PARTE PRIMA
f
STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
MARIO MONTANARI
LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE VOL. IV - ENFIDAVILLE (novembre 1942-maggio 1943) PARTE PRIMA
ROMA 1993
PROPRIETA' RISERVATA Tutti i diritti ri servati Vietata la riproduzione anche parziale senza autori zzazione. Š By Ufficio storico - SME - Roma 1993
Finito di stampare nel marzo 1993 dalla Fusa Editrice S.r.l. Roma
PRESENTAZIONE Con questo volume, che segue i tre precedentemente editi di Sidi El Barrani", 11Tobruk11 ed 11 El AlameinU, l'Ufficio Storico ha portaco a termine, in maniera organica ed alla luce di nuove accessioni documentali comparate, la rielaborazione delle otto monografie, pubblicate "a bocca calda" nell 'immediato dopoguerra, relative alle operazioni conclocce dall 'Esercito Italiano in Africa Settentrionale dal giugno 1940 al maggio 1943. Questo pregevole studio del geo. Montanari - autore anche dei tre precedenti volumi ed al guale l'Ufficio Storico esprime il suo piÚ vivo ringraziamento - è molto chiaro, preciso ed accurato e, pur basandosi sulla documentazione ufficiale degli opposti belligeranti, tiene conto anche delle relazioni e delle memorie dei protagonisti ai vari livelli. Come i p recedenti anche questo lavoro non si limita ad un'analisi tecnica ed operativa delle operazioni - in questo caso riferite allo scacchiere tunisino - ma, secondo un criterio metodologico piÚ attuale, allarga il campo d 'indagine agli aspetti politico-militari di ambo le parti. 11
IL CAPO UFFICIO STORICO
819
ALLEGATI
INDICE GENERALE
Presentazione ...... ... ........ ... .. ...... .. .. ...... ..... .... .... .... ..... ..... ... . Segni convenzionali usati ........ .... ... ........ .. ... ... .... ... ... ... .. ... . .
p.
1
p.
3
- Da El Alamein ad el-Agheila 1. Il ripiegamento sulla linea Sollum-Halfaya - Sìdi 01nar. ......... .. ...... ... .. .... .. ... ... ......... ... ......... . 2. Il ripiegamento sulla linea dì Ain e l-Gazala .. 3. Il ripiegamento sulla linea di el-Agheila .. .. .. .
p.
5
Cap. I
Cap. II
- Lo sbarco alleato nel Nordafrica francese 1. L'operazione Torch .. .. ............ .. ............ .......... . 2. La reazione dell'Asse (novembre 1942) ....... . .
Cap. III
Cap. IV
- L'abbandono della Tripolitania 1. Il ripiegamento sulla linea di Buerat (dicembre 1942) .. ....... .... ...... ... ..... .... .... ... ....... .. .. .. ... . 2. Il ripiegamento sulla linea di Mareth (gennaio 1943) ... ................. ... ...... ........ ... .... ..... ... . 3. Considerazioni sulla ritirata ............. ... ......... ..
p. 119 p. 150 p. 185
p. 205 p. 224 p . 249
- L'ultimo sforzo offensivo dell'Asse 1. Il quadro operativo ai primi cli febbraio
1943 ............... .... ....... ...... ..... ...... .................. . 2. La battaglia di Kasserìne 09-22 febbraio) .... . 3. L'epilogo .. .. ... ... .. .... ....... .... ..... .. .. .... ...... .. ... .. . . Cap. VI
p . 75 p. 91
- La guerra in Tunisia
1. L'occupazione della Tunisia da parte dell 'Asse (novembre-dicembre 1942) ..... ...... ..... ...... . 2 . L'operazione Eilbote (gennaio 1943) .. .. ... ..... . 3. La situazione politico-militare a fine gennaio 1943 ... ...... ... .... ..... ....... ··· ··· ··· ······· ··· ·········· ···· ·
Cap. V
p. 36 p. 45
p . 277 p. 292 p. 326
- La battaglia di Mareth
1. La battaglia di Ma eleni ne (6 marzo) .... ... ... ... .
2. Il d ispositivo della 1" annata italiana ... ... ..... . 3. L'operazione Pugilist (20-28 marzo) ... ... ... ... . . 4. Gli avvenimenti nel settore della 5• armata tedesca .... ......... .. .... .. ..... .. ..... ... .... ... ...... .... ...... . . 5. L'epilogo ... .. ...... ...... ... ... ... .. : .. ... .. ..... ....... .... .. .
p . 339 p . 361 p. 379
p. 410 p . 417
ALLEGATI
Indice degli schizzi 1.
2.
3. 4. 5. 6. 7. 8.
9. 10. 11. 12. 13. 14.
15. 16. 17. 18. 19. 20. 21.
22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29.
30. 31.
32.
Il ripiegamento eia El Alamein a Fuka.. .. .. .. .. . .. .. .. .. . ..... L'Egitto settentrionale dal confine libico al canale di Suez ...... .. ....... ............ ... ........... .. .. ..... .. ... ....... .. ... ......... . Il ripiegamento da Fuka a Matruh ........ .... ..... .. ........... . Il ripiegamento da Matruh al confine ...... ..... ............. .. Lo schieramento clell'ACIT al confine (10 novembre). Il ripiegamento clell'ACIT dal confine (11 novembre). Lo schieramento dell 'ACJT sulla linea cli Ain el-Gazala 03 novembre) .. ... ...... ... ....... ........ ... ...... ... ..... ........ ... ... . Il ripiegamento attraverso il Gebel (14-1 8 novembre) . Lo schieramento dell'ACIT ad Agedabia (19 novembre) ........ .... .. ...... .. .. ...................... .. ... .... .. ........... ......... . Lo schieramento clell'ACIT ad e l-Agheila (24 novembre) ....... .. ...... .. .. ... ...... .. ............ ... ..... ..... .. ....... ...... ... .... . La regione sirtica ....... ............ .. ... ........... .. ... ..... ........ ... . Il quadro generale dell 'operazione Torch ................ . .. Gli sbarchi dell'operazione Torch . ... ........... ....... ....... . La Tunisia centro-settentrionale .... ... .. .... ........ ... ..... ..... . Le prime azioni in Tunisia (17-23 novembre) .... ........ . La testa di sbarco dell'Asse in Tunisia (25-30 novembre)Lo schieramento dell'ACIT ad el-Agheila (1 dicembre) L'organizzazione schematica della posizione cli Buerat La dislocazione oell'ACIT alla data dell'8 dicembre .... Lo schieramento delle forze mobili dell'ACIT ad el Agheila (12 dicembre) .. .. .. .. .. ............ ... ... .................... . Il combattimento di el-Agheila (14 dicembre) .. ....... ... . Lo sganciamento del DAK ad el-Agheila (15-18 dicembre) ........ .. ....... ...... .... .. .......... ....... ... .. ......... .... .. ... ........ . Lo sch ieramento dell'ACIT alla data ciel 23 dicembre . La situazione del Fezzan alla data ciel 4 gennaio 1943 Il piano cli ripiegamento dell'ACIT della posizione di Buerat ...... .... ...... ... .... .. ... ... ... ...... ..... .... ................ .... ....... ... . Lo schieramento clell'ACJT alla data del 7 gennaio .... . Il dispositivo e lo schema di manovra dell'8a armata a Buerat ..... ... ..... ... ....... ........ .. ... ..... ........ .. .. .. .. .......... ...... . Lo sgombero del Fezzan ... .... .. .... .. ....... .. ...... ... ........ .... . Lo schieramento delle truppe del Sahara e dei presidi della Tripolitania il 18 gennaio .... .. ....... ... ......... ... .. .. .. . La situazione clell'ACIT il mattino del 24 gennaio ...... . Il primo combattimento di Tebourba (1-4 dicembre) .. Il secondo combattimento di Tebourba 00-1 2 dicembre) .... .... ... ....... ........ ... ... ... ......... .. ................ ... ... .. ....... .
p. 6 p. 16 p. 19
p. 23 p . 34
p. 37
p. 41 p. 46 p . 52 p. 54 p. 57 p . 80
p . 83 p . 103 p. 105 p. 114 p. 121 p. 123 p. 125 p. 130 p. 132 p. 134
p . 144 p . 156 p. 158 p. 160 p. 167
p. 171
p. 173 p . 181 p . 206
p. 211
794
LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE
'
33. Il d ispositivo italo-tedesco il 12 gennaio .................... . 34. Gli attacchi francesi nel settore d ella Superga 11-14 gennaio) .. ....... .. ........... .......... ....... ......... .......... .......... . .
35, Il piano dell'operazione Eilbote .... ......... ..... .... .. ..... ... . 36. Lo svolgimento di Eilbote I (18-20 gennaio) ............... . 37. Gli sviluppi di Eilbote 11 (21-23 gennaio) ...... ............. . 38. I risultati dell'operazione Eilbote (25 gennaio) .......... . . 39. La situazione nel settore Benigni il 30 gennaio ........ .. . 40. Le azioni italo-tedesche d i fine gennaio ..................... .
p. 223 p. p. p. p. p. p. p.
229 231 233 236 238 241 243
41. I combattimenti di Faid e di Staz . Sened (30 gennaio3 febbraio) ....... ......... ... ................ ......... .. .... .. .............. . 42. Il piano per le operazioni Fruhlingswind e Morgen luft.............................................................................. . 43. L'operazione Frulingswid (14 febbraio) .......... ... ..... ... . 44. L'operazione Frulingswid (15 febbraio) ........... ..... ..... . 45. Gli avvenimenti del 16-17 fe bbraio ......... ...... .. .. ........ .. 46. La situazione il mattino del 19 febbraio ... ...... ....... ..... . 47. Il combattimento di Kasserine (19-20 febbraio) ........ .. 48. L'attacco verso Thala e Tebessa (21 -22 febbraio) ....... . 49. Le ope razioni Ochsenkopf e Entladung (26 febbraio-2 marzo) ......................................................... .... ........... . 50. L'ambente operativo nel centro-sud tunisino .. ........... . 51. La posizione di Mareth-El Hamma .............................. . 52. La situazione generale alla data del 1° marzo ............ . 53. La battaglia di Medenine 46 marzo) .. .... .................... .. 54. Il settore del XX corpo sulla linea di Mareth ...... ...... . . 55. Il settore del XXI corpo sulla linea di Mareth .... .... .... . 56. Il settore della 164a leggera sulla linea di Mareth ...... . 57. Lo schieramento della Centauro nel settore di Gafsa .. 58. La manovra avvolgente del corpo neozelandese ........ . 59. L'attacco britannico nel settore della Giovane Fascisti (21-22 marzo) .............................. ....... :...... .. .. .. ........... . 60. L'attacco americano nei settori di El Guettar e di Maknassy ( 20-21 marzo) .......... .... ...... ............... ... ....... ..... . . 61. Le fasi previste per il ripieg amento della la armata ... . 62. L'attività alleata nel settore di El Hamma ...... ......... .... . 63. L'ultima fase dell'abbandono della linea di Mareth (2728 marzo) ..... .... .......................... .. .............................. . 64. I combattimenti nel settore di Maknassy (22-31 marzo) 65. I combattimenti ne l settore di El Guettar (22-31 marzo)
p. 245 p. p. p. p. p. p. p.
283 294 298 301
310 311 319
p. 333 p. 346 p. 349 p. 356 p. 358 p. 372 p. 373 p. 374 p. 377 p. 388 p. 390 p. 393 p. 404 p. 406 p. 408 p. 412 p. 415
3
[)A El. Al.i\MEIN AD El. AGHEILA
SEGNI CONVENZIONALI
usati negl.ii schizzi
Sono stati impiegati i segni convenzionali in uso attualmente nell'esercito italiano , e precisamente: l. Simboli base:
D
unitĂ
p
Comando installazione logistica Comando logistico
2. Simboli d 'arma:
O
P
><
fanteria
carristi
~ C)
cavalleria
CZJ
bersaglieri
genio
â&#x20AC;˘ iTl
truppe motorizzate
000
artiglieria
3. Simboli di rango:
armata corpo d'armata divisione brigata
reggimento
ti I
XXX
battaglione-gruppo
Il
xx
compagnia-batteria
XXXX
X
Per indicare un complesso tattico si usa il simbolo I l sopra il simbolo di rango.
4
l.E OP ERAZ IONI IN AFRICA SETil'NTRIONA I.E
'
4. Indicativo delle unità: Alla sinistra del simbolo base s i pone l' indicativo numerico corrispondente al simbo lo di rango rapprese ntato ed alla destra l' indicativo dell'unità nella quale è inquadrato il reparto in questione.
Es. 2
~
5 indi ca il II btg . del 5° rgt.f.
5. Indicativo di nazionalità: Ove necessario, a destra del simbolo base sono usate le sig le IT : Italia ; GE: Germania; UK: Gran Bretagna; AU : Australia; NZ: Nuova Zelanda; FR: Francia .
Capitolo p rimo DA EL ALAMEIN AD EL AGHEILA 1.
IL RIPIEGAMENTO SULLE P OSIZIONI DI SOLLUM-HALFAYA .
Quando Rommel, alle 15.30 cie l 4 novembre 1942, decise di abbandonare il campo di battaglia cli El Alamein senza attendere il beneplacito ciel Comando Supremo e clell 'Oherkommando der Wehrmacht (OKW), la situazione dell'armata corazzata italo-tedesca (ACJT) si presentava oltremodo grave, sì da rendere problematica la stessa possibilità di dare esecuzione all'ordine . Le grand i u nità dell'armata si trovavano p iù o meno nell e seguenti condizion i: la 90" divisione leggera a ncora ad oriente d i Sidi Abel el Rahman, fro nte a sud-est; il Deutsches Afrikakorps (DAK) a nord ed a nord-ovest cli Tel1 el Mansfra , fronte ad est; il XX corpo italiano ad ovest d i Sicli Hamid in ritirata; il XXI corpo sparpagliato nella zona di Sidi Ibe id ; il X corpo fra Deir el Qattara ecl El Taqa fronte ad est (schizzo n. 1). Il ripiegamento doveva aver luogo lungo tre direzion i di movimento: la rotabi le costiera per il DAK e la 90" leggera ; un fascio d i piste parallelo a detta rotabile , ma pili a sud di una ventina di chilometri, pe r il XX ed il XXI corpo; un secondo fascio d i piste, snodantesi fra i ven ti ed i trenta chilometri dal bordo settentrionale d ella depressione di Qattara, per il X corpo . Natu ral me nte l'indicazione de lle unità era solo cli comodo. I seltori settentriona le e centrale del fronte risultavano praticamente travolti. La 90" leggera conservava una buona efficienza, ma ciel DAK (retto temporaneamente dal col. Bayerlein, il capo di S.M.), d el XX corp o (gen. De Stefanis) e della 164" divisione leggera tedesca riìnanevano i superstiti. Il XXI corpo (gen. Navarini) era in corso d i a nnientamento: la D.f. Ti-ento aveva cessato d i esistere nei capisa ld i improvvisati frett0 losamente alla destra del XX corpo e la D .f. Bologna giaceva qua e là ne l deserto, colta in piena ritirata dal contrord ine cli Rommel ciel giorno precede nte . Il X corpo (gen . Nebbia), invece, era stato sorpreso dal croll o complessivo con le sue tre divisioni, Brescia, Folgore e Pavia, in buon ordine; per converso , data la pressoché assoluta mancanza di autocarri, aveva dovuto abbandonare e distruggere buona parte d e lle armi pesanti e delle munizioni e si trovava nella amara incapacità cli sfuggire alla trappola attraverso la distesa d i sabbia alle sue spal le. Lo stesso dicasi per la brigata paracadutisti Ramcl«:' (1) .
IL RIPIEGAMENTO DA EL AJ
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6
I.E OPERAZION I IN AFnl CA SErT'ENTIUONALE
I
D,\ EL ALAMEI N AD El. AGH ElLA
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Secondo il preavviso diramato dall'ACIT, il dispositivo da assumere sulla linea di Fuka prevedeva la 90" leggera e la brigata Ramcke a sbarramento della rotabile costiera; il DAK a sud della strada , su un fronte di circa venti chilometri, poi il XX ed il XXI corpo, ciascuno su un tratto cli una quindicina cli chilometri , infine, tra Alam el Gill e la depressione di Qattara, il X corpo . L'andamento della linea dal mare ad Alam el Gill seguiva il costone di Fuka, quindi descriveva una curva con la concavità rivolta al nemico. Il settore assegnato a l X corpo era ritenuto impraticabile per grosse formazioni corazzate. Da parte britannica il discorso si faceva un poco più complesso. Gli ordini impartiti dal gen . Montgomery la sera ciel 3 si inquadravano nella rottura del fronte italo-tedesco e nel completamento del successo. Il ~0° corpo (gen. Leese) doveva eliminare il saliente ad est di Sicli Abd el Rahman con la 9• D.f. australiana, mentre il 10° corpo (gen. Lumsclen) avrebbe ripulito completamente il settore costiero puntando dalla zona d i Tell el Aqqaqir verso Ghazal; al 13° corpo (gen. I-Iorrocks) spettava incalzare l'avversario nel settore meridionale. Alla 2• D.f. neozelandese era riservata una missione altamente qualificante . Montgomery intendeva adoperarla come ferro cli lancia per la penetrazione in profondità ed il conseguente imbottigliamento del grosso dell'ACTT; perciò al gen. Freyberg, rimasto co n la 5• e la 6• brigata neozelandese, affidò anche la 9• B. cor. e la 4• B.cor. leggera. Con tutte queste forze Freyberg doveva aprirsi il passo fra le rade maglie dello schieramento dell'Asse e raggiungere nella giornata del 4 la zona cli Sidi Tbeicl, orientato a filare direttamente su Fuka per precedervi Rommel. In sostanza, una volta realizzato lo sfondamento, Montgomery si riprometteva cli cagliare fuori la retroguardia dell'ACIT, presumibilmente costituita da lle unità corazzate, a Ghazal, e di imbottigliare le fanterie, che supponeva in movimento lungo la litoranea, a Fuka. Tuttavia , al Comando dell'8' Armata era del tutto sfuggito il d isorientamento provocato dall 'intervento cli Hitler con l'ordine di Vittoria o morte ed il successo britannico appariva imminente, è vero, ma ancora da guadagnare . Per conseguirlo, un enorme sforzo venne conce ntrato in corrispondenza del saliente ottenuto dall 'operazione Supercharge nell'area di Tell el Aqqaqir, con il risultato di creare una spaventosa confusione. Nella mattinata del 4 jn quello spazio ristretto si incrociarono e si riu n irono, attraverso le divisioni del 30° corpo, le brigate della l", 7' e 10• divisione corazzata e della 2' neozelandese, seguite dalle rispettive colonne cli rifornimenti. Ai grossi ritardi ed agli inconvenienti d i vario tipo derivanti ùa siffatto stato cli cose si aggiunse l'andamento della lotta . All'imbrunire, la 1" D. cor. si trovava nella zona di Tel1 el .Mansfra, la 10' D. cor. ad ovest cli Tell el Aqqaqir, la 7" D. cor. a nord d i Sidi Ibeicl e la 2" neozelandese fra El Agramiya e Sicli Ibeid. Freyberg avrebbe voluto mettersi in movimento per Fuka verso le 21, ma la divisione era ancora troppo dispersa e d in quelle condizioni non gli sembrò opportuno affrontare una marcia notturna attraverso lo sconosciuto
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LE OPERAZ IOKI Il\ AFRICA SETTENT RIONALE
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deserto. Per<.:iò stabilì cli radunare nella notte tutte le brigate e ripartire all'alba del 5. Nel frattempo Lumsden aveva modificato i compiti delle sue division i. La l° D. cor. (gen. Briggs) d oveva puntare d irettamente su El Daba; la 7° (gen . Harding) seguire il movimento della l '', tene ndosi alla sua sinistra; la 10° D.cor. (gen. Gatehouse) dirigersi su Galal; la 2" neozelandese procede re sulla pista per Harf el Bayad e passare una quindicina di chilometri a sud di Fuka, dove la scarpata, addolcir.asi sino a confondersi con il terreno ci rcostante , non presenta va p iù ostacolo , per poi volgere verso nord. Con questi ordini, fra le ore 5 e le 6.30 del 5 le quattro divisioni incaricate dell' inseguimento si misero in moto . Nel frattempo, sin dal pomeriggio precedente, i tre reggimen ti autoblindo non indivisionati (Royal Dragoons, 3° sudafricano e 4°/6° sudafricano) si erano lanciati sulle t.racce d ella volpe. Ne ll'ambiente tattico in cui ebbe luogo Io sganciamento dell'ACIT non c'era da aspettarsi una ritirata basata su criteri o rganici e regolata eia adeguata disciplina del movimento . Infatt i, tranne per il X corpo di Nebbia, il ripiegamento, ini ziato su ampia fronte ed avviato di massima in zona desertica andò gradualmente convogliandosi ed adde nsandosi v erso la rotabile costiera, per le migliori condizio ni che essa offriva al traffico e per l'istintiva necessità dei Comandi di riprend e re i co llegamenti genera lmente tutti interrotti. Inevitabili ed insanabili gli intasamenti ch e si verificarono sull'unica arte ria di scorrimento illum inata a giorno dai razzi del nemico e dagli incendi, con fram mischiamento di p ersonale e mezzi e nociva confusione, alimentata dalle incessanti incursioni della Royal Air Force. Il 5 NOVEMBRE.
Nelle p rime ore del 5 novembre Rommel raggiunse il campo di aviazio ne di Fuka e vi si fe rmò alcune ore. Ne ll 'attesa dell'affluire de i reparti e davanti a l triste spettacolo di un precipitoso movimento retrogrado, sotto l'assillo della pressione aerea e terrestre avversaria, si intrattenne con il gen. Mancine Ili , capo d ello S..M. cli collegamento con l'ACIT. Non è stata rintracciata la comunicazio ne del co lloquio da questì inviata al Comando Supremo e d al la d elegazione,del Comando Supremo in A.S. (Delease) - "dove, verosimilmente, non vi si attribuì maggiore importanza che al farneticare di un uomo stanco e demoralizzato" commentò ma linconica mente Mancinelli - perciò si reputa opportuno riportare il ricordo che di quel momento conservò l'interessato: , Credo cli av er ve ram ente conosciu to Ro mmel, l 'uomo e i l coma ndante, propri o in q uell e c.> re, trascorse co n l u i passeg giando i ncerminabi l mente avanti e i ndiet ro sul campo di Fu ka . V ivevamo qu ell a ch e può dirsi l 'c.> ra della verità, quando b vic;i non lrn p iù peso e si co nsid era no le cose con discacco, o ltre o gni d ist:inza di rango e cl i n az ionali1:ì . Mi p,1r lava il comanclance ang osciato per la sc.> rte d ei su o i so lclac i e p reocc upato per i fu t u r i svilu ppi degli eventi eppure fermo n el proposi to d i r i prendere in mano q uanrn res ta va della su a armata e continua-
0A EL AI.M1EIN AO F.l ACHt:ILA
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re la Jona fino all'est.remo. Era panicolarmeme prcoccupaLO di ciò che avrebbe detto Mussolini, per il quale nutriva ancora una sincera devozione, sulla perdila delle divi sioni italiane e si mostrava ansioso di giuscifica rsi, ricengo, sopra11u uo dinan zi alla propria cosc ien za: :1veva facto il possibile per salvarle, assumen d osi b resp o nsabil ità di tra sgr<::d i re alla co nsegna ricev u ta per rompere il co mbattimento prima che fosse troppo tard i ; aveva i nvocato invano l 'assegnazione di un minimo di aucomezzi per poter affrontare la manovra del ripiegamento a scaglioni, ma gli av<::vano legalO le mani con un ordine assurdo, che non aveva più alcuna possibi l i tà d i essere es<::gu ito co n successo. Tutti i soldati , i ta liani e redeschi, avevano compiuto eroicam ente il loro d overe m,1 erano stati fa1.a lmen te travolti , d opo sertimanc di aspri combattimenti, dalla superiorità schiacciante dell'avversario. Oi più non si pot<::va fare. Si mostrava <::stremam<::nce pessimisca sull 'esito finale della guerra: in Russia ormai er,rno sfumat i i gran di sogni di conqui sta e l a Germ:111i,1 era ridona alla difensiva strn teg ic:i; la prese nza am er ican a stav:c1 per diven tare una p oderosa real tà, per l'assalto alla 'fortezza Europa'. In quei giorni era segnalato un convoglio di dimensioni eccezionali, raccolto a Gibilterra, e non si sapeva ancora quale sarebbe stato il suo immediaLO obienivo: il clefinicivo sblocco di 111alta o uno sbarco in grande stile, forse nelle m;1ggiori isole italiane, fors e in Africa settentrional e? L:1 marina itali ana era impmcn te a reag i re pt:: r man can;,.a d i nafta, l'arma aer<::.i non possedeva la superiori r;ì necessaria per un d'ficace intervento . In questo scurissimo quadro generale, Rommel giudicava definitivameme perdu t:I per l'Asse. la part it:i n<::llo scacchiere africano e vano ogni cemativo di un'ulteriore r i p resa. A suo avviso ogni sforzo avrebbe dovuto esser<:: ormai rivol to a un solo o b ieui vo: sal va re gl i u o mini clell'Armaca d'Afric:1, magnifici co mba tt<:: nLi quali forse n on ne esist<::vano di uguali in Italia e in Germani a, o nde potern <:: dispo rre nel momento supremo dell'assalto alla ' fortezza Europa '. A questo scopo, secondo Rommel, l 'imperativo della situazione era quello di ricondt1rre indietro l 'armata evi rn nclo alcre perdite, per r<::alizzare un,1 ·l)unkerque africana', abbandonando se del ca so anch e wu.o il m:,u:r iale p ur d i sa l vare i co mba ttenti . È necessario tener conro di qu<::st:i manifrstazione, certamen te sincera, d <::ll'inti mo pensiero di Rommel per comprendere esanamente l'autemico significat0 del suo aueggiamenco, delle :.ue opposi1.ioni. della sua azione di comando apparentemente r in unciata ria e discontin ua dura me l'ulteriore sviluppo della ca mpagna africa na. Ogni p ensiero , ogn i gesro , og 11 i o rdine si c:ol locano d 'oru in po i esa tt:i · mente sul piano della real izzazione cli un suo p roposic o ben definito: portare in salvo fino alla Tunisia umi i suoi uomini, per la realizzaz ione della ·Dunkerque :1fricana·· (2).
Verso l'alba il Comando d e ll'ACIT si spostò ad ovest del campo di avia zione ed in mattinala ricevette il nulla osta alla ritirata eia parte dell·oKW e del Comando Supremo. Hitler fu piuttosto laconico: "lfo
messo il Duce al corrente del mio pensiero. Date le circostanze (. . .) r,1,cconsento allei vostra proposta. li Duce ha impartito ordini in questo senso tram.ile il Comando Supremo'·. Mussolini lasciò "libettà di manovra pe1·portare passo a passo annata sulle posizioni di Fuka, come da voi proposto, in modo da assicurare l'cirretramento anche delle unità n on moton:zzate'· (3) . Poco più tardi pe rò arrivò una seconda comunicazione da Roma: -Avv<::nimenti di ieri (4 novembre) dei quali est pervenuta notizi,1 solo stamani i nducono il l)uce ad iMistc re perc hé n ell'arretram<:: n10 a passo a p:isso .si assi cu ri con ogni $l'orzo ripiegamen to unit:'i d i fa nt.eria. Po~ i7.io ne Fulrn se rvir:'t ccrwrnentc per sos ta e rio rdinamen eo. Manc;inza cii qualsi asi imbastitura su ta le linea impo-
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tE OPERAZION I IN AFRICA SETIENTRIONALE
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ne di prevedere misure necessarie per evemuale prosecuzione movimento cui decisione est lasciata in teramente at Comando armata. Particolarmente utile in tal caso potrà essere arresto su posizioni Marsa Marwh anche per dare tempo at perfezionare imbastitura linea Sollum-1-Ialfaya, sulla quale Comando Supremo fa affluire O.f. Pistoia e t tutti mezzi disponibili ( ...)• (4).
Rommel possedeva soltanto vaghe notizie sulle colonne in marcia. In effetti la linea di Fuka era ormai poco più di una linea di attestamento: tutto dipendeva dalla velocità di inseguimento degli inglesi. Le sue posizioni potevano essere abbandonate quando le fan terie italo-tedesche vi fossero giunte, oppure dovevano essere abbandonate non appena si fosse profilata una concreta minaccia nemica di avvolgimento eia sud. In tale seconda evenienza "dovevo tentare di salvare il salvabile - affermò Rommel - e non potevo più avere riguardo per le unità di.fanteria, perché altrimenti tutto sarebbe andato distrutto e nessun soldato dell 'armata corazzata avrebbe più passato il confine presso Sollum" (5). Nel corso della mattinata i tentativi britannici di catturare il torrente avviato lungo la costa vennero indirizzati su due punti: fra le ore 10 e le 11 ad El Daba, ad opera della l' D. cor. (2' B. cor. con 91 carri e 7" B.mot) e verso mezzogiorno a Galal, ad opera della 10' D. cor (8• B. cor. con 75 carri e 133' B.mot). Il primo bloccò il grosso del centro logistico avanzato italiano dì El Daba, colpito assolutamente alla sprovvista dalla ritirata perché non avvisato, e reparti vari italiani e germanici; il secondo fece una preda assai più consistente, perché distrusse o catturò una cospicua colonna di carri, artiglierie e fanteria autoportata (6). Non è possibile individuare i reparti incappati in quel frangente, ma per parte italiana è probabile si sia trattato essenzialmente cli una forte aliquota della D. cor. Littorio, costituita da quanto messo in libertà dal Comando del DAK e dai mezzi recuperati alle basi divisionali, nonché da alcuni carri dell'Ariete. Comunque il flusso verso occidente aveva preso un buon ritmo durante la notte e l'arrivo di unità, servizi e gruppi isolati all'appuntamento sul ciglione di Fuka continuò per tutta la giornata del 5. Il grosso del DAK, la 90" e la 164• leggere tedesche avevano seguito l'asse costiero, con la fiumana di reparti minori, delle basi degli organi dei servizi e degli sbandati. Il XX corpo sganciatosi a stento dal combattimento del 4 novembre, si era portato a Bir Abu e l Fruth e poi aveva proseguito tenendosi a sud della litoranea. Il XXI corpo, che dopo la Trento aveva perduto anche buona parte della Bologna, intercettata, circondata e catturata nel deserto dalle autoblindo del 10° corpo britannico , aveva anch'esso seguito piste interne. Lo stato in cui si presentarono a Fu ka i resti delle divisioni, l'assoluta mancanza di notizie della brigata Ramcke , che sarebbe dovuta arrivare ad Abu Haggag, e del X corpo, indussero il Comando dell'ACIT a modificare il dispositivo previsto e ad assumere uno schieramento più raccolto . La 90" leggera si mantenne ancora per qualche tempo a Fuka, in modo da facilitare il rientro di elementi ancora af-
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Il
fluenti e da poter retrocedere prontamente sul ciglione a sbarramento della rotabile. Il DAK si disponeva intan to a controllo delle piste desertiche che salivano sul pianoro di Fuka evitando la scarpata, mentre i resti d ei due corpi italiani si riunivano fra la strada ed il DAK. Il sinuoso a llineamento che per un 'ottantina di chilometri scendeva dal mare alla d epressione di Qattara, sul quale Rommel aveva sperato di riprendere alla mano l'armata, si era ridotto ad un fronte di a ppena una trentina di chilometri appoggiato ad un buon ostacolo naturale ma completamente indifeso sul fia nco destro, dove il terreno offriva all'avversario qualunque possibilità. D'altronde, le forze residue non consentivano di più . Il XX corpo contava due compagnie bersaglieri e due pezzi dell' Ariete, altrettanto de lla Littorio, il T e II/66° e quattro pezzi de lla Trieste, una compagnia di formazione messa in piedi con i dodici carri efficienti delle due divisioni corazzate, e questo era tutto. Il XXI corpo disponeva di un battaglione della D.f. Lupi di Toscana, già destinato a diventare il I/ 61 ° f. della Trento, nonché del T/39° f. , di un battaglione di formazione ciel 40° f. e del 205° artiglieria della Bologna (7). I.a 15° Panzer aveva oLto carri, duecento uomini, dodici pe:ai da campagna e quattro controcarri; la 2"1" Panzer poteva comare su trenta carri, quattrocento uomini , venticinque pezzi da campagna e sedici controcarri; la 164• leggera era ridotta a seicento uomini. Non esisteva più nemmeno un cannone da 88 . Per quanto, dunque, il parlare di corpi d'armata, d i divisi on i e finanche di battaglioni apparisse chiaramente fuori d ella realtà, Rommel sperò di guadagnare un giorno - forse contando s ulla cautela dimostrata dal Comando de ll'8" Arm ata - e recuperare altre unità attardatesi. Mancinelli informò il Comando Supre mo in modo significativo: Rommel , disse, riteneva cli potersi arreslare sulla linea di Fuka almeno sino a l pomeriggio dell 'indomani, ma al momenlo gli mancavano tota lmente i dati di tempo, spazio e forze s ui quali in4uadrare la intrapresa manovra in ritirata (8). E poco dopo, precisando che le possibilità e le intenzioni d i Rommel erano legate alla situazione dell'ACIT nel corso della giornata ed all'atteggiamento britannico, soggiunse che occorreva tener conto d ella schiacciante supe riorità nemica pe r commisurare i mezzi per l'ulte riore resistenza (9). Intanto era ripreso il collegamento radio con la hrigata Ramcke che sembrava in grado di ripiegare con la massa dei suoi effettivi , ma nulla si conosceva del X corpo. Un primo messaggio delle 7.30 arrivò verso mezzogiorno a Dclea se, invocando urge ntissimi rifornime nli: le truppe e rano senz'acqua e gli automezzi senza carbu rante. Inoltre, gli attesi 150 autocarri non si e rano v isti. Purlroppo errori di trasmissione o di compilazione non consentirono di individuare la località raggiu nta dal corpo d 'armata. Un secondo messaggio de l gen. Nebbia fu ricevulo alle 17.30. Questo era più preciso: alle 10 le divis ioni s i trovavano nella zona di Qubur Sham ata, una cinquantina di chi lometri a sud di El Daba e "urie invio acqua, carburante et viveri pi1ì volte
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LE OPERAZIO NI IN AFRICA S1':'l'TE1'TRl0NA1,E
richiesti anche Armata inutilmente. Stasera proseguo rifornimento et se non giungono carburanti dovrò abbandonare trattori et autocarri at benzina. Informare subito annata tedesca mancando diretto collegamento" (10) . Naturalmente era già in corso di approntamento a cura della delegazione d'Intendenza n. 3 una colonna di rifornimenti, però occorreva che all'appuntamento, fissaco per le 4 del 6 novembre, si presentasse una guida del Comando interessato . Il X corpo stava vivendo una lenta agonia. Messosi in cammino verso la mezzanotte del 4 su due itinerari paralleli, la stessa composizione delle colonne portò inevitabilmence a gravi scompensi e dimostrò, ove fosse stato necessario, che truppe a piedi e trt1ppe autocarrate no n possono procedere insieme. Sull'itinerario nord (Deir el Qattara-Car Pass-Alam el Teira-Alam el Gill) muoveva la Brescia articolata in tre scaglioni: il primo motorizzato (autoca rreggio, aliquote del 1° artiglieria ce lere e XXX btg. guastatori), il secondo a piedi (19° e 20° fanteria) ed il terzo autoportato (XXVIII/9° bers. , V/8° bers. , II/ 1° art. celere) con funzioni di retroguardia. Lo scaglione motorizzaco raggiunse agevo lmente e indisturbato Car Pass, sulla prima linea di attestamento. Per quello a piedi invece la marcia risultò faticosissima e si concluse solo verso le 10.30 del 5 novembre. Poco dopo anche il terzo scaglione si raccolse in zona . Le circostanze facevano comprendere che la siwazione volgeva al peggio . A nord-ovest e ad est cli Car Pass si scorgevano autoblindo britanniche. La Brescia si organizzò subito alla meglio, ma il gen. Brunetti si era reso già conto d ella difficoltà cli opporre una resistenza dotata di un minimo cli efficacia. Nell'intento, perciò, di salvare almeno i reparti motorizzati, sin da lle 6 aveva chiesto per radio al Comando del corpo d'armata l'autorizzazione a far loro proseguire immediatamente il cammino, sopprimendo la sosta prevista . Il X corpo non poté rispondere per impossibilità cli trasm issione, sicché dopo una lunga e vana attesa, Brunetti ordinò ugualmente la ripresa del movimento alle 11.30. Troppo tardi. Era appena u ltimato l'incolonnamento che l'attacco nemico venne sferrato improvviso erapidissimo. I pochi automezzi che riuscirono a sfuggire furono in breve tempo raggiunti e catturati anch'essi. Sull'itinerario meridionale (Bab ei Gand-Qubu r Shamata -Alam e l Nuss) erano avviate la Folgore e la Pavia. L'incolonnamento, fissato al km. 44 della Pista rossa non ebbe luogo regolarmente: interferenze tra gli spostamenti dei reparti provocarono una certa confusione e rallentarono la ritirata. La Folgore, raccolta.si ve rso mezzogiorno a sud di Alam Gaballa non soffrì per gli inconvenie nti, ma la Pavia, intralciata e trovatasi troppo in ritardo, ben presto perse la retroguardia (II/27° f. e III/26° art.) ad opera cl i colo nne del 13° corpo ingle se, p rontamente gettatesi sulle tracce d elle divisioni italiane. Ad ogni modo, nel prim issimo pome riggio anche il grosso della Pavia era nella zona di Alam Gahalla . A prescindere dalle puntate nemiche, respinte in gene re senza eccessiva fatica, Nehhia si trova va di fronte a rutta una serie di problemi:
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nessuna notizia né dall 'ACTT né da l XX1 corpo, difficoltà di collegamento con la Brescia, scagl ioni appiedati in cattive condizioni fisiche, molte armi pesanti di reparto e munizioni (fin lì trascinate a braccia o portate a spalla) abbandonate per la stanchezza degli uomini, riserva d 'acqua esaurita, estrema scarsità di carburante . Alle 11 .30 convocò i due divisionari e , esaminata la situazione, concluse col riprendere la riciraca alle 17 puncando direttamente a lla linea di Fuka, senza attendere i rich iesti rifornime nti. Di conseguenza, al l'imbru nire le colonne - scosse e cannoneggiate da una nuova minaccia avversaria si misero in cammino verso occidente. A nord procedeva la Pauia su due scaglioni, il primo motorizzato e l'altro appiedato; a sud la Folgore, tutta appiedaca . Avanzavano affiancate, a sbalzi, in un movimento notturno lento e difficile perché praticamente fuori pista e q u ind i fo riero di errori di direzione e d i frarnmisch iamenti. Con la Brescia, cl i cui nulla si era più saputo, fu cercato un collegamento a mezzo <li pattuglie di autoblindo, ma invano. A Roma si viveva un momento pesante , non soltanto nella ricerca di una val ida soluzione per fronteggiare il disastro di El Alamein - al cui riguardo un comunicato dell 'Age nzia Reuter aveva forniro ulteriori elementi non proprio incoraggianti (11) - ma altresì per l' incognita del grosso convoglio segnalato in a pprontamento a Gibilterra e del quale si ignorava il significato: rifornire Malta oppure realizzare uno sbarco a Casablanca o Orano od anche in Sicilia? Parlando con Ambrosia, capo di S.M. de ll 'Esercito, Cavallero illustrò il proprio pensie ro . Pe r rinforzare la linea Sollum-Halfaya (12), occorreva saccheggiare la D.f. Brennero, in Grec ia , di 60 bocche da fuoco da 47/ 32 e d a 20 mm, nonché reperire in Italia un'altra ottantina di pezzi da 47 ed una ventina da 65/1 7 ed aviotrasportare il tutto in Cirenaica a l più presto possibile. Per opporsi ad un eventuale sbarco alleato, su lla R. Marina non si poteva contare perché priva di nafta, lo sbarco di truppe in Tunisia era escluso per mancanza di piroscafi e cli nafta ; non restava dunqu e che accelerare il trasporto della D. cor. Centauro in Tripolitania e della D.f. Piave in Sicil ia, p ronta per ogni evenienza. Alle 11.30 si prese ntò il mar. Kesselri ng, l'OberbefehlshaherSud(OBS). Aveva esposto all'OKW l'urgente necessità di cannoni da 88, aviazione e reparti di pronto impiego e bene armati per soccorrere l'ACIT, e si stava dando da fare per raccogliere quanto poteva. Poi riferì del colloquio avuto con Rommel il mattino del giorno precedente sul campo di battaglia (13). Non essendo al corrente degli ultimi sviluppi degli avvenimenti, espresse la speranza che fosse possibile reggere a Fuka. Dopo il colloquio con Cavallero, Kesselring tornò all'ambasciata germanica e subito telefo nò a Goering , che lo aveva cercato durante la sua assenza . Dene ragguagli sui combattimenti: .. (,'Ariete ha o rmai messo i n campo le sue ulreriori riserve ( .. .). Più a su d , rep arti del çorpo mowri zzato (XX corpo) e le di vi sioni Trento e Bologna hanno resistito ad u n an.acco cl i ca rri armati , come potevano perme ttere qu elle ridicole arm i di fensi ve cl i cui ta li reparti sono dotati(. .. ),
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LE OPERAZIONI IN Al'RICA SETTENTRION.~LE
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quindi chiarì le prospettive tattiche, almeno per quanto ne sapeva: .. ora la posizione chiave è quella di Fuka. 1.n generale s i è decerminaca una situazione che è in pieno contrasto con gli ordini imparti ti dal Fuhrer (. ..). Non si hanno notizie del X corpo, <lei XXI corpo e della briga ta Ramcke ( ...)•.
Goering volle conoscere se la posizione di Fuka fosse ben sistemata e Kesselring dovette disilluderlo. Però aggiunse che .. presenta notevo li vantaggi, per cui ritengo che se provvista delle necessarie forze ( ...) possa fornire , almeno provvisoriamente, una valida resistenza . Da parte nostra stiamo preparando tu tto ( ...) . Le posizioni di Sollum e di I!alfoya vengono sistemate secondo le direttive del Duce. In conclusione, spero che ci pe rmetter:ì di raggiungere il momento in cui io avrò a disposizione tutte le forze che mi sono necessarie• ( 14).
Purtroppo la ritirata stava assumendo un ritmo disastroso a causa della pressione incontenibile degli eventi e clell'8" armata britannica. Intanto fra il Comando Supremo, Delease e Superlibia erano molteplici i contatti per i provvedimenti del caso. Cavallero si preoccupò anzitutto dell'organizzazione delle posizioni di Soll um-Halfaya (a cura di Delease), con i reparti della D.f. Pistoia presenti in Marmarica e con i successivi arrivi . Poi ddl'imbastitura delle pos izioni cli el-Agbeila (a cura di Superlibia), con i reparti della D.f. Spezia. Tn questa ottica inviò in Libia il gen. Ganclin, ciel Comando Supremo, per raccogliere informazioni dal vivo. Tprimi contatti cli questi (pomeriggio del 5) furono appena un saggio ciel quadro complessivo. Il gen. Barbasetti, capo di Delease, giudicava assai grave il momento e manifestava il dolore impotente di non ess.ere in grado cli recare concreto aiuto all'ACIT per mancanza di automezzi. Il gen. Bernasconi, comandante della 5• squadra aerea, era anch'egli visibilmente preoccupato: gli erano rimasti 24 caccia (e.li cui 10 in arrivo da Tripoli) per agire a favore clell'ACIT, altri 16 (di cui una dozzina cli scarsa efficienza) per la protezione del porto di Tobruk e 9 per quello di Bengasi. Il Fliegerfii.hrer A.frika (gen. Seideman n ) disponeva complessivamente cli appena 36 aerei efficienti. L'indomani i due Comandi aerei di sostegno all'armata, quello ciel Fliegerfii.hrer ecl il Comando Settore est italiano, si sarebbero spostati dal campo cli Sidi el Barrani a quello cli Gambut in Marmarica . Nel corso cli qtiella mattina Montgomery aveva superato faticosamente il caotico traffico sulla strada costiera per recarsi al Comando del suo 10° corpo . Parlò a lungo con il gen. Lumsclen e, saputo dalla R.A.F . che la coda di un'immensa autocolonna dell 'Asse diretta verso Matruh si trovava a pochi chilometri'ad est cli Fuka, ammise a malincuore l'impossibilità cli agganciarla prima che superasse Fuka . Allora impartì disposizioni a più ampio respiro. La 2' D.f. neozeland ese, passando agli ordini cli Lumsden, doveva aggirare da sud la scarpata e.li Fuka e poi dirigersi su Sidi Haneish, mentre alla 7" D. cor.
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era affidata l'occupazione delle strisce di accerraggìo a sud cli Sidi Haneìsh. La l '' D. cor. si sarebbe porcata sulla sinistra dei neozelandesi, dirigendosi verso occidente, poi a Bìr Khalda avrebbe piegato in direzione nord-ovest con obiettivo Charing Cross, vale a dire il b ivio per Siwa, a sud-ovest di Matruh. La 10" D. cor., infine , doveva premere frontalmente le difese dell'ACIT nel seccare dì Fuka e ripulire la fascia costiera da Gala! a Fuka. In serata Lumsden ricevette un messaggio personale da Montgomery: la cattura di Matruh quanto più rapida possibile rivestiva estrema importanza e l'obiettivo successivo sarebbe stato l'allineamento Derna-Tmimi-Mechili, sul bordo orientale del gebet cirenaico. Per quanto i movimenti delle varie colonne dell'8" armata subissero tutti qualche ritardo, a metà pomeriggio la 2" neozelandese si affacciò sull'altopiano di Fuka. Per buona ventura dei resti dell'ACTT si impelagò in un falso campo minato steso mesi prima proprio delle unità inglesi in ritirata. Comunque l'infiltrazione d ì elementi della 4• B. cor. leggera fra le due Panzerdivisionen, verificatosi verso le 15, convinse Rommel a rinunciare al suo programma cli rimanere in sito sino a tutto il g iorno 6 e lo determinò ad ordinare la prosecuzione del ripiegamento su Matruh. Il X corpo era definitivamente abbandonato a se stesso. IL 6 NOVEMBRE.
All'alba del 6 le cose si presentavano in ulteriore peggioramento. Alle 7.30 l'ACIT inviò un dispaccio a Delease: "Armata gravissime perdite. Essa sta combattendo attualmente presso Matn,1,h . Divisione dei Giovani Fascisti subito far ripiegare e difendere posizioni da Sidi Omar al confine [recte : a ridotta Capuzzo]" . Notiamo subito che l'ultima frase appare sintomatica. La Giovani ràscisti, sulla quale torneremo a tempo debito, era d islocata a Siwa agli o rdini dell 'ACIT: ebbene da parte tedesca fu assoluta mente ignorata durante la crisi (schizzo n. 2). Ma, a prescindere da ciò, vediamo la disposizione dei resti dell'ACIT. La 90" leggera stava ripiegando nel campo trincerato di Matruh; il XX corpo era in corso di sistemazione a Charing Cross; la 15" Panzer si trovava poco più a sud; la 21" Panzer, a secco di carburante, era rimasta a sud di Qasaba . Il XXI corpo, invece, era ancora .. . a sud d i Fuka, isolato, con i suoi due battaglioni striminziti e i due gruppi d i artiglieria. Non avvisato dalla 90" leggera, alla sua sinistra, dell'abbandono delle posizioni e non raggiunto dall'ordine di ritirata (il Comando clell'ACIT tentò più tardi d i giustificarsi affermando l'impossibilità di collegamento!) , costituiva una nuova preda per l' avversario. Attaccato verso le 8 da formazioni dalla 10" D.cor., venne soverchiato e solo a fatica alcuni reparti riuscirono a sganciarsi (15). Il X corpo, dal canto suo, continuava la penosa avanzata nella sabbia. Stante la difficoltà di orientamento, la Folgore, incrociò la dire-
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z io ne di marcia della Pavia, venendo così a portarsi a nord di essa; all'al ba un attacco cli mezzi blindati inglesi si abbatté con ma ggiore violenza e travolse la retroguardia . Delease seguiva con trepidazione le sorti del corpo d'armata , ma tu tto pa reva contrario . Un' autocolonna d i riforn imenti inviata il giorno prima a sud-est cl i Fu ka aveva rischiato di p e rders i, poi, trovatasi coinvolta in uno scontro fra carri tedeschi e britan nici, era stata costretta a tornare indietro, p ro tetta da una fo rmazione germanica, do p o aver s u bito perdite. Un'altra autocolonna, predisposta dalla delegazione d'Intendenza n. 3 a Matruh per il mattino del 6, no n poté partire eia to l'evolvere degli eventi s ulla linea cl i Fuka. Anche il r ifo rn im ent0 a m ezzo aere i sfumò per analogo motivo ( 16). Ne\le prime ore ciel pomeriggio l'ACIT riuscì a comunica re a l X co rpo l'o rdine cli proseguire direttam ente s u Matru h, un centinaio di chilometri in linea d ' aria dalla località raggiu n ta . Nebbia, tuttora all'oscuro circa l'a ndamento della lotta , era privo cli notizie non soltanto della Brescia, ma altresì della Folgore e della Pavia. Quest'ultima e ra l'unità p iù vicina, ma per quanto avesse ten tato cli mettersi in collegamento n on vi era riuscita, talché il suo comandante , gen . Scattaglia, ritenendosi orm a i isolato , decise cli antic ip a re il ripiegamento su Bir Khalcla ed ordinò la partenza p er le o re 16. Un quarto d'ora prima giuns e però un uffic ia le ciel Comando di corpo d'annata e Scattaglia lo seguì per ricevere dis posizioni. Nebbia gli disse di vole r fe rma rsi in zona per un paio di giorni allo scop o cli attendere i rifornimenti p e r av io lancio che sicuramente Rommel avrebbe o rganizzato. Scattaglia, più scettico e p iù pronto a percepire le incogn ite del mo1nento , cercò di convin cerlo a no n sostare, ma Nebbia rifiutò nettamen te. Più tard i, però, giunse la n o tiz ia della fine della Folp,ore a pochi chi lometri eia Bab el Qaub . Avvolti dalle autoblindo e dai Brencarriers nemici, o rma i privi cli munizioni, sfinit i, i resti della bella divisione furono costretti alla resa: 200 ufficiali e c irca 3000 soldati. Saputo questo, Nebbia cambiò idea e stabilì di ri pa rt ire alle 6 del giorno seguente . Anche la 21" Panzer ebbe una t ris te sorte . Raggiunta ve rso le 10 dagli e lement i di testa della 22" 13.cor. , si difese a lungo, anche con il co ncorso ciel 580° gruppo espl orante, c he ritirandosi eia Fuka piombò a lle spalle del nemico procurandog li p erditft. Ciò malgrado , la situazione della d ivisione r imase d isperata perché i ri ch iesti rifornimenti cl i benzina non arrivarono. Dopo una snervante attesa, durante la quale la 2 1 ' Panzer subì altri attacchi, il suo comandante, gen. von Randow, fu costretto ad abbandonare il campo con i pochi carri efficienti e a d istruggere tuni quelli immobilizzati. Malgrado le varie traversie, nel pomeriggio l'ACIT era schierata con la 90 ' leggera da Gerawla a Charing Cross, il g ru ppo Menton (cioè il 288° rgt. Panzergrenadiere Afrika) su lla pista per Si,va, il 580° g ru p po esp lo rante a protezio ne del fianco mer idionale . Il XXI corpo e ra raccolto nel campo trincerato ed il DAK con il XX corpo a tergo del
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dispositivo, in posizione centrale (sch izzo n. 3). Quel giorno il geo. Gandin si recò in volo al fronte. Dopo molte ricerche in autovettura, alle 15.30 incontrò Rommel ad ovest di Matruh . Il feldmaresciallo appariva sereno "pur portando visibili le tracce dell'angoscia interna" . Sintetizzò le vicende della battaglia e la sorte delle divisioni italiane: l'Ariete, la Littorio e la Trieste distrutte, le unità cli fanteria probabilmente perdute essendo prive di mezzi di trasporto. Complessivamente gli rimanevano forze corrispondenti all 'incirca ad una divisione meccanizzata. Accennò con amarezza all'ordine cli Hitler di morire sul posto, giuntagli quando la situazione già p recipitava e ne attribuì l'ispirazione a Kesselring. Era visibilmente stanco : •le notizie che io gli fornisco - proseguì Ga ndin nella sua relazione - sugli arrivi già avvenuti ed imminenti dall'Ital ia e dalla Grecia, di rinforzi e cli rifornimenti, sono da lui accolce con indifferenza e scetticismo; le comunicazioni scritte de l Comando Supremo e di Delease, che gli porgo, sono da lui considerate come superate,.
Circa le prospettive a breve termine, Rommel delineò lo schieramento orientativo da assumere al confine : la Pistoia fra il mare e la ridotta Capuzzo, la Giovani Fascisti fra q uesta e Sidi Omar, un gruppo esplorante a sud e la divisione corazzata di formazione in riserva . ..Richiesto - continuò Ganclin - se poteva precisarmi quanto tempo avrebbe potuto resistere sulla frontiera libico-egizia na rni rispondeva che non era in grado di poterlo dire. Ai' riguardo esprime va il suo pensiero che la partita era perduta in Africa e che era meglio salva re g li uom ini per no n farli cade re nelle mani del nemico, trasportandoli via mare e via aerea a Creta: essi avrebbero potuto così contin uare la lotta in Europa sfuggendo alla prigionia•.
Gandin assicurò Rommel che avrebbe fedelmente riferito q uanto da lui comunicato ed il fe ldmaresciallo concluse: "Spero che il Duce non sia h6se [irritato) con me" (17) . Il riassunto che Rommel fece di tale colloquio ha sapore alquanto diverso ed il cono soft, che le sue dichiarazioni rivestono nel rapportO Gandìn, dive nta hard: •Lo informai esattamente - scrisse più tardi Rommel - sullo svolgimenco del la battaglia, dando particolare risalto alle conseguenze de lla crisi de i rifornimenti e degli ordini del Puhrer e de l Ouce [l'accenno a Mussolini ron è riferito da Gandin). Gli dissi senza ambagi che l'attuale rapporto cli forze non concedeva possibilità di resistere in alcun luogo, e che i britannici avreb bero potuto arrivare in Tripolitania, se l'avessero voluto. Non eravamo in grado d i accettare battaglia; dovevamo invece cercare di trattenere i britannici canto eia consen tire alle nostre colonne nelle qua li regnava un di sordine caotico, cli superare il confine libico. Non esisteva possib ilità alcuna di riordinare le forze finché non avessero rip arato in Libia, perché per tu tto il tempo in cui si fossero trovate da questa parte del la frontiera esse avrebbero corso il rischio di rimanere tag liate fuori. I.a velocità, quindi, era una questione fondamentale. Non potevamo tenta re alcuna operazione con le nostre residue un irà corazzate e motorizzate a causa della mancanza di benzi na; tutto il carburance che ci fosse per-
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Indubbiamente in quel colloquio qualcosa non venne espresso o recepito nel senso giusto, tanto che Barbasetti manifestò una certa perplessità sembrandogli notare in Gandin "un certo ottimismo che non potevo assolutamente condividere" (19) . Egli aveva fin ito per assumere una posizione critica nei confronti di Rommel. Stava ricevendo notizie di prima mano sulla sorte de l XXI e del X corpo e gli apparivano inaccettabili la mancanza cli tempestive comunicazioni , l'impie go d elle divisioni italiane senza tener conto della lo ro povertà di mezzi e cli armamento, il disdegno mostrato nei loro confronti e, soprattutto, l'inutile abbandono nel deserto d el X corpo senza un qualsiasi compito attivo a vantaggio dell'economia generale e della manovra. Prevedendo il peggio, era entrato nell'ordine di idee di avviare verso ovest ciò che non appariva indispensabile ali ' ACIT, d i sgomberare in Tripolitania tutte le famiglie dei coloni della Cirenaica ad evitare venissero lasciate in balia degli arabi, come già accaduto nel 1941; di far rie ntrare in Italia la delegazione politica incaricata cli entrare in carica in Egitto; di predisporre interruzioni stradali e distruzioni di ponti, ferrovie , impianti d i vario tipo. E, naturalmente, aveva indirizzato ogni cura nel migliorare le possibilità difensive offerte dalle posizioni di Sollum-Halfaya -Sidi Omar. A Roma , Cavallero ben si rendeva conto del momento gravemente critico. Quando, verso le 9.30, Mussol ini gli telefonò per conoscere le novità, non esitò ad osservare che in quelle condizioni ben difficil mente la sosta a Matruh sarebbe stata superiore a ven tiquattr'ore , dichiarando d ubbio che "data la situazione e lo stato d'animo, [Rommel) possa fare una resistenza prolungata a Sollum-Halfaya, anche perché ha avuto molte perdite" . Giusto, quindi, intensificare ogni sforzo per la difesa della Cirenaica, ma se questO tentativo non avesse mostrato probabilità cli buona riuscita, sembrava inevitabile orientarsi ad organizzare in qualche modo le posizioni di el -Ag heila . Il punto cruciale, ahhastanza ovvio d'altronde, era rappresentato dal l'i mpossibilità di contrastare g li avvolgimenti da sud. E ciò non soltanto a Matruh, ma anche al confine ed in Marmarica . Ta le punto di vista risultava condiviso, sia pure a ma lincuore, dall 'OKW, come in serata rife rì il gen. von Rintelen a Mussolini, tuttavia rimaneva la necessità di guadagnare quanto p iù tempo possibile a favore, appunto, delle predisposizioni per el-Agheila . Ne derivò un messaggio per Romme l, con la comunicazione che "Duce ritiene che armata debba arrestare suo ripiegam,ento sulla linea Sollum-Haljaya-Sidi Oma1'' (20). Rommel non aveva, in fondo, preconcetti di co ndotta. Ben sapeva che una manovra in ritirata deve essere regola ta con soste opportune e proprio il confine agevolava e nello stesso tempo imponeva una tappa . Per salire sul tavolato di Sollurn alta occorreva superare la stretta di Sollum od il passo Halfaya: due passaggi obbligati, davanti ai qua-
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li colonne enormi, lunghe diecine di chilometri, si trovavano in attesa di un vero e proprio trafilamento. Pe r portarle oltre frontiera sotto il prevedibil e infuriare d ella Desert Air Force. non ci sare bbero voluti meno di tre gio rni, secondo la valutazion e dell'ufficio operazioni dc ll'ACIT. Stante la certezza di non poter contare su lla concessione di un tale lasso d i tempo da parte di Montgomery, non rimaneva che accelerare in qualunque mo do, cli gio rno e di notte ininte rro ttamente , il movimento, senza bada re alle pe rdite per bombardame nti e mitragliamenti aerei. Più che un calcolo esisteva la s peranza di resistere a Sollum-Halfaya abbastanza da recuperare quasi tutto e riordinare alla meglio le unità. Questa era la grande diffe re nza rispetto alla conce:done di Cavallero, che desiderav a protrarre la difesa ti ul confine a va ntaggio d e ll a messa a punto della posizione di el-Agheila. Lo sgombero di Matruh ebbe luogo in circostanze che eufemistica me nte potre mmo de finire poco fe lici. Ch e i tedeschi spesso trascurassero ch i combatteva al loro fianco è assodato, ma occorre anche ammette re l'esistenza d i un'orga nizzaz ione poco fun zionale. Pe r quanto istituito un Comando del settore (gen. Paoletti), le s ue attribuzio ni sembrerebbero più adane al le esigenze di un Comando tappa che non a quelle di una piazza da difendere . Nel ca mpo trinceraw si trovavano: una scarsa com pagnia di fanteria ed un paio di bauerie da posizione in difesa costiera, dipendenti dal Comando settore; la grossa base logistica della d elegazione d'Intendenza n. 3 , dipe ndente d all 'Intendenza A.S.; unità della R. Marina , dipendenti dal Comando Marina Libia ; reparti de l 3° raggruppamento ferrov ieri, d ipendenti dall'Inte ndenza; una compagnia idrici, dipendente dalla d elegazione d 'Intendenza; il 288° Panze-rgrenadiere Afrika o gru ppo Mcnton, dipende nte dall 'ACIT; eleme nti della Flak, dipend enti dal Fliegerjùhrer; elementi della Kriegsmc-erine dipende nti dal Comando Marina tedesco. La difesa de l campo trincerato e della cosr.a da Sicli e l Barrani a Ras Kenays erano affidare al col. Menton, coma ndante del 288° f. tedesco. Il 3 arrivò qualche base divisiona le dei corpi schierati ad El Alame in . Il 4 il capo delegazio ne d 'Inte nd enza segnalò al Comand o settore la probabi lità che le ci tate basi venisse ro rimandate in avanti. li mattino del 5 giunse notizia dell a ritirata e con essa cominciò un flu sso retrogrado che, be nché sostanzialmente ordinato, assunse b e n presto propo rzioni ril evantissime. Alle 14.30 dello stesso giorno il col. Menton fece telefonare al gen . Paoleni di aver ricevuto ordine cli p ortarsi subito sulla pista per Siwa e che , di conseguenza, entro due ore tutti i suoi uomini avrebbero ah handonato Matruh; aggiunse anche di aver consegnato i piani cli difesa ... al Comando Ma rina italiano. Più tardi la d e legazione d'Intendenza comunicò lo sgombero di buona parte dei servizi e dei magazzin i. In compenso, il comandante del distaccamento del 3° fe rrovieri protestò che i ted eschi stavano po rtandogli via i locomotori pesanti , sì che il treno già ca rico con attrezzature e scorte pesa nti della base non poteva più partire. Eg li
IL RIPIEGAMENTO DA Iv1A'.
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I.E OPERAZIONI IN AFRIC.A SETTENTRION ALE
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aveva tentato cli opporsi armi alla mano, ma i tedeschi si erano dichiarati disposti ad impiegare i cannoni. Data la logica del ragionamento i tedeschi si presero i locomotori e noi perdemmo molto pre:doso materiale. Paoletti si sentiva ciel tutto annu llato. Le scarse e talora contrastanti notizie provenivano dal capo delegazione d'Intendenza o derivavano eia proteste varie. Il mattino del 6, verso le 9, passò il gen. De Stefanis che informò ciel probabile arrivo di unità ciel XXI corpo per la difesa del settore. Nel frattempo un ufficiale tedesco faceva saltare gli impianti idrici, un altro quelli ferroviari ed un terzo le postazioni della Flak ed i depositi. "Ebbi così l'assoluta sensazione che nessun reparto tedesco era rimasto" scrisse il gen. Paoletti nella sua relazione. Invece tutto il personale italiano era ancora in posto . Alle 13.30 il Comando Marina cli Marsa Matruh apprese per caso da un ufficiale della Lujìwajfe che gli inglesi si trovavano ad una quarantina di chilometri e si accingevano ad avvolgere il campo. A questo punto Paoletti - sempre privo di ordini - ne ebbe abbastanza e decise lo sgombero generale . Sia hen chiaro: episodi del genere possono sempre accadere quando al l'improvviso sfondamento seguono l'interruzione dei collega menti e l'incalzare del nemico, e specialmente quando in una piazza si trovano elementi di differente for7.a armata e di diversa nazionalità. Sono accaduti anche dall 'altra parte della coll ina. Tuttavia esiste la viva impressione di una non attenta organizzazione. Purtroppo questo difetto si ripeterà in Africa settentrionale, in Sicilia e nella penisola. Per 1'8• annata il 6 novembre rappresentò una sgradita ma inevitabile pausa nello sfruttamento del su ccesso . Tutte le divisioni erano disseminate nel deserto a corto di benzina e le colonne di rifornimento trovavano difficoltà a raggiungere le brigate corazzate . Inoltre si verificarono seri inconvenienti nelle trasmissioni provocati dalle distanze , dalle interferenze e da una certa confusione per l'intensissimo traffico radio. Nel tardo pomeriggio Lumsden impartì nuovi ordini. La 1(}' D.cor. avrebbe continuato ad avanzare lungo la costa in direzione di Matruh, la 2" neozelandese e la 7" corazzata dovevano portarsi rispettivamente a Charing Cross ed a Minqar Qaim e la I" corazzata , più a sud, toccare la pista per Siwa (schizzo n . 4). Questo concentramento a sud cli Matruh avrebbe consentito di accerchiare il campo trincerato con i neozelandesi e di proseguire direttamente su Sidi el Barrani e Sollum con le altre due divisioni. Ma durante la notte una pioggia torrenziale trasformò il deserto in un pantano, rendendo impraticabili molte piste e convogliando i movimenti sulla li toranea . Secondo Montgomery il maltempo fu un aiuto del cielo per Rommel perché blocco le colonne britanniche, in effetti esso non giovò affatto all'ACIT e la strada costiera , già intasata fino all'inverosimile, rifiutò le nuove immissioni in cerca cli scampo.
DA EL Al.AMEI N AD EL AGHEILA
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I.E O PEHAi.'.IO N I IN A f l\lC.A SETT ENT RIONA LE
IL 7 NOVEMBRE .
Soltanto nel pomeriggio del ì un forte vento com inciò ad as<:i ugare ed a rende re praticabile il terreno diventato una plaga melmosa , comunq ue la maggior parte de lle unità del 10° corpo non era in grado di approfittarne sub ito perché in attesa di carburante. Gli obiettivi cli secondo tempo previsti da Lumsden erano Sidi e l Barrani per la 2• neozelandese e Sollum per la 7a corazzata. A sud il 13° corpo di Ho rrocks continuava a raccogliere gruppi cli s bandati ed aliquote di colonne, ma ,il compito di trovarl i divenne così di ffi cik e le loro c;o ndizioni era no così pietose - sc risse la re lazione ufficiale brirnnnica - che a l corpo d'armata venne assegnaw il gruppo n. 208 d i ricognizione tattica per aiutarlo in quella che praticamente ern diventata un 'opera di carità. Fra il 5 ed il 14 nove mb re ve nne ro cam1r.iti ed inviati nelle retrovie ci rca 17.000 prigionieri ita lian i; la parte più rilevan te era stata p resa da l I 3° corpo, il qua le , pur co rt le mi gliori intenz ioni, incontra va fo rcissime diffico lt,ì a risolvere il problema del!':Jc;qua, dei viveri e dei mezzi di traspo rto
(..). ( 21).
Così alle 7 d el mattino venne catturato il Comando del X corpo con il gen. Nebbia e qualche ora più tardi i res ti della Pavia. L'odissea ciel corpo d 'armata si era conclusa . Le u n iche eccezioni a questa triste fine ebbero a protagon isti la brigata Ramcke ed il XXXI battaglione guastatori, che attraverso numerose p eripezie p ervennero a farsi strada ed a riprende re contatto. La prima si p resentò verso le 10 a Matruh , ridotta a 600 uomini, grazie alla cattura di un certo numero di automezzi ne mici. Il second o, comandato eia un abile ufficiale, il magg. Caccia Dominioni, era arrivato a mezzogiorno del 6: non essendo riuscito a rin tracciare nella notte sul 5 lo scaglione motorizzato della Brescia, al quale doveva accodars i, aveva proseguito per proprio conto, per un certo tempo insieme con i paracadutisti ciel gen. Ramcke , incontrati per caso, e poi isolatamente. In mattinata Rommel parlò con il gen. De Stefanis, che non reputava possibile l'ulteriore recupe ro cli altri reparti. D'altronde anche le Pan . zerdivisionen non stavano molto megl io . Do po lo scontro cli El Qasaba, la 21 ' e ra rirnasca con appena quattro carri efficienti ed u n solo battaglione di fanteria e per giunta e ra stata costretta ad abbandonare quasi tutti i cannoni (22) . Tirando le somme, c'era soltanto da augura rsi di pote r tenere le posizioni il più a lungo possibile. Ma evidentemente era scritto c he i guai dovessero continuare . Per l'i n tero giorno le incursioni d e lla R.A.F. mieterono con facilità nell'indescrivibile caos esistente sulla litoranea e la 90" leggera del gen. von Sponeck venne seriamente impegnata clall'8" B.cor. nel tratto costiero. In compenso il combattimento non fu lungo perché il gen . Gate house , comandante de lla 10" D.cor., preferì lasciare il compito dell'attacco alla 133'' B. mot., ancora lontana . Tuttavia la pressione britannica era stata avvertita ed in parte per
DA EL ALAMlil.N AD El AGl!Ell.A
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questo, in parte pe r il profilarsi di un avvolgime nto da sud ad opera di una grossa colonna proveniente da Bir Khalda e dirett.o verso nord-ovest, Rommel decise di abbandonare anche Matruh prima che fosse troppo tardi. In realtà le forze n emi che non erano così a ridosso come temuto. La maggior part.e della 1" D.cor. era bloccata senza benzina e la 7" D.cor., che il giorno innanzi aveva incontrato la 21" Panzer, si trovava sempre ad oriente di Minqar Qaim. I neozelandesi, dal canto loro, stavano riordinandosi a sud cli Sidi Haneish. Perciò le segnalazioni fatte dalla ricognizione aerea tedesca probabilmente esageravano le notizie , non potendo che riferirsi ad elementi esploranti ciel 10° corpo e d a qualche reparto della 2" B.cor. A Rommel questo bastò. Cominciò col mandar via subito quanto no n immediatamente utilizzabile , vale a dire i resti del XX e del XXI corpo, della brigata Ramcke e della 164" leggera. De Stefanis doveva sostare per il momento a Bug Bug, Navarini doveva invece sgomberare gli uomini nelle retrovie e fermarsi all 'Halfaya con il suo Comando per assumere la responsabilità del settore. Anche la 164" fu smistata nelle retrovie. Evidentemente occorreva chiarire molte cose con Delease, il Comando Supremo e l'OKW, e Rommel chiese un abboccamento con Barbasetti per il giorno 8 a Sidi el 13arrani. Quindi diramò il bo llettino. Calcate un po' le tinte sulla situazione locale di Matruh , si preoccupò di porre in piena evidenza due concetti: .. 2. Co n gli effeuivi deboli ancora esisten ti l'ACIT non è in grado cli man tenere la wna <li i\'1arsa Ma tru h e quella a sud-ovest più a lungo. Il giorno 8 novembre saranno pertanto ritirati il CTA (cor po tedesco d'Africa), la 90·' divisione leggera ed il Panzergrenadier-Regiment Aji·ika e preci sa rn enr.e in zona Sidi el Bauan i e ad est di quella zona ( ...) . 8. Nei combattime. n1i acca n iti delle ulti me due se.ttirnane, l'annata ha perdu to, oltre ad un gran numero d i trnppe italiane, per azione nemica la massa dei carri armati , delle armi controcarri pesanti e dei ca nnoni contrae re. i pesanti, così come anche ca nnoni campali. Per qlÌe.st:a p erd ita la sua forza è indebolita, dimodoché è molto dubbi o se un attacco rinnovato ci el nemico, che segue su larga fronte e che è di gran l unga preponderante, potnì veni re respinto con successo sul fronte Halfaya-Sollum•.
1'8 NOVEMBRE
Prima ancora dell'alba ciel giorno 8, gl i elementi avanzati inglesi entrarono in Matruh, silenziosamente abbandonata dalla retroguardia della 90" leggera. Contemporan eamente il Comando Supremo riceveva notizie sugli sbarchi anglo-americani in Marocco ed in Algeria. Mentre si fa riserva cli trattare a parte quanto attiene all'operazione Torch, vediamo come il problema dell'ACIT fu considerato . Parlando con von Rintele n, Cavallero gli riferì che Rommel non si sentiva per niente sicuro di poter tenere le posizioni cli Sollum-Halfaya, e si mostrò in certa misura persuaso e rnssegnato: "Inutile - osservò con amarezza - chiedere a Rommel assicurazione di resistere a Sollum; perché questi per darla richiederebbe a sua volta dei mezzi cbe non
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LE OPERAZION I IN AFRICA SErrENTRJONALE
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gli possiamo dare. Inoltre è inutile mandare delle truppe a farsi fare prigioniere. Le divisioni italiane che erano in Egitto sono sparite". E, al gen. Weninger inviato da Kesselring per conoscere le intenzioni italiane, disse: "Gli [a Rommel] daremo oggi delle direttive generiche lasciando lui a decidere il contegno da tenere" (23). Nel pomeriggio Cavallero vide il gen. Gandin, di ritorno dall'Africa, ed evidentemente pensò che un incoraggiamento ed un implicito vincolo non avrebbero guastato; ma la forma del messaggio fu sicuramente la meno indicata per far presa su Rommel, come su qualsiasi altro comandante al suo posto (24) . Quanto ai p rovved imenti concreti, oltre alla spedizione di reparti, carri ed aerei a Tripoli ed a Bengasi, il Comando Supremo dispose che Rommel, giunto al confine, assumesse la responsabilità dell'intera difesa della Marmarica, cioè sino al meridiano di Bir Hacheim, prendendo alle dirette dipendenze i porti di Bardia e di Tobruk e tutte le forze già d islocate od in corso di affluenza sulle posizioni da difendere. Barbasetti avrebbe continuato nei suoi compiti, ma riducendo le proprie attribuzioni alla Cirenaica occidentale. I reparti e gli organi non specificatamente interessati alla lotta in Marmarica dovevano passare a disposizione del mar. Bastico, trasferendosi ad ovest cli el-Agheila. Barbasetti si affrettò ad assicurare all'ACIT di aver dato ordin i p recisi per il passaggio di giurisdizione; poi volle mettere i punti sulle i: "Nel determinare schieramento, vi sarei grato - scrisse Rommel - se teneste presente che truppe italiane, compresi elementi divisione Pistoia, hanno scarsissimi automezzi et non possono quindi stare lontano dalla strada" (25). Ritenendo ciò non sufficiente, si rivolse a Cavallero: .. pregherei far pervenire in tempo a Romme l aut0revole direttiva cercare che residu i nostre truppe corazzate aut autotrasportate, come Gio1Jani Fascisti, se giungerà in tempo, e t Pistoia, non debbano servire, esse sole, a protegge re rip iega men to truppe Ledesche che sono tut te su amomezzi, ma che funzione protezione sia almeno ripartita adeguatamente, in proporzione ai mezzi disìmpegnabili• (26) .
Bastico aveva già messo le mani avanti, sulla base di un!esperienza personale, e mandato una lettera privata a Cavallero, tramite il suo capo cli S.M ., geo. Giglioli. Le notizie che arrivavano dal fronte egiziano , osservava, e rano tali da imporre d i considerare la situazione con estrema serietà e non si poteva ignorare che un'eventuale ritirata da El Alamein ad el-Agheila lasciava molto perplessi sulla quantità e sull'efficienza dei reparti che sarebbero riusciti a retrocedere sino alle porte della Tripolitania . Non si trattava più, infatti, dei 600 ch ilometri del ripiegamento d ell'autunno precedente, bensì di 1.200 da percorrere combattendo contro forze avversarie di gran lunga superiori , specialmente in aerei e mezzi corazzati. Ricordava, inoltre, che secondo le d irettive emanate da Mussolini nel luglio , la Cirenaica poteva es-
DA EL ALAMEIN AD EL AGIIF.11.A
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sere campo di battaglia, ma la Tripolitania doveva essere difesa ad o ltranza. Ora, la disponibilità di truppe sulla quale lui , Bastico, contava era più che nota e rendeva necessari provvedimenti d'eccezione . "Tu sai meglio assai di me - concludeva - quale è la posta in gioco. Ogni parola in più, da parte mia, sarebbe quindi inutile" (27). Anche Rommel aveva saputo dello sbarco alleato nel Nordafrica fra ncese. "Questo significava la fin e dell'armata d'Africa" ebbe a commentare tristemente . A mezzogiorno si d iresse verso Sollum per vedere come procedeva la ritirata. Incontrò l' Oherquartiermeister, magg . Otto, il quale gl i riferì della lentezza del traffico manifestandogli preoccupazioni per i rifornimenti alle unità combattenti data la difficoltà di risalire la corre nte a utomobilistica. Allora Rommel decise di ~vitare la litoranea per il prossimo arretramento ciel grosso dell'armata: il XX corpo ed il 3° gruppo esplorante e, successivame nte, il DAK sarebbe ripassato da Bir Habata in modo che q uando fosse sta ta la volta della retroguardia, la 90" leggera avrebbe trovato la strada libera ed i passi sgomberi. Per fo rtuna già la sera il traffico apparve molto più spedito , sì eia autorizzare qualche speranza che si conclud esse verso il mezzogiorno seguente. IL 9 NOVEMBRE.
Sulle possibilità di arrestare l'avversario al confine esistevano opinioni contrastanti. Mentre inizialmente Cavallero si era attenuto ad una valutazione molt.o realistica, l'intervento di Kesselring e le notizie portate dal col. pilota Gallo, al seguito cli Gandin (schieramento 5" squadra già pronto sui nuovi campi della Marmarica , numero cli velivoli efficienti in aumento, ritirata delle truppe molto ordinata, circa 10.000 i mezzi corazzati e ruotati dall'ACJT), avevano modificato in parte la p rima impressione . Non sembrava azzardato pensare d i p oter fermare 1'8' armata facendo massa con l'aviazione ininterrottamente, anche per soli pochi giorni. Il cambiamento d i prospettiva, già affiorato in una lunghissima telefonata a Mussolini , alle 10, risulta confe rmato un'ora più tardi in un collo quio con von Rintelen: "Affermo che la situazione in A.S. migliora o meglio pare che si vada stabilizzando e che Rommel potrebbe /are qualcosa sulla posizione di Halfaya, od almeno resistere di più, specie con l'arrivo del convoglio" (28). Bisogna anche dire che Cavallero no n credeva molto alle tinte scure con le quali gl i veniva presentato il quadro dall'ACIT. Nel pomeriggio del 7, nel co rso cli una telefonata a Mussolini, aveva accennato al colloquio Romrnel-Gandin, di cu i gli e ra appena arrivato il resoconto, e commentato: "Evidentemente Rommel esagera in questo [gravità d elle perdite] per giustijìcare la sua ritirata" (29). Ciò spiega le direttive che il 9 Cava llero trasmise a Kesselring e , natural mente, estese al gen. Fougier, capo d i S.M. della R. Aeronautica: «L'evolvers i della situazione in A.S. 1. conferma la possibilit:ì di o rganizzarsi a difesa sulla linea Sollu m-Halfaya. Presu pposto esse nzia le <li tale possibilità è l'apporto di forze aere sufficienti per battere le forze corazzate nemiche, dopo aver
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LE OPERAZIO NI IN AFRICA SETT ENTKIONALE
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riconquistato la necessaria libertà d'azione nelJ'aria. Lo schiera mento dei campi nella zona cli Tobrnk, le loro possibilit,ì log istiche, la socldisfaceme s ituazione carburanti co nsen tono che lo sforzo possa essere effetLuaro con il massimo rend imento. Sull'immediatezza di questo sforzo risiede la maggiore possibilità di resistere sulla line,1 prestabilita(. .. )" (30) .
Sembrano direttive alquanto discutibili, soprattutto considerando il rango dei destinatari . Esprimono una fiduciosa speranza più che un esplicito indirizzo operativo ; non sono proprio in linea con il di spaccio spedito a Rommel il pomeriggio precedente ("Duce, pur la-
sciandovi piena libertà d 'azione, desidera che di quanto sopra teniate il maggior conto"); si basano su un presupposto del tutto privo di realismo ("forze aeree sujjìcienti per battere le forze corazzate nemiche, dopo aver riconquistato la necessaria libertà d'azione nell'aria"), quando proprio la notte precedente la Desert Air Force aveva mandato 47 Wellington e 8 1-Jalifax solo per compie re la massima distruzione ciel traffico nella zona d i Passo Halfaya . In Egitto l'ACJT aveva il DAK ed il gruppo .Menron a Sidi e! Barrani, il XX corpo con il 3° gruppo esplorante sulla scarpata di Sollum, nella zona d i Bir Habata; il XXI corpo , con la D.f. Pistoia, all'Halfaya; il 580° gruppo esplorante a Sicli Omar; la 164" leggera e la brigata Ramcke a Barclia; la 90" leggera in retroguardia a circa quaranta chilometri est di Sidi e l Barrani. La Giovani Fascisti, abbandonata a Siwa, stava affluendo a Giarabub portando seco il IV battaglione libico, anch'esso dimenticato a Ras Qattara, su l bordo della depressione. Rommel contava di tenere Sidi el Barrani fino al 10, in modo da portare in salvo il migliaio di automezzi che ancora si trovava ad oriente d i Sollum, tuttavia sentiva il peso n egativo ciel basso livello dell e dotazioni al seguito: una scarsa u11/oc di munizioni ed appena una giornata cli carburante. TI colloquio con il capo cli Delease chiesto da Rommel ebbe luogo alle 14 del 9, nei pressi della ridotta Capuzzo, in un'atmosfera decisamente tesa. Barba setti aveva ricevu to all'alba un messaggio cli Cavallero di commento alla missione Gandin (31). Iniziò, dunque, col mostrare il telegramma con le direttive di Mussolini, ritrasmesso da Delease all'ACIT, circa la battuta d i arresto eia opporre a Sollum-Halfaya . Rommel replicò cli averlo avuto ma, caso strano, non mise in risa lto la piena libertà d 'azione lasciatagli. Dopo siffatto prologo, Barbasetti dichiarò freddamente molto doloroso il sacrificio ciel X corpo d'annata, abbandonato nel deserto, nonostante l'invio dei noti 150 autocarri, e sottolineò che le unità italiane, prive cli mezzi, impiegavano più tempo di quelle tedesche per spostarsi perciò non dovevano essere troppo allontanate dalla strada. L'accenno agli autocarri era in verità incauto, ma Rommel non colse questo spunto per recriminazioni e ribatté invece che il corpo d 'annata si sarebbe forse salvato se il ripiegamento non fosse stato sospeso per un giorno "in seguito all'ordine giunto da Roma di resi-
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stere in posto", accusa mo lto stiracchia ta in qu anto il primo rigido , e dete rminante, vincolo era stato di Hitler: vittoria o morte! Lasciato cadere l'a rgo mento pe r o vvi motivi cli opportunità, Barbasetti chiese cli conoscere il pensie ro ciel suo interlocutore sulla difesa della Cire naica . Rommel fu categorico: la Giovani Fascisti costituiva la carta sulla quale aveva contato per tenere la linea Sollum-Halfaya -Sidi Omar, ma purtro ppo non sarebbe arrivata in tempo utile. Di conseguenza, tanto valeva fa rla proseguire, per Gialo, direttamente ad e l-Agheila. D'altronde egli non prevedeva di sostare al confine più di mezza giornata, intendendo evitare a qualunque costo l'agganciame nto eia parte del nemico. Barbase tti cercò di protestare: "Non p ossiamo dimenticare che l'ordine è di resistere qui!", ma non ricavò nulla. Anzi Rommel fu ancora più rude. Gli occorrevano solo truppe motorizzate; ch i non dispo neva di mezzi a motore e ra perduto e pertanto: nessun ulteriore invio di unità a ppiedate al confine e sgombe ro via aerea in Italia di tutti gli elementi che non sarebbe stato possibi le dorare di mezzi, al fin e di ridurre al minimo i poten zia li prigionieri. In fo ndo, aveva ragione. Barbasetti non mancò di sottolineare che l' interminabile colonna che s i snodava sulla via Ba lbia, e che egli aveva risalito in senso inverso, appariva composta quasi per intero di autocarri tedeschi, molti d ei quali tra spo rtanti cose inutili o addirittura vuoti. Ma inutilme nte cercò di oue nere la restituzione del XX autogruppo italiano, ceduto ai tedeschi nella primave ra dell'anno precedente, all' atto della costituzi o ne del DAK. ''Avemmo allora qualche fra se vivace - ricordò più tardi Barbasetli - gli fe ci notare che giustizia avrebbe voluto che non si ripetesse il fatto di El Alamein, dove erano rimaste cinque divisioni itc1liane e che i sacrifici dovevano essere ripartiti in pat1i uguali fra ita!-iani e tedeschi" (32) . Su di un punto Romme l finì per concordare e vale la pena di soffe rmarvisi perché a tal proposito il suo comportamento sembrò giustificare le accuse di trascuratezza e di abbandono dell e truppe italiane rivoltegli in varie circostanze . Come sappiamo, il Comando Su premo aveva s tabilito d i passare la Marmari ca alla giurisdizion e dell 'ACIT non appena questa si fos se portata al confine. Il provvedimento e ra più che logico, trattandos i ormai delle retrovie dell'arm ata e, probabilme nte , del prossimo campo di battaglia. Ro mmel invece , e contro il desiderio sempre man ifestato di esercitare pieno potere su un'ampia zona all e proprie s palle, aveva replicato subito rifiutando ed avanzando una strana p roposta: , Notifico che in seguito alla grave mancanza di mezzi di collegamento, non sono in possesso dello stru mento di comando necessario per assume re anche [co rsivo nostro] comando dell e truppe italiane disloca te nella Cirenaica orientale (...)-.
Nel contempo aveva pregato che Barbasetti mantenesse invariato il limite delle sue attribuz ioni, pre ndendo "tutte le misure tattiche in stretta collaborazione con me" (33). In realtà , egli alludeva ai re-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
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parei italiani già dislocati sulle posizioni Sollum-Halfaya-Sidi Omar, come spiegherà Barba.setti e come preciserà lo stesso feldmaresciallo nelle sue memorie (34). Ricordando che le truppe italiane al confine erano già state poste dallo stesso Rommel agli ordini del geo. Nava rini, ivi appositamente fe rmato con il Comando del XXI corpo, è chiaro che Rommel tentava di trasferire a Barbasetti la sorte delle unità italian e appiedate, per riservare a sé la sola condotta delle forze tedesche, tutte motorizzate, con la piccola aggiunta dei resti del XX corpo, che in pratica facevano massa unica con quelli del DAK. Così non gli sarebbe stato nuovamente rimproverato l'abbandono degli italiani. L' idea di un comando a due era tanto lontana dalla logica tattica oltre che dall'elementare buon senso, che non poté essere ovviamente sostenuta. Quando Barbasetti rilevò come egli già non avesse esitato ad impartire ordini diretti perfino al comandante della piazza di Tobruk, Rommel finì per convenire: "D'accordo, il comando continuerà come per il passato" (35) . Però questo non lo scrisse nei suoi appunti . La sintesi dell'incontro venne telegrafata a Cavallero la sera stessa: •Avuto lungo colloquio con Rommel. Questione comando - comunicò 13arbasetti - che egli intendeva riferita ac truppe in linea est stata risolta avendo egli convenuto che comando deve essere un k:o; 1;ua proposta tendeva secondo me unicamente a salvare truppe tedesche che sono rune motorizzate sac rificando quelle italiane non motorizza te. Egli ha dichiarato che date le forze disponibili non est possibile opporre apprezzabi le resistenza Sll no ta linea et ritengo non la opporr:ì come si dedu ce da seguenti ordini da lui dati: presidio Siwa e Giarabub ripieghi su Gialo-Aghei la; nessun altro invio cli trnppe non motorizzai.e sulla nota linea et in conseguenza nessun nuovo invio in aeret? cli banaglioni in Cirenaica; artiglierie mobili et truppe di Tobru k che s ia possibile sgomberare siano sgomberate c;orne est già stato iniziato ac Tobruk da tedeschi senza avvertirci. Avendo egli affermato che non può lasciarsi impegna re da l nemico, praticamente avverrà che ai primi colpi cannone nemici egli Jascer;ì attuali posizioni con sut:: truppe motorizzate per raggiungere, come ha dichiarato, possibilmente Sinica . .!'fa già sgomberato ovest Ain Gazahi gran parte automezzi con intendimento raggiungere Ben.a et probabilmente proseguire. Avendogli chiesto restituzione noscro autogruppo e t c;1meratesco aiuto per auwlrasportare almeno aliquota nost ri soldal:i con autocarri suoi, che sono in num ero enormememe supe riori ai nostri et trasportano anche tante cose inutili ;1ut arretrano vuoti, egli ha rifiutato affermando essere indispensabili per au totrasportare sue tru ppe. Avendo anc he chiesto che manovra ripiegamento sia condotta in modo che anche poche nostre truppe motorizz.ite sia no salvaguardate, ha prornt::sso che impiegherà battaglioni Pistoia lungo la 13albia. Per rimanenri e lementi italiani afflu iti da te rgo aut da lle retrov ie , ritiene siano da sgo mbenire Italia via aerea aut qualunque mezzo per diminuire numero prigionieri. Per mio como faccio tulio possibile pe r salva re quanto ci est consentito , oltre ciò che dei servi7.i ho potu to già arretrare a vantaggio Tripolitania . Avverto Bascico cli questa situazione e delle eventuali affluenze• (36) .
Quando Rommel tornò al proprio Comando , ebbe la sensazione che la pressione britannica si accentuasse nel settore di Sidi el Barrani, pertanto d ecise il ripiegamento dell'ACIT sulle posizioni di fron-
DA El. AI.AMEIN AD EL AG l·IEILA
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tiera. La protezione del movimento doveva essere assicurata dalla 90" leggera e dal 3° gruppo esplorante schierati a Bug Bug. IL 10 NOVEMBRE.
Come c'era da attendersi, il rapporto di Barbasetti lasciò Cavallero più seccato che stupito. Convocò per le 10,15 van Rintelen e gli fece le proprie rimostranze : il Comando Supremo aveva organizzato la resi'stenza a Sollum-Halfaya-Sidi Ornar ed impartito l'ordine cli difesa sul posto e l'OKW aveva confermato "mà non possiamo pretendere che ciò sia fatto oltre il possibile" . Per d i più bisognava reagire "ad una tendenza di Rommel che dipende dalla sua psicologia ben nota". E continuò, avvertendo che durante la riti rata dalla frontiera ad el-Agheila non av.rebbe tollerato il rinnovarsi di ciò che si era verificato da El Alamein a Sollum, cioè che le unità italiane venissero "sacrijìcate dagli avvenimenti" (non disse, come pensava, "dai tedeschi"). Diversamente le ripercussioni psicologiche sarebbe ro state assai gravi . Il cahier de doléances era nutrito. Primo: Rommel aveva dichiarato che avrebbe fatto resistenza alla frontiera; ebbene "ritengo che non lo farà". Secondo: Rommel aveva comunicato di non voler assume re il comando delle truppe italiane sulla linea predetta. Terzo: il Comando Supremo aveva ordinato di far ripiegare la Giovani Fascisti su Sidi Omar, ma Rommel non av eva eseguito l'ordine e solo a seguito di un secondo intervento aveva aderito; naturalmente troppo tardi. Quarto: Rommel stava ritirandosi con circa 10.000 mezzi, di cui appena un quarto italiani, e rifiutava cli restituir e il XX autogruppo prestatogli a suo tempo sostenendo essergli indispensabile, mentre molti suoi autocarri risultavano carichi di cose inutili e persino vuoti. Ebbene, che l'OKW imponesse a Rommel la restituzione dell'autogruppo . Dei quattro punti controversi, il comando unico era già stato ottenuto da Barbasetti; l'avviamento della Giovani Fascisti ad el-Agheila appariva o rmai inevitabile e, forse, preferibile alla disponibilità a $idi Omar di altra fanteria non bene armata; la restituzione del famoso autogruppo, che tra l'altro era probabilmente sparpagliato in mezzo ai vari reparti ed organi tedeschi, venne "sistemata" da von Rintelen co n la proposta d i obbligare invece Rommel a garantire il trasporto della Pistoia, proposta che Ca valiero accettò estendendola a "tutto ciò che c'è a Bardia ed a Sollum-Halfaya, tutto ciò che vi è da Tobruk in avanti". Quanto all'argomento principe, Cavallero non manifestò esitazione nell'affermare che "a noi conviene ormai abbandonare la Cirenaica per avere le forze più raccolte. Non si può manovrare tra Sollum e la frontiera tunisina, perché la distanza è troppa. Ci conviene restringerci, tanto più che si apre la via di Tunisi". Questo il succo della conversazione. Vediamo adesso come venne tradotto in pratica. Cavallero fece preparare il seguen te dispaccio: -Maresciallo Romo1el. Duce h abet preso conoscenza vostre comunicazi oni di
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ie ri et di stama ne . Egli ritiene che, qualora una resistenza abbasrnnza prolungata sulle posizioni Sollum-Halfaya non fosse eseguita, ris ulterebbe compromessa an che possibilità preparare difesa linea l\1a rsa el-Brega. Ciò tanto più che sviluppo situ azione nel Nord Africa francese et nostro già avviato intervento rendono sempre più indispensabile non precipitare gli avvenimenti in Cirenaica et assicurare salda difesa Tripolitania per poter sfruttare a fondo vantaggi che nuova situazione presenta. Oltre at res istenza sulla linea Sollum-Halfaya est indispensabile che eve ntuale ripiega me nto sia fatto sistematicamente pe r sbalzi successivi in modo da guadagna re tempo et ass icu rare o rdinato ripiegamento fo rze et mezzi della Ci renaica. Duce richiama vostra attenz ione pe rsonale sulla necessi tà che sia assicu rato deflusso fo rze italia ne non motorizzate meu:endo in comune tutti i mezzi disponibili per compensare grande deficienza mezz i d i trasp orco de lla pa rte italia na. Duce desidern Vostra comunicazione sul contenuto di q uesto telegramma. Ugo Ca. va llero .. (3 7).
Il messaggio lascia alquanto incerti. Le esigenze operative che consigliavano o meglio imponevano di acquistare tempo alla frontiera egiziana erano illustrate in modo assai chiaro . Però mancava un particolare importantissimo : quanti giorni occorreva garantire? Certo, Cavalle ro sapeva d i no n pote r essere preciso. Ignorava i concreti rapporti di forza che si sarebbe ro verifi.cati no n appena il 10° corpo bri tannico fosse giunto a contatto con l'ACIT; ignorava quanto tempo avrebbe comportato lo sgombero della Cirenaica; ignorava quanto ne sarebbe occorso per realizzare la voluta organizzazione difensiva ad el-Agheila. Per contro, riteneva probabile uno sbarco nemico a Sollum (38). In definitiva, non era in grado di indicare con sufficiente approssimazione il guadagno minimo di tempo da ottenere a qualsiasi costo. Già tale omissione bastava perché il comandante in campo si regolasse secondo il proprio apprezzamento e l'interesse della propria armata piuttosto che secondo le esigenze della difesa della Tripolitania . Per cli più esisteva la convinzione - fondati ssima - che Rommel avrebbe comu nqu e agito a suo modo. La frase finale sembra illuminante: erano previste obiezioni. Quindi no n si può parlare di direttive o, meno ancora, di ordini. Non per niente si ripete la formula nota : "li Duce ritiene ... ". Visto, allora, che si trattava di discutere non si poteva utilizzare la presenza in posto d i Barbasetti per un inequ ivocabile chiarimento? E, soprattutto, non era meglio decidersi per un abboccamento con Rommel?' Presumibilmente questo fu anche il pensiero di Mussolini. Quando g li venne letto, per telefono , il messaggio , non sembrò molto convinto, tanto che rispose di non spedirlo e di recarsi invece di persona a trattare l'argomento. Cavallero però insistette : sarebbe partito per la Libia, ma considerava opportuno trasmettere ugualmente il telegramma. Mussolini acconsentì. Alle 14.25 arrivò a Roma una comunicazione dell'OKW per Rommel, provocata da von Rintelen. Era molto secca ed in sostanza ingiungeva d i accettare senza discutere gli ordini del Comando Supre mo: ..[n conco rdanza con l'ord ine del Duce, il FOhrer Vi fo obbligo d i prendere tu tte le misme atte ad assicura re il guadagno di tempo necessario per lo sgombero
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della Cirenaica. E<l in particolare il Fi.ihrer Vi richiama alla Vostra responsabilità, affinché eventua li uheriori movi(Tlenti in ritirata vengano o rganiz zati in modo da rendere possibile lo sga nciame nto dal nem ico anche dalle fonnazioni non moto rizzare, inclus:1 la divisione Pistola.. (39) .
Quella sera Rommel aveva raccolto l'armata fra il mare e Sicli Omar (schizzo n. 5). La 90" leggera era a Sollurn Alta e Bassa, la Pistoia teneva il tratto dell'Halfaya, alla ridotta Capuzzo si trovava il DAK e più indietro, a Sidi Azeiz, c'era il XX corpo. A nord cli Ca puzzo, verso Barclia , era collocato il gruppo Menton e sul fianco meridionale, nella zona cli Sidi Omar, il X/7° bersaglieri, il 3° ed il 580° gruppo esplorante. La riunione alle truppe schierate al confine non aveva incrementato cli molto l'ACIT, giacché la Pistoia (gen. Falugi) non costituiva che un semplice raggruppamento tattico (40) . Complessivamente la forza dell'ACIT comprendeva 2.000 italiani ed altrettanti tedeschi schierati da Sollum a Sicli Omar, con una ventina di pezzi controcarri ed una sessantina di artiglierie campali. A tergo, in riserva, il DAK ed il XX corpo mettevano insieme 3.000 tedeschi e 500 italiani, con undici Panzer e d ieci M 14 efficienti, una ventina di canoni controcarri, 24 contraerei e 25 campali. Piuttosto poco. Quando la minaccia di un avvolgimento da sud fosse diventata reale, la ritirata si sarebbe resa inevitabile. Non poteva che pesare l'abbandono cli un territorio conquistato con tanti sacrifici, ma "è stupido ed irresponsabile da parte di un comandante chiedere alle truppe prove di valore che non rispondano a necessità militari" osservò Rommel (41). Chiaro, dunque, ch e non aveva la minima intenzione di accettare battaglia né alla frontiera né in Marmarica. A parte tale orientamento, il succedersi degli eventi presenta qualche incertezza. Da una comunicazione cli Mancinelli a Delease, trasmessa il mattino clell'l l novembre, ma sicuramente compilata la sera prima, sembra che a tu tto il 10 Rommel non avesse ancora preso una decisione, per quanco pronto a levar le tende: .Jntendimento Rommel quando dovrà sgombrare Halfaya esc ripiegare su linea margine est Tobruk-e l Adem. Successivamente su linea Ain Gazala. Cercherà rallentare p er quanto possibile movimen to cui ri rmo però rimane imposto es.senzialmence da iniziativa nemica. Non est ancora possibile stabilire se posizione Ha lfaya potrà essere mantenu ta oltre giornata odierna. Comando ACIT ha predisposto ripiegamento Pistoia. Colonne tedesche hanno ordine raccogliers i per ora ovest Berta" (42).
D'altro canto il XXI corpo non riusciva a prendere contatto radio con l'ACJT ed ignorava dove il Comando d 'armata si trovasse, e nemmeno era ragguagliato da ufficiali tedeschi di collegamento. Navarini, il quale pure non si scomponeva facilmente, aveva davanti agli occhi l'incubo di un prossimo rinnovarsi dell'abbandono delle linee di El Alamein . Il suo capo di S.M., col. Ledda, annotò malinconicamente sul diario storico che, secondo un messaggio cli Delease, in caso di ritirata la Pistoia doveva fare affidamento sui soli suoi mezzi, "per-
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tanto - commentò - è da ritenere che la maggior parte della fanteria non potrà ripiegare". Ma Rommel adesso stava attento alla questione ed ebbe cura di parlarne in un telegramma inviato a Cavallero e, per conoscenza , all'OKW, all'OKH ed a Delease: .. prego comunicare al Duce: 1. Le forze molto esigue ancora rimaste costringono ad una condona di com_battimento temporeggia nte . Con questa co ndotta di combattimenlO temporeggiante s i cerca di ritarda re il pi ù a lungo possibile l'ava nzata nemica per guadagnare in questo modo tempo per uno sgombero ordinato della Cirenaica. Non è peraltro ancora possibile prevedere al durata di queste opernzioni. Questo di pende dalla forza della pressione nemica. 2. Particolare attenzione viene rivolta al ripiegamento dei reputi no n moto· rizzati delle truppe italiane. È stato dato l'ordine che i soldati ita liani vengano tra· sponati da lle colonne tedesche e, come finora (!) ve nga no presi a bordo da au tomezzi isolati tedeschi. No n è purtroppo possibile mettere a disposizione delle colonne, come richiesto da Delease, per le forti perdite dei nostri mezzi d i trasporto ed il gran numero di soldati tedeschi non motorizzati. La divisione Pistoia. non è stata finora impiegata in prirna linea; nello sgombero della posizione Sidi OmarSollum-J-Ialfaya essa verrà ritirarn come primo reparto .. (43) .
Nel frattempo gli inseguitori si erano fatti sotto. La 2" D.f. neozelandese raggiunse nel pomeriggio, con la 4" B.cor. leggera e la 5" B.f. neozelandese, le pendici della scarpata cli Sollum nel settore costiero . La testa della 7" D.cor., cioè la 22• B.cor. che aveva seguito la pista cli Bir el Khamsa , riuscì a superare il reticolato cli frontiera nei pressi cli el-Beicla, ci rca 25 chilometri a sud di Sidi Omar, con l'intenzione cli volgersi in direzione nord per accerchiare la ridotta Capuzzo. Arrivato al confine, .Montgomery alzò il piede dall'acceleratore: esistevano difficoltà di alimentazione dello sforzo e non voleva che aumentassero, lasciando le divisioni avanzate dell '8• armata alla mercé cli un'improvvisa reazione di Rommel, dal quale c'era da aspettarsi cli tutto. Rifiutò persino l'offerta cli rifornimenti aerei avanzatigli dal mar. Tedcler, comandante in capo della RAF in Medio Oriente, e ne mmeno si scompose quando Ultra gli rivelò che alla data ciel 10 novembre la 21" Panzer era ridotta ad undici carri efficienti e la 15" Panzer non ne aveva neanche uno. E rimase indifferente al la notizia che l'ACIT si trovava con un quarto di unjc>c e carburante per quattro o cinque giorni ( 44) . Perciò dispose una sosta nella zona Barclia-riclotta Capuzzo-Sidi Omar-Sidi Azeiz. I reggimenti autoblindo avrebbero potuto peraltro continuare nella corsa . Mentre la 4" B.cor. leggera si spiegava per impegnare col fuoco le difese italo-tedesche del fronte di Sollum, Freyberg, che seguiva e.la presso il movimento, o rdinò al gen. Kippenberger di portarsi con la sua 5• brigata sulla scarpata, procedendo esternamente lungo la pista Bug Bug-Hir Habata e e.li avanzare verso nord-ovest sino a giungere alle spalle di passo Halfaya, con la speranza cli catturare almeno una aliquota della retroguardia clell'ACTT. Kippenberger stava procedendo lentamente su un terreno tra rotto, quando un improvviso contrordine lo riportò nella piana costiera : Freyberg aveva ricevuto no-
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LE O PEHAZJO NJ IN A f RJ CA SETTENT HI ONAI.E
tizia sia del passaggio della 7' D.cor. da Bir Habata, sia dell 'improvviso arretramento dei reparti della 90" leggera da Sollum Bassa. Era evidente che la retroguardia tedesca si affrettava a raggiungere il pianoro d i Sollurn Alta, così che apparivano innegabili le difficoltà incontrate dalla 4" B.cor. leggera, alle prese con i vecchi campi minati rimasti in zona e sotto il tiro delle artiglierie dell'Asse. La ricognizione aerea britannica stava fornendo sufficienti indicazioni sulle difese approntate in corrispondenza del confine, ma Freyberg vedeva la propria divisione sparsa su ampia profondità ed era incerto se attendere o non il giorno seguente per un' azione di forza. Dopo maturo esame, e sulla base delle ulteriori informazioni recate eia pattuglie, Kippenberger venne incaricato cli occupare passo Halfaya con un colpo di mano notturno.
2.
IL RIPIEGAMENTO SUU.A LINEA DI AIIN EI.-GAZALA.
Alle 5 dell'l 1 novembre, ripristinato il contatto radio, Navarini ricevette un messaggio dell'ACIT compilato la sera prima. In previsione dell'attacco nemico, Rommel indicava i provvedimenti da assumere contro un tentativo di sfondamento frontale nel tratto Sollum-Halfaya e contro una contemporanea probabile azione aggirante da sud e te ndente a Tobruk. Per la prima esigenza il XXI corpo doveva ripiegare alle 6 su Barclia; la 90" leggera ne avrebbe protetto il movimento ed a sua volta si sarebbe portata sulla Via Balbia dopo aver fatto saltare le predisposte distruzioni stradali. Per la seconda ipotesi era prevista una cortina di sicurezza, fronte al deserto , con il 580° gruppo esplorante a sud d i Barclia a garanzia ciel XXI corpo (del quale era destinato a costituire retroguardia nel successivo arretramento), il 33° gruppo esplorante a sud di Gambut ed il 3° a sud-est di el-Aclem. Al riparo di questo schermo, il DAK, il XX corpo ed il gruppo Menton dovevano portarsi nella zona cli Gasr e l-Aricl, pronti ad in tervenire sul fianco del possibile tentativo britannico (schizzo n . 6). Mentre le unità corazzate e motorizzate, tempestivamente raggiunte dall'ordine , si mettevano in moto alle 5 sul Trigh Capuzzo, il XXI corpo si elette eia fa re appena possibile e subito si trovò in crisi. Benché nel tardo pomeriggio p recedente I' ACTT fosse riuscita a fornire un preavviso via breve, preavviso immediatamente partecipato alla Pistoia, qualcosa non funzionò a dovere. Purtroppo i reparti dislocati all'Halfaya ve nnero investiti nel buio de lla notte, sconsideratamente senza misure di sicurezza, durante il caricamento dei mezzi: si trattava di buona parte del 35° f. e di tre batterie tedesche. Per fortuna il fuoco di un battaglione di formazione, costituito con i resti della 164" leggera, riuscì ad arrestare i neozelandesi che, a giorno fatto, già si dirigevano verso nord, cosicché il gen. von Sponeck, accorso a valutare di persona la situazione in quel settore, fece appena in tempo a tornare indietro ed a sottrarre la 90" leggera all'avvilu ppame nto (45).
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA S ErrENTRIONALE
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Le circostanze non potevano che rafforzare Rommel nella convinzione cli dover evitare l'errore commesso a suo tempo dagli inglesi di chiudersi in Tobruk, palesemente priva ormai di significato operativo. Bastava fermarsi per tutto il 12 sulla linea Tobruk-el Adem per agevolare il lento deflusso degli elementi ripieganti e lo sb locco dell'ingorgo creatosi presso Ain e l- Gaza la . Si trattava cli gruppi senza reale peso bellico, diretti verso Sirte, che era opportuno impedire costituissero intralcio alla manovra ed al più veloce spostamento delle unità cieli' ACIT. Inoltre la questione carburante era tornata pesantissima. Anche se i reparti disponevano di un'autonomia cli 100-150 chilome tri, che comunque non assicurava tranquillità, nel! 'intera Marmarica non esisteva altro, né si poteva provvedere con un tempestivo afflusso cli rifornimenti da Bengasi essendo i pochi trasporti impegnati al massim o . Occorreva dunque un aviorifornimento urgentissimo a Tobruk. Purtroppo in questi frangenti si verificarono disguidi ed arrivarono via aerea 1.300 complementi, a dispetto dei reiterati inviti cli Rommel a non mandare personale, pena il rischio di doverlo poi lasciare a terra per mancanza di autocarri. Ad ogni modo, dato il così rapido sviluppo degli avvenimenti, non restava che accelerare i tempi. Il presidio italiano della piazza cli Tobruk (gen. Cassata) aveva una consistenza molto relativa ( 46) e per cli più, nonostante l'ordine cli resistenza ad oltranza impartito dall'ACIT il 10, i due battagl ioni tedeschi che tenevano parte della cinta difensiva vennero inopinatamente fatti sgomberare il mattino dell'l 1 (47) . Peraltro, nel pomeriggio Rommel convocò Cassata al proprio Comando tattico, stabil ito provvisoriamente nei pressi della via Balbia ad una trentina d i chilometri ovest di Tobruk, e lo informò che la 90" leggera stava entrando nella piazza e che le posizioni dovevano essere conservate solo fino a mezzogiorno del 12. Dopo cli che il presidio si sarebbe avviato direttamente su lv'larsa el-Brega, previa distruzione di quanto non trasportabile. " Domani sera - precisò - trovatevi all'altezza di Bomba, perché non sono sicuro che la d{/esa di Ain et-Gaza/a possa tenere" . Cassata impiegò più cli tre ore per tornare indietro, a causa del traffico intensissimo in direzione cli Berna . A Tobruk trovò l'appena giunto Comando del XXT corpo. Conosciuti gli ordini ricevuti da Cassata, Navarini dispose immediatame nte che all'alba del 12 la Pistoia lasciasse Bardia e per mezzogiorno si trovasse a Tobruk orientata a proseguire e che, sempre all'alba, tutti i reparti raccolti alla spicciolata partissero per Marsa el-Brega. Intanto De Stefanis , portatosi ad e l-Adem, aveva proceduto ad un riordinamento delle proprie residue forze costituendo, su autorizzazione di Delease , un "gruppo di combattimento XX corpo d'armata" al comando d e l gen. Cantaluppi. l\fa non soltanto le forze erano irrisorie: 1.500 uomini e 200 automezzi ( 48). Anche il morale difettava. "Vi è in tutti, truppa e quadri duramente provati - si legge
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nel d ia rio storico del XX corpo in data 9 novembre - la netta convinzione dell 'impossibilità di arrestare in alcun modo la incalzante pressione avversaria". Ed il giorn o successivo: "La notizia diffusa dalla radio degli sbarchi americani in Algeria e Marocco contribuisce a considerare con maggiore pessimismo la situazione". Mentre aveva luogo lo sgombero di Tobruk, si accesero combattimenti ad el-Adem. Si trattava di eleme nti blindati lanciati in avanti dal 10° corpo britannico. Con la conqu ista del c iglione di Sollum, Montgome ry poté esprimere la soddisfazione di aver ricacciato l'invasore dall 'Egitto. Persuaso che quasi sicuramente Rommel avrebbe proseguito la ritirata fino ad Ain el-Gazala senza attardarsi molto in difese temporeggianti , si accinse a riconsiderare le truppe pe r l'inseguimento. Punto ferm o del suo disegno di manovra era sempre di evitare nel modo p iù assolu to un ribaltamento della situazione da parte di Ro mmel. Non intendeva assolutamente incorrere ne ll e disavventure del gen. Neame ne ll 'aprile 1941, né in quelle dei gen. Ritchie e Cunningham nel 1942. Le tappe da osservare erano tre . Prima Tobruk , senza il cui porto l'alimentazione dell'a rmata si sarebbe palesata insostenibil e . Poi Bengasi, s ia per costituire una nuova base logistica sia per la probabile ri cca preda in rifornimenti e , forse , in prigionieri, date le nettissime difficoltà italo-tedesche in autocarri . Infine el-Agheila, che rivestiva va lore specifi co ai fini di una difesa verso oriente, come verso occidente . In sostanza, il suo intento si traduceva nell'impadronirsi della posizione di el-Ag he ila, sloggiandovi \' ACIT ed insediandovi 1'8" arma ta; ne l concentrare nella zona di e l-Mec hili un forte complesso corazzato , pronto a gettarsi contro qualunque penetrazione avversaria che avesse superato e l-Agheila; ne l consentire l' installazione de lla Desert Afr Force (vice maresciallo d ell'Aria Cunningham) nel gruppo di campi di aviazione delle zone di Derna e d i Bengasi. Intanto occorreva decider come continu are l' inseguimento. Montgomery aveva l' abitudine di impiegare per ogni operazione il comandante rite nuto più adatto . Così aveva fatto sino al confine, non esitando ad affidare a Freyberg la parte principale, be nché di n eozelandesi gli fosse rimasta solo la 5' brigata. Adesso aveva in mente qualche cambiamento, però preferì attendere il raggiungimento ciel gehel e lasciò a Lumsden il compito di procede re con il 10° corpo. Affermare che Montgomery amasse la precisione, proba bilme nte è d ire poco . Soprattu tto quando la sua fiducia nei sotto rdin i, per elevato che fosse il loro rango, non raggiungeva un alto lìvello, egli sce ndeva volentieri nei particolari e ne prete nde va l'esecuzione senza varianti estemporanee o cincischia menti. "Sapevo bene- scrisse più tardi - che, in passato, comanda nti di corso d 'armata e di divisione avevano avuto le loro idee sul modo di condurre le operazioni nel deserto, e che non gradivano un ferm o controllo dall'alto. Questa era una delle ragioni per cu.i eravamo stati vicini a perdere l 'Egitto" ( 49). Pe rciò d isse chiaro e tondo a Lumsden che adesso tutti avrebbero ese-
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LE O PERAZIONI IN AFRI CA SETTENTRIONALE
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guito i suoi ordini. In compenso, assicu rava il completo successo. Così Freyberg venne lasciato al confine per riordinare la sua 2" neozelandese e Lumsden proseguì verso Tobruk con la 7" e la 1° D.cor.; la 4° B.cor. leggera fu invece diretta su Acroma con i suoi due reggimenti autoblindo, i Royals ed il 4° /6° sudafricano, per un'azione di disturbo. Ormai però Rommel aveva conseguito lo scopo prefissasi ed alle 21,15 ciel 12 diramò l'ordine di ritirata. Aveva già fatto partire Navarini, con le sue poche truppe e la Pistoia, prescrivendogli di raggiungere in serata la zona di Martuba, una ventina di chilometri sudest di Derna, e successivamente d i proseguire verso Agedabia . Adesso occorreva portare indietro le unità più reattive, affidando loro il compito di tenere la linea Ain el Gazala-Temrad almeno per l'intero giorno 13. I movimenti, iniziati poco prima dell'alba , si svolsero senza incontrare ostacoli e prima di mezzogiorno le posizioni prestabilite venivano occupate (schizzo n. 7). Il 13 le truppe britanniche entrarono in Tobruk. Nel pomeriggio del 12 Cavallero atterrò in aereo a Tripoli. Proseguì subito per Homs, sede del Comando tattico ciel Comando Superiore della Libia, ove ebbe u n lungo colloquio con Bastico. Gli aveva già fatto pervenire , tramite il geo. Giglioli, la pittoresca direttiva del Duce: "difendere la Tripolitania fino all'estremo e, se necessario, con atti ed eroismi tali che debbano costituire una vera epopea!" (50) . Ora gli disse che gli avvenimenti d ella Tunisia non lo riguardavano, in quanto la presenza cli altre truppe dell'Asse in posto escludeva ogni pericolo da quella parte: "Tu, Bastico, non hai un fronte ovesf' (51). Per il momento Bastico tacque , tanto più che la principale e piL1 urgente preoccupazione era veramente quella di approntare alla meglio un muro al cui riparo accogliere l'ACIT. Il pensiero di Cavallero si compendiava in due concetti, vale a dire l'allestimento della linea Marsa el Brega-el Agheila-Maracla e di un'avanstruttura cli sicurezza ad Agedabia, con la D.f. Spezia, la D.cor. Centauro e quanto recuperabile dalla Cirenaica (52); ed il comando unico affidato a Bastico. Rommel sarebbe passato alle dipendenze cli questi non appena arrivato ad Agedabia e Delease veniva sciolta . A prescindere dalle molte riserve sulla visione strategica della guerra nel teatro nordafricano, peraltro ancora eia definire con l'OKW e su cui torneremo, sicuramente Cavallero non cullava molte illusioni circa l'evoluzione della lotta in Cirenaica. D'altro canto, conservava una notevole diffidenza sulle intenzioni e sul comportamento di Rommel. Aci esempio , "io credo - scrisse proprio quel giorno nel diario - che Rommel esageri. Se fosse pressato da tante forze, non penserebbe di tenere oggi la linea generale el Adem:fronte est di Tobruk". Comunque era il momento di studiare a fondo tutti gli aspetti del problema operativo. Così, il 13, Cavallero, Bastico e Giglioli si recarono in volo a Bengasi per incontrarvi Rommel e Barbasetti. Anche Rommel desiderava ardentemente un abboccamenco con Ca-
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vallero e con Kesselring. Gli sbarchi alleati nel Nordafrica francese lo preoccupavano non poco, specie non essendo in grado cli valutare gli effettivi limiti di un duplice contemporaneo sforzo dell'Asse per realizzare una salda difesa in Tunisia e per rimettere in sesto l'ACIT in Tripolitania. Si imponeva una decisione cli carattere strategico e con carattere cli urgenza. Quanto a lui , non avrebbe esitato a raccogliere le coraggiose ed esauste truppe a Cirene, nel Gebel, ecl a sgomberarle con ogni mezzo in Italia od in Grecia . Ma, non disponendo ciel potere decisionale, doveva cercare cli provocare una soluzione che in qualche modo evitasse un inutile sacrificio. Sfortunatamente si verificò un contrattempo che non giovò ad alcuno ed anzi complicò ancor più i rapporti personali fra ì protagonisti della lotta disperata. Per disturbi ed interruzioni nei collegamenti radio ed una evidentemente mancata intesa, Rommel si preparò a ricevere i visitatori a Martuba, presso il Fliege1/uhrer, mentre Cavallero, Bastico e Barbasetti si riunivano al campo d 'aviazione K3 di Bengasi (52). Constatata l'assenza del coma ndante dell'ACIT, la conferenza ebbe subito inizio . La questione di maggior interesse per Cavallero riguardava l'efficie nza da attribuire alla posizione di el-Agheila. Vi si trovava la Spezia, vi era diretta la Giovani Fascisti, sta va per affluirvi la Centauro: anche secondo Barbasetti in una settimana si poteva sperare di mettere insieme qualcosa cli sufficientemente solido. Quindi Rommel non doveva arrivare su l posto prima di otto g iorni, cosa non difficile , considerando la minore pressione britannica e le diminuite incursioni della Royal Air Force. D 'altronde, "o ci si.ferma ad elAgheila - intervenne Bastico - o non ci si ferma piit. l'vfa per far questo occorre essere sicuri che uno voglia tenere!" Barbasetti approfittò della discussione sulla difesa alla linea cli elAgheila per rappresentare la fine del compito di Delease: ormai non rimaneva altro da fare e per giunta le sue personali condizioni fisiche non gli consentivano cli reggere più a lungo; si sarebbe dunque recato ad Ageclabia a ~ovraintendere l'approntamento della difesa sino all'arrivo cli Rommel. Cavallero, che gli aveva taciuto il già stabilito scioglimento di Delease, approvò calorosamente l'ulteriore sua temporanea presenza "perché se no Rommel non si ferma più" . Come si vede esistevano molti dubbi sulla reale volontà cli Rommel di arrestarsi. Non soltanto sembrava mostrare una eccessiva premura nello sgombero della Cirenaica, ma, secondo una confidenza fatta dal capo ufficio informazioni dell'ACIT, avrebbe perfino considerato l'ipotesi cli un'onorevole resa (54). Trascurando, ovviamente, questo particolare, Cavallero rinnovò il desiderio di parlare con il feldmaresciallo e chiese al gen. von Pohl, addetto aeronautico tedesco a Roma, il quale si era presentato a mezzogiorno comunicando l'esito negativo dei propri sforzi per rintracciare Rommel, cli stabilire un appuntamento per l' indomani. Nella riunione venne anche studiato se e dove possibile irrigidì-
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re una difesa in Tripolitania. Il parere de i presenti fu unanime: non soltanto non c'era neanche da pensare ad un arresto all 'al tezza di Misu ra ta, ma nemmeno il campo trincerato d i Tripoli offriva gara nzie . Quindi, "Bisogna giocare il tutto per tu tto ad el-Agheila". Per il comando della posizione di resistenza, Bastico e Barba setti indicarono Navarini. A tergo si sa rebbero rio rdinati i resti del DAK e del XX corpo (55). Al termi ne della riu nione Cava llero fece comunicare a Rommel, tramite Mancine lli, di ave r d ato a Hasrico le p rime dire uive per l'apprestamento della nota linea e d i riservarsi c hiarimenti e p recisazioni nel colloquio dell' indomani a Bengasi. Senonché, alle 7.20 del 14 giunse un te legra mma de l comandante della piazza di Bengasi comunicante i vani tentativi di von Pohl di pre ndere contatto radio con l'ACIT. Si supponeva che in giornata Rommel sa rebbe arrivato a Maraua. Cavallero allora annullò l'appuntamento e si recò a Misurata. È possibile che non abbia accettato il presu nto gesto di insofferenz a e di scortesia . Pu rtroppo il disguido continuò. Durante la no tte sul 15 pervenne a De lease un d ispaccio con il qua le Rommel si dichiarava disposto a trova rsi dalle 8 di quel mattino sul ca mpo d i aviazione di Barce per il d esiderato incontro, ma Barbasecci rispose che la comunicazione risultava tard iva : il capo d i S.M. Gene rale e ra dovuto ri e ntrare a Roma (56). Invece q uesti aveva preferito pernottare a l'v1isurata! Si ignora se sia stato avvisato ed abbia rifiutato il colloquio per rip icca o se Barbasetti, in assoluta buona fede, abbia trascurato di accertare la partenza cl i Cavalle ro . Sembre rebbe più atte ndibile la seconda ipotesi, però c iò non togli e che, date le circostanze e pur sape ndo qu ali problemi avesse Cava lle ro sul tappeto (Francia merid io nale, Tunisia, Corsica o ltre la Cire naica), il colloqu io con Rommel rivestisse troppa importanza pe r esse re an nullato . Q ue l viaggio del capo di S.M . Generale presenta comunque altri motivi di perplessità. È con stupore, infatti, che la stessa sera de l 13 si legge un messaggio spedito da Uarbasetti a Superlibia: « Per maresciallo Cavallero. Spiacente che brevità colloquio stamane non abbia concesso intrnttenermi con Voi su difesa nota linea (. . .)" ( 56) . Evidentemente Cavalle ro conside rava o rmai Hastico quale suo un ico rappresentante in A.S .. Benché nel corso del rapporto tenuto al campo di aviazione di Bengasi avesse affermato che Delease sarebbe rimasta in funz io ne "fino a cbe la Cirenaica n on è abbandonata", e calcolato possib ile e necessario un gu adagno di tempo di otto giorni da parte di Rommel prima d i arretrare s u el-Agheila, no n appena arrivato ad Homs fece tra:-mettere il seguente dispaccio: -Oal 16 corrente l a delegazione de l Comando Supremo in A.S. cessa cli fun zio nare. Eccellenza il generak Barba sett i co n il su o ca p o di S.M. passerà a d isposizione del maresciallo Ba stic:o per quegli incarich i che rit errà di affidargli
(...)- ( 58) .
Cavalle ro ripartì pe r l'Italia alle 6 del 15. Appena arrivato a Roma , ricevette Kesselring e von Rintelen (ore 1 1). Comunicò loro di aver
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cercato invano Rommel, sollecitò l'arrivo del nuovo comandante d e l DAK (il gen. Fehn) e chiese che anche l'OKW ordinasse a Rommel di irrigidire la resistenza ad el-Agheila. Essendo in argomento, commentò che Navarini era "stanco" e Barbasetti "fin ito". Kesselring concordò sul piano: mentre ad El Alamein la ritirata era stata giustificata, anche perché le linee di rifornimento britanniche stavano allungandosi enormemente. Nel pomeriggio, von Rintel en si presentò nuovamente al Comando Supremo. Cavallero, che nel fratte mpo aveva posto Mussolini al corrente del viaggio e della situazione, propose di ordinare a Rommel cli temporeggiare altri quattro giorni e di difendersi ad oltranza sulle posizioni approntate nel frattempo da Bastico. Von Rintelen, a questo punto, avanzò alcuni interrogativi, molto probabilmente a titolo personale: era proprio necessario conservare la Libia? Non conveniva piuttosto ritirarsi a Gabès , in Tunisia? Si voleva compiere un grande sforzo per difendere a tutti i costi la Tripolitania oppure res istere sinché possibile? Cavallero rispose che "se andiamo a Gabès, anche la Tunisia è perduta. Quindi, occorre dire a Rommel che su Agbeila si deve fermare definitivamente" (59). Ma come poteva pensare di fermare a lungo 1'8" armata alle porte della Tripolitania? La situaz.ione generale era completamente differente eia quella delle ritirate precedenti! Proprio in qu ei giorni Rommel aveva espresso a Mancinell i un nero pessimismo. Anche rimessa in sesto, l'armata corazzata non sarebbe riuscita che a guadagnare tempo. Questo era il massimo. Probabilmente avrebbe raccolto in Tripolitania p iù di 100.000 uomini, italiani e tedeschi, ma si trattava pur sempre di elementi abbisognevoli di un riordino tutt'altro che breve. Rifluita in Tunisia e pur rinforzata con altre truppe in posto , non appariva in grado di competere contro le forze anglo -americane, preponderanti quantitativamente e qualitativamente e prementi da occidente e da oriente. I nuovi carri americani resistevano al pezzo controcarro tedesco da 50 lungo. Non rimaneva che realizzare una Dunkerqe dell'Asse, prima che fosse troppo tardi. Era appena rientrato dalla Germania il ten. Berndt, suo ufficiale d'ordinanza ed importante funzionario nazista, mandat0 in aereo da l Fi.ihrer a presenta rgli personalmente la proposta della immediata Dunke rque africana. Com'era facile prevedere Hitler respinse categoricamente tale ipotesi : intanto, i provvedimenti in corso in Tun isia garantivano quel nuovo fronte da sorpresa alle spalle de ll 'ACIT; in secondo luogo, l'assoluto dominio aeronavale britannico in Mediterraneo re ndeva impossibile l'evacuazione delle truppe dell'Asse dalla Cirenaica; infine, l'annata sarebbe stata rifornita di tutto via Tripoli . Inoltre Hitler aveva voluro dettare alcune righe di elogio, ma anche cli ammon imento: «Sono assolutamente certo che il feldmaresciallo e la sua armata ad El Alamein hanno fatto tutto quanto stava in loro, e che la condotta d elle operazioni è stata inappuntabile . Sono inoltre convinto che la ritirata d ella Panzerarmee sulla linea cli Fuka sia sta-
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ta davvero presa in considerazione dopo che l'intero settore settent.rionale della linea cli El Alamein era caduto in mani nemiche• (60).
3.
IL RIPIEGAMENTO SULLA LINEA DI EL-AGHEILA.
Secondo Rommel la linea di Ain el-Gazala era il punto critico cli qualsiasi ritirata verso ovest ed in effetti solo l'abilità manovriera e la mobilità dei reparti potevano consentire la tempestività indispensabile per allontanarsi senza subire gravi danni . Adesso il pesante vincolo di sempre, la deficienza cli carburante, non permetteva di puntare direttamente su Agedabia o , almeno, su Bengasi, perché il percorrere le malagevoli pist.e del deserto avrebbe condotto a maggiori consumi. La ritirata doveva perciò seguire la via Balbia, il che , in compenso, avrebbe reso possibile un miglior funzionamento dei servizi. Naturalmente occorreva mandare a vuoto ogni tentativo di aggiramento , nonché evitare , con un opportuno dispositivo, il pericolo cli eventuali mosse avvolgenti hritanniche lungo le piste provenienti <la el-Mechili. Per tali motivi, senza attendere che la pressione <lell'8 ' armata si sviluppasse appien o, alle 2 ciel 14 novembre Rommel ordinò l'immed iato abbandono delle posizion i d i Ain el-Gazala. Disponendo ormai solo delle unità motocorazzate al manovra acquistava agilità. Il grup po di combattimento del XX corpo ed il DAK venero avviati sull'itinerario interno del gebel (Bir Temrad-el Ezzeiar-Maraua), gli altri reparti sulla via Balbia. La 90' leggera continuava ad operare come retroguardia; avrebbe seguito anch'essa la Balbia, fermandosi all 'altezza di Beda Littoria-Slonta per d are sicurezza al grosso dell'ACIT (schizzo n. 8). Dal canto suo, Montgomery dovette prendere un'altra decisione. Non poteva, almeno per il momento , continuare lo sfru ttamento del successo con un grosso complesso di forze data la situazione logistica, e d'altra parte non voleva regalare tempo all'avv ersario. Perciò dispose che il 10° corpo lanciasse colonne leggere verso Bengasi e verso Antelat. Lurnsclen fece costitu ire quattro colonne sotto la direzione della 7" D.cor .. TI 12° lancie ri doveva occupare gli aeroporti di Martuba e d i Derna; il Comando della 4· B.cor. leggera , con il 4°/ 6° autoblindo sudafricano ed uno squadrone cli Grant, seguiva la direttrice Martuba-Maraua-Barce-Bengasi; l'll O ussari ed il 1° Royal Dragoons avevano invece il compito di impadronirsi della strisc ia cli atterraggio cli I'vlsus e di dirigersi poi su Sceleiclima ed Antelat per disturbare, quanto meno, la ritirata dell'ACIT da Be ngasi ad Ageclabia. Tutti i reggi menti e rano su autoblindo e rinforzati eia reparti cli artiglieria campale , controcarri e con traerei e pionieri . La corsa delle prime due colonne attra verso il gebel ebbe in izio il giorno 14 da Tobruk; quella delle altre due attra verso il deserto il 15 da e l-Adem. Rommel aveva annusato il pericolo e la sera del 14 pensò bene
IL RIPIEGAivfENTO DELL'ACI1
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di far proseguire il movimento retrogrado del grosso (XX corpo e DAK) per l'intero 15 novembre , sempre sotto la protezione statica della 90" leggera. Alle unità più mobili era affidata la realizzazione di un corridoio di sicurezza: il 3° gruppo esplorante a Soluch, il 33° a Sceleidima, il gruppo Menton ad Agedabia . Questa volta lo spostamento si svolse con qualche difficoltà, non per ragioni operative bensì per carenza di rifornimenti; comunque gli intralci non ebbero conseguenze di rilievo e la nuova dislocazione rimase invariata per tutto il16 edill7. Il 16, invero, fu caratterizzato da tali piogge torrenziali che entrambi gli avversari si trovarono nell'impossiibilità di muoversi. Il 17 la 4" B.cor. leggera prese contatto con la 90" leggera , ma von Sponeck si svincolò rapidamente e con demolizioni stradali e tratti minati riuscì a rallentare notevolmente gli inglesi. Aci ogni buon conto , quella sera, alle 19.30, Romme l si decise a compiere il penultimo passo indietro . Preoccupato per la persistente penuria d i carburante ed allarmato per la minaccia esercitata dalla segnalata presenza cieli' 11 ° ussari e dei Royals ad oriente di Msus, ritenne opportuno non indugiare a raccogliere l' armata fra Bengasi ed Agedabia. A stretto rigore la situazione no n si p resentava come realmente grave, essendo il grosso britannico ad oltre 200 ch ilometri di distanza e trovando le autoblindo inglesi una forte remora nel terreno reso pantanoso dalla pioggia proprio nella zona di Msus. Ma Rommel , come Montgomery, non intendeva correre rischi inutili. Per giunta, aveva ricevuto da Cavallero direttive formali: , Duce ha ordinato che difesa Tripc,Jicania si deve fare sulla linea M.i rsa Brega-el Agheila-Marnda. Confe rmo perciò necessicà guadagnare tempo quanto pii) possibile per concretare organizzazione della linea( .. .).,
e notizie circa gli ordini impartiti a Bastico per sovrintendere alle numerose necessità connesse con tale approntamento, in attesa dell'arrivo dell'ACIT (61). Rommel concordava sulla convenienza di opporre un serio argine all'inseguimento, infatti non soltanto vi era da tempo orientato, ma aveva mandato a Marsa el-Brega il gen. Lunge rshausen, comandante della 164" leggera . Non condivideva altri aspetti della soluzione operativa, Prima d i tutto e ra persuaso dell'inutilità del protrarre la guerra in Africa settentrionale, quindi male accettava l'enfasi e la perentorietà d e ll'ordine cli difesa ad oltranza: ·Sarebbe stato meglio - commentò amaramente - che, con lo stesso zelo che esigeva da noi, il marescia llo Cavallero si fosse preoccupato, prima della battaglia davanti ad El Alamein , del rifornimenco de ll'armata corazzata. Noi avevamo fano sempre il nostro dovere ed il valore delle truppe aveva potmo dominue situazioni la cui difficoltà superava di gr.in lunga quelle ciel problema elci rifornime n1.i. Sarebbe stato meglio che le alte sfere aves ~ero chiesto a se stesse l'im piego di ene rgia che s i esigeva da noi come norm,1• (62).
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I.E Ol'EKAZlON I IN AFRICA SETTENTRIONALE
Lo sfogo riguardava entrambi gli Alti Comandi, italiano e tedesco, ma era profonda in Rommel la convinzione che il Comando Supremo difettasse della dura energia necessaria per superare le troppe manchevolezze emerse nell'organizzazione logistica intesa in senso ampio. Fu in quello stato d'animo che il comandante clell'ACIT inviò a Roma una sintetica relazione sulla consistenza dell'armata. Gli premeva dare un'esatta sensazione del momento. Lo spirito combattivo delle truppe, scrisse, era intat.to ma esse si riducevano ad una debole divisione germanica, tre d ivisioni di fanteria ed una corazzata italiane. sottolineò la minore efficienza strutturale delle grandi unità italiane rispetto a quelle tedesche, però avrebbe potuto precisare che queste ultime erano perfino lungi dal livello organico. Per contro, il nemico era in condizioni di attaccare entro d ue-tre settimane la posizione di f\.fa rsa el-Brega con due divisioni corazzate e quattro motorizzate. Non solo ma, senza molta esagerazione, l'intera armata viveva alla giornata . In defin itiva : ·Data la diminuita nostra fop.a e la più che se ria situazione dei rifornimenti, la posizione di !\farsa e l- Brega , che è mi nata solo scarsamente e che manca di una
protezione naturale de i fianchi, può esse n~ difesa co ntro un attacco di rileva mi forze nem iche solamente se: a) arrivano al più presto le arm i controc arri, i carri armati ed i cannoni co n abbond,rnte mun izionamento richiesti con dispaccio dell'Armata del 16 novembre; b) ve ngono migliorate su bito rad icalmente le s ituazioni muniz io ni e carburante. Ques to è possi bile però solamente medi,rn1e l' impiego immediato e se nza l'isparmio, in ampia misura, di nav i ed apparecchi; e) viene sensibilmen te rinforzata la nost ra aviazione" (63) .
Che occorresse un congruo intervento dall'Italia e da lla Germania apparve conditio sine qua non anche a Bastico, il quale, un paio di g iorni prima, nel ragguagliare il Comando Supre mo circa lo schieramento in corso di realizzazione , ave va concluso: "Dejlu.sso da est dà scarso affìdamento apporti validi. Situazione complessiva est dunque quanto mai precaria. Urgono provvedimenti di eccezione consistenti in forti assegnazioni avio, come già telegrafato, et mezzi corazzati:' (64) . La risposta cli Mussolini toccò il vertice della reto.rica: ··Ilo preso visione del Vostro 19131 odierno. Provvedimenti segnalati rispo ndono bene alle necessitiì attua li soprattutto se portati at te rm ine con dovuta iempestività. Ne lla difficile ora rico rdate a tutti çhe volontà et fede dei Capi est di decisiva impo rtan za ec che nessu na sirnazione est grave se il Capo non la ritiene tale . Da forze in deflusso si può ei si deve trar re mo lto. Est noto che nemico est in c risi e t sta avanzando sinora con poche- forze . Oa madrepatria sad inviato tutto il possibile per rinforzare linea siabi lit.a che s i deve, ripeto, s i deve tenere ,1d ogni costo se s i vuole, come vogli,11110, conservare la Tripolitania. ContO su cli Voi. ca ro Maresciallo 13astico, e t sono siçuro che il vinc iiore di Santander sa rà , come sempre, all'altezza del suo co mpito• (65).
Il vincitore d i Santander sapeva perfe ttamente quanto l' intera vicenda bellica in Africa settentrionale foss e ad una svolta ma , mentre
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era dispostissimo ad affrontare le circostanze, quali che fossero , molto meno si sentiva incline a tollerare ancora attriti sopportati-in passato pro bono pacis. Esisteva, infatti, un problema delicatissimo: quello del comandante clell'ACIT. L'argomento e ra già stato dibattuto fra Cavallero e Bastico e questi il giorno 13 aveva fatto seguito alla conversazione con la richiesta formale di un generale cli grado elevato, particolarmente qualificato per assumere la condotta delle operazioni sul fronte cirena ico: il gen . Roatta, a suo avviso , rispondeva in pieno alla bisogna (66). Mussolini, posto al corrente della questione, non condivise affatto la proposta , se non altro per ragioni politiche. Ritenne non necessario l' invio cli un generale di "corpo d'armata" (probabile refuso pe r armata), giacché Romme l conservava il comando d e ll 'ACIT e sarebbe passato alle dipende nze del comandante superiore al suo arrivo a J\1arsa el-Brega (67) . A questo punto Bascico mise nero su b ianco con Cavallero: .(. ..) quando mc l' hai ;111nun<:iata verbalme nte [la riassunzione del comando di tutte le truppe in Libia!, ho se ntito il dovere di esponi il mio pensiero nei riguardi de l Maresciallo Rommel che, du rante il periodo in cui e ra stato alle mie dipende nze , non solo non avev;i ma i obbedito, ma aveva anche tenuto nei miei riguardi una forma non sempre disciplinarmen te corrett.t; che avevo giudicmo, e giudico tutcora, va loroso soldato ma in difetto di molte d elle quali1à necessarie ad un com,rnda nte in capo; e che oggi, ,1ncho::: se non per sua colpa, ha pe rduto non poca parte di quell'ascendente personale, che poteva anche compensa re la scarsa simpatia ed il minore affeno suscitati fra i nostri; e cli rn ppresen1arci, in co nseguenza, la necessità di sostitui rlo con altro coma ndante più comprens ivo e, soprattucco, più disposto ad obbedire agli o rdini superio ri. A tale rigu ard o mi acce nnasti che la possibilitiì di una op ponuna sostituzione non era da escludere, ma che appuntO pe r ciò non era il caso d i irrigidi rsi, almeno per il momento, in una opposizio ne di principio. E di <:iò pienamente convenni. Ma oggi, con la conferma c he il Ma rescia llo Romm el conserverà il comando deJl 'ACIT e che pertanto la eia me aus picata sostituzione è da esclude re, un dove re di le,iltà mi impone di so ttoporre al tuo illuminato esame la delicatiss in1a situazione di un comandante che, a parte ogni giudi zio sulle qua lità professionali di un suo dipe nde nte, sia pure di a ltissi mo grado, non può confidare né sulla sua obbedienza e neppure su di una sua rnmer,nesc;a e devota collaborazione (. ..)• (68).
La lettera non ebbe risposta. La crisi di carburante ricevett e ancora un inasprime nto all' abbandono di Bengasi. Sin dal 15 era cominciato lo sgombero delle attrezzature della piazza , proseguito ininterrotto nei giorni successivi; calché la mattina ciel 18 alcuni cacciatorpediniere carichi di carburante dovettero purtroppo essere dirottaci. Nella stessa mf1ttina , poi , veniva avvistato un convoglio britannico cli quindici navi in navigazione a no rd-est cli Derna. La supposiz.ione di uno sbarco a Bengasi indusse il comandante della piazza a far allontanare subito varie chiatte trasportanti carri armati e materiali vari, ed a dare il via alla distruzione ed alla inutilizzazione degli impianti portuali e delle attrezzatu re di carico e scarico. Le chiatte , poco dopo aver lasciato il porto, vennero affondate e ben poco si riuscì a salvare del loro carico.
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Tut.to ciò indispose fortemente Rommel, che vedeva il DAK ancora immobilizzato: .. L'Intende nza italiana sembrnv,1 in preda ad una vera mania di distru:do ne. Depositi di mun izioni e serbatoi d 'acqua funmo fall i ~a ltare in aria, me ntre ne avevamo ancora urge nte bisogno per l'approvv igio name nto de lle tru ppe combaue nti. All' ulrimo momento si poté imped ire la d is1ruzio ne delle officine elettriche e de i serba to i cli Bengasi• (69).
Anche Kesselring lamentò con Cavallero l'eccessivo anticipo d ello sgombero di Bengasi ed attribuì l'inconveniente alla "incertezza dei Comandi". Jn effetti, il coma ndante d ella piazza di Bengasi era stato alle d ipendenze di Delease sino alla mezzanotte del 15. Poi, g iustamente, subentrò l'ACIT per armonizzare l'abbandono della città con le esigenze della ritirata. Evidentemente gli scollamenti furono parecchi, specie nel settore logistico. Kesselring espresse a Cavallero la propria insoddisfazione : .. ( .. .) Rommel, dopo ,1ver comunicato che teneva Bengas i fino al 16, ora dice che la temi fino al 18. Vi è moll a ince rtezza in ques te date; occo rre che vi sia un Comando unico responsa bile che d ia degl i o rdini: Bascico o Rommel. Poco imporra che sia italia no o tedesco•.
Kesselring aveva ragioni da vendere e non si comprende perché la questione cli Delease sia stata regolata in modo così improvviso e poco chiaro. Fatto si è che mentre Bastico annunciò a tutti il ripristino de lla sua pie na azione di coma ndo, e Barbasetti si accomiatò da tutti comunicando che dalle ore zero cie l 16 Delease cessava di funzionare, la sera del 17 (cioè dopo la conversazione con Kesselring) Cavallero si rivolse a Bastico in questi termini : ,Rinnovo pressante invito provveder/:! co n qualsiasi mezzo ca rburante armata corazzata. Delease, pur essendo vo:;1ra dipe nden za, si ado pe ri a questo fine. Delease tenga presente che suo compito non :;ar:ì esau ri to finché armata corazzata non sa rà di etro el-Agheila• (70).
Aci ogni modo , l'ordine cli distruzione delle attrezzature portuali di Bengasi ve nne impartito da Rommel alle 10 del 18 nove mbre . Sulla questione benzina, Kesse lring manifestò preoccupazione ed irritazione. Pur essendo stato investito eia Hitler della totale responsabilità per il fronte tunisino, sentiva l'obbligo morale di continuare a seguire da vicino le vicissitudini dell'ACIT. D'altra parte trovava limitazioni non soltanto nella portata degli aerei, ma al tresì nel fatto che questo impegno logistico, pur impotente a risolvere la crisi, faceva ritardare tutti gli altri trasporti di personale e di anni: il 95% dei suoi ve livoli lavorava per le forze terrestri. Egli attribuiva l'attuale difficilissima situazione ali' Oberquartiermeister clell'ACIT, che non aveva cad e nzato convenie ntemente le mosse ed ora chiedeva all 'OBS uno sforzo che questi non poteva materialme nte sostenere . Anche secondo von Rintelen il primo responsabile delle gravi
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complicazioni era il Comando del!' ACIT, che "non dà ordini" . A siffatta osservazione si aggiunsero immediatame nte le accuse cli Cavallero e cli Kesselring: "Concordo - intervenne il primo - e faccio notare che non tiene il collegamento" e "i: impossibile parlare con Rommel - incalzò il secondo - Non si sa mai dove si trova!" (71). Nonostante tutto, il ripiegamento procedette per il meglio ed entro il 19 quanto rimaneva dell'ACIT si raccoglieva nella zona di Ageùabia senza più una goccia cli benzina (schizzo n. 9). Nel frattempo, la colonna proveniente dalle oasi di Siwa, Giarabub e Gialo era sfilata, p roseguendo per li-farsa el-Brega. Al riguardo è opportu no un passo indietro. All' inizio della battaglia di El Alamein, il settore Siwa-Giarabub era presidiato dalla D.cor. Giovani Fascisti (72), che aveva conce ntrato nell'oasi di Siwa la massa delle sue forze (due battaglioni e tre gruppi di autocannoni) e spinto a Qara, su l margine occidenta le della depressio ne cli Qattara, un distaccamento, formato da una compagnia del II battaglione e dal 3° gruppo esplorante tedesco. Inol tre, a Giarabu b era dislocaro il IX bar.taglione auronorno rinforzato da un gruppo di autocannon i della Giovani Fascisti. A Ras Qattara, circa duecento chilometri a nord-est di Siwa, si trovava il IV battagli one libico, sotto contro llo però del gruppo Menton. La Giovani Fascisti (gen . Di Nisio) dipendeva per l'impiego dall'ACIT; per la p arte logistica si appoggiava a Delease. Essa rimase praticamente all'oscuro degli avvenimenti sul fronte di El Alamein. L'unico ordine pervenuto dall'ACIT, ed eseguito il mattino del 28 ottobre, fu cli rinforzare il distaccamento di Qara per e liminare una colonna britannica segnalata lungo il bordo della dep ressione cli Qattara e poi risultata inesistente. Il 6 novembre il gen. Di Nisio ricevette d isposizioni, tramite Delease, d i ripiegare su Giarabub, ritirarne il presidio e portarsi al comp leto a Siùi Omar. Si accinse alla b isogna con la maggiore urgenza possibile: richiamò il distaccamento cli Qara, dispose la distruzione o l'interramento dei materiali intrasportabili, cercò cli utilizzare al meglio gli autocarri, compresi una ventina inefficienti. Nel frattempo arrivò a Siwa il IV battaglione libico, il cui comandante, privo cli ordini eia parte del gruppo Menton e vistosi superato_ dalle autoblindo inglesi, aveva ritenuto opportuno rip iegare sul più vicino Comando. Alle 5.30 dell'8 novembre ebbe inizio il movimento da Siwa, un movimento molto travagliato per le pessime condizioni della pista, lunghi tratti della q uale erano coperti da estesi ed alti banc hi ùi sabbia , e per dover caricare in qualche modo anche i 400 uomini del presidio di Giarabub, non raggiu nto dall'autocolonna inviata da Delease. Se il dirottamento su Agedabia salvò la divisione, pose tuttavia difficoltà veramente ardue da superare: un allungamento di oltre 400 chilometri su pista proibitiva e fino allora praticata semplicemente da mezzi leggeri speciali . Ad ogn i modo, con nu me rosi adattamene.i e nonostante u n insistente mitragliame nto aereo , la sera del 16 la prima
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Schizzo n. 9 LO SCHIERAMENTO DELL'ACIT AD AGEDABIA
(19 novembre)
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aliquota della Giovani Fascisti toccò Ageclabia e la seconda si presentò la sera del 18 . Montgomery sapeva benissimo quanto il problema della benzina affliggesse Rommel , perché in un messaggio Enigma delle prime ore del 16, indirizzato all'OKW, il comandante dell'ACIT aveva dipinto "catastrofica" la situazione e dichiarato l'armata in pratica immobilizzata a Bengasi. Ma le sollecitazioni a Lumsden di procedere a tutta velocità per tagliare la strada al nemico non approdarono a molto, giacché anche per le autoblindo la marcia nel deserto era faticosa . Il 19 1'11° ussari entrò in Soluch e Ghemines, entrambe abbandonate, ed i Royals sostarono un poco ad oriente cli Antelat, ritenuta difesa da carri. II 20 la colonna della 4• B.cor. leggera fece l'ingresso in Bengasi. L'apparire cli elementi blindati a Giof el-Matar e ad el-Haseiat, vale a dire all'altezza di Agedabia, non allarmò eccessivamente l'ACIT, però la indusse a compiere l'ultimo atto ciel ripiegamento (73). Nella giornata ciel 24 lo schieramento dell'armata da Marsa el-Brega a Maaten Giofer si perfezionò . Il semicerchio delle difese statiche era affidato alle divisioni Spezia, Giovani Fascisti e Pistoia, con il 33° gruppo esplorante in corrispondenza dal nodo di piste di Maaten Belcleibat, ed il 3° gruppo esplorante a sud cli Maaten Giofer a protezione del fianco destro. A tergo si disposero gli e lementi mobili: la 90° leggera ed il DAK in zona centrale, il gruppo cli combattimento del XX corpo a nord della Pistoia ed il gruppo Menton con il 580° gruppo esplorante ad occidente di el-Agheila (schizzo n. 10). Durante l'ultima fase della ritirata, l' indubbia estrema se rietà della situazione continuò ad essere considerata dai principali capi militari con valutazioni profondamente differenti. Il 17 Cavallero aveva riunito i capi di S.M . cli forza annata (gen. Ambrosio, amm. Riccardi e gen. Fougier) ed il sottosegretario di Stato per la Guerra (gen . Scuero). Naturalmente l'esame si e ra soffermato sulla posizione cl i e lAgheila, sola riconosciuta in grado di concedere qualche possibilità di arresto . Però Ambrosia, poco impressionato dall'ordine di Mussolini di resistere in posto a tutti i costi, chiese quale scopo si proponesse di raggiungere tale resistenza . Cavallero replicò che el-Agheila doveva essere tenuta ad oltranza perché ad occidente non esistevano alternative e che "nella peggiore e più disperata ipotesi, l 'eventuale perdita della Libia deve essere ritardata il più possibile'. Ambrosia non si accontentò: considerata l'eventualità, anche solo teorica, cli perdere la Libia, bisognava riflettere se convenisse spedire ancora fo rze o ltremare. Cavallero ammise che era stata "manifestata in ambiente esterno l 'opinione circa l'inutilità dei rinforzi in corso di avviamento", ma bloccò il dibattito con una serie di argomentazioni, obiettivamente non infondate: la necessità di compiere ogni sforzo per impedire il verificarsi cli simile iattura ; la convenienza di un minimo di rinforzi per consentire all 'ACIT almeno una sosta di riordino; la possibilità, assicurata eia un semplice calcolo dei tempi, di realizzare una posizione di resistenza sufficientemente valida. Inoltre, l'abbandono
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LO SCHIERAMENTO DELL'ACIT AD EL-AGHEILA (24 novembre)
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sic et simpliciter della Tripolitania avrebbe condotto subito l'armata italo-tedesca sulla Linea degli Chotts tunisini, dando vita ad una deprecabile "cittadella della capitolazione". D'altronde, Comando Supremo e OKW stavano sbarcando truppe in Tunisia e , se da un lato la rinuncia a difendersi in Sirtica ed il conseguente sollecito ripiegamento verso occidente avrebbero impedito la formazione di un fronte tunisino, dall'altro la mancata creazione cli questo fronte tunisino, dall'altro la mancata creazione di questo fronte occidentale avrebbe reso impossibile la permanenza ad el-Agheila . L'esistenza dei due fronti sarebbe insomma dipesa dalla possibilità cli tenerli nettamente distanti fra loro. In caso diverso la duplice offensiva concentrica avrebbe reso vana ogni speranza di lotta . 11 discorso si presentava con indubbia efficacia. In definitiva, adesso Cavallero si sbilanciava: non resisten.za ad oltranza, ma una resistenza quanto più a lungo possibile . Sulla questione influiva anche il rapporto delle forze aeree in Libia . Bastico aveva segnalato la consistenza della 5" squadra: una sessantina cli caccia MC 202 ed una dozzina di Cane Z 1007 efficienti , soli apparecchi in grado di contrastare i velivoli nemici. Esisteva anche un rilevante nurnero di Cr 42 e MC 200 che però, non potendo agire senza adeguata scorta cli caccia, costituivano "più che altro, zavorra inutilizzabile, che gremisce scarsi et poco idonei et male attrezzati campi della Sirtica, attirando offese aeree nemico" . Quindi, occorreva un sostanzioso rinforzo moderno o un corrispondente concorso tedesco, a titolo di ''insostituibile presupposto della resistenza su posizioni Agheila". Cavallero non aveva trovato di meglio che rivolgersi a Kessel ring, proprio il quale, in conversazioni di quei giorni, aveva ammesso tristemente che la disponibilità del Fliegerjuhrer Afrika si aggirava sui 70-80 apparecchi moderni efficienti e che, per contro, le intercettazioni radio stavano ad indkare la presenza di circa 300 caccia e 150 bombardieri della Royat Air Force sui campi fra Sicli el Barrani e Tobruk, con la previsione di un prossimo incremento. Facendo leva sull'intenzione manifestata eia Kesselring di rimettere a numero i reparti moderni della Luftwaffe in Libia , Cavallero gli passò la richiesta di Bastico: tre gruppi da caccia, quattro squadriglie d'assalto, quattro di Stuka ed un certo nume ro di bombardieri leggeri. Non appena possibile, gradatamente, la R. Aeronautica avrebbe cercato di provvedere direttamente. "Senza di ciò - gli scrisse - non solo la Libia sarebbe mortalmente minacciata, rna risulterebbe anche compromesso il risultato degli sforzi che l'Asse sta facendo in Tunisia" (74). Rommel continuava a tentare cli sottrarsi ai vincoli pastigli dall'alto. Anch'egli ammetteva favorevole la posizione, grazie al terreno prevalentemente paludoso, intercalato da vaste saline ed estesi ba.nchi sabbiosi. Un aggiramento tentato da un avversario proveniente da oriente avrebbe comportato un movimento ad ampio raggio e pertanto esposto a contromanovra . Ma per effettuare una parata del genere oc-
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correva una massa corazzata sufficientemente fornita di carburante e di munizioni e soprattutto tanto forte da poter operare con qualche probabilità cli successo. Il 20 novembre Rommel corse da Ageclabia a Marsa el-Brega. Fremeva perché il suo rapporto al Comando Supremo non aveva ancora provocato una risposta (75) e la sistemazione in corso lo confermò nello scetticismo (76). Vista sfumata la possibilità cli discutere con Cavallero, decise cli scavalcarlo . Chiamò De Stefanis. Aveva avuto modo di apprezzarlo sotto il profilo intellettuale e quale comandante di corpo d'armata e pensò che avrebbe saputo illustrare molro bene le circostanze e le prospettive a Mussolini in persona . Quindi lo invitò a partire subito in aereo per Roma. Poi anelò a trovare Navarini e se aveva bisogno cli appoggio morale lo trovò: anche Navarini riteneva che accettare battaglia in quelle condizioni si sarebbe tradotto nel puro e semplice annientamento delle sue fanterie. A Roma, la missione di De Stefanis sembra sia stata annunciata da von Rintelen alle 19.30 del 20. Cavallero rispose:
. so che verrà a proporre la ritirala a nome di Romme l e che io reag irò . Ricordo che quando diedi ordine a Rommel di resistere ad El Alamein, c'era già ne lla mente mia il concetto della ritirata. Ma -ora, anche se si pe nsa al ripiegarnenco, occorre tacere al rigu,irdo ed organizzare i trasporti .. (77). L'opportunità cli nascondere ai sottordini la previsione cli un arretramento sembra vivissima in Cavallero. Nel pomeriggio ciel giorno seguente, nel corso di una riunione cli generali d'armata, venuti a Roma per la seduta della commissione d'avanzamento, rispose a Geloso che una difesa più o meno all'altezza cli Misurata, era tenuta presente , ma "non si deve dire per evitare mentalità orientate a continui ripiegamentf' (78). Tn verità, certe reticenze a livello così alto appaiono molto discutibili. All'alba ciel 21 giunse al Comando Su premo un d ispaccio di Mancinelli che avvertiva della missione De Stefanis e dei suoi scopi. In sostanza Rommel, egli anticipò, proponeva cli non resistere a Marsa e l Brega-Marada con il deserto sirtìco alle spalle, bensì di trasferire senz'altro le fanterie all'altezza di Buerat el-Hsum lasciando le poche unità motorizzate ad el-Agheila, più che sufficienti per obbligare il nemico a montare un attacco. Se invece si fosse affrontata una battaglia decisiva in posto, ben difficilmente sarebbe riuscito a salvare le fanterie in un ripiegamento sotto la p ressione britannica (schizzo n. 11). Mancinelli volle aggiungere anche la propria personale opinione. La valutazione di Rommel, osservò, s i basava indubbiamente su apprezzamenti realistici , ma forse non teneva adeguatamente conto del fattore tempo. Il primo attacco nemico sarebbe stato sferrato da un paio d i divisioni corazzate, non cerco integre a causa del lungo inseguimento, ed a respingere simile u rto sembravano sufficienti le fo r· ze italo-tedesche in sito. Il secondo, più sistematico, attacco avrebbe richiesto un periodo organizzativo notevole, presumibilme nte non
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inferiore ad un mese. Occorreva dunque valutare quale consistenza avrebbe raggiunto l'ACIT entro eletto termine cli tempo . Da tener presente che sulla massa cli sbandati tedeschi poco c'era da sperare senza un conveniente riordino ed il completo reintegro delle anni pesanti. L'ufficio operazioni del Comando Supremo preparò un appunto di commento, tutto sommato condividendo le osservazioni cli Mancinelli. Il parere finale fu il seguente: durare finché possibile sulla linea Marsa el Brega-Marada e riorganizzare all'immediato suo tergo le fo rze motocorazzate clell'ACIT; ricostituire intanto più indietro, anche a Buerat, gli elementi ripiegati abbisognevoli di maggiore riassetto e quindi inadoperabili sulla posizioni di el-Agheila; quando giudicato necessario, spostare gradualmente a Buerat le fan terie, sostituendole ad el-Agheila con forze mobili; ripiegare ne l contempo le truppe del Sahara libico; iniziare al più presto i lavori per la sistemazione della linea degli Chotts, in Tunisia, quale estrema garanzia. Venne anche adombrata la speranza cli riprendere l' iniziativa, sia pure a raggio limitato, allo scopo cli infliggere perdite all'8" armata e ritardare così l'eventuale ulteriore ed estrema ritirata sugli Chotts. Cavallero annotò a matita: " Tutto, insomma, dipende dalla soluzione del problema trasporti, problema al quale sono in questo momento dedicate tutte le nostre energie. Dobbiamo intanto tenere sulla posizione di elAgheila. Per quanto tempo? Lo si vedrà", ed in questi termini riferì a Mussolin i (ore 11.30) ed al Re (ore 15.30). Più tardi, alle 18.30, ricevette De Stefanis . Ascoltò l'accurata esposizione del generale, nota del resto perché già anticipata , come sappiamo, a grandi linee da Mancinelli, e fu esplicito de lla replica: non avrebbe mai permesso una troppo rap ida ritirata agli Chotts e, per contro, intendeva che la linea Marsa el Breda-Maracla fosse conservata "il più possibile, ancbe se non si ha la speranza di tenerla indf1finitamente". Arretrare a Buerat avrebbe fatto perdere una settimana, con pregiudizio per il rafforzamento ciel fronte tunisino. E poi, dove voleva andare a fin ire Rommel? De Stefanis rispose che era o rienta to a ripiegare su successive linee di resistenza, "ma non so dove vuole andare ed ba persino parlato di capitolazione. È molto giù". Quali obiettivi si proponeva Rommel con la sua ritirata? incalzò Cavallero. De Stefanis confessò di non avere elementi cli risposta. In serata , mentre Cavallero andava eia Mussolini, arrivò un cifrato di Bastico, cli commento alla comunicazione di Mancinelli, ricevuta per conoscenza. A parte il rifiuto di ritenere accettabile un'ipotesi Buerat - che non offriva alcun appiglio tattico, non era in alcun modo organizzata ed avrebbe provocato gravi conseguenze cli vario tipo - esprimeva una formale protesta per l'episodio in sé : ,(. ..) non posso fare a meno di notare che invio generale De Scefanis, fatto in modo da crea re a mc impossibilità assoluta di ave re notizie su natura e t su miss ione ricevuta, me ntre avevo già chiesto colloquio con marescia llo Rommel, costituisce un nuovo atto che giudico per lo meno poco riguardoso non tanto alla mia persona qua nto al grndo e t alla carica che rivesto, (79).
