saldamente la testa, in guisa che essa non possa sfuggire_.,_ per un subitaneo arresto o per un maggior attrito . che possa venire ad incontrare. Se la scivolata avverrà su neve molle, amzichè la punta verrà piantata la palett a. Sui nevai si può scendere anche stando a cavaJcioni della piccozza, facendovi forte pressione (r aspa - fare attenzione alle pietre). Con ghiaccio duro la scivolata deve essere fatta per tratti di media inclinazione e per pochi metri. Diffidare dei cambiamenti di specie di ghiaccio, poichè talvolta può accadere che, pa,ssando dal più adesivo al più duro, la scivolata si prolunghi più del previsto e del desiderato. Non scivolare mai con i rampon,i nei piedi per la tendenza che essi hanno a formare zoooolo. f) Scivolate involontarie. Per reagire ad una scivolata imprevista, occorre spostare il corpo all'indietro, gravando sulla piccozza che dovrà essere piantata il più forte possibile nel ghia.ccio, e conservare lS\ direzione. Piccozza e piedi fortemente piantat i nel ghiaccio, faranno da freno. Con neve frolla, si può frenare, anche facendo in modo che la punta della piccozza rimanga pressata nella neve sotto il piede a valle (posizione di fianco al pendio) facendovi gravitare sopra il peso del corpo, con effetto crescente.1; Se i due componenti di una cordata scivolano entrambi, dovranno avere la presenza di spirito di conficcare nel nevaio il più profondamente 'w~ ~
-
145-
possibile la piccozza e di accavallarvi la corda; in tal modo potranno arresta.r e la scivolata e qmndi la caduta. Anche su ghiaccio l'a-Bsicurazione si può ottenere, direttamente, per mezzo della piccoz·z a o dei chiodi, oppure indirettamente da parte degli uomini componenti la cordata. L'atto più semplice, per assicurarsi, è quello di affondare il manico della piooozza quanto più è possibile e girare la corda attorno alla parte di manico che emerge dalla neve. La fig. 89 mostra un alpino nel tipico atteggiamento di assicurarè dal basso il compagno che lo precede: sistema, questo, che può essere usato anche per l'assicurazione dall'alto. Il metodo accennato serve però soltanto su neve dura, che .consenta di affondare il manico della piccozza · per almeno due terzi di essa. Nel caso, invece, di ghiaccio duro, si potrà ugualmente ottenere una sicurezza abbastanza buona affondando tutto il becco della piccozza nella superficie del ghiaccio, avendo la precauzione di tenere il manico completamente aderente alla superficie ghiacciata e disposto lungo la verticale del pendio. Tale sicurezza non· è però assoluta, perchè non s~mpre resistei·à ad eventuali strappi provocati _d a cadute. Per evitare la fuoruscita del becco della piccozza .~ per tendere più. efficace ia.-si~ute~z.~,_· ~ ò.?-.n~~g~a... . . . 73. L'assicurazione su ghiaccio. -
.
10 -
~
.
IstTu-eione suli'A ddestTa.m.entQ. ,Hpinfatico Militare .
146 -
bile esercitare sul manico una pressione col ginocchio (fig. 90).
~\
FIO, 89. - Sicurezza diretta su ghiaooio ottenuta con la piccozza.
. . .Do:vendo superare t1·atti molto esposti su neve molle, è bene che chi assicura si assicuri a sua volta ,_(6g; 91 ),. affondandovi cioè il manico della piccozza neve e infilandovi un anello della corda per la sicùrèzz~ propria, e contemporaneamènte èedendo
·.ueùa
t
•
•
~
!'
-
147 _.,
la ·corda aJ eorirpagno facendola scorrere sulla pro~ pria spalla. ··· · . -
· ,,
, '1a . .9().
- .Altra. assicurazione difetta su ghle.ooio · · ·
.ot~nuta_ con la piccozza. ••
•
".
,t'
·
.
a) Ohi-Odi da ghiacci-o e moschettorii: L'mo dei ·ehiodi e moschettoni è notevolmente diffuso·anche . ·nelle .arraimpicate anl -·ghiaccio; . essi- rappr~entan.o .mezzo idoneo· a,· dare suffiç.:iente sicm:ezza per.il supe-
-148-
ramento di tratti di ghiaccio esposti e molto ripidi, anche se di poco discosti dalla linea verticale.
~ v
/------
I
I I
J
;:-
-------
F1a. 91. - Doppia assicurazione su ~htaoolo auto-asslourazJone e assicurazione.
Tale sicurezza però non è tanto efficace quanto sulla roccia; vale soprattutto quale assicurazione di equilibrio. Verificandosi determinate favorevoli condizioni di ghÌàccio, -si possono eseguire anche manovre di .sicurezza·· tipiche delle arrampicate su roccia,
.__: 149 -
specie per assicurare direttamente un compagno, sia in salita che in discesa o in traversata (fìg. 92).
.I
\
FIG. 92, - Assiourazione diretta con chiodo da ghia.coio e moschettone.
Quando chi assicura, si trova in posizione pre· caria od esposta, potrà indirettamente assicurare il compagno, e a sua volta assicurarsi, ricorrendo ad un chiodo ed a due moschettoni in uno dei qua.li .farà scorrere la corda del ·compagno in movimento,
-
USO-
e ue]J' ~ltro pMserà un' anello di . corda per ~a, ·.Sic~~. r.ezza propria (fig. 93). l'lediante l'uso appropriato dei chiodi e dei moschettoni sarà anche possibile, al primo di una cordata, di superare brevi tratti verticali (o quasi),
I
L
•
I
I F10,
93,
•
I
-
151-
la, teenica di opposizione ed il sistema, a, forbice con le due corde. In queste manovre i chiodi devono essere uno vicino all'altro, manovrati a coppie in modo da U8&ndo
FIG. 9(.
-162-
non obbligare chi sale ad esercitare brusche o troppo forti trazioni. La figura 94 mostra un alpino nell'atto di agganciare la seconda corda al moschettone, mentre è sostenuto in equilibrio, dal basso, dalla prima corda passata nel primo moschettone. .Anche la figura 95 mette in evidenza come sia possibile compiere una breve traversata cli ghiaccio,
-153-
vertièale o quasi, còl"sistema cosi detto alla« Dnlfer », già esamina;to nelle arrampicate su roccia. b) N arme per l'uso dei chiodi da ghiaccio: il chiodo deve essere infisso sempre con una certa inclinazione dall'alto in basso, e per tutta la_lunghezza; . - nel conficcare un chiodo, fare in modo che l'operazione si compia possibilmente senza interruzione di percosse; - una volta fissato il chiodo, non affidarvi subito il peso della persona, ma attendere che esso si eementizzi col ghiaccio (bastano talvolta, un paio . di minuti); ~ aver cura di non esercitare trazione verso lo esterno onde evitare - o comunque diminuire il pericolo della fuoruscita del chiodo dal ghiaccio. I
74. !laree sui ghlaulal. - .Avvicinandosi ad un ghiacciaio è necessario orientarsi esattamente sulla sua forma, sulla sua estensione e sull'andamento dei crepacci, che rappresentano il principale pericolo della montagna ghiaceia..ta. a) l crepacci durante l'inverno sono per la maggior parte completamente, o quasi, ricoperti di neve. A tale coltre nevosa (a forma di ponte) dovrà essere rivolta la mat1sima attenzione. N èi ghiacciai ripidi i crepacci sono facilmente visibili per la differente altezza dei due bordi ed offrono ponti resistenti; quelli invece dei ghiaeciai piani sono pfù difficili·ad individuare ed offrono ponti di minor resistenza. ·La transitabilità sui ponti dei crepacci non offre molta garanzia di sicurezza all'inizio dell'inverno,
-154-
perchè le prime nevicate non si sono anoora consolidate; maggi~ri garanzie invece presenta verso la tarda _primavera. Nell'estate, per effetto dell'azione termica del sole e dei venti caldi, 1a sicurezza dei ponti è molto precaria. Ponti che alla mattina, dopo una notte fredda, consentono un transito sicuro, a mezzogiorno non si possono attraversare senza le neces:. sarie cautele. I ponti sui crepa.cci dei ghiaccia.i a superficie concav.a sono sempre più resistenti di quelli dei ghiacciai a superficie convessa. Comunque, la possibilità di transito attraverso i ponti deve essere sempre a-ccertata mediante accurato sondaggio fatto con la pi~cozza. L'itinerario da percorrere sul ghiacciaio deve essere scelto nella sua parte più chiusa; sempre quando pos~ibile, siano evitati i ponti di ghiaccio, i sera.echi od i ripidi pendii. Si tenga ad ogni modo presente: - che l'orlo superiore di un sistema crepa-cciato, o di nn ponte di ghia-ccio, è sempre più pericoloso di quello inferiore; perciò camminando lungo due crepacci, converrà tenersi verso l'orlo inferiore del crepaccio superiore; • - che le conche che si formano tra.il ghiacciaio e le morene _laterali sono sempre più sieu.re, perchè maggiore vi è la copertura nevosa; . - che camminando su di un ghiacciaio sarà bene evitare i crepacci in posizione convessa; - che i crepa.cci devono essere sempre attraversati in senso normale al loro andamento. I
.
-IM-
b) Uso della, <XYtda sul ghiacci-O. .A q nesto riguardo valgono le stesse norme che regolano le cordate su roccia (cap. ID), con l'avvertenza che sui ghiacciai bisogna, sempre legarsi, anche se, all'apparenza, non vi sono crepacci. Nessuno cadrà mai in un crepaccio ben visibile, ma in uno simulato o coperto. Su ghiacciai pia.tti e di mezza inclinazione e molto crepa-cciati è preferibile la cordata di tre: formazione più sicura e meglio idonea al ricupero da eventuali cadute nei crepacci. Su ghiacciai ripidi, invece, e non molto crepaccia.ti, la. corda,t a éti due, bene affiatati, è la più indicata perchè favorisce la celerità dei movimenti. Anche sul ghiacciaio il posto di capo--cordata spetta ~l più abile. L'intervallo fra gli uomini di una cor~ data su ghfaccio varierà a seconda del numero di essi: da 7 a 10 metri per una cordata di tre; da 12 a 15 metri per una cordata di due. Ogni singolo dovrà tenere avvolti in mano çlµe o tre metri di corda da cedere, occorrendo~ a quello che lo precede. c) Movimento della cordata. Valgono le stesse norme che regolano il movimento delle cordate su roccia. I componenti (siano -~re o due) procedono uno alla volta: partito il prµno, gli altri (o l'altro) stanno in sicurezza. Mentre il primo (fig. 96) avanza a lunghezza di corda, il secondo affonda la piccozza nella neve, la tiene per il becco e per la paletta, e vi fa sc9rrere attorno la corda cedendola via via al co~pagno, cosi che se il primo dovesse scivolare, il secondo sarà in grado di ritirare quanto più corda pos-
,,
\ \ \
\
'\ \
\
\.
\
\ Ero. 96. - li primo 11rooede, il aeoondo lo assloura dirette.mente con la piccozza.
-
157. -
sibile per contenere la scivolata e impedire o limitare la caduta. Questo sistema di assicurazione, che vale cosi per il primo come per il secondo, può essere usato su neve che consenta l'affondamento del manico dellà piccozza. In caso però di ghiaccio molto duro, si dovranno usare i sistemi già considerati nell'assicurazione su ghiaccio. La corda dovrà essere tenuta costantemente leggermente tesa, in modo che ;non abbia a strisciare sulla superficie nevosa, per mantenerla asciutta e per evitare che geli, a scapito della sua maneggevolezza e resistenza. d) Norme pe1· la condotta di pUt cordate sui ghiaccilJi:
1) ispezionare sempre a,ecuratamente le corde prima del loro uso; 2) procedere alla ripartizione delle cordate prima di inizfare la marcia sul ghiacciaio; 3) mantenere la divisione in cordate per tutta la durata del1a marcia sul ghiacciaio, avendo cura di porre in testa alle cordate i più abili e i più esperti conoscitori del luogo; 4) nelle traversate di ghiaccio non preoccuparsi di perdere quota, pur di scegliere un buon percorso; 5) sui ponti dei crepacci procedere uno alla volta, mentre i compagni sorveglieranno e daranno l'opportuna assicurazione; 6) durante le inevitabili soste sui ghiacciai, fermare le cordate sul posto raggiunto da ciascuna: qualora però occorres~e ~'i1.µlirle, esse si porr~o in
-158 -
gruppi mant.eneridosi .a qualche passo di distanza. l'una dall'~ltra, per evitare che più nomini o più cordate si trovino a..sostare sopra ad eventuali ponti df ghiaccio mascherati. 'i
•
'
_15. Salvataggio daj crepacci. - Le operaizioni di salvataggio di un caduto devono essere condotte con molta calma, per evitare che ésso precipiti nuo"' ~~~::·: ·":·"':":,.·~··;'·;··:::!!~CJ !! e~,. <3 ,#
•·
• ·
,1,
,r,-.:>'ofl
, ...... " ..
Fto. 97.
vamente, con conseguenze spesso più gravi della prima caduta. I sistemi di salvataggio sono vari. Si esaminerà il caso più difficile, ossia. quello della caduta . . di un componente di una cordata di due soli uomini. . .· . Questi, per parare ad una eventuale caduta mar~ranno così legati: i~ P!irnO alla estremità ~ il secondo alla metà della corda. Nella. corda . . saranno costruiti due lacci (staffe): uno vicino al nodo fil legatura del ..secondo, l'altro alla estremità ~bera ch e verrà.assicurata all'anello di ~intura del primo 09n moschettone, o con un pezzo di spago (in sostan-~ à;la ~ ·arcia avverrà conia corda raddoppiata avente 1accio vicino al primo e Valtro laccio vicino ~ ~eço_ndQ, figura 97). . · ·· Avvenuta la cadlita ~el primo - caso · più fre.: queiité ·_ il second~, rfinasto fuori del crepaccio, 'ìnm~~à'. ..la piccozza nel 1~-ccio vicino piantandola for-
un· L.•
,r"
'
'
•
..
•
..
FlGt
:â&#x20AC;¢ ~
'.:i .
99. _
-- .. . . .,
.,
-160-
temente nel ghiaccio e il caduto, quando sia a_vvertito di ciò, si arrampicherà lungo la corda di soccorso, dopo avere introdotto il piede nella staffa (figg. 9899) mentre l'altro lo aiuterà con la corda di sostegno. Successivamente il caduto, appendendosi alla corda di sostegno, alleggerirà la pressione esercitata sulla staffa. L'uomo di sopra solleverà allora alquanto la corda di soccorso con staffa, e il caduto ripeterà la manovra di prima, guadagnando altro tratto di salita. E cosi via via, fino a quando il caduto non avrà raggiunto il ciglio del crepaccio. Durante tutta l'operazione descritta, chi sta sopra, in sicurezza, non dovrà mai av~ vicinarsi al crepaccio, ma starne discosto il più possibile. Mancando la possibilità di piantare la pice<?zza, colui che è rimasto fuori dovrà sostenere con le reni la corda di soccorso, mentre procurerà di tirare quanto più può la corda di sostegno. Quando invece sia il secondo a cadere entro il crepaccio, egli dovrà tagliare la corda fra il la-ccio e il nodo intorno alla Fto . 100. vita, in modo di liberare la corda di soccorso, non senza però averne prima avvert.ito il capo cordata, affinchè questi provveda: - a fissare il suo laccio alla piccozza, - oppure a legarlo alla vita o a passarlo su una spalla, per agire come ha agito il secondo nel caso precedente.
-
161-
.Altro buon sistema di salvataggio può essm·e dato dall'uso delle sta,ffe «Prussik », di cui si è trattato a,1 cap. Il! a Tecnica della roccia )1. I sistemi indicati valgono naturalmente solo quando il caduto non sia ferito, ossia in condizioni di aiutarsi anche da sè. In caso contrario il saJvat;agg'io riuscirà molto difficile e quasi impossibile se si è in due soli; più faeile e spedito invece se si è in tre e si h a ùna corda di riserva. Il sistema più sbrigativo sarà allora quello di costruire con la seconda corda, posta doppia e annodata ad intervalli col nodo da guida, una: rudimentale scaJa, che verrà ancorata ad una certa distanza dall'orlo del crepaccio, e fatta calare al caduto (fìg. 100).
1l -
Ist'l·uii.o·ne sull'Addestramento Alpinistico Militare,
CAPO V.
· PALESTRE ALPINE 76. · Scopo: a) Le palestre alpine essenzialmente si prefiggono di: - iniziare i giovani alpini ai procedimenti della tecnica alpina su roccia; - tendere, successivamente, al loro graduale perfezionamento, in guisa che i movimenti e le posizioni basilari siano compiuti ed assunte con naturalezza, senza dispendio eccessivo di energie fisiche e senza spreco di quelle nervose; - mantenerli, poi, in costante allenamento fisico, tecnico e spirituale; - preparare in siffatto modo il loro corpo alle più rudi fatiche, apituarli a guardare in faccia il pericolo e ad affrontare il rischio con ragionato ardimento; consolidarne il carattere infondendo loro fiducia nelle proprie forze e n el proprio .valore. b) Scopi analoghi debbono essere perseguiti nei . riguardi dei giovani ufficfali e dei sottufficiali dei reparti, specie per quanto concerne il loro accurat o e mai interrotto allenamento fisico, tecnico e spirituale. e) La palestra alpina non · costituisce nè-deve costituire fine a sè stessa; sibpene un mezzo per meto...
