PARTE PRIMA
STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
MARIO MONTANARI
LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE VOL. II - TOBRUK (Marzo 1941-Gennaio 1942)
PARTE PRIMA
ROMA 1993
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PROPRIETA' RISERVATA Tutti i diritti riservati Vietata la nproduzione anche parziale senza autorizzazione
© By Uffecio Storico SME · Roma 1985 1• edizione, 1985 2" edizione, 199~
PRESENTAZIONE La presente monografia sulle operazioni dell'Esercito Italiano in Africa Settentrionale durante la seconda guerra mondiale è la seconda della serie di quattro che esaurirà l'analisi delle campagne belliche in quel teatro d'operazioni. Lo studio, intitolato al toponimo più caratteristico e peculiare del ciclo operativo esaminato - «Tobruk» nella fattispecie -, include, integra ed estende gli avvenimenti descritti nella terza e nella quarta monografia della serie precedente: «La prima controffensiva italo-tedesca in Africa Settentrionale» e «Seconda offensiva britannica in Africa Settentrionale e ripiegamento italotedesco nella Sirtica Orientale», edite rispettivamente nel 197 4 e nel 1949 dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Basato sulle relazioni delle allora componenti militari del Commonwealth britannico (inglese, neozelandese, sudafricana, indiana, e australiana), su quelle ufficiali tedesche, sulla larga messe di memoriali e di pubblicazioni italiane ed estere finora apparse e sulla documentazione archivistica dell'Ufficio Storico, il volume ha il crisma di una distaccata obiettività per sedimento temporale, conoscenza e verifica incrociata dei fatti, proprietà metodologica d'indagine e di esposizione delle vicende politicostrategiche e tecnico-operative di entrambe le parti in lotta. Il ciclo operativo descritto, inizi.a tosi con l'afflusso delle unità tedesche in Africa a sostegno dell'Alleato e con una vigorosa riassunzione dell'iniziativa da parte delle forze dell'Asse, segna la fine della «guerra parallela» dell'Italia, si identifica - nell'immagine - con il secondo «pendolo» del conflitto africano e include infine le riprese offensive britanniche denominate in codice «Brevity», «Battleaxe» e «Crusader», le prime due contenute e respinte, la terza invece vittoriosa e tale da costringerci, dopo quasi un anno di successi, a ripiegare sulle posizioni di partenza. Ma, al di là di ogni dubbio, il libro conferma tutto il valore delle Ùnità italiane il cui grosso - pressoché privo di mobilità tattica - ha comunque garantito alla sia pur modesta, sebbene operativamente più àppariscente, massa di manovra germanica un logorante e sacrificato sostegno statico - l'unico che poteva dare - senza il quale tanti successi non avrebbero sicuramente arriso. IL CAPO DELL'UFFICIO STORICO
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INDICE DEGLI SCHIZZI NEL TESTO 1. Situazione delle forze contrapposte il 15 febbraio 1951 .............. .. 2. Il dispositivo avanzato italo-tedesco al 20 febbraio 1941 .. ...... ..... . 3. La presunta situazione britannica al 28 febbraio 1941.. ............ .... . 4. Il dispositivo.avanzato italo-tedesco al 7 marzo 1941 ............ ..... .. 5. Le zone di el-Agheila e di Marsa el-Brega ......................... ........... .. 6. Situazione italo-redesca al 30 marzo 1941 .................................... .. 7. Il presunto dispositivo britannico a fine marzo 1941 ..... ,....... ..... ,. 8. Il reale dispositivo britannico a fine marzo 1941.. ....................... .. 9. L'oasi di Cufra ................................................................................. .. 10. Il combattimento del 18-20 febbra io 1941 a Cufra ..................... ... . 11. L'oasi di Giarabu b ......... ................................. ................... ..... ........ .. 12. L'organizzazione difensiva dell'oasi di Giarabub a metĂ marzo 1941 ... ..................... ........................................... .. ............. ............. .. . 13. La dislocazione delle forze contrapposte al 31 marzo 1941 ......... . 14. L'occupazione di Agedabia e di Bengasi. ............... ....... ............... .. 15. La riconquista della Cirenaica (4-13 aprile 1941) ........ ................. .. 16. 1 combattimenti di el-Mechili (18 aprile 1941) ............................. .. 17. Primo anacco contro Tobruk ...................................... .............. .... .. 18. Secondo attacco contro Tobruk ........................ ..... ....... ................ .. 19. L'attacco italo-tedesco contro Ras el-Medauuar (30 aprile - 4 maggio 1941) .................... ...... ............. ................. ......... .................. . 20. La posizione difensiva scelta ad ovest di Tobruk ...... .................. .. 21. La situazione alla frontiera il 14 maggio 1941 ........... ................... .. 22. L'operazione Brevity(15-17 maggio 1941) .. ............. ............... ....... 23. La conquista di Creta (19-31 maggio 1941) .. ..... ........ .. ..... ....... ..... .. 24. La conquista inglese dell'Iraq ........... ............................................. .. 25. Il dispositivo italo-tedesco il 6 giugno 1941 ..... ....... ....... ............. ... 26. Il dispositivo aereo italiano il 15 giugno 1941 .. .................... ......... 27. I capisaldi sul fronte di Sollum il 15 giugno 1941.. ..................... .. . 28. Il primo giorno dell'operazione Battleaxe (15 giugno 1941) ...... .. 29. Il secondo giorno dell'operazione Battleaxe............ ..................... . 30. Il terzo giorno dell'operazione Battleaxe ........ .............................. . 31. La siniazione al termine dell'operazione Battleaxe (18 giugno 1941) .................... .................................. ................................. ...... .. .. 32. Le rotte a Levante di Malta .................................................. ....... ..... 33. L'operazione Sommernachtstraum (14-15 settembre 1941) ........ .. 34. li piano autunnale per la conquista di Tobrnk ..... ........ ............... .. 35. La prevista dislocazione delle truppe per l'attacco a Tobruk (novembre 1941) .......................... ............. ............. ....... .................. . 36. Dislocazione nel Sahara dei presidi piĂš interni a fine ottobre 1941 ..... .............. ............. ................................ ............ ...................... 37. La situazione britannica al 10.1 1.1941 secondo il servizio
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INDICE GENERALE
PRESENTJ\ZTONE ..... ...... ..... ...... , ................. ........ ...... ...... ....... ....... ..... .. .
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SEGNI CONVENZIONALJ USATI ...... ........... .... .............. ....... ............ .
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CAPITOLO i - La situazione generale a metà marzo 1941
1. Le forze e gli intendimenci italo-tedeschi 2. Le forze e gli intendimenti britannici ....... 3. G li avvenimenti d i fine marzo 1941.. .. .. .
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CAPITOLO II - La prima controffensiva italo-tedesca l. L'occupazione di Bengasi (l • fase) ....... ... ...... .. . 2. I combattimenti di Derna e di e l-Mechili (2• fast:) . 3. Il raggiungimento di Sollurn (3' fase) ....... .......... .... ..
CAPITOLO TTI -
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Le operazioni contro Tobruk
1. L'organizzazione difensiva della piazza ..... ...... ........ . 2. Il primo attacco (14-17 aprile) ................ ... .... ...... .. . 3. li secondo a ttacco (30 apr ile - 2 maggio) ........... ..
CAPITOLO IV - Le
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battaglie sul fronte di Sollum
1. L'operazione Brevity(15-18 maggio) ...... ............. ..... .
2. La situazio ne politico-militare ...... ........ ...... ..... .......... . 3. L'ope razi.one Battleaxe (15-17 giugno) ....... ..... .. .. 4. La missione del capo di S.M. del R. Esercito in Libia
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CAPITOLO V - La pausa operativa dopo l'operazione Battleaxe l. Gli intendimenti o perativi italo -tedeschi .. .... ........ .... . 2. TI riordinamento delle forze italiane .. ...................... .. 3. Il problema del traffico marittimo fra Italia e Libia ... ......... ....... .. . 4. I preparativi autunna li ita lo -tedeschi
SEGNI CONVENZIONALI usati negli schizzi, e nelle carte
Sono stati impiegati i segni convenzionali in uso attualmente nell'esercito italiano, e precisamente:
1.
Simboli base: unitĂ <::ornando installazione logistica Comando logistico
2. Simboli d'arma:
fanteria bersaglieri carristi cavalleria artiglieria genio truppe motorizzate
3. Simboli di rango: armata XXXX reggimento corpo d'armata XXX battaglione-gruppo divisione XX compagnia-batteria brigata X Per indicare un complesso tattico si usa il simbolo pra il simbolo di rango .
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LE OPERAZIONI IN AFRJCA SEITENTRION"ALE
4. Indicativo delle unità: Alla sinistra del simbolo base si pone l'indicativo numerico corrispondente al simbolo di rango rappresentato ed alla destra l'ind icativo dell'unità nella quale è inquadrato il reparto in questione. Es. 2 ~ 5 indica il II btg. del 5° rgt.f.
5. Indicativo di nazionalità: Ove necessario, a destr a ·del simbolo base sono usate le sigle IT: Italia; GE: Germania; UK: Gran Bretagna; AU: Australia; NZ: Nuova Zelanda; FR: Francia; PO: Polonia.
Capitolo primo LA SITUAZIONE GENERALE A METÀ MARZO 1941 1. LE FORZE E GLl INTENDIMENTI ITALO-TEDESCHI.
Un sia pur breve preambolo si impone. Allorché si parla delle campagne del 1941-42 in Africa settentrionale il nome di un generale, su tutti, balza alla mente: Rommel. Pressoché sconosciuto in Italia -ed in Gran Bretagna, si presentò sul palcoscenico libico con un piglio ed una sicurezza di sé che, date anche le circostanze, non poterono non urtare i più alti capi militari italiani. Del resto, era già visto con notevole antipatia dai principali esponenti dell' Oberkommando der Wehrmacht (OKW) e dell' Oberkommando des Heeres (OKH), nonché da molti colleghi. In meno di un mese il suo nome rimbombò in Nordafrica ed in Europa, nelle capitali e nei Comandi Supremi, nei quartier generali e soprattutto fra le truppe ai suoi ordini. Suscitò ammirazione e gelosia, convinta stima ed aspra critica. Fu giudicato audace a ragione veduta e semplice giocatore d'azzardo, ottimo tattico e mediocre stratega, calcolatore e cattivo logista. In ogni caso fu senza dubbio alcuno il miglior generale del deserto, anche se non incontrò in duello diretto colui eh~ a buon motivo si può ritenere sarebbe stato il suo più abile antagonista: il gen. Richard O'Connor. Probabilmente una delle migliori sintesi sulla azione di comando di Rommel resta quella fornita al termine della guerra da chi gli fu vicino in Africa settentrionale, in qualità di ufficiale di Stato Maggiore: «A mio avviso - ebbe a scrivere l'allora magg. von Mellemhin, cap_o ufficio informazioni del Panzergruppe Afrika e poi capo ufficio operazioni del!' Armata corazzata italo-tedesca - egli era il comandante ideale per la guerra del deseno. La sua abitudine di «guidare dal fronte» talora si ritorse contro di lui; decisioni coinvolgenti l'intera armata erano talvolta influenzate oltre misura da successi od insuccessi puramente locali. D'altro canto, recandosi di persona sul luogo del pericolo - ed egli aveva una misteriosa capacità di apparire nel posto giusto al momento giusto - era in grado di adattare i piani alle nuove situazioni, cosa che nelle fluide circostanze del Deserto occidentale era fattore di . suprema imponanza. Nel pianificare un'operazione era riflessivo e •omplcto; nel prendere una decisione sul campo di battaglia era rapido e audace» (1).
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LE OPERAZIONI IN AFlllCA SETI'ENTRIONALE
Su taluni aspetti specifici del suo carattere si può sorvolare. È vero che egli osò sino al limite estremo delle possibilità, che osò quando la situazione operativa consigliava prudenza, ma se non avesse corso spesso rischi, calcolati o meno, non avrebbe mai ottenuto una vittoria. Che talune decisioni siano state opinabili, taluni suoi apprezzamenti formulati troppo a caldo, alcuni atteggiamenti ingiusti non può meravigliare. Anche i grandi capitani talvolta fornirono il fianco ad appunti analoghi. E nessun biasimo - per quanto giustificato - può intaccare il suo carisma, la dote principe, indispensabile al vero capo. Un carisma, si badi bene, niente affatto provocato né sostenuto da modi paternalistici o da s0la propaganda di tipo elettorale, anche se Rommel sapeva mettersi in evidenza molto bene. Era in realtà un comandante esigente, duro, di un'energia a volte perfino bruta.\e (2). Ma lo era anche con se stesso e pagava in prima persona. Nei confro.·ti dell'alleato italiano non si può dire sia stato generoso; per".tro si mostrò pronto a formulare pubblicamente il suo elogio ai repani distintisi in combattimento e ad ammettere lealmente di aver spesso chiesto alle nostre divisioni, specialmente all'Ariete, più di quanto esse potessero dare con l'armamento ed i mezzi di cui disponevano. Bisogna riconoscere che la sua critica non era rivolta alle truppe: «La sconfitta degli italiani - egli affermò - fu una conseguenza dell'intero sistema militare e statale itaHano, del cattivo armamento e del poco interesse che molte alte personalità, capi militan· e uomi·ni di stato, avevano per questa guerra» (3). Fu ponato ad attribuire il merito dei successi grandi e piccoli al Devtsches Afnkakorps (DAK), persino laddove il ruolo assolto dalle unità italiane era stato di tutto rispetto. Non fu obiettivo, ma forse ciò derivò dall'abitudine a studiare e risolvere i problemi tattici basandosi essenzialmente sull'impiego delle divisioni tedesche, perché i Panzer ed i pezzi da 88 possedevano un peso indiscutibilmente determinante. Non bisogna dimenticare che aveva la consapevolezza di essere l'unico capo con esperienza di combattimento - vittorioso per giunta, ed in che misura! - alla testa di grandi unità corazzate contro gli stessi avversari e che i suoi repani erano gli unici a conoscere la tattica dei corazzati sul campo di battaglia, mentre agli italiani mancavano esperienza bellica, mezzi adatti e mentalità. In compenso questi ultimi cercarono di mostrarsi diligenti allievi e le truppe più a diretto contatto con l'Afnkakorps furono in genere all'altezza della situazione. Accanto, dunque, ad osservazioni che feriscono la nostra sensibilità, esistono
LA Sl11JAZIONE GENERA!lì A METÀ MARZO 1941
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numerostsstmt ordini del giorno e lettere di elogio, in cui le espressioni usate appaiono assolutamente sincere e non di pura convenienza verso l'alleato.
A metà febbraio del 1941 la situazione generale italiana era pesante. Sul mare il quadro non poteva confonare. Dopo l'incursione dell' 11 novembre su Taranto, che aveva affondato la corazzata Cavour e messo fuori combattimento per molti mesi le corazzate Duil,io e Littorio, ed i bombardamenti del 9 dicembre e dell'8 gennaio su Napoli, che a\tevano seriamente danneggiato rispettivamente l'incrociatore Pola e la corazzata Cesare, lo Stato Maggiore della R. Marina (Supermarina) aveva arretrato le corazzate ponandole a La Spezia, in. attesa che i miglioramenti nel sistema di protezione delle navi a Napoli e Taranto consentisse di riutilizzare quelle basi. Di conseguenza, a metà febbraio la dislocazione della flotta italiana era la seguente: a La Spezia le corazzate Vitton·o Veneto, Andrea Doria e Giulio Cesare (rimessa a posto) e l'incrociatore Fiume (in lavori); a Napoli l'incrociatore Pola (in lavori); a Messina gli incrociatori Trento, Trieste e Bolzano; a Taranto le corazzate Littorio e Duilio (entrambe in lavori) e gli incroci,atori Zara e Gon'zia. Indubbiamente si trattava di una dislocazione eccentrica per le necessità operative del Mediterraneo centrale e deprimente per il morale degli equipaggi. Supermarina ben si rendeva conto dell'inconveniente, ma non era proprio il caso di correre rischi inutili. D'altronde, l'andamento dei lavori per la sicurezza degli ancoraggi si rivelava piuttosto lento e non si poteva contare sulla completa ultimazione prima dell'aprile; perciò, come soluzione intermedia, venne deciso di ponare la Vittonò Veneto a Taranto appena possibile, spostando nel contempo le altre due corazzate a Napoli. Intanto, però, il bacino orientale del Mediterraneo era sotto pieno dominio britannico e quello centrale si presentava vulnerabile ali' offesa partente dalle basi aeree avversarie, più vicine ora che la Cirenaica era caduta e Creta occupata. La situazione derivante da siffatto stato di cose era stata illustrata in termini crudi - e notevolmente pessimisti - dall'amm. Arturo Riccardi, sottosegretario di Stato e capo di Stato Maggiore della R. Marina, all'amm. Erich Raeder nel convegto di Mem.no del 13-14 febbraio (4). In
SITUAZIONE DELLE FORZE CO
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LE OPEllAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE
tale sede lo sviluppo delle operazioni in Africa settentrionale formò oggetto di attento esame perché anche i tedeschi riconoscevano la necessità di arrestare l'offensiva di Wavell prima che giungesse a Tripoli. Naturalmente, sotto l'aspetto navale il problema principale era quello del rifornimento di truppe e materiali oltremare. Vennero quindi vagliate tutte le possibilità di chiusura del canale di Sicilia: mezzi aerei (ricognizione e caccia); mezzi subacquei, quali sommergibili per l'agguato e mine per gli sbarramenti; mezzi di superficie per scotte e crociere di protezione. In panicolare, i tedeschi offrirono mine indragabili e questo fu. in definitiva, il risultato più concreto del convegno. Anche sui vari teatri di operazione terrestri l'andamento degli eventi era tale da preoccupare. In Albania i Greci avevano appena dato inizio alla battaglia di Tepeleni e per quanto il gen. Cavallero si fosse mostrato ottimista nel colloquio avuto con Mussolini il 1 ° del mese a Bisceglie, l'impegno era fonissimo e non si vedeva ancora l'uscita dal tunnel; in Africa orientale si combatteva sul Giuba ed era cominciata la battaglia di Cheren in un quadro operativo senza speranza; in Africa settentrionale la 10a armata non esisteva più ed. i resti della 5a armata e della 5 a squadra aerea, moralmente depressi, si accingevano ad opporsi a quella che si pensava imminente prosecuzione conclusiva dello sforzo britannico su Tripoli <.schizzo n . 1). Mussolini comprese di non poter conservare il silenzio e cercò di trovare toni convincenti per giustificare i rovesci davanti all' opinione pubblica, dando nel contempo qualche speranza per l'avvenire: «( .. .) Liquidati definitivamente gli eserciti della Gran Bretagna sul continente europeo, la guerra non poteva assumere che un carattere navale, aereo e per noi anche coloniale. ·È nell'ordine geografico e storico delle cose che all'Italia siano riservati i teatri di guerra più lontani e difficili: guerra d'oltremare e guerra nel deserto ( .. . ). Comunque, durante i primi quattro mesi di guerra fummo in grado di infliggere gravi colpi navali, aerei, terrestri alle forze dell'Impero hri1annico. Sino al 1935 l'attenzione dei nostri Stati Maggiori fu portata sulla Libia ( ... ). Con l'aggravarsi della tensione europea e dopo gli eventi del 1935-1936 , la Libia, riconquistata dal Fascismo, venne considerata uno dei punti più · delicati del nostro generale dispositivo strategico in quanto poteva essere attaccata su due fronti (5 ). Lo sforzo compiuto per potenziare militarmente la Libia risulta da queste cifre. Solo nel periodo che va dal 1• ottobre 193 7 al 31 gennaio 194 I sono stati mandati in Libia 14.000 ufficiali e 396.358 soldati e costituite due armate: la 5• e la 10•. Questa contava dieci divisioni fra nazionali e libiche. Nello stesso
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
periodo di tempo sono stati mandati 1. 924 cannoni di tutti i calibri e molti di essi di costruzione e modello recenti, 15. 386 mitragliatrici, 11 milioni di colpi di artiglieria, un miliardo 334 milioni di colpi per armi portatili, 287 mila 877 tonnellate di materiali del genio; 24 mila tonnellate di vestiario ed equipaggiamento; 779 carri armati con una cerca aliquota di pesanti; 9 mila 584 automezzi vari; 4 mila 809 motomezzi. Queste cifre dimostrano che alla «preparazione» della difesa della Libia era stato dedicato uno sforzo che si può chiamare imponente ( ... ). Fu tra l'ottobre e il novembre che la Gran Bretagna radunò e schierò contro di noi il complesso delle sue forze imperiali reclutate io tre continenti e armate dal quarto, concentrò io Egitto 15 divisioni e una massa considerevole di mezzi corazzati e li scagliò contro il nostro schieramento io Marmarica, che aveva io prima linea le divisioni libiche - - valorose e fedeli - ma non molto idonee a sostenere l'urto delle maechioe nemiche. Ebbe, così, il 9 dicembre, inizio la battaglia, in anticipo su quella da noi preparata, di cinque o sei giorni, e che dopo due nesi circa ha condotto il nemico a Bengasi ( ... ). Noi diciam0 pane al pane, vino al vino e quando il nemico vince una battaglia è inutile · e ridicolo' cercare, come fanno appunto nella loro ,:ncommen..-.uabile ipocrisia gli inglesi, di negarlo o minimizzarlo. Un'intera armata, la 10a, è stata travolta quasi al completo. La V squadra aerea si è quasi letteralmente sàcrificata. Dove possibile si è resistito con accanimento e talvolta con furore. Poiché noi facciamo questo riconoscimento, è inutile che il nemico gonfi le cifre del suo bottino ( ... ). Non meno forti sono le perdite che abbiamo inflitto agli inglesi. Dire, come essi fanno, che le loro perdite nella battaglia dei 60 giorni in Cirenaica non superano i 2.000 tra morti e feriti è voler aggiungere una nota di grottesco al dramma ( ... ) (6). Dal!' 11 novembre ( ... ) le vicende della guerra ci sono state avverse. Bisogna riconoscerlo. Abbiamo avuto delle giornate grigie. È la vicenda di tutte le guerre ( ... )> (7).
Inutile dire che l'intero discorso di convincente aveva poco o niente e la speranza era raccolta nella frase che «fra poco sarà primavera e come vuole la stagione, la nostra stagione, verrà il bello. Vi dico che verrà il bello e verrà in ognuno dei quattro punti cardinali'». Anche sul piano tecnico troppe cose lasciavano a desiderare. Prima di tutto l'efficienza delle grandi unità mobilitate era lungi dal dare affidamento. Il gen. Mario Roatta, sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito, ne aveva indicato i motivi senza perifrasi al gen. Alfredo Guzzoni, sottosegretario alla Guerra e sottocapo di Stato Maggiore Generale: la smobilitazione di 600.000 uomini ordinata dal ministero nell'ottobre del 1940 aveva arrecato un gravissimo pregiudizio a tutta la macchina bellica; l'addestramento delle truppe era obiettivamente scadente per cause risalenti ai primi anni Venti, sulle quali primeggiava l'insufficienza dell'inquadramento, e per la non conoscenza delle recenti nuove armi della fanteria da parte del personale in congedo non richiamato nel
LA SITUAZIONE GENERALE A METÀ MARZO 1941
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1940; infine l'ammodemame~to delle aniglierie era nella fase iniziale e la meccanizzazione dell'esercito tuttora in fasce (8). Queste considerazioni, insieme con le difficoltà di traspono oltremare, avevano indotto a preferire la ricostituzione in loco delle grandi unità della 5 a armata piuttosto che la loro sostituzione con nuove divisioni inviate dalla madrepatria, ovviamente a meno che non si trattasse di grandi unità speciali. Per le truppe suppletive di corpo d'armata e d'armata, specia4Dente di aniglieria e genio, si era deciso di attingere alla 4a armata (frontiera francese) ed alla 2a armata (frontiera jugoslava), nonché eventualmente alla 6a armata (o del Po). · La panecipazione tedesca alle operazioni in Africa settentrionale era stata vista come necessaria dall'OKW (9), ma aveva trovato accoglienza molto tiepida da pane di Hitler, che tendeva a lasciar fare agli alleati, tanto più che inizialmente Mussolini aveva respinto proposte di intervento. Le insistenze del gen. Enno von Rintelen, addetto militare a Roma, circa l'impossibilità italiana di condurre da sola la guerra nel teatro d'operazioni del Mediterraneo (10), e soprattutto la battaglia di Sidi el-Barrani convinsero tutti che senza l'aiuto germanico la Cirenaica e forse tutta la Libia erano perdute (11). Lo stato delle cose esistente in Libia nel febbraio 1941 fu visto con occhi differenti dai due Comandi Supremi dell'Asse e da chi era in posto. Roma e Berlino si trovarono sostanzialmente d'accordo sul compito della 5a armata: consentire lo sbarco dei rinforzi corazzati e motorizzati italiani e tedeschi. Il guadagno di tempo, almeno tre settimane, doveva venir ricercato con una manovra ritardatrice iniziata nella Sirtica, ed anche ad est di Sirte, e con una difesa statica il più ad oriente possibile rispetto a Tripoli (almeno oltre Misurata), allo scopo di costringere gli inglesi a battersi con il deseno alle spalle e dare sicurezza ai campi di aviazione avanzati. Intanto si poteva ricorrere ad un intervento aereo massiccio. In definitiva, una difesa avanzata con un atteggiamento di transizione e di sicurezza, del tutto alieno da qualsiasi iniziativa. Rommel sbarcò a Tripoli il 12 febbraio. Fu accolto dal ten . col. Heggenreiner, ufficiale di collegamento tra il Comando Superiore F.A. Africa Settentrionale e la missione militare tedesca a Roma, il quale lo avvenì del rimpatrio del mar. Graziani, scosso, amareggiato e stanco, e dello stato d'animo di avvilimento e di prostrazione degli ambienti militare e civile. Rommel si affrettò a presentarsi al geo. Italo Gariboldi, nuo~o comandante superiore, per metterlo al
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE
corrente delle direttive ricevute e soprattutto del fatto che il giorno prima, a Roma, Guzzoni aveva condiviso il punto di vista dell'OKW. Gariboldi, lì per lì, rimase assai perplesso e non nascose il proprio scetticismo, poi consigliò il suo interlocutore di fare una ricognizione sull'area della Sircica prima di sbilanciarsi. In quello stesso pomeriggio Rommel, insieme con il col. Rudolf Schmundt, il primo aiutante di Hitler, fece un lungo volo fino a Sirte, nei cui pressi si trovava il reparto italiano più avanzato. La visione panoramica del terreno rafforzò i propositi di Ro)Ilmel di impostare una difesa statica più o meno all'altezza di Sirte e giocare la carta del combattimento basandosi sulle unità corazzate alla mano. Inutile dire che peso determinante nella decisione ebbero non tanto le forme dell'ambiente naturale quanto i rapporti di distanza. Al rientro a Tripoli, Rommel si aspettava una nuova discussione con Gariboldi, ma nel frattempo era arrivato Roatta, il quale aveva deciso di rendersi conto di persona della situazione nel teatro d'operazioni nordafricano (12), ed aveva informato Gariboldi della concordanza di vedute del Comando Supremo. L'accordo fu dunque .trovato e Rommel telegrafò all'OKW: «Primi colloqui con generali Gariboldi e Roatta avuto esito soddisfacente. Nostri suggerimenti vengono accolti et applicati. Unità combattenti avanzate impegnate in Sirte. Eseguita personalmente ricognizione aerea tale settore>.
Un'idea più precisa dell'andamento del colloquio può scaturire dal messaggio di Roatta a Guzzoni: e( .. . ) Missione [tedesca] ha confermato cht pure ammettendo rischi conseguenti al tempo a disposizione nel caso fosse decisa difesa avanzata note unità germaniche proseguiranno et affretteranno affluenza. Nel caso fosse invece decisa difesa su linea arretrata di cui sopra (Homs-Cussabat-Tarhuna] Missione avrebbe nuovamente sottomesso decisione al Filhrer. In conseguenza ha esposto detto punto di vista at generale Gariboldi. Questi, tenuto conto della imponanza ed anche dell'appono tedesco, ha disposto per la difesa avanzata con ordine che invierà per conoscenza domani at mezzo aereo. Missione tedesca si è penanto impegnata a fare bombardare quotidianamente da domani forze corazzate britanniche, a ponare forze aeronautiche nei campi avanzati, Sine compresa, ad impiegare appena sbarcati i singoli repani della 5 a divisione nel settore Sine ed a mettere a nostra disposizione per traspono propri autocarri. Ha inoltre dichiarato che est pronta accelerare trasponi, et, per divisione secondo scaglione, anche adottare sistema trasponi marittimi italiani, più rapidi di quelli da loro usati( ... )~ (13).
Gariboldi, dal canto suo, si limitò a rispondere al Comando Supremo con alcune precisazioni. La divisione corazzata Ariete -
LA SITUAZIONE GENERAI.E A METÀ MARZO 1941
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egli ricordò - disponeva soltanto di carri leggeri di modestissimo significato bellico; le divisioni di fanteria della 5a armata erano prive della maggior pane delle artiglierie (a suo tempo cedute in rinforzo alle grandi unità della 10a armata), dei battaglioni mitraglieri e delle compagnie controcarri; la disponibilità di automezzi efficienti per traspono truppe si limitava a soli 200 autocarri; il «terreno dove è desiderato schieramento forze è piatto
senza appigli tattt"ci: percorribile in tutti sensi da mezzi meccanizzati, dove quindi fanteria statica e senza armi adatte è alla mercé del nemico meccanizzato». Tutto ciò .avrebbe sconsigliato, almeno nelle condizioni del momento, lo spostamento delle divisioni nella zona desenica; comunque, per ottemperare agli ordini superiori e aderire ai desideri degli .tlkati, il Comando Superiore aveva deciso di inviare nella zona di Sirte-Buerat il X corpo d'armata (D.f. Pavia, D.f. Bolo.{?na e D .., cor. Ariete); di dislocare la D.f. Brescia, priva di aniglierie, sulla linea Tarhuna-Cussabat per completare lo sbarramento in atto ad Homs; di lasciare ad una semplice sorveglianza il campo trincerato di Tripoli e di conservare la normale copenura verso ovest ( 14). «Con queste disposizioni - aggiungeva Gariboldi - ritengo di avere ottemperato all'ordine datomi. Non mi nascondo però che anche in questo s.::hieramento è possibile, se non facilissimo, al nemico che avanzi in forze, l'aggiramento e la penetrazione fino a Tripoli. Spero però sia una situazione transitoria, perché col giungere dei mezzi progressivamente miglioreranno le condizioni e si potrà, se gli arrivi giungeranno in tempo, dare tale consistenza e movimento alle truppe da modificare la situazione fino a capovolgerla e non mancherò certo di approfittarne» (15).
Anche se la chiusa della lettera accennava ad un possibile ribaltamento della situazione è dubbio che la speranza fosse molto superiore al pessimismo. Per quanto, poi, concerneva l'impiego a massa dell'aviazione, «riservami risposta - telegrafò Gariboldi appena mi saranno note possibilità concorso tedesco» (16). I giorni successivi furono caratterizzati dall'impulso e dal dinamismo impressi da Rommel all'attività operativa. H 14, alle 18,30, arrivò nel pono di Tripoli il primo contingente germanico: il 3 ° gruppo esplorante ed il 39 ° gruppo Panzerjaeger. Lo scarico ebbe inizio immediatamente e proseguì per tutta la notte alla luce dei riflettori, mentre la caccia incrociava saltuariamente sul cielo della città (17). Alle 11 del mattino seguente le unità erano schierate davanti al pala!zo del governo. Per due o tre volte esse
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ALO-TEDESCO AL 20 FEBBRAIO 1941
Schizzo n. 2
16
LE OPERAZIONI IN AFRICA Sl!'ITENTRIONAl.E
sfilarono davanti a Gariboldi e .Rommel per dare l'impressione si trattasse di un complesso di forze assai più numeroso del reale impressione che sicuramente sarebbe arrivata anche. al nemico poi partirono verso il fronte. Nel tardo pomeriggio erano a Misurata, in quello seguente raggiunsero a Sirte la colonna Santamaria, l'unità italiana più avanzata (18). Immediatamente Rommel rimandò a Berlino il col. Schmundt per sollecitare, attraverso Hitler, l'invio del rimanente del corpo di spedizione. Era piuttosto soddisfatto. Aveva parlato col gen. Baldassarre, comandante dell'Ariete, comunicandogli che la divisione era destinata a passare alle sue dipendenze. Non prevedeva iniziative da parte britannica, pur ignorando l'entità del contingente segnalato tra Agedabia ed el-Agheila, e, tanto per continuare nell'azione di inganno, aveva ordinato l'approntamento di finti carri armati (19).' Il 17 scrisse nel proprio diario: «Sono in rapporti più che ottimi con il Comando italiano e non mi potrei augurare una collaborazi'one migliore. I miei ragazzi sono già al fronte, che è stato spostato ad est di 350 miglia. Per quanto mi riguarda, gli altri possono anche venire» (20). Nel frattempo il X corpo d'armata (gen. Albeno Barbieri) era in marcia verso Sine, a scaglioni data la penuria di automezzi, unità non indivisionate appena sbarcate venivano avviate verso oriente e la 5a divisione leggera (gen. Johannes Streich) stava arrivando. Lo schieramento provvisorio era basato su una posizione difensiva ali' altezza di Sirte, affidata alle divisioni Pavia (gen. Pietro Zaglio) e Bologna (gen. Mario Marghinotti) e sostenuta dalla Ariete (gen. Ettore Baldassarre), dislocata a tergo lungo la via Balbia, da Tamet Hassan ad el-Ghedda:hia; una posizione çli contenimento all'altezza di Homs, tenuta dai resti della divisione Sabratha (gen. Guido Della Bona); più indietro il Comando piazzafone di Tripoli (gen. Carlo Spatocco) (21) con le divisioni Savona (gen. Pietro Maggiani) e Brescia (gen. Bartolo Zambon); la copenura alla frontiera tunisina ed elementi di sicurezza a Garian e oel Fezzan; infine i presidi di Cufra e Giarabub, ancora in piedi, isolati. Ad oriente di Sine c'era un'avanstruttura leggera del ten. col. Wechmar (3° gruppo esplorante e 39° gruppo Panzer.faeger) e del magg. Santamaria, spintasi il 20 ad en..:}fofi_lia (schizzo n° 2). La forza italiana presente alla data del 20 febbraio ammontava a 5.900 ufficiali e 123.000 sotrufficiali e truppa (22), con un paio di mesi di viveri. Gli automezzi erano circa 5.000, di cui 1.300
, 18
LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
SITUAZIONE DEILA FORZA DISLOCATA IN LIBIA ALI.A DATA DEL 20 FEBBRAIO 1941 Truppa Sottufficiali nazionali libici
Cavalli, muli Cammelli e asini
Unità
Ufficiali
X Corpo d •Armata · Campo trincerato di Tripoli (1) Piazza di Tripoli R.C. Truppe libiche Regia Marina Regia Aeronautica Gruppo Legioni M.V.S.N. Sahara libico Unità territoriali ( 2) Comando Sup. FF.AA. A.S. (3)
1.206
1.334
21.376
1.849 343 39 77 467
1. 758 421 81 178 565
33.966 6.254 180 1.149 5.481
5.127 1.398 949 77 742
60 149 409
82 225 898
685 735 5.420
3.696 3.075
5 913
2.207 403
1.301
1.541
24.929
753
· 128
8
Totali
5.900
·7.083
100. 175
15.817
5.658
2.806
-
1
-
3.495 107 9
-
149 39 -
-
-
-
123.075
(1) Compresa la G.a.F. (2) Enti territoriali metropolitani e libici - Gruppi CC.RR. Tripoli e Misurata Distaccamento R.G. di Finanza - Comando gruppo legioni CC.NN. della Libia. (3) Compresi organi e stabilimenti d'intendenza e Settore di Giarabub.
Unità X Corpo d'Armata Campo trincerato di Tripoli (1) Piazza di Tripoli R.C. Truppe libiche Regia Marina Regia Aeronautica Gruppo Legioni M.V.S.N. Sahara Libico Unità territoriali (2) Comando Sup. FF.AA. A.S. (3) Totali
Cannoni Fucili Mitragliae altri t rici e.e. e.a. moschetti tipi 20.400
1.095
38.635 7.411 1.128 609 5.000
2.593 433 12 93 -
580 7.128 16.513
34 350 446
42. 178
393
139.582
5.449
Mortai assalto
Carri armati autob. 209
21
39
220
222
68
8 72
3H 53 1 32 -
248 36 -
13 -
-
-
10
-
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15 22
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18
30
77
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1.037
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LA SITUAZIONE GENERALE A METÀ MARZO 1941
19
inefficienti; i carri armati 209. Le scone di carburante si aggiravano sui quattro mesi. Naturalmente qualunque arrivo di unità italiane e tedesche non accompagnato da un corrispondente incremento d.i scone era destinato ad abbassarne i livelli. Roatta, che nei giorni 18, 19 e 20 aveva visitato l'intero schieramento tra Sirte ed Homs, riferì al Comando Supremo: «( ... ) Tutte le m1ppe di cui sopra ( ... ) sono nelle migliori condizioni di morale e di fisico . Non esito a dichiarare che nelle prime linee e nei più piccoli distaccamenti isolati si constata molta più serenità e fiducia che nelJe lontane retrovie romane ( ... ). . Allo stato attuale delle cose , finché non sarà giunta la intera 5• divisione germanica et non sia costituita, come previsto, con essa e con la divisione Ariete una sufficiente massa. mobile, et finché l'aviazione non abbia superato la crisi di effettivi e di basi, la situazione offre ancora molte incognite( .. .)» (23).
La situazione dell'aeronautica va considerata sotto due distinti profili: l'impegno sul canale di Sicilia e su Malta e la lotta in Africa settentrionale. In base agli accordi intercorsi fra i due sottosegretari di Stato per l'Aeronautica, mar. Erhard Milch e geo. Francesco Pricolo, verso Ja metà del dicembre· 1940 cominciò ad affluire in Sicilia il X Fùegerkorps (geo. H;ans Ferdinand Geissler). Doveva essere costituito da : due gruppi bombardieri su Ju 88 a Catania; un gruppo ,bombardieri e siluranti su He 111 a Comiso; due gruppi bombardieri a tuffo su ]u 87 a Trapani; un gruppo caccia pesante su Me 110 a Palermo; una squadriglia ricognizione su Ju 88 a Catania; una squadriglia posamine su He 111 a Catania; . un gruppo trasponi su Ju 52 a Reggio Calabria, per complessiv. 276 apparecchi. Inoltre sarebbero affluite nove batterie pesanti e tre leggere per la difesa contraerei degli aeroponi, unità trasmissioni, servizi ecc. per un totale di oltre 10.000 uomini. 11 Comando del corpo aereo fu insediato a Catania. Al X Fliegerkorps vennero assegnati compiti offensivi: attacco al traffico marittimo in Mediterraneo, io collaborazione con la R. Aeronautica; attacco alla base navale di Alessandria ed a quella aeronavale di Malta; posa di mine nel canale di Suez e nei poni adiacenti. Alle forze aeree italiane in Sicilia (24), comprendenti: 30° stormo bombardieri su S 79; 1 ° stormo da caccia !u Mc 200 e CR 42;
20
LE OPERAZIONI li'ò AFRICA SlliTENTRIONALE
156° gruppo da caccia su CR 42; 27ga e 279a squadriglia aerosiluranti su S. 79 (25), fu affidata la protezione del traffico nazionale con la Libia, pur prevedendo una stretta collaborazione con i tedeschi per quanto concerneva la difesa delle basi aeree ed il servizio di scorta a missioni offensive. La questione delle dipendenze costituì un nodo di non facile scioglimento, giacché il mar. Milch sosteneva che il X Fliegerkorps sarebbe dovuto rimanere agli ordini di Goering, il quale non avrebbe mai acconsentito a cedere ad altri l'impiego dei reparti aerei tedeschi. Milch, tra l'altro, accennò alle personalissime abitudini del comandante in capo della Luftwaffe, al quale «per l'impulsività del suo carattere, piaceva talvolta saltare tutte le gerarchie, per parlare al telefono ordinando direttamente, ad esempio, ad un comandante di gruppo di fare o di non fare una determinata azione». Da parte italiana si oppose decisamente l'inopportunità di andare contro l'unità di comando; tanto piu che da Berlino non era possibile un intervento tempestivo ed appropriato in un settore cosi lontano ed in cui operavano per azioni congiunte o complementari forze aeree italiane. Dopo molte discussioni venne stabilito che il X Fliegerkorps sarebbe stato posto alle dipendenze di Superaereo, che ne .avrebbe inquadrato l'attività in un disegno generale. Goering però ... avrebbe potuto telefonare direttamente ai comandanti tedeschi i propri desideri. Ove questi fossero apparsi irrealizzabili al Comando italiano, Superaereo ne avrebbe spiegato i motivi al Reichsmarschal. L'azione su Malta e sul canale di Sicilia ebbe immediato inizio e con estremo vigore. Milch, a dire il vero, aveva sottovalutato le difficoltà della neutralizzazione dell'isola e dello sbarramento del canale e, per contro, sopravvalutato le possibilità di successo dell'aviazione germanica, tanto da ritenere che essa potesse concludere l'impegno nel termine di un paio di mesi. Ebbe ampio modo di ricredersi, comunque a metà febbraio l'offensiva era in pieno sviluppo, anche per contribuire al guadagno di tempo necessario per ristabilire la situazione in Libia. Il successo di O'Gonnor era stato travolgente, nel senso letterale del termine, e se le forze terrestri italiane della Cirenaica erane state pressoché annientate, quelle aeree avevano perso ogrii capacità operativa, al punto da non poter neppure aspirare ad opporsi con efficacia ad una qualsiasi iniziativa britannica. L'impiego senza risparmio della 5 a squadra aerea durante l'offensiva del XIII corpo inglese ed i repentini ripiegamenti avevano determinato una vera ecatombe di velivoli: dal 9 dicembre al 6 febbraio le perdite di apparecchi per cause
LA SITUAZIONE GENERAI.E A METÀ MARZO 1941
21
belliche o incidenti ammontavano a circa 400 aerei. Per il combattimento rimaneva appena un centinaio di apparecchi efficienti, così dislocati: 54 ° gruppo bombardieri su S 79 a Misurata; 96° gruppo bombardieri su Ju 87 a Misurata; 53 ° gruppo bombardieri su S 79 a Tauorga; 15 5 ° gruppo caccia su G 50 a Misurata; 18 ° gruppo caccia su CR 42 a Tauorga; 23 ° e 15 ° gruppo caccia su CR 42 a Sorman; 2 ° gruppo caccia su CR 42 a Castel Benito . . Vi erano, poi, tre gruppi da osservazione aerea, due di aviazione per presidio coloniale, due squadriglie da ricognizione marittima e terrestre, una squadriglia velivoli soccorso, due gruppi trasporto. Lo schieramento anzidetto era provvisorio: la base di Castel Benito era intasata oltre i limiti della prudenza, le altre presentavano deficienze strutturali di vario genere, tutte risultavano eccessivamente arretrate per consentire un efficace intervento sul dispositivo avversario e soprattutto sulle sue retrovie. Gli S 79 si erano già dimostrati di scarsa validità contro formazioni corazzate sparse od in movimento, perciò il loro impiego si riduceva essenzialmente alla ricognizione. Quanto agli Ju 87, si ritenevano numericamente insufficienti per una consistente azione bellica e, d'altronde, avevano bisogno di una forte scorta di caccia. Il giudizio di Rommel sul potenziale della 5a squadra fu drastico: e( ... ) Gli aerei italiani sono logori -
commentò in un rappono inviato il 5 marzo a von Rintelen - e non ·vengono sostituiti; i piloti debbono fare miracoli. Gli apparecchi da ricognizione sono vecchi Caproni, inermi e lenti, micidiali solo per chi ci vola ( ... ). Gli aerosiluranti sono empirici e rudimentali. L'unica cosa viva è il valore ed il coraggio dei piloti: un nostro __ aviatore rifiuterebbe di volare con ceni apparecchi che qui, a ragione, chiamano casse da mono (... )>.
In sostanza, le conclusioni si ridussero alla decisione di migliorare quanto più rapidamente possibile i campi avanzati di Tauorga, Tamet e Sirte e di appro~tame nuovi a Bir Dufan e, appena consentito dalle circostanze, a Nofilia. Il provvedimento si imponeva anche per poter sistemare in qualche modo gli apparecchi tedeschi di previsto arrivo: il X Fliegerkorps stava per inviare in Tripolitania un'aliquota di Ju 87 e di Me 110, agli ordini di un Fliegerfuhrer AfrikR (gen. Stephan Frolich). A fine febbraio, dunque, la situazione degli apparecchi disponibili in Nordafrica era la seguente (26): •
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22
LE OPURAZCONI IN AFRICA SE'CTENTRIONAI.E
Specialità
Tipo
Esistenti
Efficienti
S 79
G 50 CR 42
40 10 37 64
20 10 35 50
Totali
151
120
Ju 87 Me llO
60 '20
60 20
Totali
80
80
Italiani: bombardieri
Ju 87 caccia
Tedeschi: bombardieri
Le notizie concernenti il nemico apparivano allarmanti sulla sua entità, molto vaghe sulle sue intenzioni. La ricostruzione del quadro di battaglia fatta dal S.I.M. era stata esaminata ed accettata dal servizio informazioni tedesco (27). Tra el-Agheila e Marada risultavano schierati il gruppo di sostegno della 7 a divisione corazzata ed un reggimento autoblindo; a sud di Agedabia una brigata australiana e la 4 a divisione corazzata; a sud di Bengasi il grosso della 7a divisione corazzata e la brigata motodzzata francese; tra Bengasi e Derna due divisioni del co'rpo d'annata australianoneozelandese; a Tobruk reparti imprecisati; al confine, tra Bardia e Marsa Matruh, la 6• divisione britannica, una divisione neozelandeVedremo, se, una indiana ed una polacca Csc]lizzo n° 3).· tr_a breve, come questa ricostruzione fosse sbagliata per eccesso; comunque, errata o no, su di essa dovevano basarsi i capi militari dell 'Asse e ciò spiega le preoccupazioni di tutti. Pe,r la verità esisteva molta incertezza sui propositi operativi di Wavell, se cioè intendesse proseguire la offensiva mirando alla conquista della Tripolitania. Erano trascorse alcune settimane di inattività, dopo la battaglia di Beda Fomm, ma questo non costituiva una sicura indicazione giacché il Comando britannico aveva già dato prova di curare bene la preparazione logistica di ogni successivo atto offensivo, anche a scapito della continuità. La rapida sostituzione dei reparti più logorati durante la penetrazione in Libia e l'intenso afflusso di materiali rilevato dai nostri organi informativi potevano avvalorare l'idea di una prossima ripresa, che d'altronde doveva risultare allettante per la prospettiva del congiungimento con le
24
I.E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
I
simpatizzanti guarnigioni francesi della Tunisia oltre che per la legge dello sfruttamento del successo. Contro questa ipotesi occorreva però tener conto delle gravi difficoltà di carattere logistico connesse con una sollecita prosecuzione dell'offensiva a sì rilevante distanza dalle basi di partenza. Né si dovevano ignorare altre indicazioni provenienti dallo sviluppo degli avvenimenti nel Vicino Oriente, che andavano assumendo tono palesemente preoccupante, e dall' incombente minaccia, ormai chiaramente percettibile, delle forze tedesche nell'Egeo. Tutto ciò non poteva non indurre Wavell a considerare con scarso favore un maggior impegno delle proprie forze verso occidente , nel momento in cui forse l'apertura di nuovi fronti poteva compromettere l'acquisito dominio del Mediterraneo orientale. Quanto al notevole movimento di navi nei porti di Tobruk e di Bengasi, il fatto non costituiva una prova determinante né per un approntamento di basi logistiche avanzate in vista di una ripresa offensiva né per una sospensione dell'attività nello scacchiere. Il 28 Hitler scrisse a Mussolini: «Nell'Africa settentrionale, se ci rimangono a disposizione ancora quindici giorn~· di tempo, sono certo che un nuovo tentativo britannico di avanzare verso Tripoli fallirà'1> (28) e Rommel due giorni prima aveva scritto alla moglie: <<le prossime due settimane sono decisive ... Il nemico sa ormai che noi siamo qui ed ha cominciato a rafforzare le proprie posizioni». Infatti, per impressionare l'avversario con un atteggiamento aggressivo, il comandante dell'Afnkakorps aveva ordinato alle due unità tedesche ed alla colonna Santamaria di spingersi sino a Nofilia e prendere contatto con gli inglesi. Il 24 aveva avuto luogo il primo scontro, conclusosi con la distruzione di alcuni mezzi corazzati britannici e la cattura di tre prigionieri, tra i quali un ufficiale, senza alcuna perdita. Lo stesso giorno arrivò in linea il 1 ° reggimento artiglieria celere. A Roma si era in un periodo di fiduciosa tensione. Era imminente la controffensiva in val Deshnices, sullo scacchiere albanese. Il gen. Gastone Gambara sosteneva a spada tratta la possibilità di un'azione risolutiva del suo VII corpo d'armata e Cavallero si era lasciato contagiare dall'entusiasmo e parlava già di sfruttamento del successo. Mussolini, che fin dal novembre tendeva ad un rovesciamento della situazione, il 2 marzo si presentò a Tirana, intenzionato a trattenersi in Albania sino alla conclusione della controffensiva. In questo clima di ottimismo, derivante anche
LA SITUAZIONE .G ENERALE A METÀ MARZO 1941
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dalla recenuss1ma adesione della Bulgaria al Tripartito e dal prossimo intervento tedesco contro la Grecia, il 4 marzo Guzzoni convocò i capi di Stato Maggiore delle tre forze armate per esaminare insieme la situazione libica. Tenuto conto di quanto precede e considerata l' eventualità che i tedeschi, attraverso la Siria e la Palestina, potessero esercitare in un prosieguo di tempo una forte pressione sul Medio Oriente, venne riconosciuta la necessità di potenziare le forze di Gariboldi, prima per la riconquista della Cirenaica e successivamente per procedere verso il canale di Suez. Venne quindi valutata la possibilità di trasportare a Tripoli circa 6.000 automezzi e di articolare nuovamente in due armate le truppe che si sarebbero rese disponibili oltremare, tanto più che non doveva essere trascurata l'ipotesi della occupazione della Tunisia. Lo stesso giorno Guzzoni comunicò a von Rintelen, adesso capo della Missione militare tedesca di collegamento presso il Comando Supremo italiano, che per la futura offensiva prevista per settembre, dopo la stagione calda, sarebbero state· impiegabili dodici divisioni, di cui tre corazzate (una italiana e due tedesche). L'indomani il Comando Supremo indicò allo Stato Maggiore del R. Esercito ed al ministero della Guerra il programma per il potenziamento della Libia. Indipendentemente dal concorso delle grandi unità germaniche, il piano prevedeva: il completamento delle D.f. Pavia, Bologna, Brescia e Savona.; la ricostituzione della D.f. Sabratha; il potenziamento della D. cor. Ariete con carri M 13; l'invio delta D. mot. Trento e di altre due divisioni organiche, nonché di supporti e servizi di corpo d'armata e d'armata. Per rinforzare, poi, la difesa contraerei del porto di Tripoli, cui faceva capo ormai l'intero traffico da e per la madrepatria e che costituiva perciò obiettivo particolarmente appetitoso per l'offesa aerea e navale avversaria, fu stabilita l'urgente spedizione di gruppi e batterie contraerei e di stazioni fotoelettriche. Chiarissimo, ad ogni modo, il pensiero di tutti: la riconquista della Cirenaica non poteva prendere il via prima di settembre. Non era soltanto questione di stagione calda, ma anche di rapporto di forze ed inoltre non si era ancora compreso quale fosse il piano di Wavell. In definitiva, come spiegò poi Guzzoni a Gariboldi, per il momento - e sempre che il nemico non avesse ripreso l'interrotta offensiva - occorreva prepararsi materialmente e psicologicamente. In questa ottica il Comando Superiore doveva procedere allo studio delle possibilità operative, graduandole nel tempo in relazione, fra l'altro, al predisposto afflusso di truppe (29). Quanto ad el-Agheila ~ Marada, la loro occupazione era senza
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!.E OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRl0 NALE
dubbio necessaria per le future operazioni, ma finché queste non divenissero imminenti non sembrava opponuno dislocare nelle due località presidi consistenti perché: <Je due divisioni corazzate inglesi sono in condizioni di più f actlmente raccogliersi e fare. massa in un determinato punto fra Marada ed Agheila di quanto non possiamo fare noi». Circa il loro possesso stabile od il controllo con frequente pattugliamento, la scelta veniva lasciata al Comando Superiore {30). Garibaldi era più che convinto qella convenienza di non prendere iniziative, specie ad ampio raggio , prima di aver riunito tutto ciò che si reputava indispensabile, ma Rommel aveva altre idee per la testa. Non era disposto ad accettare quella situazione statica. Ceno, il componamento inglese era inspiegabile, considerata la presenza - da tutti ritenuta provata - di due divisioni corazzate e di un corpo d'armata australiano praticamente a pié d'opera. A che cosa era da ascriversi, dunque, l'inerzia che si stava protraendo da qualche settimana? Nulla risulta sulle ipotesi che Rommel dovette agitare dentro di sé, comunque non può non destare qualche sorpresa la baldanza con la quale fin dal 9 marzo egli ventilò all'OKW la possibilità di attaccare attorno all'8 maggio procedendo lungo la costa finché il caldo estivo non l'avesse fermato. Nel frattempo la 5a divisione leggera continuava a sbarcare ed i suoi repani non appena mettevano piede a terra venivano avviati verso Nofilia. Tanto per saggiare gli avamposti nemici, Rommel decise di fare un altro piccolo balzo in avanti. Si rendeva ben conto di non poter pensare ad el-Agheila, ma ad una ventina di chilometri prima della località si trova la stretta di el-Mugtaa, fra il mare e la sebcha Chebira, una palude salmastra che si estende fino a circa trenta chilometri a sud della via Balbia. La stretta poteva costituire ·un buon obiettivo ed il 4 marzo il gen. Streich, che da pochi giorni aveva assunto il comando delle proprie unità e della colonna Santamaria, occupò la z_pna senza trovare alcuno ed immediatamente si affrettò a minare sia il tratto a cavallo della rotabile sia i pochi passaggi attraverso la sebcha. Il nuovo spostamento del fronte, adesso a circa 120 chilometri da Nofilia e quasi 800 da Tripoli, dette risultati imprevisti: non soltanto mancò ogni reazione da pane inglese, ma fu segnalato qualche movimento retrogrado verso Agedabia (schizzo n. 4t In conseguenza di tale situazione, il 7 marzo Rommel espose a Garibaldi il proposito di occupare l'oasi di Marada per evitare un aggiramento da sud. Gariboldi si mostrò d'accordo in linea di
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETITNTRIONALE
massima: la minaccia era reale, ma a suo avviso l'occupazione di Marada poteva essere conseguita solo quando le condizioni di forza lo consentissero. Infatti, l'operazione era legata necessariamente ad un movimento su el-Agheila, per evitare il pericolo che il presidio lasciato a Marada, ovviamente modesto, potesse esser travolto da unità corazzate nemiche provenienti da el-Agheila. Si trattava, insomma, di attendere una quindicina di giorni, quando il trasferimento di una d ivisione (probabilmente la Brescia) a Mugtaa consentisse adeguata disponibilità !ii truppe. Rommel apparve persuaso. Gli bastava un reggimento di fanteria con qualche gruppo di artiglieria per svincolare le unità della 15 a leggera, però espresse il desiderio di continuare a contare sulla colonna Santamaria. Gariboldi annuì con piacere, poi comunicò che la An'ete poteva considerarsi parte del Deutsches Africakorps, pur essendo alimentata dall'Intendenza A.S. (31). C'era inoltre un'altra questione che' preoccupava il Comando Superiore: l'eventualità di uno sbarco avversario di una certa portata, visto che _nelle circostanze attuali si era costretti a fare affidamento più sulle difficoltà dell'impresa che sui mezzi da contrapporvi. Ma sia Rommel sia il gen. Frolich assicurarono che Goering aveva ordinato l'intervento in massa del X Fliegerkorps in un caso del genere. Il 9 marzo, dunque, l'An'ete raggiunse il grosso della 5a leggera (32) e subito Rommel convocò i generali Baldassarre e Streich per impartire disposizioni sulla progettata azione. Premesso che la zona di el-Agheila doveva esser considerata come una base di esplorazione , i compiti tra le due grandi unità furono ripartiti con precisione. La 5a leichte Divi.n on doveva riconoscere il campo di battaglia sull'allineamento el Agheila-Maaten Giofer allo scopo di assicurare la prevalenza della nostra esplorazione terrestre; occupare Marada con un distaccamento italo-tedesco; tenere sotto osservazione la pista Maaten Giofer-Marada e re~derla sicura mediante continua attività esplorativa; infine, assicurare la difesa della posizione di Mugtaa con il sostegno di una forte riserva destinata a reagire contro ogni tentativo di aggiramento da sud. La divisione· Ariete doveva, invece, tenersi pronta con il grosso a nord-ovest dell'Ara dei Fileni, trf- Bir el-Haddadia e Bir Cahela per intervenire verso sud-est ; doveva aluesì esercitare un controllo costante sulle provenienze da sud , mediante intensa attività di pattuglie sull' alli-neamemo Bir Scèmmer-Oglet ed Domran-Bir el Mucinia. Il 13 marzo Marada veniva occupata- senza entrare in contatto col nemico (33). Lo stesso giorno Rommel trasferì il proprio Comando
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a Sine e, essendo sbarcato anche l'atteso reggimento corazzato dalla 5 a leggera, cominciò a considerare le truppe ·ai suoi ordini. La 5a leggera (34) rispondeva alle esigenze, ma l'Ariete non appariva all'altezza della situazione. Tipo di carri a pane, le carenze organiche più vis"ose si palesavano nella possibilità di ricognizione aerea e terrestre, ài difesa controcarri e contraerei, nei collegamenti e nel genio. Egli, perciò, fece esplicitamente presente che per un redditizio impiego occorreva che nel giro di quattro settimane la divisione venisse rinforzata in maniera da avvicinarsi almeno ali' efficienza di una Panzerdivision. Propose penanto l' assegnazione di un gruppo di aniglieria da 150, di un repano esplorante cora:zzato dotato di numerose autoblindo e di una squadriglia di osservazione· aerea, di ponare la consistenza del reggimento bersaglieri al livello di brigata e quella delle unità trasmissioni e genio, ciascuna, al livello di battaglione. Gariboldi rispose piuttosto seccamente: «La divisione corazzata An'ete è composta secondo l'organico stabilito dallo Stato Maggiore dell'Esercito, rinforzata di mezzi anticarro e di mitragliere contraerei. Oltre al VII battaglione carri M 13, già in marcia, la divisione riceverà fra qualche settimana un altro battaglione carri M 13, in avanzata costituzione in Italia ed i suoi carri leggeri saranno in gran pane armati con fuciloni anticarro. Non sono in grado di assegnarle aniglierie di medio calibro tanto mobili da seguire la divisione in marcia e. nemmeno autoblindo. Se mi sarà tonsemito di farlo in seguitò, lo farò. Fino allora, codesto Comando dovrà commisurare i ·compiti della divisione alle sue possibilit~ di azione. A questo riguardo non ritengo conveniente aumentare le truppe autocarrate (bersaglieri) per non cambiare la fisionomia della divisione e non appesantirla. Circa l'aviazione da ricognizione ed il servizio di autocorriere siete a conoscenza di quanto ho disposto. In caso di operazioni offensive, l'aviazione da ricognizione sarà adeguatamente aumentata. Infine i servizi sono stati commisurati alla forza della divisione ed allà necessità di un'adeguata autonomia. Soltanto se si rendesse necessario aumentare questa autonomia sì _potrà provvedere con panicolari colonne di rifornimento e mezzi di sgombero> (35 ).
In sostanza, il comandante superiore aveva invenito i termini del problema: nell'impossibilità di procedere ad un sostanziale potenziamento della grande . unità, si imponeva la necessità di commisurarne i compiti alla reale capacità operativa. Probabilmente sarebbe stato il caso di investire lo Stato Maggiore del R. Esercito della revisione strutturale della divisione corazzata, visto che le proposte panivano da fotfte indubbiamente competente e che le
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negative esperienze della 10a armata bruciavano ancora. Ma il contrasto era di fondo. Proprio su indicazione del Comando Superiore lo Stato Maggiore stava procedendo a studi sull'ordinamento della divisione di fanteria, a base del quale stava il concetto di ... fare la massima economia di autocarri. La soluzione adombrata considerava: un nucleo esplorante , due reggimenti fanteria, ciascuno su due battaglioni ed un battaglione armi di accompagnamento; un battaglione armi di accompagnamento d ivisionale; un reggimento artiglieria su tre gruppi da campagna (due da 75 ed uno da 100) ed uno misto contraerei; un battaglione misto del genio; unità vari servizi . Complessivamente questo tipo di grande unità prevedeva 6.000 uomini, 650 automezzi, 141 fucili mitragliatNt e mitragliatrici , 40 fuciloni e.e., 56 pezzi da 47 /32 e 40 mitragliere da 20 mm, 24 monai da 81 e 36 pezzi da campagna. Non è il caso di soffermarsi su tale ipotesi, che, tra l'altro , sempre per contrarre il numero degli autocarri, aveva inciso perfino sulle dotazioni , riducendo quindi l'autonomia logistica; però è significativo il procedere a tentativi di modifiche organiche senza prima determinare con precisione quali compiti tattici si volessero affidare alla divisione ed a quali requisiti essa dovesse rispondere. Eppure, se non altro, e' erano due moduli efficacemente sperimentati cui ispirarsi: quello britannico e quello tedesco, il nemico e l'alleato. Come si è detto, Rommel aveva fatto pervenire un suo progetto a Berlino. L'idea giunse anche a Roma .. Il 12 marzo, infatti, il gen . . von. Rintelen comunicò a Guzzoni che l'OKW attribuiva molta imponanza al mantenimento dell'occupazione dell'oasi di Giarabub, specialmente in vista di una prossia controffensiva. All'uopo stimava necessario non ritardare, o meglio accelerare il traspono della 15 a Panzer, anche a costo di rallentare il programma di potenziamento italiano e si dichiarava, tutto somm ato, favorevole all'offensiva parziale suggerita da Rommel. Sempre secondo l' OKW, entro il 20 aprile si reputava possibile trasferire la 15a Panzer in Africa ed anche mettere a punto le divisioni italiane. Beninteso, tutte le divisioni interessate dovevano essere motorizzate, sì da poter eseguire lunghi e rapidi spostamenti. Il Comando Supremo, in uno studio datato 15 marzo, non escluse di poter accogliere tale progetto, non appena in Libia anche
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la D. mot. Trento, purché l'operazione rimanesse limitata al raggiungimento di Agedabia, obiettivo importante in quanto dalla località si dipartono le piste dalla fascia predesertica a sud <lei gebel, ma da non superare per non esporsi alla minaccia avversaria lungo dette piste. Peraltro l'offensiva per la riconquista della Cirenaica non sarebbe potuta iniziare prima di agosto, secondo il calcolo approssimativo della disponibilità dei rinforzi. Il caldo eccessivo, poi, ne impose il rinvio alla metà di settembre. Su questa base il 18 marzo Guzzoni convocò nuovamente i tre capi di Stato Maggiore. Riassunti gli eventi nel teatro d 'operazioni balcanico (i tedeschi dovevano iniziare l'operazione Marita in Grecia i primi di aprile; gli · inglesi avevano sbarcato truppe in Grecia attingendo alle forze del Medio Oriente; notizie varie facevano ritenere imminente l'adesione della Jugoslavia al Tripartito), così si esprimeva nei riguardi dello scacchiere libico: la nostra occupazione avanzata si trova a 26 chilometri ad ovest di Agheila, dove sfrutta una sebca per limitare l' ampiezza del fronte, e a Marada; - il gen. Rommel, temperamento dinamico e ardito, vorrebbe spingersi avanti, ma, considerato che fino a quando non si sia raggiunta una buona consistenza ciò potrebbe fare ancora il gioco dell'avversario, si sta gettando un po' d'acqua sul fuoco; - sino a quando non. siano arrivate in sito, al completo, le divisioni tedesche 5' (leggera) e 15• (corazzata) e non sia stata opponunamente potenziata la divisione corazzata Ariete non si può pensare all'offensiva; . - è inoltre necessario considerare che le truppe corazzate debbono essere seguite da unità motorizzate ed a tale scopo sono in atto provvedimenti adeguati; - lo Stato Maggiore dell'Esercito deve fare il computo esatto di quello che si prevede di avere in posto per la prima metà di maggio; - se per tale epoca i mezzi saranno sufficienti, si potrà ritenere di avere a disposizione per le operazioni ~n mese circa. Il caldo costringerà ·poi necessariamente alla sosta fino a settembre» (36).
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Circa le modalità d'azione, Guzzoni considerava due ipotesi. La prima si traduceva in un'azione ardita che, svolgendosi lungo la costa puntasse decisamente su Tobruk: l'impresa esigeva un'adeguata preparazione logistica dovendo essere alimentata per una lunga via di rifornimento. La seconda era meno brillante e si limitava a tendere al possesso delle pendici occid~ntali del gebel, oltre Bengasi. Anche accettando questo secondo disegno, l'aspirazione ad un sollecito raggiungimento di successi militari urtava contro gravi difficoltà di ordine organizzativo, giacché si trattava pur sempre di vincere una grande battaglia. In sostant'a, a pane la convenienza di prendere la
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decisione dopo un attento confronto tra esigenze e possibilità, Guzzoni si rendeva conto dell'assoluta necessità di evitare insuccessi e questa considerazione lo faceva propendere per la soluzione più sicura. Rommel era stato chiamato a Berlino. Intendendo sottoporre a Hitler i suoi progetti complessivi , preparò una lunga e dettagliata relazione, particolarmente interessante in quanto riflette il pensiero cui darà corso spesso con atti di iniziativa unilaterale. Premessa la nota situazione approssimativa del nemico alquanto mperiore alla realtà (37), egli considerava che il grosso delle forze britanniche del Medio Oriente sarebbe stato impegnato per i prossimi due mesi, sia per le operazioni in corso nell'Africa orientale sia per la minaccia che si andava delineando contro la Siria, vincolata ancora al governo di Vichy: in caso di rapido successo italo-tedesco un loro concorso era quindi da reputarsi tardivo. Allo stesso modo doveva giudicarsi momentaneamente inverosimile il proposito di un'offensiva contro Tripoli. Gli inglesi faranno di tutto per tenere la Cirenaica, argomentava, come elemento di sicurezza per il possesso dell'Egitto. · Essi certamente avrebbero. spinto lo sforzo per una sollecita conclusione vittoriosa della lotta in Africa orientale, al fine di recuperare truppe e poterle poi reimpiegare o per l'offensiva su Tripoli od a rinforzo della difesa della Cirenaica, secondo le circostanze. Di fronte ad una fulminea .iniziativa dell'Asse tale sforzo sarebbe giunto in ritardo. Ne derivava il carattere di particolare urgenza della nostra ripresa offensiva, che, d'altronde, avrebbe trovato un limite imperativo alla sua durata nel sopraggiungere dei grandi calori estivi. Tenendo conto di tutto questo, Rommel proseguiva: e( ... ) Perciò per la condotta di tutte le operazioni rimane disponibile solo il mese di maggio. È necessario quindi che ogni preparazione sia conclusa per la fine di aprile. Lo scopo di un'operazione di attacco può essere solo il cuore dell'Egitto (Alessandria, Cairo, Canale di Suez). La limitazione alla riconquista della Cirenaica significa solo riconquista di territorio( ... ). L'intera operazione deve essere divisa in due tempi: battere l'armata inglese in Cirenaica e poi rottura [ = irruzione] sul Cairo. Per la continuazione dell'operazione offensiva verso l'Egitto è premesso il rapido definitivo annientamento delle forze armate inglesi in Cirenaica. Perché questo scopo sia ottenuto si deve per mezzo dell'aviazione della Sicilia e della Grecia, come anche per mezzo d~I pieno impi~go della Marina italiana, respingere la flotta inglese nel Mediterraneo orientale così che la via marittima per il traspono dei rifornimenti approntati in Italia (Napoli), a Bengasi e Tobruk sia assicurata con l'imzio delle operazioni in Cirenaica. Se come sfruttamento del primo successo potrà essere effettuata una rapida puntata con deboli forze verso l'Egitto, risulterà dallo sviluppo della situazione( ... )> (38).
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Al corpo corazzato inglese ed a quello di fanteria australiano occorreva contrapporre il Deutsches Afrikakorps rinforzato (39), tre divisioni motorizzate italiane (compresa l'Ariete) al seguito del corpo tedesco per la manovra ed altre ere divisioni di fanteria in seconda schiera, da far serrare sotto a scaglioni. Anche le divisioni italiane, ovviamente, dovevano ricevere numerosi rinforzi ed essere sostenute da adeguati supporti di ordine superiore (40). Del pari occorreva potenziare la 5a squadra aerea (41). In base al principio di mettere rapidamente fuori causa il grosso delle truppe britanniche presenti in Cirenaica prima che potessero affluire rinforzi, Rommel si proponeva di battere in successione di tempi le divisioni avversarie, largamente scaglionate in profondità lungo la costa. Stabilito che la direttrice principale dell' offer1siva doveva puntare su Tobruk, l'unico grosso porto che gli inglesi potessero utilizzare, ne conseguiva il seguente disegno di manovra: impadronirsi preliminarmente della zona di sicurezza nemica fra el-Agheila e Agedabia; tendere poi ad occupare, possibilmente di sorpresa, le posizioni avanzate nemiche di Marsa el-Brega e la stretta di es-Seghira; qualora· gli inglesi avessero già ripiegato, fare un ulteriore balzo sino ad Agedabia. La battaglia di Agedabia, il cui scopo era l'annientamento del corpo corazzato britannico, costituiva la fase decisiva di tutta l'operazione. Se il nemico avesse accettato lo scontro si prevedeva probabile l'applicazione, da parte sua, della tattica già messa in pratica precedentemente: contenere frontalmente l'attacco e reagire con la maflovra -laterale dei carri armati. Un atteggiamento difensivo tenuto con le unità corazzate era assai poco ipotizzabile, dato l'ambiente desertico ove un attacco poteva manifestarsi da ogni direzione. In ogni caso - e questo e~a conditio sine qua non - il nemico doveva essere attaccato ed annientato dalle forze corazzate italo-tedesche pn·ma di pensare ad uno sviluppo in profondità delle operazioni verso Tobruk. Raggiunta la decisione, favorevole, ad Agedabia,· sarebbe iniziata la seconda fase. L'urto frontale con la massa delle forze australiane dislocate fra Bengasi e Derna non sembrava offrire un rapido e risolutivo successo. Si imponeva, dunque, l'aggiramento del massiccio gebelico, attraverso il deserto, per raggiungere la costa alle spalle dell'avversario, chiudere la ritirata alle truppe anglo-australiane rimaste in Cirenaica ed impegnarle in una battaglia decisiva per unpedire loro di sottrarsi per il sud o via mare. La protezione del fianco delle colonne avanzanti a nord dr-Agedabia contro p~ssibili reazioni australiane o da parte di
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forze inglesi dislocate ancor più ad oriente doveva essere assicurata mediante speciali reparti. Quanto ai rifornimenti , esclusa la possibilità di far capo a Tripoli una volta iniziate le operazioni, non rimaneva che procedere alla urgente costituzione di un centro logistico avanzato, al margine anteriore della posizione di attesa, e valersi, finché consentito dalle circostanze, anche dei trasponi marittimi. A questo scopo occorreva approntare numerosi natanti da cabotaggio . ed aumentare il tonnellaggio disponibile per i convogli dall'Italia. Per agevolare lo spostamento in avanti dell'organizzazione logistica durante lo sviluppo dell'avanzata, diventava imponante disporre del possesso di un pono (Marsa el-Hilal, Derna, Bomba, Ain el-Gazala, Tobruk) per l'impianto di nuova base logistica, indipendente da quella di Tripoli. Merita risalto una richiesta-principio formulata nel quadro della definizione dello scopo dell'offensiva: «Il pieno impiego di tutte le truppe che sono in Libia e delle truppe italiane di rinforzo che verranno dall' Italia deve essere garantito. Dal Comando Superiore Italiano deve essere inoltre assicurato che, nello spirito di tutta la condotta della guerra, almeno le divisioni celeri italiane, l'arma aerea italiana e la Marina da guerra italiana vengano messe a disposizione per la continuazione dell'offensiva verso l'Egitto. Sulla condotta di tutte le operazioni di attacco verso est, al C. T.A. [Corpo Tedesco d'Africa] deve essere concessa un'ampia influenza [ = autonomia] per garantire l'unità dell'azione>.
I due concetti, dell'indipendenza dal Comando Superiore Forze Armate Africa Settentrionale e della spinta sul Cairo dopo aver battuto le forze britanniche in Cirenaica, costituiranno per Rommel due punti fermi e la fonte della discordia con gli alleati italiani ed anche con i superiori tedeschi. Qualche considerazione sulla memoria può essere fatta. In stretta sintesi: due manovre distinte, riconquista della Cirenaica e avanzata verso il Canale di Suez. La prima di esse si snodava in due tempi. Quello iniziale, che sarebbe culminato nella battaglia di Agedabia, doveva essere concluso prima dell'estate. Quello successivo, l'avanzata su Tobruk, poteva o meno esser condotto anch'esso prima del grande caldo. La seconda manovra riguardava un domani non ben definito, però «se come sfruttamento del primo successo potrà essere effettuata una rapida puntata da deboli forze verso l'Egitto, risulterà dallo sviluppo della situazione-.. In linea di principio nulla da obiettare. Merita rilievo l'affermazione che in un simile ambiente naturale il territorio non contava: i Comandi
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italiani, almeno in generale, finora si erano mostrati restii ad accettarla. Quanto ai mezzi ed ai rinforzi, il minimo che si possa commentare per la parte italiana è che se Graziani li avesse avuti probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. D'altra parte, le richieste trovarono scarsa rispondenza non soltanto in campo italiano, ma anche ip. quello tedesco, tanto che esse rimarranno in grande misura insoddisfatte, creando fin dal!' inizio uno sfavorevole squilibrio che imprimerà all'intera campagna un costante carattere di rischio. Il 20 marzo Rommel fu ricevuto da Hitler, che iniziò l'udienza conferendogli le fronde di quercia per il brillante comportamento tenuto in Francia alla testa della 7 a divisione corazzata. Però il mar. Walther von Brauchitsch, comandante in capo dell'esercito, tolse subito ogni illusione precisando che per il prossimo futuro non era prevista alcuna offensiva in grande stile in Africa e che per momento non c'era da attendersi rinforzi. Rommel cercò di insistere, ma invano. Non poteva essergli spiegato che era in ballo l'operazione Barbarossa. Il gen. Franz Halder, il capo dell'OKW, era addirittura ostile per principio: «In quell'epoca - ebbe ad osservare più tardi - non facevo che ripetere al feldmaresciallo von Brauchitsch che, con il Mediterraneo dominato dagli inglesi, il massimo che potevamo permetterci era di inviare in Africa e di rifornire tre o quattro divisioni ... Prima o poi la situazione si sarebbe volta a favore degli italiani ma, quanto più a lungo avremmo potuto evitarlo, magari per anni, tanto meglio sarebbe stato ... Rommel affermava che sarebbe ben presto riuscito ad impadronirsi dell'Egitto e del Canale di Suez, e poi parlava di un'Africa orientale tedesca. Dal canto mio non riuscivo a nascondere un sorrisino ironico e ad un ceno punto gli ho chiesto che cosa gli sarebbe occorso allo scopo. Mi ha risposto che avrebbe avuto bisogno di un altro paio di divisioni corazzate. Gli ho chiesto: «Anche se le avesse, come intenderebbe nfomirle di materiali e viven'?>. La sua è stata la risposta classica: «Non è cosa che mi riguardi. Que.sti sono a/fon· suoi!> (42).
Von Brauchitsch concluse dicendogli che dopo l'a~rivo della 15 a Panzer, a fine maggio, doveva limitarsi a dare battaglia ad Agedabia e, forse, riconquistare Bengasi (43). Il 23 marzo, di ritorno da Berlino, Rommel si fermò a Roma e si presentò a Guzzoni, insieme con von Rintelen, insistendo sulle necessità di agire al più presto, per non trovarsi di fronte a maggiori forze inglesi, eventualmente recuperate dallo scacchiere dell'Africa orientale. La motivazione era piuttosto opinabile, giacché se veramente fra Cirenaica ed Egitto gli inglesi avevano ben 17 divisioni un ulteriore rinforzo sarebbe •Stato superfluo, comunque la fine di
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maggio costituiva il termine massimo per l'inizio della controffensiva. Guzzoni, che da Gariboldi aveva intanto ricevuto copia della memoria di Rommel, concordò in linea di principio ed espresse il proprio pensiero sullo sviluppo dell'operazione. Primo tempo: battere le forze nemiche tra Agedabia e Bengasi, guardandosi il fianco destro, all'altezza di Msus, dalle provenienze di Mechili. Secondo tempo: proseguire su Tobruk. Qualora l'azione del primo tempo fosse riuscita prontamente decisiva, si sarebbero potuti invertire i termini del dispositivo: guardarsi dalle provenienze da Bengasi e puntare con il grosso delle truppe motocorazzate per Msus su el-Mechili e Tobruk. Occorreva tuttavia tener conto che l'operazione era subordinat·a alla disponibilità di automezzi ed al riguardo assicurò che sarebbe stato fatto ogni sforzo per inviarne nel maggior numero ed al più presto possibile. Il giorno dopo Guzzoni segnalò a von Rintelen, in partenza per Berlino, le questioni più pressanti per il Comando Supremo e che, per quanto riguardava l'Africa settentrionale, consistevano in due punti: preda bellica e 15a Panzer. Era urgente l'invio da parte della Germania degli autocarri e carri armati francesi di preda bellica, già promessi, senza i quali non sarebbe stato possibile autocarrare le divisioni in Libia. Era altresì urgente il trasporto della 15 a Panzer, in modo che fosse già in sito per la metà di maggio. Rommel era troppo persuaso di dover sfruttare la momentanea debolezza britannica sul teatro d 'operazioni del Medio Oriente per rassegnarsi. Appena a Tripoli si affrettò ad informare Gariboldi che il suo piano era stato approvato. Per l'operazione, a Roma gli erano state promesse sette divisioni di prima schiera. Anche Garibaldi concordò in generale, però trasmise al Comando Supremo nuove richieste di mezzi e scorte ritenuti necessari, oltre alle unità già elencate da Rommel. Con l'occasione fece notare come dal ritmo dei trasporti marittimi effettuati sino a quella data (44) non si potesse trarre la certezza di disporre in loco di tutto l'occorrente per l'epoca stabilita e finì ribadendo l'opportunità di non prendere iniziative di rilievo prima dell'affluenza totale dell'occorrente per condurla a termine. Ma c'era dell'altro. Prima di partire per Berlino, Rommel aveva incaricato il gen. Streich di predisporre per l'occupazione di el-Agheila, punta avanzata dello schieramento avversario, dalla quale irradiavano continue molestie alle nostre colonne di rifornimenti per il gruppo tattico presidiante l'oasi di Marada. Il mattino
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del 24, perciò, il 3 • gruppo esplorante tedesco ed un gruppo tattico italiano raggiungevano l'obiettivo indicato e prendevano possesso anche dei vicini pozzi d'acqua e del campo d'aviazione. Il nemico , un debole distaccamento che aveva minato densamente il terreno attorno al vecchio fortino turco, si sottrasse all'attacco. Inoltre la ricognizione aerea segnalò un movimento retrogrado inglese tendente a portare il sistema di sicurezza alla stretta di Marsa el-Brega (schizzo n. 5). Il piccolo episodio avrà un seguito inatteso. Il 28 Guzzoni scrisse a Garibaldi, convenendo sulla gradualità con la quale si intendeva trasformare lo schieramento difensivo in offensivo: «Nella situazione attuale - aggiunse - in cui la nostra inferiorità di forze corazzate e motorizzate è ancora sensibile, mentre le G.U. mobili, facili allo sganciamento, possono e debbono (come avete fatto) essere spinte in avanti, a contatto col nemico, per sorvegliarlo e contrastarlo nell'eventualità di una ripresa offensiva, le G.U. di fanteria trovano ancora la dislocazione più opportuna sulla posizione scelta per la battaglia d'arresto. In relazione a questo concetto, che è anche Vostro, Vi prospetto, Eccellenza, l'opportunità di non portare innanzi altre Grandi Unità non mobili oltre la Brescia che anzi converrebbe, prolungandosi la noma situazione difensiva, ritirare sulle posizioni di Sirte, non appena potete sostituirla con la Trento o con la 15• corazzata. Quando riterrete il nostro attuale schieramento difensivo sicuramente solido ed una eventuale ripresa offensiva nemica poco probabile, potrete poi esaminare l'opportunità di ritirare una divisione, a turno, .nella zona delle oasi di Misurata e di Zliten, per far riposare le truppe dalla loro permanenza nel deserto sinico> (45).
Tutto sommato si trattava di osservazioni - assai più che direttive - rientranti nella piena competenza del Comando Superiore, tuttavia è bene rimarcare il tono generale di cautela. In Rommel stavano sorgendo i primi dubbi sulle forze britanniche effettivamente presenti nella Cirenaica occidentale. Il rapporto situazione n. 1 in data 21 marzo del DAK accennava alla scomparsa di due delle tre divisioni australiane ritenute esistenti ed ipotizzava l'abbandono in corso del sud bengasino e della zona gebelica per offrire battaglia nell'area Tobruk-Sollum. Il Comando Superiore non si mostrò persuaso della fondatezza delle deduzioni ed espresse il parere che tra Derna ed Agedabia _esistessero ancora più o meno le forze che avevano partecipato all'invasione della Cirenaica, e ·cioè 50.000 uomini con un migliaio di mezzi blindati e corazzati (Bren carriers compresi) e 200 pezzi di artiglieria. Quanto all'atteggiamento inglese, era del tutto improbabile una ritirata su
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Tobruk-Sollum in quanto la zona gebelica offriva vantaggi di clima, di risorse locali e tattiche uniche in tutto il territorio compreso tra Bengasi e il Delta. Perciò era da ritenere, al contrario, che il gebel sarebbe stato tenacemente difeso. Strana conclusione, questa, dopo gli avvenimenti di gennaio-febbraio. Rommel non si stancava di riesaminare la situazione. La stretta di Marsa el-Brega, sulla quale erano ripiegati gli elementi avanzati britannici, rappresentava il primo passo della controffensiva italotedesca. Gli inglesi avevano occupato le alture circostanti iniziando la sistemazione a difesa. Ove si fosse lasciato loro il tempo di rafforzare le posizioni di Marsa el-Brega e di Bir es-Suera, a sud della sebcha di Seghira, proteggendole con reticolati e campi minati, ben difficile sarebbe diventato attaccare quel caposaldo o tentare di aggirarlo da sud, dal momento che anche il terreno oltre l'uadi Faregh, a circa quaranta chilometri da Marsa el-Brega, era molto sabbioso e di difficile percorribilità per gli automezzi. Si poneva, dunque, l'alternativa di attendere sino alla fine di maggio l'arrivo di tutte le truppe, consentendo così al nemico di organizzarsi convenientemente oppure di attaccare Marsa el-Brega, non ancori consolidata, con le modeste forze disponibili al momen!o. Visto che Marsa el-Brega costituiva nello stesso tempo buona posizione difensiva e buona base di partenza per la controffensiva «mi decisi - scrisse Rommel - per la seconda soluzione, ritenendo che, nonostante la relativa esiguità delle nostre forze, attaccando in quel momento potessimo ancora assicurarci ti possesso della stretta» (46). Contrariamente a quanto ritenuto, il comandante dell'Afrikakorps non tacque le proprie intenzioni, almeno a Gariboldi. Il 29, infatti, ebbe con lui un colloquio nel corso del quale propose di penare avanti, gradualmente, il dispositivo sino a Marsa el-Brega, raccordando il possesso di questa posizione con la strada per Marada. Un battaglione della Bologna, rinforzato, si sarebbe trasferito_ alla stretta, mentre la Brescia, lasciata la linea di el-Mugtaa, si sarebbe schierata a sud-ovest, tenendosi dietro la sebcha di Sçghira e controllando le provenienze dal!' uadi Faregh. A tergo della Brescia si sarebbe disposta la 5 a leggera, e l'Ariete avrebbe occupato le posizioni di el-Mugtaa. Gariboldi annuì osservando, anzi, che le grandi unità in questione erano alle dipendenze di Rommel e questi, penante, poteva impanire direttamente gli ordini «n·manendo inteso che l'avanzata sarà graduale» (47).(schizzo n. 6): L'azione del 31 marzo-non era, in sostanza, concepita come lo
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Schizzo n. 6
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scatto anticipato della grande controffensiva, bensì come semplice operazione di assestamento, in vista appunto, della maggiore impresa, da affrontare due mesi più tardi. Gli eccezionali risultati che ne derivarono erano in quel momento assolutamente imprevisti e furono frutto d'improvvisazione, un passo dopo l'altro, sulla via del pronto e felice sfruttamento del successo. Dopo il colloquio, Gariboldi rispose al Comando Supremo: «Prendo atto con soddisfazione della concordanza di codesto Stato Maggiore Generale, al concetto di non iniziare offensiva fino a quando non vi sia a piè d'opera tutto quanto occorre ( ... )>.
Poi, però, formulò diverse obiezioni ai suggerimenti di Guzzoni. La posizione di Sine non offriva alcun vantaggioso appiglio tattico, mentre quella avanzata di el-Agheila, e più ancora la stretta di Marsa el-Brega, trovava nel terreno più valido appoggio e quindi meglio si prestava alla difesa statica. La linea el Agheila-Marada si mostrava idonea a frustrare velleità offensive avversarie e l'occupazione, spinta un poco più avanti sulla litoranea, avrebbe garantito meglio la strada el Agheila-Marada, lungo la quale potevano comodamente affluire i rifornimenti a Marada, da dove, tra l'altro, era possibile trarre un apprezzabile contributo per il rifornimento idrico. Infine concluse: «Aggiungo qui, per inciso e per illuminare completamente la situazione, che ho alle mie dipendenze il gen. Rommel che, come noto, ha la febbre dell'azione, verso la quale è , sempre teso e che, per conseguenza, sia per l'approvazione di Berlino, sia per le modalità degli accordi concretati costà circa la sua dipendenza, non mi è sempre facile fermare gli impulsi dell'avanzata. Mi è stato proposto, in vista delle condizioni su accennate di terreno, di spostare gradatamente la nostra occupazione da Agheila alla stretta ad ovest di Marsa el-Brega, sia per migliorare la difesa, rendendola più solida, sia per dare protezione alla strada Agheila-Marada. Ho aderito, purché la cosa si facesse progressivamente> (48).
Compare per la prima volta l'inclusione del «fattore Rommel:\) negli elementi della programmazione e dell'esecuzione operativa per le forze dell'Asse. È già chiaro che il ritmo di' progressione consentito alle sollecitazioni di Rommel è notevolmente più serrato di quello rispondente alle prudenziali direttive del Comando Supremo, nonché, a dire il vero, dell'OKW. Si tratta di un procedimento che occorrerà riconoscere sovente nel processo evolutivo delle concezioni operative: un impulso iniziale suggerito dalla
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I LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE
fantasia, dall'intuito e dal dinamismo di Rommel, cui si contrapponeva una cauta presa di posizione del Comando italiano, seguita poi da una elastica azione di ritenuta, destinata a sboccare finalmente nel pieno consenso, quando non costretta ad assumere la forma delJ'accettazione del fatto compiuto. In questo caso - in cui, tra parentesi , non è ben chiaro che cosa il Comando Superiore. intendesse per progressività d'azione a proposito di uno sbalzo di una cinquantina di chilometri - l'iniziativa di Rommel, a m ano a mano approvata dal Comando italiano, conferirà agli avvenimenti un corso ben più rapido di quello programmato e - obiettivamente - di quanto da lui stesso creduto. La data del 31 marzo, decisa per una manovra limitata, si trasformerà presto nella data d'inizio della controffensiva di maggio e, soprattutto, della spettacolosa riconquista della Cirenaica. Anche O 'Connor si era accinto alla b~tta~lia di Sidi el-Barrani pensando ad un'incursione di cinque g1orm.
2. LE FORZE E GLI INTENDIMENTI BRITANNICI
La felice prosecuzione dell' operazione Compass aveva condotto, come si è visto, alla conquista dell'intera Cirenaica. Per il Comitato di difesa, a Londra, la situazione adesso era chiara: la facile creazione di un sicuro fianco in Libia avrebbe consentito di rivolgere ogni pensiero agli aiuti alla Grecia o alla Turchia. «Ciò esclude qualunque serio sforzo contro la Tripolitania Churchill a Wavell - anche se azioni dimostrative in quella costituirebbero un'utile finta. Voi dovreste penanto consolidare posizione a Bengasi e concentrare tutte le forze disponibili nel preparazione del movimento verso l'Europa> (49).
- scrisse direzione la vostra Delta, m
La successiva visita al èairo del ministro degli Esteri, Eden , e del capo di Stato Maggiore Generale Imperiale, gen. John Dill, portò a colloqui serrati con i tre comandanti in capo del Medio Oriente. Il 20 Eden riferì a Churchill che, considerate le truppe esistenti nel teatro d'operazioni (specchio pag. seguente), Wavell proponeva di lasciare in Cirenaica una delle divisioni australiane meno addestrate ed equipaggiate, una brigata indiana, al momento in fase addestramento, ed i resti della 7a divisione corazzata. Per la Grecia pensava di disporre subito di una brigata della 2 a divisione corazzata e della divisione neozelandese, già pronte per l'imbarco;
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LA SITUAZIONE GENERALE A METÀ MARZO 1941
LA SITIJAZIONE DELLE GRANDI UNITÀ BRITANNICHE IN MEDIO ORIENTE A METÀ FEBBRAIO 1941 Secondo il S.I.M. 1. In Cirenaica:
7• divisione corazzata 4 a divisione corazzata un corpo d'armata australiano con due-tre divisioni una brigata francese 2. Al confine libico-egiziano: 6• divisione inglese divisiòne neozelandese una divisione polacca una divisione indiana
In realtà (1) 1. In Cirenaica:
7• divisione corazzata due reggimenti carri della 2• divisione corazzata 6• divisione australiana un battaglione mot. francese 2. In Egitto: 6• divisione inglese divisione neozelandese una brigata polacca
3. In Egitto: una divisione corazzata inglese
2• divisione corazzata (meno due reggimenti carri)
divisione mot. London una divisione inglese una divisione australiana due divisioni indiane una divisione neozelandese 4. In Palestina 8 • divisione inglese 7 • divisione australiana
4. In Pales,tina:
5. In Africa orientale: 4• divisione indiana 5 • divisione indiana l • divisione anglo-sudanese una brigata francese 1 • divisione sudafricana due-quattro divisioni indigene
5. In Africa Orientale: 4• divisione indiana 5 • divisione indiana
. 7• divisione australiana 8 • divisione australiana l • divisione cavalleria inglese
l • divisione sudafricana 11 • divisione africana 12 • divisione africana
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(1) Terzo D~sp111ch del gen. Wavell sulle Operations in the Middle &si from 7th Februar.y, 1941 to 15thJuly; 1941, inviato al ~r Office il 5.9.1941 e pubblicato come supplemento alla London G11zetle del 2.7.1946. ·
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE
successivamente, della brigata polacca, di due divisioni australiane e, se richiesta, di una seconda brigata corazzata. Le discussioni circa l'aiuto alla Grecia, però, si protrassero a lungo e nelle conversazioni ad Atene più di una volta affiorò lo scoraggiamento di fronte alle incertezze del governo ellenico, che non intendeva compiere mosse affrettate, tali da provocare l'aggressione tedesca. In Africa settentrionale l'organizzazione di comando aveva subito sensibili modifiche. Il gen. Maitland Wilson era stato nominato governatore generale e comandante in capo delle forze britanniche in Cirenaica; il gen. O'Connor aveva sostituito Wilson al Cairo, come comandante in capo delle forze britanniche in Egitto; il Comando XIII corpo d'armata era stato sciolto ed in sua vece era subentrato il Comando I corpo d'armata australiano (gen. Thomas Blamey). Quanto alle truppe della Cirenaica, esse si riducevano alle conosciute 6a divisione australiana (gen. Iven Mackay) e 7a divisione corazzata (gen. Michael O'Moore Creagh). La prima aveva terminato la campagna senza apprezzabili perdite e su di essa si poteva fare assegnamento. La seconda, il cui ruolo era stato determinante, aveva subito una fortissima usura, tanto che solamente una piccola aliquota dei suoi mezzi corazzati era arrivata a Beda Fomm. È vero che a dicembre le sue due brigate (4a e 7a) erano state rinsanguate dal 3° ussari e dal 2° Royal Tank Regtment, appartenenti alla 2 a divisione corazzata, affluita in Egitto i primi di gennaio, ma non bisogna dimenticare che essa aveva cominciato le operazioni nel giugno 1940 con le brigate incomplete e, comunque, adesso anche i reggimenti di rinforzo erano esausti. Quanto alle rimanenti grandi unità dislocate nel teatro d'operazioni, la 4a e 5a divisione indiana erano impegnate a Cheren, in Eritrea, mentre la 1a divisione sudafricana e la 11 a e 12a divisione africana stavano montando l'offensiva in Somalia e nel Galla-Sidamo. In Egitto, la divisione neozelandese era pronta, però mancava sempre di una brigata, non ancora affluita dalla Gran Bretagna; la 6a divisione inglese, da poco costituita e senza artiglierie, si stava addestrando allo sbarco nel Dodecaneso; la brigata polacca era in corso di addestramento e la 2 a divisione corazzata, che già aveva ceduto due reggimenti alla 7a, si trovava con i cruisers in cattive condizioni meccaniche. Infine, in Palestina, c'erano due divisioni australiane non ancora addestrate (la 7 a e la 9a) e la 1a divisiqne di cavalleria, in parte ancora montata per scarsità di automezzi (50). Questo il quadro a metà febbraio. Il 23 febbraio il governo ellenico accettò finalmente l'aiuto
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britannico e Churchill decise l'invio di un corpo di spedizione. Sul fatto di dover ritirare la 7 a divisione corazzata dalla Libia per riordinarla, Wavell non aveva dubbi. Visto che da parte italiana non sembrava ipotizzabile una controffensiva e c~e la decrittazione Ultra aveva consentito di conoscere la data approssimativa di arrivo della 5a leggera (aprile) e della 15a Panzer (maggio) (51), stimò di disporre di alcune settimane di tranquillità. Durante questo periodo la Cirenaica poteva rimanere affidata a metà della 2 a divisione corazzata ed alla 6a australiana. Quest'ultima doveva restare in Libia almeno un mese, poi avrebbe seguito la 7a australiana in Grecia. Senonché il gen. Blamey sostenne l'inopportunità di mandare per prima sullo scacchiere balcanico una divisione non ancora a punto ed insistette per la partenza della 6 a. Ne conseguì la necessità dell'immediata sostituzione di questa con la 9a australiana, in afflusso dalla Palestina e solo parzialmente addestrata ed equipaggiata. Nel frattempo però era cominciato lo sbarco dei primi reparti tedeschi. Wavell si chiese quali potessero essere le intenzioni del comandante del contingente germanico (52), poi, sulla base dei previsti tempi di arrivo delle due divisioni, continuò a pensare che esistesse ancora sufficiente margine. Il 2 marzo poté quindi rispondere a Churchill, che gli aveva domandato un giudizio sulla situazione, in tono abbastanza ottimista. Le ultime informazioni indicavano che i rrecenti rinforzi sbarcati a Tripoli comprendevano due divisioni italiane di fanteria (?), due reggimenti italiafii di artiglieria motorizzata e reparti corazzati , tedeschi pari ad una brigata al massimo. I rapporti di distanza erano significativi: 760 chilometri da Tripoli ad el-Agheila e più di 1.000 da Tripoli a Bengasi, con una sola strada e pozzi d'acqua insufficienti per oltre 600 chilometri. Tutto ciò, nonché la carenza di mezzi di trasporto, era seriamente limitativo nei .confronti delle attuali possibilità del nemico. Probabilmente esso poteva alimentare lungo la via Balbia una divisione di fanteria ed una brigata corazzata per circa tre settimane, agendo nel contempo con una seconda brigata corazzata (ammesso che fosse disponibile) lungo la pista di Hon e di Marada, nel deserto, contro il fianco sinistro britannico. Era ipotizzabile qualche sondaggio ad el-Agheila e, nel caso di debole resistenza, una prosecuzione verso Agedabia per trasferire più avanti i campi di aviazione. Ben difficilmente, però, si poteva pensare al tentativo di riconquistare Bengasi. Per un attacco in grande stile occorrevano le due divisioni tedesche, 4the, insieme con altrettante divisioni di
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fanteria italiane, rappresentavano la forza massima rifornibile da Tripoli. «I nschi dei trasporti marittimi - proseguì Wavell - la difficoltà delle comunicazioni e l'approssimarsi della stagione calda rendono improbabile un tale attacco pnma della fine dell'estate» e un efficace intervento della Mediterranean Fleet contro i convogli e della Royal Air Force contro Tripoli avrebbe potuto allungare il periodo. A dire il vero qualcuno azzardò profetiche previsioni, pur non conoscendo il temperamento di Rommel. Il capo servizio informazioni di Wavell, nell'apprezzamento della situazione fatto il 5 marzo, si pose nei panni del generale tedesco e scrisse, tra l'altro: «Previa preparazione logistica, credo che il corpo corazzato tedesco, dopo poche settimane di addestramento e di esperienza di guerra nel deseno ed a meno di sostanziale rinforzo delle truppe britanniche in Cirenaica, potrebbe intraprendere con possibilità di successo la riconquista della Cirenaica> {53).
Il disegno operativo era visto attraverso tre fasi, in rapida successione: prima, dare sicurezza alla Tripolitania; seconda, rioccupare la Cirenaica; terza, invadere l'Egitto. Una base sarebbe certamente stata necessaria a Sirte, con una avanzata a Nofilia, ed entrambe .per ceno· non potevano essere approntate prima del 1 ° aprile. Dopo questa data, perciò, la seconda fase era in grado di iniziare. Due divisioni corazzate (una tedesca e una italiana), una motorizzata italiana ed altre quattro o cinque divisioni di fanteria avrebbero puntato verso nord e nord-est, lungo le direttrici Bengasi-Derna-Tobruk e Mechili-Tobruk, per proseguire poi verso Bardia. Wavell non fu d'accordo e perseverò nel non ritenere attendibile l'ipotesi di una controffensiva.,.italo-tedesca prima di maggio, al più presto. La 5a leggera sembrava dovesse raggiungere il fronte entro il 24 marzo. Ad essa erano da aggiungere la D. cor. Ariete, con metà dei suoi carri, e quattro divisioni di fanteria tuttora scosse nel morale per il disastro della 10a armata. In sintesi: nessuna minaccia imminente su el-Agheila. A pane ciò,, l'esame dell'aspetto logistico era ancor più confortante. Rommel avrebbe avuto bisogno di almeno un mese per l'ammassamento dei materiali occorrenti per sostenere una qualunque offensiva, sia pure limitatamente alle forze di cui al momento disponeva, ed entro la metà di aprile Neame avrebbe realizzato una difesa più che sufficiente per affrontare un attacco di relativamente limitata entità. La carta principale di Rommel, la 15 a Panzer, non sarebbe giunta fino a
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maggio, poi le sarebbe occorso un minimo di amalgama e di ambientamento, per cui, a conti fatti, si sarebbe arrivati a giugno e per ·quell' època Cheren sarebbe caduta ed una o due divisioni indiane, e forse anche la 1 a sudafricana, sarebbero affluite sullo scacchiere cirenaico. Il tempo sembrava giocare a favore degli inglesi. Le doti personali del nuovo avversario non potevano superare le leggi della logistica. Ma nessuno conosceva ancora Rommel. Il 6 marzo, in una memoria, Wavell sviluppò il proprio pensiero.: l'incremento di forze dell'avversario stava dimostrando prematuro ed eccessivo lo sfoltimento di reparti in Cirenaica. Occorreva pensare ad alzare il livello quantitativo e qualitativo delle truppe ivi rimaste, mandando unità carri, controcarri e contraerei. Quanto alla manovra, difensiva, sembrava conveniente impostarla su una concezione elastica, evitando di essere costretti alla resistenza statica, come ·era accaduto a Graziani. Tutto sommato, non appariva difficile . trovare una risposta adeguata alla minaccia tedesca, ma bisognava assolutamente evitare un rovescio iniziale che potesse consentire al nemico di acquistare subito un travolgente sopravvento. A Londra il quadro prospettato da Wavell fu accettato come soddisfacente soluzione temporanea, nell'intesa che la stretta di el-Agheila fosse tenuta. Superata quella posizione rimaneva infatti la possibilità di una battaglia di corazzati in pieno deseno, ma né le condizioni della Desert Air Force né quelle delle truppe terrestri facevano sperare di conseguire,un risultato positivo. Per di più il 4 marzo il gen. ·wilson era partito per Atene, quale comandante del corpo di spedizione britannico (54), seguito dal gen. Blamey con il Comando del I corpo australiano. A sostituire· Wilson, Wavell aveva chiamato dalla Palestina il gen. Philip Neame. La situazione delle forze aeree stava risentendo anch'essa dei nuÒvi impegni in Grecia. Il mar. Longmore aveva cÌeciso di ritirare dalla Libia due squadrons di Blenbetm, uno di Hurrlcane ed un~· per la cooperazione con l!eseroito. Il Comando della Desert Atr· Force in Cirenaica, affidato al col.: ~rown, comprendeva in marzo il 3° squadron australiano (Hurrtcane) Benina, il 73° squadron (Hurrlcane) a Bu Amud, nei pressi di Tobruk, il 55° squadron (Blenbetm IV) a Maraua ed il 6° sguadron per la cooperazione con l'esercito (Lysander) a Barce, con una squadriglia ad Agedabia. Il 17 marzo il gen. Dill volle dare un'occhiata alla Cirenaica. Wavell lo accompagnò e. con lui si spinse sino ad el-Agheila,
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passando per Antelat. Entrambi si accorsero immediatamente che qualsiasi combattimento nella zona desertica a sud di Bengasi sarebbe stato alla mercé della formazione corazzata più forte. La fanteria non poteva avere voce in capitolo; Il risultato dell'ispezione non fu entusiasmante. Dill, sembra abbia commentato di aver l'impressione che il corpo d'armata avrebbe preso «una buona legnata in un prossimo avvenire», ~ggiungendo «e questo non sarà il solo posto ove ciò accadrà» (55). Wavell rimase decisamente male. Dopo la conclusione dell'offensiva di O'Connor, la sua attenzione si era volta principalmente ai problemi balcanici ed all'inquieta situazione in Siria ed in Iraq , perciò aveva lasciato fare a Wilson. Dal rapporto di questi, egli aveva tratto la convinzione che i rilievi a sud di Bengasi fossero qualcosa di assai simile alla scarpata che da Sollum scende verso sud-est lasciando pochi passaggi. Ora si era accorto che le cose stavano invece ih modo ben qiverso. Per giunta, non gli era sfuggito -un secondo importante particolare topografico: l'appiglio difensivo offerto dalle paludi salmastre ad occidente di el-Agheila. Se .in precedenza avesse fatto un'immediata ricognizione, pensav~t amaramente, avrebbe subito ordinato di bloccare il passaggio. L'occupazione della stretta di el-Mugtaa era seccante. Neame aveva ritenuto pr,essoché insuperabile la distanza di 500 chilometri da Tobruk per rifornire su di essa le truppe avanzate , mentre il nemico considerava possibile alimentarvi le proprie da Tripoli, che era ancor più lontana! Anche l'assetto di Comandi e di reparti era insoddisfacente. Neame stava mostrandosi non ali' altezza delle aspettative di Wavell, probabilmente male abituato dai successi di O'Connor. La 2a divisione corazzata aveva perduto il comandante, gen. J.C. Tilly, morto improvvisamente il 5 gennaio, appena sbarcato in Egitto. Era sub~ntrato interinalmente il gen. H.B. Latham sino all' arrivo de.I gen. M.D.. Gambier-Parry (12 febbraio), che mal si era adattato ad una grande unità incompleta e non conosciuta. La divisione era rimasta con il King 's Dragoon Guards su autoblindo, la 3 a brigata corazzata (3 ° ussari su carri leggeri, 5 ° Royal Tank Regiment su cruisers e 6 ° Royal Tank Regiment su M 13 di preda bellica) ed il 2 ° gruppo di sostegno. Il meglio era dato dai 52 cruisers, senonché metà di essi si trovava in officina e metà era destinata ad entrarvi a breve scadenza per l'usura dei motori e dei cing'Oli (56). Il gruppo di sostegno, poi, era formato da un battaglione motorizzato, un reggimento artiglieria da 25 libbre, uno controcarri ed una compagnia mitraglieri.
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Il settore logistico, dal canto suo, forniva altri mot1v1 di preoccupazione. L'entrata in azione del X Fliegerkorps su Bengasi era stata così violenta che ormai nessuna nave entrava più _in port9. Come naturale conseguenza tutti i rifornimenti dovevano affluire da Tobruk per via ordinaria con un enorme dispendio di mezzi di . trasporto, talché fu giocoforza intaccare per la 2~ divisione corazzata le scorte ammassate a sud di Bengasi, con ripercussioni gravi durante il ripiegamento. Per l'organizzazione dei rifornimenti,. Wavell si basava sul promesso afflusso mensile di 3.000 autocarri dagli Stati Uniti. In effetti nel primo quadrimestre del 1941 ne giunsero meno della mttà (57), mentre in quello stesso periodo 8.00b veicoli presi in tutto il Medio Oriente partirono per la Grecia (ed · andarono tutti · perduti). Certo Wavell e Neame erano · in imbarazzo, ma quanto di più lo era stato Graziani, che aveva invocato disperatamente appena un migliaio di autocarri per proseguire su Marsa Matruh! Non c'era da meravigliarsi molto se Neame protestava. La difesa era in gran parte legata alle possibilità di manovra della 2 a corazzata, che mobile non si poteva affatto dire ed i cui carri sarebbero rimasti per la strada ai primi lunghi percorsi nel deserto. Aveva bisogno, tanto per «stringere», di una vera divisione corazzata, di due divisioni di fanteria - tutte naturalmente al completo - e di un conveniente appoggio aereo. Wavell non gradì. «Trovai Neame pessimista ed assillante nella richiesta di rinforzi di ogni genere che io non avevo - egli ebbe poi a scrivere -. Le sue disposizioni tattiche erano decisamente sballate [crazy]. aveva messo una brigata della 9a divisione australiana di Morshead in .mezzo alla pianura tra Agheila e Bengasi, con entrambi i fianchi scopeni, immobilizzata per mancanza di mezzi di trasporto, del tutto inutile e chiara preda dei pochi carri che avessero fatto irruzione da el-Agheila. · Ordinai che ripiegasse sulle alture ad oriente di Bengasi, dove c'èra un minimo di posizioni difendibili (... ). Dissi a Neame che se le sue truppe avanzate fossero state costrette ad arretrare t egli doveva non lasciarsi attirare dalla difesa diretta di Bengasi, bensì porre la brigata corazzata dietro il fianco sinistro degli australiani, sulla scarpata sopra Bengasi ( ... ). Ero inoltre spaventato per la mole e la pesantezza del Comando della 2 a divisione corazzata. Gambier-Parry, benché avesse solo una brigata da impiegare, lo aveva portato avanti per intero, con l'idea di addestrarlo in campagna ( ... ). Tornai indietro preoccupato e depresso da tale visita, ma non c'era nulla che io potessi fare. I trasferimenti per la Grecia erano in pieno sviluppo e non mi era rimasto niente. Ma avevo tristi presentimenti e la mia fiducia in Neame era scossa. (58).
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTF.NTRIONA!.E
Rientrato al Cairo, il 19 marzo, Wavell spedì dettagliate direttive a Neame: una controffensiva nemica era possibile, comunque la preservazione delle truppe britanniche da una disfatta e da pesanti perdite era malto più importante della disputa del territorio. In nessun caso era lecito rischiare un rovescio irreparabile per conservare Bengasi. Appariva conveniente cercare di migliorare la sistemazione difensiva di el-Agheila verso ovest,· arrivando agli acquitrini di el-Mugtaa, ma in ogni caso il fronte doveva essere coperto da elementi leggeri incaricati di un pattugliamento offensivo e miranti a logorare il nemico senza lasciarsi agganciare. Le forze corazzate era preferibile si tenessero verso Antelat, sì da trovarsi in condizioni di manovrare sul fianco od alle spalle dell'avversario, secondo che questi avesse esercitato lo sforzo principale verso Bengasi o verso Tobruk, attraverso il deserto. Se poi fosse apparso troppo superiore, la 2a divisione corazzata doveva ripiegare manovrando e tenendosi sempre verso il fianco esposto del nemico. In sostanza, una linea di condotta elastica consèntiva buoni risultati. Dc,potutto anche Rommel aveva grossi problemi e per l'alimentazione dei reparti e per le riparazioni. Si trattava di rendergli qqanto più onerosi possibile questi problemi, colpendo dall'aria i suoi depositi. Tra l'altro, l'approntamento di depositi avanzati italo-tedeschi poteva essere considerato indizio probante di intenzioni offensive. . Le sollecitazioni di Wavell spinsero Neame a darsi da fare. Perciò, conscio delle proprie difficoltà e ricordando il gran valore dei depositi campali scaglionati da O'Connor durante la sua avanzata, cominciò ad utilizzare i mezzi di trasporto disponibili per costituire magazzini a Barce, Bengasi ed el-Magrum. · Dopo aver chiarito le proprie intenzioni sul comportamento da tenere, Wavell riferì a Londra che riteneva in preparazione un attaèco di limitate proporzioni e che non era molto tranquillo. Buoni motivi di preoccupazione e.sistevano, infatti: il 24 il gen. Streich aveva occupato el-Agheila senza molto contrasto. Churchill si affrettò a chiedere chiarimenti: «Siamo naturalmente preoccupati per uaa rapida avanzata tedesca su Agheila. È loro abitudine andare avanti tutte le volte che non incontrano resistenza. Immagino che voi stiate soltanto aspettando che la tanaruga tiri fuori la cesta quel camo che basti per potergliela troncare. Ci sembra enormemente imporrante dare ai tedeschi un primo assaggio del nostro valore. Qual'è la condizione e la dislocazione della 7• divisione corazzata? Vi prego di darmi il vostro parere sulla situazione. Approvo di cucco
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cuore la vostra richiesta al generale Smuts di una brigata della 1 • divisione sudafricana. Si deve fare tutto il possibile per accelerare lo spostamento della 2• divisione sudafricana. La so• divisione britannica parte il giorno 22 ( ... )> (59).
Wavell, che era appena tornato al proprio Comando dopo una visita al fronte di Cheren, rispose sia illustrando l'andamento degli avvenimenti, sia ammettendo che l'unica speranza era che il contingente tedesco in Africa settentrionale fosse ancora molto limitato: e 1. Non vi è ancora alcuna prova che vi siano molti tedeschi ad Agheila; è probabile che siano in maggioranza italiani con un piccolo rinforzo di tedeschi. 2. Devo riconoscere di essermi assunto in Cirenaica notevoli rischi dopo l'occupazione di Bengasi per dare il massimo aiuto alla Grecia. A quel tempo io ritenevo che si potessero trascurare gli italiani che si trovavano in Tripolitania e che fosse improbabile che i tedeschi si arrischiassero ad inviare in Africa grosse formazioni di truppe corazzate, per l'inefficienza della Marina italiana. Disposi penanto che in Cirenaica rimanessero solo esigue forze corazzate ed una divisione australiana non completamente addestrata. 3. Dopo che ci siamo assunti la responsabilità di soccorrere la Grecia, cominciarono ad accuinularsi le prove dell'arrivo dei rinforzi tedeschi in Tripolitania, accompagnato da attacchi contro Malta che ci impedirono quel bombardamento insistente di Tripoli, sul quale avevo fatto assegnamento. Gli attacchi aerei tedeschi contro Bengasi, che impedirono ai trasporti dei rifornimenti di servirsi del porto, accrebbero ancora le nostre difficoltà. 4 . Il risultato è che attualmente in Cirenaica io sono debole e che non dispongo di alcuna riserva di truppe corazzate, assolutamente indispensabili. Della 2• divisione corazzata, una brigata l'ho in Cirenaica, l'altra in Grecia. La 7• divisione corazzata sta tornando [al Cairo], e, ·dato che non esistono carri armati di riserva, dovrà attendere le riparazioni, le quali richiedono tempo. Il prossimo o i due prossimi saranno mesi di trepidazione, ma anche il nemico ha problemi estremamente difficili ed io sono sicuro. che le cifre dei suoi effettivi sono state molto esagerate. Non posso tuttavia permettermi per il momento di impiegare le mie esigue forze corazzate così audacemente come vorrei. Sono in corso provvedimenti per . rafforzare la Cirenaica ( ... ). La mia maggiore difficoltà sta nei trasporti ( ... )> (60).
Si tratta di una .chiara e_ semplice amm1ss1one di errori di apprezzamento. Non è facile fare un commento. Prima di tutto, all'origine c'era indubbiamente la decisione politica di intervenire in Balcania, poi una carenza di unità addestrate in parte inevitabile (divisioni australiane e neozelandese), in parte forse attenuabile ove si fosse attinto al personale che si trovava in Gran Bretagna. Ma anche a questo riguardo esisteva una scelta politico-militare: prima la difesa del Regno Un4lto (non bisogna dimenticare il timore
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LE OPERAZJ0:,;1 J:S AFRICA SE1TENTRIO:SA!.E
dell' invasione), poi il Medio Oriente e iJ·.resto. D'altronde, quanto a truppe corazzate, in Gran Bretagna c'erano la 1a D.cor. in corso di riordino dopo aver perso tutto il materiale in Francia, la 6a D.cor. costituita a fine autunno 1940, l'sa e 9a D.cor. costituite nel dicembre 1940. Null'altro. È peraltro possibile che Churchill non avesse ogni torto recriminando la mancata formazione di unità cl' impiego con le diecine di migliaia di uomini esistenti in Egitto e non utilizzate col XIII corpo, tuttavia probabilmente l'errore principale consistette nella troppo lunga trasformazione della 1a divisione cavalleria in Palestina: essa diventò 10a divisione corazzata soltanto nell'estate 1942 (1 ° agosto). È pur vero che dal 12 maggio al 15 luglio fu inviata con gli elementi già meccanizzati in Transgiordania, Iraq e Siria, ma una più celere riorganizzazione e l'impiego in Cirenaica avrebbero avuto conseguenze risolutive. Merita rilievo, tra l'altro, la decisione di sottrarre la 3a brigata corazzata ali' alea di uno scontro con un nemico più forre. Si ripeteva la situazione in cui si era trovato Graziani in dicembre-febbraio a proposito della brigata Babini. Soltanto che Wavell non esitò a prendere posizione, laddove Graziani e Tellera rimasero sempre titubanti, sino all'infelice impiego a Beda Fomm. Il dispositivo britannico era adesso il seguente. Il 26 marzo la 2 a divisione corazzata aveva assunto la responsabilità della difesa sulla linea di Marsa el-Brega. Finché la gravitazione dello sforzo nemico non fosse risultato chiara, la 3 a brigata corazzata doveva tenersi in posizione centrale, tra la via Balbia e le strade deseniche adducenti a Mechili ed al golfo di Bomba. La 9a australiana (gen. Leslie Morshead), visto che non esistevano posizioni che consentissero una efficace difesa statica a sud di Bengasi, si stabilì con le brigate 20a e 26a (61) press'a poco sull'allineamento Tocra-Regima. La terza brigata, la 24a; si trovava ancora a Tobru}c in attesa di essere trasferita nel bengasino. Non c'era altro, ma a Neame fu assegnata la 3 a brigata motorizzata indiana, su tre reggimenti di cavalleria, che il 29 doveva arrivare ad el-Adem, e lo squadrone A del Long Range Desert Group, che venne incaricato di osservare da Gialo movimenti avversari verso l'oasi di Marada (schizzo n. 7 e 8) . Il 30 Wav:ell telegrafò a NeanÌe. Le informazi~ni, probabilmeiite esagerate, parlavano di una divisione corazzata coloniale (62) o di pane di una divisione corazzata tedesca; della Ariete, probabilmente della Trento., situramente della Pavia, Bologna, Brescia e Savona. Calcolando la necessità di ammassare scorre per trenta giorni, il nemico avrebbe potuto muovere il 16 aprile con la divisione c·olonia-
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le ed una divisione corazzata, il 14 maggio avrebbe potuto aggiungere un'altra divisione coloniale tedesca ed il 24 maggio l'Ariete o un'altra divisione autotrasportata. Certo era che Rommel, se appena avesse intravisto qualche probabilità di successo contro le formazioni britanniche, non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione. «Ma non credo - aggiunse Wavell - che egli sia in grado di effettuare un grande sforzo per un mese ancora (. .. ) . Vostro compito per i prossimi due ·mesi è di· • trattenere il nemico nello spazio di 150 miglia tra Agheila e Bengasi, senza gravi perdite per le vostre truppe corazzate e motorizzate». Quel terreno, spiegò, ed anche Bengasi in sé non avevano alcun valore tattico, tranne per il fatto di consentire all'avversario lo spostamento in avanti delle basi aeree. «Voi dovreste cedere te1Teno piuttosto che correre ti rischio di una disfatta, ma meno ne cederete meglio sarà» (63). In sostanza, nell'ipotesi - sempre ritenuta improbabile - di un'offensiva a fondo nelle prossime tre-quattro settimane, Neame doveva ripiegare lentamente sul gebel ed ivi resistere il più a lungo possibile. Neame, che proprio quel giorno diramò un'istruzione operativa nella quale òsservava non esistere . alcuna prova sicura di un attacco imminente, il 31 alle 14 rispose al comandante in capo: «li compito mi è assolutamente chiaro (... ). Il p.emico ha cominciato stamani ad avanzare da Agheila, apparentemente soltanto lungo la strada costiera ( ... )>.