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Aveva perfettamente ragione ed i fatti dimostravano che a giusto titolo Rommel poteva essere considerato un dipendente difficile. Ma Cavallero non l'avrebbe certo sostituito con un genera.le italiano, anche per il giustificato timore di veder spa rire i rinforzi tedeschi dalla Tripolitania; né ne avrebbe domandato la cesta all'OKW. E poi, diciamolo pure, per tutti ì combattenti d'Africa - inglesi compresi - se esisteva un comandante in grado di ottenere qualche risultato questi era Rommel, pur con tutti i suoi difetti! La missione di De Stefanis si chiuse come era da prevedere. Cavallero lo ricevette di nuovo alle 12.20 del 22 e lo investì respingendo seccamente le proposte di Rommel perché "dopo tutto quello che si è fatto per imbastire una posizione, si deve tenere" . Quanto poi a lui stesso, De Stefanis, lo ammonì a "non fare suo il parere di Rommet'. Veramente a Roma non spirava aria buona per il capo dell'armata italo-tedesca. Kesselring, messo al corrente della vicenda la sera stessa, in un colloquio durato dalle 22 a mezzanotte , si espresse piuttosto criticamente. Secondo le informazioni fornite clall'ACIT, ad Antelat (50 chilometri a nord-est cli Agedabia) non c'erano più di una quarantina di carri inglesi e nella zona cli Msus (circa 120 chilometri a nord-est di Ageclabia) si trovavano 500-600 automezzi, molti dei quali probabilmente dei servizi. Anche accettando la valu tazione indicata da Mancinelli che lo scaglione avanzato nemico comprendesse un paio di brigate motorizzate, una avanzante lungo la costa e l'altra proveniente dal deserto, l'ACIT doveva essere ancora in grado d i impegnare combattimento e di contrattaccare, sia pure con obiettivi limitati. Nel 1941 con appena 40 Panzer Rommel aveva battuto una brigata e mezzo, ricordò Kesselring e sottolineò che "quando il nemico si presenta con poche forze, la d~fensiva diventa ojfensiva e si riprende ! 'iniziativa". In conclusione Cavallero , Kesselring e von Rintelen concordavano sulla convenienza cli sfruttare al massimo la linea di el-Agheila, visto che esist.evano il tempo e la possibilità di farvi affluire rinforzi. Una volta di più , il problema si riduceva ad una questione di rinforzi e d i trasporti. Senonché ... nelle prime ore ciel 23 arrivò al Comando Supremo un messaggio di Bastico con la sintesi del colloquio appena avuto con Rommel e con un notevole ammorbidimento dell'idea cli irrigidirsi alle soglìe della Sìrtica. Il comandante dell'ACIT, che non nascose cli aver ricevuto eia Keitel comunicazione del pieno assenso di Hitler alla difesa della Tripolitania sulla linea cli el-Agheila nonché assicurazione di consistenti rifornimenti di uomini e materiale, aveva fatto il computo delle forze disponibili dimostrando illusorio il pensiero cli una seria resistenza, specialmente nell'impossibilità di schierare estesi campi minati.I capisaldi distavano l'uno dall'altro due o tre chilometri, solo quelli del settore costiero avevano un sottile velo protettivo dì reticolato e di campo minato, nessun rincalzo in posto, artiglieria in massima parte di piccolo calibro, una sessantina di Panzer logori
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LE OPERAZIONI IN AfRICA SETTENTRIONA LE
e qualitativamente inferiori ai Gran!, scarse dotazioni, una linea di rifornimento eia Tripol,i lunga 800 chilometri: questo era tutto . A suo avviso, accettare battaglia equivaleva alla d istruzione dell'armata. La linea cli Buerat avrebbe obbligato invece, l'avversarìo a superare il deserto sirtico, tenendosi a cavallo della via Balbia, che poteva venire intensamente battuta dall'aviazione dell'Asse. Tutto ciò probabilmente avrebbe consentito di guadagnare tre settimane a favore dell'arrivo dei rinforzi, fermo restando che non si trattava di una soluzione, bensì semplicemente cli "prolungare la nostra vita. Con quanto ci è rimasto, non si può salvare la Tripolitania" (80). Bastico concluse il suo breve rapporto con alcune considerazioni: "(. .. ) Linea et argomenti Rommel sono indubbiamente solidi; mie obiezioni sono state quelle che ho rapp resencate con OJ / 19393/0p. Per venire però at una conclusione mi est necessario conoscere reali possibilità et te mpi afflusso rinforzi av iazione, truppe, mezzi et carburanti. Finora est giunto assa i poco. Inoltre occorre conosce re situazione che si sta determinando in Tunisia et entità forze che vi sono et che vi affluiranno. Perché se Tunisia non viene tenuta solidamente et non ci arrivano rinforzi, tanw varrebbe battersi fino all' ultimo ad Agheila, invece che a Buerat. Anche Maresciallo Rommel ha man ifestato necessità di esse re at conoscenza quanto avv iene Tunisia. Infine Maresciallo Rommel mi ha pregato vivamence di dirv i che egli desidera conferire qui C<>n voi al più presco, dato che nell'attuale s itua zione est mgente prendere decisioni, specie se queste concordano con suo punto di vista" (81).
Un chiarimento era diventato indispensabile e d urgente. In fondo, tutti i capi militari riconoscevano la necessità di evitare che l'ACIT venisse costretta ad accettare battaglia. La differenza di visione operativa risiedeva nel fatto che Cavallero e Kesselring, confortati dal parere dei capi di S.M. e dei comandanti di armata italiani, intendevano rimanere ad el-Agheila sinché il nemico non si fosse schierato per l'attacco, mentre Rommel considerava questo atteggiamento troppo pericoloso e compromettente ai fini del ripiegamento su Buerat. Per tutti si trattava di guadagnare tempo. Bastico, inizialmente concorde con Cavallero e Kesselring, aveva però cominciato a dubitare dell'entità e tempestività dei rifornimenti dall'Italia (82). Nel tardo pomeriggio del 22 Cavallero arrivò ad Homs, accompagnato da von Rintelen. Kesselring giunse per proprio conto. La riunione venne tenuta al campo di aviazione tedesco presso l'Arco dei Fileni, il 24 mattina. Erano presenti Cavallero, Bastico, Bernasconi, De Stefanis e Giglioli per parte italiana; Kesselring, von Rintelen, Seiclemann (il Flieger:fuhrer Afrika) ed il col. Westphal (capo di S.M. dell'ACIT) per parte germanica . Rommel prese la parola per riassumere le travagliate vicende dell'armata durante la battaglia di El Alamein e la ritirata sulle successive posizioni di Fuka, Matruh, Halfaya, Tobruk ed Agedabia. La situazione sulla linea Marsa e l Brega-Maracla era nota. Il primo attacco sarebbe stato sferrato dal nemico presumibilmente con la 2• neozelandese sulla fascia costiera e la 7" divisione corazzata nel deserto: si sperava cli fermarlo , ma la lotta sa-
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rebbe stata molto dura. Anzi, una forza britannica superiore al previsto avrebbe reso impossibile la resistenza. Comunque, fra due-tre settima ne c'era eia attende rsi un form idabile urto, po rtato da due divisioni corazzate e quattro moto rizza te, con 400 carri, 300 autob lindo, 360 pezzi da campagna e 48 pesanti . Non si poteva contare di ricevere entro quel breve lasso di tempo i complementi , le armi, i carri ed i materiali richiest i. In d efini tiva: •L'armata - affermò - ha impiegato t utto per tenere il fronte di Marsa Brega Mara<la, ma le sue forze sono limitate e non si potrà fare nulla se dovesse avvenire uno sfondamenLO della posizione. A tergo si trovano delle truppe quasi disarmate. Se ve rrà ingaggiat.a sulla pn:deu.a linea, non sarà pni possibile organi zza re una qualsiasi altra difesa ve rso Tripoli. Gli ordini avuti dal Du ce sono stati di difendere questa posizione ed ess,1 sarà difesa ( ... ). (83).
Kesselring contestò le argom e ntazioni di Rommel e Cavallero lo appoggiò. Bastico non intervenne, però, all'atto di accomiatarsi da Cavallero, gli consegnò un appunto in cui aveva riepilogato le condizioni indispensabili per arretrare su Uue rat: se i tedeschi non ponevano a d isposizione cli Superlibia almeno 500 a utocarri ; se l'aviazion e dell'Asse in Libia n on veniva resa così forte da oppors i con vantaggio alla RAF e da proteggere il ripiegamento; se non si poteva contare con certezza su una duratura resistenza del fronte tunisino, il ripi ega mento si sarebbe risolto quasi certamente in un disastro dal qu ale nulla si sarebbe sa lvato. Alle 13 Cavallero e Kcsselring ripartirono in aereo per Roma. Di proposito il primo aveva evitato di giungere ad esplicite conclusioni: preferiva impartirle eia Roma con l'avallo di Mussolini e voleva anche riparlare d e lla questione con Kesselring, dopo un completo riesame del p iano dei trasporti oltremare. li 25 i due marescialli si rividero. Kesselring mostrò la lettera spedita al f(.ihrer con un chiaro e rigido ind irizzo o perativo: "( .. ) con le attuati forze deve essere subito condotta una hattaglia decisiva e (. . .) non bisogna aspettare cbe il nemico attacchi le nostre/orze. Bisogna a tutti i costi ottenere dei risultati decisivi sul nemico, prima che i loro pochi elementi di avanguardia si rafforzino" (84), e consegnò un telegramma trasmesso da ll 'OKW. Anche per Hitler, ovviamente tenuto conto de l pensiero di Kesselring, una sosta difensiva si imponeva: ·È necessario anzituHO mantenere In posizione di el-Agheila. Non si può per ora prevedere se ciò potrà prolungarsi a lungo, perché c iò dipende solo dall'af. flu s.m elc i r iforn imenti a Tr i pol i. Sarebbe però erra to rin unciare sponrn neamence alla posi zione d i el-Agheìla: c;iò peggiorerebbe la situazion e, poi ché allora non si potrebbe più contare su un su ffic;iente rifornimento da Tripoli • (83).
Le direttive prep arate da Cavallero, pur sotto un' impostazione appare ntemente intransigente, indica vano in rea ltà una linea cli condotta di compromesso:
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LE OPERAZION I IN AFRICA SE'fT ENTHIONALE
.. Ho riferito al Duce quanto espostomi colloqui 24 correrne. Duce dispo ne : J 0 Prolunga re quanto più possibile arresto su linea Marsa Brega te nuto prese n1.e che periodo piogge s,1r,ì verosimilmente at nostro favore . 2° Al più pres to anaccare decisamente avangu ardie nemiche in presenza per riprendere iniz iativa et imporre ad esse deciso arresto. 3° At questo fine stretta collaborazione con arma aerea an che p rovenieme da Creta , come concordato ieri con maresciallo Kesselring. At rinforzo caccia provvedono tanto OBS che Sup eraereo. 4° Rip iegamemo su linea Buerat può essere considerato nel solo caso che un auacco nemico in forze decisamente prev,ilenti si delineasse. 5° Tale movimenco deve essere p revedulO in ogni particolare et organizzato in precedenza . Ciò per misura prudenziale el riserva tamente(. .. ). 6° Eventua le scelta de l momento per ripiega re deve essere fatta di concerto con l= fra] maresc iallo Romme l et Governacore Libi.a et movimento deve essere au torizzato eia quest' ultimo. Per parte nostra vorrete chiedere autorizzaz ione Duce salvo assoluta urge nza , ne l qual c.: aso po trete decidere direttamente .. (86).
Bastico passò ta li direttive a Rommel, attenuandole nella prescrizione di attaccare al più presto le avanguardie britanniche e lasciando libertà di d ecisione in merito. Con l'occasione confermò la fidu cia cli u n lavoro da buoni camerati per superare il grave momento . Invece non nu triva alcuna fid ucia nell'accorcio auspicato, tanto che sentì il bisogno di esternare i propri dubbi al Comando Supremo . Rommel sembrava veramente propenso a resistere ad el-Aghei la, come o rdi natogli, ma dato il suo noto carattere, non si poteva affatto escludere che ad un certo punto decidesse cl i abbandonare le posizioni di iniziativa . Perciò Bastico incaricò il Comando del XX corpo di cominciare ad allestire qualcosa a Buerat e di ricostruire la Trieste proprio in quella zona. Il vincolo che nessun movimento retrogrado si sarebbe dovuto compiere senza autorizzaz ione ciel Comando Superiore provocò il vivace risentimento cli Rommel: •(...) Il Vostro parere che nessun ripiegamento dovrà effettuarsi senza un Vostro preventivo ordine sta in contraddizione con le d isposizioni verbali avute il 24.11 da l Maresciallo Cavallero. In generale mi attengo ora come prima agli ordini avuti da l Ouce e dal FOhrer, secondo i q ua li le posizioni cli Marsa el-B rega si debbono tenere ad oltranza. Una res istenza su un 'altra linea verrà tenu ta in c.:onsiderazione soltanto quando il fron te dovesse cede re come p resso Alamein, oppure lo rich.ieda lo svilu ppo de lla si tuaz ione in Tunis ia(. ..)".
All'ultima frase, molto significativa , seguì un esplicito avvertimento: occorreva che Superlibia mettesse 500 automezzi a disposizione del XXI corpo "se non si vuole andare incontro al pericolo di lasciare la massa di queste divisioni di fanteria in balia del nemico" (8ì). A prescindere dal fatto che ness una d isposizione verbale risulta essere stata impartita direttamente da Cavallero a Rommel su qualsiasi argomento, la fo rm a è irritante e scorretta. Bastico non poteva sopportare simi le modo di esprimersi. Cercò di limitare l'attrito parlando de lla questione con Mancinelli e p regandolo d i intervenire presso lo Stato Maggiore clell'ACIT (88). Comunque affioravano troppe incomprensioni. Ed anche strane contraddizioni. Nella convinzione che Rommel avrebbe abbandonato el-Agheila il più presto possibile, con-
DA EL ALAME IN AD EL AGHEILA
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cettualmente e psicologicamente orientato com'era ad arretrare a Buerat, Bastico si preoccupava di delineare una preventiva, sia pu re embrionale organizzazione di questa linea con i superstiti elementi della Trieste, non appena rio rdinati . Per contro Rommel, pur riluttante a resistere ad el-Agheila, reclamava la piena e totale disponibilità delle truppe efficienti (Trieste compresa) per difendere le posizioni che in cuor suo aveva già deciso di lasciare. Bastico non sapeva cosa pensa re . Segnalò a Cavallero l'accentuarsi della sensazione che Rommel, ad onta di ogni ordine contrario, avesse l'animo rivolto ad una ritirata addirittura ben ad occidente di Buerat (89). Cercò di reprimere l'influenza negativa derivante da siffatto orientamento, ammonendo Navarini: "Mi riferisco vostri 7209 e 7212. Noto tendenza at ritenere ripiegamento come ineluttabile. Desidero che tale tendenza cessi. Rammentate che ordini Duce et miei sono resistere su linea Agheila" (90). Finì per rivolgersi ancora a Mancinelli: "contegno Rommel nei riguardi resistenza Marsa Brega non mi riesce chiaro nonostante ripetuti colloqui. Vi prego esprimermi vostro pensiero circa reali intenzioni Rommel(. . .)" (91) . La risposta venne redatta con esauriente franchezza: Circa inr.enzioni Romme l, egll intende resistere !\farsa Brega et ripieghe rebbe soltanlO sotto minaccia auuale essere trnvolto da forze preponderanti aut sotto irnrerativo nuova situazione fronr.e rnnisino. Ritengo che Rommel siasi risentito perché codes to Comando si è riservato ordinare eventuale ripiegamento. Egli pensa che sotto impulso pressione nem ica autorizzazio ne giungerebbe troppo tardi mentre ...?... che egli ordini ripiegamento non necessario implica sfiducia nella volontà di tenere finché possibile attuali posizioni. Rommel afferma che insiste nza è in contradd izione con d irettive verbali maresciallo Cavallero. Come ho purtroppo accennaro verba lmente, Rommel et s uo Stato Maggiore sono del più nero pessimismo. Non crede che riuscire mo a fermarci Tunisi et non crede arrivino importanti rinforz i et comunque est convinto nostra inferiorità materiale anche se rin forzata di fronte più moderna et ricchissima attrezzatura avvers,1rio. Tale apprezzamento, che ba ind ubbie basi realistiche valutazione situazione materiale, è probabil me nte infl uenzato et reso più severo da umana tendenza comandante armaw trovare esclusiv;imence in fattore materiale ragione prorria sconfitta. Comunque ne deriva inr.i ma pers uasione impossibilità efficace resistenza et si presenta interrogativo se in ta li condizio ni Rommel possa rimanere al coma ndo armata, dove farà certamente proprio dovere da quel gr;,rnde soldato che è , ma senza :inimo e senza fede. È verosimile che Comando ,1r111ar.a abbia in studio anche provvedimenti per salvare il salvabile in caso di impossibilità resistenza et che Rommel solleciti al Fiib rer d iretti ve anche rer questo caso estremo( .. .).. (92) . 0 (. .. )
Nel primo pomeriggio, mentre il pesante dispaccio di Mancinelli veniva studiato al Comando Superiore, arrivò un messaggio dell'ACIT. Bastico allibì: .Vi comunico - scrivev,1 Romme l - che mi sen to obbligato di conferire personalmente col filhrer, comandante supremo delle forze germaniche, sulla situazione ed approvv igio namento dell e truppe tedesche dell'arma ta co razzata d'Afri ca. Partenza il matt ino de l 28.11 .42, ritorno entro 1-2 giorni. Ne l frattempo assume il comando il generale delle trurpe corazzate Fe hn, (93).
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LE OPERAZION I IN Al'RICA SElTENTRIONALE
La cosa era s balorditiva . "Solo in questo momento (ore 14) - telegrafò immediatamente a Roma - (. . .) sono informato che maresciallo Rommel, senza chiedermi autorizzazione, est partito per Germania . Mi astengo da qualsiasi commento" (94). Però in forma privata esplose: ,(. ..) Il marescia llo Rommel sa perfercamente d i essere a lle mi e dipendenze; questo suo gesto è q uindi un atto d i aperta indisc iplina e d i pie no d isconoscimento de lla mia autori tà di Comandante Supe ri o re e di Governato re Generale . Compiuto da qua lsias i generale italiano av rebbe condotto questi dinanzi al tribunale di gue rra per abbandono di posto di fronte al nemico( .. .), (95).
Non appartenendo Rommel all'esercitO italiano, continuò Bastico, e militando a suo vantaggio ovvie considerazioni cli natura politica , e ra perfettamente inutile chiedere una qualsiasi sanzione a suo carico. Stando così le cose, si imponeva pe raltro un urge nte esame della delicatissi ma situazione creatasi. Cavallero, pur comprendendo i validissimi motivi cli indignazione cli Bastico , non volle compl icare ancor più l'aggrovigliata matassa d ell'orga nizzazione di comando in Africa. Forse temette che la rich iesta di esonero di Rommel non venisse accolta da Hitle r, con grave scorno italiano; fo rse ritenne che puntare i p iedi con l'OKW potesse urtare la suscettibilità dell'alleato(!). Fatto sta che incaricò il gen. Magli, del Comando Supremo, di convocare il col. von Waldenburg, sostituto cli von Rintelen, e di p rospettargli la gravità dell'accaduto. Per suo conto, parlò della questione con Kesselring, il quale osservò : "Non capisco come Rommel sia arrivato ad una così stupida decisio ne" (96). Una protesta puramente platon ica. Chi ne scapitò di fronte all'ACIT fu Basti co, colpito nel prestigio. Verso le 15 di quello stesso 28 novembre Rommel arrivò all'aeroporto di Rastenburg, nella lontana Prussia Orientale. Lo attendevano il mar. Keitel, capo clell'OKW, ed il gen. Jocll, capo repartO operazioni, entrambi estre mame nte cauti e riservati. Alle 17 fu ammesso alla sala conferenze della Wolfsschanze e l'accoglienza di Hitler fu dura: "Come osa lasciare il suo Comando senza 'il mio permesso?'. Rommel descrisse le tribolazioni dell'a rmata durante la battaglia e la ritirata e questo fu il solo argomento che riscosse ]'approvazione del Ftihrer, che si degnò di definire esemplare ed unica la condotta delle operazioni sino a q uel momento . Ma quando il feldmaresciallo illustrò le deficienze dell'ACIT, i difetti delle attuali posizioni e Je urgenti ed ingenti necessità cli rifornimento, l'atmosfera, già tesa, si inasprì d i colpo. Hitler contestò la debolezza delle truppe tedesche, visto che le perdi te si aggiravano solo sul 15-20%; attribuì le care nze dell'armame nto al fatto che i so ldati avevano ge ttato via le armi; mostrò chiaramente di ritenere esagerate o derivanti da colpa le richieste avanzate. Rommel, esacerbato per le ingiuste accuse, si accalorò e sostenne la necessità cli considerare inevitabile l'evacuazione dell'Africa a più o meno breve scadenza e, di conseguenza, l'opportu nità cli salvare qu anto più possibile dell'armata.
OA EL ALAMEIN AO EL ACHEIL.~
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L'accenno ad una Dunkerque tedesca "ebbe l 'effetto dì una scintilla nel barile delle p olveri"', annotò Rommel. Hitler si trovava alle pre-
se con la difficilissima situazione creatasi s ul fronte russo, ove la 6" armata ed una parte d e lla 4• armata corazzata erano state in qu e i giorni accerchiate a Stalingrado, e psicologicamente rifiutava di preoccu parsi degli avvenimenti del teatro nordafricano, fi no allora relativamente tranquillo. Scattò infuriato ed investì Rommel: anche von Rundstedt ed altri generali avrebbero voluto arretrare l'inverno precede nte e la crisi di allora era stata superata solcanro grazie alla sua decisione di irrigidire la resistenza sul posto. Mai egli avrebbe consentito l'abbandono dell'Africa: esisteva no motivi po litici che imponevano la conservazione di una testa di ponte o ltremare, ed alluse alle ripe rcussioni che simile atto avrebbe p rovocato in Italia. Tn definitiva , non si parlava d i lasciare la Tunisia e nemmeno la Tripolitania. Per concludere, essendo innegabile il logorio dell 'ACIT, si impegnò a far giungere uomini, mezzi, rifornime nti, una ve ntina di pezzi da 88 d i nuovo tipo ed un certo numero di carri 'J"iger. Il Reicbsmarscba l/ Goering, munito di pieni poteri, doveva accompagnare Rommel a Roma pe r tratta re la questio ne con il Comando Supremo. Vale la p ena cli sottolinea re che .1-litle r si guardò bene d al muovere precisa c ritica al comportamento di Ro mmel ne i confronti ciel Comando Supremo e di Bastico. Anzi, si rivolse a Mussolini con una lettera preannunciante l'arrivo a Roma dei due personaggi, nella quale gli argome nti principali erano costituiti d a un rimprovero : •Mi viene comunicato in quesco momento che il porto d i Tripoli è: b l occato da 14 giorni da numerosi piroscafi da carico destinati a rifornimemi e sgomberi. Fino al 4 dicembre nessuna nave per !"armata cornzzata sembra possa giungere a Tripo l i (. ..)•,
e da una sollecitazione a darsi da fare : •L'an nata Rommel ha necess ità di un afflu sso ininterrotto di materiali e di rifornimenti ( .. .) . I materi ali esistono in larga misura nell 'Italia meridi onal e. O ccorre soltanto navigare ed in p articol are far p artire i piroscafi già <l,1 lu ngo tempo destinati a Tripoli e già carichi (. .. ). Vi prego perciò caldamente, Du ce, di fare tut lO il possibile affinché tali difficoltà possano essere superate(. ..). (97) .
L'a mrn. Riccardi replicò, molto seccato, con un lu ngo promemoria destinato a Mussolini . Ribatté punto per punto e rie pilogò con ricche7.7.a di dari l'infelice situazione marittima. Volle poi concludere senza mezzi termini : ,( ... ) l e sue Id ella R. ,'vtarinal possibilità diminuiscono con tinuamente e co n ritmo tale da far prevedere che tra poco potranno divenire i11adeg11atc a qualsiasi
compito.
t <.:erto che d'ora innan zi non sarà più p<>ssibile assicurare il minim o indispensab ile rifornimento agli eserciti d'Africa, n o nostante ogni sac.: rificio, se J"Asse non riacquisterà la prev;ilen7.a aerea nel Medi terran eo centra le, co minci:indo dalla ripresa di un'azion,: efficace e continua su lla base di Malta• (98).
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T,E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTl!IONAl.E
li viaggio di Goering e Rommel assunse aspetti a dir poco grotteschi : •Ero esasperato ed offeso per la mancanza di comprensione mostrata da l nostro Alto Comando - scrisse Rommel - e per la tendenza a riversa re la colpa dei suoi propri errori su lle truppe al fronte. La mia rabbia raddoppiò quando fu i testimone del ridicolo atteggiamento ciel Reichsmarschatt nel suo treno speciale. Gli avvenimenti non sembravano turbarlo rninimamente (. ..). Durante tutto quel periodo Goering fu il mio peggior nemico. Credo che cercasse di silurarmi per real izza re i suoi p iani in Nordafrica. Dipingeva 1.Utle le va lutazioni operative che mandavo al Quartier Generale del Fuhrer come puro pessimismo. Fu lui che mise in giro l'assu rda idea che io fossi soggetto a sbalzi d'umore e (perciò) p6tessi tenere il comando solamente quando le cose andavano bene• (99).
Benché demoralizzato, Rommel si dibatteva nella ricerca cli una soluzione che, pur mirando a salvare i resti dell'ACIT, potesse apparire accettabile agli occhi di Hitler. Forse esisteva una via d'uscita: arretrare in Tunisia ed arrestare 1'8• armata sulla linea cli Mareth, preparata a suo tempo dai francesi, al confine libico-tunisino; riordinare rapidamente l'armata grazie alla vicinanza dei porti di Tunisi e di Biserta con l'Italia; mettere insieme , attingendo alle forze corazzate sue e ciel gen. Nehring, comandante delle truppe tedesche in Tunisia, una massa capace di attaccare violentemente e battere gli inesperti americani in Algeria. Vista sotto questa angolazione, l'intera ritirata avrebbe acquistato il significato di un'abile mossa intesa a rendere possibile una manovra per linee interne . Per evitare un nuovo scontro con Goering, Rommel incaricò il ten. Berndt, suo aiutante, cli recarsi nella vettura del Reichsmarschal/ e di illustrare la proposta esagerandon e i vantaggi. Bernclt assolse bene il compito perché Goering effettivamente finì per d ichiararsi convinto e promise di caldeggiare la cosa. A Roma l'inizio non fu promettente. All'arrivo, nel pomeriggio de l 30 novembre, furono ricevuti da Kesselring, il quale sorrise iron icamente all'idea di una manovra improvvisa contro gli americani , trovandola una scusa per abbandonare la Libia. A suo avviso "al/a fine di novembre, raggiunta la gola di el-Agheila, era ormai scongiurato ogni pericolo immediato per l'armata d'Africa" (100). Si ignora se abbia manifestato apertamente le critiche al comandahte dell'ACIT, certo fece pesare il realizzarsi di una più forte minaccia aerea britannica all e basi della Luftwaffe in Tunisia. Sp iegò, infatti, che il pericolo costituito dal triangolo Malta-Algeri-Tripoli annullava qualunque vantaggio: quinci.i neppur pensare ad un arretramento ulteriore dell'ACTT. Goering rimase colpito da queste argomentazioni, tanto che Rommel rinunciò a sostenere la sua tesi. Pili tardi .Mussolini ricevette a pa lazzo Venezia i visitatori. Non si possiede traccia della ri unione tranne un accenno d el diario Cavallero: "Ore .17. Mi reco a conferire con il Duce. È presente a parte del colloquio il R.M. Goering". Ma c'era anche Rommel, il quale fornì un riassunto abbastanza chiaro su due argomenti. Il primo rigua rdava lo sfortunato esito della battaglia decisiva. Rommel scrisse amareggiato:
DA l'I. ALAMEIN AD EL AGJ-IEJJ.A
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-Nella conversazione con il Duce, Goering dichiarò che io avevo piantato in asso gli italiani ad El Alamein. Prima che io potessi replica re come si conviene a simile assurda affermazione, Mussolini disse: "Questa è per me una novità. Lavostra rilirata è stata tm capolavoro, maresciatlo Rom.me/, (101) .
Il secondo punto concerneva la difesa della Tripolitania . Pare che Mussolini abbia accolto senza molto drammatizzare la preferenza di Rommel per la linea di Buerat. Infatti decise cli dare il via, o megl io di accelerare l'approntamentO delle predette posizion i, portandovi subito le truppe non motorizzate. La difesa della linea .!\farsa el Brega-Maracla doveva invece continuare finché possibile. Qu esta modifica di indirizzo non crova riscontro se non nelle carte cli Rommel, però è avallata dalle conclusioni presentate da Cavallero il giorno seguente, al termine della conferenza dei capi militari. La riunione venne tenuta al Comando Supremo. Erano presenti Cavallero, Riccardi e Fougier da un lato; Goering, Kesselring, Rommel, Weichold e von Pohl dall 'altro. Goeri ng prese la parola con una certa magniloquenza dipingendo la situazione a tinte abbastanza rosee: per la prima volta l'Asse era vicina al campo di battaglia ("un salto di pantera" precisò) , con conseguente faci lità di rifornimento alle truppe combattenti; dalla Francia si erano ricavate navi mercantili per più di mezzo milione cli tonnellate con ovvie ripercussioni favo revoli nei trasporti o ltremare; l'occupazion e della Francia meridionale e della Corsica consentivano una sicurezza strategica definitiva; gli americani stavano avvicinandosi a Biserta, ma Nehring aveva già ri cevuto ordine cli affrontarli e batterli. Quanto all' ACIT la situazione era nota. Il Duce aveva deciso che la posizione di li-farsa el-Brega (di per sé non delle migliori, a causa della scarsità d 'acqua e della debolezza del lato meridionale) venisse tenuta il più possibile. La difesa a Buerat (posizione stimata dal Fùhrer prefe ribile alla precedente) doveva durare assolutamente finché la Tunisia non fosse stata potenziata ed Algeri occupata. In proposito, si presentava l'occasione di ributtare il nemico su Orano e puntare verso il Marocco (102). Poi Goering si lanciò in una serie cli considerazioni sul problema dei trasporti marittimi, premettendo che "sia per la Tunisia sia per Rommel una cosa è sicura: se i rifornimenti continuano col ritmo fatto fino ad oggi, non potremo tenere né la Tunisia né la Tripolitania" . La lunga esposizione non apportò molto di concreto a l problema pressante di rimettere in sesto l'ACIT. Tutti erano ben consapevoli della sua u rgenza e delle sue diffico ltà . Intervennero anche l'amm. Riccarcli, per quanto concerneva la R. Marina , ed il gen . Di Raimondo, diretto re superiore trasporti d ello S.M.R .E., per i movimenti ferrov iari (103). Cavallero rimase a sentire. Benché ottimista, certamente aveva ascoltato la tirata di Goering con scetticismo. Alla fine mostrò il telegramma preparato per Bastico: ,,1. Vi auwrizzo inizia re graduale ripiegamento AClT su nu ove posizioni prestabilite previa sollecita affluenza mezzi di trnsporl.O necessari.
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SETI'ENTRIONALE
2. Unità mobili devono ri manere in sito più a lungo possibile non soltanto pe r coprire movimenco fanteria, ma anche per agire offensivamente c.:o ntro elementi avanzati del nem ico(. .. ). 6. C. ..) intensificate prima organizzazione posizione Buerat. fino quando non potrà occuparsene il ma resciallo Rommel, posizione s ulla quale, in pieno accordo tra Duce ec Fi.i hrer, ACIT deve fare arresto defin itivo et ciò in connessio ne con operazioni dell'Asse in Tunis ia(. .. ), (104) .
Commentato il messaggio, Cavallero si rivolse a Ror.nmel e sottolineò che il ripiegamento da l\farsa el Brega-Marada non doveva essere prematuro. Tutto ciò conval ida il racconto di Rommel, il quale vedeva sostanzialmente accettate dal Comando Supremo le proprie idee, anche se forma lmente mascherate eia qualche condizionamento: sì alla linea cl i Buerat, sì al ripi egamento delle fanterie, sì alla protezione ciel movimento retrogrado ad opera delle truppe corazzate . I vincoli riguardavano queste ultime : reaz io ne manovrata contro il ne mico e conservazione il pit':1 lungo possibile della linea attuale. "Era già qualcosa" commentò Rommel. A titolo di nota conclusiva: non una parola venne spesa da Cavallero per richiama re duramente Rommel circa la grave mancanza co mmessa . Bast ico avrebbe ben meritato tale presa di posizione. M.a il comandante dell 'ACIT doveva vedersela soprattutto con i compatrioti. Al successivo pranzo all'a lbergo Excelsior l'antagonismo di Goering tornò a galla in forma spia<:evole. Il mar. Milch, convocato d'urgenza ed arrivato quel mattino da Berlino, scrisse ne l suo diario : ,Durante il pranzo Goring ha attaccato pesantemente Rommel , con parole assai offensive. Dopo, Romme l è venuto in ca mera mia e per parecchie ore ho dovuto cercare di consolarlo. Ma qualcosa <lentro di lui si è spezzato, tanto che alla fine ha abbandonato il capo sulla mia spa lla e ha pianto. Non riusciva a rassegnars i al fa1to che Hitler non avesse fidu cia ne lle sue capa cità di comando• (105).
Per completare il quadro, Goering inviò al FOhrer una relazione evidentemente assai pesante e critica, perché Hitler, data una rapida scorsa, avrebbe passato il messaggio al gen. Jod l osservando : "Il Reichsrnarschall dice che Rommel ha perso l 'au.tocontrollo" (106).
DA Et ALAMEIN AD F.L AC H clLA
NOTE AL CAPlTOLO
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I
( I ) Più tardi il gen. Ramcke e bbe a lamentarsi con Goe ring, da l quale la Luftwciff enjaegerbrigade d ipe ndeva, d i essere stato a bba ndonato eia Romme l se nza autom ezzi e senza riforn imen ti. (2) Giuseppe Mancinelli, Dal fronte in Africa settentrionale (1942-1943), RizzoJi, Milano 1970, pp. 212-213. (3) Diario storico Comando Su premo (OSCS), tele 33380/0p. data 4. 11.1942, ore 21.55, g iunto a Ro mmel trami te Delease sol<> nella tarda mattinata de l 5. (4) DSCS, te le 33390/0p. Data S.11.J942, ore 13. (5) Erwin Rommel, Guerra senza odio, Garzanti, Milano 1959, p. 304. Si preferirà, di solito, fare riferimento al testo inglese curato da Liddell Hart, Tbe Rommel Papers, perché:: la citata versione italiana presenta mo lte o missioni, tal une delle quali di una ce rta rih:va nza. (6) Secondo fon ti inglesi, la 8· B.cor. , giunta a Galal in a nticipo sulla colonna dell 'Asse in ripiegamento - in realrà si trauava di un immenso serpente cingolato e ruotato quanto mai eterogeneo - si pose in agguato: • in un 'ora la colonna rimase quasi distrutta; furono messi fuo ri combattimento 29 carri annali italiani e 14 tedeschi, 4 cannoni e 100 awocarri. I soldalì cauurati f urono circa mìlle. Più tardi a sud / itrono trovati 11 carri a nnali e a lt,'i automezzi abbandonati"' (Michael Carver, I.a battaglia di El Alametn, Baldini e Castoldi, J\·l ilano 1964, p. 314). (7) La buona sorte del I/ 39° f. e del btg. della Lupi di Toscana era dipesa unicamenle dal fatto che i reparti in questione e rano stati a suo tempo piazzati sulla lito· canea, ad ovest di Sidi Abd e l Rahman, e di co nseguen 7.a avevano fatto a tempo a ripiegare autocarrali, protetti dalla 90' leggera. (8) DS Delease, tele 5150 data 5.1 1.1942, ore 11.40, decifrato alle 12.15, del gen. Mancinelli. (9) DS Delease, tele 5151 data 5.11. I 942, ore 12. l 5 del gen. Mancinelli. (10) DS De lease, tele 571 /Se rv. da ta 5.11. 1942, ore 10, del Comando X corpo. Il telegra mma fu ri cevuto dal centro trasmissio ni di Delease alle 14.30, co nsegnato :~Ila cifra alle 15.55 e rimesso all'ufficio operazioni alle 17.30. (11) Il comunicato speciale del Quartiere Generale del Medio Oriente, divulgato dalla Reuter, cominciava con: "Dopo 12 giorni e notti di auaccbi incessanti da parte delle nostre f orze terrestri ed aeree, le forze dell'Asse nel deserto occidentale sono in piena ritfrata. Le loro colonne in disordine sono implacabilmente attaccare dalle nostre forze terrestri e dalla R.A .F. di giorno e di notle ( .. .)". ( 12) "La linea Sollum-Jialfaya - scrisse Cavallero nel suo diario - deve diventare ima fortezza'". Secondo q uanto riferito da Ciano, Mussolini era pallido, i tratti del volto tirali, stanco, però speranzoso in una possibilità d'arresto su lla li nea di Fuka, pur rende ndosi conto della gravità deJla situazio ne. Si trau.ava di una s pe ranza illuso ria, visto che "persino Cavallero, il vero responsabile d 'ogni nostro malore, afferma invece che nessun tenlalivo di resistenza può venire accennalo se non sulla linea SollumHalfaya• (Galeazzo Ciano, Diario 1937-43, Rizzoli, Milano 1980, p. 663). A prescindere dal fatto che le vere responsabili tà delle guerre sono se mpre da ricerca rsi in sede politica, il mal an imo del ministro degli Esteri è così evidente da re ndere supe rfl uo un commento. (13) Vds. Mario Montanari, Le operazioni in Africa seuentrionale, voi. III, El Alamein, cap. X, USSME, Roma 1989. (14) Telefonata fra Goering e Kesselrin g intercettata alle 14.45 de l 5.11.1942 (Diario Cavallero, stessa data). ( 15) Prima di abbandonare Fuka, Navarini inviò il ca po uffi cio operazioni del XXI corpo da Barbasetti per esporre la sicuazione del corpo d'armata. Arrivato a Matruh nel primo pomeriggio, l'ufficiale trovò un enorme ingorgo all'ingresso di uno streLto corrido io esiste nte nel profondo campo minato ed unico accesso alla ro tabile. Qui la Feldgendarmerie consentiva il passaggio ai soli mezzi germanic i. L'italiano, vista la cosa, rese la pariglia: raccolto un gru ppo di soldati, armi alla mano, mise da parte i tedeschi e deue via libera agli autoveicoli italiani (Antonio Tedde, Fiamme nel de-
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LI! O PERAZIONI IN AFRICA 5E1TENTRl ONA LE
serto, Cisalpino, Milano 1962, p . 402). Non fu il solo episodio , ma obiettivicà vuole si precisi il probabile motivo della "selezione'', va le a dire l'incento di recuperare a l p iù presco, ai fini dell ' impiego, le fo rze meccanizzate (tedesche). (16) Non si è in grado di g iud icare se da parte d i Delease sa rebbe stato possib ile , in concreto, sostenere in qualche modo il dispe rato sforzo del X corpo . È p iù c he probabile, come giustame nte commentò Manci nelli, che nello staco d i crisi generale, e ne ll'ambito di un 'assolu ta sorpresa provoca ta da l fauo che l'a rmata non doveva retrocede re, nessu na improvvisazione sarebbe stata realizzabile. (17) Relazione del gen. Gandin. (18) Basil Licldell llarc, The Rommel Pc1pers, Brace and Co., New York 1953, p. 361. (19) Re lazione del gen . Barbaseu.i. Fra l'altro, le cattive notizie nel campo de i rifo rnimenti s i susseguivano. Il 6 novembre, infatti, in seguito ad incu rs ioni aeree b ritanniche a Bengasi ed a To bruk, il nostro nav ig lio subiva ulte ri ori perdite. A Bengasi furono affo ndate le navi ciste rna Portofino e lombat·di ed incend ia ti due draga mine; a Tobruk venero colate a p icco il piroscafo Etiopia ed una motozattera tedesca e gravemence dann eggiato il sommergibile Sciesa. (20) DSCS, tele 33429/0p. data 6.1 1.1942, ore 20. 45 (21) 1.S O . Playfair, 7be Mediterranean and Middle East, voi. IV, H.M S.O., London 1966, p . 93. (22) Secondo il rapporto della 7" D.cor. , gli inglesi avevano preso o d istrutto 15 carri e 7 pezzi pesanci campali e cattura w 2.000 prigioni e ri tedeschi. (23) Diario Cavalle ro data 8.11. 1942. Il conseguen te messaggio suonava wsì: '' Duce, presa conoscenza Vostra ultima comunicazione, mi incarica insistere su necessità che resistenza sulle posizioni Sollum-Halfaya sia prolungata quanto pii.ì. possibile. Duce ritiene che ove mancasse tale resislenza non solo sarebbero compromessi sgomberi indispensabili dalla Cirenaica, ma sarebbe posta in dubbio persino possibilità di costituire difesa su linea Agheila. Duce, pur lcisciandovi piena libenà d 'azione, desidera che di quanto sopra ten ic1te il maggiOr conto. Cavallero" (DSCS, ce le 334-19/ 0 p. data 8. 11.1942, ore 17 .25). (24) DSCS, tele 33453/0p. data 8.11.1942, ore 23.50: "Generale Gandin mi ha ri-
ferito oggi vostre comuniçazioni e/ portato //ostro saluto. Sono sict.tro che armata corazzata itc1lo-tedesca, sopraffatta nel materiale ma morahnente invincibile, saprà sotto vos1ro ferreo comando sbarrare dejzniti/Jamente il passo al nemico secondo le direllìve cbe il Duce ha imparlito. Ugo Cavallero". Ma lle predette direttive lasc ia vano ''piena liber·tà d 'cizione" a Rommel. (25) OS Delease, tele 4808/Si t. dar.a 8.11 .1942, ore 10.50. (26) DS Delease, tele 4814/ Sit. data 8.11 .1942, ore 11.55. (26) DS Delease, tele 4814/ Sit. data 8.1 1.1942, ore 11.55. (27) Dia rio Cavallero data 7.11.1942. (28) Ibidem, data 9.11.1942. Il g iorno precede nte er.ino arri vate a Tripoli sette na vi e que l mattino paniva dal Pireo per Tobrnk il Foscolo con 60 amocarri, 15 carri, 1. 700 co nn. di carburante e 800 tonn. cli materiale vario. (29) ibidem, dai:a 7.11 .1942. (30) DSCS, f. 51077/ 0p. data 9. 11.1 942 (31) DSCS, tele 33455/0 p. data 8 11.1942, ore 23.55. (32) Re laz ione de l gen. Barbasen.i. (33) DS Delease, tele R.119 data 8 . .11.194 2, ore 7.35 dell'ACIT. (34) B. Liddell Hart, op. citata, p. 347. (35) DS Delease, relazione su colloq uio Barbaseni-Rommel, allegaw n. 1. (36) DS Delease, tele 4881/Si t., data 9.11 .1942, o re 21.15. (37) DSCS, tele 33465/0p. data 10.11.1942, ore 18.45. (38) DSCS, tele 33461/0p. claca 10 11.1942, ore 01. (39) Diario Cavalle ro, data 10.111942. (40) Le forze a lla frontiera agli o rdini ciel gen. Falug i era no costitu ite eia : Comando D. mot. Pistoia, 35° f. su I bcg. fucilie ri e JJJ l)lg. armi cli accompagnamenco e co ntrocarri; 36° f. su Il btg. fucilie ri incom ple to ; III/ 3" artiglieria eia ca mpagna. Ino ltre clisponev:1 de i seguenti reparti di rinforzo: II/ 336° f. Piçeno, Il/ 350° f. di marcia,
OA f.L ALAMEIN AD EL AGHEILA
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due com pagnie di marcia non inquadrate, un gruppo da 100/ 17, 11/24° raggr. artiglieria di corpo d'arma ta. Comprendeva anche il 2°/111 gruppo Monferrato, una compagnia ca rri di form azione d una baHeria semoventi che il giorno J O passllfo no al XX co rpo. (41) E. Rommel, op. citata. p. 3 14. (42) DS Delease, cele 5 165 dat:i 11.11.1 942, ore 7.35 del gen. Mancinelli. Cfr. G. Mancinelli, op. citala, p. 220. (43) DSCS, tele 111J3 data 11 .11.1942, o re 8.20, clell'ACIT. (44) F.H. llinsley, Britisb Intel/fgence in the Second \Vorld \fla1~ vo i. HMSO, London 1981. (45) Complessivame nte la Ptsroia perse 512 uomini fra morc i, fe riti e dispersi. (46) li presidio era costimito da: vrr btg. be rsaglie ri, Ili btg. S. Marco, V btg. lib ico, III/350° f. , un btg di formazione di marcia, XVIII btg. cara binieri, 2° artiglieria concraerei, 345° gr. arciglieria da cosca ed unicà minori. (47) Quando il gen. Deindl, comandance delle retrovie tedesche, rivide il gen. Cassa t.a ad el-Agheila h1 sera del 14 lo abb racci ò con effusio ne dichiarandosi dolenciss imo di esser stato costretto a lasciarlo a Tobruk in que l modo ed in quel mome nto. (48) li grup po di combattimento era costituito da: Comando D.cor. Ariete; un nucleo esplorante (III gruppo squadroni autoblindo Monferrato e resci del gruppo Nizz a, due compagnie del 12° bersaglieri LitJorio); il 66° f. Trieste su due baHaglioni di due compagnie; una batteria di formazione s u tre pezzi. I pochi ca rri e pezzi rimast i erano inefficie nti, perciò vennero sgomberati su località arretrate. li Comando XX C<>rpo rimase in vita per seguire e dirigere il gruppo di combattimento, in stretta collaborazione co n il DAK. (49) ilernard Montgomery, Memoirs, Collins, Londo n 1958, p . 142. (50) Diario storico del Comando Superiore Forze Armate Libia (DSCSFAL), data 8.11.1942. (51) DSCSFAL, data 12.11.1942. Giova agg iungere che circa una settima na dopo, Dastico ebbe a rinfacciare a Cavallero l'affermazione cosl ca tegorica: "Sembra.fallito incontro Medjez e! Babr diplomatico tedesco Kahn con generale Ba1·re. Atteggia mento truppe, popolazione, polizia [in Tunisia] decisamente ostile. Questa siluazione è sosranzialmenre dissimile da quella prospellalami Vostra Eccellenza, cbe escluse ogni mia p reoccupazione fronte ovest. Gradirei cortesemente conoscere, per mio orientamento, provvedlme11ti presi pe1· fronteggiare situaz ione in Tunisia e per ga rantire rovescio mio schieramento che, come ordinatomi, è t11.110 proiettato verso esr. Cavallero neriferì a Mussolini senza co mment i (Diario Cavallero, darn 18. 11.1942). (52) Circa l'assunzio ne iniziale delle difese statiche ad el-Agheila da parte della Spezia, Cavallero precisò che i reparti tedeschi in transito passassero agli ordini del comandante della Spezia. Inutile dire che, visti i precedenti, il val ore di simile disposizione era mol to dubbio. (53) G. Mancinelli, op. ci/alt/, p. 221. Il telegramma per Cavallero ("Il giorno 13 novembre dalle ore 13.00 mi trov11rò a Ma,·tuba presso il Fliege1:filbrer'), .spedito alle 6.30 dello scesso giorno, giunse a Oelease la se ra del 14. (54) In reahà il te n. col. Revetria, capo ufficio informazioni di Delease, aveva avuto modo di parlare a lungo, il gio rno 11 con Romme l il quale, in sostanza, pu r ravvis,mdo la gravità della s iwazione de ll'Asse, aveva affe rma to l'intenzione di ferma rsi ad el-Agheila non dispe rando di im porre al ne mico un a battuta d'arresto (DSCSFA L, tele 19128/ 0p. data 15.11. 1942, ore 20.45, diretto al Comando Supremo). (55) Della riunion e esistono tre verbali: un "appunto", allegato al diario sto rico di Delease; un "verbale '' vero e proprio (vds. allegato n. 2); un "resoconto" dettag liato, costituente con ogni evidenza la prima bozza del verba le, allegato al diario Cavallero. Le citazioni riportate nel testo sono tratte dal "resoconto". (56) Una nota a matita del gen. Passi, capo di S.M. di Delease, scri na alle 8 del 14 in calce al telegramma di Cava lle ro per Ro mmel, di ce: "S.E. Barhasetti, stamane prima di parlf,·e in aereo per Agedabia, ha detto che il colloqu.io di cu.i sopra non avrà pirì luogo e che il Maresciallo Cavallero ritomerà stamani in Italia partendo da Misuratd'.ll messaggio di Rommel, spedito alle 17.50 del 14, fu reca pitato a mano dall ' ufficiale tedesco di collegamento all 'ufficiale di servii.io di Delease alle 2.45 de l 15. La risposta
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LE OJ>~RAZION I IN AFRICA SETrnNTRIONAtE
di Barbasetti fu redacta alle 4.10 della s1essa manina (DS Oelease, te le SD/252). (57) DS Delease, 1ele 5055/ Sic. data 13.11. 1942, ore 19. I risultati della visita di Cavallero non sembra siano stati visti di buo n occhio da Mussolini. "//Duce(. ..)- riferi r;) Ciano - è seccc,to con Cc1vallero, il qua le, mandella da lu i giustamente in Libia, se ne è tornato subito. li mol'ivo del ritorno, come lo stesso Duce a/ferma, è dovuto a lla preoccup azione per la sua posizione personale" (G. Ciano, op. ciU1ta, pp. 667-668). Una conferma della sfiducia che stava avvolgendo il capo di S.M. Generale si riscontra in un colloquio avvenuto il 12 novembre tra il Re ed il Principe e.li Piemo nte, nel corso del quale Umbe rto riferì che la situa zione d i Cava llero si e ra fatta critica in qu anto i maggio ri espone nti dell' Esercito gli erano co ntro ( Pao lo Pu ntoni, Parla Vittorio Ema nuele lii, Palazz i, Milano 1958, p. 103). (58) OSCS, tele 03/ 16493 da ta 13.11.1942, ore 23.30. Per dare ancora un'idea della sca rsa fu nzionalità dell'orga nizzazio ne di comando volu ta da Cavalle ro, basti ci1are una richiesta urgente di ca rburante, da recapi1are a $idi el Barrani, inoltrata d,t Rom mel a l Comando Supremo il 6 nove mbre . La se ra stessa il ge n. Magli, addetto al Coma ndo Supremo, s i rivolse a Delease per L' esaudimento della richiesta. (59) Diario Cavallero, daia 15. 11 .1942. (60) David Trv ing, La pista della volpe, Mondadori, Mila no 1978, p. 255. (61) DSCS, te le 33564/0p. data 15.11 .1942, ore 21.07. (62) E. Ro mme l, op. cita ta, p. 318. (63) DSCS, te le 11300/ Segr. data 17.11 .1942, o re 9.25, dell'ACIT - allegato n. 3. (64) DSCSFAI., 1ele 19131/0p. data 15. 11.1942, ore 24. (65) DSCS, tele 33570/0 p . da ta 16.11.1942, o re 13.55. (66) DSCSFAI., f.01/ 19041/0p . da ta 13.1 1. 1942. Si noti che quel giorno Bas1.ico aveva segu ito Cava lle ro a Ilengas i per il rappo rto con llarbasetti e c.: he, rientrati ad J-Ioms. il capo di S.M. Ge nerale vi aveva pe rnottato, ospite cli T3astico. Quindi la lettera era concordata fra i due e mirava probabilmente a provocare una decisio ne di Mus:;olini. (67) DSCS, tele 33563/0 p. data 15.11.1942. Il giorno seguente Cavallero annotò nel suo diari o che anche FlasLico era stanco. (68) Diario Cava llero leu e rn da ta 16. 11 .1942, allega to n. 4. (69) E. Rommel, op. citata, p. 320. (70) DSCS, tele 33581/ 0p. data 17.11. 1942, ore 20.45. (71) Diario Cavallero, dalll 16.11.1942. (72) I primi di luglio la Cìiovani Fascisti si concent rò ne lla zona G he mines-Solluch , a sud cli Bengasi. Trasferita, dura nte il mese, verso il co nfine egiziano , occ upò la ri dotta Ca puzzo e l'oasi cli Siwa. Il 1° se ttembre venne raccolta a Siwa, me no im gruppo di art igl ieria distaccato a Giarabub. li 17 settembre ricevette in rinforzo il 3° gruppo esploran1e della 21• Panzer. Per quan1 0 chia mata corazzata, denominazione che conservò molto impropriamente per parecchi o te mpo, la di visio ne non ne ebb e mai le ca ratte ristiche. Il suo organico p revedeva, be nsì, un reggimento carri, uno di fanteri:1 au topo rtata ed uno di art iglieria su sei gruppi, di cui due semovent i; peral tro rimase sempre priva del reggimento carri e dei gruppi semoven1i. In dicembre riceverà, invece, u n secondo reggimento di fante ria, il nuovo 8° bersaglieri. (73) Val e la pena di d ire, però , che int.e rvenne un o strao rdinarl o caso fa vorevole. Ad Agedabia Ro mme l e ru proprio dis pe rato: "Jmpossfbili riforn fmenti via a erea gli aveva comunicato Kesselring - perché Sue tmppe oltre raggio azione aeret'. Senonché il mattino del 21 accorse da lui il gen. Seidemann, il Fllegetfiihrer Afrika, gridando che sull'i ntera costa fra el-Agheila e Marsa e l-I3rega giaceva no centinaia cli bidoni di be nzina. Era il carico dell a nave /lans A1p , silurata il 17, sospinto a riva da lle co rremi. (7/4) Diario Ca vallero, da ta 17. 11 .1942. (75) Il 19 Rom me l aveva telegrafato a von Rin telen: •· Prego comunicarmi quc,lf deduzioni sullaflllura condo/la delle operazioni banno trauo il Duce ed il Comando Supremo dal m io rc1ppono del 17 novembre sullo stato e la fo rza dell"a n nata. in caso si venga a bauaglia sulle p osizioni di Marsa Brega, i reparti 11011 motorizzati ita liani su bircmno, secon do ogni proba bilità, lei stessa sorte dei loro camerati di Et Alamei11 ( .. .). Per questo ripeto la mia preghiera, già pitì volte inoltmta, di motorizzare le uniti, apre-
l)A l::L ALAM EIN AO EL AGH EI LA
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di mediante assegnazioni di allfomezzi del/"/ntendenza· (cele n. 144 / 42 Segr. daLa 19. 11.1942, o re 9 30). (76) Alla data del 20 novembre erano state ultimate le postazioni nei capisa ldi principali e si trovavano in corso di completam t:n co quell e delle ahre strutture. La messa in opera di 8.000 mine ancicarro recuperate sul posto e del reticolato procedeva con alacrità . Da tergo era no in arrivo 6.500 min e anticarro e molto materiale per ostac.:olo passi vo, mentre a Tri poli si stava prepara ndo l'invio di altre l l.000 m ine antic..irro e 3.000 antiu omo. lnolm: erano già in efficie nza gli impianti idri ci di el-Agheila (70 mc/ giorno), Marsa el-Brega (30 mc/g. ), Maaten Bescer ( 150 mc/g.) e Marada (100 mc/ g/). (77) Diario Cavallero , data 20.1 1.1942. (78) Ibidem, data 21. 111942. (79) DSCSFAL, celc 19393/ 0p. data 21.1 1.1942, ore 14.1 5, decifrato a Roma alle 17 dello stesso giorno. (80) DSCSFAL, da ta 23.11.1942, resocon to stenografico de l colloqui o - allegato n. 5. (81) DSCSFAL, tel e 19448/ 0p. data 22.1 1.1942, ore 2 1.15. (82) Cavallero ebbe a commencare: -Non escludo cbe Bastico abbia subito l'influenza dell'ambiente (cioè di Romm el)" (Diario Cavalle ro , darn 23. 11 .1942). (83) Verba le de lla ri union e, allega10 n. 6. (84) Diario Cavallero , data 25. 11.1942. (85) Ibidem, data 24. 11.1942. (86) DSCS, te le 33707/ 0p. data 25.l l.1 942, ore 14. (87) DSCSFAL, le le 3064/Sgr. Data 27.11.1942, ore 13.15 dell' ACIT. (88) "Pervengono da Maresciallo Ro111111el telegrammi relativi anche fronte Ovest, redaili in forma tale da far pensare cbe egli si ritenga comanda m e superiore in A .S. ( .. .)" rilevò l:lastico CDSCS FAL, lele 01/ 19671/ 0 p. data 27. IJ.1942). (89) DSCS FAL, te le 01 / 196.L O/ Op . dal:.I 26.11.1942, ore 1240. (90) DSCS FAL, le le 01 / 19612/ 0p. d,1ta 26.11.1942, ore 12.50. (91) DSCSFAL, le le 01 / 19660/0p. dat a 27.11.1942, ore 12.15. (92) DSCS FAL, tele 5368 data 28.11 .194 2, o re 12.20, del gen. Mancinelli. (93) DSCSFAL, te le 149/42 data 28.11.1 942, ore 7.30, dell 'ACIT. (94) DSCS FAL, te le 01/19718/ 0p. data 28.11.1942, ore 1645. (95) Diario Cavallero, data 28.11.1942, allegato n. 7. (96) Ibidem, data 28. 11.1942. li col. von Waldenhurg sosti tuiva il gen. von Rinccle n, rimasto fe rito il 24 in un incide nte aereo, durame il ritorno a Rorna dall a Libia. (97) Ibidem, messaggio d i Hitler a Mussolini, ri cevuto per tclesc.: riventc dall' ambasciata redesca a Roma (col. von Wa lten b urg) alle 22.30 del 28.1 1.1942). In quei giorni l'amrn. Wcicho ld segna lò, tramite l'addetto militare, che il 27 novemb re le ba nchine de l porco di Tripoli era no bloccate da o ltre 400 to nnell ate di mate riale. li Coma ndo Supremo ringraz iò r e ·r la comu ni cazione cd agg iunse, con più mestizia che irritazione: "Non si ritie11e di dover illustrare la situaz ione degli a li/o mezzi /11 Libia, il cui numero è assolutamente in.wfficiente al bisogm~. (98) Ibidem, promemoria n . 122, data 29.11.1942, allegaco n. 8. (99) 13.11. Liclde ll Ha rt, op. citata, p. 366-367. Rommel riteneva che Goering desiderasse il passaggio de l fronte africa no alla Lt({lwaf/e, re putando facile il ra ccogliere allori oltremare. ( 100) Albe rt Kesselring, Memorie di guerrn, Garzanti, Milano 1954, p. 152. (.101 ) [HL Liddell Hart, up. cita ta, p. 367. (102) Diario Cavalle ro, data 1. 12.1942. 003) L'enfasi e J·ouimismo di Goering era no sLa ri cont.igiosi. Ci;ino riporta nel suo diario, in data 1° dicembre: "Gli 111fìciali del seguilo cli Goeri11g parla110 alto: si dicbiamno certi che in tre mesi le/o rze corazzate germa niche a vranno raggiu nto il Marocco. Ancbe sulla lotta irt Russia fann o previsione rosee" (Galeazzo Ciano, Diario 1937-43, Rizzoli, .'vlìla no 1980, p. 673). (104) Il telegramma compii.Ilo per Bastico (pa rcira alle 23.45 senza modifiche) contiene strane precisazio ni d i dettag lio: •J. Fallterie non dotate automezzi devon o esse-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'ITENTRIONALE
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re sgomberate cori automezz i forn iti da codesto Comando. 4. Su nuove posizioni dovete ponare in tempo ancbe artiglierie meno mobili. 5 . Movi111e1110 dt1fare a scaglfo11i nelle o,·e no/lume per soura,-sf osservazione et offesa nemica(.. .)". Tutte cose che a quel lìvello ordìnati vo se mbran o pro prio ma l collocate. Il fatto riflette la pessima abi1.Lldine, assai diffu sa nell 'eserci to ita liano, de ll'invadenza del superio re nel ca mpo d 'azione e nelle responsabilità del sonordine (DSCS, te le 33814/ 0p. data 1.12.1942). (105) D. lrving, la pista della volpe, Mo ndadori, Milano 1978, p. 262. (106) Ibidem.
Capitolo secondo LO SBARCO ALLEATO NEL NORDAFRICA FRANCESE 1. L ' OPERAZIONE T ORCH.
ll 19 g iugno , durante un convegno p olitico-militare alleato a Washington, il gen. Brooke partecipò ad una riunione del Consiglio u nificato dei capi di S.M. americani per discutere sulle scelte operative da comp ie re ne lla seconda metà d ell'anno e n el 1943. "!lo trovato che eravamo abbastanza d 'accordo nelle linee genemli" scrisse ne l suo dia rio , ma quell'abbastanza e ra significativo. Secondo gli american i - adesso tranquillizzati da ll a vittoria navale riportata a Midway (4-7 giugno), che segnava una svolta nella guerra del Pacifico - l'operazione Bolero pe r l'apertura de l seco ndo fro nte in Europa (1) doveva ocrenere assoluta precedenza su Gymnast (2), cioè sullo sbarco nel No rdafrica fra ncese . Qu est'ultima operazione presentava, a loro giudi zio, sensibili inconve nienti: •a) Essa decurterebbe seriamente i r inforzi nel Medio Oriente con possibili disastrose conseguenze i n qu el tea tro, p oich é la si1uazi on e in esso è tale ch e gli effeui indiretti clell 'operazione Gymnast non possono dare l'aiuto necessario alle forze br itannich e del Medio Oriente per sostenersi. b) Essa renderebbe pi ù scarsi i co nce ntramenti n avali in tuu.i gli altr i teatri. Il più serio effe1to di ciò si ri percuoterebbe su aerei, p ortaerei e navi di scorta . e) L'opera zione dipende dall'esiscenza di certe condizioni politiche in Nordafrica c he è impossib ile prevedere. Se quesce condi zio ni fossero sfavorevoli al tempo dell'attacco, l e conseguen;.e potrebbero essere mol to serie. d) L'effeno favorevole suJla situazi one russa sarebbe probabilmente molw limilat.O•
(3).
Dal punto di vista britan nico, invece, il discorso si poneva in termini differenti e riflelte va l'assoluta convinzione di non poter sbarca re in Francia con la grandezza , la simulta neità e l'estre ma viole nza richieste dalle circostanze, prima del 1943. E nel frat tempo? Vista la determinazione di Rooseve lt per un impegno stalunite nse su vasta scala contro i tedeschi nel corso del 1942, non rimaneva che l'Africa nordoccidentale. Le conclusioni, rie p ilogate dal gen. Ismay, furono dunque le seg uen ti: • 1. Piani e prep arativ i sulla pi ù vasta scala p ossi b ile p er l 'operazi o ne Bolero nel 19/43 clevono essere proseguiti co n la massima ra pi d i tà ed energ ia. È p erò indispensabile che gli Stati Unici e la G r an Bretagna si preparino a passare all"offe nsi v,i già nel 1942. 2. Le o p erazioni i n Francia o n el Belgio e in O l and a cluran te i l 1942 dareb bero, se coronare dal successo, risulta ti politici e stra tegici ben maggiori d i quelli co nseguibili con o perazioni i n quabiasi altro ceatro. I piani e i preparativi per tale operaz ione debbono perciò essere prosegui ti co n tut ta l a rap idità , !"energia e l'ingegnosicà po:;sihili. Si clovrebbero compi ere gli sforzi più ri soluti per superare i pericoli e le difficoltà evidentemente connessi all ' impresa. Se si potesse
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LE OPERAZIONI 11\ AFRICA SETl"DiTRIO NALE
escogitare un piano ragionevole e auuabile, noi non esiteremm o a metterlo in ateo. Se invece risuhasse , dopo un esame approfondito, che nonos1ante tutti gli sfo rzi il su ccesso è improbabile, dobbiamo aver pronto un altro pia no. 3. Le possibili t:ì dell'op erazion e Gym nast nell'Africa settentrional e fran cese saranno esami nate attentamente e coscienziosamente e i piani rdativi ve rranno completati in 1u11i i particolari al più presto possibile. Le forze da impiegare nel Gy mnast sarebbero per la maggior parte quelle stesse unità destinate all 'o p erazione Boler o ch e no n hanno ancora lasc;i:llo gli Scati Uniti. La possibili tà di operazio ni in Nor vegia e nella p eni sola iberica nell'autunno e nell'invern o 1942 ve rrà pure attencamente considerala dai capi di Scaw Maggiore. 4. Gli studi per l 'operazion e Bolero continueranno ad avere per centro Londra, quelli per l 'operazione Gymnast avranno per centro Washing1on• ( 4).
L'accettata priorità cli Bolero d a parte britannica mascherava dunque il proposito di attuare appena p ossibile Cymnast, attingendo senza molti scrupoli ai preparativi di Bolero. Gli inglesi non vedevano d i buon occhio un attacco alla forte zza europea se non nel 1943 ino ltrato per più di un motivo. No n a caso qualche giorno dopo, durante la visita ad eserc itazioni a fu oco am e ricane a Port Jackson, Ismay commentò a Churchill: "Opporre queste truppe ai soldati tedeschi equiva rrebbe ad un assassinio" (5) . Ma, a parte Round-up, era stata studiata un'altra ope razione o ltre Ma nica, chiamata Sledgehammer, mira nte a costituire una testa di sbarco a Cherbourg od a BresL con l'impiego di nove divisioni, delle quali sette britanniche ed un paio ame ricane. Appena rientrato a Londra, ed alla luce degli avvenimenti in Egitto, Churchill si affre ttò a comunica re a Roosevelt che "nessun generale, ammiraglio o maresciallo dell'Aria britannico responsabile è disposto a sostenere che l'operazione 'Sledgehammer' sia effettuabile nel 1942". Sarebbe sta ta uno sforzo prematuro che con ogni probabilità a vrebbe compromesso le possibili tà di un grosso successo ne ll 'anno seguente. Pe r contro: ·4. Personalmente, sono convinto che l 'operazione Gymnast comro l 'Africa settentrionale fra ncese rapp resenta il modo di gran lunga migliore per dare sollievo al fronte nisso nel 1942. Ci ò quadra perfettamen te con le vostre idee; infatti, l'allen1.amento della pressione sul fronie orientale è la vostra preoccupazione dominante. È questo i l vero "secondo fronte" del 1942; ho consultaco sia il Gabinccto sia il Comitato di Difesa, e ci siamo trovati tutti d 'accordo. Esso costituisce l'operazione più sicura e più frunu osa ch e possiamo effett uare nel prossimo autunno(. ..) • (6).
E, tanto pe r non lasc iar dubbi s ui suoi fermi propositi , Churchill offrì a Roosevelt il comando di Bolero per un generale americano (il gen. Marshall) e nel contempo ribadì : • Spero, Signor Presidente, che fare te in modo che l a nomina cli un comandan te americano col comp ito di effettuare l'operazione Bole1·0 nel 1943 non pregiudichi operazioni d'importanza immediaca quale l'operazione Gymnast, (7).
Negli Stati Uniti l'atmosfera ge ne rale si mostrava inve ro contraria ad un impegno in Africa . Il ministro della Gu e rra, Stimson, considerava il Nordafrica francese come" l'ultimissima fra tutte le priorità che
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abbiamo cli fronte"; Marshall riteneva che Cymnast avrebbe fin ito per incide re negativame nte sull'esec uzione d i Round-up ne l 1943 e l'amm. King era decisamente ostile alla distrazione di forze navali dal Pacifico . Mentre King continuava du nque a predicare la necessità di concentrare ogni sforzo contro il Giappo ne, esisteva il pericolo che Marshall , il q u ale aveva bensì accetta to il concetto d i Cermany jìrst. deluso dall 'atteggiamento britannico fin isse per condividere il pensiero cli Kin g. Infatti ben presto egli s i indusse a prospettare a l Preside nte l'opportunità d i un rad icale cambiamento d i indirizzo strategico, ove gli inglesi non avessero accettato cli da r corso a Sledgebammer. In questa eveni enza: "noi dovremmo assegnare primaria importanza al teatro del Pacifico e sferrare un colpo decisivo contro il Giappone; in altre parole, assumere un atteggiame nto difensivo nei riguardi della Germania, eccetto che nel campo delle operazioni aeree, ed usare tutte le risorse disponibili nel Pacifico" (8) . Ma Roosevelt rimase sensibile a lle argomentazioni di Chu rchill. Mand ò a Londra Harry Hopkins, Marshall e King per un'altra conferenza con i vertici britann ici, dando lo ro istru zioni precise, anche se formalmente cli stretto distacco circa la soluzio ne eia adottare. Premesso il desiderio di pervenire ad un'intesa circa i p iani definitivi per il secondo semestre 1942 e quelli p rovvisori per il 1943, chiarì che occorreva esaminare con la massima attenzio ne l'attuab ilità di Sledgehamrner, specie in caso d i cedimen to sovietico. "Solo se sarete assolutamente convinti - scrisse - che l'operazione 'Sledgebammer' non possa essere eseguita con ragionevoli probabilità di conseguire lo scopo che si propone, dovrete chiedere alt're istruzioni". Posta la necessità assoluta di conservare saldamente il Med io Oriente (inteso in senso assai lato) in qua lunque circostanza, compreso u n crollo del fro nte sovietico, Roosevelt prospettò due tipi di soluzione. Una, pe r così dire, 'passiva' : rinforzi aerei e terrestri nel Golfo Persico , in Siria ed in Egitto; l'altra 'attiva': '·1,m a nuova operazione in Marocco ed in Algeria mirante a f orzare il rovescio del dispositivo del! 'esercito di Rommef' (9). Come c i si poteva a ttendere, dovendo affron tare i tre q uarti d ell'onere per Sledgehammer gli inglesi fece ro muro: l'unica iniziativa attuabile nel 1942 e ra Cymnast. Una cesta di sba rco in Francia così ridotta come pre visto d a Sledgehammer, spiegarono, sarebbe stata e liminata d ai tedeschi senza mol ta fatica prima ancora che in primavera fosse alimentata ed ampliata e, in defin itiva , l'o perazione avrebbe condotto alla inutile pe rdita di una diecina d i divisioni. Gli americani riferiro no a Roosevelt di trovarsi ad un punto morto e chiesero istruzio ni, ed il Presidente le trasmise immediatamente: non pareva il caso d i irrigid irsi su Sledgebammer, quindi tanto valeva accordarsi per Cymnast. Il 24 luglio il p rogetto venne ribattezzato Torch. Doveva aver luogo entro il 30 ottobre . I capi di S.M. american i accolsero la decisione senza obiezioni. In fo ndo, d ovendo scegliere fra l' invio d i rin forz i in Medio Orie nte e lo
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LE OPERAZIONI I N AFRICA SETTENTRIONALE
sbarco in Nordafrica, quest'ultimo consentiva una linea d'azione più fless ibi le sia nei confronti del perico lo di un collasso sovietico, sia riguardo al programmato sbarco in Francia nell'anno successivo . Sembra che su Marshall abbia anche influito la previsione delle notevoli difficoltà derivanti dal 'mescolare ' le truppe americane con quelle hritanniche in Egitto sotto un comando in capo britannico. Comunque, secondo entrambi, l'accettazione cli Torch escludeva la possibili tà di dar corso a Round-up nel 1943. Avevano ragione. Occorreva adesso sciogliere ogni esitazione sulla questione dei comandanti. Churchill propose di conferire a Marshall il comando in capo di Round-up, con un adattamento alle circostanze. Per il momento il gen. Eisenhower si sarebbe trasferito in Gran Bretagna quale sostituto cli Marshall per sovrintendere alia preparazione dei piani' relativi a Bolero e Round-up nonché per lavorare all'operazione Torch, il tutto con la collaborazione del gen. Alexander. Una volta conclusa la pianificazione cl i Torch, egli avrebbe assunto il comando in capo dell'operazione, con Alexander a capo dell'armata britannica partente dal Regno Unito ed un generale americano a capo dell'armata statunitense partente dall'America . A questo punto, Marshall (o un suo sostituto) sarebbe venuto in Gran Bretagna per portare avanti Bolero. L'attività di Eisenhower ebbe inizio subito . Il pericolo maggiore per Torch non era tanto rappresentano dall'eventuale opposizione francese, quanto dalla possibilità che l'Asse sba rcasse in successione numerose forze in Tunisia. Si trattava qu indi di "montare un'operazione che avanzasse rapidamente verso est, almeno fino a Tunisi - ricordò Eisenhower - e per realizzare la sorpresa e la potenza necessarie erano ritenuti indispensabili forti sbarchi iniziali nel Mediterraneo" (10) . Su tali basi, la pianificazione procedette con speditezza, pu r se momentaneamente turbata verso il 10 agosto da una serie d i cambiamenti al vertice. Come sappiamo, gli avvenimenti bellici in Egitto indussero Churchill a sostituire il gen. Auchinleck con il gen. Alexander nel comando in capo ciel Medio Oriente e ad assegnare 1'8" armata al gen. Gott. Al posto cli Alexander, presso Eisenhower, subentrò il gen. Montgomery. L'improvvisa morte del gen. Gott comportò lo spostamento di Montgomery all '8 • armata e la destinazione cli "uno scozzese di nome Anderson", annotò Eisenhower, alla testa delle truppe britanniche per Torcb. Sconcertato da due mutamenti in quarantott'ore in un ruolo così delicato, egli non poté trattenersi dal chiedere al gen. Ismay, latore cl.ella notizia: "Ma gli inglesi prendono realmente sul serio l'operazione 'Torch '? Il 14 agosto Eisenhower ricevette ufficialmente la nomina a comandante in capo del corpo cli spedizione alleato. Le direttive, comunicategli una settimana dopo, vennero espresse come segue: -Le operazioni d ebbono essere condoue allo scopo di raggiungere, quanco più rapiclament.e possibile, i seguenci obienivi iniziale, in1.er111edio e fina le: 1. CosLituzione d i tes te cl i sbarco solide e c:apad di reciproco appoggio sul la costa seuentr io nal e, nelle zone di Orano-Algeri-Tun isi , e sulla costa nordocci-
LO SBARCO ALLEATO NEI. NORDAFRICA PRAKCf.SE
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dencale, nella zona di C.1sablanca, allo scopo <li disporre subito delle basi idonee a continuare ed intensificare ope razioni aeree, terrestri e navali. 2. Vigoroso e celere sfrunamento de l successo a partire dal le ceste di sbarco realizzate, allo scopo di acqu isire il direuo controllo dell 'incera regione comprendente Marocco francese , Algeria e Tunisia (sarà necessario esser pronti ad intraprendere un'operazione simile contro il Marocco spag nolo, nell'eventualità cli un 'azione ostile da pane spagnola) al fine cli facilitare concrete opernzioni aeree e terrestri contro il nemico e di cre;1re le condizioni favorevoli per operazioni di ampio respiro verso oriente , attraverso la Libia, contro le retrovie delle forze dell 'Asse nel Deserto occidentale. 3. Completa distruz ione delle forze dell'Asse che fronteggiano le forze britanniche nel DeserlC> occidentale ed in tensificazione delle azion i aeree e navali contro le inscallazioni dell'Asse nell'area mediterranea allo scopo di assicura re le comunicazioni attrave rso il Medi terraneo e di consentire operazioni contro l'Asse sul con~inence europeo .. (11).
Seguiva l'invito a proseguire gH studi su questa base ed a compiere un calcolo dei mezzi necessari. Ma il varo della pianificazione incontrava ancora difficoltà. Un progetto iniziale aveva previsto per la prima ondata undici complessi al livello di brigata (12): quattro a Casablanca , tre ad Orano, tre ad Algeri ed uno a Bona. Un secondo progetto si sbilanciò nettamente a favore del Mediterraneo, concentrando tutti gli sbarchi in Algeria , da Orano a Bona. Marshall telegrafò da Washington una aperta disapprovazione: a giudizio unanime, il progetto offriva meno del 50% cli probabilità di successo e sembrava ignorare l'eventualità di incursioni ae,ree tedesche dalla Spagna o dal Marocco spagnolo. In altre parole, il Pentagono temeva un vero e proprio imbottigliame nto nel Mediterraneo, specie se la Spagna avesse dato una mano all'Asse (schizzo n. 12). Si passò allora ad ideare uno sbarco in Algeria con il proposito di occupare il più rapidamente possibile la Tunisia e, nel contempo, uno nel Marocco francese in grado di controllare lo stretto di Gibilterra, invadendo, all'occorrenza il Marocco spagnolo. La prima azione, naturalmente, rivestiva importanza determinante. Ma il 25 agosto Eisenhower ricevette un cablogramma da Washington. Marshall comunicava che i capi di S.M. americani ritenevano la formula dell'operazione Torch su scala eccessiva, in rapporto alle limitate forze disponibili, e di conseguenza bisognava eliminare gli sbarchi nel tratto Algeri-Bona. "Il rischio é troppo grande, particolarmente considerando l 'estrema gravità dell'ejfetto che avrebbe sui popoli dell'Europa occupata, dell'India e della Cina, un insuccesso degli Stati Uniti, nella loro prima grande operazione di guerra" (13) spiegava Marsball e concludeva che l'operazione doveva esser ridotta a due sbarchi americani a Casablanca e ad Orano; gli inglesi sarebbero giunti di rincalzo, in modo da non provocare l'ostilità e quindi la resistenza dei francesi. Le possibili opposizioni erano in realtà sovrastimate: come si poteva pensare ad un potente intervento della Luftwaffe quando nemmeno a Rommel era stato concesso? E come si potevano ritenere presenti nel Nordafrica quattordici divisioni più o meno e fficienti con 500
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LO SBARCO ALLEATO NEI. NORDAFRJCA FRANCESE
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aerei? Comunque, a Londra l'impressione destata dalla comu nicazione di Marshall fu deprimente. Eisenhower ed il suo stajf apparivano fra ncamente incl ini ad accettare il punto di vista britannico, però e ra dubbio che potessero respingere a lungo l'oppos izione de l Pentagono ed ancor più dubbio che riuscissero a superare le pressioni dei Dipartimenti di Washington interessati, secondo i quali il via doveva essere stabilito solo qu ando tutto il necessario per l'operazione (uomini, mezzi, materiali, navi, aerei, ecc.) risultasse accanto nato in larga misura. Anche Churchi11 fu desolato dalla p resa di posizione dei capi di S.M. statunitensi. Si rivolse allora a Roosevelt, insistendo sulla assoluta necessità di pre nde re subito anche Alge ri , "chiave di volta di tutta l'operazione'. Fece una lunga dissertazione sui vantaggi e gli svantaggi del piano ed infine buttò la cosa in politica: •( .. .) Spero, signor Presidente - gli scrisse il 27 agos to - che terre te la promessa falla a Stalin, appoggiata da Ilarriman con la vostra piena approvazione. Se l'operazione Torcb fallisse, o subisse forti riduzioni, come viene ora proposto, la mia posizione ne uscirebbe gravemente diminuita. Per tutte qu este ragioni vi prego caldissimamente che il memorandum sia riesaminato e che si permetta a l comandan te in ca po all eato america no di procedere all'a ttuazione dei piani da lu i già preparati, ai quali noi tutti stiamo ora lavorando giorno e noue (. ..). (14) .
Roosevelt replicò il 30 agosto. Premise il netto orientamento ad eseguire gli sba rchi iniziali con sole truppe americane nella qu asi certezza che uno sforzo congiunto anglo-ame ricano avrebbe provocaro "la massima resistenza di tutti i francesi d'Africa". In una settimana dal giorno D si sentiva in grado di garantire l'assenza di ostilità da parte francese e, qu indi, il via libera all'armata britann ica. Non esistevano problemi di tempo: "è nostra convinz,ione che l'aviazione e le truppe paracadutiste tedesche non possano intervenire ad Algeri od a Tunisi conformazioni di qualche consistenza, se non un paio di settimane dopo l 'inizio dell 'attacco". Ciò posto, proponeva la costituzione di due teste di sbarco in corrispondenza di Casablanca e di Orano ed il loro successivo allacciamento stradale e ferroviario, sì da consentire la creazione d i una base di operazioni al sicuro, in Marocco. La Gran Bretagna poteva orientarsi - se permesso dalle disponibilità navali - ad un te rzo sbarco, ad oriente cli Orano, una settimana dopo quelli iniziali, nell'intesa c he cale terzo sbarco venisse effettu ato con navi non necessarie all 'operazione Torch (ristretta all'ambito america no). Churchill mordeva il freno . Per avere Algeri avrebbe persino consentito che le truppe d'assalto inglesi rivestissero uniformi statunitensi! Ma non poteva prendere di petto Roosevelt e con pazienza cercò di convincerlo toccando anche i tasti politici e psicologici. Alla fine la spuntò. Il 3 settembre Roosevelt accettò di includere Algeri fra gli obiettivi di primo tempo. In q uesta otti ca, per Casablanca erano previsti 34.000 uomini più 24.000 di rinca lzo, tutti americani; per Orano,
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25.000 uomini più 20.000, anch'essi tutti americani; per Algeri, una prima ondata di 10.000 americani, seguita a meno di un'ora di distanza a truppe britanniche. Le divisioni di seconda schi era dovevano essere sbarcate in un porto (schizzo n. 13). Era già molto, ma non tanto da soddisfare Churchill, il quale replicò al Presidente ponendo in evidenza l'opportunità di sottrarre 10-12.000 uomini alla spedizione cli Casablanca per aggiungerli a quella di Algeri. E finalmente l'accordo fu conseguito. La data dell'operazione era ancora sub judice. Il suggerimento espresso da Eisenhower a Churchill fu: "L'8 novembre, ossia a sessanta giorni da oggi" (15) . Col trascorrere delle settimane il piano acquistava una fisionomia più concreta e tranquillizzante, anche se "la situazione logistica era così confusa che alta metà di settembre fu ovvia l'impossibilità di varare l'invasione per i primi di novembre" (16). Tuttavia il 22 settembre, la data clell'8 novembre venne confermata come il giorno D. Senza scendere nei particolari organizzativi di Torch, è peraltro opportuno accennare alle caratteristiche della spedizione, la prima "operazione combinata" anglo -americana. L'avvicinamento alle spiagge su navi o mezzi da sbarco (17) comportava un 'articolazione delle forze differente da quella usuale. Le grandi unità od i complessi tattici destinati allo sbarco iniziale, ossia le unità di attacco, comprendevano un'aliquota 'di assalto' ed una 'riserva galleggiante'; le divisioni di seconda schiera od in riserva, destinate agli sbarchi successivi ne i tempi prestabiliti, mantenevano cli solito la normale articolazione. Le unità d i attacco e rano trasportate secondo uno 'stivaggio per l'attacco', tipico d e i mezzi da sbarco, in modo da poter prendere rapidamente te rra in un certo ordine, oppure secondo uno 'stivaggio tattico', cioè in modo da ottenere un caricamente adeguato a determinate esigenze d'impiego . Il trasporto delle divisioni di seconda schiera o in riserva rispondeva, invece, al criterio d i sfruttare al massimo la capacità delle navi. Le unità d'assalto si distinguevano in 'ondate' e 'sottondate'. Secondo il piano diramato il 20 settembre, gli sbarchi dovevano essere effettuati su un certo numero di spiagge in corrispondenza d i Casablanca, Orano e Algeri. Raggiunti gli obiettivi iniziali - comprendenti il porto e g li aeroporti viciniori - le teste di sbarco di Casablanca e cli Orano venivano unite per consentire l'afflusso della 5" armata statunitense, incaricata di frontegg iare la minaccia tedesca dalla Spagna o disordini nel Marocco spagnolo. Quella di Algeri doveva ingrandirsi sino a permettere la messa in campo della l" armata britannica, incaricata di muovere verso la Tunis ia. Le unità dirette a Casablanca partivano dagli Stati Uniti, le altre dal Regno Unito. La forza di attacco ammontava complessivamente a 65.000 uomini, ripartiti in tre aliqu ote. La Western Task Force (gen. Patton) comprendeva cinque Combat Teams di fanteria ed un Combat Command corazzato, per un totale cli 25.000 uomini e 250 carri armati. La Center Task Force (gen. Freclendall) annoverava il 16°, 18° e 26° Combat
e.o SBARCO ALLEATO NEL NORDArnJCA FRA NCESE
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LE OPERAZIONJ IN Af RICA SElTENTRIONALE
Team, un Combat Command ed il I battaglione Rangers, per un rotale di 18.500 uomini e 180 carri. La Eastern Task Force (gen. Ryder) contava il 39° e 168° Combat Team americani, 11' e 36• brigata britannica e 1° e 6° commando misti, per un totale di 20.000 uomini (vds . schema pag. seguente). L'insieme delle forze navali venne posto alle dipendenze dell'amm. Cunningham, quale 'comandante navale alleato de lle forze di spedizione'. Si trattava cli più di 300 navi da guerra e circa 370 navi da carico con oltre 400 mezzi da sbarco.La Western Task Force servita da 31 navi da carico e scortata da 74 navi da guerra; la Center Task Force era imbarcata su 44 trasporti e scortata da 48 navi da guerra; la Eastern Task Force, destinata alla parte più importante per l'avvio alla conquista della Tunisia, ma anche la più debole, era caricata su 33 trasporti scortati da 40 navi da guerra. Le navi da battaglia inserite in ogni convoglio avrebbero controllato le navi francesi cli base ad Orano ed Algeri. Quanto alla protezione indiretta, nel Mediterraneo la Force H (amm. Syfrer), costituita da tre navi da battaglia, tre portaerei, tre incrociatori e diciassette caccia torpediniere, doveva impedire a lle flotte francese di Tolone ed italiana di intervenire. La Force G, composta da due incrociatori e tre cacciatorpediniere britannici, doveva incrociare a sud delle Azzorre per garantire gli sbarchi in Marocco. Entro tre giorni dal D, da Gibilterra sarebbero partiti 160 aerei per Casablanca, altrettanti per Orano e 90 per Algeri . Dopo sette settimane, cioè a fine dicembre, i calcoli preved evano nel Norclafrica occidentale 1.244 apparecchi di ogni tipo, compresi 232 di riserva, per il Western Air Command (gen. Doolittle) e 454 per il Eastern Air Command (mar. Welsh). I primi di ottobre venne inserita nel piano l'occupazione degli aeroporti nelle zone di Orano a mezzo ciel II/509° reggimento paracadutisti americani, cosa cui il gen . Anderson si oppose tanto tenacemente quanto vanamente. Egli avrebbe desiderato far massa con tutti i paracadutisti disponibili per occupare gli aeroporti nei dintorni di Bona, Biserta e Tunisi, assai più importanti, a suo modo di vedere, per bloccare l'afflusso di truppe dell'Asse dall'Italia e per rendere più celere la conquista della Tunisia. Ma Eisenhower elette priorità alla rapida conquista e sicurezza della resta di sbarco cli Orano. L'apparato predisposto per l'operazione Torch era il più rilevante e completo messo insieme fino allora per un'impresa anfibia senza precedenti e doveva compiere il primo passo per capovolgere le sorti della guerra. Tale "importante primo passo - osservò la relazione statunitense - benché non timido, era esitante ed un pò riluttante; come il primo passo di un bambino, esso era più la risposta ad un impulso d'azione che una decisione per raggiungere una precisa destinazione" (18). Per quanto minuzioso, il piano consentiva una certa e lasticità di applicazione, soprattutto riguardo alcuni momenti, e ciò a causa
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I.O SBARCO ALL.f.ATO NEI. NOllL>ArRICA r-RANCES E
TL DISPOSITIVO ALLEATO PER L'OPERAZIONE TORCH
comandante in capo gen. Eisen hower
cap o cli S.M. gen. Bcdell Smith
sostitu to comandante in capo gcn. Clark
I comandante navaJe alleato amm. Cunningham
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I comandante forze aeree U.S.A. gen. Doolittle
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comandante forse aeree U. K. mar. Aria W cl sh
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Western Task Force gcn. Patton
Ccnter Task Force gen. Predenda ll
Eastc rn Task Forc:e gen. Ryder
aliquote delle:
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3' D.f. USA 2' D.cor. USA
l' D.f. USA l' D.cor. USA l' B. anfibia UK
9' D.f. USA 34' O.f. USA 78·' D.f. USA
25.000 uomini 250 carri
18.500 uomini 180 carr i
20.000 uomini
9' D.f. USA
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I.E O PERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE
dell'atteggiamento francese, che poteva complicare o facilitare l'invasio ne . Per rendersi ben conto della complessità della situazione politico-militare nel Norclafrica francese , occorre ricordare l'organizzazione esistente all'epoca . Sino al novembre 1941 il potere politico-militare era stato accentrato nelle mani del Delegato generale ciel governo in Africa, gen. \Y.ieygand, che godeva de lla pie na fiduc ia ciel mar. Pétain. In quel periodo Weygand fu richiamato in patria e le funzioni vennero divise. Fu nominato un comandante in capo delle forze terrestri ed aeree nell'Africa del Nord (gen . Juin) ed uno nell'Africa occidentale (gen. Boisson) con poteri unicamente militari. Il governatore dell'Algeria ed i residenti generali del Marocco e della Tunisia passarono, o meglio tornarono alle dipendenze dei ministeri interessati. Cosicché nel novembre 1942 si avevano tre responsabili politici ( il residente generale in Marocco , gen. Noguès; il governatore generale d ell'Algeria , Chatel; il residente generale in Tunisia, amm. Estéva) ed un comandante in capo, responsabile militare (gen . Juin), da cui dipendevano il gen. Mendigal, comandante in capo delle forze aeree , e - ma entro certi limiti - i comandanti superiori cli forza annata nelle tre regioni. In siffatto quadro, i contatti politici per il buon esito cli Torch erano stati curati esclusivamente dagli americani e si incentravano sui contatti stabiliti dal console generale ad Algeri, Murphy, con il gen . Jvlast, comandante della divisione di Algeri . La situazione rappresentata da Mu rphy, sulla base di informazioni frances i, sembrava in equilibrio instabile . Iniziative alleate a breve scadenza contro Dakar e/o Casablanca venivano date come scontate eia fonte tedesca e giapponese ed i francesi erano sollecitati ad assumere misure cautelative per evita re ch e un loro atteggiamento favo revole agli invasori obbligasse la Germania e l'Italia ad intervenire nella region e . •J tedeschi - telegrafò J\·1 urphy - sem brano decisi a risolvere la questione del Medite rra neo oc;cidentale dentro le prossi me settimane; a ta le scopo, e.% i avranno l'uso del te rri w ri o de lla Spagn,1 e del Ma rocco spag nolo. Gib ilterra è sono continua sorveglianza. Secondo i francesi, l'azione tedesca è questio ne non di senimane ma cli g iorni. La situazio ne po litica francese è estremamente delicata ed il c rollo potrebbe avve nire anche en tro diec i g io rn i. Non v'ha dubbio che la sirnazione nell'Africa settentrionale francese si muove in freua. Secondo ce rte informazioni l'Asse avrebbe raccolto 100.000 uomini alla frontiera tunisina, (19).
Inoltre, a prescindere dall'attendib ilità d e lle informazioni, esisteva il non trascurabile problema della personalità fra ncese da appoggiare quale massima autorità dell'Africa nordoccidentale . Date le circostanze, la scelta si presentava assai delicata e su ogni possibile leader esistevano perp lessità. I principali esp onenti locali erano il gen . Juin, ed il gen . Noguès , ma e ntrambi, pur sostanzialmente fa vorevoli agli alleati, si mostravano palesemente inclini ad aspettare gli eventi. Disposti alla collaborazione erano invece il citato gen . Mast, già capo di S.M. cli J uin , ed il gen . Béthouart, comandante della divisione di Casablanca, in Marocco; però nessuno cli essi possedeva il
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rango ed il prestigio necessari alla bisogna. L'amm. Darlan, comandante in capo de lle forze armate di Vichy e successore d esignato da Pécain quale capo dello Stato, sembrava propenso a trasfe rirsi in Algeria portando seco la flotta di Tolone e , con ogni p robabilità avrebbe ottenuto l' obbedienza di tutta l'Africa francese, ma il personaggio appariva sfuggente, ambizioso e di incerta fede e , per di più, nutriva una poco dissimulata avve rsione nei rigua rdi della Gran 13retagna. Ci sarebbe stato a portata d i mano De Gau lle, ma motivi di natura opposta lo ponevano fuori gara : il suo gesto di ape rta sfida a Pétain e la sua attività a fi anco d egli inglesi glì avevano procurato una certa ostilità da parte degli ufficiali che consideravano il governo di Vichy come il solo legale. Per giunta , la sua arroganza era sopportata assai cli mal a nimo da Roosevelt e eia Churchill. Rimaneva la candidatura del geo . Giraud , comandante <l'a rmata nel 1940 e mo lto noto per la sua fuga dalla prigionia in Germania. Attualme nte si trovava a Lione sotto una discreta sorveglianza della po lizia e poteva esse re l'uomo giusto. li gen. Mast, suo ardente e convinto sostenitore, ne chiedeva il trasporto cla ndestino ad Algeri: a suo dire , le forz e franc esi sarebbero state per lui con asso luta certezza , al punto che con un preavviso cli appena quattro giorni gli sbarchi sarebbero stati possibili "senza sparare un colpo", cosa ben difficile da sperare nei confronti del poco affid a bile Darla n. Vero si è c he gli Alleati sarebbero probabilmente rimasti molto perplessi se avessero conosciuto il real e pensiero di Giraud. In una lettera al gen . Odic aveva scritto: "Noi non vogliamo che gli american ·i ci liberino; vogliamo che ci aiutino a liberarci da noi, il che non è proprio la stessa cosa". Ad ogni modo, Mast chiedeva l'invio di una delegazion e americana qualifica ta per discutere molti aspetti delle modalità d'inve rsione. L'incontro ebbe luogo il 22 ottobre in una casa solitaria , sulla spiaggia di Cherche l, ad una novantina di chilometri ad ovest di Algeri. I fra ncesi, all'oscuro de lla parte nza dei p rimi convogli alleati d alla Gran Bretagna, si mostrarono dispostissimi a cooperare; fornirono dettagliate info rma zioni su dati di fo rza, dislocazio ne e stato di approntamento dei reparti; indicaron o i particolari degli aeroporti e suggerirono le lo calità migliori per il lancio di paracadutisti e l'atterraggio di truppe aviocrasportate. Il gen. Clark , che gu idava il gruppo di ufficiali americani , poté affrettarsi a riferire ad Eisenhower che i piani appa rivano fondati su premesse ed ipotesi valide e che sussisteva la necess ità di "essere preparati occupare prontamente Tunisi co11 unità aviotrasportate". Seco ndo le previsio ni, "il grosso detresercil.o e deli 'aeronauticaj1·ancesi opporranno scarsa resistenza sia che Giraud assuma comando in Africa settentrionale sia che non lo assuma" (20). I primi 'convog li avanzati' erano partiti dal Regno Unito fin d al 2 o ttobre, seguiti poi da molti altri: un formidabile complesso di petroliere, carboniere, navi eia ca rico e navi a.usiliari e . Il 22 fu la volta del 'convoglio lento', costituito dalle navi cariche di carri armati, veicoli di va-
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rio tipo, materiali e rifornimenti, e dirette ad Orano e ad Algeri. Il 26 partì il 'convoglio veloce' con le truppe. Nel contempo, fra il 23 ecl il 24, le navi d ella spedizione diretta a Casablanca lasciavano i porti atlantici degli Stati Uniti. La fortuna sorrise a rutti i convogli: fra il 26 ottobre ed il 3 novembre i rapporti tedeschi isolati, dedvanti da incontri fortuiti con na vi da guerra o da carico sulle rotte per le Azzorre , lasciarono praticamente ind ifferente l'OKW, benché dal settembre si facessero insistenti le voci di uno sba rco anglo -americano in Mediterraneo. Il 3 novembre, u na comunicazione dell'ufficiale di collegamento portoghese presso e nti britannici a Lisbona rivelò l'immine nza cli u n attacco contemporaneo da Gibilterra contro il Marocco spagnolo e l'Africa settentrionale francese e da Freetown, nella Sierra Leone, contro Dakar e Casablanca, ma la notizia , accolta con riserva, non provocò particolari provvedimenti. Fina lmente, il 4 novembre, dopo ripetute segnalazioni di un abnorme concentramento di navi e della p resenza di almeno una cinquantina di mezzi da sba rco, la Seekriegsleitung e l'OBS si convinsero del pericolo e, pur con ipotesi differenti sugli obiettivi, presero le p rime misure cautelative. Fra le 19.30 del 5 e le 14 del 7 novembre, centoquaranta navi alleate entrarono nel Mediterraneo nella programmata sequenza. Nel corso del 7 le navi interessate agli sbarc hi di Orano e di Algeri ed alla sicurezza de ll'operazione salirono a circa 220 di tutti i tipi. Quel giorno la Force H venne attacca ta per la p rima volta da 76 bombardieri tedeschi provenienti dalla Sardegna: un attacco sterile, visto che riuscì solo a danneggiare il cacciatorpediniere Panther. I franc es i d isposti a collaborare, sotto la direzione del gen. Mast in Algeria e del geo. Béthouart in Marocco, pur dove ndo immaginare imminente Torch date le voci di contromosse italo-tedesche , non supponevano neanche lontanamente che l'operazione fosse già avviata. Quando ne furono avvisati, rimasero esterrefatti, specialmente perché sembrava impossibile che Giraud potesse lasciare la Francia prima del 20 novembre. Murphy si fece p ortavoce di questo imbarazzo ed il 1° novembre telegrafò a Washington raccomandando che il giorno D venisse ritardato di un paio di settimane: gli inconve nien ti d i natura tecnica e rano, a suo parere, cl.i scarsa rilevanza "in paragone delle conseguenz e che avrebbe una seria opposizione al nostro sbarco da parte dell 'esercito francese", tanto più che Mast aveva osservato che un p reavviso tanto breve equiva leva quasi ad "un ultimatum. di osti!Uà" (21).
Naturalmente nulla venne cambiato . Mast e Béthouart misero subito al lavoro le loro organizzazioni clandestine , ma il risultato degli sforzi risultò piuttosto modest.o a Casablanca e ad Algeri e nullo ad Orano. Bisogna anche aggiungere che sotto il profilo politico la situazione non si sa rebbe potuto aggrovigliare maggiormente. Gira ud arrivò a Gibilterra il 7 novembre e si premurò cli chia rire se nza perifrasi che si
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auendeva di assumere il comando supremo e.li tutte le forze alleate nel No rdafrica . Eisenhower a llibì. Dopo una n otte di di sCL1ssioni, e d alla luce d e l buon esito complessivo d egli sbarchi , Giraud consentì a farsi trasportare ad Algeri appena possibile per diventa re il comanda nte in ca po d e lle forze armate francesi e per cooperare con le truppe alleate. Senonché, imprevedibilmente, ad Algeri si trovava Darlan, tornatovi il 4 novembre per ragioni familiari, e qu esta inattesa presenza alte rò dram ma ticam ente le speranze di una collaborazio ne francese, perché l'a mmiraglio, secondo un decreto de l 24 giugno 1942, aveva pieni poteri su ogni questione di carattere militare riguardante la sicurezza d ell'Africa settentrio nale e o ccide ntale franc ese . L'operazione Torch ebbe inizio n e lla notte sull'8 n ovembre . In Marocco le vicende si complicarono s in dal principio. Il gen. Patton aveva sarcasticame nte predetto seri guai provocati dall'incompeten za d ell' U.S. Navy (22) e difatti si ve rifi carono molti contrattem pi e ritardi, tuttavia la confusione e le esitazioni in campo francese consentirono di prender terra senza eccessivi inconvenienti. Se in un primo mo mento Noguès era rima sto incerto, poco dopo le 5, quando si convinse di ave r a che fa re con semplic i commando, prese posi:lione ordinando cli respingere gli americani e d i procedere all'arresto d i Béthouart per tradimenco. Comunque le teste d i sbarco furono realizzate egualme nte. Ad Orano le cose non andarono molto meglio . Passata la sorpresa, che aveva consentito sba rchi sen:la intralci, la rea:lione francese si manifes tò in forma molto decisa, talché ne lla tarda mattinata la penetrazion e americana si b loccò . Ad Algeri, la febbri le attività di Mast rese facile e rapido l'avvio dell'operazione alleata , ma il vero nodo eia sciogliere e ra politico ed il suo valore determinante p er tutta l'Africa francese . Jl gen. Juin , informa to alle 0.30 dell'8 novembre da Murphy d ello sbarco imminente e dell 'arrivo di Giraud, d ichiarò di non riconoscerne l' autorità ed invitò a rivolgere l'appello alla collaborazione con gli Allea ti a Darlan . Qu esti, d al canto s uo, svegl iato da una telefonata e pregato di recarsi d a Juin, ebhe uno sca tto d ' ira contro Gran Bretagna e Stati Uniti, e solo dopo insisten:le si risolse a chiedere a Pérain l'auto rizzazio ne ad agire d' ini:liativa (23). In attesa della ris posta, Da rlan diramò l'o rdine di cessare il fuoco alle truppe ed a lle navi francesi d e l settore d i Algeri . Nel contempo rese autonomi il Ma rocco con la regio ne di Ora no ad ovest e la Tunisia co n la regi one di Costantina ad est, agli o rdini d e i d ue residenti generali , rispettiva mente il gen. No guès e l'amm. Estéva. Giun ta poi l'autorizzazio ne di Pétain. stabilì che il controllo di Algeri venisse trasferito agli ame ricani alle 20 di q uella sera. 11 9 fu una g io rnata pressoch é interlocuto ria , anche se la resis te n:la fra ncese in Marocco e ad Orano continuava. Nel pomeriggio arrivarono ad Alge ri Giraud - il qua le, constatata la freddezza delle più a lte personalità loca li , si ritirò dignitosa me nte dalla scena - e
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Clark, che intendeva pervenire rapidamente ad una conclusione . Nella riunione del 10 mattina Darlan, sottoposto ad aspre pressioni da Clark, si decise ad ordinare la cessazione delle ostilità in tutto il Nordafrica "a nome del maresciallo Pétain" . Non venne obbedito subito, anche perché sconfessato, in realtà pro forma, dallo stesso Pétain, ma ben p restO l'invasione tedesca d ella Francia meridionale si incaricò di sistemare tutto. A dire il vero, per un poco continuarono incomprensioni, iniziative e rrate , riluttanze da parte francese; ad ogni modo tra 1'11 ed il 13 venne consegu ito u n accordo fina le . Darlan sarebbe stato Alto commissario e comandante delle forze navali; Giraud, comandant.e in capo delle forze terrestri ed aeree; Juin comandante delle forze terrestri ed il gen. Mencligal di quelle aeree. Eisenhower, soddisfatto del buon esito delle trattative politico-militari , era ben lungi dall'immaginare la tempesta che il "compromesso con Darlan" suscitò. Da troppo tempo l'ammiraglio era presentato dalla stampa come un filonazista per poter essere o ra accettato dall'opinione pubblica . Di fronte allo scoppio di indignazione popolare, particolarmente viole nto in Gran Bretagna dove la presenza di De Gaulle presentava un confronto di ben altro ni tore, Roosevelt ebbe l'idea peregrina di spiegare pubblicamente che "in considerazione degli avvenimenti svoltisi negli ultimi due mesi" non era possibile "concludere alcun accordo permanente con l'ammiraglio Darlan" e che il patto stipulato era "soltanto un espediente provvisorio, giust{lìcato unicamente dalle attuali necessità belliche" (24) . Ovvia ed inevitabile l'amarezza <li Darlan, il quale in una lunga letcera a Clark lamentò di sentirsi considerato "semplicemente un limone che gli americani getteranno via dopo averlo spremuto". Ed altrettanto inevitabile il risentita malcontento d ei generali che avevano appoggiato Darlan e si erano adoperati per la cooperazione con gli Alleati. Noguès espresse addirittura il proposito di rassegnare le dimissioni. Mentre si sviluppava l'avanzata delle colonne alleate verso la Tunisia, le truppe francesi si mobilitavano febbrilmente. Esse avevano morso il freno per più di due anni. Con mille accorgimenti, pur sube ndo la riduzione cli organico imposta dalle clausole di armistizio, avevano nascosto armi, munizioni, materiali di ogni genere un pò' ovunque. Il Comando in capo aveva approntato un piano cli mobilitazione molto accurato, inteso a trasformare rapidamente le unità autorizzate in regime d'armistizio in divisioni di campagna. Erano state preparate due basi logistiche in Algeria , in prossimità della frontiera tunisina, in grado di ali mentare un corpo <l'armata. Insomma, l'idea della rivincita era stata coltivata assiduamente. Come è inevitabile, la rea ltà aveva non trascurabili risvolti negativi: le scorte nascoste concernevano materiali vecch i; le dotazioni dei reparti esistenti si erano logorate sensibilmente; l'armamento si trovava in condizion i critiche . In merito all'entità dello sforzo mobilitabile, la 19" regione militare (diventata 19° corpo d 'armata) doveva fornire le divisioni di marcia cli Algeri, cli Costantina e cli Orano, nonché una brigata leggera mec-
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canizzata; il Comando Superiore della Tunisia. un complesso di forze pari ad una divisione; il Comando Superiore del Marocco, due divisioni di marcia e d una brigata leggera m eccanizzata. Le divisioni cli marcia, più o meno a l li vello d e lla divisione binaria ita li a na e quin di di efficienza relativa , risultavano particolarmente adatte all'impiego in territorio montano. Sul piano strategico s i e ra affermata la assolu ta convin,:ione di dover difendere il Nordafrica contro qu a lunque te ntativo ostile. Alla luce di quanto accaduto in Siria, era dunque considerato sia il caso della necessità per l'Asse di stabilire una sicura linea di comunicazione attraverso la Tunisia, sia quello, pe r la Gran Bretagna, di continuare le operazioni in Tunisia , mirando a lle basi più uti li p er la s uccess iva invasione de ll 'Italia. Dopo lunghe discussioni sulla linea di condona da tenere, la concezione strategica vene stabilita da I gen. Juin con la "!nstruction·· cie l 9 maggio 1942. In sostanza, p osto ch e la conservazione d i Biserta rappresentava lo scopo della tona ed assunta come ipotesi p iC1 probabile un'offensiva terrestre dalla Tripolitania, combinata o non con azioni dal m a re o dall'aria su Tunis i e Biserta, la direttiva precisò: rinunc ia ad una battaglia s ulle pos iz ioni cli Mare th, vista l' impossibilità di rimi litarizzare il sud tunisino ; rinuncia ad una battaglia in c a mpo aperto nella piana cli Sousse-Gabès-Gafsa, vista l'enorme superiorità ne l nemico in forze corazzate; difesa a campo trinceraco cli Biserca; inte rvento risolutivo d i una massa concentrata nell'a lt.a valle de lla Meclje rda contro le retrovie e la lin ea di comunicazioni cli un a vversario assediante Biserta . Tale conce:done manteneva valore quale che fosse l'assalitore, nel caso in cui i b r itannici attaccassero (25).
2. LA REAZIONE
D.ELL'AsSE (NOVEMBRE
1942).
TI 1° novembre Caval le ro scrisse sul suo diario che a G ib ilterra il nemico scava preparando un convoglio importante e commentò che tutti i Comandi interessati erano stati posti in stato di a llarme. Stimò fosse diretto a Malta e , considerando la notizia del caricamento di aerei da caccia sulla portaerei Furious, dedusse la probabilità cli bombarda menti sulla Sicilia . Tuttavia non trasse alcun m otivo e.l i particolare inquietudine e l'argomenro non ven ne neppure sfiorato nel colloquio che in mattinata ebbe con Kesselring. Pe r qualche giorno l'a ttenzione del Comando Supremo rimase polari zzata sulla dis perata lotta in corso ad El Alamei n , ma il 4 sera, in riu nione piuttosto ristretta, l'amm. Ricca rdi s i mostrò impensierito per la forza navale in allestimento. A suo parere si trattava di un'azione in grande stile e molti sintomi facevano pensare ad operazioni di sbarco. Si stavano raccogliendo una nave eia b~1ttaglia , a tre portaerei, un monitore, venti navi d i scorta , tred ici piroscafi carichi e dodic i petroliere: troppo per una semplice azione diversiva. Si sapeva anche di
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molti caccia imballati, quindi p robabilmen te destinati a guernire una base, Anche i tedeschi, del resto, cominciavano ad agitarsi (26), Per rendersi conto appieno del punto di vista di Riccardi, occorre tener presente che il 28 ottobre , in un promemoria dal titolo "Assetto precauzionale in previsione di un attacco inglese all'Africa Settentrionale francese", aveva scritto: .. come è noto non è possibile contrastare un attacco inglese al Ma rocco o all' Algeria. Si hanno invece delle buone poss ibilità di azi one con me zzi nava li ed aere i nel caso d i attacco a lla Tu nis ia,,
Anche per le forze terrestri non c'era molta scelta ed i p rimi o rientamenti riguardarono la D.f. Spezia, eia spostare ve rso la frontie ra tunisina, e la D.mor. Piave, da trasferire in Sicil ia, sia per poterla inviare oltremare sia per la difesa manovrata neJl' isola in caso di tentativo di sbarco . Per la verità, l'operazione C 4 (Tunisia) era stata presa in esame sin dal precedente mese di luglio, quando era emersa l'eventualità cli un tentativo anglo-americano cli aprire ne l Norclafrica francese il preannunciato secondo fronte , L'ipotesi assunta a base degli studi contemplava contemporanei sbarchi alleati in Marocco ed in Algeria , nonché un atteggiamento francese locale ini zialmente ostile agli invasori e successivamente, appena delineatasi la nostra reazione, ostile all'Italia; il tutto sotto lo sguardo incerto del governo di Vichy e della flotta di Tolone . Il quadro corrisponderà perfettamente alla realtà di novembre. Dal passaggio o dalla partenza dei convogli da Gibilterra all'arrivo delle truppe alleare alla frontiera tunisina erano stati calcolati una diecina cli giorni per le truppe celeri ed una quind icina per il grosso delle fante rie . Il fattore rapidità rivestiva dunque grande influenza sul buon esito dell'occupazio ne della Tun isia e questo s uggeriva di dare il via all'operazione non appena l'iniziativa alleata si fosse delineata con certezza; possibilmente all'attraversamento dello stretto di Gibilterra. Quanto alla consistenza del corpo di spedizione italiano, erano reputate necessarie nov e divisioni di vario tipo (compresa una cli paracadutisti ed una corazzata) raggruppate in due corpi d'armata , inquadrati in un'armata , numerosi supporti e tutto il conc'o rso possib ile da parte de lla R, Marina e della R_ Aeronautica, Poiché una simi le disponibilità risu ltava ch ime rica , l'intera qu estione e ra rimasta in sospeso. Alle 23 .30 del 5 l'amm , Sansonetti, sottocapo di S.M. d ella R. Marina, informò Cavallero che la forza navale avversaria aveva lasciato Gibilterra alle 20 per destinazione sconosciuta, ma uno schieramento di sommergibili era pronto all'altezza di Maiorca e l'OBS aveva già disposto per una ricognizione all'alba seguente (27). Il 6 mattina Kesselring si recò al Comando Supremo. A prescind ere dalla angosciosa situazione clell'ACIT, non esitò a manifesta re serie preoccupazioni per l'eventualità cli uno sbarco anglo-americano nel Nordafrica francese. Ormai le informazioni italiane rife rivano di un pri-
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mo convoglio di u na cinquantina di n avi in viaggio ed anche se q uelle tedesche ancora non forniva no da ti di qu esto genere non si poteva ignorare che, ove ricavata la ce rtezza d e ll'immine nte apertura di un nuovo scacchiere africano, si imponevano due misure immediate : conce ntrazione di tutto lo sforz o aereo contro il con vogli o piuttosto che a favore d e U'ACIT e sbarco cautelativo a Tunisi , anch e per sosten ere i fra n cesi che intendessero battersi contro g li invasori. Appariva intanto oppo rtuno d iro ttare su Bengas i i convogli p rogrammati pe r Tobruk e spostare verso occidente le bas i aeree d e lla Tripo litania. L'occupazione della Tunisia, gi à prospetta ta al Fi.ihrer, avrebbe consentito la tanto sospirata rapida comunicazio ne fra la Sicilia e l'Africa, soggiunse Kesselring e chiese se l'Italia avesse p revisto l'operazione. "Tutto è p revisto e p redisposto" assicurò Cava llero, ma ri levò che si sarebbe dovuto rinunciare alla C2 (Corsica) e che comunque uno sbarco sen:,rn il consenso francese avrebbe reso necessario il sostegno d i una forza nava le. E qui sorgevano le difficoltà. "Prim a - concluse - bisogna vedere l'atteggiamento dei f rancesi. Se si difendono !contro gli anglo-a mericani] o sono almeno sicuramente neutrali la cosa è possibile, altrimenti non conviene". Mussolini , posto al corrente della q uestione, espresse su b ito la convinzione che il nemico intendesse metter p iede ne ll 'Afric a no rd-occidentale e che , pe r giunta , i fra ncesi avrebbero fatto causa comune con gli Alleati. In tal caso , a ll 'Italia conve n iva buttarsi sulla Corsica e tener d 'occhio la Francia meridionale, e forse anche o ccuparla . Sempre in quesc.o caso, la Tu nisia e ra fuori d a ogni ipo tesi operativa. In sostan za, l'attegg iamento e ra di attesa di un ch ia rimento politico (comportamen to francese in Marocco-Algeria in caso di sbarco) e di d ifesa contro tentativi verso Sardegna e Corsica (18 sommergibili disposti al largo de lle Balea ri, 10 a Cagliari e 6 nel canale d i Sicilia; 100 aerei, di cui 46 ae rosiluranti, in grado di intervenire) . Alla sicurezza in Corsica venne attribuita p riorità uno. Da p arte ted esca , pur aspettando una d e lucidaz io ne po litica, l'orientame nto era aggressivo . Nel tardo pomeriggio le informazioni si fecero p iù p recise e più allarma nt i. La for mazio ne navale risul tava compre ndere tre navi d a battaglia , tre portaere i, un monitore, sei-otto incrociatori, più d i trenta piroscafi ed una sessantina di unità sottili. Ovvia me nte si trattava di ben altro che un semplice rifornimenro di Malta e l'amm. Weichold ricevette ordine dall'OKW di gettare tutti gli U-Boote addosso al co nvoglio , perché d alla su a distruzione dipe ndeva l'esito de lle opera zioni in Africa . Più tardi, al le 23.30, Goering telefonò a Kesselring . Era co n vinto che il tenta tivo di sbarco fosse ind iri zzato ve rso la Sardegna o la Corsica, o d anche l'Africa settentrionale ma no n quella francese: Derna o Tripoli a pparivano gli obiettivi più veros imili. Fra l'a ltro , n o n perse l'occasio ne per criticare la Mari.na, anzi le Marine : "Se [il convoglio) non si dirigerà verso la Sardegna o la Corsica, proseguirà certamente per il Canale di Sicilia,
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dove gli italiani non hanno minato le acque e ciò bisogna dirlo chiaramente" ed all'accenno di Kesselring circa i recenti 'completamenti' sbottò: "Ma che completamenti e completamenti! Vedo le stesse cose presso noi. Bisogna sempre non fidarsi delle Marine di tutti i paesi". E con questo assunto incitò Kesselring ad appellarsi agli equipaggi ed a guidarli personalmente per battere, dec imare, distruggere e disperdere il convoglio, equilibrando così la sconfitta cli El Alamein (28) . TI 7 mattina - mentre aerei del II Fliegerkorps e sommergibili tedeschi e italiani davano principio al contrasto con la flotta d'invasione - Kesselring, \X!eichold e von Rintelen si p resentarono al Comando Supremo per comunicare le direttive ricevute dall'OKW. Il vantaggio delle supposizion i circa le intenzioni anglo -americane era tuttora aperto. Essendosi calcolato un complesso d i circa 190 navi di vario tipo, in tre for mazioni, d iventava sempre più evidente la verosimiglianza di uno sbarco massiccio. Purtroppo la flotta italiana si trovava nell ' impossibilità d i agire a causa della nota manca nza di nafta (29). La gamma delle ipotesi andava ampliandosi cli ora in ora ma Hitler era convinto - e tentò di convincere anche Mussolini - che lo sbarco avrebbe avuto luogo a Tripoli od a Bengasi per tagliare la ritirata a Rommel (30) . Nel tardo pomeriggio von Rin telen informò, per conto clell' OKW, che secondo notizie confidenziali spagnole i tre convogli erano diretti contro l'Italia (erano in atto bombardamenti aerei inglesi a Savona , Genova e Milano) , mentre a.Itri convogli avrebbero sbarcato 50.000 uomini sulle sponde africane . Per quanto molto scettico su ll 'attendibilità cli questa comunicaz ione, Cavallero ordinò l'allarme alla difesa costiera e la disponib ilità di forze d 'intervento in Liguria, a nord cli Ro ma e fra Roma e Napoli . A questo punto appare u tile e necessaria una precisazio ne. Sino al 7 novembre l' approssimarsi di Torch era stato visto nel quadro d e i normali "allarmi" semp re disposti in occasione cli inconsueti concentramenti cli navi a Gibilterra; le supposizioni si erano infittite, a mano a mano che passavano i giorni, ma n ulla di concreto per l'opposizione al convoglio era stato deciso. Lo stesso Kesselring ammise p iù tardi: "Poiché il Comando Supremo tedesco e quello ·i taliano non avevano compiuto il minimo preparativo, bisognava ricorrere almeno temporaneamente a provvedimenti di ripiego per superare la crisi iniziale e creare una base più salda per la preparazione di ulteriori piani" (31). Perciò il ricorso agli attacch i di aerei e sommergibili venne v ia via adeguaro agli avvistamenti ed ai mezzi che si rendevano d isponibili. L'operazione C4 era stata, sì , prevista, ma sotto il p rofilo cli semplice studio prelim inare e ben si con osce la differenza esistente tra studio, progetto e piano (cosa che spesso stranamente sfugge). Per cli più si sapeva che q ualunque iniziativa riguardasse la Francia od il suo impero coloniale doveva ricevere l' imprimatur cli Hitler. Siccome ogni pensiero e preoccupazio ne del Fiihrer erano polarizzati sul fro n te russo, ne derivava eia parte dell' OKW una scarsa attenzione al
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teatro d el Mediterraneo, ed anzi una certa annoiata insofferen za per le richieste d'aiuto provenie nti dall 'Africa settentrionale (32). Quanto al Comando Supremo, si può dire che traccheggiasse, in parte perché preso dalla battaglia di ELAlamein e dalle sue conseguenze ed in parte perché consapevole d e ll a propria impotenza . Non calcola ndo le forze impegnate in Libia e le picco le aliquote dislocate negli scacchieri balcanici, nonché quelle nominalmente 'in ricostituzione' nell 'Italia settentrionale e centrale, ma in realtà inesistenti o quasi, la R. Ae ronautica disponeva complessivamente in Sicil ia, Sardegna e Puglie d i una sessantina di bombardieri, una cinqu antina cli aerosiluranti e circa duecento caccia efficienti. La R. Mari na aveva stabilito di spostare <la Taranto a Napoli le tre corazzate Roma, Vittorio Veneto e Littorio, e e.la Navarino a Messina la Vlll divisio ne incrociatori, ma soprattutto in p revisione della necessità di opporsi a tentativi anglo-ame ricani contro il territorio metropolitano. Nelle prime ore dell'8 novembre tutto si chiarì: sbarchi erano in corso in Marocco e<l Algeri a. A sera l'amm. Darlan ordinò alle forze <li Algeri di cessa re il fu oco. Da quel momento ebbe inizio la replica dell'Asse. Il primo pensiero di Cavallero fu per la Corsica. Sapendo però q uanto Hitler tenesse a seguire, finché conveniente, una linea di condotta d ' intesa con il governo d i Vichy , illustrò a von Rintele n la '· necessità di dare al Paese la sensazione di fare qualcosa che compensi la ormai probabile pe,·dita della Libia . Prego chiedere all'OKW l 'autorizzazione di applicare la C2. Come soldato lo reclamo, anche per evitare che la Corsica sia occupata da i Degaullisti" (33). Poi spiegò al suo interlocutore c he , ove l' isola fosse caduta in mani ostili , l'operazione sarebbe divenuta irrea lizzabile a causa della povertà d ei mezz i italiani ed il pericolo cli offesa contro la penisola gravissimo. Il pensiero di Cavallero Sl1lla Tunisia era nitido: nie nte da fare perché mancava la disponibilità della fl o na, ma ncavano i carri, mancava no i 20-30 piroscafi occorrenti per la spedizione. E mancavano anche le truppe, pe rché qu e lle destinate alla Co rsica - la D.f. Cremona e la D.f. Friuli - erano prive di carri e d otati d i pochi pezzi controcarri e contraerei. Come egli disse al gen. Weninger: "Vorremmo poter attuare la C4, ma le differenze fra la C2 e la C4 sono queste: la C2 si attua senza carri e senza unità navali; questi mezzi sono invece indispensabili per la C4" (34). Senonché un colloquio avuto con Mussolini a mezzogiorno rovesciò i suoi pro positi. Il Duce annunciò che l'amm. Darlan aveva chiesto aiuto, per il momento aereo, alla Ge rmania e che, cli conseguen za, occorreva metter mano alla C4 con la massima urgenza. Niente C2: la Germania non concedeva il nulla osta. Alle 13 von Rintelen p ortò notizie fresche. L'OKW e ra inte nzionato ad offrire il con corso ge rmanico alla Fra ncia se essa si fosse difesa contro gli angl o-americani. In caso diverso, via libera per la Corsica . Cavalle ro si mostrò alqua nto pe rplesso. Il primo caso non e limi-
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nava affatto il pericolo che l'avversario occupasse la pressoché indifesa Corsica , con tutte le complicazioni del caso. Quanto alla C4, poteva impiegare due divisioni, mentre Riccarcli aveva promesso di raggranellare un minimo di sostegno navale . Ad ogni modo, la prospettiva che la Francia si allineasse a Italia e Germania gli aprì prospettive più che rosee: .. 1.,a flotta francese è pronta a uscire da Tolo ne in un'ora. No n oso sperare, ma se questa collabora:>.ione ;ivvenisse abbiamo vi ntO la guerra (. .. ). La siLua zio ne de lla Libia è affannosa, rna possiamo riso lverla in questo modo. Certo che se il nemico sbarca in Tunisia, la cosa diventa molto più difficile .. (35).
L'ini:ero giorno 9 trascorse nell 'affannosa preparazione del contingente da trasportare subito in Tunisia e nell'attesa dei risultati del convegno di Monaco, chiesto da Hitler per l'esame della situazione con i responsabili politici clell'Ttalia (partì Ciano, in sostituzione di Mussolini fisicamente indisposto) e della Francia (Laval) . Ripresa in considerazione d 'urgenza la C4, venne calcolato che nel caso assolutamente più sfavorevole ( res istenza frances e appena simbolica, nessuna interruzione sulle vie di comunicazione, ma esclusione di sbarchi in Tunisia) gli Alleati avrebbero raggiunco la zona cli BisettaTunisi con due divisioni non prima dell'alba de l giorno 21 e con altre due divisioni non prima del 23-24 novembre. Le possibil ità di trasporto italiane consentivano l'invio giornaliero di 800-1500 uomini per via aerea, di 3.000 uomini e 250 automezzi via mare. Pertanto, occorreva aviotrasportare un reggimento bersaglieri con due batterie da 20 per la difesa degli aeroporti tunisini; inviare il convoglio già predisposto (III/92° fante ria, 1.0° bersaglie ri, un gruppo smv . da 75 , unità dei servizi ed un'aliquota di tedeschi) per l' occupazione delle posizioni principali ; far seguire, a scaglioni, in successio ne di tempi, il comando XXX corpo d'armata e relativi supporti e poi la D.mot. Piave, la D.f. Superga e la D.f. Livorno. Secondo le previsioni sarebbe sbarcata una divisione al completo ogni quattro giorni . Ciano arrivò a Monaco verso le 22 e poco dopo ebbe luogo una prima riunione fra tedeschi ed italian i. L'atmosfera era palesemente agitata ed altrettanto chiaramente nessuno si faceva grandi illusioni sulla probabilità che la Francia si schierasse da lla parte dell'Asse. Ad un'iniziale confusa conversazione, durante la quale Hitler studiò la situazione africana su una cartina strappata eia un orario ferrov iario e misurò più vo lte, servendosi di un pezzo cli giornale a guisa di decimetro, la d istanza fra Tunisi e Roma, seguì u n prolungato silenzio. Poi Hitler si scosse dalle riflessioni in cui si era immerso e si volse bru scamente a l feldmaresciallo Keitel : "Marciamo subito sulla Corsica e sulla Francia. Quando si può cominciare?'. La risposta di Keitel fu immediata: "Anche subito. Basta dare l'ordine di attacco. Non vi è da pensare ad alcuna resistenza seria" (36) . Sulla base cli questa informazione , il 10 novembre il Comando Su-
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p remo d ecise l' attu azion e della C2 , c he ad ogni buo n conto era stata co nfermata co me sempre valida, per il giorno successivo . "Certo telefonò Cavalle ro a von Rintelen - che se vt fossero nel frattempo i risultati [ufficial i) del colloquio di Monaco e se l'OKWl.fosse d 'accordo sarebbe meglio . Allora si.farebbe d opodomani . Noi effettueremo la cosa solo se esigenze politiche imponessero cli fa rla per doman i, ma per posdomani saremo p iiì preparati'' (37). Poi finì per concludere che la decisio ne rima neva subo rdinata a ll'esito d efini tivo dell' incontro. L'anda mento del convegno fu cono sciuto qu el pomeriggio ed è ben descritto dalla rel azio ne presentata da l gen. Gandin, il q uale aveva segui to Ciano: , li Ministro La vai esordisce tesse ndo le l odi del m1uam enro usato dalla Germania alla Fran ci a in regime di arm istizio. Passa p oi a rapp resenrn re l 'ostacolo del le r ivendicazioni italiane ad un'eventuale occupazione di territori merropolitani e del Nord Africa francese. Ilitler gli toglie l :1 parola e lo inv i1:1 a r ispon dere catego ri ca mente ed i mmedia tam ente se il governo francese con sente :1 dare pun ti di sbarco alle trupp e dell'Asse i n Tunisia. Alle cergiversazion i e disquisizi oni d i Lavai , Hitler scioglie la seduta. Chiama poi il Maresciallo Keitel e gli ordina di preparare le disposizioni per l'invasio ne della franc.: ia a p artire dal giorno 11 n ovembre, in iziando il movi mento ad ora che sa rà c.:on co rdata con l'Itali:1, la q uale dovrà agire nello stesso sen so nella zo na metropolitan a francese, in Corsica e in Tuni sia. L'urgenza di 1:ili movimenti non ammette alcuna dilazione. Il Maresciallo Keitcl spiega che nel caso in cui le truppe i taliane, data la loro costituzione, non p otessero procedere rapidamente, è già disposto ch e uni tà germ,1ni<:he co razza te procedano senz'a ltl'o v erso la costa ; le unit,ì tedesch e l'ient.rerebbero entro la linea di demarcazione già fìssa1:1 (Ginevra -Lione-Tol osa) col progredire dell'occup azione ital iana(. .. ). I ncanto il Ministro Lavai, isolato in u n a delle st anze della Fuhre rbau, ch iede di p arlare con Vich y ma l e co municazio n i tel efoni che sono i n terro tte. I.a sua p arten za viene fissata per l'indomani 11 novembre, verso le ore 8. È previsto che alle ore 7 dcli' 11 il Ministro ltibbentrop .si presemi al Ministro Lavai per dirgli che gl i av vcn imemi son o preci pi ta ti ( ...) . · È d,1 aggiu ngere ch e il M i nistro Ribbentrop avrebb e avuco inten zion e cl i fare una com unicazione alla scampa mondial e, dicen do ch e le forze armai.e dell'Asse entravano in territorio francese diecro invito di Lavai. Il Ministro Ciano ha fatto presen te che l a cosa era p oco o ppo rtuna. Impressioni. Grave ap prensione nel f Ohrer e i n tulli i capi m i l i tari. TI Maresciallo Goeri ng ha ammesso che questo è il primo colpo duro che riceve l 'Asse . Grave apprension e eia parte della popolazion e che assisteva ai movimenti delle varie Delegazioni dinnanzi all'albergo delle Q uattro Stagio ni e da va nri alla f (ihrerb au. Q ualch e sal uto, nessun a ovazi o n e allo sresso Goeri ng, che n orm al men te riscuore viva simpatia. Ho parlato col Fiihrer. col Maresciallo Kei tcl e col Generale Jodl circa la visita compiu ta il 6 no vembre al Maresci~ llo Rommel. T utti co n cordemente si son o d imostra ti poco desiderosi <li ascol tare l e gravi nolizi e sull'Armata corazza ta il.alo-tedesca e sulla Libi a, manifestando chi aramente di non essere appieno compresi della gravità della situazione in quello scacchiere(. .. ). (38).
Il g iorno 11 , du nq ue, d a pane italia na ve nne d ato il via a ll e o perazion i O (Ovest=Francia), C2 e C4. I p rimi re parti della 4• armata (gen. Vercell ino) passarono la frontiera a mezzogiorno; lo sbarco in Corsica cominciò n el po meriggio.
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Che le diverse e contemporanee iniziative, decise pressoché all'improvviso e messe in atto repentinamente o quasi, si svolgessero all'insegna della perfetta regolarità, nessuno potrebbe pretenderlo. Ovviamente, anche se esistevano progetti più o meno particolareggiati, si può concedere che si verificassero scompensi; tuttavia la sensazione che si ricava dai documenti disponibili è che l'improvvisazione dell'ultimo momento abbia superato le linee programmatiche (39) . Sull'occupazione d ella Francia meridionale, basti dire che Cavallero alle 8 .30 d ell' 11 riferì a Mussolini di "un pò di ritardo" da parte della 4• armata (il confine doveva essere superaro alle 7), tanto da avvertire Ambrosio che " Vercellino corre il rischio di destituzione immediata" . Saputo, in mattinata, da von Rintelen che colonne tedesche erano già arrivate a Lione, Limoges e Vichy senza incontrare difficoltà e che la protesta del mar. Pétain aveva puro carattere di formalità, sollecitò Vercellino a spingere avanti spregiudicatamente tutti i suoi elementi celeri, affermando che "un procedimento sistematico sarebbe la rovina dell'impresa". E la questione fu ripresa alle 22.30 : "Il conce/.to è di andare avanti. Tprogetti bisogna metterli nel cassetto. Sono superati. Adesso si va avanti in tutte le direzioni (. . .). La linea fissata dai tedeschi è Ginevra-Lione-Tolosa. Non abbiamo i mezzi per andarci (. ..).Mettila gente in ferrovia e marcia su Grenoble. I rifornimenti non debbono destare preoccupazione(.. .)" (40) . Il fatto è che ben raramente le grandi unità italiane hanno posseduto i mezzi di trasporto, il sistema delle trasmissioni e l'autonomia tatti<::a e logistica necessari per agire con la spregiudicatezza e la forza richieste dalle circostanze. E, diciamolo pure, mancava quella particolare attitudine ad affrontare le novità e l'imprevisto che tante volte si è avuto modo di ammirare nelle formazioni tedesche ai vari livell i. Di conseguenza, lo scopo veniva anche raggiunto, grazie alla buona volontà e sempre che assistiti dalla buona sorte, ma non l'ordine e la compiutezza desiderati . L'operazione Corsica soffrì, fo rse, di un inconveniente cli base: le redini furono sempre tenute dal Comando Supremo allo scopo di coordinare più rapidamente e più efficacemente le un ità delle tre forze armate interessate alla spedizione. Almeno parzialmente ciò fu reso necessario dalla situazione, però non pare infondato il rammarico del gen. Caracciolo, comandante della 5" armata, quando seppe (giorno 12) che dalle ore zero del 13 doveva assumere la responsabilità d e ll 'isola, inserendola nel quadro difensivo della Toscana e dell'Elba: avrebbe gradito ricevere tale compito sin da prima dello sbarco , disse a Cavallero. Per contro è agevole constatare come la persona de l capo di S.M . Generale si sia trovata notevo lmente impe gnata, coinvolgendo com'è naturale i capi di S.M. di forza armata, anche in particolari esecu tivi di impo rtanza relativa. Sin dall'autunno del 1940 il Comando del VII corpo d 'armata era stato incaricato delle predisposizioni per l'eventuale occupazione della Corsica. Data la necessità di uno speciale addestramento agli sbarchi, in collaborazione con la R. Marina, le divisioni Friuli e Cremo-
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na rimasero orientate al preciso compito e non distolte per le esigenze dei vari teatri d 'operazione. Nel febbra io 1942, quando il Comando Supre mo inca ricò il Comando cie l VIJ corpo di presiedere all'operazione C3 (Malta), l'addestramento ad bue venne esteso a lle division i Livorno (dislocata nella zona di Bracciano) e Superga (zona di Formia). Non essendo p ossibile la contemporanea attuazione delle due esigenze, Corsica e Malta, a causa dell'insu fficienza dei mezzi di sbarco e dei trasporti marittimi, l'acce nto fu spostato sulla C3. In relazione a tale scelta, il Comando VTT corpo d 'a rmata assunse l'indicativo di XXX corpo (gen. Sogno) e si portò a Roma, in previsione cli trasferirsi in Sicilia con le D.f. Friuli, Livorno e Superga. A Firenze anelò un nuovo Comando VD Corpo (gen . Mondino) , alle dipendenze d el quale restavano la Cremona e temporaneamente la Friuli, finché la D.f. Bari, destinata a sostituirla, non avesse completata la preparazione. Con l'abbandono della C3, il XXX co rpo ri mase genericamente orientato alla d ifesa del li tora le tirrenico eia Roma a Napoli. Ma sarebbe sbagliato ritenerlo di pronto impiego. Cominciamo col dire che truppe e servizi di corpo d'armata mancavano quasi per intero, essendo stati assegnati al nuovo VII corpo: per il XXX e ra previsto che, all 'atto dell'emergenza, si attingesse alla 6·' armata, in Sicilia. In secondo luogo, le tre d ivisioni , la cui composizione o rganica era migliore e più consistente d el normale, avevano subito dannose sottrazioni a favore del fronte egiziano. In te rzo luogo, l'addestramento per un'opera7.ione cli sbarco è evidentemente assai specifico e non il più indicato per una utilizzazione indiffere nziata dei reparri. In pratica, dunque, il VTI ed il XXX corpo costituirono i serbatoi cui il Comando Supremo era orientato ad attingere per l'operazione prescelta. Così, all 'occupazione della Corsica venne destinato il VII corpo con la Cremona e la Friuli (la Bari non sembrava ancora a punto). E fin qui, più o meno si restava nell'ambito della programmazione. Le cose cambiarono quando si trattò della questione tunisina. •L'annun1.io dello sbarco anglo-americano in Alge ri a - scrisse il gen. Sogno - non era stato preceduto da istruzioni supe riori che avessero, comunque, ri chiesto alcuna predisposizione, da parte del Comando del XXX corpo d'armata, in previsione de ll 'evento. In linea s1rett:1tnente persomde e con asso luto divieLo di far ne cenno ad alcuno, d<>po che venne sospesa l'operazione su Malta, era stato accennato al comandante del corpo d'armata che lo Stato Ma ggiore dell'Esercito avrebbe messo allo studio una ipotesi operativa in Tunisia, senza che, cu11a1ria, nessuna allusione venisse fonnulata su evenwali presunzioni del Comando Supremo italiano ,1 riguardo de ll' iniziativa avversaria che, in faLto , ebbe a verificars i, né ta nto meno sulle mis \1re concrete che, in ogni caso, av re bbero dovuro essere adottare e sull'eventllale partecipazio ne ad esse del XXX corpo d'a rmata . D'altra parte, allora, l'offensiva ilaliana nell'Egillo occidentale era giunta fi. no a breve distanza da Alessandria e la sicuazione sul mare era stata ritenuta ta it: da far prog redire i prep::irativi dell'opernzione su Malta, fino a metterli pressoch<'.: a pun to, a lmeno, per qua nto riflettcv;1 la preparazione dell e forze dell'esercito destinare allo sbarco: in ogni modo. t: ra presumibile che il XXX co rpo d'a rmata, unica grande unità addestra ta ad operazioni del genere e disponibile, po-
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tesse essere impiegato in qualunq ue operazione che, nella situazione, fosse stata ritenuta necessa ria ne l teatro di guerra mediterraneo e, perciò, e ra logico che il comandante del corpo d'armaw, per proprio como, avesse raccolto le guide e le monografie statistiche che aveva potuto procurarsi. Solcamo a lcuni giorni dopo l'arrivo della notizia de ll'avvenuto sba rco anglo americano, venne data in consultazione, al comandante del corpo d 'armata, una breve e p ilÌ che succinta memoria (poche p agine dattilografate) redatta dal reparto opernioni dello Stato Maggiore dell'Esercito, nella quale erano sommariamente illustrate, a grandi tratti, le cara tteristiche de l terre no dello scacchi ere operativo della Tunisia e dell'Algeria orientale e le linee d i operazioni più importanti adducenti da lla Tunisia verso l'Algeria ed era formu lata una valurn:do ne delle forze che avrebbero potuto essere impiega te secondo dene linee, ascendenti a circa undici divisioni, delle qua li tal une corazzate, no n precisando tuttavia come qu este stesse forze avrebbero potuto essere procurate, anz i, dub itando della loro disponibilità, tanto che s i prevedeva di do ve rne ridurre il numero, né come sa rebbesi dovu to provvedere al lo ro trasporco e con qual i misure avrebbe dovu to avven ire lo sbarco. La lettura de lla memo ria non sortì, quindi, alcuni effetto utile• (41).
A parte la sgradevole constatazione di uno studio del tutto teorico ed assolutamente avulso dalla realtà, il che costringerà ad affannosi ripieghi presi sul tamburo, emerse subito uno spiacevole disguido, esagerato nelle sue conseguenze da Kesselring, ma che poteva essere evitato. L'OBS si era mosso immediatamen te. L'8 novembre aveva inviato un fid uciario a Tunisi a preparare l'atterraggio d egli aerei tedeschi ; il giorno successivo il governo di Vichy pose le hasi tunisine a disposizione dell'Asse. Lo stesso 9 novembre una cinquantina di velivoli tedeschi atterrarono all'aeroporto cli El Aouina, senza sollevare obiezioni né difficoltà dal lato francese, mentre la responsabilità della testa di sbarco veniva temporaneamente attribuita al col. Harlinghausen (il Fliegerjuhrer Tunis), alle dipendenze ciel II Fliegerkops (42) . Il giorno 10 atterrarono ventidue Macchi 202 insieme con un contingente della Lu.jìwajfe. Che foss e intervenuto qualche accordo con la parte germanica sembra indubbio; ma evidentemente aveva avuto luogo sulla base di un'errata convinzione e non ai livelli giusti (43). "Contrariamente ad accordi specifici [tra francesi e ted eschi , si dovrebbe intendere] - sostenne Kesse1ring - e senza che io ne fossi informato, una squadriglia di caccia italiani atterrò nei pressi di 1ìtnisi" e questo provocò un turbamen tO, assai più che un ribaltamento della situazio ne psicologica locale _ Il fatto è che Hitler aveva trattato Lava! senza alcuna p reoccupazione di forma , ma si mosse assai cautamente con i militari francesi. Intanto chiese a Pétain il consenso all'occupazione militare della Tunisia; poi fece prendere contatto con il residen te generale francese, amm. Estéva; quindi nominò Kesselring responsabile delle operazio ni contro gli a nglo-americani, alle dirette dipendenze dell'O KW, evitandogli però d i recarsi in posto. La parte italiana era stata te nuta in disparte, a lmeno per il momento. E, a q uanto sembra, i rapporti iniziali fra i reparti francesi ed i paracadutisti tedeschi, inviati per primi, furono eccellenti. L'inopi nato aruivo degli aerei italiani suscitò
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invece un' im med iata ed allarmante reazione ostile, tal.ché Kesselring si rivolse subito a Cavallero. Fu con immaginabile imbarazzo che questi dovette spiegare a Mussolini , come, contrariamente ai tedeschi, il governo ita li ano n o n avesse preannunciato l'arrivo dell a fo rmazione in Tunisia e come il fatto avesse p rovocato l'allon tanamento dal campo di aviazione ciel suo comandante in segno di p rotesta. Di fronte a tale p resa di p osizio ne , il D uce au torizzò il rientro dei velivoli in Sicilia . Un episodio del genere si commenta da solo. Comunque, l'intero problema del Nordafrica francese rimaneva ancora per aria e giusta mente Cavallero lamentò con von Rinte len la mancanza di un concreto p rogramma com une dell'Asse. Il Comando Supremo ignorava quante truppe l'OKW intendesse destinare alla frontiera algerina e quando vol esse mandarle. Inoltre desid erava assegnare la p recedenza nello sbarco a Biserta-Tunisi alle unità da avviare con urgenza all'ACIT. C'erano due divisioni disponibili, tuttavia occorreva stabilire se trasporta re en trambe in Tunisia o ppure se d arne una a Bastico. Bisogna riconoscere che questi confusi interrogativi avevano per l'Italia una tale impo rtanza cl.a merirnre una più che sollecita ed autonoma decisione . Invece, a prescindere dal tremendo p roblema dei trasporti oltremare, l'addebito della cu i insoddisfacente soluzione sembrava ancora una volta oscillare fra la cattiva organizzazione e le indubbie difficoltà di carico e di scorra, le contromisure risultarono limitate e disordinate. li Comando del XXX Corpo non ebbe ingerenza alcuna nell e disposizioni assunte via via. La designazione dei reparti e la loro successione nel movimento vennero definite fra Comando Supremo e Stato Maggiore dell 'Esercito; anzi le prime unità non soltanto non appartenevano al corpo d 'armata, ma neanche possedevano una fisionom ia o rganica, sia pur temporanea . L'unico piano trasporti preparato, su richiesta dello Stato Maggiore, dal Comand o d e l corpo d 'armata, e comprendente anche la D.f. Livorno, non ebbe seguito . Il 12 cominciò l'afflusso in Tunisia dei reparti tedeschi: due compagni e del 5° reggimento p ara cadu tisti ed u na d el 104° reggimento Panzergrenadiere. Due giorni dopo fu la volla dell'11° battaglione p ionieri paracadutisti, di un gruppo esplorante e di una compagnia carri , vale a d ire un ità p rese all a ri nfusa, attingendo a quan Lo pred isposto per l'ACIT. Quasi contempo raneamente, fra il 14 ed il 15, ebbe luogo l'arrivo del primo contingente italiano: il 10° bersaglieri, il III/92° f. de lla D.f. Superga, il CLVIT gruppo semovente da 75 d ella D.cor. Centaw-o, il CI ed il CXXXVI battaglio n e conrrocarri semoventi da 47, reparti anche questi sottratti a diverse grandi unità. Da parte a lleata , mediante sbarch i dal mare e dall'aria la 1" armata britannica aveva esteso la sua occupazione a Bougie (11 novembre), Philip peville e Bona (12 n ovembre). Il 14 il gen. Ande rson decise cl i tentare una carta verso oriente. Contand o su un minimo cli collabo-
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razione fran cese, sperava cli investire Biserta e Tunisi in una settimana, grazie alla rapida conquista di qualche aeroporto prossimo alle due città. Un disegno operativo molto complesso era al momento da scartare a causa dell 'ambiente naturale ingrato (schizzo n . 14). È opportuno, a questo punco , un sia pur breve cenno sulle caratteristiche orografiche della Tunisia centro-settentrionale. Le propaggini o rientali del sistema montano dell'Atlante si raggruppano in Algeria nei rilievi d ella zona di Souk Ahras e, alquanto più a sud, nei monti di Tebessa. I primi continuano con i monti della Medjerda, stretti fra il solco del fiume omonimo e la costa e degradanti su Bise1-ra. I secondi entrano nella Tunisia centrale con la Grande Dorsale occidentale, sui 500 metri di altitudine, dall'andamento sudovest-nordest e de gradante su Tunisi. Essa costituisce un serio ostacolo per le provenienze da oriente o da sud ed il suo tratto centro-meridionale è inciso da quattro colli: ìvlahtar, Sbiba, Kasserine e Feriana . Dalla Grande Dorsale si stacca , a sud cli Pone di Fahs, la Dorsale orientale, lunga circa 150 chilometri. Benché anche la sua altitudine si aggiri solo sui 600-900 metri, si tratta di una stretta fascia montana difficile da percorrere. È superata infatti eia strade appena in quattro punti: Djeloula e Fondouk nella sua parte settentrionale e Faide Maknassy in quella meridionale. Tra le due Dorsali si apre una piana semiclesercica di forma triangolare . La zona stepposa degli Chotts separa quella testé tratteggiata dal s ud tunisino e si spinge verso il mare assottigliandosi fra il Djebel Asker ed il Djebel Tebaga. Alla sua estremità orientale è la breve piana di Gabès, centro di confluenza degli ostacoli naturali e delle comunicazioni di tutta la regione. L'orientamento generale de lle grandi comunicazioni della Tunisia è ovviamente influenzato sia dall'andamento e dalle caratteristiche dei rilievi, sia dalla necessità dei traffici inte rni , diretti ai porti cli Tunisi, Sousse e Sfax (Biserta era essenzialmente porto militare) e collegati dalla grande arteria litoranea che per Gabès continua sino alla Tripolitania. In particolare, delle due strade asfaltate che da Algeri adducevano alla Tu nisia settentrionale, quella costiera (Algeri-BougiePhilippeville-Bona-Biserta) era stretta e con un susseguirsi cli curve a piccolo raggio, sì da presentare difficoltà per il transito di mezzi pesanti . L'altra, più interna, segu iva la ferrovia Alge ri-Costantina-Tunisi ed offriva migliori condizioni. Nessuna cli esse poteva però sopportare lo scorrimento cl i un grosso volume di traffico. Il terreno, collinoso e rotto, favoriva Ja difesa in corrispondenza di alcune strozzature, quali ad esempio Medjez el Bab e Kasserine, e presentava serio impedimento ai mezzi corazzati. A tutto ciò si aggiungevano le piogge, notoriamente normal i da novembre a marzo, che avrebbero reso difficile la percorrib ilità anche per uomini e quadrupedi. Di conseguenza , Anclerson ordinò che la Hart Force, un gruppo tattico basato sul 5° Northamptonshire, puntasse su Djebel Abiod e la 36'' brigata si portasse a Tabarka; che la 11" brigata e la Biade For-
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ce, costituita dal 17°/21 ° lancieri rinforzato, muovessero lungo la direzione Souk Ahras-Souk el Arba-Béja. Nel contempo il 1 battaglione paracadutisti britannico veniva lanciato sull'aeroporto di Souk el Arba ed il II/509° paracadutisti americano nei pressi di Tebessa. Questa avanzata stabilì due contatti, l'uno con i francesi e l'altro con i tedeschi. Il giorno 15 un ufficiale cli collegamento della 36" brigata si era recato a Béja per un abboccamento con il gen. Barré, comandante superiore delle truppe terrestri io Tunisia, il quale aveva concentrato il grosso delle sue forze (sei battaglioni coloniali rinforzati) sull'arroccamento Djebel Abiod-Béja-Medjez el Bab, gravitando su quest'ultima località , molto importante per il nodo stradale ed il ponte sul corso d'acqua. Barré stava temporeggiando. Inizialmente si era orientato a fronteggiare gli anglo-americani; poi, il 10 novembre, aveva accettato la nuova direttiva di Darlan di "cessare il fuoco contro le forze americane ed i loro alleati" e di "osservare la più stretta neutralità". Ma aveva anche ricevuto un ordine di Juin, molto significativo : •Compito delle trup pe della Tunis ia invariaw nei confronti cli altre fo rze st ranie re. In caso cli ostilità da parte di queste , prendere ogni disposizione per resistere e coprire le comunicazioni con l'Algeria.. ( 44).