-163-
dicamente e gradualmente affinare la capacità a,lpiniBtica dei singoli e delle cordate, allo scopo di renderli idonei a compiere imprese ardite ed eccezionali di reparto nelle zone montane più elevate ed impervie, conforme le caratteristiche e le esigenze della guerra alpina. Epperò, l'addestramento ·in palestra dovrà, essere complétato, con . assiduità e con passione alpina, preferibilmente nei terreni liberi dell'alta montagna: ovunque, ad ogni modo, la configurazione e l'asprezza, anche di ristrette plaghe attigue alle sedi estive ed invernali, , possano consentire l'effettuazione di utili esercitazioni alpinistiche di reparto. d) Molta importanza riveste la scelta degli istruttori preposti all'addestramento in palestra: vi sono adibiti, di regola, gli ufficiali qualificati istruttori o istruttori scelt.i cl' alta, montagna, nonchè i sottufficiali in possesso del titolo di guida alpina militare. Si faccia anche assegnamento, sempre sotto il controllo degli istruttori suddetti, sugli « alpieri » preparati, annualmente, dalla scuola di alpinismo di Aosta e riversati nei reparti. T utti gli istri1rtto1'i, oltre che per doti di ardimento e capacità twnwa, debbono emerge:e per requisiti morali, frecldezza ed energia.
.
.
77. See11a e requisiti delle palestre alpine. a) Ogni sede di reparto alpino - invernale od
estiva, ordinaria od anche temporanea - deve disporre di_una palestra alpina, sempre quando possibile a non eccessiva distanza dalla caserma o dagli a,ccantonamenti. Ove le condizioni locali lo permet-
-
164 -
tano, e non facciano difetto i mezzi necessarii, sarà, bene e vantaggioso organizzare più di una palestra, allp scopo <li evitare che la ripetuta frequenza del medesimo ambiente conduca alla meccanica esecuzione di procedimenti tecnici e di manovre stereotipate. Dove possibile, si dovrà anche sviluppare lo addestramento sulla neve dura, quale orientamento alla tecnica del ghiaccio. b) Una buona palest1:a deve almeno soddisfare ai seguenti requisiti: - presentare, sia pure in scala ridotta, tutti o quasi tutti i tipici passaggi che si possono incontrare nel corso di una ascensione; - permettere la gradualità, in rapporto alle difficoltà, di tutte le istruzioni e manovre di corde, . chiodi e moschettoni, al fine di una opportuna fa.miliarizzazione, tanto del singolo quanto della cordata, a.ne varie difficoltà-ed esposizioni che !a roccia può presentare con le sue accidentalità; - permettere al direttore delle esercitazioni di_potere, in ogni circostanza e movimento, seguire, consigliare, indirizzare e correggere, con l'esempio e con la parola, l'arrampicatore e la cordata durante l'effettuazione delle prove. e) Tali requisiti, che in linea generale rispondono all'esigenza di addestra.m ento dei reparti alpini, possono essere r·icercati in misura ridotta nella scelta e nell'organizzazione delle palestre per le batterie alpine, per le quali però è da considerare anche la possibilità di consentire manovre ardite di pezzi e di materia.li con tutti gli accorgimenti e le precauzioni del caso.
-165-
78. Attrezzature delle palestre alpine. a) In considerazione degli scopi accennati nel comma 76, ogni palestra alpina deve essere convenientemente attrezzata, e non lasciata allo stato naturale, così da imporre sin dai primi esercizi, ai singoli ed alle cordate, di provvedere con i propri mezzi alla rispettiva sicur ezza. Bisogna t uttavia non esagerare nell'impiego dc mezzi tecnici di assicurazione, e ciò per abituare grad ualmente i frequentatori delle palestre all'impressione della esposizione e del senso del vuoto, e via via condurli, con evidenti vantaggi per una loro efficace preparazione, ad effettuarè e , superare le difficoltà alpinistiche effettive. L'esame attento del terreno, della natura e consistenza della roccia., dell'altezza di questo o quel palSsaggio e di ogni altro particolare offerto dalla zona prescelta,, suggerirà l'entit.à, e la qualità della attrezzatura da attuare. b) · I vari itinerari e passaggi di palestre, determinati con attenta e scrupolosa cura, debbono essere segnati c.o nvenzionalmente in <<minio.» e numerati, sì da poter gradu-a.1·e e disciplinare le va.rie istruzioni di tecnica. alpinistica~ · .A solo titolo di esempio orientativo, viene qui di seguito tracciato uno schema di itinerari segnati ed abbozzat i, tale da rispondere alle esigenze di una normale p alestra (fig. 101). Itinerario n. 1 (• • • 1 bolli rossi). Passaggi faaj,li su rocce rotte offrenti numerose e solide prese. Nessuna attrezzatura. Impostazion~ dell'arrampicatorf6 alla, roccia.
-166-
Itinerario n. 2 (- - - strisce rosse). Passaggi suocessim su risalti di roccia di varia altezza (non superiore ai 4 metri). Attrezzatura nes-
suna. Esercizi di arrampicata in sicurezza. Itinerario n. 3 (+ croci rosse). Parete di 30-40 metri inizialmente inclinata e terminante in linea verticale; possibilmente sboccante in un ripiano. AttrezzatuTa: chiodi con occhiello od anello, all'inizio ed al tenni:ne del tratto verticale di parete. Se il tratto verticale è difficile, per ·s carsità di appigli o peT la natura cattiva della roccia, collocare qualche chiodo intermedio. Esercizi di arrampicata in pa,rete libera con manovre di sicUl'ezza. I tinerario n. 4 ta-cche romboedriche). Passaggio in cengia di una certa difficoltà per esposizione. Attrezzatura: chiodi fissi con occhiello od anello all'inizio ed al termine della traversata. Se la traversata è molto difficile per la sua esposizione o per la natUI'a cattiva della roccia, collocare qualche chiodo intermedio. Esercizi di traversata con o senza assicurazione. Itinerario n. 5 (.à. A A triangoli rossi). Diedri inclinati e verticali a pareti fortemente svasate. Attrezzatura: chiodi all'inizio e aJ termine de] diedro; se difficile ed esposto, collocare qualche chiodo intermedio.
++
<•••
J
-167-
Esercizi di arrampicata in spaccata con sfruttamento della fessura al fondo del diedro. Itinerario n. 6 (- • - • - • striscie orizzontali e bolli rossi). Carnino. Possibilmente a doppio tratto, verticale ed obliquo con ostruzione intermedia. Attrezzatura: chiodi fissi nei t ratti esposti, sotto e ·sopra le ostruzioni. E sercizi di tecnica di superamento dei camini. Itinerario n. 7 ( I • l • I • I • strisce verticali e bolli rossi. F essure. Possibilmente a tratti verticali ed obliqui, di ampiezza decrescente fino a pochi centimetri. I . Attrezzatura: chiodi fissi a brevi interva.Ui, nel tratto o nei tratti di maggiore esposizione e di minore ampiezza, all'inizio ed al termine della fessura. Esercizi di arra,m picata diretta ed in opposizione col cosiddetto sistema bavarese. Itinera,r io n. 8 (.4. - .& - .A triangoli e strisce rosse). Pendolo in parete. Possibilmente allacciante due sistemi di · camini. Attrezzatura: un chiodo fisso al punto d'origine de1 pendolo. Esercizi di traversata pendolare per arroccamento di due sistemi di camini. Il punto di arrivo sarà bene coincida con un ripiano di ampiezza tale da ospitare in sicurezza aJmeno due della cordata. Itinerario n. 9 (.A • A e..._ triangoli e bolli -rossi).
-168-
Paretina con piccolo strapiombo. Attrezzatura: chiodi fissi sotto e sopra lo strapiombo a distanza tale da rendere sicure le manovre dei moschettoni e delle corde, anche aà elementi di statura a.I disotto della media. E sercizi di arrampicata con la doppia corda,, col sistema a forbice e l'mo dellè staffe (vedi pratfoa della cor da doppia a forbice e uso delle staffe) . Chiodi fissi con anello dovranno essere collocati solidamente n ei punti prescelti per le calate a co.rda doppia. - che sarà bene coincidano con i tra,tti strapiombanti.
19. Norme per la frequenza delle palestre alpine. La frequenza alle palestre alpine è disciplinata dai comandanti di reggimento, ba-tta.glione e dista-ccamento; opportuni t urni con gli addestramenti di altra natura devono mantenervi costante a,Ssidnità di frequentatori. Gli addestra,m enti particolari da, svolgersi da parte degli ufficiali e dei sottufficiali sia.no regolat i dà speciali turni, ed orientati agli specifici còmpiti dei singoli gradi, tenendo debito conto dell'età. dei frequentatori. In tali turni potranno essere compresi anche gli ufficiali superiori. Tutti gli a,lpini siano iniziati e perfezionati nelle palestre alpine, con l'esclusione di coloro che, dopo sicuro accertamento, denotino defieienze fisiche e morali. Direttori ed istruttori debbono preparare e condurre le esercitazioni,~vitando di disturbarne lo svolgimento éon eccessivi richiami, con segnali di fischiet-
-
169-
to o di tromba; organizza.re, cioè, bene le applicazioni con opportune precedenti istruzioni verbali e dimostrative e dividere molto gli allievi nei ~urni di cordata con capi cordata od istruttori provetti. Dati i particolari scopi addestrativi da raggiungere con la organizzazione delle palestre alpine, le stesse sia.no frequentate nelle ore e giornate nelle quali le condizioni metereologiche sono veramente buone, e le rocce non sono fredde od umide. Sia predisposto sempre adeguato servizio sanitario, proporzionato alla difficoltà degli addestramenti.
80. Jlanut~nzione:~pal~tre. - Per l'impianto e manutenzione delle palestre alpine sono a,ssegnate annue L. 150 per ciascuna sede di battaglione, compagnia distaccata ed unitĂ corrispondenti. Con questa a,ssegnazione devono essere mantenuti. in efficienza i materiali occorrenti per le vie chiodate organizzate nelle palestre a,lpine delle sedi invernali od estive dei battaglioni, compagnie distaccate ed unitĂ corrispondenti.
O.A.PO VI.
ORGANIZZAZIONE DI UNA IMPRESA ALPINISTICA MILITARE 81. Qualunque impresa alpinistica militare esige dal suo ideatore l'esame preliminare e la risoluzione di complessi e delicati problemi· di carattere tecnioo e logistico. La tecnica e la logistica alpinistica non possono andare disgiunte, tanto che riesce difficile, talvolta, lo stabilire se un problema riveste carattere preminentemente tecnico piutto_sto che logistico, o vice. versa. Comunque, dato che lo studio di tutti i particolari che i:I?-teressano l'organizzazione di una impresa alpinistica è genèraJmente devoluto ad un'unica mente - quella cioè del capo che dovrà guidare l'impresa- r a questi spetta l'esam·e di ogni esigenza di carattere· tecnico e logistico e l'adozione delle pre-videnze e provvidenze necessarie. L'organizzazione tecnica riguarda: a) l'esame delle caratteristiche geomorfologiche dell'ambiente in cui si effettuerà l'impresa: b) l'esame delle condizioni generali del momento (stagione-innevamento); e) la scelta e lo studio particolareggiato dell'itinerario;
-
171 -
d) la predisposizione dei mezzi alpinistici (individuali e di repar t o) in rapport o alle caratteristiche dell'impre{la (ghiaccio-rocciar-quota); e) l'influenza delle condizioni atmosferiche del momento e di quelle prevedibili; f) la scelta dell'ora di partenza, in relazione alla stagione . ed alla durata prevista dell'impresa (quest'ultima determinata dal dislivello da superare e dalle difficoltà del percorso accertate e previste). L 'organizzazione logistica invece concerne: a) la dosatura e la sccJta del personale che deve partecipare all'impresa; b) lo studio del razionamento viveri; e) lo studio dei mezzi di sosta e di pernottamento (bivacchi); d ) lo studio dei mezzi di trasporto; e) l'equipaggiamento individuale; /) l'a,r mamento ed·il munizionamento; g) il servizio sanita,r io e di soccorso; h) le predisposizioni per i collegamenti. 82. Organizzazione tecnica. a) E same ilelle caratteristiche gwm,orfologwhe dello ambiente. - È indispensabile, poichè la struttura del
terreno (granitica o calcarea), nonchè la presenza di più o meno vaste e ripide distese di neve o di ghiaccio, hlfluiscono sulla scelta dei mezzi e del personale. Le masse granitiche che predominano nei colossi delle alpi occidentali e centrali, oppongono difficoltà sostanzialmente diverse da quelle proprie delle formazioni calcaree predominanti · nelle alpi orientali ita,liane.
-172-
Sulle prime l'a.scensione, generalmente mista di roccia e ghiaccio, sarà caratterizzata dal susseguirsi di placche granitiche, diedri, spigoli, camini, ecc. con pochi appigli, talora rovesciati, normalmente lontani l'uno dall'altro. I n essa. la possibilità di impiego dei mezzi sussidiari (chiodi, ec~.), sarà, molt o limitata. ed il problema ascensionale verrà risolto, nella pluralità dei casi, da parte dei componenti le ·cordate mediante una larga prestazione fisica e l'impiego di adatt i mezzi tecnici. I n questo tipo di a-scensione si richiedono, in misura eminente, r obustezza fisica, resistenza e abilità alpinistica educata alla scuola dell'ardimento; problema, quindi, di forza oltre che di agilità, di resistenza più che di celerità. La quota,, la temperatura, le subitanee variazioni atmosferiche, consiglieranno per questo tipo di ascensione l'impiego di uomini aoclimatati, .abitua.t i cioè all'alta quota, allo sforzo continuo, molto robusti e abili, così in roccia come in neve e ghiaccio. Tali qualità non si escludono naturalmente in chi deve compiere una impresa· alpinistica su roccia calcarea - dolomitica, per la quale occorrono però, in misura più elevata, raffina,ta sensibilità, rapidità di decisione e spiccate doti di rocciatore. Qui l'alpinista compie un lavoro artistico, di precisione, guidato da intuito e pratica alpinistica; la tecnica è indispensabile per lo scalatore, al quale risparmia energie, infonde sicurezza di sè stesso e gli dà fede nel successo. b) Esame d,elle condizioni generali del momento (estive). - Deve essere rivolto essenzialmente alle
-173-
condizioni di percorribilità della montagna, in quanto esse possono essere variamente ostacolate, durante il periodo estivo, dalla pre.senza di neve, ghiaccio, vetrato. Pareti di ·ghiaccio e roccia, con neve caduta di recente o comunque non assestata, e l'esistenza di vetrato, :rendono oltremodo pericolosa, e quindi difficile, _qualunque ascensione. Neve iresca su pareti provoca facili slittamenti · dello strato nevoso sul sottosta,n te di ghiaccio e roccia, favorendo in tal modo la formazione di slavine più o meno grandi e quasi sempre causa di mortali disgrazie. La neve sugli appigli costringe ad un pericoloso lavoro, espone per ore le mani al freddo ed all'umidità contro la quale a nulla vale la protezione dei guanti. Gli appigli umidi e male afferrati con mano inguantata, sfuggono fa-cilmente alla presa ed espongono l'alpinista a gravi e costanti pericoli. Il vetrato complica estremamente · il movimento ascensionale; la neve umida, formando zoccolo tra le punte dei ramponi, impedisce la loro presa nel ghiaccio; il lavoro di gr~dinamento è sempre-molto faticoso e richiede abilità personale e resistenza nell'impiego della piccozza. c) Scelta e studio partir:Òlareggiato dell'itinerario. - L'esame bibliografico, cartografico e fotografico della zona, deve particolarmente interessare chi organizza una impresa alpinistica. Non è prudente avventurarsi in una regione alpina senza averla precedentemente studiata, analizzata in tutti i suoi particolari. Ogni itinerario presenta un complesso di particolarità tutte proprie, dalla disamina accu-
-174-
rata delle quali è possibile trarre molti elementi orientativi per l'organizzazione e condotta di imprese alpinistiche. L'organizzatore. dell'impresa, così regolandosi, potrà trarre elementi per stabilirne difficoltà e durata, per fissare ora di partenza, località dei bivacchi, scelta dei mezzi tecnici, equipaggiamento, vettovagliamento ed ogni altro pa,r ticolare relativo all'organizzazione. Solo dopo aver compiuto una buona prepa,r azione • di carattere generale, egli potrà passare alla scelta dell'itinerario, in relazione allo scopo da raggiungere, e del numero delle cordate da impiegare, nonchè alla determinazione della prevedibile durata dell'ascensione, dei suoi probabili pericoli (che aumentano con l'aumentare delle cordate), e delle precauzioni da adottare per evitarli, o ·per affrontarli col minimo rischio. Influiranno sulla scelta di un itinerario in particolare modo i pericoli inerenti alla caduta di pietre, cli ghiaccioli e blocchi di ghiaccio, di slavine, valanghe, ecc. Le precauzioni non saranno mai troppe e dovranno essere moltiplicate quando si tratti di una prima . ascensione. In tal caso, l'esame dei precedenti tentativi e del materiale fotografico e topografico che interessa l'impresa acquista importanza preminente. d) P1·edisposizione dei mezzi alpinistic-i. - Le caratteristiche generali dell'impresa alpinistica, nonchè la stagione, suggeriranno i mezzi tecnici da impiegare.