3. GLI
AVVENIMENTI DI FINE MARZO
1941
La terza decade di marzo, che doveva chiudersi con l'inizio di una brillantissima controffensiva in Africa settentrionale, fornì però una serie di pagine negative: la caduta dell'ultima grande oasi libica in mano italiana, quella di Giarabub (21 marzo); la caduta di Cheren in Eritrea (27 marzo); il fallimento della controffensiva in val Deshnices, in Albania; il ·colpo di stato filobritannico in Jugoslavia (27 marzo) e le battaglie navali di Gaudo e Matapan (28-29 marzo). Le azioni per il possesso delle grandi oasi del deserto libico costituiscono eventi di limitato rilievo in sé, ma strategicamente importanti, in quanto tendenti ad assicurare la piena disponibilità della direttrice operativa •interna, essenziale per la realizzazione
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I.E O PERAZIONI IN APRICA SETfENTNIONAI.E
della manovra di forze corazzate contro il fianco ed il rovescio del grosso delle forze schierate lungo la costa, a cavallo della via Balbia, secondo uno schema necessariamente uniforme, indipendentemente se rivolte ad est o ad ovest: l'ala settentrionale appoggiata al mare e quella meridionale più o meno protesa verso il deseno ed esposta all'avvolgimento da pane avversaria. Al centro della sezione. orientale del deseno libico, fra i meridiani di Tobruk e di Barce, a 900 chilometri dalla costa, si incontrano le oasi di Cufra costituite da una principale, Cufra, e da tre minori dislocate, rispettivamente, a 120 km ad ovest (Rebiana), 120 e 200 km a nord-ovest (Bzema e Tazerbo) in linea d'aria. La popolazione, di diverse stirpi (Tebù , Tuaregh , Arabo-berberi , Cirenaici), non raggiungeva in complesso le 6.000 anime. Il nucleo di Cufra si trova nella conca di Cufra, nella depressione di el-Hauwari. La conca di Cufra è un bacino di forma approssimativamente ellittica, con l'asse maggiore di circa 50 chilometri, con direzione da nord-est verso sud-ovest, ed il minore di una ventina. Sull'orlo settentrionale, ad un'altitudine di circa 400 metri, sorge il villaggio di et-Tag ove , nel gennaio 1931 , era stata costruita una ridotta. A nord si estende la depressione e l'oasi di el-Hauwari , lunga circa 12 chilometri, con l'omonimo centro abitato (un migliaio di abitanti). L'oasi di Rebiana (500 abitanti) è lunga una ventina di chilometri ed un fondo salato la divide da una catena di elevazioni; ali' estremità nord sono il villaggio ed una zavia l. L'oasi di Bzema (80 abitanti) si sviluppa a semicerchio intorno ad un lago salato lungo 18 chilometri, ai piedi di un cordone roccioso. L'oasi di Tazerbo (poco più di 500 abitanti) , infine, lunga 25-30 chilometri e larga 10, è solcata al centro da un avvallamento con laghi salati e saline (schizzo n. 9). A 250-300 chilometri a sud-est di Cufra, alla frontiera libico-egiziana, si alzano sull'altipiano i massicci di Archenu (1435 m) e di Auenac (1934 m). Attraverso il deseno libico non esistevano vere e proprie carovaniere. Dopo l'occupazione italiana, per rendere più agevoli le comunicazioni attraverso l'immensa sahariana, i maggiori itinerari erano stati contrassegnati con palificazione: Gialo-Cufra, Marada-Tazerbo, Cufra-Tazerbo, Cufra-Giarabub, Cufra-el Auenac, Cufra-Maacen es Sarra, Cufra-Rebiana. Il percorso seguiva il terreno più percorribile sia per le carovane sia per automezzi convenientemente attrezzat1. Il presidio di Cufra., al comando di un capitano, era costituito dalla 59a e 6oa compagnia mitraglieri da posizione, una compagnia
Schizzo
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE
sahariana ed una batteria sahariana da 20 mm , per complessivi 367 uomini. Contro la località una prima ricognizione armata era stata compiuta il 31 gennaio da una grossa pattuglia del Long Rarige Desert Group . L'immediata reazione di un plotone sahariano in esplorazione aveva portato a disperdere il reparto inglese èd a catturarne il comandante - magg. P.A. Clayton - con documenti dai quali si apprendeva che una grossa colonna francese degaullista si apprestava ad attaccare l'oasi. Sin dal 3 luglio 1940 il governatore del Ciad aveva preso contatto con il movimento gaullista, che, mirando a raccogliere sotto la bandiera della Francia Libera le colonie dell'Africa equatoriale francese, a fine agosto inviò oltremare il col. Ledere (64). Questi in breve riuscì nell'intento: il 26 il Ciad .aderì formalmente alla lotta contro l'Asse, il 27 il Cameroun, il 28 il Congo e l'Ubangui Chari, il 29 il Gabon, mentre il gen. de Larminat, già capo di Stato Maggiore. del Comando in capo del Levante, assumeva la carica di governatore generale dell'Africa francese libera. Tuttavia la forza a disposizione di Ledere: che il 2 dicembre si mise alla testa delle truppe del Ciad, era molto limitata. Esisteva il reggimento tirailleurs senegalesi del Ciad (poco più di 6.000 uomini), ma era suddiviso in cinque sedi distinte, in relazione ad insopprimibili esigenze territoriali: il Comando di reggimento con tre compagnie ed una compagnia deposito a Fort Lamy (65); quattro gruppi, a livello di battaglione ma di entità varia, rispettivamente a Fort Archambault, Abéché, Largeau e Mao. Da questo complesso Ledere trasse meno di 500 uomini per condurre le operazioni nel Sahara. La prima impresa - condotta da un gruppo cammellato di 25 tirailleurs e 20 guide - era stata la ricognizione armata su Tegerhi ( 13 gennaio), la stazione di carabinieri più meridionale del deserto, in collegamento con il raid organizzato dal Long Range Desert Group su Murzuk (11 gennaio). L'iniziativa non aveva avuto successo ma aveva posto in tutta evidenza la necessità di impiegare truppe motorizzate. Per Ledere si trattava di una semplice mossa d'assaggio e soprattutto di esperienza. Anche il tentativo britannico su Cufra del 31 gennaio non lo smontò. Mentre gli elementi del Long Range Desert Group tornavano in Egitto, egli decise di svolgere un'accurata ricognizione. Una compagnia autoportata di 90 uomini, di cui due terzi nazionali, guidata da una vettura del L.R.D.G. e condotta personalmente da lui, partì il mattino del 5 febbraio da Tekro raggiungendo l'oasi di el-Zurgh, a sette
L.\. SITU AZIONE GENERALE A METÀ MARZO 1941
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chilometri dal forte di Cufra, all'imbrunire del 7. Rassicurato dalla mancanza di indizi circa una possibile individuazione da parte italiana (66), Ledere dispose di acquisire elementi di giudizio con tre pattuglie appiedate. Alle 19, 30 queste lasciarono l'oasi ed entro le 2 del1'8 febbraio erano di ritorno: l'aeroporto non sembrava sorvegliato e, secondo il capo del villaggio indigeno di el-Giof, di notte il presidio rimaneva chiuso entro il forte di et-Tag. Stando così le cose, Ledere risolse di sfruttare le ultime ore di oscurità per compiere un'incursione sull'aeroporto e causarvi quanto più danno possibile. L'azione doveva essere svolta da un gruppo tattico accompagnato da Ledere e sostenuto, eventualmente, da un secondo gruppo. Senonché, giunto sull'obiettivo ed incendiati due ghibli, la reazione di fuoco italiana ed il lancio di un razzo verde dal forte, a titolo di allarme generale, vennero male interpretati dal gruppo di riserva, che si precipitò avanti a fari accesi, in aiuto del primo. Ledere, che non si era accorto del razzo, ritenne la propria posizione ormai compromessa dall'inopinato clamoroso intervento del rincalzo e ritenne necessario ripiegare. La ritirata, effettuata in pieno giorno, fu ostacolata da pochi e lenti aerei italiani, ma la colonna raggiunse Maaten es-Sarra con lievi perdite. Particolarmente sollecitato <;lai successi dell'offensiva di O'Connor, Ledere riprese in mano il progetto contro Cufra. Volendo disporre solo di forze motorizzate, si regolò in base alla disponibilità di automezzi e di carburante. Il 16 febbraio la colonna era raccolta a Maaten es-Sarra: 100 europei, 300 indigeni con 26 fucili mitragliatori, 4 mitragliatrici, due pezzi da 37, quattro mortai da 81 ed un cannone da 75. Era giunta un'informazione, ritenuta attendibile, secondo ,la quale gli italiani sarebbero stati orientati ad evacuare Cufra. Ledere, che mirava ad un successo di combattimento, fu così spinto ad affrettare i tempi e ad inviare subito una compagnia autoportata per impedire il ventilato abbandono del1' oasi. Il resto della fanteria e l'artiglieria seguivano a breve distanza. Il movimento fu subito avvistato dalla ricognizione aerea italiana fin dalla partenza ed il 18 i due gruppi vennero individuati l'uno presso il gebel el-Buebn e l'altro nel gebel et-Turgh. Incurante di essere stato scoperto, Ledere decise di avvolgere da oriente il forte di et-Tag per attaccare alle spalle la compagnia sahariana, l'elemento mobile più pericoloso del presidio e da eliminare prima dell'investimento della ridotta(?chizzo n. lQ). Tale reparto (67), dislocato a cavaliere della pista Buema-et Tag, non appena pervenuae le prime segnalazioni ·prese posizione
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I COMBATTIMENTI DEL 18-20 FEBBRAIO 1941 A CUFRA
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LA SITUAZIONE GENERALE A META MARZO 1941
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sei chilometri a nord della ridotta, pronto a contromanovrare all'esterno dell'oasi. Verso le 12,30 l'avanguardia francese improvvisamente scorse a poco più di un chilometro i mezzi della colonna sahariana nascosti in una piega del terreno. L'attacco non ebbe successo; dopo un'ora e mezza di combattimento favorevole per gli italiani, Ledere si disimpegnò temporaneamente e dispose un secondo tentativo, con un più ampio avvolgimento sulla destra. Questa volta la manovra riuscì. La colonna sahariana, sfuggendo ad un assalto su tre lati, aveva inizialmente cercato di ripiegare verso il forte per non esserne tagliata fuori, ma resasi presto conto dello svantaggio di perdere la libertà q.i manovra si svincolò e si portò sui roccioni di el-Hauwari, ove sostò per riordinarsi. Ledere, dal canto suo, migliorò l'accerchiamento da nord: un'aliquota dell' avanguardia a nord-est di et-Tag e l'altra a sud-est di el-Hauwari. All'alba dell'indomani, 19 febbraio, un aereo ghibli ed un S 81, inviati dal Comando Sahara libico, .apparvero nel cielo di Cufra e mitragliarono da bassa quota .il distaccamento orientale francese , peraltro senza molta efficacia. Poco dopo la colonna sahariana attaccò l'aliquota occidentale per rompere il semicerchio attorno alla ridotta. Lo scontro fu vivace, ma dopo un paio d'ore la colonna sahariana, in difetto di armi pesanti ed a corto di munizioni, risolveva di rompere il contatto e ritirarsi verso Tazerbo. Nel frattempo, da sud era sopraggiunto il resto delle forze francesi ed el-Giof era stato occupato. . Ledere si preparò ad un lungo assedio: spinse alcune pattuglie di sicurezza a 2 5-39 chilometri sulle principali vie d'accesso all'oasi per intercettare l'eventuale arrivo di unità italiane; stabilì un collegamento aereo, sia pure irregolare, con Tekro; mise in atto un cannoneggiamento intermittente · ma continuo contro il forte; tranquillizzò gli indigeni. Dal proprio canto la guarnigione dapprima reagì vigorosamente con il fuoco e con l'approntamento di avanstrutture in grado di meglio battere l'assediante sulle più pericolosa vie di approccio. Purtroppo sopravvalutò la forza del nemico e probabilmente lo stato d'animo risentì dalla disfatta della 10a armata. Il 28 febbraio il comandante comunicava: «Nemico continua bombardamento ridotta con obici, difesa esterna con proiettili a tempo et mortai. Stamani attaccati da ere aerei nemici da bombardamento. Nostra situazione peggiora ogni ora. Assicurateci invio aerei domani mattim, et rinforzi terrestri imminenti per sollevare morale molto • · depresso ascari:..
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONA!LE
Il quadro era esagerato e gli aerei da bombardamento erano due Lysander ed un vecchio Potez. Alle 16 dello stesso giorno, un parlamentare italiano cercò di ottenere riparo per i feriti d'ambo le parti. Di fronte al rifiuto francese, derivante dalla percezione di un morale della difesa non molto saldo, ed alla ripresa del cannoneggiamento, il 1 ° marzo, all'alba, il presidio capitolava dopo aver distrutto la stazione radio. Le perdite erano state lievi, molto lievi: 3 libici motti e 4 feriti. Nella ridotta si trovavano 11 ufficiali, 15 nazionali tra sottufficiali e truppa e circa 260 libici. Di questi ultimi, 19, suddivisi in due gruppi e con l' aiuto di guide locali fornite di cammelli, riuscirono a raggiungere Agedabia il 25 marzo. Tutto sommato, non si trattò di un episodio brillante. Il fotte possedeva un sistema difensivo ben organizzato, in condizioni di resistere p_er molto tempo, e la consistenz~ del presidio non era inferiore a quella dell'attaccante. Punroppo la condotta della difesa, eccezion fatta per la colonna sahariana che poi si rifugiò a Tazerbo, fu assolutamente passiva. Per Giarabub il discorso era alquanto differente. L'oasi, situata a circa 250· chilometri dalla costa, si annida in un bacino che fa pane della grande area delle depressioni, abbracciante le oasi di Marada, Augila, Gialo, Giarabub e Siwa (schizzo n. H), Il bacino, lungo 25 chilometri in senso meridiano e largo 6 chilometri, è sparso di acquitrini e paludi ed è attraversato da un costone roccioso, costituito dal Garet el-Barud e dal Garet el-Cuscia. Il suo fondo giace a sei metri sotto il livello del mare e scende in qualche punto a 14 metri. L'oasi.si trova ad una trentina di chilometri dalla · frontiera egiziana. È la culla dell'imponante confraternita dei Senussi e si presenta ricca di pozzi, orti e palmeti. Gli edifici, con la moschea in cui è··sepolto il fondatore della setta, .risalgono alla seconda metà del secolo scorso e sono raccolti su un'altura che domina l'oasi: legati l'uno all'altro da un muro di cinta a secco, alto circa quattro metri; senza finestre e con solo tre grandi pone di accesso, i fabbricati costituiscono nel lorcr insieme una specie di grande · complesso fonificato. Il terreno circostante presenta un succedersi di cocuzzoli e conche: modeste alture tondeggianti chiamate gare e piccole conche acquitrinose dette latte. Trenta chilometri più ad oriente, nella zona di Melfa, si incontrano due laghetti salati, alimentati da correnti sotterranee e dalla precipitazione invisibile delle umide notti africane. L'oasi era imponante dal punto di vista difensivo perché sbarrava la carovaniera e la pista automobilistica
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LE O PERAZIONI IN AFRICA SEITENTRIONALE
Giarabub-Gialo-el Agheila, lungo la quale forze motorizzate nemiche potevano concorrere ad un attacco condotto lungo la direttrice costiera, minacciando di avvolgimento il nostro schieramento difensivo. Per contro il possesso di Giarabub poteva offrire una base per un'offesa verso l'oasi di Siwa, utile a sua volta come punto di appoggio per minacciare d'aggiramento il grande campo trincerato britannico di Marsa Matruh. l'occupazione di Siwa avrebbe anche avuto un valore logistico complementare, per risolvere il problema dell'acqua potabile per Giarabub. Nel dicembre 1940, dopo che i piccoli presidi di frontiera (esc-Sceferzen, ridona Maddalena, Uescechet el-Heira, el-Garn el Grein) erano stati costretti a ripiegare su Giarabub, la cui guarnigione, sensibilmente rinforzata, in febbraio era composta da: quattro compagnie guardia alla frontiera, cinque compagnie libiche, una compagnia cannoni da 47 / 32 con 14 pezzi, un plotone genio libico, una batteria da 77 / 28 su quattro pezzi, una batteria da 20 su sedici mitragliere, un nucleo genio collegamenti, un ospedale da campo, una sezione sussistenza. In totale si trattava di 1.350 nazionali e 750 libici, al comando del magg. Salvatore Castagna. L'organizzazione difensiva era imperniata su quattro capisaldi di compagnia, ciascuno dotato di cannoni da 47 e di mitragliere da 20. L'intero pqimetro (quattro chilometri circa di sviluppo) era protetto da una fascia di reticolato e da tratti di campo minato e fosso anticarro . Avanti alla posizione di resistenza una corona di posti di vigilanza e di posti di sbarramento. A circa quattro chilometri a nord del fortino di Giarabub c'era un campo di atterraggio (schizzo n. 12) .. Fin dall'inizio il presidio era stato investito dal reggimento di cavalleria della 6a divisione australiana. Non sembra che inizialmente esistesse da parte inglese l'intenzione di sferrare un attacco deciso per l'eliminazione del presidio italiano. Evidenti motivi di opportunitĂ , dato il carattere religioso dell'oasi, consigliavano una certa cautela. Comunque bisogna dire che l'isolamento realizzato - grazie anche al fortunato andamento dell'offensiva di O' Connor - era stato efficace. Il 4 febbraio aveva luogo l'ultimo volo degli aerei per il rifornimento della .guarnigione. Si aggiunga che lo sgombero della Cirenaica aveva provocato seri fenomeni di defezio-
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LE OPF.RAZIONI IN AFRICA Sf.1TENTRIONAlE
ne nelle file dei libici, preoccupati per la sorte delle proprie famiglie. Ad evitare che essi disenassero con le armi, il comandante era stato autorizzato a congedarli, però in una sessantina avevano chiesto di rimanere e continuarono a combattere con i nazionali. Con l'allontanamento dei libici la forza del presidio era scesa a circa 1.300 uomini . In compenso era aumentato il livello delle scone di viveri (la razione giornaliera era da due mesi dimezzata). L'8 febbraio Graziani autorizzò il neopromosso ten. col. Castagna a regolarsi come meglio credesse: era implicita la confessionè di impotenza. Il 19 fèbbraio, dopo intensa preparazione d'artiglieria, veniva attaccato il posto di sbarramento di Garet Cuscet el-Gazal; alla fine i difensori, soverchiati, erano costretti a portarsi su un ciglione non accessibile alle autoblindo. Il nemico proseguiva allora verso Giarabub, finché, contrattaccato da una colonna mobile, era a sua volta obbligato a sgomberare il campo. A partire da quel giorno l' azione aùstraliana assunse un ritmo sempre più serrato. Il 2 5 Castagna comunicò: «Rifornimento viven·promesso non ancora giunto. Ho una sola giornata di viveri. È doloroso, dopo tanti sacrifici, doversi arrendere per fame.,,. Due giorni dopo, finalmente, era effettuato un aerorifornimento d1 galletta e scatolette. ·Ancora il 2 marzo veniva respinto un invito alla resa, così come lo era stata una precedente sollecitazione in gennaio (68). Il 6 un nuovo attacco al posto di sbarramento di Garet Cuscet el-Gazal, costringeva i difensori a ripiegare, sotto la protezione della colonna mobile appostata sul rovescio della posizione. La penetrazione veniva poi definitivamente arrestata con il concorso di altra unità mobile, inviata da Giarabub. Il nemico decise allora di risolvere la situazione con maggiore impiego di forze e fece intervenire la 18a brigata australiana. Gli attacchi ripresero, in più direzioni. Più vigorosi quelli del 16 e del 17, dopo i quali fu impossibile conservare il possesso dei posti di sbarramento di Garet Cuscet el-Gazal e di Garet en-Nuss. Lo stesso giorno 17, Giarabub riceveva un altro rifornimento aereo. Contemporaneamente venne lanciato anche un messaggio di Rommel: «Saluto i valorosi difenson·
di Giarabub ed espnmo la mia ammirazione. Continuate a fare il vostro dovere. Fra pochissime settimane saremo da voi.,,. Rommel, infatti, era fonemente interessato alla resistenza di quell'avamposto. Aveva già avvisato il gen. Aimone-Cat: «lo vista di una futura offensiva è di grande imponanza mantenere il possesso di Giarabub. La 5• squadra aerea deve quindi continuare il rifornimento di quel presidio. li Deutsches A.frikakorps prenderà in seguito il contatto con Giarabub per via terrestre>.
LA SITUAZIONE GENERALE A METÀ MARZO 1941
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Il suo pensiero fu espresso dettagliatamente dal ten. col. von dem Borne, capo di Stato Maggior del DAK, in una lettera inviata al Comando Superiore durante il viaggio di Rommel a Berlino. In connessione con la prevista controffensiva e specialmente per la sicurezza dell'ala destra, era stat.a esaminata la questione dell' occupazione di Gialo, con conseguente sblocco di Giarabub e riconquista di Cufra. Per tale scopo apparivano sufficienti forze poco numerose ma motorizzate e di buona efficienza, cui il DAK eta disposto a concorrere. L' operazione era prevista - in linea di massima - per il mese di aprile. Il Comando Superiore doveva, per ognuno dei due obiettivi, mettere a disposizione un paio di battaglioni rinforzati, possibilmente motorizzati. Ad essi sarebbe stato poi affidato il compito, mediante l'occupazione delle oasi intermedie, di assicurare il collegamento con le retrovie del dispositivo di attacco durante la controffensiva, nonché intraprendere la sistemazione dei campi di · atterraggio locali. Naturalmente i battaglioni richiesti non dovevano, possibilmente, essere tratti dalle divisioni destinate alla controffensiva (Trento, Pavia, Anée e anche Bologna, Savona e Brescia). Secondo Rommel potevano però venir utilizzate le guarnigioni di Tagridet, Bu Gnam, Beni Ulid e Mizda, i cui compiti, con lo spostamento del dispositivo verso oriente, e soprattutto con il possesso di Gialo e Cufra, avrebbero perso importanza. Ma non c'era più tempo . La sera ..del 19 un reparto della 18a brigata australiana attaccava il caposaldo n. l da sud-ovest. Riusciva a penetrarvi ma ne veniva ricacciato dopo aspra lotta. L'indomani 1~artiglietia australiana, che godeva del vantaggio della maggiore gittata, imperversava indisturbata sui capisaldi. Dopo un violento bombardamento il nemico penetrava nel caposaldo n. 1 e la lotta si estendeva ai capisaldi n. 2 e 4. Alle 9,30 quasi tutte le alture dominanti del caposaldo n.1 erano in mano avversaria. I contrassalti sferrati si palesavano inutili. Il ten . col. Castagna restava ferito combattendo alla resta di un gruppo di libici. Alle 14 la posizione cadeva. La lotta si protraeva ancora per circa quattro ore negli altri capisaldi, ma si trattava ormai di resistenza non più organizzata. Aveva così termine la difesa di Giarabub. Il numero complessivo delle perdite, secondo la valutazione del comandante, superava i 400 tra morti e feriti. Sette dei caduti erano ufficiali. Gli australiani · avevano perduto 17 morti e 77 feriti . In Africa orientale la.campagna stava giungendo alla sua fase risolutiva. Il 26 marzo, un mese dopo lo sgombero di Mogadiscio,
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LE OPERAZIONI I N AFRICA SETfENTRJONALE
gli inglesi occµpavano Harar; l'indomani, dopo 55 giorni di lotta, si concludeva la battaglia di Cheren, determinante per la sorte dell'Eritrea. Asmara e Addis Abeba venivano abbandonate e dichiarate città aperte affinché non fossero coinvolte nelle distruzioni della guerra. L' 8 aprile cesserà la resistenza di Massaua. Con la perdita dell'Eritrea, della Somalia, dell'Hararino e dello Scioa non esisteva più unitarietà di difesa dell'Impero. Le forze residue resisteranno nei singoli ridotti di Dessié-Amba Alagi e del Gondarino. Nei territori dei Galla e Sidamo, abbandonata la fascia di frontiera le truppe si ritiravano sull'altopiano. In Albania la tanto attesa controffensiva in val Deshnices, iniziata il 9 marzo dai corpi d'armata IV (gen. Camillo Mercalli) e VIII (gen. Gastone Gambara), era fallita. Mussolini, che l'entusiasmo di Gambara e l'avallo di Cavallero avevano convinto del sicuro buon esito dell'impresa, il 20 sera aveva tenuto rapporto ai principali comandanti interessati, cercando di diminuire la delusione e sollecitando una ripresa offensiva, visto che i primi di aprile i tedeschi avrebbero dato il via all'operazione Marita contro la Grecia, poi, il giorno successivo, era ripartito per Roma. Era fremente: nei due scacchieri esterni più vicini alla madrepatria si attendeva 1' entrata in azione dell'alleato per risolvere bene o male la situazione; in quello più lontano, dove l'alleato non poteva andare, le cose apparivano irrimediabilmente compromesse. Come risultati della tanto voluta «guerra parallela» non c'era proprio da essere soddisfatti! Per giunta il colpo di stato del 27 marzo in Jugoslavia ad opera del gen. Simovié, due giorni dopo l'adesione del governo di Belgrado al Tripartito, sembrava incidere sul programma tedesco. Anche dal mare arrivavano notizie tristi. A Merano, durante il convegno italo-tedesco del 13-14 febbraio, l'amm. Raeder aveva suggerito puntate offensive da parte delle corazzate veloci italiane contro il traffico britannico nel Mediterraneo. L'argomento era stato toccato anche in conversazioni private, a dimostrazione del, forte interesse della Kriegsmari'ne per azione del genere. Il 16 marzo l'amm. Rir.cardi comunicò all'amm. Jachino, comandante in capo della squadra, convocato appositamente a Roma, che in seguito ali' attuazione dell'operazione Lustre (trasporto del corpo di spedizione britannico in Grecia), Raeder, attraverso il proprio rappresentante a Roma, amm. Weichold, aveva esercitato nuove pressioni per
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un'iniziativa italiana. Perciò si era giunti alla determinazione di preparare un'operazione n~l Mediterraneo orientale, nonostante l'assai seria situazione delle scorte di nafta (la Germania non aveva ancora cominciato i rifornimenti per ferrovia) (69). Il progetto prevedeva una doppia puntata offensiva - a nord di Creta, nell'Egeo, ed a sud della grande isola sino all'isolotto di Gaudo - per rastrellare quelle acque ove l'esplorazione aerea tedesca segnalava quotidianamente la presenza di convogli inglesi. Più o meno nello stesso periodo doveva essere effettuata un'incursione di mezzi d'assalto contro la baia di Suda, base navale molto sfruttata dall'avversario. Quanto concerneva l'operazione - prevista per il 24 o 25 marzo - doveva essere coperto dal più rigoroso segreto. Era stato deciso di impiegare una sola corazzata, la Vittorio Veneto, con la 1 a divisione navale (amm. Carlo Cattaneo), la 3a divisione (amm. Luigi Sansonetti) e l'8a divisione (amm. Antonio Legnani), ma, per salvaguardare la sicurezza, Jachino rinunc.iò a convocare a Napoli i comandanti delle divisioni, limitandosi a far chiamare per il 24 l'amm. Cattaneo, cui era affidata la puntata a nord di Creta. La Vittorio Veneto lasciò La .Spezia il 22 sera giungendo a Napoli il mattino del 23. La sosta si protrasse sino alla sera del 26: il ritardo di un paio di giorni era dovuto alla necessità di accordi diretti con ufficiali del X Fliegerkorps sui mezzi e sui modi della cooperazione aeronavale e sui collegamenti tra aerei e navi (70). Il concorso dell'alleato era particolarmente importante a causa della grande autonomia della caccia tedesca. Il 25 marzo due ufficiali della Luftwaffe, arrivati da Taormina, salirono a bordo della Vittono Veneto: era la prima volta che l'aviazione tedesca e la R. Marina operavano insieme, perciò tutto era da improvvisare. Nella notte sul 26 un corriere speciale da Roma portò gli accordi intercorsi tra la R. Aeronautica e la R. Marina, accordi che non prevedevano l'impiego di apparecchi da caccia, cioè degli aerei che più premèvano alla squadra per respingere gli attacchi dei bombardieri e dei si!uranti britannici. In extremis, in seguito al rimarco dì Jachino, venne promesso l'intervento di CR.42 di base a Rodi. Alle 21 del 26 la Vittorio Veneto usciva dal porto di Napoli con la X squadriglia di cacciatorpediniere. Alla stessa ora partivano da Taranto la 1 a divisione e da Brindisi l' 8 a. La 3 a divisione doveva uscire da Messina alle 5,30 del 27. Jachino era convinto che delle tre corazzate inglesi di ~e ad Alessandria, due fossero state gravemente danneggiate da He.111 pochi giorni prima; che
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avrebbe avuto la nece~saria cooperazione aerea, specialmente a levante di Gaudo; che almeno sino al mattino del 27, quando tutta Napoli si sarebbe accorta che la Vittorio Veneto aveva lasciato gli ormeggi, il segreto dell'operazione sarebbe stato assicurato. Non uno di questi tre· presupposti era valido e le conseguenze pesarono sia a Gaudo (mattino e pomeriggio del 28) sia a Matapan (notte sul 29) (71). La informazione delle due corazzate inglesi danneggiate non era esatta; la cosa fu precisata nel pomeriggio del 2() dallo stesso X Fliegerkorps ma per motivi non chiariti la preziosa notizia non giunse alla squadra, ancora a Napoli. L'esplorazione aerea risultò del tutto inadeguata allo scopo e non corrispondente al programma di ricognizione preordinato e la protezione aerea mancò cosicché tale insufficiente collaborazione fece mancare ogni notizia sulla presenza in mare del grosso della MedtteTTanean Fleet: una portaerei, tre navi da battaglia, quattro incrociatori e nove c3:cciatorpediniere e non poté difendere le navi dagli Swordfish e dai bombardieri britannici. Il terzo presupposto non valido ha del romanzesco. Fino a pochi anni or sono la questione della segretezza dei movimenti navali italiani è stata discussa sino addirittura a sostenere, da parte di taluno, l'esistenza di informatori nemici nell'ambito di Supermarina. Che il mattino del 27 l'amm. Cunningham, ad Alessandria, conoscesse la partenza della squadra italiana era lentamente affiorato ed aveva ricevuto conferma autorevole attraverso varie pubblicazioni. Cunningham nella relazione inviata all'Ammiragliato l'll novembre 1941 (72) riferì:« ... Era già stato deciso di fare uscire la flotta da battaglia la sera del 27 (.. .) allorché la ricognizione aerea di Malta segnalò la presenza di incrociatori nemici che navigavano verso est nel pomeriggio del 22 ( ... )» e nelle sue memorie (73), nel 1950, sostenne la tesi che la decisione fosse conseguente ad un'attenta valutazione delle possibilità italiane ed alla scoperta della 3 a divisione navale (ore 12, 30 del 27) da parte del Sunderland inviato in ricognizione. Da fonte ufficiosa venne scritto nel 1956 che: «... la notizia [dell'avvistamento della divisione navale Trieste] confermò l'ammiraglio nella sua intenzione di uscire con la squadra quella sera sotto la protezione dell'oscurità>> (74). Più esplicita una informazione americana del 1959: <<Avvertito dall'Intelligence Service operante in Italia, l'ammiraglio Cunningham prese le disposizioni necessarie per contrastare l'incursione italiana» (75 ). ·
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Finalmente, nel 1974, quando cadde il divieto ufficiale di ogni accenno alla intercettazione. e decrittazione Ultra, si conobbe la verità: «Essi [gli italiani) avevano progettato una grande operazione contro i convogli britannici in una zona dove ritenevano meno probabile imbattersi in navi da g~erra nemiche. Fu una forruna per noi che i panicolari dell'operazione fossero comunicati alla Luftwaffe che doveva fornire la protezione aerea per le navi italiane; questo ci rivelò il piano d'operazione completo e riuscimmo a trasmetterlo in tempo all'ammiraglio Cunningham. La scoria di come l'ammiraglio Cunningham ordinò alle sue navi di aumentare la pressione e quindi se ne andò a terra con le sue mazze da golf. solo per rientrare a bordo non visco per prendere il mare con le sue navi all'imbrunire è ben nota; ebbe anche cura di salvaguardare la fonte Ultra e, malgrado la minaccia del dominio del cielo da parte della Luftwaffe, egli inviò al momento opportuno un idrovolante che si preoccupò solo di volare abbastanza vicino alla flotta italiana da farsi individuare ( ... )» (76).
L'operazione Gaudo, oltre a causare la perdita di ere incrociatori e due cacciatorpediniere, palesò brutalmente lo stato di inferiorità della flotta italiana nel campo della tecnica del combattimento notturno, della cooperazione aero-navale e dei mezzi di avvistamento del nemico (radar). Mussolini decise che le forze navali non si spingessero oltre il raggio d'azione della caccia terrestre. Così finì il mese di marzo 1941.
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NOTE AL CAPJTOLO PRIMO (1) FRIEDRICH WILHELM VON MELLENrHIN, Panzer Battles, Futura Pubblicacions Ltd, London, 1977. p. 56.
(2) Gli ufficiali tedeschi che mostravano, infatti, carenze di iniziativa o di carattere venivano da Rommel spietatamente esonerati. A dire il vero eran o rimpatriati anche coloro che «nutrivano preconcetti•, cioè che non andavano d'accordo con lui. (3) ERWIN ROMMEL, Guerra senza odio, Garzanti, Milano 1959, 3• ed., p. 206-207. (4) ANGELOJACHINo; Tramonto di una grande man·na, Mondadori, Milano 1960, 2• ed., p . 251-257 e 320-332, e Gaudo e Matapan, Mondadori, Milano 1963, 3• ed., p . 293-298. ( 5) Vds. in proposito, MARIO MONTANAJU, L'esercito italiano alla vigilia della 2 • guerra mondiale, Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito (USE), Roma 1982, p. 93 e seg.
(6) Wavell nel suo rapporto indicò complessivamente 500 morti, l.373 feriti e 55 dispersi. (7) Discorso alle gerarchie del fascismo fatto il 23.2. 1941 al teatro Adriano a Roma. (8) Promemoria 018296/408 data 8.2 .1941 dello Stato Maggiore R. Esercito. (9) È interessante leggere la relazione compilata nel l 93 7 dal col. Leo Geyr von Schweppen burg, all'epoca addetto militare tedesco a Londra, il quale , dati i buoni rapporti esistenti allora tra Gran Bretagna e Germania, aveva potuto effettuare un viaggio in Egitto ed in Palestina. ,La di/e.sa dell'Egitto da attacchi provenienti da ovest - egli aveva scritto - è favon·ta dalle carattenstiche naturali del deserto libico. Su quel terreno
possono agire solo truppe motonzzate e limitatamente a pochi assi di movimento: gli italiani potrebbero quindi impiegarvi soltanto forze poco consistenti. E ciò rappresenta, ai fini militan·, un fattore di importanza pari alla possibilità che avrebbe la difesa di appoggiarsi al forte ostacolo naturale del Nilo (.. .). La difesa richiede una sicurezza del fianco destro; ossia il dominio del Mediterraneo onentale. Ed è probabile che le forze navali britanniche riescano ad assolvere un simile compito in quelle acque. Senza considerare che le rotte che dovrebbero seguire i piroscafi italiani per trasportare i nfomimenti in Africa sono controllate dagli inglesi(. .. ). Ogni attacco da occidente verrebbe al più tardi arrestato in corrispondenza del Nilo!» (LEO GEYR VON SCHWEPPENBURG, En·nnerungen eines Militiirattachés, Stuttgart 1949, p . 154-155).
(IO) ENNO VON RlNTELEN, Mussolini l'alleato, Corso, Roma 1952, pp. 107-108. (11) Vds. in proposito MAR!o MONTANARI, La guerra in Africa settentrionale, I - Sidi el Barrani, USE, Roma 1990, p. 251-254 e 284-285.
(12) Giova tuttavia precisare che Roatta, il quale scava per subentrare a Graziani nella carica di capo di Stato Maggiore R. Esercito, si recò in Libia in veste di rappresentarite del Comando Supremo. (13) Diario Storico Comando Supremo (DSCS), tele 3/I data 13 .2.1941 del Comando Superiore a firma Roatta. ( 14) Il Comando Superiore aveva assorbito di fatto il Comando 5• armata. Formalmente il provvedimento divenne esecutivo in data 16 febbraio. Il Comando 5• armata verrà ricostituito il 15 aprile.
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(15) Diario storico Comando Superiore Forze Armate Africa Settentrionale (DSCSAS), f.01/1677 data 13.2.1941 del Comando Superiore. (16) DSCSAS, te!. 01/1725 data 14.2.1941 del Comando Superiore. (17) An~he l'imbarco a Napoli era avvenuto di giorno e di notte, a porto illuminato. Però mette conto indicare una suana differenza nel caricamento dei piroscafi. Mentre le unità tedesche vennero imbarcate al completo di uomini e di materiali sulle stesse navi, quelle italiane in partenza - essenzialmente compagnie da 47 / 32 e batterie da 65 / 17 erano spezzettate in un'inspiegabile diluizione di più giorni: con un primo convoglio i cannoni, le munizioni ed i carburanti; con un secondo gli automotomezzi; con un terzo tutti i materiali; con un quarto il personale. Naturalmente il «recupero• di armi, mezzi e materiali a Tripoli fu laboriosissimo, stanti le carenze organizzative del porro, danneggiato ed ingombro di relitti, e del servizio delle tappe, nonché, per la precisione, per disfunzioni a più alto liveUo. Avvenne anche che sbarcassero reparti non segnalati in arrivo e non attesi da alcuno. Sull'organizzazione dei convogli per il trasporto dell'Afiikako,ps vds. promemoria di Supermarina riportato da ALOO COCCHIA, La gue"a nel Medite"aneo, La difesa del traffico con l'Africa Settentrionale, voi. IV. Dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941, Ufficio Storico della Marina (USM), Roma 1958, p. 71-72. (18) Si trattava di un centinaio di uomini agli ordini del magg. Santamaria: un plotone mitraglieri, un plotone fucilieri, una sezione da 20 mm, un plotone carri leggeri ed una batteria di quattro cannoni da 77 /28 trasportabili solo su autocarri. Essendo persona di buona volontà e di molta iniziativa, Santamaria organizzò una serie di ricognizioni veloci più per migliorare le proprie disponibilità di viveri, armi e munizioni attingendo a materiale abbandonato dai resti della 10• armata, che per tenere a bada gli inglesi. Infatti raggiunse benissimo l'intento, al punto di riuscire a ... cambiare i vecchi 77/28 con pezzi da 75/27 trainabili, con buona provvista di munizioni. (19) Uno dei primi giorni , nel porto di Tripoli, Rommel si era voltato bruscamente verso l'ufficiàle del genio sbarcato con lui: «Hundt - gli disse - mi procuri 150 carri da combattimento•, poi, vedendo l'allibito imbarazzo del tenente, proseguì: «Lei ha qui legna e tela sufficienti ed anche Volkswagen.•. (20) The Rommel Papers a cura di B. LlDDELL HART, Harcourt, Brace e C., New York 1953, p. 103. (21) Il 26 marzo assumerà la denominazione di Comando XX corpo d'armata·, conservando le attribuzioni in atto. (22) Di questi erano utilmente impiegabili, al momento, i 25.000 uomini del X corpo d'armata. (23) DSCS, tele 14 data 20.2.1941, ore 23, del Comando Superiore a firma Roatta. Indubbiamente il tono generale era in ripresa, però i commenti non potevano mancare. Se nell'ambito dei reparti le lamentele e le critiche riguardavano in genere la vita spicciola del combattente, a più alto livello affioravano valutazioni severe. Per dare un'idea di ciò che bolliva in molti animi si riporta un episodio significativo. L' 11 marzo la 44 • compagnia cannoni da 47 / 32, sbarcata a Tripoli tra il 16 ed il 26 febbraio nelle condizioni precedentemente indicate, ed avviata il 10 marzo verso Sirte in rinforzo alla D.f. Bologna, incontrò casualmente strada facendo il comandante della divisione, il quale, informatosi sulle peregrinazioni del reparto e compiaciutosi per l'ordine con cui si presentava, rivolse agli uomini alcune parole per esortarli ad affrontare gli immancabili rischi e terminò con una frase tanto secca quanto chiara; «Cerchiato di vincere la gue"a, poi faremo i conti all'interno, (testimonianza del gen. Agostino Spano·, all'epoca tenente, comandante della compagnia).
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(24) Alla fine del 1940 il Comando della 2• squadra aerea, di stanza in Sicilia, era stato trasferito nel territorio della 2• zona aerea territoriale e sostituito dal Comando Aeronautica Sicilia. (25) Situazione al 16.2.1941. (26) GIUSEPPE SANTORO, L'Aeronautica italiana nella 1econda gue"a mondiale, voi. II, ed. Esse, Roma 195 7, p.68. (27) Il 7 febbraio sul diario storico dell'OKW veniva scritto: «Le ripetute notizie italiane sulla presenza di una seconda divisione corazzata inglese in Libia sembrano essere sempre più altendibzlz'>. Per converso, gli inglesi si convinsero rapidamente che i tedeschi disponessero di un intero torpo d'armata corazzato, mentre era sbarcata ed impiegata la sola 5• divisione leggera, cfr. cp. HANS-0ITO BEHRENDT, Rommels Kenntnis 110m Feind im Afrikafeldzug (Notizie sul nemico avute da Rommel durante la campagna d'Africa), Rombach, Freiburg 1980, p .57. (28) Hitler e Mussolini, Rizzoli, Milano 1946, p.91. (29) li piano d'affluenza prevedeva le seguenti scadenz,e . Fine aprile: 15• D. cor. tedesca e D. mot. Trento; fine maggio: D.f. Torino e D. mot. Tn·este; fine giugno: aut0mezzi per le tre divisioni in posto; fine luglio: completamento logistico. (30) DSCSAS, tele 01/7267/op. data 14.3.1941 del Comando Superiore. (31) Gli accordi in materia logistica presi in quel periodo stabilirono che per i rifornimenti in genere l'Intendente A.S. avrebbe provveduto ai reparti italiani ed il quartiermastro del DAK a quelli tedeschi. ad eccezione del vett0vagliamento, che sarebbe stato a carico dell'Intendenza anche per le truppe germaniche, naturalmente secondo le tabelle delle spettanze di queste ultime. Da Tripoli il flusso dei rifornimenti e sgomberi del Deutsches Afn'k.akorps avrebbe seguito la via d'acqua, almeno sino a quando la disponibilità di autocarri non avesse consentito diversamente, con una flottiglia costiera composta di natanti di 2-400 tonn. fino a Nofilia, base logistica del corpo tedesco. Una seconda flottiglia di battelli, rimorchiatori e maone avrebbe provveduto allo scarico in ·porto in qualunque punto della costa si rendesse necessario. I calcoli iniziali dovevano essere riferiti ad una forza di 32.000 uomini e 8.000 mezzi ruotati e cingolati, con un consumo giornaliero medio di 500 tonn. di carburante. (32) Il giorno seguente venne costituito presso il Comando del Deutsches Afn'kakorp1 un ufficio di collegamento con a capo il gen. Calvi di Bergolo. Un ufficiale di collegamento tedesco fu inviato al Comando della divisione An'ete. (33) Il distaccamento inviato a presidio di Marada comprendeva una compagnia di formazione su tee plotoni con pezzi controcarri da 37, mitragliere da 20 e fuciloni, una sezione contraerei da 20, una batteria da 75/27, una sezione radio ed un nucleo servizi. (34) La 5• divisione leggera era composta da: - Comando di divisione; - 3' gruppo esplorante, su due compagnie autoblindo, una compagnia motociclisti ed una di armi pesanti; - 39', 605 ' e 606' gruppo Panzerjaeger, ciascuno su tre compagnie di 9-12 pezzi da 37 e da 50; - 2' e 8' battaglione mitraglieri blindati, ciascuno su tre compagnie mitraglieri ed una pionieri;
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- 5 • reggimento corazzato su tre battaglioni; - 33 • gruppo artiglieria contraerei con pezzi da 37 e da 88; - 39• reparco trasmissioni; - 669° Comando rifornimenti su varie colonne; - unità vari servizi . In totale: 9.300 uomini, 2ì autoblindo, 55 carri Mk II da 9 tonn., 102 carri Mk III da 20 tonn. , 28 carri Mk IV da 21 tono. , 1.800 mezzi ruotati e semicingolati, 111 pezzi controcam. (35) DSCSAS, f. 01/2712/op. data 16.3.1941. La divisione era costituita da: Comando divisione; 8° reggimento bersaglieri su ree battaglioni; 132' e 142" compagnia da 47/32; - 32 • reggimento carristi su tre battaglioni cani l 3; - 132' artiglieria su due gruppi da 75/27; - 132 ' autoreparto misto; -- unità vari servizi . Complessivamente si trattava di 5.100 uomini, 117 carri L 3, di cui 23 lanciafiamme, 24 pezzi da 75/27 , 24 cannoni controcarri da 47/32 , 16 mitragliere da 20, 760 automezzi e 700 fra tric.idi e mot0cicli. -
- n•,
(36) DSCS, verbale riunione data 18.3.1941.
(37) Cinque divisioni irr Cirenaica, di cui due corazzate, sette divisioni in Egitto fino al Delta incluso, cinque altre al canale di Suez, per un totale di 17 divisioni. (38) Relazione 60/ 3 · 41 data 17.3.1941, allegato 1. La traduzione italiana del tesco originale tedesco fu curata dallo stesso Comando DAK ed è riportata integralmente nella sua forma linguisticamente piuttosto approssimativa. (39) Le richieste per il Deutsches Afrikakorps erano già state inoltrate: tre gruppi esploranti a grande autonomia, dotati di pionieri, batterie semoventi, cacciatori di carri, plotoni motorizzati su Volkswagen e di propri aerei di collegamento e ricognizione; - un reggiment0 paracadutisti; - un reggimento artiglieria pesante su tre gruppi; - tre battaglioni pionieri lanciafiamme con fuciloni controcarri e 110/kswagen, anziché carri lanciafiamme; - tre· plotoni motorizzati con armi automatiche e controcarri per azioni ripo commandos; - un gruppo nebbiogeni. Per la 5' leggera occorrevano: un reggimento mot. di artiglieria, un battaglione motorizzaco anziché motociclisti ed un battaglione pionieri corazzato. (40) Per la parte italiana erano ritenuti strettamente necessari i seguenti rinforzi: - due reggimenti artiglieria moc. da 150 (uno per il X corpo ed uno per il DAK); - un gruppo artiglieria moc. contraerei per divisione, su cinque batterie, ere pesanti e due leggere; - due reggimenti artiglieria moc. controcarri, su ere gruppi, uno per corpo d'armata; - dieci battaglioni lavoracori e cinque battaglioni lavoratori stradali, possibilmente tutti motorizzati, nonché squadre idriche con impianti di sonde.
-
(41) Per la 5• squadra aerea erano richiesti: una squadriglia da ricognizione lontana per il X corpo; una squadriglia da ricognizione•ed una di collegamento per la D . cor. An'ete;
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un gruppo di Ju 87; tre gruppi di caccia-bombardieri; due gruppi bombardieri; tre gruppi da trasporto. (42) D. IRVING, op. citata, pp. 82-83. (43) E. ROMMEL, op. citata, p. 20.
(44) 24 gennaio - 26 febbraio: D. cor. Ariete; 11 febbraio-20 marzo: 5• leichte Division; 27 febbraio-11 marzo: D . mot. Trento. (45) DSCS, f. 7644/0p. data 28.3 .1941 del sottocapo di Stato Maggiore Generale. (46) E. ROMMEL, op. citata, p. 14. (47) DSCSAS, verbale colloquio data 29.3.1941. (48) DSCSAS, f. 01/3249 Op. data 31.3.1941 del Co~ando Superiore. (49) WINSTON CHURCHILL, La seconda gue"a mondiale, parte II, voi. I, Mondadori, Milano 1950, pp. 87-88. (50) La questione dell'addestramento era presa con molta serietà. Il ministero della guerra nell'ottobre 1940 aveva impartito istruzioni a Wavell per la costituzione di una base logistica per il teatro del Medio Oriente (esclusi l'Iraq e l'Africa orientale), in grado di alimentare 14 divisioni (circa 500.000 u .) nel giugno 1941 e 23 divisioni (circa 800.000 u.) nel giugno 1942. In questo programma di -necessar_ia autosufficienza del teatro d'operazioni rientravano le esigenze addestrative. Erano, così, state approntate la Scuola di Stato Maggiore del Medio Oriente, una Scuola per l'addestramento tattico, una per l'impiego delle armi, una di educazione fisica, una per allievi ufficiali, una per conduttori e meccanici automezzi e mezzi corazzati ed un Centro operativo combinato. A parte tale organ'izzazione, le forze australiane e neozelandesi avevano proprie scuole di addestramento, così come ne esistevano per i vari alleati; francesi liberi, polacchi. Inoltre c'erano le scuole per la Royal Air Force. In definitiva un complesso di provvedimenti veramente di rilievo. (51) FREDERICK W . WINTERBOTHAM, Ultra secret,_Mursia, Milano 1976,
p.
79.
(52) Sembra che solo 1'8 marzo il servizio informazion i abbia individuato il gen. Rommel nel non identificato comandante tedesco (I.S.O. PLAYFAIR, The Medite"anean and Middle East, voi. II, H .M.S.O., London 1956, p. 10). In verità la cosa appare un po' strana. Secondo Winterbotham, Londra seppe a metà febbraio che Rommel era arrivato a Tripoli. Poco più tardi Ultra intercettò un messaggio di Rommel all'OKW, con il quale dava notizia_di aver assunto il comando delle truppe al fronte (F.W . WINTERBOTHAM, op. citata, p. 79). (53) JOHN CoNNELL, Wavell, Collins, London 1964, p. 385 . (54) Il 'Corpo di spedizione doveva comprendere le seguenti grandi unità: 1• brigata corazzata, divisione neozelandese, 6• divisione australiana, 7• divisione australiana e brigata polacca. (55) R.). COWNS, Lord Wavell, Hodder e Stoughton, London 1964, p. 355.
[,A SITUAZIONE GENERALE A M ETÀ MARZO 194 1
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(56) Il 3 • ussari disponeva di 29 carri efficienti su 52 ; il 5 • reggimento carri di 23
cruisers su 52; il 6° carri di uno squadrone M 13 il 30 marzo e di due squadroni il l • aprile. (57) Gli arrivi ammontarono a 2.341 mezzi in gennaio, a 2.049 in febbraio, a 725 in marzo ed a 705 in aprile. (58)
J.
CONNELL, op. citata, pp. 385-386.
(59) W. CHURCHILL, op. citata , p. 234. Lettera in data 26 marzo.
(60) Ibidem, . pp. 234-235. Lettera in data 27 marzo. (61) Le brigate 20• e 26• erano state cedute dalla 7• divisione australiana, in luogo delle brigate 18• e 26• che la 9• divisione aveva dovuto mettere a disposizione del corpo di sp~dizione per la Grecia. Nel frattempo la 18 a brigata era sta ca incaricata della conquista di Giarabub. (62) La «divisione corazzata coloniale> fu espressione impiegata dagli inglesi inizialmente per indicare una grande unità pari ad una divisione motorizzata leggera. (63)
J.
CONNELL, op . citata, pp. 390-391.
(64) In realtà si rraccava del ten . col. de Hautec!ocque, che aveva preso il semplice nome di Ledere ed era stato autorizzato a mettere i gradi di colonnello per ragioni di prestigio. Per quanto acciene all'impegno francese nel Nordafrica vds. JEAN-NOEl VINCENT, Les Forces Françaises dans la lutte con tre l 'Axe en A/rique, Servizio Storico dell' Esercito francese, Vincennes 1983. (65) Quanto Fort Larny abbia pesato a favore degli alleati può dimostrarlo il fatto che nel 1942 vi fecero scalo circa 3.000 aerei anglo-americani lungo la rocca Takoradi-Khartum-Cairo e che nello stesso anno ben 7 .000 aerei alleati sorvolarono quella base diretti verso l'Egicco o la Russia. (66) La colonna era stata avvistaca da un ricognitore ghibli, ma evidemcmence scambiata per italiana. Infatti il presidio di Cufra non venne messo in allarme. (67) La colonna mobile era composta dalla compagnia sahariana e dalla sezione sahariana: 4 ufficiali, 6 sottufficiali, 13 nazionali e 51 libici. Disponeva di 15 autoveicoli ed era armata con 6 fucil i mitragliatori, 9 mitragliatrici e 4 mitragliere da 20. Aveva un'autonomia di un mese di viveri, 5 giorni di acqua e carburante per 600 chilometri. (68) L'invito alla resa fu dato in volantini lanciati da aerei. Il testo era il seguente: «Difensori di Giarabub: i vostri capi probabilmente non vi hanno detto che abbiamo occupato l'intera Cirenaica, catturando I 15 mila prigionieri ed ingenti quantità di materiali. Le nostre truppe marciano ora su Tripoli. Ogni vostro sacrificio è quindi inutile ed anche la via di n·tirata è preclusa. Arrendetevi; noi vi tratteremo bene». Subito dopo la caduta di Bardia (5 gennaio) erano stati lanciaci volantini io cui si leggeva: «Ogni vostra resistenza è inutile. Volete essere schiacciati dai nostri cam· da 80
tonnellate? L'Impero non perdona. Arrendetevi!» . (69) Nel dopoguerra l'amm. Weichold ebbe· a commentare che , dato lo scopo, non era necessario impegnare a fondo la squadra: «Sarebbe bastato eseguire finte azioni
offensive sulle rotte di rifo rnimento britanniche, con la maggior frequenza possibile; e per tali azioni non sarebbe stato assoh!tamente necessan'o mantenere il segreto circa le date di
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SElTENTRJONALE
uscita dai porti. Con simile tattica di minaccia non avrebbe avuto neanche importanza decisiva che la flotta bn"tannica comprendesse Ire navi da battaglia oppure una sola, perché le divisioni iJaliane (.. .) con la loro velocità supen·ore avrebbero potuto accettare uno scontro impegnativo solo in favorevoli rapporti di forze (Cfr. A. )ACHlNO, Tramonto di una grande marina cit., p. 260). (70) A proposito della data dell'operazione scelta senza un preciso indizio sul nemico, l'amm. Jachino rilevò che un buon servizio di informazioni in Grecia od un'accurata ed organica esplorazione aerea nel Mediterraneo orientale avrebbero fatto conoscere a Roma che i convogli britannici facevano la spola tra Alessandria ed il Pirco ogni tre giorni. Quindi la probabilità di incontro con un convoglio in mare era troppo bassa per giustificare il grande consumo di nafta che l'azione avrebbe imposto (A. Jachino, op. citata, p. 259). (71) Per le battaglie di Gaudo e Matapan si rimanda a ANGELO JACHINO, La sorpresa di Matapan, Mondadori, Milano 1957 e soprattutto Gaudo e Matapan, citata; GIDSEPPE FIORAVANZO, La gue"a nel Medite"aneo, Le azioni navali dal 10 giugno 1940 al 31 marzo 1941 (tomo I), USM, Roma 1959. (72) Pubblicato nel supplemento della London Gazette del 31 luglio 1947. (73) ANDREW B. CUNNINGHAM, L'odissea di un marinaio, Garzanti, Milano 1952, pp. 171-173.
(74) I.S.0. PLAYFAIR, op. citata, p.62. (75) )OHN POTIER E CHESTER NIMlTZ, Sea Power: a naval history, New York 1959.
(76) F.W. WINTERBO'IHAM, op. citata, p. 80.
Capitolo secondo LA PRIMA CONTROFFENSIVA 1TALO-TEDESCA
I. L'OCCUPAZIONE DI BENGASI (F FASE).
Alla vigilia della controffensiva l'ordine di battaglia italiano era il seguente (1): Comando Superiore Forze Armate A.S.: Comando Superiore Carabinieri Reali, Comando Superiore Artiglieria, · Comando Superiore Genio, Intendenza Africa Settentrionale, D. cor. Ariete, D. mot. Trento, autoraggruppamento del Comando Superiore. X corpo d'armata:
D.f. Pavia, D.f. Bologna, D.f. Brescia. XX corpo d'armata: Settore Ga/ian-Nalut (D.f. Savona) Settore Zuara, Settore Homs, Cinta fortificata di Tripoli, Piazzaforte di Tripoli · Comando Sahara libico 5a squadra aerea:
13a D. aerea Pegaso, 14a B. aerea Rex. Rommel poteva contare sulle unità del DAK già in linea (praticamente la 5 a leggera) e su quelle italiane poste a sua disposizione per l'impiego: la Ariete e la Brescia (2). All'altezza di Sirte era schierato il X corpo d'armata con la Pavia e la Bologna .
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRIONALE
Per dare un'idea dell'imprevisto ed imprevedibile velocissimo snodarsi degli avvenimenti, diremo subito che il solo primo gruppo di grandi unità condusse l'intera operazione da el-Agheila al confine egiziano ed è perfino difficile indiçare una sequenza cadenzata di atti tattici. Solo a titolo orientativo e per comodità di esposizione si possono individuare tre fasi sufficientemente distinte, anche se immediatamente successive e senza soluzione di continuità: sbalzo di sorpresa fino a Bengasi (31 marzo - notte sul 4 apdle), avanzata da Agedabia e Bengasi su Mechili-Derna (4-8 aprile), investimento di Tobruk e raggiungimento del confine (9-13 aprile). Complessivamente Rommel aveva alle immediate dipendenze circa 2 5. 000 uomini; 2 31 carri dalle 1O alle 21 tonnellate, 117 carri leggeri da 3 ,5 tonnellate e 27 autoblindo dalle 5 alle 8 tonnellate; 72 pezzi da campagna e 220 controcarri:
Grandi unità S• leggera D. cor. Ariete
D.f. Brescia
uomini 9.000 7.000 9.000
autobl.
artiglierie
carri armati legg.
medi
camp.
e.e.
27
55
130
-
111
-
117
46
-
-
36 36
61 48
Per quanto l'obiettivo fosse limitato - il possesso della stretta di Marsa el-Brega - Rommel non poteva prescindere da un elementare confronto delle forze. Riteneva di aver di fronte, come primi avversari, un paio di reggimenti meccanizzati ed un battaglione australiano, alle cui spalle stavano due divisioni corazzate inglesi, una brigata australiana ed una francese. Il cardine del confronto era costituito dai carri armati. In proposito il paragone tecnico era determinante al · di là del numero ed egli ave:va già sperimentato la validità dei propri mezzi in Francia (3). L'esame dei carri base (vds. pagina seguente) dava consapevolezza di decisa superiorità in campo aperto, e ad essa occorreva aggiungere la capacità tattica dei comandanti ed il livello addestrativo degli equipaggi: la 7a divisione corazzata inglese era sicuramente abile ma altrettanto sicuramente logora; quanto alla presunta 4 a divisione corazzata, non si possedevano elementi di giudizio sulla sua preparazion·e al combattimento, comunque i tedeschi avevano già superato vittoriosamente la prova del fuoco . E c'era un altro particolare tecnico che manifestò un certo peso. Il cannone tedesco
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I.A PRIMA CONTROFFENSIVA ITALO-TEDESCA
CONFRONTO TRA I PRINCIPALI CARRI TEDESCHI E INGLESI NELL'APRILE 1941 Caratteristiche dei carri
tedeschi
inglesi
Carri leggeri: Tipo: peso corazza anteriore e laterale armamento principale potenza motore velocità max strada autonomia su strada
Panzer Kw II C 9 tonn. 15 mm pezzo da 20/55 140 HP 55 km/h 200 km
Cruiser A 9 12,7 tonn. 6 mm pezzo da 40/53 150 HP 37 km/h 240 km
Carri medi: Tipo: peso corazza anteriore corazza lacerale armamento principale potenza motore velocità max strada autonomia su strada
Panzer Kw III F 20,3 conn. 30 mm 30 mm pezzo da 50/42 300 HP 40 km/h 175 km
Cruiser A 10 14,5 tonn. 30 mm 8mm pezzo da 40/53 150 HP 25 km/h 160 km
Tipo: peso corazza anteriore corazza laterale armamento principale potenza motore velocità max strada autonomia su strada
Panzer IV D 21 tonn. 30 mm 20 mm pezzo da 75/24 300 HP 40 km/h 200 km
Cruiser A 13 15 tonn. 30 mm 8mm pezzo da 40/53 340 HP 50 km/h 14Ò km
.
da 50/42 per carro aveva una granata perforante con 685 m/s di velocità iniziale ed era in grado di superare a 1000 metri una corazza di 48 mm; la granata del pezzo da 75/24 aveva invece una bassa velocità iniziale (385 m/s) ma a 1000 metri perforava una corazza di 49 mm. In sostanza, solo il Matilda (corazza anteriore e torretta di 75 mm, corazza laterale di 47 mm) era invulnerabile a quella distanza, ma bastava attenderlo a 400-500 metri per averne la meglio. Per contro la bocca da fuoco inglese da 40/53, che pur raggiungeva la velocità iniziale di 853 m/s, possedeva minore capacità di penetrazione a causa del peso assai scarso del proietto. Sugli M 13 / 40 si è già <!etto qualcosa. Entrambi i contendenti ora
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lE OPERAZIONI IN AFRIC.~ SE1TENTRIONA LE
t
ne possedevano. Il carro (14 tonnellate) aveva un pezzo da 47 / 32 di ottime qualità balistiche per quell'epoca: 675 ml s di velocità iniziale del proietto controcarri (con spoletta posteriore ritardata), pesante kg 1, 5 ed in grado di perforare una corazza di 30 mm a 1000 metri. Le gravi carenze erano di natura meccanica, a causa degli affrettati collaudi, e furono eliminate a ·partire dalla produzione dei primi mesi del 1941 (4). Queste premesse, 1a struttura della 5 a leggera e l'impossibilità di sfruttare utilmente i battaglioni carri leggeri della Ariete portarono ad una conseguenza in campo operativo: l'impiego di numerosi gruppi tattici di costituzione variabile secondo gli sviluppi del combattimento o meglio del veloce movimento nel deserto. Rommel se ne avvalse in tutta la controffensiva ed essi risposero allo scopo. Se prima si era mosso rimarco al ricorso alle colonne mobili da parte della 10a armata, adesso l'appunto cade. Non c'è contraddizione: ora le colonne sono tenute strettamente in mano , in un disegno operativo nitido e perseguito energicamente, e, soprattutto, hanno più nerbo qualitativo in fatto di mezzi. Le fqnti di informazione di Rommel erano essenzialmente rappresentate dalla ricognizione aerea e terrestre, specialmente la prima. Meno considerato l'apporto della intercettazione radio, anche perché inizialmente condotta da un solo plotone (5 ). Ad ogni modo Rommel faceva grosso affidamento sulla propria intuizione. Un giorno esclamerà: «Ho il dono di prevedere dove ti nemico sarà più vulnerabile» (6). Il mattino del 31 marzo ebbe inizio la ricognizione offensiva verso la stretta di Marsa el-Brega. Era stata affidata ad un gruppo tattico tedesco costituito-· una compagnia di Panzer, una di Panzerjaeger ed una batteria da 88. Sulla destra, con obiettivo Bir es-Suera, operavano il 3 ° gruppo esplorante ed il gruppo Santamaria. Le ultime notizie sul nemico facevano ritenere presenti al massimo tre battaglioni di fanteria, un reggimento meccanizzato da ricognizione e due gruppi di artiglieria. In effetti la posizione era tenuta dal King 's Dragoon Guards e dal 2 ° gruppo di sostegno composto dal I Tower Hamlets Rifles, una compagnia mitraglieri del Northumberland, due compagnie australiane, il 104 ° artiglieria a cavallo ed il 3° artiglieria a cavallo controcarri(?chizzo n. 13). Più indietro, una diecina di chilometri ·a nord-est, si trovava la 3a brigata corazzata. Superata rapidamente la resistenza degli elementi avanzati, il gruppo µttico prese contatto con la posizione principale
da
I I ljJ
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I.A PRIMA CONTROFFENSIVA ITAL0-1.EOESCA
e alle 10,15, a seguito di un'incursione di Stuka, tentò di forzare la stretta senza riuscire nell'intento: il fuoco d'artiglieria lo arrestò a sei chilometri da Marsa el-Brega. Poco dopo le 14 una seconda ondata di Stuka preparò lo sforzo decisivo. Il gen. Streich immise nella azione un battaglione mitraglieri e fece serrare sotto altre unità di aniglieria, cosicché, quando il nuovo attacco fu sferrato lungo la striscia costiera, la destra inglese fu sfondata e la resistenza cessò rapidamente (7), tanto piw che Bir es-Suera veniva occupata dalla colonna fiancheggiante. A dire il vero il gen. Latham, comandante del gruppo di sostegno, aveva chiesto nel pomeriggio l'intervento della 3a brigata corazzata sul fianco tedesco, ma il geo. Gambier-Parry, che sapeva della riluttanza della tanto più espena 7a divisione corazzata ad impegnarsi in combattimenti notturni, stimò che mancasse. il tempo sufficiente a montare ed "eseguire un contrattacco prima del calare dell'oscurità. Conseguentemente la 2 a divisione corazzata ripiegò ad una trentina di chilometri a sud-ovest di Agedabia. Le perdite tedesche erano state insignificanti, mentre quelle britanniche ammontarono ad una cinquantina di Bren cam·ers ed una trentina di autocarri. Esaurito lo scopo della ricognizione offensiva, il I aprile subentrò una pausa. Già durante i combattimenti del 31 marzo il grosso della 5a leggera si era spostato ad est di el-Agheila ed il XII battaglione bersaglieri si era ponato a Maaten Giofer, lungo la pista per Marada, a protezione del fianco esposto. Subito dopo l'occupazione di Marsa el-Brega la divisione Ariete ricevette ordine di concentrarsi nel triangolo el Agheila-Maaten Giofer-el Barachim e la Brescia di serrare verso Maaten Bescer a cavallo della via Balbia. Rommel sembrava intenzionato a rispettare il programma. Infatti, oltre alle disposizioni per raccogliere le forze tra Marsa el-Brega e Bir es-Suera, aveva deciso lo schieramento di un vasto campo minato contro eventuali tentativi avversari di riconquista della stretta. Verso mezzogiorno del 1 ° aprile egli si recò al posto comando avanzato del geo. Streich. Le notizie dell'esplorazione aerea inducevano ad ipotizzare un nuovo ripiegamento britannico. «Non potei rinunciare all'occasione propizia - scrisse Rommel - e diedi ordini di attaçcare ti nemico presso Agedabia e di prendere questa località, sebbene un 'azione del genere fosse prevista solo per la fine di maggio» (8). Sembra invece che le cose siano andate alquanto diversamente. Secondo Streich, Rommel, per quanto ben determinato a tallonare I-avversario con elementi aggressivi cui far O
DISLOCAZIONE DELLE FC AL MATTINO DEL :
â&#x20AC;¢RZE CONTRAPPOSTE ~1 MARZO 1941
Schizzo n. 13
LA PRIMA CONTROFFENSIVA ITALO-TEDESCA
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saggiare la situazione davanti ad Agedabia, non appariva - come si è detto - ancora orientatO alla immediata prosecuzione generale dello sforzo. Semplicemente, in tono scherzoso, chiese al comandante della 5 a leggera: «Beh, quando ci vediamo ad Agedabia?». L'interpellato aveva disposto la ripresa del contatto con elementi esploranti e pensava possibile continuare l'azione, ma non era ben sicuro del pensiero reale del superiore, cosicché si limitò a rispondere genericamente: «Vedremo cosa si può fare»_ Poi, rimasto solo, riesaminò le informazioni ricevute e decise di muovere l'indomani con l'intera divisione, senza peraltro informare Rommel della questione (9). Questi nel pomeriggio stesso prospettò la situazione al Comando Superiore: «( ... ).Il C.T.A. (10), con un reparto avanzato insegue il nemico in fuga in direzione di Agedabia, secondo le norme di combattimento dell'esercito tedesco. Il grosso dd Corpo, fino a chiarimento della situazione del nemico intorno ad Agedabia, raggiunge e rimane nella zona di Marsa el Brega-Maaren Giofer-suetta ad ovest di el-Agheila ( ... )• (Il),
e chiese di far arrivare al più presto la divisione motorizzata Trento, nonché di avviare lo spost;unento in avanti del X corpo italiano. Nel primo dei due periodi riportati, a parte la forma altezzosa, è sembrato di rinvenire quel fermo proposito di portare a fondo l'attacco che costituirà la caratteristica principale dell'azione di comando di Rommel, nascondendo l'intento di .non rispettare le direttive con l'accenno ad «un reparto avanzato». Ciò anche in base a quanto poi affermato esplicitamente dall'interessato. In effetti, in serata, dovette maturare in Rommel la decisione di procedere in forze, perché il mattino successivo, verso le 8, 30 impartì ordini verbali al gen. Baldassarre, alla presenza del geo. Calvi di Bergolo. L'occupazione di Agedabia doveva essere effettuata dalle divisioni 5 a leggera ed Ariete, entrambe in prima schiera. La prima doveva operare sulla sinistra della via Balbia, preceduta da due forti avanguardie di cui la sinistra più avanzata; la seconda sulla destra della litoranea, anch'essa con due avanguardie, di cui la destra più avanzata. In tal modo Agedabia sarebbe caduta per doppio avvolgimento. Base di partenza doveva essere il sentiero che da Alizir (nord-est di Marsa el-Brega) volge verso sud-est, quasi normalmente alla litoranea. L'inizio dell'attacco era previsto per le 7 dell'indomani, 3 aprile, su ordine del Comando DAK. Rommel, però, si riservava di impartire ulteriori disposizioni, più precise, in una riunione fissata ai du! comandanti di divisione in quello stesso
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
pomeriggio alla casa cantoniera, sedici chilometri ad est di Marsa el-Brega. Stando per contro a Streich, Rommel si sarebbe attribuito a posteriori il merito di un'iniziativa non interamente sua. Infatti solo verso le 13 raggiunse nuovamente il Comando della 5 a leggera e mostrandosi sorpreso chiese: «Si può sapere cosa sta succedendo?». Streich rispose: «Ho pensato che non dovevamo dare al nemico in ritirata la possibilità di tornare a trincerarsi. E allora ho fatto avanzare tutta la divisione e sto per attaccare Agedabia». AI che Rommel commentò: «A dire zf vero, non erano questi i miei ordini, ma· approvo» (12) (schizzo n. Ì.4). Fin dall'alba del 3 gli esploratori tedeschi avevano preso il contatto con il gruppo di sostegno. Gambier-Parry, che ancora non si trovava di fronte a visibili preparativi di un attacco, probabilmente non· ebbe modo di concretare un disegno difensivo perché poco prima di mezzogiorno (ma per la ricezione dell'intero messaggio ci vollero due ore) ricevette da Neame un ordine fortemente vincolante: . il gruppo di sostegno doveva cqntinuare a bloccare la via Balbia il più a lungo possibile, senza però rischiare di essere avvolto lateralmente, e la 3a brigat'.l. corazzata non poteva essere impiegata senza la preventiva autorizzazione di Neame. Naturalmente c'era un motivo particolare al riguardo. Nell'incertezza sulla gravitazione dello sforzo tedesco, su Bengasi o su Mechili, la brigata doveva essére pronta a trasferirsi verso Sceleidima, a nord di Antelat, in modo da trovarsi sul fianco del nemico nella prima ipotesi. Nel contempo, però, doveva porsi in condizioni di spostarsi verso Msus, base ÌÒgistica della divisione, superando l'asprezza della scarpata di Sceleidima. Non era un momento facile; il gruppo di sostegno risultava fortemente impegnato e solo un contrattacco e l'intervento di uno squadrone di cruisers riuscirono a contenere le perdite ed à. consentire un disimpegno di tutta la divisione verso Agedabia. Gambier-Parry, letto l'ordine di Neame, si rese conto che non era il caso di far intervenire prematuramente la 3 a brigata corazzata, però chiese di essere lasciato libero del suo impiego anche per evidenti ragioni di tempestività. Tra l'altro, si stava orientando all'eventuale abbandono di Agedabia durante la notte e desiderava che le due colonne, retrocedendo verso Antelat, si sostenessero a vicenda. A suo avviso il conferire priorità allo sbarramento della direttrice costiera rischiava di compromettere le soni dell'intera divisione corazzata, tanto più che era rimasta con 22 carri medi e 25 leggeri efficienti, oltre ad una ventina di M 13, e si aspettava di perdere un
L'OCCUPAZIONE DI AGEDABIA E DI BENGASI
Schizzo n. I 4
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LE OPERAZIONI IN AFRICA Sf.1TENTRION:ALE
mezzo ogni dieci miglia per il solo effetto dell'usura. Neame, il quale vedeva assai più pericolosa la direttrice per Mechili di quella per Bengasi, stava per accordare a Gambier-Parry la richiesta libertà d'azione quando intervenne Wavell. Il comandante in capo del Medio Oriente era assolutamente scontento di tutto e di tutti. Già aveva male accolto il rapporto circa la perdita di Marsa el-Brega. Secondo lui, i carri della brigata avrebbero dovuto intervenire subito: almeno avrebbero inflitto perdite ai tedeschi prima di arrestarsi per guasti meccanici. «Tutto sembrava andare storto - commentò - i cam· in avaria, le
comunicazioni per an'a, l'aviazione nemica impegnata a fondo su tutti gli automezzi. Gambier-Parry non era un comandante sufficientemente esperto per fronteggiare un simile stato di fatto e Neame se ne restava al propn'o Comando, a Barce, a dirigere una situazione preoccupante con dispacci: invece di intervenire di persona» ( 13). Il mattino del 2 aprile egli telegrafò a Londra, al Comitato dei capi di Stato Maggiore, per riferire della perdita di alcune posizioni avanzate ma ponendo in evidenza le impressioni di Neame circa le condizioni dei mezzi corazzati: «Dato che non posso mettere in linea altre unità carriste per almeno altre tre o quattro settimane - aggiunse - l'ho ammonito a non compromettere l' esistenza delle tre brigate anche se ciò implica un ripiegamento notevole, fors'anche da Bengasi» (14).
Poi , alle 10, sentite le ultime novità dal fronte, decise di andare in Cirenaica a vedere con i propri occhi quel che stava succedendo: «Mi resi subito conto che Neame aveva perduto ti
controllo . della partita e non stava compiendo lo sfon:o di n·conquistarlo nella sola maniera possibile: recandosi in posto». Perciò nel pomeriggio fece spedire un messaggio al gen. O'Connor, dandogli l'incarico di rilevare Neame. Quindi partì in volo per Barce. Mentre era immerso nell'esame della situazione a sud di Bengasi, pervenne la richiesta di Gambier-Parry di poter disporre liberamente della 3a brigata corazzata. Si oppose decisamente. Non poteva credere che Rommel avesse raccolto in così poco tempo un tale complesso di forze da riconquistare l'intera Cirenaica. Perciò il suo obiettivo non poteva essere che Bengasi e questa non doveva essere ceduta senza almeno obbligare l' avversario ad uno sforzo di qualche consistenza. In definitiva, la 2a divisione corazzata doveva agire unitariamente sino a nord di el-Magrum, sulla striscia litoranea. Se la pressione nemica fosse risultata eccessiva, il gruppo
I.A PRIMA CONTROFFENSIVA !TAi.O-TEDESCA
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di sostegno avrebbe esercitato un··azione di ritardo e di logoramento mentre la brigata corazzata, procedendo per Antelat-Sceleidima, si sarebbe schierata a sud di el-Abiar per coprire il fianco sinistro della 9a divisione australiana. L'ordine di Wavell fu diramato poco prima delle 21, senonché soltanto alle 2,30 del 3 aprile giunse a destinazione. Ormai gli avvenimenti stavano prendendo il sopravvento. La brigata corazzata era sparpagliata, disorganizzata ed a corto di carburante; il gruppo di sostegno aveva perduto una metà delle sue truppe e non risultava in grado di sbarrare la strada per Bengasi. Quindi Gambier-Parry si considerava obbligato a ripiegare tutta la grande unità, e non solo la brigata corazzata, verso el-Abiar per un indispensabile riordino. Il messaggio con questa risposta arrivò a Barce, al Comando avanzato della Cirenaica, alle 6 del mattino e rese vana qualsiasi intenzione di resistenza davanti a Bengasi. «La storia del 3 aprile è quella di un continuo aumento della sfortuna e della ·confusione» (15). E, certo, la 3a brigata corazzata fu l'unità che maggiormente ne ebbe a soffrire. Alle prime ore di quel giorno - evidentemente non avendo ricevuto un tempestivo contrordine - il 6 ° Royal Tanks si era mosso in direzione di Agedabia, come retroguardia divisionale, e solo all'alba, quando giunse ad una diecina di chilometri dalla località, senza incontrare né amici né nemici, seppe che ,il resto della divisione era già in ritirata a nord di Antelat, sulla strada per Sceleidima. Non basta. Poco dopo mezzogiorno il 5 ° Royal Tanks ebbe ordine di «impegnare e distruggere i cam· nemici provenienti da Antelat», ma presto scoprì che si trattava del 6 ° Royal Tanks (equipaggiato con M 13 di preda bellica) che procedeva verso nord. Più tardi il 1 ° artiglieria a cavallo venne dato per disperso. Neame aveva diramato i nuovi ordini verso le 10,30: attuazione del piano delle demolizioni per Bengasi e dintorni; ritirata della 2a divisione corazzata a nord di Sceleidima col triplice compito di impedire al riemico il passaggio dalla fascia costiera alla zona desertica interna, dare sicurezza alla sinistra degli austrialiani e proteggere i depositi di Msus. Verso le 15 arrivò a sua volta a Barce il gen. O'Connor, che aveva portato seco il neo brigadiere J.F.L. Combe, già comandante dell'll ussari. Al termine di un br.eve colloquio con Neame (16), O'Connor si presentò a Wavell, che vide «stanco e depresso». A O'Connor la situazione sembrava «molto confusa»; tra l'altr~. nessuno sapeva dove esattamente fosse finito il Comando di Gambier-Parry. Posto che la 9a australiana O
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LE OPERAZIONI IN AFRJCA SE"ITENTRJONALE
teneva la scarpata da Regima ad el-Abiar, Wavell aveva ancora qualche timida speranza che Rommel si arrestasse a Bengasi. _Ad ogni modo c'era una questione da risolvere con urgenza. O'Connor si sentiva molto imbarazzato: a prescindere dalle difficoltà derivanti da avvenimenti così dichiaratamente sfavorevoli, egli non conosceva le due divisioni né da esse era conosciuto. Poi, ormai la manovra, quale che fosse, era avviata ed a quel punto c'era poco da modificare. Inoltre pensava che l'esonero di Neame fosse ingiusto ed inopponuno, capitando nel bel mezzo della battaglia. Perciò si risolse a pregare Wavell di tornare sulla decisione di affidargli l'incarico di comandante della Cirenaica: si sarebbe, invece, fermato volentieri qualche giorno, pronto ad offrire a Neame ogni collaborazione. La proposta - alla quale molto probabilmente Neame avrebbe preferito la sostituzione - venne accolta ed alle 20 Wavell ripanì per il Cairo. Lo aspettava da ·m olte ore un inquieto messaggio di Churchill: «Sarebbe estremamente desiderabile che l'offensiva tedesca contro la Cirenaica venisse stroncata. Qualunque disfatta inflitta ai tedeschi avrebbe conseguenze psicologiche di vasta portata. Sarebbe giusto cedere terreno a scopo di manovra, ma un'eventuale definitiva ritirata da Bengasi sarebbe assai dolorosa. Non riesco a capire come il nemico possa essere riuscito a sviluppare una wnsiderevole forza d; attacco a1 termine di questa lunga e arida strada costiera, né posso credere che in questo momento il suo attacco possa essere alimentato. Se questo nucleo, che si è spinto innanzi contro di voi, potesse essere tagliato fuori potreste godere di una prolungata distensione. Naturalmente, se esso riuscirà a scorazzare ancora in avanti, distruggerà gradualmente i risultati defle_ vostre vittorie. Avete uomini sotto mano come O'Connor o Creagh per affrontare questo problema di fron~iera?• (17).
Wavell fece rispondere dal proprio capo di Stato Maggiore, gen. Dorman-Smith, il mattino seguente: «Il generale Wavell è andato ìen· ìn aereo in Cirenaica. Tutti i punti da Voi citati sono stati da lui presi in considerazione» (18). L'occupazione di Agedabia, con le sue preziose sorgenti di acqua dolce, era avvenuta verso le 16,30 del 2 aprile , dopo breve lotta: una compagnia del 5 ° Panzerregiment ,si era presentata sulla scena imponendosi agevolmente. Mentre elementi avanzati procedevano verso Zuetina, il DAK diramò subito disposizioni per il consolidamento: la 5 a leggera sarebbe rimasta ad Agedabia fino a quando non fosse stata sostituita dalla D.f. Brescia, il che era previsto per il giorno 4. Poi doveva organizzarsi a difesa a cavalier~ della via Balbia nel settore Agedabia-Zuetina, avviando ricognizioni
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verso Antelat-Soluch e Ghemines-Bengasi. La Brescia doveva subentrare, come detto, ai tedeschi attorno ad Agedabia, sorvegliando con elementi mobili la strada per Gialo ed occupando el-Haseiat. L'Ariete, che avrebbe assorbito il gruppo Santamaria, nella giornata del 3 doveva portarsi a cinque-dieci chilometri a nord di Agedabia, sistemandosi a àifesa, fronte a sud-ovest. Tutto ciò poteva considerarsi come indicazione di una pausa operativa, senonché i veri intendimenti di Rommel cominciarono a trapelare ed a mostrarsi assai lontani dall'idea- di regalare tempo e spazio all'avversario. La stessa comunicazione fatta all' O KW era interpretabiJe come orientamento a proseguire: <<li nemico si è mostrato zi 2 aprile soltanto con retroguardie che a/l'attacco si dileguarono. Non si prevede una seria resistenza prima di Soluch ( ... )». Gatiboldi, naturalmente , avvertì subito questi sintomi e gli telegrafò: «Dalle notizie ricevute desumo che Lei continui ad avanzare e ciò non corrisponde a quanto da me disposto. La prego di attendermi prima di proseguire il movimento». Il mattino del 3 Rommel si trasferì invece ad Agedabia. Stava persuadendosi che gli inglesi, sopravvah,1tando esageratamente la consistenza della sua forza, tendessero ad evitare lo scontro decisivo preferendo, al limite, abbandonare la Cirenai~a. I prigionieri ammontavano a circa 800 e dai primi interrogatori risultava la generale convinzione di aver a che fare con un intero corpo d'armata corazzato tedesco. «Nel pomeriggio stesso - scrisse Rommel - decisi per questo di rimanere alle calcagna del nemico in ripiegamento e, se possibile, di prendere con un colpo di mano tutta la Cirenaica» (19). Nella sua mente si stava completando il proposito di passare dai piccoli atti preliminari alla maggiore offensiva di maggio, al grandioso disegno dell'immediato raggiungimento della frontiera egiziana. Le direttrici possibili erano tre. Costiera: Agedabia-BengasiDerna; centrale: Agedabia-Antelat-Msus-Mechili; interna: Agedabia-Bir Ben Gania-el Gazala. Quest'ultima, un'antica pista carovaniera, era quella che prometteva il successo pieno, però se ne ignorava la percorribilità. Ordinò dunque intanto: alla 5a leggera di avviare lungo la costa il 3 ° gruppo esplorante di von Wechmar ed all'Ariete di mandare verso Ben Gania la colonna Fabris (20). Non si può dire che l' immediatezza del progetto incontrasse adesione incondizionata nei più diretti collaboratori. Il comandante della 5a leggera rappresentò l'usura dei mezzi, il comandante della Brescia indicò come impr:ticabile la pista di Bir Tengeder. Rom.m d
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non rispose al primo e si recò personalmente, in macchina, a controllare la pista. Dopo una ventina di chilometri raggiunse il gruppo Santamaria, che procedeva «in eccellente formazione», e giudicò il terreno «relativamente buono per gli automezzi», quindi tornò indietro (21 ). Ad Agedabia lo attendevano novità. Streich aveva comunicato di essere rimasto con carburante solo per 150 chilometri e che gli occ.orrevano quattro giorni per fare rifornimento. Rommel gli ordinò seccamente di far scaricare tutti gli automezzi della divisione, mandarli in nottata all'Arco dei Fileni, dove era la base logistica divisionale, e farli rientrare entro la sera successiva.· Streich obiettò che per 24 ore la grande unità sarebbe rimasta letteralmente immobilizzata, ma Rommel insistette duramentè aggiungendo: «Così si risparmia del sangue e ci assicuriamo il possesso della Cirenaica» (22). L'impo,rtante per lui era il mantenere sul nemico la pressione delle punte esploranti, sperando di farle seguire nel giro di un giorno da consistenti aliquote di truppe. Poi ripartì, sulla Balbia questa volta: voleva vedere la situazione del gruppo esplorante. Raggiunse Wechmar verso el-Magrum. Nessun contatto con l'avversario; inoltre un parroco italiano aveva portato la notizia dell'evacuazione di Bengasi. Immediatamente Rommel dispose per la prosecuzione dell'avanzata. Nel diario personale il comandante del DAK annotò quel giorno: «Dal 31 ma1'Zo attacchiamo con notevole successo. A Tripoli dovranno accorgersene ed anche a Roma ed a Berlino. Ho osa'to varie avanzate, malgrado le direttive opposte, perché l'occasione era propizia. Esse daranno in seguito i loro frutti». Rientrato ancora ad Agedabia, trovò ad attenderlo Gariboldi. A Tripoli; come a Roma ed a Berlino, si erano proprio «accorti» di certe iniziative e queste cominciavano a· destare apprensione. Mussolini era rimasto soddisfatto dell'occupazione dì Marsa el-Brega ed aveva incaricato il comandante superiore in A.S. di rivolgere un elogio a Rommel, esponendogli però nel contempo «il suo netto pensiero in merito a tali azioni, considerate nel quadro d'insieme della situazione» ed avvertendolo che (<causa prossimi avvenimenti fronte giulio ed albanese invio altre divisioni et altri autocarri doveva necessariamente ritardare» . .Gariboldi, che era perfettamente d'accordo, rispose nella stessa giornata del 2: «Esprimo parere che operazioni intraprese generale Rommel oltre raggio concordato sono imprudenti per tutte le considerazioni elencate nel telegramma al quale rispondo. Avevo concesso occupazione stretta ad ovest Marsa e! Brega che migliorava nostra sistemazione difensiva i:na con fisionomia
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lentamente progressiva. Generale Rommel sempre anelante offensiva, trascinato da successo, si è lanciato più avanti. Gli ho ordinato ed ho ripetuto ordine di arrestarsi et parto per parlargli personalmente. Ritengo necessario ordine più autorevole per convincerlo rimanere nell'ambito d'azione stabilito. Salvo ordine in contrario, per evitare nuovi mo tivi di nuovo slancio comunicherò ufficialmente elogio Duce unitamente ad eventuale Vostro ordine tassativo sospendere avanzata» (23).
Poi, fiducioso di ricevere a giro di dispaccio l'appoggio richiesto, andò a raggiungere il Comando dell' Afrikakorps. L' incontro, come riferito dallo stesso Rommel, dette luogo ad una «discussione alquanto vivace». Gariboldi cominciò col chiedere gli venisse illustrata la situazione, quindi vietò qualsiasi sviluppo dell'azione senza l'autorizzazione del Comando Supremo. Rommel replicò di non poter attendere disposizioni, che forzatamente sarebbero risultate superate dagli eventi, e che «come generale tedesco doveva diramare. i suoi ordini in base alla sùuazione del momento» (24). È naturale che la tensione salisse rapidamente. Per fortuna un telegramma da Berlino sciolse il nodo. Non che l'OKW fosse contento di come andavano le cose, tutt'altro. Keitel e Halder erano estremamente in allarme per la possibilità che i piani relativi all'operazione Barbarossa, già toccati dalla campagna contro la Grecia, dovessero subire nuovi intralci. Perciò ìl primo inviò un radio, ricordando all'impetuoso comandante del DAK che era suo compito tenere agganciate quante più forze inglesi fosse possibile e che «tutte le iniziativ~ offensive di limitata entità, rese necessarie da tale compito, non devono trascendere la capacità delle scarse forze ai .Suoi ordini ( ... ). · Soprattutto, Lei deve evitare di esporre ad attacchi il suo fianco destro, che verrebbe a trovarsi seo peno nella puntata in direzione di Bengasi ( ... )~ (25 ).
Ed anche dopo l'arrivo della 15 a divisione corazzata non era prevista la condotta della grande offensiva con obiettivo eventuale Tobruk. Senonché, il dispaccio venne consegnato a Rommel solo il mattino del 4 aprile. Per contro un altro messaggio, inviato da Berlino alle 18 del 3, consentiva, ove si fossero determinate condizioni particolarmente favorevoli, il proseguimento dell'avanzata. Questo fu mostrato a Rommel proprio nel bel mezzo della discussione con Gariboldi (26) e gli consentì libertà d'azione. Gariboldi dovette stringersi nelle spalle. Tornato a Tripoli prese visione della risposta di Mussolini:
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LE O PERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONAl'.E
«Vostro telegramma 01 / 3283 mi giunse insieme notma occupazione Agedabia et Zuetina. Poiché vi siete recato sul posto Vi sarete reso conto della situazione et forse del pericolo che corrono reparti non sufficientemente forti, molto distanti dalle rimanenti forze et che non hanno possibilità di essere rapidamente sostenuti et facilmente riforniti. Ma se scontri avvenuti danno fondata sensazione che nemico attraversa un periodo di crisi et che numerose sono le possibilità di successo, sarebbe errore gravissimo non approfittare del momento favorevole per tutto osare. Dovrebbesi in tal caso sostenere azione con altre forze rapidamente autoportate, tratte da Tripoli e dintorni. Soltanto Voi potete avere tutti elementi necessari per decidere et per regolare azione gen. Rommel» (27).
Tutto sommato, è chiaro come la prospettiva di poter sfruttare a fondo l'imprevisto stato di cose palesatosi di fronte alle prime spinte esplorative non dispiacesse affatto a Roma. Gariboldi era oltremodo seccato perché il ritardo di queste direttive del Duce rispetto alle circostanze lo aveva esposto - legato com'era alle precise disposizioni precedenti - ad assumere un atteggiamento «sfasato» che sarebbe stato costretto a sconfessare. Infatti non poté che replicare che l'azione di . Rommel era la semplice e logica conseguenza del ripiegamento intrapreso dall'avversario oltre Bengasi. L'episodio, purtroppo non isolato, tratteggia efficacemente la natura delle relazioni instaurate fin dal principio tra il comandante superiore in A.S. ed il comandante dell'Afnkakorps. Secondo gli accordi e la logica il rapporto sarebbe dovuto essere di piena dipendenza operativa, ma all' attÒ pratico minacciava di essere sostanzialmente invertito, ponendo il Comando Superiore, e con esso il Comando Supremo, a rimorchio dell'iniziativa operativa di Rommel. Indipendentemente dalla palese anormalità della questione, tale procedimento era destinato a mettere il Comando Superiore di fronte a gravi difficoltà, in quanto respqnsabile, per la parte italiana, di tutta la parte logistica delle operazioni. La giornata si chiudeva in bellezza. Alle 21 la colonna Fabris aveva raggiunto Giof el-Matar e l'An.ete provvedeva a costituire in posto un proprio piccolo deposito avanzato.
2. I COMBATTIMENTI DI DERNA E DI EL-MECHILI (2a FASE).
La seconda fase della controffensiva si traduce nella manovra per l'accerchiamento delle forze britanniche nel gebel cirenaico, puntando da Agedabia per Mechili su Tmimi e tagliando in tal modo l'unica grande via di comunicazione alle loro spalle. (schizzo n. 15).
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Mancano, nella documentazione agli atti, elementi atti a ricostruire con precisione le disposizioni impartite ai reparti tedeschi; comunque emerge chiaro l'intento di lanciare con urgenza il totale delle forze disponibili lungo tutte le direttrici. Naturalmente ciò non poteva avere luogo in un quadro rigorosamente organico: le grandi unità erano diluite su distanze non eccessive in senso assoluto ma sensibilissime su quel terreno, il problema del rifornimento carburante trovava soluzione soltanto con provvedimenti di emergenza presi di volta in volta, gli ordini ormai venivano impartiti da Rommel sul tamburo, utilizzando quanto aveva alla mano e per approssimazioni successive. La divisione Brescia si divise in due blocchi. Il grosso, costituito da tutti gli elementi non motorizzati, doveva trasferirsi nella zona di Agedabia e garantirne il saldo possesso. È ovvio che l'afflusso dei reparti sprovvisti di automezzi in organico veniva a dipendere dalle possibilità di trasporto dell'autoraggruppamento d'Intendenza. Gli elementi motorizzati, invece, da Bengasi dovevano puntare su Barce-Derna e su Regima-Mechili insieme con unità tedesche. Alla divisione Ariete ed alla 5 a Jeggera era. affidato il tentativo di ingabbiamento delle forze britanniche puntando sul golfo di Bomba per le piste desertiche. In sostanza, la realizzazione della manovra veniva affidata a quattro colonne miste, precedute da forti avanguardie: · a) 1a colonna (gen. Streich), cosmuita dal grosso della 5a leggera, un'aliquota dell'An"ete, il gruppo Schwerin ed il gruppo Santamaria, col compito di avanzare da Agedabia su Giof el Matar-Bir Ben Gania-Bir Tengeder per poi procedere su Mechili e quindi verso il golfo di Bomba. b) 2 a colonna, costituita da un'aliquota della 5 a leggera (col. Olbrich) e dal grosso dell 'Ariete (gen. Baldassarre), col compito di convergere da Antelat e da Soluch su Msus per bloccarvi le forze corazzate nemiche che vi risultavano rnncentrate e procedere poi su Bir Belamed, tenendosi in misura di concorr-ere alle operazioni delle colonne laterali, sia su Mechili e Tengeder, sia verso nord. c) 3a colonna (ten. col. Wechmar), costituita dal 3° reparto esplorante tedesco rinforzato da elementi della Brescia, col compito di puntare da Bengasi, per Regima, su Mechili. d) 4a colonna (gen. Zambon), costituita da un'aliquota della Brescia e da elementi meccanizzati tedeschi, col compito di procedere per Tocra e Barce verso Derna..
LA PRIMA CONTROFFENSIVA ITALO-TEDESCA
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_ È facile constatare la preferenza accordata da Rommel all' impiego di gruppi e raggruppamenti tattici, basati spesso sulla scelta del comandante a suo giudizio più particolarmente adatto all' assolvimento dello specifico incarico, senza molto riguardo ai vincoli organici. Un sistema reso possibile da un addestramento condotto con linee uniformi e da una chiara dottrina tattica, anche se portato pressoché alle estreme conseguenze. Un sistema comunque che non sempre si poteva ricqnoscere efficace nei confronti dei reparti italiani, spesso costretti ad improvvisa!e davanti ai problemi proposti da situazioni tattiche per le quali essi non erano addestrati e tanto meno attrezzati. La giornata del 4 vide l'avvio un po' affannoso della misure prese, soprattutto lungo la direttrice interna. All'alba il ten. col. Schwerin aveva raggiunto il magg. Santamaria chiedendogli di individuare il Trigh el-Abd, la pista sulla quale doveva immettersi la prima colonna. Era cosa più facile a dirsi che a farsi, perché la pista si presentava come un sentiero per cammelli scarsamente battuto, infatti, solamente verso sera fu possibile rintracciarla. Ma l'avversario stava peggio. 11 3 aprile era stato il giorno nefasto della 2a divisione corazzata. Nel tardo pomeriggio, mentre essa si trovava raccolta a Sceleidima, la ricognizione aerea aveva segnalato una colonna di un centinaio di carri e molti automezzi, probabilmente nemica, in marcia su Msus dalla direzione di Antelat (28). Gambier-Parry ~olle chiarire subito la situazione, senonché le disposizioni emanate ebbero infelici conseguenze: movimenti errati, un certo disordine nelle unità' e perdita di tempo. Per giunta venne intercettato un ordine, ritenuto di Neame, che chiamava la divisione ad el-Abiar. Questo portò al culmine la confusione. 11 geo·. Rex Rimington, comandante della 3a brigata corazzata, che stava incamminandosi verso Msus, rimase incerto sull'ordine da eseguire, poi decise di attenersi a quello iniziale (29). Durante la notte Neame, convintosi che il nemico si fosse impadronito di Msus e non sapendo dove esattamente fosse Gambier-Parry, ordinò il concentramento della 2 a divisione corazzata a Mechili con il compito di arrestare qualunque azione proveniente da Msus. Questo lo sconsolato messaggio indirizzato alle 0043 del 4 a Wavell: «Oggi forze corazzate e motorizzate nemiche sono avanzate verso nord e nord-est da Agedabia e la ricognizione aerea( ... ) ha confermato la presenza di truppe nemiche valutate a 1~ carri e automezzi a Msus. La debolezza degli effettivi della 2• divisione corazzata rende impossibile
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ff OPERAZIONI IN.AFRICA SE'ITENTRIONAlE
il controllo dell'avanzata nemica o impedire l'occupazione di Msus. Bengasi è stata evacuata e le demolizioni compiute senza perdite né difficoltà ( ... ). La posizione della 9• divisione australiana è intenibile. È quindi mia intenzione ritirarmi sulla linea uadi' Derna-Mechili ma la mancanza di carri rende impossibile garantire che non diventi necessaria una ulteriore ritirata ( ... ). La 3• brigata motorizzata indiana ( ... ) muove su Mechili. Nessun elemento nemico avanza sulla pista desertica da Msus. ·1a 2• divisione corazzata continuerà la ritirata e raggiungerà la 3 • brigata indiana nella zona di Mechili. La 9• divisione australiana ( ... ) si ritirerà sulle posizioni a tergo dell'uadi Derna ( ... ). Il Comando Cirenaica cesserà di funzionare alle ore 3 di oggi 4 aprile e ripre,nderà a Maraua per qualche ora e poi muoverà verso Tmimi. Non è ancora possibile un calcolo delle perdite ( ... ). La forza massima di carri alle 11,20 del 3 aprile era di 12 cruisers, 26 M 13 e 18 carri leggeri:. (30).
Nella mattinata del 4, però , mentre il comandante della Cirenaica si recava sulla linea Derna-Mechili per una ricognizione, il gen. O'Connor modificò, in suo nome, le disposizioni diramate in nottata: la 9a australiana doveva lasciare le p osizioni di Tocra-Regima all'imbrunire e portarsi ad oriente di Barce; la 2a divisione corazzata doveva lasciare a Msus qualche pattuglia e raccogliersi a Charruba, una sessantina di chilometri ad est di el-Abiar, per proteggere la sinistra degli australiani. Soltanto nel caso di un peggioramento della situazione la 9a australiana avrebbe proseguito verso Cirene e la 2 a corazzata a Mechili. Nel pomeriggio il 3 ° gruppo esplorante tedesco apparve a Regima. Dove sino a mezzogiorno si trovava una brigata australiana, adesso era schierato su ampia fronte il 2 / 13 ° battaglione con il 51 ° artiglieria. Stante infatti l'assoluta mancanza di automezzi per il trasporto delle truppe, il Comando della divisione era stato costretto a far muovere prematuramente due battaglioni verso Barce, sì da poter fare più viaggi con l'unico scaglione di veicoli. Naturalmente il 2 / 13 ° bai:taglione riuscì a tenere sino alle prime ore del giorno successivo, ma con gravi perdite. Quanto alla 3a brigata corazzata, ·essa era arrivata a Msus il mattino del 4. Se Rimington fu lieto di non trovare tedeschi, ·rimase atterrito quando si accorse che per un falso allarme gran parte dei depositi di carburante e di materiali d'altro genere era stata fatta saltare da una compagnia del battaglione motorizzato francese, incaricata di distmggere tutto prima di ritirarsi verso nord. Informato il Comando di divisione della cosa e delle difficoltà di rifornimento, la brigata ricevette disposizione di ripiegare anch'essa verso nord, a Charruba, località che raggiunse nel pomeriggio del 5 aprile. Il 5 ° Royal Tanks era rimasto con otto carri medi e quattordici leggeri; il
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6 ° Royal Tanks aveva perduto tutti gli M 13 per la strada: gliene rimanevano due soli con poco gasolio. Per giunta nell'attività delle opposte aviazioni, tutte intente a colpire soprattutto automezzi in movimento o i1< sosta, una colonna rifornimento carburante era andata distrutta il 4 e due altre il 5. La realtà degli eventi trascinava ormai anche i Comandi a più alto livello sulla scia delle truppe proiettate alla riconquista della Cirenaica. Proprio il 5 aprile il gen. Guzzoni, esaminando con von Rintelen l'andamento delle operazioni in Libia, osservava che la situazione si presentava effettivamente favorevole perché gli inglesi dovevano aver ritirato molte forze, e riconosceva l'opportunità di lasciare ai Comandi in posto la decisione sugli ulteriori sviluppi. Contemporaneamente, in un colloquio svoltosi ad Agedabia verso le ore 12, Rommel illustrava a Gariboldi i lineamenti della manovra già in atto: azione principale, con la massa delle forze, sulla direttrice Agedabia-Mechili-Derna; azione secondaria di rastrellamento lungo il litorale; · azione aerea lungo l'a via Balbia e sulle zone di possibile imbarco.- Ammetteva di stare attraversando un periodo di crisi dei rifornimenti ma confidava ugualmente di poter riprendere la Cirenaica nei prossimi due giorni. O, quanto meno, di accerchiare le forze britanniche ivi dislocate per poi annientarle nei giorni successivi. Poi precisò j propri intendimenti nelle seguenti direttive: avviare la 5a leggera e la Ariete verso la zona Bomba-Ain el-Gazala; effettuare il rastrellamento verso Derna e contemporaneamente prendere contatto con il nemico a Tobruk; premere da ovest verso Derna con la Brescia, la Trento ed alcuni rep~i della 5a leggera. Gariboldi condivise l'idea e, in relazione alle particolari difficoltà che ·gravavano sulla Brescia, che aveva reparti ancora verso Nofilia, a oltre 400 chilometri di distanza, assicurò che l'Intendenza avrebbe spostato in avanti rapidamente le basi logistiche necessarie ali' alimentazione delle operazioni in armonia con l'allungamento delle linee di rifornimento. Comunicò anche che erano già in corso previdenze per la riutilizzazione del porto di Bengasi e mise a disposizione di Rommel l'aliquota della Trento già pronta a Misurata (il 61 • fanteria ed il 1/46° artiglieria). Intanto in pieno deserto, nell'imperversare del ghibli che rendeva estremamente penosi movimento ed osservazione, si succedevano in una lenta e difficile avanzata il gruppo Santamaria, il gruppo Schwerin, la co~nna Fabris (31) e la colonna Montemurro (32). Verso le 18, poco dopo Bir Ben Gania, la marcia divenne
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durissima per la difficoltà di orientamento, il surriscaldamento dei motori, la scarsità di carburante, l'interruzione delle comunicazioni radio. Si incontrarono i primi campi minati, ma almeno di giorno erano facilmente individuabili perché gli inglesi, nella frettolosità della ritirata, avevano trascurato di togliere i cartelli indicatori. Rommel, che volava su uno Storch per meglio seguire la situazione, atterrò nei pressi dell'avanguardia. Ascoltò senza batter ciglio le angustie in cui si dibatteva, ordinò di rifornire i mezzi più efficienti con tutto il carburante disponibile abbandonando gli altri nel deserto, riprendere subito l'avanzata su Bir Tengeder, puntare su Mechili che risultava sgombera ed aggirare il forte da oriente per raggiungere Derna nelle prime ore dell'indomani. Rimessisi in movimento, a mezzanotte il gruppo Santamaria (quattro mezzi e due pezzi) ed il gruppo Schwerin (una quindicina di mezzi) si arrestarono in attesa dell'alba. Dodici ore prima, non appena la colonna Montemurro aveva a sua volta lasciato Agedabia diretta verso Giof el-Matar, Rommel aveva ordinato al col. Olbrich di dirigersi su Msus, annientare gli elementi avversari .colà segnalati e continuare su Mechili. Olbrich disponeva della quasi totalità del 5 ° reggimento panzer e del VII battaglione carri M 13 (33). Lasciata la via Balbia, la massa corazzata si avventurò verso oriente. Non trovò ostacoli: Msus, raggiunta in serata, era già stata abbandonata dal 6° Royal Tanks. Neame riceveva notizie contrastanti sul nemico. Non pensava alla direttrice Agedabia-Bir Ben Gania-Bir Tengeder-golfo di Bomba: la ~ua preoccupazione maggiore - derivante dai rapporti fornitigli - riguardava il gebel. Sembrava che una grossa colonna avversaria fosse in marcia «ad oriente» di el-Abiar e questo lo indusse a decidere il ripiegamento di tutta la 9a australiana sull'uadi Cuf, più o meno all'altezza di Cirene. Più tardi, però, avendo ragione di ritenere eh~ la -colonna citata non fosse italo-tedesca, annullò l'ordine. Fu un ripensamento infelice: il contrordine giunse al gen. Morshead ·quando ormai il movimento retrogrado era cominciato ed il ritorno dei reparti sulle posizioni appena lasciate ad est di Barce fu penoso, anche perché effettuato in piena notte. Alle prime luci del 6 anche il grosso della divisione Anete si metteva in moto (34) seguendo il gruppo Olbrich. Doveva percorrere la litoranea sino a Soluch, poi portarsi a Sceleidima e qui sostare in attesa di ripartire per Mechili.
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In mattinata l'esplorazione aerea accertò la presenza a Mechili di truppe in fortificazioni campali e di circa 200 automezzi, nonché di unità britanniche in ripiegamento verso oriente. Se non si voleva trovare «il nido vuoto> occorreva accelerare l'andatura. Rommel, che durante la notte aveva raggiunto in macchina la testa della 5a leggera ad una diecina di chilometri da Bir Tengeder, non esitò. Cominciò ad indirizzare immediatamente l' 8 • battaglione mitraglie.çi su Derna, girando al largo di Mechili, per bloccare la litoranea «verso on·ente e. verso occidente», cosa non molto semplice perché il ten. col. Ponath disponeva al momento di appena una quindicina di mezzi. Poi raggiunse il gruppo Santamaria, il più avanzato della colonna, e gli ordinò di procedere alla maggiore velocità possibile, portarsi ad oriente del forte e sferrare un violento , improvviso colpo contro gli elementi inglesi ivi riuniti ed i loro 150-200 automezzi. Santamaria assicurò che avrebbe attaccato. Partì subito ed alle 10 arrivò in vista dell'obiettivo. Qui si accorse che si trattava di un presidio di rispettabile consistenza e di alcune centinaia di mezzi. Esaminata la situazione, Santamaria fece mettere i due pezzi da 75 di cui disponeva in posiziorre a circa un chilometro dalla località, poi, compiuto con i due plotoni mitraglieri un ampio giro verso est, attaccò a botta dritta. Erano le 11. Arrivato a duecento metri il gruppo venne accolto da un fuoco micidiale. Caduti tutti . gli ufficiali, morti o feriti, dimezzata la forza della truppa, i superstiti ripiegarono sulla sezione di artiglieria. È assai difficile non ritenere intempestiva ed improvvisa questa azione pretesa da Rommel, tanto più ove la si ponga a confronto con quanto raccontato dal gen. Streich. Secondo la testimonianza di costui, verso le 8 Rommel aveva convocato il comandante della 5 a leggera ed il ten . col. Schwerin. Fu un colloquio estremamente teso . All'ordine di investire Mechili alle 15, Streich oppose un rifiuto sic .et simpliciter: la divisione era sparsa per tutta la çirenaica occidentale, con i mezzi disseminati a gruppi per guasti meccanici o mancanza di carburante e non era neanche in grado di raccogliersi. Ro.rnmel reagì tanto ·aspramente da provocare una risentita presa di posizione di Streich, poi troncò la riunione (35}. El-Mechili era il principale nodo carovaniero di tutta la Cirenaica. Attorno al vecchio forte, la 10a armata aveva a suo tempo costruito una specie di campo trincerato, di circa quattro chilometri di perimetro, con numerose postazioni per mitragliatrici e pezzi controcarri. Sul. lato orientale, sfruttando il .letto poco incassato dell'uadi er-Rambi, c'era un fosso anticarro lungo alcune
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centinaia di metri. Esistevano anche due campi di aviazione: uno ad occidente del forte, l'altro a mezzogiorno. Gli inglesi avevano impiantato e conservato nel forte una vera e .propria base logistica e, data la sua importanza, fin dal 4 aprile vi avevano fatto affluire la 3a brigata motorizzata indiana (meno un reggimento) con tre batterie contraerei. Questo complesso di forze non ebbe evidentemente difficoltà a respingere la puntata del modestissimo gruppo Santamaria, però la notizia dell'episodio convinse O'Connor Neame era temporaneamente assente perché alla ricerca di Gambier-Parry - che il temuto ampio avvolgimento era in corso e che ormai si rendeva necessario il ripiegamento generale. Dispose quindi che -il gruppo di sostegno della 2 a divisione corazzata e la 3 a brigata corazzata iniziassero la ritirata su Mechili. Anche questa volta, peraltro, sorsero contrattempi. Gambier-Parry era già in movimento verso Mechili con il gruppo di sostegno mentre Rimington seppe dell'ordine dallo stesso O' Connor a Maraua, ove si era recato per riferire sulle proprie condizioni. Rimington aveva tanto poco carburante che dopo qualche incertezza risolse di portarsi a Maraua con la brigata, sperando di trovarvi di che rifornirsi. Così fece, senonché la benzina rimasta a Maraua era assolutamente insufficiente. A questo punto decise di andare a Derna, ove sicuramente avrebbe trovato il necessario. Volle precedere l'unità con il vicecomandante per prendere tempestivi contatti e guadagnare tempo, ma la vettura si ribaltò durante il viaggio ed i due generali, feriti , furono in seguito fatti prigionieri. La brigata continuò a ripiegare come poté e si immise nelle colonne della 9a divisione australiana, che nel frattempo aveva avuto disposizioni di ritirarsi su el-Gazala. Sul gebel gli avvenimenti si erano svolti favorevolmente per le truppe dell'Asse, ma non come sperato da Rommel. La 9a australiana iniziò la ritirata su el-Gazala il pomeriggio del 6. In retroguardia si dispose il I battaglione motorizzato del King 's Royal Rifle Corps, appena arrivato dall'Egitto, con il compito di attuare il maggior numero possibile di dem.olizioni per evitare l'agganciamento da parte della colonna della Brescia, che aveva occupato Barce. Il 2 / 13 ° battaglione australiano venne invece spedito in tutta fretta a Martuba, una ventina di chilometri a sud-est di Derna, per coprire le provenienze da Mechili, Al tramonto era giunto da poco allorché vide una piccola colo_n na, che immaginò avversaria. Era infatti il ten. col. Ponath. Lanciato di gran corsa verso Derna, egli poté raggiungere la zona collinosa a pochi
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chilometri dall'aeropono verso le 18,30. Purtroppo aveva con sé un'aliquota di forza insufficiente allo scopo e non fu in grado di sbarrare la via Balbia, che dalla città superava i rilievi lungo il margine meridionale dell'aeroporto. Si rassegnò a rimanere tutta la notte in una delle gole ad oriente della rotabile, limitandosi a sorvegliarla in attesa di rinforzi. Ma se non poté bloccare la strada ebbe la fortuna di una cattura preziosa. Durante la notte, nonostante un notevole frammischiamento di reparti, il gen. Morshead riuscì a portare il grosso della 9a australiana fuori della trappola di Derna. Alle 4,30 i primi elementi della 26a brigata cominciarono ad affluire a Tmimi e si accinsero a sistemarvisi a difesa per proteggere il movimento retrogrado generale. A Tmimi era giunto anche il Comando .della Cirenaica con il gen. A.F. Harding. Questi si aspettava di trovare in posto Neame ed O'Connor, i quali fin dalle 20 avevano lasciato Maraua in macchina; non vedendoli si impensierì e decise di proseguire per Tobruk. I suoi timori erano più che giustificati. I due capi avevano cercato di recarsi a Tmimi con un largo giro, senonché ad un tratto si smarrirono nella notte e, presa la pista per Derna, incapparono in una pattuglia di Ponath cadendo prigionieri. Il mattino del 7. il ten. col. Ponath deci.se di compiere un tentativo sull'aeroporto, ma sottoposto ad una violenta reazione di fuoco dovette desistere. In compenso verso le 1-l gli giunsero rinforzi: un plotone controcarri, un plotone contraerei, due 'plotoni mitraglieri ed un obice. Il nuovo attacco dapprima sembrò svilupparsi favorevolmente, verso le 15 fu respinto dai resti del 5 ° Royal Tanks, infine verso le 17 pervenne a conquistare l'aeroporto ed a bloccare la rotabile. Peraltro il nemico, pur avendo perduto gli ultimi cruisers, riuscì in gran parte a sottrarsi all'accerchiamento ed i combattimenti che si susseguirono dalla sera del 7 al pomeriggio dell' 8 aprile non riuscirono ad evitare che anche le truppe di Derna sfuggissero. La sera del 7 la situazione nemica era la seguente. La 9a divisione australiana, con due brigate ed il gruppo di sostegno della 2 a divisione corazzata, stava sistemandosi a difesa ad occidente di Tobruk con la sinistra ad Acroma. A Tobmk, alla 24a brigata già in posto si era unita la 18 a brigata australiana, inviata via mare da Alessandria dopo la sospensione . della partenza della 7 a divisione australiana per la Grecia. Ad el-Adem, a sud di Tobruk, · era dislocato un piccolo com.aJesso tattico per sorvegliare gli approcci da sud. A Mechili, infine, si trovava Gambier-Parry con il Coman<lo
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della propria divisione, la 3a brigata indiana e reparti vari. Durante la notte doveva ripiegare anch'egli su el-Adem. Da parte italo-tedesca la dispersione delle unità era sempre fortissima. La colonna della Brescia, che al mattino aveva lasciato Barce, era all'altezza del villaggio De Martino, circa settanta chilometri ad occidente di Derna, mentre il gruppo Ponath, come sappiamo, bloccava la città da sud. Il gruppo Wechmar era fermo a circa 50 chilometri a sud di Maraua e ad una settantina da Mechili. La colonna dell'Ariete, proveniente da Msus, aveva appena imboccato la pista per Bir Ben Gania. Più avanti il 5 ° Panzer di Olbrich procedeva con difficoltà verso l'appuntamento di Me.chili. Qui Rommel era in preda all'impazienza. Attaccare subito, il più presto possibile e comunque, era diventato un'idea fissa. Sin dal mezzogiorno del 6 egli si trovava sul campo di aviazione meridionale in attesa di notizie dei suoi carri. Quando seppe che la colonna Fabris era al bivio di Tengeder, mandò immediatamente a rilevare il comandante del III battaglione bersaglieri ed alle 15 gli impartì disposizioni per lo schieramento delle armi. In verità la colonna era ridotta a poca cosa: una compagnia motociclisti, due batterie da 75 / 27, una compagnia da 47 / 32 e due sezioni da 20, naturalmente tutte incomplete a causa del personale e dei mezzi rimasti lungo la pista desertica. Alle 17 arrivò anche Streièh con il suo posto comando avanzato (alcune autovetture, · due carri e due pezzi contraerei) e poi anchè Schwerin. Subito Rommel ordinò a Streich di attaccare Mechili entro un'ora, cioè in modo di liquidare la partita prima delle 19, quando il sole subitamente tramontava, con l'appoggio dell'artiglieria italiana. Troppa fretta: la stanchezza delle truppe, la difficoltà di presa di contatto fra i reparti e l'impossibilità di schierare le batterie da 75 per assoluta carenza di be'nzina, fecero sì che il tentativo fallisse sul nascere. Durante la notte il rifornimento ai mezzi fu compiuto attingendo a quanto disponibile in zona, poi, all'alba del 7 aprile, Rommel volle dare un'occhiata più da vicino: c'erano «innumerevoli' automezzi nemici e con il cannocchiale si potevano vedere chiaramente soldati raggruppati qua e là» (36). Il dispositivo assunto nel corso della mattinata era inteso a chiudere Mechili in un cerchio: a nord e nord-est il gruppo Schwerin ad interdire le piste per Berta e Derna; ad est il gruppo Fabris, che aveva assorbito i resti del gruppo Santamaria, a sbarrare 1a pista per Tmimi; ad ovest il nucleo comando della 5a leggera a chiudere le provenienze da Bengasi. L'unica via ancora aperta era quella a sud, ma da Bir
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Tengeder doveva arrivare la colonna Montemurro. Però nulla ancora si sapeva di Olbrich. Insofferente dell'attesa, poco prima di mezzogiorno Rommel salì sullo Storch per fare una ricognizione. Un primo avvistamento a nord-ovest di Mechili si palesò errato perché si trattava di elementi britannici in ritirata; ma finalmente, verso Ghedir Ben Ascher, una cinquantina di chilometri a sud-ovest di Mechili, apparvero formazioni di carri con i contrassegni tedeschi arrancanti penosamente nel deserto sassoso. Rommel atterrò, fece dure rimostranze per la lentezza del movimento e tornò indietro. Al forte tutto sembrava tranquillo, quasi indifferente. Verso le 14 Rommel inviò un parlamentare per intimare la resa «di fronte all'intero Corpo Tedesco d'Africa che accerchiava Mechtfi». La proposta venne respinta. Verso le 15 arrivò la testa della colonna Montemurro, anch'essa dopo aver lasciato quasi.due terzi della sua forza lungo il percorso (37). Mancava sempre Olbrich. Rommel ripartì in .aeréo, . ma soltanto dopo il tramonto rintracciò il 5 ° Panzerregiment, che, perduto ancora l'orientamento, si era smarrito. Nuovo atterraggio, nuovi aspri rimproveri e nuove sollecitazioni a procedere con grande celerità. Più tardi, al campo di aviazione di Mechili, Rommel chiamò Streich e gli disse di prendere il forte l'indomani. Era convinto che si sarebbe trattato «di un'altra Canne in termini moderni». Nella tarda serata continuava l'afflusso di reparti. Quattro Panzer e sei autoblindo andarono ad unirsi al Comando di · Streich, altre autoblindo rinforzarono il gruppo Schwerin, due o tre plotoni raggiunsero il XII battaglione bersaglieri. Tutto sommato, all'alba dell'8 il cerchio, anche se non molto robusto, appariva .concretamente realizzato attorno a Mechili (schizzo n. 16) .. · L'inizio dell'attacco fu stabilito per le ore 7, 30. Durante la notte alcune . pattuglie indiane avevano saggiato qua e là il dispositivo italo-tedesco. Alle 5,30, all'improvviso, un complesso tattico indiano si diresse verso sud investendo il XII battaglione bersaglieri. Accolta da un nutrito fuoco, la formazione abbandonò la presa e- rientrò, ma quasi contemporaneamente un altro complesso avversario si era infiltrato nello spazio tra la colonna Fabris e la colonna Montemurro, piegando poi verso nord per prendere alle spalle il primo. Il tentativo finì nel breve volgere di un'ora. Il II gruppo da 75 / 27 rovesciò _la fronte e cominciò a sparare a distanza ravvicinata, ad esso si aggiunsero tutti i · pezzi controcarri. A trecento metri i due cruis4rs che accompagnavano l'attacco vennero messi fuori combattimento, mentre due contrassalti laterali, portati
I COMBATIIMENTI DI EL-MECHILI (8 APRILE 1941)
Schizzo n. 16
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da un plotone del III btg. bersaglieri a nord e da un piccolo gruppo tattico mandato dal XII battaglione a sud, stroncarono ogni ulteriore velleità nemica. Allora, erano circa le 7, visto che anche un tentativo verso nord era stato respinto da Schwerin, una grossa colonna indiana, con in testa uno squadrone del 18° cavalleria, si rivolse contro il Com ando della 5a leggera, ad ovest. Senonché di fronte alla reazione dei carri e delle autoblindo tedesche fu costretta anch'essa a ripiegare. In questo frattempo, secondo gli ordini impartiti da Streich, il col. Montemurro lasciò la posizione tenuta sino allora e mosse verso l'obiettivo assegnatogli: Ras el-Mechili, a nord-ovest del forte. L'intento era di rafforzare il cerchio settentrionale, lasciando via libera, a sud, al 5 • Panzerregiment. Il XII bersaglieri aveva percorso un paio di chilometri sotto il fuoco britannico, quando incrociò la formazione indiana che, respinta da Streich, tornava al forte. Immediatamente tutti i pezzi disponibili si schierarono ed aprirono il fuoco. Di colpo cessò la resistenza avversaria ed ovunque si levarono drappi bianchi. Il gen. Gambier-Parry si consegnò al col. Momemurro e con lui si arrese il gen. Vaughan, comandante della 3 a brigàta indiana. Poco dopo sopraggiunse il gruppo Schwerin, molto opportunamente perché la cattura materiale e la custodia di circa 1. 700 prigionieri e 500 . automezzi era impresa piuttosto complessa per i trecento .u omini di Montemurro. Le perdite italiane ammontarono, in totale, a 22 morti, 52 feriti e 19 dispersi. Rommel, dopo un ennesimo volo alla ricerca di Olbrich, era atterrato presso il p roprio Comando tattico da dove era ripartito in macchina verso Mechili. Sorpreso da una violenta tempesta di sabbia, poté giungere al campo di aviazione e poi al forte quando i combattimenti erano terminati. Verso mezzogiorno ricevette dal ten. col. Ponath la notizia che a Derna il bottino ed il numero dei prigionieri andavano aumentando d'ora in ora; si andava delineando una situazione che egli difficilmente avrebbe potuto fronteggiare con i ridottissimi effettivi del proprio reparto e che rendeva necessario l'immediato invio di rinforzi. Quasi alla stessa ora la colonna della Brescia con il gen. Zambon ed il gen. Kirchheim (ufficiale di collegamento) raggiungeva la città e si schierava sul costone orientale dell'abitato. Tentativi nemici di forzare il passaggio, protrattisi per tutto il pomeriggio, venivano respinti. Rommel aveva avviato immediatamente il gruppo Schwerin e poi lo aveva seguito. Verso sera arrivt all'aeroporto di Derna e Ponath gli riferì
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di aver catturato circa 800 prigionieri, tra i quali Neame ed O'Connor, e grandi quantità di armi, mezzi e benzina (38). Mentre sulla linea avanzata si svolgevano questi avvenimenti, gli elementi rimasti indietro per mancanza di carburante od avarie, venivano via via riforniti e rimessi in condizioni di serrare sulla testa delle rispettive colonne. Dal canto suo, superando notevoli difficoltà, l'Intendenza provvedeva frattanto a stabilire regolari correnti di rifornimento. Il problema logistico costituiva sempre la maggiore preoccupazione per il Comando Superiore: · «Ho dato tutti- automezzi disponibili - scrisse Gariboldi a Rommel per motorizzare il massimo dei reparti della Divisione Brescia, completare la Trento et 2° reggimento artiglieria celere. Ogni sforzo è compiuto per dare alle unità predette l'autonomia logistica occorrente et per alimentare le nuove basi di rifornimento. Per ottenere questi risultati ho tolto tutti, dico tutti, gli automezzi alle unità del XX e del X corpo d'armata le quali, in conseguenza, non hanno più alcuna capacità di movimento. Pertanto, fino a quando non giungeranno automezzi di rinforzo, non sarà possibile spostare altre unità dalla Tripolitania verso la fronte. Vivo compiacimento per quanto avete fatto> (39).
