LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE VOL II TOBRUK - PARTE SECONDA

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PARTE SECONDA



STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

MARIO MONTANARI

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE VOL. II - TOBRUK (Marzo 1941-Gennaio 1942)

PARTE SECONDA

ROMA 1993

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INDICE GENERALE

CAPITOLO VI - L'operazione Crusader

1. Il riassetto dell'organizzazione britannica ................. 2. I preliminari di Crusader(novembre 1941) ....... ...... . 3. L'avanzata britannica su Bìr el Gobi e Gabr Saleh (18-J9 novembre).... ....... ... ......... ........ ....... ....... .

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CAPITOLO VII - La prima battaglia di Sidi Rezegh 1. I combattimenti per l'aeroporto d i Sidi Rezegh

(20-22 novembre) ......... ....... ....... ................... ............ . 2. La domenica dei motti (Der Totensonntag) ............. . 3. Azione cli comando e personalità dei comandanti .. .

CAPITOLO

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1. La corsa verso Bir esc Sheferzen (24 novembre) ..... . 2. La situazione sul fronte Sidi Omar-Soilum e nel

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Sahara (21-24 novembre) ........... ......... ................... ... . 3. l combattimenti alla frontiera (25-26 novembre) ..... .

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VIIT - Il contrattacco di Rommel

CAPITOLO IX - La seconda battaglia di Sidi Rezegh 1. Il ritorno del l'Afrikak01psverso Tobruk (27-28 novembre) ............. ...................... .................... 2. La riconquista cli Sidi Rezegh e di Belhamed (29 novembre - 1° dicembre) ...... ....... ..... ................. . 3. I combattime nti cli Bìr el Gobi (2-7 dicembre) .........

CAPITOLO X - L'abbandono della Cirenaica 1. L'arretramento sulle posizioni di Ain el-Gazala

(8-17 d icembre) ... ............. ........ ....... ............ ............... 2. La manovra di ripiegamento su Agedabia (18-24 dicembre) .... ............... .................................... . 3. La ritirata a Marsa el-Brega e la caduta cli " Bardia-Halfaya (2-17 gennaio 1942) .. ...... ...... ...... ...... 4. I.a lotta p er i rifornimenti marittimi... .......... ....... ....... .

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CAPITOLO XI - Considerazioni conclusive .. ................................ ..

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ALLEGATI

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BIBLIOGRAFIA .. .............. ...... ....... ............. ...... ....... ................... ......... .. .

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INDICE DEI NOMI CITATI NEL TESTO .... .............. ....... .................... . INDICE DEI PRINCIPALI COMANDI E UNITÀ ....... ............ ............... . INDICE DEI PRINCIPALI TOPONIMI CITATI NEL TESTO ............... . . TERMINI TOPOGRAFICI PIU' COMUNI IN CIRENAI CA .......... ......... . FOTOGRAFIE ..... ............. ...... .............. ....... ....... ..................... .............. .

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INDICE DEGLI SCIDZZI NEL TESTO

38. Progetto iniziale per l'operazione Crnsa.der ............. ...... ........... ... 39. Piano definitivo per l'operazione Crusader................................. . 40. Il dispositivo dell'8" armata alla vigilia dell'operazione Crusader. 41. Lo schieramento italo-tedesco alla data del 17.11.1941 ........... ...... 42. Il campo di battaglia ..........._...................... .............. ....... ...... ........... . 43. La ricognizione aerea italo-tedesca del 15.11.1941 ...................... .. 44. La situazione alla sera del 18 novembre ......... ......... ..... ....... ....... ... . 45. Gli avvenimenti del 19 novembre ..... ............ .......,...................... ... . 46. La zona di Sidi Resegh .......... ...... ............................ ....... ............ ,..... 47. L'intervento dell'Afrikakotps a Gabr Saleh (20 novembre) .......... . 48. La presunta situazione britannica alla sera del 20 novembre ..... .. . 49. Gli avvenimenti del 21 novembre ....... ...... ............................. ...... .. . 50. La soxtita della guarnigione di Tobruk (21 novembre) ........ ......... . 51. I combattimenti nella zona di Gabr Saleh (mattino ciel 21 novembre) ............. .. ...... ........ .... .... .... ............ .................................. 52 I combattimenti del 22 novembre a Sicli Rezegh ....... ...... ............. . 53. I combattimenti della Domenica dei morti (mattino del 23 nove1nbre) .... ...... ........... .... ..... ........ ........................... ............ .......... . 54. I combattimenti della Domenica dei morti (pomeriggio ciel 23 ¡ nove1nbre) ............. .. .................... ......................... .. ...... ................... . 55. La presunta situazione britannica alla sera del 23 novembre ...... .. 56. La corsa di Rommel alla frontiera (24 novembre).... .................... .. 57 La presunta situazione britannica alla sera del 24 novembre....... . 58 Il fronte Sidi Omar-Halfaya ......... ........ ........................... ....... ...... .... 59 Il settore clell'Halfaya ...... ........... .................................................. .. 60 Il settore della divisione Savona .... .............. ...................... ...... ....... 61. Il doppio caposaldo di Sidi Omar-Frongia ....... ........ ............... ...... . 62 L' incursione sudafricana nelle retrovie dell'Asse (17-18 novembre) ........... ....... ................... ....... ......................... .. ........ ...... .. . 63. La spedizione della Forza "E" contro Gialo (18-24 novembre) .... . 64. Il disegno operativo cli Rommel il pomeriggio del 24 novembre. 65. Il combattimento di Taieb el-Esem (25 novembre) .......... ............ . 66. La situazione la sera del 26 novembre ........ ..... ................ ........... ,.. 67. La situazione a sud-est di Tobruk la sera ciel 26 novembre ...... ... . 68. La zona di ecl-Duda ................ ........... ...... ............... ...... ................. 69. Gli avvenimenti del 28 novembre ..... ....... ...... ...... ....................... ... . 70. Il disegno di manovra di Rommel per l'annientamento della 2• divisione neozelandese ...... .. ................... ..... ......... ...... .............. ...... . 71. Il disegno di manovra di Cruwell per l'annientamento della 2" divisione neozelandese .... .................... ...... .................... ......... ....... .. 72. L'azione dell'.f!/hkak01ps ciel 29 novembre .......................... .......... 73. Gli avvenimenti del 30 novembre .... ............. ............... ............ ...... . 74. Gli avvenimenti del 1° dicembre .. ...................... ...... .......... ... ...... .. 75. La situazione in Marmarica la sera del 2 dicembre ................ ..... ... 76. Gli ordini cli Rommel ciel pomeriggio del 4 dicembre per il ripiegamento delle truppe ad est di Tobruk ... .............. ........ .... ..... 77. La situazione a sud di Tobruk la sera del 5 dicembre ................... 78. La situazione a sud di Tobruk a mezzogiorno del 7 dicembre ... .. 79. Lo schieramento del Panzergrnppe ad Ain el-Gazala il mattino

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del 10 dicembre .. ............... ........ ..... ................... ......... ...... ....... ....... . 80. li disegno cli manovra ciel 13° corpo britannico ad Ain el-Gazala 81. I combattimenti di Ain el-Gazala (13-16 d icembre) ............ .......... . 82. Il rip iegamento delle forze italo-tedesche su Bengasi (18-20 dicembre) .. ...... .............. ........ ...... ..... ........ ........... ... ....... ...... ............. 83. Il ripiegamento delle forze italo-tedesche s u Agedabia (21-24 dicembre) ...... ... ... ..... .. ........ ...... .................. ......... ....... ...... ......... . 84. Lo schie ramento del Panzergruppe ad Agedabia (25 dicembre) .. 85. l combattimenti di Agedabia (28-30 d icembre) ............................. . 86. Lo schieramento del Panzerg1·uppe ad Agedabia il 31 dicembre. 87. Il presunto schieramento britannico al 1° gennaio 1942 ...... ........ . 88. Lo schieramento del Panzerg,·uppe a Marsa el-Brega (6 gennaio 1942) .......... ................... ........................... ....... ....... .................... .......

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INDICE DEI DOCUMENTI ALLEGATI 1. Memoria n. 60/3-41 data 17.3.1941 di Rommel •Valutazione

delle possibilità per un'operazione cli attacco in Nord Africa•. ..... 2. Ordine di battagl ia del Comando Superiore F.A. Africa Settentrionale alla data del l.4.1941.. ............................................. . 3. Ordine di battaglia della 5' squadra aerea in pari data .. ............. .. 4. F. 212/41 Segr. data 23.4.1941 di Rommel ai comandanti delle divisioni Brescia, 1'rento e Ariete .. .......... ... .... ...... .......... .. ......... .. . 5. Relazione sui carri M 13 in data 21.4.1941 del comandante del vn battaglione carri ........ ····· ............................................................ 6. F. 40035 Op. data ì.14.6.1941 d i Mussolini •Azione aeronavale a massa contro la flotta inglese nel 1V1editerraneo• ..................... .... ... 7. Appunto in data 10.6. 1941 del gen. von Rintelen •Pensieri e proposte del Ftihrer sulla condotta della guerra in A.S.•...... ..... ... . 8. Appunto in data 12.6.1941 del Comando Supremo in risposta al precedente ................................................................................... .... . 9. Lettera s.n. del gen. Halder .. ufficiale cli collegamento tedesco presso il Comando Superiore A.S.• ................................................ . 10. F. 30069 Op. data 17.61941 del gen . Cavallero , Ufficiale cli collegamento presso il Comando Superiore A.S.• ............ ..... ....... .. 11. Conferenza Roatta-Rommel in data 21.6.1941 .... ........................... . 12. iVJemoria in data 24.7.1941 di Mussolini sulla situazione politico-militare .. ....... ........ ............ ...... ....... ............... ..... ......... ... ...... 13. F. 01/10847 Op. data 26.7.1941 del gen. Bastico •Relazione sulla ricognizione compiuta presso le trup pe del fron te orientale............ ............... ............. ...... .............................................. . 14. Lettera data 5.8.1941 del geo. Cavallero: ,Ripiegamento su posizioni arretrate• ...... ....... ............. ....... ........... .. ............. ........ ........ 15. Appunti sulla riunione tenuta a Cirene 1'8.8.1941 presso il Comando Superiore ............................. ........................................... . 16. Verbale riunione tenuta dal geo. Cavallero a Cirene in da ta 8.8.1941 ............................. ........................................ ............. ........... 17. Promemoria data 12.6.1941 clell'ing. Valletta •Situazione attuale carri in dotazione• .. ...... ............... ............ ....... ......... ............ ............ . 18. Accordi firmati il 18.7.1941 a Roma tra i rappresentanti della R. Aeronautica e la Luftwaffe ........ .................................. ............ ...... .. . 19. Re lazione data 5.7.1941 sulla "Pro tezione aerea ai convogli veloci sulle rotte a levante di .Malca• .................. .................... ......... 20. P.01/17550 Op. data 26. 10.1951 dal Comando Superiore A.S. •Progetto actacco a Tobruk 21. F.01.18865 Op. data 11.11.1941 de l Comando Superiore A.S. ,Azione offensiva per la presa d i Tobrnk• ............ .... ........ ............. . 22. Appunto per il Duce da ta 13.11.1941 del Capo d i S.M. Gene rale 23. Predisposizioni per la prorezione dei convogli (appunto per il Duce data 10.1 1.1941) ................... ........................... .. ..... ..... .......... . 24. Appunto per il Duce data 20.J l .1941 del capo di S.M. Generale. 25. Lettera di Mussolini a Hitler data 3.12.1941.. .................................. 26 Appunto del ten. col. Montezemolo data 12.12.1941 per il Comando Supremo, con <)llegato il verbale de lla riunione Basrico-Ronunel dell'8.12.1941 ..................................... .................. . 00

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27. Lettera del comandate superiore A.S. al capo di S.M. Generale data 12.12.1941 ................. ...... ....... ...... ....... .......................... ....... ..... 28. F.01/20984 Op. data 13.12.1941 del Comando Superiore A.S. •Difesa della Cirenaica .... ....... ....... ................... ......... ............ ..... .... . 29. Lettera s.n. data 14.12.1941 del ten. col. Mont.ezemolo al Comando Supremo ................. ....... .......................... ............. .......... . 30. Verbale riunione data 14.12.1941 presso Comando Panzergntppe ...... ..................... .............. .............................. ........ ... . 31. Verbale riunione data 17.12.1941, ore 9,30, presso Comando Panzergruppe ............ ...... ........... .... ... .. ... ...... ................ .......... .... . 32. Sintesi riunione data 17.12.1941, ore 23, presso Comando Panzergruppe ....... ...... ... ............ ......... ... ........ .. .... ...... .. .......... .... ..

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Capitolo sesto L'OPERAZIONE CRUSADER 1. lL RIASSETIO DELL'ORGANIZZAZIONE BRITANNICA.

Nell'estate del 1941 l'organizzazione britannica in Medio Oriente subì sostanziali cambiamenti solo in parte provocati dall'andamento delle operazioni in Cirenaica. Ali ' origine c'era l'insoddisfazione di Churchill circa l'impiego del personale, ossia sulla sperequazione tra forza presente e forza combattente. Wavell ave~a giustamente fatto rilevare come il suo teatro d' operazioni fosse costituito da una grandissima plaga sottosviluppata, con immense difficoltà di comunicazioni di superficie , ·e per di più suddiviso in scacchieri su ognuno dei quali occorreva risolvere problemi militari nettamente differenziati in un aggrovigliatissima situazione politica. La manovra per linee interne cui egli doveva ricorrere presupponeva la costituzione di una fone base logistica in posizione centrale. Questo era stato subito riconosciuto dal ministero della Guerra, che nell'ottobre 1940 gli aveva fissato tre traguardi successivi per l'organizzazione logistica: autonomia per 9 divisioni en~o l'anno, per 14 nel giugno 1941 e per 23 nel marzo 1942. Ai primi del 1941 la forza vettovagliata del Medio Oriente raggiungeva i 340.000 uomini. Da gennaio a luglio affluirono 240.000 uomini e più di un milione di tonnellate di materiali (co_n una media di 5.000 tonnellate al giorno). L'll marzo era entrata in vigore la legge americana «affitti e prestiti» e Roosevelt aveva decretato che la difesa della Gran Bretagna e della Grecia rivestiva imponanza vitale per la difesa degli Stati Uniti, cosicché. mentre un'aliquota di materiale approntato in adempimento di contrat.ti britannici e francesi stipulati nel 1939 venne subito avviata in Egitto, il governo di Londra poté attingere alle scotte ammassate nel Regno Unito per accogliere le insistenti richieste di Wavell, sapendo che a partire da ottobre avrebbe potuto sostituire tali materiali con altri provenienti dall'America. Inoltre, poiché Roosevelt si era mostrato molto interessato alle vicende del Medio Oriente, gli fu inviato dal Cairo il gen. J.M . Whiteley con una lista di materiali che entro tre mesi sarebbero dovuti sbarcare in Egitto «per salvare Suez». L'iniziativa era inconsueta e l'elenco assai nutrito, tuttavia prima della fine .


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dell'estate la maggior parte di quanto invocato si trovava in viaggio per Suez (1). Mà nel frattempo Churchill si era formato un'idea assai chiara dello stato di fatto ed il 3 giugno comunicò a Roosevelt di ritenere necessario conferire maggior respiro all'organizzazione delle retrovie in Egitto, il cuore logistico dell'intero teatro d'operazioni medio-orientale, proprio tenendo conto degli aiuti americani. A tale scopo una commissione composta da espeni militari e civili di alto grado, stava per partire in aereo e sarebbe stato gradito che Averell Harriman. - rappresentante speciale del presidente americano a Londra dal 1 ° giugno 1941, con rango di ministro - si fosse unito al gruppo come osservatore indipendente (2). Contemporaneamente (4 giugno) Churchill mandò a Wavell un'imponantissimo dispaccio: cl. Da un po' di tempo sto cercando il sistema di scaricare dalle vostre spalle una parte dell'onere rappresentato dalle vostre mansioni organizzative, mentre siete impegnato a condurre contemporaneamente quattro campagne, oltre ad essere oberato da attività quasi politiche e diplomatiche. 2. Durante gli scorsi nove mesi vi abbiamo inviato quasi il 50% della nostra produzione totale, ad eccezione dei carri armati e della parte destinata all'India. In questo momento avete ai vostri ordini una forza presente di 350.000 soldati, 500 cannoni da campagna, 350 pezzi contraerei, 450 carri armati pesanti e 350 pezzi anticarro. Dal mese di gennaio al mese di maggio oltre 7.000 mezzi di trasporto meccanici vi hanno raggiunto. Di sole reclute, a pane le unità complete, ve ne abbiamo inviate 13 .000 dall'inizio dell'anno. Il corso delle operazioni nel Sud ha consentito già due mesi fa di iniziare uno spostamento dei reparti verso settentrione, tuttavia è evidente che vi riesce difficile formare una brigata o anche un battaglione. Con continui telegrammi vi lagnate della scarsità di mezzi di trasporto la quale, come voi dichiarate, limita tutte le vostre operazioni. , 3. Allo scopo di aiutarvi a raggiungere i migliori risultati, desidero sollevarvi nel limite del possibile dai compiti organizzativi, lasciandovi cosl libero di dedicarvi completamente alla mansione dli emanare direttive e alle operazioni. Qui in patria, il generale· Brooke ha da organizzare e addestrare un esercito assai numeroso, ma è appoggiato dai vari uffici del Ministero della Guerra e di quello dei Rifornimenti. Anche nel Medio Oriente si dovrà arrivare ad una simile divisione dei compiti, pur consentendo in questo caso che la vostra suprema autorità di comandante in capo regni su tutto il teatro d 'operazioni. 4. Quanto sopra detto si applica anche, mutatis mutandis, all'aviazione ed all'arma aerea della marina. 5. Le deficienze di naviglio hanno impedito di far affluire rinforzi al Medio Oriente nella misura che avevo sperato alcuni mesi fa e la minaccia indubbiamente esistente di un'invasione ad estate avanzata e in autunno aveva reso .assai avari lo Stato Maggiore e il Comando delle forze in Gran Bretagna. Ciononostante si spera, purché la situazione lo consenta, di inviarvi durante i prossimi mesi, cioè in giugno, luglio, agosto e settembre, un'altra divisione di


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fanteria, olue alla 50•, come pure un completo concingence di reclute, specialisti ed equipaggiamenti di ogni genere. Così dovrebbe essere possibile organizzare per le campagne dell'autunno e dell'inverno, che potranno essere assai dure, le seguenti forze mobili: quatUo divisioni autraliane; una divisione neozelandese; due divisioni anglo-indiane (la 4• e la 5• ); la 6• divisione di fanteria britannica, da organizzarsi sul posto; la 50• divisione di fanteria britannica; la nuova divisione (totale delle divisioni britanniche: tre). Voi avete già pronte oppure in via di allestimento la 7' e la 2• divisione corazzata. Inoltre dovete fare il miglior uso possibile della divisione di cavalleria, già addestrata, che viene trasformata in un reparto corazzato. Totale quindici divisioni. Ciò rappresenta circa 600.000 uomini dai quali, senza pregiudizio per le divisioni mobili, dovranno essere tratti i reparti per i servizi di presidio e quelli delle retrovie. · 6. In avvenire tutte le divisioni anglo-indiane saranno concentrate a Bassora ed io spero che l'Eritrea, l'Abissinia, il Kenia e la Somalia possano essere lasciate alle truppe indigene africane (meno una brigata dell'Africa che deve essere restituita ali' Africa occidentale) ed alla polizia bianca, armata. 7. Lo sviluppo ed il mantenimento dell'armata del Nilo, operante nella Cirenaica cd in Siria, richiederebbe un'organizzazione ed una serie di officine su scala molto maggiore di quanto ne disponete ora. Non basterà aumentare la forza e l'efficienza delle officine egiziane, ma altre basi, con relative installazioni ponuali, dovranno essere create, diciamo a Porto Sudan ed a Massaua, servendoci forse della città di Asmara che dispone di begli edifici ed anche di Gibuti, quando la prenderemo. Nello stesso tempo il Governo dell'India provvederà a vari incrementi su vasta scala, con il nostro aiuto, nella speranza che per lo meno sei o sette divisioni, con relativi servizi, possano essere al più presto entrate in azione da quel paese. 8. Propongo perciò di costituire sotto la vostra alta autorità un'organizzazione agli ordini di un ufficiale di grado elevato che si chiamerà clntendente Generale dcli' Armata del Medio Oriente». Questo ufficiale disporrà di un largo stuolo di dipendenti, tratti in gran parte dalla vostra già esistente branca amministrativa, integrati da competenti elementi civili il cui numero aumenterà di continuo, destinati a rendere a Voi, come già detto, i servizi che il Ministero della Guerra e quello dei Rifornimenti assolvono per il generale Brooke ( .. . )> (3 ).

Il «propongo» era pura e semplice espressione di conesia. Sin dal 19 maggio il gen. Robert Haining, vicecapo dello Stato Maggiore imperiale, era stato nominato Intendente Generale per precisa volontà di Churchill. I suoi compiti erano vasti e complessi, ma la sua missione componava un primo passo di carattere essenzialmente esplorativo. Egli doveva infatti compiere un'accurata indagine e riferire al governo entro due settimane sul modo migliore per realizzare le_ direttive generali ricevute: supervisione e controllo centralizzato dei servizi logistici arretraci, miglioramento


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dell'organizzazione per la riparazione di autoveicoli e mezzi corazzati, impiego economico del personale addetto all'apparato logistico. Haining arrivò al Cairo il 9 giugno e, per quanto fossero in corso la campagna di Siria e l'operazione Battleaxe, riuscì a raccogliere elementi utili per il rapporto entro i limiti di tempo fissatigli. Churchill aveva scritto in proposito a Wavell: «spero che [la relazione] sarà ste'sa di comune accordo, comunque tutte le divergenze saranno prontamente sistemate da me. Per di più, non permetterò che ti pre.rente schema di direttiv.e perda la sua efficacia o, durante la sua prossima applicazione pratica, venga mutilato». Non ci fu bisogno del peso della sua autorità: i tre comandanti in capo approvarono le conclusioni di Haining, le quali, in stretta sintesi, si traducevano nella constatazione che il problema non concerneva soltanto l'esercito, -ma tutte le tre forze armate ed i loro rapporti con il governo egiziano - nonché con il governo britannico - perciò se l'Intendente Generale doveva portare a compimento il compito ricevuto si sarebbe reso necessario allargare la sua sfera d '·azione sì da realizzare una coordinazione tra le tre forze armate, i vari ministeri britannici ed il governo egiziano, pur lasciando al comandante in capo l'esecuzione di quanto rientrava nella ordinaria amministrazione. Il rapporto Haining valse a far riprendere in esame tma proposta analoga, pur se limitata ali' ambito politico, avanzata dagli stessi comandanti in capo il 18 aprile 1941, dopo che essi stessi avevano constatato il tempo risparmiato quando Eden si era trattenuto in Medio Oriente con l'autorità di decidere senza dover interpellare Londra. Così il 28 giugno Oliver Lyttelton, presidente del Board o/ Trade, fu nominato ministro di Stato in Medio Oriente, rappresentante del gabinetto di guerra in posto per fornire ai comandanti in capo la guida politica ed esercitare la supervisione sull'attività dell'Intendente Generale, compresa quella connessa con i rifornimenti provenienti dagli Stati Uniti. I primi di luglio venne costituito un consiglio di guerra sotto la presidenza di Lyttelton. Erano membri permanenti i tre comandanti in capo, l'Intendente Generale, l'ambasciatore in Egitto e, quando disponibili, il Premier del Sudafrica, l'ambasciatore in Iraq, l'Alto commissario in Palestina, i governatori di Cipro e di Aden ed un rappresentante del governo dell'India. Per ovvie ragioni pratiche fu altresì costituito un comitato di difesa, organizzato come un sottocomitato del consiglio di guerra, composto dal


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mlllistro, dai comandanti in capo e dall'Intendente Generale per l'esame e le decisioni circa specifici problemi militari e tecnici (4 ). Il 2 luglìo il gen. Auchinleck prese di fatto il comando delle forze terrestri del Medio Oriente (5 ). Churchill, che si attendeva di riscontrare una piena sintonia di vedute, gli aveva prontamente spedito un telegramma mellifluo: «Voi assumete l'importante incarico in un periodo di crisi. Quando rutti gli elementi della situazione vi saranno stati sottoposti, spetterà a voi decidere se riprendere o meno, e quando, l'offensiva nel deserto occidentale. Dovreste tener presente speciaimeme la situazione di Tobruk, i rinforzi che continuano aq affluire al nemico in Libia e le temporanee preoccupazioni tedesche per l'invasione della Russia. Dovreste anche considerare i pericoli delle operazioni in Siria, che vanno così a rilento, e la necessità di una decisione su uno o enuambi i fronti. Voi deciderete se e quando tali opera.zioni potranno essere coordinate fra loro. L'urgenza di questi problemi vi si imporrà da sé. Saremo lieti di conoscere il vostro parere non appena ne abbiate la possibilità> (6').

Ed il giorno successivo aggiunse: «Una volta che la Siria sia stata liquidata, speriamo che prenderete in considerazione l'impiego di Wilson nel deserto occidentale: spetta naturalmente a voi decidere». Il pensiero di Churchill era chiarissimo: sveltire la campagna di Siria e concluderla al più presto; a breve scadenza, eventualmente senza neanche attendere la fine delle operazioni in Siria, attaccare in Cirenaica affidando il comando delle forze a Wilson. Evidentemente il Premier non aveva capito il carattere del nuovo comandante in capo. Auchinleck rispose due giorni dopo: nessuna offensiva era pensabile senza una sicura base operativa; tale sicurezza coniportava l'occupazione totale della Siria ed il suo consolidamento; il consolidamento comprendeva la solida difesa di Cipro; questa difesa esigeva l'invio di almeno una divisione nell'isola. Sistemati questi punti si poteva prendere in considerazione l'offensiva contro la Libia, che però si basava su tre condizioni essenziali. Primo: la disponibilità di due, o meglio tre divisioni corazzate ed una divisione motorizzata. Secondo: una componente aerea a disposizione delle grandi unità terrestri (tatticamente indip~ndente dalla Royal Atr Force) costituita da caccia, bombar·dieri medi, apparecchi da ricognizione e per l'appoggio diretto. Terzo: il concorso della Medite"anean Fleet, sia con l'azione diretta sia con l'offesa contro le comunicazioni marittime italò-tedesche. Naturalmente l'offensiva avrebbe avuto come scopo l'eliminazione dell'Asse dal Nordafrica, ma per esigenze logistiche sarebbe stata cadenzata in fasi, la pr~ delle quali doveva essere la riconquista della Cirenaica.


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I.E OPERAZIONI IN Al'RICA SETI'ENTRIONAI.F.

La presa di posizione di Auchinleck per l'aviazione derivava dalle molte argomentazioni espostegli dai principali collaboratori. I comandanti di grande unità erano convinti che la Royal Atr Force non fornisse loro l'appoggio che ritenevano potesse e dovesse dare, e Cunningham pensava lo stesso per la sua flotta. Quindi, pur senza voler intaccare il principio che Ja responsabilità finale dell'impiego dell'aviazione appartenesse al comandante aereo in capo, auspicavano una soluzione tattico~ordinativa più soddisfacente. Nessuna meraviglia. Durante la campagna di Grecia il gen. Carlo Geloso, comandante dell' 11 a armata, aveva proposto gli venisse decentrata un'aliquota d'aviazione e, sul versante opposto, la Royal Aìr Force era stata ribattezzara dalle truppe britanniche Royal Absent Force . In Africa, se Auchinleck sollevava la questione di una forte aviazione per l'esercito, Rommel intendev~ impiegare direttamente sia le unità del Fliegeifuhrer Afnka sia, possibilmente, parte della 5 a squadra aerea. La replica di Churchill fu immediata: «l. Sono d'accordo sulla necessità di finirla in Siria; qui abbiamo sempre pensato che il possesso della Siria è la necessaria premessa per tenere o per riprendere Cipro. Si spera che la Siria possa essere liquidata rapidamente e che il nemico non ci preceda a Cipro. La precedenza di queste due operazioni rispetto ali' offe_nsiva nel Deseno Occidentale, dopo quanto è accaduto, è pienamente ammessa. 2. Il deseno occidentale resta tuttavia il i:eatro sul quale si deciderà nel prossimo autunno la difesa della valle del Nilo. Solo riconquistando gli aeroponi perduti della Cirenaica orientale, la nostra flotta e la nostra aviazione potranno riprendere ad operare efficacemente contro i rifornimenti marittimi nemici. 3. Nel suo messaggio del 18 aprile il generale Wavell affermava di disporre di effettivi addestrati per sei reggimenti co-razzati in attesa dei carri. Fu questa considerazione che 'determinò la decisione d'inviare Tiger. Inoltre, sono in viaggio lungo la rotta del Capo gli effettivi per altri tre reggimenti di carri. La vostra necessità di mezzi corazzati è così completamente soddisfatta, per quanto Wavell e voi poniate entrambi l'accento sull'esigenza di un ulteriore addestramento per queste unità già addestrate. Noi calcoliamo che dovreste disporre per la fine di luglio di 500 carri da crociera, da fanteria e da crociera americani, qualora le vostre officine siano convenientemente organizzate, oltre a un gran numero di carri leggeri di vario tipo e di autoblindo. 4. Questa situazione non può migliorare nei mesi di luglio e agosto se non ,per qualche arrivo di materiale americano e alcune poche sostituzioni dall'Ìsola. Ricordate che anche in seguito, dal 1 • settembre, dobbiamo trovarci prontissimi. per resistere ali' invasione (... ).

5. ( ... ).

e

6. Vi stata fatta conoscere l'entità dei nostri rinforzi aerei. Sembra probabile che durante i mesi di luglio, agosto e una pane di settembre dobbiate disporre di una netta superiorità aerea( ... ).


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7. A rutto questo si aggiunge la questione di Tobruk. Noi non possiamo giudicare dal centro quale sarà il valore offensivo di Tobruk tra due mesi o quel che potrà accadere nel frattempo (... ). 8. Per tutte queste ragioni sembra difficile che la vostra situazione possa essere migliore dopo la metà di settembre di quanto lo sia attualmente: anzi, potrebbe essere peggiorata. Sono ceno che esaminerete attentamente, ma con urgenza, l'intero problema( ... ). ·11. Quanto alla situazione aerea, ritengo che per tutte le operazioni di maggior respiro dobbiate prevedere l'impiego di rutta l'aviazione dislocata nel Medio Oriente, tenendo naturalmente presente che l'aviazione deve svolgere la sua predominante funzione strategica e non essere dispersa per fornire alle truppe piccoli ombrelli di protezione, · come sembra sia accaduto durante la ba.ttaglia di Sollum. Nel vostro telegramma parlate di aerei che appoggiano l'esercito, di aerei impiegaci per compici strategici indipendenti. La domanda è: in quali proporzioni? Queste dovranno essere concordate di volta in volta con consultazioni tra i comandanti in capo. Tali accordi nòn dovrebbero però impedire la panecipazione totale dell'aviazione ad eventuali più ampi progetti che abbiate allo studio. Non si può fare a meno di ritenere che nella battaglia di Sollum la nostra superiorità aerea è stata sciupata e che le nostre forze di Tobruk sono rimaste inattive, mentre rutti i carri armati nemici disponibili venivano impegnati a spezzare la nostra offensiva nel deseno,. (7).

Il successivo dispaccio di Auchinleck mostrò a Churchill che

«esistevano tra noi serie divergenze di vedute e valutazioni» (8). Auchinleck comunicò infatt-i che· «dopo essermi consultato con il comandante in capo del Medite'rraneo ed il comandante aereo in capo, ho deciso di accettare ti piano del mio predecessore e di rinforzare Cipro appena possibile con una divisione». Era d'accordo sulla necessità di riprendere la Cirenaica, ma non poteva garantire di conservare Tobruk oltre il mese di settembre. Quanto al personale dei sei reggimenti carri, era invero stato segnalato come addestrato, però si rendeva adesso necessario metterlo in condizioni di impiegare bene il nuovo materiale americano sotto il profilo · tecnico e tattico. Per la fine di luglio pensava di disporre di 500 carri ·complessivamente, tuttavia «l'esperienza recente ha dimostrato

chiaramente che in ogni operazione occo"e una riserva di carri pari al 50%. Questo permétte di avere ti 25% in officina per nparazioni ed ti 25% disponibile per l'immediato n·mpiazzo delle perdite subite in combattimento. · Considerando 50 cam· per Tobruk e le indispensabili riserve, non avrò più di 350 carri a disposizione per le operazioni di campagna» (9). Allorché Churchill lesse il messaggio, rimase gravemente deluso: «I generali - commentò a proposito della desiderata riserva del 50% - possono gode.re di simili comodità soltanto in paradiso e quelli che le n'.chiedono non sempre n·escono ad andarci» (10).


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE

Era amareggiato ed irritato. Dopo molti ·sforzi era riuscito a mandare in Medio Oriente la 50a divisione britannica e non si rassegnava ad accettare che essa venisse spedita a Cipro. Si trattava di una questione psicologicamente molto importante. Il fatto che le perdite di personale britannico in Medio Oriente superassero quelle degli altri paesi del Commonwealth non trovava riscontro ufficiale nella denominazione delle grandi unità. Che la 7a «divisione corazzata» fosse interamente britannica non appariva dal nome; che la 4 a e 5 a divisione «indiana» avessero un terzo della fanteria e tutta l'aniglieria britannica non era conosciuto dal gran pubblico; l'impiego isolato di battaglioni britannici, ad esempio quelli della 6a divisione .di fanteria, non veniva nemmeno citato. Tutto ciò era utile alla propaganda avversaria per asserire con qualche parvenza di verità che la Gran Bretagna lesinava il sangue dei propri uomini, e comunque offriva spunto per commenti sfavorevoli in Australia e negli Stati Uniti. Anche i capi di Stato Maggiore intervennero. Il dubbio di Auchinleck di tenére Tobruk dopo settembre li aveva colpiti. Di conseguenza - ferma restando l'incognita della campagna russa, i cui sviluppi negativi («la Russia può crollare da un momento all'altro» scrissero) a loro avviso potevano avere riflessi sull'invasione del Regno Unito - erano disposti a correre qualche rischio ed a spedire subito in Medio Oriente altri 150 cruisers e 40.000 uomini, perché «si ha da qui l'impressione che la miglior occasione, se non l'unica, per nconquistare la Cirenaica consista nel lanciare un 'of fensiva al più tardi pn·ma della fine di settembre». Se invece Auchinleck avesse ritenuto impossibile dar corso all'auspicata offensiva, gli invii sarebbero stati rimandati a certezza acquisita che l'invasione non potesse aver luogo in quell'anno. Come è facile immaginare, il Premier si associò con un telegramma personale: il Comitato di difesa del gabinetto di guerra - egli affermò - era «impensierito> dall'idea chè la 50a divisione, unica divisione britannica completa, fosse immobilizzata a Cipro; non vedeva quali tìmori potessero esistere circa l'ipotesi di un 'immediata offensiva tedesca da nord contro il Medio Oriente; riteneva che l'occasione di sferrare una grossa battaglia in Cirenaica fosse irripetibile; auspicava ancora che il comando del Deserto occidentale fosse affidato a voi non intendiate assumere .il Wilson «a meno che, naturalmente, . comando personalmente». Auchinleck non era tipo da cambiare facilmente il proprio punto di vista. Prima mandò una lunghissima lettera al gen. Dill


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facendogli un quadro analitico della situazione e dicendogli, a proposito del Deseno occidentale, che «io sono assolutamente pronto ad a&cettare un ragionevole rischio, come penso sappiate, ma atta&care cotl mezzi chiaramente inadeguati equivale ad affrontare un rischio irragionevole nelle circostanze attuali» (11). Poi rispose a Churchill ribadendo questo concetto e concludendo: «Le mie intenzioni immediate sono: primo, consolidare al più presto possibile la situazione a Cipro e in Siria e difendere le nostre posizioni in quest'ultimo settore. Secondo, affrettare il reinquadramento, la riorganizzazione e il riequipaggiamento, tutte operazioni molto necessarie, di divisioni e brigate, che non solo hanno sublto perdite di uomini e di materiali in Grecia, a Creta, in Libia, in.Eriuea e in Siria, ma hanno dovuto essere impiegate nella maggior parte dei casi non come formazioni complete ma alla spicciolata. Terzo, sollecitare, insieme con l'intendente generale, la riorganizzazione e la revisione dei servizi di rifornimento, di trasporto e di riparazioni nelle retrovie. Quarto, assicurare l'addestramento e l'equipaggiamento delle nostre formazioni corazzate, senza le quali non è possibile alcuna offensiva. Quinto, compiere ricognizioni e predisporre con energia i piani per un'offensiva in Libia, come previsto nel telegramma dei comandanti in capo ai capi di Stato Maggiore del 19 luglio. In seguito a questi piani io sono certo di dovervi chiedere in un prossimo avvenire altri mezzi indispensabili al successo> (12).

In merito alla 50?. divisione aveva precisato che la decisione di mandarla a Cipro derivava da attentissima valutazione dei fatti. «Se lo desiderate - aggiunse - io posso indicarvi i motivi particolareggiati che mi indussero a prendere tale decisione e me la fecero apparire incontestabile. Spero che ·mi lascerete piena libertà d'azione in decisioni di questo genere» (13). A questo punto diventava palese la necessità di un colloquio personale per chiarire bene punti di vista e programmi. Auchinleck si recò a Londra trattenendovisi pochi giorni. Ebbe contatti con tutte le più alte autorità militari e civili, passò un cordialissimo week-end ii Chequers, la residenza di campagna di Churchill, ma non cedette di un millimetro: l'offensiva sarebbe stata sferrata a novembre, avrebbe avuto dimensioni mai raggiunte sino a quel momento, sarebbe stata diretta dal gen. Alan Cunningham, comandante della East Africa Force fuio al 29 agosto, e non da Wilson (14). Poco dopo sorse un altro elemento dj contrarietà. Si è sottolineato in precedenza l'affiorare di determinati attriti fra comandanti di diversa forza armata ed anche tra italiani e tedeschi - quanto meno provocanti uno stato di tensione sicuramente superfluo - ma non bis~na dimenticare che si tratta di incidenti sempre accaduti, specialmente nelle guerre di coalizione. Sono noti


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRIONALE

i numerosi scontri in campo alleato provocati da personalità di carattere difficile ed impulsivo e faticosamente appianati. A parte ciò, .anche nell'ambito del Commonwealth erano frequenti gli episodi che mettevano alla prova il tatto e la fermezza dei comandanti in capo: i capi dei contingenti australiano, neozelandese e sudafricano, ad esempio, da un lato dovevano obbedienza operativa al comandante in capo e ad eventuali comandanti intermedi, ma da un altro rispondevano al rispettivo paese dell'impiego del corpo di truppe ai loro ordini. Blamey e Freyberg si erano sempre battuti contro l'impiego frazionato delle proprie divisioni ed avevano usato del loro cliritto di rivolgersi al proprio governo, il che aveva generato l'impressione che le truppe dei Dominions fossero privilegiate. Dopo la campagna di Grecia e la caduta di Creta, il governo australiano aveva visto il gen. Blamey assumere l'incarico di vicecomandante in capo del Medio Oriente. In compenso, la Nuova Zelanda impartirà istruzioni a Freyberg di consentire al gabinetto di Wellington, in futuro, la possibilità di esaminare eventuali suoi dubbi sulla convenienza degli ordini ricevuti dal comandante in capo. A fine luglio, da parte australiana - il geo. Blamey ad Auchinleck ed il governo di Canberra al gabinetto di guerra -.fu avanzata la proposta di sostituire la logora · guarnigione di Tobruk. Tra il 19 ed il 29 agosto la 1ga brigata ricevette, così, il cambio ad opera della brigata polacca. Senonché il nuovo governo del Dominion ritornò con calore sull'argomento, essenzialmente . per ragioni di politica interna. Considerate le condizioni di stanchezza della 9 a divisione australiana, si temeva un crollo subitaneo di fronte ad un vigoroso tentativo italo-tedesco. Perciò pretese l'immediato ritiro della grande unità. Auchinleck rappresentò subito a Londra di aver previsto di dare il via a Crusader· - questo era il nome convenzionale stabilito per l'offensiva in Cirenaica - nella prima settimana di settembre. Ora, la prima fase della sostituzione aveva mostrato il grosso rischio incombente sulle navi, talché l'impiego di cinque gruppi da caccia per la scorta non era stato sufficiente ad evitare gli attacchi aerei della R. Aeronautica e della Luftwaffe. Poiché l'ultimo periodo di luna nuova (16-26 ottobre) coincideva con il momento in cui il massimo sforzo doveva essere esercitato per il conseguimento della superiorità aerea, apparivano evidenti le ripercussioni negative dell'operazione, tanto più che rimaneva ben poco tempo per gli accordi circa la sortita della guarnigione · della piazza. Il governo australiano non volle cedere e tra il 19 ed il 27 settembre ebbe


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luogo la sostituzione della 24a brigata australiana da pane della 16a brigata britannica e del 4 • Royal Tanks. Auchinleck era furente e giunse a manifestare il desiderio di presentare le dimensioni, ma tutto fu inutile. La terza pane dell'evacuazione fu attuata tra il 12 ed il 25 ottobre: il resto della 9a divisione australiana venne sgomberato e rimasero solo il 2/ 13 • battaglione, due compagnie del 2 / 15 • ed un nucleo del Comando di divisione. La responsabilità della piazza fu ass·unta dal gen. R.M. Scobie, comandante della 70a divisione britannica. · Le cifre seguenti sintetizzano lo sforzo sostenuto dall' 11 aprile al 10 novembre 1941: · uomini evacuati da Tobruk (compresi i prigionieri) .. n. 47.280 uomini trasportati a Tobruk .. .. ..................... .. ... n. 34.113 materiali trasponati a Tobruk ...... .·................. tono. 33.946 navi da guerra o mercantili perdute ............... .. .... n. . 34 navi da guerra o mercantili danneggiate ....... ..... ... n. 33 Nello stesso periodo le perdite della guarnigione ammontarono a 3.836, tra moni , feriti e dispersi (3. 194 australiani, 509 britannici, 26 indiani e 107 polacchi). Mentre il nuovo comandante in capo del Medio Oriente dava mano al riordino del proprio strumento operativo, il nuovo comandante in capo dell 'India dovette risolvere un'inattesa difficile situazione politico-militare. All'inizio delle ostilità da pane tedesca, il governo sovietico, che fino allora ayeva assistito impassibile a quanto accadeva sul fronte occidentale ed in Balcania, invocò urgente aiuto alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti e sopratrntto chiese, già nell'estate 1941, 1' apertura di un secondo fronte nella Francia settentrionale o in Scandinavia (15). Era ovvia la materiale impossibilità britannica di accogliere simile pretesa, ma Churchill ben sapeva che, non appena «sistematà:• in qualche modo l'Unione Sovietica, la Germania non soltanto sarebbe dilagata in Medio Oriente ma avrebbe ripreso in serissima considerazione lo sbarco nel Regno Unito. Perciò provvide subito a stabilire un'alleanza di guerra con Stalin e ad iniziare un concreto concorso di aiuti allo sforzo sovietico. In questo quadro si delineò la grande utilità di una linea di comunicazione con l'U.R.S.S. attraverso l' Iran, dove una cospicua missione tedesca era molto attiva. Il più deciso ad assumere una linea di condotta tendente ad eliminare immediatamente un pericoloso focolaio fu Wavell, sotto la cui responsabilità ricad•vano gli scacchieri iraqeno ed iraniano. Il 17 luglio egli telegrafò al ministero della guerra:


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LE OPERAZlONI IN AFRICA SE'ITENTRIONALF.

«( ... ) Ai fini della difesa dell'India è assolutamente indispensabile che i tedeschi vengano fatti subito sloggiare dall'Iran. Qualora non si riesca ad attuare questo, è probabile che si ripetano fatti che nell'Iraq riuscimmo a dominare solo di stretta misura. È indispensabile che riuniamo le nostre forze con quelle russe attraverso l'Iran: qualora il Governo attuale non sia disposto a permettercelo, si deve sostituirlo con uno favorevole ( ... )• (16).

A Londra la questione era già sotto esame. I capi di Stato Maggiore si mostravano orientati all'occupazione, però non c'era da illudersi: sarebbe stato inevitabile attingere al Medio Oriente per completare l'. azione militare in Persia. Eden, dal canto suo, mise in luce l'opponunità di una grande cautela nei confronti dello Scià: «Non dobbiamo agire diplomaticame1fte senza disporre delle forze militari necessarie, altrimenti andremo incontro ad un disastro». E che occorresse intervenire era determinato da due considerazioni: evitare che lo Scià, il quale ben conosceva l' imponanza dei campi petroliferi di Ahvaz e di Khermanshah, prendesse qualche iniziativa dannosa per la Gran Bretagna ed essere pronti ad occupare detti giacimenti nel caso di un collasso militare dell'U.R.S.S. prima che si muovessero i tedeschi. Iniziò allora un lavoro di coordinamento diplomatico e militare che culminò in una nota comune anglosovietica chiedente, fra l'altro, l'allontanamento di tutti i sudditi tedeschi presenti in Iran a qualsiasi titolo. Visto che la nota non ebbe risposta soddisfacente, fu deciso l'intervento militare con inizio il 25 agosto. L'attacco sovietico fu guidato dal gen. Novikov. Complessivamente le forze vennero valutate a tre divisioni di fanteria, una motorizzata, una di cavalleria ed a repani vari non indivisionati. Dall'Azerbaigian una colonna occupò Maku e Khoi e, dopo aver lasciato d~staccamenti a pattugliare il Kurdistan settentrionale, puntò su Tabriz e su Ardebil, mentre un'altra colonna scendeva, costeggiando la riva occidentale del Caspio, ad occupare Bandar Pahlavi e Qazvin, a 150 chilometri da Teheran. Dall'altro lato del Caspio, proveniente da Turkmenistan, una terza colonna entrava in Bandar Shah, stazione di testa settentrionale della ferrovia transiraniana e proseguiva su Samnan, a circa 200 chilometri ad oriente della capitale. L'offensiva britannica, affidata al geo. E.P. Guinan, venne sferrata su due direttrici. A sud, verso le raffinerie di Abadan ed i pozzi di petrolio di Ahvaz, fu condotta dall'sa divisione indiana. Più a settentrione, panendo da Khamaqin, repani della 10a divisione indiana, la 2a brigata corazzata indiana e la 9a brigata corazzata: britannica raggiunsero i giacimenti di Khermanshah e la zona di Hamadan. la Royal Air Force, con sette gruppi, svolse


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essenzialmente una dimostrazione di forza, data la scarsa resistenza incontrata. Intanto la 5 a divisione indiana si trasferiva dal Deserto occidentale in Iraq e la 6 a divisione britannica era tenuta a disposizione, pronta a partire se necessario. Il mattino del 28 veniva firmato l'armistizio. Subentrò un periodo di stasi e di pressioni sul governo iraniano, poi, il 16 settembre, lo Scià abdicò a favore del figlio che annunciò l'intenzione di «cooperare» con Gran Bretagna e U.R.S.S. Il 17 settembre truppe britanniche e russe entravano in Teheran, ove si trattennero per circa un mese. Le truppe britanniche vennero impiegate nella costruzione di apprestamenti difensivi contro un'eventuale aggressioo.e tedesca dalla Turchia o dal Caucaso e di impianti per lo scarico ed il trasporto dei rifornimenti per la Russia dal Golfo Persico, nonché a protezione delle ·linee · di comun1caz1one. La Gran Bretagna si era così assicurata una salda posizione di predominio nel Medio Oriente, realizzando la materiale saldatura con la regione del Caucaso; aveva posto al riparo da ogni minaccia i ricchi giacimenti petroliferi dell'Iraq e dell'Iran, indispensabili per la prosecuzione della guerra; si era messa, infine, in misura di poter influire efficacemente sull'atteggiamento della Turchia. Ora si trovava in condizione di dedicarsi con maggiore impegno alla preparazione di un'azione risolutiva in Africa settentrionale. Per converso, mentre in Russia le armate tedesche incontravano serie difficoltà a sbo~care oltre il Dnieper, questi avvenimenti non potevano non pesare sugli orientamenti ·strategici di Hitler, nel senso di accantonare ogni progetto di future grandi operazioni offensive nel teatro mediterraneo. ·. «A quell'epoca - in settembre - avevo mire più ambiziose» scrisse Chuchill. Approfittando del prezioso prestito di navi da carico americane, pensò di mandare al più presto in Egitto da 10 a 20.000 complementi e, entro Natale, due divisioni britanniche ed altri 80.000 complementi o unita non indivisionate. Aveva elaborato un piano per l'autunno 1941 e per il 1942. Battuto Rommel e conquistata la Libia, il Nordafrica francese poteva essere indotto a staccarsi da Vichy. Inoltre, trasportata una divisione corazzata e tre di fanteria dal Regno Unito nel Mediterraneo, il possesso di Malta e l'acquiescenza della Francia avrebbero consentito di aprire il secondo fronte in Sicilia (operazìone Whtpcord). In Russia l'avanzata tedesca sarebbe stata seriamente impegnata e l'Italia, dopo il rovescio in Libia, avreb~ trovato difficoltà a battersi da sola. Allorché il Premier seppe del rinvio chiesto da Auchinleck non


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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE

mancò di manifestare vigorosamente un netto disappuQ.to. «È impossibile far capire al Parlamento ed al Paese come mai le nostre truppe se ne siano state ferme per quattro mesi e mezzo senz(l, impegnare il nemico, mentre durante tutto questo tempo la Russia viene invasa da tutte le parti» osservò con asprezza (17), ma alla fine dovette accettare quello e successivi spostamenti di data. Come comunicò al ministro di Stato in Medio Oriente il 25 ottobre, era convinto che Crusader potesse offrire la vittoria decisiva. Non si poteva sapere se la Germania sarebbe stata tanto vincolata al fronte russo durante l'inverno da non poter sganciarsi in qualche modo, né se la situazione del 1942 avrebbe offerto maggiori o minori vantaggi per la Gran Bretagna. A suo avviso «con la .fine di dicembre le prospettive favorevoli saranno tramomate per lunghissimo tempo». Considerando che la debolezza di Hitler risiedeva nell'aviazione, diventava di vitale importanza impegnare la Luftwaffe in condizioni propizie e contemporaneamente in settori diversi. Nella sua lunga lettera a Lyttelton spiegò: «5. Se prima di gennaio possiamo assicurarci il possesso di tutta la serie di aeroporti di Tripoli, Malta, Sicilia e Sardegna, e possiamo insediarvici, si creerà la possibilità di attacchi potenti e forse decisivi C·Ontro l'Italia, il socio più debole dcli' Asse, con bombardieri provenienti dalla madrepatria e con base in uno degli aeroporti del sistema sopra citato. La scarsità di aerodromi italiani a nord della Sicilia renderebbe la cosa possibile ( ... ). 6. ( ... ). 7. Le ripercussioni di tali successi in Francia e nell'Africa settentrionale francese, compreso l'arrivo di truppe britanniche ai confini della Tunisia, potrebbero indurre Weygand ad agire, con tutti gli altri vantaggi che potrebbero derivarne. 8. Fondamento di quanto sopra è naturalmente il successo di Crusader. Voi dovreste salutare con gioia la grossa diversione di forze nemiche, particolarmente aeree, che Whipcord provocherebbe, purché esso abbia luogo contemporaneamente all'Acrobat {18). Nulla può procurarci una sicurezza maggiore o disorientare maggiormente il nemico dell'improvvisa simultanea comparsa di un gran numero di obiettivi. Questo vale particolarmente per le poche settimane che restano mentre il nemico sta disimpegnando dal fronte russo le forze aeree eccedenti e sta riequipaggiandole per impegnarle altrove. Come certamente vi renderete conto, con una lenta avanzata in Libia, attraverso fasi minuziosamente preparate e dopo essersi assicurato di ogni passo (e mentre nulla accade in altro settore), voi andrete senz'altro incontro ad una resistenza accanitissima. Un simile sviluppo delle operazioni' darebbe certamente ai tedeschi og~i possibilità di far affluire forti rinforzi in Sicilia e per rafforzare il loro dominio in Italia. Spero che sentirete, al pari di .me, la fugacità dell'occasione che ci si presenta e la brevità del periodo di tregua che ancora ci resta ( ... ). 9. (.'.. ).


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1p. Per tutte le citate ragioni, la stretta sincronizzazione di Crusader e Whipcord pare sommamente desiderabile. D'altro canto ci si deve render conto che restando inattivi in Libia, non si potrà rimanere inattivi ovunque ( .. . ). Se pertanto si decidesse di abbandonare Whipcord, oppure un'azione che ne faccia le veci in Africa settentrionale francese, su invito francese ( ... ), sarebbe necessario iniziare al più presto preparativi per il trasferimento in Russia di notevoli forze ( .. . )• ( 19).

l'accoglienza che al Cairo i comandanti in capo fecero a questo i.ntendimento strategico fu sfavorevole: a parte la maggiore importanza attribuita alla difesa del Medio Oriente, non ritenevano necessaria né possibile l'invasione della Sicilia. Di gran lunga preferibile, eventualmente, l'occupazione di Bisetta. Cosicché il progetto Whipcord venne abbandonato. In sua vece Chuchill propose al comitato dei capi di Stato Maggiore l'operazione Gymnast, cioè uno sbarco a Bisetta o Casablanca, e su ciò tutti concordarono. «Abbiamo perciò .definitivamente deciso - scrisse Churchill al gen. Ismay - di agire secondo la seguente successione: Crusader, Acrobat e Gymnast. questo punto non vi può essere alcuna rinuncia» (20) .

Su

In Egitto si pensava .solo alla prima di tali operazioni. Tre mesi trascorsero fra il ritorno di Auchinleck dalla visita a Londra e l'inizio di Crusader. Furono tre mesi di riorganizzazione in tutti i campi. Anzitutto, la situazione generale in Medio Oriente e l'aumento delle forze indussero a differenziare nettamente gli scacchieri del teatro d'operazioni, affidando ognuno di essi ad una vera e propria armata. A nord venne formata la 9a armata (gen. Maitland Wilson), ad ovest l'sa (gen. Alan Cunningham). A tergo di ciascuna, una «zona di base e delle linee di comunicazioni~ (21): Palestina e Transgiordania per la 9a armata ed Egitto per l'sa. L'approntamento di quest'ultima - alla quale ci limiteremo ebbe praticamente luogo nei mesi di settembre-ottobre. Il Comando della Western Army fu costituito l'.8 settembre ed il successivo 27 assunse la denominazione di 8 a armata. Contemporaneamente la Western Desert Force diventò il 13° corpo d'armata ed il gen. Alfred Godwin-Austen ne prese il comando. Il 2 ottobre si costituì il Comando di un secondo corpo d'armata che doveva inquadrare la massa corazzata, inizialmente denominato corpo K e affidato al gen. V.V. Pope, buon conoscitore dei mezzi corazzati. Tre giorni dopo, però, avendo Pope perduto la vita in un incidente aereo, l'incarico fu assegnato al a-en. Willoughby Norrie. Il 21 ottobre il corpo K prese la denominazione di 30° corpo d'armata.


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LE OPERAZIONI IN AFRIQ. SE1TENTRIONALE

La creazione di un forte strumento in grado di competere con il Deutsches Afrikakorps era naturalmente della massima importanza. Auchinleck aveva chiesto la disponibilità di almeno due, se non tre, divisioni corazzate, ma gli era stata inviata soltanto la 22 a brigata corazzata della 1a divisione corazzata (il cui grosso era programmato in arrivo per i primi del 1942). Cosicché si orientò a fare con quello che aveva. Il riordinamento della 7a divisione corazzata si basò sull'assegnazione di tutti i vecchi cruisers alla 7 a brigata corazzata, lasciando conçentrati nella 22 a brigata corazzata i nuovi Crusader {22). la seconda pedina corazzata del corpo d'armata, la 4a brigata corazzata {23), fu dotata dei carri americani M 3, denominati Stuart {24). Con i carri per fanteria erano equipaggiate la 1a brigata carri (dotata di Valentine), assegnata al 13 ° corpo, e la 32 a brigata carri (dotata di Matilda, ma anche di cruisers), costituita a Tobruk {25). Complessivamente le cinque brigate inquadravano quattordici reggimenti ( = battaglioni): nove del Royal Tank, due di cavalleria corazzata e tre di yeomanry. Visto che l'insuccesso del!' operazione Battleaxe era da attribuire anche allo scadente livello addestrativo mostrato dai reparti corazzati, Auchinleck, che non intendeva si ripetesse· simile inconveniente, resistette - come si è visto - ad ogni sollecitazione di Churchill. Il ritardato arrivo dalla Gran Bretagna della 22 a brigata corazzata lo indusse perciò a spostare la data d'inizio dell'offensiva all'll novembre; poi si scoprì che i Crusader di detta brigata richiedevano alcuni lavori di adattamento e la data fu spostata al 15; infine, necessità addestrative della 1 a divisione sudafricana, motorizzata con difficoltà, provocarono un nuovo slittamento, l'ultimo, al 18 novembre (26). I nuovi carri infondevano buone speranze. Il carro leggero Stuart {12,5 tonn.) - inizialmente impiegato dagli inglesi come medio - pesava naturalmente meno del Crusader I (19 tonn.), ma la corazzatura si poteva considerare quasi uguale (38 contro 40 mm) e la velocità iniziale del suo pezzo da 37 era di poco inferiore a quello da 2 libbre. Inoltre era il carro più veloce che esistesse in Africa (58 km/h contro i 42 del Crusader) (27). Il provvedimento più urgente fu di realizzare alla frontiera un dispositivo di protezione che consentisse di procedere all'organizzazione del!' armata ed alle predisposizioni logistiche con una certa tranquillità. Fu proprio tale· copertura che permise ad Auchinleck di assorbire l'operazione Sommermichtstraum. In agosto lo schermo era stato steso dalla 22 a brigata delle Guardie nel settore costiero ·e


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dal 7° gruppo di sostegno sull'altopiano. In settembre la 4a divisione indiana raccolse gradualmente le sue tre brigate ( 5a , 7a ed lP) tra Sidi el-Barrani e Bir Misheifa, scelta come testata del prolungamento verso ovest della ferrovia da Marsa Matruh (28). Più a tergo, verso Marsa Matruh, si costituiva la 7a divisione corazzata. Il primo ordine di Auchinleck a Cunningham risale al 2 settembre: · «l. ( ... ) ho deciso di sferrare un'offensiva in autunno con lo scopo di cacciare il nemico dal Nord Africa. 2. L'offensiva sarà svolta in due fasi. Prima fase: conquista della Cirçnaica. Seconda fase: conquista della Tripolitania. Prima fase: 3. ( ... ) Vostro obiettivo immediato è la distruzione delle forze corazzate del nemico, così da facilitare l'occupazione della Cirenaica e la successiva conquista della Tripolitania. 4. L'attacco deve essere lanciato non appena le forze occorrenti siano state addestrate e raccolte e le predisposizioni logistiche ultimate. Ritengo che tali condizioni si verificheranno ali' inizio di novembre; ogni sforzo perciò deve essere compiuto per evitare la necessità di un rinvio ( ... )>

Per ingannare l'avversario sulla direzione dello sforzo principale , lo spiegamento iniziale delle truppe doveva andare dalla costa a Giarabub. Grosso modo esistevano due ipotesi operative: sforzo principale esercitato lungo la direttrice Giarabub-Gialo e oltre, per tagliare la ritirata al nemico, e contemporanea pressione, regolata dalle circostanze, 1 lungo la fascia costiera oppure sforzo principale lungo la direttrice costiera, con azioni diversive più a sud. «Preparate un progetto particolareggiato per ciascuna di queste ipotesi, con le vostre osservazioni, da presentare su richiesta dal 1 • ottobre» prescrisse Auchinleck, che in chiusura di lettera indicò le forze disponibili per la prima fase (29): un Comando d'armata, un Comando di corpo d' armat.a corazzato, una divisione corazzata, una brigata carri, un Comando di corpo d'armata, quattro divisioni di fanteria, di cui almeno due motorizzate , due brigate di fanteria e la guarnigione di Tobruk (30). Cunningham esaminò le notizie sulle truppe dell'Asse (in Jinea di massima corrispondenti alla realtà, eccezion fatta per la dislocazione della 15a Panzerdivision, ritenuta a sud-ovest di Tobruk mentre si trovava in effetti ad est) e calcolò una superiorità britannica in carri di 6 a 4 e avversaria in aerei di 3 a 2. In fatto di rifornimenti, le scotte di Bastico in novembre presumibilmente avrebbero consentito tre m,si di operazioni terrestri ed un mese di operazioni aeree. Ciò posto, studiò le due ipotesi operative.


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L'avanzata in massa verso Bengasi attraverso il deserto non lo attirò affatto: avrebbe potuto provocare una ritirata di Rommel, è vero, ma avrebbe anche potuto lasciare le cose come stavano, essendo le forze italo-tedesche sicuramente in possesso di una buona autonomia. In tal caso, ove si fosse deciso di attaccarle, il tempo e la sorpresa si sarebbero perduti; se invece si fosse stabilito di proseguire su Bengasi o Agedabia, ciò avrebbe comportato una difficile e spossante marcia, ma soprattutto la suddivisione delle forze corazzate e dell'appoggio aereo, la soggezione a sempre maggiori offese ed un eccessivo e vulnerabile allungamento dell'asse dei rifornimenti. La seconda ipotesi conduceva alla certezza di una battaglia di carri risolutiva, in quanto se Rommel l'avesse evitata ripiegando avrebbe ·consentito lo sblocco di Tobruk. «Il

nostro disegno iniziale, quindi, non deve andare. oltre la liberazione di Tobruk e la distruzione delle forze corazzate in Cirenaica. Il piano per la conquista di Bengasi deve derivare dal successo · ottenuto in precedenza» affermò Cunningham. Nella sfortunata eventualità che alcune unità corazzate nemiche fossero riuscite a sfuggire, ci si . sarebbe regolati secondo le circostanze; in caso contrario la conquista della Cirenaica occidentale sarebbe stata rapida e facile. In relazione a quanto conosciuto del dispositivo i~alo-tedesco e valutate le possibili direttrici di attacco, il piano, nelle sue linee generali, poggiava sull'impiego coordinato di tre colonne çschizzo n° 38). La Southern Force costituita dal corpo corazzato (31), doveva partire da sud della ridotta Maddalena e puntare su Tobruk per distruggere le forze corazzate nemiche in quella zcma e liberare la piazza, col concorso di una sortita della guarnigione. La Centre Force, costituita da una brigata rinforzata (32), doveva procedere dalla ridotta Maddalena verso nord-ovest col compito di impedire interferenze avversarie sull'azione delle colonne meridionale e settentrionale. In caso di incontro con forze nemiche superiori le avrebbe spinte- verso sud, sì da consentire al corpo corazzato di affrontarle con netta superiorità numerica. La Northern Force, cioè il 13° corpo· (33), doveva isolare lo schieramento Bardia-Sollum-Sidi Omar e rastrellare la zona tra la frontiera e Tobruk. Più tardi avrebbe eliminato le sacche di resistenza eventualmente rimaste fra Bardia e Sidi Omar. Le proposte di Cunningham (34) furono accettate dal comandante in capo, secondo il quale probabilmente Rommel avrebbe concentrato le sue due Panzerdivisionen a sud della ridotta Capuzzo per contrattaccare · sul fianco il corpo corazzato. Il 6



414

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

ottobre Cunnigham illustrò il progetto ai .comandanti di grande unità (35), premettendo che la distruzione dei carri nemici rappresentava il principale scopo da conseguire. La liberazione di Tobruk era complementare. Il fattore sorpresa rivestiva la massima imponanza. Sorsero obiezioni. La 4 a divisione indiana doveva inizialmente coprire le basi logistiche avanzate e la testata ferroviaria di Bir Misheifa con due brigate, mentre la terza, spinta a Sidi Omar, avrebbe protetto il fianco esposto. Su ordine di Cunningham - presumibilmente quando il Deutsches Afrikakorps fosse inequivocabilmente impegnato _.:._ la divisione neozelandese avrebbe raggiunto Sidi Omar per poi puntare verso nord, accerchiando lo schieramento di frontiera nemico o inseguendolo, ove l'avversario, compresa la minaccia, fosse riuscito a svincolarsi. Godwin-Austen espresse il timore che si verificasse uno scollamento con l'ala corazzata e che Rommel ne approfittasse per infilarsi tra le due grandi unità. In siffatta eventualità, la disponibilità della 22 a brigata corazzata sarebbe stata l'unica speranza per il 13 ° corpo di reggere all'uno. Quanto a Freyberg: «La seduca aveva una stretta simiglianza - ricordò più tardi - con il colloquio che avevo avuto con il comandante della Western Desert Force ( ... ) prima del disastro di Battleaxe. Non presi parte alla -discussione finché non si venne a trattare dell'impiego della divisione neozelandese (... ) [allora] misi subito in chiaro che non ero d'accordo sul fatto di inoltrarmi alla cieca contro intatte formazioni corazzate senza avere carri ai miei diretti ordini( ... )• (36).

Il sostegno assicurato dalla 22 a brigata corazzata, egli affermò, era privo di reale significato giacché in un momento critico della battaglia l'unità sarebbe poruta venir impiegata altrove. In definitiva, stando così le cose, non sembrava proprio il caso di varcare il reticolato di frontiera prima che la battaglia di carri fosse iniziata. Evidentemente le argomentazioni dei comandanti di fanteria ebbero una cena presa sul comandante dell'armata, perché la 4a brigata corazzata in data 10 ottobre passò agli ordini del Comando 13° corpo (37). Pochi giorni dopo giunse in volo dal Sudafrica il gen. Norrie, che stava viaggiando verso il Medio Oriente via mare con la sua 1 a divisione corazzata. Norrie trovò un piano già fatto, discusso ed approvato. Ma non gli piacque: «Le mie critiche al piano - egli scrisse - erano le seguenti: a) la massa corazzata era frazionata prima dell'inizio, invece di essere concentrata sotto unico comando·


L'OPERAZIONE CRIJSIIDER

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b) sarebbe stato molto meglio dirigere il 30 • corpo verso una località che forzasse il nemico a dar battaglia. Gabr Saleh non offriva particolare motivo per indurre il nemico ad attaccarci, né possedeva valore tattico. Suggerii che avremmo fatto meglio a minacciare le linee di comunicazione dell'avversario a Sidi Rezegh sin dall'ordine ,Avanti,, e così conservare l'iniziativa ( ... )• (38).

Parlò della questione a Cunningham il 15 ottobre, nella prima riunione di carattere operativo cui partecipò. Erano presenti anche il gen. Ronald Scobie, comandante della piazza di Tobruk, ed il gen, George Brink, comandante della 1a divisione sudafricana, convenuti per prendere accordi sulla sortita della guarnigione di Tobntk. Secondo il piano, la prima mossa consisteva nel portare il 30° corpo nella zona di Gabr Saleh, 6~ chilomem a sud-est di el-Adem e quasi altrettanti da Bardia, così da essere in condizioni di dirigersi su Tobruk o su Bardia in relazione agli eventi. I quali eventi; poi, consistevano ne1.la prima mossa di replica di Rommel. Ad ogni modo Cunningham intendeva stare con il Comando del 30° corpo, per essere in grado di prendere rapidamente la scelta sulla seconda mossa. Se, come sperava, il nemico fosse accorso verso Gabr Saleh ed avesse ingaggiato il combattimento, il 30 ° corpo avrebbe battuto i Panier grazie alla propria superiorità numerica e successivamente avrebbe attaccato con la 1a divisione sudafricana le forze italiane che cingevano d'assedio la piazza a sud-est, mentre la 70a divisione britannica avrebbe effettuato la sortita su ordine di Norrie. Si trattava'., infatti, di occupare i due costoni più o meno paralleli di ed-Duda e di Sidi Rezegh. Ed-Duda doveva essere raggiunta dalla guarnigione e Sidi Rezegh dai sudafricani. Dopo di che le forze italiane sarebbero state ricacciate verso ovest. Il 21 ottobre, nella successiva conferenza dei comandanti di corpo; Norrie mise-sul tappeto l'ambigua posizione della 4a brigata corazzata. La Centre Force, come tale, era sparita dal piano ma la 4 a brigata corazzata era ancora posta nello spazio fra i due corpi d'armata per dare sicurezza al 13° corpo, da cui dipendeva, almeno per un primo tempo. In effetti, considerando il varco di un centinaio di chilometri esistente tra la ridotta Capuzzo e Bir el-Gobi, l'azione divergente delle due grandi unità britanniche in detto varco nonché la sottrazione di un terzo delle forze corazzate alla prevista e desiderata battaglia, esistevano fonclati motivi di perplessità. Godwin-Austen insisteva per conservare sotto il suo· controllo l'impiego della 4a brigata corazzata finché la minaccia dei Panzer non fosse stata elID!inata. Nortie, per converso, affermava che la presenza del 30 ° corpo da sola era sufficiente per dare


416

LE O PERAZIONI IN Af RICA SETIENTRIONALE

tranquillità al fianco meridionale di Godwin-Austen, perciò anche la semplice temporanea ipoteca sulla brigita in causa si traduceva in una dispersione di forze. Cunningham, n per lì, confermò il vincolo per la brigata ma successivamente mandò un messaggio a Godwin-Austen, ritornando sull'argomento. Aveva appena avuto un ulteriore colloquio con Norrie e con il gen. Gott, comandante della 7a divisione corazzata, sull'altro punto del piano che non li persuadeva: il portarsi a Gabr Saleh ad attendere la reazione tedesca. Non era meglio puntare direttamente su Sidi Rezegh, cioè su Tobruk, provocando in tal modo sicuramente la battaglia di carri? Gott addirittura si era dichiarato pronto a muovere su el-Adem da solo, ar_.che privo della 4a brigata corazzata. Ora, senza arrivare a questo, si poteva trovare un compromesso giocando sui tempi: il 13 ° corpo avrebbe ceduto la 4a brigata corazzata e ritardato la manovra di avvolgimento del settore Bardia-Sidi Omar, così la massa corazzata avrebbe avuto maggiori probabilità di successo. D'altra parte «con la 7" divisione corazzata procedente diritto su Tobruk,. è altamente improbabile che più di una divirione corazzata possa essere impiegata contro di voi e con quello · che avete dovreste essere in grado di cavarvela» osservò Cunninghan a Godwin-Austen (39). U disegno iniziale di costringere il Panzergruppe ad accettare il combattimento in .condizioni di inferiorità sembrava potesse modificarsi nel concetto di una risoluta avanzata «diritto su Tobruk». E non solo il 30° corpo, ma l'intera armata avrebbe puntato sulla piazza, con la 7a divisione corazzata come punta di diamante ed il sostegno dei carri per fanteria, e con le grandi unità di fanteria ben tenute in pugno. Davanti a Tobruk il possesso del tratto fra le posizioni di el-Adem e di ed-Duda avrehbe consentito la vittoria conclusiva. Le varie opinioni eà i diversi suggerimenti ronzavano attorno a Cunningham, che però rimase fermo alla prima idea: che tutto il 13 ° corpo dovesse controllare il dispositivo avanzato nemico rp.entre lo scontro decisivo era combattuto altrove. Così, alla riunione del 29 ottobre, Godwin-Austen finì per accettare il rischio che per lui avrebbe rappresentato l'indisponibilità della 4 a brigata .corazzata (dal giorno prima passata al 30° corpo), e si dichiarò favorevole all'avanzata del 30° corpo «diritto su Tobruk». Dal canto proprio, era disposto a fronteggiare con i mezzi organici l'aliquota di unità corazzate che il nemico gli avesse rivolto contro. Cunningham però era ancora indeciso. «Ho formato un corpo d'armata di fanteria ed uno corazzato», rilevò, ~che se l'articola-


. L'OPERAZIONE CRUSAOER

417

zione non era così rigida, e «mi chiedevo se questa era la formazione più adatta. Un'altra alternativa sarebbe stata diformare gruppi misti» (40). Cambiò ancora pensiero e «avanzò l'ipotesi che la 7a divisione corazzata potesse affrontare le forze corazzate nemiche da sola e fosse quindi in grado di raggiungere Tobruk. Egli disse che non avremmo poi potuto tenerla. Le nostre forze corazzate dovevano assumere una posizione centrale sul campo di battaglia. Se il nemico, osservato lo svolgersi degli eve·nti, avesse deciso di far resistenza, avrebbe dovuto concentrare le sue forze corazzate per difendere Bardia o Tobruk, oppure dividerle. Se il nemico le avesse divise, le avremmo divise anche noi ( ... ). Se il nemico avesse cercato di sottrarsi, non avremmo potuto tagliarlo fuori nelnmeno puntando direttamente su Tobruk> (41).

Poi Cunningham aggiunse che «la pn·ma sera le sue [di Rommel] intenzioni si saranno rivelate e la decisione potrà essere presa». In definitiva: il 30° corpo doveva assumere «una posizione centrale nella zona di Gabr Sa/eh» e spingere autoblindo sul Trigh Capuzzo, sino ai bordi dell'altopiano; il 13°· corpo doveva «fare il minimo assoluto» finché non fosse stato ben individuato il contrattacco corazzato nemico; la 4a brigata corazzata, inquadrata nella 7a divisione corazzata, doveva coprire il fianco esposto del 13 ° corpo; il gruppo delle oasi (42), partendo dalla ridotta Maddalena e da Giarabub , doveva dirigere verso ovest e nord-ovest (Gialo-Mechili) contro le retrovie avversarie, ma non prima che il 30° corpo avesse iniziato il movimento su Tobruk: ( schizzo n° 39). Son<;> ampiamente evidenti i riflessi delle indecisioni di fondo nel disegno di manovra. Il compiere la prima mossa e poi attendere la risposta dell'avversario non sembra in sintonia con un'offensiva fondata sulla forza e sulla sorpresa. Nella realtà accadde che passarono tre giorni prima che Rommel prendesse le contromisure ed in quel frattempo Cunningham esitò sul da farsi. Il 30 ottobre Auchinleck compilò una «Nota» su Crusader, che concluse con «Il 30 ° corpo con tutti i cruisers ed i carri amen·cani disponibili si dirigerà su Tobruk con lo scopo di indurre le principali formazioni corazzate nemiche alla battaglia e distruggerle ad est di Tobruk ( .. .)» (43). Il principio di una massa corazzata, anche se ne erano esclusi i carri per fanteria, voleva essere osservato ma non sarà attuato e dopo la battaglia Rommel potrà chiedere ironicamente ad un ufficiale superiore britannico catturato: «Che differenza c'è se voi avete due cam· ed io uno solo, quando li dividete e lasciate che io Ji faccia fuori uno dopo l'altro? Mi siete venuti addosso con tre brigate in successione di tempi» (44).