L'l l novembre, nella mattinata , gli era pervenuto un telegramma da Vichy preavvisante l'imminente arrivo di reparti tedeschi ed invitante al più rigoroso atteggiamento neutrale, mentre nel pomeriggio era stato avvertito eia Juin che, secondo Darlan e Giraud, l'occupazione della Francia di Vichy costituiva una chiara violazione dell'armistizio e che , perciò, le truppe dell'Asse dovevano essere considerate come nemiche. La sera del 12, infine, Juin aveva telefonato ancora chiedendo cli provocare un casus belli con i tedeschi. 13arré aveva obiettato che le sue unità si trovavano in marcia verso Béja: in altre parole, nelle peggiori condizioni per provocare incidenti, anche per il fatto cli costituire un eccellente bersaglio per la strapotente Luftwaffe. Non era meglio, suggerì, guadagnare tempo e lasciare che fossero i tedeschi ad inizia re le ostilità? Juin non insistette e Barré si dispose ad attendere lo sviluppo degli eventi, ma raccogliendo i reparti nella zona di Béja. In questo clima , gli inglesi cominciarono a spingere avanti distaccamenti. La Hart Force, superato Djebel Abiod, si diresse verso il bivio di Mareur però, attaccata all'improvviso, rifluì in disordine . Nel contempo una grossa pattuglia ciel I battaglione paracadutisti, inglobato ora nella Blade Force, si portò sino a 25 chilometri da Mateur e si arrestò a Sidi Neir, dopo una scaramuccia con elementi meccanizzati tedeschi. Cosicché la sera ci el 17 la situazione alleata in Tunisia e ra la seguente: a nord, la 36" brigata a Djebel Abiod, la Biade Force a Béja e 1' 11'' brigata nei pressi di Souk el Arba (45); al centro il II/509° paracadutisti americani a Gafsa (schizzo n. 15). Intanto la D.f. Superga (gen. Lorenzelli) stava le ntamente arri-
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vando, dopo un avvio piuttosto farrag inoso. La sera del 9 novembre lo S.M. dell'Esercito aveva ordinato che il Comando della fanteria divisionale (gen. Benigni) ed il 92° fanteria si tenessero pronti a partire. Alle 9 ciel 10 l'intera divisione ricevette ordine di prepararsi a s p ostarsi in ferrovia per Napoli. Alle 12.30 dello stesso giorno, contrordine telefonico. Alle 20.30 fu p rec.isata la partenza del TII/ 92° per il mattino successivo . Arrivato a Napoli, il battaglione trovò un altro dispaccio che sospendeva l'imbarco. Questo l'inizio. Dal 12, finalmente, si addivenne ad ordini cli movimento sistematici, per successive aliquote, utilizzando tutti i mezzi disponibili. In genere gli automezzi ed i materiali furono caricati a Napoli ed a Taranco; il personale trasportato per ferrovia in Sicilia ed imbarcato a Palermo su navi veloci oppure a Sciacca e Castelvetrano su aerei da trasporto. Inevitabilmente, come avveniva per i tedeschi, l'afflusso risentì sia cli questo stillicidio sia delle cond izioni dei porti ed aeroporti di destinazione: penosa inadeguatezza della difesa contraerei, assoluta deficienza di autocarri in posto, assenza di predisposizioni per lo scarico. ·Dall'affrecta1:o e non preordinato avviamento - ebbe a riferire il gen. Sogno - e dell'impossibilità di rispectare i vinco li organici, conseguì grave crisi ai comandi ed alle unità italiane in Tunisia, giacché colà, mancava la possibilità di sostare per il cempo occorrente alla ricostituzione, ed ia comando germanico, al quale èrn stata devolu ta l'azione direttiva de lle operazioni, da un lato premut0 dalle esigenze operative e dall'altro mal d isposto a considerare, o biectivamente, le necessic:ì del le truppe italiane, non era proclive a concederlo. Le truppe italiane vennero impiegate subito, a mano a mano che giungevano e nelle condizioni nelle quali erano state trasportate: le unilà vennero spezzettate e disperse nel vasto scacchie re operativo, frammischiare a qu elle germaniche e separate dai rispenivi servizi, con la conseguenza <li una prematura rapida usura (le sole perdite, in uomini, avvenme in novembre, per i reparti dell 'esercito, benché non fossero ancora avvenuce a,.ioni tattiche di notevole entità, ascesero a 17 ufficiali e 336 sonufficiali e tnippa morti, feriti e d ispersi ed a 192 sottufficiali e truppa ricoverati in luoghi di cura) incompatibile con la parsimon ia rigorosa che avrebbero richiesto la tradizionale nostra non larga disponibilità e la grave difficoltà dei rifornimenti» C46).
Il p rimo scaglione della SujJerga con il Comando della fanteria divisionale sbarcò nel pomeriggio del 16 ed in serata fu raggiunto eia un battaglione paracadutisti della R. Aeronautica. La concezione d ifensiva adottata dal col. Lederer, comandante delle forze terrestri germaniche, era piuttosto limitata; egli, infatti, riteneva che con quanto alla mano si potesse tutt'al più proteggere la piccola testa cli-sbarco mediante posti cli sbarramento, collocati sulle strade adducenti a Biserta e Tunisi, a tre-quattro chilometri degli abitati. Ma il 16 era arrivato anche il gen. Nehring . Incaricato sui due piedi di accorrere all'ACIT, sulla linea di el-Agheila (47), a Roma si era sentito comunicare l'ordine di partenza per la Tunisia, dove avrebbe assunto il comando di tutte le truppe dell'Asse in posto . Il 13, dopo un breve inquadramento, Kesselring gli disse all'incirca: "Per Lei sarà
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creato il Comando del XC c01po d 'a rmata. Fin quando non sarà costituUo, dovrà lavorare com.e potrà. A l momento non vi è u n cap o di S.M. disponibile. C'è però un addetto alle operazioni, il Magg. Moli dett 'OK \XI'' . Con questo viatico, Nehring giunse in volo a Biserta il 14 novembre. Esaminata la situazio ne, ritornò in aereo a Frascati, nu ova sede dell'OBS, per riferire a Kesselring e concretare la precedenza sui rinforzi occorrenti. Il 16 si ripresentò a Tunisi e precisò subico al gen. Benigni che i reparti italiani dovevano considerarsi alle sue d ipendenze d ' impiego (48) . Del resto c'eran o g ià: in entrambe le città l'azione era governata da mano tedesca. Nehring aveva ricevuto d a Kesselring direttive chiare e .. . franche: "È della massima importanza avanza re verso ovest per &uadagnare libertà d 'azione. Si dovrebbe raggiungere pii, o meno il confine Tuni sia-Algeria. L 'OKl'(I ed io speriamo che Lei riesca nel suo compito di tenere Tunisi" ( 49). Nehring si con vinse d unque che , in qu elle circostanze, la miglio r d ifesa fosse l'attacco. Stando alle confuse notizie e segnalazioni, era a favore d i Bise rta che sembrava più urgente acquistare respiro. Perciò ord inò subito al gruppo Witzig (50) di dirige rsi da Mateur su Tabarka respingendo, se possibile , il nemico fino a Bona. Il gruppo mosse immed ia tame nte . Incontrò la Hart Force e la disperse, ma il l 8 pomeriggio si trovò bruscamente a contano con la testa della 36• brigata inglese, a Djebel Abiocl . Il combattimento fu accanito e cessò all'imbru nire con il ripiegamenlo del complesso italo-tedesco . L'afflusso della Superga continu ava . 11 19 fu la volta ciel Comando di divisione, con il 92° fanteria e parte del 5° artiglieria eia camp agn a. E quella sera arrivò anche il gen . Gandin, mandato d a Cavallero per risolvere un nuovo problema presentaLosi al Comando Supremo: la prospettiva concreta di una pericolosissima puntata nemica su Sfax o Gabès . Se avesse raggiunto tali obiettivi , la Tunisia settentrionale - e con essa tutte le truppe dell'Ass e sbarcate per fronteggiare l'operazione Torch - sarebb e rimasta isolata , con ovvie gravissime ripercussioni sulla possibilità d i resisten za in Afr ica settentrionale. Non rimaneva che precipitarsi a presidiare in qualche modo la Tunisia ce ntrale. Kesselring ordinò a Nehring di o ccupare Gabès ed al Il Fliegerkorps di sorvegl iare la zona. Cavallero dispose l'invio della 50" brigata speciale (geo. Imperiali) per la o rgan izzazio ne di un setLore Gafsa-Gabès-Sfax. L'idea era di sbarcare truppe direttamente a Sfax, con p iroscafi ed aerei, ma, per quanto ritenuta valida da Riccardi e da Fougier, dovette poi essere abbandonata a favore dell'afflusso cl i reparti da nord e da s ud . Si è accennato alle in certezze che hann o presiedu to alla partenza della Superga. Ad esse bisogna purtroppo aggiungere quella d ella b rigata speciale. Venn e stud iata in modo da ottenere uno stru mento d i lotta particolarmente manovriero e reattivo (5 1), a nche se socco la sp inta di eventi che facevano desiderare un rapido intervento p iù che in base ad una dete rmi n ata concezione tattica. In pratica
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si imperniava sul raggruppamento esplorante corazzato (Reco) Lodi - unità di nuovo tipo e cli assai vago orientamento d'impiego - il quale però, già destinato al Comando Superiore Forze Armate Libia, era a Tripoli appena in minima parte, Il grosso si trovava ancora in Ita lia e solo il 19 sera potrà partire da Roma. Nel citato quadro di irresolutezza appare significativa la vicenda del gen. Imperiali, Ricevuta comunicazione, a Bari, di presentarsi il giorno 12 a Napoli, dove avrebbe trovato ordini per la futura destinazione, seppe all'arrivo che il suo movimento era stato sospeso. Presentatosi a Roma, allo Stato Maggiore dell'Esercito, apprese l'annullamento del suo imbarco per la Tunisia al comando del primo scaglione di truppe. Rientrato a Bari, Imperia li fu subito raggiunto eia un nuovo o rd ine di partenza. Sbarcato a Bisena la sera del 19, ebbe finalmente da Gandin le disposizioni circa compito ed impiego. Il tutto senza che il Comando del XXX corpo, in predicato per il trasferimento a sua volta in Africa, venisse a conoscere la sequenza di ordini e contrordini. Così, la brigata prese vita con reparti assegnati a spizzico, utilizzando alcuni già impegnati a Tunisi e sottraendo altri alla Superga ed alla difesa della Tripolitania occidentale. Il risultato finale sarà un'unità di fis ionomia assai diversa da quella prevista. La posizione italiana era tutt'altro che piacevole nei confronti dei francesi e dei tedeschi. Su fo rmale "invito" di Nehring, Lorenzelli dovette subito impartire disposizioni ai reparti d i non esporre la bandiera nazionale, perché essi erano ospiti. Per la verità, analoga direttiva era stata impartita anche alle unità germaniche, ma per quanto ci riguardava appariva evidente l'intento di contrastare ogni possibile affermazione italiana sulla regione, con il pretesto di non urtare la suscettibilità francese e di pregiudicarne la collaborazione, ritenuta - con eccessivo ottimismo, se non addi rittura con superficialità - possibilissima dalla maggior parte dei tedeschi . Nonostante tali speranze i rapporti con i francesi stavano mutando e non nel senso desiderato . Ai primi attriti seguì l'incidente risolutivo di Medjez el Bab . Come sappiamo, in corrispondenza di q uesto importante incrocio cli strade il gen. Barré aveva concentrato il grosso delle sue forze. Il Comando tedesco chiese il libero passaggio per le prime ore ciel 19, ma Barré, i cui orientamenti politici erano già defi niti, lasciò senza risposta la rich iesta. Kesselring, uno dei pochi sempre più diffidenti circa l'atteggiamento francese, ordinò allora l'immediato intervento della Lujìwa/Je e ciel ITI/5° paracadutisti. Barré si ritirò nella notte sul 20 e la riva orientale del f. Medjercla venne occupata dai tedeschi. Anche i rapporti italo -tedeschi non andavano al meglio . Ciò d ipendeva in buona parte dalla situazione stessa, ma certo il carattere cli Nehring non aiutò il superamento dell'attrito iniziale . Il comando del XC corpo aveva articolato la testa di sbarco in tre settori . Quello settentriona le, o di Biserta, era retto da l col. von Broich e, oltre alle unità tedesche, comprendeva il 10° bersaglieri, il III/92° f.,
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il CXXXVI battag lione controcarri ed il DLVII gruppo semovente da 75/18. Il settore centrale, o T unisi nord, e ra affidato a l ten. col. Koch , ai cui ordini erano anche il CI battaglione controcarri ed una compagnia del II/ 92° f .. 11 settore meridionale, o Tunisi sud, e ra invece interamente ita li ano . Lo comandava il gen. Lore nzelli, che disponeva del I/92° f., de l I battaglione controcarri e del 1/5° art. della Su-
perga. Questa riparti:{.ione consentiva a Lorenzelli, il quale aveva ricevuto da Roma la generica direttiva cli assumere il comando di tutte le u nità italiane, di fa r sentire la sua azione unicamente sulle poche truppe ai diretti ordini. Erano perciò prevedibili, in quella fase di afflusso alla s p icciolata dei reparti, vari inconvenienti di ca ratte re o rganico e logistico . Per soppe rire, almeno in p a rte, a ta l riguardo, Lorenzelli lasciò il gen. Benigni a Biserra (dove comandava il col. von Broich), ma l'insorgere di incomprensioni con Nehring fu inevitabile. Qua nto ai coll egamenti, il Coma ndo Supremo distaccò presso il Comando del XC corpo un proprio organo, il Coletun, retto dal ten. col. Broccoli, incaricato anche della trasmissione degli ordini d i Nehring a Lorenzelli. Più passavano i giorni e più il problema dell'Africa settentrionale s i ingarbugliava. Cavallero era persuaso che il nocciolo dell a questione fosse costituito dalla Tunisia, persa la quale ogni resiste nza in Libia sarebbe diventata impensabile . Avvertiva il dramma di mancare cli tutto, anche di divisioni, visto che ormai bisognava por mente ad un'assai p iù consistente d ifesa del territorio metro politano . Per si mile esigenza , Ambrosia afferm ò necessarie di eci divisioni e, di fronte all'idea di Cavallero d i richiamare dalla Russia il corpo d 'armata alpino, suggerì, più radicalmente, d i far rientrare l'intera ARMIR. Il capo di S.M. Generale non se la sent.3' d i affrontare Musso lini e l'OKW su tale argomento, prevedendo una risposta negativa, e preferì attingere dalla Balcania od anche dalla Francia. Ma, a parte questo, la situazione traspo rti non accennava a migliorare con la testa di sbarco tunis ina, nonostante le grandi speranze in essa riposte. Se la difesa contraerei di Tripoli appariva poco efficiente, quelle di Biserta e di Tunisi lo erano ancor meno. Il ciclo viagg io di una nave p e r Tunis i risultava cli dieci g iorni ; pe r Tripoli s i poteva effettuare un solo viagg io al mese in grossi convogli . Di notte l'offesa aerea nemica era fortissima e conosciuta incontrollabile , ammise l'amm. Sansonetti, e la ro tta di ponente era sotto gli attacchi non soltanto cl i Malta, ma anche d i Alge ri. Sfax e Sousse re ndevan o assai poco e Biserta-Tunisi non possedevano la capacità di ali mentare due cam pi di battaglia separati (Tunisia e Tripo litania). Per g iunta, c'era da teme re un ulte riore peggioramento dell e circostan:{.e nel giro di un paio di mesi. Malta, infatti, non doveva più contare su rifornimenti isolati ed aleato ri . La conquista degl i aeroporti d ella Cirenaica rendeva tutto più fa -
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ci le alla Mediterranean Fleet. L'operazione Stoneage portò all'isola il convoglio MW 13, composto da quattro navi da carico . Benché casualmente avvistato da un Ju. 88 tedesco il 18 novembre ed attaccato subito ed il giorno seguente da apparecchi del TT Fliegerk017Js, il convogl io raggiunse indenne Malta durante la notte sul 20 novembre, grazie alle pessime cond izioni atmosferiche ma anche alla continua protezione aerea offerta dai caccia inglesi di base nell 'isola ed a Tobruk. Per Londra la riuscita dell'operazione Stoneage aveva carattere vitale. Il 19 si riunirono i capi cli S.M . p roprio per valutare l'aiuto che Malta poteva fornire alla lotta in corso in Tunisia. "Tutto dipende scrisse nel suo diario il gen. Brooke - da!ta eventualità che il convoglio diretto a Malta arrivi sano e salvo e possa essere scaricato" (52).
Anche Supermarina aveva espresso il suo pensiero sull'isola. Secondo il cosiddetto "P iano Ana": "Il compito più importante cbe le nostre forze navali debbono assolvere nel l'vlediterraneo centro-orientale è quello del blocco di Malta", però si precisava subito che l'intervento navale con unità cli base a Napoli ed a Messina era "subordinato all'efficienza aerea di k!alta". In altri termini, nessuna iniziativa era possibile se non preceduta eia una nuova neutra lizzazione dell'isola, neutralizzazione reputata a l di sopra delle capacità d ell'Asse sia da Kesselring sia eia Fougier. Insomma, la quadratura del circolo. Stando così le cose, Riccardi non si sentì cli arrischiare la flotta contro il grosso convoglio britannico e la relativa scorra. La sua spiegazione di fronte al malumore espresso ancora u na volta dall 'OBS non apparve , in verità, molto persuasiva: "Nel caso particolare, quando sia pur tardivamente si è avuto l',1vv ista mento di un convoglio dire tco a Ma lta, una delle cause che hanno impedito di intervenire con gli incrocia ro ri presen ti a Messina è stata l'assolu ta mancanza di cacciarorpediniere•.
Anche Hitler si fece sentire sull'argomento, pur tenendosi sulle generali. Lamentò in una lettera persona le a Mussolini la lentezza d ei rifornimenti a Tunisi ed a Tripoli, e Riccardi chiamato in causa tornò a significare la necessità di una "potente azione offensiva a fondo", contro Malta, quale unico valido modo per contrastare la supremazia b ritannica: •È certo - finì per dire - che <l'ora in na nzi non sa rà possibile assicurare il minimo indispensabile rifornimento agli ese rcii.i d'Africa, nonostance ogni sacrificio, se l'Asse non riacquisterà la supremazia aerea nel Med ilerraneo Centrale, cominciando da una ripresa di un'azione effic.:ace e conc.inua sulla base di Malta•.
Si era ad un punto morto: Supermarina declinava ogn i responsabilità e dichiarava che il nodo strategico rientrava nella compe tenza cli Superaereo e clell'OBS; questi si stringevano nelle spalle perché con
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Torch su lle braccia l'impiego degli aerei e d egli equipaggi scava raggiungendo il massimo; in Africa due eserciti chiedevano disperatamente rinforzi e rifornimenti perché dovevano battersi contro avversari superiori in tutto. Nell'impossibilità cli trovare una soluzione, il problema di Malta venne semplicemente accantonato e l'attenzione riportata sul piano terrestre. La notte ciel 22 novembre, nella riunione tenuta con Riccardi e Fou gier, Kesselring e von Rintelen, della quale si è fatto cenno in precedenza, dopo una discussione sulla condotta delle operazioni da parte cli Rommel, Cavallero volle toccare una questione cli fondo: -Dobbiamo alimentare - egli d isse - due teac.ri di guerra. Questi due teatri sono tra loro strettamente collegati. Dobbiamo renderci conto che lo sforzo che si fa per uno di essi non danneggia l'alt ro. Meglio, per arrivare proprio al caso estremo, dobbiamo domandarci: dobbiamo concentrare tutto lo sfo rzo in una direzione e rinunciare all'altra? Ce rto sarebbe meglio fare per la Tripolitania e.uno Ciò che abbiamo eletto, ma la nostra coscienza deve essere ben chia ra su quesco punto: se dovessimo conc;e ntrare il nostro sforzo in una d irezione, qu,1 Je sarà q uesta domanda? Certo la Tun isia. Si arriva così alla seguente domanda: pensa il mar. Kesselring che le esigenze della Tunisia ci consenrnno cli fare per Rommel il minimo che abbiamo detto? Se ciò non fosse , desidero saperlo subito per potenni regolare•.
Kesselring replicò che quanto esisteva in Tripolitania doveva essere considerato a favore dell'ACIT e che soltanto una grave minaccia nello scacchiere tunisino avrebbe pottHO indurre a roccare le forze di Rommel per porvi riparo. "In Tì1.nisia - spiegò - si tratta di guadagnare l'ora e la settimana". Cavallero trasse le conclusioni: la condotta della guerra nei due scacchieri nordafricani costitu iva un unico problema operativo. Poste chiare premesse, non rimaneva che "seguire ora per ora lo svolgersi degli avvenimenti" e regolarsi in modo eia dare un colpo al cerchio ed uno alla botte . Questa, in sostanza, l'idea-guida (53). Per quanto lento ed irregolare fosse l'afflusso di truppe dell'Asse in Tunisia, ancor più lenta ed irresoluta appariva a Londra l'avanzata alleata verso Biserta e Tunisi. Il diario del gen. Brooke registrava giornalmente la preoccupazione per l'insufficiente rapidità delle operazioni nel Nordafrica francese e per il rallentamento dell'offensiva dell'8 ' armata in Cirenaica. Nelle sue note personali Brooke si lasciò andare a considerazioni critiche nei confronti dell'azione di comando americana: .. (n quel momento cominciavo a sentirmi piuttosto inquietO sulle operazioni ne l Nord Africa. Eisenhowe r non sembrava in grado di sentire la necessità di spingersi su Tunisi prima che i tedeschi potessero o rganizza rvi la loro resistenza. Era un momenw in cui l'audacia e l'azione risoluta potevano ottenere grandi ri sultati. Eisenhower(. .. ) era c.roppo impegnaro nei problemi politici della s iwazione. Egli avrebbe dovuto lascia re al suo vice, Cla rk , il compilO di trattarl i e dedicarsi complewmente ai problemi tattici (. ..). Bisogna ricordare che Eisenhower no n aveva mai comandato in azione neanche un battaglione, quando si trovò a capo di un gruppo di armate nel Nord Afri-
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ça . No n c'è qu indi da mera viglia rsi se non sapesse che cosa fare e permettesse di essere assorbito dalla situazione po litica a spese d i quella tattica. Avevo scarsa fiducia che riuscisse e risolve re abi lmente la sirnazione m ilitare che doveva affrontare e mi procurava perciò grande ans ietà (. ..). Egli ha impara to mo lte cose durance la guerra, ma la tattica, la strategia ed il comando non sono ma i sta ti il suo forte• (54).
Ma probabilmente il punto fondamenta le era un altro : una maggiore audacia nel piano, e cioè l'estensione degl i sbarchi verso la Tunisia, avrebbe ottenuto quel successo rapido così desiderato. La sera ciel 9 il gen. Anclerson aveva rilevato il gen. Rycler nel comando della Eastern Task Force, ma limitando la propria autorità alle truppe britanniche in via d i sbarco. Alla data del 24 novembre poteva disporre di appena poche ed incomplete unità: la 78" D.f. (gen. Evelegh) su 11" e 36" B.f. e alcuni reparti divisionali; la 6• D.cor. (gen. Keightley) su due gruppi tattici d ella 26" B.cor. e due battaglioni della 38'' B.f. ; la P brigata paracadutisti su tre battaglioni; alcuni supporti delle varie armi ed infine, come rinforzo, un paio di battaglioni carri armati , il I/1 ° su Stuart ed il II/13° su Grant. Ma Anderson sapeva ben issimo che a Londra premeva la massima sollecitudine nel prendere lo slanc io verso o rie nte e stimò cli pote re e dovere impiega re le sue forze per una vigorosa spinta su Tunisi. La 78" D.f., che in pratica raggruppava quasi tutte le unità avanzate, venne incaricata cli tale compito . Il gen. Evelegh ord inò dunque alla 36" brigata di ripre ndere il movimento su Mateur, alla Biade Fo1-ce di puntare su Djedeida (a nord-ovest di Tunisi) ed all'll" brigata di occupare Mecljez el Bab. TI 25 le tre formazioni si mossero. La 36° brigata batté e respinse due distaccamenti dell'Asse , ma fec e poca strada ; la 11" dovette resistere dall'intento dopo un aspro combattimento iniziato prima de ll'alba e durato tutta la giornata; invece la Biade Force ebbe un successo inspera to. Il suo Derbyshire Yeomanry su autoblindo ed il I/ 1° cor. americano irruppero nella p iana tunisina, oltre Tebou rna , travolgendo un gruppo esplorante tedesco , arrivando all'aeroporto di Djedeida, distruggendo 17 Stuka a terra e danneggiandone un'altra ventina. C'era cli che tremare ed infatti Nehring tremò e ne lla notte fece abbandonare il posto chiave di Mecljez e l Bab. '' In preda ad un 'eccitazione comprensibile - narrò poi Kesselring - il generale Nehring mi chiamò al telefono, traendo dall'accaduto le più nere conseguenze. Io non condividevo i suoi timori, cercai di tranquillizzarlo ed annunciai il mio arrivo per 'il giorno seguente' (55). Che Nehring avesse più cli un fondato motivo di acuto pessimismo si può capire, te nendo presente che Djedeicla , la base degli Stuka, si trovava ad una ventina di chilometri da Tunisi; che la minaccia britannica ve rso Mateur stava aumentando di intensità; e che, molto più a sud, la 50" brigata speciale italiana e ra sparsa su una zona troppo vasta per la sua capacità di controllo. Del resto bastava guardare la carta dell'intera Tunisia per rendersi conto con raccapriccio che, a du e
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seuimane dalla sua costituzione, la Lesta di sbarco dell 'Asse appariva ancora più o meno la stessa. Ma Kesselring era veramente un cap o cli alto livello e seppe conservare una pi ena fredd ezza di ragionamento: in una situazio ne ambien tale tutt'altro che chiara, gli ang loame ricani avevano le loro gatte d a pelare e certamente inte ndevano evitare qualsiasi rovescio. D'altro canto, le distanze rilevanti in un terreno sconosciuto, montuoso e pe ricoloso, no n potevano non rappresentare un sensib ile elemento ritardatore, pur amme ttendo la rimessa in eserc izio della ferrov ia. Quindi, almeno tempo raneamente, sembrava improbabile un·operazione in grande stile , l'unico vero pericolo . Per contro, occorreva dare per scontate forti puntate avversarie, suggerite anche dalla sicuramente nota de bolezza cie li' Asse . Questo pensava Kesselring. Tuttavia due questioni reclamavano provvedime nti urgenti: Nehring non appariva all'altezza e le forze italo-tedesche doveva no venir incrementate e presto. Si rivolse a Hitler, caldeggiando la costituzione di un Coma ndo Superiore, e trovò consenso ed appoggio. Gli ultimi giorni di novembre videro un susseguirsi di tentativi britannici, dopo un rimaneggiamento delle co lonne. La 36• brigata , dopo una faticosa avanzata sotto le inc ursioni d egli Stuka, sferrò un primo attacco alla cerchia collinosa ad occidente di Mateur (28 novembre) e fu sanguinosamente respinta ; un secondo sforzo , svolto due gio rni dopo, non sortì mig lior esito. La 11• brigata, occupato Medjez el Bab, cercò di sfruttare il successo riportato a Djecleicla ma venne ricacc iata da un duro contrattacco tedesco. Un'incursione affidata al JJ battaglione paracadutisti e d al 56° reggime nto esplorante americano sul ca mpo di aviazione di Oudna, a sud di Tunisi, si concluse con un insuccesso e forti perdite (schizzo n. 16). O rmai, pe r scarse che ancora fosse ro le truppe di Nehring, nessun colpo cli mano alleato poteva più sperare d i andare a buon fine . Fra g li ulteriori arrivi germanici si contavano due b attaglioni del 5° paracadutisti , il reggime nto aliantisti Barentbin , tre battaglioni di m arcia, uno d elle trasmissioni, reparti di artiglieria co n venti pezzi da 88 . Ed inoltre aliquote del 190° e 501 ° battaglione carri e del 7° reggimento Panzer, con complessivi cinquanta Pzkw ITT e IV Specia l e quattro Tiger da 56 tonn ., armati con un pezzo da 88, i primi esemplari sul teatro africano. Da parte italiana erano sbarcati il reggimento S. Marco della R. Marina, su due battaglioni, e diversi reparti della Superga: il Il/ 91° f. , l' inte ro 92° f. , il I battaglione controcarri ed una compagni a e.le i CXX:XlTI , il grosso del 5° artiglieria e.la campagna. Occorreva dunque, pe r gli Allea ti , porsi sulla difensiva , sfruttane.lo il terreno collinoso e rotto, in attesa dell 'afflusso e.le i corpi d 'armata e d i un più robusto sostegno aereo. Un solo punto importante era rimasto in mano britan nica, Me d iez el Bab, e l'errore commesso dai tedeschi abband onandolo non sarebbe stato riparato. Dove veramente il quadro tattico lasciava aperta ogni possibilità
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Schizzo n. 16
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era nella Tunisia centrale, una specie di terra di nessuno, e questo valeva per ambedue le p arti in lotta. Sin dal 14 il gen. Welvert, comandante de ll a divisione di Costantina , aveva spinto un forte distaccamento su Tebessa, ma la situazione era confusa e tutte le guarnigioni francesi del sud erano ripiegate. Il 16 l'intera divisione si trovava raccolta nella zona di Tebessa ed un paio di squadroni motorizzati si erano spinti sino a Gabès senza incontrare re parti dell 'Asse. Nei giorni successivi però si verificarono i prim i scontri e i due squadroni ripiegarono su Sbeitla e su Gafsa, contemporaneamente all'attivo di un primo nucleo cli paracadutisti americani sul campo di aviazione di Gafsa. Temendo infatti incursioni da sud-est contro le retrovie ma l guardate della 78° D.f., gli anglo-americani cercarono di esercitare un qualche control lo eia Tebessa a Gafsa con il JT/ 509° paracadutisti, rinforzato con altri elementi . L'Asse, dal canto suo, come già detto aveva avvertito il pericolo , ma poiché il ritmo degli sbarchi dal l' Italia aveva inizialm e nte lasc iato piuttosto a desiderare, non poteva concludere molto , a lmeno con la rapidità auspicata. Gandin aveva portato l'ord ine di affidare alla 50' brigata specia le l'organizzazione della vasta zona centrale. Una colonna partì autocarrata da Tunisi nelle primissime ore del 21 per "battere in velocità gli: anglo-americani" (56). A Sfax , ove giunse n e l pomeriggio, venne rinforzata con il grosso del II/ 92° f. e da una compagn ia tedesca. Il gen. Imperiali si el ette subito da fare, ma l'assetto de l "settore costie ro" ebbe necessariamente maglie assai larghe: un distaccamento si stabilì a Sbeitla , subiro sgomberata dall'avversario , Sousse fu occupata dal Il/ 91 ° f. , Sfax da reparti vari. Più o meno, questo era tut· to. Le distanze su strada tra le località si traducevano in 165 km fra Sbeitla e Sfax, 105 km fra Sbeitla e Kairouan e 140 tra Kairouan e Sfax. Dalla Tripolitania era d 'altronde in arrivo il Reco lodi. Con elementi italo-tedeschi vennero occupate Gabès (18 novembre) e Gafsa (21 novembre). Con ciò il fro nte della brigata superò i 350 chilometri di ampiezza . E per ciò, inevitabilmente, qualche iniziativa nemi ca poté presto avere successo: il 22 novembre Gafsa tornò ne lle mani de i franco-americani ed il giorno seguente fu la volta di Sbeilla.
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NOTE Al. CA PITO LO
Il
(1) L'operaz ione Bolero concerneva i prep:arativi per l'apertura cie l secondo fro nte in Europa ed e ra il pres uppos to pe r la successiva operazione Round-up., cioè l'invasio ne de lla Francia, poi denominata Overlord. Pera ltro s pesso il nome convenzio nale Bolero ven iva usato estens ivamente, come tutt' uno con Round-up. (2) Gymnast era la de nominazione convenzionale per lo sbarco nel Norclafrica francese. Per l'esa ttezza, qua ndo ve nne decisa la partecipazione ame ricana a l piano brita nn ico, l'opera7. ion e venne ch iamata Super-Cymnast, ma nell' us o corrente rimase
Gymnast. (3) Dwigh t O. Eise n howe r, The papers oJ; The War Years, v oi. I, The J. Hopki ns P ress, Baltimore and tondo n 1970, p. 347. (4) Winscon Church ill, La seconda guerra mondiale, parte IV, voi. I, Mo ndaclori, Mil ano 1951, pp. 440-441 . (5) Ibidem, p. 444. (6) Ibidem, pa rte IV, vo i. II, Mondadori , Milano 1951 , p . 35. (7) Ibidem, p. 36. (8) Basi! Liclclell Jlart, Storia militare della seconda guerra mondiale, Mondado ri , Milano 1970, pp. 436-437. (9) W. Churchill, op. citClla, pp. 44-47. (10) D . Eisenhow e r, op. citate,, p. 436. (11) Michael Howard, Grand Strategy, voi. IV, !i.M.S.0., t o ndon 1972, pp. 597 e segg. (12) Gli america ni consideravm10 il Regimental Combat Team (gruppo di c ombattimento reggimenta le), oss ia un raggruppamento tattico s u tre battaglioni di fa nteria o carr i, un gruppo cli artiglie ria da campagna e u nità minori. Gli inglesi a ve va no il Brigade Croup (gruppo di brigata), cioè la b rig ata plu ria rma, d1e per b revi tà c hiam e remo se mplice me nte brigata. 03) Mark W. Cla rk, 5" armata americana, Garzanti, Mihrno 1952, p. 48. (1 4) W. Churc hill , op. citata, p. 144. (15) Ibidem, p. 158. (16) l'v1. Clark, op. citata, p. 56. (17) Le principa li categorie cli navi o mezzi da sbarco, co nvertite o costruite appositame nte pe r la specifica esigenza, furon o cinque. Le Landing Ship Infantry (LSI), o navi da sbarco pe r la fante ri a, e le navi da carico da comba tti mento americane trasportavano la forza d 'attacco s ino a l punto in cui i me zzi da sbarco venivano ca lati in mare. I me zzi da s barco pe r trasporta re le 'onda te' s i distingueva no in Landing Craft Assault (LCA) pe r l'assal to, Landing Craft Vehicle (CLV), o Landing Craft Persona/ (LCP ) per i veico li od il persona le, Landing Vehic/e Tmcked (LVT) per i mezzi cingolati. Le navi e mezzi da sbarco per scaricare carri arma ti ed automezzi direttamente s ulle spiagge si d isting uevano in Landing Ship Tank (LST) e Landing Crc1ft Tank (LCT). I mezzi eia impiega re per lo s carico de lle navi e rano i Landing Craft 1Hechanized (LCM). Infine c'erano i Landing Craft Suppor/ (LCS) pe r l'appoggio cli fuoco d urante lo sbuco. (18) George Howe, The Mediferranean T/Jeater of Operations, Nortbwesl Africa: Seizing the iniziative in tbe West, Office of Military llistory Depa rtment Army, W,1s h ington 1970, p. 4. (19) M. Cla rk , op. citata, p. 72. (20) Ibidem, p. 90. (21) Ibidem, p. 93. Licld e ll Han commentò: "Il preludio diplomatico agli sbarchi fu una specie di miscuglio di elementi western e di elementi da racconto di spicmaggio, il tutto condito da intermezzi comici, traspo rtato nel campo della storia'" (Storia milita re, cit. , p. 445). (22) Nel rapporto te nuto prima d e ll ' imba rco, Patto n aveva de tto ironica me nte che tutti i pian i d e llo sba rco sarebbero an d a ti a fa rsi be ne dire "nei primi cinque minute , e poi a veva a gg iunto: "Nella storia. non è mcii ceccaduto che la marina abbia sbarcato u na forza di terra al momento e n.et posto previsli.1\ila se c i sbarcherete a non più di 80 km da Fedctla e con non piiì di u.na settimana cli ritardo rispetto ctl D-Day, io an-
I.O StlARCO ALLEATO NEL NORDAFRICA fRANCESE
117
drò avanti e vincerò.. (B. Liddell Han, Storia militare cit., p. 451). (23) Darlan cadde dalle nuvole quando seppe degli sbarchi. ·sapevo da un pezzo - esclamò - che gli inglesi so no stupidi, m a avevo sempre credi110 cbe g li americani f ossero phi intelligenti. Om comincio a credere cbe ooi co111me11ic1te 110n meno crmri d i loro" (B. Lidde ll Ha n , Storia milita re, c it., p. 459). (24) \YI. Churchill, op. citata, p . 254. La frase riprendeva un brano d i una lenera personale di Churchill a Roosevelt in daca 17 novembre. (25) Louis Koe ltz, Une ct1111µag ne q11e u ous avons gagn ée. Tw 1/sie 1942 - 1943, Hac he ue, Paris 1959, pp. 34-/4 0. (26) USSME. Verhali ri1m /011i tenute dal ca/JO di S.M. Canerale, voi. III , Roma 1985, p. 880. (27) Poi il Comando sommergibili ordinò l'assunzione del seguente disposi1ivo: d ue ba tte lli in pos izio ne ava n za ta a s ud de lle Baleari, se i a n o rd di Biserta e q uindic i a ll'a ltezza d e l go lfo d i Philippe ville. (28) Dia ri o Cavallero, cl a ra 6.11.1942. La R. Ma rina eseguì fra il 30 o ttobre e 1'8 novembre la po.~a di uno sbarramento di mine nel Canale di Sicilia, impiega ndo 17 uni1à leggere. (29) La fi oua italia na pmeva co ntare complessiva mente s u 6 navi eia ba ttaglia , 8 inc roc ia tori, 2 J cacciatorpedin ie re e 39 so m ,ne rgibili dispo nibili, ma, a parte il fa u o c he solo con le navi da ba tt ag li a moderne ed i somme rg ibili sare bbe stato possibil e contrastare il nemico a grandi dista nze da lle basi. la situazio ne della nafta constituiva un vincolo insuperabile. Al ri guardo, l'a mm. Weic ho ld lasciò c:1clere un · entrambi abbiamo la colpa d i avere spreca lo 50.000 tonn . di nafta per altri scop 1" . Ca va lle ro re plicò no n ris ul ta rg li u na s im ile cosa e d a gg iunse : "(. .. ) d'altra parte il Comando Supremo, an che se f ossero s/(1-
te distolte 50.000 tonn.., 11011 avrebbe responsabililà percbé la cosa .fino a poco tempo jn era nelle ma11i dell'AG!P e delle Co,porazioni. Quindi le (nostre) coscienze sono a posto". Se mbra diffici le sostenere conv incente s imile tipo di ragio namenio (Diario Cava ll e ro, data 7.11.1942) . (30) Enn o vo n Rince le n, Mussolini l'alleato, Corso, Ro ma 1952, p. 169. (31) Non dimentichi amo che il 21. 10.1042 la Seekriegsleitung (Direz io ne d e ll e operazioni navali) aveva replicalo ad una richiesta di rinforzi rivoliate dall 'amm. Weichold: • Un sostanziale incremelllo delle forze ledescbe di terra, di mare e dell'aria nel Mediterraneo non è da preoedere a causa della situazione 'ii1 altri leatri di guerra . È ancbe impossibile, per il momento, rifomire la .flotta e l'aeronautica ita/-iane a causa
della situazione delle materie p rime, cbe è com une all'Ita lia''. (32) A. Kessel ring, op. citata, p. 143. Nella gamma dei possibili interventi a segu ito di a pe rtura di nuovi scacchieri da parie alleaia figurava anche l'occupaz ione delle l3a le,1ri, scud iata qua le reazio ne ad uno sba rco ang lo -a mericano nella pe nisola iberica . Nel presup posto di u n' imp resa senza co ntrasro , s i cons iderava s uffi c ie nte un corpo d'a rm ata su due d iv isio ni e supponi, ma senza il concorso d i trup pe da sbarco. Poiché non sembrava conveniente u1ilizzarc il corpo di spedizione approntato per la C2 (Corsica), bisogn:1va atti ngere alle poche g rand i unità di previsto impiego pe r la C3 (M:i lt:1) o la C4 (Tu nisia): quin d i il XXX co rpo co n le D.f. Livorn o. e Sabauda e suppo ni. (33) D ia rio Cava lle ro, 8 .1 1.1942. (34) Ibidem .
(35) Ibidem. (36) Le o na rdo Simo ni , Berlino, t.11nbascia lt1 d'Italia. 1939-43, Mig liaresi, Ro ma 19/46, p. 287. (37) Oiario Cavalle ro, d a ta 10. I I . 1942. (38) Ibidem, data I 1.11.19/42. A Monaco, i tedeschi sem brarono "decisamente perdere la testa·, di frome alle confuse notizie provenienti dal Mediterraneo: l'a mm. Darla n passato a g li in g les i, ame ricani s ba rca ti in Co rs ica .Però a nche Ciano n o n s c he rza va: "Siamo Jìnill - esdamav:1 - ed i tedescbf ancora n on se ne rendono conio. So 110
morii di paura ma non credo110 alla disfalla. Ad aprile gli alleati sa m 11110 in !tallo e per tuttr ( L. Simoni, op. cita1t1. p. 288).
1101 pap,beremo
118
LE OPERAZJONI IN Ar-RIC,\ SETTENTRIONALE
(39) Il Coma ndo Supremo o rd inò a Su perma rina alle 15.40 del 10 l'esecuzione concempora nea de lle emergenze Corsica e Tunisia. Data la brevità ciel preavv iso, la R. Ma· rina fu colta impegnata in una grossa operazione di rifo rnime nto in A.S. (se i co nvogli con ve nti unicà cli sco rta). ( 40) Diario Cavalle ro, data I I. I I. I 942. (41) Relaz io ne del gen. Sog no, Il XXX co1po d'annata italiano in Tunisia, USSME, Roma J 952, pp. 48-49. (42) Alla <lata del 10 novem bre, la disponib ilità ciel II Fliegerkorps am montava a 44 5 ae rei, me ni.re gli a pparecchi da traspo rto de ll'OBS era no 673. ( 43) Il d iario Cavallero riporta q ueste note: ·•9 novembre, o re 19. - Telefo no all'Ecc. Fougie r. Argomento: accordi co n il m aresciallo Kesselring per in vio nostro g ruppo in Tlmisia. Affermo che occorre serrare soci.O e agire contempo ranea mente. Lu i deve co n manovra ab.ile t:d energica a ndare app resso a Kesse lring. Nei g rupp i di Kesse lring devono esse re inse riti i nostri, presi acco rd i con Kesselri ng. OBS è stato incarica to da l Duce d i ag ire anche per l'aviazione ita liana e qu indi occorre vincere l'eventu ale ri luttanza di Kessel ri ng. 10 novembre, ore 9. - Telefona il Duce chiedendo le novità . Rispondo(. .. ) i comunicati c irca auw ri zzazione a portare nostri aere i in Tun isia sono arrivat i stanotte. Ora attendiamo solo l'indicazione dei cam pi che sono messi a nos tra disposizio ne(. ..) ... Dei comuni cati in q uestio ne no n è sta i.a rinvenuta traçcia, quindi non si è in grado di individ uare l'eventuale er ro re di int.e rp retazione. (44) L. Koeltz, op. citata, p . 65. (45) A So uk el Arba si era concen trato il raggru ppamenco francese del col. Lorber, composto da tru ppe della divisio ne d i Costa ntina (1/ 3° /.irail/eurs a lge rini, 11/ 15° liralfeurs se negales i, III/ 67° artiglieria d'Africa ed uno squad rone mo tociclisti). (46) Relazione gen. Sogno, cii ., p p. 23. (47) Il 9 novemb re, il gen. Nehring , in convalescenza nell'ospeda le di Wi.insdorf a seguito della fe rita ripo rtala ad un b racc io il 3J agost.o in Africa settentrionale, ven ne chiamato al telefono da Berl ino. Era il gen . Gause, capo d i S.M. <leJl'ACIT, anch'egli in conva lescenza in Germania, per malatt ia, che desiderava un co ll oq uio su mandato clell'OK\V. Nehring si recò subito ,1 Berlino e, di fronte alla do manda se si sentisse in co ndizio ni d i to rnare in Cirenaica per curare l'o rganizzazione di una posizio ne d ifensiva a Marsa el-I3 rega, decise d i accetta re l' inca rico, b e nchi:! ancora non perfetta mente guari to . (48) Solo il 2 dicemb re il Comando della Superga riceverà da Roma la conferma che tutte le trup pe italiane in Tunisia erano pos te alle d ipend enze d'i mpiego de l gen. Nc hri ng. (49) Vo lkmar Kuhn , Mit Rommel in der lfliisl e (Con Rommel nel deserto), 2a ed., Motorbuch Verlag, Stuttga rt 1975. (50) Il g ruppo Witzig aveva composizio ne m ista . l.e unità 1.e desc h~ e rano 1'11 ° ba ttag lio ne pionieri pa racadutisti, una compagnia carri , una batte ri a da ca mpag na. 1 repa rti icaliani era no la 2·' compag nia del CXX,'CVI btg. smv. eia 47 ed il DLVII g ruppo srnv. ei a 75/18. (5 1) La 50" bri ga ca s peci,1le dovev:1 o rig inar iamente essere o rdinata su : Coma ndo ùi briga ta, una compag nia bersaglie ri mowcicl is1.i, il Raggrup pamento esplorante corazza w !.odi, il XV btg. carri, un gruppo smv. ei a 75, un gruppo moc. da 75/ 18, un compagni a m ista genio, aliquote dei servizi. (52) A. Bryant., All'af.lcicco, Longa nesi, Mila no 1966, pp. 480-481. (53) Diari o Cavalle ro, data 22.1.1.1942, ore 22. Per la verit,ì, l'impostazione conce ttu,ile della condotta de lla guerra in Africa non sem bra molto incisiva. ( 54) A. Bryant, op. citata, p p. 481-482. (55) A. K.esselring, op. citata, p. 148. (56) La colo nna ern composta da una compagn ia mocociclisti de l 10° be rsaglieri, una de l II/92° f., una di smv. e.e. da ·1 7, una ba tteria da 75/1 8 cd una sezione da 20.
Capitolo terzo L'ABBANDONO DELLA TRIPOLITANIA 1.
IL RIPIEGAMENl'O S ULLA LJNF.A DI B UERAT (DICEMBRE
1942).
Rommel rientrò in Africa il 1° dicembre assai tu rbato. Si era formato il convincimento di dover contare so lo sulle sue forze e pensava tristemente che "sarebbe stata necessaria la massima abilità per impedire che un qualsiasi ordine insensato portasse all 'annientamento delt'armata" (1). Non nascose ai suoi collaboratori la del usione per la scarsa sensibilità mostrata d a ll 'OK\Xf circa la drammatica situazione cieli ' ACIT e questo peggiorò il clima psicologico. Ma, stando ai suoi ricordi, c'era qualcosa di nuovo, molto più importante. Era rimasto colpito dall'a tteggiamento di Goering nei confronti ciel Comando Supremo. La linea di comportamento imposta dall'OK\Xl ai generali tedeschi tendeva ad astenersi dal porre in aspra evidenza gli inconve nienti riscontrati nelle forz e a rmate italiane e dal chiedere cambiamenti alla prassi usuale. In altre parole, :si intendeva evitare inutili offese all 'amor proprio dell 'alleato quando la situazione di fatro dell 'armamento e dei mezzi disponibili , nonché dell'orga nizzazione generale non appariva modificabile. Naturalmente, sia Kesselring sia lo stesso Romme l più di una volt.a avevano form ulato rilievi, giustific ati o non, su determin ate questioni ed altrettanto na rura !me nte Cavallero, Bastico e Barbasetti avevano accolto o non le critiche, secondo i casi e comunque con equilibrio. Orbene, giunto a Roma, Goering si era esihito con una grosso lanità cd una mancanza di delicatezza nei confronti d i Cava llero da stupire perfino Rommel, il cui tatto non poteva certo definirsi esemplare. Siffatto modo di fare del Reichsmarschall, goffo e futile, certe considerazioni indubbi amente circolanti fra i tedeschi e forse alcuni accenni colti qua e là in ambito italhrno portarono Rommel a gravi conclusioni: ,Molti ita liani se ntivano profondamente l'artificiosità dell'Asse e, di consegu en7.a, ritenevano ch e nel successo fina le noi avremmo avuto h en pochi riguardi per i loro interess i. Era opinione generale che se la Tripolìtania fosse anda ta persa. Mussolini sa· rehhe stalO minaccialO da una crisi politica in llalia. La sua posizione fu proha bilmen te anco r più scossa dall'improvviso e pesante incervento di Goering. Una gran pane d egli italiani ne aveva ahha st:rnza della guerra e scav:i r i fleu.enclo sul modo migliore per tirarsene fuori• (2).
Appena riassunto il comando dell'armata, Rommel sospese l'avviamenro e l'impiego in linea di truppe non motorizzate e chiese un abboccamento con Uascico. Sapeva indispensabile un chia rimento, nonché un accordo, almeno di massima, sul da farsi. La for:.ca dell'ACIT
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I.E QPf;RAZION I IN AFRICA SETTENTRIONALE
al 1° dicembre (schizzo n. 17) raggiungeva complessivamente gli 83.000 combattenti, cli cui 33.000 italiani e 50.000 tedeschi (inclusi 2.500 uomini della l" Luftwaj/enjagerbrigade e 6.500 della 19" D. Flak). Le disponibilità ammonta vano a 42 carri medi italiani e 54 tedeschi; 21 carri leggeri o autoblindo italiani e 25 tedeschi; 179 pezzi da 47 e 225 artiglierie campali di vario calibro italiane e 162 pezzi controcarri (di cui 48 da 88 mm.) e 69 campali cli vario calibro tedeschi. Le dotazioni residue erano pari a 0,5 unfoc, 1, 5 giornata scarsa cli carburante e 4 giornate d i viveri. Per gli autoveicoli, un comp uro globale fatto dal Comando Superiore indicava disponibili 3. 700 automezzi efficienti e poco più di 1.500 inefficienti. I tedesch i potevano contare, secondo un'affermazione di Kesselring, su 10.000 mezzi efficienti (3). La mattina del 3 dicembre, sul campo di aviazione di Tamet, ad ovest di Sirte, i due marescialli si incontrarono. Rommel cominciò in sordina, attribuendo la sua improvv isa partenza alla necessità d i ra ppresentare p e rsonalmente al Hihrer la difficilissima situazione dei rifornimenti e concludendo che "in Europa nessuno può immaginare che cosa voglia dire trovarsi in Africa senza carburante. Se oggi mi venisse dato l'ordine di attaccare le avanguardie nemiche, non sarei in grado di farlo perché i carri sono senza carburante". Aci ogni modo, occorreva fare il fuoco con la legna che non c'era. Espose un accorato calcolo degli automezzi e della benzina su cui si poteva contare e sulle date in cui sarebbero stati disponibili; un calcolo letteralmente da disperati. Basti dire che si adattò ad accettare come valida ipotesi di base un consumo giornaliero cli carburante per l'armata cli 400 tonnellate se in movimento e d i 200 se solo per i rifornimenti (4). In quel periodo, il 30° corpo britannico, che stava ammassandosi davanti alle posizioni cli Marsa el-Brega, riceveva giornalmente circa 1.000 tonnellate di benzina eia Tobruk. In definitiva il programma, sul quale tutti concordarono, stabilì orientativamente: - notte sul 6 (con la speranza che il nemico, di cui risultavano a contatto la 51· D.f. e la 7' D.cor. , non acraccasse prima): inizio dell'arretramento sulla linea di Bucrat del primo scaglione de lla Spezia e della 164' D.f. leggera, (4.700 u.); - notti seguenti: secondo scaglione della Sj)ez·i a e poi Gi ovani .Fasdsli e Pistoia, anch'esse in due riprese; - ripi egato il XXI corpo (26.500 u.), s:m:!bbe cominciato lo sgo mbero dei maganini e depositi d'Intendenza, .la <.: ui d islocazio ne risentiva dell 'iniziale intenzio ne di resiste re ad ol1ra nza sulla linea di J\1arsa el-B rega; - il DAK (22.000 u.), la 90' leggera (5.500 u.), la l " Lujìwaffenjagerbrigade (2.500 ti.), il gruppo Menton (1.300 u.) ed il gruppo combattimento XX corpo avrebbero costituito retroguardia, col compito di effctrnare un lento ripiegamento <.:omb,lltendo; - il presidio di Marada doveva essere ren1perato, un ii.ameni.e ai reparci dislocati nel Saha ra .
Quanto alla nuova posizione, Rommel rilevò con soddisfazione che uno dei progetti italiani era quasi identico a quello tedesco. "Sembrerebbe copiato!" esclamò . In linea di massima, la linea di tòicurez-
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L'A BI\A Nl)ONO DEI.I.A Tlll l'OLITANIA
Schizzo n. 17 LO SCHIERA.MENTO D ELL'ACIT AD F.L-AGHEILA (1 ° d icem hre)
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LE 0 PEl(A210Nl IN AFRICA SErl"ENTRIO NALE
za seguiva l'uadi Bei e l-Chebir; la posizione di resistenza si teneva sull'ampio semicerchio irregolare Maaten Giaber-Gheddahia-Ras e l Bagla, con un appoggio d'ala a 13u Ngem (schizzo n. 18). Naturalmente la nuova sistemazione difensiva comportava la rinuncia a tutto il territorio orientale del Sahara libico ed all'uso della p ista Buerat-Ghedclahia-Bu Ngem-Hon, normale canale di alimentazio ne per le truppe dislocate nel deserto. Non si vollle procedere allo sgombero di Hon, come sarebbe stato logico, perché costituiva la base logisticooperativa dell'intero Sahara. Si decise perciò, semp re sperando nel preannu nciato afflusso cli rinforzi tali da ristabilire la situazione, di conservarla mutando la sua fisionomia da "ridotto" del Sahara libico in quella di caposaldo avanzato e punto di raccordo fra lo schier~1mento dell'ACIT ed il dispositivo esistente nel Fezzan, da Gat a Sebha. Di conseguenze si rese necessario procedere all'organizzazione di un nuovo asse dei rifornimenti e sgomberi eia Garian, per Mizda ed escSciueraf, a Hon ed a Sebha. Anche il problema logistico appariva di soluzione approssimativa . Gli organi dei servizi desti nati all'alimentazione del XX e del X,'(l corpo erano adesso controllati dalla delegazione d'Intendenza est (ten. col. Soldani) ed il loro schieramento si basava sui tre centri logistici, comprendenti organi d i ricovero e cura, di el-Agheila, en-Nofilia e Sirte. Se la costituzione di questi centri logistici era risultata u n po' faticosa, l'adeguamento richiesto dalle circostanze fu ancor meno agevole, dovendosi provvedere agli spostamenti utilizzando gli stessi automezzi destinati al trasporto delle fanterie. Comunque, il grosso della delegazione d'Intend enza est si dispose nella zona di Misurata, lasciando un centro logistico avanzato a ridosso del dispositivo tattico . Come già accennaco, la scarsità dei materiali disponibili generava u na crisi sensibilissima, perché i rifornimenti ordinari proven ienti dall'Italia erano nettamente al d i sotto delle esigenze minime, sì da ridurre paurosamente i già miseri livelli delle scorte. Però le maggiori preoccupazioni di Bastico e cli Rommel riguarda vano lo scacchiere tunisino. Aci entrambi le prospettive ad occidente sembravano molto più pericolose di que lle ad oriente, e la posizione di Gabès, dove si trovavano le poche truppe del Reco Lodi, appariva di imponanza vitale (5). Rommel non si lasciò sfuggire l'occasione di insistere nuovamente su ll 'opportunità di ri unire tutte le forze d ell 'Asse in Tunisia e di agire per linee interne. "Altrimenti - disse - ci mettono a terra qua e là. Sarei grato all'Eccellenza se volesse rappresentare questo mio parere, anche per quanto riguarda le forze aeree . .È: una quest-ione da risolvere; altrimenti ahhiamo una vita non lunga" (6) . Bastico concordò : "in pieno'', ma p robabil mente più per tagliar corto che per convinzione. In realtà, doveva nutrire molti dubbi su tutto : la concreta possibilità cli al imentazione della resistenza in Tripolitania e la attuabilità di una salda base in T un is ia. Quando i conti vengono fatti tornare con l'ottimismo e sulla ba -
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L'A0llAND0N0 nF.tLA TRIPOLITAN IA
Schizzo n. 18
ORGANIZZAZIONE SCMEMATICA DELLA POSTZTONE DI BUERAT
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I.E O PERAZIONI IN APRICA SETTENTlllONALE
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se di minimi a stento plausibili, basta poco per mettere in difficoltà una scelta operativa. Nei primi quattro giorni di dicembre gli inglesi affondarono ben cinque piroscafi, il che provocò immediatamente una crisi ed indusse Rommel a reclamare il rifornimento urgente via aerea di almeno 100 tonn. di benzina giornaliere, rinunciando ad armi, munizioni ed altro materiale, ed a procrastinare cli ventiquattr'ore l'inizio dell'arretramento. Il giorno 8 la situazione si presentava piuttOsto confusa e sotto la spada di Damocle dell'impossibilità di muovere. A Buerat si trovava il Comando del XX corpo, comandato interinalmente dal gen. Bitossi (7), con il grosso della D.f. Trieste (gen. La Ferla), impegnato nella sistemazione d ifensiva della posizione, insieme con la 164• leggera, comandata interinalmente dal col. Westphal. Il XXI corpo di Navarini era diluito lungo la costa : la D.f. Pistoia (gen. Falugi) all'Arco dei Fileni, a metà strada tra el-Agheila ed en-Nofilia (8); la Giovani Fascisti (gen. Sozzani) ad en-Nofilia, per dare un minimo cli consistenza ad una posizione da considerare intermedia; la D .f. Spezia (gen. Pizzolato), nella zona di es-Sultan; il presidio di Maracla si era raccolto ad en-Nofilia . Sulla posizione cli J\'larsa el-Brega erano rimaste le unità tedesche, tutte motorizzate, ed il gruppo Cantaluppi (9) (schizzo n. 19). Come il col. Westphal ebbe a spiegare a Bitossi, Romme l si proponeva di prolungare per qualche giorno la sosta delle divisioni italiane nella zona di e n-Nofilia, per l'eventualità di non poter resistere con le sole forze mobili ad un attacco britannico irruento. En-Nofilia, in altri termini, veniva a rappresentare una posizione intermed ia eia sfruttare con il XXI corpo a favore d e lla retroguardia motocorazzata in caso di un massiccio tentativo nemico di sfondamento, e da utilizzare con la retroguardia, a protezione del XXI corpo, durante la ripresa da parte cli quest'ultimo d el ripiegamento verso Buerat. Non aveva torto Rommel a temere un avvolgimento del suo fianco destro , contro il quale poco o nulla sarebbe stato in condizione di fare, e perciò ad includere nello schema di manovra un precauzionale punto di appoggio arretrato (10). Peraltro Bastico, pur rendendosi conto dei motivi che avevano originato tale variante rispetto agli accordi, valutava il rischio cui veniva espos to il XXI corpo: una semplice incursione cli qualche entità ad opera di reparti meccanizzati b ritannici avrebbe trovato immobilizzate le divisioni italiane . Quindi volle insistere con Rommel per accelerare il più possibile il trasporto delle fante rie a Buerat. Le sue preoccupazioni e rano evidentemente inferiori a quelle che tormentavano il comandante dell'ACIT, il quale replicò tornando a sottolineare il pericolo d'avvolgimento e concludendo che "una zona più o meno sguarnita di truppe fra Agheila e Buerat non è, secondo la rnia convinzione, sostenibile nelle condizioni attuali. Sono pertanto spiacente di non poter adesso aderire al suggerimento di V.E." (11). Nel contempo Bastico si rivolse al Comando Supremo con una lettera assai ferma . Nella riun ione del 13 novembre - egli ricordò - era
L'ABBANDO NO DELI.A 1'JUPOLITANIA
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SErrENTRIONALE
I
COSTITUZIONE DELLE DIVISIONI ITALIANE
alla data del 1° dicembre 1942 D .f. Pistoia: 35° f. su tre battaglioni 36° f. su tre battaglioni
3° art. su due gruppi da 100/17 e due da 75/27 servizi: 51 ' sez. sanità · in rinforzo: un gruppo da 105/28 un gruppo da 75/27 due batterie da 65/17 D .f. La Spezia: 125° f. su tre battaglioni ed una cp. guastatori 126° f. su tre battaglioni ed una cp. guastatori
XXXIX battaglione esplorante LXXX battaglione controcarri
80° art. su un gruppo da 105/28 e tre da 65/17 LXXX battaglione misto genio
servizi: 80' sez. sanità e 180' sez. sussistenza in rinforzo : battaglione S. Marco VI battaglione camicie nere otto batterie cli vario calibro D .f. Trieste: 65° f. su tre battaglioni ( 0 ), ed una cp. mortai da 81 66° f. su due battaglioni f., uno e.e. ( 00 ) ed una cp . mortai da 81 LII battaglione misto genio 21° art. su un gruppo da 100/17 e due da 75/ 27 ( 000 ) servizi: 90" sez. sanità e 176° sez. sussistenza D. cor. Giovani Fascisti:
reggimento GG.FF. su tre battaglioni f. ed uno e.e. 8° bersaglieri su tre battaglioni 136° a rt. su un gruppo da 100/17 e tre eia 65/17 XXV battaglione misto genio servizi: 53" sez. san ità in rinforzo: IX battaglione autonomo due compagnie guardia alla frontiera tre batterie cli vario ca libro costituiti rispettivamente con personal e delle divisioni Trieste, Bologna e Trento. costituil() dal IV btg. e.e . Granatieri di Sardegna. 0 00 ( )coscicuit i rispettivamente con personal e del 46° artiglieria Trento e 205° artiglieria Bologna.
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stata riconosciuta urgentissima la necessità di invio all'ACIT di nuovi e moderni carri ed artiglierie, d i aerei e di rifornimenti. Da allora, mentre si era aggiunte nuove esigenze (fronte tunisino), gli arrivi tanto attesi si erano risolti in quantitativi addirittura inferiori al minimo indispensabile: per l'esattezza meno d i 8.000 tonn. di viveri, carburante, munizioni e materiale vario contro un fabbisogno medio di 30.000 tono .! E ciò a prescindere dalla pochezza tecn ica dei carri e d e i pezzi controcarri. "Quesla situaz ione, che non esito a definire angosciosa - soggiunse - diventa ogni giorno più di dominio pubblico et si va diffondendo, nonostante ogni sforzo, la non infondata sensazione che la Libia sia abbandonata a se stessa" (12). Me ntre proseguiva ininterrotto, a nche se lento, lo sgombero verso occidente delle unità d i fanteri a e dell'apparato logistico, si avvertirono sintomi crescenti di un attacco britannico. Raggiunta Aged abia, Montgomery aveva imposto una sosta. Que llo che poteva significare la stretta d i el-Aghe il a lo sapeva bene: per due volte essa aveva consentitO a Rommel di riprendersi e di ripartire per la riconquista de lla Cirenaica, e non ravvisava proprio il caso di regala re una terza occasione. Occorreva scacciarne l'ACIT ed il più rapidamente possibile, in modo da non permettere l'irrobustimento della difesa. 11 problema del comandante dell'8' armata concerneva l'alimentazione dello sforzo sotto ogn i profilo. Sul piano logisti co, è naturale c he l'avan zata da El Alamein avesse compli cato i riforn imenti , ma tutto e ra relativo. li porto di Tobruk fu attivato il 20 novembre e quello di Bengasi il 26, anche se le prime navi entrarono nei due porti già quattro giorni d opo la loro co nquista; la fe rrovia AlessandriaTobruk fu rimessa in fun zione il 20 novembre sino alla ridotta Ca puzzo ed il 1° dicembre sino a Tobruk; l'o ttima organizzazione ciel servizio trasporti rese possibile un cospicuo flusso di rifornimenti per via ordinaria , sì che il 21 novembre venne aperto il Fietd Maintencmce Centre cli Msus; i depositi muniz ioni a bbandonati duran te la ritirata d ell 'inverno di quello stesso anno furono ritrovati in bu ono staro; il carburante destinato alla Desert Air Force venne trasportato dai Dakota americani agli aeroporti di Bengasi e ad Agedabia. Perciò, me ntre a metà novembre il Comando in capo del Medi e> Oriente non calcolava l'allacco dall a posizione cli el-Aghe ila prima di Natale, il 29 novembre Montgomery poté orienta rsi a dare il via all'operazione nella notte sul 17 dicembre. Proprio in vista della prosecuzione dell 'offensiva, 1'8·' armata scava subendo modifiche struttura li. Il comp ito di scalzare l'ACIT fu affidato al gen. Leese, il cui 30° corpo venne a comprendere la 7• D.cor. , la 51' D.f. Highlanders e la 2' D.f. neozelandese. Il 10° corpo, ora comandato dal gen. Horrocks, si raggruppò ne lla zona di Bengasi con la P D.cor., la 50" D.f. britannica e la 4" D.f. indiana: doveva tenersi in misura di stro ncare qu alsiasi inopinata controffensiva di Rommel. A disposizione restavano il
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LE OJ>ERAZlONI JN AFRICA SETTENTRIONALE
Comando 13° corpo ed unità della disciolta 44' D.f.. Per la 9" D.f. australiana era stato deciso il rimpatrio . Il pensiero iniziale di Montgomery, il quale non intendeva "arrischiare una grande battaglia che avrebbe implicato perdite gravi", fu cli accennare ad una mossa avvolgente da sud con la speranza che questa sola minaccia inducesse Rommel ad abbandonare le posizioni. Poi ammise l'improbabilità di riuscire a raggiungere il massimo risultato con un così minimo sforzo e si orientò verso un'azione di forza , basata su un ampio movimento esterno della divisione neozelandese . Giunta nella zona di Marada, essa avrebbe puntato verso nord-ovest per tagliare la Balbia molto ad occidente di el-Agbeila. Contemporaneamente, una pressione fronta le ed incursioni aeree avrebbero distratto l'avversario, a tutto favore d i un completo avvolgimento. In sostanza, si trattava dell 'ormai tipica manovra offensiva di chi si appoggiava con un fianco al mare. Durante la fase di preparazione, il Comando 8" armata studiò attentamente il terreno, le notizie sugli apprestamenti d ifensivi e sul dispositivo italo-tedesco. Seppe subito che le fan terie italiane venivano allontanate verso ovest, ma soprattutto ebbe ampio modo cli attingere alle informazioni di fonte Enigma. Apprese, così, che le disperate richieste di Rommel non sarebbero state soddisfatte, in parte perché l'OKW stava attribuendo priorità allo scacchiere tunisino, in parte per l'impressionante serie di affondamenti operati dagli Alleati, in parte infine per le reiterate incursioni delle forze aeree inglesi ed americane sulle infrastrutture di T ripoli. Il giorno 5 decifrò la situazione delle forze e de lle disponibilità dell'ACIT al 1° dicembre: 54 Panzer, 42 carri medi italiani, n ie nte benzina e poche munizioni. Le unità del Flieget:fùhrer Afrika avevano appena una giornata di carburante e dovevano perfino limitare la ricognizione aerea. Il 6 dicembre conobbe che per l'alimentazione dell'ACIT sarebbero stati utilizzati i porti tunisini. L'8 dicembre, nuova consolante decrittazione: la Lupwa..ffe era "immobilizzata" in Libia e l' ACIT disponeva di carburante solo per arretrare ma non per una battaglia manovrata. La sera dello stesso giorno, altro regalo cli Enigma: Rommel comunicava all'OKW ed al Comando Supremo che avrebbe tenuto finché possib ile contro l'attacco britannico atteso da un momento all'altro, tuttavia, nel caso cli una forte pressione , si sarebbe sottratto alla morsa (13). Con un tal profluvio di notizie, rimaneva al Comando dell'8° armata un solo interrogativo : che cosa fare ove fossero emersi "precisi indizi di ritirata" del nemico? In effetti, a partire dal 9 dicembre affiorarono segni contrastanti sul fronte dell ' ACIT. Che Rommel non rimanesse ad attendere l'offensiva era un'ipotesi smentita dall'ormai noto proposito del feldmaresciallo tedesco, però rimanevano dubbi. Il piano messo a punto da Leese prevedeva che i neozelandesi partissero 1'11 dicembre, sì da costituire una base sulla pista a nord d i Marada nella notte su l 16 (un giorno prima dell'inizio dell'operazio-
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ne), con il compito di eliminare qualunque struttura dell 'Asse fino a Maalen Gi ofer, d i occupare o contro ll are Marada, di spingere pattuglie in direzione dell'Arco dei Fileni (o Marble Arch). La 51" Highlanders doveva conqu islare Marsa e l-Brega con due brigate ed aprire un va rco per la 7' D.cor. a Bir es-Suera con la terza. Alle ore 3 del 12 d icembre ebbe iniz io un complesso di azioni loca li d a parte d ella 51 D.f., ben sostenute dall 'artiglieria. Sotco posro ad un intenso fu oco durato circa tre ore, le posi;,:io nì avanzate tenute da lla l ' Ltiftwaj/enjagerhrigade (col. Nikolai) a cavallo della rotabile costie ra, all'alLezza d i Marsa el-Brega, cedettero di fronte alla 152• B.f. scozzese ed i difensori ri p iegarono su lle posizioni tenuLe dalla 90' legge ra. Più tardi, n e l corso della mattinata, si p ronunciò uno sforzo della 153• B.f. contro il caposaldo di Bir es-Suera. Ad un in iziale successo degli scozzesi seguì un deciso contrattacco della 15• Panzer che rip ristinò la situazione (sch izzo n. 20). Non potevano sussiste re duhbi s ul carattere d i 'assa ggio ' cli queste mosse, nonché sulla elevatissima probabilità di un q ualcosa di assai più significativo per l'indomani. Inoltre, dalle intercettazioni risultava chia ro che gli inglesi o rmai con oscevano la scarsa consistenza delle difese rimaste sulla linea Marsa el Brega-Marada . "Si deve senza d ubbio contare sul f a tto - si legge nel bollettino dell'ACIT in data 12 cbe il nemico continuerà i suoi attacchi con effettivi rinforzati forse già nella notte entrante, sicitramente però il giorno 13 dicembre". Considera ci perciò, l'ordine de l Comando Supremo di evitare una battaglia d ec isiva in p osto, l'impossibilità cli ricorrere ad una reazione manovrata per carenza di benzina, la probabilità di u n aggiramento da sud, Rommel decise cli sganciarsi e di portare le unità mobili ad e l-Mugtaa ( una ventina di chilo metri ad ovest di e l-Aghe ila), inizia ndo il movimento retrogrado quella stessa notte, se nza pera ltro lasciare ancora partire da en-Nofilia e dalle Are dei Fileni per Bueral le divisioni Pistoia e Giovani Fascistì (14) . A conti fatti riteneva , come spiegò Manc inelli, di pote r guadagnare quindici gi orni, a parti re dall'abbando no di Marsa el-Brega , m o ltiplicando i tempi di arresto da imporre a Montgomery, e p reved eva l'arrivo del XXI corpo a Bu erat con almeno una settimana d i anticipo sulla retroguardia. La sera cie l 12 al Co ma ndo d e ll '8" armata si diffuse la persuasione che le truppe mobili italo-tedescbe si prepa rassero a sloggiare. Ciò spinse Montgomery ad anticipare l'offe nsiva di q uarant'otto o re ( no tte sul 15 anziché sul 17) e Leese sollecitò le sue d ivisioni a riprend ere la pressio ne. TI mattino ciel 13 la 51'' Highla nders (geo . Wimberl ey) si mise in movimento a cavallo de lla via Ba lbia con la 152· e 153" b rigata e la l' brigata greca, temporaneamente ricevu ta in rinforzo. A sud della sehcha es-Seghira p rocedeva la 152·· B.f. scozzese, in cesta alla 7· D. cor. La progressione fo lentiss ima, a causa non d e ll e "imme nse quantità di mine" cli cui fece cenno Montgome ry, bensì per l'esiste nza di due soli passaggi nalurali a i lati dell 'im percorrib ile sebcha che
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consentiva, con poca spesa ed un abile impi ego de ll'ostacolo minato, di imporre un forte ralle ntamento a ll'attaccante. All'alba del 14 la retroguardia delle forze corazzate italo-tedesche, formata d alla 90• leggera e dal gruppo Cantaluppi, era disposta in un semicerchio da oriente cli el-Agheila alla sebcha Carcura (schizzo n. 21 ) . L'avanzata britannica continuò assa i <listante in corris ponde nza di Marsa el-Brega, ma a Bir es-Suera la 7• D.cor. (gen. Harding), scavalcata la 153• n.f. nella fitta nebb ia dell' alba, pervenne a sboccare o ltre le posizioni abba ndonate, apre ndosi a ve ntaglio con l'inte nzione cli aggirare da sud el-Agheila con la 8· B.cor. e la 131" B. mot. Lo sforzo principale era affidalo all'8• B.cor. (gen. Custance), che cercò un passaggio tra la sebcha Carcura e la pista per Ma rada, proprio in corrispondenza d e l gruppo Cantaluppi. Il dispositivo italiano era molto semplice. li 66° fanteria (I e Il battaglion e, ciascuno su d ue compagnie) teneva un front e di circa q uattro chilometri con tre capisa ldi di compagnia avanzati ed uno a rretrato. A te rgo si trovava il Ill/ 3° artiglieria della Pistoia con dieci pezzi. In riserva una compagnia del XIV/ 31° carristi su dodici carri . li XVII/31° carristi restava a disposiz ione cli Cantalu ppi. Nessun collegamento tattico sulla sinistra , con la 90" leggera. TI primo contatto venne preso dall'8• 13.cor. verso le 9 , ma soltanto d opo mezzogiorno si profilò l'attacco britannico. A dire il vero , l'inizio non fu travolgente, in parte pe rché il nemico , coperto dalle pieghe del te rreno, te ndeva probabilme nte a conseguire il successo insinuandosi fra il T/66° f. e la sebcha; in parte per i reiterati interventi dei plotoni carri Ml 3; in parte infine per la reazione di fuo co dei capisaldi e lo sbarramento dell'artigli e ria. Constatata l'inanità di questo tenlativo, alle 16 gli inglesi si impegnarono a fond o. L'accanita resistenza de l 1/66° f. , investito fro ntalmente, ed il buon esito ciel violento contrattacco sferrato dal XJV/ 31° carristi stroncarono l'azione de lla 7• D .cor.. Ormai si erano fatte le 17.30 e le prime ombre della sera consentirono a Cantaluppi di sganciarsi e cli portarsi con la 90" leggera sui ro vesci de lla stretta di el-Mugtaa, presidiata dalla 21" Panzer. Le perdite furono sensib ili : 109 uomini (di cui otto ufficiali) tra morti , feri ti e d ispersi ; o tto pezzi da 47/ 32, dod ici automezzi e quatcorclici carri distrutti. Una ventina di mezzi corazzati hritannici risultarono d istrutti o danneggiati. Rommel fu grato all'unità italiana di aver evitato l'avvolgimento e la probabile eliminazion e della 90" leggera, tanto da ricordare l'episodio: "Gli italiani si compo·r tarono in modo eccellente e meritarono il più vivo riconoscimento" (15). Tuttavia non aveva altri motivi di soddisfazione. La ricognizione aerea aveva segnalato un grosso complesso cli truppe (si trattava di neoze landesi) in movimento a sud-sud o vest cli Maaten Giofer verso, presumibilme nte, Bir el-Me rduma. Quel giorno era stata affonda ta la petroliera Macedonia e due navi veloci con 3.500 tonn . destinate all'ACIT. E quella sera il DAK disponeva in rutto e pe r tutto di una giornata carburante . "Mi irritava oltre mi-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONAT.E
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sura esser costretto a guardare passivamente la splendida opportunità che il nemico offriva ad efficaci contrattacchi:' osservò Rommel, pensando a quanto gli sarebbe stato facile, se solo avesse avuto sufficiente benzina , sbarrare la stretta d i el-Mugtaa con un'aliquota di truppe ed annientare la colon na neo7.e landese con la massa d elle unità coraz:i:ate. Invece, cosi come stavano le cose, il pericolo di u na catastrofe continuava ad incombere sull'ACIT. La divisione neozelandese procedeva bene, nonostante diversi intoppi cli natura logistica e talune incomprens ioni co n la Desert Air Force. Il 14 si rese necessaria una lunga sosta a causa di d isguidi nei rifornimen ti di carburante, ma sul finire della giornata il gen. Freyberg comunicò al gen. Horrocks che sperava di arrivare a nir el-Merduma nella tard a mattinata successiva. In i-ealtà gli avvenimenti si svolsero differentemente. La divisione muoveva su due colonne (schizzo n. 22). A destra la 4" B.cor. leggera (gen. Harvey), a sinistra la 6• B.f. seguita dalla 5'. L'appuntamento per e ntrambe le colonne era fissato nella zona di Bir e lMerduma, ove si presumeva di incontrare il nemico e, naturalmente, la 4• B.cor. leggera costituiva la punta d i diamante dell' unità. Senonché, quando i due reggimenti cli autoblindo, 1° King's Dragoon Guards e 1° Royal Dragoons, si imbatterono a Bir Scemmer con il 33° gruppo esplorante tedesco ed a Guerar el-Gibs con la 15" Panzer, i Royal Scots Greys si trovavano in forte ri t::1rdo perché rimasti senza benzina. Dato che i Greys erano gli uni c i a disporre cli carri - complessivamente 17 Sherman, 4 Grant e 15 Stuart efficienti - bisognò segnare il passo. Nel frattempo Rommel , informato sin dall'alba dell'avanzata di una rilevante massa meccanizzata (ritenuta la 10• D. cor. adesso) in direzione di Bir el-Merduma , e ben presto anche di un te ntativo ad opera della 7" D .cor. di forzare la stretta di el-Mugtaa difesa dalla 21" Pan zer, si era allarmato (16). Non nutriva speranza di reggere il confronto contro due divisioni corazzate britanniche, tanto più che, come segnalato a Bastico alle 9.20: "Condotta offensiva del combattimento ed ulteriore scansare[= evitare il combattime nto] per il momento non possibili a causa della situazione carburante". Perciò ordinò uno sbalzo indi etro del DAK all'altezza di Bir el-Me rduma. 11 risultato fu che soltanto a pom e riggio inoltrato la testa della 4• 8.cor. leggera raggiunse la zona di Bir e l-Merduma , frettolosamente occupata poco prima dai tedeschi. Quanto ai neozelandesi, la 6• B.f.. deviando per errore dalla direttrice di marcia, s i era arrestata un poco ad ovest dell 'uadi er-Ri ge l. Freyberg allora dispose che la 5" B.f. serrasse sotto e si schierasse ad occidente di Bir el-Merduma , appoggiandosi al citato ·u adi; che la 6·· B.f. ripre ndesse l'avanzata e cercasse asso lutamente cli inte rcettare la via Balbia, che la 4• B.cor. leggera si raccogliesse , tenendosi pronta ad intervenire secondo lo svolgersi degli avvenimenti. Duran te l'arco notturno la 6• B.f. , muovendosi più o meno alla
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cieca, si portò in una zona che parv e assicurare dominio tattico sulla litoranea, almeno a giudicare da I rumore del traffico in direzione ovest. Ma l'a lba d e l 16 portò una delusione: la man ovra non era riuscita. In realtà, se da un lato difficoltà di vario tipo rendevano difficile per Horrocks agganciare la retroguardia tedesca, q uesta viveva sotto il costante drammatico assillo della carenza di benzina e di munizioni. Di conseguenza, avvertito un n uovo contatto a cavallo della litoranea (7• D .cor.) e ad e l-Merduma C4• B.cor. leggera), nonché un accentuarsi dell'avvolgimento (6• B.f.), Rommel decise di arretrare il DAK sino a en-Nofilia, approfittand o della notte e sotto la protezione della 90" leggera e dei gruppi esploranti schierati sull' uadi Matratin . Il resto dell'ACIT, tranne parte della Giovani Fascisti rimasta ad en-Nofilia, ripiega va su Sirte. Alle 23.05 Rommel segnalò al Comando Superiore che "la situazione dei carburanti e delle munizioni continua ad essere estremamente tesa. La mancanza di carburante non permette, per il momento, un ulteriore ripiegamento dell'armata dalla zona intorno a Nofilia verso ovesf'. Le circostanze erano davve ro precarie, al punto che la 21" Panzer, arrivata ad en-Nofilia , si ferm ò senza più un goccio d i benzina, e la 15• dovette addirittura rimanere a Bir e l-Merd uma l' intera notte in attesa di un rifornimento che le consentisse di sganciarsi. Il mattino del 16 Freyberg si accorse che la sua 6• brigata si trovava isolata, ad una diecina di chilometri a nord-est de lla 5• ed a tre o quattro chilometri dalla via Balbia , nella impossibilità di arrestare il frettoloso arretramento della 15· Panzer, dell a 90• leggera e dei gruppi esploranti. •Il nemico - comunicò Freybe rg al Comando 30° corpo - passa attrave rso gli intervallì in piccole colonne includenti carri armati, ad alta velocità e con no tevole dispersione. Assai diffieile ìnterceuarle (. ..). (17).
Ormai la ritirata de ll'ACIT procede va speditamente. La sera del 17 la Giovani Fascisti, il gruppo Cantaluppi e quasi tutte le unità tedesche raggiungevano Si rte, lasciando alla 90• leggera, fermata ad es-Sultan, il compito di retroguardia. La sola 15" Panzer incontrò p roblemi: bloccata ad e n-Nofilia d a una nuova mancanza di benzina poté riprendere il movimento il mattino e.le i 18, aprendosi un varco ne lle file neozelandesi. Mentre era in pieno svolgimento la manovra di sgancia mento dalle posizioni di Marsa el Brega-el Agheila-Marada e mentre con ogni sforzo si andava sistemand o la linea di Bue rat, tornava ad affiorare l'orientamento di Rommel cl i trasfe rire l' ACIT in Tunisia, per riunirla alle altre forze cieli'Asse in posto e muovere alla conquista del Nordafrica francese . Bastico , subito messo al corrente da Mancinelli che la tes i scava conquistando molti ufficiali tedeschi , si era rivolto a Cavallero:
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETfJ::NTIUONALE
.(. .. ) Io non credo che fin d'ora il Comando dcll' ACIT abbia intenzione decisa di ritirarsi rapidamente in Tunisia; ed anche l'esodo di mezzi germanici attra verso il confine libico-tu nisino si è fi no ra lim itato - seco ndo acce rtame nti da me fatti co mp iere alla fro nlie ra - a cìrca 200 automezzi, con ci rca 800 uomini, pochi pez zi d i artiglieria e poc he autobli ndo. Ma è evidente che l' ipotesi è considerata con crescente auenzione dai Comandi germanici. Ed è del pari evidente che, da un momento all 'altro, l'ipotesi può divem are progeno ed il progeuo realtà, specialmente se pe rd urassero la wtale mancanza dei rin forzi promessi - indispe nsabili per arre:aa re il ne mico sulle posizioni <li Buerat - e l'attual e trag ica crisi ne i riforni me nti ( ... )•. È invero palese che le stesse rag ioni che fecero ritenere impossibile al Maresciallo Rommel la resistenza sulle predisposte posizioni di Marsa Brega-Agheila sussistono, a maggior rag io ne, per le no n predisposte p osizion i di Buera1Gheddahia. Infatti, il Ma rescia llo Rom mel (e 1anto me no io) no n ha mai eletto né pensato <;he il ripiegamento su Bueral mettesse la d ifesa in condizio ni migliori, ma ha invece sempre espliciiamente affermato che esso aveva l'unico scopo di far guadagna re tempo per consentire l'afflue nz.a dei mezzi e delle truppe necessarie per arrestare l'avversa rio. Così purtroppo esse ndo , l'esperie nza del passa to ci dimos tra che da un gio rno all 'altro la decisione di rip iega re in Tunis ia può diventare auua le per il nostro alleato, che ha fondate ragioni pe r ciò fare, che non è legato da vincoli semimenlali alla Tripoli1ania, e che ha mezzi praticamente sufficienti per trasportare tutte le sue eruppe. Questa eventualità, eia rigu arda re con occhio rea listi co, lascereb be ancora una volta alla mercé de l ne mico no n so lo e no n tanto le nos tre divisio ni che, dopo gli sforzi fatti per co ncentrare aucomezzi, porrebbe ro forse essere in buona parte ripiegate, quanto le truppe della Tripolitania e del Sahara ecl i non ricchi ma pur inge nti mag:izz.ini e stabilimenti dell' Intendenza e di Tripoli. E ciò, be ninteso, a prescindere dalle organizzazio ni e dalle risorse civili, che in ogni caso rimarrebbero in loco . Se q uin d i a nche il Comando Supremo avesse in animo di aclclive nise, in caso di necessicà, ad un ripiegamenco in Tunisia, sarebbe indispensabile che io lo sapessi con tuua l'urgenza che il caso richiede. Se nza volere né potere far p revisioni, è pe raltro lecito ded urre dall'esperien za di Marsa el-Rrega che il ne mico può mon tare in pochi g io rni un appa recchi e> offe ns ivo capace di cos titllire un reale peri colo per il nostro schierame nco e ta le q uindi da indurre il Marescia llo Ro mmel a sottrarsi al pericolo manovrando in ritirata: né - consentite che io lo affermi - varranno ad arrestarlo, come non son valsi in passato, i conirari ordini Vostri e miei. In allri termini , e riassume ndo: - le nostre attua li forze no n basta no a da re affi da mem o d i resiste re a lun go co ntro 1'8·' armata hrilannica; - i tedesch i qu in di possono, da un mo mento all 'altro, ed anche assai presto, cradurre improvvisamente in atto il loro attuale orientamento generico verso un ripiega mento in Tunisia; - q ues ta decis ione, p iù o meno im p rovvisa, impo rierebbe pe r no i la perdita sicura dì pa rte delle divisio ni e de lla quasi tota li tà de lle trnpp e d ella Tripo lita nia e de l Sa hara, no nché de i magazzini. È dunque necessario, ch'io abbia, subito, chiare direttive in proposito da Voi, signor Maresc iallo , per pote re, a seconda dei casi: - o ini zi.ire fin d'o ra, con le necessarie ca ute le , lo sgombe ro log isti co e d i qua lche repa rto sulle zone tunisine che m i saranno indica te; - o appresca rmi a tutto sacrificare, per difendere fino all'ultimo, col maggiore onore possibile, la Tripolitania. Con franchezza di soldato ho de tto crudamente ad un a ltro soldato la verità. Vo i sapele q uanto io sia affezio nato alla Tripolita nia; comprende te qu anto mi addolore reb be lasciarla. Ma la situa:r.io ne dev'essere guardata in faccia ~ua le essa è; ed il dilemma sopra espos10 non ammecte soluz.ioni intermedie• (18).
L'AllUANDONO DELLA TR IPOLl'J'ANIA
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Nella speranza di ricevere d irettive esplicite, Bastico si preparò a discute re la q uestione con Rommel. Il 17 si recò al fortino di Bu erat per un colloquio dal comandante dell'ACIT. Dopo un riassunto delle vicende degli ultimi giorni, questi entrò in argomento. Il rifornimento di benzina era talmente esiguo da ritenere problematico il puro e semplice trasferimento a Buerat delle truppe a contatto con l'avversario. Per non parl are d elle p ossibilità di reazioni: il DAK aveva 60 carri, a Buerat ce n 'erano 12, altri 10 si trovavano a Tripoli privi di benzin a, quindi si trattava cli un'ottantina di mezzi, molti dei quali dotati di eccellente bocca da fu oco. Ma come impiegarli senza carburante e con ap pena un terzo di un/oc? Stando così le cose , c'era da domandars i se veramente convenisse affrontare una lotta ad oltranza sulla linea di Buerat. "Se perdiamo anche questa battaglia - continuò Rommel - il nemico andrà indisturbato fino a Tunisi. E non c 'è nessuno che potrebbe sbarrargli la strada". Non era preferibile, allora, ripiegare combattendo sino al confine tunisino ed a Gabès, per sfruttare le posizioni organizzate a suo tempo d ai francesi? Una soluzione del genere avrebbe comportato un dispendio sicuramente inferio re a quello richiesto da una battaglia difensiva, ed in Tunisia il terreno montuoso poteva offrire condizioni assai migliori contro la preponderanza d ell'8" armata. Bastico concordava sullo scarso affidamento presentato dalla linea cli Buerat nei confro nti di un urto violen to, ma considerava molti altri fattori più o meno deliberatamente minimizzati da Rommel. La situazione operativa in Tunisia, dove l'Asse non possedeva che 30.000 uomini scarsi e con poca artiglie ria, risultava tutt'altro che felice ed i porti di Tunisi, Biserta, Sfax e Sousse si trovavano sotto le incursioni dell'aviazione ang lo-americana; la linea di Marerh era priva cli armi e con molte opere inutilizzabili perché fatte saltare; l'apparato d'Inte ndenza non poteva esse re abbandonato in blocco e, d'altro canto, il solo problema di trasferire in Tunisia qllalcosa come 200.000 uomini (libici compresi) fa ceva trema re. A conti fatti, una deliberazione quale auspicata da Rommel pe r l'alto valore politico-strategico che la caratterizzava non p oteva che essere presa dal Comando Supremo, del resto già interessato. Per sua parte, precisò Bastico, ammetteva la convenienza di studia re ]'utilizzazione d e lla linea Homs-Garian ai fini di un'ulteriore battuta d 'arresto. Rommel insistette su di un punto: fe rmo restando che sino ad ordine contrario egli si sarebbe attenuto all e direttive ricevute, la decisione di resistere ad oltranza o non sulle posizioni di Buerat doveva esser rapida, al fine essenziale di arretrare tempestivamente le truppe non motorizzate, cioè le divisioni italiane (19). A prescindere dal fatto che contava sulla modifica dell'ordine di irrigidirsi a Buerat, in effetti egli non aveva alcuna intenzione di precipitare le cose oltre il necessario. Sirte poteva essere tenuta sino al profilarsi di una preponderante pressione od alla concreta minaccia di un avvolgi-
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LE Ol'~KAZIONI Il'\ ,\FRICA SE"nENTR IONALE
mento, le solite ipotesi inaccettabili ai fin i della salvezza dell'ACIT (20). Le sue apprensioni, p iuttosto, d erivavan o dalla persuasione che il Comando Supremo avrebbe sempre dato il consenso ad una ritirata all'ultimo mome nto, crea ndo in tal modo il perico lo de ll'impossib ilità materiale di uno sganciamento. A parte ciò, il carburante esistente, compresi i rifornimenti previsti pe r il 19, consentiva appena di raccoglien;i nella zona d i Buerat. Lo stesso Mancine lii si rammaricava de lla contin ua crisi: "Questo contegno forzatamente p assivo - com unicò al Comando Superio re - babet fatto anche perdere molte occasioni che si sono offerte infliggere avversario duri colpi controff ensivi" (21) . Bastico rife rì immedi atamente a Roma, ind icando con esattezza le ragioni presentate da Romme l, esponendo le p rop rie obiezio ni ed assicurando cl i aver ribad ito l'ordine di resistenza ad oltranza a Buerat fi no ad avviso contrario del Comando Sup re mo. In d e fini tiva, soppesati vantaggi e svantaggi , egli considerava la difesa sulla linea di Bue rat come la soluzione migliore, "at patto che Madrepatria compia subito uno sforzo eccezionale per far giungere quanto est all'uopo indispensabile in rifornimenti e mezzi" (22) . Obiettivamente, simile co ndizione era fuori d al reale e Bastìco ben doveva sape rlo. Il fatto ch e l'abbia avanzata , p u r conscio d i togliere con essa qt1a ls iasi valore pratico all'idea di una battaglia conclusiva a Buerat, forse derivava dal suo intento di indurre il Comando Supremo a sbilanciarsi in chiari te rmini. Come sappiamo, egli n o n era affa tto entusiasta del significato tattico della linea d i Buerat, ma si sentiva legato d alle direttive peren torie d i Ro ma, sapeva che il poco materiale di rafforzamento era stato impiegato su d etta linea ed era convintissimo che, una volta raggiunta la linea di Ho ms, Rommel avrebbe avanzato eccellenti motivi per soste ne re la necessità di un ' ulteriore immediata ritirata. Il 18 dicembre giunse al Comando Superiore la risposta d i Cavallero alla lunga lettera del 15. In sostanza, la nota d ifficile situazio ne nel Mediterraneo stava rita rda ndo il p o te nziamento delle forze in Tun isia ed imped e ndo la prevista inte nsificazione d e i rifornimenti in Tripolitania. Poiché l'entità del flusso d i alimentazione dipendeva dal tempo disp o nibile, il Duce aveva definito Io scopo da consegu ire: massimo guadagno di tempo. Di conseguenza, "su linea Buerat truppe ACJ'J' si f ermino con compito resistenza oltranza. Fate conoscere at maresciallo Rommel che questo est ordine categorico del Duce" (23). Bastico trasmise all'interessato la comunicazione, ma non se la sentì di avallare un equivo co d i fondo e rep licò al Comando Supremo confermando la necessità indilazionab ile di un inte rvento assolutame nte fuori dell 'ordinario pe r portare in Tripolitania i mate riali ed i mezzi richiesti. "Altrimenti- avvisò senza amb agi - escludo che Rommel possa attenersi ordine ricevuto" ( 24) . Infatti Ro mmel esplose. In parte fu deluso da una d ecisione che co nsiderava suicida; in parte, irritato per la dichiarata impossibilità d el Comando Superiore di arretrare contemporaneamente da Buerat le fan-
L'A80AND0N0 OELLA TRIPOLITANIA
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terie itali ane (circa 30.000 uomini); in pa rte, urtato pe r un nuovo monito di Bastico: "Est d 'altra parte assolutamente necessario che le truppe a piedi non siano ancora una volta sacrificate" (25). Sicuramente influì anche la sensazione, diffusa nell'ACIT, che l'avversario stesse pre parando un nuovo tentativo cli avvolgimento e, questa volta, in più grande stile per evirare un altro insu ccesso. Fatto sra che la sua presa cli posizio ne fu aspra e polemica. La prima reazione, immediata, fu indirizzata alla persona di Bastico. Esistendo la poss ibilità di una pu ntata britannica sulla direttrice Tarhuna (o Garian)-Tripoli, con l'avvolgimento de llo schieramento di Buerat, "prego voler dare istruzioni sollecite per la condotta del combaUim ento nel caso suindicato" (26). La seconda ebbe luogo il mattin o successivo e , pur rivolta nuovamente a Baslico, venne trasmessa anche a vo n Rintelen per informazione del Comando Supremo e dell'OKW: •lerì il Comando Superiore delle Fone Armate della Libia (Superlibia) ha dato ordine di mantenere la pos izione di llue rac ad o ltranza. A questo scopo sono
già stati impiegati soldati immo bili l• appiedati! italiani e ge rma nici. Or ora ~i ri chiede che in nessun caso 30.000 uomi n i di eruppe italiane a piedi vengano ancora una vo lta sacrifica ti. Questa richies rn sta in cont raddizione ;1ll'ordin e cli ie ri. O difesa della posizione di Buerat, a quesro I= e per questo! si ha bisogno cli ogni uomo, di ogni arma, implicito esse ndo in essa il pericolo dell'annientarncn to de lle truppe italo-germaniche . O salvame nto de lle eruppe non mo to rizzate per immediato ripiegamento. Soltanto allora possibile di arrescare nemico con formaz ioni mowrizza te nella posizione di Buernt. Si prega di voler da re immediata decisione. L'Armata contin ua a difendere fino a nu ovo ordi ne- (27).
T1 messaggio venne moslrato a Cavallero alle 16,30 dello stesso giorno 20 dal col. von Waldenburg, d ura nte il viaggio di ritorno da Rastenburg, sul tre no speciale . Alle 18.15 Cavallero chiamò al telefono il gen. Magli. Era notevolmente seccato pe rché Hitle r gli aveva fa tto chiede re che cosa il Comando Supremo avesse in animo di fare di fronte al dilemma p osto da Rom mel: "entwe der ... oder ...". Cominciò co l prendersela con Bastico. •Trovo intempestivo il telegramma di BastiCo - disse a Magli - il quale q uesta cosa d eve ave rla se mp re prese nte, ma nel momenlo in cui g li ordino d i resistere gli forn isco l'a rgomento per non restare a Buerac ed io mi domando se non sia stato fatto apposta (. .. ) . Ba stico ha scelto male il tempo e la forma per dirgli che non deve avere forti perdite. L'ordine era stato dato per resistere ad oltranza, per evitare che anda:-;se via subito [= l'ordine di resistere ad o ltran7.a gli era staro dato per evitare che Rommel andasse via subito]•. Poi toccò il nocciolo della q ueslione: bisognava tenere fino al mome nto in cui il continua re avrebbe significato l'annie ntamento. Bastico d oveva fa re a Rommel un discorso d e l genere: «Dal comp lesso si ha l'imp ress ione di un preconce tto d i ritirarsi a qualunque costo. Ora b isogna invece guadagnare le giornate ed a nche le ore. È
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LE Ol'ERA:llONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
una condotta operativa molto delicata d i fronte alla quale è più semplice e più comodo andarsene senz'altro». E doveva tener quotidiano contatto con Rommel, esaminando con lui "giorno per giorno" la situazione ma, nel contempo predisponendo i mezzi di trasporto, presumibilmente adesso numerosi essendo le distanze diminuire. Più di questo non poteva dire. «Non si può, avendo in posto due comandanti come Bastico e Rommel - rammentò Cavallero - prendere una decisione sulla base cli un telegramma. Di fronte non hanno altro che le punte del nemico!» Infine criticò il comportamento cli Rommel: «Rommel quando ha voluto ritirarsi ha sempre fatto così. Bisogna che Bastico vagli le notizie ed affronti il disagio di un simile contatto quotidiano (. .. ). Rommel gonfia le cose: ogni giorno ha un combattimento accanito che non è vero. Bastico controlli; faccia fare le proprie ricognizioni. Agisca in modo da non sacrificare il grosso(. ..) . Soprattutto stia a fianco di Rommel e vagli le notizie» (28). Non è possibile negare il senso di estremo disagio derivante da simile telefonata, cli proposito riportata quasi per intero. Perfino un commento appare superfluo, tanto ovvie sono le considerazioni che ne derivano. Probabilmente Cavallero per primo si rendeva conto che la partita in Africa volgeva al peggio e la cognizione dell'impotenza italiana, alla quale cercava istintivamente di opporre un rifiuto mentale, lo spingeva ad affannarsi nella d iramazione di ordini palesemente inopportuni, ma con i guaii, forse, credeva di poter esercitare ancora una qualche influenza sugli avvenimenti. È anche presumibile avvertisse intorno a sé, capo di S.M. Generale e uomo, montare la sfiducia se non la diffidenza. Secondo Ciano, assai esplicito, già da un mese almeno il vento era girato. Il re aveva sollevato dubbi su Cavallero: "se si pensasse ad un nuovo capo, converrebbe prendere in esame i piiì. vecchi, che sono i migliori" (19 novembre) . Ne aveva accennato anche a Mussolini, il quale inizialmente si era mostrato poco incline a "procedere a cambiamenti nel Comando, mentre si è impegnati su due fronti" (22 novembre), ma adesso sembrava cl.i ben diverso avviso: ".Ormai Cavallero è superato. Qualche anno fa aveva un cervello vivace. Adesso non più" (22 dicembre). Né, da parte tedesca le cose ancia vano meglio. Le operazion i sul fronte russo destavano molte preoccupazioni e si tendeva apertamente a gettare sulle truppe italiane la responsabilità dello sfondamento (18 dicembre). Per ultimo, a mo' di freccia del parto, la in certa misura maligna richiesta cli Hitler di conoscere le decisioni del Comando Supremo circa il perentorio quesito posto da Rommel (29) . Tn queste circostanze, il giorno 20 partirono da Roma due dispacci per Bastico. Il p rimo, a firma cli Mussolini, fu reciso: ,Ho avuto visione del teleg ramma di Rommel a Voi diretto e de l dilem ma che egli vi pone. Vi confermo i mie i ordini e Voi li confermerece e Rommel. Esc assolutamente necessario resistere a Buerat con la massima decisione ed il più a lungo possibile ( ...) .. (30).
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Il secondo, a firma di Cavallero, rispecchiava la di questi tortuosità d i indirizzo: ·Compito affidatovi dal Duce di guadagnare tempo quanto più possibile non deve essere subordinato all'invio di rinforzi e di riforn imenti, aleatori data s ituazione mediterranea e voi nota. Nel q uad ro compito fissawvi, rientra vostra competenza attuazione provvedimenti ope rativi et logistici necessari in re lazione at situazione, tenendo presente che stremi.i resistenza su posizioni Buerac consentirà guadagnare quel tempo che est necessario per mig liorare si tuazione Tunisia et riprendere con maggiore sicurezza e t imensità avv iamenti a lla Libia• (31) .
Si era così passati dalla resistenza ad oltranza a tenere il più a lungo possibile. Era già qualcosa, anche se Bastico, rimasto fede le alle direttive dall'alto, contemporaneamente replicava a Rommel: •Riferimento vostro 3548 odierno. Ordine Comando Supremo et mio di resistere at o ltranza su posizioni Buerat es t espliciro et deve essere eseguiw fino all'ultimo an che se esso comporta, come giustamente osservato, la possibilità di annie ntamento parziale nostre truppe( .. .)· (32).
Rommel ribatté immediatamente: .. con ciò resta deciso che la posizione di Buerat deve essere te nuta contro un attacco nemico fino all'ultimo uomo e che pe rta nto è escluso il ripiegamento ed il traspo rco delle truppe non mob ili. La seconda questione a Voi posta col radio n. 3546 resta però a ncora aperta; ìl nemico può, senza attaccare seriamente la linea di Bu.erat, intra prende re con le sue forze principali, per la zona di Bu Nge m od anche più a sud, una punt.ata o ltre la linea Tarhuna-Garian su Tripol i. In tale caso, tenuto con to della scarsezza d i carbura nte e della attuale forza combauiva dei reparti mobili, come deve l'Armata condurre la battaglia:> In co nside razione dell'urge nza, prego per h1 più sollecita decisione• (33).
L'urgenza di cui parlava Rommel derivava dal timore dell'immediata ripresa della pressione britanni-ca. Invece Montgomery considerava concluso il combattimento di el-Agheila . Tirando le somme, l'ACIT aveva subito perdite ed il suo morale si era indeboli to, 1'8° armata possedeva ora una posizione che consentiva di resistere ad una eventuale controffensiva , le prospettive si pa lesavano favorevoli. Adesso si imponeva una sosta per un riassetto tattico e logistico, lasciando alla 4" B.cor. leggera il compito cli mantenere il contatto con la retroguardia italo-tedesca. Da un lato, occorreva ammassare quantitativi notevoli in nuovi depositi avanzati e, poiché giornalmente affluivano da Tobruk 800 tonnellate di materiale, si rendeva indispensabile migliorare la capacità cli scarico del porco cli Bengasi. Dall'altro, bisognava creare nuove ba si (compresa Sirte) per la Desert Air Force, sì cbe essa fosse in condizioni d i fornire un pieno apporto alla battaglia cli Buerat. Sulla base di queste considerazioni, Montgomery stabilì di fermare il 30° corpo, con la 51" Highlanders ad e l-Agheila, la 7" D.cor. all'Arco dei Fileni e la 2" Neozelandese ad en-Nofilia. La 4" B.cor. do-
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veva impadronirsi di Sirte e da quella zona spingere verso occidente pattuglie meccanizzate. Calcolando l'impiego di quattro division i in una battaglia di dieci giorni per raggiungere Tripoli, l'ammassamemo delle scorte indispensabili allo scopo comportava un lasso di tempo di circa tre settimane. Verso il 7 gennaio il 30° corpo poteva riprendere l'avanzata oltre en-Nofilia ed iniziare la battaglia il 15 se il nemico avesse dato segno di ritirata, il 19 se fosse rimasto in posto. Quanto al 10° corpo, il ventesimo giorno si sarebbe trasferito nella zona cli e l-Agheila. Questo l'orientame nto del comandante clell '8• armata. Nella ridda di messaggi susseguentisi ed incrociantisi, Bastico cerca va cli non perdere colpi, passando per competenza a Rommel quani:o gli arrivava dal Comando Supremo . Resosi conto che qualcosa stava cambiando, trasmise l'ordine, a firma d i Mussolini, di " resistere Buerat con La massima decisione et più a lungo possibile onde dar tem po necessario perfar giungere Trtpolitania via Tunisi tutto quello cbe può alimentare et prolungare nostra resistenza" (34). Si adattò anche a smorzare la polemica con Rommel, avvertendolo cli aver disposto l'imbastitura d i una difesa sulle posizioni Tarhuna-Garian senza sottrarre forze all'annata ed osservando che l'eventualità di un movimento avvolgente a così ampio raggio non poteva sfuggire all'esplorazione aerea e quindi vi sarebbe stato modo e tempo di correre ai ripari in misura sufficiente alla bisogna (35). A buon conto, fece poi un'altra cosa: ordinò al gen. Roncaglia, comandante d ella Tripolitania , di ripristinare, nei limiti della fattibi lità , le fortificazioni francesi d ella linea di Mareth, inviandovi il Comando XXVIII settore guardia alla frontiera, con gli elementi di fanteria di Zuara ed un paio di gruppi da 149/ 12. Ma un chiarimento si imponeva. In un lungo telegramma ch iese a Cavallero di considerare le circostanze con senso realistico, cioè sulla base dello strumento operativo esistente, nonché d ella intrinseca debolezza della posizione cli Buerat. Ciò premesso, •( ... ) anche facendo asrraz ione de ll' an imus del Maresciallo Rommel - scrisse - c he non nasconde di subire la situazione anziché accettarla e pe rs iste sulla ne· cessità di un ripi egame nto in Tunisia, agendo così in senso negar.ivo sulla volontà combattiva de i comandi ec delle truppe, confermo che il prolungarsi della resis tenza sulle posizioni di Buerat, per quel tempo presumibilmenc.e non breve di cui est cenno nel Vostro rad io 34155 Op., non può fare astra7. iOne da quello sforzo eccezionale di cui at mio radio 01/20584 d el 7 dicem bre. Quesw ritengo era mio dovere di dire, et non a scopo di declino di responsabilità , ma di necessaria precisazion~. Et poiché Duce mi chiede d i accusare ricevuta del Suo rad io 34157 Op., Vi sa rò grato se vorrece comunic,irgli a nche il contenuco de l preseme .. (36) .
Cavallero prese tempo. Appena rie ntrato a Roma, vide Kesselring, in partenza per Tripoli ed al corrente degli ordini impartiti ali' ACIT, e gli manifestò la sensazione che Rommel cercasse un pretesto per ritirarsi. Avendo il suo interlocutore condiviso tale impres-
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sione, a suo dire provocata dalla sfid ucia cli Rommel in un successo, replicò che "bisogna tenere a Buerat il più a lungo possibile. Riceverà al momento opportuno, e se sarà il caso, l'ordine di ritirarsi" (37). È difficile accettare l' idea che da Roma si potesse guidare con efficacia una lotta disperata come quella che stava conducendo l'ACIT. Ma il fatto si è che entrambi i marescialli non credevano alle difficoltà lamentate da Rommel. Secondo Kesselring l'ACIT aveva più carri d e l nemico, la sua situazione logistica andava ogni giorno migliorando e con un contrattacco avrebbe potuto guadagnare "almeno qualche settimana!". Cavallero informò che anche il Fuhrer approvava il concetto di rimanere a Buerat, mentre Goering si dava da fare "per tener su il morale di Rommef' . Certo , una volta creatasi la necessità, u na ritirata non avrebbe più incontrato obiezione alcuna, ma adesso in Tu nisia lo spazio era troppo angusto . Kesselring si mostrò d 'accordo anche su questo punto e concluse affermando con sicurezza che "Rommel ha ancora delle carte buone; ritirandosi, le perderebbe senza giocarle" . Anzi, non gli toglieva la 90 ' leggera per utilizzarla in Tunisia soltanto perché "questo sarebbe egoismo" (38). L' instaurarsi di una relativa calma operativa ve nne presto percepito dall'ACIT, che ne approfittò per completare l'afflusso delle unità sulle posizioni di Buerat e per migliorare i lavori campali. Alla vigilia di Natale il dispositivo italo-tedesco poteva riassumersi come segue . Su lla posizione di resistenza, il XXI corpo con Pistoia, Luftwaffenjaegerbrigade e Spezia in linea e Trieste (eccetto le artiglierie schierate) in riserva; il XX corpo con Giovani Fascisti, 164" leggera e gruppo Centauro (39) in linea ed un gruppo tattico a livello di battaglione della Trieste in riserva. Sull'uadi Bei el-Chebir un' avanstruttura di sicurezza con la 90" leggera, il 580° gruppo esplorante e la 21" Panzer (40). Sul fianco esposto, un gruppo tattico libico (ex presidio di Maracla) a Bu Ngem. A Sirte, in retroguardia , la 15° Panzer (schizzo n. 23) . Nel tardo pomeriggio del 23 dicembre il Comando Supremo ricevette un breve rapporto circa l'incontro Bastico-Kesselring avvenuto al Comando Superiore Libia. Il primo aveva ribadito che a Buerat sarebbe stata svolta una strenua difesa "sempreché da Madrepatria giungano rifornimenti indispensabili alla d((esa" e , all' osservazione maliziosa di Kesselring che non tutti i comandanti parevano convinti della necessità di siffatta "strenua difesa", aveva apertamente d ichiarato che ciò dipendeva da "influenza deleteria esercitata da Maresciallo Rommel et da suo Stato Maggiore, che esplicitamente dichiara opportunità abbandono Tripolitania et ripiegamento Tunisia. Maresciallo Kesselring ba riconosciuto come tale atteggiamento sia assolutamente inopportuno" ( 4 1). Tuttavia ... il punto cruciale della questione rimaneva ancora avvolto da un insieme di sfumature inaccettabili ai fini d i una sana condotta operativa, e lo stesso Kesselring, nel corso della conversazione, aveva ammesso la necessità cli un chiarimento. D'altronde, Rommel, in un incontro di un'ora e mezzo - stranamente equilibrato ed
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
Schizzo n. 23 LO SCHIERAMENTO DELL'ACIT ALLA DATA DEL 23 DICEMBRE
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obiettivo - avvenuto il 23 dicembre aveva insistito: che cosa si intendeva con "resistere il più a lungo possibile"? A suo parere la resistenza ad oltranza significava fino al sacrificio e quindi implicava il rischio dell'annientamento; mentre l'espressione il più a lungo possibile si traduceva in fino al punto massimo senza però rischiare l'annientamento. Bastico si era stretto nelle spalle e, tenendo ben presenti i messaggi speditigli da Roma, aveva manifestato l'opinione personale che il più a lungo possibile dovesse venir inteso finché c'è vita, cioè fino alla distruzione delle forze. Non rimaneva che chiedere una precisazione ufficiale, e Bastico tornò alla carica con il Comando Supremo: , Vostro ordine di resistenza su posizioni di Ruerat est da me inteso come ordine di dare su esse. ba ttaglia con la massa delle forze . Così ho ord.inam at maresc iallo Rommel. Venne poi radio 34157/0p. de l Duce, che d ice di resistere "il più a lungo possibile", et anche questo ordine, che per me conferma il precedente, ho testualmente comu nicato at maresciaJlo Rommel. Senonché mareseiallo Rommel ha ripetuta mente espresso opinione che resisLere il più a lu ngo possibile s ignifichi resistere fino at quando si co rre il risc hio di vedere aggirate aut annientate grandi unità. Non vi est dubbio che siffatta interp retazione, nello st:no d 'animo att u.ile maresc iaJlo Rommel, porta at combattimen to temporeggiante et prOntO ripiegamento non appena si pronuneia pressione nemica. Est questa at mio avv iso errata: la battaglia comporta i suoi risch i, compreso quello di anniemamento delle grandi unità nel caso disgraziato. Tuttavia, per poter definire una vo lta per rntte con maresciallo Rommel una questione tanto vitale, gradirei aver da Voi conferma che la mia - et non, dico non, la sua - est incerpretazione esatta de i vostri ordini, per me chiarissimi. Naturalmente confermo esse re indispensabile, anche per ragioni mora li, pronto afflusso importami mezzi rinforzo et rifornimenti semp re promessi, ma finora non giu nti• (42).
Ancora una volta bisogna riconoscere che la condizione fina le sulla cui materiale realizzazione non potevano più nutrirsi illusioni toglieva significato e valore al proclamato intento di accettare i rischi di una battaglia. Pur dissentendo da talune vedute di Rommel e pur sopportando con sempre maggior fatica certi atteggiamenti del tedesco, Bastico non chiudeva gli occhi di fronte alla realtà, né era molto disposto a tacerla. Sapeva che in seguito alla minaccia di aggiramento ad opera di colonne leggere britanniche segnalate a 30-40 chilometri a suçl di Sirte, l'ACIT aveva dovuto ordinare il recupero d ella 15" Panzer, la quale nella notte si era portata a tergo della posizione difensiva. Sapeva, da Mancinelli, che Rommel, apprezzato l'arrivo di alcuni carri e di sei pezzi da 88 cli nuovo modello, si orientava ad intervenire con tutte le sue unità corazzate contro un tentativo di aggiramento a corto raggio da sud. Sapeva che a mezzogiorno di Natale reparti della 4" B.cor. leggera erano entrati in Sirte. Alla luce cli tutto ciò, il 26 dicembre sentì il bisogno di insistere senza mezzi termini con il Comando Supremo. Anche se Rommel, ormai fissa to con la ritirata , tendeva a vedere in ogni evento, pur se mo-
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desto o non accertato, una minaccia pericolosissima, il suo nervosismo - scrisse - trovava piena giustificazione nella palese inferiorità d i mezzi, che, nonostante le promesse, rimaneva inalterata. In particolare, preoccupava la questione ciel carburante. Un calcolo sommario indicava un fabbisogno di a lmeno 600 tonn. di benzina e 300 cli gasolio quale scorta per condurre un combattimento manovrato , beninteso oltre i rifornimenti ordinari C43) . •Siffatta valutazione - proseguì - est onesta. Io sono convinto che se Rommel avesse avu to carburante nel ripiegare da Aghei la avrebbe inferto duri colpi al nemico. Est doloroso constatare che mancato afflusso da Italia abbia impedito questi preziosi successi ...
Poi continuò ancor più seccamente: era deprecabile che, proprio nel momento in cui stava per iniziare una battaglia decisiva per la Libia e forse per la guerra, difficoltà cli rifornimenti potessero limitare la decisione del comandante ed indurlo a decisioni avventate. Occorreva perciò provvedere "con mezzi eccezione e senza tardare un giorno (. . .). Rifornimento eccezionale est conditio sine qua non per potersi difendere" (44) . In quel mentre aveva luogo una nuova conversazione fra Cavallero e Kesselring appena rientrato dall'Africa. Si ignorava con esattezza l'andamento della lotta, però Kesselring, a seguito cli numerosi calcoli, riconobbe la tremenda difficoltà di alimentare contemporaneamente la Tunisia e la Tripolitania. Ed espresse anche l'opinione che l3astico avesse , sì, ogni intenzione di resistere a Buerat, ma nel contempo cominciasse già a pensare ad un'eventuale ritirata; laddove Rommel appariva chiaramente orientato ad andarsene più che in fret ta. In quest'ottica - ecco la novità - ammise che "bisognerebbe predisporre la ritirata per salvare le truppe non mobilf', tenendo presente l'enorme difficoltà di un arretramento in blocco. Venne quìncli sfiorata, ma si ignora in quali esatti termini, la questione - altra novità - della sostituzione di Rommel e della costituzione di un'armata italiana (45). Nel pomeriggio, Cavallero studiò la situazione africana prospettata dall'ufficio operazioni. L'inferiorità dell'ACIT era tale da escludere di poter contenere indefinitamente la pressione britannica; tuttavia si riteneva che "qualora l 'A CIT si impegni veramente a fondo con tutte le energie e senza riserve mentali, possa essere vittoriosamente frustrato il prossimo primo tentativo nemico di forza contro Buerat" CO. Dopo d i che la ritirata in Tunisia appariva inevitabile ed utile, naturalmente con l'avvertenza cli iniziare subito a sgomberarvi elementi di pronto impiego per la d ifesa costiera e contraerei, nonché organi dei servizi d 'Intendenza e territoriali. In definitiva, secondo l'ufficio operazioni, si trattava di cominciare il trasferimento cli quanto non indispensabile; accettare una prima baccaglia difensiva a Buerat; sottrarsi ad una seconda baccaglia, prevedibilmente assai più onerosa dato il maggior sforzo nemico.
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L'appunto, da presentare a Mussolini e compilato verosimilmente secondo il pens iero cli Cavalle ro (conserva correzioni di suo pugno) , terminava con una conclusione francamente involuta e contorta: .. La delica tezza della manovra sta nel fallo che essa s i deve compiere mentre in Tunisia s i sta acquistando lo spazio necessario, ora insufficiente. È perciò condito s-ine qua non che il ripiegamento ùell 'ACJT avvenga in un lasso di tempo ta le da conse ntire il rea li nars i della ora detta condizione. Resterà poi da vedere se, nella complessa azione di coordinamento risul terà possib ile e conveniente di far concorre re in pane le fo rze mob ili da Hommel alle azio ni occorrenti per prendere spazio e precisamenr.e a quelle in direz ione di Tebessa, ( 46).
Q4incli Cavallero si recò a Palazzo Venezia insieme con il geo. Ambrosio . Sul suo diario si legge l'annotazione d i un argomento : «Costituzione cli un'annata italiana in A.S .. Sganciamento di Rommel» . Le direttive per il comandante su periore in Libia vennero redatte in queste circostanze ed invero costitu irono un notevole passo avanti. Si riconosceva che u na resistenza spinta sino al l'annientamento dell'armata non avrebbe avu to scopo; che l'alimentazione della difesa a Buerat in termini di sostanzia le afflusso cli mezzi e materiali non risultava prevedibile; che la durata della resistenza a 13uerat trovava un li mite nella impossibilità di rifornire contemporaneamente i due scacchieri, tunisino e libico; cbe il ripiegamento in Tunisia rappresentava l'ultimo atto della lotta in Libia (47) . Kesselring, cui vennero mostrate, approvò ed aggiunse, probabilmente a t.itolo di appoggio morale, che Hicler seguiva personalmente le cose ed era del lo stesso parere . "Bisogna però fare in modo che Rommel abhia più.fiducia in sé stesso" osservò. Era ingiusto: la fiducia d i Rommel dipendeva direttamente dalla benzina. Anche il commento di carattere tattico che seguì non suonava obiettivo: "La divisione corazzata inglese che minaccia Rommel è di forza ridicola; bisogna distruggerla". Quella sera Cavallero chiamò il gen. Gandin, gli consegnò le direttive per Bastico e lo incaricò d i raccomandare la necessità cli far durare due mesi (settimana più, settimana meno) la difficile operazione di ripiegamento (48). Il 28, a mezzogiorno, Kesselring tornò a Palazzo Vidoni, sede ciel Comando Supremo. Portava il pensiero del Fùhrer su alcuni importa nti punti. Dovendo ammettere il fa llimento dei calcoli per sostenere la lotta in Tripolitania, il ripiegamento passo a passo clell'ACIT da Buerat alla linea degli Chotts diventava scelta obbligata e la rimessa in efficienza delle posizio n i cli Gabes urgente. Per attuare tale operazione con gradualità ed ottenere così il massimo guadagno d i tempo , occorreva assicurare a Rommel u n quantitativo di carburante sufficiente a metterlo in grado cli condurre la manovra con un minimo di elasticità . Questa la sostanza dell'indirizzo strategico tedesco. Con l'occasione, Kesselring informò che la questione di un comando u nico in Africa, dipendente dal Comando Supremo, o più esattamente 'dal Duce', così come la costituzio ne di un'armata italiana non sembravano
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incontrare obiezioni da parte dell'OKW. In ogni caso avrebbe caldeggiato il provvedimento presso il Fùhrer. In serata, Mussolini approvò le direttive. Gandin arrivò in Tripolitania la sera cie l 29 e trovò dubbi e scontentezza. Due giorni prima gli elementi avanzati britannici avevano preso contatto con l'avanstruttura di sicurezza tedesca sull'uadi Bei elChebir. Non valendo ormai più la pena di rimanere in loco, anche la 90" leggera, il 580° gruppo esplorante e la 21" Panzer erano rifluiti, a scaglioni, sulle posizioni di Buerat. Alla luce cli questi avvenimenti, il 28 Bastico si era recato al Comando del XXI corpo, una cinquantina di chilometri ad ovest di Buerat, intrattenendosi con i due comandanti cli corpo d 'armata, Navarini e Bitossi, e con Rommel C49). Gli a rgomenti era no stati i soliti. Il nemico pareva si avvicinasse con quattro divisioni e 350 carri. L'organizzazione difensiva dell'ACIT presentava ampi intervalli facilmente rilevabili. Finora il rifornimento di carburante si limitava ad una media di 110 tonn . al giorno: una goccia ne l mare . Ove la resistenza a Buerat fosse rimasta unicamente statica, si poteva dare per scontata la rapida rottura dello schieramento ed il via libera all '8• armata per Tripoli. Sul bollettino serale dell'ACIT si leggeva: •Dal 29/ 12 in poi ha inizio ormai la loua per la posizione di Buerat. L'armata ha l'intenzio ne di condu rre questo combattimento in modo offensivo dall'ala destra dell e posizioni, appena vi sia sufficieme ca rb l.l rante. Se e quando questo potrà essere, è per il momemo incerto•.
Allorché, dunque, Gandin consegnò le direttive del Comando Supremo (50), trovò un Bastico piuttosto sfiduciato. Considerate le circostanze, condivideva l'opinione di Rommel che, una volta impegnata la battaglia, il rischio di un annientamento sarebbe diventato enorme . D'altro canto, solo accettando la battaglia si poteva sperare di imporre un notevole tempo cli arresto . Perciò si era rassegnato all'idea cli una resistenza ad oltranza, fermo restando che per non essere schiacciati sul posto occorrevano, entro una diecina cli g iorni, 1170 autocarri e relativo carburante . In alternativa, si poteva ripiegare le fanterie su Homs-Tarhuna prima dell'attacco b ritannico. Adesso, ovviamente, si imponeva un nuovo incontro. Ebbe luogo il 31 a Misu rata fra Bastico e Rommel con i rispettivi capi di S.M ., Ganclin per il Comando Supremo e Mancinelli. Bastico entrò subito in argomento. Chiarì che i suoi precedenti ordini avevano ricalcato quelli ricevuti da Roma e pose in evidenza che le nuove direttive stabilivano di "resistere il più a lungo possibile sulla posizione di Bueraf', il che si traduceva in un lasso di tempo valutabile ad alcune settimane (Gandin gli aveva già detto che Cavallero desiderava ottenere un paio cli mesi di respiro). Di fronte al netto : "Questo è impossibilel." d i Rommel, ammise a cl.enti stretti: "Lo so!' . Intervenne allora Gandin, significando che il periodo cli uno o du e mesi doveva essere riferito non alla sola linea di Buerat, bensì al complesso delle resi-
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stenze svolte in succession e d i temp i a Buerat, Homs, Tripoli , Zuara, Gabes. Rommel si calmò subito : "Questo è senz'altro possibile!" disse, ma Bastico replicò a Gandin che a stre tto rigore le d irettive erano mo lto esplicite sul tempo da guadagnare a Buerat, pur senza compromettere la sicurezza dell'armata. Ad ogn i modo, volle con oscere la durata massima , second o Romme l, di una difesa in posto . Questo era esatta mente il punto di contrasto . -Il tempo che posso lenere - rispose Rommel - non dipende darne, bensì dal nem ico, 1anto più che mi vien e ora ordinato di difendere qu este posizioni il più a lungo p ossibi le, in mndo però di no n annientare l 'Arma ta! L' esecuzi on e dell'ordine che mi vie ne dal.O è vern ment.e un'arte! Bisogna avere mo lta ca pacità p er eseguire ciò! Attualmente il nemico a poco a poco, però sistematicamente, si porta sotto le nostre posizio ni; i suoi occhi sono tesi sulle nostre posizioni; anche a sud dello ;;c:hi ernmenlo tende con i suoi c lementi espl ora nei ve rso ovcs1. L'esperienza delle recenti battagli e h a d i mostra to ch e il n em ico ama il mecodo di trattenere fron ta l men te un a posizione con molto fuoco e d i aggir arla ad una distanza superiore alla gittata (. .. ) . Tu tte l e volte siamo riuscit i a svincolarci all'uhimo momento, ma non abbiamo mai avu w fo rze su ffi cienti da com rapp o rre al n emico, perché le fo rze n on motori zzate devono essere temp estivamente p orta te i n d ietro. Se no n lo avess i mo fa tto, sarebbero state preda clell'avversarìo! (. .. ) Quanto tempo queste forze motorizzate potranno tenere le posizioni, ciò dipende dalla pression e del nemico. Lo faran no finch(: sarà possibile, ma non posso nem meno prescrive re ai singol i reparti quan to devon o ten ere, perch é questo l o può gi ud ica re soltan w il coman dan t e su l post o. Se ordino ad u n coman dan te di reggimento di resistere, per esempio, fi no a domani o domani l'altro, allora debbo anche assumermi la responsabili1à d elle conseguenze di quest'ordine. Se questo reggimento viene annientato, la responsabilità è mia! No n è nello spir ito cie l Comando Supre mn di perdere d elle rilevanti forze in questi com ba n irnen ti , ma l o scop o è qu ello d i co ndurre la bactaglia molto a lungo e di i mpedire al n emico di ava n zare. Bisogna qu indi avere l a fid u cia n ei comandanti inferiori, che tengono finché possibile (. .. ) •.
Per arretra re le fanterie (circa 30.000 u o min i) oltre Homs, a scaglio ni , con no n più d i 500 autocarr i disponibili , occorrevano alme no otto giorni. Perciò Rommel insistette: -Non vorrei p oi espormi all'a<:cusa di aver abbandonato le trupp e i taliane sulle p osizioni, parlo sem pre di q uelle n o n motori zz::itc. L'ult ima volta, a ,\farsa c lBrega, sono riu scito a p ortarle sino a Buer,H (. ..). M i è i n1possibik d i ritirare le divisioni i taliane, quando sono già suettamen ce a contano col nemico. È impossibile e non lo posso fare! Se voglio evitare l'annientamento!-.
In sostan za, Romme l d esidera va co minciare sub ito il movime nto retrogrado pe r essere certo d i p o ter allo ntanare le fante rie fuo ri de lla pressione de l nemico. La manovra avrebbe seguito lo stesso schema impiegato per p o rtarsi da e l-Aghe ila a Buerat. Il contatto, tenuto d alle sole u nità motorizzate, non doveva mu tarsi in combattime nto, b e nsì limi tarsi - a Bue rat e su alcune posizioni in terme die - ad obbligare l'avversario a schierarsi. E, tanto per tagliar corto ad eventua li
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fu ture discussion i, Rommel esigeva che, una volta to lte cli mezzo le fa nte rie, a lui solo venisse lasciata la faco ltà cli regolare i tempi del la manovra. Altrimenti il Comando Supremo poteva affidare l'armata ad un altro comandante! (51) . Era chiarissima l'intenzio ne d i non esercitare mai una vera e propria resistenza, trop po soggetta, obiettivamente, al pericolo dell'agganciamento da p arte britannica e, di conseguenza, della d istruzione. Per Bastico , invece, la prescrizione cl i rimane re a Buerat quanto più possibile, pur evitand o il rischio d i perdere l'ACIT, rivestiva carattere tassativo, checché avesse detto Gandin. Quindi l'arretra me nto, da svolgersi natura lmente con sistematicità e per te mpi successivi, doveva esser precedu to dal contatto ejfettivo tra le due armate. Certo, comprendeva an che lui il pericolo, ma agendo diversamente non si sarebbe ottemperato all'ordine. In conclusione, Gandin non si sbila nciò né, d'altro nde, si vede come avrebbe potuto, dato che la contraddizione era insita proprio nella formu lazione delle direttive; Rommel si riservò di presentare un sintetico studio su come avrebbe visto svolgersi la manovra; Bastico assicurò l'immediato inoltro al Comando Sup remo di una richiesta di decisione che non elesse più luogo ad e rrate interpretazioni e dubbi (52) . La stessa notte Rommel inviò al Comando Superiore Lib ia una sintesi del suo pensiero operativo (53) e Bastico lo m ise al corrente dei lineamenti fondamentali della difesa in allestimento sulle posizioni di Homs-Gussabat-Tarhuna-Gari an (54).
2 . IL RIPl.EGAMENTO
SULLA LINEA DI MARETH (GENNAIO
1943).
Non sembra d ubb io che in un momento tanto teso ed in una situazione tattica così difficile, poco sia stato compiuto eia! Comando Sup re mo e dall'OKW per rendere più sopportabile l'onere della lotta, almeno sotto il profilo psicologico, a chi conduceva le operazioni in Libia. Alla limi tata chiarezza d i vedute in campo strategico si aggiungeva uno strano modo di complicare le cose . Certamente esisteva ormai il pro blema Rommel. Men tre Bastico formu lava i suoi q uesici, Ganci in scriveva direttamente a Cava llero : ..Mi e impressioni personali su co lloquio odierno. Rommel est ossessi ona to dal t imore cl i non g iungere in Tun isia pri ma che G,1bès si;i occu pata d al nemico. Lame n ta cli essere trattato come u n subalterno per il fatto che vengo no dari ordini parti co lari , i l che signi fi ca che no n si ha fidu ci;i in l ui. Sembra che capo <li S.M . (col. Bayerlein) non condivida pen siero Rom mel et ri ten ga possibile <lare u n colpo d'arresto al nemico purché carbu rante non man chi. Ci ò vo rrebbe anche Basti co. Se non si accetta tesi Rommel occorrerebbe sostitui rlo perché egli mal esegu e ordini in co ntr;isto con i ntendimenti da lu i mani festa ci , anche perché, come h a ripetutame n te espresso, non v uole n u ovamente esporsi accusa abbandono eruppe italiane .. (55).
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Chiamato ancora una vo lta, e con più forza, in causa, Cavallero volle p rima parlare con Kesselring, che sapeva orientato ad una lunga resistenza in Tripolitania . Il mattino di Capodanno, verso le 10.30, ricevette dunque il feldmaresciallo e gli commentò i diversi punti di vista di Bastico e di Rommel. Non gli andavano, né l'uno né l'altro; ma soprattutto gl i p remeva conservare le redini della situazioni: "Rommel da quando ha lasciato El Alarnein - accusò - non ha più combattuto . Sono contrario a dargli libertà completa d 'azione, perché abbiamo visto come si è comportato quando l'aveva". Kesselring convenne su tale pericolo. A suo avviso si poteva trovare un'indicazione concreta "fissando per l'indizio del ripiegamento dal [= dalla linea di] Garian -Tarhuna un limite di quattro-sei settimane". Nel frattempo l'ACIT doveva agire offensivamente contro le punte nemiche, molto inferiori alle sue forze. "In questo modo Rommel - affermò - può tenere a lungo senza distruggere l'armata" (56). La questione di un contatto britann ico conservato soltanto da un'aliquota dell'8" armata era vera, tuttavia non b isognava sottovalutare eccessivamente la possibilità dell'avversario di far massa in breve tempo dove e quando avesse voluto . alla data d el 2 gennaio il SIM forniva il seguente quadro: tre o quattro brigate di fanteria (delle quali due neo zelandesi) ed una brigata corazzata schierata sull'uadi Bei el-Chebir; una brigata corazzata più a tergo, verso l' interno; altre tre brigate di fanterie ed una corazzata nella zona di Sirte. [n effetti, il 30° corpo di Leese, cioè il d ispositivo avanzato britannico, aveva la 50" e la 51" D.f. a cavallo della via Balbia, la 2" D.f. , neozelandese e la 7" D.cor. (57) più a sud. In riserva cli corpo d 'armata c'era la 23• B.cor. dotata di Valentine. Più ad oriente si trovava la 22a B.cor. in riserva d 'armata. Alle 17.30 del 1° gennaio, Cavallero riprese il colloquio con Kesselring. Avendo conferito con Mussolini, fu in grado di mostrare il testo della risposta preparata per Bastico. Dopo alcune rnodifiche di comune accordo, il telegramma venne spedito . Esso cominciava col considerare estreme ed opposte fra loro le intrerpretazioni dei due alti comandanti in Libia, nonché entrambe in contrasto con le precedenti direttive del Comando Supremo, ribadite come "immut:ale". Quindi precisava: la battaglia difensiva sul le posizioni di Buerat con tutte le forze era da escludere; lo sganciamento delle fanterie doveva essere effettuato fuori della diretta pressione d el nemico, perciò poteva inizia re anche subito; il guadagno d i tempo dipendeva dall 'indispensabile az ione manovrata delle unità mobili contro gli elementi più avanzati britannici. Lo scopo eia conseguire si traduceva nel guadagno di tre settimane prima di portarsi sulla linea di Homs e cli altrettante prima cli raggiungere il campo tri ncerato di Tripoli. Nell'ambito cli questi punti fermi, poteva essere concessa libertà d'azione a Rommel, cui spettava la responsabilità cli ottene re le sei settimane volute. Peraltro, stante la necessità cli coordinare la ritirata in Tripolitania con la situazione in Tunisia , il Comando Supremo si riservava di intervenire con ordini successivi (58) .
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Il geo. Mancinelli, che prese visione d el d ispaccio per l' ino ltro a Rommel, allibì e ne conservò un ricordo penoso, tanto da esprimersi in modo durissimo anche a distanza di tempo: ·È veramente inconcepibile - ebbe a scrivere - che dagli uffici di uno Stato Maggiore , dopo tre anni di esperie nza di guerra possa esse re uscito un documento del genere, dove si intrecciano e s i accavallano concetti era loro ,1ssolutamente incom pa tibili: evitare l'annientamento, vale a di re evitare di lasciarsi agganciare dall'avversario, e nello stesso tempo condurre una manovra controffe nsiva tanto effi cace da assicura re un guadagno di tempo tassativamente stabilito come va lore minimo: non meno di sei se ttin1ane . È eviden te anche per il profano che una volta stabilito che no n ci si deve esporre all'annie ntamento, di fronte ad un avve rsario nettamente preponderante, il ritmo dell'ope raz ione, contromanovra o no, sarebbe stato fondamenta lmente imposto dall'atteggiamento e dalla foga de l nemico attacca rlte (. .. ) .. (59).
Ma la responsabilità cli siffatte direttive non risaliva al solo Cavallero. Kesselring aveva una parte tutt'altro che trascurabile cli colpa. Egli partiva eia una serie cli radicate convinzioni: che la posizione cli Buerat fosse naturalmente forte; che il rapporto fra le opposte unità corazzate fronteggiantisi - il DAK ed il XX corpo contro un paio di briga te corazzate - fosse del tutto favorevole all'Asse; che, comunque , le unità avanzate clell'8" armata potessero esser tenute a bada anche con deboli forze ; che l'ACIT non si trovasse affatto in drammatica crisi di carburante; che Rommel lasciasse cadere eccellenti occasioni per migliorare la sua situazione complessiva . Si ignora fino a che punto Cavallero ed il Comando Supremo condividessero le certezze di Kesselr ing, ma li si dovrebbe ritenere assai meglio informati, grazie alle note continue testimonianze di Bastico e d i Mancinelli . Ciò considerato, è strana la persistenza nel rifiutare la rea ltà che i guai dell'ACIT dipendessero in primo luogo dall'insufficienza dei rifornimenti; e che proprio tale testimonianza impedisse a Rommel di assumere una qualsiasi iniziativa e lo costringesse a ritirarsi ad ogni minaccia di avvolgimento. Di conseguenza, lo stabilire un determinato tempo da guadagnare "perpoter effettuare lo sgombero degli elementi e dei materiali utili per l 'ulteriore condotta della guerra"- sgombero peraltro neppure iniziato , benché la questio ne fosse sul tappeto da almeno un paio d i settimane - risultava privo di riscontro pratico, a meno cli non accettare il rischio di perdere le unità corazzate e quindi l'armata. In margine al colloquio , tornò alla ribalta il problema del comando in Africa. Cavallero aveva ricevuto un nuovo esplosivo telegramma d i Bastico: •Reputo mio preciso dovere e.li comandante segnalare che mi giungono da tut· te le parti segnalazioni dell'opera deleteria e t deprimente che svolge Maresciallo Romme l sia d irettamenc.e sia per mezzo suoi ufficia li. Tuno (:onferma sua precisa inten7. ione di accelerare con aut senza pressione nemica suo ripiegamento in Tunisia con conseguenze morali et materiali di eccezio na le gravità. Sua opera in Libia non può essere pe rtanto che nega ti va• (60) .
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Per non prendere di petto il delicatissimo argomento, Cavallero suggerì che g li ordini al designando comandante unico in Africa partissero dal Comando Supremo, ma venissero elaborati da una «stretta collaborazione fra il capo di S.M. Generale ed il Maresciallo Kesselring». Al che, naturalmente , Kesselring obiettò che se fosse andato al Comando Supremo per tal e compito tutti lo avrebbero rite nuto me mbro del Comando Supremo stesso. Bastico, dal canto suo, trasmise esattamente le direttive all'ACIT e, vista la necessità di una die<.:ina di giorni per arretrare ad Homs le fante rie , autorizzò l'inizio immediato de l movimento, per la cui esecuzione concesse i 500 autocarri del III autogruppo di Intendenza . Come era prevedibile, Rommel accettò la libertà d 'azione ma a condizion'e di riceve re con tempestiva regolarità il carburante e di essere semplicemente tenuto a guadagnare il massimo tempo possibile (nessun vincolo cli sei settimane , dunque) nei due tempi della ritirata sino a Tripoli. Bastico replicò con mo lto equilibrio, spiegando che itermini fissati dal Comando Supremo rivestivano valore più orientativo che tassativo; però al tempo stesso disse chiaro e tondo a Roma che l'idea fissa di correre in Tunisia avrebbe verosimilmente fattO esagerare a Rommel il pericolo dell'annientamento, cosicché i tempi sarebbero stati accelerati con conseguenti pe rdite di uomini e di personale. "Ma questo male, anche se vigilato da frequenti contatti, non est sanabile perché insito nell'uomo, come p iù volte ho rappresentato" aggiunse con filosofia (61) . Il mattino del 4, il gen. Gandin si re cò all'ACIT insieme con il capo cli S.M. del Comando Superiore, ge n. Giglioli . Furono ricevuti molto cordialmente da Rommel e d al col. Bayerlein. Secondo questi si poteva contare di rimanere a Buerat una ventina di giorni senza molti problemi, pur valutando le forze britanniche a sei o sette divisioni con seimila mezzi ruotati o cingolati in dotazione alle grandi unità in prima schiera. Tuttavia Rommel formulò precise richieste per le esigenze del fronte C400 tonnellate cl.i carburante al giorno per le truppe tedesche e trenta pezzi controcarri con una settimana di munizioni) e delle retrovie (occupazione di Gafsa ed assegnazione all 'ACIT della Tunisia centrale, sino all' allineamento Tebessa-Ka irouan-Sousse anziché fino al parallelo di Gabès come stabilito dal Comando Supremo), auspicando che l'armata non fosse considerata "una fig liastra" in tema di rifornimenti. Ganclin, nel riferire al Comando Supremo, ebbe cura di porre in risalto l'ottima impressione riportata "come se ora egli [Rommel] vedesse riaprirsi molte possibilità per sua gloria militare". L'ultima parola fu pronunciata da Bastico . Lo stesso giorno 4 inviò un messaggio all'ACTT con la riposta ufficiale cli Roma:"(. ..) Comando Supremo, confermata mia interpretazione, precisa che limiti di tempo sono orientativi et che dovete fare ogni ~forzo per superarli anziché abbreviarli. Vostra responsabilità consiste insomma nel guadagnare il maggior tempo possibile" (62) . Finalme nte le direttive si era-
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no adattate alla dura realtà d e lle circostanze e nel senso chiesto eia Rommel. Ma quante discussioni! e soprattutto quanti nuovi attriti avevano esacerbato gli animi, provocato diffidenza ed aumentato la sfiducia reciproca proprio quando sarebbe stata necessaria la maggiore concordia! Chiarita la linea di condotta, i problemi che il Comando Superiore si trovava ad affrontare riguardavano tre distinti settori. In p rimo luogo occorreva organizzare a difesa posizioni che consentissero un minimo di sicurezza alle spalle d ell'armata corazzata. La questione era già avviata, anche se con tutte le limitazioni derivanti dalla scarsa d isponibilità dei materiali di rafforzamento. Si trattava della linea Garian-Tarhuna-Homs, del margine orientale della piazza cli Tripoli e delle posizioni francesi di .Mareth a sbarramento della stretta di Gabès. Ne l contempo si rendeva indispensabile la garanzia del saldo possesso delle comunicazioni fra la Tun isia settentrionale e la Tripolitania nonché della zona di Sfax-Sousse, destinata ad ospitare le retrovie dell 'ACIT, una volta rifluita sulla linea di Mareth. In secondo luogo, bisognava sgomberare in Tunisia quanto recuperabile in Tripolitania in uomini , mezzi e materiali, ai fini di un loro ulteriore impiego nella lotta, e predisporre altresì l'inutilizza zione del porto di Tripoli prima che cadesse in mani britanniche ed un certo numero di interruzioni delle principali opere d'arte sulla via Balbia . Per inciso, al quesito posto dal Comando Supremo sulla convenienza cli una difesa ad oltranza cli T ripoli, in analogia a quanto avveniva a Stalingrado, Bastico replicò con una risposta che non consentiva illusioni: la resistenza sarebbe durata pochissimo, la città ne sarebbe uscita distrutta, la difesa avrebbe conseguito risultati material i sicurame nte negativi e morali per lo meno dubbi. In terzo luogo, c'era da pensare al ripiegamento delle truppe de l Sahara libico - circa 6.000 uomini diluiti in numerosi posti isolati e dei presidi della Tripolitania . Nel settembre 1942 il Sahara libico aveva assunto un'organizzazione su tre fasce. La più esterna , eia e l-Gatrun a Bir Zelten (sud cli el-Agheila), assolveva funz ioni di vigilanza, ritardo e logoramento; quella centrale, da Gat a .Marada, aveva compito cli res istenza ad o ltranza; la più arretrata, da Ubari all'oasi cli Giofra, rappresentava la base di raccolta delle unità più ayanzate, per la difesa del retroterra della Tripolitania. Naturalmente, gli even ti in corrispondenza della striscia costiera, e cioè l'avanzata dell'8" armata, avevano p rovocato l'abbandono cl.ella parte orientale delle fa sce avanzate e centrale . Ma restava il grosso e non si poteva perderlo, tanto più che già si erano manifestati casi di diserzione fra le truppe libiche . L' operazione, eia armonizzare con l'arretramento cl.ell 'ACIT, ven ne prevista in due fasi. Dapprima i reparti predetti si sarebbero ·raccolti sull'arco gebelico, da Nalut a Garian, passando anch'essi alle dipendenze del gen. Roncaglia, con il compito di conferire protezione al fianco meridionale dell'armata corazzata sia du rante la s ua perm.anenza sulla linea cl i Homs, sia nel corso ciel sue-
l.'AIIIIANJ)ONO DELLA TRIPOLITANIA
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cessivo ritiro in Tunisia . Volendosi, peraltro, separare al più presto le truppe nazionali da quelle libiche, in previsione della non lontana necessità di procedere al totale congeclamento di queste ultime, venne previsto che le unità libiche si disponessero fra Nalut e Giaclo agli ordini del comandante il Regio Corpo Truppe Libiche (gen. Buttà) e quelle nazionali si raccogl iessero fra Giada e Garian sotto il comandante ciel Sahara libico (gen. Mannerini) . Successivamente, nel quadro della ritirata dell'ACTT, i reparti in questione sarebbero confluiti su Nalut e da qu i passati in T unisia, dirigendosi verso Foum Tatahouine (schizzo n. 24) . Diciamo subitO che lo sgombero ciel Fezzan ven ne più o meno a coincidere con la spinta verso nord delle truppe ciel gen . Leclerc. Se per l'Italia il fronte sahariano ebbe sempre un'importanza secondaria, per il movimento degaullista rivestiva un valore ben p iù rilevante a causa degli ovvi riflessi politici. Il 22 settembre De Gaull e aveva inviato precise direttive a Ledere di impadronirsi delle oasi del Fezzan e cli organizzarvi una base per puntare su Tripoli, occupando nel frattempo Gat e Gadames, ne i pressi nella frontiera algerina . Ad ev itare indesiderate interferenze britanniche dagli inevitabili risvolti politici, De Gaulle raddoppiò i consigli cli prudenza: Leclerc non doveva assumere iniziative di ril ievo se non in concomitanza con le mosse dell'8" armata , diversamente le forze italiane lo avrebbero ridotto a mal partito e gli inglesi sarebbero intervenu ti nel Fezzan . E questO , proprio, occorreva evitarlo. Così, il 14 dicembre, Lecle rc aveva ordinato al col. Ingold , comandante militare del Ciad, di fa r partire le sue colonne due giorni dopo, contemporaneamente all'attacco dell'8• armata contro le posizioni di el-Agheila. Si trattava di complessivi 4.800 uomini e 780 automezzi, a rticolati in tre gruppi tattici. Il primo obiettivo consisteva nella realizzazione di una base avanzata ad Uigh el-Chebir e nella minaccia alla linea d i comunicazione Hon-Sebha-Ubari-Gat. L'esecuzione (isultò difettosa per vari motivi e l'unico risultato fu l'occupazione deJla non presidiata Uigh e l-Chebir, utile ma bilanciata clall 'allarme diramato tra i posti italiani. Ledere dovette rivedere il piano. Volle incidere sulla strada sahariana controllando el-Gatrun, occupando Umm el-Araneb e possibilmente Sebha. La mossa, iniziata il 26 dicembre, si concluse il 4 gennaio con la caduta ciel piccolo posto italiano di Umm el-Araneb ad opera del gruppo tattico D, l'accerchiamento di el-Gatrun compiuto dal gruppo tattico M ed il fallimento dell'incursione su Sehha tentata dal gruppo tattico G. Gli sviluppi successivi non avranno molta storia, perché il Comando Superiore non nutriva alcuna intenzione di abbandonare alla loro sorte i distaccamenti sahariani e fin dal 1° gennaio aveva ordinato il ripiegamento del complesso d i Gat su Nalut, del complesso cli Brache Sebha su Garian e cli quello cli Han anch'esso su Garian. Ogni "complesso" doveva naturalmente recuperare tutti i numerosi presidi minori prima di dirigersi verso nord.