È esplicito il richiamo alla realtà delle cose e teoricamente appare anche giustificato. Però, innegabilmente, se Rommel si fosse attenuto alle cautele prescritte sarebbe stato ancora ad el-Agheila o, al più~ a Marsa el-Brega. In fondo, l'avanzata italo-tedesca fino a Mechili e Dema - e, per il vero, lo sarà anche dopo - si tradusse in un disperato arrancare di teste di colonne in una specie di spossante gara contro un altrettanto disperato retrocedere di aliquote nemiche. Ma mentre i gruppi attaccanti erano letteralmente sospinti dalla ferrea volontà di un capo tenace su obiettivi ben definiti e chiari a tutti, i gruppi in ripiegamento muovevano senza una guida ferma, in base ad ordini frequentemente modificati, in un ambiente di disordine parente prossimo di quello cbe aveva condotto i resti della 10a armata di Tellera a Beda Fomm. Non aveva tutti i torti Rommel a sostenere che la rapidità operativa faceva premio su qualsiasi altra considerazione. A parte il fatto che anche Napoleone era convinto fautore di questa tesi, i Comandi avversari non ebbero mai il tempo di affrontare le situazioni che di volta in volta l'incalzare italo-tedesco creava. Il commento di Rommel è profondamente illuminante sul suo modo di pensare e sulla sua energia:
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cNella guerra moderna non era mai stata intrapresa fino allora un'offensiva cosl impreparata. Essa richiese moltissimo dai comandanti e dalla truppa, specie per quanto riguarda le doti di improvvisazione e io parte i comandanti non furono in grado di raggiungere gli obiettivi prefissi. Panicolarmente notevole il fatto che alcuni di essi volevano fare soste inutili per rifornirsi con tutta comodit~ di munizioni, provvedere al pieno dei serbatoi e revisionare gli automezzi anche quando un immediato attacco offriva la migliore possibilità di successo (40). Per il comandante l'unica norma deve essere il tempo previsto per eseguire l'operazione. Egli deve impiegare tutta l'energia nell'adempimento tempestivo del compito assegnatogli. Per la marcia su Mechili non avevo chiesto troppo, tanto è vero che i comandanti che affrontarono il compito con iniziativa lo assolsero. L'energia del comandante coma spesso più della sua intelligenza. (... ) Dall'offensiva in Cirenaica raccolsi le principali esperienze che formarono la base delle misure da me prese successivamente. Avevo chiesto subito molto, assai più di quanto si potesse aspettarsi dalla truppa secondo la norma comune, creandomi cosl le mie unità di misura. Sempre risulterà che le esigenze dettate dall'esperienza comune portano a mala pena a prestazioni medie. Non ci si deve quindi accontentare di esse in nessun caso• {41).
Infatti non si accontentò neanche in quel primo caso. Era abbastanza chiara l'intenzione di Wavell di tenere Tobruk, alimentandola dal mare, in modo che essa costituisse una spina nel fianco delle forze proiettate al raggiungimento della frontiera con l'Egitto. Bisognava perciò tentare di prendere Tobruk prima che fosse uoppo irrobustita. La conquista di el-Mechili fu certamente dovuta alle personali doti di volontà e di energia di Rommel.. Il successo, dunque, gli va attribuito a giusto titolo, anche se probabilmente taluni sforzi preliminari potevano essere risparmiati alle truppe stante l'eccessiva sproporzione tra la consistenza delle scarne avanguardie ed il compito loro affidato. Tale meritato riconoscimento però venne esteso quasi automaticamente alle unità tedesche, lasciando nel silenzio 1'8° bersaglieri ed i reparti con esso operanti, i quali come si è visto - erano stati i reali protagonisti del combattimento_ Vero si è che il turbinoso svolgersi di eventi ed il frammischiamento delle unità fecero misconoscere in un primo tempo il buon comportamento delle colonne Montemurro, Fabris e Santamaria anche ai Comandi italiani, a cominciare da quello dell'Ariete_ Ed è anche doveroso precisare che alcuni giorni dopo Rommel fece pervenire al col. Montemurro, comandante dell'8° bersaglieri, la croce di ferro di 2 a classe per il fatto d' arme: la prima ricompensa tedesca al valore concessa ad un italiano in Africa settentrionale. Per le truppe italiane in Libia la presa di el-Mechili significò moltissimo. Per quelle appartenenti alle divisioni alle dipendenze
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di Rommel o destinate a raggiungerlo fu motivo di orgoglio, di esultanza, di fiducia; pe~ tutte le altre rimaste in Tripolitania tali sentimen'ti furono appannati da un senso di frustrazione. Si trattava di truppe sfuggite a Beda Fomm o che avevano assistito al penoso riflusso dei resti della 10a armata, dotate degli automezzi appena sufficienti per gli ordinari rifornimenti, legate ad una vita di routine, incomplete e perfino a stento in condizioni di effettuare un proficuo addestramento, costrette per lo più a bivaccare in buche scavate nel deseno. Erano uomini di morale non molto elevato, che si sentivano di secondo ordine perché tagliati fuori dalle operazioni vittoriose e per i quali il vedere da lontano colonne motorizzate e corazzate transitare giorno e notte sulla via Balbia costituiva grave confronto con la propria vita di «fanteria a piedi», quella che dalla retorica ufficiale era indicata come la regina delle battaglie ma dalle altre Armi era chiamata la buffa. 3. IL RAGGIUNGIMENTO DI SOLLUM (3a FASE).
Il mattino del 9 aprile. la ricognizione aerea accettò che la zona ad ovest del meridiano di Tmimi era stata sgomberata dall'avversario e che Tobruk sembrava il punto di concentran1ento delle truppe britanniche in ritirata. Verso mezzogiorno, Rommel impanì i nuovi ordini: la Brescia doveva proseguire lungo la via Balbia con i repani di cui disponeva ed attaccare Tobruk da occidente mentre la 5 a leggera avrebbe investito la piazza da el-Adem. Quanto alle due divisioni motocorazzate italiane, l'Ariete, in sosta con il grosso nella zona di Bir Tengeder, appena rifornita doveva panarsi ad Ain el-Gazala e la Trento, in pane già arrivata ad Agedabia, doveva accelerare il movimento e raggiungere la Brescia. Tuttavia, se le avanguardie poterono rimettersi in marcia alla meglio da el-Mechili e da Derna, per i grossi il discorso cambiava. La Brescia era disseminata da Derna a Bengasi e le colonne incontravano difficoltà sia per le interruzioni sia per la ·carenza di carburante. La 5 a divisione leggera, invece, aveva i.I 5 • Panzerregi'ment fermo a Mechili, intento a smontare, pulire e rimontare le torrette dei carri inceppatesi per la sabbia. Talché il comandante dell'Afa:kakorps, quando (alle 18,30) seppe che il reggimento non era nemmeno partito, investì nuovamente il gen. Streich, pur avendo egli stesso , personalmente, autorizzato le operazioni di manutenzione dei carri. Molto scontento, Rommel prese allora una decisione assai
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disc_utibile sotto più di un aspetto. Approfittò della visita· di presentazione del gen. Heinrich von Prittwitz, comandante della 15a divisione corazzata, appena sbarcato in Libia con i primissimi reparti, per orientarlo sommariamente ed affidargli il comando degli elementi avanzati della 5a leggera: l' 8 ° battaglione mitraglieri di Ponath, il · gruppo esplorante di Wechmar ed il gruppo Panzerjaeger di Schwerin. Poi, nelle prime ore del 10 aprile, partì per Tobruk. La sua valutazione, riportata nel diario di guerra delF Afrikakorps, era priva di dubbi: «Sono convinto che il nemico si· stia ritirando e noi dobbiamo inseguirlo con tutte le forze disponibili. Ogni soldato deve sapere che il nostro obiettivo è ti canale di Suez. È necessario accerchiare con ogni mezzo la piazzaforte di Tobruk per impedire qualunque sortita avve_rsaria». La prima mossa non fu felice. A diciotto chilometri dalla città, Ponath entrò nel raggio delle artiglierie britanniche, fece ancora a stento un paio di chilometri e poi si arrestò definitivamente. Più indietro von Prittwitz aveva raggiunto il ten. col. Schwerin e cercava di farsi un'idea del terreno e delle truppe: era palesemente disorientato e perplesso. Mentre indugiava, sopraggiunse Rommel, che seccamente domandò per quale motivo l'azione si fosse fermata. Von Prittwitz, confuso, si fece prestare la vettura di Schwerin e partì verso Tobruk. Non si accorse di superare · i mitraglieri all'altezza del chilometro 16, né udì le loro grida di avvertimento. Quasi subito una granata anticarro nemica prese in pieno la macchina uccidendo .sul colpo il generale e l'autista (42). Forse in un primo momento Rommel aveva ritenuto che gli australiani fossero intenzionati ad imbarcarsi, ripetendo l'evacuazione di Dunkerque. Certo pensò ad una difesa della piazza appena abbozzata.. Il 10 e l'll aprile vennero impiegati per l'investimento di Tobruk, più mediante una serie di puntate o ricogn~zioni offensive che secondo un piano metodico. Ad ogni modo la sera dell' 11 la Brescia fronteggiava le difese occidentali della città e la 5 a leggera i lati sud e sud-est. Naturalmente entrambe le divisioni disponevano soltanto di un'aliquota dei propri reparti, il rimanente doveva ancora arrivare od aveva proseguito verso la frontiera. Nel tardo pomeriggio il 5 ° Panzerregiment e l' 8 ° battaglione mitraglieri avevano fatto un tentativo di attacco, che però era fallito. La veptina di carri disponibili si era mossa alle 16,45 e subito dopo era balzato allo scoperto il battaglione Ponath. La ~ogressione sotto il fuoco australiano fu lenta, poi all'improvviso 1 Panzer fecero dietrofront e ripiegarono a
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tutta velocità sotto un intenso tiro di sbarramento: l'avvistamento subitaneo di un fosso ampio e r fondo, apparentemente non superabile, aveva indotto i carristi ·trr;nunciare all'azione. I vari scaglioni della An·ete, rifornita a Mechili da tre junker da traspono, raggiunsero la zona di el-Adem tra la sera del 12 ed i} pomeriggio del 13, giorno di Pasqua. Un'ora dopo l'arrivo del Comando di divisione, Rommel dispose che la colonna Montemurro muovesse verso il confine egiziano: «Marciare verso est per sei chzfometn·, conpergere poi verso nord fino a raggiungere la via Balbia e proseguire su Bardia». Alle 10 del giorno successivo, subite un paio di incursioni aeree, la colonna raggiunse la cittadina di confine unendosi al 3 ° gruppo esplorante, davanti al quale gli inglesi si erano ritirati verso il passo dell'Halfaya senza reagire. La «piazza» era ingombra dei relitti dei combattimenti di gennaio. Nei giorni 15 e 16 affluirono altre unità ed il col. von Herff ·assunse il comando del settore Bardia-ridotta Capuzzo (43). In quattordici giorni erano stati percorsi 1. 000 chilometri e catturati 2.500 prigionieri, fra i quali sei generali (44) ed ingente quantitativo di materiale (45 ). Raggiunta la frontiera, Rommel pensò che ormai il nemico non disponesse di truppe di pronto impiego in misura tale da poter contrastare la penetrazione in Egitto ed informò il Comando Superiore del suo proposito di continuare con le avanguardie l'avanzata verso oriente per battere successivamente le riserve inglesi a mano a mano che si fossero presentate. Non appena assicurati 'i rifornimenti, la massa delle unità avrebbe dovuto seguire immediatamente. Le misure indispensabili ed urgenti da attuare riguardavano la tempestività del sostegno logistico alle divisioni italiane; l'afflusso accelerato al Deutsches Afrikakorps di tutte le forze motorizzate italiane ancora disponibili; l'occupazione della Cirenai~ ca ed il controllo delle retrovie mediante altre unità italiane; il sicuro collegamento con il Comando Superiore e con i Comandi delle divisioni italiane; l' aerorifornimento alle avanguardie; la sicurezza delle coste con pieno impiego della R. Marina; la sorveglianza della Mediterranean Fleet. Il gen. Calvi di Bergolo, di collegamento presso ·il DAK, tenne ad informare che Rommel era orientato a continuare le operazioni per raggiungere Marsa Matruh con lo stesso ritmo tenuto fino a quel momento, nella cenezza che il nemico avesse già sgomberato tutto l'Egitto fino alla zona del Canale.
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Durante la fulminea riconquista della Cirenaica gli Alti Comandi dell'Asse avevano Mguito la sbalorditiva avanzata con pensieri disparati'. Sorpresi, ·-;uJe prime, da quella che poteva tradursi in una rischiosa avventura, tale da inghiottire anche il prezioso Afnkakorps, avevano finito per entrare nello spirito dell'iniziativa di Rommel, pur attenendosi ad una cautela di fondo. A Roma il Comando Supremo considerava più che favorevolmente la . situazione (46). Sembrava assodato che Wavell avesse sottratto notevoli forze dalla Cirenaica e dall'Egitto per costituire un fronte balcanico, rinforzare il presidio della Palestina ed alimentare l'azione per la conquista dell'Africa orientale. Questo lo avrebbe probabilmente condotto ad assumere lo schieramento appoggiato a Marsa 'Matruh, già adottato al tempo dell'avanzata di Graziani. Secondo il S.I.M. le forze disponibili .erano le seguenti: fra Tobruk e Sollum: due divisioni indiane, nel Delta: tre divisioni britanniche (su due brigate), tre divisioni australiane e neozelandesi, due divisioni indiane (su due brigate), sul Canale: una divisione britannica, una divisione australiana. Prendendo per buona questa valutazione ,(non condivisa dai tedeschi, secondo i quali c'erano quattro-cinque divisioni nel Delta ed una sul Canale) era indubbio che in un modo o nell'altro ritirando truppe dalla Palestina o dalla Grecia, dato il fallimento del progettato fronte macedone, oppure facendole affluire dal fronte nord dell'Africa orientale o da:. oltremare - l'avversario poteva superare la crisi nel giro di due o tre mesi e forse meno. Occorreva, perciò, esaminare la possibilità di sfruttare la momentanea debolezza inglese <<j}er osare di· spingerci su Alessandna e fui canale». L'esperienz:a dell'offensiva di O'Connor e della controffensiva di Rommel insegnavano che in quel teatro d'operazioni occorrevano forze corazzate e motorizzate e un'adeguata organizzazione logistica. In Libia si trovavano la 5a leichte Diviszon, l'Ariete e la Brescia (parzialmente motorizzata) ed entro la prima metà di maggio sarebbero stati completati gli sbarchi a Tripoli della 15 a Panzerdivision e della divisione motorizzata Trento. Quindi occorreva ad ogni costo trasportare in Nordafrica in quello stesso periodo di tempo il supporto logistico per l'alimentazione delle cinque divisioni citate e della 5 a squadra aerea; subordinatamente, la divisione motorizzata Trie1te o gli automezzi per motorizzare una
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delle divisioni già in Libia. Le difficoltà relative a questo programma non apparivano insuperabili, specie tenuto conto dello scopo: bisognava migliorare le possibilità di scarico di Tripoli e, soprattutto, utilizzare anche i porti della Cirenaica. Lo Stato Maggiore R. Esercito andava oltre nelle prospettive. A suo avviso appariva necessario l'invio di almeno un'altra divisione motorizzata, oltre la Trieste, e di un consistente parco automobilistico, per il Comando Superiore, recuperando tutti gli autoreparti non strettamente indispensabili in Italia ed invocando, se del caso, il concorso germanico. Poi ipotizzava i tempi: - al più presto possibile raggiungere il passo dell'Halfaya; - entro il 15-20 m:-t.ggio approntare la base di partenza al confine eg1z1ano; - entro il 30 maggio iniziare l'offensiva, con possibilità di raggiungere l'obiettivo entro giugno o nella prima quindicina di luglio, cioè prima dei grandi caldi estivi. Tutto questo, p~rò, come si desume da due appunti pressoché contemporanei, era il pensiero degli uffici operazioni del Comando Supremo e dello Stato Maggiore R. Esercito. Guzzoni non· era affatto del parere di incoraggiare Rommel nei suoi disegni a lungo raggio, ché, in materia, l'incoraggiamento .era l'ultima cosa di cui Rommel avesse bisogno. Perciò fece firmare da Mussolini un dispaccio indirizzato a Gariboldi con la direttiva di imporre un tempo di arresto: «Difficoltà logistiche et logoramento conseguenti vastità et rapidità operazioni che ci hanno condotto sino Bardia e forse Sollum impongono ora un tempo di sosta per riorganizzazione repani et rifornimenti. Occorre anche per le future operazioni che le truppe operanti siano fortemente rinforzate. Non est possibile intervenire immediatamente con aziopi da mare oltre quelle dei mezzi insidiosi che per quanto. possibile si vedrà di rinforzare. Il Corpo Aereo Tedesco non può per un ceno periodo di tempo essere distratto da compiti suoi che mirano ad eliminare nel più breve tempo possibile difese inglesi e greche sul territorio greco. Si provvederà compensare la riduzione dei velivoli del C.A.T. con invio di aerei italiani, nei limiti consentiti dall'approntamento delle basi. Come vi è noto, le offese per mare e per cielo sul Canale di Sicilia per pane degli Inglesi sembrano intensificarsi e ciò richiede maggiore distrazione da altri compiti di mezzi navali ed aerei per scone nostri convogli. In questa situazione sarebbe troppo pericoloso proseguire l'avanzata oltre Sollum prima di avere una sufficiente preparazione. Quello che intanto interessa, più che una ulteriore avanzata lungo la litoranea, è l'occupazione delle oasi di Giarabub e possibilmente di Siwa, (47).
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Il dispaccio giunse ad un comandante superiore· più che persuaso della convenienza di una pausa operativa. Egli dunque si affrettò ad ordinare a Rommel di provvedere anzitutto a scegliere una favorevole posizione alla quale ancorarsi, in attesa di disporre di forze sufficienti e sufficientemente organizzate per riprendere l'offensiva, e di orientarsi alla rioccupazione di Giarabub. L'indomani del fallito tentativo di eliminare con un attacco speditivo la «spina nel fianco» di Tobruk, Rommel cambiò spontaneamente il proprio orientamento. Rappresentò infatti all'OKW di non poter prevedere il momento in cui sarebbe stato in grado di ponare un nuov? attacco decisivo su Tobruk, in quanto subòrdinato all'arrivo di nuove forze e dichiarò di dover temporaneamente rinunciare all'ulteriore avanzata in Egitto «malgrado le opportunità senza pari offerte dalla situazione genera/e.,,. Il pensiero del Comando Supremo italiano, concentrato sulla conclusione della guerra con la Grecia, era pienamente condiviso dall'Oberkommando der Wehrmacht, che, alla vigilia dell'aggressfo-
ne all'Unione Sovietica, non aveva alcuna intenzione di impegnarsi maggiormente nel Mediterraneo. Halder, poi, commentò nel proprio diario: «Adesso [Rommel] è finalmente costretto ad ammettere che le sue forze non sono sufficienti (. .. ). Un 'impressione che qui avevamo già da un pezzo.,,. In un colloquio svoltosi a Roma la sera del 14, von Rintelen, al quale era stata rimessa copia del teleavio in cui I si raccomandava una pausa operativa in Libia, comunicò di aver appreso dal gen. Jodl che il Fiihrer era sostanzialmente dello stesso avviso del Duce: necessità di una pausa per organizzare i rifornimenti e far giungere i rinforzi. Pausa però ridotta al minimo possibile - un paio di settimane - per non concedere agli inglesi il tempo di mutare le circostanze a proprio favore. Secondo Hitler un rinvio della ripresa offensiva all'autunno sarebbe stato eccessivo. Von Rintelen chiarì inoltre che la meta di Marsa Matruh era stata indicata da Rommel soltanto come obiettivo per i repani esploranti. L'indomani lo stesso von Rintelen consegnò un documento riflettente il pensiero dell'OKW in merito alla situazione. Prima di tutto veniva esplicitameo.te assicurato che il Fiihrer e l'OKW concordavano in pieno con il Comando Supremo italiano circa l'indispensabilità di una sosta. In secondo luogo venivano indicate «le premesse per evitare un insuccesso.,, nell' offensiva verso Suez: afflusso di rinforzi terrestri (lsa Panzer e grandi unità italiane) dalla madrepatria ed aerei (tre o quattro gruppi di vario tipo) forniti dal x •Fliegerkorps; ampliamento della base di
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTR!ONALE
partenza, da avviare con l'occupazione delle oasi di Giarabub e di Siwa per la protezione del fianco esposto; costituzione di una salda base logistica in Cirenaica in grado di soddisfare le esigenze sia dell'esercito sia dell'aviazione; eliminazione di qualsiasi interferenza britannica contro le retrovie. Quest'ultimo punto componava la presa di Tobruk, la protezione della litoranea e della navigazione costiera, la protezione dei convogli dall'Italia.. La memoria si chiudeva con una precisazione: «li tempo di sosta previsto non esclude però avanzate di reparti da ricognizione (reparti esploranti) verso est, con lo scopo di chiarire la situazione e di ostacolare la costruzione metodica di un fronte di difesa inglese» (48). In sostanza erano tutti d'accordo: Mussolini e Hitler, Comando Supremo e OKW, Garibo!di e Rommel. La sera del 3 aprile, appena a Londra giunse la notizia che Bengasi doveva essere abbandonata, che la 7a divisione australiana non poteva più essere trasferita in Grecia perché la sua presenza era indispensabile in Cirenaica, che la 6a divisione britannica, benché incompleta, diventava la riserva e che la conquista di Rodi era rimandata, Churchill telegrafò subito a Eden, che si trovava ancora ad Atene. Fu un telegramma assai discutibile nella forma e nel contenuto. Alla confusa ed allarmata richiesta di informazioni, si accompagnò immediatamente l'indicazione del capo espiatorio: Wavell. «Lo sgombero di Bengasi - egli scrisse - è un fatto grave, poiché i tedeschi, una volta insediati negli aeroponi dei dintorni, ci impediranno probabilmente di servirci di Tobruk. Scoprite qual è il piano strategico e tattico pe'r sconfiggere il nemico. Fatemi sapere sino a qual punto è stato dato ordine di ripiegare. In qual modo e sin dove ripiega la 9• divisione australiana? Ricordate che nel suo telegramma del 2 marzo Wavell mi fornì alcuni argomenti perentori per far credere alla sicurezza del suo fianco occidentale ( ... )• (49).
Eden rispose un paio di giorni dopo dal Cairo. Insieme con il gen. Dill, aveva parlato con i comandanti in capo del Medio Oriente e tutti avevano concordato nel ritenere la controffensiva di Rommel come una manovra diversiva, intesa a favorire l'imminente attacco della Germania alla Grecia. Naturalmente questa considerazione non diminuiva le preoccupazioni.per l'Egitto, visto che c'era da attendersi da parte avversaria lo· sfruttamento a fondo di ogni eventuale successo. Il primo dispaccio arrivato al Cairo il mattino del 6 aprile -
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poco dopo l 'inizio dell'operazione Marita in Balcania - fu dei capi di Stato Maggiore: riconoscevano priorità uno al ristabilimento del fronte nel Deserto occidentale; la 7a divisione australiana perciò non sarebbe partita e l'invasione del Dodecaneso era rimandata. Inoltre venivano annunciati forti rinforzi di carri e, per il 10 giugno, una brigata corazzata dotata di Matilda, inviata con un convoglio veloce. Ricordavano, inoltre, che in Africa Orientale c'erano divisioni sudafricane e indiane utilizzabili e, intal)to, suggerivano il ricorso all'impiego di commando nelle retrovie del nemico e sulle sue linee di comunicazione. Quanto alle altre due forz e armate, i primi rinforzi consistevano in 5 cacciatorpediniere dall'Oceano Indiano e 2 sommergibili dal Mediterraneo occidentale, nonché in 30 bombardieri Wellington per il Deserto occidentale e 6 Beaufort per Malta. In quel pomeriggio, in una riunione plenaria, i comandanti in capo esaminarono la situazione. Erano tutti d'accordo sulla necessità di stabilizzàre la battaglia e sul fatto che, probabilmente, la migliore carta da giocare era costituita da Tobruk, dove, tra l'altro, erano state ammassate scorte di viveri, acqua e materiali vari per diversi mesi . La preoccupazione maggiore per Wavell riguardàva i corazzati: per fermare Rommel aveva bisogno di molti cruisers e possibilmente di Matilda, di cannoni contraerei e controcarri, e di specialisti per le riparazioni ai mezzi corazzaci. Considerando di ricevere a più o meno breve scadenza quanto occorreva, il problema di fondo con.cerneva Tobruk: tenerla o no? Tutto sommato , Wavell era orientato a difenderla se possibile (la 1sa brigata australiana era già in viaggio di trasferimento via mare); a rimanere attestato alla frontiera per esercitare una minaccia nei confronti dell'assedio deUa città (la 22a brigata delle Guardie, due squadroni dell' 11 • ussari ed un reggimento artiglieria da campagnia erano in marcia verso Bardia), ed a ripristinare il vecchta piano difensivo appoggiato a Marsa Matruh .a protezione dell 'Egitto. Longmore espresse l'intenzione di aprire nuovamente gli aeroporti ad est di Marsa Matruh e concentrarvi il maggior numero di apparecchi in afflusso lungo la rotta di Takoradi - pur tenendo conto degli altri impegni esistenti nel teatro d 'operazioni allo scopo di intervenire sulle colonne meccanizzate italo-tedesche. Cunningham affermò, dal canto suo, di aver fiducia nella possibilità della Mediterranean Fleet di assicurare i rifornimenti via mare a Tobruk , nonoscan te 1' offesa avversaria aerea e navale. Wavell fu confortatQ da tali considerazioni, però, prima di prendere una decisione volle accertarsi di persona delle condizioni
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in cui si trovava il campo trincerato e vi si recò in volo con il gen. ] .D. Lavarack, comandante della 7 a divisione australiana. Come giunse, affidò a questi il comando interinale delle forze britanniche in Cirenaica (50) con il compito di contenere l'avanzata di Rommel a Tobruk, dando così tempo all'arrivo dei rinforzi in Egitto. Notò con piacere la calma e la risolutezza di Morshead ed esaminò con lui la difesa locale. Più o meno riscontrò gli inconvenienti che si erano presentati in gennaio al gen. Pitassi Mannella: cintura perimetrale troppo ampia per le truppe di cui disponeva; ostacolo anticarro non panicolarmente rilevante; molte trincee da ripristinare perché ricopene di sabbia. C'erano però al.cuni Matilda, che potevan ripetere il preziosissimo ruolo rivestito a suo tc;mpo, e Wavell ordinò che fossero spediti da Alessandria, via mare, altri carri scelti tra quelli revisionati e meno vecchi. Nel pomeriggio tornò al Cairo con un viaggio avventuroso ( 51) e vi trovò un altro messaggio di Churchill: «Voi dovreste certamente essere in grado di tenere Tobruk con le sue difese permanenti costruite dagli italiani, almeno sinché o nel caso che il nemico non porti in linea grandi forze di artiglieria ( .. . )~ (52).
Wavell rispose tratteggiando un quadro generale dello scacchiere ed osservando che, benché il primo sforzo di Rommel sembrasse essersi esaurito naturalmente, sentiva che la tregua non sarebbe stata lunga. Ciò lo preoccupava un poco, in quanto Tobruk non rappresentava una buona posizione difensiva e la linea di comunicazione terrestre era indifesa e non organizzata. Tale replica destò molti dubbi sul suo reale significato ed allarmò Churchill che preparò un bollente telegramma (53). Il ritorno a Londra di Eden e del gen. Dill con le decisioni definitive di Wavell ed il parere di Cunningham e di Longmore, fece sostituire il dispaccio con un altro di cordiale approvazione. A Tobruk, Morshead era fermamente deciso a tener testa all'avversario. Quando la piazza venne investita egli calcolò di avere 36.000 presenti, comprese però anche alcune centinaia di prigionieri. «Non ci sarà un 'altra Dunkerque - disse ai suoi comandanti in sottordine - Se dovremo uscire di qui, à apriremo la strada combattendo. Qui non c'é né resa né ritirata!» (54). A conti fatti, disponeva di quattro brigate di fanteria australiana, quattro reggimenti aniglieria da campagna con pezzi da 25 libbre, due reggimenti controcarri, la 4a brigata aniglieria contraerei con 16 pezzi pesanti e 59 leggeri, inoltre aveva frettolosamente rimesso in
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piedi la 3a brigata corazzata con 26 cruisers, 1S carri leggeri e 4 Matilda. A tempo debito, quando cominceranno gli attacchi alla piazzafone, calcoleremo i rapporti di forza. È opponuno anche un cenno sulle forze aeree. La pane svolta dalla R. Aeronautica era stata intensa ma travagliata perché in panenza l'organizzazione risentiva ancora degli effetti della ritirata in Tripolitania. A pane ciò, ceno non poteva non accusare gli inconvenienti di un'avanzata così rapida e così anomala. La disponibilità di apparecchi era limitata, ma esistevano difficoltà obiettive per un suo consistente incremento. Il 9 aprile il gen. Pricolo replicò ad uno dei tanti solleciti del Comando Supremo, dichiarando nuovamente l'impossibilità di aumentare le forze aeree in Libia finché l'arrivo delle attrezzature aeroportuali, già pronte in Italia da un mese ed al momento tuttora in viaggio, non avesse consentito di approntare le basi occorrenti. La passata esperienza imponeva, infatti, che i reparti ·aerei venissero dislocati soltanto su basi opportunamente attrezzate, tali da assicurarne l'efficienza e l'impiego. «È noto a codesto Stamage - proseguiva il capo di S.M. dell'Aeronautica - che da oltre un mese 1'8 ° stormo da bombardamento attendè di poter trasferirsi in A.S.I. e che un solo gruppo ha potuto essere inviato in questi giorm·, in quanto la 5 a squadra ha la impossibilità di provvedere alla sistemazione dell'intero stormo (...)'I> (SS). A metà aprile il gen. Aimone-Cat inviò una lunga relazione allo S.M.R.A, nella quale mise in evidenza le difficoltà che la Sa squadra aveva trovato per seguire la progressione delle grandi unità terrestri. Mentre le forze aeree tedesche non avevano incontrato gravi intoppi, grazie alla superiore organizzazione logistica, quelle italiane erano state costrette a subire gli effetti negativi della carenza di automezzi, di aerei da traspono e di materiali per l'impianto di aeroporti. Dopo l'occupazione di Bengasi le cose erano migliorate. la Sa squadra a'\leva, infatti, immediatamente costituito un Comando avanzato con due gruppi da caccia, uno da bombardamento, una squadriglia di Stuka ed aliquote da ricognizione strategica presso l' aeropono di Bengasi prima e su quello di Derna poi. Tuttavia il problema logistico rimaneva una palla al piede ed aveva dato luogo ad inconvenienti: «Le truppe, specialmente italiane, hanno, durante la nostra avanzata, in buona pane potuto essere rii,rnite per il contributo dato dall'Aeronautica o ad essa sottratto senza alcun preavviso, né preventivo né successivo.
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LE O PERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE
Per l' avanzata della divisione Anete, ad esempio, è stata assorbi ta d'autorità la totalità dei carburanti (80 t. circa) del deposit o d i En Nofilia, da noi predisposto d'urgenza e con fatica per i nostri autotrasponi logistici . Nulla da obiettare se tali procedimenti urgenti fossero armonizza.ti con tutte le altre operazioni anche aeree, per le quali si è sempre più pronti a chiedere ed a pretendere che a concedere. Ma questo non sempre accade. Per ottenere, ad esempio, la restituzione di 30 automezzi, a suo tempo sottratti all'Aviazione del Sahara e ad essa necessari, si è perso moltissimo tempo prezioso e si è atteso che quell'aviazione fosse con L'acqua alla gola per deficienza di rifornimenti. Per contro, su una semplice richiesta di un maggiore del C.A.T. (al quale era stato da noi rifiutato il prestito d i 20 automezzi, non avendone a sufficienza nemmeno per noi), il Comando Superiore ha concesso subito 80 automezzi , che il C.A.T. continua ancora ad impiegare. Avendo dovuto, poi, provvedere al rifornimento urgentissimo di munizioni di un nostro reggimento celere di artiglieria, si è dovuto ricorrere al trasporto aereo ( ... ). La situazione logist ica è senza dubbio complessa e difficile, né è da ritenere che la si potesse risolvere soltanto con un più oculato impiego degli 80 automezzi ceduti o con il rispetto di un deposito carburanti dell'Aeronautica. Ma, appunto per queste ragioni, sarebbe più che mai necessaria una direzione unica, previggente, oculata e decisa, che collegasse il problema operativo a quello logistico, mantenendo l'armonia delle proporzioni ( .. . )» (56).
Questo complesso di motivi non aveva consentito alla 5a squadra un'azione spettacolare come quella delle truppe terrestri. Indubbiamente nocque il carattere di improvvisazione che seg.nò la riconquista della Cirenaica, tuttavia probabilmente risultò carente quell'accentramento che solo può offrire risultati veramente probanti. Bisogna anche ricordare che il Fliegerfuhrer Afnka non era agli ordini di Rommel, bensì cooperava con lui. Nonostante il gran numero di interventi, vennero a mancare attacchi decisivi sulle poche linee di ritirata del nemico e nessuna incursione fu effettuata sugli aeroporti in mano avversaria, eccezion fatta per uno su Derna, peraltro inefficace. Come da parte britannica fu rilevato, le perdite nemiche dovute ad incursioni aeree risultarono leggere. Gli inglesi contavano su due squadrons da caccia (il n. 3 ed il n. 73), uno dat bombardamento (il n. 55) ed uno per la cooperazione con l'esercitò (il n. 6). Tutto sommato, nessuna delle due opposte aviazioni era abbastanza forte da conquistare la supremazia aerea, ma forse qualche opportunità fu perduta da quella dell'Asse.
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NOTE AL CAPITOLO SECONDO ( 1) Per i particolari vds. ordine di battaglia delle forze terrestri, allegato 2. e delle forze aeree, allegato 3, alla data dell' 1.4.1941. (2) La D.f. Brescia apparteneva al X corpo, ma dal 17 marzo passò alle dipendenze temporanee per l'impiego del DAK. (3) Al termine della campagna di Francia, i tedeschi svolsero una serie di esperimenti sui mezzi corazzati catturati, in special modo su quelli britannici. Rimasero colpiti dalla corazzatura anteriore del Matilda 11 (78 mm), che alle maggiori distanze poteva essere perforata solo dal cannone contraerei da 88. In base ai dati di es_pericnza acquisiti, l'OKW decise prontamente di sostituire il pezzo da 37 mm dei carri Pzkw lii con un cannone da 50 corto e di aumentare la corazzatura dei Pzkw IIl e IV con piastre supplementari di 33 mm, indurite al punto di resi1tere alla granata perforante del pezzo da 2 libbre, cioè da 40 mm, che armava i cruisers ed i Matilda, a qualunque distanza, eccetto le più ravvicinate. Pei inciso, il ricorso a piastre aggiuntive per aumentare e addirittura· raddoppiare la corazzatura era utilissimo per' il modello in corso, in quanto non influenzava la pr~duzione, ed anche per i tipi superati ma ancora in servizio. (4) Non è possibi¼e fornire elementi assoluti sulla capacità di un proiettile di perforare una corazza in combattimento, troppi essendo i fattori che entrano in gioco. I calcoli e gli esperimenti possono, dunque, dare soltanto indicazioni approssimative. La corazza di ogni carro varia in spessore ed in inclinazione da posto a posto e, per giunta, le piastre corazzate, già di per sè differenziate per qualità e durezza, hanno sistemi di saldatura molto dissimili.
(5) Al DAK era stata assegnata la compagnia di intercettazione n. 3/N 56. Dal 6 marzo a tutto aprile operò un solo plotone. Il 24 aprile sbarcò a Tripoli il grosso della compagnia, che il 2 maggio compilò il suo primo rapporto informativo. (6) HANs-Orro BEHRENDT,
op.
citala, p . 99.
(7) Il trucco di mitraglìeri procedenti a tutta velocità trascinandosi dietro cespuglioni che sollevavano un enorme polverone fece inoltre pensare all'intervento di una grossa forza corazzata.
(8) E. ROMMEL, op. citata, p. 23. (9) Testimonianza del gen. Srreich riportata da D . lrving, op. ci(ata, p. ·83. Anche in prosieguo si farà riferimento al resto in questione per quanto ha tratto ai ricordi di Streich. (10) Corpo Tedesco d'Africa. (11) DSCSAS, f. 308/4.41 data 1.4.1941 del DAK.
(12) D. lRVING, (13)
op.
citala, p. 85.
J. €oNNEll, op. citata,
pp. 391-392.
(14) Ibidem. Non è chiaro il riferimento alle tre brigate: se intendeva il gruppo di sostegno, la 3 • brigata cor. e la 3• b~ata motorizzata indiana in afflusso oppure se si riferiva alla 3• corazzata cd alle due brigate australiane di cui Neamc disponeva al momento.
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I.E O PERAZIONI IN AFRICA ~f:n·cNTRIONAI.E
(15) I.S.0. PLAYFAIR, op. citata, p. 21. ( 16) Neame era teso e ceno dovette lasciar trasparire il proprio stato d'animo. Nel suo rapporto in data 27 maggio 1941 egli così si espresse: «Il trasferimento della 2a divisione corazzata (meno la 3° brigata corazzata) ad ovest della linea Sceleidima-el Regima non era stato previsto né ordinato da me. Esso causò difficoltà ai trasporti motonzzati della divisione nel varcare l 'uadi a sud di el-Regima. Questo trasfen·mento risultò conseguente ad ordini emanati dal mio Comando la sera del 2 aprile, allorché il comandante in capo si era interposto, e da un altro ordine emanato, non so se in base ad istruzioni dello stesso comandante in capo, il mattino del 3 apnle dal suo capo di S. M., mentre io stavo col comandante in capo. Una parte di questi ordini non era conforme alla situazione che veniva sviluppandosi sul posto. La 3a bngata si trasferì a Msus, non avendo potuto muovere la sera precedente. Il comandante in capo mi trattenne lontano dal mio Comando per tutta la critica mattinata del 3 apn'/e, rnentre egli visitava in Bengasi la 9a divisione australiana. I Tedeschi avanzavano su Bengasi lungo la strada costiera senza trovare opposizione (.. )•. (17) W. CHURCHILL, op. citata, p. 236. (18)
J.
CONNELL, op. citata,p. 395.
(19) E. ROMMEL, op. citata, pp. 16-17. (20) Costituita dal III. btg. bers. motociclisti, l/132' artiglieria da 75/27, 142' compagnia cannoni da 47132, due sezioni da 20, elementi del genio e dei servizi, al comando del ten. col. Fabris. Fu inizialmente rinforzata dal gruppo Santamaria. (21) Dalle righe di Rommel (op. citata, p. 24) si ricava la sensazione di un'affermazione esagerata ed allarmistica formulata dal gen. Zambon. In realtà non era affatto così e la marcia su el-Mechili lo dimoscrerà. Ma Zambon si era riferito aJ Trigh el-Abd, cioè alla pista da Giof el-Mater a Bir Tengeder-Mechili e non aJ tratto Agedabia-Giof el-Mater, quello percorso personalmente da Rommel. (22) H.-0. BEHREND, op. citata, p. 86. (23) DSCSAS, tele 01/3283 Op. data 2.4.1941 del Comando Superiore. (24) H .0. BEHREND op. citata, p. 86. (25) D. IRVING , op. citata, p. 87. (26) A. VON TAYSEN, Tobruk 1941. Der Kampf in Nordafiika, Freiburg 1976, p. 82. (27) DSCSAS, tele 783 data 3.4.1941,ore 21 ,25, .del Comando Supremo. (28) Poi fu accertato trattarsi di una pattuglia del Long Range Desert Group e della sezione recuperi della 3 • brigata corazzata. (29) I.S.0. PLAYFAIR, op. citata, p. 22 . (30)
J.
CONNELL, op. citata, pp. 397-398.
(31) La colonna Fabris era stata superata durante la notte dal gruppo Schwerin.
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(32) Costituita dal Comando s• bersaglieri, XII btg. bersaglieri autoportati, una batteria da 75/27, 72' compagnia da 47/32, una se:zione da 20, elemento del genio e servizi. (33) Il battaglione, allestito in tutta fretta in Italia, fu mandato in Libia con i motori senza filtro ad olio, senza il necessario rodaggio e col personalt non addestrato e non affiatato. I 50 carri rimarranno disseminati lungo le piste dese rtiche. A Tobruk ne arriveranno solo 7. (34) La colonna era costituita dal Comando divisione, V /8° bersaglieri autoportato, 32• reggimento earristi con un banaglione di forma:zione di carri l 3 autopormi, 132• artiglieria (meno i reparti decentrati), 132• compagnia da 47/32. elementi del genio e servizi. (35) Secondo Streich, Rommel, irritato in sommo grado per il rifiuto, gli avrebbe gridato in faccia che era un vigliacco, al che Streich, strappatasi dal collo la croce di ferro ricevuta in Francia, avrebbe ribattuto: «Nessuno ha mai osalo dirmi una cosa nmile! La
prego di ritirare la sua affermazione, oppure geJJo questa croce ai suoi piedi•. (D. lRVING, op. citata, p. 91). (36) E. ROMMEL, op. citala, p. 30. (37) G iunsero nel tardo pomeriggio: elementi del Comando 8 ' bersaglieri, elementi del Comando XII battaglione bersaglieri, due plotoni autoportati, due plotoni mitraglieri, una compagnia da 47/32 , una batteria da 75/27, due sezioni da 37 /45 e due sezioni da 20. (38) Rommel ebbe a parlare della conquista di Mechili ad opera delle -mie. truppe e dell'occupazione di Derna ad opera - sembrerebbe - del gen. Kirchheim che -era intervenuto in/orze, (op. citata, pp. 34·35). Avrebbe dovuto esser più preciso ed obienivo e dare a Cesare quel che era di Cesare. Al riguaido - per togliere errate convinzioni derivanti dall'affermazione di Rommel - si ripona integralmente una lettera personale inviata il 13 giugno 1941 dal gen. Kirchheìm al gen. Zarnbon : «Pregiatissimo Sig. Generale, zen· mi è slalo comunicato che la
radio tedesca aveva ncordaJo che il generale o il Comando del gen. Kirchheim erano entrati per primi in Derna con la loro divisione. Informerò l'ente responsabile di questa comunùazione che eravate Voi il comandante di divisione ed io soltanto l'uffit:ùJle di collegamento. Voi saprete bene, che dietro ordine del C. T.A., tutte le comumcazzoni riguardanti la divisione 'Brescia' venivano ritrasmesie in chiaro in base alla ,linea di rifenmento». Per questo motivo io dovetti denominare la colonna col nominativo di ,colonna Adolfo• e premettervi questa dzcitura «Comando del Gen. Kirchheim•. Questo è 111110.
Ciò è 1uccesso perché ii voleva far credere a un altro Comando di Grande Unità comandato da un generale. Pero anche il.radio comspondente, per quanto fornito di tutti i dati, ne è !lato ingannalo. Se Voi doveste avere ancora idea di qualche altro pauo, Vi prego di darmene cortese notizia. lo faro in ogni ca10 tutto il po1Jibile perché venga evitato il n'petersi di tale errore. Amichevoli saluti a Voi ed alla Vo1tra divisione•. (39) DSCSAS, f. 01/5091 Op. data 9.4. 1941. (40) Anni dopo, leggendo Kneg ohne Hass, il gen. Streich ebbe a commentare: «Era 1empre queito il punto dolente, il fatto che le illu1ioni di Rommel reitavano sempre a corto di benzi11(1. E non era colpa di neuuno dei 1uoi comandanti, ma propn'o st111> e, a margine dell'osservazione di Roranel, annotò: ,Che balordaggine!• (D. IBVING , op. citata, p. 97).
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Lii OPERAZIONI IN AfKJCA SElTENTRIONALE
(41)_E. ROMMEL, op. citata, p. 35-37. (42) Il conte von Schwerin rievocò l'episodio nel 1976: cHo visto roSJo a quella notizia. Sono partito seduta stante alla volta della celebre casa bianca dove Rommel aveva sistemato il proprio quartier generale. Di lì a poco arrivò e lo informai che il generale da lui inviato al fronte era già morto. Fu la pnma volta che lo vidi n·dotto a uno straccio. Impallidì e ripartì senza pronunciare una parola>. Anche Streich ricordò la vicenda. Corso alla ricerca di Rommel con una vettura di preda bellica, individuò il piccolo gruppo di mezzi a sud di Tobruk. Appena lo raggiunse balzò a terra e gridò che von Prittwitz era morto. Interrotto da Rommel, che gli fece notare freddamente come avesse corso il rischio di cadere sotto il fuoco della sua miuagliatrice a causa dd veicolo britannico usato, Sueich avrebbe ribattuto: «In tal modo sarebbe riu1cito ad ammazzare nella stes1a giornata entrambi i suoi comandanti di divisione, Herr Generai!> (D. IRVING, op. citata, p. 95). (43) le forze del settore erano le seguenti. Italiani: Comando 8 • bersaglieri, XII btg. bers., 2• cp. moto del III btg. bers., 72• cp. cann. da 47 / 32, III/ 62 • fanteria Trento, una batteria da 75/27 ed una sezione da 20 del 132• artiglieria. Tedeschi: 3' gruppo espi., XV btg. fucilieri, 33 • gruppo Panzerjaeger ed una batteria da 88. (44) I generali erano: O' Connor, comandante delle forze britanniche in Egitto; Neame, comandante della Cirenaica; Gambier-Parry, comandante della 2• D. cor.: Rimingcon, comandante della 3• B.cor.; Vaugham, comandante della 3• B. indiana; ·carcon de Viart, precipitato in mare presso Apollonia. (45) Da un primo censimento, i materiali di preda bellica sparsi nella sola zona fra Agedabia e Bengasi .ammontavano a 120 pezzi di artiglieria di vario calibro, circa 500 automezzi immobilizzati per avarie e danni; 50 carri medi, nella maggior parte incendiaci. Al riguardo, prima ancora di iniziare l'offensia, Rommel aveva chiesto che dei materiali avversari catturaci in comune, quelli di fabbricazione britannica fossero considerati preda bellica tedesca e quelli già appartenenti alla 10• armata tornassero agli italiani. Gariboldi acconsentì, ma l'aècordo offrirà spunto per recriminazioni e polemiche. Già a Mechilj sorse qualche discussione, anche perché non tutti i Comandi italiani erano al corrente della questione; comunque, molti militari italiani, specialmente conduttori di automezzi, ritennero opportuno attenuare d'iniziativa il concetto e togliere agli autoveicoli nemici inservibili tutto ciò che era ancora utilizzabile: gomme a bassa pressione, dotazioni, guide in lamiera, ecc. (46) Bi~ogna accennare anche ad un certo disappunto di Mussolini e del Comando Supremo: <Pregati tra1metlere più frequenti et complete notizie - telegrafò Guzzoni a Gariboldi - giacché ciò che sappiamo di quanto avviene in Cirenaica lo apprendiamo dai comunicati di Rommel et dalla radio inglese> (tele 7915/op. data 6.4.41, ore 05 ). Gariboldi replicò immediatamente: «Fenomeno lamentato est spiegabile che mentre Rommel comunica direttamente Berlino, mio ufficio collegamento comunica quando può ed io 1tesso n'esco trovare Generale. Faccio mio meglio per migliorare comunicazioni> (tele 12/ op. data 6.4.41, ore 15). (47) DSCS, tele 8196/0p. data 13.4.1941. (48) Il promemoria di von Rfotelen reca la data del 15 aprile. (49) W . CHURCHILL, op. citata, p. 238. (50) Data la necessità di rivedere l'organizzazione di comandi in Medio Oriente, Wavell nominò in quei giorni il gen: A. Godwin-Austen comandante delle forze in Palestina, il gen . Marshall-Cornwall comandante delle forze in Egitto, il gen. N~el Beresford-Peirse comandante delle forze nel Deserto occidentale.
LA PRIMA CONTROFFENSIVA !TAi.O-TEDESCA
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(51) Partito all ' imbrunire da Tobruk, l'aereo fu costrecto ad un atterraggio di fortuna notturno in pieno deserto, a pochi chilometri da Sollum. Essendosi fracassato l'apparecchio, Wavell decise di restare ove si trovava sino all ' alba però, a buon conto, d istrusse tutti i documenti segreti che aveva seco. Per sua fortuna una pattuglia sudanese, mandata da Sollum, incontrò i dispersi . (52) W. CHURCHII.l, op. citata, p. 240.
(53) Il telegramma era così concepito: «Attendiamo un vostro parere esplicito. Intanto è bene che conosçÌate il nostro punto di vi.ria. Qui, al centro, pare inconcepibile che si debba abbandonare la fortezza di Tobruk senza opporre la più ostinata resistenza. Noi disponiamo di una sicura linea di comunicazioni marittime. La linea del nemico è lunga e dovrebbe essere vulnerabile, purché non gli si dia il tempo di organizzarla a suo agio. Finché Tobruk è nelle nostre mani e la guarnigione dispone anche di un certo numero di mezzi corazzati che possono attaccare le comunicazioni del nemico, questi non potrà osare di spingersi oltre Tobruk, se non per modeste incursioni. Se abbandonate Tobruk e ripiegate di quattrocentoventi chilometn· a Marsa Matruh, nòn potreste trovarvi su per giù di fronte allo stesso problema? Noi siamo convinti che voi dobbiate battervi a Tobruk a oltranza> (W. CHURCHILL, op. cit., p. 241).
(54) ANTHONY HECKSTALL-SMITH, Tobruk, Blond 1959, p . 47 . (55) G . SANTORO, op. citata, p. 74. (56) Ibidem, , pp. 72-73 .
•
Capitolo terzo LE OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
1. L'ORGANIZZAZIONE DIFENSIVA DELLA PIAZZA.
Si è già accennato all'importante vantaggio che il possesso di Tobruk assicurava all'avversario, al valore della base navale, alla funzione difensiva ed offensiva che la piazza avrebbe potuto assumere nelle successive operazioni. Per converso, la riconquista italo-tedesca dell'intero territorio della Marmarica sino al confine egiziano poneva la guarnigione britannica in una posizione di notevole difficoltà: ristretta in breve spazio e completamente accerchiata, ad oltre 150 chilometri dalla frontiera , esclusivamente affidata a rifornimenti via mare. In siffatte condizioni e tenuto conto dell'inevitabile stato di depressione del nemico dopo il recente scacco, si poteva ragionevolmente sperare che Tobruk sarebbe facilmente caduta, sotto la spinta di un attacco con forze limitate ed è nel quadro di questa possibilità che bisogna considerare i tentativi di Rommel di impossessarsi della piazza prima che gli inglesi si fossero riavuti dalle conseguenze psicologiche del rovescio subito e, soprattutto, prima che potesse ripianare le perdite materiali sofferte nel rapidissimo ripiegamento. Nel pensiero di Rommel il fattore tempo aveva insomma preminente valore su ogni alno : «Vedevo chiaramente che se non avessimo potuto dare l'assalto a Tobruk ci
saremmo trovati in una situazione tattica e strategica molto delicate che avrebbe avuto ripercussioni specialmente nel caso di un attacco britannico al fronte di Sollum» (1). Tobruk è compresa nell'ampio tavolato della Marmarica, a fondo pianeggiante e ~1do, con lievi ondulazioni disposte in senso equatoriale(schizzon.!J).La città giace, protetta dal ripido margine del tavolato, al fondo della ·baia omonima. Procedendo dal mare verso l'interno, si possono schematicamente distinguere tre elementi caratteristici . Una fascia costiera alla quota media di 50 m sul livello del mare, degradante sulla costa più o meno ripidamente e profondamente solcata in senso perpendicolare da numerosi uidian: i più notevoli sono l'uadi Sehel e l'uadi Zeitun, ai quali si appoggiavano, appunto, le ali della cima fortificata. Il terreno poi sale dolcemente verso l' interno , fino ad una quota media di· circa
LE OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
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80 m. Ad occidente di Tobruk la fascia presenta una profondità
media di 6- 7 chilometri ed è attraversata dalla via Balbia; a sud-est dell'abitato si restringe bruscamente sino a ridursi ad una sottile cimosa. Segue la ristretta fascia intermedia dì Sghifet Chargia, intorno ai 100 m di quota, raccordata alla: precedente da un gradino non . molto ripldo di una . cinquantina di metri (Hagiag es-Sehel). Ad oriente essa finisce per confondersi con la fascia costiera. Infine una fascia interna raccordata alla precedente da un nuovo gradino (Harf el Agereb-Hagiag Chargia) che sale di altri 50 metri, portandosi così ad una quota media di 150 m. Il. terreno va poi gradatamente elevandosi verso sud e ovest, raggiungendo le quote maggiori in corrispondenza della cinta fortificata: Ras el-Medauuar (2), che può esser considerato la chiave di volta del sistema, e Sidi Cheiralla, rispettivamente a 209 e 167 m. Il tavolato marmarico prosegue ancora verso sud, con una serie di ondulazioni più o meno marcate. Oltre la via Balbia le comunicazioni stradali della' zona erano tre. Anzitutto la rotabile, allora in costruzione, esterna alla linea di investimento di Tobruk, disegnata sul tracciato di piste preesistenti: bisognava allacciarsi aHe vie d'accesso ovest ed est con un raccordo parallelo al Trigh Capuzzo, ma sembrava difficile poterla ultimare prima di tre mesi dato il fondo orrendo. Il raccordo venne poi compiuto, sia pur con risultati poco brillanti, considerata la necessità di consentire il transito delle autocolonne verso la frontiera fuori del tiro delle artiglierie della piazza, e la rotabile completa prese il nome di «Strada dell'Asse». · Poi esistevano il Trigh Capuzzo, che collegava Bengasi coil Sollum, passando da el-Mechili e costituendo un raddoppio della litoranea in corrispondenza di el-Adem, e la pista automobilistica Tobrnk-el Adem, in senso meridiano, che trovava prosecuzione nella pista per Bir el-Gobi e .Giarabub. Il movimento nella regione di Tobruk non presentava dunque serie difficiltà e sarebbe risultato molto agevolato per i nostri rifornimenti, una ·volta completata la strada in costruzione a sud della città. Il terreno non offriva apprezzabili appigli alla difesa, eccezion fatta per gli uidian Sehel e Zeitun, profondamente incisi, che costituivano notevole ostacolo anticarro. L'attacco poteva trovare nelle modeste ondulazioni uf.l. ceno correttivo all'assoluta marn.anza di copertura ed un qualche aiuto per l'osservazione del tiro, ostacolata comunque.nelle ore più calde dall'effetto mi.raggio e spesso dalla sabbia sollevata dal vento o dalle stesse esplosioni od
PRIMO ATTACCO
(14-17 AP:
e
CO NTRO TOBRUK ULE 1941)
Schizzo n.i7
f·
20" B.
f.
LE OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
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anche da colonne in movimento. Una più facile e redditizia penetrazione era offerta dalle strisce costiere a cavallo dei due tronchi, occidentale ed orientale, della via Balbia, nonché dalla fascia a cavallo della rotabile per el-Adem. In gennaio, la 6a divisione australiana aveva sfondato a sud, nel tratto centrale tra la litoranea e la strada per el-Adem. L'organizzazione difensiva del fronte a terra era stata studiata con il criterio di proteggere la baia ed i relativi impianti dall'azione delle artiglierie di medio calibro. La cintura fortificata era costituita da una serie di piccoli ridotti, distribuiti a scacchiera in modo da assicurare, almeno in certa misura, l'incrocio dei fuochi delle armi automatiche. Tali ridotti erano raggruppati in capisaldi per meglio garantire l'articolazione della difesa. Il punto dolente risiedeva nella possibilità di attivazione del fronte di gola dei vari elementi del sistema. L'ubicazione di ogni opera era stata scelta nell'ovvio concetto di trarre il massimo vantaggio dalle irregolarità dell' ambiente naturale, particolarmente apprezzabili in corrispondenza dei due noti uidian ma pressoché inesistenti nel terreno piatto e nudo del fronte meridionale. Siffatta intrinseca differenza si rifletteva sui criteri fortificatori adottati nei· vari settori. Tutti i ridotti avevano carattere semipermanente, con postazioni in caverna o in barbetta che potevano essere ricondotte a due tipi fondamentali: uno per le zone aperte ed uno per quelle affacciate sugli uidian. Sulle balze essi erano muniti' di postazioni e di fosso anticarro, invece mancanti nelle opere in corrispondenza degli uidian, ove di massima le postazioni erano state approntate in caverna. Esistevano, infine, ricoveri per il riparo del personale e per i Comandi di settore e di sottosettore. In complesso, si trattava di 124 opere distribuite su doppio ordine: 74 su quello esterno, di una cinquantina di chilometri di sviluppo, e le rimanenti su quello interno, più arretrato ·di circa trecento metri. Il sistema consentiva l'impiego di 247 mitragliatrici o fucili mitragliatori e 99 armi controcarri. · Da parte britannica è stato commentato: «Le opere erano state costruite su posizioni ben scelte, ma somigliavano più a rifugi che a centri di fuoco» (3) . Il nemico aveva rafforzato la preesistente organizzazione sviluppandola su tre ordini, contraddistinti rispettivamente con il nome di linea rossa (perimetro esterno rappresentato dalla cintura dei capisaldi), linea blu (allineamento intermedio a capisaldi discontinui) e linea verde Jposizioni arretrate imperniate su vecchi forti Marcucci, Solaro, Airente, Perrone). Le denominazioni rispon-
130
I.E OPERAZIONI IN AFRICA ~ElTENTRIONAtE
devano non tanto a sostanziali diversità di compiti e di funzioni, quanto all'opportunità di determinare 1'ordine di successione dei lavori di fortificazione programmati e di disciplinare convenientemente l'utilizzazione dei materiali da rafforzamento. In realtà, solo da poco tempo, e precisamente da metà marzo, Neame aveva dato ordine di por mano al ripristino e completamento delle strutture difensive. Poiché dietro alla cerchia perimetrale non esistevano apprestamenti che consentissero una vera e propria profondità, fu sulla linea blu che si concentrarono gli sforzi australiani. Dapprima la z4a e la 18a brigata, quest'ultima appena sbarcata, occuparono le opere più avanzate dei capisaldi, mentre la 20 a e la 26 a brigata rimasero all'esterno della piazza sì · da guadagnare tempo ai fini dell'esecuzione dei lavori, poi, nella notte sul 9 aprile , passarono anch'esse nell'interno della cinta. Il presidio delle postazioni perimetrali fu allora affidato all'intera 9a australiana, mentre in riserva rimasero la 18 a brigata d i fanteria e la 1 a brigata corazzata, in realtà una grande unità di formazione (4). Vale la pena, a questo punto, dare un rapido cenno di raffronto tra la difesa attuata in gennaio dal XX corpo italiano e quella realizzata in aprile dalla .9a divisione australiana: carri efficienti Presidio
uomm1 (5)
XX corpo d 'armata 6• D.f.auscraliana
22.000 36.000
legg.
15
artiglierie
medi. pes. 10 26
4
camp. e pes. camp.
e.e.
220 4 rgt. da 25 lbs.
117 2 rgt.
marina 50
-
In tema di personale il gen. Pitassi Mannella si era trovato . sicuramente in condizioni peggiori, non soltanto per l'inferiorità numerica ma altresì per l'eterogeneità dei reparti. Ancora più m.arcata la differenza negativa in carri armati, laddove nel campo delle artiglierie il confronto era a favore italiano (6), pur essendo attenuato dalla gittata dei pezzi e dalle caratteristiche del materiale per le artiglierie da campagna e pesanti" campali, e molto ridotto per le artiglierie controcarri dall'aver a che fare con gli invulnerabili Matilda. Infine il rapporto tra le opposte aviazioni. Sinché questo non venne risolto soprattutto dagli Stuka, gli squadrons Bletiheim n. 45 e 55 imperversarono rifornendosi di munizioni sugli aeroporti di Tobruk.
LE OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
131
.Ad ogni modo ai.gen. Lavarack e Morshead apparve molto chiara la difficoltà di tenere l'ampia fronte della piazza. Ne -derivò l'orientamento ad un spiccata reattività delle forze in riserva, reattività resa particolarmente probante dal livello addestrativo degli australiani e dall'appoggio dei carri inglesi. Anche Pitassi Mannella, ad onor del vero, aveva schierato molti battaglioni a tergo dei capisaldi per immediate reazioni a livello di sottosettore e di settore; purtroppo, però, carenze dello strumento operativo, inconvenienti di vario genere e rapidissimo sviluppo degli avvenimenti impedirono un' efficace resistenza. La decisione di non cedere Tobruk era irrevocabile da pane britannica. Secondo Churchill la piazza doveva essere conservata «non come posizione difensiva, ma come preziosissima testa di ponte contro il fianco di qualsiasi seria avanzata verso l'Egitto» ed era possibile tenerla .perché la Desert Air Force e la Mediterranean Fleet si trovavano in grado di tagliare o quanto meno ostacolare fortemente le comunicazioni marittime tra l'Italia e la Libia, perché le comunicazioni terrestri di Rommel erano lunghissime e perché si trattava di sbarrare assolutamente il passo verso la valle del Nilo. B~tava guadagnare tempo: «Noi abbiamo là o in viaggio per tale destinazione mezzo milione di uomini e montagne di rifornimenti» (7) e Churchill sapeva che Roosevelt il 10 aprile aveva tolto il Mar Rosso dalle zone di com.battimento vietate alle navi mercantili americane e che si proponeva di inviare in Medio Oriente tutti i rifornimenti possibili seguendo appunto le rotte del Mar Rosso o del golfo Persico (8). . La sera del 14 Wavell poté scrivere a Eden: cl due-trecento prigionieri tedeschi catturati a Tobruk nella mattinata di oggi, 14 aprile, affermano di essere stati sfavorevolmente sorpresi dal fuoco delle noscre artiglierie e di essersi trovati estremamente a .cono di cibo e di acqua. Questi soldati piansero allorché il loro attacco fu respinto; il loro morale è decisamente basso> (9).
Rommel aveva iniziato il primo serio attacco contro Tobruk.
2.
IL PRIMO ATIACCO (14-17 APRILE)
Per quanto avesse riconosciuto necessaria una sosta, Rommel era invischiato in una siruazione che non si poteva risolvere senza un. nuovo tentativo contr~ Tobruk.
132
LE O PERAZIONI IN AFRICA Sf.1TF.NTRIONALE
Nell'azione dell' 11 aprile, l' 8 ° battaglione mitraglieri era rimasto inchiodato al terreno a poche centinaia di metri dalle linee nemiche. Il 12 , approfittando di un intenso ghibli, Rommel decise di riprov~e. anche per recuperare il reparto. Verso le 15, caduta improvvisamente la tempesta di sabbia, il gen. Screich ebbe fondati timori e chiese se fosse il caso di dar corso egualmente ali' operazione. All'ordine perentorio: «L'attacco deve essere condotto ad ogni costo'i>, dette il via. Alle 18 il col. Olbrich si presentò a rapporto: i suoi carri non erano riusciti a passare ed il reggimento disp oneva adesso di una quarantina di Panzer sui 160 iniziali. Dei settanta Pzkw III, i migliori, con cui era sbarcato a Tripoli, restavano appena nove mezzi. In queste condizioni Streich si impuntò: finché l'operazione non fosse stata convenientemente preparata, riteneva doveroso non azzardare ancora la 5 a leggera contro la piazza. Qui occorre una parentesi. Rommel scrisse: «Fino a quel momento non eravamo riusciti a vedere le carte degli italiani·» (10). Da taluno quest_a critica è stata ripresa attribuendo al Comando Superiore il proposito di non mostrare agli alleati la documentazione cartografica di cui era in possesso. Una simile accusa non merita neanche replica. È indubbio che il comandante del Deutsches Afakakorps lanciò i pruni attacchi contro Tobruk senza possedere un'idea esatta delle fortificazioni esistenti e che nei primi giorni i comandanti dei reparti tedeschi ed italiani , prodigatisi inutilmente in sforzi sanguinosi, non conoscevano la· struttura tipo delle opçre, però si tenga conto che nessuno aveva potuto immaginarè gli sviluppi della controffensiva. Le poche carte topografiche disponibili al momento erano alla scala 1:400.000, perciò inadatte per operazioni in campo tattico, per di più in un ambiente già di per sé di arduo orientamento, e facilissime a generare equivoci nel riferimento a posizioni e quote. Il 19 aprile arrivarono da Tripoli le cane di Tobruk con le indicazioni della cinta fortificata. Obiettivamente, poteva essere guadagnato qualche giorno, ma non era proprio il caso di lanciare accuse velate di gelosie più sciocche che fuor di luogo. Rommel era inquieto. L'arrivo della Ariete lo indusse a reiterare gli sforzi. A mezzogiorno del 13 aprile, domenica di Pasqua, il ten. col. Ponath fu convocato · al Comando tattico dell'Afnkakorps. Gli era affidata un'azione pre.lin:\inare da iniziare alle 18 ~i quello stesso pomeriggio e. condurre a termine ·entro mezzanotte: la costituzione di una testa di ponte oltre il fosso. anticarro, nel tratto immediatamente ad ovest della strada per ·
.LE OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
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el-Adem. Gli venne assegnato un repano di guastatori e promessa una breve ma violentissima preparazione di aniglieria. Inoltre le batterie del 18~ gruppo contraerei avrebbero accompagnato l'avanzata con tiro a puntamento diretto sui centri di fuoco avversari. · L.a penetrazione dei mitraglieri ebbe buon inizio; verso mezzanotte, però, l'aiutante maggiore del battaglione si presentò a Streich comunicandogli che la testa di ponte era stata realizzata oltre gli ostacoli senza incontrare grosse resistenze, il che era molto strano; bisognava procedere ulteriormente in profondità? Streich subodorò un'imboscata ed ordinò di mantenere le posizioni raggiunte attendendo l'attacco. All'operazione prendeva pane tutto quello che si trovava sotto Tobruk. Il grosso della 5a leggera era schierato dalla rotabile per el-Adem alla via Balbia, di fronte al settore della 20a brigata australiana. La strada di el-Adem materializzava la direttrice di attacco e adduceva direttamente ali' obiettivo il bivio ad est dell'ex forte Solaro. L'appoggio di fuoco era assicurato dal 2° aniglieria celere e dal I/ 24 ° aniglieria di corpo d'armata, schierati ad occidente di Sidi Cheiralla. Più a nord, elementi della D.f. Brescia - e precisamente Un gruppo da 75/27 del 1 ° anigli~ria celere, tre compagnie da 47 / 32 e due batterie da 20 - dovevano impegnare il fronte occidentale della piazza, tenuto dalla 26a brigata australiana, nel tratto a cavallo della via Balbia. Nella zona di el-Adem era dislocato lo scaglione avanzato della D. cor. Ariete: V battaglione bersaglieri autoponato, I/ 32 ° carri leggeri, una compagnia da 47 / 32, II/ 13 2 ° aniglieria ed una batteria da 37 / 45. Il secondo scaglione stava ad est di Acroma: ·III battaglione bersaglieri motociclisti,- I/ 132 ° aniglieria, una compagnia da 47 / 32 e due sezioni da 20 mm. Il rimanente, come è noto, era alla frontiera eg1z1ana. Alle 4,30, dopo un'intenso tiro di preparazione i Panzer del 5 ° reggimento irruppero nella breccia,_spingendosi sino a quattro chilometri dalla città. Tutto, dunque, sembrava svolgersi favorevolmente, quando in vista dell'obiettivo _il col. Olbrich fu costretto ad . arrestarsi (11). Erano le 7,30 ed i carri si trovavano senza coll~borazione di fanteria e senza appoggio di aniglieria. Punroppo la diffidenza di Streich era più che giustificata. L' 8 • battaglione mitraglieri, penetrato coraggiosamente in profondità su un fronte di quattro o cinquecento metri, si era fermato in mezzo alle opere della fascia perimetrale t;nuta dal 2/ 17° battaglione australiano. Nell'oscurità e nell'assoluta ignoranza della struttura delle postazio-
134
LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRJONALE
ni, già durante le ore notturne aveva perduto una cinquantina di uomini caduti in agguati tesi dai difensori celati nei centri di resistenza; allorché poi si alzò il sole, il battaglione si_ trovò sottoposto ad un fuoco concentrato senza, o quasi, possibilità alcuna di reagire. Quanto all'artiglieria italiana, essa non era in grado di neutralizzare le batterie inglesi per semplice carenza di bocche da fuoco adeguate. Inevitabilmente, dunque, il 5 ° Panzerregiment, trovatosi battuto frontalmente da uno schieramento di pezzi controcarri e lateralmente da.i cruisers del 1 ° Royal Tanks schierati a scafo sotto, fu cosu;etto a ripiegare rapidamente per sfuggire al totale annientamento. -La reazione dell'artiglieria britannica era stata tale da costringere ad abbandonare sul posto i prigionieri fatti nella fase iniziale dell'attacco. Verso le 9 Rommel seppe che l'operazione era fallita. Poco dopo ricevette un breve resoconto da Streich e da Olbrich. Ancora una volta manifestò il suo profondo disappunto. Sul conto di Streich addebitò pessimismo e scarsa capacità tattica: cli Comando della divisione non possedeva l'ane di formare un centro di gravità raccogliendo tutte le armi, di fare irruzione in quel punto, avvolgere e assicurare i fianchi e penetrare fulmineamente nell'interno prima che il nemico reagisse> (12).
Al comandante della 5a leggera, giacché e' erà, imputò anche il cattivo addestramento della divisione: «Purtroppo non avevo avuto occasione di istruire personalmente le mie um# prima del nostro raid» (13). Ad Olbrich, invece, rinfacciò il ripiegamento: «Fui indignato specialmente dal fatto che i cam· avessero piantato in asso la fanteria» (14). Di fatto il reparto di Ponath era rimasto nelle linee australiane e nulla si conosceva della sua sone. Nonostante tutti gli sforzi di rilanciare la 5 a leggera nell'azione e di fare intervenire anche I'An·ete, verso mezzogiorno Rommel dovette arrendersi ali' evidenza. Alcune ore prima lo scaglione avanzato dell'Ariete aveva ricevuto ordini verbali di teners: pronto ad ampliare ed alimentare la. penetrazione, occupando le posizioni di Sidi Cheiralla e di Bir Umm Haleiga. I comandanti interes~ati si erano perciò recati in ricognizione, senonché, spintisi troppo innanzi, erano stati individuati e bloccati dal tiro delle mitragliatrici avversarie. Quando Rommel volle far ricorso alle truppe italiane, le trovò ancora sulla posizione di attesa. Decise allora di ponarle sul costone di Bir Scerif, che meglio gli appariva prestarsi quale base di partenza per
LE OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
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un nuovo tentativo. L'avvicinamento dello scaglione venne facilmente localizzato ed intralciato da concentramenti dell'artiglieria nemica. Il fuoco improvviso e violento detto luogo, ad un tratto, ad un ceno disordine in alcuni reparti, il che dette modo a Rommel di formulare un commento bruciante quanto ingiusto (15). Nella notte e durante il successivo giorno . 15 lo scaglione si sistemò sul costone ed impiantò un ottimo osservatorio per l'artiglieria sul bordo sudorientale di Bir Scerif. In quelle prime ore pomeridiane del 14 l'attività di Rommei fu frenetica. Non intendeva rinunciare a sfruttare una nuova carta: l'arrivo di' un raggruppamento della D. mot. Trento. Fin dal mattino il gen. Nuvoloni, comandante della divisione, era stato cercato lungo la pista a sud di Acroma da un ufficiale del Comando dell'Afrikakorps, latore di ordini urgenti per la Brescia e la Trento, e pregato di raggiungere il Comando tattico della Brescia, dislocato poco a nord del costone di Hagiag es-Sehel, circa 19 chilometri ad occidente di Tobruk. Qui, alle 11,30, l'ufficiale tedesco espose la situazione generale e comunicò le ultime direttive di Rommel: quello stesso pomeriggio, alle 18, la 5:1. leggera doveva riprendere lo sforzo appena fallito; la colonna dell'An'ete avrebbe attaccato da Bir Scerif verso nord-est sino a raggiungere q. 144 di Hagiag Chargia; la colonna della Trento, con l'appoggio di fuoco degli elementi della Brescia, aveva il compito di impadronirsi di Ras el-Medauuar e di proseguire sino all'ex fone Pilastrino , suo obiettivo. La Trento si trovava con un'aliquota delle sue forze ad est di Ain el-Gazala, a circa quaranta chilometri da Tobruk, un'altra ad una ventina di chilometri ad ovest di Derna, il quartier generale con alcuni organi dei servizi ad Agedabia, il resto parte a Tripoli (7° bersaglieri ed il grosso del 46 ° aniglieria) e pane a Napoli (battaglione trasmissioni e servizi) (16). Lo scaglione avanzato era costituito dal 61 ° fanteria, dal l/ 46 ° artiglieria, due compagnie da 47 / 32 ed elementi dei servizi. Sollecitato a muovere, alle 17 ,30 arrivava nella zona di raccolta, il valloncello immediatamente ad _ovest di q .117 di Hagiag es-Sehel, e subito dava corso ai preparativi. Il 61 ° fanteria (col. Perugini) doveva sfondare alla testata dell'uadi es-Sehel con due colonne, che, una volta penetrate nell'interno della cinta, avevano il compito di procedere su obiettivi divergenti: quella settentrionale verso l'ex fone Pilastrino, l'altra, piegando decisamente a sud, verso Ras Medauuar che avrebbe preso di rovescio. •
136
lE OPERAZIOM IN AFRICA SETIENTRIONAlE
Ma alla 5 a leggera il clima era diverso. Rommel si era trovato di fronte ad un'impennata di Streich, sostenuto dal col. Olbrich, che aveva perduto ancora una quindicina di carri, e dal ten. col. von Schwerin (17). Tra l'altro era venuto .a mancare l'atteso concorso aereo degli Stuka e per converso apparecchi inglesi stavano imperversando sul dispositivo italo-tedesco. Rommel allora sospese l'attacco e lo rimandò al giorno seguente. «Un secondo attacco era stato programmato (. .. ) ma esso non ebbe luogo» venne scritto sul diario di guerra del Deutsches Afrikakorps. Fu quella sera che egli riferì a Berlino: «Il tentativo di attacco di sfondamento per il fronte sud di Tobruk doveva essere interrotto a metà dopo alcuni successi iniziali a causa della straordinaria reazione nemica di artiglieria anticarro e da posizione ed a causa dell'impiego di forze aeree superiori e dell'artiglieria navale ( ... ). In base all'entità delle. forze occupanti le linee di difesa, si può concludere che esse siano costituite da tre divisioni circa ( ... ). Non si può ancora giudicare del momento in cui si potrà portare un nuovo attacco decisivo su Tobruk, perché dipende dall'arrivo di nuove forze. Le forze italiane che furono portate il giorno 14 (divisione Ariete e parte della divisione Trento) venivano impiegate per rendere più denso l'accerchiamento. Per la loro situazione nei riguardi dei rifornimenti, queste divisioni non possono essere impiegate per il momento in una lunga battaglia. Per queste ragioni anche le poche forze tedesche davanti a Tobruk sono legate. cosicché per il momento si deve rinunciare ad un'ulteriore avanzata verso est. malgrado una situazione generale eccezionalmente favorevole• (18).
Nella notte sul 15 i resti dell' 8 ° battaglione mitraglieri riuscirono a portarsi nelle linee amiche: appena poco più di un centinaio di uomini. Gli altri, compreso il comandante, erano rimasti sul campo di battaglia o erano stati fatti prigionieri. Evidentemente l'osso era ben più duro di quanto non apparisse o, piuttosto, lo strumento offensivo non era ancora sufficiente alla bisogna. Rommel se ne convinse e rinunciò anche al tentativo programmato per il giorno 15. A questo punto ebbe luogo uno spiacevole e non molto comprensibile contrattempo. Evidentemente per un disguido, l'ordine verbale di sospensione non giunse o, nell'impressione generale che l' avvernµio presidiasse le posizioni occidentali con pochissime forze, non fu compreso dal Comando della Brescia, incaricato della di,rezione dell'operazione. Cosicché, verso le 10 del 15, .il gen. Zambon chiamò a se il comandante del 61 ° fanteria e, nel comunicargli che dalla zona dell'ex forte Pilastrino molti automezzi e reparti nemici stavano ritirandosi, gli confermò l'inizio dell'attacco per le ore 15. All'ora stabilita il 61 °
LE OPF.RAZIONI CONTRO TOBRUK
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lasciò la base di partenza e subito si trovò sotto il tiro delle batterie inglesi non controbattute dalla nostra artiglieria per limitazione di gittata. Secondo il piano, il II battaglione rinforzato superò i reticolati e si inoltrò nel vivo della difesa, ma qui diventò bersaglio del fuoco e del contrattacco di tutto il settore occidentale della piazza. Per giunta venne a mancargli un proficuo appoggio di fuoco: il III/ 1 ° artiglieria celere aveva assunto uno schieramento iniziale alquanto arretrato e per di più esistevano forti difficoltà di collegamento; la compagnia mortai da 81 non fu in grado di svolgere un accompagnamento efficace per l'aleatorietà dell'individuazione degli obiettivi; quanto alla compagnia cannoni da 47 / 32, l'appoggio fu nullo. Essa, infatti, si trovò a trainare a braccia i pezzi ed a trasportare a spalla le munizioni in un terreno molto r.otto e sotto un preciso tiro di artiglieria. Il I battaglione, anch'esso rinforzato, era appoggiato dal 1/46° artiglieria. La sua azione ebbe sorte analoga a quella della prima colonna. In siffatte circostanze, data la situazione, il comandante della Brescia rinunciò a qualsiasi alimentazione dell'attacco ed all'imbrunire ordinò il ripiegamento, nel corso del quale i repani ebbero ancora molto a soffrire, tanto che il II battaglione, una volta rientrato, dovette essere trasportato ad Ain el-Gazala per riordinarsi (19). Dell'episodio Rommel non fece cenno alcuno e ciò stupisce non poco, comunque all'origine del fatto bisogna porre la precarietà dei collegamenti, la scarsa tempestività delle notizie ed una certa approssimatività generale di condotta per cogliere quello che di volta in volta appariva il momento favorevole. Intanto erà sopraggiunto il 62 ° fanteria, meno il II battaglione lasciato a Barce, e nel pomeriggio del 15 si era concentrato ad Acroma. A mezzogiorno del 16, Rommel si recò presso il Comando del reggimento e pose il col. De Luca al corrente della situazione creatasi intorno a Tobruk. Si trattava di eseguire un' azione locale contro il caposaldo di Ras Medauuar: una posizione leggermente sopraelevata ma di importanza tattica notevole, sia perché il suo possesso avrebbe consentito la sicura penetrazione verso il cuore della piazza, sia· perché da essa il nemico poteva osservare i movimenti a tergo delle linee italo-tedesche e disturbare il flusso dei rifornimenti. Il pensiero di Rommel era di spingere contro q. 209 di Ras Medauuar un reparto carri della 5a leggera ed uno dell'Ariete; al seguito di tale complesso di forze, il l/62 ° fanteria, rinforzato dalla compag11ia mortai da 81 reggimentale, doveva limitarsi ad attestarsi sulfa O1, appena ad occidente di q. 209.
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LE O PERAZIO NI IN AFRICA SETrENTRIONA!.E
Rommel lasciò presso il Comando di reggimento il magg. Schroder, quale ·ufficiale di collegamento. Alle 13,30 il battaglione iniziò il movimento. Questo dovette apparire lento all'ufficiale tedesco, il quale, evidentemente ritenendo già in corso l'azione del complesso corazzato, cominciò a far pressione per un'avanzata più rapida. Per contro, il comandante del battaglione obiettò di non scorgere traccia di carri e conseguentemente di ritenere azzardato spingersi avanti troppo celermente, tanto più che non disponeva di appoggio di fuoco di artiglieria e per giunta era del tutto sprovvisto di armi controcarri. Dopo circa due ore il battaglione raggiunse il punto trigonometrico di g.201 di er-Rus, dove venne investito da un intenso fuoco di interdizione. Procedette tuttavia ancora per un paio di chilometri sino a raggiungere l'altra q.201, cioè l'obiettivo. Qui le compagnie si attestarono in attesa dell'intervento dei carri, sollecitato ripetutamente dal magg. Schroder tramite il proprio Comando. In questo mentre, si manifestò un contrattacco condotto dal 2 / 48 ° battaglione australiano e sostenuto da una dozzina di mezzi corazzati. In parte per la sorpresa, in pane per la mancanza. di armi controcarri ed in parte, evidentemente, per l'incompleta preparazione psicologica ed addestrativa, il I/ 62 ° venne soverch iato ed in massa catturato ed avviato verso le linee australiane ( 20). Ci sarebbe da spiegare il mancato intervento degli altri repani tedeschi ed italiani di cui aveva parlato Rommel, ma la cosa è tutt'altro che semplice: il ricorso ad ordini verbali, impaniti direttamente a singole unità viste disponibili qua e là, non consente una chiara ricostruzione degli avvenimenti. Ad ogni modo, una mossa avversaria mutò o contribuì a modificare le prescrizioni iniziali. Più o meno contemporaneamente all'inizio dell'attacco del · I/ 62 ° fanteria, una · colonna costituita da reparti a piedi e meccanizzati, presumibilmente appanenenti alla 18 a brigata australiana, mosse verso il costone di Bir Scerif. Non fu difficile arrestare il tentativo, che forse aveva i limiti di una ricognizione offensiva, ma saltò ogni collegamento tattico con il 62 ° fanteria. Alle 14,30 Rommel chiese al Comando dell'Ariete di avviare un'esplorazione con mezzi corazzati verso la q.209 di Ras el-Medauuar per «accertare se la posizione era ancora occupata dal nemico». L'ordine appare assai strano: la q.209 non doveva essere occupata da carri tedeschi ed italiani? e dove si trovava in quel momento il I/ 62 ° fanteria? ed i Panzer dov'erano? Non si è in grado di fornire alcuna delucidazione in proposito, data la carenza
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di documentazione e, soprattutto, la genericità dei rapponi disponibili. Comunque, il I/ 32 ° carristi con una dozzina di carri leggeri e sette M 13 del VII battaglione carri medi - i soli non rimasti lungo le piste del deseno bloccati da avarie meccaniche - si mise in movimento e con un largo giro si ponò nella zona di q.201: in tempo per vedere il I/ 62 ° condotto prigioniero verso Ras el-Medauuar. La formazione carrista non seppe o non ebbe modo di intervenire; cenameme pesarono sul suo atteggiamento passivo il timore di colpire i prigionieri e l'inadeguatezza dei carri leggeri, tuttavia una vigorosa iniziativa non avrebbe guastato (21 ). Il mattino dopo, 17 aprile, Rommel si recò al Comando dell'Ariete e, dopo aver espresso al gen. Baldassarre la propria forte delusione per la perdita del I / 62 ° fanteria e la missior.~ a vuotò del I/ 32 ° carristi, rinnovò la richiesta di un ulteriore tentativo sul Ras el-Medauuar. Questo doveva essere effettuato da due compagnie di fanteria tedesche, sostenute dai mezzi del 32 ° carristi ed appoggiate dal fuoco di una compagnia mitraglieri tedesca. Furono «messi insieme» quattro carri M 13 e sette carri L 3, tutti condotti da ufficiali volontari. Di più, al momento l'Ariete non poteva fornire a causa delle innumerevoli avarie. «C'era da sentirsi drizzare i capelli pensando con quale armamento ti Duce mandava a combattere le sue truppe» osservò Rommel. Il gen. Baldassarre, dati gli eventi sfavorevoli del giorno precedente, volle parlare personalmente agli ufficiali prima che iniziasse l'azione. «Anche nel nuovo assalto all'altura di Ras el-Medauuar quasi nulla funzionò a· dovere» ebbe a commentare Rommel. Vero, ma non del tutto secondo il suo racconto. Da pane tedesca, la compagnia mitraglieri non si presentò e le compagnie fucilieri arrivarono in ritardo, quando il repano carri era già entrato in campo da solo (22). Vale la pena di aggiungere che non esisteva collegamento di sona per regolare l'attacco e che non era stato indicato un comandante responsabile. I carri panirono da Acroma verso mezzogiorno e senza subire perdite superarono i primi reticolati raggiungendo q.209. A questo punto si ebbe l'inevitabile conclusione. Il fuoco di sbarramento e di repressione inglese scompaginò i carri ed inchiodò i fucilieri. Come se non bastasse, nel retrocedere in mezzo al polverone i carri ancora efficienti furono lì per lì scambiati per britannici e due di essi colpiti da tre pezzi controcarri tedeschi schierati subito dal comandante dell'Afrikakorps. Rommel si rasslgnò: con le forze disponibili non era
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possibile aver ragione della difesa «anche e soprattutto a causa del cattivo addestramento ed armamento delle unità italiane» (23). Gli avvenimenti recenti avevano lasciato il segno nei comandanti di divisione. Come Streich anche i generali Nuvoloni e Baldassarre cominciavano a mordere il freno. Senza discutere sugli indubbi insuccessi, essi avevano da lamentare lo sbriciolamento e l'impiego a spizzico delle rispettive grandi unità. Nuvoloni nel pomeriggio del 17 si presentò al Comando tattico dell 'Afn"kakorps chiedendo di conferire con Rommel. Essendo questi assente, ebbe un lungo colloquio con il capo di Stato Maggiore, col. von dem Borne, nel corso del quale sostenne la -necessità che la Trento potesse quanto meno assumere una eena completezza ordinativa. Rommel ricevette Nuvoloni il mattino dopo, alle 7. Ammise che nell'episodio del 16 aprile un cumulo di circostanze disgraziate avevano compromesso il buon esito della giornata; poi assegnò alla Trento il settore di Acroma· disponendo che tutte le unità di detta divisione al momento agli ordini della Brescia rientrassero alle naturali dipendenze organiche. Fu un pr~>Vvedimento la cui attuazione si rivelò assai laboriosa e prese ben tre giorni: il I/ 61 ° fanteria e la 106a compagnia cannoni da 47 /32 nel tardo pomeriggio del 18 venivano impiegati, con le due compagnie pesanti del 15° battaglione motociclisti tedesco (24), contro q.209 di 'Ras el-Medauuar e comunque non potevano tornare alla Trento se non previa sostituzione, nel settore della Brescia, con il III battaglione del1'8° bersaglieri. Non solo, ma il 19 il Comando della Trento ricevette preavviso verbale di trasferirsi con quasi tutti i propri repani (compreso il II/ 62 ° in arrivo da Barce) nella zona di Sollum. Il 21 aprile Rommel espresse la propria opinione sulla situazione all'OKW. Le forze inglesi in Tobruk ed ai confini della Cirenaica continuavano ad essere più foni di quelle tedesche. La MediteTTanean Fleet e la Royal Air Force erano padrone della costa e dell'aria da Sollum a Tobruk (25). Il dominio del Mediterraneo e gli avvenimenti in corso in Africa Orientale ed in Grecia mettevano il nemico in condizioni di inviare, a breve scadenza, altre divisioni agguerrite nello scacchiere cireanico e, del resto, presso Sollum si notavano preoccupanti indizi di intenzioni aggressive. Riprendere l'offensiva verso il Canale prima della caduta di Tobruk era impensabile: solo la conquista della piazza poteva rendere disponibile il grosso dell'Afa"kakorps:
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«Dopo la caduta di Tobruk - continuava - si potrà tendere all'occupazione di Marsa Matruh e ad avere in mano la linea di collegamento verso il sud, fino a Siwa compreso. È dubbio che l'eliminazione di Marsa Matruh possa veramente ponare ad un ulteriore ritardo. In ogni caso le posizioni finora raggiunte devono essere mantenute e assicurate dalle provenienze da sud, con l'occupazione di Siwa-Giarabub. Una premessa principale per l'eliminaziqne di Tobruk e per ogni ulteriore azione verso est è un pronto rinforzo dell'arma aerea, affinché si possa interrompere l'anuale attività dei caccia, dei bombardieri e delle forze navali inglesi, completamente indisturbata. Più tardi la realizzazione delle operazioni in progetto sarà possibile se i rifornimenti di carburante, munizioni ed acqua potranno essere assicurati da reparti da trasporto aereo, sufficientemente protetti dalla caccia. Per una ulteriore proficua offensiva, se si vuole che le operazioni non si fermino a metà strada per mancanza di forze, è necessario il completamento della 5 • leggera con una poderosa divisione corazzata e l'invio di almeno un'altra divisione motorizzata tedesca, con le corrispondenti truppe di corpo d'armata. Anche questo bisogno di truppe, in relazione ai trasponi inglesi, sarà sufficiente solo se sarà condotto entro le prossime 4 o 6 settimane. Il fronte di Tobruk, che si sviluppa su 50 km, presenta grosse lacune che, con le forze attualmente esistenti, non possono essere colmate. È intenzione, per il prossimo avvenire, di colmare queste lacune con truppe che sono già in marcia verso la zona, con il sostegno di attacchi di Stuka che possano demolire le fortificazioni di Tobruk pezzo per pezzo, con la contemporanea occupazione della fortezza di Bardia con truppe italiane e tenendo in scacco il nemico a est di Sollum con reparti avanzati tedeschi> (26).
In relazione a queste intenzioni, Rommel chiese dunque al Comando Superiore l'afflusso urgente di due divisioni italiane allo scopo di assegnare loro il compito dell'accerchiamento e di recuperare in tal modo, per l'impiego manovrato, la 5 a leggera e l'Anete. Il 24 aprile la Trento (tranne il 7° bersaglieri) doveva raggiungere la frontiera ed assumere la difesa di Bardia e di Sollum; i reparti tedeschi in zona resisi disponibili avrebbero potuto attaccare, probabilmente nella notte sul 26, il nemico nei pressi di Sollum e batterlo così pesantemente «che esso per i prossimi tempi non potrà intraprendere tentativi di attacco» (27). Conseguentemente, per il 1 ° maggio diventava attuabile il nuovo e definitivo tentativo contro Tobruk con la 5a leggera, la 15a Panzer (reparti già arrivati, l'An·ete e la Brescia. Alle 21, 30 del 21 il Gomando dell'A.fiikakorps inviò alla Trento l'ordine esecutivo di movimento verso il confine, ma il giorno successivo mandò il contrordine. Sin dal 12 aprile Gariboldi si era portato con il proprio Comando tattico a Bengasi per seguire più da vicino le operazioni. Tra i vari problemi ~e gli si erano subito presentati, tre
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richiedevano la sua personale attenzione: il recupero del materiale sparpagliato in tutta la Cirenaica, il ripristino dell'amministrazione italiana sul gebel cireanico e il sostegno logistico delle forze agli · ordini di Rommel. La raccolta e rimessa in efficienza del materiale abbandonato presentava grosse difficoltà per l'Intendenza. Solo tra Agedabia e Bengasi risultavano abbandonati 120 pezzi di artiglieria, 500 automezzi e 50 carri medi (per la maggior parte incendiati). Naturalmente il punto primo era il recuper9 e questo trovava ostacolo nella deficienza di mezzi di traspono, impegnatissimi per il trasferimento delle truppe e la costituzione di basi logistiche a Derna ed a Ain el-Gazala. La seconda questione si dimostrerà presto assai più delicata di quanto non si potesse inizialmente immaginare. La ritirata dalla 10a armata aveva generato nel gebel una situazione pericolosa ed angosciosa. L'occupazione britannica aveva avuto carattere essenzialmente militare, cioè si era preoccupata del possesso delle poche città e della sicurezza delle linee di comunicazione. Cose facilissime ad ottenersi perché gli elementi arabi più agitati (indigeni che a· tono o ragione denunèiavano abusi commessi da italiani, ex militi delle divisioni libiche delusi, sbandati, delinquenti comuni, ecc.) si rivolsero contro i coloni italiani e, dato che le armi abbandonate non facevano difetto, gruppi armati instaurarono un clima di paura e di rapine. Tra l'altro, il Comando britannico della Cirenaica aveva costituito una polizia locale (Lybian Arab Force), per la maggior parte formata da ascari libici di fede senussita, caduti prigionieri ed arruolatisi volontari. Tali unità effettuavano servizio di polizia soprattutto durante le ore nottUrne , quando l'ora del coprifuoco era estesa anche alle forze di polizia italiane rimaste in loco. Questi libici per lo più resteranno ostili ed alla macchia. Allorché ebbe luogo la riconquista della Cirenaica, si trattò di riponare l'ordirle evitando azioni irldividuali, riconducendo al nostro controllo i delusi ed i riottosi e catturando i ribelli. Gariboldi ordinò di puntare su un'attiva propaganda tendente a disarmare anzitutto gli animi e dispose che i comandanti di ogni livello imponessero ai dipendenti l'osservanza delle norme di contegno verso la popolazione nazionale · e musulmana ed il divieto di qualsiasi rappresaglia: le forze di polizia erano sufficienti a garantire l'ordirle pubblico. Sia pur lentamente, tale politica cominciò a dare qualche frutto. Nel giro di qualche settimana la
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situazione dei coloni migliorò sensibilmente: la maggior pane di essi ritorqò al lavoro e solo saltuariamente si lamentarono episodi di pascolo abusivo di armenti arabi negli appezzamenti lavorati da italiani. Al riguardo occorre precisare che uno dei principali motivi di attrito consisteva nel fatto che i nativi, autorizzati - sembra dalle autorità britanniche, avevano gradatamente invaso i comprensori di colonizzazione ìtaliana, stabilendovisi con attendamenti e bestiame e procurando in tal modo notevoli danni alle colture in corso. Sopravvenuto il ritorno dell'amministrazione italiana, gli arabi si erano ritirati dai comprensori, ma fermati ai loro margini e tendendo a sfruttarli nascostamente. Di conseguenza gli scontri tra i nativi, armatisi con armi abbandonate o prese in magazzini saccheggiati, e coloni, pure armati, diventarono frequenti con molti moni e feriti da ambo le pani. Il gen. Marghinotti, preposto al controllo del gebel, ebbe a riferire che al baldanzoso spirito di rivincita affiorato durante la breve dominazione britannica - e durante la quale tuttavia non pochi erano stati gli episodi compiuti da arabi a favore di nostri nazionali, civili e militari, prigionieri del nemico - era subentrato uno stato di diffidenza e di attesa; in qualche gruppo indigeno la resistenza inglese a Tobruk era sfruttata a danno del prestigio italiano e faceva apparire come possibile il ritorno della presenza britannica su tutta la Cirenaica. Quando gli arabi avessero riacquistato fiducia nella stabilità del governo italiano il loro disarmo sarebbe stato spontaneo, e perciò totale, e sarebbe stato seguito da quello dei coloni. Nel frattempo, concludeva Marghinotti, occorreva che tanto i civili, coloni o no, che i militari dessero al mondo arabo l'esatta· impressione che gli italiani nulla facevano né avrebbero fatto a loro danno, in modo da ridurre gli attriti e soprattutto le cause che li determinavano. Ammise, però, di non essere riuscito ad eliminare del tutto le cause del malcontento arabo, anche ·perché molte unità in transito sfuggivano al suo controllo e molte erano le dannose iniziative di elementi irresponsabili. Comunque le truppe non dovevano intervenire: la loro presenza era già sufficiente deterrente. · La situazione era indubbiamente delicatissima e, fra i vari provvedimenti adottati, vi sarà anche quello di spostare dalla Tripolitania in Cirenaica i migliori elementi della amministrazione civile. Diciamo subito che questo stato di cose si ripeterà, aggravato, dopo la seconda conquista inglese della Libia orientale e rimarrà senza soluzione ~pprezzabile; che da pane di militari
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italiani si verificheranno soprusi e abusi, anche se più o meno prontamente puniti, da cui, non potranno derivare che astio e ribeilione (28); che le fluttuazioni delle operazioni, le difficoltà di vita, l'andirivieni di unità ed il gran numero di drappelli isolati in arrivo ed in partenza estenderanno anche alla Ti:ipolitania incidenti del genere, non pochi dei quali provocati da tedeschi come dimostra~o dalle lagnanze raccolte dalle Questure di Tripoli e Misurata. Il sostegno logistico delle truppe attorno a Tobruk e dislocate alla frontiera egiziana era il terzo problema principale. Il 22 aprile Gariboldi incontrò Rommel alla cantoniera di Ain el-Gazala. Voleva, tra l'altro, illustrargli l'impossibilità di aiutarlo come avrebbe desiderato. Già una settimana prima gli aveva scritto, chiaro e tondo, che, in fatto di assegnazione di mezzi di trasporto idonei al deserto, l' Afrikakorps ed i reparti della Luftwaffe erano stati nettamente favoriti, a danno, evidentemente, dei rifornimenti e dei movimenti italiani. L'offesa britannica nel canale di Sicilia, navale ed aerea, sembrava intensificarsi, il che richiedeva un maggiore sforzo da parte della R. Aeronautica e della R. Marina, mentre il concorso dei X Fliegerkorps era diminuito a causa del suo impegno in Grecia. In definitiva, il Comando Superiore non era in grado di assicurare una conveniente alimentazione delle unità avanzate, il che consigliava di «fronteggiare sicuramente la nuova situazione per non perdere i vantaggi ottenuti» (29). Adesso gli ripeté le difficoltà e gli disse esplicitamente di trovarsi nell'impossibilità di mandargli le due divisioni richieste per il blocco di Tobruk. Quel che poteva fare si riduceva all'accelerare l'afflusso di tutti gli elementi delle divisioni Ariete, Brescia e Trento, dell'intero 2° artiglieria celere e del 16° raggr. artiglieria di corpo d'armata, su tre gruppi da 105/28. Inoltre avrebbe spostato la Bologna sul gebel e concentrato la Pavia a Derna. Per l'azione verso le oasi di Giarabub e di Siwa il discorso appariva prematuro, pur essendo il progetto allo studio: occorreva reperire i molti mezzi di fuoco e di trasporto, il che era tutt'altro che semplice. Rommel riconsiderò la situazione alla frontiera e concluse che gli attuali presidi di Bardia e di Sollum potevano reput~si sufficienti. Per Tobruk, avrebbe ritentato con le divisioni in posto, debitamente completate e riordinate, e la 15a Panzer. Ma intanto era accaduto un nuovo . episodio assai spiacevole. Gli scontri non coordinati di quel periodo ed il loro esito avevano fatto intuire al gen. Morshead il momento di pausa cui Rommel si
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era rassegnato . Aveva cominciato a far svolgere piccole azioni di pattuglie di combattimento sia per mantenere lo spirito aggressivo dei suoi uomini, sia per punzecchiare l'assediante. Così, la sera del 19 aprile una grossa pattuglia attaccò la q.201 ad ovest di Ras el-Medauuar. Vi si stava sistemando il III battaglione bersaglieri del teo. col. Fabris, che aveva appena sostituito il I/61 ° fanteria. Il tentativo cadde subito, anche per il pronto intervento dei pochi M 13 disponibili. All'alba del 22 ebbe luogo, però, una nuova e più incisiva azione contemporaneamente in tre settori diversi: a sud, tra la 5a leggera e l'Ariete; a nord-ovest, a cavallo della via Balbia, contro la Brescia; ad ovest, ancora contro q .201. A sud l'incursione fu respinta nettamente dal V battaglione bersaglieri e dal VII battaglione carri. A nord-ovest, una compagnia rinforzata del 2 / 23 ° battaglione australiano riuscì dopo un duro combattimento a fare alcuni prigionieri, ma in definitiva venne anch'essa respinta con perdite. Sulla q.201 invece le cose andarono diversamente. Una compagnia del 2/48° battaglione australiano rinforzata, anche con tre Matilda, e sostenuta da una batteria del Royal Horse, pervenne a superare la difesa det ·III battaglione bersaglieri - il cui comandante, ten. col. Fabris, morirà due giorni dopo per le gravi ferite riportate - ed a raggiungere lo schieramento del I/ 132 ° artiglieria (suo obiettivo) facendo saltare due pezzi e catturando complessivamente circa trecento prigionieri. La crisi poteva essere dominata nel corso del mattino stesso con l'intervento del I/61 ° e II / 62 ° fanteria con quattro M13 e tre Panzerjiiger: l'azione generale era costata al nemico la perdita di nove carri e due autoblindo. Altre perdite subiva nel pomeriggio ad opera· dell'aviazione tedesca, durante lo sganciamento ed il ripiegamento dei gruppi attaccanti entro la cinta difensiva. La sera, infine, dopo un breve bombardamento di · artiglieria ed aereo gli australiani attaccavano nuovamente contro l'ala settentrionale della Brescia, ma venivano ancora respinti senza molta fatica. · L'evidente difficoltà della situazione messa in luce dalla ripresa avversaria, l'andamento di queste azioni minori che sembravano denunciare una certa debolezza delle truppe italiane in combattimento avevano generato delusione ed amarezza in Rommel, inducendolo ad addossare interamente ali' alleato gli elementi negativi delle circostanze in cui era venuto a trovarsi, trascinato dal proprio impulso, al termine del brillantissimo raid controffensivo. Nella sua irritazione egli diresse ai comandanti delle tre divisioni italiane una durissima circtlare:
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«Negli ultimi giorni si sono ripetuti dei casi spiacevoli di mancanza di disciplina in combattimento e forza di resistenza presso qualche repano italiano. Così, tra l'altro, il giorno 22 aprile un repano italiano ha sospeso il combattimento dopo breve tempo, pur essendo provvisto di tutte le armi moderne (compresi carri armati) e con sufficiente artiglieria e si è arreso davanti a 8-10 carri armati inglesi avanzati. Soltanto qui sono cadùti prigionieri 200 uomini ed è stato perso numeroso materiale importante. Un battaglione di un'altra divisione, in seguito panato avami sulle stesse posizioni sotto la protezione di qualche cacciatore di carri tedesco, ripiegava nel corso della giornata due volte di seguito in seguito a minima attività dell'artiglier:ia e dell'avi~ione nemica. Con tale comportamento in un punto decisivo del fronte è stato corso il grave pericolo per l'intera operazione contro Tobruk. Che sia possibile annullare con le armi esistenti e con resistenza decisa ogni puntata nemica, anche di carri armati, lo ha dimostrato il comportamento dei repani della divisione Brescia, i quali hanno respinto una ugualmente fotte puntata di carri armati e fanteria nemica avanzati fino sulle .loro posizioni di aniglieria, e i quali con questa azione hanno bruciato 4 autoblindo e 2 carri armati e catturato 5 mitragliatrici leggere, come pure un ceno numero di · prigionieri ( ... ). Se però dovessero ripetersi analoghi casi di mancanza di volontà combattiva, sarò costretto di riferire per tramite del Comando Superiore Italiano al Duce e di mettere sotto processo al Tribunale Militare di Roma i Comandanti, Ufficiali e truppa ( ... )• (30).
L'effetto della lettera è facilmente immaginabile: i tre generali, soprattutto Baldassarre e Nuvoloni, se ne lamentarono apenamente con il comandante superiore (31). Il gen. Gariboldi era un uomo posato, calmo, poco incline a lasciarsi trasponare dagli impulsi. Girava molto tra i reparti, senza ostentazione, ed amava rendersi conto delle cose di persona. Con Rommel aveva finito per adottare una linea di condotta piuttosto cauta per evitare di essere sconfessato da Roma. Conosciuta la questione, volle andare a fondo. Si recò da Rommel e chiese gli venissero specificati i fatti addebitati, poi ascoltò i testimoni senza batter ciglio. Quindi rappresentò le attenuanti generiche, ma soprattutto mise in evidenza la necessità di tener conto anche degli episodi favorevoli e di impedire commenti tra singoli, ché potevano nuocere al cameratismo sul campo di battaglia. Rommel riconobbe le attenuanti (armamento inadeguato, piimo impatto al combattimento, impiego alla spicciolata assolutamente lontano dall'addestramento e dalla mentalità delle divisioni italiane, ecc.) e modificò in parte il progetto per il nuovo attacco a Tobruk . (32). Infine Gariboldi scrisse ai divisionari una lettera ferma e dignitosa: «Ho letto la lettera indirizzatavi dal Generale Rommel, comandante il gruppo divisioni.
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Comprendo il vostro dolore ma è necessario ammettere che malgrado attenuanti i fatti sono veri. Testimoni italiani li confermano. Facilità a darsi prigionieri senza perdite eccessive. Facilità ad abbandonare posizioni per effetto tiro artiglieria ed azioni aeree (perdite non ceno gravi). Numerosi accompagnatori di feriti che piii non tornano in linea (diversi ufficiali hanno accompagnato il ten. col. Fabris; si sono visti sei soldati accompagnare un ferito che camminava da sé). Ed altri dei quali ho chiesto precisazioni per ordinare le relative inchieste e prendere provvedimenti adeguati. Sono, questi, tutti fatti che impressionano sfavorevolmente. Inefficaci quindi le suscettibilità, sia pure spiegabilissime. Qui c'é qualcosa di piii imponante da salvare. Meglio rispondere con fatti positivi a quelli negativi. E questo aspetto dai vostri dipendenti nelle azioni future . Voi, personalmente, come comandanti non dovete ritenervi menomati. Sappiamo la vostra azione personale. Ria.lzate ora il mora.le delle truppe e specie dei quadri . Mettete i reparti nelle condizioni migliori per rispondere al loro compito. Date disposizioni opponune per sopportare l'azione nemica. E soprattutto convincete i dipendenti che senza perdite non si fa la guerra e che per avere il diritto di essere elogiati bisogna meritarselo a fatti e non solo a parole. Il passato ha avuto delle attenuanti, il prossimo futuro non ne avrebbe. Mi fido della vostra opera illuminata perché queste nubi siano cancellate dall'eroismo di domani. E non minaccio, perché ho fede non ve ne sia, né tanto meno ve ne sarà bisogno• (33).
A chiusura dell'episodio, Gariboldi ragguagliò accuratamente il Comando Supremo. Mussolini rispose subito approvando senza riserve l'atteggiamento assunto dal comandante superiore. Per debito di obiettività si deve però aggiungere che Rommel non era affatto tenero neppure con le truppe tedesche. In luglio riferirà all'OKW che «durante l'offensiva in Cirenaica, e soprattutto durante la fase iniziale dell'assedio di Tobruk, si sono venficati numerosi casi di disobbedienza ai miei ordini chian· e specifici da parte dei miei comandanti oppure di ritardo nell'eseguirli; vi sono state manifestazioni che hanno rasentato l'insubordinazione e c.erti comandanti hanno'· ceduto di fronte al nemico>. Il gen. Streich aveva i giorni contati; il capo di S.M. dell'Afrikakorps, col. von dcm Borne, tra breve sarà sostituito ; il capo ufficio operazioni, magg. Ehlers, verrà ·anch'esso rispedito in Germania. Era indubbiamente un momento di grande tensione. A Roma si consideravano con preoccupazione sia il problema operativo rappresentato q,. Tobruk sia quello logistico costituito dai rifornimenti oltremare. Quest'ultimo, in particolare, pesava sempre
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di più giacché il quantitativo di tonnellaggio trasponato in Libi era ormai assai inferiore al fabbisogno. Due personaggi si mosser, per una visita in posto. L'll aprile sbarcò a Tripoli il gen. Attilit Teruzzi, ministro per l'Africa Italiana, il quale rimase per un: diecina di giorni limitando l'ispezione all'assetto dell'intera Libia Il 18 fu la volta del gen. Roatta. Per quanto la situazione generai, fosse reputata favorevole e si riprospettasse la convenienza d muovere al più presto verso il Canale, la somma dei provvediment da prendere era grossa: afflusso rapido della 15 a divisione corazzat~ tedesca e della divisione motorizzata Trieste; completamento d. tutte le divisioni esistenti in Africa settentrionale; costituzione d. una solida base logistica in Cirenaica. Roatta, dunque, dovev~ soppesare esattamente le condizioni dello strumento operativo in Tripolitania, ove Ìn data 15 aprile si era ricostituita la 5a armata al comando del gen. Mario Caracciolo, ed in Cirenaica, ove bisognava veder chiaro sulla questione delle unità corazzate. Il 20 aprile, dopo aver parlato con Gariboldi e facendo riserva di un colloquio con Rommel, Roatta telegrafò a Mussolini che, se il presidio di Tobruk avesse persistito nella resistenza ad oltranza, per concorde valutazione sarebbe stato ben difficile averne ragione con le forze, piuttosto provate, accerchianti ed anche con le poche truppe che potevano affluire in pochi giorni. Particolarmente sentita era la mancanza di artiglierie di medio calibro, cui unico . rimedio rapido appariva l'impiego massiccio dell'aviazione. Quanto ai mezzi corazzati, egli chiese a Baldassarre una relazione sul comportamento degli M 13 e sugli inconvenienti derivanti dallo scarso addestramento del personale . La relazione, assai dettagliata, compilata dal comandante del VII battaglione carri, gli venne presentata integralmente (34). In sostanza, le cause principali del mancato e tanto atteso rendimento dei mezzi più moderni costruiti dall'Italia erano quelle che avevano pesato negativametne a Beda Fomm: personale non sufficientemente istruito per carenza di tempo dedicato all'addestramento tecnico-tattico, assenza totale al reparto di veri specialisti del carro in parola, talune deficienze tecniche (quali la scarsa potenza del motore), impossibilità di recupero e riparazione del materiale in avaria per inesistenza di mezzi idonei e personale addetto, mancanza di radio sui carri (35). Tale elenco e l'immediato impiego in combattimento non potevano che provocare amare disillusioni. A quella data il VII battaglione aveva davanti a Tobruk una dozzina di carri, di cui metà inefficienti e metà appena in grado di muoversi, un'altra dozzina era ancora bloccata sulle piste
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deseniche ed il rimanente, cioè circa venticinque carri, penosamente recuperato e penosamente in marcia verso Derna per la revisione completa; Dei 46 carri sbarcati a suo tempo a Tripoli, soltanto sei si trovavano in condizioni di far qualcosa e male. A Berlino i commenti erano acidi. Almeno quelli di Halder, il quale temeva che l'Afrik.akorps fosse gettato in difficoltà tali da costringere l'OKW ad assegnargli rinforzi assai più necessari altrove (l'operazione Barbarossa non poteva subire ulteriori ritardi): cln rutti questi giorni - egli scrisse il 23 aprile nel suo diario - Rommel non ha inviato un solo rapporto chiaro e credo che la situazione sia molto confusa. Rapporti di ufficiali provenienti dal teatro africano, come anche una lettera privata, provano che Rommel non è all'altezza del suo compito. Per rutto il giorno corre tra i suoi reparti troppo sparpagliati, organizza ricognizioni offensive in cui disperde le sue deboli forze (... ). Le puntate alla spicciolata di piccoli complessi corazzati sono molto costose, i motori dei suoi automezzi sono in pessime condizioni e molti di quelli dei suoi carri armati dovrebbero essere sostituiti ( ... ). 11 trasporto aereo non può fronteggiare le sue richieste insensate, specialmente a causa della crisi di carburante ( ... ). È assolutamente necessario che la situazione venga chiarita senza indugio (... )•.
In questa atmosfera di scetticismo e di critica venne mandato in Africa settentrionale il gen. Paulus, quaniermastro generale della Wehrmacht, «per esaminare la situazione insieme con Rommel e decidere cosa fosse da inviare, anche a mezzo aerei~ oltre la 15" divisione corazzata». Probabilmente, però, doveva sondare le reali intenzioni di Rommel e fargli capire di non attendersi aiuti, nonché accenare le condizioni da realizzare per un'efficace azione difensiva qualora si fosse reso necessario abbandonare il ciglione di Sollum. In parole povere, stando al diario di Halder, doveva «bloccare quest'uomo che ormai· dà i numeri~. Paulus, dunque, arrivò con un'opinione piuttosto vicina a quella di Gariboldi. Date le durissime difficoltà poste dall'assedio - stanchezza delle truppe , caldo estivo, disagi della vita nel deseno - e l'interdipendenza tra i due fronti, di Tobruk e di Sollum, che avrebbe voluto la disponibilità di un'adeguata massa di manovra per parare prontamente sia i tentativi di sortita dalla piazza sia quelli di aggiramento delle posizioni di confine,. tanto valeva raccogliere tutte le forze nella zona di Ain el-Gazala, ad occidente di Tobruk e riorganizzarle, dando loro un sicuro appoggio logistico. Rommel, inutile dirlo, si oppose recisamente: mai avrebbe tolto l'assegio a Tobruk e ritirato le unità avanzate dalla frontiera. Dopo una lunga discussione, Paulus finì per
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LE O PBRAZION! IN AFRICA SETfENTRIONALE
approvare il piario per un nuovo attacco alla piazza. Se questa fosse caduta, egli era deciso ad ordinare all'impetuoso comaridarite delI'Afakako,ps di limitarsi ad assicurare il possesso della Cirenaica, arrestaridosi sulla linea Sollum-Siwa (36).
3. IL SECONDO ATTACCO (30 APRILE-2 MAGGIO). Se a Berlino ed a Roma c'erano motivi di preoccupazione, altrettariti ne esistevario a Londra. Il 14 aprile Churchill inviò ai capi di Stato Maggiore una direttiva abbracciarite tutta la guerra nel Mediterrarieo. La premessa consisteva in una valutazione molto semplice: se i tedeschi avessero ricevuto i rinforzi ed i rifornimenti necessari attraverso il Mediterrarieo e · lungo la via Balbia si prospettava la possibilità di gravissime conseguenze. In caso contrario, ove cioé le predette vie di comunicazione, marittima e terrestre, fossero state interrotte e tormentate, diventava lecito attendersi la loro disfatta. Da siffatte considerazioni derivava una precisa linea di condotta. La Mediterranean Fleet, debitamente rinforzata, doveva «arre-
stare tutto il traffico man'ttimo tra l'Italia e l'Africa con l'impiego intensissimo delle unità di superficie e con la collaborazione, per quanto possibile, de/l'Aviazione e dei sommergibili». Pur di raggiungere tale risultato, le perdite, ariche se penose, non potevario preoccupare. Naturalmente, occorreva mettere fuori uso il porto di Tripoli con periodici bombardamenti e Malta ben si prestava per fornire la scorta di caccia alle forze navali. Quanto al tratto délla via Balbia da Tripoli ad el-Agheila (650 chilometri), particolarmente vulnerabile perché minori le possibilità di controllo e di difesa, doveva essere sottoposto ad uno stillicidio di azioni di commando, sbarcati dalle unità tipo Glen. La difesa ad oltrariza di Tobruk era scontata. Ciò comportava non soltanto l'invio dei rinforzi di fanteria e carri, ma altresì la costituzione di una riserva mobile corazzata tale da consentjre al comandarite della piazza
«efficaci e continue incursioni contro i fianchi ed il tergo del nemico». Quarito alla Roya/ Atr Force, il suo impiego contro le comunicazioni avversarie ed i concentramenti di truppe era ovvio (37). Tutto sommato, Churchill era più impensierito per la Greçia che non per l'Africa settentrionale. Come scrisse a Roosevelt, un paio di giorni dopo, dei 600-650 Panzer, di cui Rommel presumi-
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LE OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
L'ORGANIZZAZIONE DI COMANDO BRITANNICA IN MEDIO ORIENTE alla data del 15 aprile 1941
Comando in capo gen. Wavell
Piazza di Tobruk
Forze brit. Egitto
geo. Morshead
geo. Marshall-Cornwall
I
'
. Forze Deserto 0cc.
Forze brit. Palestina~
gen. Beresford-Peirse
geo. Goodwin-Austen \
7a D. austr. geo. Lavarack
6a D. brit.
Forza mobile
â&#x20AC;¢ Lomax gen.
gen. Gott
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LE O PERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE
bilmente disponeva, un'alta percentuale si poteva repµtare distrutta o inefficiente e le difficoltà per i rifornimenti apparivano evidenti. Contro l'Afnkakorps e le forze italiane il dispositivo britannico in Egitto stava mettendosi a punto con i carri ancora efficienti e quelli che uscivano dalle officine di riparazione. Dopo tutto, poi, in Medio Oriente si trovavano circa 500.000 uomini! «Non et" sentiamo a/fotto inferion· in campo aereo e diventiamo ogni giorno più f orti. Tutta la potenza della MediteTTanean Fleet, che stiamo notevolmente rafforzando, sarà impiegata per inteTTompere le comunicazioni manttime e costiere del nflmico» (3~). È manifesta la nota di voluto ottimismo; del resto, la lettera risentiva dell'euforia del fallimento dei primi tentativi di Rommel contro 'fobruk dei giorni 14 e 15, sia per le perdite subite dall'avversario sia, soprattutto, perché «esso ha per la pnma volta provato l'amarezza della sconfitta». Inoltre, era fresca - prime ore del 16 - la distruzione di un convoglio italo-tedesco di cinque mercantili scortati da tre cacciatorpediniere, diretto a Tripoli, presso le secche di K~rkennah al largo di Sfax, ad opera di quattro cacciatorpediniere inglesi, di base a Malta, uno solo dei quali era andato perduto. Nel suo documento ai capi di Stato Maggiore Churchill aveva chiamato in causa le persone di Cunningham (da reputazione della Royal Navy è impegnata nell'aTTesto di tale traffico [tra l'Italia e la Libia]») e di Wavell («Soprattutto è necessano che il gen. Wavell nconquisti il suo prestigio nei confronti del nemico»). L'amm. Cunningham aveva la mente rivolta alla Grecia, da dove si stava profilando necessario, a più o meno breve scadenza, lo sgombero del corpo di spedizione. Quando lesse il lungo e straordinano dispaccio dell'Ammiragliato allibì: nel quadro delle «drastiche misure», intese ad interrompere per un buon periodo di tempo i rifornimenti dell'Asse, era stato deciso un intenso bombardamento navale di Tripoli unitamente al blocco del porto. Il primo ad opera di buona parte della MediteTTanean Fleet, il secondo coll'affondamento in modo idoneo della corazzata Barham e di un incrociatore della classe C. Cunningham reagì criticando il progetto e chiedendo «molto seriamente» che esso venisse riesaminato alla luce delle sue osse~azioni. Alla fine, dopo un nutrito scambio di messaggi, convinse l'Ammiragliato a limitare l'operazione al bombardamento del porto di Tripoli a breve distanza. Se poi, durante l'azione, una nave ·fosse rimasta fortemente danneggiata, si sarebbe cercato di condurla ad ostruire l'imboccatura del porto. Tenne anche a precisare in un dispaccio che «Non restiamo oziosi
lf: OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
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per quanto riguarda la Libia e nessuno potrà dire che la Royal Navy la trascuri» (39). Beninteso non era affatto entusiasta di portare la flotta davanti a Tripoli, esponendola a rischi ingiustificati e con scarse possibilità di conseguire gli scopi voluti, però questo era sempre preferibile al sacrificio, a suo avviso inutile, della Barham: c'era una probabilità su dieci di riuscire a portare la corazzata nella posizione giusta, la rinuncia della nave sarebbe stata un regalo troppo grande per la flotta italiana e le perdite di personale sicuramente elevate. All' alba del 21 aprile apparvero davanti a Tripoli le corazzate Warspite, Barham e Valiant, l'incrociatore · Gloucester e nove cacciatorpediniere (Forza B) e, al largo, la portaerei Formidable con la scorta di tre incrociatori e quattro caèciatorpediniere (Forza C). I1 bombardamento aeronavale durò dalle 4 alle 5,45. Fu una completa sorpresa p er gli italiani, ma fu anche una grossa delusione per gli inglesi: la citta e le attrezzature portuali ricevettero , è vero, notevoli danni; l'effetto morale risultò sensibile, ma le operazioni di carico e scarico nel porto furono sospese solo p.er un giorno. La mattina del 23, non appena la flotta fu rientrata ad Alessandria indenne, Cunningham si affrettò a precisare il proprio pensiero ali' Ammiragliato: «( ... ) Desidero mettere bene in chiaro che io resto energicamente contrario a questo sistema di far bombardare Tripoli dalla flotta del Mediterraneo. Ce l'abbiamo fatta una volta, ma solo perché l'aviazione tedesca era impegnata altrove( ... ). Ci sono voluti cinque giorni perché l'intera flotta del Mediterraneo compiesse ciò che una squadra di bombardieri pesanti operante dall'Egitto avrebbe probabilmente compiuto in poche ore( ... )• (40).