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2. I PRELIMINARI DI Crusader (Novembre 1941). In relazione al disegno di manovra, Cunningham aveva assegnato la pane del protagonista al 30 • corpo d'armata. In particolare, la 7a divisione corazzata (gen. Gott) doveva avanzare verso nord-ovest, trovare e distruggere le forze corazzate nemiche. Sulla sua destra, alla 4a brigata corazzata (gen . . Gatehouse) competeva il dar sicurezza al fianco esposto del 13 ° corpo. La 1 a divisione sudafricana (gen. Brink), sulla sinistra, aveva il compito di proteggere inizialmente le linee di comunicazione della 7a divisione c<;>razzata contro provenienze da occidente e, successivamente, di occupare il costone di Sidi Rezegh. A tergo, la 22a brigata delle Guardie (gen. Marriot) era incaricata di dare protezione alle retrovie del corpo d'armata ed ai depositi campali. Il 13 ° corpo doveva affrontare le difese italo-tedesche di frontiera, impegnandole con la 4a divisione indiana (gen. Messervy) ed isolandole con la 2a divisione neozelandese (gen. Freyberg); in secondo tempo, eliminato tale dispositivo avanzato, si sarebbe diretto verso ovest. Più a sud, l'Oasù Group (gen. Reid) doveva mantenere il possesso dell'oasi di Giarabub con un'aliquota della 29a brigata indiana e, con il grosso ed il 6° reggimento autoblindo sudafricano, occupare Gialo. In riserva di armata, la 2a divisione sudafricana (gen. de Villiers). A mezzanotte del 17 novembre il concentramento dell'8a armata britannica era completo (vds. quadro di battaglia pag. seguenti): circa 118.000 uomini erano pronti muovere. Di pari passo con l'organizzazione tattica era stato concretato l'apparato logistico. Da Marsa Matruh, testata ferroviaria più avanzata, a Sollum corrono 160 chilometri in linea d'aria e circa 230 alla ridotta Maddalena. Proprio questi ultimi davano pensiero, perché lo sforzo non avrebbe gravitato lungo la fascia costiera e quindi non avrebbe consentito l'utilizzazione di Sollum, Bardia e dell'Halfaya, né della rotabile Marsa Mafruh-Bardia. Per di più, il 30• corpo doveva battersi in una zona desenìca, dai 70 ai 120 chilometri oltre la frontiera. Infine, la battaglia prevista era di carri armati, cioè avrebbe componato fonissimo consumo di carburante e reso necessaria la disponibilità immediata di rifornimenti, pena l'arresto della manovra. Il primo problema da risolvere riguardava perciò lo spostamento verso occidente, a Bir Misheifa, della testata ferroviaria, provvedimento conclusosi, come si è detto, pochi giorni prima dell'inizio del!' offensiva. ii secondo punto concerneva il prolunga-


420

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALf.

QUADRO DI BATIAGLIA DELL'sa ARMATA PER L'OPERAZIONE CRUSADER

Comandante: gen. Sir Alan Cunningham capo di Stato Maggiore: gen. A. Galloway 13 • corpo d'armata (gen. A.R. Godwin-Austen): 4• divisione indiana (gen. F.W. Messervy) su: 5 • brigata indiana (gen. D. Russe!); 7• brigata indiana (gen. H.R. Briggs); 11 • brigata indiana (gen. A. Anderson); unità divisionali fra cui: Centrai India Horse, New Zealand Cavalry Regìment, · tre reggimenti artiglieria da campagna; un reggimento artiglieria pesante campale; due reggimenti controcarri; due reggimenti contraerei. 2• divisione neozelandese (gen. B.C. Freyberg) su: 4• brigata neozelandese (gen. L.M. Inglis); 5• brigata neozelandese (gen. J. Hargest); 6• brigata neozelandese (gen . H .E. Barrowclough); unità divisionali tra cui: 27 • battaglione mitraglieri; 28° battaglione Maori; tre reggimenti artiglieria da campagna; un reggimento controcarri; un reggimento contraerei. 1• brigata carri (gen. H.R.B. Watkins). Supporti di corpo d'armata: due reggimenti artiglieria pesante campale; un reggimento artiglieria controcarri; un reggimento contraerei pesante; tre batterie contraerei leggere. 30° corpo d'armata (gen. W.M. Norrie): 7• divisione corazzata (gen. W.H.E. Gott) su: · 7• brigata corazzata (gen. G.M.O. Davy); 22• brigata corazzata (gen. J. Scott-Cockburn); 7 gruppo di sostegno (gen. J.C. Campbell); unità divisionali tra cui: 11 • ussari (autoblindo); . l King's Dragoon Guards (autoblindo); 4° Southafrìcan Armoured Cars (autoblindo); 1• divisione sudafricana (gen. G.E. Brink) su: 1• brigata sudafricana (gen. D.H. Pienaar); 5• brigata sudafricana (gen. B.F. Armstrong); 0

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L'OPERAZIONE CRUSAOER

unità divisionali tra cui: un battaglione da ricognizione; un battaglione mitraglieri; due reggimenti artiglieria da campagna; un reggimento artiglieria pesante campale; un reggimento controcarri; un reggimento contraerei. 22• brigata guardie (gen. J.C.0. Marriott). 4• brigata corazzata (gen. A.H. Gatehouse). Supponi di corpo d'armata. Unità di annata: 2• divisione sudafricana (gen. l.P. de Villiers) su: 3• brigata sudafricana (gen. C.E. Borain); 4• brigata sudafricana (gen. A.A. Haìton); 6• ·brigata sudafricana (gen. F.W. Cooper); unità divisionali tra cui: un battaglione da ricognizione; un battaglione mitraglieri; tre reggimenti artiglieria da campagna. Oasis Group (geo. D.W. Reid) su: 29• brigata indiana (geo. D .W. Reid); 6° Southafrican Armoured Cars; 7° Southafiican Armoured Cars;

73 • artiglieria controcarri; 6 • artiglieria contraerei leggera; una batteria da campagna. Guarnigione di Tobruk (gen. R.M. Scobie): · 70• divisione britannica (gen. R.M. Scobie) su: 14 2 brigata fanteria (geo. B.H. Chappel); 16• brig~ta fanteria (gen. C.E.N. Lomax); 23• brigata fanteria (geo. C.H.V. Cox); 1• brigata polacca (gen. S. Kopanski); 32• brigata carri (geo. A.C. Willison); unità divisionali tra cui:

i• Northumberland Fusi/iers; dieci batterie da campagna; quarcro batterie controcarri; quattro batterie contraerei leggere; tre batterie contraerei pesanti; due batterie da costa. Guarnigione di Marsa Matruh (gen. W.H.E. Poole): 2• brigata sudafricana (geo. W .H.E. Poole), unità varie tra cui: un reggimento artiglieria da campagna; un reggimento contraerei leggero; · un reggimento contraerei pesante. Long Range Desert Group {tet . col. G.L. Prendergast).

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422

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

mento dell'acquedotto Alessandria-ed Daba sino a Misheifa, ed anche questo fu completato per il 13 novembre. Il terzo problema consisteva nell'impianto di basi avanzate per l'alimentazione dei raggruppamenti di forze. Una venne costituita vicino a Sidi el-Barrani per la 4a divisione indiana e, :n generale, per tutte le truppe agenti nel settore costiero (' schizzo n° ·40). Una seconda base fu apprestata a Bir Thalata, poco ad ovest di Bir Misheifa, per il · 30° corpo e buona parte del 13 °. Una terza fu realizzata nei pressi di Giarabub per l'Oasir Group. Il computo delle esigenze per la prima settimana di operazioni ponò a raggiungere le 32.000 tonnellate di materiali, di cui 25.000 a Thalata. Il riferimento ai sette giorni iniziali dipendeva dalla speranza di liberare Tobruk entro tale lasso di tempo e quindi di poter rapidamente utilizzare la piazza come testata dei rifornimenti via mare. Ad occidente delle basi avanzate furono predisposti Field Maintenance Centres (Centri di rifornimento campali): quattro per il 30° corpo e due per il 13° (45). Sotto l'aspetto logistico la disponibilità del pono di Tobruk rivestiva un valore fortissimo, giacché avrebbe consentito un enorme risparmio di carburante e di tempo. Perciò era stata pianificata accuratamente 1a linea di rifornimento marittima, spinta sino a Bengasi. Tre giorni dopo la liberazione di Tobruk doveva arrivare il primo convoglio da Alessandria, organizzato dall' Inshore Squadron. Da allora ogni giorno sarebbero sbarcate .500 tonnellate di carburante, in parte in fusti, e 600 tonnellate di materiale vario. Non appena conquistate Derna e Bengasi, l,e compagnie ponuali della Royal Navy dovevano liberare i poni dalle mine e dalle ostruzioni e prepararsi a ricevere rispettivamente 200 e 600 tonnellate al giorno. All'ga armata britannica il Comando Superiore italiano opponeva due grandi unità complesse: il Panzergruppe Afrika ed il corpo d'armata di manovra (vds. quadri di battaglia alle pagine seguenti). In pratica, la battaglia era affidata al primo, giacché il secondo, che aveva ceduto la Trento per l'attacco a Tobruk, fungeva da riserva strategica. L'articolazione del Panzergruppe ·rispondeva a varie esigenze: sicurezza alla frontiera, garantita da uno schieramento statico italo-tedesco fornito dalla D.f. Savona e da un'aliquota della divisione Afrika; blocco di Tobruk affidato al XXI corpo italiano; conquista di Tobruk assegnata a due divisioni italiane del XXI corpo e due tedesche del Deutsches Afrikakorps; pronto intervento contro eventuale offensiva inglesç affidato -iniziai-



424

lE OPERAZIONI IN AFRICA SETIEl'<TRIONALE

ORDINE DI BATI'AGLIA DEL PANZERGRUPPE AFRIKA Al 17 NOVEMBRE 1941 Comandante: gen. Erwin Rommel capo di Stato Maggiore: gen. Alfred Gause

Deutsches Afrikakorps (gen. L. Cruewell): 15• Panzerdivision (gen. W . Neumann-Silkow) su: 8' Panzerregimenl (ten. col. Cramer); 115 • reggimento Schutzen ( •); 200' reggimento Schutzen ('); 33 • gruppo esplorante; 33 • reggimento aniglieria motorizzato; 33' gruppo Panzerjiiger; unità minori e servizi. 21 • Panzerdivision (gen. J. von Ravenstein) su: 5 • Panzerregiment, (ten. col. Stephan); 104 • reggimento Schutzen; 3 • gruppo esplorante; 155 • reggimento aniglieria motorizzato; 605 • gruppo Panzerjiiger; 39' gruppo Panzerjiiger; unità minori e servizi. Divisione Afrika (gen. M. Silmmermann) ('')su: 15 5 • reggimento fanteria motorizzato; Il/255 • fanteria motorizzato(' Il/ 34 7 • fanteria motorizzato ( • • •); 300' battaglione delle oasi; 900' battaglione guastatori; 2 • reggimento artiglieria celere (italiano); II/ 115 • aniglieria motorizzato; unità minori e servizi. 55• D.f. Savona (gen. F. De Giorgis) su: 15 • reggimento fanteria; 16 • reggimento fanteria; 12 • reggimento artiglieria; unità divisionali tra cui: CLV battaglione mitraglieri; IV gruppo squadroni Genova Cava/lena; 300' battaglione delle Oasi (tedesco). 00

);

(") raggruppati nella 15• brigata Schiitzen. ( • ") poi 90• divisione leggera. (' ") coscicuemi il 361 • reggimento fanteria Afiika.

'


L'OPERAZIONE CRUSADER

XXI corpo d'armata (gcn. E. Navarini):

17• D.f. Pavia (gcn. A. Franccschini) su: 27 • reggimento fanteria; 28° reggimento fanteria; 26 • reggimento artiglieria; unità divisionali tra cui: VI gruppo squadroni Lancien' Aosta; V battaglione carri leggeri; 25• D.f. Bologna (gcn. A. Gloria) su: 39 • reggimento fanteria; 40° reggimento fanteria; 205 • reggimento artiglieria; unità divisionali. 27 1 D.f. Brescia (gcn. B. Gioda) su: 19• reggimento fanteria; 20° reggimento fanteria; 1° reggimento artiglieria celere; unità divisionali tra cui: XXVII battaglione mitraglieri. 102• D.mot. Trento (gen. G. Dc Stefanis) ( su: 61° reggimento fanteria; 62 • reggimento fanteria; 7• reggimento bersaglieri; 46 • reggimento artiglieria; unità divisionali tra cui: DLI battaglione controcarri e armi accomp. 0

)

Supponi di corpo d'armata: 3• reggimento aniglicria celere; 16° raggruppamento artiglieria di corpo d'armata; 24 • raggruppamento artiglieria di corpo d'armata; 5 • raggruppamento artiglieria d'armata; 8 • raggruppamento artiglieria d'armata; 340° raggruppamento anìglieria guardia alla frontiera; XXXI battaglione guastatori. Servizi dì corpo d'armata.

(· ) Ceduta per l'attacco a Tob~ dal C.A.M.

425


LOSCHIERM alla dat

,..

~;

lii

-::"-

~/

·"


({ENTO ITALO-TEDESCO

a del 17 novembre

Schizzo n. 41

3.1s2JGE.

:

. ·.· .


426

l,E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

QUADRO DI BATIAGUA DEL CORPO D'ARMATA DI MANOVRA AL 17 NOVEMBRE 1941 Comandante: gen. Gastone Gambara capo di Stato Maggiore: ten. col. Carlo Scaglia. 132° D.cor. Ariete (gen. M. Balotta) su: 8° reggimento bersaglieri; 132° reggimento carri medi; 32 • reggimento carri leggeri; 132 • reggimento artiglieria; unità divisionali tra cui: un gruppo da 75/27 della D.f. Pavia; un gruppo da 105/28 del 24° raggr. d'armata. 101 • D. mot. Trieste (gen. A. Piazzoni) su: 65 • reggimento fanteria; 66 • reggimento fanteria; 9° reggimento bersaglieri; 21 • reggimento artiglieria;· unità divisionali tra cui: DVII battaglione armi d'accompagnamento e e.e .. Raggruppamento esplorante (col. De Meo) su: un gruppo battaglioni Giovani Fascisti (due btg.); battaglione P.A.I. «R. Gessi>; LII battaglione carri M 13 (in formazione); III/ 32 • carri leggeri; una compagnia autoblindo e carri L 6 (sperimentale); una compagnia mitraglieri; un raggruppamento batterie volanti su: I e III gruppo da 65 / 17; una batteria autonoma da 65/ 17; una batteria da 100/ 17; una batteria da 20 mm . . Supponi di corpo d'armata: .tre batterie da 102/35 della Milman (rinforzo alla D.cor. Ariete); un battaglione genio autoportato G; · 67 gruppo O.A. (meno una squadriglia). 0

mente alla 21 a Panzerdivision: controllo dell'ampio spazio esistente tra Sidi Omar e Bir el-Gobi attribuito ai due gruppi esploranti, 3 ° e 33 °, delle Panzerdivisionen (vds. Schizzo n° 41).. Il corpo d'armata di manovra disponeva della D. cor. Ariete, concentrata a Bir el-Gobi; della D. mot. Tn'.este, dislocata SIIJ ampio fronte fra Bir Hacheim e Mteifel el-Chebir, sul Trigh Capuzzo, e del raggruppamento esplorante, ancora a Berta, sul gebel.



428

LE OPERAZIO NI IN AFRICA SETIENTRJONALE

Complessivamente si trattava di 100.000 italiani e 70.000 tedeschi. Un esame approfondito ci mostra tutte lè divisioni di fanteria più o meno incomplete. Delle quattro che avevano assunto gli organici della divisione motorizzata «tipo A.S.» (46), una sola, la D. mot. Trieste, risultava quasi al completo anche nei mezzi di traspono. Per di più, erano inegualmente fornite di artiglierie e di pezzi controcarri, cosicché avevano gradatamente provveduto a costituire nel rispettivo ambito vari reparti provvisori di formazione con armi di accompagnamento e controcarri di recupero, extra organico. La divisione tedesca Afrika, poi, era ancora in attesa di quasi tutte le sue aniglierie e di tutti gli organi dei servizi. Visto il tipo di battaglia che stava per iniziare, un confronto tra le fanterie contrapposte non sembra significativo e nemmeno tra le aniglierie campali. Ben più probante appare invece un paragone impostato sui carri armati e gli aerei. In sede di pianificazione Cunningham aveva previsto di opporre almeno 400-500 carri ai 250 Panzer, senza tener conto dei carri dell'Ari"ete, «not very formidable», come scrisse Auchinlek nel suo .rapporto, aggiungendo però che l'apprezzamento derivato dalle esperienze fornite dalle campagne di Wavell «dimostrò esse.re piuttosto e1Toneo». In effetti, egli mise in linea circa 750 carri armati, di cui 477 con il 30° corpo, 135 con il 13 ° corpo e 126 a Tobruk (47), senza contare una riserva di altri 259 (48) ed almeno una cinquantina in navigazione verso l'Egitto con il convoglio WS 12 (49). Da pane italo-tedesca i carri efficienti alla data del 18 novembre erano 39;: 249 del Deutsches . Afrikakorps e 146 del corpo d'armata di manovra (50). In definitiva, l'operazione Crusader avrebbe posto 612 ·carri britannici di fronte a 395 dell'Asse: un rappono di 1,8 a 1 a favore dei primi, destinato presto ad aumentare durante lo svolgimento dei combattimenti ( 51). Se i carri erano, o dovevano essere, i dominatori del campo di battaglia, non andavano tuttavia esenti da problemi di notevole ponata: il tempestivo rifornimento di carburante e munizioni; le riparazioni al mezzo, al motore, all'apparecchiatura radio; l'insidia del campo minato. Ed anche il duello col nemico presentava incognite serie. A prescindere dalla precisione del tiro, per eliminare il carro avversario occorreva valutare rapidamente e bene la distanza di apenura del fuoco efficace, cosa non semplice nel deseno. Ma il pericolo monale era costituito dall'agguato delle artiglierie controcarri. Sotto questo profilo i britannici erano piuttosto svantaggiati. L'sa armata disponeva del pezzo da 2 libbre (da 40 mm), unico cannone controcarri, e di quello da 25 libbre


L'OPERAZ.IONE CRUSAOER

429

(da 88/27) che per quanto bocca da fuoco campale stava dando buoni risultati nell 'azione controcarri. A questi i tedeschi opponevano i vecchi pezzi da 37 /45; i nuovi da 50/60, che già avevano mostrato la loro validità durante l'operazione Battleaxe, e quelli, ormai famosi, contraerei da 88 mm. Gli italiani avevano le mitragliere da 20, pochi pezzi da 37 /45 ceduti dalla Germania ed i modesti cannoni da 4 7/ 32. L'efficacia di tali armi dipendeva in buona misura dalla ,velocità iniziale e dal tipo di proietto ed al riguardo i pezzi da 88 (52) e da 50 (5 3) tedeschi offrivano prestazioni migliori, giacché ad una velocità iniziale leggermente supe,nore univano un proietto perforante dotato di cappuccio perforante che consentiva una super10re capaci~à di penetrazione (54). . A complemento dei mezzi corazzati c'erano i veicoli ruotati. Si può dire che quasi tutd gli autoveicoli stavano concentrandosi per combattere in Marmarica o per alimentare la battaglia. Ai mille carri armati comples:;ivi occorreva dunque aggiungere qualcosa come 30.000 automezzi: circa 20.000 britannici e 10.000 italo-tedeschi. Un'infinità di punti, di giorno sparsi nel piatto terreno pietroso e di notte raccoglientisi a gruppi per rifornirsi e difendersi. Le formazioni ormai adottate dalle truppe corazzate e motorizzate si traducevano in molteplici, lunghe colonne procedenti a veicoli ampiamente intervallati per evitare l'individuazione da parte dell'esplorazione aerea. In siffatta navigazione nel deserto diventava inevitabile che automezzi temporaneamente arrestatisi per un'avaria e perfino interi reparti rimasti indietro perdessero l'orientamento, talché gli incontri col nemico risultavano improvvisi ed il controllo delle proprie unità spesso assai arduo. D'altronde, anche gli aerei da ricognizione tattica non avevano compito facile: non soltanto le difficoltà di reperire sicuri punti di riferimento erano valide pure per essi, ma i nuvoloni di sabbia sollevati dei movimenti spesso non consentivano la sicura identificazione delle grandi unità, tanto più che ambedue gli avversari avevano cominciato a valersi largamente di mezzi di preda bellica. Inoltre l'apprezzamento delle perdite inflitte alle formazioni corazzate nemiche era obiettivamente problematico. A meno che un mezzo andasse in fiamme od avesse la torretta asportata, non si poteva acquisire la certezza che il carro colpito fosse definitivamente fuori combattimento. Molto spesso, durante la notte o a scontro finito, il carro veniva rimesso in efficienza in tempi più o meno brevi, cosicché il computo fatto dagli organi informatiii avversari si palesava ingannevole. In definitiva, la lotta in campo aperto tra dispositivi compe-


~30

LE O PERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIONALE

netrant1s1, la necessità di impartire ordini sul tamburo per situazioni in continua evoluzione, le difficoltà di orientamento, l'aleatorietà e l'imprecisione delle informazioni, tute~ contribuiva a creare un tipo completamente nuovo di battaglia. E pur vero che già in precedenza queste caratteristiche si erano manifestate, ma Crusader stava per promuovere uno scontro di dimensioni incomparabilmente supedori. Nessuna meraviglia, perciò, se talun comandante prese decisioni in base ad una situazione superata o addirittura errata e se talaltro esitò ad impegnarsi con immediatezza per aderire alle perentorie richieste di un Comando superiore. Da pane britannica anche il sostegno aereo era stato accuratamente preparato_. Il group n. 204 si era trasformato in Western Desert Atr Force (vice mar. dell'Aria A. Coningham) su nove squadrons di caccia di cui uno a grande autonomia; sei di bombardieri medi ed uno da ricognizione tattica. Tale complesso poteva ricevere aiuto dal group n. 205 e da uno squadron di bombardieri della Medtterranean F/eet, nonché il concorso di uno o più squadrons da traspono. Si trattava, dunque, di un'entità sodd1stacente, ma 11 provvedimento d·i maggiore rilievo ed imponanza fu senza dubbio la costituzione di una serie di Air Replacement Pools (parchi sostituzione aerei), incaricati di ricevere i velivoli dalle officine di iriparazione e &tenere a numero il livello degli squadrons di pri"ma. linea. Gli Air Replacement Pools vennero scaglionati in- profondità: quelli avanzati erano dotati di due «giornate> di sostituzione, quello arretrato, situato a Natron, di sette giornate {55). Questa organizzazione derivava dalla decisione del mar. Tedder di non forma.re piùsquqqronsquanto la disponibilità di personale e mezzi non consentisse. In sostanza: relativamente pochi reparti, ma ben dotati e sempre tenuti a numero (56). _ Circa lo spostamento in avanti del dispositivo aeronautico in base al progredire dell'off~nsiva, venne pianificato l'impiego di due Comandi di group da utilizzare con alterne funzioni per l'effettuazione degli sbalzi (mentre l'uno era operante, l'altro si spostava) ed il rapido approntamento di strisce di atterraggio. Naturalmente la cooperazione aeroterrestre _costituì argomento di attento interesse, volendosi evitare gli scollamenti pericolosi verificatisi in estate. Presso ogni Comando di corpo d'armata e di divisione corazzata furono costituiti controllori dell'appoggio aereo, sì da indirizzare rapidamente le unità della Western Desert Atr Force sugli obiettivi di volta in volta segnalaci nel corso dell'attacco. Peraltro, per evitare possibile dispersione e consentire invece massicci concentramenti di


L'OPERAZIONE CRUSADER

431

forze aeree, Coningham limitò l'attività dei controllori ali' inoltro delle segnalazioni fornite dall'esplorazione aerea e delle richieste di intervento fatte dai Comandi terrestri. In questo quadro sorse ad un tratto una strana discussione. Il governo neozelandese, ispirato probabilmente da Freyberg, intese impedire il ripetersi di quanto era accaduto in Grecia ed a Creta e chiese formalmente l'assicurazione che le truppe neozelandesi fossero adeguatamente appoggiate dall'aviazione. I calcoli fatti a Londra sui rapporti di forze differivano da quelli stimati al Cairo, perciò il 20 ottobre il sottocapo di, Stato Maggiore della Royal Atr Force si recò in Egi~to per un esame congiunto della situazione aerea. A conti fatti venne accettato il rappono di 576 apparecchi britannici efficienti (compresi 48 bombardieri di base a Malta) (5 7) contro 385 italo-tedeschi in Cirenaica e probabilmente altri 72 a Creta e nell'Egeo (58). Di conseguenza, Churchill poté dare al governo della Nuova Zelanda la richiesta assicurazione. L'azione della Western Desert Air Force si sviluppò praticamente da metà ottobre con tre obiettivi: conquistare la superiorità aerea in Cirenaica, causare perdite ai rifornimenti marittimi e terrestri del1' Asse e svolgere un'esauriente lavoro di ricognizione. Il tutto senza scoprire troppo le intenzioni britanniche. L'attacco agli impianti logistici italo-tedeschi cominciò dai punti più lontani: i principali poni italiani e libici e le navi sulle rotte adducenti al Nordafrica. Dai primi di novembre, sulla Cirenaica si riversò lo sforzo massimo: porti, centri logistici, officine, magazzini, piste di atterraggio furono cercati e bombardati, anche se le condizioni meteorologiche non consentirono di ricavare da tale impegno i risultati sperati; pure l'ultima settimana prima del giorno D non provocò sensibili danni a causa del persistente maltempo (59). Alla data del 17 novembre, quando Tedder riferì al capo di Stato Maggiore della Royal Air Force: «Gli squadrons

sono a pieno organico, aerei ed equipaggi, con riserva di apparecchi, e costituiscono un complesso pronto a scattare» (60), la Wéstern Desert Air Force disponeva dei seguenti elementi: 14 squadrons(compreso uno navale) di caccia a breve raggio; 2 squadrons di caccia a grande raggio; 8 squadrons di bombardieri medi; 3 squadrons di ricognizione tattica; 1 fltghts da ricognizione strategica; 1 fltghts da ricognizione topografica, senza considerare due ~(Jtlpdrons bombardamento pesante di stanza in Egitto (61). In tutto si trattava di 650 caccia e bombardieri


432

Lf. OPERAZIONI IN AFIUCA SETIENTRICNALE

(compresi quelli di base in Egitto), con più di 550 apparecchi efficienti, cui si dovevano aggiungere 74 aerei di Malta, 66 dei quali efficienti (62). Secondo Churchill, invece, la disponibilità fu molto superiore: «Dei 1311 apparecchi moderni da combattimento che erano in forza [alla Western Desert Air Force],. 1072 potevano essere impiegati, oltre alle 1 Osquadnglie che operavano da Malta» (63 ). Anche da parte italiana esistono dati contrastanti sul numero di appareçchi disponibili. La situazione relativa al 18 novembre sarebbe stata la seguente (64):

'

Tipo

Settore Est

Settore Centrale Il

Settore Ovest

Totali

orga- effi- orga- effi- orga- effi. orga- effifllCI cienti fllCI cienti 111(1 cienti nici cienti Bombardamento ... .. ... . ... . Bombardamento a tuffo .... Aerosiluranti .. ................ Ricognizione strategica ... .. . Caccia .......................... Ricognizione marittima ..... Osservazione aerea .......... .

55 5 5 11 117

-

21

214

Totale

41 2 4 4 81

-

-

8 16 82

14 146

10 11 37

-

-

3 3

8

2 8

32 4 8 54

-

5

4 105 8 15 145

-

3 80 7

8 104

63 20 5 26 259 16 52 441

44 7

4 15 193 1 30 304

Senonché un documento inviato dal Comando 5a squadra al Còmando Superiore, relativamente al 19 novembre, indica differenti cifre: complessivamente 475 àpparecchi esistenti, di cui 313 efficienti (vds. specchio pag. seguente) (65). Essendo gli aerei dei settori· Centrale ed Ovest totalmente impegnati nei servizi di scorta ~i convogli, di protezione dei poni di Tripoli e di Bengasi e degli aeroporti circostanti, e di ricognizione marittima, gli apparecchi da combattimento utilizzabili in Cirenaica orientale si limitavano a:

Tipo

Esistenti

Bombadieri .... . ... ....................... .... ..... ... . Bombardieri a tuffo .......... .. .... ...... ; : ......... . Aerosihuanti ..... .. ., ... .... ........ ..... ......... : .... . Caccia

55

40

5

107

4 75

Totale

169

121

L

2 .

In efficienza 2. (?) .


433

L'OPERAZIONE CRUSAOER

I

Comando 5 a Squadra Aerea Ufficio Ordinamento Situazione efficienza bellica velivoli alla data del 19.11.1941 Rep_a ni

,

SETTORE EST 8° Stormo B.T. ( 11 • GruppoB.T. 13 • St. 43° Gruppo 'B.T. 239" Squadriglia B.A.T. 279• Squadriglia Siluran. 19• .Squadriglia R.S.T. 20• Gruppo C.T. 155• Gruppo C.T.: 35P e 378" Squadriglia 153• Gruppo C.T. 376° Squadriglia C.T. 129• Squadr. O.A. 67°Gr. 132• Squadr. O.A.

I

SETTORE CENTRALE 244• Squadriglia B.T. 209• Squadriglia B.A.T. 174• SquadrigliaR.S.T. 160° Gruppo C.T. 360• Squadriglia C. T. del 15 5 • Gruppo 2 • Gruppo APC ( 32• Squadr. O.A. 15°Gr. 125• Squadr. O.A. 196" Squadriglia R.M. Nucleo 145° Gr. «T> Sez. 614" Squadr. Socc.

Tipo velivolo

Sede Manuba Barce Manuba2 Dema Dema Dema Manuba AinGazala Dema BirHacheim Ain Gazala BirHacheim Bengasi Bengasi Berka Bengasi Bengasi Berka Agedabia

j

Carico

Efficienti

13

S.79 Br.20 Br.20 JU 87 S.79 S.79 G.50

25 15 2 5 11 36

(·)

G.50 Mc.200 Cr.42 Ro.37 b. Ro.37 b.

24 36 11 9 6

20 19 9 3 5

S.81 JU.87 S.79 Cr.42

4 ·5 8 43

2 1 6 38

G.50

11

6

4 8

3 4

(·)

Ghibli · Ca.311

u

1,

14 13 4 4 27

4

Bengasi Bengasi Bengasi

Cz.501 S.81-82 Cz.506

8 9 1

SETTORE OVEST 98° Gruppo B.T. 236• Squadr. B.A.T. 175• Squadr. R.S.T. 3• GruppoC.T. Sez. 3• Gr. C.T. 1-Q • Gruppo C. T. 69° Gruppo O.A. 1 • Gruppo APC 103• Squadr. Avio Sah. Squadriglia Avio Sahar. 145" Squadr. R.M.

C. Benito C. Benito C. Benito Sorman Misurata C. Benito Zuara Mellaha Misurata Hon Pisida

8 5 4 423 6 32 14 17 6 11 5

3 3 3 36 3 16 14

145° Gruppo«T>

e.Benito

15

3

614• Squadriglia Soccorso

Karamanli

Br.20 JU.87 S.79 Cr.42 Cr.42 G.50 Ca.311 Ghibli S.81 Ghibli Cz.501 S.74-75 S.81-82 Cz.506

6

3

(

0

)

I1 numero degli aerei efffienci non risulta nell'origina.le.

1

9 5

9 2


IL CAMPO D'I 1

?m imi

/

.

LtG-rNDA

8ir ~/Cua.s , .,r·

--·-/ /

I 1


~ATIAGLIA

Schizw n. 42

- - - - -·=;===-====-·-·--===-== -=-=-=-=-=-=--~:::---=-=-=-=-=-=-=-=~~=-=~=~~==-=~==-=i~

--··---------=-- -_::--_-_--___:. ,. . : -_. . :._--_-__-_-_-_-_-_-_-_---_=_=_=_=i_J ·- ··- ·----·----·

···-----=-=----.-..:::-=====~---;=================3


434

LE OPERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIONALE

Sulla reale consistenza delle forze del Fliegerfuhrer esistono inc~ttezze. Secondo l'amm. Weichold esse comprendevano 3 gruppi da bombardamento, 1 da caccia (rinforzato), 1 squadriglia di caccia-bombardieri, 1 squadriglia da ricognizione strategica ed 1 da ricognizione tattica, per. un totale di 177 apparecchi, di cui la metà efficiente (66). Churchill indicò complessivamente 190 aerei, di cui 120 in linea (67). Per completare il panorama alla vigilia dell'operazione Crusader è opponuno un cenno agli ambienti naturale e psicologico. Il campo di battaglia era costituito dalla Marmarica, cioè dalla Cirenaica nordorientale, ad est di el-Mechili ( schizzo n° 42). Essa presenta una superlìcie piatta, dura e scopetta, percorribile senza difficoltà dai mezzi forniti di gommatura idonea, eccezion fatta durante fotti piogge. Il terreno è segnato da cordonature rocciose con andamento equatoriale, attraversabili da veicoli soltanto in determinati punti. Detti costoni, il cui versante settentrionale assume in genere l'aspetto di una vera e propria scarpata, si snodano a cavaliere del Trigh Capuzzo. A nord, uno di essi corre parallelo alla pista all'incirca dal meridiano di Acroma sino a Bardia, passando a sud di Gambut. Esso si attenua tra ed-Duda e Belhamed, talché venne sfruttato per il passaggio della Strada dell'Asse. Lo designeremo come ciglione di Belhamed. Il secondo, a sud del Trigh Capuzzo, pane dall'altezza di ed-Duda e prosegue verso est con Abiar el-Amar-marabuto di Sidi Rezegh-q. 175 - Bir Sciafsciuf sino all'altezza di Bir el-Cleta. Era noto come costone di Sidi Rezegh. Il terzo, sempre a sud del Trigh, segue l'andamento della pista da una diecina di chilometri ad occidente di el-Adem sino a q.176 (est di Bir Bu Creimisa) ed oltre. Era chiamato costone di Bir Bu Creimisa o «terza scarpata>. Data la situazione, l'andamento parallelo dei tre ciglioni in argomento e gli spazi interposti determinarono posizioni sulle quali si impernierà la lotta a sud-est di Tobruk. Tra ed-Duda e Be1hamed, come si è detto, passava la Strada dell'Asse; tra il costone di Belhamed e quello di Sidi Rezegh correva il Trigh Capuzzo, controllato rispettivamente dalle posizioni di Bir Sciuret- e q .175, specialmente da. quest'ultima; ad oriente del ciglione di Bir Bu Creimisa, poi, si trovava un ·rettangolo piatto di circa quindici chilometri di lunghezza per cinque di ampiezza. Gli accessi erano Gòt en-Nbeidat ad est e la soglia di Abiar el-Amar ad ovest. In mezzo era approntato il campo di atterraggio di Sidi Rezegh. I tre ciglioni, la soglia di



RICOGNIZIONE AEREA ITAJ

Ricognizione i/aliana ,. tedesca


.O-TEDESCA DEL 15 NOVEMBRE

Schizzo n. 43

8.Qafrani

o

Ttnde

(4 g,vppi

Reazioni! e . a .,

importa11fi}

8

Aulomeui rile,afi


LE OPERAZIONI IN AFRICA SETI'ENTRJONAIE

Abiar cl-Amar e l'aeroporto costituiranno l'epicentro dei combattimenti per Tobruk. È tuttavia utile precisare che per difficoltà di precisazione, genericità di informazioni e semplicità di riferimento i nomi di Belhamed e di Sidi Rezegh saranno spesso usati da ambo le parti impropriamente per indicare anche posizioni circostanti o un'intera area. Quanto all'atmosfera psicologica, quella che poté dare il titolo di «Guem, senza odio» alle memorie di Rommel, merita di essere posta in ampia evidenza, anche perché non si verificò su alcun altro fronte dell'intera seconda guerra mondiale. Era già affiorata durante l'operazione Battleaxe, quando i combattenti non sapevano esattamente dove avrebbero trovato l'avversario né se la colonna che improvvisamente incontravano era amica o nemica, ma adesso prenderà sostanza .e darà la sua impronta alla guerra in Africa settentrionale: «Un fenomeno strano si palesava sempre più nettamente: il senso di cameratismo che si stabiliva tra i soldati dei due campi. Non esisteva popolazione civile nel!' Africa del nord, non donne né bambini, nessun villaggio o città tranquilla suscettibili di essere travolti nel caos della distruzione. Le poche località esistenti nella zona del fronte erano state completamente evacuate dalle loro popolazioni arabe ed erano state distrutte prima ancora che i soldati tedeschi fossero giunti in Africa. Non esistevano, dunque, su questa terra che dei soldati egualmente soggetti alle dure leggi della vita nel deserto. Inoltre, non ci si batteva per conquistare questa o quella parte di un territorio che era privo di valore per l'uno come per l'altro campo, non si cercava che una decisione con le armi nel corso di una battaglia sempre mobile e mutevole. Così il sentimento di animosità personale che fatalmente ispira un combattimento di fanteria, aspro e sanguinoso, e che si manifestò da una parte e dall'altra in certi momenti dell'assedio di Tobruk, non esisteva nei liberi combattimenti del deserto. Questi erano dominati da un reciproco rispetto e si svolgevano in un'atmosfera di lealtà, secondo regole morali tacitamente ammesse d'ambo le parti. Il valoroso non aveva alcun motivo di disprezzare un valoroso indossante una diversa uniforme. Egli lo ammirava ed entrambi si inorgoglivano degli stessi successi> (68).

Il 18 novembre, appena rientrato al proprio Comando, Rommel fu messo al corrente degli ultimi avvenimenti. Il giorno 15. la ricognizione aerea italiana e tedesca aveva rilevato per la prima volta un grosso quantitativo di veicoli nemici tra Marsa Matruh e la ridotta Maddalena: oltre 3.000 automezzi e quattro grandi attendamenti_( schizzo n° 43). Inoltre era stata fatta segno ad una reazione contraerei eccezionafmente intensa. La sera prima, poi, commandc inglesi sbarcati da due sommergibili nei pressi di Beda Littoria,



438

LE O PERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIO NALE

avevano effettuato un'audace incursione sul Quanier Generale dell'Intendenza tedesca, che errate informazioni avevano indicato come sede del Comando tattico di Rommel, contro la cui persona era diretto il colpo. Rimasero uccisi due ufficiali tedeschi, ma l'obiettivo era ovviamente mancato. Per più di ventiquattro ore un violento nubifragio aveva interotto tutte le comunicazioni tra i Comandi e le unità schierate sui fronti di Tobruk e di Sollum, rendendo impraticabili i campi d'aviazione ed impossibile la ricognizione aerea. Per questo le prime notizie cominciarono ad affluire senza dare la sensazione che qualcosa di grosso fosse iniziato. Ma c'era di mezzo anche l'orientamento mentale dei Comandi italiani e germanici. I primi erano concordemente inclini ad attendersi da un momento ali' altro un forte attacco britannico; infatti il 12 ed il 13 novembre Gambara aveva esposto ai principali comandanti del corpo d'armata di manovra il prevedibile sviluppo di un operazione nemica ed impartito orientamenti per fronteggiarlo (69) e, dal canto suo, il gen. De Giorgis aveva dato disposizioni ai reparti della Savona ritenendo imminente l'azione inglese. Per contro, da pane tedesca sembra che lo scarso credito attribuito ali' eventualità di un' offensiva di Cunningham avesse addirittura indotto a trascurare la diramazione di misure cautelative. Anche quando il rapporto del 17 sera della compagnia di esplorazione elettronica rese noto che le stazioni avversarie erano rimaste «stranamente tranquille», evidentemente al Comando del Panzergruppe si pensò che , come alla vigilia di Battleaxe, in giugno, il nemico non avrebbe saputo mascherare la propria attività organizzativa. «A nessuno venne in mente che ti nemico avrebbe potuto iniziare un 'offensiva con l'intento di decidere l'esito di tutta la campagna!» (70). Il lato meridionale del dispositivo italo-tedesco si appoggiava a tre punti: Sidi Omar (D .f. Savona), Bir el-Gobi (D.cor. Ariete) e Bir Hacheim (D.mot. Tn"este). La Savona provvedeva al controllo ravvicinato delle proprie posizioni. Lo spazio esistente tra Sidi Omar e l'allineamento Gabr Saleh-ridotta Maddalena era settore affidato ali' esplorazione tattica del 3 ° e 3 3 ° gruppo esplorante tedesco (entrambi agli ordini del ten. col. von Wechmar); ad ovest del citato allineamento dovevano operare le pattuglie dell'Ariete e, ancor più ad occidente, quelle della Tn·este. La mattina del 18 novembre sul fronte di Sollum-Sidi Omar si riscontrarono movimenti di autoblindo e di pattuglie meccanizzate, tenute a distanza da tiri di aniglieria, ma a sud del Trigh el-Abd -


L'OPERAZIONE CRUSADER

439

dove da alcuni giorni agivano elementi motorizzati avversari, che in caso di .incontro con pattuglie tedesche ed italiane solitamente ripiegavano dopo breve schermaglia - solo sul tardi cominciarono a filuare notizie che dettero la sensazione di qualcosa di assai differente da una semplice «puntata>. Nel pomeriggio, alle 17,30, il ·ten. col. von Wechmar comunicò al Comando dell'Afiikakorps che poco prima di mezzogiorno il 33 ° gruppo esplorante aveva avuto uno scontro con unità nemiche svolgenti «una ricognizione in fona» (71 ), e che alle 17 il 3 ° gruppo esplorante era stato attaccato «da duecento veicoli corazzati» ua Gabr Saleh e Bir Gibni (72). Per quanto Criiwell intendesse assumere misure cautelative, Rommel, che nel frattempo si era rimesso a studiare l'attacco a Tobruk - era intenzionato a sferrarlo il 23 - , non fu assolutamente di questo avyiso, anzi ammonì seccamente il comandante dell'Afiikakorps:

«Non dobbiamo perdere la padronanza dei nervi!». Quella sera il rappono situazione del Panzergruppe Afrika diceva: cl. Situazione del nemico: immutata. 2. Fronte di Sollum: il nemico ha spinto in avanti una ricognizione armata in direzione della 21 a divisione corazzata. 3. Fronte di Tobruk: ...... • {73).

Invece per il Comando Superiore italiano le notizie erano più che sufficienti per confermare il verificarsi di quanto temuto. Nonostante che verso le 22 il Comando del Panzergruppe ripetesse che non esisteva motivo di preoccupazione, a mezzanotte Gambara spediva al Comando Supremo un dispaccio di altro tenore: «Fronte Sollum: stamane ore otto. avvistati automezzi nemici sud Sidi Oinar et reparti appiedati intenti rafforzarsi terreno. Pomeriggio artiglierie Savona habent sparato migliaio di colpi contro concenuamenti mezzi blindati et corazzati. Intercettazione [messaggi] radio uasmessi da avversario in chiaro lasciano supporre imminente attacco nemico da sud Sidi Omar in direzione Bir cl-Gobi• (74).

e telefonò al corpo d'armata di manovra di informare le divisioni

Ariete e Tn'este della prossima offensiva (prevista per il 20) da sud-est e di orientarle a reagire sui fianchi del nemico. . Durante la notte giunsero al.tre notizie. Alle 20 una pattuglia del I/ 26 ° fanteria. di presidio a Sidi Omar, aveva catturato un militare inglese appanenente al 18 ° artiglieria da campagna della 4:1. divisione indiana. Era \;autista di una camionet~a immobilizzata un paio d'ore prima da un pezzo da .37 / 45 del caposaldo di Sidi


440

LE OPERAZIONI I N AFRICA SE1TENTRJONALE

SITUAZIONE DEllA FORZA ITALIANA ALLA DATA DEL 15 NOVEMBRE Armamento Forze R. ESERCITO Tripolitania Cirenaica Sahara Totale R. MARINA

R. AERONAUTICA Totale generale

Uomini

f.m. e mtr.

mortai

41.058 (1) 102.459 (5) 3.940 (9)

3.512 (2) 5.265 (6) 246 (10)

194 (3) 663 (7) 12 (11)

147.457 (13)

9.023 (14)

4.095 (17)

184 (18)

14.399 (20)

-

165.951 (22)

9.105 (23)

e.e.

e.a.

-

55 1.036 24

116 (4) 458 (8) 28 (12)

349 717 19

869 (15)

129

1.115

602 (16)

1.085

-

-

-

86 (19)

67

129

1.115

746 (24)

-

( 1) 1.698 ufficiali, 2.812 sottufficiali, 26.510 nazionali, 10.038 libici. ( 2) l.338 fucili mitragliatori e 2.174 mitragliatrici. ( 3) 182 mortai da 45 e 12 da 81. ( 4) 35 mitragliere da 20 e 81 pezzi di altro tipo. ( 5) 5.039 ufficiali, 7. 117 sottufficiali, 88.117 nazionali, 2.186 libici. ( 6) 2.327 fucili mitragliatori e 2.938 mitragliatrici. ( 7) 478 mortai da 45 e 185 da 81. ( 8) 355 mitragliere da 20 e 103 pezzi di altro tipo. ( 9) 130 ufficiali, 198 sottufficiali, 783 nazionali, . 2.829 libici. (10) 64 fucili mitragliatori e 182 mitragliatrici. (11) da 45 mm. (12) da 20 mm.

Aniglierie

869

l.f.m.

59 70

autoblindo

187

2 154

187

-

cam

1.152 .

Automezzi

M

carn L

58 (21)

(13) 6.867 ufficiali, 10.127 sottufficiali, 115.410 nazionali, 15 .053 libici. (14) 3.729 fucili mitragliatori e 5.294 mitragliatrici. (15) 672 mortai da 45 e 197 da 81. (16) 418 mitragliere da 20 e 184 pezzi di altro tipo. (17) 182 ufficiali, 488 sottufficiali, 3.425 marinai. (18) 15 fucili mitragliatori e 169 mitragliatrici. (19) 21 mitragliere da 20 e 65 pezzi di altro tipo. (20) 906 ufficiali, 1.138 sottufficiali, 11.462 nazio. nali, 893 libici. (21) tutte mitragliere da 20 mm. (22) 7 .955 ufficiali, 11.753 sottufficiali, 130.307 naz.ionali, 16.023 libici. . (23) 3 . 744 fucili mitragliatori e 5 .463 mitragliatrici. (24) 497 mitragliere da 20 e 249 pezzi di altro tipo. ¡

Mezzi corazzati Forze

campali

a benzina

a gasolio

Totale

effic.

ineff.

.effic.

ineff.

-

2 23

-

742 3.478 64

673 1.830 53

303 2.988 83

740 1.506 57

2.458 9.802 257

156

25

4.284 .

2.556

3.374

2.303

12.517

-

-

13

64

11

149

-

-

-

187

156

25

R. ESERCITO

-

Tripolitania Cirenaica Sahara

-

Totale R. MARINA

R. AERONAUTICA Totale generale

61 516

354

515

155

1.540

4.861

2.923

3.953

2.469

14.206


C:OPERAZIONF. CRUSADER

441

Omar Nuovo (75). Sottoposto subito ad interrogatorio dal comandante del 1/26°, magg. Raffaele Caccavale, il militare, qualificatosi come ponaordini reggimentale, av~va dichiarato che due divisioni corazzate (la 2 a e la 7 a) erano già da tempo dislocate ad ovest e nord-ovest di Sidi Omar; che la 4a divisione indiana -fronteggiava le posizioni da Sidi Omar all'Halfaya ed oltre; che la 4a divisione sudafricana si trovava a Sidi el-Barrani ed un'altra sudafricana era più arretrata, in movimento verso ovest. Aveva altresì dichiarato che gli inglesi avrebbero attaccato «nei prossimi giorni» con tre colonne. Inoltre il prigioniero era in· possesso di un plico dal quale si ricavava agçvòlmente l'intero organico della 4 a divisione indiana, con i nominativi convenzionali di ogni singola unità · (76). Ovviamente le informazioni non erano valide al cento per cento, tuttavia si cominciavano ad intravvedere i contorni dell'iniziativa britannica: due divisioni corazzate, una diretta.verso Gabr Saleh, l'altra, più ad ovest, procedente verso el Cuasc e Bir el-Gobi (77); la 4a indiana di· fronte alla Savona; due divisioni sudafricane nel settore costiero verso Sollum-Halfaya. Rommel si mantenne incredulo e conservò la convinzione anche quando Criiwell si recò a Gambut, a mezzogiorno del 19. Fin dall'alba del giorno prima la 7a divisione corazzata, preceduta da uno schermo di autoblindo, era penetrata in Marmarica passando il confine in corrispondenza della ridotta Maddalena. «La nostra offensiva~ riferì Auchinleck - sorprese ti nemico. In effetti io ritenévo che almeno per un giorno, se non per due, esso pensasse che stessimo effettuando una ricognizione in forze». Aveva visto giusto, almeno per i tedeschi. A proposito della data d'inizio dell'operazione Crusadtr, appare doveroso un esplicito cenno alla voce di «tradimento», che ebbe a circolare fin dal 1941 con allusione alla strana tempestività degli interventi britannici contro la nostra squadra navale e contro i convogli dell'Asse verso la Libia e, dopo la guerra, con preciso riferimento all'attacco a Tobruk sospeso a causa dell'inopinata - . per modo· di dire - offensiva di Cunningham. Sul primo punto non c'è bisogno di ritornare: si è già detto · che soltanto nel 1974 venne autorizzata da . panl; inglese la rivelazione di Ultra, la macchina decifrante che consentiva la lettura dei messaggi tedeschi cifrati con la codificatrice Enigma. Di conseguenza, per quanto riguarda il teatro d.' operazioni del Mediterraneo, le comunicazioni segretissime inviate da Supermarina e Superaereo ai rappresentanti ed ai principali Comandj tedeschi in Italia e da questi cifrati con Enigma per la successiva trasmissione alle unità del X Fliegerkorps e


442

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETl"ENTRIONAU:

poi della 2 a Luftflotte, venivano intercettate e descrittate senza difficoltà dall'avversario. Anche Rommel, naturalmente, impiegava Enigma per i propri dispacci a Roma ed a Berlino e ciò spiega molte cose. Ma nel caso specifico di Crusader sembra che la fotografia di uno schizzo di mano di Rommel circa la conquista di Tobruk sia finita sul tavolo di Auchinleck (78). Dopo il conflitto il mar. Kesselring ebbe a dire: «Non ho mai avuto notizia alcuna, né da .Rommel né dal suo Stato Maggiore, del passaggio al nemico del suo piano d'attacco contro Tobruk nel 1941» (79) e l'allora ten. col. Westphal, capo ufficio operazioni del Panzergruppe, ignorava la cosa: «Non mi è noto che il piano d'operazioni di Rommel, predisposto per l'attacco di Tobruk, sia caduto nelle mani del generale inglese Auchinleck». Invece Bayerlein, all'epoca capo di Stato Maggiore del Deutsches Afrikakorps, affermò:· «Venni a sapere, durante ti corso dell'offensiva, che ti piano di attacco di Rommel(... ) era passato agli inglesi. Tale assunto venne convalidato dalle dichiarazioni di alcuni pn'gionieri inglesi. Non poté mqi essere accertato chi fosse ti traditore (... ). Tuttavia io posso escludere che gli italiani possano avere avuto mano nel tradimento nel caso di Tobruk, perché in altn· casi consimili poterono provare l'assoluta loro fedeltà alla causa» (80). Il maggior interessato, Auchinleck, così si espresse ufficialmente: «Prima di lanciare l'offensiva sapevo che erano in corso i preparativi per un attacco a Tobruk, ma non conoscevo la data del progettato attacco. Pen.sai, · comu"1que, seriamente di posporre la mia offensiva finché Rommel non fosse impegnato a Tobruk, con l'idea di cogliere il nemico mentre era volto dalla parte sbagliata ed in condizioni sfavorevoli. Ad ogni modo, l'urgente necessità di iniziare l'offensiva al più presto la possibilità che Rommel non fosse in grado di sferrare la sua azione prima di molte settimane mi fecero. abbandonare l'idea, benché con qualche riluttanza. Noi sappiamo adesso senza alcun dubbio che Rommel intendeva attaccare Tobruk da est il 23 novembre ed avevamo tutti i suoi piani per questa impresa> {81).

e

Ovviamente, non si è in condizioni di fare commenti, tranne uno: che un manoscritto di Rommel non poteva verosimilmentç essere fotografato o perduto che nel luogo stesso in cui era rigorosamente custodito, cioè presso il Comando del Panz,ergruppe. Né si possono formulare ipotesi, anche perché si ignora quando il Comando in capo del Medio Oriente sarebbe venuto in possesso dello schizzo. Sta di fatto che, pur se ·preferibile cogliere Rommel già impegnato con la sua r5a Panzerdivision contro la piazzafone, questa concomitanza non era indispensabile. Crusader fu progettata


L'OPERAZIONE CRUSAOER

443

come azione di forza, da lanciare appena possibile ed a prescindere dalle intenzioni di Rommel. E quanta determinazione ésistesse al riguardo emerge dal messaggio spedito da Churchill ad Auchinleck la notte del 15 novembre: «Per la prima volta le truppe di Gran Bretagna e dell'Impero sono impegnate con tutta la forza dei mezzi disponibili in un attacco contro i tedeschi. La battaglia modificherà il corso della guerra. Considerate, nel portare questo durissimo colpo al nemico, che combattete per la vittoria definitiva, per la patria ·e per la libenà. L'armata del deserto scriverà una nuova pagina della storia che eguaglierà la fama ·di Blenheim e di Waterloo. Gli sguardi di tutte le nazioni sono rivolti a voi . Tutti i nomi cuc;ri battono con 'i vostri. Dio sia con il più giusto».

Auchinleck, invece, riteneva che «la qualità e la quantità di truppe e di equipaggiamento fossero appena adeguate a dare una ragionevole probabilità di successo» (82). Ma era un modesto.

3. L'AVANZATA BRITANNICA SUBIR EL-GOBI E GABR SALEH (18-19 NOVEMBRE). Alle ore 6. del 18 novembre il 30 • corpo cominciò ad attraversare il reticolato di frontiera. Tre reggimenti autoblindo precedevano la 7a divisione corazzata: il 1 ° King 's Dragoon Guards a destra, come avanguardia della 4a brigata corazzata; il 4 • sudafricano al centro, immediatamente a nord della ridotta Maddalena; l' 11 ° ussari con una colonna del gruppo di sostegno a sinistra, davanti alla 22.a brigata corazzata. Oltre confine, ad una distanza tra i 20 ed i 30 chilometri, erano stati approntati tre depositi carburanti. Rifornitisi, i reggimenti autoblindo piegarono verso nord-ovest, aprendosi a ventaglio su un fronte di circa 60 chilometri, e si diressero rispettivamente verso Bir Gibni, Gabr Saleh e Bir el-Gobi (83) per «cercare ti grosso del nemico e individuarne i fianchi» (84). La marcia, protetta da un ampio ombrello aereo di caccia, procedette indisturbata sino alle 10,15 poi si arrestò: il 4 ° sudafricano, scona una colonna di una cinquantina di mezzi avversari in movimento sul Trigh el-Abd, volle attendere rinforzi; il 1 ° King 's Dragoon Guards venne a cadere sotto il tiro di quattro autoblindo e sei carri tedeschi e l' 11 • ussari incappò in un breve scontro con alcune autoblindo tedesche e, piu tardi, con due plotoni carri dell'Ariete, ad. otto chilometri a sud-est di Bir el-Gobi.


SITUAZIONE AllA S1

7~UK

22


~RA DEL 18 NOVEMBRE 1941

Schizzo n. 44

@ I

I

@


I 444

LE OPF.RAZIONI IN AFRICA St:TTENTRION/\1.1'

La battuta di arresto dello schermo esplorante si risolse attorno alle 12,30, allorché uno squadrone del 2° Royal Tanks della 7a brigata corazzata scavalcò i sudafricani puntando su Gabr Saleh. L'avanzata riprese e dopo un'ora il 4 ° sudafricano comunicò che il reparto avversario cominciava a ripiegare verso nord. All'imbrunire, gli obiettivi della giornata potevano considerarsi raggiunti: la 4a brigata corazzata, respinto il 3 ° gruppo da ricognizione tedesco, si attestava a nord di Bir Gibni; la 7a brigata corazzata sostava ad alcuni chilometri a nord-ovest di Gabr Saleh; la 22a brigata corazzata, invece, era prossima alla pista el Cuasc-Bir el Gobi. A sinistra della 7a divisione corazzata e più arretrata muoveva la 1 a divisione sudafricana. Essa aveva superato la frontiera una cinquantina di chilometri a sud della ridotta Maddalena. La sera, al termine di un ampio semicerchio, le sue brigate si sistemavano a difesa sulla pista per Bir el-Gobi: la 1 a nella zona di el-Cuasc e la 5 a a Eluet el-Hamra (una trentina di chilometri più a sud), a protezionè del fianco sinistro del corpo d'armata. Sul fronte di Sollum-Sidi Omar il 13 ° corpo si era plasmato sulle difese italo-tedesche. L' 1P brigata indiana sulla costa; la 7 a brigata indiana ali' altezza di Bir Sheferzen, con il Centrai India Horse davanti alle posizioni della Savona, da Sidi Omar al ciglione dell'Halfaya; la 5a brigata indiana a tergo, in zona Bir Sofafi-Bir Habata, per fornire un sicuro punto di appoggio nel caso di sfavorevole sviluppo dell'operazione; la divisione neozelandese a sud-ovest di Gasr el-Abd, a cavallo della pista Sidi Omar-ridotta Maddalena ( schizzo n° 44). Alle 18,20 il gen. Gott impartì alla 7a divisione corazzata gli ordini per l'indomani: i tre reggimenti autoblindo, che però passavano sotto il diretto controllo delle brigate, dovevano essere spinti verso nord a trovare il Deutsches Afrikakorps e ad ovest verso l'Ariete, che si sapeva in zona. In tal modo il primo sarebbe stato affidato a 4a e 7a brigata corazzata, la seconda alla 22a brigata corazzata ed al 7 ° gruppo di sostegno. La conseguenza più evidente di tali misure era la suddivisione della grande unità in due blocchi diretti su obiettivi divergenti. Tutto bene, comunque, per l' ga armata, si direbbe. Ma tutto era andato «troppo» bene. Sappiamo che Cunningham si attendeva che la prima mossa britanica provocasse una pronta replica tedesca, sufficiente a fornire lumi per la seconda mossa. «La marcia di avvicinamento purtroppo non passerà inosservata al nemico aveva detto al rapporto dei comanaanti tenuto il 29 ottobre Dalle· sue rèazioni comprenderemo perciò quello che l'avversano si



446

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE

propone di fare; fin dalla prima sera conosceremo le sue intenzioni e potremo prendere una decisione». Invece regnava il silenzio più assoluto. Intendendo procedere con il Comando del 30° corpo per essere in grado di assumere personalmente la responsabilità dello sviluppo da imprimere all'azione del secondo giorno di offensiva, Cunningham era panito in macchina in piena notte, ma impantanatosi per strada era arrivato da Norrie con un'ora di ritardo. Adesso, al termine di una giornata tranquilla, i capi britannici «si trovavano nella strana condizione di possedere l'iniziativa e di essere incerti su come usarla poiché il nemico non agiva» (85). In effetti, da pane italiana qualche provvedimento era già stato preso: proprio quello che avrebbe causato il primo scacco alla 7a divisione corazzata a Bir el-Gobi. Quanto ai tedeschi, von Ravenstein , comandante della 21 a Panzerdivi'sion dislocata a cavallo del Trigh Capuzzo, aveva mandato una compagnia di carri ed una sezione di aniglieria a rinforzo del 33 ° gruppo esplorante e proposto di. avviare durante la notte il 5 ° Panzerregiment verso Gabr Saleh. Il suggerimento era sensato. Il gen. Criiwell, che ben ricordava il rifiuto di Rommel di considerare possibile l'ipotesi di un'offensiva britannica, rimase inizialmente incetto poi' decise di informare le unità dell'Afiikakorps che «non possiamo escludere l'eventualità di un 'operazione nemica intesa ad aggirarci da sud», di mettere in stato di allarme la 15 a Panzerdivision e di consentire l'invio del 5 ° Panzerregi'ment a Gabr Saleh. Per quest'ultimo passo volle però l'approvazione di. Rommel. Si recò dunque a Gambut verso le 20, ma Rommel si oppose al movimento: «Non dobbiamo .mostrare troppo presto le nostre intenzioni al nemico». In compenso fissò una riunione per le 12 del giorno successivo. Poco prima di mezzanotte il Comando 30 ° corpo diramò il seguente messaggio: «Nessuna ulteriore informazione._La 7• divisione corazzata può [?], dopo accurate ricognizioni e predisposizioni, occupare domani Bir el-Gobi e Qasaba Sidi Rezegh. La 4• brigata corazzata rimane alle dipendenze del Comando 7• divisione corazzata e non, dicesi non, inizialmente ... più ad ovest di 450 Easting Grid. La 1• divisione sudafricana deve prepararsi ad occupare e difendere, su ordine, le località di Bir el-Gobi e Gueret Hamza, ciascuna con una brigata. Richiesto concorso di bombardamento aereo su el-Duda e el-Adem. Il comandante dell'armata è .ansioso di dare aiuto al più presto [a Tobruk] perciò domani occorre comportarsi energicamente> (86).

Il dispaccio era tutt'altro che chiaro e per di più risultò pervenuto incompleto ai destinatari. Probabilmente rifletteva l'idea


L'OPERAZIONE CRUSADER

447

ongmaria di .Norrie, che in ceno modo voleva «forzare> la situazione. Comunque indusse a ritenere che Cunningham si fosse persuaso a lasciar cadere il piano iniziale ed invece ·avesse deciso di puntare su Tobruk.

IL 19 NOVEMBRE.

Nelle prime ore del 19, dunque, Gott ordinò alla 22a brigata corazzata di procedere su Bir cl-Gobi, alla 7 a di puntare su Sidi Re'zegh, al gruppo di sostegno di tenersi in misura di agire con l'una o con l'altra, secondo le circostanze, .ed alla 4a brigata corazzata di rimanere sulle posizioni raggiunte in modo da conferire sicurezza al fianco destro divisionale ed a quello sinistro del 13° corpo( scruzzo n° 45). A sua volta, verso le 8, il gen. Brink, comandante della 1 a divisione sudafricana, orientò i suoi brigadieri in questi termini: «Le cose oggi possono evolvere rapidamente. Prego essere pronti a seguire l'andamento della situazione. Attendo ordini da un momento all'altro per occupare Bir cl-Gobi e Gucrct Hamza, ciascuna con una brigata. In t2lc evidenza, la 1 a brigata di fanteria occ.upcrà cl-Gobi e la 5• Gucrct Hamza. La 7a divisione corazzata muoverà contro Bir cl-Gobi oggi, non appena completate le ricognizioni e le predisposizioni> (87).

A Bir cl-Gobi l'Ariete stava adeguando il proprio schieramento alle novità. Avrebbe dovuto realizzare una linea difensiva con un semicerchio di capisaldi presidiati dai battaglioni bersaglieri rinforzati ad una diecina di chilometri a sud del nodo di piste. Le ricognizioni erano state fatte. ed i lavori si trovavano in corso (nonostante le recenti violentissime piogge), pur rimanendo ancora la divisione nell'ampia dislocazione in atto, a cavallo del Trigh el-Abd. Le notizie pervenute durante il pomeriggio del 18 indussero il gen. Balotta a soprassedere all'attuazione del nuovo schieramento ed a cercare frettolosamente una soluzione migliore, più raccolta. A seguito degli ordini di Gambara, il gen. Mannerini - che in pratica fungeva da vicecomandante del corpo d'armata di manovra - alle 7,30 si presentò al Comando dell'Ariete. Gli venne esposta la situazione locale ed illustrato l'assetto difensivo studiato; dopo una breve discussione, Mannerini finì per approvare la decisione di Balotta di restringere il fronte per rendere più compatto lo schieramento. •così il V/ 8 ° bersaglieri con il Il/ 132 •


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

artiglieria rimase dov'era, sulla pista per el-Cuasc; il III/ 8 • bersaglieri con un gruppo da 75/27 del 3° celere fu destinato ad est del trivio, come spalla sinistra; il XII/ 8 • bersaglieri con il I/ 13 2 • artiglieria ad ovest, come spalla destra. Immediatamente a nord del trivio erano schierati il gruppo da 105 / 28 del 24 • raggruppamento d'armata ed i sette pezzi da l02·della Milmart. Ancor più a nord, riunito, il 132 • reggimento carristi. La 22 a brigata corazzata si era da poco messa in movimento quando fu raggiunta da Gott, il quale sollecitò il gen. Scott-Cockburn ad attaccare decisamente Bir el-Gobi cacciandone l'Ariete. Più tardi, Norrie escluse in maniera categorica di essere venuto tempestivamente a conoscenza del provvedimento: «Per certo egli scrisse - non mi venne mai chiesto se la 22a bn'gata corazzata poteva attaccare frontalmente Bir el-Gobi, né lo avrei approvato; poiché ormai il silenzio radio era stato rotto, al Comando 30 • corpo dovevamo essere messi al corrente, nelle grandi linee, degli eventi in corso (.. .)» (88). La responsabilità dell'ordine, che impegnava un terzo delle forze corazzate britanniche, ricadrebbe quindi su Gott. Forse egli ritenne pericoloso farsi coinvolgere in uno scontro di grosse proporzioni a Sidi Rezegh senza aver prima eliminato od allontanato il pericolo costituito dalla presenza dell 'An'ete a Bir el-Gobi. Forse ritenne possibile togliere dalla scena la divisione italiana senza grossa spesa. Ad ogni modo, questa decisione costerà cara a Scott-Cockburn e, peggio ancora, ali' intera 7 a divisione corazzata. Alle 11 circa la 22 a brigata corazzata, che avanzava sempre dietro lo schermo dell' 11° ussari, si imbatté nel primo ostacolo: una compagnia carri M 13 con una sezione da 75 / 27 spinti a Bir el-Dleua, qualche chilometro a sud-est di Bir el-Gobi. La lotta fu breve e l'unità italiana ripiegò verso il trivio. Poco dopo la brigata giungeva davanti ai tre capisaldi dell'Anete, già in stato di allarme (89). Il gen. Scott-Cockbum - il quale probabilmente pensò di non trovarsi di fronte ad una difesa organizzata, anche se assai spedicivamente - schierò gli otto pezzi da 25 libbre e, mentre era in corso una sommaria preparazione del tiro, ordinò l'attacco. Il 2 • Gloucestershire Hussards a destra ed il 4 • County of London. Yeomanry (C.L.Y.) a sinistra si lanciarono avanti. L'uno era diretto contro le posizioni del V/8° bersaglieri, l'altro contro il XIl/8° bersaglieri. Il ·V battaglione era il meglio sistemato: da qualche giorno si trovava in posto, perciò postazioni e piazzole apparivano ben costruite e defilate. Il XII battaglione non aveva ancora avuto il



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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRIONALE

tempo di interrarsi ed il III, addirittura, stava sbarcando gli ultimi reparti dagli autocarri. All'avanzata, pressocché in linea, dei tre reggimenti di Crusader si oppose la reazione di tutte le bocche da fuoco dell'An'ete. I pezzi da 47 /32 e i 75/27 cominciarono a sparare a bruciapelo contro i carri britannici che sbucavano d'improvviso dalla nuvolaglia .giallastra di polvere e sabbia. Se l'attacco sembrò agli uomini della Rifle Bn'gade, fermi in attesa,

«quanto di più simile ad una canea di cava/lena effettuata con i cam· vista durante questa gue"a» (90), l'arresto frontale fu così brutale che i due reggimenti di Yeomanry dovettero allargare la manovra per agire da nord-ovest e nord-est sui fianchi della difesa. Il XII battaglione bersaglieri riuscì a respingere il 4 ° C.L Y., ma il III, dopo una lotta accanita, si trovò a malpartito: aveva contro di sé la maggior parte della 22a brigata corazzata e non era stato in grado di aggrapparsi al terreno. Si crearono varchi, l'avvolgimento sulla sinistra ad opera del 3° C.LY. si concretizzò, il Comando dell' 8 ° bersaglieri - rimasto isolato - riuscì con difficoltà a spostarsi nel settore del XII battaglione. In sostanza, verso le 15 Scott-Cockburn aveva ragionevoli speranze di successo, quando d'improvviso l'An'ete lanciò il contrattacco. A circa due chilometri a nord di Bir el-Gobi apparvero i cento carri del 132 ° carristi. Si avvicinarono, poi per un momento si arrestarono. Quindi, mentre i sette pezzi mobili costieri da 102 aprivano il fuoco a puntamento diretto lanciando le poderose granate-mina, le distanze furono serrate ed il duello fra i corazzati ebbe inizio. Dapprima si impegnarono il VII (rimasto con una sola compagnia) e l'VIII battaglione carri contro il 3° C.L.Y. e parte del 2° ussari, poi, dopo un'ora di lotta indecisa, l 'XI battaglione carri venne lanciato sul fianco e sul tergo del nemico, che si scompaginò. La superiore velocità dei Crusader consentì alla 22 a brigata corazzata di ripiegare, seppure disordinatamente. L'Ariete - che ebbe 12 ufficiali e 193 truppa tra morti, feriti e dispersi - segnalò la perdita di 49 carri (55 secondo gli inglesi), 4 pezzi da 75 ed 8 da 47/32. La 22a brigata indicò 82 carri distrutti o danneggiati (57 secondo fonti italiane), ma è possibile che il dato sia stato maggiorato per avvalorare la necessità e l'urgenza di rinforzi; infatti, a giudizio di Norrie, che non molto tempo dopo ebbe occasione di visitare la zona del combattimento, sul campo sarebbero rimasti meno di venti Crusader. Da parte britannica le critiche a posteriori furono obiettive. A prescindere dallo scarso addestramento della brigata e dall' insuffi-


L'OPERAZIONE CRUS/\D ER

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ciente appoggio di artiglieria, venne contestato a Scott-Cockburn l'aver lanciato le proprie forze a testa bassa su un avversario preparato ad accoglierlo. Al termine della guerra Nonie ebbe a commentare trattarsi di «una battaglia d'incontro (... ) attuata con troppo entusiasmo contro posizioni predisposte (... ) non individuate e riconosciute pn'ma dell'attacco», mentre, dal canto suo, l'interessato negò l'addebito di una carica irriflessiva. In verità, non ·sembra appropriata l'espressione «battaglia d'incontro» quando uno degli avversari sta attendendo l'altro su una determinata posizione, ma meno ancora pare che si possano ritenere saldamente organizzate spl terreno le unità dell 'Anete, eccezion fatta per il V/ 8 ° bersaglieri, l'unico veramente ben sistemato. Comunque lo scacrn di Bir el-Gobi non sorprese né preoccupò perché . . . inizialmente non fu creduto tale. Per tutta la mattinata, Cunningham, sempre presso il Comando del 30 ° corpo d'armata, era rimasto incetto sulla via da seguire: se continuare ad attendere una mossa tedesca per agire di conseguenza oppure se accettare l'idea che Norrie aveva sempre sostenuto, di far convergere l'intera massa corazzata su Sidi Rezegh, in modo che la minaccia alle retrovie obbligasse Rommel a scoprire il proprio gioco. Alla fine, verso mezzogiorno, autorizzò Norrie a dirigersi alle spalle del blocco di Tobruk. In quel momento né lui né Norrie sapevano che la 22 a brigata corazzata stava impegnandosi a Bir el-Gobi e quand 'anche lo avessero saputo non avrebbero ceno immaginato la ponata dd semidisastro. Ora, è vero che Norrie considerava imperativo raggiungere Sidi Rezegh, però tale intenzione contemplava l'impiego dell'intera forza corazzata; invece Cunningham continuò a vincolare la 4 a brigata corazzata al noto compito di sicurezza ,nei confronti del 13 ° corpo. In definitiva toccò alla sola 7 a brigata corazzata dirigersi verso Sidi Rezegh. «Fu così che la resistenza del 'Ariete cambiò tutto il corso dell'operazione Crusade~ (91). Alle 14 circa il 4 ° reggimento autoblindo sudafricano toccò il ciglione a sud del campo di aviazioi:ie di Sidi Rezegh (schizzo n. 46) Contemporaneamente Gott lasciava il proprio comando per raggiungere la 7a brigata corazzata. Strada facendo incontrò il gen. Campbell, cui ordinò che il gruppo di sostegno superasse il Trigh el-Abd prima di notte e si tenesse pronto a proseguire su Sidi Rezegh all'alba del 20 .. L'aeropono era indifeso ed i sudafricani segnalarono un «considerevole movimento» su di esso. Ne avevano ben donde. Vi stava atterrando il 20° gruppo caccia italiano


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L'OPERAZIONE CRUSADER

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(diciotto G 50), proveniente da Manuba, e gli apparecchi stavano facendo rifornimento. Alle 16,30, quando il 6° Royal Tanks scese dalla scarpata seguito dalle autoblindo, soltanto tre aerei riuscirono a levarsi in volo sparando·sugli attaccanti, mentre il comandante del gruppo poteva raccogliere frettolosamente la quasi totalità del personale e sottrarla alla cattura in automezzo. Il tutto sotto gli occhi dei due battaglioni del 361 ° fanteria tedesco, dislocati attorno a q .17 5, un rilievo a pochi chilometri ad ovest dell'aeroporto. Sulla scia del successo un'aliquota del 6 ° Royal Tanks puntò verso di essi, ma benché disponessero di scarsissime armi controcarri la reazione di fµoco fu tale che i tanks, privi di appoggio di fanteria, desistettero ben presto dall'impresa. In questo frattempo il. grosso della 4a brigata corazzatà (92) era rimasto a nord-est di Gabr Saleh. Nel corso del mattino il 3 ° Royal Tanks si era mosso a sostegno del 1 ° ~z'ng 's Dragoon Guards, che sin dalle 8,30 era a contatto con il 3 ° gruppo esplorante tedesco, e verso le 14 respingeva oltre il Trigh Capuzzo l'unità nemica. L'avanzata dei carri ad ovest di Sidi Azeiz era stata così felice che pose _il 3 ° Royal Tanks tra le forze dell'Asse schierate alla frontiera ·e d il Deutsches Afrikakorps, ingenerando in questo una certa preoccupazione. Senonché ben presto arrivò improvviso ed urgente l'ordine di tornare indietro: l' 8 ° ussari era stato attaccato da carri germanici. Uguale ordine fu ricevuto dal 5 ° Royal Tanks, fermo vicino a Bir el-Hamarin, quindici chilometri circa a nord di Bir Gibni. Di prima mattina Criiwell si era consultato con von Ravenstein. Quest'ultimo sostenrie che i britannici avevano superato ìl Trigh el-Abd in forze per distogliere il Panzergruppe da un attacco decisivo contro Tobruk e ripropose l'invio di un consistente complesso tattico in rinforzo ai reparti esploranti. Criiwell concordò, ma,· data la perentorietà con cui Rommel aveva espresso il divieto di toccare le unità _corazzate, fu costretto a recarsi a Gambut (93 ). Vide il comandante del Panzergruppe verso le 11,45 e, · dopo una riunione di mezz'0ra, venne stabilito che la 15a Panzerdivision alle 18 si sarebbe mossa per portarsi a sud-ovest di Gambut, accanto alla 21 a . Questa doveva mandare il 5 ° Panzerregiment rinforzato (gruppo Stephan) in direzione di Gabr Saleh e annientare le forze avversarie fronteggianti il 3 ° gruppo esplorante, poi, superato il Trigh el-Abd, · proseguire in direzione della frontiera nel settore di Si~i Omar. La decisione rappresentava un compromesso rischioso. Il nemico era trattenuto con ·qualche


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difficoltà 'ad appena una cinquantina di chilometri da Gambut; perché dunque attendere sino alle 18, cioè ben dopo il calar del sole, per spostare la 15a Panzerdivision? e, soprattutto, perché attaccare con una semplice aliquota - sebbene la più forte - della 21 a Panzerdivision? Se il ten. col. Stephan avesse incontrato l'intera 7a divisione corazzata, e ciò sarebbe potuto accadere, si sarebbe trovato a combattere in un rapporto di forze di quasi 1 a 3. Per sua fortuna· dovette affrontare appena un terzo dei carri di Gott. · Rommel aveva dato carta bianca a Criiwell ma non era tipo da disinteressarsi dell'esecuzione delle proprie direttive, perciò alle 14,30 apparve al Comando della 2P Panzerdivision per seguire da vicino l'azione. Il gruppo Stephan si mise immediatamente in moto con 85 Pzkw III e IV e 45 Pzkw II, venti obici da 105 e quattro pezzi da 88. Arrivò come una freccia sull'8° ussari, mentre il Comando della 4 a brigata corazzata era sottoposto ad un attacco aereo. I Panzer aprirono il fuoco a 1.300 metri, poi ebbe inizio un combattimento furioso e disordinato nel quale i tedeschi cercavano di far prevalere la maggiore potenza dei Pzkw III e IV e gli inglesi la superiore velocità degli Stuart. Il rapido sopraggiungere del 5 ° Royal Tanks pareggiò le forze cora.zzate in campo, ma Gatehouse disponeva di venti pezzi da 25 libbre (da 88/ 27) e quattro pezzi da 2 libbre (da 40 mm), inferiori cioè alle bocche da fuoco tedesche. Lo scontro durò un paio d'ore, sino al cadere della sera, poi la 4a brigata corazzata si disimpegnò e ripiegò a sud del Trigh el-Abd. Le perdite furono variamente indicate. I tedeschi denunciarono la perdita di due Pzkw Hl e di un Pzkw II, oltre a · quattro Pzkw danneggiati (94). Gli inglesi dich!ararono · la perdita di undici Stuart ed il danneggiamento di altri dodici (recuperati in un paio di giorni). Tutto sommato, all'imbrunire del secondo giorno la situazione si presentava al Comando 30° corpo come favorevole, almeno sulla scorta delle notizie ricevute: a Bir el-Gobi sembrava che la 22a brigata corazzata avesse dato una severa lezione all'Anete; a Gabr Saleh la 4a brigata corazzata aveva respinto i tedeschi (anche. se questi erano rimasti sul campo di battaglia); l'aeroporto di Sidi Rezegh era tenuto dalla 7a brigata corazzata~ parte della 4a brigata corazzata si era spinta sino al Trigh Capuzzo ad ovest di Sidi ·Azeiz. Siffatto quadro, che però veniva via via ridimensionandosi, spiega la sequenza di dispacci inviati nel pomeriggio dal 30 ° corpo alla 1a divisione sudafricana: alle 16 orqine di occupare Bir el-Gobi entro


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due ore;· alle 16,45 (in risposta a chiarimenti chiesti dal gen. Brink) ordine di prendere contatto con le unità britanniche dislocate immediatamente a nord di Bir el-Gobi, dove c'erano 45 carri nemici distrutti; alle 17, 15: «A"estarsi sulle posizioni attuali perché situazione Bir el-Gobi est ignota. Prendere contatto con le nostre truppe. Prepararsi ad occupazione domani»; alle 20,45 altro messaggio significante che alle prime luci del giorno successivo la 22a brigata corazzata si ~arebbe ponata da Bir el-Gobi a ·Sidi Rezegh, ove anche la 1 a sudafricana doveva inviare una brigata. Comunque le cose sembravano messe bene. Nessuno poteva pensare che l'Ariete fosse in grado di costituire una reale minaccia ed anche se lo stato di fatto a Bir el-Gobi permaneva oscuro una brigata sudafricana ilon avrebbe trovato difficoltà ad eliminare ogni motivo di incenezza. Quanto alla 7 a divisione corazzata, è pur vero che si teneva sparpagliata, ma il suo concentramento a Sidi Rezegh pareva ben avviato. Era dunque plausibile il telegramma che Cunningham mandò a Londra: Sembra proprio che il nemico sia stato sorpreso e che ignorasse l'imminenza e la violenza del nostro attacco. Secondo indicazioni, che però -debbono essere confermate, esso cercherebbe di ripiegare dalle posizioni dì Bardia-Sollum. Finché non conosciamo la linea raggiunta oggi dalle nostre unità ·corazzate non è possibile dire di più sulla battaglia in corso. Personalmente sono felice della situazione ( ... )> (95).