LA SITUAZIONE NEL FE
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Schizzo n. 24 ZZAN ALLA DATA DEL 4 GENNAIO
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LE O PE.RAZIONI IN A PRJC:A SETTENTRIONALE
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L' ABRANL)ONO DELLA 'l'l(IPOLITANIA
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La manovra clell'ACIT da Buerat a Mareth può essere suddivisa in tre tempi , determinati essenzialmente dalla progressione avversaria . TI primo di essi (2-14 gennaio) riguarderà il ba lzo indietro, eia Buerat ad Homs, cli tutte le fanterie e la raccolta sull'arco gebelico Nalut-Garian dei reparti del Sabara e de i presidi della Tripolitania. li secondo 05-19 gennaio), più complesso e d elicato, si incentrerà sull'arretramento ad Homs delle unità mobili rimaste a Buerat e sull 'inizio dell'arretramento delle fanterie verso la cinta orientale di Tripo li. Il terzo tempo si concreterà nell'abbandono della Tripolitania. Rommel aveva impostato il movimentO retrogrado delle fanterie su un procedimento a scaglioni, con tappe in corrispondenza di due allineamenti inte rmed i: Bir e l Mangaa-Sedada e Misurata-Beni Ulid. Sprovvisti di significato tattico, erano stati determ inaci dalla necessità d i un gioco cli spola con gli au tomezzi, tuttavia, dovendo pure ipotizzare una qualche sosta della retroguardia , Rommel li aveva denominar.i "linee di res istenza di unirà motorizzate" (schiz7.o n. 25). Secondo il piano, nella notte sul 3 gennaio un terzo circa delle truppe delle divisioni Pistoia, Spezia e Giovani Fascisti lasciarono le posizioni di Buerat-el fasc hia in assoluta assenza di pressione o d i offesa britannica. Nei giorni seguenti l'alleggerimento delle posizioni proseguì, mentre alle divisioni di fanteria subentravano le unità motori:aate e corazzate. La stasi tattica trovava una spiegazione ne i prohlemi logistici del nemico. Nei giorni 3 e 4 gennaio una violenta tempesta sconvolse il porto di Bengasi con danni che al momento sembrarono molto seri: cinque mercantili affondaci e tre gravemente danneggiati; notevoli, anche se non in modo determinante, le avarie alle attrezzatu re portuali. Il piano dei riforni men ti, che prevedeva uno scarico di 2.300 ronn./giorno a Bengasi, subì dunque un colpo di arresto, per quanto già un paio d i g iorni dopo la m edia si assestasse su lle 1.800 tcrnn. g iornaliere. Quello che per l'ACJT avrebbe costituito una manna, all'8• armata venne considerato un mezzo disastro. Peraltro Montgomery aveva previsto qualcosa del genere e ritoccò prontamente il disegno opera tivo. Destinò la 50" D.f. al p residio delle posizioni di e lAgheila e la tolse così al 30° corpo, cui dette l'ordine di non spingere a fondo l'azione nel settore costiero, ove si fosse imbattuto in una seria resiste nza. Nel cot1[empo decise di arrestare il 10° corpo nella zona di Bengasi, sottraendogli tutti gli automezzi per incrementare l'opera di quelli che già alimentavano via terra 1'8• armata da Tobruk a Bengasi, ad el-Agheila ed o ltre. TI 15 gennaio rima!ie confermato come data d'inizio dell'offensiva . D'altra parte, pur in mezzo ai contratrempi ed alle nervose sollecitazioni di Churchill, Montgmery poteva continuare il suo programma senza eccessive preoccupazioni. Il 31 di cembre Ultra aveva fornito nuove indicazioni sugli attriti tra Romme l ed i suoi superiori e sulla linea di condotta che il comandante dell'ACIT si riprometteva di segu ire: ritiro d elle fanteri e sulle posizioni Tarhuna-Homs, azione
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LE OPERAZIONI IN AFRICA S E'JTENTRIQNAT,E
Schizzo n. 25 IL PIANO D J RIPIEGAMENTO DELL'ACIT DALLE POSIZIONI DJ BUERAT
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L' A00AND0N0 O~LLA TRIPOLTTANIA
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delle truppe motorizzate a Buerat finché possibile e po i sbalzo indietro anche p er loro. Nella p rima settima na d i gennaio, nu ove preziose n o tizie: le divisioni italiane stavano ritirandos i verso Ho ms; l'Asse si aspe ttava un attacco brita nnico a Bu erat il 13 gennaio e ne temeva uno americano nella zona di Gafsa (63) . Intanto Cavallero e Kesselring avevano pensato bene di volare in Tripolitania ed in Tunisia per rende rsi conto di persona d ell 'andamento de lle o perazioni. Il 5, a p pena arrivati ad Ho ms, ebbe luogo l'incontro con Bastico. Il giorno seguente, a I posto comando dell'ACIT, quello con Rommel. La si tuazione era ch iara: due terzi delle truppe italia ne e rano gi:'l arretrate nella zo na di Tauorga ed il ri mane nte, ancora in linea, sarebbe sta to motori zzato . Quanto alle rea li possibilità di fronteggia re un urto violento, non c'era da illudersi, a causa de ll 'incompletezza ed anche dell'inconsistenza dell'ostacolo anticarro (fossato e campo minato). A dire il vero il nemico si e ra mostrato assai poco aggressivo, però no n esisteva n o dubbi sul facto che o rmai si era reso conto d ella manovra in atto da parte d ell 'Asse. Ino ltre, numeros i indizi facevano ritenere probabile un imminente sforzo b ritannico contro l'ala me ridio nale dell'armata, il che obbligava a talune modifi che dello schieramento, intese a rafforzarne la d estra co n truppe mobili e d a spingere verso s ud-est una avanstru ttura p articolarmente agile, realizzata con i gruppi esploranti (schizzo n. 26). Nell'eventualità citata l'ACIT avrebbe ripiegato combattendo: il XXI corpo, la brigata d e lla Luftwaf/e e la 90• leggera lungo la via Ba lbi a; il XX. corpo ed il DAK lungo la pista pe r Tarhuna. La nota p iù dolente rimaneva ne ll 'insoddisfacente ripristino delle dotazio ni. Il DAK metteva in linea appena un qu into dei Panzer e dei pezzi controcarri in orga nico ed un terzo de lle artiglie rie. Continuando così, il ne mico forse no n sarebbe stato arrestato ne mm e no a Gabès. Dopo l'espos izione di Ro mmel interven ne Kesselring ed il suo commento fu intonato alle convinzioni già più volte espresse al Comando Supremo. Tu tto sommato, le d ivision i inglesi in prima schi era non appari vano in g rado cli susc itare mo lte appren sio ni perché "la superiorità aerea è dalla parte dell'Asse" ed il gen. Fougier aveva assicurato il concorso della R. Aeronautica al Fliege,fiihrer Afrika. Pe rciò l'ACJT non avrehbc incontrato osta co li a ripiega re lentamente ve rso la Tunisia, dove la linea d eg li Chotts, g ià robusta di per sé, risu ltava in allestime nto a cura ita liana. Poi fu la volta di Cavallero. Am mise apertamente la decisione d i sgomberare la Libia, constatata l'impossib ilità di un accettabile flusso de i rifornime nti. Tutte le s peran ?.e in proposito e gli sforzi imm ani erano nau fraga ti e d i fro nte a l d il e mma se tenere la T unisia o la Tripolitan ia non poLevano sussistere incertezze. Le gravi carenze nell'alimentazione dell'armata corazzata non significavano ' che noi consideriamo la ACIT come un figliastro'', bensì che le difficoltà e rano risultate veramente s upe riori a tutto l' impegno pro fuso d al Comando Supremo. Comunque, "insisto per·ché sia dato, appena possibile, qual-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SErrENTRIONALE
I Schizzo n. 26
LO SCHIERAMENTO DELL'ACIT ALLA DATA DEL 7 GENNAIO
L'ABBANDONO DELLA T RIPOLITAN IA
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che buffetto sul naso a l nemico p er non rimanere completamenl.e inattivi, il che sarebbe a nostrn danno" (64). Il 7 gennaio Cavallero e Kesselri ng si recarono in aereo a Medenine pe r visitare le fo rtifica zioni fra nces i di Mareth. Come più o meno sapevano, esse non costituivano che un buon appoggio , ma da sistemare completamente. Si trattava di ripristinare vecchie fortificazioni abband o nate e semidi strutte nonché di integrarne l'effica cia con lavori campali, ostacoli passivi e mezzi d 'arresto. E questo era ancora il meno: le preoccupazioni maggiori si rivolgevano alla scarsità cli materiali d i rafforzamento, alla d ifficoltà d i riceve re i me7.zi cli lavoro indispensabili e di trasporto in sito, alla deficienza di mano d'opera specializzata. La direzione della complessa organizzazione era già stata affidata al gen. De Stefanis, pe rò, a Imeno pe r il momento, si stava semplicemente ricorrendo ad ogni forma di espediente. Per quanti sforzi si compissero e per quanta buona volontà si ponesse , la macchina non poteva che procede re assa i lentamente. Cavallero, d 'accordo con Kesselr ing, stabilì la for mazione di uno Stato Maggiore ad hoc italo-tedesco presso il Comando Supremo e decise cli portare il nume ro de i lavoratori subito a 10.000 e successivamente a 20.000. Anche questo era più facile o rdinarlo che realizzarlo . Venne ro impiegati elementi tratti dalle unità dei servizi a mano a mano che queste si rendevan o meno indispe nsabil i alle esigenze de llo scacchiere tripolitano. Si raccolse personale da ogni dove e si adibirono ai lavori finanche uomini già lungamente prova ti d a una permanenza di oltre 35 mesi in Libia e, perciò, racco lti a Tripoli in attesa di rimpatrio. Si aggiunga che ad un certo punto gli operai arabi cominciarono ad abbandonare i cantieri perché non c'era moneta francese con cui pagarli. ln de fini tiva, la cifra cli diecimila ope rai verrà raggiu nta soltanto a metà febbraio. J due marescialli rientrarono a Roma persuasi dell'ineluttabilità <li affrontare il problem a della persona d i Rommel. Saputo che Kesse lring contava di partire il 10 per reca rsi in Prussia orientale a conferire con Hitler, Cavallero non esitò ad esprimere il parere "strettamente personale e confid enzia./e" che Mussolini rite neva opportuna la sostituzione del comandante dell'ACIT. Kesselring, che non nascondeva il malcontento per il mancato riconoscimento d egli sforzi compiuti dalla luftwajfe, sembra si sia lim itato a ribadire la dive rsità di concezione operativa: secondo lui il fronte tripo litano doveva e poteva esser tenuto con pochissime fo rze, rendendo agevole alle rimanenti il ripiegamento in Tun isia (65). Bisogna dire senza mezzi termini che l'intera questione del Comando in capo in Africa risulta considerata eia pane italiana sotto una prospettiva difficile a d efi nire. Non esistono documenti d ' uffic io del Comando Supremo che tocchino l'argomento e lo stesso diario del capo di S.M. Generale, pur accennandovi, sembra manrenersi volutamente nel ge nerico. Ad esempio, ne l riportare la s intesi d el colloq uio avu to il 13 gennaio con il Re, si limita ad una frase:
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRJONALE
•li He ha mostrato compiacimenm quando gl i ho <lato la not izia della soluzione in corso di definizione con l'OKW pe r quanto çonceme il pro blema del comando per le operazioni in Africa ...
Però, due giorni prima Cavallero aveva ricevuto i generali Ambrosio e Scuero e nel corso della conversazione si era alquanto sbilanciato: •Questione de l cornan<lo nel Nord Africa - si legge nel diar io - e soluzione adottata: Stato 1'v!agg iore misto per operazioni in Africa, alle dipe ndenze del Comando Supremo. Ordini di primaria importanza a firma del capo di S.M. Generale, previa approvazione del FOhrer,.
È inutile soffermarsi in una faci le critica, troppo sintetico essendo l'appunto. Tuttavia av remo modo di riscontrare più tardi come anche con Kesselring, l'interlocutore tedesco, Cavallero si esprimesse cautamente, quasi nell'intento cli fa r accettare a tutti, separatamente, la propria idea in merito, pur rimanendo in condizioni cli modificarla ove non gradita (66). In certo modo un altro argomento era rimasto in sospeso . Ne aveva acce nnato Cavallero a Rommel nel co rso della conversazio ne del 6 gennaio, forse rico rda ndo l'osservazione incidentalmente fatta un paio cli settimane prima da Kesselring, che avrebbe voluto la 90" leggera in Tunisia: una volta giunta l'ACIT sulla linea di Homs, sarebbe stato possibile inviare la D.f. Spezia nel settore di Sfax, dove la presenza dell'Asse risultava ancora debole e frammentaria? Alla risposta negativa di Rommel, il discorso era finito lì. Adesso però in tervenne l'OKW, verosim il mente su istanza d i von Arnim o di Kesselring, con la proposta d i trasferire la 164• leggera a Sfax per opporsi ad un p revedibile sforzo americano a breve scade nza, in direzione della costa. Cavallero incaricò subito Bastico di interpellare il comandante dell'ACIT, p reoccupandosi cli precisare che la cessione della divisione non doveva assolutamente far ritenere di poter accelerare la ritirata. I timori italiani e rano più che giustificati. Non solta nto bisognava trasportare ad ovest quanto utilizzabile nel prosieguo della campagna africana, ma altresì occorreva guadagnare tempo a favore della sistemazione difensiva cli Mareth, a giudizio ciel Comando Sugremo, richiedeva "non meno di due mesi" per raggiungere un li vello tale da consentire all 'armata il completamento senza grossi problemi. Rommel rispose subito. Tenne a premettere che, in linea cli principio ogni sottrazione di unità all'ACIT non poteva che peggiorare lo squilibrio già esistente con 1'8° annata britannica , un ulteriore indebolimento avrebbe condotto ad una d iminu zione d el possibile gua dagno di tempo. D'altronde le ripercussioni di un eventuale successo avversario a Sfax sarebbero risultate gravissime . Se, dunque, la 5" armata germanica non appariva in grado di correre ai ripari , diventata inevitabile attingere all 'ACIT. Peraltro: •In questo modo - chiarì - bisognerà per forza calcolare che l'anna ta sarà con ogni proba bilità costretta ad un ripiegamento re lat ivarne nle p iù rapido. Che io farò
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di tullO, anche con forza co mbattente ridotta, per ouenere il massimo guadagno di tempo per lo sgombero della Tri poli ta nia e per l a sistemazione delle posizio ni di i\fareth , non ho bisogno di sottolineare•.
Ciò posto, Rommel avanzò qualche riserva sull'impiego della 164• leggera a tale scopo. In primo luogo la sua capacità offensiva era molto scarsa: disponeva di appena 3.500 uomini , 15 pezzi controcarri , tre ca nnoni d i accompagnamento ed una batteria di obici leggeri; qu indi si poteva contare su di e/'ìsa solo pe r un compito dife nsivo. Po i, la d elicatezza del suo attuale settore imponeva d i non toccarla sin o all 'abbandono dell a linea di Buerat. Anche la soluzione di mandare a Sfax una divisio ne italiana non sembrava efficace, in quanto la grande unità, p u r dotata cli superiore volume di fuo co di artig lieria, difettava graveme nte di mezzi di trasporto e pertanto anch'essa era idonea alla semplice difesa di posizioni; inoltre il suo trasferimento avrebbe richiesto troppo te mpo. In definitiva, se proprio si intendeva proteggere la Tunisia me ridionale con forze adeguate a qualsiasi compito, tanto valeva spedirvi la 21 Panzer, p redestinata quale riserva d 'a rmata ne lla futura difesa a Mareth. TI sacrificio farro a Bu erat appariva com pe nsato dal sensibile vantaggio realizzato a Sfax (67) . Bastico arricciò il naso, giudicando tenùe n;;:iosa la rinuncia alla 21" Panzer e sugge rì invece cli cedere alla 5· a rmata la D. cor. Centauro (gen. Calvi di Bergolo), vale a dire il blocco cli essa già disloca to a nord di Gabès e quindi già a portata di mano (68) . Non soltanto il suo attuale compito (presidio, fronte a nord, della linea del 34° parallelo) sarebhe diventalo infatti superfluo una volta rinforzato il settore di Sfax, ma la Centauro non e ra nemmeno co nsiderata indispensab ile sulle posizioni di Mareth. Tuttavia Cavalle ro , pur rendend osi ben conto cli che cosa potesse signi ficare l'allontanamento della 21' Panzer dalla Tripolitan ia, ritenne miglio re la soluzione Ro mmel. Come spiegò a Mussolini, era preferib ile c he la ri tirata dell 'ACIT avve nisse per scelta propria che non a causa della press ione britannica. specie conside rando che il nemico avrebbe presumibilmente cercato di aggancia re Romm e l solo in concomi ta nza con l'attacco americano in Tunisia. L'ordine esecutivo fu pressoché immediato. Su proposta tedesca, si volle limitare l' inde bolime nto clell 'J\CIT facendo cede re dalla 21·' alla 15" Panz er l'armamento principal e (carri, a rtiglierie), per ri armarla a Sfax con il materia le già sbarcato a cura clell 'OKW (69). Comunque, al persistente invito a non precipitare le cose, Rommel tornò a replicare che tutto d ipendeva d a lla veeme nza e d a lla consiste nza d e ll'offensiva britann ica. "Ritengo incerto - prec isò - il tener Lontana dalla posizione cli Mareth per due mesi ancora l'8' a rmata, ora di molto superiore alle mie attuali forze disponi bili" (70). Anche Mancinelli in tervenne su ll'argomento. Rommel non lascerà agganciare le fanterie , avvertì, e si limiterà a manovrare in ritirata ed eventualmente ad approfittare di q1.1alche imprudenza nemica. Sotto questo profilo, il ritiro de lla 164• leggera sare bbe stato poco influen2
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
te sul tempo da ottenere; per contro l'allontanamento della 21" Panzer sicuramente avrebbe pesato sulla reattività dell'armata. A parte ciò, Rommel auspicava l'immediata costituzione di un comando unico in Africa settentrionale, in grado di esaminare in un quadro armonico tutti i problemi, e vedeva l'opera d el gen. De Stefanis a Mareth avulsa dalle contingenti possibilità e necess ità delle due armate. In realtà solo la rapida riunione d i queste poteva costituire la parata decisiva alla temuta offensiva su Sfax. Infine, continuò Mancinelli, Rommel non vedeva di buon occhio l'occupazione della linea di Mareth, in quanto avrebbe comportaco l'assorbimento dell'intera ACIT. Meglio, dunque, preferire la più economica stretta di Gabès, conservabile con un'aliquota di forze, mentre il resto dell 'armata sarebbe stato impiegato offensivamente verso ovest. Il 15 gennaio Kesselring, di ritorno dalla Germania, si presentò al Comando Supremo. Liquidata la parte convenevoli, informò che l'accerchiamento a Stalingrado della 6" annata cli Pau lus, forte di ben venticinque division i (250.000 uomini circa), e l'andamento generale della guerra in Russia modificavano la situazione ed obbligavano a riprendere in esame il problema africano in relazione alla diminuita disponibilità di truppe e di mezzi . Il Fi.'lhrer, d 'altra parte, reputava assai migliorata la posizione dell 'Asse in Tunisia e possibile un largo guadagno di tempo in Tripoli tanja mediante una difesa manovrata . Per quanto riguardava la Tunisia settentrionale, l'OKW aveva programmato l'invio delle residue unità d ella D.cor. Hermann Coering, della 999" leggera, di una quindicina di batterie da 105 e eia 150 e di un certo numero di batterie pesanti e contraerei. Con i battaglioni di marcia in sosta a Napoli e parte delle artiglierie citate si intendeva approntare due o tre brigate, utili per rinforzare lo schieramento difensivo e rendere d.isponibili per la reazione dinamica la Herrnann Goering e la 10· Panzer, mentre nel contempo si sarebbero completate la 21" Panzer e la Centauro. In merito alle zone di Sfax e di Gabès, Kesselring non si mostrò propenso ad attingere alle unità corazzate della 5° armata, sia perché occorreva l'autorizzazione del Fi.ihrer, sia perché in caso di rottura del fronte reputava faci le rescindere la penetrazione con un contrattacco da nord. Cavallero si rese conto dell 'estrema tensione suscitata nell 'OK\X! dagli sviluppi della guerra sul fronte orientale (71), ma rimase deluso. Nell'appunto che presentò a Mussolini mise in risa lto come pesante apparisse il condizionamento provocato dalla riduzione dei rinforzi tedeschi: "Ci fa prevedere - scrisse - per alcuni mesi un atteggiamento difensivo,seppure di difesa attiva, con tutte le conseguenze che ne derivano". Gli sembrava che Kesselring non valutasse appieno l'offensiva che ad un certo punto 1'8" armata britannica avrebbe lanciato contro l'ACIT, non le difficoltà che le unità corazzate della 5" armata tedesca avrebbero incontrato per difetto cli assistenza logistica , ove dirette a ristabilire una situazione compromessa nel settore di Gabès.
L'A flflANOONO DELLA TRCPO LITAN IA
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In sostanza il quadro ri sultava ben d iffere nte d a q uello immag inato . La lunga le ttera prep arata per Hitler, con il proposito di convincerlo dell'opportunità d i rivedere la concezione d i un obie ttivo territoria le rappresentato d al confine algerino, nonché dell'assoluta necessità di mantenere invariato il prog ra mma per l'Africa settentrionale, n o n fu firmata d a Mussolini, che si limitò a pa rlarne con Kesselring . Ma anche se l'avesse firmata non avrebbe smosso né Hitle r né l'OK\Xl d alla traged ia d i Stalingrado . E po i c'era l'angoscioso problema dei rifornimenti oltrema re . La situ azione p rospettata da l gen. Di Raimondo, direttore superiore dei trasporti, il 12 genna io e riferita alle previsioni per l'intero mese d i gennaio ap pariva drammatica. Il fab b isogno italiano ammontava complessivame nte a 80.000 to nn., così ripa rtite : R. Esercito .. .......... ..........
R. Marin a ............. ......... . R. Aeron autica ......... ..... . Min. Africa Italiana ....... .
68.000 tonn (di cu i 15.000 di carburanti e 7 .800 di mate riali di rafforzamento pe r la linea di Mareth) 2.000 to nn. 5.000 to no. 5.000 ton n. (per la popolazio ne civile) .
Alla data del 6 genna io erano sta te sbarca te in Africa 3 .000 to nn., ma contro le rimanenti 77 .000 da mandare stava una possibilità di spedizione di circa 70 .000 tonn . globali. Poiché si voleva riservare metà del carico di ogn i piroscafo a lle necessità tedesche , risultava che le 35.000 tonn . per i ge rmanici accoglievano qu asi integra lmente le loro esigenze (72), mentre il deficit italiano si aggirava sul 50%. Il tutto, be ninteso, sempre che i piroscafi partiti arrivassero realmente a destinazio ne. Qualunque 'taglio' alle Jichieste avanzate dai tre Stati Maggiori evidentemente non avrebbe fatto tornare i co nti che sull a carta. Un sintetico studio compiuto dall' ufficio operazioni d el Comando Supremo circa la questione della ricostituzio ne delle unità dell'ACIT aveva fornito m ateria per ulteriore pessimismo. Il Comando Su periore Libia si e ra prodigato per dare u n assetto alle divisioni italiane ottene nd o effettivame nte qualche risu ltato. Senonch é a ciò era pervenuto con il recupero di qu anto repe rito nel.l e retrovie e pertanto con mezzi, specie arliglierie, non sem p re rispondenti perché antiq uati o non adeguati alle circost.anze. Occorreva dunque p rovvedere dalla mad re patria con l'intento almeno di mi gliorare l'efficien za de lle u nità esistenti. Secondo u n calcolo somma r.io, pur rinunciand o a toccare i g ià ridotti livelli organici, il fabbisogno si aggirava sui 30.000 u omini (tra nuovi repa rti e complementi) e 4.000 au tomezzi. A sua volta l'ACIT aveva segn a lato una deficien za di 34.000 uomini e 4.400 au tomezzi per le truppe tedesche. In conclusion e, nell'ipotesi cli destinare metà delle complessive possibilità di trasporto (40.000 uomini e 5.000 automezzi mensili) alle forze dell'Asse in Tunisia e metà
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LE OPERAZIONI I N AFHICA SETIENT RJONALE
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a quelle della Tripolitania, per rimettere in sesto le unità ita lo-tedesche dell 'ACIT sarebbero occorsi quattro mesi. Il 12 gennaio la Desert Air Force iniziò la fase preliminare dell'offensiva sull'intera area de lla battaglia, nonostante l'accanito contrasto d e lla caccia cieli' Asse. Il grosso del 30° corpo lasciò le zone cli attesa il 14 gennaio ed il giorno seguente si mosse p er "occupare Tripoli, distruggendo qualunque forza nemica ostacolasse l'avanzata". Il dispositivo assunto mirava ad esercitare due sforzi alle ali, di poco sfalsati nel tempo , con una penetrazione centrale minore, in grado cli intervenire a favore dell'uno o dell 'altro. Più precisamente il gruppo avvolgente (7° D.cor. e 2" D.f. neozelandese) doveva attaccare all'alba lungo la direttrice operativa Sedada -Beni Ulicl-Tarhuna; la 51" Highlanders avrebbe attaccato a tarda sera a cavallo della via Ba lbia; la 22'' B.cor. doveva te ne rsi fra i due complessi di forze. L'articolazione cli comando te nne co nto dell'articolazione d e ll e truppe e, alme no in un primo tempo, risultò insolita: al gen. Leese fu affida to il controllo d ella manovra cli avvolgimento, mentre l'azione della 51" High landers e la progressione della 22" B.cor. vennero dirette dallo stesso Comando d'annata (schizzo n. 27) . Molte preoccupazioni non potevano esistere . Le intercettazioni dei messaggi Enigma avevano appena messo Montgomery al corrente della partenza della 21" Panzer, de lle intenzioni cli Ro mmel e delle istru zioni dell'OKW. I dati risultanti si palesavano più che tranquillizzanti, anche se rife riti al solo 30° corpo : 450 carri britannici contro 91 dell 'Asse, di cui solo 34 tedeschi; dovizia di artiglieria; dominio ciel cielo; scorte in ambito armata p er dieci giorni cli autonomia. Alle 7.15 del 15 genna io Leese cominciò l'operazione in un quadro di assoluta pad ro nanza aerea. I neozelandesi si d iressero verso il fortino con le due brigate della 7" D.cor. a ll e ali: 1'8• corazzata una diecina cli chilometri p iù a nord, la 4, corazzata leggera molto più a sud, verso el-Faschia. Rommel si aspettava la ripresa dell'offensiva e, per quanto ne sap eva, le prospettive gli apparivano piuttosto scure. Il rapporto cli forze calcolato dal servizio informazioni dava poche speranze (73) : carri armati: .. ..... ....... autoblindo: .. .. .... .. ..... pezzi da campagna: .. pezzi e.e. : ..... .. ...... .. .. aerei:.............. .. ..... ....
93 33 170 177 150
dell'Asse contro 650 britannici dell'Asse contro 200 britannici d ell'A sse contro 360 britannici d ell'Asse contro 200 britannici circa dell'Asse contro 4-500 britannici
De i 93 carri dell'Asse appena 36 e rano tedeschi, i soli in grado di battersi contro gli Sherman ed i Grant. Ma qui si rende necessaria una precisazione . Nel citare la d isponibilità d e i 36 Pzkw, Rommel a llude a quelli della 15" Panzer. Purtroppo l'allon tanamento della 21" Panzer si rivelò un'iniziativa. errata. Non tan to per le considerazioni che la suggerirono, quanto per il modo di attuazione. De i quattro Comandi
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L'Allll1\NDONO l)F.l.l.A TRIPOI.ITANIA
Schizzo o. 27 IL DISPOSITIVO E LO SCHEMA DI MANOVRA DELL'8° AR1\1ATA A BUERAT
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTEKTRIO NALE
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in causa, due furono precipitosi (Comando Supremo e ACIT), uno contrario (Superlibia), uno logico (OKW). Rivediamo la sequenza. Rommel caldeggiò la proposta forse con l'intenzione di forzare la mano a Roma sui tempi della ritirata , comunque sbagliò nell'apprezzare la reale portata di siffatta diminuzione di forze; dal canto suo, il Comando Supremo, pur nutrendo una profonda diffidenza sugli intendimenti <li Rommel, accolse l' idea senza un'attenta disamina e dispose a nome di Mussolini l'immediato spostamento della grande unità a Sfax; Rommel, appena ricevuto il telegramma (sera del 12), diramò all'istante l'ordine esecutivo, sì che il 13 mattina la 21' Panzer si trovava già in viaggio. Il più attento e d oculato fu certamente l'OKW: conosciuta la decisione, suggerì che la 21° lasciasse l'armamento principale sulla linea cli Buerat a b eneficio della 15" Panzer, che disponeva di personale esuberante . ''In tal modo - spiegò al Comando Supremo il magg. von Plewe per incarico dell'OKW - si eviterebbe di indebolire troppo i/fronte di Buerat''. Ma quando il Comando Supre mo trasmise la disposizione, vale a dire la sera del 13 (74), la d ivisione era già a Beni Ulid e riceverà l'ordine dell'ACIT soltanto il 14 a Tarhuna. Ecco perché i 34 carri, i pezzi da 88 , due batterie campali ed una contraerei lasciati a Tarhuna da lla 21" Panzer mancarono alla 15• allorché il 30° corpo britannico avanzò contro le posizioni di Buerat. L'attacco di Leese si pronunciò con una notevole superiorità. L'8" B.cor. urtò contro il gruppo Centauro, la 2" neozelandese contro la 15" Panzer, la 4• B.cor. leggera contro il velo costituito dai gruppi esploranti tedeschi. La resistenza delle truppe dell'Asse contro una spinta invero non troppo viole nta fu valida ed efficace, tanto da indurre Leese da sospendere brevemente l'a:.::ione, p er riprenderla con più sistematicità nel pomeriggio. Al termine della giornata il gruppo Centauro e la 15a Panzer dovevano ripiegare sull'uadi Zemzem ed i gruppi esploranti a nord-ovest di el-Faschia . Secondo il Comando ACIT, 1'8" a rma ta stava attaccando con due d ivisioni di fanteria (la 51" Highlanders e la 2" neozelandese), tre divisioni corazzate (la 1" su due brigate corazzare ed una motorizzata; la 7" s u costituzione analoga; la 10" su una brigata corazzata ed una motorizzata), una brigata francese ecl una greca. In afflusso, la 50° divisione inglese e la 4" indiana. Sempre a giudizio clell 'ACIT, l'azione sul fianco destro aveva carattere preliminare ; nella notte sul 16 si sarebbe sviluppata la battaglia decisiva su tutto il fronte. Di ciò persuaso, alle ore 20 Rommel ordinò la ritirata generale sulla linea cli Homs, sotto la protezione della retroguardia meccanizzata - la 90a leggera, la brigata della Luftwaffe, la 15' Panzer, il gruppo cli combattimento Centauro ed il 33° e 580° gruppi esploranti - rimasta più o meno in corrispondenza della prima linea intermedia. Quando, alle 22.30 , la 51" Highlanders lasciò a sua volta le basi di partenza, incontrò soltanto campi minati appena sorvegliati e ben presto il Comando 8" armata si convinse che la annata italo-tedesca
L'ABBANDONO DEI.LA TRIPOl.l'J'ANIA
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stava andandosene. Il mattino successivo Montgomery decise di abbandonare le cautele prescritte alle divisioni in prima schiera - cautele suggerite dai supposti du ecento cannoni controcarri e venticinq ue pezzi eia 88 dell'AClT - e sollecitò maggiore velocità cli progressione. Lo scontro più aspro ebbe luogo nel pomeriggio a sud di Sedada, fra la 15• Panzer ed il gruppo Centauro da una parte ed il neozelandesi con 1'8' brigata corazzata dall 'altra. In qu esto combattimento il gruppo Centauro (gen. Costa), subì notevoli perdite e venne a tro varsi in serio im barazzo pel' mancanza di gasolio : circa 180 fra morti, feriti e dispersi; 14 carri distru tti o immobilizzati e 12 abbandonati perché privi di carburante; due pezzi da campagna e sette controcarri distrutti. Rommel vedeva accentuarsi la minaccia della massa avvolgente di Leese. A m eizogiorno d el 17, proprio mentre il gruppo Centauro si raccoglieva a nord-ovest di Beni Ulid ed il 239° Wing inglese si trasferiva sulla nuova striscia cli atterraggio a sud -est di Sedada, ricevette il gen. Giglioli. La inquietudine del feldmaresciallo era visibile: la 90' leggera segnalava la pressione dell a 51> Higbltmders a Tauorga, i gruppi esploranti era no tallonati dalla 4" B.co r. leggera a sud d i Beni Ulid, ovunque si lamentava scarsità di carburante. In tali condizioni qualsiasi atto controffen sivo diventava irrea lizzabile, perciò non restava che proseguire la ritirata su Tarhuna-Homs. Stante peraltro l'enorme s upe riorità b ritannica, anche sulle nuove posizioni non riteneva attuabile una sosta che di qualche giorno. Tn sostanza, g ià l' indomani un terzo dell e fanterie doveva abbandonare il settore di Homs e porta rsi a Tripo li . Subito d opo sarebbe stata la volta del secondo terzo, il quale tu ttavia poteva essere trattenuto ad Homs a condizione che il XXI corpo ricevesse subito 360 autocarri pesanti. I punti d olenti, in uhima analisi, e rano tre: l'eccessivo divario di fo rze, la carenza di a utomezzi e la scarsità cli ca rburante. Perciò Rommel si lasciò andare a fosche previs ioni: probabilità cli vedere gli inglesi a Tripoli già il giorno 20 e seri dubbi di riuscire a portare a Mareth il grosso delle fanterie italiane. Davanti a s imile pronostico, Giglioli chiese allora se una resistenza ad oltranza sulla linea Homs-Tarhuna potesse consentire il tanto necessario g uadagno cl i tempo, ma secondo Rommel simile scelta operativa avrebbe condotto all 'annientamento dell 'ACIT. Bastico rimase senza parole quando Gig lioli gli rife rì il colloquio. Si rivolse al Comando Supremo d enunciando con asprena che la gravità della situazione dipendeva eia tutta una serie d i fatmri n egativi - buona parte dei quali implicitamente da addebitare allo stesso Ro mme l - qu ali il mancato arrivo di qualsiasi rinforzo , l'abba ndono delle linee di el-Agheila e di Buerat quasi senza combartimento, la precipitosa parte nza della 21" Panzer e la propaganda tedesca da tempo indicante la ritirata in Tunisia come il toccasana per tutti i g uai delle circostanze. Questi elementi, scrisse Bastico, '· banno creato, specie negli ufficiali inferiori et'ora anche nelle truppe, u n particolare et de-
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1,1; OPEKAZIO:'<l IN AFRICA sei·rcN1'KIOKALE
leterio stato d 'animo, che tutti gli sforzi non riescono più a combattere" . Ad ogni modo, inLe ndeva reperire il massimo numero di a ucomezzi, pur sa pendo di incidere pesanteme nte sui rifornimenti e sullo sgombero dell'apparato logistico. Cavallero rispose cerca ndo di sd rammatizzare. In fo ndo, non e ra da escludere che si potesse restare a Homs-Ta rhuna più del previsto, tanto più che a Tarhuna c'erano i carri e le artiglieria lasciate d alla 21" Panzer~ ed il carburante stava a rrivan do (75). Agg iungiamo che lo stesso Ro mmel , giunto a Tarhuna, riconobbe le "straordinariamente buone" possibilità difensive della linea, grazie alla presenza di un terreno sabbioso e di d iffic il e percorribilità per u n attacco proveniente da sud e sud-est. Il balzo all' indietro fu completato nella mattinata del 18 gennaio, quando forti aliquote del XXI corpo di Navarini erano già in movimento verso la cinta orientale di Tripoli : un terzo della Trieste e della Spez ia ed unità varie . Nel settore di Homs, dunqu e, era schierato il XXI corpo con la Pistoia, parte della Trieste e della Spezia e la 90· leggera in riserva. Nel tratto di fronte di Tarhuna si disposero le unità mobili: i gruppi esploranti ted eschi, la 15" Panzer con la b rigata de lla Luftwaffe, la Giovani Fascisti co n il gruppo Centauro e d infine la 164" leggera. Ad occidente si stendeva il lungo fia nco difensivo, fro nte a sud , costituico con le truppe recuperate dal Fezza n. Lo sgombe ro del Fezza n si era appena concluso (schizzo n. 28). Poche le perdite , sensibili in alcune località le defezioni dei libici. All'alba del 5 era iniziate il ripiegamento dei presidi di Uau el-Chcbir, Sebha, 13rach ed Umm el-Abid e del primo scaglione di Hon. Il 6 si arrese il presid io di el-Gatrun. Il mattino del 7 si mise in marcia la piccola guarnig io ne d i Murzuch; raggi unta prima da un aereo francese, poi da elementi motorizzati, la piccola colonna cammellata si arrese anch'essa. Il presidio di Gat, invece, no n riuscì a reperire i numerosi cammelli occorrenti e fu costretto a rimanere in posto; soltanto buona parte di esso poté essere sgo mberata p iù tardi per via aerea su Tripoli (76). Il 10 gennaio elementi fra ncesi attaccarono esc-Sciueraf, tenuta da un re parto libico e , d opo un bre ve b ombardamento, occuparono la loca lità, se nza peraltro essere in g rado di nuocere alla ritirata ciel grosso d ella guarnigione d i Hon, che ebbe luogo il 12. A conti fatti si può dire che il complesso dei movimenti non venne sostanzialme nte disturbato d all 'avversario, grazie anche all'opera dell'aviazione del Sahara, la qu ale, trasferitasi subito da Hon e da Sebha al campo di Assabaa (Garian), non interruppe mai le sue missioni di osservazione e di mitragliamento nei confronti delte provenienze da sud e d all'ua di Zemzem. Alla data del 18 le truppe d el Fezzan si trovavano racco lte n el settore Garian-Jefren, con l'avancorpo di Mizda (77) . Più ad occidente,
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l.'ABBAND0'.'10 DELLA 1·1<1POI.ITAN IA
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1,E OPERAZION I IN AFRICA SETTENTRIONALE
I
da Jefren al confine, la linea era guarnita essenzialmente da unità libiche, con reparti mobili spinti a sud. Il presidio di Gadames era ancora in piedi, isolato (schizzo n. 29). Comprensibilmente, il gen. Ledere inviò a Londra un comunicato vittorioso ed orgoglioso: •In meno di tre se ttimane le truppe francesi combattenti hanno conquistai.O l'intero territorio del Fezzan. All'epilogo di questa campagna si conta no già oltre 700 prigionieri , 40 cannoni, 40 carri d'assalto, un numero impo rtantissimo di armi e veicoli cac.wrati dai francesi e tre bandiere, che sono state aggiunte aire quai.rro che ornano la stella d'onore del reggimento tiraillet.trs se negalesi•.
Pur riconoscendo il dovuto merito all'impresa di Ledere, si rend e opportuno precisare che in realtà il Fezzan più che conquistato era stato occupato dai francesi, in relazione al ripiegamento italiano connesso con la situazione sul fronte della Tripolitania. Nulla eia osservare sul numero dei prigionieri (nella quasi totalità libici) e dei pezzi catturati (in genere artiglierie antiquate dovute abbandonare per mancanza di mezzi cli traino); esageratissima l'entità delle armi e dei veicoli. Quanto alla "bandiere", non esistendovene nel Sahara libico, doveva trattarsi di qualche gagliardeuo cli minori reparti libici o stendardo tricolore non regolamentare. Intanto, all'imbrunire del 17 gennaio, la 51" Highlanders era arrivata ad una quindicina cli chilometri eia Misurata , mentre la 7' divisione corazzata si attestava a Beni Ulicl. L'offensiva procedeva con un ritmo piuttosto stentato e Montgomery fremeva, ben avvertendo che Rommel sarebbe rimasco fermo sinché non seriamente minacciato: ,(. .. ) io provai, per la prima volta eia quando aveva assunto il comando dell '8' armata, una vera ansietà. Se no n raggiungevo Tripoli - scrisse in seg uito - entro il limite dei dieci giorni impostimi dalla situazio ne logistica, potevo 1rovarmi di fronte alla necessità d i una decisio ne d ifficilissima: pocevo essere costretto ad arresta re l'avanzata e probabilmente a ripiega re su Buerac ed anche più in là, per mantenere in efficienza i rifornimenti de11'8" armata. Mi decisi quindi ad accelera re il passo delle operazioni e a dar battaglia così di notte co me di giorno allo scopo di irro mpere attraverso la posizione Homs-Tarhuna e cli raggiungere il mio obbiettivo .. (78) .
Che le circostanze - da lui conosciute in ogni dettaglio - fossero cali da rendere 'probabile' il pericolo cl i ripiegare su Buerat, o addirittura su EI -Agheila, è sicuramente esagerato; tuttavia un colpo cli acceleratore all e operazioni si imponeva con evidenza . Quella stessa sera Montgomery ordinò alla 51" Highlanders ed al 30° corpo cli spingersi in avanti risolu tamente. Il mattino del 18 la 22" B.cor. occupò Bir Dufan e la 132" brigata scozzese entrò in Misurata. Per quanro le numerose interruzioni nel settore costiero e le diffi coltà ciel terreno rappresentassero una remora non indifferente, ormai la macchina stava prendendo slancio e nel corso d el 19 gennaio gli elementi avanzati britannici apparvero su tutto il fronte da Homs a Tarhuna ed oltre. Qu esto 'oltre' si traduceva nel l'arrivo d ella 4" B.cor. leggera a Bir
L'ABBAN DONO DEI. LA TRI POLITAN I,\
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I.E OPERA ZION I IN AFR ICA SE'ITENTR IONAI.E
es-Sueda. Gli Stuka intervennero su di essa e segnalarono al Comando ACIT "una colonna motorizzata in movimento verso Garian". La comunicazione, unitamente a documenti catturati ad un ufficiale inglese, indusse a ritenere imminente un massiccio attacco da Garian e Tarhuna su Tripoli. Quella mattina Rommel aveva scri tto alla mogl ie: "Noi siamo adesso su un terreno piuttosto collinoso, dove speriamo di poterci fermare un poco. Ma non c 'è modo di compensare il divario di forze (. . .)". A prescindere da un certo mal umore: "Berndt è ritornato (dalla Germania]. Kesselring lo ba soppiantato nel favore del Fubrer' (79) e dallo sconsolato commento che il peggio doveva ancora venire , egl i ev id entemente out.riva una ragionevole speranza di non trovarsi il nemico già a ridosso. La notizia che " i britannici si accingevano a piombare su Garian con un'intera divisione corazzata" (80) lo sconvo lse. Spostò a sud-ovest cli Ta rhuna tutto quello che aveva sotto mano - brigata della Lujìwa)fe e gruppi esploranti - in rinforzo alla 164" leggera , per opporre almeno un diaframma all'attacco e, per quanto sul fronte di Homs e su quello di Tarhuna scendesse rapidam ente la calma, ordinò che il XXI corpo rip iegasse subito su Tripoli con la 90" leggera in retroguardia a Homs; il XX, con Giovani Fascisti e Centauro, si portasse a Zauia (ovest di Tripo li); il DAK anelasse a sud di Castel Benito con la 164' leggera e la b rigata della Lujiwa.ffe in retroguardia a Tarhuna. È faci le immaginare la reazione provocata nel Comando Superio re Libia da simile ord ine . Bastico cercò immed iatamente di bloccare l'ACIT: "Minaccia aggiramento ala destra armata - telegrafò non est a mio parere così grave et imminente come Voi ritenente. Vi prego di riflettere bene su ordini da Voi impartiti che minacciano di trasforrnare ripiegamento in rotta disastrica. Vi sarò grato notizie' (81). Contemporaneamente sollecitò Cavallero: "Vi p1·ego intervenire con tutta Vostra autorità presso maresciallo Rommel per evitare quanto rappresentato" (82). Cavallero aveva già programmato un breve giro di ispezione in Africa, con Kesselring, lu ngi entrambi dal supporre la brusca svolta delle operazion i in Tripolitania. Proprio il mattino del 19, in uno scambio di impressioni, Kesselring aveva riferito che Hitler si attendeva da Rommel "maggiore attività combattiva", e Cavallero aveva replicato che Bastico "involontaricmiente f a una propaganda deprimente" , mentre avrebbe dovuto andare "ogni giorno a vedere le truppe e parlare per sollevare gli spiriti" (83). Il 20, alle 9 .30 atterrarono a Tun is i ed ebbero un lungo colloquio con von Arnim . Po i prosegu irono per Castel Benito , dove l'aviazione anglo-americana - saputo dalla ricognizione fotografica che la maggior parte delle unità aeree dell'Asse vi si e rano concentrate (quasi duecento apparecchi) - aveva infierito la notte sul 18 con tredici fortezze volan ti e la notte sul 19 con una re plica dei bombardieri. Infine si diressero al villaggio Bianchi, sede tattica del Comando Superiore
L'ABBAN DONO DEU.A T RI PO LITANIA
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Libia. Alle 14, appena arrivato, Cavallero si intrattenne preliminarmente con Giglioli e .Mancinelli. Quest'ultimo, richiesto d i un parere , affermò che ormai non sembrava possibile riprendersi ed imporre al nemico una battuta d 'arresto: pe nsare che il movimento retrogrado assumesse adesso la cad e nza desiderata e ra utopistico; al massimo poteva venire leggermente rallentato . Alle 15.30, presente Kesselring, ebbe inizio il rapporto al quale erano stati convocati Bastico, il gen. Bernasconi comandante d ella 5" squadra aerea, l'amm. Giartosio comandante della R. Marina in Libia, ed i comandanti d'arma. C'era poco da <lire e difatti Cavallero, esposta l'amara sorpresa di uno stato cli fatto non immaginato sino al giorno p rima, concluse - probabilmente senza molta convinzione con l'invito a spiegare alle truppe che comunque la manovra in atto "dovrà portarci n elle condizioni di poter ottenere la vittoria finale' (84). Poco dopo si presentò Rommel. La tensione che lo animava appariva evidente. Spiegò che la propria repentina decisione derivava eia quanto osservato nella mattinata del 19, durante una visita al Comando XX corpo . Lo sforzo nemico in atto nel settore cli Tarhuna risultava condotto d a due divisioni , la neozelandese e la 7" corazzata , e mirava a Zauia con il proposito cli tagliar fuori l'intera ACIT. Cavallero non rimase affatto persuaso della validità de i motivi addotti, tanto più che Bernasco ni e Seidemann, il Fliegetfùhrer Afrika, avevano valutato prese nte a sud-est cli Garian una b ri gata corazzata e su un itinerario malagevole, quindi con una minaccia pote nziale e non imminente . Di conseguenza consegnò a Rommel l'o rdine preparato dopo il colloquio con Giglioli e Mancinelli: •l . Il Duce ha consta tato che l'o rd ine da voi dato ie ri sera per la proseçu zio ne de l rip iegamento verso oves t è in contraslO con le dire ttive da lui imparti te et approva il telegramma 01/ 1071 a voi diretto da l maresciallo Bastico. 2. La situa zione quale e ra nota ie ri sera e quale risu lta da lle ricognizioni di oggi non giustifica, secondo l',wv iso del Duce, il provvedimento adottato e tanto meno giustifica l' immediatezza de ll'esecuzione . Il non im po rre a l nemico una sosta prolungata; prima di raggiungere il fronte di Tripoli. significa rin unciare ad assolve re il compito che è affidato all'ACIT. Tale compico è quello che il Duce vi ha fissa e.o ne lle sue direttive ne ll'ordine del 1° genna io. Entrambi questi documenti vi sono s1.a1:i com un ica ti dal marescia llo I3astico. 3. Affretta re il movimento ve rso la Tunisia significa compromettere la situazione militare in quel sectore, che non è presen temente in grado di ricevere queste forze ,mentre non so no ancora apprestare le posizio ni difensive che l'a rmata deve occupare . 4. li Duce co nsidera pertanlO che precipi tando il movime nto come vo i fate, il ripiegame nto si convertinì senza rirn ,e clio in una rom1. 5. Ciò premesso, il Duce mi ha d,HO l'inca rico di comu nica rvi che vi richiama all 'osservanza de lle dirett ive da lui impanil:e• (85) .
Ora, bisogna riconoscere che lo sgombero già avvenu to delle posizioni gebeliche (Homs-Tarhuna) e la partenza per la Tunisia della 21" Panzer comportavano automaticamente l'impossibilità di imporre un prolungato tempo d'arresto all 'avanzata britannica prima della
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'rrENTIUONALE
linea di Mareth. L'orlo dell'altopiano gebelico, infatti , rappresentava l'ultima posizione della Tripolitania capace cli offrire appigli tattici idonei ad una qualche difesa. Più ad occidente la Gefara diventava agevole e percorribile in ogni senso, con l'unica eccezione della striscia costiera, ricca cli sebche. All'altopiano gebelico si collegava, in un quadro sufficientemente armonico, il campo trincerato cli T ripoli . Era costituito da un notevole complesso d i opere permanenti, approntate sin dal tempo di pace. Costruite in base ai criteri dottrinali del tempo, del resto come quelle francesi di Mareth, le o pere p otevano fronteggiare attacchi di fante ria, al massimo appoggiata da esigue aliquote di carri. Peraltro la presenza di fitti uliveti in moltissime zone limitava fortemente il campo di vista e di tiro delle armi a tiro teso, in specie nel settore HomsCussabat. Assolutamente non prevista la possibilità di impiego a massa cli grandi unità corazzate. Altro punto debole era l'ipotesi strategica: concepito in funzione di un'eventuale offensiva dalla Tunisia, il sistema presentava un late> orientale estremamente debole e, per giunta, non ultimato , giacché, con il crollo della Francia nel 1940 e con il delinearsi cli una guerra solo sulla lontana front iera egiziana, i lavori erano stati sospesi e varie opere addiritt.ura disarmate per recuperare armi di vario genere, soprattutto controcarri. Poiché il sistema permanen te non proseguiva, verso sud ovest, oltre Castel Benito , diventava facile l'aggiramento attraverso la percorribilissima zona della Gefara in corrispondenza del tratto di Azizia. Jn siffatte condizioni, come già detto da Bastico, era da escludere la difesa cli Tripoli peraltro studiata ed esaminata nei minimi particolari esecutivi - in quanto i suoi repa rti sarebbero rimasti inevitabilmente accerchiati e, presto o tardi, costretti a cedere per esaurimento. Tutto ciò era noto a Rommel e natu ralmente la d iscussione assunse subito un tono alquanto vivace . Nel corso di essa il comandane.e dell'ACIT mostrò apertamente cli non dar molto credito a lle promesse di afflusso cli carburante e di automezzi per le fanterie, né fiducia ad un concreto apporto dell' aviazione. A tal riguardo , lo stesso Ca vallero dovette ammettere con Mussolini l'esiguità delle speranze: la 5' squadra aerea contava appena 32 caccia Mc 202 e 2Ò apparecchi d'assalto Mc 200 efficienti, l'aviazione tedesca 55 caccia e 12 Stuka, quasi tutti o rma i nei campi tunisini di I3en Gardane e cli Medenine. Jl mattino seguente Cavallero ricevette una sorpresa. La parte finale del bollettino dell'ACIT era cleclicaca al Comando Supremo ecl al Comando Supe riore Ubia: •Riferendomi alle direttive del Comando Supremo datemi oggi per ordine del Duce, prego dec idere con massima chiarezza e sollecilUdine se difendendosi ad oltranza nella zona a sud-est ed est di Tripoli si <leve correre il risc;hio rispeu..ivarneni.e di fortissime perdite o l'annientamento delle nostre forze, indubbiamente collegatovi, o se si tiene a fare giungere la massa dell'armata italo-tedesca nella posizione di Mareth ancora in tempo ed un seguito ['l a lquanto efficiente, rinunciando alla lotta ad ol tranza . In considerazione della forza dell'8' armata inglese e della possi-
L'A88ANOONO OELL.A TRIPOI.ITANIA
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bilità di ripiegamento ad ovest di Tripoli su una sola strada (il terreno fuori strada in maggior pa rte è impraticabile), è possibile soltanto una delle due soluzioni; una soluzione inte rmedia è esclusa "" (86).
La comunicazione era volutame nte brutale e Ca va Il ero, che riteneva di essersi espresso •con moira forma ma anche con grande energia" - come rife rì a Mussolini - nel richiamo alle dire tcive del Duce, rimase sconce rtato. Andò da Kesse lring e vi trovò proprio Rommel, così il chiarimento che si riprometteva in giornata ebbe lu ogo subito. Dal riassunto inoltrato a Mussolini non pare che il preambolo di Cavallero sia stato molto convin cente: •( ...) Ho deno a Romme l che dopo il colloquio di ie ri avevo chiesto istru zioni a Roma e che nel pomeriggio concavo di poterle comunicare; che per mio conto, come opinione personale, ritenevo non potersi nemmeno porre la tagliente al ternativa da lui prospenata, pe rché nessuno de i termin i di essa, cioè annientamento dell'armata o acce le ramento della manovra, era srnto co ntemplato negli ordini del Duce. Ho agg iunto che a mio ,1vviso gli ord ini del Duce non po1eva no subire mu tamenti, cioè essi prescrivono di non espo rre l'armala all'annieniamento e guadagnare tempo il più possibile, termin i questi enrro i quali il compito dell'ACIT deve essere assolto (. . .)•.
Tutto ciò lasciava le cose com'e rano. Non rispondeva al netto interrogativo di Ro mmel e non scioglieva l'antiteticità , in quelle circostanze, dei termini del problema. Comunque, presentando la questione non come «avvia me nto ad accelerare la manovra», bensì come una «modalità soltanto destinata a rendere possibile all'ACIT d i tra ttenere il nemico a ncor più a lungo con tutti i suoi elementi motori:lzati•, Cavalle ro autorizzò l' ulteriore ed immediato arretramento di due terzi de lle fanterie non mobili verso Medenine, vale a dire alla linea d i Mareth, ed il ritiro dalle posizioni d i Homs e di Tarhuna d e l terzo scaglione. Secondo la prede tta relazione, Rommel mostrò d i comprendere che le direttive impartitegli non derivavano da un egoistico interesse italiano, ma da una necessità operativa intesa a •non compromette re le sorti della guerra nello scacchiere tunisino». Tuttavia, Kesselring accomiatandosi commentò: «(. ..) bisogna fare i conti con la mutabili tà dello spirito di Rommel, il quale può sempre , di fro nte ad una notizi~ d a lui superv;1lutata, murare ,Hte::ggiamcnto e dec isioni• (87).
A dire il vero, l'osservazione non sembra molto obiettiva né centrata: mentre p uò essere accettabilissima una critica alla tendenza di Ro mmel a sopravvalutare le informazioni, nel senso di interpretarle secondo i suoi preconcetti, pare difficile mu overe appunto a chi modifica in tutto od in parte il disegno operativo a causa di nuove circostanze ritenute pericolose. Nella conversazione fina le, a quattr'occhi , tra Kesse lring e Cavallero era giunto a maturazione un problema che da troppo tempo g iaceva su l tappe to , fra esitazioni e reticenze. Era ora, giacché la situa-
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LE OPERAZ!ONJ I N AFRICA SErrENTRIONAI.E
zione fra ncamente stava dive ntando pericolosamente insostenibile . E vale la pena cli sottolineare che, anche in questo, chi provocò la conclusione fu Rommel. Egli, infatti, aveva dichiarato a Kesselring cli stare male fis icamente e psicologicamente e di sentire il bisogno di un lungo riposo al termine della ritirata a Mareth. Tutti i nodi si sciolsero au tomaticamente e le p roposte che il gen. Magli venne da Cavallero incaricato cli presentare con urgenza a Mussolini riguardarono i seguenti punti: comando della armata italiana , già ACIT, affidato al gen . Messe; capo cli S.M ., il gen. Mancinelli; ufficiale di collegamento con la 5" armata tedesca, il col. Bayerlei n, attuale capo cli S.M. dell'ACIT; sede del Comando d 'armata a Sfax; personale per eletto Comando fornito in buona parte dal Comando Superiore Libia, che sarebbe ovviamente sciolto. Pur avendo constatato un miglioramento nella progressione verso ovest, Montgomery non era molto soddisfatto e, conosciuto lo spostamento della brigata della Luftwajjè da Homs a Tarhuna, decise di cambiare la gravitazione dello sforzo. Del resto aveva preventivato questo caso e di proposito tenuto alla mano la 22• B.cor., adesso a Zliten. Il 20, dunque, cominciò con l'indirizzare al gen. Wimberley, comandante della 51° Highlanders, un "imperial rocket", un cicchetto formidabile, per la scarsa iniziativa fino allora d imostrata. La sera stessa la stanca divisione riprese vigorosamen te l'attacco gettandosi sulla 90" leggera al villaggio Corradini. Lo scontro, condotto eia cinque battaglioni, fu assai duro ed i tedeschi riuscirono a stento a disimpegnare i resti di un battaglione rimasto accerchiato. Il 21 sera, nonostante le difficoltà provocate dalle abil issime distruzioni e demolizioni realizzate dai pionieri tedesch i, gli Highlanders entravano nella cittadina e la 22" B. cor. si portava alla periferia di Homs. Verso l'interno, all'alba del 21 la 7• D.cor. era avanzata su due colonne. La 4" B.cor. leggera ebbe fortuna: trovato il terreno sgombero, le sue au toblindo si infiltrarono profondamente sino ad una ventina di chilometri a sud cli Azizia; invece 1'8• B.cor. venne trattenuta a nord di Tarhuna dalla 164" leggera. La neozelandese, dal canto suo, attaccò Garian riuscendo a superare g li e lementi ritardatori ivi rimasti ed a proseguire verso Azizia. Quella sera Cavallero e Bastico si convinsero una volta cli più cli quanto il prematuro abbandono della linea Homs-Tarhuna ne lla notte sul 20 avesse favorito l'azione nemica. Proprio mentre Rommel si persuadeva dell'imminenza d i un avvolgimento ad ovest cli Tarhuna, Montgomery prendeva una decisione assolutamente opposta. Nelle prime ore del 22 arrivò a Superlibia la risposta del Duce all'interrogativo posto da Rommel. 11 semplice buon senso che la caratterizzava sarebbe potuto emergere anche prima, bisogna riconoscerlo . Si trattava di scegliere, scriveva Mussolini, tra la resistenza a sud-est cli Tripoli con l' inevitabile annientamento dell'armata e la rinuncia alla lotta con il salvataggio della massa corazzata a Mareth. Ebbene, vi-
l.'/\IIBANDONO OF.I.LA TRIPOLITANIA
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sta la situazione e considerato che non si era resistito sulla linea Ho ms-Tarhuna, o ffren te migliori appigli tattici, diventava p referib il e sa lvare l'ACIT, possibilme nte al comple to . Immed iaramente Rommel ricevette il via e Cavallero rien trò in Italia . Nel contempo, Montgomery dava un'altra accelerata. Nella tarda mattinata d el 22 l'ava ngua rdia della 5 l' Higblanders entrò in Castelve rde e ne l po meriggio la 22• B.cor. scavalcò g li scozzesi - con mo lta pe na , d ata l' impossibili tà cli p orta rsi fu o ri strada in corrispo nd enza delle interruzioni auuate d ai genieri dell 'Asse - e si d iresse su Tripoli, portando su i Va/antine il I Gordon. Per qua nto un vio le nto co ntrattacco della 15· Panzer arrestasse la pressio ne b ritannica fra Azizia e Castel Benito, e ra evide n te la p rossima chiusura della te naglia n emica su Tripo li. Ro mme l, già il 21 aveva disposto l'avviamento oltre Zuara d elle fanterie n on motorizzate; adesso v id e a rriva to il mo me nto finale. La linea, grosso mo d o , corre va d alle fo rtificazio ni d ella pe ri fe ria ori e nta le di Tri po li a Caste l Benito -Azizia-Jefren-Na lut-ed Dehi bat. TI fro nte est era te nuto dalle retroguardie clell'ACIT, quello sud dal Comando Truppe Tripolitania, che stava cercando cli recupe ra re almeno parte degli e lemen ti d islocati in avan ti, da Gad arnes a Mizda. Ne l pome riggio de l 22, quando la 4" B. cor. leggera oc<:upò Caste l Benito, Rommel o rd inò il ripiegamento dei reparti rimasti sulla cintura di Trip o li. All'alba d el 23 , poco d o po lo sgombero delle re trogu ard ie d ell'Asse, il nemi<:o e ntrava in Tripoli co n 1'11 ° ussari da sud e d il 50° carri eia est. Per g li inglesi, giustamente, fu una grande vittoria. Radio Londra , alle 21 de l 23 ge nnaio annunciò: •Tripo l i è nelle n ostre mani per l a p rima volta e ser virà <li b ase avan za l a per alimentare l'ulteriore marcia della s• armata (...). I nos1ri genieri sono questa sera già all 'opera nel porto per riparare i danni e renderlo di nuovo utili7.7.ahile (. ..). Da oggi nessuna parte della Tunisia sarà fu o ri p ortaca el ci bombardieri leggeri e dei caccia ,1 grande autonomia op eranti dalle b:1si libiche o dall'A frica seu en trio nale francese( ...) •.
E due gio rni dopo Rad io Londra , alle 23.20, si d iffu se sui dispacci p rovenie nti da lla Li b ia , tutti conco rdi - co n l'a ppogg io di confide nze e commenti di prigio nie ri italiani - nel sottolineare l'abbandono d elle truppe italiane d a parte tedesca. "Le azioni di retroguardia da elAgheita a Tripoli sono state combattute da soldati italiani. Ma queste retroguardie non avevano altro compito che proteggere la ritirata tedesca . Le retroguardie italiane hanno dovuto com battere senza viveri e senza acqua" d isse, fra l'altro, Radio Londra. È chiaro il fin e prop aga nd istico d i tali affe rmazioni, d el tutto gratuite , però sa rebbe e rrato riten ere che qualche ide a del ge ne re no n fo sse rea lmente d iffu sa tra le truppe ita liane, specialme nte al live llo e levato . Non dim e ntichiamo ch e cominciavano ad arriva re voc i della tragedia d ell 'ARMJR.
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Schizzo n. 30
:IT IL MATTINO DEL 24 GENNA.TO
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LE OPERA:!JONI IN A f lUCA SlòTTENTRIONALE
Sgomberata Tripoli, le forze italo-tedesche si schierarono inizialmente nella fascia costiera fra Zauia , Agelat e Zuara. Secondo gli ordini di Rommel, le truppe non mobili si spostarono a scaglioni e si fermarono a sud della via Balbia, in corrisp ondenza dei maggiori nodi cl i comunicazione, sì da bloccare tutte le provenienze dall'arco gebelico attraverso la pianura della Gefara e proteggere da eventuali tentativi di interruzione l'unica arteria di ritirata verso la Tunisia. Le truppe mocorizzate, alle quali si aggiunsero vari reparti italiani montati per l'occasione su automezzi, assunsero invece funzione cli retroguardia contro le provenienze da est. Assicurato il mantenimento dei due principali perni dello schieramento, le posizioni di Sorman-Zauia nella striscia costiera ed il nodo rotabile di el-Uotia al limite occidentale della Gefara, l'ACIT rip rese il movimento verso ovest il 24 gennaio (schizzo n. 30). Secondo il modulo ormai consueto di Rommel , assunse pertanto uno scaglionamento molto spiccato lungo la Ba lbia, ma nel corso ciel movimento complessivo le formaz io n i vennero ancor p iù diluite, accentuando notevolmente la profondità del dispositivo. A questo punto, le unità non motorizzate, a sbalzi successivi ed alternati, si portarono direttamente a Mareth, dove iniziarono a sistemarsi; quelle motorizzate proseguirono anch'esse il movimento verso la Tunisia, continuando tuttavia nella loro mansione di retroguardia. Occorre osservare che Io scaglionamenro delle fo rze tanto curato da Rommel tendeva anche ad evitare pericolose incursioni da parte ciel Long Range Desert Group, nella sua consueta attività di disturbo. Frequenti , durante la ritirata da el-Agheila a Buerat, erano stati i tentativi di portare scompiglio nel le retrovie dell 'ACJT e di compiere atti d i sabotaggio capaci di scuotere il morale delle truppe, cli infirmare l'azione dei Comandi e di intralciare in qualche modo le operazioni di ripiegamento. Nel loro complesso, però, queste incursioni erano risultate vane e gli effetti ottenuti scarsi e modesti. Nel corso dell'ulteriore arretramento dell'Asse su Tripoli, le pattuglie britanniche si proposero obiettivi ben più ambiziosi: raggiungere le sedi dei Comandi italiani di maggior rango nella zona fra Misurata e Castelverde, catturare general i, crea re crisi di funzionamento nei Comandi stessi, impossessarsi di documenti segreti. Sfruttando le favorevoli condizioni ambientali, i sabotatori inglesi riuscirono ad infiltrarsi alle spalle clell'ACIT, passando fra l'ala destra di questa ed il presidio cli Hon, ed a raggiungere la zona a sud della via Balbia, all'altezza cli Misurata, dove le anfrattuosità del terreno e la copertura conse ntivano facili occultamenti . Anche in questo periodo le azioni fallirono tutte per la solerte vigilanza e la pronta reazione degli elementi incaricati della protezione dei Comandi. Cosicché, isolatamente od a p iccoli gruppi, gli incursori caddero nelle nostre mani. Fra essi anche il loro comandante, col. Sterling. I superstiti dovettero rinunziare ad ogni altra speranza e so lo in min ima parte riuscirono a rientrare nelle loro linee.
l'AIIIIANUONO DI.li.LA TRIPOLITANIA
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LE O PERAL'.IONI IN AFRICA SRTT F.NTRION1\I.F.
Le forze britanniche si dimostravano paghe e soddisfatte de l successo conseguito con l'occupazione di Tripoli, l'obiettivo di tutta l'offensiva da El Alamein. Perciò caddero l'assillo del tallonamento ecl il timore dell'avvolgimento. Montgome1y aveva da risolvere un imponente problema logistico e non pensava certo a spingere 1'8" armata alla frontiera senza aver prima p rovveduto a costituire un'adeguata base di alimentazione, col presupposi:o indispensabile della rimessa in effi cienza d elle attrezzature portuali cli T ripoli ed il ripristino delle principali vie di comunicazione . Si limitò, dunque, ad affidare alla 7· D.cor. il compito di mantenere il contatto con le retroguardie dell 'Asse, esercitando su di esse una pressione sino a Zuara, in prossimità del confine. Questa azione si manifestò peraltro tanto cauta e lenta da non p rovocare d isturb i né interferenze di sorta sulla nostra ritirata, che invece soffrì per l'incessante carosello della aviazione anglo-americana, attiva sia cli giorno sia cli notte, contro la quale le possibilità di reazione erano estremamente limitate, per non dire irrisorie Il 25 gennaio la 90" leggera, con un battaglione della 164 • leggera ed uno della 15" Panze1~ si fermò sulle posizioni cli Sorman-SabrathaAgelat. Attaccata il giorno successivo a Sorman, ripiegò di appena qualche chilometro, ma riuscì a conservare il possesso di Sabratha. Nel contempo la 164" leggera si concentrava nella zona cli Foum Tatabouine per controllare le provenienze da sud e sud-est. Finalmente la linea di Mareth, già quasi interamente occupata dalle truppe non motorizzate, cominciava ad assumere una certa consistenza e ad acquistare un preciso profilo. Rimanevano sgombere le sole aree cli prevista dislocazione dei reparti, di massima corazzati, ancora in fare di ripiegamento. Naturalmente si erano rese necessarie alcu ne modifiche struttura li. Il 25 gennaio il Comando Militare del Sahara libico si trasformava nel Comando raggruppamento sahariano ed il Comando Militare della Tripolitania, perdendo le funzioni di Comando territoriale, rimaneva con sol i compiti operativi e passava alle dipendenze d 'impiego dell'ACIT. Rommel era veramente abbattuto. Si faceva forza, ma il logorio dello spirito e ra pari a quello morale . La le ttera d el 25 gennaio alla moglie è illuminante su ciò che passava nel suo animo: .. fcri tuno è andat:0 come p revisto. Semplicemente non posso dirti quanto sia pesante per me subire questa ritirata e tutto que llo che ne de riva. Giorno e nmte sono wrrnenw to da l pensiero che gli avveni menci possano veramente vo lgere a l peggio qui, in Africa. Sono così dep resso da app lica rm i co n fa1 ica a.I mio lavoro. Puù essere che qualcun ak ro veda p iù roseo nella s ituazione e s ia in grado di agire di conseg uenza. K. I= Kesselringl, per ese mpi o , è p ie no di o ttim ismo.Forse egli vede in me la causa di una manca ca più lunga sosta dell ',1rmata. Non può avere idea cie l vero va lore de lle mie truppe, e nemmeno gli italia ni; non della sproporzione cli forze che sem pre più gravemente ha pesato nei nostri confronti a causa dell'eccellente motorizz;izione del nemico, del la sua disponibilità cli ca rri e di aucob lindo e della favorevole situazione de i suoi riforniment i. Slc.> ..ispettando ansiosamente di vedere quello che succederà- (88).
L'A80AND0N0 DIJLL,\ TRIPOLITANIA
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Anche il 26, durante lo spostamento del Comando del)'ACIT a I3en Gardane, Rommel si era lasciato andare a tristi considerazioni. L'abbandono della bella Cirenaica prima e della T ripo lirania adesso lo rattristavano, p ensando al du ro lavoro ed alla grande abnegazione con cui i contadini italiani erano riusciti a strappare intere plaghe alla desolazione del dese rto. Dove una volta si stendeva un·arida terra e stentato suolo, a ppena sufficiente per il bestiame degli arabi, dove gli im pianti di irrigazione romani ancora esiste nti erano insa bbiati, d ove la coltivazione del frumento era sconosciuta, era intervenuta la formidabile spinta della colonizzazione italiana. li suo splendore si poteva appena immaginare sotto i cumuli di mace rie lasciate dalla guerra . E vedendo il tronco fe rroviario in costruzione eia Tunisi alla frontiera libica, calcolò amaramente l'immenso errore commesso dall 'Italia a non realizzare una linea ferroviaria lungo la costa libica. "Se fossimo riusciti- r,ensò - a tenere il fronte presso Sirte ancora per tre mesi, la ferrovic1, da Tunisi Ct Sirte sarebbe stattt portata a termine'' (89). Intanto era gi unta, tramite Bastico , la comunicazione del Comando Supremo, secondo la quale, il comando della nuova 1• annata italiana sarebbe stato assunto dal gen. Messe. Questi era stato ricevuto da Cavallero il pomeriggio del 24 e messo al corren te d ella situazione e delle conclusioni. TI Comando Supremo avrebbe voluto che il XXX corpo in Tunisia passasse alle dipendenze dell'arma ta italiana, ma secondo Kesselring ciò non si conciliava con la differenza cli carattere strategico es istente tra le zone di Mareth e cli Gafsa. La prima rivestiva netta fu nzione dife nsiva contro le provenienze da s ud; la seconda, invece, offensiva e diretta verso ovest. Qu indi Messe doveva occuparsi del fronte meridionale e von Arnim di quello occidentale. Entrambi a ll e dirette dipendenze del Comando Supremo e con unica Inte ndenza. L'idea era che Rommel lasciasse l'ACIT una volta schierate le truppe sulle posizioni di Mareth. Nel frattempo il gen. De Srefanis, con Man cinelli, doveva costituire il nuovo Comando d 'armata, articolato in Comando tattico e Comando arre tra to, per facilitare il trasferim e nto di responsabilità ed agevolare l'ambientamento cli Messe . La d efinizione della data per il passaggio di consegne veniva las<.:iata a Rommel, la cu i richiesta cli licenza per motivi di sa lute era stata accolta cla ll 'OKW. Visto che ormai il g rosso dell 'arm ata s i trovava in Tunisia, Rommel rappresentò l'opportunità di una sollecita conclusione: •Dopo le esperienze faue nel corso della ritirarn - annocò nei suoi appur11i avevo poca voglia di continuare a far la pane del capro espiacorio per un muc ch i o di i ncom r e1enci e ch iesi al Comando Supremo di rnand:i re il gen . Messe i n Africa non appena possi bile, così da poter insediarsi nel suo nuovo Comando• (90).
Anche Bastico caldeggiò il rapido arrivo cli Messe e da Roma venne 1->tabilito avesse lu ogo il 31 gennaio. Il 26 sera Cavallero spedì due urgentissimi telegrammi. Il primo era per Bastico: data la siwazione esistente in Tunisia , era inclispen-
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SE'ITtNTRIONALf
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sabile che, nell'abbandono ultimo della Tripolitania e dal confine tunisino in poi, Rommel imponesse qualche battuta d'arresto al nemico, attaccando le sue avanguardie ovunque possibile. «Questa condotta da hinhaltendes Gefecht (combattimento ritardatore) - concludeva il messaggio - est realizzabile se Comando annata corazzata lo vuole fermamente . Questo è l'ordine del Duce» (91) . Il secondo telegramma, compilato d 'intesa con Kesselring, era p er Rommel e definiva i nuovi compi ti assegnatigli: difesa ad o ltranza del fronte sud tunisino sulle posizioni di Mareth, assicurando la protezione del fianco occidentale fra Djebel Ksour e Chotc Djerid. Il Comando Supremo stava disponendo il completament0 delle divisioni dell'armata , l'invio della D.f. Livorno e l'assegnazione della D.cor. Centauro, ma occorreva tempo ed anche per questo la ritirata doveva essere rallentata. Intanto, per ogni evenienza , ne lla Tunisia meridionale veniva predisposta una riserv a di scacchiere in mano al Comando Supremo. Limite cl i settore fra ACIT e 5• armata corazzata: il 34° parallelo (nord di Gabès) . Il 27 gennaio le residue forze in retroguardia proseguirono, praticamente indisturbate, il programmato ripiegamento a scaglioni. La 90" leggera si portò a Zuara con l'ordine di mantenerne il possesso sino al giorno successivo a quello del definitivo deflusso delle truppe del Sahara e della Tripolitania. Il 3° ed il 33° gruppo esplorante tedesco si diressero l'uno a Foum Tatahouine e l'altro a Ben Gardane , mentre a nord-ovest della 164• leggera , ferma a Foum Tatahouine, andavano a schierarsi unità provenienti eia Nalut, per garantire il possesso dei passi cli obbligato passaggio a sud-est di Ksar el Hallouf. Tale dislocazione generale rimase pressoché immutata nei giorni 28 e 29 gennaio . La brigata della Lupwajfe doveva assicurare il presidio di Pisida sino a tre giorni dopo l'ingresso in Tunisia degli ultimi e lementi della 90' leggera. Contemporaneamente al ripiegamento dell' ACIT, avveniva anche la graduale ritirata del raggruppamento sahariano e delle truppe della Tripolitania. Su lla base degli ordini impartiti dal Comando Superiore ed in relazione al compito cli provvedere alla sicurezza ciel fianco meridionale dell'ACIT, essi si erano raccolti e schierati lungo l'arco gebelico, fra Nalut e Garian, con distaccamenti proiettati verso sud . Mizda fu evacuata il 22 pomeriggio, dopo aver brillantemente re spinto un attacco sferrato il giorno p recedente dal gruppo francese O. La notte sul 23 il raggruppamento sahariano, su o rdine d i Rommel, ripiegò verso Jefren. Il giorno successivo un piccolo complesso tattico francese ciel gruppo D unitamente ad elementi della 4' brigata corazzata leggera britannica prendevano contatto con le linee dell'Asse a Garian . Considerato cb e l'ACIT s i era già portata nella zona fra Zauia e Zuara, tutti i reparti del fianco difensivo gebelico iniziavano il graduale ripiegamento p er trasferirsi in Tunisia , nella nuova zona di schieramento fra Ksar el Hallouf e lo Chott Djerid. Un trasferimento laborioso e complesso, che presentò enormi difficoltà pratiche.
L' ABBA NDONO DEI.I.A TRJPOUTAN IA
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Tutte le truppe libiche vennero congedate. Il 3 febbraio gli ultimi elementi lasciavano la Tripolitania. Alle ore zero del 31 gennaio Ba stìco ceclett.e il comando cli tutte le forze italiane dislocate nella Tunisia merid ionale a Rommel e contemporaneamente il Comando Su peri ore Forze Armate della Libia cessò di funz ionare : ormai il passaggio delle truppe oltre frontiera poteva considerarsi u ltimato (92). Il grande cambiamento era nell'aria già da un paio cli mesi , ma ebbe luogo all'improvviso e colse tutti, forse anche Ciano, cli sorpresa per la sua repentinità. Il 30 gennaio Cavalle ro veniva esonerato dalla carica di capo cli S.M. Generale . Gli subentrava il gen. Ambrosio, che lasciava la carica cli capo di S.M. dell 'Esercito al gen. Rosi . Al posto di quest'ultimo, comandante della 6• armata in Sicilia, passava il gen. Roatta, il quale, a sua volta, cedeva la 2 armata in Croazia al ge n. Roboni . La perdita della Tripolitania, e cioè l'abbandono dell'in tera Libia, contribuì a decidere Mussolini. All'insoddisfazione per la disastrosa svolta assunta dalla gue rra - il Duce, pur avocando a sé le grandi e determinanti decisioni strategiche, era pronto a lavarsi le mani degli insuccessi , che riversava tranqu illamente sui 'tecnici' - si univa la consapevolezza di dover indicare un responsabi le all'opinione pubblica. Però occorre anche dire che le critiche nei confronti cli Cavallero erano estremamente aspre e diffuse. Torneremo sull'argomento . 1
3.
CONSIDERAZIONI SULLA RITIRATA.
Non è semplice riassumere in uno sguardo retrospettivo l'intera ritirata dall'Egitto alla Tunisia , anche se si è trattato di un continuo arretramento, contraddistinto più da discussioni ad alto livello che da combattimenti. Ma sembra lecito dividere il periodo operativo in due parti: lo sganciamento dalla pressione dell'8• armata sul campo d i battaglia cli El Alamein e la manovra dal confine libico-egiziano alle posizioni cli Mareth. Il primo momento fu drammatico. L'ordine di ritirata, diramato nel pomeriggio del 4 novembre da Rommel , fu determinato non già eia una libera decisione , bensì dall'urgenza cli abbandonare al più presto il terreno della lotta per recuperare a lmeno parte dell'ACIT. L'idea di riprendere in mano le truppe sulla linea di Fuka, che teoricamente offriva qualche appiglio, non resse davanti alla realtà di un disastroso crollo, della perdita di ogni collegamento, di un incalzare nemico, di un implacabile imperversare della Royal Air Force. Nella notte s ul 5 novembre, passeggiando con Mancinell i sulla striscia cli atterraggio cli Fuka, Rommel mani festò il tumulto di sentimenti che si agitavano nel suo animo. Si mostrò inasprito per gli ordini d i Hitler e di Mussolini che l'avevano inchiodato troppo a !un-
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I.E OPERJ\ZlONl JN AFRICA SEITENTR IONAI.F.
go davanti ad El Alamein, angustiato per la sorte delle truppe di cui ignorava perfino che cosa avrebbe potuto recuperare, preoccupa to per l'ul teriore svolgersi della campagna dato l'ormai incolmabile divario di forze, deciso tuttavia a giocare ancora la partita nonostante la povertà dei mezzi disponibili. "Erano pensieri amari - ricordò più tardi egli stesso - in quella notte di disfatta". Ma sappiamo anche che formulò freddamente una valutazione operativa nitida e scevra da incertezze. Nelle circostanze del momento, senza più speranze di vittoria in Russia, con l'incognita del convoglio anglo -americano cli eccezionali dimensioni segnalato a Gibilterra, con 1'8" armata strapotente in marcia verso la Libia, il successo fina le in Europa gli appariva assai dubbio e la sconfitta in Africa sicura. Ai s uoi occh i esisteva, dunque, una sola possib ile linea cli condotta: riportare indietro l'armata ev itandole altre perdite e trasferirla al più presto in Europa. Gli inglesi avevano indicato la via da seguire quando la partita risulta persa: salvare i soldati abbandonando, all'occorrenza, carri armati, artiglierie ed automezzi. Inutile discettare se da parte di Rommel si trattò di concezione dettata da pu ro p essimismo, visto che ancora non conosceva l'entità delle forze sulle quali avrebbe potuto contare e dei rinforzi che sarebbero affluiti dall'Italia e dalla Germania, oppure cli spassionato esame della situazione effettuato in bas·e alla consapevolezza della portata della sconfitta ed alla triste esperienza ci rca Io scarso affidamento delle promesse d 'aiu to d el Comando Supremo, dell'OBS e clell 'OKW . Il proposito cli trasferire l'armata in Tunisia, sfuggendo ad ogn i tentativo di presa d ell'avversa rio, sarà in Romme l incrollabile . Tutti gli altri protagonisti la pensarono diversamente. Ma tutti erano lontanissimi dallo scacchiere egiziano, tutti minimizzavano lo sfortunato esito della battaglia. Con l'arrivo d i semp re più precise informazioni divenne chiaro che una sosta prima del confine poteva essere unicamente regalata dal nemico . L'ACIT aveva assoluto bisogno di mettere un po' di spazio fra sé e 1'8" armata. La questione della resistenza sulle posizio ni cli Sollum-Halfaya-Sid i Ornar costituì il primo episodio della lunga diatriba che accompa gnerà l'intero movimento retrogrado . Per il Comando Supremo e rano rea lizzabili adeguate battute d 'arresro sul ciglione Sollum-Halfaya perché vi esisteva un'organizzazione d ifensiva già imbastita con reparti della Pistoia a cu ra di Barbaseui, ed alla stretta di e l-Agheila perché presumibile limite della capacità cli progressione britannica. La resistenza al ciglione Sollum-Halfaya avrebbe consentito l'allestimento cli una posizione difensiva ad el-Agheila con reparti d ella Spezia a cura di 13astico. Naturalme nte , fra il confine ed e l-Agheila il terreno doveva esser ceduto sistematicamente, per sbalzi successivi e combattendo. Per l'OK\Xf e l'OBS il discorso era più o meno analogo. Esistevano , dunque, d ue orientam.enti opposti. Gli Alti Comandi intendevano dar corso ad una vera e propria manovra ritardatrice per guadagnare tempo a favore de lla sistemazione di posizioni re-
1,'ATITIAKDONO DELLA TRl l 'OLITANIA
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trostanti. Rommel reputava attuabile solo una manovra di ripiegamento per salvare l'armata. Se si fosse trattato di una disquisizione di carattere dottrinale, mal di poco . IL guaio era che nell'applicazione dell'uno o de ll'altro tipo di manovra il combattimento giocava un ruolo ben differente: in quella ritard,ttrice esso si presentava come normale, nella seconda appariva evitabile e comunque avrebbe interessato la retroguardia. Ebbene, mentre Rommel intendeva rifiutare la battaglia per non sub ire perdite inutili, gli 'altri' ritenevano che fosse in grado di poterla accettare senza molti danni. Anche a tal riguardo, in fondo, il dissidio non era d iffici le eia superare: bastava un o rdine perentorio ed inequivocabile. Purtroppo le direttive ciel Comando Supremo presentarono quasi sino all'ultimo due gravi caratteristiche negative. Troppo a lungo parlarono di difesa ad o ltranza anziché di difesa a tempo determinato; cli ripiegamento solo in caso cli insostenibile attacco nemico e su autorizzazione superiore senza, peraltro, rischiare l'ann ientamento dell'armata. Non che Cavallero, per primo, non si rendesse conto dell' inconciliabilità cli tali pretese. Comprendeva sicuramente di stabilire vincoli poco realistici al riottoso comandante dell'ACIT, ma in certo modo vi si sentiva costretto perché negava attendibil ità alle affermazioni cli impotenza di Rommel (ingi ustamente), gli attribu iva il deliberato intento di agire di testa propria (esattamente), minimizzava le ristrettezze organiche e logistiche lamentate dall'a rmata (arbitrariame nte) e sottovalutava il p ericolo cli un abbraccio mortale eia parte dell'avversario. Significativo il commento fatto il 21 novembre al gen . Geloso circa le previsioni sull'eventuale u lterio re arretramento ad occidente di el-Agheila: "Non si deve dire per euitare mentalità orientate a continui ripiegamenti!'.
A parte Barbasetti, che in fondo era sempliceme nte l'uomo in posto del Comando Supremo, due altr i personaggi si trovavano direttamente coinvolti negli avvenimenti: Kesse lring e Bastico. Il primo manifestava una ancor maggiore rigidità di vedute. Basandosi sui rapporti cie l Fliege~fuhrer Afrika ed in special modo sulle precedenti sbalorditive vittorie ciel 1941, si era p ersuaso che Rommel, ove l'avesse veramente voluto, sa rebbe stato capace d i buttarsi all' improvviso sulle avanguardie britanniche, disperderle e ... riprendere l'iniziativa. In ogni caso, non ammetteva il costante rifiuto delle occas ioni cli lotta. 13astico - che male aveva sopportato la costituzio ne della delegazione del Comando Supremo, scorgendo in essa la rottura dell'unità di comando e di responsabilità nello scacchi ere nonché la causa cli interferenze e divergenze derivanti eia! cambiamento strutturale - era rimasto spettatore sempre più allarmato. Allorché Cavallero gli comunicò lo scioglimento cl i Delease , in altri termini il ritorno dell'ACIT e cli tutte le fo rze armate della Libia alle sue dipendenze, e gli assegnò come compito la difesa della Tripolitania contro 1'8 ' armata, il comandante superiore chiese ed ottenne esplicita assicurazione cli cospicui rinforzi cli carri armati tedeschi, artiglierie, automezzi, carburante e mu -
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nizioni, aerei entro brevissimi termini di tempo. Chiese ancbe, ma non l'ottenne, l'esonero di Rommel che giudicava moralmente abbattuto ed unicamente orientato a correre in Tunisia. Al rovescio subito ad El Alamein si era infatti aggiunto lo sbarco anglo -americano nel Nordafrica francese. L'apertura di un nuovo scacchiere colse il Comando Supremo e l'OKW praticamente di sorpresa. A dispetto d elle segnalazioni del SIM sin dai primi di ottobre e dell'apprezzamento di Supermarina cli fine mese, l'imminenza cli un'operazione così imponente evidentemente non aveva trovato molto credito . Altrimenti diventa incomprensibile, prima ancora che ingiustificabile, che nessuna m isura concreta abbia fatto seguito alla generica ammissione d i un'emergenza del genere eia parte di Mussolini e di Cavallero. I più apertamente increduli ad un'iniziativa alleata in Marocco od in Algeria furono i tedeschi; in parte perché troppo ta rdi si resero conto ciel gravissimo fallimento dell'azione contro i convogli in navigazione nell'Atlantico, in parte perché non vollero mai ammettere che i francesi, invece cli resistere contro un'invasione anglo-americana, avrebbero finito per assecondarla. L'imprevidenza dell 'Asse costò cara e provocò un intervento molto improvvisato in Tunisia ed un'incertezza strategica iniziale anch'essa dannosa. In un primo momento, infatti, la costituzione della testa di sbarco venne considerata, almeno da parte italiana, come " l 'unico modo per salvare ancora la Tripolitania" (93). Un paio di giorno dopo, Cavallero sostenne con von Rintelen la convenienza di rinunciare alla Cirenaica e raccogliere le forze in Tripolitania , sfru ttando le migliori possibilità cli rifornimento offerte dalla Tunisia. La Tripolitania, asserì, rivestiva importanza determinante in quanto l'asserragliarsi nel piccolo spazio tunisino avrebbe portato in breve alla resa. Una settimana più tardi la questione era rovesciata : "Comunque il problema principale è ora Tunisi . Se perdiamo la Libia potremo ancora agire. Se perdiamo la Tunisia non sarebbe più possibile fare altro" (94) . Il 22 novembre un promemoria dell ' ufficio operazioni del Comando Supremo per il capo di S.M . Generale, stilato su lla base di dati vagliati e discussi con Supermarina, giungeva a conclusioni assai incerte sul futuro ma chiare sul da fa rsi fino a Natale. La situazione ma rittima in Mediterraneo si era fatta pesante, a dir poco. Ne l bacino orientale non restava che assumere un atteggiamento strettamente difensivo con il ricorso, in linea di massima, all'impiego degli aerei e dei mezzi insidiosi navali. La difesa d i Creta e dell'Egeo doveva essere locale, salvo un preordinato intervento a massa della R. Aeronautica. Nel bacino occidentale era garantita da una buona difesa navale in forze del Tirreno, delle coste liguri e cli quelle francesi. Nel Mediterraneo centrale, il rifornimento della testa di sbarco tunisina costituiva condizione fondamentale ed assoluta per rimanere in Africa settentrionale . La sua perdita avrebbe significato irrimediabilmente ed irreversibilmente la perdita di tutta l'Africa. Stando così le cose, l'alimentazione diretta,
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via mare, della Tripolitania rivestiva importa nza secondaria, essendo preferi bile assicurarla dalla Tunisia via terra o, al massimo, con cabotaggio . Ciò premesso , si trattava di va lutare se possibile garantire il necessario traffico con la Tunisia ed in quale misura . Circa il primo puntO Supermarina chiedeva l'immediata ripresa dell'offensiva aerea contro Malta ed il concentra mento di tutti i piroscafi e mezzi di scorta al solo ed unico vantaggio dei trasporti con Tunisi e Biserta. Sulla misura mass ima mensile o tteni bile, i calcoli si aggiravano sulle 70 .000 tonn . di materiali, 40.000 di carburante, 20 .000 uo mini e 4.000 autoveicoli. Ora, Malta stava rialzando rap idamente la testa . Le nuove esigenze ad occidente impedivano all a Luftwaj]'e di conti nuare le incursioni sull'isola e proprio il 20 novembre l'operazione Stoneage si e ra conclusa consentendo al grosso convoglio britan nico M\'<1 13 di scaricarvi ingenti rifornimenti e dando inizio a regolari viaggi. Inoltre e ra ovvio che ben presto i mezzi navali ed aerei di base a Malta sare bbero stati incrementat i. Comunq ue, anche supposto - e non concesso - di trascurare il problema rappresentato dall ' isola e senza tener conto delle perdite, l'ufficio operazion i espresse l'avviso che, nell 'impossibilità cli fronteggiare tutte le necessità (afflu sso cli nuove divisioni organiche, invio di comp lementi, rifornimenti ordinari e straordinari), o ccorresse dedi care al lo scacchiere tunisino ogni di sponibilità d i tra sporto, almeno s ino a quando non si fosse superata la fase critica. Lo scacchiere libico, dunque, doveva arrangiarsi con quanto esisteva in Tripo litania per guadagnare almeno un mese , durante il quale avrebbe ricevuto poco o niente. Se non poteva otte nere questo tempo sulle posizioni di el-Agheila , bisognava che lo realizzasse con successive resistenze tra e l-Aghe ila e lh1erat. «La sitll azione in Tunisia - terminava il promemoria - tra un mese dirà se è necessario continu are acl inc reme nta re esclusivame nte le fo rze della Tunisia o se, e quanto, sarà possibile dart! alla Tripolita nia : ne co nseguirà il successivo atteggiamento da tenere in Tripolitania• (95). Probabi lmente un si mile conce tto, esposto co n fredda dete nninazione, sarebbe stato accolto con migliore d isposizione di spirito da Bastico e da Rommel, i quali continuarono ad attendere invano gli aiuti sempre promessi ed a preoccuparsi per q uanto accadeva in Tunisia , alle spalle d ell 'ACIT. •È mia ferma convin zione - scriverà I3asl.ico ne lla sua re laz ione sul cicki operativo 16 novembre 1942--i febbraio 1943 - che una direniva superiore chia ra e dec isa, d::t ta nella seco nda quindic im1 <li novembre, avrebbe pe rmesso di ripiegare se re nam ente, se realmente era necessario il ripi egamento, e <li sgombra re se nza difficoltà le attrezzature e dotazioni logistiche <li Tripoli, nonché di apprestare a d ifesa le posizio ni di Mareth be n più saldamente cli quanlo s'è potu!O fare,.
Ed anche il gen. Palma, intendente A.S., espresse uguale rammarico: la mancanza cli una "chiara ed inequivocabile" visio ne di q uelle che si voleva fare , affermò, costituì un pesane.e fardello ed impedì che lo sforzo logistico fosse reso il più economico possibile .
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Ora, se Hitler e l'OKW, pur ammettendo la gravità degli even ti, manifestavano apertamente scarso interesse alle vicende clell 'ACIT; se .Mussolini ed il Comando Supremo, pur interessati appieno al teatro africano, reagivano con una dilatazione delle occupazioni militari in Europa e finivano per mostrarsi più velleitari ch e volitivi oltremare; Rommel per contro aveva subito considerato gelidamente la situazione e tratto le conseguenze. Certo giocava a suo vantaggio l'assenza di remore di carattere sentimentale (abbandono della Libia) o di politica interna italiana (grave smacco ciel fascismo), ma è anche vero che l'Italia non poteva permettersi di perdere inutilmente l'ACIT. Assunta la nuova responsabilità il 16 novembre, Bastico si trovò a dover recriminare, e con eccellenti ragioni, sino al termine ciel man dato, cioè sino al 31 gennaio 1943. Contro il Comando Supremo, perché invece di impartire direttive lineari inviava telegrammi di compromesso o addirittura ambigui, perché non manteneva le re iterate promesse di rifornimenti e cli rinforzi, perché lasciava crescere il pericolo cli una penetrazione americana in Tunisia centrale. Contro Rommel , perché non obbediva alle ingiunzion i cli Roma , perché ogni volta abbandonava a precipizio una posizione provocando trn dramma nello spostamento d e i servizi di Intendenza. Tutta via nelle sue periodiche proteste al Comando Supremo egli sempre riconobbe le tremende difficoltà del feldmaresciallo tedesco, sempre lamentò che l'ACIT si trovasse in uno stato penoso per la mancanza di tutto, sempre avvalorò l'impossibilità cli condurre qualche combattimento manovrato per carenza di carburante e di munizioni. E, dal canto suo, Rommel mostrò cli essersi reso conto del disagio in cui versa va il comandante superiore. «Il maresciallo Bastico - scrisse più tardi - era fondamentalmente una brava persona, di ponderata intelligenza mili tare e considerevole dirittura morale. Vedeva la situazio ne come me, nella sua vera luce, ma aveva la sfortuna di essere stato in caricato dal Comando Supremo cli sostenere il p unto di vista ciel Duce di fronte a me. Siccome questo punro di vista era cli solito sbagliato, spesso si è trovato a corto di argomenti. In realtà, prese sempre le mie parti e con la sua attività mediatrice contribuì grandemente alla riuscita della ritirata aura verso la Tripolitania, nonostante l'insensata ostinazione dei nostri s uperiori» (96). Fra i superiori che si "ostinavano" c'era anche Kesselrìng. Manifes tò sempre forte volontà reattiva. Quando constatò che i pochi reparti affrettatamente inviati in Tunisia erano stati sufficienti a bloccare il primo slancio alleato, si rammaricò apertamente: un maggiore invio di truppe ed una migliore abilità politica avrebbero, argomentava, condotto i frances i dalla parte dell'Asse e spinto il fronte sino a Costantina. Quando la pausa di gennaio gli fece comprendere che Eisenhower stava riordinando le sue forze ed al momento opportuno avrebbe attaccato con certezza di successo, caldeggiò con Goering e Hitler un rinforzo di altre divisioni per migliorare l'assetto difensivo della testa cli sbarco tunisina. L'organizzazione cli Mareth si trovava an-
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cora in fase d i allestimento ed i lavo ri non sa re bbero stati ultimati se non a metà febbraio, all'incirca. Perciò soste neva che una rapida ritirata dell'armala di Rommel rischiava d i precipitare gli avve nimen ti. •Il nosrro obiettivo - affennò a Hitler - dev'essere quello di mantenere separate le due armate, attaccandole quindi e respingendole successivamente mediante movimemi per linee interne. Non ritengo o p po rtuno l'impi ego immecli;ito de ll'armata di Rommel, perché esso contrasta col concetto fondamentale della d ifesa della Tunisia. Sarei invece favorevo le a valermi di alcune parti di tale armata, ma solo nel caso in cui Rommel no n approfittasse dell a sott razi one di qu esti reparti per co mbattere ancora p iù fiacca mente e per acce le rare anche magg io rmente il mo vimen to di ritirata su lla Tunisia. Non riesco a liberarmi da l sospetto, e debbo esporre chiaramente la mia opinione, che dopo F.I Alamein non si combatta decisa mente e co n impegno, come l'armata d'Africa e ra solita fare• (97).
Rommel no n si dava per inteso, però mentre non g li era molto difficile districarsi tra le direttive ed i s uggerimenti proven ienti dal Comando Supre mo o d a ll'OKW o dall 'O BS, co n Basti co, che si trovava in posto e che intendeva seguire gli o rdini di Cavalle ro , d iventava invitab ile lo scontro. L'attrito cruciale fra i due capi ebbe lu ogo all'atto d e ll 'abbandono della linea lioms-Tarhuna. Bastico aveva accetlato e condiviso le d irettive d i "resistenza ad oltran za" ad el-Agheila, poi que lle d i "arresto definitivo" a Buerat. Ed o gni volta , dopo lunghe discuss ioni , si era visto scavalcato da Rommel, pronto a trovare appigli e pre testi per seguire la propria idea fissa di andarsene al più presto dalla Libia . Retrocessa l'annata sulle posizio ni di Homs-Tarhuna , che si allacciavano a quelle fronte a sud di Garian-Gialo-Nalut, egli dovette considerare il ripiegamento coordi nato del l'ACIT, d elle truppe del Sahara e di que lle de lla Tripo litania, non ch é il pesan tissimo sgombero in Tunisia degli stabilimenli d'Inte ndenza , con atlrezzature e scorte, nella solita miseria d i mezzi di trasporto. È ovvio che in simili frangenti il tempo, g ià importante, d ive ntasse p rezioso. La segnalazione di mezzi corazzati britannici, il 18 ed il mattino del 19 gennaio, fra Tarhuna e Garian e la cattura di un documento nemi co, indicante la d irettri ce Garia n-Zauia come la più redditiz ia nella manovra in corso, p ro vocò l'improvvisa decisio ne di Rommel di effettuare un nuovo rip iegamento, dandone comunicazione al Comando Superiore solo ad ordini già d iramati. "Siffatta precipitosa e deleteria decisione - commentò Bastico - può essere spiegata soltanto in base allo stato d 'animo ed alla tendenze, del maresciallo Rommel p iù volte illustrata (. ..)" e Cavalle ro, no n men o inco lle rito, rife rì a Mussolini c he la te muta minaccia di aggiramento doveva essere vista più sotto il profilo potenziale che non sotto que llo reale, e , pe r giunta , la pericolosa colonna si trad uceva in una brigata in d iffìcoltà pe r le pessime condizioni del terre no. Ed ebbe a ltresì cura d i precisare: "Però Mancinell-i mi ha detto che secondo lui decisione Rommel era già p resa da tre giorni et perciò n on p uò essere m otivata con le circostanze dell 'ultima giornata'' (98). Dopo la guerra Mancinelli con-
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testò tale asserzione: "Cavallero affermava inoltre, anche questo senza alcun fondamento, che Rommel aveva deciso di ripiegare da almeno tre giorni" (99). In effetti, a mezzogiorno ciel 17, vale a d ire prima ancora cli portarsi con le truppe mobili d e ll'ACIT sulle posizioni cl i Homs-Tarhuna, Rommel aveva parlato della situazione con Giglioli in tono di assoluto pessimismo, respingendo l'ipotesi d i una resistenza ad oltranza sulle predette posizioni. In sostanza, il discorso era sempre lo stesso - nessun combattimento serio, pena il pericolo della distruzione dell'armata - però n on escludeva una sosta, almeno in assenza di seria minaccia . Rommel sentì l'accusa , specialmen te perché posta in relazione con la precipitosa partenza della 21" Panzer, e volle spiegare al Comando Supremo, per informazione cli Mussolin i, gli avvenimenti che lo avevano indotto alla rinuncia a resistere in posto. Astio dire, il 19 mattina un forte complesso b ritannico (una divisione rinforzata da un paio di brigata corazzate, per complessivi 200-600 carri) cercava di sfondare a Tarhuna. Respinto, soprattu tto dal fuoco delle artiglierie, spostava immediatamente il centro di gravitazione dell'attacco verso ovest, pur continuando ad esercitare una certa pressione da sud su Tarhuna. A mezzogiorno le notizie sul nemico davano imminente, fo rse già nella notte sul 20, un attacco a Garian (segnalati 1.400 automezzi con carri armaci), un attacco a Tarhuna (azione p rincipale), uno sforzo lungo la striscia costiera. La continuazione dei combattimenti dei settori cli Tarhuna e di Homs avrebbe senza dubbio impegnato completamente le forze dell'ACIT; se il nemico fosse riuscito a portarsi eia sud sulla strada Tarhuna-Castel Ben ito non sarebbe rimasto scampo per le difese di Tarhu na; se il nemico fosse penetrato nello spazio fra Garian e Tarhuna, p untando su Azizia-Zauia, ad occidente di Tripoli, sarebbe stata la fine . Stando così le cose, spiegò Rommel, la sera ciel 19 divenne inevitabile ordinare lo scaglionamento in profon d ità dell'armata : il XX corpo con la Giovani Fascisti ed il gruppo Centauro a Zauia ; la 164" leggera con la brigata Luftwaffe ad ovest di Tarhuna per sbarrare la strada per Castel Benito; il XXI corpo con un terzo delle sue truppe ad est d i Tripoli per sbarrare la v ia Balbia; la 90" leggera in retroguard ia sull 'asse Homs-Tripoli. Siffatto scaglionamento, completato q uasi del tutto entro la mattinata del 20, certamente indebolì l'ulteriore resistenza sulle posizion i Homs-Tarhuna, ma consentì il recupero delle fanterie non motorizzate e sventò qualsiasi tentativo di aggiramento. ,Lo svolgimento <lei combattimenti - concluse Rommel - giustifica a mio parere la decisione de l 19 sera. Se non si avesse provvecluco allo scaglionamento del l'armata in profondità e se la massa dell'armata fosse rimasta nelle posizioni Tarhuna-Homs (. ..) il nemico sarebbe riuscito ad acce rchiare l'armata e ad impedire i suoi riforn imenti via terra• (100).
Mancinelli, p resente agli avvenimenti, respinse la sup posizione che Rommel potesse aver deliberatamente "gonfiato" la segnalazione del-
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la co lonna aggirante allo scopo di trarre pretesto d all 'episodio per ri prendere libertà d'azione; mentre non si sentì di escludere un errore di valutazione, d 'a ltronde più che g iustificato dalle circostanze e dalla tensio ne di un ca po "condanna to" ad osservare direttive da lui considerate, non importa se a torto od a ragione, esiziali ai fini della salvezza d e ll 'armata . Le sei settimane che il Co mando Supremo aveva posto come lasso di tempo minimo da guadagnare si ridussero così ad una sola, dal 15 al 23 gennaio. Fino all'ultimo Rommel riuscì ad agire come voll e . Forse, come sostenne Bastico, avrebbe potuto senza eccessiva difficoltà guadagnare complessivamente un paio di settimane in più . Forse agevolò la soluzi o ne del problema logistico d i Montgomery ahbandonancl ogli Tripoli. Sta d i fatto che sa lvò l'ACJT e la portò in buone condizioni di efficienza sulle posizioni d i Mareth. Ed in questo fu ammirevole. Contemporaneame nte alla necessità di recupe rare la maggiore parte dell'ACIT dopo l'abbandono dell'Egitto, il Comando Superiore - e per una d iecina di giorni anche Delease - si trovò alle prese con problemi enormi: lo sgombero cli qua nto possibile dalla Cire naica , la ricostituzione dell'ACIT, il riordinamento delle retrovie. Non appena l'andamento dell'offensiva hritann ica prese una piega che lasciava intravedere l'inevitabilità di un profondo arretramento del dispositivo logistico, apparve subito chiara l' imponente complessi tà della questione, anche se n on agevole calcolare a l momento l'entità delle misure eia adottare. Occorreva, infatti, sottrarre alla cattura ingenti quantitativi di materiali di ogni genere, possibilmente recuperandoli, in caso contrario d istruggendoli. E si poneva anche l'esigenza di provvedere in qualche modo alla sorte di migliaia di civili. C'era già una certa esperienza di grosse fluttuazioni della guerra , ma l'ultima vittoriosa ava nzata cieli' ACIT aveva portato le truppe nel cuore dell'Egitto, imponendo, di conseguenza, il trasferimento alla frontiera ed oltre di gran parte dell'organizzazione d 'Intendenza. Adesso sorgeva il pe ri colo d i perdite pesantissime in campo logistico, perico lo tanto più ril evante cons ide ra ndo lo striminzito flusso d ei rifo rnimenti dalla madrepatria e la povertà della Tripolitania . Questa , infatti, aveva subito ingenti danni ad opera dei bombardamenti aerei della Royal Air Force e visto un rapido rarefarsi dei rifornimenti allorché tutto il traffico marittimo venne spostato sui porti d e lla Cirenaica e segnatamente su Tohruk, per poi p rosegu ire con il cabotaggio sino a Marsa Matruh . Per fornire un 'idea d e lle conseguenze d i cale gravitazione verso oriente, appaiono sufficienti pochi dati. Nei soli tre mesi cli agosto-ottobre cinqu anta p iroscafi e motozattere, su 130 parti ti dall'Ita lia, erano stati affond ati ed nna diecina costre tta a rito rnare ai porti nazionali e greci danneggiati. Sulle necessità dell'ACIT si polarizzarono cure ed attenzioni di Delease e dell'l nt.e nclenza. In fon do era compre nsibile che ci ò avven isse, pe rò a metà novembre in tutta la Tripolitania e nella Sirtica esi-
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stevano appena 640 tonn. di benzina , 870 cli gasolio, 4.900 di farina, 125.000 colpi cli piccolo calibro ed il resto in proporzione. In sintesi, 50 giornate di vive ri, quattro di carburante e due ur~foc, beninteso calcolate per le sole truppe dipendenti dal Comando Superiore. Anche senza scendere ad un'analisi particolareggiata, basta por mente ai vincoli che condizionavano la soluzione d el problema : enormi dis tanze da percorrere su un 'unica strada, battutissima dalla Royal Air Force; penosa scarsità di automezzi; ristretti limiti di tempo. Le prime notizie concrete circa la sorte dell'ACIT, fornite a Superlibia il 12 novembre da un ufficial e di Delease e riferite a qualche giorno prima, dettero un quadro che voleva essere crudamente realistico, ma che in effetti era ... ottimistico: X corpo : divisioni Brescia, Pavia e Folgore perdute; XXI corpo: la Trento perduta, la Bologna perduta p er metà; XX corpo: La Trieste perduta per metà, la Littorio per due terzi, l'Ariete ridotta a metà con soli trenta carri efficienti; Pistoia: schierata all'Halfaya con quattro battaglioni e tre gruppi di artiglieria; Giovani Fascisti: in ripiegamento su Gialo con tre battaglioni (più il IV battaglione libico) e quattro gruppi; Supporti di armata: recuperabil i forse s ino a sette batterie da 149/28 ed i reparti del genio : Servizi d 'Intendenza: perduto il centro logistico di El Daba; il grosso dei depositi e stabilimenti in corso cli ripiegamento. Contemporaneamente sorgeva la necessità di organizzare una po sizione difensiva ad el-Agheila. Prima q uestione : gli automezzi disponibili. Essendo tutto in piena ritirata verso occidente, mancavano dati sicuri per valutare i mezzi di trasporto su cui contare; per di più , la massa era fortemente logora e tre dei quattro parchi automobilistici avevano abbandonato in Cirenaica buona parte delle attrezzature. D'altro canto, in Tripolitania si trovava semplicemente lo stretto indispensabile p e r la vita delle unità in sito . Quindi il trasferimento della Spezia ad el-Agheila venne esegu ito in tre scaglioni successivi (dodici giorni in tutto), racimolando autocarri ed autobus dai lavori in corso, dai servizi portuali e da quelli urbani. L'energica vigilanza posta nell a raccolta e nella rimessa in ordine degli a utomezzi esuberanti ai resti delle divisioni od arbitrariamente inca1nerati dalle unità durante la ritirata , rese comunque possibile mettere insieme un autogruppo cli manovra forte di 500 mezzi. In questo ambito si colloca il rimarco mosso da Bastico a Rommel circa l' indisciplinato esodo cli autocarri te desch i, carichi di personale e materiale di ogni specie, verso Tri pol i; esodo che si sommava "al modo tumultuoso con cui fu effettuato ripiegamento da servizi motorizzati tedeschi" dando luogo ad episodi spiacevoli e confronti sgradevoli. Obiettività vuole che si debbano segnalare anche i difet-
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ti di casa nostra. Proprio in quel periodo, Bastico indirizzò una filippica ai Comandi cie l XXI corpo, d ella Tripolitania, d ella 5" squadra aerea ed all'Intendenza A.S.: "Come è avvenuto nei precedenti ripiegamenti, anche questa volta, purtroppo, è uscito fuori un numem impressionante di automezzi, ampiamente provvisti di carburante, che sgomberano sulla Tripolitania materiale affatto inutile ai fini militari. Ciò dimostra che gli automezzi ci sono, ma che non sono impiegati come dovrebbero essere (. .. )" (101). Superando intuibili difficoltà de rivanti da continue incertezze sulla resistenza da opporre via via al nemico e dai subita nei ordini di ritirata impartiti da Rommel, si riuscì a sgomberare in Tripolitania veramente molto: tutti gli enti territori.ali, alcune migliaia di prigionieri di guerra, i centri di istruzione fanteria , carristi, artiglieria e circa due terzi delle batterie contrae ree da posizione , quasi tulle le formazion i e gli organi d ei servizi d ' Intendenza e la maggior parte d elle scorte. Naturalmente affioraro no anche carenze organi :lZative, specialmente riguardo al salvataggio o alla distruzione di materiali , attrezzature ed infrastrulture, in primo luogo a Tobruk ed a Bengasi, le piazze di magg iore importanza . Calcolare con esa ttezza i tempi di sganciamento, durante una ritirata condotta sotto la p ressione e la minaccia del nemico, è cosa assai ardua, ed inoltre conosciamo le ripercussioni negative p rovocate dall' improvvisa abolizione di De lease e dalla sovra pposizio ne dell'a utorità dell'ACIT su l dispositivo territoriale . Tuttavia, ad esempio, rimane difficile spiegare il mancato b rillamento dei depositi britannici cli munizioni abbandonati durante la rapida ritirata dei primi mesi de l 1942 e poi ritrovati più o meno intatti d all'8" armata in novembre. A Bengasi, poi, i Comandi italiani furono accusali da Rommel di prematura opera di distruzione degli impianti , però su 101 pezzi della R. Marina e della Milizia marittima schierati od immagazzinati nella città ben 100 caddero in mano ne mico. E qua ndo Bastico , sconcertato, ne chiese conto all'amm. Gia rtosio , seppe che il grave inconveniente era da attribuirsi ad una serie d i concause: l'intrecciars i delle competenze, il difetto di autocarri, la tardività dell'ordine di sgombero. Una valutazione approssimativa d e lle perdite globali subite dall'esercito dall 'inizio della battaglia di El Alamein allo schieramento dell'ACIT su lle pos izioni di e l-Agh e ila fornisce i seguenti dati: personale : 30.000 era morti, feriti e dispersi; armi di accompagname nto: 110 mortai d a 81; armi controcarri e contraerei: 1.700 cannoni e mitragliere; pezzi di artiglieria: 380; carri medi: 460; carri leggeri : 50; autoblindo: 40; automezzi: 5.300.
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A questi occorre aggiungere i materiali perduti dall'Intendenza: sanità : 430 tonn.; viveri: 1.700 tonn.; vestiario ed equipaggiamento: 1.600 tonn.; munizioni: 11.000 tonn. ; genio: 5.000 tonn.; chimico: 250 tonn.; carburante: 700 tonn.; automezzi: 2.700 , di cui più della metà inefficienti. Tenuto conto di quanto precede, non è difficile immaginare lo sforzo compiuto dal Comando Superiore per ridare una certa fisionomia operativa alle grandi unità sfuggitive a ll'offensiva britannica (102). Già ai primi di dicembre si trovavano sulle posizioni di el-Agheila quattro divisioni, un raggruppamento corazzato, due raggruppamenti artiglieria d'armata, sei battaglioni genio e numerosi reparti minori delle varie armi . L'ultima fase della ritirata comportò ovv iamente sacrifici penosi. Si riuscì a trasferire in Tunisia la quasi totalità dei servizi e circa un terzo delle dotazioni d i magazzino . Più sensibili furono le perdite sopportate dai servizi del genio e d ' artiglieria per ragioni cli peso e di ingombro, quali i preziosi materiali di rafforzamento e da costruzione (da ciò la recriminazione cli Bastico per il mancato completamento delle difese di Mareth) e proiettili da 149 e da 152, nonché cli altri 2.000 automezzi in riparazione presso i parchi. Anche le organizzazioni civili (Fiat, Lancia e Gilera) poterono far ripiegare 1'80% dei macchinari ed il 50% delle parti cli ricambio. Assai arduo fu il probl ema della popolazione civile, problema cui si connettevano anche motivi affettiv i e di doverosa solidarietà umana. Si trattava cli oltre 50.000 persone, con le relative masserizie che nella maggior parre dei casi rappresentavano i soli beni ad esse rimasti. Il loro sgombero in Italia si dimostrò praticamente impossibile su una rotta d el tutto insicura ed insidiata eia ogni tipo di minaccia. Bastico aveva bensì prospettato l'idea di una massiccia evacuazione su mercantili previo aperto appello al senso di umanità dell'avversario, ma la proposta venne respinta da Roma per i riflessi negativi che simile massiccio esodo avrebbe provocato nelle truppe ancora impegnate ad el-Agheila. Anche lo sgombero in Tunisia appariva poco pratico; a parte le insormontabi li difficoltà per il trasporto via ordinaria, il provvedimento non poteva considerarsi definitivo, ma solo un diffe rimento della soluzione con l'aggravarsi delle condizioni già tanto precarie dei connazionali. Il 28 dicembre Cavalle ro assicurò a Mussolini di aver tutto predisposto: "per lasciare in Tripolitania una situazione molto ordinata, in attesa del nostro ritorno. Ho stabilito, per un 'eventuale necessità del genere, due mesi" ed il 2 ge nnaio 1943, deciso l'abbandono della li-
L'A00AKOOXO DEI.I.A T IUPOLJTANIA
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nea di Buerat, p recisò: ·· Tutto il personale civile dovrà rimanere sul posto in modo eta dare uno spettcicolo di ordine e di organizzazione" (103). Di consegue n za , a mano a mano cbe le tru ppe re troced evano, venivano consegn ati alle autorità locali i generi indispensab ili pe r le esigenze di un mese di v ita della popolazione. Del pari si ebbe cura cli lasciare nella maggiore possibile efficienza ogni servizio pubblico, impianti id ric i ed elettrici com p resi, rinunciando a distruzio ni che avre bbero danneggiato l'avversario ma messo in profonda crisi i c ivili (104) . Era il minimo che si potesse fare a dimostrazione concreta di solidarietà umana; ma era anche il massimo che n elle difficilissim e circostanze fosse realizzabile.
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA. SETTENTRIONA LE:
NOTE AL CAP ITO I.O
III
(1) B. Liddell I-l;irt, Tbe Rommel Papet-s, cir., p. 359.
(2) Ibidem, p. 369. A conferma che qualche commenw doveva circolare, merita citaz ione la testimonianza di Marc'An tonio Bragacl in: "Sul jìnìre di novembre 1942, un gruppo di giovani e non più giovani uj]ìciali di Supermarina - ben conoscendo la gravità della situazione bellica - si indussero a far esprimere segretissinuunente al Re le loro corwinzioni, per l'Italia, di uscire da11u guerra. Latore del messaggio.fu il Grande Ammiraglio Tbaon di Revef, consigliere p,·,:rnnale del Re e decano della Marina . La risposta del sovrano non.fu negativa, anzi rna11i/èstò consimili preoccupazioni e intenzioni, pur dichiarando la necessità di attendere c1•rfi sviluppi, decisivi ma non ancora maturati" (Il dramma de//a,Harina italiana, 1 9 i0-.1945, Oscar Mondadod, Milano 1982, pp. 230-231). (3) Merit;i risal to il fatto che, no nostanr <.: le incertezze dura nte la battag lia d i P. I Alame in c irca l;i ri ti rata, l'Intendenza ita lia na (ge n. Palma) sia riusci ta a mantener intatta la compagine dei servizi effettuando in o rdine il rip iegame nto. Le perdite, d i conseguenza, furono decisamente modeste, eccezion fotta pe r il servizio trasporti ed il servizio au tomobilistico. (4) Durante il mese cli novembre l'ACIT aveva ricev uto circa 5.000 tonn. di carburarJte su 13.000 partite; 2.500 wnn . d i munizioni su 2.600 partite; 3.000 d i vive ri su 3.300; 450 di materiale va rio su 550. l n totale, su 19.500 tonn. spedite dall'Ita lia , circa 11.000 erano giunte e 8.500 affo ndate. (5) A Gabès venivano inv iai.i in q uei giorni: il LX btg. mitraglie ri , il 290° raggr. artiglieria della gua rdia alla fron l.iera con qualch e batteria, due compagn ie carri del 31 ° f. carrista, una compag nia motociclisti de l 5° bersaglieri, una compagnia da 20 dell'Ariete ed alc uni organi de i servizi. (6) DSCSFAL, da ta 3.12.1942, resocon to del colloquio . (7) Il ge n. De Stefanis, rientrato in Libia il 24 novemb re, era st.ato richiamato in patria il giorno seguente. (8) L'Arco dei Fileni, sulla via Ba lbia , non deve essere confuso con le Are dei Fileni, una trenti na d i chilometri più ,1 sud-est, fuo ri strada. Le Are, ereu:e a memoria dei fratelli cartaginesi f ileni, che si lasci,1rono seppelli re sul posto, segnava no anticamente il confi ne fra Cartagine e Cirene. (9) Il gru ppo Cantaluppi, dal nome del gene ra le che lo comandava, era la nuova denomi nazione del gruppo di comba tti mento XX corpo (talvo le.a chiamato anche 'grnppo Ariete'). Era costituito da l le II/66°f., XIV e XVII/ 31° ca rristi, gruppo auto blindo Monferrato, DII/ 131° ,in. da 90 e Ill/ 3° art. da 75/ 27. (10) La situazione carburante era tale che, ove si fosse presentata la necessità d i ri tirare le trup pe mob ili, queste non avrebbe ro posseduco neanche l' indispensabile per raggiungere la nuova linea (DSCSFAL, te le 5498 da ta 11 .12.1942, o re 17.15 del gen. Mancinelli). (1 1) DSCSFAL, messaggio n. 417 data 11.12. 1942, ore 21.35, de ll 'ACIT. Bastico riba tté di rimanere nella propria convinzione. Comunque, osse rvò, e ra opportuno che la Pistoia, a nziché rimane re in semplice sosta a cavallo della Balbia, assumesse almeno uno schieramene.o intonato alle circostanze. (12) DSCSFAI., f.01/20282/0p. data 11.12 .1942 - allegato n . 9. Questa lettera urtò l,i suscettibilità de l Comando Supremo. Una diecina di giorni dopo arri.verà a Bastico un,1 lunga e strana replica, dal tono condiscen de nte che si usa per fa r capire a<l u n dipendente una situaz io ne che gl i sfugge comple tamente. La p ri ma parre po neva in evidenza che Su perlib i:l non poleva conoscere la gravità dei sacrifici im posti da l Comando Supremo a lla R. .Marina ed alla R. Aeronautica per alime nta re le truppe in Lib ia. La seconda illust rava le difficoltà esistenti ed i tentativi di supera rle. Infine, dopo aver sp iega to a nche che "si è stati costretti a decidere l'a1'1'etramen10 su Buera!" proprio p er il mancaco afflusso dei rinforzi giudicati concordamente necessari per la posizione di e l-Aghe ila, la lettera concludeva che in siffatto quadro, appunc.o, e ra st:lto definito il compico "pe,· ora" assegnato ,1lf'AC1T: "guadagnare ternpo in attesa cbe la migliorata situazione in limisia permetta di.fa r giungere nuouam.ente alla Libia lefor-
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z e, le a nni ed i mezzi cbe le occorrono" (DSCS, tele 34212/ 0p. daca 22.12.1942). (13) F.H. J-linsley, op. cìtata, pp. 451-458. (14) Mo ntgome ry sc risse: "Diramc,i i miei ordini l'l l dicembre e subito cominciò una tattica di incursioni su larga .çcala. il ne mico prese le scorrerie per l'attacco principale e si snervò; nelle prime ore del 13 dicembre cominciò a ritirarsi protei/o da retroguardie f ornite dalla 90' divisione leggera" (Da El Alamein al fiume San1,:ro, Garzanti, Milano 1950, p. 46). In realtà, quelle che Montgomery chiama ·scorrerie' vennero prese da Rommel nel loro esatto significato di azio ni pre liminari e non confuse con il vero anacco, previ.si.O invece per il 13 (cioè con un giorno di anticipo sulla pianificazione britan ni ca) ed al quale era ferma imenzione di sonrarsi in tempo, senza farsi agganciare. (1 5) B. Liddell Han, Tbe Rommel Papers, cic., p . 373. Rom mel volle decora re di persona il comandante del 1/66°, cap. Politi, con la croce di fe rro di l ' classe. ( 16) Messaggi bri tanni ci intercenati diceva no che "la bolliglia sta per essen! 1appa1a". (17) l.S.0. Playfair, op. cilata, p. 226. (18) DSCSFAL, f.01/20465/ 0p. data 15.12. 1942. (19) DSCSFAL, data 17.12.1942, appunto stenografico della riunione. Sulle conclusioni raggi unte in tale sede si innes tò una breve frizio ne tra Bastico e Mancinelli, provocata dalla diversa versio ne, nella traduzione, di due conce tti. li primo riguardava il ripiegamenw sulla linea Homs-Garìan che Bastico era dispostissimo a studiare, ma no n dava a ncora per scontata . li seco ndo ve rteva su una frase di Rommel: "Pe,·ò non mi assumo la responsabilità di p ortar via, se del caso [d ifesa ad oltranza a Buerat] le divisioni italiane non motorizzale". Ma ncinelli chiari subi to tutto: l'eve ntuali tà di lasciare Bucrat per Homs si intendeva ~ottoposca a vaglio e l'affe rmazio ne cli Romme l non significava declin n di responsabilità , bensì impossibilità di salva re le fanterie , una volta agganciate in combauimenco. E, soprattutto, di fronte ai dubbi so ni in seno al Comando Superiore circa la rea le d i~ponib ilit.à di ca rburante dell ' ACIT, Mancinell i fu molto leale: ''Debbo escludere cbe Rommel adduca 1110/iui non sussistenli per compo,·tarsl altrime111i. Aggirnmento Merduma el Nofilia sono realtà et non pretesti(. ..). in mancanza tali circostanze non si ripiega come est caso odiernd' (DSCSfAL, tele 5542 data 18.12.1942, ore 20. 10 del gen. Mancinelli) . (20) Secondo i servizi informazioni dell'Asse, il dispositivo nemico comprendeva: a cavallo delh1 via 13albia la 51' O.f., l:1 10' D.cor. ed un battaglio ne fran cese; a sud della ro1abile la 2• D.f. neozelandese, la 7' D.cor. ed eleme nti greci; in seconda sc hiera la 9' D.f. austra liana ed elementi d ella 44• D.f. Da rileva re che la 10' D.cor. era ritenuta presente daca l' individuaz ione della 8' I3.cor., conosciu ta come appartene nte alla 10' D.cor.. (21) DSCSFAL, 1ele 5537 da ta 18.12.194 2, ore 9.15, del gen. Mancinelli. (22) DSCSFAL, f.Ol/20584/0p. data 17.1 2.1942- a llegato n. 10. Vale la pena di riporta re il commento fatto d:1 Romme l alla moglie nella sua lettera de l 18: "Ancbe Bastico era molto depresso iert (B. Liddell Hart, Tbe Rommel Papers, c it. p. 376). Ma aggiung iamo anche che secondo Goebbels una leltera de ll'aiutante cli Rommel, I3erndt, dipingeva un 'atmosfe ra di estrema te nsione: "Gli uj]iciali cbe circondano Rommel sono giunti al punto di p rendere ogni cosa con una alleg ,·ia da condannali a m orte. Fallo tu110 ciò cbe è possibile (. ..) ma le/orze elementari sono piiìfo,ti di nor (Joseph Goebbel:;, Diario in.timo, Mondaclo ri , Milano 1948, p. 343). (23) DSCS, tele 34129 Op. data 18. 12.1942, ore 22.30. la leuera di Bascico del 15 era arrivata a Roma dura nte il viaggio compiuto da Cavallero a Rastenburg, sede di guerra dell'OKW (16-21 dice mbre). Perciò essa gli venne letta per telefono il mattino del giorno 19 dal gen. Magli, add etto al Comando Supremo, insieme con la risposta preparata dall'ufficio operazioni. Cavallero approvò e fece specificare che sì 1ranava di un "ordine ccetegorico del Due<!' ( Diario Cavallero , daca 19. 12.1942). (24) DSCSFAL, te le 20669/0p. d ata 19.12.1942, pn: 10.30 (25) DSCSFAL, tele 5951/Serv. data 19.2. 1942, ore 18.30. (26) DSCSFAL, te le 3540 da ta 19.12.1942, o re 22.55, dell ' ACIT.
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SEr rENTIUONAI.E
(27) DSCSFAL, tele 3548 data 20.1 2.1942, ore 10 dell'ACIT. (28) Dia rio Cavallero, data 20 12. 1942. (29) A tal riguardo, il col. von. Wa ldenb urg comunicò all' OK\11: " Il maresciallo Ca vallero è del punto di vista che per ora si debbono tenere ad ogni costo le posizioni di Buerat (. . .)". (30) DSCS, tele 34157/ 0p. Da ta 20. 12.1942, ore 21 .20. (3 1) DSCS, tele 34155/ 0p. data 20.12.1 942, ore 21.25. (32) DSCSFAL, data 20.12.1942, tele 01/20741/0p ., ore 20.50. (33) DSCSFAL, tele 3550 data 2 1.1 2.1942, ore 10.30. Il messaggio fu inviato per conoscenza al Comando Supremo ed all'OKW. (34) DSCSFAL, tele 01 /20773/0p. data 21.12.1942, ore 12. (35) DSCSFAL, tele 01/20791/0p. data 21.12.1942, ore 20.15. (36) DSCSFAL, tele 01/20774/op. data 21.12.1942, ore 1310 - allegato n. 11. (37) Diario Cavallero, daca 22.12.1942. · (38) Ibidem. A que lla data le deficienze delle unità tedesche dell'ACIT si aggiravano sulle seguenti percentuali rispetto all'orga nico: carri armati 75%, ca nnoni controcarri 80%, pezzi da cam pagna 70%, a utomezzi 40%, p ersonale 45%. (39) Dal 22 dicembre il gruppo Cantalu ppi aveva ass unto la denom inaz ione d i gruppo Centaur-o. Fu costi tuito da l/66°f., 31° carristi, rn gruppo auto blindo Monferrato, Dli gruppo da 90/53 (40) Il 22 dicembre durante il ripiegamenro de lla 21' Panzer sull'uadi Bei el-Chebir, il gen. von Randow ed il suo capo di S.M. e ra no caduti per lo scoppio d i una mina. ( 41) DSCSFAL, te le 01/20873/0p. data 23. 12.1942, ore 14.30. Dagli appunti stenografici de lla ri uni one il commento di Kesselring non risulta, però è possib ile sia staw fatto a quactr'occhi. (42) DSCSFAI., tele 01/20951/ 0p. claca 25.12.1942, ore 13.10. (43) Giova precisare che fra il 21 ed il 25 dicembre l'ACIT aveva ri cev uto complessivamen te 556 tonn. di benzina e 4,3 met ri cubi di nafta. La be nzina era tanto insufficien te che, secondo il Comando d'arma ta, il grosso d elle colonne te desche di riforn imento si trovava più o meno immobil izzato tra il fronte e lvlisura1a . (44) DSCSFAI., tele 01/20984/ 0p. data 26.12.1942, ore 11 .20. (45) Diario Cavallero, data 26.12.1942 (46) Ibidem, data 26.12.1942. (-17) DSCS, f. 34245/0p. data 27.1 2.1942 - allegato n . 12. (48) Diario Cavallero, data 27.12. 1942. I.e d iret:tive (f. 34245/0p.) era no già firma te ma non datate, in attesa dell'approvaz ione da parte di Mussolini. Dovevano essere consegnate a Bascico solo alla ricez ione cli un te legramma convenziona le del Comando Supremo. Gandin doveva inoltre illustra re a voce il concetto della di fesa "il più a lungo possibilcf' . (49) Rommel esordì con un: "Quali sono le novità che cl porta l 'Eccellenza Bastico?'. Saputo che l'u nica no tizia discreta rigua rda va l'arrivo di 700 co nn. d i benzina auto ed altrettanta avio, commentò: "l'vfeglio che nulla!' (DCSCFAL, data 28.12.1942. Appuntistenog rafici del colloquio e tele del Co mando Superio re n. 01/ 20181/ 0p., sresso g iorno, ore 15.30). (50) Cavallero sciolse la riserva per Gandin con il tele 34260/ 0p. claia 28.12 1942, o re 20.45, e stabilì che le direttive portasse ro la da ta del 27 dicemb re. (51) Romme l ins istette sul fatto che l'ordine fonn,ile autorizzante il ritiro de lle fan te ri e venisse impartito da Bastico. Egli sì rise rvav,i, in vece, la scelta cie l momento di cale ritiro. Come spiegò nel suo diario, in tendeva evitare una grave accusa da parre del Comando Supremo. (52) DSCSFAL, data 31.12.1942, appunti scenografici del colloquio. L'esito della conve rsazione venne comu nic ato al Comando Supremo co n tele 01/21240/0p. stessa d,i ta - allegato n. 13. Prima della riunione, Kesselring aveva voluto comunicare le indicazioni circa le dipendenze della zona di Gabès: dipenden za operativa dalla 5' armata tedesca, amministrativa e logistica dal Co mando Supe riore Libia, p er i lavori da l gen. De Stefanis inviato in posto dal Comando Supremo. Bastico ribatcé che un simile in-
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Lreccio di responsabilità tuno era fuorché funzionale e suggerì di orientarsi diversamente, va le a dire su un coma ndo unico. (53) DSCSFAL, te le 16/42 data 31.12.1942, o re 22.35, dell'AClT - allegato n. 14. (54) Le posizioni Homs-Gussabat-Tarhuna-Ga rian era no occupate dai seguenti reparti. Se11ore Homs: nessuno in qua nto destinaco ad essere p residiato dal grosso dell'ACIT. Seuorc Tarhuna: Il/350° f., IV e V batcaglione libico, u no squadrone autobli ndo Nizza, uno sq uadrone di spabts, un gru ppo sq uadroni li.bici di formazione ed il 334° gruppo da 77/28. Senore Garian: l/350°f. (- ), V batraglione camicie nere, l batcaglione libico, grup po sq uad ro ni mitraglieri Novara, uno squadron e au toblindo Nizza. (55) DSCS, cele 30/ G data 31.1 2.19423, ore 21 del gen. Candio. (56) Diario Cavalle ro. Nell'occasione, Kcsselring informò che Hitler gli avrebbe comunkato il pro prio pe nsie ro sulla ques tio ne del comando uni co in Africa (anziché scriverne diren arnencc a Mussolini) per i successivi accordi con il Comando Supre mo. (57) La 7' D.cor. era costituica dall'8' B.cor. (57 Sberman, 27 Grani, 58 Crusader e 4 Stuart) e dalla 4' 13.cor. leggera (la cui compone nte carri era li mitata alla quaranLina d i mezzi de i Royal Scots G'reys, alle dipe ndenze lattiche della d ivisione neozelandese). (58) DSCS, tele 300J3/0p . data 1.1.1943, ore 21 , a llegato n. 15 . (59) G. Mancinc lli, op. c fla ta, p . 249. (60) DSCSFAL, tele 01/23/ 0p. data 1.1.1943. ore 11.45. (61) DSCSFAL, tele 01 / 146/0p. data 3.1.1943, ore 20.30. (62) DSCSFAL, tele OJ / 194/0p. Da ta 4. 1.1943. (63) F.H. Jlinsley. op. cilata, pp. 459-460. (64) Diario Cavallero, data 6.1.1943. (65) La .~era stessa Kesst:l ring te lefonò al ge n. Jocll, all'OK\XI, per rife rire brevemente sul colloquio con Cavallero. Secondo l'intercettazione della com un icazione telefonica. Kesselring si riservò d i esporre di perso na ~ 11111i gli elementi ttlli a giudicare /e, situaz ion e" . Poi osservcì che "parlare co11 Rommel è certamente non divert.ente" e d aggiunse che "ciò cbe si sente qui. neRli ambienti competenti, 11011 è nej)J)llre si111pa1ico'' (Diario Cavallero , data 10.1.1943). (66) Un ulterio re motivo cli perplessità è provocato da un'annotazi one cli qu ei giorni: "Notizi:1 della Euro pc Press circa la nomi n a div. Arnim a Comandante Supremo della Tunisia. Conseguenti ripercussioni su Romme l e sul suo a11eggiamen10. Prego prospel.tare al Maresciallo Kesselring la necessità di non fa re qu es ti accenni sulla scampa, anche per da re all a popolazione italiana l'impressione che il co mand o è italiano. Occorre lavorare in silenzio" (Diario Cavallero, data 9.1.1943). (67) DSCS, tele 7/43/ 582 segr. data 11. J.1943, ore 23.45, de ll'AC!T. (68) La Cen/t1111·0 disponeva in Tunisia de l 132° reggime nto controcarri (tre battaglioni), 5° bersaglieri (un battaglione ed elemen1i minori), 18° battaglione carabinieri mot., Ire gruppi d i artiglieria da campagna). (69) L'o rdine de l Comando Supre mo (DSCS, tele 30 I79/ 0p. data J. 2. 1.1913. ore 14) fu invialo a Superlihia ma anche consegnato ali 'addeno mi li1are tedesco a Roma, il qua le avvisò dirc11amentc l'ACIT. 13astico, dun que, rimase interdetto quando, contemporaneamente al tel egra mma d el Comando Supremo, ri cevette ii seguente messaggio di Rommel: "Ho avuto fa risoluz ione del Duce(. ..) direllamente a mezzo Comando Supremo. Quindi la comunicazione da parte vosrra 11011 est pili occorre111e". Comprensib il mente unnto, flas1ico s i ram maricò con C:wallero: "Non nascondo cbe, ancbe Cli salva,u,uardia mio prestigio di co mandante superiore, avrei g1·adilo che ordini, ancbe se in conlrasto ar mio punto di visra cbe bo co1111111ica10 con radio OJ/ 644, fossero impartir i c11 ma resciallo Rommel per mio tram ite(. .. )' ( DSCSFAL, ccle 01/655/ 0r. daw 13.1.1942, ore 12.50). (70) DSCSFAI., tele 01 /760/ 0r. da ta 14.1.1943, ore 14 . Basrico postillò il telegramma assicurando d i aver ribadito per l'ennesima vol!a la necessità di guadag nare i du e mes i o rdina ti da Mussolini, "ma m ia lunga esperienza in 111a.t.erit1 mi lascia ben poco a sperare·. (71) Kesselring riferì la tcswaie raccomandazio ne di Hitle r: "Dire al Diece cbe noi
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LE OPERAZION I IN AFRICA SE'ITENTRIONAI.E
facciamo tu.tto il possibile, ma abbiamo le mani legate dalla questione n1-ssa, cbe deve essere assolutamente risolta" (D iario Cavallero, data 15.1.1943). (72) li 3 gennaio l'ACIT segnalava al Coma ndo Supremo un fabbisogno me nsile di rifornimenti ordinari pari a 12-18.000 tonn., ripartite in: 6-12.000 tonn. di carburante , 3.000 di viveri, 1.500 d i rnunizioni, 1.500 di ma1eriaJe vario. A tale quami1ativo occorreva aggiungere S.000 tonn. mensili per il ripianamento delle perdite di arm i e mezzi. Comp lessivamente, si trattava di 17-23.000 tonn. , per cui l'assegnazione di 20.000 tonn. al mese avrebbe consentii.O un reale miglioramento dell'efficienza delle unità tedesche (tele 30/43 dara 3.1.1943, ore 21 .45). Nel contempo, Lutt,1via, inoltrava all'OBS una richiesta per il mese di gennaio di 30.000 tonn. Sulla base di quest'ultima indicazione, il Quartiermastro tedesco a Roma riepilogò le necessità per le truppe germaniche in Africa come segue: 30.000 tonn. per l'ACIT, 17.000 conn. per la 5' armata co razzata, 13.000 tonn. per la Lu.ftwajfe (ripartite, queste, propo rzionalmente fra le due arnrnte). In definitiva, e considerato che circa 25.000 tonn. erano d i carburante, la disponibilità di 35.000 tonn. di carico più l'utilizzazione di navi cisterna avrebbero asso rbite> le esigenze germaniche. (73) B. Liddell Hart, The Rommel Papers, ci t. , p. 384. (74) DSCS, tele 30207/ 0p. data 13.1.1943, ore 19.20. li d ispaccio precisava che le cessio ni d i materiale alla 15" Panzer dovevano ave r luogo tenendo conto di ciò che la 21' avrebbe trovato nel nuovo settore" in modo che sua efficienza risulli non inferiore at quella attuale". Ev iden temente, a Roma s i credeva che Rommel avrebbe dato corso al provvedimento - ordinato, si ripete, a carattere di immediatezza - con tutto comodo. (75) OSCS, tele 30269/ 0p. data 18.1.1943, o re 13 15. Nel messaggio c'era anche qualche frase di superfluo tono sentenzioso,~~Impor/a non lasciarsi agganciare dal nemico in forze et in pari tempo fare il possibile di mantenere la massima mobilità ci-i reparti" e •· Est necessario perciò proseguire la manovra secondo le direttive sin qui date e cercare di uuadagnare il maggior tempo possibil<t'. (76) Il presidio di Gal., r.otalmente isolato e privo di au tomezzi, venne accerchiato il 19 da una fo rmazione f:rancese sahariana. Rifiutata la resa, con tinuò la resistenza sino al 24, quando i suoi s uperstiti, ridotti ad un ce ntinaio e vista vana la possibilità di un qualsiasi aiu to esterno, si arresero. (77) Complessivamente furono recuperati i seguenti reparti: il LV battaglione complementi c.lella Savona (inviato a suo tempo a Hon), cinque compagnie sahariane, u na compagnia mortai eia 81, un reparto celere su camionett.e, il grnppo Lodi (c he perse quasi tutti i suoi carri L6 per avaria al motore od insabbiamento), tre compagnie libiche, due batterie da campagna e due da 20 mm. Le pe rdite rigua rda rono: sette compagnie mitrag lieri libiche, una compagnia motorizzata sa hariana, due compagnie meharisti, due bande irregolari, uno squad rone carri L, una batteria e.a. da 20/ 35 e sette batterie da 77/28. (78) B. Montgomery, op. citata, p. 56. (79) B. Liddell Hart, '/be Rommel Papers, cit., p. 386. (80) Ibidem, p. 387. (81) DSCSFAL, tele 01 / 107 1/0p. data 19.1.1943, o re 23.25. (82) Ibidem, tele 01/1073/0p. data 19.1.1943, ore 23.50. (83) Diario Cavallero, data 19.1.1943. (84) Ibidem, dma 20. 1.1943. (85) Ibidem, data 20.1.1943 Nel citato The Rommel Papers di Liddell Han l'episodio viene ricordato in modo differente: con più colore ma meno esattezza. Secondo Rommel "di buon mattino [del 20) arrivò 11,n messaggio del marnscia//o Cavallero" con i rimarchi di Mussol ini. "Rimanemmo a bocca aperta- scrisse - quando ricevemmo il telegramma ( ...)" (p.388). Invece da l diario Cavallero emerge senza possibilità di dubbio che il dispaccio fu deuaro dal capo di S.M. Generale al gen. Giglioli verso le 14.30 ciel 20 e consegna to a Rommel fra le 16 e le 18. (86) DSCS, tele 314/ Segr. data 20.1.1943 dell'ACIT. Sempre secondo Rommel: "Immediatamente [il mattino del 20) telegrafai tn proposito al Comando Supremo, ma
L',\llflAND0NO DELLA TRI POl.l'l'ANJA
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q11ello stesso po111e1·iggio ebbi l'opportunità di parlare col maresciallo C'auallero in persona (. . .)" (p. 389). In realtà la comunicazione venne spedita nella notte e più precisame nte, come detto, in calce al bollettino del 20. (87) DSCS FAL, tele 7/V data 21.1. 1943. C,1vallero chiuse il t.eleavio con un 'assicura1.ione fuori luogo: • Faccio tutto quanto sta in me per vigilare a cbe questo 11011 avvenga". Quel giorno Ciano scriveva sul suo diario: '' Per fa successione di Cavallero (Mussolini 111-e /'ba confermata int111inente) lii gen. Amé, ca po del SJMJ crede che il nome di Ago sia il migliore" (G. Ciano, op. citata. p . 691). (88) B. Licldell llarL, The Rommel Papers, cil., p. 391. (99 ) Ibidem, p. 39 1. (90) Ibidem . Però due giorni dopo Rommel scrisse alla moglie che "fra pocbi giomi fascerò il comando dell'armata ad un iWliano per la sola ragione c/Je il mio presullio stato di salute non mi permette di tirare avanti. Natu.1·a.lmente si tratta di 1m motivo ben diverso, e precisamente di prestigio. Ho fallo 111tto quello cbe potevo per conservare questo teatro di guerra, a dispetto di i ndescrivibili di.fficoftri in ogni campo. Mi clisplace profondamente per I miei uomini. Mi sono 1110/to cari. Fi,iu111!(•11te n.011 sto çmcora molto bene. Farli mal d i testa e .fortissima tensioue nervosa. J/l)lt<'bé distu rbi circolatori, 11011 mi lasciano riposare(... )" (pp. 39 1-392). È eviden1,· l'.11narezza. Anche prima di El Ala mei n era acca<.l uto quakosa di si mile! (91) DSCS, te le 014/0p. data 26. J.1943, o re 19.30. (92) Il Comando Superiore Forze Armate della Libia si era lrasferito a Sfax sin dal 25 gennai o. Si scio lse alle ore zero de l 5 febbraio. (93) Diari o Cava lle ro, data 8. 11.19-12. (94) Ibidem, data 15.11.1942. Qualcuno aveva percepit.o subitO le dimensioni della svolta strateg ica e pensato a provvedimenci rad icali. Fra i prim issimi a ritenere che molto probabilmente la Libia fosse condannata e che, a co nti farri , convenisse concemrarsi nella difesa del territorio metropolitano, vi furvno Vi11orio Emanuele lii (cfr. l' . Puntoni, op. citata, pp. 103-104) e Mussolini (cfr. G. Ciano, op. citata, p. 664). (95) Pro memoria in data 22.11.. 1942 "Prospeltive operntive in A.S.'' . (96) B. Liddell TlarL, Tbe Rommel Papers, cit., p. 382. (97) A. Kesselring, op. citata, p. 156. (98) Dia rio Cavallero, tele 4/V data 20.1. l 943, ore 22.15. (99) G. Mancinelli, op. cilata, p . 253. (100) OSCS, 1ele 324/43 data 22. 1.1943 dell'ACIT. (10 1) DSCSFAL, f. 3459/Sc rv. data 15.11.1942. Qualche giorno do po, evidenrcmeme Bas1ico ripensò alla qu estione e rice nn e op portu no avv isa re "Q ualora si dovesse ripetere ancora il reato di trattenere abusivamente automezzi inviati per trasporti, notifi· co cbe renderò responsabili penalmente i cc1pi di S.illf. delle grandi 1111/tà" (DSCSFAL, f. 3769/Serv. data 20.11.1942). (102) Il 21 novembre erano stali scìohi u ffìcialmencc il Comando X corpo d 'armata, le D.f. Pavia, Hrescia, Holog11t1, Trento e Folgore; le D.cor. Ariete e littorio, ohre a numef()si supporli di co rpo d'armata e <.l 'armata. (103) Diario Cavallero, <late citale. (104) Non si può dire sia stato agevole ottenere piena comprensione da parte tedesca, d1e, gua rdando so ltanto le esige nze b elliche, in qualche caso dimostrò uno zelo eccessivo e 1.alvoha non a proposilO né al momento opportuno.
I
Capitolo quarto LA GUERRA IN TUNISIA 1. L'OCCUPAZIONE DELLA TUNISIA DA PARTE DEI.L'ASSE (DICEMBRE 194 2).
Dopo il tentativo <li occu pare Biserta e Tunisi con una specie di co lpo di mano, il gen . Evelegh decise una pausa di qualche gio rno per consentire una mig liore organizzazione dell'appoggio aereo alla battaglia terrestre. In tanto prese il via un 'incursio n e diretta a ll e spalle de lle difese di Biserta. Nelle primissime ore de l 1° dicembre il 1° commando alleato e ffet tuò un o sbarco d i sorpresa s ulle coste settentrionali tunisine, a no rd-ovest d e lla città . Si trattava di circa 500 uom ini con il compito di infiltrarsi nelle retrovie tedesche ed interrompere la strada Biserta-Mateur. In izialmente il piano sembrò svolgersi sotto b uoni auspici, perch é alle 2,30 il Comando del XC corpo si limitò ad ordinare genericame nte un aumento de ll a vigilanza costiera , essendo stati inte rcettati messaggi radio inglesi in cifra , come in occasione de ll ' incursione di Dieppe. Ben presto, però, la presenza d e l commando venne individu ata ed il 10° bersaglieri , l'unitù più vic ina, si mosse per bloccare il tentativo. Il primo contatto ebbe luogo alle 10 ad opera cli una compagnia del XXXIV battaglione bersaglieri: il g ruppo avversario si disperse lasciando in mani italiane u na cinquantina di prig ionieri. Nel pomeriggio la vicenda giunse alla s ua natura le conclusio ne con l' inte rvento cie l grosso de l XVI battagl ione bersaglie ri e di una compagnia tedesca . TI commando subì gravi perdite , anche in prigionieri , ed i suoi resti rinunciarono all 'impresa, riguadagnando le linee britanniche in qualche g io rno. Ne l contempo, sotto l'insistenza di Kesselring per l'ampliame nto d ella testa cli sbarco, il gen. Nehring risolse di prendere l'iniziativa . La carta da g iocare era rappresen tata dall'a rrivo d i parte della 10• Panzerdivision (gen. Fischer); l'ob ie ttivo da raggiunge re, la stretta di Tebourba (sch izzo n . 31). Tehourba rivestiva un'importanza non trascurabil e sia in quanto nodo stradale sia, soprattutto, perché la stretta omonima (ad occidente dell'abitato) conse ntiva condizioni cli difesa contro offese provenie nti eia ovest assai migliori che non Djecleida. A prescindere, inoltre, d a lla questione tattica occorreva ad ogni costo dare respiro a Tunisi e Kesselring non aveva perdonato a Nehring l'abbandono di Medjez e l Bab, la porta d'accesso a lla piana d i Tunisi. Le forze a ll eate si trovavano ne i punti chiave della 7.ona . L'll" T3.f. (gen. Cass) aveva il Il Hampshire ad un paio di chilometri da Djede ida; il I East Surreyad El 13aLhan, per coprire il fian co destro; il V N011bamp-
IL PRIMO COivIBATT ( 1-4 dict
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LE Ol'ERAZION I IN AFRICA SETTENTR IONALE
LA GUERRA IK T UNISIA
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tonsbire con il II/13° carri ed il 5° artiglieria americani a Tebourba dove, per inciso, resisteva ancora una compagnia di paracadutisti tedeschi - ; il 17°/21 ° lancieri con reparti di artiglieria alla stretta di Tebourba . Il fianco sinistro era garantito dalla Biade Force, alla quale da una settimana si era aggiunto il I/1° cor. americano, schierata a Chouigui (cinque chilometri a nord-ovest di Tebourba). Il gen. Fischer aveva articolato le s ue eterogenee truppe in quattro gruppi tattici ed intendeva realizzare il completo avviluppamento dell'avversario . Il gruppo Li.ìcler (una compagnia carri, una di motociclisti ed una batteria campale) ed il gruppo Hudel (due compagnie del I/7° Panzerregiment, due compagnie controcarri ed una di motociclisti), guidati personalmente da Fischer, dovevano raggiungere Chouigui con un ampio movimen to avvolgente da nord e quindi scendere su Tebourba. Il gruppo Koch (un battaglione de l 5° paracadutisti, una compagnia controcarri tedesca ed una italiana) aveva il compito di attaccare da sud-est, occupando El Bathan ed il suo ponte. TI gruppo Djedeida (una compagnia paracadutisti, due cli fanteria ed alcuni mezzi corazzati: due Tiger, due Pzkw III e tre cacciacarri) invece doveva limitarsi ad impegnare frontalmente il nemico, senza forzare, almeno in un primo tempo. Il contrattacco di Fischer cominciò poco prima delle 8 ed ottenne un rapido successo. Verso mezzogiorno la Biade Force era soverchiata e rifluiva in disordine su Tebourba, mentre i gruppi U.ider e Hudel eia nord-ovest ed il gruppo Koch da sud stringevano le truppe anglo-americane più o meno fra la rotabile di Tebourba ed il fiume Medjerda. L'unico punto in cui la spinta tedesca non riuscì a svilupparsi fu davanti a Djecleida. Qui il gruppo assalitore, che nel pomeriggio si era mosso su ordine cli Fischer, vide cadere nel vuoto ogni tentativo. All'imbrunire la situazione degli Allea ti non si presentava molto brillantemente. Durante la notte il gen . Cass corse ai ripari . Arretrò il II Hampshire sino ad un paio cli chilometri eia Tebourba e spinse a nord ciel paese il V Nortbamptonshire per frontegg iare il gruppo Hudel. Dal canto suo il gen. Evelegh pensò bene di mandare il Combat Command B (gen. Oliver) della 1" D.cor. americana a sostituire la Biade Force ed a contromanovrare. Il 2 dicembre il 11/6° f.cor. ed il I/13° carri americani raggiunsero la stretta di Tebourba. L'immediato e violento slancio ciel I/13° carri pervenne a respingere il gruppo Li.ider, ma le cose non mutarono nella sostanza ed i tedeschi alla fine non soltanto respinsero tutti gli attacchi ciel I e del II/13° carri, ma strinsero il cerchio. Il 3 dicembre praticamente concluse il combattimento. Approfittando dell'arrivo di un paio di compagnie dell'86° Panzergrenadiere, date subito in rinforzo al gruppo Djedeida, e delle rinnovate incursioni della Lujìwa.ffe, Fischer riprese con veemenza la pressione su ogni lato della 1 l3 brigata inglese .
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I.E; OPERAZIONI IN AFRICA SE'f TENTIUONA I.E
Neanche l'apparire del I/6° f.cor. americano a sud del fiume, sul Djebel el Guessa, servì a molto e gli Alleati dovettero ripiegare sull'a llineamento Djebel el Aroussa-Djebel el Guessa . Le loro perdite ammontarono complessivamente a 55 carri, 4 autoblindo, 4 cannoni controcarri, 6 pezzi da 100 ed altrettanti da 120, 13 pezzi di p iccolo calibro, 300 automezzi ed un migliaio di prigionieri. Che il contrattacco germanico a Tebourba avesse un significato ben superiore al successo locale fu avvertito immediatamente dal gen. Anderson. Da un lato stava a dimostrare che le forze dell'Asse cominciavano ad acquistare capacità offensiva, dall'altro che le truppe alleate avevano raggiunto il limite massimo della progressione. Ne parlò con Eisenhower e pose in evidenza che il fattore fo rse determinante era l'impressionante efficacia dell ' appoggio dato dalla Lujìwajfe all'operazione tuttora in corso. Anzi :aggiu nse che se la Royal Air Force non fosse riuscita a diminuire la potenza di dette incursioni a bassa quota, sarebbe stato giocoforza ripiegare di quel tanto sufficiente ad ottenere un protettivo "ombrello aereo" . Da parte d egli Alleati la giurisdizione sulle truppe inglesi ed americane venne affidata al gen . Allfrey, trasferitosi il 6 d icembre con il Comando del 5° corpo d'armata a Souk el Khemis, nella valle del Mejercla, ad una quindicina di chilometri da Béja. Lo stesso giorno si costituì il 242° Group della Royal Air Force per il suo sostegno diretto . Il 5° corpo comprese così la 6'· D.cor., la 78" D.f., la P B.par., il Comhat Command B ecl altri reparti americani non indivisionati (vds. specchio alla pagina seguente). Per i tedeschi si trattava di battere il ferro finché era caldo ed il geo. Fischer rinnovò il contrattacco per cacciare ancora più indietro il nemico. Il 6 dicembre si accese un violento scontro su l Djebel el Guessa. Il gruppo Koch, coadiuvato dal I/86° Panzergrenadiere e da un repa rto del 7° Panzerregimen.t, assalì il I/6° f.cor. americano che, per quanto soccorso ne l primo pomeriggio dal JI/6° f.cor . e da una compagnia cie l 2/13° carri, fu costretto ad abbandonare il terreno. Questo scacco complicò notevolmente la situazione talché il gen . Evelegh decise il ripiegamento a nord del Medjercla, su una posizione ben presto denominata convenzionalmente ed allusivamente Longstop Hill , p iù vicina a Mecljez el Bab. Il movimento retrogrado, iniziato sotto la poggia battente della notte su l 7 dicembre, continuò per tre giorni. In una lettera ad un amico, Eisenhower espresse le sue considerazioni sull'accaduto in termini assai espliciti: •Penso che il mi gl ior modo di descrivere l e nostre operaz ioni fi no ad oggi è cli d ire che esse hanno co ntravven uw ad ogni principio cli guerra riconosciuLC.>, sono i n contrasto con tucti i metodi operativi e logistici iJJusrrari nei manuali e saranno condannare nella l oro tota lità in tutte l e classi ciel Leavenworth and War College per i prossimi ven ticinque anni• (1).