Ma la preoccupazione maggiore per lui era il dominio aereo del Mediterraneo. L' insediamento della Luftwaffe in Grecia meridionale avrebbe reso precario il rifornimento di Malta da Alessandria. Per vincere la battaglia dei convogli, la Medite1Tanean Fleet aveva bisogno di un'adeguata forza aerea, e senza una Royal Air . Force decisamente rafforzata le truppe di Wavell non avrebbero tenuto a lungo, cosicché per cercare di salvare la situazione la flotta avrebbe dovuto subire gravi perdite. «Il motivo - scrisse più tardi Cunningham - per il quale le autorità in patria non n'uscivano a vedere il pencolo che co1Tevamo nel Medite1Taneo per la mancanza di un adeguato appoggio aereo superava le mie possibilità di comprensione> (41). Gli avvenimenti in •Grecia stavano precipitando ed il mar.
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LE OPP.RAZIONI IN AFRICA SElTF.NTRIONALF.
Longmore aveva chiesco, tra l'altro, norme per l'impiego delle sue forze aeree. Il 18 Churchill intervenne ancora e indicò l'ordine di priorità delle varie esigenze che scavano venendo alla ribalta più o meno contemporaneamente: in primo luogo la vittoria in Libia, poi l'evacuazione del corpo di spedizione dalla Grecia, quindi l'approvvigionamento di Tobruk a meno che non si dimostrasse indispensabile per la vittoria; la situazione iraqena poteva essere per il momento ignorata e Creta messa in efficienza più tardi. Alla prima esigenza doveva provvedere il 204° Wing (commodoro Collishaw), dal quale, dopo il recente riordinamento, dipendevano tutti i reparti del deserto: squadron n. 73 (Hurrtcane) a Tobruk, poi ritirato a Sidi Haneish; squadron n . 274 (Hurrtcane) a Gerawla; distacc. squadron n. 39 (Glenn Marttn) a Fuka; squadron n. 45 (Blenbet.m 10 a Zimba; squadron n. 6 (Hurrtcanee Lysander) a Tobruk. Invece Wavell non parlava affatto di vittoria. Proprio il 18, il giorno prima di andare per l'ultima volta ad Atene, egli espresse al capo di Stato Maggiore Generale Imperiale le proprie idee sulla situazione in Nordafrica. Indubbiamente era migliorata - il 17 un nuovo tentativo di Rommel si era infranto contro le difese di Tobruk - tuttavia il punto debole per le forze britanniche risiedeva nei mezzi corazzati. Il nemico ne aveva almeno 150 in linea, di cui metà di medio tonnellaggio, in massima parte concentrati alla frontiera nella zona Bardia-Sollum. Dal lato inglese invece, oltre al piccolo complesso di Tobruk, c'era solo uno squadrone di cruisers a Marsa Matruh. Entro la fine di aprile sperava di avere un reggimento di cruisers ed uno di carri per fanteria, entrambi meno uno squadrone . Probabilmente, in maggio, le officine avrebbero rimesso in efficienza altri trenta o quaranta cruisers e qualche Matilda (42). Tutto qui, giacché non si poteva pensare di recuperare qualcosa dalla Grecia. Purtroppo, poi, le ultime notizie sulla divisione tedesca in corso di arrivo in Libia erano allarmanti: non si trattava di un'altra divisione «coloniale» bensì di una vera e propria divisione corazzata, il che significava oltre 400 carri, dei quali 138 medi (43). «Se il nemico n·uscirà ad ottenere i rifornimenti - concluse - ce ne vo"ìi per fermarlo!». Poco dopo aver spedito questo dispaccio, Wavell tornò alla carica con un altro -argomento: entro maggio erano previsti in
I.E OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
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Egitto solo due reggimenti cruisers, mentre esisteva in posto personale esperto e addestrato per ben sei reggimenti. Ed i cruisers, nella guerra del deserto, erano più indicati dei carri per fanteria, meno veloci e di minore autonomia. «Capo di Stato Maggiore Generale Impen'ale, vi prego di dare tutto ti vostro personale appoggio» concluse. L'appoggio, pieno e vigoroso, lo dette Churchill. C'era in partenza per l'Egitto, per la rotta del Capo di Buona Speranza, un convoglio con molti carri armati: ebbene, le navi veloci di tale convoglio, cariche di mezzi corazzati, avrebbero cambiato rotta a Gibilterra ed attraversato il Mediterraneo, a costo di perdere metà del materiale. Le cinque navi da carico portavano complessivamente 250 carri, quasi tutti per fanteria: ebbene, il ministero dei Trasponi doveva procurare entro due giorni un altro paio di navi, sulle quali occorreva caricare un centinaio di cruisers tolti alla migliore divisione corazzata esistente in Inghilterra. La traversata del Mediterraneo era giudicata da tutti estremamente pericolosa perché soggetta agli attacchi degli Stuka: ebbene, l'Ammiragliato ed il ministero dell'Aviazione dovevano ideare e preparare immediatamente un piano per far passare il convoglio, accettando qualunque rischio. Queste decisioni di Churchill, comunicate ai capi di Stato Maggiore il 20, dettero origine all'operazione Tiger. In luogo, tuttavia, dei cento carri da togliere ad una divisione corazzata, furono approntati per una seconda spedizione 67 cruisers Mark VI. La lettera con la quale Churchill dette la buona notizia al comandante in capo del Medio Oriente fu caratteristica dell'uomo. Premesso l'annu.ncio della spedizione di 99 cruisers dei tipi Mark IV e Mark VI (44) e di 180 Mattlda, con le rispettive pani di ricambio, si dichiarò fiducioso che la 7a divisione corazzata, <Ja cui assenza ci giunse così inattesa» (45 ), riprendesse la sua vittoriosa carriera; chiese di conoscere «ti vostro piano per far entrare in azione tali carri al più presto possibile» e si augurò che «nessun tedesco dovrebbe più trovarsi in Cirenaica per la fine di giugno (46). Wavell naturalmente fu molto soddisfatto, però ... qualche giorno dopo, il 27° aprile, terminò un ·dispaccio per il capo di Stato Maggiore Generale Imperiale con questa ammissioné: «Debbo confessare che le operazioni dei tedeschi hanno così spesso superato i [miei] calcoli, che non sono sicuro che essi non vadano oltre le nostre previsioni sulle loro possibilità. [Per esempio) essi ieri sera hanno iniziato un'avanzata dalla zona di Sollum, che non si poteva giustificare in base a quello che si cpnoscev4: sulla situazione dei loro rifornimenti> (47).
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LE OPERAZIONI IN AfRJCA SETTENTRIONALE
Gli ultimi giorni di aprile furono dedicati all'affannoso apprestamento della difesa di Creta. Il gen. Wilson, colà sbarcato insieme al corpo di spedizione evacuato dalla Grecia, fece un rapido calcolo e disse che, complessivamente, occorrevano almeno tre brigate su quattro battaglioni. Espresse anche un notevole scetticismo sulle possibilità di difendere con successo l'isola, a meno di un grosso sforzo congiunto delle tre forze armate, che sapeva assai problematico. Il 20 Wavell volò a Creta e ne affidò il comando al gen. Freyberg col compito di tenere l'isola a tutti i costi (48). Il gen. Wilson fu inviato ad assumere subito il comando in capo in Palestina per fare fronte alla crisi iraqena ed agli sviluppi degli avvenimenti in Siria. Intanto Rommel aveva dato il via al secondo attacco contro Tobruk. La dislocazione sommaria delle forze italo-tedesche a fi_n e :aprile era la seguente ( schizzo n° 18): a. alla frontiera, sulle posizioni di Bardia-Sollum, ·agli ordini del col. von. Herff: colonna Montemurro: Comando 8 ° bersaglieri, XII battaglione bersaglieri, uria compagnia del 47 / 32 del 7° bersaglieri ed una batteria da 20 del 46 ° aniglieria; aliquota della 15 a Panzerdivision: 3 ° gruppo esplorante, una compagnia del 15 ° battaglione mitraglieri; XV gruppo da 105 del 16° raggruppamento aniglieria di corpo d'armata. b. davanti a Tobruk: divisione Brescia: pressoché al completo, meno il I/19° fanteria (a Bengasi), il III/19° fanteria ed il II/20° fanteria (nella zona di Tripoli). In rinforzo il 1° aniglieria celere, che sostituiva il reggimento organico, ed il 16° raggruppamento aniglieria di corpo d'armata con tre gruppi da 105/28; divisione Trento: pressoché al completo, meno il II/62° fanteria (alla frontiera) e buona pane dei servizi (ancora a Napoli). Il 7 ° bersaglieri ed il 46 ° aniglieria erano arrivati ad Acroma; divisione Ariete: pressoché al completo, meno la colonna Montemurro (alla frontiera). Il II e III battaglione carri leggeri avevano raggiunto la grande unità. In rinforzo il 2 ° aniglieria celere ed il XXXI~ battaglione guastatori; · 5 a divisione leggera: pressoché al completo; 15a Panzerdivision:· Comando divisione, 115° fanteria, 15° battaglione motociclisti (meno una compagnia), aliquota dell'8° reggimento carri e unità minori.
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L,E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
c. in Cirenaica occidentale: divisione Bologna in corso di raccolta fra Derna ed el-Abiar, con il IV battaglione carri leggeri a Barce ed il V battaglione carri leggeri della Pavia a Derna; divisione Pavia: ancora nella zona di Sine. d. in Tripolitania: divisione Sabratha: i suoi resti erano raccolti a Homs; divisione Savona: nella zona di Garian; campo trincerato di Tripoli: unità della guardia alla frontiera ed elementi vari,_tra i quali un battaglione del 39 • fanteria ed uno del 40° fanteria. Anche la 5a squadra aerea si era ponata avanti. Inizialmente, addirittura, lo schieramento era stato assunto in funzione del possesso di Tobruk, dato per scontato. In relazione, poi, alla resistenza della piazza, era stato giocoforza procedere a taluni adattamenti, talché le unità aeree risultavano così dislocate: a. Comando tattico della 5a squadra aerea: a Bengasi; b. 175 a squadriglia da ricognizione strategica: una sezione a Berka ed una a Castel Benito; c. divisione Pegaso: 27 ° gruppo bombardamento a Derna; 53 ° gruppo bombardamento a Misurata; 98 ° gruppo da bombardamento a Berka; 236a squadriglia bombardamento a Dema; 2 • gruppo caccia a Derna; 18° gruppo caccia a Berka (due squadriglie) e Hon (una squadriglia); 151 • gruppo caccia a Sorman (due squadriglie) ed a Mellaha (una squadriglia); .. 155 ° gruppo caccia a Derna; 19a squadriglia bombardamento a Castel Benito; 274a squadriglia caccia a Castel Benito;· 115 a squadriglia osservazione aerea a Ain el-Gazala; 129a squadriglia osservazione aerea a Castel Benito; 145 a squadriglie ricognizione marittima a Tripoli.
d . Fliegerfuhrer Afrika: due gruppi Stuka a Derna;
LE OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
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una squadriglia cacciabombardieri Me.110 a Derna; una squadriglia ricognizione Ju.88 a Derna; una squadriglia caccia Me.109 a Ain el-Gazala (49). Il 25 aprile Rommel aveva convocato a rapporto i comandanti di divisione per comunicare le nuove direttive per l'attacco. La rotrura doveva esser ricercata su un-unico tratto in corrispondenza di Ras el-Medauuar, anziché su due, e precisamente (carta n. 5) tra Harf el-Agereb e Gasr el-Cleicha. Tutto il restante fronte sarebbe stato investito da energiche azioni dimostrative intese a disorientare ed innervosire il nemico. Alla massa di rottura, articolata in due blocchi di forze operanti a stretto contatto, competeva la realizzazione di una grossa testa di ponte semicircolare: km 160 della via Balbia-ex Forte Pilastrino-Bir el Faras. Il blocco settentrionale . sarebbe stato costituito dai reparti già arrivati della 15 a Panzer per raggiungere la zona a nord-ovest del Pilastrino e da un'aliquota della D.f. Brescia per raggiungere il km 160 e dare protezione al fianco esposto. Il blocco meridionale sarebbe stato formato da metà della 5a leggera con tutti i mezzi corazzati efficienti per raggiungere il tratto a sud del Pilastrino e da un'aliquota dell'Ariete per la protezione del fianco esposto e la conquista di Bir el-Faras. A nord della massa di rottura, il fronte di investimento sarebbe stato presidiato dalle rimanenti truppe della Brescia; ad oriente dai restanti reparti della 5a leggera e della Trento. Era prevista una preparazione d'artiglieria particolarmente forte verso est, davanti alle posizioni della Trento, per confondere l'avversario, ed il bombardamento aereo avrebbe gravitato sulle zone vitali dell'organizzazione difensiva. La data non era stata ancora stabilita, comunque le predisposizioni dovevano essere ultimate entro il 30 aprile, secondo tempi attentamente studiati: 26 aprile: avvicinamento del primo scaglione della Trento sino alla posizione di attesa, a tergo del 2 • battaglione mitraglieri e del reparto Santamaria. Prime ricognizioni e attuazione del piano d'inganno; 27 aprile: avvicinamento del grosso della Trento; notte sul 28: sostituzione del 2 • battaglione mitraglieri e del reparto Santamaria (50). Avvicinamento dell'aliquota di manovra della 5 a leggera a tergo del reparto Santamaria. Avvicinamento del gruppo Kirchheim sino alla rispettiva posizione di attesa. I mezzi corazzati però dovevano arrestarsi dietro la destra dell'Ariete; 28 aprile: attuazione •del piano d'inganno;
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l.f. OPERAZIONI IN AFRICA SETfENTRIONALE
notte sul 29: arretramento del 2 ° battaglione mitraglieri ad Acroma. Suddivisione dell'aliquota mobile della 5a leggera: una parte alla 15 a Panzer, una al gruppo Kirchheim, il reparto Santamaria all'Ariete; 29 e 30 aprile: attuazione del piano d'inganno con tutti gli automezzi della 5 a leggera e della Trento su tutto il fronte sud; 30 aprile: dislocazione di un battaglione del 7 ° bersaglieri, rinforzato da una compagnia mitraglieri, a Gambut, a circa metà strada tra Tobruk e Bardia, pronto ad essere iil}piegato nel settore sud-orientale di Tobruk oppure nella zona di Sollum. Compito precipuo del battaglione: sicurezza della via Balbia e della pista a sud di essa, da Tobruk a Bardia e ridotta Capuzzo (51). Rommel attribuiva grande importanza al piano d'inganno, inteso a indurre il nemico a temere un attacco da parte della 5a . leggera e della Trento e nella zona di frontiera, presidiata dal gruppo Herff. Perciò prescrisse per quei settori una serie di minuziosi accorgimenti: forte traffico radio; forte sollevamento di polvere e molto movimento sulla via Balbia e sulla pista per la ridotta Capuzzo; dislocazione visibile di mezzi corazzati inefficienti; spiccata attività di pattuglie; intenso sparo di razzi colorati (eccetto, ovviamente, di quelli rossi, da usare solo in caso di vero allarme per incursione nemica); fuoco di disturbo di artiglieria; molte partenze e atterraggi delle «cicogne» appena arrivate. L'attuazione del piano doveva raggiungere il massimo il 30 aprile (52). Ovviamente, in corrispondenza del vero settore di attacco occorreva adottare l'inverso di tali misure. Sul fronte di Sollum, invece, bisognava attuare reali puntate offensive, con il concorso dell' aviazione, tendendo a Sidi el-Barrani e Sidi Suleiman. Tra il 28 ed il 30 ebbero luogo i movimenti previsti, nonché qualche altro spostamento. Nello stesso tempo erano portati avanti con la più grande intensità la messa a punto dell'apparato logistico e l'ammassamento di munizioni, carburante, viveri ed acqua, nonostante le grosse carenze in fatto di trasporti e le difficoltà ambientali. Il dispositivo della difesa era praticamente immutato: la 24a brigata australiana nel settore nord-occidentale, a sbarramento della via Balbia; la 26a brigata nel settore centrale, di Ras el-Medauuar; la 20a brigata nel settore meridionale da Sidi Cheiralla al mare; la 1ga brigata in riserva insieme con il complesso corazzato. In particolare, la 26a brigata, quella che avrebbe sopportato la maggior parte del peso dell'attacco, aveva due battaglioni, il 2/23°
LE OPERAZIONI CONTRO TOBRUK
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STRALCIO DI PIANO DI ATTACCO A TOBRUK
30.4.41 Attacco di «Stukas» sulle posizioni presso quota 209 4 _ 00 (Mdauuar) come pure sui punti d'irruzione della 15 11 18' 5 19' Div. Cor. e del gruppo Kirchheim. Le truppe d'assalto avanzano fin dove lo permette il riparo completo contro la visibilità. Avvicinamento dei cam· arma#per le truppe di assalto al coperto della v;sta di te1Ta fin dietro la prima linea. 19,00 - 19;10 Concentramento di fuoco di artiglieria sulla quota 209 e sui punti d'irruzione. Contemporaneamente preparazione di artiglieria sul resto del fronte presso le Div. Brescia, Ariete, 5 11 Div. leggera e Trento sui punti d'i'rruzione delle truppe d'assalto (impresa di finzione) secondo disposizioni delle divisioni. 19,10 - 19,15 Aumento del fuoco d 'artiglieria (4 colpi al minuto per ogni cannone) e concentramento sui tratti d'irruzione ai due lati di Mdauuar. Lancio di nebbia sulla quota 209. Le truppe d'assalto con i carri armati assegnati si avvicinano quanto è possibile agli ostacoli. Le altre forze devono essere inviate in avanti colla testa fin alla linea di attesa (ultimo riparo). 19, 15 - 20, 15 Rottura del fronte. Per il piano di fuoco vedi carta. 19, 15 ·_ 19,25 Irruzione sul margine piu avanzato delle posizioni nemiche sui due lati di Mdauuar. Contemporaneamente nel restante fronte presso la B_rescia, Ariete, 5 11 div. leggera e Trento avvicinamento delle truppe d'assalto al margine anteriore della ·linea di difesa nemica, qui particolarmente forte attività di fuoco con mitragliat.rici, anticarTo e artiglieria, anche nebbia e razzi luminosi. Tutt'al piu rottura di isolate posizioni di difesa, quando il nemico cede. · 19,25 - 19,35 Allargamento della irruzione in profondità della posizione sui posti d'irruzione da-ambedue i lati di Mdauuar. Accecamento ai lati possibilmente con nebbia. 19,35 - 20,15 Sfondamento fino alle spalle di Mdauuar e quota 187 e allargamento dei luoghi d'irruzione in senso laterale. 19, 45 - 20, 15 Irruzione sulle posizioni fortificate di Mdauuar dal rovescio e rottura del fronte v.erso destra fin al settore di Bir e/ Mdauuar incluso, e verso sinistra fin al settore di Sahel incluso.
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O-TEDESCO CONTRO RAS EL-MEDAUUAR (30 aprile - 4 maggio 1941)
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I.E O PERAZIONI IN AFRICA SE1TBNTRIONALE
ed il 2 / 24 ° , schierati nei capisaldi·ed il 2I 48 ° in riserva settoriale. Anche l'organizzazione generale risultava molto migliorata. L' Inshore squadron, un insieme eterogeneo di navi e battelli incaricato del rifornimento via mare, aveva consegnato durante il mese di aprile circa 5.000 tonnellate di materiale, tra cui molte mine, e · dodici Matilda. Secondo l'ordine di opera2ione diramato il 27 ed il .relativo piano cronologico (53 ), àlle 18,30 del 30 aprile era previsto !!intervento degli Stuka in corrispondenza del settore d'attacco ed in special modo sulle posizioni di Ras el-Medauuar. Alle 19 doveva iniziare il fuoco di preparazione mentre le truppe lasciavano le basi di partenza. A rottura conseguita, occorreva allargare la breccia e consolidarsi sulle posizioni raggiunte. Durante la notte le artiglierie si sarebbero spostate avanti a scaglioni, in modo da essere in·grado di appoggiare la prosecuzione dell'attacco all'alba del 1 ° maggio, dopo un nuovo intervento 'di Stuka in profondità ed azioni di caccia e cacciabombardieri sulle riserve avversarie. All'ora stabilita numerose formazioni aeree si lanciarono contro q. 209 e tutte le posizioni del tratto di rottura. Alle 19.15 i reparti avanzati assalirono le opere. La 15a Panzerdivision (54) era comandanta dal geo. Hans-Karl von Esebeck, che aveva sostituito il geo. von Prittwitz; i'aliquota di manovra della 5a leichte Division (55) era agli ordini del gen. Heinrich Kirchheim, il quale, ferito dopo la conquista di Derna e trasportato a Tripoli, era stato richiamato d'urgenza, ancora convalescente, al fronte di Tobruk, a trasparente dimostrazione di sfiducia nei confronti di Streich. La lotta si accese subito accani~a. nonostante l' accurato spianamento effettuato da Stuka e artiglieria, ed alle 21 ,30 il 2° battaglione mitraglieri riusciva a conquistare di rovescio la q.209 di Ras el-Medauuar (schizzo n. 19). La breccia era aperta per una profondità di circa tre chilometri, ma l'attacco non riuscì più a progredire. Alle 2,30 entrò in azione ta colonna della Brescia (56), raggiungendo alle 7 i reticolati. I primi obiettivi erano le opere S 13 e S 11 del caposaldo di Ras d-Sehel, senonché, realizzata dai guastatori l'apertura dei varchi, i ·reparti in primo scaglione obliquarono verso destra: venne eliminata l'opera S 7 ed impegnata la S 9, mentre le armi di accompagnamento favorivano l'azione.del gruppo von Esebeck contro le opere S 3 ed S 5 del caposaldo di Ras el-Medauuar. Purtroppo la violenta reazione avversaria non soltanto arrestò e respinse il 20° fanteria, ma riuscì a condurre un
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contrattacco con il concorso di mezzi corazzati sino a scompaginare la colonna, che subì 400 perdite. Quanto alla 15a Panzer, von Esebeck informò Rommel che buona parte delle sue unità avevano ricevuto perdite sensibili, fino al SO% , specie in ufficiali. Nel pomeriggio fu la volta della colonna dell'An·ete (S7f Spostatasi durante il mattino dalla zona di Gasr el-Cleicha alla base di partenza, a circa due chilometri sud-ovest di q. 209, prese subito contatto con il gruppo Kirchheim, per passare attraverso lo squarcio creatosi con la conquista delle opere R, R 1, R 2 ed R 3. Alle 17 ,30 il pr4no scaglione (V battaglione bersaglieri rinforzato da unità di accompagnamento e due plotoni carri leggeri), seguito da un plotone di cinque Panzer fornito dal reparto Hohmann, iniziò l'attacco in direzione est-sudest per eliminare le opere da R 4 a R 11, cioè tutto il caposaldo d i Bir el-Medauuar. L'appoggi<;> di fuoco era fornito dai gruppi del 2 • artiglieria celere e del 132 • artiglieria, nonché da due gruppi da lOS/28, tutti operanti a favore del gruppo Kirchheim e dell'An"ete . Dapprima non si presentarono grosse difficoltà, ma dopo qualche centinaio di metri numerose salve di artiglieria giunsero tra i reparti. Non vi furono perdite però , istintivamente , il movimento venne accelerato. Ai bersaglieri procedenti di corsa apparvero allora, d'improvviso, alcuni fazzoletti bianchi: le opere R 4 e R S caddero così senza colpo ferire. Poi fu la volta dell'R 6. Ma erano già le ore 19 e si profilava il rapido imbrunire. Il battaglione si trovava solo in mezzo al caposaldo australiano, ormai sotto il fuoco di repressione nemico, senza alcun collegamento radio col proprio Comando. Il comandante era invero tentato di conquistare l'R 7, che inizialmente aveva esposto drappi bianchi poi ritirati , però si rendeva conto della necessità di assumere u n dispositivo che gli consentisse di mantenersi durante la notte sulle p9sizioni occupate, tanto più che il plotone carri tedesco, dopo aver seguito da lontano, si era definitivamente allontanato e lo stesso aveva fatto uno dei · due plotoni carri leggeri. Mandò, dunque, un ufficiale a chiedere ordini e rinforzi al comandante della colonna, col. Brunetti. Nel settore orientale , la sera del 30 aprile, una pattuglia di combattimento della .Trento aveva cercato di penetrare nel caposaldo di Uadi es-Zeitun, ma era stata bloccata dal fuoco dei difensori. All'alba del 1 • maggio, all'estrema destra, vicino alla costa, un'altra grossa pattuglia era invece riuscita ad entrare nel caposaldo; tuttavia anch'essa ben p resto venne arrestata. Nel pomeriggio il gen. Nuvoloni ricevette ordine di limitarsi a qualche tiro di disturbo.
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Da pane britannica l'attacco non era giunto del tutto inatteso, anche se le intercettazioni radio mostrarono una incenezza sulla direttrice principale. Per quanto dai capisaldi provenissero poche informazioni, il Comando della 26a brigata australiana ben presto si rese conto che la tenace resistenza di alcune opere superate dalla penetrazione tedesca ed il contenimento effettuato dalle strutture difensive più arrestate erano stati sufficienti per fermare la progressione dell'attaccante. Nei settori investiti avevano avuto luogo reazioni dinamiche locali, ma un più energico contrattacco condotto da 15 cruisers e 5 Matilda e ben sostenuto dall'aniglieria aveva cercato di ristabilire in qualche modo la situazione nel. tratto di sfondamento. Tutti gli sforzi erano risultati vani, anche un tentativo messo in atto in serata dal 2 / 48 ° battaglione per riprendere Ras el-Medauuar fallì. Cenamente molto aveva contribuito l'aviazione italo-tedesca, bombardando per cinque volte posizioni retrostanti e riserve. Tirando le somme, era caduto il pilastro più impanante della cintura perimetrale e lo squarcio apeno nelle maglie della difesa era largo circa cinque chilometri (alla base) e profondo due-tre chilometri. Risultavano distrutti 16 mezzi corazzati e fatti prigionieri 275 uomini. L'esito dell'operazione non era quello atteso, ma esistevano ancora speranze. Rommel riconobbe che la resistenza era ancora saldissima, capì che le sue truppe corazzate, imbevute dallo spirito del Blitzkrieg, trovavano difficoltà impreviste nella dura lotta della fanteria contro posizioni fonemente organizzate. Così, nelle prime ore del 2 maggio diramò nuovi ordini. Forse lui stesso si rassegnò, forse più probabilmente - Paulus si impose energicamente, in considerazione delle perdite e della preoccupante penuria di munizioni. Fatto si è che adesso la penetrazione doveva venir ricercata soltanto laddove si fossero presentate condizioni favorevoli. Il fronte di attac;co doveva essere allargato ovµnque l'avversario desse segni di cedimento, sui due lati della breccia, in modo da creare un sistema continuo dall'R 11 per q.177 (1,5 chilometri sud di Giaida) -est di q. 173 (due chilometri ovest di Giaida) - q. 159 (2,5 chilometri nord-ovest di Giaida) fino alle opere S 8 e S 9. Su ogni posizione occupata le truppe dovevano interrarsi al più presto e sistemarsi a difesa, così da ridurre al minimo le perdite. Negli altri settori occorreva continuare con le misure dimostrative intese a trarre in inganno il nemico. In particolare, bisognava far risaltare la presenza di carri armati anche dovi non era previsto il loro impiego.
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I nuovi ordini, in sostanza, equivalevano ad introdurre una battuta d'arresto nello sviluppo dell'operazione per dar tempo al riassetto del dispositivo, chiaramente necessario per tacitare le difese messe in atto dagli australiani sul fianco della cintura perimetrale, in corrispondenza dell'uadi Sehel, e per fiaccarne ulteriormente la resistenza con una più efficace azione distruttrice, da affidare prevalentemente agli Stuka, sui capisaldi e sugli schieramenti di artiglieria. Si voleva attendere, inoltre, l'afflusso per via aerea di pionieri tedeschi, già richiesti a Berlino, specificamente equipaggiati ed addestrati per l'espugnazione delle opere fortificate. La ripartizione delle forze subì, in tal modo, un rimaneggiamento. I settori erano adesso tre: ovest, affidato al gen. von. Esebeck, e tenuto daHa 15 a Panzerdivision e dalla Brescia; sud-ovest, affidato al gen. Kirchheim con il gruppo ai suoi direttì ordini e l'Ariete; sud, affidato al gen. Streich con parte della 5a leggera e la Trento. Prescrizione generale: respingere ogni attacco nemico. Nel tratto di Bir el-Medauuar la situazione appariva leggermente migliorata. Verso. le 3,30 l 'intera colonna Brunetti aveva raggiunto il V battaglione bersaglieri e prima dell'alba anche l'opera R 7 veniva conquistata. Poi subentrò la stasi, punteggiata dal fuoco di artiglieria e delle armi automatiche e da qualche tentativo di reazione dinamica da parte australiana, nonostante la forte tempesta di sabbia. Il più rilevante, verso le 17, sferrato da una quindicina di autoblindo e Bren cam"ers, veniva stroncato dai pezzi controcarri a qualche centinaio di metri di distanza. Anche durante il 3 maggio i combattimenti ristagnarono. Verso le 21 il comandante del V battaglione bersaglieri stava dando ordini per l'occupazione di sorpresa dell'opera R 8, quando, d'improvviso, si scatenò sulla testa di ponte un violentissimo fuoco di artiglieria. Quando il tiro si allungò, attraverso· il diradare del polverone emersero le compagnie· avanzate australiane. Il gen. Morshead aveva deciso di lanciare la brigata di riserva, la 18 a, contro Ras el-Medauuar. Non fu un successo: i due battaglioni in primo scaglione, che dovevano .convergere sull'obiettivo, pur avendo guadagnato circa un chilometro non ·riuscirono ad aprirsi il passo e ben presto il contrattacco si frantumò in una serie di scontri slegati. La lotta aveva coinvolto anche la sinistra della colonna Brunetti, nel settore del V battaglione bersaglieri, e culminò nel vano sforzo avversario di riprendere l'opera R 7. Visto l'esito deludente dell'iniziativa, Morshead non volle esporre la 1sa brigata
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ad una rezione di forze corazzate tedesche in pieno giorno, perciò nelle prime ore del 4 ordinò l'interruzione della mischia. Alle 7 del mattino, Rommel si recò al Comando dell'An·ete, ansioso di conoscere le vicende della notte. Quando seppe che i bersaglieri avevano tenuto il terreno conquistato palesò incredulità. Al che il gen. Baldassarre, risentito, rispose seccamente: «I collegamenti sono stati njJTistinati. Potete parlare con i comandanti dei fortini» (58). ·Questa volta il comandante dell' Afrikakorps si sbilanciò: «(. ..) Il mio particolare ringraziamento e riconoscimento - egli volle precisare nell'ordine del giorno che diramò il 6 maggio - ai valorosi appartenenti della divisione Ariete che con un eccezionale combattimento difensivo ti giorno 3 maggio hanno reso vana qualsiasi avanzata del nemico ed hanno mantenuto nelle loro mani le opere conquistate il giorno precedente. È onore e gioia per me di espn·mere questo riconoscimento ( ... )». Le perdite subite dal 30 aprile al 4 maggio furono di 658 tedeschi e 740 italiani:
Div. An"ete Div. Brescia Div. Trento 5a Div. legg. 15a Div. cor.
I
Dispersi
Feriti
Caduti
Unità
uff.
sott. e tr.
uff.
sott. e tr.
5
82 60 3
6 16 ·2 5 16
67 238
4 1 3
4
37 81
18 120 261
uff.
sott. e tr.
1 3
114
-
1
120 -
45 85
I comandant_i dell'An·ete e della Brescia érano ben poco soddi-. sfatti dell'impiego della propria grande unità. Il gen. Baldassarre segnalò che il III ed il V battaglione bersaglieri erano ridotti ad una compagnia ciascuno; i tre battaglioni carri leggeri del 3~ • fanteria carristi ed il·· V battaglione carri leggeri della Pavia disponevano complessivamente di 40 carri leggeri e lanciafiamme, mentre il VII battaglione carri medi era rimasto con soli 5 carri M 13 efficienti. Buona, invece, la situazione delle artiglierie e dei pezzi controcarri, tranne quelli dà 37 /45: la compagnia del 37° carristi aveva solo un cannone sui dieci organici e la batteria del 132 • artiglieria solo cinque sui dodici originali. La colonna Santamaria, poi, aveva perduto il comandante, ferito, ed era ridotta a cinque nuclei (ognuno di due mitragliatrifi e due fuciloni controcarri), tre pezzi da 47/32, uno da 20 mm cd una batteria da 75/27.
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Il quadro fornito dal gen. Zambon fu peggiore: i due comandanti di reggìmento fanteria ricoverati in ospedale, i quadri depauperati numericamente, gli ufficiali inferiori scadenti, il materiale d'artiglieria in gran parte logoro o inefficiente. Ed egli espose anche precise lagnanze. A parte l'attribuzione dei comandi di settori a generali tedeschi senza tener conto dell'anzianità di grado di quelli italiani, era evidente la carenza di coordinamento tra gli sforzi tedeschi e quelli italiani. C'era da pensare che il comandante del DAK avesse valutato inesattamente l'efficienza dell'organizzazione difensiva inglese. In stretta sintesi: la divisione era stanca. Il secondo tentativo per la conquista di Tobruk si poteva considerare concluso negativamente, ma Ras el-Medauuar, il pilastro occidentale della cinta difensiva restava in mano tedesca. Naturalmente scontri locali ·continuarono. Il 5 ed il 7 maggio l'avversario ripetè, sempre senza successo, l'attacco nella zona di Giaida ed eseguì una puntata a sud della stessa località. Il mattino del 13 tentò una ricognizione offensiva sul fronte della Trento, in corrispondenza dellà strada costiera ed a nord di questa, presso Sidi Daud: la divisione respinse l'azione ed ancora una volta Rommel fu sollecito ad esprìmere il proprio riconoscìmento nell'ordine del giorno. Intanto egli aveva ordinato alle divisioni Brescia e Ariete, 15a Panzer e gruppo Kirchheim di ìmpiegare gruppi d'assalto contro opere e capisaldi nemici, ad obiettivo limitato. Nella notte sul 16, mentre alla frontiera la situazione si presentava piuttosto fluida in seguito ad un attacco sferr~to dagli inglesi proprio quella mattina, la Brescia lanciò tre gruppi, composti da guastatori e fanti, rispettivamente contro le opere S 11, S 13 ed S 15 del caposaldo di Ras es-Sehel. -Aperti i varchi nei reticolati, i gruppi passarono oltre ma incapparono nell'intenso fuoco delle armi automatiche dei fortini e nel contempo si trovarono addosso l'ìmrnediato contrassalto delle riserve settoriali. Privi degli ufficiali, caduti quasi subito colpiti a morte, e sottoposti a dure perdite, i gruppi ripiegàrono con difficoltà attraverso i varchi ed a stento poterono riguadagnare la base di partenza. L'Ariete, dal canto suo, ìmpiegò dùe gruppi contro le opere R 9, del caposaldo di Bir el-Medauuar, ed R 11, del caposaldo di Bir el-Giasc. I reparti, giunti ad una ventina di metri dai reticolato, entrarono in una fascia di campo minato. Scattato l'allarme e mancata la sorpresa, diventava impossibile procedere all'apertura dei varchi perciò l' im]:1resa venne abbandonata. Infine, le azioni del gruppo Kirchheim contro le opere R 8 ed R 11 e della 1) a
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Panzerdivision contro il caposaldo A 22, presso la q.150, e contro le opere S 8, S 9 ed s .10 fruttarono soltanto l'occupazione della S 10, in cui vennero catturati quattro ufficiali ed una ventina di soldati. L'indomani il nemico reagì, verso mezzanotte, con un'azione nei pressi di Bir Scerif ed una grossa puntata con fanteria e carri a nord di Ras el-Medauuar, entrambe stroncate dal fuoco di artiglieria. Il gen. Paulus aveva seguito l'andamento dell'operazione. Alla fine dispose che ogni ulteriore iniziativa fosse bandita. Compito del'Deutsches Afrikakorps era tener la Cirenaica, senza preoccuparsi eccessivamente delle posizioni di confine e neanche di Tobruk. Per il presente, occorreva mantenere il blocco alla piazza e preparare una linea difensiva all'altezza di Ain el-Gazala. Nel rapporto che inviò all'OKW, Paulus disse apertamente che il corpo tedesco si trovava in condizioni tatticamente difficili e logisticamente precarie. Era indispensabile un concreto e consistente intervento, idoneo prima di tutto a proteggere le vie marittime e difendere i porti di Tripoli e di Bengasi, in secondo luogo ad inviare in Libia, nell'ordine, scorte t:ali da togliere la preoccupazione di vivere alla giornata, artiglierie controcarri e di medio calibro, unità di rinforzo e di completamento:
*** Si ricorderà che Rommel, all'interrogativo postogli con ironica sufficienza da Halder, il 20 qiarzo a Berlino, circa il modo di rifornire le sue truppe, aveva risposto: «Questi sono problemi suoi!>. Adesso toccava con mano la estrema serietà delle condizioni in cui si trovava per le «difficoltà di nfomimento», come si espresse in una lettera alla famiglia scritta il 9 maggio. Diciamo subito che da parte tedesca, all'OKW come al Comando dell'Afakakorps, le critiche erano interamente riversate sull'alleato italiano, responsabile dei convogli attraverso il Mediterraneo. È certo che almeno tre delle accuse erano più che fondate: l'assenza di concrete predisposizioni volte all'ammassamento di scorte cospicue durante tutto il periodo della non belligeranza, approfittando della sicurezza delle vie marittime e della grande disponibilità di naviglio; l'assurda perdita di 212 navi per complessive 1.216.000 tonnellate, pari al 35% del totale, a causa di una proclamazione dello stato di guerra annunciata irriflessivamente, senza neanche cercare di evitare la cattura, l'internamento o 1:autoaffondamento delle unità in navigazione fuori del Mediterraneo; il mancato potenziamento dei porti
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di Tripoli e di Bengasi. Soprattutto quest'ultimo era importante per qualunque operazione con base in Cirenaica, perché avrebbe eliminato gli oltre 1.000 chilometri di strada esistenti tra le due città. Il porto artificiale di Bengasi consentiva lo scarico di un migliaio di tonnellate giornaliere. All'inizio delle ostilità erano state ultimate le opere principali, ma restavano da effettuare importanti lavori di completamento. Poteva accogliere navi sino alle 300 tonnellate ed in numero limitato: non, dunque, convogli di una certa entità. Molte distruzioni erano state compiute sulle infrastrutture di Bengasi all'atto del ripiegamento della 10a armata; poco avevano riattato i britannici durante la loro breve occupazione ed altre distruzioni aggiunsero al momento del loro abbandono della città, riducendo praticamente a zero le possibilità di utilizzazione del porto. Nei giorni immediatamente successivi alla rioccupazione italiana, si era posto mano ai lavori di riattamento. Uno dei primi provvedimenti fu la trasformazione del relitto di un grosso piroscafo, appoggiato sul fondo con relativa stabilità, in un pontile di circostanza lungo 160 metri e largo 4,50 metri (59). Gli studi, piuttosto ottimistici, fatti in aprile dal Comando Superiore Marina indicarono la possibilità di portare a circa 2000 tonnellate giornaliere la potenzialità di scarico del porto, mediante semplici perfezionamenti degli impianti. In realtà, solo v~rso la fine di maggio poté essere avviato a Bengasi qualche piroscafo di modesto tonnellaggio e per tutto il 1941 le possibilità portuali si aggirarono, in media, sulle 4-500 tonnellate al giorno. Infine, il porto di Derna costituiva semplice punto di appoggio per il piccolo tonnellaggio, accessibile in condizioni meteorologiche favorevoli; la sua potenzialità non superava le 500 tonnellate al giorno. Il perno di manovra dell'azione aeronavale britannica contro il traffico tra Italia e Libia era rappresentato da Malta. Inizialmente trascurata, nella seconda metà del 1940, l'isola andò gradatamente assumendo il ruolo che le competeva, ai danni delle nostre comunicazioni marittime. Con il trasferimento del X Fliegerkorps in Sicilia, Malta cominciò ad essere tenuta sotto pesante pressione di bombardamento aereo e per qualche tempo il traffico attraverso il Mediterraneo centrale tornò a svolgersi con una certa tranquillità, così da consentire il trasporto dell 'Afrikakorps e di varie unità italiane per ripristinare rapidamente la situazione seriamente compromessa dall'annientamento della 1Oa armata. Il 14 aprile il gen. Guzzoni, cui, come sottocapo di Stato Maggiore Generale, competeva la trattazione dei problemi del
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traffico ·oltremare, indisse una riunione alla quale parteciparono i capi o sottocapi di Stato Maggiore di forza armata ed il gen. von Rintelen, addetto militare e capo della missione militare tedesca .a Roma. Da Gariboldi e da Rommel erano invocate misure per risolvere la situazione certo difficile. Tutti gli automezzi disponibili erano stati utilizzati per conferire mobilità ai reparti italiani che avevano partecipato alla fortunata «corsa in avanti» ed ora le unità rimaste indietro non erano in grado di serrare sulle posizioni raggiunte. Secondo le asserzioni di von Rintelen, le perdite di automezzi e carri armati subite dal Deutsches Afrikakorps ammontavano a circa metà delle dotazioni, anche se si trattava per lo più di avarie riparabili presso le officine di reparto. Quelle subite dalle divisioni italiane erano ancor più consistenti, per deficienza di parti di ricambio e · di specializzati. Nel corso della discussione venne posta in luce la possibilità di procedere al trasferimento del personale per via aerea. Al riguardo von Rintelen preannunciò, per il 26 dello stesso mese, l'arrivo a Foggia di aerei tedeschi da trasporto. Per i materiali occorreva invece continuare con i trasporti marittimi. Guzzoni osservò che forse non era da scartare l'utilizzazione di navi da guerra per il trasporto di materiali. Il gen. Santoro fece subito rilevare che, per un efficace incremento della partecipazione aerea nella battaglia delle comunicazioni, mancava un'adeguata organizzazione a terra'. Dal canto suo l'amm. Riccardi dichiarò la scarsa utilità delle navi da guerra per l'ipotesi in questione. In senso assoluto, l'utilizzazione dei cacciatorpediniere consentiva un ben limitato volume di carico. Inoltre l'impiego di questo tipo di naviglio, già molto ridotto per le perdite subite, avrebbe influito sul numero delle siluranti disponibili per le scorte e, quindi, in definitiva, sul numero stessq dei convogli da potersi effettuare. La R. Marina aveva proceduto e procedeva alla protezione delle rotte con campi minati ed impegnava già tutto il naviglio sottile .efficiente nei servizi di scorta. Volendo adibire navi maggiori alla protezione dei convogli, sarebbe stato necessario proteggere a loro volta queste navi con altro naviglio sottile. Per giunta, la disponibilità di navi veloci per la composizione dei convogli era molto ristretta. Tutto questo, poi, senza tener conto del maggior consumo di carburante, amministrato dalla Germania con estrema parsimoma. Qualche giorno do,eo Guzzoni ebbe un nuovo coUoquio con von Rintelen, sempre suilo stesso argomento. Nessun dubbio sulla
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necessità di insistere sui bombardamenti di Malta per la protezione indiretta del traffico; del pari era opponuno molestare con continuità l'attività nemica sul Delta e sul Canale; infine, occorreva «stringere da vicino» Creta, una volta padroni della Grecia. Secondo la divisione dei compici stabilita a suo tempo, al Comando Aeronautica della Sicilia competeva la protezione del traffico con fa Libia, la difesa aerea dell'isola e la scorta alle formazioni di bombardamento italiane e tedesche. Alle forze del X Fliegerkorps, più numerose e qualitativamente più rispondenti, erano affidati i compiti offensivi contro Malta e sul canale di Sicilia. Tenuto conto di ciò, Guzzoni accennò ad una più ampia panecipazione tedesca contro obiettivi navali. Da pane italiana sarebbe stata incrementata la 5 a squadra in Libia ed aumentati i bombardieri in Grecia. In tal senso, e ritenendo non sorgessero obiezioni di fondo da pane dell'alleato, il Comando Supremo impanì ordini allo Stato Maggiore della R. Aeronautica. Senonché siffatto orientamento venne a cadere allorché l'OKW chiese che l'aviazione italiana assumesse l'intero compito e della neutralizzazione di Malta e della scotta ai convogli, dato che il X Fliegerkorps tra breve sarebbe stato spostato al completo in Grecia per «avvicinarlo maggiormente alla Cirenaica ed all'Egitto». Il 25 aprile, infatti, veniva decisa l'occupazione di Creta, la base da cui il X corpo aereo avrebbe esercitato il controllo sul Mediterraneo orientale, in sostituzione dell'VIII Fliegerkorps, che sarebbe stato trasferito ad oriente per l'operazione Barbarossa. Naturalmente il movimento ebbe attuazione, nonostante le obiezioni formulate da pane italiana ed anche dall'amm. Weichold, di collegamento con lo Stato Maggiore della R. Marina, il quale scrisse a Berlino ponendo in evidenza l' inopponunità di ritirare tutto il corpo di Geissler dalla Sicilia, e quindi dal Mediterraneo centrale, visto che la R. Aeronautica non sarebbe stata in grado di accollarsi gli oneri di Malta e dei trasponi via mare (60). Proprio il 25 aprile l'amm. Riccardi rappresentò al Comando Supremo la pesante incidenza del servizio di scotta sulle possibilità d'impiego della squadra e sul sistematico addestramento di questa; la preoccupante situazione nei confronti del naviglio mercantile a causa della perdita, a tutto marzo, di 68 unità per complessive 235.000 tonnellate di stazza lorda, colpite in navigazione sulle varie rotte in Mediterraneo o nei poni da bombardamenti aerei ; la minaccia esercitata da Malta e Creta ed il pericolo che le forze inglesi potessero a non lunga scadenza adottare un atteggiamento decisamente offensivo contro il nostro traffico con l'Africa setten-
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trionale. «In tale eventualità non vi sarebbe che un solo nmedio di notevole efficacia: ndurre al minimo i percorsi via mare, utilizzando i porti della Tunisia» concluse (61). A dire il vero, la disponibilità di naviglio mercantile non era ancora così scarsa da destare apprensioni e, delle navi affondate, solo 18 piroscafi o cisterne per un totale di S4.300 tonnellate erano andate perse durante i rifornimenti alla Libia (62). Alla luce di qµeste considerazioni , il 27 aprile Guzzoni tenne una nuova riunione. Per prima cosa battè sul tasto di Malta: occorreva bombardarla giornalmente, superando qualsiasi difficoltà ed evitando che il trasferimento del X · Fliegerkorps dalla Sicilia determinasse soluzioni di continuità. · Il secondo punto imponante riguardava l'intenzione tedesca di inviare in Africa settentrionale altre unità corazzate. Sulla base delle possibilità di traspono e di scarico dei poni, bisognava concludere che «nonostante i più
ottimistici calcolt: sarà pressoché impossibile far affluire in tempo i mezzi necessari per l'azione in grande sul Delta>. Perciò aveva chiesto a Mussolini l'autorizza.zione a domandare ai tedeschi, tramite von Rintelen, la disponibilità di Tunisi e di Bisena, che avrebbe grandemente aumentato la sicurezza delle rotte. L'amm. Riccardi, naturalmente, espresse piena e convinta adesione all'iniziativa, ma tenne a precisare che anche le rotte di Tunisi e di Bisena erano soggette ad offese panenti da Malta, quindi, dato il numero di navi utilizzabili per il servizio di scona, non ci si doveva aspettare di poter provvedere alla protezione di convogli avviati contemporaneamente nei due poni. L'accenno all' «azione in grande» verso l'Egitto derivava da idee sulle quali il Comando Supremo stava soffermandosi con interesse e quando Roana riferì che Rommel si sentiva in grado di giungere al Delta, sol che avesse potuto disporre di altre due divisioni corazzate, Guzzoni intervenne: e{.'..) si deve, ad ogni costo, poter giungere alla battaglia del Delta con almeno 12 divisioni. Altre quattro dovranno naturalmente perdersi per via e si dovrà mantenere in Tripolitania la forza necessaria per evitare delle sorprese ( ... )> (63).
Si ritornerà sull'argomento, limitandoci per il momento a notare che mentre a Roma si parlava di un «esercito d'Africa» e del Canale, a Berlino .non si intendeva affatto imbarcarsi iri progetti giudicati ambiziosi e, comunque, diversivi rispetto all'operazione Barbarossa. L'ideale per l'OKW sarebbe stato creare in Libia una situazione di «stallo», in ~odo da non essere costretti ad affrontare
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in maniera massiccia il problema dei rifornimenti attraverso il Mediterraneo. Minore sforzo per aiutare Rommel significava massimo sforzo - questo era sempre il punto centrale del ragionamento - per l'imminente fronte russo. Il 29 aprile Guzzoni convocò von Rintelen e lo incaricò formalmente di prospettare all'OKW la necessità di adoperare i porti tunisini, come unica via d'uscita per aumentare il volume del traffico diretto al Nordafrica. È vero che si sarebbe ridotto sostanzialmente l'insidiato percorso marittimo a spese di un ancor più lungo tragitto terrestre, tuttavia il vantaggio di condizioni generali di maggior sicurezza induceva ad insistere su Tunisi e Biserta. A Berlino la cosa era sgradita. Già in febbraio, prima di partire per l'Italia, Rommel aveva insistito con il ministro degli Esteri del Reich, Ribbentrop, in favore della soluzione tunisina. L'altro aveva obiettato che un'azione io tal senso era prematura: si trattava di evitare difficoltà con i francesi e di «non fare il gioco dell'Italia», che teneva a mettere un'ipoteca su Tunisi e forse su tutto il Nord Africa: «Portare gli italiani a Tunisi significava alienarsi tutti i francesi di buona volontà e pregiudicare la politica estera tedesca in Occidente». Nello stesso colloquio, Ribbentrop aveva dichiarato di non ritenere importante il possesso di Malta, perché, a giudizio dell'OKW, bastava neutralizzare l'isola con l'aviazione.Le idee non erano cambiate ed il S maggio von Rintelen comunicò a Guzzoni che il governo del Reich non poteva accedere alla richiesta «perché troppo gravi sarebbero state le complicazioni che sarebbero derivate da un rifiuto francese» (64). Guzzoni ribadì allora che l'accesso a Tunisi era non soltanto assolutamente necessario per l'alimentazione del vitale scacchiere nordafricano, ma altresì urgente, tenendo anche conto del tempo non breve occorrente per l'organizzazione del nuovo sistema dei trasporti fino alla frontiera tripolina. A suo avviso, neppure la conquista di Creta e l'auspicata ripresa di Tobruk avrebbero potuto migliorare in modo sostanziale la situazione in quanto, per la limitata disponibilità del naviglio da carico, solo la netta riduzione del termine viaggio-piroscafo poteva apportare un reale incremento del flusso dei rifornimenti. Ed aggiunse: «Vi sarebbe una diversa soluzione, che interessa il Comando tedesco: quella cioè di attaccare il Delta da est, dopo ave_r trave·rsato la Turchia e occupato Cipro, ma, anche ammettendo sufficienti 10 divisioni per le operazioni del Delta, occorrerebbe pur sempre uasportare in Libia 5-6 divisioni, calcolando che 3-4 divisioni dovrebbero essere lasciate indieuo,
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lungo la costa. E siccome il trasporto di queste 5-6 divisioni non potrebbe essere effettuato per il settembre, anche in questa ipotesi occorrerebbe qualche elemento nuovo, che facilitasse la soluzione dei trasporti>.
Rintelen lasciò cadere un accenno sulla possibilità di una operazione congiunta italo-tedesca su Malta, ma Guzzoni rispose che riteneva l'impresa molto difficile per la ristrettezza dell'isola, battuta dai venti, e per le sue difese in caverna. Poi commentò: «Se, comunque, si esclude la possibilità di trattare con la Francia per avere Tunisi, bisogna tentare Malta. Diversamente bisogna rinunciare a marciare sul Delta da ovest>>. Guzzoni non era a conoscenza dei retroscena che avevano condotto alla . decisione tedesca di occupare Creta. Quando la fine vittc..riosa della campagna balcanica si profilò imminente, il gen. Jodl incaricò l'OKW, evidentemente su ordine di Hitler, di accertare se dal punto di vista strategico fosse più opportuno impadronirsi di Creta o di Malta. Il giudizio del!'OKW risultò favorevole a Malta, ma Hitler finì per attribuire più valore a Creta, grazie soprattutto all'intervento del geo. Student, comandante dell'XI Fliegerkorps. Questi aveva inoltrato a Goering il piano per la conquista dell'isola di Creta con le sole forze aviotrasportate. Convocato il 20 aprile a Berlino dal comandante in capo della Luftwaffe, il giorno successivo venne ricevuto da Hitler, il quale dopo aver ascoltato attentamente osservò: «Sembra ottimo, ma non credo sia attuabile» (65). Tuttavia alla fine ' si convinse, poi Student «proposi anche di farvi seguito [al piano di Creta] - raccontò più tardi impadronendoci di Cipro dall'aria, per poi fare un altro balzo sul Canale di Suez. Hitler non parve contrario al progetto, ma non volle impegnarsi definitivamente; la sua mente era allora occupadssima per l'imminente invasione della Russia ( ...)> (66).
Il 25 aprile Hitler emanò la Direttiva n . 28, nella quale l'obiettivo di Creta veniva definito necessario «come base di guerra aerea contro la Gran Bretagna nel Mediterraneo onentale» .
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I.~: O l'f.RAZIONI IN AFRICA ~E1TENTRl0NALE
NOTE Al CAPITOLO TERZO (!) E. ROMMF.L, op. citala, p. 38. (2) Nella carta a scala 1:100.000 è indicato come Ras el-Medauuar. Nella stessa carta l'uadi e l'Hagiag es-Sehel sono denominati es-Sahal.
(3) I.S.0. PLAYFAIR, op. citata, p. 36. (4) Secondo il Playfair rimase a Tobruk la 3• brigata corazzata su un reggimento autoblindo, due reggimenti misti di carri leggeri e medi ed uno di carri per fanteria (op cl1a1a. p. 37). In effetti, secondo H.F. JOSLEN (Orders of Ballle, voi. I, HMSO, London I 960. p. I 51-152), i resti del personale di detta brigata si imbarcarono per l'Egitto il 14 aprile ed in Tobruk, con altro personale, si formò la 1 • brigata corazzata di formazione che comprendeva, almeno inizialmente, il 1 • Royal Tanks, composto da carri leggeri e cruisers, ed uno squadrone del 7° Royal Tanks dotato di Matilda . .La 3• brigata corazzata si ricostituirà in Tobruk il 6 giugno. (5) Per il XX corpo si può calcolare un quarto del personale dei servizi, per la 6• australiana un terzo. (6) Da tener presente che parte dell'armamento pesante catturato in gennaio venne utilizzato dalla guarnigione britannica. (7) Lettera di Churchill a Roosevelt in data 13 aprile (W. CHURCHILL, op. citata, p. 244). (8) ROOSEVELT e CHURCHll.L, Carteggio segreto di gue"a, Mondadori, Milano 1977,
p. 165 . (9) W. CHURCHll.L, op. citala, p. 244. ( 10) E. ROMMEL, op. citala, p . 41. ( 11) Secondo fonti britanniche i Panzer del S • reggimento non raggiunsero il bivio ma si arrestarono molto prima. Le carcasse di carri armati tedeschi rinvenute il 20 giugno 1942 . quando Tobruk cadde, erano state ivi trasportate dall'avversario come bersaglio per l'addestramento dei pezzi controcarri britannici. (12) E. ROMMEL, op. citata, p. 41. (13) Ibidem, p. 42. (14) Ibidem, p. 43.
(1 S) «A sud ovest di Gasrel-Glecha essa [l' Ariete) venne colpita da alcune bordate di artiglieria da Tobruk. La confusione fu enorme. La divisione si scompose e tornò indietro i"adiandosi in completo disordine verso sud e sud-ovest. Il comandante, generale Baldassa"e, che aveva esplorato il Je"eno insieme con me durante l'improvviso fuoco, a gran fatica poté, mentre scendeva la notte, riprendere in mano la sua divisione e condurlr; nella posizione assegnatale> (E. ROMMEL, op. citata, p. 43). Anche ammesso, ma non fu così. che tutti i reparti fossero caduti in preda al panico, si trattava non dell'intera divisione, bensì semplicemente di una sua aliquota. C'è una cena differenza. Peraltro è da osservare che è frequente in Rommel il ricorso, breviter, alla citazione del tutto per t.a
pane.
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(16) la D.mot. Trento era costituita da: Comando divisione, 61' rgt. fanteria (su due battaglioni ed una compagnia mortai da 81); 62' rgt. fanteria (come il 61 '); 7' rgt. bersaglieri (con VIII, X e XI battaglione autotrasportato); 46' rgt. artiglieria (su due gruppi da 75/27, uno da 100/17 e due batterie da 20 mm); 102•, 104• e 106• compagnia cannoni da 47 / 32; DLI battaglione mitraglieri, XIl battaglione misto genio; unità dei servizi. In totale, circa 10. 500 uomini. (17) Già in precedenza il gen. Streich "aveva detto al magg. Ehlers, addetto alle operazioni del DAK: <Può darsi che al signor generale Rommel non piaccia sentirlo, ma è mio do11ere, come ufficiale di grado più alto dopo il suo, di sottolineare che, se gli inglesi a11essero a11uto un po' di iniziati11a, sarebbero potuti uscire dai loro fortini e irrompere attra11erso la breccia, non soltanto f acent;lo a · pezzi il resto della mia di11isione, ma addirittura impadronendo.si del quartier generale dell'Afa'kakorps e del mio comando. Sarebbe stata la fine della presenza tedesca in Libia e della reputazione del signor generale. La prego di essere così cortese da nfenrlo, più tardi, al signor generale-.. Dal canto suo il conte von Schwerin affermò: «Per farlo [il nuovo attacco] bisognerebbe passare sul mio cada11ere> (D. lRVING, op. citata, p. 101). (18) DSCSAS, data 14.4.1941. Comunicato tedesco serale trasmesso al Comando Superiore nella traduzione italiana curata dal Comando dell'Afiikakorps. (19) Secondo i rapporti presentati, il II/61' fanteria sarebbe giunto a brevissima distanza dal Fone Pilastrino ed il I/ 61 ' pervenuto al bivio di q. 187 a nord di Ras Medauuar. Senza mettere in alcun dubbio la buona fede delle segnalazioni, l'analisi dell'attacco induce a ritenere che in realtà la penetrazione sia stata assai più contenuta. Evidentemente era rilevante la difficoltà di individuare su quel terreno ed in pieno combattimento le quote e le posizioni delle cane topografiche utilizzate. D'altronde, anche il giorno precedente il 5 • Panze"egimeni aveva affermato di esser giunto sino all'altezza del forte Solaro mentre, a detta del nemico, l'infiltrazione dei carri sarebbe stata sensibilmente più modesta. (20) Il battaglion~ ebbe 24 morti, 112 feriti e 436 prigionieri. (21) Secondo Rommel il l/32' carristi si mise in marcia alle 17 «contro q. 187 presso Ras el-Medauuar>. Non si comprende di quale quota possa trattarsi: una q .187 si trova a nord-est di Ras el-Medauuar, un'altra è a sud-est, entrambe entro la cintura difensiva. Forse intendeva la q.197, a sud-ovest della posizione, esterna al perimetro della piazza. L'unità carrista, avanzata incautamente sino alla sommità dell'altura, cadde subito sotto il fuoco nemico e ripiegò al coperto in disordine (E. ROMMEL, op. citata p. 44). Non una parola sull'azione del I/ 62' né sul concorso tedesco. (22) A sentire Rommel, l'avanzata dei carri italiani fu effettuata d'iniziativa, senza attendere la costituzione della base di fuoco e la partenza dei fucilieri; secondo, invece il capo di S.M. dell'An'ete , l'ordine di attacco sarebbe stato impartito da Rommel stesso (GIUSEPPE RIZZO, Buche e croci nel deserto, ed. Aurora, Verona 1969, p. 99). (23) E. ROMMEL, op. citata, p. 47. Il ff sera, il comandante del DAK ·annotò nel proprio diario: «Abbiamo un duro lavoro: gli inglesi tengono saldamente Tobruk e si sono piazzati bene. Non possiamo fidarci completamente dei nostn' alleati in combattimento•. (24) Sbarcato
.i.
Tripoli il 10 aprile.
(25) Rommel non aveva torto a lamentare il controllo della costa libica da parte inglese. Nelle notti sul 10 e sull' ll~prile le cannoniere britanniche Aphis e Gnat avevano ripetutamente aperto il fuoco su automezzi nei pressi di Bomba e sull'aeroporto di Airi
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONAI.E
el-Gazala. Nella notte sul 12 un'incursione di sei cacciatorpediniere protetti dagli incrociatori Orion, Ajax e Perth aveva spazzato la costa della Cirenaica occidentale. Il 13 i cacciatorpediniere Stuart e Gnffin e la cannoniera Gnat erano intervenute a favore dell'azione inglese nella zona di Sollum; il 15 l'incrociatore Gloucester ed il cacciatorpediniere Hasty avevano bombardato Bardia e la ridotta Capuzzo e la cannoniera Ladybird l'aeropono di Ain el-Gazala; il 19, nuovo bombardamento da pane del Gloucester contro il settore di Bardia. Infine, nella notte sul 20, il mezzo da sbarco Glengyle , sconato dall' incrociatore Conventry e da ue cacciatorpediniere, sbarcava su quattro tratti della spiaggia ad ovest di Bardia un battaglione dei Servizi Speciali. L'operazione, che era stata rimandata più volte per il cattivo tempò, finì male: la p erdita di tre ufficiali e 56 sottufficiali e uomini di truppa e nessun risultato concreto. (26) DSCSAS, data 21.4.1941. (27) DSCSAS, f.208/41 Segr. data 21.4.1941 del DAK. (28) Uno degli episodi più gravi avrà luogo i primi di maggio nella zona di Marsa Belafarid, davanti a Tobruk, e la reazione araba provocherà la morte di un ufficiale e due soldati ed il ferimento di sei soldati del 61 • fanteria. (29) DSCSAS, f. 01/6201 op. data 16.4 .1941 del Comando Superiore. (30) DSCSAS, f. 212/41 Segr. data 23.4.1941 del DAK/allegato 4 . La minaccia di deferimento al Tribunale Militare erà priva di base, in quanto, per gli accordi stabiliti a suo tempo, nel campo amministrativo e disciplinare gli italiani dipendevano integralmente ed esclusivamente dal Comando Superiore. (31) Il gen. Baldassarre criticò anche l'impiego a sp1z.z1co della divisione. Al momento, il fronte della grande unità - circa 14 chilometri - era tenuto con due sole compagnie bersaglieri e tutti i pezzi disponibili, dalle mitragliere da 20 mm ai cannoni da 105, che nessuno schermo avevano davanti. La situazione era tale che aveva utilizzato anche i carri leggeri e medi inefficienti come centri di fuoco . (32) li 21 aprile alle 15 , Rommel aveva tenuto rapporto a:i comandanti di divisione annunciando che il prossimo attacco sarebbe stato sferrato tra 8-10 giorni con grande concorso di aviazione. Aveva anche abbozzato il piano per la prima fase tendente a raggiungere un obiettivo intermedio entro le linee difensive, tale da rendere sicura la conquista totale della piazza: la 5• leggera doveva attaccare tra la via Balbia e la strada per el-Adem; la 15• corazzata, con tutti i reparti già arrivati, compresi quelli spinti a Bardia-Sollum, doveva penetrare da ovest verso est, sino a giungere a circa due chilometri dal!' ex forte Pilastrino, avendo alla sua destra I' An'ete ed alla sinistra la Brescia. Streich fece notare che secondo una ricognizione fatta da lui stesso il terreno a sud-est di Tobruk era piatto e si prestava per far avanzare rapidamente, di notte, la fanteria a ridosso dei reticolati, ma Rommel avrebbe replicato seccamente: «Non ho bisogno delle sue idee. Desidero solo che lei mi dica come intende mandare ad effetto il mio piano> (D. IRVING, op. citata, p . 105). (33) DSCSAS, f. 01/6655 op. data 24.4.1941 del comandante superiore. ( 34) Relazione allegato 5. (35) A questo riguardo il comandante del 32• carristi, col. Brunetti, scrisse: «I carri M 13 debbono avere rutti la stazione radio: è una necessità che # impone da tempo ed è delittuoso ancora oggi mandare al combattimento questi mezzi senza radio. Se le fabbriche
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radio italiane lavorassero per le FF.AA. esclusivamente, oggi i carristi avrebbero i loro carri collegati. trii di loro e sarebbe risolto uno dei più gravi problemi carristi. Tutti i c11m· tedeschi, francesi, inglesi, sono muniti di radio ed in combattimento sono materialmente e spiritualment~ uniti. Ho provato van· apparecchi radio per carri (dal 1936 ad oggi): è strano, per non dire colpevole, che ancora oggi il c11"0 italiano ne sia sprovvisto> (DSCSAS, f._450/op. datato 21.4.1941 del Comando 32• fanteria carrista). (36) Da notare 'Che anche Rommel scorgeva benissimo l'aleatorietà della propria posizione. La sera del 24 aprile, infatti, aveva comunicato all'OKW che la situazione al confine era grave: «Con una perdita oppure un accerchiamento di B11rdia-S0llum si dovrebbe abbandonare anche la battaglia di Tobruk, poiché mancherebbero le forze per una difesa sui due lati> (DSCSAS, tele data 24.4.1941 del DAK). (37)
w.
CHURCHILl.., op. cit11t11, pp. 245-247 .
(38) Ibidem, p. 248. (39) A.B. CUNNINGHAM, op. citai{', p. 193-197. (40) W. CHURCHILl.., op. citata, p. 277-278. Churchill, ·a questo punto, si inserì nel dialogo epistolare con una lunga lettera personale a Cunningham, in cui da un lato tenne a spiegare i motivi che stavano alla base ·delle proposte e delle scelte del Comitato di difesa, dall'altro volle mettere i punti sulle i: «Quanto alla vostra tesi del bombardamento, voi dovreste procurarvi informazioni precise, perché senza di esse non si può emettere alcun giudizio (.. .). LII distribuzione generale delle forze nei teatri d'operazione è compito del Comitato di difesa da me presieduto (... )». Cunningham non rispose: «Eravamo troppo occupati con tutti gli 11ltn' impegni» (A.B. CUNNINGHAM, op. citata, p. 205). (41) A.B. CUNNINGHAM, op. citata, p. 207. Per la verità, Churchill non trascurava affatto l'aviazione del Medio Oriente. li 5 aprile aveva scritto al capo di Stato Maggiore della Royal Air Force: I
«Due cose mi sembrano incredibili: l Che con una forza di 26.600 uomini e 1.175 piloti e 1.044 aerei in carico riusciamo II schierare solo 292 aerei contro il nemico. O
2 • Che con lutto il personale e con tutti gli aerei di vecchio modello che ha, il comandante i11 capo dell'aria non riesca II trovare gli uomini necessari per occuparsi degli aerei nuovi quando arrivano (...)• (W. CHURCHill, op. citata, p. 461).
Ma oltre alle forni ture di materiale, gli Stati Uniti stavano ampliando il loro impareggiabile ·aiuto. I primi di maggio il geo. Henry Arnold, capo di Stato Maggiore dell' U. S. Air Force, offrità alla Royal Air Force di coprire con allievi britannici un terzo dei posti dei corsi di addestramento per piloti negli Stati Uniti. I primi 500 allievi inglesi partiranno a metà maggio. (42) A Churchill sembrava che «questo lavoro delle riparazioni, che è molto sen·o, sia mal diretto ed eccessivamente trascurato». Infatti,' secondo i dati di cui disponeva, dopo la conquista della Cirenaica erano stati inviati nelle officine in Egitto almeno 114 èruisers e 48 Matilda. Di questi 142 carri era previsto che 40 fossero riparati nella prima quindicina di maggio ed altrettanti nella seconda quindicina: troppo poco, a suo giudizio (lettera a Sir John Dill in data 18 aprile, W. CHURCH1ll op. citata, p. 466).
(43) La valutazione era eccessiva. La 15' Panzerdivision aveva solo due battaglion~ carri, anziché tre o quattro. Qui,ttli 168 mezzi corazzaci e 30 autoblindo. Anche i servizi informazioni francese e svizzero attribuivano alla 15• D. cor. 488 carri, di cui 122 pesanti.
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LE OPERAZION I IN AFRICA Sf.TTEl'ffRIONALF.
(44) I cruisers Mark IV erano uguali ai Mark III (o A 13), eccetto una corazzatura di 30 mm alla torretta ed alla piastra frontale. I cruisers Mark VI o Crusader I, di 19 tonn., erano armati con due mitragliatrici da 7,92 ed un pezzo da 2 libbre, avevano una cora.zzatura massima di 40 mm, 180 chilometri di autonomia ed u na velocità massima su strada pari a circa 40 km/h. (45) Churchill non aveva assolutamente «digerito» il rientro al Cairo della 7• divisione corazzata dopo la battaglia di Beda Fomm. li 18 aprile scrisse a Sir John Dill criticando «l'alto imprevidente> di far compiere alla divisione 650 chilomeui e completato così il logorio dei cingoli dei carri, quando già si conosceva lo sbarco di elementi tedeschi. Non era possibile che tutti i carri contemporaneamente avessero bisogno di grandi riparazioni. Molto più saggio sarebbe stato approntare in Cirenaica officine in grado di effettuare le riparazioni minori (W. Churchill, op. cùata, p. 466). (46) W. CHURCHILL, op. citata, pp. 284-285. (47)). CONNELL, op. citata, p. 426. (48) La guarnigione di Creta era costituita dalla divisione neozelandese, la 19• brigata australiana, la 14• brigata inglese ed unità varie, con sei Hum·can'e ed una quindicina di aerei di tipo superato. (49) G. SANTORO, op. citata, p. 75. (50) ·11 reparto Santamaria era costituito da una compagnia micraglieri, una compagnia del V battaglione carri leggeri della D.f. Pavia , due plotoni cannoni da 47 / 32, una sezione da 20 mm, un plotone guastatori e due batterie· da 75 / 27. (51) Vi sarà destinato invece il 61 • fanteria, meno il II battaglione, rinforzato. (52) «Però non si deve comunicare ai Comandi dipendenti che si trai/a di manovra di finzione> prescrisse Rommel per maggior segretezza. (53) DSCSAS, f. 230/41 data 27.4.1941 del DAK, con annesso piano cronologico. (54) Erano presenti i seguenti reparti della divisione: 15° battaglione motociclisti, I battaglione del 104 • fanteria, I e li battaglione del 115 • fanteria, unà compagnia dell' 8 • Panzemgiment, 33' gruppo Pànzerjaeger. L'appoggio di fuoco era fornito dal II/33' artiglieria contraerei tedesco, nonché dal XV/ 16' raggruppamento artiglieria di corpo d'armata e dal 1/46° artiglieria della Trento. (55) Tale aliquota eia costituita dai seguenti reparti: Comando 200' reggimento mitraglieri, 2' battaglione mitraglieri, reparto corazzato Hohmann (raggruppante nicti i carri efficienti della 5• leggera), 39• e 605° gruppo Panzerjaeger. L'appoggio di fuoco era fornito dal Il/2' artiglieria celere, dal XLIV/16' raggruppamemo artiglieria di corpo d'armata italiani e dal 1/33° artiglieria contraerei tedesco. (56) Al comando del col. Cafiero, era costituita dal 20' fanteria, (meno il II battaglione), due compagnie mortai da 81 , una compagnia .guastatori, due bati:erie d'accompagnamento da 65/17, tre compagnie da 47/32, una batteria da 20. L'appoggio di fuoco era dato _dal Il/2° celere e da due gruppi da ~05/28 (5 7) Al comando del col. Brunetti (32 • fanteria carristi), era costituita dal V/ 9° bersaglieri, llI / 32 • carristi (con una compagnia di formazione del I btg. ed una del II e tre carri M 13 ), 3 • compagnia guastatori, due compagnie cannoni da 47 / 32 e tre sezioni da 20. In rincalzo il gruppo Santamaria.
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(58) G. RIZZO, op. citata, p. 117. (59) Vds. LUIGI GROSSO, / porti della Libia ed il Genio Militare nelle operazioni del 1941-1942, in Bullettino dell'Istituto ston·co e di cultura dell'Arma del Genio, Roma, gennaio 1951.
(60) ALBERTO SANTONI e FRANCESCO MATIESINI, La partecipazione tedesca alla gue"a aeronavale nel Medite"aneo {1940-1945), ed. Ateneo e Bizzarri, Roma; 1980, p. 62. (61) A. COCCHIA, La gue"a nel Medite"aneo. La difesa del traffico con l'A.S. dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941 - U~M - Roma 1958, p. 126-128. (62) Nei confronti del personale e del materiale trasponati, soltanto il 2,9% del totale era andato perduto.
(63) DSCS. verbale della seduta. Per inciso, dal verbale sembra dedursi che Mussolini avesse ventilato l'idea di ricvnquistare l'Impero c.rolo via tem... e «impiegando molti paracadutisti•. Ovvimente, neppure è il caso di soffermarsi a criticare un disegno del genere. (64) Non si deve pensare che la Germania abbia ignorato tout court il desiderio italiano di fruire dei poni tunisini. In realtà, da tempo erano stati iniziati approcci co·n il governo di Vichy. E pur vero che i negoziati si stavano letteralmente trascinando, comunque il 27 marzo la Francia aveva convenuto di porre Biserta a disposizione dell'Asse. In cambio i tedeschi avrebberq autorizzato ceni spostamenti di truppe. (65) BASIL H. LIDDEll HART, Storia di una sconfitta, 3• ed., Rizzoli, Milano, 1972.
p. 274. (66) Ibidem. p. 278.
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LA POSIZ~ONE DIFENSIVA S1
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:ELTA AD OVEST DI TOBRUK
Schizzo n. 20
Capitolo quatto LE BATIAGLIE SUL FRONTE DI SOLLUM 1. L'OPERAZIONE Brevity (lS-18 Maggio 1941).
L'abbandono di ogni idea, almeno temporanea, di espugnare con un gesto di forza Tobruk ponò all'accettazione di una fase di assedio della piazza, caratterizzata da duelli di aniglieria, scontro di pattuglie di combattimento, lavori di scavo per «interrarsi» quanto più possibile. Ma Paulus aveva parlato chiaramente e Rommel dovette riconoscere la validità dell'ipotesi espostagli: era plausibile che un successo inglese contro lo schieramento avanzato di Bardia-Sollum potesse provocare l'imp~ssibilità di continuare il blocco di Tobruk e la necessità di difendersi in campo aperto. Quindi, diventava precauzione elementare la ricerca di una posizio~ ne ad occidente di Tobruk da utilizzare nel caso più sfonunato. Gariboldi era pienamente d'accordo e la posizione arretrata fu subito riconosciuta: fra quelle possibili, la zona di Aio el-Gazala si prestava con relativa maggiore facilità ad una difesa in posto e ciò fu sufficiente per accettarla. Si componeva di una linea avanzata e di una posizione principale (s_chizzo n. 20), . La prima correva ad una diecina di chilometri ad ovest di Acroma ed aveva la funzione fondamentale di assicurare il temp9 per la regolare occupazione della posizione principale. Di fronte ad un consistente attacco nemico i suoi difensori dovevano ripiegare. La posizione principale andava da q.208 (circa venti chilometri sud-ovest di Ain el-Gazala) verso nord-est; volgeva poi parallelamente alla via Balbia, lungo il ciglione, e dopo un paio di chilometri scendeva verso la profonda baia di Aio el-Gazala. Il Comando Superiore mise immediatamente all'opera 8SO operai ed a metà maggio la posizione era in via di allestimento (1). Rommel però non volle dare molta soddisfazione a Paulus. Nel comunicare all'OKW l'esito della ricognizione effettuata ad Aio el-Gazala, specificò»: «Sarà n'chiesto a Supercomando A.S. invio divisione fantena per occuparla. Così appaiono complete tutte le possibili e necessarie misure. Truppe saranno ritirate da Bardta e Tobruk solo in caso di estrema necessità. Un arretramento di cento chilometn· non apporterebbe· un decisivo miglioramento nella situazione dei nfornimenti» (2) ..
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L'attenzione si spostò quindi ad oriente. A 120 chilometri da Tobruk, al margine del deserto marmarico, una siepe di filo spinato segnava il confine tra la Libia e l'Egitto. Strappata ed insabbiata in molti punti, essa aveva semplice valore di materiale indicazione di frontiera. Ancorato a nord al campo trincerato di Bardia, il reticolato si snodava verso sud per circa 270 chilometri, avvolgendo la ridotta Capuzzo, Sidi Omar, la ridotta Maddalena, Bir el-Garn Grein fino a raggiungere l'oasi di Giarabub. La ridotta Capuzzo, estremo presidio italiano della fascia costiera cirenaica, aveva la peculiarità delle fortificazioni desertiche di frontiera. Era fronteggiata da Sollum, in territorio egiziano, a dodici chilometri di distanza, di analoga consistenza ma fornita di più ampie caserme e di più spaziosi depositi. Da Sollum Alta una scarpata di circa duecento metri corre in direzione sud-est per quasi 60 chilometri, degradando bruscamente a oriente sul Deserto Occidentale egiziano. In particolare, a Sollum il terreno precipita sul mare, nell'ampia baia omonima, ove giace il piccolo villaggio di Sollum Bassa. L'impervia scarpata poteva essere superata dagli automezzi soltanto in tre punti: a Sollum, al passo Halfaya (3) ed a oriente di Bir Sofafi. I primi due erano attraversati da buone rotabili, nei pressi del terzo passava una discreta pista automobilistica diretta a Bug Bug. A sud e ad ovest della scarpata il terreno è generalmente percorribile ad ogni tipo di automezzo; tra il ciglione ed il mare la percorribilità fuori strada è difficile per i mezzi non cingolati. Sul lato egiziano della frontiera era disposta la Mobile Force britannica (gen. W .H.E. Gott), nata dal riordinamento e potenziamento del gruppo di sostegno della 7 a divisione corazzata. Aveva il compito di disturbare l'avversario e di ritardare ogni suo eventuale tentativo ,di proseguire l'avanzata. Era costituita dal citato gruppo di sostegno, dalla 22a brigata delle Guardie (gen . I. D . Erskine), dal!' 11 ° ussari, dal battaglione motorizzato francese e da alcune batterie a cavallo. Sul piano tattico, Gott aveva tenuto riunita la 22a brigata, affidandole la difesa del passo Halfaya, ed articolato il resto delle sue forze - agli ordini del suo vicecomandante, il col. Jock Campbell - in quattro gruppi di costituzione variabile, ma in linea di massima formati da una compagnia fucilieri, una o più batterie da 25 libbre ed un plotone di carri leggeri o autoblindo. I gruppi erano dislocati ad Halfaya, Sofafi, Bug Bug e Sidi el-Barrani. Il battaglione di Francesi Liberi, o meglio una sua aliquota, si trovava a metà circa del ciglione, all'altezza di Bir el-Chreigat.
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Le azioni di disturbo ebbero quasi subito inizio. Si trattava di semplici puntate senza obiettivi precisi, ma la sera del 23 aprile un nutrito complesso di forze, tra cui tre plotoni dell' 11 ° ussari, effettuò un raid sulla ridotta Capuzzo interrompendo temporaneamente il traffico tra il fonino e Sidi Azeiz. L'attacco venne respinto, tuttavia il . col. von Herff, comandante delle truppe italo-tedesche al confine, inviò un allarmante rapporto al Comando dell'Afnkakorps. Indipendentemente dal reale pericolo rappresentato dall'incursione, l'episodio era valso a mettere in evidenza la precarietà della situazione, talché l'indomani Rommel, nel riferirne all'OKW, sottolineò che l'eventuale perdita od anche soltanto l'accerchiamento di Bardia-Sollum avrebbe costretto anche a desistere dalla battaglia di Tobruk, non disponendo di forz·e sufficienti per esercitare la difesa su due fronti. «Un cambiamento nello stato molto ert"tico di questa situazione - aggiunse - sarebbe possibile soltanto con un rapido apporto di forze tedesche, per via aerea, con il ripianamento delle perdite della 5 ° divisione leggera, con l'immediato n'nforzo dell'aviazione (particolarmente con aerei da combattimento) e con l'impiego di sommergzbzfi lungo la costa Sollum-Tobruk>> Inoltre, nella terza decade di aprile il concorso di notizie varie indicò l'afflusso verso Marsa Matruh di notevoli forze e materiali dalle zone arretrate del Sudan, della · Palestina e del Delta; l'avviamento al ' confine libico di una nuova divisione corazzata; l'arrivo in Egitto di unità aeree recuperate dall'Africa orientale e delle quali era già sensibile l'apporto nell'intensa attività che andava manifestandosi nello scacchiere. L'insieme delle segnalazioni indusse il S.I.M. à ritenere che l'avversario si proponesse a breve scadenza di sferrare un'offensiva (4). I sistematici bombardamenti degli impianti portuali di Tripoli, intesi evidentememe ad ostacolare le nostre operazioni di sbarco, e l'intensificata attività nel Canale di Sicilia contro il traffico marittimo verso la Libia si intonavano perfettamente a questa ipotesi. In parte per ·al!lontanare la minaccia, in parte per esercitare una pressione intesa a distogliere l'attenzione britannica dall'imminente attacco contro Tobruk, il 25 aprile il col. v.on Herff lanciò il 3, gruppo esplorante ed il 15 • battaglione motociclisti sui posti inglesi ed occupò il passo Halfaya. Questa ·volta fu Gott ad attribuire all'avversario un'intenzione superiore alle concrete possibilità: ripiegò sull'allinea.mento J:\ug Bug-Sofafi, a sud del ciglione. Il 1 ° maggio Wavell impartì al gen. Beresford-Peirse, nuovo 0
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRJONALE
comandante della Western Desert Force, la prima direttiva: «È mia intenzione che noi sfemamo un 'offensiva nel Deserto Occidentale, non appena le nostre n'sorse lo permettano» e chiese proposte in merito. Tre giorni dopo ebbe a commentare: «Purché non siamo costretti a sciupare le nostre disponibilità in terra ed in aria, a far fronte ad offensive a Creta, in Palestina, in Iraq, Cipro, ecc., non vedo ragione per cui noi non possiamo mettere in atto una vera e propria controffensiva per la fine di questo mese o l'inizio di giugno» (5).
Senonché avvenne qualcosa di insperato. Il dispaccio con il quale Paulus aveva descritto l'infelice condizione di Rommel era stato decifrato da Ultra, cosicché il 7 maggio Churchill scrisse a Wavell che gli riconosceva il pieno diritto di giudicare circa le possibilità operative esistenti, però, quando il convoglio Tiger fosse riuscito a passare, sarebbe veramente giunto il momento di «agire ed osare». Al riguardo, anzi, gli promise un trasferimento di Hum·cane da Malta.all'Egitto (6). Anche il comandante in capo del Medio Oriente era a conoscenza delle comunicazioni tedesche. Mosso dal desiderio di far qualcosa prima dell'arrivo del grosso della 15 a Panzerdivt'sion e della rimessa in funzione del pono di Bengasi, rispose al Premier: «Ho ordinato che tutti i carri armati disponibili siano messi a disposizione delle forze di Gott per un'azione offensiva nella zona di Sollum. Questa è ora · in fase di intensa preparazione e dovrebbe aver luogo tra breve. La sospenderò soltanto se un completo disastro dovesse colpire Tiger• (7) .
Già azioni di sondaggio, oltre alla solita attività dell'artiglieria, erano state condotte 'tlalla Mobile Force: il mattino dell'8 maggio una puntata di elementi meccanizzati proveniente da sud puntò sulla ridotta Capuzzo. Sotto l'impeto, le truppe di von Herff furono costrette ad abbandonare le posizioni di Sidi Suleiman e di Sidi Omar; pur conservando quelle, più imporranti dell'Halfaya. L'indomani i combattimenti vennero ostacolati dall'imperversare del ghibli, tuttavia il ·contrattacco di forze mobili tedesche consentì di rioccupare le località perdute. Inoltre il tentativo di una formazione di sei Bren cam"ers e quattro camionette con fanteria a bordo lungo i tornanti di passo Halfaya fallì ben presto di fronte alla decisa reazione di fuoco. Il mattino dell' 11 maggio, alle 10, Rommel tenne rappono ai comandanti di divisione. Premise che la crisi tattica del momento era dovuta alla scarsità di rifornimenti, poi parlò dei vari fronti. Per quello di Bardia-Sollum disse:
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"'L'attività avversaria ( ... ) è aumentata negli ultimi giorni ma tutti gli attacchi sono stati sempre respinti, costringendo il nemico a ripiegare per riordinarsi e rifornirsi, in conseguenza delle gravi perdite subite. Probabilmente gli attacchi si ripeteranno da pane dell'avversario, il quale, continuerà ad agire su questo fronte per tentare con un'azione dall'esterno, da est verso -ovest, di risolvere la grave situazione degli assediati di Tobruk. Da parte nostra i provvedimenti necessari per rintuzzare tali attacchi sono stati già presi con l'invio anche di notevoli rinforzi tedeschi e italiani. Attualmente, fra Bardia e Sollum, le nostre forze ammontano in totale a circa una divisione e sono ben sistemate in posizioni favorevoli . Di conseguenza il nemico, per affrontarlo, dovrebbe disporre di almeno tre divisioni. Pertanto la situazione complessivamente può ritenersi buona, fintanto che l'avversario si mantiene nei limiti di forza suddetti e non riceve rinforzi con i quali aggirare le nostre posizioni. Da parte nostra la condotta della guerra sarà come per il passato improntata a schietta difensiva manovrata e cioè con puntate offensive dovunque e sempre, quando possibile. In caso di attacco, l'avversario sarà fatto avanzare per poi colpirlo, specialmente in corrispondenza del fianco. Per quanto riguarda l'avversario, sono da tenere presenti le difficoltà di cui esso soffre per ricevere rifornimenti attraverso la vasta zona desertica».
Sul fronte di Tobruk, Rommel si dilungò alquanto per far risaltare la bontà degli accorgim.enti presi e la necessità di adottare misure intese ad evitare perdite. · Il nemico era spesso indotto a sparare contro le finte postazioni costruite ad arte; adesso cominciava a sferrare puntate con carri armati: occorreva lasciarli avvicinare e colpirli alle brevi distanze, usando le mitragliatrici per impedire che gli equipaggi uscissero dagli scafi. Tra qualche giorno sarebbero iniziate azioni di nostre pattuglie di assalto. I grossi delle divisioni, invece, dovevano, in linea di massima, limitarsi a migliorare l'investimento della piazza, costruendo finte opere, scavando trincee e schierando campi minati, realizzando un sistema di robusti capisaldi spinti sempre più verso le linee australiane e· reciprocamente appoggiantisi, evitando assolutamente un dispositivo filiforme ed inserendo l'artiglieria nei capisaldi, in modo da consentirle il fuoco a giro di orizzonte (8). Già da mezzogiorno del 10 si sapeva che la Mobile Force si era iritirata con il grosso su Dar el-Hamra, lasciando elementi avanzati lungo la cost~; ad una ventina di chilometri sud-est di Sollum. In relazione a queste notizie, il 12 il col. von Herff sviluppò un'azione offensiva tendente ali' aggiramento di reparti che risultavano in ripiegamento verso Sidi el-Barrani. La puntata si spinse fino all'altezza di Bir Habata, sul ciglione, e raggiunse con alcune pattuglie anche la pianurj- sottostante, infliggendo all'avversario qualche perdita, tra cui un'intera batteria d'artiglieria abbandonata
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITF.NTRIONAI.E
dai serventi. Non aveva il carattere di una vera e propria operazione di rilievo, ma le intercettazioni della compagnia per l'esplorazione elettronica dell 'Afnkakorps dettero la sensazione quanto meno di un periodo «critico» tra le file inglesi: <<li fatto che durante tutta la mattinata - riferì il rapporto n. 12 della compagnia - i messaggi intercettati contenessero quasi esclusivamente notizie sul nemico e neppure un ordine operativo fa ritenere che sia venuta a mancare una qualsiasi azione di comando (. . .)». Per quanto non fossero emersi indizi tali da far supporre imminente una mossa inglese, il rapporto diceva anche: «Sembra che ti nemico voglia ora adottare un nuovo dispositivo su tre gruppi di combattimento». Era vero. Alle 5,30 del 15 maggio il gen. Gott attaccò di sorpresa con una formazione a tridente. .
SITUAZIONE DELLE GRANDI UNITÀ BRITANNICHE IN EGITTO al 15 maggio 1941 Secondo il S.I.M. A Tobruk: 9' D.f. australiana 3• B.cor. (resti) supponi vari
Alla frontiera: tre brigate miste
A Marsa Matruh-Alessandria: due D.f. 7• D.cor.
In realtà (*) >
9• 0.f. australiana 2 • B.cor. (resti) 18' B.f. australiana supponi vari
Gruppo sostegno 7• O.cor. (resti) 22• E.Guardie 7• B.cor. (di formazione)
6• D.f. inglese (solo 16• B.f.) 7' D.f. australia.na (meno 18' B.f.) 7 D.cor. (solo personale)
4a O.indiana Nel Delta: due-tre divisioni eff. tre-due divisioni ineff.
B.f. polacca 6 • D. f. auscraliana (paree) D . neozelandese (parte)
(*) Terzo Despatch del gen. Wavell sulle Open:ztions· in the Middle East from February, 7 th, 1941 to july, 15th, 1941. citato.
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LI; BATfAGLIE SUL PRONTE 0 1 SOLLUM
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Il 12 maggio il convoglio Tiger, con 82 crui'sers, 135 Matilda e 21 carri leggeri; raggiunse Alessandria (9). Ma Wavell aveva già preso la sua decisione. Senza attendere che i carri trasponati dal convoglio fossero pronti per il combattimento, aveva ordinato che Gott, rinforzato da quanto disponibile al momento, attaccasse nel settore di Sollum. Ove l'azione fosse stata coronata da successo, egli avrebbe immediatamente preso in considerazione un'operazione combinata delle truppe di Gott e di quelle di Morshead, da Tobruk, per ricacciare il nemico ad ovest della piazza. Per questo secondo tempo, fors·é sarebbe stato necessario attendere che almeno una pane dei ·carri scaricati da Tiger fosse stata presa in consegna dagli equipaggi e messa in condizioni di battersi. Le forze assegnate al gen. Gott per l'operazione Brevity erano. così anicolate. Sull' altopiano la 22a brigata delle Guardie (II Scots Guards, IX Durham Light Infantry, III Coldstream Guards) (10) rinforzata dal I Buffi e dal 4 ° Royal Tanks, e la 7 a brigata corazzata (2° Royal Tanks e tre colonne di Campbell) (11). In panicolare, il 4 ° Royal Tanks era su due squadroni di 24 Matilda ognuno ed il 2 ° Royal Tanks su due squadroni di 15 cruisers ciascuno. Sulla striscia costiera il II battaglione della Riffe Brigade rinforzato da unità minori. Le informazioni sul dispositivo italo-tedesco erano sufficientemente esaurienti: si sapeva dei capisaldi impiantati a Sollum Alta, passo Halfaya e ridotta Capuzzo; si sapeva che i tedeschi disponevano di 30 o 40 carri armati, però si ignoravano le intenzioni di von Herff. Molto probabilmente c'era da attendersi una battaglia d'incontro. Ad ogni modo, il disegno di Gott fu il seguente: la 22a brigata doveva impadronirsi del passo Halfaya, proseguire sulla ridotta Capuzzo e puntare su Bardia; a sinistra, la 7 a brigata corazzata doveva procedere lungo la direttrice Bir esc Sceferzen-Sidi Omar-Sidi Azeiz eliminando qualsiasi ostacolo; sulla destra, il II battaglione fucilieri aveva il compito di impedire al nemico di uscire da Sollum Bassa e, successivamente, di occupare Sollum Alta. Lo schieramento del gruppo Herff, éirca 6.000 uomini, era basato su due caposaldi avanzati (a Sollum ed al passo Halfaya), tre capisaldi centrali (Nezuet el-Abeisi, · Bir Musaid-ridotta Capuzzo e Bir Hafid) ed uno arretrato (Bardia), con pattuglie spinte a ~idi Suleiman e Sidi Omar {schizzo n. 21). Alla mano, una riserva corazzata tenuta a Bardia. I punti .pi1i' imponanti erano due: il caposaldo di Halfaya e qliello di Bir Musaid-ridotta Capuzzo. Il
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primo aveva il nocciolo a q.191, tenuto dalla 2a compagnia motociclisti tedesca e dalla 6a batteria da 105 italiana, in corrispondenza dello sbocco della strada dal passo e fronte alla provenienze da sud. Il secondo si appoggiava alle due località e si prestava quale perno per contrattacchi con unità corazzate. Nessuno era protetto da reticolati o campi minati; i muretti a secco costituivano i tenui bastioni della difesa.
IL DISPOSITIVO DEL GRUPPO HERFF IL 15 MAGGIO 1941 Caposaldo
Anicolazione
Forze
Halfaya
verso il passo
due pi. bersaglieri due pi. cannoni da 47 / 32 2• cp . del 15° btg. mot. tedesco 6• btr. del II / 24° art. di C.A. 6• cp. bersaglieri
sul pianoro, a q.191 a nord di q.191 Sollum
Sollum Bassa
Sollum Alta ridotta Capuzzo
Bir Musaid
ridotta Capuzzo
un pi. bersaglieri un pi. arditi un pi. cannoni da 47 / 32 Comando XII btg. bersaglieri 7 • cp . bersaglieri (-) Comando 8 • bersaglieri 2• cp. bersaglieri ( + ) due pi. cannoni da 47 / 32 P btr. del 1/132°· art. 7• cp. del 11/62° f. due pi. cannoni da 47 / 32
Nezuet el-Abeisi 15 • btg. mot. tedesco (·) Bir Hafid Bardia
Comando gruppo Herff II / 5 • Panzerregiment Comando 62 • fanteria I/ 61 • fanteria 2• cp. del DLI btg. mtr
L'operazione prese il via nelle prime ore del 15 maggio çschizzo n. 2~). Durante la notte i tre complessi tattici si portarono
a breve distanza dalle pos!zioni italo-tedesche: il gruppo costiero
L'OPERAZIONE BREVITY (15-17 maggio 1941)
f Schizzo n. 22
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LE BATTAGLIE SUL FRONTE or SOLLUM
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davanti a Sollum Bassa ed al passo Halfaya; le due brigate sulla scarpata, più o meno all'altezza di Bir el-Chreigat. All'alba mossero all'attacco, mentre le pattuglie di caccia del gruppo n. 274 della Royal Air Force si alternavano in volo sopra la colonna in movimento. Le Guardie seguirono la pista di Bir el-Chreigat fino a Sidi Suleiman, poi il II Scots Guards con lo squadrone C del 4 ° Royal Tanks puntò su Halfaya, suo primo obiettivo, mentre il II Durham Light Infantry con lo squadrone A si diresse verso la ridotta Capuzzo. La 7a brigata corazzata girò al largo, nel deserto, per Si_d i Omar: puntava su Sidi Azeiz al fine di tagliare la via di ritirata al gruppo Herff. Non vi fu preparazione d'artiglieria per meglio assicurare la sorpresa. Le batterie inglesi aprirono subito il fuoco di appoggio. Le prime notizie giunsero al Comando 8° bersaglieri, a Bir Musaid, dal caposaldo di Halfaya. Fu il comandante della batteria da 105 a parlare: «Pronunciatosi attacco nemico di mezzi corazzati contro compagnia tedesca che ha abbandonato le posizioni. Unico pezzo efficiente, sparati sette o otto colpi, ha cessato ti fuoco perché inutilizzabile» (12). Erano le 6. Di colpo la 6a compagnia bersaglieri schierata a nord di q.191 ed il complesso avanzato spinto verso il passo si trovarono isolati, a combattere ciascuno per proprio conto. La 6a compagnia vide arrivare i colpi di artiglieria e poi i Matilda. Incassò i primi e lasciò avvicinare i secondi fino a 400 metri, sicura di arrestarli con i cannoni da 47. Ebbe la stessa desolata esperienza che avevano incontrato le divisioni battute a Sidi el-Barrani, a Bardia ed a Tobruk qualche mese prima: le granate colpivano le corazze, ma schizzavano via secondo traiettorie impazzite ed i carri continuavano ad avanzare, lenti ed invulnerabili. Superato lo smarrimento iniziale, il tiro rapido dei pezzi controcarri fu diretto ai cingoli e questa volta. alcuni Mattlda si immobilizzarono. Gli altri ripiegarono portandosi ad un migliaio di metri. Ma era solo il primo urto. Il secondo fu portato da due diverse direzioni, con gli scozzesi al seguito dei carri. Alle 9,30, dopo tre ore di disperato combattimento, la 6a compagnia bersaglieri era annientata. Attorno e sulle sue posizioni c'erano sette Matilda distrutti o immobilizzati (13). Rimaneva il complesso di forze avanzato, verso il passo. Attaccato dall'alto, alle spalle, da elementi delle Guardie e dal basso, dalla piana costiera, da una compagnia di fucilieri, tenne duro benché di volta in volta bombardato da otto Blenheim, cannoneggiato dai pezzi . da 25 libbre, fatto segno al tiro dei carri, dei fucili mitragliatori. Alle 17,45 i suoi resti si -arrese!o (14).
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Intanto il IX Durham Light Infantry con lo squadrone A di Matilda aveva superato senza molte difficoltà il caposaldo tedesco di Nezuet el-Abeisi e si era diretto verso quello di ridotta Capuzzo-Bir Musaid. Alle 7 ,30 si accese la lotta, però ormai non v'era più sorpresa. Intervenne anche il 3 • gruppo esplorante tedesco, tenuto in riserva settoriale. Tutti i cannoni controcarri, da 37 e da 4 7, dovevano far fuoco a 300-400 metri puntando ai cingoli dei mezzi corazzati; ad essi si erano aggiunti i pezzi da 75, alle cui granate i serventi avevano tolto l'innesco per squarciare le corazze dei carri alle brevi distanze. Ben nove Matilda vennero immobilizzati perché colpiti ai cingoli o alla giuntura della torretta. Solo due di essi riuscirono ad entrare nel ridotto con il Durham . Il possesso fu peraltro di breve durata. Le prime notizie inviata da von Herff al Comando dell 'Afrikakorps destarono allarme: si ignorava ancora l'entità dell'operazione iniziata dagli inglesi e si temette trattarsi di un tentativo in grande stile per rompere l'assedio di Tobruk. Di conseguenza Rommel ritirò alcuni elementi dall'accerchiamento della piazza ed ordinò al 1/ 8 • Panze17egiment di dirigersi immediatamente su Sidi Azeiz con una batteria da 88. Nel frattempo, però, von Herff non rimase inerte. Prese il II/ 5 • Panzer e si diresse a tutta velocità verso la ridotta Capuzzo. Il battaglione si spostò leggermente verso il deserto e poi , da ovest, investì con violenza il Durham. L'improvvisa entrata in campo, alle sue spalle, di quattro Matilda tenuti in agguato dal comandante del 4 • Royal Tank non riuscì ad evitare che alle 14 la ridotta fosse riconquistata. Ma colpiti, inutilizzati, distrutti i cannoni controcarri, la resistenza ravvicinata divenne pressoché insostenibile, tanto più che anche le Scots Guards, eliminato gran parte del caposaldo dell'Halfaya, si erano rivolte verso Musaid. Ad un tratto, verso le 16, inspiegabi!mente gli attaccanti desistettero dallo sforzo. Poco dopo arrivò per il col. Montemurro l'ordine di ripiegare su Bardia. Sollum Alta resisteva ancora. In mattinata, il posto di sbarramento di Sollum Bassa era stato richiamato sul pianoro, nella previsione che gli inglesi da Halfaya proseguissero su Sollum. Questo avvenne, infatti, verso le 11 ad opera di un plotone di Matilda e di una compagnia di scozzesi e, nel giro di un'ora, buona parte del caposaldo venne soverchiata. Rimase solamente un piccolo centro di resistenza della 7a compagnia bersaglieri. Sarebbe costato ormai poco per eliminarlo, ma anche qui l'attacco si arrestò per rifluire verso Bir Musaid.
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Nel tardo pomeriggio il combattimento ebbe una sosta. Nessuno aveva idee chiare sulla situazione. Von Herff aveva deciso di ritirare la colonna Montemurro a Bardia e con tutte le forze mobili tedesche resistere nella zona di Sidi Azeiz, in attesa dell' 8 • Panzer. Rommel telegrafò all'OKW: «(... ) Aspn·, sanguinosi combattimenti. Mantenuta linea Bardia-Sidi Azéiz (esclusa). All'alba sarà compiuto attacco per nstabilire situazione. Ove questo fallisse, si dovrebbe abbandonare assedio Tobruk, anche in considerazione cnsi dei nfornimenti» ( 15 ). Gott era ancora più perplesso. Che l'azione della brigata Guardie si fosse interrotta non era del tutto conseguenza della durezza degli scontri né un caso. Sulla sinistra, dopo aver superato all'alba il reticolato di frontiera, la 7a brigata corazzata si era diretta verso Sidi Azeiz. Aveva ben presto incontrato una pattuglia tedesca, poi una formazione corazzata. L'urto era stato breve ma intenso. Alla fine la brigata ritenne opportuno ripiegare verso il confine. Cosicché la dislocazione delle unità inglesi la sera del 15 era approssimativamente la seguente. Nella zona di Musaid-Capuzzo il IX Durham ed il Il Scots Guards con il 4 • Royal Tank, che, per quanto avesse perduto solo 7 carri su 24, disponeva di appena 6 Matilda efficienti. All'Halfaya c'era il III Coldstream Guards. A Sollum si era installato il II battaglione della Rif/e Bngade. Ad oriente di Sidi Azeiz si trovava il 2 • Royal Tank, i cui 22 cruisers efficienti sembravano dare poco affidamento in battaglia per noie di carattere meccanico. In definitiva, se von Herff ignorava la vera entità dello sforzo inglese, Gott la conosceva benissimo ed aveva molti buoni motivi per temere che la brigata Guardie, in terreno aperto, rischiasse di essere spazzata via da un forte contrattacco dei Panzer tedeschi. Perciò, alle 21, egli inviò un dispaccio al gen. Beresford-Peirse proponendo il ripiegamento sul passo Halfaya. La risposta del comandante della Western Desert Force giunse soltanto· alle 2,45 del 16 e non era consolante: continuare la resistenza, la situazione sarebbe stata riconsiderata alla luce dei primi rapporti della ricognizione aerea. Ma Gott aveva già preso le sue decisioni da un'ora: la 7 a brigata corazzata doveva rimanere in retroguardia in prossimità di Sidi Azeiz e la 22 a brigata Guardie concentrarsi all'Halfaya. Il l/8° Panzer arrivò a Sidi Azeiz verso le 3 del 16, purtroppo con i serbatoi vuoti. Effettuato il rifornimento, che prese molte ore, mosse verso sud-est in di.rezione di Sidi Omar, ove non incontrò alcuno. Perciò, lasciato in posto un distaccamento, risalì verso nord
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lungo il reticolato. Ma a von Herff era bastato che la not121a dell'arrivo di rinforzi spingesse il nemico a ritirarsi. Io mattinata, con otto carri del I/ 8 ° corazzato contrattaccò alla ridotta Capuzzo e con altre forze miste ·a Sollum, mentre il col. Montemurro seguiva io secondo scaglione. Io breve: a mezzogiorno la ridotta Capuzzo e Musaid erano rioccupate, alle 14 lo era Sollum ed all'imbrunire le forze corazzate tedesche si arrestavano sull'allineamento Sidi Omar-Sidi Suleiman-Sollum. Al passo Halfaya si stava sistemando a caposaldo il Coldstream con uno squadrone di formazione di nove Mattfda; il grosso della brigata Guardie aveva ripiegato su Bir Habata e la brigata corazzata si trovava raccolta nella zona di Bir el-Chreigat. L'operazione Brevity era fallita, anche se passo Halfaya era rimasto in mano inglese. · È il caso di fare qualche breve considerazione. Non sembra che l'operazione sia stata condotta dal geo. Gott con il necessario vigore. A prescindere, infatti, dalla durezza degli scontri, il giorno 15 l'azione inglese si arrestò quando aveva la piena preponderanza di forze (la 7a brigata corazzata praticamente non era stata impegnata), legando il timore di · vedere arrivare sul campo di battaglia una forte colonna corazzata tedesca da Tobruk all'energia esplicata da von Herff nell'impiego del suo II/ 5 ° Panze17egiment. Per converso, se il l/8° Panze?Tegimenz, giunto il 16 a Sidi Omar, invece di risali.re a nord, lungo i.l reticolato, avesse attaccato verso l'Halfaya, come verrà fatto nella l,attaglia di Sollum di metà giugno, avrebbe preso sul rovescio le forze britanniche con risultati probabilmente migliori. Certamente influirono la precarietà delle comunicazioni, le incertezze nell'orientamento e la difficoltà dei comandanti, presi nel vortice degli scontri locali, di percepire con sufficiente chiarezza 1' entità dell'avversario diretto. È naturale che la valutazione della situazione abbia risentito moltissimo di tali elementi negativi. Colpisce un commento formulato da Wavell: «(. . .) e fummo costretti a ritirarci. I cam· nemici si dimostrarono poco inclini al combattimento a corta distanza e potemmo n.piegare con poche perdite« (16). Non si è in grado di contestare l'asserzione:; sta di fatto che i Matilda - perché essi erano lo spauracchio di itdiani e .tedeschi - apparivano pressoché invulnerabili a distanze s~ periori ai 400 metri, non soltanto per i pezzi montati su affusto (37/4'), 47/32 e 50/60) ma altresì per quelli che armavano i carri (47/32 su M 13, 37/45 e 50/42 su Pzkw III e 75/24 su Pzkw IV). E, i.o proposito, diventa spontaneo un paragone: perché la
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difesa dei repani italiani contro i Matilda fu così efficace nel corso dell'operazione Brevity, mentre non altrettanto si può dire sia avvenuto durante l'operazione Compass? La risposta è difficile. Evidentemente, a metà maggio 1941 entrarono io gioco fattori presenti in minor grado qualche mese prima: migliore inquadramento delle unità, migliore addestramento, più elevato spirito di corpo. Ed anche fattori inesistenti in precedenza: qualche scontro vittorioso, senso di emulazione con i tedeschi , consapevolezza di avere carri (tedeschi) in grado di battersi con quelli inglesi, fiducia ... in Rommel. Il comandante dell'Afrikakorps, infatti, godeva già tra i reparti di un grosso prestigio. Minore tra i comandanti a più alto livello; anche in patria. Il mar. von Brauchitsch, evidentemente sconcertato circa il tono dei dispacci inviati all'OKW durante la battaglia, il 25 maggio spedirà un lungo telegramma a Rommel, dicendogli, fra l'altro: «Lei deve
evitare rapporti troppo ottimistici o troppo pessimistici sotto l'influsso immediato degli eventi» (17). Per la colonna Montemurro, vale la pena di riportare quanto messo in evidenza nella relazione inviata dal col. von Herff a Rommel: «Desidero rilevare in modo speciale il magnifico comportamento di tutti i reparti della colonna Montemurro. Da quando questo reggimento si trova alle mie dipendenze mi sono formato una buona impressione di questa truppa, come del resto anche del reparto italiano Frangia (18). Tutti e due i reparti si sono battuti meravigliosamente nei gravi combattimenti del 15 maggio( .. . ). La compagnia dislocata a q . 191 ha com battuto unitamente alla 2 • compagnia motofucilieri fino ad essere completamente accerchiata da carri armati inglesi. La compagnia che teneva Sollum e la posizione della depressione costiera ha combattuto dalle ore 5,30 del mattino sino alle ore 18 della sera e solo quando erano caduti gli ufficiali italiani, esaurite tutte le munizioni e le bombe a mano, è cessato il combattimento. Parte della compagnia, a Sollum, completamente circondata, tenne duro fino al sopraggiungere dell'oscurità, riuscendo poi a forzare l'accerchiamento verso nord. Le parti del reggimento schierate presso Capuzzo, sotto la guida personale del sig. Colonnello, respinsero due attacchi di carri armati sostenuti da fanteria inglese appiedata, facendo uso, in combattimento corpo a corpo, anche di bombe a mano e resistettero per diverse ore fino ad essere liberati dalla pressione nemica da un attacco di carri inviati in loro soccorso, ripiegando poi, per ordine ricevuto, in direzione di Bardia. Il reggimento ha subito gravi e sanguinose perdite ed ha lamentato numerosi morti, ma ciò nonostante il Colonnello ha chiesto, non appena riordinato il suo reparto - iidotto ormai a qualche frammento - di esseré subito impiegato nuovamente in combattimento.
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONAI.E
Anche il pezzo del reparto di aniglieria Frongia, dislocato nella posizione della 2a compagnia motofucilieri del passo Halfaya, ha fatto fuoco fino a che un colpo messo a segno da un carro inglese pesante Mark II lo ha distrutto. I serventi continuarono a combattere con il moschetto. Ritengo doveroso segnalare al Corpo Tedesco Africa l'eccellente comportamento tenuto da questi due reparti di truppa italiarni. Ho proposto il Colonnello per la concessione della Croce di ferro di 1a classe» (19).
Le perdite umane ammontarono a 395 italiani e 258 tedeschi, quelle in materiali furono gravose, per cui ebbe inizio il meticoloso recupero di tutto ciò che poteva essere ripristinato, si trattasse di mezzi propri o dell'avversario. In particolare, numerosi pezzi di artiglieria italiani, rimasti a Bardia alla caduta della piazza, furono rimessi in efficienza dalle officine dell'Afnkakorps. Considerata ormai superata la crisi, Rommel provvide al consolidamento dello schieramento. Inviò pertanto alla frontiera tutte le forze disponibili della 15 a divisione corazzata non indispensabili per l'investimento di Tobruk. Dispose lo spostamento del 2° artiglieria celere a Bardia (meno un gruppo che rimaneva ad el-Adem), e chiese al Comando Superiore il sollecito invio a Tobruk dei mezzi di fuoco (artiglierie, pezzi controcarri, mitragliere da 20) della divisione Pavia: Wavell spedì a Churchill un rapporto «non ottimistico», ma il Premier, il 17 maggio, replicò che i risultati del!' operazione sembravano soddisfacenti, visto che senza impiegare i carri trasportati dal convoglio Tiger era passato all'offensiva, aveva occupato Halfaya e Sollum (?), catturato 500 prigionieri tedeschi ed inflitto al nemico gravi perdite. Tutto ciò al prezzo non troppo elevato di 20 carri per fanteria e di 1000-1500 uomini. Poi ·aggiunse che Rommel poteva non essere in grado di sopportare continui ed aspri scontro, perciò. diventava opportuno insistere nell'atteggiamento aggressivo sia a Tobruk sia a Sollum. «Quando n·tenete dipoter fare entrare in azione i «tigrotti»? concluse. Wavell cercò subito di frenare le impazienze: «Il nemico si è rivelato più forte di quanto pensassimo e ci ha costretti sulla difensiva sino a quanto non entreranno in azione i «tigrotti:.. Ciò non avverrà prima della fine del mese; sarebbe anzi meglio se essi potessero disporre di un periodo ancora maggiore per ambientar:Si, ma questo dipende dalla situazione. Il nemico sta raccogliendo forze nelle posizioni avanzate e potrà tentare ulteriori avanzate. (... )» (20).
Il comandante in capo del Medio Oriente vedeva giusto: Rommel non aveva alcuna intenzione di lasciare un «focolaio»
LE BA1TACUE SUL FRONTE DI SOI.LUM
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pericoloso sul ciglione di Sollum e pochi giorno dopo l'operazione Brevity ordinò a von Herff di riprendere il passo Halfaya. Il disegno comprendeva un'azione dimostrativa, sferrata dal 11/5° Panzer, una batteria da 88 ed il I/ 2 ° artiglieria celere italiano verso Dar el-Hamra (21), ed un'azione concentrica contro il passo. Quest'ultima era affidata a due gruppi tattici: da Sollum, il I/ 8 ° Panzer, il 15 ° battaglione motociclisti, la -i a compagnia del 33 ° gruppo esplorante ed il 33 ° artiglieria tedesco; da ovest, il I/ 104 ° fanteria leggero tedesco. L'aviazione doveva battere concentramenti avversari esistenti a Dar el-Hamra, Sofafi e ad ovest di Bug Bug. Il 26 sera i reparti si approssimarono alle basi di partenza. Alle 4,30 del mattino successivo l'attacco ebbe inizio secondo il piano stabilito ed alle 6, 15 il passo era in mano tedesca. Il resto dei difensori sfuggì verso Sidi el-Barrani. Il bottino fu notevole: nove pezzi di artiglieria, sette Matilda (di cui tre in perfetta efficienza) e molti autocarri. La posizione dell'Halfaya assicurava lo sbocco nella sottostante striscia costiera e, mentre costituiva un prezioso elemento in caso di offensiva, rappresentava nel contempo un serio ostacolo ad eventuali ritorni offensivi inglesi, come si verificherà nella prossima battaglia di Sollum, iniziata dal nemico il 15 giugno come operazione Battleaxe.
2.
LA
SITUAZIONE POLITICO-MlLlTARE
A metà maggio 1941 la situazione generale attorno al Mediterraneo poteva considerarsi leggermente a favore dell'Asse. In Africa settentrionale, come sappiamo, il primo attacco inglese sul fronte di Sollum si era tradotto in un netto insuccesso é solo la resistenza dii Tobruk era all'attivo del nemico. In Balcania, l'annientamento della Jugoslavia e della Grecia nonché l'allineamento di Slovenia, Ungheria, Romania e Bulgaria avevano dato alla Germania un blocco territoriale compatto dal Baltico all'Egeo ed ali' Asse una posizione di privilegio nel Mediterraneo centro-orientale e solo la resistenza di Malta era ali' attivo del nemico. Nel Mediterraneo la flotta inglese regnava appoggiandosi a Gibilterra, Malta, Creta ed Alessandria, ma era un dominio sul quale gravava . la presenza aeronavale dell'Asse dalle basi italiane, greche e dell'Egeo. Nd Medio Oriente lo stato delle cose era in via di evoluzione e poteva volaere a favore dell'uno come dell'altro antagonista: dipendeva molto da chi aveva le idee più chiare:
LA CONQUISTA DI
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Al!'oper,n,on(f a rrebbe do11vlo ;,arf~ipàre and,e 11n 9rv11po //E lii del )' /'lt'e9erlcorpJ
CRETA (19-31 maggio 1941)
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Schizzo n. 23
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COMPOSIZIONE E A'D.TICOLAZIONE fQUZf Gruppo Mediano
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRJONALE
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C'erano diverse partite separate da giocare. La più importante era quella sullo scacchiere cirenaico, ma entrambi gli avversari avevano bisogno di riorganizzarsi e di rinforzarsi. La più pressante era diventata Creta. Fu, dunque, la prima ad essere giocata. Il 19 maggio ebbe inizio, da parte tedesca, l'operazione Merkur, tendente a conquistare Creta (schizzo n. 23). Per ben valutarne le difficoltà occorre in primo luogo tener presente l'aspra natura di quell'ambiente. Si tratta di un'isola lunga 240 chilometri e larga dai 15 ai 45 chilometri; totalmente attraversata da una catena impervia la cui vetta principale, M. Ida, raggiunge i 2456 metri; percorsa da una sola rotabile, tutta lungo la costa settentrionale, con uno sviluppo di circa 230 chilometri. Tre soli gli allacciamenti trasversali, non sempre transitabili per gli automezzi, congiungevano la predetta costa (da Maleme, da Retimo e da Heraklion) con piccoli centri di quella meridionale. Alla fine· di aprile, dopo l'arrivo degli scampati dal Peloponneso, si trovavano nell'isola 28.600 britannici, in parte male armati (22), e circa 12.000 greci (due divisioni) (23). Poco prima dell'attacco erano affluiti da Alessandria un battaglione inglese, sei Matilda, 16 carri leggeri, 18 pezzi contraerei e 17 pezzi da campagna, oltre ad automezzi e materiali vari. Quanto alla Royal Air Force, i suoi effettivi ai primi di maggio comprendevano 36 aerei, non tutti efficienti. Il giorno 19 i quattro Hurricane ed i tre Gladiator superstiti furono sgomberati in Egitto. L'attacco tedesco era previsto come logica conseguenza della conquista della Grecia e gli agenti dell'Intelligence Service avevano fornito preziose informazioni al riguardo. Ma una operazione di aviosbarco non era stata presa in considerazione , anche perché prìva di precedenti. Il gen. Freyberg non si era mai fatto illusioni: a suo avviso la difesa poteva essere valida soltanto col pieno appoggio della marina e dell'aviazione. Anzi non aveva esitato a chiedere al proprio governo di premere su Londra affinché «si ponga in primo piano il dtfemma: o nfornirci con mezzi sufficienti per difendere l'isola o n'vedere la decisione di difendere Creta» (24). Però, quando gli venne fatto cenno della possibilità di un 'attacco dal cielo, rispose: «Non posso capire il nervosismo; non sono minimamente preoccupate\ per l'attacco di truppe aviotrasportate; ho compiuto i miei preparativi e mi sento cli potercela fare abbastanza bene con le truppe a mia disposizione. L'attacco combinato di truppe sbarcate dal cielo e dal mare è un'altra cosa: se ha luogo prima ch'io disponga dei cannoni e dei mezzi di traspono necessari, la situazione sarà assai difficile. Ma anche in tal caso, purché la marina possa aiutarmi, confido che tutto andrà bene( ... )> (25).