- 175-
P er ascensioni in ghiaccio occorreranno: a) una piccozza ed un paio di ramponi a 10-12 punte per ogni componente la cordata,; b) una piccozzina a manico corto, alleggerita, ·p er il lavoro in parete molto ripida e per la preparazione di appigli per le ma,n i del primo di cordata; c) una o due corde di canapa italiana ritorta, di lunghezza adeguata al numero dei componenti la cordata e di dfametro non molto forte (10 millimetri); d) alcuni moschettoni con adeguato numero di chiodi; e) uno o più martelli da, ghiaccio; f) lam pade elettriche ed a candele per ogni cordata; g) altri materiali utili, ma non indispensabili (la convenienza o meno di portarli dovrà quindi essere di volta in volta vagliata da chi orga,nizza la impresa, allo scopo di non appesantire, se non a ragion veduta, la cordata). P er ascensioni di roccia e ghiaccio, oltre ai materiali di cui sopra, ogni cordata dovrà disporre. di un martello e di un certo numero di chiodi da roccia orizzontali e verticali, nonchè di corde più robuste, (12 anzichè 10 millimetri). Per questo tipo di ascensioni è consigliabile al capo cordata l'uso, anche parzia.le, di pedule per roccia con suole di manchon. Per ascensioni in roccia, piccozza e ramponi non servono. La scarpa chiodata sarà vantaggiosamente sostituita, specie su roccia dolomitica, da pedule. Tener presente, inoltre, che in aggiunta alle corde del tipo dì cui sopra di 12 mm. (2 per cordata) è
-176 -
necessaria una certa quantità di cordino di canapa, quale mezzo sussidiario per impieghi vari ed eventuale costruzione di anelli di corda. Tener presente infine, il maggior fabbisogno di corda nelle salite su. roccia, per i maggiori intervalli che normalmente. intercorrono fra i componenti le cordate, rispetto a quelle in ghiaccio. · Bussola, carta topografica, termometro e barometro aneroide, dovranno forma,r e sempre indispen sabile corredo cli ogni cordata, quando essa a.gisc~. isolatamente, oppure di ogni gruppo di 3-4 cordate quando l'impresa assuma carattere e proporzioni di massa. e) Esame delle condizioni atmosfetiche. Gran parte delle disgrazie alpinistiche sono da attri.. buirsi alle sorprese del tempo. La preventiva consultazione dei mezzi a disposizione per la previsione delle condizioni atmosferiche è, quindi, più che doverosa, indispensabile da, parte di chi è incaricato dell'organizzazione di una impresa alpinistica. Il baromet1·0 aneroide, in unione ai segni della natura, rappresenta il mezzo migliore a disposizione dell'organizzazione di un'impresa alpinistica per garantirsi contro le sorprese del tempo. Sia quindi sempre, prima e durante la, marcia, regolato riferendolo a qualche punto ben individuato e del quale sulla carta topografica sia ben precisata la quota. f) Scelta dell'ora di partenza. È di massima import anza, come il non attardarsi lungo il cammino per ragioni che non siano dovute ,a forza maggiore. L'ora della partenza deve essere scelta in relazione:
-
171-·
a) alla stagione; b) alla, durata prevista dell'impresa.
Durante la stagione invernale le ore di luce sono assai limitate, la temperatura normalmente bassa, le difficoltà, ed i pericoli superiori rispetto a quelli · della stagione estiva. Anche d'inverno, comunque, è bene attenersi alla regola generale di partire piuttosto di not te, che non correre il rischio di farsi sorprendere dal buio ancora lontani dalla mèta, in condizioni fisiche menomate per la fatica. Durante la stagione invernale si ricorra al bivacco solamente quando nessun'altra soluzione è possibile. La durata prevista dell'impresa, in tutte le st agioni, sarà l'elemento base al quale si deve riferire l'organizzatore di un'impresa alpinistica per stabilire l'ora di inizio della scalata. Più lunga e difficile è l'ascesa e più anticipata deve essere la partenza. La luce lunare in questi casi sarà utilissima, ed è quindi elemento da non trascurare. .Altri elementi concorrono a stabilire l'ora di partenza, come: la necessjtà di superare prima del levar del sole determfuate .località. che si sanno esposte alla caduta di .pietre, o canali di scarico; la necessità di raggiungere, per tempo, determinati punti nei quali procedere ad ulteriori disposizioni di cordate, o sostare. Se la partenza deve avvemre di notte, è opportuno riconosc~re, se possibile, di giorno, il tratto che dovrà esse.re percorso nell'oscurità per evitare fin dall'inizio perdita di tempo. l2 -- Is truzio-n.e sull'.4.dàest·r amento .4.Lpinistico Militare.
-178-
83. Organizzazione logistica. a) Dosatura e scelta del personale. Le caratteristiche dell'ambieri.te- in generale, e dell'ascensione alpinistica che si vuole orgamzzare in parti.colare, forniranno utili elementi per la scelta dei componenti le cordate. Le particolari attitudini _ dei singoli, che dovranno essere perfettamente note a chi organizza l'impresa, suggeriranno poi a questi la formazione. La ·dosatura delle forze partecipanti all'impresa dovrà essere commisur·a ta agli scopi · militari o alpinistici da raggiungere ed alle difficoltà e possibilità di saturazione dell'itinerario, saturazione che non deve compromettere la celerità minima consentita all'im:presa, nè l'incolumità dei partecipanti alla medesima. Tener presente .c he le difficoltà ed .i pericoli aumentano con l'aumentare del numero delle cordate·, e che ogni itinerario alpinistico ha un suò particolare ·m omento di satmazione che · è pericoloso, e sempre dannoso, non rispettare. b) Studio del razionamento vi'Veri (ve di capo I). c) .Mezzi di sosta e pernottamento. (bivaoohi). Condizioni -d'a,m biente dèl tutto eccezionali (neve ghiaccio - roccia) condizioni atmosferiche il più -delle volte difficili anche . con tempo norm~le, corrent i d 'aria, tempeste improvvise, condizioni fisiche e psicologiche menomate rendono i bivacchi in alta montagna sempre precari, qualche volta penosi. Conseguentemente, l'organizzazione di un bivacco deve · impegnare tutta l'attenzione e le conoscenze tecniche del comandante dell'impresa alpinistica. La scelta del materiale deve. essere 0
-179-
rivolta a tipi di provata robustezza e prat icità, nei quali poter riporre incondizionata fiducia, in quanto ad essi ·è sovènte affidat a l'esistenza stessa · del personale impegnato nell'impresa. · . Sistemazione del bivacco. Non è sempre possibile realizzare in alta 1nontagna una confortevole sistemazione del bivacco. Una sistemazione su rocoia è sempre da preferirsi a quella su neve e ghiaccio, potendo evitarsi in tal modo le penose eonseguenze dovute allo scioglimento della neve e del ghiaccio provocato dal ca.lore umano. Sempre quando possibile, porre il bivacco a, riparo dal vento, incastrandolo :-tra rocce e costruendo ripari in pietre o neve. Le correnti d'aria notturna in a1ta montagna sono causa di f.orte logorio di en:ergie, dovuto alle reazioni del corpo umano, in continua tensione muscolare, per ristabilire un giusto equilibriò calorifico, compromesso dal freddo intenso. Quando occorre sostare su parete di ghiacciq o, comunque, in zone ghiacciate, è bene organizzare il bivacco in trune oppure sul fondo di qualche crepaccio non molto alto~ I bivacchi sotto cresta ed a; riparo dal vento sono da preferirsi a quelli .in parete. Materiali pet bivacco. a) Tenda bivacco. Sarebbe utilissima, ma non è pratica perchè ingombrante e nella maggioranza dei casi di impossibile piazza.m ento. b) Sac-co da bivacco individuale. Consente lo sfruttamento anche di minimi · spazi (piccoli ripiani, fessure, ecc.). Requisiti es-senziali ai quali deve soddisfare: impedire- la dispersione del calore 1
-180-
del corpo lasciando a questo sufficiente spazio per la traspirazione; proteggere · completamente le spalle ed il collo; essere di limitato peso (7 00800 gr.). e) Consigliabile un pQ/nciotto di fianella (o di tessuto trapuntato, avente nell'interno piumino o cascami di seta), con maniche. lunghe, da indossare sotto la giacca a vento, possibilmente leggero (non oltre 200-300 gr.) e munito di chiusura elastica ai polsi ed alla cintura: per evitare dispersioni di calore. d) Pure consigliabile un leggero mate·rassino pneumatico di gomma per isolare il corpo (gambe escluse) dal contatto con corpi freddi e duri (300400 gr). . e) Giacca a 'Oento, possibilmente impermeabile. f) Il resto dell'equipaggiamento normale, di lana, come si usa in alta montagna,. Gli indun:i,enti di cui alle lettere b) e) d), consentono di fare a meno di coperte, mantellina, telo da tenda, sempre ingombranti e di poco rendimento se usati nelle eccezionali condizioni considerate. . g) Non si ritiene di dover consigliare altri indumenti, per quanto utili, perchè il peso e l'ingombro di un sì complesso equipaggiamento potrebbero, in definitiva, compromettere l'esito della stessa impresa alpinistica per la, quale si sono previsti i bivacchi. d) Mezzi di trasporto. In alta montagna, specie durante una impresa alpinistica, il traino è assolutamente da escludere: il portatore, bene allenato ed addestrato, è il solo elemento impiegabile.
-181 -
È invece possibµe organizzare la calata di mate-
riaU (ed anche di corpi umani) mediante l'impiego di corde, barelle improvvisate, chiodi di ancoraggio, moschettoni, ecc.: operazione, questa, che richiede lunghe e difficili manovre nonchè personale preoedentement~ addestrato (vedi squadre di soccorso). Il portatore, per il trasporto di materiali delicati, di poco volume e peso, potrà servirai del normale sacco alpino (viveri-indumenti, ecc.), · mentre è consigliabile lo sgabello da portatore per i materiali pesanti e voluminosi come legna, cordame, munizioni, ecc. Non sono consigliabili altri mezzi di trasporto. e) Equipaggiamento individuale (vedi cap. I). f) Armarnento e munizionamento. In una impresa di carattere alpinistico militare, lo studio dell'armamento individuale e collettivo acquista, importanza preminente. .Anche in questo caso, tuttavia, non bisognerà oltrepassare determinati limiti di peso, superando i quali si verrebbe a porre il soldato in serie difficoltà mentre percorre terreno a,lpinistico sul quale il lavoro di braccia e gambe è di. per sè stesso gravoso . . Il munizionamento dovrà quindi subire limitazioni, le armi automatiche essere limitate ai · soli fucili mitragliatori (:portati, se occorre, anche smontati), le bombe ridotte a due o tre per soldato. In sostanza, il peso medio relativo all'armamento dovrà essere contenuto ·sui 5 o 6 kg. per individuo, in guisa da non sorpassare il carico globa,le di 18-20 kg.
-
182 -
g) Organizzazione sanitaria. La parte sanitaria relativa all'organizzazione di un'impresa alpinistica dev'essere limitata al normale fabbisogno dei singoli, e quindi riferirsi alle piccole necessità ~he si possono verificare durante lo sviluppo dell'impre-sa stessa. L'infortunio grave, per il quale occorrono· mezzi eccezionali (squadre di soccorso appositamente attrezzate),. non è qui considerato. · Contenut o in quest i limiti, è sufficiente, per un efficace pronto soccorso sanitai·io ai componenti ·di due o tre cord~te, il seguente materiale: Faisce di Cambric 8 x 0,10. . . . . . . n. 2 Fasce di mussola 8 x 0,15 . . . . . . . >> 4 2 Triangoli di tela grezza . . . . . . . . . . )) Compresse di mussola 18 X 40 (pac2 chetti di 12 compresse) ......... . )) Acqua ossigenata.... .. . . ........ . gr. 100 n. . 5 . . ria.lette di canfora con ca:ffeina -Srrmga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1 . Tavolette compresse di chinino. . . . » 20 Tavol€tte compresse di bismuto ed oppio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ii 10 · Tubetti di pomata dermofila, . . . . . » 1 Per imprese di massa, aggiungere ai materiali, . di cui all'elencò, zaini e tasche di sanità di reparto, il cui conte?-uto ·sarà impiegato dagli ufficiali medici partecipanti all'impresa. h ) Collegarne-nti. Il collegamento fra le varie cordate partecipanti ad una impresa .a,lpinisticomilitare, e fra questa e i posti di sooeorso o di rifo'inimento, è di somma ed ovvia importanza . •
-183-
1_mezzi impiega.bili per ·stabilire 1ll.Il rapido collegamento sono: · acust ici (per le brevi distanze); ottici (per le distanze rilevanti e con buona visibilità); . . animati (con qualunque temJ?O e per qualunque distanza). - Acustici: a mezzo della voce, spari di fucile, a mezzo segnali di tromba. - Ottici: a mezzo di fumate, razzi, oppure mediante segnalazioni fat te con lampadine elettriche de'l tipo tascabile (ottima, per quant o un un pò troppo pesante, si è dimostrata al riguardo la lampada front ale Endopb.ofs). Animati: a mezzo di port a ordini (il più sicuro in ogni circostanza, anche se il più lento). '
84. La comple.ssa organizzazione dianzi descritta, si riferisce ad imprese alpinist iche estive. · La stagione invernale limita fortemente le possibilità di movimento nelle zone e lungo gli itinerari alpinistici; ne aumenta le difficoltà e quindi i pericoli, specialmente quelli dovuti ·alle b asse ~emperature. L'organizzazione di un'impr~sa alpinistica inver na,l e, nel suo complesso, non si staccherà, comunque, sostanzialmente dalle direttive avanti tracciate. Saranno sufficienti alcune modifiche all'equipa,ggiamènto alpinistico ed agli .indumenti personali; per il resto si tratta di risolvere problemi di strètto carattere tecnico che l'organizzatore deve conoscere ed affrontare.. ·
CAPO VII.
VIE ATTREZZATE 85. Le « vie attrezzate dette anche vie cc chiodate )) o « ferrate ») consistono in normali itinerari o sentieri alpinistici difficili, migliorati mediante ricavo nella roccia. di piccoli scalini e co~odi appigli e con la sistemazione di chiodi, arpioni e corde fisse, in guisa che ne risulti un sentiero che, pur presentando sempre qualche difficoltà· e pericolo, dia sufficiente garanzia di sicurezza a chi lo debba percorrere, facilitandogli di molto tanto l'asceBa che la discesa ed evitandogli la necessità di doversi mettere in cordata. Tali attrezzature possono essere perma1iènti o 1)
(
1J1'<>Vvisorie.
Entrambi i tipi rispondono ugualmente bene allo scopo. Le seconde differiscono dalle prime per il fattQ che vengono alleBtite in modo speditivo in quei soli tratti e per quel breve tempo in cui esse possono servire; dopo di che, ritirati i materiali impiegativi, di esse non resta che qualche piccola, tra.ccia non sempre utilizzabile. Sono di notevole vantaggio perchè agevolano grandemente il transito in tratti norma,l mente pericolosi di sentieri d'alta montagna molto frequentati, adducenti a rifugi, a basi di partenza per ascensioni o a località importanti,
- - 185 -
Esse si rendono poi particolarmente utili per il transito di reparti, i quali non sempre possono sn.d~vidersi in cordate e procedere in tali formazioni con quella, relat1va celerità e sicurezza che un itinerario, convenientemente attrezzato, invece può consentire. Nei riguardi militari tali vie consentono: - facilità e sicurezza di transito, anche per i poco abili; - tranquillità e facilità di sorveglianza per i comandanti; - facilità di trasporto armi e materiali m genere; - minore affaticamento per la truppa; - più facile comandabilità dei reparti; .- celerità e speditezza di marcia. Considerati i notevoli vantaggi da esse offerti, è facile apprezzare l'opportunità. di sfruttarle e comprendere quanto sia conveniente, il più delle volte, provvedere .tempestivamente aU'attrezzatura (anche provvisoria e sommaria) di tutto - o in parte - un itinerario alpinistico che un reparto completamente equipaggiato debba percorrere. Non tutti i terreni si prestano con uguale facilità all'attrezzatura di vie. difficili, speciahnente se ·queste si svolgono a quote elevate. La convenienza - e spesso anche la necessità - è _più sentita nelle ,Alpi orientali, dove gµ itinerari alpi nistici offrono quasi sempre grandi e frequenti esposizioni sul vuoto e minore sicurezza per le qualità della roccia calcarea. Questa non presenta le diffi~olt.à, di lavoro che si possono incontrare ijui graniti delle alpi occiden-
.