L'incenezza non regnava soltanto nell'sa armata. Al Comando dell'Afrikakorps, Criiwell quella sera esaminò le informazioni ricevute insieme con il ten. col. Bayerlein: unità avversarie (la 7a brigata corazzata} si erano spinte sino quasi a Tobruk; un altro fone complesso tattico (la 4a· brigata corazzata} era impegnato nella zona di Gabr Saleh con il 5° Panze"egiment; un terzo gruppo (il -3 • Royal Tanks ed il 1 • King 's Dragoon Guards) aveva aggirato Sidi Omar procedendo quasi sino al Trigh Capuzzo. Inoltre il Panzergruppe aveva comunicato che tre colonne avversarie stavano avanzando da Giarabub verso nord (?). Von Ravenstein propose di concentrare le due Panzerdivisionen in attesa di qualche indicazione sulla manovra britannica,· io quanto la situazione non risultava affatto chiara e e' era il pericolo che le forze nemiche fossero numericamente superiori. Poiché tardavano direttive da Gambut, alle 21 Bayerlein telefonò a Gause chiedendo esplicitamente ordini per il giorno successivo. La risposta fu generica: l' Afrikakorps doveva attaccare e dist~gere l'avversario già logorato nell'area Bardia-Sidi Omar-Gabr Saleh-Gambut, dopo di che probabilmente


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avrebbe proseguito verso sud e sud-ovest. Quanto a Tobruk, mentre il XXI corpo italiano avrebbe impedito qualunque sortita dalla piazza, con le spalle garantite dal possesso di Bir Hacheim (D.mot. Trieste) e di Bir el-Gobi (D.cor. Anete), la divisione Afrika doveva impadronirsi di Sidi Rezegh. Criiwell stimava più grave di quanto in realtà non fosse il pericolo rappresentato dalle forze che premevano contro il 3 ° gruppo esplorante, a nord-ovest di Sidi Omar, perciò, ricevuta. un'inattesa anche se relativa libertà d'azione, alle 22,30 ordinò che il gruppo Stephan si spostasse nottetempo da Gabr Saleh verso Sidi Omar per tagliare la ritirata al predetto complesso tattico e che la 15a Panzerdivision scendesse lungo il Trigh Capuzzo sino a Sidi Azeiz e da qui, alle 7. del mattino seguente, partisse contro il nemico. Non fu la decisione migliore, visto che in realtà si trattava semplicemente di un paio di unità al livd lo di battaglione, ma Criiwell lo ignorava e se da un lato pesava negativamente l'assenza della ricognizione aerea, da un altro evidentemente i rapporti trasmessi dal 3 ° gruppo esplorante avevano esagerato la situazione. Comunque Rommel , conosciute le intenzioni del suo principale subordinato, non formulò obiezioni, il che significa che le approvò. E benché verso le 2 fossero state intercettate comunicazioni radio britanniche dalle quali risultava che la 7 a divisione corazzata si trovava ad ovest della frontiera, probabilmente con due brigate corazzate - una a Gabr Saleh e l'altra a Bir el-Gobi - ed una brigata di fanteria, Rommel lasciò che l'Afiikakorps andasse ad infilarsi in una zona al cui riguardo nulla si conosceva. In tal modo i due contendenti si prepararono alla lotta: Criiwell orientato verso Sidi Omar, Norrie verso Sidi Rezegh.


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NOTE AL CAPITOLO SESTO (1) Il 3 maggio Roosevelt aveva informato Churchill di aver dato disposizione di avviare i rifornimenti in Medio Oriente a mano a mano che fossero disponibili e che trenta navi erano in corso di mobilitazione. In giugno nove piroscafi americani scaricarono in Egitto e trentadue in luglio. A fine luglio erano stati consegnati circa 10.000 automezzi, 84 carri armati Stuart, 164 caccia, 10 bombardieri, una trentina di pezzi di artiglieria e grande quantità di materiale. (2) ROOSEVELT e CHURCHlll, op. cÌ/11/11, pp. 172-173. (3) W. CHURCHIU, op. cit11t11, p. 505-508. (4) In dipendenza della nomina di un mtn1stro di Stato, la posmone e le attribuzioni dell'Intendente Generale subirono poi modifiche e, dopo l'istituzione di un capo di Stato Maggiore logistico presso il Comando in Capo del Medio Oriente, la carica di Intendente Generale fu abolita (dicembre 1941).

(5) Sul piano formale l'assunzione di comando ebbe luogo il 5 luglio. (6) Lettera in data 1.7.1941, W. CHURCHIU, op. citata, Parte III, voi. II, pp. · 32-33. (7) Lettera in data 6.7.1941, ibidem, pp. 34-35.

(8) Ibidem, p . 36. (9) JoHN CONNEll, Auchinleck, Casse!, London 1957. p. 256. (10) W. CHURCHILL, op. cit11l11, p. 36. I

(11) Lettera data 21.7.1941,J. CONNEU., op. citata, p. 262. (12) Lettera data 23.7.1941 W. CHURCHILL, op. ci111t11, p. 41. (13) Ibidem. La 50' divisione rimase a Cipro sino ai primi di novembre. Sostituita dalla 5• divisione indiana, si. trasferi in Medio Oriente, alla 9• armata. (14) «Richiesi Cunningham - spiegò più tardi Auchinleck - perché ero rimasto impressionato dalla sua rapida e vigorosa azione in Abissinia e dalla sua evidente tendenza verso la azione agile di movimento. Volevo for/11 finita con l'idea che sembrava prevalere, di rimanere 11ggr11pp111i alla fascia costiera e muovere invece liberamente e ampiamente contro le ali e le comunicazioni del nemico• (CORREI.LI BARNETI, I generali del deserto,

Longanesi, Milano 1961, pp. 119-120). (15) La richiesta fu esplicitamente formulata nella prima lettera di Stalin in data 18.7.1941, consegnata dall'ambasciatore Maiskij a Churchill il giorno successivo. (16) W. CHURCHll.l., op. citala, p. 120.

(17) Lett_era in data 18.10.1941, ibidem, pp. 190-191. (18) Piano per la conquista britannica della Tripolitania.

(19) W. CHURCHIU, op. citata, pp. 196-199.


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(20) Ibidem, p. 200. (21) Pìù o meno corrispondente alla Z.Ona dei Servizi d'Intendenza della normativa italiana. Per la differente organizzazione logistica, il Sudafrica coscitul un Comando logistico separato. (22) la denominazione ufficiale del carro A 15, battezzato Crusader I, era cruiser

MkVI. (23) Più esattamente Armoured Brigade Group. Il e.gruppo di brigata> equiv~eva sostanzialmente alla brigata rinforzata. In questo caso, l'unità comprendeva tre reggimenti carri, un battaglione motorizzato, un reggimento artiglieria a cavallo su 24 pezzi da 25 libbre, uno èontrocarri ed uno contraerei. (24) Inizialmente furono soprannominati Honey.

(25) la denominazione ufficiale era Army Tank Brigade (brigata carri d'armata). (26) Allorché il gen. Brink, comandante della 1 • divisione sudafricana, cercò di posporre ancora .la data, Norrie gli disse esplicitamente che la cosa era ormai impossibile e che se la divisione non era pronta avrebbe cambiato il ruolo con la 4• divisione indiana. (27) I dati sono tratti da B. LIDDEll HART, The lanks cit., app. V. (28) Alla ferrovia attesero prima una, poi due compagnie neozelandesi di costruzionì ferroviarie. la stazione di testa di Bir Misheifa fu apena il 15 novembre. · (29) Lo studio a grandi lince della seconda fase era affidato allo Stato Maggiore del Comando in capo. (~O) Despatch sulle Operations in the Middle &st from 1st no11ember 1941 to 15th August 1942, data 27.1.1943, pubblicato come supplemento alla London Gazette del 13.1.1948, app. 1. (31) 7• D. cor., l ' D.f. sudafricana, 22• B. guardie,· un rgt. artiglieria pesante campale ed uno controcarri. (32) Dapprima fu designata la 22• brigata corazzata (in corso di arrivo), rinforzata da uno o più squadroni autoblindo, un reggimento artiglieria da campagna ed una batteria controcarri. Successivamente si preferì affidare l'incarico alla 4 • brigata corazzata.

(33) l ' D.f. neozelandese, 4• D.f. indiana, 4• brigata carri, uno o due reggimenti artiglieria da campagna e due o tre pesanti campali. (34) Studio in data 28.9.1941, Despatch di Auchinlcck cit., app. 2. (35) Non era presente il comandante del cotpo K perché il giorno prima, alla partenza dal Cairo proprio per recarsi al rappono, l'aereo del gen. Pope si era fracassato al suolo appena decollato e Pope con i suoi due generali aveva trovato la mone nell'incidente. ·

(36) ].A.I. AGAR·HAMILTON e L.C.F. TuRNER, The· Sir/i Rezeg Battles 1941, Oxford University Press, Cape Town 195 7, p. 64. (37) H.F.JOSLEN, op. citata, voi. I, p. 154.


L'OPERAZIONE CRUSAOER

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(38) J.A.l. HA.Mll.TON e L.C.F. TuRNBR, op. citata, p. 66. Agar. (39) Ibidem, p. 67. (40} C. BARNE'IT, op. citata, pp. 126-127. (41) J .A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citala, p. 69. {42} L.'OIUir Group (geo. D.W. Rcid) era costituito dalla 29• brigata indiana, il 7• battaglione da ricognizion~ sudafricano, il 6° reggimento autoblindo sudafricano, il III/2" reggimento Punjab, una batteria da campagna, una controcarri cd una conuacrci. (43) Despatch di Auchinlech cit. , p. 376. (44) CHESTER Wll.MOT, Tobruk, p. 300. (45) A pane l'ovvia composizione mista dei ccnui di rifornimento campali, è interessante la presenza, laddove ritenuto opportuno, di centri transito e raccolta sbandati, centri per la regolamentazione del traffico, campi di concentramento per prigionieri ccc., vale a dire l'ossatura di una vera e propria organizzazione delle retrovie. (46) Caratteristica organica della cD.mot. tipo A.S.•, a costituzione binaria, era l'elemento misto controcarri e armi di accompagnamento presente a tutti i livelli. Così la 4• compagnia di ogni battaglione era ordinata su più plotoni di questo tipo; il Ili battaglione di ciascun reggimento di fanteria aveva una compagnia da 20/35, una da 47/32, una mitraglicri cd una d1 monai da 81. l.a divisione, a sua volta, disponeva di un battaglione su una compagnia da 20/ 35, una da 47 /32 cd una di monai da 81. (47) Secondo il PLAYFAJR (op. citala, p. 30) i carri erano 738: 32 crJ1Ìser1 A 11 e A 12, 62 cruisers A 13, 210 Crusader, 173 Stuart con il 30• corpo; 3 cruisers A 13 e 132 carri per fanteria (Mali/da e Valenhne) con il 13 • corpo; 32 cruisers, 25 carri leggeri e 69

Mali/da a Tobruk. Secondo lIDDELL HART (op. citata, p. 102} i carri erano 756: 336 cr'JIÌSers di vario tipo, 195 Stuart, 225 tra Mali/da e Valentine. Si presume fossero tutti efficienti. S«ondo AGAR·HAMILTON e TuRNER (op. citata, p. 36) i carri erano 773: 535 cn.isers e Stuart, 213 Mali/da e Valenhne e 25 carri leggeri. PcraJuo gli stessi autori forniscono in seguito differenti dati: 106 cruiseri di vario tipo, 229 Crusatier e 165 Stuart per complessivi 500 carri anziché 535 (ibidem, p. 53). (48) Si trattava di carri in corso di riparazione per avarie e modifiche varie: 92 =ism di diverso tipo e Crusader, 90 Stuart e 77 Mali/da e Valenhne. Erano considerati disponibili al ritmo di quaranta al giorno. (49) Il convoglio ponava 124 Crusader, 80 Stuart e 52 Valentine, tutti, ad eccezione di questi ultimi, destinati alla 1• divisione corazzata. Secondo Llddell Han i carri in navigazione erano 96 utilizzabili per 1'8• annata e 231 destinati alla 1• e 10• divisione corazzata e perciò da non considera.re. (50) In particola.re: 35 Pzlcw IV, 139 Pzkw III, 70 Pzlcw II, 5 di preda bellica e 146 M 13. Non sono calcolati, per ovvi motivi di inconsistenza tecnica, i 162 carri leggeri ripartiti fra le divisioni italiane. I mezzi tedeschi in ripa.razione erano assai pochi, ma non se ne conosce l'esatto numero. Quelli italiani erano 8 M 13 e 25 carri leggeri. (51) In rcaJd, per gli inglcsa veri ~arri competitivi erano i 174 Pzlcw III e IV, il che poncrcbbc il rappono iniziale ad oltre 4 a 1, a loro vantaggio.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRJONA.LE

(52) I tedeschi disponevano di 35 pezzi da 88: 23 alla frontiera e 12 con l' Afrikakorps. (53) Ne esistevano 96, tutti concentrati ncll'Afrikakorps. (54) Tra gli accorgimenti intesi a migliorare la protezione dei carri non c'era soltanto il rinforzo della parte frontale della corazza, ma altresl l'indurimento della corazza stessa nei punti più sensibili. Ritenendo probabile !''adozione di simile prassi anche da parte britannica, .i tedeschi avevano introdotto l'impiego di un cappuccio perforante che evitava lo schiacciamento dei proiettili di piccolo calibro contro una corazza indurita o rafforzata. Da parte britannica, invece, per tutto il 1941 rimase ignorato sia il primo sia il secondo accorgimento. (55) Da metà ottobre a metà novembre furono inviati ai gruppi di prima linea più di 230 aerei per sostituzione. (56) Ogni gruppo ebbe in dotazione 18 apparecchi cd altri 7 furono tenuti in riserva. (57) I.S.O. PLAYFAIR, op. citata, p . . 14. Secondo le ricognizioni fotografiche e le informazioni raccolte, il Comando Superiore italiano valutava le forz-e aeree britanniche a 185 bombardieri e 310 caccia ad ovest di cd-Daba e 175 bombardieri ad oriente di tale località. (58) li calcolo delle disponibilità italo-tedesche non considerava le riserve, ammontanti presumibilmente a circa metà degli apparecchi in linea. (59) Durante il periodo 14 ottobre · 17 novembre la Western Desert Air Force impiègò una media di 80 aerei al giorno. Perse complessivamente 59 bombardieri e 26 caccia. · (60) I.S.0. PLAYFAIR, op. citata, p. 15. '(61) Di questi reparti, 6 gruppi e 2 squadriglie eJano sudafricani, 2 gruppi australiani, uno rodhesiano ed uno della Francia Ii.ibera. (62) l.S.0. PLAYFAIR, op. citata, p. 18. (63) W. CHURCHILL, op. citata, p. 208. Però invece di squadriglie si intendano gruppi, tale essendo la traduzione di squadrons. Da rilevare che secondo RICHARDS e SANDERS (Royal Air Force, H.M.S.O., I.ondon 1956, II voi., p. 173), Tcddcr disponeva di 49 gruppi operativi: 29 con la Western Desert Air Force, 9 a Malta cd 11 nella zona del Canale di Suez. (64) G. SANTORO, op.citata, p. 110. (65) DSCSAS, situazione presentata dal Comando 5• squadra. (66) ].A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 103. (67) W. CHURCHill, op. citata, p. 209. (68) H.G. VON EsEBECK, op. citata, p. 39-40. (69) Gambara aveva ordinato di costituire con gli elementi di fanteria «zone di vero e proprio arresto>, di organizzare il terreno con capisaldi a losanga, di inglobare in questi tutti i pezzi da 75, tenendo i carri alla mano.


L'OPERAZIONE CRUSADER

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(70) H.0. BEHRENDT, op. citata, p. 126.

(71) Si trattava della 7 • brigata corazzata. (72) Si uattava della 4• brigata corazzata. (73) DSCSAS, data 18.11.1941. (74) DSCSAS, tele 01/19401/0p. data 18.11.1941. (75) Per opponuna chiarezza, si precisa che esistevano ue locaJiti denominate Sidi Omar, tutte vicine fra loro. Sidi Omar (q.203), chiamata dagli inglesi Sidi Omar libico, era un quadrivio di piste un paio di chilomeui ad ovest del reticolato di frontiera; Sidi Omar Nuovo (q.202) si trovava in prossimità del reticolato a poco più di quattro chilometri nord-est del precedente; Bir Sidi Ornai (q.200) era un pozzo, anch'esso a ridosso del confine ma in territorio egiziano. Le difese italiane del senore occupavano Sidi Omar e Sidi Omar Nuovo. (76) I risultati dell'interrogatorio furono immediatamente comunicati, al Comando della Savona e da questo uasmessi al Comando Superiore, mentre l'ufficiale di collegamento tedesco li inviava a Bardia, al Comando dell'Afiikakorps. Sul diario di guerra del corpo tedesco alle ore 23 venne se.ritto: ,L'ufficiale tedesco di collegamento con la divisione Savona comunica i nsultati

de/l'int1mog11ton"o di un soldato inglese catturato 11 Sidi Omar. Sembra da questo che la 7° divisione corazzata sia già passata ad ovest del reticolato, la 4° divisione indiana si trovi da ambo i lati del reticolato e due divisioni sudafricane siano in movìmento da Marsa Matruk ver10 occìdente (. . .). Questo rapporto è staio trasmesso da/l'ufficiale alle informazìoni al Panzergruppe, che ha considerato le notizie come non attendibili,. Secondo un'alcra versione, di fantasia, l'intero equipaggio del mezzo sarebbe stato catturato presso Sidi Suleiman da un reparto esplorante tedesco, portato a Bardia ed interrogato personalmente da Bayerlein. li sottufficiale capomacchina avrebbe avuto seco una carta con il piano di Crusader (!) e dichiarato che il piano dì Rommel conuo Tobruk era nelle mani del comandante in capo del Medio Oriente (P. CAREU., op. citata, p . 1217.

(77) Il S.l.M. ritenne possibile trattarsi della sola 7• divisione corazzata, molto rinforzata, agente su due colonne, però per una diecina di giorni la «situazione nemica> considerò esistenti la 7 • e la 2• (o 3• ) divisione corazzata. (78) P. CARELL, op. citata, pp. 97-116. (79) Ibidem, p. 11 l. (80) Ibidem, pp. 113-114. (81) C. AUCHJNLECK, Despatch cit., pp. 334-335. Poi - parlando dei preparativi per la· battaglia di Ain cl Gazala - aggiunse: ,Era flato catturato un documento

contenente il piano del nemico per l'allacco 11 Tobruk nel novembre 1941 ed esso n·velava che Rommel considerava la cattura di Tobruk come preliminare fondamentale per l'avanzata in Egitto, (p. 353). (82) C. BARNETI, op. citata, p. 133. (83) L'esatta denominazione della località è Bir el-Gubi. Da parte italiana prese subito piede la versione el-Gobi, fliffondendosi al punto da essere accettata anche in via ufficiale.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE

(84) Per la ricostruzione della battaglia combattute in Marmarica nel novembre dicembre 1941 si è tenuto particolarmente contro delle accuratissime opere di J .A.l. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER (The Sidi Rezeg battles, 1941 citata) e di MICHAEL CARVER, Tobruk, Baldini e Cascoldi, Mila.no 1966.

(85) I.S.0. PLJ\YFAIR, op. citata, p . 39. (86} J.A.L AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p . 133. (87} Ibidem, p. 134. (88} Ibidem . (89} La 22• brigata corazzata era costituita da: Comando brigata (8 Crusader), 2° Royal GlouceSlershire Hussards (52 Crusader e 4 carri di appoggio ravvicinato}. 3• County o/ London Yeomanry (52 Crusader e 4 carri di appoggio ravvicinato}, 4 • County o/ London Yeomanry (43 Crusader e 5 carri di appoggio ravvicinato), una compagnia del I battaglione King's Royal Rif/e Corps, una batteria del 4° artiglieria a cavallo (8 pezzi da 25 libbre), una sezione controcarri da 2 libbre ed una batteria contraerei leggera.

(90) R.H.W.S. HAsnNGS, The Rif/e Brigade in the Second World War. 1939-1945 , Gaie e f>olden, 1950, p. 83, riferito da Agar-Hamilton e Turner, op. citata, p. 137. (91} J.A.l. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TlJRNER, op. citata, p . 139. {92} La 4• brigata corazzata era costituita da: Comando di brigata (10 Stuart), 8° King's Royal Irish Hussards (51 Stuart), 3' Royal Tanks (52 Stuart), 5' Royal Tanks (52 Stuart), II battaglione Scots Guards, 2° artiglieria a cavallo (24 pezzi da 25 libbre), 102" artiglieria a cavallo controcarri, una batteria contraerei leggera .

(93) Anche il Comando del Deutsches Afrikakorps si era trasferito nella zona di Gambut.

(94) Secondo gli inglesi, le perdite del gruppo Stephan ammontavano a 19 carri certi ed altri 26 probabili. ·

(95)

J.

CONNEll, op. citata, p. 342.


Capitolo settimo LA PRIMA BATIAGLIA DI SIDI REZEGH 1. l COMBATTIMENTI PER L'AEROPORTO DI SIDI REZEGH (20-22 NOVEMBRE).

Il 20 novembre, all'alba, Cunningham lasciò Norrie e rientrò in volo al proprio Comando avanzato, situato adesso ad una dozzina di chilometri ad oriente della ridotta Maddalena. Il capo di Stato Maggiore, gen. Galloway, fece il punto alla situazione, così come era conosciuta. La notizia di maggiore spicco riguardava una sorprendente segnalazione della Western Desert Atr Force. Fra le 13 e le 16 del giorno precedente, in occasione di azioni di bombardamento effettuato lungo la fascia costiera, era stato notato un cospicuo movimento di mezzi verso occidente: da Bardia verso Tobruk, da Tobruk verso Ain el-Gazala, da el-Adem verso Acroma (1). Poteva essere un sintomo interpretabile in due modi di~etralmente opposti: l'Afakakorps ripiegava oltre Tobruk oppure le divisioni di fanteria italiane venivano allontanate dal campo di battaglia nel quale l'Afa'kakorps si apprestava ad affrontare il 30° corpo. La prima ipotesi fu quella che riscosse il maggior credito e l'impressione che Rommel intendesse riordinare le proprie forze ad ovest di Tobruk rimase per tutta la settimana successiva. Tuttavia il comandante dell'sa armata era mçditabondo. Le troppe frammentarie riotizie non gli presentavano un quadro esauriente e, soprattutto, c'era sempre l'incubo di non percepire alcun sintomo reale della reazione di Rommel. Ad ogni modo, per il momento non c'era che da attendere i risultati della manovra di Gott. L'attenzione del comandante .della 7a divisione corazzata efa rivolta essenzialmente verso Sidi Rezegh e verso Gabr Saleh. Nella prima località fu preceduto dal!' iniziativa tedesca. Nel tardo pomeriggio precedente, le comunicazioni iniziali sulla presenza britannica alle spalle dello schieramento dell'Asse attorno a Tobruk àvevano indotto a misure urgenti. La notizia peggiore concerneva la perdita della pista di atterraggio di Sidi Rezegh e la distruzione dei caccia del 20° gruppo italiano. A tal riguardo, su personale ordine di Ro.rn.mel, il gen. Gloria aveva messo· in marcia verso Sidi Rezegh il I/ 39. fanteria ed un gruppo del 205 ° artiglieria della Bologna per imp~gnare subito il nemico, in attesa dell'arrivo della divisione 0


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETfENTRIONAl.E

Afrika. Le disposizioni diramate dal Panzergruppe alle 23,20 del 19 erano improntate alla più decisa reattività: «( ... ) 2. Il Panzergruppe Afrika annienterà il 20.1 1 il nemico incuneatosi ad ovest di Sidi Omar. Esso terrà la linea Sollum-Bardia e respingerà ogni tentativo di sortita del nemico da Tobruk. 3. Il DAK (15 a e 2P Panzerdivision) attaccherà il 20. 11 l'avversario avanzante tra Bir Bu Hamar e Sidi Omar e Io annienterà con la maggior rapidità possibile. Il corpo si terrà pertanto pronto per un nuovo cambio dì fronte in presumibile direzione ovest e sud-ovest. 4. li XXI corpo d'armata impedirà qualunque tentativo di sortita da Tobruk. La divisione z.b.V. Afrika attaccherà all'al ba del 20.11 il nemico presso Sidi Rezegh e lo annienterà ( ... )»

La Savona ed il settore Bardia-Halfaya dovevano difendere le posizioni di confine ed il corpo d'armata di manovra, con l'Ariete e la Trieste, tenere Bir el Gobi e Bir Hacheim. Intanto Navarini aveva messo in .allarme il XXI corpo. La Pavia (2), che aveva il Il/ 27° fanteria inserito sulla cintura del blocco fra la Bologna e l'Afnka, sospeso ogni preparativo per l'attacco, stava assumendo uno schieramento difensivo a semicerchio,a sud del quadrivio di el-Adem, fronte a sud e sud-est, per bloccare la pista Bir el-Gobi - el Adem. La Bologna (3), per ordine del Panzergruppe, doveva utilizzare le truppe non impiegate nel sottosettore di Bir .Bu Asatein - che corrisponderà proprio al fronte di attacco britannico - per organizzare a difesa, fronte a sud-est. alcune posizioni che controllavano la strada dell'Asse: II/ 39 • fanteria e ~ battaglione genio nella zona di Magen Belhamed; Il/40° fanteria, fra la via Balbia e la striscia di atterraggio di Bu Amud; la compagnia carri leggeri a sud di Bu Amud. La Trento venne avvenita della possibilità di una sonita nemica da Tobruk in direzione di d-Adem. Alle prime luci del 20 la divisione Afnka cercò di liquidare rapidamente il compito affidatole, ma non era cosa da poco. Essa era stata praticamente improvvisata e la sua omogeneità lasciava alquanto a desiderare, inoltre l'azione non poteva non risentire di un'organizzazione «sul tamburo». Il 155° fanteria tedesco si trovava all'inizio del costone di Sidi Rezegh, verso ovest,. ed il 361 • fanteria occupava le alture di q.175, dominanti a nord-est il campo d'aviazione. L'operazione non fu condotta in un quadro unitario: alle 6,30 circa si mosse il 155 • fanteria, alle 8 il 361 •. Entrambi i tentativi vennero respinti senza eccessive difficoltà. La situazione creatasi er~ piuttosto st_rana: il gen. Davy teneva con i suoi carri, il


L'OPERAZIONE CRU SAOER

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costone meridionale e l'aeropono, ma poco vedeva del ciglione di Sidi Rezegh che determinava a nord l'avvallamento in cui si trovava l'aeropono stesso e, ovviamente, meno ancora della pista Capuzzo. Avrebbe avuto bisogno di fanteria per occupare le posizioni antistanti, però disponeva di una sola compagnia (4). D'altra pane la stessa mancanza di fanteria rendeva precaria la difesa statica contro possibili nuovi tentativi di Siimmermann, che poteva ricevere ulteriori rinforzi. Perciò Gott, allorché raggiunse Davy, alle 9.40, da un lato si rallegrò giudicando di avere la situazione «bene in pugno» e di potersi considerare praticamente alle spalle del XXI corpp italiano, dall'altro si rese conto che la rottura dell'assedio richiedeva il sicuro possesso di Sidi Rezegh. Fece affrettare il passo al gruppo di sostegno di Campbell (5) e gli affidò il compito di tenere saldamente le posizioni. Poi chiese al Comando del 30° corpo di ordinare la sonita da pane della guarnigione di Tobruk. La 4 a brigata corazzata era destinata ad una seconda giornata di combattimento ( schizzo n° 47). Alle 6,45 di quello stesso giorno 20, quando Gatehouse ordinò di riprendere il contatto, essa era ancora sparsa, con il 5 ° Royal Tanks e 1'8° ussari a sud-est di Gabr Saleh, il 3 ° Royal Tanks a Bir Gibni ed il 1 ° King 's Dragoon Guards fra Trigh Capuzzo e Trigh el-Abd. Il caso le offrì subito l'incontro con l'avversario. Da pane tedesca, il gruppo Stephan che aveva trascorso la notte a nord-est di Gabr Saleh, doveva,· come sappiamo, muovere in direzione di Sidi Omar ma per un disguido nei rifornimenti non fu in grado di panire se non alle 8, con circa due ore di ritardo. Questo contrattempo lo ponò ad imbattersi nel 5 ° Royal Tanks in prossimità del Trigh el-Abd. Il combattimento non durò a lungo ed i tentativi di entrambi gli avversari di aver la meglio con la manovra sui fianchi non dettero risultato, talché alle 9,30 il ten. col. Stephan si sganciò per dirigersi verso il proprio obiettivo (6). Se il giorno precedente Gatehouse si era convinto di aver riponato un successo, ora ricevette una conferma: il nemico non gradiva lo scontro diretto. Perciò superò il Trigh el-Abd e si ponò a Bir Bu Meliha, sette chilometri o poco più a nord della pista. Intanto alle 8,30 il 104 ° reggimento fucilieri (ten. col. Knabe) della 21 a Panzerdivist'on aveva lasciato la zona di Gasr el-Arid, diretto verso Sidi Omar. Arrivati all'altezza della pista che da Sidi Azeiz adduce a Gabr Saleh, gli elementi di testa segnalarono la presenza di una' trentina.di carri avversari. Knabe si arrestò ed invocò aiuto. Subito la 15a Panzerdivùion di Neumann-Silkow, che


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LA PRIMA BA1TAGUA DI SIDI REZEGH

467

era giunta a Sidi Azeiz, piegò verso sud-ovest mentre von Ravenstein richiamò il gruppo Stephan verso· nord-est. Lo stesso Criiwell intervenne. Volle sincerarsi personalmente. Convintosi presto di avere a che fare semplicemente con reparti da ricognizione dotati di pochi carri - si trattava, infatti, del King's Dragoon Guards, il quale copriva con pattuglie lo spazio fra i due Trigh, fronte a nord-ovest - decise il concentramento ed il riordino delle due divisioni nella zona di Gabr Lachem. In particolare difficoltà era la 21 a ·Panzerdivision, i cui carri avevano esaurito munizioni e carburante. Le scorribande del mattino erano in definitiva risultate fruttuose sia per la riunione del Deutsches Afrikakorps - anche se la 21 a Panzer.division era temporaneamente immobilizzata - sia perché adesso Criiwell cominciava a vedere chiaro: a· suo avviso, la 7a divisione corazzata era diretta su Tobruk con l'avanguardia già a Sidi Rezegh ed una formazione corazzata a Gabr Saleh a coprire il fianco. Quale che fosse l'entità delle forze britanniche nella zona di Sidi Omar, non c'era molto da preoccuparsi, anche perché presumibilmente si trattava di unità di fanteria. Perciò alle 14,30 convocò a rappono von Ravenstein e Neumann-Silkow, illustrò loro le proprie idee ed ordinò al secondo di irrompere sulla destra del nemico con l'intatta e pronta 15a Panzerdivision. Ma la raccolta dell'Afiikako,ps a sud-ovest di Sidi Azeiz non era sfuggita agli inglesi. L'evento veniva a concretare i timori che si erano affacciaci Cunningham sulla vulnerabilità della 7 a divisione corazzata, cosicché a mezzogiorno fece mettere in guardia Norrie circa il pericolo costituito dalle due Panzerdivisionen, che quasi sicuramente entro un'ora avrebbero attaccato la 4 a brigata corazzata a nord-est di· Gabr Saleh. L'unità meno impegnata era la 22a brigata corazzata - tanto, l'Anete era cenamente ancora scossa per la batosta del 19 e la 1a brigata sudafricana non avrebbe incontrato difficoltà ad occupare Bir el-Gobi - quindi fu chiamata in soccorso di Gatehouse. Finalmente la reazione tedesca si stava manifestando. Purtroppo nessuno dei due contendenti si trovava nelle condizioni desiderate. Criiwell era costretto ad impegnare una sola divisione, almeno per il momento; Cunningham vedeva l'imminente attacco delle due Panzerdivisionen - così almeno riteneva - contro una sola brigata corazzata, forse due ove la 22 a si fosse riordinata rapidamente ed ancor più rapidamente avesse saputo superare i quaranta chilometri di deseno e se, nel contempo, i tedeschi si fossero mossi lentamente. • Intervenne, inattesa, una proposta di Godwin-Austen, · il

a


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LE OPERAZIONI IN AFRICA Sl:.T IENTRIONA.LE

comandante del 13 ° corpo. Aveva seguito lo svolgersi degli avvenimenti e sentito il polso di Freyberg, la cui divisione neozelandese era ferma a Bir Gibni, a dieci chilometri da Gatehouse. Così comunicò a Cunningham ed a Norrie che la 4a brigata corazzata, qualora si fosse trovata in difficoltà, si sarebbe potuta raccogliere sui neozelandesi che erano ben sistemati e disponevano dell'8° Royal Tanks equipaggiato con i nuovi Valentine. Freyberg si era mostrato entusiasta, tanto da dichiararsi - in una conversazione telefonica con Norrie - pronto a trasferirsi con tutta la divisione a fianco d~lla 4 a brigata corazzata oppure a fornire a questa un saldo punto di appoggio: «Noi siamo onnipotenti!». Mandò anche una pattuglia di collegamento ad offrire il sostegno neozelandese a Gatehouse, ma questi stranamente declinò l'offerta. È stata avanzata l'ipotesi che in tale rifiuto abbiano avuto peso due riserve mentali: «In primo luogo, l'intero piano dell'B" armata finora aveva assunto come articolo di fede che il 13 ° corpo non avesse ruolo nella battaglia di cam·. In secondo luogo, la teoria sull'impiego dei corazzati in Egitto era dominata, nonostante la presenza di ufficiali già esperti, dal principio che i cam· dovessero essere lasciati a combattere la loro battaglia senza rico"ere al prosaico aiuto di una divisione di fanten.a» (7). Le prospettive per Gatehouse erano chiaramente tutt'altro che .t:osee, ma la fortuna volle aiutarlo. Contro di lui avanzò solo Neumann-Silkow con 1'8° Panze"egiment in testa e la 15a brigata fucilieri dietro. Alle 16,30 ebbe inizio un combattimento che la 4a brigata poté sostenere per circa un'ora prima di ripiegare. All'imbrunire arrivò la 22a brigata corazzata: accolta dal fuoco dei pezzi controcarri tedeschi, anch'essa ben presto dovette ritirarsi. La 15 a Panzerdivision non accusò perdite; invece il ,consuntivo britannico era sensibile. La 4a brigata, che tre giorni prima aveva passato il confine con 165 Stuart, era rimasta con 97 carri (ma doveva ancora recuperare quelli danneggiati il 19 e non ancora riparati) e la 22a, che aveva seminato un buon numero di mezzi da Bir el-Gobi a Gabr Saleh, dai 155 Crusader iniziali era scesa ad un cenuna10 ·• complessivi. Se lo scontro non ebbe decisive conseguenze (8), ciò è da attribuire in parte alla mancata concentrazione della 7 a divisione· corazzata ed in parte anche al vano intervento di una formazione di bombardieri della Western · Desert Air Force. Giunti nel cielo di Gabr Saleh, i piloti non riuscirono a distinguere amici da nemici e


LA PRIMA BA1TAGUA DI SIDI REZEGH

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dovettero rientrare alla base con il carico di bombe intatto. Durante . il pomeriggio però i capi britanici erano pervenuti ad una decisione difficile a spiegare. Verso mezzogiorno tutti consideravano imminente una battaglia di carri nella zona di Gabr Saleh secondo i rapponi di forza di cui si è parlato, eppure Norrie si lasciò persuadere ·da Gott a .richiedere il benestare di Cunningham per l'operazione Pop, come venne denominata la sortita da Tobruk, e Cunningham verso le 16 acconsentì. Ma c'è di più. Norrie dispose che la 5a brigata sudafricana accelerasse il movimento per raggiungere Sidi Rezegh entro l'alba del giorno successivo, ritenendo sufficiente la sua presenza in posto ai fini del buon esito della sonita, mentre il disegno originario prevedeva l'inte.r;ento dell'intera 1a divisione sudafricana. I sudafricani erano praticamente in attesa degli eventi. Sul fare del giorno la 1a . brigata di Pienaar si era spinta verso Bir el-Gobi. Caduta ben presto sotto il fuoco dell' aniglieria dell'Ariete, verso le 10 aveva spiegato tutte le sue forze , assumendo un atteggiamento statico. In quel mentre Brink ricevette l'ordine di Norrie di occupare Bir el-Gobi e le posizioni di Bir Taieb el-Esem (venti chilometri a sud-est, sul Trigh el-Abd) e di prepararsi ad inviare una brigata rinforzata ad appoggiare il gruppo di sostegno a Sidi Rezegh - disposizioni che in sostanza confermavano le direttive ultime della· sera precedente - nonché un nuovo orientamento: se avesse incontrato serie difficoltà a Bir el-Gobi non doveva rischiare perdite non necessarie. Bastava limitarsi a «controllare» il nemico, impedendogli di effettuare puntate contro le linee di comunicazione del 30 ° corpo. Alle 11 ,45, nuovo dispaccio di Norrie: data l'occupazione di Sidi Rezegh, il «controllo» di Bir el-Gobi rimaneva urgente , ma nello stesso tempo i sudafricani dovevano prepararsi a cooperare con la 7 a divisione corazzata a Sidi Rezegh, in funzione della sortita della guarnigione di Tobruk prevista per l'indomani. Un quatto d'ora dopo la 22a brigata corazzata - chiamata improvvisamente a Gabr Saleh in soccorso della 4 a brigata corazzata - avvenì il Comando della 1 a brigata sudafricana che stava per andarsene. Naturalmente Pienaar, che ignorava la situazione generale, si rivolse subito a Brink: la partenza dei carri britannici gli lasciava scopeno il fianco destro in presenza di unità corazzate nemiche di cui ignorava l'entità; un attacco condotto con la fanteria in simili condizioni avrebbe provocato inu,tili perdite, perciò chiedeva di fermare Scott-Cockburn. Di fronte ad una va~ risposta di Brink, Pienaar replicò allora che di attacco a Bir el-Gobi non era proprio il caso di parlare, a


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SET11!NTRIONALE

causa dei cambiamenti di direttive alla 22a brigata corazzata e della mancanza di informazioni precise sull'An·ete. Tutt'al più poteva cercare di ottenere altre notizie sull'avversario mediante l'impiego di pattuglie notturne, con l'intenzione di attaccare l'indomani, sempre che possibile naturalmente. A questo punto Brink volle avvisare il 30° corpo (ore 14,40), che si limitò a confermare.l'ordine di «bloccare> Bir el-Gobi. Se la 1 a brigata sudafricana si trovava a disagio per l'evidente sproporzione tra forze disponibili e compito (una brigata di fanteria doveva controllare una divisione corazzata!), anche la missione della 5a brigata del gen. Armstrong non andò molto liscia. A causa di una delle frequenti temporanee interruzioni nei collegamenti radio, Brink aveva ricevuto (ore 13,30) l'ordine esecutivo di inviare l'unità a Sidi Rezegh attraverso una comunicazione di Gott, che ptecisò doversi · compiere il movimento prima dell'imbrunire. Passarono ben quattro ore, o poco meno, prima che Armstrong si ponesse in marcia, talché alle 18 si fermò a pochi chilometri oltre il Trigh · el-Abd. Pur riconoscendo giuste le· preoccupazioni che · 10 scarso ambientamento al deseno faceva sorgere circa un movimento notturno, c'è da chiedersi se l'imponanza dell'operazione che la 7a divisione corazzata av:rebbe iniziato l'indomani all'alba non fosse tale da consigliare di accettare - se non da imporre - ceni rischi. Quella sera Gott tornò ad esaminare la zona dell' aeropono di Sidi Rezegh e completare il piano: alle prime luci del giorno avrebbe attaccato con la fanteria il ciglione di q .175 per ottenere dominio di vista e di tiro sul Trigh Capuzzo e sulla Strada dell'Asse ed aprire il varco al passaggio dei carri su ed-Duda, dove sarebbe stato preso contatto con le forze del gen. Scobie uscite da Tobruk. Il coordinamento dell'azione del gruppo di sostegno e della 7a brigata corazzata era affidato al comandante di quest'ultima, Davy. Dal canto suo, Scobie era pronto. Con una brigata di carri e distaccamenti di due brigate di fanteria avrebbe apeno un corridoio sino ad ed-Duda. Insomma, la situazione appariva così favorevole che Norrie reputava di essere alle ultime battute. A nord c'era solo da sfruttare a fondo il vantaggio acquisito a Sidi Rezegh, sul cui aeropono la 5 a brigata sudafricana bastava giungesse alle 8, 15 invece che alle 7 per tagliare definitivamente Rommel da Tobruk. A sud non restava che liquidare l'Afrikakorps od inseguirlo ·senza tregua qualora si fosse ritirato: compito che la 4 a e la · 22 a brigata corazzata potevap.o assolvere agevolmente, panendo rispettivamente da Bir Bu


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Meliha e da Gabr Saleh. Simile ottimismo, bisogna riconoscerlo, era alquanto esagerato, specie tenendo conto che le due brigate avevano subito perdite rilevanti - erano rimaste con un centinaio di carri ciascuna - e che affrontare l'intero Deutsch!s Afrikakorps non poteva essere considerato affare di poco conto. E altresì strano che Cunningham, il quale sembra abbia ignorato il mancato accoglimento dcli' offena di collaborazione della divisione neozelandese da parte di Norrie, non abbia comunque egli stesso pensato a far intervenire un'aliquota del 13 • corpo per chiudere in una morsa Criiwell . . I Comandi italiano e tedesco seguivano a stento lo svolgere degli avvenimenti. !Bastico, specialmente, riusciva a ricevere poche e frammentarie notizie da Gambara, il quale poteva conoscere solo quello che gli ufficiali di collegamento tedeschi - anch'essi non molto orientati, per la verità - comunicavano. Le stesse informazioni dell'Ariete, la grande unità italiana più avanzata, non sempre risultavano esatte e perfino ponarono a spostamenti inutili di repani. Nel tardo pomeriggio, mentre ancora la 15 a Panzerdivision era impegnata a ricacciare indietro la 4a e la 22a brigata corazzata, al Comando dell'Afiikakorps apparve chiara la convenienza, ante omnia, di riunire la 21 a Panzerdivision alla 15 a con un trasferimento notturno; poi si poteva irrompere a massa sui fianchi e sul tergo del nemico procedente su Tobruk. Criiwell informò, dunque, Ro~mel del proposito di disimpegnarsi a sud per risolvere la questione della piazzafone. Il .!JlOmento era difficile. Proprio allora si era squarciato il velo dell' incenezza: il notiziario radio diramato dalla BBC alle 21 aveva annunciato che «l'Ba armata con circa 75.000 uomini ha iniziato l'offensiva generale nel deserto occidentale con l'intento di distruggere le forze tedesche e italiane in Africa». Compreso il vero carattere della minaccia su Tobruk, Rommel accettò le proposte di Criiwell senza esitazione. È interessante mettere in evidenza lo scollamento tra il Comando Superiore e i due Comandi tedeschi in tema di ricostruzione della situazione nemica. La sera del 20 novembre le cane topografiche del Comando Superiore consideravano in Marmarica due divisioni corazzate britanniche ( schizzo. n° 48). la 7a, sparsa fra Sidi Rezegh e Gabr Saleh, e la 3a (o la 2a), raggruppata ad oriente di Gabr Saleh (9). Non si conosce con esattezza...quale fosse il pensiero tedesco in merito, ma sembra che già il 20.il Deutsches Afrikakorps av,sse un quadro sufficientemente aderente alla realtà e che non ipotizzasse l'esistenza di una seconda divisione


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corazzata (10). Una spiegazione si può rinvenire sia in un maggiore pessimismo italiano sia nel migliore apprezzamento delle unità corazzate da pane germanica. Non esistevano dubbi sulla presenza della 7 a divisione corazzata, tuttavia mentre il servizio informazioni italiano aveva evidentemente reputato che le brigate corazzate non indivisionate appanenessero ad un'altra divisione, il Comando tedesco aveva accettato l'esistenza di brigate autonome o quasi. Ad ogni modo, i carri britannici erano localizzati essenzialmente in due zone: una massa verso Sidi Rezegh e l'altra in prossimità di Gabr Saleh. Conoscendo la vera situazione di fatto, si potrebbe rilevare la conyenienza di distruggere prima il gruppo di Gabr Saleh, già a contatto e battuto proprio in quel pomeriggio, e poi rivolgersi a nord, cogliendo al volo l'occasione di eliminare il nemico pezzo per pezzo. Senonché, giudicando dallo schizzo compilato da Rommel presumibilmente la sera del 20 (vds. riproduzione pag. seguente) (11), sembra che il comandante del Panzergruppe ritenesse già fuori gioco la massa corazzata orientale. Alle 22, 15 Criiwell ordinò alla 15 a Panzerdivision di rompere il contatto nel corso della notte, lasciando una forte retroguardia a coprire le spalle dell'Afakakorps, che, riunito, si sarebbe mosso lun_go la direttrice di Sidi Muftah-Belhamed alle 6,30 del mattino seguente. Verso mezzanotte giunse all'Afrikakorps un messaggio di Rommel: La situazione nell'intero teatro d'operazioni è molto critica. In aggiunta al fone complesso nemico a sud•ést di Tobruk, 500 o 600 mezzi avversari stanno attraversando il deserto verso Bengasi provenienti da sud-est. Il 21 novembre l'Afrikakorps deve iniziare di primo mattino il movimento e seguire i carri nemici che avanzano su Tobruk. Obiettivo: il centro dell'aeroporto di Sidi Rezegh».

Quello del deserto era un allarme eccessivo. La ricognizione aerea italiana mise meglio a fuoco la questione: a pane le colonne della 1a divisione sudafricana, aveva individuato all'altezza di Dahar Bu Rueigh, un centinaio di chilometri a sud di el-Mechili, altre tre colonne per complessivi 400 automezzi circa in marcia verso ovest. Provenienti da Bir el-Atasc, sembravano appartenere -al Long Range Desert Group (12). Per fronteggiare la minaccia, il Comando ·superiore predispose lo spostamento a Barce di un battaglione Giovani Fasàs.#, di una compagnia motociclisti della P.A.I. e di un battaglione carabinieri paracadutisti del raggruppamento esplor?nte (13), che stava trasferendosi ad elAdem.


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21 NOVEMBRE.

Alle prime luci del 21 tutti si misero in movimento, a nord come a sud. E, ancora una volta, le più incredibili supposizioni alterarono la realtà. A nord-est di Gabr Saleh, poco dopo le 7, le due Panzerdivisionen iniziarono la marcia in direzione di Sidi Rezegh, la 21 a a destra. I preparativi non erano sfuggiti ali' 11 ° ussari, che ne aveva informato tempestivamente il Comando della 7 a divisione corazzata, ma la partenza tedesca fu così rapida ed improvvisa che il disegno di manovra di Gott - attacco frontale da parte della 22 a brigàta corazzata e sul fianco orientale da parte della 4 a - dovette essere modificato: alla 22a fu affidato il compito di tagliare la strada all'Afrikakorps, mentre la 4a lo avrebbe attaccato alle spalle. Anche questo non riuscì per la distanza presa dai tedeschi e l'inseguimento britannico si limitò ad agganciare temporaneamente la retroguardia della 15a Panzerdivision alle 9 ,30 circa (schizzo n. 49). · Il clima psicologico presso i Comandi britannici era assolutamente roseo. Alle 8,45 Cunningham aveva ricevuto un dispaccio di Norrie, secondo il quale l'Afrikakorps aveva «preso una legnata> nel pomeriggio precedente. Le notizie più fresche, poi, accentuavano . l'ottimismo. È vero che il breve combattimento di Gabr Saleh costato poche perdite ad entrambi i contendenti - era stato risolto dagli 88 tedeschi, ma agli occhi inglesi apparve eccezionalmente favorevole: Gatehouse infatti dichiarò di aver messo fuori combattimento una quarantina di mezzi e Scott-Cockburn comunicò che duecento mezzi avversari erano in fiamme . Da questo all'idea che i tedeschi si fossero sganciati a gran velocità perché battuti sonoramente e con ulteriori gravi perdite, il passo era breve. Anche al Comando del 13 ° corpo tutti erano convinti che il Deutsches Afrikakorps fosse stato fatto a pezzi dalla 7a divisione corazzata (14). Perciò Crusader procedeva per il meglio: ridotto il corpo· tedesco .ad un complesso corazzato di scarso peso bellico, Davy appariva in grado di tenerlo a bada in attesa di Gatehouse e di Scott-Cockburn; la rottura dell'assedio di Tobruk era scontata; si poteva dunque dare il via al 13 ° corpo. Questo era il parere di Norrie. Nella zona di Tobruk tutto era cominciato secondo le previsioni. Durante la notte, unità della 70a divisione avevano compiuto le operazioni preliminari, aperto e contraddistinto i


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mza odio, Garzanti, Milano 1959).



LA PRIMA BATIAGLIA 01 5101 REZEGH

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varchi attraverso i campi minati e gettato quattro ponti sul fossato anticarro. All'alba, mentre la brigata polacca e la 23a brigata britannica mettevano in opera azioni diversive sul fronte occidentale della piazza, la 32a brigata carri con aliquote della 14 2 e 16a brigata fanteria (15) iniziò la sonita per raggiungere le posizioni di ed-Duda, che. controllavano la Strada dell'Asse ed il Trigh Capuzzo. Le forze non risultavano adeguate né alla rottura del cerchio assediante, né a raggiungere l'obiettivo e nemmeno a tenerlo se conquistato, tuttavia è bene ricordare che il grosso dello sforzo doveva essere compiuto dal 30 ° corpo e che il piano prevedeva l'int~rvento dell'intera 1 a divisione sud:µricana e soprattutto un ambiente tattico assolutamente di favore: la massa corazzata nemica distrutta e le truppe di fanteria italo-tedesche scosse per il disastro. Invece Pop stava sviluppandosi in circostanze completamente diverse. Cominciò con un breve ma intenso bombardamento aereo, poi la 32 a brigata carri si mise in moto in direzione di Carmuset Beludeah. I primi obiettivi erano denominati Butch a sinistra e ]ili davanti ( schizzo n° 50). Butch, un caposaldo tedesco dove il 7 ° Royal Tanks perse molti carri e quasi tutti i . Bren cam'ers, fu occupato alle 8,50, ma ]ili provocò un brusco colpo d'arresto, perché il 4 ° Royal Tanks finì in un campo minato. L'intervento del II Black Watch, che prese il caposaldo alla baionetta con notevoli perdite, sbloccò la situazione. Ma la sortita era già ansimante. Il dispositivo adottato dal gen. Davy · per impadronirsi del costone di Sidi Rezegh era molto semplice: tutta la fanteria di cui disponeva (il I battaglione del King 's Royal Rifle çorps ed una compagnia del II battaglione della Rifle brigade), proceduta da esploratori su Bren cam'ers e fiancheggiata da uno squadrone di cruisers, doveva raggiungere il ciglione; successivamente il resto del 6° Royal Tanks si sarebbe disposto a cavallo del Trigh Capuzzo. Alle 7 ,45 i reparti presero ad affluire sulla base di partenza, il piatto terreno era il ciglione meridionale e quello di Sidi Rezegh, proprio quando il 4 ° autoblindo sudafricano avvisava che 150 carri e 250 automezzi stavano avvicinandosi da sud. Poco dopo le 8 fu chiaro che chi sopraggiungeva era una forte massa corazzata nemica: più precisamente, l'Afrikakorps. Davy si trovò in grave imbarazzo. Non potendo certo pensare di annullare l'operazione Pop, affidò a Campbell il compito di portarla avanti come meglio poteva con il gruppo di sostegno ed il 6° Royal Tanks. Poi spedì il 7 ° ussari, inizialmente destinato ad appoggiare la fanteria, a fronteggiare e ritardare la•progressione dei Panzer. Il terzo reggi-


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mento cor_azzato, il 2 ° Royal Tanks, si raccolse a circa otto chilometri a sud-est di Bir Bu Creimisa. Davy sapeva che altre forze britanniche dovevano arrivare sul campo di battaglia. Si trattava di durare e non era molto convinto delle voci che davano per disfatto il Deutsches Afnkakorps (16). Alle 8,30, dopo qualche minuto di preparazione di artiglieria, Campbell attaccò. La azione ebbe successo: nonostante l'intensa reazione di fuoco tedesca, i fucilieri riuscirono ad occupare un tratto di circa tre chilometri del ciglione, proprio a nord del campo di aviazione, con cattura di 300 prigionieri, alcuni cannoni e quattro carri leggeri, ed il 6 ° Royal Tanks scese verso il Trigh Cschizzo n° 51). Ma bruscamente la scena cambiò. Rommel era accorso sul posto, a sorvegliare l'andamento dei combattimenti tra la cintura d'assedio e Belhamed, e fece subito sentire la sua presenza, lanciando il 3 ° gruppo esplorante con quattro pezzi da 88 ad opporsi al reparto corazzato che stava avviandosi verso il Trigh: uno dopo l'altro, in un batter d'occhi, quasi tutti i carri inglesi vennero eliminati (17). A sud di Bir Bu Creimisa, la 15 a Panzerdivùion aveva intanto ricacciato il 2° Royal Tanks con un rapido scontro, poi si era rivolta a destra a dare una mano alla 21 a impegnata con il 7 ° ussari, che in breve venne letteralmente annientato. Mentre il 2 ° Royal Tanks era tenuto a bada da un fianco controcarri, l'intero Afnkakorps continuò ad avan;zare sino ad Abiar en Nbeidat, dove un pendio dolce consentiva u n'agevole discesa sul campo di aviazione. Erano appena le 9, 10 e Neumann-Silkow segnalò a Crilwell che il nemico era respinto oltre la scarpata meridionale e che la situazione si presentava ottimamente. Purtroppo, però,. si trovava nella necessità di fermarsi, perché la 15a Panzerdivùion era rimasta a corto di carburante e di munizioni. Siccome anche la 21 a si trovava 9-elle· stesse condizioni, l' Afnkakorps fu costretto a sostare fino quasi alle 11. Comunque von Ravenstein inviò una formazione di sedici carri a riconoscere il terreno lungo la estremità orientale del ciglione di Bir Bu Creimisa e questa incappò nella compagnia della Rifle Bngade che copriva il tergo e la destra di Campbell, impegnandola aspramente e causandole perdite. Alle 15, 30 fu la volta della 15 a brigata Schutzen ad entrare in azione contro il gruppo di sostegno, ma non riuscì a combinare molto e tanto meno a ripulire il costone di Sidi Rezegh. Proprio in quel momento Rommel - che temeva gli sviluppi della sortita da Tobruk - incitò Criiwell a puntare verso la Strada dell'Asse per dare appoggio all'isolato 1~5 ° fanteria, avvisandolo della probabili-



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tà di un tentativo offensivo c;la pane di unità corazzate fresche da sud (il 2° Royal Tanks). Neumann-Silkow poté spingere la sua 15a Panzer sino ad un chilometro dal Comando di Campbell, ma nulla più. In compenso 1'8° Panzerregiment, inviato con alcuni pezzi da 88 contro il 2 ° Royal Tanks. ricacciò questo in disordine e con una dozzina di carri fuori combattimento. Il pomeriggio trascorse in una serie di scontri minori e confusi e di momentanee soste per rifomimenti, nell'attesa - per Davy - di rinforzi {18) e nel timore - per Criiwell - di essere preso alle spalle. All'imbrunire Davy era rimasto con 19 carri efficienti: sei del 2 ° Royal Tanks, uno del ,6 °. tre del Comando brigata e nove dell'isolato 7 ° ussari. Campbell era molto logorato. Gatehouse e Scott-Cockburn erano in · sensibile ed inopinato ritardo. Lo sganciamento dell'Afrikakorps era stato favorito dalle necessità. di rifornimento: la 4a corazzata a causa della scarsa autonomia degli Sti:,art e la 22a perché, rimasta troppo staccata dai propri organi dei servizi, la sera prima non aveva avuto modo di fare il pieno. A pane questo, nonostante le sollecitazioni di Gott di procedere a tutta velocità, nessuna delle due unità fu in grado di recare il minimo sollievo alle truppe duramente impegnate a Sidi Rezegh. Entrambe spesero troppo tempo per i rifornimenti, poi inspiegabilmente impiegarono ore per superare quel tratto desenico che al mattino l'Afrikakorps aveva copeno in poco più di una sola ora: La 22a brigata sarebbe stata ceno potuta intervenire a favore del 2 ° , Royal Tanks con i suoi 90 Crusader {19), ma sbagliò direzione, girò a vuoto - non si sa bene quali ordini avesse ricevuto - ebbe un breve scontro con la 15 a Panzerdivision e, in sostanza, rimase fuori scena. La 4a brigata, poi, non fu nemmeno capace di superare le retroguardie dell 'Afiikakorps. Se queste brigate si arrestarono ad una quindicina di chilometri dall' aeroporto, fin dalle 9',30 la 5a brigata sudafricana di Armstrong era stata fermata ancor più . lontano dallo stesso Gott, che non aveva intenzione alcuna di gettare in una mischia di corazzati un'unità di fanteria ancora inespena. Anche dal lato di Tobruk, la spinta offensiva si era arenata dopo la conquista dell'obiettivo denominato convenzionalmente Tt~er. Nel pomeriggio, il saliente realizzato nel settore della Bologna era profondo 3.500 metri e largo altrettanto; i prigionieri ammontavano ad un migliaio, di cui metà tedeschi. Gloria aveva.,~çomunicato.~he tre capisaldi erano spariti, il 205 ° aniglieria ed un gruppo d~l 16 ° raggruppamento aniglieria annien-


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LE OPERAZIONI IN AfRJCA SE'ITENTRIONALE

tati, la zona di Carmuset Beludeah sotto la minaccia nemica. Era stata approntata in tutta fretta un raccordo, più che una vera e propria linea arretrata, passante per Carmuset Beludeah. Il momen- · to era difficile, tanto che Navarini decise di sospendere la partenza del II/ 39° fanteria per Gambut, rappresentando al Panzergruppe l'assoluta necessità di non indebolire ulteriormente il nuovo schieramento della Bologna. Ma sopraggiunse una stasi. Quando Scobie seppe che non poteva ricevere alcun concreto aiuto né dalla 7a divisione corazzata né dai sudafricani rinunciò a proseguire e pensò a trincerarsi sul posto per resistere ai contrattacchi italo-tedeschi. Nel concordare sulla sospensione dell'azione, Norrie l'orientò a non riprenderla almeno sino alle 13 del giorno seguente, ora per la quale il 30° cort>o sperava di essersi assicurato di ed-Duda. A questo punto vale la pena di riportare il quadro descritto dalla narrazione uffici'.lle britannica: «La situazione era adesso così straordinaria che un breve cenno non sarà fuori luogo, per rendere più chiari gli avvenimenti. Su circa cento miglia di terreno, dal limite della sortita di Tobruk al deserto a sud-est dell'aeroporto di Sidi Rezegh, le forze delle due parti contrapposte si erano addirittura sovrapposte come gli strati di un gelato napoletano. A turno, partendo da nord, c'erano: a) le truppe della 70• divisione uscite. dal perimetro, contenute da b) le truppe tedesche e italiane con fronte rivolto a nord e ad ovest, c) uno strato di truppe dell'Asse con fronte a sud davanti ad) pane del 7° gruppo di sostegno a nord dell'aeroporto di Sidi Rezegh, mentre il resto del 7° gruppo di sostegno e la 7• brigata corazzata, fronte a sud, sì opponevano a e) il grosso del DAK diretto verso nord, inseguito da f) la 4• e 22• brigata corazzata. Per completare il panorama c'erano reparti del 361 • reggimento Aftika alla q .175, ad est dell'aeroporto di Sidi Rezegh, e l'intero 155 ° reggimento ad ovest. Come si vede, una situazione molto ingarbugliata che, ove suggerita come supposto in una esercitazione con i quadri, sarebbe stata respinta in quanto nella realtà queste cose non possono assolutamente accadere• (20).

Invece alla frontiera le vicende si erano svolte senza molti problemi. Auchinleck scrisse: «Il 21 novembre, pensando come

tutti che le forze corazzate nemiche fossero o fossero state messe fuori causa dalle nostre, il gen. Cunningham dette ordine al 13 ° corpo di iniziare la [sua] manovra, ed io concordai con tale decisione» (21). In effetti, esistèva una sequenza di «interpretazioni», diciamo pure di comodo, che avevano portato ad una convinzione irreale: l'intenso movimento verso occidente rilevato dall'aviazione il 19, lo strano ripetersi dei combattimenti presto interrotti dai tedeschi, il recentissimo abbandono del campo di battaglia di Gabr Saleh, la persuasione di Norrie - sempre di quel


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mattino - che il Deutsches Afrikakorps ripiegasse verso nord-ovest dopo aver «preso una legnata». Nessuna meraviglia, quindi per il telegramma che quella sera il corrispondente di g_uerra della South African Press Association inviò dal Cairo: «E autorevolmente affermato che la battaglia di Libia, che questo pomeriggio era all'apice, sta andando estremamente bene. Il rapporto delle perdite tra i cam· dell'Asse e quelli britannici è stato dichiarato pari a 3 ad 1. Il gen. Rommel, ti comandante tedesco, sta cercando di aprirsi un varco, ma la sua posizione sta diventando sempre più critica» (22). Ad ogni modo, col passare delle ore Cunningham venqe preso da qualche dubbio e, verso le 17, quando seppe che Norrie aveva rimandato il congiungimento con Scobie al giorno successivo, sia per l'onere gravante sulle brigate corazzate sia per il mancato afflusso della 5 a brigata sudafricana, manifestò un ceno malcontento all'ufficiale di collegamento del 30° corpo: reputava essenziale il buon ~sito della sonita ed il raggiungimento di ed-Duda «avrebbe comportato semplicemente una breve marcia notturna». Vista la convenienza di lasciare la 1a brigata sudafricana davanti a Bir el-Gobi, era disposto ad assegnargli una brigata neozelandèse (alludendo a quella, la 6a, che stava dirigendosi ad ovest di Sidi Azeiz). Comunque, aggiunse in tono spiccio, se la questione di Tobruk non fosse stata risolta egli «avrebbe certamente voluto vedere il comandante del corpo d'armata l'indomani». Poi telefonò al gen. 1 Harding, capo di Stato Maggiore del 13 ° corpo, dicendogli che potevano puntare verso nord a loro giudizio, senza bisogno di riferire con frequenza al Comando d'armata, salvo necessità, ma anche senza correre inutili rischi. Per il concorso della brigata neozelandese al 30° corpo, si riservò di dare ordini più tardi. Norrie ritenn~ che la brigata offenagli dovesse provenire da Gabr Saleh, perciò rifiutò il rinforzo, considerando sufficiente la 5a sudafricana, ormai già ad Hagfet el-Haiad. Ma Cunningham, poco persuaso, ordinò ugualmente che la 6a neozelandese si avviasse lungo · il Trigh Capuzzo verso occidente. In serata affluirono al Comando dell'sa armata altre notizie confonanti. Verso le 20 un rappono comunicò che quel giorno erano stati messi fuori combattimento 170 Panzer,' che i tedeschi stavano ripiegando e che la 7a divisione corazzata stava cercando di tagliar loro la strada. Alle 23,45 un'altra segnalazione dava una sessantina di Panzer circondati dalla 7a divisione corazzata a su~-est di Sidi Rezegh, mentre il gruppo di sostegno si manteneva sul costone a nord dell'aeropono ( 23).


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

Anche Criiwell, che riteneva il nemico molto superiore di forze e temeva di cacciarsi in un vicolo cieco dirigendosi verso Belhamed, era pensieroso. La sortita della 70a divisione britannica era stata bloccata, ma non ~enza pena e la punta di lancia di Davy, il 6 • Royal Tanks, era stata annientata (24) soprattutto grazie all'intervento personale di Rommel che aveva racimolato tutti i reparti minori della divisione Afrika. In sostanza, la rottura dell'accerchiamento della piazza era da mettere nel conto delle possibilità e per reagire opportunamente occorreva riacquistare libertà di manovra. Aprirsi la strada a nord, attraverso il gruppo di sostegno schierato sul costone di Sidi Rezegh, non sembrava molto facile, ad ovest ed a sud c'erano formazioni corazzate di cui si ignorava la consistenza residua e che comunque potevano essere facilmente rinforzate. Neumann-Silkow suggerì di riunire i due PanzeTTegiment e di vibrare una vigorosa spazzolata, ma Criiwell non era disposto a giocare alla cieca l'unica carta valida di Rommel, e probabilmente era preoccupato per i rifornimenti, il cui problema si era fatto sentire più di una volta inopinatamente in quei due giorni. Alla fine decise di portare nottetempo l'interoAfrikakorps nella zona di Gambut, ad est. Era appena giunto con il proprio Comando tattico a Bir el-Giaser, quando ricevette (ore 22,40) un messaggio inviato da Rommel - che non era al corrente delle decisioni di Criiwell - più di un'ora prima.: «Il 22 novembre, il DAK insieme con la divisione Pavia manterrà l'area raggiunta oggi fino a Belhamed (25 ). Il corpo d'armata impedirà alle forze corazzate nemiche antistanti d_i aprirsi un varco sino a Tobruk. Il 155° fanteria ed il 361 • fanteria Afrika passeranno ai vostri ordini, i carri saranno tenuti in potenza per contrattacchi locali. Il Comandò tattico dell'armata è in movimento per el-Adem• (26)..

Immediatamente Criiwell dispose che la 15 a Panzerdivision si concentrasse a q.196, una decina di chilometri a sud di Gambut, e la 21 a a Belhamed, prendendo sotto controllo i due ·reggimenti di fanteria · della divisione Afrika. Le due divisiprii corazzate si . incanalarono dunque in piena oscurità rispettivamente lungo l'uadi esc-Sciomar e l'uadi immediatamente ad ovest di q .175. IL 22 NOVEMBRE.

AH' alba del 22 la situazione del 30 • co.rpo d'armata britannico poteva riassumersi come segue. Il gruppo di sostegno e quanto restava della 7a brigata corazzata (una trentina di cruùers)


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presidiavano ancora il tratto di costone attorno a Sidi Rezegh e l'aeropono. Sul ciglione meridionale, quello di Bir Bu Creimisa, la pane ad oriente di q.178 era tenuta da una compagnia della Rijle Bngade. La 22a brigata · corazzata, con ottanta Crusader, era raccolta a nord di Bir el-Haiad; la 4a brigata corazzata con circa centodieci Stuart si trovava a nord di Bir el-Reghem; la 5 a brigata sudafricana sostava a sud-ovest di Bir el-Haiad e la 1 a fronteggiava sempre Bir el-Gobi. Ancor più a sud, la 22a brigata delle Guardie proteggeva le retrovie del corpo d'armata. Il Comando di Norrie era situato a sud-ovest di Gabr Saleh, vicino al Trigh el-Abd. ,Per contro, il quadro delle forze italo-tedesche non impegnate alla frontiera vedeva il XXI corpo italiano attorno a Tobruk, con qualche flessione nel settore della Bologna; la Trieste a difesa di Bir Hacheim e l'An.ete di Bir el-Gobi; la 15a Panzerdivision in movimento verso Gambut, ma con 1'8° Panzerregiment ancora a nord-est di Sidi Muftah; la 21 a Panzerdi'vision già ad oriente di Belhamed, dove si trovavano le artiglierie del gruppo Boettcher (27); dei due reggimenti di fanteria della divisione Afnka, il 361 ° era sempre sulle posizioni di q .175 ed il 155 ° a sud-ovest di Sidi Rezegh, ma il suo II battaglione nella notte precedente aveva risalito il ciglione di Bir Bu Creimisa raggiungendo ed occupando q .178. La 22 a corazzata iniziò la giornata alle 7, 30 cercando di agganciare la retroguardia della 15 a Panzerdivision: il II battaglione dell'8° reggimento corazzato con unità di aniglieria campali e controcarri. Tutto si risolse in uno scontro a fuoco a distanza e quattro ore dopo anche gli ultimi repani di Neumann-Silkow scendevano da Hagfet esc-Sciomar sul Trigh Capuzzo (schizzo n. 52). Anche la 4a brigata corazzata si era mossa contro elementi tedeschi in ritirata, ma a conti fatti i combattimenti non risultarono significativi, A mezzogiorno la 7 a divisione corazzata era padrona del centro del campo di battaglia, ma doveva riordinarsi e l'aver respinto l'Afnkakorps a nord del Trigh Capuzzo non bastava ceno a cantar vittoria. In mattinata; come aveva promesso, Cunningham si recò da Norrie e, vista la situazione, osservò freddamente che sempre più la battaglia diventava una lotta di fanterie, perciò sperava che la 1a divisione sudafricana assumesse presto il ruolo che le era stato riservato nel piano. Comunicò anche che la 6 a brigata neozelandese stava arrivando da est lungo il Trigh Capuzzo. Gli ordini di Norrie furono conseguenziali: la 22a Guardie doveva, sostituire la 1a brigata sudafricana davanti a Bir el-Gobi e tutta la divisione sudafricana affluue a Sidi Rezegh.