LA GUERRA IN Tl,;NISIA
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Quadro cli battaglia d el 5° corpo britannico alla data cie l 6 dicemb re 1942
Comando 5° corpo d 'armata (gen. C.W. Allfrey)
6" D.cor. (gen. C.F. Keightley ) su: 26• B.cor. (gen. C.A .L. Dunphie) 38' B.f. (gen. N . Russel) Truppe divisionali 78· D.f. (gen. V. Eve legh) su: 1• B. guardie (gen. R.A.V. Copla nd-Griffiths) 11" B. f. (gen. E.E. E. Cass) 36' B.f. (gen. A .L. Kent-Le mon)
Truppe divisionali l" B . paracadutisti (gen. E.W. C. Flavell)
6° commando Truppe di corpo d 'armata
Combat Command B ( 0 ) (gen . L.F. Oliver) su: J/ 1° rgt. carri I e Il/ 13° rgt. carri I e TI/ 6° rtg. f. co r. 27° g ruppo art. campagna unità minori Reparti non indivisionati: 67° rgt. carri 5° e 175° gru ppo art. campagna unità minori
0 ( ) L'organico 1942 de lla d ivisione cora7.zata americana prevcdcva due regg ime nti carri (ciascuno su un btg. carri leggeri e quattro mcdi), uno di fa nteria corazzata su tre bauaglioni, tre gruppi di artig lieria corazzata, un battaglione da ricognizione, u no di genio corazzato, unità minori e servizi. la revisione o rdinativa imrodotta a fin e a nno si informò ad un modulo su tre battaglioni carri, tr<.: di fanteria corazzata , tre gruppi di artiglie ria corazzata, un battaglione genio, reparti minori e servizi. Questa struttura e ra studiata per l'impiego normale di tre Combat Commands.
IL SECONDO COMBATTIME: (10-12 dicembn
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Schizzo n. 32
\JTO DI TEBO 1942) . URBA
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
I tedeschi avevano due problemi eia risolvere con urgenza: il p rimo riguardava i francesi , il secondo l'ordinamento delle truppe in Tunisia. Il 6 dicembre giunse da Roma il gen. Gause con l' incarico di trasmettere all'amm. Derrien, comandante delle fo rze navali francesi in Tunisia, l' ultimatum di Hitler. Derr:ien doveva consegnare ogni installazione militare e presentare la resa dei militari frances i, che sa rebbero stati inviati in Francia o in Italia come p rigionieri di guerra . I soldati nordafricani sarebbero stati inquadrati in apposite unità a disposizione del Comando tedesco. In caso di rifiuto, Gause aveva carta bianca . Per sua fortuna disponeva anche del II/7° Panzerregiment e di un battaglione di fanteria appena sbarcati. Con questi , i due battaglioni del reggimento S. Marco ed un reparto di formazione messo insieme dal gen. Neuffer, comandante della 20• D.Flak e del settore di Biserta, fu in condizioni di raggiungere lo scopo . Ma c'era qualcos'altro che Gause disse incidentalmente a Nehring prendendolo de l tutto alla sprovvista : 1'8 dicembre sarebbe arrivato il suo successore. Qualche giorno prima erano stati convocati al Quartier Generale ciel Fuhrer il gen. von Arnim, comandante ciel XXXIX corpo d'armata sul fronte russo, ed il gen. Ziegler, suo capo di S.M .. Quest'ultimo si presentò per primo e fu immediatamente ricevuto da Hitler: in Tunisia doveva esser costituita la 5" armata corazzata, von Arnim era designato ad assumerne il comando e lui, Ziegler, l'avrebbe accompa gnato come capo di S..M . ma soprattutto come "sostituto permanente con pieni poteri". In altre parole, se von Arnim, come Rommel, si fosse messo a girare per il campo di battaglia, al Comando dell'armata doveva essere presente un sostituto con l'autorità necessaria per far fronte agli imprevisti. Ziegler chiese informazioni sulla prevedibile forza dell'armata in questione e Keitel, p resente alla conversazione, rispose che il programma contemplava l'invio di tre divisioni corazzate e tre motorizzate, più la potente Hermann Goering della Luftwaffe. Interpellato a sua volta sulle prospettive che riteneva possibili, Ziegler accennò ad un'offensiva da Tunisi-Biserta io direzione ovest con tre obiettivi in successione di tempi. Prima la catena montuosa al confine con l'Algeria, poi i porti di Bona e d i Philippeville ed infine - se si fosse riusciti ad ottenere una rivolta araba a favore della Germania - Orano. A questo punto, a suo avviso, alle forze d'invasione alleate non sarebbe rimasto che reimbarcarsi. Pe r quanto passasse per un ufficiale molto concreto , Ziegler si stava lasciando evidentemente trasportare dall'entusiasmo e dalla più completa ignoranza della realtà dei rifornimenti oltremare. Ma può anche essere che, nell'impossibilità cli esprimere in modo esplicito un parere negativo, volesse mettere il suo Fuhrer davanti all'enormità del problema operativo con molta diplomazia . Infatti p recisò che indispensabile premessa ad un disegno del genere era la garan-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SElTEN'l'IUONALE
zia di un costante e sufficiente afflusso di rifornimenti e, di conseguenza, la conquista o la sicura neutralizzazione di Malta. Hitler assicurò i rifornimenti e non parlò dell'isola. Poco dopo giunse von Arnim. Domande e risposte furono simili, perciò Hitler promosse entrambi i generali al grado superiore e li spedì in Africa. Arrivarono a Tunisi la sera dell'8 dicembre. Il giorno seguente Nehring rimpatriò . Il mattino del 9 Gause si presentò a Biserta dall'amm. Derrien e pose l'u ltimatum dando mezz'ora cli tempo per la risposta. Derrien accettò le condizioni ed ordinò la resa . Intanto Fischer aveva ripreso l'azione. Sapendo che il grosso della 11 ' B. f. inglese si trovava a nord del Medjerda e che a sud del corso d'acqua era rimasto soltanto il Combat Command B n ella zona di Djebel Bou Aoukaz, stabilì di gravitare con lo sforzo contro gli americani. Così il 10 mattina tre colonne tedesche attaccarono . A no rd del Medjerda, lungo la rotabile, avanzò il II/ 86° Panzergrenadiere rinforzato eia una compagnia di carri . Contro le posizioni tenute dal 6° f.cor. mosse il I/86° Panzergrenadiere, anch'esso rinforzato. Più a sud, a cavallo della rotabile Messicault-Medjez el Bab e quindi operando un ampio avvolgimento , partì il I/7° Panzer rinforzato da un'aliquota del 501 ° battaglione Panzer. Alla fine della giornata, mentre la colonna tedesca settentrionale si arrestava a qualche chilometro da Longstop Hill, quelle meridionali avevano riportato pieno successo, grazie anche ad un fatale disguido in campo alleato . Nel pomeriggio, dopo d iversi contri, il Combat Command B doveva passare il fiume a Bordj Toum e ripiegare seguendo la rotabile. Senonché, per un errore di valutazione, il reparto di testa ritenne il ponce esposto ad un attacco germanico; di conseguenza, abbandonò l'itinerario prescritto e, segu ito dall'intera colonna, prese una pista che correva lungo la riva orientale del Medjerda . In b reve: i mezzi si impantanarono e fu giocoforza abbandonare 18 carri, 40 automezzi e 150 altri veicoli. Per fortuna , ad oriente di Medjez el Bab si era disposto un gruppo tattico francese d e l 4° tirailleurs, che già aveva sostenuto il I/ 1° carri piuttosto maltrattato da i tedeschi, e che nella notte agevolò il passaggio sull'altra sponda del Comhat Command B. Gli scontri svoltisi nella zona di Tebourba non possono davvero venir assimilati ad una hattagl ia. Ciò nonostante, e per q uanto l'operazione non riguardasse un settore italiano, si è voluto dare qualche spazio ad un episodio obiettivamente brillante pe r le armi tedesche . Brillante per la concezione operativa, per l'energica azione di comando del gen . Fischer, per la tenacia dei reparti; ma soprattutto, a nostro avviso, per l'abilità, l'aggressiv ità e la disinvoltura tattica mostrata dai com andanti delle varie fo rmazioni. Si tenga presente, al riguardo, che si trattava cli complessi formati sui due piedi con truppe appena sbarcate e cbe la situazione nemica era conosciuta soltanto nelle linee generali. Certo qualcosa non funz ionò, tuttavia non incise sul risultato globale. Fischer dovette attingere anche a battaglioni
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non organ ici ed impiegare reparti complementi così com'erano. Naturalmente forniro no una prova scadente e non poteva essere diversame nte, come ben sappiamo per nostra triste e purtroppo frequ e nte esperienza. Fischer ne riferì, sin e.lai primo g io rno, a Ne hring in te rmini durissimi, ùichiarando impossibile un successo con simili truppe, non addestrate e peggio comandante. Anche la Superga aveva conquistato spazio, giudicando troppo addossate a Tunisi le posizioni tenute dalle sue poche forze, ma non bastava. Il 13 von Arnim, approfittando dei vittoriosi risultati ottenuti nella zona di Tebourba, fece portare la linea di resistenza nel tratto meridio nale dell a testa di sbarco a Po nL du Fahs-Enfidaville. Poiché continu ava l'arrivo e.li reparti , Lorenze lli fece fare alla divis ione una conversione verso ovest, perno l'ala destra, talché il 20 ùicembre l'organizzazione difensiva risultava notevolmente rafforzata. La 5' armata corazzata era adesso articolata in quattro settori: settore Bi serra: divisione tedesca di formazione von Broich; 10° be rsaglieri, reggimento S. Marco; settore Tunisi Nord: 10° Panzerdivision ed aliquote della 334• D.f.; settore Tunisi Sud: il grosso ùella D.f. Superga; setto re meridio nale, diviso nei sottosettori e.li Sousse (91 ° f. italian o meno due battaglioni), di Sfax (50° briga ta specia le) e di Gabès (raggruppamento esplorante corazzato Lodi). Giova precisare che se nella zo na Biserta-Tunisi e ra stata possibile una certa suddivisio ne di competenze e responsabilità , in tutto il vastissimo settore meridionale, da Enfìdaville alla frontiera libica , le cose si svolsero in modo assai differente. Le grandi distanze, le diffico ltà dei collegamenti , l'ampiezza dell'area da contro llare, la molteplicità dei compiti da affro ntare, l'affl usso alla spicciolata dei reparti, molti motivi insomma provocarono notevoli sovrapposizioni di autorità. Il sottosettore di Sousse, assunto il 30 novembre dal Comando 91° f. (con il 11/91 ° f. ed alcuni repa rti armi di accompagnamento), dipendeva per l' impiego dal Comando 50" brigata speciale e per tutto il resto dal Comando della Superga, tuttavia ragion i pratiche indussero ben presto il comandan te del reggimento a rivolgere la quasi totali tà delle ri chieste di natura tatti ca e logistica al Comando 5' armata cor., pur informandone i Comandi italiani ( il primo collegamene.o radio con Sfax fu preso il 9 dicembre) . D'altro canto, ad esempio, il 16 dicembre il Comando 5• armata ord inò d irettamente a l presidio d i Kairouan ( una compagnia del II/91 °f. ed una de l 47° Panzergrenadiere arrivata senza preavviso) d i occupare la stretta di Djelo ula, circa 25 chilometri a nord-ovest di Kairouan, sulla dorsale orientale. Ed il combattimento che si accese di lì a poco contro un p a io d i reggimenti di tiraillettrs algerini ed uno cli spahis, e che assorbì sem pre maggiori forze italiane ciel settore , venne seguito a distanza dal Comando 5" armata. Il sottosettore di Sfax, tenuto dalJa 50' brigata speciale (2), non ave-
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va incontrato grossi problemi operativi e si era assestato soddisfacentemente, sia pure te nuto conto dell'ampiezza della zona . Lo stesso dicasi per il Reco Lodi. Il 23 dicembre il gen . Lorenzelli fu sostituito dal geo. Gelich. L'occupazione della Tunisia aveva indotto Italia e Germania a cercare un rifornimento di personale attingendo ai volontari locali . li Comando Supremo si limitò all 'arruolamento dei cittadini italiani residemi in Tunisia: quelli che già avevano prestato servizio militare nell'esercito italiano dovevano esser richiamati dal congedo ed impiegati come complementi; gli altri erano da inquadrare in reparti destinati ad incarichi special i. La risposta della colonia italiana fu pronta ed i volontari che si posero in nota al consolato generale d'Italia a Tunisi superarono ben presto i duemila. Il 16 dicembre le prime due compagnie vennero avviate al campo di Bou Ficha (una ventina di chilometri a nord di Enfidaville). In tutto verranno formati tre battagli on i di volontari tunisini, d ue dei quali (il II ed il III) ad effettivi ridotti e perciò p iù tardi fusi oell'XI battaglione su due compag nie . Nel frattempo, in madrepatria era costitu ito il battaglione d'assalto T su due compagnie con elementi originari della Tunisia residenti in Italia. Il battagli one, che sbarcherà in Africa nella prima metà d i gennaio 1943, doveva completarsi sul posto con personale scelto fra i volontari e, incrementa to da u lteriore gettito selezionato, dar v ita ad un raggruppamento d'assalto. Nelle circostanze in cui si svolgevano l'arruolamento e l'approntamento dei reparti in questione, non c'è molt:0 da stupirsi che l'organizzazione abbia subi to lasciato a desiderare; le serie di vestiario ed equipaggiamento dovevano arrivare dall'Italia, lo stesso dicasi per l'armamento individuale e di reparto, ufficiali e sottufficiali istruttori mancavano e quell i di inquadramento erano pochi e quasi interamente trani dai locali. TI 17 dicembre il ten. col. Broccoli segnalò a Lorenzelli che "generale van Arnim lamenta prepotenza et indisciplina militari italiani e comunica che da giorno 18 i militari so1presi in fla grante ruberia saranno fucilati" e, poiché i militari in causa erano i volontari tunisini, rappresentò l'urgenza di trasferirli al campo cli addestramento di Zaghouan e la necessità cli energici ufficiali della Superga per l'inquadramento, in luogo dei richiamati (3). I tedeschi, invece, rivolsero la loro attenzione alle truppe di colore. Dopo l'ordine iniziale di tenerle pronte, sotto comandanti responsabili, per l'impiego da parte germanica, von Arnim volle studiare bene il problema, la cui delicatezza appariva evidente. Perciò solo i primi di gennaio ve rranno diramate disposizioni esecutive, distinguendo tre tipi di elementi da utilizzare: gli arabi volontari, affidati per il reclutamento e l'addestramento ad un Comando delle truppe arabo-tedesche e destinati a costituire reparti appositi; i soldati francesi indigeni smobil itati da impiegare sperimentalmente in due goums sotto la guida d i ufficiali francesi e con equipaggiamento ed armamento
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fran cesi; gli arabi idonei per il servizio informazioni d a uLilizzare nella raccolta di notizie e pe r azioni di sabotaggio. Il differe n te orientame nto aveva una sua ragion d 'essere, de rivante dall'impro nta conferita dai ted esch i alla loro presenza in Tu nisia; un' impronta che murerà sosran:lialmente l'ambiente psicologico d el la guerra d ell'Asse in Africa. I tedeschi consideraro no la Tunisia come "proprio" scacchiere sin dall'inizio, però tutto sommato bisogna ammettere cbe agirono secondo una logica abbastanza lineare. Dal momento in cui Hitler aveva designalo un comandante in capo tedesco senza alcuna obiezione eia parte di Mussolini né cli Cavalle ro, l'o rganizzazione del territorio occupato diventava una na turale conseguenza de l provved ime nto. Il Comando germa nico rivo lse, dunque, ogni cura ai rapporti con la popolazione d ella zona occupata, frances i ed arabi, cercando di accattivarsene le s impatie. Dalla Francia venne subito fatto arrivare il ministro ple nipotenziario von Ra hn, con il compito d i controlla re l'ope ra delle autorità civili lasciate nelle loro funzion i. La necess ità di una collaborazione francese, che, secondo la parte germanica, sarebbe stata addirittura ostacolata dalla presenza ital iana, rendeva infatti opportuno , sempre secondo i nostri alleati, che i rapporti con le amministrazio ni locali venissero regolaci solo dalla parte tedesca, di cui e ra sconLata la mancanza di rivendica zioni o d aspirazioni territori ali . La popolazione francese, divisa fra simpatizza nti per la "Francia Libera" e "fede li a Pétain'', mostrava un atteggiamento in complesso corretto nei confro nti dell 'Asse, ma con una differenza : gli italiani erano malvisti o , nel più benevo lo dei casi, ignorati; i tedeschi e rano temuti. Ne derivava una certa remissività nei confronti di qu esti, intesa anche a giovarsi della propensione all a condiscendenza visib ile nell'occupante. Bisogna anche sottolineare che agli occhi di tutti , e specie degli arabi, i picco li ma immediati e nu merosi s uccessi, contro la prima mina ccia anglosassone su Biserca e T unisi, ave vano innalza to molto il prestigio dell e armi tedesche ed il continuo, irrep rensibi le ed osten tato transito de lle loro tru ppe attraverso Tu nisi costituiva uno spettacolo di fo rza e di potenza militare che non poteva non impressio nare. Quanto alla popolazio ne italiana della Tunisia, all'iniziale entusiasmo suscitato dall 'intervento dell'Asse subentrò be n presto un senso di amarezza e di delusio ne pe rché la presenza tedesca apparve evidente sin dalle prime battute mentre quella italia na risultò decisamente mod esta . In un secondo tem po, per altro, si ingenerò un acuto rise ntime nto provocato dall' ing iusto compo rtamen to germanico che, pron to a mostrare comprensio ne e benevolenza ne i riguardi de i francesi, non risparmiava a lcuna restrizione agli italiani, q uasi fossero nemici. Naturalmente l'insediamento di Nehri ng e poi di von Arnim s i estrinsecò anc he con la premura d i porre le mani sull 'economia locale per sfrutta re al meglio le risorse del paese. E, pure in questo campo, l'efficienza tedesca si mise in p iena evidenza con il tempestivo ar-
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rivo di organi specializzati, guidati da personale d i prim'ordine per energia e competenza. Gli organismi pubblici, le strutture private reputate utili, gli impianti e gli stabilimenti di interesse militare, l'organizzazione di intendenza francese in blocco, ogni cosa passò sotto stretto controllo tedesco. Una siffatta presa di possesso, rapidamente estesa all 'intera Tunisia attraverso la rete degli uffici presidio germanici controllata dal Quartiermastro dell'armata, non poteva non costituire altra fonte di attrito. Per la parte germanica ttmo doveva essere acquistato o requisito solo col suo beneplacito, con buoni redatti in tedesco e firmati da tede schi. TI prelevamento operato da tedeschi era requisizione regolare; quello effettuato direttamente da i.taliani diventava atto arbitrario. Peraltro, a prescindere da lungaggini burocratiche, attriti locali e battibecchi, in linea di massima - ecl indubbiamente grazie allo spirito cli adattamento dei Comandi italiani - regnò una sufficiente collaborazione. Nell'assetto eia conferire alle truppe dell'Asse in Tunisia l'istituzione di un Comando d 'armata tedesco faceva pensare alla prossima costituzione d i almeno un paio di corpi d 'armata, ma per le forze italiane si prolungava una strana incertezza. Il Comando del XXX corpo era tenuto al margine cli quanto veniva attuato nella testa di sbarco non tanto per ipotetiche ragioni di segretezza quanto, secondo ogni probabilità, per mancanza di idee chiare sull'ordinamento che si intendeva assumere ne l nuovo scacchiere . A metà dicembre caddero le incertezze. Il 16 il gen. Sogno venne semplicemente avvertito dal Comando Supremo che Kesselring avrebbe gradito conferire con lui, possibilmente il giorno successivo, nella sede cli Frascati. Il convegno fu poi spostato al 18. Kesselring si mostrò cordia lissimo e molto fiducioso sull'andamento della lotta o ltremare. Dopo un riassunto degli avvenimenti fatto eia un suo ufficiale, affermò che la crisi iniziale poteva ormai considerarsi superata e che il seguito avrebbe mostrato la superiorità tecnica delle truppe dell'Asse. Spinse l'ottimismo a non disperare ancora di riuscire ad ottenere la piena collaborazione francese. Anche se il gen . Barré, dopo un in iziale atteggiamento relativamente amichevole, aveva palesato una decisa ostilità, tanto da non meritare, a suo giudizio, la considerazione dovuta ad un uomo d 'onore, in compenso l'amm. Derrien si era mantenuto sincero collaboratore. Non parlò d e ll'ultimatum e della minaccia cli fare cli Biserra terra bruciata, causa diretta dell'elogiata collaborazione. Sempre in tema di rapporti con i francesi, mostrandosi Kesselring stupito per l'animosità di questi nei confronti degli italiani, Sogno replicò mettendolo in guardia sui reali sentimenti francesi verso i tedeschi. Per concludere, il feldmaresciallo promise di restituire la visita in Tunisia , dove più che altrove, date le circostanze alquanto ingarbu-
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gliate, la buona armonia fra i comandanti alleati assumeva particolare valore. Non dubitava cbe fra von Arnim e Sogno non sarebbero sorti i dissapori emersi fra Nehring e Lorenzelli, per appianare i quali egli aveva provocato il richiamo del primo. Si guardò bene dal dire che il rimpatrio cl.i Nehring era stato provocato dall'insoddisfazione destata dalla sua condotta operativa e, in special modo, cl.al suo pessimismo circa t 1na vittoria in Africa. Sogno conosceva vagamente le attribuzioni di Kesselring ed ignorava l'effettiva portata della sua ingerenza sugli avvenimenti tunisini , perciò considerò il colloquio come semplice gesto di convenienza. Nel pomeriggio si recò allo S.M. dell'Esercito a riferire i particolari dell'incontro. Il gen. Ambrosia non possedeva molta voce in capitolo su quanto accadeva fuori ciel territorio metropolitano, però raccomandò di insistere con Cavallero, al momento in viaggio per il Quartier Generale del Fi.ihrer ma che sicuramente avrebbe vistO prima dell'imbarco per l'Africa , per il sollecito invio a Tunis i della D.f. Livorno . A Sogno premeva parlare con Mussolini e con Cavallero . Ben ricordando come i generali Benigni e Lorenzel li fossero partiti senza istruzioni superiori precise sulla linea di condotta da tenere anche nei confronti dei tedeschi , si aspettava un assai più completo indirizzo. Resterà deluso. Il 20 venne ricevuto da l Duce, che si tenne sul generico e solo sembrò manifestare una certa insoddisfazione quando il gen. Magli , presente al colloquio , riepilogò le truppe italiane esistenti in Tunisia. La qual cosa consentì a Sogno cli ricordare come la Livorno, appartenente al XXX corpo, si trovasse tuttora in madrepatria senza che esistessero indizi d ella sua partenza. Due giorni dopo fu la volta di Cavallero. Era appena tornato da Rastenburg, aveva già visto Kesselring in partenza per Tripoli, e nutdva preoccupazioni per l'armata di Rommel o meglio per le intenzioni d i Rommel di ritirarsi in Tunisia. Forse prevedeva la negativa impressione che il resoconto del viaggio p resentato eia Ciano avrebbe suscitato in Mussolini ( 4). Probabilmente si riservò di conoscere il pensiero cli Kesselring, dopo i contatti che avrebbe avuto con Bastico e con Rommel , prima di prendere una d ecisione su ll 'ordinamento da conferire alle truppe italiane in Tunisia. Ricevuto al Comando Supremo, Sogno espose il proprio pensiero circa la situazione operativa dello scacchie re interessato, ma Ca vallero "non rispose con un concreto apprezzamento" . Osservò allora non risultargli ancora costituita una testa cli sbarco attorno a Biserta e Tunisi sufficientemente robusta ed ampia , sì da consentire l'impiego delle truppe svincolato da preoccupazioni circa la sicurezza dei porti alle loro spalle, ma Cavallero "obiettò, vagamente e senza diretta mente interloquire sull'argomento prospettato, che ormai, con le possibilità consentite all'aviazione, operante a massa, il vecchio concetto delle circoscritte teste di sbarco doveva, in certo qual modo, considerarsi superato". La risposta era strana e forse derivava dal fatto che Cavallero considerava il problema cli pertinenza del tedeschi (5). In-
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vece il capo cli S.M. Generale si soffermò sull'importanza delle comunicazioni fra Tunisi e Tripoli: contava in modo assoluto sul XXX corpo per il mantenimento cli tale cordone ombelicale. Come è ovvio, Sogno insisté n el sollecitare l' invio della Livorno ed una volta cli più rimase perplesso sentendo che la questione sarebbe stata tenuta presente e comprendendo che ancora non era stato deciso il trasferimento oltremare della divisione e di molti supporti di corpo d' armata . In sostanza, la visita si rivelò una delusione. Sogno si rese conto d ell'incertezza sulla condotta da tenere e dell' indeterminata visione dei preved ibili sv iluppi della lotta esistenti al vertice. Del pari riportò la sgradevole sensazione che non si volessero contrastare apertamente gli intendimenti di Mussolini, ma nel contempo non si fosse in grado cli garantire loro una piena esecuzione. Oltre tutto preoccupava non tanto la subordinazione cli tutte le truppe dell'Asse, quanto la mescolanza delle unità e la limitata sfera d'azione lasciata al XXX corpo su reparti italiani. Infatti, nel pomeriggio del 26, appena sbarcato all'aeroporto cli El Aouina, Sogno si recò al Comando tedesco. Von Arnim lo accolse con un rapido inquadramento e gli comunicò l'intenzione d i affidargli la responsabilità dei settori di Sousse, Sfax e Gabès, mentre avrebbe conservato alle proprie dirette dipendenze il grosso della Superga, cui era affidato il settore Tunisi s ud , ed il 10° bersaglieri nel settore Bisetta. A conti fatti, il XXX corpo avrebbe contenuto la sua autorità su un'aliquota della Superga e sulla 50" brigata speciale. Sogno, scontento, manifestò qualche obiezione su una sottrazione di forze che non sembrava giustificata da valide motivazioni cli carattere militare. Perché, ad esempio, la sua giurisdizione non doveva comprendere il settore di Tunisi sud? Von Arnim si limitò a promettere che, non appena disponibile una maggior quantità di truppe tedesche, avrebbe spostatO a sud tutto il grosso della Superga, restituendolo al XXX corpo. Comunque assicurò ch e non avrebbe toccato la Livorno quando fosse sbarcata. In merito al disegno operativo, dichiarò il proposito cli raggiungere il versante occidentale della Grande Dorsale per controllare gli sbocchi ne lla pianura centrale. Non si conosce il reale pensiero di von Arnim sul futuro più o meno immediato, ma sappiamo che aveva ricevuto dal gen. Jodl un orientament.o cli piuttosto eccessivo respiro. L'OKW considerava necessaria l'occupazione di Tebessa ai fini della minaccia decisiva che avrebbe comportato nei confronti del fronte settentrionale alleato. Von Arnim non rimase molto impressionato da tale invito e scartò l'idea senza esitazione: anche conquistata Tebessa, le forze limitate di cui disponeva non gli avrebbero consentito la prosecuzione dello sforzo su Costantina, solo obiettivo significativo sul piano strategico, e nemmeno cli rimanere a lungo in zona. Peraltro, qualche giorno dopo, nella riunione d i capo d 'anno, a Tunisi, egli si rivolse a Sogno brindando : "A Casablanca!". Circa l'in terdipendenza dei due scacchieri, tunisino e tripolitano, pur non avanzando giudizi e concreti intendimenti
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riconobbe l'importanza ciel compito del XXX corpo: mantenere il controllo ciel "lungo corridoio" di comun icazioni con la tibia, voluto a suo d ire dal Comando Supremo ed "assai facile ad enunciare, ma altrettanto difficile a soddisfare". Sogno prese tempo : voleva rendersi ben conto di come stessero le cose, informare esaurientemente il Comando Supremo e ricevere adeguate direttive . Sulle intenzioni d ell'avversario esistevano concordi notizie circa un'imminente offensiva contro gli obiettivi di Biserta-Tunisi e cli SfaxGabès. Lo sforzo settentrionale pareva assegnato alla 61" e 46" D.f. e 6• D.cor. britanniche, alla 34· D.f. americana, alla divisione francese della Tunisia e ad unità algerine e marocchine rinforzate da carri alleati. Sùlle truppe incaricate d ello sforzo meridionale c'era incertezza, comunque si parlava cli elementi misti alleati con formazioni fran cesi che si spingevano fino nella zona degli Chotts, nonché cli notevoli contingenti americani a Tebessa, orientati a puntare su Gafsa. A parte la prossima ripresa d egli attacchi terrestri, l'aviazione ne mica continuava ad imperversare, punteggiando con poderose incursioni sui principali centri abitati un'attività praticamente p riva di soste. Ciò produceva uno stillicidio cli perdite di personale, autoveicoli e mate riali e procurava serie difficoltà alle autocolonne; ma soprattutto aveva costretto a restituire all'impiego contraerei tutte le mitragliere da 20 ed i pezzi contraerei inizialmente distolti per compiti terrestri. Lo spirito delle truppe germaniche si manteneva e levato perché, nonostante l'evidente sproporzione cli forze, i frequenti successi riportati in combattimento avevano stabilito una consapevolezza di superiorità tattica. Il morale delle truppe italiane, invece, per quanto senza dubbio buono subiva le conseguenze di una manifesta condizione di inferiorità nei confronti dell'alleato. Una volta cli più esse dovevano amaramente constatare l'inadeguatezza del loro armamento a paragone delle disponibilità tedesche e della potenza dell'avversario. Lo stesso principio seguito da Nehring e da von Amim, cli tenere in linea fanteria ed artiglieria non motorizzate ed impiegare nell'azione manovrata i reparti mobili, se ineccepibile ed inevitabile sul piano logico, acuiva le d ifferenze, anche perché le truppe corazzate (tedesche) una volta assolto il compito veniva,no ritirate per un breve riordino e riposo. Quanto allo spezzettamento de lle unità, Sogno si accorse di altri rifl essi negativi. La costitu zione dei settori di Sousse e cli Sfax aveva avuto luogo attingendo essenzialmente a parte delle fanterie della Superga. Non che fosse in tenzionale, visto il sorgere della specifica esigenza, ma all'atto pratico si riscontrò che la maggior parte d ei reparti piC1 "preziosi" - battaglione mortai da 81, I battaglione controcarri divisionale, CI battaglione controcarri 'Boehler' , CCXXXIII e CXXXVI battaglione controcarri - nonché l' intero 5° artiglieria da campagna (meno una batteria) erano rimasti al settore della Superga,
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cioè sotto controllo de ll a 5• armata, per niente disposta a cedere qualcosa. Stavano arrivando il 29° raggruppamento artiglieria di corpo d'armata su quattro gruppi da 105/32 ed il 3° reggimento artiglieria contraerei su due gruppi da 75/46 e due da 90/53. Per caso il loro afflusso, iniziato a metà dicembre ed ultimato entro gennaio 1943, sfuggì inizialmente al Comando 5• annata ch e non riuscirà a dirottarli nei propri settori solo per l'irremovibile opp osizione di Sogno (7) . In canea crisi spiccava la mancanza cli specialisti. Il 17 dicembre il gen. Lorenzelli aveva telegrafato allo Stato Maggiore del R. Esercito: •317/ 0p. Non ho un soldato del genio da l giorno del mio a rrivo ad eccezione compagnia marconisti che prego rinforzare con tre stazioni R 4 cedu te 50" brigata. Urge invia re artieri, teleg rafisti con relativ i pa rchi. Comunicazioni sono limitate scarsi mezzi disponibili...
Soggiu ngiamo che accanto a deficienze più o meno spiegabili, altre affioravano proprio inaccettabili. Aci esempio, il 28 dicembre il comandante del 91 ° fante ria (e del settore di Sousse), già da tempo sofferente , venne ricoverato in ospedale militare e qu indi sgomberato in Italia via aerea. Il Comando XXX corpo ne richiese l'immediata sostituzione, nonché .l'invio cli un secondo colonnello da destinare al la 50· b rigata speciale per esigenze operative. Ebbene, malgrado i ripetuti solleciti, il primo colonnello arriverà dalla madrepatria il 5 marzo, il secondo il 10 aprile qua ndo la brigata non sarà p iù in linea! (8). Dopo gli insuccessi in Tunisia settentrionale , in campo alleato si rese necessaria una pausa cli riflessione. Eisenhower, che aveva coltivato la speranza di ottenere Tunisi quale regalo d i Natale, giudicò la situazione "disastrosa", ma rifiutò di consentire l'arretramento del 5° corpo cli Allfrey ed ordinò invece reiterare il tentativo prima che il maltempo impantanasse le operazioni. Non soltanto l'inizio della campagna p reoccupava. La concordia fra gli Alleati richiedeva un continuo sforzo cli convinzione e di conciliazione. Fra britannici ed americani era su bito emersa una differenza di indirizzo : i primi ama vano studiare i problemi complessi in conferenze per tener conto dei vari aspetti e giungere ad una pianificazione sistematica; i secondi, almeno all'inizio, preferivano assegnare ad u n comandante compito e mezzi lasciandogli libertà e responsabilità di piano (peraltro soggetto ad approvazione superiore) e di esecuzione. Ma questa d iversità d i lavoro, presto superata perché l'impiego di truppe cli differente nazionalità mostrò l'opportunità del metodo britannico, era nulla in confronto a prese di posizione di carattere nazionalistico. Eisenhower non aveva esitato ad inviare ad Anderson reparti statunitensi, pur cli accelerare la conquista cli Tunisi. Pe rò i suoi collaboratori erano scontenti. E poi appariva chiaro che gli inglesi non sapevano trarre il massimo rendimento dai soldati americani: "Anderson
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- osservò il gen. Clark - usava le nostre truppe a spizzico, intercalate con truppe britanniche, così che ·i risu ltanti ne sof frivano" (9). Peggio ancora si verificava nei rapporti con i frances i. Giraud trovò naturalissimo proporre ad Eisenhower (17 dicemb re) che il comando in capo in Tunisia gli venisse attribuito, s ia pe r un ge nerico accorcio p reso a suo tempo a Gib ilterra, s ia perché i francesi in linea si aggiravano su i 40. 000. Com 'è naturale, la richiesta cadde nel vu oto, tuttavia ottenne un settore autonomo affidalo al d istaccamento d 'armata comandato dal gen. Juin . A metà dicembre la linea raggiun ta dagli Alleati vedeva il 5° corpo di Allfrey a nord, d al mare sino ad una ventin a di chilometri a sudovest d i Pone du Fa hs ; il d istaccame nto d 'a rma ta di Juin lungo gran parte d ella d o rsa le o rientale, più o meno fino all'altezza di Tebessa; infine il co stituend o 2° corpo a meri ca no (1 0), co mpre nden te form azioni francesi , ne ll'ampia zona d i Tebessa-Gafsa. Le prospettive operative n e i tre settori così somma riamente indicati differivano in modo sensibile. A nord venne d eciso cli riprend ere l'offensiva al più presto. A sud occorreva a ncora d a re u na fis ionomia o rgan ica alle eterogenee u n ità in posto. Restava il tratto ce ntrale del fron te. Vi era dislocato il grosso delle truppe francesi : il gen. Barré con la divisione dell a Tunisia e parte cli qu e lla de l Ma ro cco (gen . Math e net) e, p iù a sud, il 19° corpo (gen. Koeltz) con la divisione d'Algeri (gen. Deligne), una briga ta leggera mecca nizzata (co l. du Vig ier) ed unità minori. Un complesso di forze , dun que, più che suffi ciente per mette re in d ifficoltà i settori cli Tu nisi s ud e d i Kairouan . Allfrey si dedicò ad inte nsi p reparativi , l'essenza de i qu ali era di n atura logistica: occorreva ammassare nelle retrovie ciel corpo d 'armata rifornimenti per sei-nove giorni di duri combattimenti. Anche sfruttando la linea ferroviaria della valle della Me<ljerda ciò non poteva essere otte nuto prima del 22 dice mbre. E questa d ive nne la data pre scelta. Il d isegno operativo prevedeva d ue sforzi sfalsati nel tempo ma opportunamente armonizzati. La 1• brigata delle guardie (gen. CoplandGriffith) doveva muoversi il 22 eia Lo ngsto p I-liii ed ass icurare il possesso cli alcune posizioni in successione sino oltre Tebourba per garantire la sicurezza del fianco sini stro d e lla 6• D.cor. (gen. KeighLley), che due giorni dopo si sarebb e lanciata lungo la dire ttrice Massicault-Tunisi . Le cose and arono male già in p a rtenza a causa di d ue grossi inconve nienti inattesi. Anzitutto i ted esch i avevano ben valutato l'importan za tatti ca di Longstop Hill ed affid ato la difesa della zona ad un raggruppamento composto da un battaglione ciel 69° Panzergrenadiere, uno del 754° Grenadiere ed uno d e l 7° Panzer. In secondo luogo, proprio il p omeriggio del 22 ebbe inizio una serie cli p iogge Lo rrenziali. Il combattimento si profil ò subito assai d uro , né gio vò mo lto l'intervento del 1/ 18° fa nteria americano . Alla fine, nel pomeriggio cli Nata le il gen. Allfrey si rassegnò ad interrompere l'o perazio ne con Long-
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stop Hill in mano tedesca ed oltre 500 perd ite fra britannici ed americani. Nel frattempo Eisenhower ecl Anderson si erano recati al Comando del 5° corpo: volevano dare un'occhiata al fronte ed assistere alla partenza della 6• D.cor. Le notizie ricevute dalla 78" D.f., il diluvio pressoché ininterrotto ed il mare di fango apparvero sufficienti a convincerli della convenienza di sospendere il tentativo e di rimandarlo a tempi migliori. Quella stessa sera della vigilia di Natale ebbe luogo una riunione conclusiva. Secondo qualche presente Anderson appariva "profondamente depresso" e si esprimeva con esitazione e lo stesso Eisenhower non si presentava in modo da "ispirare fiducia". Inevitabilmente venne presa la decisione di rinunciare a qualunque offensiva durame la stagione delle piogge. Rientrato al proprio Quartier Generale, Eisenhower telegrafò ai capi cli S.M. Combinati: . (. ..) A causa d elle contin ue piogge non può esistere alcuna speranza di un attacco immediato su Tunisi. Si potrà tentare più cardi con una metodica av,inzaca de lla fanceria. Sco ce rcando di organizzare e di alimentare un complesso di forze per agire offensiva mente sul fianco me ridionale• (11) .
Proprio nel corso di questo giro d 'ispezione, Eisenhower aveva incontrato Juin al Comando ciel 5° corpo e, approfittando delle circostanze, aveva sondato il terreno, chiedendogli se, eve ntualmente, avrebbe accettato di essere posto alle dipendenze ciel gen . Anderson, così come previsto per il 2° corpo U.S.. Juin non esitò a rispondere affermativamente, cosa disapprovata con energia quella sera stessa eia Giraud: "Non voglio assolutamente - lo rimproverò - chepassiate agli ordini di questo inglese. Rimarrete ai miei e siccome il comando deve restare bicefalo, diviso fra Eisenhower e me, mi forzerò di portare la sede a Costantina per seguire le operazioni più da vicino e meglio coordinarle" (12) . Juin parlava avendo toccato con mano la realtà. Il suo proposito ben radicato verteva su lla conquista dei principali punti della Grande Dorsale. Così, Barré doveva raggiungere la zona cli Pont du Fahs e coprire la sinistra del 19° corpo, cui spettava occupare i passaggi obbligati nel tratto centrale della catena. Vedendo gli inglesi impantanati e sente ndosi molto più sicuro in un ambiente rotto e montuoso, dove la sua fanteria sapeva muovers i agi lmente, aveva deciso bruscamente cli tentare eia solo, rice rcando il successo con la sorpresa. L'o perazione era affidata a cinque battaglioni, un gruppo dita bors ed un paio di gruppi di artiglieria. Barré aveva perciò preso contatto con Allfrey affinché la 6" D. cor. fornisse sicurezza nella fase preliminare. La risposta cli Allfrey era stata semplice: veramente si accingeva anch'egli ad attaccare , e precisamente in direzione Tebourka-Tunisi , comunque non aveva obiezioni a ... concedere la precedenza. Nel frattempo, in base agli ordini cli van Arnim , la Superga era penetrata nella zona montana cli raccordo tra le due dorsali, organizzandovisi in tutta fretta e per l'appunto opponendosi all'obiettivo francese. Il settore della divisione presen-
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tava undici capisaldi di compagnia , appoggiati da appena cinque batterie da 75/18, su un fronte di una cinquantina di chilometri. Non sarebbe stato difficile p er il nemico con centrare qua e là forze adeguate per avvolgere le modeste strutture statiche italiane e realizzare l'affer mazione desiderata. Ma in parte perché l'attacco venne diluito su un'ampiezza cli una qu indicina d i chilometri, in parte per le penose condizioni del terreno, in parte forse per l'insufficiente concorso di fuoco, ogni sforzo francese si palesò hen presto vano. In queste condizioni Barré si rassegnò a sospendere il combattimento. Senonché la sera d el 23 dicembre Juin ordin ò di ripe tere il tentativo e mise a disposizione l'ultimo battaglione del 7° tirailleurs maro cchini rimastogli e fino allora tenuto gelosamente in riserva . Inoltre Al lfrey conse ntì al prestito di un a compagnia <:arri leggeri americani. Questa volta il combattimento fu guidato dal gen. Math enet, comandante della divisione de l Marotco. All'alba del 27 l'azione ricominciò. Erano investite la sinistra del battaglione T 5 tedesco ed il I/92° ita liano, nonché l'ala meridionale del settore. Dopo alterne fa si di lotta, alcune posizioni vennero occupate dall'a vversario, ma se nza molto costrutto. Più a s ud, n el settore di Kairouan, asslinto proprio il 27 dal gen. Benigni, l'attività fran cese si manifestò con minore consistenza , sì da non rendere ne<:essario alcu n ritocc.:o della difesa. Rimasero peraltro in mano a lleata la stretca di f o ndouk el Okbi (o fo ndouk el Haouareb), sulla strada Sbeitla-Kairouan, e qu ell a cli Faid sulla Sbeitl a-Sfax . Comunque si trattava di un fragile equilibrio di debolezze da ambo le parti. Juin si rese conto che proseguire da solo nell ' impresa, in quelle circostanze, sarebbe stata follia , specialmente considerando la precarietà delle linee cli rifornime nto a ca usa dell'im perversare d e l malte mpo. In questo clima di generale incertezza, Giraud non trovò di meglio che ribadire esplicitamente l'opportunità che il contingente francese fosse inqu adrato in una grande unità americana: .. (o debbo 1.ener conto - comun icò ad And erson i l 28 dicembre - dell o stai o d'animo delle mìe truppe e di alcuni m i ei ufficiali. Voi dovete ri corda re ch e francesi e britannici hanno combauuto di recente tra loro in Siria. Molti dei miei uomin i n o n hanno c.l i mentlcato quell o ch e gli inglesi hanno facto all a marina fran cese a Mers el Kehir cd a Dakar. Non è desiderabile, in quest o momento,che truppe francesi siano poste agli ordini di un comandante bri tannico. Io non cond iv ido questi sentimenti, rna voi dovete rico noscere che essi esistono. Bisogna trova re una solu zio ne, come quella di un co mando americano- (1 3).
Juin ri tenne di dover inte rvenire ed il 1° gennaio indirizzò al suo comandante in capo una lunga lette ra personale. Es pose il rincrescimento di Anderso n per la spiacevole presa di posizione. Ricordò una frase ciel mar. Foch: "Non si è rnai p otuto ottenere nu.Lla dagli inglesi, nemmeno all'epoca del Comando unico, se non attraverso la persuasione ed in un 'atmosfera di fidu cia accuratamente coltivata. Ad
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LE Ol'ERAZJONI IN APRICA SETTENTRIONALE
essi non si danno ordini" . Spiegò che senza qualche aiuto britannico no n avrebbe avuto speranza di ottenere risultati validi. Visto, dunque, che per una serie di motivi politici o impegni assunti a suo tempo appariva inevitabile la destinazione di un comandante inglese per l'intero fronte alleato, " il faut consentir, camme je le fais moi-meme, sans souci de ma personne, à placer I A rmée française sous les ordres de Anderson" (14).
2. L'OPERAZIONE "EILBOTE" (GENNAIO 1943).
Il nuovo anno presentò all'Asse la necessità di risolvere rapidamente alcuni problemi locali e la convenienza di dare una "spazzolata" all'intera Dorsale orientale per conferire finalment e un minimo cli tranquillità al fronte italo-tedesco ed alla linea di comu nicazioni con la Tripolitania. Nel settore T unisi sud il gen. Gelich, incontratosi con von Arnim, aveva rappresentato l'urgenza cli rinforzi da utilizzare per la reazione dinamica , altrimenti impossibile nella situazione in cui versava . Il comandante dell'armata aderì alla richiesta e mise a disposizione, a pa rtire dal 31 d icembre, il battaglione tedesco di marcia A 25, su quattro compagnie, e, solo ai fini di un contrattacco per l'acquisizione di punti fermi sulla Dorsale, una compagnia carri ed. una di morociclisti. Fra il 1° ed il 4 gennaio l'azione s i sviluppò consentendo al I/92° f. della Superga la conquista ciel Djebel Chirieh, in prossimità d ella saldatura tra la Grande Dorsale e la Dorsale orientale, ed al III/91° f . il possesso della stretta di Sidi Salah (dai francesi denominata d i Henchir Karachoum) . Il tutto nonostante la viva opposizione rispettivamente ciel 3° tabor e del 3° f. della Legione straniera. In corrispondenza del settore di Kairouan, articolato in sottosettore nord (battaglione Grado, 1/91°f. , due compagnie ciel II/92°f., XXIV/5° bersaglieri e unità minori) e sottosettore sud (I e II/47° Grenadiere e Il/ 91 °f. e unità minori), l'obiettivo più importante era quello de lla .stretta cli Fondouk el Okbi, controllata dalla brigata meccanizzata frances e. L'operazione fu affidata al II/4ì 0 Grenadiere rinforzato dal 190° gruppo cor.. Alle 8 .45 del 3 genna io due ondate di Stuka bombardarono le posizioni nemiche e subito dopo i tedeschi mossero all'attacco . Alle 9.30 il fronte ciel III/2° tirailleurs algerini si frantumò ed a nulla valsero un intervento di cacciabombardieri americani ed un tentativo di contrattacco. Alle 14 il combattimento era terminato e Fondouk el Okbi passava saldamente nelle mani del II/4ì 0 Grenadiere. Mentre dal lato francese ci si accingeva a preparare la riconquista delle posizioni perdute, in campo italiano veniva a sciogliersi una situazione fattasi imbarazzante. Il 26 dicembre era sbarcato il geo. So-
LA GlJEJ(J(A IN TUN ISIA
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gno, accompagnato dal suo capo di S.M. e <lai comandanti di artiglieria e d el genio . Il loro arrivo era stato preceduto di qualche giorno da buo na p arte de l Com ando (uffici ope razioni , informazioni e se rvizi) . Ep pure , dopo una settimana il Comando del corpo d'armata non era ancora in funzione. Motivo di ciò: l'assoluta mancanza di mezzi e.li collegamento , non inviati dall 'Italia b e nché ripetutamente sollecitati. Inevi tabil mente, un giorno il ca po d i S.M. dell 'armata fi nì per doma nda re al ten. col. Broccoli quand o il comandante de l corpo italiano avrebbe preso la responsabilità affidatagli. E Sogno si rese conto che, qualunque validità potessero riscuotere le sue argomentazioni, ogni ulterio re ind ugio sarebbe stato interpretato come riluttanza ad assumere l'incarico. Perciò il pomeriggio del 7 gennaio si recò da von Arnim comunica ndo che dal 9 avrebbe stabilito il proprio Coma ndo tattico a Sousse. Von Arnim offrì su b ito il concorso germanico per la qu estione collegamenti e così dal giorno 12 il XXX corpo si inserì nel dispositivo, prendendo alle pro prie dipende nze tutte le truppe de ll 'Asse dislocate nella Tunisia centrale, grosso modo da Sousse a Sfax. La suddivisione di tale fronte si basava sui tre senori di Sousse (gen. Benigni), Kairoua n (ten.col. 13uhse) e Sfax (gen. Imperiali) . A sud di Sfax, nel settore d i Gabès, si era stabilita la D.cor. Centauro (gen. Calvi di Bergolo) agli o rdini del Comando Superiore delta Libia (schizzo n. 33). Giova d ire al riguardo che, secondo la determinazione del Comando Supremo, il 34° parallelo (quello cli Gafsa) rappresentava il limite di g iurisd izione tra la 5" arm ata corazzata e d il Comando Superiore della Libia. Accordi diretti dovevano consenlire operazioni eventua li a cava llo di detto parall e lo ed il settore di Gabès, assegn ato al gen . Calvi, scende va sino ad u na d ozzina di chilo metri a sud d e ll'allinea mento Chott Djerid-Gabès . Peraltro, tali prescrizioni vennero ignorate d a von Arnim il quale, teme ndo d i perdere alcuni reparti proven ienti dalla Tripolitania, il 10 gennaio o rdinò ad Imperiali : " Colonnello Lequio (comandante del Reco Lodf) con tutte truppe finora appartenenti zona Gabès e truppe Kebili, deve continuare a ricevere solo ordini dal Comando truppe Tunisia, tramite generale Imperiali. Ogni deroga porterebbe gravi conseguenze operative". Sogno si vid e scavalcato sin dall'inizio. Non convinto , omise nel suo o rdine d i assunzione di comando l'ind ica zio ne fatta dal Comando della 5" armata e si limitò a predsa re che il margine meridio nale del settore del XXX corpo e ra in corso di definizione; poi raccomandò vivamente ad Impe riali cli curare il massim o accordo con Calvi e di e vitare confl itti di competenza. Un paio di giorn i dopo la controversia perse rapidamente sostanza perché il Comando Superiore della Libia p ose la Centauro alle dipendenze te mporanee del XXX corpo. Vi fu , è vero, qualche strascico a ca usa di una diretta interfe re nza del capo cli S.M. d ell'arma ta corazzata , ma senza esito. In campo alleato c'erano novità. TI 1° gennaio la Task Force o rientale aveva assunto uffic ialmente la de nominazione cl i P armata bri-
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LF. OPE RAZ IONI IN AFRICP. SE1TENTRIONALE
f Schizzo n. 33.
IL DISPOSITIVO ITALO-TEDESCO IL 12 GENNAIO 1943
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LA CUERRA IN T UNISI A
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tanni ca. Il g io rno 4 s i era costituita la 5" a rmata a merica na (ge n. Clark), di cui il grosso, dislocato in Marocco ed in Algeria, teneva d'occh io le truppe del gen. Noguès nella preoccupazione di un 'offensiva tedesca attraverso la Spagna ed il Ma rocco spagno lo e n e l timore che un rovescio sul fronte tunisino desse vita all'opposizione che covava nel Nordafrica francese . Il solo 2° corpo d 'armata (gen. Freclendall), carne sa ppiamo , stava portandosi a~ fronte. Al Comando Supremo Alleato e rano allo studio azion i eia svil upparsi non appena possib ile. La p iù suggestiva e ben vista dagli americani e ra l'operazione Satin, il cui disegno gene rale e ra staw approvato sin dal 28 dicembre. Eisenhower sembra non avesse molta simpatia per gli obiettivi territoriali, quindi scanò l'ipotesi di una spinta a fon do te ndente a d impadronirsi cli Tunisi e di Biserta , e concluse che il primo scopo da conseguire era la distru:done dell'armata di Romm el (15). Questo lo indusse ad approvare una puntata su Sfax . Le soluzioni e rano tre. Il progetto A prevedeva il taglio della Tun isia centrale sino a Sfax e poi un'avanzata verso nord per raggiungere Sousse; il progetto l:3 si basava su un attacco in direzione cli Gabès, seguito da una progressione lungo la costa sino a Sfax; il C considerava uno sfondamento nel settore di Kairouan e la prosecuzione dello sforzo su Sousse . Tale ultimo progetto, a d ifferenza degli altri du e , accettava l'idea di abbando n:ue So usse se e quand o si fos se m ostrato necessario. Prima ancora d i pervenire ad una scelta , fu chiarito che le fo rze interessate a Satin sarebbero state alle d ipendenze del Comando Supre mo Alleato. Ma anche i frances i stavano dandosi da fare. Giraud teneva a sostenere un ruolo cli protagonista ed il 4 gen naio p resentò ad Eisenhower un proprio diseg no fond ato su un'offe nsiva - da sferra re il p iù presto possibile - in direzione d i Sfax al duplice scopo di stabilire una barriera fronte a sud all ' altezza della soglia cli Gabès e di consentire il "rastrellamento" clell'inLe ra fascia costiera sino a capo Bon. Dopo di che si poteva dar corso alla liberazione della Tunisia settentrionale. In quest'ottica, il 2° corpo U.S. avrebbe raggiunto Sfax, il 5° corpo b ritannico si sarebbe impad ronito de lla zona di Pont d u Fahs e d il distaccamento d 'armata francese si sarebbe affermata sulla Dorsale orie ntale, tenendosi in collegamento con le due ali. Era un disegno piuttosto amb izioso, che prevedeva l'impiego di tutte le forze alleate. La decisione venne presa l' ll gennaio a Costantina. Eisenhower, Ande rson, Juin e Fred endall discu ssero le possibilità che s i presentavano alle diverse ipotesi ed all a fine Eisenhower concluse definendo lo scopo dell'operazione : interrompere, nell'ambito del possibile, la linea di co municazio ni italo-tedes ca. Frede ndall, incaricato dell'esecu zione, avrebbe disposto delle seguenti unità: l" D.cor. U.S. (gen. Ward), 26° Combat 'Team U.S. , l' B.par. britannica (gen. Flavell), divisione fran cese di Costantina (gen. Welve rt) . Data approssimativa, il 22 gennaio.
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I.E OPERAZIO N I I N AflUCA SETTENTHIONAI.E
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Giraucl non nascose una certa insoddisfazione nel vedere "mutilato" il suo progetto, ma gli americani sostennero le serie difficoltà cli alimentare uno sforzo cli maggiore consistenza. Anzi convinsero Eisenhower a rinunciare proprio per tale motivo all'impiego della l" D.cor. In ogni caso, l'operazione Satin doveva essere preceduta da due azioni settoriali: l'una ad opera del 19° corpo francese con il concorso di unità americane corazzate per conquistare Fondouk el Okbi; l'altra ad opera del 2° corpo U.S. per raggiungere la stretta di El Guettar. Quanto al 5° corpo britannico, era previsto si limitasse ad obiettivi locali. In parte per questa direttiva, in parte perché prevista autonomamente, Giraud indicò a Juin la necessità di una solida sistemazione del distaccamento d'armata sulla Dorsale orientale , tra il bacino dell'uadi Kebir e Pichon. In altri termini, occorreva impadronirsi del Djebel Chenoufs (a sud-est ciel bacino predetto), della stretta cli Sidi Salah e dei due rilievi del Djebel Bou Hacljar e del Djebel e l Ouchtatia . Juin assegnò .i primi due obiettivi al raggruppamento Barré (truppe della Tunisia, elementi della divisione d el Marocco e reparti del 19° corpo), gli altri al 19° corpo d'armata cli Koeltz (divisione di Algeri, divisione di Costantina e brigata meccanizzata). Complessivamente, Juin poteva contare su 32 battaglioni di fanteria e 4 tabor, una fanteria perciò cospicua, tuttavia ancora in penosa attesa dei promessi aiuti in armamento e materiali promessi eia Eisenhower. E, mentre il logorio stava incidendo su uomini e mezzi, l'ama rezza ed il risentimento dei capi e delle truppe crescevano . Il tratto investico dall 'attacco francese riguardò la sinistra della Superga: un fronte di poco meno di venti chilometri in line a d'aria tenuto dal III/ 91 °f. (schizzo n. 34). L' 11 gennaio il raggruppamento La garde d ella divisione ciel Marocco cercò di forzare la stretta di Sicli Salah difesa da una compagnia del Ill/91 °f.. Dopo quasi sei ore cli lotta i difensori vennero sopraffatti; in compenso la penetrazione venne fermata dal battaglione cli marcia tedesco A 22, appena giunto e collocato in secondo scaglione. Ottenuto questo successo, il nemico si applicò per allargare la breccia, attaccando due giorni dopo gli a ltri tre obiettivi. A nord lo forzo ciel Ill/3°f. de lla Légion incise sulla struttura statica meridionale ciel I/92°f., una compagnia rinforzata eia elementi tedeschi. Lo scontro fu aspro e provocò gravi perdite ad ambo le parti, però la posizione rimase in mano italiana . Più a sud, invece, il raggruppamento Hennoque della divisione cli Algeri, occupate preliminarmente alcune quote utili, assalì l'estrema sinistra del III/91 °f. e finì per aver ragione ciel piccolo presidio, conquistando il Djebel el Ouchtatia. Come inevitabile conseguenza, la 9· compagnia del III/91 ° schierata sul Djebel Bou Hadjar, in mezzo alle due perdute posizioni del settore, fu costretta a ripiegare abbandonando il complesso montagnoso al 1° spahis. Così una ventina di chilometri dalla Dorsale orientale passa remo in mano francese. Una seconda. linea venne frettolosamente im-
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LA GUERRA l i': TUN ISIA
Schizzo n. 34 GLT ATTACCH I FRA NCESI NEL SETTORE DELLA S UPERGA
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LE OPERAZIONI I N Al'RICA SETT ENTRI OKALE
bastita con il 10° battaglione motociclisti tedesco , sostenuto a b reve distanza dal 190° gruppo corazzato, subito inviato da von Arnim nel la zona di Sbikta. Considerate le circostanze, c'era da temere un peggioramento locale dalle conseguenze però imprevedibili. Von Arnim cominciò con l'annullare l'operazione Olivenernte (raccolta delle olive) che alcuni giorn i prima Kesselring gli aveva o rdinato contro Medjez el Bab; poi fec e studiare un'azione intesa a spazzare via i francesi dalla Dorsale orientale e svolta così rap idamente da non rendere possibile l'intervento delle riserve mobili alleate . L'operazione , d e nominata Eilbote (corriere espresso), doveva partire da Pont clu Fabs e scendere lungo tutta la fronte d e l settore Superga (prima fase o Eilbote I), continuare a scorrere davanti al settore Sousse e ri entrare infine nelle linee tedesche del settore Kairouan a Fondouk el Obki (seconda fase o Eilbote I/). Un concorso preliminare sarebbe stato fornito dalla colonna Koch, spinta dalla 10' Panzer in direzione di Bou Arada per impegnare la 6 D.cor. inglese ed impedirle di spostarsi a dar man forte agli uo mini cli Ju in. Proprio in quel settore il 13 gennaio la 6• D.cor. inglese aveva tentato di impedire il consolidamente delle posizioni occupate dai tedeschi, ma l' iniziativa era stata così tiepidamente condotta da risultare assolutamente vana. A parte questa precauzione tattica, durante lo svolgimento di Eilbote, tutte le unità d isponibili dei settori Tun isi sud e Sousse dovevano avanzare decisamente non appena i francesi avessero avvertito la pressione germanica alle loro spalle (schiz1
zo n . 35).
Il Kampfgruppe incaricato della m issione venne costituito con reparti della 334· D.f. e della 10• D.cor. (16), agli ordini del col. Weber, comandante d ella 334 D.f. . Il piano prevedeva l'intervento iniziale del 756° Gebirgsjaeger allo scopo di agevolare l'entrata in campo d ella colo n na Luder, che riuniva le unità meccanizzate, e darle sicurezza sul fianco orienta le . Le truppe da montagna avrebbero seguito poi la progressione della colonna, sempre tenendosi sul lato esposto e via via sostituite nell'occupazione delle posizioni raggiunge dai battaglion i di marcia T 5 ed A 25 e dal I/92°f., posti per l'occasione alle d ipendenze d'impiego ciel ten.col. Stoltz, ufficiale di collegamento dell'armata con il Comando della Superga. Le due mosse tedesche, la puntata verso Bou Arada e l'attacco in direzione sud, partirono nello stesso tempo . Diciamo subito che la forte colonna Koch (17) incontrò ben presto la fanteria della 6" D.cor. britannica, rinforzata dal raggruppamento francese Schmeltz . Non riuscì a sfondare e la lotta si protrasse assai dura n ei giorn i successivi. Comunque il logoramento inflitto agli inglesi sarà tale da impedire qualsiasi aiuto a Barré. Questi aveva bensì avuto sentore di preparativ i dell'Asse rivolti verso la zona dell'uadi Kebir, ma le sue disponibilità erano molto limitate . L'unica riserva cli Juin consisteva ne l raggruppamento corazza1
LA GUERRA IN TUNIS IA
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Schizzo n. 35 IL PIANO DELL'O PERAZIONE EILBO TE
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRlONALEé
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to del gen. Le Couteulx, e Barré, dal canto suo, poteva contare su un paio di battaglioni in secondo scaglione, sufficienti appena a fronteggiare emergenze locali. Poteva però sperare nell'intervento sollecito di aliquote della vicina 6• D. cor. britannica, specialmente in caso cli una penetrazione italo-tedesca in profondità, ed accordi in questo senso erano intercorsi con il Comando del 5° corpo britannico. L'azione della colonna Koch bloccò tale speranza e d'altronde la forza d'urto e la direzione seguita dal Kampfgruppe Weber completarono il quadro prendendo alla sprovvista Barré e Juin. Il settore di Barré vedeva in linea la divisione ciel Marocco del gen. Mathenet. Il bacino del Kebir era assegnato al 3° f. della Légion; piLr a sud era schierato il 3° tiraitleurs marocchino (schizzo n. 36). Alle 5.30 del 18 gennaio \Xfeber attaccò su un fronte di quattro chilometri con il 756° Gehirgsjaeger. Lo sforzo era diretto contro la sinistra del II/3°f. straniero, la cui d estra venne ben presto impegnata dal battaglione tedesco T 5 (18). La resistenza dei legionari fu accanita, tanto da costringere il gruppo Lùcler (501 ° gruppo corazzato e II/ 69° Panzergrenadiere) ad interven ire con un aggiramento a breve raggio per sbloccare al più presto la situazione. La comparsa dei carri tedeschi, una quindicina di Tiger ed una trentina di Pzkw III , fu risolutiva e tra mezzogiorno e le 14 il II/ 3° ed un'aliquota ciel I/1° della Légion erano praticamente circondati. Il contrattacco lanciato dal grosso d el I/1 ° straniero con il sostegno cli uno squadrone di Valentine venne arrestato sul Djebel Solbia e, nel giro di poche ore, costretto a retrocedere disordinatamente. Il gruppo Lùder riprese il movimento verso sud alle 16 circa ed alle 22 giunse ad el Hamra, sopraffacendo senza difficoltà le poche resistenze incontrate. Il dispositivo francese era messo a dura prova. Immediatamente il gen. Mathenet imbastì una specie di argine ponendo il IIJ/3° straniero fronte a nord-ovest, ma il peggio doveva ancora venire. Nel sottosettore del I/92° italiano, il gruppo tattico Hasemann composto da parte del battaglione A 25 e da una compagn ia d el 190° gruppo cor. doveva, come sapp iamo, agevola re la discesa del gruppo Lùder. Senonché, in lu ogo di attende re che arrivasse alla sua altezza (il che si verificherà attorno alla mezzanotte) già all e 19 attaccò il I/7° tirailteurs marocchino. In un'ora le difese francesi vennero sfondate provocando una subitanea crisi tattica . A nord della breccia i resti del Ill/3° straniero e del I/7° tirailleurs cercavano di raccogliersi in qualche modo e di evitare l'accerchiamento; a sud rimaneva isolato il II/7° tirailleurs. Il gen. Mathenet, cui care nze nelle trasmissioni non consentirono una tempestiva informazione dello svolgersi degli avvenimenti, poté far poco. Era difficil e orientarsi, molti repa rti erano scossi, molte artiglierie già abbandonate . Né era eia attendersi un soccorso da parte ciel 19° corpo di Koeltz: il I/92°f. della Superga aveva già bloccato la strada eventua lmente utilizzabile per l'afflusso <li nuove truppe francesi sul campo di b attaglia.
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LA GUERRA 1N 1·uN IS! A
Schizzo n. 36 LO SVOLGIMENTO DI EILBOTE I
(18-20 gennaio)
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'lì'ENTR!ONAle
L'unico tentativo per tamponare la breccia effettuato con poca convinzione verso le 9 del 19 gennaio dal TII/7° tirailleurs marocchino, già in secondo scaglione, non sortì buon esito, pur sostenuto da carri leggeri inglesi . Più o meno a quell'ora il gruppo Li.ider raggiungeva il quadrivio di Nenchir Moussa, obiettivo di Eilbote I. Alla d estra della Superga l'intero sercore T 5 si era portato in avanti, occupando nuove ed utili posizioni e ricacciando il II/ 4° tirailleurs tunisino, mentre reparti del 756° Gebirgsjaeger si spingevano da El I-Iamra verso sud-ovest, mossa che contribuirà a mantenere Allfrey e Juin nell'incertezza sul reale obiettivo tedesco. Juin non aveva ancora compreso gli scopi di Eilbote. Temeva uno sfondamento in direzione ovest con sviluppi disastrosi per il suo distaccamento d 'armata, ma anche per gli Alleati. Chiese, dunque, un sollecito e consistente aiuto ad Anderson e ad Eisenhower, il che indurrà quest'ultimo ad annotare l'impressione che i francesi cominciassero "a dar segni di completo collasso". Il gen. Mathenet non si faceva più illusioni. Alle 11.30 aveva da to un colpo cli telefono al raggruppamento Lagarde dicendo che "i carri tedeschi stanno facendo a pezzetti la divisione" ed avvertendo di una colonna motorizzata nemica di un centinaio di mezzi in marcia verso Ousseltia. Alle 14 si rassegnò all'inevitabile ed ordinò la ritirata di tutte le sue unità sul Djebel Bargou, un massiccio la cui vetta superava i 1.200 metri cli quota e dove i carri tedeschi non l'avrebbero seguito. Rimase alla stretta di Sidi Salah soltanto il distaccamento Lagarcle, che passò alle dipendenze d' impiego della divisione di marcia di Algeri, ala sinistra del 19° corpo. L'appello diJuin era comunque stato raccolto da Eisenhower e da Anderson. Nel tardo pomeriggio elementi della 36" B.f. inglese cominciarono ad apparire nel settore Barré ed il Combat Command B americano (ora comandato dal gen. Robinett) (19) , trasferito a Sbeitla in vista della costituzione d el 2° corpo statunitense, fu posto agli ordini di Juin ed immediatamente chiamato verso nord a dare appoggio d 'ala al fianco difensivo che il gen. Deligne stava approntando con truppe della sua divisione d 'Algeri e con il distaccamento Lagarde. Ma il 20 mattina , consolidato il possesso di Henchir Moussa da parte del gruppo Luder, il III/91 °f. attaccò e riprese la stretta di Sidi Salah cacciandone il distaccamento Lagarde. Il tratto settentrionale della Dorsale orientale era così tornata in possesso dell'Asse. Le perdite francesi si aggirarono sui 4.000 uomini, di cui oltre 3.000 prigionieri, 70 pezzi di artiglieria, 13 carri, 200 automezzi e molto altro materiale. Quelle italo-tedesche, irrilevanti. A conti fatti i risultati di Eilbote I giustificavano un certo ottimismo e von Arnim, nonostante avvertisse sensibili difficoltà di natura logistica, specie in tema di munizioni , decise cli far proseguire l'azione . Non si sentiva sicuro di poter dare pieno corso ad Eilbote II, però desiderava almeno interrompere la strada Ousseltia-Kairouan ad ovest della Dorsale. Mentre, dunqu e, il 756° Gebirgsjaeger si concentra-
I.A GUEKRA IN TUN ISIA
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va ad occidente <li Sidi Salah, il gruppo Lu<lcr riprese il movimento . Nel settore Sousse, i reparti del gen. Benigni dovevano avanzare sino alla linea di cresta quando si fosse manifestata la presenza tedesca (schizzo n. 37) . Sollecitato vivamente dal gen. Koeltz a bloccare ad ogni costo la progressione nemica verso sud, il gen. Deligne stabilì tre successivi s barramenti , attingendo alla propria ala sinistra, rinforzata con i resti del d istaccamento Lagarde e con altri reparti. Ma l'urto tedesco era troppo violento: la sera del 20 il primo s barrame nto, il più robusto, ven iva travo lto; il 21 era la volta degli a ltri due, aggirati a breve raggio. Sempre più manifesto si faceva l'aggravarsi della situazione francese . Adesso fino a Sidi Sai ah la Dorsale si trovava nelle mani del!' Asse; a sud della stretta un tratto si poteva dire ancora tenuto dalla dìvisione di Algeri , ma in effetti sarebbe stato più appropriato parlare cli "sacca". Tn generale, dalla zona investita dalla colonna Weber si verificava un confu so riflusso verso Ousseltia . Il Combat Command B appena giunto a portata di intervento aveva ricevuto istruzioni direttamente da Juin di muovere su Ousseltia, in modo da porsi in condizicme di attaccare il fianco d estro tedesco a partire dall'alba del 21. Ovviamente Juin si attendeva un relativamente veloce spostamento del gruppo Li.ider. Ma il 21 genna io fu una giornata di assestamenco: la Super-gasi sistemava sulla dorsale nei tratti settentrionale e central e del suo settore, mentre ce rcava di e liminare le u llime resistenze in quello meridionale; il 756° Gebi1-gsjaege1' intendeva togliere di mezzo la sacca a sud-ovest della gola di Sic.li Salah; Uider aveva ricevu to in ri nforzo un battaglione autotrasportato del 756° d a montagna . Tutto questo Koeltz poteva anche immaginarlo, tuttavia sua somma preoccupazione era di veder arrivare i tedeschi nella zona di Pichon-Fondouk e l Okbi, d a dove i Comhat Com:mands A e B sarebbero dovuti partire il 22 gennaio in direzione di Kairouan. Ora, il gruppo 13 si trovava in prossimità di Ousselcia, in accesa e.li un ordine che non arrivava, e d il gruppo A stava appe na avvicinandosi a Sbeitla. Naturalmente, date le circostanze, l'azione su Kairouan venne annullata. Alla fine , dopo numerose discussioni, nel tardo pomeriggio del 21 il gen. Robinett attaccò da solo, a seguito di un pesante bombardamento aereo sull e posizioni germaniche e di u na breve preparazione di artig lieria . li gruppo Li.ic.ler non ne fu mol to impressionato e l'unico risultato ottenuto dagli americani fu la possibilità di recupero del le truppe francesi a nord dell a rotabile Ousseltia-Ka iro uan. Accorge ndosi, infatti, d i siffatta opportunità, quella stessa sera Koe ltz decise in tal senso. Quando esistono interferenze al di fuori c.lella naturale linea dicomando, le cose sono destinate a complicarsi. L' intento di Koe ltz venne immediatamente reso nullo d al contemporaneo ordine di Juin che tutti i reparti ancora sulla dorsale si aggrappassero al terreno sì da agevolare una robusta reazione dinamica su Henchir Moussa portata dal-
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LE OPERAZIONI lN AFRJCA SETTENTH IOJ\"AI.E
Schizzo n. 37 GLI SVILUPPI D[ EILBOTE Il (21 -23 genna,io)
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la 36" B.f. britannica , con le residue unità marocchine , da nord-ovest e dal Combat Command B da sud-ovest. Senonché il progetto cl.i Juin non sembra abbia trovato accoglienza presso Eisenhower ed Anclerson e tutto si ridusse alla reiterazione degli sforzi del Combat Command B nei giorni 22 e 23. Ormai erano entrati in azione a nc he i battaglioni di Ben igni . L'avanzata del battaglione Grado e del XXIV/5° bersaglieri , nel tardo pomeriggio del 21 e nel mattino del 22, fu assai contrastata dal II/3° zuavi e da un'aliquota del 1° spahis e resa faticosa dalle caratteristicbe ciel terreno. Ma l'inconveniente più sentito derivò dalle carenze di collegamento radio . Visto l'andamento della lotta, Benigni decise infine çli fa r intervenire anche il I/91 °f. ed il 23 gennaio vide il raggiungùnento degli obiettivi fissati al Grado ed al I/91 °f. , mentre il XXIV/ 5° bersaglieri non riuscì a cacciare l' avve rsario dalle posizioni accanitamente difese. Nel pomeriggio del 23 von Arnim riconobbe l'opportunità d i interrompere Eilbote Il. Non poteva sperare altro guadagno e d 'altronde gli Alleati stavano facendo affluire rinforzi. Perciò ordinò il rientro del Kampfgruppe Weber nelle linee amiche, passando per Kairouan, ed il conseguente suo scig.glimento (20). . La sera del 24 lo schieramento della Superga, da nord, vedeva in successione i seguenti reparti: battaglioni T 5 ed A 5 tedeschi , I/92°f., A 22, A 26 e ITI/ 91°f.. Tre giorni dopo verrà ricostituito il III/92°f. e subito inserito fra il T 5 e l'A 5 germanici (schizzo n. 38). Durante questi avvenimenti, Eisenhower era partito il 15 gennaio per Casablanca dove stava per iniziare la conferenza ad alto livello sulla quale ritorneremo. In quella sede espose i lineamenti cl.i Satin ai ca pi degli Stati Maggio ri Combinati. Il gen. Alan Brooke non ne fu pe r niente entusiasta: data la probabilità d i contrattacchi da nord e da sud, che bisogno c'era di cacc iarsi in un'avventura così rischiosa? Anche Alexander, presente alla conferenza, confermò l'inopportunità di un'iniziativa del genere . L'8" armata britannica sarebbe arrivata a Tripoli probabilmente prima della fine d el mese, in concomitanza con l'inizio di Satin, ma Montgomery poteva anche essere temporaneamente fermato , non fosse altro che da difficoltà di rifornimenti. Quanto a Rommel, si poteva ragionevolmente ritenere che gli fosse ro rimasti una sessantina d i carri e 20.000 tedeschi efficienti nonché 30.000 tedeschi ed altrettanti italiani sulla cu i capacità combattiva era difficile formulare giudizi. Ad ogni modo, la speranza d i veder arrivare in Tunisia un'armata italo-tedesca a pezzi appariva del tutto priva cli fondamento. In definitiva, c'erano molte probabilità che la puntata su Sfax si trovasse alle prese con i treme ndi contrattacchi di von Arnim da nord e di Rommel da sud. Tanto valeva rimandare ad altra data l'operazione, sì da contare sul concorso dell'8" armata . Eisenhower forse nutriva qualche incertezza cli suo (21). Fatto sta che si convinse subito e , rientrato ad Algeri, il 18 gennaio convocò
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Schizzo n. 38 I RIS ULTATI DELL'OPERAZIONE EILBOTE
(25 gennaio)
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i principali comandanti a rapporto. Ad essi comunicò che le operazioni da svolgere nella Tunisia centrale dovevano semplicemente limitarsi ad agire "contro le comunicazioni Tunisi-Tripoli in vist.a de lla preparazione di un'offensiva generale che avrebbe avuto luogo a metà marzo". Precisò inoltre che l 'atteggiamento sul fianco destro del fronte doveva ispirarsi alla difensiva e che, nei limiti del possibile, occorreva risparmiare il 2° corpo U.S. (e soprattutto la l" D.cor.) quale riserva mobile. In sostanza, incoraggiò piccole azioni tattiche, purché tali da non compromettere l 'equilibrio della situazione. Se lo svolgimento cli Eilbote non ebbe ripercussioni sull'attuabilità di Satin, determinò invece un a modifica radicale sull'organizzazione di comando. Il rovescio francese stara provocando interventi separati di reparti britannici ed americani p er chiudere le fa lle e si imponeva l'abbandono delle redini nazionali rette dal Comando Supremo Alleato. Perciò il 21 gennaio Eisenhower ordi nò che tutte le trupp e in linea pa ssassero alle dipendenze del gen. Anderson. Il distaccamento d'armata francese veniva sciolto ed i soldati tunisini del gen. Barré dovevano raccogliersi nella zona di Costantina . In tal modo la 1• armata britannica sarebbe stara composta dal 5° corpo britannico, dal 19° francese e dal 2° american o. Juin, che rientrava ad Algeri pe r assumere il comando di tutte le forze terrestri francesi del Nordafrica , e Giraud non sollevarono obiezioni. Mentre si dava corso ai provvedimenti concreti per l' attuazione d e ll 'ordinamento citato, il gen. Koeltz tentò di riprendere almeno qualcuna delle posizioni perdute, approfittando anche dei rinforzi americani ricevuti: il 26° Combat Team ed il Combat Command B. Da parte dell'Asse si guardava a lla situazione con una certa perplessità. Certamente l'operazione Eìlbote aveva provocato una seria scossa in ambito francese con poca spesa ed il conquistato controllo di gran parte della Dorsale orientale e soprattutto dei passi di Sidi Salah e di Djeloula rappresentava un concreto e notevole vantaggio. Ma non si trattava di valori decisivi. Da un lato la scarsità di truppe impediva la realizzazione di una posizione di resistenza di rassicurante stabilità; dall'altro si dava per scontato che l'atten:lione di Eisenhower si sarebbe fissata sulla Tunisia centrale . E ben si vedeva come qualsiasi SL10 atto inteso ad irrobustire il fianco meridionale alleato potesse costituire premessa di temibili sviluppi verso Kairo uan e Sfax. Sarebbe stato pericoloso illudersi, pensava von Arnim, che sfuggisse a lungo l'opportunità di tagliare il canale di alimentazione per l'armata di Rommel. L'incognita , per il XXX corpo italiano, concerneva la presumibili reazione degli avversari , che risultavano aver raccolto cospicue forze corazzate nella zona di Ousseltia. Il geo . Benigni aveva schierato tu tto - il battaglione Grado, il 1/91 °f. ed il XXIV/5° bersaglieri - in un semicerchio difensivo a protezione della stretta cli Djelou la, il punto nevralgico. La mattina del 25 il 26° Combat Team americano at-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONAT,E
t:accò il Djebel er Rihana, il centro del settore italiano, difeso dal I/92°f. La lotta si protrasse per l'intero arco diurno, ma alla fine la pressione risultò insostenibile , anche per lo squilibrio in atto di artiglierie. Col favore della sera, perciò, il I/ 92°f. dovette ripiegare sulla linea di alture retrostanti: il Djebel e! Haifa (schizzo n. 39). La mossa obbligò Benigni ad arretrare anche il Grado ed il XXIV/5° bersaglieri, però durante la notte le cose si complicarono ancora d i più. Alle 6 ciel mattino seguente Benigni telefonò a Sogno: nessuna notizia del I/9 1°f. e del Grado; recuperati due pezzi del LXV gruppo ed i semoventi di una batteria dal DCVII gruppo; riserva di impiego del battaglione d'assalto T, appena sbarcato dall'Italia; probabile attacco di corazzati nemici in direzione della stretta. Le notizie colsero alla sprovvista il comandante del corpo d'annata, che all'improvviso si trovava cli fronte ad una crisi ben superiore a quanto avesse immaginato. Si precipitò al Comando tattico di Benigni ed effettivamente il quadro si presentò in una luce assai dubbia . Salvo il Grado, bene ancorato al terreno, il resto dello schieramenco era stato costretto ad indietreggiare pericolosamente ma soprattutto su posizioni prive di validità tattica. Il 1/91 °f. si trovava sulle pendici orientali del Djebel Hannikat però la sua sinistra, ripiegata perché troppo "per aria", stava sistemandosi alla meglio su un terreno che certo offriva scarsi appigli. Sogno reiterò l'ordine di difesa ad oltranza e chiese la riconquista del Djebel e! Haifa eia parte del battaglione Te d el l/92°f. Al tramonto i due battaglioni lasciarono le basi cli partenza ed alle 19 l'azione si concludeva felicemente senza troppe difficoltà e con il recupero di parte degli obici del LXV gruppo artiglieria. Intant.o arrivavano nuovi reparti . Il LXX battaglione motomitraglieri ed il LVIII/29° raggruppamento artiglieria da 105/22 su disposizione dello stesso Comando XXX corpo, ed il gruppo tedesco Kleeberg formato con i battaglioni A 28 e K 1O, su ordine del Comando d 'armata. Si cominciava a respirare ed a pensare ad un miglioramento più sostanzioso della posizione di resistenza. Fu Sogno ad indicare le linee fondamentali dell'operazione·. li battaglione d'assalto T, rinforzato, doveva raggiungere il Djebel er Ze mmaha per garantire la stretta di Ain Tefifila; il gruppo Kleeberg aveva il compito cli conquistare la stretta di Ain e! Berka, occupando Djebel er Rihana e, con il concorso del XXV/ 5° bersaglieri, Djebel Hammara . Quanto ai rimanenti reparti, il Grado doveva assicurare la destra, portandosi su Djebel Bou Dabouss; il 1/91°f. tenersi in secondo scaglione rispetto al battaglione d'assalto T; il LXX motomitraglieri dar sicurezza stilla sinistra e tenere la stretta di Djeloula. L'inizio era previsto per le prime ore del 28. Sfonuna volle che dalla parte opposta prendesse le mosse un'iniziativa comraria. Il confronto che ne risultò si estese rapidamente a tutto il settore Benigni però, per quanti sforzi venissero compiuti eia ambo le parti durante il 28 ed il 29 gennaio, non condusse ~¼ sostanziali modifiche d e lla situazione : il passo cli Djeloula rimase in possesso italiano .
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Schizzo o. 39 LA SITUAZIONE NEL SETTORE BENIGNI AL 30 GENNAIO
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LE OPERAZlONl lN ArlUCA 5E1TENTRIONAl.1:.
Gli ultimi giorni del mese videro un nuovo tentativo della 5" armata corazzata di raggiungere un assetto tranquillizzante sulla parte inferiore della Dorsale orientale, fra il passo di Djeloula e quello di Faicl. Non si trattava di una manovra in grande stile, che non rientrava nell'ordine di idee cli von Arnim, ma piuttosto cli una serie di azioni di settore il cui risultato conclusivo avrebbe consentito un sensibile miglioramento della posizione cli resistenza senza correre eccessivi rischi (schizzo n. 40). La prima mossa era affidata alla 21' Panzerdivision e derivava dall'ordine del Comando Supremo di impadronirsi di Faicl per facili tare la difesa contro il previsto e temuto attacco americano in direzione di Sfax . Faid era il solo sbocco ad oriente della dorsale rima sto in possesso nemico, quindi la sua importanza appariva evidente . Peraltro il compito della 21 ' Panzer non si limitava a tale conquista : la divisione doveva proseguire sino ad assicurare il controllo del Djebel Touila, una cinquantina di chilometri più a nord. Con un leggero sfasamento di tempi era programmata la partenza della rinnovata operazione Eilbote II, ancora affidata al ricostituito Kampfgruppe Weber. Rispetto al tentativo precedente questa versione aveva respiro maggiore e si riprometteva di ottenere anche il dominio dello sbocco occidentale della stretta cli Sicli Salah. Ad Eilhote II venivano dati completamento e seguito con l'operazione Ku.ckucksei ('uovo di cuculo', ma anche 'regalo spiacevole'): muovendo dal passo di Sicli Salah, la 10" Panzer doveva raggiungere Ousseltia e spazzare tutte le unità nemiche esistenti ad occidente della Dorsale, fra Ousseltia e Fondouk. Vediamo i particolari, cominciando dall'operazione Faicl. Il dispositivo - per così dire - assunto dalla 50" brigata speciale per il controllo del vasto settore assegnatole, comprendeva i presidi di Krechem e di Maknassy, rispettivamente sulle rotabili Sbeitla-Sfax e Gafsa-Sfax. Maknassy era coperta da un posto avanzato alla stazione cli Sened, situata all'estrema sinistra della brigata ed a breve distanza dal villaggio di Sened, compreso nel contiguo settore della D.cor. Centauro . Tutti i tre distaccamenti consistevano in complessi tattici italo-tedeschi cli modesta entità. Il passo di Faid faceva sistema con quello di Ain Rebaou, qualche chilometro più a sud, la cui importanza tattica derivava dal consentire l'avvolgimento di Faid a breve raggio. Lo schieramento alleato risentiva del recente rimaneggiamento compiuto nell'articolazione delle forze. Dal 16 gennaio la divisione di Costantina cie l gen. Welvert, che reggeva il settore, era passata alle dipendenze d'impiego del Comando 2° corpo U.S., il quale, cli proprio, aveva in zona solo la l" D.cor .. Quindi mentre i francesi tenevano le posizioni difensive, gli americano stavano in riserva. Tenuto conto del compito ricevuto - impedire al nemico di sboccare verso ovest tra Fondouk e Maknassy e , nel contempo, agire aggressivamente sulle comunicazioni italo-tedesche fra Sousse e Gabès,
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LA GUF.RRA I N' TUJ\ ISIA
Schizzo n. 40 LE AZlONI ITALO-TEDESCHE DI FINE GENNAIO
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
Fredendall aveva inizialmente pensato cli agire simultaneamente in tre direzioni con la l" D.cor .. Un primo obiettivo, da conquistare insieme con le unità del 19° corpo francese, era Fondouk. Gli altri due si trovavano molto più a sud: Maknassy e la soglia di El Guettar. Di consegue nza aveva articolato la 1• D.cor. in quattro Combat Commands. Gli eventi lo costrinsero a rivedere tale orientamento e , quando il Combat Command B (gen. Robinett) fu spedito verso Ousseltia, il Combat Command A (gen. McQuillin) ne prese il posto a Sbeitla e l'attacco a Maknassy, temporaneamente rimandato, venne riservato ai Combat Command C(col. Stack) e D (col. Maraist). Rientrato poi da Ousseltia , il Combat Command B venne dislocato a sud cli Tebessa, in riserva di corpo d 'armata. La divisione cli Costantina teneva i p assi di Faid e cli Rebaou con il raggruppamento Schwartz, organizzato su due capisaldi avanzati (il Il/ 2° tirailleurs algerino rinfo rzato a Faid ed il I/3° zuavi rinforzato a Rebaou) ed uno arre trato, a Sidi Bou Zid. Complessivamente si trattava cli un migliaio di uomini, ma più indietro, nella piana di Sbeitla, era raccolto il Combat Command A con 108 carri Sherman (22). La 2l3 Panzerdivision (col. Hildebrandt) si trovava eia una cliecina di giorni nella zona di Sfax per ricostituirsi con nuovi carri armati e nuove artiglieria , ma al momento poteva contare soltanto su quattro battaglioni cli fanteria, uno e mezzo di carri e sette batterie . Con queste forze il col. Hildebrandt formò due grnppi tattici. Jl gruppo Pfeiffer (I e II/104° Panzergrenadiere, battaglione T 2, alcuni reparti italiani ed una ventina di carri), partendo dal villaggio cli Krechem, doveva impadronirsi d i Faid e di Ain Rebaou . Al gruppo Grun (I/5° Panzer e 580° gruppo esplorante) era affidata un'azione manovrata ad ampio raggio: passando cl.a passo Maizila, sulla strada MaknassySidi Bou Zid, doveva portarsi a Sidi Bou Zid e quindi disporsi ad. ovest del passo d i Faicl bloccando qualsiasi tentativo di reazione avversaria (schizzo n. 41). All'alba del 30, dunque, il gruppo Pfeiffer attaccò. La mossa contro il passo di Rebaou si concluse positivamente dopo qualche o ra d i lotta, ma l'urto frontale contro Faid non riuscì ad ottenere molto. Alle 13, quando il gruppo Grun sbucò alle spalle della difesa, sembrò che la vicenda fosse in via di facile risoluzione. Tuttavia, benché circondati, i francesi tennero duro e , p er quanto controllassero la situazione, i tedeschi allentarono la pressione. Nel frattempo il gen. Welvert, avendo subito comp reso quale pericolo si addensasse sulla sorte ciel raggruppamento Schwartz aveva rip etutamente insistito con il Comando del 2° corpo affinché il gen McQuillin - che aveva rifiutato di muoversi senza ordine dei diretti superiori - entrasse in azione prima che fosse troppo tardi. Freclendall si decise verso le 9.30 e d isse a McQuillin di preparare un contrattacco in dire zione di Faid, ma senza indebolire il controllo della zona di Sbeitla e soprattutto il possesso della località. Alla luce cli questo strano ordine, alle 10 McQuillin cominciò con l'inviare
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Schizzo n. 41 T COMBATTIMENTI DI FAIDE DI SENED
(30 gennaio-3 febbraio)
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LE OPERAZIONI IN APRICA SETTENTRIONALE
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una compagnia esplorante a vedere cosa scava s uccedendo a Faid. Poco più tardi, spedì un piccolo complesso tattico (una compagnia carri, una di fanteria corazzata ed una batteria) a Sidi Bou Zid, ma con una lunga deviazione su una strada secondaria . Conosciuti alle 14 i ris u ltati della ricognizione, McQuillin risolse di attaccare ma .. . il giorno seguente (23). Cosicché, durante la notte , le due formazioni in cui erano articolate le forze si disposero l' una presso il Djebel Lesso uda (gruppo Stark) e l'altra a Sicli Bou Zie.I (gruppo Kern). L'inizio dell'azione venne fissato per le 7 del 31: Stark in direzione di Faid, Kern verso Ain Rebaou. Il gen. Truscott, del Comando avanzato cli Eisenhower, raggiunse McQuillin per seguire da v ici no il combattimento. Inutile dire che l'incomprensibile lentezza americana non poteva risolvere nulla. Sotto la rinnovata pressione tedesca la resistenza francese si affievolì sempre di più, sino ad estinguersi ne l primo pomeriggio, ed i due sforzi del Combat Cornmand A vennero respinti senza difficoltà. In sostanza, la sera del 31 gennaio il successo germanico appariva inequivocabile. Infatti un nuovo tentativo americano esercitato nel po1neriggio del 1° febbraio si concluderà con un altro scacco e con la perdita cli un centinaio cli uomini e cli una dozzina cli mezzi corazzati. Gira ud, messo subito al corrente <lell'accaduto, non seppe né volle nascondere la sua irritazione , tuttavia, per evitare un personale intervento che avrebbe accresciuto le dime nsioni d e l malcontento francese , incaricò Welvert di indirizzare una risentita protes ta a Fredendall per l'ingiustificabile rilassatezza di McQuillin e l'inefficacia dell'artiglieria e clell'a viazione americana . Portiamoci adesso più a nord. Il col. Weber aveva ventiquattr'ore di tempo, cioè la giornata del 31 gennaio, per lanciare ed ultimare la sua Eilhote Il, naturalme nte con il concorso delle truppe della Superga. Il s uo disegno di manovra poggiava sul l'aggiramento de] Djebel Bargou con la colonna Ltider (II/69° Panzergrenadiere e 501° reparto di Tiger) e su lla spinta verso su d, ad oriente del predetto Djebel Bargou, del 756° Gebirg~jaeger. I.e cose non andarono esattamente come sperato. I Gebirgsjaeger infatti raggiunsero in modo agev ole il quadrivio di Hanchir Moussa , ma il gruppo U.ider venne ben presto arrestato dai cannoni controcarro da 6 libbre della 36° B.f. britannka. Ad ogni modo, anche se l'eliminazione dell'avv ersario dalla zona ad ovest cli Djebel Bargou non aveva avuto lu ogo, lo sbocco dalla stretta cli Sicli Salah per la 10" Panzer poteva considerarsi suffi cienteme nte garantito. Adesso era la volta dell'operazione Kuckucksei. Il grosso della 10" Panzer si trovava già riunito nella zona cli Sbitka e doveva ricevere la colonna Li.ider, appena terminata Eilhote II, ed il concorso, in successione di tempi, dei settori Benigni e Buhse. Ma l'operazione venne bloccata prima ancora di comincia re. Il 1° febbraio von Arnim, gi,ì poco tranquillo per la situazione nel la Tunis ia settentrional e, acquistò la sensazione che la temuta offensiva alleata contro Sfax fosse ini-
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ziata. Dal Comando della 50' brigata speciale arrivavano notizie di combattimenti in corso nel settore cli Maknassy, ma pur essendo sostanzialmente rassicuranti, almeno per il momento, le informazioni su l nemico sembravano indicare la prese nza dell' intera I" D.cor. U.S., il che non era affatto rassicurante. Come se ciò non bastasse, alle 14 il gen. Fischer rimase vittima dello scoppio di due mine mentre si recava al Comando del settore Benigni per accordarsi circa l'imminente operazione . Il risu ltato fu che il gen . Sogno, portatosi in serata al Comando del 47° Panzergrenadiere, veniva a sapere dal ten.col. Buhse che Kuckucksei era stata annullata . Non restava che rafforzarsi sulle posizioni occupate . Nella zona di Maknassy l'allarme era cominciato il 30 gennaio , quando davanti alla stazione di Senecl erano compars i elementi esploranti nemici. La località era presidiata dal II/92°f. (meno du e compagnie) con una compagnia del 10° bersaglieri, una mitraglieri d ella guardia alla frontiera, una batteria da 75/ 27 priva di trattori, nonché dal XV/31° carristi e dal 334° gruppo esplorante tedesco. La maggiore consistenza del presidio (a danno di .Maknassy) rispetto a pochi giorni prima era dov uta ad un'improvvisa puntata americana che il 24, in poche ore, aveva sopraffatto il precedente distaccam e nto in loco e costretto il gen. Imperiali ad una frettolosa rioccupazione (24). L'iniziativa statunitense scaturiva dalla decisione di Fredendall di impadronirs i cli Maknassy con q uanto gli era rimasto della l" D.cor. , val e a dire con il Combat Command C(co l. Stack) ed il Combat Command D (col. Maraist). Naturalmente non immaginava di esser anticipato daJJa 21" Panzer a Faid. Il primo effetto d ella inopinata mossa tedesca a Faid fu il dubbio se mandare anche il Combat Command Cin rinforzo ai difensori di Faid oppure se conservarlo per Maknassy. Giraud e Welvert ovviamente si raccomandarono che il col. Stack fosse indirizzato al più presto ad Ain Rebaou. Così, alle 13 d e l 30 gennaio, il col. Stack ricevette l'ordine telefonico di colpire sul fianco il nemico diretto a Sidi Bou Zid (era il caso ciel gruppo Pfeiffer) ed altresì di attaccare qualunque unità che da Maknassy si d irigesse verso Sidi Bou Zicl (era il caso del gruppo Grtin). Senonché alle 1.6 del giorno successivo, quando ormai si trova v a a breve cl istanza da Faicl , gli pervenne il contro rdine del II corpo: volgere a sud e concorrere allo sforzo del Combat Command D su Maknassy. L'improvviso cambiamento di rotta derivava da un apprezzamento de lla situazione a Faicl assolutame nte erroneo ma , per quanto Welvert cercasse di oppors i e cli convincere il comandante della 1" D.cor., il gen. Warcl s i attenne alle disposizioni dì Fredendall. Comunque, anche a Maknassy l'intento americano fallì. Il Combat Command D (25) aveva lasciato Gafsa il mattino ciel 31 e ben presto era incappaco in ripetute incursioni d i Stuka, che arrecarono danni e provocarono, a quanto pare, un certo disordine. Fatto sta che alle 17 .30, dopo un paio d i scontri slegati e p robabilmente condotti senza molta convinzione , l'azione venne sospesa in attesa del rimanente del gruppo, rimasto in-
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dietro. Imperiali era soddisfatto e poté assicurare Sogno di aver procurato all'avversario un primo insuccesso. Un secondo, ma Imperiali non poteva saperlo , stava per accadere: nella notte su l 1° febbraio il JI/168°f. ed il 175° gru ppo da campagna americani si presentarono sul campo di battaglia , senonché, per errore di direzione ed incertezza cli comando finirono per trovarsi a tergo delle posizioni tenute dalla Centauro e si dispersero. Come è naturale , a prescindere eia tali inconvenienti gli Alleati erano decisi a liquidare la questione ed all'alba del 1° l'attacco ciel Combat Command D riprese. La lotta si protrasse indecisa per l'intera giornata, finché alle 16 si verificò un. fatto nuovo. Il comanda nte ciel 334° gruppo esplorante comun icò al cen.col. Bottiglieri, responsabile della difesa italo-tedesca, di aver ricevuco ordine dal Comando della 5" armata di "abbandonare stazione Sened, ritirarsi su Maknassy e ivi fare resistenza". Ciò detro, riunì subito il reparto e ripiegò. È fac ile immaginare lo sconcerto e l'amarezza dell' ufficiale italiano: il 334° gruppo esplorante non soltanto rappresentava, per il suo armamento, la carta migliore contro i carri americani, ma teneva proprio il tratto centrale della difesa . Bisognò rassegnarsi a continuare lo scontro, adesso troppo squilibrato, con i resti del XV battaglione carri e le esigue unità di fanteria. alle 16.40 gli attaccanti si impadronirono della stazione di Sened e .. . per fortu na si fermarono . Peraltro le perdite italiane furono sensibili perché la mancanza di automezzi sacrificò i pezzi d'arti glieria e buona parte della fanteria appiedata . Vale la pena cli conoscere i retroscena dell' incidente. Il 31 gennaio il Comando della 5" armata cor., informato erroneamente - non si conosce da chi - dello sgombero della stazione cli Sened da parte cli quel p residio, e pensando evidentemente ad un'offensiva alleata in grande stile, aveva disposto il ripiegamento su Maknassy, dove il Comando della 21" Panzer avrebbe fatto affluire suoi reparti. La replica di Sogno , che invece la situazione era immutata ed il nemico respinto, fece annullare l'ordine, ma un d isguido od un errore di interpretazione da parte del 334° grupp o esplorante quanto ai tempi cli esecuzione compromise la resistenza nella località contesa (26). Dalla parte opposta esisteva assai più impazienza che soddisfazione. "È di vitale importanza - ordinò Fredenclall al col. Maraist nel pomeriggio del 1° febbra io - che portiate La vostra fante ria quattro miglia ad est della stazione di Sened. È già stato sprecato troppo tempo. Mi aspetto che siate sull'obiettivo non phì tardi delle 10 del 2 febbraio . Usate i vostri carri e sbrigatevi" . Ed avvertì che la condotta dell'operazione sarebbe passata al gen. Porter a partire dalle 18 cli quello stesso giorno (27). Nel frattempo il Combat Command B aveva riportato un successo molto limitato ed a prezzo di sensibili perdite, p rima perché ostacolato dal 580° gruppo esplorante tedesco e poi perché bloccato a nord di Maknassy dal battaglione tedesco A 29.
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Anche a più alto livello affiorava un certo nervosismo. Proprio il mattino del 1° febb raio Eisenhower, preoccupato per l'assetto del tratto centrale del fronte , aveva detto ad Anderson che occorreva raccogliervi la 1" D.cor. U.S., perfino se ciò avesse comportato un arretramentO della linea sulla Dorsale orientale , l'evacuazione di Gafsa e la perdita dell 'aeroporto di Thelepta (a metà strada fra Gafsa e Tebessa) . In definitiva "se Maknassy non è presa entro stanotte, tutta la diuisione deve essere ritirata e concentrata in una zona centrale" decise (28). Non sembra che Anderso n abbia dato molto seguito a questa esplicita direttiva . Nella notte su.I 2 il Combat Comrnand B venne spedito a nord-est cli Sbeitla per parare una presunta iniziativa della 10• Panzer da Fondouk ed il mattino seguente il Combat Command D riprese l'avanzata su Maknassy, adesso difesa dal Kam.pfgruppe Strempel, formato rapidamente con il 190° battaglione carri, 334° ed il 580° gruppo esp lora nte, ed il battaglione A 29 oltre ai resti del ten.col.Bottiglieri. Mal gliene incolse. Due pesanti incursioni di Stuka, una al mattino sui carri armati ed una nel pomeriggio sulla fanteria, nonché un contrattacco sferrato eia sedici Panzer, causarono perdite , disordine e confusione. A dispetw d i queste disavventure, l'azione venne ripresa alle prime luci del 3 febbraio. Fu sostenuta nel pomeriggio da quindici 13 25 americani che bombardarono le posizioni dell'Asse a Maknassy e, per errore, le p roprie alla stazione di Sened. A questo punto Fredenclall ordinò la ritirata su Gafsa. Intanto von Arnim aveva proceduto a qualche modifica nell'organizzazione difensiva del settore, passando la 50" brigata speciale alle dipendenze della 21" Panzer( benché comandata da un colonnello) e questa agli o rdini ciel XXX corpo d'annata. In sostanza le azioni svoltesi fra il 30 gennaio ed il 3 febbraio si risolsero in un nulla di fatto da parte alleata e con la conquista ciel passo di Faid eia parte dell'Asse. L'effettiva importanza di quest'ultimo successo locale ai fini di future operazion i non apparve però ancora chiara nella mente d i alcuno .
3.
LA SITUAZIONE POLITICO-MILITARE
L' inverno 1942-43 si era aperto sotto i peggiori auspici per l'Asse . La campagna di Tunisia, affrontata con più affanno che rapidità, aveva momentaneamente arresta to la spinta alleata verso Tunisi e Biserta soltanto grazie all'errore commesso dagli anglo-americani cli sbarcare forze insufficienti ad est d i Algeri. Era però evidente trattarsi cli questione solo rimandata. A prescindere dal provvedimento iniziale - che una fredda disamina della situazione, tempestivamente effettuata senza incertezze e mal collocati ottimismi da parte italiana e senza l'ostinato rifiuto a ritenere prossima l'invasione ciel Nordafrica fra ncese da parte tedesca, avrebbe potuto rendere più organico ed efficace - , con-
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LE Ol'ERAZ!ONT IN APR ICA SETTENTRIONALE
dizionato dalla necessità di intervenire in un modo qualunque, si rendeva indispensabile una decisione cli somma importanza strategica. Occorreva , cioè, stabilire se assegnare alla testa di sbarco loscopo d i consentire nel giro di un paio cli mesi (vale a dire p rima dell'eccessivo rafforzamento delle truppe alleate) il recupero dell'armata di Rommel ed il suo trasporto in Sicilia, oppure se resistere 011:remare il più a lungo possibile per ritardare lo sbarco in Europa sull'aperto fronte italo-greco . Non venne indicato né l'uno né l'altro scopo. "La confusio ne delle idee - osservò il gen. fa ldella - e l'instabilità dei prop ositi fece ro sì che si finì per resistere per resistere, con risultati decisamente negativi: l'armata italo-tedesca andò perduta e furono annientate le forze sbarcate in Tunisia; le forze marittime ed aeree subirono un logoramento definitivo; furono consumati preziosi materiali e anelò perduta la flotta mercantile superstite, senza riuscire a ritardare l'assalto all 'Europa in misura apprezzabile" (29). Il citato convegno del 18-19 dicembre a Rastenburg, al quale Ciano e Cavallero si erano presentati con la precisa direttiva di Mussolini di suggerire senza molte perifrasi la scappatoia di una pace separata con l'Unione Sovietica per recuperare truppe a vantaggio della lotta in Africa, in Bakania e fo rs'anche in Occidente, consentì semplicemente cli constatare l'irrigidimento tedesco. O per l'esattezza, di rendere ancor piC1 chiaro il baratro a l qua le ci si avvicinava . Cavallero nel suo diario scivolò d 'ala sull'accoglienza ricevuta. Ciano si mostrò più esplicito, narrando come l'OKW non nascondesse agli italiani "il disagio per le notizie della rotta sul fronte russo. Si tendeva apertamente a darne a noi la colpa" (30). Ma un diplomatico dell 'ambasciata italiana a Berlino, Michele Lanza, riferì assai meglio il tipo di "disagio". Premesso di aver visto arrivare Ribbentrop, Ke itel e altri con il volto scuro ed in preda a palese nervosismo, raccontò: ,Quando, poco dopo, raggiungiamo la comitiva di Cia no nella p iccola casa d i leg no del Hihrer, du e colleghi ci vengono incontro co n i volti accesi e gli occhi spiritaci. Sono stati letteralmente aggre diti da i tedesc hi, fuori dalla grazia di Dio, per la sirnazione al fronte o rienr.ale . Accusano i nostri soldati d i essere scappati, questa notte, di fronte ai russi, mette ndo in pericolo rntta la s ituazione nel se ttore d i Stali ngrado. Comp rendiamo perché Ribbe ntrop ed i suoi accolili apparivano così oscuri, e ci re nd iamo ragion e dell,1 pesantissima atmosfer,1 che grava su q uesto incontro .. (3 1).
L'esame degli avvenimenti fatto da Hitler si tradusse in uno sproloquio cli scontate bana lità, affermazioni categoriche e illazioni soggettive . In mezzo alle sue farneticazioni, il Fi.ihrer non lasciò tuttavia dubbi su l pu11to chiave: "l'accordo con la Russia rappresenta la quadratura del circolo: soluzione impossibile". C'era la q u estione del Nordafrica. Fu dapprima evasivo: "Dobbiamo - egli disse - consolidare lo !>pazio conquistato in Tunisia, perché questo è essenziale per lo sviluppo successivo degli sforzi". Poi fece capire , che in fondo, il problema era italiano:
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.. Questo teatro, come quello sud-est, è italiano . No i d iamo il nostro a iutO. Non facc io critiche , ma solo agisco con posi ti va volon tà <l i aiuta re con le nostre miglio ri eruppe e con anni allo scopo di risolvere nel comune interesse q uesto problema. Vog lio sottolineare a questo rig uardo, che no i non ,1bbiamo alcun interesse nel Med ite rra neo, come l' Italia no n ha aku n inte resse nel nord o ne l nord-ovest. Le mie non sono promesse p lato niche; ma mezzi positivi ed efficaci. Si tra t· ta di sapere in queste conversazion i come la Ge rmania può ai utare rl talia, data anc he la mia a micizia cordiale per il Duce. l.e nost re s fe re d i interesse non s i intralc iano, e questa è una ga ranzia per l'avvenire(. ..} (32) .
Cavallero replicò ponendo in evidenza come, invece, il Mediterraneo no n d ovesse venir considerato di solo interesse italiano, bensì rivestisse un'impottinza determinante agli effetti della condotta della g uerra dell'Asse. E, visto che c'era, aggiunse : ,(. ..) noi no n possiamo più p rovvedere da soli, cli fronte al potere aereo acquistato dal nemico. L'appoggio d i una forte massa aerea che te nga il tri ango lo Tu nisi-Sicilia-Sa rdeg na è il minimo ind ispensabile ed urgente, per pote r risolvere ii' problema de i traspo rci , questione pe r no i di vita o di morte,.
L'i ntervento cli Goering, che promise di riprende re lo specifico a rgomento in colloqui separati fra militari, consentì a Hitler di cavarsela con un assenso "in linea d i massima" all 'aiu to invocato . Nei s uccessivi conta tti con Goering e Keit.el, Cavall ero si rese però conto che l'intervento d i nuove fo rze della Lu/ìwajfe sarebbe stato graduale ed insu fficiente . In definitiva, se la missione italiana si era attesa cli ricava re un q ualche segno di fondate spera nze, la d elusione non po teva esse re maggio re . ,La situazione militare su tu tti i se11:ori - a nnotò La nza sotto la data de l 19 dicembre - appa re grave. Ma rras la espone a Ciano co n precisione spiet:ata. Le sue co nclusioni so no fin troppo ovvie, e pe r questo forse Cavallero lo guarda di trave rso poi s i allontana nervosamente. · Ciano dà l'im p ressio ne cli aver perso comple tamente i ne rvi. Non sta fermo un momento; si alza e si s iede; sc he rza, poi s i ra bbuia; ha scoppi cl i risa improvvisi, tenta un ragiona mento filato e finisce pe r imprecare. Il suo ritorne llo è sempre lo stesso: non c'è nulla da fare, i tedeschi non intendono r..igion i, i tedeschi hanno pe rso la guerra. Improvvisa mente Alfieri ha un inaspettato sop rassalto d i energia e pa rla con sufficie nte efficacia de lla necessità cli tentare uno sga nciamen to . Ci,1no lo guarda con occhi o stanco (eviden teme nte g ià pensa a tutt',1 ltro) , poi lascia cadere queste testual i pa ro le : •Niente, nieme! Non 1·esta che attender e -il t r acollo!, (33).
Un 'ultima annotazione di Laoza, d uran te il viaggio di ritorno verso Berlino: «Cavallero si mostra, come semp re, tran quillo ed ottimista . lVla nel su o ambiente appariva no tu tti preoccupati e neri. Ho colto q uesta frase : "Adesso non si vede proprio più nessun ::.1)iraglio di luce"» (34).
Nel ge nnaio 1943 la situazio n e italiana era grave, assai grave. Gli avvenimenti di Russia e d'Africa stavano inciden do penosamente sul-
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le mig liori divisioni. De lle rimane nti, una trenLina si trovavano in Balcan ia, sette in Provenza ed in Corsica. Tn Italia erano dislocate quattro divisioni in Sicilia, altrettante in Sardegna e nove nella penisola . Inolcre esistevano dodici divisioni costie re in Italia e due in Corsica. Mentre le grandi unità impiegate in Balcania ed in Franc ia raggiungevano un discqeto grado di efficie nza (benché infirmato dalla povertà di mezzi di tras'p9rto e dalla mediocrità di armamento), quelle in Italia presentavano, in genere sensibili pecche di carattere o rganico e adclestrativo. Qu anto alla flotta, la violenta incursione dei Liberator americani su Napoli del 4 d icembre aveva messo fuori causa la 7·' divisione incrociatori, provocando la perdita dell'Attendo/o ed il serio danneggiamento dell'Eugenio di Savoia e del Montecuccoti, nonché indotto le maggiori unità ed abbandonare il Mediterraneo centrale. Le tre navi da battaglia Roma, Vittorio Veneto e Littorio s( e rano porta te a La Spezia e la 3" divisione in crociatori a La Maddalen a. Rimase ro a Messina 1'8• divisione incrociatori ed a Taranto le du e corazzate Doria e Duilio, in disa rmo . Il trasferimento a La Spezia d ella squadra segnò il ritiro dall'aren a de lle p iù potenti navi italiane, ma bisogna malinconicamente riconosce re che ovunque fossero state sa rebbe ro rimaste bloccate per mancanza di nafta. In quella disperata crisi di carburante e merse il coraggio degli incursori subacquei. La prima ope razione fu tentata 1'8 dice mbre eia Algeciras contro navi d ella Force Ha Gibilterra , ma fallì e solo uno degli incursori riuscì a tornare alla base. La seconda venne effettuata il 12 d icembre ad ope ra d ella 10" flotti glia leggera contro mercantili nel porto cli Algeri: uno fu affondato e tre danneggiati, peraltro tutti i sedici protagonisti d ell'impresa furono catturati. La R. Aeron autica poteva contare su complessivi 860 apparecchi da combattimento efficie nti su una dispon ibilità di 1.430. Decisamente poco (35). Né si può dire che il quadro non fosse prevedibile. Tprimi del settembre 1942 il Comando Supremo aveva fatto pre parare e.la i tre Stati Maggiori un 'programma 1943'. Que llo prese ntato dal R. Esercito ten deva a raggiungere qu attro obiettivi . Per la parte o rdinativa genera le si mirava alla piena efficienza cli trenta divisioni operanti (venti fu ori d'Italia e dieci nel terri torio me tropoli tano), inquadrate in un conveniente nume ro cli grandi unità di ordine superiore . Per i materiali, si voleva dare il massimo incremento alla produzio ne dei carri armati , sì da mettere in linea quaccro divisioni corazza te e ntro il primo semestre ed un a q uinta su carri P 40 , entro il secondo semestre. In proposito conviene osservare che Hitler aveva consentito all'Italia la riproduzione ciel nuovissimo carro armato Pantber, il modello più moderno, non ancora introdotLo nell'esercito tedesco e p er il quale si intendeva garantire la massima segrete zza per meglio sfruttare la sorpresa al momento dell'impiego. Po iché le prove del P 40 erano soltanto all'inizio ed il rnot0re doveva ancora supe rare un sufficiente periodo cli spe-
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rimentazione, p robabilmente si avrebbe verificato un ulteriore perdita di tempo prima cl i passa re alla prod uzione definitiva . Ne d erivava l'opportunità di concentrarsi sul P 40 piuttosto che aprire un nuovo programma. Così il Panther rimase in sospeso. Terzo obiettivo era la disponibilità di rifornime nti ordinari adeguaci al fabbisogno di trenta di vision i operanti (calcolo dei consumi effettuato in relazione ai dati risultanti dalle campagne di Grecia e dell'Africa settentrionale). Infin e, portare alla massima capacità produttiva g li impianti industriali esistenti nel giro di p ochi mesi , in modo da ottenere i livelli di produzione voluti. li gen. Favagrossa, sottosegretario per le Fabbricazioni di guerra, non appena ricevuti i tre programmj fece prese nte a Mussolini l' impossibilità di accogliere le richieste . Nel promemoria con il quale spiegò il dolente diniego, richiamò l'attenzione su alcuni fattori determinanti: l'e norme aumento di materie prime occorrenti rispetto alle già fati cose assegnazione dell 'an no in corso (1942); l'inutile speranza di incrementare la produzione nazionale di materie prime , in costance e notevole calo; la necessità di richiedere gli aumenti alla Germania, quando, appena un mese innanzi, i rappresentanti tedeschi aveva no dichiara to di non essere in grado di assi curare ne mmeno le forniture p romesse, per il 1942. A conti fatti, l'Esercito doveva accontentarsi di ri mettere in sesto le due div isioni corazzate in Africa settentrionale. Nulla si p oteva fare per mig li orare le condizioni di a ltre divisioni né la difesa contraerei territoriale, e nemmeno per garantire il rifornimento munizioni secondo i consumi previsti. Per la Marina e l'Aeronautica, le d iffico ltà più gravi riflettevano l'allum inio, il rame e gli acciai speciali. Infine, anche la Marina mercantile sarebbe rimasta in piena sofferenza . In sostan za, dal documento risultava evidente che - per dirla con Favag rossa - "se senza Rii a·i uti dalla Cermania non si sarebbe potuto affrontare l 'attuazione del programma 1943, senza l 'attuazione di esso non si sarebbe potuto continuare la guen·a". A prescindere dalle materie prime Favagrossa formulò riserve pienamente g iu stificate: i bom bardamenti aerei dell'ultimo trimestre del 1942 ed i conseguenti danni notevoli inferti ai grossi centri industriali dell'Italia settentrionale (Torino , Milano, Genova, Savona) provocarono infatti l'inevita bil e e temuta fo rte contra7.ione in molti settori d e ll a produzione, peggiorando lo stato di fatco. Inoltre, la Germania a fin e novembre dichiarò di non trovarsi in condizione di concorrere al nostro programma 1943. Mentre , infatti, l'ope razione Bolero procedeva, le aviazioni alleate sta vano sottoponendo la Germania alla s i:.;tematica distruzione delle sue risorse interne con la cosiddetta offensiva combinata dei bombardieri . Un'offensiva sempre più rovinosa, specialmente da quando venne introdotta l'analisi sistematica dell'organizzaz io ne industriale tedesca per la selezio ne degli obiettivi da battere. Mussolini volle fare il punto e chiese a Cavallero un programma riveduto e corretto, da esaminare con tutti gli interessati. La riunio-
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ne, preceduta da alcune altre parziali convocazioni fatte da Cavallero, ebbe luogo a palazzo Venezia il 29 gennaio e vi parteciparono ben ventiquattro esponenti militari e civili. La difficoltà ciel momento era avvertita eia ognuno . La caduta cli Tripoli, per quanto attesa, aveva lasciato il segno ed era appena pervenuta notizia che a Casablanca gli alleati avevano lanciato la formula della resa incondizionata. Eppure Mussolini sembrava stranamente incline a sdrammatizzare. Il 23 gennaio , in Consiglio dei ministri, aveva espresso la conv inzione che la guerra sarebbe durata "ancora tre o quattro anni". Il 28, a detta di Ciano, mosm') aperta fid ucia ne l raddrizzamento della .situazione in Russia da parte tedesca ed anche per la Tunisia "non vede nero". Adesso, in apertura di riu n ione , tracciò per sommi capi e con voluta disinvoltura i lineamenti delle ultime vicende bell iche : .. (. ..) l'a ttuale sit\laz ione prese nta as petti positivi e negativi. Negativi nel senso che il nemico ha preso l'iniziativa delle operaz ioni in_terra , h a messo piede in Africa settentriona le e ha l'iniziativa per le operazioni aeree. Positivi nel senso che il ne mico non ha ancora consegu ito risulta ti stra tegici ta li da cambiare la s ituazione . Credo che qu esta sarà conte n~1 ta e superata .. (36),
poi ascoltò il nuovo calcolo delle esigenze minime pro.spettato dai responsabili delle singole forze armate e d ell a marina mercantile, nonché le possibilità offerte dai gen. Favagrossa per la produzione e Scuero per il personale alle armi. Date le circostanze, il 'potenziame nto' si ridusse alla rice rca ciel migliore imp iego del poco disponibi le . La lettura del ve rbale è illuminante circa la complessità e la gravità dei problemi . E come avrebbero inciso i futuri e certamente più ripetut.i bombardamenti alleati sulla produzione già così limitata? In termini poveri si poteva concludere con un: per il primo semestre 1943 in qualche modo si tirerà avanti, d opo ness uno può dire. È chiaro che l'Italia si trovava verame nte agli sgoccioli, ma Mussol in i si guardò bene dal trarre le conseguenze . Quanto era stato deciso non arrecava il minimo apporto alla soluzione del problema strategico . Eppure il panorama descritto dallo stesso Mussolini non appariva consolante, a dispetto del tono di sufficienza : in Grecia "sappiamo che sono tutti contro di noi ... se sbarcassero gli anglo-americani tutti i Greci farebbero causa comune con essi"; in Albania "la situazione va continuamente peggiorando"; il Montenegro "è tranquillo, ma non c 'è da fidarsi perché ciò non è ottenuto che a mezzo di intese di carattere politico"; in Croazia "la situazione è cori/usa ... i nostri soldati hanno visto scene orripilanti; questa gente è ancora all'alba di una 11ita civile"; in Slove nia "fino al .l giugno del 1941 ... i rapporti fra noi e gli sloveni erano abbastanza cordiali. Tutto è caduto"; in Corsica "la situazione è soddisfacente per quanto noi siamo dappertutto odiati"'; in Provenza "anche lì ci detestano, quasi come detestano i tedeschi. Un parte della popolazione tenta, credo con non grande fortuna, di sobillare i nostri soldati". Ebbene, i due angosciosi nodi da .sciogliere, i pun ti sui quali si imponeva con
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urgenza la d efinizione d ella linea di condotta da seguire, vennero liquidati con poche parole . Tunisia: imped ire che il nemico superasse i sessanta chilornecri intercorrenti fra le sue posizioni ed il mare per divide re l'arma ta di von Arni m da q uella di Romme l. Sicilia: non era certo da quella porta che gli alleati sarebbero potuti arrivare alla Germania; quindi ad essi conveniva sbarcare in Grecia. Questo affermò il Duce. Non vale rimarcare che, in fond o, l'oggelto del rapporto concerneva il potenziamento delle forze armate; che discussioni cli somma rilevanza trovavano miglior sede in u n ambi to più ristretto, che mancavano solo quarantocto ore per il cambio al vertice. Né prima né dopo Mussolini volle affrontare la scelta di fondo. Pareva accetta re passivamente il concetto di "resistere per resistere" e di trova re una giustificazione nell'inosservanza degli accordi o nel mancato aiuto da parte germanica. Conosciuta la forma alleata della resa senza condizioni , che accomunava regime e popolo, a fine gennaio l'atmosfera in Germania si fece assai pesante . Goebbe ls aveva scatenato una campagna basata sul tema "Bisogna vincere; se perdiamo siamo fin iti"; campagna che scosse profondamente i tedesch i: " la popolazione - annotò un osservato re a Berlino - sembra p resa da un parossismo di paura . 1i,ttti sono seri, cupi, corrono le voci più strane. J.::, naturalmente, tutti maledicono l'Italia" (37). Non deve s uscitare quind i molta me raviglia che l'OKW considerasse con una cena distrazione le vicende africane. Ma proprio allora una notizia proveniente eia Roma destò bruscamente l'attenzione cli Hi tler e d e i coma ndanti tedeschi che in q ua lche modo s i trovavano impegnati nel teatro d i guerra del Medite rra neo: la caduta cli Cavallero. Una conclusione su questa fase della lolla non può p rescindere da qualche parola sull'esonero del mar. Cavallero. Il provvedimento stava maturando eta un paio di mesi, giacché il rovescio cli El Alame in aveva consentito all e sempre più dure cri tiche ne i confronti del capo d i S.M. Generale cli trovare crescente credito presso il Duce (38). Ri cordiamo, a tito lo cli pre messa, che Cavall ero assunse il mandato quando i p iù gravi errori politico -strategici erano stati commessi: l'intervento basaco unicamente sulla convinzione che la Germania avesse già vinto la g uerra; il superfici ale apprenarnenco dell'importanza <l i Malta nel problema dei rifornimenti o ltremare; la velleitaria condotta della "guerra parallela "; l' intempestiva e caotica iniziativa bellica contro la Grecia . Ciò posto , bisogna ammettere c he una disamina dell'opera cli Cavallero non è agevole. Proprio perché l'uomo fu molto discusso, sarebbe doveroso considerare l'inte ro ciclo de lla sua attività militare, dalla prima guerra mondiale alla tragica fine. Ma questo esula ovviamente
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dal p resente saggio e , del pari, si andrebbe oltre i limiti della trattazione ove si prendesse in esame la sua figura cli capo di S.M. Genera le a partire dal dicembre 1940, tanto piC-1 che in altra sede molto è stato detto al riguardo . Ci limite remo, d i conseguenza , a poche considerazioni. A favore cli Cavallero stanno la tenacia e la volitività con cui egli si prodigò per creare - è la p arola esatta - un Comando Supremo all'altezza delle esigenze belliche e per estenderne l 'influenza a tutti i settori della Nazione interessati alla guerra. Per converso, pesa su di lui, la responsabi lità di non essersi batturo sino a minacciare le dimissioni, pur avendo il pieno appoggio degli Stati .Maggiori di forza armata, per opporsi sia all'invio del CSIR sul fronte russo, quando in Libia era emerso in tutta la sua grandezza il problema della carenza di automezzi, sia - e specialmente - alla d ecisione di trasformare il CSIR in 8° armata, quando l'importanza del teatro cli guerra del Mediterraneo per l'Italia era diventata vitale e nessun dubbio poteva p iù sussistere sulle gravi manchevolezze e debolezze italiane in campo militare, economico ed industriale . Sulla questione di Malta fidò probabilmente troppo nell 'efficacia dei bombardamenti aerei. Vide giusto sull'alte rnativa Malta-Alessandria, però inizialmente si lasciò influenzare anch'egli dal vittorioso s uccedersi degli eventi in Africa settentrionale e convincere a rimandare l'operazione C 3, e quando riprese ad insistere, dopo la battaglia di Alam e l Haifa, era troppo tardi . E veniamo all'ultimo periodo: da El Alamein alla Tunisia. Il fatto nuovo, ad immediato segu ico della sconfitta , fu lo sba rco anglo-americano nel Nordafrica francese. Certamente rimase sconcertato e le misure adottate non brillarono per o rganicità né per tempestività. Dapprima esitante, si rifiutò a lungo di ammettere la partita persa in Africa. Secondo una fonte a lui vicina, dopo la visita del 18-19 dicembre al Quartier Generale del Fuhrer Cavallero avrebbe deciso di affrontare il problema strategico con intenri risolutivi. Appena rientrato da Rastenburg, riferì l'andamento dei colloqui al Duce ed al Re (23 dicembre) ed in tale circostanza avrebbe manifestato l'impossibilità di rimanere oltremare e la convenienza di ripiegare tutte le forze in Sicilia ed in Sardegna per rivolgere ogni cura ed attenzione a lla diretta difesa del Paese . Il suggerimento sarebbe stato respintO p erché irrealizzabile e, soprattutto, politicamente inopportuno (39) . Che un siffatto p ensiero abbia attraversato la mente di Cavallero e che anzi sia stato palesato a qualche intimo appare certo verosimile, ma che si sia tradotto in una proposta formale sembra poco attendib ile in quanto nessun documento a sostegno d i raie versione è stato rinvenuto. Inoltre sembra lecito dubitare che comunque Cavallero avrebbe caldeggiato a Vittorio Emanu ele III, visto in un secondo tempo, una soluzione strategica già rifiutata da Mussolini. Si tenga presente che nel diario d e l Primo aiutante di campo generale del Re non esiste cenno specifico, mentre l'argome nto sicuramente vi figu rerebbe, se toccato nella conversazione, perché connesso ad un com-
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mento fatto il 14 nove mbre proprio dal sovrano. Que l giorno Vinorio Emanuele lll, consapevole della gravità d ella situa:lione, aveva mostrato al gen. Puntoni un appunto preparato per Mussolini ed osse rvato : «O rmai bisogna provvede re seriame nte alla d ifesa dell'Itali a, concentrando il più possibile d i fo rze su l territorio metropolitano. Non credo opportuno aderire alla proposta dei tedeschi i quali, in caso di sbarchi in Italia, vorrebbero mandare nella penisol a 100.000 uomini . Bisogna fare di tutto per ottenere il rimpatrio delle nostre unità che si trovano in Russia (. .. )• ( 40). Invece, il 26 dicemb re Cavallero incaricò Pun toni di ri fe rire al Re che , vista l' impossibilità d i alimentare lo scacchie re libico, il Comando Supremo aveva deciso di evacuare la Tripolitania per concentrare tutto in Tunisia. Per la ve ri tà, a q ue l pun to nulla cl i risolu tivo poteva essere compiuto senza un cospicuo concorso germanico. E d avanti ai tedeschi era piuttosto difficile imp untarsi per la semplice ragio ne che l'alleato povero, come il parente povero, ha scarsa vo ce in cap itolo , specialmente quando l'a lleato forte si trova sulle braccia un pro prio problema d i ampiezza e gravità c rescenti. TI gen . Marras, addetto militare italiano a Berlino , non esitò ad avvisare che la Ge rmania stava affrontando un periodo cli acuta crisi : mancava di riserve ed i soldati al fronte russo erano logori. Per cli più "in ogni angolo d 'Europa fermenta l'odio contro i tedeschi ed il loro sistema di occupazione" (41). Indipendentemente da pecche organizzative, obie ttività vuole che si riconosca la sostanziale e drammatica miseria italiana. Rileggendo verbali, appu nti, sintesi cli collo qui , ci si imbatte ad ogni passo nella necessità di un aiuto tedesco. Anzi , peggio: l'unica via d ' uscita da molte difficoltà viene indicata nella richiesta dei più svariati rinforzi d i armi, mezzi, repa rti e materie prime d a lla Germania . Atteggiamento, questo, irritante per l'OKW, cbe accoglieva le continue sollecitazioni con una buona d ose di s cetticismo, impazienza e noncuranza. Che la Germa nia non assolvesse gli impegni p resi con l'Ita lia è assodato, ma pare eccessivo sostenere che lo fa cesse proprio pe r dispetto . Indubbiamente occorreva unire la fermezza alla dipl o mazia. Cavallero ce rcò di agire in questo senso , ma con risultati d iscutibili. Anche se ne i suoi colloqui con Kesselring non risulta abbia mai mancato di dignità e pur se Kesselring ebbe sempre a manifestare considera zio ne e rigu ardo pe r Cavallero, un osservato re qua le il co l. Dollmann di sse che le relazioni fra i due ·'presentavano l 'enorme vantaggio che /'-italiano da vanti al tedesco si dimostrava sottomesso addirittura" e che pe r Kesselring "la vera testa fra gli altri comtmdanli italiani era Roatta, la cui acuta intelligenza, per quanto p riva di scrupoli, gli fece sempre molta impressione" (42). Non c'è dunque eia stu pirsi se l'attegg iamento generale, alcune eccessività cli tratto o debolezze di Cavallero provocarono giudizi assai aspri da parte di mo lte personalità del tempo ed anche di inferiori (43). Il gen. Fa lclella, le cui pagin e sul pe rsonaggio sono proba bilmente fra le più equ il ibrate, ammise che la diffusissima opinione cli
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un'estrema cedevole zza del capo di S.M. Generale a desideri e pretese germaniche trovò convalida nella contrarietà e perplessità manifestate dai tedeschi per il suo esonero C44). Il riscontro più inequivocabile venne offerto proprio da fonte germanica : •La sostituzione di Cavallero con Ambrosio, avvenuta il 31 gennaio 1943, aveva reca to una se ns ibile scossa alla cooperazione mili.tare italo-tedesca (. ..). Cavallero aveva una buona, fo rse eccessivamente s viluppata ca pacità di adattamenlO. Persuaso della necessità di una comu ne condotta della guerra, egli e ra se mpre pronLO a cercare di rea li zzare i desideri dell'OK\V, poiché l'Italia era, dei due partecipi della coali zione, il più debole mil itarmente ed economicamente. Sotto l'infl usso di Mussolini, egli sul terre no strategico si era mostrato acquiescente ai desideri tedeschi anche contro la sua più profonda convinzione, come per esempio nella posposizione de lla co nquista di Malta all'effeuuazione dell'avanza ta a l Nilo. (. .. ) Cavallero non godeva di affetti. Negli ambienti militari italiani gli si serbava ranco re per la sua arrendevolezza ne i confronti dell'OKW e, olc.re a ciò, per aver egli disperso tutte le unità italiane sui vari teatri di guerra, l'Afri <.: a, i Balcan i, la Francia e la Russia, così che p er la difesa della .Madrepatria no n rimanevano che poche e ma le armate divisioni• (45).
Cavallero manifestò una spiccata volontà accentratrice, con conseguenti riflessi positivi e negativi. Fra i primi certamente risalta l' intento di affrontare la guerra sotto ogni angolatura, compresa quella economica. Fra gli inconvenienti bisogna citare un'eccessiva spesa di tempo per la discussione di problem i di portata relativamente minore che potevano essere affidati ad altri, e talune prese di posizione molto soggettive. Ad esempio, nel 1942 autorizzò personalmente von Rintelen a dislocare in Italia unità mobili ed organi della Funkabwehr (difesa contro radio clandestina), cosa che il SIM aveva sino allora tenacemente vietata ben sapendo come sarebbe stata sfruttata ai fini esclusivamente tedeschi. Altro aspetto negativo fu l'intolleranza all'altrui indipendenza cli giudizio. Ciò condusse, come è inevitabile, all'a llontanamento di uomini dal carattere fermo ed incoraggiò la presenza di un certo conformismo. L'esempio più probante è rinvenibile proprio nei suoi rapporti con il capo cli S.M . dell'Esercito. La costante e vigile presenza cli Cavallero ai colloqui di Ambrosie con J\llussolin i - laddove gli altri due capi di S.M. potevano avvicinare il Duce da soli, nella loro qualità di sottosegretari per la rispettiva fo rza armata - impedì spesso una franca ed aperta conversazione . Quando, in talune circostanze, Ambrosie non si peritò di esprimere opinioni in contrasto con le sue, Cavallero se ne risentì apertamente muovendone rimprovero. Anzi, la sua suscettibilità fu così ferita da portarlo nella determinazione di sbarazzarsi di un sì poco malleabile capo di S.M .. Ne accennò al Re prima di partire per Rastenburg, ma Vittorio Emanuele TU non condivise affatto tale proposito. Un ulteriore appunto riguarda una condotta strategica a volte troppo collimante con l'ambizione personale. Già durante la campagna cli Grecia, benché rivestisse le due cariche d i capo di S.M. Ge-
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nerale e di coman dante superio re de lle fo rze armate d 'Albania , egli aveva avanzato a Mussolini la proposta di creare una terza armata, centrale tra la 9' e la 1 l', di cui avrebbe assunco di rettamente il comando, mantenendo, ben s' intende, gli altri du e incarichi. L'idea era così assurda che venne immediatamente scartata da Mussolini. Un secondo e pisodio si ebbe in Africa sette ntrionale, nell'agosto 1942, dopo la promozio ne a marescial lo d'Italia , dalla q uale tentò cl i escludere Bastico (46). l n quella circostanza, Cavallero volle prendere in mano la guida dell e operazioni p er raggiungere il Delta del Nilo, costituend o una strana Delegazion e cie l Comando Supremo affidata a Barbaserri e limitando le attribuzioni cli Bastico al Governo Generale cd al Comando delle forze armate della Libia. La modifica attuata nell'o rganizzazione d i coman do dette luogo a molti e noti inconvenie n ti e terminò come sappiamo. Un terzo e più confuso momento riguardò il nuovo scacchiere tunisino. Dai bre vi cenn i s ulla pur nu trita se rie di colloqui con Kesse lring, con Mussolini e con Vittorio Emanuele III, non venne mai a galla il vero intendimento di Cavall ero in merito. Alla fine, e precisamente alle 6 ciel 26 gennaio 1943, e ntrò in fun zione lo Stato Maggiore Africa nell'ambito del Comando Supremo con il compito di ass icurare la condotta lJOitaria delle operazioni delle forze armate italian e e ted esche in Africa settentriona le. In a ltri term ini, doveva fornire al capo di S.M. Generale gli elementi per le decisioni sulla condotta delle operazioni terrestri, aeree e navali in quel teatro e provvedere alla compilazione de lle direttive e degli ordini conseguenti. Rien travano nella sua sfera di lavoro: la ricostituzione delle grandi unità impiegate in Tu nisia, l'o rganizzazione del sistema delle trasmissioni, l'organizza zione ed il fu n zioname n to de ll 'a pparato logi stico , i trasporti aerei e marittimi dell'Ilalia. A capo dello Stato Maggiore Africa fu posto il gen. Gandin, coadiuvato clall'amm. Girosi come sonocap o. Il col. Westp ha l, che nei des ide ri te deschi avre bbe dovuto assumere l'incarico di sottocapo, fu n ominato capo ufficio opera zioni . La st.ruttura ordinativa costituì oggetto cli discussione e probabilmente d i ince rtezze (47) . Fatto sta che l'o rganico no n venne ricoperto immediatamente ed ebbe un avvio provvisorio, talché dalla data d ella costituzione dello Stato Maggiore Africa a quella dello scioglimento ( fine fe bbraio, do po la en trata in funz io ne d e l gruppo d ' arma te Africa) Gandin ebbe a lavorare con due distinti gruppi: uno italiano , con una quindicina di ufficiali per lo p iù distaccati dal I reparto del Comando Supremo e da l SlM, ed uno tedesco , con d ieci uffic iali, alla testa del quale era il col. Westphal. Quest'ultimo gruppo, in definitiva, poteva considerarsi uno Stato Magg io re d i collegamento dell' OBS p resso il Co mando Supre mo. Dalla lettura dei compiti dello Stato Maggiore Africa, dalla preci~ sa ziane che in pari tempo la 5' armata cora?.Zata germanica passava alle di pendenze d el Comando Supre mo e da ll'assenza di n n q ualsia si cenno circa la istitu zione di un regolare Comando di scacchiere, os-
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sia di un gruppo cli armate in Tunisia (48), si trae l'inequivocabile conclusione che Cavallero intendesse evocare a sé il diretto impiego d elle due armate in Tunisia . Proprio il 26 gennaio, Kesselring comunicava il pensiero di Hitler: .. (. . .) L'unità di comando de lle due armate in Tunisia deve essere assicurato da un comandante d'armata. Poiché al fe ldmaresciallo Rommel sarà concessa la richiesta licenza <li convalescenza per ristabilire il suo stato di saluce, per questo compito può essere presa in considerazione soltanto il colonnello generale von Arnim. Quale li benà d 'azione gli conceda il Comando Supremo oppure in quale misura egli stesso si riservi di prendere tutce le dec is ioni essenziali che riguardano le due armate, è una questione preuamen1.e operativa (quindi di competenza del Comando Supremo)...
Cavallero, a quanto risulta, rispose genericamente, concludendo:
"i un problema che deve essere ponderato e ripreso poi in esame" ( 49) . Risposta piuttosto ambigua, visto che o rmai si era alla determinazione fina le . Il giorno successivo si ebbe una svolta. Cavallero informò Kesselring che Mussolini era d'accordo nell'affidare a von Arnim il comando unico: troppi i problemi locali da risolvere, per pensare a differente soluzione. Kesselring naturalmente gradì il consenso, però ,aggiunge - annotò Cavallero - che von Arnim non può provvedere co ntempo ra neamente alla sua armata ed al g ru ppo <l i armate . Dice che il Fi.ihrer rite neva che il Comando Su premo volesse condurre lui il gruppo d'armate. Rispondo che non ho mai detto questo, o forse mi sono spiegaw male: sono sempre per le solu zioni logiche. Prego dire ciò al maresciallo (sic) Jodl· (50).
In parallelo a tale strano atteggiamento in materia così importante, sembra stesse prendendo fisionomia un orientamento di ben altro genere. L'indubbia ambizione di Cavallero, il suo attaccamento alla carica svelato dal frequente aperto desiderio di compiacere Mussolini, l'assurdità di talune manifestazioni di ottimismo intese a non perdere la fiducia ed il favore del Duce - quale l'affermazione che "mete lontane per noi sono Algeria e Marocco" (51) - , tutto ciò, unitamente alle precarie condizioni di. salu te di .!Vlussolini ecl all'andamento della guerra, suscitarono sospetti di mire di carattere politico. Il 27 ottobre 1942, il gen. Puntoni annotava nel suo diario : •Alle 17.15 viene da me il generale H:non, il quale mi info rma che alrinterno le cose vanno di male in peggio. La malattia del Duce ha scatenato gli ;1ppetit i <lei concorrenti alla sua s uccessione, alcuni avrebbero add irittura messo le mani avanti con Cavalle ro per sapere come la pensi e come si comporterebbe nel caso che Mussolini venisse a mancare o ch e si ve rificasse un colpo di Stato. Cavallero, a quanto mi dice Hazon, av rebbe risposto che il suo attegg iamento sarebbe quello che gli suggerirebbe la su,1 carica di comanclame delle Fo rze Armate [sic] e che, come ha servilO sempre fedelmente il Duce, sarebbe disposto a servire il Capo de l Governo che venisse designa to da l sovrano .. (52) .
Nel novembre successivo il maresciallo o rdinò al sottosegretario Scuero di fare allestire per lui alcuni uffici nella sede del ministero
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della Guerra, il cui centro trasmissio ni consentiva il diretto collegame nto co n i Comandi cli maggior livello nell a penisola e ne i territo ri occupati. Si preparava a presentarsi come arbitro della situazione' Jl 26 novemhre Scuero si incontrò con Puntoni e la conversazione cadde nacu ra lrnente sulla gravità della s ituazio ne in terna e sul fa tto che la malattia de l Duce aveva "messo in agitazione i p resunti successori. i quali hanno dato sfogo a tutte le loro ambizioni 1·epresse". Tn effett i, lo sta to di salute di Musso lin i a ndava peggiorando, con palesi ripercuss io n i sulle sua facoltà volitive. Affioravano manifesta zioni d i torpore e di sen ilità in alterna nza a p u ntigliose ed irose prese di posizione . Questo spiega come Scuero affermasse senza perifrasi che si stava di ffon dend o la sensazione ch e il timo ne non fosse più in salde mani e che " m olti si aspetiano un gesto risoluto del Re" ( 53). Anche Carlo Cavallero ha toccato l'argomento: -Pur essendosi recisa menle r ifiutaw , negli ultimi temp i clc::I suo com:inclo, d i acceu are il suggerimento tedesco i nteso a indurlo a sostitu ire cl i fa tr.o Mu ssolini nella <lireii one dell~ guerra, tuuavia mio padre era ormai convinto che fosse indispensabile: 1. Ri dare al Re il Comando efft: tt ivo delle Forze Armate( ...); 2. Chiedere ai tedeschi le forze indispensabili p er l a d ifesa del suo lo della Patr ia. Nel caso che tali forze non fossero concesse, accordarsi con l 'Alleato p er un or ganico sganciamento, tale da consen r irci cli sfruttare mete le nostre possibilità an cora in nos tre mani per trattare col nemico il nostro rientro nella neutralità
(. ..)• (54) .
Sempre stando a questa fonte, Cavallero "non pensava certo alla sostituzione di Mussolini"', ma riteneva possibile che questi rimanesse a ca p o cl i "un gotJerno di coalizione analogo a quello dal quale era partito il regime fascista" (55). Se tale e ra veramente il pensie ro, occorre riconoscerlo tanto p rivo d i realismo quanto basato su un 'ingenu ità po litica veramen te abissale. "È noto che ancora in carica - continua Ca rlo Cava llero - aveva dato al gen. Ambrosia ordine di preparare un piano per lo sganciamento dctì tedeschi'', ma ciò deve essere inteso nel senso d i recuperare divis io ni dall a Ba lcan ia . Dopo lo sba rco a nglo ame ricano, infatti , la 2" annata cli Roana comu nicò - su rich iesta del Comando Supre mo - di essere in grado di far rientrare in Italia dalla Croazia da due a sei-sette d ivisioni. Peraltro be n presto fu chiaro ch e si trattava di un fu oco cli paglia . Nella second a metà cli nove mbre 1942 Roatta venne convocato a Roma eia Cavallero, che lo orie ntò ad un nuovo ciclo operativo invernale in Croazia, messo i n programma dal gen. Loehr, coma ndante in capo delle forze tedes<.:he ne i 13alcani, pe r il successivo mese di dicembre. L'operazio ne , denominata conve nziona lme nte Weiss, impegnerà gradualmente quasi tutte le divisioni della 2• armata s ino a metà 1943 . Ad o gni modo, per u n d isegno d i vasta portata Cavalle ro no n si sarebbe cli sicu ro se rvito d i Amb ros ia, ch e inte ndeva liquidare a lla prima occasione . Indubbiamente qualcosa doveva agitarsi nell'animo e nella mente di Cava lle ro :
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•C. ..) mi consta - sc ri sse il gen. Zanussi - che a coloro che p iù gli erano vicini egli, era l'aucunno e l'in verno 1913, ha realme nte tenui.O i discorsi cui accenna nel memoriale, che constatavano la via fallime nta re sull;i qua le ci si era messi, dietro la Germania e il fascismo, e la necess ità cli ca mbi ar rotta prima che fosse iroppo cardi• (56).
Pur non disponendo di elementi concreti in merito, è da presumere che contatti del genere abbiano acquistar.o sostanza a partire dal febbraio 1943, almeno stando alla testimonianza del figlio: "Quando fu più libero di respirare, prese gli accordi indispensabili a un trapasso del comando militare da Mussolini al Re. Su questo tutte le correnti in atto concordavano" (57). Dal canto suo, Mussolini cercava il momento propizio per e liminare dalla scena sia Cavallero sia Ciano. Il 17 dicembre Vittorio Emanuele III si mostrò alquanto stupito , con Puntoni, per aver visto il capo di S.M. Generale, ricevuto in udienza il giorno prima, più preoccupato per la propria immagi ne politica che non per l'andamento delle operazioni. "Ne ho parlato anche col Duce - disse il Re - ed il Duce ha preso ! 'occasione per attaccare a fondo Cavallero, la cui po sizione, pertanto, appare scossa. Chi non se ne rende conto è proprio il capo di Stato Maggiore Generale(. ..)" (58) . Peraltro, Cavallero sapeva benissimo eia quale parte spirasse il vento a lui più contrario. La sera cie l 10 gennaio si recò eia l'vlusso lini e , lamentate le interferenze di Ciano nella sua azione di comando, chiese un intervento autorevole per far cessare la spiacevole situazione . Mussolini promise di parlare col ministro degli Esteri ed il giorno dopo partì per la Rocca delle Caminate. Fu nel silenzio e nel riposo della cliecina di giorni trascorsi in Romagna che maturò la detenninazione di eliminare ambedue gli antagonisti. Il 21 gennaio Ciano seppe da l suocero che la sostituzione cli Cavallero , p robabilmente con il gen. Ago, era imminente . Il 25 Mussolini fece al Re "un 'altra sfuriata contro Cavallero" , come riferì Puntoni. TI 30 pomeriggio l'esonero per lettera e la nomina di Ambrosia . 11 3 febbraio Cavallero venne ricevuto al Quirinale. Dopo il commiato dal sovrano, si fermò per qualche minuto da Puntoni e gli disse: "Mi accusano di essere stato troppo debole con i tedeschi e di non aver prospettato la situazione militare nella sua cruda realtà. Li lascio dire (. ..)" (59) . L'esonero di Cavallero suscitò nell'esercito e nell'opinione pubblica un'impressione estremamente favorevole. Probabilmente Ambrosio non possedeva la levatura mentale e neanche l'elevata preparazione cli Cavallero ma, al punto di cui erano arrivate le cose, al timone occorreva un uomo di carattere. E, per certo, Ambrosio ne disponeva. Di esemplare rettitudine, disinteressato, rigido, appariva il più indicato per mettere i pt1nti s ulle i con Mussolini e con i tedeschi. Non è chiaro da chi sia stata affacciata la sua candidatura. Sembra da Ciano, su evidente suggerimento di qualche alto esponente militare. Il Re avrebbe forse preferito un diverso nome, ma non sollevò
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d ifficolr à, conosce ndo le fe rmezza cli Ambrosia, il suo sin ce ro e profondo attaccamento alla Corona e la sua altrettanto radicata antipatia, se non addirittu ra ostilità, nei confronti d i fa scisti e di tedeschi. Stupisce, peraltro, che Mussolini l'abbia accettato. Dollmann osservò: «Prop rio in que i giorni Mussolini aveva sonoscritto il primo ano de l suo suicidio polìtico, sosiituendo il maresciallo Cavallero con il generale Ambrosio al posco di capo dello Stato Maggiore [Generale] (. .. ). Per i tedeschi la sostirnzione fu ancor,1 più dannosa. Cavallero, che esteriormente sembrava un capitano d 'industria in uni forme, era scato succube dei milicari tedesch i esprimendosi sempre con ammirazio ne per le direnive belliche germaniche. Ambrosio. come rnui gli alti ufficiali, ci odiava e con lui avemmo presto grosse difficoltà• (60).
Il mattino d el 31 gennaio Mussolini ricevette Amb rosia e gli comunicò di averlo prescelto quale nuovo capo di S.M . Generale. Il nocciolo del collo quio è espresso d alle segue nti poche battute: M. "Che cosa vi propone1e di fare?" A. "Richiamare in patria le nostre d ivis io ni impiegate oltre frontiera, alleggerire le fun zio ni del Cn mando Supremo, pun ta re i piedi di fronte a i tedeschi". M. "Sta bene ·•.
Non sappiamo da cosa fosse ispirata l'approvazione d i Mussolini. Forse era solo formale. Forse i propositi di Ambrosie collimavano con i suoi nascosti deside ri. Anc he se si sentiva obbligato a recitare il ruolo di condottiero e ad irradiare fid ucia e sicurezza , non po teva illudersi che il suo a tteggiamento "di servizi o" fosse convincente . Pro babilmente non aveva più cosa cui appigliarsi ed il vedersi adesso al fianco un uomo notoriamente d eciso ed alieno da compromessi lo tranquillizzò in cerca misu ra. Però, se implicitamente si sentiva so llevato d alla presenza di ta le uomo , certo pe rcepiva che costui no n soltanto no n avrebbe esitato, ma addirittura si proponeva di spingerlo ad affronta re Hitler in prima persona . Gli argomenti accennati da Ambrosia rivestivano un 'accentuata complessità. Prima di tutto c'era la qu estione cie l Comando Supre mo, il cu i fun zio namento ancora non soddisfa ceva. La proclamazio ne di "Roma città ape rta" aveva o b bligato a qua lche misura concreta, vale a d ire a portare fu o ri della città almeno i centri operativi militari. In d icemhre il repa rto o pera zio ni del Comando Supremo si era trasferito a Carbognano, nei pressi del lago d i Vico. Seno nché il permanere a Roma di Mussolini, che si sarebbe dovuto spostare a Caprarola, obbligò i capi di S.M. a restare nell a capitale con parte dei rispettivi collaboratori. In definitiva, il reparto o perazio ni d el Comando Supre mo ri mase isolato nella sede di campagna sino a ll'invasio ne della Sicilia, dopo cli che venne riportato a palazzo Vidoni . Quanto al funzio namento dell 'in tero o rganismo, diremo, senza sce ndere nei particola ri, che l'intenzio ne d i Ambrosia di e liminare gradualmen te le hrancbe cli specifica competenza de lle singole forze armate non trovò
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possibilità cli attuazione a causa del succedersi d egli eventi. Sul richiamo in Italia di divisioni oltre confine, il riferimento riguardava essenzialmente la Balcania e, in particolar modo, la divisa ed occupata Jugoslavia . Ivi la situazione si aggrovigliava sempre di più. Gli antagonisti locali erano tre: gli ustasa cli Pavelié, i cetnici cli Mihailovié ed i partigiani comunisti cl i Tito. La lotta fra costoro , a veva assunto aspetti atroci. Gli ustasa, croati e cattolici, ufficialmente nostri alleati, era no accesi nemici di chiunque non fosse croato e cattolico e, principalmente, di ogni minoranza nazionale o religiosa esistente nel loro territorio e ne i pressi (61) . I cetnici, serb i e ortodossi, nelle cui file militavano molti ex ufficiali dell 'esercito jugoslavo, avevano finito per guardare gli italian i con relativa simpatia perché eia noi difesi contro la selvaggia violenza degli ustasa e l'oppressione dei tedeschi, e, di conseguenza, si adattarono ad operare al nostro fianco contro le bande comuniste . I partigiani o "ribelli'' avversavano tutti, italiani e tedeschi, ustasa e cetnici. Quanto a "tratto" rivaleggiavano con gli ustasa. Ambrosio ebbe occasione cli toccare l'argomento già il 6 febb raio con il gen. Warlimont, dell'OKW. La prima operazione dell'anno ( Weiss .1"), in Croazia, all a quale le D.f. Sassari e Re concorrevano con le truppe tedesche e croate, scava finendo, anche se con risu ltati incerti. Alla richiesta di Warlimonc che il terreno rastrellato venisse subito occupato da unità italiane, Ambrosio replicò tranquillamente di non essere in grado di aderire. "È' anzi nostro intendimento ritirare delle forze dalla Croazia" specificò. "Questa comunicazione - replicò Warlimont - non sarà gradita all'OKW' Al che, Ambrosio, sempre freddamente, si riservò di parlare con Mussol ini e con Roa tta . Il 12 febbraio, poi , in un nuovo incontro, confermò l'orientamento a Warlimont. Intervenne Hitler. Lo fece con una lunga lettera indirizzata al Duce nella quale molto si soffermò sulla Balcania. Premesso che pregava di inviare alla 2" armata istrnzioni atte ad "assicurare una collaborazione p riva di frizioni e punte" tra Comandi italiani e tedeschi, prese aperta posizione contro i cetnici: .. un particolare pe ricolo ravviso, o Duce, al di fuori del quadro della attuali ope razioni contro i comunisti, negli svil uppi del movimento cli Mihailovic. (. .. ) detto mov imento, energicamente d iretto ed organizzato e guidato ab il mente dal punto di vista politico, arrende solo il momento nel qua le porrà aggred irci co n prospeu:ive di successo. Le armi e le venovaglie occorrenti pe r l'esecuzione d i siffatti piani, l\·1ihailovic cerca di procu ra rsde fingendo di aiutare le Vostre truppe ne lla pacificazione del paese( .. .) pe r poi intraprendere la ]ocra contro di noi (. .. ). Io debbo, Duce, secondo la mia ferma coscie nza, mercerVi in guardia seriamente comro una prosecuzione di siffatta politica e posso segnalarvi che negli ambienti dirercivi de l movi men to di Miha ilovic ve ngono svolli vasti preparntivi per l'annientame nto o il disa rmo delle Vostre stesse forze in Erzegovina e nel Montenegro( .. .)•.