-. 186 -
tali; inoltre, i sentieri non vanno soggetti a modifiche tanto sensibili, dovute specialmente a.ne nevi ed al ghiaccio che, da stagione a stagione, e spesso anche durante la st essa stagione, possono v~iarne grandemente le caratteristiche. È appunto per tali motivi che mentre nelle .Alpi ·Dolomitiche e Giulie esistono numerose vie·-attrezzate che facilitano la scalat a di vette anche elevate, nelle o~cidentali esse sono scarsissime e limitate quasi sempre a quei brevi tratti in cui le caratteristiche della salita le rendono veramente convenienti. 86. L 'allestimento di una via attrezzata richiede molta esperienza e sovra.tutto, un sicuro intuitò della. montagna: una volta stabilito, l'itinerario raramente può essere modificato senza superare notevoli difficoltà. È necessario che chi assume la direzione del lavoro esegua prima alcune attente ricognizioni, studiando i tratti dove le facilitazioni offerte dalla montagna possono essere meglio sfruttate e dove i pericoli (particolarmente quelli derivanti da caduta di sassi o valanghe) siano da escludersi quasi totalmente. Nello stabilire l'andamento del sentiero occorre evitare che esso si svolga a spire sovrastanti l'una all'altra su uno stesso ·tratto di parete, specialmente se la roccia è friabile o ricoperta di detriti. Più conveniente è segnare vari tratti lunghi di sentiero con direzione obliqua, ed effettuarne i cambiamenti sfruttando le fratture della roccia, i cànaloni e le dorsali che si incontrano.
-187-
È opportuno, di massima, evitare di risalire
canaloni stretti e molto ripidi, pericolosi per le cadute di sassi, spesso inevitabili e da cui, in tali posti, non sempre è possibile ripararsi. Essi, poi, sono facili ad ostruirsi ed a det eriorarsi gravemente nell'attrezzatura., e possono rendersi impraticabili anche da. un momento . all'altro per improvviso maltempo. I camini,. purchè non espost i a caduta di pietre, possono venire utilizzati vantaggiosamente per la possibilità1 da essi offerta, di far guadagnare rapidamente quota, di richieder ?mitatq lavoro . di attrezzamento e di ottenere tratti coperti alla vista. ·-Anche questi però sono soggetti a venire ostruiti con facilità da neve, ghiaccio e da qlocchi che vi, si possono incastrare. Le creste costituiscono l'elemento orografico che consente, nel modo migliore e completamente scevro ·d i pericoli ·p.e r caduta di sassi, lo sviluppo di un sentiero alpiJristico. Però su di esse, specialmente se molto dentellate, è pericoloso transitare durante lo scatenarsi dei temporali. per i fulmini éhe vi si possono scaricare. E ciò a . prescindere dall'inconveniente che esse offrono, per la loro visibilità, nei riguardi puramente militari.
81'. Stabilito, comunque, l'andamento del sentiero, il direttore dei lavori lo percorrerà con gli uomini dipendenti ripartendo i tratti da attrezzare, indicando e fissando - (con. opportuni segni sulla roccia) il gen.ere . di lavoro da effettuarvi. La squadra-di lavoratori non deve essere numerosa,
-188-
date le difficoltà di poter scaglionare utilmente gli uomini lungo l'intero tracciato. .Come massimo eBsa potrà essere composta da: - 2-3 coppie di minatori (per lo scavo dei fori in cui fissare chiodi ed arpioni); - 4- 6 sca,lpellini (per lo scavo di scalini e tacche e lavori vari in roccia); - 4-6 manovali (per sistemazione del sentiero nei tratti più facili e per il fissaggio delle corde) ; - 4-6 portatori e ausiliari (per trasporto materiali_e per aiuto agli uomini che lavorino in punti alquanto esposti); - 1 fabbro. Totale: 18-24 uomini. Oltre ad essere esperti nel loro particolare lavoro, tutti devono . essere abili arrampicatori. I materiali occorrenti ad una squadra lavoratori sono: - 6- 8 pistoletti; 3-4 nettamine; 5-6 mazze da minatore; - 3 mazze per pietrame; - 8-10 scalpelli da roccia; 6-8 mazzette; - 4 pinze tagliafili; - 1 sega di ferro; - 2 mannaresi; - 1-2 accetté; - 4 gravine ·e 4 badili; - manici vari di riserva; - 1 forgia, 1 · incudine, martelli e tenaglie da fucinatore, rp.at'eriali per saldature a stagno; - 2 martelli, 2 tenaglie; - segaccio;
-189-
- cazzuola; - recipienti vari (adatti per la fusione e la colatura di piombo o zolfo); corde da montagna, chiodi, moschettoni. Ogni uomo ·d eve essere fornito di pedul~ da roccia. I materiali con cui un itinerario alpinistico viene attrezzato sono: chiodi, a,r pioni, sbarre e cambre di ferro, funi metalliche zincate (o di canapa), chiodi da :i;occia, moschettoni, funicelle e scalette metalliche. I chiodi da 1·occia, i moschettoni e le corde di canapa, normalmente . usati nella tecnica .alpinistica, possono servire ~olto bene per le attrezzatll!e provvisorie o per rimettere momentaneamente in efficienza qualche tratto di sentiero rovinato: non per quelle permanenti. Le funi metalliche servono d! appoggio e sostegnoall'u~mo che, tenendovisi con una o con ambedue le mani, può mantenère con facilità il 11rop11io equilibrfo, anche se gravato di carico rilevante o voluminoso. Esse sono costjtuite da fili di ferr.o zincato ritorti (non di ~cciaio), del diametro variabile dai 12 ai 18-20 mm. e vanno fissate ad arpioni speciali ad occhiello, infissi sàldamente nella roccia, in modo che risultino distanti circa 10-15 cm. dalla roccia stessa. In tal modo, specialmente se non completamente tese, le funi saranno preservate sufficientemente daj.le avarie che possono causar loro le cadute di sassi.
-
.190 -
La fune metallica, preparata in tratti di lunghezza variabile a seconda delle necessità d'uso e della possibilità di trasporto al punto deU'installazione, va fissata agli arpioni, posti alle sue estremità, · ripiegandone i capi su sè ste.ssi dopo averli fatti passare negli occhielli rispettivi e assicurandoli con filo di ferro zincato (fasciatura e salda.:. tura a stagno) molto saldamente. È opportuno, per evitare lo scorrimento eccessivo della fune stessa negli occhielli degli arpioni intermedi, attorcigliarla intorno a questi, alternati. La distanza tra gli arpioni deve essere tale che, n el limite del possibile, la fune possa dare un'appoggio suffl.cient~mente rigido, da · non p ermettere che il centro di gra~tà dell'individuo possa essere spostato eccessivam.e nte in fuori. Gli arpioni sono fatti con tondino di ferro del diametro , .·di 13-15 mm.; la loro lunghezza . . di 25•
4
•
"
28 cm.
Yawo nssati m.'o lto fortemente nella roccia, in appositi fori (tipo µiina) pro~ondi 10-15 cm. pra:. tic~tiv:i mediante pist~letti; per ottenere ciò si possono sistemi: . . seguire i seguenti . - colan~o nel foro cemento a presa rapida (poco consigliabile) oppure .piombo o zolfo fuso (lavoro non sempre possibile e spesso difficile per la posizione in cui può trovarsi l'arpione); .. - introducendo a forza nel foro .col martello • un ta.pi>o o blocchetto . di legno di larice (preferi. bile) o di frassino é piantando in questo l;ai'pione a cui dovrà essere fatta la punta. .
.
.
-191 -
Ta.le ultimo sistema è. n1olto pratico e sollecito e, se si avrà l'avvertenza di catramare il legno primat di introdurlo nel foro, risulterà anche molto duraturo e resistente. Con analoghi sistemi si posSO?,Ofissare.gli arpioni che sorreggono le funiscale, le scalette di f1Jrro e 'le cambre;· materiali questi usati con part icolare utilità -in quei tratti di pa,rete, scarsi di appigli e di soabrosità naturali, che debbano essere supera.ti vertica,l mente e per i quali la fune metallica non è genera~ente opportuna. I chiodi da roccia possono essere piantati utilizzando le fessure adatte, analogamente a quanto è fatto durante le normali scalate. Nei tratti dove non sia conveniente o possibile tendere una fune, si possono fissare nella roccia degli arpioni più piccoli, senza occhiello (in ·tondino di ferro da 10-12 mm.), sporgenti circa 12 cm•.: essi s·e rvono molto bene quali appigli per le mani e devono essere piantati in modo ta.le che riesca sempre agevole, tenendosi con una mano ad uno di essi, afferrare l'altro senza spostare eccessiva,. mente l'equilibrio del corpo. 89. L'appoggio per i piedi viene ottenuto o sfruttando, con opportuni adattamenti, cenge .ed asperità della roccia o scavandÒ con .lo sca,Ipello appositi scalini o cc tacohe » di ampiezza ta1e da potervi collocare quasi completamente il piede calza,to di scarpa chiodata. . . Il piccolo ripiano di questi scalini deve e~sere lievemente inclinato verso l'interno per impedire
-192lo scivolamento del piede, cosa facile ad ~dere, specialmente in discesa, quando la chiodatura sia un pò logora·. Dove non sia possibile praticare lo scalino, verrà infisso in sua vece un chiodo (od arpione) robusto a-vente l'estremità libera ripiegata a rampino verso l;alto. In tal modo il piede non potrà mài sfuggire: Gli scalini dovranno essere disposti in modo da corrispondere regolarmente ognuno a quel dato piede, evitando a chi sale di vedersi costretto ad incrociare il passo improvvisamente, e forse in posi~ zione critica in punti pericolosi, per poter procedere. Lo stesso dicasi per gli arpioni fissati in luogo di scalini. Rispetto agli scalini (o agli appoggi per i piedi ·i n genere), le funi e gli appigli per le mani dovranno ·t rovarsi ad· una altezza variabile tra i metri 1.30 ·e 1,60. In tal modo sarà agevole a tutti il transito, potendosi mantenere il corpo in posizione molto equilibrata. · 90. Una volta attrezzata, una via deve essere
periodicamente revisionata e rimessa in efficienza. Sono tante le cause, dovute agli agenti esterni èd alla montagna·, che possono arrecare gravi danni à tal genere di favori, che sarà sempre necessario _provvedere a qualche riparazione, per lo meno all'iniziò di ogni stagione estiva . •
91. Un itinerario alpinistico attrezzato, oltre
all'installazione di quanto costituisce la, sua attrezzatura, richiede una esatta segnalazione mediante
-193 <<
segnavie » posti a distanze convenienti in modo
da essere facilmente distinguibili da chi lo percorre, specialmente in quei tratti in cui, per la speciale caratteristica del terreno attraversato, non vi sia traccia che permetta di riconoscere facilmente il passaggio. Preferibili sono i segrìavie triangolari in rosso (minio); meglio se racchiusi in un cerchio bianco, perchè più facilmente visibili 4i notte al lume delle lanterne o con nebbia. La loro grandezza può varia.re: l'importahte è che da ognuno di essi si possano vedere sempre i due successivi od almeno il più vicino (anche con nebbia}. Meno consigliabili quelli a forma di striscia o di disco, perchè spesso facilmente confondibili con ma;cchie della roccia. All'attacco della, via attrezzata, dove essa s'inizia staccandosi da un ghiaione o da un neva.io su cui il normale sentiero di arccesso può in alcune epoche scomparire, è necessario apporre un grande segno, visibilè molto da lonta,n o, per indicare il punto d'inizio dell'itinerario ed una freccia che ne dia la direzione del primo tratto; è inoltre opportuno iscrivervi col minio, a grandi lettere, il nome della località a cui il sentiero stesso adduce. 92, Il percorrere un itinerario attrezzato non presenta grandi difficoltà per un reparto, anche se armato ed equipaggiato. È sufficiente organizzare bene la marcia e scaglionare opportunamente i plotoni e squadre, dislocando nei punti critici l.3 -
Istntzione sul-l 'Addestramento Alpinistico Militare.
-194-
qualche abile scalatore che sappia dare al momento opportuno il necessario suggerimento o aiuto a chi sia incerto o non inizi quel dato tratto nel modo dovuto. I ID:ezzi ar~ifìciali (corde fisse e chiodi) producono un effetto tranquillizzante sui soldati e particolarmente sui poco esperti di montagna. Non è possibile dare norme circa la condotta di reparti per vie attrezzate. Queste differiscono troppo tra loro nelle rispettive caratteristiche e ognuna richiede sistemi particolari e disposizioni adeguate. . È molto opportuno che il comandante, con alcunj uomini scelti, riconosca in precedenza l'itinerario, per poter dare le disposizioni più minuziose circa lo svolgimento della marcia. Se ciò :o.on sarà possibile, non resterà altro che affidarsi al proprio intilrito ed alla propria pratica alpinistica e di comandante alpino. È sempre consigliabile far muovere il reparto suddiviso in scaglioni di gruppo o di squadra, a distanza di qualche minuto l'uno daU'altro. Cosi saranno evitatj, o per lo meno molto diminuiti, i pericoli e gli « alt » forzati in punti esposti o in . posizioni affaticanti; sarà anche più facile regolare il movimento, le soste dei singoli uomini, gli aiuti da porgersi reciprocamente. Gli cc alt 01·ari » sui percorsi difficili, vanno, di norma, aboliti perchè quasi sempre inoppor.t uni; è sufficiente il riposo breve e frequente dato dalla sosta fatta in attesa che il compagno antistante superi un dato passaggio.
-195-
jjNella possibilità di trovare il luogo adatto per far sostare, raccolti~al: sicuro, uno o pjù .scaglioni, il comandante giudicherà della convenienza o meno di farlo e disporrà in conseguenza. Tutti debbono procedere con grande calma, in silenzio; debbono fare molta attènzione ai movimenti di chi precede e regolarsi nell'esegui.re i propri; non vi deve essere alcuna fretta, nè alcun ingiustificato indugio. Percorrendo l'itinerario gli uomini devono seguirsi a conveniente distanza per -non intralci~rsi reciproca.mente nei movimenti di arrampi~ata; è bene che allo ·stesso tratto di fune, _compreso tra due arpioni, si tenga un solo uomo. Alt rimenti le oscillazioni della fune stessa, provocate da chi vi si afferri con forza, potrebbero facilmente far perdere l'equilibrio agli altri. Ma sopratutto sarà l 'esperienza fatta durante le normali marcie in montagna e nelle varie eser.itazioni alpinistiche a suggerire a tutti, di volta in volta, il miglior modo di procedere e di superare, con sollecitudine e sicurezza, le varie difficoltà, per raggiungere, senza incidente alcuno, la meta stabilita.
CAPO VIII.
PRONTO SOCCORSO IN MONTAGNA 93. Gli accidenti cui può incorrere chi pratica l'alpinismo si possono, per comodità di classifica, dividere in due grandi categorie: inf01·tuni e infermit~. Si intendono per infortuni i « t·r aumi » di varia entità con le loro diverse complicazioni; e per infermità gli stati morbosi provocati da cause intrinseche alla montagna. Una effica~e profilassi, che verrà indicata caso per caso, è la migliore cura dei vari accidenti. Ma, quando questa profilassi manchi o l'accidente si verifichi malgrado ogni precauzione, un'opera di soccorso vera.m ente efficace potrà svolgersi solo quando non ci si affidi esclusivamente a mezzi di fortuna, ma si abbia sempre pronta, a disposizione, una cassetta di pronto soccorso. Questa dovrà contenere i medicamenti e il materiale che l'esperienza ha dimostrato essere utili nei vari incidenti, e tali che possano essere adoperati anche da profani senza pericolo di danneggiare o peggiorare il colpit o.
94. Prima di intraprendere itinerari d 'alta montagna, con reparti, occorre revisionare la cassetta (o zainetto di sanità), scartando il materiale alterato; i vari flaconi vanno ripuliti e riforniti del
-197-
contenuto, e gli strumenti ripuliti e messi in condizioni di poter essere usati in qualunque momento. P er nessuna ragione devono essere messi nello za,inetto flaconi o scatole privi di etichetta, colla chiara indicazione del contenuto e col segno di morte quando si tratti appunto di sostanze velenose. 95. Lo zainetto di sanitĂ , per ciclisti e truppe d'alta montagna contiene, per il pronto soccorso, i medicamenti e il materiale riportati negli specchietti seguenti:
-
198-
Pe'l' uso esterno : N OM E
P.ROPRIBTĂ&#x20AC;
Alcool denaturato
disinfettante
Tintura- iodio (in flacone a. tappo di gomma)
disinfettante e revulsivo leggero
Compresse acetato di piombo (in astuccio ben chiuso)
deconge.stionante
Ammoniaca liquicfa,
stimolante caustico, contro l'ubriachezza.
Acido borico (cartine)
!
disinfettante leggero
Linimento oleo9C&lca.re
Unguento al salicilato di metile
antireumatico
Vaselina borica. V aselino. canforata.