I COMBATTIMENTI I

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Schizzo n. 52

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LA PRIMA BAÌTAGLIA DI SIDI REZEGH

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La riunione dei carri di Gott non era naturalmente sfuggita ai tedeschi e Criiwell alle 13 decise, d'iniziativa, di far compiere alla 15a Panzerdivision un largo movimento aggirante verso oriente per lanciarla poi contro il fianco destro del nemico. Non era sempre facile, come può sembrare, ottenere una rapida esecuzione degli ordini da parte delle unità corazzate e quando la 15 a Panzer si portò a q.196, a sud-est di Bir Sciafsciuf, fu obbligata a sostare per rifornirsi. Quando fu pronta (15,30) mancava poco più di un'ora e mezza al calar del sole. Alla 21 a Panzer Criiwell aveva ordinato di · prendere un atteggiamento difensivo, sulla base degli ordini di Rommel, ed infatti von Ravenstein incaricò il gruppo Knabe (28) di sistemarsi suite posizioni attorno a Belhamed. Senonché a mezzogiorno apparve improvvisamente Rommel in persona, il quale dispose che la divisione si impadronisse del costone di Sidi Rezegh: Knabe avrebbe attaccato frontalmente ed il 5 • reggimento corazzato di Stephan, · girando a nord di Belhamed ed infilandosi nel solco della Strada dell'Asse, avrebbe superato il Trigh Capuzzo all'altezza di Abiar el-Amar ed attaccato da ovest il campo d'aviazione. Rommel e Criiw_eU avevano agito l'uno indipendentemente dall'altro (e senza neanche avvisarsi), ma se i movimenti disposti avessero avuto luogo con conveniente coordinamento, la 7a divisione corazzata sarebbe stata stritolata fra le due Panzerdivio-

nen. Il geo. Armstrong era stato avvertito da Gott di tenersi pronto a lasciare la zona di sosta alle 9,30, tuttavia, contrariamente alle previsioni, la mattinata era stata turbata da scontri piuttosto confusi tra unità carri. Ovviamente - chiara o non chiara che fosse la situazione - non era possibile che la 5 a brigata sudafricana continuasse a restare ferma, specialmente dopo la visita di Cunningham al Comando del 30° corpo, perciò alle 10,30 essa puntò verso nord. Alle 13,30 la testa della colonna giunse ad un paio di chilometri da q.178, la posizione del costone di Bir Bu Creimisa occupata da poche ore 4el II/ 15 5 °. fanteria tedesco, e si arrestò: Gott aveva deciso di soprassedere al raggiungimento di ed-Duda e di conferire precedenza alla conquista di tutto il ciglione per realizzare un rassicurante dominio tattico ,sull'aeroporto . . Si erano manifestati sintomi pericolosi di un'iniziativa tedesca e Gott non voleva correre rischi. Posti Gatehouse e Scott-Cockbum in stato di allarme, verso le 14 convocò i suoi principali subordinati (tll.a non Armstrong, i cui batt.glioni erano già pronti davanti a q.178) e delineò il piano per l'indomani: la 5a brigata sudafricana ed il


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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

gruppo di sostegno avrebbero conquistato il costone di Sidi Rezegh ai lati delle posizioni tenute dal I King 's Royal Rif/e Corps, ampliando l'appoggio per l'attacco verso · ed-Duda; le brigate corazzate avrebbero respinto qualunque offesa di carri tedeschi e facilitato il controllo di ed-Duda. In sostanza, · quando il 5 • Panze"egiment aggirò Abiar el-Amar con una settantina di carri, c'era da parte britannica un orientamento generico a contrastare l'avversario ma nulla più. Alle 14,20 l'irruzione si manifestò in piena sorpresa ed in tutta la sua evidenza. Da ovest il 5 • reggimento corazzato procedeva con il II battaglione in primo scaglione ed il I in secondo, seguito dai pezzi controcarri; da nord il 104 • fanteria, lasciata la base di partenza, affrontava il costone di Sidi Rezegh. La lotta si accese subito accanita nella stretta striscia pianeggiante. Parte della fanteria del gruppo di sostegno fu travolta prima ancora che il cambio di schieramento delle batterie inglesi potesse opporre la prima tenace resistenza. Poi intervennero la 7 a brigata corazzata e, soprattutto, la 22a appena arrivata all'aeroporto con i suoi ottanta Crusader. Indubbiamente la massa di carri raccolta da Gott era sufficiente per ributtare la 21 a Panzerdivision, ma, dopo un primo· tentativo, fallito, gli sforzi si susseguirono senza coordinamento ed i contrassalti di piccoli gruppi di tanks nulla poterono contro gli schieramenti controcarri tedeschi. Dopo un'ora e mezza di aspro combattimento, il 5 • Panze"egiment ebbe la meglio spazzando tutto davanti a sé, ricacciando i tanks e consolidando l'occupazione della striscia di atterraggio con il II battaglione disposto fronte a sud-est ed il I a nord-est ed a est. Il battaglione del King 's Royal Rifle Corps, stretto fra la pressione della fanteria tedesca a· nord ed il fuoco del I/ 5 • Panzer a sud e per giunta ormai a corto di munizioni, ·cedette anch'esso terreno. Mentre i reparti della 7a divisione corazzata continuavano a battersi disperatamente nella zona di Sidi Rezegh, la 4a brigata corazzata· di Gatehouse dai pressi di Abiar en-Neibat vedeva il fumo e la polvere provocati dalla lotta, udiva l'intenso fuoco ma non riusciva a formarsi un'idea chiara su quanto stesse accadendo. Ben presto arrivò la chiamata di Gott e la brigata, lasciato in posto l' 8 • ussari, si avvicinò lentamente con il 3 • e 5 • Royal Tanks. A tre chilometri dall'aeroporto il gen. Davy andò incontro a Gatehouse e lo mise al corrente dell'incontenibile pressione nemica. Gott, anch'egli sul posto, gli ordinò di sferrare un contrattacco compatto sul fianco destro · della 21 a Panzerdivision. Ma gli eventi si svolgevano rapidamente e più che di un contrattacco si doveva forse


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parlare di uno sforzo disperato inteso a salvare il gruppo di sostegno. La 4a brigata corazzata entrò dunque nell'immenso polverone del campo dì battaglia pressocché alla cieca. l'intenso fuoco di artiglieria campale e controcarri che l'accolse accrebbe il disorientamento e quasi subito i due reggimenti si trovarono mescolati alla rinfusa. Comunque l'azione - spronata dall'esempio, dall'energia e dal coraggio del comandante il gruppo di sostegno, gen. Campbell - ebbe inizio. Purtroppo gli squadroni di testa caddero sotto il tiro, sembra, della 22 a brigata corazzata e questo ponò al culmine la confusione, tanto che i çomandanti dei due reggimenti, consultatisi, decisero di portarsi fuori dal caos per riordinare i reparti e Gatehouse approvò. Stando così le cose Campbell fu costretto a ordinare l'abbandono dell'aeroporto. Non era facile lo sganciamento e la 4a brigata corazzata, che in fondo aveva perduto soltanto otto Stuart, appena rimessa in sesto si rituffò nella mischia. Il 5 ° Royal Tanks puntò sulla destra, attraverso la striscia di atterraggio, e finì in mezzo a Panzer ed a pezzi controcarri; il 3 • non ebbe molto successo. Fu in pieno disordine che i due reggimenti rifluirono nella zona di raccolta: l'uno, il 5 •, con ventisei carri, l'altro addirittura con soli cinque (29). All'imbrunire entra.rilbi i contendenti sostarono (30). Il 5 • Panze"egiment era a cono di munizioni e sentiva la mancanza di un fone appoggio di artiglieria e la cosa venne percepita da Gott: era giunto il momento di ricacciare i tedeschi dal campo d 'aviazione e dal costone di Sidi Rezegh. Ma anche se la 4a brigata corazzata teoricamente disponeva di quasi cento Stuart {31), la 22a era rimasta con 34 Crusader e la 7a con una quindicina di cruisers. Inoltre, una contromossa verso ovest doveva passare sotto il fuoco dei pezzi che l'avversario aveva sistemato sulle posizioni di q.178 e di Sidi Rezegh ed affrontare gli schieramenti dei pezzi da 50 e da 88 tedeschi. Perciò Gott decise di abbandonare il campo e di raccogliere le forze all'altezza della 5 a brigata sudafricana. Questa si trovava a meno di due chilometri da q.178 (32). Formatosi un'idea del dispositivo nemico, Armstrong stabilì di spingere frontalmente il battaglione Transvaal Scottish con una batteria di otto pezzi da 25 libbre ed una sezione da 2 libbre. Il I battaglione Irish doveva tenersi · sulla sinistra ed il II Botha in secondo scaglione. In verità Armstrong era piuttosto incerto, in quanto non sapeva come andassero le cose. nella piana di Sidi Rezegh , né se e quale aiuto potesse ricevere dalla 7a divisione corazzata. Gli era stato mandato incontro un ufficiale della Rifle


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SET'fENTRJONALE

Brigade e costui, quando vide l'arrivo dei sudafricani, arricciò il naso notando l'estrema pericolosa concentrazione di automezzi. Sul posto c'era ·da qualche giorno anche il 4 ° autoblindo sudafricano, agli ordini d'impiego di Gott, ma non vennero presi contatti e questo fu un peccato. Alle 14 il Transvaal Scottish lasciò la base di partenza ed avanzò deciso. Non era destinato ad aver successo. Prima un passaggio di Stuka seminò di morti e feriti i trasporti di brigata, poi a circa 400 metri si scatenò tutto il fuoco delle armi di accompagnamento tedesche. In parte per l'accuratezza del tiro e molto per il bersaglio offerto dalle lunghe linee dei fucilieri procedenti come nella prima guerra mondiale, l'azione naufragò ben presto (33). I sudafricani si schiacciarono sulla sabbia sotto l'offesa nemica e ci rimasero. Per quanto la batteria da 25 libbre facesse del suo meglio e le autoblindo cercassero di migliorare la situazione, Armstrong fu costretto a decidere il ripiegamento, eseguito solo al tramonto, verso le 16,30. : Quando il grosso délla 7 a divisione corazzata si ritirò dall'aeroporto, la 5a brigata sudafricana stava trincerandosi alla meglio a oltre un chilometro da q .178. Il gruppo di sostegno si dispose alla sua destra, prolungandola, e la.4a e 22a brigata corazzata si misero ai fianchi dello schieramento. Lo scacco era grave, ma mancava la pennellata finale (e nessuno immaginava il disastro del giorno seguente). Il Comando della 4a brigata corazzata era ancora a Hareifat en-Nbeidat, con l' 8 ° ussari in riserva. Il II battaglione delle Scots Guards, unico reparto di fanteria della brigata, era a trenta chilometri più a sud con lo scaglione B. Ad oriente, presso q. 196, nel primo pomeriggio si era raccolta e rifornita la 15 a Panzerdivision. Cri.iwell e Bayerlein lasciarono il Comando dell' Afrikakorps a Bir el-Chleta e si recarono da Neumann-Silkow: si trattava di tornare verso Sidi Rezegh passando a sud del Trigh Capuzzo e volevano seguire.la manovra. La divisione si mise in marcia alle 15, 30. In testa procedeva l' 8 ° reggimento corazzato, seguiva la 15 a brigàta fucilieri con il II/ 33 ° artiglieria, sul lato sinistro muoveva il 33 ° gruppo Panzerjiiger a protezione del fianco esposto. Prima ancora di giungere all'altezza di Bir el-Haleizin vennero avvistate due masse nemiche: una a sud di Sidi Muftah e l'altra in direzione nord-ovest. La prima, che si rivelò essere una colonna di rifornimenti scortata da mezzi blindati e carr~ leggeri, fu immediatamente messa in rotta verso sud ovest con forti perdite; l'altra, quando vide approssimarsi il pericolo, si allontanò in fretta. Erano le 17 ed a Sidi Rezegh si combatteva ancora. Cri.iwell disse


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allora a Neumann-Silkow di correre al cannone. Non immaginava che dopo appena qualche chilometro sarebbe piombato sul Comando della 4a brigata corazzata e sull'8° ussari, entrambi lontanissimi dal pensare ad una minaccia d~ sud e così imminente (34). Non ci fu storia: caddero prigionieri il vicecomandante della brigata (35 ), 17 ufficiali e 150 truppa. Furono catturati un carro comando, 35 Stuart, alcune autoblindo, cannoni e mezzi vari. Alle 21 la 15 a Panzer prendeva contatto con il 361 ° fanteria, sempre sulle posizioni di q.175, e con il 155° fanteria ad ovest. Nel suo ulteriore tragitto verso il campo di Sidi Rezegh la divisione aveva incontrato i resti. della brigata, che Gatehouse riconduceva indietro ignorando la sone dell'8° ussari. Data anche l'oscurità, lo scontro fu molto breve e le perdite minime, tuttavia ciò bastò a completare la disorganizzazione della unità. Quello che era stato il punto di forza del 30 ° corpo era fuori gioco come elemento combattente e lò sarebbe· rimasto per tutta la drammatica giornata successiva. Norrie non era soddisfatto né dell'impiego dei repani corazzati, né del mancato concorso delle fanterie che sapeva in corso di affluenza: la 6 i brigata neozelandese e la 1a brigata sudafricana. La 6a neozelandese del gen. H.E. Barrowclough (36) aveva ricevuto disposizioni tempestive, in quanto l'ordine di panenza era giunto alle 10,30. La necessità, peraltro, di attendere l'arrivo di uno squadrone di Valentine dell'8 ° Royal Tanks assegnatole in rinforzo , fece sì che prima delle 14 essa non potesse immettersi sul Trigh Capuzzo. Non avendo alcun orientamento su ciò che avrebbe potuto incontrare, Barrowclough cominciò una cauta avanzata con i carri in testa, in formazione spiegata, ed i pezzi controcarri sui fianchi. Alle 16,15 , però, pervenne· l'ordine di aumentare la velocità perché il gruppo di sostegno era circondato· a Sidi Rezegh: «Voi non riceverete altri ordini: ma entrerete in combattimento e prenderete contatto col gen. Gott, comandante della 7a divisione corazzata, che è colà circondato (... ). Dovete stabilire subito se muovere lungo la strada o sulla scarpata» (37). Di conseguenza, Barrowclough continuò la marcia anche dopo il calar del ·sole e soltanto alle 20, 15 decise di arrestarsi a Gasr el-Arid per far riposare sei o sette ore le truppe e rifornirsi. Aveva copeno circa venti chilometri in più di sei ore. Anche l'altra unità avviata verso Sidi Rezegh, la 1a brigata sudafricana, aveva rimandato al giorno dopo il proprio arrivo sul campo di battaglia. Sin djlle 13, 15 Norrie aveva telefonato a Brink per comunicargli che la 22 a brigata Guardie era in cammino per


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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SET11:NTRIONALE

sostituire la 1 a sudafricana e che, pertanto, questa· doveva lasciare in posto solo pochi elementi di copertura fino al sopraggiungere delle Guardie. Per quanto il comandante del corpo d'armata avesse posto l'accento sull'urgenza del provvedimento in funzione dell'impegno operativo previsto per l'alba del _23, Brink risentiva di più di ·una perplessità: la sera prima pattuglie dell' 11 ° ussari avevano segnalàto (o meglio, confermato) la presenza di una sessantina di carri M 13 a Bir el-Gobi e quel mattino il fuoco dell'artiglieria italiana era stato intenso. Perciò temeva che un movimento retrogrado dei battaglioni, per portarsi nella zona di carico sugli automezzi, li esponesse. ad un'improvvisa puntata dell'Ariete con conseguenze disastrose .- Comunque, pur non ritenendo possibile che la brigata - totalmente sistemata in trincea e piazzole su un fronte piuttosto ampio - potesse sganciàrsi entro tre ore, immediatamente (ore 13,30) ordinò a Pienaar di prepararsi a muovere lasciando in loco un battaglione rinforzato da una compagnia autoblindo. Pienaar, dal canto suo, ribadì il concetto che «alla luce di informazioni sull'atteggiamento nemico nell'area di intervento [?], sarebbe stato molto pencoloso ed inopportuno per una colonna di fanteria motorizzata muovere durante le ore notturne(... )», e chiese l'autorizzazione a realizzare lo sganciamento subito, ma partendo alle prime luci del 23. Brink, nel rivolgersi al Comando del 30° corpo, appoggiò la richiesta, motivandola col tempo occorrente per togliere reparti ed artiglierie dalle posizioni interrate e disimpegnarsi. Di fronte a tale comunicazione, Norrie, probabilmente assai contrariato, concesse l'autorizzazione ma tenne a sottolineare ancora una volta l'importanza e l'urgenza della misura. Così la 1a brigata sudafricana, in tutta calma e senza disturbo alcuno, lasciò le posizioni e indietreggiò di una diecina di chilometri verso oriente. A sera sopraggiunse ancora un contrattempo. Mentre in un primo momento era previsto che il gruppo tattico lasciato da Pienaar davanti a Bir el-Gobi rientrasse non appena sostituito dalle Guardie, successivamente venne precisato che per disposizione del Comando 8 a armata -;- che temeva le Guardie non sufficienti a controllare l'An'ete, data la nuova situazione - il gruppo ·tattico in questione doveva rimanere temporaneamente in posto in rinforzo alle Guardie. Appena possibile, però, si sarebbe ricongiunto alla brigata. Circa la situazione a Sidi Rezegh, Norrie alle 23,30 si preoccupò di telefonare personalmente al Comando della 1 a divisione sudafric.ana:


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«Il nemico ha attaccato nella tarda serata. Ha catturato l'aeropono a sud di Sidi Rezegh e ci ha respinti dalla scarpata. La brigata Armstrong ha contrattaccato. Le nostre attuali posizioni sono proprio a sud del ciglione. Il nemico ha circa 100 carri nella zona a sud di Sidi Rezegh . Vostro compito per domani: occupare le posizioni adesso tenute dalla 7• divisione cora.zzata. La sa brigata sudafricana passerà ai vostri ordini non appena arriverete. Prenderete contatto con la 7 2 divisione corazzata domattina al più presto e vi farete dare l'esatta situazione. Sto per ordina.re alla 7 2 divisione corazzata di coprire entrambi i vostri fianchi . È questione essenziale che stabiliate collegamento con la 7 2 divisione corazzata domattina quanto prima possibile. Questi o.rdini sararino confermati per scritto in nottata. Aggiungo che l'azione del 13° corpo sta procedendo veramente molto bene e possiamo attendere un aif tO considerevole da oriente• (38).

2. LA DOMENICA DEI MORTI (DER TOTENSONNTAG).

Per la Chiesa luterana, domenica 23 novembre 1941 era la «Domenica dei moni» (Totensonntag), dedicata ai caduti della prima guerra mondiale. Per la coincidenza della celebrazione religiosa con l'apice della p rima battaglia di Sidi Rezegh, il nome venne da taluni ritenuto provocato dalle perdite di quella giornata di lotta, lotta che, se per la verità non particolarmente sanguinosa, rappresentò il maggiore scontro tra corazzati combattuto in Africa settentrionale. Lo schieramento britannico a sud-est di Tobruk ~ra grosso modo parallelo al costone di Bir Bu Creimisa ( schizzo n° 5~). Il suo centro era costituito dalla 5 a brigata sudafricana, a tergo del cui dispositivo, press' a pocò triangolare (al venice, fronte a nord, c'era il Transvaal Scottish, unico battaglione impiegato fino allora), si trovavano tutti i numerosissimi veicoli dello scaglione B. Un paio di chilometri ad occidente c'era la 22 a brigata corazzata, o meglio i suoi resti: un reggimento di formazione con una trentina di carri. Ad oriente era dislocato il 7° gruppo di sostegno, anch'esso con il proprio scaglione B alle spalle. Poiché l 'unità di Campbell aveva subito un notevole logorio, era stata rinforzata con il II Scots Guards ed uno squadrone di formazione della 7a brigata corazzata, posto all'estrema d estra (39). Quanto alla 4a brigata corazzata, è difficile dire dove esattamente si trovassero i suoi elementi dopo le traversie del giorno innanzi; in linea generale, il punto centrale era nella zona a nord di Hagfet el-Hareiba. Si trattava, in sostanza, di un dispositivo sufficientemente compatto, ma con poco significato difensivo: è chiaro che "t-forrie da un lato non intendeva rinunciare


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ad impadronirsi delle posizioni di q.178 con i sudafricani di Armstrong per migliorare la situazione, e dall'altra desiderava un po' di tempo per riordinare le unità corazzate. Non è altrettanto chiaro come intendesse utilizzare in un quadro armonico la isolata 6a brigata neozelandese proveniente da Sidi Azeiz. Durante la notte l'Afrikakorps aveva perfezionato il proprio assetto. La 21 a Panzerdivision si era raccolta sul conquistato aeroporto, con il gruppo Knabe sul costone di Sidi Rezegh. La 15 a Panzerdivision si era fermata nella zona di Abiar en-Nbeidat, fra i due punti di appoggio d'ala: q .175, sempre tenuta dal 361 ° fantc:;ria, e q.178, presidiata dal II/155° fanteria. Il XXI corpo italiano continuava il hlocco di Tobruk, a sud-est della quale la Bologna aveva consolidato l'investimento su posizioni più arretrate. Il corpo d'armata di manovra aveva schierato il raggruppamento esplorante, appena arrivato dal gebel, a nord dell'Ariete. Rommel, fattosi un quadro sempre più completo della situazione, aveva stimato con un'approssimazione assai maggiore di quella britannica le perdite avversarie. La sera del 22 calcolò che il 30° corpo avesse perduto 207 carri ad· opera dell'Afri'kakorps e 55 ad opera dell'Ariete, cioè più di un terzo delle forze corazzate. Di conseguenza, alle 22,30 confermò l'indirizzo verbale di massima formulato nel pomeriggio, dopo uno scambio di vedute con Gambara: «( ... ) 2. II Panzergruppe risolverà la battaglia il 23 novembre nella zona a sud-est di Tobruk mediante un attacco concentrico del DAK e di un'aliquota del corpo Gambara. Il corpo Gambara attaccherà"·èon parte della divisione corazzata Ariete alle 8, da el-Gobi verso Gambut. 3. Il DAK attaccherà alle 7, gravitando con lo sforzo sulla sinistra, in direzione el-Gobi, accerchierà il nemico e lo annienterà( ... ). 4. II 3• gruppo esplorante rinforzato terrà aperta la via Baldia ed effettuerà una ricognizione armata su Bardia, avanzando in direzione di Capuzzo. Il 33 • gruppo esplorante ( . .".)effettuerà una ricognizione armata in direzione Sidi Omar-Bir Ghirba( . ..). 5. Il XXI corpo d'armata impedirà tentativi di sortita da Tobruk. La divisione Pavia rimarrà nell'attuale dislocazione. 6. Il 155 • fanteria ed il 361 • Afrika rimarranno sulle attuali posizioni quali riserva d'armata ( ... )> (40).

In sostanza, l'Afn'kakorps avrebbe attaccato da est e da sud, mentre l'Ariete sarebbe piombata alle spalle del 30° corpo. Il disegno di manovra era stato abbozzato sin dalle ore 16 ed appunto in base ad esso Criiwell -; che un'interruzione nelle trasmissioni radio aveva privato del collegamento con Rommel - a mezzanotte


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aveva già diramato i propri ordini, ordini che, tra l'altro, tenevano conto degli ultimi avvenimenti della sera precedente. In sintesi, tutta, o quasi, la fanteria disponibile - il 104 ° fanteria della 2P Panzerdivision, il gruppo Mikl (ossia il 15 5 ° fanteria della divisione Afrika) ed il 361 ° fanteria Afrika - doveva bloccare ogni tentativo nemico di sfondare in direzione di Sidi Rezegh. Nel contempo la 15 a Panzerdivision, rinforzata dal 5 ° reggimento Panzer della 21 a, avrebbe isolato la 7 a divisione corazzata e la 1a sudafricana congiungendosi con l'Ariete. Dopo di che l'intera forza corazzata si sarebbe vòlta a nord annientando l'avversario. Nel disporre che il Deutsches Afrikakorps fosse pronto a muovere alle 7, Criiwell si riservò di dare il via alle 6,45 con eventuali ulteriori ordini complementari. Il messaggio radio di Rommel arrivò alle 4,30. Era molto lungo e Criiwell non poté aspettare la completa ricezione (41 ): alle 5,45 lasciò con Bayerlein Bir el-Chleta, senza immaginare che mezz'ora dopo il suo Stato Maggiore sarebbe stato preso in blocco dai neozelandesi di Barrowclough, ed alle 6,30 giunse a q.175, dove Neumann-Silkow aveva posto il Comando della 15a Panzerdivision. Il 5° reggimento Panzer era in ritardo, perciò alle 7,30 la 15a si mosse con 1'8° reggimento Panzer in testa, senza attendere oltre. Criiwell seguiva il primo scaglione corazzato. In campo britannico l'allarme fu dato da alcune autoblindo del 4 ° sudafricano, senonché la segnalazione di un centinaio di carri tre chilometri a sud di Abiar en-Nbeidat e della loro avanzata verso sud-ovest fu accolta con scetticismo . Pochi minuti dopo, i primi colpi di cannone dei Panzer fecero cambiare parere. L'8° reggimento corazzato, che procedeva velocemente sul piatto e duro terreno desenico, scona all'.improvviso uil' enorme massa di automezzi in sosta, mescolati a cannoni e mezzi corazzati, piegò di iniziativa verso destra e si gettò sugli scaglioni B del gruppo di sostegno e della 5a brigata sudafricana facendo una strage e determinando un disordinato fi1ggi-fuggi. Unici elementi di una cena consistenza erano lo squadrone di formazione della 7a brigata corazzata, che stava per scottare 700 prigionieri tedeschi a Bir er Reghem el-Gharbi, più di venti chilometri più a sud, e rimanere colà in riserva, nonché un'aliquota del 3 ° Royal Tanks che stava dirigendosi verso sud-est. Visti arrivare i Panzer, i cruisers fecero loro fronte. Nel caos più completo, ancora una volta spiccarono l'iniziativa e la coraggiosa energia del gen. Campbell, che utilizzando quanto gli capitava sotto mano cercò di contenere la valanga. La reazione, per disordinata e frammentaria che fosse, colpì sia


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Neumann-Silkow sia Criiwell, ma suggerì differenti propositi. Il primo avrebbe abbandonato il piano iniziale di puntare verso Bir el-Gobi e preferito sfruttare il vantaggio acquisito per completare la distru.zione delle forze britanniche in cui era incappato. Criiwell, invece, pur riconoscendo allettante la prosecuzione dell'attacco, ritenne l'avversario così superiore numericamente - bisogna ricordare che il 5 ° Panzerregiment non era ancora sopraggiunto - · da rendere necessario il concorso dell'Ariete e da preferire un diverso e più efficace attacco da sud-est. Ordinò quindi di continuare il movimento verso Bir el-Gobi. La 15 a Panzerdivision si disimpegnò con .qualche difficoltà e, presa una sufficiente distanza, si arrestò nella zona a nord-ovest di Hagfet el-Hareiba per riorganizzarsi e fare rifornimento . Qui, verso le H, fu raggiunta dal 5° Panzerregiment e, poco più di un'ora dopo, dall 'A,iete. La divisione italiana aveva ricevuto ordine, nel tardo pomeriggio precedente, di inviare un fone·raggruppamento in direzione di Sidi Muftah per concorrere alla battaglia con la quale l'Afiikakorps intendeva eliminare le forze corazzate britanniche. Alle 8 la colonna (42), agli ordini del gen. Di Nisio, vicecomandante della divisione , lasciò Bir' el-Gobi. Il movimento non durò a lungo. Verso le 10 la testa del raggruppamento andò ad incappare nel fuoco dello schieramento di aniglieria che, frettolosamente allestito dalla 5a brigata sudafricana su ordine di Gott, copriva gli scaglioni B da offese provenienti da sud. Di Nisio, assolutamente ali' oscuro della situazione locale, ritenne di trovarsi di fronte ad un nemico consistente, perciò si fermò e fece assumere un atteggiamento temporaneamente difensivo: !'VIII battaglione carri fronte a nord ed il IX fronte a sud-est. La sosta si protrasse per un paio d'ore, poi pattuglie spinte verso nord-est incontrarono elementi esploranti tedeschi e la colonna riprese il movimento unendosi alla 15 a

Panzerdivision. Raccolte tutte le forze, CriiwelL formulò rapidamente il disegno di manovra. Era sua intenzione sospingere le forze avversarie verso nord serrandole contrq le difese statiche della 21 a Panzerdivision e poi distruggerle. L'azione doveva iniziare alle 14 con una formazione tendenzialmente lineare: il 132 ° carristi {80 carri) a sinistra, 1'8 ° Panzer (120 carri) al centro ed il 5 ° Panzer (40 carri) a destra. A tergo, a poche centinaia di metri, le fanterie motorizzate: il V/ 8 ° bersaglieri e la "15 a brigata fucilieri, con il 115" fucilieri dietro ali'~· Panzer e il 200° fucilieri dietro al s· Panzer. L'uno doveva avvenire alla massima velocità e le fanterie


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rimanere sugli autocarri il più a lungo possibile. Bisogna però porre in tutta evidenza che non si trattò affatto di un'azione strettamente coordinata. Quali · che fossero i motivi - ed uno di .essi poteva èssere costituito dal fatto che Criiwell era privo di uno Stato Maggiore al seguito - il quadro testé abbozzato è più esattamente configurato con l'individuazione di due distinti complessi di forze: l'Ariete a sinistra e la 15a Panzerdivision a destra; agenti con una rilevante elasticità di indirizzo, se non proprio autonomamente. Da parte britannica, lo sganciamento tedesco era stato considerato dapprima con stupore, poi spiegato attribuendo all'attacco nemico il carattere di una semplice incursione senza un panicolare obiettivo. Perciò Norrie si accinse a riordinare le fila con relativa calma. Stupisce che non sia stata avvenita l'intenzione di Rommel di risolvere la questione presto ed in modo radicale. Fatto si è che la 7 a divisione corazzata non era ancora raccolta, la 1a sudafricana rimaneva divisa in due aliquote e fa 6a brigata neozelandese abbandonata a se stessa La 1 a divisione sudafricana sembrava destinata a non riunirsi. Il gen. Brink, che aveva assistito piuttosto da vicino all'irruzione tedesca delle retrovie della 5a brigata, aveva arrestato immediatamente Pienaar in attesa che la situazione si chiarisse. Cosicché le due brigate si trovavano entrambe sulla difensiva. La 5a ignorava di trovarsi pericolosamente esposta. Gott aveva trascorso la notte nella zona e ben si avvide dell'ampiezza e della complessità del problema, pur non essendosi formato un'idea precisa sulle intenzioni tedesche. Consiglio Armstrong di sistemarsi a quadrato con le artiglierie su ogni lato e di preoccuparsi anche delle provenienze da sud. Poi mise alle sue dipendenze il II Scotj Guards ed una batteria del 3 ° artiglieria a cavallo controcarri, sottraendoli provvisoriamente al gruppo di sostegno. Nella tarda mattinata la brigata era disposta con il 3 ° battaglione Transvaal Scottish ed una batteria da 25 lbs. a nord, su un fronte di circa tre chilometri; il i Insh, due mezze batterie da 25 lbs. ed una da 2 lbs. sul lato occidentale, di circa cinque chilometri di estensione; il II Botha ed una sezione controcarri fronte ad est; lo scaglione B con una batteria e mezza da 25 lbs, una sezione da 18 jbs. ed una da 2 lbs. a sud. All'esterno del quadrilatero, la 22a brigata corazzata con due batterie da 25 lbs: era dislocata a sud-ovest, mentre dalla pane opposta si era schierato il 4 ° aniglieria a cavallo. Seguiva a nord-est il 4 ° autoblindo sudafricano e poi il 26° battaglione neozelandese.


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Invece il gruppo di sostegno era arretrato a sud-est, oltre Bir er-Reghem. Non era gran che: si trattava del Comando del gruppo e dei rimasugli «catturati» qua e là da Campbell, ma in quella zona si stavano concentrando la 7a e la 4a brigata corazzata, la quale «non era completamente sotto a detta del gen. Davy controllo» . (43). Utilizzando la pausa, tutti provvidero a fare il pieno di carburante per essere in grado di intervenire in aiuto dei sudafricani. Verso mezzogiorno un nutrito fuoco di controbatteria da parte delle artiglierie tedesche disposte su Belhamed sembrò ad Arm.strong preludio ad una concreta minaccia da nord, ma Gott tenne a rinnovare l'avvertimento del pericolo che poteva provenire da sud. Alle 14, prima di lasciare· il Comando della 5a brigata, Gott incontrò il comandante del 4 ° reggimento autoblindo ;1 quale lo informò che i tedeschi stavano formando a sud-est una linea fronte a nord. Gott non manifestò sorpresa e commentò: «La vostra bngata sudafricana sembra messa giù con la colla. Non vuole muoversi, né girare le arttglien·e e non è tnncerata. Mi di.spiace per essa» (44). Nel frattempo, Brink si era personalmente presentato al Comando tattico del 30 • corpo per esporre la propria situazione. Norrie gli ripeté la prospettiva di una ancor più grossa battaglia di carri e lo sollecitò ad affrettare la riunione dell'intera divisione. Nuova obiezione di Brink: posto che un battaglione rinforzato era rimasto davanti a Bir el-Gobi e che egli non disponeva di una riserva propria, considerava la 1a brigata non sufficientemente robusta per aprirsi il passo e congiungersi con la 5 a . Norrie tagliò cono ed ordinò l'immediato afflusso del distaccamento lasciato da Pienaar ad attendere le Guardie, ma esso giunse praticamente all'imbrunire. Tornato al proprio Comando, Brink prese visione di un messaggio tranquillizzante inviato da Armstrong alle 13,35: il panorama risultava adesso più chiaro, il nemico era stato contrattaccato ed i neozelandesi avevano preso contatto con la sua destra. La replica di Brink (ore 15,30 circa) fu in linea con una comunicazione del 30° corpo appena pervenuta e si tradusse nella segnalazione di 85 carri nemici un paio di chilometri a nord-ovest di Hagfet el-Hareiba e di 15 carri e 300 mezzi poco a sud-ovest di Bir el-Haiad, tutti per il momento fermi. Un successivo breve colloquio con Pienaar non fu molto incoraggiante per Brink. Secondo Pienaar, fra le due briga,e sudafricane c'era sempre la stessa massa avversaria ed egli era in pensiero per il proprio fianco destro. «Alle


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15,55 il Comando avanzato della divisione sudafricana stava trasmettendo un messaggio al capo di Stato Maggiore della 5 a brigata .sudafricana, quando quest'ultimo interruppe improvvisamente la comunicazione: «Aspetta!>. Fu l'ultima parola della brigata» (45). La notizia dell'arrivo dei neozelandesi era di buon auspicio. Mancavano particolari, è vero, ma si poteva confidare, quanto meno, in un rafforzamento del complesso di forze fronteggianti Bir Bu Creimisa e l'aeropono di Sidi Rezegh. La 6a brigata neozelandese, dopo una sosta a Gasr el-Arid, era ripanita alle 3 del mattino in direzione ovest. Barrowclough aveva deciso di aggirare Bir el-Chleta ·che sapeva in mano tedesca e di salire poi sulla scarpata attestandosi all'uadi Sciomar, a circa tre chilometri da q .17 5. Senonché nell'oscurità ·effettuò la deviazione troppo presto, e quando si riponò sul Trigh Capuzzo si accorse di essere precisamente a Bir el-Chleta. La sorpresa fu pari per neozelandesi e tedeschi. Questi ultimi (circa 200); in procinto di partire, si resero conto di quanto stava accadendo allorché i loro automezzi cominciarono a saltare e ad andare in fiamme sotto .le granate nemiche, e dopo una breve e confusa sparatoria si arresero. Il comandante della 6a neozelandese ebbe allora una seconda e più gradita sorpresa: aveva catturato gran pane del Comando dell'Afrikakorps. Con uri poco più di fonuna avrebbe preso perfino Cri.iwell! Il colpo era grave per i tedeschi, non soltanto per i cifrari, bensì anche e soprattutto per la perdita del centro trasmissioni, tanto che ne risentirono il danno per un paio di settimane. Barrowclough, naturalmente, non intese riposare sugli allori e, correggendo l'errore di direzione, si arrampicò sul ciglione proseguendo verso Sidi Rezegh. Ebbe una scaramuccia con il 3 ° gruppo esplorante tedesco, ma alle 10,30 raggiunse l'uadi. Qui, poco dopo, un ufficiale di collegamento inviatogli dal Comando 30° corpo lo mise al corrente degli avvenimenti locali e della presenza di una cinquantina di carri italiani a sud di Hagfet el-Hareiba. Barrowclough decise allora d.i occupare q.175 con ·il 25° battaglione, rinforzato dallo squadrone di Valentine e sostenuto dal 24 ° , e di prendere contatto con la 5 a brigata sudafricana inviando verso Hareifet en-Nbeidat il 26 ° battaglione con una batteria da 25 lbs. ed una sezione da 2 lbs. Evidentemente non si era reso ben conto della situazione. Poco prima di mezzogiorno i repani panirono. Il 25 ° battaglione si mosse con molto ottimismo e difatti inizialmente le cose se~brarono svolgersi bene. I carri procedevano


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in due scaglioni: quello di testa apriva la strada, il secondo era a stretto contatto con la fanteria. L'apparizione dei Valentine prese alla sprovvista i difensori di q .175, che dopo una iniziale resistenza cominciarono ad arrendersi, senonché a tergo della quota correva un profondo uadi, lungo il quale erano appostati i pezzi controcarri tedeschi. In pochi minuti, su sedici Valentine, sei furono messi fuori combattimento uno dopo l'altro, -due «ridotti ad un groviglio di rottami» e quattro danneggiati in modo grave. L'azione della fanteria finì per frazionarsi in una serie di scontri di plotone. Il contrattacco sferrato dal I/ 361 • tedesco nel pomeriggio riuscì a riprendere buona pane del terreno perduto, né l'intervento del 24 • battaglione neozelandese poté modificare le cose. All'imbrunire, allorché la lotta venne sospesa, le perdite dei due battaglioni ammontavano a 450 caduti, di cui più di un quano moni. Tuttavia la pane centrale e più elevata della posizione era rimasta in mano loro e risulterà di gran vantaggio nella seconda battaglia di Sidi Rezegh. Il 26° battaglione ebbe sone migliore. Verso mezzogiorno e mezzo arrivò ad un chilometro dall'estrema destra della 5a brigata sudafricana, a sud-ovest di Hareifet en-Nbeidat·, e stabilì il collegamento. Il suo comandante fu subito informato della probabile imminenza di un attacco di Panzer da sud e, per giunta, il cannoneggiamento da pane della batterie tedesche di Belhamed già accennato in precedenza faceva temere un'offesa anche da nord. Il battaglione dunque si dispose fronte a nord, ma guardando anche fianchi e spalle. Prima di passare alla descrizione di quella che è stata chiamata «la cari.ca dell'Afn"kakorps» (46), è necessario determinare la direzione dell'attacco italo-tedesco (anche buona pane dell'Anete, infatti, partecipò all'azione) ( schizzo n° 54). Secondo Bayerlein si trattò di un'operazione concentrica: da est un'aliquota della 15 a Panzer; da sud l 'An"ete ed il grosso della 15 a Panzer e da ovest elementi della 21 a Panzerdivision (47), ma la ricostruzione non può ritenersi attendibile, come del resto emerge dal confronto con quanto è stato finora esposto· circa gli avvenimenti precedenti. La fonte ufficiale britannica indica una base di panenza sostanzialmente obliqua rispetto alla 5 a brigata sudafricana, con andamento sud-est, ed una direttrice di attacco sud-nord (48). La fonte ufficiale sudafricana suggerisce una base di partenza obliqua ma con andamento ove3t-sud ed una direttrice di attacco sudovest-nordest (49). Altre fonti, coaiprese q·uelle italiane, si mostrano troppo vaghe e generiche per poter essere prese in seria considerazione. In


I COMBATIIMENTI DELLA DOMENICA DEI MORTI l (pomeriggio del 23 novembre)

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Schizzo n. 5 4


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definitiva, per i numerosi particolari riportati, le fonti citate, la minuziosa individuazione della" posizione e dell'intervento delle singole unità, si reputa più convincente lo studio sudafricano, che pertanto viene preso a base del presente esame: Dopo la loro riunione, le forze di Criiwell presero a prepararsi per il grande combattimento risolutivo. I tre reggimenti corazzati si disposero su una linea che, partendo all'incirca da Bir el-Haiad, scendeva verso sud-est. Lo schieramento venne assunto sotto il fuoco delle batterie britanniche e sudafricane, chiamate a frenare una minaccia che ormai si profilava reale ed imminente. Un fuoco, sia çhiaro, tutt'altro che accurato ma che, allorquando l' attp.cco prese sviluppo, diventò rapidamente micidiale. Poco dopo le 15, all'improvviso i carri dell'Asse si mossero: quasi 250 carri seguiti da alcune centinaia di autoveicoli di vario tipo ·e trattori d'artiglieria. Il centro, _cioè 1'8° Panzerregiment con i suoi l20 carri, era la punta di diamante e pro~edeva verso lo spigolo sud-ovest della 5a brigata sudafricana. Beninteso, Criiwell nori aveva assunto deliberatamente una formazione lineare per muovere contro la scatola quadrangolare che gli presentava uno spigolo come primo impatto. Non essendo umanamente possibile conoscere la dislocazione delle unità nemiche - già era arduo conoscere quella delle proprie! - egli intendeva avanzare a rastrello, spingendo verso il costone di Bir Bu Creimisa e le posizioni di Sidi Rezegh tutto ciò che incontrava e che sapeva essere i resti della 7 a divisione corazzata e parte della 1 a divisione sudafricàna. Il concetto di manovra era dunque ridotto ad un semplice potente urto frontale portato alla massima velocità per schiacciare l'avversario contro le fanterie della 21 a . Panzerdivision. Forse anche per questo «sembrerebbe che nessuna disposizione di coordinamento sia stata impartita circa obiettivi, linee di riferimento, appoggio dell'artiglieria e collegamenti» (50). Da parte tedesca la lotta si presentò subito assai ardua: «Un terrificante fooco frontale di più di cento cannoni si concentrò sui due reggimenti Panzer attaccami e sui due reggimenti fucilieri che seguivano a stretto contatto sui loro veicoli. Una massa di pezzi comrocarri insolita in questo teatro d'operazioni, e abilmente celata in mezzo ai veicoli nemici posti fuori combattimento nella mattinata, inflisse pesami perdite ai due reggimenti. Particolarmente f astidioso era il fuoco proveniente dal fianco sinistro, il settore assegnato alla divisione corazzata An·ete, non ancora immessasi nella lotta ( ... )• (51).

In realtà i pezzi da 2~ lbs. avversari puntati verso sud erano, al più, una trentina, ma 1'8° Panzerregiment se li vide quasi tutti


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addosso, perché il 5 • Panzer procedeva lungo una direttrice esterna al fianco orientale del nemico cd il 132 • carristi italiano aveva immediatamente perso terreno non_essendo in grado di tenere la velocità dei tedeschi. Inoltre, accorciate le distanze e giunto a poche centinaia di metri, l' 8 • Panzer ebbe contro tutti i cannoni da 2 lbs. e le mitragliatrici dello schieramento meridionale di Armstrong. Il contraccolpo fu senza dubbio molto duro anche e soprattutto per la rapida scomparsa di parecchi comandanti, caduti moni o feriti alla testa dei repani. Cosicché, per quanto alle 15,30 si aprisse un varco nel fronte sudafricano, il fuoco a bruciapelo dei difensori e la subitanea perdita di taluni anelli della catena di comando tedesco resero necessario un rapido riordinamento dell'8° Panzer e del retrostante 115° fucilieri. Alle 16, rimesso in sesto, 1'8° Panzer sfondò le linee della difesa e, mentre il suo I battaglione proseguiva verso nord, il II piegò _leggermente verso ovest per fronteggiare il contrattacco della 22a brigata corazzata. Questa doveva risultare impegnata dall'Ariete, ma, come sappiamo, .i carri M 13, ala sinistra della linea corazzata, si muovevano con scarsa velocità, tanto da provocare un distacco sempre maggiore con la 15 a Panzerdivision. Le conseguenze di tale inconveniente furono due: il fianco sinistro del complesso centrale, benché protetto da un batteria da 88, venne a trovarsi «per aria> ed il reggimento di formazione della ·22 a brigata corazzata risultò disponibile a favore di un contrattacco nell'area della 5 a sudafricana. E l'intervento ebbe luogo proprio quando i Panzer irruppero oltre le prime linee sudafricane. Fu un momento difficile per la formazione tedesca, in quanto non soltanto si profilava il pericolo di uno scollamento fra i carri dell'8° Panzer e le compagnie del 115 • fucilieri, ma altresì diventava vulnerabilissima la «coda> della fanteria. Dppo un aspro duello i Crusader dovettero ripiegare verso nord-est. Intanto sopraggiungeva l'Anete a completare l'avvolgimento. A destra, il 5 • Panzerregiment, benché conducesse un'azione in certo modo autonoma e sicuramente meno impegnativa, ebbe anch'esso contrattempi. Fatti pbchi chilometri, il battaglione di testa si trovò sotto il tiro del 4 • aniglieria a cavallo e del 60 • da campagna, poi ebbe a subire un breve ma violento contrasto con un gruppo di carri di Campbell o di Davy provenienti da sud-est, dopo di che piegò verso nord-ovest nonostante il fuoco di alcuni Bofors contraerei e sfondò il fronte orientale sudafricano, irrompendo nello scaglione B e seminando il panico. Gli inconvenienti di


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maggior rilievo, comunque, riguardarono il 200° fanteria. Inizialmente disposto fronte a sud, contro la P brigata sudafricana ed il gruppo di sostegno, dovette impiegare una buona ventina di minuti per abbandonare siffatto schieramento ed accingersi a seguire il 5 ° Panzer. Quando partì, dunque, esisteva già un distacco sensibile con lo scaglione corazzato e, come se non bastasse, il tiro del 4 ° artiglieria a cavallo provocò un breve sbandamento nel 15 ° battaglione motociclisti. Infine, allorché il 5 ° Panzerregiment piegò verso nord-ovest, il reggimento, privo della protezione dei carri, si trovò in serio imbarazzo contro la rabbiosa reazione di fuoco che i residui della 7 a divisione corazzata gli indirizzavano da ogni parte. Al cader delle tenebre, ad ogni modo, riuscì a farsi strada ed a partecipare al bòttino. L' irruzione dei Panzer entro il perimetro difensivo sudafricano ovviamente fu decisiva: «Lo sfondamento mise in ginocchio l'avversanò - affermò la relazione dell'8° Panzer - Ovunque appan'vano i carri, ti nèmico si arrendeva» (52). I tanks rimasti indietreggiarono combattendo, appoggiati dai pezzi controcarri e da quelli da campagna. Armstrong aveva seguito l'andamento della battaglia dal proprio Comando ed inviato un ufficiale a chiedere i cannoni controcarri del 26° battaglione neozelandese, ma era troppo tardi: quando seppe che i Panzer erano vicini, essi lo erano già troppo. Alle 16,15 il Comando della brigata cadeva prigioniero. La difesa organizzata era al termine, tuttavia per oltre due ore continuarono resistenze isolate. Mentre si compiva l'annientamento della 5a brigata sudafricana, la 6a brigata neozelandese, anche volendo, non avrebbe potuto far nulla. Il suo grosso era impegnato sulla q . 175: per esso si trattava di conservare a tutti i costi il possesso dell'obiettivo fissatole, ma indubbiamente evitò anche che l'attenziont della 21 a Panzerdivision si rivolgesse interamente verso sud, senza contare che ove si fosse avventurata in pieno deserto avrebbe per certo incontrato piu gravi difficoltà. Quanto al 26 ° battaglione, trascorse in relativa calma le prime ore pomeridiane, ma ad un tratto cominciò il disordinato deflusso di singoli e poi di gruppi di mezzi dello scaglione B sudafricano che , uscendo dalla nuvolaglia polverosa incombente sulla 5 a brigata, cercavano scampo verso nord-est: attraversavano le linee neozelandesi e sparivano nel deserto. Ricevuta la richiesta di Armstrong, il comandante del battaglione portò sul proprio fianco Qi'.Cidentale , fronte a sud, tutte le bocche da fuoco di cui disponeva e con esse aprì il fuoco contro il 200°


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fanteria tedesco. All'imbrunire si rese conto the quanto prima sarebbe stato attaccato direttamente e, in conformità degli ordini ricevuti, decise di ritirarsi. A mezzanotte si era ricongiunto con il resto della brigata, presso l'uadi esc-Sciomar. Il Comando della 7 a divisione corazzata si trovava a Bir Berraneb, esattamente a venticinque chilometri ad oriente di Bir el-Gobi. Dutante la notte vennero a concentrarsi lentamente fra Bir Berraneb e Hagfet el-Hareiba i resti delle unità battute, in un disordinato riflusso di uomini, automezzi, carri, cannoni, autoblindo e veicoli di ogni tipo. Poco era possibile conoscere dei fatti e dei risultati; l'unica impressione viva davanti agli occhi di tutti era quella del disastro. Il gen. Gott, che ·dopo aver lasciato Armstrong era rimasto per qualche tempo esternamente al perimetro difensivo sudafricano con il carro comando e due Crusader, aveva attraversato il campo di battaglia, sfuggendo alla cattura ed alle granate, e raggiunto il proprio Comando con molti dubbi sulla consistenza residua della divisione. Ad occhio e croce, la 5 a brigata sudafricana era scomparsa come unità combattente, la 1a era ancora disponibile, la 7a divisione corazzata verosimilmente non impiegabile tanto presto. A questo era ridotto il 30° corpo britannico. la realtà, però, non era così brutta come sembrava in quel momento. A prescindere dalla brigata di Armstrong, che aveva avuto 224 mani, 319 feriti e 2.800 p.rigionieri, le perdite di Gott erano relativamente leggere. Ma più di simile situazione - che nell'oscurità della notte sul 24 era ancora da accenare - un elemento stava per contare a favore dell'sa armata: le perdite tedesche. L'Afrikakorps aveva lasciato sul campo, per offesa nemica o guasti meccanici, 72 Panzer sui 162 con i quali aveva iniziato la «carica» nel pomeriggio. Ed i 90 Panzer tuttora disponibili erano quanto rimaneva dei 250 in linea il 19 novembre. Ed esisteva un altro tasto doloroso: la scomparsa di molti comandanti di repano. L'8° Panze?Tegiment aveva perso i due comandanti di battaglione e cinque su sei comandanti di compagnia; il 115 ° fucilieri, il comandante del reggimento e i due comandanti di battaglione; si ignorano le perdite specifiche del 5 ° Panzer e del 200 ° fanteria, peraltro sicuramente inferiori. Fu una vittoria di Pirro? Secondo Liddell Han «l'oneroso costo di questo successo tattico tedesco fu, sotto il profilo strategico, più dannoso per ti nemico di qualsiasi altro [evento]» (53). Alla luce degli avvenimenti successivi si può concordare sull'affermazione, però sembra lecito chiedersi quale alternativa avesse Criiwell e, specialmente, se il giudizio sarebbe


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rimasto immutato qualora Rommel non avesse immediatamente deciso la corsa alla frontiera, contro le retrovie britanniche. Verso mezzanotte il Comando Superiore A.S. riferì gli avvenimenti della giornata al Comando Supremo. Quanto era accaduto nella zona a sud di Bir Bu Creimisa venne così sintetizzato: «(. . .) Manovra accerchiante secondo piano prima indicato et alla quale partecipa oltre che distaccamento Ariete anche Raggruppamento CAM non è ancora ultimata. Ala italiana et ala tedesca si sono riunite at ore 12,30 at Dahar er-Reghem et hanno così chiuso masse corazzate nemiche in un cerchio che si restringe d'ora in ora(...)» (54). L'ufficio operazioni cercò di fissare sulla carta la situazione. Non era facile perché troppo poco informato; difatti quella che tratteggiò non rispondeva alla realtà ( schizzo n° 55). 3. AzIONE DI COMANDO E PERSONALITÀ DI COMANDANTI. È il momento di fare un breve passo indietro. L'inizio di Crusader non era stato visto a Roma con particolare apprensione. Cavallero si era subito premurato di concretare due cose: l'urgente rifornimento di gasolio ed un rinforzo aereo. Da von Rintelen, ricevuto il 22 a mezzogiorno, aveva appreso notizie tranquillizzanti: Rommel si aspettava un attacco sui rovesci delle difese di frontiera e perciò si teneva sulla difensiva, «salvo qualche contrattacco locale, anche per. riguardo al carburante, la cui situazione però non è preoccupante», e sembrava addirittura che «la cosa tende ad esaurirsi» (55). Però Bastico, sollecitato ad aggiornare frequentemente il quadro operativo, si trovava in crisi. Non veniva messo al corrente delle intenzioni di Rommel, né della dislocazione dell'Afnkakorps, né degli sviluppi dell'azione. Cosicché, avendo inutilmente provveduto a «richiamare» il comandante del Panzergruppe ai suoi «doveri di dipendente» in merito all'inoltro di informazioni, il 22 pomeriggio ebbe un colloquio personale. Non si conosce quanto fu detto tra i due generali; certo si è che la cosa provocò un passo decisivo. Alle 11 del 23, a Roma, von Rintelen si presentò al Comando Supremo con un telegramma urgentissimo speditogli alle 7 ,40 da Rommel: «Il generale Bastico non ha avuto finora nessuna influenza personale nella condotta della battaglia. È necessario sostituire subito al comando a due delle operazioni il comando unitari• di tutti i reparti, che si trovano in Marmarica e Cirenaica.


PRESUNTA SITUAZIONE BRITANNIC..A secondo il Comando ..... , ..,ir,,,,, ., .

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Schizzo n. 55

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Io prego di incaricarmi a tramite del Duce di questo comando con decorrenza immediata perché ciò è di imponanza decisiva per la battaglia. È necessaria risposta immediata a mezzo radio> (56).

La forma è inaccettabile. La procedura, del pari, scorretta: non si scavalca in tal modo il comandante del teatro d'operazioni appellandosi direttamente all'autorità centrale di un Paese alleato. Sulla sostanza, invece, bisogna fare un distinguo. Accusare Bastico di non essere intervenuto nella direzione della lotta è affermazione estremamente ingiusta, se non peggio. Condotta e responsabilità della battaglia fra Sollum e Tobruk erano di Rommel, il quale le aveva esplicitamente sollecitate, e nulla ancora era apparso a mutare l'indirizzo strategico della battaglia in questione. Anzi, i primi giorni di combattimento erano stati ampiamente sufficienti a far comprendere quale rapidità di mutamento di situazione esistesse in uno scontro di corazzati e lo stesso comandante del Panzergruppe non poteva negare che aveva stentato a dirigere l'Afrikakorps. Proprio questo motiv:o, tuttavia, rende inclini a dar ragione a Rommel sulla questione di fondo. Il tenere la manovra al livello del Comando Superiore rischiava obiettivamente di influire negativamente sulla tempestività d'intervento del corpo d'armata di manovra. Senza contare che il comandante del CAM, Gambara, era già personalmente anche troppo legato dal fatto di aver conservato la carica di capo di S.M. del Comando Superiore. Inoltre la ripartizione dellé responsabilità secondo un criterio geografico piuttosto riduttivo, ancora accettabile finché l'iniziativa fosse stata italo-tedesca, era venuta di colpo a perdere giustificazione nel momento stesso dell'ingresso dell'8a armata in Marmarica. È verissimo che l'accentramento nelle mani di Rommel del corpo d'armata di manovra toglieva a Bastico l'unico mezzo di concreto intervento nella battaglia; tuttavia occorre riconoscere la convenienza che tutte le grandi unità mobili fossero impiegate sotto unica guida. Mussolini lesse il telegramma di Rommel e, con l' approvazione di Cavallero, telegrafò immediatamente a Bastico ed a Rommel. Al primo scrisse: «Dall'insieme situazione traggo ferma convinzione che codesta battaglia Marmarica deve essere unitaria. Ho quindi deciso che tutte truppe Marmarica, compreso perciò corpo Gambara, passino immediatamente ordini generale Rommel che assumerà quindi condotta intera azione sotto Vostro comando. Conto più che mai sul valoif e la tenacia dei comandanti e dei soldati d'Italia» (57).


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Al secondo: «Dal ricevimento presente telegramma Vi affido condotta unitaria battaglia Marmarica. Tutte truppe Marmarica passano ai Vostri ordini. In questo senso ho già telegrafato at generale Bastico. Sono sicuro che Voi condurrete alla vittoria le t.ruppe del!' Asse> (58).

Il comandante superiore accusò il colpo. Trasmise integralmente il dispaccio al Panzergruppe, precisando di adempiere ad un debito d'ufficio: «Compio il dovere di trasmetterVi il segue.nte radio pervenutomi dal Duce (. .. )» e poi aggiunse: «Poiché,. com'é detto nel radio a me diretto «voi assumerete condotta intera operazione sotto mio comando», la situazione rimane immutata salvo l'accentramento nelle vosue mani anche delle unità del corpo armata mobile; ciò posto è ceno che ogni vostro intendimento operativo, compreso l'eventuale spostamento di qualche grande unità, dovrà essere tempestivamnte sottoposto alla mia approvazione. Vi ricordo la preghiera di ampie, ripetute e sollecite notizie sull'andamento delle azioni, dato che il Comando Supremo intende a sua volta essere informato sull'andamento di queste. Il mio Comando continuerà a funzionare ad Umm er-Rzem dove risiederà anche l'Ecc. Gambara nelle sue funzioni di mio capo di Stato Maggiore. Vogliate gradire che io mi unisca all'augurio che il Duce ha formulato per Voi e per la vittoria delle armi dcli' Asse> (59). ·

Francamente il messaggio ha un tono di dispetto e di impulsività. Come si poteva pretendere che l'eventuale spostamento di qualche divisione venisse sottoposto a preventiva apprt,vazione? Inevitabilmente simile pretesa avrebbe fornito ad un comandante, già per carattere insofferente di vincoli, lo spunto per agire di propria iniziativa, dimostrando poi agevolmente come le circostanze avessero resa inattuabile la prescrizione. Ed anche il fatto che Gambara dovesse restare presso il Comando Superiore - e d'altronde come poteva essere altrimenti, posto che ne era il capo di S.M.? - diventava assurdo il pensiero che il corpo d'armata di manovra si sarebbe gettato nella mischia privo di comandante. L'incoerenza di questa ultima situazione, ad onor del vero, fu avvertita dallo stesso Bastico, che si rivolse a Cavallero: «Situazione militare attuale interessa non solo Marmarica ma intera Libia. La necessità di coordinare complessa et multiforme attività su tutti i punti et di seguire anche da vicino opera generale Rommd in caso decisioni di grande rilievo, consigliano che Eccellenza Gambara attenda in pieno et esclusivamente sue funzioni di Capo di Stato Maggiore FF.AA.A.S. Avrei perciò deciso di destinare generale Gioda al corpo d'armata mobile quale comandante interinale aut vicecomandante. Pregherei Vostra decisione io giornata> (60).


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Evidentemente a Roma la persona di Gambara era considerata una specie di carta vincente, perché Cavallero rovesciò la soluzione prospettata: «Duce dispone che generale Gambara conservi comando corpo d'armata manovra per dare rutta sua attività alla battaglia in corso poiché da questa dipendono le sorti della Libia. Generale Gambara sospenderà sue funzioni di capo di Stato Maggiore fino a nuovo ordine. Per funzionamento Stato Maggiore provvedete con elementi in sito» (61).

Il cambio di dipendenze doveva aver luogo alle 21 del 23 novembre. Alle 22 un messaggio radio del Comando Superiore ordinò al gen. Mannerini di trovarsi l'indomani alle 7 al Comando del XXI corpo d'armata, in sostituzione di Gambara, per un colloquio con Rommel. Solo il mattino successivo, dunque, Mannerini seppe della modifica ordinativa. Durante l'intera «Domenica dei morti» Rommel era rimasto , in pratica, isolato da quanto stava accadendo fra il costone di Bir Bu Creimisa e Bir el-Gobi. Partito dì buon ora da el-Adem, nuova sede del Comando tattico del Panzergruppe, per raggiungere Criiwell~ sembra che strada facendo si sia fermato presso il reggimento Afrika, che evidentemente attraversava qualche difficoltà. Fatto si è che non raggiunse l' Afrikakorps e per tutto il giorno restò all'oscuro, o quasi, degli avvenimenti, compreso il cambiamento apportato d'iniziativa da Criiwell al suo disegno operativo. Alle 18,50 quest'ultimo spedì un messaggio radio a von Ravenstein affinché lo ritrasmettesse al Comando del Panzergruppe: «Attacco corpo riuscito, gran parte forze nemiche distrutta. Linea avanzata aeroporto Sidi Rezegh. Particolari dell'operazione ancora non chiari. Gran numero prigionieri, catturato molto materiale, carri armati et cannoni>.

Certo si trattava di una comunicazione molto laconica, ma non era agevole dire molto di più. «L'ampio spazio a sud di Sidi Rezegh - scrisse Bayerlein - era trasformato in un mare di polvere, di

esalazioni e di fumo (. . .). Al crepuscolo la battaglia non era ancora terminata. Centinaia di automezzi, di cam· armati, di pezzi di artiglieria in fiamme illuminavano il campo di battaglia della Domenica dei morti. Solo dopo la mezzanotte si poté avere un quadro d'insieme dell'accaduto e fu possibile schierare le nostre unità, stabilire le perdite ed i successi riportati e giudicare l'intera situazione» (62). Fra l'altro Criiwell ignorava di aver perduto il proprio Comando tattico ed i1 centro trasmissioni. Ne ebbe notizia


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da von Ravenstein, a notte fonda, quando lo raggiunse dopo esser riuscito a rintracciare anche Neumann-Silkow. Grosso modo, il quadro si presentava in termini lusinghieri: la 7a brigata corazzata era stata distrutta il 21 novembre, la 4a lo era stata il 22, i resti della 7 a divisione corazzata ed il grosso della 1a divisione sudafricana lo erano stati il 23. «Non c'è più pericolo per Tobruk» riportò il diario di guerra dell'Afnkakorps. Non rimaneva perciò che incalzare le forze nemiche sfuggite e le altre unità dislocate nello spazio fra il Trigh Capuzzo ed il Trigh el-Abd e distruggere anch'esse. Di questi «resti», la divisione neozelandese costituiva 1' obiettivo prioritario.· Dopo di che la partita si sarebbe conclusa con il setacciàmento del campo di battaglia per catturare il materiale abbandonato dall'avversario e recuperare i propri mezzi rimasti immobilizzati. Ma Rommel la pensava diversamente. Verso mezzanotte spedì a Berlino il solito rapporto giornaliero. Vi riepilogò gli eventi ed espose i propositi: «1. Per assicurare la condotta unitaria delle operazioni, Duce ha trasferito il comando di tutte le truppe italiane. in Marmarica al generale Rommel con effetto immediato. 2. L'attacco concentrico del DAK con la cooperazione della divisione corazzata Ariete a sud-est di Tobruk ha conseguito pieno successo dopo ostinato combattimento. La maggior pane della 7 • divisione corazzata inglese è probabilmente circondata. Il fronte di Sollum-Bardia tiene ancora contro attacchi di forti unità corazzate nemiche. 3. Intendimenti per 24 novembre: A. Completare la distruzione della 7• divisione corazzata. B. Avanzare con aliquota delle forze verso Sidi Omar con lo scor,o di attaccare il nemico sul fronte di Sollum. 4. Colonna nemica in marcia su Bengasi-Agedabia, secondo rapporti italiani giunta all'oasi di Gialo (280 km sud-est Agedabia). 5. Numerosi prigionieri, fra i quali un generale. Ancora molti carri distrutti. Particolari circa materiale catturato non appena noti>.

Più o meno attorno a quell'ora erano state date disposizioni affinché l'indomani il 3 ° gruppo esplorante, spinto sul Trigh Capuzzo verso Bir el-Chleta, tenesse aperta la via Balbia ed effettuasse una ricognizione in forze oltre Bardia e la ridotta Capuzzo, ed il Fliege,fuhrer si preparasse ad appoggiare l'avanzata in direzione di Bir Sheferzen, con una ricognizione armata a cavallo del Trigh el-Abd. Come ebbe a sintetizzare il rapporto compilato dal Comando del Panzergruppe qualche . settimana più tardi: «Il comandante in capo decise di inseguire il nemico con le sue divisioni corazzate per n'stabilire la situazione sul fronte di Sollum e


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contemporaneamente avanzare contro le retrovie britanniche nell'area di Sidi Omar» (63). In panicolare, Rommel confidò al ten. col. Westphal, capo ufficio operazioni del Panzergruppe, che si proponeva la distruzione dei resti dell' 8 a armata e l'interruzione delle vie di ritirata verso l'Egitto, mettendosi alla testa dell'Afrikakorps con l'Ariete in rinforzo. Contava di essere di ritorno la sera dello stesso giorno 24 o, al più tardi, nella mattinata del 25. Westphal , che doveva rimanere al Comando tattico (64), non poté trattenersi dall'osservare che sarebbe stato pericoloso per l'Afrikakorps allontanarsi tanto da Tobruk, considerato il pericolo di un nuovo tentativo di sortita della guarnigione in concomitanza dell'arrivo di forze fresche da oriente. Ma Rommel non cambiò parere. Tutto ciò, si noti, senza aver scambiato ancora una parola con Crtiwell e senza conoscere lo stato di efficienza o meglio il logorio dell 'Afrikakorps. Alle 4 del mattino Rommel si recò da Neumann-Silkow. Non incontrò Crtiwell, che aveva appena lasciato il Comando della 15 a Panzerdivùion, ma poté parlargli poco dopo , all'appuntamento al km 13 della Strada dell'Asse. Finalmente, alle 6~ il comandante del DAK poté mettere il suo superiore al corrente degli avvenimenti svoltisi a sud di Tobruk. Entrambi i generali si rendevano ben conto della necessità di sfruttare il successo. Per Crtiwell, come si è detto, la cosa si traduceva nel ripulire lo .spazio fra i due Trigh eliminando i rottami del 30 • corpo e catturando i materiali utilizzabili. Per Rommel, invece, i ragguagli ricevuti altro non erano che un'ulteriore spinta a seguire il primo impulso: «Il gruppo offensivo di Tobruk - egli disse - è in gran parte liquidato. Noi piombiamo ora sul nemico al fronte orientale ed annientiamo i neozelandesi e gli indiani prima che si uniscano con i resti del battuto gruppo principale (65). Contemporaneamente prendiamo Bir Habata e Maddalena per impedire il rifornimento del nemico. Non c'è un minuto da perdere. Dobbiamo sfruttare l'effetto deprimente della sconfitta e procedere alla massima velocità con tutti i reparti verso Sidi Omar» (66). Il rastrellamento del campo di battaglia sarebbe stato compiuto dalle fanterie di Silmmermann. Vale la pena di soffermarsi un poco su questo piano. L'anaJisi critica ad esso relativa divide i fervidi sostenitori dai decisi detrattori. Cominciamo da coloro che gli furono vicini nelle ore in cui maturò la decisione. Crtiwell, che fu l'ultimo a conoscere le idee del proprio comandante, sostenne ripetutamente la convenienza di riordinarsi e mettere al sicu!o il bottino prima che 'il nemico potesse


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riprendersi. Si arrese allorché Rommel si volse a von Ravenstein dicendogli: «Lei ha la possibilità di porre termine alla campagna questa notte». Westphal, che fu uno dei primissimi ad esser messo al corrente del disegno opera1:ivo e subito formulò obiezioni contro quella che gli appariva come una mossa azzardata, piu tardi commentò: «Rommel, sopravvalutando ti successo conseguito, commise a questo punto un serio e, per quanto concerne la lotta intorno a Tobruk, decisivo errore» (67). Tali valutazioni negative vennero appoggiate da Carver: «Il piano di Rommel era più ambizioso [di quello di CriiwellJ. Stava per imbarcarsi in un 'impresa che, pur se fosse stata brillantemente concepita, si basava su un quadro troppo falso della situazione, quadro che col trascorrere del tempo si distaccò sempre più dalla realtà. La maniera avventata con la quale egli la guidò personalmente contribuì largamente al suo insuccesso e fu quasi la causa diretta della .sconfitta della· sua armata (. . .). Il fatto che egli pensasse di attuare ti suo piano in dodici o, al massimo, in quarantotto ore, denotava un grado di ottimismo che sfiorava la follia e confermava le accuse di Halder» (68). Secondo Bayerlein, capo di S.M. dell'Afrikakorps, invece, «la decisione di Rommel è certamente la più audace di quante ne abbia mai prese e venne criticata dalle autorità tedesche che non furono mai in grado di capire con esattezza questo teatro di guerra» (69). Liddell Han condivise il parere di Bayerlein. Lo sfruttamento del successo su scala locale - annientare i resti sparsi del 30° corpo od eliminare i neozelandesi o attaccare Tobruk 'non avrebbe consentito risultati strategicamente decisivi, anzi avrebbe presentato il rischiò di un logorio di forze che l' Afrikakorps non poteva sopportare. Dovendo evitare una battaglia di logoramento non restava che una penetrazione in profondità con tutte le forze corazzate disponibili nel cuore delle retrovie nemiche, per indurre materialmente e psicologicamente Cunningham a desistere dall'offensiva e ritirarsi. E Rommel ·non immaginava .che Cunningham proprio quel giorno voleva abbandonare la partita! «In seguito - osservò Liddell Hart - molti hanno criticato il contrattacco di Rommel definendolo un colpo di testa. Ma la storia della guerra dimostra che ·in molte occasioni colpi di questo genere furono coronati da successo, soprattutto grazie alle loro ripercussioni sul morale delle truppe e, ancora di più, su quello dei loro comandanti. La bontà di questa soluzione era inolire confermata dall'espen·énza stessa di Rommel. Già due volte in passato, in aprile e in giugno, egli aveva provocato. una nitrata inglese - nel


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primo caso un vero e propn"o crollo - mediante analoghi colpi strategici sferrati con forze più esigue e che comunque non erano arri.vati a minacciare da vicino le retrovie nemiche (. . .). Inoltre, nel novembre del 1941 le forze inglesi erano piu disperse e spezzettate che non in .alcuno degli altri casi in cui le sue repliche strategiche furono coronate da pieno successo» (70). Anche in campo avversario c'erano stati interventi dall'alto. Se Bastico si sentiva tagliato fuori dalla lotta, Cunningham si era frequentemente ·sentito a disagio per carenze nei collegamenti. Ai dubbi iniziali provocati dall'assenza di notizie concrete sull'Afnkakorps subentrò, il 22, la preoccupazione per le poco rassicuranti notizie che arrivavano dal campo di battaglia. Rifletté sulla missione affidata alla 6a brigata di Barrowclough e nella tarda serata ordinò che l'intera divisione neozelandese si dirigesse verso Sidi Rezegh, tranne il minimo di truppe necessario per controllare da tergo le guarnigioni di Bardia e di Sollum. Alle 6,30 del 23, mentre Freyberg si disponeva ad affirettarsi sul Trigh Capuzzo con la 4a brigata in sostegno di Barrowclough (71), Cunningham panì dal proprio Comando avanzato, alla ridotta Maddalena, per recarsi in auto al Comando del 13 • corpo, presso Bir Sheferzen. Aveva deciso di rivedere sostanzialmente il piano,, determinando obiettivi e compiti su nuove basi. In altre parole, il 13 • corpo avrebbe diretto l'impiego delle unità di «fanteria» (cioè la divisione neozelandese, la 1a sudafricana e la 1 guarnigione di Tobruk) per rompere l'assedio di Tobruk ed il 30° corpo «proseguito la distruzione delle forze corazzate nemiche, data ogni assistenza nchiesta dal 13 • corpo nelle sue operazioni contro l'avversan"o intorno a. Tobruk e (.. .) protetto il fianco sinistro del 13 • corpo e le linee di rifornimento (... )». Il geo. Godwin-Austen non ebbe obiezioni da formulare e Cunningham se· ne tornò alla ridotta Maddalena. Qui stavano affluendo le cattive notizie relative ai combattimenti del 22.: la 7a brigata corazzata era rimasta senza carri, la 22a era ridotta ad un terzo, della 4a non si sapeva nulla e, in generale, «la situazione del 30 • corpo era ancora molto confusa». Era chiaro che le decisioni prese poco prima diventavano di problematica attuazione. Di conseguenza, Cunningham convocò per mezzogiorno il geo. Godwio-Austen ed il magg. Carver, capo ufficio operazioni del 30° corpo, in rappresentanza del geo. Norrie, impegnatissimo nella condotta della battaglia contro-il. Deutsches Afnkakorps. Il problema riguardaia proprio la situazione del 30° corpo:sarebbe riuscito a disimpegnarsi in modo da consentire la riunione


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delle fanterie neozelandesi e sudafricane sotto Godwin-Austen? Questi, dal canto suo, era sbalordito, convinto com'era che lo scontro fra corazzati fosse già stato vinto da Norrie, però «si scandalizzò» allorché gli sembrò di capire che il comandante dell'8a armata stava già considerando «se fosse saggio continuare la battaglia» (72). Il 13 ° corpo, infatti, disponeva di unità in gran parte intatte, compresi i reggimenti carri ed egli non vedeva perché si dovesse rinunciare a marciare su Tobruk. Volle parlare per radio con Norrie, il quale - erano le 14, il momento di calma di quella domenica fatale - si dichiarò «perfettamente in grado di affrontare la situazione per il resto della giornata, nel caso il nemico avesse contrattaccato» (73). Godwin-Austen, invero, dalla conversazione radio trasse l' impres,ione che il 30 ° corpo, finché non riorganizzato, non fosse nelle migliori condizioni per esercitare un peso determinante nella lotta o per condurre a termine la liberazione di Tobruk, come inizialmente previsto; tanto che in una lettera inviata a Freyberg nel tardo pomeriggio, tramite un ufficiale di collegamento, si espresse molto esplicitamente: «Sono appena tornato dal 30° corpo che si trova nei guai (... ). Le nostre perdite sono state estremamente pesanti e( ... ) può essere che noi ci troviamo con meno carri, eccezion fatta per i carri «I•, del nemico ( ... ). Non è comunque il caso( ... ) di scoraggiarsi circa la situazione del nostro 30° corpo. Noi affronteremo e distruggeremo i carri nemici con i nostri cannoni ed i nostri carri «h. Sono assolutamente deciso a liberare Tobruk (... ). Ho sentito sollevare il problema di una ritirata oggi, ma mi rifiuto di prenderlo in considerazione, quando le nostre prospettive, nel complesso, sono così rosee in confronto a quelle dell'avversario, le cui forze mobili sono tanto esigue (.. .)> (74).