In sostanza, i cetnici erano da considerare, come i partigiani comunisti, accaniti nemici dell'Asse e perciò "prima di ogni altra cosa
LA GU EHI\A IN TlJNISJA
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bisognerebbe che venisse subito so:ipesa ogni fornitura di armi ed approvvigionamenti". Occorreva disarmarli, circondarli, affamarli ed annie ntarli . Gli uni e gli a ltri. A sosrenere questa tesi il 24 febbraio giunse a Roma Rjbbentrop, accompagnato da Warlimonc e dall 'ambasciatore d 'Ita lia a Berlino, Alfie ri. Il giorno segue nte venne ricevuto a palaz:w Ve nezia con Alfieri, von Mackensen e Bascianini. Consegnò la lettera di Hitler e la commentò seguendone da vicino argomentazioni e sviluppo. Come disegno strategico, affermò che la German ia avrebbe potuto stabilizzare il fronte orientale nell'estate , migliorando così sensibilmente la possibilità di diretto intervento a favo re dell 'Italia. Ma per l'argomento di fondo , pur esso toccato, il confronto era rimandaco al 26, qua ndo sarebbe stato presente Amb rosie. Il verbale d e lla riunion~ del 26 è breve e mostra un sostanziale accordo conclusivo (62) . Ma esso non riporta esattamente quello che accadde. La seduta, movimentata in modo inatteso, fec e vedere di che pasta fosse il gen. Ambrosie. I partecipanti avevano preso posto nella sa la rapporto di p a lazzo Venezia . L'i n izio era stato sintomatico. Ave ndo Mussolini preso a parlare in tedesco con Ribbentrop, Ambrosio chiese in tono fermo - e ottenne - che la d iscussione avvenisse nelle rispettive lingue con successiva traduzione ad opera degli interpreti. Il punta di vista germanico s i fondava sulla probabilità della prossima apertura di un secondo fronte anglo-americano in Grecia , confortata dall'immediato concorso di 'éetnici e pa rtigian i titini ne lle retrovie dell'Asse. Perciò il Fi.ihrer riteneva necessaria la reali zzazione dell ' unità cli comando in tutta la Balcania affidata al gen. Loehr, nonché l'immediato inizio di operazioni contro cetnici e comunisti pe r conferire tranquillità al territorio occupato. La questione del comando unico tedesco non costituiva novità . Era sul tappeto da un paio di mesi , sia pure sotto la formula del "coordinamento". Cavallero ne aveva discusso con il gen. loehr i primi di gennaio, concludendo con l'opportu nità di miglio rare i collegamenti tra l'OB Sildost e le armare italiane. La soluzione più razionale non poteva essere che q uella dei con ta tti diretti, <li volta in volta, in funzion e delle circostanze regionali. I.'OKW e ra tornato alla carica, tramite l'addetto militare a Roma , il 23 gennaio. Chiedeva il benestare del Comando Supremo alla misura di passare a lle dipendenze cle ll'OB St:idost le unità italiane in Balcania "nel caso di un attacco nemico" e "in misura del necessario". L'ordine sarebbe diventato opera nte alla diramazione da parte dell 'OKW - de ll a formu la convenzionale "Viktoria Italia" . Cavallero rifiutò ancora e , parlandone con Kesselring , disse tra l'altro che no n intendeva affatto mettere il ge n. Geloso alle dipendenze di un Loehr. "Sarei giustamente accusato - spiegò - di non aver difeso il prestigio clei nostri comandanti" (63). Kesselring osservò che con ogni verosi miglian za l'OKW mi rava a tenere tutte le fo rze d ei Balcani , comprese le unità bulgare e rumene, sotto il proprio controllo perché costituenti l'ala destra dell~ fro nte orientale .
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Ambrosia conosceva tutti questi precedenti perciò la sua risposta fu immediata e negativa. L'adozione cli un comando unico', replicò, non risultava, almeno al momento, sufficientemente motivata; operazioni in grande stile d'inverno ed in zone montagnose, contro un avversario che si sottraeva al combattimento e preferiva la guerriglia, non potevano condurre a risultati concreti, A questo punto lasciamo la parola ad un testimonio. «Di fronte a questa insospettata presa di posizione del gen. Ambrosio - raccontò l'allora ten.col. Mellano - Ribbentrop divenne pallido per la collera mal contenuta. Era incredibile che un generale italiano osasse opporsi agli intendimenti del Fi.ihrer! Con voce rabbiosa, disse che in realtà nei Balcani i Comandi italiani non svolgevano una politica di cooperazione con i tedeschi, bensì una politica a fini particolari. Era evidente che non d esideravamo condurre operazioni militari in comune perché i cetnici da noi erano considerati alleati, mentre invece erano da ritenere nemici dell'Asse come tutti gli altri ribelli partigiani. In questo indirizzo, contrario ad ogni collaborazione con l'alleato germanico, si distingueva il generale Pirzio Biroli, governatore del Montenegro. «Era un atto di accusa vero e proprio, che palesa va anche chiaramente i motivi de IJe proposte enunciate all'inizio. Mussolini che, come conoscitore della lingua tedesca, aveva inteso il vero significato della dichiarazione di Ribbentrop, incassò tranquillamente e rimase silenzioso. Intanto però l'interprete traduceva in lingua italiana . Mi accorsi subito, man mano che la traduzione aveva corso, che il generale Ambrosio dimostrava sdegno ed ira crescenti. Alla fine, in mezzo alla sorpresa generale, piantò un formidabile pugno sulla scrivania, tanto da far saltare penna e matite fin sotto il naso di Mussolini che gli stava cli fronte , e, volgendosi al ministro degli Esteri tedesco , disse con voce concitata: "Non permetto ad uno straniero di parlare a questo modo di un generale italiano!" Subentrò un silenzio imbarazzante» (64) . Dopo cli che, Ambrosio annunciò seccamente ai tedeschi che «da quel momento in poi egli avrebbe considerato le questioni militari esclusivamente dal punto cli vista delle esigenze dell'Italia. Il Duèe, che dallo scoppio della guerra parole simili non aveva osaro dirne, respirò di sollievo nel vedere che la responsabilità di levate di scudi qualcuno se la prendeva ancora» (65). La riunione venne rapidamente chiusa. Mussolini si riservò d i far conoscere le decisioni in me rito e Ambrosia si alzò e se ne andò per primo «con un rigido attenti e battito di racchi, a mò di saluto, verso Mussolini e Ribbentrop» (66). L'indomani il Comando Supremo ricevette le conclusioni del Duce. Primo: il coordinamento fra le truppe dell'Asse in Balcania si imponeva e doveva essere attuato dal comandante tedesco del Sud-est . Secondo: occorreva stroncare la ribellione nei territori occupati e quindi studiare con i tedeschi operazioni di grande polizia in comu-
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ne. Ambrosio no n si era fatto illusioni. Non batt.é ciglio e soltanto sul finire della primavera o rdinerà l'esecuzione parziale di tali direttive. TI coll oquio fece sensazione fra i tedeschi. Ribbentro p non si perirò di sfogare con Alfie ri la propria esasperazione in una conve rsion e privata. «"Doveva dire - così rife rì la re lazion e germ anica - assai chiaramente che durante il suo incontro con il Duce aveva avvertito una certa resistenza da parte dei signori militari, la quale gli aveva dato l'impressione che essi non fossero convinti della necessità delle operazioni in Croazia, quando osservavano cli non ave re abbastanza truppe (. .. ); aveva l'impressione che dietro !"osservazione di Ambrosie, secondo il quale si trattava <li una q uestione politi ca, ci fosse qualcosa di misterioso. forse in molli gruppi di a lti uffic iali no n eran o ben chiari i legami fra i differenti teatri d'operazioni ( ... ) . Nel Comando Supremo italiano c'erano tendenze che non si potevano dire proprio fasciste"• (67). Ribben trop fu ricevuto il 1° m arzo ancora una vo lta a palazzo Venezia , presenti solo Alfieri, von Mackensen e Bastianini. Mussolini comunicò di aver dato ad t\mbrosio le debite istruzioni ed assicurò il suo inte rlocutore ch e Ambrosio «era un uomo e cce llente che non avrebbe fatto promesse che non poteva mantenere, ma in rutte le circostan ze avrebbe eseguito gli ordini d e l Duce» . La conversazione si tenne piuttosto sulle generali e si chiu se con colloquio a tu per tu fra Mussolini e Ribbentrop, senza testimoni. Il ministro d egli Esteri d el Reich tornò in patria per niente soddisfatto e la cosa lasciò traccia. Lo scontro con Ambrosio sarà ricord ato dal V6/kischer Beobachter nell'o ttobre dello stesso anno, con il commento che in q uella sed e '' si manifestò chiaramente una certa tende1lza dello Stato Maggiore italiano contro /"esercito tedesco ed ìl sabotctggio degli ordini del Duce" . In realtà, da pa rte germanica era e merso un d eciso o rientamento a prendere in ma no le redini di u na lotta sempre più d ifficile ed aspra. Evidentemente l'alleato italiano non offriva ormai solide garanzie. Il 13 febb raio, in una confere nza al Quartier Generale di Hitler, l'amm . Doenitz, nuovo comanda nte della Kriegsmarine, lamentò la libertà d 'azione lasciata dalla R. Marina ai so mmergibili brita nnici che osavano presentarsi davanti ai porti d e lla penisola ; ed informò di ave r istituito in Italia un nu ovo Comando navale , affidato a ll 'amm. Ruge, con il compito di dirige re un servizio germanico per la sicurezza dei convogli nel Mediterraneo centrale. Ufficia li di marina con espe rienza cli gue rra ne l Ma r ciel Nord e ne ll'Atlantico ed ufficiali d i artiglieria contra erei già imbarcati su cacciatorpediniere e con pari esperienza b e llica ve nnero inviati in Italia a fine febbraio per missioni sui convogli italiani . Addirittu ra - ripre ndendo un'idea di Kesselring di imbarcare personale tedesco sulle n avi italia ni per contribuire a domare gli incendi - Ruge , prontamente entrato nella parte , propose <li mettere sulle navi equipaggi germani ci e di miglio rare la form azione degli ufficiali italiani con corsi accelerati. Ciò in quanto le gravi per-
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dite subite dal naviglio di scorta italiano erano dovu te essenzialmente "a deficienze di istruzione tattica e balistica" (68) . Ben presto Ruge si renderà conto del reale stato delle cose. In dicembre Roosevelt e Churchill attendevano con fiducia la rapida e brillante conclusione di Torch. Si poneva, pertanto, l'inrerrogativo cli cosa fare una volta occupata l' intera costa del Norclafrica. Nell'intento di fissare le idee al riguardo, proposero a Stalin un incontro a tre . La indisponibilità d el partner sovietico indusse gli anglo-americani a scegliere Casablanca per un loro incontro-confronto a carattere esclusivamente militare. La conferen za ebbe luogo dal 14 al 24 gennaio . Naturalmente, nel frattempo s i era verificate novità cli vario genere sul teatro africano: l'assassinio dell'amm. Darlan, la netta battuta d 'arresto inflitta dalla 5" Panzerarrnee alle truppe alleate in T unisia ed un 'e nnesima strage compiuta da un 'branco' di U-Boote contro un lento convoglio di nove navi cisterna partito da Trinidad. Appena due di esse riuscirono a toccare Gibilterra e q uesto rafforzò la decisione cli attribuire precedenza assoluta alla sicurezza delle v ie marittime . Nel Mediterraneo ormai si respirava, anche perché Malta aveva acquistato p iena efficienza. Disponeva di tre squadrons cli aerosiluranti, due di bombardie ri medi, otto cli caccia compresi tre a grande autonomia , e d era allo studio un potenziamento del suo valore offensivo per colpire a morte il traffico aeronavale dell'Asse fra l'Itali a e la Tunisia. A ta le scopo l' isola aveva ricevuto alt.ri sommergibili e siluranti e vi era stata ricostituita la Forza K (amm. Power) con tre incrociatori e quattro cacciatorpediniere, mentre a Bona aveva preso base la Forza Q con tre incrociatori e due cacciatorpediniere. Nell'Atlantico il discorso era assolutamente diverso. Il 1942 era terminato con l'affondamento di ben q uattordici navi di un convoglio assalito eia venti U-Boote, talché il bilancio dell'anno presentava una perdita g lobale di più cli sei milioni di tonnellate mercantili con tro un centinaio di sommergibili tedeschi affondati. Vero si è che nell 'autunno la produzione dei cantieri britannici ed americani aveva preso a superare il livello delle perdite e scava rimontando rapidamente il pesante passivo, comunque la guerra agli U-Boote non era ancora vin ta. La conferenza si aprì con una serie di contatti preliminari tra i due Stati Maggiori, che misero in luce una pressoché rassegnata convinzione dell'impossibilità di dar corso a Round-up prima della tarda primavera del 1944 e , nel contempo, una non indifferente divergenza di vedute sugli impegni bellici sino a quell'epoca. Per gli inglesi l'orie ntamento era chiaro: sfruttare al massimo gli effetti della conquista della Libia e d ella Tunisia al triplice intento cli costringere l'Italia ad uscire dal conflitto, non dar tregua alla Germania, far intervenire la T urchia al fianco degli Alleati. Naturalmente sarebbero conrinuati i rifornimenti all'Unione Sovietica e proseguiti i preparativi di Bolero. Qualora circostanze favorevol i avessero fatto con-
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siderare buone le possibilitĂ di successo, un corpo di spedizione di 20-25 d ivisioni al massimo poteva sb arcare nel continente europeo al termine dell'esrn te di quello stesso 1943. Ad ogn i modo era da escludere come pericolosissima sotto tutti i profili una qualunque intempestiva ed insufficiente iniziativa. In sostanza, un'operazione Husky (invasione della Sicilia) o Brimstone (invasione della Sardegna) ed il successivo sbalzo nella penisola italiana avrebbe determinato con molta verosimiglia nza la caduta d i Mussolini e tolto di mezzo l'Italia; costrettO Hitler ad una dispendiosa campagna nel Mediterraneo a spese delle difesa in Europa occidentale; forn ito basi aeree per colpire gli stabilimenti bellici della Germania meridiona le ed i campi petroliferi rumeni. Se poi si fosse riusciti a fa r entrare in guerra la Turchia, i rifornime nti all'Unione Sovietica ne avrebbero tratto grande beneficio e gli impegni della Germania nel Sudest europeo avrebbero ulteriormente indeboli to il fronte occidentale . Gli americani la pensavano differentemente. Non soltanto vedevano come operazioni nel Mediterraneo potessero influire sensibilmente su Round-up, ma addirittura temevano che la lotta in Italia finisse per assorbire le preziose risorse ammassate per lo sbarco in occidente, dissanguando gli Alleati come la T unisia stava dissanguando l'Asse . Quindi, se impossibile anaccare in Francia entro l'anno, tanto valeva rivolgere un poco di attenzione alla minaccia giapponese. Tutto sommato, questo era il punto. BenchĂŠ dopo le battaglie del Mar dei Cora li e di Midway apparisse scongiu rato un vero pericolo di ulteriore espansione nipponica, i combattimenti cli Guadalcanal e della Nuova Guinea avevano posto in evidenza solare che i giapponesi si battevano alla lettera "fino all'ultimo uomo" . Il solo pensiero di dover conqu istare una dop o l'altra le basi perife riche create dal nemico, prima cli arrivare alle grand i isole nazionali, a prezzo di un immane sacrificio di vite americane era insostenibile per il Pentagono. Se dunque si riconosceva inevitabile una stasi operativa in Eu ropa nel 1943, una sostanziosa aliquota cli mezzi anfibi poteva essere devoluta alle esigenze asiatiche: avrebbe consentito agli inglesi la riconq uista della Birmania per riaprire la v.ia per Ciungking ed agli americani il consolidarsi del Giappone nelle isole Salomone. Ad onor del vero, Roosevelt n on concordava affatto su questa impostazione del problema. L'accettazione cli un ristagno operativo in Europ a rischiava addirittu ra cli provocare un accordo Stalin-Hitler sul tipo di quello del 1939 e, ad ogni modo, consentiva libertĂ d'azione alla Wehrmacht che, libera da a ltri pressanti impegni, sembrava ancora in grado di mettere sulle ginocchia l'Armata Rossa. Il 20 gennaio le lu nghe ed esasperan ti discussioni - in cui si era inserita la fatica cli metter d'accorcio Giraud e De Gaulle, convocati in un secondo tempo (69) - si concl1.1sero in una riunione plenaria presieduta da Roosevelt e eia Churchill, dove i lineamenti generali della fu tura strategia assunsero forma definitiva. Il documento finale, dal titolo "La condotta della guerra ne l 1943 " accoglieva sostanzialmen-
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te il concetto britannico e, per quanto concerneva la guerra nel Mediterraneo, diceva in sintesi che gli obiettivi erano due: a) occupa re la Sici l i a allo sco p o d i rendere ancor più sicu ra la linea d i co municazione attrnverso il 1Vledirerraneo , di allentare I.i press ion e Ledesca su l fron te ru sso e di intensifica re la p ressione su!J'Jt alia; b) creare una si tua7.io ne mirante ad ocren ere l a fa ttiva coll aborazione dell a Turchia.
TI princip io strategico "prima la German ia" era confermato, ma nulla risultava sul prosieguo della lotta contro l'Italia . Il fatto è che gli americani agivano secondo una visione molto semplice delle cose . Amavano porre in evidenza che a loro interessava "unicamente vincere la guerra" e, conoscendo la potenza della p ropria industria, ritenevano sufficiente ammassare nel Regno Unito una forza mil itare così massiccia e così bene equipaggiata da metter piede in Francia a dispetto della difesa tedesca. Non erano s icuri, invece, che gli inglesi insistessero sul Me d iterraneo per considerazioni militari e non politiche . La composizione dei vari punti cli vista fu infine raggi un ta , pur se qualcosa rimase in sosp eso . Urgeva risolvere intanto la partita della Tunisia. Il termine della camp agna non poteva essere lontano, anche se qualche in toppo logistico aveva inopinatamente fermato la corsa clell '8" annata e suscitato una fiera polemica contro la Royal Navy e , più precisamente, contro l'amm. Harwood, comandante navale in ca po ciel Mediterraneo. Dopo l'entrata in Tripoli delle prime tru ppe dell'8" annata, preoccupazio ne prima fu que lla cli rendere utilizzabile il porto . Per motivi vari i p rincipali personaggi interessati alla questione non si presentarono che nelle prime o re d e l 25. Il 26 ebbero inizio i lavo ri. Non si trattava cli impresa da poco perché l'entrata del porto e ra completamente ostru ita con sei mercantili e diverse nav i minori riempite d i blocch i d i cemento, i due moli risultavano accu ratamente sconvolti e le installazioni portuali gravemente danneggiate proprio dalle incursioni delle aviazion i alleate . Ino ltre la rada era costellata cli relitti e nav i incendiate . Per quattro gio rni le navi britanniche dovettero scaricare i rifornimenti fuori del porto con mezzi da sbarco e 'zattere (circa 400 tonn. g iornaliere) , poi l'apertura cli una breccia al centro del blocco conse ntì Io scarico sulle banchine al ritmo di un migliaio di tonnellate al giorno.Finalmente, il 4 febbraio Churchill ed Alexander poterono vedere i primi du e grand i mercantili entrare ne l porto attraverso una breccia cli 33 metri ed una profondità di 8 metri. Dal 10 febbraio vennero scaricate giornalmente 2 .000 tonnellate ed a lla fine d el mese 3.500. Tndubbiamente era un successo e Montgome ry espresse il suo compiacimento per la ;'notevole speditezza" (70) con la quale la Royal Navy aveva lavorato . Sorvolò sul fatto che il 26 gennaio si era lasciato anelare ad una fu ribonda e spietata co ndanna della superficialità con la quale la qt1estione veniva affrontata, tanto spietata che la cosa
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giunse a Churchill ed a Brooke e si concluse con l'esonero clell'amm. Harwood (71). Naturale conseguenza della ben avviata cooperazione anglo-americano fu il nuovo assetto stabilito per l'organizzazione cli comando nel teatro del Mediterra neo, nettamente distinta da quella del Levante : Eisenhower comandante supremo con Alexancler come sostituto; il mar. capo dell'Aria Teclder e l'amm. Cunningham comandanti in ca po rispettivamente aereo e navale . Tale ordinamento doveva entrare in vigore in febbraio. Il gen. Brooke non si mostrò entusiasta della soluzion e ed il 20 gennaio, a cald o, annotò nel suo diario personale: ,Da molti punti di vista era desiderabile affidare questo coma ndo agli american i; sfortunacamente però in questo caso finiva a Eisen hower ... il quale non avev,1 l'esperienza umica né quella strategica necessa rie per affro ntare una tale impresa. Pigliando Alexancler dal Med io Oriente e nominando lo sostitu to d i Eisenhower, noi facevamo in modo cli lusingare gli americani e nello stesso tempo di aiutarl i, perché mettevamo un nos1.ro esperto generale agli ordini del loro generale che non aveva esperienza . Cercavamo, in sosca nza, di sospingere Eise nhower nella stratosfera, nella rarefana altezza del comandante s upremo dove sarebbe stato libero di dedica rs i a i p roblemi politici ed a quelli dei rapporti interallea ti, e contemporaneamente inserivamo subito sotto di lui uno dei nostri coma ndanti che si occupasse da vicino della situazione militare e ne restaurasse l'indis pensabile coo rdinazione che era scata così pericolosamente trascura ta, (72) .
A Casablanca Churchill non aveva formulato obiezioni cli sorta ma, rientrato in Inghilterra credette opportuno mettere le mani avanti con Roosevelt, avvertendolo che sicuramente la nomina cli Eisenhower avrebbe sollevato un vespaio da parte della stampa britannica , in piena sintonia con l'opinione pubbl.ica. Pe rciò propose di comunicare che Eisenhower d iventava il comandante supremo, Alexander comandante delle forze alleate in Tunisia e Tedcler comandante delle forze aeree (l'amm. Cunningham conservava il suo incarico, che però veniva esteso sino a comprendere Malta). Per rendersi conto dello stato d'animo inglese , occorre ricord are che per effetto dell'enorme sviluppo delle forze armate americane quasi tutti i gradi più elevati erano di necessità ricoperti con promozione 'temporanea'. Il che significa che 1'11 febbraio, Eisenhower 1·icevette la quarta stella da generale grazie alla nomina a comandante supremo, ma sull'annuario degli ufficiali in servizio permane nte era ancora .. . tenente colonnello. Durante la conferenza venne presa anche una determinazione che più tardi ricevette molte e fondate critiche, al punto cli esser giudicata come uno dei più grossi errori de lla politica alleata: la resa incondizionata cli Germania, Italia e Giappone. Sull'argomento, Churchill nutriva qualche incertezza ed il 20 gennaio, durante le discussioni, si rivolse al Gabinetto di guerra chiedendo di esaminare l'opportunità di limitare la formula alla Germania ed al Giappone. "L'omissione dell'Italia - spiegò - servirebbe ad alimentare
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in questo paese le tendenze.favorevoli ad una pace separata''. A Londra la questione venne subito messa in discussione ed il giorno successivo partì la risposta : .. 11 Gabinetto, valutati tutti i pro ed i con tro, è stato unani me ne l ritenere che non sia opportuna l'esclusione dell'Italia, giacché darebbe luogo inevicabilmente a preoccupazioni in Tu rchia, nei Balcani e altrove. Non siamo· neppure convinti che l'esclusione susci terebbe reazioni favorevoli in Italia. È assai più probabile ottenere l'effetto desiderato dagli italiani facendo conoscere tutti i gu ,1i ai quali stanno per andare incontro .. (73).
Tuttavia, un conto era la decisione ed un conto il comunicato da diramare a chiusura dei colloqui. Secondo Churchill, il documento fu preparato e soppesato parola per parola e da esso era escluso qualsiasi riferimento alla resa incondizionata . Spiccata fu dunque la sorpresa sua e del gen. Ismay quando nella conferenza stampa tenuta il 24 gennaio Roosevelt dette l'annuncio al mondo ed al nemico. In Italia la stampa ironizzò sui propositi alleati e l'opinione pubblica non palesò segno di reazione . Ma in Germania, come si è accennato in precedenza, le ripercussioni furono notevoli: -Nel popolo germanico e panicolarmence nell'esercito - disse Guderian l'effecro di raie brucai.e pretesa fu profondo. Specialmente profondo per i soldati. Ormai non poceva esistere più dubbio di sorta sul fotto che i nemici erano a nimati da volomà annientatrice del popolo germa ni co. Dunque la lo ro lotta non era - come allora affermavano per ragioni di propaganda - diretta soltanto comro Hilier e il cosiddetto nazismo, bensì contro il laborioso e pe rciò incomodo concorr~nte economico tedesço• (74).
Anche in campo alleaco un passo così sconsiderato suscitò polemiche. Roosevelt cercò di scrollarsene cli dosso il peso: a suo dire, la frase non era stata premeditata e nella conferenza stampa "il pensiero si incuneò nel mio animo (..) e la cosa successiva di cui mi resi conto fu che l 'avevo detto" (75), ma Sherwoocl, il suo stretto collaboratore ed amico, smentì tale versione sostenendo che l'annuncio fu un ateo politico meditato e p ie namente rispondente alla ferma convinzione del presidente cli non consentire una pace nego,ziata, né un qualcosa cli simile ai Quattordici punti cli Wilson le cui clausole potessero essere aggirate da un nuovo Hitler (76). Quanto a Stalin, il quale pur non avendo alcuna intenzione di contrattare la resa si guardava bene dal proclamarlo, il 23 febbraio d isse pubblicamente che "sarebbe ridicolo identificare la banda di Hitler con il popolo tedesco e con la Germania" e che era "una stupida bugia ed una calunnia senza senso" l'affermazione della stampa occidentale che l'Armata Rossa mirasse a "sterminare il popolo tedesco e distruggere lo Stato germanico" (77).
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NOTE Al. CAPITO LO
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(1) B. Liddell Hart , Storia militare della seconda giterra mondiale, cit., p . 478. (2) A metà di cem bre la 50" briga ta specia le compre ndeva i seguenti reparti: [!91°f., ll/ 92°f., btg. Grado, XV btg. carri, V btg. volontari tunisini, VI gruppo mtr. Lancieri Aosta.. due compagnie mtr. della g ua rd ia alla frontiera, una co mpagnia dell'8° bersaglieri e d una del 10°, una compagn ia se movenci da 47/32, il DLVII gruppo semoven ti d:1 75/ 18, il XXXV ed il LXXII g ruppo da 75/46, d ue ba tterie da 75/27. Comprendeva al1.resì tre unità tedesche : il 47° Panzergrenadiem, il 334° gruppo esplorante ed una co mpag nia di fanteria . Complessiv,1mente s i tracrava di 7.700 ita lian i (di cui 400 uffi ciali) e J .530 tedeschi (di cui 30 ufficiali). (3) Lo s tesso Broccoli, pe rò, ben presto riscontrer:ì nell'ambito del Comando 5" a.cor. l'esistenza di uno stalO d'a nimo di pre venzione, pe r non dire peggio, nei rigua rdi italia ni . Questo si palesava a ppie no nell'au.eggia mento assunto all o rché ve niva Jamemato, non ,d i rado a tono, ogni minimo in cide nte od inconve ni e nte al quale fosse ro interessate truppe italiane. (4) lnfatti Ciano no n aveva perso tempo: "A nche Mussolini è piuttosto di cattivo umore - annotò nel diario - Gli consegno la relazio1w sul viaggio, nella quale bo detto cbiaramente il mio pensiero e non nascondo le mie impressioni negative. Gli parlo
ancbe di Cavallero, del seruilismo cbe ostenta nei rapporti coi tedeschi. "Orma i (,àvallero è superato - egli dice - qualcbe anno fa aveva un cervello vivace. Adesso non piiì• . Ma non f a cenno alla persona con cui intende sostituirlo. Mi invita a mandare c1 Su.a Maestà copia della mia relazione" (G. Ciano, op. cilata, p . 679). (S) Quando Sogno affacciò la di fficolt;ì c he av re bbe incontrato a sos te nere la pre minenza degli ince ressi itali,1ni so tto gli asp etti pol itico e militare a Tunisi ed a Biserta , affermata da Mussol ini, Cava ll e ro obiettò che pu rcroppo ormai i tedesc hi ci a veva no preceduti. (6) V. Sogno, op. citata, p. 56. (7) Nell a circostanza, Sogno non mancherà di rep licare al gen. Ziegler che tu tte le u nità controcarri italiane erano state conce ntrate nel settore della Superga, operante a lle direne dipendenze dell 'armata, a danno degli a ltri setto ri i1 ali an i, c iò c he non sarebbe a vve nuto se il comandante italiano avesse esteso la s ua d irezione oper,1tiva a nche al setto re de lla Superua . (8) Vale la pena di riportare un malinconico com menco del comandante del 9'J 0 fante ria: "24 dicembre. Per inciso ricordo che alle mie truppe non è peroermto neanche il clono di una sigaretta o di una cartolina. Le truppe tedescbe a l nostro fianco banno ricevuto a tempo ogni sorla di doni! Ma poco imporla" (relazio ne (;0 1. Ghinozzi, comandante de l se ttore d i Sousse). Da nocare che le tru ppe tedesche raggiunce dai do ni era no una co mpagnia a Kai rouan ed una b,Itte ria da 88 a Sousse. (9) M . Clark, op. citata, p. 134. (10) A diffe renza degli inglesi, g li american i usavano i numeri roman i per l'o rd inativo dei (;O rp i d'armata. Per semplifica re e meg lio distingue re i (;O rpi a llea ti da quelli de ll'Asse, ve ngo no utilizzati i nu me ri arabi anc he per le grandi u nità stacun itens i. (11) LS.O. Pla yfair. op . citala, p. 180. (1 2) Alphonse Juin, Mémoires, Fayard , P,,ris 1959, p. 137. (13) M. Cla rk, op. ciwta, p. 140. (14 ) A . Juin , op. citata, p p . 138-141. (15) G Howe, op. citata, p. 150. (16) l i Kampfgm.ppe Weber era costituito da: 756° Gebir[!,sjaeger su d ue batwglioni, 11/69° Pan:zergrenadiere, 50 1° gruppo corazzato dotato di Tiuei~ 1/54° Flak, 49° ba tcaglione p io nie ri corazzati, un paio di ba tterie da 105 del 334° artiglie ria ed unità mi nori. (17) li KampfgrupJ>e Koc h, e ra formato dai seguenti reparti : 5° Luft wa.ffenjaeger, I e III/ 69° Pan:zergrenadier·e, battaglione di ma rcia A 21 e tre compagnie del 7° Panzerregiment. L'a ppogg io d i fuoco era da to dal 90° artiglieria e da un g rn p po de l 52° Flak. (18) I tre sottosettori de ll a Superga er,111 0 tenu ti , da nord , da i battaglion i T 5,
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l/92°f. ed A 22. tuttavia q uesta indicazione è riferita essenzialmente ai Comandi di battaglione . In effetti, og nuno di essi comprendeva compagnie italiane e tedesc he di diversi battaglioni: T 5 , A 22, A 25, K 10 e 1/47° tedesc hi e II/91°, le 11/92° italiani oltre a re parti cli accompagnamento e ca rri. (19) Il Comha l Command B comp re ndeva : ll/ 13° carr.i, U/ 6°f. cor., 27° gruppo smv. eia 105/22, 601° battaglione Tank Destroyer e numerosi reparti minori. (20) Ne l suo rapporta al term ine dell 'operazione Eilbote il col. Weber p ose in evidenza deficienze analoghe, seppu re in misurn meno rilevante, a qu elle riscontrate da l gen. Gelich per la Supei'f!,a: " I Comandi in sottordine non sono ancora o rientati. I cap i sono a lle vo lte va lorosi, ma ma nca loro la com prensione sulla situaz ione generale , in modo che ne vengono e.li conseguenza malintesi, La tattica dell'i ncarico (cioè lasc iare iniziativa) non dà buoni risul tati , bisogna sorvegliare l'esecuzione, Perciò sono cli importanza capitale i collegamenti". Per q uanto riguardava il nem ico, Webe r giudicò: " li va lo re combattivo dei francesi è limitato, il loro armamento e il comando presentano manchevolezze. Fa eccezione l'artiglieria che ha spara to bene" (DSCS, f. 582/ NC dara 28 1.1943 del ten .col. Broccoli), (21) Eisenhowe r, a suo dire , avrebbe es presso il suo p ia no in forma dub itativa : se l'intero 2° corpo U .S. poteva essere raccolto nella regione cli Tebessa e se il nemico restava tranquillo, si poteva tentare un 'avan zata ve rso Gabès o Sfax, ma non se ne potevano prevede re i risultati né le conseguenze (D. Eisenhower, Crociata in Europa, Mondadori, Mila no 1949, p . 179). (22) 11 Comhal Command A a quella data e ra cosr.itu ito da: Ill/ 1° carri, 1/6° f,cor,, l/26°f., 701° battaglione Tank Destroyer, 33° e 91 ° gruppo da campagna, 443° grnppo c,a. e reparti mino ri. (23) Alle 2.30 del 3 1, saputo che i difensori di Fa id resistevano ancora, Welvert telefonò anco ra a Freclencla ll supplicandolo d i attaccare ali 'alba e grida ndo: '' Ce serait une bonte, rnon général, de /aisser capturer un bataillon frança.is qui a lutté toute une journée auec des armes dérisoires contro plus de 50 ebani'' (L, Koeltz, op. citate,, p . 195). (24) li pres idio del.la srazione d i Sened sopraffatto il 24 gennaio dall' incursione americana era costi tuito da u no squ,1drone appied ato di Aosta, un paio di plotoni bersaglieri, u na batteria da 75, un c.1nnone eia 88 e du e mitragliere tedesche. L'attacco era stato condo tto da l Combat Command C: 111/6° Lcor., una compagn ia de l 13° carri, una ba tteria de l 68° artigl ie ria da campagn,1 ed uni tà minori. Fece 96 Ì)rigionicri e subì perdite insignifican ti. (25) Il Combat Command D era costituito <lai Ill/13° carri, 1/168° f. , una compagnia e.e. , un paio di batterie e.la campagna e reparti minori. (26) Senza voler sottolineare oltre misura l'episodio, è innegabile la frequenza con la quale incidenti del genere accadevano laddove un presidio o settore italo-tedesco era affidato ad un comandante italiano, Molto dipendeva anche dal fatto che essendo solitame nte i collegamenti in mano tedesca, per migliorare efficienza delle stazioni radio, diventava quasi impossibile ai comandanti ita liani controllare l'esattezza dell' interp reta zio ne fo rnita dai dipendenti te deschi. E quando cos toro giustificavano un anticipato a rrer.ramento con il cedimento italiano, la spiegazione era sempre presa p er buona dai Comandi germanici, (27) George F, Howe, Northwest Africa: Seizing tbe Inizia tive in Tbe West, Washington, o.e., 1957, p, 397, (28) G. Howe, op. citala, p , 397, (29) E. Faldella, L'Italia nella seconda guerra mondiale, Cappelli, Bologna 1947, p , 524 (30) G. Ciano, op, citata, p, 678. (31) L Simoni, op, citata, p, 298. La descrizione de ll'ambiente fatta da Lanza rendere pe rfetta mente l'idea: ''L'atmosfera di questo Quartier Generale è deprimente, Sembra un collegio di alienatl, impiantato in un luogo ma./edetto, Si respira un'umidità malsana e si ba l'impressione di essere costantemente sul punto di essere tradotti davanti ad un consi&lio di guerra per alto trad imento'' (Ibidem, p. 299). (32) Diario Cava llero, data 18,12,1942, (33) I.. Simoni, op, citata, p , 300,
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(34) Ibidem, p. 301. (35) l i 28 gennaio 1943 Mussolini p arlcr:t cli u na d isponib ilit~ glo bale di 4.836 apparecchi più 4.434 per addestra memo, ma si affrenerà egli stesso a chiarire che gli ae rei su cui conta re erano molti di meno. (36) USSM E, Ve.-bali. cic., voi. IV, Roma 1985, pp. 279-303. (37) I.. Simoni, op. citata, p. 306. (38) A p rescindere da Cian o, ostilissimo ~ Cavallero, numerose personalità militari manifestavano da tempo aperto dissenso, talché verso il 20 novembre lo stesso Viitorio Emanuele III ne aveva parlato con Mussolini. (39) Carlo Cava ller o, li drcm11na del ma.-escitlffo Cavc1llem, Mondadori, Milano
1962, p. 150. (40) P. Punconi, op. citata pp. 103-104. ( 41) Ibidem, p. 115. (42) Eugene Oollmann, Roma nazista, Longanes i , Milan o 1950. pp. 128- 129. (43) li gen . Cerl ana Mayneri , d i soli to misurnto nei giudi zi , com mentò: •· !I maresciaffo Cavaffero è stnto sostitui10 ieri dal ge11erale Ambrosio. Era tempo cbe .~e ne a ndasse: em troppo legati ai tedescbr (Carlo Ceriana Mayneri, Parla 1111 co111c111da111e di tmppe, Rispoli, Napoli 1947, p. 136). (44) E. Fal della, op. citata, p p . 554-56 1. Ro mmel si espresse c;o n paro le d i fu oco: "l 'allo111a11nmento del 111aresciallo Cava ffero (. . .) 1:i1mse come 1111a gradi/ti 1101izia. Sarebbe stnto molto meglio se quest'uomo fosse s1n10 soslilllilo molto prima dn qualcuno un poco pi1ì compe1e111e· ( B . Liddell Hart, 7be Rommel Papers, cit, p. 393). (45) E. vo n Rin tel.:n , op. cilata pp. 178- 179. (46) l i gcn. Pun10ni annoiò so tto l a da la del 28 lugl io 1942: "Cavallero, fra /'al· tro, non è d'accordo co11 il Duce per la promozione di Bastico e ba dello cbe secondo fui sm·ebbe be11e lasciare le cose come sta,1110 (op. ciiata. p. 93). (47) In particol are l 'org;inico dello S.M. Africa previde: segreteria , ufficio opera :doni, uffic: io infor111r17.ioni cd ufficio crasponi co n 19 ufficial i i ta l ia ni e 16 ccdesc hi , 25 sottufficial i italiani e 54 tedeschi. (48) I.a bozza di lettera del Comando Supremo comprendeva un paragrafo di per ~é largamente su fficiente a giustifica re ogn ·i perplessità sulla previsla organizz:17.ionc di scacchi ere: "/4 . 11 Comando 5' armata ass icu renì fin o a nuovo o rdine il ri fo rn i men to deJl e due Armate ricorrendo ,,ll' l ntendenza tedesca in Tu nisia. Concorderà con il Comando l' armata per suddivisione retrovie et diminerà divergenze con inserimemo di un comandante delle ret rovie, il quale per I·esrlecamento d i questi <·ompici dipenderà direttam en te da Coman do Supremo" (DSCS, tele 055/0 p.A. data 3J . I . 1943, o re 12.40). (19) Oi::tri o Cav,dl ero, d.i te 26 e 28.1.194,:1. (50) Ibidem, data 27.1.1943. Due giorni prima Cavallero aveva diramato il seguente messaggio: • 111 seguito eul accordi i111erue11uti frn il Duce ed il Fii/Jrer, da ore 6 antimeridiane del giorno 26 corrente, il Coma ndo della 5" armaltr corazztrltl passa
a lle dipendenze del Coma ndo Supremo. Per le questio11i di orga11iZZllzione e dei rifo1·11i111e11ti ri111a11go110 i11 11igo1·e le alluali dipendenze gerarcbicbe" (DSCS, tale OJ/ Op. A .. data 25.1.1943, ore 18.30). (51) D iario Cavall ern, d ata 2.1. 1943, r iunio ne con i generali Ambrosi(), l{oa tt:t, Geloso e 1\fagl i . (52) P. Puntoni , op. citata. pp. 98-99. (53) Ibidem, p. 107. (54) C. C;iv;dlero, op. citata, p. 153. ( 55) Tbidem, p. 156. (56) Giacomo Zanussi, Guerra e catustn,fe d'Jtalia, I , Corso, l(o ma 1945, p. 293. li "memoriale" cui si allude consis1e nel documenio rilasciato da Cavallero al gen. Carboni , c:tpo del $11\11, il 27 agos10 1943. St::condo Cuboni, recato:.i a Forte 8occea ad interrogare il maresciallo per ordin e di Badoglio, si trat.tava di "un poco inlellige/1/e memoriale, d i 7 o 8 pagi11e, pieno cli assu rditrì e di co111raddizI011t' nd quale Cavall ero affermava di avere ideato, a suo tempo, un colpo di Stato comro Mussolini ed i tedeschi (Giacomo Ca rhoni, Memorie segrete. 1935·1948, Parenti, Firenze 1955, p. 237). (57) C. C;1 va llero, op. cilata, p. 157.
276
I
l e O PERAZION I IN 1\FIUCA SETrF.NTRIONAJ.r,
(58) P. Puntoni, op . citata, p. 111 . (59) Ibidem, p. 118. (60) Eugene Dollmann, Un libero schiavo, Cappelli, Bologna 1968, pp. 249-250. (61) Nella sola estate 1942 i progrom scatenaci dagli us1asa in Croazia avevano causato olcre 300.000 vittime fra serbi, ebrei, musulma ni e zingari. Una chiara idea di quanto avve nne in quella regione è fornita da Edmond Paris, Genocidio nella Croazia satellite, Club Edito ri , Milano 1976. (62) USSME, Verbali, ci t. , vo i. IV, pp. 322-324. Per la lettera di Hitler vds. Vi norio Zincone (a cura), Hitler e Mussolini, Rjzzoli, Mila no 1946, p p. 132-136. Il resoconto de lla visita di Ribbencrop è però riferico mol to particolareggiatamente da Frederick Deakin, Storia della repitbblica di Salò, Einaudi, Torino 1963, pp. 183-200, sulla base dei documenti tedesc hi. (63) Diario Cavallero, data 24.1.1943. (64) Pietro Me llano, Da Roma a B1-indisi (via Pescara), Picchi, Tivoli 1967, p. 35. (65) E. Dollman, Roma nazista, cit., p. 189. Il col. Dollmann era presen te come interprete tedesco. (66) P. Mellano, op. citata, p. 36. (67) F. Deakin, op. citata, p. 198. (68) Santoni Alberto e Mattesini Francesco, La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel 1Heditenaneo, Ed. Ateneo e Bizza rri , Roma 1980, pp. 349-350. (69) Roosevelt commentò: "lnconti-ammo tante dif.ficoltà net mettere d'accordo quei due generali francesi che pensai in cuo1· mio che sarebbe stato altrettanto di)Jìcile combina.re un Incontro Jì·a Grant e Lee .. ." (W. Churchill, op. citata, p . 314). (70) B. Montgome ry, Da Et Alarnein ecc., CiLatO, p. 58. (71) La comunicazione dell'amm. Pound, Primo Lo rd del Mare, all'interessato d iceva: "Io temo che gli ordini incompleti per lo sgombero del porto di 't1-ipoli di tutte te ostruzioni abbiano avuto un peso notevole in questa decisione" (T.S.0. Playfa ir, op. citata, p. 256). Mo lto p robabilmente, però, aveva influito anche qualche altro 'incidente' con Churchill. (72) Arthur Bryant, All'auacco (1941 -1943), Longanesi, Milano 1966, pp. 503-504. (73) W. Chu rchill, op. citata, p. 313. (74) Heinz Guderian, Ricordi di un soldaf.o, Baldini e Casmlid, Milano 1962, p. 294. (75) Robe rt Sherwood, Tbe White House Papers ofHarry Hopkins, voi. Il, New York 1946, p. 693 (76) Ibidem. (77) Wi lliam H. Chamberlain, America 's 2nd Crusade, Ragnery, Chicago 1950, p. 289.
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Capitolo quinto L'ULTIMO SFORZO OFFENSIVO DELL'ASSE 1. IL QUADRO OPERATIVO Al PRIMI DI FEBBRAIO
1943.
Dopo l'abbandono della Tripolitania e la realizzazione cli un sufficiente assetto della testa di sbarco dell'Asse in Tun isia, si imponeva un attento esame della situazione per decidere l'indirizzo da imprimere alle operazioni . Riepilogh iamo, innanzi tutto, lo schieramento italo-tedesco. A nord era disposta la 5'' armata corazzata di von Arn irn, fronte ad occidente, con 105.000 uomini e 464 carri; a sud l'ACIT di Rom mel (che il Comando Supremo cominciava a chiamare 1" armata), fronte a sud, con 225.000 uomin i e 123 carri. Il limite di settore correva sul 34° parallelo, con scelta poco felice ma corretta dal 12 febbraio sì eia lasciare Maknassy alla prima e Gafsa-Sened-Sfax alla seconda. Ogn i armata, direttamen te d ipendente dal Comando Supremo , era servita da una delegazione d'Intendenza . Al concorso aereo provvedevano rispettivamen te il Fliegeifù.brer Tunis con 285 velivoli ed il Comando Aeronautica Tunisia con 113. La 5• armata aveva in linea la divisione von Broich, la 334• D.f. , la D.f. Su,jJerga, la 10" Panzer ecl il XXX corpo italiano (costitu ito dalla 50· brigata specia le, dalla 21" Panzer e, sino al 12 febbraio, dal la D.cor. Centauro). L'ACIT schierava il raggruppamento sahariano nella zona desertica a sud degli Chotts ed i corpi d 'armata XX e XXI sulle posizioni di Mareth. Il Deutsches A.frikakorps, che raggruppava le retroguardie , era ancora parzialmente a contatto con gli elemen ti avanzati dell'8" armata britannica. Nei p rimi giorni di febbraio tornò sul tappeto un orien tamento accarezzato già eia qualche tempo dall'OKW: la conquista d i Tebessa. Von Arnim aveva subito scartato l'idea, quan to meno perché p rematura, ma Kesselring era favorevole e ne aveva parlato con Hitler a metà gennaio. Per giu nta il 27 gennaio il capo cli S.M. della 10" Panz erdivision, ten.col. Bi.i rker, in visita all'OKW, si fece interprete di quello che evidentemente era il pensiero del gen. Fischer: la palese riluttanza nemica ad affrontare uno scontro decisivo favoriva la possibilità cli estendere la testa di ponte sino all 'allineamento Bona-Tozeur. Per ottenere tale risultato bastava una risoluta offensiva contro Tebessa, g iacché, per effetto d i una simile p untata in profondità, l'intero fronte settentrionale alleato sarebbe stato costretto ad arretrare in misura sostanziale . Siccome l'opinione di chi ven iva da quel lo n tano teatro d'operazion i ed era al corrente degli avvenimenti collimava con quanto ritenuto o ppo rtuno al Quartier Generale del FOhrer, il gen . Warlimont venne sub ito spedito in Tunisia. Come riportato dal Kriegsta gebuch dell'OK\Xi, egli aveva l'incarico cl i proporre, fra l'altro, "pun-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SET rENTR!ONAt E
t
tate contro il nemico non ancora consolidato sulle posizioni raggiunte e di attaccarlo, ~JJecialmente nella zona di Tebessa, anche se un simile atteggiamento offensivo potrà ritardare ulteriormente il raduno delle forze in Tunisia o creare qualche contemporaneo rischio in corrispondenza del fronte sud" . Al Comando Supremo le cose erano viste in modo alquanto differente . La prima d ire ttiva inviata da Cavallero a von Arnim stabiliva come compito principale della 5'' armata ne ll' immediato futuro lo spostamento in avanti dell'ala sinist.ra su posizioni più idonee a parare l'atteso attacco in grande stile degli Alleati verso la costa. "Inoltre - specificava - l'armata dovrà prepara1~<;i ad un 'azione offensiva intesa ad annientare le/orze americane in zona Tebessa" . Come atti preliminari, indicava la puntata ad ovest cli Pont clu Fahs (già progettata), la conquista di Faid e delle alture a sud e ad est cli Gafsa. Secondo Cavallero, per l'operazione su Tebessa occorrevano due divisioni corazzate, una delle quali, implicitamente, sarebbe stata la Hermann Goering, di cui promette va il sol lecito avviamento. In sostanza, si trattava di un programma di un certo respiro, per la cui esecuzione non erano fissati tempi, alme no ristretti. La mossa americana a Maknassy sembrò , al Comando Supremo, creare l'occasione cli un'azione redditizia sulla direttrice El GuettarGafsa . L'incarico poteva essere affidato ad elementi mobili clell'ACIT, senza p eraltro compromettere la prossima battagl ia d ife nsiva con tro 1'8" armata, con il massimo appoggio dell'aviazione italo-tedesca . Perciò il 4 febbraio partirono eia Roma due messaggi. All'ACIT vene prescritto di pre parare al più pres to una irruzione da lla zona cli El Guettar contro il fianco nemico, pur conservando la possibilità di una qualche reazione dinamica sulla linea di Maret.h (1). Alla 5" armata corazzata, messa al corre nte de lla predetta azione, fu ordinato di "organizzare operazione p er attacco et annientamento armata americana" e cli far conoscere un progetto in merito. A tale scopo, doveva predisporre una massa corazzata, evit.ando cli impiegarla e cli logorarla in combattimenti locali (2). A questo punto intervenne Rommel. Nonostante le s ue recentissime dichiarazioni cli non poter reggere più a lungo il comando dell'ACIT per ragioni cli salute, l'aria d e lla Tunisia aveva s uscitato in lui nove ll e energie. Così scriverà alla moglie 1'8 fe hbraio: •I-lo deciso di lasciare il comando de ll'armata soltanto dietro esplicito ordine, e cli tenerlo senza riguard o per il mio stato d i salute . Data la siwazione, intendo ce ne rlo p iù che possibile , anche comro il parere dei medici. Capimi il mio atteggiamento. I l successore che Roma mi ha mancaco dovrà aspenare il suo rnrno• (3).
Tenuto conto della conquista tedesca del passo di Faid e dall'abbandono della stazione cli Senecl eia parte americana, cominciò a considerare "la possibilità, in un prossimo.futuro, di un 'operaz ione contro Gafsa", come scrisse sul suo diario i l 4 febbraio, dopo una visita
!,'U LTIMO SPOHZO OffENSI VO D ELL'ASSE
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alla Centauro. L'occupazione di Gafsa , infatti, avrebbe a suo avviso allontanato sensibil mente il pericolo della tanto temuta offensiva alleata su Gabès ed era realizzabile a brevissima scadenza, approfittando del perdurare delle piogge a nord e della temporanea sosta di riordinamento clell'8" armata. Lo stesso giorno, dunque, pro pose al Comando Supremo ed a ll'OBS un'operazione eseguita con rapidità e sorpresa a pronta sca denza; sviluppata concentricamente e con forze consistenti; condotta unitariamente senza tener conto delle giurisdizioni d'annata. L'attacco doveva esser portato eia una robusta aliquota della 5" armata corazzata da nord-est e da un Kampfgruppe dell'ACTT da sud. Per quanto concerneva quest'ultimo, le sue relative limitazioni derivavano ·dalla disponibilità della sola 15" Panzer, rimasta con una cinquantina d i carri efficienti, e dalla necessità di uno s uo pronto recupero , a scopo conseguito, per non privare lo schieramento sulla posizione di Mareth della riserva forse decisiva. La condotta unitaria, è ovvio, sarebbe spettata al proponente. Il quale aveva già manifestato al gen. Messe la nessuna intenzione di lasciare l'ACJT. Cosicché Messe, ch e dalle ore zero d e l 5 febbraio avrebbe dovuto assumere il comando della l ' armata italiana ( 4), telegrafò al Comando Supremo: .. informo che passaggio comando , per accordi in1.ervenu ci ec seguito deside rio espresso da maresci,11lo Romme l , avrà luogo t r~ qualche giorno, dopo d1e Warlimont, di cui attendesi arrivo, avrà definito q uestione rapporti dipendenze aliquot~ tedesca l' armarn (. .)• (5).
La sospensiva prese Ambrosio di. contropiede, ma c'e ra cli mezzo l'operazione Gafsa, su lla quale lo stesso Comando Supremo concordava - anche se con il rrascorrere dei giorni cambiavano i lineamenti - perciò preferì lasciare ancora il vecchio comandante, sulla cui abilità tattica non esisteva dubbio alcuno. Il 6 febbra io, intanto, sentì il gen. \Varlimont, d i passaggio a Roma. L'inviato tedesco segnalò il des iderio clell' OKW di attaccare subito e violentemente il 2° corpo americano, reputando il momento più che favorevole . Ambrosio nulla aveva in contrario, tranne la questione del comando unico: occorreva costituire al più presto un Comando di gruppo d'armate, che - a suo avviso - meglio sarebbe sta1:0 in grado di organizzare, armon izzare e condurre una manovra del genere . Warlimont obie ttò che la costituzione cli un Comando cli ta le livello sarebbe stata piuttosto laboriosa ed a carico dell'ACIT e che, di conseguenza, l'OKW avrebbe preferico rimandare il provvedimento a quando le ultime retroguardie dell 'ACIT fossero state recuperate, vale a dire tra due o tre settimane . In sostanza, al punto in cui si era, tanto valeva affidare l'incarico alla persona di Rommel (6). Dal canto suo, Kesselring aveva presentato una sintetica ma probante soluzione di massima. Ambrosio l'acceltò e su quella base diramò le direttive conclusive:
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Lf. OPERAZIONI IN A PRICA SETTE1'TRIONAI.E
•Scopo prossime operazioni ne l quadro ma novra per linee in terne con tro armac.a americana el armata inglese è guadagnare spazio ve rso Gafsa et a no rd di Gafsa et battere a liquote armata americana mentre sono in corso prep;1rntivi per attacco ne mico(. ..) . Occorre anzirntto occupare conca Gafsa, quindi, co rrisponde nteme nte co ntegno nemico, attaccare in campo aperto e sfru tta ndo successo conquista re alture at ovest tale conca, sistema rsi et garantir.si contro azioni nemiche eia Sbeitla. Se nemico contrasta con forze ril eva nl.i, q ueste devono esse re battute e t guadagno te rreno ha valore secondario(. .. ). Mare.sciallo Rommel est pregato comunicare intenzioni et modalità di esecuzione piano ai:racco. l ' et 5" armar.a sono pregate comunicare quante forze possono essere assegnate per questa operazione e la claca per la q ual e sara nno disponibili, comp resi i servizi(.) .. (7) .
All'impresa dovevano partecipare tutti gli elementi meccanizzati disponibili delle due armate, agli ordini cli un generale di corpo d 'armata delle truppe corazzate (cioè tedesco). La responsabilità dell'operazione era però affidar.a a Rommel , fermo restando il suo compito cli comandante clell'ACIT. Intanto Warlimont aveva un lungo colloquio con von Arnim e si rendeva conto come la situazione ris u ltasse ben più complessa di quanto immaginato a Rastenburg. Proprio il giorno prima il comandante della 5· armata si era recato a visitare la 21' Panzer ed aveva incontrato il gen. Sogno, con il quale si era mostrato assai poco soddisfatto dello scarso ritmo di afflusso di truppe e di automezzi dall'Italia. Non formulò previsioni - scrisse nella sua relazione Sogno - sulle prossime operazioni e , piuttosto, parve sofferma rsi sL1lle difficoltà che prese ntavano q ue lle esami nate. U comandante de l co rpo d'a rmata, ad esempio , aveva espresso l'ap p rezzamene.o che, all 'avanzata diretta su Tebessa dovessero dedicarsi almeno tre divisioni, indipende nteme nte dalle truppe destinate ad azioni concomitanti, e l'Arnim rispondeva che non av reb be saputo donde trarle e che, comunque, temeva sarebbero state insufficienci (ma, così dicendo, non teneva conto che la stessa capacit,ì logistica delle comunicazioni, in rapporto a lc.resì a lla necessità di svolgere il traffico nelle ore notturne, non avrebbe agevolmente consentito sforzo superiore),. 00
Lo stato , poi, delle Panzerdivisionen risultava deludente. La 10' Panzer era in parte assorbita eia compiti difensivi e la 21" ancora lungi dal completamento . La disponibilità di carri armati 'era pari al 50% dell'organico: 110 per la 10" Panzer e 91 per la 2P. Inoltre la fan teria corazzata delle due divisioni lamentava forti carenze in tema di semicingolati e persino di autoveicoli. Infine, la 15" Panzer era ancora da recuperare (solo il 15 febbraio ripiegherà a tergo della posizione cli Maretb). Perciò: ,II comandante de ll'a rmata corazzata - te legrafò Warlimont - intende svolgere nei prossimi giorni solcanco un'o ffe nsiva a carattere loc,ile nel settore me ridionale (dell'armata) pe r battere un considerevole raggruppamento di forze nemiche ed infliggergli numerose perdite in uomini e materiali•.
È palese l'affiorare di una sensibile indeterminatezza ai vari livelli. Da un certo punto cli vista tutti sembrano d'accordo, da un altro si av-
l.' Ul.Tl:-tO SFORZO OFFENSIVO DELL'ASSI,
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verto no riserve p iù o meno esplicite . Il meno persuaso appa riva von Arnim, ma anche in seno al Comando Supremo le opinion i no n sembravano concordi ed all 'ottimismo di Kesselring si opponeva un notevole scetticismo . In un appunto interno in data 8 fehbraio , l'ufficio operazioni dello Stato Maggiore Africa riepilogò i dati del problema. Secondo Kesselring si potevano mettere insieme duecento carri complessivamente, laddove a giudizio del SIM il nemico poteva imp iegare almeno crecenco carri (di tono addestrativo assai inferiore però). A p re scindere, comunque, da l rapporto d i forze, le ultime notizie segnalavano il ritiro probabile ciel nem ico eia Gafsa, cos icché si affacciava il fondato rischio di non ri uscire ad agga nciare e distri.lggere la massa corazza ta americana e di dover, per contro , mantenere l'occupazione della conca di Gafsa, una volta raggiunta. Ma il possesso cli Gafsa non era cond izione essenziale per svil uppi operativi verso n o rd , né poteva provocare riflessi sul rimanente del fron te . Per cli più l'avversario poteva tentare la separazione tra la 5" e la l" annata eia Sbeitla, ed in tal caso la mancanza di riserve corazzate in loco sarebbe risultata fa tale. ln conclusione , l'operazione sarebbe stata costosa su l p iano logistico, prese ntava p oche probabilità di condurre all'annientamento del 2° corpo U.S. ed avrebbe provocato un'espansione territoriale cale da peggiorare gli oneri difensivi. Questa assenza cli fiducia nella va lidità d ell 'iniziativa non pare abbia oltrepassato l'ambito del Comando Supremo ed eviden temente non influì su Ambrosia. Aci ogni modo, proprio il 9 febbraio i massimi capi militari in Tu nisia si riunirono a Re nnouche (imme diatamente a nord di Gabès), sede del Fliegerj11hrer Tunis. Erano presenti Kesselring, Rommel, von Arnim, Messe e , pe r il Comando Supremo, il gen. Ganclin. Rommel aprì il dibattito ricordando l'urgenza di agire verso ovest prima che 1'8" armata s i ra ccogliesse davanti a lle posizioni d i Mareth. Qu indi prese la parola von Arnim. Fece presente che il ripi egamento d elle uni tà americane da Sicli Bou Zie! e, a quan to pareva, anche da Pichon e da Gafsa, induceva a pensare che il nemico mirasse a concentrarsi in corrisponde nza delle stre tte di Sbeitla e di Feriana , a protezione di Teb essa. Perciò l'attacco s u Sidi Bou Zid, già previsto per il giorno 12, avrehbe raccolto scarsi frutti circa l'eliminazione d i consistenti unità n e miche . Inoltre, comportava laboriosi spostamenti per radu nare le forze necessarie all'operazione ed un ingente consumo d i carburante. Nonostante qu esti aspetti negativi il p rogetto rimaneva valido, sostenne von Arnim, a condizione cli svolgere l'operazione in due fasi successive: p rima l'azione su Sidi Bou Zid ad opera della 10" e 21" Panzer, poi quella su Gafsa ad ope ra della 15• Panzer. Il calendario-programma poteva essere il seguente : 12 febbraio, inizio atta cco nella piana ad est di Sbeitla; giorno 13 , conclusione del comba ttimento ; giorno 14, spostame nto della sola 21" Panzer verso sudo vest per concorrere all'attacco su Gafsa . Quest'ultimo esau riva l'ope razione. Secondo von Arnim , infatti, non si poneva una prosecuzio-
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LE Ol'ERAZ lONJ IN AFRICA SE'ITENTRJO NALE
ne contro gli sbarramenti d i Sbeitla e di Feriana . I vantaggi di terreno potevano bastare . Kesselring non condivise una vision e così restrittiva. Perché escludere a priori sviluppi favorevoli? Rommel, le cui riserve mentali erano immaginabili , evitò d i entrare nel merito dell'argomento e si limitò a proporre il 15 febbraio come data d 'inizio dell'azione su Gafsa . Su queste basi si ch iuse la riunione. Il giorno dopo Rommel emanò gli ordin i per lvlorgenluft (aria mattutina) e specificò: "Se l'armata si limiti a tenere te conquistate posiz-ioni di Gafsa o prenda in esame una prosecuzione delle operazioni verso Tebessa è questione subordinata all'evoluzione della situazione". La condotta dell'attacco venne affidata al Comando del DAK, retto temporaneamente dal col. von Liebenstein essendo il 14 gennaio caduto ferito il gen. Fehn (8). L'ala settentrionale doveva essere costituita dal grosso della 21" Panzer e da un'aliquota della Centauro, d estinate a passare alle dipendenze del DAK al termine del combattimento di Sidi Uou Zie!. Quella meridionale - cioè il Kampfgruppe ciel DAK - aveva composizione note volmente eterogenea: il reggimento Panzergrenadiere Afrika, la T.upwaffenjagerbrigacle, un reparto di formazione dell'8" Panzerreggiment, il 33° gruppo esplorante, un'al iquota della Centauro (i reparti che si trovavano davanti ad El Guettar), il 7° bersaglieri nonché unità di artiglieria e reparti minori. Si supponeva di dover superare l'accanita resistenza cli almeno un reggimento di fanteria rinforzato fo rse anche eia carri armati. Circa il giorno D, Rommel non fornì precisazioni, essendo esso legato ai tempi dell'azione su Sidi Bou Zid, comunque non lo considerava possibile prima ciel 14. Da l canto suo, il gen . Ziegler, distolto per l'occasione dall'incarico di capo di S.M. della 5" armata, concretò il p iano per Fruhlingswind (vento cli primavera) come segue: la 10" Panzer, passata agli ordini del col. von Hroich, doveva muovere eia Faicl con azione manovrata, mentre la 21" Panzer sarebbe affluita da sud-est sì da avvolgere e d istruggere le forze nemiche nella zona di Sidi Bou Zicl.. Le informazioni facevano ritenere improbabile che ".l'armata americana" persistesse nell'intento di avan zare verso oriente e, per contro, sembravano indicare la ritirata ciel suo grosso nella zona SbeitlaTebessa. Ciò consideraco, Kesselring si convinse vieppiù che l'impresa contro il settore americano, tenuto da truppe ancora inesperte, non presentasse eccessive difficoltà cl.i esecuzione e che il raggiungimento de ll 'importante nodo ferroviario e stradale di Tebessa, ricco per giunta di depositi cli ogni genere, avrebbe costituito un successo rilevante e tale da aprire Ja strada a sviluppi forse decisivi. Anche se nel fratte mpo si fosse verificato qualche scacco sul fronte occidentale, questo sarebbe stato ampiamento compensato da una vittoriosa irruzione alle spalle ci el nemico. Bisognava però, non perdere tempo prezioso. Il 10 febbra io l'OBS presentò, dunque, al Comando Suprerno i lineamenti dell'operazione, quali ravvisati opportuni a seguito della mu-
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l.'U I.TIMO SFORZO OrPENSI VO DELL'.~SSE
Schizzo n . 42 IL DISEGNO OPERATIVO ITALO-TEDESCO PER LE OPERAZIONI ".1vI0RGENLUFT" E "FRUEHLINGSWTND "
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRlONALll
tata sicuazione anglo-americana e "mantenendo lo spirito della direttive" trasmesse due giorni prima dal Comando Supremo stesso. In realtà l'operazione veniva ad acquistare un più ampio respiro: ,1. L'azione offensiva della 5' armata cornzaLa prepara ta per battere le forze ne-
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miche nella zona So Bou Zicl [= Sidi 13ou Zid] dovrà essere iniziata possibilmente il 12 2.43 1.·arma1.a co razzata italo -tedesca, im med iatamente di seguiro alla suddetta azione (con inizio possibilm.en1.e il I 5.2), dovrà atwccare a tenaglia su Gafsa annientandovi le forze nemiche colà dislocate. Garantita la conca di Gafsa, l'a ttacco clovl'à essere continuato contro Tozeur pe r raggiungere condizioni di sicurezza verso ovest. Per l'attacco s u Gafsa dovrà essere messo a d ispos izio ne dell'arm ata co razzata italo-tedesca un gruppo da combattimemo mobile eia parte c.lella 5' armata cornzzaw . Le armare regoleranno direttameme ciò che riguarc.la forza ed impiego di detto gruppo da combattimento. L'armata co razzata italo-tedesca c.leciderà se i combattimenti di retroguardia c.levono essere ulteriormente condo1.1.i attivamente comro 1'8" arrnara inglese. Corrispo ndentemente devono essere va lutate le forze che porranno esse re tolte per l'azione su Gafsa. La sirnazione tattica decide rà riguardo un ulteriore proseguimento delle operazioni nella zona di Gafsa. Il rifornimento di e.lena zona dovrà essere effenuato però in modo tale e.la rendere possi bili tilte riori operazioni. In seguito, dopo la conclusione deJJe opera7.ioni, si dovra nno impiegare per la sicurezza delle 7.0 ne conquistate, forze non mobili e ritirare da l fro nte le forze mobili; con queste verranno costituite nuovamente, dietro la li nea cli Mareth ed il fianco sinistro deJJa 5' armata corazzata, le riserve mobi li le qua li dovranno ven ire riorganizzate con tutti i mezz i. Il Fliegerko,ps Tunis ha il co mp ito di appoggi,1re con coscienti limitazioni, le previste operazioni de ll 'esercito negli altri sellori . Il Comando deJJa 5, armata corazzata, do po l'esecuzione delle opernio ni stabilite, si deve merrere nelle condizioni di disturbare profondamente nel suo sviluppo, mediante forti colpi sull'ala destra, la preparazione nemica che colà si manifestasse; t:ali colpi devono tendere all'annientamento dei ~ingoii gruppi nernici • (9).
Ambrosio condivise in p ieno il punto di vista cl i Kesselring e le nuove direttive ricalcarono quasi fede lmente i concetti sopra riportati, con l'eccezione clell"' importanza decisiva" attribu ita al fatto che i combattimenti de lle retroguardie clell'ACIT continuassero attivamente (10). Interessa, fra l'altro, sottolineare che l'azione verso Sidi Bou Zie.I doveva "possibilmente" iniziare il 12, cioè il giorno successivo, e che le decisioni circa l'obiettivo Tebessa sarebbero state prese dopo l'occupazione cli Gafsa e sulla base della situazione locale . E merita altresì rilievo una sempre più netta impressione: le reclini della guerra in Tunisia apparivano in man i tedesche , non ciel Comando Supremo. Da un lato Kesselring, sia pure con molto tatto, suggeriva e proponeva , interveniva e stimolava; dall' altro l'OKW, pur fortemente distratto dalle vicende del fronte russo, sul piano pratico finiva per riservarsi le decisioni ultime. Molto dipendeva anche dalla strana reticenza si no allora mostrata in i:ema cli comando unico. Il 12 febbraio Ambrosia ricevette Kesselring e Warlimont, appena ritornato dall'Africa. In tale occasione, domandò se fossero g ià stati im-
L'ULTIMO ~FORZO OFFr,NSIVO OELL'ASSr,
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partiti gli ordini per Morgenlufte Frilhlingswind e fu Kesselring ad informare del rinvio delle due operazioni: la prima, su Sidi Bou Zid, era stata spostata al 16 e l'altra, su Gafsa, a l 19. Tutto sommato, si rinnovava la conferma che i combattimenti in Tunisia non potevano essere coordinati da Roma. Ambrosio ne era già da tempo convinto e mal sopportava il ritardo nella risoluzione del problema ordinativo, tanto più che intendeva affidare proprio al costituendo Comando di gruppo di armate "ulteriori direttive per il successivo svUuppo dell'azione e ciò in dipendenza anche del risultato delle operazioni di Faid e di Gafsa". Chiese, dunque, notizie in merito. Warlimont si affrettò ad assicurare che la messa a punto ciel nuovo organismo procedeva speditamente per quanto si riferiva alla sed e ed al sistema delle trasmissioni. Riguardo al comandante da designare, ormai non esistevano dubbi circa la persona sulla quale sarebbe caduca la scelta. Il 26 gennaio Hitler aveva comunicato a Kesse lring - ed il messaggio era staro regolarmente inte rcettato dagli Alleati - c he ''il comando unico delle due armate è essenziale e deve essere assunto da un.o dei due comandanti; poiché Rommel è malato, questi può essere solo il colonnello generate von Arnim" (11) . Il vero scoglio era per l'appunto Rommel, che non poteva essere liq u iclaw bruscamente. Comunque Kesselring si sbilanc iò: "non appena finita l 'operazione su Gafsa" von Arn im a vre bbe assunto l'incarico, lasciando la 5· armata al gen. von Vaerst (12). Si potrebbe eccepire che non sembra molto logico passare la deside rata prosecuzione dell'offensiva su Tebessa in mani dive rse da quelle che l'avevano iniziata , ma occorre tener presente che da parte dei capi militari italiani e tedeschi si nutrivano dubbi non indifferenti su un' ipotesi così favorevole. Anche in campo aeronautico l'organizzazione cli comando veniva assai lentamente compl etandosi. Il Comando Aeronauti ca Tunisia , costituito il 6 gennaio per agire a favore della 5' annata, pur se con forze assai limitate - disponeva soltanto del 6° gruppo da caccia (su due sq uadriglie cli Mc.202), della 368·' squadriglia G.50 e della 380·' squadriglia Mc.200 -, inizialmente coesistette con la 5" squadra aerea, a llorché questa nell 'ultima decade di gennaio si portò negli aeroporti della zona cli Medenine-Gabès continuando ad appoggiare l'ACTT. Evide ntemente non era la so luzione migl iore. Il primo aveva ben poca autonomia e dipendeva sotto il profilo tecnico-logistico dal Comando Aeronautica Sicilia. La seconda era "un organismo ammalato di e lefantiasi - ebbe ad osservare il gen. Santoro - che aveva bisogno cli una profonda e rapida opera7.ione chirurgica. Il processo del suo appesantimento, dovuto al l'ampiezza d e l territorio in cu i l'unità era precedentemente dislocata ed al fatto ch e gran parte dell 'organizzazione a terra ed a carattere fisso non si era mai spostata dalla zona cli Tripoli, risulcò più grave con il trasferimento in Tunisia. Si trattò perciò di provvedere per prima cosa, con tutti i meZ7.i possibili , al sollecito rimpatri o di una massa cli oltre 3.000 persone, tra cui molti operai militarizzati , che non aveva fisionomia organica, che era dif-
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SE1.rENTRl0NA I.E
ficile alimentare e che, per ragioni disciplinari, morali ed igieniche, era urgente sgombera re rapidamente in Italia" (13) . I p rimi d i febbraio gran parte di questo personale era evacuato, ma occorreva rivedere l'intero assetto strutturale, tanto più che anche i tedeschi facevano altrettanto. Il nuovo ordinamento entrò in funzione nella seconda decade cl i febbra io. Il giorno 11 s i costituì il Fliegerkorps Tunis (gen. Seidemann), inquadrato nella 2• Luf(f/otte, dal quale dipendevano il Flieger:fùhrer 2 con sede a Tunisi ed il Fliege1fuhrer 3 con sede a Gabès. Il 15 fu sciolto il Comando Aeronautica Tunisia, assorbito dal Comando 5" squadra aerea (gen. Bernasconi), dipendente direttamente dallo Stato Maggiore R. Aeronautica ed art.icolato in due Settori, Nord e Sud , corrispondenti alle due armate . Ogni qual volta le circostanze avessero richiesto la riunione di aliquote delle due aviazioni dell'Asse per determinate esigenze operative, il comando tattico sarebbe stato assunto dalla 5" squadra. Il che, naturalmente, non avverrà mai. Le d irettive impartite ai generali Bernasconi e Seidemann, rispettivamente da Fougier e da Kesselring, furono p ressoché identiche : appoggio alle operazion i terrestri in Tunisia , offesa al traffico marittimo alleato inteso ad alimentare le unità della l" e dell'8" armata, protezione del traffico marittimo ed aereo fra Sicilia e Tunisia . «Come se tutto ciò non fosse sufficiente per le deboli forze aeree dell'Asse - commentò ancora il gen . Santoro - in conseguenza di orientamenti operativi fissati dal Comando Supremo, le direttive tedesche prescrivevano all'aviazione anche il compito cli "vigilare tutte le local'ità ove sia possibile la preparazione di eventuali azioni di sbarco in Sardegna, a Rodi, ecc. Tali località, una volta individuate, dovranno essere battute sino alla Loro completa distruzione". Mentre le direttive italiane prescrivevano addirittura di "essere pronti in potenza a stroncare tentativi di sbarco del nemico nei vari scacchieri del Mediterraneo: Sardegna, Corsica, Sicilia, Francia meridionale, penisola italiana, Grecia, Dodecaneso". Agli stessi Comandi che dovevano emanare tali d irettive i comp iti prescritti apparivano così sproporzionati alle d isponibili tà di forze, che le direttive tedesche concludevano: "Viene richiesto al personale dell'Aviazione il massimo rendimento: il personale sarà impiegato sino a cinque o sei volte al giorno". E quelle italiane, un pò pili realisticamente: "Il personale sarà chiamato ad un 'attività intensa, che imporrà anche più azioni al giorno"» (14). Per dare un'idea dell'arrovellarsi degli Stati Maggiori nella ricerca di un qualunque spunto suscettibile di migliorare la situazione strategica, torna utile un episodio. Il 7 febbraio il gen. Ilari, sottocapo cli S.M. d ella R. Aeronautica , presiedette u na riunione estremamen te riservata, alla quale erano stati convocati i più qualificati esperti in tema di tecnica aeronautica . Si trattava cli discutere un 'operazione eccezionale: un'incursione contro ... New York! In un certo senso l'ini ziativa aveva un carattere, per così dire concorrenziale, essendosi saputo che la R. Marina stava modificando uno dei sommergibili di ba-
L'UJ,TfMO SFORZO OFFENSIVO DEI.L'ASSE
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se a Bordeaux, sì da renderlo idoneo a trasportare oltre Atlantico un sommergibile tascabile, che poi sarebbe entrato n el porto della grande metropoli americana. In quella riunione venne scelto l'apparecchio, un prototipo dell 'idrovolante quadrimotore Cane. Z 511, cbe avrebbe dovuto ammarrare nel\' Atlantico per essere rifornito cli carbu rance da un sommergibile. Al termine, Ilari informò Fougier il quale si recò a palazzo Venezia ad illustrare il progetto. Mussolini approvò, compiaciuto, ma vietò il lancio di bombe: preferiva u n gesto alla D'Annunzio, con una pioggia di manifestini. Fougier osservò che una sola bomba su Manhattan avrebbe p rovocato enorme impressione e chissà che Roosevelt ... ? Ma Mussolin i lo interruppe: "Certo gli darebbe un buon motivo per raderci al suolo in una settimana Roma, Napoli, Milano, l'orino e Genova". Così finì su l nascere un 'impresa certamente fuori dal comune 05). A prescindere dalle fantasie, esisteva l' immane problema dei rifornimenti. Von Arnim era g iunco a prospettare la cifra di 150.000 tonnellate mensili per le necessità delle truppe dell'Asse e della popolazione civile. Il calcolo avrebbe consentito sia i rifornimenti ordinari, sia quelli straordinari per la rimessa in efficienza delle divisioni e la costituzione di un pur limitato volano. Kesselring non ravvisava la possibilità cli esaudire la richiesta e, d'accordo con Warlimonc, aveva ridotto l'entità a 90.000 tonnellate, ma come livello minimo. Ambrosia si mostrò ancor più drastico: p u r senza tener conto delle 150.000 tonnellate, per l' Italia assolutamente irraggiungibili, a suo avviso si potevano trasportare via mare ed aerea 80.000 tonnellate al massimo. La difficoltà insuperabile era posta dalla mancanza di mezzi per le scorte navali. li 14 febbraio Kesselring e Warl imont partirono alla volta cli Rastenburg. La relazione preparata da Warlimont poco concedeva a speranze di successi decisivi. Secondo il riassunto riportato dal Kriegstagebuch clell'OKW, la situazione dell'Asse in Tunisia poteva considerarsi "simile çi quella di un castello di carte": con ogni probabilità , a metà marzo gli Alleati si sarebbero trovati in condizione di sferrare un'offensiva concentrica da occidente e da sud e , nonostante l'abilità dei capi e lo spirito combattivo delle truppe, le due armate italo-tedesche non avrebbero retto alla prova se non rifornite tempestivamente eia numerosi rinforzi e da ingenti quantitat ivi cli materia li e mezzi. Sugli italiani c'era poco eia fare affidamento perché male armati e peggio equipaggiati. Un ico conforto era il rapporto tra le opposte aviazioni al momento soclclisfacence, ma non si sapeva per quanto tempo. Per giunta, la situazione logistica appariva in costante peggioramento. In conclusione, Warlimont proponeva di porre a Kesselring alcuni precisi interrogativi, tra i quali: • - se l'operazione su Tebessa debba esse re comunque condotta, accettando qua lche rischio, per migliorare in modo d ecisivo la situazione generale; - quali ·sono le sue proposte per difendere co n probabilità <li successo una testa d i ponte, an che di dimens io ni ri dotte rispeu:o a que lla attualmente occupata•.
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTR IONA!.E
Il secondo quesito ben poneva in evidenza la scarsa fiducia cli Warlimont su un favorevole esito dell'offensiva in direzione di Tebessa. Comunque egli non riuscì che a riferire in modo molto sommario i risultati della sua missione al Fùhrer. Fu ricevuto la sera stessa dell'arrivo, perché Hitler il matti no del giorno seguente, 15 febbraio , partì in aereo per l'Ucraina. «Alla sua esposizione - ri porta ancora il Krieg stagebuch - partecipa anche il comandante in capo del Sud, feldmaresciallo Kesselring, che giudica la situazione in modo più favorevo le, specie per quanto concerne le possibilità offensive e logistiche. Vengono pertanto nuovamente confermati gli ordini per la condotta e l'estensione d ell'attacco eia svolgere ad est di Tebessa» . Non poteva essere d iversamente: proprio il 14 l' Armata Rossa aveva rip reso Rostov. È quindi spiegabile che Hitler, distratto ascoltatore ed in pensiero per la gravissima minaccia su l fronte cli Kharkov, preferisse credere a chi gli offriva qualche speranza. Poiché Kesselring aveva intrapreso il lungo viaggio proprio per sostenere le sue convin zioni , è con stupore che si riscontra un assoluto silenzio nelle memorie del fe ldmarescia llo sull'episodio e sul peso che rivestì su ll 'operazione . Intanto, nel pomeriggio de 13, si erano incontrati Rommel, von Arnim, Ziegler, Seiclemann ed i comandanti della 10" e della 21• Panzer, per definire le modalità cli Fruhlingswind. Il lento riassetto ordinativo dell'Asse in Tunisia , gli sbarchi di m ,ove truppe, l'annu nciato arrivo della F!ermann Goering e della 999" brigata Afrika, le 80.000 tonnellate cli fabb isogno rnensile minimo e le reali scarse disponibilità di viveri, munizioni e carburante, erano tute.i argomenti sui quali quotidianamente Ultra ... riferiva al Comando in capo alleato. "Dalla fine di dicembre [il servizio cifra] decrittò i messaggi praticamente ogni giorno, sì da offrire un continuo apprezzamento della situazione logistica" (16). Perciò erano conosciuti i previsti cambi di comandante, il rifiuto cl i Rommel cli lasciare l'ACIT, gli spostamenti delle Panzerdivisionen, la rimessa in re lativa e fficie nza della 21" Panzer. Alla fine di gennaio si consideravano presenti in Tunisia 75.400 tedeschi ed il 13 febbraio , alla vigilia dell'offensiva dell'Asse, la 5" armata còrazzata era valu tata sui 110.000 uomini, compresi 33.000 italiani e 20 .000 milita ri della Luftwaffe e dell a Kriegsmarine. Su ll'entità dei carri armati disponibili, pur con qualche incertezza le stime indicavano 183 carri tedeschi cli vario tipo ed 11 Tiger. Si sapeva che l'OKW nei prossimi mesi avrebbe intensificato l'invio cli questo tipo cli mezzo, nonché ciel nuovo Panther, ma anche che aveva e spresso una notevole insoddisfazione per l'incompleto addestramento degli equipagg i. Sui disegni operativi cli von Arnim e di Rommel, invece, gli Alleati non stavano ricavando un quad ro ben definito. Un primo cenno era stato recepito il 28 gennaio dalla decifratura cli un telegramrna cli Kesselring in data 24 . Diceva, in sostanza, che l'Asse doveva riguadagnare l'iniziativa non appena possibile, attaccando in direzione di
L' ULTIMO S~ORZO OFFENSIVO DELl.'ASSE
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Tebessa con l'a la s tnistra de lla 5• armata corazzata e con truppe dell'ACIT, fermo restando l'obbligo per quest'ultima di stroncare qualsiasi te ntativo dell '8• armala britannica di interferire con la manovra. Il 30 vennero interceltate altre due comunicazioni. La prima, della 5' armata, affe rma va che du e divisio ni cora zzate no n bastavan o per u n'impresa verso Tebessa e ch e , comunqu e, p ur cons ide rando le sufficienti per una mossa contro la conca di Gafsa, non erano disponibili : la 10' Panz er perché non in grado di disimpegnarsi dal fronte settentrio nale e la 21" perché no n ancora pronta . Il secondo messaggio , <lei Fliegerkorps Tunis, e ra esplicito sui mo lti dubbi che Rom mel avrebbe nutrito circa un attacco a Gafsa. Tuttavia nella prima quindicina cli febbraio una serie cli coincidenze negative e cli difficoltà orga nizzative non co nsentiro no regola rità di intercettazione, col risultato che su taluni argomenti gli Alleati acqu isiro no dovizia cli dettagli, su molti allri invece assai meno. Ad esempio , il 1° d e l mese u n dispacc io del FUegerko1ps nmis d e l giorno p recedente fornì particolari sull'operazione Kuckucksei, ma poi sfuggì il suo annullamento, tanto che venne ritenura solo momentaneamente inte rrotla per riprendere con ogni p robabili tà il gio rno 10, parte ndo dalla zo na di Kairo ua n. Anche sull'intenzione cli occupare Gafsa i Comandi alleati ricevettero inform azioni spesso discordanti . Fino al 14 Eisenhower ed Anderson furono indotti a combinare e sovrappo rre le modalità ad essi note delle d iverse operazioni . Giova dire ch e a lla d iscontinuità di intercettazione dei messaggi Enigma si som mava la difficoltà della ricognizione aerea alle ata in parte pe r l'efficace contrasto ope rato dalla caccia dell 'Asse, in parte per il pe rsistente maltem po. Ciò spiega come talune decrittazioni del ineanti un'offensiva su Tebessa siano stare considerate meno s intomatiche di q ue lle che confutava no l'opin ione generale circa l'impossibilità di un'ope razione italo-tedesca ad ampio respiro a causa d ella carenza <l i muniz io ni e d i carburante. Come si è detto in p reced enza, la 1> armata britannica si era riorga nizzata su tre settori ùi corpo d 'armata. A nord il 5° corpo inglese schierava la 46• D .f., la 78" D. f. e la 6·· D.cor. , tutte a costituzio ne mista. La riserva si limitava al 18° fante ria (meno un battaglione) in procinto cli ragg iungere la l3 D.f. e la 34· D.f. ame rica ne, anch 'esse a costituzione mista e per giunta incomplete esse ndo un reggimento d i ciascuna con il 2° corpo. In riserva di settore il Combat Command B della l' D.cor.. A sud c'era il 2° corpo americano con la divisione di Costantina, la 1·' D.cor. ( meno il c itato Com/Jat Comma nd B ma con b uona parte del 168° fa nteria) ed il 26° fa n teri a. In riserva il Combat Command D. Una so la o cch iata al quadro di battaglia (vcls . specchio alla pagina segue n te) basta a mostrare a qua le mescolamento d i unità gli a vvenimenti bellici avessero condotto . Si imponeva il recu pero ei a parte d i Allfrey, Koellz e Fredendall dei reparti della rispettiva nazionalità per ri comporre, ne i limi ti ciel p oss ibile, l'omoge ne ità de lle divi-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1.f'ENTRI0NALE
ORDINAMENTO DELLA l ' ARMATA BRITANNI CA ALLA DAT A DEL 13 FEl3BRAIO
5° corpo brita nnico (gen. Charl es W. A ll frey) composw da : 46" D .f. (gen. H.A. Freeman -Atcwocl) su: 128' B. f. (gen. M .A . James) 139' B .f. (gen . [l.C. Chichester-Constable) 1° com mando due ba tcaglioni francesi
ì8' D.f. (gen. Vivian Evel egh) su : 11' Bf. (gen. E.E. Cass) 138" B.f. (gen. G .P. Harding) cin que bat taglioni fra ncesi 6° commando 6' D cor. (gen. Charles F. Keigh tl ey) su: 26' B.cor. (gen. C.A.L. Dunphie) 38' B.f. (gen. N . Ru ssell) l ' B. par. (gen. E.W.C. Flavell) con tre btg. fran cesi ri serva di co rpo d'ar mata: 18° gruppo comba tcim enro reggi menta le della l' D .f. ( 0 )
19° co rpo francese (gen . Louis Koel tz) composto <la: divisi one del J\fa rocco 'gen. Marhen et) su: 36' B.f. (gen. B . Howl ett) co n q u attro btg. francesi un raggrupp amento ci el Marocco l ' D .f. U.S. (gen. Terry A llen) su : 16° gruppo combatti menro reggimentale un raggruppament o d'Algeria 34' D .f. U.S. (gen . Charles W . Ryder) Ml: 133° gruppo combattimento reggimentale ( in arrivo) 135° gru ppo co mbattimenco reggi menta le r iserva di co rpo d'ar mai.a: Combat Command B (gen. Paul Mc O. Rob inett)
2° corpo americano (gen. Lloyd R. l'red endall) compost.o da: divisione d i Costantina (gen. Joseph We lve rt) su: raggrup pamento Schwartz raggruppamento Morlière ragg rup pamen to ... !3.legg.mecc. (gen. Se. Didier) I ' D.cor. U.S. (gen. Orlando Ward) su: Combal Coinmand A (gen. Raymond 1'-'l c Qu illin) Combal Com.mand C (col. Hober t Stack) 168° gruppo combanimento reggi mentale della 34, D.f. 26° grupp o combattimento reggi menta le della 1' D .f. Riserva d'annata: 1' B. Guardie (gen. R.A.V. Copl and- G ri ffiths) .
0 ( ) La division e cl i fanteri a america na, di costitu zi one te rnari a, si articolava n o rmal men te per l 'impiego su tre Regimental Combat Team.s. Il grnppo d i combatt imento reggi mentale era in sostanza un raggruppamento p l uri arma basato su un reggimento <li fan teria, di cu i assumeva l 'indicativo. Per ragi oni cl i sempl ici tà e per evi tare co n fus io ni fra i vari tipi cli ''gruppi'' e "raggruppam enti", nel testo si farà riferimento al solo reggìme nw d i fante ri a <li base.
1.'U LT IMO SFORZO OFFENSIVO OEI.L.'A~SE
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sioni. Senonché l' impresa venne lasciata agli accordi diretti ed al momento opportuno, vale a dire non appe na l'arrivo di nuove div isioni inglesi cd america ne avesse consentito una sostituzione ed un recupero a carena, il che non fu realizzabile nella prima qu indicina di febbraio. Il g io rno 11 1'8·· arm ata inglese passò a lle dipe nden ze di Eisenhower, quale primo atto della costi tuzio ne del 18° gruppo di armate, il cu i comando doveva essere assunto dal gen. Alexan<lcr sotto la data de l 20 febbraio (17). Al Comando Supremo alleato si e ra fo rmata la convinzione che l'offens iva tedesca dovesse provenire da Fondouk. Eisenhower aveva accettato la pre visione del servizio info rmazi oni, ma i s uoi timo ri riguardavano anche l'eventu alità di una vigorosa spinta dell 'Asse in direzione di Gafsa. Fra l'altro , gli erano pervenuti voci vaghe ma sign ificative sulla reciproca antipatia esistente tra i generali fredendall e War<l. Tutt'a lrro che tranquillo circa la solidità d e l fronte del 2° corpo, poco dopo la mezzanocce del 12 parrì da Algeri inte nzionato a trascorrere una settimana in zona . Arrivò con An<lerson al Comando di Frcdendall nel pomeriggio del giorno s uccessivo e seppe che secondo Ultra la 21" Panzer si stava sposta ndo e d il giorno dopo la 5° armata corazzara avrebbe attaccato. Dove, però, non si conosceva. Eisenh ower condivise le disp osi:.lioni impartite d a Anderson: erano - egli d isse - "le migliori che potessero essere emanate in previsione degli sviluppi di un attacco e tenendo conto del grande vantaggio di Poter tenere, se possibile, le posizioni avanzate" (18). Tuttavia l'immediato giro di ispe7.ionc che fec e lo lasciò a bocca amara: •Trovai molte cose preoccupanti. La prima era una certa rilassatezza dimostrata da un indugio incoscienie nell'approntare le posizi oni difensive dei passi. La responsabili tà ricadeva sulla ma nca nza cli esperien za e di aclclcstramenw dei co mandanti. In u n pun to i n cui i ca mpi no n erano an co ra stati minati ;;i trovò la scusa ch e la fant eria di d ifesa si era fermaw in quella zo na sol o due giorni (. .. ). Ma la cosa più seria era il fat10 che la t• divisione coraz;r,:ita S.U. non era anco ra conce ntr:1ta in modo eia poter essere impiegala come unità(... ). D i conseguen7.a , il comandante la I ' d ivisione corazza ta, maggio r genera le O rlando Ward, non aveva mdla son o il proprio comando. eccetto pi ccoli di staccamen ti di carri l eggeri - (19) .
A presc indere da ll ' atmo~fera, infa tti, il dispositivo non poteva cons id era rs i tale da rassicurare. D i schieram ento vero e pfoprio non era nemmeno il caso di p arlare, dato il frazi o namentO di gruppi tattici collocati nei punti repucati più importanti o più pericolosi. TI nocciolo d e lla difesa era costi tuito d al Combclt Command A (gen. McQ uillin), rinforzato dal J 68° fanteria, collocato a presidio delle posizioni d i Sidi Bou Zid contro gli sbocchi da Faicl, da Ain Rebaou e dal passo Maizila . Più a tergo erano piazzati la brigata leggera meccan i7,zata francese rinforzata (a nord) ccl il Comhat Command C (a nord -ovest), vale a d ire nella dislocazione sti mata più convenie nte per un' immediata reazione contro l'attacco d ella 10• Panzer da Fondouk verso Pichon-O usselti a.
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I.E OPERAZION I IN AFRICA SE°l'rENT RIONALE
Nella zona di Sbeitla erano collocati la piccola riserva della 1" D.cor. ecl il raggruppamento francese Schwartz, testé sostituito dagli americani in linea. L'intero arco da Sbeitla a Kasserine, da Feriana sino a Gafsa ed a El Guettar era guardato da distaccamenti incaricati di frenare un'eventuale irruzione italo -tedesca. Le posizioni attorno a Gafsa erano affidate ad un robusto complesso di fo rze franco-americane, ma la località non doveva esser difesa ad o ltranza: in caso di eccessiva pressione avversaria i reparti sarebbero ripiegati verso Feriana ove si trovava il 1/168° f .. Da Feriana, per l'appunto , Fredendall si riservava di intervenire con contrattacch i. Siccome pe rò considerava pili pericoloso il tratto di fronte di Faid, 1'11 febbraio aveva trovato opportuno dilungarsi in proposito con un ordine piuttosto particolareggiato. Comunque, ormai aveva messo radici la convinzione che lo sforzo principale dell'offensiva tedesca dovesse provenire eia Fonclouk per questo Anclerson aveva bloccato un b uon terzo della l" D.cor. nel settore francese (20) - e che una mossa contro Sidi Bou Zid non rappresentasse che un diversivo. «In mattinata del 14 vennero presentati al generale Anderson relazion i frequent i - ricordò Eisenhower - e, come poi si seppe, molto accurate circa la potenza e la direzione dell 'attacco tedesco attraverso Faid, ma queste relazioni furono considerate dal servizio informazioni dell'esercito [= della l" armata] e dell'AFHQ [= Allied Forces Head Quarter] come e sagerazioni di cappella ni in espe1ti» (21) .
2.
LA BATTAGLIA DI KASSERINE
(19-22
FEBBRAIO).
La battaglia di Kasserine riveste una fis ionomia particolare nella campagna di Tunisia. In teoria costituisce la prima fase della manovra per linee interne contro la l" e l'S• armata britanniche. In realtà le cose stanno in modo piuttosto differente. Dagli ent usiasmi iniziali cli Rommel si era rapidame nte passati a sempre crescenti incertezze, non tanto sulla concezione operativa - giaccbé in questo esisteva concordanza generale cli vedute - quanto sulla effettiva capacità di condurre a termine un'operazione cli tale rilevanza. Non per niente, mentre dapprima la regia e la responsabilità complessiva e rano state considerate di appannaggio di Rommel, quando poi si venne a lla pianificazione cli Fruhlingswind e di iYJorgentuft si finì per accettare le due azioni quali ben d istinte fra loro (se non proprio fini a se stesse) e sotto la gu ida dei rispettivi cornanclanti cli armata. Su l "dopo", più o meno tutti si trovavano d'accordo nel riservare la decisione a seguito di un breve esame della situazione creatasi. In linea di massima , Kesselring e Rommel si mostravano propensi a sfruttare un successo locale per procedere su Tebessa , von Arnim si sarebbe invece accon tentato volentieri del consolidamento delle posizioni su lla Dor-
L' ULTIMO SFORZO OfPENSIVO DELL'ASSE
293
sale orie ntale: pe r lui la soluzione e ra eia ricerca rsi nel nord de ll a Tun isia . Prenderemo pe rciò in esame la successione d ei singoli atti di un'offensiva che se sferrata con forze superiori avrehhe davve ro condotto ad una seria battuta d 'arresto per gli Alle ati. Ma troppo deboli e rano le unità ita lo-tedesche. L 'OPERAZ IONE fROH Ll:,iGSWI:-.10
(l 4- 15
Fl:138RAIO).
Que lla che ne l suo ord ine cli ope razion i d e ll' ll febbraio Fred endall aveva molto impropriamente chiamata "posizione di Faid" copriva un tratto di fronte di circa 25 chilometri in linea d 'aria e si appoggiava al Djebel Lessouda ed al Djebel Ksaira, punti chiave espressamen te ind icati al gen . Ward per la difesa s tatica contro le provenienze dal passo Faid e da Aio Rebaou (schizzo n. 43). li primo era affidato alla Lessouda Force, un gruppo tattico impostato su l 11/ 168° fante ria ( 22); la seconda, ad un altro gruppo tattico, impostato su l ITT/168° fan teria ( 23) . Un terzo complesso tattico, di minore entità, difend eva la posizione di Garet e l Hadid che, insieme con il Djebel Ksaira, sbarrava la strad a a lle p rove n ienze da l passo d i Maizila. L'intero arco d al Djebel Lessouda a Gare t e l Hadid era protetto d all'81° battaglione da ricognizione, inca rica to di organizzare una specie di zona di s icurezza elastica. In zona cen trale, presso il villaggio di Sidi I3ou Zid, il gen. McQuillin aveva piazzato il IIl/ 1° carri (meno una compagnia) e schierato il 91 ° g ruppo smv. da 105/ 22 ed il II/ 17° artiglieria con obici da 155 a cava llo d ella ca rrarecc ia Sidi Bou Zid-Djebel Ksaira. A Sbe itla - dove Ward aveva posto il Comando del la 1·' D.cor. - si trovava la riserva divisionale, cioè il I/6° f.cor. , già assegnato peraltro a l Combat Command A, il I/3° carri clorato di Stttctrt ecl una compagn ia di cacciacarri M. 10. Ino ltre, com e già d e tto, vi era riun ito il raggruppamento francese Schwartz. All'alba di dome nica 14 febbra io partì l'attacco tedesco. La 10• Panzer, ora co ma nd ata dal neo generale von Bro ich, aveva stazion ato sino alla sera p recedente ne lla zona di Ka irou an , confe rmando in tal modo il preconcetto alleato di un prossimo attacco a Pinchon , e durante la no tte si era trasferita nei pressi cli Fa id . Si articolò in due colo nne: il gruppo Gerhardt, con una quarantina d i carri medi, si accinse all'avvolgimento del Djebel Lessouda; il gruppo Reinmann , appoggiato dalla fanteria della 21' Pan zer in p osto per il presidio di passo Faid , attaccò invece a cavallo d e lla strad a per Sic.li 8ou Zid. Il primo scontro ebbe luogo all e 6. 30 tra il gru ppo Gerhardt ed i carri della lessouda Force che andavano a sorvegliare gl i sbocchi dal passo Faid. Naturalmente i tedeschi ebbero subito la megl io e l'azione.: continuò in un turbin e cli sab b ia solleva ta da un fo rte ven to . Ma fu senza storia: alle 9 circa il gruppo Reinmann era alla stazio ne di Lessouda ed il gruppo Gerhardt lo raggiu ngeva poco più ad oriente. Adesso la 10·' Panzer doveva punta re al cuo re de l dispositivo d el
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LE O PERAZ IONI IN AFRICA SETTENT RIONALE
I Schizzo n. 43
L'OPERAZI ONE ''.FRUEHLINGSWIND "
(14 febbra io)
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Combat Commancl A. Un contrattacco del III/ 1° carri si risolse in un rovescio; nel con tempo l'aviazione dell 'Asse si gettava sulla zona ed in particolare sullo schieramento delle artiglierie americane. McQuillin allora chiese di ritirare l' intera sua unità per evitarne l'acce rchiamento e l'annientamento. Inta nto la 21' Panz er, anch'essa divisa in due gruppi, aveva superato il passo di Maizila. La sua forza complessiva era pari all 'incirca alla metà della 10• e metteva in linea appena una cinquantina di carri. Il gruppo Sch i.itte si diresse immediatamente verso nord, però, ostacolato da attacchi aerei alleati e da una tempesta di sabbia, non prese contatto con il III/1 68° f. americano se non verso mezzogiorno . Il gruppo Stenkhoff, invece, ebbe vita più facile: distaccò ben presto il 580° gruppo esplorante sul fianco esposto ed alle 12.30 raggiunse Bir el Hafey, dove mise in atto uno sbarramento contro le provenienze da Gafsa. A Sbe itla si ste nta va a cap ire quello che stava accadendo, e nessuno poi sospettava la presenza della 10' Panzer. Sul finire della mattinata Ward seppe che il III/I O carri aveva già perduto metà dei suoi mezzi, che il p residio del Djebel Lessouda e ra circondato e que lli del Djebel Ksaira e d i Garet el Hadid si trovavano abband onati a se stessi, e che d a nord si profilava un'altra pesante minaccia. Allora si rese conto che le cose s i erano messe molto male . Fredendall, informato subito degli avveni menti, si decise con estrema riluttanza a consentire l'ahbandono di Sidi Bou Zid, però impose di lasciare in posto i reparti dei tre Djebel, in vista di un contrattacco con cui intendeva ripristinare la situazione . Warcl, dal canto suo, spedì il I/6° f.cor., rinforzato da una compagnia di Stuart, al bivio a nord-est del Djebel Hamra , per costituire una linea di contenimento al cui riparo potessero riorganizzarsi le truppe battu te . TI tempo volava e la 21' Panzer si stava dando da fare . Alle 17 il gruppo Stenkhoff prendeva contatco con elementi della 10• Panzer a sud -ovest cli Sidi Bou Zid . Quella sera Ward poté fin almente fare il conto di ciò che g li restava del Combat Command di McQuillin: i due gruppi tattici d el 168°f. isolati , 1'81° battaglione da ricognizione mal ridotto, il III/ 1° carri rimasto con soli sette mezzi, i due gruppi di artiglieria perduti quasi per intero, tu tto il rimanente rifluito in disordine ed assai scosso nella zona deJ Djebel Hamra. La stima iniziale delle perdite fu di 62 ufficiali e 1.536 uomini di truppa fra morti, feriti e dispersi (24). Da parte tedesca, Ziegl er manifestò piena soddisfazione . Du rante la giornata aveva tenuto conto della progressione delle presumibili perdite nemiche. Alle 16 si era convinto di avere assolto buona parte de l compito, la distru zione de lle forze corazzate americane nella zona di $idi Bou Zid. Essendo certo che l'indomani l'awersario avrebbe cercato di liberare i distaccamenti intrappolati, si riprometteva di attende re la mossa per liquidarlo d efi nitivame nte . Era inutile, pensò,
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I.E OPERAZ IONI I N AFRICA SE:TTENTHIONALE
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proseguire subito su Sbeitla. A sera, secondo i calcoli tedeschi, il consuntivo era di 40 carri armati, 7 mezzi semicingolati, 15 semoventi, un cannone controcarro e 22 autoveicoli nemici fra distrutti e catturati. Di conseguenza, Ziegler ordinò alla 10" Panzer di spingere pattuglie verso nord per una ricognizione aggressiva, alla 21" di raccogliersi per muovere l'indomani su Gafsa, ad entrambe cli cedere alcune unità non motorizzate per il rastrellamento dell'area di Sidi Bou Zicl. Subito dopo mezzogiorno, Warcl aveva richiamato a sé il Combat Command Ce chi esco di ria vere il JJ/ 1° carri facente parre ciel Combat Command B distaccato nel settore francese . Ai Comandi del 2° corpo e della l" D.cor. si era lontani dal sospettare la vera forza messa in campo dai tedeschi. Non era stato identificaco alcun reparto della 10" Panzer ed il numero dei carri germanici, valutato fra i 100 ed i 130, poteva rientra re nelle disponibilità della 21 ' Panzer. Se questo calcolo era fondaco, la 10" Panzer si trovava ancora davanti al 19° corpo cli Koeltz ed il Combat Command B doveva rimanere in zona. Tuttavia, poiché stava arrivando il 16°/5° lancieri con i nuovi Sherman, il II/1 ° carri americano poteva essere restituico a Warcl. A parte ciò, e prima d i conoscere le dimensioni della batosta, Anderson stabilì di dar corso all'evacuazione di Gafsa . L'aveva in testa già da tempo. Considerand o i franc es i troppo deboli e gli americani troppo inesperti pe r sopportare un duro colpo sferrato dal l'Asse, aveva avvertito Koeltz e Fredendall di tenersi pronti a ripiegare sulla Grande Dorsale . Qui, la ridotta lunghezza della catena montuosa ed il suo andamento consentivano una più economica difesa e la protezione del fianco meridionale dell'armata . Nel pomeriggio del 14 lo scossone cli Sicli Bou Zid continuava ad essere ritenuto come un diversivo e nel settore cli Gafsa tutto appariva tranquillo, eppure Anclerson prese la pa lla al balzo prospetta ndo ad Eisenhower la convenienza di approfittare delle circostanze per realizzare una ritirata ordinata in due notti: i francesi la prima notte, gli americani la seconda . Eisenhower approvò e Frecl enclall ricevette ordine cli ripiegare le truppe cli Gafsa su Ferìana. Quella notte sul 15, dunque, ebbe inizio lo sgomberò. Ma si misero in movimento tutt.i: francesi, americani, arabi, militari e civili. L'oscu rità più totale ed una pioggia torrenziale ben presto murarono l'evacuazione in un co nfuso e caotico esod o. Sotto tale spin ta emotiva, a Feriana si diffuse il disordine e perfino il panico . Taluni depositi venne ro sconsideratamente dati alle fiamme . L'ordine impartito eia Warcl al Combat Cornmand C la se ra clel 14 per il contrattacco era piuttosto sin tetico: "Muoverete uerso sud per distruggere, con i/fuoco e la manovra, le forze corazzate nemiche che hanno minacciato la nostra _posizione nella zona di Sbeitla". L'azione doveva mirare anche al disimpegno ed al rec upero d el 168° fanteria. Un compito superiore, sotto ogni profilo, alle possibilità d el gruppo cli combattimento.
L'U LTIMO SfORZ.O OfPJlNS IVO OELL'ASSJ;
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Nelle p rime ore del 15 la colonna si mise in marcia con il Il/1° carri in testa fia ncheggiato dai cacciatori cli carri, il 68° gruppo semoventi da 105 al centro, il III/6° f. cor. in cod a. Verso le 10 si verificò una p rima incu rsione di Stu ka. Le perclice non furon o pesanti, ma la confusi one scompigliò la formazio ne . Rip reso il movi mento verso sud-ovest, il Com bat Command C venne n uovamente messo in disord ine dall'incontro d i tre u.idian successivi che consentivan o il passaggio soltanto in d eterminati punti . Il tutto sotto l'assillo del ritorno d i apparecchi ted eschi e d italian i. Al te rzo uadi, in corris ponde nza cli Sidi Salem, l'artiglieria german ica aprì il fuoco all'improvviso e d ue gru ppi co razzati attaccaro no co ntempo raneame nte da nord e eia sud (schizzo n . 44) . Il Tl/1° carri s i batté sino all'annientamen to (solo quattro carri si salvaro no), la fante ria corazzata e l e d ue batte rie riuscirono a fu ggire verso ovest, ma tutto avvenne nella più grande confusione. Alle 22.30 cli que lla se ra Ward riferì al Co mando del 2° co rpo : "O n oi a bbia m o battuto loro, o loro banno battuto noi" ( 25). In d ue g io rni la l3 D.cor. a veva lasciato s ul terre no 98 ca rri, 57 veicoli semicingolati e 29 pezzi d 'a rtigli e ria. Que lla notte 230 u o mini d e lla Lessouda Force riusciro no ad ab bandona re furt ivame nte il Djebel Lessouda ed a riguadagn are le p roprie linee. L 'OPERA ZIONE MORGENLUFT
(15 FEBBR1\ IO) .
Il mattino ciel 15, quand o soltanto in pa rte e ra conosciu ta la portata cie l successo otcenuto a Sicli Bou Zid, prese il via l'operazione Morgen.lujì, ma fu ne l p rimo pome riggio che l'azion e acqu istò ril evan za . Da n ord il 580° g ruppo esp lorante della 21' Panzer scese decisame nte lungo la strada Sic.l i Bo u Zicl-Ga fsa ; d a orie nte gli e leme nti avan zati della Centauro e del reggimento Panzergrenadiere Afrika, no n inco ntrando resiste nza, procede ttero con sempre magg io r speditezza. Fra le 17 e le 18 entra ro no in Gafsa ab ba ndona ta , eia p iù direzioni . Tutto qui. Il successo ita lo-tedesco assun se il su o pie no significato sol o al term ine del secondo giorno d i combattimento, cioè nel tardo pomeriggio del 15. T uui i comandanti alle ati fin almente compresero che l'attesa offensiva tedesca era cominciata e considerarono la spinta in ava nti d i aggressivi e leme nti espl ora nti germanici, da ta la fa ma cli Rommel, foriera di min acciosi svilu ppi. Anderso n vedeva co n estre ma preoccupazione traballare il fian co destro d e lla sua l " arm ata , q uel fi anco ch e Eisen howe r si era racco mandato di re ndere sicuro. Intenzionato - previo beneplacito del comandante in capo - a portare la difesa s ulla Grande Dorsa le , no n soltanto aveva già ordinato a Frcdendall di d isimpegna rsi da Gafsa e cl i limitarsi p e r il m o mento a te nere Sbeit la , Kasserine e Feria na, ma era altresì deciso a sgombera re l'intera zona avanzata di Pichon temendo un attacco ted esco su Hadjeb el Aio un. La sera stessa Koeltz fu convocato al Comando d 'armata, a Laverclure
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SE'l'Tt::NTHJ ONAI.E
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(un'ottantina d i chilo me tri ad o vest cli Le KeO, d ove fu accolto dal capo di S.M. con una brutta previsione: il giorno dopo po teva essere attaccato da una cinq uantina di Panzer appena avvistati nella zona di Kairouan. Ricevuto po i da Anderson, seppe che a seguito dei combattime nti di Sidi Bou Zid il settore francese correva il rischio di un avvolgim ento d a sud e che perciò hisognava studia re l'a bbando no ciel fronte d i P ichon e d ella retrostante piana d i Ousseltia, per spostare la posizione di resisten za s ulla Grn nde Dorsale . Davanti all"amara considerazione che ben d o loroso sare bbe stato per le truppe francesi lasciare senza lo tta posizio ni la cui conquista era costata sa ng ue e fatiche, Anderson rimandò all'indomani la decisione definitiva. Koeltz no n si lasciò inga nnare, comprende ndo trattarsi cli ri solu zione già a pprovata e condivisa da Eisenhow e r. Rommel e von Arnim cercavano cli coord inare gli sforzi pur mirando ognuno a segu ire le proprie incl inazioni. Nelle prime ore d el 16 Zieg le r spi nse il g ru ppo Gerhard t della 10·' Panzer verso Sbeitla con l'intenzione di procedere ad un attacco vero e pro prio. Pe rò telefonò a von Arn im avvisandolo che se avesse ceduto la 21' Panzer no n sarebbe stat<.> in grado di effe ttu are la tanto desidera ta incurs ione verso Hacljeb e l Aioun e oltre. Vo n Arnim non ebbe incertezze: alle 7.45 informò Rommel che, data la conquista di Gafsa da parte <lei DAI<, riteneva inutile inviare la 21• come previsto. Subito dopo richiamò Ziegler o rdinandogli di investire Sbe itla con un colpo rapido e potente pe r distruggervi i de positi all eati . li giorno successivo, 17 febbraio , si sareb be rivolto in direzione di Pichon per el iminare le forze avversa rie de l settore. Ziegle r, allora, rimaneggiò il dis positivo. Alla 21" Panzer affidò il compito <li o ccupa re Sbe itla; all a 10', di raccoglie rsi ne lla zona <li Sid i I3o u Zid per dirigersi l'indoman i su Hadjcb el Aioun; ag li elementi non mo torizzati delle due divisio ni di difende re le posi zio ni cli Faid passa ndo all e dipend e nze de l contigu o settore La ng. Rommel incanto si era recato person almente a Gafsa, ove i saccheggiatori ara bi stavano approfitta ndo de ll 'esodo generale. Da una comuni cazion e inviata alle 9 a l Com ando l" armata <la i nucleo italiano cli collegamento con Romme l, si d irebbe verificarsi un orientamento a chiudere la partita : •/\CIT riti ene difficile u lt<::riore svilu ppo opera zioni verso Feria n a, avendo 5·' armata chiesto ritiro sue forze per altra ne<:t::ssità. Sarebbero peri.amo mantenuti contalli verso Feriana et occupazione Gafsa , destinando restant i forze a fronte sud-est•.
In linea con il messa ggio, gli o rdini impartiti <l a Romme l que l giorno si limitarono a fa r avanza re von Liebenste in verso Feria na ( per pre nderla se possibile d i sorpresa) ed a <lare il via all'occupazione d i Metlaui con un re parto tedesco e cli Tozeur con uno de lla Centauro, il che corrispondeva esattamente all e inten zio ni di Kesselring. Il possesso d e lle due località era p revisto fosse a carico <lell'ACTT sino all 'arrivo d i due battaglioni di marcia tedeschi. Ma a q uesto p u nto si
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LE OPERAZIONI IN APRICA SETTENTRIONALE
inse rì il gen. Messe - che stava seguendo gli avvenimenti in attesa di assumere il comando della 1" armata - con un apprezzamento sostanzialmente incline alla prudenza: i due battaglioni tedeschi erano poca cosa, qualitativamente e quan titativamente, rispetto alle esigenze difensive e comu nqu e l'occupazione stabile della linea Metlaui-Tozeur costituiva un onere troppo pesante. Per giunta, il suo inevitabilmente debole presidio offriva all'avversario una faci le occasione per colpi di mano. In definitiva, proponeva di limitarsi a tenere le posizioni ad oriente di Gafsa ed a controllare la conca e le incidenze da ovest (Meclaui) e sud-ovest (Tozeu r) con e lementi mobili . Il Comando supremo e l'OBS si trovavano nella incresciosa posizione di dover decidere senza una valida conoscenza delle prospettive tattiche. Anche perché von Arnim non si premurava affatto di tenerli al corrente. Il capo cli S.M . dell'OBS seppe soltanto nella notte sul 16 che l'operazio ne era cominciata . E poiché attraverso i risultati della ricognizione aerea era stato informato cli pattuglie meccanizzate spinte in direzione di Hadjeb e l Aioun - cosa che indicava orientamenti differenti da quell i clell'OBS - egli si affrettò a telefonare a Kesselring, ancora a Rastenburg. Il feldmaresc iallo lo incaricò di far pressioni sul Comando Supremo affinché fosse dato subito inizio allo sfruttamento del successo in direzione di Tebessa, affidandolo a Rommel. Ma il Comando Supremo, per la chiara consapevolezza di non possedere probanti elementi di giudizio, si attenne ad una linea cli condotta mediana, pregando la 5" armata di considerare la possib il ità di insiste re nell'azione per quanto consentito dalle circostanze e I 'ACIT di conserva re la linea Metlaui-Tozeur. Molto probabilmente una certa tendenza a vedere di buon occhio una prosecuzione dell'offensiva derivò dalla notizia del fe lice esito di un convoglio diretto in Tun isia: nonostante ripetute insidie aeree e navali quella sera arrivarono in Tunisia cinque merca ntili su sei partiti . Se da parte dell'Asse le decisioni. venne ro a lenta maturazione nel corso della giorna ta del 16, Anderson non aveva perso tempo e sin dal primo mattino aveva trasmesso le disposizioni per il ripiegamento. Il centro e la destra del 19° corpo franc ese - ossia la l " e la 34" D.f. americane, nonché la b rigata leggera meccanizzata francese - dovevano portarsi in due notti, cominciando da quella stessa sul 1ì, sulla Grande Dorsale, eia Djebel Bargou verso sud. Nel frattempo , per evitare guai peggiori derivanti dalla perdita cli Sbeitla , ordinò alla 26" B.cor. inglese di precipitarsi a Sbiba ove sarebbe rimasta sino al 18, dopo di che avrebbe ricevuto il cambio della 34 ' D.f. e dalla brigata leggera. Che Sbeitla potesse apparire fon te di seri inconven ienti risultò ben presto chiarissimo . La località adesso era dife:;a dal Combat Command A, rinforzato da nuovi elementi, e dal Combat Command B (in arrivo), con uno schermo cli sicurezza formato da reparti del Combat Command A, più o meno all'altezza del Djebel Hamra (schizzo n. 45). Il gruppo Gerhardt aveva ben presto stabilito il contatto con gli elementi avan-
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Schizzo n. 45 GLI AVVENIMENTI DEL 16-17 FEBBRAIO
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zati americani , ma quella che per buona parte della giornata era consistita in semplice ricognizione si trasformò nel tardo pomeriggio in una vera azione di forza contro lo schermo. Al predetto gruppo Gerhardt si erano aggiunti due gruppi tattici della 21" Panzet; Pfeiffer e Stenkhoff, cosicché al gen. Ward si presentò il problema di affrontare un nuovo pesante scontro. L'arretramento dello scaglione di sicurezza diventò rapidamente affannoso e, nell'oscurità, il fuoco aperto dai tedeschi generò episodi d i panico ed un torrente di veicoli in fuga intasò Sbeitla. Ma infine la pressione germanica venne contenuta, anche perché la 21' Panzer non cercò di forzare troppo gli eventi. Diciamo pure che, almeno agli occh i francesi, i dubbi sulla solidità americana erano aumentati e cli parecchio . Juin quel mattino aveva pa rlato a lungo con il gen. Welvert e le impressioni ricavate dal colloquio non potevano che preoccuparlo. A quanto pareva, il Comando di Fredendall era in preda ad una grande con fusione , nelle retrovie del 2° corpo non esistevano riserve, gli accessi a Tebessa da sud risultavano aperti al nemico. Alle 22.30 il gen . Ward , scoraggiato, ammise con Welvert di aver perduto il controllo della situazione e tratteggiò a Fredendall un quadro assai cupo: le posizioni avanzate travolte , un attacco di grosse formazioni corazzate tedesche imminente, le prospettive dubbie. Influenzato dal pessimistico resoconto, il comandante del 2° corpo avvertì a sua volta della grave crisi il gen. Anclerson , il quale alle 1.30 del 17 autorizzò lo sgombero cli Sbeitla e d i Fe riana . Forse il tono di sgomento cl.i Fredendall influì in certo modo su questa rinuncia , ma sicuramente una notevole spinta venne esercitata dalle decrittazioni di Ultra del pomeriggio p recedente . Un messaggio clell'ACIT aveva reso nota l'intenzione d i Rommel cli dirigere il DAK oltre Gafsa, su Feriana; un altro clava motivo di rite nere che l'attacco di von Liebenstein potesse esaurirsi per mancanza di benz ina se condotto oltre Feriana , e che il carburante disponibile per la 21" Panzer ed il Kampfgruppe ciel DAK sarebbe bastato solo per 100-150 chilometri "se il combattimento continuasse verso ovest' (26). Comunque Anclerson, recatosi un paio d'ore dopo al Comando del 19° Corpo: "Tutto va per il peggio - disse a Koe ltz - dalle parti di Sbeitla; il 2" corpo non può continuare a battersi con i suoi carri, percbé non gli resterebbe niente; bisogna dunque ripiegare sulla Grande Dorsale per Kasserine che sarà tenuta fino a domani a mezzogiorno" (27). Quella notte i d ifensori ciel Djebel Ksaira e di Garet el Hadid tentarono cli sfuggire all'inevitabile resa, ma ben pochi vi riuscirono e 1.400 caddero in mani tedesche . Per quanto ancora il servizio informazioni alleato non fosse riuscito a definire la dislocazione esatta della 10" e della 21' Panzer sapeva soltanto che si erano spostate - e benché il Quartier Genera le Alleato di Algeri persistesse nel credere la "forza principale" tedesca sempre nelle vicinanze cli Kairouan, l'uffic io informazioni della 1" armata aveva finalmente individuato un'aliquota della 10' Panzer a Sbei-
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tla. Il 17, però, grazie ai messaggi del gen. Seiclemann a Kesselring, gli Alleati cominciarono a farsi idee più chiare. Ultra quel giorno mise al corrente cli interessanti notizie: che quanto prima sarebbe iniziata un'operazione sulla direttrice Feriana-Tebessa per allontanare le basi aeree alleate; che le unità del Fliegerkorps Tu.nis erano pronte ad appoggiare un attacco contro Tebessa o Le Ke f, oppure sul fronte di Tunisi (28) . Ce n 'era abbastanza p er Anclerson. Sin dalla sera precedente si era recato da Koeltz, insieme con il gen. Ke ightley, comandante della 6• D. cor., per dirgli che le cose a Sbeitla andavano male e che o ccorreva adottare mis ure per salvaguardare anche la posizione di Sbiba, sulla strada che da Sbeitla conduce a Le Kef. Intanto aveva disposto che Keightley mandasse alla gola di Sbiba la 26• B.cor. , poi vi fece affluire la l" brigata de lle Guardie . Koeltz vi indirizzò la 34" D.f. e p iù tardi ricevette anche la 6" D.cor., con il preciso vincolo cli affidarle quel nuovo tratto di fronte. Se il movimento retrogrado notturno poté cominciare con una certa regolarità nel setto re fran cese, non altrettanto accadde in quello americano , dove tutto assunse il carattere d e ll' improvvisazione e della confusione. Alle 20 circa, il gen . Welvert ricevette improvvisamente l'ord ine di sgomberare e di portarsi sul pianoro di Bou Chebka per sbarrare gli accessi a Tebessa . Data l'ora, avvisò le sue unità per telefono, ricorrendo a giri di parole ed allusioni per conse rvare un minimo d i segretezza. Come le truppe italiane tante volte avevano sperimentato, l'alleato ben dotato di automezzi non incontrò difficoltà di fondo per il trasporto del personale e d el materiale , me ntre i francesi
'' do vettero compiere a piedi una spossante marcia forzata attraverso la steppa, durante la quale j1,1,rono .costretti ad abbandonare un nuovo numero dei toro miserabili automezzi, perdendo così di bu on munizioni, viveri ed attrezzature" (29) . Nel me d esimo tempo, il raggruppamento Schwartz era costretto ad un'altra marcia forzata d i o ltre cento chilometri p e r recarsi anch'esso da Sbeitla a Bou Chebka. Il 17 febbraio ebbe luogo l'occupazione di Feriana e di Sbeitla da parte dell 'Asse . Nelle prime ore del mattino le truppe cli von Liebeostein si accinsero all'avanzata verso nord. La Centauro, divisione sui generis perché le sue larghe incompletezze organiche non erano certo compensate dall'aggregazione cli reparti cli vario tipo, si divise in tre complesso tattici. Uno d i essi, meccanizzato , era inglobato nel Kampfgruppe del DAK; il secondo, motorizzato, con il quale si collocherà il geo. Calvi, era incaricato del controllo della conca d i Gafsa; il terzo, appiedato , rimase ne lla zona cli El Guettar agli ordini del gen. Costa , vice comandante della divisione (30) . Il Kampfgruppe cli von Liebenstein adesso comprende va, oltre il distaccamento della Centauro, il Panzergrenadiere Afrika, un battaglione carri su appena ventise i mezzi, il 33° ed il 580° gruppo esplo rante , il 71 ° reggimento Nebelwerfer, due gruppi da campagna e reparti minori. Uno strumento cli lotta la cui consistenza poteva essere
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I.F. OPERAZIONI IN AFRICA SETTF.NTRIONALE
valutata solo in relazione al compito affidatogli (e per il momento appariva ampiamente sufficiente), la cui capacità combattiva era sicuramente assai elevata, ma la cui disponibilità cli artiglieria non poteva considerarsi adeguata. L'avanzata su Feriana non presentò che le difficoltà opposte eia elementi ritardatori; in compenso le distruzioni e le interruzioni poste in atto dagli american i provocarono un sensibile rallentamento nella progressione. L'obiettivo venne raggiunto verso mezzogiorno. Alle 14 fu la volta dei due campi di aviazione di Thelepte, con la cattura cli 34 apparecchi (in gran parte danneggiati), 22.000 litri di benzina avio, 30 tonnellate di lubrificante ed abbondanti quantitativi di viveri, munizioni e materiale vario. Una maggiore rapidità avrebbe impedito all'avversario di distruggere 270.000 litri cli benzina e vari impianti e depositi. Fra le perdite italo-tedesche figurava il col. von Liebenstein, ferito dallo scoppio di una mina. Lo sostituì subito il gen . Bù lowius, comandante del genio clell'ACIT. Quanto alle divisioni di Ziegler, si trattava almeno cli completare il successo riportato a Sidi Bou Zid. La mattinata trascorse in relativa tranquillità. La 10" Panzer raggiunse facilmente Hadjeb el Aioun e proseguì la marcia, mentre il 47° Grenadiere attaccava frontalmente le retroguardie della 34" D.f. americana in piena operazione di sganciamento. Pichon venne occupata nel pomeriggio. Per Sbeitla le cose anelarono meno semplicemente, ma finirono con lo stesso risultato. Il possesso della località, che inizialmente doveva essere garantito almeno sino alle ore 11, fu considerato troppo importante eia Anderson e da Fredendall per rinunciarvi senza averne utilizzato appieno la capacità cli arresto . Pe rciò ce rcarono di prolungarne la difesa per l'intero giorno 17 (Feriana doveva essere tenuta sino alle 18 di quello stesso giorno) , r.itenendo sufficienti le forze ivi concentrate dal gen. Ward. Contrariamente alle aspettative , la 21'' Panzer non att.accò sul far d el giorno bensì sul finire della mattinata. Jn poco più cli un'ora il Combat Command B venne sopraffatto e costretto a ritirarsi ad occidente dell'abitato sul Combat Command C, sino allora non impegnato. li Combat Command A, invece, si spostò a nord , su Sbiba . La lotta continuò ancora ad intervalli finché, verso le 16, Ward non ordinò la ritirata su Kasserine. Poco dopo i tedeschi entrarono in Sbeitla e vi si organizzarono, non preoccupandosi di inseguire l'avversario. Con l'abbandono di Sbeitla la 1" D.cor. concluse un breve ma intenso ciclo di quattro giorni di combattimento uscendone molto scossa. La 21° Panzer comunicò di aver preso 2.546 prigionieri e catturato o distrutto 183 carri armati , 280 veicoli, 18 pezzi da campagna, 3 cannoni controcarri ed uno contraerei. Peraltro era sfumata la possibilità di annientare l'intera divisione e questa occasione perduta doveva addebitarsi all 'idea fissa di von Arnim di spedire a Pichon buona parte delle sue truppe corazzate.
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TEBESSA O LE KEF?
Era giunto il momento di p rendere una decisione determinante per la svolta da imprimere alle operazioni. Il mattino del 18 trascorse per Rommel in un arrovellamento crescente . Volle anzitutto mettersi al sicuro verso ovest. Mandò i gruppi esploranti ai valichi della frontiera algerina, ordinò lo spostamento a Feriana ciel 7° bersaglieri, fece stabilire il contatto con la 2P Panzer a Kasserine, si assicurò dello sgombero dell'intera zona ad oriente della Grande Dorsale da parte alleata e della ritirata generale del 2° corpo U.S. verso Tebessa . Capì anche lo stato cli nervosismo dei comandanti americani impegnati p er la prima volta su un campo cli battaglia. E si rese conto che lo sconquasso prodotto nel settore meridionale alleato gli offriva il destro di sferrare un pesantissimo colpo all'intera l " armata britannica e, chissà, forse un ribaltamento della situazione! Bisognava osare, però. L' inferiorità numerica, del Panzergruppe Afrika prima e dell'ACIT dopo, lo aveva costretto sempre ad affrontare un grosso ri schio. "Io però non avevo mai giocato il tutto per tutto - scrisse nel suo diario con notevole disi nvoltura - e perfino nelle imprese più audaci avevo sempre tenuto alta mano quel tanto da dominare qualsiasi evento, senza temere di perdere ogni cosa. 1'vla nelle circostanze in cui ci trovavamo bisognava osare sicuramente molto di più" (31). Dal saliente creato nel dispositivo alleato si poteva puntare a lle spaJle del nemico seguendo tre direttrici. La Sbeitla-Sbiba-Le Kef e la Kasserine-Thala-Le Kef, adducenti entrambe allo stesso obiettivo posto a circa 120 chilometri di profondità , e la Feriana-Bou Chebka-Tebessa con uno sforzo cli un'ottantina cli chilometri. La scelta era fra Le Kef e Tebessa ed il discorso fatto da Rommel tendeva a rendere convincente un "a fondo " su Tebessa. Il raggiungimento d i questa e la pronta proiezione verso Bona d ei gruppi esploranti potevano - almeno lo auspicava - indurre la 1• armata britannica ad abbandonare la Tunisia . Esisteva , è vero, il pericolo teorico di un grosso contrattacco nemico in direzione cli Gafsa , ma si trattava di un'eventualità poco probabile a causa dell'evidente inesperienza d ell'avversario e comunque facilmente parabile col tempestivo blocco cli alcune loca lità cli obbligato passaggio. Il valore cli siffatta concezione operativa risiedeva nel puntare su un obiettivo decisamente a tergo del fronte al leato, in modo da evitare l'intervento de lle riserve settoriali , e nel mette re insieme una massa corazzata così porente da travolgere un'eventuale resistenza senza perdere troppo tempo. Alle 14.30 Rommel si rivolse al Comando Supremo ed all'OBS spiegando che la situazione "odierna" suggeriva un immediato attacco "aggirante" su Tebessa ed oltre; che cale azione richiedeva un robusto com plesso corazzato e rifornimenti assicurati da parte della 5" armata ; che perciò la 10" e la 21" Panzer dovevano essere poste a sua disposizione e concentrate subito nella zona di Thele pte-Feriana. Contava molto, come è facile intuire , no n soltanto sull 'ottimismo che
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in genere aveva caratterizzato il punto cli vista cli Roma , ma altresì sull' inevitabile desiderio di Mu ssolini e d egli Alti Comandi cli ottenere finalm ente un successo politico-militare . Il primo a ris pondere fu Kesselring, appena rientrato dalla Prussia Orientale al suo Comando cli Frascati: •Considero t:ssenziale - telegrafò ai due comandanti di armata - continuare l'attacco in direzione di Tebessa e verso nord, concentrando tllcte le forze disp onibili sull'ala sinistra e sfruttando il nostro recente successo con un colpo che potrebbe ancora provocare gravi conseguenze pe r il nemico. Qua nto sopra per vostro orientamento preliminare. Parlerò in ta l senso con il Duce e Ambrosio ogg•.
Rommel ne fu elettrizzato, sentendo di avere un nuovo brillante trionfo a portata cli mano (32). Mentre aspettava la risposta ufficiale del Comando Supremo, telefonò a von Arnim, il quale si mostrò in completo disaccordo. Anzitutto non intend eva assolutamente cedere la 10" Panzer che gli serviva per un' azione programmata ad occidente di Tunisi. In secondo luogo , un'avanzata su Tebessa rìschiava di cadere in un pericoloso isolamento e, d i conseguenza, di tradursi in uno sterile (cioè inutilmente costoso) sforzo offensivo. Invece, osservò, molto più efficace sarebbe stata una direttrice spostata verso est, con obiettivo Le Kef. In tal caso, un coord inamento fra le due armate avrebbe trovato migliore esplicazione. In definitiva, non aveva alcun desiderio di avventurarsi in un'impresa dubbia. Al Comando Supremo si stava vagliando la proposta di Rommel, giunta alle 19. L'orientamento e ra favorevole nelle linee generali. Il successo riportato a Sbeitla e la ritirata dello schieramento centro-meridionale alleato induce vano a tentare un'operazione a più ampio raggio "intesa a colpire sul jìanco lo schieramento nemico - come Ambrosia spiegò a Mussolini con un appunto - ed a minacciare alle spalle il 5° c01po britannico". Il pericolo di un'inframmettenza da parte cli Montgo mery pareva minimo, stanti le difficoltà dell'avvicinamento d ell'8" armata alle posizioni di Mareth. In sostanza: valeva la pena cli attaccare "pur mantenendosi in una cornice di sicurezza". E questa cautela fu espressa con il camb io di obiettivo: non Tebessa , ma Le Kef. Non si conoscono i term ini d i valutazione del disegno di manovra né quindi perché si sia arrivati a sceglie re Le Kef, ma forse un e lemento di possibile spiegazione si può cogliere nel citato appunto p e r Mussolini: .. Ho disposto - aveva sc ri uo Arnbrosio - che al Maresciallo Rommel rimanga anche la responsabilità della difesa del Mareth perché egli non sia indo tto, nella esplicazione del suo compito offensivo, ad impegnare defini tivamente tutte le riserve mobili de lla difesa stessa,.
In altre parole, si temeva che Rommel si buttasse a capofitto su Tebessa, con le incognite ciel caso. Certamente Kesselring manifestò il suo sostanziale accordo, perché il mattino seguente partì per Tu-
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nisi con il gen. Gand in "allo scopo di definire sul posto i particolari de li 'azione". Premessa "l'opportunità unica di ottenere un successo decisivo in Tunisia", le direttive emanate da Ambrosio indicavano lo scopo: .(. . .) di minacciare alle spalle il V C.A. brita nn ico con un profondo attacco verso nord e possibilmente di isolarlo, comunque però di costringe re il nem ico sul confine no r<l-lLinisino a ritirars i•.
A tal fine , Rommel doveva "in un primo tempo" puntare su Le Kef con tutte le forze mobili dell ' ACIT più la 10" e 21 Panzer, conferendo la massima sicurezza al fianco sinistro . Von Arnim avrebbe ricevuto ordini a parte per l'offe nsiva da sferrare tra la costa e Pont du Fahs ("su larga fronte "), ferma restando la necessità cli disturbare il nemico e di renderlo incerto con frequenti puntate e con azioni sussidiarie dal mare (sbarco a Tabarka) e dal cielo (lancio di paracadutisti in zona Le Kef) . Per Rommel, che ricevette il messaggio radio verso le 1.30 del 18 febbraio, fu un'enorme delusione. Indirizzare e limitare l'attacco a Le Kef rappresentava per lui "una m.iop·ia operativa cbe faceva rizzare i capelli" (33) . Eppure un avversario di tutto rispetto gli attrib uì il disegno di conquistare Le Kef: 1
.,se fosse perve nuto - scrisse il maresc iallo Alcxan<ler - a superare il nostro fragil e schermo difensivo della D0rs,1le occidentale a Kasserine ed a Sbiba, non avrebbe incon tra to che rochi ostacoli pe r spingersi a nord; una simile avanzata gli av rebbe permesso immediatamente di prendere a rovescio il 19° corpo, le cui unità e rano già scosse per le perdite subite in gennaio, come pe r il precipitoso abba ndono della Dorsale o r.ie nta le. E se foss e riuscim a raggiungere Le Kef, sarebbe arrivato a lle spalle del 5° corpo. Ciò avrebbe sbilanciato il nostro disrositivo in Tunisi,1 e condono alla ritirata se no n al dis.istro• (34).
Un commento non è agevole, anche perché deve tener conto della situazione alleata quale conosciuta o ipotizzata da Comandi ecomandanti italiani e tedeschi. Si propende , però, per considerare esagerata la portata del disappunto di Rommel : Le Kef era indicata solo come obiettivo "iniziale " (la prosecuzione della manovra sarebbe stata ovviamente stabilita in relazione allo sviluppo d egli avvenimenti, come del resto fatto sino allora); Le Kef non è più distante da Bona di quanto lo sia Tebessa ma, a differenza di quest'ultima, consentiva veramente il sostanziale isolamento del 5° Corpo britannico, cui sarebbe rimasta solo la strada litoranea, bloccabile a Tabarka. Tebessa , d'altronde , non si può sostenere che fosse ignorata: era compresa nella prima delle due linee di attestamento indicate dal Comando Supremo (la Tebessa-Sbeitla e la Tadjerouine-Maktar) e la sua importanza , se non altro ai fini della sicurezza, era riconosciuta dalla prescrizione cli tenerla saldamente. E poi i rischi complessivi apparivano certamente inferiori. Assai meno convincente sembra, invece, il vincolo della difesa cli
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE
Mareth. A conti fatti, Rommel stava per impegnarsi in un'operazione considerata di estrema rilevanza con tre pall e al piede: le direttive superiori che non condivideva, la dipendenza logistica dalla 5" armata e la preoccupazione per il fronte meridionale. Se Rommel era tenace ne i suoi propositi, von Arnirn non rimaneva molto indietro . Quando Kesselring sbarcò a Tunisi trovò ad attenderlo il comandante della s• armata con un promemoria nel quale il disegno di Rommel era criticato senza mezzi termini. Non aveva senso app licare la concezione dell'avviluppamento ad ampio raggio , così come felicemente compiuto in mezzo al deserto, nella regione tunisina . Bisognava essere più realistici e tener ben presenti le disponibilità cli forze e di tempo nonché i rapporti di distanza. Per conseguire lo scopo voluto occorrevano circa tre settimane e non ci si poteva illudere che Montgomery concedesse raie regalo, una volta accortosi d i non aver più davanti le Panzerdivisionen. Si rendeva dunque necessario - argomentava von Arnim - cambiare radicalmente piano e puntare sulla costituzione cli un ridotto cli ampiezza proporzionale agli effettivi delle due armate, cioè di una testa cli ponte tunisina il cui perimetro si appoggiasse a posizioni naturalmente forti , quali i monti della Medjercla, la zona cli congiunzione delle due Dorsali ed il massiccio cli Enfidaville. Poiché la parte settentriona le di questo ridotto era in mano alleata si trattava di conquistarla con un'offensiva che, partendo da Hadjeb el Aioun-Fondouk e procedendo lungo la direttrice Maktar-Le Kef, arrivasse sui rovesci delle linee nemiche. La cosa non sembrava difficile, in quanto l'irruzione sarebbe avvenuta nel settore francese, il più debole, e perché i tre complessi corazzati erano già dislocati in modo acconcio : la 10" Panzer ad Hadjeb el Aioun, la 21" a Sbeitla ed il Kampfgruppe ciel DAK a Feriana. Per Tebessa era sufficiente impadronirsi del passo di Kasserine, bloccando qualsiasi tentativo di quella zona. Naturalmente il comando dell'operazione sarebbe spettato al comandante della 5" armata, che ben conosceva la Tunisia settentrionale (35). Lì per lì Kesselring probabilmente rimase esterrefatto, poi bocciò nettamente il progetto senza neanche discuterlo. l
COMBATTIMENTI DI KASSER!NE E DI SBIBA
(19-20
FEBBRAIO).
Per quanto vivamente contrariato, Rommel non volle perdere tempo prezioso . Per raggiungere Le Kef aveva la scelta tra due direttrici: quella di Kasserine-Thala e quella cli Sbiba-Ksour. Volle utilizzarle entrambe assegnando la prima al DAK e la seconda alla 21" Panzer. La Centauro doveva invece impegnarsi sulla direttrice Djebel De rnaia-Bou Chebka, come se intendesse procedere su Tebessa, per distrarre in cerco modo l'attenzione dell'avversario . La 10" Panzer, al momento un pò troppo lontana per rivestire un ruolo sin da ll'inizio, riceve tte ordine di raccogliersi nella zona di Sbeitla , sì da poter, secondo le circostanze, agire in rinforzo alla 21" Panzer o al DAK. Il 18 febbraio si era traclotro in un prezioso clono dell'Asse alla l"
l.'IJLTJMO SfOHZO O FFENSI VO DELL'ASSE
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annata britannica. In quelle ventiquattr'ore la crisi che aveva investito e sconvolto il 2° corpo americano s i attenuò sensibilmen te. Quando Anderson seppe che la mattinata era trascorsa in sostanziale calma tirò un sospiro di sollievo, anche se, per la verità, il sollievo fu esagerato giacché lo indusse a sperare in urna possibile rinunc ia cli Romme l e di von Arnim a proseguire l'offensiva oltre la Grande Dorsale , in direzione di Le Kef o di Tehessa, e addirittura nella ritirata di Rommel verso Gabès a causa delle preoccupazioni inevitab ilmente destate da ll 'approssimarsi d i Montgomery a lla posizione d i Mareth. A prescindere da siffatto pio desiderio, gli orientamenti alleati consideravano quasi certa una ripresa dello sforzo italo-tedesco, pur se le intercettazioni dei messaggi Enigma nella giornata del 18 non avevano ancora consentito ad Anderson cli darsi un'idea ben defini ta circa le reali intenzioni di Rommel. La minaccia da Kasserine appariva evidente, specie per la presenza accertata d e lla 21° Panzer con 65 carri efficienti. Invece, a quanto risultava, la 10" Panzer non sarebbe stata in grado di intervenire nel settore prima d i un giorno o due. Su come si sarebbe concretato tale pericolo esisteva molta incertezza. Mentre inglesi ed american i erano inclini a pronosticare un'offensiva su Le Kef da Sbiba oppure da Kasserine, i francesi attribuivano maggior probabilità ad un tentativo ve rso Tebessa. Comunque, la sera ciel 18 quasi tutti i tratti di fronte interessati avevano ricevu to un più o meno soddisfacente assetto (sch izzo n. 46) . A Sbiba , la cu i difesa era passata sotto la responsabilità del 19° corpo francese, si trovava buona parte della 6'• D.cor. britannica (gen. Ke ightley) e de lla 34" D.f. americana (gen. Ryder) e, più a tergo, la b rigata leggera meccanizzata francese . .Meno soddisfacente risultava la situazione nel settore americano . Ai margini sucl-or.ientali del p ianoro di Bou Chebka e ra disposta la d ivisione di Costantina d i Welvert, lasciata alq uanto in balia di sé stessa (36) . Più indietro , a sud di Tebessa , si stava raccogliendo la provatissima 1" D.cor. del gen. Ward . Sul margine me ridionale del pianoro, all'estrema destra di Welvert, era collocata la Bowen Force distaccata dalla l '' D.cor.. Alla stretta cli Kasserine, poi, inizialmente sbarrata da due battaglioni del 19° reggimento genio pionieri americano (col. Moore) e dall'805° battaglione Tank Destroyer, verrà rapidamente a costituirsi la Task Force Stark. Il mattino ciel 19, dopo una notte di pioggia pressoché continu a , i tedeschi attaccarono. La stretta di Kasserine si apre tra il Djebel Semmama ed il Djebel Chambi, ad una cliecina cli chilometri nord-ovest dal villaggio omon imo (schizzo n. 47) . È un passaggio largo c irca 800 metri e lungo un paio cli chilometri , che immette nella conca cli Bahiret Foussana seguendo due piste volgentisi subito in direzioni distinte . Una, verso nord, adduce comodamen te a Thala; l'altra, verso ovest, si biforca ai p iedi della cerchia montagnosa e consente di raggiungere Tebessa, superando una strettoia cli non semplice acquisizione per ch i p roviene da Kasserine , e Haiclra, sfruttando il più age-
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LE OPERAZION I I N A PRICA SETTENTRIONALE
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vole solco lungo il quale si snoda la linea ferroviaria a scartamento ridotto. La difesa americana si concentrava a cavallo d i ogn una de lle due p iste, a qualche centinaio di metri dall'ingresso della stretta. A Thala era raccolto il grosso della 26" B.cor. inglese (gen. Dunphie). Un poco d i attività tedesca prima allarmò poi convinse Freclenclall d ell'imminenza di un attacco sin dalla sera del 18. Vero si è che in occasione delle scaramucce d el pomeriggio molti genieri avevano abbandonato le posizioni. Mal comandati da quadri inespe rti , spaventati da l fuoco tedesco e da voci infondate cli disfatta, avevano perso la testa. Fredenclall telefonò al col. Stark, comandante ciel 26° fanteria: " Voglio che andiate immediatamente al passo di Kasserine per costruire un baluardo tipo .fackson e prendiate il comando della situazione". Poi dispose l'afflusso d el III/6°f.cor. e del III/ 39°1'.. Stark partì con il suo T battaglione ed arrivò in sito verso le 7 .30 del 19. Proprio in tempo per sostenere l'urto ciel Kampfgruppe ciel DAK. L'azione tedesca cominciò con un tentativo d el 33° gruppo esplorante di impadronirsi di sorpresa delle posizioni americane. Senonché un'intercettazione radio da parre britannica aveva diffuso l'allarme e lo sforzo venne resp into senza eccessive d ifficoltà , anche se con un accentuarsi delle tensioni nervose fra i difensori. Stark riferì subito l'episodio a Freclendall. Non era b-en sicuro ciel significato da attribuire allo scontro: poteva trattarsi d i una semplice ricognizione in forze intesa ad identificare le caratteristiche della struttura difensiva oppure de i preliminari di un vero e proprio attacco . Poco dopo, però, elementi francesi segnalarono che fanterie tedesche si accingevano ad arrampicarsi su entrambe le spalle della stretta . Adesso non sussisteva più alcun dubbio. Visto anelare a vuoto il te ntativo cli sorpresa, BLi lowius aveva deciso di gettare nella mischia il Panzergrenadiere Afrika del col. Menton per risolvere di forza la questione. Il II battaglione fu avviato contro il fianco nord ciel passo, il Djebel Semmama, mentre il grosso della formazione si inoltrava ne lla soglia . Non era la mossa più appropriata; ma probabilmente il desiderio di iniziare l'azione prima del consolidamento della difesa fece sì che ai -granatieri venisse a mancare il supporto cli fuoco , aereo e d 'artiglieria , indispensabile . Fatto sta che tutto si esaurì in breve tempo. I pochi progressi cornpiuri non presentavano particolare significato tattico. Verso le 13 arrivò Rommel e qu el che vide non gli piacq ue : . JI g uaio era - com mentò - che lMe nton] aveva scelw il modo sbagliato. Dopo aver combattuto wnto tempo nel dese rto, gli ufficiali s i videro irnprovvisamenie ,11le prese con un terreno non dissimile dalle Alpi eu ropee (. .. ). Men1on aveva sfortunmamen te limitato il suo attacco alla valle, probabilmente avendo sottovalutato gli americani. Avrebbe dovu to combinare le tattiche d i montagna e di pianura per e liminare gli osse rvatori cli artiglie ria e portarsi alle spalle del nemico" (37).
Per quanto insoddisfatto, Rommel disse a BOlowius che in fondo
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si accontentava di conquistare il passo per impedire un'eventuale irruzione nemica alle sue spalle, durante il corso dello sforzo principale sulla direttrice di Sbiba . Bùlowius volle rinnova re l'attacco nel primo pomeriggio chiama ndo al fuoco il 1/8° Panzerregim.ent, rimasto in attesa a Tbelepte . Era convinto cli potercela fare prima dell'imbrun ire, ma andò incontro ad un ' altra delusio ne, anche perché il TII/ 39°f. americano scava arrivando in aiuto della Task Force di Stari<. L'azione riprese verso le 15.30. Sulla destra il II/ 288° granatieri d 'Africa riuscì ad affermarsi sulle propaggini meridiona li del Djebe l Semmama, però vi rimase inchiodato dal poderoso interventO dell'artiglieria americana. Sulla sinistra il 1/288° v enne arrestato sulle pendici nordorientali ciel Djebel Chambi. Al centro , infine, l'urto del 1/8° Panzer si arenò contro un campo minato intensamente battuto . Al cader della notte la situazione locale appariva indecisa . I tedeschi si ren devano conto trattarsi di un impegno di una certa rilevanza ed il centinaio cli prigionie ri catturati non compensava certame nte lo scacco. Gli americani avevano retto , ma non si sentivano affatto tranquilli: alcuni rep arti erano indietreggiati in disordine, altri resistevano e non si capiva cbe cosa stesse accadendo. Intanto Rommel , tuttora incerto su dove e come utilizzare la 10" Panzer, si era recatO a visitare la 21". Anche qu i le cose andavano male. La marcia della divisione lungo una pessima strada resa fangosa da ore di p ioggia era stata molto lenta e l'incontro d i campi minati a meno cli otto chilometri da Sb iba fece il resto: i reparti si fe rmarono. Era p assato da p oco mezzogiorno e l'apertura dei varchi , benché agevolata eia indicazioni cli elementi locali, richiese tempo. Soltanto alle 16 fu possib ile al col. Hildebrandt passare oltre, ma per trovarsi quasi subito a ridosso di un 'altra fasc ia minata difesa da una ventina cli carri e da un paio cli gruppi d i artiglieria. Al cli là di questo ostacolo eran o visibili le posizioni tenute dalla 1" brigata delle Guardie e dal 18° f. americano . Arrestato, dunque, il grosso della divisione, Hildebrandt tentò una mossa aggirante sulla destra con il I/5° Panzerregirnent ed un'aliquota d i fanteria meccanizzata . Lo scopo era di superare un'ala ciel campo minato, cadere sullo schieramento delle batterie nemiche e poi p roseguire contro la fanteria individuata su ambo i lati della strada, qualche chilometro più a nord. ll movimento del 1/5° Panzerregirnent si pronunciò con un certo favore, mentre la scarsa artiglieria tedesca iniziava il fuoco di preparazione ed i due battaglioni del 104° Panzergrenadiere si schieravano per l'attacco a cava llo della rotabile. Fu in quesco momento che sopraggiunse Romme l. Nonostante le sue sollecitazioni a rompere le linee alleate con un urto violento e risolu tivo, l'azione fa llì con la perdita di una dozzina di carri e senza che la fanteria corazzata fosse neppure riuscita ad impegnarsi . Dopo d i che, Hildebrandt si rassegnò ad arretrare alquanto la divisione ed assumere un atteggiamento d i attesa. Anch'egli, secondo Rommel, aveva commesso "lo stesso errore di attaccarefrontalm.ente nel solco val-
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Livo invece di penetrare attraverso i monti". Tuttavia questa volta il rilievo sembra meno appropriato che non nel caso di Kasserine. Sicuramente più probante la considerazione che purtroppo l'avversario aveva trovato tempo e modo cli raccogliere truppe su posizioni naturalmente forti. Vediamo adesso la valutazione degli avvenimenti compiuta dalle due parti in causa. Nel pomeriggio il rumore del combattimento di Kasserine aveva indotto il gen . Dunphie, comandante della 26" B.cor. inglese , a fare una visita al col. Stark. Per quanto lo trovasse abbastanza fiducioso, non ne condivise affatto l'ottimismo, anzi gli sembrò che non fosse in grado di controllare la situazione . Perciò, cornato a Thala, propose al Comando della 1" annata di avvicinare la brigata verso il campo di battaglia per essere in misura di intervenire tempestivamente e consentire alla d ifesa della stretta adeguate possibi lità di reazione dinamica. Il capo di S.M. dell'armata, gen . .McNabb, volle sincerarsi di persona circa lo stato di fatto . In mattinata si era recato al Comando d e l 19° corpo francese per chiedere la cessione di un'aliquota della l3 D.f. americana al 2° corpo , che lamentava una seria carenza di fanterie, e Koeltz si era dichiarato disposto a cedere l'intera divisione meno, temporaneamente, un battaglione ed un gruppo d'artiglieria destinati ad attendere !'arrivo di reparti francesi della divisione d'Algeri. Tenendo conto di ciò, dunque, quando nel pomeriggio si recò alla stretta cli Kasserine, McNabb ritenne preferibile lasciare la 26• B.cor. a Thala in riserva, almeno finché non si fosse chiarita la situazione a Sbiba. Peraltro autorizzò l'invio di un piccolo gruppo tattico meccanizzato, la Gore Force. Dal canto suo Stark, a scanso di sorprese, telefonò in serata a Tebessa chiedendo rinforzi cli tutti i generi, nonché un intervento aereo per il mattino seguente . Fredendall gli vene incontro mandandogli il III/6° f.cor. ed orientando il gen. Robinett a spostarsi, su ordine, con il suo Co·m bat Command B, sia verso Thala sia verso Bahiret Foussana (38). Rommel rifletté a lungo sul duplice insuccesso della giornata. Soprattutto era seccato per la palese consistenza della difesa cli Sbiba. Giudicò più d ebo li le forze americane al passo cli Kasserine e modificò il piano originario , ordinando al gen. von Broich, che dalla zona di Pinchon stava tornando verso Sbeitla con la sua 10" Panzer, di proseguire sino al villaggio di Kasserine. Doveva arrivarci all'alba, scavalcare il Kampfgruppe ciel DAK dopo la conquista della stretta eia parte di questo e proseguire in direzione di Thala. BU!owius, invece, doveva superare la conca cli Foussana e bloccare i passaggi sul Djebel Hamra contro le provenienze eia Tebessa e a Haidra . Non che le forze d i prevista concentrazione a Kasserine fossero poi molto consistenti. BLilowius aveva chiamato a sé il distaccamento meccanizzato della Centauro, sino a llora lasciato a Thelepte dove era stato sostitu ito dal 7° bersagli eri. Nel contempo il gen. Calvi ricevette ordine di slittare in avanti con il grosso della divisione: il d i-
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staccamento motorizzato si spostò a Feriana e lasciò la difesa d i Gafsa al distaccamentO appiedato del geo. Costa. Tutto sommato, non si trattava cli provvedimenti che potessero pesare in modo sostanzioso sulla bilancia. Ma il peggio era che la 1(}' Panzer era presente appena per metà, perché von Arnim ne aveva trattenuto un'importante aliquota, fra cui il 501 ° battaglione carri pesanti, che comprendeva i Tiger. Von Broich dunque d isponeva solo ciel 11/69° e TI/86° Panzergrenadiere, ciel 10° battaglione motociclisti, ciel 1/7° Panzer, d i una ventina di pezzi semoventi e reparti minori. L'alba del 20 gennaio non portò il sole. Una spessa coltre cli nebbia copriva il fondo valle e la conca di Foussana, il fango rendeva difficile il movimento dei mezzi ruotati. Secon do Rommel tutto il male non venne per nuocere perché, almeno, l'aviazione alleata non ebbe occasione cli manifestare tutta la sua superiorità. Alle 7 egli era a Kasserine. Vide von llroich e parlò con lui della ripresa dell 'attacco . Anche se i battaglioni granatie ri si erano lasciati bloccare dal fuoco nemico, durante la notte grosse pattuglie tedesche si erano infiltrate nel versante settentrio nale del Djebel Semmama c reando scompiglio nelle file americane , ancora poco avvezze ai combattimenti notturni. Qual i che fossero considerazioni ed intenti, l'at.t.acco in questione si svolse con una le ntezza tale da provocare aspri rimproveri da parte cli Rommel, tan to più che il primo a prendere contatto con il nemico, verso le 10, fu un battaglione di Panzergrenadiere anz iché il 10° battaglione motociclisti, un reparto sperimentato che sarebbe stato particolarmente indicato per scavalcare il Djebel Semmama, proprio dove nel corso della notte le pattuglie erano riuscite a penetrare, e cogliere sul tergo i difensori del passo . La spalla occidentale della stretta fu affidata al gruppo Bonfatti, costituito da XIV/ 5° bersaglieri, CCIV gruppo da 65/17 e reparti minori , e appoggiato da una batteria cl i Nehelwerfer, lanciarazzi a sei canne da 150 mm cli notevole effetto anche psicologico per i laceranti sibili dei razzi. Alle 10.30 il col. Bonfatti attaccò il Borclj Chambi. Nel p rimo pomeriggio conquistò il passaggio di Djebel Zehbeus ed un paio d i ore dopo raggiunse il bordo della conca cli Bahiret Foussana. Il brillante comportamento dei bersaglieri, segnalato eia Bùlowius a Rommel, ebbe però come risvolto negativo la morte ciel col. Bonfatti. Al centro, a cavallo d e lla p ista per Thala, si tenevano pronti ad agire il I/8° Panzerregiment ed il XVI/ 31° carristi. Sulla destra la lotta si svolgeva faticosamente, tenden do a frazionarsi in episodi. Il reggimento Panzergrenadiere Afrika non riusciva a sfonda re neanche a prezzo di perdite elevate. Rommel volle dare un'accelerata ai tempi. Sapeva, come lo sapeva Bi.ilowius, che occorreva rompere la d ifesa entro sera se si vo leva p roseguire l'offensiva. E nutriva assoluta fiducia. Ordinò pertanto al gen. Calvi cli puntare da Thelepte contro il passo di Dernaja e dirigersi su Bou Chebka, p romettendo di rinforzare il distaccamento motorizzato della Centauro con due compagnie tedesche : una cli paracadutisti
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della Luftwaffe ed una controcarri. Chiarì meglio il suo pensiero : all' azione della Centauro avrebbe dato concorso una colonna del Kampfgruppe ciel DAK proveniente dal passo di Bou Chebka (e quindi a sfondamento avvenuto). In campo nemico , l'arrivo ciel gen.. Allen con il Comando della sua l ' D.f. ed il 16° Combat Team sul pianoro cli Bou Chebka aveva naturalmente conferito più nerbo alla difesa , anche se l'atmosfera al Comando del 2° corpo non era de lle migliori. È chiaro che la mossa del distaccamento della Centauro, sostenuta eia soli cinque pezzi d'artiglieria, doveva rimanere nel velleitario. Fu rinviata all'indomani, in attesa di un maggior apporto cli fuoco. Ad ogni modo, verso le 17 la situazione si sbloccò con l'arrivo dei primi battaglioni della 10' Panzer e poco dopo la stretta di Kasserine si poteva considerare saldamente in mano italo-tedesca. Buona parte dei difensori era retrocessa più o meno rapidamente, i fanti ciel III/ 6° f.cor. arrampicatisi sul Djebel Semmama in rinforzo agli elementi del J/ 26° f. e del III/39° f. si trovarono isolati e soltanto con il favore della notte molti riuscirono a sfuggire . I trenta ha!f-tracks lasciati alle pendici ciel Djebel rimasero preda ciel vincitore. Rimaneva al col. Stark una carta : una compagnia del 11/13° carri , 1'894°- battaglione Tank Destroyer e la Gore Force, tutti arrivati nella mattinata. li contrattacco non ebbe storia e sia i mezzi inglesi (undici tra Valentine e Crusader) , sia quelli americani (otto Grant) furono respinti con perdite severe dal I/8° Panzerregirnent. Conclu::;o anche questo episodio, Rommel ordinò a Btilowius di spingere ricognizioni sul Djebel Hamra alle prime lu ci del giorno successivo e a von Broicb di fare altrettanto verso Thala, tenendosi entrambi pronti a proseguire l'offensiva sulle due direttrici. Adesso le strade per Thala e per Tebessa sembravano aperte. Rommel, ammirato per l'armamento delle divisioni americane e soddisfatto per il bottino bellico, approfittò della breve visita fattagli da Kesse lring per chiedergli di imporre a von Arnim la cessione del resto della 10" Panzer, cosa che Kesselring fece durante la sosta all'aeroporto cli Tunisi, prima cli rientrare a Frascati. Peraltro. von Arnim replicò di non poter accogliere la richiesta in quanto le uhità della 10" Panzer non erano trattenute in riserva, bensì già a contatto con il nemico nella valle del Mecljerda. Anzi sostenne la necessità di ... riavere l'intera 10" Panzer. Tutto ciò che Kesselring poté prescrivere fu l'esecuzione di una manovra diversiva su .Maktar. A metà mattinata , informato delle difficoltà crescenti al passo di Kasserine, Fredendall aveva ordinato al Combat Cornmanci B cli anelare a Thala per scendere da nord a dar man forte alla Stark Force. Poi vi si era recato personalmente e, dopo un rapido colloquio con il gen. Dunphie, aveva continuato verso la stretta. A metà stra da seppe dello sfondamento operato dall'Asse. Immediatamente cambiò disegno: Dunphie doveva fermarsi con la sua 26" b rigata e sbarrare la via di Tba]a, recuperando quanto possibile delle truppe di Stark; il gen.