Acqua ossigenata
disinfettante
Olio fenicato al 5 %
analgesico
Algontina
analgesico
Sa.pone al lisoformio
disinfettante
Cotone al percloruro di ferro
emostatico
-199-
U
INDICAZIONE
8 O
disinfezione delle ferite, della pelle per iniezioni, delle mani
a pplicazione con batuffolo di cotone
disinfezione piccole ferite, escoriazioni, ecc. - calma.nte nei leggeri dolori articolari
applicazione con batuffolo di cotone
contusioni, fratture, lussazioni (da non usarsi quando la pelle sia lesa.)
per impacchi - sciogliere le compre.sse in acqua fredda., secondo le indicazioni sul tubetto
I
deliqui, sincopi punture insetti
far fiutare senza. a ppoggia.re la boc• cett-a alla pelle una. goccia localmente 10 goccie nell'acqua - uso est-erno
!
oftalmie, lesioni delle mucose in genere
impacchi, lavature, gargarismi - scio· gliere a caldo gr. 30 in un litro di acqua calda
ustioni, eritema solare
spalmare delicatament e la miscela, ottenuta sbattendo for temente in parti uguali acqua di calce e olio di lino
dolori reumatici
frizioni
crampi, congelamenti
per massaggi
ferì~ suppùrate, croste
si applica facendo gocciolare e serve anche per stacca.re la. garza dalle ferite per gargarismi (un cucchiaio in un bicchiere d'acqua) instillazioni e schizzettature a.uricolari
ma.I di gola.
otiti otiti
im,'iiillazione di Qualche goccia. nello orecchio
mal di denti
applicare nel dente cariato un batuf· folo imbevuto per disinfettar si le mani prim a di procedere a. qualunque intervento
emorragie nasali e piccole emorragie esterne dai ferite
applicazione diretta
-200N OM E
PROPRIETĂ&#x20AC;
Garza sterile falde 18x40 n. 2 pacchi
medicazione
Cotone idrofilo n. 2 pacclietti da gr. 100 ¡
meqicaz(oqe
Falde di cotone con mussola n. 2 pacchi da 5
medicazione
Bende dimussolan, 3m. 5 x 0,9,n. 2
ll).edi~ione
m. 8
X 0,12
Bende di tela Cerotto adesivo o sparadrappo in rotolo Triangoli di tela. n. 2 nusa)
(m. 1 di
ipote-
P e,r uso ipodermico : Olio canforato 20 % n. 5 fiale da ce. 2 Caffeina. n. 8 ~aie da
o, 25
stimolante del cuore e dei centri nervosi stlmolant.e del cuore ~ dei cen tri nervosi
Coaguleno Ciba fiale n. 5
emostatico
Morfina cloridrato n. 3 fiale da. etg. 1
analgesico
Apomorflna. n . 3 fla.le da mmg. 5
emetico
Siero antitetanico 3 fiale
Siero antivipera 2 fiale Potassio P ermanganato S0l11.z. l, % fiale da 2 cc.
-
l NDIOAZIONE
201-
'
uso .
si applicano le falde a contatto della lesione si applica sopra la garza. n~lle medicazioni, serve ad imbottire le doooe per frattura· e a proteggere dagli urti le parti· lese
• servono a fissa.re la medicazione sulla • lesione servono ad applicare agli arti fratturati gli apparecchi di protezione serve per fissa.re la medicazione su piccole ferite serve per sospendere al eolio un brac· oio le-so
svenimento, commozione cerebrale, congelamenti, asfissia, ustioni, emorragie
iniettare una fiala che si può ripetere se occorre
ha la stessa azione dell'olio canforato, ma più rapida ed energica
iniettare una, fiala
emorragie interne - epistassi gravi - emorragie esterne
una iniezione, applicazione lOQale
coliche addominali - dolori dei grandi traumatizzati
una fiaJ.a. per iniezione
a.vvelenamenti
una fiala per iniezione
profilassi del teta.no nelle feri · te, fratture esposte
iniezione - controllare se l'infortunato non ha già avuto iniezioni di siero; in questo caso si inietta co. 1 e dopo mezz'ora il resto
cura del morso dl vipera
iniezioni locali e sott-0cutanee, una fiala. iniezione locale a monte del morso
cura. del morso di vipera.
-202-
Per uso interno: NOM E Sodio bicarbonato
PROPRIETĂ&#x20AC;
antia.cido a.ntiemetioo
Lauda.no (compresse), tubetto da. 10
calmante
Solfato di sodio
purgante
Cognac gr. 150
eccitante
Bismuto nitrato b asico e oppio. I tubetto da 1 O compresse
a.ntidiarroico
Caftaspirina (compresse)
antireumatico e antitermico
Sedobrol
calmante
Chinino cloridrato. 1 tub etto compresse da 0,25
antitermico
Liquore Hoffm&n
eccitante
-
203 - .
U
l NDICA.ZIO:-lE
bruciore di stomaco
8 O
vomito
un cnc-ohiaino in mezzo bicchiere di acqna a cucchiai alternativa.mente la soluzione sopra.detta e acqua acidulata. con limone
dolori addominali e ma.li di
una compreSS& sciolta in acqna.
stoma-00
imbarazzo
un cucchiaio in acqua calda
deliqui
a. cucchiai
diarrea
una, compressa (ripetere eventnalment.e dopo 2 ore)
febbre, dolori reumatici, eco.
nna compressa _per volta (3 volte per giorno)
eta.ti eccitativi
un dado in una, tazza di acqua calda
febbre
2 o 3 compresse a.I giorno
deliqui
I10-20 ~occe in zucohero o in a.equa
-
204 -
- siringa _da cc. 5 con aghi assortiti, da disinfettarsi prima dell'uso o con l'ebollizione o con l'immersione prolungata in alcool denaturato; - bisturi, forbici, pinze (idem idem); - termomet~o clinico; - laccio emostatico con pinza di Moor; - cartone per docciature da _frattura (centimetri 22 X 31); - spilli di sicurezza; - numero 3 aghi da sutura e seta sterile in tubetti; - contagocce; - uno schizzetto di gomma; - rasoio chirurgico; - lampada ad alcòol. .
I.NFORTUNI 96. GeneralitĂ . - Chi si accinge al soccorso di un infortunato deve osservare le seguenti misure precauzionali: 1) lavare lungamente le mani con sapone, preferibilmente al lisoformio, e disinf~ttarle con alcool; 2) disporre il materiale necessario su una tela di bucato (per es. sul t riangolo di tela o su un asciugamano), far bollire, se occorre, ago e siringa, e disinfettare gli altri strumenti con alcool; 3) occuparsi e preoccuparsi non solo della medicazione della lesione, ma anche dello stato generale dell'individuo; 4) non osare interventi che richiedano l'opera del medico, 1;enendo presente che un primo soccorso
-205-
ha il solo scopo cli permettere all'infortunato cli giungere ad un prossimo posto cli medicazione senza subire peggioramenti. 9'2'. Bolle. - Sono vesciche ripiene di siero, che si formano o alla pa,l ma delle mani, quando si maneggi lungamente un.o strumento pesante (piccozza),. o ai piedi, quando le calze non siano sufficientemente pesanti e morbide per difendere la pelle da,llo strofinio delle sca.rpe. Le bolle si possono prevenire ungendo di grasso i piedi e le mani. Cura. La bolla va disinfettata accuratamente con alcool e punta con un ago sterilizzato alla fiamma per farne uscire il siero. Medicare poi con impacchi d'alcool.
98. Contusione. - È una lesione prodotta da un colpo violento in un punto qualsiasi del corpo, senza .lacerazione della pelle nè frattura dell"ossa. Sintomi. La parte colpita si gonfia., assume nna colorazione bluastra, che man mano diventa verde, poi giaUa, ·fino a scomparire ed è_ dolente. Cura. Applicazione d'impa~chi freddi, possibilmente di acqua vegeto-minerale; se la pelle è escoriata, disiaj:ettare prima con alcool e applicare impacchi d'acqua borica fredda. La parte colpita va tenuta in riposo. Se la contusione interessa il cranio, il petto o l'addome possono presentarsi segni di commozione cerebrale o rispettivamente viscerale (per sintomi e cura vedi capitolo apposito).
-
206 -.
99. Crampo. È la contraziÒne involontaria, durevole e dolorosa, di un muscolo o di un gruppo di muscoli, dovuta alfazione della fatica e del freddo. Sintomi. Il muscolo colpito si presenta duro, contratto e dolente. Oura. Distendere il muscolo con un massaggio p1~ofondo nel senso della lunghezza delle fibre mu~colari, frizionare con alcool o vasèlina, e applicare eventualmente impacchi caldi. 100. Dist-Orsione. - È lo stiramento-violento dei legamenti dell'articolazione, che può andare fino alla lacerazione dei legamenti stessi. Si produce per uno sforzo o per un movimento falso. Si evita dando ai movimenti propri la maggiore elasticità possibile. · Sintomi. L'articolazione colpita diventa gon:fia, dolente e rossoviolacea. Si ha un senso soggettivo di peso e di calore. I mommenti sono difficili e dolorosi, ma non impossibili. ·aura. Applicazione di compresse fredde di acqua vegeto-minerale. L'articolazione colpita va messa a riposo (sospendendo il braccio al collo, o trasportando il colpito a braccia fino ad un prossimo rifugio se si "Qratta di un'articolazione della gamba). Scomparso il gonfi.ore, fare lievi massaggi con vaselina (meglio se canforata) e fasciare stretto senza esagerare. Se la distorsione è leggera, dopo la fasciatura il colpito può proseguire. \
_,_ 207 -
IOI. Distrazione o strappo muscolare. - Consiste nello strappamento di un fascetto di fibre muscolari. È dovuta a una contrazione brusca e violen~a del muscolo (p. e. nello sforzo per evitare una caduta) e si verifica molto facilmente alla regione lombare. Sintomi. Dolore a tipo di scudisciata, diminuzione della forza del muscoìo leso, abolizione di certi movimenti per non risvegliare il dolore. Oura. Impacchi caldi, possibilmente di acqua vegeto-minerale, leggere frizioni con vaselina canfora~a o al salicilato di metile. Eventualmente, un3, compressa di cafiaspirina. 102. Emoxragia. - È la perdita di sangue in seguito alla rottura di una arteria o di una vena. Oura. Nelle emorragie anche le più gravi, la forte · compressione esercitata con un dito disinfettato con alcool o jodio sul punto sanguinante, è il mezzo più sicuro per impedire il dissanguamento in attesa del medico che provvederà alla legatura del vaflo leso. Questo è anche l'unico mezzo per frenare le emorragie del collo e del ca.po, e dove non si possono applicare leg~ture. Se non si può eseguire la compressione diretta..·p er la profondità del vaso colpito o per stanchezza dì chi presta soccorso, si ricorre alla "legatura con laccio emosta1ifoo (sostituibile questo con cinghia, bende, corda) in un punto situato a mon~e · della ferita; per le emorragie del braccio la legatura si fa tra la spalla e il gomito, per quelle delle gambe tra l'inguine e il ginocchio. n laooio non può essere tenuto in, posto per più di due ore, per pe1·icolo di CMWTena. Dovendolo tenere
-208-
lungo, si allenti quando l'arto diventa, violaceo, e lo si s-tringa poi di nuovo aJternativamente, senza · preoccuparsi di una certa perdiVcl. di sangué. S:u}la ferita si applichino impacchi di acqua ·fredda, o una falda di garzar imbevuta di coaguleno. Il ferito va adagiato disteso a capo basso; gli· si sostengano le forze con liquore di Hofànann (gocce 15 in acqua), cognac, écc. Sarà, utile una iniezione di olio canforato, una di coaguleno. a,
103. Emaremesi. - È l'emorragia dallo stomaco, in seguito a forma morbosa ignorata (ulcera gastrica) o a traumi della regione gastrica. Sintomi. Senso di peso allo stomaco, ten<tenza al · deliquio, emissione dalla bocca di sangue ner·3:stro, misto a muco e a particelle alimentari. Cura. Stendere il colpito immobile a testa bassa, e rivolta di lato. Ghiaccio o neve a pezzetti per bocca, compresse fredde sulla regione gastrica, un' iniezione di olio canforato e, se l'emorragia non si arresta, una iniezione di coaguleno. 104. Emottisi. -- Emorragia dai polmoni i.ìl seguito a forma morbosa ignoratai (tubercolosi) o a traumi del torace. Sintomi. Senso ·di soffocazione, tosse, emissioné dalla bocca di sangue rosso e schiumoso, spesso misto a catarro. Cura. Adagiare il malato immobile, a torace sollevato e in silenzio. Dare ghiaccio o neve a pezzetti per bocca, e applicare compresse fredde al torace,
-::'"209-
(nn asciugamano inzuppato d'acqua e spremuto, coperto con un pezzo di :flanella) fare iniezione di olio ca.nforato e una di coagulerio. Se vi è tosse insistente, somministrare una compressa di laudano sciolta in poca acqua. Emorragia nasale, in seguito a trauma, a insolazione, ecc. Cura. Ap:plicare compresse fredde alla nuca e alla, radice del naso. Far sedere l'ammalato col capo leggermente inclinato avanti. Tamponare la narice sanguinante con cotone emostatico o con cotone imbevuto di coaguleno. Praticare eventualmep_te un' iniezione di coaguleno, e somministrare del cogna,c, o ·del liquore di Hoffmann per bocca. Evitare, anche dopo cessata l'epistassi, di far soffiare il naso al paziente. 105. Epls~. -
A grafl:di altezze, per la, diminuzione della pressione atmosferica, si possono avere emorragie dalle orecchie, accompagnate da ronzii e fatti di soffocazione. Oura. Far S,c endere il colpito a . minore altezza, mettere nel condotto uditivo tamponcini di cotone idrofilo, e applicare sul capo impacchi freddi. 106. Emonagia dalle orooehie. -
10'1. Eritema solare. -
È una scottatura dif-
fusa, dovuta all'azione sulla pelle dei raggi ultravioletti, specialmente se riflessi dalla neve o dal ghiaccia. L'eritema si può prevenire, ungendo con vaselina le parti esposte (viso e mani) ed evitando di 14 - Iatrueione 1mU'Addestramento AZ.pinistico Militare.
· -210 -
lavarsi e di radersi la barba; nel giorno della a,scensione e nel seguente. · Sintonii. La pelle si tende, si arrossa, e dà un senso soggettivo di forte calore e di dolore. Se l'eritema è violento, si ha formazione di bolle e quindi di piaghe, cori rialzo termico e fenomeni morbosi generali. Cura. Ungere delicatamente la parte con linimento oleo-calcare o con va.selina borica e coprire con garza sterile. 188. Escoriazione.
È una lesione superficiale
della pelle, più o meno estesa, senza partecipazione dei tessuti sottostanti. Cura. Disinfettare oon alcool o tintura di jodio, applicare garza sterile fermata con sparadrappo adesivo. Se l'escoriazione fosse molto estesa, è consigliabile una iniezione di ·siero antitetanico. 109. Ferita. - · È una soluzione di continuità. dei tessuti. Il tiipo di ferita che più facilmentie può occorrere all'alpinista, .è la ferita Zacero-oontusa (contusione con lacerazione dei tessuti) che si verifica allorchè le parti molli vengono violentemente compresse fra un oorpo -0ontundente e un piano duro sottostante (ossa). Cura. Gli scopi principali sono: a) arrestare la emorragia, b) impedire l'infezione. Per il primo soopo si rimanda al capitolo apposito, _quando l'emorragia stessa sia imponente. Se si tratta di una piccola emorragia, basterà ad arrestarla la fasciatura locale della ferita.
-211-
'
Per procedere alla disinfezione di una ferita, si lava prima di tutto la parte con a-0qua e sapone, e poi si deterge abbondantemente con alcool (o con tintura di jodio se la ferita è piccola). Se la ferita è a bordi sinuosi e frastagliati, sarà opportuno farvi delle schizzettature di acqua ossigenata, la cui schiuma porterà ali' esterno il terriccio o a.Itro che possa esservi penetra~o e produrrà una pulizia completa. . In seguito si asciuga con garza sterile e si medica applicando prima una falda di garza, poi una di cotone, e fissando il tutto con una benda, senza stringere troppo. Se capitasse ~ dover ripetere una medicazione, le garze sporche si sta-0eheranno dalla ferita con acqua ossigenata. Non conviene mai staccare da una ferita lembi di pelle o di ossa, anche se attaccati solo per un filo; ma si deve cercare di farli combadare. Se dalla ferita vi è fuoruscita di visceri, non si deve tentarne la riduzione, ma limitarsi a coprirli con garza sterile imbevuta in una soluzione salina tiepida. È buona regola, ~e la ferita è sporca di terra, praracare una iniezione di siero antitetanico; si inietta subito cc. 1 di siero e, se dopo mezz'ora dall'iniezione non si hanno inconvenienti, si inietta il resto. Di fronte a un ferito grave, ricordarsi di sostenerne lo stato generale con iniezioni di olio canforato o caffeina, e somministrazione per bocca di liquore di Hofmann a gocce. In caso di commozione cerebrale o addominale, vedi capitolo apposito.