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I.E OPEAAZIONI IN AFRICA SETTEmRIONALE
Churchill, invece, temeva un'aggressione «soprattutto dal cielo» e raccomandava a Wavell di inviare ai difensori quanti più mezzi possibile per affrontare gli Stuka ed intercettare i trasporti di truppe. Freyberg aveva articolato le forze in quattro gruppi, essenzialmente per difendere i campi di aviazione. Ad Heraklion c'erano la 14a brigata inglese e tre battagµoni greci ; intorno a Retimo la 19a brigata australiana e sei battaglioni greci; nei pressi di Suda due battaglioni australiani, due greci e repani britannici, costituenti la 10a brigata di formazione; a Mal eme la 5a brigata neozelandese: nei pressi di La Canea la 4 a brigata neozelandese in riserva. Data la conformazione dell'isola, una volta interrotta la strada costiera non esisteva modo di spostare da un settore ali' altro la riserva centrale. Da pane tedesca l'operazione era affidata alla 4 a Luftflotte (gen. Lohr), formata dai Fliegerkorps VIII (gen. von Richtofen) e XI (gen. Student). Il primo doveva dare l'appoggio aereo con 280 bombardieri, 180 bombardieri in picchiata, 180 caccia e 40 ricognitori. Il secondo era costituito dalle forze incaricate di atterrare sull'isola: un reggimento d'assalto ( tre battaglioni di paracadutisti ed uno di alianti), la 7a divisione aeroportata (tre reggimenti paracadutisti e supporti vari), tre reggimenti da montagna (due della 5 a divisione da montagna ed uno della 6 a), un battaglione corazzato ed uno motociclisti della 5 a divisione corazzata, oltre ad un certo numero di batterie contraerei. Inoltre, in riserva, c'era il grosso della 6a divisione da montagna. Su un totale di 22. 750 uomini: 750 sarebbero stati trasportati con alianti, 10.000 paracadutati, 5.000 atterrati su aerei da traspono, 7.000 sarebbero arrivati via mare. Mussolini aveva, come è facile immaginare, offerto subito la cooperazione di forze italiane, ma Goering si oppose recisamente. Accettò soltanto che alcune unità della R. Marina 'Partecipassero alla sicurezza dei trasporti navali. «Quando recai il nfiuto a Mussolini - ricordò von Rintelen - egli ne fu davvero contran'ato» (26). L'aerosbarco era previsto in tre punti: Heraklion ad oriente, Retimo al centro, Maleme e La Canea ad occidente. Conseguito il primo successo, l'azione doveva essere poi alimentata via mare con rinforzi .di truppe e di mezzi mediante due convogli di caicchi e piccoli vapori greci, protetti dall'aviazione e da una scorta di naviglio leggero, fra cui due torpediniere italiane. Il pomeriggio del 19 maggio ebbe luogo il primo lancio di paracadutisti su Heraklion e Retimo; il mattino seguente, dopo un potente bombardamento
LE BATIAGLIE SUL FRONTE DI SOLI.UM
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aereo, 7 .000 uomini atterravano nell'isola, paracadutati o su alianti. La resistenza però si manifestò immediatamente fortissima ovunque ponendo i tedeschi, in piena crisi di raccolta e di riordinamento delle forze, di fronte a grossi problemi di sopravvivenza. Per giunta, c'era da affrontare la Mediterranean Fleet. Cunningham aveva inviato quattro gruppi navali attorno all'isola. La Forza A (amm. H.D.Wippel), con due corazzate e quattro cacciatorpediniere, ·si era disposta ad occidente di Creta per frontéggiare l'eventuale uscita della squadra italiana da Taranto (27); la Forza B (cap. vasc. H.A. Rowley), con due incrociatori e due cacciatorpediniere era dislocata a nord-ovest per il controllo delle acque a sud di Capo Matapan; la Forza C (amm. F.L.S. King), con due incro.ciatori e quattro cacciatorpediniere poi rinforiata da due incrociatori contraerei - pattugliava l'area ad oriente dell'isola; infine, la Forza D (amm. I.G. Glennie), con tre incrociatori e quattro cacciatorpediniere, doveva operare contro azioni di sbarco. La Forza D venne attaccata pesantemente il mattino del 21 da due successive ondate di apparecchi italiani, che affondarono il cacciatorpediniere } uno, e, più tardi, da una formazione di Ju. 87, che danneggiarono l'incrociatore Ajax. Ma l'amm. Glennie ebbe modo di rifarsi subito. Rientrato nell'Egeo, poco prima di mezzanotte intercettò a nord di La Canea un convoglio di 18 imbarcazioni con truppe tedesche, scortato dalla torpediniera italiana Lupo. Nonostante l'aggressività di quest'ultima , la Forza D non ebbe alcuna difficoltà ad affondare dieci caicchi. «Per due ore e mezzo - scrisse Churchill - le navi britanniche diedero la caccia alla preda, affondando non meno di dodici caicchi e tre piroscafi, tutti gremiti di truppe tedesche. Si stimò che quella notte annegassero circa 4. 000 uomini» (28). Qualche ora dopo fu la volta della Forza C ad intercettare un secondo convoglio di 38 imbarca~ zioni tedesche, scortate dalla torpediniera italiana Sagittario, ma le perdite furono limitate a due soli caicchi. La Sagittario, contrattaccando con siluro e stendendo cortine di fumo, riuscì a consentire al convoglio di invertire la rotta ed a sottrarsi alla distruziotie fra le numerose isole circostanti. All'alba però intervenne l'VIII Fliegerkorps. La Forza C venne per tre ore ininterrottamente tenuta sotto bombardamento e subì danni a tre incrociatori (29). Nel pomeriggio tòccò alle Forze A e B, con · risultati disastrosi: le corazza~e Warspite e Valiant furon~ danneggiate (la prima ne ebbe per sette
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LE OPERAZIONI IN Af'RICA SETTENTRIONALE
mesi di riparazioni), due incrociatori ed un cacciatorpediniere affondati. Il gen. von Richtofen potè affermare: «Abbiamo dimostrato finalmente che una flotta non è capace di operare entro il raggio d'azione della Luftwaffe» {30). Tornando a Creta, era piuttosto evidente che la rapida prosecuzione dell'attacco doveva ormai affidarsi unicamente agli sbarchi aerei, i quali, benché contrastati, continuavano ininterrottamente. La conquista del campo di Maleme (21 maggio) potè considerarsi determinante. Inizialmente la lotta fu vista con un certo ottimismo a Londra, come al Cairo, come a Creta. Il 20 Churchill informò la Camera dei Comuni che «la maggior parte» degli invasori era stata spazzata via. Per altri due giorni il Comando in capo del Medio Oriente continuò a parlare di «rastrellamento» di superstiti. Il 23 Churchill invitò Wavell a mandare rinforzi corazzati nell'isola ed a vincere la battaglia; il 24 i capi di Stato Maggiore ribadirono il concetto, esortando i tre comandanti in capo a correre rischi senza esitare. Ma il 26 Cunningham rispose piuttosto seccamente che non si trattava di temere o meno le perdite, bensì di evitare che diventassero tali da risultare sproporzionate ai vantaggi che si desiderava conseguire: «Certo - volle precisare - noi abbiamo già sufficiente esperienza di quali saranno probabilmente le nostre perdite. In tre giorni, due incrociatori e quattro cacciatorpediniere sono stati affondati. Una corazzata è stata messa fuori combattimento per parecchi mesi, ed altri due incrociatori e quattro cacciatorpediniere hanno riportato danni notevoli. Noi non possiamo permet· terci un'altra esperienza del genere se vogliamo mantenere il dominio del mare nel Mediterraneo orientale ( ... ). Mentre scrivo, apprendo che la Formidable ed il Nubian sono stati colpiti da bombe e scanno ritomado alla base> (32). ·
La sera stessa fu Freyberg a telegrafare a Wavell: «Mi spiace doveF riferire che, a mio giudizio, le truppe ai miei ordini qui, nella baia di Suda, sÒno ormai giunte aJ limite estremo della resistenza. Quale che possa essere la decisione presa dai comandanti in capo da un: punto di vista esclusivamente militare, la nostra situazione qui è senza speranza ( . .. )> {33}.
La difesa di Creta era ormai spezzata e la notte sul 29 cominciava l'evacuazione delle truppe britanniche, conclusa entro la notte sul 1• giugno (34). Le perdite nemiche ammontarono a 12.000 uomini dell'esercito e 2.000 della marina. Le operazioni di sgombero riuscirono a trasferire in. Egitto 14.580 uomini, di cui 2.000 greci. Le perdite della Medite"anean Fleet furono sensibili: 3
LE BATTAGLIE SUL FRONTE DI SOLLUM
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incrociatori e 6 cacciatorpediniere affondati , 16 altre unità, tra cui 3 navi da battaglia e l'unica portaerei a disposizione di Cunningham, fortemente danneggiate (35 ). Le perdite tedesche, secondo dati di fonte ufficiale, risultarono di 1.35 3 morti , 1919 feriti e 2.621 dispersi, molti dei quali sicuramente morti. Per il nemico la perdita di Creta assunse tono di particolare gravità, da un punto di vista psicologico, perché si sommava ai recenti disastri della cacciata dalla Cirenaica e dalla Grecia. In senso assoluto significava il passaggio ali' Asse di una base aero-navale cli primaria importanza per il controllo del Mediterraneo centro-orientale. Nella valutazione tedesca della vittoria, pur celebrata per il brillante successo nella prima operazione di aviosbarco tentata nella storia, l'alto prezzo pagato, molto superiore a quello preventivato, finì certo per influ.ire negativamente. Premesso che l'attacco aveva su bìto in partenza la sorpresa di trovare un presidio dell'isola triplo di quello stimato, il prezioso e limitato patrimonio di paracadutisti della Luftwaffe risultò praticamente più che dimezzato. Hitler, che aveva concesso a malincuore l'autorizzazione per l'impresa, venne alla conclusione che l'efficacia dei paracadutisti per attacchi di sorpresa era finita: «L'ora dei paracadutisti è passata» ebbe poi a dire spesso a Student (36). Nel quadro generale, il valore di Creta rimase, comunque, I.imitato alla installazione nell ' isola di un'aliquota del X Fliegerkorps, la cui influenza si manifesterà sensibile in tutto il bacino orientale del Mediterraneo. Impegnato a fondo nella preparazione dell'ormai imminente campagna contro l'U.R.S.S., l' OKW non prese neppure in considerazione la possibilità di sfruttare il successo a caldo e di utilizzare l'isola come un trampolino per nuove azioni fondamentali tese alla conquista di Cipro ed ai successivo balzo sul Canale di Suez, come suggerito insistentemente da Student e ventilato da Roatta, o all'eliminazione di Malta. Però la posizione della Gran Bretagna nel-teatro d'operazione del Medio Oriente venne a · complicarsi notevolmente. Con il trattato di Bagdadi del 1930, entrato in vigore nel 1932, l'Inghilterra aveva riconosciuto l'indipendenza dell 'Iraq allo scadere del mandato della Società delle . Nazioni. Il giovane Stato si era impegnato a prestare assistenza alla Gran Bretagna, in caso cli guerra, ed a consentire il passaggio di truppe britanniche sul proprio territorio per recarsi in Palestina. Londra manteneva una piccola missione militare e disponeva di due basi aeree: una ad Habbaniya, un'ottantina•di chilometri ad ovest di Bagdad ed una a
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIONALE
Shaibah, presso Bassora. Per la protezione dei campi di aviazione erano state arruolate milizie locali. Nel settembre 1939, il governo iraqeno aveva rotto le relazioni diplomatiche con la Germania, senza tuttavia dichiarare guerra. Nessun passo, invece, era stato compiuto nei confronti dell'Italia e le pressioni britanniche per indurre l'Iraq a rompere i rapporti anche con Roma erano rimaste senza risultato. Ma la situazione politica interna era piena di tensioni. L'emiro Abdul Illah, reggente dello Stato in nome del giovanissimo Feisal II, era filoinglese, mentre il primo ministro, Rashid Alì el-Gailani, dimostrava chiara simpatia per l'Asse. Nel gennaio 1941 il contrasto fra i due si fece così forte che Rashid Alì finì per dimettersi allo scopo di evitare una guerra civile. Senonché, _in occasione di una sua visita al Cairo, Eden aveva concluso con il ministro degli Esteri iraqeno un accordo che di fatto rendeva molto vaga l'indipendenza dello Stato. Il partito nazionalista, allora, venuto a conoscenza dei nuovi impegni, effettuò un colpo di stato, riuscendo a rovesciare il Gabinetto prima che arrivasse a presentare il testo dell'accordo in Parlamento. Il 31 marzo il reggente lasciava Bagdad per rifugiarsi su una nave da guerra inglese. Rashid Alì, riportato così al potere, pose nuove condizioni per lo sbarco di truppe a Bassora: lo sbarco ed il transito che il precedente governo aveva autorizzato per 50.000 uomini, veniva limitato a non più di ,un battaglione per volta. Wavell aveva già abbastanza preoccupazioni'per proprio conto, perciò, fin dall'8 marzo, d'accordo con il gen. Auchinlek, comandante in capo dell'India, . aveva chiesto a Londra che, nell'ipotesi dell'apertura di uno scacchiere di guerra in Iraq, le operazioni, almeno inizialmente, si svolgessero sotto il controllo del Comando in capo dell'India. I capi di Stato Maggiore accolsero la proposta. Allorché si verificò il colpo di stato, per la G:ran Bretagna si pose subito l'interrogativo se riconoscere o meno il nuovo governo. I capi di Stato Maggiore si mostrarono favorevoli ad un drastico intervento militare, ma i tre comandanti in capo del Medio Orienté - alle prese con gli sfavorevoli sviluppi della guerra di Grecia e con le iniziative di Rommel in Cirenaica - suggerirono il semplice impiego delle unità della Royal Atr Force presenti in Iraq e soprattutto una decisa azione diplomatica. Non era una soluzione che Churchill potesse accettare. Il 16 aprile l'ambasciatore inglese, Cornwallis, informò Rashid Alì che l'Inghilterra intendeva valersi degli accordi stipulati per il transito di truppe verso la Palestina.
LE BA1TAG LIE SUL FRO NTE DI SOI.I.UM
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Così, il 17, un'aliquota del 1 ° King's Own Royal Regiment venne trasportata per via aerea da Karachi e Shaibah; il giorno successivo sbarcarono a Bassora il Comando della 10a divisione indiana (geo. W.A.K. Fraser), la 20a brigata indiana ed alcuni reparti divisiònali. A questo punto, Rashid Alì chiese che tali truppe attraversassero rapidamente il paese ed annunciò che nessun altro contingente britannico sarebbe potuto sbar~are prima della partenza delle unità già arrivate ed infine che in nessun caso il complesso delle forze inglesi poteva superare gli effettivi di una divisione. Le istruzioni che Cornwallis chiese a Londra ebbero una risposta lapidaria: Rashid Alì aveva usurpato il potere mediante un colpo di stato, quindi non aveva alcun diritto di aspettarsi che la sua richiesta fosse accettata. Anzi, il 30 la 2 a brigata indiana sbarcò a Bassora. La mossa britannica determinò Rashid Alì pe'r attaccare le truppe di Fraser, senza attendere il promesso aiuto tedesco, e precisamente di sferrare il primo colpo contro Habbaniya, che comprendeva anche un deposito ed una scuola di addestramento aereo. Il mattino del 30 tre brigate di fanteria iraqene con supporti vari circondarono la base inglese ed occuparono i giacimenti petroliferi di Kirkun (sotto controllo britannico) interrompendo il flusso di petrolio verso Haifa (a disposizione del Comando in capo del Medio Oriente) e dirottandolo verso Tripoli io Siria (a disposizione dell'Asse). Nella base di Habbaniya si trovavano un migliaio di avieri, con un centinaio di aerei da combattimento di vecchio tipo ma nove Gladiator, circa 1. 200 soldati locali e 300 soldati inglesi, appena giunti in rinforzo, con 18 autoblindo della RAF. All'alba del 2 maggio 33 apparecchi di Habbaniya e 8 Wellington di Shaibah si alzarono in volo diretti verso le posizioni iraqene. Il risultato dell'attacco, che durò tutto il giorno, fu catastrofico per gli iraqeni.Ancora tre giorni di sortite della Royal Atr Force, poi passarono ali' azione le poche forze terrestri e l'altopiano di Habbaniya fu completamente ripulito. Il 6 maggio arrivò la 21 a brigata indiana. La campagna durò tutto il mese e venne risolta cori l'intervento di nuove unità fra cui la 4a brigata di cavalleria rinforzata proveniente dalla Palestina e la Legione araba d~ Glubb pascià proveniente dalla Transgiordania. Il 30 maggio crollò il regime di Rashid Alì ed il 1° giugno il Reggente riprendeva il ·potere (schizzo n. 24). La ·Germania aveva seguito lè vicende iraqene, soprattutto sotto l'incitamento del Gran Muftì di Gerusalemme, offrendosi di fornire materiale bellico, J;a prese le ~ose con calma; forse perché la
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INGLESE DELL'IRAQ
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Schizzo n. 24.
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sua attenzione era rivolta a Creta o alla Russia. Ad ogni modo,· si presentò la soluzione di mettersi d'accordo con il governo di Vichy (all'insaputa dell'Italia) e di usare la Siria come base per gli aiuti all'Iraq. Il 6 maggio l'intesa fu stabilita (37), tuttavia soltanto il 23, dopo più di due settimane, Hitler diramò la direttiva n. 30 per il Medio Oriente: «Il Movimento Arabo di Liber,1.zione è il nostro alleato naturale contro la Gran Bretagna nel Medio Oriente. In questo contesto deve essere data una particolare imponanza alla sollevazione in Iraq, rafforzando inoltre le forze antibritanniche nel Medio Oriente oltre le frontiere dell'Iraq, creando il caos nelle comunicazioni ed impegnando le truppe britanniche e le disponibilità navali a spese di altri teatri di operazione. Ho perciò deciso di accelerare gli sviluppi delle operazioni nel Medio Oriente, appoggiando l'Iraq. Se gli inglesi possono essere sloggiati completamente dalle loro posizioni tra il Mediterraneo e<l il golfo Persico, in coincidenza con l'offensiva contro il Canale di Suez, e come tale scopo possa essere raggiunto, sarà deciso soltanto dopo la fine dell'operazione Barbarossa( ... )• (38).
In relazione a tale direttiva, Hitler ordinò l'invio di una missione militare (Sonderstab F), l'aiuto della Luftwaffe (39) e la fornitura di armi all'Iraq per un concorso che, almeno inizialmente, sarebbe stato «limitato». La propaganda doveva essere imperniata su un'idea bas.e: che la vittoria dell'Asse avrebbe liberato le terre del Medio Oriente dal giogo britannico e dato loro il diritto all'autodeterminazione (eccezion fatta per la Siria, però). Tutto sommato, l'intervento germanico risultò tardivo e quando, dopo l'emanazione della aereo italiano, la . direttiva n. 30, fu chiesto il concorso . R. Aeronautica mandò a Mossul dodici CR 42 (27 maggio) a situazione compromessa. E, naturalmente, chiusa ___: a favore della Gran Bretagna - la pattita in Iraq, doveva aprirsi quella in Siria.. Nel giugno 1940, dopo il crollo della Francia, la Siria-- il cui mandato era stato sostituito nel 1936 da un trattato di amicizia e di all~anza, non però ratificato da patte francese - si considerava vincolata all'autorità del governo di Vichy e praticamente venne resa neutrale. Verso la fine di agosto giunse nel paese la commissione italiana di controllo e, per effetto delle clausole armistiziali, l'Armée du Levant fu progressivamente smobilitata e rimpatriata. Rimasero alle armi circa 35. 000 francesi e 14. 000 indigeni per l'ordine interno. 'Durante l'autunno e l'inverno, mentre la situazione locale era caratterizzata da fermenti interni, dovuti essenzialmente alll cattive condizioni economiche, si svilup-
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I.E OPERAZIONI IN APRICA SE1TENTRIONALE
pò in Medio Oriente la campagna di propaganda svolta dal gen. Catroux, . braccio destro di De Gaulle, a favore della Francia Libera (40), campagna che non sembrò suscitare molti entusiasmi, anche perché all'epoca molti francesi consideravano De Gaulle come un fazioso traditore, tale da poter compromettere le condizioni di pace accettabili che, invece, il governo di Pétain poteva ottenere. l'eventuale presenza di forze aeree dell'Asse in Siria avrebbe ovviamente rappresentato una seria minaccia per Cipro, per il Canale di Suez e per le basi britanniche in Egitto nonché per le imponantissime raffinerie di petrolio del golfo Persico. Per converso, il possesso della Siria avrebbe assicurato all'Inghilterra la continuità territoriale tra Egitto e Turchia, rafforzandone la posizione diplomatica ad Ankara. Nella prima decade di marzo il gen. Weygand, delegato del governo di Vichy e comandante delle forze francesi in Africa, fu convocato da Pétain. Un comunicato ufficiale emanato subito dopo riaffermò la ·decisione di difendere l'Impero coloniale contro tutti, il che significava panicolarmente contro la Gran Bretagna, le cui aspirazioni nei confronti della Siria andavano sempre meglio delineandosi. Il 7 aprile De Gaulle si incontrò al Cairo con Wavell per chiedere che tutte le forze libero-francesi operanti in Cirenaica o nell'Africa Orientale Italiana fossero concentrate in Egitto ed organizzate in una divisione, agli ordini del gen.Legentilhomme, da trasferire in Palestina per il successivo impiego in Siria, a sostegno delle forze francesi locali, nel caso che queste si fossero trovate a dover fronteggiare tentativi di penetrazione tedesca. l 'idea collimava con il pensiero dei capi di Stato Maggiore britannici, che a fine aprile scrissero a Wavell di tenersi pronto ad inviare una brigata in Siria per appoggiare, appunto, la resistenza francese. Wavell manifestò diverso avviso. Rispose che il gen. Dentz, ·Alto commissario francese, sembrava tutt'altro che disposto ad opporsi alla presenza tedesca e, d'altra pane,le uniche truppe che poteva raggranellare in Paléstina ascendevano ad una brigata incompleta. A metà maggio, dunque, la divisione liberofrancese su due brigate (sei battaglioni, una batteria ed una compagnia di venti carri) si trovava a sud di Jaffa. Intanto, a seguito di un incontro di Hitler con il vice presidente e ministro degli Esteri del governo di Vichy, Darlan {41), la Francia aveva concesso l'uso degli aeroponi siriani per il transito di aerei tedeschi destinati all'Iraq ed autorizzato
LE BATI'AGLIE SUL FRONTE DI SOLLUM
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l'invio di una missione aeronautica tedesca per l'organizzazione dei campi d'aviazione. Di rimando, ìl governo britannico ordinò il bombardamento delle basi siriane ed annunciò di riservarsi altre misure: il 17 maggio bombardieri della Royal Air Force attaccavano gli aeroporti di Palmyra e Rayak e la città di Damasco. Nel tardo pomeriggio del gìiorno seguente, Catroux si recò da Wavell riferendogli che i francesi in Siria stavano ritirandosi verso il Libano, cedendo il paese ai tedeschi, quindi occorreva immediatamente . inviare truppe a Damasco. Wavell era poco favorevole ad iniziative del genere e molto cauto nell'accettare le informazioni provenienti dai libero-francesi del posto, perciò prese tempo. Informò Londra, avvertendo che per occupare la Siria sarebbe stato necessario qualcosa come una divisione corazzata e che considerava imprudente lasciar partire le poche e male equipaggiate forze di Legentilhomme, le quali - a suo avviso - non avrebbero potuto che peggiorare lo stato delle cose. Tutto il precipitare della crisi ebbe notevoli ripercussioni nei rapporti tra Churchill ed i capi di Stato Maggiore da un lato e Wavell dall'altro. Già esisteva da parte dei primi disapprovazione per la difesa di Creta,. quindi .la riluttanza del comandante in capo del Medio Oriente ad impegnarsi in Iraq-Siria aumentò la tensione. La direttiva dei capi di Stato Maggiore, di improvvisare un contingente di truppe e prepararsi a raggiungere personalmente la Siria al più presto, sembrò suffragare l'impressione che a Londra si tenesse in maggior conto il parere dei capi della Francia Libera che non di Wavell. Questi allora, il 21 maggio, spedì un dispaccio molto esplicito a Sir John Dill: «( ... ) Voi dovete aver fiducia nel mio giudizio io proposito oppure sostituirmi nel comando. Non sono disposto a sopportare che Catroux, de Gaulle o Spears possano imporre un'azione che rischia pericolosamente di interferire nella situazione militare del Medio Oriente> (42).
La sera stessa Churchill rispose confermando che gli obiettivi primari rimanevano la difesa di Creta e la lotta in Cirenaica; assicurando che la linea di condotta suggerita non traeva origine da eventuali rapporti presentati . dagli esponenti della Francia libera bensì da maturato convincimento del Gabinetto di guerra; affermando che tutti ,erano d'accordo nel riconoscere la necessità di affrontare un rischio militare di portata limitata, pronti, di conseguenza, ad accettar~ anche un aggravamento della situazione politica ove la azione militare fosse fallita:
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRl0NALE
«Di questa decisione noi ci assumiamo naturalmente la piena responsabilità e, qualora dovessimo constatare che voi siete contrario a darle esecuzione, si prenderanno i provvedimenti necessari per venire incontro ad ogni vostro desiderio di essere esonerato dal comando• (43).
Proprio il 21 maggio Wavell aveva saputo da Catroux che le informazioni precedenti erano del tutto errate e che invece Dentz, evidentemente attenendosi agli ordini di difesa ad oltranza diramati dal governo di Vichy, aveva disposto movimenti di reparti e sbarramento delle strade adducenti a Damasco. «Contemporaneamente - raccontò più tardi Wavell - avevo ricevuto telegrammi del gen. De Gaulle dall'Africa occidentale, che mi chiedeva con tono imperioso perché le forze francesi non fossero ancora in marcia alla volta di Damas.co» (44). Pur con tutte le preoccupazioni verso la Cirenaica e la nessuna inclinazione per una dilatazione degli sforzi, il comandante in capo del Medio Oriente si rendeva conto della gravità che la situazione avrebbe potuto assumere ove il nemico fosse riuscito a mettere saldo piede in Siria, perciò decise di correre qualche rischio. Anzitutto rispose a Churchill, in tono conciliante, di aver esaminato il problema con gli altri comandanti in capo e concluso che le forze terrestri dovevano proporsi di respingere l'avversario in Cirenaica il più ad occidente possibile, di impedirgli di insediarsi in Siria e minacciare Creta e Cipro. «Ci attendono alcuni mesi difficili, ma non ci perderemo d'a~imo» (45). Poi cercò di riunire alcuni repani. Il 25 maggio comunicò a Londra che avrebbe inviato a Damasco la 7a divisione australiana (meno al 21 a brigata, impegnata a Tobruk), la divisione francese ed unità della 1 a divisione di cavalleria dalla Palestina, nonché la 5a brigata di fanteria della 4 a divisione indiana (appena giunta dal Sudan) dalla Transgiordania. Dentz, intanto, nel tentativo di evitare l'occupazione britannica, aveva chiesto insistentemente il ritiro delle forze tedesche ed il 6 giugno gli ultimi aerei della Luftwaffe lasciavano la Siria. L' 8 giugno il gen. Wilson , comandante in capo della Palestina e della Transgiordania, iniziava l'azione d'invasione. Non fu una passeggiata perché le truppe francesi di Dentz si opposero accanitamente. L'll luglio, dopo l'occupazione pressoché totale della Siria, dovuta anche ali' intervento delle forze britanniche partite dall' Iraq, il gen. Dentz chiederà le condizioni di resa ed il 14 luglio la Francia Libera, ormai politicamente riconosciuta, assumerà il contro~lo a.quninistrativo della Siria e del Libano. Anche questa panita si
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concludeva, così, con il successo della Gran Bretagna. di successo della campagna di Siria migliorò considerevolmente la nostra situazione strategica nel Medio Oriente. Esso sban-ò le porte ad ogni altro tentativo di penetrazione nemica dal Mediterraneo verso est, trasportò a 400 chilometri più a· nord la nostra linea di difesa del Canale di Suez e liberò la Turchia da ogni preoccupazione per la sua frontiera men·dtonale» commentò Churchill (46).
** * In Italia, il 6 dicembre 1940 il gen. Cavallero aveva sostituito il mar. Badoglio nella carica di capo di Stato Maggiore Generale, senonché il difficilissimo momento attraversato dalle truppe italiane ·in Albania aveva indotto M_ussolini prima a mandarlo a Tirana a «sostegno morale:i> di Soddu e poi ad affidargli le redini della campagna pur conservandogli anche l'incarico di capo di Stato Maggiore Generale. Chi resse il Comando Supremo sino al termine del conflitto con la Grecia fu il gen. Guzzoni, sottocapo di Stato Maggiore Generale e sottosegretario per la Guerra. Dopo la conclusione delle ostilità, mentre era in corso la definizione dei termini dell'occupazione del territorio ellenico e della nuova distribuzione delle forze armate italiane in Balcania, Cavallero - al quale Mussolini aveva ventilato l'intenzione di lasciarlo in posto quale Governatore Generale della Grecia - si rivolse al Duce esprimendo «il mio sommesso desiderio di n'pren_dere, al termine di questa missione che sta per concludersi, l'esercizio della canea di Vostro capo di Stato Maggiore» (47). Mussolini lasciò passare qualche giorno, poi gli telefonò assicurandolo sul ritorno a Roma non appena ultimati gli accordi in corso con i tedeschi. Cavallero, allora, pose mente al problema più importante: rivedere le funzioni del capo di Stato Maggiore Generale. A tale scopo il 14 maggio inviò al Duce una lunga lettera con allegato uno schema di decreto legge: «Duce, l'esperienza di molti anni e l'aver io stesso dovuto considerare alle origini il problema del capo di Stato maggiore generale , mi inducono a rappresentarvi come la legge che isti~isce questa·carica (RDL 6 febbraio 1927, n. 68) non risponda alle necessità del più proficuo funzionamento della carica stessa e sia perciò necessario aggiornarla, Perciò mi sono· fatto lecita di predisporre alcuni ritocchi alla legge esistente (ed alle varianti successivamente introdotte}, basandomi sui cri.teri seguenti: l} rendere il capo di ~to maggiore generale responsabile verso di Voi nell'assolvimento dei suoi compiti, che sono: la preparazione alla guerra cd il
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LE O l'~RAZIONI IN AFRICA SE1TENTIU0NAI.E
coordinamento della sistemazione difensiva dello stato, tanto per il territorio metropolitano come per le terre d'oltremare (an. 2); 2) conferire al capo di Stato maggiore generale autorità corrisponden te alla detta responsabilità, ponendo (come del resto Voi avete già fatto con il vostro ordine del giorno 11 giugno 1940 XVIII) i capi di Staro maggiore delle forze armate alla di lui diretta dipendenza per tutto quanto concerne l'esercizio delle sue attribuzioni. Risponde a questo stesso criterio la norma che il capo di Stato maggiore generale prenda posto nell'ordinamento generale dello Stato subito dopo i minimi in carica, e ciò per sopprimere l'assurdo oggi esist ente che un capo di Stato maggiore di forza armata dipenda dal capo di Stato maggiore generale per questa sua qualità, ma gli sia superiore in quella di sottosegretario (art. 3); 3) mi è parso necessario che, per poter rispondere al Duce della preparazione mijitare delle forze armate, il capo di Stato maggiore generale possa esercitare vigilanza su tale preparazione, e ciò non soltanto in sede di puro coordinamento, il che equivarrebbe p raticamente a nulla (art. 5); 4) l'esperienza ci ha mostrato quanto importante sia la scelta dei capi. Da essa dipende per la massima pane l'esito delle operazioni di guerra. Mi è perciò sembrato indispensabile che a questa scelta il capo di Staro maggiore generale non resti estraneo e che per l'impiego degli ufficiali generali ed ammiragli nel comando di grandi unità o· cariche corrispondenti il capo di Stato maggiore generale possa intervenire in qualità di vostro consulente (art. 6); 5) mi sembra anche necessario che al capo di Stato maggiore generale facciano capo le attività dei singoli Stati maggiori ch e confluiscono alla Commissione suprem a di difesa o ne discendono. Per raggiungere questo scopo mi sem brerebbe pratico che, per quanto concerne tali attività, il segretario della Commissione facesse capo al capo di Stato maggiore generale; senza che l'azione di coordinamento a questo spettante verrebbe in pane frustrata (are. 8); 6) analogamente, ravviserei la necessità che il capo di Stato maggiore generale sia sempre tenuto al corrente dal sottosegretario Fabbricazioni guerra su tutte le questioni che interessano la preparazione e l'efficienza bellica delle forze armate (materie prime, produzione bellica, ecc.); 7) lo schema che mi permetto di sottoporvi non prevede più la nomina del sottocapo di Stato maggiore generale, sembrandomi possibile che nelle brevi assenze del titolare (la mia prolungata assenza per la guerra in Albania non può considerarsi che eccezionale) il generale addetto possa far fronte al lavoro corrente. Ché se una prolungata assenza dovesse ripetersi, vi si potrà provvedere al momento senza legarsi le mani con una designazione prestabilita (p. es.: affidare l'interim della carica al più anziano dei tre capi di Stato Maggiore o a quello di essi per cui la designazione si presentasse più opponuna, in relazione ai problemi del momento). Duce, lo schema che mi permetto di sottoporvi si è ispirato esclusivamente a considerazioni d'interesse generale quali la lunga esperienza mi ha suggenco. Nutro fiducia che vorrete accoglierla nella sua sostanza per mettermi in condizione di potervi proficuamente servire:. (48).
LE BA1TAGLIE SUL FRONTE DI SOI.L\JM
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Nella sostanza, Cavallero desiderava assumere la veste di massimo esponente militare con ogni autorità sui capi di Stato Maggiore di forza armata ed interrompere lo stato di imbarazzo provocato dall'innegabile autonomia di cui i singoli capi di Stato Maggiore godevano nella qualità di sottosegretari, e quindi alle dipendenze del capo del governo. La bozza del decreto venne, poi, illustrata personalmente e discussa con Mussolini ed anche con i sottosegretari. Dopo alcuni ritocchi, il decreto definitivo (49) sanzionò i maggiori poteri richiesti da Cavallero: il capo di Stato Maggiore Generale proponeva al Duce , come prima, le linee generale del piano complessivo di guerra ma, adesso, dopo l'approvazione com unica va le direttive ai capi di Stato Maggiore dì forza armata (50). Però la priorità del capo di Stato Maggiore Generale sui sottosegretari venne lasciata cadere, col risultato che i contatti diretti dei capì dì S.M. della R. Marina e R. Aeronautica sottosegretari con Mussolini continuarono (organigrammi 1 e 2). Immediatamente eliminato fu invece il gen. Guzzoni, il quale agli occhi di Cavallero aveva il gravissimo torco di aver cercato di opporsi, io gennaio, ali' invio io Albania di quattro divisioni promesse da Mussolini e. di imporre, in aprile, la difesa dello scutarino sulla linea dei fiu mi Bojaoa-Drio. Guzzoni, investito dagli espliciti rimproveri dì Cavallero, al rientro di questi a Roma (18 maggio), preferì rassegnare ipso facto le dimissioni da entrambe le cariche, rifiutando, nonostante le insistenze di Mussolini , di rimanere quale sottosegretario . · Cavallero si mise immediatamente al lavoro. Il 19 presentò a Mussolini la bozza di decreto circa le attribuzioni del capo di Stato Maggiore Generale, come si è detto, e propose come nuovo sottosegretario il geo. Antonio Scuero, il quale doveva procedere ad un rimaneggiamento del Gabinetto, in modo da limitare le competenze del Ministero ai campi amministrativo, disciplinare e logistico e da lasciare allo Stato Maggiore dell'Esercito la piena competenza operativa. Il 23 ricevette il gen. von Rintelen, cui consegnò una lettera per Keitel: «(. ..) La mia assenza per dirigere le operazioni sul fronte albanese - scriveva Cavallero - non mi ha consentito di realizzare ti vivo desiderio di avere un incontro con voi. Lo farei di buon grado e consiglierei [coglierei] volentieri· l'occasione per sottoporvi alcuni problemi che interessano la nostra attività bellica. Se credete che ciò possa avvenire prossimamente, vi sarei grato se mi faceste Cj)noscere l'epo_ca più opportuna» (51 ). Che fosse necessaria una presa di contatto tra i due massimi
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIO NALE
esponenti militari era fuori discussione: Anche p erché le intenzioni tedesche in tema di strategia erano completamente sconosciute al nostro Comando Supremo. Gli s~udi che lo Stato Maggiore dell 'Eserciro stava approntando, su direttive di Guzzoni, circa un 'azione in grande verso il Canale di Suez, rivestivano carattere molto teorico - se non addirittura velleitario - non potendo superare , senza l'aiuto tedesco, due scogli: l'utilizzazione dei porti tunisini e la disponibilità di divisioni corazzate competitive. Cavallero richiese a Roatta di fargli conoscere la situazione sulla questione del Comando in Africa settentrionale, sulle possibilità di un'offensiva verso l' Egitto e sulla espugnazione di Tobruk; poi volle che una commissione interforze delineasse un piano d'operazioni contro la Mediterranean Fleet. Vediamo di seguire distintamente i vari problemi. In Africa settentrionale , tra le vittime di un'incursione aerea inglese su Bengasi effettuata il 22. aprile c' era stato il gen. Alighiero Miele, capo di Stato Maggiore del Comando Superiore. La necessità della sua sostituzione, più che portare a conseguenze imprevedibili, accelerò il processo di mutamento nell'organizzazione di comando che le circostanze successive avrebbero comunque reso inevitabile. Guzzoni propose come successore di Miele il gen. Gambara - che in Albania si era messo in luce, tanto · da guadagnare, i primi di giugno, la promozione a generale di corpo d'armata per merito di guerra - e la designazione venne accettata. La personalità del nuovo capo di Stato Maggiore indusse presto a strane suggestioni: «Ricevo Roana · - annotò Cavallero - . Esamino con lui la situazione della Libia ed in particolare la questione del comando. Si tende alla creazione di un comando nominale lasciando però l'effettivo comando a Gambara. Esprimo il parere che non convenga questo metodo, anche nell'interesse di Gambara, di cui apprezzo altamente la capacità. Roatta mi parla di De Bono, accenna a Guzzoni e poi mi parla di S.A.R. il Principe di Piemonte; dice però che S.A.R. dovrebbe prendere il comando solo quando tutto fosse pronto( ... )• (52) ..
Per il momento le cose rimasero com 'erano, ma avranno presto un segutto. Nella seconda metà di aprile c'era stato un orientamento su indirizzo del Comando Supremo - ma non risulta chi abbia propugnato la questione , se Guzzoni (poco probabile) o Mussolini stesso - alla costituzione di un'armata d'Africa o anche armata coloniale, cui affidare obiettivi risolutivi. Ad oriente, il compito
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LE BATl'AGLIE SUL FRONTE 01 SOLLlJM
FUNZIONI DEL CAPO DI S.M. GENERALE secondo il R.D.L. del 6 febbraio 1927, n. 69
Capo del Governo
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- - - • informazioni e ragguagli politico-militari - - - - proposte di carattere militare - ·- · - · -- direttive ·· ··· ··-·- ·-- ,... disposizioni esecutive
•
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l.f: OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
FUNZIONI DEL CAPO DI S.M. GENERALE secondo il R.D.L. del 27 giugno 1941, n. 661
Capo del Governo
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- - - -- informazioni e ragguagli politico-militari - - - ~ proposte di carattere militare - ·- .- .-- direttive ······ ········..... disposizioni esecutive
I.E BATIAGLIE SUL FRONTE 01 SOLLUM
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immediato doveva tradursi nella conquista dell'Egitto fino al Canale di Suez, sviluppando eventualmente le operazioni verso la Palestina e la Transgiordania. I compiti successivi riguardavano la riconquista dell'Impero ed eventuali operazioni verso l'Africa equatoriale francese, sino a raggiungere l'Atlantico, nella zona Douala-Libreville (!). Ad occidente, occorreva difendere la Tripolitania da ogni minaccia ed eventualmente occupare la Tunisia e l'Algeria. Per raggiungere tali intenti si reputavano necessarie, a prescindere dalle grandi unità tedesche, dieci divisioni per la conquista dell'Egitto e l'eventuale spinta verso la Palestina e la Transgiordania; cinque divisioni, oltre alle sei-sette recuperate dal gruppo precedente, per la riconquista dell'Impero ed eventualmente muoversi verso l'Africa equatoriale francese; cinque divisioni, infine, per la difesa della Tripolitania e per eventuali operazioni (in connessione con altre grandi unità provenienti dalla madrepatria e sbarcate a Tunisi-Bisetta), contro l'Africa settentrionale francese. Circa il dosamento delle forze, era stimato conveniente un rapporto di un quarto di unità corazzate per la battaglia contro unità similari, altrettanto di unità motorizzate per l'immediata cooperazione con quelle corazzate e metà di unità autotrasportabili leggere per lo sfruttamento del successo, azioni di concorso ed anche per compiti autonomi laddove consentito dal terreno e dalla situazione. Perciò, in totale 20 divisioni, di cui 4 corazzate, 6 motorizzate e 10 autotrasportabili coloniali, inquadrate in due armate e sei corpi d'armata (vd. specchio pagina seguente). Naturalmente per ogni grande unità complessa erano previsti adeguati supporti e servizi. Un simile studio, che si innestava sulla decisione - già presa - di rivedere l'organico delle divisioni in Libia per adeguarlo alle ormai evidenti caratteristiche della guerra nel deserto, richied eva per l'attuazione un tempo considerevole, talché «allo stato attuale si ritengono più urgenti la messa a punto delle unità di cui è già previsto l'invio in A.S. e la designazione delle altre unità da trasferire» (53). Il Comando Supremo, chiamato in causa per un più preciso indirizzo, indicò gli orientamenti di massima per la predisposizione delle unità occorrenti per la riconquista dell'Impero (armata d'Africa), dopo raggiunto il Delta. Considerate le difficoltà logistiche dell'impresa, diventava necessario agire con il minimo possibile · delle forze, ricercando il successo mediante la superiorità della qualità, improntando le ~erazioni alla rapidità e conducendole essenzialmente a cavaliere delle strade. Perciò si poteva prevedere
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTl!NTRIONALE
PROGRAMMA PER L'IPOTESI «ARMATA D 'AFRICA>
5• armata {1)
corpi d'armata speciali:
divisioni corazzate:
autotrasportabile (3)
Ariete (1)
XVIII corpo (3)
Centauro (3) Littorio (3) Freccia (4)
divisioni motorizzate: 6• armata (3)
corpi d 'armata normali: X corpo (1)
Trento (1) Trieste (2)
XX corpo (1)
Piave (2)
VI corpo (3)
Pasubio (3)
XXII corpo (3)
Torino (3) Pistoia (3) coloniali aototrasp. : Pavia (1) Brescia (1) Bologna {l) Savona (1) Puglie (3) Marche (3) Firenze (3) Forll (3) Ravenna (3) Messina (3)
( 1) (2) (3) (4)
già in Llbia di invio disposto da approntare in Italia da costituire ex-novo in Italia o per trasformuione di d ivisione celere.
LE BA1TAGLIE SUL PRONTE DI SO!.LUM
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una massa di quindici divisioni, di cui S da trarsi da quelle che avevario raggiunto il Delta (armata d'Egitto) e 10 appositamente approntate in Italia con organici e mezzi adatti allo scopo (S4). Lo Stato Maggiore dell'Esercito fece un computo dei soli automezzi e concluse che l'armata d'Egitto non era approntabile prima del dicembre 1941 e quella d'Africa prima dell'autunno del 1942. Infatti: la produzione mensile di automezzi si aggirava sui 1.600 mezzi, di cui 1.000 necessari per i rifornimenti ordinari; tutta la produzione 1941 era assorbita dall'armata d'Egitto; per l'armata d'Africa occorrevano 16.000 autoveicoli, di cui 10.000 recuperabili dall'~mata d'Egitto e 6.000 da ricavare dalla produzione 1942 (primi dieci mesi). Naturalmente il grande disegno si trascinò in qualche studio poco convinto e si esaurì il 22 giugno, allorché Mussolini decise di mandare un corpo d'armata in Russia. Assai più concreto era cenamente il citato piano di potenziamento delle truppe in Africa settentrionale, anche esso ponderoso, ma alla cui realizzazione si stava provvedendo con il massimo 'impegno. Per il 1 ° settembre Guzzoni aveva ordinato fossero in Africa sedici divisioni alleate, di cui dodici «mobili» e quattro <<d'occupazione». Delle grandi unità in posto, otto erano o dovevano essere rese mobili (D. cor. Ariete, sa D. leggera, 15a D. cor., D. mot. Trento, D.f. Pavia, D.f. Brescia, D.f. Bologna e D.f. Savona) ed una rimaneva d'occupazione (la D.f. Sabratha). Occorreva inviare dall'Italia quattro divisioni mobili (una o due tedesche e tre o due italiane) e tre d'occupazione italiane. Le divisioni mobili avrebbero assunto l'organico di «divisione motorizzata tipo A.S.»; quelle d'occupazione avrebbero avuto in proprio i soli automezzi per le artiglierie e per la vita dei repani. Questa massa di divisioni era da inquadrare convenientemente ed al riguardo la prima proposta fu di impiegare due armate: la Sa, in Tripolitania, e la 6a (o la 10a ricostituita) in Cirenaica; l'idea per quest'ultima armata venne subito abbandonata sia perché gli acwrdi con l'OKW prevedevano che- il comandante del Deutsches Afrikakorps dipendesse direttamente dal comandante superiore, sia perché, introducendo il concetto di un'armata, per così dire, da battaglia, «si rischierebbe di sentirsi proporre di nominare ·comandante il generale Rommel e non potremmo negarlo, non potendo contestarne i meriti dopo le prove fatte». Cosicché Guzzoni decise: per le operazioni in Egitto, tre çorpi d'armata, dei quali uno tedesco, alle dirette dipendenze del Comando Superiore; per il presidio della Libia, il Co~ando Sa armata su due corpi d' ~rmata.
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L!: OPERAZIONI IN APRICA SETI"El'•TRIO NALE
Cavallero non fu d'accordo con queste conclusioni. Ne parlò con Mussolini ed il 29 maggio scrisse a Gariboldi che, in linea di massima, il duce era orientato a rendere interamente disponibile (cioè sottratto agli impegni di Tobruk) l'Afrikakorps; a formare un corpo d'armata italiano cui assegnare il compito dell'assedio della · piazza; a procedere alla costituzione di un corpo d'armata italiano motorizzato ed a formare, con quest'ultimo ed il Deutsches Afrikakorps, un'armata agli ordini di Rommel, dipendente dal Comando Superiore. «Tutto ciò dovrebbe avere un 'attuazione graduale, in rapporto alle affluenze da qui, che saranno orientate nel senso da te già richiesto, con solo quelle varianti· che tu credessi di propo1Te» concluse Cavallero. Lo studio effettuato dallo Stato Maggiore dell'Esercito sul costo e sulle possibilità di un'offensiva contro l'Egitto era molto·accurato e senza illusioni. Infatti affermava apertamente che l'operazione era effettuabile solo se convenientemente preparata nella disponibilità e messa a punto in loco delle grandi unità occorrenti e dell'apparato logistico, «particolarmente per quanto concerne gli" automezzi», e che le probabilità di successo diminuivano con il passare del tempo in quanto, a causa delle note difficoltà dei trasponi marittimi tra Italia e Libia, il ritmo di affluenza dei rinforzi era favorevole al nemico. Non appariva, inoltre, possibile prevedere con esattezza quando l'offensiva potesse avere inizio, comUflque, tenuto conto che occorrevano tre mesi per mettere sul piede organico le divisioni in sito (ma con solo il 60% degli automezzi) (55); che il ritmo dei trasponi delle nuove divisioni si aggirava sui trenta giorni per ciascuna, e che per disporre del minimo di dieci divisioni (oltre la Sabratha), ua cui cinque corazzate, necessarie per raggiungere il Delta, bisognava inviarne altre cinque in Africa (56), si poteva affermare che il ciclo operativo· non avrebbe potuto avere inizio prima della fine di gennaio 1942. · Circa il problema di Tobruk, il progetto consegnato da Roatta a Cavallero {7 giugno) aveva inteso soprattutto valutare il «peso» dell'espugnazione, giacché le modalità molto meglio potevano venir definite dal Comando incaricato dell'attacco. Il computo complessivo ammontava a cinque divisioni (due. corazzate e tre di fanteria), una trentina di gruppi di artiglieria (di cui metà di medio. calibro), quattro gruppi bombarde, otto· compagnie guastatori e quattro compagnie lanciafiamme. Un complesso di forze molto rilevante in rapporto a quelle già esistenti. Ma c'era anche una
LE BATIAGUE SUL FRONTE 01 SOLLUM
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importante considerazione di carattere generale da fare e riguardava la necessità o l'opportunità dell'operazione stessa. Presumibilmente la Gran Bretagna avrebbe difeso strenuamente Tobruk per ragioni strategiche e tattiche e per motivi morali, quindi diventava logico prevedere la forte usura delle divisioni ivi impegnate e la non pronta loro disponibilità per la successiva offensiva contro il Delta. Tenuto allora conto sia dell'entità del fabbisogno sia dell'impossibilità di trasportare in Africa entro settembre altre divisioni per rimpiazzare quelle logorate, sorgevano seri dubbi sulla convenienza dell'espugnazione di Tobruk, qualora si intendesse, dopo breve tempo, proseguire verso Alessandria. In altre parole, c'era da domandarsi se non fosse preferibile limitarsi ali' investimento della piazza e dar corso all'offensiva verso oriente. Gariboldi ricevette in visione lo studio ed espresse il proprio parere, molto scettico. «Concordo di massima per ti concetto generale - annotò a matita sullo studio -. Per il resto tutto prematuro. Circa l'epoca, dato quanto occorre e il ritmo di amvo, non saremo pronti che in dicembre, se pure!». Rommel invece, sarà di diverso avviso. Il 21 giugno, dopo la seconda . battaglia di Sollum, sosterrà co_n Roatta la necessità di fare il possibile per .prendere la piazza. Quanto al piano contro le flotte britanniche, il concetto informatore di Cavallem era di «attirare le forze nemiche creando loro un obiettivo che le interessasse (convogli) da una parte e dall'altra del Canale di Sicilia e quindi attaccarle con un'azione aeronavale a massa» (57). Il possesso, ormai scontato, di tutte le basi greche dava garanzia di successo. Le corazzate dovevano partire da Taranto. Epoca approssimativa: agosto. Riccardi e Pricolo non fecero sostanziali obiezioni, neanche sullo scopo: «mettere a terra la flotta inglese prima che la Germania ottenga l'intervento délla flotta francese (questione di prestigio come potenza militare)» (58) e lo studio preliminare venne affidato ad un gruppo di lavoro interforze, del quale faceva parte il gen. Gandin, del Comando Supremo. Qualche giorno dopo, Gandin riferì che la R. Marina, tenuto conto delle condizioni in cui si trovava e degli impegni per scorta convogli, poteva mettere a disposizione contro la flotta inglese due navi da battaglia per metà giugno (59), con tre incrociatori pesanti e dodici cacciatorpediniere. Le zone idonee all'intervento concomitante aereo e navale erano quella tra la Sicilia e la Sardegna e quella ad tvest della Sicilia. Da escludere, invece,
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I.E O PERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE
un'azione nel Mediterraneo orientale, a causa della presenza preponderante della Mediterranean Fleet e della scarsa potenzialità delle basi elleniche. Cavallero non fu convinto ed insistette nel non scartare a prion· la possibilità di un'azione a massa contro la flotta di Alessandria, che, dopo tutto, era la più assillante. Lo scopo di perseguire - tra l'altro, molto discutibile sul piano del realismo si riduceva dunque ad una semplice questione d i prestigio, decisamente mal collocato. L'ipotesi, poi, che un convoglio inducesse Cunningham e Somerville ad unirsi ad occidente della Sicilia era assai poco convincente. Mai fino allora l'avversario aveva attaccato i convogli italiani se non con naviglio sottile o subacqueo e con aerei. Forse l'idea traeva argomento dall'uscita delle flotte britanniche da Gibilterra e da Alessandria per proteggere propn· convogli, però, ovviamente ·1a questione cambiava aspetto. Ad ogni modo, è lodevole questo primo tentativo di preparare un'azione aeronavale con un accurato coordinamento degli sforzi. Gli studi proseguiranno e condurranno ad una direttiva di Mussolini (60), ma in agosto due annotazioni di Cavallero saranno ampiamente illuminanti. Il 19 agosto scrisse: «La Man'na ha rappresentato che le scorte di carburante sono n'dotte al minimo e così suddivise che non vi è da per tutto un nfornimento completo per una squadra navale». Ed il 21 agosto: «Ricevo Riccardi e Pricolo. Mio concetto base: rendere inabitabile ti Mediterraneo al nemico · con tutti i mezzi di cui disponiamo: caccia, sommergibili ed aerei» (61). Ultimo problema, che riassumeva le nostre difficoltà, era quello dei trasporti oltremare. Il Comando Supremo rifece i calcoli. I rifornimenti mensili alla Libia, considerando giunti anche i rinforzi, comportavano 15 piroscafi per rifornimenti ordinari civili e militari ed altrettanti per il ripianamento delle perdite e la costituzione delle scorte. Il trasporto di una divisione richiedeva un massimo di 30 piroscafi. Poiché Tripoli era in grado di ricevere in un mese 70 mercantili per oltre 350.000 tonnellate s.l., si poteva teoricamente inviare una divisione al mese. Tuttavia, tale ritmo non era sostenibile a causa della lunghezza del percorso Trapani-Tripoli; dell'impossibilità, da parte della R. Marina, cli assicurare le scorte contro attacchi subacquei e di superficie; della diminuzione del naviglio da carico; della pericolosità della rotta, fattori, questi, che portavano a forti limitazioni di trasporto. La forza italo-tedesca presente in Libia era calcolata pari a 164.000 uomini, 8.800 automezzi italiani e 7 .000 tedeschi, 3.500 cavalli e 1. 500 asini. Inoltre, ai fini dei rifornimenti ordinari,
LE BATIAGLIE SUL FRONTE DI SOLLUM
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bisognava tener conto di 20.000 militari libici e 100.000 componenti le loro famiglie, tutti facenti capo all'amministrazione militare. Per tali forze, nonché per le esigenze delle altre forze armate e della popolazione civile, occorreva inviare mensi!mente 80.000 tonnellate di materiali e 60.000 di carburante, per un totale di 30 viaggi-piroscafo. Supermarina prevedeva un massimo mensile di 5 convogli di 6 piroscafi ciascuno, quindi i 30 viaggi/ piroscafo effettuabili erano sufficienti soltanto per i rifornimenti ordinari. Ammettendo, per pura ipotesi, che la R. Marina fosse in grado di continuare a scortare 12 convogli al mese, come fatto recentemente per le unità tedesche, sarebbero occorsi ben sei mesi per trasferire le sei divisioni. La disponibilità, invece, di Tunisi, Bisetta e La Goletta - la cui potenzialità era complessivamente di .33 piroscafi in banchina o di puma - avrebbe risolto il problema: percorso marittimo dimezzato, distanza superabile in poche ore, scorta fortemente ridotta, consumi di carburante anch'essi largamente inferiori. In sostanza, esisteva la possibilità di trasportare due divisioni al mese. La durata del ciclo viaggio sulla rotta TrapaniTunisi era calcolabile sei-sette giorni (due per il carico, due per lo scarico, uno per il tratto Napoli-Trapani ed uno per quello Trapani-Tunisi). Le sole 70 miglia di mare assicuravano la continuità delle partenze dei convogli. Considerando,. prudenzialmente, la partenza di 6 vapori ogni due giorni, si avrebbe avuto un ritmo di due divisioni al mese, quindi tre mesi per sei divisioni. Iniziando con giugno, a fine agosto potevano essere io Libia sei grandi unità, oltre ai rifornimenti ordinari, al ripianamento delle perdite ed alla costituzione delle scorte. «Solo con l'utilizzazione dei porti della Tunisia - concludeva lo studio del Comando Supremo - è
possibile l'invio delle sei divisioni per settembre. Non si ravvisa altra soluzione». . L' amm. Riccardi confermò pienamente le difficoltà esistenti. concludendo: «Nelle att1,1ali condizioni l'esecuzione di 5 convogli mensili (ciascuno su 5-6 piroscafi), aumentabili a 6, ove le circostanze lo consentano, ra1:ipresenta il massimo compatibile con le necessità di assicurare ai convogli la necessaria protezione, tenuto conto che l'attìvità aeronavale del nemico nel Canale di Sicilia, mantenutasi molto intensa negli ultimi tre mesi, probabilmente aumenterà ancora appena glj Inglesi avranno cessato di essere fortemente impegnati in Egeo.
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LE OPERAZIONI lN AFRICA SE1TF.NTRIONALE
Tale numero di convogli è quello massimo consentito dal numero di siluranti efficienti, dalla necessità di conservare un ritmo sia pure ridottissimo alle esercitaiioni e soprattutto dalla necessità ancora più assoluta di effettuare gli indispensabili lavori d i manutenzione e ripristino. Questi gli obblighi che nel loro complesso danno ragione dell'assoluta impossibilità di riprendere per i convogli il ritmo precedente, che ha avuto carattere del tutto eccezionale, durato forse fin troppo, e che non può più essere ripreso come stato di fatto normale e continuato» (62) . ·
In realtà, però, i dati statistici che appoggiavano il promemoria (vds. specchio seguente) risultarono sensibilmente errati per difetto (63) e la contrazione che subì il traffico marittimo non fu così sensibile come pronosticato. In giugno, ad esempio, furono trasportati 125.000 tonnellate di materiale, uno dei quantitativi più elevati di tutta la guerra. Trasponi marittimi c9n la Libia dal 10 febbraio al 31 maggio 1941 carico
convogli piroscafi
mese
uomini
automezzi
materiali (tonn.)
35
20.366 22.713 14.576 8.600
4.374 5.414 3.287 1.882
56. 547 60.853 45.726 51.564
21,8
66.255
14.984
214.690
ted.
ic
tot.
febbraio marzo aprile maggio
5 10 8 2
8 4 5 4
13 14 13 6
49 72 62
totali
25
21
46
Nota: i dati statistici sono quelli riportati dal promemoria· n. 11 data I giugno 1941 presentaco dall'amm. Riccardi.
Tutto sommato, l'attenzione di Mussolini e di Cavallero si era portata su singoli grossi problemi, nessuno.dei quali era risolvibile dalla sola Italia né doveva esserlo, al. punto in cui si trovavano le cose, ma non risultava chiaro un disegno strategico mirante a risolvere la guerra nel Mediterraneo con l'impiego armonico, combinato e concentrato delle tre forze armate dei due alleati uniti. A fine maggio von Rintelen, che rappresentava l'interlocutore tedesco e che ben comprendeva gli imbaratzi italiani (ma nulla conosceva delle intenzioni di Hitler), ebbe ripetuti colloqui con il vertice romano. Cavallero li registrò. Il 26 maggio scrisse:
LE BATIAGLJE SUL FRONTE DI SOLLUM
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«Ore 18. Ricevo von Rintelen e mi reco con lui dal Duce. Il Duce espone a von Rintelen l'assoluta necessità di avere il passaggio per la Tunisia, in relazione a questo cqncetto gli illustra la situazione in Cirenaica e lo prega di interessare al riguardo von [sic] Keitel. Successivamente il Duce parla a Rintelen della questione dell'lrak e dell'opponunità di inviare mezzi aerei, cannoni anticarro e aniglierie (se si ritiene che vi siano possibilità di successo). Infine il Duce prega Rintelen di conferire con von [sic] Keitel in merito al suo avviso che, dopo aver preso Candia, si dovrebbe prendere Cipro. Con Candia e Cipro nelle mani dell'Asse sarebbe difficile la permanenza della flotta inglese in Alessandria. Per parte mia dico al Duce che occorre fare SOS al Fiihrer dicendogli che se non abbiamo carburante presto, la nostra flotta che ha reso · tanti servizi preziosi e apprezzati dai tedeschi sarà ridotta a dei pontoni galleggianti> (64).
Il 29 von Rintelen portò la risposta di Keitel, ma neanche un cenno al colloquio richiesto da Cavallero qualche giorno prima: «Ore 19,30. Mi reco a conferire col Duce. Colloquio del Duce con von Rintelen. Rintelen dice: 1) la concessione del passaggio per Bisetta (65) è solo ai tedeschi e solo per rifornimenti di carattere non bellico. Per ora per noi non si può fare, né conviene farlo con la forza. Ha aggiunto che questo non è che un primo passo ma ha detto di. interessarsi della cosa; 2) contropanite, Rintelen. non le ha accennate tutte. Una contropattita è specialmente quella dei trasponi non bellici per Rommel. Possono passare gli autocarri che la commissione compera in Tunisia. La Germania può utilizzare la ferrovia fino a Gabes e inoltre ha ottenuto che piroscafi francesi portino i detti rifornimenti da Tolosa (66) a Bisetta; 3) per l'Irak, 1von [sic] Keitel intende che l'aiuto sia sostanziale; 4) circa l'occupazione di Cipro, von [sic] Keitel pensa che l'operazione non sia da considerarsi perché la distanza fra Cipro e Candia non consente l'invio di convogli con scona di caccia. Eccellenza Cavallero interviene dicendo che questa operazione non è stata da noi studiata. Il Duce ha insistito sulla necessità per noi di avere passaggio per Bisetta e eguale trattamento dei tedeschi. Nell'uscire eccellenza Cavallero ha detto a von Rintelen che l'accenno fatto dal Duce a Cipro nel precedente colloquio non era che a titolo di pura conversazione. Rintelen riferendosi alla questione di Bisetta ha ripetuto che questo non è che un primo passo> (67).
A questo punto, Cavallero, seppure non l'avesse già compreso, dovette rendersi conto che una simile condotta della guerra era inaccettabile, però non si impuntò neanche con Mussolini, pretendendo di addivenire ad una conferenza congiunta per mettere tutte le carte in tavola e vedere insieme come giocarle. La pennellata finale a questo sconsolante quadro venne da Berlino. Il 31 maggio «Hitler ha fatto sapere che desidera conferire col Duce al più presto: domani o dopo. Il Duce nOJl ha gradito né l'invito né la forma(.. ·.) e ha fissato posdomani. Al Brennero. Non ci è stato fatto cenno
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LE OPERAZIONI IN AfRICA SElTENTRJONALE
all'oggetto della visita, · ma, a occhio e croce, credo debba trattarsi di uno di questi argomenti: Francia o Russia» (68). Il 2 giugno ebbero, così, luogo al Brennero i colloqui separati Mussolini-Hitler e Cavallero-Keitel. Il primo fu ampio e vago. Evidentemente, Hitler non voleva scoprire il proprio gioco. Mussolini dapprima «è stato contento della riunione, anche perché ha
potuto constatare che non c'è stata. diminuzione di tono nei rapporti italo-germanici» (69), ma qualche giorno dopo, e precisamente il 10 giugno, anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia, sbottò: «(. ..) E personalmente ne ho le tasche piene di Hitler e del
suo modo di fare. Questi colloqui preceduti da una chiamata di campanello non mi piacciono: col campanello si chiamano i camerieri. Poi che razza di colloqui sono? Debbo per cinque ore assistere ad un monologo abbastanza noioso e inutile. Ha parlato per ore e ore di Hess, della Bismarck, di cose più o meno afferenti alla gue?Ta, ma senza un ordine del giorno, senza sviscerare un problema, senza prendere una decisione (. ..)» (70). La conversazione tra i due capi militari ebbe più o meno lo stesso carattere. Keitel accennò all'Iraq, ormai crollato, ed alla Siria, da aiutare; poi parlò di Cipro, assai debolmente difesa ma attaccabile solo dal mare, partendo da Rodi; in sostanza; poèhe frasi inconcludenti su ogni punto. La questione Francia fu toccata un poco più a lungo: la Germania aveva ottenuto il «permesso» di sbarcare rifornimenti a Biserta, evitando il ricorso alla maniera forte che avrebbe provocato la separazione dell'Impero coloniale dalla Francia metropolitana e dato nerbo al movimento di De Gaulle. Si trattava, in definitiva di «andare per gradi nell'utilizzare le
concessioni. Allora potremo ottenere più di quanto è contemplato nell'armisti'zio». Cavallero cercò di portare il discorso sui trasporti attraverso la Tunisia «sotto mascheramento germanico» e chiese che al più presto possibile venisse stabilito un progetto, inizialmente di larga massima e successivamente approfondito «in modo da poterne anche
dedurre un piano di tempi per la preparazione e successivo inizio delle operazioni». All'incoerente o meglio alla voluta evasività di l(eitel: «È giustissimo. Ma non si possono fare piani operativi se non si conosce la chiara situazione dei rifornimenti», Cavallero insistette per sapere se «ti trasporto di quanto ci occorre, escluso gli uomini, si potrà attuare in un tempo ragionevole o i·n un avvenire non molto lontano». Ma: ancora Keitel lasciò cadere l'interrogativo: «Non posso rispondere subito a questa domanda, ma comunicherò
LE BA'lTAGI.IE SUL FRONTE DI SOLLUM
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elementi di risposta appena possibile. Occorre elencare le necessità in ordine di urgenza» ed espresse alcuni concetti ovvi e generici. Cavallero, allora, sintetizzò le proprie intenzioni circa la Llbia: ricostituire le unità in posto, liberare il Deutsches Afrikakorps e l'An'ete dall'assedio di Tobruk, mandare in Libia 14.000 automezzi e due-tre divisioni e, ove Tobruk non fosse caduta presto, almeno un'altra. Quindi affrontò il grossissimo problema delle materie prime. L'Italia - disse - a fine giugno non avrebbe più potuto navigare per carenza di carburante, le industrie italiane erano paralizzate per mancanza di carbone e la situazione della gomma era drammatica. Keitel assicurò che il prossimo viaggio del gen. Favagrossa a Berlino avrebbe consentito di trattare tali argomenti; infine, dopo aver ancora divagato da Dakar (punto di appoggio per sommergibili) a Costanza (per il petrolio romeno), a Salonicco (base logistica tedesca), a Creta (base aerea contro la Mediterranean Fleet), giunto all'Africa settentrionale promise: «Il Comando Supremo tedesco si nserva di far conoscere il definitivo pensiero sulla Cirenaica, non appena avrà n'cevuto j rapporti che sono stati richiesti' al Comando del corpo tedesco in Afn"ca e che giungeranno attraverso il gen. Garibaldi» (71). Da parte tedesca sembrano chiare sia l'intenzione di tacere sino all'ultimo le decisioni per l'operazione Barbarossa, sia la limitata importanza attribuita per il momento ali' Africa settentrionale; del resto, basta ricordare quanto affermato da Hitler nella sua direttiva n. 30 per il Medio Oriente: se e come si potranno sloggiare gli . inglesi dal Mediterraneo «sarà deciso soltanto dopo la fine dell'operazione Barbarossa», impresa che non era considerata di lunga durata (72). Per la pane italiana è innegabile l'acuto senso di disagio che si prova scorrendo nel verbale gli interventi di Cavallero, in un incontro che aveva desiderato. Ceno, egli aveva messo sul tappeto i vari argomenti importanti, ma lasciano interdetti l'atteggiamento timidamente riguardoso, da sottoposto, e la scarsa incisività delle domande, quasi dimenticando il tono, dei promemoria degli Stati Maggiori di forza armata, i voluminosi studi concludentisi quasi tutti con un non ce la facciamo, l'interesse vitale della Libia nel Mediterraneo. Poiché ignorava, almeno formalmente, l'imminente apertura del teatro d' operazioni russo, pienamente giustificato ;arebbe stato il suo risentimento per una convocazione così urgente ! così inutile. Volle, forse~ evitare una temuta risposta decisamente
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE.
negativa, oppure - subodorando qualcosa e più di qualcosa per l'est europeo - temette di apparire poco diplomatico costringendo l'interlocutore ad infrangere il segreto di una decisione di sì grande portata. Sta di fatto che Mussolini e Cavallero dovettero tornare a Roma assai poco soddisfatti della riunione, dell'alleato e fors'anche di se stessi.
3. L'OPERAZIONE Battfeaxe ( 15-1 7 GIUGNO 1941). Il 6 giugno le forze italo-tedesche gravitavano con sei divisioni nella zona avanzata, frazionate tra l'assedio di Tobruk e la difesa della frontiera egiziana, mentre la D.f. Bologna era suddivisa in due aliquote tra Bengasi ed Apollonia e la D.f. Savona, ancor più indietro ed incompleta, si trovava· a Sine fschizzo n. 25). La 5 a .squadra aerea in gran parte era dislocata sui campi della Cirenaica (schizzo n. 26). A quella data non si aveva la sensazione che la nuova offensiva britannica, prevedibile per numerosi indizi, tra cui la sospensione delle licenze e permessi, un più denso raggruppamento delle forze ad occidente di Sidi el-Barrani, l'arrivo di rinforzi ed il traffico radio simile a quello svolto nell'imminenza dell'operazione Brevity. Grosso modo, si ritenevano interessate al prossimo sforzo la 7 a divisione corazzata ed un paio di brigate di fanteria tra Sidi el-Barrani e Bir Habata e tre divisioni di fanteria (fra le quali la 4a indiana) tra Marsa Matruh ed ed-Daba. L'8 giugno si ebbe la sensazione che il nemico avesse completato lo schieramento ad . est di Sollum. Il giorno 13 le intercettazioni dettero conferma di ammassamenti di truppe corazzate verso il confine e l'esame delle fotografie aeree féce comprendere che l'avversario aveva rinforzato le unità aeree da bombardamento tra Marsa Matruh ed Alessandria. Infine·, il 14 giugno, quando fu conosciuta la diramazione ai Comandi inglesi di ogni livello del termine convenzionale Peter, a simiglianza del nome Fritz trasmesso prima di Brevùy, fu chiara la probabilità dell'inizio dell'offensiva per il giorno seguente. Rommel aveva intanto proceduto a qualche cambiamento nei comandanti. Il col. Olbrich era stato sostituito nel comando dell'8 • Panzerregiment dal magg. Ernst Bolbrinker; pure il gen. Streich era stato silurato ed il suo posto preso dal gen. Johannes vo.ò. Ravenstein, arrivato il 31 maggio. Anche la 15a Panzerdivision aveva cambiato il comandante: al gen. von Esebeck, ferito, era
IL DISPOSITIVO .AEREO IT.
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LE 13A1TAGLIE SUL FRONTI! 01 SOLLUM
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subentrato il col. Neumann-Silkow. Oltre a vari «rimpatri» il comandante dell' Afn'kakorps aveva molto girato fra i reparti di prima linea osservando, criticando, elogiando. Quando seppe che ormai l'ora H si avvicinava, mise in allarme il fronte di Sollum e ordinò alla sa leggera di portarsi a sud di Gambut. Lo schieramento al confine era il seguente (schizzo n. 27). caposaldo di Halfaya: a:ndava dal passo sino al mare. Era irrobustito da lavori di fortificazione campale e protetto da un campo minato non molto profondo e di limitata entità. Il suo presidio comprendeva 400 italiani (73) e SOO tedeschi (74); caposaldo di Sollum: inglobava Sollum Alta e Sollum Bassa. Era privo di lavori di fortificazione, perciò la difesa doveva poggiare sui muretti a secco e ripari di sacchi a terra. Il presidio ammontava a 200 italiani (7S ); caposaldo di Musaid: disponeva di piccoli lavori campali. Il suo presidio era di 220 italiani (76); caposaldo di Capuzzo: i pochi lavori di rafforzamento concernevano la ridotta. Vi si trovavano 180 italiani (77) e 30 tedeschi (78); caposaldo di q.206: presidiato da elementi della sa leggera; caposaldo di Bir Hafid (quota 208): tenuto da un complesso misto (79), era la struttura fissa più meridionale. A Bardia si trovava il resto del raggruppamento della Trento: il Comando del 62° fanteria, il I/ 61° ed il Il / 62 ° meno gli elementi dislocati nei capisaldi, ed una compagnia mortai da 81. La condotta della difesa era orientata sull'azione manovrata della 1Sa Panzerdivision (meno la 1sa brigata Schiitzen, schierata a Ras el-Medauuar, davanti a Tobruk) e della Sa leggera negli intervalli tra le strutture statiche. Di queste, una rivestiva massima importanza: L'Halfaya, vero perno del sistema. C'era qualche novità nello schieramento comrocarri tedesco . Dato il previsto attacco di corazzati, i pezzi contraerei da 88 erano stati destinati subito al compito controcarri (S si trovavano ad Halfaya, 4 a Bir Hafid e 4 con la 1Sa Panzerdivision) ed erano stati messi in linea i nuovi pezzi da S0 / 60. Po_co dopo le 4 del 1S giugno dai capisaldi più avanzati si udì un rombo di motori lontani , poi, alla luce del giorno, apparvero ai binocoli i punti neri dei carri ·inglesi in movimento. All 'Halfaya vi fu un solo commento: ~Sie kommen! Vengono!». L'operazione Battleaxe cominciava.
f I CAPISALDI SUL FRONTE DI SOLLUM IL 15 GIUGNO 1941
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Schizzo n. 27
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LE BAlTAGLIE SUL FRONTE DI SOLLUM
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La sera del 26 maggio - mentre appariva ormai chiaro che la perdita di Creta era soltanto questione di_giorni - i capi di Stato, Maggiore, a Londra, fecero il punto della situazione. L'occupazione di Creta da parte tedesca avrebbe consentito all'Asse 1'organizzazione di una linea di comunicazione marittima dalla costa occidentale ellenica alla Cirenaica. Per opporsi a tale evenienza, rifornire Malta e continuare l'insidia dei convogli diretti a Tripoli, occorreva disporre dei campi d'aviazione della Cirenaica orientale. Di conseguenza, il primo obiettivo da raggiungere era una vittoria decisiva nel deserto occidentale per «distruggere l'esercito nemico in una .battaglia combattuta con tutte le forze disponibili». Questa la direttiva indirizzata a Wavell con l'approvazione del piano per Exporter, l'intervento in Siria, proposto dallo stesso Wavell tre giorni prima. Churchill non si accontentò della comunicazione ufficiale e volle scrivere personalmente per ribadire a suo modo alcuni concetti, ma, soprattutto, per toccare un argomento che gli stava molto a cuore: «( ... ) Noi tutti siamo rimasti assai perplessi quando avete mandato Wilson in Palestina ed assegnato Beresford al Deserto Occidentale. Benché questi sia un buon , comandante di divisione è difficile ritenere che possa competere con Wilson in scatura militare, reputazione ed esperienza di un comando elevato nella guerra del deserto. ( .. . ) vi chiedo di considerare se c'è ancora tempo per dare a Wilson il comando [del Deserro Occidentale]» (80).
Appena presa visione del messaggio in partenza, Sir John Dill reagì immediatamente nei confronti del Premier, inviandogli a mano una lettera di decisa disapprovazione (« ... sento il dovere di farvi sapere che c'è molto in esso [messaggio] che non mi piace»), prima di tutto perché il dispaccio in questione nulla aggiungeva alle direttive appena spedite dai capi di Stato Maggiore in accordo con i suoi ordini; in secondo luogo per avere attribuito a Tobruk possibilità strategiche non realistiche; poi per certe espressioni, la cui forma era tale da poter fare equivocare in tema di accettazione di perdite, «Infine - contin uava Diii - non mi piace il suggerimento che Wilson assuma ora il Comando del Deserto Occidentale. Wavell può ritenere che se non lo accetta e le cose vanno male egli sarà biasimato. In realtà, cale suggerimento può turbare Wavell in una decisione che, giusta o errata che sia, egli ormai ha preso. E Wilson ha veramente grandi cose da compiere in Iraq ed in Siria» (81 ).
Wavell rispose a Dill dichiarando di voler impegnare tutte le sue forze corazzate nell' o!tensiva contro Rommel e con la speranza
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I.E.OPERAZIONI IN Af"RICA ~ElTF.NTRIONALF.
che ciò si rivelasse il fattore decisivo. Purtroppo la ricostituzione della 7 a divisione corazzata stava andando a rilento e non era possibile pensare di muoversi prima del 7 giugno, come minimo. Ed aggiunse: «Ritengo giusto informarvi che la portata del successo raggiungibile con questa operazione è, a mio avviso, dubbia». Confidava, comunque, di respingere Rommel ad ovest di Tobruk e riaprire le comunicazioni con la piazza. Naturalmente avrebbe colto qualsiasi occasione di sfruttare il successo, ma doveva tener conto delle difficoltà di natura meccanica relative ai carri appena sbarcati ed allo scarso addestramento del personale. «Non potremo concluse - accettare battaglia con fiducia nonostante l'inferiorità numerica, come facemmo con gli italiani». Poi inviò a BeresfordPeirse l'ordine per l'operazione, inizialmente denominata Bruiser (82) e successivamente Battleaxe, a seguito delle istruzioni preliminari diramate sin dal 1 ° maggio. Per questa offensiva erano stati scartati due progetti. Il primo considerava un attacco di fanteria sostenuta dai Matilda contro le posizioni di SoJlum-Bardia, mentre tutti i cruisers dovevano puntare rapidamente su Tobruk per rompere l'assedio. Fu messo da parte perché non vennero ritenuti sufficienti né le forze né i mezzi di trasporto. Il secondo progetto prevedeva, come primo tempo indispensabile, una battaglia iniziata dalla 7a divisione corazzata ad ovest della ridotta Capuzzo, lasciando la prosecuzione su Tobruk ad un secondo tempo. Anche questo progetto fu abbandonato: non consentiva, infatti, di affrontare l'avversario con tutte le forze riunite e non era detto che portasse alla desiderata battaglia. Il terzo progetto vçnne approvato e trasformato in piano. A base di esso stavano alcune convinzioni: era fondamentale che Rommel fosse pienamente battuto e sospinto oltre Tobruk; il fattore tempo. risultava importantissimo per evitare l'arrivo di rinforzi terrestri ed aerei allo schieramento avversario. Il disegno operativo prevedeva·, in sintesi, tre fasi: prima, disfatta delle truppe dell'Asse nella zona Bardia-Halfaya-Sidi Omar-Sidi Azeiz; seconda, avanzata su Tobruk-el Adem e disfatta delle unità assedianti la piazza; terza fase, sfruttamento del successo su Derna ed el-Mechili e, qualora possibile, oltre. Il· ruolo che la guarnigione di Tobruk avrebbe dovuto svolgere nella successione delle fasi veniva lasciato alla decisione di Beresford-Peirse. «Il successo di questa operazione è di· vitale importanza per la difesa dell'Egitto», incitò Wavell. Quanto prima la Western Desert Force si fosse mossa, tanto più grande, prevedibilmente, sarebbe stata la vittoria.
LE BA1TAGLI E SUL FRONTE DI SOLLUM
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Wavell volJe rispondere anche a Churchill e nel farlo non mostrò traccia di irritazione o di risentimento. Spiegò che nella sua scelta per il Comando del Deserto Occidentale aveva dovuto tener conto dei pesanti oneri riserbati a Wilson, prima in Grecia e poi in Palestina. Quanto a Beresford-Peirse, si trattava di un buon soldato, ben orientato sullo specifico scacchiere, che avrebbe certamente fattò bene. D'altra parte, al punto in cui si trovavano i preparativi nei due · scacchieri del Deserto e della Siria, non era proprio il caso di introdurre cambiamenti. Il 30 maggio . Wavell riferì a Dill lo stato di efficienza dei «tigrotti». Dei 21 carri leggeri Mark VI, 8 richiedevano una completa revisione; i 15 cruisers Mark IV (A 13) avevano il motore con elevata percorrenza; i 67 cruisers Mark VI (83) erano in buone condizioni; dei 135 Matilda, i primi 69 disponibili il 28 maggio avevano bisogno di numerosi piccoli lavori. Considerata la situazione, il giorno seguente dovette chiedere di essere autorizzato a posporre Battleaxe al 10 giugno e quando giungerà quella dati dovrà spostarla ancora di cinque giorni - con· somma irritazione di Churchill - per accontentare O'Moore Creagh, il comandante della 7a divisione corazzata, che aveva chiesto un supplemento di tempo per completare l'addestramento tattico ed al tiro degli equipaggi. Intanto, il mattino dell' 8 giugno era iniziata la campagna di Wilson in Siria. La sera del 10, dopo un'altra visita a Sidi el-Barrani, sede del Comando della Western Desert Force, Wavell trasmise a Dill le informazioni definitive circa Battleaxe. L'attacco doveva essere sferrato da tre colonne. Quella costiera - composta da una brigata indiana, il Centrai India Horse, un reggimento artiglieria da campagna ed una compagnia genio - avrebbe puntato su Sollum e dato concorso alla colonna centrale per la conquista dell'Halfaya. La colonna di centro - formata dal grosso della 4 a divisione e dalla 4 a brigata corazzata - avrebbe agito sulla scarpata, da sud, per prendere Halfaya, Musaid, Bir Wair e la ridotta Capuzzo. La colonna di sinistra - consistente nella 7a divisione corazzata, meno la 4 a brigata corazzata - doveva anch'essa agire sulla scarpata, ma assai più a su_d, lungo la direttrice Bir Habata-Sidi Suleiman-Sidi Azeiz, per dare protezione al fianco esposto del dispositivo e per imporre battaglia alle forze corazzate nemiche. Mentre le prime due colonne avevano il compito di affrontare le strutture statiche dell'Asse e di eliminarle, alla terza spettava l'accerchiamento e l'interruzione dei riforni~enti. Wavell prevedeva uno scontro di
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I.I' OPERAZIONI IN AFRICA SETfENTRIONALE
carri ad oriente della frontiera durante l'attacco al passo Halfaya oppure nell'area Capuzzo-Sidi Azeiz durante o dopo l'attacco alla ridotta. Dal risultato della prima fase della battaglia, dipendevano gli sviluppi dell'operazione. L'orientamento generale era di isolare Bardia e dirigersi su el-Adem con la 7 a divisione corazzata, due reggimenti di artiglieria e parte o tutta la 22a brigata delle Guardie, con una pausa di ventiquattro ore ove avesse avuto luogo il ricercato confronto tra corazzati. Il proseguimento su el-A<lem avrebbe preso un paio di giorni a causa della lentezza di movimento dei Matilda, ad ogni modo la guarnigione di T obruk non si sarebbe mossa sinché la 7 a corazzata non si fosse avvicinata tanto da poter combinare gli sforzi. Il mattino della vigilia, 14 giugno, Wavell mandò un messaggio di incoraggiamento a Beresford-Peirse: «Battleaxe è la più importante operazione finora intrapresa in Medio Oriente; ti suo successo porterà ad incalcolabili risultati. La prima decisiva di.sfatta te1Testre dei tedeschi sarà uno straordinanò evento (. . .}>>. Sulla base delle informazioni fornite dall'lntelligence Service, Wavell riteneva che la prima fase avrebbe opposto ai circa 200 tra cruisers e Matilda sicuramente i 100 Panzer del fronte di Sollum e solo nel caso peggiore anche i 200 Panzer accorsi dal blocco di Tobruk. Una rapida vittoria del primo giorno avrebbe, dunque, fatto sperare bene per il successivo. In realtà, la 15 a Panzerdivision disponeva soltanto di 85 carri efficienti e la 5 a leggera di una cinquantina. Il sostegno aereo assicurato dal maresciallo dell'Aria Tedder, che aveva sostituito Longmore, fu il massimo disponibile, a costo di correre qualche rischio in altri scacchieri. Furono raccolti quattro squadrons di caccia Hurricane ed uno di Tomahawk, due di bombardieri Blenheim, uno di Maryland e tre squadrons e mezzo di Wellington oltre a due altri squadrons per la esplorazione strategica. Però quattro squadrons erano appena affluiti dall'Africa orientale e non conoscenvano il deserto è molti
p1Iou non erano sperimentati. Secondo le previsioni il confronto tra le opposte forze aeree avrebbe visto 128 bombardieri medi e pesami inglesi contro 79 tedeschi e 49 italiani, e 116 caccia inglese contro 76 tedeschi e 156 italiani. La Royal Air Force aveva il compito di concentrare, in particolare, le incursioni dal 12 al 15 giugno sulle colonne nemiche in movimento tra Tobruk e la frontiera. Durante la battaglia pattuglie di caccia dovevano mantenersi sul cielo degli scontri terrestri, mentre i bombardieri sarebbero stati pronti ad intervenire, su richiesta. La Medite1Tanean Fleet, dal canto suo, doveva prepararsi ad aprire al traffico il porto di Sollum e continuare il rifornimento di Tobruk.
I.E BATIAGUE SUL FRONTE DI SOC.1.IJM
QUADRO DI BATI'AGLIA DELLA WESTERN DESERT FORCE PER L'OPERAZIONE BATI'LEAXE
Comando della Western Desert Force (ten. gen. Noel Bercsford-Peirse) 7• divisione corazzata (magg. gen. Michael O'Moorc Crcagh) su
4• brigata corazzata (brig. A.H. Gatehouse): 4° Royal Tank Regiment (su Matilda) r Royal Tank Regiment (su Matilda)
7• brigata corazzata (brig. H.E. Russe!); 2 • Royal Tank Regiment (su cruisers vari) 6° Royal Tank Regiment (su Crusader) Gruppo di sostegno (brig. JC. Campbell); 1•, 3 •, 4 • e 106 • artiglieria a cavallo I btg. King 's Royal Rifle Corps II btg. Rifle Brigade Unità divisionali: 11 • ussari 4 • compagnia genio 13• compagni parco campale I
4• divisione indiana (magg. gen. F.W. Messervy) su 11 • brigata fanteria indiana (brig. R.A. Savory); II btg. Queen's Own Cameron Highlanders l /6° Rajputana Rif/es II/ 5 • Maharatta 22• brigata delle Guardie (brig. I.D . Erskine): I btg. Buffi II btg, Scots Guards III btg. Coldstream Guards Unità d ivisionali: Centrai India Horse 25' e 31 • artiglieria da campagpa 4•, 12•, 1&• e 21" compagnia genio 11 • compagnia parco campale
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IL PRIMO GIORNO DEI (15 gi
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L'OPERAZIO igno 1941) NE BATI1.EAXE
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Schizzo n. 2 8
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LE OPERAZIONI IN AfRJCA SETrEITTRJONALE
LE FORZE CONTRAPPOSTE DURANTE L'OPERAZIONE BA1TIEAXE grandi unità italo-tedesche supposte dal nemico
in realtà
alla frontiera: 5' leggera 5 • leggera 15' Panzer 15 • Panzer D . moc. Trento raggr. Trento
davanti a Tobruk: D . cor. An'ete D. cor. Ariete D .f. Brescia D.f. Brescia D. mot. Trento(·) D.f. Pavia sul gebel cirenaico D.f. Bologna I D .f. Bologna
grandi unità britanniche in realtà
supposte dal nemico
alla frontiera: 7' D . cor.: 4 • brigata cor. 4 • brigata cor. 7• brigata cor. 7• brigata cor. gruppo sostegno 4• D.f. indiana: 4• D.f. indiana 11 • brigata ind. 22 • brigata G . 22• brigata G. brigata cav. (?) ... brigata mecc.
a Marsa Matruh: unità imprecisate due divisioni
I
Nel tardo pomeriggio del 14 la colonna costiera lasciò Bug Bug e Sofafi. Poco dopo la mezzanotte le truppe di Beresford-Peirse avevano raggiunto le basi di partenza. Il disegno operativo sinteticamente esposto in precedenza trovò una certa complessità di esecuzione sul piano pratico (schizzo n. 28). La 11 a brigata indiana (gen. Savory), che aveva come obiettivo Sollum e doveva concorrere alla conquista del passo Halfaya, cominciò ad avanzare lungo la striscia costiera con il I/ 6 ° Rajputana Rifles, il II/ 5 ° Mahratta, due plotoni dello squadrone A del 4 ° Royal Tanks (equ1paggiati con Matilda) ed una batteria da campagna da 88 / 2 7. Alle 5, 4 5 i Rajputana procedevano tenendosi sul pendio, i carri ed i Mahratta in piano. Seguiva il Centrai India Horse. Dapprima gli appigli del terreno offrirono qualche protezione, ma non appena i due battaglioni giunsero a distanza ravvicinata dalle posizioni italo-tedesche un pesantissimo fuoco di arresto li fermò. I sei Matilda, poi, entrarono nel campo minato steso davanti allo sbarramento costiero tenuto dalla 1 a compagnia tedesca e non ne uscirono più: quattro saltarono sulle mine e due rimasero bloccati pur continuando a far fuoco. Il resto della 11 a brigata indiana, e cioè il Il battaglione dei Queen 's Own Cameron Highlanders rinforzato dallo squadrone C
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LE O PERAZIONI JN AFRICA SETTENTRIO NALE
del 4 °Royal Tanks e da una batteria da 88 / 27 del 31 ° artiglieria da campagna, si era mosso alle 6 seguendo la pista lungo il bordo della scarpata, verso le posizioni dell'Halfaya. A circa un chilometro dal passo lo squadrone si aprì a ventaglio ed accelerò l'andatura. Dietro i Matilda avanzarono i Camerons, presto però distaccati. La batteria doveva preparare l'assalto carrista con un intenso ma breve bombardamento. Una serie di razzi verdi e la comunicazione radio «macchie verdi» avrebbe segnalato l'avvenuta conquista del passo. Verso le 9, 15 il comandante del 4 ° Royal Tanks - che seguiva via radio l'azione - ricevette il messaggio convenzionale «macchie rosa», significanté che tutto stava procedendo per il meglio. All'improvviso, verso le 10, risuonò la voce allarmata del comandante dello squadrone C: «Stanno facendo a pezzi t mtez cam'!» (84). Il presidio dell'Halfaya era retto dal cap. Bach, pastore evangelico e splendido comandante, il quale, appostate convenientemente tutte le sue armi nelle postazioni ottimamente realizzate dai genieri italiani, aveva ordinato di aprire il fuoco solo a portata di tiro sicuro. Quando la «Regina del campo di battaglia», il Matilda, apparve in piena vista l' 88 controaereo entrò bruscamente in azione e la «R.egina» scese dal trono. Nella rapida successione di una grandine di proiettili perforanti, undici su dodici Matilda andarono presto in fiamme, mentre tutto il fuoco della difesa si scatenava sugli attaccanti incurante del tiro dell'artiglieria inglese. Semisommersa dalle esplosioni, la batteria da 100/ 17 del 2 ° artiglieria celere, controllata direttamente dal comandante del gruppo, niagg. Pardi, continuava a sparare furiosamente. Due soli carri inglesi erano rimasti, un Matilda ed un carro leggero. Si unirono al battaglione· dei Camerons che, ricacciati da un contrassalto, avevano trovato rifugio alla testata di un uadi, rimanendovi inchiodati per tutto il giorno (ed il successivo). Così, praticamente, terminò l'attacco al passo dell'Halfaya, non certo a torto soprannominato poi Hellfire Pass (passo del fuoco d'inferno). La colonna centrale, attestatasi nella zona di Bir Habata, si diresse verso nord-ovest e, più o meno all'altezza di Bir el-Chreigat, si aprì su un fronte di circa 25 chilometri, dietro uno schermo di autoblindo. Era costituita dal grosso della 4a brigata corazzata (gen. Gatehouse) con il 4 ° ed il 7 ° Royal Tanks, tutti dotati di Matilda, ~ due reggimenti di artiglieria a cavallo nonché dalla 22 ° brigata Guardie (gen. Erskine) con il I Buffi, II Scots e il III Coldstream Guards e con il 25 ° e 31 • artiglieria da campagna. A destra, sulla
LE BATfAGLIE SUL FRONTE 0 1 SOLLUM
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pista per Sidi Suleiman, avanzava lo squadrone B del 4 ° Royal Tanks. Più al centro procedevano in parallelo il 7 ° Royal Tanks e le Guardie: dovevano puntare sulla ridotta Capuzzo, loro obiettivo, superando - senza impegnarla - la posizione di q. 206, che le informazioni davano come ben difesa. Infine, sulla sinistra c'era lo squadrone A (meno i due plotoni distaccati con la prima colonna) del 4 ° Royal Tanks, con compiti di fiancheggiamento. Il 7° Royal Tanks oltrepassò q.206, raggiunse il reticolato di frontiera ed attese per un paio d'ore le Guardie, poi riprese il movimento, oltrepassò il confine e procedette ad una velocità di una, quindicina di chilometri all'ora, seguito a distanza dalla fanteria a piedi. I Matilda arrivarono alla ridotta Capuzzo attorno a mezzogiorno ed irruppero nel caposaldo, dopo breve lotta, cacciandone i difensori. Nello scontro cinque carri erano stati distrutti ed alcuni danneggiati. Un primo immediato contrattacco tedesco con Panzerjager venne respinto con la perdita di altri tre tanks, poi il sopraggiungere delle Guardie consentì il consolidamento alla ridotta e l'ampliamento della lotta verso Musaid. Il caposaldo italiano fu assalito, verso le 17, da alcuni Matilda accompagnati da un battaglione delle Guardie, ma resistette ed i carri si arrestarono a circa 900 metri dalla posizione. Allora, lentamente, la penetrazione britannica si limitò ad interdire le comunicazioni tra le strutture statiche ancora in mano italo-tedesca e ad una puntata in direzione di Bardia, peraltro senza molta convinzione, anche perché l' intervento di iniziativa di un cannone da 88 portato alla periferia di Bardia e di due Pzkw IV, dotati di pezzo da 75, causò la perdita di una mezza dozzina di Matilda. Di maggiori dimensioni fu il contrattacco sferrato alle 18,30 da un battaglione del 5 ° Panzerregiment per riprendere Capuzzo. Si tradusse in un nulla di fatto e la ridotta rimase in possesso degli inglesi. «Questo contrattacco osservò Liddell Hart - sarebbe potuto essere assai più pesante se l 'attenzione del nemico non fosse stata concentrata per tutto il giorno sulla maggior minaccia potenziale rivestita dall'avanzata della 7a divisione corazzata, sulla sinistra» (85 ). Tuttavia, non era tanto l'incertezza sul centro di gravitazione dello sforzo britannico quanto l'assenza della sa leggera a condizionare il comportamento della 15 a Panzerdivision. Inevitabilmente questa era costretta ad una certa cautela, tanto più che chiaramente la vittoria avrebbe arriso ai carri che avessero vinto il grande confronto diretto. Quanto allo squadro.ie A del 4 ° Royal Tanks, pervenuto a sua volta al reticolato all'altezza di q.206, lo superò catturando due
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LE OPERAZIONI IN AFRIC',.A SETIENTR!ONALE
piccoli posti tedeschi, quindi distaccò un plotone verso il caposaldo di q .206 : I tre carri vennero immediatamente messi fuori combattimento e lo stesso accadde al Matilda del comandante dello squadrone, spintosi anch'egli a riconoscere la posizione. Nel contempo alcune autoblindo tedesche piombavano sul piccolo reparto lasciato a guardia dei prigionieri, mettendo fuori uso altre tre tanks, liberando i prigionieri in questione e facendone altrettanti. A questo punto il comandante del 4 • Royal Tanks, ten. col. O'CarroH, informato via radio, chiese l'autorizzazione a fare intervenire i sedici carri dello squadrone B, tenuto in riserva. Non è chiaro come il gen. Messervy, che coordinava l'azione, avesse inteso eliminare il caposaldo di q.206, che ceno non poteva essere lasciato in vita. Comunque si oppose alla richiesta, evidentemente temendo di trovarsi in seguito a cono di carri. Soltanto dopo qualche ora ritornò sulla decisione iniziale ed autorizzò 1' impiego dello squadrone B. Punroppo, nel frattempo, il comandante dello squadrone A, il quale, pur essendo rimasto con appena quattro carri efficienti, non si rassegnava, volle tentare un ultimo sforzo alle 16,30. Gli andò male e restò con uq. solo Matilda. Il nuovo attacco venne effettuato nel tardo pomeriggio dailo squadrone di riserva, seguito da una compagnia di fanteria e con l'appoggio di numerose aniglierie. Questa volta il caposaldo di q.206 cadde. La 7a brigata corazzata (geo. Russel) costituiva la colonna di sinistra. Era formata dal 2 • Royal Tanks con 38 cruiser di vario tipo (due squadroni con A 9 ed A 10 ed uno con A 13), dal 6° Royal Tanks con 50 Crusader e dall' 11 • ussari. Aveva lasciato per prima la base ,di panenza perché il tragitto da compiere era assai più lungo. Ancor più a sinistra, ad ovest di Sidi Omar, si muoveva in assoluta autonomia il gruppo di sostegno (gen. Campbell) - con il I battaglione del King 's Royal Rifle Corps, il II battaglione della Rifle Brigade, un reparto di autoblindo ed una batteria a cavallo incaricato della difesa del tergo della massa d'attacco e delle .colonne di rifornimento. Obiettivo della 7 a brigata cor. era Hafid Ridge, il costone di Bir Hafid: un piccolo 'rilievo di forma allungata nel senso dei paralleli, con tre dossi. Il particolare topografico, unitamente agli effetti ingannatori dell'aria calda del deseno, ebbe una conseguenza non determinante ma dannosa. Alle 9,50 il geo. Creagh ricevette la comunicazione che Hafid Ridge era stato occupato. Si trattava di un errore. Lo squadrone B del 2° Royal Tanks era, sì, giunto sul primo dosso ma, caduto sotto un terribile fuoco di pezzi controcarri e da campagna, aveva dovuto ripiegare.
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Un nuovo tentativo venne compiuto a mezzogiorno con l'intervento dello squadrone A e di una batteria a cavallo. Ebbe buon esito, però il profilarsi di altre bocche da fuoco dal secondo dosso indusse ancora alla ritirata, dopo aver perduto cinque cruisers. Subentrò una lunga stasi derivante dall'incertezza della situazione. In questa pausa la ricognizione aerea segnalò che formazioni corazzate nemiche provenivano da occidente dirigendosi verso Sidi Azeiz. Per di più, osservatori terrestri comunicarono che i tedeschi stavano per ritirarsi da Hafid Ridge. Il gen. Russel giudicò il momento opportuno per la ripresa dell'attacco e ordinò che il 6 ° Royç1,I Tanks mandasse due squadroni ad elim,inare il gruppo di autocarri individuato sul rilievo. Purtroppo era un'abile trappola ed il debutto dei Crusader fu sfortunato: non appena essi superarono il dosso, i pezzi da 88 e da 50 tedeschi cominciarono a sparare a colpo sicuro colpendo a morte undici carri e danneggiandone · gravemente sei. Come se non bastasse, un battaglione del 5 ° Panzerregiment, sceso da $idi Azeiz, apparve sulla sinistra. Dopo una serie di scontri, la 7 a brigata corazzata ripiegò rapidamente verso il reticolato, lasciando sul campo più di metà dei suoi cruùers. In tutto il primo giorno Rommel praticamente non influì direttamente sulla lotta in corso alla frontiera. Si limitò ad ordinare al col. Neumann-Silkow di «tenere ti passo Halfaya e battere il nemico, in attesa dei rinforzi. Nel corso della mattinata apparve chiaro il disegno di Beresford-Peirse. Alle 7,30 Rommel era stato avvertito che ad una quindicina di chilometri a nord di Sidi Omar una forte colonna britannica stava avanzando verso settentrione. Ritenne quindi che il nemico intendesse avvolgere o investire il fianco occidentale dal caposaldo di Capuzzo e liberare Tobruk, dopo aver annientato la 15a Panzerdivision. Poco dopo, le informaiioni della ricognizione aerea dettero la certezza che il nemico si proponeva di occupare la-ridotta Capuzzo e Bir Hafid e, più tardi, la radiointercettazione consentì di ricostruire gli indicativi delle unità, i nomi dei comandanti e, soprattutto, i dati riguardanti i carri e le artiglierie britanniche. Rommel, che già aveva ·messo in stato di allarme la 5 a leggera, ordinò allora a von Ravenstein di orientarsi ad intervenire secondo gli sviluppi degli avvenimenti , ma intanto di avviare a Sidi Azeiz un battaglione del 5 ° Panzerregiment con un'aliquota del gruppo esplorante. Poi chiese a Gambara, capo di Stato Maggiore del Comando Superiore, di recarsi al Comando tattico dell'Afii:kakorps per un colloquio sulla situazione. La caduta di Capuzzo e del caposaldo di q. 206 tolsero ogni
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dubbio sulla manovra controffensiva da sferrare l'indomani: la 1s.a corazzata avrebbe attaccato da nord in direzione della ridotta e la 5a leggera, portatasi con un largo giro a Sidi Omar, avrebbe proseguito su Sidi Suleiman-Halfaya, avvolgendo le forze britanniche nella zona Capuzzo-Sollum. Intanto il Comando Superiore, preoccupato per la persistente possibilità di un tentativo di sortita da parte della guarnigione di Tobruk, specie nel settore orientale, più strettamente interessato all'operazione in corso, aveva messo a disposizione di Rommel il raggruppamento Montemurro, costituito con gli elementi dell'An'ete utilizzabili: un battaglione bersaglieri · di formazione, l'VIII battaglione carri M 13, due compagnie da 47/32 ed un gruppo da 75/27, per complessivi 2.000 uomini circa. Il raggruppamento doveva sostituire la 5 a leggera come riserva dell'Afri:kakorps, dislocandosi ad oriente di el-Adem, sul Trigh Capuzzo. - La sera del 15 il quadro era il seguente: i caposaldi di Capuzzo e di q. 206 si trovavano in mano britannica, tutti gli altri resistevano, più o meno impegnati. Risultavano messi fuori combattimento 60 tanks, ma non si riusciva a calcolare quanti ancora potessero essere impiegati dalla 7a divisione corazzata. Le perdite tedesche in Panzer erano lievi. Alle 23 Gambara comunicò a Gariboldi che Rommel ancora non aveva precise notizie della 5 a leggera, inviata da alcune ore a Sidi Azeiz, comunque insisteva per . disporre di altre forze. Gambara suggerì di portare avanti al più presto la D.f. Savona, a titolo precauzionale, ma tenne ad esprimere una sensazione personale: che la situazione fosse meno preoccupante di come veniva presentata. In fondo, «a sinistra i nostri· tengono ancora e, date le perdite subite dagli inglesi, questi non possono insistere nell'attacco con l'irruenza di questa mattina» (86). In effetti la 7 a divisione corazzata non si trovava su di un lett~ di rose. Dei cento Matilda con i quali la 4 a brigata corazzata aveva iniziato l'offensiva appena 37 (20 del 4° Royal Tanks e 17 del 7° Royal Tanks) erano ancora in grado di battersi, anche se una frettolosa opera notturna di riparazione concentì di rimetterne in efficienza altri 11. La 7a brigata corazzata dagli 88 cruisers. iniziali era scesa a 37 ( 19 del 2 ° Royal Tanks e 18 del 6 ° Royal Tanks), cui si aggiunsero poi 11 carri riparati nottetempo. A conti fatti, il gen. O'Moore Creagh aveva perduto il 50% dei propri mezzi nel primo giorno, senza aver ancora affrontato il grosso dei Panzer. La seconda giornata di battaglia cominciò bene per Beresford-
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Peirse , ma finì aprendo la porta a notevoli preoccupazioni. Egli aveva ordinato che la 4a indiana rinnovasse gli attacchi per impadronirsi del passo Halfaya e tenesse saldamente la ridotta Capuzzo, cosa che adesso appariva piuttosto facile, essendo il battaglione delle Scots Guards riuscito ad occupare il caposaldo di Musaid con un'azione notturna (ore 4,30), e che la 7a divisione corazzata si impadronisse di Bir Hafid con la 4a brigata corazzata e manovrasse con la 7 a brigata corazzata ed il gruppo di sostegno contro il movimento aggirante che i tedeschi sembravano intenzionanti ad effettuare verso Sidi Omar (schizzo n. 29). Dal canto suo, ·pensando . che gÌi inglesi avre.bbero ripreso il rnmbattimemo all'alba, Rommel volle precederli ed assumere l'iniziativa. Alle 15 la 15a Panzer si mise in marcia su due colonne, costituite dall' 8 ° Panzerregiment e da un battaglione del 5 °, ed un'ora dopo attaccava Capuzzo da due lati. Si trattava di un'ottantina di carri e l'arrivo di una tale massa corazzata indusse su bito il gen. Messervy a trattenere in zona la 4 a brigata corazzata, né BeresfordPeirse da Sidi el-Barrani , ove si trovava col proprio Comando, osò insistere sugli ordini iniziali non essendo in grado di giu dicare gli eventi. Così la progettata occupazione di Bir Hafid venne abbandonata da parte britannica; in compenso il col. Neumann-Silkow ricevette un'imprevista accoglienza ad opera di una selva di bocche da fuoco, comprese quelle dei Matilda che sparavano a scafo sotto. Alle 7 ,45 il servizio di intercettazione tedesco comunicò che nella lotta attorno a Capuzzo erano impegnate buona parte della 22 a brigata Guardie ed il 7 ° Royal Tanks (il 4 ° non si era ancora immesso nel combattimento) e che , secondo il nemico, era in corso una <<grande battaglia di cam·». Purtroppo le cose si erano messe male per la 15 a Panzer: alle 10,30 Ne1,1mann-Silkow dovette avvertire Rommel di essere rimasto con trenta carri davanti alle posizioni inglesi pressoché intatte. A mezzogiorno fu costretto a ripiegare. Altrove la situazione non si presentava così favorevole per Messervy . È pur vero che, ricacciati i Panzer, le Scots Guards poterono dirigersi da Musaid a Sollum Alta, però la pressione contro il caposaldo dell'Halfaya non riusciva a superare l'ostinata resistenza del presidio italo-tedesco. Alle 10 la compagnia di intercettazione dell 'Afrikakorps raccolse messaggi che ordinavano alla 11 a brigata indiana di avanzare lungo la striscia costiera verso Sollum-Bardia senza badare a quello che avrebbe lasciato dietro di sé (87), ma tre quarti d'ora più tardi la brigata comunicava di non riuscire ad aprirsi il passo.•
IL SECONDO GIORNO DELL'O: ( 16 giugno
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Schizzo n. 29
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LE BA1TAGLIE SU1. FRONTE DI SOLJ;UM
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Ad occidente, gli antago~isti erano la 5 a leichte e la 7 a brigata corazzata. La prima aveva iniziato il movimento avvolgente all'alba. La seconda era in cauta attesa, non potendo più contare sul concorso della 4 a brigata corazzata; tuttavia, ebbe modo di cogliere un paio di fa(ili successi. Verso le 9 i suoi reggimenti investirono una grossa colonna motorizzata scortata da pochi carri causandole perdite e respingendola in disordine verso il deserto; poco dopo il 6 ° Royal Tanks piombò su un'altra autocolonna di circa 200 veicoli e la fece a pezzi. Il timore dell'aggiramento tedesco provocò tutta una serie di combattimenti e finì per convogliare nella zona di Sidi Oma,r l'intera brigata. Verso le 13 il 6 ° Royal Tanks, ridotto a dieci Crusader (due erano stati perduti ç sei sgomberati sul tergo per danni o avarie meccaniche), si trovava ad est del reticolato aspettando di fare ii pieno di carburante e di munizioni, ed il 2 ° Royal Tanks, che si era battuto con il gruppo di sostegno, sostava ad una diecina di chilometri di distanza. Di fronte alla 7 a brigata si ·era arrestata, anch'essa per rifornirsi, la 5a leggera. Alle 19, questa, sfruttando il fuoco della propria artiglieria, ripartì puntando direttamente sul 6° Royal Tanks. Gli inglesi non l'attesero: pur non subendo danni, indietreggiarono gradualmente, il che consentì alla divisione tedesca di piegare verso nord-est, alla volta del 2 ° Royal Tanks. Le ombre dalla sera, interrompendo il duello, vennero in aiuto della 7a brigata corazzata rimasta con 25 cruisers io tutto, divisi in due gruppetti isolati, e nell'impossibilità di rifornirsi durante la notte. La vittoriosa 5 a leichte· aveva aperta davanti a sé la strada per Sidi Suleiman. Quel pomeriggio Wavell, inquieto sull'andamento della battaglia, si era recato a Sidi el-Barrani. Vi arrivò proprio mentre Beresford-Peirse rientrava da una visita ai suoi divisionari, tanto soddisfatto per l'andamento delle cose - ma il combattimento della 7a brigata corazzata gli era stato indicato, alquanto semplicisticamente, come «scontro n ·uscito» (88) - da aver confermato, per l'indomani , le direttive iniziali. Wavell, proprio, si sentiva a disagio. L' Halfaya stav;i resistendo ad ogni sforzo della 11 a brigata indiana; la Royal Air Force aveva subito pesanti perdite ed i carri di Creagh non superavano i 40 cruisers ed i 30 Matilda, mentre con ogni probabilità il nemico era in grado di gettarne nella mischia molti di più. La sera stessa Messervy e Creagh si misero d'accordo : la 22a Guards Bngade avrebbe t~uto saldamente le posizioni di Capuzzo-Musaid e la 4a brigata corazzata si sarebbe riunita alla 7a per
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affrontare i Panzer dell' Afnkakorps (89). Purtroppo, come abbiamo visto, la 7a brigata corazzata era in cattivo stato, al punto che ai primi chiarori del 17 giugno il 2 • Royal Tanks si ritirò nella zona di Bir Chreigat per riordinarsi ed il 6 • finì per imitarlo, dopo un piccolo tentativo di opporsi alle superiori forze nemiche. Così la brigata di Russe!, a circa 25 chilometri dalla frontiera, non si trovava ceno nelle migliori condizioni per operare in efficace cooperazione con quella di Gatehouse. Non risulta che Beresford-Peirse abbia assunto una precisa posizione di fronte agli eventi e gli accordi presi dai due divisionari sembrano un poco vaghi e, ad ogni modo, superati nel corso della notte. Sta di fatto che Rommel si rese immediatamente conto che la partita era giunta ad una svolta. Nessuna eventuale pressione britannica esercit;i.ta da Capuzzo contro Bardia o contro Bir Hafid sarebbe stata portata a fondo dinnanzi al timore di una irruzione di mezzi corazzati avversari nelle retrovie ed al pericolo di un ingabbiamento. Pertanto ordinò che la 15a Panzer disimpegnasse la maggior parte delle sue truppe mobili ed a tutta velocità raggiungesse la 5 a leichte per attaccare, insieme, lungo la direttrice Sidi Suleiman-Halfaya. Naturalmente il disegno avrebbe avuto tante più probabilità di riuscita quanto prima fosse stato messo in opera, evitando, in altri termini, che Creagh assumesse l'iniziativa. A tale scopo, Rommel dispose che la riunione delle due divisioni a Sidi Omar non avesse luogo oltre le 4,30 del mattinQ, ora stabilita per l'inizio dell'avanzata su Sidi Suleiman. Alle prime ore del 17 giugno la dislocazione delle brigate di Creagh non era tale da consentire rapidi interventi, comunque la notizia che la 15 a Panzerdivision stava lasciando la propria zona di raccolta indusse Messervy a ritenere imminente un nuovo tentativo di riprendere la ridotta Capuzzo e, di conseguenza, a bloccare in posto la 4a brigata corazzata. Quando poi si seppe che, invece, la 15 a Panzerdivision stava rapidamente scendendo verso Sidi Omar, la tensione nel settore di Capuzzo-Musaid si sciolse ma iniziarono le preoccupazioni per la sorte dell'intero corpo britannico. l'attacco tedesco ormai stava delineandosi con lampante evidenza. Alle 8 la 5a leggera aveva raggiunto Sidi Suleiman, dopo aver respinto verso Bir el-Chreigat la 7a brigata corazzata. In compenso, più a nord, la 4 a brigata corazzata aveva fatto in tempo ad intercettare la 15 a Panzerdivision, che muoveva su Alam Abu Dihak, riuscendo ad arrestarla temporaneamente. Il gen. Creagh si trovava adesso di fronte ad un problema assolutamente non previsto ed angosciante (90), aggravato da
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soluzioni di continuità verificatesi nelle trasmissioni. Senza esitare e trascurando le misure di sicurezza fece un'allarmata comunicazione a Sidi el-Barrani: le sue disponibilità si riducevano a 22 cruisers e 19 Matilda e Rommel minacciava di tagliar fuori tutte le forze inglesi rimaste nella zona di Capuzzo ed all'Halfaya !(schizzo n. 30)-:. Poteva Beresford-Peirse accorrere in aereo ad Alam el-Fakhir - a sud-est di Bir el-Chreigat, ove nella notte era stato trasferito il Comando della 7a divisìone corazzata - per decidere il da farsi in simili frangenti? Beresford-Peirse confermò ed aggiunse che avrebbe condotto seco un:a personalità. Naturalmente la comunicazione ·venne intercettata subito. «Secondo le apparenze - ebbe a scrivere Rommel, basandosi appunto su tale episodio - z/ capo britannico non si raccapezzava più in quella situazione. Vidi chiaramente che per ti momento i bn"tannici non avrebbero intrapreso nulla, dato che non sapevano a qual punto si trovassero. Io decisi di approfittarne per chiudere la sacca fino ad Ha/fayai1 (91). Il comandante dell'Afrikakorps impartì l'ordine a von Ravenstein ed a Neumann-Silkow verso le 9, precisando però che occorreva impedire ai carri inglesi di sfuggire. Adesso era anche disposto ad accettare una battaglia di carri: aveva appreso le difficoltà in cui si dibatteva la 7 a divisione corazzata in fatto di munizioni e di carburante. Alle 10,45 Messervy chiamò Creagh alla radio e, parlando in indostano per cautelarsi contro intercettazioni, gli disse che al I punto in cui erano giunte le cose giudicava necessario il ripiegamento dalla .ridotta Capuzzo e da Musaid per non essere tagliato fuori. Il movimento retrogrado avrebbe avuto inizio alle ore 11. Creagh, ovviamente, nulla ebbe da obiettare, anche perché era in grado di constatare le precarietà delle retrovie .. Porn prima di mezzogiorno Wavell e Beresford-Peirse arrivarono al Comando della 7 a divisione corazzata. Il · comandante in capo ascoltò il resoconto degli avvenimenti, volle un quadro delle forze contrapposte (92), poi ordinò di contrattaccare a Sidi Suleiman e.on tutti i mezzi corazzati disponibili. Quindi fece convocare Messervy. Allorché questi arrivò, Wavell aveva un'espressione molto seria. Chiese nuovamente un rappono sui combattimenti, riesaminò ancora le forze contrapposte, infine revocò l'ordine di contrattaccare a Sidi ,Suleiman e decise di interrompere l'operazione Battleaxe e di recuperare quanti più carn danneggiati fosse possibile. A Messervy si limitò ad osservare: «Penso che, date le circostanze, abbiate fatto bene a ritirarvi; ma gli" o,dim· sarebbero dovuti proven_ire · dalla Western Desert Force» (93). ·
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Verso le 13 le posizioni perdute nei primi due giorni cominciarono ad essere riconquistate. Alle 17 giungeva a Sidi Azeiz anche la colonna Montemurro, fatta affluire da Rommel , che si affrettò a presidiare la ridotta Capuzzo, Musaid e Sollum Alta. I Panzer della 5 a leggera, intanto, oltrepassato Sidi Suleiman, avevano proseguito verso Halfaya, mentre le sue fanterie impegnavano il gruppo di sostegno tra Gasr el-Abd e Bir Sceferzen. Ma lo sforzo tedesco trovò un ultimo ostacolo imprevisto: l'aspra opposizione della 4 a brigata corazzata ali' avanzata della 15 a Panzer. Per quanto Gatehouse potesse utilizzare appena 14 carri del 7° Royal Tanks e 15 del 4 °, per quasi sei ore si battè vigorosamente per mantenere aperta una via d'uscita alle altre unità inglesi. Questa volta , assenti i pezzi da 88, i Matilda si mostrarono validi avversari e, anche se alla fine si ridussero ad un terzo, riuscirono ad evitare il disastro. Le due divisioni germaniche raggiunsero il passo Halfaya dopo le 16 e si rivolsero verso nord, ma nel grande spazio esistente tra Sidi Omar e l'Halfaya il nemico era ormai già sfuggito e la notte consentì una ritirata ordinata sulla linea Sidi el Barrani-Sofafi (schìzzo n. 31). Rommel non fu soddisfatto deJla conclusione: «Ero straordinariamente im'tato per la perdita di un 'occasione così propizia. Giusto sarebbe stato affrontare ti nemico subito dopo aver raggiunto la posizione di Halfaya, costringerlo a combattere ed impedirgli di scappare. In taf modo avremmo potuto eliminare una gran parte defle sue forze offensive» (94). Tuttavia, per obiettività, occorre riconoscere che le unità britanniche erano già fuori dalla sacca. l'aviazione italo-tedesca aveva partecipato attivamente alla battaglia con azioni di bombardamento e di mitragliamento e con l'attiva ricognizione dei movimenti della Western Desert Force, ma anche la Royal Air Force aveva speso moltissimo. La sua ricognizione operò praticamente senza interruzione alle spalle del oostro schieramento dall'alba al tramonto e Creagh dovette alla sua tempestiva segnalazione d.eJla rapida avanzata delle divisioni tedesche sulla sinistra della 7a divisione corazzata se poté sottrarsi ad una totale sorpresa. È bensì vero che secondo Churchill la superiorità aerea britannica andò completamente sciupata, anche per «fornire alle truppe piccoli ombrelli di protezione» (95 ). Rientrato al Cairo nel pomeriggio, Wavell si accinse ad un passo penoso: informare Dill delJa sconfitta. Cominciò il dispaccio con queste parole: «Sono doj.ente di comunicare ti fallimento di Battleaxe ( ... )» (96).
LA SITUAZIONE AL TERMH (18
~E DELL'OPERAZIONE -BATfLEAXE• giugno 1941)
Schizzo n. 31
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LE BATI"AGLIE SUL FRONTE 01 S0l.LUM
Le perdite furono variamente calcolate. Quelle del personale, secondo i dati forniti dal Comando Superiore, si tradussero complessivamente in 1.277 italiani e tedeschi contro poco più di 1.000 britannici (97):
uff.
Dispersi
Feriti
Morti
Perdite
truppa
uff.
truppa
uff.
Totale
truppa
Italiani Tedeschi
2
86 93
14 15
322 340
6 6
162 229
592 685
Totali
4
179
29
662
12
391
l.277
2
Iri fatto di carri, le cifre sono molto discordanti. Il Deutsches Afnkakorps, in una comunicazione del 22 giugno, dichiarò 249 carri britannici (237 fuori uso e 12 efficienti) contro soli 12 Panzer distrutti (98). Wavell riferì di aver perso 95 carri: 25 cruisers e 70 Matilda, contro 40-50 Panzer. Churchill registrò dati ancor diversi: «Andarono perduti 29 cam· da crociera e 58 del tipo I (. . .). Si sostenne che la parte migliore dei 200 cam· nemici sia stata allora messa fuori combattimento» (99). Ovviamente la grande differenza è da attribuirsi anche al fatto che l' Afnkakorps restò padrone del campo dì battaglia, perciò poté limitarsi a considerare perduti solo i carri veramente distrutti, tutti gli altri essendo stati recuperati ed inviati alla riparazione. Per il nemico furono perduti anche i carri che fu costretto ad abbandonare, per impossibilità di recupero, ma la cui inefficienza era dovuta a cause meramente meccaniche. Naturalmente il vincitore approfittò della cosa e provvide ad. appropriarsi dei mezzi britannici suscettibili di riattamento (100). Se la reputazione di Rommel schizzò alle stelle, quella di Wavell scese assai in basso. Churchill era furibondo . La sconfitta gli parve inaccettabile: «Sebbene questa operazione possa sembrare modesta se paragonata all'ampiezza di tutte Je varie ·campagne del Mediterraneo, il suo fallimento fu per me un duro colpo. Il successo nel deserto avrebbe significato la distruzione dell'audace esercito d.i Rommel; Tob'ruk sarebbe stata liberata e la ritirata del nemico avrebbe potuto facilmente far ripiegare il nemico oltre Bengasi con la stessa rapidità con la quale era avanzato ( ... )» (101).
Il 17 giugno, in ansia per la battaglia in corso ed in attesa di notizie, egli si recò nella re~idenza di campagna, desiderando resta-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRJO NALE
re solo. Quando venne a conoscenza del risultato <<j}er alcune ore vagai malinconicamente per la vallata». Poi si scatenò. Già in aprile , dopo l'improvvisa e fulminea offensiva di Rommel , aveva formulato molte riserve sul comandante in capo del Medio Oriente - per la verità, non era stato il solo - e, più tardi, era rimasto decisamente scontento di quanto compiuto per la difesa di Creta. Quindi c'era stata la campagna dell'Iraq, imposta dai capi di Stato Maggiore contro -il parere di Wavell: «(. .. )l'episodio non poténon lasciare una profonda impressione tanto nel suo [di Wavell] spirito quanto nel nostro». Nel contempo, la prontezza e la rapidità dei provvedimenti assumi da Auchinleck «ci diedero l'impressione di aver a che fare con una intelligenza fresca ed una energia personale non ancora logorate» (102). Anche le disposizioni impartite per il rapido impiego dei carri inviati col convoglio Tiger non sembravano proporzionate ai rischi accettati e corsi nell'attraversamento del Mediterraneo. Infine, Battleaxe. Il 21 giugno Churchill ricevette una lettera di Wavell: «Sono molto spiacente per il fallimento di Battleaxe e la perdita di tanti tigrotti; specialmente perché mi sono reso conto, dalle cifre mosrratemi dall' ufficiale di collegamento, di quanto in patria siamo ~ corto di rifornimenti. Temo che questo insuccesso· debba aumentare molto le· vostre preoccupazioni. Sono stato più che ottimista ed avrei dovuto dirvi che la 7• divisione corazzata aveva bisogno di molto addestramento prima di entrare in battaglia. Penso che avrei dovuto anche rimandare Exporter (103) finché noi non avessimo potuto impiegare maggiori forze, ma in ambedue i casi sono stato forzato dall'apparente necessità di un'azione immediata• (104).