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Robine tt doveva piegare verso la conca d i Bahiret Foussana e bloccare i passaggi del Djebel Hamra con il Comhat Command B L'indomani le due formazioni sareb bero state lancia te al co ntrattacco sotto il coordinamento di Dunp hie. Se , tutto sommato , sul fro nte di Kasserine g li e venti si e rano messi al bello pe r l'Asse , non a ltrettan to avve nne a Sbiba. Il co l. Hilclebrandt tentò una manovra che, in sostanza, ripeteva la precedente ma con maggior respiro, p erò la superiorità numerica dell'artiglieria alleata riuscì a ferma re la pe nosa avanzata ne l fa ngo cie l 5° Panzerregiment. Nel pomeriggio l'azione te desca giu nse ad un p unto morto ed un ulteriore sforzo, anche se riuscì a penetrare nell e linee della 34• D.f. americana, non poté mu tare la situazione gene rale . Le striminzite unità cli Hilcleb randt - d ue batta glio ni di granatieri corazzati , trenta carri e sei batterie eia campagna - non erano materialmente in condizioni di ottenere un'affermazione contro una barriera formata da o tto battaglioni americani, tre britannici ed u no francese co n uno sq uadrone d i 25 Churchill da 38 ton n. e tre g ruppi da 105. (21-22 FF.B BR.AlO). Rommel non si era esauamente reso conto dello scompig lio provocato dagli scontri dei giorni precedenti e men che meno poreva immaginare la confusio ne esistente ne i Comandi avve rsari. Pensò quasi inevitabile un immed iato contrattacco e , benché g ià nella notte sul 21 gli elemenri esploranti spi nti verso Haidra e verso Thala riferissero di una decisa ritirata nemica, con tinuò per dive rse ore a credere o rdinato il movimento retrograd o a me ricano da l passo d i Kasserine nonché a racco mandare a Bulowius d i "difendere i passi ad ovest della strada Kasserine-Tbala" ed a von Uroich di assumere precauzioni d i carauere difensivo . Nel corso della mattinata del 21 cominciò a cambiare pa rere ed a percepire la possibilità di un successo supe riore alle aspettative. "Padrone[= Rommel] est completamente rimontato ed euforico" telegrafò al Comand o l3 armata il te n.col. Di Carlo, ufficiale cli collegame nto _italiano, poco do po mezzogiorno . Di conseguenza, l'offensiva riprese lenta , mentre il distaccamento motorizzato della Centauro, rinforzato da alcuni reparti provenienti eia Gafsa , si impadroniva dei passaggi minori cli accesso da sud-est a l pianoro cli Bo u Che bka . Ma in campo alleato la mano e ra cambiata. La sera del 15 il gen. Alexand er era g iunto a Laverclure con il proposito di fare u n giro cli ispezione preliminare su tutto il fro n te p rima cl i assume re il n uovo incarico. Il 16 visirò il 5° corpo britannico, il 17 il 19° corpo francese, il 18-19 il 2° corpo americano. Il maggior te mpo dedicato a questo d ipese essenzial mente d alle circostanze: LA SP INTA ITALO -T EDESCA SU THALA E TEBESS.A
•Mi accorsi che la situazione era an cor più critica di quanto non avessi immaginato ed un'ispe:done nel settore di Kasserine mi mostrò chiaramente che, nell 'inevitabile disordine de lla ritira ta, le tru ppe :imericane, fra ncesi e b rita nniche erano
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state mescolate in modo inescricabile, che no n esisteva alcun piano difens ivo organico e che l'incertezza più co mpleta regnava nei Comandi de lle grandi unit,Ì•
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Tornò a Costantina , scelta come sede per il Comando ciel 18° gruppo cli armate, e stabilì cli entrare in carica immediatamente, con un giorno cli anticipo . Gli appariva evidente che se in un primo momento Rommel aveva semplicemente avuto l'intenzione cli gettare il corpo cli Fredendall nello sconquasso, sì da stare tranquillo mentre affrontava 1'8• armata , adesso - conoscendolo - doveva stare accarezzando un'idea ben più ambiziosa. Se avesse sfondato verso nord sarebbe caduto nelle retrovie del 19° corpo, già piuttosto mal messo; e se poi fosse arrivato a Le Kef si sarebbe trovato alle spalle del 5° corpo. Non risu lta che Alexander s i sia domandato se Rommel avesse davvero forze sufficienti a lla bisogna. Evidentemente gli bastò ved e re in che stato un paio di g iorni di combattimento avevano ridotto buona parte dell'armata alleata. Subito ordinò di irrigidire la resistenza ovunque. Anderson, colto alla sprovvista dalla caduta di Kasserine , decise cli intervenire in prima persona: mandò il gen. McNabb a Thala p e r un esame degli avvenimenti ed incaricò il gen. Nicholson, vice comandante della 6• D .cor. , cli sbarrare quella direttrice . Giunto a Thala , McNabb presiedette una riunione alla quale partec iparono i generali Dunphie e Robinett ed .il col. Stark. Aprì la conferenza alle ore 1 ciel 21 dichiarando che la situazione in Tunis ia era "disperatamente critica", che tutti i carri alleati disponibili era no in pratica concentraci in quel settore e che quindi occorreva evitare di perderli con azioni sconsiderate. Fu unanime il riconoscimentO che lo stato di fatto e ra "deteriorato" a tal punto da rinunciare a priori a riprendere prontamente l'iniziativa. E, del pari, fu unanime l'accordo sulla proposta di Robinett di tene rsi sulla difensiva, lasciare che il nemico si esaurisse e poi, con l'appoggio di una forte massa di artiglieria, contrattaccarlo concentricamente. Perciò il Comhat Command B doveva irrigid irs i sui bordi del Djebel Hamra e la 26• B.cor. condurre azione ritardatrice a partire da una ventina di chilometri a s ud di Tha la. Il tutto in attesa dell'artiglieria d ella 9° D.f. americana, già partita eia Orano. La riunione si era appena conclusa quando sopraggiunse il gen. Nicholson - attardato dalle deplorevoli condiz ioni delle piste - il quale, messo al corrente della discussione, approvò il piano e stabilì il Com.anelo della Nickforce (così venne chiamato il raggruppamento ai suoi ordini) accantO a quello della 6" D.cor.. La relazione ufficiale britannica e le nca i comandanti che, sotto la lontana supervisione di Freclenclall, in un modo o in un altro si interessarono al settore di Kasserine: il ge n. Ward, il col. Moore, il col. Stark , il gen. Dunphie, il gen . Robinett, il gen. Nicholson e - aggiungiamo noi - il gen. McNabb, "ali hadfingers in the pie", tutti avevano le dita nella torta (40) . Comunque , quando le unità di Rommel ripresero l'avanzata le difese anglo-americane erano pronte ad accoglie rle (schizzo n. 48). Il
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Schizzo n. 48 L'ATTACCO VERSO THALA E TEBESSA
(2 1-22 febbraio)
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raggruppamento tattico della Centauro incaricato da BOlowius di attaccare i passi del Djebel Hamra si mosse dopo mezzogiorno. Era composto dal XIV/ 5° bersaglieri, XVIJ/ 132° carristi, CCIV gruppo da 65/17 nonché dal 33° gruppo esplorante e da tre batterie tedesche. Le informazioni fornite dal 33° gruppo esplorante davano presenti pochi elementi avversari ad oriente ciel crinale del Djebel Hamra, ma si trattava di notizie non approfondite perché in realtà Robinett disponeva cli un nutrito complesso d i forze (41), il cui grosso, leggermente arretrato, era sfuggito alla ricognizione terrestre. Il miglioramento del tempo e la minore violenza del venro rendevano possibile l'impiego dell'aviazione, però il bacino di Bahiret Foussana era diventato impraticabile per il fango e l'uadi Hatab, che l'attraversava in tutta la sua lunghezza, inattraversabile a causa cie l torrente che adesso vi scorreva. L'avanzata della colonna italo-tedesca fu lenta e ben presto fortem ente ostacolata dal fuoco delle batterie avversarie, né un passaggio di Stuka ottenne molto effetto dato l'intenso fuoco contraerei americano che accolse la formazione. Qualche ora più tardi l'attacco si arenò a pochi chilometri dall'obiettivo. Bi.ilowius allora sospese il tentativo e comunicò a Rommel che, visto impossibile affrontare di giorno il Djebel Hamra ed arduo farlo al buio, si orientava a compiere un avvolgimento notturno del versante meridionale ciel Djebel, dalla parte di Tebessa . Il comandante del Kampfgruppe del DAK non poteva conoscere intenzioni e dislocazione del nemico, però le sue sen.sazioni erano centrate. Non soltanto la testata del bacino di Bahiret Foussana si irrobustiva, ma anche tutto il lato occidentale del bacino, attorno al passo cli Bou Chebka stava ricevendo truppe, p ur se in un quadro di pressoché totale assenza di coordinamento. Il gen. Robinett vi mandò il U/6° f.cor. per agire con il II/13° in un contrattacco. Il gen. Allen per proprio conto inviò il IJI/16° f. nella zona cli Ain Bou Dries con il compito di aiutare il II/16° f., schierato in corrispondenza del passo ma mescolato con reparti senegalesi già in loco per ordine del gen. Welvert. Il I/ 16°f. fece un lungo giro per portarsi all'estremo ovest del Djebel Hamra; quando si avvicinò in formazione di attacco scoprì che da più di un giorno vi si era disposto il Combat Command B. Tuttavia, a prescindere da questi disguidi e dalla carente azione di comando del 2° corpo, per le truppe di Bulowius l'osso era sempre più duro da rosicchiare. Contemporaneamente al movimento d el Kampfgruppe, la 10• Panzerdiuision si era lanciata in direzione di Thala, con i trenta carri ciel I/7° Panzer in testa . LI primo scontro con un'aliquota avanzata della 26" B.cor., schierata su un ciglio collinare , fu favorevole ai tedeschi e gli inglesi ripiegarono al riparo di cortine nebbiogene. Alle 15 circa la colonna tedesca riprese la progressione, più cautamente questa volta . E presto ebbe a che fare con il grosso della Nickforce. Il combattimento si accese immediatamente, però si sminuzzò in duelli di piccoli grup pi corazzati, nei quali i Panzer fecero pesare la loro superiorità.
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Ve rso le 16 si fece vivo Romme l che naturalmente sollecitò von Broich per una rapida conclusione: "Non capiva - commentò - che eravamo impegnati in una corsa di5perata con le rise1·ue alleate" (42). L' utilizzazione della fanteria corazzata per cercare di infiltrarsi in qualche m i:rnra nella difesa bricannica no n risolse molto; in compenso costituì un a minaccia così p a lese che dopo un 'ora, vede ndo il peggioramento d ella situazione, Dunphie ordinò la ritirata sull'ultimo ciglio a sud cli Th ala. Sotto le incitazioni cli von Broich i carri tedeschi proseguirono e finalmente riuscirono a penetrare tra le maglie cli una difesa irrigid itasi nell 'intento d i g iocare il tutto per tutto, dando il via ad una lotta fu ribonda nelle ombre della sera ed alla luce degli automezzi in fiam me . Durò un paio d 'o re e se la 10" Panzer avesse sfondato verosimilmente gli sviluppi avrebbero assunto un colore differente: dietro a Thala non c'era più che un battaglione di Urailleurs algerini. Ma von Bro ich non lo sapeva ed i suoi uomini erano sfiniti. Ruppero dunque il contatto alle 22 circa e retrocedette ro con un bottino cli 38 carri, 12 pezzi controcarri, 16 mortai pesanti distrutti o catturati e 571 prigionieri. Il vero vincitore era Nicholson. Agli occhi all eati la ripresa dell 'offensiva d i Rommel era apparsa g ravida di conseguenze estremamente serie. Nelle primissime ore d el 21, un'intercettazione radio in formò che la 10· e la 21' Panzer erano dirette a Le Kef "in primo luogo", che l'Asse reputava avere a portata di m ano l'occasio ne unica di tagliare fuori il 5° corpo inglese o cli obbligare le forze alleate d el sud a ritirarsi, e che la 5' annata corazzata stava p reparando un'offensiva sul fronte settentrionale. Secondo il servizio informazioni della 1·' armata, nel triangolo Foussana-Tbala-Kasserine esistevano due gruppi cli una cinquantina cli carri ciascuno; erano già impegnati in combattimento elementi d ella 10' e della 21' Panzer, d el 501 ° battaglione carri Tiger e della Centaur·o; ma non risultava d ove fossero ... i grossi. In definitiva, no n c'è molto da me ravigliarsi se a metà mattinata de l 21 Ande rson, che aveva collocato il proprio Comando tattico presso il Comando del 19° corpo, accennò a Koeltz l'eventualità di abbandonare Sbiba e cercare una p osizione arretrata più economica, a vantaggio della costituzio ne di una riserva al momento inesistente. L'idea cadde da sé quando, nel pomeriggio, un inviato cli Koeltz te lefonò d a Sbiba: "Ripiegamento impossibile stasera; Ryder mwvamen.te attaccato; combattimento in corso" (43). Alle 18 Anderson, impression ato per le difficoltà in cui si dibatteva la Nickforce, tornò a bomba: considerando la concreta possib ilità che Ro mmel sfondasse a Thala, non era meglio adottare le misure oppo rtune sinché si era in tempo, cioè ripiegare la destra del 19° corpo sulle alture di Le Kef? Koeltz replicò vivacemente che una ritirata di cinquanta chilometri su un te rreno idoneo per la manovra d ei corazzati avrebbe condotto alla sicura dissolu zione de lle truppe francesi. Se mai, era preferibile che esse si chiudessero fra i monti cli Maktar! Ad ogni modo, manifestò ottimismo: se Rommel fosse proseguito verso nord, la sua linea di rifornimento sarebbe stata quella pas-
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sante per la stretta di Kasserine, in altre parole in un budello facilmente interrompibile dall'aviazione alleata. Anderson se ne andò non molto persuaso, annunciando che sperava proprio nel sollecito arrivo dell'artiglieria americana a Thala. Le condizioni di spirito di Rommel cominciavano a peggiorare, non canto per la consapevolezza di giocare ormai l'ultima carta per arrivare a Le Kef, quanto per la coscienza dell'esiguità spaventosa de lle sue forze. Mantenne le disposizioni per continuare la lotta il giorno successivo, ma con una buona dose di scetticismo . Nella notte sul 22 un nuovo peso venne gettato sulla bilancia. Dopo un lunghissimo viaggio da Orano, arrivò s ul campo di battaglia l'artiglieria della 9" D.f. americana: dodici obici da 155, ventiquattro da 105 e dodici da 75/16 . appena dopo l'alba questi trentasei pezzi, aggiunti ai quarantotto della Nickforce, aprirono il fuoco . Per Rommel e von Broich fu il segnale di un imminente contrattacco. Non rimaneva che attenderlo a pié fermo e poi reagire . Infatti, una diecina di carri - gli ultimi della 26" B.cor. - uscì dalle posizioni britanniche. Era un bluff. Fu pagato a caro prezzo, con la distruzione di sette mezzi corazzati, ma raggiunse lo scopo di lasciare i tedeschi per molte ore nell 'incertezza. Bi.ilowius, invece, si era ancora rivolto contro il Djebel Hamra. Il raggruppamento della Centauro si accinse ad impegnare frontalmente il Combat Command B p er dar modo al gruppo Menton di aggirare il Djebel eia sud e riapparire a nord, alle spalle della d ifesa. Purtroppo durante la marcia notturna per raggiungere la base cli partenza, sotto un violento temporale, i due battaglioni d i Panzergrenadiere persero l'orientamento e piegarono verso sud, lungo la pista che adduce ad Ain Bou Dries, in altri termini portandosi a nord ciel frammischiamento di reparti americani e francesi. Ciò nondimeno, Menton alle 7.30 attaccò e subito rovesciò il II/16° f. ed il 33° gruppo artiglieria, colti di sorpresa da un nemico atteso eia sud-est e venu to eia nordest. Il momento di crisi non durò a lungo, però occorse tutta la giornata per rimettere ordine ne lle eterogenee truppe della difesa. Passato l'effetto d ell'urto improvviso , i battaglioni d i Menton venero p resto a trovarsi sotto un fuoco concentrato che annullò qualsiasi velleità e li ributtò indietro . Come conseguenza de ll'errore di direzione d ella colonna Menton, il raggruppamento d ella Centauro si trovò s ubito in cattive acque . Il XIV/ 5° bersaglieri ebbe a che fare con il II/16° carri americano rinforzato: respinse un primo attacco all e 8 , ma non riuscì a sostenere il secondo, effettuato un paio d'ore dopo, che a stento e con perdite . In questo mentre il XVII/132° carristi con una batteria semovente ed il I/8° Panzer cercarono di alleggerire la pressione sui bersaglieri e di respingere sul Djebel Hamra le unità di Robinett. Dapprima questo intervento sembrò trovare qualche spunto fortunato, però il fuoco dell'artiglieria avversaria non era superabile . In poco tempo i reparti corazzati italiani rimasero con quattro carri e due semoventi ed il
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bauaglione tedesco si ridusse ai minimi termini. Date le circostanze, alle 13 Bùlowius ordinò il ripiegamento verso il passo di Kasserine, da attuarsi all'imbrunire . Rommel masticava amaro. Troppo evidente ris ultava il divario fra le opposte disponibilità. Certo gli americani erano inesperti ed impreparati, ma "la loro dovizia di armi controcarri e di mezzi coraz-
zati era così enorme che potevamo guardare con poche speranze di successo allejitture battaglie manovrate" (44). Alle 14 ricevette una nuova visita cli Kesselring, accompagnato dal Fliegerfùhrer Seidemann, dal col. Westphal, e dal col. Monrezemolo del Comando Supremo. Jl ten. co l. De Carlo riferì al Co mando 1• armata: '·Colloquio tra
due maresc1:alli, svoltosi alla presenza di Montezemolo senza punte, habet dimostrato ince11ezza dei due interlocutori circa opportunità continuare azione. Rommel, per quanto di nuovo nero, in cuore suo non desidererebbe rinunciarvi, ma azione Thala che sta per cominciare sarà determinante" ( 45). In realtà, Rommel nutriva ben poca fiducia che il tentativo su Thala gli offrisse finalmente prospettive favorevoli. Accusò dell 'insuccesso un po' tutti: il Comando Su premo che non gli aveva dato Tehessa come obie ttivo; von Arnim c be non g li aveva mandato l'intera 10" Panzer e, specialmente, il battaglione cli Tiger; il col. Hi lclebrandt che non aveva condono la 21' Panzer con lo s lancio necessario; lo stesso BCilowius che non l'aveva soddisfatto; il tempo, il fango e la pioggia che non avevano co nsentito ai suoi Panzer cli manovrare in campo tattico. Kesselring, che già vedeva Rommel voltarsi contro 1'8' armata e lancia re contro d i essa "l'ultimo attacco decisivo e schiacciante", rimase disorientato. In particolare, era sfavorevolmente colpito dalla palese attenzione rivolta da Rommel all'8" armata e non, beninteso , con i propositi aggressivi anzidetti. Rommel desiderava tornare al più presto a Mareth perché temeva un'offensiva di Montgomery. Kesselring cercò cli contestare tale preoccupazione: "Ma lei adesso ha l 'iniziativa!- affermò - Ed io non condivido la sua opinione che la linea
di Mareth sia in pericolo. È un sistema difensivo che costituisce un formidabile ostacolo per qualsiasi aggressore, e nessun comandante vorrebbe affrontarlo senza un 'accurata preparazione" (46). Non fu convin cente e, in definitiva , si adattò ad accetrare la conclusione che l'inattendibilità di una prosecuzione su Le Kef rendesse inevitabile la liquidazione dell'operazione "a poco a poco''. Lo scontento e lo sconforto cli Rommel erano così evidenti e radi cati che eg li rispose negativamente al sondaggio di Kesselri.ng sull'assu nzione del comando del gruppo di annate. Pensò che solo adesso, dopo l'offensiva, non era più "persona non grata" e che in alto loco ora potevano tollerare il suo "disfattismo". Respinse la proposta, o meglio l'ipo tesi, accennando al fatto cli sapere ch e I·litler aveva g ià c.lcsignatO von Arnim. Tacque un ~econdo motivo di rifiuto: non gli andava più di sopportare le inframmettenze ciel Comando Supremo
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e clell'OBS. Kesselring prese atto della cosa e si accomiatò. Voleva parlare con von Arn im (47). Gli avvenimenti pomeridiani confortarono, se si può usare tale espressione, i peggiori timori di Rommel. Aveva appena trasmesso l'ordine di rinuncia al prosieguo dell'operazione che, alle 17, una reazione coordinata fra Alleo e Robinett spazzò ogni residua illusione ciel Kampfgruppe del DAK. In particolare il XIV/5° bersaglieri ebbe molto a soffrire dei rovinosi effetti del contraccolpo. Nella notte Rommel spedì al Comando Supremo il bollettino serale: •I continui rinforzi fatti affluire alle forze nemiche durante la giornata del 22/ 2, le sfavorevoli condiz ioni atmosferiche che impediscono di manovrare fuori de lle strade carrozzabi.li e le crescenti diffi<:olt~ che presenta il terreno montuoso p er l' impiego delle truppe cele ri, lasciano prevedere che la continuazione de ll'attacco con le limitate forze a disposizione non ha probabilit;ì di successo. L'annaw ha ordinato pertanto, d'intesa con l'O.B.S., la cessazione dell'attacco ed il ritiro de lle truppe attaccanti nelle ore pomeridiane, dopo aver inflitt.o però gravi perd ite al nemico ed averne infranto lo schieramento. Questa decisione è stata provocata anche da l fatto che la situazione sul fronte di Maret h esige un ve loce spostamento, in quella zona, del le truppe mob ili delle due arma te, per poter colpire fu lmineamente il nemico non an co ra pronto per l'attacco sulle sue posizioni di raccolta per ottenere in cal modo un differimento dell'attacco ...
Le perdite dell 'Asse dal 19 al 22 febbraio ammontarono ad un migliaio cli tedeschi morti, fe riti o d ispersi, 400 italiani complessivamente, 5 pezzi controcarri, 4 lanciarazzi da 150, 20 carri, 60 automezzi e 6 mezzi corazzati. Qu elle denunciate dagli Alleati furono p iù alte d i quanto ritenute da Rommel: 300 morti, 3000 feriti e 3000 dispersi (ma i tedeschi segnalarono 3.700 prigionieri), 183 carri, 194 semicingolati, 208 pezzi di artiglieria, 512 au tomezzi ed ingenti quantitativi di riforn imenti di ogni tipo. Però l'organizzazione logistica americana riuscirà a portare dagli Stati Uniti 4.500 automezzi e 10.000 tonnellate di materiali entro i primi cli marzo. Intan to aveva avuto luogo il colloquio tra Kesselring e von Arnim a Biserta . Uno scambio di vedute che lasciò il p rimo ancor più insoddisfatto di quanto non fosse. Davanti all'insistenza ciel comandante della 5• armata circa l'impossibilità d i cedere truppe a Rommel, finì per arrendersi. Difatti von Arnim non era rimasto del tutto con le mani in mano. Il 20 febbraio aveva convocato i suoi principali sottordini per concretare l'apporto da fornire all'offensiva su Le Kef con diversivi o d azioni locali e, nel contempo, il pronto sfruttamento di qualsiasi indebolimento di tratti del fronte del 5° e ciel 19° corpo alleati. In tale sede aveva, in sintesi, ordinato d i tenere stretto contatto con l'avversario su tutta la linea m ediante intensa attività esplorativa, sì eia aver immediata percezione di eventuali ripiegamenti; di predisporre gruppi tattici motorizzati per azio ni manovrate, appena consentite dalle circostanze ; cli orientarsi a raggiungere le strette ed i pas-
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si d el Djebel Bargou e del Djebel Sergj (D .f. Superga), Siliana (settore Benigni) e Maktar (settore Lang). Inizio dell'operazione: il 22 febbraio. In sostanza, mentre i settori tedeschi di Biserta e di Tunisi nord e quello della Superga (48) si limitavano , almeno inizialmente, al miglioramentO di posizioni nell'ambito di una diecina cli chilometri o poco più , il XXX corpo italiano aveva qualcosa di più da compiere: non soltanto legare la propria sinistra alla 21" Panzer, agente sulla direttrice Sbiba-Ksour, ma soprattutto minacciare il rovescio d ella linea francese , premuta da oriente dalla Superga. In base, appunto, all'esigenza di penetrazione in profondità, il gen. Sogno aveva fatto approntare tre complessi motorizzati. Quello ciel ten.col. Reisoli con il 1/91 ° f. rinforzato, il battaglione tedesco A 28 ed unità minori (settore Benigni); quello del reo.col. Buhse con il grosso del 47° Grenadiere, il I/86° fucilieri, il 190° battaglione carri, il 334° gruppo celere ed unità minori (settore Lang); quello del col. Lequio con tutti i reparti meccanizzati della 50" brigata speciale (settore Imperiali) . I primi due complessi erano alle dipendenze dei rispettivi comandanti di settore, il terzo passò a disposizione del corpo d'armata. Gli elementi esploranti si erano già mossi nella giornata del 21 occupando Ousseltia ed El Ala, ma la vera avanza ta doveva cominciare il giorno dopo, il 23. Perciò von Arnim trovava inutile, o ltre che impossibile, cambiare il gioco, specie se Rommel non riteneva di aver probabilità cli successo o se, comunque, ancora la sorte di Thala e ra incerta. Kesselring tornò a Frascati irritato per "l'ostinazione" di Rommel e di von Arnim, però, riesaminando a tavolino la situazione tunisina, dovette ammettere che la prosecuzione dell'offensiva in direzione di Le Kef o di Tebessa era diventata impossibile . Anche il Comando supremo ne convenne ed in se rata Ambrosio diramò l'ordine : •Attacco ne lla Tunisia centrale deve essere sospeso. Truppe mobil i ripiegheranno combattendo sulle posizioni d i parcenza. Sfni t1:are ogni occ,1sione per infliggere colpi al nemico che segu isse i nos tri movime nti ( .. .) Domani 23 sa ranno ema nare disposizioni pe r l' ulteriore condotta delle ope razion i, ( 49).
Bisogna dire che nell'ambito della 5" armata corazzata non tutto funzionò come dovuto . Il 23, pritna ancora dell'alba, ebbe inizio ... l'avanzata del XXX corpo. Durò, invero, poche ore perché dopo mezzogiorno arrivò la comunicazione di von Arnim che bloccava tutto e richiamava le truppe sulle basi cli partenza . Questo per i raggruppamenti Reisoli e Lequio. Quando, infatti, Sogno rientrò al proprio Comando, a Kairouan, dopo aver seguito i movimenti da Ousseltia, seppe con stupore ed indignazione che il col. Lang - che il 22 si era spinto ad una ventina di ch ilometri a nordovest di Pichon - aveva già dato corso al rip iegamento su ordine ricevuto direttamente dal Comando d 'armata nelle prime ore del 23 (50).
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3.
LE Of>EI\AZION I IN AFRl (;A SF.1TF.NTRIONALE
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L'EPILOGO.
Anche il 22 febbraio aveva causato emozioni agli Alleati . Sin dalla prima mattina, dopo la fine degli ultimi carri della 26 · B.cor. , il gen. Nicholson si era rivolto al Comando del 2° Corpo segnalando che una settantina d i Panzer si preparavano a sfondare a Thala e che perciò chiedeva il massimo concorso da parte del Combat Command B. Fredendall non trovò cli meglio che passare la notizia a Robin ett ed incaricare il gen . Ward di coordinare le azion i del Combat Command B e d e lla Nickforce. Poco dopo sopravvenne un'altra tempestosa novità : a quanto pareva una puntata tedesca aveva seminato il panico tra le unità americane d isl ocate nella zona cie l passo di Bou Chebka. Ne derivò la voce che il Comando stesso ciel corpo d'armata fosse minacciato e qualcuno, non s i seppe chi, dette l'ordine cli trasferirlo a nord. Messo in allarme, nel pomerigg io il gen . Juin si recò a visitare il gen. Welvert per sentire esattamente il polso dei francesi. Lo trovò invelenito . Aveva faticato per ore a riportare o rdine sul pianoro di Bou Chebka e Fredendall, che ai suoi occhi "non possedeva più nozioni di arte militare di un semplice caporale" (51), si era fatto vivo per dirgli di studiare una ri tirata della divisione di Algeri su i monti di Tebessa, temendo che le difese alleate stessero cedendo dovunque. Juin risolse di andare subito a l Comando del 2° corpo . Quando vi s i presentò rimase sbalordito ne l vederlo in pieno trasloco. Fredendall era seduto su una cassa nel suo ufficio già smantellato, molto giù di spirito . Alle domande ciel francese, affermò che l'idea del ripiegamento risaliva ad un ordine de l Comando d'armata, ad ogni modo no n aveva alcuna riserva e molto probabilmente sarebbe stato costretto ad andarsene alla svelta (si noti che questo accadeva nel pomeriggio del 22, quando Rommel aveva getta to la spugna). Juin chiese allora in quale direzione intendesse ri piegare e Freclendall indicò verso nord, perché non poteva abbandonare il 5° corpo britannico. Juin cercò di farlo ragionare: abbandonare Tebessa, cioè la sua base ed il suo asse cli rifornime nti e sgomberi, significava non soltanto un collasso logistico ma il comodo accesso alla è'e gione d i Costantina eia pa rte tedesca, oltre beninteso a non impedire la caduta di Thala e cli Le Kef. Fredendall non sentiva ragioni: era un o rdine, ed a tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate dovevano provvede re i Comandi superiori. A questo punto Juin esplose. Mostrò su una carta il terreno fra Tebessa e Costantina; mise in evidenza che, raggiunta Tebessa, i Panzer sarebbero arrivati a Costantina in poche ore, e concluse: "ivlia moglie ed i miei .fìgli sono a Costantina; vi avverto che se vi ostinate a voler dar corso all'ordine di Anderson, vi tolgo, di mia personale autorità, la divisione di Costantina per d(/èndere Tebessa e farci tutti uccidere". Dove non era riuscito il ragi.onamento, ebbe successo l'emotività. Fredendall cambiò subito atteggiamento e giurò che non avreb-
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be abbandonato Tebessa, anzi si sarebbe fatto uccidere con i francesi (52). L'allarmismo aveva provocato contraccolpi un po' dovunque. Anche al 19° corpo francese. Al mattino Anderson aveva detto a Koeltz di mandare a Thala i due battaglioni delle Guards tuttora in linea a Sbiba. Dopo qualche discussione derivante dal fatto che l'esecuzione di questo provvedimento avrebbe comportato un arretramento della difesa di circa dodici chilometri, Koeltz fu costretto ad obbedire. D'altronde, a quanto gli risultava, la situazione si faceva sempre più critica: il Comando tattico dell'a rmata si trasferiva a Le Kef nella notte e consigliava i francesi di fare altrettanto! Insomma per l'intera giornata una visione pessimistica circa l' andamento della battaglia n e i differenti settori dominò fra gli Alleati. È pur vero che alle 22 Ande rson partecipò a Koeltz qualche notizia più rassicu rante: ad oriente del Djebel Hamra il nemico era stato respinto, a Thala si sperava di reggere , la stre tta di Kasserine era stata investita da 26 bombardieri. Sembrava perfino che Rommel avesse fatto un passo indietro, ma forse stava riordinando le forze per una ripresa d ell'operazione. -Per farla breve - scrisse il gen. Koeltz - la sera del 22 febbraio la tensione era ancora grande in tutti i Comandi all eati interessati. Tutti si aspettavano una prosecuzione dell'offensiva nemica e l'eve ntualità di una ritirata era stata presa in seria considerazione• (53).
Nella notte arrivò il gen . Harmon . In relazione a l cattivo esito dei combattimenti cli Sidi Bou Zid e di Sbeitla, Fredendall aveva chiesto la sostituzione del gen. Ward. Eisenhower fece chiamare immediatamente dal Marocco il gen. Harmon, comandante della 2• D.cor. americana; ma poi, riflettendo che Ward non poteva certo essere il solo responsabile di quan to si era verificato, preferì - almeno in un primo momento - assegnare al convocato l'incarico di "braccio destro" di Fredendall per il coordinamento delle azioni alleate nella zona di Thala. Harmon si presentò a Kouif sede del 2° corpo , verso le ore 3 del 23 febbraio. Messo al corrente del le vicende in corso, si recò a trovare Ward ad Haidra e Nicholson a Thala e prese in pugno la s ituazione. Disse al primo di tener tutti i suoi reparti pronti a spostarsi in qualunque direzione tranne che indietro; al secondo, di resistere per tutto il giorno e di non muoversi sino all 'imbrunire . Peraltro, appena un'ora dopo, il Comando dell'armata gli colse proprio il settore di Thala passandolo al gen. Keightley, comandante della 6° D.cor. inglese. Osservò il gen. Koeltz: "Era sfiducia nel comandante americano? Era per raccogliere la 6" D.cor. nell'eventualità di una ritirata verso nord? In tutti i casi era la quinta volta in quattro giorni che la direzione della difesa di Thafa cambiava di mano" (54). In compenso, Harmon si fece valere allorché Nicholson lo avvertì che un ordine superiore voleva portare a Le Kef le artiglierie del-
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la 9" D.f. amerìcana. Di fronte all'assurdità di simile misura Harmon si impuntò seccamente e la spuntò. Sapendo che la sera del 22 il servizio informazioni riuscì ad intercettare l'ordine di ripiegamento indirizzato da Rommel ad una unità tedesca e che alle ore 1,45 del 23 venne decifrata la direttiva del Comando Supremo circa la sospensione dell'operazione ed il ritorno sulle posizioni di partenza (55), si stenta a credere che soltanto nella tarda mattinata del 23 gli Alleati sembrarono convincersi che il temuto nemico se ne era andato. Ad essi appariva inconcepibile che tedeschi ed italiani lasciassero senza resistenza le posizioni che avevano conquistato a duro prezzo. Dov'era Rommel? Che cosa aveva in mente? Alle 11 del 23 il gen. Welvert sintetizzò quanto a sua conoscenza a Koeltz: ,Comrariarnente ad ogni attesa, la notte sul 23 è stata calma davanti ad Ain el Amar ed al levar del sole il campo di ba ttaglia era completamente silenzioso e deserto. Non un solo carro era visib ile nel Bled Doussa na . Le pattuglie non hanno ripreso il contatto.Il nemico è scomparso, ma il terreno è coperco di a rmi, mu nizioni, materiale di equipaggiamento, documenti, cadaveri nem ici abbandonati senza sepoltura, contrariamente alle abitudini ted esche. Tutto sta a significare una riti ram precipitosa• (56).
Nel pomeriggio il ritiro delle truppe dell 'Asse fu confermato e soltanto nel settore di Ousseltia si registrò l'aggressività cli colonne italiane, tuttavia i Comandi alleati non sembrarono preoccuparsi molto di inseguire . Eisenhower, accompagnato dal gen. Truscott, si recò a Tebessa e parlò con Fredendall ed Alleo. Per la prima volta, ricordò poi Truscott, apparve "un chiaro segno di ottimismo" (57). Per quanto pattuglie francesi fossero giunte nel tardo pomeriggio sul Djebel Chambi, a quattro chilometri dalla stretta di Kasserine, senza incontrare anima viva, era convinzione generale che la resistenza ted esca si sarebbe irrigidita proprio in corrispondenza cli quella località. Eppure, noterà lo scandalizzato Koeltz, poco prima di mezzanotte il geo. Harmon "ordina al gen . Ward di organizzare un attacco in piena regola al passo .. . per il 25 all'alba: fra due giorni!" (58). Allorché, il 25, dopo lunga ed intensa preparazione di artiglieria, il 2° corpo si mosse verso Kasserine, incontrò il vuoto . Le truppe di Rommel erano già rientrate per il passo di Faid (10 • e 21" Panzer) oppure tornate ad El Guettar ( Centauro) od a tergo della linea di Mareth (Kampfgruppe ciel DAK) . Il ripiegamento era cominciato con l'arretramento cli Bi.ilowius, protetto e poi seguito da von Broich; quindi anche Hildebranclt era sceso a sud verso Sbeitla. La stretta cl i Kasserine venne occupata dagli Alleati nel pomeriggio; al tramonto gli americani entravano nel villaggio di Kasserine ed al cadere della sera erano a Feriana. Secondo Eisenhower l'inseguimento fu enormemente ritardato da un mare cli mine, trappole, demolizioni e distruzioni lasciate da Rommel nella sua scia; secondo il gen. Koeltz dall'indicibile disorganizzazione dei Comandi alleati.
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Churchill aveva seguito con trepidazione e malu more crescenti lo svolgiment0 della battaglia . Il 24 scrisse ad Alexander: , ] . Ve rso Natale si era rinunciato all'idea di lanciare all'attacco la l' armata e negli ultimi due mesi era stato fan o ogni sfo rzo pe r riforn ire i depositi e far affluire rincalzi. È vero che il ritiro dal fronce delle truppe francesi rappresenta una complicazione, ma in co mpe nso sono arrivati numerosi repani ame ricani. Queste stesse truppe ameri ca ne sono però passate agli ordin i d i Anderson e sono state da lui o da qualche al tro disperse a pezzi e bocconi, come voi stesso riferite su un am pio fronte debolmente difeso. Non c'e ra lo statO d'animo adatlO né si aveva a lcun a idea ci rca l' impiego della l' armata; i re pani s i tro vavano in condizioni mol ti simili a quelle dell'8' armata quando voi e Monty ne assumeste il comando. Sarebbe stalO opportuno far indietreggiare il fronte a sud della alture; invece non si provvide né alla costitu zio ne di un solido fro nte né ad un prude nte ripiega mento. Prima che l'attacco avesse ini zio, il nostro servizio informazioni diede ripetuti avvenimenti; anche allora una ritirata sarebbe stata assai ragionevole. Nessu no si curò di queste p osizioni, i cui nomi continu arono ad esse re ignora ti, s ino a che non furono perdute. An che una manovra diversiva sare bbe poema essere molto opportuna, ma non se ne fece niente lasciando che il Il corpo d'armarn americano venisse scompaginato e subisse gravi p erdite sono l'impeto dei 150 ca rri armali nemici lanciati all'attacco contro il erano d i fronte da esso ten uto. 2. La situazione è stata ora ristabilita ma si dovrà indagare attentamente su quanto è avvenuto. Conto su di voi e sulla vostra lucidità di giudizio , esse ndo cert.o che non vi presse re te a coprire u o mini incompetenti o d incapaci. 3. Sono pure lieto di apprende re che i carri Cbu.rcbill tan to vitup era ti hanno dato buona prova(. ..)• ( 59).
Alexand e r gli rispose tre g iorni dopo: •Sono appena cornaco da un giro d ' ispezione. durato tre giorni, alle linee avanzate america ne e francesi. li raggruppamento e la riorganizzazione de lle forze so no attualmente in corso , un pò rit a.rdati pe rò d:i ll'azione ne mica ne l se no re nord. In linea generale, si può affermare che gli americani mancano di esperienza ed i francesi di armi. Quanto agli americani sto inviando i migliori ufficiali disponib ili a istru irli su lla tecnica di combat.timemo ed a collaborare al loro add estramemo . Per ciò che riguarda i francesi. ho telegrafato in Gran Bre tagna e nel Medio Oriente, chiedendo che siano inviati per via aerea le armi essenziali e l'equipaggiamento leggero, e faccio incan to tuuo il possibile con i mezzi di cui dispongo( ... ). A dirla co n franchezza, sono stato favorevolmente colpito dalla si tuazione che ho trovato. Anche se è vero che Andcrson avrebbe dovuto afferrare più rapida mente la reale s ituazione e cominciar subito a fare quello che io sto ora facendo, bisog na te ne r prese nte che ha assun to il comand o dell' ime ro fron te soliamo il 24 gennaio. Sto o rgani zza ndo le trup pe in tre grandi aggruppamenti: truppe brìtanniche e frances i agli o rdini di Anderson, tuni gli americani agli ordini di Fredenda ll, 8' armata agli ord ini di Momgo me ry. Mi du o le darvi un dispi:1 cere, ma la vittoria finale in Africa sene ntrional e no n è affatto imminente (is 1101 j11s1 round tbe cornei~. C'è ancora molcìssimo da fare sia per terra sia ne ll'aria (. .. )• (60) .
Alexander mostrò disapprovazio ne circa l'opera di Anderson e di Fredendall. Tn effetti il comandante della 1" armata reagì con eccessiva lente zza a ll 'o ffe nsiva di Rom me l e parve , in più d i un'occasione, lasciarsi prendere la mano dagli eventi , ma Eisenhower non voi-
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le turbare "l'equilibrio" in campo a lleato e lo lasciò al suo posto sino al termine della campagna. Per Fredendall il caso era differente. A prescindere da ceree originalità (61), la insofferenza per i consigli altrui, la particolare antipatia quasi ostentata nei confronti di Anderson, la scarsa pazienza e la sfiducia nemmeno mascherata verso i francesi, stava di fatto che troppe carenze erano emerse nella sua azione di comando. Il gen. Robinett non esitò a lamentare gravi pecche di cui avevano risentito danno le unità del 2° corpo, quali la mancanza di un qualsiasi coordinamento dell'azione, l'inesistenza di limiti cli settore, la nessuna informazione sulle stesse truppe amiche, lo spezzettamento dei reparti, lo scarso controllo sulle immediate retrovie . Perciò, quando Alexander espresse un parere negativo sul personaggio, Eisenhower non esitò a cercare un sostituto . Il 6 marzo il gen. Patton assumerà il comando del 2° corpo americano. Da parte dell'Asse il disaccordo fra Rommel e von Arnim gravò in sensibile misura sull'offensiva contro la l" armata britannica . Rommel, a nostro giudizio, ebbe il torto di non ammettere le proprie incertezze derivanti da un evidente stato di esaurimento (ampiamento giustificato) e la conseguente necessità di lasciare il comando, pur riconoscendo umano che continuasse a battersi nel presupposto, errato o fondaco che fosse, di essere l'unico veramente io grado - per capacità, conoscenza dell'ambiente operativo e del nemico, esperienza bellica e prestigio - di ottenere il poco che si potesse guadagnare su l campo cli battaglia . Ignorava la forza dell'avversario, ma ben presto entrò in possesso di elementi profondamente significativi sugli americani ed i dubbi tornarono ad agitare il suo animo : sapeva che in tutto e per tutto poteva contare sull'equivalente cli appena ere battaglioni cli carri scarsi. Se dunque l'offensiva non avesse acquistato subito la fisionomia di un'irruzione rapidissima e travolgente, ben presto avrebbe dovuto fare i conti con una temibile reazione alleata, in special modo aerea : e, possiamo aggiungere, forse nemmeno Rommel immaginò con quanta straordinaria tempestività prese la decisione di mettere la parola fine all'offensiva clell'Angrijfsgruppe Nord, come era stato denominato il complesso di forze con il quale aveva tentato di sfondare. Se avesse disposto dell'intera 10" Panzer e dei famos i Tigre, sarebbe riuscito nell'intento? Forse sì. Se avesse conosciuto il disorientamento dei Comandi nemici, avrebbe insistito? Probabilmente sì. Però occorre considerare anche la domanda inversa: se l' lntelligence Service alleato fosse riuscito a comporre in un quadro più significativo le copiose notizie fornite da Ultra e dalle normali fonti di informazione, i Comandi si sarebbero lasciaci prendere dall'orgasmo? Dell'apporto italiano si è detto poco. Non per tenerlo in non cale, ma perché obiettivamente meno incisivo. Senza voler attribuire la cosa ad una intenzionale presa di posizione tedesca, in effetti che l'unica grande unità di alto livello italiana, vale a dire il XXX corpb d'armata, era tal solo di nome. In realtà si trattava di un complesso e ce-
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rogeneo d i reparti italiani e tedeschi di oscillante livello d i forza. Q uesto a prescind ere da lla dis invo lt ura, pe r dirl a con un eufe mismo, con la quale von Arnim toglieva ed assegnava unità, indicava comp iti cassativi e dete rminava settori interni . Q uanto alle aliq uote della Centauro impegnate nel Kampfgruppe del DAK, esse si batte rono bene nell'ambito d ei compiti loro assegnaci, ma non potevano ave re peso risolutivo. In definitiva, si è propensi a ritenere che la prima fase della manovra per linee interne avreb be co nsegu ito il successo ausp ica to soltanto con una maggiore disponibilità di carri, di fanteria, di artiglieri a e di aviazio ne. Con q ue llo c he c 'e ra , di più era ben d ifficile ottenere. Certamente appare deprecabile l'atteggiamento egocentrico di von Arni m. Qual i che fosse ro le sue convinzioni, ben poteva comprendere la necessità di favorire in ogni modo l'u n ico colpo c he potesse provoca re un più o meno rilevante scossone nello schieramento a vversario . Ma il giu diz io nega tivo sul com p ortamen to del comandante de lla 5, armata , chiama in causa Kesse lring. Egli fece ricadere b iasimo e colpe sul Comando Supre mo e sull'OKW. È vero: il procrastinare la definizione del Comando dello scacchiere, cioè del gruppo di armate, nocque in misura fondamentale. Però lui stesso, che in qualità di OI3S e pe r specifico incarico ricevuto da Hitler in persona esercitava una specie di sovrintendenze sulla Tunisia, dimenticò di ammettere le proprie respo nsabiliLà sul mancato coo rdiname nto degli sforzi in un momento così importante. Rimproverò, ed anche aspramente, von Arnim, ma con quale risu ltato? Immediatamente dopo la conclusione della battaglia , vennero presi due provved imemi che se posti in atto prima avrebbero veros imilmente sortito migliori risu ltati : la costiluzione d el gru ppo cli armate e l'offensiva della 5' armata corazzata. Ved iamo subito q uest'ultima. Il 23 mattina, qua ndo tutto era ritornato allo statu quo ante, von Arnim partì in volo per Frascati (ad insaputa di Rommel, suo superio re) a llo scopo d i sottoporre all'approvazione dell'OBS il piano de ll'imminente operazione che intendeva attuare nella T unisia settentrio nale. Per la verità, non si trattava di un ' iniziativa estemporanea . TI 22 Kesselring aveva autorizzato una p ressio ne della 5• armata per agevolare il disimpegno di Rommel ed anche per dare maggior respiro a lla testa di ponte in corris po ndenza dei port i di Biserta e di Tunisi. Von Arnim aveva subito d iscusso della questione con il gen. von Mante u ffe l, nuovo comandante della divisione g ià affidata a von Broich, ed il neo-promosso geo. Weber, e fi nito per concludere orientan dos i su un' azione contro Medjez el Bab da effettua re il 26. Era la p iù semplice e la più sic ura, sia sul piano o rgan izzativo sia su quello esecutivo. Kesselring accolse fino ad un c e rto punto il disegno cli von Arni m e decise che l'attacco fosse esteso a rullo il fronte dell'armata, con sforzo principale in direzione cli Béja proprio mirando al desicleraco ingrandimento della resta d i ponte . C'era però un problema da risolvere :
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le direttive del Comando Supremo non prevedevano affatto un'operazione del genere. Perciò Kesselring si recò a convincere Ambrosio, mentre von Arnim rientrava in Tunisia. Nelle sue linee generali il piano comprendeva due distinti atti. L'operazione Ochsenkopf (testa di bue), assegnata al gruppo di corpo d 'armata Weber, si proponeva la penetrazione in profondità in direzione di Béja e la contemporanea eliminazione dei salienti nemici di Medjez el Bab e di Bou Arac\a. L'operazione Entladung (scoppio), compito della divisione Manteuffel, doveva consentire l'eliminazione delle forze alleate ad oriente di Tabarka. Il settore sul quale avrebbe inciso l'offensiva era quello del 5° corpo britannico, tenuto dalla 46" e 78" D.f. e dalla divisione Y, affrettatamente messa insieme con la 1" B.par. , la 38' B.f. ed unità minori per sostituire in qualche misura la 6• D.cor. spostatasi a sud. La sera stessa d el 24 il col. Westpha l arrivò in aereo al Comando di Rommel per comunicare le decisioni prese a Roma . Rommel, adesso comandante del gruppo di armate Africa, e ra stato informaco la sera precedente dal capo ufficio operazioni della 5" armata che le mire erano rivolte solo a Medjez el Bab . Quando seppe, invece, che il panorama si era ampliato, non mancò d i manifestare disapprovazione per uno scopo così ambizioso, irritazione per essere stato scava lcato, stupore per la richiesta dell'OBS di "tenere per qualche altro giorno le posizioni di retroguardia a Kasserine e di cooperare, se richiesto, con la 5° armata nella sua avanzata su Béja» . Ma Kesselring si e ra dimenticato che due giorni prima avevano stabil ito in pieno accordo cli sgomberare la zona? A Roma proprio erano privi di senso della realtà , commentò Rommel, e, per quanto si ri tenessero in grado di risolvere con competenza problemi tattici in Tunisia , non erano riusciti neanche ad armonizzare l'azione su Thala con qt1esra su Béja (62). Il 26 febb raio, all'alba, presero il via le due operazioni (schizzo n. 49) . Ocbsenkopf era condotta dal Ko1psgruppe Weber, un complesso di forze intermedio tra la divisione ed il corpo d'annata, ma in sostanza formato dalla 334• D.f. rinforzata da numerosi reparti di altre grandi unità, quali la Hermann Goering, la Super-ga e la 10· Panzer. Lo sforzo sulla direttrice di Béja venne condotto dal raggruppamento corazzato Lang (501 ° battaglione carri pesanti, II/7° Panze1·regirnent, I/86° Grenadiere e 190° gruppo esplorante) con 77 carri, tra i quali 17 Tiger. Il primo giorno ebbe ragione dell 'accanita resistenza opposta dalla 128• B.f. inglese , ma la stretta di Ksar Mezouar, raggiu nta il 28, segnò il limite massimo dell'avanzata, nonostante tutti i tentativi d i Lang per snidare i d ifensori dalle posizioni scelte sulle colline ad iacenti. La lotta si p rotrasse inutilme nte si no al 2 marzo. Le azioni secondarie non ebbero miglio r sorte . L'attacco contro Mecljez el Bab, nella valle del .Mecljerda, fu esercitato da tre parti: al centro dal gruppo Andorff 054° Grenadiere rinforzato), a nord dal gruppo Eder (755° Grenadiere rinforzato) ed a sud da un'aliquota del raggruppamento Schmicl (I/69° Panzergrenadiere rinforzato).
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Schizzo n. 49 LE OPERAZIONI OCHSENKOPF E ENTLADUNG
(26 febbraio -2 marzo)
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I.E OPERAZIONI TN APRICA SBlì'ENTRION.ALE
Le colonne centrale e meridionale vennero bloccate quasi subito rispettivamente dall ' l l" 13.f. e dalla 138· 13.f., ben disposte su l terreno ed ottimamente sostenute dall'artiglieria. Quella settentrionale invece riuscì nell'intento con un'iniziale tanica di infiltrazione contro il 3° tirailleurs algerino, ala sinistra della 138' B.f. inglese. Il 1° marzo raggiunse Toukabeu r al te rmine di un duro combattimento e qui in pratica finì la spinta. Von Arnim non sos pettò che la conquista delle posizioni che dominavano la strada per Béja avesse destato tanta apprensione a l Comando l" annata britannica da indurl o a ritenere l'v1edjez el Bab decisamente compromessa e quindi ad orientarsi ad abbandonare la zona e ritirarsi più ad ovest. Fu Alexander ad impo rre la difesa ad oltranza d i Medjez e] Bab. Più a sud prese le mosse l'attacco contro il saliente di Bou Arada ad opera del grosso d el raggruppamento Schmid. Le due branche della prevista tenaglia erano formate dal gruppo Kocb (reggimento paracadutisti della Hermann Goering) e dal gruppo Holzinger (756° Gebirgsjaeger meno un battaglione , battaglione T 5 e III/ 92° f. italiano), ma ben presto si palesarono di insufficiente robustezza per consentire la manovra voluta. In un paio di giorni l'azione si esaurì con sensibili perdite . Il 2 marzo, tirando le somme, von Arnim dovette rassegnarsi a chiudere l'operazione Ochsenkopf Il gen. \'X1eber comunicò di aver fatto 2.500 prigionieri e catturato o distrutto 16 carri , 20 pezzi cli artiglieria campale e 17 cannoni controcarri; le sue perdite ammontavano acl un migliaio <li uomini, 22 carri distrutti e 49 danneggiati. Era rimasto con soli sei carri efficienti. L'operazione Entladung ebbe invece risultati più soddisfa centi. Si sviluppò con un triplice sforzo sferrato da l 10° bersaglieri , clall 'XJ battaglio ne genio paracadutisti e dal grosso del reggimento paracadutisti Barenthin. La colonna italiana, che agiva nella fascia costiera, andò ad urtare contro il corpo franco d'Africa, un'unità francese fo rma ta da volontari (63), ne superò la tenace res istenza e si portò a sudest cl i Cap Serrat. I due gruppi di paracadutisti tedeschi, operando a caval lo della rotabile per Djebel Abiod, non trovarono eccessive difficoltà a raggiungere Sedjenani il 3 marzo. Ma qui tutto si fermò , mentre i reparti d ella 139' B.f. retrocedevano. Durante lo svolgimento delle operazio n i Ochsenkopf ed Entladung, la Superga ed il XXX corpo d'annata dovevano esercitare pressioni in direzione della Grande Dorsale per dar l'impressione cli una grand e manovra a tenaglia da parte della 5" armata. All 'atto pratico, solo un 'azione reali zzata dal gruppo Benigni da Ousseltia verso il Djebel Sergj rivestì una certa importanza; peraltro senza destare preoccupazioni in Koeltz che aveva avuto tempo e modo cli rinforzare la difesa della dorsale cli Maktar. In conclusione l'offensiva della 5 ' armata fu deludente. La testa di ponte non risultò ingrandita né, soprattutto, acquistò spazio a beneficio di Biserta e Tunisi . Gli obiettivi cli Béja, Medjez el Bab e Bou Ara-
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da non erano stati conquistati. Gli sbocchi sulla piana cli Tunisi rimasero in mano britannica. È pur vero che le cattive condizioni atmosferiche , che impedi rono l'apporto aereo, e la difficile percorribilità del terreno nocquero all'iniziativa dell'Asse, ma probabilmente pesarono di più l'affrettata preparazione, le carenze nell 'organizzazione dei collegamenti ed il difettoso impiego d ell'artiglieria. Sicuramente le truppe impegnate sulla direttrice di Béja furono insufficienti e si logorarono inutilmente i preziosi Tiger. Se la divisione Manteuffel poté almeno ottenere l'acquisizione di una buona base di partenza per successive azioni, il Korpsgruppe Weber mancò completamente allo scopo .
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NOTE AL CAP ITOLO
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(1) DSCS, tele 0146/0p. A. data 5.2.1943, ore 9.45. Stranissimamence il messaggio e ra indirizzato a Su perlibia! (2) DSCS, t.ele 0147/0p. A data 5.2.1943. In questo pe riodo i Comandi dell'Asse usavano l'espressione "armata americana" per indicare le forze alleate della Tunisia centrale. (3) B. Li<ldell Hart, 71Je Rommel Papers, cit., p . 394. 11 12 febbraio Rommel aggiungerà: "Spero che la mia decisione di restare con le mie truppe sino all'ultìmo sarà approva.ta (dall'OKW]". (4) DSCS, f . 059/0p. A. data 30.1.1943. (5) DSCS, tele 110/0p. data 5.2. 1943, ore 22, del Comando l' armata. (6) DSCS, verbale riunione del 6.2.1943. In que lla sede venne toccato il delicato tasw delle operazioni in Croazia di cui si è parlaw ne l ca p. IV, n. 3. (7) DSCS, tele 0215/0p. A. data 7.2.1943, ma trasmesso il giorno seg uente alle ore 18.30 (8) Il col. von Liebenstein, comandante della 164' D.f., era in attesa della promozione a maggior generale, che gli arrivò ad azione cominciata. Al comando del DAK venne designato il 13 febb ra io il gen. Cramer, il quale pe rò ass unse l'incarico il 5 marzo. Di conseguenza lo sostimiranno interina lmente il gen. von Liebenstein sino al 17 febbraio (quando fu a sua volla fe rito), il gen. BO!owius sino al 23 ed il gen. Ziegler sino al 4 marzo. (9) Si tratta della traduzi one di fonte te desca <lei documento germanico, vistato da Kesselring in matita rossa e con la d,lta 10 febbraio. Sulla tra duz ione è apposta a mano un'agg iun ta al n. 7: "Il compìto principale dellci 5" squadra aerea consisterà nella protezione della dif esa jl-oni-e a sud". A questo proposito si precisa che sino al J 5 febbraio esistettero in Tunis ia du e distinti Comandi aeronautici italiani: il Comando Aeronautica Tunisia, o ri enrnLO a favore dell a 5·' armata corazzata , e il Comando 5" squadra aerea, che conti nu ava ad appoggia re l'ACIT. (10) DSCS, tele 0252/0 p. A. data 11.2.1943, ore 12, indirizzaco a "I• a rm ata per maresciallo Rommel et eccelle nza Messe et 5" armata". Due punti provoca rono l'immediata ed allarmata richiesta d i chiari menti da parte dell'ACIT. L'espressione "grnppo tattico mobile" de lla 5" armata fece temere una riduzione delle forze messe a disposizione da von Arnim, ma il Comando Supremo, d'accordo con l'OBS, assicurò trattarsi uni ca me nte di espressione generica scelta per eviwre di scendere in particolari e che, pertanto, av rebbero partecipato il grosso della 21' Panzer (da nord-est) ed altre trup p e della 5' armata (da est). Il secondo dubbio riguardava la rea le possibilit:ì d i proseguire lo sforzo su Tozeu r, dovendo nel cont e mpo assicurare il controllo della conca di Gafsa e recupera re i reparti dell 'ACIT pe r riportarli sulla linea di Mareth. In proposico l'OI3S, che inizialmente aveva parlaco della 999' brigata già pronta in Italia, finì per promettere l'arrivo a Tunisi di du e nuovi battaglion i <li marcia tedeschi entro il 20 febbraio . (11) F.H. Hinsley, op. citata, p . 581. (12) Sembra che Kesselring ,1vesse consultato il dott. Ilorster, medico p ersonale d i Ro mme l, chiedendo quando questi sarebbe dovuto rimpatr iare, date le condizioni di salme. Ave ndo Horsre r suggerito il ritorno in Germa nia verso il 20 febbra io, Kesselring avrebbe eso rta[() von Arn im a pazientare sino a qu ella data, aggiungendo: "Diamo a Rommel la sua ullima occasione di gloria prima che se ne vada dall'Africa" (D. Irving, op. citata, p . 282). 0 3) Giuse ppe Sanwro, L'Aeronautica i:taliana nella seconda guerre, mondiale, voi. II, ed . esse, Roma 1957, pp. 499-500 (14) Ibidem, pp. 501-502 (15) Giuseppe D'Avanzo, Ali e pollrone, Ciarrapico, Roma 1981, pp. 359-364. Pertinente il commenco di D'Avanzo: "Non si p uò neuare che nella R. Aeronautica, coerentemente con un fenom eno tipicamente italiano, lei paurosa deficienza di mezzi e di organizzazione non fo.çse in parte compensala da una certa dose di .fcmtas-ia e di in1wgno, che consenlirono [de l resto] l'attuazione di una serie di azioni di un certo ri-
L' ULTIMO SFORZO 0FfENS1V0 DEU.'ASSE
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lie1Jo" (Ibidem, p. 359) (16) F.H . Ilinsley, op. citata, p . 576 (17) L'indicativo di 18° gruppo d'armata derivava da ll'un ione degli indicativi della 1' e dell'8' armata. (18) 1.5.0. Playfair, op. citata, p. 289. (19) D. Eisenhower, op. citata, pp. 185- 186. (20) Il Combat Command B era stato pos to in rise rva nella zona di 1\llaktar, in sostituzione della 26' B.cor. che stava provvede ndo a cambiare i propri carri con gli She1·man appena giunti dall'America. (21) D. Eisenhower, op. citata, p . 187. (22) La LessoudaForceera costituita da l II/ 168° f., una compagnia del 1° ca rri , un p lo tone d i cacciacarri ed una batteria del 91 ° gr.smv. (23) Il gruppo tattico del Djebel Ksaira era costitu ito dal Comando e.lei 168° f. , il III/68° f. ed un plotone genio. (24) G. Howe, op. citata, p . 415. In realtà, a parte le truppe accerchiate sulle qua li mancavano particolari, le perdite umane del Combat Command A furono quel giorno pa ri a 6 mo n i, 22 feriti e 134 dispers i. (25) Ibidem, p. 422. (26) f.H. Hinsley, op. cìlata, p. 588. (27) L. Koelt7., op. citata, p. 232. (28) P.H. J-linsley, op. citata, p. 589. (29) Ibidem, p. 233. (30) Il distaccamento mecc,1nizzaco era costituito eia: XIV/ 5° bersaglieri rinforzato , XVJJ/31° carristi con ve ntidue ca rr i M 14/4J, CCIV gruppo da 65/ 17. li clistaccamentO mot0 rizzaco era costituito eia : XVI.li battaglione carabinieri, VI gruppo sqd. Aosta (meno uno squadrone), DII grnppo e.a. e reparti minori, nonché il 7° bersaglieri. Il d istaccamento appiedato era costitll il.O da l 132° f.c.c., il LX battaglione m icraglieri (meno due compagnie), un raggruppamento artiglieria da campagna e reparti minori. (31) B. Liddell Hart, Rommel Papers cit. , p. 400. (32) "Quella sera - scrisse l'aiutante di Rommel alla mog lie de l feldmaresciallo qua lche giorno dopo - ha ordinato una bottiglia di champagne e ha dichiarato: 'Mi sento come un vecchio cavallo di battaglia che abbia all'improwiso riudito il suono delta tromba" ( D . Irving , op. citata, p . 285). (33) B. Liddell Hart, Rommel Papers, ci t ., p . 402. (34) Harolcl Alexander, D'El Alamein à Tunts età la Sicile, Lavauzelle, Paris 1949, p. 102. (35) J. vo n Arnim, Gedanken ùber die Kriegsfùhrung in Ttmisien in Pebru..ar 1943 in Wehrwissenschaftliche Rundschau, n. 12/ 1952. (36) In realtà la div isione Welvert di francesi aveva conservato solo i tre battaglioni del 15° lirailleurs senegalesi e quattro batterie . Le altre truppe erano americane: il I battaglione Ranger, il I/168° f., il 36° ed il 75° gruppo art iglieria campale e numeros i repa rti minori. (37) B. Liddell Han, The Rommel Papers, cit., p. 403 (38) La comunic,!Zione di fredenda ll era redatta così in fretta e sciattamente che lì per n il gen. Robinetl, che conosceva l'avvers ione di Fredendall per Warcl, credet.te gli venisse affidato il çomando della d ivisione. (39) H . Alexander, D'El Afamein à Tunis, cit. p. 101. (40) I.S.O. Pl,1yfair, op. citata, p . 298. ( 4 I ) Il Com.bar Command Balla data del 20 febbra io era costi tu ilo da: 11/ 13° ca rri rinfoo:ato, II/6° f.cor., 11/16° f. , Ill/39° f., una compagnia eia ricognizione, 601° e 814° batwglione Tank Destroyer, 68° gruppo artiglie ria cor. , 7° e 33° gruppo artiglieria campale, 27° gruppo artiglieria campale, 443° gruppo concraerei, u na compagnia genio e servizi. (42) B. Licldcll I-lart, Tbe Rommel f'apers, cit., p . 405. (43) L. Koeltz, op. citata, p . 255. (44) B. Liddell I-Ia rt, The Rommel f'ape,·s, cit., p. 407. (45) OS l" armata, tele 354 data 22 .2 19 43 de l ten .col. Di Carlo.
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
(46) Strada facendo, Kesselring chiese al ca p. Berndt, che lo acco mpag nò s ino a Kasserine, notizie sulla salute di Rom mel. Berndt riferì il giudizio del medico cura nte: ''Non ci sono obiezioni di carattere clinico alta permanenza di Rommel ìn Tunisia per un altro mese, al lermine del quale deve però e1ssohtta1nente iniziare la cura, la quale potrà durnme un paio". Il commento d i Kesselring fu: "Penso che faremmo un grande favore al feldmaresciallo se gli a/jìdassimo il comando del gnippo di armate, che potrebbe assurne,·e di.fatto una volta tornato in Africa a condusione della cura" (D. Irving, op. citata, p . 291). (47) Pe r forni re un'idea delle persistenti ca renze organ iche italia ne - automezzi a pa n e perché sconta ti - basterà accennare a come il co manda nte della Superga dovette risolvere il problema dei collegamenU: "Occorre/ami.fronte con i mezzi che si hanno .. . Per meglio usufruire dei collegamen.ti, il Comando tattico superiore si traiferisca in genere là dove esiste un. Comando inferiore" presc risse il gen. Gelich nel rapporto tenmo a lle 18 del 20 febbraio. (48) DSCS, tele 0423/0p . A data 22.2. 1943, ore 23.10. (49) Il col. Lequio era arrivato ad Hadjeb el Aiou n. Poiché non era stato dotato di stazione rad io, per richiamarlo a Faid Sogno d ovette mandargli due ufficia li da Fondouk! (50) Relazione gen. Vittorio Sogno, Il XXX cotpo d 'armata italiano in Tunisia, Roma 1952, p. 130. (51) A. Ju in, op. citata, p. 158. (52) Ibidem, p. 158-159. (53) L. Koeltz, op. citata, p. 266. (54) Ibidem, p. 263. (55) F.H. Hinsley, op. citata, p. 592. (56) L. Koe ltz, op. citata, p. 267. (57) Martin Blumenson, Tre giorni per la sconjìtta, Casini, Roma 1969. (58) L. Koeltz, op. citata, p . 269. Cfr G . Howe, op. citata, p . 474, ove si osserva che "gli alleati auaccarono conto un nemico fantasma". (59) W. Ch urchill, op. citata, pp. 365-366. (6o) Ibidem, p. 396. (61) Fredendall era conoscimo per il suo modo di fare piuttosto arrogan te e spre giudi cato e per un li nguaggio non esattamente militare né burocra tico. Dato il tipo, l'eccentrici tà si diffuse nel corpo d 'armata. Un giorno la form ula d i riconoscimento fu composta dalla parola d'ordine: "Che casino!" e dalla controparola: "Porco mondo 1" (M. Blumenson, op. citata, p. 95). (62) B. Liddell Ha rc , The Rommel Papers, cit., p. 409. (63) Il corpo franco d'Africa, su circa 4. 000 uomin i, era stato costituito da Giraud co n tutti i volontari del Norda frica che non po tevano essere arruolati rapidamente nelle truppe regolari: fuorusciti frances i, rifug iat i politici, arabi, ecc. li suo primo coma ndan te fu il gen. de Montsa bert.
Capitolo sesto LA BATTAGLIA DI MARETH 1.
LA BATTAG LIA DI M EOENINE
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MA RZO) .
Il 23 febbraio, ne l pomeriggio, Ambrosie fece spedire il segu ente messaggio: '' Per assicurare azio,ie di comando unitaria est costituito Comando gruppo di armate Africa che sarà assunto da Feldmaresciallo Rommel at giungere presen te ordine" (1). Ro mmel rispose: "Hahe Befebl iiher Heeresgru.ppe 78.00 ubr ùhernommen (. . .)" (I lo assu nto il comando del gruppo d'armate alle ore 18 ... ) (2). Visto che la questione era praticamente stabilita - data a parte da qualche settima na , sarebbe d a attendersi una rapida defin izione di strumento ope rativo e direttive. Nu lla d i tutto questo. O , per maggiore esattezza, quello che venne realizzato riguardò soltanto l'aspetto dell 'unitarietà operativa dello scacchiere. Poco. Da un lato la macchina b ellica italiana funzionava sempre peggio pe r le crescenti d ifficoltà e l' innegabile universa le sfiducia , da ll' altro i tedeschi rivolgeva no al teatro d'operazioni africano uno sguardo troppo distratto o forse lo avevano, anche se inconsciamente , già abbandonato al suo destino. Chi si batteva e rano i capi sul posto: Romme l, Messe e von Arnim. Ved iamo, anzitutto, le d ue armate d e ll 'Asse. Pe r la 5" armata coraz,ata c'è p oco da dire. Aveva recuperato parte delle unità cedute temporaneamente a Rommel, ma le o ffensive dell'AngrijJsgruppe Nord e dei Kampfg ruppen Manteuffel e Weher erano state logoranti, non tanto in valore asso lu to quanto per il pressoché impossibile re integro dei reparti. Pe r giu nta anche l'aspetto ordi nativo den unciava vistose manchevolezze: occorreva almeno un Comando di corpo d 'armata. Ad ogni modo, alla claca del 24 febbraio essa contava su sei grandi unità: la d ivisione Manteu ffe l, la 334" divisione (gen. \Veber), la divisione Superga (gen. Gelich), un'aliquota dell a divisione Hermann Coen:ng (gen. Schmid), la 50' brigata speciale (gen. Imperiali), parte della div isione Centauro (gen. Calvi). Inoltre disponeva di tre reggimenti autonomi: il 5° bersaglieri, il 3° reggimento paracadutisti Barenthin ed il 47° Crenadiei·e; n onch é cli u nità minori. Per la l3 armata è doveroso inizia re dalle origini. Il 23 gennaio Messe era stato accompagnato eia Cavallero a patazzo Venezia, dove Mussolini gli aveva an nu nciato il nuovo incarico: sostituzione d i Romme l a ll a test.a d e ll 'armata italo-tedesca . Ed agg iun to : "L'armatct che prenderete è in ordine, ha ancora un ln1on armamento; dispone di settecento cannoni e di circa settemila automezzi. Cavallero, che l'ha vista sfilare, dice anche che i soldati sono vestiti bene" (3). Stupito da simili affermazioni, quando tutti in Italia sapeva no de lle condizioni in cui l'intera ACIT e specia lmente le divisioni italiane stavano ripiegando verso la Tunisia, Messe replicò di essere a conoscenza di una situa-
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LE OPERAZIO NI IN AFRICA SETTENTRI ONALE
zione di fatto ben differente e cercò, "dato il mutismo di Cavallero" , cli scendere nei particolari. Mussolini lo bloccò immediatamente con un "Cavallero è tornato oggi dall 'A frica ed ha riferito in base a quanto personalmente ha potuto uedere e rilevare'. Ciò posto, continuò con una strabiliante direttiva: "Dare scacco anzitutto alle forze avversarie che da ovest e da sud tendono a stritolare in una morsa la nostra occupazione tunisina. Nell 'estate si riprenderà l'iniziativa delle operazioni con una grande spinta ojfensiva verso l 'Algeria-Marocco e per la riconquista della Libia" ( 4) . Pur accettando l'incarico per ovvi motivi cli etica militare, Messe non nascose lo scarso entusiasmo per un compito che giudicava sproporzionato alle forze e mezzi disponibili e concettualmente errato sul piano strategico (5). Perciò non esitò ad esprimere seri dubbi sulla concretezza della direttiva, concludendo con: "Al massimo si potrà pretendere che si resista fino all'estremo". La replica d i Mussolin i venne dopo un momento di imbarazzato silenzio e si ridusse ad un paio di frasi inconsistenti, che però lasciavano intravvedere pessimismo per il futuro: "Occorre comunque resistere ad ogni costo, resistere fino all'estremo per ritardare corrispondentemente l 'attacco diretto contro l'Italia che seguirà fatalmente alla caduta delle nostre posizioni africane. Occorre che possiate resistere fino all'autunno: poi verrà la rottura dei tempi e l'attacco nemico non si potrà effettuare fino all'anno prossimo. Sono certo che riuscirete!' (6). Messe replicò : "Me lo auguro!' e si accomiatò. In Tunisia era già in corso la formazione di quello ch e in data 5 febbraio assunse la de nominazione di Comando l" armata. Era in buona parte costituito con elementi del d isciolto Comando Superiore Libia e presentava una caratteristica: una branca tedesca dipendente eia un capo di S.M. tedesco, con mansioni di carattere disciplinare , logistico, organico per le unità tedesche inquadrate nell'annata e cli consulenza tecnica circa l' impiego d elle predette unità. Per la prima volta si realizzava un Comando italo-tedesco ed anche se la formu la impiegata (vds. pagina seguente) te ndeva a conservare d istinti alcun i settori di attività, l'azione di comando su tutte le grandi unità dell'Asse venne esercitata con vantaggi cli gran lunga superiori ai pur esistenti inconvenienti. Non si può tuttavia mancar cli sottolineare che si trattò di una soluzione certamente migliore di quella adottata a suo tempo nel Panzergruppe Afrika, nella Panzerarmee Afrika e nell'ACIT, ma ancora lontana dal concetto cl i vero Comando interalleato . Furono nominati capi cl i S.M. il gen . Mancinelli, capo dello Stato Maggiore cli collegamento presso l'ACIT, ed il col. Baye rlein , capo di S.M. dell'ACIT, scelte eccellenti sotto tutti i profili (7) . Per analogia , nell'ambito del Comando 5' armata venne nominato un capo di S.M. italiano nella persona cie l ren.col. Broccoli. Al livello cli gruppo cli armate sarà poi istituico uno Stato Maggiore cli collegamento con alla testa il gen. Mattioli. Dal 5 al 20 febbraio , giorno in cui Messe subentrò ufficialmente
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I.A UA1ì'AGLIA D I MARETH
COSTITUZIONE SCHEMATICA DEL COMANDO l' ARMATA COMANDANTE Gen. d'Arm. MESSE Ufficiale superiore d i S.M. Magg. s. S.M. Venwrini
Capo di S.M. Tedesco
Capo di Staro Magg.1--- - - - -- - - - - - Gen. di Br. Mançinelii
Ge,,. &yerle/11
Sottocapo di S.M.
Opemioni
Col . di S.M. l eardi Comando CC.RR . Col. Co11tadi11i
Col. S. \f• .llarlwrt
Uffici del Capo di SX
Opemioni 1'e11. Col. S.M. R,,..tria
,ltagg.s.S.M. Boscardi Magg s.S.M. Taglio111 Cap.S.HI. Maffei
Intendenza 1111e11de11te: Col.s.S.M. Mm,saldo
Uff. Ordinamento
Capo Staro Maggiore: T.Col. Cinti
r,11.Col.S.M. Po11tìglio(2 C<1p. s.S.11. M11rero
lnform3zioni Magg.s.S.M. Biffo/i Magg.s.S.M. Vismara Magg.s.S.M. Terra11ova
Informazioni
Uffiti del Souocapo $.M.
Delegazione lniend. la Aroma
Set\'iZi Magg. s.S•.ll. Troisf Personale
Col. ftr, d'Andrea
Telecomunicazioni Magg.s.S.M. Ot1alli11ì
Note (1) Rimparriato dopo la ba1taglia di Marerb (2) Rimpatriato a/l'inizio della battaglia di Maretb
Quartiere Generale Magg.flr. Talotta
Cap. Babrem Collegamenti Cap. Scbmidt-Tmlbe lme1lden1.a Col. Heigl
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETrE:siTRIQNAl,F.
a Rommel (8) , il Comando della l" armata visse a fianco del Comando ACIT con una giurisdizione effettiva limitata a poche truppe retrostanti, ma con un interessamento esteso a tutte le unità italiane dell'armata corazzata sotto il profilo del potenziamento materiale e morale e con un occhio alla posizione di .Mareth, su lla quale la 1" armata avrebbe dovuto quanro prima affrontare l'inevitabile battaglia difensiva. Il 1° febbraio Messe indirizzò un primo promemoria ad Ambrosio (9). Era appena arrivaro, tuttavia sulla base d e i dati fornitigli da Mancinell i volle anticipare un panorama orientativo dello sforzo necessario per "completare" l'armata e porla in grado di sostenere almeno il confronto inizia le con Montgomery. Il fabbisogno non era eccessivo nel cornplesso, eppure di prevedib ile difficoltà di copertura. Per di più, quand'anche le richieste fossero state esaudite, le nostre divisioni sarebbero rimaste b e n lungi dalla compe titività qua litativa e quantitativa. Il problema d el personale già appariva pesante: occorrevano subito 5.000 complementi ed altri 18.000 erano necessari per concedere l'avvicendamento a coloro che si trovavano in Africa eia oltre due anni. Il quadro de ll'aviazione, infine, impressionava. Jl settore sud della 5" squadra disponeva di 18 caccia MC 202 efficienti su 49 in carico e cli 14 caccia MC 200 senza piloti e , pur essendo in arrivo un gruppo comple to cl i MC 200 nonché i p iloti p er i 14 apparecchi citati, le speranze di poter contendere il cielo alla Royat Air Force erano nulle. Una se ttimana p iù tardi Messe fu in grado di fare veramente il punto delJa situazione . I.e divisioni Trieste, Spezia e Pisto1:a avevano bisogno di un completamento poco oneroso, in quanto nel corso del lungo ripiegamento si era attinto ai resti delle unità disciolte o recuperate dalla d ifesa del territorio p er colmare molte lacune ( 10). La Giovani Fascisti era costituita da due striminziti battaglioni Giovani Fascisti, un battaglione della guardia alla frontiera e tre battaglioni dell'8° bersaglieri; v aleva la pena cli trasformarla in divisione Bersaglieri d 'Africa. L'aspetto più preoccupante riguardava le truppe corazzate. Non ne esistevano, giacché la Centauro "non è ora altro che un raggruppamento di truppe d 'armata, scelte fra le migliori". ln definitiva, oltre a dieci battagl ioni e venti batte rie per il completamento delle d ivisioni, più dieci gruppi per le artiglieri e d i corpo d 'armara e d 'annata, occorreva ricostituire praticamente ex-novo, o quasi, la Centauro e trasferire in Tunisia una seconda divisione corazzata o , quanto meno, motorizzata . Per le unità tedesche le cose stavano ancor peggio: " li grado di logoramento di queste unità è spinto ad un punto tale che la capacità bellica di ogni singolo reparto non può essere che minima". Le deficienze superavano il 50% della forza combattente, il 70% di carri, il 40% di autoblindo, 1'80% delle armi controcarri ed il 65% delle artiglierie. Nulla si sapeva su lla rimessa in ordine della componente germanica.
LA llA'ITAGl.lA l)l MARf.TH
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Messe così concluse: "Non bisogna però nascondersi che gli uomini sono usciti eia questa durissima impresa provati nel fisico e turbati nello spirito. Logori ne sono usciti i materiali . Lo sforzo tuttavia rimarrebbe infruttuoso se in questo periodo che abbiamo a disposizione fino alla prossima battaglia le forze tratte in salvo non ricevessero il necessario potenziamento per affrontare nuovamente l'urto. Per le unità italiane le necessità più urgenti sono rappresentate da personale, carri, artiglierie a lunga gittata e semoventi, munizioni, artiglierie controcarro adatte, automezzi, carburante . Analogamente per le unità tedesche(. .. ). Non si può dimentica re che le truppe dell'Armata partecipano dal novembre al deprimente fenomeno del ripiegamento conseguente ad una sconfitta. Occorre, perché riacquistino la fiducia in sé, che trovino qui, direi quasi che scoprano qui eia se stess i, che qualche cosa cli nuovo è intervenuto. Ma questo qualche cosa, al'infuori di una nuova e più appassionata azione morale che sì è già iniziata, non può essere rappresentata che eia nuovi mezzi che il Paese appresta per le sue truppe per metterle in grado d i affrontare il nemico in condizioni di non eccessiva inferiorità. In tutti ormai, fino all'ultimo soldato, è e ntrata la convinzione che la lotta non può essere decisa soltanto dal valore degli uomini - se così fosse, la guerra l'avremmo già vinca - ma dall'aver la disponibilità cli mezzi non inferiori o quasi a quelli dell'avversario: artiglierie, carri, aviazione. Non si deve dimenticare che n ella battaglia d ì Alamein il nemico ha vinro appunto per schiacciante superiorità di artiglierie, carri, aviazione" (11). La relazione fu portata a Roma dal gen. De Stefanis che rimpatriava ed accompagnata eia una lettera personale per Ambrosia, con la quale Messe assicurava il suo intervento presso von Arnim, oltre che presso Sogno, per cercare cli ridare fis ionomia più organica al XXX corpo. Gli argomenti indicati da Messe vennero discussi il giorno 13 febbraio in una riunione presieduta dal gen . Francesco Rossi, che dal 6 febbraio ricopriva la carica di sottocapo cli S.M. Generale, e purtroppo le conclusioni non risultarono confortanti . La trasformazione del la Giovani Fascisti in Bersaglieri d'Africa su ì° ed 8° bersaglieri era approvata, però i due battaglioni n ecessari per completare i reggimenti non erano pronti che a fine aprile per carenza di armi controcarri ed automezzi; la ricostituzione della Centauro del pari approvata, pe rò il 31 ° carristi doveva limitarsi a due battaglioni, il 5° bersaglieri non av re bbe ricevuto il terzo battaglione prima d e lla fine di aprile e si dubitava cli poter sostituire o ricostituire il DLIX gruppo semoventi da 75/18, che aveva perduto tutto il materiale per affondarnenco; l'invio cli altra divisione mobile negato perché ìn Italia esisteva solo la D.mot. Piave; l'invio de i dieci battaglioni e venti batterie per completamento delle unità appariva invece possibile. Infatti, erano già approntati od in corso cli approntamento 659 ufficiali ed oltre 16.000 sottufficiali e truppa - i quali conse11t1vano la costituzione di 15 batta glioni di fanteria, 3 di bersaglieri, 1O gruppi dì artiglieria, 20 batterie ,
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIONALE
3 compagnie del genio ed altri reparti - nonché 1.200 complementi sfusi delle varie armi. Le difficoltà più forti ri$uardavano l'avvicendamento dei 18.000 uomini che avevano compiuto i 18 mesi di permanenza in Africa, avvicendamento sul quale si dovevano riportare pochissime speranze, e le artiglierie di grosso calibro. A quest'ultimo proposito, il fattibile si riduceva al 4° raggruppamento di corpo d'armata su tre gruppi da 149/19 d i cui era revocata la destinazione all'ARMIR, un paio cli grupp i da 105/ 32 tratti dalla 2" armata, tre gruppi di autocannoni da 90/ 5.'3 presumibilmente pronti a metà maggio, una diecina di batterie da 88 da reperire nell'ambito della difesa ciel territorio. Peraltro, tenendo presente la programmazione dei trasporti, la spedizione dei suddetti reparti non poteva che iniziare in aprile. Niente da fare per buona parte dei carri M 14 e di tutti i semoventi da 75/18 per l'assoluta inesistenza e l'i mpossibilità di previsioni al riguardo. Ambrosio annotò l'appunto riepilogativo dicendo di preparare la risposta per Messe con estrema chiarezza su "quanto si può fare" per non generare false illusioni (12). Ed aggiunse malinconicamente: "dire cioè tutto quello che potremo avviare ai porti d 'imbarco; in quan to ali 'arrivo in Tunisia è un 'altra /accenda". La questione clé i trasporti oltremare era - se possibile - peggiorata ulteriormente. Dovendo assicurare l'arrivo in Tunisia di almeno 80.000 tonn. mensili di materiali e carburante , occorreva predisporne in partenza almeno 120.000 per tener conto cli un 30-40% di perdite. Di fatto era possibile effettuare solo 32 viaggi/piroscafo al mese, pari a 60 -70.000 tonn. in partenza. Nel tentativo, allora , di far quadrare i conti, fu disposto cli ridurre il numero d i automezzi cli previsto imbarco in modo da portare il carico utile di ogni piroscafo da 2.000 a 2.800 tonnellate . Ma questo era soltanto uno degli aspetti. Il carburante da mandare mensilmente in Africa ammontava a 18.000 tonn. cli benzina per la parte germanica e 12.000 tonn. fra gasolio e benzina per quella italiana. Per risolvere il problema - spigò l'ufficio trasporti marittimi del Comando Supremo in un appunto interno - occorreva la tempestiva disponibilità cli tre fattori: del carico in Italia, delle navi per il trasporto e dello scarico in Tunisia. La prima condizione non poteva essere soddisfatta appieno e la terza appariva cli difficile realizzazione. Ammesso , comunque, e non concesso che entrambe trovassero riscontro pratico, la seconda condizione incontrava remore per la spedizione di 20 .000 ronn. di carburante sfuso, in quanto le tre sole navi cisterna disponibili potevano portare con due viaggi solo 17.000 tonn. (13). Accelerando l'entrata in servizio di una delle due navi cisterna da 14.000 tonn. pronte per la fine d el mese , si poteva disporre cli una riserva per sopperire alle inevitabili perdite . Ed esisteva anche la difficoltà di assicurare la protezione aerea. L'Aeronautica Sicilia impiegav a una media giornaliera di 30-35 caccia a favore del traffico marittimo e dì 20-25 apparecchi per quello ae-
LA BATTAGLIA DI MARETl-l
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reo . Di più era impossibile perché degli 85-90 caccia efficienti giornalmente , una quindicina di tipo antiquato (G. 50 e Cr . 42) venivano utilizzati esclusivamente per ricognizioni a b reve raggio e antisommergibili. Queste ristrettezze provocavano talvolta disguidi improvvisi. Ad esempio, il 9 febbraio venti aerei pronti per il carico a Castelvetrano e nove a Sciacca non partirono per mancanza della caccia di scorta. Alle 6 del 20 febbraio Messe assu nse il comando delle truppe già appartenenti all'ACIT, escluse quelle temporaneamente impegnate con l' Angrif.fsgruppe Nord, e <la quel momento ebbe inizio la vita operativa della l" annata italiana. Jnsi.eme con il primo ordine del giorno, Messe diramò le direttive per la difesa della posizione cli Mareth, direttive che , rispetto alle precedenti di Rommel, contenevano due elementi nuovi: la funzione della "posizione avanzata" e l'impiego dell 'artiglieria. Ma prima sarà conveniente un'occhiata all'ambiente. Come è agevole constatare (sch izzo n. 50) l'accesso agli obiettivi di Gabès e cli Sfax è convogliato naturalmente nelle limitate zone di fac ilitazione costituite dalla fascia costiera e dai varchi esistenti tra i singoli rilievi montagnosi. Le minacce più pericolose da sud-est sono quelle rappresentate dalla direttrice litoranea, sbarrabile all'altezza di Mareth fra la dorsale del Ksour ed il mare, e dalla direttrice che attraversa la regione desertica del Dahar, sbarrabile in due punti: alla stretta di Kebili tra lo Chott Djerid ed il Djebel Tebaga, ed alla soglia di El Hamma fra il Djebel Tebaga ed i monti di Matmata, la parte settentrionale della dorsale del Ksour. Da occidente, invece, le minacce più pericolose sono quelle a cavallo delle direttrici Gafsa-Gabès e Gafsa-Maknassy-Sfax. Ne l caso cli una d ifesa attuata sulle posizioni di Mareth-El Harnma, le incidenze da Gafsa si fanno sentire sul rovescio d ell'intero schie ramento, non solo, ma interessano anche le lontane retrovie ed il dispositivo logistico ciel fronte di Mareth. Nel caso, invece, di una difesa opposta sulla linea degli Chotts, la minaccia d a Gafsa si pronuncia sul fianco e sull'immediato tergo dello schieramento . L'ACIT aveva ripreso il problema operativo a suo tempo affrontato dalla Francia, ma per questa si trattava semplicemente di fronteggiare un nemico, l'italiano, scarsamente motorizzato e quindi gravitante a cavallo della direttrice costiera, con elementi mobili spinti attraverso il Dahar. Di conseguenza era stato previsto un sistema difensivo che ostacolasse il movimento e rompesse il dispositivo cli avanzata , nonché una reazione dinamica contro gli e lementi che fossero riusciti a penetrare nelle maglie della d ifesa annientandoli nella zona di Gabès. Scarsa importanza era stata attribuita all'eventuale provenienza dal Dahar e, naturalmente , non era stato nemmeno ipotizzato un attacco da occidente. "Il nostro problema - scrisse il gen. Messe nella sua relazione sulle operazioni della l " annata - veniva a mutare fondamenta lmente e si presentava di ben altrimenti difficile solu zione . Avanzava dal-
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Le Ol'ERAZLON L IN AFRICA SETTENTRIONALE
Schizzo n. 50 L'AMBIENTE OPERATIVO NEL CENTRO-SUD TUNISINO
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LA BA'ITAGLIA DI MARETl l
347
la Libia al Sud tunisino un nemico superio re cli forze e mezzi, capace di rapido movimento dovunque, non legato alle vie di comunicazione, dotato di risorse logistiche pressoché inesauribili, capace ed allenatO a vivere e combatte re n el d eserto anche a forti d istanze e con forti masse; capace altresì, data la t;ua potenza bellica, di condurre u n'azione di forza per sfondare e su perare un sistema fortifica to, necessariamente di non grand e efficienza . Contro di esso non era il caso di pensare a dar battaglia in terreno libero, per esempio n e lla piana di Gabès, perché il rapporto di forze in campo - specialmente di mezzi corazzati ed artiglierie mobili - era tutto a suo grande vantaggio. Per sperare di sbarrare il passo all'8' armata inglese occorreva quindi cercare la p osizione p iù favorevole e ad essa tenacemente abba rbicarsi, sfruttando le es igue riserve motocorazzate per contrattacca re nel campo tattico. Il problema in oltre presentava per noi u n altro e decisivo svantaggio . La minaccia da ovest era una realtà attuale cl i cui occorreva tenere il massimo conto; forti aliquote cli forze anglo-americane, sbarcare, come si è detto, nell'Africa settentrionale francese , lasciavano palesemente scorgere la loro intenzione di agire in b reve tempo da Gafsa verso est. Contro di esse la d ifesa statica era, si può dire, a schema obbligato e di non difficile attuazione : sbarrare materialmente la di re ttrice della valle di El Guettar e del suo raddoppio dell'Halfaya a sud (tra il Djebel el Asker e lo Chott Fedjadj), chiudere la soglia di Maknassy. Mentre sulla linea di Mareth la difesa poteva giovarsi della sia pur sommaria e poco solida organizzazio ne ciel terreno, effettua ta dallo Sta to Maggiore franc ese (ed in gran parte smantellata per ordine dei nostri organi annisriziali), qui mancava quals iasi apprestamento d ifensivo ciel terreno. Rimaneva sempre assai difficile e compl icato il problema strategico, aggravato dalla scarsa efficienza quantitativa d elle forze italotedesche presenti nel teatro tunisino, difficilmente suscettibil e cli notevole incremento: si affacciava l'interrogativo: conviene difendersi a Mareth-El Hamma oppure all'Akarit? La prima soluzione aveva il vantaggio di sfruttare, almeno in parte, la preesistente organizzazione difensiva franc ese, poteva contare su una seconda posizione difensiva arretrata, ma obbligava a far fronte a due distinti attacchi, sottostando inoltre ad una grave minaccia sul tergo che il Comando Superio re in Tunisia non era in grado cli fronteggiare con forze adeguate. La seconda riduceva il fronte complessivo, costringeva l'attacco in un unico settore limitato ed esponeva in m isura minore il tergo; permetteva , infine, una maggiore economia di forze pe r far fronte più agevolmente alla minaccia eia ovest, economia che ven iva ad influenzare favorevolmente il quadro generale delle forze della Tunisia. Per contro la posizione mancava di ogni apprestamento difensivo ed era pericolosamente sottil e. Rommel meno chiarame n te, il gen. Messe più esplicitamente , ebbero a dichiarare che la loro preferenza sarebbe stata per la secon-
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I.E OPERAZION I IN AFRICA SETTENTRIONALE
da soluzione. Il Comando Supremo, però, già dal dicembre 1942 aveva scelto la prima e ad essa venne ded icata la massa del lavoro e dei mezzi disponibili per darle ogni possib ile efficienza, e su di essa la l" armata si batté" (14) . La p osizione cli Mareth-El Ham ma constava d i due settori ben distinti: la linea d i Mareth, fronte a sud-est, e la linea di El Hamma, fronte a sud-ovest (schizzo n. 51) . La prima, chiamata pomposamente e retoricame nte "la .Maginot del deserto", si appoggiava con parte dei suoi 35 chilometri cli estensione all ' uadi Zigzagou, dalle sponde ripide e pressoché inaccessibili ai carri, e sostanzialmente si imperniava sulle vecchie fortificazioni francesi: una prima linea di 27 complessi cli casematte in calcestruzzo attive ed una seconda linea cli 21 capisaldi campali esegu iti solo per un terzo. Tutto sommato, un insieme di apprestamenti modesto, d i limitata profondità e di efficienza molto ridotta anche a causa dei lavori di demolizione attuati e della degradazione operata dagli agenti atmosferici. L'impegno cie l gen. De Stefanis aveva migliorato sensibilmente le condizioni delle opere; ma certo non in misura rilevante. Al 2-0 febbraio, quando Messe assunse la responsabilità della posizione, erano stati realizzati 23.000 metri cli fosso anticarro sui 35.000 preventivati; 6.700 metri di irripidimento delle sponde de ll ' uadi sui 7.000 previsti; 68 chilometri cli reticolato su 118 e posto in atto 18 .000 mine anticarro su 35.000 distribu ite. Il settore verso il mare era assegnato al XX corpo, comandaco adesso dal gen. Orlando, quello verso i monti di Matmata al XXI corpo, comandato dal gen . Berardi. Davanti alla posizione cli resistenza era stato ritenuto utile sfruttare l'allineamenro formato dagli uidian Zeuss e Negheb, che inglobava alcuni rilievi di mod esta altitudine ma di solido appoggio tattico. Tale allineamento, distante una diecina di chilometri dalla posizione cli resistenz.a, era stato individuato eia Rommel come linea avanzata d a tenere il più a lungo possibile , però Messe gli attribuì maggior valore, sì da presidiiarlo con forze più consistenti e vincolarne l'abbandono ad un esplicito ordine del Comando d'annata. Anche se le funzioni d i zona d i sicurezza risultavano sensibilmente alterate , più o meno tutto ciò poteva rientrare nella logica cli una posizione difensiva . Ma c'era qualcosa d i carattèristico che decisamente usciva dalla norma. La dorsale del Ksour non consentiva il transito automobilistico in senso trasversale dato l'ambiente difficile e tradotto. L'unica strada, mediocre, era quella passante per il colle di Ksar e! Hallouf, che da Meclenine per Ben i Solcane adduceva a i piedi del Djebel Tebaga . Per giunta il deserto del Dahar era considerato dai francesi impraticabile da grosse fo rmazioni a causa d ella stentata percorribilità e della scarsità di pozzi d'acqua. In sostanza , l'unica possibilità cli affrontare la posizione di Mareth si riduceva ad un attacco frontale esercitato tra la d orsale del Ksour ed il mare. Ne derivava, per il difensore, la convenienza di te n er fin ché possibile un buon tratto montano a sud di Ksar e l Hallouf, fra l'altro ben servito da una strada lungo il suo sviluppo. Vi fu dunque schie-
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I.A BA'l"fAGLIA DI MA RETH
Schizzo n . 51 LA POSIZIONE DI MARETH-EL HAMMA
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LE O PERAZION I IN AFRICA SE1TENTRIONALI·
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rata un'intera divisione tedesca, fronte ad oriente, con il compito di restare in posto sino al pronunciarsi di uno sforzo palesemente superiore o di un avvolgimento da occidente. In tali eventualità, la d ivisione avrebbe ripiegato per sbalzi, su linee successive, sino ad e ntrare nella posizione d i resistenza. Ma esisteva un più forte motivo che induceva al controllo del prederco tratco montano, un motivo che aveva trovato approvazione anche nel la vecch ia pianificazione francese. Se era vero, come era vero, che la posizione cli Mareth poteva essere affrontata solo ad orieme della dorsale del Ksou r, q uest' ultima d iventava automaticamente un'ottima base di partenza per un contrattacco su l fianco sinistro e sui rovesci d el dispositivo di attacco. Complessivamente l'armata contava circa 77 .000 uomini con 400 pezzi di artiglieria da campagna e pesanti campali, 80 carri efficienti e 87 autoblindo (specchio pag. seguente). La soglia d i El Hamma, invece, era presidiata dal raggruppamento sahariano, che aveva assorbito il raggruppamento Roncaglia . In caso cli necessità vi sarebbero affluiti reparti motorizzati e corazzati attin ti alla riserva. Nel suo insieme il dispositivo comprendeva , schematicamente, i seguenti e lementi. Una posizione di resistenza ad angolo retto con il vertice a Cheguimi, sui monti di Matmata, il lato orientale (fronte a sud-est) all'altezza di Mareth, pres idiato dal grosso ciel XX e XXI corpo d'armata, e quello occidentale (fronte a sud-ovest) lungo le pen dici dei monti di Marmara e sino a l Djebel Tebaga, assegnato al raggruppamento saha riano. Una linea cli sicurezza trasformata in vera e propria posizione avanzata, fronte a sud-est, d ifesa eia fort i aliquote delle divisioni schierate sulla retrostante posizione di resistenza e destinata ad imporre un tempo cli arresto al nemico obbligandolo a montare un attacco. Una ava nstruttura , normale alla posizione cli resistenza, sulla dorsale del Ksour, fronte ad est e, nella parte p iLI merid ionale, tenuta dalla 164" leggera tedesca, con il compito di impedire infiltrazioni ne ll 'amb ie nte montano e passaggi di forze dalla fascia costiera a quella desertica del Dahar. Infine, uno schermo spinto ad una ventina di chilometri davanti al settore del raggruppame nto sahariano, collegato con la sicurezza fornita dai gruppi esploranti al fianco ed al tergo della 164• leggera . · Per concludere, sarà bene precisare che ad ogni buon conto venne stu diata l'eventualità cli una difesa p iù a nord a tito lo cl i posizione arretrata, senza alcun rapporto tattico con quella di Mareth-el Hamma. La prima idea era stata d i colloca rla fra l'estremità orientale dello Chott Fecljadj ed il mare, ma l'inesistenza d i un qualsiasi appiglio naturale consigliò cli appoggiarla all'uadi Akarit. Perciò si cominciò a dar mano ai p rimi lavori. Rommel accolse la nomina a comandante ciel gruppo di armate con sentimenti contrastati, ma in fondo rimase lusingato: .. Ho facto un passo avant i nella linea <li co mando - scrisse a lla mog lie - e d i conseguenza ho lasci,ito la mia armata. Bayerlein rimane mio capo di S.M.. È dubbio che sia un,1 soluzione effettiva(. . .)"" (15).
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tA llA'JTAGLLA DI MAREHI
SITUAZIONE DELLA l ' ARMATA IL 20 FEBBRAIO
Fameria
cbHf~re s1va
GRANDI UNIT:\
htg.
btg.
fuc.
lnlf.
-
-
XXCA
Truppe di C.A. Oiv ,GG.PF.• Div. ,Trieste• 90' div. legg.
XXIC.A. Tru ppe di CA Div. •Spezia, Div. •Pistoia, 164' div. legg.
TRUPPE DI ARM. Div. ,Centauro• Raggr. Mannerini (I) Raggr. Roncaglia (4) Ahre tru ppe Gr. car. •Nizza, Gr. car. ,Monferrato•
4
-
1
-
7
2
7
I
6
-
6
6
3
1
4 3
2 (2)
-
2
l
-
-
2700 4200 5650 4300
2800 9000 7150 5600
Peni artigl.
Mort.
e.e.
da 81
-
-
56 63
-
26 55
16 5
32 -
-
-
63
24 40 13
16
89 29
5000 5000 2000 4000 300 300
70 30 40
-
3
-
l' hrig. Luftwaffe Rgc. Gren. Afrika Gruppi esplor. ted. 19·' div. Flak Altre truppe
1 (5) 1 (5)
5200 1550 1200 1050 6850 1200
36 16 17 li
-
-
Totale complessivo
52
9
76350
536
15' Panzer
-
-
e.e. e
eff.
ineff.
hlindo
16
-
-
-
-
-
-
-
-
8 7
39 45 59 3
18
9 12
-
-
-
-
18
-
-
30
12
30 10
-
-
14 (3)
8
-
-
70
-
-
-
14
9
-
66
-
-
5
-
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178
(l.C. •
4 4
2 2
340
m.c.
cose.
-
-
-
-
18
35 9
-
64
155
80
Com prendeva le forze della Tripolica nia e del S,tlma. (2) Oi cui 5 cp. sa hariane. (3) Di cui 6 semoventi. (4) Compre ndeva le forze precedentemente dislocate nel Sud Tunisino. (5) 1 btg. rinforzato
(1)
Carri armati Auto·
Pezzi
-
-
-
-
-
-
16 12
-
-
-
47
-
-
30
87
352
LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRIONALE
Bayerlein verrà infatti sostitu ito dal gen. Gause, ritornato in Africa, dopo la battaglia cli .Medenine. Ad ogni modo il grosso del Comando ACIT diventò Comando del gruppo di armate Africa e Romme l immediatamente entrò in carica. Purtroppo per lui l'offensiva d i von Arnim era già impostata, cosicché egli ebbe a sopportare la duplice irritazione cli un'impresa disapprovata e cli un pesante logorio dei mezzi corazzati in specie dei Tiger. A ciò si aggiungeva il disappunto provocato dall 'inevitabile rinvio della prevista operazione contro le forze britanniche nella zona di Medenine. Ma veramente su questo rinvio, connesso <.:On l'approntamento di una massa di manovra adeguata , pesò anche Montgomery. Il 17 febbraio la 7· D.cor. britannica, con la 22' B.cor. e la 131" B.mot., aveva raggiunto Medenine; il giorno successivo entrava in Foum Tatahouine. Nella zona più interna, eia Nalut, si avvicinavano le truppe francesi di Ledere. Con ciò, scrisse più tardi Montgomery, " mi ero assicurato le chiavi degli approcci di Mareth e, quando fossi stato pronto, potevo serrare sotto la linea stessa e decidere il mio piano di attacco" (16) . In realtà un abbozzo di disegno l'aveva già in testa: -Verso la metà di fehbraio il coma ndante dell'armata - raccontò il gen. de Guingand - decise le linee schematiche del piano per la battaglia d i 1'vla reth. Un attacco frontale sarebbe stato condotto dal 30° corpo a cavallo della direttrice costiera, mentre i Neozelandesi, rinforzati al punto di costituire un piccolo corpo e con Leclerc a disposizione, si sarebbero mossi sul la to occidentale delle colline di Marmara per tentare di aggirare il loro estremo settentrionale e minacciare così le spalle della difesa. li 10° corpo, consistente in una robusta forza corazzata, sarebbe rimas to in riserva, p ronto a sfrutta re il successo e, se possi bile, penetrare di slancio sino al collo di bottiglia della posizione di Gabès,. (17) .
Quali che fossero le intenzioni, urgevano misure intese ad alleggerire la pressione di Rommel contro gli americani. Alexander aveva chiara la manovra per linee interne intrapresa dall'Asse e l'intento cli resistere in Tunisia quanto più tempo possibile. Di conseguenza, nelle direttive c.:he emanò il 21 febbraio la campagna era vista suddivisa in due fasi. Nella prima 1'8• armata doveva sfondare la posizione cli Mareth e superare la soglia di Gabès; la l" armata , dal canto suo, avrebbe <.:ooperato con un'azione attentamente pianificata per impegnare tutte le riserve italo-tedesche. Nella seconda fase si sarebbero susseguiti la conquista degli aeroporti, il blocco ciel nemico nella Tunisia settentrionale e, infine, il suo annientamento . Lo scossone inferto dall'Angrif.fsgruppe Nord aveva però provocato una tale crisi in campo alleato che lo stesso giorno Alexander ordinò a Montgomery di creare un potente diversivo sul fronte cli Mareth. L'8' armata non si trovava ancora nelle condizioni cli mettere in piedi una vera e propria offensiva in quanto le truppe a portata cli mano si riducevano alla 7" D.cor. (gen . Erskine) sulla fascia costiera ed alla 51" Highlanders (gen. Wimberley) a nord-ovest cli Meclenine. Uno scaglione avanzato dei servizi stava organizzandosi a Ben Garclane e la più vi-
LA OA1TAGI.IA DI MARETII
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cina divisione, la 2" neozelandese, si trovava tuttora nei pressi d i Tripoli. Comunque qualche puntata era sempre possibile e, del resto, un tentativo compiuto il giorno 20 dalla 22' B.cor. di eliminare un'aliquota della 15" Panzer nella zona di Medenine, benché andato a vuoto , era stato sufficiente per obbligare i tedeschi a ripiegare a tergo della posizione avanzata. Non si poteva peraltro escludere una qualche iniziativa dell'Asse. Il 26 Alexander avvisò Montgomery cbe, a suo modo di giudicare, non appena riordinate le truppe corazzate Rommel le avrebbe scaraventate contro 1'8" armata secondo i lin eamenti generali del piano francese (18). Il fatto era che proprio il giorno prima Ultra aveva decifrato il bollettino dell'ACIT in data 22 febbraio, in cui Rommel spiegava i motivi della rinuncia a proseguire l'offensiva verso Le Kef: uno cl.i questi e ra la necessità di portare le forze mobili a sud per un rapido colpo contro 1'8' annata, prima che essa fosse pronta. E secondo altre intercettazioni Rommel si riprometteva di annientare le avanguardie inglesi nei primi giorni d i marzo ed aveva già disposto la concentrazione della 10' Panzer a Sfax e delle altre unità motorizzate a Gabès (19) . Montgomery rispose il 27: magari Rommel attaccasse! L'unico timore consisteva nel vederlo rinunciare al progetto! Rommel era entrato in azione con estrema incisività . Ordinò che il settore d i Gafsa, tenuto dalla Centauro, passasse sotto la responsabilità della l" armata italiana; assegnò all'armata anche il DAK (gen. Ziegler) ma dispose che Ziegle r assumesse il comando di tutte le unità tedesche dell'armata, eccezion fatta per la 90" leggera che rimaneva al XXX corpo, e che perfino il capo d i S.M. tedesco passasse alle dipendenze di Ziegle r. Era un po' troppo e Messe intervenne con fermezza chiedendo ampia facoltà cli raggruppare le forze dell'armata secondo il proprio giudizio e di riservare al Comando del DAK i compiti di volta in volta ritenuti opportun i. E ciò ottenne. A dire il vero, l'avvio della nuova struttura d i comando non avveniva senza attriti. Il 27 l'amm. Canaris, capo dell'Abwehr, si recò in volo a Tunisi; si intrattenne con von Arnim ma non si fece vivo con Rommel. Von Arnim gli tracciò un quadro tutt'altro che brillante delle circostanze: «La nostra attuale serie di vittorie locali non dovrebbe distrarci dalla realtà costituita dalle enormi difficoltà derivanti dall'irrisolto problema dei rifornimenti . Al presente, riceviamo solo una fraz ione di quelli che ci o ccorrono: 25 .000 tonn . al mese anziché 80.000. La benzina può esserci portata soltanto per via aerea ed in barili [=fusti) , essendo troppo e levato il rischio per le petroliere. E con una situazione degli approvvigionamenti come la nostra è facile calcolare , con carta e matita, quando a rriverà la fine» . Ed aggiu nse, con intenzione: •L'organizzazione del comando continua a essere un enigma totale. Nessuno sa chi comandi davvero, qui in Tunisia. Forse Rommel che è sul punto cli tornarsene a casa, ma sta preparandosi a un attacco per conto proprio con due divisioni nel settore sud prima
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lii OPtRAl'.IONI IN Afl{JCA SETTENT RION ALE
della partenza? Rommel è adesso il comandante del gruppo d'armate, ma non dispone di un suo Stato Maggiore. A comandare è forse Kesselring, il quale interferisce anche lui nelle decisioni tramite il capo del suo ufficio operativo, colonnello Westphal, standosene a Frascati? Nessuno lo sa!• (20). Naturalmente Rommel si rendeva ben conto del malcelato atteggiamento di fronda da parte di von Arnim, ma c'era una questione da affrontare con la massima urgenza: il "come" sferrare il colpo che doveva disperdere le avanguardie inglesi. Il 28 febbraio convocò tutti i comandanti interessaci a Gabès per discutere i lineamenti dell'operazione Capri. Il suo disegno di manovra - a quanto sembra suggerito eia Ziegler - considerava un attacco a tenaglia: la 10· e la 21° Panzer dovevano aprirsi il passo nella fascia costiera avvolgendo Medenine da nord-est, mentre la 15" e parte della 164" leggera sarebbero partite dalla dorsale del Ksour investendo Medenine da sud. Gravitazione dello sforzo a nord perché quella direttrice inusuale avrebbe rappresentato una sorpresa. Si accese subito una discussione con pareri· in genere contrari. Btilowius tenne a mettere in evidenza un parti colare : proprio davanti al settore del XXI corpo era stata collocata una grande quantità di trappole esplosive, che sarebbe stato necessario far saltare, col risultato di mettere sull'avviso il nemico. Anche Messe aveva obiezioni da avanzare. Secondo lui lo schema dell'avvolgimento classico, per così dire, sulla sinistra britannica aveva maggiori probabilità cli riuscita. Rommel non condivise questa concezione ed insistette sul suo proposito. Le direccive emanate il 28 febbraio conservarono dunque all'operazione le caracceristiche d ella tenaglia, con il gruppo Borowietz 05" Panzer e Kampfgruppe della 164" leggera) a destra dalle zone di Toujane e di Ksar el Hallouf su .Medenine; il DAK a sinistra, dal settore costiero sino a nord cli Medenine; il gruppo van Sponeck (elementi Trieste, 90" leggera e Spezia) al centro, a cavallo della rotabile Mareth-Medenine. Dal passo di Ksar el Hallouf il gruppo Luck, con il 3° ed il 33° gruppo esplorante, doveva assicurare protezione d 'ala sbarrando la strada per Foum Tatahouine ed occupare l'aeroporto di Medenine. L'attuazione del disegno di manovra spettava a Messe. Come prevedibile lo stesso gen. Ziegler dovette avvertire che le ricognizioni da lui immediatamente svolte scartavano ogni possibilità di far sboccare due divisioni corazzate dal settore costiero. Inevita bilmente si sarebbero incolonnate sull 'unica rotabile , finendo addosso a schieramenti di artiglieria britannici già individuati. Messe allora ritornò alla proposta originaria: spostare il DAK sulla destra, sboccando con due Panzerdivisionen dalla zona cli Toujane ed una dal passo di Hallouf. Rommel approvò la variante e su cale base il 2 marzo vene compilato l'ordine di operazioni della l3 annata (21). Il giorno precedente c'era stato un incontro a Gafsa tra Kesselring e Messe, presente il gen. Ganclin ciel Comando Supremo. Alla domanda del feldmaresciallo tedesco circa l'opportunità cli dar corso all'operazione
LA BATrAGLIA l)J MARETH
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Capri, Messe - il quale se avesse potuto si sarebbe ritiralo sull'uadi Akarit sinché era in tempo - rispose con franchezza che sarebbe stato opportu no chiedersi molto seri amente in q uali condizio ni le tru ppe dell'armata, usurate in uomini e materiali, avrebbero poluto affrontare un urto decisivo dell'8• armata. Specialmente i carri armali perduti nella prevista operazione avrebbero costituito una deficienza gravissima se non prontamente re integrati (22). Per Ja ve rità, anche Rommel era tutt'altro che entusiasta. A p rescindere dai risultati ottenibili con Capri, tulta la situazione complessiva lo preoccu pava (schizzo n. 52). Se Messe considerava debole la posizione d i Mareth dati gli effettivi dispon ib ili e la p revedibile violenza dell'offensiva brita nnica, se von Arnim continuava a recriminare per la fragilità del suo lungo fronte , egli stesso valutava assai critica la stabilità dell ' intero gruppo d 'armate. Secondo le notizie fornite da ll ' u fficio informa zioni, d i fronte a von Arnim l'avversario aveva 50.000 ing lesi, 40. 000 ame ricani e 40. 000 frances i co n 366 carri, 440 pezzi d i artiglieria e 600 cannoni controcarri, senza conrare il possibile rinforzo dei 390 carri armati della 2• D.cor. americana ; d i fronte a Messe si trovavano 80.000 uomini, 900 carri armati, 400 pezzi da campagna e pesanti camp ali e 550 ca nnoni controcarri. Al verosimil e attacco con temporaneo d i queste due masse non c'era da illudersi cli pote r resistere a lungo, nelle cond izioni del momento. Anzi, le lruppe italiane e tedesche erano costrette ad azioni gravosissime u n icamente per ritardare una più pote nte offen siva alleata. Perciò, tanto valeva far di n ecessità virtù riducendo l'estensio ne del fronte <la o ltre 600 a 150 chilometri. La nuova linea sarebbe stata Cap Serral-Medjez el Bab-Bou Arada-Djebel Mansour-Enfidaville. Gli svantaggi <li correre ad asserragliarsi n ella Tu nisia nordorientale e rano evidenti , ma probab ilmente il rido tto avrebbe consentito un a d ifesa p iù marcata e, d'altronde, se l'a ttuale fronte fosse stato tagliato, la P armata sarebbe crollata per esaurimento e la 5• l'avrebbe seguita ben p resto. Oltre ag li scoraggianti rapporti cl i forza , la situazione logistica era disperata. Il livello delle scorte risultava pericolosamente esiguo e quanto sbarcava non raggiungeva nemmeno il minimo occorrente per i consu mi quotid iani. Per consentire uno sforzo operativo d i qualche signi ficato occorreva un afflu sso d i 140.000 tonne llate me nsili. A prescin dere d alle rì flessio ni d i ordine Slrategico, esisteva du nque l'insolubile e tremendo problema logistico. Perciò Rommel così concluse la lunga lettera scritta all' OKW il 1° marzo: •In co nsiderazione de lla gra vità de lla situazione, chkdo che venga p resa una rapida decisione sul piano per l'ulteriore condotta de lla campagna in Tunisia. Noi possiamo attenderci che l'offonsiva nemica inizi con la prossima luna nuova, (23).
Comunq ue, al momento, c'era s u l tappeto Capri. Cond izioni essenziali pe r la sua comp leta riuscita erano la tempestività e la sorpresa. La prima si traduceva ne l cogliere il momento giusto fra il non trop-
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LE OPERAZION I IN APRICA SETIENTRIO NALE
Schizzo n. 52 LA SITUAZIONE GENERALE ALLA DATA D EL 1° MARZO
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I.A BA'lì'AGT.TA 1)1 MARETII
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po presto ( per evitare una pu ntata nel vuoto) ed il non troppo tardi (per evita re una difesa già robusta). La seconda pe r evidenti motivi. Mancheranno entrambe. A dispetto dell a speran za affermata ad Alexander che Rommel si azzardasse ad attaccare 1'8' a rmata , Montgomery si era dato da fare freneticamente. Il 28 Ultra fece sapere che Rommel aveva ordinato un'azione con le tre Panzerdivisionen al più Lardi per il 4 marzo e che la 10' e la 21" Panzer scavano per lasciare Gabès dirette a sud (24) . Facendo i conti , il 4 marzo potevano essere in zona, oltre la 51" Highlande1-s e la l3 divisione corazzata , anche la 2• neozelandese, 1'8• B.cor. riequipaggiata d 'urgenza a Tripoli con gli Sherman, la 201" B. Guards ed alcuni reparti della 50·' D.f., con complessivi 400 carri, 350 pezzi campali e 470 cannoni concrocarri. Fino alla predetta data c' era da stare in pensiero. Naturalmente le ricognizioni aeree si moltiplicarono e furono indirizzate a ragion veduta. Non fu d ifficile individuare e seguire il movimento cl.e lle tre Panzerdivisionen e men che meno fu difficile prepararsi ad accogliere il pressoché disperato tentativo cieli' Asse. Ma il 4 marzo passò senza incidenti. Fu pro prio que l giorn o che Rommel fis sò l' inizio dell'operazione alle ore 6 del 6 marzo. Prima non era stato possibile . Questa volta Ultra non fornì specifiche indicazioni. La decrittazione del messaggio tedesco avrà luogo alle 5.36 del giorno 6 e la notiz ia perverrà ai comandanti britannici a battaglia cominciata. Però, orma i, tutti i consueti indizi dell'evento erano ra ccol ti da ogni fonte di informaz ioni e nessun dubbio poteva più sussistere trattarsi d i ore. Il mattino del 5 il gen. de Guingancl chi ese al suo comanda nte come avesse passato q uegli ultimi giorni e Montgomery, che non aveva mai d ato segni este riori d i agitazione, rispose che "aveva sudato un pò" (25). Poteva stare tranq uillo adesso . "La nostra artiglieria - commentò de Guingand - erct schierata così bene che la maggior parte dei nostri pezzi poté colpire il nemico da qualunque direzione attaccasse" (26) . Quella sera l'ufficio informazio ni dell'8" armata concluse che l'offensiva italo-tedesca sarebbe cominciata il mauino seguente . Infatti , all'ora stabilita, il disposili vo d'attacco ita lo-tedesco superò la linea di partenza, senza preparazione di artiglieria. Von Sponeck controllava tre colonne di fanteria, ciascuna su due battaglioni e due gruppi di artiglieria, fornite da lle tre d ivisioni centrali (Trieste e 90· leggera ciel XX corpo e Spezia del XXT). Sulla sinistra una quarta colonna, composta eia due battaglioni della Giovani Fascisti, conferiva sicure zza sul fianc o a mare. Sul lato destro agiva il geo. Cramer, nuovo comandante del DAK, per avvolgere le unità bri tanniche da Medenine verso nord con le tre Panzerdivisionen. All'estrema destra, una co lo nna della 164° leggera, su due battaglioni ed un g ruppo di art iglieria, ed il raggruppamento Luck (3° e 33° gruppo esplorante) dovevano garantire il fianco esposto, la prima raggiungendo Bir el Ahmar ed il secondo superando la rotabile Medenine-Bir el Ahmar (sc hizzo n. 53).
LA BATTAGLIA C (6 mar;
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I.E O PERAitON I IN Afl(I CA SETTE NTRIONALP.
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LA n,\TTAGLIA DI MARETl-1
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L'opinione generale gua rdava con fidu cia lo scontro imminente , anche considerando lo scopo in fondo limitato dell 'operazio ne. Dopotutto la m assa corazzata impegnava 141 carri (35 della 10' Panzer, 60 d ella 15" e 46 dell a 21"): meno cli una brigata corazzata inglese organica , ma con equipaggi esperti e buon materiale. Anche il sostegno aereo sembrava cli tutto rispetto su quella ristretta zona: 110 apparecchi tedesc hi, cli cui 20 Stuka, e 50 italia ni con cui b attere gli schieramenti d 'artiglieria e dare ap poggio diretto alle truppe attaccanti. Ro mmel si portò a q_ 175 (nord-est di Cheguimi) nel settore della Pistoia, dove era impiantato il Comando tattico della l" armata e da d ove il p ano rama del campo d i battaglia si apriva sino o ltre Medenine . Quando la nebbia cie l mattino si diradò, egli si accorse s ubito che le cose non s tavano andando per il verso giusto. E questo perché l'avversario era pronto al combattimento. A dire il vero, sin dal giorno 3 il Comando della 1" armata aveva raccolto sintomi di modifiche nella dislocazione d e i reparti britannici, ricavando l'impressione che si volesse alleggerire il settore costiero per gravitare p iù al centro, a cavallo della strada p er Mareth. Il giorno seguente le Panzerdivisionen, in movime nto ve rso la zona di raccolta, erano s tate soggette ad incursioni aeree con s pezzo namento. Ma nessuno era giunto a concludere che l'avve rsario "sapesse". Soltanto dopo l'inizio di Capri divenne ben presto chiaro che in qualche modo l'attacco era atteso ed al termine della battaglia si scoprì, con molto sconcerto, che addiri ttura erano noti gli elementi fondamenta li dell'op erazione (27). Ad alto livello non si riusciva a capacitarsi d e lla rapidità di conoscenza di certi particolari da p arte britannica e tutti si lambiccarono il cervello s u come certe notizie potessero esser trapelate. L' OKW ne parlò con il Comando Supremo senza trovare una spiegazio ne, concludendo: •È pure da esclude re la conosce n za del nostro p iano cli attacco in seguito a deposizione d i soldati tedeschi fatti prig ionieri o per la perdita dei rispettivi o rdini , perché nel tempo in q uestione non sono state registrate tali perdite. Tutti i te legrammi tedeschi erano cifrati regolarme nte. Non si può giudicare da qui in che manie ra il nemico sia s tato informato di taEe progetto». Occorre anche tener presente che la manovra era affidata a Comandi e truppe tedesche. Me ntre, dunque, la colonna della 164· leggera , preceduta da 3° e 33° gruppo esplorante, si dirigeva verso Bir e t Ahmar senza incontrare opposizione d i rilievo, le tre Panzerdivisionen si inoltrarono nella piana d i Medenine. La 10" puntava pro prio su Medenine, la 15' e la 21" dovevano irro mpere fra Zemlet el Lebene e Metame ur. Si infransero tutte contro un formidabile fu oco d 'arresto controcarri. Il gen . Leese, comandante del 30° corpo inglese, aveva schierato le sue truppe su 38 chilometri di fronte, ad ango lo retto. A nordovest la 51' Highlanders si appoggiava all 'uadi Zesser, il cui discreto valore impeditivo era stato incrementato con 70.000 mine . Aveva in linea la 154" B_f, e la 152" B.f., sostenute da du e reggime nti controcarri, sei da campagna con pezzi da 25 libbre e 130 bocche da fu o-
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LE OPERAZIONI IN APRICA SETTENTRIONA LE
co di medio calib ro. A sud-est aveva preso posizione la 7· D. cor. con la 131" B.mot. e la 201" B. Guards in linea e la 22" B.cor. a tergo, nonché tre reggimenti da campagna ed uno controcarri. Seguiva, più a sud, la 2• D.f. neozelandese con la 5• B.f. in linea , sostenuta da un reggimento da campagna ed uno controcarri, la 6• B.f. a Meclenine e la 4·' B.cor. leggera alquanto arretrata . In riserva di corpo d 'annata rimanevano la 8· B.cor. e la 23• B.cor. con i _s uoi 80 Valentine. Complessivamente Leese disponeva di 350 pezzi di artiglieria <la campagna e pesante campale, 460 cannoni controcarri tra i quali molti da 17 libbre (76 mm) e 300 carri. Un confronto con lo sforzo esercitato dalla P annata con l'operazione Capri non si poneva proprio. Una dopo l'altra le tre Panzerdivisionen naufragarono sulla tremenda barriera. La 10" Panzer andò a sbattere contro i neozela ndesi e la 21> contro le Guards. La 15•, la più forte, riportò _qualche risultato attaccando la 131" B.f. , ma non riuscì acl irrompere al di là della linea. Per le artiglierie controcarri inglesi , accuratamente postate e rigidame nte vincolate al loro specifico compito, fu un trionfo: tra le 10 e le 11 l'urto tedesco poteva reputarsi fallito e l'intervento degli Stuka ottenne solo la reazione di un fuo co contraerei "di un 'efficacia mai vista prima d'orct", come riconobbe a den ti stretti Ro mmel. An che il gruppo Sponeck non arrivava a farsi strada: bloccate d al tiro di sbarramento delle ba tterie della 51> Highlanders, le tre colonne non g iunsero nemmeno a scalfire le pos izione britanniche. Alle 14.30 il ge n. Crame r rinnovò il tentativo . Pe r quanti sforzi facesse, b en presto s i rese conto de ll ' inutilità del suo prodigars i. Rommel lo comprese e verso le 17 ordinò çli sospendere l'azione, di rimanere a portata del campo di battaglia e cli mandare indietro i mezzi danneggiati ma recupe rabili. Messe seguiva l'operazione con delusione . Visto l'insuccesso, avvisato dalla ricognizione aerea di un migliaio cli automezzi in movimento eia Ben Garclane SLl Medenine e di una massa cli 3.500 veicoli diretti dal confine libico verso nord -ovest, pensò alla probabilità d i un violento contrattacco britannico per il giorno successivo, perciò propose di mettere la parola fine a Capri e cli ripiegare sia le fante rie sia le truppe corazzate . Alle 20.30 Rommel si d ecise a gettare la spugna. Le perdite erano dolorose: oltre 600 tra morti e feriti e 41 carri distrutti. Irrilevanti quelle nemiche. li ricorno entro la posizione di Mareth si concluse il 7 marzo, mentre le retroguardie, lasciate in zona per consentire il recu pero di quanto più materiale possibile, rientrarono nella no tte sull'8. La 10' Panzer si spostò agli Chotts a disposizione ciel Coma ndo gruppo di armate, la 21" si d islocò ad ovest di Mareth , la 15• a tergo d e lla Spezia ed i gruppi esploranti andarono a Bir Solca ne. ,La cosa più triste - ebbe poi a scrivere Romm el - era dover riconoscere che non eravamo stati capaci di interferire co n i prepara tivi cli Montgomery. Un grande scoraggiamento prese tutti noi. L'offensiva dell'S• armata ormai era imminente e dovevamo affrontarla. Per il gruppo di armate restare ancora in Africa equivaleva adesso ad un suicidio .. (28).
L,. D1\1T AGLIA 01 MARETII
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Quasi lo scacco non bastasse, proprio quella notte arrivò un dispaccio di Kesselring: il gen. Jodl aveva comunicato l'assoluta disapprovazione d i Hitler alla proposta cli abbandonare la posizione di Mareth-EI Hamma. È possibile che la risposta negativa fosse anche influenzata dal p arere formulato da Kesselring a corredo della lettera di Rommel, e cioè che un arretramento di tale portata avrebbe regalato agli alleati tanti campi di atterraggio da rendere impossibile l'invio di rifornimenti a Tunisi ed a Biserta. Ma è anche ve rosimile che Hitler avesse perfettamente intuito che la proposta nascondeva il proposito di realizzare una Dunkerque dell'Asse . Comunque: •La valutazione della situazione fornita dal feldmaresciallo Rommel - così avrebbe detto Hitler - differisce sostanzialmente dalla valutazione da lui stesso fo rnita q uando si trovava ancora ad est di Tripol i, allorché p ensava di poter escludere qualsiasi evenruale crisi, se solo gli fosse stato concesso di ritirarsi all 'attuale linea di Mareth. Ritirare entrambe le armate in un'angusta testa di ponte a ttorno a Tunisi e a Biserta, e quivarrebbe al principio della fine• (29). In simili circostanze non restava che agire in prima persona e, app ena tornato al proprio Comando, Rommel decise di recarsi al Quartier Generale del Fi.ihrer. Fece convocare von Arnim per affidargli il comando interinale d e l gruppo di armate e venne così a sap ere che sia lui sia il gen. von Vaerst erano stati chiamati proprio quella mattina a Frascati. Furibondo, telefonò immediatamente a Kesselring protestando con vee menza e naturalme nte la conferenza all'OBS fu annullata (30). L'8 marzo von Arnim assunse il comando, lasciando la 5" armata a von Vaerst, e d il 9 Rommel partì in aereo per Roma.
2. lL
DISPOSITIVO DELLA
l'
ARMATA J'CALIANA.
ti 10 marzo, appena assunto il comando , von Arnim tenne un rapporto. Non si trattava tanto di illustrare propri convincimenti sulla condona della campagna, quanto d i lasciare la parola a Kesselrin g, venuto appositamente in Tunisia con il gen. Westp hal. Per la l " armata erano presenti i gen. Mancinelli e Bayerlein (31); per l'aviazione, il gen . Seideman n. È bene premettere che il punto di vista di Kesselring si prestava ad oscillanti interpretazioni e che forse egli stesso non lo seppe indicare ne lle esatte dime nsioni . Secondo q uanto p iù tardi scrisse, era convinto che in Tunisia ormai non rimanesse che "limitarsi ad un 'azi-0ne d i difesa" . Nel tempo stesso, la situazione non avrebbe raggiunto carattere di gravità finché le due armate alleate fossero state costrette a combattere isolatamente e l'attività delle rispettive forze aeree rimanesse p riva cli conveniente coordinamento . 11 punto debo le d el fronte si trovava in corrispondenza delle ali interne delle armate dell'Asse: la Centauro e la 50 brigata s p eciale non sarebbero state in 2
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I.E 0PERAZl 0Nl IN A FRICA SETTENTRLONA I.I::
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grado cli contrastare un potente urto nemico, ma con le tre Panzerdivisionen in riserva si po1eva reagire. Riconosceva che u n'offensiva contemporanea di Montgomery e cli Anderson avrebbe avuto ogni probabilità di successo, però 1'8• armata doveva aspettare che la 1" si riordinasse e qu esto lasso cli tempo sarebbe stato utiliz:.cato dall'Asse per portare a te rmine gli apprestamenti difensivi (32). Kesselring, dunque, informò che il suggerimento avanzato d a Rommel cli ridurre il fro nte alla linea Cap Serrat-Enfidaville non era stato accolto dal Fuhrer né dal Duce e che, di conseguenza, la difesa sul fronte meridionale doveva essere mantenuta sulla linea di Mareth e su q uella d egli Chotts "che costituiscono un complesso unitario". Mancinelli rimase colpito da simile categorica affermazione non rispondente alla realtà tattico-topografica e per giunta incurante de lle gravi ripercuss ioni su l dispositivo: portare alla linea degli Chotts, ossia dell 'uadi Akarit, un sia pur minimo di truppe significava indebo lire ulteriormente la già assai poco solida difesa di Mareth. Kesselring spiegò allora che il Comando Supremo e l'OKW volevano attribuire un significato unitario al complesso Mareth-Akarit per lasciare al comandante ciel gruppo d 'armate un certo respiro decisionale nell' ambito della cond otta d ella difesa. Poiché von Arnim non interloquiva, al termine della riunione Mancinelli g li chiese in q ual modo dovesse intendersi il concetto sostenuto dal feld maresciallo e von Arnim si limitò a rispondere che "secondo lui la l" armata deve battersi per la decisione sulla linea di Maretb e chiede in merito g li venga comunicato al più presto possibile, possibilmente in gi01-nata, come il generale Messe prevede l'attacco" (33). L'esposizione di von Arn im si concentrò sulla situazione complessiva. Essendo l' inte ro fronte assai sottile, la decisione di rimanere a Mare th comportava un rischio, che , anche se accettato da ll e Au torità centrali, ta le rimaneva. A nord la 5' armata era in grado di resistere a qualsiasi tentativo avversario, grazie anche alle caratteristiche ambie ntali ; il XXX corpo d'armata ita liano risultava indubbiamente p iù debole ed i settori Imperiali e Calvi , benché tenuti da truppe validissime, rappresentavano un tratto assai p ericoloso; la 1·' armata, po i, aveva l'onere dife nsivo maggiore perché si sarebbe trovata addosso la massa nemica più robusta ed agguerrita. Anche il Fliegerjiihrer parlò. Stranamente indicò una situazione "molto più fa vorevole di quanto non fosse al tempo della battaglia di El Alamein": a suo d ire, allora l'avversario ci opponeva 800 caccia e 300 bombardieri, o ra invece disponeva di 300 caccia e 100 bombardieri contro 180 caccia e 60 bombardieri (che presto sarebbero salito a 100) dell'Asse. Si tratta di una sottovalutazione inspiegabile. Manci nelli approfittò della circostanza per manifestare il d esiderio d i Messe che la 21' Panzer, in procinto di trasferirsi all'Akarit, rimanesse alla P armata . Sul momento von Arnim parve orie ntato ad accogliere la richiesta, ma poi finì per confermare l'ordine ed il Comando DAK con la 10• e la 21' Panzer passerà a disposizione del gruppo d'armate.
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Me ntr<:"! s i effettuavano a lc uni spostame nti d i unità per un più con venit·nte ,:;setto della posizione di re:; istenza, fra c ui l'arretra mento a He1 11 Kreddache della 164• legge ra. von Arnim preparava le sue clift' Llivl' Le trasmise il giorno 13 e conformò l' interpretazione a nticip,11:, :i M:1ncinelli : , La p1,s1z.ione di Mareth deve essere difesa in m.rniera decisiva co n tucce le fo r111c1.,.' . È parti colarmente impona nte che an c b<:: la posizio ne avanzata sia dif.:, .1 ,e 1,·ù,:ssario fino all'ultimo, anche se le forze parzialmente impiegate su pre.krtl' ,1 lt,11.: venissero distrunc e questo pe rché esse sono pe r il complesso della d1fe,a d i uec isiva im porta nza. È necessario che ogn i uomo co mprenda bene la ne,·cs,it.1 .Ji una d ifesa si no all'estremo• (34) . 7.• , .
Ciò pe1<> s ignificava attribuire alla posizione avanzata un valore cli ,;ran lung.1 superiore a quello, già rile vante, a::;segna to le da Messe. Una rcsiEte nz:, ad oltranza snaturava com pito e funzioni di detta linea e compor:.,1 v,1 varianti sens ibili cli consiste nza, schierame nto e modalità cli a zil.)11e (juindi J'vlessc protestò, pon endo anche in evidenza come l' irrii:,icl i111cnro ol tre un certo limite della difesa sulla posizione avanzata av i ,: i>he regalato al nemico la p ossibilità di concentrars i p rima s u un 'al iquota della l ·' a rmata schiacc ia ndol a, poi s ul rimane nte de lle fo1i'l. Von Amim accolse queste rag ioni e lasciò libertà di decisio ne sid ·i1iro dei reparti s ulla posizione cli resis te nza. Soltanto, c hiese di e:,·· : :· messo al corrente del provve dimento non appena stabilito. A quesro punto accadde qualcosa di assolutamente imprevedibile. Bisogna fare un piccolo passo indietro. L'8 marzo Mussolini aveva risposto alla lettera di Hi tler recapitatagli da Ribbentrop. fn merito a l teatro africano s i era espresso nei seg uenti Le rmin i: -Tunisia. Sono lieto di constata re che anche Voi, o Fiihrer, considerare la Tunis ia come un fattore esse nzi ale de ll' insie me s trategico. L' im pe rativo c he ne consegue è chia ro: bisog na rim:in e re - a qua lu nqu e cosw - in Tunisia; bisogna in ogni caso rima nervi il più a lungo possibile, poic hé qu ~sto turberà profondamente e forse definitivamente l'esecuzione deì piani anglo-~.1ssoni fissati a Casablan ca. Pe r tenere la Tunisia, bisog na allargare la noslra tes ta di sbarco e non res tringe rla come vo rrebbe.: Rommel , il c he sign ifichere bbe di e:..sere schiacciai i e - in breve - sospinsi verso il mare, senza scampo. data la superiorità c he il nemico realizzerebbe aura verso il congiungimento delle sue arn, ate e la poss ib ilità di utiliz zare turci i ca mpi di av iazione della Tunisia, da no i abba ndonata . È mi a convinzione che bisogna resistt· re s ull a linea de l Mareth. Ma per resistere e magari contrattaccare, è necessario nlimentare le nostre forze: è necessa rio far giungere so prattllctO cannoni, ca rri arm.Hi e carb urante. Bisogna ga rantire i trasporti sul tratt.o bre ve, ma obbliga to , df:'I canale di Sici lia. Per otte nerè tu cto ciò, o Fuhrer, no n mi sta ncherò mai di ripdcrlo, occorre c he l'aviazione dl•ll 'Asse nella zona di Sardegna, Sicilia, Tunisia, :..•a a.I meno uguale all'aviazione nemica. Noi abb iamo ma ncaw la con<·1uista dell 'C::gitw a ca usa dell a nostra inferkll'ità ne ll'aviazione: noi pe rderemo la T unisia , se quesra es igenza f'o ndame ncalt' non sarà raggiunta•• (35).
Jn poche parole: la Germania doveva me ttersi in testa di rinforzare potente mente la 2• Lu.jfffotte, altrimenti la Tunis ia era perdura e
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la responsabilità sarebbe stata tedesca! Vedremo la replica del dittatore nazista. Il 9 marzo arrivò a Roma Rommel , il quale nel primo colloquio con Ambrosio comprese come da parte italiana si considerasse definitiva la sua pa rtenza dall'Africa . La cosa probabilmente lo seccò perché aveva altre mire per la cesta: "Sper·avo di far valere - ammise - i miei progett'i e poi continuctre per qualche tempo ancora d1· comandare il gruppo d 'armate'' (36). A mezzogiorno venne accompagnato dal Du ce ed ebbe modo di illustrare la propria opinione. A quanto sembra il colloquio, che durò mezz'ora, non approdò a molro. Mussolini conside rava la Tunisia di importanza capitale sia sotto l'aspetto militare sia sotto quello politico. Per evitarne o almeno ritardarne la perdita manifestò dunqu e l' intenzione di spedirvi un'altra divisione italiana. Rommel ebbe buon gioco nel replicare che meglio sa rebbe stato "rifornire quelle che c'erano in modo che si potesse esigere che si battessero contro i britannici" (37). Se si espresse in questi te rmini non c'è da meraviglia rsi che il colloquio sia di ventato " alquanto aspro" , per d irla con le parole dello stesso Rommel, ma con ogni verosimiglianza intendeva sottolineare l'opportunità cli render le divisioni competitive in tema di armamento e d i equipaggiamento. Irritato ed amareggiato, il feldmaresciallo proseguì il viaggio per la Prussia o rientale, evitando la compagnia cli Goering, in quei giorni a Roma. A Rastenburg, ove si presentò nel pomeri ggio del 10 marzo, fu accolto con riguardo ma con ev identi segni di compatimemo (38). Hitler era abbanuto per la tragedia di Stalingrado però, forse per reazi one, si mostrò convinto che quanto gli veniva prospettato dipendesse da un inaccettabile pessimismo: •Affermai con quanta convinzione possibile - ricordò Rommel - che le eruppe ·africane· dovevan o essere riequipaggiate in Italia per trovarsi in cond izioni cl i difen dere il nostro fianco meridionale in Euro pa. Arrivai a garamire - cosa che di soliw faccio con estrem a rilutLanza - che con quelle tru ppe avrei respinto l'invasione all eala nell 'Europa meridio nale. Ma tutto fu inutile. M i disse di prendere una li cenza per motivi di salute e di rimenermi in sesco, così da po1cr ria ssumere il comando più tardi, per l e opernioni co ntro Casablanca. Non gli venne nemmeno in mente che l e cose potessero andar male in Tunisia. Non volle neanche sen1ire <li un accorciamenco del fronte, perché sarebbe st:110 impossibile passare poi ad una nuov~ offensiva, (39) .
Anche se rifiutò nettamente l'accenno ad un rido tto Biserta-Tunisi, Hitler fu peraltro sensibile alle considerazioni circa il valore difensivo della posizione Mareth-El Hamma. Rommel cercò di dimostrare l'impossibilità cli arginare, con le forze disponibili, attacchi contemporanei sulla linea di Mareth, di que lla cli El Hamma e nel settore di Gafsa . Inevitabilme nte sarebbe giunto il momento di portarsi all'Akarit e senza aver sfrutrato la i;esiste nza delle fanterie italiane a Mareth. Perciò meglio e ra trasferirle immediatamente ali' uadi Akarit e dare principio a seri lavori difensivi. Simile discorso sembrò far breccia, ma l'arrivo di Goeri ng (11 marzo) e l'influenza di Kesselring modificarono l'orientamento.
LA OA'n'AGI.IA DI MARiffH
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A seguito cli quanto sopra, alle 6 del 14 marzo von Arnim ricevette un cifrato dall'OBS con la "raccomandazione" del Fi.ihrer di ritirare all'altezza dell'uadi Akarit parte di due divisioni italiane "per costitufrvi riserva di sicurezza" . Alle 14 von Arnim, accompagnato dal gen. Gause, si recò al Comando della P armata , da poche ore insediato nell'oasi d i Rechoda (una diecina di chilometri a sud di Gabès) e comunicò che per direttiva superiore si rendeva necessaria una modifica al dispositivo dell'armata: la Spezia, ad eccezione dei reparti sulla posizione avanzata che restavano in posto, doveva portarsi all'Akarit; la Trieste, sostituita dalla 164• leggera, doveva subentrare alla Centauro nel settore cli Gafsa; la Centauro, recarsi all'Akarit; la Pistoia, estendere la sua responsabilità all' intero settore abbandonato dalla 164" leggera. All'attonito Messe, von Arnim cercò cli giustificare l'ordine: pur curando la solidità in corrispondenza della d irettrice dell'attacco principale, conveniva garantire una certa profondità alla difesa; in fondo, la concezione dife nsiva non ne sarebbe rimasta in fluenzata, visto che lo scaglionamento in profondità veniva realizzato a spese dell'ala secondo ogni probabilità meno impegnata. L'impressione fu penosa, tanto preoccupanti apparivano le ripercussioni di vario genere provocate da simile rivoluzionamento . Messe chiese esplicitamente se, una volta arretrate cli sessanta chilometri le due divisioni, rimaneva invariato il compito cli difesa ad oltranza sulla linea di Mareth oppure se il movimento retrogrado incriminato doveva esser considerato come prodromo di un generale arretramento dell'armata sulla linea dell 'Akarit. Von Arnim si strinse nelle spalle e repli cò che tali erano gli ordini, che egli non aveva altro da aggiungere e che occorreva obbedire limitando quanto possibile inconvenienti e rischi. Allora Messe offrì un'alternativa ad un provvedimento così macchinoso e scombussolante. Propose, cioè, di mandare indietro la Spezia e la Pistoia (sempre meno gli elementi dislocati sulla linea avanzata) e .di estendere lo schieramento della 164• leggera a tutto il settore d el XXI corpo d'armata. In tal modo sarebbero rimaste in posto Trieste e Centauro, già perfettamente orientate, evitando una crisi globale. Von Arnim chiese l'autorizzazione dell'OKW, in giornata ricevette risposta affermativa e la stessa notte sul 15 ebbero inizio i movimenti. La notizia, ovviamente, venne trasmessa al Comando Supremo. A Roma era appena pervenuta la risposta cli Hitler a Mussolini. Premesse la concessione di una licenza per motivi cli salute a Rommel e l'assegnazione del comando in Tunisia al gen. von Arnim; sottolineata l'assoluta necessità di conservare quell'estremo lembo del Nordafrica, la lettera così si esprimeva sull'aspetto operativo : ,3_ In base alle carte sottopostemi, aU rapporto fattom i dal Feldmaresciallo Romme l ed all 'es,1me con alcun i de i miei più capaci ufficiali di S.M., ho pensato a tutte le possib ili solu zioni circa la linea difensiva più favorevole da tene rsi a tutti i cosci contro 1'8' armata inglese.
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I.F. OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
I
Il vantaggio de lla posizione del 1\l!areth co nsiste nel fatto che in favorevo li circostanze s i dispone con essa de lle migliori premesse per una nos trn azione o ffensiva. Lo svantaggio consiste nella possibilità cli aggiramento da oves t che se nza du bbio sussiste . Se l'avve rsa ri o - come è nel c;arat tere de lla condotta del la gue rra da pa rte degli ing lesi - irro mpe ne lle posizioni su un tratto di fron te la rgo 12-15 chilometri vicino alla costa dopo u na preparazione rilevantissima di artiglie ria, comp ie ndo ne llo stesso tempo un t!fficace aggiramento da ovest, quesro attacco può portare an zitutto al.la perdita <li tutti i rt!parti non mobili. Secondo il mi o parere la posizione di Gabès e degl i Sciotts dovr.ì essere sistemata a tutti i costi in profond ità co me un co rpo unico e la difesa dovrà essere organizzata in modo da no n permettere ali!:! forze meno mobili di perde re il contatto con la posizio ne degli Sc.:iotts. li tentativo di un aggiramento da ovest dovrà inoltre esse re - e semprt! eh!:! s ia appe na possibile - infranto te mpes tivam ente con azioni d i reparti mo bili. tutta la zona difensiva dovrà però, seco ndo me, esse re sistemata con og ni mezzo e tenuta fino a ll'ultimo uomo. Ho dato ordine, Duce, a l Feldma resciallo Kessel ring - o ltre alla rio rganizwzione del s istema de i convogli - cli buttarsi tem poraneamente co n tutte le forze aeree sulla 8' arma ta inglese. Sarà provveduto senz'altro a farg li pervenire tutti i rinforzi possibili. Se s i riuscirà, Duce, a te nere la posizione del Mareth o pe r lo meno, in caso estre mo, la posizione degli Scious, nonché organi zzare il sistema clcì convogli, nessu na poten7.a del mo ndo por rà ricacciarci dalle nostre posizioni ne ll'Afr ica sectencri onale. A questo scopo ho già dato disposizio ni pe rché , dopo l'avviame nto in zona de lla 999' brigata, d ei dieci battaglioni di marcia e de lla divisione corazzata 'Herrna nn Goering', s ia approntata per l' Africa anche la 7' divis io ne paracadutisti. Questo è il migliore reparto s peciale di cui la .German ia fo rse dispone. Una divisione la cui resistenza non potrà essere fiacca ta in nessun caso da fo rze ingksi ed americane anche p iù volte supe riori di numero, purc hé d is po nga di sufficiente munizionamento e naturalme nte dei necessa ri viveri ed abbia inoltre assicurata la sosti tuzione per le arm i distrutte o perdute. Con grandt! gioia ho visto che del 2° gruppo carri armat i tipo Tigre, i pri mi ca rri sono oggi già a rrivati in Tunisia . Provvederò a ripiana re le pe rdite avute da l 1° grup po e pt!nderò tutte le predisposizioni p er l'impiego cli nuove a rmi pa rti cola rmente pesanti ed efficaci. Ma tu tto ciò è solo u n prohlema di trasponi. Ritengo la solu zione cli questo problema tanco p iù impo rra nte, Duce, in quanto temo che l'avversario inizie rà concemporanea me nr.e l'a ttacco con 1'8' armata inglese - attacco che bisogna conside rare come p rossirno- e con la l'armata an glo-americana in d irezio ne Sfax. Anche per quesco motivo riLengo necessario di collocare reparci corazzati mobili in modo da pote rli im piega re secondo le necessità. Ma come ultima linea dife nsiva cont ro 1'8' armata ing lese si può considern re solamente la posizione degli Sciotts che s i appogg ia a lle montagne. Riassu mendo, dunque , vorre i dire, Duce, che bisogneriì difendere fino all'estremo limite delle possibilità la posizione de l Ma reth mentre quella degli Sciotts do vrà esser te nu ta a nnti i costi. Se poi riusciamo a metLere a posto la q uestione dei rifornimenti, non dub ito che cosro o lard i l':1vvenlu ra nordafricana degli inglesi e degli a mericani si sa rà rivelata come un errore da lle più grnvi conseguenze(. ..)• ( 40).