-212-
Se ·una ferita anche lieve suppura, il che si riconosce dall'aumento di temperatura locale e generale, dolore sordo locaJ.e, malessere generaJ.e, gonfiore e rossore della parte, conviene inviare l'ammalat o in ospedale; alleviandogli le sofferenze con impacchi caldi localmente. Le ferite di punta e di taglio si curano aJlo stesso modo. 110. Frattura. - È la rottura di una, o più ossa dovuta a un trauma. La frattm·a è·semplice quando le ossa fratturat e sono ricoperte dalle part1. molli, è esposta quando tali parti sono lese. Sintomi. Dolore violento, che raggiunge il massimo alla pressione nel punto di frattura, deformità più o meno apparente della parte .colpita, movimenti anormali passivi della parte fratturata 1 movimenti attivi impossibilitati. OU'ra. l fratturati si · soccorrono allo stesso modo se la frattura è semplice o esposta; in questo ultimo caso, però, si procede prima alla disinfezione e medicazione della ferita, secondo le norme - già dette. In entrambi i casi il soccorso consiste nell'immol;>ilizzare la parte fratturata, in modo da impedire lo spostamento dei frammenti, durante il trasporto del forito ali' ospedale. Frattura degli cirti inferiori: tagliare abiti e scarpe; avvolgere le stecche per arti o il cartone piegato a doccia in gTandi falde di cotone idrofilo; fasciare l'arto fratturato pure con falde di cotone e immobi-
.
-213-
lizza.rlo o con le stecche già prepa.rate e disposte ai lati dell'arto stessò o con la doccia. da. fratture, fermando il tutto con benda di tela,. Come mezzi di fortuna, per l'immobilizzazione dell'arto, si possono usare gli sci, la piccozza, dei bastoni, dei rami, ecc. L'immobilizzazione della parte fratturata va estesa alle due articolazioni sopra e sottostante. Il trasporto del fratturato agli arti inferiori va fa t t o con la barella. Mancando la barella, e ciò valga una -volta per tutte, si Gambe, può improvvisarne una di fo!'tuna o con gli sci coperti da un mantello,. o con un mantello fissato a due bastoni mediante spille di sicurezza o con due giubbe infilate per le maniche a due bastoni. Frattura degli arti superiori. Immobilizzare la parte fratturata nel modo sopradetto, lasciando liberi il gomito e la spalla. Porre l'omero in posizione verticale contro la parete toracica, flettere il gomito, e fissare l'avambraccio al torace mediante un triangolo di tela. I frattura.ti degli ¡ arti superiori devono essere trasportati in posizione semiseduta.
-214-
Frattura del cranio. I sintomi piĂš in1portanti sono quelli della commozione cerebrale, che accompagna sempre questa frattura. Curare la commozione cerebrale (vedi capitolo apposito), applicare
BuBto.
sul capo del ferito impacchi freddi, e traspo.rtarlo sdraiato, a capo leggermente sollevato, imprimendo alla barella il minor numero di scosse possibili. Frattura della colonna vertebrale. Il fratturato rimane a terra con la sensa,~ione di essere irri~idito; spesso si nota para.lisi de_gli arti inferiori Trasportare il ferito senza fa,rgli flettere l a colonna vertebrale, usando una barella a fondo duro e senza cuscini. Tenerlo immobile il piĂš possibile. Frattura delle coste. Si cerca di alleviare i forti dolori al torace, con una fasciatura che diminuiSC9.i
.-
215 -
i movimenti respiratori. Il ferito va . trasportato
semiseduto, appoggiato sul lato fratturato, per impedirgli di respirare da questo lato. Lo stato generale dei fratturati va sostenuto coi comuni mezzi (olio canforato, ca:ffeina1 cogna-0, liquore di Hofmann). Se vi sono dolori violenti, sj potrà ricorrere a un'iniezione di mo1·.fina. Se esiste ·commozione cerebra.Ie, viscera,Ie, deliquio, ccc., vedere"Tgli appositi capitoli. 11 l. Lussazione. - È lo sposta.mento di due capi articola.r i con possibile la,c era,zione della, caps1ùa articolare. Sintomi. Deformità della articolazione colpita,, dolore, gonfiore, movimenti impossibilitati. Cura. Immobilizzazione della articolazione colpita mediante fasciatura, senza tentare di ridurre la lussazione. .Applicare sull'articolazione dolente impacchi di acqua vegeto-minerale. l l 2. Morso di vipera; - I sintomi locali sono : due piccole ferite . puntiformi a pochi millimetri di distanza una dall'ailtra, dolore, gonfiore e rossore della parte lesa. I sintomi generali sono: affanno di r espiro, a,mbascia, brividi, torpore, in seguito crampi alla .inandi.bola, vomito, se~e, letargo. Owra. Lega.r e la pa,r te colpita col laccio emostatico a monte del morso, per impedire ]a diffusione del veleno. Allargare la ferita con un bisturi sterilizzato e spremerne abbondantemente il sangue. Iniettare una fiala di siero antivipera, in parte nelle -vicinanze imme~ate della ferita, in parte nella
-
!lft -
natica,. A monte del morso si può iniettare anche cc. 2 di potassio permanganato 1 %· Sostenere le forze del colpito con iniezioni di caffeina e olio canforato e abbondantissima somministrazione per bocca di caffè forte e cognac. Far passeggiare l'infortunato, in modo che sudi e non possa addormenta,r si.
113. Punture di lnseUI. - Da n-oi non esistono in· setti velenosi per l'uomo, ma le punture di api, vespe, ragni, ecc., sono parecchio dolorose. I sintomi di queste punture sono: arrossamento e gonfiore della parte lesa, dolore e spesso presenza del pungiglione nella piccola ferita. Oura._Togliere delicatamente il pungiglione colle pinze, e versare sulla ferita una goccia cli' ammoniaca. Se la puntura si trova sulle labbra o sugli occhi, applicare impacchi di acqua borica fredda,. 114. Uslonl. - Sono lesioni de1la pelle che si producono quando questa venga a contatto col fuoco, con oggetti o liquidi troppo caldi, o con sostanze caustiche. Sintomi. Le ustioni di 1 ° grado producono dolore, rossore e gonfiore della' pelle. Le ustioni di 2° grado, oltre ai sintomi predetti, provocano la formazione di vesciche sierose più o meno grosse. Le ustioni di 3° grado intaecano profondamente i tessuti, provocandone la necrosi. La gravità delle ustioni dipende più dalla estens.ione della lesione che daJ suo gra{l.o: ustioni anche
-!i7-
di pl'imo grado, ma molto estese, provocano la morte con fenomeni generali di intossicazione. Ou-ra. Nelle ustioni di primo grado, spalmare
delicatamente la parte ustionata con linimento oleo calcare o vaselina e applicare garza sterile. Nelle ustioni di secondo grado, perforare le bolle c-0n ago sterilizzato alla fiamma e· medicare come sopra. Nelle ustioni di terzo grado, staccare delicatamente, bagnandoli con acqua tiepida, i pezzi d'abito aderenti alle piaghe e i tessuti necrosati che si staccano spontaneamente, spalmare poi con vaselina e coprire con garza sterile. Sostenere le forze del colpito coi soliti mezzi (caffè, cognac, liquore di Hoffmann). N ell_e ustioni prod_o tte da caustici, applicare impacchi t iepidi di soluzione di bicarbonato. se l'ustione è prodotta da un acido, e di acqua bollita semplice se la scottatura è prodotta da un a.leale (soda, potassa).
INFERMITA . 115. - Angina. -
È una infiammazione della gola e
delle tonsille, che si verifica, per lo più, quando ci si esponga sudati a una corrente d'aria. Sintomi. G~la arrossata, dolente; tonsille ingrossate, difficoltà. di deglutizione, febbre, malessere generale. Cura. Far esegqire gargarismi con acqua ossigenata (un cucchiaio in un bicchiere d'acqua), appli-
-
218-
care al collo impacchi freddi, somrnjnistrare due o. tre compresse fil cafia,gpirina per bocca. 116. Asfissia. - L'asfissia o soffocazione è prodotta dall'impedimento al normale svolgersi del ricambio respiratorio. Più che l'asfissia, interessa l'alpiniBta la semi- asfissia che è quello sta~o di diminuito e irumffi.ciente ricambio respiratorio in cui, per molteplici cause o accidenti, può venirsi a trovare un compagno di reparto, il quale abbandonato a sè, nella più parte dei casi, andrebbe incontro alla asfissia completa, cioè alla morte, mentre soccorso opportunamente ha le migliori probabilità, di essere salvato. I principali casi in cui si può riscontrare tale infermità sono: in estra,t ti da valanghe o frane di ter.ra o dall'acqua, in assiderati, in colpiti da mal di montagna in forma grave, in colpiti da fulmine o da scariche elettriche in genere, negli sveninienti, specie se derivati da eccessi di fatica, ecc. Sintomi. Perdita dei sensi, rilasciamento muscolare, cianosi, intenso ,Pallore della cute, cessazione del respiro, polso quarsi impercettibile, ecc. Oil/ra. Qualora ci si trovi in presenza di tali infortunati, occorre immediatamente porre in opera quello che è il miglior presidio terapeutico in questi casi: cioè la respira,zione artificiale, anche quando t utte le apparenze possono farci ritenere che la morte sia già avvenuta. Accade infatti non raramente, e sia nei folgorati, che si ·riesca · a, far ritorna11e in vita un individuo in stato di morte apparente anche dopo ore di respirazione artificiale.
-219-
M etodi tecnici - Respirazione artifi,O'iale: con la respirazione artificiale noi cerchiamo di far compiere all'infortunato i movimenti · di r espirazione che egli non è in gTado di compim-e spontaneamente. Poichè la normale respirazione è formata di · due tempi: il primo detto « inspirazione », durante il quale si aspira aria nei p_o lmoni e il torace si allarga, e il secondo detto « espirazione », n el quale · si emette l'aria precedentemente inspirata e il torace si deprime, così tutti i diversi metodi per ottenere la respirazione artificiale sono fatt i da manovre, che cerca.no di realizzare il tempo di espiTazione, mediante la compressione del torace e dell'addome, e quello di ispirazione favorendo l'allargarsi spontaneo del torace per effetto della pTopria elasticità. TI metodo più noto è quello Silvester che viene eseguito nel modo migliore da due operatori, uno dei quali si pone dalla parte del capo del paziente afferrandolo per gli avambracci, mentre l'altro si pone dalla parte dei piedi dell'infortunato afferrandolo per le gambe al di sotto delle ginocchia. Dopo di che provocano il movimento della espirazione ripiegando simultaneamente gli arti suddetti, rispettivamente sul torace e sull'addome del ferito, ed e.sercitando contemporaneamente una data pressione. Realizzano poi il tempo di inspirazione, disten ~endo gli arti inferiori e portando invece gli arti· superiori in alto in modo da per.mettere al torace di allairgarsi per la propria elasticità,.
-220- .
:i\1Ia questo metodo, pure essendo molto efficace, è poco adatto nella pratica alpinistica pel' molteplici controindicazioni. ·Esso presenta, infatti, i seguenti gravi difetti: 1 ° perchè sia ben eseguito, e quindi efficace, necessita da parte degli operatori particolare pratica e abilità il che non è sempre facile ad ottenersi in piccoli reparti alpini; 2 ° per esser e l'infortunato obbligatoriamente disteso in posizione supina, la lingua del semiasfissiato ha troppa tendenza a cadere per gravità in basso verso il retrobocca, occludendo le vie respiratorie superiori e r endendo così vana t ale manovra; 3° richiede inoltre una posizione poco favorevole perchè l'infortunat o possa emettere le sostanze ingerite_ (terriccio, acqua) durante l'infortunio; 4 ° essendo basato sul movimento degli arti dell'infortunato stesso che devono a,lternativamente comprimere e lasciare il torace e l'addom·e , diventa jneffettuabile in quei casi, che sono pur cosi frequenti negli infortuni di montagna, in cui gli arti sono fratturati o irrigiditi dal freddo (assiderati, estratti da valanghe). È noto infat ti che se si volesse muovere forzatamente un arto irrigidito dal freddo si correrebbe il rischio di provocare fratture di ossa, muscoli e tendini, mentre, d'altro canto, se si volesse cercare di· far scomp!l,rire od attenuare l'irrigidimento mediante il massaggio, si perderebbe un tempo t roppo prezioso per la salvezza -dell'infortunato p~r poter in seguito eff ettnare il metodo e< Silvester ,,
-221-
.A.ppositamente quindi si è sorvolato sul metodo Silvester, preferendo far convergere l'attenzione dell'alpinista piuttosto su di un altro metodo (dello Schaefer ) che pur essendo meno efficace, è di esecuzione molto più facile, viene eseguito da un solo operatore e non presenta nessuna delle controindicazioni suaccennate. Con questo metodo si pone il paziente in posizione inversa a quella del metodo precedente, cioè disteso
Fio. 1 (inspirazione).
a pancia a terra (bocconi) con le braccia distese oltre il capo e la testa inclinata di lato. Se il terreno è in pendio, si porrà la testa preferibilmente in basso e ciò specie negli estratti dalla
acqua. Si liberano poi la bocca e le narici del pazien~e dagli eventuali corpi estranei (neve, terriccio) e se è possibile ci si assicurerà che la lingua sia naturalmente pendente in basso e si cercherà di far tenere la bocca aperta, introducendo un pezzo di legno tra le arcate dentarie. Ciò fatto, l'operatore: I) si inginocchia a cavalcioni su di lui con la fronte rivolta nella stessa direzione· del paziente e a livello del di lui ba-cino (:fig. 1 a);
-222-
2) pone le mani a pia.4to all'altezza della base del tora-0e del paziente tenendo le braccia distese a fine di risparmia.re fatica; 3) preme (fig. 2a) allora fortemente sulla base del t orace del paziente, facendo gravare il peso del
F!G. 2 (espirazione}.
proprio corpo in avanti conservando sempre le a proprie braccia in distensione (espirazione); 4) rimane in questa posizione per circa, due secondi; 5) cessa la pressione, raddrizzando il proprio corpo, pur mantenendo sempre le mani in sito (inspirazione); 6) attende circa due secondi, indi ricomincia il .movimento di pressione. Si insiste sull'accorgimento di tenere constantemente le mani in sito e le braccia distese ,cercando di far agire solamente il peso del proprio corpo, e ciò per risparmiare al massimo la fatica e poter continuare la manovra per il tempo necessario, il quale· a volte è anche di una o due ore. Il ritmo col quale si deve procedere è uguale, all'incirca, a quello della :respirazione normale, cioè 18-20 pressioni al minuto primo. &SdlllK
-
223 _·
Non sono poi da trascm·arsi i coadiuvanti quali: iniezioni di etere, canfora, caffeina, stricnina e, appena il paziente rinviene, caffè, cordiali, ecc., fregagioni. 11 '1. Assideramento. - È il raffreddamento generale dell'organismo, dovuto ad un abbassamento dei poteri t ermo-regolatori, e si manifesta in seguito a prolungata esposizione al freddo, alla tormenta, ecc., specialmente quando, per stanchezza o per mal di montagna, l'individuo si addormenti all'aperto. Buoni mezzi per evitare l'assideramento sono : l'equipaggiamento adatto, senza costrizione eccessiva, il vit to nutriente e fa-cilmente digeribile, l'astensione dalle bevande alcooliche, l'evitare di r estare fermi al freddo per lungo tempo e l'efficace protezione contro il freddo stesso (lana, carta, ecc.), in caso di bivacco. forzato. ·Sintomi. L'assideramento comincia dalle parti periferiche, poi il raffreddamento si diffonde a tutta la persona, compaiono stanchezza e sonno invincibile, il polso rallenta, le forze scompaiono, e l'individuo abbandonat o a sè stesso, va rapidamente incontro alla morte. Oura. Nelle forme lievi basta togliere al colpito ogni impaccio (sacco, bastone, ecc.), farlo muovere rapidamente per scaldarlo e tenerlo sveglio, coprirlo con indumenti di lana e fargli ber e caffè caldo. Se il colpito viene raccolto privo di sensi, lo si porti in rifugio, in locale riparato ma non riscaldato, lo si liberi deÙe vesti con prudenza per evitare le facili fratture delle ossa, e gli si massaggi tutto il 1
-.224-
corpo con neve o con un lenzuolo bagnato prima e con alcool poi. In seguito, si ponga l'ammalato a letto in camera poco riscaldata, ben avvolto in coperte di lana, e gli si amministri the o caffè ben caldo con cognac. Se il polso è debole praticare un'iniezione di olio canforato o di caffeina. Per nessun motivo l'assiderato de'IJe essere p01·tato vicino al fuoco o ad altra sotgente di calore, sia al momento dell'accidente che nei gforni seguenti: così si eviteranno le canerene frequ enti in questi casi. 118. Commozione addominale. - È uno stato morboso che si manifesta in seguito a traumi all'addome o al torace. Sintomi. Pallore, nausea, sudore freddo, poiso piccolissimo, respiro superficiale, coscienza integra. Cura. Stendere il colpito supino con le coscie un pò sollevate, coprirlo bene, facendo .attenzione che sia libero da ogni costrizione, porgli un recipiente d'acqua calda ai piedi e compresse· fredde all'addome. Sarà utile una iniezione di olio canforato: ne,n si dovrà somministrare nulla per bocca. Durante il tra-sporto in barella evitare il più possibile scosse. 119. Commozione cerebrale. - È uno stato morboso consecutivo a traumi al capo. Sintomi. Pallore, perdita della coscienza, polso piccolo irregol~re, respirazione lenta, spesso vomito. Cura. .Adagiare il paziente libero da vesti e ben coperto su una barella. .Applicare compresse fredde al capo e un recipiente di a-0qua calda ai piedi.