Cunningham era palesemente in crisi, sì da ·risolversi a chiedere l'urgente intervento personale di Auchinleck. Al Cairo spirava aria di tranquillità. Appena il giomo prima, il comandante in capo aveva comunicato a .Churçhill che ;pare esistano buone prospettive di conseguire ti nostro scopo immediato, cioè la distruzione delle forze corazzate tedesche» e, più tardi: «Il morale e lo slancio dimostrati dai comandanti e dalle truppe sono stati ottimi. A mio giudizio, Cunningham ha combattuto sinora questa battaglia · estremamente complicata con grande abilità e audacia ( .. .). Ritengo che l'esito della battaglia dipenda in gran parte dal sapere se una notevole aliquota dei carri della 15• divisione corazzata tedesca ha già preso parte agli scontri, insieme alla 21 • divisione corazzata, durante gli ultimi quattro giorni, o se invece è più o meno intatta. Spero che sia vera la prima ipotesi ma non posso ancora esserne certo> (75 ).


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L'appello - molto significativo - dell'sa armata colse perciò Auchinkck piuttosto di. sorpresa. Arrivò alla ridotta Maddalena verso sera accompagnato da Tedder e trovò ovviamente un ambiente sensibilmente depresso, essendo la situazione ulteriormente peggiorata: la Sa. brigata sudafricana distrutta, la 7 a. divisione corazzata dispersa, il 30° corpo sconvolto. Auchinleck fu all'altezza della situazione. Comprese che il punto cruciale consisteva nella disponibilità residua di carri. Dopo cinque giorni di combattimenti accaniti e di movimenti incessanti c'era solo da sperare di essere rimasti con un numero di carri pari a quello dell'avversario. La supefiorità quantitativa iniziale infatti era sparita e per di più i Panzer apparivano migliori sul piano qualitativo (in compenso gli M 13 italiani erano peggiori). Non calcolando i carri per fanteria, troppo lenti per partecipare ad una battaglia di corazzati, si poteva probabilmente contare su un centinaio di tanks efficienti, per buona parte Stuart, contro altrettanti nemici, di cui una metà circa tedeschi. Secondo Cunningham occorreva scegliere tra il continuare l'offensiva col rischio di perdere gli ultimi carri e con essi l' 8 a. armata e l'Egitto, oppure abbandonare la partita e salvare l'armata e l'Egitto. La conclusione era implicita. Ma Auchinleck fu fermo: «Non ebbi alcuna esitazione sulla giusta soluzione [da adottare J ed impartii immediatamente disposizioni al generale Cunningham di continuare l'offensiva con lo scopo di rioccupare Sidi Rezegh e prendere contatto con la guarnigione di Tobruk. Sembrava che il nemico fosse stato incalzato duramente e sottoposto al massimo sforzo e questo era confermato dal suo recente componamento in battaglia: stava premendo qua e là e ovunque, in quello che mi appariva un disperato sforzo per sbilanciarci, creare il caos nelle nostre file e preparare la strada per riprendere l'iniziativa> ( 76).

Cunningham si allineò subito al pensiero del superiore ed alle 22,30 diramò gli ordini conseguenti. Il 13 ° corpo avrebbe _assunto

la responsabilità delle operazioni tendenti a rompere il blocco di Tobruk a partire dalle ore zero del 24, con Sidi Rezegh e ed-Duda come primo obiettivo. Il 30° corpo doveva riordinarsi immediatamente, proteggere la 1 a divisione sudafricana da puntate di carri, accorrere in aiuto alla divisione neozelandese in caso di un forte attacco corazzato, infine salvaguardare le retrovie del 13 ° corpo da penetrazione provenienti da Bir el Gobi. Tali ordini, non certo di facile esecuzione, si concludevano con una frase stupefacente: «La forza in cam· armati indicata dal messaggio del 22 novembre del 30 ° corpo dovrebbe dare ampie garanzie circa l'assolvimento di tali compiti, senza pregiudiZÌ/J per il ruolo principale delle forze corazzate, che è quello di distruggere i cam· nemici» (77).


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NOTE AL CAPITOLO SETTIMO (1) Si trattava semplicemente di movimenti di reparti e di autocolonne di rifornimento, casualmente p iù intensi in quel periodo.

(2) La Pavia era ancora in corso di uasformazione organica. All'epoca, essa comprendeva: Comando divisione, 27° e 28° fanteria (su due battaglioni e reparti reggimentali), XVII battaglione armi d'accompagnamento e controcarri, 3• artiglieria celere (su due gruppi da 75/27), XVII, battaglione genio e unità dei servizi. Di volta in volta verrà rinforzata da reparti vari: VI gruppo Lancieri Aosta, III/ 19 • fanteria Brescia, 1/40° fanteria Bologna, 11/26° artiglieria, IIl/24 • artiglieria, ecc.

(3) La Bologna era anch'essa in corso di uasformazione. Alla data del 19 novembre essa era costituita da: Comando divisione, 39° e 40° fanteria (su due battaglioni fucilieri ed un battaglione armi d'accompagnamento e cònuocarri incompleto), XXV battaglione d'ace-0mpagnamento e controcarri, 205° artiglieria (su due gruppi da 100/17 cd uno da 75/27), XXV battaglione genio e unità dei servizi. In rinforzo: H/24° artiglieria di corpo d'armata da 105/28, una compagnia.guastatori. · (4) La 7• brigata corazzata era costituita da: Comando di brigata (4 cruisers e 5 carri per appoggio ravvicinato), 7° Queen's Òwn Hussards (37 cruisers e 12 Crusader), 2° Royfll Tanks (47 cruisers), 6° Royl'II Tank.r (4i Crusader), 4 • artiglieria a cavaHo meno una batteria (16 pezzi da 25 libbre), una sezione conuocarri ed una compagnia del II · battaglione delJa Rijle Brigade.

(5) Il 7° gruppo sostegno era costituito da: I battaglione King's Royfll Rijle Corps e II battaglione della Ri/le Brigade (entrambi meno una compagnia), 3° aniglieria a cavallo (36 pezzi da 2 libbre controcarri), uni batteria del 51 • da campagna (IO pezzi da 25 libbre), 60 ' artiglieria da campagna (24 p ezzi da 25 libbre), u na batteria contraerei leggera. (6) I tedeschi dichiararono p·e rduti un Pzkw III e due Pzkw II, oltre ad un Pzkw IV abbandonato perché danneggiato, e disuutti otto Stuart. Il 5' Royal Tank , che ebbe parecchi carri colpiti ma soltanto quattro distrutti, dichiarò di ritenere fuori com battimento ,almeno venti Panzer> . (7) J.A. I. AGAR-HAMILTON e L. C. F. TuRNER, op. citata, p. 158. (8) Da parte britannica furono denunciati 26 carr~ fuori combattimento o danneggiati e si stimò di avere colpito una uentina di Panzer.

(9) Sulle carte del Comando Superiore la 2• e 3• divisione corazzata britannica continueranno a figurare sino fil 30 novembre. (10) Cfr. H.0. BEHRENDT, op. citata, p. 134.

(11) E. ROMMEL, op. citata, cartina a colori fuori testo. (12) Si uattava invece della Forza E, al comando del gen. Reid, costituita da un'aliquota della 29• brigata indiana rinforzata da unità sudafricane. ( 13) Raggruppamento esplorante del corpo d'armata di manovra (RECAM). (14) ).A.I: AGAR-HAMll.TON e 1.C.F. 'fuRNER, op. citata, p. 198. (15) La 32• brigata carri era costituita da uno squadrone delle King's ·Dragoon Guards ed uno del 7° Royfll Tanks dal 1 • e 4° Royfll Tanks. Il distaccamento della 14•


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REZEGH

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brigata era (ormato dal II battaglione York and Lancaster e dal II battaglione Black. Watch; quello della 16• brigata dal II battaglione King's Own. L'appoggio di fuoco era fornito da 1 • , 104° e 107• artiglieria a cavallo e dal 144° artiglieria da campagna. (16) Più tardi Davy ebbe a commentare che Gote aveva speso buona parte della giornacà a visitare i repani, alcuni dei quali distanti una trentina di chilometri dal Comando della divisione. Tale distanza, inoltre, influiva negativamente sulla aderenza della situazione riponata sulle carte del Comando divisione e sul calcolo delle perdite avversarie - sempre stimate molto in eccesso - rispetto alla realtà. (17) Da parte inglese l'avanzata del 6° Royal Tank.s fu paragonata alla carica della brigata leggera a Balaclava. (18) Il gen. Davy era molto stupito per il ritardo di Armscrong, che ignorava fosse stato fermato da Goti, e di Scotc-Cockbum, che non sapeva fosse stato mandato a Gabr Saleh.

(19) La brigata aveva perduto 25 carri per sole noie meccaniche da quando avèva lasciato Bir cl-Gobi. (20) I.S.0. PLAYFAIR, op. citata, p. 46. (21) C. AUCHINLECK, Despatch cit., p. 338.

(22) ].A.I. AGAR-HAMil..TON e L.C.F. TuRNER, op. citata, pp. 198-199. (23) Secondo il rappono compilato dal capo ufficio informazioni deU'Afek.ak.orps, i britannici avevano impiegato durante la giornata i seguenti mezzi corazzaci: 260 cruisers della 7• e 22• brigata corazzata, 80 Matilda della guarnigione di Tobruk, 170 cruisers della 4• brigata corazzata e del 38° Royal Tank.s, 150 Matilda del 1• Royal Tank.s sul fronte di Sollum. Complessivamente, dunque, 230 carri per fanteria e 430 cruisers (H.0. BEHRENDT, op. citata, p. 135).

(24) Dopo lo scontro sul Trigh Capuzzo il reggimento era rimasto con appena 17 carri.

(25) Pi:obabilmente Rommel intendeva indicare la parte orientale del ciglione di Sidi Rezegh. (26) Riponato da AGAR-HAMll.TON e ~ . op. citata, p. 197.

(27) Si trattava di uno schieramento essenzialmente di artiglierie, racimolato in tutta fretta dal geo. Boettcher su ordine di Rommel. (28) Costituito dal II/ 104 • fanteria, Ili/ 104 • (già 8 • battaglione rnicraglieri) ed unità di artiglieria.

(29) B.H. IIDDEll HART, op. citata, p. 119. (30) La 2P Panzerdivision comunicò la perdita di 9 carri e dichiarò di aver messo fuori combattimento 19 tn1isers.

(31) Una trentina del 3 • e 5 • Royal Tank.s, almeno una quarantina dcli' 8 • ussari ed una diecina del Comando di brigata, ,iù i dispersi del 3• e 5• reggimento, che vagavano disorientati e che si sarebbero riuniti ai rispettivi reparti nella notte ed al mattino successivo.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRIONALE

(32) la brigata era costituita da tre battaglioni: il I S.A. Irish, il II Regiment Botha cd il III Tran.waal Scottish, più una compagnia rnitraglicri.

(33) ].A.I. AGAR-HAMn.TON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 217. Il battaglione ebbe 120 perdite. (34) Sotto il fuoco tedesco 1'8° ussari deviò verso ovest, ma incontrò altri Panzer che lo avevano aggirato. Nel buio gli ussari cercarono di disporsi a circolo: «Era chiaro che erano stati circondati o attaccati per errore ria forze amiche, (M. CARVER, op. citata, p. 85). (35) Inizialmente da parte tedesca si credette catturato il comandante della brigata, ma si trattava del col. Stirling. (36) la brigata era costituita da: Comando di brigata, 24 •, 25 • e 26 • battaglione, 30• batteria_da campagna, una sezione controcarri ed uno squadrone di Valenh°ne (quest'ultimo in rinforzo). (37) ).A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 222. (38) Ibidem, p. 228. (39) I resti della 7 • brigata corazzata erano costituiti da tre carri del Comando brigata, dicci del 7" ussari e pochi altri del 2° e del 6° Royal Tanks. In particolare, il personale di quest'ultimo era in viaggio per l'Egitto per riorganizzare e riequipaggiare il reggimento. (40) Diario storico XXI corpo d'armata. (41) Secondo il diario di guerra del DAK «il messàggio era troppo lungo e conteneva una quantità dì parficolan' che non avevano alcuna importanza per l'Afrikakorps». (42) La colonna era composta da: Comando 132° fanteria carrista, VIII e IX battaglione carri M 13 (ognuno su due compagnie), V/8° bersaglieri rinforzato, 1/132° artiglieria, II gruppo batterie volanti da 65/17 ceduto dal RECAM, una batteria da 105/28 cd una da 102/35. A Bir cl-Gobi il V/8° bersaglieri doveva essere sostituito da un battaglione della Trieste. (43) ).A.I. AGAR-HAMll.TON e l.C.F. TuRNER, op. citata, p. 249. (44) Ibidem. (45) Ibidem, p. 253. (46) Ibidem. (47) E. ROMMEL, op. citata, schizzo p . 78. Tale schizzo, come quelli relativi agli scontri dei giorni 21 e 22 (p. 76), è assai sommario cd impreciso, sì da dare l'idea di un concetto di manovra assolutamente diverso dal reale. (48) I.S.O. PLAYFAIR, op. citata, cartina n. 9, p. 44. (49) ).A.I. AGAR-HAM!LTON e L.C.F. 'fuRNER, op. citata, p. 253 e scgg. (50) RAINER KRIEBEL (già ufficiale di Stato Maggiore della 15• Panzerdivision), Feldzug in Norrlafrika 1941-1943, voi. I, riponato in AGAR-HAMILTON e TuRNER, op. citata, p. 243 .


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I.A PRIMA BATIAGLJA 01 SJOJ REZEGH

(51) R. KRIEBEL, op. cit11l11, riportato in AGAR-HAMILTON e l'URNER, op. cit11t11 p. 255. (52) ).A.I. AGAR-HAMil.TON e L.C.F. TuRNER, op. ci111111, p . 26o. (53) Ibidem, p. 271. (54) DSCSAS, tele _19734/0p. data 23.11.1941, ore 23,45. (55) Diario Cavallero. (56) DSCS, tele s.n. data 23.11.1941, ore 7 ,40 del gen. Rommel. (5,7) DSCS, tele 30959 data 23.11.1941, ore 12, 15. (58) DSCS, tele 30960 data 23.11.1941. (59) DSCSAS, tele 01149 T data 24.11.1941. (60) DSCSAS, tele 01/51 data 24 .11.1951, ore 12,30. (61) DSCS, tele s.n. data 25.11.1941. (62) E. ROMMEL, op.' cilllta, pp. 80-81. (63) J .A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. 1'URNER, op. cit11t11, p . 282. (64) Stranamente, Rommel si allontanava con il capo di Stato Maggiore, Gause, lasciando in sito il capo ufficio operazioni invece di ponare quest'ultimo e lasciare Gause al Comando tattico. Von Mellenthin ebbe a commentare: ,Rommel a11e1111 alcune 1tr11ne idee

sui pn'ncipi a b11Je del./1111oro di St11to M11ggiore. Una c11r11tteristic11 particol11rmenle irrit11nte er11 la su11 interferenz11 in quertioni che n'entrav11no nelle respons11bilità del capo di St11to Maggiore. Rommel tro1111v11 n11turale che di solito 1/ C11po di St11to M11ggiore lo 11Ccomp11gnasse nelle sue 11irite al fronte, cos11 che di.frequente si tradurse nel reC11r1i letteralmente in prima l1'ne11. Ciò er11 contr11n'o 111111 normale regol11 secondo 111 quale il capo di Stato m11ggiore sostituiva il comandtmte 111 c11po durante 111 su11 assenz11• (op. citllta, p. 54). (65) Come si vede, non esiste alcun accenno all'ipotetica esistenza di una seconda divisione corazzata inglese. (66) E. ROMMEL, op. cit11t11, p. 81. (67) SIEGFRIED WFSTPHAL, Heer 111 Perseln, Atheneum Verlag, Bonn 1950, p. 168. (68) M. CARVER, op. cit11t11, p. 99. (69) E. ROMMEL, op. cilllla, p. 82.

{70) B.H. LIDDELL HART, Storia militare dell11 second11 gue"11 mondil1/e, cit., pp. 267-268. (71) Contro Bardia-Sollum runase la 5• brigata del geo. raggiunse Barrowclough il 24.

J.

(72) ).A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. l'URNER, òp. cit11ta, p. 285.

Hargest. Freyberg


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIONALE

(73) M. CARVER, op. citata, p. 101. (74) ).A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citala, p. 285. (75)

w. CHURCHill, op. citala , p.

215.

(76) C. AUCHINLECK, Despatch cit., p. 339. «La mia opinione - disse più tardi Auchinleck - era diversa da quella di Cunningham. Pensai che Rommel probabilmente era in una condizione brutta quanto la nostra, specialmente con Tobruk inespugnata alle spalle e ordinai di continuare l'offensiva. Certamente giocai d'azzardo (infatti, continuando la battaglia, avremmo potuto perdere tutto) e i fatti potevano benissimo provare che Cunningham aveva ragione ed io torto!• (C. BARNETI, op. citata, p. 166). (77) J.A.I. AGAR-HAMJLTON e L.C.F. TuRNER, op. citala, p. 288.


Capitolo ottavo IL CONTRATIACCO DI ROMMEL

1. LA CORSA VERSO BIR SHEFERZEN (24 NOVEMBRE).

Durante la notte sul 24 l 'Afrikakorps si era raccolto a ridosso del costone di Bir Bu Creimisa. Le tre divisioni corazzate si trovavano grosso modo su un allineamento obliquo che dalla zona a sud di q.178 andava al campo di aviazione di Sidi Rezegh: nell'ordine , la Ariete (o meglio la colonna Di Nisio), la 15a e la 21 a. Panzerdivision . Le ore trascorsero in una çalma interrotta solo dall'afflusso dei rifornimenti .. Fu alle 8,45 che giunsero gli ordini di «inseguire» l'avversario sulla direttrice Sidi Rezegh-Gabr Saleh e poi a cavallo del Trigh el-Abd, verso oriente, per prendere in trappola le forze nemiche agenti sul fronte di Sollum, ma non era cosa da poco rimettere rapidamente in sesto i reparti ed assumere il dispositivo di marcia. Alle 10,40 Rommel, spazientito, decise di avviare il 5 • Panzerregiment sulle tracce del nemico «a tutta velocità», anche se non completamente riordinato e senza attendere il resto della divisione . E per essere sicuro della letterale esecuzione dell'ordine, raggiunse von Ravenstein che apriva la strada e rimase con lui non cessando un momento dallo spronare la colonna. Tutto il corpo corazzato si mise in movimento nel giro di un paio d'ore e, via via, acquistò velocità procedendo in linea retta, incurante delle unità avversarie che superava ed altresì di quelle proprie che rimanevano indietro. La 15a Panzerdivision, panita verso mezzogiorno e quindi maggiormente riorganizzata, avanzava abbastanza compatta ma la 21 a, sotto l'assillo fremente di Rommel, si sgranò lungo il Trigh el-Abd. Mentre la testa continuava la furiosa galoppata in direzione del confine, i reparti perdevano terreno ed ognuno finì per venire coinvolto in piccoli scontri locali con elementi nemici di vario genere ( schizzo n° 56). Il 5 • Panzerregiment stava sopportando una giornata pesante: circa un'ora dopo la partenza aveva incocciato una colonna motorizzata inglese diretta verso sud-est (probabilmente il Comando della 7 a divisione corazzata ed il gruppo di sostegno) e l'aveva tagliata in due senza interrompersi, però verso le 15 si imbatté in uno schieramento di carri e cannoni e si bloccò. Non soltanto era partito privo di artiglierie controcarri e da campagna, ma le munizioni cominciava-


LA CORSA DI RC (24


MMEL VERSO LA FRONTIERA novembre 1941)

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Schizzo n. 56

Rid Capuzzo

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Il CONTJù\ITACCO DI ROMMEL

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no a scarseggiare. Il sopraggiungere del gruppo Knabé (il 104 • fucilieri con unità di aniglieria) s1~Jla destra non fu di molto sollievo perché esso «superò ti reggimento e disparve all'on'zzonte». La terza colonna del corpo corazzato era costituita dall' Anete. Alle 8 il gen. Mannerini si era recato ad el-Adem, presso il Comando del Panzergroppe. Rommel aveva chiesto informazioni sul corpo d'armata di manovra ed impanito i primi ordini verbali: la Tn'este doveva spostarsi da Bir Hacheim alla zona di el-Adem ed il raggruppamento esplorante sostituire l'aliquota residua dell'Ariete sulle posizioni di Bir el-Gobi (1). Mannerini rientrò al Comando del CAM alle 10,45 e subito diramò gli ordini esecutivi. Il compito assegnato da Rommel all'Ariete era in ceno modo complementare rispetto all'«a fondo~ dell'Afakakorps. La d~visione doveva anzitutto riunirsi, poi portarsi sul Trigh el-Abd all 'altezza di Gabr Meliha, fronte a nord-est e pronta a proseguire verso nord e nord-est. Il punto di riunione tra la colonna divisionale proveniente da Bir el-Gobi e quella del gen. Di Nisio, che dopo la battaglia si era raccolta ad una diecina di chilometri a nord-ovest di Bir el-Haiad, era stabilito a Hagfet el-Hareiba. Durante il movimento sino a Gabr Meliha, l'Arùte avrebbe fiancheggiato la discesa dell'Afnkakorps. Tale l'orientamento operativo comunicato telefonicamente al gen. Balotta la sera del 23. Ma le cose andarono diversamente. Lo spostamento della divisione era almeno in parte condizionato dall'arrivo del raggruppamento esplorante. Ora, questo - che nel pomeriggio del 23 si era arrestato a nord-ovest di Hagfet el-Gueitinat, dopo aver op·erato per tutta la mattinata nello spazio fra el-Adem e Bir el-Gobi allo scopo di impedire infùtrazioni tra la Pavia e l'An'ete - dapprima (ore 0,45 del 24) fu incaricato di prendere contatto con la Pavia, cosa che riuscì a realizzare solo alle 14 a causa di difficoltà di terreno e di qualche piccolo scontro, poi (ore 22,45 dello stesso 24) di sostituire le unità dell'An"ete a Bir el-Gobi. In definitiva, le due colonne della divisione corazzata italiana lasciarono rispettivamente Bir el-Gobi (dove rimasero i servizi divisionali e qualche reparto) e Bir el-Haiad verso le 13, dirigendosi su Hagfet el-Hareiba. Per di più ignoravano la situazione tattica (2) e poco dopo le 16 si interruppero i collegamenti radio, cosicché sino al giorno successivo l'An"ete risultò priva di contatti sia con l'Afrikakorps sia con il corpo d'armata di manovra. In tutta la Marmarica le pedine dell'Asse stavano muovendosi più o me~ isolatamente. Ma non soltanto quelle dell'Asse.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTR10NALE

Nel corso della notte sul 24, Gott aveva provveduto a raccogliere la 7 a divisione corazzata «in un 'area compresa tra ti Trigh el-Abd ed ti Trigh Capuzzo» - questo l'ordine del Comando 30° corpo - e piano piano era riuscito a ricomporre l'unità. All'alba del 24 la 4a brigata corazzata, con il 3° e 4° Royal Tanks, era raccolta a Bir el-Dara, una diecina di chilometri a sud-est di Sidi Muftah; la 22a brigata corazzata ed il 7° gruppo di sostegno si trovavano qualche chilometro più a sud; la 7a brigata corazzata era a Bir el-Reghem el-Garbi e la 1 a brigata sudafricana a sette-otto chilometri ad ovest di questa località. A Bir Berraneb, tra Bir el-Reghem, el-Garbi ed il Trigh el-Abd, c'erano il Comando della 7a divisione corazzata e quello tattico·del 30° corpo. La disponibilità di carri efficienti risultava limitata: una quarantina di Stuart della 4 a brigata, una ventina di Crusader della 22 a ed una diecina della 7 a: settanta carri all'incirca erano quanto al momento rimaneva a Gott. Alle 8 la 4a e la 22a brigata corazzata ricevettero ordine di dirigersi verso nord per proteggere il fianco sinistro dei neozelandesi; tutte le rimanenti unità si prepararono a riorganizzarsi con calma. Più di tutti avevano bisogno di respiro Comandi e servizi. Verso le 10 arrivò al Comando avanzato del 30° corpo il gen. Godwin-Austen per accordi diretti sulle operazioni ordinate da Cunningham. Norrie non c'era: aveva voluto recarsi di persona da Gott, cosicché il colloquio ebbe luogo per radio, in fonia. A parere di Norrie tutto il 13 ° co,rpo avrebbe dovuto dirigersi compatto su Tobruk, ma naturalmente occorreva risolvere in qualche modo i problemi connessi con la frontiera. Partito Godwin-Austen, giunse Cunningham in persona, in aereo. Non appena atterrato venne condotto in macchina sino al Comando della 7a corazzata e durante la breve conversazione il comandante dell'Armata ebbe ad osservare - secondo il ricordo di Norrie - che «le cose non sono andate

come previsto dal piano e tutto sommato dovrei cominciare a pensare a come ripiegare le truppé sulle posizioni di partenza, qualora si dovesse impartire un ordine del genere» (3). «Mentre i tre generali stavano pensando alla· p,:ossima battaglia, stavo nei pressi godendomi il sole - scrisse un testimone - . Improvvisamente qualcuno urlò degli ordini, si udì un fischio e tutti cominciarono a far fagotto ·decisamente di gran cam"era. Portai la macchina vicino a Mike Carver e chiesi: «Che diavolo sta succedendo?~. «Un sacco di cose - rispose Mike - Rommel sta caricando come, un toro infuriato in un negozio di porcellane con tre o


Il. CONTRATIACCO DI ROMMEL

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quattro colonne di Panzer. Due scendono da nord e sono dirette da questa parte ( ... ). Per pura sfonuna_, una terza colonna proveniente da ovest ha trovato un varco nello schieramento dei carri ed è capitata diritto sul comando della divisione sudafricana e sui suoi inermi mezzi di traspono. A dieci miglia ad ovest da qui c'è una mischia infernale che si sta spostan~o rapidamente da questa pane!» ( Mentre Cunningham veniva riponato alla pista di atterraggio, Norrie guardò l'orologio. Erano le 11,45: «L'ora di partenza ufficiale - commentò il comandante del 30° corpo - di

4r

quella che alcuni poi chiamarono la «corsa ad ostacoli di Matruh». l,ntanto la 1 a brigata sudafricana si era ponata a Bir Taieb el-Esem, sul Trigh el-Abd. Pienaar stava sistemandosi a difesa quando un urgentissimo messaggio radio i_n Africaans da pane del Comando della divisione lo avvisò che due colonne tedesche stavano correndo verso sud ed erano già · a pochi chilometri dal Trigh. Pienaar non fece neanche in tempo a dar l'allarme che un torrente di fuggiaschi, con automezzi, carri e cannoni attraversò da: pane a parte la brigata, trascinando secolo scaglione B sudafricano. «Quel giorno - scrisse un corrispondente di guerra - fuggimmo per nove ore di seguito. Tutti eravamo contagiati dalla paura, disorientati ed all'oscuro di quanto stava accadendo. A ogni sosta si diffondevano le voci più fantastiche; nessuno aveva ordini. Ognuno spiegava ·a modo suo la ritirata e nessuno aveva piani precisi, tranne un'ansia frenetica di ricongiungersi alla sua unità( ... ). Durante quella lunga corsa angosciosa cominciai a capire che cos'è veramente il panico. Fuggivamo da un pericolo sconosciuto, costituito dal nemico e da noi stessi. Non sapevamo chi ci stesse inseguendo, né quanti fossero, né per quanto tempo ci avrebbero braccato, né se, alla fine, sarebbero riusciti a raggiungerci. Non sapevamo neppure che cosa fare. Se qualcuno avesse avuto l'autorità necessaria per ordinarci: «Fermatevi qui. Fate questo o quello», metà della nostra paura si sarebbe dileguata. Soltanto ora( ... ) mi resi conto dell'imponanza delle mille piccole cose apparentemente insignificanti che costituiscono la vita militare. Le esercitazioni, l'obbligo del saluto, le uniformi, i contrassegni che si ponano sulla manica della giubba, hanno tutti lo scopo di identificare un individuo con un apparato efficiente e quindi di ispirare un senso di ordine e di sicurezza. Nel momento del pericolo il soldato ricorre alla sua meccanica routine attingendone un'impressione di forza e solidità» ( 5).

Però il fuggi-fuggi non coinvolse i reparti più alla mano dei comandanti od interessati soltanto marginalmente dalla direttrice di avanzata tedesca. Pienaar riuscì a mettere in batteria ventiquattro pezzi da 25 lbs. e sedici di medio calibro e ad aprire il fuoco sulla lunghissima colonna della 21 a Panzerdivision, anche se con mediocri risultati; Gatehouse con Ta 4a brigata corazzata e Scott-Cockburn


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRfONALE

con la 22 a rimasero nella zona di Sidi Muftah; Campbell, che aveva ponato il gruppo di sostegno a Gabr Saleh, cercò di costituire una barriera; Davy, che stava conducendo la 7 a brigata corazzata verso il preziosissimo 62° deposito campale (circa 25 chilometri a sud di Gabr Saleh), fermò i suoi ultimi pochi carri a sud-est di Gabr Saleh. In sostanza, ·una resistenza, sia pur d!a pane di gruppi isolati, prese rapidamente vigore. «Per quaranta miglia - disse il gen. Davy - aliquote delle nostre forze erano sempre in azione contro il nemico. Dapprima, a causa della sua velocità di movimento, l'avversario poté essere attaccato solo sui fianchi. Ma alla fine, verso le 16, apparve spezzettato in tronconi~ sì da poter essere bloccato» (6). Cunningham rientrò alla ridotta Maddalena verso mezzogior~ no e trovò pronte per lui le direttive scritte da Auchinleck nella mattinata. Fatto il punto alla situazione ed affermato che l'unica giusta alternativa era quella di continuare l'offensiva e che «il richio che essa comporta deve essere accettato», il comandante in capo concludeva: «4. Voi dovete perciè!: (I) Continuare ad attaccare inflessibilmente l'avversario impiegando tutti i vostri mezzi fino all'ultimo carro; (Il) Il vostro obiettivo immediato è quello di distruggere le forze corazzate nemiche; (III) Il vostro obiettivo finale resta la conquista della Cirenaica e poi l'avanzata su Tripoli. 5. Per raggiungere gli obiettivi di cui al para.4 è di basilare imponanza: (I) Riconquistare le posizioni di Sidi Rezegh-Ed Duda al più presto P<?ssibile e prendere contatto con la guarnigione. Mi sembra fondamentale che la guarnigione di Tobruk dia ogni collaborazione, fino al limite delle sue possibilità, a tale operazione. (II) Dirigere la Oasis Force al più presto contro la strada costiera per interromp,ere il traffico su di essa e se possibile occu pare Agedabia o Benina, nessuna delle quali appare moito difesa. (III) Impiegare le pattuglie del Long Range Desert Group offensivamente, al limite della loro resistenza, contro ogni possibile obiettivo sulle linee di comunicazioni nemiche da Mechili a· Bengasi, Agedabia e oltre, verso ovest. Tutte le autoblindo disponibili debbono essere utilizzate irI tale azione offensiva con la massima spregiudicatezza. I vanta.ggi che uno sforzo deciso contro le linee di comunicazioni nemiche consentono di acquisire valgono i rischi grandissimi che verranno affrontati> (7).

Sembra che l'ottimismo e la fermezza di Auchinleck ispirassero al Comando sa armata la sempre più convinta opinione· che il nemico faèesse uno sforzo ~stremo e che non potesse permettersi


IL CONTRATfACCO DI ROMMEL

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pesanti perdite, dato l'esiguo numero di Panzer rimastigli. Quindi la situazione venne considerata «realmente molto favorevole». Dopo quest'iniezione di fiducia, Cunningham volle prendere contatto personale anche con Godwin-Austen e si recò in volo a Sidi Azeiz. Però nel viaggio di ritorno, verso le 15.00, ebbe modo di scorgere la nuvolaglia sollevata da tre lunghe colonne parallele provenienti da Gabr Saleh e dirette verso il confine. «Mentre sorvolavamo .i/ reticolato di frontiera - egli ebbe a ricordare - guardai giù e vidi svolgersi una battaglia di cam·. Quando tornai al quartier generale, nessuno voleva credermi. Rommel era proprio in direzione della mia base di rifornimenti: acqua e viveri» (8). Naturalmente parlò della cosa con Auchinleck, ma la tranquilla sicurezza di questi si impose: «Sfa facendo uno sforzo disperato, ma non giungerà molto, lontano. E semplice: quella tolonna di cam· armati non può ricevere rifornimenti. Ne sono sicuro» (9). Dando per scontato che il pericolo rappresentato dalla puntata tedesca non potesse essere che limitato, diventava ovvio che le operazioni del 13 ° corpo vel'.SO Tobruk dovessero còntinuare; che la r~· brigata indiana si ponesse in condizioni di reggere l'urto nemico e la 5a. brigata indiana coprisse la testata ferroviaria di Bir Misheifa; che la 2 a. divisione sudafricana si orientasse ad intervenire presto nella lotta. Inoltre qualunque reparto disorganizzato doveva esser rimesso in sesto non appena avesse toccato la frontiera e, attingendo alle riserve, occorreva dar mano alla costituzione di una nuova unità corazzata. Alle 16 Rommel raggiunse il reticolato presso Gasr el-Abd con la testa della 2P Panzerdivision. Era privo di collegamento con le varie unità perché i mezzi radio erano rimasti per la strada. Per giunta si era costruito un quadro della situazione assolutamente difforme dalla realtà. Anzitutto riteneva che la 4 a. divisione indiana fosse a strettò contatto con tutto il fronte meridionale delle posizioni italo-tedesche di confine, da Sidi Omar al passo Halfaya; poi che la 2a. divisione neozelandese fosse raccolta a nord~ovest di Sollum. Poiché - sempre a suo avviso - non esisteva più motivo di preoccupazione circa il 30° cotp'o, si presentava dunque l'opportunità di schiacciare il 13 °. corpo contro il dispositivo· di frontiera. Non avendo altro sottomano, ordinò a von Ravenstein di spingersi subito con il proprio Comando tattico - senza aspettare almeno qualche reparto consistente ---:- s1no ad una diecina di chilometri a sud del passo ~alfaya e di passarvi la notte attendendo il grosso della divisione. Ravenstein obbedì, probabilmente sen.za


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LE O PERAZIONI IN AFRICA SETfENTRJO NALE

alcun entusiasmo visto che disponeva appena di qualche automezzo. Un'ora dopo sopi:aggiunse Criiwell, anch'egli con pochi veicoli al seguito. Quello che gli disse Rommel fu sintetizzato dal diario di guerra dell' Afrikakorps: «Ho mandato Ravenscein al passo Halfaya. Compito dell'A/rikakorps è di operare con il corpo motorizzato [italiano], schiacciare e distruggere il nemico ad oriente del fronte di Sollum, ad occidente del fronte di Sollum e di Bardia. A tale scopo: la 21' Panzer division volgerà ad est del fronte di Sollum; la 15• Panzer sbarrerà ogni via di scampo verso sud con metà delle sue forze da ambo i lati del reticolato e con il centro nella zona di Gasr el-Abd. L'Ariete sopiaggiungerà ad ovest, con la Trieste sul fianco dell'Anete. 21 • e 15• Panzer forzeranno il nemico contro, i campi minati sul fronte di Sollum e lo costringeranno ad arrendersi. Il 33 • gruppo da ricognizione si spingerà avanti su Habata per bloccare la discesa dalla scarpata in modo che il nemico sia impossibilitato ad usarla per ripiegare o per rifornirsi•

Non è ben chiaro in quali tempi Rommel si ripromettesse di attuare tale disegno di manovra, ma, tenendo conto sia del suo carattere sia delle circostanze, è da presumere che l'intera questione dovesse essere affrontata e possibilmente risolta nelle ventiquattro ore successive. In questa ipotesi e - si può ben dire - in ogni caso, stupiscono alcune ·dissonanze. Prima di tutto, il problema dei rifornimenti. Era di determinante importanza e, visto che poche speranze esistevano circa la possibilità di afflusso da tergo di colonne di rifornimenti nonché, in particolare, del tempestivo appuntamento con le varie divisioni, diventava quasi d'obbligo catturare ed utilizzare i centri logistici avanzati sicuramente approntati dal nemico. Eppure, a parte le scarsissime informazioni raccolte in proposito - si sapeva genericamente che nella zona della ridotta Maddalena si trovavano organi dei servizi dell' 8 a armata, ma nulla di preciso sui depositi campali - non sembra che l'aspetto logistico della puntata abbia preoccupato molto Rommel. A sud del Trigh el-Abd erano stati impiantati dal nemico i depositi campali n. 65, 63 e 62, a relativa breve distanza da Gabr Saleh, ed un altro, il n. 50, era ad una diecina di chilometri a sud-est di Gasr el-Abd. È noto il doloroso stupore di von Ravenstein e di Bayerlein allorché, successivamente, seppero dell' ~sistenza di tali centri logistici la estensione di ciascuno dei quali si aggirava sui nove chilometri quadrati: «Se avessimo saputo di quei depositi, avremmo potuto vincere la battaglia» {10). La seconda considerazione riguarda l'Afrikakorps. Era spaventosamente sparpagliato ; i comanda.riti di alto grado viaggiavano


IL CONTRATTACCO DI ROMMEL

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pressocché soli, privi perfino di una scorta degna di questo nome, in mezzo ad un frammischiamento di reparti amici e nemici che sembrava inestricabile; i Comandi avanzati trovavano fatica a conservare raccolti i loro pochi mezzi ed a tener le redini delle difficili trasmissioni radio, eppure tutto ciò non sembrava pesare sulla visione operativa di Rommel. Il terzo punto concerne le grandi unità italiane. Circa la Savona, è stupefacente che non abbia avuto luogo un solo tentativo tedesco di mettersi in contatto con il · gen. De Giorgis per avere sicure notizie sulla reale situazione nel settore $idi Omar-Capuzzo. Quanto al corpo d ' armata di manovra, si stava verificando uno stato di cose estremamente spi~cevole e foriero di inconvenienti di natura operativa. In pane per il doppio incarico di Gambara, in' pane per l'abitudine di Rommel di dare ordini alle singole d ivisioni, il Comando del corpo d'armata sentiva sfuggirsi dalle mani la condotta armonica e coordinata dell'azione. Nel pomeriggio del 24 le sue divisioni erano divise e con sena difficoltà di collegamenti ( 11). Non si vuole criticare con eccessiva ms1stenza l'azione di comando di Rommel: è piu che evidente che egli puntava tutto sulle cane della velocità e della sorpresa. Quindi, scientemente si accontentava di utilizzare le teste delle colonne: il resto sarebbe affluito dopo, a sostegno dell'effetto morale e dei risultati materiali acciuffati inizialmente dai pochi elementi spinti spregiudicatamente in avanti. D el resto, anche Napoleone in molte campagne aveva giocate le stesse carte con profitto. Con tutto ciò Criiwell rimase sconcertato. Essendo privo di contatto con. Ariete e Tn'este , che comunque sicuramente erano assai indietro, suggerì un altro progetto basato sulle sole forze di manovra tedesche: la 21 a Panzer poteva arrivare al passo Halfaya, scendere sulla striscia costiera, risalire sino a Sollum Alta e raggiungere Capuzzo da oriente. La 15a Panzer dal canto suo, avrebbe serrato l'avversario contro le difese della Savona, eliminandolo poi senza molta difficoltà. «Questa proposta non fu accolta» si legge sul diario di guerra dell'Afakakorps. Criiwell si accinse dunque :id impartire gli ordini secondo il pensiero di Rommel. La 15a Panzerdivùion si trovava ancora nelle vicinanze di Gabr Saleh, dove verso le 16 aveva subito un attacco di mezzi corazzati bri·tannici in ripiegamento in direzione sud e, poco dopo, un secondo attacal, questa volta da nord-est. Per giunta aveva subito pure un'incursione aerea. I guai maggiori furono


PRESUNTA SITUAZIONE BRITANi

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETJ'ENTRIONAI.E

quelli del 33 • gruppo esplorante: perse le ultime autoblindo, e rimasto senza carburante, non poté dirigersi subito su Bir Habata. La 21 a Panzer aveva il gruppo Knabe in azione contro elementi della 4 a divisione indiana ed il resto a tergo, ancora diluito su una quarantina di chilometri. Criiwell ordinò a Neumann-Silkow di affrettarsi con la 15 a Panzer verso il confine ed egli stesso, con una piccola scorta, si mise alla ricerca di von Ravenstein. Raggiuntolo nel deserto a sud dell'Halfaya, gli ordinò di concentrare quanto poteva della 21 a Panzer ad est del reticolato ed attaccare all'alba, spingendo il nemico sui campi minati. Una parte della 15 a Panzer avrebbe agito anch'essa ad oriente della frontiera, mentre il rimanente della divisione e l'Anéte avrebbero impedito alla 4a divisione indiana di sfuggire verso sud ed ovest. Alle 19 circa, Criiwell ritornò a Gasr el-Abd con Bayerlein e strada facendo per un caso fortuito poté prendere a bordo Rommel e Gause, rimasti appiedati nel deserto. Evidentemente il destino era favorevole. Arrivati al reticolato , non fu possibile rintracciare il varco ed alla fine fu giocoforza sostare per tutta la notte in territorio egiziano. Ebbene, il «Mammut» , il grosso mezzo di preda bellica sul quale erano stivati i comandanti ed i capi di Stato Maggiore del Panzergruppe e dell'Afa1akorps, fu ignorato da motociclisti, carri ed automezzi nemici che gli passavano accanto· provenienti o diretti alla ridotta Maddalena, appena pochi chilometri più a·sud (12). La sera del 24 la situazione delle forze dell'Asse era più o meno la seguente. La 15a Panzer (rimasta con 16 Pzkw II, 34 Pzkw III e 6 ·pzkw IV) stava raccogliendosi lentamente a nord-ovest di Gasr el-Abd; la 21 a Panzer (rimasta con 4 Pzkw II , 15 Pzkw III, 1 Pzkw IV ed un carro comando) stava affluendo oltre frontiera, tra Bir Sheferzen e Sidi Suleiman; l'Ariete era raccolta a nord di Taieb el-Esem; la Trieste si era spostata con la maggior parte delle truppe nella zona di el-Adem ed il raggruppamento e~plorante si trovava ad una ventina di chilometri a nord di Bir el-Gob~. Come si è visto, nessun Comando aveva una conoscenza precisa di dove fossero le proprie unità. Men che meno il Comando Superiore A.S., il cui ufficio operazioni alla fine di quella giornata riportava sulla carta una presunta situazione amica e nemica che di attendibile, in pratica, aveva solo il dispositivo attorno a Tobruk ( schiz~o n° 57.). Proprio queste enormi difficoltà di sapere come realmente stessero le cose, al fine di delineare un piàno operativo corretto, pongono in risalto il peso, più di una volta decisivo, .d el «fiuto> di Rommel. È indubbio che in guerra occorra andar cauti sull'affidamento offerto



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LE OPERAZIONI IN AFRICA SITTElmll O NALE

dall'intuito, ma è anche vero che nell'incenezza esso spesso diventa insostituibile. Se le truppe dell' Afrikakorps erano arrivate esauste oltre confine senza aver annientato il 30° corpo, lo sconvolgimento da esse provocato nelle retrovie britanniche era assai grave. I Comandi principale ed arretrato del 30 ° corpo si persero nel torrente dei fuggiaschi, il primo finì poi sul Trigh Capuzzo, vicino a Sidi Azeiz; il secondo si fermò oltre frontiera, trenta chilometri circa a sud-est di Gasr el-Abd. Norrie con un piccolo seguito si aggregò al Comando della 7a divisione corazzata, dàl quale si fece prestare una radio per riprendere il collegamento con Cunningham. Quando scesero le ombre della sera la piccola colonna, con alla testa Gott ed in coda Norrie, si diresse a sud del Trigh el-Abd, scivolando inosservata in mezzo a gruppi tedeschi in movimento o in sosta. Inoltre il precipitoso riflusso verso oriente e verso sud ebbe ripercussioni sensibili anche nell'organizzazione terrestre della forza aerea di sostegno ali' 8 a armata. Tutte le strisce di atterraggio utilizzate dopo il 19 novembre - vale a dire, quelle di Gabr Saleh e Sidi Azeiz per la ricognizione tattica e quelle in prossimità della ridotta Maddalena per gli otto gruppi da caccia - vennero abbandonate a causa dell'evidente condizione di pericolo. Naturalmente l'arretramento dei reparti aerei fu reso complesso dall'urgenza del provvedimento ed in più di una circostanza la striscia di atterraggio vecchia o nuova risultò congestionata oltre ogni limite di sicurezza. Ma anche· in questo caso la cnenza di informazioni da parte italo-tedesca costituì un inopinato dono per il nemico. Mentre il Deutsches Afrikakorps correva verso Gasr el-Abd descrivendo un ampio semicerchio, la situazione alle sue spalle si era modificata. Come sappiamo, il 23 Freyberg aveva lasciato la 5a brigata nella zona di Sidi Azeiz e con il rimanente della 2 a divisione neozelandese si era mosso in direzione di Sidi Rezegh (13), a sostegno della 6 a brigata che si stava raccogliendo attorno alle posizioni di q.175. A metà pomeriggio la 4a brigata (gen. L.M. Inglis) aveva occupato Gambut, superando agevolmente un piccolo complesso tattico tedesco. Come Cri.iwell era passato accanto agli estesi depositi campali britannici senza nemmeno supporlo, così Freyberg ignorò per un'intera settimana che a pochi chilometri a nord di Gambut c'erano gli indifesi servizi dell'Afn:kakorps e - la migliore delle prede - le officine di riparazione per mezzi corazzati. In parte questo era dovuto all'aleatorietà delle fortune belliche ed alle difficoltà presentate dal terreno desertico,


ILCONTRATIACCO DI ROMMEL

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ma in pane fu provocato da un'esplicita direttiva di Godwin-Austen. Temendo che i neozelandesi si aprissero a ventaglio, il comandante del 13 ° corpo aveva precisato di non operare a nord della via Balbia. Così, al termine del 23 l'intera colonna di Freyberg si era installata nell'aeropono di -Gambut ed a Bir el-Chleta trascurando completamente la striscia costiera. Il mattino del 24 novembre, il gen. Barrowclough seppe via radio dal Comando di divisione che la 4 a brigata fanteria e la 1 a brigata carri (gen. H.R. Watkins) erano ad una ventina di chilometri e stavano procedendo in direzione di Zaafran, e quasi contemporaneamente apprese dal gen. Scott-Cockburn che la 22a brigata corazzata stava accingendosi ~ proteggergli il fianco sinistro e le spalle. Perciò decise di reiterare lo sforzo per occupare interamente q .175. Questa volta il tentativo fu affidato al 24 ° battaglione, ma incontrò la stessa sone subita dal 25 ° battaglione il giorno precedente. Il punto fone della difesa poggiava sull'uadi" di Rugbet en-Nbeidat, profondo ed aspro, e sulle posizioni ancor più ad ovest - soprannominate il blockhouse - che lo battevano. Barrowclough si rassegnò ad aspettare i rinforzi ed Inglis ordinò al 21 ° battaglione di raggiungere q.1 75 subito dopo mezzogiorno, ma le cose si complicarono. La presenza di un repano di formazione tedesco su un rilievo esistente fra le due brigate neozelandesi dette la sensazione di una minaccia o di un ostacolo da eliminare ed Inglis incaricò della bisogna il 20° battaglione con uno squadrone di Valentine. Non si trattò di uno scontro lungo né difficile perché i tedeschi lasciarono presto la posizione, ma vennero perduti sette carri. Nel contempo il resto della colonna si disponeva a sostenere f'uno di quello che fu ritenuto un fone gruppo motorizzato, avvistato a nord-ovest. Il nuovo pericolo scomparve presto in quanto si trattava di rifornimenti dell'Afrikakorps - non riconosciuti neanche come tali - tuttavia era stato speso parecchio tempo prezioso. Finalmente la 4a brigata si rimise in marcia e nella serata superò ed-Dbana. Freyberg convocò allora i comandanti a rappono e stabilì che all'alba del 25 Barrowdough avrebbe superato l'uadi di Rugbet en-Nbeidat e conquistato il blockhouse mentre lnglis e Watkins, arrivati a Zaafran, si sarebbero ponati sul Trigh Capuzzo, prendendo contatto con la 6a brigata. Verso mezzanotte Freyberg comunicò per radio a Godwin-Austen: «(.. .) Se avem'mo benzina e munizioni ~tremmo sperare di essere a Tobruk domattina presto. Stando così le cose, ci augunamo di am·varci per


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!.E OP~RAZ.J~NJ IN AFRICA SE1TENTRl 0 NA1.E

domani notte, ma è impossibile fare previsioni esatte» (14). Era convinto che tra la sua divisione ed il cerchio d'assedio di Tobruk non ci fossero altri ostacoli.

2.

LA SITUAZIONE SUL FRONTE SIDI OMAR-SOLLUM E NEL SAHARA.

Dopo l'operazione Battleaxe il dispositivo alla frontiera si era modificato in relazione ali' afflusso di nuovi reparti e sulla base di precise indicazioni di Rommel. A metà novembre, alla vigilia di Crusader, l'organizzazione difensiva abbracciava il settore di Bardia-Sollum-Halfaya e quello della divisione Savona .( schizzo n° 58). Il primo era alle dipendenze di un Comando tedesco retto dal gen. Artur Schmitt (1_?) e comprendeva (schizzo n. 59). - la piazza di Bardia (col. Carlo Picrucci), presidiata da: Il/ 15 • fanteria e Il/ 16 • fanteria della Savona, III/ 40 • fanteria della Bologna, IV gruppo squadroni Genova, XXVIII settore della guardia alla frontiera, 282 • e 342 ° gruppo da posizione della guardia alla frontiera, due batterie della R. Marina, due piccoli battaglioni tedeschi di formazione dotati di armi di reparto di recupero italiane e britanniche;

- il caposaldo dell'Halfaya (magg. Wilhelm Bach), inglobante le posizioni del passo Halfaya c di Sollurn Bassa. Era presidiata dal I/ 104 • fanteria della 2 P Panzerdivision, la 10a compagnia oasi (dislocata a S0llum Bassa), il IIl/2° artiglieria celere, un gruppo di formazione italiano da 105/28, una batteria da 155 (materiale francese di preda bellica), tre pezzi da 88 e tre da 75/46; - il caposaldo Faltenbacher: una compagnia rinforzata da tre pezzi da 88, tre da 75/46, altre bocche da fuoco di recupero ed alcune mitragliere da 20. Tutti i presidi utilizzavano numerose armi recuperate sul campo di battaglia: fucili mitragliatori e mitragliatrici, pezzi di artiglieria di piccolo calibro (impiegati con funzione controcarri) e di medio calibro; torrette di Matilda. È però da specificare che le mitragliatrici recuperate erano nella quasi totalità Schwarzlose, che·i pezzi da 4 7/ 32 e da 6 5 / 17 mancavano di congegni di puntamento e che, in genere, il rendimento delle armi in questione · lasciava molto a desiderare a causa del cattivo stato d'uso. In particolare, la piazza di &.rdia disponeva del seguente materiale:


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ILCONTRA1TACCO 01 ROMMEL

Armi Fucili mitragliatori Mitragliatrici Fuciloni e.e. Mitragliere da 20 Pezzi da 47 / 32 Pezzi da 65/ l 7 Pezzi da 77 /28 Monai da 81 Pezzi da Pezzi da Pezzi da Pezzi da Pezzi da

75/27 76/40 77/28 105 / 28 120/45

Di dotazione

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Le aniglierie di recupero erano servite da personale ceduto dal 2 • anigJ.ieria celere e dal 12 • aniglieria della Savona. A Bardia,

inoltre, si trovavano numerosi organi di comando ç dei servizi: il Comando dell'Afrikakorps, che però si sposterà nei pressi di Gambut appena iniziata l'offensiva britannica; il Comando aniglieria del settore tedesco, rappresentato dal Comando del 2 • aniglieria celere (col. Grati); il Comando gcmio della Marmarica (col. Lami) con quattro compagnie delle varie specialità · e tre compagnie lavoratori; un Ufficio Intendenza con alcuni organi dei servizi italiani; il Comando base della Savona con personale delle basi reggimentali e buona pane dei servizi divisionali; il Comando di pono con elementi della R. Marina; unità dei servizi tedeschi. Complessivamente, alla data del 18 novembre si trovavano in Bardia circa 3. 500 italiani e 1. 500 tedeschi (non considerando il Comando dell'Afn:.éakorps). Il settore della Savona era il più esposto. Dalla linea ridotta Capuzzo-Sidi Suleiman (limite di settore con i capisaldi tedeschi) scendeva fino a Sidi Omar, compreso (schizzo ri. 60 ). La divisione era giunta dalla Tripolitania nella seconda metà del mese di luglio. Era ben acclimatata all'ambiente perché un terzo del personale si trovava in Libia da quasi quattro anni e due terzi da oltre diciotto mesi , per contro gli uomini sentivano il peso psicologico di una così lunga assenza dall' Italià. In luogo dei due battaglioni impegnati nella difesa di Bardia, .il gen. De Giorgis disponeva di un battaglione mitraglieri, una compagnia arditi, una compagnia carri


IL FRONTE SIDI OMAR-HALFAYA

Schizzo n. 58

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ILCONTRA1TACCO 01 ROMMEL

541

leggeri e tre compagnie oasi tedesche. L'intero settore italiano, ampio una tr~ntina di chilometri, si suddivideva a sua volta in due settori reggimentali: A, tenuto dal 15 • fanteria, e B, assegnato al 16° fanteria. Il primo (col. Rossi) si basava su tre capisaldi, tutti oltre confine: Cirener: presidiato da I/ 15 • fanteria rinforzato, II/ 2 ° artiglieria celere, 2a compagnia oasi, un plotone monai da 81; D'Avanzo: 11 a compagnia rinforzata; Cova: Comando 15° fanteria, IIl/15° fanteria (meno la lP compagnia) rinforzato, 13a compagnia oasi, una compagnia monai da 81,, una batteria da 65 / 17. Il settore B (col. Francesco Aveta), che fruiva di una maggiore disponibilità di forze e di mezzi perché privo di un appoggio d'ala, era costituito da due capisaldi, a differenza ·dei precedenti compresi in un'unica cintura perimetrale di campo minato e reticolato: Frongia: III / 16 ° fanteria rinforzato, ll / 12 • artiglieria (su due batterie da 75 / 27), una batteria da 6 5 / 17, una batteria da 20, una batteria da 88, una compagnia artieri; , Sidi Omar: Comando 16 ° fanteria, I/16° fanteria rinforzato, III/ 12 • artiglieria, due batterie da 105 / 28, una da 65 / 17, una da 88, 12a compagnia oasi ed una compagnia artieri. I capisaldi di battaglione si anicolavano in capisaldi . di compagnia e questi in centri di resistenza di plotone. In sostanza una difesa lineare di capisaldi, con possibilità di reazione di fuoco sui 360°, ma senza alcun modo di intervenire dinamicamente per stroncare infiltrazioni e, peggio, penetrazioni. Davanti alle strutture statiche , ad un paio di chilometri, erano stati costituiti alcuni «centri d'arresto»: uno nel settore Halfaya, quattro in quello del 15° fanteria e due in quello del 16° fanteria, con lo scopo di rompere l'attacco nemico, disorientarlo e logorarlo {16). Sul tergo, invece, si era proceduto all'allestimento .di capisaldi simulati. Sempre a tergo, a Bir Ghirba, più o meno al centro del settore divisionale, il Comando della Savona si era organizzato a caposaldo isolato, con la compagnia arditi, la compagnia carri leggeri, una compagnia genio, una sezione da 100/ 17 ed un paio di torrette di Matilda con relativo pezzo. Il compito assegnato alla Savona-consisteva nel!' agganciare alle proprie posizioni l'avversario e logorarlo per il tempo necessario alle divisioni Panzer di intervenire controffensivamente. Rommel riteneva che tale tempo non~arebbe stato superiore alle 48 ore. A prescindere da ciò, ogni strucnira doveva difendersi ad oltranza. Il


542

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE

livello dell'autonomia logistica ammontava a cinque giorni di viveri a secco ed acqua e 3-5 un/oc. per le munizioni. Il 15 novembre Criiwell aveva visitato il settore e preso atto di alcune carenze di rilievo rappresentate da De Giorgis: assenza di mezzi per un' efficace reazione di movimento (la compagnia carri leggeri aveva i carri in pes.sime condizioni e comunql.!e, notoriamente, il suo peso era irrisorio); ricchezza numerica di artiglierie ma spiccato logorio del materiale (una metà abbondante delle bocche da fuoco era stata recuperata sul campo di battaglia e rimessa in sesto alla meglio); particolare delicatezza dell'estrema destra divisionale, non appoggiata ad una posizione naturalmente fone; insicurezza della linea di comunicazione con Bardia, unica fonte . dei rifornimenti e sgomberi; vulnerabilità della linea difensiva a nord-ovest, derivante dalla mancata sistemazione a difesa della ridotta Capuzzo, di Bir Musaid e di Sollum Alta (dominante l'approdo di Sollum Bassa, sussidiario di Bardia ed unico centro idrico dopo la piazza); incongruità dell'esistenza del caposaldo di Bir Ghirba, completamente isolato. Naturalmente le cose rimasero com'erano, in pane perché Rommel pensava a Tobruk ed in parte perché egli era convinto che il nemico avrebbe attaccato nella stessa forma seguita nella operazione Batt/eaxe. In tal caso, l'intervento dell'Afnkakorps da Gambut sarebbe stato tempestivo ai fini dell'avvolgimento e dell'annientamento della massa attaccante. Il 17 novembre il geo. De Giorgis si recò a Bardia, al Comando dell'Afnkakorps. Criiwell era assente, perciò parlò con Bayerlein ed ebbe conferma del piano di Rommel nell'eventualità che un'offensiva britannica avesse preceduto il divisato nuovo tentativo italo-tedesco contro Tobruk: «attirare le forze nemiche verso la zona di Gambut, batterle e ributtar/e per schiacciar/e contro le posizioni della frontiera» (17). Intanto era già previsto che allorquando il Comando del DAK si fosse spostato, i due settori difensivi di confine sarebbero passati alle dirette dipendenze del Panzergruppe, continuando la Savona a tenere il proprio collegamento con il Comando Superiore A.S. Il 18 cominciarono le prime segnalazioni di movimenti a sud di Bir Sheferzen (si trattava della 7 a brigata indiana e del 44 ° Royal Tanks), poi ebbero luogo alcuni tiri di inquadramento da parte avversaria, poi alle 20 la cattura dell'autista della 4a divisione indiana. Ovviamente, qualunque incertezza potesse ancora sussistere cadde subito. Ancora il 19 ed il 20 passarono senza avvenimenti di particolare significato: tiri di artiglieria, qualche incursione aerea, movimenti su tutta la fronte


I L CO NTRATIACCO DI ROMMEL

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orientale (era il Centrai India Horse) e a sud di Bir Sheferzen (la 23. divisione neozelandese) , àttività di ricognizione un po' ovunque. Nella tarda mattinata del 21 gli osservatori rilevarono un intenso movimento di mezzi corazzati e motorizzati verso nord-est e _poco dopo il caposaldo di Sidi Omar cadde sotto 'un intenso bombardamento di aniglieria, durato un paio d'ore. Verso sera la cattura di una patruglia indiana consentì di trovare, tra i vari documenti, alcune fotografie aeree dei ·capisaldi meridionali della Savona: ormai l'attacco era imminente. . Quel giorno la 2 3. divisione neozelandese aveva iniziato la sua marcia in direzione nord, superando il Trigh el-Abd a mezzogiorno. Nel tardo pomeriggio l'avanguardia, costituita da uno squadrone di cavalleria, raggiunse Sidi Azeiz e proseguì nell'oscurità sino alla via Balbia. Non c'era un'idea chiara di quello che poteva trovarsi alle spalle dello schieramento italo-tedesco, così, per quanto si riscontrasse l'assenza di reparti mobili , Freyberg provvide nella notte a raccogliere l'intera divisione. I compiti affidati alle brigate erano già stati definiti in precedenza: la 53. doveva puntare sulla ridotta Capuzzo, Bir Musaid e Sollum Alta; la 43. occupare saldamente il costone dominante· Bardia e la via Balbia; la 63. rimaneva in riserva, pronta a muovere verso ovest. All'alba del 22 il 23 ° battaglione della 53. brigata si diresse con uno squadrone di Valentine verso Capuzzo, pensando di impostare un attacco vero e proprio. Non ve ne fu bisogno perché tra le rovine del fonino si trovava soltanto una sezione da 105 che, ovviamente, fu rapidamente sopraffatta. Apparve allora chiaro l'errore rappresentato dalla mancata sistemazione a difesa di quella posizione, perché consentì ai neozelandesi di affermarsi in un punto centrale e molto imponante per le comunicazioni con Bardia. Infatti i collegamenti telefonici vennero interrotti e del pari lo fu l'acquedotto fra Bardia e Sollum. Contemporaneamente la 43. brigata si avvicinava alla piazza, catturando alcuni mezzi italiani e tedeschi , e la 63. brigata si concentrava a Bir el-Hariga, un'ora prima che Cunningham inviasse l'ordine di dirigersi su Bir el-Chleta. A Bardia la guarnigione era ormai in attesa dell'attacco e la 43. brigata si presentò subito. Alle 10,30 una pattuglia si approssimò al settore del II/ 16 ° fanteria: accolta dal fuoco delle armi automatiche ripiegò ben prestò. Sulla base delle informazioni ricavate, poco prima di mezzogiorno l'avversario fece un tentativo di maggiore consistenza, ma anche qu~tò, prontamente rintuzzato dall'intervento dell'artiglieria, andò a vuoto. Nel pomer~ggio, alle 16,30, un


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LE O PeRAZIONI IN AFRICA SE1TENTRl0NALE

ulteriore sforzo esercitato su due tratti distinti, sempre nel settore del II/ 16 ° fanteria, con fanteria da una parte e carri dall'altra, fu respinto. All'imbrunire la brigata desistette definitivamente. Più a sud, nello stesso pomeriggio del 22 , l'esplorazione neozelandese aveva individuato nella zona di Bir Ghirba un «concentramento di autoveicoli nemici» . ed il 21 ° battaglione ricevette il compito di incaricarsi della questione. Ma, a differenza della ridotta Capuzzo, Bir Ghirba - benché del tutto isolata ed avulsa da un sistema difensivo - era occupata a difesa. Il battaglione arrivò sino ad un centinaio di metri o poco più dal perimetro del caposaldo in piena tranquillità, tanto da essere seguito a breve distanza dagli automezzi. La sicurezza era data, evidentemente, dai nutriti precedenti tiri di artiglieria, dall'assenza della controbatteria da parte italiana, dall'intensità del fuoco di appoggio delle batterie amiche e dal silenzio delle armi della difesa (che avevano l'ordine di sparare soltanto alle brevi distanze). Cosicché i neozelandesi incapparono in un'inattesa violentissima reazione di fuoco, che causò loro gravi perdite e li costrinse a ripiegare con il favore della notte , sotto la protezione delle loro artiglierie. · Intanto la 7a brigata indiana (gen. H.R. Briggs) (18), appoggiata da due reggimenti artiglieria da campagna e da due batterie di medio calibro, si accingeva ad attaccare alle spalle i capisaldi Frongia e Sidi Omar( schizzo n° 61). Dati i rapporti tattici esistenti fra di essi che presentavano alla fotografia aerea ed alle ricognizioni un'unica struttura difensiva, anche se inglobante due distinte posizioni, il disegno di Briggs mirò a rompere la crosta perimetrale in corrispondenza del fronte di gola di un solo elemento costitutivo, Frongia, e quindi procedere nell'interno della struttura contro Sidi Omar, approfittando della completa assenza di ostacolo passivo. Alle 11 del 23 ebbe inizio un violentissimo fuoco di preparazione, particolarmente .concentrato su Sidi Omar, poi, dopo mezz'ora, si spostò sulle posizioni di Sidi Omar Nuovo. Più o meno contemporaneamente ebbero luogo tre bombardamenti aerei su entrambi i capisaldi condotti da formazioni di tre apparecchi (uno dei quali venne abbauuto). I danni subiti dal 16° fanteria furono sensibili, non tanto per le perdite umane, assai ridotte grazie ai lavori di scavo, quanto per i materiali lesi, le comunicazioni telefoniche interrotte anche · nell'ambito dei capisaldi, molte postazioni sconvolte, taluni pezzi da 88 e 105 colpiti. Non appena diradatasi la cortina prodotta dall'impiego di



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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONAU:

granate fumogene, davanti al lato settentrionale della 9a compagnia apparve uno squadrone di Matilda dal 42 ° Royal Tanks seguito dal I battaglione del Royal Sussex. Il campo minato (due righe appena di profondità) fu superato di slancio ed ebbe corso una lotta accanita ma breve. Avvolta da nord-est e da nord-ovest, alle 13 la 9a compagnia venne sommersa; poi fu la volta dell' 11 a compagnia, il cui fronte di gola resistette mezz'ora. Alle 14 rimaneva in piedi il caposaldo della 10a compagnia, situato oltre il reticolato di frontiera. A questo punto subentrò una breve sosta. Mentre lo sforzo britannico era costretto ad arrestarsi tra le rovine di Sidi Omar Nuovo, il IV/ 6 ° Punjab, rinforzato da due squadroni carri, scavalcava il primo scaglione e si dirigeva contro il lato nord-est del caposaldo di Sidi Omar, del tut.to esposto all'offesa. Il secondo scaglione doveva superare tre o quattrocento · metri di terreno scoperto, seguendo una direzione ormai chiaramente individuata. Inoltre, la caduta del «Frongia» era stata vista nelle sue fasi drammatiche e nel triste epilogo; non a caso il Sussex aveva fatto sfilare i prigionieri sul ciglio del rilievo ove prima era dislocato il Comando del Ill/16° ed aveva sollevato verticalmente le bocche da fuoco dei pezzi da 88 catturati issandovi dei drappi bianchi. Perciò i difensori di Sidi Omar erano in attesa dell'avanzata indiana. Verso le 15,30, al termine di un nuovo fuoco di preparazione di una ventina di minuti, si presentò lo squadrone del 44 ° Royal Tanks. Avanzava in linea, ad una velocità di 25-30 chilometri orari. Inevitabilmente cadde sotto il tiro dei peizi da 88 e da 105 e perse in pochi minuti la maggior parte dei suoi quattordici Matilda. Quello del 42 °, che seguiva, cercò allora di obliquare verso sinistra, scivolò lungo la fronte della 1 a compagnia e finì contro il campo minato perimetrale, perdendo anch'esso qualche carro. Il non felice inizio dell'attacco era dovuto anche allo scollamento fra carri e fanteria. Sopraggiunto. il Punjab, Io sforzo riuscì ad incidere- sui capisaldi della 1a e 2 a compagnia, i cui comandanti erano caduti feriti, e ad attestarsi ali' imbrunire su una linea che tagliava un terzo delle predette strutture. Nel frattempo, fra le 16 e le 17, l'ultimo caposaldo di Sidi Omar Nuovo cessava dalla resistenza. Per molte ore il Comando della divisione era rimasto privo di contatti con i Comandi superiori, con Bardia e con la maggioranza delle unità dipendenti, giacché ali' interruzione delle linee telefoniche si era aggiunta a tratti quella delle comunicazioni radio. Di quanto stava accadendo ad ovest, De Giorgis poteva semplicemente sospettare qualcosa per confronto. In precedenza, da Bir Ghirba


IL CONTRA1TACCO DI ROMMEL

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aveva potuto osservare una cena regolarità di spostamenti da sud verso nord-ovest, «ma già sin dal mattino del 24 i movimenti apparivano tN"egolari a tal segno - disse - da dare l'impressione di una confusione, di uno sbandamento tra le colonne motorizzate che npiegavano verso sud, mentre altre muovevano in senso opposto. Frattanto, automezzi sbandati, completamente disorientati, si aggiravano nell'area adiacente al caposaldo di Bir Ghirba nei setton· ovest e sul-ovest e quivi venivano facilmente catturati con tutto il loro carico» (19). I collegamenti vennero ripresi a notte inoltrata e la situazione chiarita. Ad un m essaggio del Comando Superiore A.S., che annunziava imminente la progettata manovra dell' Afrikakorps verso il confine, De Giorgis rispose che il caposaldo di Bir _Ghirba non aveva, almeno per il momento, bisogno di aiuto e che, invece, appariva preferibile ed urgente l'intervento tedesco a favore di Sidi Omar. Qui tutti sapevano di avere le ore contate. Nell'arco notturno, il comandante del I/ 16° provvide a riordinare i repani ed a saldare in qualche modo la breccia apena sul lato nord-est. All'alba del 23 l'azione indiana riprese , ma sino a pomeriggio inoltrato non assunse fisionomia di attacco sistematico. Fu un susseguirsi di azioni di fuoco - brevi concentramenti di aniglieria e di monai, specie sui rovesci delle postazioni - , di puntate di grosse pattuglie di combattimento, di incursioni di autoblindo. I carri si mantennero a distanza, limitandosi a cannoneggiare di quando in quando i difensori. La metodica tattica di sgretolamento adottata fu lenta ma redditizia: tra mezzogiorno e le 16 caddero singoli centri di fuoco, la compagnia comando del battaglione, poi quella del 16 ° fanteria. Alle · 17, dopo una breve preparazione, il IV/ 6 ° Punjab fece uno sforzo serrato , arrestandosi solo contro gli ultimi due capisaldi - 3a compagnia e compagnia oasi tedesca - che rimarranno in piedi sino al 30 novembre (20). La caduta di «Frangia> e di gran pane di «Sidi Omar• costituì un indubbio successo per l'avversario , anche se lo pagò con 500 moni o feriti e 35 carri fuori combattimento. Le posizioni conquistate dalla 7a brigata indiana aumentarono le sue possibilità offensive contro «Bir Ghirba> e «Cova>, . che infatti da quel giorno ebbero a sopponare un manellante assedio, e fornirono un appoggio alle colonne dirette versq Tobruk. Il 24 novembre il tergo delle difese di confine era sotto controllo britannico. Lo sr_sso Comando della 4a divisione indiana si era ponato a nord di Bir Ghirba ed il geo. Messervy era


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LF. OPERAZIONI IN APRICA SE1TENTR10 NALE

soddisfatto di come stavano procedendo le cose. l' 11 a brigata (gen. A. Andersen) si trovava ancora ai piedi della scarpata dell'Halfaya; sul pianoro, fino a Sidi Omar Nuovo, gli squadroni del Centrai India Horse rinforzati fronteggiavano le posizioni dell'Asse senza impegnarsi molto; la 7a brigata aveva avviluppato i capisaldi di Sidi Omar e di Bir Ghirba e si riordinava per completare il successo. La 5a non era stata ancora impegnata in combattimento. Anche Freyberg aveva di che essere contento. Il pomeriggio precedente si era incamminato verso Gambut con la 4a brigata neozelandese di Inglis ed aveva lasciato in posto la sola 5 a brigata di Harg_est, · ma in pratica Bardia era separata dalle posizioni difensive Sidi Om1r-Halfaya. Hargest, che era passato agli ordini di Messervy, disponeva di tre battaglioni. Il 22 ° , piazzato sul ciglione ad una diecina di chilometri ad ovest della piazza, il 23 ° in possesso di Musaid e della ridotta Capuzzo ed il 28° (Maori), che il giorno innanzi aveva occupato Sollum Alta. Vi era entrato al seguito di uno squadrone di Valentine sopraffacendo la difesa tedesca delle baracche, dopo un primo tentativo fallito a causa del fuoco dei pezzi dell'Halfaya. Il bottino era stato buono, perché Sollum Alta era la base avanzata tedesca. Adesso Godwin-Austen, che si era spostato a Bir el-Hariga, sulla pista Capuzzo, guardava con occhio sorridente le prospettive che gli si aprivano. Le forze dell'Asse apparivano divise in tre gruppi isolati: Bardia, praticamente bloccata; i capisaldi di Halfaya, di Bir Ghirba e Cova circondati da tutte le parti; Sidi Omar, ridotto a ben poco ed anch'esso avviluppato. Prima di.passare alla fase di liquidazione dei tronconi, poteva dedicarsi al difficile coordinamento dell'azione di Freyberg con la sonita di Scobie e lasciare a Messervy il compito di migliorare ancora la situazione al confine. Non poteva immaginare che l'Afrikakorps stesse precipitandosi v.erso sud-est come un ciclone. Nel Sahara l'attività operativa era ovviamente legata all'impresa dell'Oasir Group del gen. Reid (21). Raccoltosi a metà novembre nelle oasi di Siwa e di Giarabub, la formazione aveva anche lo scopo di far credere al Comando Superiore A.S. che una notevole forza corazzata muovesse da tali basi, in modo da indurlo a distogliere truppe per fronteggiare la minaccia. Al riguardo, per aumentare la sensazione di pericolo, erano stati approntati due battaglioni di finti carri armati. Inoltre l' Oasir Group doveva dirigersi verso Gialo sia per far temere l'interruzione delle comunicazioni a sud del golfo di Sine, sia per compiere effettivamente


IL CON"rRATIACCO DI ROMMEL

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incursioni di disturbo. In questo quadro vennero preparate due mosse. Una, preliminare, si riprometteva di organizzare una striscia di atterraggio (la l,anding Ground n. 125) in pieno deserto a circa 200 chilometri da Giarabub, per allungare il braccio di intervento della Western Desert Air Force. L'incarico fu dato al 7 ° battaglione da ricognizione sudafricano (ten.col. Grobbelaar) che, dopo una settimana di addestramento a sud della depressione di el-Qattara, il 12 novembre si diresse verso occidente, rinforzato da uno squadrone autoblindo della R.A.F .. La zona prescelta per la pista si trovava ad una cinquantina di chilometri a sud della testata dell'uadi el-Mra ( schizzo n° 62). Essa fu raggiunta il giorno successivo. Occorreva ora coordinare la seconda mossa con l'inizio dell'operazione Crusader: un'incursione contro un obiettivo delle retrovie nemiche. Gli ordini definitivi furono mandati dal Comando 8 a armata via aerea, ma una tempesta di sabbia e la temporanea interruzione dei collegamenti radio fecero sì che l'apparecchio che recava tali ordini giungesse solo alle 8 del 17 novembre. C'era da scegliere tra l'aeroporto di el-Mechili e Bir Hacheim. Questo era più vicino ma a portata d'intervento dei reparti dell'Ariete; per giunta, le pattuglie del Long Range Desert Group avevano avvisato dell'intransitabilità dell'uadi el-Mra da sud e da ovest, perciò la decisione del comandante cadde su el-Mechili (22). Fra la l,anding Ground 125 e l'obiettivo correvano oltre duecento chilometri, da coprire entro l'imbrunire di quello stesso 17 novembre, in modo che l'incursione sull'aeroporto si concludesse durante la notte. Dato lo scarso tempo a disposizione (in relazione al terreno desertico da attraversare) nessuna meraviglia che al calar della sera il 7 ° battaglione da ricognizione avesse di poco superato Bir Tengeder. Non rimaneva che tornare indietro, cosa che venne fatta compiendo un largo giro. Il 19 pomeriggio, il ten.col. Grobbelaar tornava al l,anding Ground, ove lo attendeva un messaggio lasciato dal geo. Reid, che lo invitava a raggiungerlo nella sua marcia su Gialo. Nel compito, decisamente di ampio respiro, assegnato a Reid era comparsa la protezione da assicurare alla catena di aeroporti di fortuna che la Western Dejert Atr Force intendeva approntare fra Giarabub e Agedabia. All'ultimo momento, il 16 novembre, si aggiunse l'occupazione dell'oasi di Gialo ( schizzo n° 63). Beninteso, la questione era sotto esame da qualche settimana e sin dalla metà di ottobre la ricogni~one strategica·aerea aveva provveduto a fotografare ripetuta.niente la località. All'alba del 18, dunque, la


L'INCURSIONE SUDAFRICANA NELLE RETROVIE DELL'ASSE (17-19 novembre)

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LE OPERAZIONI IN AFRJCA SElTENTRJONALE

Forza E, rappresentata da buona pane dell' Oasù Group (23 ), lasciò Giarabub. Articolata in avanguardia, grosso e retroguardia sì da apparire ancor più profonda, superò il Landing Ground 125 il 19 e raggiunse Bu Etla nel primo pomeriggio del 21 (il 7° battaglione da ricognizione si era riunito ad essa il giorno precedente) .. L'avanzata non era ceno passata inosservata né a Bastico né a Rommel e neppure era stata trascurata a Roma. La sera del 20, come sappiamot Rommel aveva comunicato a Cri.iwell che 500 o 600 autoblindo britanniche stavano attraversando il deserto in direzione di Bengasi. Era allarmato, ma non tanto da lasciarsi distogliere dal punto focale della situa..zione. Dal canto suo, il Comando Superiore che ad un esame approfondito delle notizie si era convinto trattarsi di elementi del Long Range Desert Group, si premurò di presidiare Barce e poi di rinforzare la difesa di Agedabia, nonché di far battere dall'aviazione la colonna nemica durante la sua progressione (24). Il Comando Supremo fu subito colto da preoccupazione: «Attenzione porto Bengasi» telegrafò Cavallero il 21, e il giorno seguente: «Bollettino britannico parla di colonne spinte in tutte le direzioni verso nostri punti vitali. Comunicato vostro giudizio su tale asserzione. Est inoltre desiderio Duce avere più precisi dettagli su nota colonna diretta Agedabia et vostri provvedimenti• (25 ).