Quello stesso giorno Churchill spedì due telegrammi. 11 primo era indirizzato al comandante in capo del Medio Oriente: d . Sono giunto alla conclusione che la nomina del generale Auchinleck a vostro successore come comandante degli eserciti nel Medio Oriente è richiesta da ragioni di interesse generale. Io ho ammirato grandemente il modo col quale avete comandato e diretto questi eserciti sia nel successo sia nelle avversità; le vittorie che sono legate al vostro nome resteranno famose nella storia dell'esercito britannico e rappresentano ·un importante contributo al nostro.successo finale in questa guerra ostinata. Ritengo tuttavia che, in seguito ai lunghi sforzi da voi compiuti, siano necessari un nuovo occhio e una nuova mano in questo settore che è il più gravemente minacciato. Sono cerco che siete, senia possibilità di confronti, l'uomo più adatto e l' ufficiale dal più brillante stato di servizio per sostituire il comandante in capo in India. Ho consultato in proposito il Viceré ed egli mi assicura che la vostra nomina a questo alto comando sarà accolta con gioia in India ( ... ).
2. Il generale Auchinleck ha l'ordine di recarsc subito al Cairo, dove voi lo metterete al corrente di tutta la situazione e concerterete con lui i futuri provvedimenti che voi e lui deciderete di comune accordo per fronteggiare l' avanzata tedesca verso est che è ormai imminente( .. . )> (105).
LE BATI'AGLI E SUL FRONTE 01 SOLLUM
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Il secondo telegramma era indirizzato al Viceré dell'India: «Vogliate cortesemente trasmettere il seguente messaggio al generale Auchinleck. Ho già telegrafato al generale Wavell. Dopo attentissimo esame di tutte le circostanze ho deciso di sottoporre il vostro nome al Re per la nomina a comandante delle armate di Sua Maestà nel Medio Oriente. Voi d ovreste recarvi immedfatamente al Cairo per sostituire il generale Wavell. Il generale Wavell succederà a voi come comandante in capo in India. Voi dovreste discutere con lui tutta la situazione e concertare insieme i provvedimenti che prenderete di comune accordo per arrestare l'avanzata verso oriente delle truppe tedesche che appare chiaramente prossima ( . .. )• (106).
Il dispaccio per il Cairo giunse a destinazione il 22 all'alba. Lo ricevette il gen . Dorman-Smith, il capo di Stato Maggiore, che lo portò personalmente all'abitazione del comand~te in capo. Wavell stava facendosi la barba. Ascoltò la lettura del telegramma, senza manifestare emozione e commentò: «Il pn:mo ministro ha perfettamente ragione. Questo lavoro ha bisogno di un nuovo occhio e di una nuova mano» (107) e riprese ad insaponarsi la faccia. Naturalmente non fu il solo a pagare. Con lui «saltarono» Beresford-Peirse e O'Moore Creagh. Longmore era stato sollevato dall'incarico a fine maggio .(108). La seconda battaglia di Sollum merita qualche considerazione. In una lettera spedita a Dill il 19 giugno, vale a dire all'indomani dell'insuccesso, Wavell indicò come principale causa della sconfitta il limitato addestramento tecnico-tattico della 7a divisione corazzata e volle precisare che «il nemico ci aspettava con un contrattacco accuratamente predisposto ed era troppo forte» (109). Nel rapporto che inviò al ministero della Guerra nel luglio 1946 ripeté i motivi citati ed aggiunse «il fatto, paralizzante la manovra, di aver solo due reggimenti ·per ogni brigata corazzat11> (110). Esaminiamo, dunque, il disegno di manovra, la preparazione, la condotta della battaglia, l'azione di comando dei capi. Poi passeremo alle osservazioni di carattere tecnico. Wavell non formulò crìtiche sul piano neppure a posteriori. Rommel sostanzialmente lo approvò: «L'offensiva britannica era stata ideata(.. .) in modo eccellente dal punto di vista strategico• e, pur affermando che «il piano del nemico era semplicissimo, ma i piani semplici sono spesso più pericolosi dei piani complicati• (affermazione invero op~abile), in effetti apparve convinto che la sconfitta fosse dovuta ad un'esecuzione infelice per l'inadeguatezza
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dello strumento e per la coraggiosa ed abile resistenza del presidio del passo Halfaya. Per converso Liddell Hart non esitò ad esprimere un giudizio apertamente negativo: «Si trattava di un piano che conteneva già in sé gli elementi destinati a provocarne il fallimento. Assegnando a metà delle sue forze corazzate disponibili il compito di dare man forte alla fanteria nella prima fase, esso dimezzava a dir poco la possibilità di annientare il reggimento corazzato tedesco dislocato nella zona avanzata prima che arrivasse di rinforzo l'altro reggimento corazzato da Tobruk e riduceva quindi al minimo la possibilità di realizzare la seconda e la terza fase del piano ( ... ). Inoltre la possibilità che gli inglesi avevano di coglierli di sorpresa [i difensori dell' Halfaya] fu annullata dalla decisione , presa già nella stesura del piano, che i carri armati non operassero il loro attacco finché non vi fosse abbastanza luce da permettere all'artiglieria di aprire il fuoco. Questa decisione ebbe in effetti conseguenze tanto più gravi in quanto l'unica batteria assegnata ali' attaccante del Passo di Halfaya si impantanò nella sabbia» ( 111 ). Rommel si era limitato a giudicare la concezione nelle sue grandi linee , concezione che più o meno ripeteva quella della battaglia di Sidi el-Barrani e che diventerà pressoché inevitabile sulla fascia costiera dell'Africa settentrionale. Liddell Hart andò più a fondo, guardando attentamente il disegno di manovra, e si può riconoscere che una diversa gravitazione delle forze corazzate avrebbe potuto provocare un differente andamento dei combattimenti. Non bisogna dimenticare che Wavell e Beresford-Peirse sapevano benissimo di fruire inizialmente di una sensibile superiorià numerica (in realtà maggiore di quanto non immaginassero) e che perciò la prima giornata, e forse appena la prima mezza giornata, di battaglia avrebbe avuto un peso determinante. Occorre anche dire che - stante la carenza di automezzi Wavell aveva condizionato la consistenza dell 'auacco alla còncreta possibilità di alimentazione dello sforzo . Le conseguenze furono di due ordini. Anzitutto le unità di fanteria a piedi potevano essere utilizzate semplicemente per azioni a breve raggio . In secondo luogo, per diminuire le difficoltà logistiche si rendeva necessario 'disporre della strada costiera e sbarcare rifornimenti a Sollum il più presto possibile. Quindi le località di Sollum e di Halfaya, una volta conquistate, non dovevano essere superate. al fine di garantire meglio la sicurezza del nuovo canale di rifornimento . La fanteria motorizzata, invece, era in grado di seguire il movimento aggirante dei carri, ma limitata alla 22 a brigata delle Guardie ed al gruppo di
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sostegno. La prima ebbe una pane di rilievo contro le strutture statiche, il secondo fu confinato all'estrema sinistra a protezione del fianco esposto. e delle retrovie. I cruisers restarono praticamente soli, o comunque troppo poco sostenuti dal fuoco d'appoggio e controcarri, davanti a quei Panzer che intendevano affrontare, secondo le teorie britanniche dell'epoca, carro contro carro. Tutta la preparazione di Battleaxe fu dominata dal criterio di conseguire la sorpresa. Premesso che questa era ottenibile solo in pane, non si può affermare che l'obiettivo sia stato raggiunto; infatti il 14 giugno Rommel non aveva dubbi sull'inizio dell'operazione per il giorno seguente. Il primo indizio era stato offerto dall'intensificarsi della esplorazione aerea nemica. Fin dai primi di giugno i grafici giornalieri delle ricognizioni inglesi , ricavati in base a marconigrammi intercettati, avevano messo in evidenza come tutto il settore fra Tobruk e la frontiera fosse sotto controllo con una media di due ricognizioni al giorno e con punte di quattro missioni. Caratteristico era il fatto che i risultati non si riferissero mai a zone ad ovest di Tobruk, il che fece ritenere che lo sblocco della piazza costituisse lo scopo della probabile offensiva. Anche la ricognizione terrestre era stata attiva, ma, ostacolata dalle autoblindo tedesche che avevano tenuto a distanza i similari mezzi avversari, aveva dovuto limitarsi a segnalare il contorno apparente delle posizioni italo-tedesche senza poter fornire quelle notizie di dettaglio che in passato - soprattutto prima della battaglia di Sidi el-Barrani - avevano consentito al nemico di affrontare la difesa con ottima cognizione del dispositivo. Altro indizio fu costituito dall'aumento dell'attività radiotelegrafica nel senso della creazione di nuove maglie, rivelatesi in paraUelo con la costituzione di complessi tattici, ancor prima dello spostamento di truppe a quelle avanzate; cambio frequentissimo di nominativi, indici e frequenze (112); aumento delle comunicazioni in cifra, ripetuti accenni a distribuzione di nuovi cifrari e comparsa di parole convenzionali come evidente indicazione di movimento o di arrivo in una determinata zona di schieramento ( 113). Ma le misure per la tutela del segreto militare comportano un complesso di documenti segreti da diramare, spe.sso, sino alle minori unità ; documenti che, ai primi contatti, caddero in mano tedesca consentendo, al secondo giorno, di ricostruire il quadro completo delle forze avversarie impegnate in Battleaxe, di constatare che il nemico le aveva gettate t~ tte nella lotta e di accertare che. non gli restavano riserve a portata di mano.
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La preparazione dell'offensiva aveva, naturalmente, riguardato soprattutto il campo logistico ed era stata cu rata con estrema meticolosità, ma la Western Desert Force non d isponeva più di quell'abbondanza di automezzi che rappresentava il fattore primario della capacità manovriera ne l deserto. Erano bensì stati predisposti organi dei servizi motorizzaci <· dotazioni su ruote per seguire con immediatezza i progressi d ei reparti avan zati. Nella zona di Sidi el-Barrani, a nord, era staio costituito un centro logistico; in quella di Rabia-Bir Mella, a sud . il 29 ° deposito campale con tre giornate di rifornimenti , mentre iJ 30° deposito campale era pronto a scavalcarlo durante la manovra. Per l'asse dei rifornimenti e sgomberi, la scelta era caduta sull'itinerario Bir Kenayis-Bir Mella-Bir Habata, preferito, almeno inizialmente, alla strada costiera, più esposta all'osservazione ed all'offesa aerea . L'azione di comando dei ere generali - Beresford-Peirse, Messervy e Creagh - non sembra, per la verità, abbia rifulso di vivida luce. Il comandante della Western Desert Force rimase quasi sempre a Sidi el-Barrani , per ragioni di collegamento. Indubbiamente il sistema adottato nell'organizzazione delle trasmissioni e quello per l'aerocooperazione palesarono inadeguatezze : «(... ) poiché il collegamento tra le due attività [terrestre e aerea J avveniva soltanto nelle retrovie, a Sidi el-Barrani, e non al fronte, la RAF aveva finito con ti sottoporsi ad un inutile logon·o effettuando missioni basate sul pn·ncipio del «caso per caso», senza mai vedersi assegnare obiettivi specifici» (114) . Mancò un polso vigoroso che impugnasse con -decisione l'«Ascia di guerra». Era prevista e voluta una battaglia di carri ed in tale evenienza diventava necessaria la partecipazione dei Matilda alla lotta a fianco dei cruisers. D' altro canto, dati i precedenti - e non avendo mai visto all'opera i cannoni da 88 tedeschi - appariva alcrettanco scontato gettare il peso degli invulnerabili Matilda contro i capisaldi frettolosamente approntati nel deserto. In altri termini, i Matilda dovevano giocare due ruoli e Beresford aveva lasciato ai suoi divisionari decidere , in comune accordo, il momento in cui passare la 4a brigata corazzata dall'uno all' altro. Già il compromesso sembra di per sé discutibile, comunque il fatto che Beresford-Peirs·e - che pure ben conosceva l'importanza della questione - non si sia portato sul campo di battaglia per assumere il diretto controllo della manovra, risolvendo in qualche altro modo il problema dei collegamenti con la Royal Air Force, pesò gravemente sul risultato. Naturalmente sugli
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accordi presi tra i divisionari prevalse, per ovvia pressione delle circostanze, la sicurezza della fanteria: Messervy non restituì la 4a brigata corazzata a Creagh e qutsti si trovò ad impiegare la 7 a divisione corazzata non soltanto priva della terza brigata prevista dall' organico , ma persino dalla seconda brigata esistente. Quando Gatehouse rientrò ai suoi ordini , parlare di divisione e di brigata era eufemismo:. si trattava di utilizzare i resti.. In sostanza. chi ebbe gran parte del pote re decisionale sul campo fu Messervy . il quale non era in grado di ·alzare la testa dai problemi che lo assillavano Halfaya, contrattacchi tedeschi. timore di accerchiamento - per guardare su più ampjo panorama e risolvere il problema n. 1: la massa corazzata che Rommel era riuscito a realizzare ed a portare sul punto più debole dell 'avversario . Secondo Rommel, il principale fattore tattico che agevolò la soluzione della lotta fu rappresentato dalla accanita difesa del passo Halfaya, ove brillarono le qualità del comandante del I / 104 ° Schiitzen, cap. Bach, e del comandante del I/2 ° artiglieria celere, magg. Pardi ( 115 ). La caduta del caposaldo. avrebbe consentito a Beresford-Peirse di «spostarsi avanti e indietro lungo la costa» e di impiegare meglio la 7a divisione corazzata. Certo si è che l'eliminazione di ogni perno per i Panzer ne avrebbe diminuito la pericolosità e, per contro, l'utilizzazione di Halfaya-Sollum come proprio punto di appoggio, avrebbe non soltanto agevolato l'alimentazione della battaglia (pur tenendo conto che ormai l'asse dei rifornimenti e sgomberi non poteva essere cambiato in un giorno o due), ma consentito ai tanks di operare «in casa». Invece, secondo Liddell Hart,l'Halfaya non costituì il solo elemento tattico determinante. Ve ne fu un altro: Hafid Ridge, ossia il caposaldo di Bir Hafid . Almeno per quanto ha tratto ai corazzati, questo invero si rivelò ancor più oneroso. La posizione di Bir Hafid, con la sua strana, irregolare ed inattesa morfologia, si presentò come una vera e propria trappola anticarro. Ed in essa cadde una prima ed una seconda volta, in poche ore, la 7 a brigata corazzata, perdendovi più di un terzo dei suoi cruisers. A questo punto si reputa conveniente - anche perché l'argomento ha costituito oggetto di attenzione particolare da parte di studiosi e critici - un confronto tecnico in tema di carri. Sin dal 28 maggio Wavell aveva .:spresso le sue perplessità su Battleaxe a Dill, giustificandole, appunto, con motivi di natura tecnica:
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e( ... ) Le recenti operazioni hanno però rivelato alcuni aspetti inquietanti ( 116). Le nostre autoblindo hanno una corazza troppo leggera per resistere al fuoco degli aerei da caccia nemici; inoltre, non disponendo di pezzi d'artiglieria, sono impotenti contro le autoblindo tedesche ad otto ruote, armate di cannoni e più veloci. Questo fatto rende difficile l'esplorazione. Quanto ai nostri carri di fanteria, essi sono in realtà uoppo lenti per una battaglia nel deserto e stanno subendo perdite considerevoli ad opera dei potenti pezzi anticarro del nemico (117). I nostri carri da crociera hanno ben pochi van taggi quanto a potenza o rapidità sui carri medi tedeschi. I guasti meccanici sono ancora troppo frequenti ( ... )> {118).
Consideriamo anzitutto il difetto della lentezza di movimento dei Matilda, non tanto in valore assoluto quanto in relazione alla difficoltà lamentata da Wavell di combinare l' azione dei cruisers con quella dei carri per fanteria, difficoltà che, insieme con lo scarso addestramento degli equipaggi, fu ritenuta alla base dell'insuccesso (119). Anche a tal proposito l'opinione di Rommel si avvicinò a quella del comandante in capo del Medio Oriente: e( ... ) Ma il suo grande svantaggio era la scarsa mobilità dei carri armati pesanti della sua fanteria, che non gli consentiva di reagire efficacemente agli attacchi dei nostri upi di carri armati veloci. La minore velocità del grosso delle sue unità corazzate era, dunque, il punto che potevamo sfruttare tatticamente. ( ... ) Wavell, a causa della minore velocità dei suoi carri armati d i fanteria, non aveva potuto, al momento dell'attacco tedesco proveniente dalla zona a nord di Sidi Omar, spostare il suo centro di gravità da Capuzzo alla zona di attacco delle truppe dell'Asse. Non gli rimaneva altro che ritirarsi rapidamente e ciò egli fece con minime perdite per le forze operanti britanniche> {120).
Ed ancora una volta Liddell Hart non accettò la spiegazione di Wavell: cln realtà tale coordinamento non era stato neppure tentato, né ci si era preoccupati di vagliarne la potenzialità. I due reggimenti di Matilda erano stati distaccati dalla divisione corazzata e messi a disposizione del comandante della divisione di fanteria fin dal!'inizio , e questi li aveva poi tenuti ai suoi ordini per tutta la durata della battaglia, anziché lasciarli andare dopo la prima fase, come prevedeva il piano. Con un intelligente coordinamento i carri cl> avrebbero potuto svolgere un ruolo molto imponante nella battaglia tra mezzi corazzati, operando come robusto perno offensivo di manovra per i carri medi. C'era solo trascurabile differenza di velocità tra i Matilda ed i carri medi A 10, che avevano cooperato con ottimi risultati con i carri medi più veloci nella prima campagna libica e nella stessa Operazione Battleaxe. Tanto in questa come in successive occasioni i tedeschi si dimostrarono capaci
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di far lavorare insieme diversi tipi di carri armati con differenze di velocità non inferiori a quella esistente tra i carri medi più veloci inglesi e i Matilda. Ad ogni modo, l'ipotesi non verificata che il coordinamento fosse troppo difficile condusse a una colJlpleta separazione tra brigate carri veloci e brigate di carri «I» nella successiva campagna, la quale diventò così, per quanto riguardava gli inglesi, una battaglia combattuta in due compartimenti separati» {121). Quanto all'armamento, i tedeschi avevano due tipi di carri medi: il Pzkw (Panzerkampfwagen) III, che dal 1940 al 1942 costituì la spina dorsale della Panzerwaffe, ed il Pzkw IV, che dal 1942 diventò il carro di massa. Il primo, se di tipo E era dotato di un pezzo da 37 /45 (vel. iniz. 745 m/s), in corso di sostituzione , se di tipo F di un pezzo da 50/42 (vel. iniz. 685 m/s) .. Il Pzkw IV era anch'esso presente in due versioni: il tipo D era dotato di pezzo da 75/24 (vel. iniz. 385 m/s), ma con un proietto HE di kg. 6,750, capace di sfondare una corazza di cruisers a qualche centinaio di metri; il tipo F era armato con un pezzo da 75/43 (vel. iniz. 740 m/s) con munizionamento perforante e ad alto esplosivo. La gittata utile per le granate HE era, per il Pzkw IV, superiore ai 3.000 metri. Ai carri tedeschi si opponevano i pezzi da 40/25 (2 lbs.), che armavano i cruisers ed i Matilda, ed i cannoni da campagna da 88/27 (25 lbs. ). Gli uni erano dotati solo di munizionamento perforante, gli altri solo di granate HE (122). Questo significava che quando una formazione di Panzer appariva a quattro chilometri di distanza i pezzi da 25 libbre dovevano subito allestire per la marcia per non rischiare di essere travolti dal nemico (123), mentre i tanks con le loro bocche da fuoco da 2 libbre erano costretti ad: attendere che i Panzer giungessero a 500 metri per considerarli a portata di tiro utile (124). Ne derivava la tendenza dei carristi inglesi ad aprire il fuoco ad una distanza di 1.000- 1. 500 metri con risultati negativi e spreco di colpi. Tra l'altro, le piastre supplementari applicate alla corazzatura dei Pzkw III consentivano uno spessore totale di 62 mm , contro il quale nulla potevano i cannoni da 2 lbs. se nor;i a distanza., estremamente ravvicinata. Per converso, ai carri inglesi si opponevano i pezzi da 50/ 42 (Pzkw III) e da 75/43 (Pzkw IV), i cannoni controcarri da 37/45 e da 50/_60 ed il cannone contraerei .da 88 mm. A parte il pez.zo da 37, ovviamente di efficatj.l relativa, il 50 corto, su carro, era più o meno equivalente nelle prestazioni al 2 lbs. inglese (125), ma il
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cannone da 50/60 era decisamente superiore come gittata utile e potenza. Sull'88 è. superfluo il commento; basti dire che a 2.000 metri poteva iniziare il tiro sui tanks. Sull'impiego dei mezzi controcarri tedeschi, sembra interessante riportare un ordine citato dal diario storico della 15 a Panzerdivision: «Allo scopo di ottenere la sorpresa, tutte le armi controcam· non apriranno il fuoco finché non sia molto probabile poter colpire l'obiettivo. Anche se il cannone Flak da 88 ha aperto ti fuoco con successo, i pezzi Pak (Panzerabwehrkanone] da 37 e da 50 mm non dovranno sparare per sfuggire all'attenzione dei carri bn'tannici sino a poche centinaia di metn~ pn·ma di apn"re ti fuoco con granata perforante ( ... )». Per concludere, probabilmente un commento del gen. Creagh mise a fuoco la più importante esperienza della seconda battaglia di Sollum: «La tattica di Rommel fu di attirare i nostri cam· sui suoi pezzi controcam· e poi contrattaccare con i suoi carri». Ferma restando la manifesta superiorità dei comandanti e dei reparti corazzati tedeschi, pur se privi di esperienza del deserto, in fatto di impiego di gruppi tattici, di cooperazione tra le varie armi, di spirito di iniziativa a tutti i livelli, di combattività; dando il dovuto riconoscimento alla freddezza con la quale Rommel seppe dosare l'immissione delle sue forze nella lotta, occorre mettere in risalto la differente concezione del combattimento fra corazzati. Come giustamente osservò Liddell Hart, fino a quel momento i successi conseguiti da una penetrazione profonda e rapida sferrata da unità carri avevano convinto che, in simili casi, la difesa fosse destinata a soccombere perché intrisecamente debole. Brevity prima, ma soprattutto Battleaxe, dimostrarono . che anche nel deserto, dove irrilevanti erano gli appigli tattici, la difesa manovrata aveva ampie possibilità di successo. Alla ricerca della battaglia di carri da parte inglese, Rommel oppose il contropiede. Naturalmente, per l'azione di arresto occorreva qualcosa che· fungesse da sbarramento controcarri, e questo «qualcosa.> esisteva già: il pezzo contraerei da 88. Bastava pensarci, ricordando Fesperienza fatta in terra di Francia. E 1'88 ebbe anche conseguenze psicologiche. Non immaginandone l'impiego, né gli equipaggi dei tanks potenqo sapere se erano stati colpiti da un proiettile sparato da un cannone controcarri o da un carro armato, nacque l'errata convinzione, tra gli inglesi, che il loro armamento fosse inferiore a quello tedesco. Ne derivò una sorta di sfiducia nei mezzi corazzati britannici che durò a lungo. Ma tutto questo era ancor poco di fronte allo sviluppo logico del pensiero tattico di Rommel: prima l'impiego organizzato dei pezzi contro-
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carri per rompere l'attacco carrista; poi la cooperazione cannone controcarri-carro armato nella difesa; poi la stessa cooperazione in chiave offensiva. Era una svolta concettuale. I due falliti tentativi di sbloccare Tobruk da parte italo-tedesca, le due fallite offensive sul fronte di Sollum da parte britannica avevano determinato una specie di situazione di «stallo». Ne discese, per entrambi gli avversari, l'imperiosa necessità di un congruo periodo di sosta operativa da dedicare al potenziamento delle forze, con l'intento di riuscire a realizzare tempestivamente una effettiva preponderanza sul nemico, nella misura indispensabile à .tornare il possesso dell'iniziativa delle operazioni. Stava, cioè, per aprirsi una serrata gara contro il tempo per tentare di prevenire l'avversario sulla meta della sicura prevalenza materiale delle forze. Era da prevedere conseguentemente un periodo nel quale, accanto agli sforzi per raccogliere e trasportare personale e mezzi sul teatro di operazioni nordafricano, si sarebbe esasperata la lotta per la sicurezza o, rispettivamente, 1' interdizione delle comunicazioni marittime.
4. ):A MISSIONE DEL CAPO DI S.M. DEll'EsERCITO IN LIBIA. Otto giorni dop o l'incontro del Brennero, il gen. von Rintelen aveva presentato al Comando Supremo un appunto riportante il pensiero di Hitler - cui Keitel aveva riferito · del colloquio con Cavallero - su due aspetti delle operazioni in Cirenaica: flusso dei rifornimenti e Tobruk. Il primo era affermato come «il compito più ,urgente per la continuazione della guerra in Africa settentrionale» (126) e com: portava il potenziamento della caccia, della difesa contraerei e della difesa costiera. Ove la protezione dei porti d'arrivo - oltre quella dei convogli - non fosse stata assicurata convenientemente, . non c'era da pensare al trasferimento di nuove forze senza perdite sensibili. L'organizzazione dei rifornimenti doveva basarsi su due modalità: trasporti rapidi a carattere periodico per munizioni, carburanti, vettovagliamento e pezzi di ricambio occorrenti alle truppe avanzate sulla rotta più diretta, con scalo, cioè, a Bengasi e Derna; trasporti occasionali con _sbarco a Biserta e Tripoli per truppe, artiglieria, automezzi. Quanto all'assedio di Tobruk, occorrevano artiglierie p.santi tedesche e probabilmente altri materiali moderni: ad esempio, carri lanciafiamme a lunga portata
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e bombe da aereo più efficaci. Era, ad ogni modo, indubbio che la caduta della piazza fosse la premessa per la continuazione della offensiva contro Alessandria. Di fronte a simili «pensieri e proposte sulla condotta di guerra in Africa Settentrionale>, come praticamente si intitolava l'appunto consegnato da von Rintelen (172), si resta, una volta di più, perplessi sullo scambio di vedute tra i due alleati. Cavallero interpretò il documento quale richiesta di informazioni sulle misure prese od in corso di adozione da parte italiana, soprattutto per garantire la sicurezza dei trasporti marittimi, e .rispose di conseguenza. Però concluse: «( ... ) come è rilevato anche dal Fuehrer, il problema più impellente da risolvere per una buona condotta della guerra in Africa Settentrionale è quello di portarvi rapidamente i rinforzi occorrenti. Poiché con i porti della Libia, anche quando siano attuati rutti i provvedimenti sopra indicati, non è possibile effettuare tempestivamente tutti i trasporti necessari, occorre avviare urgentemente la massima possibile utilizzazione del porto di Biserca. Come già inteso con il Maresciallo Keitel, il Duce rimane quindi in attesa di conoscere il piano dei trasponi germanici attraverso cale: via e: quando e: come: sarà possibile: inserirvi trasponi italiani> (128).
Aspettando il piano tedeséo per Biserta, Cavallero concentrò ogni sua cura sullo scacchiere cirenaico. Gariboldi gli aveva inviato la richiesta relazione sulla situazione davanti a Tobruk. Dopo il fallito tentativo di impadronirsi della piazza di slancio, il successivo attacco in forze era riuscito solo ad intaccare le posizioni avanzate occidentali, a causa della robusta struttura della cinta difensiva, della difficoltà di individuarne esattamente gli elementi e della superiorità dell'artiglieria avversaria. Da ciò la decisione di limitare l'azione ad un vigile investimento, inteso ad opporsi ad eventuali sortite con un minimo di perdite ed a logorare il nemico. Nel frattempo si procedeva ad estendere i lavori di rafforzamento , al riordino del dispositivo, ripristinando l'unità divisionale e graduando i disagi dei reparti più provati con un opponuno schieramento in profondità. Al momento, dunque, la resistenza opposta da Tobruk, fortemente alimentata via mare, e la minore capacità offensiva delle truppe dell' Asse sconsigliavanò una nuova prova di forza. Non solo, ma finché il nemico non · avesse ricevuto notevoli incrementi «la situazione può esser guardata con serenità», viceversa se la guarnigione fosse stata molto rafforzata e con disegno aggressivo «la situazione si potrebbe capovolgere, divenire pericolosa per no,: fino
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al punto di obbligarci a togliere l'investimento a Tobruk> e di ritirarci sulla posizione di A.in el-Gazala, in corso di organizzazione. In sintesi - scrisse Gariboldi - occorreva l'immediato invio dalla madrepatria di quanto già concordato e, in più, di almeno una Panzerdivision, sfruttandò qualsiasi mezzo di uaspono. La disponibilità di automezzi era ormai insufficiente, giacché il semplice normale logorio , escluse cioè le perdite per cause belliche, non veniva compensato dal gettito delle riparazioni. Scarsa era poi da considerare l'aviazione, in rappono alle molteplici esigenze: il suo potenziamento era indispensabile per raggiungere e superare il nemico, specialmente in funzione della protezione dei nostri convogli e del contrasto ai rifornimenti a Tobruk. Gariboldi riconobbe che le direttive del 29 maggio apparivano corrispondenti. al proprio orientamento ed assicurò che in tal senso erano in corso od in progetto adeguati provvedimenti. Però non riteneva opponuno svincolare Rommel dall'assedio di Tobruk prima di aver sostituito gli elementi tedeschi ivi impegnati con forze italiane sufficienti. Bisognava anche evitare il pericolo che, alla prima occasione, Rommel «liberato da quella palla al piede1>, si lanciasse oltre i limiti del desiderabile. Gariboldi propose inoltre di mettere a disposizione di Rommel le divisioni .anziché un corpo d'armata, poiché in altre occasioni il comandante dell 'Afnkakorps aveva già detto di non gradire l'interposizione di Comandi intermedi. Nel confermare le richieste precedentemente inoltrate, tornò a chiarire che queste si riferivano esclusivamente alla sicurezza dello scacchiere: per eventuali operazioni di maggior ponata, vale a dire verso Alessandria, si riservava di presentare il fab bisogno , al termine degli studi in corso. Il potenziamento delle forze in Africa settentrionale, di cui in precedenza si è parlato, contemplava il trasferimento oltremare di 100.000 uomini , 14.000 automezzi e mezzi corazzati, 4.000 moto e 850 pezzi di aniglieria. Tale complesso di personale e mezzi avrebbe consentito la graduale applicazione del piano. A fine maggio era già avviato il riordinamento, in vista dei nuovi organici, delle grandi unità presenti in Libia. Per la divisione corazzata era stato studiato un tipo di ordinamento assai più potente: un repano esplorante; · due brigate, ciascuna su un reggimento carri medi, un reggimento bersaglieri eq. un battaglione controcarri e contraerei; due reggimenti di artiglieria: uno su due gruppi da 75 / 18
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semoventi e due da 105/28; l'altro su due gruppi misti da 90/53 e da 20 mm; un battaglione misto del genio; servizi. L'allestimento comportava la disponibilità di numerosi mezzi corazzati e conseguentemente la trasformazione delle ·tre divisioni sarebbe avvenuta con gradualità. Nel frattempo avrebbero assunto un ordinamento provvisorio: un reggimento carri medi (italiani o francesi), un reggimento carri leggeri, un reggimento bersaglieri, un reggimento· artiglieria (su due gruppi da 75 / 27, uno da 100 / 17 ed uno da 47 I 32), un gruppo misto contraerei, un battaglione misto del genio e servizi. La divisione motorizzata tipo A. S. doveva essere ordinata su: una compagnia motociclisti; due reggimenti fanteria motorizzati, ciascuno su due battaglioni fucilieri ed un battaglione armi controcarri e di accompagnamento; un reggimento artiglieria, su un gruppo obici da 100/ 17 (o cannoni da 75/27), due gruppi cannoni da 75/27, una batteria da 47 /32; un gruppo misto contraerei; un battaglione misto del genio; serv1z1. La prevista motorizzazione delle divisioni di fanteria incontrava, però, grosse difficoltà per la fortissima deficienza di automez~i, che era giunta in Africa ad un punto veramente critico, in quanto da tre mesi tutti i trasporti venivano utilizzati esclusivamente per l'afflusso delle unità tedesche. Era stato pertanto disposto l'invio di un autoraggruppamento pesante· di Intendenza, di un autogruppo di corpo d'armata e di un migliaio di automezzi per le divisioni Pavia e Brescia, ed inoltre di due parchi automobilistici per incrementare le riparazioni in posto dei circa 2. 000 autoveicoli inefficienti esistenti in Libia. La divisione d'occupazione doveva risultare costituita da: due reggimenti di fanteria, ciascuno su tre battaglioni; un battaglione mitraglieri; un battaglione -controcarri; un reggimento d'artiglieria, su due gruppi da 100 / 17, due da 75/27 ed uno contraerei; un battaglione genio; servizi
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Erano di prossima emanazione direttive particolari per il riordinamento delle artiglierie di corpo d'armata e contraerei.
In Italia era in corso l'approntamento di unità e mezzi per il completamento (cioè il porre sul piede organico) dei supporti d'armata e servizi per la Cirenaica, dell'Intendenza, del X corpo d'armata, della · D. cor. An"ete e delle D. mot. Trento, Pavia e Bologna, nonché di 14 batterie da 75 e da 20 per la difesa contraerei territoriale e di un gruppo da 15 2 / 37 per la difesa costiera. Inoltre stava preparandosi al trasferimento l'intera D. mot. Trieste. Complessivamente si trovavano sul piede di partenza 50.000 uomini, 5000 automezzi, 1.500 moto e 125 pezzi. Rimaneva da provvedere, in seconda priorità, al completamento del XX corpo d'armata, delle D. mot. Brescia e Savona e della divisione d'occupazione Sab!atha (tutte in Libia) per 5.000 uomini, 2.000 automezzi e 500 moto. Infine bisognava approntare due Comandi di corpo d'armata d'occupazione con relativi supponi e servizi; le D. cor. Littorio e Centauro (la quale, tra l'altro, doveva ancora rientrare in Italia dall'Albania, ove si trovava), la D. mot. Piave, la divisione d'occupazione Pistoia ed altre due, forse da costituire ex novo con elementi della guardia alla frontiera, nonché 52 batterie da 75 e da 20 per la difesa contraerei territoriale. All'approntamento di queste ultime grandi unità non veniva attribuito carattere d'urgenza, sia per il tempo che sarebbe comunque passato prima di poterle inviare oltremare, sia, principalmente, per il tempo necessario a raggiungere la disponibilità degli automezzi e dell'armamento occorrenti ed a conseguire l'indispensabile grado di addestramento. Cavallero decise di mandare in Libia il gen. Roatta e con un promemoria fissò i punti da prendere in considerazione, tenuto conto degli studi compilati dallo Stato Maggiore dell'Esercito: cl• - Rinnovo dello Stato Maggiore del Comando Superiore A.S.I. ed
eventualmente di altri Comandi in A.S.I.. Concetto: particolarmente nel Comando Superiore deve essere il meglio del nostro Stato Maggiore. 2· - Rendersi ben conto di come funziona il binomio Gariboldi-Gambara, considerato sia in se stesso sia in rapporto al generale Rommel. 3 • - Prendere in esame l'inserimento dello Stato Maggiore del generale Gause, e, in quanto possibile, orientare tale inserimento allo scopo che esso affianchi nel modo più proficuo, ma non intralci, l'opera del Comando Superiore. 4 • - Esaminare se sia po~bile, e con quale previsione di tempo, la costituzione di una Armata Rommel.
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5 • - Studiare sul posto, in concorso con Supercomando A.S.I., i tre temi: a) espugnazione di Tobruk; b) possibilità di sbarchi inglesi in Tripolitania e nostre disposizioni relative; c) operazioni verso l'Egitto. 6· - Accertare quanto si sta facendo e si possa ulteriormente fare per accelerare lo sbloccamento del porto di Bengasi> (129).
Il primo argomento concerneva l'organizzazione di comando e qui occorre fare un passo indietro. Il 24 maggio l'OKW aveva chiesto di inserire nell 'ordinamento del Comando Superiore un proprio «Stato Maggiore di collegamento» in luogo dell'ufficiale superiore di S.M. che sino allora aveva svolto funzioni di collegamento (130). Il rr.otivo preciso della richiesta non è chiaro: probabilmente voleva marcare la presenza tedesca in Africa settentrionale ad alto livello, sicuramente rispondeva al desiderio di poter esercitare maggiore e più diretta influenza nell'ambito del Comando Superiore, forse aveva anche lo scopo di meglio imbrigliare Rommel. Ad ogni modo, Mussolini aderì subito, senza porre tante domande. Così il 1 • giugno Cavallero inviò a Gariboldi una comunicazione tanto laconica quanto inattesa: <Informo che il Duce , allo scopo di facilitare il collegamento e la collaborazione tra le Forze Armate italiane e tedesche, ha accolto la proposta dell'OKW di istituire un secondo Capo di Staro Maggiore del Corpo germanico in Africa da distaccare presso codesto Supercomando. · In particolare la missione del nuovo Capo di Stato Maggiore Germanico è quella di presentare i desiderata e le richieste del Corpo Tedesco a codesto Supercomando e di informare il Comandante del .Corpo Germanico sulla situazione generale• ( 131 ).
Gariboldi fu preso completamente alla sprovvista. Capì che ormai si trattava di cosa decisa, tuttavia volle esprimere il proprio dissenso informando, «per quel conto che si vorrij. tenere», che la funzione da attribuire al 'nuovo capo di S.M. _tedesco era stata ed era espletata «con piena soddùfazione dal ten. col. Heinz Heggenret'ner, che mi sembra sarebbe opportuno mantenere» (132). Qualche giorno dopo, l'arrivo in Libia (9 giugno) dell'ufficiale in questione - gen. Alfred Gausé - lo spinse ad una seconda lettura, assai più contrariata: «Credo mio dovere segnalare m fatto che può avere importanza notevole. Si è presentato il generale tedesco Gause. imancato di costituire uno Stato Maggiore di collegamento era me ed il Comando Corpo Tedesco Africa. Si tratta di 42 ufficiali e 120 truppa La mole è significativa. Nessuno. né 10 né il gen Rommel. ha chiesto un ·simile organo ed anche il Comando tedesco attualmente è rimasto per Io meno
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stupito. A me fa l'impressione si voglia preparare una sovrapposizione al
Comando Supen·ore italiano. Questa impressione è avvalorata dal contegno che in genere tengono i Tedeschi verso gli Arabi. Cercano cioè io ogni modo di ingraziarseli, quasi per far risaltare essere loro migliori e preferibili agli Italiani. Sono sfumature, ma se si tiene conto che nella grande guerra i Tedeschi erano già qqi (e gli Arabi se li ricordano con simpatia) la supposizione si rafforza. Inoltre il generale inviato come capo dell'Ufficio tedesco non sa una parola d'italiano. Prospetto quanto sopra esprimendo il parere che questo Stato Maggiore di Collegamento non è necessario e invece pericoloso; ma in ogni modo dovrebbe essere ridotto di numero a due ufficiali e che sappiano l'italiano; tanto più che , a malgrado di ogni buona volontà, alla sede del Comando Superiore non avremmo la possibilità materiale di ospitare se non il generale capo missione e una o due persone ~el suo seguito al massimo:. (133).
Anche Rommel era rimasto sgradevolmente colpito, evidentemente scorgendo nel nuovo organo uno strumento di controllo dell'OKW e cale da poter compromettere la posizione di quasi indipendenza che si era assicurata rapidamente. Lo affrontò, quindi, subito per chiarire esplicitamente che il comando delle truppe tedesche in Africa era stato conferito solo a lui. Bisogna dire che Gause - il quale arrivò proprio alla vigilia dell'operazione Battleaxe ed ebbe perciò modo di vedere Rommel in battaglia - si mise a sua disposizione. Nei confronti delle Autorità italiane, «dopo alcune conversazioni (. ..) ebbe l'impressione» - a detta di Rommel - che queste difficilmente avrebbero approvato l'invio di
alcune unità tedesche nell'Africa del Nord, perché temevano di essere soverèhiate» (134). La tesi appare piuttosto azzardata: era chiaro a tutti, ormai, l' imponanza determinante assunta nel deserto dalle divisioni corazzate e, poiché nulla aveva l'Italia di simile alle Panzerdivisionen, nessuno si sarebbe sognato di opporsi all'afflusso di queste potenti unità. D'altra parte, è possibile siano affiorate preoccupazioni per la non gradita ingerenza tedesca ed il ruolo di secondo piano ché poteva venir riservato all'Italia in uno scacchiere italiano. Comunque, la presa di posizione di Gariboldi dette luogo a discussioni, richieste di chiarimenti e precisazioni, al punto che Halder scrisse direttamente al comandante superiore per indicare i compiti affidati a Gause: mantenere il collegamento tra l'OKH ed il Comando Superiore; trattare con quest'ultimo tutti i problemi concernenti l'Afrikakorps, benintenso per quanto di interesse; organizzare l'apparato logistico dell'Afrikakorps e collaborare con von Rintelen in merito• ai trasporti tedeschi dall'Italia alla
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Libia (135). Garibaldi accusò ricevuta (136), po1 s1 rivolse al Comando Supremo: «Trasmetto ora una lettera (con traduzione allegato 1) ricevuta dal generale Halder, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Tedesco nella quale sono accennati i compiti che avrebbe il generale Gause. Premesso che non mi spiego come il Capo di Stato Maggiore Tedesco si rivolga direttamente a me e che non sento assolutamente il bisogno di questo nuovo organo, comunico la risposta che gli ho inviato (allegato 2) e osservo: 1 • - Non ritengo opportuno che io debba avere relazioni dirette con lo Stato Maggiore Tedesco perché ciò mi porterebbe ad una dipendenza irregolare ed a possibili dissonanze con le vedute di codesto Comando; 2· - che non mi sembra utile per la -snellezza delle relazioni che si intrometta uri nuovo organo fra me ed il Generale Rommel, col quale le relazioni, tramite l'ufficiale tedesco di· collegamento, si sono sempre svolte in modo più che soddisfacente e sollecito.
Rimango in attesa delle decisioni ed ordini di codesto Comando Supremo esprimendo il desiderio che non mi venga reso ancora più difficile l'esercizio del mio comando, già abbastanza delicato» (137).
Intanto, anche da parte di von Rintelen erano state specificate le attribuzioni del · Deutscher Verbindungsoffizier beim Italienischen Oberkommando in Nord Afrika (ufficiale di collegamento tedesco presso il Comando Superiore italiano in Africa settentrionale). La catena tedesca delle comunicazioni era, dunque, la seguente: OKW - generale tedesco· presso il Comando Supremo italiano (gen. von. Rintelen) - ufficiale di collegamento presso il Comando Superiore A.S. (gen. Gause)- Comando Deutsches Afrikakorps. Da Gause dovevano dipendere il comandante delle retrovie tedesche (gen. Miiller-Gebhard) ed il capo dell'Intendenza (magg. S.M. Schleussner) (138). Alle precisazioni formali per iscritto, che ripetevano quelle di Halder, von .Rintelen, in un colloquio avuto con Cavallero il 16 giugno, aveva aggiunto chiarimenti verbali. In un primo tempo l'OKW aveva pensato di istituire uri secondo Capo di Stato Maggiore di Garibaldi, ma in seguito l'idea era stata abbandonata «per timore che si potesse pensare ad un 'ingerenza tedesca nel campo impiego». Doveva essere ben chiaro che il protoèollo Guzzoni-Keitel era in pieno vigore e · che Gause si sarebbe interessato semplicemente alle questioni organiche e logistiche dell 'Afrikakorps (139). Il 14 giugno, alla vigilia della battaglia di Sollum, Roatta arrivò a Bengasi. Preso contatto con Garibaldi, si riservò di visitare
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le grandi unità italiane. Il 21, alla cantoniera di Umm er-Rzem, all'altezza del golfo di Bomba, si incontrò con Rommel e Gause per uno scambio di vedute. Del colloquio riferì qualche giorno dopo a Cavallero (140). In sintesi, Rommel, dichiarati ottimi i rapporti con Gariboldi e Gambara, aveva ammesso chè, specialmente col proprio esiguo Comando, trovavà qualche difficoltà a reggere il comando diretto delle due divisioni tedesche e delle quattro italiane ai suoi ordini. Inizialmente, avrebbe visto un corpo d'armata italiano incaricato dell'assedio di Tobruk ed uno italo-tedesco (comandante tedesco) sul fronte Sollum-Sidi Omar. In un secondo tempo si poteva avere un corpo d'armata italiano a Tobruk, un altro italiano al confine e l'Afrikakorps alla mano, come riserva corazzata. Sulla questione «comandante» non aveva preso posizione, limitandosi ad osservare che nulla avrebbe avuto in contrario a rimanere semplicemente alla testa del corpo eedesco, come ad assumere il comando globale, beninteso col beneplacito dell'OKW. Al riguardo, Roatta aggiunse che Gariboldi aveva per il momento deciso di lasciar le cose com'erano per evitare che, in occasione di prossimo probabile nuovo tentativo avversario, Rommel, sganciato dalfa responsabilità diretta del fronte di Tobruk, impiegasse le proprie truppe solo- a profitto del fronte egiziano. In seguito, superata la crisi provocata da una nuova offensiva avversaria o svanita detta eventualità, Gariboldi pensava di affidare a Rommel il comando di due gruppi di divisioni (uno italiano incaricato della difesa a confine e quello tedesco mobile) e di assegnare l'investimento di Tobruk ad un terzo gruppo italiano, dipendente dal Comando Superiore. Era importante la piena disponibilità di una riserva corazzata, rappresentata al momento dalla 5 a leggera e della 15 a Panzer. La crisi era stata grave - aveva riconosciuto Rommel, formulando con l'occasione un caldo apprezzamento per il comportamento delle unità italiane che avevano combattuto a Sollum - ma non c'era da pensare che la lezione avuta potesse stroncare le velleità nemiche: «gli inglesi hanno subito una batosta, ma debbono essersi resi conto che fa bzfancia è stata molto pencolante». Finché non fossero stati pronti le forze ed i mezzi corazzati per espugnare Tobruk (141), . non c'era che da mettersi nelle migliori condizioni per stronca.re nuovi possibili più forti attacchi inglesi. Tobruk, secondo Rommel, meritava un altro tentativo. ·Soltanto nell'eventualità che l'impresa non riuscisse si poteva peq:;are a mantenere la piazza «incapsulata.», pur procedendo verso oriente. La raccolta delle forze necessarie
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avrebbe richiesto da sei ad otto settimane. Ove l'attacco fosse fallito, quattro divisioni sarebbero state necessarie e sufficienti per bloccare la piazza durante il movimento verso l'Egitto. Ma, al riguardo, Roatta ebbe l'impressione che Rommel non avesse ancora studiato a fondo la questione, limitandosi a ritenerla non possibile prima della fine di novembre. Gause aveva naturalmente parlato dei trasponi marittimi: ignorava il problema Tunisi-Bisetta e riteneva che il nocciolo della questione consistesse esclusivamente nelle possibilità di scarico di Tripoli e Bengasi, anziché nelle difficoltà che la · R. Marina incontrava nel fornire la scorta ai convogli. Chiariti i termini del caso, si persuase - e con lui Rommel - della convenienza della soluzione tunisina. Come fosse stranamente condotto il dialogo tra Italia e Germania è suffragato da alcune considerazioni formulate da Roatta a Cavallero, nella lettera di trasmissione della relazione (142): «( ... ) Ho ricevuto in comunicazione il Tuo foglio n. 39741/Sv del 21 corrente col quale si dà la precedenza a trasponi germanici di 14. 765 uomini, 2,635 automezzi e 38.000 tonnellate di materiali (143). Vi appare che non si parla più dell'istradamento, via Tunisi, di truppe germaniche, ma unicamente del passaggio per quella via di 20.000 T . di materiale tedesco. Voi siete i soli giudici in proposito: ma deve essere ben chiaro che col sistema (che potrebbe anche man mano ripetersi) di dare la precedenza ai trasponi germanici, i nostri risultano sempre più in sofferenza. Ad un ceno momento, a lato di truppe germaniche completamente efficienti ed aumentate, non si troverebbero più che i resti delle truppe italiane attuali. Allora veramente la guerra in Libia risulterebbe «data in appalto• all'esercito germanico, il che si vuole e deve evitare. Da un foglio Scuero - pure giuntomi in comunicazione - risulta che è preventivato il passaggio per l'Italia di truppe francesi dirette in Siria. Ma se è così, perché non possono le truppe italiane transitare per la Tunisia? ( ... )~.
Poi Roatta cominciò il suo giro d'ispezione. A pane la situazione morale e materiale dei reparti, il suo interesse principale era volto ai mezzi corazzati. I battaglioni carri medi (VII, VIII e IX) non erano ancora riuniti nel 4 ° reggimento fanteria carrista, benché il provvedimento fosse stato disposto dal ministero della Guerra, e l'VIII battaglione aveva appena raggiunto l'Ariete. Visto· che lo stato dei carri non sembrava consolante - 12 carri in riparazione, 19 disseminati lungo il Trigh Capuzzo in via di recupero ed 11 in linea alla ridotta Capuzzo - Roatta chiese un rapporto dettagliato. Gli inconvenienti lamentati erano moltissimi. Limitandoci ai
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principali: scarsa potenza del motore; lubrificazione difettosa con enorme abbassamento di pressione (ogni 50 chilometri bisognava cambiare l'olio); circolazione acqua insufficiente; filtri a nafta da pulire ogni due ore; filtri ària aspiranti sabbia con ovvie conseguenze nei · cilindri; testate con le guarnizioni continuamente da cambiare per lo scarso serraggio dei bulloni, con impressionante diminuzione di compressione del motore; impianto elettrico scarsamente efficiente; cambio eccessivamente delicato; torretta: facile rottura· del perno dell'ingranaggio del rullo di scorrimento, per scadente qualità del materiale. Dopo un simile quadro tecnico, Roatta volle un confronto diretto tra quattro Panzer III ed altrettanti M 13. Due prove: una di velocità ed una di tiro. La prima fu triste: i Panzer partirono dirigendosi rapidamente verso il traguardo; degli M 13, due non partirono, uno arrancò per pochi metri poi si arrestò, il quarto si trascinò lentamente arrivando a metà percorso quando i Panzer èrano già alla meta. La prova di tiro .fu penosa: i carri tedeschi aprirono il fuoco (sei colpi per pezzo) regolarmente su una carcassa di Matzlda; gli M 13 riuscirono a sparare solo qu~che colpo, sui 24 disponibili, per inceppamenti alla bocca da fuoco. Roatta «st. allontanò di là masticando amaro e giurando a noi che lo accompagnavamo che (. .. ) non avrebbe avuto pace sin che non fosse riuscito a dotare l'esercito italiano di' un carro · armato più decente» (144). Purtroppo non vi riuscirà. Sugli argomenti di carattere operativo sui quali Cavallero aveva chiesto parere, dopo lunghi colloqui con Garibaldi ed al termine di un esame esauriente, venne riferito al Comando Supremo con tre studi distinti, di cui si riportano gli elementi essenziali. L'espugnazione di Tobruk era vista attraverso due fasi: una «preliminare» per sgretolare progressivamente la difesa e la capacità di resistenza della piazza con azione affidata soprattutto all' artiglieria ed all'aviazione, nonché per insidiarne le vie di alimentazione con assidua vigilanza aerea, posa di mine, attacchi aerei ed agguati di naviglio sottile; una fase «conclusiva» da realizzare mediante una o più spallate risolutive. Per l'operazione erano ritenute necessarie: quattro divisioni corazzate (5 2 leggera, 15 a Panzer, .l'Ariete ricompletata ed un 'altra); cinque divisioni di fanteria (Brescia, Pavia, Bologna e Savona, più un'altra) ; una divisione motorizzata (la Trento, ricomplecaca); supporti vari di artiglieria e genio; 47 squadriglie di vario tipo (145). Fin dalla prima fase era comunq~e richiesto l'intervento del~Aeronautica della Sicilia e del X Fliegerkorps.
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Circa eventuali sbarchi in Tripolitania erano stati presi m considerazione sia la possibilità di azioni di commandos con compici di disturbo sia quella di sbarchi di forze consistenti in prossimità dei poni di Tripoli e di Bengasi. Per il primo tipo di offesa apparivano sufficienti una dozzina di battaglioni autoportati, bene armati, da far affluire all'emergenza e nella misura necessaria sul tratto di costa ove si fosse verificata l'incursione; per il secondo, invece, il fabbisogno era stato reputato pari a due divisioni autoponate e adeguate forze aeree, in grado di affluire tempestivamente. L'offensiva verso l'Egitto era stata studiata a puro titolo orientativo. In effetti la nota crisi di alimentazione e di afflusso delle forze dall'Italia, 1' impellente necessità di provvedere ad esigenze di carattere difensivo, l'aleatorietà di formulare disegni operativi a lunga scadenza col rischio di trovarsi poi di fronte a situazioni assai differenti da quelle previste, erano tutti elementi che inducevano a studiare il problema soltanto nelle linee generali e con larghissimo margine di approssimazione. Si trattava di conseguire lo scopo di spezzare la continuità dell'impero inglese impadronendosi del Delta e del Canale di Suez, per acquistare la possibilità di agire a fondo in Asia, in Africa e sugli oceani. Le operazioni. erano viste . in una sequenza di tre fasi, praticamente senza soluzione di continuità: conquista delle oasi di Giarabub e Siwa, partendo da sud di Tobruk e da Sidi Omar; conquista o, secondo le circostanze, incapsulamento di Marsa Matruh, panendo dalla fronte Sollum-Siwa·; marcia al Cairo ed al Canale, limitandosi ad osservare Alessandria ed evitando di impelagarsi nel Delta. Complessivamente occorrevano 17-19 divisioni: 6-7 corazzate, 7-8 motorizzate e 4 di fanteria. Tutte le forze aeree dislocate .in Sicilia, Grecia, Creta e Libia, sotto unico comando e agli ordini del comandante dell'armata, dovevano appoggiare l'azione. Analogamente, il comandante dell'armata doveva avere alle dirette dipendenze tutto il naviglio leggero ·incaricato di insidiare le rotte delle forze navali britanniche tendenti a battere dal mare le nostre colonne. Però: i rinforzi da mandare in Africa erano tali e tanti da rendere impossibile un calcolo d'ordine pratico sui tempi occorrenti per l'approntamento dello strumento operativo. Al ritmo attuale dei trasponi marittimi si sarebbe arrivati almeno all'autunno 1942. E c'era da considerare anche la possibilità che le truppe britanniche in Egitto venissero aumentate in maniera notevolissima. «Delinean-
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dosi un 'eventualità di questo genere, - sosteneva lo studio sarebbe giocoforza intraprendere una offensiva contro l'Egitto anche da oriente, provvedimento che si giudica, del resto, estremamente opportuno, se non addirittura il solo veramente risolutivo in qualsiasi circostanza». Considerate le circostanze, Roatta non riteneva si potesse pensare ad un'offensiva verso Alessandria se non come ad una eventualità molto lontana. Neppure l'espugnazione di Tobruk era concepibile a breve scadenza, essendo condizionata da una disponibilità di forze ben superiori a quelle del momento, assorbite per giunta anche dalle nernssità di difesa della frontiera. Si dichiarò convinto che l'avversario avrebbe ritentato un'offensiva assai più consistente - e sù questo tutti i comandanti in 'Libia erano concordi - prima ancora di essere noi in grado di impadronirci di Tobruk: vari indizi (affluenza di navi, attività di artiglieria, frequenti colpi di mano contro le nostre posizioni) davano a divedere che la piazza, rafforzata nella sua sistemazione difensiva , rifornita dei materiali che erano risultati deficienti all'atto del ripiegamento dalla Cirenaica, si avviava ormai verso una più attiva partecipazione alla lotta, nel quadro complessivo dell'atteggiamento britannico nello scacchiere. Era stato accertato, del resto, che forze della guarnigione di Tobruk avrebbero dovuto agire il 16 giugno in direzione di Bardia, nel piano dell'operazione Battleaxe e che soltanto il rapido fallimento dell'attacco alla frontiera aveva fatto sospendere l'ordine. In sostanza, il problema immanente non era già quello dell'offensiva bensì quello della difesa, visto nei suoi cinque aspetti principali: difesa dei fronti avanzati (fronte orientale e fronte Tobruk), difesa su posizioni arretrate (Ain el-Gazala, uadi Derna), difesa dell'interno, difesa costiera, difesa (eventuale) della frontiera occidentale. Per la difesa avanzata occorreva poter disporre di un'adeguata riserva mobile, dislocata tra Tobruk e Sollum. Urgeva inoltre potenziare concretamente i due fronti e disporre di qualche divisione per dare il cambio in linea alle unità più provate. Fintanto che queste misure non fossero perfezionate, la organizzazione complessiva avanzata doveva essere considerata precaria e, fin quando non si fosse disposto di truppe eccedenti lo stretto fabbisogno dei fronti avanzati, appariva discutibile la convenienza di mantenere unità su posizioni arretrate: bisognava evitare il frazionamento delle for4', che avrebbe comportato il rischio di fisultare deboli ovunque.
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Al controllo dell'interno, poi, si poteva provvedere con maggiore efficacia con reparti mobili; utilizzabili eventualmente anche per altri scopi, piuttosto che con i presidi fissi, eccezion fatta, beninteso, per le località molto lontane. Diventava perciò vantaggioso disimpegnare la Bologna dagli attuali compiti territoriali nel gebel cirenaico per inserirla nel dispositivo avanzato. Quanto alla difesa costiera, quella in atto appariva sufficiente per parare piccoli tentativi di sbarco, nettamente insufficiente invece davanti a tentativi di maggior entità. Peraltro era impossibile, per il momento, inviare dall'Italia forze idonee e sufficienti a colmare questa lacuna. Infine, per l'ipotesi, d'altronde puramente teorica, di un attacco dalla Tunisia, le forze .della Tripolitania venivano giudicate assolutamente insufficienti. La questione dell'aviazione andava affrontata con decisione. Il potenziamento della 5 a squadra aerea era indispensabile: il grosso in Cirenaica per la difesa dei fronti avanzati, un'aliquota a portata di Bengasi ed un'altra a portata di Tripoli. Il gen. Aimone-Cat aveva dichiarato di essere in condizione di poter· ricevere, previo invio di attrezzature logistiche, un rinforzo di due gruppi di caccia e sei da bombardamento. La memoria concludeva ricordando esplicitamente come il ritmo dei trasponi, a prescindere dalle condizioni meteorologiche e dalle offese avversarie, fosse indissolubilmente legato ad elementi materiali di valore assoluto: tonnellaggio, velocità del naviglio, rotte, scorta, capacità di carico e scarico dei porti. Dal complesso di questi elementi risultava che, pure adottando opportuni accorgimenti nella scelta delle rotte e nell'organizzazione portuale, non si sarebbe sensibilmente superata la media . giornaliera di 6.000 tonnellate (4.000 a Tripoli e 2.000 a Bengasi), esclusi i carburanti non infustati: una cifra che soddisfatti i rifornimenti ordinari, avrebbe lasciato poco margine per il potenziamento. Senza l'avvento di nuove condizioni, tali da mutare sostanzialmente la situazione aeronavale nel Mediterraneo (neutralizzazione della flotta britannica) o da consentire l'utilizzazione di nuove linee di rifornimento più brevi e più sicure (Bisena) avremmo certamente perduto la gara sul tempo con l'avversario e, anziché raggiungere tempestivamente una concreta superiorità delle forze, ci saremmo trovati di fronte alla superiorità del nemico. Come è facile vedere, la memoria di Roatta confermava quanto già rappresentato dallo Stato .Maggiore dell'Esercito ed il pensiero dei principali capi collimava nelle linee generali. Ma
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l'invio del capo di Stato Maggiore dell'Esercito, oltre a consentire un esame congiunto con il comandante superiore e con il comandante dell 'Afrikakorps, rispondeva ad una specifica esigenza: la questione del comandante superiore, questione, si badi bene, non derivante da insoddisfazione del!' opera del! ' imeressaco bensì dalla ricerca di un apprezzabile equilibrio. Roatta osservò, ascoltò (146), poi espresse la propria opinione a Cavallero: «Il binomio GARIBOLDI-GAMBARA non ha mamraco nel senso che si sperava, né in genere né in confronto del Rommel. Il GARIBOLDI, pur essendo molco contento del GAMBARA (si aspettava egli dice - di avere a che fare con ue pazzi: Rommel - Gambara Manca (147); ma si è convinco, alla prova dei fatti, che i pazzi si riducono a due, mentre il Gambara è un collaboraco re di eccezione e molco cquilibraco) offre una resiscenza passiva alle proposte Gambara. Quesco non per principio né tanto meno per inecticudine (poiché ha mente chia,a e grande capacirà professionale), ma per attaccamento a cio che si è facco in precedenza, per suscetcibilicà e conseguente tema che gli si voglia prendere la mano. Mi risulta che qualsiasi proposta GAMBARA di una certa importanza, deve essere preseritata al GARIBOLDI con «misure di sicurezza». ossia per gradi, e che l'accoglimento di essa avviene pure per gradi e - sovente - con limitazioni. Donde ri tardo e provvedimenti talvolta incompleti. Inconveniente, questo, meno grave nell'atcuale periodo di stasi, ma assai grave in periodo intenso di operazioni. Il GARIBOLDI, contento - si ripete - dell'operato GAMBARA, non sembra accorgersi di questa situazione. Appare persuaso che i miglioramenti d'ordine vario che constata sono conseguenza de l felice con nubio del dinamismo GAMBARA col sensato freno GARIBOLDI. Il GAMBARA, invece, è fremente ed insofferente della sicuazione. che dipinge ancora più acuta di quanto non sia. È deciso a fare qualsiasi cosa per uscune. Nei confronti di Rommel il Supercomando è guardingo. GARJBOLOI parte dal presupposco che si debba andare d'accordo con ROMMEL a qualsiasi cosco; e perciò, in sostanza. non gli dà né direttive né ordini (perché quelli che dà sono unicamente la risultante, su carta, di accordi verbali preventivi, nei quali il ROMMEL ha avuto il ruolo di determinante). L'unica forma effettiva di esercizio di comando, nei confronti del ROMMEL, è la dosacura degli elementi italiani dal ROMMEL man mano richiesti. È certo che concorra all'atteggiamento GARIBOLDI in confronto del ROMMEL la sensazione di «complesso di inferiorità» del primo. per il fatto di non disporre ancora di grandi unità e di mezzi italiani così modernamente armati ed abbondanti come quelli germanici , e per la lentezza di nuovi importanti apporti dalla Madrepatria. Sensazione che hanno anche molti altri comandi e reparti italiani" in A.S . . Ad ogni modo, nonostante la remora GARJBOLDI, grandissimi miglioramenti sono stati realizzati in A.S. ed altri ancora sono in corso (organizzazione dei comandi di settore, sottos«tore e piazza - difesa costiera e contraerea snidamento dei repani ed individui senza impiego - intendenza e servizi -
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trasporti e movimento stradale - impiego delle artiglierie - capisaldi difensivi - ricupero dei materiali - sfruttamento dei porti - ecc. ecc.). E l'arrivo di G.U. o reparti italiani efficienti darà maggior opportunità a Supercomando di affermarsi nei confronti dei tedeschi. Ciò malgrado, tutto sommato, sembra che l'attuale binomio debba essere sciolto, se non subito (per ovvie ragioni di indole morale) entro il lasso di tempo che codesto C.S. giudicherà opportuno. Dei termini del binomio, quello che vale di più, per decisione e attività, è senza alcun dubbio il GAMBARA, a cui si debbono i notevolissimi miglioramenti anzi accennati. È pertanto molto consigliabile che rimanga sul posto. Ma come? Il GAMBARA, avendo ottima stoffa di comandante, è portato a comandare lui ed è insofferente - come già detto - della situazione attuale. Si potrebbe quindi prendere in seria considerazione l'eventualità di affidare a lui il comando delle forze in A.S.; comando che egli potrebbe reggere assai bene (il GAMBARA è intimamente orientato a tale soluzione ed in fondo se l'attende più o meno presto). Se questo provvedimento, per ragioni di grado ed anzianità e per le conseguenti ripercussioni d'ordine morale sugli alti quadri dell'Esercito, non fosse giudicato possibile, non rimarrebbe altra via che quella di affidare il comando ad una persona che, conoscendo le ·qualità caratteristiche del GAMBARA, ed avendone piena fiducia, gli lasciasse ampia libertà d'azione. Tale persona, dati precedenti, potrebbe essere l'Eccellenza BASTICO> (148).
Due giorni dopo gmngeva a Garibol.di il seguente telegramma: · «Dopo la vittoriosa conclusione delle operazioni sul fronte di Sollum svoltasi a metà giugno e dopo l'azione di riassestamento che si è realizzata sotto la Vostra guida, considero compiuta la Vostra missione costì. Mentre Vi n·ngrazio dell'opera che avete proficuamente svolta, Vi comunico che ho designato a sostituirVi nel Governo della Libia e nel Comando Superiore Forze Armate dell'A.S.I. 1/ Generale d'armata Ettore Bastico, ti quale si trasferirà costf nei prossimi giorni. Voi passerete a mia disposizione per i compiti che in seguito Vi affiderò. Cavallero• (149). ·
Vedremo che il gen. Basçico ce1cherà di imporre a Rommel la propria autorità in campo operativo, il che procurerà inevitabilmente qualche attrito (150). Così, dopo il ciclo Graziani, si chiuse il ciclo Garibaldi.
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NOTE AL CAPITOLO QUARTO (1) I lavori erano diretti dal Comando Superiore Genio e gli operai dovevano essere ponati presto a 2.300, inquadrati in otto compagnie lavoratori ed una compagnia minatori. Bisogna dire che Gariboldi non era per nulla soddisfatto delle compagnie lavoratori. Già i primi del mese aveva scritto al Comando Genio, significando di aver personalmente riscontrato troppa rilassatezza di tali unità: «Mentre si ciarla seduti,
fumando, altri al fronte offrono il loro sangue per la Patria. Il ritardo nel compito dei lavoratori può essere fatale per chi sta comGattendo, n'tardando l'arrivo dei rifornimenti. ( ... )>. (DSCSAS, f. 01/6963 data 5.5.1941). (2) DSCSAS, f. 294/41 data 14.5.1941 del DAK. Rommel però non disse che Tobruk interrompeva il- transito sulla via Balbia per una cinquantina di chilometri: venticinque entro la cinta difensiva ed una dozzina per pane entro il raggio medio d'azione delle artiglierie della piazza. Questo obbligava il flusso dei rifornimenti e sgomberi ed i movimenti di truppa da e verso la frontiera a passare attraverso la strozzatura costituita dall'arco di pista desenica aggirante Tobruk da sud con disastroso logorio dei mezzi e con perdita di un 'intera giornata di tempo, laddove, libera Tobruk, il percorso sulla Balbia sarebbe stato superato in . un'ora: Questo stato di cose durerà sino a costruzione ultimata della <Strada dcli' Asse>, cioè ad ag<1sto. (3) La denominazione di «passo Halfaya, entrata nell'uso comune, è impropria in quanto non si tratta di un colle, bensì di una semplice incisione nell'orlo del ciglione, in corrispondenza della testata di uno degli uidian che scendono al mare. La rotabile costiera si sviluppava dapprima lungo speroni degraòanti sul mare, quindi attraverso detta incisione. (4) Il 26 aprile il S.I.M. telegrafò al Comando Superiore A.S.: «Ambienti bn'tannici Egitto confermano prossima controffensiva bn'tannica accompagnata da sbarco rinforzi Tobruk. Secondo notizie non controllate sarebbe in corso trasfen·mento Deserto Occidentale di reparti blindati, oltre alla 7" divisione corazzata e in viaggio, via mare, . notevoli contingenti indiani, diretti Marsa Matruh aut Tobruk. Circa 500 autocam· sarebbero giunti Suez et avviati via Cairo verso Deserto Occidentale. (5)
J.
CONNEll, op. citata, p. 476.
(6) W . CHURCHILL, op. citata, p. 376.
(7) Ibidem, p. 377. (8) DS_CSAS, Relazione sulla riunione. (9) Il convoglio, il primo a tentare il passaggio attraverso il Mediterraneo da quando il X Fliegerkorps si era installato in Sicilia, era costituito da cinque mercantili carichi di 295 carri e 53 Humcane. Passò per lo stretto di Gibilterra la notte sul 6 maggio e diresse verso il Canale di Sicilia scortato dalla Force H (ponaerei Ark Royal, nave da battaglia Renown, 1 incroc.iatore e 9 cacciatorpediniere) dell'amm. Somerville, dai rinforzi per la Mediterranean Fleet (nave da battaglia Queen Eiizabeth e 2 incrociatori) condotta dall'amm. King e dalle unità mandate incontro da Malta (1 incrociatore e 2 cacciatorpediniere). Il passaggio del Canale di Sicilia venne effettuato nella notte sull'8. A questo punto la Force H tornò indietco (imbrunire del 7) e sopraggiunsero 75 Beaufighter del gruppo n.252 da Malta (prime ore dell'8). Da Alessandria erano partiti due convogli con rifornimenti per Malta e la Medt'terranean Fleet al completo: la portaerei Formidable, le navi da battaglia Warspite, Valiant e Barham, 3 incrociatori, ltl>osamine e tutti i cacciatorpediniere disponibili. Dei due convogli, uno era lento (due petroliere scortate da due incrociatori contraerei~ tre
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LE OPERAZIONI IN AFRJCA SETIEN,RJONALE
cacciarorpediniere e due corvette) ed uno veloce (quattro navi mercantili sconate da 3 incrociatori e 3 cacciatorpediniere). Gli incrociatori di scorta a tali convogli, giunti all'altezza ·di Pantelleria, dovevano unirsi all'amm. King. La Mediterranean Fleet con l'amen. Cunningham era pronta a rilevare la Force H. Il momento di principale pericolo era costituito dal passaggio per il Canale di Sicilia, essenzialmente per la presenza delle mine. Infatti, nonostante un'incursione di caccia e cacciabombardieri italiani e tedeschi, la perdita di un mercantile, con 57 carri e 10 aerei, fu provocata dallo scoppio di due mine. Da parte italiana, Supermarina venne a conoscenza dei movimenti tardivamente e la squadra, pronta a salpare in tre ore, non fu fatta uscire perché il tempo cattivo e la pessima visibilità impedirono alla nostra ricognizione aerea l'individuazione e la precisazione della reale consistenza del nemico. (10) Costituita 1'11.2.1941 in Egitto come 22• B.f., prese la denominazione di 22° B. Guardie il 20.3. 1941. (11) La 7• B.cor. era in realtà una brigata di formazione. (12) D. VICINI, L'8° bersaglieri e la guerra in A.S., !amari, Bologna 1977, p. 100. Il tenente comandante della compagnia tedesca sfuggì verso il complesso avanzato, si fece dare una motocicletta e, transitando per Sollum Alta, raggiunse Bardia. Come molti .combattimenti nel deseno, anche questo è stato descritro in svariate versioni, che spesso, benché prospettate da protagonisti, risultano in contrasto fra loro. Ad esempio, il comandante del 4 • Royal Tanks, ten. col. O'Carrol, affermò che al passo Halfaya «La guarnigione era interamente italiana e dopo breve ma risoluta resistenza - pn·ncipalmente da parte degli artiglieri italiani, che sempre furono avversari coraggiosi - i cam· giunsero sull'obiettivo e comunicarono allè Scot~ Guru-ds di venire avanti ed il passo Halfaya fu nelle nostre mani• (LIDDELL HART, The tanks, voi. Il, Casse!, Loodon 1959, p. 78). (13) «Per quanto rapido ed improvviso fosse l'attacco gli itali.ani stavano imparando. Come i Matilda superarono i muretti e gli altn· ostàcoli; gli artiglien· indirizzarono la mira verso i sottili ventn' r:/ei carri e segnarono sette vittime• (BRYAN PERRETr, The Matilda, I. Allen, London 1973, p. 637. (14) Secondo il Comando dell'Afiikakorps le cose stavano in tutt'altro modo. Alle 17 del 15 il capo di S.M. , ten. col. von dem Borne - ovviamente in perfetta buona fede - telefonò al Comando Superiore che .a passo Halfaya una compagnia tedesca accerchiata remte ancora.. Solo il giorno seguente, alle 11,55, l'Ufficio di collegamento del DAK comunicò che «difensori Halfaya che remtevano ieri erano italiani. Probabilmente catturati questa notte• (DSCSAS, tele 421 data 16.5.1941). (15) DSCSAS data 15.5.1941. (16) A.
WAVELL,
Terzo Despatch citato, p. 3441.
(17) ,D . IRVING, op. citata, p. 113. (18) Si tratta del 11/24° aniglieria . di corpo d'armata, comandato dal magg. Frangia, che alcuni giorni prima aveva ricevuto un elogio da Rommel' per la sua condotta in combattimento e che in seguiro cadrà colpito monalmente davanti a Tobruk. (19) Si aggiungono, a pane i riconoscimenti ufficiali, i seguenti brani di lettere personali indirizzate al col. Montemurro: «... Sarei felice di avere ancora alle mie dipendenze nei prossimi combattimenti il vostro coraggioso reggimento> (da Rommel, in data 4 luglio); «. ..Se ho ottenuto la più alta decorazione tedesca, lo debbo al
LE 8ATIAGLIE SUL FRONTE DI SOLLUM
283
comportamento del suo beilissimo e valoroso reggimento ed al suo magnifico personale intervento> (von Herff, in data 11 luglio) e, ancora: «... La settimana scorsa ho ncevuto dal gen. Garibaldi la medaglia .d'argento al V.M.... Questa bella decorazone italiana la debbo a Voi e la porterò sempre a ricordo delle battaglie combattute insieme sul confine egiziano> (da von Herff, in data 26 luglio). (20)
w.
CHURCHILL,
op. citata, pp. 379·380.
(21) Nella zona di Dar el-Hamra erano stati individuati dalla comp;ignia di intercettazione del DAK un gruppo corazzato, un battaglione di fanteria, un battaglione esplorante e due-tre gruppi di aniglieria. (22) Circa 7 .000 uomini, sgomberati inizialmente su Creta, erano poi stati trasferiti in Egitto. (23) Nell' isola erano stati concentrati 16.000 prigionieri di guerra italiani. (24)
w.
CHURCHI.LL,
op. citata,. p. 314.
(25) Ibidem, p. 317. (26) E. VON RINTELEN, op. citata, p. 132 . (27) Alla R. Marina era stato richiesto un intervento contro la flotta inglese per agevolare l'operazione, ma Supermarina si oppose all'invio della squadra nel Mediterraneo orientale perché, a suo avviso, esso avrebbe provocato l'uscita della Mediterranen Fleet da Alessandria, il che · avrebbe rischiato di compromettere l'operazione Merkur, basata essenzialmente sulla sorpresa. (28) In realtà, i morti ed i dispersi furono 800. I
(29) In questa occasione gli Stuka non guardarono molto per il sottile e se la presero anche con la torpediniera Lupo , che ne uscì indenne, e con il cacçiatorpediniere Sella, che con altre quattro navi sottili trasportava ctuppe germaniche a Candia e çhe non ne uscì indenne: 5 morti e 32 feriti. (30)
w.
CHURCHILL,
op. citata, p . 329.
(31) A . SANTONI e F. MATIFSINI , op. citata , p. 88. (32)
w.
CHURCHill .
op. citata, p. 336.
(33) Ibidem, p. 337. (34) Durante i primi giorni di crisi, von Rimelen fu incaricato dall'OKW di trasmettere a Mussolini la pressante richiesta di Goering di uno sbarco naliano nella parte orientale dell'isola, per venire in aiuto del duro sforzo germanJCo, «J/ Duce si dichiarò
senz'altro pronto e non ebbe una parola sul precedente rifiuto• (E. VON RINTELEN, op. citata, p . 132). Così fu determinata in 1utta fretta la partecipazione del 9• fanteria italiano, di stanza nell'Egeo. rinforzato con carri armati leggeri e due compagnie da sbarco della R. Marina. Sbarcato il 28 sotto la protezion_e di unità aeree e navali, nella baia di Sitia, .avanzò rapidamente verso l' interno ed il 31 prese contatto con i tedeschi a Hierapetra. ·
•
(35) l.S.0, PLAYFAIR, op. citata, p. 147.
284
LE OPEKAZIONI IN AfKICA ~ETIENTRIONAl.f.
(36) LIDOELL HART, Stona di una sconfitta, cit.. p. 278. (37) Si precisa che all'inizio di maggio Mussolini aveva avuto l'idea di mandare aerei in Iraq, ma il governo di Vichy si era opposto e quello d i Berlino aveva appoggiato i francesi. (38) I.S.0. PLAYFAIR, op. citata, p. 333. Da rilevate che in Churchill (op. citata, p. 303) la frase «sarà deciso soltanto dopo fa fine de/l'operazione Barbarossfl'> è sostituita da
«que.rto è ancora .r11/le ginocchia degli Dei~. (39) Nella seconda metà di maggio furono inviati in Iraq 14 Bf.109 e 7 He.111 al comando del Fliegerfiihrer Jrak, col. W.Junck. (40) La prima mossa politica di De Gaulle. come capo delle «Forze Libere Francesi• era stata la costituzione del «Consiglio di Difesa dell'Impero francese». Da De Gaulle, residence a Londra, dipende vano anche: un Ddegat0 Generale per il Levante (Libano. Siria, Gebel druso); un Alto Commissario per l' Africa •Francia libera• (Africa equatoriale. Ciad. Camerun, Gabon, Medio Congo, Ubangui-Chari); un Governatore per gli Stabilimenti Francesi dell'India (Yanaon, Mahé, Pondichery, Caricai. Chandernago r) ed un Alto Commissario per il Pacifico (Tahiti, N uove Ebridi, Nuova Caledonia, Isole dell'Amicizia, Clipperton). (41) L'incontro aveva avuto luogo l' 11 maggio, ma nulla era stato detto all'Italia del colloquio. (42)
J.
(43)
w . CHURCHILL,
CONNELL, op. citata, p. 462.
op. citata, p. 366.
(44) A. WAVELL, Terzo Dnpaich cit., p. 3440. (45)
w.
CHURCHILL, op. citata, p. 367.
(46) Ibidem, p. 373. (47) Diario Cavalle ro, data 20.4.1941. (48) Diario Cavallero, minuta non firmata e con correzioni a penna ed a matita. Sulla questione del Comando Supremo negli anni 1941-42 vds. LUCIO CEVA, La condotta italiana della gue"a, Feltrinelli, Milano 1975. · (49) R.D .L. 27 giugoo 1941, n. 661. (50) Secondo il D .L. 6 febbraio 1927, o . 68, con le modifiche apportate dalla legge 13 luglio 1939, o. 117.8 e 18 ottobre 1940, n . 1550 dopo l'approvazione, spettava al Capo del governo comunicare le direttive ai ministri, che le crasmectevano ai capi di Stato Maggiore di forza armata. (51) Diario Cavallero, minuta di lettere senza data. (52) Diario Cavallero, data 26.5.194 1. (53) Studio dello S.M.E. , uff. operazioni II in data 23.4.1941. (54) DSCS, f. 9044/0p. daca 6.5.1941.
LE BATTAGLIE SUL FRONTE DI SOLI.UM
285
(55) 25.000 uomini e 5.000 automezzi , con un ritmo di 5.500 uomini e 1.000 automezzi per il mese di giugno e di 11.000 uomini e 1.000 automezzi per i mesi successivi. (56) Al momento c'erano otto divisioni italiane in A.S . delle: quali tre da prevedere legate a Tobruk, perciò solo cinque disponibili per l'offensiva. (57) Diario Cavallero. data 25 5.1941. (58) In maggio era entrata in linea la corazzata Duilio , danneggiata dall'incursi.o ne aerea su Taranto del novembre 1940: a metà giugno la Villoria Veneto , danneggiata nello scontro di Gaudo del marzo 1941. (59) DSCS. f. 40035/0p. data 14 6.1941 - allegato 6. (60J Diario Cavallero. date citate . (61) Diario Cavallero (62) Promemoria n. li data 1.6. 1941, vds. A. COCCHIA, op. citata, pp. 202-205. (63) A. CoCCHIA, op. citata, pp. 205-206. (64) Diario Cavallero. (65) Il governo di Vichy aveva consentito l'utilizzazione di Biserta alla Germania. (66) Intendasi «Tolone•. (67) Diario Cavallero. (68) GALEAZZO CIANO, Diario 1937-1943, Rizzoli, Milano 1980, p. 518. (69) Ibidem, p . 520. (70) Ibidem, pp. 523-524 . (71) DSCS Sintesi del colloquio Cavallero-Keitel. (72) Il 14 maggio Ribbentrop aveva detto a Mussolini che se Stalin non fosse stico prudente «la Russia verrà spacciala nel giro di tre mesi> (G. CIANO, op. citata, p. 512) ed il 21 giugno, Ciano annotò, sempre a proposito delle voci insistenti sulla guerra con la Russia: · «I tedeschi pensano che nel giro di otto settimane tutto sia finito> (op. citata, p. 526). Del resto, allorché, a metà giugno, il gen. Roacca si recherà in Africa settentrionale, il gen. Zanussi, suo accompagnatore, ebbe un colloquio a Cirene con il gen. Gause, arrivato qualche giorno prima. Gause proveniva dall'OKW ed ebbe a sostenere una tesi evidentemente circolante nell'ambito dell'Alto Comando tedesco: «Vi ripeto che la
campagna di Russia non durerà più di due o Ire mesi. Abbiamo preso tutte le precauzioni per liquidare la partita entro l 'estate. Guai se non lo fosse! Ma lo sarà. Non n'peleremo il Jragico errore di Napoleone, non ci lasceremo sorprendere dall'inverno prima di esserci sbarazzati del nemico. E liquidate le faccende lassù, ci getteremo dal CaucfJSO su Suez e liquideremo anche quella dell'Africa settentrionale. Allora, finalmente, saremo liberi di volgerci con tulle le nostre forze centro l'Impero britannico (.. .}>. (GIACOMO ZANuSSI, Guerra e catastrofe d'Italia, Corso, Roma 1945, p. 119).
286
LE OPERAZIONI IN AFRICA SETl'ENTRIONALE
(73) Una compagnia del II/62· fanteria rinforzata da una squadra mortai da 45 e da un plotone da 47/32, una compagnia minatori e una batteria da 100/17 del I/2• artiglieria celere. (74) li I/104° fanteria, una batteria da 88, una compagnia da 37. un plotone pionieri, una batteria da 15 5 (preda bellica francese). (75) Comando 11 /62" fanteria, una compagnia fucilieri rinforzata da una squadra mortai da 45 ed un plotone da 47 / 32;
(76) Una compagnia fucilieri del II/62" fanteria ri.nforzata da una squadra mortai da 45 e da un plotone da 47 /32. (77) Una compagnia fucilieri del I/61 • fanteria; (78) due plotoni da 37 ed una mitragliera da 20. (79) Una compagnia delle oasi, un plotone da 37, un plotone mitraglicri e una batteria da 88 tedeschi nonché due batterie del 2 • artiglieria celere italiano. Le compagnie delle oasi erano state cosùruice per il presidio delle grandi oasi ed erano formate da clementi giovani e selezionati. (80)
J.
CONNELL, op. citata, pp. 481-482.
(81) Ibidem, p. 482. È significaùvo che Churchill nelle Memorie faccia appena un cenno, generico, alla propria lettera a Wavell e nessu no a quella di Dill a lui stesso. (82) Bruiser significa cpersona prepotente• e, in slang, <pugile•. Il -termine voleva alludere allo scambio di telegrammi sull'operazione tra Londra ed il Cairo.
(83) Si trattava del nuovo tipo di carro medio, il Crusader I, da 19 tono., dotato di un pezzo da 40/)2 e due mimgliatrici da 7,92. Autonomia, sui 160 km; velocità, 44 Km / h . La corazzatura dello scafo anteriore era di 30 mm, laterale di 14 mm. Lo spessore della torretta raggiungeva i 49 mm anteriormente ed i 24 mm lateralmente. (84) ÙDDELL HART, The Tank.I, cit., p. 84.
(85) Ibidem, p. 86.
.
(86) DSCS, comunicazione in data 15..6. 1941. (87) H.0. BEHRENDT, op. citala, p. 105. (88) J. CONNEU, op. citata, p. 499.
(89) L'idea era che la 4• brigata coraiz:ua attaccasse verso sud e la 7 1 verso nord.
(90) Alle 6,55 era stata intercettata una comunicazione inglese, secondo la quale un complesso di 75 carri pesanti tedeschi stava avanzando su Sidi Suleiman.
(91) E. ROMMEL, op. citata, pp. 59-60. (92) Secondo le notizie fornite dal!' osservazione aerea e terrestre, la colonna corazzata tedesca avanzante contava non meno di 200 carri e numerosa artiglieria.
LE BA'ITAGUF. SUL FRONTE 01 SOLWM
(93)
J.
287
CONNELL, op. citala, p. 500.
(94) E. ROMMEL, op. citata, p. 51. (95) W. CHURCHILL, (96) ). CONNELL,
op. citata, Parte III, voi. Il, p.
op, citata, p.
35.
500.
(97) I dispersi degli uni dovrebbero essere almeno pari ai prigionieri degli altri. Invece il DAK segnalò 319 prigionieri inglesi contro 250 dispersi comunicati da Wavell e la relazione di quest' ultimo indicò 570 prigionieri italiani e tedeschi contro i 403 dispersi risultanti al Comando Superiore italiano. (98) In particolare il bilancio dei mat.eriali fatto dal DAK fu il seguente. Perdite britanniche: 10 pezzi da campagna, 74 pezzi controcarri, 71 armi automatiche, 178 fucili e 20.000 colpi di vario tipo. Perdite tedesche: 13 mitragliatrici, I mortaio, 3 fuciloni controcarri, 3 pezzi controcarri da 50 e 3 da 37, un pezzo da 20, uno da 75 ed uno da 180, 35 automezzi. (99) W. CHURCHILL,
op. citata, p.
385.
(100) La sera del 18 il DAK segnalava al Comando Superiore la seguente situazione dei propri carri efficienti: 53 Panzer dei quattro tipi presso il 5• reggimento e 60 presso 1'8°, oltre i carri comando. (101)
w.
CHURCHILL,
op. citata, p.
386.
(102) Ibidem, p. 305. (103) Era il nome convenzionale pr.r l'offensiva in Siria. . (104) ). CONNELL, op. cii., p. 502. (105) W. CHURCHILL,
op. citata, pp.
388-389.
(106) Ibidem. (107)
J.
CONNELL,' op. citata, p. 505.
( 108) Churchill non gli aveva perdonato né la situazione degli aerei efficienti, troppo bassa rispetto agli apparecchi esistenti in Medio Oriente, né ... i dubbi, chiaramente manifestati, che a L?ndra non si facesse quanto realmente possibile per aiutare le forze aeree del teatro di operazioni. (109)
J. CONNELL, op.
citala, p. 502.
(110) Terzo Despatch citato, p. 3443.
(111) B.H. LIDDELL HA'RT, Storia della seconda gue"a mondiale, Mondadori, Milano 1970, pp. 246-247.
(11i) Il solo cambio di nominativi è inefficace senza determinati accorgimèoti di dettaglio. Per esempio, taluni reparti, nonostante tale cambio, fecero riferimento a precedenti telegrammi, specificand~numero di protocollo e data, trasmessi con nominativo diverso. Conseguentemente l'identificazione del reparto non presentava difficoltà.
288
I.E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
D'altra parte i troppo frequenti cambiamenti finirono per disorientare qualche untta britannica (furono intercettate comunicazioni del genere «non so chi sia BEAM) , takhé in momenti di urgenza furono trasmessi dispacci con l'indirizzo in chiaro e riferite notizie di servizio citando Ì nomi dei corpi e delle grandi unità in luogo dei corrispondenti nominativi.
(113) Ottima la cifratura delle coordinate delle posizioni raggiunte, ma spesso incauti i messaggi degli organi dei servizi. anche e specie durante la baccaglia, quale, ad esempio: «Spiacenti di comunicare la morte del fuciliere X del Il Scots Guards, avvenuta ti giorno D in seguito a fen'ta di arma da fuoco riportata a Capuzzo•. (114) K). MACKSEY, Operazione Battleaxe, in AA.W ., Stona della seconda guerra mondiale , cit., p. 219. (115) . In merito Rommel osservò: «La truppa italiana, infatti, rendeva molto quando era guidata da un capo valente• (E. ROMMEL, op. citata, p . 62). (116) Wavell alludeva all'operazione Brevity (15-16 maggio) ed alla riconquista ciel passo Halfaya da parte del gruppo von Herff (27 maggio).
( 117) Si ignora a quali pezzi si riferisse Wavell. Non certo ai cannoni da 88, la cui presenza in Africa settentrionale. benché sospettata, non era stata individuata dagli inglesi (Cfr. PLAYFAIR , op. citata , p. 173). (118) W. CHURCHILL, op. citata, p. 382 . ( 119) Leggendo i pur giusti rilievi formulati da Wavell sulle cause della sconfitta, non si può non pensare ali' amarezza provata da Graziani prendendone conoscenza. Una semplice e facile parafrasi delle letture e rapporti di Wavell relativi alla battaglia di Sollum è pur sempre largamente inferiore alla realtà della battaglia di Sidi el-Barrani. La 10• armata non aveva autoblindo, ma semplici autocarri nemmeno adatti a muovere fuori strada nel deserto; i ere quarti degli oltre 400 carri, di cui venne vantata la distruzione ·o la cattura nell 'incera campagna, potevano appena essere paragonaci ai Bren Cam·ers; i carri medi avevano una velocità di 30 km/h contro i 24 dei Matilda ed i 48 degli A 13; gli M 11 eliminati così facilmente dai Matilda avevano l'arma in casamatta e pesavano la metà dell'avversario; l'inesperienza degli equipaggi degli M 13 della brigata Babini era sicuramente supçriore a quella degli equipaggi della 7• divisione corazzata. Tutto ciò a prescindere, sia ben chiaro, dagli innegabili errori di visione suategica e tattica e di condotta del combattimento da parte di Graziani e dei principali suoi sottordini. (120) E. ROMMEL, op .. citata, pp. 61-63 . (121) B.H. LiDDELL HART , op. citata , pp. 250-251. ( 122) I cannoni controcarri da 6 lbs. (S 7 / SO) cominciarono a sostituire quelli da 2 -Jbs. solo a partire dal novembre 1941. I cannoni da 17 lbs. (76/55). anch'essi controcarri, non furono disponibili in Africa Settentrionale sino al gennaio 1943. (123) I Panzer attaccavano ad una velocità di 20-25 km/h e le batterie da 25 lbs. impiegavano circa tre minuti per allestire per la marcia. ( 124) La capacità di penetrazione del proietto perforante da 2 lbs. era di 40 mm di corazza a 1.000 metri e di 52 mm a 500 metri, però la possibilità di puntamento a 1.000 metri ed in quelle condizioni ambientali presentava serie difficoltà, specialmente se il bersaglio era in movimento. I congegni di puncamenco migliorarono durame la guerra, per primi quelli tedeschi.
LE BATIAGLIE SUL FRONTE DI SOLLUM
289
(125) Durante l'operazione Battleaxe, circa un terzo dei Panzer era dotato del nuovo pezzo.da 50/42. (126) Anche a Berlino era stato calcolato il fabbisogno dei rifornimenti ordinari. li Deutsches Afrikakorps aveva necessità di 24.000 tonnellate mensili, più altre 9.000 occorrevano alla Luftwaffe in Libia, menue non c'era mezzo di inviare alle truppe tedesche oluemare più di 20.000 connellate mensili. Halder osservò nel suo d iario: «Andando oltre gli ordini ricevuti Rommel ha portato ad una situazione per cui le nostre attuali capacità di nfornimento sono insufficienti>; ma la critica appare eccessiva. È tutto da dimosrrare che esistessero sicure alternative. (127) Appunto in data 10.6.1941 - allegato 7. (1.28) Appunto in data 12.6.1941 · allegato 8. ( 129) DSCS, promemoria data 14. 6. 1941. (130) Si trattava del maggiore, poi ten. colonnello, Heggenreiner, che era stato distaccato da von Rintelen, capo della missione militare tedesca in Italia, presso il Comando Superiore retto allora dal mar. Graziani. Da ricordare che presso il DAK operava un Ufficio di collegamento italiano tenuto dal geo. Calvi di Bergolo. (131) DSCS, f. 30001 Op. data 1.6.1941. (132) DSCS, f. 01/8116 Op. data 9.6.1941 del comandante superiore. (133) DSCSAS, f.52 R.P. data 15.6.1941 del comandante superiore. (134) E. ROMMEL, op. citata, p. 46. (135) DSCSAS, lettera data 14.6.1941 del capo di S.M. dell'Esercito tedesco · allegat0 9. (136) DSCSAS, f. 53 R.P. data 18.6.1941 del comandante superiore. Allegati omessi (137) DSCSAS, f. 54 R.P. data 19.6.1941 del comandante superiore. (138) DSCS, f. 275 d ata 14.6.1941 dell'addetto militare tedesco a Roma. (139) DSCS, f. 30069/0p. data 17.6.1941 del capo di Srat0 Maggiore Generale allegato 1O. (140) Conferenza di Roatta con i gen. Rommel e Gause del 21.6.1941 · allegato n. 11. (141) Rommel reputava indispensabili due divisioni di fanteria, oltre quelle già in posco; alcune unità di carri armati al solo scopo di accompagnare la fanteria; un incremento di quattro gruppi italiani da 149/ 35 e di due gruppi tedeschi, uno di obici da 150 ed uno di monai da 120. Inoltre, naturalmente, il massimo possibile impiego di aviazione ed uso di bombe tedesche cad oli incendiari>. (142) Lettera personale n. 19/6 data 25.6.1941. (143) Con il f.39741/Sv. da~ 21.5. 1941 il Comando Supremo dava ordini alla Direzione Superiore Trasponi dello S.M.R.IE. di modificare il programma per il mese di
290
LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRl0NALE
luglio, conferendo precedenza all'invio, entro il 20 luglio, del p ersonale e dei materiali citati. I.a spedizione era stata sollecitata dall'OKW e comprendeva i rifornimenti ordinari per il mese di luglio: 30.000 tonnellate per l'Afrikakorpi e 8.000 per il Fliegerfuehrer
Afn'ka. (144) G. 2ANTJSSI, op. citata, p. 124. (145) 19 squadriglie da caccia, 16 da bombardamento, 8 di S1uka, l di aerosiluranti, 2 da ricognizione strategica, l di cacciabombardieri. (146) Sull'argomento vds. G . 2ANTJSSI, op. citala, pp. 125-127. (147) li gen. Ettore Manca di Mores era, dal 19 maggio, comandante superiore dell'artiglieria. (148) DSCS, lettera personale in data 10.7.1941 del gen. Roana. (149) DSCS, lettera personale in data 12.7.1941 del geo. Cavallero. Si noti l' applicazione delle prerogative del capo di 6.M.G.: il cambio del comandante superiore è formalmente deciso da Cavallero e non da."Mussolini. (150) li Canevari osservò acutamente che «Per una curioia ri11incìta della storia, il gen. Rommel Ii tro11a11a, di fronte a Bastico e Gambara, erattamenle nella slesia iituazione in cui i medenmi Bastico e Gambara si erano trovati di fronte a Franco in Spagna. Ora le parti erano in11ertite. Quando 11ole11a far qualcosa di iua te11a, non potendo portare allri argomenti, Bastico in hpagna e11oca11a in ultimo appello di fronte a Franco gli ordini del Duce; analogamente Rommel quando 11ole11a far di iua teita indica11a gli ordini del Fiihrer> (op. citala, p. 485). ·
Capitolo quinto LA PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE BATILEAXE
1. GLI INTENDIMENTI OPERATIVI ITALO-TEDESCHI.
Prima di esaminare con quali direttive il gen. Bastico, dal 18 luglio nuovo comandante superiore delle forze armate in Africa settentrionale, si sia accinto al lavoro, è bene mettere in risalto una decisione presa al venice, la cui gravità si paleserà - ma non era difficile intuirlo - pesantissima sia per i nuovi impegni assumi e da sostenere, sia per gli oneri esistenti, che già era difficile fronteggiare. Fin dal 30 maggio, prima di partire per il Brennero ad incontrare Hitler, Mussolini aveva ravvisato con Cavallero la necessità di «predisporre la costituzione tra Lubia,na e Zagabria di una divistòne motoriz:;;ata e di una corazzata più la divistòne Granatien·», nella previsione di un conflitto fra Germania e Unione Sovietica. È molto probabile si sia trattato di un orientamento più che di una vera e propria direttiva, comunque una diecina di giorni dopo il problema acquistò maggior consistenza con la decisione di approntare un corpo d'armata speciale su due divisioni autoponate ed una celere. Superate alcune incenezze di carattere ordinativo, tra il 15 ed il 21 giugno, venne stabilita la messa a punto del corpo d'armata autotrasponabile.- Il 22, conosciuto l'inizio delle operazioni tedesche e dichiarata guerra alla Russia, ebbe principio una frenetica attività per dotare convenientemente la grande unità di personale, materiali (specialmente aniglierie e morrai) e mezzi (soprattutto autocarri). A prescindere dal fatto che, nonostante tutti gli sforzi, il corpo di spedizione fu lungi dal ricevere una fisionomia equilibrata e solida, in linea con i prevedibili impegni operativi, è indubbio che il «saccheggio» provocato dal suo approntamento incise sulle disponibilità per la Libia, proprio quando, in particolare a Roma, si aveva motivo di ritenere imminente una ripresa offensiva britannica in Cirenaica. È noto che l'immediata offena della partecipazione italiana, inoltrata attraverso il gen. Marras, non fu accolta con panicolare entusiasmo dal Fi.ihrer, il quale ebbe a scrivere: «se tale è la Vostra intenzione, Duce - che io accolgo naturalmente col cuore colmo di gratitudine -- vi sarà -abbastanza tempo per poterla realizza-
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I.Il O Pf.KAZIONI IN AFRICA Sf,'JTF.NTRIONAtE
re (. .. ). L'aiuto decisivo, Duce, lo potrete però sempre fornire col rafforzare le Vostre forze nell'Africa Settentnonale, possibilmente anche volgendo lo sguardo da Tripoli verso l'Occidente, col costituire un contingente, per ora sia pur piccolo, che in caso di violazione dei trattati da parte francese possa marciare in Francia [ = in Tunisia]: Ed infine, con l'intensificare la guerra aerea e, dove sia possibile, quella dei sottoman·ni nel Medite1Taneo (. . .)» (1). Da sottolineare che per Hitler «il Nord Afnca di per sé è sottr(ltto a qualsiasi pencolo fino all'autunno(. . .). Non credo che gli inglesi in un tempo prossimo possano essere in condizioni di ripetere questo tentativo» e che «pn·ma dell'autunno non può assolutamente prendersi in considerazione la possibilità di un attacco sull'Egitto» (2). Mussolini, come è naturale, si affrettò a rassicurare l'alleato circa i provvedimenti in corso per l'Africa settentrionale, poi, tenuto anche conto del cambio del comandante supenore, fece preparare da Cavallero le direttive per Bastìco. 1 • - L'afflusso in A.S.I. delle forze e dei mezzi ormai largamente predisposti in Italia e in corso di aumento, per ripristinare l'efficienza delle nostre unità cosd operanti o per inviarne di nuove, trova limitazione nelle note difficoltà dei trasporti e nel limitato rendimento dei poni di sbarco.
2° - D'altro canto le forze britanniche in Egitto appaiono in co~tinuo aumento, aJlo scopo evidente di riprendere al più presto l'azione offensiva contro di noi; tentativi di sbarco sulle coste della Libia sono anche possibili , con speciale riferimento alle zone di Tripoli e di Bengasi. 3 • - Ciò posto, mentre è previsto che l'Asse svilupperà a buon momento una doppia contemporanea azione offensiva contro l'Egitto, dalla Cirenaica e dal Medio Oriente, tale azione deve essere rimandata ad epoca più propizia, anche in relazione allo sviluppo delle operazioni in Russia. 4 • - In tale attesa occorre: a) potenziare al massimo l'assetto resistente della Cirenaica con le unità che vi si uovano debitamente completate, avendo presente che tale completamento potrà essere attuato con gli invii, che a prezzo di grandi sforzi saranno fatti dall'Italia durante il mese in corso e che l'afflusso di nuove forze, se pure limitato, potrà iniziarsi nell'agosto; b) curare al massimo l'organizzazione difensiva sul fronte orientale e creare la disponibilità di una forre riserva mobile per la manovra; e) esaminare l'organizzazione di comando delle forze operanti sul fronte orientale ed inoltrare proposte orientate ad ottenere un più agile funzionamento dell'insieme. Tenere presente l'opportunità di costituire, appena possibile, un gruppo corazzato mobile agli ordini del gen. Rommel (3); e) preparare, specie con le artiglierie e con gli altri mezzi in corso di avviamento, l'operazione per espugnare la Piazza di Tobruk. Siccome tale preparazione richiederà tempo, continuare intanto una sistematica attività,
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specie di aniglieria e di aviazione, per fiaccare la resistenza fisica e morale della Piazza, ostacolarne i rifornimenti via mare e impedire al presidio di concorrere attivamente all'attacco da est del fronte di Sollum; !) per quanto concerne la Tripolitania, tenere presente che nell'attuale situazione la minaccia più grave è quella di uno sbarco: perciò orientare prevalentemente le forze ivi dislocate nel senso della difesa costiera; g) ogni sforzo deve essere fatto per migliorare quanto più possibile la capacità di sbarco [ = scarico) di Tripoli e di Bengasi e l'organizzazione della difesa aerea e contraerea di tali località. È ovvia misura prudenziale continuare lo studio e la organizzazione delle posizioni arretrate già previste da codesto Comando Superiore, posizioni che potranno essere embrionalmente guarnite con elementi tratti dalla Tripolitania e ,in seguito, quando ciò sa.à possibile, con unità in turno di riposo».
Francamente, tali direttive appaiono per taluni versi contraddittorie e per altri generiche, sì da far ritenere preferibile in loro luogo un dettagliato piano dei trasporti via mare e via aerea per tutta l'estate. Anzitutto è innegabile la sensibile attenuazione del rigoroso senso di realismo alla base della relazione e degli studi presentati da Roatta. Questi aveva affermato senza mezzi termini che l'espugnazione di Tobruk non era neppure concepibile «come operazione a breve scadenza» e che l'offensiva verso il Canale appariva come «una eventualità molto lontana», a meno di sostanziali mutamenti nella situazione aeronavale nel Mediterraneo, visto che i trasporti potevano a malapena sopperire alle ordinarie esigenze di alim,e mazione delle forze presenti in Africa settentrionale e risultavano impari all'esecuzione di up ponderoso piano di potenziamento. In altri termini, se non si risolveva il problema logistico, quello tattico era a soluzione obbligata: fare il possibile con quanto in posto, rassegnati ad attendere la nuova offensiva britannica. Le direttive impartite sotto l'autorità della firma del Duce, invece, senza nulla dire in merito ad· una prossima intensificazione dei rifornimenti, astrazion fatta per una platonica affermazione di principio, prescrivevano di assicurare la difesa della Cirenaica e di preparare la conquista di Tobruk, operazioni che Roatta aveva dichiarato impossibili senza un cospicuo incremento dei rifornimenti ordinari e straordinari. Quanto ad un'offensiva contro l'Egitto, essa era rimandata «ad epoca più propizia», ma senza precisare se in relazione al momento in cui l'Italia fosse riuscita a risolvere la questione dei trasporti oltremare, oppure al termine della campagna di Russia, oppure a quando la Germania lo avesse deciso. Poiché è proprio questo il pu~to. Per la prima volta, Mussolini parlava apertamente di una gigantesca manovra a tenaglia, di cui una branca, tedesca, avrebbe
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agito attraverso il Caucaso o dalla Turchia e l'altra, prevalentemente italiana, dalla Cirenaica. E per quanto possa sembrare - specie a posteriori - chimerica una tale visione, non bisogna dimenticare che il Comando in capo del Medio Oriente temeva proprio un'eventualità del genere, ed occorre sapere che von Rintelen, nel suo citato appunto del 2 luglio, aveva scritto: cÈ l'intenzione dell'OKW di aggredire le posizioni britanniche nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, dopo che la campagna in Russia sia terminata e appena che le forze corazzate, quivi impegnate, siano disponibili per altri teatri di guerra. Nel quadro complessivo delle operazioni occorre la preparazione di una potente puntata dalla Libia verso il Canale di Suez. Siccome sono da aspettarsi numerosi rifornimenti britannici nei prossimi tempi, anche le forze del!' Asse debbono essere aumentate quanto possibile ( ... ):..
Von Rintelen non si era basato su indiscrezioni, bensì sulla «Istruzione n. 32> datata 30 giugno a lui diretta dall'OKW. Fra gli argomenti elencati in tale istruzione, c'era anche la «Continuazione della lotta contro la posizione britannica nel Mediterraneo e nell'Asia anteriore per mezzo di un attacco concentrico che debba muovere dalla Libia attraverso l'Egitto, dalla Bulgaria attraverso la Turchia e, secondo le circostanze, anche dalla Transcaucasia attraverso l'Iran» (4). Questo, naturalmente, non significàva che esistesse uno studio in proposito: la questione sarebbe stata affrontata a tempo debito, cioè quando la campagna di Russia fosse giunta ad una vittoria, almeno nei limiti europei, di assoluta tranquillità per la Germania. Né siffatto orientamento comportava la piena adesione deWOKW. È in questo senso che si deve interpretare quanto ebbe a dichiarare il gen. von Thoma a proposito della situazione creatasi nel 1942 (von Kleist nel Caucaso e Rommel ad el-Alamein): «Il grande movimento a tenaglia contro il Medio Oriente che voi credevate in corso non avvenne in base ad un piano vero e propnò. Fu discusso vagamente tra i generali più vicini a Hitler, ma il nostro Stato Maggiore Generale non l'approvò mai né lo considerò attuabile» (5 ). Reputando, dunque, non priva di fondamento l'affermazione di Mussolini, resta la sensazione di un attendismo operativo assunto deliberatamente davanti ali' iniziativa altrui - del nemico o dell'alleato - e, nel contempo, di un certo velleitarismo. Tale sensazione sembra confermata dalla memoria sulla situazione politico-militare che una settimana dopo Mussolini presentò al Re (6). In essa sono espliciti la rinuncia ad uno sforzo concreto per
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modificare il disagio delle truppe in Libia, a meno di «una forte rettifica ne/l'atteggiamento della Turchia o altri imprevedibili eventi», ed un orientamento mentale ispirato ad una difesa generale. Non solo, ma accanto all'assenza di ogni preoccupazione per i rifornimenti oltremare ed .a decisioni prive di connessione con la realtà - quali la costituzione di una massa di manovra nella valle del Po di «almeno 20 divisioni» e la disponibilità globale nella primavera del 1942 di «almeno 80 divisioni», di cui cinque corazzate ed otto motorizzate, quando l'ostacolo di qualunque problema organico, tattico e logistico, erano autocarri, artiglierie e carri, armati - appare sempre. più chiaro l'interesse verso il fronte russo. Al primo corpo d'armata bisognava aggiungerne un secondo, motorizzato naturalmente «più o meno .a secondo delle possibilità»! Per ceno, Mussolini non pensava ·che preparare un secondo corpo d'armata fosse questione che si esaurisse nelle tre divisioni da mettere insieme. Una nuova unità di questo genere avrebbe automaticamente dato vita ad un'armata, e ciò avrebbe componato il reperimento di numerose truppe suppletive e di un'Intendenza. L'errore compiuto aprendo un fronte greco, quando Graziani già lamentava difficoltà, adesso stava ripetendosi. Proprio qualche giorno dopo, ma prima di parlare con Rommel, Keitel si rivolse a Cavallero con una lunga lettera (7) in cui - date noti~ie del fronte russo e ringraziato, a nome di Hitler, dell'offena «in caso di necessità» di un secondo corpo d'armata italiano - confermò, sia pure in prospettiva lontana, la minaccia da nord sur Medio Oriente e ne trasse motivo per avvalorare l'ipotesi di un'offensiva britannica in Africa settentrionale nel prossimo futuro: «È tuttavia certo ch·e gli Inglesi hanno riconDsciuto qual maggiore pericolo minaccerà, al termine della campagna ad Est, le loro posizioni nel' Medio Oriente. Se opereranno correttamente (come dobbiamo presupporre) essi saranno portati a ritentare, nei prossimi mesi, l'attacco contro la Cirenaica ( ... ). Non è tempestivo stabilire, prima che la campagna di Russia sia conclusa, il comune piano di guerra delle potenze del!' Asse contro le posizioni inglesi del Mediterraneo ( ... ). Non appena le operazioni in oriente saranno giunte ad una temporanea conclusione apprezzerò moltissimo un incontro con Voi per fissare il piano delle ulteriori operazioni. Tale piano non verrà allora dettato dalla volontà di riposare sugli allori, bensì da quella di utilizzare l'inclusione della Russia come base di operazioni in grande » ile anche nel Medio Oriente, atte a migliorare la situazione strategica dell'Italia ( ... )».
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L'argomento centrale della lettera era la lotta in Cirenaica: Per quanto concerne l'Africa Settentrionale ecco il mio concetto: 1 • - I nostri sforzi devono essere diretti alla presa di Tobruk cd al conseguente annientamento delle locali forze inglesi, allo scopo di liberare e poter quindi utilizzare alla frontiera egiziana le unità attualmente impegnate oell' accerchiamento. 2• - Il conseguimento di tale obiettivo è però ostacolato dalle enormi difficoltà dei rifornimenti via mare. La perdita di aniglieria pesante e di altre unità destinate all'attacco contro Tobruk, in seguito al recente affondamento, è perciò panicolarmente deplorevole perché non è prontamente riparabile. 3• - Qualora gli Inglesi dovessero attaccare con forze preponderanti prima della presa di Tobruk, sarà necessario, in caso estremo , ritirare verso ovest le forze dei fronti di SolJum e di Tobruk, procedimento preferibile io ogni caso ad una sconfitta alla frontiera egiziana. 4 • - Il riconoscimento di tale eventualità esige che si faccia il possibile almeno per approntare posizioni arretrate, decorrenti approssimativamente da Ain el-Gazala in direzione sud-ovest, protette sui fian chi dalla zona di el-Mechili mediante azioni offensive condotte da formazioni mobili. Tanto meglio se tali posizioni non saranno utilizzate. 5 • - Passando da tali concetti alla preparazione del successivo sbalzo contro il canale di Suez, è stata preveduta la panecipazione di un comando di gruppo corazzato alle dipendenze del generale Rommel che, a sua volta, è sottoposto al Vostro comandante, generale Bastico. Come apprendo dal generale von Rintelen, Voi siete d'accordo che il fronte di Tobruk rimanga, in un primo- tempo, alla dipendenza del generale Rommel. Considerata l'intima connessione del fronte di Sollum con quello di Tobruk, ritengo che questa sia la soluzione migliore. Se motivi panicolari dovessero però richiedere più cardi che il fronte di Tobruk passasse alle immediate dipendenze del Comando Superiore italiano, il gruppo corazzato Rommel dovrebbe poter almeno disporre, oltre che del corpo di spedizioné africano [ = Afrikakorps] come riserva mobile, a11che di un corpo italiano (fronte di Sollum) e possibilmente anche di ulteriori formazioni celeri italiane ( ... )• .
Come è agevole riscontrare, il punto più importante non era tanto l'esame dell'ipotesi difensiva o, meno ancora, di quella offensiva, quanto il potenziamento delle forze .in mano a Rommel e l'unità di comando sui due fronti di Sollum e di Tobruk. Su questo specifico argomento Rommel si riservava di discutere anche a Berlino, perché in Africa erano emerse preoccupazioni (8). Il giorno 28, appena partito Rommel, il ten. col. Heggenreiner espresse a Gambara la viva preoccupazione tedesca che il prossimo attacco inglese potesse separare, sia pure per qualche giorno, Sollum da Tobruk in conseguenza della articolazione di comando che Bastico avrebbe avuto in animo di attuare, come da disposizio-
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ni precise ricevute a Roma. In definitiva, a parte la ricchezza di pareri e di suggerimenti e l'evidente tono di estrema conesia, nella lettera di Keitel non si ravvisa alcun cenno ad una qualsiasi forma di partecipazione alla soluzione, o almeno ali' alleggerimento della grave crisi che attanagliava le nostre forze in Africa settentrionale. Non c'è da meravigliarsi, visto l'immane compito che la Germania si era assunto (9). Sicuramente l'imponanza del teatro d'operazioni del Mediterraneo non era stata individuata appieno da Hitler, tuttavia è innegabile che la presenza sovietica non poteva essere ignorata a lungo. D'altronde, l'OKW aveva manifestato serie intenzioni di rinforzare il Deutsches Aftikakorps. La recriminazione italiana appare, invece, validissima su. due argomenti di grosso rilievo. Uno concerneva l'utilizzazione di Bisetta, e Keitel si limitò a sentenziare la necessità di un miglioramento dei trasponi marittimi e ad affermare che «noi continueremo a fare assegnamento principalmente sui porti italiani di Tripoli e. Bengasi». Il secondo riguardava la richiesta di concedere a fabbriche italiane la costruzione dei Pzkw III e IV, e Keitel consentì speranze che non si sarebbero mai tradotte in realtà. Il generale Bast:ico era panito da Roma il 18 luglio, avendo già pre.so visione delle direttive di Mussolini del giorno 16 e della comunicazione di von Rintelen circa il desiderio dell'OKW di costituire quanto, prima possibile il Comando del gruppo corazzato Rommel, anche se incompleto. Il giorno successivo, appena arrivato a Cirene, ebbe un colloquio con il comandante dell'Afa:kakorps, che si mostrò assolutamente d'accordo con il progettato riordinamento delle forze (10). Sino alla costituzione del corpo d'armata d'investimento di Tobruk, egli avrebbe conservato la responsabilità del fronte di Sollum e dell'assedio della piazza. Quindi, dal 22 al 25, Bastico fece una visita alle unità della Cirenaica orientale, accompagnato da Rommel. Appena rientrato a Cirene compilò una accurata relazione, che inviò a Cavallero con una lettera personale: «( .. .) Mi sono sforzato di essere obiettivo e sereno; ma debbo concordare con Roatta nel confermare che la situazione è seria, perché siamo deboli ovunque, e per quanti sforzi cerchi di compiere non mi è dato - per ora - di mettere insieme una riserva capace di fronteggiare ogni possibile evento. Per mancanza di forze e soprattutto per insufficienza di automezzi; insufficienza questa che si aggrava ogni giorno; ce ne vorrebbero subito almeno altri 1000; allora si comincerebbe a «respirare>. Ad ogni modo credi che la buona volontà e la fede non mancano: e tutti faremo, in ogni circostanza, il noStro dovere. Ma Marina e Aviazione ci aiutino. Per l'aviazione, se si potesse contare su almeno cinque apparecchi da~ra:sporto giornalieri, l'apporto qualitativo - se
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non quantitativo - dei materiali trasportati sarebbe prezioso. N on è proprio possibile attuare un siffatto trasporto periodico? E lo stesso dicasi per i sommergibili da trasporto; venivano a Rodi ed erano gli attesi e i benvenuti. Non potrebbero venire anche qui? Credi che questo è p roprio un grido del cuore! In quanto ai colloqui col gen. Rommel, mentre mi hanno dato la sensazione che, pure affermando la sua certezza di fronteggiare gli avvenimenti, egli sia in effetti alquanto preoccupato per la situazione - Tobruk-Sollum - che egli stesso si è creata, mi hanno fa tto persuaso che egli assai difficilmente rinuncerà alla «auc.onomia• - che oso dire assoluta - cui ormai è usato. I nostri colloqui nei ere giorni passari in sua compagnia sono stati cordialissimi, ma, tnche se velata da p arole cortesissime, traspariva, nei suoi ragionamenti, la «superiorità netta ed indiscussa> che egli attribuisce alle proprie forze in confronto con le nostre, giudicate obiettivamente, è vero, ma non senza severità. Ora se ne va a Berlino, ma ha promesso di ritornare al più presto, né io ho creduto di fargli opposizione, di fronte alla sua dichiarazione di essere sicuro che l'attacco inglese è ancora abbastanza lontano( ... )• (11).