-225-
Praticare un'iniezione di olio canforato, ed eventualmente una di caffeina. Meglio non somministra.r e niente per bocca, salvo nei casi molto lievi senza vomito, nei quali si può dare caffè o liquore di Hofmann. 120. Congelazioni parziali. - È il raffreddamento delle parti periferiche (mani, piedi, naso, orecchie), in seguito a prolungata espos~ione a,l freddo, senza riparo sufficiente. Per evitare congelazioni parziali, valgono le norme utili ad evitare l'assideramento. Sintomi. La congelazione di primo gra9-o si presenta con rossore, calore e senso di dolore; in quelle di secondo grado compare colorazione cerea della parte colpita~ insensibilità e formazione di bolle; in quelle di terzo grado si notano macchie nere circondate da un aJone bianco e mortificazione della parte. Cura. Evitare anche in caso di congelazioni parziali di esporre il colpito al riscalilamento diretto . Congelazioni di 1 ° grado : (geloni) massaggi con neve o alcool. Congelazioni di 2° grado: massaggi con neve o vaselina dalla periferia, al centro. Pungere le bolle con ago sterilizzato; medicare con vaselina. Congelazioni di 3° grado: dopo massaggi e frizioni energiche, ungere con grasso di maiale (sugna), avvolgere in coperte di lana. RicO'rdare che l'arto congelato è fragile e si frattura facilniente. Sostenere le forze del colpito con caffè o liquore di Hofmann. 16 - · I struzi011 e sull'A ddest1·amento .Hpinistico Militare.
- 226-
ltl. t}ongestione cerebrale. - È un aumento di pres.sione intra-cranica in seguito a sforzi fisici eccessivi sotto il sole, con ventilazione insufficiente, o comunque in ambjente a temperatura elevata. Sin~omi. Colore rosso a(}ceso del · volto, cefalea, polso teso, respiro ansante, confusione mentale e talora perdita della coscienza. Oura. Adagiare il colpito all'ombra o in ambiente fresco a capo sollevato; slacciargli gli abiti e applicargli compresse d'acqua fredda sul capo e recipienti d'a.cqua calda, ai piedi. Se può inghiottire, somministr argli acqua e caffè a cucchiaini.
,
l Il. Congiun&ivUe. - Oftalmia da neve - è una infiammazione .della congiuntiva, dovuta all'azione dei r aggi ultra-violetti riflessi dalla neve. Può essere evitata con l'uso degli occhiali da neve. Sintomi. Lacrimazione, fotofobia, arrossamento della congiuntiva con secrezione muco-pm'olenta, contrazione spa.smodica e dolorosa delle :palpebre, e talora cecità transitoria. Intensi dolori introculari di spiccata fotofobia. Interviene la notte o al mattino susseguente alla laboriosa giornata di lavoro. Oura. Applicare sulle pa.lpebre impacchi di acqua fredda frequentemente rinnovati. Appena giun~ in rifugio, mettere il colpito in una camera buia e continuare gli impacchi. 113. DeUqolo, o svenimento. È la perdita della coscienza dovuta a cause varie (dolore fisico, trauma, anemia cerebrale, emorragia, fatica eccessiva ecc.).
-227-
Sintomi. L'individuo impallidisce, suda freddo, e cade senza conoscenza; il polso è piccolo e frequente Cura. Sdraiare a terra il paziente col capo più basso del cor po; slacciargli gli abiti, fargli fiutare della ammoniaca, spruzzargli acqua fredda in faooia, fargli frizioni con alcool sul cuore. Se lo svenimento si prolunga, sarà utile una iniezione di olio canforato o di caffeina. Non si deve somministrare nulla per bocca ~ paziente finchè .. non abbia ripreso i sensi. 124. Dl13turbi g3*o-intestinali. - Sono stati morbosi dell'apparato digerente (in rapporto à ingestione esagerata di cibi o bevande, o ingestione di cibi alterat i) oppure dovut i al freddo. Tali di,~turbi si possono evitare mangiando ad ore fisse, senza eccedere in quantità, n.o n ingerendo bevande ghiacciate e proteggendo il ventre e lo stomaco con una ventriera · di lana aderente alla pelle. Svntomi. Pesantezza e dolore di capo, senso di peso allo stomaco e tendenza al vomito, lingua impaniata, talora febbre. In seguito possono presentarsi dolori di ventre e diarrea, che compaiono talora anche indipendentemente dai disturbi gastrici. Ou,ra. Se si tratta di disturbo lieve, con. senso di nausea e male di testa, può bastare un cucchiaino di bicarbonato sciolto in acqua con poche gocce di limone a eliminarlo. Se vi è vomito, conviene lasciare dapprima che il paziente si liberi così del
-228-
contenuto dello stomaco; solo se i conati di vomito perdurano anche a stomaco vuoto, converrà mettere l'ammalato disteso col capo sollevato, ben coperto e con un panno caldo sullo stomaco, e somministrargli a cucchiaini alternati una soluzione di bicarbonato e una di limonata. In seguito, a stomaco ben caldo, gioverà un purgante (un cucchiaio di solfato di soda in un bicchiere di .acqua calda). Se vi è diarrea, valga quanto si è detto per il vomito; solo se la diarrea insiste dopo il purgante, si daranno una o due compresse di oppio e bismuto. P er i dolori di ventre somministrare una compressa di laudano sciolta in acqua,. Finchè durano i disturbi gastro-intestinali, è meglio limitare in quantità la ingestione dei cibi, attenendosi ai più semplici e digeribili. 125. Emicrania, o cefalea, o mal di capo: è dovuta
a cause varie: a ) a congestione èerebrale (vedi capitolo apposito); b) a disturbi gastrici (vedi capitolo apposit o); e) a insolazione (vedi capitolo apposito); ·d) a fatica eccessiva o a emozione, nel qual caso si curerà con riposo, compresse fredde sul capo e compresse di fenacetina (1 o 2). 126. Fulminazione o colpo di fulmine.
Sintomi. I sintomi variano da ca.so a caso, ma per lo più l'individuo fulminato si presenta come svenuto o asfittico.
- 229-
Cu1·a. P er la cura vedere i capit oli deliqi1,io e
asfissia, ricordando l'importanza della respirazione artificiale in questi casi. Se esistono ustioni, vedere per la cura al capitolo apposito.
121'. Febbre. È la manifestazione principale delle più svariate maJ.attie, e talvolta può essere in rapporto a uno sforzo eccessivo compiuto dall' organismo. La somministrazione contemporanea di una compressa di cafiaspirina e di una di chinino giova sempl'e, qualunque sia la causa della febbre. 118. Insolazione o colpo di sole: si presenta con l'aspetto di una congestione cerebrale e compar e dopo lunga esposizione al sole. Si può prevenire evitando, sempre che possibile, le lunghe marce sotto il sole, portando copricapi possibilmente di tela bagnata, e abiti non troppo stretti nè adel'enti. Sintomi e Cura. V edel'e congestione ceTebrale. 129. Intertrigine perineale o male dell'orso : è una irritazione cutanea pruriginosa e dolorosa alla faccia interna delle cosce. Si può evitare, ungendo con vaselina ta.li parti prima di mettersi in cammino. Cura. Applicare impacchi di a.equa fredda e spolverare con borotalco. 130. Iperidrosi. - È l'eccessiva sudorazione dei piedi, con macerazione della epidermide e comparsa di ragadi dolorose fra le dita. e alla pianta dei piedi.
-230-
Si può évitare con la pulizia scrupolosa dei piedi e con il cambiare molto. frequentemente le calze. . Oura. Pediluvi con soda e allume cristalizzato (un cucchiaio di ognuno in due litri di acqua) e spolveratura dei pie.di con polveri a base di talco, canfora, acido salicilico, allumi, ecc. ·
131. lllal di montagna. - È un malessere che colpisce 11alpinista ad altezze elevate ed è dovuto · all'azione combinata della rarefazione dell'aria, del freddo e della stanchezza. Il :mal di montagna si può evitare con un graduale allenamento .allo sforzo anche prolungato portato alle grandi altezze, e con la precauzione di partire per le ascensioni solo in ottime condizioni fisiche. Sintomi. ~ta,n chezza genera,l e, avvilimento, nause.a, affanno di respiro, talora epistassi. Cura. rar scendere il colpito a minor a,l tezza, rincuorarlo e somministrargli liquore di Ho:ffmann o caffè con cognàc. Se con queste cure il colpito non migliora o ricade a,p pena ripresa l'ascesa, è più prude~te rinunciare all'ascensione. 132. Nevralgia. - È un dolore a tipo lancinante lungo il decorso di un nervo. Cura. Impacchi caldi e asciutti, fasciatura con lana, somministrazione di nevralteina o fenacetina per bocca (1 o 2 compresse) . . 133. Pa~roocio. del dito.
È un.a infezione alla punta
-23I-
Sint01ni. Dolore sordo al dito colpito, che si presenta, rosso e gonfio, febbre e malessere generale . Cura. Applicare impacchi di acqua vegeto minerale calda. Portare il colpito da un medico che possa praticare l'incisione del dito suppurato. 134. Uemnatismo articolare. -
È una forma in -
fìammatoria molto dolorosa delle articolazioni: dovuta per lo più al freddo umido. Si può evitare non esponendosi sudati all'aria fredda, e coprendosi bene di lana, quando ci si deve fermare lungamente al freddo. Sintomi. Dolore, gtmfiore e rossore della articolazione colpita, quasi impossibilità di movimento della articolazione stessa, spesso febbre. Cura. Frizionare delicatamente la parte dolente con unguento al salicilato di metile e avvolgerla in un indumento di lana. Somministrare per bocca due o tre compresse al giorno di cafiaspirina. Se vi è febbre, è consigliabile il riposo assoluto a letto. 135. Ubriachezza. Si verifica in seguito ad abuso di alcoolici ingeriti per lo più con lo scopo
malinteso di acquistare energia. L'ubriachezza è particolarmente pericolosa in montagna, perchè predispone al male di monta,gna, e all'assideramento, specie d'inverno. Sintomi. Perdita del controllo e dell'equilibrio, vertigini, nausea, polso piccolo, alito con odore spiccato di alcool. Cura. Eccitare il vomito con la introduzione di un dito in gola, applicare panni caldi sullo stomaco
- 232 -
e somministrare prima quindici gocce di ammoniaca in acqua poi un caffè forte. Nei casi gravi fare una iniezione di olio canforato. 136. Vertigini. È una sensazione soggettiva, molto sgradevole di capogiro, con perdita dell'equilibrio, depressione nervosa e scomparsa della forza di volontà. Cura. Far riposare il colpito e cercare di infondergli sicurezza; può giovare la somministrazione di un cordiale.
-233ALLEGATO
N. 1.
SEGNALI DI SOCCORSO I segnali per le operazioni di soccorso p ossono eesere : di¡u rni e -notturni - ottici e acustici GE>~ DELLE SEGNALA-
DI GIORNO
DI NOTI'E
RlsP08TE ALI,E OHIAMATE
ZI0?-1-X
Agitare
Esporre un mezzo luminoso qualsia.si (lanterna., la.mp&dina. tas<:arbile od altro) sei volte in un l' con pause di un l "
Rispondere con lo stesso segna.le ri petut-0 tre volle consecutive in un l' con relative pause d un l"
Acustiche Una. breve chiamata. ripetuta. Bei volte in un l' con pause di un l"
Idem
R ispondere a.Ila chiamata t r â&#x20AC;˘ voUe consecu tive in un 1' con pause di un l ''
Ottiche
descrivendo una. mezza. circonferenza., a. partire da.I basso, sei volte in un 1' un oggetto ben visibile legato sopra. la piccozza. o bastone, con pause di un l"
- 234ALLEGATO n.
2.
RICERCHE E SOCCORSO IN MONTA.GNA
La relativa frequenza con la quale si verificano in montagna incidenti talora anche gravi, consiglia la preventiva preparazione, specie presso i distaccamenti dislocati nelle zone eminentemente alpine, di personale e mezzi atti alla costituzione immediata di squadre di ricerca e di soccorso. Nello specchio allegato sono sintetizzati, a titolo orientativo: · - · la costituzione di una squadra di ricerca e soc-
corso. - il materiale di cui . questa deve essere provvista. Il personale dovrà p ossedere notevole robustezza -fìsica, buone qualità alpinistiche e - se d'inverno od in regione nevosa dovrà essere esperto nelruso degli sci. Alla squadra di soccorso sarà talvolta con.veniente assegnare anche· qualche mezzo di collegamento (radio od eliografo) con relativo personale. Procedimento di ricerca. L'impiego della squadra ed i procedimenti di ricerca sono di competenza dell'ufficiale comandante, il quale dovr à, possibilmente, essere perfetto conoscitore della zona. Prima di iniziare le ricerche egli procurerà, mediante informazioni assunte sul luogo, di st abilire il p:r.esumibile itinerario percorso dai ricercati. La squadra opererà quindi: - sempre riunita, se di notte o con tempo avverso o nebbioso; - riunita, o (1,11,(Jhe S'Utddivisa, in pattuglie, se di giorno con tempo favorevole e quando le circostanze lo
--
consiglino.
-
23.:, -
• In tàle ultimo caso le pattuglie dovranno percorrere itinerari paralleli, che oonsentano il continuo collegamento. Di giorno la squadra, sia essa riunita o suddivisa, anzichè rastrellare minutamente tutta la zona di ricerca, percorrendola in ogni senso, la fapezionerà preferibilmente nei tratti ove è presumibile che i ricercati siano pa..ssati in relazione ai loro scopi alpinistici o militari. Sfrutterà anche i punti che offrono maggiore dominio visivo, per esaminare il terreno circostante e per raccogliere eventuali segnali di soccorso. Da tali punti, a sua volta, lancerà segna.li di richiamo (alleg. 1). Qualora però la zona presentasse pericolo di valan ghe, i segnali acustici dovranno essere evitati. Quando una pattuglia abbia scorto gli infortunati, o ne abbia visto segnali o traccie, essa chiamerà presso di sè le altre pattuglie, affinchè tutta la squadra possa operare riunita sotto la guida del proprio comandante. . Procedimento di soccorso. Non appena la squadra abbia rintracciato o individuato i ricercati, doyrà preoccuparsi di raggiungerli al più presto. Nel caso che vi fossero notevoli difficoltà da superare (parete di roccia, canaloni di ghiaccio, ecc.) la «squadra ricerca e soccorso » potrà scindersi in due gruppi. Il primo gruppo - guidato ,dall'ufficiale comandante e composto del sottufficiale e di 4 alpini - raggiungerà gli infortunati, darà loro i primi soccorsi e le cure più urgenti, · e provvederà alle manovre tecnicamente più ardue per calarli al basso. Il secondo gruppo, coH'ufficia.le medico, cercherà di facilitare dal basso l'operazione del primo gruppo, serrando sotto il più possibile e predisponendo i mezzi di soccorso e di tra-sporto definitivi. Ricuperat i gli infortunati, se non saranno in condi· zìoru di scendere a valle con i propri mezzi. verran.n o trasportati con i mezzi di trasporto della squadra (barelle, teli, slitte ecc.).
-
236 -
Qualora., infine, tali mezzi non fossero sufficienti o circostanze particolari imponessero una sosta, il coman · dante della squadra predisporrà, ed organizzerà la sosta nel modo più a-0concio (bivacco-attendamentoricovero in trune di neve, ecc.) e, se le condizioni metereologiche lo consentiranno, invierà una pattuglia a valle, per informare il proprio comando, od altri enti, e per chiedere event ualmente quegli altri soccorsi che si rend essero necessari.
-237Ar.LEGA. TO n. 3
TERMINI ALPINISTICl
Ago. (Anche guglia, aguglia, cfr. il frane. aiguille; in Piemonte uja ; nelle prealpi bellun-esi gusèla). Cima rocciosa e aguzza, ~ltre volte obelisco roccioso che sorge sulle creste. Vedi anche monolito o sigaro, camp anile, tor.