Bastico aveva intanto saputo che Reid era arrivato a Bu Etla e compreso che questo era l'obiettivo, anzi probabilmente l'obiettivo iniziale, ma poteva far ben poco e d'altronde assai più gli premevano gli avvenimenti della Marmarica perciò replicò: «Bollettini britannici perseguono loro scopi particolari cercando impressionare opinione pubblica. Verità su azioni in corso risulta dai nostri comunicati. Su nota colonna ho già dato ogni possibile notizia. Essa è costantemente seguita et manellata dall'aviazione con perdite rilevanti. Stia situazione risulta dal comunicato n. 01 / 19678 data 22 novembre. Non avendo reparti mobili capacità di agire at largo raggio provvedimenti già attuati sono consistiti nel rafforzare con le poche forze disponibili località ritenute come più probabili obiettivi. Movimenti detta colonna sono costantemente seguiti ma per il momento almeno essa non desta preoccupazione• (26).

Quindi ordinò alla 5a squadra di aumentare il numero degli apparecchi dislocati ad Agedabia. Se a Roma si accentuava il pericolo potenziale di un'incursione attraverso il deserto, il Comando Superiore certamente sopravvalutava la capacità di offesa dell'aviazione. Per quanto, infatti, già dal mattino del 21 apparec-


IL CONTRATTACCO 01 RO MMEL

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chi italiani avessero mitragliato la Forza E e tutti i giorni successivi altri aerei si portassero sul cielo della colonna, i danni subici dalla Forza E furono assai limitati e non impedirono di portare a termine la missione. A Bu Etla, Reid aveva concretato il proprio piano. Non si attendeva una grossa resistenza, considerata anche la limitata consistenza del presidio, comunque decise di agire da due direzioni. La colonna incaricata dello sforzo principale {ten.col. Short) - uno· squadrone autoblindo, due compagnie del Punjabis, una batteria da campagna, una sezione controcarri ed una contraerei - doveva prima impadronirsi di Augila, poi procedere da ovest su Gialo. Alla seconda colonna (ten.col. Grobbelaar) - 7° battaglione da ricognizione, una compagnia del Punjabis, una sezione controcarri ed una contraerei - era affidato l'incarico di porre in atto un'azione dimostrativa da nord, occupando Gicherra. Alle 11 del 22 la colonna Short raggiunse Augila. Dopo breve resistenza alle 12,30 il presidio della ridotta si arrese (27). Sull'altra direttrice, l'obiettivo venne toècato all'imbrunire, perciò l'azione contro il fortino fu rimandata al mattino successivo. Gicherra cadde alle 11 del 23 {28) . . Adesso si trattava di investire Gialo (29). Reid risolse di avvicinarsi all'oasi quella stessa notte e di attaccare da sud-ovest alle prime luci del 24. Il primo tentativo di impadronirsi della ridotta di el-Ergh andò ben presto a vuoto a causa dell'intenso fuoco aperto a bruciapelo dai difensori e di un'incursione di quattro Messerschmitt. Il secondo tentativo, invece, condotto dalla fanteria indiana poco prima del tramonto, fu coronato dal successo ed alle 20,40 la guarnigione si arrese (30) . Il giorno seguente vennero eliminati gli altri nodi di resistenza esterni al fortino, alcuni dei quali si opposero con decisa risolutezza, pur essendo ormai chiusa la partita. La cattura di Gialo non ebbe un peso rilevante sulle operazioni. Proprio mentre l'oasi cadeva nelle mani di Reid, Auchinleck impartiva la direttiva di impiegare offensivamente le pattuglie del Long Range Desert Group contro le linee di comunicazioni dell'Asse e piccoli presidi e, soprattutto, di «dingere l'Oasis Group al più presto

possibile contro la strada costiera per arrestare ogni traffico su di essa e, possibilmente, prendere Agedabia o Benina». Senonché il Long Range Desert Group non possedeva né l'armamento né l'addestramento per un'azione complessa e la Forza E era bloccata. Contrariamente alle aspettative, il bottino in carburante e viveri era stato ben mi,sero, il che si traduceva iel dover attendere rifornimenti attraverso il Landing Ground 125.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETfENTRIONALE

3. I COMBATITh1ENTI ALLA FRONTIERA (25-26 NOVEMBRE). Il mattino del 25 novembre Cunningham riesaminò la situazione alla luce delle notizie recate dalla ricognizione aerea. Il Deutsches Afrikakorps sembrava raccolto nella zona di Bir Sheferzen. Anche senza cercare di indovinare le intenzioni di Rommel, stava di fatto che questi aveva interrotto le comunicazioni del 13 ° corpo, anzi si trovava proprio sul suo asse dei rinfornimenti e sgomberi, a due passi da un aeroporto avanzato in cui la Western Desert Air Force aveva concentrato, forzatamente, tutti i caccia, ed a meno di cinquanta chilometri dal Comando avanzato dell'sa armata. Non solo, · ma fra i tedeschi ed i tanto preziosi depositi campali britannici non si frapponevano che reparti eterogenei di cui non si conosceva la reale capacità combattiva. In queste· condizioni Cunningham risolse di convincere Auchinleck a rientrare al Cairo. Il comandante in capo partì in volo dopo mezzogiorno lasciando un messaggio di incoraggiamento: «Durante i tre giorni passati al vostro Comando avanzato ho visto e udito abbastanza per convincermi, pur non avendone bisogno, che la determinazione dei vostri comandanti e delle vostre truppe di battere il nemico NON potrebbe essere maggiore, ed io non dubito che egli sarà battuto. La sua situazione è disperata e sta cercando, attaccando in ogni direzione, di distoglierci dal nostro obiettivo, che è quello di annientarlo definitivamente. Noi NON ci lasceremo distogliere ed il nemico SARÀ distrutto. L'avete addentato. Mordete sempre di più e non mollate la presa finché non sarà vinto. Non dategli tregua. La situazione generale in NORDAFRICA È ECCELLENTE. C'è un solo ordine: ATIACCARE ED INSEGUIRE. Ognuno si impegni a fondo> (31).

Ma Auchinleck era preoccupato - e seriamente - sulla idoneità di Cunningham a comandare l'armata in quel difficile momento, soprattutto avendo constatata la difficoltà psicologica di questi di entrare nell'ordine di idee di una condotta _aggressiva ed offensiva. Alla ridotta Maddalena ne aveva parlaço con il mar. dell'aria Tedder, anch'egli assai dubbioso, e quando giunse al Cairo la decisione era presa: occorreva dare un nuovo capo all'sa armata. Qui si apriva un altro problema. Doveva trattarsi di un generale già orientato, ma Norrie e Godwin-Austen avevano entrambi abbastanza guai per pensare di utilizzare uno di essi per la sostituzione di Cunningham: inevitabilmente sarebbero sorte immediate· ripercussioni nella ·guida · del corpo d'armata il cui comandante fosse s,tato prescelto. L'unico disponibile per doti dì carattere, conoscenza della situazione strategica e tattica ed affida-


1LCONTRA1TACCO Dl ROMMEL

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mento personale era il generale Ritchie. Gli aspetti sfavorevoli di simile designazione erano due. Ritchie era sottocapo di Stato Maggiore del Comando in capo del Medio Oriente e, per giunta, di grado inferiore ai due comandanti di corpo. Auchinleck riesaminò a fondo l' intera questione e concluse che «in così cn"tt"che circostanze - come ebbe a spiegare più tardi - non potevo tenere in campo un comandante nella cui capacità a p orre in atto i miei intendimenti io non avessi piena fiducia» (32). Al Cairo, trovò un dispaccio di Churchill: cl. Ho ricevuto il vostro messaggio del giorno 24. Approvo con entusiasmo il vostro punto di vista e le vostre intenzioni; il governo di Sua Maestà desidera condividere in pieno la responsabilità di continuare a combattere ad oltranza, quale che possa essere il risulcato. Si gioca il tutto per tutto e sono sicuro che voi siete il più forte e vincerete. 2. Avrete certamente ricevuto il mio messaggio con cui vi annunciavo che oggi giunge a Suez il resto della 2 • divisione corazzata. Impegnatela nella battaglia al più presto senza preoccupazioni per il futuro , se ciò può esservi utile. Incalzando dappresso il nemico con tutte le vostre unità, riuscirete a debellarlo. 3. Il vostro splendido morale e la vostra forza di volontà mi sono di grandissimo incoraggiamento. Un «bravo> a Tedder ed alla R. A.F. per il consegui to dominio dell 'aria> (33).

Se Auchinleck avesse avuto esitazioni residue, queste sarebbero certamente cadute. Volle anche parlare del provvedimento con O liver Lyttelton , il ministro d i Stato, e lo trovò del tutto consen ziente. Perciò comunicò la decisione pi:esa al gen . Alan Brooke - che il 19 novembre aveva sostituito sir John Dill quale capo di Stato Maggiore Generale Imperiale - e poi ne informò il Premier, tracciandogli un panorama del momento operativo. Le sorti della battaglia, egli scrisse, erano ancora in bilico, ma era convinto di dover soltanto insistere p er vincerla. L'avversario , molto abile e deciso, stava attaccando un po' ovunque nel «disperato tentativo» di disorganizzare le unità britanniche e gettarle nel caos. Peraltro disponeva di scarse riserve e sino a quel punto non era riuscito a scuotere la saldezza dell ' 8 a armata. I suoi sforzi avevano riscosso buon esito soltanto in p arte, e localmente. «Finché continueremo a premere in direzione di Tobruk la vera iniziativa resterà a noi e potremo pertanto trascurare le provvisorie puntate diversive compiute dal nemico verso So//um o ti forte Maddalena, o anche piu ad est, per quanto spiacevo/i" possano essere». Quindi ogni attenzione doveva e~ere riservata a Tobruk e le premesse per un esito felice esistevano certamente.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRJONALE

«Ho telegrafato -,- soggiunse - al capo dello Stato Maggiore Generale lmP,eriale per comunicargli che ho deciso di sostituire il generale Cunningham, provvisoriamente col generale Ritchie, mio attuale sottocapo di Stato Maggiore. Ciò non perché io nutra particolari apprensioni sull'attuale situazione, ma per il fatto che sono giunto, con riluttanza, alla conclusione che Cunningham, ammirevole fino a questo momento, ha cominciato ad orientarsi verso una condotta difensiva anziché offensiva, principalmente a causa delle gravi perdite di carri subite. Prima di prendere questa drastica decisione ho ponderato a lungo e attentamente la questione e mi sono consultato col Ministro di Stato subito dopo il mio ritorno qui, questo pomeriggio . Sono convinto di aver agito per il meglio, pur considerando le sfavorevoli ripercussioni che una decisione del genere può avere in generale nell'attuale momento. Cercherò di dare alla cosa la minima pubblicità possibile ( .. .)> (34).

Terminò il lungo telegramma indicando la linea di condotta che aveva stabilito di . adottare alla frontiera e nell'interno. Le autoblindo dell 'armata avevano il compito di difendere le retrovie, quali Sidi Omar, la ridotta Maddalena ed il capolinea ferroviario di Misheifa da possibili puntate tedesche, mentre le forze leggere dell' Oasis Group continuavano ad avanzare verso la linea di comunicazione el Mechili-Bengasi-el Agheila per interrompere il traffico su di essa. · · Con la vigorosa immediatezza tipica del suo carattere, Churchill approvò senza riserve e la sera di quello stesso 25 novembre sentì il bisogno di scrivere a Lyttelton: «L'autorità del generale Auchinleck su tutti i comandanti è assoluta e tutte le decisioni che prenderà durante fa battaglia saranno da noi confermate. Approviamo pienamente ti vostro operato e il vostro atteggiamento. Datene comunicazione al generale Auchinleck» (35). Ma il giorno dopò ci ripensò e non si trovò molto convinto della soluzione adottata. «Il Capo dello S.M. Generale Imperiale ed io - telegrafò ad Auchinleck il 27 - ci chiediamo perché voi, che avete salvato una volta le sorti della battaglia, non continuiate a dirigerla di nuovo sino alla vittoria. La vostra presenza sul campo infonderà coraggio a tutti. Comunque, sta a voi, naturalmente, prendere ogni decisione in proposito» (36).

Auchinleck si aspettava simile osservazione e replicò: «Ho vagliato molto attentamen.re l'opportunità di assumere personalmente il posto di Cunningham come comandante delJ's• armata. Mi rendo ben conto dell'importanza decisiva di questa battaglia, ma ho finito per concludere di essere più utile al Gran Quartier Generale dove posso seguire la battaglia nel suo complesso e conservare un maggior senso delle proporzioni( ... ). Naturalmente, se necessario, mi recherò nelle prime linee a fare visita a Ritchie> (37).



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LE OPERAZIONI IN AFRICA Sl:.TrENTRIONALE

Churchill rimase della sua idea, ma non insistette. Nel primo pomeriggio del 26 novembre il gen. Eric Dorman-Smith, capo di Stato Maggiore del Comando in capo, arrivò alla ridotta Maddalena con due lettere di Auchinleck per Cunningham, una ufficiale ed una personale. La prima, il cui tenore era simile a quello del telegramma per Brooke, concludeva: «Ho perciò deciso di sostituirvi. quale comandante del/'8' armata col ten. gen. NM. Ritchie. Vi chiedo di rimettergli l'incarico alla ricezione della presente lettera» (38). Poco dopo giunse Ritchie (39).

*** La sera del 24 novembre, come si è detto, Rommel aveva in animo di dar corso ad un'operazione di annientam..:nto delle due divisioni del 13 ° corpo britannico serrate contro le difese di frontiera ( schizzo n° 64). Riteneva che tra Sidi Omar e l'Halfaya si trovassero considerevoli forze avversarie. Attorno alla prima località era stato individuato un complesso tattico con molta artiglieria (si trattava della 7a brigata indiana) ma, non avendo cercato notizie dalla Savona, non sapeva che il caposaldo Frongia era caduto e che a Sidi Omar resisteva soltanto un terzo della struttura. A nord-ovest di Sollum, presso $idi Azeiz, pensava raccolta l'intera 2a divisione neozelandese, ignorando che invece vi si trovava la sola 5a brigata, per giunta in possesso di Musaid e della ridotta Capuzzo. A sud di Gasr el-Abd, infine, era stata accertata la presenza di colonne britanniche, probabilmente di elementi logistici. Questa l'id<!a che Rommel si era fatta del nemico e, su questa base, il disegno operativo presentava un buon indice di fattibilità. Circa la possibilità di eliminare del tutto il 13 ° corpo, il discorso cambiava essendo in posto semplicemente due brigate anziché due divisioni. D'altro canto, anche tale «boccone» limitato avrebbe assunto un certo significato e per di più sarebbe stato a più buon mercato, a causa della sua ridotta entità. Senonché fattori esterni impediranno il previsto «schiacciamento»: la pressione di Freyberg verso Tobruk influirà indirettamente sugli avvenimenti alla frontiera; l'Ariete risulterà in sensibile ritardo (le sue due colonne si erano riunite alle 18 nella zona di Hagfet el-Areiba ove trascorsero la notte sul 25); la dislocazione di unità britaniche sul Trigh el-Abd renderà problematico l'afflusso dei rifornimenti ali' Afrikakorps, in pessime condizioni logistiche. Naturalmente, quest'ultimo grave inconveniente sarebbe caduto ove von Ravenstein avesse saputo che,


Il. CO:S-TKATl'ACCO l)J HOMMf.J.

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pochi chilometri a sud-est di Gasr el-Abd, il Field Maintenance Centre 50 era praticamente indifeso. Vista l'indisponibilità della colonna italiana, il mattino del 26 Rommel modificò leggermente il piano. Alle 7 egli giunse con Cri.iwell a Gasr el-Abd, al Comando dell'Afrikakorps , e vi incontrò Neumann-Silkow . Dopo un breve colloquio, emanò gli ordini · riportati dal diario di guerra dell'unità: • l'arrivo ddl' J\ n ete è staco ri tardato. La 15• Panzer deve attaccare il nem ico a<l oves1 del fronte di Sollum e costringerlo verso _est. contro i campi m inai i. A cale scopo la divisione si deve spiegare completamente fra Sidi Omar e Sidi Azei z . svilup pando una grande quantità di polvere, per forzare l'avversario contro i campi minati ed obbligarlo ad arrendersi. La 21 • Panzer farà lo sccsso ad oriente. esercitando lo sforzo principale a Sidi Omar. Inoltre ocw rre approntare un complesso tactico di fanceria, ma senza carri armati, in vista d i un'a zione sull'oasi d i G iarabub. Si raccoglierà a Gasr el-Abd e non si muow:rà $enza ordine del Comando dell'armata».

Quest'ultimo provvedimento era evidentemente inteso a tagliare le comunicazioni della Forza E, che la sera prima aveva occupato Giarabub. In quel momento la situazione britannica era la seguente. La 5 a b rigata neozelandese bloccava Bardia e teneva, come un diaframma, la linea Capuzzo-Sollum. La 7a brigata indiana occupava quasi tutta la zona di Sidi Omar. Le autoblindo del Centrai India Horse, con venti Matilda, quattro carri leggeri ed una batteria da campagna, avevano costituito uno schermo protettivo lungo il reticolato a sud di Gasr el-Abd, fronte ad occidente, per coprire il Field Maintenance Centre 50. Infine, elementi sudafricani (uno squadrone autoblindo e due batterie controcarri) fronteggiavano le posizioni dell'Halfaya da sud. Questo era quanto Rommel poteva «schiacciare». Alle 7 ,20 la 15 a Panzerdivision segnalò fuoco di artiglieria da nord-est e subì un attacco aereo. Rommel raggiunse Neumann-Silkow un'ora e mezza dopo e lo sollecitò a spingersi subito in direzione nord: ((spiegarsi su ampia fronte tra Sidi Omar e Sidi Azezz e circondare il nemico nell'area di Sollum». La divisione si mosse, girò al largo di Sidi Omar, fece rifornimento di carburante e munizioni (almeno per quanto poté) e andò ad incappare in un inatteso scoglio ad una ventina di chilometri dal punto di partenza. Secondo l'apprezzamento tedesco, esso era costituito da un gruppo meccanizzato dotato di circa venti Matilda, che venne superato dall'8 ° Panzerregiment coa breve ma aspro combattimento (e la messa fuori uso di tre quarti dei carri britannici). In realtà si


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LE OPERAZIONI l,N AFRICA SETTENTRIONALE

trattava di mezzi del 42 ° Royal Tanks in riparazione presso l'officina della P brigata carri: posti subito in linea dagli equipaggi, così com'erano, opposero un'onorevole resistenza, che se non poté durare a lungo sembra sia stata sufficiente ad obbligare la 15 a Panzer a spendere pane del pomeriggio per riordinarsi. In sostanza, da un lato non si parlò più di mandare un distaccamento a Giarabub, dall'altro, verso sera, fu avvistato un nuovo piccolo elemento nemico nei pressi di Sidi Azeiz, che Neumann-Silkow si ripromise di eliminare l'indomani, per poi proseguire su Bardia ed ivi completare i rifornimenti. Invece · la 21 a Panzerdivision ebbe una giornata assai più travagliata. Il Comando della divisione aveva passato la notte nei pressi del caposaldo ·l'altenbacher. Quando ricevett~ gli ordini di Rommel (ore 7, 30), voç. Ravenstein pensò di impadronirsi della ridott~ Capuzzo, caduta nelle mani dei neozelandesi. Criiwell non approvòi ma obiettivamente qualunque cosa si volesse fare diventava difficile a caLisa del fonissimo sparp_agliamento dei reparti. Il gruppo Knabe (il 104 ° fucilieri) impiegò tutto il giorno a superare la trentina di chilometri intercorrenti tra Bir Sheferzen, nelle cui vicinanze si trovava, ed il Comando divisione, che raggiunse verso le 17. Il 5 ° Panzerregiment alle 7,45 aveva ricevuto disposizione di dirìgersi anch'esso verso Faltenbacher, ma non vi arrivò mai. Trovandosi ad occidente del reticolaro ed avendo visto lo schermo protettivo del Centrai India Horse, probabilmente fece · un giro piuttosto largo, a sud, superando il confine presso el-Beida (meno di trenta chilometri dal Comando sa armata), poi piegò verso nord, passò ai margini del Field Maintenance Centre 50 catturando alcuni prigionieri, ma non rendendosi assolutamente conto di dove si' trovasse - · talché i depositi qualche ora dopo esplicavano l.a norp:iale attività - e proseguì la marcia. Quasi subito fu attaccato dai caccia, il cui aeropono avanzato era nelle vicinanze, ed il col. Stephan cadde monalmente ferito. Dopo quest'incidente, il 5 ° Panzerregiment continuò in · direzione nord portandosi nella zona di Hagfet el-Qineiqina, dove stavano riordinandosi due compagnie del IV/ 11 ° Sikh ed il 1 ° . aniglieria da campagna al .termine di un vano tentativo contro il caposaldo •Cova•~ Lo scontro.durò èirca un'ora _poi, all'arrivo di unat batteria controcarri sudafricana, i tedeschi dovettero rompere il contatto, anche per difetto di munizioni, e ripiegare a sud con la speranza di rintracciare il proprio scaglione B. Alle 12, 30 il reggimento sembrò trovare pace a Qabr el-Hazar, cinque o sei


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chilometri ad est di Bir Sheferzen. Gli automezzi con i rifornimenti erano stati trovati ed il riassetto dei reparti era in corso allorchè due incursioni aeree in rapida successione dispersero i trasporti. Verso le 14 arrivò Rommel, si guardò intorno per valutare il livello operativo del reggimento, quindi ordinò di «puntare in direzione nord ed attaccare le colonne nemiche a sud della frontiera, agire su ampia fronte ed arrestarsi in vista del reticolato di confine». Il 5• Panzer era ridotto all'incirca alla forza di una compagnia o poco più: diciassette carri, tre dei quali a rimorchio. Per giunta disponeva di scarso carburante e poche munizioni. Il commento al perentorio ordine sta nel diario di guerra dell'Afrikakorps: «Come poi si seppe, ti reggimento corazzato fu fermato dal comandante in capo in persona ed inviato ad attaccare Sidi Omar da :olo, senza appoggio di artigliena e con insufficiente ·benzina». Con molta buona volontà il 5 • Panzer si avviò in direzione di Sidi Omar Nuovo. Alle 15, 15 fu avvistato dalla 7 a brigata indiana che aprì il fuoco con i pezzi da 25 libbre e da 5,5 pollici, mentre rapidamente metteva in posizione i cannoni da 2 libbre del 2 • art1glieria controcarri sudafricano. Il risultato fu che lo sventurato reggimento rimase con dieci carri (tre Pzkw II, cinque Pzkw III e due Pzkw IV), di cui solo tre avevano le bocche da fuoco in condizioni di sparare, a poca distanza da Bir Sheferzen, ma privo di contatto radio con chicchessia e senza carburante perché «un Comando supen'ore aveva ordinato a tutti gli automezzi di simulare un attacco altrove» (40). Tanto per essere in linea con la giornata sfortunata, il 33 • gruppo esplorante,· privo di taluni suoi elementi ed attaccato anch'esso dalla Western Desert Air Force, dovette rinunciare a puntare su Bir Habata (41). Il tutto, è da precisare, mentre il Comando della Savona a Bir Ghirba era all'oscuro degli avvenimenti. De Giorgis, infatti, continuava ad intuire lo sviluppo della battaglia nei pressi della frontiera basandosi sulle scarse informazioni che riceveva o captava. Proprio quel giorno, poco dopo la segnalazione dal caposaldo Cova che unità tedesche erano passate a sud e sud-est delle posizioni e che talune. si erano rifornite di carburante al caposaldo Cirener ed all'Halfaya, venne intercettata una comunicazione radio in chiaro del Panzergruppe, in cui era detto che la situazione nella zona di Sidi Rezegh stava dando preoccupazioni e che il ritorno di Rommel appariva urgente. Questo confermò a De Giorgis che l' Afn'kakorps stava battendosi nei paraggi. L'azione di comandc. di Rommel in quel 25 novembre fu francamente assai discutibile. Ad una energia, una volontà,


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· un'iniziativa ed un'immaginazione rare non corrispose un impiego corretto, armonico e coordinato delle unità ai suoi ordini. Anche perché, bisogna rammentarlo trattandosi di un grave inconveniente , né lui né Criiwell avevano seco i rispettivi Stati Maggiori: il suo si trovava pressocché abbandonato a el-Adem (per fonuna nelle mani del capace e coraggioso - vedremo presto in quale misura capo ufficio operazioni, ten. col. Westphal) (42), quello dell'Afrikakorps era stato catturato. Se da pane avversaria lo stato delle cose fosse stato apprezzato al giusto grado, la sane dell'Afrzkakorps, nonché della battaglia, sarebbe stata segnata. Ma anche i Comandi britannici avevano le loro pene ed. anch'essi erano privi di idee chiare su quanto stava accadendo, Il cenno all'impiego delle forze disponibili di Rommel non sarebbe completo se non si parlasse pure dell'Ariete e della Trz·este, entrambe inquadrate nel corpo d'armata di manovra. Rommel aveva stabilito che la prima panecipasse all'incursione verso Bir Sheferzcn insieme con l'Afrikakorps, ma non agli ordini di Criiwell. Aveva altresì formulato il disegno di adoperare la Trz·este - evidentemente pensando di farla affluire alla massima velocità - a fianco dell'Arz·ete, per addossare i neozelandesi contro Bardia-Sollum, ma non aveva impanito alcun indirizzo in merito a Gambara e nemmeno, per quanto si_ conosca, alla Trieste. In sostanza, già in panenza esisteva scarsa chiarezza di impiego e questo si ripercuoterà nella lotta· attorno a Tobruk. Limitandoci, perciò, a seguire per il momento l'Arz.ete, vediamo la divisione riprendere il movimento verso sud-est all'alba del 25, mantenendosi a nord del Trigh el-Abd, parallelamente alla pista. Non passò molto tempo che venne fatta segno a fuoco d'aniglieria proveniente dai dintorni di Taieb el-Esem (43). Nell'area compresa fra il Trigh el-Abd e l'allineamento el Cuasc-Gasr el Abd non c'era rimasto molto del 30° corpo di Nonie. Due brigate erano sulla pista. La 4a corazzata di Gatehouse, in corso di riordinamento nei pressi di Gabr Saleh, e la P sudafricana di Pienaar, vicino a Taieb el-Esem. Più a sud la 22a brigata delle Guardie proteggeva il 62 ° ed il 6 5 ° Field Mazntenance Centre ed i Còmandi del 30° corpo e della 7a divisione corazzata. Il 7° gruppo di sostegno, invece, era in piena attività mediante le Jock Columns (44). Queste, secondo la concezione d'impiego del loro ideatore, dovevano essere in grado di «assolvere qualunque compito, tranne due. Non potevano néprendere te1Teno al nemico né tenerlo». Ed infatti rappresentarono la cana utilizzata da Norrie


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sul lunghissimo fianco esposto dell'Afakakorps durante tutta l'incursione. Con la loro azione volante, di agguato e di disturbo, improntata a rapidità ed alla massima spregiudicatezza, esse riuscirono a creare una specie di cortina a sud del Trigh, atta a consentire un breve ma sostanziale respiro alle forze ancora in mano a Norrie. Fin dalla sera del 24 la 1a brigata sudafricana- aveva appreso della vicinanza di un complesso corazzato nemico, pur senza conoscerne nazionalità e consistenza. Pienaar, privo di collegamento radio con il Comando della 1 a divisione sudafricana e con il proprio scaglione B, aveva tenuto rapporto ai comandanti di battaglione e concluso che sistemarsi in posto a difesa appariva preferibile all'essere colti in crisi di ripiegamento da un'incursione di carri. Le istruzioni pervenute da Norrie in nottata erano in· armonia con tale decisione. Specificavano anche che il compito della brigata era di «molestare e distruggere colonne avversane entro un raggio di nove miglia», previa organizzazione a caposaldo delle posizioni presentemente occupate. Qualora le circostanze si fossero volte al peggio, la ritirata doveva aver luogo su uno dei centri logistici. Poco dopo l'alba del 25, dunque, pattuglie di autoblindo segnalarono l'apparire di carri dell'Asse pochi chilometri a nord-est. Verso le ·7 alcun~colpi di cannone fecero temere a Pienaar che stesse per ripetersi, questa volta a suo danno, la disfatta della 5a brigata. Perciò alle 7 ,30 avvisò il Comando di divisione di essere a contatto con una considerevole forza corazzata ed alle 8 spedì un messaggio ancor più significativo: «Attaccato da cam·!». In ·effetti, il gen. Balotta aveva risolto di far luce sull'incontro ed incaricato della cosa il distaccamento di destra del!' Ariete: VIII battaglione carri medi, una compagnia be.rsaglieri e Vl 32 ° artiglieria. L'azione durò circa tre quarti d'ora e terminò lasciando Pienaar nell'impressione che l'Ariete stesse disimpegnandosi per dirigersi verso nord. Invece la divisione italiana, arrestatasi, era incerta sul da farsi. Una breve discussione ebbe luogo tra comandante, vicecomandante e capo di S.M .. Di Nisio, il vicecomandante, espresse il parere di aver di fronte truppe incaricate di proteggere un grosso centro logistico dell'sa armata; quindi la conquista .di un simile prezioso obiettivo, a suo avviso, sarebbe valsa la spesa di un po' di tempo. Il capo di S.M., che probabilmente avvertiva la lentezza di movimento dell'Ariete, mise in evidenza la scarsa fondatezza dell'ipotesi e ricordò l'ordine di Rommel di correre al confine alla massima


IL COMBATTIMEN1 (25 oc

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velocità. Di conseguenza, non era proprio il caso di perdere altre ore su un ostacolo che alla fin fine non bloccava la progressione della colonna. Balotta tagliò cono, decidendo di rispettare l'ordine alla lettera e riprendere la marcia. · Senonché gli eventi presero un corso differente che nessuno ebbe modo o capacità di dominare. Ali' approssimarsi dell'VIII battaglione, le autoblindo sudafricane retrocessero inducendo l'attaccante a seguirle, talché quando le torrette degli M 13 si profilarono sull'ultima duna, a circa un chilometro di distanza, le batterie nemiche concentrarono sui carri un violento fuoco di sbarramento.- Per recuperare libenà, Balotta ordinò allora a tutta l'artiglieria di schierarsi: un gruppo da 65/17, due da 75/27, uno da 105 / 28 ed una batteria da 102 ( schizzo n° 65). Alle 8,30 il capo ufficio operazioni della 1a divisione sudafricana, che seguiva l'andamento dello scontro attraverso le comunicazioni radio - ora possibili - di Pienaar, si rivolse al 30° corpo chiedendo l'invio di carri a sostegno di Pienaar «che è duramente impegnato e chiede aiuti». La risposta del corpo d'armata fu che la 4a brigata corazzata era al momento occupata a fare il pieno, quindi un intervento immediato si palesava impossibile. Ma Pienaar continuava a trasmettere messaggi allarmanti. Alle 9,15 chiese un rinforzo di carri, alle 9,45 precisò che la battaglia era in corso. Il gen. Brink aveva sotto gli occhi il disastro della 5 a brigata e proprio non se la sentiva di veder fare la stessa fine alla P, perciò, sotto il continuo assillo di Pienaar, alle 10 si rivolse anch'egli per radio al corpo d'armata domandando formale assicurazione che la 4a brigata corazzata sarebbe accorsa in mattinata in aiuto dei sudafricani, invocando l'intervento della Western Desert Air Force e suggerendo l'impiego della 22a brigata delle Guardie. Norrie rispose chiaro e tondo che prima delle 13 Gatehouse non sarebbe stato in condizioni di. muoversi; che poteva offrire soltanto una colonna volante, tanto per distrarre l'An'ete e che «se a voi sta bene che la 1 a bn'gata sudafa'cana si disimpegni, essa può n"tirarsi sul F. M. C. 65 », cioè sotto la protezione delle Guardie. A dispetto delle buone intenzioni, l' An.ete si impegolava sempre di più. Alle 10,45 Pienaar comunicò: «Pesante attacco da nord» ed alle 11,25: «Respinto secondo attacco. Aspettiamo ti terzo». Bisogna tuttavia mettere in evidenza che se effettivamente «l'intera zona - come riferì Pienaar - è spazzata dalle granate» dell'artiglieria italiana, la situazione sudafricana non era così brutta come prospettato e per un motivo semplicissimo: Balotta non



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intendeva affatto portare lo scontro alle estreme conseguenze; gli sarebbe bastato un po' di respiro per sganciarsi da quel ginepraio. Più o meno quello che desideravano Brink e Pienaar. Quindi la lotta si svolgeva essenzialmente a base di cannonate. A complicare le cose per l'Ariete sopraggiunse Gatehouse. Arrivò alle 11,30 precedendo di una mezz'ora la propria unità e fu accolto da vivo entusiasmo, anche se dopo la guerra scrisse che «nulla potei vedere che giustificasse la convinzione [sudafricana] che eravamo giunti appena in tempo» e che «il brigadiere Dan Pienaar era, secondo me, in stato di grande eccitazione e fu molto difficile capire che cosa temesse» (45). La colonna della 4a brigata corazzata - 5° Royal Tanks a destra e 3 ° Royal Tanks a sinistra, con due batterie a cavallo - venne da oriente, tenendosi a nord del Trigh el-Abd, quindi sul fianco sinistro dell'Anete, però anch'essa non manifestò alcuna velleità di gettarsi in una vera e propria battaglia. Nel pomeriggio la tensione e l'incertezza crebbero da ambo le parti, poi verso le 16 - secondo Pienaar - l'An'ete cominciò a raggrupparsi dietro una cortina fumogena stesa su tutta la fronte con l'evidente proposito di sferrare l'attacco decisivo. Nulla di tutto questo. Visti i carri di Gatehouse, Balotta pensava solo ad uscire in qualche modo da quella situazione. Dopo aver perduro tanto tempo non desiderava perdere anche la divisione. Alle prime ore della sera «Rommel stesso, che ci era venuto incontro» dette ordine di proseguire «verso la n'dotta Capuzzo e Bir Ghirba» (46). Dal canto suo, Pienaar, accortosi dell'alleggerimento della pressione, decise di abbandonare Taieb el-Esem e comunicò tale intenzione al Comando di divisione in modo peraltro ambiguo. Il messaggio, partito alle 17,15, arrivò alle 20,14 a Brink. Questi comprese il reale pensiero del brigadiere e replicò immediatamente: «Voi conserverete l'attuale dislocazione. Alee [ = G.ttehouse] resta in vostro appoggio (. . .). I ragazzi di Bernard [ = Freyberg] stanno facendo bene». Ma la 1a brigata sudafricana si era già mossa ed all'eloquente successivo messaggio di Brink: «(.. .) Non ho capito zl motivo del vostro movimento. Prego spiegare immediatamente per informare ti Comando superiore», Pienaar rispose tranquillamente: «Spiegherò di persona o per ism"tto in mattinata» (47). A comi fatti, se la 1 a brigata sudafricana commise un errore lasciando Taieb el-Esem, ove sia pur involontariamente aveva trattenuto l' Anete, questa ne commise uno maggiore invischiandosi senza necessità in uno scontro inutile. Per completare il quadro è bene precisare che il corpo d 'armata di manovra rimase del tutto


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all'oscuro degli avvenimenti sul Trigh el-Abd. Solo alle· 16,50 Gam bara ricevette una comunicazione dell'Ariete, ma era della sera precedente e segnalava che avrebbe trascorso la notte a nord-ovest di Taieb el-Esem (48). Il 26 novembre Rommel volle stringere i tempi. Al solito si mise di buon 'ora in giro fra i repani, sollecitandoli a raccogliersi, mentre Criiwell si arrabattava per riprendere alla mano l'Afnkakorps. Perso il contatto radio con la 2 P Panzerdivision, si rivolse alla 15 ~: «Attaccare Capuzzo immediatamente. Dov'è l'Ariete?» (ore 7,30), ma Neumann-Silkow ignorò l'ordine. Il Fliege,fiihrer Afnka, cui era stato chiesto l'intervento aereo, spiegò di non poter mandare i caccia sul cielo di Sidi Omar-Sollum iperché }'.aeropono di Gambut era stato occupato dal nemico. La prima notizia al Comando dell'Afrikakorps giunse verso le' 10,30 da Neumann-Silkow. Si era fermato la sera prima a poco più di una quindicina di chilometri dal Comando della 5a Brigata neozelandese, i cui battaglioni si erano sistemati a difesa a Capuzzo (il 23 °), a Sollum Alta (il 28°) ed a Menastir, sulla via Balbia (il 22°). Ripresa l'avanzata verso nord, alle 8,30 del 26 si era imbattuto in uno squadrone di carri leggeri neozelandesi. Liberatosene , e segnalato il breve combattimento, precisò di voler recarsi a Bardia. Anche l' An.ete era riuscità a porsi in contatto radio: lasciata alle 6 la zona a nord di Gabr Saleh, eludendo la 4a brigata corazzata britannica, procedeva alla scarsa velocità consentita dai suoi mezzi in direzione di Bir Ghirba. Per converso, nessun messaggio dalla 21 a Panzer. Quando Rommel si presentò al Comando dell'Afrikakorps lo attendeva un fascio di marconigrammi urgenti del giorno precedente e della notte, con i quali il ten.col. Westphal rappresentava la minacciosa situazione che si sta.va delineando a Tobruk a causa dei rinnovati attacchi della 2 a divisione neozelandese e dei veementi sforzi della guarnigione di rompere l'accerchiamento. Inoltre avvertiva che elementi meccanizzati erano apparsi attorno a Bir el-Gobi. In conclusione, Westphal chiedeva ripetuta.mente ed apenamente il ritorno dell 'Afrikakorps per cogliere sul fianco od alle spalle i neozelandesi che premevano contro il gruppo Boettcher. Criiwell appoggiò nettamente la richiesta di inviare almeno una divisione, ma Rommel scosse il capo. Non dette neanche molta imponanza ali' abbattimento dell' aer.o recantegli le cane topografiche coh la dislocazione delle forze a.mich_e e nemiche attorno alla piazza ed a


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Sidi Rezegh. Riconobbe, è vero, di aver sottovalutato. le possibilità dell'avversario a Tobruk ed il perkolo da esse ·derivante, tuttavia insisté che la cosa più urgente da fare era di risolvere con chiarezza la questione della frontiera. Tutte le unità dovevano essere impiegate per spingere il nemico sui campi minati ·ed indurlo ad arrendersi. Questo programma si tradusse, sul piano pratico, in una stranissima ed inspiegabile stasi operativa. .· Dalla zona a nord di Gambtit, area logistica dell'AfrZ:kakorps, era partito il gruppo Briel con alcuni Pzkw riparati. L'intenzione era di spazzare il 22 • battaglione neozelandese dislocato a Men~tir ed aprire .la via Balbia ai rifornimenti tedeschi, ma il tentativo si arrestò di fronte ai cannoni che appoggiavano lo. sbarramento di Menastir. Forse perché a cono di munizioni e carburante o forse per carenza di informazionì sicure, la 1Sa Panzer rinunciò a provvedere d'iniziativa ad eliminare l'ostacolo ed entrò in Bardia per fare il. pieno e riordinarsi, cosa piuttosto laboriosa non essendo la piazza attrezzata allo scopo. Dall'altro lato della frontiera il gruppo Knabe trascorse la g1ornata al caposaldo •Faltenbacher• del tutto inç>peroso. A Gasr el-Abd il diario di guerra dell'Afrikak01ps registrò, alle 16,30: 1<Nessun rapporto dalla 15a o 21 a Panzerdivision, nonostante le tipetute richieste». Ma proprio a metà pomeriggio le due divisioni si misero in movimento. . Crµwell avev;i. disposto che Neumann-Silkow, non appena rifornitosi, occupasse la zona ridotta Capuzzo-Mùsaid per congiun- · gersi · con von· Ravenstein. Il 115• fantèria iniziò l'aiione. poco prima delle t 7, ma.·. non riuscì a scalzare· il 23 • battaglion~. neozelandese e subi :aspri rimproveri da Rommel, im:provvisru:nente arrivato sul posto. Irritato.. per il dispositivo · àdottato, _egli ordinò che l'attacco fosse rimandato. all'indomani e còndotto in mQ<io da essere concluso rapidamente. · Van ;R.avenstèin· si-.trovava: in una situazione in ceno modo privilegiata. Era l'unico in còlleg~e~to radio con. Westphal. Nel primo pomeriggio ricevette un dispaccio preoccupato: «Dal Panzergruppe, via 21 a Panzer: ·at ·còman.danie

del corpo d'armata .. Fanteria nemica con trenta carri alle spalle ·di Boettcher. Anche·la sua destra è attaccata da cam·. La ri·cognizi.one riferisce di aver :indz~iduato maggiori· forze corazzate alle 14».: .Lo inoltrò su.bito a Criiwell, per fortuna ip quel momento in contatto, il quale - evidentemente ben $a:penqo. çome _la pensasse Rommel - rispose (ore ·1S, 12) .c_he di ,acçorreie in soccorso qj Boettcher se ne sarebbe parla.to, fo'r$e., ìl gi_orno: successivo.~Comunque, alle 17 la 21 a Panze_rdivision, o meglio il 'Comando di divisione e.d il gruppo


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Knabe lasciarono il caposaldo -Faltenbacher -~per Bardia, avendo anch'essi necessità di rifornimento. Si diressero verso Musaid certo ritenendola libera o confondendola con la ridotta Capuzzo, creduta tornata in mano tedesca, e vi incontrarono buona parte del 28 ° battaglione neozelandese. Anche questo scontro fu mal diretto, infatti solo dopo un'ora la colonna di von Ravenstein poté. passare, abbandonando molto materiale ed una sessantina di uomini. L'arrivo della 2P Panzer a Bardia fu per Rommel un'assoluta sorpresa. Secondo una versione ben nota, von Ravenstein - che verso mezzogiorno del 25 era stato raggiunto dalla direttiva di Rommel di prepararsi ad attaccare in Egitto - alle 14, cioè due ore dopo, avrebbe ricevuto un messaggio da Westphal: <<Tutti gli ordini trasmessivi finora sono annullati, La 21 11 Panzerdivision deve sfondare le linee indiane in direzione di Bardia» (49). Naturalmente la cosa è verosimile, ma presenta il fianco a più di un'obiezione: la forma del dispaccio non è tale da far apparire urgente il ritorno a Tobruk; fra le 14,30 e le 15,15 erano passati per il centro radio della 21 a Panzer i due messaggi citati in precedenza (quello del Panzergruppe per Criiwell e la risposta di Criiwell) ed è strano che von Ravenstein non ne abbia tenuto conto , almeno per informare Criiwell. Esistono, è vero , due .testimonianze scritte. Bayerlein riferì che «Westphal decise alla fine di agire di propria iniziativa e di richiamare a Sidi Rezegh la 21 11 divisione. Quando Rommel venne a conoscenza di questo ordine, credette dapprima che si trattasse di un inganno del ne·mico, ma poco dopo dovette convincersi che era autentico» (50). Von Mellenthin presentò gli avvenimenti nei seguenti termini: «In questo momento di crisi Westphal - impossibilitato a prendere collegamento con Rommel o con l'AfnkakorpJ - - si assunse la responsabilità di mandare un dispaccio alla 21 11 Panzer: annullò ogni disposizione di ·inseguimento e ordinò alla divisione di tornare a Tobruk allo scopo di attaccare i neozelandesi alle spalle» (51). Entrambi gli autori, però, hanno sintetizzato gli eventi piuttosto sommariamente e senza precisazione di data e di ora, talché ad un esame attento dei documenti tedeschi (52), la versione non sembra reggere. Il vero «ordine~. perentorio ed inequivocabile, di Westphal fu inviato - come vedremo - alle 5,57 del mattino :successivo, 27 novembre, alla 15a Panzer e non alla 2P. Tutto sommato, von Ravenstein potrebbe aver agito, almeno in parte, di iniziativa per 1' elementare esigenza di rimettere in sesto i reparti che aveva seco e, probabilmente, anche perché pensava alla


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRÌONALE

possibilità di essere indirizzato a gran velocità verso Tobruk il mattino seguente. Dell'episodio, comunque, rimase in Rommel sicura traccia, tanto più che tre giorni dopo von Ravenstein cadde prigioniero. Il rappono del Panzergruppe sulla battaglia della Marmarica, compilato qualche mese più tardi, lasciò trasparire perplessità: da questione non è stata chian·ta in modo soddisfacente». L'Anete, intanto aveva raggiunto Bir el-Hamarin, una ventina di chilometri a.nord-est dì Gabr Saleh ed altrettanti a nord-ovest di Sidi Omar (53). Qui, alle 11, ricevette via radb l'ordine di Rommel di prendere contatto" con la 15 a Panzer che si trovava ad ovest e a nord della ridotta Capuzzo. Mentre la divisione si trasferiva, sopraggiunse Rommel in persona che indirizzò l'unità verso Bi.r Ghirba. Né lui né Criiwell erano disposti a perdere definitivamente Sìdi Omar e non potendo utilizzare la 15a Panzer, in · crisi di alimentazione, pensarono all'Ariete. Questa però doveva per prima cosa alleggerire le spalle del settore meridionale della Savona dalla pressione esercitata dalla 7 a brigata indiana e da squadroni di cavalleria, poi puntare su Sidi Omar per ristabilire la situazione, ma principalmente per chiudere da sud il cerchio sull'avversario. Ponatasi ·a breve distanza da Bir Ghirba preso collegamento con elementi della 15a Panzer, l'Ariete fu malauguratamente investita da un'incursione aerea che procurò perdite ed acuì il problema logistico. La richiesta rivolta al corpo d'armata di manovra di essere alimentata via Bardia, ricevette risposta .negativa: · impossibile utilizzare Bardia, non restava che affidarsi ad autocolonne panenti da Bir el-Gobi! Nel frattempo Balotta si era recato a Bir Ghirba per ottenere qualche informazione, alm~no nei limiti conosciuti dal Comando della Savona (cosa che Rommel non aveva mai sentito il bisogno di fare), e prendere accordi in meri_to all'azione contro la 7 a brigata indiana. Occorre ammettere che le notizie sul nemico erano molto vaghe, . tranne per quanto concerneva il caposaldo di Sidi Omar. Ciò può spiegare come in quell'ambiente desenico, in quella. carenza di informazioni, sulla base di ordini perentori quantò generici, sia stato ritenuto opponuno preparare un attacco sistematico verso sud contro un avversario non bene individuato, a pane le pattuglie di combattimento .circolanti qua e là (e probabilmente ritenute ve~i e propri gruppi tattici). La sera del 26 venne perciò destinata ai preparativi. Più a sud era scesa una cena calma di cui approfittarono alcuni repani minori tedeschi per raccogliersi ad oriente di Bir Sheferzen. · Anche il 30° corpo britannico si stava riordinando. I 'tre reggimenti autoblindo (11 • ussari, King's Dràgoon Guards e 4°

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IL COml\AlTACCO DI ROMMEL

571

sudafricano) agivano con un atteggiamento àggressivo in tutto il vasto spazio tra Bir el-Gobi e Sidi Azeiz, dando molti fastidi ai rifornimenti dell'Afakakorps e dell'Ariete. A sud del Trigh el-Abd c'erano le jack Columns, anch'esse alla ricerca del modo migliore per sconvolgere le retrovie, per così dire, tedesche. Derivava da ciò un movimento continuo e fluttuante di piccole unità indipendenti, elementi isolati, sbandati, colonne di viveri e di munizioni, distaccamenti alla ricerca del proprio Comando ecc. La 7 a divisione corazzata aveva perduto la 7 a brigata corazzata di Davy, rientrata in Egitto per riformarsi (ma poi andrà in Birmania), e la 22 a di Scott-Cockburn, passata alle dipendenze del 13 ° corpo d'armata (54), ma rimesso in sesto ·la 4a brigata corazzata di Gatehouse che adesso contava 77 Stuart. Al riguardo proprio nella zona di Taieb el-Esem, nel pomeriggio, il 5 ° Royal Tanks aveva bloccato una colonna di rifornimenti dell'Ariete scortata da quattro M 13, costringendola a rientrare a Bir el-Gobi, da dove era partita. I tanks non avevano inseguito, ma quel nodo di piste rivestiva un'importanza che non era sfuggita a Norrie. Alle 15,35, infatti, egli aveva ordinato alla 1a brigata sudafricana, preposta adesso alla sicurezza del F. M. C. 65, di inviare elementi sulle vie di accesso a Bìr el-Gobi, cosa presto conosciuta dal corpo d'armata di manovra. Rientrato a Bardia, Rommel non si faceva molte illusioni e ben comprendeva che alle sue spalle, a Tobruk, si profilavano seri motivi di preoccupazione. Sapeva che i suoi uomini erano stanchi, conosceva le difficoltà logistiche delle sue divisioni corazzate , era al corrente dello sparpagliamento delle unità, anche se i grossi divisionali erano alla mano. Un commento tedesco sulla situazione al calar della sera del 26 novembre sembra ben intonato alla realtà: «La condotta delle operazioni da parce di Rommel durame la sua incursione nell'area di Sollum appare confusa e senza scopo. Anche tenendo conto dell'inadeguatezza dello Stato Maggiore a sua disposizione immediata, è impossibile evitare la conclusione che in quelle circostanze egli non fu all'altezza della sua abituale abilità- (55).

Alle 21 Rommel convocò von Ravenstein e Neumann-Silkow. Riepilogò gli eventi (Schizzo n° 66), ed impartì verbalmente gli ordini per l'indomani. Voleva fare un ultimo tentativo. La 21 a Panzer, sempre con il solo gruppo Knabe, alle 9 avrebbe lasciato Bardia dirigendosi verso el-Adem, lungo la via Balbia; la 15a Panzer, invece, avrebbe setacciato la zona di Capuzzo-Sidi Azeiz in modo da liberare le spalle delle difese di confine e poi si sarebbe


LA SITUAZIONE LA

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IL CONTRATfACCO DI ROMMEi.

573

anch'essa avviata a iobruk. Criiwell, con il 3 ° gruppo esplorante ed il 5 ° Panze17"egiment, doveva riprendere Sidi Omar. L'Ariete, come sappiamo, aveva il compito di farsi strada sino a · Sidi Omar e cooperare con i reparti di Criiwell. Queste disposizioni vennero confermate per scritto prima delle 2 del 27, ma con una variante molto ,significativa. La 15 a Panzer non doveva limitarsi alla zona Capuzzo-Sidi Azeiz, benzì attaccare «su ampia fronte contro la linea Sidi . Omar-Capuzzo»,. A prescindere dal diverso impegno richiesto a Neumann-Silkow, merita risalto la stranezza della mancanza di un qualunque coordinamento con fAnete. Per inciso, il disegno operativo venne ad ostacolare un'azione locale programmata· dal comandante della piazza di Bardia. · Essendo stato c·hiaramente individuato lo schieramento delle principali batterie nemiche che di tanto bersagliavano la guarnigione, il gen. Schmitt aveva deciso di effettuare una. ricognizione offensiva proprio quella notte . . Vi dovevano partecipare un battaglione tedesco di formazione e q.ue compagnie del II/ 15 ° fanteria con due pezzi da 75 (trasponati avanti a turno da un unico trattore tedesco). Senonché · Rommel,· messo al corrente dell'iniziativa, ne fece sospendere l'esecuzione. Da allora la situazione di Bardia rimase stazionarià., salvo i bombardamenti aero-terrestri britannici ed una sporadica attività di pattuglie di combattimento.


574

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETfENTRIONAI.F,

NOTE Al CAPITOLO OTTAVO (1) Fino al 2 dicembre gli ordini operativi furono impartiti da Rommel verbalmente. Quelli diramati per scritto o via radio erano firmati dal capo di Scaco Maggiore oppure, impersonalmente, dal Panzergruppe. Gli ordini di opera.zione non venivano tra5messi, come in uso nell'esercito italiano, per conoscenz., al Comando tatticamente superiore. lnolue, a meno che non venissero impartiti verbalmente o per radio, erano consegnati ad una determinata ora serale all'ufficiale che ogni divisione dipendente inviava al Comando del Panzergruppe. (2) A titolo di esempio di quanto la situazione fosse poco conosciuta, si può citare parte di un dispaccio del Comando Superiore per il Comando Supremo, compilato alle 14,30 del 24 e trasmesso alle 17,13: «(.. .) Nella zona di Bir el-Gobi prosegue manovra accerchiamento unità corazzate avversane da parte divisione corazzata Ariete et divisioni corazzate tedesche( ... )> (DSCSAS, tele 19781/0p-l data 24.11.1941). (3) ).A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 291, nota 15. (4) GEORGE CUITON, The Happy Hunter, Casse! e Co., 1972, p . 131. (5) ALAN MOOREHEAD, La gueTTa nel deserto, Garzanti, Milano 1968, pp. 128-129. (6) ).A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 297.

(7)

c. AUCHINLECK, Despatch, cit., p. 377.

(8) C. BARNETI, op. citata, p. 170. (9) EVA CURIE,journy Among Wam·ors, Heinemann, Ltd., 1943, p. 52. (10) D . YOUNG, op. citata, p. 147. (11) Alle ore 16 il Comando del CAM perse il colleg:a.mento radio con l'Ariete. Alle 2 del 25 chiederà notizie al Comando Superiore, al Panzergruppe ed all'ufficio di collegamento della 15• Panzer, ma inutilmente. Soltanto alle 11 del mattino giungerà al CAM un messaggio radio dall'An'ete con le novità delle ore 6: nessuna novità, la divisione era in movimento verso Gabr Meliha (che doveva essere raggiunta•la sera precedente). (12) Furono molti i comandanti di rango elevato che più di una volta si trovarono isolati in pieno deserto. Alcuni ebbero fortuna, come Rommel, Crtiwell, Gott ecc.; altri sfortuna, come von Ravenstein che venne catturato il 28 novembre. (13) La colonna di Freyberg era costituita da: Comando 2• divisione neozelandese, 4• brigata neozelandese con 20' e 21' battaglie.ne; l' brigata carri britannica con due squadroni dell'8• Royal Tanks, uno del 42° Royal Tanks (complessivamente 86 Valentine e Matilda) e 1'8" artiglieria da campagna (con 16 pezzi da 25 lbs.); unità minori. (14) M. CARVER, op. citata, pp. 121-122. (15) Il Comando in questione era stato tenuto dal gen. Si.immermann fino ai primi di novembre, allorché questi assunse il comando della divisione z.b:v. Afiika. (16) L'idea era sorta in seguito al.la menua resistenza opposta da un elemento del genere che, tra .le opere ossidionali della piazza di Tobruk, durante una sortita della guarnigione nemica, aveva resistito per più giorni, nonostante fosse stato completamente circondato, e fino alla riconquista delle perdute posizioni da parte delle truppe italiane.


575

IL CONTRA1TACCO 01 ROMMEi.

(17) Relazione del gen. De Giorgis. (18) La 7• brigata indiana era costituita da: Comando di brigata, I battaglione Royal Sussex, IV/11· Sikh Regiment, IV/16" Punjab, 25• aniglieria da campagna, 65" aniglieria controcarri. In rinforzo: 42 • Royal Tanks. uno squadrone del 44 • Royal Tanks, 1• aniglieria da campagna e due batterie del 7° artiglieria pesante campale. (19) Relazione del gen . De Giorgis. (20) Quasi tutti gli ufficiali catturati, fra cui i comandanti del 16° e del IIl/16° fanteria, vennero sgomberati in automezzo dal nemico il 24, ma la piccola colonna venne intercettata da un repano. della 21 • Panzerdivision. Gli ufficiali, liberati, furono portati il giorno successivo al Passo Halfaya. (2,1) L'Oasis Group era costituito dalla 29• brigata indiana, il 6" reggimento autoblindo sudafricano (su un solo squadrone). il 7° battaglione da ricognizione sudafricano (su due compagnie), una batteria del 2° artiglieria da campagna sudafricano, il 73 • artiglieria controcarri ed il 6 • artiglieria contraerei leggero britannici. (22) Sembra stranamente trascurato il fatto concentrata proprio a Bir Hacheim.

conosciuto -

che la Trieste fosse

(23) La Forza E era composta da: Comando avanzato della 29• brigata indiana, 6" reggimento autoblindo sudafricano (con un solo squadrone), 7° battaglione da ricognizione sudafricano (con due compagnie), III/2" Punjab, una batteria controcarri (4 pezzi da 18 Jbs. e 12 da 6 lbs. ). (24) Con alquanta esagerazione, il Comando Superiore A.S. comunicò al Comando Supremo che «(. .. ) Aviazione non abbandona detta colonna continuando azione di bombardamento et mitragliamento• (DSCSAS, tele 01/19595 data 21. 11.1941, ore 18,11). (25) DSCSAS, tele 30955/Ap. data 22. 11.1941, ore 13. (26) DSCSAS, tele 01/19677 data 22.11.1941, ore 24. (27) Il fortino era difeso da un plotone bersaglieri rinforzato da un pezzo da 47 / 32 ed una sezione da 20. · (28) Anche il presidio di Gicherra era costituito da un plotone bersaglieri con due pezzi da 47 / 32 ed una sezione da 20. (29) L'oasi era difesa da due compagnie bersaglieri (meno i due plotoni di Augila e Gicherra). una compagnia da 47 / 32, una compagnia mista armi di accompagnamento, un plotone da 47/32 della S11bratha, una sezione da 75/27, un~ batteria da 20 (meno due sezioni). · (30) Un gruppo di una quindicina di ufficiali e circa settanta uomini (cifre fornite da e TuRNER, op. citata, p. 429) si era asserragliato nel refettorio. Ricevette l'intimazione di resa dallo stesso Reid durante il rastrellamento dei· fabbricati, il che originò la versione presentata da D .Young, secondo-la quale il generale avrebbe occupato Gialo «entrando a piedi nel fortilizio e costn'ngendo alla resa sessanta ufficitili sorpresi a tavola, (op. citata, p. 146). AGAR-HAMII.TON

(31) ).A.I. AGAR-HAMil.TON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 312.


57,6

LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRJ0NALE

(32)

c. AUCHINLECK, Despatch citato, p.

(33)

w. CHURCHILL, op.

339.

citata, p. 217.

(34) M. CARVER, op. citata, p. 116-117. (35)

w. CHURCHILL, op. citata, p. 218.

(36) Ibidem , p. 223. (37) Ibidem. (38) J. CONNELL, op. citata, p. 370. L'esonero di Cunningham fu annunciato ufficialmente solo l' 11 dicembre.

(39) Secondo Godv.~n-Austen la sostituzione di Cunningham con Ritchie non suscitò reazioni, in quanto erano entrambi sconosciuti alla massa dell's• armata (C. BARNETI, op. citata, p. 179).

(40) Rommel ebbe a raccomandare a Criiwell di servirsi di ogni mezzo o colonna di rifornimenti disponibile per sollevare un gran polverone, sì da ingannare il nemico sulla reale entità delle forze tedesche. Secondo Criiwell, che espresse «precise riserve», Rommel reputava addirittura possibile la resa delle unità nemiche (D. lRVING, op. citata, p. 153). (41) Criiwell annotò sul diario di guerra: «Continue pesanti incursioni aeree nella zona di Sidi Omar. Notevoli perdite tra le nostre truppe. Dove sono i caccia tedeschi?». (42) Vale la pena di riportare un commento di von Mellenthin: «Durante periodi critici l'assenza di Rommel e del suo capo di Stato Maggiore si prolungò talvolta non per uno soltanto, ma per più giorni. Questo gettò 11n11 pesante responsabilità sui giovani ufficiali di Stato Maggiore e particolarmente sul capo ufficio operazioni. Accettavamo la cosa serenamente, perché sapevamo che Rommel avrebbe sempre avallato qualunque decisione avemmo n'tenuto di dover prendere. L'assenza più drammatica fu all'apice della battaglia Crusader nel novembre 1941, quando Westphal, come capo ufficio operazioni, ed io stesso, come capo ufficio informaziom; fummo lasciati nel completo controllo del Panzergruppe dal 23 al 28 novembre. We1tphal fu costretto 11 revocare uno dei più importanti ordini di Rommel ed 11/ suo rientro il comandante in capo mostrò il suo apprezzamento confermando l'iniziativa di Westphal (.. .), (op. citata, pp. 54-55). (43) Secondo G. Rlzzo (op . citata, p. 218) l'evento si sarebbe verificato ,poco dopo [la partenza) verso le ore 9,30• e «all'altezza di Gabr Sa/eh,. Secondo AGAR-HAMlLTON e TuRNER (op. citata, p . 327), il fuoco venne aperto alle 7 circa, quando I' Anete si trovava a nord-est di Taieb el-Esem (una quindicina di chilometri ad ovest di Gabr Scleh). Sembra più verosimile questa indicazione, essendo stato il contatto di fuoco stabilito ,poco dopo, la partenza della divisione e trovandosi la 1 • brigata sudafricana, l'unità avversaria impegnata nello scontro, schierata uno o due chilometri a sud di Taieb el-Esem. È probabile che Gabr Saleh sia stata citata come punto di riferimento di una zona piuttosto vasta, come spessissimo usato da ambo le parei nel deserto. Quanto all'ora precisata da Rizzo, essa è quella di inoltro del marconigramma al corpo d'armata di manovra - ed arrivato a destinazione alle 14,20 del 26 (fu ripetuto perché indecifrabile) - ma non di compilazione del messaggio, né del verificarsi dell'evento. A completare la poca chiarezza complessiva si nota che entrambi gli avversari comunicarono di essere stati fatti segno a tiri di artiglieria.


l L CONTRA1TACCO 01 ROMMEL

577

(44) Il nome delle co.lonne traeva origine da.I gen. Jock Campbell, comandante del gruppo di sostegno, il quale, di iniziativa, aveva formato colonne volanti pluriarma, incaricate di tenere la linea di frontiera quando l'operazione B11ttle11xe fa.llì. (45) ).A.I. AGAR-HAMILTON e l.C.F. TuRNER, op. citat11, p. 332. (46) G. Rizzo, op. citata, p. 220. Non si ha motivo di dubitare del fatto, anche se mancano riscontri. Tuttavia stupisce che - a quanto pare - Rommel non abbia rimarcato seccamente, come sua abitudine, il forte ritardo dell'Ariete. (47) ] .A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 335. (48) Il diario storico del C.A.M. a.Ila data del 25 novembre riporta, in chiusura di giornata: ,La divisione Anete si è moss11 il 24 verso Gabr Meliha, che non ha raggiunto il 24 stesso perché att11rdi1t11 d11 difficoltà del terreno. Non si sa nulla di ciò che sia avvenuto il 25».

(49) 0. JOUNG, op. cit11t11, p. 150-151. (50) E. ROMMEL, op. cit11ta, p. 86. (51) F. VON MEllENTiilN, op. citata, p. 93. (52) Vds. AGAR-HAMlLTON e TuRNER, op. citat11, pp. 346-347 e 354-355.

(53) ,Come e qua.n do ci fosse arrivat11 rim11ne un mistero, perché dovev11 eludere durante il tr11gitto 111 sorveglianza della 4° brig11t11 corazz11t11» (M. CARVER, op. citat11, p. 137).

(54) Che esistesse ancora qua.lche disorientamento in campo britannico è confermato da u·no scambio di comunicazioni avvenuto il 25 tra Godwin-Austen e Norrie, intercettato dal servizio informazioni tedesco: - Godwin-Austen: «Mi è st11to detto che 111 22° brigat11 cor11zz11t11 è alle mie dipendenze. Tuttavia non sono ancora riuscito 11 prendere contatto con detta unità». - Norrie: «Non so dove si trovi Scotty ( = Scott-Cockburn). Nessuno lo s11!, (H.0. BEHRENDT, op. citata, p. 13 7). (55) R. KRIEBEL, op. cit11111, riportato da AGAR-HAMILTON e TuRNER, op. cit11ta, p. 349.



Capitolo nono LA SECONDA BATIAGUA DI SIDI REZEGH

1. IL RITORNO DEIL'Af'RIKAKORPS VERSO TOBRUK (27-28 NOVEMBRE).

Attorno a Tobruk l'assedio proseguiva con qualche fluttuazione. Il 22 novembre, la divisione più impegnata, la Bologna, aveva respinto ripetuti sforzi britannici su Carmuset Beludeah, ove nella notte precedente il II/39° fanteria aveva costituito in tutta fretta tre cappsaldi di compagnia, ma era provata: aveva perduto 45 ufficiali ed un migliaio di uomini tra sottufficiali e truppa. Le unità ancora efficienti si contavano sulle dita di una mano: il II/ 39° fanteria, il II/40° fanteria, il I/86° fanteria della Sabratha ed un paio di batterie. Il 23 un nuovo poderoso attacco da Tobruk verso sud faceva cadere il caposaldo n. 4 sulla strada per el-Adem, il che costringeva Navarini a saldare con unità della Pavia (1) la. destra della Trento con la Bologna, da Hagfet-el Adem a nord-ovest di Bir Salem, ed a far sbarrare il Trigh Capuzzo ad ovest di Bir Salem con altri elementi della Pavia. Nel frattempo il gen. Siimmermann avvisava dell'infiltrazione di carri alle spalle del dispositivo orientale . . Dopo ventiquattro ore di pausa, durante la quale era stato rapidamente messo insieme un complesso di forze agli ordini del gen. B0ettcher, si riaccese la lotta. Non è agevole descrivere lo svolgersi degli avvenimenti del 25 e 26 novempre a sud-est di Tobruk, che provocarono il ritorno dell'Afrikakorps, dato il frammischiamento dei reparti e la convergenza delle direzioni di attacco britannica e neozelandese. Cercheremo di riepilogare le vicende, assai dure, per giorno e per fronte.

IL 2 5 NOVEMBRE. Davanti alla divisione di Freyberg esisteva solo l'assai eterogeneo gruppo Boettcher, che, in origine costituito da reparti di artiglieria, aveva inglobato la maggior parte della fanteria della divisione Aftika per cercare ·di realizzare un.a difesa uqitaria della zona di Belhamed-Sidi Rezegh (2). Naturalmente, allorché quel


580

LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRJ0NALE

mattino Freyberg si mosse, le posizioni tedesche erano piuttosto isolate le une dalle altre e poco in grado di fronteggiare un attacco sistematico. La 4a brigata neozelandese ebbe così modo di raggiungere con facilità Zaafran, pur perdendo otto Matilda del 44 ° Royal Tanks; la 6a invece, poté impadronirsi del blockhouse solo superando qualche intoppo. Ad ogni modo verso mezzogiorno Barrowclough aveva il 20 ° ed il 24 ° battaglione ad ovest dell'uadi Rugbet, il 26° sull'aeroporto di Sidi Rezegh ed iJ 21 ° all'estremità orientale del costone di Bir Bu Creimisa. Nel frattempo, alle 11, 15, Godwin-Austen aveva diramato gli ordini per la prosecuzione dell'azione. Da parte britannica si trattava di realizzare quello che assai impropriamente venne chiamato «ti comdoìo Szdi Rezegh-ed Duda», cioè la rottura del blocco e la riunione con la guarnigione, ed armonizzare i due attacchi - da Tobruk e da oriente evitando che le truppe impiegate nei due sforzi si sparassero addosso. A dire iJ vero, Scobie appariva più propenso ad allargare il saliente creato che a prolungarlo sino a ed-Duda, in quanto ne temeva Ja rescissione, ma Godwin Austen fu fermo nelJ'indicare tale posizione per il congiungimento delle forze. Ad eliminare i timori di Scobie, stabiJì che non dovesse muoversi finché Freyberg non si fosse impossessato di ed-Duda. Alla 2 a divisione neozelandese era affidato il compito di occµpare le posizioni dominanti da est l'approccio alla piazza, vale a dire Belhamed, Sidi Rezegh e ed-Duda,. che risultavano tenute dal 361 ° e 155 ° fanteria tedeschi. Ad obiettivo conseguito, la 70a divisione doveva a sua volta raggiungere la scarpata di ed-Duda. Freyberg era tranquillo. Disponeva di oltre cinquanta Matilda e Valentine efficienti e reputava di aver superato le difficoltà maggiori. D'altro canto cominciava ad aver noie per i rifornimenti perché sulla sua linea di comunicazioni si era posto l'Afnkakorps. Perciò puntò su un'operazione speditiva, çla iniziare quella sera stessa alle 21: la 4 a brigata con due squadroni del 44 ° Royal Tanks contro Belhamed e la 6a brigata con uno .squadrone dell' ga Royal Tanks contro Sidi Rezegh e, in successione, ed-Duda. Secondo le .previsioni, molto ottimistiche, gli obiettivi sarebbero stati raggiunti entro l'alba, dopo di che Scobie avrebbe potuto compiere la propria parte in piena sicurezza. Dato lo scarso tempo disponibile ai fini organizznivi, si verificarono subito alcuni inconvenienti. Il 18 ° ed il 20 ° battaglione della·4 a brigata, incaricati di procedere su Belhamed, non furono pronti prima delle 22, avanzarono faticosamente ed alcune compagnie sbagliarono direzione nell'oscurità


LA SECONDA BATTAGLIA DI SIDI REZEGH

581

della notte, ma infine verso le 2 del 26 Belhamed risultava quasi interamente occupata (3). Secondo fonti avversarie, Belhamed sarebbe stata difesa da un piccolo reparto tedesco del genio, il quale, dopo breve resistenza avrebbe ripiegato verso nord, e il caposaldo tedesco più importante della zona si sarebbe trovato «a mezza strada fra Belhamed e Sidi Rezegh», -cosa di cui nessun comandante neozelandese si rese conto per alcune ore (4). Non si conosce il dispositivo tçdesco in quel settore, tranne che era basato sul 1/155 ° fanteria Afrika; comunque dall'ordine n. 2 di Boettcher risulta che il limite di settore tra detto battaglione ed il 9 ° bers,aglieri correva appunto dalla curva di livello 150, che delimita la posizione di Belhamed, al Rugbet· en-Nbeidat (5). Inoltre daU' esame della cana topografica nòn si ravvisa quale caposaldo potesse opporre durevole resistenza una volta caduta Belhamed: il terreno scende uniformemente verso sud sino ai piedi del ciglione di Sidi Rezegh, cioè da q. 154· a q . 129. Perciò, ammesso che la 4a brigata neozelandese abbia realmente occupato la q. 154 di Belhamed e non u~a posizione appena più ad oriente, il caposaldo «a mezza strada fra Belhamed e Sidi Rezegh» doveva essere invece una struttura arretrata tedesca, in contropendenza o quasi, oppure una posizione tenuta dal XXVIII battaglione bersaglieri (6). In seguito ad . ordine urgentissimo del XXI corpo, il 9° bersaglieri (meno il XXXII battaglione ed altri reparti minori) era giunto in zona nel pomeriggio, guidato da un ufficiale tedesco, ed immediatamente inserito da Boettcher neU' ampio semicerchio difensivo che da Belhamed (tenuto dal 1/155° fanteria) andava a Bir Bu Creimisa (Il/ 15 5 ° fanteria). Il reggimento era accompagnato dal Il/ 21 ° aÌtiglieria della Trieste. Gli era stato assegnato il settore centrale, a cavallo del costone di Sidi Rezegh, più o meno all'alteiza del marabuto. Il XXVIII battaglione si era spiegato a nord, il ·xxx a sud ed il XL in riserva, insieme con il battaglione del 361 ° fanteria tedesco ritirato da q .175. Da notare che lo stato di fatto era co~ì poco chiaro che alla sera il diario storico del 9 ° bersaglieri riportò: «Situazione nemica imprecisata>. La c~sa era reciproca d'altronde. La 6a brigata neozelandese, infatti, non solo si trovò anch'essa in serio imbarazzo d'orientamento a causa delle limitazioni di visibilità, il che complicò notevolmente il suo compito già più arduo di · quello della 4 a, ma dovette altresì affrontare un ostacolo imprevisto:· la presenza del 9° bersaglieri sul costone di Sidi Rezegh; :e-d a sbarramento del passaggio di Abiar el-Amar. ·


582

l.f. ()Pf.HJ\ZIONI IN AFHICA SE'ITr,'.'i'l'HIO'.'iAl.f.