Le divisioni italiane - riferì Bastico nella relazione - avevano scarsa efficienza ed insuffici ente mobilità ( 12). Erano stanche perché si trovavano con tutti gli elementi in linea, mancavano di qualsiasi riserva e della possibilità di fruire di turni di riposo. Inevitabilmente Rommel le giudicava meno idonee all'attacco e tendeva ad impiegarle nello snervante servizio di trincea. In sostanza, erano destinate a sostenere l'urto avversario, mentre alle divisioni tedesche rimaneva il compito della manovra e della riconquista degli elementi statici eventualmente travolti. Quanto alle dipendenze operative, Rommel sosteneva che, essendo il Deutsches Afrikakorps l'unica riserva mobile efficiente per i due fronti di Sollum e Tobruk, questi dovessero trovarsi entrambi agli ordini di un unico comandante. In altri termini , tutte le unità operanti contro gli inglesi sarebbero passate alle dipendenze ·del comandante tedesco. A parte ciò, come primo provvedimento inteso ad alleviare la riconosciuta tensione della situazione alla frontiera egiziana, Bastico si proponeva di portare in Cirenaica quanto risultasse somaibile alla Tripolitania (13). Cavallero aveva ben presenti le direttive di Mussolini del 16 luglio, fondate sulla speranza di essere in grado di adempiere agli impegni del piano di potenziamento dello scacchiere libico-egiziano; piano concepito appunto in funzione della grande rìpresa offensiva verso il Nilo. Ma il continuo esame delle difficoltà, alla ricerca di una soluzione che non si trovava, lo induceva ad un'amara cautela. 11 29 luglio il gen. Magli , addetto al Comando
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Supremo, aveva presieduto una riunione per definire il programma dei trasponi marittimi per il mese di agosto, presente il gen. von Rintelen. Questi era intervenuto in apertura di seduta per sottolineare la deficienza di carburante in cui si trovano le truppe ad est di Tobruk e per ovviare a tale inconveniente era stato deciso, preliminarmente, che su ogni piroscafo diretto a Bengasi, proveniente sia direttamente dall'Italia sia da Tripoli, fossero caricate 500 tonnellate di carburante. Calcolando tre piroscafi alla settimana, si prevedeva così di inviare in Cirenaica almeno 6.000 tonnellate mensili . Il programma di agosto venne redatto sulla base di quattro convogli normali da carico (pari a 24 piroscafi, di cui 4 per carburanti, 10 per i tedeschi e 10 per gli italiani) , un convoglio da carico per soli automezzi italiani (5 piroscafi), un convoglio veloce per truppe italiane e tedesche. Complessivamente dovevano sbarcare oltremare 11. 500 uomini, 2. 700 automezzi ed artiglieria, con cui si sarebbero potenziati l'Afrikakorps (14) e la R. Aeronautica, migliorate le condizioni di alcune clivisioni, realizzato un sensibile aumento delle riparazioni automobilistiche (invio di un intero autoparco) ed incrementate le disponibilità di autoveicoli (15). Inoltre, verso la fine del mese, si pensava di far partire il primo scaglione della divisione motorizzata Trieste. Tutto ciò, però, in massima parte era da porre sotto l'etichetta dei rifornimenti ordinan·. Quelli straordinari rimanevano fuori portata. Dal punto di vista operativo la lettera di Keitel tradiva anch'essa preoccupazioni di fondo: il caso «peggiore» di una forte offensiva britannica meritava attenzione, · tanto da far ritenere, al limite, accettabile l'idea di una ritirata preventivà piuttosto di subire una sconfitta alla frontiera. Queste considerazioni si aggiun,, gevano a valutazioni fatte nell'ambito del Comando Supremo, ove il 23 luglio - allorché una notizia reputata altamente attendibile aveva indicato l'inizio della offensiva britannica tra il 25 ed il 26 dello stesso mese - era affiorato persino il dubbio di non riuscire ad arretrare tempestivamente il dispositivo avanzato. I primi di agosto, però, era caduto il timore di un'imminente iniziativa inglese, a parte qualche azione locale contenibile senza difficoltà, e si riteneva di poter contare sul margine di un mese di tempo per la messa a punto di un'organizzazione in grado di sostenere l'urto nemico. Le unità italo-tedesche erano ali' incirca ancora le stesse che avevano sostenuto Battleaxe: si era aggiunta soltanto l'incompleta
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divisione Savona, affluita frettolosamente dalla Sinica. La situazione logistica permaneva molto seria: non era stato realizzato neppure il modesto incremento previsto per il mese di luglio e, tra l'altro, erano andate perdute due navi cisterna e due batterie pesanti destinate all'assedio di Tobruk. Il Comando Supremo si poneva due interrogativi fondamentali. Primo: le divisioni assedianti Tobruk, rinforzate da quanto sbarcato dall'Italia o dato sul posto dal gen. Bastico, sarebbero state in condizioni di «tenere» in settembre , di fronte ad un attaccò pattente da Tobruk? Fronteggiavano la piazza tre divisioni: Brescia, Pavia e Trento. Soltanto quest'ultima aveva ricevuto in luglio ed avrebbe ricevuto in agosto complementi e completamento. Nulla per la Brescia e la Pavia e si ignorava quanto per esse potesse venir tratto dalla Tripolitania. Tutto sommato, comunque, era da presumere che tali grandi unità fossero in condizioni di resistere, sia pur attingendo probabilmente anche ad aliquote della riserva corazzata. Qualora fosse stato sferrato un attacco sul fronte di Sollum in concomitanza con la sortita da Tobruk, i casi erano due. Un'azione condotta con forze analoghe a quelle impiegate in Battleaxe poteva 1essere arrestata alla frontiera. Ma se l'avversario avesse agito con forze superiori e, soprattutto, a più ampio raggio, da1 est e da sud-est, trascurando o soltanto impegnando Sollum, le pQssibilità di resistenza apparivano molto ale~torie. Il ?Ìspositivp dell'Asse rispondeva, infatti, ad un atteggiamento di sosta, in attesa 1di riprendere l'avanzata in Egitto. Ma tale avanzata presupponeva un'azione da oriente su Suez e l'andamento.,delle operazioni sul fronte russo poneva la pregiudiziale in prospettiva piuttosto lontana. Nell'impossibilità. di aumentare le forze sembrava dunque conveniente un più economico schieramento, prettamente difensivo, che consentisse di disporre di ogni possibilità per parare l'attacco principale. Secondo interrogativo: ultimato il trasporto della Trieste, sarebbe stato preferibile inviare nuove grandi unità o mantenere od aumentare l'efficienza delle divisioni già in Libia? Stante la difficoltà di realizzare a malapena i rifornimenti ordinari e le condizioni dei servizi divisionali, ormai al di sotto del minimo accettabile per deficienza di autocarri (la Trento aveva 1'80% degli autoveicoli fuori uso), si affermava il concetto di utilizzare nel inodo migliore le forze già oltremare e di non procedere alla spedizione di nuove grandi unità finché l'aumentata disponibilità di automezzi e di scorte non consentissero un'attrezzatura logistica
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adeguata alle attuali e maggiori forze. Per assicurare l'efficienza delle divisioni occorreva inviare loro tutti gli elementi mancanti (tra cui artiglierie divisionali), le artiglierie di corpo d'armata e d'armata corrispondenti e gli autoveicoli divisionali, di corpo d'armata e d'Intendenza. Dopo di che si poteva procedere al riesame dell'alimentazione dello scacchiere. Se fosse stato possibile creare un conveniente supporto logistico (e solo dopo averlo messo a punto) diventava ovvia la partenza di nuove grandi unità, in caso contrario non rimaneva che tenere a numero le divisioni in loco, sostituendo i · mezzi logori ed il personale da avvicendare e motorizzandole quanto meglio possibile, al fine di trarre da poche divisioni il massimo rendimento. Da tale complesso di argomentaz~oni derivò un appunto per Mussolini, mirante a porre in evidenza la necessità pura e semplice di prepararsi ad accettare una battaglia difensiva: «Impegnatasi la Germania al fronte russo, la guerra nel bacino del Mediterraneo è rimasta essen_zialmente affidata alle armi italiane. Si è fatto di conseguenza ogni sforzo per potenziare il più possibile le forze terrestri ed aeree dislocate in Libia e tale indirizzo ha poi trovato espressione nelle direttive al Generale Bastico da Voi, Duce, fumate il 16 luglio: «potenziare il più possibile l'assetto resistente della Cirenaica ed agire sistematicamente contro Tobruk per prepararne l'espugnazione e continuare la organizzazione -' come misura prudenziale - di posizioni arretrate». L'attuale schier:amento delle nostre forze in Libia ha le seguenti caratteristiche: - in Trìpolitania: nessuna unità mobile in condizioni di agire eventualmente alla frontiera tunisina (unica grande unità la div. Sabratha, in ricostituzione e sprovvista di mezzi di trasporto); - in Cirenaica: tre divisioi:u (Brescia, Pavia e Trento) immobilizzate fronte a Tobruk; una (An·ete) impegnata a proteggere le spalle di tale fronte da eventuali sbarchi e quale riserva per fronte stesso; fronte ad est una divisione (Savona) e la riserva mobile tedesca (due divisioni corazzate) legata però anche al fronte di Tobruk. Abbiamo cioè uno schieramento che bene risponde per una nostra temporanea sosta in attesa di eliminare Tobruk e riprendere quindi l'offensiva verso est. Ma tre fatti nuovi sono sopravvenuti a variare la situazione: - il lento progresso delle operazioni in Russia, che trasferisce ad epoca lontana il possibile inizio della comune offensiva verso il canale di Suez; · - la mancata concessione di Bisetta, che non ci permette e non ci permetterà di portare in Libia~ necessari rinforzi di mezzi e ci costringe quindi a rinviare a data lontana anche l'attacco dì Tobruk;
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il nuovo atteggiamento del Governo di Vichy dopo gli avvenimenti dj Siria e la intensificata propaganda degaullista nel Nordafrica francese, che ci impongono provvedimenti di cautela anche verso la frontiera tunisina. Ciò premesso, è logico prevedere che iJ nemico (come concordi e numerose informazioni confermano) tenterà di profittare di questa situazione per attaccarci al più presto in Cirenaica, tanto più che esso può presumere di sollevare contro di noi, in caso di vittoria, il Nordafrica francese. Scopo inglese già dichiarato: acquistare il domin io su tutta la costa africana mediterranea.
Non si tratta quindi ora, per not~ di espugnare Tobruk e di attaccare l'Egitto, bensì di mettersi in grado di dare una vittonosa battaglia in Cirenaica. Il nemico attaccherà presumibilmente sia contro il fronte di Sollum sia con uscita da Tobruk. Le nostre divisioni che investono Tobruk sono in condizioni di resistere, e così pure potrà resistere, almeno in primo tempo, la no,stra linea dìfensiva a Sollum. Ma questa lotta su <Joppio fronte assorbirà cenamente la riserva mobile (corpo Rommel) almeno per gran pane; cosicché verrà a mancare la massa di manovra per contrastare !;azione principale dell'avversario, azione che si manifesterà necessariamente con forze motocorazzate operanti a largo raggio. Perciò si deve concludere: a) soltanto se l'attacco nemico fosse condotto con forze a un dipresso equivalenti a quelle impegnate in giugno, esisterebbe per noi la possibilità di fronteggiare l'attacco; b) ma se il nemico, come è molto probabile, agisse con forze superiori (manovra a largo raggio) do~biamo ritenere molto difficile che l'attuale schieramento permetta di condurre vittoriosamente la battaglia. Sembra quindi opponuno: - in Cirenaica: predisporre una più logica raccolta delle forze in modo da poter dare battaglia in favorevoli condizioni tattico-logistiche; - in Tripolitania: ottenere al più presto la disponibilità di qualche grande unità mobile (motorizzare la divisione Sabratha ed anche trattenere nella zona di Tripoli la divisione Tneste se, al momento del suo sbarco, la situazione io Cirenaica potrà consentirlo) per fronteggiare eventuali emergenze verso la Tunisia> (16).
Su questa linea,. Cavallero aveva già risposto a Bastico, assicurandolo che per le spedizioni si stava facendo tutto il possibile, che il programma di luglio era stato sostanzialmente rispettato, che quello d i agosto era sperabile lo fosse altrettanto (17). Aveva concesso anche il richiesto concorso di sommergibili ed aerei per il trasporto di materiale ed approvato il recupero di personale e mezzi dalla Tripolitania. Poi era venuto al dunque, richiamandosi ad una sola delle direttive del 16 luglio:
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«L'imbastitura di una posizione arretrata, da codesto Comando già studiata ed iniziata sulla linea approssimativa Dema-Mechili è provvedimento da portare innanzi con la massima alacrità, tenuto presente che questa linea dovrà ad ogni costo trovarsi imbastita al più tardi al momento nel quale si pronunziasse l'offensiva avversaria da Oriente. Disposizioni siffatte valgono soltanto se integralmente attuate. La linea ora detta dovrà essere integrata da una salda organizzazione di Agedabia, quale punto di appoggio per forze mobili destinate a contrastare possibili aggiramenti al largo che fossero tentati da forze leggere avversarie. È evidente che predisposizioni di siffatta natura non sarebbero complete se non fosse concretato anche lo studio delle modalità da seguire per il caso che la situazione imponesse di renderle esecutive. Questo Comando gradirà conoscere sollecitamente quanto al riguardo sia stato fatto e quale sia il vostro ulteriore programma in argomento• (18).
La questione delle posizioni arretrate, appena affiorata nelle direttive del 16 luglio, passava al primo posto e si accomRagnava al vero e proprio ordine di studiare una manovra in ritirata. E aperto il contrasto fra questa direttiva, più che suggerimento, e la raccomandazione di Roatta dli non disperdere forze su posizioni arretrate, fin quando non ne risultassero disponibili ad esigenze della difesa avanzata assolte - il che, secondo la visione di Roatta, rinviava praticamente il provvedimento ad un futuro completamente ipotetico - per non cadere nell'errore di risultare deboli ovunque, proprio per inseguire l'illusione di poter parare tutto. A parte, comunque, questa osservazione, è da rilevare con una certa sorpresa l'indicazione della linea arretrata Derna-Mechili, con appoggio retrostante ad Agedabia, senza una parola circa la posizione di Ain el-Gazala, scelta dal Comando Superiore ed accettata anche dall'OKW, sulla quale i lavori erano in corso sin da metà maggio. Quanto alla bontà difensiva della linea Derna-Mechili, Rommel aveva espresso a suo tempo dubbi ed anche Gambara, che si era preoccupato di compiere personalmente una ricognizione nel gebel orientale ed a Mechili, era assai poco convinto. A suo parere, sul tratto gebelico Dema-Martuba-Chaulan, l'unico ostacolo reale era quello del fosso di Derna, che però, a causa del suo andamento, rivestiva scarso valore impeditivo, tar.to più ·che tutto il terreno a sud del gebel offriva le più ampie possibilità alla manovra dei corazzau. Scorrendo il carteggio interno del Comando Supremo si riscontra l'acquisizione dell'abitudine a studi concernenti problemi operativi del teatro d' operazioni dell'Africa settentrionale. In parte ciò è co~prensibile, essen~o q~_ello libico l'unico teatro, ormai, sul quale s1 potesse far sentire l mfluenza del Comando Supremo.
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LE OPERAZIO NI IN AFRICA SETIENTRIONALE
Peraltro non sembra esente da pecche, giacché l'entrare nel dettaglio o si traduceva nell'invadere il campo di responsabilità del Comando Superiore A.S. oppure si riduceva ad uno sterile esercizio per uso d'ufficio. Ma poteva anche provocare visioni operative prive del necessario supporto di una conoscenza diretta dell'ambiente e della situazione specifica. Quest'ultimo caso si era proprio verificato nei primi giorni di agosto ed aveva indotto Cavallero a prendere rigida posizione a favore della linea Derna-Mechili. Un appunto dell'ufficio operazioni in data 5 agosto sintetizzava i termini del ripiegamento da Sollum · al gebel: una fase preliminare con l'affluenza della D.f. Bologna sulla linea Derna-Mechili, l'alleggerimento del fronte di Sollum e l'arretramento dei servizi (durata approssimativa: una dozzina di giorni) ed una fase di ripiegamento del fronte di Sollum, facendo poi seguire la rottura del contatto da parte dell'Afnkakorps; quindi, a partire dal quarto giorno, un'azione ritardatrice condotta dalle divisioni corazzate e dalla O .mot. Trento per consentire alle divisioni di fanteria di schierarsi sulla posizione arretrata (durata: una decina di giorni). In complesso, il trasferimento di tutte le forze sul gebel e ad el-Mechili avrebbe richiesto circa tre settimane, il che escludeva potesse venir eseguito sotto la pressione del nemico. Sempre secondo lo studio, sulla linea Derna-Mechili la battaglia appariva affrontabile in condizioni per noi favorevoli: truppe quantitativamente sufficienti, rifornimenti agevoli, condizioni di vita migliori. Addirittura, poteva darsi il caso che la D.mot. Tneste risultasse esuberante per il nuovo dispositivo arretrato. Tale il quadro, fatto a Roma, che aveva influenzato Cavallero al punto di indurlo ad inviare, a immediato seguito della risposta a Bascico, l'esplicito ordine di organizzare ed eseguire la manovra di ripiegamento entro il mese di agosto, prima, cioè, che l'avversario attaccasse (19): era l'ammissione del fallimento del programma dei rinforzi e l'accettazione dell'impotenza operativa. Senonché il primo degli interessaci a prendere conoscenza di siffatto punto di vista fu Rommel, di ritorno da Berlino. Rommel era stato accolto in patria con entusiasmo. La sua recentissima ulteriore promozione a generale delle truppe corazzate, voluta da Hitler, non aveva incontrato molto favore né all'OKW né all'OKH ma lo aveva reso ancor più sicuro di sé. Il 31 si presentò alla Wolftschanze, in Prussia orientale, e poté personalmente mettere il Fiihrer al corrente degli avvenimenti formulando richieste per eliminare Tobruk prima dell'offensiva inglese e per tenere Sollum. Hitler approvò. Gli vietò, tuttavia, l'impiego delle granate contro-
LA PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE BA'JTLEAXE
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carri a carica cava, di cui un primo quantitativo era stato spedito in Libia, trattandosi di un mezzo ancora segretissimo. Con questo viatico Rommel arrivò a Roma ed il 6 agosto von Rintelen lo accompagnò al Comando . Supremo. Cavallero esordì dicendo di non sperare in un miglioramento sostanziale dei trasporti marittimi e ripeté quanto illustrato a Mussolini e scritto a Bastico. Quando Rommel sentì parlare della linea Derna-Mechili si oppose reci~mente sostenendo la superiore validità della posizione di Ain el-Gazala; era più avanzata, poteva essere tenuta con due o tre divisioni e consentiva sulla destra, cioé a sud, ampio modo ai carri di manovrare controffensivamente. «Questo è evidentemente il motivo che ha influito sulla sua scelta - annotò Cavàllero nel suo diario -: mentalità carrista!», ma è un commento estremamente discutibile. Forse che la lotta sulla posizione gebelica non sarebbe stata decisa nella zona di el-Mechili dai corazzati, così come ·era accaduto durante l'offensiva di O'Connor? E forse che proprio l'assenza di una mentalità carrista - se non addirittura motorizzata! - non era stata all'origine dell'infelice equipaggiamento delle divisioni corazzate italiane e del fallimento delle nostre possibilità iniziali in Africa settentrionale? Ad ogni modo, Rommel non sentì ragioni e, poiché non gli era stato detto dell'ordine, già partito, di ritirare le truppe di Sollum e di Tobruk entro il mese, aggiunse che un np1egamento sotto la pressione avversaria non :ra neppure pensabile. «Sostengo - scrisse Cavallero - la necessità di una seconda linea a titolo di misura precauzionale e senza dar l'impressione che io intenda ripiegare. Chiedo a Rommel come avesse pensato di effetruare il ripiegamento quando al 15 giugno ne aveva esaminato l'evenruale necessità. Spiega che se lo era prospettato come una necessità a cui far fronte , ma che nel complesso sarebbe stata un'operazione disastrosa. Insiste sulla bontà delle attuali posizioni di Sollum e nella fiducia che presto possano essere disponibili i mezzi per la presa di Tobruk. A mia volta ripeto che non prevedo possibile: una rapida espugnazione: di Tobruk e che quindi il problema di una posizione arretrat.a ha grande imponanza ( ... )> (20).
La divergenza di opinioni era netta, tanto che venne portata davanti a Mussolini quella stessa mattina. L'illustrazione della situazione sul fronte di Sollum e della prospettiva di tenerlo anche contro le forze superiori, nonché di prendere Tobruk a patto di assicurargli adeguati rifornimenti, fatta in tono altamente fiducioso da Rommel, impressionò favorevolmente Mussolini, il quale dispose che Cavallero e von Rintelen si recassero anch' essi in Cirenaica
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LE OPEiV.ZIONI IN AFRICA SETIENTIUONALE
per rendersi conto de visu dello stato delle cose. Prima di lasciare Roma, Cavallero volle rispondere a Keitel. Fu una replica di circostanza e cortese, che si concluse con l'annuncio dell'imminente partenza «per avere dirette notizie della situazione di fatto in Libia
e particolarmente in Cirenaica e per rendermi conto di' taluni p roblemi particolari, ivi compresi quelli sopra accennati'», cioè, posizione arretrata, espugnazione di Tobruk, costituzione del Panzergruppe Rommel (21). A Cirene, il 7 sera, il capo di Stato Maggiore Generale ebbe un colloquio preliminare con Bastico e Gambara per «spiegare» il contrordine che lui stesso stava portando: per quanto il Comando Supremo giudicasse la posizione di Ain el-Gazala di limitate possibilità difensive e di appoggio, questa sarebbe stata ugualmente presa in considerazione per riguardo all'opinione di Rommel e per armonizzare le nostre vedute con quelle dell'alleato , dato che questi disponeva delle truppe più efficienti e manovriere. Il discorso venne ripreso il mattino successivo, in una riunione alla quale partecipò anche von Rintelen, e sviluppato da Cavallero con una tesi alquanto strana: «all'idea di una posizione arretrata, ad
occt'dente di Tobruk, con occupazione a carattere statico, si sostituisce ti concetto nuovo (non previsto da Rommel), di una massa mobile di G. U. moton'zzate-corazzate (Divisioni Trento e Ariete, per le quali Super A.S.I. ha già in attuazione provvedimenti di raccolta in zona rispettivamente Ain Gaza/a e Berta-e/ Mechtli, alle quali si aggiungerà la Trieste, che veTTà daJl'Italia fra agosto e pnmi di settembre). Questa massa mobile funzionerà come posizione arretrata: p er la sua attitudine e possibilità (. . .) ad agire in tutte le direzioni, questo gruppo di divisioni concorrerà, mediante manovra, alla resistenza delle grandi unità non mobili avanzate (.. .)». Siamo nell'ambito della capziosità per non mostrare di cedere alle idee di Rommel. Oltre a questo punto, furono prese altre determinazioni. Anzitutto, conferma del comando unitario dei fronti di Sollum e di Tobruk retto da Rommel. L' espugna.zione di Tobruk, non appena completata l' affluenza dei mezzi richiesti e di almeno altre due divisioni (una corazzata ed una di fanteria), rimaneva l'obiettivo da perseguire quale presupposto indispensabile per la futura ripresa offensiva in Egitto. Sarebbe stato costituito subito un corpo d ' armata di manovra (C.A.M.) con le divisioni Ariete, Trento e Trieste agli ordin i di Gambara, che però avrebbe conservato anche la carica di capo di Stato Maggiore del Comando
LA PAUSA OPERATIVI\ DOPO L'OPERAZIONE BATI'LEAXE
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Superiore (!). La organizzazione della posizione di Ain el-Gazala, sulla quale i lavori erano già abbastanza avanzati, doveva proseguire, presidiandone gli elementi principali con altre forze disponibili e predisponendone l'attrezzatura logistica e la rete delle trasmissioni. L'occupazione della posizione doveva rispondere alla «ipotesi di arretramento preventivo presa in relazione alla situazione generale e all'imminenza di un attacco di forze nettamente prevalenti (. . .)» (22). La sera dell'8 luglio Cavallero partì con Bastico e von Rintelen per Bardia e, nel pomeriggio successivo, dopo aver visitato il fronte di ~ollum, ebbe un abboccamento con Rommel. In seguito ad un'ulteriore disamina delle possibili soluzioni ordinative, l'articolazione delle forze tratteggiata a Cirene subì qualche modifica. In definitiva, dal 15 agosto venivano a dipendere dal Comando Superiore (vds. specchio pagina seguente) il Panzergruppe Afrika (gen. Rommel) - costituito dal Deutsches Afrikakorps e dà) XXI corpo d'armata, con i fronti di Sollum e di Tobruk - ed il nuovo corpo d'armata di manovra, dislocato fra Manuba, a sud-est di Derna, ed Ain el-Gazala. In particolare, il Deutsches Afakakorps (gen. Ludwig Cri.iwell) era costituito da 15a e 21 a Panzerdivision (già 5a leggera), dalla D.f. Savona e dalla nuova Division zur besonderen Verwendung Afnka (D.z.b.V.) (23). Il XXI corpo d'armata (gen. Enea Navarini), era composto dalle divisioni Bologna e Pavia - destinate ad assumere la formazione motorizzata «tipo A.S.» (organico alle pagine seguenti) come la Trento nonché dalla D.f. Brescia. Il corpo d'armata di manovra era formato da un raggruppamento esplorante (24), dalla D.cor. Ariete e dalla D .mot. Trento. Quanto agli organi di collegamento, presso il Comando Superi~re rimaneva un solo ufficiale di collegamento, il ten. col. Heggenreiner; presso il Panzergruppe Afnka uno Stato Maggiore it.aliano di collegamento retto dal gen. Calvi di Bergolo e presso il Deutsches Afakakorps un secondo Stato Maggiore italiano di collega.mento retto dal col. Lovera di Maria. Dal 24 al 28 agosto ebbe luogo un viaggio di Mussolini a Cavallero in German~a per visitare, accompagnati da Hitler e Keitel, il fronte russo ..,. Il 25 Cavallero e Keitel ebbero tempo e modo di parlare dei problemi operativi sul tappeto. Da pane tedesca non venne fatto mistero delle preoccupazioni generate dall'immensità del tea~o di operazioni. La situazione degli automezzi, delle gomme e del carburante era giudicata grave. Per i
3Ò8
LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRIONAI.E
ORGANIGRAMMA DELLE TRUPPE OPERANTI IN CIRENAICA
COMANDO SUPERIORE A.S. (gen. Bastico)
I
I
I Gruppo Corazzato Africa G.C.A. (,gen. Rommel)
Corpo d'Armata di Manovra C.A.M. (gen. Gambara)
D.
J M,u ....J
&pi. D.
I
15• D . cor.
m,J,.,,, I
21 • D. cor. (già 5• D. kgg.)
I
D . Bologna (2)
I
Corpo Ted. Africa C.T.A. (gen. Criiwell)
I
I D.f. Savona
I
X:XIC.A. (gen. Navarini)
l
D.z.b.V (1)
I
D. Pavia (2)
1.
I
D.f. Brescia
aliquote
(3)
D.f. Sabratha
(1) Il 27 novembre assumerà la denominazione di 90• Leichte Division. (2) Le D.f. Bologna e Pavia erano destinate ad assumere l'ordinamento della D. moc. Trento. ( 3) La D .f. Brescia doveva conservare la struttura delle divisioni metropolitane.
primi il Filhrer era stato costretto a consentire, su richiesta di von Brauchitsch, l'invio al fronte dell'intera produzione di luglio; per le seconde, gli approvvigionamenti dal Giappone dovevano ormai affluire per le lunghissime e pericolose vie marittime; per il carburante, il consumo si dimostrava enorme e la deficienza di navi-cisterna incideva sui rifornimenti, compresi quelli per l'Italia. E subito Keitel collocò un'osservazione pungente ma assolutamente pertinente: ·
LA PAUSA OPERATIVA 001'0 L'OPERAZIONE BATfl.P.AXE
ORGANICO DIVISIONE MOTORIZZATA TIPO «Trento»
Comando divisione Due reggimenti fanteria motorizzati su: - compagnia comando; - due battaglioni fucilieri su: compagnia comando; tre compagnie fucilieri; un plotone mortai da 81; -un battaglione armi accompagnamento e controcarro su: compagnia coma-;ido; compagnia mortai da 81; compagnia cannoni da 47 / 32; compagnia da 20 mm. e.a.; un reggimento bersaglieri su: - compagnia comando; - una compagnia motociclisti; -due battaglioni bersaglieri autoportati su: compagnia comando; due compagnie bersaglieri; una compagnia cannoni da 47/32; - un battaglione armi accompagnamento e controcarri su: compagnia comando; due compagnie mortai da 81; una compagnia da 20 mm e.a.; un battaglione armi di accompagnamento e controcarri su: -compagnia: comando; -due compagnie mitraglieri; -una compagnia mortai da 81 -; - una compagnia cannoni da 47 / 32; un reggimento artiglieria motorizzato su: -un gruppo da 100/17; . -due gruppi da 75/27 o 75/18; - una batteria cannoni da 47 / 32; - due batterie da 20 mm e.a.; un battaglione misto genio; unità dei servizi. •
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LE OPERAZ!ONJ IN AFRICA SEITENTRJONALE
«In merito all'invio dì un secondo corpo d'armata italiano alla fronte russa, si ringrazia sinceramente da parte tedesca. È però da tener presente che il Comando tedesco non potrebbe dare alcun aiuto in fatto di automezzi( ... ). Né sarebbe prudente utilizzare per questo secondo corpo italiano automezzi destinati alla Libia ( ... ). In conclusione sarebbe molto gradito che il Comando d'armata in Russia, valutasse questo aspetto del problema (automezzi)&.
Cavallero confermò che l'Italia non era in grado di assegnare al secondo corpo d'armata i 4.600 automezzi dati al primo. Disse anche - ma si ha ogni motivo di ritenere che si trattasse di un'affermazione basata sulla certezza che l'offerta non sarebbe stata accolta - che il secondo corpo d'armata (il quale di motorizzato aveva solo il nome) «se dovesse essere inviato, sarebbe pronto a partire fin dai primi di settembre». Keitel, poi, portò il discorso sull'Africa settentrionale. A suo parere non esisteva pericolo di un'offensiva britannica, anche perché il nemico stava impegnandosi in Iran. «Occorrerebbe aver preso Tobruk per la fine di settembre», egli osservò ed aggiunse che occorreva impiegare ogni mezzo nella costruzione della posizione arretrata di Ain el-Gazila. Al riguardo, da parte tedesca venivano messi a disposizione mine, mezzi tecnici per perforazione, ostacoli anticarro, ecc. Però la posizione in argomento era da considerare come elemento di sicurezza, in quanto «una n'tirata da Sol/um e da Tobruk sarebbe certamente la più grave operazione che si possa immaginare. La soluzione del problema sta nel n·nforzare Sollum e nel prendere Tobruk. E allora le nostre forze sarebbero inattaccabili anche in Libia». Cavallero concordò e Keitel proseguì, chiarendo in modo inequivocabile il punto di vista dell'OKW: · «Occorre poì che ìl comando déi due fronti di Sollum e di Tobruk stia riunito in una sola mano per poter ma.novrare tra un fronte e l'altro. Circa un'ulteriore avanzata verso Suez, subito dopo la presa di Tobruk, si può dire che mancano le premesse necessarie, soprattutto per le poco favorevoli condizioni delle linee dì comunicazione. Ad ogni passo che si fa, tali linee si allungano e la situazione peggiora>.
Cavallero assicurò che questo era anche il pensiero italiano. Il resto della conversazione venne dedicato alla questione dei rifornimenti alla Libia; alla delicatezza dei rapporti con la Francia; alla necessità che l'Italia trovasse il modo di ritirare il carburante disponibile a Costanza, specialmente con riavi-cisterna (25); alle difficoltà italiane relativamente alle ma,terie prime; alla guarnigione da stabilire per Creta (26).
LA PAUSA OPERATIVA DOPO !.'OPERAZIONE BA'!Tl.EAXE
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2. lL RIORDINAMENTO DELLE FORZE ITALIANE.
Dopo la seconda battaglia di Sollum cominciò un'opera di riassetto generale in tutti i settori, ma particolarmente in quello logistico. Prima di tutto o~correva costituire una direzione di amministrazione del Comando Superiore, per riorganizzare il servizio su basi più aderenti alle necessità, e sciogliere i depositi d'arma e gli uffici stralcio, attribuendo funzioni di deposito ai distretti ed ai «Centri di istruzione e complementi» in Libia e funzione di uffici stralcio ad organi sussidiari in Italia. In tal modo si potevano recuperare 400 ufficiali e 4. 500 sottufficiali e truppa. Urgeva una nuova definizione delle competenze e responsabilità territoriali. Il 7 luglio la Libia venne ripartita in quattro zone, una avanzata e tre arretrate. La prima comprendeva tutta l'area ad oriente del meridiano di Ain el-Gazala ed era alle dipendenze del comandante del Deutsches Afn"kakorps. Le altre tre vennero poste sotto la giurisdizic;>ne, rispettivamente del Comando della 5 a armata (la Tripolitania), del Comando del X corpo d'armata (la Cirenaica occidentale) e del Comando Sahara libico (la pane più interna della Libia). Queste ultime zone furono a loro volta suddivise in settori e sottosettori. I Comandi dei poni di Tripoli e di Bengasi dipendevano direttamente, inve.ce, dall'Intendente Superiore. Anche l'apparato logistico venne riordinato. Dall'Intendenza Superiore (Bengasi) derivarono le delegazioni d'Intendenza per la Tripolitania (Tripoli) e per la Cirenaica (Derna) e, sotto il profilo direttivo e di coordinamento, anche l'Intendenza della 5a armata, peraltro ancora da costituire. La delegazione per la Tripolitania-; caratterizzata da marcata staticità, doveva provvedere alla ricezione dei materiali dall'Italia, al loro avviamento all'Intendenza della 5a armata ed alla delegazione della Cirenaica, nonché presiedere alle precedenze degli imbarchi e sbarchi nel pono di Tripoli ed allo smistamento di repani, materiali· e mezzi. La delegazione della Cirenaica, i cui organi erano invece dotati di relativa mobilità, aveva il. compito di curare la ricezione dei rifornimenti ad .essa diretti dall'Intendenza Superiore e dalla delegazione della Tripolitania e di sopperire alle necessità del X corpo d'Armata e delle truppe dislocate nella zona avanzata. All'Intendenza della 5 a armata era riservata la d~ezione dell'àttività logistica nell'ambito dell'armata e del Sahara libico.
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LE OPERAZIONI IN APRICA SE'JTENTRIO NALE
ORGANIZZAZIONE LOGISTICA IN AFRICA SETTENTRIONALE nel luglio 1941
I
Intendenza Superiore
I
I I
I
I
I
I
I
Del lntend. · TriJX>litania
Del. lntend. Cirenaica
I I I
Porto di Bengasi
Pono di Napoli (*)
I I
-
Pono di Tripoli -
-
I -
Intendenza 5• armata
I
dipendenza direna dipendenza funzionale
(*) Si trattava di clementi distaccati dall'Intendenza Superiore
Questa organizzazione non ebbe però vita lunga. Alcune decisioni prese da Cavallero durante la sua visita in agosto ebbero riflessi anche in campo territoriale e quindi logistico. La necessità di recuperare tutto il possibile dalla Tripolitania spinse Bastico ad un riesame della situazione in quella regione e mise subito in evidenza l'incoerenza di una misura presa nell'illusione - per la verità non suffragata dà elementi concreti - di poter, poco per volta, dare vita ad un organismo efficiente. In Tripolitania si trovavano reparti di copenura alla frontiera tunisina, reparti a presidio di opere fonificate, pochi reparti in difesa costiera e contraerea, pochi repani libici e nazionali sparsi qua e là per ragioni di carattere territoriale. Inoltre, la cinta difensiva di Tripoli, di valore molto discutibile , assorbiva quantità rilevante di uomini, artiglierie e mezzi. Su questa struttura erano venuti gradatamente a sovrapporsi il Comando della piazza di Tripoli, il Comando del XX corpo ed il Comando della 5a armata (il 15 aprile), tutti privi di truppe mobili e costfetti a coabitare. Essi, perciò, vivevano in uno stato di disagio morale a causa di funzioni non pari al loro rango ed assorbivano
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LA PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE BATn.EAXE
numerosi ufficiali e personale in sottordine che avrebbero potuto trovare altro impiego più vantaggioso. Il generale Mario Caracciolo di Feroleto, comandante della nuova armata, non esitò ad esprimersi al riguardo in termini di snellimento e Bastico ne condivise il parere, proponendo al Comando Supremo lo scioglimento od il rimpatrio dei Comandi della 5a armata e del XX corpo e la costituzione, in loro vece, di un Comando della Tripolitania, preposto a tutta l; organizzazione territoriale e di difesa. Tale misura ebbe l'approvazione di Cavallero e . comportò qualche modifica alla struttura decisa i primi di luglio. A partire dal 15 agos~o, il nuovo Comando del Panzergruppe Mrika ebbe le funzioni di Comando della Marmarica; il Comando del X corpo quelle di Comando della Cirenaica con la piazza di Bengasi ed i settori di Derna, Barce ed Agedabia; il Comando della Tripolitania subentrò ai disciolti Comandi della 5a armata e del XX corpo ed ebbe giurisdizione sulla piazza di Tripoli e sui presidi della frontiera tunisina e del Sahara libico. Sotto l'aspetto logistico, la delegazione d'Intendenza di Tripoli si trasformò in Intendenza della Tripolitania, con il compito di ricevere i rifornimenti dalla madrepatria e di provvedere al loro smistamento fra Intendenza Superiore ed altri enti. La difesa contraerea era un altro grosso problema, specialmente per i poni di Tripoli e Bengasi, le cui condizioni di efficienza lasciavano ampiamente a desiderare. A fine giugno la dislocazione delle batterie contraerei era la stguente: batterie (mobili o da posizione)
località Tripoli Buerat Ras Taiunes Bengasi Derna Marsa cl Brega Totale
*
102/ 35
88/ 56
3
3+ 5 *
~
-
-
3* -
-
-
1
1
5
11
77/28
4
76/45
76/40
2
4
-
-
-
-
-
-
-
4
2
76/30 1
75/40
-
75/ 27
-
-
-
-
1/2
-
-
-
11 1
6
-
-
-
2
1/2
-
-
1
17
2
6
2
Destinate alle grandi unità e quindi da sostituire con batterie da posizione.
Complessivamente si trattava di 190 bocche da fuoco di vario calibro. Il gen. Manca si ;ra dato da fare con buoni risultati, ma
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETI'ENTRIONAI.E
ovviamente non poté porre riparo all'indisponibilità di pezzi, tenuto anche conto di quelli resisi inservibili perché logori. Cominciò a conferire una organizzazione unitaria alle difese contraerei e costiera della Tripolitania, costituendo un Comando artiglieria e.a. e costiera con sede a Tripoli, dal quale dipendevano: il raggruppamento e.a. della Tripolitania su tre gruppi da 88; il 30° raggruppamento e.a. e costiero su quattro gruppi misti; il raggruppamento costiero della Tripolitania. Quest'ultimo comprendeva: - la piazza di Tripoli: un gruppo da 77/28, due da 149/35 e due gruppi misti; - il settore di Homs: Il/ 26 • artiglieria ed una batteria da 75/27 da posizione; - il settore di Zliten: un gruppo misto; - il settore di Misurata: un gruppo da 77 / 28 ed una batteria da 75 / 27 da posizione; - il settore di Buerat: una batteria da 102 / 35· ed una da 75/ 27 da posizione; - il settore di Sirte: due batterie da 75/27 da posizione; - la zona di Marsa el Auegia: una sezione da 76/40 della R. Marina; la zona di Zavia: un gruppo da 77 / 28; la zona di Zuara: un s-ruppo da 77 /28; In Cirenaica esistevano altre tre unità: il 2 • reggimento aniglieria e.a. su un gruppo da 75/27, due da 75/50 ed uno da 88/56; un raggruppamento e.a. da 20 mm su due gruppi da posizione ed un gruppo motorizzato; un raggruppamento costiero su un -gruppo tedesco da 155 ed un gruppo italiano da 149/ 35. Quanto al materiale contraerei, in luglio ne fu richiesto un quantitativo notevole: 130 proiettori, di cui almeno un terzo provvisto di aerofono e correttori di parallasse; 19 3 sezioni da 20 mm e 7S batterie da 7S, da 88 e da 90. Pumoppo le scarse disponibilità in patria non consentivano di soddisfare neppure un quarto del fabbisogno,· penanto Cavallero dispose l'invio entro settembre-ottobre di 17 proiettori da 120 e 13 aerofoni, di 47 sezioni da 20 ed 8 batterie da posizione. Quando fosse stato possibile sarebbero stati spediti altri 18 proiettori da 120 ed una decina di batterie. La Germania non si era disinteressata della questione. Fin dal 3 maggio von Rintelen aveva comunicato al Comando Supremo il
1A PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE l!AlTLoAXE
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desiderio dell'OKW di «conoscere numero e specie delle batten·e contraeree esistenti in Libia per decidere se sia zf caso di inviarne di rinforzo». Dopo aver mandato cinque batterie da 75 per la difesa costiera, Goering decise di spedire due gruppi, ognuno su tre batterie da 88 e due batterie da 20, beninteso a prescindere dai reparti contraerei destinati all'Afrikakorps. Il primo gruppo doveva essere trasferito a metà ottobre ed il secondo nel mese successivo. Sta di fatto che durante l'estate i dispacci da Cirene si susseguirono. Visto che poco si poteva ottenere, Bastico dichiarò al Comando Supremo: ' «Le incursioni aeree nemiche su Tripoli e Bengasi hanno assumo un ricmo sempre più intenso, provocando notevoli danni materiali e gravi ripercussioni sullo spirito della pop-olazione. La difesa contraerea non è sufficiente per impedire l'offesa; occorrerebbe integrarla con l'impiego della caccia notturna. Poiché non esistono in A.S. i mezzi per organizzare il particolare· servizio , prego codesco Comando di interessare Supcraereo per i provvedimenti che ri terrà opportuni» (27).
Il telegramma ebbe subito una replica da parte di Pricolo: sia a Tripoli sia a Bengasi erano già state assegnate le sezioni di caccia notturna ed al momento l'inconveniente più sentito consisteva nell'insufficiente numero di proiettori, destinati a ricercare e illuminare i velivoli nemici per consentire alla caccia di avvistarli ed attaccarli. Naturalmente, l'assegnazione dei proiettori era di competenza dell'Esercito. Un mese più tardi, lo Stato Maggiore della R. Aeronautica tornò sull'argomento per discutere il funzionamento del servizio di difesa aerea notturna. In altri termini, esistevano in materia iocertezie o diversità di opinioni che trovavano inevitabili riflessi nel campo pratico. Dal momento io cui i proiettori io dotazione a ciascun settore di caccia notturna coglievano e mantenevano nel fascio di luce qualche velivolo avversario, il caccia sarebbe dovuto intervenire, con libertà d'azione, fino al limìte della zona di normale sbarramento delle batterie contraerei. Senonché il Comando Superiore aveva disposto che, illuminato l'aereo nemico, fosse l'artiglieria c. a. ad avere libertà d'azione, anche oltre la linea normale di sbarramento. Di conseguenza, il campo di attività della caccia era stato nuovamente allontanato dall'obiettivo e localizzato oltre il raggio d'azione delle artiglierie e, quindi, dei proiettori. Questo però creava altri problemi, in quanto il maggiore imbarazzo per· il cacciatore notturno derivava dalle difficoltà di avvistare l'aereo nemico e di non p.rderlo di vista durante l'inseguimento. Per giunta, a Bengasi esisteva un gruppo da 88 della Flak
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I.Il O PF.RAZIONI IN AFRICA ~ETfENTRIONALE
dipendente direttamente dal Fliegerfiihrer Afrika, che eseguiva il tiro al suono, secondo proprie modalità d'azione. In definitiva, occorreva che il Comando Supremo stabilisse, in seguito ad approfondito esame da parte di una Commissione mista di esperti, i criteri che dovevano presiedere all',impiego della caccia notturna nel campo della collaborazione con l'attiglieria e.a., in rapporto · all'evoluzione dei mezzi ausiliari. In novembre·, Pricolo si recherà in ispezione in Libia e· tornerà sulla questione con il Comando Supremo. In base ai colloqui con il Comando Superiore artiglieria, d'accordo con il locale Comando Flak, darà il via ad una serie di esperimenti sia a Bengasi sia a Tripoli (28). Lascia alquanto perplessi il fatto che, ad un anho e più dall'entrata in guerra, fosse ancora da stabilire la linea di condotta da tenere per la difesa aerea del territorio, pur ricordando che la caccia notturna, prima inesistente, fu organizzata dopo l'inizio delle ostilità. Comunque le deficienze più spiccate risiedevano nella cattiva definizione delle responsabilità (spesso divise tra Esercito, Aeronautica, Marina ed anche Milizia); nella povera organizzazione delle trasmissioni, degli avvistamenti e delle segnalazioni, ma soprattutto nella totale assenza di sistemi di radiolocalizzazione che consentissero il tempestivo intervento dei mezzi di difesa aerei e terrestri. Particolare attenzione era stata riservata anche alla necessità di eliminare, o quanto meno attenuare, i troppi aspetti negativi della preparazione del personale e le' carenze di amalgama iniziali. Per accogliere, dunque, i reparti in via di costituzione o ricostituzione ed i complementi in afflusso dall'Italia vennero impiantati i centri di istruzione di Barce (per la. fanteria ed il genio) e di el-Abiar (per l'artiglieria) nonché un «centro istruzione artiglieria A. S. >, alle dirette dipendenze del Comando Superiore artiglieria per curare l'addestramento al materiale dal 75/27, 100/17, 105 /28 e 149/13; ai pezzi controcarri da 47 / 32 ed a quelli contraerei da 20, oltre a scuole per specializzati per il tiro, trasmissioni e trattoristi. Per i carristi era stato organizzato un «centro carristi> con officine riparazioni per carri leggeri a Forte Mara (ovest di Derna), per carri medi a Derna e per picçole e medie riparazioni carri leggeri ed assistenza alle officine dei battaglioni carri medi ad Ain el-Gazala. Gli specialisti del genio erano avviaci alle scuole di specializzazione tecnica ed ai corsi telegrafisti e radiotelegrafisti in atto a Tripoli, dove erano svolti anche corsi per conduttori di automezzi e
I.A PAUSA OPERATIVA 0 01'0 L'O PERA7..IONE RATil.EAXE
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motociclisti. I meccanici, elettricisti, motoristi, idrici e fotoelettricisu venivano preparati presso le officine di Tripoli, Bengasi e Martuba. Come è facile immaginare si trattava di un notevole sforzo, che doveva sopperire a quanto non fatto, o fatto male, nella madrepatria. Ora, per determinate attività ·si poteva reputare pressoché inevitabile che un corso pratico venisse svolto nell' ambiente atipico del deserto, ma per la maggior parte non esiste dubbio che l'addestramento potesse essere compiuto in Italia. Il risultato era che il rimedio - giustamente adottato dal Comando Supçriore - presentava il grave inconven.iente di sottrarre personale istruttore qualificato - ufficiali , sottufficiali e specialisti - ai reparti ed impediva l' immediata utilizzazione dei nuovi arrivi. Per le artiglierie campali venne dato l'avvio ad una messa a punto scrupolosa ma, forzatamente, alquanto lenta, tendente fra l'altro a trasferire in Cirenaica aliquote divisionali rimaste indietro. Esistevano però sensibili divergenze di opinione fra i concetti tedeschi e quelli del geo. Manca circa l'impiego dell'artiglieria. Per Rommel, alle bocche da fuoco disponibili doveva essere attribuita spiccata funzione controcarri; in altri termini , non si doveva esitare ad adoperarle con tiro a puntamento diretto, beninteso ove appena il tipo di materiale ed il tipo e il peso del proietto lo consentissero. Secondo questo punto di vista diventava quindi secondario che le batterie fossero messe in perfetto ordine prima di andare in linea. «Se gli inglesi attaccano e noi non possiamo efficacemente reagire, che cosa se ne fa it gen. Manca delle batterie che sta mettendo in ordine a Tripoli?» osservò il ten. col. Heggenreiner a Gambara il 28 luglio. È evidente che ogni soluzione aveva il pro ed il contro. A metà agosto la situazione delle artiglierie campali non indivisiona: te, dipendenti dal Comando Superiore artiglieria, era la seguente: gruppi gruppi
16 ° raggruppamento artiglieria di corpo d'armata su tre da 105/28, assegnato in rinforzo al Deutsches Afnkakorps; 24 ° raggruppamento artiglieria di corpo d'armata su due da 105/28 ed uno da 100/17, assegnato in rinforzo alla D.f.
Pavia; - 5 ° raggruppamento artiglieria d'armata su quattro gruppi da 149/ 35 a Tripoli; - 340° raggruppamento artiglieria della guardia alla frontiera su quattro gruppi da 7J /28, assegnato in rinforzo alla D. mot. Trento;
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LE OJ>ERJ\ZIONI IN AFRICA SETIENTIUONALE
- 1• reggimento aniglieria celere su due gruppi da 75 / 27, assegnato in rinforzo alla D. f. Brescia; - il 2° reggimento artiglieria celere su un gruppo da 100/ 17 e due gruppi da 75 / 27, assegnato in rinforzo al Deutsches Afrikakorps; - il 3 ° reggimento artiglieria celere con un gruppo da 100/ l 7 e due gruppi da 75/27, assegnato in rinforzo alla D.f. Pavia. Per quanto riguarda le artiglierie divisionalii, c'era da rilevare un notevole frammischiamento di reparti a causa di incompletezza organica delle divisioni, di arrivi alla spicciolata o di esigenze di natura bellica. A questo si aggiunse la ristrutturazione delle grandi unità. Di conseguenza, a metà settembre lo Stato Maggiore dell'Esercito disporrà un _riordinamento generale mediante movimenti perequativi ·e afflusso di altri gruppi dall'Italia sulla base di nuovi organici, qui sinteticamente riepilogati:
Reggimenti 1• an. celere
Organici in atto
Organici da raggiungere
due gruppi da 75 / 27 due gruppi da 75/27 un gruppo da 100/ 17 due gruppi d'a 100/ I 7
2 • art. celere
due gruppi da 75 / 27 un gruppo da 100/ 27
tre gruppi_da 75/27
3 • an. celere
due gruppi da 75/ 27
tre gruppi da 75 /27
132 • art. An"ete
due gruppi da 75/27
12° art. Savona
26• an. Pavia
46 • art. Trento
205 • art. Bologna
Noce
un gruppo da 75 / 27 un gruppo dal 100/71 un gruppo da 75/27 un gruppo da 100/ 17 due gruppi da 75 / 27 un gruppo da 100/ l 7 due gruppi da 75/27 un gruppo da 100/ 17
(·) da ricevere dall'Italia ( • •) uno da ricevere dAll'ltalia.
due gruppi da 75 / 18 un grup po da 105/ 18
(·) (°)
due gruppi da 75 / 27 due gruppi da 100/17
(··)
due gruppi da 75/27 due gruppi da 100/17
(· . )
due gruppi da 75/ 27 due gruppi da 100/ 17
(· .)
due gruppi da 75 / 27 due gru ppi da 100/ 17
(· . )
I.A PAUSA OPERATIVA DOPO L'O PERAZIONE BA'ffiEAXE
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Come si vede, la scarsità delle artiglierie era tale che, dovendo parare ali' insufficienza delle disponibilità divisionali, non si poteva pensare certo ad una manovra del fuoco. L'unica unità utilizzabile era il 5° artiglieria d'armata con i vecchissimi 149/35. Per inciso, la limitata acquisizione di materie prime aveva già indotto a sospendere il secondo programma della costruzione di artiglierie (febbraio 1941) e persino a ridurre il primo programma (giugno 1941). Verranno portati a termine e costituiti in reparto entro la fine del 1941 soltanto 48 cannoni da 149/ 40 e 16 obici da 210/ 22. Anche la precarietà del sistema delle trasmissioni in Africa settentrionale da tempo faceva sentire il suo peso negativo. Per ovviàrvi il 15 giugno si erano incontrati il gen. Luigi Grosso, comandante superiore del genio, ed il gen. Erich Fellgiebel, comandante delle trasmissioni tedesche, giungendo a definire gli accordi per l'impianto di una sicura rete telefonica e telescrivente da Tripoli a Tobruk. Si trattava di stendere una doppia linea a frequenze multiple con stazioni capilinea a Tripoli ed a Tobruk (Afnkakorps) e posti intermedi a Misurata, Sirte, el-Agheila, Agedabia, Bengasi, Cirene, Derna. Il Comando tedesco avrebbe fornito tecnici, materiali per frequenze multiple, apparecchi e personale di servizio. Il Comando Superiore doveva provvedere alla palificazione, materiali isolanti, mano d'opera. Inizialmente occorreva realizzare il tratto telefonico Tobruk-Derna-Cirene-Bengasi. Oltre a questo provvedimento, importantissimo, il 7 luglio venne istituito un Ispettorato collegamenti, dipendente dal capo di Stato Maggiore del Comando Superiore, per un controllo accentrato delle trasmissioni. Fra. tutte le unità dislocate in Libia una era particolarmente tenuta d'occhio: l'unica divisione corazzata italiana. Adesso l'Anete doveva essere completamente rimessa in sesto. Dopo l' operazione Battleaxe fu ritirata nella zona di Berta, ove ebbe inizio la sua ricostituzione, recuperando il raggruppamento Montemurro ed il gruppo Santamaria. Il gen. Baldassarre chiese subito di abbandonare i carri leggeri e di utilizzarne il personale sui carri medi, il che avrebbe consentito la spedizione dall'Italia del solo materiale, ma la p~oposta non fu accettata dallo Stato Maggiore dell'Esercito. Dalle esperienze fatte in patria, risultava infatti che il passaggio dei piloti dai carri leggeri ai carri medi richiedeva circa due mesi, durante i quali i carri stessi venivano messi a punto, operazione da compiere preferibilmente non lontano dalle officine dei depositi e delle case costruttrici. In questi du~ mesi, dunque, l;An'ete non avrebbe
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONAI.E
potuto impiegare né gli esistenti reparti leggeri né i nuovi medi .e comunque sarebbero dovuti arrivare dall'Italia il marconista ed il servente del pezzo. A conti fatti, per potenziare la divisione al più presto si poteva non soltanto completare entro agosto il reggimento carri medi, ma destinarle in settembre un secondo reggimenro carri medì, subito dopo l'afflusso della Trieste. Il reggimento carri leggeri sarebbe stato impiegato per quel che poteva fare, utilizzando il personale come complementi oppure impiegando i reparti per compiti particolari o con le divisioni motorizzate. Cavallero bloccò subito la cosa. Non voleva una divisione corazzata «pesante)) ed affermò esser preferibile che l'Ariete fosse costituita da un solo reggimento carri, «quindi più leggera, più manovnera, come fosse una bngata». Cosicché le tabelle organiche diramate a fine agosto previdero per la grande unità in questione l' 8 ° bersaglieri, il 13 2 ° reggimento carri M 13 ed il 132 ° artiglieria. Il 32 ° reggimento carri, su ue battaglioni di carri leggeri, rimase per il momento in rinforzo all'An'ete (vds. organico, alla pagina seguente). Naturalmente la revisione ordinativa non risolveva il problema, di fondo, dei carri armati. Da tempo esistevano incertezze e perplessità in materia. I carri leggeri erano miseramente falliti, ma l'utilità di un carro leggero, migliore, sussisteva. I carri M 13 avevano presentato una serie di difetti ancora tutti da eliminare. Per prima cosa, la Fiat e l'Ansaldo furono incaricate di studiare la sostituzione del motore diesel con un motore a benzina di maggior potenza. Nel contempo erano in corso provvedimenti per risolvere gli altri aspetti Qegativi, però non si sarebbe pervenuti ad una soluzione completa prima dell'inizio 1942. I primi di giugno il direttore tecnico della produzione della Fiat, ing. Valletta, aveva presentato a Cavallero, un panorama della situazione del momento, degli studi in corso e delle prospettive per il futuro. In sostanza, a tempo debito l'Italia avrebbe potuto contare su quattro tipi di carri armati (29): carro armato L 6 (da 6,8 tonn. circa): in corso di produzione presso gli stabilimenti Spa con un ritmo massimo previsto di circa 65 unità mensili, da raggiungersi nell'agosto 1941 ; carro armato M 13 (da 15 ·tonn. circa), con motore maggiorato: in produzione per le ultime 700 unità della CO-!flmessa presso gli stabilimenti Spa e Ansaldo, con un ritmo di circa 10 unità mensili; carro armato da 18 tonn. Era la riproduzione del Pzkw III. La sua produzione poteva sostituire quella del carro M 13 appena terminate le predisposizioni per la produzione;
I.A PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE 8AT11,EAXE
ORGANICO DMSIONE CORAZZATA "Ariete"
Comando divisione 8° reggimento bersaglieri su: compagnia comando; compagnia motociclisti; V battaglione bersaglieri autoponato su: compagnia. comando; due compagnie bersaglieri; compagnia cannoni da 47 / 32 e.e. XII battaglione bersaglieri autoponato su stesso organico; III battaglione armi di accompagnamento su: compagnia comando; compagnia mitraglieri; compagnia da 20 mm; compagnia monai da 81. 132 • reggimento fanteria carrÌsta su: compagnia comando; VII battaglione carri M 13; VIII battaglione carri M 13; IX battaglione carri M 13. battaglione controcarri su: repano comando; due compagnie cannoni da 47 / 32 e.e. 132° reggimento artiglieria s~: due gruppi da 75/27 T.M. (poi 75/18 smv), un gruppo da 105/28 (da inviare dall'Italia); un gruppo misto su: . due batterie da 90/53; } (da inviare dal. l'Italia); una batteria da 20 mm .
.
battaglione misto genio ( quasi tutto da inviare dall'Italia); unità dei servizi. •
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'ITENTR!ONALE
carro armato da 25 tonn. con cannone da 75: era in corso di allestimento un campione. Purtroppo il «tempo debito» non verrà né per il carro da 18 tonn. né per quello da 25. A fine agosto la situazione dei carri efficienti in Cirenaica era la seguente: X corpo d'armata 15 carri L 3; D.f. Brescia 15 carri L 3; D.f. Pavia 25 carri L 3; D.f. Bologna 14 carri L 3; D.f. Savona 15 carri L 3; D. cor. Ariete 64. carri L 3 e 131 carri M13. Complessivamente: 148 carri leggeri e 131 medi (30). In questo quadro non bisogna dimenticare Tobruk. L'assedio della piazza era pesante e logorava sensibilmente le grandi unità in esso impegnate: la Brescia, la 15 a brigata fucilieri, la Pavia e la Trento (sostituita nell'ultima decade di agosto dalla Bologna). Le truppe si trovavano inchiodate in buche e strette trincee scavate nella sabbia, immobilizzate per ore .ed ore sotto la minaccia di un fuoco intermittente, ma sempre prontissimo a cogliere un rr.::>vimento, delle aniglierie e delle armi automatiche dell'assediato. Imperavano, di conseguenza, dissentetia, infezioni intestinali, malattie della p~lle, diminuzione della resistenza fisica e nervosa. La vita si accendeva, entro evidenti limiti, quando spirava il ghibli: il nemico si rifugiava nei ricoveri e l'assediante approfittava della tempesta di sabbia per qualche piccola operazione personale. Ma .era soprattutto di notte che diventava possibile prendere respiro. Il caldo tremendo scompariva, l'unico rancio caldo della giornata arrivava e veniva distribuito, i rifornimenti di acqua, munizioni, ecc. ripristinavano le dotazioni di prima linea; tutto ciò avrebbe potuto costituire valido contrappes9 alle lunghe ore del giorno se non fosse subentrato il pericolo peggiore: l'attività di pattuglie. Da ambo le pani, ma soprattutto da pane nemica, entravano in azione pattuglie di combattimento che miravano alla cattura di prigionieri, alla distruzione di qualche postazione avanzata od alla disattivazione di tratti di campo minato. In questo gli australiani eccellevano per indole e addestramento indiviouale ed anche perché era più facile penetrare nelle maglie dell'assediante che non dell'assediato. Sono noti il loro abbigliamento ·ed il loro armamento panicolarmente idonei ad atti del genere, nonché la rapida, ·efficiente violenza con la quale ponavano a termine il compito. Se di giorno il caldo e la forzata inattività fiaccavano il fisico, di notte l'incubo delle pattuglie australiane teneva · i nervi costantemente tesi. Bisogna dire, al riguardo, che difettava nelle file italiane -. in generale - la preparazione dei quadri. Durante le ore notturne era pressoché normale che questa o quell'arma automatica aprisse il
LA PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE BAlTLEAXE
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fuoco alla cieca, avendo l'immaginazione suggerito ombre avvicinantisi nel buio, subito imitata da un intero tratto di fronte. Ed era meno frequente il caso di reparti, fortemente alla mano dei comandanti, osservanti il più assoluto silenzio per poter meglio avvistare l'approssimarsi di eventuali pattuglie avversarie e rispettanti una rigorosa disciplina del fuoco. In siffatto ambiente bellico, i combattenti d'ambo le parti avevano trovato un tacito accordo, come frequentemente accade nella guerra di posizione: all'imbrunire e per due ore veniva sospeso il fuoco e gli uomini potevano uscire senza alcun pericolo dallç buche in cui si trovavano. Passate le due ore i tedeschi segnalavano la fine della «tregua» con una raffica di traccianti sparata in aria. Ed esisteva anche un'altra consuetudine: quando un uomo veniva colpito, era alzata una bandiera della Croce Rossa e subito il fuoco si interrompeva in quel tratto, in modo che i portaferiti potessero intervenire per lo sgombero del ferito . L'unica azione esulante dalla solita routine ebbe luogo nella notte sul 3 agosto. Il nemico operò un forte attacco di sorpresa al saliente di Ras el-Medauuar, alla giunzione tra i settori della Brescia e della 15a brigata fucilieri. In un primo momento riuscì ad impadronirsi del fortino S 7, presidiato dai tedeschi. La Brescia rinforzò prontamente il fianco destro del proprio schieramento, impedendo l'allargarsi delle breccia e la sera dello stesso giorno un complesso tattico tedesco ribccupava il piccolo ridotto. · Mentre, sia pur stentatamente, aveva luogo un miglioramento delle condizioni delle grandi unità terrestri, la R. Aeronautica, alle prese con lo stesso problema, era riuscita in maggio a realizzare infrastrutture in grado di accogliere reparti aerei già in attesa di trasferimento. Proprio alla fine del mese il gen. Aimone-Cat si era recato a Roma concordando con Pricolo un programmà di potenziamento basato sull'opportunità di inviare oltremare solo reparti strettamente indispensabili per evitare eccessivo addensamento di apparecchi su campi difficili, scarsamente difesi e con impianti logistici insufficienti. Ne derivava, ovviamente, la necessità di conservare l'efficienza dei reparti di volo con tempestivi reintegri, di incrementare notevolmente il rifornimento dei motori e di ·tener pronti in madrepatria reparti per l'avvicendamento di quelli logoratisi in.Africa. Nel contempo, per non rendere troppo rigido il principio, e quindi incoiypatibile con momenti di crisi operativa, era stata riconosciuta la convenienza di spedire aliquote aeroportua-
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LE O PERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
li sì da poter fronteggiare eventuali ed improvvise necessità di armare nuovi campi. Alla data del 10 luglio la 5 a squadra aerea disponeva complessivamente di 275 apparecchi, di cui 181 efficienti. Per il 1• agosto era previsto che raggiungesse i 300 velivoli: 8 • stormo da bombardamento .. 13 • stormo da bombardamento 97° gruppo bombardieri in piechiara ........... ......... ....... una squadriglia siluranti ... ...... 3 • e 160° gruppo da· caccia ...... 12°, 20° e 155° gruppo caccia .. 153 • gruppo da caccia ....... .. ... due sezioni da caccia ......... .. ... due squadriglie rie. strat . ... ... ..
36 54 27 7 84 108 36 4 14
aerei Br. 20 » Br. 20eS. 79 Ju. 87 s. 79 Cr. 42 G. 50 Mc. 200 Cr. 42 S. 79
» » » » » » »
«L'entità di tali forze aeree - osservò Pricolo - è tutt'altro che trascurabile, anphe se posta in relazione alle forze aeree inglesi contrdpposte in Egitto» (31) e citò i 15 O apparecchi accertati i primi · di luglio dalla ricognizione fotografica sui campi dell'Egitto occidentale. «In conseguenza di quanto sopra esposto, ritengo che non sia da prevedere, per il momento, un ulteriore incremento dei reparti della 5a squadra» perché, spiegò, anche se lo avesse voluto non avrebbe saputo dove attingere fra le unità della penisola, considerando intoccabili quelle dislocate in Egeo, in Sicilia ed in Sardegna. Per la caccia, infatti, il 2° stormo, rientrato in Piemonte dalla Libia a fine dicembre 1940, aveva appena ultimato l'addestramento sul nuovo apparecchio Mc 200, inoltre era destinato alla difesa dell'Italia nordoccidentale e, in un prossimo avvenire, ~ad avvicendare altri gruppi logoratisi in Africa.. Il l stormo (su Mc 200), rientrato in Friuli dopo un anno di impiego in Sicilia, doveva iniziare la sua trasformazione su velivoli Re 2001. Il 52 • stormo (Mc 200) risultava praticamente tutto impegnato per la difesa di Roma e di Napoli. Il 22 • gruppo era in approntamento per il fronte russo; il 150° gruppo si trovava in Albania-Grecia; il ·9· stava trasformandosi su velivoli Mc 202 e poi sarebbe andato in Sicilia. Infine, due squadriglie di Mc 200 si trovavano in Puglia per la difesa di Taranto e di Brindisi. Per il bombardamento, sempre a parte i citati settori operativamente più impegnati, la situazione appariva transitoria: cinque stormi stavano trasformandosi su un nuovo tipo di aereo; quattro O
LA PAUSA OJ'ERA'l1VA DOPO L'OPERAZIONE DAlTI.EAXE
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erano in fase ripristino di efficienza perché logorati; uno, quasi completa.mente sprovvisto di apparecchi di tipo bellico, stava completando la linea. A dire il vero, il Comando Superiore A.S. - cui fu mandata copia della lettera di Pricolo - non si mostrò soddisfatto né del potenziamento, rimasto in parte non attuato, né della valutazione fatta da Superaereo. P~r il primo aspetto, a rinforzi giunti ed a sostituzioni compiute si sarebbe avvantaggiata la Tripolitania, mentre la Cirenaica più o meno sarebbe rimasta al livello attuale; bastava considerare che la Tripolitania immobilizzava, da sola, metà di tutta la caccia. A conclusione delle ulteriori esigenze segnalate, Bastico - che aveva appena assunto il comando - fece alcune osservazioni: cl• - I dati numerici riponati sono fornìti dalla 5• Aerosquadra quindicinalmente. È quindi ovvio che per «apparecchi efficienti» s'intendono quelli completi d'ogni.loro pane e idonei al volo; ma che da essi va ancora detratta quella percentuale di apparecchi giornalmente inefficiente peè piccoli guasti. 2• - Questo Comando non ha nulla da obiettare al concetto concretato da Superaereo col Comando della 5• aerosquadra, di tenere in Libia solo i reparti indispensabili e di tenere pronti in madrepatria reparti per l'avvicendamento. Osserva peraltro che il limite della indispensabilità è riferito alle esigenze dei periodi di normale e tranquilla attività e non - come sembra più opponuno - ai periodi di intensa attività operativa. Le proposte formulate da questo Comando non raggiungono ceno il limite che sarebbe suggerito da quest'ultimo criterio; solo considerano con maggiore larghezza il primo. Conviene inoltre considerare che tenendosi al limite indispensabile è necessità assoluta che i repani siano tenuti permanentemente. in efficienza con tempestive sostituzioni sì che le linee di volo abbiano sempre gli organici al completo. Ora vi sono interi gruppi con soli 4-7-8 apparecchi efficienti. 3 • - Non sembra possibile fare un paragone colle forze aeree avversarie. I dati numerici di Supeaereo si riferiscono solo agli aeroponi avanzati del nemico, mentre per i nostri considerano tutta la Libia. 4 • - Il nemico dispone di navi ponaerei che noi non abbiamo; e se la base di Malta è neutralizzata dalla Madrepatria, la Libia pona la conseguenza di una neutralizzazione cenamente intensa ma non sufficiente. L'atteggiamento difensivo nostro, i numerosi obiettivi vitali da difendere e proteggere obbligano inoltre ad uno sparpagliamento dei mezzi dal fronte tunisino a Sollum. 5• . Il nostro schieramento è tutto molto arrenato e senza possibilità di essere ponato avanti al momento del bisogno perché i nostri campi sono distribuiti a cordone lungo la costa. Il più avanzato è ad Ain el-Gazala ( 170 km dal fronte est); Gambut l utilizzato solo come aeropono d'appoggio. L'avversario ha campi avanzati, ben attrezzati ed armati, ed opponuna-
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE
mente schierati; lo spostamento delle sue forze aeree dalla zona arretrata (Alessandria-Suez-Cairo) alla zona avanzata è solo questione di poche ore. È indispensabile che lo schieramento dei nostri aeroporti armati sia riesaminato col criterio di farlo gravitare verso la frontiera cirenaico -egiziana ( ... ). È parere di questo Comando che il problema del potenziamento del!' Aviazione della Libia non possa essere risolto coi provvedimenti indicati da Superaereo nella citata relazione, ma che debba invece essere riesaminato e urgentemente risolto in base alle minime necessità prospettate col presente foglio» (32).
Nonostante la severa lettera di Bastico la questione si trascinò a lungo. Venne sul tappeto durante la visita di Cavallero a Cirene. Se ne occuperà in novembre Pricolo, quando a sua volta si recherà in Libia. Non fu risolta, si potrebbe dire, perché per ogni particolare cui provvedere sorgeva un impedimento od un contrattempo più o meno giustificato. Ma si trattava, in realtà di ben altro. Tra Comandi terrestri e Comandi aeronautici (per non parlare della R. Marina) esistevano incomprensioni e divergenze di vedute che provocavano malintesi, interferenze e suscettibilità: l'atmosfera ideale per creare un incolmabile fossato tra le opposte mentalità, anche se si ritenne di aver disciplinato la materia. Il 7 maggio, infatti, Mussolini aveva emanato disposizioni circa dipendenze ed impiego dell'aviazione delle terre d'oltremare, in cui venne attribuito al comandante superiore il comando e l'impiego delle forze aeree e navali, come di quelle terrestri. Non si concluse molto perché la somma responsabilità di questo stato di cose era da ascrivere alla struttura del Comando Supremo ed alla troppo lenta conversione dei principali capi militari ad una concezione interforze della guerra e delle operazioni. Se tra Comando Superiore e Comando ya squadra i rapporti talvolta non risultavano di reciproca soddisfazione, ancora meno lo saranno quelli fra italiani e tedeschi. Per essere bene edotto sull' andament~ della cooperazione aerea ed aeroterrestre con i Comandi tedeschi, · Bastico aveva chiesto subito ad Aimone-Cat .informazioni precise. Questi rappresentò gli inconvenienti di più spiccato rilievo ( 33). ma principalmente sostenne che gli accordi testé firmati a Roma, per l'impiego delle due aviazioni nel Mediterraneo centro-orientale (34), non risolvevano efficacemente i problemi della sicurezza del traffico tra Italia e Libia e della collaborazione aerea nei due settori di Tobruk e Sollum. «Secondo l'opinione del Comandante della 5• squadra aerea, da me incegralrnentc còndivisa, sarebbe quindi necessario rivedere questi accordi -
LA PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE BAITI.EAXE
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scrisse Bastico al Comando Supremo - allo scopo di stabilire una unità di comando aeronautico, o quanto meno, se ciò non fosse possibile, in via subordinata, per concretare un indirizzo di impiego tale che dando le massime garanzie di tempestiva e razionale utilizzazione dei mezzi aerei alleati, in · relazione alle loro caratteristiche belliche e tecniche, eliminasse le continue incertezze e gli inevitabili contrasti che si manifestano nella pratièa quotidiana dell'impiego aeronautico, soprattutto sotto forma di richieste, a volta poco opportune od addirittura inaccettabili od ineseguibili, da parte dei Comandi alleati dell'Esercito e dell'Aeronautica> (35).
Pricolo, interpellato da Cavallero, rispose confermando la sostanziale validità degli accordi stipulati, pur ammettendone qualche aspetto difettoso o incompleto. Riconobbe che un Comando unico avrebbe oétenuto un rendimento maggiore, però «volendo in Africa addivenire alla soluzione del Comando unico per la cooperazione aerea nel campo strategico e tattico terrestre, tale Comando non poteva essere che tedesco, in analogia a quanto si verifica per lo schieramento terrestre avanzato», il che era inaccettabile. In definitiva, sembrava preferibile agire secondo il principio della collaborazione (36). Forse si poteva trovare .una soluzione di efficacia superiore; ad ogni modo, che purtroppo i risultati non fossero quelli attesi era evidente. 3. IL PROBLEMA DEL TRAFFICO MARITTIMO FRA lTALlA E LIBIA.
La questione dei rifornimenti alla Libia concerneva tonnellaggio disponibile, rotte, potenzialità di scarico dei. porti di arrivo, possibilità di utilizzazione dei porti tunisini, scorte aeree e navali per i convogli, offese nemiche aeree, di superficie e sottomarine; aveva molti aspetti, insomma. Ma tutti ruotavano attorno a un punto centrale, all'inizio della guerra sottovalutato da italiani, tedeschi e inglesi: Malta (37). Il compito principale del X Fliegerkorps era stato definito da Hitler con la direttiva n. 22 dell'll gennaio: attaccare le comunicazioni marittime inglesi del Mediterraneo. Peraltro il corpo venne impiegato anche a sostegno del Deutsches Afakakorps, attraverso il Fliegerfuhrer Afnka, nella protezione dei trasporti via mare di truppe tedesche e soprattutto nella neutralizzazione di Malta. L'assommarsi di tali impegni non soltanto aveva portato a grosse perdite, nonostante l'incremento degli effettivi, ma altresì ad un rallentamento dell' offenswa su Malta. Per dare una idea della situazione in cui era venuto a trovarsi il X Fliegerkorps a metà
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aprile, appare molto significativa una telefonata fra il magg. Gruno del Comando del corpo aereo, ed il gen. Otto H. von Waldau del Comando in capo dell'aviazione (Oberbefeh/shaber der Luftwaffe = Ob.d.L.): . «Da gennaio abbiamo perduto in tutto novantacinque appacecchi: trentaué dei quali con equipaggio al completo. La situazione degli appacecchi è talmente catastrofica che quelli ancora in funzione sono in numero così esiguo da impedirci di effettuare scona ai convogli. Gli equipaggi degli junker sono demoralizzati. Queste nostre perdite hanno avuto un effetto disastroso sugli uomini, i quali, dovendo compiere dei tragitti semplicemente immensi non hanno più fiducia nel loro lavoro ( . .. ). Non sappiamo più cosa fare. È necessario provvedere d'urgenza e tener presente che ora dobbiamo coprire · delle distanze immense• (38).
Le intense azioni eseguite il 29 ed il 30 aprile contro le navi da guerra inglesi di base a Malta, fra le quali l'incrociatore G/oucester, spinsero il gen. Geissler a telefonare il 30 stesso all'Ob.d.L. dichiarando una «pazzia» attaccare gli obiettivi navali di Malta senza avere prima ammorbidito le difese dell'isola con bombardamenti da alta quota ed a volo radente, e commentando che se la Marina italiana non minava le acque del Grand Harbour, gli inglesi avrebbero continuato a ricevere rinforzi (39). Il 25 aprile, intanto, Hitler aveva diramato la direttiva n . 28, relativa alla conquista di Creta. Di conseguenza, benché un paio di settimane prima Rommel avesse richiesto il trasferimento del X F/iegerkorps in Cirenaica, questo venne spostato in Grecia. Il corpo aereo non aveva ottenuto risultati spettacolari contro Malta come, da pane italiana, taluno aveva immaginato e sperato tuttavia prima del 19 gennaio 1941 l'Aeronautica della Sicilia non aveva cenamente fatto meglio e dopo il 22 maggio - quando le unità tedesche cominciarono a panire per la Grecia - la pressione su Malta si alleggerì immediatamente. Da quel momento, infatti, il controllo dell'isola rimase affidato alla sola R. Aeronautica. La fine della guerra in Balcania aveva, per la verità, indotto il Comando Supremo a considerare ancora una volta il problema di Malta per risolvere quello dei trasponi marittimi tra madrepatria e Libia. Il 5 maggio Guzzoni, riconosciuto il progressivo attenuarsi dell'efficacia degli attacchi aerei sull'isola e preso atto del fallimento delle trattative per l'utilizzazione dei poni della Tunisia, aveva sostenuto la necessità di tentare l'occupazione di Malta, a meno di rinunciare a qualsiasi idea di ulteriori offensive in Africa settentrionale . Fu allora che nacque la seria determinazione di andare a
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fondo all'assillante problema, nonostante le grossissime difficoltà. Due giorni dopo egli pose formalmente l'argomento sul tappeto: «(.. .) Nella. situazione attuale sarebbe sommamente utile l'occupazione di Malta. Gli Stati Maggiori. in indirizzo [Esercito, Marina ed Aeronautica] studino di nuovo le nostre possibilità operative al riguardo e me le prospettino al più presto». Supermarina riprese il progetto compilato l'anno precedente («Monografia S.M. 71 S.», del 18.6.1940) e lo aggiornò, tenendo conto delle varianti relative alle difese dell'isola ed alla situazione nel Mediterraneo. Questa revisione panò l' amm. Riccardi ad osservare, in una nota del 9 · maggio, che l'esperienza di quasi un anno di guerra aveva punroppo dimostrato come la maggior pane dei presupposti dai quali si era paniti fossero errati: in panicolare la preventiva azione aerea demolente ed il blocco dell'isola, da ottenere con mezzi insidiosi, erano risultati, almeno fino a quel momento, velleitari. Una prima risposta ufficiosa al Comando Supremo fu costituita dal promemoria n. 103. Richiamandosi alle conclusioni dello studio precedente - secondo le quali Malta non rappresentava un obiettivo decisivo e penanto era sufficiente continuare a rendere impossibile la permanenza a La Valletta di impananti forze navali, ad insidiare il movimento di queUe poche navi esistenti e ad impedire i rifornimenti mediante bombardamenti aerei ed agguati di sommergibili - Riccardi ammetteva: I
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d. ( ... ) Undici mesi di esperienza bellica hanno dimostrato l'eccessivo ottimismo di queste conclusioni, non tanto nei riguardi dell'entità delle forze che l'Inghilterra è riuscita saltuariamente a mantenervi, quanto nei riguardi della minaccia da tali forze esercitata contro le nostre comunicazioni con la Libia e della capacità di Malta a funzionare da punto di appoggio per il trasferimento di forze aeree, di forze navali e di piroscafi dall'uno all'altro bacino del Mediterraneo. E infatti, a mano a mano che si rilevava di imponanza maggiore la guerra nel Nordafrica, gli Inglesi hanno rafforzato le difese dell'isola, così che: a) i frequenti bombardamenti della nostra Armata Aerea e del X C.A.T. hanno incontrato sempre maggiori difficoltà, ottenendo effetti distruttivi che sembra lecito giudicare decrescenti; b) I mezzi insidiosi della Marina non hanno ottenuto lo scopo di isolare Malta( ... ); e) .......... . d) L'elevato rendimento bellico . dei velivoli siluranti e delle mine magnetiche hanno molto aumentato i rischi della trasversata era la Sicilia è la Libia( ... ) per la sola probabilità che a Malta ci sia anche una sola squadriglia di velivoli atti a ponare siluri o mine magnetiche, senza dire dei bombardieri; e) Quando gli Ingleti si sono decisi a tenere permanentemente a Malta un repano di Ct., che appena giuntovi ci ha in un'incursione notturna
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distrutto un intero convoglio coi 3 Ct. che lo scortavano, siamo stati costretti a mettere in servizio di scona a turno le Divisioni d'incrociatori {40); 2, Deriva da quanto sopra che la presa di Malta rappresenterebbe un miglioramento deciso della situazione e le perdite che essa ci costerebbe in un giorno ci salverebbero da quelle ulteriori cui andremmo incontro nei trasporti per la Libia e che, in base alla dura esperienza fatta, potrebbero a lungo andare diventare preoccupanti, per l'impossibilità di rapida sostituzione del naviglio perduto. Nessuno più della Marina è perciò interessato all'impresa di ritogliere Malta agli Inglesi ( ... )>.
Considerata l'entità delle difese e la presenza di circa 15. 000 uomini, si stimava necessaria una forza d'invasione di 35.000-40.000 uomini con speciali mezzi da sbarco ed unità di paracadutisti, centinaia di aerei da bombardamento e da caccia nonché fa squadra navale. La conclusione era pressocché scoraggiante: c7. Comunque si consideri l'operazione, ne appaiono tutte le difficoltà nel campo. tecnico, organico ed esecutivo. In ogni caso non sarebbe eseguibile prima della fine dell'anno per le necessità di preparazione dei mezzi e di addestramento degli uomini. Vien fatto di chiedersi se si debba affrontare l'arduo problema, tenendo specialmente conto del tempo richiesto per avere buona probabilità di risolverla a nostro favore> (41).
Il 25 maggio Riccardi indirizzava al Comando Supremo un altro promemoria per riprendere e sviluppare alcuni punti, accentuando l'atteggiamento negativo del precedente. Passando dal teorico al concreto, dopo aver ricordato che la difesa di Malta non era stata smantellata e neppure sostanzialmente indebolita dall'offensiva aerea tedesca, poneva in evidenza la mancanza delle motozattere e dei relativi motori silenziosi occorrenti al traspono del primo scaglione. Per il resto, pur utilizzando trenta motovelieri predisposti e non impiegati per azioni di sbarco nelle isole Jonie ed altri adibiti alla difesa foranea dei poni, si poteva giungere appena alla metà del fabbisogno calcolato. In definiti'1a, prima della fine dell'anno non si sarebbe potuto dare il via all'operazione, a patto, naturalmente, che si ponesse mano senza ritardo alle relative predisposizioni. Così il progetto venne praticamente accantonato di nuovo. Restava però in piedi il problema di garantire il traffico con l'Africa settentrionale e Supermarina, benché consapevole di non suggerire una soluzione valida, dovette tornare a chiedere che l'isola venisse «neutralizzata» dalla aviazione. Se nel 1940 ciò non era riuscito, meno che mai poteva riuscire nell'estate del 1941. Poic~é l'isola era ormai diventata una validissima base aerea (42) e navale e la
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carenza di velivoli impediva di sferrare contro di essa incursioni a massa, si era cominciato a ricorrere con sempre maggior frequenza ad azioni notturne, in verità con risultati poco entusiasmami a causa degli apprestamenti difensivi e del sistema di radiolocalizzazione usato dall'avversario, il cui coordinamento consentiva la piena collaborazione di un gruppo aereo notturno da caccia (43) con i proiettori guidati dal radar. In sostanza, la neutralizzazione dall'aria era più un'aspirazione che una possibilità reale. Per giunta mancava l'accordo sul modo migliore di operare. Il Comando Supremo e Supermarina ritenevano sufficiente «impedire l'at~ività aerea nemica durante la navigazione dei nostri convogli e perciò [le azioni] devono effettuarsi solo nel periodo in cui il convoglio si trova nella zona pericolosa e con carattere di grande i·ntensità e durata». La R. Aeronautica, invece, sosteneva che il sistema proposto avrebbe finito per tradursi nelle solite azioni di disturbo che si erano dimostrate così scarsamente efficaci; che le operazioni aeree notturne a massa non potevano sempre coincidere con il passaggio di convogli perché subordinate a condizioni meteo favorevoli; che, infine, incursioni in forza non potevano essere né prolungate per tutta una notte né quotidiane. Il quadro complessivo era tanto poco consolante che, quando l'amm. Raeder chiese informazioni sulla possibilità di una impresa per la conquista di Malta, Riccardi rispose (15 luglio) che, in base all'aggiornato studio del problema, simile iniziàtiva non poteva essere affrontata con i mezzi aerei e navali di cui l'Italia disponeva. La questione di Malta e Tunisi era troppo importante perché lo stesso Rommel non decidesse di rivolgersi direttamente all'OKW. In un rapporto del 19 iuglio egli scrisse: «Ritengo il problema di Malta tale da dover essere risolto subito, come è stato per Creta. In ogni caso é necessario, per i rifornimenti attraverso il Canale di Sicilia, che i convogli siano assolutamente indisturbati. La Marina .italiana ha intensificato in questi ultimi mesi il sistema delle scorte, ma occorre aumentare il potenziale aereo. Sono d'avviso che ( ... ) l'azione p~r Tunisi e Bisetta è condizione indispensabile per l'esito dell'avanzata dell'Afiikakorps verso la valle del Nifo. Tutta la situazione del Nord Africa è fluida ed infida. Le mie informazioni e quelle di Canaris concordano con quelle degli italiani nello stimare possibile un gesto di dissidenza da parte del Nord Africa francese, che avrebbe enormi ripercussioni negative sulla situazione strategica del Mediterraneo ( ... ). Mi permetto perciò di suggerire all'OKW di prendere in considerazione per la prossima offensiva (che, ripeto, non potrà farsi prima dell'autunno) una doppia m~ovra, ve.rso est e verso ovest, con l'occupazione di Tunisi e di Bisena nonché, se opportuno~ dell'Algeria (. . .)>.
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Non può sfuggire la stranezza della proposta che al riconoscimento delle difficoltà di un'avanzata in Egitto opponeva come rimedio una doppia offensiva, la quale avrebbe comportato, a titolo di semplice premessa, un aumento fortissimo - anche se temporaneo - di trasporti verso l'Africa, comunque alla Wolfsschanze esistevano dubbi e molti. Era recente un lungo memorandum, con cui il Consiglio dei ministri francese informava il goyerno tedesco di non poter considerare il problema dei rifornimenti in Libia attraverso la Tunisia isolatamente e. di ravvisare, invece, la necessità di inquadrarlo nel complesso dei rapporti Francia-Asse, specialmente dopo lo stato di cose determinatosi in Siria. La Francia, quindi, c}:liedeva che gli aspetti della collaborazione con l'Asse venissero riesaminati completamente e che in tale sede fosse presente anche l'Italia, per chiarire i rapporti armistiziali franco-italiani (44). Perciò il promemoria sulla situazione nel Mediterraneo presentato a Hitler il 25 luglio si esprimeva in toni piuttosto pess1m1st1c1. Intanto, in Italia; dove la ricerca del modo più opportuno per garantire un'adegu·ata protezione aerea ai convogli era diventata un assillo cQntinuo, una commissione interforze aveva compiuto un nuovo approfondito esame sul bacino del Mediterraneo orientale, concludendo col porre in risalto la convenienza di far seguire ai convogli veloci diretti a Tripoli rotte molto a levante di Malta, meno soggette all'offesa aerea avversaria (45). Le rotte di ponente - tra Pantelleria, Lampedusa e la costa tunisina - pur essendo più brevi risultavano più pericolose per effetto della maggiore prossimità di Malta: la caccia di scorta non aveva sufficiente autonomia e l'artiglieria c. a. delle navi, pur di notevole efficacia, non era in grado di assicurare l'incolumità dei trasporti. L'esistenza di ampie zone minate, da noi poste, finiva inoltre per delimitare su un lungo tratto, a nord ed a sud di Pantelleria, ristrette fascie di obbligato passaggio, probabilmente perfettamente individuate dalla ricognizione britannica. L'allungamento del ·percorso sulle rotte orientali provocava, è vero, una perdita nello sfruttamento del tonnellaggio, ma in compenso i convogli si portavano oltre il raggio dei bombardieri di base a Malta (46) (schizzo n. 32). In seguito a queste conclusioni, il 7 luglio gli Stati Maggiori della R. Marina e della R. Aeron;mtiva avevano emanato disposizioni per la protezione dei convogli veloci sulle rotte orientali: sistematica sorveglianza delle forze navali avversarie in provenienza da Malta; protezione aerea dei convogli durante la navigazione
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Schizzo n. 32
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diurna per il maggior percorso possibile, con eventuale concorso della caccia tedesca dalle basi della Morea. L'efficacia dell' espediente doveva mostrarsi di breve durata. Sfuggiti al campo d'azione degli aerosiluranti provenienti da Malta, i convogli andavano ad incappare nella sfera di attività della Mediterranean Fleet, ormai libera da ogni altro impegno. Nuovi provvedimenti vennero presi in un riunione tenuta il 17 luglio presso il Comando Supremo e tradotti in ordini il giorno 20. Oltre al controllo della base di Malta era indispensabile tenere sotto sorveglianza i movimenti delle forze navali avversarie lungo il fascio delle probabili rotte adducenti dalla base stessa al Canale di Crt_1. Sino a quando non fosse stato possibile dislocare a Suda una squadriglia da ricognizione marittima, lo Stato Maggiore della R. Aeronautica doveva disporre una particolare attività esplorativa per sorvegliare le provenienze da Alessandria, sino a 200 miglia dalla base medesima. Insomma, un complesso di misure teoricamente ineccepibili, ma non sempre realizzabili con la necessaria efficacia dati i mezzi a disposizione degli organi esecutivi. · Da parte britannica, dopo il fallimento della campagna in Grecia, venne stabilito di affidare l'interruzione delle comunicazioni marittime dell'Asse ai sommergibili ed agli aerei di base a Malta. Le uniche navi da battaglia efficienti, la Queen Elizabeth e la Valiant, dovevano rimanere ad Alessandria per mancanza di adeguata scorta di cacciatorpediniere. La Formidable era ad Alessandria sotto riparazione (47), altre navi danneggiate troppo seriamente per essere riparate in Egitto erano state inviate a Bombay, Durban o in Inghilterra. L'importanza dell'isola nei confronti delle operazioni in Africa settentrionale era diventata sempre più chiara. Il successo in Cirenaica o l'insuccesso nel deserto occidentale egiziano dipendevano in gran parte dai rifornimenti che l'Italia era in grado di far pervenire alle forze di Rommel. Questo imponeva di tener fortemente la base ai fini dell'interruzione del flusso dei rifornimenti e, d'altra parte, un'avanzata in Cirenaica, con le conquiste di nuovi aeroporti, avrebbe reso più facile l'alimentazione dell'isola. Dopo la caduta di Creta ad opera di truppe avioportate , ed ignorando le gravissime perdite subite dai reparti paracadutisti tedeschi, sorse il timore che stesse per seguire l'invasione di Malta. Perciò il gen. William Dobbie, governatore dell'isola, chiese un cospicuo rinforzo che lo mettesse in grado· di fronteggiare contemporanei assalti dal mare e dal cielo. A Londra venne deciso di inviare due battaglioni di fanteria, un reggimento
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artiglieria e.a. pesante ed uno leggero, trenta pezzi da campagna con relativo personale ed un ceno numero di piloti e specialisti della Royai Air Force . Il convoglio sarebbe panito da Gibilterra e l'operazione ebbe il nominativo di Substance. Il convoglio Substance, costituito da sei mercantili e sconato dalla Forza H - cui si erano aggiunti una nave da battaglia e tre incrociatori della Home Fleet, in quanto l'Ammiragliato riteneva · che la R. Marina disponesse di cinque navi da battaglia e dieci incrociatori - entrò nel Mediterraneo nella notte sul 20 luglio. Una settima nave, il Leinster, si era incagliata a Gibilterra, lasciando a terra. un migliaio di uomini, quasi tutti della Royai Air Force. Mentre l'intera formazione era in navigazione, otto sommergibili pattugliavano il Tirreno e le corazzate della Medite1Tanean Fleet, lasciata Alessandria, procedevano verso ovest per far credere di dirigersi su Malta a rilevare il convoglio e per poi sconarlo ad Alessandria. Solo il 22 luglio la ricognizione aerea italiana individuò la Forza H al largo di Bona,· ma non si accorse dei trasporti. Il mattino del _23 nove bombardieri e sei aerosiluranti si lanciarono sulla formazione. I Fu/mar dell'Ark Royal, subito levatisi in volo, riuscirono ad intercettare i bombardieri il cui attacco fallì; ma gli aerosiluranti affondarono un cacciatorpediniere e danneggiarono gravemente un incrociatore. Nuove incursioni nel pomeriggio non ebbero esito e l' ainm. Somerville con la Forza H, giunto all'altezza del Canale di Sicilia, invertì la rotta per riportarsi verso occidente. Il convoglio proseguì sconato dalla Forza X (tre incrociatori e otto cacciatorpediniere), che in un secondo attacco aereo italiano ebbe un altro cacciatorpe,diniere danneggiato. In questo frattempo salpavano da Malta otto grossi piroscafi, scarichi, divisi in gruppi secondo la rispettiva velocità, guidati dal Breconshire e diretti a Gibilterra. Invece di proseguire verso Pantelleria, come di solito veniva fatto, la Forza X ed il convoglio si volsero verso nord-est per diminuire il pericolo di incappare..nei campi minati. Tale precauzione giovò anche a sottrarre la formazione alla ricerca notturna della ricognizione italiana; peraltro dopo mezzanotte un'azione di motosiluranti riuscì a colpire un traspono con un siluro. Il pomeriggio del 24 il convoglio arrivò à La Valletta. La stessa sera la Forza X iniziò il viaggio di ritorno ed il mattino successivo si congiunse con la Forza.H, che incrociava a sud-ovest della Sardegna. Il 27 le due Forze navali erano a Gibilterra; il giorno
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seguente giunse il convoglio scarico del Breconshire. L'operazione Substance pagò il successo con la perdita di un cacciatorpediniere e di sette aerei ed il danneggiamento di un incrociatore, un cacciatorpediniere e due mercantili: scotto, tutto sommato, non pesante. A questo punto ebbe luogo una missione dalla quale l'Italia attendeva un buon risultato ma che, invece, fu infausta. La presenza a Malta di un convoglio inglese suggerì un'incursione notturna ai mercantili alla fonda a La Valletta. Non si trattava di un'idea subitanea, bensì di attuare un'impresa già pianificata da tempo e rimandata per cause varie. Caratteristica e garanzia dell'attacco doveva essere la cooperazione fra Aeronautica e Marina. Presero pane all'azione nove barchini esplosivi (MTM) e due siluri pilotati (SLC), rimorchiati, questi ultimi, sino a 15 miglia da Malta dall'avviso veloce Diana, poi da due mas sino a circa 3 miglia da La Valletta e quindi convogliati da un motoscafo speciale (MTSM) fino a 800-900 metri dalla diga. La decisione risaliva al 19 luglio per una data esecutiva compresa tra il 24 ed il 28 e riguardava il convoglio del Breconshire. Come sappiamo, questo salpò il 23 da Malta, ma il giorno seguente arrivarono i trasponi di Substance. Dagli studi effettuati sulla base di informazioni e di documentazione fotografica raccolte dal X Fliegerkorps e dalla R. Aeronautica, era apparsa la possibilità di forzare il porto di La Valletta in corrispondenza del ponte ad arcate che univa l'area ponuale al molo di S. Elmo. Non sembrava impossibile riuscire con i due SLC a realizzare un varco nella rete protettiva da consentire il passaggio dei barchini. Il 25 lo Stato Maggiore della R. Aeronautica fu avvertito che l'incursione sarebbe stata effettuata nella notte. Durante i contatti giornalmente tenut,i fra i due Stati Maggiori era stata definita la parte della R. Aeronautica: tre azioni di bombardamento, rispettivamente alle 1,40, alle 2,40 ed alle 4,30 del · 26 luglio. Le prime due a scopo di disturbo e per distrarre l'attenzione del nemico dal fronte a mare. Inoltre l'accensione dei proiettori avrebbe facilitato l'orientamento e l'avvicinamento dei . mezzi speciali e la reazione della difesa contraerei avrebbe copeno il rumore dei motori delle imbarcazioni. Il terzo bombardamento avrebbe avuto carattere di particolare intensità. Dalle 5, 15 in poi la caccia doveva proteggere la rotta di rientro dei mas. Purtroppo l'impresa si tradusse in un disastro. A parte il fatto che la difesa fu messa in allarme sin da mezzanotte, grazie alla traccia scoperta dal radar, i bombardamenti aerei non poterono essere eseguiti come pianificato (48) e i due SLC si trovarono in ritardo sulla tabella di
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marcia di circa un',ora. Per recuperare, in ceno modo, lo svantaggio, il magg. Tesei si sacrificò pur di aprire il varco nella rete. Alle 4,30 il comandante dei barchini, molto preoccupato per i disguidi, decise di iniziare l'azione a costo di un sacrificio generale affinché almeno un barchino entrasse nel pono. I primi due, perciò, erano destinati a sfondare l'ostruzione, cioè ad assolvere il compito destinato agli sfonunati SLC. Il ponte saltò (con il sacrificio cosciente del pilota del secondo barchino), ma per sfonuna il crollo di un pilone ostruì definitivamente il passaggio. Allo scoppio, istantaneamente i proiettori si accesero illuminando la rada ed un fuoco concentrato si scatenò sui barchini superstiti annientandoli. Peggio ancora, sulla via del rientro i Beaufighter si lanciarono sui due mas e sul MTI.. distruggendoli (49). Alla riunione tenuta il mattino del 27 presso il Comando Supremo e presieduta dal gen. Magli, il gen. Mattei, capo ufficio operazioni dello Stato Maggiore della R. Aeronautica, fu laconico ed· eloquente: · «La scelta del giorno per l'azione era favorevole per l'azione navale, in considerazione della· situazione presunta del naviglio nemico a Malta; era sfavorevole per l'Aeronautica per quanto riguarda la disponibilità di mezzi, perché nei giorni precedenti all'azione essa aveva dovuto provvedere ad un impiego intensivo delle sue unità. · · L'Aviazione della Sicilia non ha potuto far di più. Gli apparecchi da caccia partirono in due aliquote, la prima di dieci unità alle ore 5, 12, ma, causa foschia, non hanno visto i mas; furono attirati da un intenso fuoco di artiglieria in una zona dove i mas erano già stati attaccati dalla caccia avversaria e incendiati; la seconda aliquota partì alle ore 6. Ripeto che la caccia non può garantire la sicurezza del naviglio da un attacco> (50).
· Decisamente in fatto di cooperazione interforze eravamo a.i . . . . pruni passi. A Gibilterra era rimasto oltre un migliaio di uomini da trasponare a Malta il più presto possil5ile. Per un viaggio ad alta velocità potevano essere utilizzate solo navi da guerra. Nacque da siffatta esigenza l'operazione Style,· effettuata dalla Forza X, formata questa volta da due incrociatori, un posamine veloce e due cacciatorpediniere. Le navi lasciarono Gibilterra il 31 luglio trasportando 1. 700 uomini e 130 tonnellate di materiale ed arrivarono a La Valletta il 2 agosto. Anche per Stylé la Forza H si componò come nel precedente caso, incrociando al largo della Sardegna, sì da tenere in allarme la dif.sa italiana. Le due formazioni inglesi rientrarono insieme a Gibilterra il 4 agosto senza danni. Con i
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rinforzi ricevuti la guarnigione di Malta adesso raggiungeva i 24.000 uomini circa, comprendendo 13 battaglioni, 112 cannoni pesanti e 118 leggeri .e.a., 104 pezzi da campagna di piccolo e medio· calibro, 15 Humcane I e 60 Humcane II. Oltre ciò, avendo riscontrato qualche «smagliatura» nella sorveglianza dei convogli italiani, il nemico dotò Malta di un nuovo potente mezzo di ricerca. Gli Swordfish erano già forniti di radar a breve raggio, utilissimi di notte o con visibilità molto ridotta; ora vennero assegnati tre Wellington provvisti di radar per grandi distanze, cossicché una formazione di aerosiluranti Swordfish avrebbe potuto dirigersi subito verso un Wellington che avesse localizzato un obiettivo. C'è da chiedersi perché, soprattutto in occasione della complessa operazione Substance, la squadra navale non a_bbia preso il mare. la risposta è assai semplice: punroppo la ricognizione aerea marittima avvistò il nemico troppo tardi per consentire un tempestivo intervento prima del passaggio del canale di Sicilia (51). Di conseguenza, l'azione di contrasto rimase affidata, ancora una volta, alle sole incursioni della R. Aeronautica. Per quanto Malta fosse stata ben rifornita, il 28 agosto Londra decise un altro invio di materiali. essenziali. La nuova operazione denominata Halberd - doveva essere condotta più o meno come la precedente. La notte sul 25 settembre le nove navi del convoglio entrarono nel Mediterraneo. Erano sconate dalla Forza H di Somerville, costituita dalla ponaerei Azr Royal, tre navi da battaglia (Nelson, Pn·nce o/ Wales e Rodney), cinque incrociatori e diciotto cacciatorpediniere. Nove sommergibili si disposero al largo dei poni italiani e la Mediterranean Fleet organizzò un'azione diversiva. In seguito all'avvistamento della formazione nemica, il 26 settembre veniva messo in funzione il previsto dispositivo di contrasto. La squadra italiana, comandata dall'amm. Jachino e costituita dalle corazzate Litton·o e Vitton'o Veneto con i tre incrociatori tipo Tneste ed una ventina di cacciatorpediniere, si ponò nel mattino del giorno successivo a sud della Sardegna, in misura di incontrare l'avversario. Giunto all'imbocco del Canale di Sicilia, l'amm. Somerville tornò indietro, lasciando ad un'aliquota - la Forza X, al comando dell'amm. H.M. Burrough - il compito di scortare il convoglio sino a destinazione, sotto la protezione degli aerei di base a Malta. La Forza X era formata da 5 incrociatori e 9 cacciatorpediniere. Mentre cadeva l'oscurità nuovi attacchi di aerosiluranti italiani riuscivano ad affondare un mercantile. Poco prima di
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mezzogiorno del 28 gli incrociatori entravano nel pono di La Vallena ed un paio di ore dopo arrivava il convoglio con 50.000 tonnellate di rifornimenti. Le scone ammassate a Malta potevano durare sino al maggio 1942, eccezion fatta per carbone e carburanti. Fra il 30 settembre ed il 1 • ottobre tutte le formazioni inglesi rientravano a Gibilterra, unitamente ad alcuni piroscafi scarichi che avevano lasciato Malta approfittando dell'arrivo della Forza H. Bisogna, qui, accennare al malumore creatosi nell'ambito della squadra navale italiana, per il disappunto della mancata ùscita in occasione dell'operazione Tiger e poi di Substance, e l'amarezza per .I' insuccesso dei mezzi navali speciali nell'eroica incursione del 26 luglio. Tutto ciò «ebbe un effetto depn·mente sul morale degli equipaggi della Squadra, tanto che io n'tenni - scrisse poi Jachino - doveroso prospettare nuovamente al capo di S.M. della Marina la necessità di non trattenere più in porto la nostra forza navale, nel/'eventualità di un nuovo passaggio di convogli inglesi nel Medt'teTTaneo, per evitare che il morale ne soffrisse e andasse perduto il necessario spirito di combattività» (52). Dopo un 'uscita a vuoto a fine agosto, l'operazione Halberd si presentò dunque come occasione da non perdere, anche perché l'eccezionale spiegamento delle forze inglesi era stato abilmente nascosto da Somerville. La squadra italiana era sempre sotto il vincolo delle direttive di massima emanate dal Comando Supremo: dar battaglia soltanto in condizioni di decisa superiorità di forze ed entro il raggio d'azione della caccia. Jachino , pur con tutte le migliori intenzioni di affrontare l'avversario, rimase in serio dubbio sulla effettiva consistenza della Forza H a causa delle discordanti informazioni fornite dalla ricognizione aerea, poi finì per dare credito all'avvistamento del pomeriggio del 27 e decise di evitare un confronto contro forze navali ritenute superiori. Egli ebbe ad osservare: cli rischio fu quella volta veramente grave per noi, tanto più che l'Aeronautica della Sardegna, che pure quel giorno attaccò con grande audacia il nemico e silurò (pur senza inutilizzarla) la Nelson, non riuscì invece a fornire alle nostre navi la copenura necess.aria per difenderle dagli aerosiluranti dell'Ark Royal. Ancora una volta si ebbe a rilevare, in quella occasione, la mancanza di coordinazione tra l'attacco aereo e l'incontro navale; Marina e Aeronautica conducevano ciascuna per proprio conto una guerra parallela ma sconnessa, e i risultaci finali erano necessariamente inferiori a quanto si poteva ottenere con una completa e cordiale unità d'azione> (53).
L'invio di due sole. corazzate, mentre ce n'erano cinque in piena efficienza, fu condizionante. Probabilmente la limitazione·
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delle forze fu dovuta a preoccupazioni dettate dalla scarsezza di nafta, però, dato il desiderio di incontrare l'avversario, forse sarebbe valsa la pena di rischiare un'altra usci~a a vuoto. Fu inoltre trascurata la possibilità di attaccare il convoglio dopo il canale di Sicilia con un gruppo di incrociatori. Sulla base di · quanto accadrà nel 1942, sembra lecito ritenere che i risultati sarebbero stati migliori. L'amm. Giuseppe Fioravanzo, convocato da Cavallero il 6 ottobre per ragguagli sull'operazione del 27 settembre, ebbe a· dichiarare che la collaborazione fra la Marina e l'Aeronautica era 34cora approssimativa, la ricognizione marittima insufficiente e, nel caso panicolare di quella giornata, grave ostacolo era stato determinato dalla foschia (54). Ma la R. Aeronautica, che si trovò ad attaccare da sola le formazioni britanniche, perdendo tre bombardieri, sei aerosiluranti e quattordici caccia (55), male accettò l'inversione di rotta della squadra, pensando che se essa non fosse salpata i trenta caccia Mc 200 destinati alla sua protezione aerea sarebbero invece stati destinati ad accrescere la scona dei bombardieri. ·Soprattutto - secondo Pricolo - «questo insoddisfacente nsultato fu conseguenza dell'ordine tassativo del comando supremo di attaccare soltanto le navi da guerra, nell'intento di menomarne l'efficienza, sì da facilitare ti successivo intervento della nostra squadra» (56). Ad onor del vero, il problema del carburante era reale. All'inizio del conflitto la R. Marina disponeva di 100.000 tonnellate di nafta a bordo delle navi e poco meno di 1. 700.000 tonnellate distribuite nei depositi in madrepatria ed oltremare. Durante tutto il 1940 il consumo si aggirò mediamente sulle 100. 000 tonnellate mensili contro un afflusso di 15. 000 tonnellate al mese. La Germania, pure essa in difficoltà, assicurò un ceno rifornimento all'Italia quando poté utilizzare la produzione rumena. A metà del 1941 essa si impegnò a cedere alla R. Marina 60.000 tonnellate mensili di nafta, quantitativo non soltanto assai inferiore al fabbisogno ma erogato senza alcuna rego!arità. Il rifornimento ebbe inizio nel terzo trimestre 1941, con una media di 20.000 tonnellate mensili che gradualmente raggiunsero le 50.000 in dicembre. Nel frattempo le scone italiane si erano ridotte drasticamente, talché a fine 1941 la R. Marina disponeva di appena 220.000 tonnellate.
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L'amm. Weichold fin dal febbraio dello stesso anno s1 era rivolto all'OKW in tono facilmente profetico: «Gli effetti della situazione della nafta si aggiungono alla già grande potenzialità del nemico ed in avvenire la nafta scarseggerà anche di più . L'Alto Comando si trova già di fronte ad una crisi che infl uenza le decisioni operative ( ... ). La guerra in Mediterraneo ed i1 trasporto dei rifornimenti in Africa sono gravemente influenzaci dalla mancanza di nafta ( ... )> (57).
Quanto la carenza di carburante fosse gravemente avvertita può essere suffragato dalla telefonata fatta da Cavallero a Riccardi il 2 settembre, in occasioni di voci circa un'uscita in mare della flotta britannica: «non impegneremo la squadra se non nel caso di obiettivo nemico importantissimo. Però Ja squadra deve rimanere in stato di· approntamento nelle sue basi». E subito dettò al gen. Magli il seguente fonogramma per Supermarina e Superaereo: «In relazione a notizie pervenute circa possibile movimento flotta nemica da Gibilterra e in relazi.one a disponibilità carburanti prego predisporre per nota eventuale azione combinata con impiego naviglio insidioso e sottile da parte Supermarina et impiego adeguaci mezzi aerei in panicolare aerosiluranti da parte Superaereo» (58).
In effetti la consistenza degli aerosiluranti cominciava ad essere sensibile. Dalle quattro squadriglie di S. 79 (con 13 apparecchi) disponibili al 15 maggio, si era passati a fine agosto a cinque squadriglie di S. 79 (una in più delle precedenti, ma complessivamente 32 apparecchi), tre di S.84 (con 16 aerei), due stormi di S. 84 (il 36° con 32 aerei ed il 7° solo con 6 perché ancora in corso di trasformazione). In sostania, 80 apparecchi in linea con personale addestrato e 70 siluri. Il programma di produzione degli S.84 si basava su una media di 14 velivoli al mese, con tendenza ad un incremento costante. Quello dei siluri prevedeva 12 unità per settembre, 35 in ottobre, 70 a dicembre e 100 nella primavera. Nei colloqui del 25 agosto tra Cavallero e Keitel, l'argomento dei rifornimenti in Nordafrica fu toccato piuttosto rapidamente. Cavallero fece osservare che la R. Marina aveva già fatto molto e molto stava facendo, ma che la sicurezza dei convogli rimaneva sempre aleatoria stante la scarsa autonomia dei caccia italiani. Il 29 agosto, proprio dopo la partenza ·di Mussolini per il rientro in Italia, l'OKW presentò a Hitler un promemoria preoccupante: per la prima volta espresse il pa.ere che le operazioni in Russia sarebbero probabilmente continuate nel 1942. Questa valutazione ebbe
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incidenza sulla questione del Mediterraneo, al cui riguardo von Rintelen si stava esprimendo in termini pessimistici, sì da chiedere che il X Fliegerkorkps tornasse in Sicilia. Per giunta, anche il Comando in capo della Kriegsmarine aveva rappresentato l 'insostenibilità della situazione: a suo avviso l 'Italia non era in grado di assicurare una sufficiente protezione ai convogli; perciò esisteva il fondato timore di · essere cacciati dall'Africa, con drammatiche ripercussioni sull'andamento della guerra. Occorreva evitare che le difficoltà di ·rifornimento alle forze dell'Asse in Libia e le maggiori possibilità di rinforzo alle forze del Commonwealth in Egitto consentissero una nuova e più potente offensiva britannica. Hitler si convinse, ma solo in pane, della necessità di intervenire e dispose il trasferimento in Mediterraneo di sei sommergibili del gtuppo Goeben, di una flottiglia di otto dragamine e di una di dieci motosiluranti. Inoltre, il 13 settembre, ordinò che compito principale del X Fli'egerkorps diventasse - con effetto immediato - la protezione dei traffici marittimi per l'Africa settentrionale, inçlusi quelli per Tripoli. In seconda priorità veniva l'offesa alle · navi britanniche e, più in generale, ai rifornimenti britannici all'Egitto. Goering non era d'accordo (59). Obbedì all'ordine, ma limitò l'azione del X Fliegerkorps alle rotte dalla Grecia alla Cirenaica e tra Bengasi e Derna, escludendo perciò quelle dall'Italia, le più importanti. Poi, il 16 settembre, rivolse a Pricolo un invito per un esame congiunto della situazione operativa e per stabilire eventualmente nuovi accordi intesi ad aumentare l'efficacia delle due decisioni. Il convegno ebbe luogo a Romintern il 2 ottobre, però fu assai poco conclusivo. Goering dimostrò idee chiare - in linea teorica - sulla guerra nel Mediterraneo, ma conoscenza piuttosto imprecisa degli aspetti pratici ed ambientali. Semplicemente lasciò sperare un possibile aumento nell' assegnazione di carburante entro qualche settimana. Dal canto suo, Pricolo annunciò l'allestimento in corso di una nuova base di appoggio a Pantelleria. In tre mesi, da luglio a settembre, mentre i tre convogli inglesi erano riusciti a raggiungere Malta pressoché al completo, ventj mercantili dell'Asse per complessive 118.450 tonnellate s.l. erano stati affondati. Di questi, otto per attacchi aerei ed undici ad opera dei sommergibili inglesi. Comunque è innegabile l'impegno italiano per aumentare la sicurezza dei trasporti. A prescindere dall'impiego di tutte le unità navali di tipo idoneo, fu incrementata in
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modo cospicuo la difesa contraerei. In proposito, il mar. Lloyd scrisse: «La prima reazione dell'Asse alle gravi perdite subite .dalle sue navi fu, nel giugno 1941, l'aumento delle scorte aeree e navali. La seconda venne nell'agosto, quando ogni nave mercantile fu armata di numerose mitragliatrici. In conseguenza i danni subiti dai Blenheim crebbero in misura allarmante: in agosto e in settembre raggiunsero il 20%. In settembre non vi erano meno di sei caccia monoposti italiani intorno ad ogni convoglio, con una scorta a distanza di quattro Junkers 88• (60).
Alla fine di settembre venne disposto che, a partire dal mese di ottobre, entrasse in linea una squadriglia di Re.2000 a grande autonomia che, dislocata a Trapani con base avanzata a Pantelleria, poteva assicurare la scorta nel tratto centrale del percorso, per c~rca 35 miglia, in quel tratto, cioè, che sino allora era rimasto privo di protezione aerea per la limitata autonomia degli apparecchi adibiti al servizio di scorta. Sempre in settembre, l'amm. Weichold mandò a Roma un rapporto allarmante: «Oggi, come sempre, la flotta britannica domina il Mediterraneo ( ... ). L'arma britannica più pericolosa è rappresentata dai sommergibili, soprattutto ·quelli operanti da Malta. Nel periodo in questione si ebbero 36 attacchi di sommergibili, 19 dei quali coronati da successo ( ... ). A causa della debolezza dell'aviazione italiana in Sicilia, la minaccia delle forze aeree e navali operanti da Malta contro la rotta ·marittima italo-tedesca dell'Africa settentrionale è andata, durante le ultime settimane, continuamente aumentando ( ... ). Inoltre vengono lanciati da Malta attacchi aerei quasi quotidiani contro Tripoli. Negli ultimi tempi, i porti .italiani della Sicilia sono stati attaccati con maggiore frequenza dagli aerei britannici ( ... ). Le formazioni dell'aviazione italiana che attualmente si trovano in Sicilia e nell'Africa settentrionale sono insufficienti ad arrestare le operazioni aeree e navali britanniche ( ... ). Ammonisco ancora una volta, con carattere d'urgenza, a non sottovalutare i pericoli derivanti dalla situazione navale nel Mediterraneo» (61).
Il mese di ottobre vide da parte italiana l'inizio di un nuovo ciclo di trasporti col ricorso all'imbarco di truppe su cacciatorpedi.: niere che, grazie all'alta velocità, riuscivano a compiere gran parte della traversata nell'arco di una notte. Presto, però, si seppe che a Malta si stavano verificando ulteriori novità. Non solo si era costituita la 10a flottiglia sommergibili, ma, dopo lunghe discussioni, l'Ammiragliato aveva deciso di inviare nell'isola una forza di attacco di navi di superficie. Il 21 ottobre giunse a La Valletta la Forza K: due incrociatori r_atti dalfa Home Ffeet e due cacciatorpediniere fornite dalla Forza H di Gibilterra. Per giunta, undici
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bombardieri Albacore, provvisti di serbatoi supplementari, s1 aggiunsero al già cospicuo numero di aerei esistenti. Perciò fu giocoforza rafforzare la difesa dei convogli, impiegando divisioni di incrociatori e persino navi da battaglia, oltre i normali mezzi di scorta, senza peraltro raggiungere risultati adeguati a causa soprattutto della perdurante inferiorità tecnica in fatto di radar e di aerei notturni. Nello stesso periodo la Marina tedesca provvedeva all' impianto nel Mediterraneo di venti U-Boote . Si imponeva comunque di escogitare il modo di modificare sostanzialmente lo stato di soggezione cui erano sottoposte le vie di comunicazione con la sponda libica. Tale vincolo costituiva, purtroppo, un fattore negativo permanente, soggetto ad assumere valori variabili in funzione della situazione generale e,, in quel momento, minacciante una influenza negativa determinante sul campo di battaglia della Marmarica. Il modo era uno solo: prendere Malta. Ancora una volta l'attenzione si portò. su questo problema. Già 1'11 ottobre l'amm. Sansonetti, sottocapo di Stato Maggiore della R. Marina, aveva fatto il punto sugli studi, che non erano stati mai abbandonati, concludendo sull'importanza fondamentale dell'intervento della R. Aeronautica ai fini del successo e sull'opportunità di ripiegare sull'approntamento di natanti speciali di circa trenta tonnellate di stazza. Tre giorni dopo Cavallero, convinto dell'inevitabilità di tale azione data la svanita speranza di utilizzare Biserta, scrisse a Roatta: «A prèscindere dall'attuale situazione in Mediterraneo, considero necessario aggiornare e completare gli studi già compiuti concernenti l'eventuale operazione per l'occupazione dell'isola di Malta, sviluppandoli anche nella parte relativa alle predisposizioni possibili, con particolare riguardo aJJ'indispensabile addestramento speciale delle truppe destinate all'impresa( ... )• (62).
Anche in Germania si stava riflettendo sui colloqui GoeringPricolo, sull'ormai certo prolungamento della campagna di Russia, sui rapporti provenienti da Roma. Von Rintelen fu convocato dunque alla Wolfsschanze. IL 24 ottobre Hitler lo· ricevette e volle un quadro completo della situazione aerea e dei trasporti. Von Rintelen . non si fece pregare e descrisse · senza mezze misure i termini del problema, sostenendo la priorità degli attacchi su Malta e della difesa delle rotte dall'Italia a Tripoli. Questa insistenza, che si aggiungeva alle proteste dell'amm. Weichold, fece intravvedere a Hitler la grave possibilità di un tracollo nel teatro del Mediterraneo. Prima di tutto chiese se Mussolini ed il Comando Supremo italiano
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sarebbero stati d'accordo sulla presenza di un altro corpo tedesco nell'Italia meridionale o insulare (cosa che Goering aveva sconsigliato). Rassicurato su tale punto, stabilì di proporre formalmente l'invio del Comando 2a Luftflotte (mar. Albert Kesselring) e del II Fliegerkorps (gen. Bruno Loerzer), che si sarebbe dislocato in Sicilia. Da Kesselring sarebbero dipesi il II ed il X Fliegerkorps, nonché le unità del Fliegerfuhrer Afrika. Tuttavia Hitler volle acquisire maggiore influenza nella condotta della guerra nel teatro del Mediterraneo. Il comandante della 2 a Luftflotte doveva assumere la responsabilità e quindi la direzione deì trasporti per l'Africa, con .conseguente autorità sulle unità della R. Marina e della R. Aeronautica impegnate nello specifico compito. Kesselring avrebbe assunto il titolo di Oberbefehlshaber Sud (OBS), cioè «comandante in capo del Sud». Già nella lettera del 20 luglio Hitler aveva prospettato a Mussolini l'opportunità di una «sostanziale, retta collaborazione» italo-tedesca in merito al traffico con la Libia, proponendo che ·gli Stati Maggiori di collegamento della Kriegsmarine (amm. Weichold) e della Luftwaffe (gen. von Pohl) fossero impiegati «nel quadro del Comando Supremo Italiano». Mussolini aveva risposto che ia collaborazione esisteva già, comunque per conferire a detta collaborazione la forma desiderata era orientato ad affiancare gli organi di collegamento tedeschi ai rispettivi Stati Maggiori di forza armata. Adesso von Rintelen doveva riproporre - con una lettefa personale del Fiihrer - l'argomento, ovviamente con in mano l'offerta del II corpo aereo e di un consistente numero di U-Boote. Vedremo, più oltre, la conclusione dei contatti italo-tedeschi. Come è facile immaginare, a Roma ed a Cirene le preoccupazioni crescevano. Tra l'altro, la R. Marina era seriamente condizionata dalla grave carenza di carburante. Mancava la nafta per le unità di scorta (63); il caricamento dei materiali era disorganizzato per il bombardamento dei porti dC Brindisi, Napoli, Tripoli e Bengasi. Accadeva anche di dover far partire il convoglio da un porto e la scorta da un altro, senia alcuna possibilità di intese preliminari. Perfino il trasporto di uomini per via aerea· si era palesato privo di apprezzabili risultati. Il 5 ottobre Cavallero ne riferiva a Mussolini in tono amareggiato; poi con una serie di provvedimenti sembrò possibile riuscire, come inizialmente previsto, a trasportare oltremare un migliaio di uomini al giorno con l'armamento individuale,.almeno per tre settimane. Ma fu una nuova delusione. E Cavallero preparò l'esonero di Pricolo:
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«L'Ecc. Pricolo - scrisse a Mussolini - mi ha rimesso stamane l'unito foglio col quale si giustifica di non poter mantenere l'impegno preso il giorno 11 corrente di organizzare un ttaspono aereo per la Libia con una capacità di 1000 uomini in una giornata. La capacità che l'Ecc. Pricolo crede di poter ottenere è di 500 uomini in una giornata, ma anche su questa cifra fa delle riserve. Ciò rappresenterà ad ogni modo una media giornaliera di 2-00-250 uomini. Nel foglio si fa confusione tra le varie cause che possono incidere sulla continuità del trasporto. Vi sono cause contingenti di caratttere imprevisto, e su queste cause è perfettamente inteso che si debba far conto. Ma tutte le altre cause di carattere tecnico e non tecnico erano tutte note fin dal)' inizio dello studio. Ho dovuto constatare che nello spazio di 25 giorni Superaereo ha cambiato parere tre volte e non ho potuto consentire che il desiderio di riuscire, asserito in piena buona fede dall'Ecc. Pricolo, possa giustificare un simile metodo. · Ho concluso dicendo all'Ecc. Pricolo che in tempo di guerra, di fronte a situazioni che esigono pronta decisione, non è consentito di sbagliare tre volte di seguito nella valutazione di un problema di manovra delle forze e dei mezzi, la cui urgenza e responsabilità deve essere appena sottolineata (il problema si trascina dal 19 settembre)• (64).
A Cirene si lamentava che i rifornimenti dalla madrepatria si fossero ridotti a «posstbtfità puramente casuali». In ottobre su cinque convogli per complessivi 14 piroscafi per italiani, 12 per tedeschi e tre navi cisterna, diretti a Tripoli era giunto un solo convoglio con tre piroscafi per italiani. Su cinque convogli per complessivi 1.7 piroscafi per italiani e 4 per tedeschi diretti a Bengasi erano arrivati tre convogli con 5 piroscafi per italiani ed 1 per tedeschi. Il 31 ottobre Gambara mandò un messaggio a Cavallero: «Generale Rommel partirà domani 1 • novembre Roma per reclamare che su 60.000 tonnellate materiale promesse, solo 8.000 sono state trasportate. Si prega tener presente situazione grandemente deficitaria nostri trasporti, che ci pone non solo in grande inferiorità presso amici, ma anche in gravissima crisi> (65).
In sostanza, considerando gli avvenimenti del 1940 e del 1941, ormai quasi alla fine, si può riconoscere che la funzione di vera e propria valvola regolatrice del traffico tra l'Italia: e la Libia assunta durante il 1941 - e solo allora - da Malta non ebbe influenza sull'insuccesso delle forze di Graziani. Questo fu determinato da deficienze organiche dell' àpparato bellico italiano e da un'errata visione strategica della guerra. Uno degli abbagli di natura strategica fu proprio il ritenere di poter neutralizzare Malta con· la
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sola pressione aerea. Quando il X Fliegerkorps fu spostato in Grecia, si toccò con mano la gravità dell'errore commesso nel non aver affrontato a tempo debito e con la determinazione necessaria la questione di Malta. Né sembra accettabile, se non entro certi limiti, la tesi che la disponibilità di _Biserta avrebbe risolto la crisi: si sarebbe· semplicemente aggirato - non eliminato - l'ostacolo dell'offesa ai convogli, ma innegabilmente si sarebbe aggravato il mai risolto problema degli automezzi ed ingigantito quello dei carburanti. Svanita la speranza di aprire una nuova linea di comunicazione con i. porti della Tunisia, si prese in seria considerazione l'occupazione dell'isola. Poiché, pur senza affermarlo apertamente, era già piuttosto evidente per tutti che la impresa fosse da ritenere praticamente inattuabile con i soli rriezzi italiani, alle decisioni tedesche rimase condizionata la soluzione sia dell'alimentazione delle truppe in Cirenaica sia del problema operativo.
4. I
PREPARATIVI AUTUNNALI ITALO-TEDESCHI.