Per il mome nto non ci soffermeremo sul problema dei rifornimenti se non per ril evare, da parte di Hitler, una stoccata : «La trage d ia è che quest'uomo [Rommel), che è uno d e i miei più valo rosi ufficiali e che d ispone cli capacità e cli aud acia in misura straordinaria, è fallito per il problema d e i rifornime nti, che può essere risolto solamente con un 'intensificazione al massimo dei trasporti via mare•, ed una vibrante sollecitazione: «Da lla soluzione cli questa qu estione, Duce, dipende il destino dei Vostri possedimenti nordafricani e con esso per noi due una grande p re messa per finire vittoriosamente que-
l,A BA'ITAGLIA Df MARETH
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sta guerra,, . In poche parole: se anche la Tunisia era perduta la responsabilità ricadeva sull'Italia, che non sapeva "realmente e profondamente" studiare e risolvere il problema dei trasporti o ltremare! Il Comando Supremo prese atto del pensiero di Hitler, lungi dal sospettare che fosse stato già tradotto in ordini. Quando arrivò la comunicazione al gen. Mattioli, Ambrosia reagì seccamente, tanto più che era poco persuaso dell'inglobamento della linea dell'Akarit nella difesa apprestata a Mareth: «Chiedete - telegrafò a Mattioli - at: Comando gruppo armace in base a quale ordine divisione Spezia e divisione Pistoia hanno in parte ripiegato su linea Seiotts, tenendo prese nte che questo Comando Supremo non ha ma i disposto pe r tale ripiegamento. Risposta immediata• ( 41).
Mattioli rispose nello stesso pomeriggio spiegando l'accaduto e l'ordine di von Arnirn di completare i movimenti nelle notti sul 15, sul 16 e sul 17. Poi aggiunse: «Ne l pomeriggio giorno 15, :1vuLO da OBS comunicazione di attendere per previsto arretramene.o nuove istrnzioni, Comando gruppo armare sospendeva movimenti previsti per notte sul 16. Oggi OBS qui venulO habet conferm:no sospensione mov imenti et chiarito at coma ndante gruppo a rmate che difesa non deve essere limi tata at linea Marerh ma estesa at intera zona fino linea Sciotts compresa et che comandante predetto haber mano libera per condurre in cale zona la lotta nel modo che meglio ritiene. Benché OBS ahhia fatto intendere c he cale concetto era condiviso anche da Comando Supremo, von Amim habet ri levato che co munque istruzioni ora dette sono state date verbalme nte et che sarebbe opportuno da rgliene conferma scritta, data pure sua particolare s ituazione di comandante interinale . Qua nto at elementi già spostati su linea Sciotts Comando gruppo armate ha comunicato trattarsi di un solo battaglione et un solo gruppo divisione Spezia• ( 42).
Ambrosio replicò con un messaggio diretto a von Arnim: .. stante apprestamenti difensivi eseguiti es t necessa ri o che difesa 1' armata sia anziiutto fana su linea Mareth co n tutte le truppe che vi e rano impegna te prinw dei movimenti degli ultimi giorni. Questo non esclude scaglionamento in profondità adeguato alle esigenze della d ifesa et alle possibilità di movimento dei reparti. Circa la funzione della linea degli Seiotts rispetto a quella del Marerh seguiranno comunicazioni. Per evitare malintesi, resta stabilito che codesto Comando riceve o rdini d i carattere operativo solo da questo Comando Supremo,,
ed il giorno successivo si affrettò ad un'ulteriore puntualizzazione: il gruppo di armate Africa aveva il compito di mantenersi nel territorio tunisino estendendo, possibilmente, il fronte occidentale verso ovest e resistendo ad oltranza sulla posizione di Mareth; eletta posizione comprendeva la linea cli Mareth e la linea degli Chotts ( 43). E così si chiuse l'episodio . Era tempo perché Annibale era alle porte. Nel frattempo, vedendo profilarsi l'eventualità di un improvviso arretramento generale, Messe aveva fatto preparare un progetto di ripiegamento .
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I.E OPERAZIONI IN AfRJCA SErrENTRIONALE
Il riassetto della 1" armata italiana aveva compiuto sensibilissimi progressi in ogni settore, pur lasciando incompletezze ed incontrando difficoltà non superabili ( 44) . Le grandi unità rimanevano largamente al di sotto degli organici (vds. quadro di battaglia pag. seguenti), né appariva sperabile il raggiungimento di un accettabile livello di forza. I settori nei quali si articolava la difesa erano, come noto, tre: la linea di Mareth, quella cli El Hamma e quella cli Gafsa . Data l'insoddisfacente disponibilità di materiali cli rafforzamento e cli mine, venne naturalmente privilegiata la prima. Essa presentava una posizione cli res istenza affidata al XX ed al XXI corpo d 'armata. Delle tre divisioni del XX corpo, la Giouani Fascisti (gen. Sozzani) era rimasta come prima per l'impossibilità di trasformarla nella ventilata Bersaglieri d'Africa. Il 7° bers ., per la veri tà, era stato sganciato da Gafsa, però un battaglione venne trattenuto in posto quale riserva della Centauro e l'altro diventò riserva del XX corpo. La divisione, in sostanza, teneva in linea 1'8° bers . ed il rgt. Giovani Fascisti, con aliquote di vari battaglioni spinte sulle posizioni avanzata . La Trieste (gen. La Ferla), al centro, schierava il 65° ed il 66° fanteria organici, ciascuno dei quali con un battaglione sulla posizione avanzata. La 90' leggera (geo. von Sponeck) aveva il 155° ed il 200° fanteria sulla posizione di resistenza ed il 361 °, rinforzato, sulla posizione avanzata . Quanto mai esigua la riserva cli corpo d'armata: il V/7° bers. ed il X battaglione M della Giovani Fascisti (schizzo n. 54). Il dispositivo del XXI corpo vedeva la Spezia (gen. Pizzolato) a sinistra, con il 125° ed il 126° fanteria sulla posizione di resistenza e d il l/126° con il battaglione esplorante su lla posizione avanzata. Al centro era disposta la Pistoia (gen. Falugì) con il 35° ed il 36° fanteria, ognuno con un battaglione sulla posizione avanzata, che in questo settore si avvantaggiava cli appigli tattici naturali cli rilievo (schizzo n. 55). Sulla destra , all'ala, c'era la 164• leggera (gen. von Liebenstein) arroccatasi attorno a Ksar el Hallouf ed a Beni Kredclache con il 433° Panzergrenadiere e coprente le provenienze dal Dahar con il 382° fanteria (schizzo n. 56) . Rommel aveva insistito su questo punto. Come Montgomery, egli non dava molto peso al giudizio francese circa l' impossibilità che grossi contingenti agissero nel Dahar? i mezzi ruotati "moderni" di cui erano dotati tedeschi e britannici consentivano azioni reputate assai diffìcili prima del 1930. Perciò Rommel aveva eletto : "Se il nemico intende effettuare un avvolgimento ad ovest(. ..) come è da presumere, è dalla massima importanza difendere i passi di Beni Kreddache e di Ksar el Ha!lou:f per costringerlo a perdere tempo in un ampio giro il più a sud possibile, almeno da Foum Tatahou.ine" (45). A disposizione del Comando d'armata rimase la 15" Panzer (gen. Borowietz), alle cui dipendenze passarono il reggimento Panzergrenadiere Afrika, ridotto ad appena quattro compagnie, ed il battaglione della Luftwaffe, residuo clellajaegerbrigade ed anch'esso su quattro compagnie .
LA BATIAGLIA DI MARETB
Quadro d i battaglia della 1" armata italiana alla data del 15 marzo 1943
Comandante: gen. Giovanni Messe capo di S.M. italiano: gen. Giuseppe Mancinelli capo di S.M. tedesco: gen. Fritz Bayerlein XX corpo d'armata (gen. Taddeo Orlando) con: D.f. Giovani Fascisti (gen. Nino Sozzani) su: 8° bersaglieri su tre battaglioni rgt. Giovani Fascisti su quattro battaglioni 136° artiglieria su cinque gruppi XXV battaglione misto genio unità in rinforzo, tra cui : IX battaglione autonomo due battaglioni mitraglieri tre gruppi da 75/27 XLVIII gruppo e.a. da 75/46 . D.f. Trieste (gen . Francesco La Ferla) su: 65° fanteria su tre battaglioni 66° fanteria su tre battaglioni 21 ° artiglieria su cinque gruppi LII battaglione misto genio unità in rinforzo, tra cui: CII gruppo da 77/28.
90° D.f. leggera (gen. Theodor von Sponeck) su: 155° Grenadiere su due battaglioni 200° Panzergrenadiere su due battaglioni 361 ° Panzergrenadiere su due battaglioni 190° artiglieria su tre gruppi un battaglione pionieri un battaglione collegamenti unità in rinforzo, tra cui: III/47° Panzergrenadiere Truppe di corpo d'armata : 16° raggr. art. di corpo d 'armata XXIV battaglione misto genio JV autogruppo
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SErrENTRIONALE
XXI corpo d'armata (gen. Paolo Berardi) con: D .f. Spezia (gen. Gavino Pizzolato) su: 125° fanteria su tre battaglioni 126° fanteria su tre battaglioni 80° artiglieria su cinque gruppi XXXIX battaglione esplorante LXXX battaglione e.e. LXXX battaglione misto genio unità in rinforzo, tra cui : battaglione Tobruk VI battaglione CC.NN. due gruppi da 77/28 un gruppo e.a. D.f. Pistoia (gen . Giuseppe Falugi) su : 35° fanteria su tre battaglioni 36° fanteria su tre battaglioni 3° artiglieria su quattro gruppi LI battaglione misto genio unità in rinforzo, tra cui : CCCL battaglione mitraglieri XXXI battaglione guastatori CCCXXXII gruppo da 75/ 27 CCCXXXV gruppo da 149/12 164" D.f. leggera (gen. Kurt von Liebenstein) su: 220° Grenadiere su due battaglioni 382° Grenadiere su due battaglioni 433° Panzergrenadiere su due battaglioni reparti minori Truppe di corpo d 'armata: 24° raggr. art. cli corpo d'armata XXVII battaglione misto genio LXV battaglione collegamenti III autogruppo CCLXXXV gruppo eia 149/1 2 Grandi unità dipendenti dall'armata: D .cor. Centauro (gen. Carlo Ca lvi di Bergolo) su: 5° bersaglieri su due battagl ioni 31 ° carristi su un battaglione 131° artiglieria su tre gruppi XXXI battaglione misto genio un battaglione e.e .
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LA B.-\1TAGI.IA L) L M.-\RETH
unità in rin forzo, tra cui : 132° reggimento e .e. su tre ba ttaglioni :XVIIl ba ttaglio ne carabinie ri I gruppo Lodi su autoblindo q uattro gruppi eia campagna un g ru ppo smv. da 75/ 18 Raggru ppamento Saharian o (gen. Alberto Mannerini): 350° fanteria su due ba ttaglioni 290° artig li e ria su se i gruppi LV battag lione Savona XVI e CXVI battag lioni Pistoia u n battaglione Guardia alla frontiera un ba ttaglio ne misto genio gr.sqd . Novara sette co mpagnie sahariane 15• Panzergrenadiere (gen . Wil libald Borowietz) su: 115° Panzergrenadiere su tre ba ttaglioni 8° Panzer ~u due b attaglioni 33° artig lieria su tre gruppi reparti vari unità all e d ipendenze d'imp iego: 288° Pan z ergrenadiere Afrika battaglio ne Luftwaff'enjèiger
19' D. f lak (gen. Gothard Franz) su : 102° a rtiglieria e.a. s u quattro gruppi 135° artig lieria e.a . su tre gru p pi Truppe d 'armata : 8° raggr.art. d 'armata su tre g ruppi 2° raggr. are. e.a. su tre gruppi 37° raggr.a rc.c.a. s u cinqu e gruppi 39° raggr.art.c.a. su due gruppi 50° raggr.art.c.a. su due grupp i 34° raggr.art.cosra (seltore Sfax) 280° raggr.art.G.a .f. (settore Gabès) 7° raggr.genio 2° raggr. speciale genio UI gr. autob lindo Monferrato TII gr. autoblindo Nizza 3° gruppo esplorante tedesco 33° gruppo esplorante te desco XXV battaglione mitra glieri CCLXXI b attaglione mitraglieri L . . . - - __
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LE Ol'Ell.~ 7. IONI IN APHICA SETTENTH IONAI.E
Schizzo n. 54 IL SETTORE DEL XX CORPO SULLA LINEA DI MARETH
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LE OPERAZIONI IN A flUCA SETTENTRION ALE
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Qu anto a ll'artiglieria, sembra utile qua lche osservazione. L'aliq uota pesante campa le e pesa nte si riduceva all '8° raggruppamento d'armata, su due gruppi da 119/ 35 ed uno eia 149/ 90, nonché al 16° e 24° raggruppamento di corpo d 'armata su due gruppi da 105/ 28 ed uno da 88 o eia 90. Veramente poco come quantità e qualità. Basti por mente alla 90" leggera, dotata di un gruppo da 88, uno da 105 ed uno da 155. A ciò si aggiungeva la grave carenza di munizioni. L'esistenza non superava le 5 unfoc per i pic coli calibri, e 1,5 unfoc per i medi calibri, variava da 3 a 5 unfoc pe r i pezzi contra erei e si aggi rava su 2,5 per i cannoni controcarri. L'a rtiglieria tedesca disponeva all'incirca di 1 unfoc. Ne derivò l'ordine, impartito proprio alla vigilia della battaglia, cli rinunciare a lla controbatte ria, eccezio n fa tta pe r casi particolarmente favorevoli. Questo dice tutto. A parte le deficienze delle qualità balistiche e meccaniche delle bocche da fuoco e l' insufficiente alimentazione cli munizioni, si volle tornare decisa mente alla manovra del fu oco. Così le artiglierie ve nnero riprese alla mano, convenientemente raggruppate e coordinate in un piano d 'impiego idoneo ad ottenere l' intervento a massa laddove necessario. Due parole anche sull 'a pparato logistico. A fine febbraio, in accordo con la parte germanica , lo S.M. del R. Esercito aveva apportato notevoli modifiche all' iniziale organizzazione dei servizi. A livello gruppo d'armate era entrata in funzi one un'Intendenza Superìo re Africa, retta da un ufficiale tedesco ma con uno S.M. misto, avente il compito di assicurare gli scarich i ai porti tunisini ed i rifornimenti sino alle frazioni di magazzino delle armate. Da tale organo dipe ndevano tre Intend enze: quell a italiana della Tu nisia, qu ella italiana per la R. Aeronautica e quella tedesca della Tunisia. La prima (col. Mansoldo) doveva provvedere all 'a limenta zione logistica della l" armata e cie l XXX corpo attrave rso due d elegazioni d'Intendenza. Di conseguenza, i normali servizi organici delle predette grandi unità venivano assorbiti rispettivamente dalla delegazione d'Intendenza della l " armata e dalla delegazione d'Intendenza del XXX corpo. È d iffi cile di re se questa struttura fosse la più semplice e la p iù idonea, visto che sotto il profilo funzionale l'armata ed il corpo d'armata erano già anelli logistici. Probabilmente influì l'opponunità di mettere tutte le tru ppe e servizi italian i in Tunisia alle d ipen denze dirette o almeno disciplinari del com anda nte la 1" armata, nostro massimo esponente militare in Africa. La de le gazione d 'Intendenza della l' armata aveva impiantato centri logistici a Gabès, Mahares e Sfax . Inevitabilmente il limitato livello delle scorte pesava in modo negativo su l funzionamenro cli molti servizi, anche se le minime distanze eia superare ponevano al p roblema nel suo insieme difficoltà assai minori che non ne lle precedenti campagne. D'altronde, la già scarsa disponibilità di autocarri era inficiata da un buon 40% di mezzi inefficienti, percentuale provocata non tanto dalla gravità delle avarie o eia una ridotta potenzialità
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LE Ol'ERAZIOI\I IN APRICA SF.ITENTKIONAI.F.
delle officine. quanlo dalla mancanza di parei di ricambio. Sulla linea <li El Hamma era sch ierato il raggruppamento sahariano del gen. Mannerini, costituito dal 350° fanteria su due battag lioni, tre battaglioni organici di complementi, ed uno cli guardia alla frontiera, il gruppo sqd. Novara, il 290° artiglieria su cinque gruppi da 77/ 28 ed uno da 75/27, più reparti minori fra i qu ali due baue rie tedesche da 88. Isolati, a Kebili , si trovavano il gruppo compagnie sahariane de Valle ed il m gruppo autoblindo Monferrato, incaricaci di sbarrare le piste locali. Era un fronte considerato, per il momento almeno, di minor probabilità d i offesa , p e rò l'esplorazione te rrestre ed aerea segu iva attenta me nte il progressivo s tanziamento nemico (si trattava d e ll a colonna francese ciel gen. Leclerc) nella zona cli Ksar Rhilane , in pieno d eserto del Dahar. Un ' incu rsione condotta il 10 marzo dal raggru ppamento Luck con il 3° e 33° gruppo esplorante ri nforzati eia repa rti italiani aveva inflitto perdi te a ll'avversario, ma tutto somm ato il risultato non era stato quello, sperato, di e liminare una possibile fonte di preoccupazione. Infine , nel settore cli Gafsa, la Centauro (gen. Calvi di Bergolo) te neva un fron te di settanta chilometri con un complesso di forze eterogeneo (46) abbastanza ricco di fuoco ma molto povero cl i fanteria, limitata al XII/ 7° bers. , una compagnia del XIV/ 5° bers. ed un piccolo bauaglione assaltatori Marana formato con elementi appiedati del 31° ca rristi. In compenso aveva il XIV/ 31° carristi con 18 carri e dLJe semoventi, il I g ruppo Reco Lodi ed alcune autoblindo della PAI. Costitu ivano l'ossatura del la difesa il 132° reggimento e.e. ed il raggruppamento artiglieria piccoli calibri. Il primo era composto dai residui d ei carristi d ella Littorio, dell'Ariete e de lla Trieste; il secondo da elementi dei disciolti reggimenti d i artiglie ria. Entrambi poverissimi di tutto, alla lettera. Il principale inconveniente dello schieramento della Centauro derivava dai tenui o n ulli appoggi d 'a la. Il gen. Calvi aveva p iazzato il grosso della d ivisione a s barrame nto della direttrice Gafsa-El GuettarSfax/ Gabès, fra il Djebel Orbata e il Djebel Berda, formando una specie di arco con la concavità rivolta ad ovest. Verso El Guettar, un caposaldo isolato. Un distaccamento, inizialmente sp into a Tozeur, era arretrato al Djebel Asker e confe riva un minimo di sicurezza alla sinistra. Un altro si era portato a Sened per cercare contatto con la 50· brigata speciale. In avanti, a Gafsa, si trovavano e lementi mobili col compito di opporre una resistenza flessibile all'avanzata nemica (schizzo n. 57). Il settore Gafsa non piaceva affatto a Messe. Era troppo eccentrico, per rapporti di dista nza e compartimentazione del terreno , rispetto alla posizione di Mareth-EI Ilamma e necessariamente inserito in un contesto tattico che nulla aveva a che vedere con l'essenza cie l problema operativo dell'armata. Le ripetute richieste a von Arnim di comprendere in un tutto unico la Centauro e la brigata speciale (o
LA OA"ITAG LIA 01 MARETH
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LE O J>EllAZIQN I IN AFRICA SIT l'ENTRIONAJ.li
parte di essa), alle dirette dipe nde nze del Comando gruppo d ' armate, troveranno accoglimento soltanto durante la battaglia . Tuttavia, per obiettività, bisogna rico noscere che il problema esisteva anche per von Arnim. Secondo il racconto che ne fa von Esebeck, il giorno 16, egli si era lamentato con Kesselring delle carenze cli carburante che gli impedivano qualunque spostamento di divisioni corazzate. "A nord - disse - la 5" armata fronteggia la l" armata britannica; a sud la .l" armata italiana è opposta all'B" britannica e fra queste due c'è l 'armata americana alla quale non abbiamo che poco o nulla da opporre" . Ed insistette : "Stimo le forze americane pari a tre divisioni ed io non posso batterle con un reggimento rinforzato. Dov'è L'aumento dei rifornimenti ordinati dal Fùhrer?" Kesselring confessò cli non essere in grado cli rispondere, prima d i tutto perché non poteva prendere impegni sicuri e poi perché era già stato criticato per non aver mantenuto le promesse. Ma von Arnim continuò chiedendo se almeno il volume dei rifornimenti sarebbe rimasto quello attuale: "Ho bisogno di saperlo - spiegò con una certa amarezza per condurre il combattimento sulla linea di Mareth ed anche per poter dire ai miei uomini su quale disponibilità di munizioni dovran no fare conto". "Non posso darle un.a risposta precisa" confessò Kesse lring (47) . Per il momento il DAK doveva risolvere gli imprevisti. La 10" Pan zer era dislocata vicino a Sousse, la 21' ad una ventina di chilometri a sud-ovest di Gabès . La 19" D. Flak (gen. Franz) aveva compito di difesa costiera . Come è naturale, le inte nzioni ed i preparativi britannici non erano sfuggici agli organi informativi della l ' armata. L'attività aumentata dovunque, anche nel Dahar, i docum enti ed i prigionieri catturati, le intercettazioni radio, i risu ltati delle ricognizioni aeree, ìl rapido rafforzamento del dispositivo nemico a contatto con le nostre posizioni, non lasciavano dubbi che, quanto meno nella fascia costiera, la messa a plinto fosse pressoché ultimata . Il quadro di battaglia era noto, la massa principale (30° corpo) individuata a cavallo della strada Medenine-Marech, quella secondaria (10° corpo) in via di raccolta verso il Dahar. Il 16 marzo l'ufficio informazioni dell;armata concluse iJ suo rapporto: ,Si può fondatamence rite ne re che il nemico inte nda dlettu;ire il massimo sfo rzo comro la linea di Ma reth, a cavallo della Lito ranea, sussidiando tale attacco con altra azio ne ad ovesl de l Gebel Ksour. Circa l'epoca di inizio dell'offensiva nemica, vi è da ritenere che mentre il 30° C.A. ha gi~ serrato sotto in zona avanzata ed ha verosimilmeme ult imato la propria preparazione, movimenti ancora sono in co rso nell'amb ito de l 10° corpo. Un'azione n emica ne l seltOre costiero è fin eia ora possib ile; ad ovest del Gebel Ksour occonerà anco ra qualche giorno•.
Infatti quella stessa sera 1'8·' armata attaccò frontalmente.
LA BATIAGLIA 01 MARETH
3.
L 'OPERAZIONE "PuGJLI ST"
(20-28
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MARZO)
Il 14 marzo Alexander eman<'> le direttive per la conquista della Tunisia. Anzitutto articolò il 18° gru p po d 'armate in tre aliquote - 1" armata britannica, 2° corpo americano, 8' armata britannica - tenendo il 9° corpo britannico in riserva. Poi fu esplicito nel pretendere il pieno rispe tto non soltanto dell'unità divisionale, ma altresì di quella nazionale, na turalmente per qu anto consentito dalle circostanze: il 19° corpo francese doveva operare compatto nell'ambito della 1" armata. Altri criteri orientativi riguardarono la convenien za per ogni corpo di tenere una divisione, di fante ria o corazzata, in riserva e, soprattutto, la necessità di toglie re dalla prima linea le unità corazzate per riservarle alle reazioni dinamiche. Alexander si sofferm ò anche sulle forze aeree. Sin dai primi di gennai o si era affacdato in termini perentori il problema del coord inamento delle unità aeree giunte co n To rch e di q uelle provenienti dal deserto libico. Dopo una succession e di provved imenti parziali, il 18 febbraio aveva preso vita e sostanza la NAAF (Northwest African Air Force, Forza Aerea dell'Africa del nord-ovest) al comando del generale americano Spaatz. Dalla NAAF dipendevano: la NASAP ( Northwest African Strategie Air Force, Forza aerea strategica dell'Africa del nordovest) del geo. Doolittle con compiti di bombardamento strategico; la NACAF (Northwest African Coastat Air Force, Forza aerea costiera de ll 'Africa d e l nord-ovest) d el vice maresciallo dell'Aria Lloyd pe r la difesa d el navig lio e de lle coste; la NATAF (Northwest African Ta ctical Ai1· Force, Forza aerea tattica dell'Africa del Nord-ovest) del maresciallo dell'Aria Coningham per l'appoggio tattico delle armate; il NAASC (Northwest African Air Service Command, Commando servizio aereo dell'Africa del nord-ovest) del gen. Dunton per l'ass istenza logistica. Il 18 marw si formerà anche il NATCC (Northwest Afrìcan Troop Carrier Command, Comando trasporti trnppe dell'Africa del nordovest) del co l. Dunn. I.a NATAF aveva alle dipendenze il XII Air Support Command americano ed il 242° Group della RAF (48) in Algeria e nella Tunisia occidentale, e la Western Desert Air Force nella Tunisia meridionale e nella Tripolitania. Per meglio assicurare la collaborazione tra Comandi aere i e te rrestri , Coningham indi cò g li affian camenti ai live lli più elevati: il 242° Group con la 1" armata, il XII Air Suppo rt Command con il 2° corpo americano e la Western Desert Aìr Force (basata essenzialmente sul fo rtissimo 211° Group) con 1'8• armata. Inoltre, nell'imminenza de lla battaglia cli Mareth , costituì organicamente la NATBF (Northwest Ajhcan Tacticat Bomber Force, Forza aerea tattica da bombardamento dell'Africa del nord-ovest) agli ordini del commodoro dell'Aria Sinclair per il bombardamento in campo tattico. Secondo le direttive impartite da Coningham l'l l marzo, la WDAF doveva princ ipa lmente agire a fa vore dell'8" armata , me ntre il 242° Group ed il XX Air Support Command avevano i compiti di costrin-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'JTENTRTON.Al.1,
gere l'Asse ad accettare la battaglia aerea e cli attaccare gli aeroporti. Quando la l" armata italiana avesse iniziato la ritirata verso nord, la Western Desert Air Force ed il XII Air Support Command si sarebbero gettati su di essa, mentre il 242° Group avrebbe imperversato sugli aeroporti della Tunisia nordorientale con il concorso della NASAF. Tutto ciò era in linea con quanto prescritto da Alexander: il Comando dell'aviazione tattica doveva controllare e proporzionare le esigenze di intervento aereo d elle armate e dei corpi d'armata. Ma il comandante del 18° gruppo d'armate prospettò due altre necessità: finché durava la campagna bisognava tener presente e quindi studiare come impedire un 'evacuazione delle truppe dell'Asse; alla fine della lotta in Tunisia le forze aeree avrebbero ricevuto subito nuovi compiti e49). Il 15 marzo Alexander si installò a nord-ovest cli Tebessa , in prossimità del 2° corpo americano . Montgomery già dal 26 febbraio aveva indicato il 20 marzo come giorno D , per essere certo della messa a punto dei preparativi. Il completamento delle dotazioni e l'ammassamento delle ingenti scorte reputate - con molta larghezza cli vedute - indispensabili non dava, d 'altronde, pensiero. L'l l marzo il gen. Mille r, capo dei servizi logistici ciel gruppo d'armate, riferì che a Tripoli giornalmente si superavano le 3.000 tonnellate cli scarico (con una punta, eccezionale , di ben 7 .000) e presto si sarebbe raggiunto il livello di 4.000 . Quindi sotto questo aspetto non esisteva preoccupazione d i ritardi. Piuttosto, Montgome ry aveva posto un quesito importante: se la posizione di Mareth fosse stata sfondata dopo accanita resistenza, su quale aiuto logistico a vrebbe potuto contare per un vigoroso sfruttamento ciel s uccesso in profondità? Non esisteva che una soluzione: impiantare un grosso centro logistico a Gafsa a favore delle forze mobili dell '8• armata ed aprire un nuovo canale di alimentazione da Gafsa per Maknassy. Ma per realizzarlo occorreva un'operazione preliminare ad obiettivo limitato. Vi si poteva dedicare il 2° corpo, adesso comandato dal gen. Patton, ottenendo così vari scopi: creare le premesse per il concorso chiesto clall'8" armata, attirare l'attenzione dell'avversario e dar modo agli americani di ricaricarsi il morale con un'azione accuratamente preparata e vittoriosa. Il 13 marzo Alexander stabilì il via all'operazione WOP (immigrato italiano)fra il 15 ed il 17, cioè in data prossima all'inizio dell'offens iva di Montgomery. Il 2° corpo americano era adesso costituito dalla l" D.f. (gen. Allen), 9• D.f. (gen. Ecldy) , 34' D.f. (gen. Ryder), 1" D .cor. (gen. Warcl), 13' B.art. (gen. Crane) e sette battaglioni del 1° Tank Destroyer Group. Complessivamente, 88.000 uomin i. Peraltro una buona parte di essi fu vincolata dal Comando gruppo <l' armate al mantenimento delle posizioni sulla Grande Dorsale, con la 34• D.f. nel settore di Sbiba e la 9' D.f. in que llo di Kasserine. Cosicché la disponibilità di Patton si ridusse alla Ja D.f. ed alla Ja D .co r. , entrambe copiosamente rinfor-
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zate. Comunque , la presenza dell'Asse era valutata a 7.100 uo mini de lla Centauro nel settore di Gafsa e circa 1.600 (metà tedeschi) da Sened a Maknassy. Una pioggia violenta, che trasformò il te rreno in un mare di fango di difficile percorribilità , causò contrattempi e ritardi. Finalmente il 16 marzo le due divisioni lasciarono la zona di raccolta a ridosso deJla Grande Dorsale e s i riordinarono l' una a Feriana e l'altra a Kasserine. La 1' D.f., da Feriana, aveva Gafsa come obiettivo diretto, mentre il Combat Command A della P D.co r. si sarebbe po rtato alla stazione di Zannouch pronto ad interve nire ed il grosso della divisione stessa avrebbe controllato le provenienze d a Sidi Bou Zid e dalla stazione d i Sened. Ve rso le 21 elementi esploranti saggiarono qua e là la situazione attorno a Gafsa, ma, accolti dal fu oco di armi automatiche e di artiglierie italiane, ripiegarono subito. Con l'arrivo delle colonne del gen. Alleo venne infine o rganizzato l'attacco. A dire il vero l'impresa si manifesterà agevole perché, resosi conto della sua imminenza, il geo. Calvi durante la notte fece arretrare i pochi pezzi, lasciando in sito parte d el Lodi con pochi carri ed il 580° gruppo esplorante tedesco con l'ordine di evitare l'agganciamento. All'alba del 17 le posizioni della Centauro caddero sotto il fuo co di una nutrita p reparazione di artiglieria prima e di un bombardamento aereo dopo. Ma erano ormai abbandonate: i reparti mobili rimasti, visto montare l'attacco, si ritirarono o ltre El Guettar, dietro uno schermo d i pattuglie d i a utoblindo d e l Lodi (50). A dispetto d ella chiara debolezza italiana, il 2° corpo si fermò preparandosi a sostenere eventuali contrattacchi. Solo il I battaglione Ranger raggiunse il 18 El Guettar, anch'essa evacuata. Quella sera scoppiò una violentissima burrasca che durò anche il giorno successivo, sconvolse la zona, riempiendo gli uidian, allagando postazioni ed accampamenti, distrugge ndo tratti cli campo minato e provocando anche vittime umane (la Centauro perse due ufficiali e nove soldati) . Si impose una sosta . Torniamo allora al fronte di Mareth. Montgomery aveva stabilito di attaccare la sera d el 20, con la luna piena. Ma prima occorreva po rtare a termine i p reliminari, intesi a togliere di mezzo noiose avanstrutture della difesa e, possibilmente, a trarre in inganno Messe sul settore interessato dallo sforzo principale. La notte sul 16 queste azioni locali cominciarono e, bisogna dire, con tanto vigore d a far ritenere al Comando l' armata giunto l'atteso momento: •Il 16 marzo alle 20.30 aveva inizio s~1l fronte di Mareth un tambureggiante fuoco di artiglieria nemìca di estrema intensità. Le caratteristìche di tale azione, in tutto simile alle classiche prepara zioni d'artiglieria del nemico, e specialmente a quella di El Alamein, non lasciavano dubbio sulle intenzioni nemiche di anaccare a fondo . Unico ele mento che poteva lasciare perplessi e ra l'assenza pressoché assoluta dell'aviazione inglese, che anche nei giorni immediatamente prece-
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
denti aveva svolto sulle retrovie, sui cent ri logistici, sugli aeroport i, un'attività assai inferiore al previsto" " (51).
Le avanstrutture che la 50• D.f. (gen. Nichols) e la 51" D.f. (gen . Wimberley) si proponevano di eliminare erano solo le più avanzate e per gli inglesi si traducevano nella possibilità cli avvicinarsi all' uadi Zigzagou laddove esso sembrava meno difficile da superare. La 201° B. Guards aveva invece un compito speciale: occupare il caposaldo d i Sidi el Guelaa, denominato convenzionalmente 'ferro di cavallo', nel settore della 90' leggera per ingannare gli italiani sulla gravitazione dello sforzo. L'attacco contro il settore della Giovani Fascisti incontrò un dispositivo anteriore differente che altrove. Date le caratteristiche del terreno, era stata conferita maggior profondità alla posizione di resistenza costituendo due capisaldi sulla destra dell'uadi Zigzagou, mentre alla posizione avanzata era stata riservata la funzione tipica della zona di sicurezza. Quando, perciò, la 69• e la 153" B.f. si misero in movimento, verso le 23, il contrasto che venne loro opposto non fu ad oltranza: i tre capisaldi di compagnia resistettero sino al limite del sicuro ripiegamento entro la posizione di resistenza. All'alba del 17 restava soltanto un piccolo caposaldo di plotone all'estremo nordorientale. La brigata delle Guards aveva la missione più dura. Il ristretto settore della 90" leggera era fortemente presidiato con tre battaglioni, anziché tre compagnie, incaricati non di dar sicurezza bensì di tener la posizione avanzata finché possibile qui più che altrove, perché le ripercussioni di un rapido sfondamento sarebbero state gravi. L'urto contro il 1/361 °f. ed il III/ 47°f. fu sanguinoso per attaccanti e difensori. Le Guards riuscirono a realizzare importanti penetrazioni, ma un contrattacco sferrato verso le 3 del mattino con il concorso di un battaglione preso dalla posizione di resistenza ed il favore di un massiccio fuoco d i artiglieria le respinsero con pesanti perdite. Nel corso del mattino del 17 Messe fece un giro e vide i comandanti d i corpo d'armata e di divisione; il discorso fu uguale per tutti: non mollare. In particolare, la Giovani Fascisti, che aveva perduto la fascia avanzata, doveva spingere davanti alla posizione di resistenza pattuglie spiccatamente aggressive; la Trieste collegare la sinistra ciel I/66°f. alla posizione di resistenza con una bretella m inata; la 90• leggera rafforzare il proprio tratto di posizione avanzata . Purtroppo l'esiguità delle scorte d i munizioni si fece subito sentire; pur limitando rigorosamente le azioni di fuoco, il Comando d 'armata fu costretto a richiedere l'invio di munizioni da 149 per mezzo aereo. Nella notte sul 18 la 50· e la 51' D.f. e le Guards ripeterono l'attacco . La 50" eliminò l'ultimo elemento rimasto nella zona avanzata della Giovani Fascisti . La 51' subì uno scacco contro il I/66° f. della Trieste, che catturò una quindicina d i prigionieri. Le Guards vennero subito respinte con u lteriori pesanti perdite.
LA BAITAGLIA DI M.ARETH
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Ma ad una cinquantina di chilometri a sud-ovest di Foum Tatahouine Montgomery vide con soddisfazione sistemato un altro preliminare . In que lla zona, scelta di proposito dove non d esse eccessivamente ne ll'occhio alla ricognizione aerea italo-tedesca, aveva ultimata la riunione il complesso di forze denominato temporaneamente come corpo neozelandese: la divisione neozelandese, 1'8• B.cor., unità varie. Con la colonna Ledere, che presto avrebbe raggiunto, l'entità complessiva delle truppe messe agli ordini del gen. Freyberg ammontava a circa 27.000 uomini, 150 carri medi, 110 pezzi da campagna e 170 controcarri. Il 18 lo schieramento dell '8• armata era praticamente a punto (vds. quadro di battaglia pag. seguenti). Il disegno di manovra di Montgomery era venuto affinandosi rapidamente, anche sulla base di informazioni fo rnite da ufficiali fran cesi al corrente delle caratteristiche difensive dell'o rganizzazione preparata a suo tempo dalla Francia in quella zona. In sostanza il comandante de ll '8" armata si riprometteva di attaccare violentemente le posizioni italiane con il 30° corpo, circa 58.000 uomini, gravitando con lo sforzo verso il mare, nel preciso intento di attirare le riserve della 1" armata ve rso tale settore ; lan ciare i neozelandesi, fo rtemente rinforzati, attraverso il Dahar per attaccare la soglia di El Hamma sì da irrompere sul tergo del grosso della l' armata; tene re in riserva il 10° corpo (circa 39.000 uomini) con due divisioni corazzate, in modo da poterlo immettere nel combattimento sulla direttrice di attacco in corrispondenza de lla quale si fosse ve rificato lo sfondamento; sostenere la battaglia con un mass iccio e concentrato interve nto dell 'aviazione. Per quanto riguardava le possibili contromosse italo-tedesche, Mo ntgomery non nutriva eccessive preoccupazioni. Dall'intercettazione di messaggi Enigma risultava chiarissimo che l'offensiva britannica era attesa dalla l'armata, ma i rapporti di forza risultavano troppo favorevoli per impensierire. Esistevano incertezze sugli orientamenti d ' impiego de lle riserve corazzate tedesche, però i fondati calcoli sulla loro consiste nza permettevano sonni tranquilli: nella Tunisia meridionale l'Asse poteva giocare so lo una partita difensiva (52). Al Comando l' armata l'atmosfera e ra calma, pur nella consapevolezza di un impegno durissimo. A mezzogiorno d el 18 arrivò von Arnim per rende rsi conto della siwazione. Ne l corso d ella mattinata Messe aveva tenuto rappo rto ai principali comandanti in sottordine confermando la d irettiva di massima reattività ad ogni livello ed assegnando il reggimento granatie ri d 'Africa, ben provvisto di pezzi controcarri, alla Giovani Fascisti, il settore più delicato . Accolse dunque serenamente un von Arnim dubbioso che si verificassero flessioni nella posizione avanzata non giustificate dal pericolo dell'annientamento. Da un lato questa attenzione si spiegava con la scarsa profondità della posizione di resistenza, dall'altro rischiava di modificare il significato de lla posizione avanzata. Messe insistette sull 'argomento:
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Quadro di battaglia delJ'8" armata britannica alla data del 18 marzo 1943 Comandante: gen. Bernard L. Montgomery capo di S.M.: gen. Francis de Guingand
10° corpo d'armata (geo . Brian G. Horrocks) con : 1• D.cor. (gen. Raymond Briggs) su: 2• B.cor. (geo. A.F. Fisher) 7• B.mot. (gen . T.J.B. Bosville) 12° lancieri su autoblindo 2°, 4° e 11° artiglieria a cavallo 76° artiglieria controcarri 42° artiglieria contraerei reparti minori 7• D.cor. (geo. G.W. Erskine) su: 22" B.cor. (gen. W.R.N. Hinde) 131" B.mot. (gen. L.G. Wistler) 201" B.Guards (gen. J .A. Gascoigne) 11 ° ussari su autoblindo 3° e 5° artiglieria a cavaJlo 146° artiglieria da campagna 21 ° e 65° artiglieria controcarri 15° artiglieria contraerei reparti minori Truppe di corpo d'armata 30° corpo d 'armata (gen. Oliver Leese) con: 50" D.f. (gen. J.S. Nichols) su: 69• B.f. (gen . E.C. Cooke-Collis) 151° B.f. (gen. D.M.W. Beak) 50° Royal Tank Regiment 65°, 74° e 125° artiglieria da campagna 102° artiglieria controcarri 25° artiglieria contraerei reparti minori 51' D.f. (gen. Douglas Wimberley) su: 152• B.f. (gen. G. Murray) 153· B.f. (gen. D.A.H. Graham) 154· B.f. (gen. J .E. Stirling)
LA OAITAGLIA 01 MARETH
126°, 127° e 128° artiglieria da campagna 61° artiglieria controcarri 40° artiglieria contraerei 51° reggimento esplorante reparti minori 4• D.f. indiana (gen . Francis S. Tuker) su : 5'' B.f. indiana 7' B.f. indiana 1°, 11 ° e 32° artiglieria da campagna 149° artiglieria controcarri 57° artiglieria contraerei reparti minori Truppe d i corpo d 'armata Corpo neozelandese (gen. Bernard Freyberg) con: 2• D.f. neozelandese (ge n. Bernard Freyberg) su: 5• B.f. (gen . H. Kippe n berger) 6• B.f. (gen. W. Gentry) 4°, 5° e 6° artiglieria da campagna 7° artiglieria controcarri 14° artiglieria contraere i 2° cavalleria su carri leggeri reparti minori 8• B.co r. (gen. C.B.C. Harvey) Colon na L (gen. Ledere) 1° King 's D rago on Guards su autoblindo 111 ° artiglieria da campagna 64° artiglieria pesante campale 57° artiglieria controcarri Truppe d 'armata
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•Nella stessa linea avanzata - disse - è già stata fatta una differenziazione fra la funzione della posizione avanzata nei settori dei GG.FF. e della Trieste e que lla della posizione avanzata nei settori della 90' , della Spezia e della Pistoia. Quest'ultima ha valore maggiore. La differente valutazione deriva dalle condizioni del terreno, dalla possibilità di rafforzare le posizioni, dall'ampiezza dei settori. In questo momento l'occupazione avanzata della GG.FF. non esiste più. La Trieste occupa tulte le sue posizioni ad eccezione della sinistra che ha ripiegaco allineandosi con lo schieramento dei GG.FF.• (53).
In von Arnim affiorava l'insoddisfazione per le condizioni dell'intero teatro d'operazioni. Si rassegnò a spostare la 21° Panzer più a sud, a tergo della 15·, con il Comando del DAK, sottolineando con amarezza che la 5• armata possedeva soltanto il Comando XXX corpo come organo demoltiplicatore (però non ammise che tale Comando proprio non appariva utilizzato al meglio). Azzardò anche l' idea di fare la controbatteria con l'aviazione per risparmiare munizioni. La vera ed importante novità fu fornita dall'osservazione aerea: ad una cinquantina di chilometri a sud di Ksar Rhilane erano stati avvistati circa 3.000 automezzi in movimento . Purtroppo le richieste di un interve nto dell'aviazione mirante alla disorganizzazione delle colonne caddero praticamente nel vuoto per indisponibilità di apparecchi. Proprio quel giorno il Comando Supremo raccomandò economia nell'impiego delle unità aeree! Il 19 la tensione aumentò. La presenza francese e neozelandese nel Dahar era sempre sorvegliata dalla ricognizione, nonostante le condizioni proibitive del tempo, e fronteggiata a distanza dai gruppi esploranti tedeschi e dal Nizza. Nel settore di Gafsa si registrava solo lo scambio di tiri di artiglieria, ma con ogni evidenza gli americani si preparavano ad insistere nella pressione. Tre cose preoccupavano Messe: la ca renza di artiglieria pesante campale e pesante, l'esaurimento del materiale di rafforzamento e l'incertezza sul concorso delle riserve corazzate. Per la prima si susseguirono appelli al Comando Supremo senza molte speranze. Per le mine, il filo spinato ecc. , più che di un appello si trattò di un grido: "L'invio promesso per fine set-
timana sarebbe tardivo: per allora la battaglia potrebbe esser già compromessa". Per la questione riserve, dopo il noto colloquio con van Arnim, Messe confermò la decisione di opporre una resistenza ad oltranza però chiese formalmente di ,conoscere fin d'ora quale assegnamento possa fare su concorso di riserve gruppo d'armate e precisi intendimenti scesso Comando onde orientarsi tempestivamente e tempestivamente predisporre eventuale diversa condotta della battaglia difensiva (ripiegamento su linea Chotts) qua lora insistere nel concetto anzidetto dovesse esporre armata pericolo annientamento• (54).
Von Arnim rispose subito precisando gli orientamenti d'impiego della riserva di gruppo d'armate (la 21" Panzer a favore della P armata e la 10" a favore della 5• armata) e concordando su un organizzato ripiegamento sulla linea dell'Akarit qualora la situazione avesse determinato il rischio della distruzione dell'armata.
LA BATIAGI.IA DJ MARETli
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Nella tarda serata Ultra fece conoscere entrambi i messaggi ai Comandi alleati (54). Montgomery allora non si fece più illusioni sulla possibilità di nascondere il largo giro dei neozelandesi - che, secondo i piani, quella notte si sarebbero concentrati nell'area di Ksar Rhilane per poi trascorrere un'intera giornata di immobilità - e decise di abbandonare ogni cautela: all'alba Freyberg doveva muovere verso nord alla massima velocità consentita dai mezzi e dal terreno . Così il 20 fu caratterizzato dalla marcia di avvicinamento ciel corpo neozelandese, bombardato per errore da apparecchi americani e contrastato dai resti dei gruppi esplo ranti dell'Asse, spesso a disagio davanti ai mezzi corazzati nemici (schizzo n. 58). Verso mezzogiorno Bir Saltane e ra superata ed alla 16 l'avanguardia si fermava all'altezza di Tamezred. Ormai risultava evidente trattarsi di ore, ed altrettanto evidente appariva il disegno operativo britannico : attacco contemporaneo nel settore costiero di Mareth ed in quello di El Hamma, limitata pressione nel settore montano di Mareth. Il guaio era che il raggruppamento sahariano, contro il quale era diretto il corpo neozelandese, appariva come abbandon ato a se stesso per forza di cose. Il giorno prima aveva ricevuto l'unico rinforzo che al momento il Comando d 'armata poteva concedergli: un battaglione ed una batteria da 160. Adesso non si poteva più aspettare passivamente. Dando per scontato l'imminente verificarsi cli una situazione inevitabile, Messe ordinò alla 164• leggera di abbandonare le posizioni a sud cli Cheguimi e di occupare i monti di Matmata fra la Pistoia ed il raggruppamento sahariano. Non fu una decisione facile, perché sulle prime sia il capo di S.M. sia il capo ufficio operazioni dell'armata si mostrarono contrari, temendo che la rinuncia alle posizioni che controllavano Ksar el Hallouf e Beni Kredclache invogliasse il nemico a trasferire la 4" D.f. india na dalla zona di Medenine al Dahar. D'altronde, il pericolo incombente sulla destra era reale e serio. La rettifica rientrava nelle misure già studiate e predisposte, talché i movimenti vennero eseguiti con rapidità. Giusto in tempo. Il 20 marzo era il D-day. Quel mattino Montgomery rivo lse un vibrante ordine del giorno alle truppe in cui, premesso che "i giorni dell'Asse in Nordafrica sono veramente contati'', esponeva il suo pensiero: •3. Nella battaglia che sta per cominciare, 1'8' armaia: - distruggerà il nemico che le sta d i fro nte sulle posizioni di Mareth; - irrom perà attraverso la soglia di Gabès; - proseguirà poi verso nord su Sfax, Sousse e finalmente Tunisi. 4. Non ci fermeremo né rallenteremo la marcia finché Tunisi non sarà stata presa ed il nemico non abbandonerà la lotta o sarà spinto in mare,.
E concludeva con un "Avanti sino a Tunisi! Buttiamo il nemico in marc'l" (56).
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Lf: OPERAZIONI IN AFRlç A SEITENTR10NALE
, Schizzo n . 58
LA MANOVRA A WOLGENTE DEL CORPO NEOZELANDESE
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L'offe nsiva d el 30° corpo britannico mirava allo sfondamento sul basso corso dell'uadi Zigzagou su un fronte di attacco assegnato alla 50· D.f. del gen, Nichols. L'onere maggiore era rise rvato alla 151' B.f. , rinforzata dal 50° Tanks su 43 Valentine dotaci di bocca da fuoco eia 2 libbre ed 8 con pezzo da 6 libbre, ed appoggiata da credici reggimenti da campagna e tre pesanti campali (ogni pezzo disponeva di 500 colpi) . Ciascun battaglione era preceduto d a un ploto ne di genieri con Scorpion sminatori. Il fia nco sinistro della brigata e ra coperto eia un battag lio ne d e lla 69· B.f .. Più indietro, la 4• D.f. indiana d oveva tenersi pronta a scavalcare la 50· e volgersi verso la rotabile per Gabès oppu re, se tutto si fosse svolto per il meglio, procedere direttamente su Gabès. Come compito minimo c'era il concorso alla rottura operata d alla 50' divisione. Per la 5l2 H igblander·s inizialmente era p revista una semplice pressione mediante pattuglie di com battimento . Quando si fosse verificato lo sfondamento, si sarebbe mossa a cavallo della strada per Gabès. Il 10° corpo, infine, era orientato a sfruttare il successo con immediatezza appe na e dove possib ile. Alle 21.45 ebbe principio la fa se di ammo rbidimento delle strutture statiche: mezz'ora di preparazio ne ad opera di ere reggimenti da campagna e ere di medio calibro; quindi un 'ora di controbatteria; in ultimo, alle 23.15, cominciò il fuo co di appoggio. A questo pu nto la 151" B.f. lasciò la base di partenza.
Il 21 marzo. Verso l'l.15 le posizio ni tenute dal X e XI/8° bersaglieri e dai granatieri d 'Africa tedeschi vennero investiti dall'o nda attaccante. I due capisaldi presidiaci dai tedeschi cedettero pressoché di schianto ed in un'ora furono occupati dal nemico. Dalla breccia irruppero gli inglesi, allargandola a spese de l contiguo X/8° bersaglieri, però le gravi perdite subite dai pionieri, le difficoltà sorte nel tentativo di superare l'aspro ostacolo dell'uadi Zigzagou (57) e l'approssima rsi della luce de l giorno indussero il gen. Beak a rinunciare temporaneamente all'a pporto del 50° Tanks (appena quattro Valentine erano riuscici a passare l'uadi) ed a rimandare la prosecuzione d ello sforzo alla sera. Dalle ore 7 si susseguirono le rea zio ni delle riserve settoriali: il V/7° bersaglieri e reparti minori, efficacemente appoggiati dall 'artiglieria. Non pervennero a riprendere le strutture cadute, ma semplicemente a ridare continuità al la difesa statica, grazie anche allo spostamento del I/ 200° Panzergrenadiere dal settore della 90' leggera (schizzo n. 59). Tutto sommato, nonostante le pe rdite ed il rabberciamento del fronte della Giovani Fascisti, il gen. O rlando considerava gli eventi con un certo o ttimismo . A buon conto, Messe g li assegnò il battaglione Luftwajfenjaeger e portò ad ovest di Zarat la 15' Panzer. Anch'egli non riteneva molto preoccupante l'andamento della lotta all'estrema sinistra dell' armata ; ben più pericoloso era qua nto scava profilandosi
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LE O PP.RA.ZIONI IN AFRICA SETrEN'l'RIONALE
Schizzo n. 59 L'ATTACCO BRITANNICO NEL SETTORE DELLA "GIOVANI FASCISTI" (21-22 marzo)
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LA BATTAGLIA DT MAJUlTH
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all 'estrema destra , davanti alla soglia di El Hamma, dove tutto lasciava prevedere l'imminente attacco a fondo . Il raggruppamento sahariano non poteva e videntemente sostenere da solo l'urto. Con un esile schieramento a cordone, con reparti male armati, in parte raccogliticci, in parte appena sbarcati d all' Italia senza alcuna esperie nza, con poche ed antiquate artiglierie, con irrisori mezzi d i collegamento, poteva a male pena assolvere un compito di copertura, come Messe aveva segnalato al Comando del gruppo d 'armate. Aggravava questo stato di fatto la presen za di lavoratori framm ischiati ai reparti pe r necessità di lavo ro . Approfittando di una visita de l gen. Gause con il gen . Hildebrandt, Messe chiese perciò che la 21" Panzer venisse spostata a ridosso del raggru p pame nto sahariano e posta subito alle d ipe ndenze del Comando d'armata. Gause promise di riferire a von Arnim, ma appena partito, il gen. Bayerlein avvisò che a seguito d i diretti accordi co n Hildebrandt, la 21° Panzer diven tava immediatamente d isponibile . Il raggruppamento Luck doveva passare per il momento agli ordini del gen . Mannerini, successivamente d i Hildebrandt non appena arrivato in zona. L' ultimo provvedimento p reso riguardò la riserva d 'armata. Ormai tutte le risorse iniziali erano ipotecate a favore dei tratti minacciati ; d 'altronde non si poteva condurre una battaglia senza tener qualcosa alla mano . Poiché il tratto montano risultava palesemente ignorato dal nemico, Messe o rdinò al gen . Berardi di estende re verso ovest il settore della Pistoia, alleggerendo il suo schieramento sulla posizione di resiste nza ed o ccu pando a blocchi di battaglio ne la posizione chiave di Kef e l Boum (ovest di Cheguimi) e d i nodi stradali di Techine e di Matmata. Ne conseguiva qualche modifica al limite d i settore de lla Spezia, ma soprattutto il recupero d e lla 164• leggera, da arretrare in località centrale. Alle 11 .30 Montgomery aveva riferito ad Alexand er che il corpo neozelandese si trovava a circa 25 chilometri a sud -ovest di El Hamma e si dirigeva su ... Gabès. La sua idea era appunto che Freyberg, sfondata la linea del raggruppamento sahariano , si volgesse verso sud prendend o alle spalle il XX ed il XXI corpo e dando una mano a Leese . Siccome però erano prevedibili "duri combattimenti che possono durare anche parecchi giorno" sarebbe stata ausp icabile una forte puntata corazzata americana oltre Maknassy per interrompere la strada Sfax-Gabès (58). In e ffetti, il gen. Patton stava d andosi da fare. Era no to riamente esuberante e fiducioso per carattere. Inoltre, aveva assimilato in pieno le istru zioni persona li di Eisenh ow er circa il suo preciso co mpito da americano: riabilitare immediatamente le trup pe del 2° corpo. Tra l'altro il comandante in capo gli aveva de tto: ,Non dovete tene re per un solo istante di più in un posto di responsabilità chiunque susciti in voi dubbi sulla sua capacità a svolgere quell'incarico. Questo peso richiede più coraggio di qualsiasi altra d ecisione, ma mi aspetto che
L'ATTACCO DEL 2° COl EL GUET1
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Schizzo n. 60
~PO AMERICANO NEI SETTORI DI 'AR E DI MAKNASSY \0-21 marzo)
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SE1. f'ENTRIONALE
Io facciate con la massima freddezza ... vi darò i migliori sostituti possibili o confermerò qualunque soluzione vogliate adottare• (59). Sopportata con impazienza la breve stasi imposta dalle pessime condizioni atmosferiche , all'apparire di sintomi di miglioramento Patton aveva subito ordinato alla l3 D.cor. ed alla l3 D.f. di attaccare. Il gen. Ward doveva puntare in direzione di Maknassy nella giornata del 20 . Al gen. Allen spettava, invece, forzare la stretta di El Guettar iniziando l'azione la sera dello stesso giorno. Tali direttive, com'è naturale considerando i rapporti di forza locali, impressero agli avvenimenti un ritmo niente affatto promettente per l'Asse e mostrarono le difficoltà causate da una cattiva ripartizione delle responsabilità operative. Il settore di Maknassy era tenuto da un'aliquota della 50· brigata speciale, quello di Gafsa dalla Centauro. Si trattava, cioè, delle ali interne delle due armate, ognuna delle quali inevitabilmente compromessa dagli eventuali sviluppi negativi dei combattimenti nel settore dell'altra: una questione già sollevata da Messe, ma ignorata da von Arnim. Adesso si avvicinava il redde rationem (schizzo n. 60). L'attacco dei Combat Commands A e B del 60° Regimental Combat Team della l" D.cor. aveva travolto le deboli resistenze della stazione di Sened: il II/92° f., il VI gruppo appiedato di Aosta, e tre batterie. Il gen. Imperiali era accorso immediatamente, dovendo tuttavia constatare l'impossibilità di contenere in qualche modo la spinta americana. Lasciati, dunque, a contatto due gruppi esploranti tedeschi (il Kasta OB ed il 580°, appena cedutogli dalla Centauro) era ritornato a Maknassy imbastendo in fretta e furia una difesa sulle colline ad oriente dell'abitato con quello che aveva in posto: poco più di una compagnia mitraglieri della guardia alla frontiera , una compagnia genio e tre pezzi da 105. La sera del 20 si era mosso il gen. Allen cercando cli aprire la strada per Maharès e Gabès e la forte pressione esercitata sul tratto centrale del settore, dopo la rapida eliminazione del caposaldo appena ad oriente di El Guettar, aveva conseguito qualche risultato. La ripresa degli sforzi delle due divisioni durante la giornata del 21 si mostrò subito disuguale. Alleo insistette: in mattinata la spalla destra della Centauro sul Djebel Orbata fu spinta indietro dal 26° fanteria americano , costringendo la difesa a flettere la linea ed a cercare un raccordo verso Sened. Invece, più a nord, per quanto pungolato da Patton, Ward si mosse con una certa cautela. So.ltanto dopo che gli esploratori informarono, alle 7.15, dell'abbandono di Maknassy da parte del nemico - il quale, a eletta dei pochi abitanti, si era sistemato sulle colline ad oriente ciel paese - il Combat Command C ed il Combat Command B, affluito da nord, si diressero sull'obiettivo. Il 60° Combat Team, esausto, era rimasto alla stazione cli Sened ed il Combat Command A vi stava arrivando. Ward preferì non rischiare e rimandare la conquista delle posizioni collinari ad un'azione ben preparata . Visto come si mettevano le cose, inizialmente von Arnim dispose l'intervento della 10" Panzer ne lla zona di Maknassy; poi, alle 15,
LA RA1TAGLIA 01 MARl!TH
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Lll OPERAZIONI IN AFRICA S ETl'ENTRIONALE
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modificò la decisione. La divisione doveva andare ad El Guettar ed il gen. Imperiali arrangiarsi con i due gruppi esploranti tedeschi (60). Perciò affidò al gen. Cramer, comandante d el DAK, la responsabilità de lla difesa ne ll'intero settore pericolante, prendendo ai propri ordini la Centauro e ristabilendo la situazione con la 10• Panzer. Questo lo stato di fatto nel centro-sud tunisino alla sera del 21 marzo. Dal canto suo Freyberg, posto al corrente degli sviluppi dei combattimenti de l 30° corpo e sollecitato da Montgomery a raggiungere El Hamma, risolse di abbreviare i tempi e promise di occupare l'estremità orientale dal Djebel Tebaga ed il Djebel Melab, vale a dire le spalle della soglia, entro la notte. Al mattino sarebbe sboccato nella pianura di Gabès.
Il 22 marzo. L'attacco neozelandese cominciò tardi, ma poco dopo la me:.c:zanotte un successo parziale della 6• B.f. provocò in campo italiano una situazione pressoché caotica e suscitò un vespaio. La brigata del gen . Gentry aveva investito lo schieramento discontinuo e lineare esattamente al centro della soglia. Vi erano interessati il V battaglione Savona, un battaglione della guardia alla frontiera e due compagnie sahariane, che non rendendosi conto, nell'oscurità, di quello che stava accadendo, lasciarono spazio all'infiltrazione avversaria. Questa, pressoché indisturbata, proseguì sino all e postazioni di due gruppi di artiglieria retrostanti, dove finalme nte si arrestò. Per quanto nulla fosse compromesso, l'interruzione della già misera rete delle trasmissioni fece sì che nessun comandante, da Mannerini in giù, riuscisse a valutare con buona approssimazione gli eventi. Basti dire che, pervenuto alla convinzione della caduta di una posizione centrale, non proprio determinante ma indubbiamente importante, la q. 201, il Comando del raggruppamento ordinò il tiro di repressione ed il contrattacco d ei gruppi esploranti del magg. Luck. Senonché questi rifiutò nettamente (!) con la giustificazione di dipendere soltanto dalla 21" Panzer (evidentemente Bayerlein non aveva tradotto in o rdini il preciso intendimento di Messe di porre Luck temporaneamente alle dipendenze di Mannerini), e la quota 201 era tuttora in mano italiana, anche se per poco. Alle 7.30 ciel mattino la situazione induceva a misure più che adeguate. Quasi tutte le strutture statiche resistevano, però quelle centrali subivano l'infiltrazione dei neozelandesi e, di conseguenza, gli assalti da tergo. Mannerini chiese l'intervento immediato della 21" Panzer, ma sorse un altro problema. Hildebrandt avanzò esitazioni e riserve, perché preferiva effettuare il contrattacco in un quadro armonico con il raggruppamento Luck ed il VI battaglione CC.NN., incaricati di occupare i capisaldi riconquistati. Le obiezioni di Hilclebrandt poggiavano sullo stran issimo concetto che "Più tardi si sferrerà il contrattacco, maggior numero di nemici sarà distrutto" (61).
LA BA'ITAGLIA l)l MARETH
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L'azione non venne perciò eseguita prima delle 10.30: troppo tardi, in quanto i neozelandesi avevano già consolidato il successo proteggendosi con numerosi pezzi controcarri. Nelle prime ore della notte, contemporaneamente all'attacco di Freyberg, il geo. Nichols aveva ripreso i suoi sforzi per ottenere almeno un passaggio sull' uadi Zigzagou sui tre previsti. Durante la notte successiva la sua divisione sarebbe stata scavalcata dalla 4• indiana . In effetti, lo scopo fu raggiunto ed il 50° Tanks riuscì a portarsi al di là dell'ostacolo. Pu rtrop po i danni provocati alle sponde dell' uadi furono tali che nessun altro meuo né cannone controcarri riuscì a trans itare e , come se non bastasse, u n violento acquazzone aumentò notevolmente il livello ed il valore impeditivo ciel torrente. Alla fine della mattinata Nichols si trovava in serio imbarazzo. Esisteva o rmai una testa di ponte o ltre il Zigzagou , è vero, ma era fragile, le truppe stanche, i collegamenti p recari, la confusione sensibile. Non sospettava che la Giovani Fascisti temesse il pe ggio vedendo il nemico a contatto con il margine posteriore della posizione d i resistenza nel settore costiero ed ignorandone le difficoltà di alimentazione dello sforzo . Messe giudicò il momento opportuno per il contrattacco. Poco prima di mezzogiorno la 15• Panzer s i portò sulla base di partenza ; alle 12,45 iniziò la p reparazione d'artiglieria e tre quarti d'ora dopo il geo. Borowietz atcaccò. Mentre la 15• Panzer usciva dal palmeto di Zarat per prepararsi allo scontro, Montgomery spediva ad Alexander un messaggio soddisfatto: •Le mie o perazioni rrocedono bene. Sulla sinistra il co rpo neozelandese si trova a ci rca dieci miglia sudovest di El Hamma e muove lungo la strada che adduce a questa località (. .. ). Sulla destra la 50' divisione si è assicurata una testa di p onte attraverso tutti i capisaldi della posizione di Mareth ad est ed a sudest di Zarat; questa testa di ponte è in corso di ampliamento e da essa partiranno a ltre azioni. Il nemico resiste vigorosamente e le operazioni nel settore di Zarat sono mo lto simili a quelle di El Alamein (. .. ) . Suggerisco che annuncia te che le mie operazi oni procedono in modo soddisfacente e secondo i piani prestabiliti (. ..). Non men zionate ancora i movime nti del corpo neozela ndese• (62).
La 15• Panzer si diresse alla base del saliente britannico a tutta velocità, sostenuta d a un poderoso fu oco di a rtiglieria e, nonostante la resistenza inglese, all'imbrunire la testa di ponte era quasi completamente eliminata. L'8 B.cor. perse una trentina di Valentine, la 15• Panzer ebbe soltanto tre carri dannegg iati. Non si poteva negare l'immagine di una lotta a vuoto da parte britannica . A questo punto, la l' arma ta respirava nel settore cli Zarat ma ansimava in quello di El Hamma. Del primitivo schieramento alla soglia o mon ima rimaneva una ancor solida spalla destra, con il I/36°f. della Pistoia sistematosi in fretta sulle pendici del Djebel Te baga; una traballan te spalla sinistra con il battaglione della guardia alla fro ntiera ormai allo stremo ed una compagnia sahariana aggrappata al Djebel 1
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTIUONALE
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Melab; una specie di linea di contenimento tra le due spalle, con la 21' Panzer (che aveva perso metà dei suoi carri), i resti del raggruppamento esplorante Luck ed il VI battaglione CC.NN. disposti su un arco fortemente infl esso. Invece, l'ala sinistra del raggruppamento sahariano sino a Tamezred, cioè il tratto affidato al 350° f., era intatta . Sembra molto probabile che una maggior decisione da parte nemica avrebbe provocato una seria crisi per la 1• armata. Ma Freyberg non accolse il suggerimento dei gen. Gentry ed Harvey di lanciare 1'8• B.cor. oltre la 6• B.f.. Verosimilmente era influenzato da diverse considerazioni: non aveva un quadro esatto dei progressi del 30° corpo (progressi sui quali era scettico in partenza); pur con i complementi ricevuti, gli mancava ancora un ottavo dell'organico ed ulteriori perdite avrebbero potuto indurre al ritiro del contingente neozelandese dal teatro d 'operazioni . In definitiva, è probabile avesse l'impressione "che gli si chiedesse di avanzare da solo e di sopportare tutti gli interventi delle riserve corazzate e di fanteria" (63) . Vediamo adesso i provvedimenti adottati in serata dagli opposti comandanti. Messe ordinò alla 164° leggera di portarsi in linea alla soglia di El I-Iamma e decise il rimaneggiamento dell'assetto difensivo. Mannerlni con il suo Comando doveva trasferirsi ad El Hamma per provvedere all'alimentazione logistica delle poche unità italiane rimaste in posto; il gen. von Liebenstein assumeva il coma ndo dell'intera linea dal Tebaga al Djebel Melab e svincolava le unità mobili per ottenere con esse la rescissione del saliente creato dai neozelandesi in corrispondenza della soglia; il sottosettore del 350° f. veniva trasferito alle dipendenze del XXI corpo. Il gen. Leese, invece, volle insistere affermando "indispensabile per il prosieguo delle operazioni ampliare la nostra attuale testa di ponte per consentire l'apprestamento di passaggi sull'uadi Zigzagou" (64). Secondo gli ordini da lui impartiti alle 21.1 5, la 50' D.f. quella notte d oveva riprovare con la 69• B.f. , rinforzata da due compagnie pionieri della 4• D.f. indiana e dal 5° Tanks dotato di Grant e di Sherman . Il 23 marzo. Per quanto di controvoglia, il Comando 8" armata dovette ammettere che l'operazione Pugilist, almeno secondo l'impostazione iniziale, era fallita. Verso le 2 Leese si recò da Montgomery. Era molto upset, molto turbato per l'esito nuovam ente negativo dell'attacco della 50' D .f.: "Non importa - disse - qui te abbiamo prese, ma voi dovete tenere agganciate le riserve tedesche su tutto il fronte del corpo d 'armata" (65). Il fiasco nel settore di Zarat era inequivocabile - e, per giunta, si igno rava la destinazione d e lla 15• Panzer, subito ritirata non appena concluso il vittorioso contrattacco - ma dalla parte di El Hamma la partita sembrava in bilico. Bisognava cambiare il piano.
I.A BAlTAGLJA
or MARETH
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.. Mi resi conto - ammise Montgomery - che persistere negli attacchi lungo la costa ci sarebbe coslato molto caro e perciò decisi di sospendere la puntata della 50' divisione e di geLtare lutto quel che avevo nel mov imento aggirante; pensavo d i vibrare il colpo decisivù sull'asse El Hamma-Gabès prima che Rommel avesse potuto Lrasferire le sue riserve per opporsi alla mia mossa. Avrei tentato ora di inchiodare i tedeschi nel settore costiero, dando loro l'impressione che io Slessi riorganizzando le forze per ripetere l'attacco( ...)• (66).
Tra l'altro, conoscendo l'ordine di recuperare la 164• leggera impartito da Messe, c'era la speranza di aprire una via di penetrazione attraverso i monti di Macmata . Su questa base il Comando 8" armata diramò le disposizioni esecutive per Supercharge (67). In sintesi, nella notte sul 24 il 30° corpo doveva abbandonare la testa di ponte sull'uadi Zigzagou; il Comando 10° corpo con la 1" D.cor. avrebbe iniziato il movimento per congiungersi con i neozelandesi, seguendo lo stesso lungo itinerario; la 4• D.f. indiana si sarebbe diretta su Ksar el Hallouf per aprirsi la strada in direzione di Marmara . Su quest'ultimo punto il disegno era ancora un poco nebuloso. A prescindere dalla convenienza di utilizzare l'arroccamento Medenine-Ksar el Hallouf-Bir Soltane per lo spostamento d i reparti e per i rifornimenti, se gli indiani si fossero affermati nella zona Toujane-Matmata, la 7" D.cor. avrebbe potuto aggirare a stretto raggio la posizione di Mareth. Il punto centrale della manovra consisteva nel tenere sotto pressione i due corpi italiani e, con essi, le riserve corazzate tedesche (almeno la 15" Panze1::Y per trentasei ore: il tempo occorrente a portare la 1" D.cor. in rinforzo ai neozelandesi ed a vibrare il left hook, il gancio sinistro. Nella peggiore delle ipot~si, nel caso cioè in cui la 15" Panzer si fosse invece spostata a nord-ovest, il 30° corpo avrebbe rinnovato il suo sforzo. Freyberg era preoccupato per le notizie contraddittorie pervenutegli dall'8" armata circa gli spostamenti della 10" Panzer, comunque alle 4.30 ricevette una comunicazione cli Montgomery con la notizia del prossimo arrivo della l" D.cor. e l'indicazione dei probabili vincoli delle divisioni germaniche: la 15' Panzer era blocca ta nella zona di Mareth, la 10" Panzer a Gafsa, la 164• leggera si trovava ancora sui monti di Matmata. Quindi davanti ai neozelandesi potevano esserci la 2!3 Panzer (e forse un'aliquota cli questa stava dirigendosi verso Gafsa) e parte della 164" leggera. In sostanza, con la l" D.cor. a disposizione Gabès diventava obiettivo non difficile. Invece, come sappiamo, fu l'intera 164• leggera, già sganciata dalla difesa statica, a schierarsi a sbarramento della soglia di El Hamma. Vero si è che von Liebenstein, non appena assunto il comando e compresa la situazione, chiese rinforzi. Messe ben si rendeva conto della plausibilità della richiesta, ma sapeva anche di aver già diradato rischiosamente il dispositivo del XXI corpo. Prese un'ultima misura: ordinò a Berardi di alleggerire il settore della Spezia, recuperando il 125° fanteria (con due battaglioni) e portandolo ad una trentina di chilometri dalla posizione di resistenza,
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LE OPERAZIONI I N Afl(JCA SETTENTRIONALF.
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come riserva (motorizzata) d'armata. Pur approvando il provvedimento, von Arnim non fu soddisfatto della dislocazione e disse di schierare il reggimento a metà strada tra M:areth e Gabès, in corrispondenza del basso uadi Zigzagou, dove il nemico aveva fino allora cercato di sfondare, ma Messe puntò i piedi. Spiegò che quei due battaglioni rappresentavano le ultime truppe che potesse togliere dai capisaldi e che ben più importante della profondità difensiva nella fascia costiera era il correre tempestivamente ai ripari ad El Hamma, dove la situazione, al momento sotto controllo, poteva piegarsi per un crollo improvviso. Tra l'altro, in mattinata il Djebel Melab tenuto da elementi del raggruppamento sahariano, era stato occupato dalla Forza L del gen. Ledere. Nel complesso il 23 marzo segnò una stasi generale, in cui entrambi gli antagonisti si prepararono alla mossa successiva. I più indaffarati furono i Comandi dell'8• armata, del 30° corpo (dal quale dipendeva la 4• indiana), e del 10 corpo (dal quale dipendeva la l' corazzata). Alle 18 la 4• indiana si mise in marcia . Come primo obiettivo aveva la ·conquista del passo di Ksar el Hallouf, peraltro già abbandonato dalla 164• leggera; poi doveva aggirare da ovest Toujane. Il breve studio effettuato dal gen. Tuker non aveva posto in risalto grosse difficoltà, tuttavia si palesava chiara la necessità di un movimento rapido, sì da occupare il passo entro la notte. La divisione si articolava su tre colonne: la 7" brigata diretta al passo di Kreddache per avvolgere l'obiettivo da sud, la 5" diretta a Ksar el Hallouf ed una terza colonna (un battaglione cli Rajiputana) sulla destra, per distrarre l'attenzione della difesa. Evidentemente qualcosa non funzionò. Quando la 5' brigata indiana si mosse, con immenso stupore si trovò bloccata dalla l ' D.cor. che stava procedendo su ll'u nica strada disponibile, assolutamente ignara del contemporaneo spostamento dell'altra grande unità. Il risultato fu un ritardo di dodici ore di grave importanza per la 4' divisione indiana perché la sua manovra ne risultò pregiudicata.
Il 24 marzo. Anche il 24 le operazioni segnarono una battuta di arresto su rntto il fronte della 1' armata. Qual.che caposaldo nel settore d ella Giovani Fascisti venne riconquistato; il XX corpo segnalò l'impressione di un alleggerimento della presenza britannica; il XXI avvisò che un forte traffico di mezzi ruotati e corazzati e di artiglierie stava verificandosi da Medenine in direzione sud; la ricognizione aerea confermò la notizia di autocolonne verso sud-ovest e di mezzi in sosta a Bir Sottane. Il Comando d'armata si rese conto del travaso di forze verso occidente e del massiccio sforzo che presto sarebbe stato realizzato contro la soglia di El Hamma. E sapeva che von Liebenstein si trovava in equilibrio instabile. Nel pomeriggio si presentò von Arnim, ac-
LA BATIAGLIA DI MARETH
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compagnato dal gen. Gause. Si compiacque sinceramente per come l'offensiva era stata fermata nonché per la tempestività d i recupero di unità dalla linea e di intervento delle riserve. Però ... era impensierito per la delicatissima situazione di Maknassy-El Guettar. A suo avviso, von Liebenstein con la 21" Panzer "potrà tenere per oggf', ma senza di essa per quanto tempo sarebbe durato? In altri termini, se p rop rio ci fosse stato bisogno della 21 • Panzer a Maknassy, per quanti giorni il fronte di El Hamma avrebbe retto? "Neanche 24 ore - rispose Messe - ad essere ottimisti". "Allora- replicò von Arn im - per ricostituire una riserva non c'è che da venire nella determinazione di ripiegare sulla linea più corta degli Chotts". La questione era tutt'altro che se mplice. Occorreva nascondere al nemico l'intenzione di ritirarsi, garantire il possesso della soglia di El Hamma per rendere possibile il recupero del XX e del XXI corpo, sganciare le truppe dalla posizione di Mareth senza offrire il destro ad un facile sfondamento, eseguire il movimento retrogrado a scaglion i sfruttando al meglio gli scarsi autocarri disponibili. Bisogna però precisare che già da alcuni giorni la zona a sud dell' Akarit era stata fortemente alleggerita. Le strutture di carattere territoriale, gli organi d'Intendenza non indispensabili, gli elementi di retrovia non legati alle esigenze della battaglia erano stati sgomberati o quanto meno assai ridotti di peso. In previsione di uno sfavorevole volgere cli eventi, Messe aveva cercato di evitare sovraccarichi pregiudizievoli. Dopo un rapido esame dei lineamenti generali della manovra, von Arnim finì dando formalmente l'ordine di "iniziare il ripiega mento dalle posizioni di Mareth alle posizioni di Gabès". Messe ritenne di cominciare la sera successiva, cioè all'imbrunire del 25 (68). L'occasione consentì una presa di posizione assai ferma nei confronti del Comando gruppo d'armate. Stava ingenerandosi tra i due Comandi una certa tensione provocata essenzialmente - come Messe avrà a scrivere più tardi nella sua relazione - da un evidente malanimo del gen. Gause nei confronti degli italiani. Nel notiziario serale tedesco del 21, a p roposito della lotta sostenuta dalla Giovani Fascisti si leggeva: "Un altro caposaldo è stato, a quanto sembra, abbandonato verso le ore 17 senza combattere. Si deve accertare se il caposaldo è caduto in seguito a combattimento oppure se è capitolato". A parte l'inesattezza della notizia, saltava agli occhi l'immediata segnalazione di un episodio negativo prima ancora di accertarne l'attendibilità, ma soprattutto il confronto con il silenzio sul crollo quasi subitaneo delle quattro compagnie del reggimento Panzergrenadiere Afrika. E nel rapporto situazione del gruppo d 'armate in data 22 si leggeva: "Nel settore divisione Mannerini il nemico dopo la capitolazione di cinque compagnie italiane ha ~fondato sui due fianchi il Gebel Melah [= Djebel Melab). È in corso il contrattacco della 21" di visione corazzata (. ..). Nel settore della divisione Giovani Fascisti (. . .) è stato perduto un altro caposaldo italiano. Il punto di sfonda mento è stato sbarrato da truppe germaniche. La .15" divisione co-
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razzata si sta schierando per il contrattacco" . Entrambi gli episodi si paleseranno sovradimensionati, anche se sostanzialmente veri, ma la loro presentazione - priva di qualsiasi cura di controllo preventivo e soltanto intesa a mettere in tutta evidenza come la barca si reggesse a galla solo grazie alla capacità delle truppe tedesche - era malevola e non poteva non suscitare ovvie reazioni psicologiche contrastanti fra i due alleati dell'Asse (69). La protesta di Messe - il quale ricordò senza ambagi che anche i tedeschi incappavano in debolezze simili, senza peraltro che mai il Comando del gruppo d'armate si desse la pena di rilevarlo, e prese la palla al balzo per lamentare lo scarso slancio mostrato dal gen. Hildebrandt - fu subito raccolta da von Arnim, che si mostrò imbarazzato e dolente e formulò le più ampie scuse, naturalmente imitato da Gause. Poco dopo mezzogiorno Freyberg ricevette da Montgomery l'invito a sfondare il giorno successivo, previo un potente bombardamento aereo, ed a lanciare subito nella breccia le unità corazzate . Quasi contemporaneamente arrivò il gen. Horrocks. Che Montgomery fosse molto ricco di tatto è forse azzardato affermare. Certo, in questo caso, aveva commesso un grossolano errore psicologico, urtando la sensibilità di Freyberg e mettendo in imbarazzo Horrocks: .(. .. ) Voi e lui lavorerete insieme - aveva scritto al primo - e dovreste raggiungere risultati decisivi. Horrocks ed i reparti da ricognizione dovrebbero essere · da voi verso le ore 12. Il 10° corpo prenderà il comando quando la l' d ivisione corazza ta sarà arrivata, probabilmente nel pomeriggio de l 25 marzo,.
Ma Freyberg, più anziano cli età e d i grado di Horrocks, "era deciso ad impedire che alcun nuovo arrivato dovesse interferire nell'impiego della 2" divisione neozelandese e fu freddo, deciso e niente affatto disposto a collaborare" (70) . Horrocks, dal canto suo, aveva già forti motivi di irritazione per la lu nga ed inopinata marcia di trasferimento imposta alla sua l' corazzata senza il minimo preavviso, comunque ebbe cura di non pretendere la direzione del combattimento senza un'investitura ufficiale (che non venne). I due comandanti lessero e discussero il progetto del loro superiore. Le caratteristiche della soglia di El Hamma, insufficientemente ampia per una manovra con mezzi corazzati, consentivano tre soluzioni: forzare la stretta con u n'azione sistematica, il che si sarebbe tradotto in un impegno che poteva durare anche una settimana; attaccare frontalmente con i neozelandesi e la spalla ciel Djebel Tebaga con la l' D.cor., il che poteva avere inizio la sera sul 28; lanciare 1'8" brigata corazzata a testa bassa con il sostegno di tutto il fuoco disponibile, aereo e dell'artiglieria, il che avrebbe condotto quasi per certo all'ecatombe della brigata stessa. La risposta, inviata "dai generali Freyberg ed Horrocks", raccomandò la seconda soluzione , che - a meno di particolari accorgimenti tattici non spiegati - separava i due sforzi anziché combinarli. Montgomery replicò nel tardo pomeriggio: preferiva un'azione si-
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stematica ma talmente concentrata, preparata ed appoggiata dal fuoco da mutarsi in uno sfondamento tipo Blitz tedesco. Inoltre aggiunse di essere orientato ad altri due attacchi di alleggerimento: con la 7• D.cor. sul fronte di Mareth e con la 4• D.f. indiana verso Toujane. Pur lasciando la decisione ai "Miei cari generali" , avanzò la speranza che il D-day fosse l'indomani 25 marzo, così la 1" D.cor. sarebbe stata pronta a sfruttare il successo il 26. Montgomery non aveva formulato alla leggera la prospettiva di un fuoco poderoso. Studiata l'eventualità di aggirare con un'aliquota della sua ala sinistra il Djebel Tebaga, passando per Kebili, l'aveva scartata a causa dell'isolamento che avrebbe imposto alla colonna agente a nord del Djebel. Occorreva trovare qualche altra cosa. Cominciò a riflettere sull'indubbio dominio dell'aria alleato: perché non sarebbe stato in grado di spianare ogni ostacolo per favorire l'affermazione della superiorità dei carri britannici? Il suo capo di S.M., de Guingancl, ne parlò con il gen. Broadhurst, comandante della Western Desert Air Force, e questi finì per annuire : "Lo farò; avrete l'intera accoppiata di fuoco: bombe e cannoni. Sarà veramente un blitz a bassa quota e lo spiegherò io stesso a tutti i piloti" (71) . Il risultato fu che venne pianifkato l'impiego di 40 bombardieri leggeri sullo stretto fronte di rottura immediatamente prima dell'attacco. Poi, sotto la protezione cli 5 squadrons di Spitfire, 16 squadrons di Kit~yhawk dovevano agire per due ore e mezzo sul campo dì battaglia, assicurando l'ininterrotta presenza dì due squadrons ed impiegando cannoni e bombe contro qualunque obiettivo . Inoltre, uno squadron cli tank-busters particolarmente addestrato sarebbe intervenuto contro qualsiasi concentramento di carri tedeschi. A titolo di preliminare, durante le due notti precedenti il D-day i bombardieri avrebbero sparso il disordine nelle retrovie della 1' armata. Quanto all'azione terrestre - che doveva cominciare a metà pomeriggio, in modo da avere il sole alle spalle - dopo l'intervento aereo avrebbe preso il via uno sbarramento mobile dietro il quale si sarebbero avviati i carri e poi la fanteria. Freyberg ed Horrocks considerarono i vari risvolti del quadro delineato da Montgomery e verso le 20 si dichiararono pronti a mettere in esecuzione Supercharge, spostando però il D-day al giorno 26 per evit~re che la l' D.cor. arrivasse sconvolta da una frenetica marcia di trasferimento, sia pure su carrelli, e che le artiglieri~ di rinforzo si schierassero senza un minimo di orientamento.
Il 25 marzo. Per quanto dichiaratosi pronto a cominciare l'arretramento agli Chotts la notte sul 26, Messe si accorse ben presto di non poter recuperare tanto rapidamente gli autocarri occorrenti alla bisogna, anche perché nei due giorni precedenti i cacciabombardieri alleati avevanò inflitto seri danni alle autocolonne in circolazione, specie a quelle della 164"
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l i! OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRTONALE
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leggera. Chiese dunque uno slittamento di ventiquattr'ore, riservando la notte sul 26 al ripiegamento di parte delle artiglierie pesanti, dei reparti lavoratori e dei depositi munizioni. Tuttavia il mattino del 25 volle' riconsiderare la situazione . Nella notte un'azione locale di unità della 51' Highlanders, pervenute a sopraffare un caposaldo della Trieste, si era conclusa con un insuccesso a causa di una pronta reazione che ristabiliva lo status quo. La Pistoia, per quanto dilatata su ampia fronte, non sembrava correre rischi immediati. Anche ad El Hamma si riscontrava una stasi. Sapendo che q uesto momentaneo periodo di relativa quiete dipendeva dal trasferimento in atto cli unità britanniche verso ovest, Messe pensò realizzabile una contromanovra: portare più forze al settore Liebenstein ed attaccare l'avversario mentre era ancora scaglionato in profondità. La massa d'urto poteva esser composta dalla 15• e 21" Panzer e dalla 90· leggera tolta dalla linea di Mareth; il fronte statico sarebbe stato presidiato dalla 164• leggera, dal 125° fanteria Spezia e dai resti del raggruppamento sahariano. Pure Kesselring, arrivato in visita nel pomeriggio precedente, si era dichiarato incline ad un più spiccato ricorso a reazioni dinamiche piuttosto che all'abbandono della posizione. Ma Kesselring, veramente, sembrava oscillare tra due atteggiamenti mentali: cli critica nei confronti di Rommel e di von Arnim l'uno, e di fiducia nel proprio discernimento l'altro. Nelle sue memorie si legge: •(...) non fu possibile trattenere il minacciaco aggiramento delle posizioni di Mareth dal sud, attraverso il deserto, a causa del ritardo nel disporre adeguati movimenti delle forze d i terra dell'a viazione. Non si ricenevano possibili grandi movimenti di truppe attraverso il deserto, mentre invece poi i neozelandesi compirono la marcia partendo da Foum Tatahouine, cosa che io avevo previsto in seguit0 a vo li di ricognizione effettuati• (72).
Ed a proposito di quanto accadeva a nord degli Chotts: -Durante le lotte svoltesi con alterne vicende sul terreno tra Maknassy, Gafsa ed El Guettar si verificarono fasi assai critiche, che richieserq il mio intervento personale sul luogo e furono superate talvolta con azioni improvvisa te .. (73).
Si riferiva alla 10'' Panzer che, su suo suggerimento a von Amim, doveva sfondare a Gafsa e poi volgersi alle spalle delle truppe americane impegnate a Maknassy. Lo disse "con palese soddisfazione" a Messe, il quale, ben poco persuaso, si limitò a commentare un "Mi sembra fuori della realtà" (74). Certamente gli avvenimenti in quel settore erano tali da preoccupare e molto. Alla proposta di Messe di contrattaccare i neozelandesi con un forte complesso meccanizzato tedesco sotto la guida del gen. Crame r, von Arnim rispose immediatamente: •In seguitO at simazione determinatasi presso Maknassy est prevedib ile che rilevanti forze l'armata dovranno presto essere colà inviate. Prego penanto da-
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re attuazione at misure concordare ieri 24 marzo. Est essenziale che movimenti in zona Mareth vengano coperti da fronte Liebenstein. Se dopo aver respinto un attacco nemico si manifesterà ivi la possibilità di effeuuare puntate locali, loro azione può essere sfruttata. Comando DAK per ora non può essere messo at disposizione• (75).
Determinata così la funzione del settore Liebenstein, di protezione del fianco esposto del grosso fino a sfilamento oltre la stretta di Gabès , quella sera ebbe principio il ripiegamento. E quella sera prese il via l'operazione Supercharge II. Da parte britannica si stavano completando i preparativi, lasciando all 'aviazione la cura di imperversare sul'intera area della battaglia e, in particolare, su quella di El Hamma. I Wellington del 205° Group della Royal Air Force ed i bombardieri della Western Desert Air Force avevano cominciato nella notte sul 25 a colpire qualunque cosa al fine di distruggere autoveicoli, sconvolgere la rete telefonica e privare il nemico del sonno e del riposo . Durante il giorno si susseguirono le incu rsioni d ei bombardieri diurni sulle strisce cli atterraggio nella zona prossima al Djebel Tebaga e dei tank-busters sui carri tedeschi con qualche successo (ma pagandolo con sei Hurricane su dieci). Ed Ultra continuava, instancabile, il suo prezioso lavoro cli decrittazione . I Comandi alleati sapevano ormai della pesante usura subita dalla 10• Panzer nel contrattacco ad El Guettar contro gli americani. Conoscevano l'ordine impartito alla 21" Panzer ed alla 164• leggera di reagire soltanto cli fronte ad un nuovo te ntativo neozelandese, ed anche i dubbi dell'Asse cli poter tenere "la nuova posizione di resistenza [= ad El Hamma) così scarsamente presidiata" . E proprio il 25 marzo si aggiunsero altri consolanti elementi tratti da una comunicazione di von Liebenstein: la 21" Panzer non era in grado di riprendere le quote perdute, un massiccio sforzo di carri inglesi poteva non essere resp into ed urgevano rinforzi. La sera, poi, von Liebenstein avvertì che davanti ad una pressione troppo forte esisteva il rischio che dovesse ripiegare su El Hamma ed oltre (76). Ce n'era abbastanza per tranquillizzare Freyberg ed Horrocks .
Il 26 marzo. La notte sul 26 cominciò il ritiro delle truppe . Doveva completarsi in tre notti (schizzo n. 61), a scaglioni, sfruttando· tre allineamenti. All'altezza d i Zerkine, a tergo della linea di Mareth, dovevano portarsi subito metà Trieste e metà 90' leggera per agevolare lo sganciamento delle rimanenti unità . La linea El Hamma-Gabès, sulla quale si prevedeva di realizzare una battuta d'arresto, doveva ricevere un complesso di forze agli ordini, a partire dalla notte sul 28, del gen. Berardi: gruppo von Liebenstein (meno la 164• leggera) , metà Pistoia, 90• leggera, due terzi della Spezia, con un'aliquota delle artiglierie di corpo d'armata e con le artiglierie d'armata tedesche. Sulla posizione difensiva dell'uadi Akarit-Chotts era previsto l'af-
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, Schizzo n . 61
FASI PREVISTE PER IL RIPIEGAMENTO DELLA 1• ARMATA
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flusso della Giovani Fascisti, della Trieste, di un terzo della Spezia, di metà Pistoia, della 164• leggera e ciel 350° fanteria con il resto delle artiglierie sotto il comando del gen. Orlando. Il tutto impiegando per tre volte gli stessi autocarri in una spola tra le varie linee. La ripresa dell'offensiva britannica, le incursioni aeree e l'usura dei mezzi faranno sì che mentre il XX corpo ripiegherà in ordine e sostanzialmente indisturbato, il XXI e le truppe del settore von Liebenstein dovranno abbandonare parecchi elementi sul campo di battaglia e strada facendo. Il preambolo cli Supercharge Il si ebbe verso le 3 di notte, quando il 21 ° battaglione neozelandese occupò q. 184, una posizione avanzata utile come punto di osservazione , tenuta da elementi del 104° Panzergrenadiere (schizzo n. 62) . Il piano definitivo si basava sulla seguente successione di tempi. Alle 15.30 azione a bassa quota cli sedici squadrons di cacciabombardieri della Western Desert Air Force-, alle 16 inizio della preparazione di artiglieria da parte di due reggimenti da campagna ed uno pesante campale; contemporanea avanzata dell'8" brigata corazzata con i tre reggimenti in linea ; alle 16.15 superamento della linea di partenza da parte delle due brigate neozelandesi; alle 18.15 scavalcamento dei neozelandesi da parte della l3 divisione corazzata ; alle 23.30 circa prosecuzione della l3 divisione corazzata su El Hamma (77) . Durante l'intero svolgimento dell'attacco i cacciabombardieri dovevano volare in continuità davanti alle fanterie e sopra al nemico, prima bombardandolo e poi mitragliandolo a volo radente . Gli Spitfire garantivano gli apparecchi da incursioni aeree italo-tedesche . Per maggiore sicurezza il resto della Northwest African Tactical Air Force si sarebbe incaricata degli aeroporti dell'Asse. Senza alcun dubbio la cooperazione aeroterrestre alleata toccò in questa circostanza livelli concreti mai prima raggiunti. Puntualmente alle 16 l'artiglieria cominciò il fuoco di preparazione e 1'8• B.cor. uscì dalla zona di attesa con i suoi 150 carri, aprendosi sull'intero fronte di attacco. A breve distanza seguirono i battaglioni in primo scaglione neozelandesi: il 24° della 6• brigata ed i 23° e 28° della 5". Il formidabile concorso offerto dall'aviazione non mutò l'operazione in una passeggiata, ma certo consentì una progressione pressoché ininterrotta sino all' uadi Aisoub, raggiunto attorno alle 18. Sia ben chiaro: nonostante tutto non si era verificato uno sfondamento, sibbene una pressione continua che trovava un costante contenimento, pur se affannosamente alimentato con ogni reparto disponibile. Il 1/115° Panzergrenadiere si era praticamente dissolto, il 5° Panzer stava logorandosi in azioni spicciole, ma il II/433° Panzergrenadiere reggeva bene e lo stesso dicasi per le fanterie sui rilievi collinari a sudest. Era a cavallo della strada per El Hamma che passava il rullo compressore. Von Liebenstein chiese che la 15• Panzer si portasse a distanza utile per un contrattacco e Messe aderì subito, facendo tuttavia notare a Bayerlein, il capo di S.M. tedesco, che
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, Sch izzo n. 62
L'ATTACCO ALLEATO NEL SETTORE DI EL HAMMA
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von Liebenstein aveva già a portata di mano il battaglione della Lujìwaffe ed il 125° f. della Spezia. Ma intanto era arrivata la l3 D.cor., scavalcando 1'8' B.cor. e proseguendo subito dopo. In testa muoveva la 2• B.cor. con 140 carri, fra Sherman, Grant e Crusader. Seguiva la 7" B.motorizzata. La divisione si raccolse lentamente nella zona assegnatale e, per quanto le nuvole nascondessero la luna, a mezzanotte il gen. Briggs ordinò l'avanzata su El Hamma. Sapeva che la 15• e la 21" Panzer complessivamente non potevano mettere insieme che una settantina di carri efficienti (78).
Il 27 marzo. Di prima mattina Messe fu costretto a correre rapidamente ai ripari perché le cose apparivano notevolmente ingarbugliate. Nella grande confusione imperante, due battaglioni della 164• leggera erano stati travolti e lo schieramento delle artiglierie investito direttamente. All'alba la 2" B.cor. inglese si trovava a circa cinque chilometri a sudovest di El Hamma, trattenuta da uno schermo controcarri che von Liebenstein era riuscito a creare in fretta e furia con tre cannoni da 88, quattro da 50 e quattro pezzi da campagna da 100. Quella notte, inoltre, 63 Halifax e Wellington avevano bombardato concentramenti di mezzi di trasporto nella zona, provocando un altro salasso alle già scarse disponibilità dell'armata (79). La 164" leggera, con i resti del raggruppamento sahariano, venne dunque rinforzata con due battaglioni della 90' leggera e due della Pistoia. Doveva schierarsi fra lo Chott Fedjadj ed il Djebel Halouga , la cui parte settentrionale consentiva valido appoggio di spalla. Il gruppo Borowietz, formato essenzialmente con le due Panzerdivisionen sempre più logore, doveva schierarsi a sud-est del Djebel citato e contrastare ad ogni costo qualsiasi penetrazione nemica verso oriente per coprire il ripiegamento dalla linea di Mareth (schizzo n. 63). A rendere più critiche le circostanze contribuì un'errata iniziativa di Bayerlein. Recatosi a visitare von Liebenstein, riportò un'impressione decisamente sfavorevole dell'andamento della lotta e delle sue prospettive. Giudicando aleatoria una difesa statica, dispose senz'altro che la 15• e la 21" Panzer manovrassero in difesa elastica e non tenne conto del fatto che i reparti tuttora disposti sul fianco meridionale della soglia tenevano ancora. Per di più concesse una profondità di manovra tale da compromettere il recupero delle truppe che nella notte sul 28 dovevano ritirarsi da Matmata. Il Comando dell'armata prese conoscenza di questo intervento solo nel pomeriggio, al ritorno di Bayerlein dalla ricognizione, quando cioè era troppo tardi per bloccarlo o modificarlo. Per fortuna Horrocks, vista la difficoltà incontrata dalla 2• B.cor. per superare lo schieramento controcarri e per manovrare sulle ali in terreno rotto, aveva deciso cli sospendere tutto e di aspettare i neozelandesi. Gli scambi di opinione fra lui e Freyberg fecero perdere tem-
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Schizzo n. 63 L 'ULTIMA FASE DELL'ABBANDONO DELLA LINEA DI MARETH
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po e consentirono a Borowietz di interpretare l'ordine ricevuto nel senso di non sentirsi troppo legato ad un orientamento difensivo e di sviluppare con i pochi carri residui un serie di azioni minori. Erano semplici puntate, ma furono sufficienti ad ingenerare nell'avversario la sensazione che le Panzerdivisionen si fossero riprese dal primo urto. Più a sud il XXI corpo era sotto pressione. La 4• divisione indiana si stava inoltrando nei monti cli Macmata con la speranza di agganciare parte delle truppe italo-tedesche. La 5" brigata, che il giorno precedente aveva messo piede a Ksar el Hallouf, si avvicinava a Techine ed a Toujane e la 7• stava seguendola. Ma il ritardo iniziale non fu recuperato : "Dall'alto delle colline vedevamo tutta la piana di Gabès e i nuvoloni di polvere che vi si alzavano" commentò deluso il gen. Tuker (80). In compenso la 7• D.cor. era riuscita a prendere nottetempo il Djebel Saikra creando uno stato di pericolosa incertezza. Berardi decise, verso le 9, di abbandonare completamente la posizione avanzata e portare i reparti sulla posizione di resistenza, ancora intatta. Alle 19 giungevano gli automezzi per l'abbandono definitivo della linea. Gli ultimi reparti del XX corpo erano già partiti.
Il 28 marzo. Come è ovvio, l'evolvere della situazione induceva ad accelerare l'organizzazione delle posizioni sull'Akarit ed a considerare per il dispositivo attuato tra El Hamma e Gabès un'altra manovra in ritirata a breve scadenza . Alle 10.30 Messe diramò nuovi ordini. La linea Akarit-Chotts doveva esser presidiata da Pistoia, Spezia (meno due battaglioni ed un gruppo) e due battaglioni della 90• leggera al comando del gen. Orlando. La linea El Hamma-Gabès era affidata al gen. Berardi, presso il quale rimase il gen. Bayerlein, con la 164• leggera, il grosso della 90• ed un raggruppamento della Spezia. Il gruppo Borowietz aveva compito di retroguardia. Gravi preoccupazioni destavano i reparti italiani rimasti all'estrema sinistra della soglia di El Hamma, e precisamente il gruppo squadroni Novara, il 350° f. ed il 125° f., ignorandosi se avessero ricevuto gli autocarri inviati il giorno precedente. Purtroppo non tutti i mezzi erano arrivati a destinazione ed il gruppo Novara ed il 125° vennero catturati (81). Nel pomeriggio il quadro generale peggiorò. Berardi aveva assunto la responsabilità della linea El Hamma-Gabès come previsto e dapprima sembrava che una sia pur breve pausa potesse essere assicurata. Senonché lo sbocco nella piana di Gabès della 7" D.cor. inglese mostrò come all'improvviso fosse possibile una crisi richiedente provvedimenti immediati. Visto dunque il pericolo che un cedimento qualunque compromettesse il recupero delle truppe, Berardi chiese l'autorizzazione a decidere egli stesso, ove necessario, di arretrare sull'Akarit. Anche Bayerlein caldeggiò tale concessione. Messe autorizzò, ma
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE
dette la direttiva di tenere almeno fino alla sera del 29. L'emergenza si verificò quella stessa sera. Mentre Messe informava von Arnim della questione, Berardi fu costretto a ordinare l'abbandono delle posizioni (ore 19). Von Arnim aveva il pensiero altrove. Considerava già riuscito, almeno nelle grandi linee, il ripiegamento dell'armata sulla linea ChottsAkarit e questo non soltanto migliorava le possibilità di d ifesa contro 1'8' armata, ma consentiva altresì un più facile e redditizio impiego delle riserve, specialmente in vista nella nuova minaccia che si profilava ad ovest. "Settore più delicato est in questo momento quello di Maknassy, ove risulta entrata in azione anche 9" divisione fanteria americana" telegrafò il gen. Mattioli a Roma, nel riportare il pensiero del comandante ciel gruppo d'armate (82).
4.
G LI AVVENIMENTI NEL SETTORE DELLA
5• ARMATA
TEDESCA.
Sin dai primi di marzo, Alexander aveva suggerito al gen. Anclerson di miglìorare la sua situazione con limitate puntate offensive, approfittando del fatto che von Arnim sembrava avesse spostato verso sud buona parte delle sue truppe corazzate e degli aerei. Lo scopo era di creare le premesse per l'incursione di una colonna corazzata verso Tunisi. Anderson interessò i generali Allfrey e Koeltz: il 5° corpo britannico doveva, in sostanza , cercare di occupare l'altopiano a nord della rotabile Béja-Medjez el Bab; il 19° corpo francese di impadronirsi degli approcci a Pone du Fahs . La data di inizio per queste due azioni fu poi stabilita al 28 marzo: quella su Tunisi non venne per il momento fissata. Sarà bene precisare che, strada facendo , le intenzioni d i Anderson si erano molto ingrandite. Non si trattava più di atti tattici locali, bensì dell'impegno di due corpi d'armata, cui, successivamente , si sarebbe aggiunto il 2° corpo americano. Il secondo tempo, ossia quello principale, doveva condurre all'annientamento della 5" armata tedesca ed all'occupazione di Tunisi e di Biserta. In marzo, d'altronde, la l3 armata britannica aveva ricevuto la l' D.f. (gen. Clutterbuck) su tre brigate di fanteria e la 4• D.f. (gen. Hawkesworth) su due brigate di fanteria ed una carri, entrate in linea con il 5° corpo entro il 2 aprile. Inoltre, fra i numerosi reparti arrivati, figuravano due reggimenti di artiglieria pesante. Il 25 marzo Alexander diramò l'ordine di operazione, in base al quale Anderson doveva riacquistare l'iniziativa tattica nella Tunisia settentrionale. Due giorni più tardi la 46• D.f. - che impiegava la sua 138" B.f., la 36" B.f. della 78" D.f. e la l3 B.par. - ed il corpo franco d'Africa, rinforzato dal II gruppo di tabor, attaccarono le scarne truppe dell'Asse nel settore della divisione Manteuffel. L'obiettivo, Sedjenane, fu raggiunto nel pomeriggio del 30, dopo di che si aprì una settimana di stasi.
LA BA'ITAGLIA Df MARETH
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Alexander aveva assegnato due obiettivi anche al 2° corpo americano. Il primo rivestiva carattere preliminare e riguardava la 34" D.f. che, muovendo lungo la direttrice Hadjeb el Aioun-Fondouk el Okbi, doveva impadronirsi delle altme sulla Dorsale orientale a sud di Fondouk. In una fase successiva, il 9° corpo d 'armata, appena formato come riserva del gruppo d 'armate con la 6• D.cor., la 1• B. Guards e, appunto, la 34• D.f. americana, si sarebbe aperto il passo a Fonclouk per raggiungere Kairouan e tagliare la strada alla 1" armata italiana. All'alba del 27, dunque, il gen . Ryder si spinse in avanti contro il settore Fullriede. Le posizioni italo-te desche erano tenute da un paio di battaglioni del 961 ° fanteria germanico, dal battaglione tedesco A 34 e da l 11/91 ° f. della Superga. Nonostante ogni sforzo gli a.mericani non riuscirono a creare un varco e per tre giorni si logorarono in scontri locali di scarsa consistenza. La buona volontà non poteva compensare le carenze addestrative e l'inesperienza, perciò alla fine Ryder ne ebbe abbastanza e si ritirò cli qualche chilometro, rimandando la questione a tempi migliori. Più a sud Alexander volle aderire alla richiesta di un'avanzata americana o ltre Maknassy formulata d a Montgomery il 21, pur considerandola ambiziosa a causa della dislocazione della 10" Panzer, proprio a portata di mano, per così dire. In fondo gli bastava che la 10• Panzer rimanesse invischiata sì da non poter trasferirsi a sud. Perciò dispose che ìl 2° corpo si impadronisse della soglia di Maknassy e studiasse un'operazione tendente ad incidere suJie linee cli comunicazioni italo-tedesche ed a distruggere il centro logistico d i Maharès . Comunque, non doveva superare l'allineamento Fondouk-Faid-Maknassy con forze importanti. Fiducia nell'accerchiamento ad opera degli americani o certezza dello sfondamento da parte britannica? In seguito a queste direttive, il 22 pomeriggio Patton ordinò al gen. Ward di forzare le difese e stabilirsi saldamente a controllo di Maknassy; poi di spingere una colonna corazzata leggera sull'aeroporto cli Mezzouna, una trentina cli chilometri oltre l'obiettivo (schizzo n . 64). Nel contempo, Ward doveva orientarsi ad effettuare un' incursione con una consistente formazione corazzata su Maharès. Le pattuglie avevano confermato le indicazioni sugli apprestamenti frettolosamente imbastiti da Imperiali nell'estrema cerchia collinare attorno a Maknassy ed il servizio informazioni aveva segnalato la probabilità d i un intervento della 10" Panzer da un momento all'altro. L'attacco ebbe inizio alle 23.30 dello stesso giorno. Dopo una mezz'ora cli preparazione cli artiglieria il Combat Command Cavanzò a nord della strada per Mezzouna ed il 60° Combat Team a su d per provocare la disarticolazione del dispositivo ed aprire lo sbocco in pianura. Il Combat Command B era incaricato di dar sicurezza sul fianco sinistro. Senonché Imperiali aveva cominciato a rinsaldare il proprio schieramento : prima con i resti dei difenso ri della stazione di Sened e poi,
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LE OPEHAZIONI IN AFRJCA SETTENTRIONALE
Schizzo n . 64 I COMBATTIMENTI NEL SETTORE DI MAKNASSY
(22-3 1 marzo)
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in serata, con il gruppo Reisoli - composto dal LXX battaglione motomitraglieri con una compagnia carri, una batteria semoventi da 75/18 e due sezioni da 20 mm - inviatogli dal comando del XXX corpo . L'azione americana non riuscì nell'intento. Il giorno seguente, verso mezzogiorno, arrivò un nuovo rinforzo tedesco: il Kampfgruppe Lang con il I/69° ed il I/86° Panzergrenadiere e reparti minori, della 10• Panzer. Anche Sogno si fece vivo. Parlò con Imperiali ed il col. Lang, mentre il Combat Command C ed il 60° Combat Team reiteravano il tentativo di aprirsi un varco. I punti critici erano q. 322 del Djebel Naemia, dove il Kasta OB si batteva disperatamente, ed il Djebel Bou Douaou, tenuto da un insieme di piccoli reparti frammischiati. Sogno aveva già pensato ad ulteriori afflussi di unità. Visto l'andamento della lotta , prese la decisione: immediato spostamento del battaglione tedesco A 26 dal settore Superga e di una batteria da 100/ 17 dal settore Benigni; puntate di alleggerimento verso Sidi Bou Zid ed oltre da parte del Reco Lodi e del battaglione d 'assalto T dal settore di Faid. Anche il 24 l'attacco americano fu rinnovato . Vi parteciparono il 1/6° f.cor. rinforzato a nord, il III/60° f. con una compagnia carri al centro ed il 111/ 6° f.cor. anch' esso con una compagnia carri a sud . Ma la difesa, accanita e ben coadiuvata dalla scarsa aviazione dell'Asse , sfruttava meravigliosamente ogni appiglio e non dava alcun segno di cedimento. Il col. Lang, che aveva assµnto la responsabilità del sottosettore nell'ambito della 50· brigata speciale, disponeva ora di un complesso eterogeneo ma cli tutto rispetto: gruppo Reisoli, gruppo Lang, battaglione A 26, 501,0 battaglione Panzer con nove Tiger e quindici Mark III e IV, 580° gruppo esplorante, Kasta OB (ridotto a poche diecine di uomini) e sei batterie italiane e tedesche di vario calibro, comprese due da 88. Quando Patton, che aveva passato molte ore con il geo. Alleo, tornò a vedere cosa accadeva a Maknassy, rimase deluso. Il nemico, gli dissero, "stava chiaramente concentrandosi" davanti alla l3 D.cor. ed aumentando le incursioni aeree. Ward aveva chiesto "tutta la copertura aerea disponibile" a favore delle sue truppe per quel pomeriggio e per tutto. l'indomani . Patton c hiamò Ward al telefono e gli ordinò di condurr~, personalmente l'azione il mattino seguente qualunque cosa dovesse accadere (83). Ma l'attacco ripreso il 25 dal 6° f.cor., per quanto inizialmente promettesse bene, si arenò in poche ore sotto un d iluvio di fuoco di sbarramento e di arresto. A mezzogiorno Ward gettò la spugna : le sue truppe erano esauste ed avevano assoluto bisogno di riordino . Nel settore di El Guettar, come sappiamo, la 1" D.f. americana aveva riportato alcuni successi, senza peraltro che l'avanzata assumesse il ritmo sperato. I capisaldi della Centauro tenevano e per giunta non risultava chiaro dove fosse da attendersi l'intervento della 10• Panzer. La sera del 22, questa, meno il Kampfgruppe Lang, si era raccolta ad est di El Hafay . Alle 3 di notte si mise in movimento.
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LE OPEKAZIONI IN AFIUCA SE1"1'EN'J'RIONALE
Sul semicerchio descritto dalla P D.f. dal Djebel Orbata al Djebel Berda si trovavano il 26° Combat Team a sinistra, il 16° al centro ed il 18° a destra. Il I battaglione Rangers fronteggiava il Djebel Berda (schizzo n. 65). La colonna tedesca - formata da I e II/7° Panzer, II/ 69° e II/86° Panzergrenadiere, 10° battaglione motociclisti - apparve prima dell'alba, Prese d i petto il III/16° f., il III/18° f. ed il 601 ° battaglione Tank Destroyer e li travolse dopo una tenace ma breve resistenza, aprendosi a ventaglio alle spalle delle posizioni americane. Qui però si esaurì la spinta. Il 601 ° (che fu semidistrutto) e 1'899° battaglione Tank Destroyer ed l gruppi di artiglieria eia campagna avevano messo fu ori combattimento una trentina di carri tedeschi ed un'altra diecina si era bloccata in mezzo ai campi minati. Sotto la protezione della sua artiglieria , il gen. von Broich dovette dunque ritirare i mezzi di qualche chilometro per prepararsi ad un secondo tentativo. Alle 16,45 ripartì verso El Guettar, preceduto da un'ondata cli Stuka. La resistenza americana fu stoica e stroncò ogni velleità germanica (84). I combattimenti dei due giorni successivi non portarono a sostanziali mutamenti, tuttavia l'insieme degli eventi indusse Alexander a rivedere l'impiego del 2° corpo americano. Adesso la 9• e la 34• D.f., rimaste sulla Grande Dorsale, potevano entrare in lizza. La 9• (meno il 60° Cornbat Team) per unirsi a lla 1• nel settore di El Guettar; la 34• (meno il 133° Combat Team) per cercare un successo a Fondouk. Quanto alle due divisioni sino allora impegnate a fondo, tutto sommato sembrava preferibile rinunciare alla progettata incursione in direzione di Maharès per puntare, invece, su Gabès da El Guettar. La prima fase di rottura delle posizioni spettava alla P ed alla 9" D.f.; la seconda fase, di sfruttamento del successo, doveva essere sviluppata dalla l' D.cor. di Ward. Il possesso e la difesa de lle posizioni di Maknassy rimanevano affidati al Combat Command A. Nel frattempo, il Comando del sud-est algerino (geo. Boissau), sulla destra del 2° corpo, avanzava venendo ad occupare il settore compreso tra il Djebel Berda e lo Chott El Fecljadj. Alle 6 del 28 il nuovo attacco prese il via. Il tratto investito era sempre tenuto dalla Centauro, ma con inserimento di elementi tedeschi. Il costone del Djebel Orbata era già in mano americana, tranne nella sua parte orientale, verso Sened, dove si trovavano reparti della Centauro ed elementi rifluiti dalla stazione di Sened. A cavallo della strada per Maharès, denominata dal nemico Gumtree Road, era appostato il gruppo Reinmann, composto dal II/86° Panzergrenadiere e dal 1/7° Panzer. Sulle pendici occiden tali del Djebel Chemsi si erano disposti ad arco il 49° battaglione pionieri (fronte ad ovest) ed il II/69° Panzergrenadiere (fronte a nord). Seguivano, a sbarramento della breve piana e della strada per Gabès, quattro capisaldi della Centauro presidiati da reparti vari del 132° controcarri, bersaglieri, mitraglieri, carristi con batterie o sezioni di artiglieria anche giunte in
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I.E OPERAZTONI TN AFRTCA SElTENTRJONAT.E
rinforzo da altre divisioni. Infine, sul Djebel Berda, il 10° battaglione motociclisti tedesco. Tra il Djebel Berda ed il Djebel Asker, ove tentavano di infilarsi i francesi del gen. Boissau, si trovavano un gruppo tattico impostato sul II/131 ° f. e tutte le autoblindo rimaste. Più a tergo una compagnia del XXIII battaglione CC.RR. sorvegliava le provenienze da Kebili. La l' divisione di Allen impiegava il 18° f. sul Djebel Orbata, il 26° f. contro le quote tenute dal II/69° Panzergrenadiere, ed il 16° f. contro i capisaldi centrali della Centauro. Dovette registrare ancora un nulla di fatto. La 9" D.f. (gen. Eddy) si mosse tenendosi a sud della strada per Gabès con il 47° ed il 39° fanteria ma, per quando si impegnasse, anch'essa non ottenne risultati concreti. Il giorno successivo gli sforzi si ripeterono; si riscontrò qualche oscillazione del fronte provocata da penetrazioni locali; si verificò un peggioramento progressivo. "La situazione - scrisse nella sua relazione il gen. Calvi - si delinea complessivamente assai grave. Dispongo l'invio in linea di tutti gli uomini comunque disponibili: genieri, reparto comando tattico, reparti comando delle varie unità". E, visto che nulla più gli rimaneva , si portò immediatamente a tergo dei capisaldi per far sentire la sua presenza (85). Nonostante il pessimismo la spinta nemica venne ancora contenuta. Con estrema fatica, ma contenuta. "Stiamo cercando di agire con semplicità- scrisse Patton al gen.Marshall quella sera - , di non cambiare i piani una volta definiti e continuiamo a batterci" (86). Alexancler era perplesso e, in certa misura, preoccupato. Doveva ammettere che il 2° corpo americano non sembrava in grado di raggiungere gli obiettivi assegnatigli. L'azione affidata alla 34" D.f. contro Fondouk (sulla quale torneremo) stava deludendo le aspettative; lo sfondamento a Maknassy da parte della 1" corazzata era fallito; i ripetuti sforzi della 1" e 9" D.f. ad El Guettar non davano risu ltati concreti. Bisognava cambiare orientamento e direttive . Si poteva fare un'altra prova, ma subito , prima che l'arretramento della 1• armata italiana sulla linea Chotts-Akarit consentisse lo spostamento di qualche unità mobile verso ovest. L' irruzione risoluta e spregiudicata di una forte colonna corazzata forse avrebbe risolto il problema. Patton mise insieme la Task Force Benson con un paio di battaglioni carri, altrettanti cli fante ria, un battaglione cacciacarri e reparti minori (87) e ordinò di attaccare a testa bassa il giorno seguente, a seguito dell'azione delle fanterie. Il mattino del 30 cominciò la 9' D.f. appoggiata dal fuoco di tutte le artiglierie in posto, ma con scarissimi effetti. Poco dopo si mosse anche la 1a, affrontando il tratto centrale ciel settore . A m~zzogiorno, ritenendo valida la fase preliminare, partì la Task Force Benson . Niente eia fare : lo slancio si affievolì rapidamente contro il fuoco de lle artiglierie, dei pezzi controcarri, dei pochi campi minati. In compenso, il 26° f. si era affermato sulle pendici nord-ovest del Djebel Chemsi , provocando una situazione insperata.
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Sotto la violenta pressione americana, durante la notte il 49° battaglione pionieri tedesco arretrò, invitando i due capisaldi italiani alla sua sinistra ad imitarlo. Questi rifiutarono, avendo ordine di non muoversi senza esplicito ordine superiore. Senonché, più tardi, il Comando della 10• Panzer informò la CentaU1·0 che i capisaldi in questione e rano stati sopraffatti e che, di conseguenza, il 49° battaglione pionieri e ra stato costretto ad arretrare per imbastire una nuova linea retrostante. Calvi, incredulo, mandò sul posto un ufficiale a controllare e verso le 8 seppe la verità: i due capisaldi erano tuttora efficienti, ma sulla loro destra si era creato il vuoto assoluto (88). Episodi del genere non costituivano novità. Il 31, benché la difesa fosse incrementata dall'arrivo de l reggimento Panzergrenadiere Afrika e del Kampfgruppe Pfeiffer inviato dalla 21" Panzer, vide ripetersi i te ntativi am e ricani sostenuti da un intensissimo fuoco cli artiglieria. Alcuni capisaldi vennero travolti, altri dovettero ripiegare e la linea traballò seriamente. Due fattori intervennero a salvare la situazione nel pomeriggio: il sopraggiungere del grosso de lla 21• Panzer e le incertezze tattich e american e derivanti da un'inesperienza non bilanciata dall'ottimo armamento e dall'eccellente equipaggiamento dei reparti. •I comandanti di grande unità - osservò Calvi - si sono dimostrati capaci nello scegliere o ppo rtunamente le direttri ci di attacco ma esitanti po i nel condurre l'azione a fondo. I comandanti di colonna si sono dimostrati calora inferiori al loro compito e spesso non hanno sapum sfru ttare il successo già ottenuto. J minori reparti, durante la fase dì avvicinamento, si attene vano ad evidenti schemi 1eorici, il che è stato causa no n ultima de lle loro gra vi perdite• (89).
La sera stessa le for ze residue della Centauro vennero riordinate in due gruppi tattici: l'uno, al comando del col. Remondino, rimase in linea con un'aliquota della 21' Panzer, l'altro, al comando del col. Devoto, fronteggiava il raggruppamento francese dell'Algeria del sudest tra i Djebels Bercia ed Asker. Il Comando della divisione fu invece ritirato pe r l'impiego in altri compiti.
5.
L 'EPILOGO.
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Al termine della battaglia Messe inviò ad Ambrosia una relazione sui combattimenti sostenuti sulle linee di Mareth e di El Hamma, nonché sul ripiegamento sulle posizioni degli Chotts e dell'uadi Akarit (90). Come tutte le relazioni del genere, il documento riferiva e commentava i fatti con molta franchezza. Risentiva naturalmente cli una certa incompletezza di informazione sul nemico, dipingeva la situazione con l'occhio di chi è sul posto, esaltava il comportamento complessivo dell e truppe, faceva qualche concessione alla retorica, si soffermava sugli elementi di superiorità dell 'avversario e su quelli negativi nostri.
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
Ambrosia lo ricevette il 10 aprile (era stato recapitato da un ufficiale) e lo lesse senza far rilievi, perché non affioravano novità rispetto a quanto via via riferito dai rapporti dei comandanti e, d'altronde, troppo bene conosceva avvenimenti e sit uazione. Senonché ebbe subito motivo di sbalordimento quando la radio, alle ore 20 del 14, dette notizia della relazione ed i giornali della capitale del 15 aprile la pubblicarono integralmente (salvo alcune omissioni). Si precipitò da Mussolini e seppe che Messe, ringraziando direttamente il Duce per l'apprezzamento elogiativo ricevuto verso il termine della battaglia, gli aveva mandato copia del rapporto, chiudendo la lettera di accompagnamento con un: "L'armata si è notevolmente assottigliata e mancano il tempo e, forse, anche la disposizio ne per reintegrarla delle gravi perdite subite. Comunque la ferma decisione di lottare sino all'estremo è in tutti" (91). Ed Ambrosio conobbe anche la risposta autografa di Mussolini: ,Caro Messe, la vostra relazione sulla prima vittoriosa battaglia sulla linea del [sic] Mareth è così viva, palpitante, esauriente che ho deciso di farla conoscere - a mezzo stampa - al popolo italiano. Vi ho introdotto soltanto poche varianti per comprensibili motivi( ...). Dalla fine di ma rzo ad oggi la situazione è cambiata, cioè è diventata più difficile. Desidero dirvi che cont0 su di voi per protrarre la resistenza sino all'estremo e così scompaginare - almeno per quanto riguarda la successione dei tempi - i piani del nemico che mirano a sbarcare sul continente, previo sbarco nelle isole. E ancora: noi facciamo e faremo l'impossibile per rifornirvi del necessario(. .. ).
(92).
Alcune parole di commento . Anzitutto la decisione di consegnare alla stampa la relazione, si noti bene, segreta . A parte Io stupore dell'opinione pubblica - italiana, alleata, nemica e neutrale - per la divulgazione, guerra durante, di un documento che realisticamente illustrava le gravissime e non riparabili condizioni cli inferiorità nelle quali il soldato italiano e ra costretto a battersi, alcune notizie e constatazioni costituivano arma efficace per la propaganda avversaria e potevano esser sfruttati in campo operativo. La citazione cli unità, i rapporti cli forze, ecc. mettevano eccessivamente in evidenza la nostra povertà qualitativa e quantitativa in mezzi e materiali: ad esempio, le "vaste e paurose lacune" nella preparazione dell'armata a metà marzo; la necessità di rinuncia alla controbatteria sia per la minore gittata dei nostri pezzi sia per lo scarso munizionamento; la mancanza di una massa aerea . Alcune affermazioni lasciavano trasparire diversità cl.i vedute sulla condotta della battaglia tra von Arnim e Messe, il che poteva dare adito a qualche polemica incresciosa a danno della tanto decantata collaborazione italo-tedesca. Altre dichiarazioni riconoscevano implicitamente alle forze italiane una netta insufficienza nei campi organizzativo e addestrativo, specie a paragone col nemico: l'elevatissimo apprezzamento della faùteria, delle truppe corazzate, dell'ar-
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tiglieria, del genio, dell'aviazione britannica, tutto suonava aperta ammissione di un confronto improponibile. Né si salvavano comandanti e Stati Maggiori: •Capi e Stati Maggiori (britan nici] sono collaudati e selezionali con severità sul campo di battaglia e non infarciti di macchinose teorie, costruite a fatica nei chiusi ambulacri delle speculazioni astratte, fuori della realtà del combattimento. Ai capi sono concesse libertà pari alla responsabilità e alla dovizia dei mezz i che sono loro affidati,
La puntata polemica è evidente . Ma il peggio veniva nelle conclusioni. Il dire, dopo l'alta valutazione del nemico e la confessione della nostra miseria, che «la 1" armata, per quanto gravemente diminuita nel suo potenziale bellico di uomini e di armi, va incontro ai nuovi avvenimenti con incrollabile fede e con la ferma determinazione di dare tutta se stessa fino all'estremo - frase , quest'ultima, di pugno cli Mussolini in sostituzione dell'originale "di esser pari all'altezza del momento storico che la Patria trascorre" - equivaleva ad un "Morituri te salutanti.• (93). Le perdite dell'armata furono gravi, e soprattutto rimane il rammarico per quelle dovute alla nota deficienza di mezzi di trasporto. Possono essere così riepilogate: a) reparti italiani: D.f. Giovani Fascisti: X/8° bers. e V/7° bers.; D.f. Trieste: complessivamente una compagnia; D.f. Spezia: Comando, I e TT/ 125° f.; D.f. Pistoia: complessivamente cinque compagnie e cinque batterie; Raggruppamento sahariano: btg. Savona, btg. guardia alla frontiera, VI btg . CC.NN., gruppo sqd. Novara, una compagnia controcarri, una compagnia mortai da 81, due compagnie sahariane e sedici batterie in gran parte da posizione . b) reparti tedeschi: 164" D.f. leggera : due battaglioni; reggimento Panzergrenadiere Afrika: un battaglione; altre forze pari a due battaglioni; dieci batterie . In totale: 16 battaglioni, 31 batterie e 91 carri armati . Per la 1" armata erano perdite sensibilissime. I prigionieri, secondo fonte britannica, ammontarono a 7.000, di cui circa 2.500 tedeschi. Da parte avversaria la battaglia è stata esaltata come luminosa vittoria dovuta all'abilità mostrata dal comandante clell'8• armata nella condotta dell'azione. Questi riconobbe trattarsi dello scontro più dwo dopo El Alamein, cosa che non può meravigl iare, vista la materiale impossibilità per l'ACIT cli affrontare una seconda battaglia in
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONAI.E
Cirenaica od in Tripolitania e la nessuna intenzione del suo capo di accettarla. Attribuì eccezionale robustezza alla posizione di Mareth, il che sembra esagerato considerando la limitata entità dell'ostacolo passivo, la ridotta profondità della posizione di resistenza, l'immensa estensione d el fianco occidentale controllato a stento. Criticò Rommel (!) per aver sparpagliato le sue unità corazzate impiegandole a spizzico, il che appare assolutamente ingiusto: stante la sproporzione tra linea da difendere e truppe disponibili, non si vede come sarebbe stato possibile far massa con le Panzerdivisionen in un solo settore se non quando possibile e con trasferimenti drammatici per l'usura dei carri ed il consumo di carburante. Sottolineò che la rapidità di spostamento della gravitazione dello sforzo dalla direttrice costiera a quella desertica impedì a Rommel (!) di correre ai ripari in tempo utile, ma sorvolò volentieri su un paio di punti. Primo, che la lunga marcia del corpo neozelandese fu avvistata molto tempestivamente (e non poteva essere altrimenti) dai Comandi dell'Asse e, se fosse esistita una forza aerea italo-tedesca appena adeguata alla bisogna, probabilmente l'impresa di Freyberg avrebbe incontrato difficoltà tali da diventare assai ardua. Secondo, che la difesa per tappare un buco doveva scoprirne un altro, e cli conseguenza la parata di Messe fu necessariamente eseguita con quanto ancora possibile togliere dalla posizione di resistenza e con gli automezzi che c'erano. La strapotenza dell'8• armata era assoluta, eppure l'attacco frontale fallì nettamente . Riuscì qu ello laterale perché incontrò un'opposizione insufficiente quantitativamente, non ancorata al terreno ed in balia della Western Desert Air Force. Peraltro la indubbia vittoria avversaria non conseguì gli scopi desiderati: l'attacco lampo alla soglia di El Hamma fu progressivamente arginato sì da permettere un ripiegamento della 1a armata in ancor buone condizioni, ed il 30° corpo inglese non riuscì a trattenere il XX ed il XXI corpo italiano sulla linea cli Mareth né, tanto meno, a vincolare le riserve corazzate tedesche. La mossa sul fianco fu "una brillante idea, un colpo da maestro'' secondo Liddell Hart (94), ma - beninteso sempre come ipotesi di studio - si potrebbe disquisire sugli effetti di un colpo di maglio sferrato sin dall 'inizio nel settore di El Hamma . Ad ogni modo si è piuttosto inclini a considerare quell'attacco come un necessario e naturale adattamento del piano originale, visto l'insuccesso sull'uadi Zigzagou (95). Che uno sfondamento in corrispondenza cli El Hamma oppure di El Guettar potesse provocare una crisi indescrivibile era chiaro a tutti i comandanti italiani e tedeschi. Addirittura ovvio. Quindi doveva esserlo anche per l'avversario. Messe fu costretto a battersi in tremende condizioni di inferiorità e con un occhio costantemente alle spalle, ben conoscendo in quali angustie si dibattesse anche von Arnim. Qualsiasi mossa degli Alleati diventava una minaccia mortale dovunque esercitata: nella fascia costiera, sui monti di Matmata, sul Djebel Tebaga,
1.A BATrAGLIA
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alla soglia di El Hamma, alla stretta di El Guettar, a Maknassy. La partita a scacchi aveva visto la mossa decisiva allea ta con l'operazione Torch, questo ormai era il finale di partita, un finale dall'esito scontato a sfavore dell'Asse: o scaccomatto o abbandono. Un esame critico di natura o perativa non può che limitarsi a giudicare piĂš o meno corretto l'impiego delle poche forze dell'Asse. Sarebbe erroneo prete ndere di soffermarsi in uno studio a nalitico. Von Arnim, Messe e von Vaerst non risolvevano pro blemi tattici: facevano semplicemente quello che potevano. Infine il caso ... Ro mmel. Ă&#x2C6; noto che Montgomery - a differenza di Churchill e cli Alexander - ha sempre esplicitamente indicato Romme l quale il proprio antagonista sia a Mareth sia all'Akarit, volutamente ignorando nei suoi scritti la partenza del feldmaresciall o dalla Tunisia subito dopo la battaglia d i Medenine. Evidentemente ci teneva.
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NOTE AL CAPITOLO Vl
(I) DSCS, cele 0447/0p./A dar.a 23.2.1943, ore 17.30. (2) DSCS, cele 1527 daca 24.2.1943, ore 02 .15 del gruppo d' armate Africa . (3) Giovanni Messe, la mìa armata in Tunisia, Rizzoli, Roma 1960, p. 120. (4) Ibidem. (5) Il giorno dopo, parlando con Ciano, Messe si autodefinì" wmandante degli sbandatt e manifestò sommo stupo re per le prospettive belliche ventilate da Mussolini. "Tutto ciò - commentò Ciano - dipende dal fatto che Cavallero illustra una situaz ione del tutto diversa dalla realtà e trae in deliberato inganno ìl Duc<I' (G . Ciano, op. citata, p . 692) (6) G. Messe, op. citata, p. 121. (7) li col. Bayerlein venne sostituito sino all'operazione Capri dal magg. von Bonin, capo ufficio operazioni dell'ACIT. (8) La spinta al provvedimento derivò da una pretesa, ché non diversamente può defini rs i, di Romme l. Come già detto, il feldmaresciallo aveva procrastinato la cessione del comando e, per quanto discutibile, la questione può essere ancora accettata. Ma il 18 febbraio, mentre era in pieno corso l'offensiva dell'Angrijfsgruppe No,·d, Rom mel propose che Messe assumesse il comando d elle tru ppe dell'ACIT sulla linea di Mareth, mantenendo tuttavia egli stesso il coma ndo dell'armata. O vviamente il rifiuto fu netto. (9) DSCS, promemoria data 1.2.1943 de l gen. Messe - allegaco n. 16. (10) DSCS f. 159/ 0p. data 8.2.1943 de l Comando l'armata - allegato n. 17. (11) Con lo sgombero de ll'inte ra organizzazione mi litare della Libia si era riversata in Tunisia una gra nde quantità di Comandi di va rio livello e di servizi di ogni genere con centinaia di ufficiali e so tcuffic iali ed a lcune mig liaia di soldar.i. Naturalmente si stava attingendo a p iene mani fra di essi per completare, nei limiti della s pecializzazione, i repart i; tuttavia il livello medio addescrativo e spirituale di cost0ro era piuttosto basso. (12) DSCS, f. 0346/0p.A daca 17 2 1943 - a llegaco n. 18 (13) Le navi ciste rna d isponibili e rano la Langaner (tedesca) di 14.000 tonn. <li portata, destinata a riforn ire la Sicilia; la Thorsheimer di 6.500 t0nn., la Bi/Jonadi 1.800 e la Labor cli 500. In approntamento c'era la Abruzzi da 600 wnn. <li porta ta, destinata a rifornire la Sardegna, e la Sterope e la Regina d i 14.000 t0nn. (14) La relaz io ne in questione è stata pubblicata da ll'Ufficio scorico dello S.M.E. nel 1950 sotto il titolo "la l" arrnata italiana in Tunisia" . Essa si basa su quella consegnata il 17 agos to 1943 al Comando Supremo dal ce n. coL Mario Revetria, capo ufficio operazioni dell'armata, e da l magg. Ottorino Otcaviani. 05) B. Lidde ll Harc, Rommel Papers Cit., p. 409 (16) B. Montgomery, Da El Alamein, cic., p . 67. (17) F. de Guingand , op. citata, p . 239. (18) H. Alexander, op. citala, p. 110 (19) F.H. Hinsley, op. citata, pp. 593-594 (20) D. Irvi ng, op. citata, pp. 293-294 Il 17 marzo, riferendos i alla situazione rap presentata da Rommel nel colloqu io avuw con Hitle r una settimana prima, Goebbels scriverà: "Oggi nel Nord Africa esiste quasi mezza dozzina di Comandi diversi con volontà diverse; e funzionano contrastando l'uno contro l'altro. Rommel, Kesselring, A,·. nim, il Comando Supremo a Roma, i comandanti italiani localì ecc. È ten-ibile condurre una guerra quando autorità e giurisdizioni fanno un tal guazzabuglio" (J. Goebbels, op. citata, p . 407) . (21) DS Comando 1' armata, f. 1150/ 0p. data 2.3.1943 - a llegato n. 19 Oopo la guerra il gen. Ziegler ricordò: •Non fu faci le con vince re il feldma resciallo dell'impossibilità, so tto il profilo tattico, cli una azione offensiva da nord, che egli avrebbe voluto. Dovettero essergli p iù volte d iffusamente e minutame nte spiegate le ragioni per cui il suo piano d'attacco su Medenine vi fu d ispa rità d'opinioni. li feldma resciallo Rommel vedeva, nell'attacco con e picentro a sud di Medenine, troppo g rave il pericolo che le forze ivi impiegate potessero essere tagliate fuori o quanto meno decisamente im-
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pegnate dalle riserve del nemico provenienci da sud-est. Egli non voleva correre a nessun cos to mie rischio. Perciò ordin ò di modificare il piano in modo che il centro d 'azione de lle forze corazzate fosse stabilito a no rd di Medenine e che tale azione fosse qu indi diretta verso le postazioni elevale a sud del Metameur, ove era il conce ntramento dell e artiglierie nemiche. Anche la 10' divisione corazzata doveva avanzare in direzione del Metameur, a nord di Medenine. Tale nuova elaborazione del piano di venne esecuti va il 2 ma rzo, (Paul Carell, Le volpi del deserto, Baldi ni e Castoli, Milano 1961, p. 580). (22) G. Messe, re lazione citata, p . 62. Messe peraltro conseg nò a Gandin un appunto circa le piìl pressanti necessità dell' armata. Fra queste, spiccava no tre o quattro doléances. Il 50% degli automezzi era inefficiente essenzialmente per mancanza di parti di ricambio, al cui riguardo doveva comprendersi come gli invii •a gocce" non potessero apportare alcuna modifica alla situazione in atto e come invece occorresse stabilire l'a rrivo mensile di tre sommergibili carichi solo di parti di rica mbio. Nel settore dei collegamenti, urgeva la spedizione di duemila chilometri di cordoncino telefonico, perché l'armata non ne possedeva nemmeno un chilometro. Per la sistemazione difensiva d elle linee di Mareth e di Akarit-Chous contin uava l'auesa delle 400.000 mine e dei materiali di ra fforzamenti già ri chiesti e sollecitati . Infine, sul piano morale, non era possibile lesinare con i generi di conforto e sopranutto ammettere un cosi disastroso funzionamento del se rvizio postale (da l 24 febbraio non arrivava posta dall'Italia). (23) B. Liddell Hart, TheRommelPaperscit., pp. 416-417. (24) F.H. Hinsley, op. citata, p. 594. (25) F. de Gu ingand, op. citata, p. 243. (26) Ibidem, p. 245. (27) Nella citata relazione Messe è scritto: "Non si è potu to appurare, dai prigionieri, se il nemico fosse venuto a conoscenza del progetto operativo dal servizio infor-
mazioni della Tunisia o da informazioni più profonde; sta di fatto che la notizia già dal prÌ'ncipio del mese circolava insistentemente a Roma presso vari ministeri, anche non militari, dove non se ne fa ceva mistero" . (p . 64, nota 1). Peraltro , che a Roma corresse voce di una prossima offensiva dell'Asse non sembra possa venir considerato come fuga di noti zie vera e propria: chiunque era in grado di rendersi conto che Rommel adesso doveva volgersi contro l'S• armata. Il fatto si era che troppe cose sembravano conos ciuce dal nemico. Proprio per questo ci furono ripercussioni anche a Londra. li 9 marzo Ultra decifrò messaggi dai qu a li risultava co me i Comandi italo-tedeschi si fossero persuasi, sulla base di interrogatori d i prigionieri e di docume nti catturati, che l'S• armata sapeva in anticipo non soltanto l'i mminenza di un 'offensiva , ma altresì la data, il p iano e la consistenza dell'o perazione . Ora, sembrava improbabile che i servizi informazioni dell'Asse pensassero alla decrittazione dei messaggi Enigma, però da parte britannica venne ritenuta opportuna una piìl spiccata caute la ne ll \1so de lle notizie fornite da Ultra. Ciò spiegherà il lungo silenzio ufficiale sulla partenza di Rommel. (28) B. Liddell Harc, The Rommel Papers, cit., pp. 416-417. A risultato acquisi to Montgomery scrisse al gen. Brooke: • Rommel mi ba attaccato
all'alba. È stata una vera pazzia da parte sua. Ho cinquecento cannoni anticarro con proiellili da sei libbre piazzati sui terreno; ho quattrocento carri armati ed un 'ottima fanteria che tiene i punti chiave ed una grande concentrazione di artiglieria. B un bellissimo regalo; il nostro uomo deve essere diventato mattd' (A. Bryant, op. citata, p. 523). (29) D. lrving, op. citata, p. 298. (3 0) Chissà se Rommel in que l momento si ricordò di q uando, a fine novembre del 1942, aveva lasciato l'ACIT di sua inizia tiva, senza nea nche avvertire Bastico, per recarsi a Rastenburg! (31) I colonnelli Westphal e Bayerlein e rano srnti p romossi al grado superiore in quei giorni ed il primo era passato all'OBS. (32) A. Kesselri ng, op. Citata, pp. 160-161. (33) DSCS, s intesi rapporto tenuto dal mar. Kesselring il 10.3.1943 inviata dal gen Mattioli, capo dello S.M. italiano di collegamento presso il Comando gruppo d'arma-
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LE O PERAZIONI I N AFRICA SETTENTRIONALE
re - a llegato n. 20. (34) OS Comando l ' armata, f. 1094/43 data 13.3.1943 del Comando gruppo d'armate Africa, allegato n. 21. (35) V. Zincone, op. citata, pp. 141-145. (36) B. Liddell Hart, The Rommel Papers, cit. , p. 418. (37) ibidem. (38) Il gen. Jeschonnek, capo di S.M. della Luftwaffe, ebbe in seguito a commentare che Rommel gli apparve "molto gitì. di morale con i nervi letteralmente a pezzf' (D. lrving, op. citata, p . 300). In compenso, Goebbels presentò le cose in modo completamente diverso. Ebbe infatti a sc ri vere: "Egli ha fatto una 1·elazione sulla Tunisia che è piaciuta moltissimo al Fiihrer. Rommel è tornato ad avere in mano tutte le carte buone" e, riferendosi alla riunione de l 13 pomeriggio fra f-Iitler, Goering e Romme l, annotò: "Per il momento è stato stabilito che la Tunisia sm·à tenuta in ogni caso, e ciò soprattutto per uno speciale riguardo verso il nostro alleato italiano" (J. Goebbels, op. citata, p. 396). (39) B. Liddell Hart, The Rommel Papers, cit., p. 419. (40) DSCS, lettera di Hitler a Mussolini data 14.3.1943 - allegato n. 22. La lettera derivava da una riunione tenuta quello stesso giorno a Rastenburg fra Hitler, Doenitz, Keitel, Kesselring e ] odi. In tale sede tutti avevano concordato sull'importanza strategica della Tunisia e sulla dipendenza della testa di ponte dai rifornimenti. Non si trattava delle 80.000 tonnellate co nsiderate dagli italiani, bensi di 150.000 o 200.000. Questo era l'ordine di grandezza. E poiché il rifornimento ae reo era impensabile, occorreva provvedere via mare. Gli italiani dovevano esser posti crudamente di fronte alla scelta: o far l'impossibile per garantire i rifornimenti o perdere la Tunisia e con essa l'Italia. (41) DSCS, te le 30903/0p. data 16.3. 1943, ore 13.45 (42) DSCS, tele 536 data 16.3.1943, o re 18 (prima parte) e ore 18.45 (seconda parte) del gen. Mattioli. li citato incontro del 16 marzo tra Kesselring e von Arnim è stato riferito in una sintesi che sorvola sul significato ope rativo attribuito alla linea degli Chotts. Il feldmaresciallo cominciò col criticare un certo atteggiamento mentale. Ern profondamente sbagliato, sostenne, impartire sempre l'ordine di difesa ad oltranza e poi abbandonare la posizione al primo tentativo dell' avversario. Con questo modo di fare, nessu no s i sarebbe fermato neanche alla linea degli Chotts 1 Von Arn im ribatté che gli ord ini venivano da ll'OKW e Kesselring allora disse che secondo l'intenzione del Flihrer la linea d i Mareth doveva essere difesa fino all'estremo. A questo punto, von Arnim fù esplici to: "Chiedo un ordine scritto che mi indichi con esattezza qual è il mio compito. Le direttive impartitemi in dicembre di spingermi verso Casablanca sono state nettamente superate dagli eventf'. Kesselring lo promise ed aggiunse che secondo lui i compiti erano chiari: "La 5" armata deve tenere le posizioni attuali e con continue pu.ntate offensive ostacolare i preparntivi del nemico e indebolirlo quanto possibile. Per la 1" armata si tratta di resistere sulla linea di Mareth fino all'u.ltimo uomo" (Hans-Georg von Esebeck, Rommel et l'Afrika Ko',ps, Payot, Paris 1950, p. 202). . (43) DSCS, rispettivamente tele 30904/0p. d ata 16.3.1943, ore 23, e cele 30906/0p. data 17.3. 1943, ore 10.40. I due telegrammi derivava no da altrettanti colloqui fra Ambrosio e Kesselring. Il primo avvenu to alle 19 de l 16 marzo in cui il capo di S.M. Generale aveva condiviso l'idea della difesa ad ol tranza sulla linea d i Mareth "evitando però che la J• armata sia distrutta". Il secondo, alle 8.30 del giorno dopo, in cui era stata accettata la formu la della difesa anzitutto a Mareth con adeguato scaglionamento in profondità. Kesselring, che riferiva gli orie ntamenti sen titi a Rastenbu rg, preannunciò l'invio del resco della Hermann Goering e della 999• divisione. (44) DS Comando l1 armata, f. 1686/0p. data 13.3.1943 - allegato n. 23. (45) G. Howe, op. citata, p . 525. (46) La speranza di dare alla divisione una vera fis ionomia corazzata era svanita al pu nto che Messe propose al Comando Supremo di trasformarla in divisione motorizzata, con il 5° bersaglieri , il 132° controcarri, un battaglione carri ed il 131° artiglieria. Gli avvenimen ti risolsero il problema.
LA HA1ì'AGLIA 01 MARETll
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(47) H.G. von Est:beck, op. citata, p. 203. (48) Il Group equivale allo stormo italiano. L'americano Command di una forza acrt:a corris ponde alla d ivisio ne aerea. (49) Il. Alexande r, D'El Alamein, cit., p. 201. (50) Per quanto descritto, stupiscono cene affermazioni categoriche: •In questo momento l'attiv flà dei tedeschi si concentra va d i piiì su Gafsa (. . .) che su Mareth (. ..) perché a Gafsa il II corpo d'armata americano (. ..) il 17 aveva conquislato di slancio la citlà, dando una brillante dimostrazione della maniera con cui Alexander riuscì a tenere Arnim In un continuo stato di insicurezza(. ..)' (K.J. Macksey, lo sfondamento della linea di Mareth, in Rizzoli-Purnell, Storta della seconda gue1-ra mondiale cit., p. 515). (5 1) G. Messe, relazione cit., p. 104 (52) Il 20 marzo, primo giorno di battaglia, Ultra conferme rà che la 10• Panzerdi spont:va di 57 ca rri , la 15' di soli 38 e la 21 ' di 74. La Cenlauro ne aveva 27. Totale: 196 ca rri efficienti ( l'.H. Hinsley, op. citata, p. 598). La forza della 1' armal a italiana era stimata sui 73.000 uomini con 455 pezzi di piccoli e di medio calibro, 480 canno ni e.e. e 75 canno ni da 88. (53) Sintesi colloquio von Arnim-Messe in data 18.3.1943- allegaco n. 24. Von Arnim chiuse ìl colloquio chiedendo l'aiuto di Messe per risolvere un grosso problema: su 350.000 conviventi al rancio c'erano appe na 70.000 combattenti! È chiaro che la cifra di 350.000 si riferisce all'intera Tunisia. La forza delle due armate alla data del 20 marzo risul tava al Comando Su prt:mo di 148.000 uomini (di cui 50.000 ted eschi) p er la l' armala e di 70.000 uomini (di cui 32.000 tedeschi) per la 5• armata, con un totale di 218.000. La differenza doveva quindi riferirsi ai reparti della Marina e dell 'Aviazione, all ' Inte ndenza Tunisia ed ai lavoratori civili. (54) DS Comando l ' ;irmata, dara 19.3.1943. (55) F.H. Hinsley, op. citata pp. 598-599. ( 56) B. Montgomery, Memoirs, ci t., p. 161. (57) "/,'uadi Zigzagou - scrisse Alexander - (. . .) somigliava al fossato di una forte= a medioevale e le nostre lrttppe montarono all'assalto come se si fosse trattato dellei presa di Badajoz" (H. Alexander, D'El Alarne-in, cit., p. 118). (58) J.S.O. Playfair, op. citata, p . 339, e G. Howe, op. ciu,1a, p . 552. Churchill riporta nelle sue memorie un messaggio di Mo ntgomery, a lui indirizzaw, di conLenuto analogo, nel quale però non si fa cenno degli americani: "(. . .) li nemico ba evidentemente intenzione di resistere e di combatlere e io mi preparo ad una battaglia mol10 aspra nel settore del Ma1·e1h, che potrà dumre diversi giorn i. Può darsi cbe l'azione del corpo neozelandese operante nel settore di Gabès i11jl11isu1 sulla battaglia in maniera decisiva" (op . citata, p. 400). (59) Riportato da G. Howe , op. citata, p. 489. (60) In seguito all'avvertimento di Sogno che se Imperiali non era stato in grado di resistere alla staz. Sened, meno ancora lo sarebbe slato a Maknassy, vennero inviaci in loco rinforzi italiani e tedeschi. (61) G. Messe, rela zione cit., p . 124. (62) l.S.0. Playfa ir, op. citata, p . 340. (63) Ibidem, p . 343. (64) Ibidem, p. 341. (65) B. Montgomery, Memoirs cit., p. 162. (66) B. Monr.gomery, Da El Alamein, c ic., pp. 80-81. (67) Leese si era presentato a comu nicare il fallimento del tentativo sull'uadi Zigzagou alle 2 del mattino. Poiché durante la battaglia di El Ala mein la crisi si era verificata alla stessa ora del 25 ottobre, Montgomery dette alla modifica de l piano il nome convenzionale, e beneaugurame, di Supercha1-ge. (68) Sintesi colloquio von Arnim-Messe in data 24.3.1943 - allegato n . 25. (69) TI Comando Supremo chiese spiegazioni sull 'argom en to e Messe riferì dettagliatamente, ma senza alcun spirito polemico, anche perchi:: c'era altro cui pensare. (70) I.S.0. Playfair , op. cilata, p . 344. Cfr. W.G. S1evens, Bardia 10 Enfidaville, Wellington, pp. 198-199.
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LE 0 />liRAZ!ONl IN AFRICA SE'ffENTR!ONALE
(71) F. de Guingand, op. citata, p . 257. (72) A. Kesselring, op. citata, p . 161. (73) Ibidem, p. 162. (74) Relazione gen. Messe, p . 137. (75) DS del Comando l'armata, tele 718 data 25.3.1943 del Comando gru ppo d'armata. (76) F.H. Hinsley, op. citata, pp. 601-602. (77) W.G. Stevens, op. citata, p . 206-207. (78) F.H. Hinsley, op. citata, p . 602. (79) Messe non nascose la sua preoccupazio ne al Comando Supremo: "Riten-ei sommamente opportuna presenza capo ufficio operazioni o quanto meno capo scacchiere Africa" te legrafò a Roma (DS Comando l'armata, tele 2439/0p. data 27.3.1943, ore 4). Dal Comando Supremo gli venne annunciata la partenza, per il 29, del gen. Silvio Rossi, nuovo capo I reparto. (80) Francis Tuker, La 4" divisione indiana entra in azione, in Rizzoli-Purnell, op. citata, p. 524. (81) Il gruppo Novara caricò le armi ed alcuni pezzi sui pochi amocarri in dotazione e raggiunse a piedi la 15' Panzer, ma quando q uesta nel pome ri ggio ripiegò il grosso di Novara rimase isolato e fu catturato. Il 25° f. era anch'esso appiedato ed il suo comandante, determinato a non ab bandonare le posizioni senza ordine specifico del Comando 21' Panzer, da cui dipendeva, risolse di difendersi sul post.o anziché ripiegare a piedi sulla posizione di Gabès. Sopravvenuto jJ nemico, dopo un vano temativo di resistenza si arrese. (82) DSCS, tele 814 data 27.3.1943, ore 23.58 del gen. Mattioli. (83) "Pink, non avete ancora preso quella quota?- domandò Patton - Sentite, non voglio le solite scuse del cavolo. Voglio ·éhe andiate personalmente all'attacco e mi prendiate quella collina. Dovete comandare l'at.tacco di persona. E non tornate finché non l'avete preso" (Oma r N. Bradley, Parla un soldato, Mondadori, Milano 1952, p. 102). Cfr. G. Howe, op. Citata, p. 556. (84) Memore di Kasserine e dei commemi b.ritannici, il gen. Allen disse ai suoi uo mini che non esagerava affermando essere in gioco non sol tanto l'onore: la credibilità milita re cli tutte le truppe americane al fronte dipendeva da come quel giorno si sarebbe comporta ta la l' D.f. di fronte ad una Panzerdivision (Ralph Ingersoll, Segretissimo, Gentile, Milano 1946, p. 218). (85) Relazione gen. Calvi di Bergolo sulla battaglia di Guettara (21-31 ma rzo 1943). (86) G. Howe, op. citata, p . 569. (87) La Task Force Benson era composta da: ll/1° carri, lU/13° carri, 81° battaglione da ricognizione, 899° battaglione Tank Destroyer, II/6° f.cor., III/69° f., 65° e 68° gruppo di artiglieria ed una compagnia genio. (88) Citata rela zione gen. Calvi. (89) Ibidem . (90) DS Comando l'a rmata, f . 338/2205 Segreto data 5.4.1943, allegato n. 26. (91) B. Mussolini, op. citata, p. 28. (92) Ibidem. (93) È da ritenere che la pubblicazione della relazione Messe non abbia incontrato il favore tedesco. Goebbels sparò a zero nel suo diari o: "Gli italiani hanno pubblicato del tutto inutilmente una relazione particolareggiata sulla baftaglia del Nord Africa, in cui prodigano grandi lodi agli inglesi. Non era proprio necessario! Da questa relazione gli inglesi escono meglio dei tedeschi. È evidente il perché gli italiani facciano questo. Cercano di rendere pe1· lo meno spiegabili la loro vergognosa sconfitta e la loro condotta pusìllanime. Tutto il rappo1·to è semplicemente pazzesco "(op. cit. p. 448). (94) B. Liddell Hart, Storia militare, ecc., p. 589. (95) Vds. le considerazioni finali di Messe sulla battaglia in La mia armata in Tunisia cit., pp. 179-188.