Sul fronte di Tobruk gli sforzi d ella 32 a brigata cam britannica per sfondare a Carmuset Beludeah ripresero dopo l'imbrunire. Alle 22 iniziò il tiro di preparazione dell 'arciglieria ed un'ora dopo si sviluppò l'attacco, che , respinto sia nel tratto di Carmusec Beludeah sia a sud-ovest della località, venne reiterato a mezzanotte. Il gen. Gloria chiese alcuni Panzerja'ger al gen. Siimmermann, ma non poté ricevere il richiesto aiuto ed il caposaldo 24, spalla sinistra del piccolo sistema difensivo di Carmuset Beludeah, cedette in parte. Un contrattacco locale condotto con il presidio del campo d ' aviazione di Bu Amud s1 palesò vano, sì che alle 1, 10 il caposaldo 24 venne sommerso .

IL 26 NOVEMBRE.

Il primo reparto neozelandese ad incappare nelle difese di Sidi Rezegh (ore 1,15) fu il 24° battaglione, seguito dai resti del 25°. Si arrestò davanti al XXX bersaglieri sconcertato, poi ripiegò mentre dall'aeroporto si metteva in movimento il 26°. Quest'ultimo. accolto a sua volta dal fuoco delle armi automatiche e dal tiro di sbarramento del gruppo di artiglieria della Tn·este, si fermò di colpo. ritenendo che il 24 • fosse rimasto indietro e che quindi il proprio attacco risultasse sfalsato. Peggio ancora capitò al 21 •: incaricato di tenersi sulla sinistra del 26° ed all'oscuro della presenza italiana, lasciò l'estremità orientale del costone di Bir Bu Creimisa. non trovò gli esploratori all'appuntamento stabilito, scese dagli automezzi ed avanzò ad ovest di Sidi Rezegh per imbattersi anch'esso nel XXX battaglione bersaglieri. Tra la sorpresa e la difficoltà a cenere la direzione, il 21 • si disorganizzò completamente. All'alba del 26 non si poteva certo dire che la 2 a divisione neozelandese si trovasse in linea con il disegno operativo. Ma c' era di peggio. Dalle notizie frammentarie e confuse che provenivano dal campo di battaglia, Freyberg aveva tratto l'erronea convinzione che Barrowclough fosse riuscito ad affermarsi a Sidi Rezegh. Senza troppo preoccuparsi di individuare le vere posizioni occupate (se la tomba o parte del ciglione o la pista di atterraggio) e reso ancor più tranquillo da una visita resagli in mattinata da Scott-Cockburn, la cui 22 a brigata corazzata si trovava raccolta ad appena quattro o cinque chilometri più a sud, Freyberg ponò ogni cura al settore della 4a brigata. Il geo. Inglis era in crisi. Mentre stava sistemandosi, di primà·mattina, i redeschi avevano aperto un intenso fuoco di


V. SECONDA BATTACLIA 01 SIOJ HEZEGM

583

artiglieria contro l'unità, causando tra l'altro la messa fuori combattimento di sette Matilda. Egli non aveva ancora individuato l'esistenza di una nuova struttura statica sulla sua strada, fosse essa ad occidente di Belhamed o più a sud, perciò pensò che l'offesa venisse dalla zona di ed-Duda e chiese l'intervento aereo. Freyberg cominciò allora a ricredersi sulla situazione e si rivolse al Comando del 13° corpo. Verso le 11 Godwin-Austen comunicò a Scobie che i neozelandesi avevano occupato Belhamed e Sidi Rezegh, pur essendo ancora in corso accaniti combattimenti, ma che la situazione delle munizioni stava profilandosi preoccupante. Perciò la guarnigione di Tobruk doveva sferrare un urto deciso in direzione di ed-Duda per alleggerire la pressione dalla parte opposta. Proprio in quel momento Boettcher portò il proprio posto comando vicino a quello del 9 ° bersaglieri e, approfittando dell'arrivo del gen. Piazzoni con il XXXII battaglione motociclisti, discusse con lui l'ipotesi di un'azione offensiva per allontanare definitivamente il pericolo neozelandese. Peraltro gli avvenimenti di Tobruk imposero un diverso orientamento. Piazzoni rientrò d'urgenza al Comando della Trieste ed il XXXII bersaglieri rovesciò la fronte per impedire che lo schieramento reggimentale fosse colto alle spalle dai carri britannici. Fin dalle 7 del mattino, erano ripresi i tentativi di Willison contro Carmuset Beludeah. Dopo un'ora di lotta parte del caposaldo venne sopraffatta ed il Comando tattico del 40 ° fanteria catturato al completo. In quei frangenti, alle 8, 10, il Panzergruppe decise di passare là Trieste alle dipendenze del XXI corpo e di schierarla tra l'ala destra della Trento (costituita dal raggruppamento della Pavia agli ordini del gen. Lombardi) e la sinistra della Pavia, a sbarramento delle provenienze da oriente ed a protezione del nodo stradale di el-Adem. Tale schieramento avrebbe consentito alla Trieste, rinforzata dal III/ I artiglieria celere, di appoggiare con la propria destra il II/ 15 5 ° tedesco dislocato presso Bir Bu Creimisa e, in caso di cedimento del 9° bersaglieri, di impedire con la sinistra ai neozelandesi di sbucare dalla soglia di Abiar el-Amar e raggiungere la Strada dell'Asse. Contemporaneamente Gambara intervenne d'iniziativa. La sera precedente aveva telefonato al col. De Meo, comandante del raggruppamento esplorante (7), dicendogli dei timori circa up.o sfondamento del fronte di Sidi Rezegh e ordinandogli di partire da Bir el-Gobi alle 7 ,30 del mattino successivo con parte delle unità per affluire a nord. Adesso modificò l'ordine: non con una O


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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SE"ITENTRIONALE

colonna, 1 bensì con tutte le forze disponibili doveva accorrere a prendere contatto con la Pavia. Poi, «puntare in direzione del campo di aviazione di Sidi Rezegh per attaccare sul fianco sinistro il nemico che preme in direzione di el-Adem» (8). Per la precisione, Gambara ordinò un attacco «a testa bassa», come egli stesso riferì per telefono al capo di Stato Maggiore del XXI corpo, ed autorizzò quest'ultimo · ad alleggerire il fronte della Brescia, ponando ad el-Adem il III/ 19. fanteria, dislocato in riserva ad occidente di Ras Medauuar. Il 26 novembre Gambara praticamente non disponeva di truppe: la Trieste era passata alle dipendenze del XXI corpo; il raggruppamento esplorante era legato alla Pavia, la quale dipendeva anch'essa dal XXI corpo; · l'An·ete si trovaya lontano con l' Afrikakorps. Cionondimeno egli mostrò di voler «gestire» in qualche modo le proprie unità invadendo le attribuzioni e la responsabilità di Navarini, ovviamente facendo pesare la carica, ancora rivestita, di capo di Stato Maggiore del Comando Superiore. Ed è singolare che nel diario storico della Trieste, il cui comandante aveva ricevuto la comunicazione del passaggio di dipendenza (9), nulla si dica in proposito, anzi risulti che la divisione continuava a ricevere ed eseguire gli ordini del corpo d'armata di manovra. Bisogna proprio riconoscere che tutta l'azione di comando in quei giorni si basò sulla buona volontà, il buon senso e il tatto di poche persone: del ten. col. Westphal in primo luogo, che guidava la battaglia in nome di Rommel, pur conscio della delicatezza della propria posizione personale; del gen. Navarini, che comprendeva e collaborava lealmente; del gen. Boettcher, impegnato a battersi con truppe non sue; del gen. Silmmermann che vedeva quasi tutta la propria divisione nelle mani di Boettcher. Fra le 9 e le 11 la situazione cessò di dare motivo di apprensione. La pressione neozelandese era diminuita e sul saliente di Tobruk c'era pausa. Inoltre si credeva che Rommel avesse aderito alla proposta di inviare subito una Panzerdivision verso Tobruk («Westphal - comunicherà Criiwell alle 12,20 alla 15a Panzer, dove riteneva si trovasse Rommel - suggerisce l'impiego di cam· contro il nemico che è alle spalle di Boettche'I)>), al punto di attendere l'arrivo della 15a Panzer per le 11! Lungi dall'immaginare che le truppe di Scobie stessero preparandosi per sfondare la tenue linea difensiva della Bologna, alle 11 circa Gambara, Navarini e Westphal ebbero un colloquio ad el-Adem. Westphal prospettò la possibilità che i neozelandesi si trovassero costretti ad 0


LA SECONDA BAITAGLIA DI S!Dl REZEGH

585

1mz1are quanto prima un np1egamento verso sud ed indicò le modalità di massima per un eventuale sfruttamento del successo. L'inseguimento doveva svilupparsi a cavallo del Trigh Capuzzo, in direzione est, con il gruppo Boettcher (che avrebbe assorbito il raggruppamento esplorante) sulla destra e la Trieste (che avrebbe recuperato il 9° bersaglieri) sulla sinistrà. Le due colonne sarebbero state agli ordini di Navarini. Gambara manifestò parere contrario a simile disegno, in quanto nulla sarebbe rimasto alla mano per tamponare un'altra, più forte sortita da Tobruk. «Se proprio dovrà essere fatto», aggiunse, era opportuno che la Pavia cambiasse il fronte di schieramento (10). . · Intanto aveva avuto corso la puntata del raggruppamento esplorante contro la sinistra neozelandese ed alle 12, 30 il col. De Meo avvisò di essere al campo di aviazione di Sidi Rezegh alle prese con il nemico. Dopo un'ora circa di combattimento il reparto dovette peraltro ripiegare, portandosi a sud della Pavia. Ma qualcosa di assai più rilevante accadeva dalla parte opposta. A mezzogiorno il dispositivo di attacco nel saliente di Tobruk - 32a brigata carri di Willison (11) e 14a brigata fanteria di Chappel - era pronto: i carri in testa, seguiva il I battaglione Essex rinforzato, appoggiava il 1 ° artiglieria a cavallo. Per raggiungere l'obiettivo, ed-Duda, occorreva superare sei chilometri di piatto terreno desertico. Di fronte alla massa d'urto stava l'esile semicerchio di capisaldi senza continuità né profondità della Bologna e della divisione Afrika. Nonostante l'intenso fuoco di interdizione vicina e di sbarramento dell'artiglieria, la 32a brigata carri avanzò sino a cinquecento metri da ed-Duda, perdendo appena tre carri, poi, apparsa evidente la difficoltà di procedere in una nuvolaglia di sabbia e polvere che riduceva la visibilità neanche trenta metri, l'Essex ricevette ordine di scendere dai mezzi e scavalcare lo scaglione corazzato. In quel momento ebbe luogo l'intervento aereo richiesto da Freyberg. Mezz'ora prima erano passati 16 Blenheim britannici, adesso era la volta di 18 Maryland sudafricani, i quali sganciarono il loro carico di bombe sui «cam·, autbmezzi· e truppe» individuati a nord di ed-Duda: per l'esattezza sull'Essex e sui carri britannici. Ormai tuttavia la macchina era in moto e prima delle 14 ed-Duda era raggiunta. Freyberg aveva appena comunicato via radio al 13 ° corpo: «La situazione richiede che la guarnigione di Tobruk eserciti' il suo più grande sforzo ti più presto possibile. Cercheremo di raggiungere ed-Duda stanotte al buio» ( 12). ·

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'JTENTRIONALE

A questo punto tra la 4a brigata neozelandese e la 32a brigata carri esisteva una distanza di appena tre chilometri, ma la cosa non fu avvertita da Freyberg almeno per un paio d'ore. Ne venne a conoscenza verso le 15 da un messaggio radio di Scobie: «Siamo ad ed-Duda (... ) assicuratevi che non ci bombardino dall'aria» · (13). Intanto, però, egli si era reso conto personalmente che Barrowclough risultava pericolosamente esposto (aveva appena respinto la puntata del raggruppamento De Meo) e che urgeva fare qualcosa, se non subito quella notte stessa. Posto che la 6a brigata era logora, per raggiungere ed-Duda da oriente non restava che la 4a .brigata e, di questa, il solo 19° battaglione, perché gli altri due si erano esauriti nell'avanzata sino a Belhamed. Le notizie che affluivano al Panzergruppe, al XXI corpo ed al corpo d'armata di manovra erano molto vaghe. Verso le 14 si seppe che una trentina di carri avversari puntava su q.150 di ed-Duda. Fu Gambara - probabilmente d'intesa con Navarini - a ordinare a Piazzoni di farsi un'idea più precisa della situazione è di eliminare la penetrazione nemica. , W estphal si affrettò ad inviare un altro messaggio a Rommel via 21° Panzer (ore 15). Aveva buoni motivi di allarme (14); infatti mezz'ora dopo il gen. Gloria comunicava che una quarantina di carri inglesi erano apparsi sulla Strada dell'Asse, all'altezza del km 13,500 ed a meno di un chilometro dal Comando della Bologna. Mentre cercava di recuperare qualcosa degli organi dei servizi, dislocati proprio in quella zona, stava facendo distruggere i documenti classificati e spostare il Comando. Così, alle 16 un raggruppamento (II/ 6 5 ° e II/ 66 ° fanteria, I/ 21 ° artiglieria da 100/17 e III/21 ° artiglieria da 75/27) agli ordini del gèn. Azzi, vicecomandante della Trieste, mosse per «impedire la caduta» di ed-Duda. Venti minuti più tardi il II/ 65 ° fanteria entrava per primo in contatto con l'avversario -.ed il III/ 21 ° artiglieria schierava i pezzi'a cavallo del Trigh Capuzzo in funzione controcarri. Verso sera la situazione poteva essere sintetizzata come segue: il fronte di investimento di Tobruk era stato squarciato su un'ampiezza di quasi otto chilometri (15 ); fra la 2 a divisione neozelandese e le truppe di Scobie rimaneva il solo gruppo Boettcher, abbarbicato al ciglione di Sidi Rezegh a nord ed a quello di Bir Bu Creimisa a sud, costretto a tener le posizioni contro i neozelandesi ed a coprirsi le spalle contro i carri di Willisoo (schizzo n° 67). ' Prima di mezzanotte le cose peggiorarono. Freyberg fece eseguire lo sforzo programmato: il 19° battaglione, rinforzato da



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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENT!UONALE

uno squadrone di Matilda; lasciò Zaafran alle 21, 30, superò Belhamed ed alle 22,45 i suoi elementi di testa presero collegamento con il I Essex. All'una del mattino tutto il battaglione era riunito a ed-Duda e passava agli ordini di Willison. Nel frattempo, alle 22, 30 circa, la 6 à brigata aveva iniziato.l'occupazione del ciglione di Sidi Rezegh. Il 26° battaglione doveva attaccare da oriente lungo il rilievo, il 24 ° a sud, in piano. La resistenza del 9° bersaglieri fu furibonda, ma le ore erano contate.

IL 27 NOVEMBRE.

A sud-est di Tobruk i combattimenti si sviluppavano un po' ovunque e le novità continuavano ad affluire ai Comandi in modo incompleto, inesatto e dubbioso. Sul ciglione di Sidi Rezegh il 9 ° bersaglieri aveva messo in linea tutto ciò di cui disponeva per ripianare le gravi perdite in personale ed armi. Quando il XXX battaglione, le cui compagnie erano ormai decimate, fu preso di petto da un nuovo assalto iniziato alle 23 del 26 novembre, dopo un ennesimo rimaneggiamento del dispositivo il comandante del reggimento, col. Bordoni, fu indotto ad ordinare che, in caso di cedimento generale, le unità si disponessero a caposaldo e continuassero la lotta isolatamente, dove si trovavano e come potevano. Non si giunse a quel punto in quanto Boettcher, giudicando definitivamer.te compromessa la situazione, alle ore 1,30 decise il ripiegamento del 9 ° bersaglieri a tergo della Trieste. Le perdite del reggimento ammontavano a 240 morti e feriti, di cui 11 ufficiali. La notizia arrivò a Gambara verso le 3, tramite il Comando del XXI corpo, e due ore dopo fu seguita dalla «conferma che Belhamed è stata sgomberata dalle nostre truppe ed occupata dal nemico con forze provenienti da sud, valutate ad una divisione» fornita dallo Stato Maggiore di collegamento con il Panzergruppe (16). Alle prime luci dell'alba i neozelandesi occupavano interamente il ciglione di Sidi Rezegh. Il chiarore mattutino rese evidente l'asprezza della lotta: «( . .. ) Sul campo di battaglia c'era un numero enorme di morti e feriti. Un fatto molto indicativo era che molti caduti erano stati colpiti dai proiettili dei pezzi controcarro sparati a bmciapelo, che avevano dilaniato i corpi delle loro sfortunate vittime: sarebbe difficile immaginare uno spettacolo più raccapricciante o un campo di battaglia più accanitamente conteso. Il reggimento bersaglieri combatté con una risolutezza molto più grande di


LA SECONDA BATI'AGUA DI SIDI REZEGH

589

quella solitamente dimostrata dalle truppe italiane e il numero dei suoi moni, nonché la posizione in cui giacevano, indicavano che essi avevano fatto funzionare le armi fino all'attimo estremo (... )• (17).

Quanto al grosso del XXI corpo, la sua fronte risultava rivolta verso Tobruk sino all'ala destra della divisione Trento (ciglione nord di Bir Salem); seguiva la Trieste , il cui schieramento verso oriente si opponeva al varco apeno dal nemico e giungeva sino al ciglione di Bir Bu Creimisa, dove iniziava il dispositivo della Pavia, fronte a sud. A nord-est la Bologna, isolata materialmente e con gravi difficoltà nelle comunicazioni radio, stava rabberciando una linea di contenimento con quattro capisaldi (due compagnie guastatori, una del 39° fanteria ed una del 40° fanteria), dietro alla quale avevano preso posizione un paio di batterie. Se il mattino del 27 novembre, dunque, vedeva il consolidamento della 2 a divisione neozelandese e la rottura dell'assedio di Tobruk, il completamento del successo o meglio la seconda pane del piano - un attacco a forze riunite contro el-Adem - non aveva avuto neppure principio, nonostante le sollecitazioni di Godwin-Austen. A prescindere dalla spossatezza dei repani, sia Freyberg sia Scobie ignorarono la realtà finché quest'ultimo, fattosi un'idea più precisa sulla situazione locale, comunicò che ed-Duda era proprio in mani britanniche. Sulla questione di ed-Duda conviene soffermarsi alquanto a causa delle polemiche sone in merito '(18). Si è già detto che la colonna del gen. Azzi, inviata dal Comando della Trieste a ed-Duda per alleggerire in ~etto modo la pressione sul 9° bersaglieri e per impedire Ja caduta della posizione, nel tardo pomeriggio precedente aveva preso contatto con le truppe della 70a divisione britannica. Il rapido logorio del II/ 65 ° fanteria aveva reso necessario il suo scavale amento con il II/ 66 ° fanteria, comunque al cadere della notte q. 15 O di ed-Duda era in possesso italiano. Ma vediamo la topografia della zona ( schizzo n° 68). la posizione aveva la forma di una grossa T irregolare, poggiata di fianco, con la barra trasversale ad est. Sull'asta c'era q. 150 (punto trigonometrico), ma tutta la T era compresa entro la curva di livello di 150 metri. Orbene, il II/ 66 ° fanteria teneva q. 150 ed il battaglione Essex occupava la testa della T. Scriverà infatti il comandante del II/ 66 °, ten. col. Odorici, n ella sua relazione: «All'alba del 27 ha inizio il tiro dell'artiglieria [nemica] proveniente da nord-est e dai centri di

fuoco posti ad est e a sud, su un tratto del costone che ha sulla posizione un leggero dominio, come posso rilevare alla luce del


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I.A SECONDA Il~TIAGLIA DI SIDI REZEGH

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giorno» (19). Quindi, entrambi i contendenti erano a ed-Duda. Peraltro alle 7 del 27 il II/ 65 ° fanteria ed il III/ 21 ° artiglieria furono fatti ripiegare sul dispositivo divisionale, talché verso le 9 lo schieramento della Trieste assumeva il seguente aspetto: a sud del Trigh Capuzzo, a contatto con la Pavia, il settore del 66 ° fanteria (I e III/66° fanteria, II e Ill/21 ° artiglieria, 28a compagnia genio); a nord del Trigh il settore del 65 ° fanteria (Il/ 65 ° e I/ 40° fanteria, un gruppo da 105/28), a contatto con la Trento; avanti, alle dirette dipendenze del Comando di divisione, il caposaldo di ed-Duda (II/ 66 ° fanteria rinforzato da una batteria da 20 e da una ventina di pezzi controcarri). Il I/21 ° artiglieria ed un gruppo .da 100/17 erano alla mano del comandante dell' aniglieria divisionale. Tre o quattro chilometri più ad occi4ente, il 9 ° bersaglieri si stava riordinando con il gruppo Boettcher a cavallo del Trigh Capuzzo. È da ritenere che la posizione di ed-Duda fosse considerata una semplice avanstruttura di sicurezza, realizzata per consentire l'assunzione dello schieramento divisionale in condizioni di tranquillità, anziché come posto scoglio. Infatti, Piazzoni, che si sentiva vincolato - ed in realtà lo era - dal tratto di fronte assegnatogli, alle 14 decise di reéuperare entro la mezzanotte anche il II/ 66 ° fanteria, in quanto il XXVIII battaglione bersaglieri (unico reparto non impegnato nello schieramento), ricevuto due ore prima, era destinato a garantire il collegamento tattico con la Trento: «Questa sera - scrisse al ten. col. Odorici - se la situazione ve lo consente, sganciatevi in perfetta sicurezza dal contatto col nemico e ponatevi per il Trigh Capuzzo circa un chilometro a sud-ovest del Comando di divisione, quale mia riserva. Giunto e sistemato il battaglione nel nuovo posto presentatevi a me:o (20).

Più tardi (ore 18), poi, Piazzoni mise il Comando XXI corpo al corrente della decisione con un breve rappono, precisando che «il Jl/66° ha assolto completamente ti suo c01;npito sostenendo tutto ti giorno aspri combattimenti con carri armati e fanteria» (21), ma senza specificare di averne ordinato il rientro. In realtà, a q. 150 il battaglione Odorici si era sistemato appropriatamente e non aveva molte preoccupazioni. L'avversario stava alternando fuoco di artiglieria, tentativi di colpi di mano, puntate di carri, ma tutto sommato non destava eccessivi timori. Non lo si sapeva, naturalmente, ma Scobie a mezzogiorno aveva segnalato che le sue forze a ed-Duda avevano bisogno di essere sostenute il più presto possibile (22) e la replica di Godwin-Austen era stata significativa: nelle


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

presenti circostanze la divisione neozelandese era appena in grado di conservare il terreno conquistato e che Scobie era «responsabile di realizzare il com'doio e di tenerlo aperto a tutti i costi». L'abbandono di q.150 da parte della Trieste fu indubbiamente un errore, la cui panata potrà essere meglio valutata sulla base degli sviluppi della lotta, ma esistono valide attenuanti sia per Navarini (anche se, per la verità, non aveva mostrato un panicolare interesse alla cosa), sia per Piazzoni. Non bisogna ignorare che l'ordine diramato alle 8 del mattino dal Panzegruppe era tale da generare più di una perplessità: cl. È da presumere l'intervento di forze corazzate germaniche dalle ore 12 a tergo del nemico schierato davanti al XXI corpo d'armata.

2. li XXI corpo difende le attuali posizioni. È necessario pertanto che dette posizioni rimangano nelle nostre mani fino alla effettuazione dell'attacco da pane dei mezzi corazzati tedeschi, effettuazione da attendersi al più tardi nelle prime ore del pomeriggio. Per ogni eventualità il XXI corpo effettui ricognizioni per un eventuale ripiegamento delle truppe con l'ala destra presso Hagfet en-Ndeza, segue in sostanza il tratto a sinistra della strada· di el-Adem e da qui si allaccia in direzione nord:ovest col centro della divisione Trento ( ... )• (23),

e, poco dopo, il Panzergruppe dispose un leggero arretramento della T1ùste, tale da panare la divisione sull' allineamento Bir Salem-Sidi Meimun. Fu appunto in relazione a siffatte istruzioni che alle 13 Navarini diramò l'ordine d'operazioni per «l'eventuale ripiegamento» in corrispondenza della strada el Adem-Bir el Gobi (divisioni Trento e Pavia sulla posizione di resistenza) sotto la protezione della Trieste, e cenamente Piazzoni, che fino allora non risulta fosse stato esplicitamente incaricato di conservare ed-Duda, pensò opponuno arretrare il II/ 66 ° fanteria. Poco dopo le 15 le notizie giunte al corpo d'armata di manovra fecero ritenere che la massa corazzata britannica si fosse volta verso oriente per bloccare il ritorno dell'Afnkakorps , le cui divisioni erano state segnalate in marcia su Tobruk sin dalle 9 del mattino, come comunicato dall'ufficiale tedesco di collegamento. Gambara perciò dispose (ore 15,10) che «verso le 16 la Trieste con ti battaglione che è nella parte occz'dentale di Ed Duda attacchi in direzione oriente per riprendere la posizione di Ed Duda», e che il raggruppamento De Meo ripetesse l'azione contro Sidi Rezegh «senza tuttavia impegnarsi a fondo e con la possibilità di sganciarsi dopo aver arrecato massimi danni» (24}. L'ordine, di cui non si ha traccia scritta, si presta a più di un rimarco. Prima di tutto,


LA SECONDA 8A1TAGLIA 01 SIDI REZEGH

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Gambara non aveva in quel momento autorità sulla Trieste, inserita in pieno nel XXI corpo; in secondo luogo, che il II/66° conservasse tanta capacità offensiva da sloggiare 1'Essex ed i carri britannici era palesemente problematico; in terzo luogo, che il raggruppamento esplorante potesse arrecare «massimi danni» senza impegnarsi a fondo era irreale. Ma il punto principale è un altro. La decisione di Gambara è sintetizzata nel diario storico del corpo d'armata di manovra e troverebbe riscontro (per quanto in modo assai confuso ed inesatto) nel diario storico del XXI corpo, secondo il quale alle 15 (?) venne fatta al gen. Piazzoni una telefonata, non seguita peraltro da conferma scritta: «Risulta che le forze corazzate inglesi che premevano in corrispondenza di Belhamed [?] abbiano dovuto cambiare fronte per opporsi alle truppe tedesche in movimento verso ovest. Occupare con un btg. e le btr. di Boettcher l'altezza (sta per altura] di el Duda» (25).

Ora, il diario storico della Trieste non fa alcun cenno della telefonata in questione, mentre ripona che alle 14 (appena un'ora prima) era stato compilato l'ordine per il recupero del Il/66° fanteria ed alle 18 veniva inviato al Comando XXI corpo il messaggio-relazione con il quale si riepilogavano gli avvenimenti svoltisi a ed-Duda ma senza parlare dell'occupazione integrale della posizione (26). Che Piazzoni abbia di proposito ignorato l'ordine del corpo d'armata senza nemmeno discuterlo - ove l'avesse considerato inopponuno - , tacendolo perfino al proprio Stato Maggiore, francamente è una tesi che sembra insostenibile. Né la lettera inviata da Navarini il mattino seguente pare idonea a sciogliere gli interrogativi. Come vedremo, non ci sarà in essa una sola parola di rimprovero per Piazzoni, cosa assai strana di fronte a quella che non poteva non apparire deliberata ed enigmatica disobbedienza (27). L'unico tentativo di spiegazione che si ritiene possa azzardarsi consiste nell'ipotesi che Piazzoni, il quale aveva problemi di schieramento e sapeva dover la Trieste proteggere l'eventuale ripiegamento del corpo d'armata, abbia per telefono convinto Navarini della opponunità di tenere q. 150 di ed-Duda soltanto fino a sera, non essendo. in grado col solo Il/ 66 ° fanteria di snidaré l' Essex né di influire sulle forze corazzate britanniche. D'altronde, più a nord , anche la Bologna si trovava in difficoltà. Dopo un nuovo attacco pomeridiano da parte di unità


LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRJONALE

della 70a divisione britannica, con fanteria e carri, il gen. Gloria aveva deciso un ulteriore arretramento. All'imbrunire i resti della divisione erano disposti su una nuova linea. Non c'era più molto: due compagnie del 39° fanteria, due del 40° (una terza era a disposizione della div. Afnka), due compagnie guastatori, alcune unità armi di accompagnamento, otto carri leggeri, due batterie: in totale, 110 ufficiali e 2.200 uomini. Secondo le istruzioni verbali impartite da Rommel la sera del 26 a Bardia, von Ravenscein poteva partire alle 9 del mattino successivo per el-Adem con la sua 21 a Panzer, mentre a NeumannSilkow era riservato il compito di spazzare ogni traccia del nemico fra Capuzzo e Sidi Azeiz con la 15a. Poi si sarebb~ diretto anch'egli verso ovest. Non che Rommel non avesse qualche dubbio. Un segno dell'incertezza che certo in lui si agitava può essere rinvenuto negli ordini scritti diramati entro le 2 del 27: il gruppo Wechmar (della 2P Panzer) da Gasr el-Abd doveva, all'alba, eliminare le forze britanniche di Sidi Omar e la 15a Panzer investire «su ampia fronte>> la linea Sidi Omar-Capuzzo. Neumann-Silkow osservò subito che un qualsiasi impegno in corrispondenza delle posizioni di frontiera si sarebbe tradotto in un ritardo nell'intervento a Tobruk, ma non riuscì a smuovere Rommel dalle decisioni prese. Intanto al Panzergruppe l'agitazione cresceva. Alle 4,30 del mattino Westphal aveva deciso di insistere nuovamente con Rommel: <<Gruppo di combattimento Boettcher - trasmise - subite pesanti perdite, costretto a npiegare (. .. ). Prego invio immediato 8 ° Panzerregiment [della 15 a Panzer]. Diversamente impossibile npnstinare situazione» ed alle 5, 57 spedì un altro messaggio radio alla 21 a Panzer: «Situazione Tobruk molto seria. Partenza imme diata 21 a Panzerdivision, anche solo elementi', est importanza decisiva». Non bastava, ed appena pochi minuti dopo Westphal prese una decisione estremamente coraggiosa. Forse ritenne che la 21 a Panzer fosse «sotto controllo» diretto di Rommel e di Criiwell e quindi vincolata dalla presenza dei Comandi superiori, o forse considerò più facile l'accorrere della 15 a Panzer. Fatto si è che inviò un vero e proprio ordine a Neumann-Silkow: «Attualmente impossibile collegamento con comandante in capo. Panzergruppe ordina vostra immediata partenza per soccorso fronte Tobruk. Situazione grave>> (28). Neumann-Silkow non aspettava altro. Alle 7 era stato informato della presenza di un'unità avversaria con molti automezzi, una diecina di carri ed artiglieria nella zona di 0


LA SECONDA BA1TAGUA DI SIOI REZEGH

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Sidi Azeiz. Vi si diresse immediatamente con 1'8° Panze"egiment in primo scaglione ed il 200° fanteria in secondo. Dopo un breve e violento combattimento parte della 5 a brigata neozelandese - di essa infatti si trattava - fu disfatta completamente, perdendo un centinaio fra moni e feriti e 700 prigionieri, fra cui lo stesso comandante, gen. Hargest. Si erano fatte le 9 e Rommel accorse a Sidi Azeiz. Modificò le disposizioni precedenti - convalidando così l'ordine di Westphal - ed avviò immediatamente il grosso della 15 a Panzer lungo il Trigh Capuzzo verso Tobruk, ma trattenne il 115 ° fucilieri ed il 33 ° battaglione genio: il primo per attaccare la ridotta Capuzzo, il secondo in riserva. Successive notizie da el-Adem lo indussero poco dopo a mandare il 115 ° fucilieri a raggiungere la divisione, ma in compenso spedì il 33 ° battaglione genio contro Capuzzo, pensando che quasi tutta la 5a brigata neozelandese fosse stata eliminata. Alla ridotta c'era invece il 23 ° battaglione neozelandese e nei pressi il 24°. L'errore di valutazione costò caro al repano tedesco, che nel pomeriggio fu respinto c~>n quasi metà degli uomini e dei mezzi fuori combattimento. Nel frattempo, von Ravenstein, lasciato passare Neumann-Silkow, si era avviato lungo la via Balbia, incappando a Menastir nel 22 ° battaglione neozelandese. Tentò di superare l'ostacolo, ma presto si rese conto .della necessità di eliminarlo di forza. Nel primo pomeriggio, dunque, attaccò. Per quattro ore cercò di sfondare. Alla fine, non percependo che l'avversario ormai stava cedendo, seguì l'ordine di Criiwell, giuntogli per radio, di sganciarsi e, girando a sud, di affrettarsi verso Gambut. Quel mattino , lo scarno Comando del Deutsches Afrikakorps si trovava ad oltre sessanta chilometri più a sud di Bardia, del tutto all'oscuro di quanto avveniva e perciò in notevole preoccupazione. Dopo le 9 Criiwell aveva rotto gli indugi dirigendosi verso Sidi Azeiz per prendere contatto di persona con Rommel e soprattutto con le sue due divisioni. Strada facendo, alle 9,40 circa, si era imbattuto nel Comando dell'Ariete, presso Bir Ghirba, ed aveva colto l'occasione per ordinare a Balotta di dirigersi anch'egli in direzione ovest. Mentre stava illustrando la situazione, arrivò un marconigramma di Rommel: «Il grosso del corpo d'armata si diriga

su Tobruk. Nemico a Sidi Azeiz annientato... Distruzione del nemico su vostro vecchio fronte est iniziata., Non deve sfuggire verso sud>. Criiwell confermò a Balotta l'ordine di lasciar perdere la prevista azione contro la 4a divisione indiana e ·di affrettarsi invece


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE

ad accorrere a Tobruk, ed a Wechmar di tentare una mossa contro Sidi Omar. L'Anete poco dopo le 14 si rimise in marcia (29), mentre il 33 • gruppo da ricognizione alle 15 attaccò Sidi Omar. Si trattò, in verità, di un impegno relativo in quanto von Wechmar pensava di non aver una benché minima probabilità di successo; infatti si risolse in uno scambio di cannonate o poco più, anche perché Criiwell alle 16 ordinò di interrompere l'azione e di seguire la 15 a Panzer oltre Sidi Azeiz. Ai Comandi britannici non erano naturalmente sfuggite le intenzioni dell'Afnkakorps di tornare in tutta fretta a Tobruk. La 22a e la 4a brigata corazzata avevano avuto ampio modo di riordinarsi, l'una a sud-ovest di Bir el-Chleta e l'altra a n0.rd-est di Taieb el-Esem. Alle 1O, I O, non appena saputo del combattimento di .Sidi Azeiz, Norrie aveva restituito la 22a brigata corazzata a Gott, che in tal modo riprendeva alla mano la· 7 a divisione corazzata. Il pensiero di Norrie era semplice. Intendeva appoggiare l'azione del 13• corpo minacciando il fianco ed il tergo del nemico. Perciò decise di concentrare la 7 a divisione corazzata verso nordovest e di assegnare alla 1 a brigata sudafricana il compito di controllare Bir el-Gobi e lo spazio a tergo della massa corazzata. Al gruppo di sostegno, invece, affidò l'incarico di attaccare con le]ock Columns le unità italo-tedesche in riflusso dalla frontiera. Più prec\5amente, la 22a brigata corazzata doveva bloccare l'avanguardia téd.'!sca in prossimità I Bir el-Chleta, . ove il terreno facilitava l'irruzione sul Trìgh; mentre la 4 a brigata corazzata avrebbe investito il fianco meridionale e, possibilmente, le spalle del nemico nella zona di Gasr el-Arid. La 15a Panzèr, lasciata Sidi Azeiz verso le 9,30, procedeva a tutta velocità lungo il Trigh Capuzzo. Alle 13,30 1'8° Panzen-egiment si arrestava a circa cinque chilometri ad estdi Bir el-Chleta. Dieci minuti dopo, il contatto coll'avversario era stabilito. Da entrambe le parti lo scontro era ritenut,o imminente, ma nei Comandi britannici la cosa era vista con sensibile ottimismo in quanto l'Afrikakorps era ritenuto esausto ed in ·avvilita ritirata. Da parte tedesca le intercettazioni avevano consentito di stabilire che la 7a divisione corazzata avrebbe attaccato le colonne germaniche a sud di Gambut. Non vi fu dunque una vera e propria sorpresa, anche se per la prima volta i corazzati britannici erano in condizione di attendere i Panzer su un terreno già individuato. Il primo àtto fu recitato fra i 42 Crujader della 22 a brigata ed i 50 Panzer dell'8° reggimento carri (tredici Pzkw II, trentadue Pzkw 111


LA SECONDA BA'ITAGLIA DI SIDI REZEGH

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e cinque Pzkw IV). Inoltre gli inglesi avevano solo otto pezzi da 25 libbre, mentre i tedeschi potevano schierare 24 obici da 105 ed 8 da 150 mm. L'inferiorità in fatto di artiglierie (derivante dall'aver Gott assegnato un compito indipendente al gruppo di sostegno) limitò · sensibilmente l'efficacia dello sforzo esercitato da ScottCockburn, tuttavia questi riuscì a trattenere i carri tedeschi fino alle 16, quando arrivò la 4a brigata corazzata. Partito alle 13 da Bir Berraneb, Gatehouse aveva coperto una trentina di chilometri per arrivare in tempo all'appuntamento, e vi era riuscito. Adesso la lotta si faceva seria per la colonna germanica, perciò Criiwell, il quale aveva da poco raggiunto la 15a Panzerdivision, sollecitò per radio l' arrivo della 21 a Panzerdivision, ingiungendo a von Ravenstein di sganciarsi da qualsiasi impegno. Von Ravenstein non poteva che farsi vedere l'indomani, ma Neumann-Silkow fu aiutato dalla fortuna: all'imbrunire gli inglesi, segue~do un indirizzo adottato per la guerra nel deserto, abbandonarono il campo di battaglia.. È pur vero che l'efficacia dei pezzi da 88 e l'arrivo casuale di nove Panzer riparati dalle officine tedesche stavano tenendo lontani i 77 Stuart di Gatehouse (30), ma fu con sollievo e stupore che Neumann-Silkow vide le due brigate britanniche ritirarsi separatamente a circa otto chilometri a sud del Trigh Capuzzo, con 19 carri fuori combattimento. Giustamente è stato commentatp che: «( ... ) le forze corazzate britanniche, allorché per là prima volta erano state in grado di prevenire quelle tedesche e di concentrarsi contro parte di esse, .avevano gettato al vento la grande occasione. La situazione favorevole che avevano creato proteggendo le spalle del I 3 • corpo d'armata e sbarrando a Rommel la strada del ritorno per impedirgli di intervenire, fu abbandonata _ senza lottare» (31 ). ·

Così Neumann-Silkow, non appena fu sicuro del ripiegamento nemico, si affrettò a spostarsi verso ovest di altri dieci chilometri: quel che occorreva per portarsi a Bir Sciafsciuf, a sud del ciglione di Sidi Rezegh. Quella sera Rommel, giunto a Gambut con Gause utilizzando un veicolo britannico di preda bellica, convocò Criiwell per studiare il da farsi (32). Il comandante dell'Afrikakorps n;iostrò una carta topografica inviatagli dal Panzergruppe, dalla quale risultava a chiare note la critica situazione creatasi attorno a Tobruk e propose di attaccare Freyberg da. due direzioni: l' Afrikakorps avrebbe operato da Sciafsciuf verso nord-ovest, rimanendo a sud del ciglione


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIEITTRIONALE

di Sidi Rezegh; la 90a leggera - come adesso si chiamava la divisione z.b.V. Afn"ka - invece verso sud-est. Rommel non apparve molto convinto. Era piuttosto orientato a fare massa con tutte le forze tedesche (Afrikakorps, gruppo Boettcher e 90a leggera) contro i neozelandesi esercitando uno sforzo unitario dalla via Balbia in modo da separarli decisamente da Tobruk. Comunque si riservò di decidere, incaricando per il momento Criiwell di studiare bene il terreno. Anche Ritchie era intervenuto, per la prima volta, nell'andamento della battaglia. Nel tardo pomeriggio (ore 18,45) aveva comunicato a Norrie di ritenere della massima importanza l' impedire ai tedeschi di sfuggire verso ovest, a sud della scarpata di Sidi Rezegh. Ma quando il messaggio giunse a destinazione, Gott aveva già abbandonato la zona del Trigh Capuzzo, consentendo a Neumann-Silkow di portarsi proprio dove il comandante dell'8a armata non avrebbe voluto. IL 28 NOVEMBRE.

Il primo mattino del 28 novembre le scarse, tardive e spesso inesatte informazioni davano un quadro generale piuttosto incerto per entrambi i contendenti, forse più per i britannici che per gli italo-tedeschi. In un certo senso, Godwin-Austen - il quale si era portato con il proprio Comando presso la 2 a divisione neozelandese il giorno precedente, abbandonando Bir·Chleta poco prima dell'arrivo della 15 a Panzerdivision - non aveva prestato molta attenzione a quello che accadeva alla frontiera, come del resto Freyberg e Scobie, né alla minaccia esercitata dal ritorno dell'Afn"kakorps alle spalle dei neozelandesi. La loro principale preoccupazione si era concentrata inizialmente nel· corridoio, successivamente nel congiungimento delle forze. Invece, il corridoio si limitava in pratica al possesso ·di parte di ed-Duda (anche se il vuoto creatosi fra il XXI corpo italiano e la Bologna era di diversi chilometri) e la riunione definitiva della 70a divisione con la 2 31 neozelandese risultava impedita dalla presenza della Bologna e della 90a divisione leggera a nord (in realtà non in condizioni di ostacolare le intenzioni britanniche) e di sacche tedesche nella zona compresa fra ed-Duda, Belhamed e Sidi Rezegh (in effetti, poca cosa). A conti fatti, le truppe direttamente coinvolte nella lotta erano divise in tre blocchi: sulla posizione di ed-Duda, la 32 a brigata carri con il I Essex ed il


LA SECONDA 8ATfAGLIA DI SIDI REZEG H

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19° battaglione neozelandese rinforzato da carri del 44 ° Royal Tanks; nella zona di Belhamed, la 4a brigata neozelandese con il 44 ° Royal Tanks; sul ciglione di Sidi Rezegh, dal marabuto a q.175, la 6a brigata neozelandese con 1'8° Royal Tanks (schizzo n 69) . . l'er quel giorno le intenzioni di Godwin-Austen si traducevano nel tenere aperto il corridoio «a tutti i costi». Non si può dire che ciò fosse particolarmente illuminante per Freyberg, il quale, perciò, non riunì le proprie forze a quelle di Scobie né fece dietro front: rimase allungato sul rettangolo delimitato dalla scarpata ZaafranBelht1ffied a nord e da quella di q. 175 - Sidi Rezegh a sud, in attesa della 1 a brigata sudafricana, promessagli in sostituzione della brigata di Hargest, rimasta alla frontiera. Ma dqveva attendere sino al 29. Secondo l'ordine impartitogli da Ritchie alle 17,20 del 27, Norrie aveva assicurato che il mattino successivo avrebbe inviato i sudafricani in soccorso di Freyberg. In effetti, il 28 Pienaar arrivò verso mezzogiorno a Taieb el-Esem. Vi incontrò il comandante del 30° corpo (ore 14,30), il quale gli disse di portarsi sul ciglione di Sidi Rezegh. Prenaar ripartì subito, ma percorsi una quindicina di chilometri, si arrestò a Charrubet ez-Zghemat a causa di un fonogramma che lo avvertiva di una battaglia di carri in corso poco più a nord. Egli allora decise, d'iniziativa,· di sostare per la notte, allo scopo di evitare il coinvolgimento in una lotta dalla quale non avrebbe saputo districarsi. L'episodio sembra provocato dall' equivoco sorto tra i Comandi del 13 ° e del 30° corpo circa il testo dì un dispaccio, mai chiarito (33), comunque Norrie approvò la decisione di Pienaar. Non immaginava che la 7 a divisione corazzata fosse raccolta ad appena sei chilometri più a nord! La situazione dell'Asse vedeva il XXI corpo italiano sulle stesse posizioni; la 21 a Panzer in marcia verso Gasr el-Ar1d, che raggiungerà a mezzogio,rno con i serbatoi di carburante vuoti; la 15a Panzer nella zona di Bir Sciafsciuf, anch'essa in attesa di rifornimenti; l'An"ete, arrestatasi a pernottare nei pressi di Bir Grasa (una trentina di chilometri ad ovest di Bir Ghirba, nel deserto), aveva piegato verso nord e puntava su Gasr el-Arid (34). Il Comando del XXI corpo era alquanto in pensiero per la Bologna, anche. perché vedeva l'impossibilità di rifornirla da Bardia, né, men che meno, dalla Strada dell'Asse. Neppure possedeva un'idea precisa del suo perimetro difensivo. Credendo, erroneamente, che essa tenesse ancora il caposaldo di Maghen Belhamed, alle 10 Navarini mandò a Piazzon(l'ordine di rioccupare ed-Duda:


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Schizzo n. 69



LA SECONDA BATI'AGLJA DI SIDI REZEGH

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«La S.V. deve rioccupare subito la posizione di Ed Duda (q. 150) organizzandovi un robusto caposaldo. Destini all'azione un btg. con aliquota artiglieria e lo faccia appoggiare dalle artiglierie divisionali. Se necessario mi richieda intervento artiglieria di C.A .. Comunichi ora inizio movimento. Tenga presente che la divisione Bologna mantiene ancora l'occupazione di Maghen Belhamed (4 km. nord-est di Ed Duda) e che l'occupazione di questa ·ultima località viene a restringere sempre di più il varco ancora libero all'infiltrazione nemica. Da Ed Duda si potrà inoltre sorvegliare ogni movimento dei carri nemici che tentano di attraversare la strada» (35) .

. Riprendendo il commento alla questione, stupisce la mancata richiesta di spiegazione sull'abbandono di q . 150 (a meno che non fosse stato consentito via breve) nonché il peso d_el compito affidato ad un solo battaglione (a meno che non si ritenesse q. 150 ancora libera). E, in proposito, il diario storico del XXI corpo soggiunge: «Ma l'ordine non ha esecuzione per ti diretto intervento del gen. Gambara», senza spiegare il motivo del veto. Invece, secondo il · diario storico della Trieste: «Tale disposizione viene superata dall'ordine 543 delle ore 14,30 del XXI corpo», che informava del previsto attacco pomeridiano dell 'Afn:kakorps. È innegabile la difficoltà di utilizzare documenti poco precisi e poco esaurienti, peraltro in· questo caso sembra chiaro che l'intromissione di Gambara sia dovuta all'aver saputo per primo dell'azione dell'Afrikakorps e del conseguente impegno di tutte le artiglierie del XXI corpo, e che i contrordini siano stati dati per telefono . Il divisato attacco tedesco · contro le forze neozelandesi e le brigate corazzate britanniche era basato sui seguenti lineamenti ( schizzo n° 70). La 15a Panzer doveva puntare da est verso la base sei.kntrionale della scarpata di Bir Bu Creimisa, in modo da imbottigliare le forze nemiche, impedendo loro di sfuggire verso sud. Il gruppo Boettcher, che si era portato con le unità germaniche rimastegli ad oriente di Bir Bu Creimisa, doveva dare appoggio ed agevolare il compito della 15_a. L'Ariete aveva l'incarico di attaccare lungo il Trigh Capuzzo, tagliando in due le truppe neozelandesi dislocate sui costoni di Zaafran-Belhamed e di q. 175 - Sidi Rezegh. La 21 a Panzer, della quale si sperava l'arrivo tempestivo, doveva attaccare dal bivio via Balbia-Strada dell'Asse, cioè dal settore della Bologna, verso sud, in direzione di Sidi Rezegh. Tutta l'artiglieria del XXI corpo era chiamata ad impedire che neozelandesi e corazzati britannici trovassero scampo in Tobruk. Può essere che il disegno di manovra ·fosse stato abbozzato dal Panzer_gruppe,


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Schizzo n. 70



I.A SECONDA BAlTAGLIA DI SIDI REZEGH

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certo ebbe l'approvazione di Rommel. Ad ogni modo non ebbe attuazione né quel giorno, perché l'Afrikakorps non era pronto, né il giorno seguente, perché Criiwell la pensava diversamente. In luogo di tale attacco il gruppo Boettcher effettuò un'azione particolare in direzione di Sidi Rezegh, della quale si ignora la genesi ·e la cui conclusione lascia molto perplessi. Alle 15,30 Boettcher si mosse verso le posizioni ad occidente del marabuto e con una facilità probabilmente imprevista sconquassò il 24 ° battaglione neozelandese ed uno squadrone di Valentine, impegnò il 26 ° e «piuttosto stranamente - rilevò l'avversario - proprio quarJdo ognuno pensava che la partita fosse perduta, il nemico si disimpegnò». Da parte tedesca fu recriminato che «dopo la caduta dell'oscurità(...) Rommel, per qualche sconosciuto motivo, ordinò il ripiegamento dell'unità attaccante a Bir Bu Creimisa» (36). Rommel era rientrato ad el-Adem in aereo nella tarda mattinata. Era atteso con ansia, soprattutto da Westphal. «Non salutò nessuno - ricordò uno dei presenti - ma salì in silenzio a bordo dell'autobus che serviva da sala operativa e guardò le mappe. Gause gli stava alle spalle. Cercammo di far capire a Gause, a cenni, che avrebbe fatto meglio a parlare a Rommel per spiegargli la decisione di Westphal. Ma non era necessario. Rommel d'un tratto annunciò che era stanco e che andava a sdraiarsi» (37). E del richiamo dell'Afrikakorps non fece più cenno. A el-Adem c'era anche Bastico. Informato della lunga assenza del comandante del gruppo corazzato tedesco e della prevista operazione, che si sperava risolutiva, aveva deciso di andare a vedere da vicino le cose. Non essendo affatto sicuro che Rommel si fosse reso ben conto della situazione generale, per misura prudenziale aveva disposto che alcuni reparti imbastissero la linea arretrafa di Ain el-Gazala. Nello stesso tempo si era premurato di far rinforzare il presidio di Agedabia e di vigilare la via Balbia. Inoltre aveva chiesto a Roma l'urgente invio di trenta equipaggi per carri medi e venti per carri leggeri. Il colloquio con Rommel fu chiarificatore e dette buone speranze per il giorno successivo. A prescindere dalle speranze, Criiwell non intendeva osservare le idee del suo superiore diretto. Ricevµte verso le 21 le direttive circa l'attacco concentrico, egli trovò che ormai era troppo tardi per modificare il proprio intendimento e ·convocò a rappòrto · per le 8 del mattino seguente i divisionari. Il «troppo tardi» di .Criiwell era da porsi in relazione alla situazione creatasi - per sua volontà - °durante la giornata. La 21 a


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LE OPERAZIONI IN Al'RICA SETTENTRIONALE

Panzer, procedendo lungo il Trigh Capuzzo, era arrivata a Bir el-Chleta. L'An"ete, giunta a mezzogiorno all'altezza di Gasr elArid, dopo una sosta di circa tre ore aveva ripreso la marcia per arrestarsi alle 17, un poco più ad occidente. La 15 a Panzer aveva lasciato la zona di Bir Sciafsciuf alle 16,45, articolata su due colonne. A destra la 15a brigata fucilieri si era ponata a sud di q. 175 (tenuta dal 21 • battaglione neozelandese) , fermandosi alla testata dell'uadi en Nbeidat; a sinistra 1'8° Panzerregiment, proteggendosi il fianco esposto da insidie provenienti da sud con uno schermo di artiglieria da campagna e controcarri, aveva raggiuno Hareifat en-Nbeidat, cioè le propaggini orientali della scarpata di Bir Bu Creimisa. L'idea di Criiwell si traduceva in un'azione diretta: la 21 a lungo il Trigh Capuzz9 con obiettivi successivi Belhàmed e q. 144, sulla Strada dell'Asse; la 15a, a sud del Trigh sulla direttrice campo di aviazione-Sidi Rezegh-ed Duda-Bir Bu Asatein; l'Anete, spostata sulla sinistra nella zona di Sidi Muftah, per respingere attacchi di corazzati sul fianco meridionale e sul tergo delle divisioni tedesche, tenendosi peraltro in grado di concorrere all'azione ( schizzo n° 71). Negli spostamenti del 28 novembre, l'avanzata di NeumannSilkow era stata la più movimentata. Scott-Cockburn e Gatehouse l'avevano tenuto d'occhio ed erano intervenuti contro 1'8° reggimento Panzer, peraltro con deludenti risultati. La 22 a brigata corazzata aveva subito altre perdite dolorose, sì da rimanere con 24 Crusader, la metà di quanto possedeva il giorno prima; la 4 a corazzata, invece, disponeva ancora di uha sessantina di Stuart. All'imbrunire, quando la 7 a divisione corazzata si ritirò, tutto il fianco meridionale della 6a brigata neozelandese era esposto all'offesa tedesca. Per i.qciso, l'avanzata della 15a brigata fucilieri ebbe un'inattesa consegµenza. Nel suo movimento, il 200° reggimento fucilieri si era affacciato sulla scarpata, più o meno ali' altezza dell'uadi esc-Sciommar; aveva scorro circa dueéento autoveicoli a cavaliere del Trigh Capuzzo e, pensando a colonne di rifornimento, spinto qualche elemento verso nord. Le supposte unità logistiche erano invece i Comandi del 13 • corpo, della 2 a divisione neozelàndese e della 1a brigata carri. Avvenito il pericolo, Godwin-Austen decise di ritirarsi su Tobruk con il Comando del corpo d'armata ed i servizi neozelandesi. Il ripiegamento fu completato entro le ore 6,30 del 29 novembre ed appena nella piazzafone Godwin-Austen telegrafò a Ritchie: «Il com·doio di Tobruk è perfettamente sicuro ed aperto al transito delle nostre truppe e tale sarà conseroato. Sono



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RIKAKORPS IL 29 NOVEMBRE

Schizzo n. 72


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEnENTRIONALE

arrivato senza incidenti. La stampa può essere informata che Tobruk è libera come lo sono io». L'ultima frase aveva un sapore un po' ambiguo. 2. LA RICONQUISTA DI $IDI REZEGH E DI BELHA.MED - 1 ° DICEMBRE)

(29

NOVEMBRE

Cruwell diramò gli ordini definitivi alle 8,30 del 29, ma il primo di essi fu particolarmente gravoso: si trattava di sostituire von Ravenstein. Mentre si recava al rapporto, il generale era incappato in un posto di guardia del 21 ° battaglione neozelandese, cadendo prigioniero con tutte le carte topografiche segnate. Il comando della divisione fu assunto temporaneamente dal ten. col. Knabe, comandante del 104 ° fucilieri, ma la grande unità era rimasta desolatamente debole in fatto di carri: appena dodici mezzi efficienti (tre Pzkw II, cinque Pzkw 111 e quattro Pzkw IV) costituivano il 5 ° PanzeTTegiment. Alle 9,50 la 15a Panzer entrò in campo. Come si avviò nella depressione tra le scarpate di Sidi Rezegh e di Bir Bu Creimisa, cadde sotto il fuoco della 6a brigata neozelandese. Neumann-Silkow non rispose. Avrebbe dovuto cambiare direzione e puntare su ~idi Rezegh-ed Duda secondo gli ordini di Crtiwell, ma conosceva le intenzioni di Rommel e decise di comportarsi in modo da accontentare entrambi i superiori, costeggiando la scarpata di Bir Bu Creimisa, portandosi ad occidente di ed-Duda e da tale posizione iniziare l'attacco (~chrz.zo, n° 72). Cruwell seguiva a distanza il movimento della 15 a Panzer, cosicché raggiunse Bir Bu Creimisa verso le 11,30. Si avvide del cambiamento, ma era ormai inutile intervenire. Poco dopo apparvero Rommel, Gambara e Navarini. Il primo ribadì la. volontà di separare i neozelandesi da Tobruk mediante un taglio effettuato lungo la linea ed Duda-Belhamed. In tal guisa avrebbe realizzato il completo accerchiamento di Freyberg. La difesa di ed-Duda ricadeva sotto la responsabilità della 32 a brigata carri. Più precisamente, il suo presidio era composto dal I battaglione Essex, 2 / 13 ° battaglione australiano, una co.mpagnia mitraglieri dd 1 ° Royal Northumberland e 4 ° Royal Tanks (ridotto a 26 Matilda). Il 19° battaglione neozelandese era stato spostato più a nord, approfittando del vuoto determinato dall'arretramento



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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SElTEl'ffRIONALE

della Bologna e della 90a leggera, per sbarrare la Strada dell'Asse. L'attacco tedesco cominciò alle 13. La 15a Panzer partì con i carri in testa. L'uno fu violento; l'Essex ne uscì semidistrutto e senza più cannoni controcarri, ma la resistenza accanita ed il nutrito fuoco di sbarramento delle batterie inglesi arrestarono i tedeschi su q. 150. Alle 17,30 Neumann-Silkow, che aveva perduto 25 carri, ordinò il consolidamento sulle posizioni raggiunte (38). A questo punto il comandante britannico di ed-Duda chiese un contrattacco a suo favore , tuttavia la risposta che ricevette dal Comando 14a brigata verso le 21 (cioè, tre ore dopo) fu sconsolante: l'intervento era imminente, però ... occorreva ancora un po' di tempo. S'intromise allora Scobie che ordinò a Willison di respingere l'attaccante al più presto, con quello che aveva. Il contrattacco fu sferrato in linea retta lungo la Strada dell'. Asse ed alle ore 2 di notte ia situazione era ristabilita a favore britannico. Poiché in guerra gli equivoci e gli errori sono assai più frequenti di quanto non si immagini, non fu solo grazie alla vigorosa ed energica reazione australiana ed inglese che ed-Duda venne interamente ripresa. L'urto era stato sopportato dalla fanteria tedesca e mentre Neumann-Silkow pensava di rinnovare il tentativo, facendo massa con 1'8° Panzerregiment, l'errata decifrazione di un messaggio radio lo indusse a ritirarsi verso el-Adem. Fu soltanto alle 3,30, al Comando del Panzergruppe, che egli si accorse dell'errore. In definitiva la mossa voluta da Rommel si era dimostrata incerta di risultati e pericolosa per la situazione generale. La mancata riuscita dell'intervento logorò la 15a Panzer, vale a dire l'elemento più forte dell'Afnkako,ps, e per giunta questa era rimasta tutto il giorno ad ovest di Sidi Rezegh, mentre ad est la 21 a Panzer e la Anete, vale a· dire gli elementi più deboli, dovevano vedersela con la 2 a neozelandese e la 1 a brigata carri, con la 1 a brigata sudafricana e soprattutto con la 7 a divisione corazzata. Fu buona ventura che Ritchie non riuscisse a convogliare ogni sforzo per conseguire tale risultato. Si può adesso concludere sull'abbandono senza necessità di q. 150 di ed-Duda da parte italiana. Se il Il/ 66 • fanteria fosse rimasto sulla posizione, forse vi si sarebbe trovato ancora il giorno 29. e probabilmente l'attacco della 15 a Panzer avrebbe avuto esito differente. Per contro, non è affatto detto che sarebbe stato in grado di resistere ad un tentativo britannico di conquistare anche q. 150 per migliorare la difesa locale. Inoltre, fino al mattino del 29 nessuno poteva sapere che la 15 a Panzer avrebbe tentato la


LA SECONDA BAlì'AGLIA DI SIDI REZEGH

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conquista di ed-Duda. A conti fatti, non sembra che si possa sostenere che il pur indubbio errore abbia esercitato sull'economia della seconda battaglia di Sidi Rezegh un peso più fone dell' abbandono del marabuto da pane del gruppo Boettcher, ad esempio, o dell'iniziativa di Neumann-Silkow in contrasto col pensiero di Criiwell. · La 2 a divisione neozelandese si era sistemata alla meglio per resistere all'atteso sforzo dell'Afa:kakorps. Verso le 10,30 la 21 a Panzer aveva iniziato l'attacco della corrina fra Zaafran e q. 175, ma senza riuscire a concludere molto. Quello che tutti i neozelandesi aspettavano· con ansietà crescente era l'arrivo della 1 a brigata sudafricana, senonché proprio quel mattino Norrie aveva complicato · le cose. Alle 6 aveva spedito una comunicazione a Pienaar, ordinando estrema cautela: la brigata non doveva abbandonare Hagfet en-Nadura finché gli esploratori non avessero assicurato che il movimento poteva essere compiuto in piena tranquillità. Inoltre, sino al congiungimento con i neozelandesi la brigata rimaneva alle dipendenze del 30 • corpo. Con ciò Norrie aveva modificato le disposizioni del Comando 8 a armata, ma vi era stato costretto dalla situazione, quale ricostruita sulla base delle notizie pervenute: la 21 a Panzer in marcia sul Trigh Capuzzo,oltre Bir el-Chleta: l'Artete, più indietro, a sud e parallelamente al Trigh, diretta anch'essa contro Freyberg «da sud-est»; la 15a Panzer con la destra verso il campo di aviazione di Sidi Rezegh. Pienaar era già così poco disposto a correre avventure che si immobilizzò in attesa degli eventi. Per. la 7 a divisione corazzata occorre fare un discorso più ampio. Essa era raccolta nella zona di Charrubet ez-Zghemat quando, alle 9,45, una pattuglia del 4° autoblindo sudafricano avvistò una colonna corazzata ad ovest di Carmuset en-Nbeidat. Si trattava, ovviamente, della 15a Panzer, che venne seguita sino alla sua presa di contatto con il gruppo Boettcher e l'ulteriore prosecuzione verso ed-Duda. Più o meno contemporaneamente la 4 a brigata corazzata aveva uno scontro breve ma nutrito con una colonna dell'Ariete. Quando fu chiaro che Rommel aveva diviso in due blocchi le sue forze corazzate, Norrie si orientò ad un massiccio intervento. Però mancò l'obiettivo. Avrebbe potuto riunire le due brigate corazzate, il gruppo di sostegno e la brigata sudafricana e letteralmente schiacciare l'An'ete prima e la 21 a Panzer poi, ma nulla di rutto ciò venne tentato. Alle 13 il Comando del 30° corpo ricevette la notizia che ed-Duda e q. 17 5 erano attaccati e che carri


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIONALE

tedeschi stavano raccogliendosi sull'aeroporto di Sidi Rezegh. Fra informazioni vere e notizie prive di fondamento, Gott fu inviato sul campo di battaglia, mentre le batterie britanniche a lunga gittata si schieravano ed aprivano il fuoco. L'intenzione di Gott fu di impegnare con l'artiglieria le unità nemiche ad occidente dell'aeroporto e di gettarsi con i carri sulle forze a nord di Sidi Muftah. Alle 14 la 4a brigata corazzata era giunta a sud dell'estremità orientale della scarpata di Bir Bu Creimisa, mentre la 22a, alla sua destra, si fermava scorgendo a nord-est una colonna di 25 carri italiani. Gli ordini furono per la 4a corazzata di dirigersi su q. 175, e per la 22 a di coprire il fianco esposto della 4 a. Si giunse allo scontro ma in un clima di confusione. All'imbrunire del 28 l'Ariete aveva ricevuto disposizione da Criiwell di portarsi sin da quella stessa sera verso Sidi Muftah per assolvere i noti compiti, ma la necessità di riordinarsi e far rifornimento spinsero Balotta ad attendere l'alba. Così, alle prime luci del 29, la divisione aveva ripreso il cammino su due colonne miste ampiamente intervallate: a destra quella basata sull'8° bersaglieri, a sinistra quella fondata sul 132 ° carristi. Alle 9,30 circa la colonna del 132 ° carristi si trovava nella zona di Sidi Muftah, intesa in senso molto lato. Ebbe a che fare con un gruppo avversario e se ne liberò senza dar molta importanza all'episodio. Il cÒntrario di quanto dovette fare il nemico, cioè la 4a brigata corazzata, che per quanto numericamente superiore, sembra abbia subito una «spazzolata» (39). Evidentemente ignara dei danni provocati, l'Ariete si spostò a nord. Nel primo pomeriggio ebbe un nuovo incontro con la 7a corazzata. Non è ben chiara la dinamica degli avvenimenti, fatto sta che ben ·presto, subìto un ulteriore logorio, le due brigate corazzate britanniche ripiegarono su Charrubet ez-Zghemat. A questo punto, Balotta ricevette ordine dall'A.frikakorps di andare a sbarrare il Trigh Capuzzo all'altezza di Bir Sciuearat-q. 175. Conseguentemente, q. 175 venne assegnata quale obiettivo all'8° bersaglieri e q. 167 (ad ovest del Rugbet en-Nbeidat) al 13 2 ° carristi. Su q. 175 si era sistemato da qualche tempo il 21 ° battaglione neozelandese, però tra le ore 10 e le 14 esso aveva dovuto respingere un paio di assalti del 104 ° reggimento fucilieri tedesco; inoltre 1'8° Royal Tanks, che appoggiava il battaglione, aveva perduto tutti i suoi Valentine. Verso le 15,30 un'isolata autoblindo giunse da sud e si presentò al gen. Barrowclough informandolo che la 1 a brigata sudafricana era in marcia. È umano che da quel


I.J\ SECONDA BATI'AGLIA DI Si01 REZEGH

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momento i neozelandesi attendessero con impazienza il rinforzo tanto atteso, cosicché quando alle 17 vennero avvistati alcuni mezzi corazzati fu facile l'equivoco tra le alte torrette degli M 13 e la sagoma delle autoblindo sudafricane. Si trattava dell'8° bersaglieri. Si arrestò brevemente, poi partì con il V battaglione rinforzato in primo scaglione ed il III, anch'esso rinforzato, in secondo, appoggiati da I ·e 11/132° artiglieria. L'attacco venne sferrato pressoché di slancio ed. il 21 ° battaglione neozelandese fu travolto, perdendo 200 prigionieri, scoprendo un centro sanitario campale con un migliaio di ricoverati e 400 uomini di personale sanitario. Puro.no liberati anche 200 prigionieri tedeschi della 21 a Panzerdivision. Nel contempo la seconda colonna dell'Ariete, basata sul 132° carristi, aveva occupato q. 167 di BaÌ:en Bel Cor sorprendendo un reparto neozelandese e catturando altri prigionieri. Pienaar era rimasto tutto. il giorno in attesa del «via libera». Alle 18,25 ricevette un messaggio del 30° corpo: «Siete adesso alle dipendenze di Bernard [Freyberg], ma Biggest Neptune [Ritchie] desidera assolutamente che raggiungiate Bernard.stanotte». L'obiettivo dei sudafricani era stato indicato inizialmente in q. 178 sul ciglione di Bir Bu Creimisa, sì da farlo ritenere come elemento dell'avvolgimento di Rommel da sud. Invece il primo ordine di Freyberg (ore 17,30 circa) fu di affrettarsi in direzione di q. 175 per dare una mano al 21 ° battaglione duramente impegnato. Mezz'ora più tardi pervenne la notizia della caduta di q. 175 ed in quelle circostanze Pienaar non trovò di meglio che informare Norrie di un contrordine di Freyberg (40) e di restare dov'era. In definitiva, l'unica unità a chiudere in attivo la giornata fu l'Ariete. A conclusione dei combattimenti sostenuti, alle 20 il Panzergruppe diramò gli ordini per il giorno successivo. Lo scopo da conseguire rimaneva duplice: ostacolare il pieno congiungimento delle unità nemiche esterne a Tobruk con il presidio della piazza e rendere ancor più saldo l 'accerchiamento dei neozelandesi nella zona di Sidi Rezegh. A tal fine la 15 a Panzer avrebbe rinnovato l'attacco ad ed-Duda sino a raggiungere ed occupare Belhamed per prendere contatto con la 90a leggera; la 21 a Panzer sarebbe rimasta a fronteggiare il fronte :-Zaalran-q:.175,: a cavallo del Trigh Capuzzo; il gruppo Boettcher avrebbe conservato il possesso di. Bir Bu Creimisa contro tentativi da sud e l'Ariete operato la saldatura fra q. 175 e la scarpata di Bir Bu Creimisa. Quanto alla cintura d'assedio, la Trento aveva ~l compito di spingere uri piccolo gruppo tattico in direzione di Bir Bu Asatein, cercando di restringere il


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LE OPERAZION°i IN AFRICA SETIENTRIONALE

varco aperto dalla 70a divisione britannica, mentre a nord, da Belgassem, la Bologna avrebbe fatto altéettanto. Infine la Tn"este passava alle dirette dipendenze del Panzergruppe, inglobando il raggruppamento esplorante De Meo ed il 33 ° gruppo esplorante tedesco. Per le ore 6,30 dell'indomani doveva trovarsi raccolta a sud-ovest di Bir Bu Creimisa (41), perciò durante la notte la responsabilità del suo settore sarebbe stata assunta dal III/ 19° e dal I/ 40 ° fanteria con il 111/ 1 ° aniglieria celere, agli ordini della Pavia. Poco dopo le 8 del 30 novembre Rommel arrivò a Bir Bu Creimisa, ove si era sistemato il Comando dell'Afnkakorps. Criiwell lo accolse piuttosto dubbioso. La 21 a Panzer sembrava più o meno bloccata, sia per la resistenza incontrata sul Trigh Capuzzo, sia per la concreta e crescente minaccia alle sue spalle. La 15 a era reduce da uno scacco non indifferente. L'Ariete se l'era cavata bene contro la 7a divisione corazzata, ma obiettivamente non si poteva pretendere molto di più dai suoi mezzi. In sostanza, anche se la Trento all'alba aveva ripreso un paio di capisaldi alla guarnigione di Tobruk per ridurre il varco fra Bir Bu Asatein e Sidi Belgassem, l'accerchiamento presentava ben scarse probabilità di riuscita. Rommel poteva commettere errori come qualunque altro generale, ma innegabilmente possedeva una forza d'animo ed una fiducia di sé poco comuni. Per quanto si rendesse ben conto di camminare sul filo del rasoio, e non solo da quel giorno, confermò senza esitazioni le direttive già diramate e considerò una nuova ipotesi. Poiché l'elemento determinante ai fini della distruzione della massa nemica semiaccerchiata era il possesso della scarpata di Sidi Rezegh, questo obiettivo poteva essere raggiunto contemporaneamente dall'Anete da oriente e dal gruppo Mickl da sud-ovest (il ten. col. Mickl aveva assunto il comando del gruppo Boettcher ed il gen. Boettcher quello della 21 a Panzer), con il sostengo di tutta l'artiglieria d'armata e di corpo d'armata disponibile. In realtà non furono diramati ordini in àderenza a tali istruzioni - peraltro citate nel diario di guerra dell'Afhkakorps - perché Crilwell, visto come si mettevano le cose, rimase al concetto di manovra iniziale (schizzo n° T;J) .