In Africa settentrionale era in pieno corso il riordinamento strutturale di cui si è parlato. In Cirenaica occidentale le divisioni Ariete e Trento stavano assumento i nuovi organici, l'una nella zona di Berta-Manuba e l'altra presso Ain el-Gazala. La Trieste stava sbarcando a Tripoli e raccogliendosi ad Homs; era previsto ii suo trasferimento nella zona di Maraua-Slonta, nel gebel, nella seconda metà di settembre. Il 10 dello stesso mese prese vita il corpo d'armata di manovra (CAM), per il quale Gambara aveva proposto la .denominazione di «corpo d'armata del Sahara», denominazione non accolta per l'evidente enfasi che la caratterizzava. Il Panzergruppe Afrika (66) aveva il XXI corpo d'armata italiano attorno a Tobruk ed il Deutsches Afrikakorps alla frontiera (67). Di quest'ultimo, in particolare, il Comando era a Bardia, la 15a D. cor. ad ovest di Sidi Azeiz, la 2P D . cor. a sud-est di Marsa Lucch, la divisione z.b. V. Afa'ka tra la ridotta Capuzzo e Sollum, la Savona tra la ridotta Capuzzo e Sidi Omar. La piazza di Bardia era retta da un presidio italo-tedesco (68). Il punto caldo era Tobruk. Davanti alla piazzaforte Rommel continuava a studiare il modo di impadronirsene. Il 16 agosto aveva tenuto rapporto ad Acro~a. presso il Comando del XXI corpo. d'armata, esaminando minuziosamente lo schieramento assediante.
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A suo avviso la posizione di Ras Medauuar era particolarmente delicata; data la sua importanza in vinù del dominio di osservazione sul porto di Tobruk, il nemico aveva recentemente (3 agosto) cercato di impadronirsene con un attacco ai due lati del saliente. Se un nuovo tentativo fosse stato coronato dal successo, il possesso di Ras Medauuar avrebbe consentito agli australiani l'osservazione di buon tratto del settore della Brescia ed il controllo della «Strada dell'Asse». In rel.azione a ciò, egli decise di sostituire la 15 a brigata Schutzen, molto provata da combattimenti e malattie, con due battaglioni da posizione rinforzati da armi controcarri. Inoltre, l'intero settore occidentale sino all'allineamento Gasr el Clecha-Pilastrino (esclusi) sarebbe passato sotto la responsabilità della Brescia. All'arrivo degli attesi quattro gruppi da 149/ 35 del 5 ° artiglieria d'armata, due di essi dovevano schierarsi nel settore della Brescia, svincolando il gruppo tedesco da 210 che sarebbe rientrato a Sollum, e due nel settore della Bologna. Quando fossero giunti dalla Germania gli · ottanta pèzzi pesanti in programma, la maggior pane di essi avrebbe preso posizione in corrispondenza della Bologna. Comparativamente, il settore della Brescia era considerato forte; quello della Pavia forte a sinistra, debole a destra e molto forte al centro (cioè a cavaliere della strada per el-Adem). Lo schieramento della Bologna, il tratto sud-est dell'investimento, presentava un punto debole: un posto avanzato avversario che controllava una soluzione di continuità nel dispositivo italiano (69). Dunque occorreva fare il più ampio ricorso ai campi minati, affidandone la sorveglianza alle strutture realizzate od al pattugliamento. In definitiva, l'accerchiamento della piazza era affidato alle tre divisioni del XXI corpo d'armata: La Brescia, rinforzata dal II/241 ° e IIl/258° fanteria tedesco, nonché dal 24 ° raggruppamento artiglieria da 105 I 28 e quattro batterie tedesche; la Paflia, rinforzata dal 16° raggruppamento artiglieria da 105/28; la Bologna, rinforzata dalla 15a compagnia d'arresto e dal 340° raggruppamento aniglìeria (meno un gruppo da 77 /28). Alla mano del Comando di corpo d'armata rimanevano il 5 ° raggruppamento artiglieria d'armata in corso di afflusso, il XXXII battaglione guastatori, il X battaglione genio minatori e il LXV battaglione collegamenti. L'assetto difensivo era informato a pochi criteri: difesa ad oltranza del sistema di capisaldi di compagnia schierati a scacchiera; organizzazione del fuoco particolarmente valorizzata; contrattacchi immediati intesi a stroncare eventuali successi iniziali di sortite avversarie; carattere aggressivo dell'investimento mediante pattuglie
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di combattimento. In particolare, la Brescia aveva sei battaglioni in primo scaglione e due in secondo; la Pavia, sei battaglioni in primo scaglione ed un battaglione ed un gruppo squadroni mitraglieri in secondo; la Bologna, quattro battaglioni in primo scaglione ed uno in secondo. Ai reparti in secondo scaglione era riservato il compito di presidiare caposaldi arretrati e di stroncare· ogni tentativo di infiltrazione. Il Comando del Panzergruppe si dislocò ad Ain el-Gazala con il Comando tattico a Gambut.
FORMAZIONE DEL CORPO D'ARMATA DI MANOVRA
(alla data del 10 settembre 1941)
Comandante: gen. Gastone Gambara Gen. addetto: gen. Alberto Mannerini Capo di S.M.: ten. col. Carlo Scaglia. Divisione cor. Ariete (gen. Mario Balotta): 8 ° bers~glieri; 13 2 ° carristi ·m carri M 13 ; 32 ° carristi su carri L 3 ; 132 ° ~.rtiglieria; unità divisi6na1i e servizi. Divisione mot. Trento (gen. Giuseppe De Stefanis): 61 ° fanteria; 62 ° fanteria; 7 ° bersaglieri; 46 ° artiglieria; unità divisionali e servizi. Divisione inot. Tn'este (gen. Alessandro Piazzoni): 65 ° fanteria; 66 • fanteria; 9 ° bersaglieri; 21 ° artiglieria; unità divisionali e servizi. Truppe di corpo d'armata: btg. motoblindato della PAI; Raggruppamento artitlieria volante.
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Rommel era comprensibilmente in tensione e soffriva di disturbi gastroenterici come, del resto, la maggior pane dei combattenti d'Africa. E, per quanto poco se ne curasse, non poteva non avvenire le critiche che gli venivano mosse da molti ufficiali tedeschi di alto grado. Due cose soprattutto erano mal sopportate: il deferimento alla corte marziale di ufficiali che avessero, a suo giudizio, fallito un'operazione e l'azione di comando «eTTatica» (70). Anche con il Comando Superiore i rapponi non erano precisamente eccellenti. In compenso ormai era adorato dagli ufficiali inferiori e dalle truppe. Molto appropriatamente il magg. Friedrich von Mellenthin, nuovo capo ufficio informazioni del Panzergruppe, osser:vò che «tra Rommel ed i soldati c'era quella mutua comprensione che non può essere spiegata né analizzata, ma che è un dono degli dei» (71). Il 6 settembre Rommel rappresentò al Comando Superiore le proprie idee in tema di operazioni. Cominciò col sintetizzare la valutazione della situazione. La massa delle forze britanniche era impegnata nel Medio Oriente. Tre divisioni di fanteria ed una di cavalleria meccanizzata in Iraq-Siria, due divisioni di fanteria ed una brigata di cavalleria montata in Palestina-Transgiordania. Rimanevano in Egitto due divisioni corazzate e cinque di fanteria - a pane tre divisioni egiziane utilizzate semplicemente per la difesa di taluni punti del Delta e dell'interno - concentrate per la maggior parte tra Alessandria ed il Cairo (72). Alla frontiera sembravano dislocate soltanto la 7a divisione corazzata e la 4a indiana. «Con queste forze gli inglesi non possono conduTTe un'offensiva contro la Libia». Tuttavia siffatta situazione eccezionalmente favorevole poteva mutare radicalmente se fosse caduta la prospettiva di una minaccia tedesca dal Caucaso. Vale a dire che gli inglesi avrebbero quasi sicuramente trasferitÒ ad occidente almeno una seconda divisione corazzata, la divisione di cavalleria e quattro o cinque divisioni di fanteria per eliminare definitivamente il pericolo contro l'Egitto. «Secondo la mia opinione · - scriveva Rommel - è assolutamente necessario approfittare con rapidità dell'attuale straordinaria favorevole situazione militare, prima che possa subentrare un mutamento nella dislocazione delle forze nemiche. Meglio subito all'attacco contro l'Egitto. Ma per realizzare ciò mancano due premesse: a) i necessari rifornimenti ed il completamento delle ~nità per una tale vasta operazione; b) l'eliminazione di Tobruk.
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Siccom.e per un'offensiva contro l'Egitto non è possibile provvedere in breve tempo ai necessari rifornimenti ecc. , bisogna limitarsi alla rapida eliminazione di Tobruk. Per poter approfittare dell'attuale favorevole situazione militare, l'occupazione di Tobruk deve avvenire al più tardi per metà novembre 1941 ( ... )> (73).
Di conseguenza, occorreva accelerare in modo considerevole l'afflusso dei rinforzi per il Deutsches Afrikakorps, raddoppiare all'incirca il tonnellaggio per i trasporti marittimi e «rafforzare notevolmente» la protezione dei convogli con unità navali · ed aviazione. La questione del rinforzo della scorta diventerà un casus belli tra i comandanti del Panzergruppe e della 5a squadra aerea. Per èondurre l'attacco alla piazza era stimato necessario l'impiego delle seguenti forze: corpo tedesco con la 15a oppure la 21 a Panzerdivision e la maggior parte della divisione speciale Afrika; corpo italiano con l'Ariete e la Trento o la Trieste; tutta l'artiglieria pesante italiana e tedesca disponibile con cinque giornate di fuoco. E Rommel concludeva: «Prego di comunicarmi se si può contare per l'attacco su Tobruk e per i'/ tempo fissato e delle necessarie ar#glierie pesanti"», Bas.:ico rispose subito concordando con l'analisi e con i desideri. Mise tuttavia in evidenza la dubbia possibilità che dall'Italia affluissero quantitativi di materiali maggiori di quanto al momento accadeva; il parere contrario all'utilizzazione di una divisione motorizzata italiana; la necessità che arrivassero almeno altre due divìsioni, di cui una corazzata, in modo da avere alla mano una massa di manovra altamente reattiva, composta da una Panzerdivision, una divisione corazzata e due motorizzate italiane per opporsi alla minaccia britannica sul fronte di Sollum eventualmente profilantesi in concomitanza con la soluzione di forza dell'assedio. La chiusa della lettera fu abbastanza esplicita: «Nulla in contrario peraltro che si persegua la preparazione nei limiti di tempo previsti, salvo a decidere l'azione a momento opportuno, in base alla preparazione· che sarà stato possibile raggiungere e alla situazione quale si presenterà nel Medio Oriente; situazione che potrebbe anche consigliare di trascurare Tobruk per muovere verso il Nilo» (74).
In altri termini, come von Rintelen sottolineò, Bastico riteneva possibile continuare l'offensiva in Egitto lasciando un semplice blocco attorno a Tobruk. Il Comando Supremo stava seguendo la questione, in parte perché Cavallero - nonostante le preoccup_azioni destate dall'inat-. tesa rivolta scoppiata in• luglio in Croazia e specialmente in
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Montenegro era deciso a tener d'occhio il principale teatro d' operazioni italiano, dove per giunta gli attriti tra i comandanti venivano periodicamente a galla, in parte perché Rommel tendeva a chiamare in causa il Comanào Supremo, attraverso von Rintelen e l'OKW, per superare «l'ostacolo» Bastico. Già Cavallero aveva preso posizione sulla dislocazione da far assumere al corpo d'armata motorizzato. Questa era prevista nel triangolo Ain el Gazala - Bir Hacheim-Garet Meriem, a portata di Tobruk ed a poco più di 150 chilometri da -Sollum, in condizioni cioè di poter manovrare sul fianco di una penetrazione nemica operante ad ampio raggio per cadere sui rovesci di Tobruk. Rommel invece avrebbe preferito una dislocazione più avanzata, all'altezza della piazza, forse anche perché, venendosi a trovare ad est del meridiano di Ain el-Gazala, il CAM sarebbe passato automaticamente sotto la giurisdizione del Panzergruppe. Il Comando Superiore si espresse negativamente in quanto, a suo avviso, Io spostamento non avrebbe migliorato sensibilmente la tempestività dell'intervento sul fronte di Sollum, mentre avrebbe favorito la possibilità di un avvolgimento dell' intero fronte dell'Asse. Concordando con tali considerazioni e per mantenere una riserva ·nelle mani di Bastico, sì da consentirgli di parare la eventualità di sbarchi o di minacce dall'interno, il Comando Supremo sanzionò dunque la dislocazione proposta: «Oltre che per le ragioni tattiche sopra riportate - precisò l'ufficio operazioni di quest'ultimo in un appunto del 6 settembre -, per le stesse · ragion.i di prestigio che hanno consigliato la costituzione di una riserva del Comando Superiore, si ritiene che non sia opportuno aderire alla proposta del gen. Rommel. Altrimenti il Comando Superiore italiano sarebbe ridotto alle sole funzioni di Governo Civile della Libia>.
Ma oltre a ciò si volle sottolineare l'importanza della disponibilità di una grande unità nella zona di Agedabia. Risultava, infatti, una inconsueta attività della ricognizione avversaria lungo le piste Giarabub-Gialo-Agedabia e Tazerbo-Marada-el Agheila. Di per sé la minaccia non appariva tale da impensierire, considerate le forze eventualmente impiegabili su quelle direttrici, però poteva riuscire molto seria per tutto lo schieramento della Cirenaica qualora effettuata in concomitanza con uno sbarco in forze nel Bengasino. Ne dçrivava la convenienza di organizzare saldamente Agedabia, come d'altronde già previsto dalle direttive del 4 agosto, allo scopo di fruirne quale perno di manovra per forze mobili destinate
LA J>AUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE BATI1.EAXE
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a contrastare eventuali tentativi di aggiramento a largo raggio. li telegramma col quale Cavallero prospettava siffatta ipotesi piuttosto opinabile - si chiudeva con la richiesta di far conoscere «cosa sia stato realizzato et quanto si intenda fare per organizzare Agedabia» {75). Naturalmente Bastico replicò asciuttamente che le forze ed i mezzi disponibili in Libia erano noti e che con essi non c'era da pensare a realizzare una. salda struttura difensiva ad Agedabia. Era però stata studiata l'organizzazione dell'intera zona Agedabia-Gialo-Marada-el Agheila, con la costituzione di piccoli presidi, fissi e mobili, in grado di svolgere un pattugliamento sistematico e di inc;lividuare tempestivamente e rintuzzare eventuali puntate avversarie. Si trattava, comunque, di un provvedimento di non ·rilevante entità: al massimo, complessivamente, la forza non avrebbe potuto superare le due-tre compagnie rinforzate da armi controcarri. Il 9 settembre Cavallero decise di convocare Gambara a Roma, ma prima ebbe modo di completare il quadro. Il pomeriggio dell' 11 si presentò al Comando Supremo von Rintelen, il quale accennò a impressioni tedesche circa un prossimo tentativo britannico di sbloccare Tobruk e sostenne la richiesta di rinforzi inoltrata da Bastico e da Rommel. «Ho detto a Keitel - ricordò Cavallero che attacco di Tobruk è idea del Duce da molto tempo. Per quale data possiamo avere la possibilità di un attacco? Bisogna andare prima in fondo al problema concreto». 11 quale problema si riduceva tutto ad una questione di trasponi. Al riguardo von Rintelen avanzò l'idea di migliorare quelli terrestri in -Libia prolungando la ferrovia Barce-Bengasi: i tedeschi erano disposti ad aiutare coò i loro mezzi {76). Poi fu la volta del gen. Gause. Il 13 Cavallero riunì i capi ed i sottocapi di Stato Maggiore delle tre forze armate, dicendo subito che il capo di Stato Maggiore del Panzergruppe era venuto a Roma a prospettare l'opponuntà di rinnovare l'attacco a Tobruk alla fine di ottobre e ad insistere sul raddoppio dei trasponi oltremare. L'amm. Sansonetti intervenne, precisando che le richieste di Gause si traducevano in 20.000 uomini, 3.300 automezzi e 84.000 tonnellate di materiali, richieste che non si era in grado di esaudire: si poteva solo «tendere» a mandare in Africa settentrionale quanto più possibile. Due giorni dopo fu il turno di Gambara, il quale sostenne la necessità di altre due divisioni. Quando Cavallero gli fece notare che in agosto, nt::i colloqui di Cirene, si era pensato di impiegare anche l'aliquota mobile delle forze e che quindi una sola divisione in più - la Piave,
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETI"ENTIUONALF.
motorizzata, perché la Littono, corazzata, non era pronta sembi:ava sufficiente, .Gambara rispose: «Niente da fare». Allora Cavallero decise di affrettare l'approntamento e l'invio della Littorio. In definitiva, la riunione del 15 settembre tra Cavallero, Roatta e Gambara portò a concludere che nella situazione di fatto l'espugnazione di T obruk appariva essenziale per la successiva avanzata verso il Nilo e perciò richiedeva di indirizzare ogni sforzo all'ultimazione della preparazione entro ottobre o, al più, i primi di novembre. In questo ordine di idee venne predisposto un programma di trasporti e di scorte nav;i.li ed aeree, nel quale erano considerate fondamentali la protezione dei convogli per Bengasi da parte del X Fliegerkorps (già accordata) e la messa a disposizione da parte tedesca di quattro piroscafi (quasi sicura). Ma c'era anche un altro punto da risolvere in qualche modo: quello dell'organizzazione di comando in Africa: «Organizzazione del Comando. La presa di Tobruk - annotò Cayallero - la faciliterebbe ma Ecc. Roatta dice che la ritiene molto dura. Concordo ma faccio presente che i tedeschi hanno la loro responsabilità e non la prendono alla leggera. Ecc. Garnbara non è del mio parere: se va maie scaricano su di noi e se va bene il merito è lor_o. Comando italiano presiede all'organizzazione ma vi sono difficoltà per dare ordini a ·Rommel. Ecc. Gambara aggiunge che se un'aliquota dell'aviazione agisce nel settore Rommel, finisce per essere alle sue dipendenze. Prospetto l'eventualità di due settori al fronte Tobruk, uno Rommel ed uno Garnbara, con preminenza di Garnbara nei due settori. Cioè cedo unità con in mano la riserva che è italiana. Punto da chiarire, a mio parere, è proprio quello della separazione in due settori ( ... )> (77).
Mentre a Roma si discuteva, in Africa era in corso l'operazione Sommernachtstraum (Sogno di una notte d'estate) (78). In un colloquio avvenuto il 4 settembre tra Gambara e Gause erano state concretate le linee generali di un'azione locale da effettuare di sorpresa. Approvata da Bastico, essa avrebbe dovuto aver luogo verso la metà dello stesso mese ~on il carattere di un colpo di mano su un grosso deposito inglese individùato nella zona di Bir el-Chreigat. l'esecuzione era affidata, nel pensiero iniziale, a reparti corazzati tedeschi e motorizzati italiani. I preparativi iniziarono il 7 settembre e -la Luftwaffe prese a svolgere un meticoloso programma di ricognizioni aeree e fotografiche. Senonché, nella settimana successiva giunse da varie fonti l'insistente segnalazione di una probabile imminente offensiva britannica. Forse anche per questo il colpo di mano venne a trasformarsi in una vera e propria azione di forza .affidata alla 2P Panzerdiviszon, con
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lo scopo di «ricacciare le truppe di sicurezza nemiche avanzando su largo fronte, oltre Bir el-Chreigat, e di constatare se il nemico aveva fatto prepàrativi per un'offensiva». L'operazione, che ormai per vastità d'impianto e di sviluppo esorbitava dalle dimensioni di una semplice ricognizione in forze , doveva essere appoggiata dall' aviazione in base ad intese dirette tra il Comando del Panzergruppe, il Fliegerfuhrer ed il Comando della 5a squadra aerea. L'attacco doveva inoltre essere accompagnato da un impegno dimostrativo nel settore costiero (schizzo n. 33). L' 11 ed il 12 settembre vennero organizzati num~rosi itinerari per t endere agevole e spedito il movimento delle colonne corazzate dalla zona di dislocazione a quella di raccolta, stabilita a tergo dei capisaldi avanzaci. Tutte le piste erano state contrassegnate con fusti di benzina vuoti; l'itinerario principale, da Musaid all'Halfaya, era stato illuminato durante la notte sul 14 mediante feritoie praticate nei fusti, non visibili dalla pane del nemico. La formazione era articolata su tre colonne aventi per obiettivo comune la zona di Dar el-Hamra. La colonna di sinistra (principale), costituita dal 5° Panzerregiment rinforzato, muoveva lungo il ciglio dell'Halfaya sino ad Alam Battuna per proseguire poi direttamente su Dar el-Hamra. La colonna di destra, cost"ituita dal 33 ° gruppo esplorante della 21 a Panzerdivision rinforzato, doveva svolgere un movimento aggirante passando a sud di Sidi Omar e raggiungendo poi Bir el-Hamra. La colonna di centro, composta da una compagnia Panzerjiiger, una batteria ed una sessantina di autocarri vuoti, aveva compito di collegamento e di recupero del materiale di preda bellica e doveva procedere lungo la pista Sidi Suleiman-Dar el Hainra. Nel frattempo la divisione z.b. V. Afrika, appoggiata da due gruppi del 2 ° artiglieria celere schierati sull' Halfaya, avrebbe operato nella fascia costiera. All'alba del 13 le tre colonne erano attestate rispettivamente a nord di Halfaya-Musaid, . di Sidi Omar e del caposaldo di q.207, con una grossa colonna di rifornimenti essenziali a nord della ridotta Capuzzo. La maggior parte dei carri aveva effettuato la marcia sugli appositi rimorchi. Alle prime luci del giorno le colonne lasciarono le basi di partenza senza incontrare inizialmente alcuna traccia del nemico. Soltanto verso le 8, a Qaret er-Rueibat (sulla pista di Dar el-Hamra), la colonna centrale ebbe un piccole, scontro con elementi dell' 11 ° ussari, che, dopo qualche scambio di raffiche di armi automatiche, ripiegarono velocemente. Alle 10 le tre colonne si congiungevano sull'obiettivo. Era chiaro che il nemico
L'OPERAZIONE «S (14-15
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OMMERNACHTSTRAUM» settembre 1941)
Schizzo n. 33
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aveva ritirato i reparti avanzati per far cadere nel vuoto la puntata. I movimenti tedeschi erano infatti stati segnalati dalla ricognizione aerea inglese fino dal pomeriggio precedente. Alle 7 del 14 settembre il Comando del raggruppamento avanzato britannico, avuto conferma dai propri elementi esploranti dell'azione in corso, aveva diramato la parola convenzionale Bathchair per l'entrata in vigore del predisposto piano di ripiegamento, piano articolato in varie fasi da attuare progressivamente, in base all'evolvere della situazione, ed in seguito alla diramazione di parole convenzionali. Così, alle 12,30 era stata preannunciata l'attuazione di Victoria da eseguire a tempo ·debito. Rommel aveva finito per dirigere personalmente l'operazione, ·muovendosi però per proprio conto (79). Per alcune ore tutto si fermò in attesa del rifornimento dei mezzi corazzati e di informazioni sul nemico. In questo periodo, e precisamente alle 12,55, sopraggiunse un'incursione di bombardieri della South African Air Force che fecero esplodere due cisterne di carburante, provocarono qualche perdita e colpirono la stessa vettura di Rommel. A quanto si era venuto a sapere, il nemico era schierato con il grosso della 7 a divisione corazzata a sud di Bir Sofafi, coperto da un sistema di elementi dell' 11 ° ussari, suddiviso in tre nuclei, rispettivamente in corrispondenza di .J\lam es-Safa, Deir Abu Gallaq e q.209 (circa sei chilometri a sud di Deir Abu Gallaq) (80). Allo scopo di provocare un ulteriore arretramento del dispositivo avanzato britannico, Rommel ordinò di attaccare a fondo con la massa dei carri le posizioni di Alam es-Safa e di sviluppare nello stesso tempo un'azione dimostrativa accennante ali' aggiramento del nucleo di q.209. L'azione doveva partire alle 15 e concludersi in serata, per consentire alle formazioni di rientrare alle basi con il favore della notte. Alle 17 il grosso delle forze britanniche risultava nella zona di Bir Thalata, con elementi a Bir Habata. Di fronte alla mossa germanica, il gruppo britannico ripiegò· ulteriormente verso est, lasciando alla 22 a brigata Guardie il compito di coprire la fascia costiera, specialmente in corrispondenza d~gli sbocchi del ciglione, per fronteggiare eventuali puntate verso nord, su Bug Bug, attraverso Sofafi e Sabil. Doveva inoltre occupare i nodi stradali e. presidiare i pozzi, distruggendoli in caso di ritirata. L'eventuale resistenza in posto era prevista a sud di Marsa Matruh ad opera della 7a divisione rnrazzata, coperta sul fianco meridionale dal gruppo avanzato. Perciò anche questo tentativo della 2P Panzerdi-
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vision cadde nel vuoto, mentre l'azione dimostrativa si risolveva in semplici scontri di pattuglie e duelli di aniglierie. Venne tuttavia catturato un mezzo del 4 • reggimento autoblindo sudafricano con alcuni imponanti documenti (81). Il rientro delle colonne si effettuò a scaglioni nelle notti sul 15 e sul 16, sotto la protezione del 33 • gruppo esplorante, seguito con scarsa decisione dagli elementi esploranti avversari. Il 16 il nemico tornava sulle posizioni iniziali. l'operazione aveva in sostanza consentito di riconoscere l'assenza dei preannunciati apprestamenti offensivi avversari. Materialmente non aveva procurato alcun bottino perché il nemico aveva avuto modo di ripiegare i depositi campali, che comunque non potevano essere ingenti. Per contro il consumo di carburante per i tedeschi era stato pesante, confermando ancora una volta la necessità di accompagnare qualsiasi atto operativo con adeguate predisposizioni di natura logistica, tali da garantire l'esecuzione dell'intera operazione. Rommel fu molto sintetico nel riferire al Comando Superiore sviluppo e risultati di Sommemachtstraum e concluse la breve lettera con pochi apprezzamenti: «I) le forze avversarie dislocate nella zona ad ovest di Marsa Matruh sono più deboli d i quanto finora si era presunto; 2) la ricognizione non ha potuto constatare nella zona al di là del confine alcun deposito o altri preparativi per un imminente attacco; 3) l'esame dei documenti catturati, molto imponanti, fornirà probabilmente utili indicazioni per poter conoscere lo schieramento delle forze nemiche nel Vicino e anche nel Medio Oriente. Resta quindi confermato che le forze nemiche ~he attualmente sono dislocate nel Deseno Occidentale non sono sufficienti per svolgere un ' offensiva> (82).
Quest'ultimo apprezzamento, che conferiva alla valutazione una colorazione sostanzialmente ottimistica, esercitò una fone influenza sui futuri orientamenti operativi di Rommel, rafforzandolo nella convinzione di essere ancora in condizioni di vincere, sia pur di misura, la gara a tempo per il raggiungimento del predominio sul nemico. Dall'esame dei documenti catturati erano risultati notevoli elementi sul dispositivo avversario. La Western Desert Force aveva alla frontiera la sola 4a divisione indiana, anicolata in un raggruppamento avanzato sull'altopiano, un raggruppamento delle oasi (7a brigata indiana rinforzata) più a sud, la 11 a brigata indiana tra il ciglione di Sollurn e Sidi el-Barrani. Il primo sembrava costituito
LA PAUSA OPERATIVA DOPO !.'OPERAZIONE BATILEAXE .
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dalla 22a brigata Guardie, dal 4 ° reggimento autoblindo sudafricano ed unità minori. A tergo si trovavano: la 7a divisione corazzata a Marsa Matruh; la 1 a e 2a divisione sudafricana tra ed-Daba, el-Alamein e Bug el-Arab; la 50a divisione britannica in località imprecisata; supporti e servizi di corpo d'armata a Marsa Matruh, ove era anche il Comando della Western Desert Force. A Tobruk, la 1sa brigata australiana era stata sostituita·da una brigata polacca e da unità minori. Questo il quadro ricavato dal servizio informazioni. Non si discostava molto dalla realtà. Si concluse che il nemico era tornato ali' originaria . concezione per la difesa del deserto occidentale: graduale ripiegamento delle forze terrestri con largo sostegno dell'aviazione per logorare le forze dell'Asse fin sotto al campo trincerato di Marsa Matruh, dove era prevista la battaglia d'arresto condotta con forze corazzate. Dagli sviluppi di tale battaglia il Comando britannico avrebbe tratto motivi per impostare un'eventuale controffensiva oppure ripiegare sul Delta, per la cui difesa pareva venisse mantenuta e consolidata la linea Amiriya-Natrun-Fayam. In ciò l'indagine sui documenti rinvenuti si discostava molto dalla realtà. Bisogna, adesso, aprire una parentesi. In appoggio a Sommernachtstraum, il Fliegerfuhrer Afn'ka aveva organizzato una incursione aerea con Ju.87 italiani e tedeschi, scortati dalla caccia tedesca. Per alcuni disguidi , la 209a .squadriglia Ju.87 italiana non riuscì ad accodarsi alla formazione e, priva del comandante (che, solo, aveva raggiunto gli Stuka tedeschi e proseguito con loro) e senza scorta di caccia si ·diresse sull'obiettivo: un concentramento di automezzi° nella zona di Bir Habata. La reazione nemica e il disorientamento sul deserto, che condusse all'esaurimento del carburante, fecero sì che non uno dei dieci aerei tornasse alla base (83 ). L'episodio fu circoscritto, ma si aggiungeva ad una serie di «scollamenti}) non soltanto con il Fliegerfuhrer ma in primo luogo con Rommel, il quale si era già aspramente lamentato con il Comando Supremo per interventi di aerei italiani effettuati per erro.t:e su automezzi tedeschi. Il 12 settembre egli si rivolse al gen. Aimone~Cat, segnalando che le perdite di naviglio trasportante materiale tedesco erano diventate insopportabili: «Sono d'avviso - soggiunse - che tali perdite possano essere quasi per intero evitate da un.'opportuna scorta aerea» e, dopo aver indicato la necessità che ogni piroscafo in arrivo venisse scortato da dwe aerei per un raggio di 100 chilometri prima dell'entrata in porto, concluse:
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
«Con riferimento alle nostre intese verbali del 19 agosto 1941 prego V.E. aderire alle proposte del Comando Panzergruppe Afrika, disponendo che il progettato servizio di sicurezza a mezzo aerei venga assunto dalle unità da Voi dipendenti. Terrei io modo panicolare che tali disposizioni venissero impanite colla maggiore possibile sollecitudine• (84).
Aimone-Cat si documentò molto accuratamente sulla questione, raccogliendo dati e confrontando ordini, poi rispose dettagliatamente e concluse esprimendo la speranza che il tempo impiegato per mettersi in grado di esporre esaurientemente le cose riuscisse utile per dare a Rommel la completa conoscenza del problema della protezione dei convogli e la cenezza · che la 5 a squadra faceva il massimo compatibile con i mezzi di cui disponeva e senza dimenticare, fra l'altro, «che il nemico marittimo ed aereo che abbiamo difronte, dispone di buoni mezzi e sa far bene, anche lui, la sua gue"a» (85). Rommel reiterò i rimarchi e si soffermò su quest'ultima frase: «La conclusione che ne scaturisce, che sarà difficile fare di più e di meglio di quanto si è fatto finora, indica una rinuncia alla quale non posso associarmi». Ad ogni modo, invitava il comandante della 5 a squadra aerea a Gambut per un'intesa verbale sulla protezione dei convogli (86). Nuova replica di Aimone-Cat: non aveva affatto inteso esprimere una qualsiasi rinuncia, bensì formulare «un richiamo alla realtà che Voi vi nfiutate di vedere, semplificando oltre ti verosimile i problemi aerei e navali, di competenza altrui~ come certamente non foreste per i problemi te"estn· di Vostra competenza e, soprattutto, come non permettereste a nessun altro di fare nei n'guardi dei Vostn· mezzi e della Vostra attività». Poi tenne a specificare tre cose: pur avendo in precedenza espresso all'ufficiale di collegamento l'intenzione di conferire con il gen. Rommel, la lettera di questi gli imponeva ora di .rinunciare al colloquio, potendosi escludere che ne derivassero elementi positivi per la soluzione del problema; la collaborazione per l'appoggio aereo sui fronti di Tobruk e di Sollum cè già da molto tempo, per mia proposta e su ordine delle Autorità italo-tedesche, di competenza del Fliegerfiihrer Afa'ka, al quale il Comando del settore est [gen. Da Barberino} concederà l'ausilio di tutti i mezzi aerei alle sue dipendenze, secondo gli ordini del Supercomando, l'imponanza delle operazioni, le richieste del Fliegerfiihrere le mie direttive di impiego ( .. . ). Per questa collaborazione, quindi, Voi non avete che da accordarVi con il Fliegerfiihrer Afrika,.
Infine, tanto il comandante del Panzergruppe quanto il comandante della 5 a squadra dipendevano direttamente dal co-
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mandante superiore, al . quale Rommel doveva rivolgersi per proposte, sollecitazione di ordini, richieste di collaborazione (87). Naturalmente, Rommel non lasciò cadere il discorso ed in un'ultima lettera tornò ad affermare il proprio diritto ad interloquire sulla vexata quaestio ed informò che in suo primo foglio del 12 settembre era stato da lui mandato in copia, per opportuna conoscenza, al Comando Superiore e che Bastico «mi ha fatto sapere che concordava perfettamente con quanto da me esposto e con le mie nchieste e che aveva inoltrato al Comando Supremo dell'Esercito traduzione della mia lettera, sottolineanjo anche, in segno di adesione, certi punti di proprio pugno». Tra l'altro, era stata chiesta una visita del gen. Pricolo per accordi personali circa i problemi dell'Africa settentrionale. «Dur,que la via gerarchica di servizio desiderata da V.E. è stata seguita». Quindi, dopo aver contestato punto per punto le osservazioni di Aimone-Cat, Rommel terminò: «Ho appreso con rincrescimento che V.E. ha rotto, per quanto riguarda il servizio, quei diretti rapponi con mc che costituivano la premessa per una proficua collaborazione nell'interesse di una comune vittoria. Però sono anch'io dell'opinione che ormai una collaborazione vantaggiosa diretta con V.E. non sarà più possibile. Per quanto riguarda il rappresentare degli ulteriori desideri, sceglierò soltanto il tramite dei superiori Comandi e ritiro la mia preghiera circa un colloquio personale. Prego di volersi astenere da un ulteriore scambio di corrispondenza su questo argomento• (88).
Giunte le cose a tale punto, diventava praticamente impossibile un'aperta e franca collaborazione, anch!! perché - obiettivamente - tale termine aveva per .Rommel un significato tutto suo: equivaleva ad assegnazione di forze e di mezzi. Come considerava ai propri ordini il Fliegerfuhrer, così più o meno , e senza neanche badar molto alla forma, intendeva impiegare la 5 a squadra (89). Nel frattempo, purtroppo si era inserita un'altra polemica. Il 21 settembre il Luftgaustab della divisione z.b. V. Afrika scriveva direttamente al Comando della 5a squadra lamentando tre casi di aerei tedeschi attaccati e colpiti dalla caccia italiana, commentando che gli incidenti sarebbero stati evitati se i piloti italiani «avessero osservato contegno più nflessivo» e pregarJ,do di impartire opportUne disposizioni per evitare il ripetersi di incidenti del genere «ed anche per evitare che eventuali misure di legittima difesa da parte di velivoli tedeschi attaccati causino ancor maggion· perdite». Al che Aimone-Cat rispondeva seccamente sia per la forma, inaccettabile, specialmente in quanto agoperata nei confronti di un Comando di livello superiore, sia per la sostanza: un ·apparecchio era stato
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE
colpito dall'artiglieria contraerei e per un altro le indagini tedesche avevano riconosciuto ed ammesso una manifesta infrazione alle norme di sorvolo. E finiva invitando il Luftgaustab ad informarsi su quanto era accaduto nei poni della Libia; così si sarebbe reso conto della necessità di applicare rigidamente una disciplina di volo, valida per tutti gli aerei, italiani o tedesèhi che fossero. Si intenda ~ene: incidenti del genere erano superabili, anche perché non ceno rari in guerra per -err~re dell'uno o dell'altro - in. fatto di esempi esiste solo l'imbarazzo della scelta - però la casuale concomitanza accentuò la gravità dello scontro tra Comando 5 a squadra e Comandi tedeschi. Per di più, il Comando 5a squadra era da tempo seriamente in contrasto con il Comando Superiore che accusava, in sostanza, di scarsa conoscenza delle cose aeronautiche, di poco razionale impiego dell'aviazione, di arbitraria trattazione di questioni aeree direttamente con i Comandi tedeschi e di ingiustificati rilievi sull'opera dell'aeronautica. Inevitabilmente, il 26 settembre Bastico chiese la sostituzione del gen. Aimone-Cat con il geil. Vittorio Marchesi e Cavallero decise che la sostituzione avrebbe avuto luogo in occasione dell'ispezione di Pricolo in Libia, programmata per la prima decade d~ ottobre (90). Il disegno per impadronirsi di Tobruk andava rapidamente . assumendo contorni definiti, pur continuandosi a dar mano ai lavori di rafforzamento e di sistemazione dell'assedio. A questo proposito, sin dall'estate erano statè impartite direttive adeguate, ma bisogna dire che anche in tema di fortificazione campale l'addestramento dei quadri, cui competeva la direzione dei lavori, lasciava a desiderare. A metà settembre il gen. Navarini aveva espresso alle tre divisioni del XXI corpo il suo vivo rincrescimento di dover tornare sull'argomento «poiché, recentemente, ho dovuto personalmente constatare che non siamo su un piano organico e razionale di . lavoro»: tracciati lineari anziché con andamento sinuoso, a zig-zag, a cremagliera o bastionato in modo da consentire tiri convergenti o fiancheggianti; appostamenti pe.i: armi automatiche poco profondi, a profili troppo larghi ed in rilievo; scadente mascheramento; assenza di strutture statiche per i battaglioni di secondo scaglione; scarsità di ricoveri per il personale; batterie di piccolo calibro e Comandi non sistemati a caposaldo (91). D'altra parte anche Rommel, che giustamente annetteva grande importanza ad un efficace sfruttamento del terreno median-
LA PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE BAlT LEAXE
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te lavori campali, non trascurava le ispezioni e meno ancora lesinava i rimarchi. Oltre ad evidenti motivi di carattere tattico e di sicurezza ·del personale, col tempo un altro spunto si era palesato. Per conquistare la piazzafone bisognava prima pensare a superare la terra di nessuno: una fascia di terreno la cui profondità variava da un · paio ad una decina di chilometri, secondo l'andamento irregolare assunto dal fronte di assedio alla fine dei vari tentativi di attacco. Non era affare semplice e Rommel, escogitata una tecnica ad hoc, ordinò un ciclo di intenso addestramento. Per numerose notti consecutive il presidio di ogni caposaldo, rinforzato da «portatori» e da genieri, dovette ripiegare lasciando in sito un certo numero di armi con relativi serventi e ricostituire, circa un chilometro a tergo della posizione, un nuovo caposaldo, .completo di postazioni, ricoveri e campo minato. Tale addestramento mirava a riuscire a comprendere l'intera operazione in poche ore di rapido spostamento e di lavoro frenetico. Nella notte sull' 11 ottobre, quasi tutto il fronte di accerchiamento si spostò in avanti - in molti tratti per sette o otto chilometri - sotto la protezione di unità carri, portando felicemente in pono l'atto preliminare. Intanto venivano apportate alçune varianti allo schieramento italo-tedesco. Alla frontiera, la Savona (92) serrava verso sud sulle strutture da q.207 (circa otto chilometri a sud di Bir Musaid) a Sidi Omar, mentre un'aliquota della divisione z.b. V. Afn'ka si concentrava sulle posizioni di Halfaya-Sollum. Bardia rimaneva presidiata da truppe italiane. Anche le grandi unità del corpo d'armata di manovra si erano spostate dal gebel: la Ariete a Bir Hacheim e la Trieste a Gadd el-Ahmar (sud-est di Ain el-Gazala). Del nemico le notizie, sicure fino a settembre, cominciavano ad essere incene non avendo ancora individuato le unità che sembrava avessero sostituito la 9a divisione australiana (specchio alla pagina seguente). Il 13, nel primo pomeriggio, Rommel convocò a Gambut il gen. Navarini ed il geo. Boettcher, comandante dell'aniglieria del Panzergruppe, . e cominciò a fissare gli elementi fondamentali dell'operazione: forze da impiegare, direttrice di attacco, fasi dell'azione. La massa d'uno, anicolata in due blocchi rispettivamente agli ordini di Navarini (D.J. Pavia e D.f. Bologna) .e di Criiwell (15a Panzer, nonché pane della z.b. V. Afn'ka), doveva avanzare a cavaliere della direttrice Suesi-bivio di Sidi Mahmudporto di Tobruk. U bivio era da raggiungere entro le 12 del giorno D, il porto in serata. ~i abbandonava, dunque, il precedente disegno di manovra che indirizzava lo. sforzo principale da Ras
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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIONALE
SITUAZIONE FORZE BRITANNICHE IN TOBRUK secondo il S.I.M. (prima decade di ottobre) Comando 9• D.f. australiana
in realtà (terza decade di ottobre) Comando 70• D.f. britannica
Settore occidentale (sino a Bir el-Meduuar) 26• brigata australiana 18 • lancieri della 3• brigata indiana un battaglione imprecisato
14• brigata fanteria: I Bedfordshire and Hertfordshire li York and Lancaster 14• cp. controcarri 2/ 15 • btg. australiano
Settore centrale (sino a comprendere la strada per el Ademf . Brigata polacca su tre .battaglioni uno squadrone cav ..appiedato due compagnie controcarri una compagnia mitraglieri
1 • brigata polacca su quat.tro btg . 1 • Royal Northumberland Fusiliers unità minori
-
Settore meridionale (sino al mare): 16• brigata inglese: II Queen 's Royal Regiment II King 's Own Regiment II Leicestershire Regiment una compagnia controcarri
16• brigata fanteria: II Queen 's Royal Regiment II King's Own Royal Regiment II Leicestershire Regiment 16• cp. controcarri 2 / 13 • btg. australiano
Al centro ed in riserva: 20 • brigata australiana 2/32 • btg. della 25• brigata un battaglione imprecisato
Royal. Tank Regiment elementi imprecisati
23 • brigata fanteria: I Essex Regiment I Durham Light lnfantry IV Border Regiment 23• cp. controcarri 32• brigata carri (di formazione): 1• Royal Tank 4 • Royal Tank 7° Roya/Tank unità minori
Nota: La situazione del S.I.M. si riferisce ai dati risultanti alla fine di settembre, ma tiene conto della accertata sostituzione della 24 1 brigata australiana con la 16• brigata britannica. Da parte italiana si riteneva che anche le rimanenti brigate della s• divisione australiana stessero ricevendo il cambio, ma si i,gnorava da quali unit~. In effetti, tra il 13 ed il 25 ottobre la 70• divisione di fanteria britannica (che fine tl IO ottobre si era denominata 6• divisione di fanteria) subentrò quasi totalmente alla 9• au, traliana, di cui rimasero alcuni elementi per qualche settimana ancora.
V. PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONl! BATTLEAXE
365
Medauuar verso l'ex forte Pilastrino. Questa volta Rommel aveva deciso di sferrare 1' attacco partendo da sud-ovest (come aveva suggerito Streich), vale a dire dal settore che sino a quel momento era rimasto più calmo. Il suo pensiero era di rompere il perimetro difensivo con una penetrazione a cuneo - italiani a sinistra e tedeschi a destra - e, giunti a Sidi Mahmud, procedere ali' eliminazione delle forze nemiche dislocate ad oriente della direttrice, senza preoccupazione di quelle ad· occidente perché batwte dall'artiglieria e spezzate in tronconi facilmente eliminabili. Inoltre anche la Brescia (93) doveva attaccare per non svelare la gravitazione dello sforzo principale .. Tutta l'artiglieria, circa 500 bocche da fuoco coordinate dal gen. Boettcher, doveva assumere uno schieramento quanto più possibile avanzato, in modo da limitare ali' indispensabile gli spostamenti azione durante. Il piano d'inganno doveva indurre il nemico a credere che l'attacco venisse esercitato da Ras Medauuar, quindi occorreva dosare accuratamente il fuoco, l'annebbiamento, talune mosse dimostrative. Come, all'occorrenza, Rommel lanciava i reparti nella mischia con ordini ridotti alla definizione dello scopo e dall 'obiettivo, così, quando il tempo lo consentiva, era estremamente accurato nell'indicare i particolari da lui ritenuti importanti per il conseguimento del successo e nel pretendere una fase addestrativa preliminare. In relazione a quanto precede, tra il 20 ed il 26 ottobre la Pavia venne sostituita dalla Trento, che si estese sulla sinistra sino a comprendere anche Ras Medauuar, e si raccolse a sud di el-Adem per riordinarsi e completare l' addestramento. La Bologna sarebbe stata sganciata solo nell'imminenza dell'operazione, vale a dire verso il 20 novembre e le strutture da conservare attive nel suo settore (corrispondente a quello di rottura) sarebbero state tenute da un battaglione della D .f. Sabratha e da unità tedesche della divisione z.b. V. Afrika. Nel giorni 16 e 20 ottobre, rispettivamente a Gambut e ad Acroma, ancora Rommel trattò, confermò, completò le sue idee con Navarini: a rottura effettuata, il corpo d'armata tedesco doveva puntare sulla zona immediatamente a nord di forte Airenci, da qui una colonna si sarebbe diretta sul porto di Tobiuk ed un'altra sulle posizioni di Ras Belgamel, cioè sui rovesci delle difese nordoccidentali(schizzon34)Il XXI corpo, invece, una volta fatta irruzione nella piazza aveva iI compito di impedire che contrattacchi di riserve nemiche, dislocate nella.parte occidentale di Tobruk, incidessero sulla penetrazione italo-tedesca. Per entrambi i corpi era prescritto
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Schizzo n. 34
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LA PAUSA OPERATIVA OOPO L'OPERAZ IONE BATTLEAXE
367
che, muovendo in profondità, curassero via via la costituzione di fianchi difensivi con grossi capisaldi di compagnia. Se un corpo d'armata non fosse riuscito ad aprirsi la strada nella cerchia perimetrale, si sarebbe inoltrato nella breccia creata dall'altro. Ove sacche di resistenza avessero combattutto ancora qualche giorno benché accerchiate ed egli, Rommel, fosse dovuto accorrere sul fronte di Sollum con le divisioni corazzate, l'annientamento dell'avversario sarebbe stato devoluto alla notevole massa di artiglieria. Il gen. Boettcher avrebbe studiato un piano di preparazione (tre ore di durata) e di appoggio unitario. La fanteria di ogni divisione doveva essere seguita a sbalzi da quattro gruppi da campagna. Rimaneva da decidere se effettuare l'attacco di giorno o di notte, comunque tutti gli ufficiali e sottufficiali dovevano impratichirsi nell'orientamento con la bussola. C'erano ancora quattro settimane all'incirca: un addestramento intensivo in tutti i campi avrebbe messo quadri e truppe in grado di prendere Tobruk. Per quanto concerneva le grandi unità mobili, bisognava che entro il 10 novembre esse completassero gli spostamenti per raggiungere le zone di attesa: la Tn"este presso Bir Hacheim, l'An"ete presso Bir el-Gobi, la divisione tedesca Afrika tra Sidi Rezegh e Sidi Haibi , la 21 a Panzer, che aveva recuperato la 15 a brigata Schutzen già schierata davanti a Tobruk, verso Gasr el-Arid, la 15a Panzer a sud di Gambut (schizzo n. 35).. Se il nemico avesse attaccato prima dell'azione contro Tobruk, 1e divisioni Brescia, Bologna e Trento avrebbero mantenuto l'investimento e tutta la massa citata sarebbe stata disponibile. Se invece l'offensiva britannica fosse iniziata durante l'azione contro la piazzafone, si sarebbero sganciate subito l'Ariete, la Tn"este e la 21 a Panzer e, in breve tempo, anche la 15a Panzer. Il 30 ottobre, in un ulteriore rappono tenuto a Gambut, Rommel toccò con Navarini, Criiwell ed i rispettivi divisionari le questioni della sostituzione in linea della Bologna (che entro il 18 novembre doveva essere quasi completamente disimpegnata) e dei provvedimenti intesi ad ingannare l'avversario sul tratto prescelto per la rottura e della preparazione d' aniglieria. Il verbale della riunione inizia con: «La nota operazione avrà luogo con tutta probabilità il giorno ... alle ore .... , dopo la preparazione d'artiglieria che avrà la durata di tre ore». Poiché è decisamente improbabile che la frase riponata sia stata profferita da Rommel in tali termini, si presume che motivi di s.gretezza abbiano indotto a coprire con puntini di sospensione data ed ora orientative.
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Schizzo n. 35
I.A PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE BA'JTLEAXE
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In questo fervore di predisposizioni, che aveva ingenerato nelle truppe un'avvertibile lieta eccitazione per la prospettiva di porre finalmente termine al logorante assedio, si rileva un commento: «I preparativi per l'attacco contro Tobruk nchiedevano buona volontà e cooperazione da parte di tutti, generali e gregan·. C'era invece qualcosa che non andava, un congegno che non ingranava, un organismo che non funzionava» (94). Forse le cause di questo «malessere» - che tuttavia riguardava soltanto i Comandi di maggior livello - risiedevano in due precisi fatti: l'evidente intenzione di Rommel di condurre le operazioni come gli sembrava più opportuno ed una sostanziale indecisione italiana, partente da Roma, tra attaccare Tobruk o prepararsi all'offensiva inglese. Sul morale delle truppe Bastico riferì a Cavallero, che aveva chiesto chiarimenti per ordine di Mussolini, interessato dai rapporti della P.A.I. indicami sintomi di depressione nei repani (95). Nella sua lettera il comandante superiore affermò che quanto rientrava nelle concrete possibilità dei Comandi di vario livello in Africa veniva attuato per migliorare le condizioni igieniche, di alimentazione e morali del soldato. Veniva altresì spiegata opera di persuasione intesa a far comprendere come, nelle particolari condizioni della Libia, le questioni delle licenze e degli avvicendamenti - quelle sulle quali si appuntavano maggiormente le lagnanze - rivestissero un carattere tutto particolare, che purtroppo obblig?,va a diluirne l'attuazione nel tempo. Bastico assicurava infine che il morale era elevato e che quanto poteva apparire dalle lettere censurate «rispecchiava solamente lo stato d'animo di qualche individuo stanco o casi particolari, che nulla hanno a che fare col sentimento della masstJ». Questo non era del tutto esatto, ma probabilmente era affiorata la tendenza burocratica di presentare una situazione di «fede e sicurezza sempre maggiore» (96). In effetti, i comandanti di grande unità avevano poco o niente da rimproverarsi. Certamente esistevano deficienze nell'azione di comando di taluni comandanti di reparti, cosa spiegabilissima, specie considerando il fortissimo numero di ufficiali richiamati, tuttavia il malcontento - reale - era causato da due fondamentali ragioni: la mancata concessione delle licenze e degli avvicendamenti promessi ed annunciati con grande pubblicità e l'impossibilità di rotazione per le divisioni in linea. L'avvicendamento (licenza di 30 giorni e rientro al centro di mobilitazione) era previst~ per coloro che avessero raggiunto due anni di permanenza in Africa; gli ufficiali in servizio permanente, i
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETI'ENTRIONALE
sottufficiali di carriera ed i militari di truppa raffermati ne avrebbero goduto solo se consentito dalle esigenze di servizio. La licenza straordinaria {30 giorni più il viaggio) veniva concessa dopo un anno di presenza oltremare. Esistevano indicazioni circa precedenze da attribuire o vincoli da osservare. Dopo il grande entusiasmo sollevato dalla reclamizzata concessione era subentrato un generale malcontento nel constatare la limitata attuazione dei provvedimenti. Il fatto è che una assai più oculata e sensibile gestione del personale non avrebbe condotto a simile stato di cose; adesso la pur opportuna disposizione ministeriale non poteva non risentire delle difficoltà della situazione locale. Come fin dai primi di settembre Bastico ebbe a rappresent~e al Comando Supremo, l'entità delle truppe era assolutamente inadeguata alle necessità operative ed i tre quarti di esse si trovavano impegnati in Cirenaica in settori già troppo estesi. Cosicché diventava impossioile applicare in pieno il tanto proclamato avvicendamento se prima non avesse avuto inizio l'arrivo dei reparti di complementi. Avevano già maturato titolo al rimpatrio 500 ufficiali, 1.300 sottufficiali e 9.000 uomini di truppa, ai quali il 1 ° ottobre si sarebbero aggiunti altri 180 ufficiali, 1. 750 sottufficiali e 2.500 truppa. Per i quattro o cinque mesi successivi avrebbero mediamente maturato il diritto 70 ufficiali ed un migliaio tra sottufficiali e truppa. Inoltre c'erano 3.000 uomini da congedare perché appartenenti alle classi 1903 e precedenti. Per tutti costoro il problema si traduceva, come si è detto, soltanto nell'arrivo di complementi, giacché per il rimpatrio essi avrebbero fruito di piroscafi di ritorno in Italia. Per le licenze, invece, il discorso cambiava, in quanto occorreva considerare anche il rientro in Africa e, conseguentemente, avrebbe imposto un movimento Italia-Libia di oltre 3.000 uomini al mese. Dal servizio di censura provenivano informazioni sullo stato d'animo delle truppe in Cirenaica: «( ... ) Degne di panicolare attenzione sono le condizioni morali delle divisioni Bologna, Brescia, Pavia e più particolarmente dei reparti di fanteria delle suddette unità. La depressione morale e la diffusa stanchezza si rilevano indirettamente dal tono generale dei loro scritti: lagnanze perché ancora non hanno avuto riposo o cambio, espressioni di vivo desiderio per la licenza, modo eccitato con cui si sollecita l'invio dei documenti richiesti. Le privazioni, i disagi, le fatiche che i soldati devono sostenere sono descritte in modo così forzatamente· rassegnato da denotare nessun entusiasmo ed evidente stanchezza. Questa situazione non è limitata alla sola truppa, ma è evidente anche in alcuni ufficiali; questi rivelano mancanza di entusiasmo e manifestano direttamente od indirettamente il desiderio di lasciare questo fronte.
tA PAUSA OPERA'n VA DOPO L'OPERAZIONE BAT11.EAXJ::
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È questo del resto un desiderio quasi generale per colvro che hanno due o più anni di permanenza in colonia: sentono il bisogno di andarsene dal!' Africa e ne vedono il mezzo nelle licenze, nei rimpatri ma anche infine in una battaglia decisiva che poni alle mete fissate ( ... )» (97).
Ed i Carabinieri Reali del XXI corpo sottolineavano che «In molti reparti, specie fra quelli in linea, vi è scarsa percentuale di ufficiali in servizio permanente, per cui tale fotto mentre produce notevole ripercussione sul morale del soldato, il quale talvolta ha la sensazione di non essere ben comandato e guidato, dà adito ad ampi e sfavorevoli commenti da parte degli ufficiali di complemento» .(98). Il 3 ottobre l'ufficio operazioni del Comando Supremo sintetizzava i rapporti di forze in Africa settentrionale: Forze italo-tedesche
Forze britanniche
a) Te"estri. Cirenaica (compreso Tobruk): 4 D.f., 2 D. mot. , 3 D. cor.; Tripolitania: 1 D.f. e repani vari; Sahara: rep. vari (5000 u.).
a) Te"estri. Tobruk: forze equivalenti a 2 D .f.; Deseno 0cc. : 4 D .f. , 1 D. cor., reparti cor. van; Delta: 5 D.f., ( + 1 presunta), 1 D . cor. , repani cor. vari.
Complessivamente: 7 D.f. (di cui 2 mot.) e 3 D. cor., per un complesso di 200 mila u . con circa 500 carri (di cui 200 leggeri).
Complessivamente: 11 o 12 D.f. (con larga motorizzazione) e 3 D. cor., per un complesso di 220 mila u. con circa 1200 mezzi corazzati (di cui 1100 delle unità cor., 100 dei gruppi esploranti divisionali), oltre agli 800 Bren camers dei reparti di fanteria.
b) Aeree. 570 apparecchi (120 tedeschi) di cu1 2 / 3 efficienti: 280 caccia (40 tedeschi), 190 bombardieri (80 tedeschi), 100 altre specialità.
b) Aeree. 1100 apparecchi (senza contare quellì delle navi ponaerei): · 500 caccia, 350-400 bombardieri, 200-250 altre specialità.
«Tenuto conto della necessità del nemico di presidiare il Delta commentava l'ufficio - le fanterie contrapposte si equivàlgono. Notevole la superiorità del nemico in mezzi corazzati: il raffronto numerico va tuttavia attemllltO per il fatto che i dati forniti ,dal S.I.M. si . basano sugli «organici> delle unità individuate che difficilmente saranno a
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALt
numero e per il fatto che gran parte dei mezzi corazzati britannici è costituita da carri leggeri scoperti. In sintesi: unità cora.zzate nostre meno numerose, più solide; mezzi corazzati britannici più numerosi, più mobili, più largamente distribuiti alle fanterie. In caso di offensiva avversaria la sua superiorità in carri è altresì attenuata per il fatto che al ma.ggior numero dei mezzi corazzati vien contrapposta non soltanto la contromanovra dei nostri carri, ma anche la resistenza dei capisaldi e l'azione dei mezzi anticarro, di cui le nostre divisioni e quelle tedesche hanno ora una buona dotazione. Indubbia la superiorità delle forze aeree nemiche, appoggiate, pare, ad una buona attrezzatura logistica e, per il momento, non vincolate da notevoli impegni nel Delta, mentre invece una notevole aliquota (un terzo circa) delle nosue forze aeree è vincolata in Tripolitania per la scorta si convogli. In sintesi, in una battaglia al fronte est sarebbero contrapposti circa 380 apparecchi nostri e 900 apparecchi nemici•.
I confronti tra le' forze contrapposte sono talvolta impostati con criteri soggettivi. Una disamina basata· su simili dati globali non sembra, per la verità, molto convincente. Comunque è chiara la concezione difensiva alla base del documento. Ed è ancora interessante considerare la differente valutazione delle truppe britanniche fatta dai servizi informazioni italiano e tedesco, compreso quello di Rommel (specchio alla pagina seguente). Un paio di settimane più tardi, l'ufficio operazioni del Comando Supremo riprendeva in esame la convenienza o n;ieno dell'espugnazione di Tobruk, sempre in relazione ai rapponi di forza citati. Senza ripetere gli ormai noti pro e contro, le conclusioni riconoscevano la presa di Tobruk quale indubbia e necessaria premessa ad un'offensiva in Egitto. Siffatta offensiva, d'altra pane, non poteva sicuramente avere inizio prima che un'aliquota delle grandi unità nemiche venisse spostata «per contrastare la marcia tedesca [dal Caucaso] verso il Canale», marcia che a sua volta non si sarebbe potuta verificare, nella migliore delle ipotesi, prima della primavera 1942. Quindi la presa di Tobruk non era urgente: bastava che precedesse con un giusto margine di tempo la ripresa dell'avanzata, cioè in gennaio o febbraio. A sostegno di questo ragionamento potevano ritenersi valide le preoccupazioni di natura logistica dell'Intendenza Superiore A. S., giacché nel trimestre luglio-settembre era arrivata in Libia circa la metà del fabbisogno per i consumi ordinari. Le scone dei viveri erano limitate a 20-30 giornate; quelle di munizioni variavano da meno di due unfoc a sette-otto unfoc; quelle di benzina e di gasolio ammontavano rispettivamente a 55 e 13 giornate, ovviamente di impiego ordinario e non di combattimento; il carburante
I.A l'AUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIONE BATl'LEAXE
373
avio bastava per una sola azione. Tutto era in ritardo anche nel programma di ottobre: «Quindi per ti momento la situazione logistica dell'A.S.l. - annotò l'ufficio operazioni del Comando Supremo in un appunto del 26 ottobre - è avviata decisamente a peggiorare anziché a migliorare». VALUTAZIONE DELLE FORZE BRITANNICHE IN EGITTO
Abwehr (in data 29.8)
.P anzergruppe Afrika (in data 16.9)
S.I.M. (in data 12.9)
Grandi unità accenate: • 9 D .f. . 2 D. cor.
G.U. accenate: - 8 D.f. -2D.cor.
G.U. accenate: . 10 D .f . · 3 D. cor .
Grandi unità presunte: . 2 D.f.
G.U. presunte: • nessuna
G.U. presunte: . 2 D.f. . l D . cor .
Totale: 13 divisioni
Totale: 10 divisioni
Totale: 16 divisioni
In panicolare, secondo il S.I.M.: accenate: . · .
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7• D.f. inglese (2) 12 • D .f. inglese 23• D.f. inglese 2• D .f. neozelandese (1) 4• D .f. indiana (1) ? D.f. indiana (4) 7• D.f. australiana 9• D .f. australiana (1) l' D.f. sudafricana (1) ? D .f. mista 2• D. cor. inglese (3) 7• D. co.r. inglese (1) una B. cor. neozelandese una B. cor. sudafricana (5)
presunte: . 49• o.( inglese · 2• D.f. sudafricana (1) • 10• D. cor. inglese (1) (2) (3) (4) ·(5)
Divisioni effettivamente presenti in Egitto. Si trattava della 6• (poi 70') D.f. Esistevano la l ' B. carri e la l ' e 4• B. cor. non indivisiooate. Esistevano la 16•, 29• e iB' B.f. indiana non indivisionate. Esisteva la 2• B.f. sudafricana non indivisionata.
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LE OPERAZIONI I N AFRICA SETIENTRIONALE
Dalla metà di ottobre si rilevavano con sempre maggior frequenza -indizi che imponevano di considerare come probabile la ipotesi di un'offensiva nemica, che ufficiali americani in Egitto, nel commentare il poderoso rifornimento di materiale bellico - si calcolava che dai primi di agosto fossero giunti in Egitto dagli Stati Uniti oltre 2.000 autocarri, 500 carri armati da '13 tonn. ed un numero imprecisato, ma rilevante, di aerei (99) - parlavano della grandiosità dei preparativi compiuti dall'armata del Nilo. L'inizio delle operazioni sembrava fosse stato prev~sto entro il mese in corso, ma avrebbe subito ritardo in attesa di un'occasione tattica particolarmente favorevole, quale l'attacco dell'Asse a Tobruk. Un telegramma inviato alla Associated Press a Londra da un corrispondente del Cairo diceva: «L'esercito più potente che /a Gran Bretagna abbia mai· radunato pnma ne/l'Africa è dislocato nel Deserto Occidentale per /a difesa de/l'Egitto e per un'eventuale a:àone contro /e forze italo-tedesche in Libia, azione che forze sarà decisiva(...). Sono convinto di poter predire con sicurezza che /a più tem'bi/e battaglia /ungo queste coste nordafncane· sarà combattuta fra breve (... )» (100). Cavallero ne scrisse a Bastico il 22 ottobre, sottolineando l'eventualità che tale offensiva avesse a concretarsi prima dell'attacco italo-tedesco contro T obruk ed invitando ad orientarsi a fronteggiarlo pur non perdendo di vista la preparazione per la conquista della piazza. Inoltre reputa·va possibile l'eventualità di una concomitante iniziativa degaullista contro il sud tripolino (101) (schizzo n. ·36). Il comandante superiore aveva appena inoltrato a Roma un riassunto delle disposizioni impartite da Rommel sino al 20 ottobre, senza esprimere alcun parere (102). Però esistevano attriti e perplessità . .Un punto di contrasto (che peraltro non risulta abbia formato oggetto di esplicita discussione con il Comando tedesco) era costituito dall'intenzione italiana che il comando delle artiglierie per l'attacco a Tobruk venisse assunto dal gen. Manca, sia pure affiancato da un generale tedesco per la trasmissione degli ordini alle artiglierie tedesche. Le perplessità sono bene messe in luce da un appunto compilato il 5 ottobre da Gambara per Bastico. Il primo si proponeva di recarsi per tre o quattro giorni da Rommel, per conoscere esattamente il suo pensiero e per esporgli il punto di vista italiano. L'appunto finiva con queste considerazioni: cli Gen . Rommel persegue un suo concetto panicolare ed ha pienamente ragione, ma io devo vedere il problema sotto un aspetto diverso. Io, nell'attuale situazione, più che a un successo debbo mettermi in condizioni di evitare qualsiasi insuccesso.
376
LE OPERAZIONI IN AFRICA SETJ'ENTRIONALE
Il Generale Rommel faccia bene i conti anche limitati alla messa in opera delle artiglierie e vedrà che l'attacco di Tobruk ai primi di novembre è semplicemente un pio desiderio. Tobruk va stretta metodicamente in un cerchio sempre più stretto, sì da toglierle a poco a poco respiro. Ciò produrrà perdite, ed è naturale; ma ne produrrà anche all'avversario> (103).
È anche vero-che l' 11 ottobre Gambara mandò un fonogramma da Gambut per Bastico: «Questione Rommel ritengo risolta bn"/lantemente. Accordo perfetto. Rifenrò a voce particolan· (...)». Non si conoscono questi particolari, tuttavia Bastico, quando ricevette la lettera di Cavallero circa le voci insistenti di preparativi britannici, rispose con un esame particolareggiato della situazione, come la vedeva. Ad ovest ed a sud-ovest non esistevano motivi di preoccupazione ed anche al confine egiziano le prospettive potevano essere guardate con serenità «se non si verificherà sul fronte di Sollum un attacco nemico contemporaneo al/a nostra azione su Tobruk». Aggiunse anche che Rommel, informato egli pure dall'OKW, riteneva la notizia poco attendibile. A giudicare dai risultati della ricognizione aerea, l' offensiv~, britannica non poteva essere imminente, ma «tutt'al più (...) possibile in novembre-dicembre». Precisò inoltre che tutte le predisposizioni rese attuabili dalla disponibilità di reparti e di mezzi erano state adottate e, soprattutto, che «questo Comando si riserva in ogni modo diji.ssare la data per l'attacco a Tobruk» (104). Successivamente, però, il tono cambiò. Nuove segnalazioni rivelavano le notevoli proporzioni raggiunte dai preparativi britannici. Maggiori particolari venivano conosciuti sul presumibile dispositivo e sul periodo dell'offensiva. L' 11 novembre Bastico scrisse a Cavallero tornando sull'argomento. Tutto era disposto, tuttavia... :
«è facqmente valutabile però che tali misure sono appena sufficienti a fronteggiare un'azione nemica a raggio limitato ed avente il contenuto scopo di distrarre forze dall'attacco a Tobruk (diversiva). Se invece l'azione avversaria sul fronte di Sollum tendesse ad obiettivi lontani e fosse condotta con forze adeguate a conseguire risultati decisivi, la contemporaneità delle due azioni ci metterebbe in una crisi tale dalla quale sarebbe forse estremamente difficile uscire in una situazione ancora sopponabiie>. In tale ipotesi, purtroppo peggiore e più probabile, «si prospetta a codesto Comando· Supremo - per la decisione - la opportunità di sottopo"e a nuovo approfondito esame l'epoca nella quale potrà essere intrapresa l'azione per la conquista di
LA PAUSA OPERATIVA 001'0 L'OPERAZIONE BAlTLEAXE
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Tobruk» (105). Non si può ceno dire che sia stato un modo elegante per scaricare le responsabilità. Questo era proprio il momento di esercitare in pieno il diritto di imporre una propria decisione in quanto comandante del teatro d'operazioni. L'alternativa era di lasciare cana bianca ad un comandante d'armata che ceno non avrebbe esitato a prendere panito, per grave che fosse. Il rimettere tutto nelle mani del Comando Supremo, francamente, non appare accettabile. Da pane tedesca le notizie erano discordi. All'inizio di ottobre l'Abtei/ung Fremde Heere West ( = repano eserciti stranieri ovest) dell',OKH aveva rappresentato l'imminenza di un'offensiva britannica, cosa esclusa dal servizio informazioni del Panzergrt1,ppe. Peraltro, alla fine del mese il gen. Marras telegrafò da Berlino: «Nessun indizio che lnghi/teTTa tenti prossimamente grossa operazione in Cirenaica perché troppo impegnata per una nuova . frontiera MedtQ Oriente. Est invece possibile che lnghtlteTTa tenti ottenere qualche successo di prestigio. Fuhrer preoccupato per Sardegna et Pantelleria (.. .)» (106). Nello stesso periodo il capo repano eserciti stranieri ovest dell'OKH convocò ad Atene, fra gli altri, i capi ufficio informazioni del Panzergruppe, della 12a armata tedesca e del X Fliegerkorps. Ancora una volta sostenne di ritenere molto probabile un' assai prossima offensiva, ma non convinse Rommel, il qu~e con questa disposizione d'animo, assolutamente ottimista, si recò a Roma per .una licenza di quindici giorni. Il mattino del 4 novembre venne ricevuto, con von Rintelen, da Cavallero e colse l'occasione per .tratteggiare la situazione con fiducia. Sul fronte di Sòllum si poteva stare tranquilli: i capisaldi erano solidi ed il traffico marittimo con Bardia non presentava difficoltà, in quanto l'avversario non era in grado di battere efficacemente il pono con l'azione aerea. A Tobruk, la Pavia stava addestrandosi molto bene e gli uomini mostravano entusiasmo. La Trento si presentava bene armata, con le sue 150 armi controcarri (107). I preparativi dovevano essere completati entro il 15, ma l'attacco era previsto fra il 20 novembre ed il 4 dicembre per tener conto della luna. La sera prima del giorno X la Brescia avrebbe iniziato un'azione preliminare a scopo diversivo: «Rommel confida - annotò Cavallero nel suo diario - che il nemico, che si attende da ovest e da sud il nostro attacco ed ha schierato la sua, aniglieria a sud-ovest, possa essere tratto in inganno dalla azione della Brescia che continuerà anche nel Jttattino del giorno dell'attacco (giorno K). Al mattino del giorno X quattro divisioni avanzeranno da sud-est verso Tobruk
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LE Ol'ERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE
(due divisioni italiane a sinistra e due divisioni tedesche a destra). Comandanti rispettivamente Navarrino [ = Navarini] e Kruel [ = Cri.iwell]. È previsto che l'azione duri 48 ore, dopo le due divisioni corazzate tomeranno indietro [cioè verso la frontiera] per parare un'eventuale controffensiva nemica. Chiedo a Rommel se è possibile un attacco aggirante a largo raggio da parte del nemico. Rommel lo esclude perché il nemico teme di esporre le sue retrovie ad essere tagliate dalle divisioni italiane e tedesche. Prevede solo un'azione con poche forze contrastabili con l'impiego di aviazione. Informo Rommel che ho dato ordini per rinforzare l'aviazione con 3 gruppi di caccia ed eglì dice che farà altrettanto prima dell'azione. Infine afferma il suo pieno accordo con Ecc. Gambara, .
Le stes~e convinzioni Rommel manifestò in un colloquio telefonico avuto in quei giorni con il gen. Alfred Jodl, capo repano operazioni dell'OKW. Questi, éhe tra l'altro aveva elementi troppo scarsi per una esatta conoscenza dello stato delle cose sul lontano scacchiere cirenaico, manifestò esitazione, specialmente tenendo conto della supe~iorità della Royal Air Force che avrebbe reso temibile la prossima offensiva britannica. Non era meglio rimandare l'attacco a Tobruk all'inizio del 1942 e per il momento limitarsi a rendere più solido il dispositivo alla frontiera egiziana? Rommel reagì con energia e sosten·ne il proprio punto di vista: considerata la situazione dei trasponi nel Mediterraneo, c'era da .temere che il tempo mutasse i rapponi di forza in favore del nemico. In ogni caso l'avversario sarebbe stato trattenuto alla frontiera dalla 21 a Panzerdivision sino a conquista avvenuta della piazza. Il 13 nuova convocazione al Comando Supremo. L'atmosfera era piuttosto tesa: la notte sul 9 novembre il convoglio Duisburg (cinque piroscafi con 35. 000 tonnellate di materiali e due motocisterne con 14. 000 tonnellate di carburante) era stato interamente distrutto dalla Forza K, uscita da Malta, nonostante la scona fornita dai due incrociatori e quattro cacciatorpediniere della 3a divisione navale (amm. Bruno Brivonesi) (108). A dispetto del fatto che, proprio il giorno innanzi, Riccardi avesse presentato due progetti di operazioni nel Mediterraneo orientale (109), aleggiava una sensazione di impotenza marittima. Mentre l' 11 novembre, in una riunione con i sottocapi di Stato Maggiore delle tre forze armate ed alti ufficiali direttamente interessati al problema, il gen. Magli riassumeva: «Prima è necessario vedere che cosa è possibile fare per assicurare la vita in Libia e non per un'azione offensiva, come fino a questo momento si era pensato di fare. Quindi occorre dare la preferenza al carattere difensivo dell' A.S. e particolarmente alla vita degli uomini, rinviando ogni azione offensiva all'epoça in cui sarà possibile avere tutti i mezzi necessari( ... )> (110).
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Cavallero, quella stessa mattina chiedeva a von Rintelen di «riesaminare con ti gen. Rommel l'opportunità o meno dell'investt·mento di Tobruk» (111). Comunque era evidente che le difficoltà chiaramente individuate nel campo dei trasporti marittimi dovevano pur essere affrontate ed in qualche modo superate. Proprio nella seduta dell'll l'amm. Sansonehi aveva detto: «Partiamo da questo principio: ti traffico con Tripoli' è sospeso finché non riusciremo a creare condizioni tali da rendere il blocco [della Tripolitania] violabile con un margine di° sicurezza tollerabile» ed intanto si poteva aumentare il traffico con Bengasi, che già contava dieci pirosçafi al mese (112). La questione venne ulteriormente discussa sotto varie angolazioni anche con i rappresentanti della Kriegsmarine e della Luftwaffe, cosicché quando, il mattino del 13, i due generali tedeschi si ripresentarono a palazzo Vidoni, esisteva l'intenzione di reagire positivamente. Von Rintelen disse subito che, dopo un'attenta valutazione della situazione con Rommel, il pensiero germanico rimaneva orientato verso la conquista di Tobruk ed al più presto, cioè entro la fine del mese. «Concordo pienamente! - scrisse Cavallero nel suo diario - Aggiungo che però bisogna riesaminare alcuni aspetti del problema». Gli aspetti, o meglio le obiezioni da lui prospettate furono una ad una smontate. Non tutti i mezzi necessari erano in Africa: Rommel sostenne che quelli giunti o in partenza erano sufficienti. Fino a quando non si riuscisse a neutralizzare La Valletta era impossibile inviare convogli a Tripoli: von Rintelen assicurò che le tre squadriglie di Ju.88 (già attese) sarebbero arrivate al più presto. Bisognava definire nei particolari il carico dei piroscafi per Bengasi: Rommel promise di mandare un appunto dettagliato. I rifornimenti che destavano maggiore preoccupazione concernevano carburante, munizioni e viveri: Rommel garantì che sarebbero stati «contenuti in misura tale che l'azione può essere fatta». Cavallero allora informò di avere nuovamente convocato a Roma Gambara per una discussione più completa, ma, davanti all'osservazione di Rommel che esisteva già un accordo ài massima e che non sembrava proprio opportuna l'assenza contemporanea dal teatro libico del comandante del Panzergruppe Afrika e del capo di Stato Maggiore del Comando Superiore-comandante del corpo d'armata di manovra, il telegramma venne annullato. «Riepilogando, imposto il problema - annotò ancora Cavallero - come segue: cosa possiamo dare e s~on quello che possiamo dare, tenuto conto dei consumi, ·vedere se possiamo fare fronte, dopo la nostra azione, ad un attacco
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inglese. Tenere presente che fino a fine dicembre non possiamo fare trasponi su Tripoli. Noi su Bengasi possiamo portare 70.000 tonn. teoriche, 50.000 tono. in pratica, di fronte ad un fabbisogno di 150.000 tonn. mensili e nello stesso tempo dobbiamo fare l'azione. Io parto dalla premessa che dobbiamo prendere Tobruk, ma dobbiamo avere questo quadro ben davanti agli occhi non solo per le truppe tedesche ma anche per quelle italiane ( ... )• (113).
Non sono ben chiari né il pensiero né l'atteggiamento di Cavallero. Con i dati di base posti sul tavolo non esisteva possibilità di ragionamento e la soluzione - negativa - era obbligata. Se invece le cifre citate erano «elastiche», si trattava di decidere e, francamente, sembrava che egli rifuggisse dal prendere posizione. Congedati i visitatori,. alle 11 si recò da Mussolini. Il colloquio dovette togliergli ogni esitazione. Appena tornato a palazzo Vidoni, convocò Riccardi e gli disse di studiare con carattere d'urgenza un'operazione aeronavale per il trasferimento a Tripoli di un convoglio di sei motonavi veloci già pronto a Napoli, dedicando alla sua protezione non meno di due divisioni navali. Poi ribadì l'ordine con una lettera ufficiale (114) e preparò per Mussolini un appunto su ciò che si intendeva fare per «compiere al più presto un atto di energia che rompa lo stato ipno?ico nel quale potrebbero precipitarci, senza questa reazione, i recenti avvenimenti sul mare» (115), appunto che in serata portò a palazzo Venezia. Di conseguenza, nel pomeriggio del giorno successivo ebbe luogo un'altra riunione con Riccardi, Pricolo, Rommel e von Rintelen per rivedere le possibilità di rifornimento in Libia. Leggendo il verbale (116) e tornando con la mente ad altri resoconti consimili, è innegabile l'affiorare di uno spiacevole senso di insoddisfazione. Raramente si riscontra una nitida esposizione preliminare da pane di chi ha raccolto tutti gli elementi, intesa a sintetizzare possibilità e necessità incontrovertibili, porle a raffronto, prospettare una o più soluzioni, suggerire - motivandola quella ritenuta migliore e, dopo tale esposizione, un dibattito volto a saggiare, perfezionare o criticare determinati a.spetti ed infine una decisione. Più frequentemente si trae la sensazione di un esame condotto senza la opportuna sistematicità. Pur ammettendo che pane dell'inconveniente sia da addebitare alla tipica trattazione di quei problemi logistici in cui si desidera far tornare i conti che non tornano; pur ammettendo che nei verbali talvolta non figurino alcuni dati, omessi per ragioni di sintesi o lacune nella discussione, esistono qui elementi di giustificata perplessità. Si intendeva determinare quanto possibile trasferire oltremare dal 15 novembre
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al 31 dicembre e le cifre accettate furono: necessità di 90.000 tonnellate a Bengasi e 40.000 a Tripoli. Quindi il fabbisogno non veniva coperto, seppur per poco. Ma anche dandolo per raggiunto, reca stupore l'accettazione delle 90. 000 tonnellate di materiali come base di ragionamento, benché Cavallero il giorno prima avesse parlato di 15 O. 000 tonnellate mensili e Magli avesse detto chiaro e tondo: «Questo calcolo si nferisce a quelle esigenze imprescindibili al di sotto delle quali non si può andare. Quindi non è stato considerato da noi i/fabbisogno normale ma propno addirittura quello che sarebbe indispensabile senza di che non si sapre_bbe come fare. Ecco perché è limitato ti numero complessivo delle tonnellate» (117). Le esigenze operative erano due: quelle sicure per la conquista di Tobruk e quelle probabili per opporsi all'attacco britannico. Vista la precisazione di Magli - che di per sé era tale da mettere in dubbio perfino l'utilità della riunione - appariva evidente che le 90. 000 tonnellate non potevano fronteggiare né l'una né l'altra. Comunque, anche ammettendo la fondatezza dell'ottimismo di Rommel di cavarsela con quanto si trovava in Libia, restava la seconda esigenza, per la quale proprio il giorno prima Cavallero si era espresso in tono preoccupato: «Faccio presente [a Rommel] che l'azione implicherà dei consumi; dopo questi consumi, tenute presenti le nostri possibilità, come ci troveremo di fronte ad un attacco inglese»? . E altresì da rimarcare come Rommel non abbia aperto bocca, il che starebbe a confermare la sua convinzione di aver già l'essenziale a propria disposizione e di reputare del tutto improbabile un grosso sforzo nemico (118). Allorché, con il gen. von Ravenstein - anch'egli in quei giorni in licenza a Roma ricevette alcune fotografie aeree scattate l' 11 novembre mostranti i lavori di prolungamento della linea ferroviaria militare da Marsa Matruh verso la frontiera, le gettò a terra esclamando: «Non voglio guardarle!» (119). Ad ogni modo, era dell'avviso che, pur verificandosi l'ipotesi peggiore, la pressione avversaria non avrebbe potuto esercitare un'influenza sensibile prima del terzo giorno dall'inizio dell'attacco a Tobruk. Rommel si basava sull'ultimo bollettino situazione avversaria diramato dal Panzergruppe Afrika prima di Crusader: il n. 4 in data, appunto, 11 novembre. Riassunto il dispositivo nemico, quale ricarato dalle informazioni ricevute (schizzo n. 37). il servizio informazioni tedesco aveva•formulato il suo apprezzamènto parten-
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do dal concetto dell'attacco a Tobruk (e trascurando quindi l'eventualità di una iniziativa britanica precedente l'attacco stesso). Nel presupposto che nella prima giornata dell'operazione italo-tedesca la dislocazione delle forze avversarie rimanesse invariata, il calcolo dei tempi appariva semplice: La 7a divisione corazzata poteva giungere nella zona di Marsa Matruh-ed Daba verso mezzogiorno della seconda giornata e, se solo parzialmente motorizzate, la 50a britannica e la P e 2a sudafricana avr~bbero toccato la frontiera nella notte sul terzo giorno. In sostanza, gli inglesi «dovrebbero essere in condizione di condurre un attacco che cerca la decisione solamente nella mattinata del terzo giorno d'attacco». Quanto all'aumentata attività di ricognizione nemica, «quest'ultima non si dovrebbe tanto considerare come indizio di un 'offensiva immi·nente, ma fatta dall'inglese per conoscere i movimenti di truppe nella zona del fronte Sollum-Tobmk e Ain Gazala-Bir Hacheim-Bir el Gobi». Ferma restando la convinzione di una reale sottovalutazione tedesca della minaccia britannica, bisogna accennare anche alla tesi secondo la quale le ottimistiche ipotesi di Rommel - profondamente seccato per l'atteggiamento mentale del Comando Superiore, poco propenso ad accettare rischi non calcolati - erano «ad usum Delphini». Per calmare le apprensioni italiane - scrisse von Mellenthin - e per prevenire qualsiasi interferenza da pane loro, Rommel ordinò al suo Stato maggiore di assumere un tono fiducioso in tutte le discussioni con gli ufficiali italiani, ed io stesso, in novembre, quando stava avvicinandosi la data del nostro attacco, minimizzavo deliberatamente la possibilità di una offensiva britannica ogni volta che mi intrattenevo con i nostri alleati> (120).
Motivi di correttezza a pane (121), l'affermazione può sicuramente essere ritenuta valida, ma soltanto nelle sue linee generali. È questione di sfumature. Un atteggiamento di massima è un conto, la voluta deformazione della realtà un'altro. D'altronde se Rommel avesse veramente ritenuto anch'egli, nel proprio intimo, imminente la mossa inglese, è ceno che non sarebbe rimasto tanto tempo a Roma. Ad ogni modo, il commento del Comando Superiore fu nettamente improntato a scetticismo: «( ... ) Questa valutazione si basa sul presupposto che la dislocazione attuale non muti e che le divisioni nemiche (tranne la 7• corazzata) siano solo parzialmente motorizzate. Tale presupposto sembra arbitrario, soprattutto per quanto riguarda la dislocazione, poiché è da ritenere che il nemico, avendo sentore dei nostri preparativi, dislocherà le sue forze in modo da poter tempestivamente agire in caso di un nostro attacco a Tobrub (120).
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Il 15 novembre Cavallero preparò la risposta per Bastico. La si ripona integralmente: «Come già discusso e convenuto con Voi e col generale Gambara in precedenti riunioni, la presa di Tobruk è il solo mezzo per migliorare la situazione tattico-strategica costi e metterci, se tempestivamente attuata, nella possibilità di affrontare in buone condizioni un attacco nemico in forze. Dal punto di vista dei rifornimenti, questo Comando, presi gli ordini dal· Duce, ha disposto perché tutti i mezzi e tutte le forze aeree e navali disponibili siano chiamati a contribuire per assicurare alla Libia la continuità del minimo dei rifornimenti necessari. Ciò premesso, la possibilità di attuare l'azione su Tobruk al più presto, così da non essere prevenuti dall'attacco nemico, e in modo da conservare la necessaria capacità di reazione ove questo si produca subito dopo la caduta della piazza (da ottenersi con uno sforzo violento e rapido che il Generale Rommel assicura di poter fare), deve essere ricercata con ogni mezzo prima di pensare ad un lungo rinvio. Perciò: 1 • - completamento della preparazione con i mezzi esistenti e con quelli in corso di afflusso; 2· - decisione circa il momento di eseguire l'attacco, subordinatamente ai dati della situazione generale, demandata a codesto Comando che ne ha la piena responsabilità (d'intesa con il Generale Rommel) > (122).
Alle ore 11, 10. di quel mattino Cavallero ricevette ancora von Rintelen e Rommel. Mostrò loro la lettera per Bastico ed il comandante del Panzergruppe riepilogò piano e dispositivo d'attacco. Mezz'ora più tardi il tutto venne ripetuto a Mussolini, a palazzo Venezia. Il 16 Rommel ripanì in aereo , ma il maltempo prima e noie ai motori del velivolo dopo lo costrinsero a pernottare a Belgrado e ad Atene, cosicché poté rientrare in Cirenaica solo il 18. Appena in tempo per ricevere Cunningham. Nel frattempo Cavallero aveva ottenuto la sostituzione di Pricolo con il gen. Rino Corso Fougier nel duplice incarico di Sottosegretario di Stato e di capo di Stato Maggiore della R. Aeronautica (15 novembre). Il provvedimento si era ormai reso inevitabile a causa degli attriti personali fra i due capi. Lo spunto definitivo sembra sia stato offeno - a sentire lo stesso Pricolo dal disastro del Duisburg. Gli aerosiluranti, intervenuti tardivamente e solo in numero di due, non erano stati posti tutti in stato di allarme, ritenendosi che la fone scona navale sarebbe stata sufficiente a garantire l'incolumità del convoglio, e di ciò venne fatto carico alla R. Aeronautica (123). La sera del 14 novembre Pricolo era tornato 1'8 dalla Libia, ove tra l'altro aveva assistito al
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cambio delle consegne fra i gen. Aimone-Cat e Marchesi alla fine del rapporto serale, Mussolini gli disse: «Ed ora parliamo di voi. In realtà le vostre relazioni con il generale Cavallero anziché migliorare sono andate peggiorando; è una situazione anormale e, sia pure con rincrescimento, debbo rinunziare alla vostra collaborazione. A voi lo dico a voce; se poi volete la solita letterina ve la manderò» (124)." Ma non era finita ancora. Il 19 novembre Cavallero ricevette in- visita di commiato Pricolo: cTra l'altro, l'Ecc. Pricolo, interpellato circa il mancato invio dei caccia in Libia (125), dice che colà gli hanno detto che non era urgente e che allora li hà trattenuti per fare applicare agli apparecchi le prese per la sabbia, (126).
Il giorno successivo Cavallero si affrettò a presentare a Mussolini un dettagliato e grave appunto a palese sostegno della validità della richiesta di esonero del capo di Stato Maggiore della R. Aeronautica. Il documento, in cui si premetteva «la più attenta e continua cura del Comando Supremo» per la Cirenaica, terminava ponendo in risalto come la «effettiva disobbedienza» di Pricolo agli ordini ricevuti avesse menomato l'efficienza delle forze italiane in Libia, proprio nel momento in cui aveva inizio la prevista offensiva britannica (127).
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NOTE AL CAPITOLO QUINTO (1) Hitler ~ Mussolini, citato, p. 102. Tuttavia, otto giorni dopo, in una lettera scritta per comunicare le impressioni della prima settimana di guerra in Russia, Hitler dovette almeno in pane cambiare pensiero: «Io accetto con gratitudine la Vostra generosa offerta, Duce, di mandare un corpo italiano ed aerei da caccia italiani nel teatro bellico orientale (op. citata, p. 112). (2)' Ibidem, p. 102. (3) Il 2 luglio von Rintelen aveva segnalato l'intenzione dell'OKW di rinforzare le due divisioni tedesche dcli'Afrikakorps in modo da costituire un corpo corazzato •modemiJsimamente amu,to• ed aggiunto che la grande unità doveva essere provvista di abbondante riserva di personale e mezzi (carri armati e cannoni), in modo da poter riprendere in brevissimo tempo là piena efficienza anche subendo gravi perdite in una battaglia. (4) E. VON RINTELEN, op. citata, p. 143. (5) B.H.
LIDDBU.
HART, Storia di una sconfitta, cit., p. 208.
(6) Memoria data 24.7.1941 . allegato 12. (7) DSCS, lettera datata 28.7.1941. (8) ,Il mio viaggio a Berlino sta diventando un'assoluta necessità, aveva scritto Rommel alla moglie (The Rommel Papers cit.). (9) Il punto di vista dell'OKW risulta molto efficacemente espresso dal gen. Halder, che nel suo diario annotò sotto la data del 29 luglio: ,La garanzia della sicurezza dei trasporti diretti al Nord Africa spetta all'Italia. Nell'attuale situazione sarebbe criminale assegnare ad aerei tedeschi questo compito,. (10) l'anicolaziooe prevista considerava: l'Afrikakorps con le due divisioni tedesche e la Savona; un corpo d'armata all'assedio di Tobruk con Trento, Brescia e Pavia; un corpo d'armata mobile con Bologna e Ariete. Nell'attesa della costituzione dei Comandi dei due corpi d'armata italiani, le divisioni Ariete e Bologna continuavano a dipendere dal Comando del X corpo. Finché la Savona non avesse completato il proprio schieramento, la colonna Montemurro ed il gruppo Santamaria sarebbero rimasti a disposizione di Rommel. Il gruppo Santamaria era stato ricostituito il 9 giugno con una compagnia mitraglieri, una compagnia carri leggeri del IV battaglione, una compagnia da 47 / 32, un gruppo da 75/27 su due batterie, una sezione da 20, un nucleo lanciatori di bombe incendiarie, un nucleo carabinieri e 40 automezzi. (11) DSCS, lettera personale data 26.7.1941 del comandante superiore A.S. (12) A titolo di confronto, in quel periodo le due divisioni tedesche del DAK disponevano di 7 .000 automezzi, mentre le sette divisioni italiane e tutti i servizi della Libia ne avevano 8.900 (di cui l.500 fuori uso o in riparazione). Era però in corso la trasformazione delle divisioni Pavia e Bologna io divisioni motorizzate e prevista quella della Brescia e della Savona. Tutte avevano lasciato in Tripolitania un battaglione per reggimento con compiti di difesa costiera ed avevano in atto la costituzione di un battaglione ·armi di accompagnamento. In tal modo i quattro battaglioni rimanenti - corrispondenti a quelli considerati dai nuovi organici - potevano essere motorizzati senza eccessive difficoltà.
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(13) DSCSAS, f. 01/10847 sp. data 26.7.1941 - allegato 13. (14) la 5• leichte Division era in corso· di trasformazione e dal 1• agosto doveva assumere la denominazione di 21 • Panzerdivision. (15) Il 27 luglio il Comando Superiore scrisse allo Stato Maggiore del R. Esercito per fare il punto sulla siruazione lmtomezzi dell'Intendenza Superiore ,Affinché codesto Staio
Maggiore abbia un 'idea quanto piiì pom"bile esatta 1111/0 Italo dei trll.lporti te"e1tn·in Africa. Per i rifornimenti giornalieri di soli tre servizi - commissariato, artiglieria e automobilistico - occorrev~o 127 autocarri pesanti (minuziosamente giustificati). Poiché essi impiegavano dai tre ai dieci giorni per svolgere il viaggio di andata e ritorno, il fabbisogno saliva a 970 autocarri pesanti. Aggiungendo 1'8% per necessità di carburante ed esigenze varie, si arrivava ad un totale di circa 1.050 autocarri. Oltre a questi trasporti giornalieri esistevano altre richieste, in genere tutte urgenti, delle yarie direzioni dell'Intendenza Superiore, che comportavano un totale di 2.627 viaggi/ autocarro. Per contro le disponibilità erano rappresentate dal V autogruppo, pettino insufficiente ai. bisogni della piazza e del porto di Tripoli; dal IV autogruppo, praticamente assorbito dai servizi del porto di Bengasi; e dal 1 • autoraggruppamento che contava su 700 autocarri, di cui però 256 impegnati per compiti fissi. Dai 444 autocarri rimasti occorreva togliere un 15% di inefficienti ed un 8% per necessità varie. Rimanevano dunque effertivamente utilizzabili giornalmente 342 autocarri, cui dovevano aggiungersi 300 mezzi civili. la siruazione che risultava da tutto ciò era evidentemente insostenibile, anche e soprattutto per l'impossibilità di effettuare ammassamenti di scorte per le unità in linea (DSCSAS, f. 13650/Serv. data 27.7.1941). (16) DSCS, Appunto per il Duce data 5.8.1941 del capo di S.M.G.. (17) Nella lettera però Cavallero si lasciò andare ad un 'affermazione illusoria, dicendo che il programma di agosto ,include il lrll.lporto costì della divisione moton'zzafa Tri.eite•. In realtà si trattava semplicemente - e nel caso migliore - di una prima aliquota: 1. 500 uomini e 320 automezzi. (18) DSCS, f. 30329 Op. data 4.8.1941. L'oggetto della lettera: ,Difesa della Cirenaica• è significativo. la gara a tempo per il raggiungimento della supremazia sul nemico era già data per perduta ed occorreva fare fronte alla realistica ipotesi di una violenta mossa avversaria. (19) DSCS, letteras.n. data 5.8.1941 delcapodiStatoMaggioreGenerale-allegaton. 14.:. (20) Diario Cavallero. (21) DSCS, lettera s.n. data 6.8.1941. (22) Della sedur.a dell'8.8. 1941 esistono un verbale ufficioso, sotto forma di ,Appunti relativi alla riunione avvenuta dalle ore 9, 4.5 alle 10, 4.5, per e1ame situazione• (allegato n. 15 ), ed uno ufficiale, più sintetico, di base per il successivo colloquio con Rommel (allegato n. 16). (23) La grande unità era assimilabile ad una divisione corazza·ta leggera. In novembre assumerà la denominazione di «divisione tedesca Afrika, ed alla fine dello stesso mese quella di 90• divisione leggera. (24) Il raggruppamento esplorante era costituito da: un btg. della P.A.l. (Polizia Africa Italiana); un btg. carri M 13 da formare; il lll/ 32" carri leggeri; una co~pagnia guastatori; un raggruppamento batterie volanti (pezzi da 65 / 17 fissati su autoproterti di preda bellica); un gruppo da 105 / 2ilatteso dall'Italia un gruppo e.a. da 20 atteso dall ' Italia; una compagnia genio (attesa dall'Italia); un autoreparto misto da formare in E.ibia. Al
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raggruppamento sarebbero stati assegnaci, di volta in volta, reparti di fanteria in relazione ai compiti da svolgere. (25) Al' rientro in Italia, Cavallero fece emanare due decreti da Mussolini. Le 68 navi-cisterna esistenti (circa 312.000 tonnellate complessive) risultavano divise tra le tre forze armate e l' AGIP con ovvi inconvenienti di impiego. Fu dunque disposta la costituzione di un'unica flotta diretta da un Ufficio Trasporti Marittimi çombust1bili Liquidi funzionante presso lo Stato Maggiore della R. Marina, per delega del Comando Supremo. Detto Ufficio, retto da un ammiraglio, era composto da rappresentanti del Comando Supremo, delle tre forze armate e dcli' AGIP ed aveva il compito di accogliere ed evadere le richieste di traspono di combustibile liquido e di carburanti. Il secondo provvedimento riguardò il carburante. ,Rice110 l'&c. Ricci - - annotò Cavallero il 15 · settembre nel diario - Non si .sa ancora cosa succede del carburante italiano prodotto•. Venne perciò decisa l'istituzione presso l' AGIP - organo consegnatario delle scotte di combustibili liquidi, dei carburanti e dei lubrificanti, delle imponazioni e della produzione nazionale - di un ufficio statistico incaricato di tenere aggiornata la situazione complessiva e panicolare. L.a ripartizione mensile delle disponibilità doveva aver luogo in base ad accordo tra il ministro alle Corporazioni ed il capo di Stato Maggiore Generale. (26) DSCS, verbale dei colloqui (mattino e sera) del 25.8.1941. (27) DSCSAS, f.01/13263 Op. data 31.8.1941. (28) DSCS, f. l-c/7994 data 14.11.1941. (29) Promemoria data 12.6.1941 • allegato n. 17. (30) In quel periodo il Deutsches Afrikakorps contava su 254 carri efficienti: 88 leggeri, 132 medi e 31 pesanti, oltre a cruisers di preda bellica. (31) DSCS, f. 1 B/12819 data 11.7.1941 dello S.M.R.A. (32) DSCSAS, f. 01/10769 Op. data 26.7.1941. (33) DSCSAS, promemoria data 17.7.1941 del comandante della 53 squadra aerea. (34) Gli accordi erano stati firmaci il 18.7.1941 tra il sottocapo di S.M. della R. Aeronautica, gen. Santoro, ed il capo dell'ufficio germanico di collegamento presso Superaereo, gen. von Pohl . allegato n . 18. (35) DSCSAS, f. 01/ 10898 data 18.7.1941 del Comando Superiore. (36) DSCS, lettera del gen. Pricolo al gen.~Cavallero in data 31.7.1941. (37) Per quanto attiene al problema di Malta nella seconda guerra mondiale vds. MARIANO GABRIELE, Operazione C 3: Malta, ~SM, Roma 1965. (38) ALBERTO SANTONI e FRANCESCO MA1TESINI, op. cii., pp. 57-58. (39) Ibidem, p. 59. (40) Occorre confessare che la stessa organizzazione dei convogli non era ceno impeccabile, nonostante i molti mesi di guerra. I capi convoglio ricevevano l'ordine di operazione relativo alla missione poche ore prima della panenza per ragioni di segretezza, cosicché mancava loro il tempo di studiare l'itinerario del convoglio né era possibile una riunione di tutti i comandanti per l'esame dei provvedimenti da adottare in caso ·di offesa
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nemica. Di notte la navigazione era priva di esplorazione e scona aerea, il che poteva condurre a passare le ote notturne in prossimità della costa tunisina o di Pantelleria o anche della Sicilia, però il capo convoglio non conosceva le zone che meglio si prestavano allo scopo né la posizione delle batterie costiere, per poterne sicuramente sfruttare la protezione. Spesso, poi, un convoglio era scortato a distanza da unità da guerra, senza che il capo convoglio fosse a conoscenza del compito e della posizione di queste (A. COCCHIA, op. citata, pp. 114-115). (41) DSCS, promemoria n. 103 di Supermarina in data 18.5.1941. Da notare che il gen. Pricolo, almeno personalmente, non riteneva indispensabile l'impresa: «Non c'era
nessuna necessità di occupare Malta: sarebbe stato sufficiente affondare o danneggiare gra1Jemente i con1Jogli; e abbiamo 1JÌSto che a1Jremmo potuto farlo, sia pure con qualche ine1Jìtabile rischio, perché /'i;ola fosse costretta alla resa come sembra sia stato per accadere nella prima1Jera del 1942• (FRANCFSCO PRICOLO, · La Regia Aeronautica nella seconda gue"a mondiale, Longanesi, Milano 1971, p. 370). li.a tesi evidentemente è opinabile, ma, a parte questo, sembra che nei problemi operativi, anche nei più ardui, fondamentale sia avere idee chiare su çiò che si vuole fare. Il che proprio non accadde. (42) In maggio il m:ar. dell'aria Hugh Lloyd, nuovo comandante delle forze aeree di Malta, aveva ricevuto dal capo di S.M. della Royal Air Force direttive di lotta senza quartiere: ,Il fJOStro compito a Malta è di affondare qualunque na1Je che dall'Europa dinga
in Africa,. (43) Il gruppo era costituito da dodici Hurricane Il, otto dei quali armati da quattro cannoncini e gli altri da dodici mitragliatrici. (44) In merito ai rapporti con !a Francia, il gen. Arturo Vacca Maggiolini, presidente della Commissione italiana di armistizio, invierà a Cavallero una memoria, datata 13.8.1941, con una serie di considerazioni sulla possibile linea di condotta da tenere nei confronti del governo di Vichy, prospettando l'utilità di un nostro ravvicinamento tale, perfino, da superare nelle buone disposizioni la stessa Germania. I
(45) La stessa convenienza non era stata riconosciuta per i convogli lenti, perché l'allungamento del tragitto avrebbe componato un sensibile aumento del periodo fuori della protezione aerea. (46) DCSCS, relazione data 5.7.1941 - allegato n. 19. (47) Alla fine di luglio seguirà la Warspite negli Stati Uniti per essere sottoposta a grandi riparazioni. (48) Il bombardamento doveva essere effettuato da cinque apparecchi. 'A causa di avarie verificatesi su due dei velivoli partiti, l'azione venne ponata a termine solo da tre àerei alle 2,45 ed alle 4,20 (Vds. G. SANTORO, op. cit(ita, p. 37). (49) Le perdite furono di 15 moni e 18 prigionieri, 9 barchini, un MTI e un mas affondati; un mas catturato (tutto l'equipaggio era mono); due aerei abbattuti. (50) DSCS, sintesi della riunione datata 28.7.1941. (51) Per completezza di informazione occorre dire che secondo il gen. Pricolo «sarebbe stato possibilissimo intercettare il con1Joglio e la modesta forza na1Jale X il giorno 24 e proprio nel Mediterraneo centrale, con 01J1Jie probabili/il di annientamento, anche se la forza H incrocia1Ja ancora presso l'isola della Galim (F. PRICOLO, op. citata, p. 370).
•
(52) A. JACHINO, Tramonto di una grande Man"na cit., pp. 272-273.
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LE OPERAZIONI IN AFRJCA SETfENTRIONALE
(53) Ibidem, pp. 275-276. (54) Diario Cavallero. (55) Dieci apparecchi furono abbattuti, gli altri (tutti caccia) furono perduti per cause varie. (56) F. PRICOLO, op. cit11t11, p. 377. (57) A. COCCHIA, op.
cit11t11,
pp. 336-337.
(58) Diario Cavallero.
(:>9). Come dirà a Pricolo,'a Romìntern, Goerìiig riteneva troppo perìcolose le rotte per Tripoli e troppo difficile assicurare una efficace protezione ai convogli, data la prossimità di Malta. Sua idea era invece quella di potenziare i porti di Bengasi, Derna e Bardia e di seguire rotte molto orientali,,vicine alla congiungente capo Ma.tapan-capo Crio (isola di Creta)-Derna. (60) HUGH LLoYD, Bnefed to 11ll11Ck: Mlllt11's p11rt in Afn'c11n Vi'clory, Hodder and Stonghton, London 1949. (61) W. CHURCHILL, op. cillll11, Pane III, voi. Il, p. 131-132. (62) DSCS, f. 10820 Op. data 14.10.1941. (63) I primi di settembre la situazione della oefta era la seguente: 85.000 tonnellate di scona; consumo mensile di 66.000 tonn., di cui 50.000 per necessità costanti e 16.000 ·per imprevisti. Per fornire un ordine di grandezza, la posa di uno sbarramento di mine davanti al pono di Bengasi era stata ritenuta componare un consumo di 15.000 tonn. (Diario Cavallero).
(64) DSCS, Appunto per il Duce in data 14.10.1941 del capo di Stato Maggiore Generale. (65) DSCS, tele 01/18055 data 31.10.1941. (66) Il Comando del P11nzergruppe era basato sullo Stato Maggiore del geo. Gause, che aveva assunto l'incarico di capo di S.M. (67) Il DAK. attraversò un periodo di crisi di comando. Assumendo la responsabilità del P11nzergruppe, Rommel aveva lasciato il comando interinale del DAK al gen. Ferdinando Schaal, subito sostituito per motivi di salute dal gen. Philip Milller-Gebhard, anche questi rimpatriato per malattia verso la fine di settembre. Il gen. Ludwig Crilwell giungerà in Africa in ottobre. Quanto al capo di Stato Maggiore, il ten. col. von dem Bome verrà rimpatriato i primi di ottobre e sostituito dal t.col. Fritz Bayerlein. (68) Le unità italiane erano: il Il/15• ed il III/16· fanteria della S1111on11, il III/40· fanteria della Bologn11, il IV gr:uppo squadroni mitraglieri di Geno1111 C1111lllleria un distaccamento fanteria della guardia alla frontiera, il 282 • e 342 • gruppo aniglieria della guardia alla frontiera e reparti dell'esercito e della marina. (69) «Ques/11 posizione - prescrisse Rommel - de11e essere distru/111 dllll'11rtiglieria pes11nte; con i suoi proiettili do11rà form11re un11 coron11 di imbuti necess11n· lii/a sistem11z1'one dei centri di fuoco che, con /11 loro occup11z1'one, former11nno successi1111mente 1111 c11posllldo, (Diario storico del Comando XXI corpo d'armata, data 16.8.-1941).
I.A PAUSA OPERA11VA DOPO L'OPERAZIONE BAITLEAXE
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(70) Fin dall'ultimo tentativo di prendere Tobruk era emerso lo scontento. In giugno il col. von Herff aveva scritto a Berlino: «Nessuno riesce più a capire il perché di questi attacchi su Tobruk.: sebbene la solidità della piazzaforte e l'entità della sua guarnigione fossero già noti, ogni battaglione appena am·vato è stato inviato ad attaccarla e, com 'è ovvio, non è n'uscito a passare. Il risultato è che a Tobruk non c'è unità che non abbia subìto qualche batosta .. . Molti degli ordini emanati dall'Afrika Korps, noi ufficiali subordinati non riusciamo proprio a capirli». Il gen. Bodewin Keitel, capo del personale dell'esercito, fratello del mar. Keitel, aveva fatto in un appunto interno una significativa considerazione: «D'altra parte, sull'Afrika Korps grava anche un altro fardello, costituito dalla personalità del generale, dal suo modo diformulare e di impartire gli ordini». Molti ufficiali erano interpellati in privato dall'OKW al loro rientro dal!' Africa: Streich, Kirchheim, Olbrich, poi lo saranno von Herff, von dem Borne, von Schwerin. Al mar. Brauchitsch, che av!=va chiesto se fosse a causa del caldo tremendo che «laggiù in Libia vi scannate a vicenda», Streich avrebbe risposto: «No, Herr Feldmarschall, ma una cosa ; a detta ed è che tra un comandante di comp?ignia coraggioso ed avventuroso ed uno stratega di genio co"e un'enorme differenza, (D. IRVING, op. citata, pp. 109, 121 e 123). (71) F.W. VON MEilENTHIN, op. citata, p. 57.
(72) Si ritenevano individuate la 2• e la 7 divisione corazzata, la divisione neozelandese, la 12• britannica nonché la 1• e la 4• indiana.
(73) DSCSAS, f.30/41 data 6.9.194 1 del Comando Panzergruppe . La lettera venne mandata anche a von Rintelen, il quale la trasmise al Comando Supremo con altra traduzione (DSCS, f. 523 / 4 l data 12 .9.1941 del generale tedesco presso il Comando Supremo). (74) DSCSAS, f .01113950 Op. data 8.9.1941. (75) DSCS, tele 30546 Op. data 8.9.1941 , pre 20. (76) La cosa ebbe un seguito il mese successivo. Il 18 ottobre von Rintelen offrì nuovamente, su disposizione dell'OKW, il materiale per la costruzione di una linea ferroviaria da campagna d.a el-Abiar a Aio el-Gazala (sviluppo 280 chilometri, scanamento 75 cm). Il Comando Superiore, d'intesa con il Comando del Panzegruppe, aveva per suo conto già fatto studiare la possibilità di una realizzazione del genere con materiale di armamento che Rommel si era riservato ·di chiedere in Germania. La soluzione più sollecita ed economica appariva quella di allacciarsi ad el-Abiar alla esistente ferrovia Bengasi-Barce (sviluppo 290 chilometri), ·però lo scartamento era di un metro. L.'OKW aveva effetto materiale del tipo Decauville, con potenzialità di trasponi quindi ridotta rispetto al precedente (al massimo 150 tonnellate per treno); in compenso risultava di più facile e rapida messa in opera. In sostanza sarebbe egualmente andato bene, senonché il trasporto dei materiali (8-10.000 tonn., oltre un migliaio tra locomotive, carri cisterna e carri ferroviari nonché due autosezioni pesanti per il trasferimento dei materiali a pié d'opera) non doveva in alcun modo incidere sui rifornimenti ordinari. Ovviamente il progetto venne abbandonato, anche per il sopraggiungere dell'offensiva britannica. (77) Diario Cavallero in data 15.9.1941. (78) Più tardi tradotto dagli inglesi, poeticamente, in Midsummer Night's Dream (Sogno di una notte di mezza estate). (79) U geo. MUller-Gcbhard, comandante della 15• Panzerdivision, che · aveva seguito la colonna di destra costitJtta dal proprio gruppo esplorante, scrisse: «/ nostri tre gruppi da combattimento penetrarono per un centinaio di chilometri in territorio nemico,
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE
convergendo nel punto di ritrovo stabilito senza incontrare resistenza di sorta. Fui sbalordito di trovare nel luogo convenuto il gen. Rommel che ci attendeva: ci aveva preceduti tuiti, (D. IRVJNG, op. citala, p. 134). (80) In realtà, alla frontitra il nemico aveva costituito un dispositivo di copermra posto agli ordini del gen. Messervy, comandante della 4• divisione indiana. Gli elementi di sicurezza erano forniti dal 7° gruppo di sostegno e dalla 22• brigata delle Guardie. (81) Si trattava di due ordini d'operazioni del 4° reggimento. Nel primo, in data 23 agosto, era detto che in caso di ritirata la 7• divisione corazzata avrebbe dovuto orientarsi ad arrestare l'avversario a sud di Marsa Matruh e la 7 • brigata indiana, avrebbe dovuto contenere l'avanzata tedésca, dando sicurezza al fianco esposto. Nel secondo, in data 10 settembre, il raggruppamento avanzato, che aveva assunto i compiti della 7• brigata, avrebbe dovuto contenere l'attacco tedesco, infliggentlo perdite ma senza lasciarsi trascinare in importanti combattimenti. (82) DSCSAS, f.95/41 data 16.9.1941 del Panzergruppe. (83) Nei giorni seguenti furono ritrovati e recuperati cinque uomm1 e· quattro velivoli. (84) Per i documenti sulla polemica Aimone Cat-Rommel vds. DSCSAS data 7.10.1941, che raccoglie copia delle lettere. Per i contrasti nella cooperazione tra 5• squadra e Comandi tedeschi vds. G . SANTORO, op. citata, pp. 96-106. (85) DSCSAS cit., f.4060/0p. 5 data 24.9.1941 del Comando 5• squadra aerea. (86) DSCSAS cit., f.204/419 kdos. data 3.10.1941 del Comando Panzergruppe. (87) DSCSAS cit., f. 4311/0p. 5 data 6.10.1941 del comandante della 5• squadra aerea. (88) DSCSAS, f.261/41 Segr. /Com. data 12.10.1941 del cQffiandante del Panzergruppe A/rika. (89) In effetti il gen. Frolich cercò sempre di opporsi ali' invadenza di Rommel nel controllo dellè unità aeree in Cirenaica, con conseguente notevole attrito personale. Chi si trovava nella situazione peggiore era il col. Otto Heymer, capo del nucleo di collegamento aereo con il Comando del Panzergruppe (Koluft), il quale finirà per essere mandato da Rommel davanti alla corte marziale per non essere riuscito ad organizzare efficacemente il concorso aereo durante la fase iniziale dell'operazione Crusader. (90) ,Aviazione non ingrana. - telegrafò Bastico - Attendevo per deferenza arrivo generale Pncolo per rappresentargli opportunità cambiare comandante 5a squadra aerea.et comandante settore aereo occidentale. Poiché visita ecc. Pricolo ritarda prospello opportunità sostituzione gen. Aimone et gen. Da Barberino. Quale comandante 5 a squadra segnalo gen. Marchesi(.. .)• (DSCSAS, tele 01/15370 Op. data 26.9.1941, ore 19,20). 11 movimento ebbe luogo, in effetti, oltre un mese dopo: il 4.11.1941. (91) Diario storico Comando XXI corpo d'armata, f.668 Op/I data 13.9.1941. (92) Il 10 ottobre il geo. Fedele De Giorgis aveva assunto il comando della divisione in sostituzione del g_en. Maggiani, che rimpatriava. (93) Il 10 ottobre il gen. Benvenuto Gioda aveva assunto. il comando della divisione in sostituzione del gen. Zambon, che rimpatriava. ·
LA PAUSA OPERATIVA DOPO L'OPERAZIO NE 8AlTlEAXF.
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(94) G. Rizzo, op. citala, p. 165. Dato l'incarico di capo di S.M. della divisione Ariete rivestito dall'autore a quell'epoca, sarebbe da ritenere che le sue senzazioni fossero giustificate, vale a dire riferite a più ampio contesto di episodi che non il solo incidente Aimone Cat-Rommel, di cui si è parlato in precedenza. (95) Relazione dell'Ispettore P.A.l. su censura seconda quindicina di settembre 1941, data 6.10.1941. (96) DSCSAS, f.1151 P.T.O. data 25.10.1941 del comandante superiore. (97) Dalla citata relazione dell'Ispettorato P.A.I. su censura seconda quindicina settembre 1941, data 6. 10.1941. (98) Diario storico del Comando XXI corpo, f.s.n. data 4.11.1941 del Comando CC.RR. (99) In realtà erano sbarcati in Medio Oriente 770 carri armati, 1040 pezzi d'artiglieria, 900 monai, .34.000 automezzi e 668 aerei (l.S.O. PLAYFAIR, op. ciiata, voi. Il, app. 7; voi. III p. 1). (100) Ministero Cultura Popolare, Bollettino speciale del 1910-1941. ( 10 l) I provvedimenti assunti in merito erano limitati per forza di cose. Sarebbe stata necessaria una maggior vigilanza aerea su tutto il Sahara nonché una più adeguata efficienza dei presidi saha.tiani, costituiti generalmente da truppe libiche, a disagio contro elementi motorizzati o blindati circolanti a loro piacimento. La dislocazione di detti presidi formava un semicerchio da Gat, presso il confine algerino, a Zelia, circa 170 chilometd a sud-ovest di Marada. (102) DSCSAS, f.01/ 17550 Op. data 26.10.1941 - allegato n. 20. I
(103} DSCSAS, promemorias.n. data 5.10.1941. (104) DSCSAS, f.Ol / 17717 Op. data 27 .10. 194 .. (105) DSCSAS, f .01/18865 Op. data 11.11.1941- allegato n. 21. (106) DSCS, tele 1198/ 5 data 26.10.1941. (107) L'organico della D. mot. tipo A.S. prevedeva 120 armi controcarri: 68 fociloni
Solothum da 20 e 52 pezzi da 47/32. La Trento e la Trieste però avevano un ,reggimento bersaglieri in rinforzo,
·
(108) Il Duisburg era il piroscafo capofila del convoglio. In realtà il convoglio era ufficialmente contraddistinto dal nominativo Beta. Per la vicenda vds. ALoo COCCHIA, La Marina italiana nella seconda guemJ mondiale, voi. VII, La difesa del traffico con l'Africa settentrionale dal 1' ottobre 1941 al 30 settembre 1942, cap. III, USM, Roma 1962. (109) Si trattava di progetti redatti in base alle disposizioni impanite dal Comando Supremo a metà agosto. Il primo (operazione Toro) concerneva il bombardamenco navale di Tobruk in concomitanza di un'offensiva terrestre italo-tedesca oppure in conseguenza di un'offensiva terrestre d'iniziativa britannica. Il secondo (operazion~ Orione) contemplava un'azione della squadra navale contro la Medite"anean Fleet, uscita da Alessandria a protezione di trasponi da o per 'llbbruk. Tuttavia, a causa dei vincoli imposti dal raggio d'azione della caccia, la squadra non doveva, di massima, superare il meridiano di Bardia.
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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETI'ENTIUONALE
(llO) DSCS, verbale della riunione. (111) Diario Cavallero. (112) A. COCCHIA, op. citala, pp. 75-78. (ll3) Diario Cavallero, data 13.ll.1941. Sono significative- alcune righe: ,Concludo che, premesso che il desiderio del Duce è quello di fare l'azione, è nostro dovere di considerare tutti gli elementi per dimostrargli che la decisione è presa a ragion veduta, sia pure con un piccolo rischio, altnmenti non sarebbe guerra,. (114) DSCS, f.268/SGR data 13.11.1941. (115) DSCS, appuntoperilDucedata 13.11.1941- allegato· n. 22. (116) Verbali riunioni tenute dal capo di S.M. Generale, voi. II, USE, Roma 1983, p. 112. (117) Per «fabbisogno normale• si presume fossero intesi i rifornimenti ordinari, vale a dire l'occorrente per la vita di tutti i giorni, combattimenti esclusi. (118) L'll novembre il bollettino informativo n. 4 del Panzergruppe chiudeva con una frase molto esplicita: «Riassumendo, si può affermare che la situazione nemica sul fronte di Sollum-Tobruk, come pure nel Deserto occidentale, non ha subito cambiamenti sensibili nelle ultime quattro settimane. · (119) DF.SMOND YOUNG, op. citata, p. 135. (120) F.W. VON MELLENTH1N, op. citata, p. 70. l'll novembre in un colloquio con un ufficiale di collegamento col Panzergruppe, che gli accennava dell'approssimarsi dell'offensiva britannica, osservò: «Il magg: Revetna (capo ufficio informazioni del Comando Superiore) è troppo nervoso. Gli dica di calmarsi perché gli inglesi non attaccheranno .
è
(121) difficile attsìbuìre obiettività alla tesi, comunemente accolta, che la responsabilità degli attrìtì tra comandanti e Comandi italiani e tedeschi fosse sempre e solo dei primi!
(122) DSCS, f.30921 Op. data 15.11.1941. La risposta i:ra logica e sensata, però, ad un esame approfondito, manifesta un'ambiguità: chiara l'adesione all'idea di Rommel e naturale il riferimento alla responsabilità del Comando Superiore, ma . .. perché il «d'intesa con il generale Rommel, ? La lettera giunse a Bastico il 18 novembre. (123) F. PRICOLO, op. citata, p. 401. Vds. Diario Cavallero data 10.11.1941 allegato n. 423. (124) Ibidem. (125) Si trattava del 17° gruppo di Macchi 202 del l stormo. O
(126) Diario Cavallero, data 19.11.1941. (127) Diario Cavallero, appunto per il Duce data 20.11. 1941 - allegato 24. L'accusa non venne raccolta da Mussolini. Sul contrasto Cavallero-Pricofo vds. F. PRICOLO., op. citata, pp. 393-401, nonché G. SANTORO, op. citata, pp. 121-123.
FOTOGRAFIE
Il Geo. Ugo Cavallero
ll Gen. El'lorc Bastico, comandante sup. F.A. Africa Settentrionale
Il Gen. Vittorio Marchesi, comandante della 5 â&#x20AC;˘ squadra aerea
Il Gen. Erwin Rommel, primo comandante del Deutches Afrikakosps
D Gen. Gastone Gamlwa, comandante del Corpo d'Armata di manovra
D Gen. Benvenuto Gioda, comandante del X corpo d'Armata
U Gen. Enea Navarini, comandante del XXI corpo d'Armata
Trincee davanti a Tobruk
Inizio dei lavori di costruzione delb â&#x20AC;˘Strada dell' A5sC> attorno a Tobruk
li ghibli nelle oasi
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La via Balbia spazzata·dal ghlbli
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ll Gcn. Gambara ad un osservatorio del DAK
Colloquio fra ĂŹ Genetali a..allero e Bastico. In secondo piano il G,:n. von Rintelen
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Prigionieri britannici catturati durame la 1 â&#x20AC;˘ controffensiva icalo-redesca
lbucric da 149/35.I.Il n,onc . sul fronte di Tobruk
Uoa batteria da 105 / 28 I.Il . azione . sul fronte di Tobruk
Pezzi da 152 / 3 7, di preda bellica, autotrasportad
Un piccolo cimitero di guerra nei presi di Tobruk