Anticlinali. Piegamenti e incurvamenti, verso l'alto, delle rocce stratificate.
convessi
Appicco, a,ppigUo. Punto di appoggio sulla roccia per le mani, per aiutare la salita o la discesa; se è per i . piedi è meglio <lire appoggio . .,arram;pi-Oata (sinonimo: :scalata). Ascensione alpina per roccia. Meglio rampicata; vedi rampicatore. A-rroccarsi. Si dice che si è cc arroccati » quando "in una scalata in roccia si è in posizione tale, da non poter più nè salire nè scendere. Sinonimo, orig. cadorino, m a ormai della lingua u suale: incrod,arsi (vedi croda). Ballatoio. Specie di cel_!.gia aerea. Balnna (anche barma; voce di origine preromana usata nelle Alpi occidentali; nel Veneto vi corrisponde còvolo ). Ricovero naturale formato d a b locchi accavallati. Ripai·o sotto roccia. Si può dire incàvo, incavatura d'una roccia. Balza. Piccolo ripiano che dà sopra un ~irupo. Barbacane. Contrafforte fatto a scarpa. Si dice anche di roccie che gli somigliano. Ba1'ricata (Piemonte e Veneto) Gola in cui le pareti si avviciuano ed intersecano sbarrando il passo. Bee, becca, becco (specialmente nelle Alpi occidentali). Cima di un monte nuda aguzza - sinnnimo: pfoco.
-238-
Bergschrunde. (Voce tedesca, di gen. femm.). Crepaccio periferico del ghiacciaio (vedi questa voce). Bivacco. Sosta di fortuna all'addiaccio dell'alpinista, per il riposo notturno. Nei luoghi ove con maggiore frequenza gli alpinisti si recano a bivaccare per necessità. di escursioni, il C. A. I. ha fatto collocare delle piccole costruzioni fatte a mezza botte, che sono saldamente ancorate alla roccia e si chiamano bivacchi fissi. Bocca, bocchetta. (Voce specialmente lombarda). Valico angusto fra due v:ersanti ripidi, raramente attraversati da mulattiere o sentiero difficile. Burrone. Luogo séosceso, dirupato e profondo. Sfondo chiuso fra le balze e rupi alte. Gola di erosione strettissima (vedi forra). Oadin, ciadin. (Voce veneto-tridentino). Catino, circo, conca. Avvallamento circondato da alte e ripide mont~CTI1e, così da formare un vasto catino roccioso, ma aperto da un lato. Gamino. (Voce usata in tutté le Alpi). Forma particolare di canalone, che COJ.J..Siste in un solco cli frattura verticale, o di interstizio fra strati, non molto ampio, onde è possibile alpinisticamente risalirlo. Si può stabilire, per l'uso alpinistico, questa graduazione crescente rispetto così alla larghezza come alla inclinazione: fessura, camino, canalino, canal~, canalon~, gola, vallone. Oa1wpunile. (Voce delle prealpi Carniche e del Cadore). Forma caratteristica di guglia dolomitica con pareti a piombo a punta acuminata, simile ad un campanile (t or, ago, sigaro, monolito). Oanale, catnaliM, cam,alone. (Voci che possono assai bene sostituire il frane. couloir; vedi questa voce). Solco erosivo di profondità e ripidezza va.rie, che si incava nelle pareti e nei versanti rocciosi delle alte vette, per opera del gelo, della neve. e di valanghe· di
-
239 -
pietre e cli neve; (vedi camino). Nella Venezia Euganea, e nella Tridentina, canale ha il significato cli valle stretta e piuttosto profonda (esempio: il Canale cli Brenta), e in Friuli anche valle non affatto stretta. nè profonda (esempio: il Canal di S. Pietro o val del But); nella Carnia e in genere nell'alto Friuli tutte le valli principali si chiamano Canali (esempio: Canal del Degàno, del Chiars6, del Ferro, ecc.) . Gassa o cassem. (Alpi piemontesi) Frana, conoide di blocchi cli grosse dimensioni.
Cengia, cengion (voce di vari dialetti dell'Italia settentrionale dove generalmente si pronuncia sengia, zengia), « cinghio », « aggetto » sporgenza pianeggiante della roccia su ripida parete, che gira trasversalmente sui fianchi di un monte >i. I termini in uso, per indicare simili sporgenze, sono in quest'ordine di decrescente larghezza: t errazza, cengion, cengia, cornice, lista. P er potersi chiamare cengia una. sporgenza dovrebbe permettere di procedere con i due piedi di fianco . Oheminée. (Voce francese) Vedi camino.
Oialamc·i a. (Voce piemont ~, frane. cbaJanche, cfr. calanchi). L avina.te e particolarmente canale di scarico, o di calata di ghiaccio. Canalone riempito di neve perenne o ghiaccio. Oiapei. (Voce piemont. dal frane. clapier, in Valtellina clapey, in Cadore gravina, gravilia) sfasciume di rocoia, ammasso di detriti (eia.pera). Oonca. Cavità limitata da pareti inclinate verso una parte centrale più depressa; è quindi ben diatinta da valle. Le conche dei nostri climi sono normalmente occupate da. laghi. Si usa anche per indicare gli slarghi o allargamenti vallivi. Cornice. Se di roccia, è stretto gradino su d'una parete o su un ripido pendio, di larghezza minore di una cengia; se di neve o di ghiaccio, <?rlo sp orgente che si
-
240-
forma sopratutto per l'azione del vento e per il lento scivolare del mantello nevoso o glaciale e ohe strapiomba sulle pareti. · Gorno. Vetta. di forma conica.. Costola. Diramazione secondaria di una catena o di un contrafforte. Oouloir (voce francese, nei dialetti del Piemonte anche colok, couloir, cugliù). Canalone, canale, canalino. Poichè siffatti canaloni sono spesso stillanti d'acqua cosicchè si convertono anche in vetrato od in lingue di ghiaccio (e perciò diventano difficilissimi); alcuni alpinisti nostri hanno creduto di dover tradurre. couloir con la voce ital. colatoio; ma questa sostituzione, essendo dovuta a interpretazione erronea (couloi.Jr altro non essendo che l'equivalente francese dell'ita,liano corridoio), conviene rigettarla. Orepcwci (in dialetto piemontese crevasse, crepacce). Grandi screpolature di roccia; in particolare fessure più o meno ampie del ghiaccio determinate dai mutamenti di tendenza dello stesso, o dal suo costante movi~mento. Orepacc·io per·iferico (del ghiacciaio). Lunghissima spaccatura dei ghiacciai verso le loro estremità superiori: generalmente .più larga delle altre e con labbra di diiferente livello. TalUI).o usa anche erepac-c io terminale, non molto preciso. Si supera generalmente a mezzo di ponti; per eccezione a piramide; o si gira. Corrisponde alla voce tedesca B ergschrunde (vedi questa voce); il frane. rimaye invece designa un « crepaccio » più o meno continuo ·fra il nevaio ed i pendii soprastanti. Cresta. Linea più o meno frastagliata, lungo la quale culmina un rilievo montuoso. Orinale. (Voce maschile). Linea delle vette, la quale molte volte è anche linea di displuvio di una catena
_ . 241 -
montana. l:ie piuttosto larga e tondeggiante, si dice meglio dorsale o groppa.
Oroda. (Voce del Cadore, dell' Ampezzano: in Ca.rnia e Friuli si dice « breta»). Accrescitivo crodòn. Roccia in genere, dirupo, parete, vetta rocciosa; torrione, di roccia nuda. Dolomiti di Brenta e Alpi trentine occidentali cc croz, croziu ». Guc. (Voce di vari dialetti) cocuzzolo, cima.
Dente. (Special. nelle Alpi occidentali, ma anche n elle dolomiti, sin. ago} Cima rocciosa sottile, dirupata e aguzza. FesSU,ra, fenditwra,. Sottile intaglio jn una roccia con direzione verticale o fortemente inclinata. Si chiamano fessure anche i giunti di stratificazione, ossia piani di separazione fra uno strato e l'altro, e le àiacla.si. cc SpaccatUl'e che attraversano le roccie in direzioni diverse da quelle dei piani di stratificazione ». Finestra. Voce talora usata, nel senso di bocchetta o sin. finestra tettonica ha invece tutt'altro significato, cioè lacerazione di una massa acca.vallata, da cui emerge · il substrato sul quale essa si è venuta a posare. Forca, forcella, forcola, forco"Una. Pl'opriamente valico profondamente intagliato sulla cresta di un monte più largo della bocca e con fianchi meno ripidi. Dialettalmente (:p. e. i:q Friuli) è perfettamente sin. di passo, anche se pochissimo intagliato. Forra. Ristrettissima gola di erosione, anche barranco, burrone, orrido. · F·rane. ì\fovimenti estesi di mat erie rocciose, sollecitati dall'azione prevalente della gravità. Si distinguno in frane di colat a, di smottamento, di scorrimento, di sprofondamento.
Fungo di ghiacciaio (anche t avola di ghiacciaio; in pieftÌontese bfoio, «bamboccio»). Colonna di ghiaccio 16 -
rstruzione sulL'AddestTamento A lpin istico Militare .
-
242 -
sul piano di un ghia-ecia.io, avente come cappello un masso, il quale, proteggendo il ghiaccio sottostante · dai raggi del sole, 1o ha preservato dalla. fusione.
Gendarm~. Guglia ergentesi su di una cresta o di un colle, quasi a sbarramento. Ghiacciaw. Colata di ghiaccio di ilimensioni considerevoli che scende dall'alta montagna. ad occupa il fondo di una valle (ghiacciaio di va.Ile o di 1 ° ordine); di un va.llone, di un circo, la superfice di un pendio ecc. (ghiacciaio di 2° ordine}. La parte del ghiacciaio che stà sopra il limite delle nevi p ermanenti prende il nome di nevaio; la parte dove esso si estende di più è il suo bacino cli raccolta; quella per cui ne esce, in forma. di colata, è detta lingua del ghiacciaio. La parte terminale inferiore si chiama fronte del gh. 0 ; porta è l'apertura della fronte da cui esce il t orrente glaciale formato dalle ac4ue di fusione del ghiacciaio.
Gola. (Piemon. vedi gorgia.: forra, ital., ò più angu. sta). V a.Ile stretta e profonda con pareti asprissime a forma di corridoio. ~ <kadino. Voce usata anche nel signif. di pianerot•
tolo, risalto roccioso. Vedi anche scalino.
G,ugUa. Vedi ago.
Incrodarsi. (Vedi arroccarsi e croda). Itinerar·io. « Descrizione della via e delle tappe di un viaggio~. Lastra-ia. Macerato ·formato da frammenti di roccie scistose e sottilmente Rtrati.fica.te.
Lastr~. Tratto di roccia c-0n inclinazione più o cleno forte a superficie unita e con pochissime asperità, per ]o p iù corrispondente a un piano di stratifi-
-243 -
cazione. Anche « porzione di ghiaccio, in cui affiora il ghiaccio vivo» (Lombardia: pioda, piodessa. Piemonte: Iosa) .
Lavina (anche slavina.). , Frana di montagna • e più · particolarmente « smottamento di strati nevosi a consistenza diversa, di cui il superiore scivola i-;ull'inferiore ». Analoga, ma non identica, perciò alla (l valanga». Lingua del ghiacoiaio. (Vedi ghiacciaio). Macerew (o Sassaia ecc.). Ammasso di macerie, che provengono da sfaldamento di pareti rocciose, pendio pietroso, formato dall'accumularsi di una frana. Anche ganda, gandon, (valli lombarde).
M<>nQlito. Guglia rocciosa. (Vedi ago, sigaro). Mmtonate (roccie), oppure « a dorsi di montone» o anche ,, arrotondate»). Cosl si dice per designare le roccie modellate da ghiacciai in piccoli rilievi o depressioni.
M<>rena. Acoumnlo di mat eriale roccioso caduto sul ghiacciaio dalle circostanti pendici, oppure staccato dal ghiaccio dal fondo sul quale si muove. Si d.istin~ guono: le « morene portate 1l, tut t'ora sostenute e trasportate dal ghiacciaio che per fusione dello stesso, furono accumulate esternamente ad esso; le e morene deposte ». Si chiamano « morene frontali o terminali » quelle aoc11IDulate al termine del ghiacciaio; « laterali » quelle deposte sui lat i di esso; « di fondo » quelle costituite dal materiale trasportato sul fondo; « mediane 11 quelle che si formano alla confluenza di due ghiacciai pe1· l'unione delle due morene laterali che vengono a giustapporsi . .NafJo
(sin. di gronda). Sporgenza rocciosa di p1c-
cole dimensioni.
-244-
Nevaio. _Ammasso di neve più o meno indurita che si forma per l'ammucchiarsi della neve in zone riparate come nei canaloni e nei circhi. Anche le valanghe possono produrre una specie di piccoli nevai che però soompa.iono allo sciogliersi delle nevi. Nevato. (Vedi ghiacciaio). Omett,o (sin. fra,nc. homme de pierre, piemont. caira). Piramide di pietre generalmente in.nalzata dagli alpinisti su cime di monti, per segno di aver fatto una ascensione; od anche altrove per avere punti di riferimento ~ caso di forzate discese o in caso di maltempo su pareti difficili e intricate; od anche per indica.r e la via. Sulle cime ve n'ha anche di costruiti come segnali trigonometrici.
O'T'·riào. Termine spesso usato per indicare brevi forre con cascate. Pal, pala, paUon. (Nella regione veneta-tridentina). Erto pendio di monte ripidissimo, e poi anche cima rocciosa (come le Pale di S. Martino). In Cadore e Friuli vale spec. pendice piuttosto erta, oopert_a di prato o pascolo o di bassi arbusti. Parete. Versante verticale o ripidissimo di montagna rocciosa. Picco. Punta acuta di un monte. Pioda, Piodessa (voci delle alpi lombard&). Lastra,lastrone: particolarmente parete di roccie scistose, fortemente inclinata liscia e sdrucciolevole; ed anche lastra scistosa che serve come copertura dei fabbricati. V. Lastrone. Pi'T'awidi d'erosione (anche pilastri d'erosione). Forme speciali di erosione, a colonna, a cono o a piramide, determinate dall'azione erosiva delle acque di dilavamento e dalla compàgine della roccia. Se ricavate in depositi morenici, alla sommità sono coronat e da un masso che, nello svolgersi del fenomeno erosivo, hanno
-245-
prima deviato l'acqua dilavante il suolo e poi h anno protetto dall'erosione la massa di terreno sottostante ritardandone la demolizione. Se in terreni argillosi, compito analogo· è svolto anche da zolle erbose. Se in terreni arenacei, ecc., la forma varia secondo le variazioni di resistenza della roccia.
Pizzo (in dialetti della Venezia anche piz e talora spiz). Cima acuminata di monte. Placca. Lastrone di roccia, o ghia-0cio vivo, liscio e con pochi appigli, di dimensioni ridotte.
Ponte di neve. Volta nevosa cbe ricopre per un tratto più o meno lungo un crepaccio. Pwnta. Vale cima conica acuta.
Rampicatore. Anche rocciatore; meglio di arrampicatore; frane. grimpeur. Alpinista abile a.lle rampicate, specialmente in ~occia. Ri;paro sotto roccia. Incavo for.m at o sotto-una roccia che può servire da rifugio. Ri;piwno. Rilievo piuttosto basso e ristretto, piano in alto, i cui fianchi scendono su una valle o su una pianura; appoggiato o no a rilievi più alti. R onchione. Grosso appiglio roccioso, al quale ci si può saldamente afferrare. Salto. Dirupo. Sassaia. (\Tedi macereto). Scalino (anche gradino). Intaccatura che viene praticata o con la punta della scarpa, o con la palett a o con il becco della piccozza nei pendii di neve o di ghiac-. cio, per accogliervi il piede. Pratica,re queste intaccature si dice scalinare (anche gradinare). Se·racchi (voce piemontese, frane. seracs). Cumuli di ghiaccio risultanti da quella frattura capricciosa che il ghiacciaio presenta dove ha una forte inclinazione, od all'incontro con un altro ghiacciaio.
-246-
Si dice seraccata una estensione coperta di tali cumuli.
Bigaro. Guglia rocciosa. a forma di sigaro. V. ago, guglia. SogUa glaciale. Quella specie di gradino che separa un circo glaciale dalla valle sottoposta. Sorgente di vetta. Sorgente dovuta alle acque infiltrate nelle fenditure che ¡attraversano i.n ogni senso le roccie delle creste elevate. Spalla. Aggetto o fianco di monte di fo rma arrotondata. Spigolo. Cresta affilatissima ed a.ssai inclinata.
Strapiombo di roccia. Roccia ohe sporge fuori della perpendicolare formando al disotto un incavo. Testa. Cima tondeggiante di un monte .
.
Torre, torrione, sin., in certi luoghi, di campanile> dente.
Travursata. Percorso orizzontale di nn tratto di parete; ed anche ascensione di un monte, compiuta mediante la sa.lita per un versante e la discesa per il versante opposto. Vedretta (voce specialmente delle A1pi lombMde.) Ă&#x2C6; sin. di ghiacciaio, lingua ghiacciata, ed anche di nevaio.
Vetrato. Sottile patina di ghiaccio che ricopre le rocoie soggette a stillicidio: talvolta. anche ghiaccio vivo nei ghiacciai. sin. frane. verglas. Vetta. SommitĂ . di un monte.
Via ferrata. Serie di gradini di ferro, chiodi, corde di ferro fisse, che è stata posta per superare salti di roccia, diversamente impraticabili.
..,,
..