Anche Ritchie esaminò con cura il problema operativo. La sera del 29 aveva saputo dal servizio intercettazioni che la 21 a Panzer si proponeva di impadronirsi della scarpata di Sidi Rezegh e che l'Ariete si era scontrata vivacemente con il grosso della 7 a divisione corazzata, _ma il quadro ricavato era un po' troppo ottimistico. Secondo il Comando del1'8a armata le due divisioni si trovavano in



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LE OPÈRAZIONI IN AFRICA SETTENTIUONALE

serie difficoltà, sì da prepararsi ad una ritirata notturna. Perciò Ritchie avvertì personalmente Gott di «non mollarle», di far qualunque cosa per interferire con i rifornimenti italo-tedeschi e, in particolare, di lanciare le autoblindo sudafricane alle spalle della 21 a Panzer. Ma le idee di Ritchie non si fermavano a questo. Ritenendo l'occasione favorevole, mirava ad avvolgere le truppe dell'Asse da sud. Sulla base di questi intendimenti, alle 8,45 del 30 Godwin-Austen diramò gli ordini esecutivi: la 2a divisione neozelandese, non appena preso contatto con la 1a brigata sudafricana incaricata di raggiungere prima q. 178 ad ovest di Bir Bu Creimisa e poi Abiar el-Amar - e fosse stata cena del saldo possesso di quest'ultima posizione, doveva attaccare in direzione di Bir Bu Creimisa sino a raggiungere q. 177, cinque chilometri a sud del bivio di el-Adem. Scopo dell'operazione: creare una sacca fra ed-Duda ed el-Adem ed imbottigliare tutte le forze dell'Asse ivi concentrate. A Gott il compito di proteggere la sinistra di Freyberg. L'ora di inizio sarebbe stata definita ali' arrivo di Pienaar (42). Pienaar, dunque, cominciò a mandare avanti un battaglione con una batteria, in avanguardia, per occupare per prima cosa q. 178. Il resto della brigata rimase a Hagfet en-Nadura. Il battaglione partì alle 9 ed a mezzogiorno avvistò il nemico o meglio fu avvistato dalle artiglierie della Pavia e del gruppo Mickl che lo inquadrarono a cannonate. Per questo - e per altro motivo, come vedremo - alle 13 fu richiamato affinché si riunisse col grosso della brigata. Freyberg non sapeva più cosa pensare. Di q. 178 non gli importava nulla; quel che gli premeva era di riacquisire q. 17 5, cacciandone gli italiani. D'altronde, anche se le brigate di Scott-Cockburn e di Gatehouse dovevano · assicurare il transito attraverso 1'area pericolosa, esistevano incertezze di vario genere e Pienaar aveva sempre davanti agli occhi la -fine della 5a brigata. Norrie comprese che era opportuno agire di persona ed alle 11,30 arrivò a Hagfet en-Nadura «determinato a dare una scossa». Come ebbe a commentare a guerra finita, Pienaàr <<non era sufficientemente consapevole dell'urgenza della situazione o del pencolo in cui.versava la divisione neozelandese» (43 ). Mentre entrambi gli avversari si preparavano, le opposte artiglierie avevano preso la parola. L' An'ete si vide di buon mattino fatta oggetto dei tiri delle batterie neozelandesi, per cui, oltre a rispondere al fuoco, il 132 • carristi fu incaricato di spingersi verso il campo di aviazione per diminuire la concentrazione dei mezzi ed allontanare gli osservatori nemici. Inizialmente il contatto si limitò


V. SECONDA llATIAGLIA DI SIOI REZEGH

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ad uno scambio più o meno intenso di cannonate, ma presto assunse un differente aspetto. La 7a divisione corazzata aveva ricevuto il compito di cogliere ogni opportunità per attaccare e distruggere il nemico, nonché di proteggere la 1 a brigata sudafricana nella sua avanzata verso nord. Poiché tutto ciò rivestiva carattere in certo modo difensivo, Gott decise di concentrare tutti i carri efficienti in una sola mano. Scott-Cockburn passò i suoi 25 Crusader a Gatehouse e la 4 a brigata corazzata, grazie anche ai rinforzi di materiale ricevuti, mise così in linea 120 carri. Tuttavia, per quanto essa disponesse di up. complesso assolutameqte superiore di mezzi, fu l'Ariete a tener l'atteggiamento più aggressivo. Verso le 9,30 una puntata dell'VIII battaglione carri contro la destra di Gatehouse provocò uno scontro di tre quarti d'ora. A mezzogiorno fu la 4a brigata corazzata ad investire l'VIII ed il IX battaglione del 132 ° carristi; questa volta si trattò di un vero e proprio combattimento che, sorretto da intensa partecipazione di artiglieria, si prolungò sino alle 16 circa. Da parte italiana venne dichiarato di aver posto fuori combattimento 25 tanks, da parte britannica 16 carri M13. Tirando le somme, per quanto pressante fosse 1' impegno di Gatehouse ed esclusivamente rivolto contro l'Ariete, il risultato si palesò nullo: 1'8° bersaglieri conservò il possesso di q. 175 ed il 132° carristi, pur avendo subito perdite in specie nell'VIII battaglione, rintuzzò i tentativi inglesi e si mantenne ad ovest e sud-ovest della posizione. Che fosse problematico consentire ai sudafricani di pervenire incolumi sino a breve distanza da q. 175 , per poi riconquistarla, era apparso chiaro a Norrie. Mentre Pienaar richiamava l'avanguardia spinta verso la scarpata di Bir Bu Creimisa, egli parlò con Freyberg per radio e gli spiegò che, vista la situazione locale, diventava preferibile dirigere la 1a brigata sudafricana su Bir Sciafsciuf undici chilometri ad oriente di q. 175 - da dove essa avrebbe potuto attaccare l'obiettivo. Freyberg condivise la soluzione e tra le 13 e le 13)0 Pienaar finalmente si mise in moto, accompagnato da Norrie, che preferì essere presente per eliminare qualunque nuova discussione sui pericoli del movimento. Alle 16 il battaglione di testa toccò Bir Sciafsciuf. L'entrata in campo delle divisioni tedesche non ebbe luogo che nel pomeriggio. Tornato a Bir Bu Creimisa alle 13,30 circa, Rommel esaminò ancora l'impiego dell'Afrikakorps, ormai pronto a scattare. Alla fine decise _che alle 15,30 la 15a Panzer ed il gruppo Mickl attaccassero la scarpata di Sidi Rezegh e nel contempo· la 90a


GLI AVVENJ

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MENTI DEL 30 NOVEMBRE

Schizzo n. 73


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'ITENTRIONALc

leggera muovesse contro Belhamed e Za:afran. L'Ariete avrebbe tenuto le posizioni occupate e possibilmente si sarebbe spinta ancor più verso ovest sulla scarpata, mentre la 21 a Panzer di Boettcher avrebbe reiterato i tentativi a cavallo del Trigh Capuzzo da oriente. Cri.iwell chiese inutilmente di posporre di un'ora l'inizio, però ottenne che la 15 a Panzer, superato Abiar el-Amar, si dirigesse su Belhamed per prendere collegamento con la 90a leggera, la quale si sarebbe limitata, per ·s uo conto, ad un'azione di impegno. Comunque l'attacco non cominciò prima delle 15.45 a causa di un violento e preciso bombardamento a:ereo britannico. Neumann-Silkmy, che schierava una quarantina di carri, si era da tempo portato a nord di Bir Bu Creimisa. Dopo mezz'ora di preparazione d'artiglieria - giudicata insoddisfacente dai tedeschi e micidiale dai neozelandesi - lasciò la base di partenza con 1' 8 ° Panzerregiment in testa, seguito dal 200 ° reggimento fanteria e dal 33 ° gruppo Panzerjaeger. Il gruppo Mickl doveya allargare Io sforzo sulla destra. L'urto fu deciso e violento. Un battaglione carri superò di slancio il dosso di Abiar el-Amar, scendendo sul Trigh Capuzzo; il grosso della colonna piegò verso est contro il 24 ° ed il 26 ° battaglione neozelandese. Nello stesso momento l'An'e te impegnava il 25 ° battaglione. La repentina caduta delle ombre della sera fece sospendere il combattimento: il battaglione che aveva superato il Trigh era stato arrestato dal fuoco di sbarramento delle batterie nemiche, ma della 6a brigata restava assai poco, tanto che Barrowclough propose di ripiegare i superstiti in Tobruk. Freyberg ne parlò con Godwin-Austen, ma il comandante del 13 ° corpo rispose che i sudafricani dovevano riprendere q. 175 quella notte con l 'aiuto della brigata di Gatehouse. La 21 a Panzer, dal canto suo, aveva fatto del suo meglio, compatibilmente con l'efficienza residua. Il 5 ° Panzerregiment poteva contare su una ventina di carri ed il 104 ° fucilieri aveva anch'esso sofferto perdite. Di contro c'era la retroguardia neozelandese - nove carri del 44 ° Royal Tanks con alcuni cannoni controcarri e poca fanteria - ma i timori non risiedevano nella resistenza che essa avrebbe opposto, bensì nella minaccia che si profilava da sud e da est, ad opera della 4 a brigata corazzata e delle jack Columns. Quindi al termine del pomeriggio la situazione rimaneva all'incirca quella iniziale ed all'imbrunire il battaglione mitraglieri del 104 ° fucilieri dovette essere inviato in rinforzo al 3 ° gruppo esplorante, ad fiagfet esc-Sciomar. Alle 17,45 Rommel tornò al Comando dell'Afnkakorps e


I.A SECONDA l)A1TAGLIA DI SJOI REZEGH

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Stabilì per l'indomani: «Delimitare e annientare le saccbe nemiche, cominciando alle 6». Nelle ore seguenti iniziò l'afflusso di notizie dai vari settori del campo di battaglia. Alle 19,45 Boettcher segnalò che la 21 ° Panzer era stata così tartassata sul fianco ed alle spalle da trovarsi in seria difficoltà, qualunque fosse l'atteggiamento tattico da assumere il giorno seguente, perciò prospettò la convenienza di riunirsi all'Afrikakorps a Bir Bu Creimisa. La comunicazione era stata fatta anche al Panzergruppe, che chiese informazioni. Criiwell, unato per il mancato rispetto gerarchico, disse apenamente a Rommel che se la 2P non poteva né attaccare né difendersi, meno ancora poteva pensare di aprirsi la strada verso ovest, perciò doveva restare dov'era. In questo ordine di idee, alle 22 rispose duramente a Bòettcher: «Le.i dipende esclusivamente da me. I messaggi radio al Panzergruppe, specialmente se in chiaro, sono vietati. Lei deve resistere ad ogni costo. Disporsi a caposaldo, con il Comando di divisione in posizione centrale». Al Comando dell'Afiikakorps si era persuasi che la p erdita di von Ravenstein fosse stato un brutto colpo per il morale della divisione, però è innegabile che la posizione di questa appariva drammatica. Verso le 22 si fece vivo Neumann-Silkow, assicurando che Sidi Rezegh era saldamente in mano tedesca, ma ammettendo che la 15a Panzer era inchiodata proprio sul Trigh Capuzzo. Anche a tal riguardo Criiwell espresse insoddisfazione. A suo avviso occorreva estendere l'occupazione territoriale a nord del Trigh, almeno con la fanteria, approfittando dell'oscurità. Considerando le difese di ed-Duda e di Belhamed, ciò avrebbe risparmiato perdite. Neumann-S~ow, invece, preferiva rimandare la prosecuzione dell'attacco all'alba, per fruire del pieno appoggio dell'artiglieria e dei carri armati e Criiwell finì per conçordare. L'Ariete chiudeva la giornata . respingendo un ultimo sforzo nemico: quello dei sudafricani. A dire il vero fu anche fonunata, perché Pienaar, allegando una comunicazione di Freyberg secondo la quale non era probabile una fone opposizione italiana a q. 175 - comunicazione ignorata da Norrie, che pure era · in contatto radio con Freyberg - alle 18,30 si accinse ad assolvere il compito affidatogli . Evidentemente pensando di trattasse di questione di poco conto, avviò due piccoli gruppi tattici: il primo, costituito dal Royal Nata/ Carbineers (meno una compagnia), a sinistra; il secondo formato da una sola compagnia del Duke of Edinburgh ':r own Rifles. A siffatta scarsa potenza d'uno -si aggiunse un assai limitato coordinamento dello sforzo, perciò l'attacco si arenò


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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SElTENTRIONAl.E

allorché venne avvistato, a nord, il 3 ° gruppo esplorante tedesco diretto all'uadi· esc-Sciomar. Alle 20,15 Pienaar sollecitò la conquista dell'obiettivo, ma il gruppo tattico di destra si fermò non appena dalla testata dell'uadi gli venne indirizzato un nutrito fuoco di mitragliatrici (ore 21, 4 5) ed il gruppo di sinistra si arrestò all'apparire di una compagnia di·carri M 13 (ore 22,15). Con ciò si concluse il tentativo sudafricano di occupare q. 175. Quanto alle forze italo-tedesche a nord di Belhamed, era stato concretato un piano per riconquistare le posizioni perdute tra la via Balbia e la Strada dell'Asse. Le intenzioni del Panzergruppe non si limitavano all'annientamento di Freyberg. Si voleva tentare di tagliare il saliente di ed-Duda agendo da sud-ovest (con la Trento) e da nord-est (con la Bologna e soprattutto con la 90a leggera). Fu perciò programmata un'operazione .ad hoc per la notte sul 1 ° dicembre. La Trento doveva far ruotare la propria destra (raggruppamento Lombardi) in modo da rioccupare tre capisaldi nella zona di Bir Bu Asatein, e presidiarli immediatamente. Dalla parte opposta era prevista una fase preliminare ad opera della Bologna da concludere entro le 22: rilevare i presidi tedeschi di un paio di capisaldi ed aprire varchi per l'attacco in profondità. Sarebbero seguite una fase di rottura svolta dalla 90 a leggera ed una terza fase di completamento del successo da parte della Bologna. Senonché il .piano sfumò alle 20, quando Siimmermann annunciò a Gloria che una grave minaccia si profilava dalla zona di Gambut e chiedeva una compagnia rinforzata della Bologna per costituire un caposaldo ad oriente della Strada dell'Asse. Così la questione venne rimandata. Infine, la Tn"este si schierava a sud del ciglione di Bir Bu Creimisa con andamento nordest-sudovest ed un dispositivo a capisaldi d'i battaglione. All'estremo sud era il raggruppamento esplorante. · Poco prima delle 2 del 1 • dicembre due ufficiali neozelandesi raggiunsero il Comando della 1a brigata sudafricana. Provenivano da Zaafran e recavano un messaggio urgente di Freyberg: «Sidi Rezegh è stata occupata dal nemico questa mattina. Se voi non la riprendete prima dell'alba del 1 • dicembre, la nostra posizione diventa insostenibile. Dovete perciò assolvere questo compito». Gli ufficiali precisarono che le gravi perdite subite erano state causate essenzialmente dalle unità corazzate tedesche. Pienaar si rivolse a Norrie, ancora presente, e questi decise che sul far del giorno venisse rinnovato l'attacco a q. 175 con estremo vigore e successiva-


U. SECONDA BATTAGLIA 0 1 SIDI RfZEGH

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mente l'azione proseguisse verso Sidi Rezegh. Anche Godwin-Austen era preoccupato. Alle 2,30 aveva chiesto a Ritchie l'intervento della 7a divisione corazzata; più tardi, alle 7 ,55, si espresse ancor più nettamente: se la 1a sudafricana non fosse arrivata a Sidi Rezegh e la 4a corazzata non avesse impedito un nuovo attacco tedesco, egli sarebbe stato costretto a far ripiegare entro l'iniziale perimetro di Tobruk tutte le truppe che tenevano apeno il corridoio, pur essendo deciso - al momento - a conservare il possesso sia di Belhamed sia di ed-Duda (schizzo n. 74). Verso 1' una di notte la 15 a Panzer aveva ricevuto gli ordini per l'atto conclusivo della battaglia, ma per quanto la divisione neozelandese avesse riponato dure perdite e fosse scossa (44), essa era ancora in grado di opporre una resistenza tutt'altro che trascurabile. Neumann-Silkow stabilì di superare il Trigh Capuzzo durante l'oscurità, poi alle pdrnè luci il 200° fanteria si sarebbe iliermato sulle pendici meridionali di Belhamed e 1'8° Panzerregiment avrebbe fatto irruzione sulla posizione. L'azione cominciò verso le 6, 30, preparata e sostenuta da un possente fuoco di aniglieria, e non ebbe molta storia. Alle 8, 30 la lotta era praticamente terminata. Il 18 ° battaglione neozelandese ripiegava ad ovest , oltre la Strada dell' Asse, riunendosi alle forze di Willison ed il 20° si arrendeva. I neozelandesi si trovavano adesso divisi in due blocchi. A Zaafran avevano trovato scampo il Comando di divisione ed i resti della 4 a brigata e del 4 ° Royal Tanks; sulla scarpata di Sidi Rezegh , ad oriente del marabuto, e sulle sue pendici settentrionali, c'era quanto rimaneva della 6a brigata. Il soccorso era atteso soprattutto da quest'ultima per ragioni di dislocazione, ed era considerato tanto decisivo da sperare di ripristinare o quasi la situazione precedente. In effetti la 4 a brigata corazzata metteva in linea 115 carri ed il suo intervento era previsto da Got en-Nbeidat verso nord-ovest, ad oriente del campo di aviazione, per «contrattaccare i cam· nemici a tutti i costi». Alle 8, dunque, Gatehouse spinse avanti il 5 ° Royal Tanks per prendere contatto con la 6a brigata di Barrowclough e ricevere informazioni ed orientamenti per un'efficace cooperazione. Benché ostacolata dal fuoco di aniglieria della Pavia a sinistra, dell' An'ete a destra e del gruppo Mickl davanti, l'avanzata si sviluppò senza eccessive difficoltà, riuscendo per giunta a causare un notevole disturbo alla T1ùste . Peraltro una serie di equivoci le fece perdere rapidamente vigore. Barrowclough fu fel ice del congiungimento e subito mise in rilievo come il solo apparire della 4 a brigata corazzata avesse


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LA SECONDA BAITAGUA DI SIDI REZEGH

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scoraggiato i tedeschi e rincuorato i resti dei suoi repani; perciò si dichiarò pronto a procedere contro Sidi Rezegh. Erano stati presi accordi preliminari, quando al Comando della 4a brigata corazzata giunse per radio un messaggio di Gott diretto ai neozelandesi con un ordine di ripiegamento. I comandanti dei reggimenti carri si orientarono, di conseguenza, a coprire una ritirata verso sud-est. Barrowclough ovviamente si oppose: dovendo abbandonare le posizioni, intendeva puntare ad est per riunirsi a Freyberg. Nuova obiezione: q. 175 era in mano italiana e controllava quella via di ritirata. Per farla breve, gli esausti ed avviliti neozelandesi si diressero verso Zaafran e Gatehouse, dopo esser rimasto qualche tempo in zona per proteggere il loro sganciamento, alle 13,30 iniziò il ritorno a Bir Berraneb. • A mezzogiorno la situazione si profilava decisamente sfavorevole per l' 8 a armata: la resistenza di Freyberg mutatasi nella ritirata dei resti a Zaafran; l'attacco di Gatehouse sfumato nel nulla e conclusosi con l'abbandono del campo di battaglia; il rinnovato tentativo di Pienaar contro q. 175 infrantosi contro la testata dell'uadi esc-Sciomar, dove si erano sistemati il 3 • gruppo esplorante, il II/ 104 ° fanteria tedesco ed avamposti dell'Ariete (45 ). Quando, nel primo pomeriggio, il Comando del 30° corpo intercettò un messaggio di Godwin-Austen a Gott, con il quale il primo passava alle dipendenze del secondo la brigata sudafricana, Norrie ne dedusse che Godwin-Austen era rassegnato all'abbandono del «corridoio» di Tobruk (46). Perciò risolse di non muovere i sudafricani (che, per inciso, egli aveva contipuato a considerare ai propri ordini) finché i neozelandesi non fossero usciti dalla sacca ed invitò Freyberg ad aprirsi la strada verso oriente quella notte stessa per raggiungere Bir Sciafsciuf. Anche Crilwell era intervenuto a mezzogiorno affidando alla 15a Panzer il completamento del successo: doveva continuare J' azione verso Zaafran, circondare i resti neozelandesi e prendere collegamento con l'immobile 2P Panzer. L' attacco dell'8° Panzerregiment, ostacolato prima ancora del suo inizio da un'incursione aerea, fu sferrato alle 16,30. Il 200° reggimento fanteria, che aveva serrato sotto le linee avversarie, lasciò libero il passo ai carri armati, ma si vede che l'operazione era nata sotto cattiva stella: alle 17, 15 un ordine del Panzergruppe concernente la 2!1 Panzer fu riteputo diretto alla 15 a e questa alle 18 si fermò dov'era, cioè a tre chilometri da Zaafran. Di questo imprevisto favorevole contrattem-


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE

po si giovarono i neozelandesi per sfuggire dalle 'maglie della rete. Avevano molti timori sull'accerchiamento. Alle 16 circa, infatti, Freyberg si era dichiarato impossibilitato a muoversi se non fossero stati messi fuori causa nove Panzer avvistati sulla sua via di ritirata. Non sapeva che proprio la concentrazione neozelandese a Zaafran stava inducendo la 21 a Panzer ad avanzare verso ovest lungo il Trigh Capuzzo, per congiungersi col gruppo Mickl a Sidi Rezegh e prendere collegamento con la 15 a. Freyberg aveva davanti a sé la portà aperta. La lunga colonna neozelandese (un migliaio di autoveicoli) lasciò Zaafran alle 18, pervenne a Bir Gibni prima dell'alba e proseguì poi verso Baggush per rientrare in Egitto. La P brigata sudafricana rimase in posto sino a notte, poi si sganciò anch'essa. La costituzione della sacca (conquista di Belhamed) e l'annientamento erano state affidate a Cruwell, che aveva impiegato 15 a, 21 a Panzer, Ariete e parte della 90a leggera. Ma Rommel aveva voluto, in certo modo, rafforzare l'anello con la Tn·este. Per ben comprendere le vicende dei primi giorni di dicembre - vicende che originarono un forte attrito fra Rommel ed alcuni comandanti italiani, con un seguito di accuse e polemiche - è necessario tener presenti la cattiva abitudine di Rommel di impartire direttamente ordini ai divisionari senza preoccuparsi di avvisare i comandanti di torpo d'armata; il continuo passaggio di dipendenze di alcune unità italiane; la scarsa efficienza delle trasmissioni, con conseguenti vaste incertezze sulla situazione generale; la nota continua fluttuazione dei combattimenti nel deserto. A tutto questo, di base, si aggiunsero - come finora si è visto, da una parte e dall'altra - errori ed esitazioni di comandanti. Verso le 5 del mattino il Panzergruppe aveva comunicato al Comando del XXI .corpo che i gen. Piazzoni e Franceschini erano convocati alle 7 a Bir Bu Creimisa per un convegno con Rommel, e che la Tn'este doveva esser pront:i a muovere su automezzi «a partire dalle 7,30» (47). All'ora fissata i due generali italiani si presentarono all'osservatorio dell'Afa1akorps. Gli ordini, verbali, di Rommel non sono conosciuti perché non esiste traccia .di essi in alcun diario storico; tuttavia, a quanto sembra, si tradussero nel prescrivere lo spostamento della Tn'este alla restata del Rugbet en-Nbeidat entro l'imbrunire ed il più saldo possesso della scarpata di Bir Bu Creimisa da parte della Pavia. Quest'ultimo ordine venne completato poco dopo da una telefonata di Gause: «profilandosi l'eventualità di un diverso impegno della Tn'este» (48), il ruolo di


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riserva d'armata veniva affidato ad un gruppo tattico motorizzato, al livello dj battaglione, che la Pavia doveva approntare entro mezzogiorno e disporre alla propria destra, al posto della Tn·este. Quale il compito di Piazzoni? Non lo si conosce con esattezza. È stato affermato che Rommel volesse chiudere «lo sbocco verso sud con il CAM» (49), ma l'ipotesi non regge perché la Tn·este doveva portarsi a sud delle posizioni di q. 175 di q. 167 di Baten Bel Cor, tenute dall'Ariete, entro la serata, quindi non avrebbe svolto alcuna parte concreta nell'operazione che Rommel era intenzionato a concludere in giornata. D'altro canto l'accerchiamento era già in atto., Probabilmente, invece, Rommel si riservava di impartire ulteriori ordini: c'era tutto il tempo di vedere come si mettevano le cose. Rimane da chiedersi perché egli non avesse informato Gambara, . incaricandolo di coordinare l'azione delle due divisioni del CAM, adesso riunite. Dopo il rapporto, Piazzoni tornò al proprio Comando ed alle 8 diramò l'ordine di movimento. Proprio in quel mentre il 5 ° Royal Tanks, elemento di testa della 4a brigata corazzata, si avviava verso il campo di aviazione di Sidi Rezegh. A breve distanza sarebbe stato seguito dall' 8 ° ussari e dal 3 • Royal Tanks. Il risultato fu che alle 9 circa il 66 • fanteria vide sfilare davanti a sè, a qualche chilometro di distanza, la colonna corazzata britannica ed alle 9,25 Piazzoni decise di sospendere il movimento appena iniziato per assumere un atteggiamento temporaneamente difensivo, con le artiglierie proiettate quanto più innanzi possibile. Durante la stasi, Rommel raggiunse la Tn·este ed investì Piazzoni per la lentezza con la quale eseguiva gli ordini. Questi evidentemente cercò di spiegare la situazione, comunque ordinò la ripresa dell'avanzata verso nord-est con qualche leggera modifica rispetto' al dispositivo . iniziale. La colonna di sinistra (66 ° fanteria, III/ 21 ° artiglieria e I gruppo da 105) al comando del gen. Azzi doveva prendere contatto con l'Ariete a nord-ovest di Abiar en-Nbeidat; quella di destra (9° bersaglieri e II/ 21 ° artiglieria) tenersi in misura di guardare il fianco esposto; il raggruppamento Pollini (65° fanteria e I/21° artiglieria) doveva seguire la colonna Azzi ad un quarto d'ora di distanza. Chiudeva la retroguardia. Ma ancora sorse un intoppo. Le unità esploranti divisionali urtarono contro elementi nemici (una jack Column, probabilmente) e ben presto un violento e nutrito fuoco di artiglieria cominciò a battere le colon.ne italiane, che . dovettero arrestarsi e scendere nuovamente dagli automezzi. Questa volta Piazzoni decise di fermarsi e di assumere uno schieramento

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difensivo, avvisando della questione sia il Panzergruppe sia il corpo d'armata di manovra. Può essere che Piazzoni sia stato eccessivamente prudente, ma è da dimostrare. Sembra difficile, infatti, contestare il pericolo che doveva profilarsi ad una unità di fanteria malamente autoponata all'idea di inoltrarsi nel deserto sapendo di incontrare reparti corazzati avversari, che già l'avevano avvistata. È stato anche accusato di aver lasciato aperto il varco attraverso il quale sfuggirono i neozelandesi, ma l'accusa è chiaramente basata su cattiva informazione dei fatti: Freyberg sfuggì da Zaafran verso est e poi verso Bir Sciafsciuf, approfittando dell'avanzata della 21 a Panzer lungo il Trigh Capuzzo. Anche se in serata la Trieste si fosse trovata alla testata del Rugbet en-Nbeidat , non sarebbe stata in grado di influire minimamente sugli eventi. Nell'abbandonare la zona di dislocazione a sud della scarpata di Bir Bu Creimisa, la Trieste aveva lasciato in posto il raggruppamento esplorante De Meo, passato agli ordini della Pavia. Alle 12,30 Franceschini chiamò il col. De Meo e gli affidò, per ordine di Rommel, l'incarico ·di una puntata offensiva contro Bir Berraneb, ove si riteneva esistere un grosso deposito inglese. Il raggruppamento si trovava ad undici chilometri a sud-ovest di Bir Bu Creimisa e doveva superare una trentina di chilometri di deserto. Partì alle 14 e poco meno di due ore dopo giunse · a contatto tattico con l'avversario. Aveva appena aperto il fuoco, che dalle nubi sbucò una forte formazione aerea tedesca. Nonostante lo sventolio di bandiere ed il lancio di razzi bianchi, gli aerei passarono sul raggruppamento come una tromba d'aria: una quarantina di morti e feriti (di cui otto ufficiali), la batteria da 100 distrutta, metà dei pezzi da 65 danneggiati, un'autoblindo incendiata con tutto l'equipaggio, buona pane degli automezzi danneggiati. In definitiva, il reparto dovette tornare alla base pér essere rimesso completamente a posto. Rommel si sentiva pieno di fidµcia . Tobruk era nuovamente isolata e tutta la zona di Sidi Rezegh si trovava nelle mani dell'Asse. Il bottino risultava considerevole; 814 carri ed autoblindo fuori combattimento, 127 aerei abbattuti, più di 9.000 prigionieri (fra cui tre generali), immensi quantitativi di armi, materiali ed automezzi catturati. Le sue intenzioni per il 2 dicembre miravano a rastrellare l'area a sud-est di Tobruk e spingere avanguardie verso il fronte di Sollum. Perciò la 21 a Panzer doveva inviare un gruppo


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tattico lungo il Trigh Capuzzo in direzione di Sidi Azeiz; la 15a avrebbe provveduto ad eliminare le residue resistenze neozelandesi e poi a mandare anch'essa un gruppo tattico lungo la via Balbia verso Bardia; il corpo d'armata di manovra e la 90a leggera si sarebbero invece diretti verso Sidi Omar per circondare il nemico. Senonché dovette tener conto di alcuni fattori frenanti. L'Afrikakorps era veramente spossato. In quei pochi giorni di fine novembre aveva perduto 3.800 uomini, fra i quali sedici comandanti di reparto dalla compagnia in su; 142 carri, di cui 25 Pzkw IV, sui 249 iniziali; 25 autoblindo; 41 pezzi d'artiglieria, 34 canooni cootrocarri e 18 pezzi da 88; 60 mortai e circa 400 autoveicoli. Il carburante e le munizioni scarseggiavano e molti carri armati avevano urgente bisogno di riparazioni di varia entità. Un curioso episodio - sintomatico di quanto realistico fosse l' apprezzamento della situazione anche ai minori livelli - può bene concludere la giornata del 1 ° dicembre. Il comandante del 20° battaglione neozelandese, ferito a Belhamed, ricordò che un ufficiale tedesco passando gli rivolse la parola: «Abbiamo ripreso Belhamed ed i nostri gruppi, orientale ed occidentale hanno stabilito il collegamento». Io espressi il mio rammarico. «Non è il caso; noi abbiamo perso la battaglia» egli replicò. «Ne sono lieto. È stato un piacere conoscervi. Avete combattuto bene» dissi. «Non basta: Le nostre perdite sono troppo pesanti. Abbiamo perso la battaglia» rispose e se ne andò• (50).

3. I

COMBATTIMENTI DI BIR EL-GOBI

(2- 7 .DICEMBRE).

Per quanto Rommel avesse in animo di continuare a tenere il . piede sull'acceleratore, il 2 dicembre fu una giornata di assestamento. Non si trattava semplicemente di un riordino dei reparti (1' attività per il ripristino dell'efficienza del raggruppamento esplorante fu frenetica) e di far assumere alle unità una determinata dislocazione (la Trieste completò nel pomeriggio il proprio trasferimento a sud di q. 175). C'era di mezzo anche Roma. Nella capitale l'evolvere della situazione era seguito con apprensione. Il ricordo dello sfacelo della 10a armata bruciava ancora. Non appena iniziata l'offensiva britannica, Mussolini era entrato in agitazione. Aveva dato il comando operativo a Rommel; aveva . mandato telegrammi di incitamento a Bastico, Rommel e Garribara; ogni elemento attirava la sua attenzione. La segnalazione di un'autocolonna avversaria a sud di el-Mechili aveva indotto


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Cavalle~o a reiterare l'invito a «essere meglio ragguagliato su importanza singoli episodi, vostra valutazione et provvedimenti» (51). L'indubbio interessamento del Comando Supremo al teatro d'operazioni libico talvolta, dunque, si manifestava in quesiti e sollecitazioni non ser;npre «centrati», ove si considerino le caratteristiche della battaglia dei corazzati e le oscillazioni della lotta. Bastico, il quale già mal sopportava la disinvoltura con cui Rommel aveva lasciato. il Comando del Panzergruppe, anche perché tale assenza si ripercuoteva sulla conoscenza della situazione, non poteva che essere infastidito da certi messaggi provenienti da Roma. Ora, tanto per esemplificare, si palesavano preoccupazioni per la saldezza del blocco a Tobruk (52), ora circa il presidio di Bir el-Goi;>i (53 ), oppure per le infiltrazioni avvers.arie nelle retrovie (54). Il tutto chiedendo, esplicitamente od implicitamente, «assicurazione» di aver assunto le misure idonee a scongiurare il pericolo. Di solito il Comando Superiore ,ispondeva genericamente, ma quando replicava puntualizzando e significando che il provvedimento più idoneo - cioè i mezzi materiali - doveva provenire dall'Italia, allora scattava il burocratico sorpreso rimprovero: «Dopo vostre assicurazioni e numerose richieste su situazione zona pregebelica et vive raccomandazioni per attuazione vigilanza et ricognizioni, giunge ora improvvisamente telegramma n. 20224/0p. data odierna con . richiesta di mezzi che est impossibile inviare in breve tempo. Precisate meglio situazione et elementi considerati nel determinarla. Ugo Cavallero> (55).

La questione concerneva 150 autoblindo e 300 automezzi leggeri Dovunque per rintuzzare le puntate delle pattuglie meccanizzate britanniche, e la asserita impossibilità di inviarle «in breve tempo» - quasi tale impossibilità non fosse esistita ove la richiesta fosse stata inoltrata prima - è veramente mal collocata: fin dall'anno precedente Graziani aveva sollecitato l'invio di autoblindo e di veicoli speciali per il deserto! Il 30 novembre, però, Cavallero fece pervenire al gen. von Rintelen uno strano appunto: «Duce desidera conoscere dal generale Rommel quanto segue: l • · suo giudizio sulla situazione; 2• - sue intenzioni per la condotta ulteriore della battaglia. Vi prego compiacervi comunicare tale desiderio del Duce al generale Rommel> (56).


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Rommel rispose immediatamente: «Ho l'intenzione di ristabilire la situazione e perciò di mantenere l'investimento di Tobruk e di rastrellare completamente dal nemico il fronte di Sollum. Le nostre forze, specialmente le divisioni tedesche, dopo un' aspra e sanguinosa battaglia di 14 giorni senza tregua, sono state diminuite sensibil: mente. Perciò un continuo e garantito afflusso di armi e di materiali logistici (in specie di carburante e di munizioni) è indispensabile anche in caso che la battaglia' ìn corso continuasse. Per poter respingere futuri e rinnovati attacchi britannici, occorre per altro un pronto afflusso di altre divisioni cprazzate e di importanti forze aeree. Dal termine dell'arrivo di questi rinforzi e dai rifornimenti conseguenti dipende anche il termine della presa di Tobruh (57)

Ma anche Bastico aveva comunicato a Roma il proprio pensiero. A suo avviso l'andamento delle operazioni stava assumendo le caratteristiche della guerra di logoramento. Notizie assunte dai prigionieri, intercettazioni, informazioni varie e rilievi sul modo di condurre la lotta da pane britannica, tutto sembrava confermare l'intenzione nemica di logorare le forze dell'Asse, metterle in crisi çli rifornimenti e ··guadagnare tempo per l'afflusso di rinforzi dall'Impero. Quindi, per fronteggiare tale eventualità occorrevano unità corazzate, autoblindo, aniglierie di medio calibro, mezzi di colle"gamento, automezzi spedali per ·ripianare le perdite ed incrementare la capacità offensiva e difensiva delle truppe dell'Asse. Intanto urgevano i battaglioni carri della Littorio (58). Cavallero rispose a Bastico, ma indirettamente anche · a Rommel, dicendo apenamente che la situazione dei trasponi marittimi rimaneva as.sai difficile. Negli ultimi tre giorni, su cinque navi inviate dall'Italia una sola era arrivata a Bengasi, nonostante la fone scona. Perciò: si sarebbe fatto ricorso alle navi da guerra per assicurare almeno carburante, munizioni e viveri; repani corazzati italiani e tedeschi sarebbero panici per Tripoli quando possibile; rinforzi aerei erano disponibili, ma solo quando le attrezzature terrestri fossero state in grado di accoglierli. Una frase, conclµsiva, era pesante come una palla al piede: «È necessario quindi fronteggiare per il momento situazione con mezzi disponibili in posto» (59). H dispaccio di Cavallero giunse al Comando Superiore nella notte sul 3. Ne venne informato Rommel. «Era caratteristica di Rommel' - osservò von Mellenthin _:_ la rr.luttanza ad accettare i lati sfavorevoli della situazione» (60). Secondo il comandante del Panzergruppe il grosso dell:i divisione neozelandese risultava annientato e le forze britanniche


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE

erano divise in due gruppi: uno, di limitata entità, nella zona centrale di Gabr Saleh e l'altro, comprendente la massa avversaria, fra Sidi Azeiz e Bir esc-Sheferzen. Questa visione della situazione - in netto contrasto con il punto di vista italiano - portò il Comando tedesco a reputare superfluo il possesso di Bir el-Gobi. Infatti, fin da quel màttino (61) il Panzergruppe dispose il ritiro del presidio. La comunicazione telefonica venne raccolta dal gen. ·Mannerini, il quale - ben consapevole del valore della posizione - ordinò invece alla guarnigione di Bir el-Gobi di costituire un caposaldo, approfittando dell'arrivo in corso del I battaglione Giovani Fascisti" (62), e prescrisse al raggruppamento esplorante di attenersi unicamente agli ordini provenienti dal CAM. Nel pomeriggio, Gambara si recò al Comando del Panzergruppe, a el-Adem. Erano parecchie le cose che intendeva ch1arire senza mezzi termini. Trovò Gause ed ebbe un lungo colloquio con lui sulla situazione in generale e sul modo di comandare di Rommel. In merito al primo argomento egli cercò di convincere il suo interlocutore che la massa britannica non stava affatto raccogliendosi alle spalle delle difese di frontiera, bensì a cavallo del Trigh el-Abd, all'altezza di Gabr Saleh. Ne derivava l'opportunità che il CAM si spostasse più a sud, sJ da parare iniziative inglesi contro Sidi Rezegh o contro el-Adem oppure contro Bir el-Gobi. Puntualizzò anche che l'Ariete era alla mercé delle aleatorie colonne di rifornimenti che le venivano inviate di volta in volta, in quanto non disponeva di un'adeguata organica autonomia logistica. E la Trieste non doveva essere considerata alla stregua di una divisione leggera tedesca; bensì come «una sempli"ce divùi"one di fanteria su autocam· normali, alla mercé di qualsiasi idiota autoblindo che durante la marcia volesse disturbarla e che, una volta giunta in prossimi"tà del luogo d'impiego, doveva necessariamente scendere dagli automezzi, scaricare i materiali e procedere nel combattimento a piedi». Quanto, poi, all'esercizio del comando da parte del comandante in capo, Gambara fu ancora più esplicito osservando che: «a) [Rommel] non si peritava dare ordini verbali ora all'una ora all'altra divisione senza per nulla tenerne informato il comando dì C.A. - provocando con ciò equivoci e confusioni - disorientamento dei comandanti di divisione - movimenti disordinati rispondenti a situazioni. del momento su di una limitata zona .del campo di battaglia e non alla situazione generale del vastissimo teatro della battaglia. b) non era ammissibile che il Comandante in capo responsabile sparisse per l'intera giornata (prescindevo dall'avventura delle 4 giornate di assenza) e che qualsiasi quesito che il comandante di C.A. rivolgesse al Comandante Superiore dovesse rimanere insoluto fino al ritorno del Generale Rommel>.


V. SECONDA BATIAGUA DI SIOI REZECH

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Gause «convenne perfettamente su quanto espostogli», riferì Gambara, e promise che all'arrivo di Rommel avrebbe reso possibile t,ma conversazione diretta. «Giunto il Geo. Rommel aJ Comando verso le ore 18 - continuò a riferire Gambara nella sua relazione - venni da lui chiamato. Non feci altro che ripetere quanto esposto per iscritto e quanto detto a voce a Gause. Speravo che il gen. Gause mi appoggiasse, ma punroppo dovetti ben presto constatare come rimanesse muto ed impassibile alle obiezioni che al mio dire mi rappresentava il Generale Rommel. Ad ogni modo il colloquio, svoltosi con molta cordialità, ottenne effetti diametralmente opposti poiché il Rommel, partendo dal presupposto che il nemico a sud e nella zona centrale di Gabr Saleh non avesse che scarse forze e che invece fosse col grosso concentrato nella zona di Sidi Azeiz-reticolato, ritenne convenisse puntare in tale zona, per batterlo e spingerlo dal nord a sud-est verso Sceferzen-Maddalena. A mie ulteriori, reiterate obiezioni sul pericolo che poteva provenire da Bir cl-Gobi, se non si fosse avverato il suo presupposto, rispose che • era sicuro di quanto assen·va - tanto più che la sua aviazione gli aveva rifenio aver notato più di 800 automezzi che si ritiravano oltre i reticolati, verso est, e che il nemico, secondo lui, doveva essere stanco e mal n"dotto". Mi incitava anzi a togliere il presidio di Bir el-Gobi ed a sguarnire i capisaldi tenuti da GG.FF. Rispondevo che "non ero convinto" e che gli auguravo solo di tutto cuore che la • sua visione fosse l'esatta". Mi prometteva però di non dare più ordini isolati alle divisioni e di lasciar loro il tempo m;ueriale per i rifornimenti ( ... )• (63).

Così accordatisi, Gambara si accomiatò. ( .schizzo n° 75). Ad el-Adem si ricevevano le notizie provenient·i dalla frontiera, notizie poco liete. Le isolate difese di confine stavano., dal canto loro, seguendo gli sviluppi della lotta attorno a Tobruk attraverso i comunicati giornalieri del Comando Superiore, che determinavano alti e bassi di speranze e di delusione. Inizialmente era anche capitato che elementi delle opposte forze corazzate, sbandati, disorientati ed inseguiti, andassero a finire contro i capisaldi di Bir Ghirba, «Cova» e «Cirener» (64), poi subentravano tiri di artiglieria e locali tentativi di attacco da parte nemica. Comunque il problema principale era diventato quello dei rifornimenti di Bardia. Qualcosa di saltuario, naturalmente nelle ore notturne, poteva essere realizzato via mare sino a Sollum Bassa e poi via terra passando attraverso l'Halfaya e superando _il deserto sino a Bir Ghirba, ma evidentemente non bastava. Il 30 novembre era stato sopraffatto l'esiguo presidio italo-tedesco che ancora resisteva a Sidi Omar e adesso pareva che un'intera brigata fosse raccolta ad ovest di Bardia (si trattava della 5a neozelandese, sostituita a Sollum Alta dalla 7 a


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LA SECONDA BA'rfAGUA DI SIDI REZEGH

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brigata indiana). An~e se per il 3 dicembre aveva già impartito direttive, Rommel nori era tranquillo. Alle 13 del 2 tornò da Criiwell e gli disse che Bardia e le difese orientali non potevano reggere a lungo, perciò pensava proprio di effettuare una grossa operazione di rastrellamento· per ripristinare la situazione alla frontiera. Sembra che lì per lì Criiwell non abbia sollevato obiezioni di fondo, ma quando vide le linee complete dal piano manifestò chiaramente il proprio disaccordo. Ih merito al disegno di manovra, a suo avviso esistevano due alternative: eliminare il saliente di ed-Ouda oppure liberare il fronte di Sollum. Pur rendendosi conto della precarietà della situazione alla frontiera, le sue preferenze, in termini di urgenza, aridavano alla prima soluzione: «Non dobbiamo ripetere l'errore - egli scrisse quello stesso pomeriggio al Panzergruppe - di abbandonare al nemico il campo di battaglia sul quale l'Aftikakorps ha conseguito una vittoria e di intraprendere un'altra operazione in un settore lontano invece di distruggere completamente l'avversario• (65).

Ma c'era un altro motivo di dissenso: le forze da impiegare. Criiwell riteneva indispensabile ritirare dalla lotta i due Panzerregiment e concentrarli a nord di Gambut per le necessarie ed indilazionabili riparazioni. Tutto il resto dell'Afnkakorps era disponibile e poteva essere interamente impiegato. Se fosse apparso veramente imperioso accorrere a Sollum, ciò doveva .essere realizza. to con la massa delle truppe tedesche ed il corpo d'armata di manovra. Rommel rifletté ancora sulla · valutazione delle forze nemiche compiuta dal servizio informazioni del Panzergruppe: in Marmarica i resti della 7 a divisione corazzata (pari più o meno ad un reggimento .corazzato) e forze di fanteria dell'entità di una divisione motorizzata; a Tobruk, il corrispettivo di una divisione e mezzo rinforzata da un gruppo corazzato; nel Deserto occidentale due-tre divisioni parzialmente motorizzate con un paio di gruppi corazzati; in Egitto due divisioni di fanteria. Poi, a tarda sera, confermò nella sostanza 1' indirizzo precedente. Fermi restando i lue gruppi tattici da avviare uno sulla Balbia e l'altro sul Trigh Capuzzo, Neumann-Silkow, cui era affidata la responsabilità dell'operazione, avrebbe condotto la puntata con un raggruppamento a portata di mano. Alle 23 giunse al corpo d'armata di manovra l'ordine del Panzergruppe: l'Ariete doyeva raggiungere la zona di Gasr el-Arid e la Tn'este rimanere dov'era, distesa in lungo cordone ad ovest


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LI( OPERAZIONI !!{AFRICA SETI'ENTRJONALE

della prima. Entrambe, singolarmente e nel loro insieme, dovevano opporre una barriera contro pressioni provenienti da sud. Alle 23,30 Gambara diramò le disposiiioni esecutive e subito dop<;>, a loro complemento, l'ordine che l'indomani, all'alba, il raggruppamento esplorante si portasse a Bir el-Gobi. Il XXI corpo - cui veniva restituita la 90a leggera - avrebbe continuato il blocco di Tobruk, cercando di eliminare il saliente di ed-Duda e spingendo elementi esploranti verso sud. In campo britannico non c'era soltanto confusione. Nel pomeriggio del 1 ° dicembre Ritchie aveva voluto recarsi personalmente da Norrie e da Gott. Non li aveva trovati, però, trattenendosi un poco al Comando· della 7a divisione corazzata, aveva accennato al capo ufficio operazioni quel che maturava entro di sé. Considerava della massima importanza attirare nel deserto i Panzer, facendoli uscire dalla zona di Sidi Rezegh ove si trovavano al sicuro, circondaci dai pezzi controcarri. Per raggiungere questo scopo era orientato ad attaccare el-Adem, che rappresentava «ti punto chiave di tutta la battaglia di Tobruk», con il 30° corpo. Dal canto suo, Norrie aveva deciso il riordinamento di tutte le unità all'altezza del Trigh el-Abd, ma la sera del 1 ° dicembre, quando tornò al proprio Comando e conobbe il pensiero di Ritchie, si orientò subito di conseguenza. Il 2 dicembre la situazione britannica era la sèguente: la 4a brigata corazzata si trovava attorno a Bir Berraneb a curare la manutenzione dei carri; la 22 a brigata corazzata, dislocata a più di trenta chilometri a sud del Trigh el-Abd, nei pressi del 62° F.M.C., continuava a riformarsi con carri ed equipaggi nuovi; la 1 a brigata sudafricana era ferma a Taieb el-Esem; la 2a divisione sudafricana stava affluendo alla frontiera per rendere disponibile la.4a divisione indiana. A protezione di questa attività di riordino stava un fronte semicircolare, volto a nord-ovest, con il l King's Dragoon Guards, l' 11 ° ussari ed il reggimento di cavalleria neozelandese. Il giorno dopo Ritchie volò a Tobruk per rendersi conto della situazione locale, ma soprattutto concordare con Godwin-Austen una sortita dalla piazza nella notte sul 5 dicembre ed agevolare la minaccia contro el-Adem. Nel frattempo, e precisamente la sera del 1° dicembre, Auchinleck era gfonto alla ridotta Maddalena, al Comando dell'sa armata. Vi sarebbe rimasto dieci giorni. «Egli non assunse personalmente ti comando - osservò Churchill - ma vigilò strettamente sull'operato riel suo subordinato. Questa non parve a me la soluzione migliore per nessuno dei du-c» (66). O


LA SECONDA 8A'JTAGC.IA DI SIOI REZEGH

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Auchinleck era ottimista. Concordava con l'opinione di Ritchie, che l'esito della battaglia fosse ancora in bilico e che una continua pressione sul nemico, ormai logorato, avrebbe condotto alla vittoria. Aveva detto bene Bastico: la battaglia sta assumendo le caratteristiche del logoramento e l'Asse era al punto morto inferiore. Non riceveva più niente mentre il nemico si rinsanguava. Prima di lasciare il Cairo, Auchinleck aveva disposto l'invio nel Deserto occidentale della 150a brigata di fanteria da Cipro e di un reggimento autoblindo dalla Siria, nonché la costituzione della 3ga brigata indiana per guardare le retrovie dell'armata. Il convoglio trasportante la 1 a divisione corazzata dal Regno Unito era. già arrivato e la grande unità doveva essere avviata all'sa armata per un intenso programma addestrativo da svolgere immediatamente ad est della frontiera, a portata di mano del campo di battaglia. Alle prime luci del 3 dicembre Neumann-Silkow dette il via alle «avanguardie». Il gruppo Knabe (2P Panzerdivision) penetrò attraverso lo schieramento dell' 11 ° ussari senza difficoltà (67) ed arrivò a Sidi Azeiz, dove venne arrestato da una formazione mista denominata Goldforce (uno squadrone del Centrai India Horse, una batteria controcarri ed il 31 ° artiglieria da campagna). Il gruppo Geissler ( 15 a Panzerdivision ), a circa 17 chilometri da Bardia sulla via Balbia, cadde in un agguato micidiale ad opera di un'altra formazione nemica (uno squadrone del Centrai India Horse ed il 28° battaglione neozelandese) e perse quasi completamente il 15 ° battaglione mitraglìeri. A questo punto Neumann-Silkow ne ebbe abbastanza è ordinò di sganciarsi e retrocedere sino a Gambut e Gasr el-Arid. In quest'ultima località si era schierata l'Anete con 92 carri M 13, di cui solo 50 efficienti; 50 carri leggeri , di cui appena un terzo efficienti; 36 pezzi d'artiglieria e 26 cannoni da 47 /32. A conti fatti; la giornata si era tradotta in uno sterile logorio, aggravato da interventi della Desert Air Force su varie unità, fra cui il 3 ° gruppo esplorante tedesco, e sullo stesso Comando del Panzergruppe, sì da indurlo a spostarsi a Bir Batruna. All'attivo si contò solamente un'azione che nel tardo pomeriggio portò la destra della Trento a Bir Bu Asatein, Bir el-Garsa e Bir Saleme consentì la rioccupazione di alcune posizioni perdute in precedenza. Alle 20 si riunirono Gause e Bayerlein, i due capi di Stato Maggiore tedesehi. Il programma per il giorno dopo fu predisposto accettando, ma in parte, · 1e insistenze di Criiwell. Contro Bardia


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LE OPERAZION I IN AFRICA SETTENTRIONALE

sarebbe andata l'intera 15a Panzer; un'aliquota della 2P, invece, insieme con il gruppo Mickl, si sarebbe impadronita di ed-Duda. L'eliminazione di questo saliente avrebbe ricondotto di colpo la guarnigione di Tobruk entro il perimetro iniziale, visto il buon esito della recente operazione del raggruppamento Lombardi nel settore della Trento , perciò tutto venne accuratamente organizzato. Durante la notte .sul 4 furono raggiunte le basi di panenza: il 155 • fanteria di Mickl a sud-ovet, il 200° battaglione genio ad ovest del marabuto di Sidi Rezegh, un distaccamento della 21 a Panzer a Belhamed. Il presidio di ed-Duda era consistente (68) ed il suo fianco nord-orientale era guardato dal IV Border e dal 18 • battaglione neozelandese. IL 4 DICEMBRE.

Il gruppo Mickl lasciò le basi di panenza alle 7 ,30, dopo circa tre quarti d'ora di preparazione, appoggiato da un fone schieramento di aniglieria. Fu arrestato dalla violenta reazione di fuoco e da un contrattacco, ma alle 9, 30 il III/ 104 .. fucilieri penetrò oltre la Strada dell'Asse, fra I'Essex ed il 18° neozelandese. Le cose stavano mettendosi così bene che verso le 1O da ·pane tedesca si pensò alla ormai imminente conclusione. Anche la 90 a leggera si era mossa per agevolare la riuscita del piano con una piccola azione concomitante. Invece la resistenza continuò e ricevette ben presto un aiuto insperato, seppure indiretto, da una Jock Column che poco dopo mezzogiorno apparve a sud-est della scarpata di Bir Bu Creimisa, premendo sul fianco della Pavia ed occupando l'estremità orientale della scarpata. Peggio ancora: da Bir el-Gobi pervenivano notizie inequivocabili sulle mire di Ritchie. Norrie aveva deciso di attendere l'intera disponibilità della 4a divisione indiana prima di puntare contro el-Adem. Poiché questo non era prevedibilmente possibile fino al 6 dicembre, pensò di effettuare una mossa preliminare: impadronirsi di Bir el-Gobi. Ignorava l'entità del suo presidio, ma non riteneva fosse temibile. Comunque non intendeva correre rischi. Il mattino del 3 aveva tenuto rappono, affidando alla lP brigata indiana (gen. Anderson) con uno squadrone dell'8° Royal Tanks, una batteria da campagna ed il 7° aniglieria pesante campale, il compito di ponarsi con una marcia notturna a sud-ovest di Bir el-Gobi ed investire a fronte rovesciata le posizioni di q. 176 e· q. 182 a


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nord-ovest della località. Era lo schema seguito dal gen. O'Connor nell'operazione Compass. La 4a brigata corazzata, invece, si sarebbe dislocata a Hagfet el-Gueitinat in modo da fornire un appoggio d'ala alla 11 a indiana ed un sostegno agli squadroni del 1° King 's Dragoon Guards ed alle Jock Columns. La 1a brigata sudafricana, da Taieb el-Esem, avrebbe ·inviato piccoli elementi mobili nell'area Acroma-el Adem. Questo il piano, le cui avvisaglie erano già state recepite da parte italiana. Infatti, dal pomeriggio precedente il col. De Meo aveva segnalato scontri contro pattuglie meccanizzate ed artiglieria e Gambara aveva comunicato al Panzergruppe che a suo avviso si trattava di un «anticipo» sul programma del giorno dopo. . · Alle 3,50 del 4 dicembre la testa della 1 P brigata indiana raggiungeva la zona di raccolta a 5-7 chilometri da Bir el-Gobi ed alle 7 le batterie inglesi aprivano il fuoco. Gli apprestamenti italiani erano venuti incrementandosi rapidamente negli ultimi due giorni. Sappiamo che presso il bivio di Bir el-Gobi era rimasto un piccolo presidio del raggruppamento esplorante, ma durante la notte sul 2 era affluito il II battaglione Giovani Fascisti, organizzandosi a difesa su q.184 e q.188 (nella documentazione britannica figurano complessivamente come q. 182) a sud-est di Azuel Misefa e ad ovest della pista per el-Adem. Nel corso del giorno 2 giunsero anche il Comando del gruppo di battaglioni ed il I battaglione, che si disposero a q. 176 (indicata· nei documenti britannici come q .174), due chilometri nord-ovest di Bir el-Gobi, sulla pista per el-Adem. Fra q.188 e q. 176 intercorrevano circa nove chilometri. Il gruppo di battaglioni (ten. col. Fernando Tanucci Nannini) era inquadrato nel raggruppamento esplorante ma, sia per essere giunto da poco in zona, sia per la minore mobilità, il suo impiego tattico iniziale venne scisso da quello del resto del raggruppamento. La consistenza delle due strutture ammontava a 660 uomini per le quote 188-184 (il II battaglione) e ad un migliaio per q. 176, ove il I. battaglione si era unito al piccolo presidio preesistente (una compagnia carri leggeri, un plotone mitraglieri, un plotone da 47 I 32, una sezione da 20, i resti di una batteria della Milmart).· Complessivamente, dunque, si trattava di circa 1. 700 uomini con 1 carro medio e 12 carri leggeri efficienti, 16 pezzi da 47 I 32, 30 fuciloni e.e., 4 mitragliere da 20 e due pezzi da 102. Non molto né come personale, né come armamento. Ma bastarono per indurre Auchinleck a commentare: «La difesa di Bir el-Gobi si rivelò sorprendentemen!e ostinata. Il nemico era ben tn'ncerato, fortemen -


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LE OPERAZIONI IN APRICA SETfENTRIONALE

te sostenuto da pezzi da campagna e controcarri é da alcuni carri e la guarnigione era piena di determinazione» (69). Questi due battaglioni bastarono per far scrivere a Bayerlein: «A nord-est di Gobi [il DAK] si unì con la divisione [sic] dei giovani fascisti, che già per lungo tempo avevano combattuto con grande valore in quella zona» (70). Dopo · una mezz'ora di preparazione, sotto una leggera pioggia, l'lP brigata indiana andò all'attacco. Contro il caposaldo del II battaglione (magg. Carlo De Benedetti) avanzò il II/ 5 ° Mahratta con tredici Valentine. Ad un migliaio di metri i Mahratta misero piede a terra poi proseguirono e l'inizio fu promettente, perché irruppero nelle impedimenta che i Giovani Fascisti avevano fatto uscire dai capisaldi e sistemate ad una. certa distanza, nel deseno. Ma le cose cambiarono repentinamente allorché· gli assalitori si indirizzarono contro le q.188 e 184: un fuoco micidiale, a bruciapelo, li accolse sì che dopo uria breve e drammatica incenezza, alle 10, gli indiani dovettero desistere dal tentativo e lasciare all' aniglieria il compito di ammorbidire l'obiettivo. Più a sud, il II battaglione Camerons con tre Valentine si era rivolto contro q. 176, pensando che potesse essere stata abbandonata. A poco più di mille metri la fanteria scese dagli automezzi e proseguì preceduta dai carri armati e dai Bren cam"ers. A quattrocento metri i Giovani Fascisti aprirono il fuoco e la formazione britannica, sino allora compatta, si aprì a ventaglio poi, dopo una lotta convulsa e tenace, dovette lasciare la presa e ripiegare a nord-est della pos1z10ne. Più o meno 1n quel periodo il raggruppamento esplorante la cui forza consisteva in 5 autoblindo, 4 carri medi ed uno leggero, e 9 pezzi da 6 5 / 17 - si scontrava con reparti della 4 a brigata corazzata e perdeva alcuni mezzi, mentre uno squadrone del 1° King 's Dragoon Guards arrivava a Bir Beiud (una dozzina di chilometri a nord-ovest di Bir el-Gobi) ed incendiava il cospicuo deposito del corpo d'armata di manovra ivi esistente: 1300 fusti di benzina e 800 di gasolio, cinque giornate di viveri e circa due unfoc. Fu proprio verso mezzogiorno che l'attenzione di Rommel si spostò a sud. Le notizie che giungevano, le intercettazioni e la ricognizione aerea stavano componendo un quadro minaccioso. A quanto pareva, un'aliquota della 7a divisione corazzata e la 22a brigata Guardie stavano dirigendosi su Bir el-Gobi e contemporaneamente altre 'u nità meccanizzate apparivano intenzionate ad


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avvolgere la destra della Pavia e ad occupare Bir Bu Creimisa. Non era tutto vero, però il pericolo imponeva di intervenire prima che fosse troppo tardi. Visto, tra l'altro, che gli sforzi di Neumann-Silkow a ed-Duda erano lungi dal giungere a conclusione, Rommel prese la brusca decisione di «preparare l'abbandono del settore orientale del blocco·» di Tobruk, a favore di uno sforzo concentrato di tutte le unità mobili nella zona di Bir el-Gobi. Intendeva, in altre parole, lasciar perdere temporaneamente ciò che non poteva tenere e che avrebbe provocato dispersione di truppe. Quindi: rinuncia alla puntata verso Sollum, interruzione dell'attacco a ed-J?uda, abbandono dell'area a nord di Belhamed, sgombero di tutto l'apparato logistico dell'Afrikakorps a Gambut, spostamento dei corpi di Criiwell e di Gambara nei dintorni di el-Adem. Gli ordini si susseguirono durante l'intero pomeriggio. L'Afrikakorps fu richiamato alle 12,50 ed alle 15 ricevette la precisazione di portarsi ad ovest di el-Adem; alle 15 il corpo d'armata di manovra ebbe il preavviso dell'arretramento su Sidi Rezegh-Bir Bu Creimisa (l'Ari"ete) e più a sud (la Trieste); alle 15,10 l'artiglieria tedesca schierata ad oriente. di Tobruk fu anch'essa preavvisata di sgomberare ed uguale ordine venne rivolto alle 18 all'artiglieria italiana non indivisionata; alle 22 fu avvisata la 90a leggera. L'effettuazione dei movimenti retrogradi era scaglionata nel tempo. L'Afrikakorps doveva compiere il tragitto durante l'arco notturno, dopo il ripiega.memo dei servizi; la 90a leggera e la Bologna all'alba. Sui tempi del corpo di manovra è bene fare un discorso a parte. Il preavviso diramato per radio da Mannerini alle duè divisioni, alle 15 ,30, non lasciava dubbi sull'urgenza della situazione: <<Riceverete fra poco ordine di muovere in serata». Mezz'ora dopo veniva inviato a mezzo ufficiale un ordine scritto: inizio ripiegamento all'imbrunire; esecuzione del movimento entro l'alba del 5; Trieste schierata fronte a sud sul ciglione di Sidi Rezegh, da Sidi Muftah (da non confondere con l'omonima località a nordovest di Bir er-Reghem, nel deserto) al campo di aviazione; Ari"ete dal campo di aviazione a Bir Bu Creimisa, anch'essa fronte a sud, in contatto con la Pavia ( schizzo n° _76). Lo spostamento comportava un percorso di 30-35 chilometri per la Tn"este e di una cinquantina per l'Ariete. L'ordine proseguiva significando che: "<<L'Ariete deve tenersi pronta ad agire sul fianco destro del nemico che attacchi la Pavia; la _Trieste a serrare più sulla destra (Sidi Rezegh)». In sostanza: atteggiamento difensivo , raccolto fra Bir Bu


GLI ORDINI DI ROMM PER IL RIPIEGAMEN1

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EL DEL POMERIGGIO DEL 4 DICEMBRE 'O DELLE TRUPPE AD EST DI TOBRUK ._ - -

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Creimisa e Sidi Rezegh, in funzione di offese da sud e da est. Nessun orientamento per Bir el-Gobi, ove i Giovani Fascisti si battevano coraggiosamente. Verso le 14 aveva avuto luogo un altro veemente attacco dell' 11 a brigata indiana. Durò due ore, poi si esaurì con pesanti perdite, specialmente fra gli ufficiali dei Camerons. Un'incursione di aerei dell'Asse a bassa quota concluse la giornata.

IL

5 DICEMBRE.

Almeno a giudicare dai rapporti inviati dalla 7a divisione corazzata al Comando d'armata, in campo britannico non era ancora ben chiaro quel che stava accadendo nella zona di Bir el-Gobi, tuttavia non esistevano dubbi sulla necessità di eliminare al più presto le «sacche» individuate. Prima di far entrare in scena la brigata delle Guardie, Norrie spinse Anderson a risolvere la questione. All'alba del 5, una compagnia di Camerons ed una di Mahratta si lanciarono in un silenzioso assalto alla baionetta. L'accoglienza dei Giovani Fascisti fu tale che in breve tempo il tentativo abortì, benché alimentato da altre forze. Mentre a sud si resisteva, a nord era in pieno corso il ripiegamento. Alle 2 di notte il Panzergruppe impartì alla 90a leggera l'ordine esecutivo di iniziare alle 7 lo spostamento vérso sud fino all'altezza di ed-Duda per andare a schierarsi su Belhamed, ed al XXI corpo l'incarico di trasmettere alla Bologna un ordine analogo. La Bologna. e la 90a leggera erano da tempo pressoché isolate territorialmente e spesso anche sotto l'aspetto delle trasmissioni. Supplivano i collegamenti tedeschi e l'accordo fra i generali Gloria e Siimmermann. La sera del 4 dicembre, alle 22, quest'ultimo si era premurato di avvertire il collega dell'imminente abbandono delle posizioni. Gloria da due giorni non riusciva a stabilire il contatto radio con il Comando del XXI corpo ed i resti della sua divisione erano irrisori. La partenza della 90a leggera lo avrebbe posto in una situazione insostenibile, perciò decise di aprirsi un varco quella notte stessa lungo l'itinerario via Balbia-pista per Zaafran-Sidi Rezegh-Trigh Capuzzo-el Adem. I pochi automezzi disponibili furono distribuiti fra i reparti e quelli inefficienti trasportati a rimorchio (71). I prigionieri condotti al seguito. Ristabilito il contatto radio, verso le 10, in seguito ad ulteriori direttive di Rommel, Navarini dispose che la Bologna si schierasse


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TEN11UONALE

alla destra della 90a leggera, a cavallo del Trigh Capuzzo, più o meno all'altezza del marabuto di Sidi Rezegh. Ove però la situazione non l'avesse consentito - ed era ciò che stava accadendo - le due divisioni avrebbero proseguito per inserirsi fra la Trento e la Pavia: la 90a leggera sulla Strada dell'Asse e la Bologna a sbarramento del Trigh. Della prima non si aveva esatta notizia, ma la seconda era in arrivo con la sola perdita dei prigionieri e della loro scona per effetto di puntate nemiche. La ritirata dell'Afakako,ps non aveva incontrato inconvenienti di rilievo. Per inciso, benché esso non fosse nemmeno pervenuto a scontrarsi con la 5 a brigata neozelandese ad ovest di Bardia, anche dopo la sua panenza riuscì a trattenere per mezza giornata l'attenzione di Ritchie. Nelle prime ore del mattino il Comando ga armata aveva mandat<? a Norrie un messaggio assai esplicito: e( ... ) A causa di movimenti di truppe nemiche verso Bardia, si ritiene indispensabile, prima di affrontare la situazione di Tobruk, limitare l'attività nemica nella zona di frontiera, riducendo in tal modo le sue possibilità di rifornirsi a Bardia e di operare alle nostre spalle. Vi preparerete a discutere del piano dell'operazione con l'ufficiale di Stato Maggiore in arrivo oggi• (72).

Norrie non pensò neppure di «prepararsi a discutere». Quando il dispaccio fu decifrato e l'ufficiale di S.M. giunto, il pericolo al confine era svanito. All'alba, infatti, la 21 a Panzer era già accorsa ad ovest di el-Açlem e la 15a stava affluendo. Alle 8,35 quest'ultima ricevette ordine di collocarsi presso Hagfet Sciuaban ( 14 chilometri a sud-ovest del bivio di el-Adem), ponendosi nelle condizioni di poter respingere un attacco come di avanzare verso Bir el-Gobi. Verso le 9,30 un'intercettazione rivelò che la 7a divisione corazzata rimaneva per il momento a nord-ovest di Bir el-Gobi, perciò il Panzergruppe ne dedusse che il 30° corpo volesse lanciarsi contro la Pavia, proseguendo poi in direzione di ed-Duda. Secondo Criiwell, l' Afrikakorps doveva intervenire il più tardi possibile in modo da cogliere sul fianco e sul tergo il nemico impegnato a fondo con la Pavia. Rommel, invece, preferì cercare la battaglia. L'A/rtkakorps doveva raggiungere subito le posizioni tenute dai Giovani Fascisti e prendere al più presto collegamento col corpo d'armata di manovra. Il giorno seguente avrebbero, entrambi i corpi, attaccato lungo il Trigh el-Abd spazzando tutti i depositi britannici a nord e a sud della pista, con un ampio concorso della Luftwaffe. Per liberare il fronte di Sollum occorreva una grande vittoria. Questo il pensiero di Rommel alle 11.


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Ma per il corpo d'armata di manovra i tempi erano «saltatili) e le ripercussioni di ciò saranno pesanti psicologicamente ed operativamente. Il Panzergruppe aveva chiesto notizie, tramite il gen. Calvi, ed alle 9,50 Gambara fece rispondere che «la divisione Trieste dalle 4,30 di stamane ha raggiunto la zona fissata. Sembra, da parziali intercettazioni che l'Ariete sia in movimento verso la zona stabilita a 15 chilometri dalla Trieste. Sembra pertanto·che gli ordini siano stati ricevuti dalle . divisioni. Aspetterò un'altra ora.· Se poi ho la sensazione che l'Ariete non possa raggiungere il settore assegnatole, concentrerò la Tn·este sul fu:mco sinistro della Pavia (Bir Bu Creimisa)» (73). Rommel non attese oltre.· Alle 12,30 con un nuovo messaggio fece il punto della situazione e trasmise gli ordini. La 7a divisione corazzata si trovava presumibilmente nei dintorni di Bir el-Gobi. L'Afrikakorps sareb.be panito alle 14 per affrontarla e, dal canto suo, «CAM deve attaccare alle 14 verso sud dalla zona 57 sinistra 1 O fortemente scaglionato a sinistra con obiettivo 83 sinistra 5 fino a 80 sinistra 10» (74), cioè coprendo il fianco orientale dell'Afrikakorps. A quell'ora le divisioni del corpo d'armata di manovra erano ancora ferme, oltre Sidi Rezegh! E la cosa era nota, tanto che sul diario di guerra dell'Afakakorps, dopo aver riponato l'ordine del Pan:iergruppe ed aggiunto · «In relazione a tali disposizioni anche il corpo motonzzato muoverà contemporaneamente in direzione el-Gobi)I), era stato annotato in margine: «Speriamo!» (75). Gli equivoci ed i ritardi si accumulavano. «Alle 14,30 - si legge sul diario storico della Trieste - perviene dal comando di C.A. l'ordine di rompere il contatto col nemico e di iniziare il ripiegamento verso la zona di Bir Bu Creimisa». Come è facile riscontrare, I' ordine nulla ha a che vedere con il divisato ripiegamento sulla scarpata di Sidi Rezegh (di cui non appare traccia nel diario della Trieste), bensì è da porsi in relazione alle recenti decisioni di Rommel. Peraltro, è assai mal sintetizzato il messaggio di Gambara, che suona così: «Nemico sembra voglia attaccare a cavali~ pista Gobi-e! Adem puntando su destra Pavia. Corpo tedesco da el-Adem punterà su Bir el-Gobi agendo ad ovest della pista. Divisione Trieste si sposti subito prendendo contatto con· la Pavia ad ovest di Bir Bu Creimisa e per le ore 14 di oggi si tenga pronta per contrattaccare in cooperazione con corpo tedesco in direzione 6 km nord-est Bir el-Gobi lungo direttrice Creimisa-q. 180 notdovest Dahar-q . 185-segnale trigonometrico 188-segnale trigonometrico 183. Capisaldi di Giovani Fascisti el Gobi ancora resistono> (76).


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONA!.E

Comunque la divisione si mise in cammino alla ricezione di questo fonogramma. Lo fece abbastanza sollecitamente grazie alle predisposizioni già assunte, ma era molto tardi. Nel frattempo Gambara si rivolse alla Ariete: «Ritardo vostro movimento inspiegabile alt muovete subito et con la maggior velocità possibile su Sidi Rezegh alt avvertire appena giunti». Alle 15 i due divisionari risposero. Balotta comunicò di aver iniziato il movimento. Piazzoni precisò che «ci risulta mio itinerario sotto fuoco da ambo le parti. Muoverò tentando aprire strada». A Bir el-Gobi i Giovani Fascisti si battevano coraggiosamente per respingere l'ennesimo attacco. Questa volta Anderson aveva impiegato anche la riserva: il 1/ 6 ° Rajputana Rifles con una compagnia di Camerons e quaçtro Valen.tine. I carri erano entrati d'impeto nel caposaldo del I battaglione - principale obiettivo ma, staccati com'erano dalla fanteria, sotto un turbine di granate, avevano dovuto invertire la marcia ed uscire dalle posizioni quando i Rajputana si trovavano ancora a 200 metri. Immediatamente si era scatenato il fuoco d'arresto delle armi automatiche e, dopo un paio d'ore di lotta feroce, Anderson era costretto a desistere ancora una volta. Anche perché stava arrivando l' Afrikakorps. Criiwell si era messo in moto alle 14,30, preceduto dal 3 ° gruppo esplorante. Era tutt'altro che soddisfatto di come si mettevano le cose. L'impensieriva il ritardo del corpo d'armata di manovra ed ancor più l'incognita gravitante sulla reale situazione britannica a sud. In altri termini, temeva cli imbattersi all' improvviso nella 7a divisione corazzata e sapeva che dei Panzerregiment aveva semplicemente i resti. Contrariamente alle sue previsioni, verso le 16 piombò sulla 11 a brigata indiana; in particolare sul Il/5° Mahratta sempre attorno al caposaldo di q. 184, ove si era concentrato il II battaglione dei Giovani Fascisti. L'urto, portato «a tutta velocità», sconvolse gli indiani, che trovarono ausilio e scampo nella caduta della sera. Verso le 18 i tedeschi prendevano collegamento con i difensori di q. 184, e poco dopo anche con il raggruppamento esplorante, che si era avviato verso Bir el-Gobi su diretto invito dell'Afiikakorps. Alle 19,45 il col. De Meo comunicò al corpo d'armata di manovra che avrebbe pernottato ad una diecina di chilometri a nord-est di Bir el-Gobi in attesa dell'Ariete ed aggiunse: «Di Tanucci non so nulla; ti deposito Ariete di carburante brucia ( ... )». Proprio in quel momento .il ten. col. Tanucci cadeva gravemente ferito. Stranamente errati furono gli apprezzamenti formulati da


LA SECONDA BAlTAGLIA nJ SIDI REZECH

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ambo le pani al termine del combattimento d'inconcro. Per quanto Anderson avesse rappresentato che la sua unità non era in grado di reggere a lungo - aveva perduto oltre un terzo degli effettivi Gote minimizzò l'accaduto e disse a Norrie che la brigata era stata contrattaccata da soli dieci Pzkw, ma che non si trovava di fronte a forze consistenti. Cri.iwell, dal canto suo, alle 20,40 avvertì il Panzergruppe di essere incappato in un robusto complesso nemico, comprendente reparti della 7a divisione corazzata e della 4a divisione indiana, che non sembrava affatto intenzionato a ripiegare: «l'Afrikakorpj si è cacciato in un vespaio oggi» scrisse sul diario di guerra. Perciò preferiva portarsi a nord-ovest ed approfittare della notte per disporsi convenientemente. I movimenti compiuti nel buio più completo rotto dai razzi multicolori generarono inevitabilmente confusione nelle file tedesche, ma ancor più in quelle britanniche che sentivano a poche centinaia di 'metri il fragoroso passaggio dei Panzer e dei veicoli corazzati. È facile immaginare l'impazienza di Gambara per la lentezza dell'accorrere delle sue divisioni. Sapendo che questa venne attribuita ai continui tiri di interdizione, a qualche bombardamento aereo (anche amico) e soprattutto allo stillicidio delle puntate dei gruppi meccanizzati avversari, bisogna convenire che le ]ock Columns svolgevano più che brillantemente il loro lavoro. Il XXI corpo d'armata aveva rimaneggiato il proprio dispositivo, ma una flessione nello schieramento appena assunto dalla Bologna rese necessaria qualche modifica. Previ ulteriori contatti fra Gause e Gambara, verso le 18 furono diramati nuovi ordini. La Trieste doveva attraversare le linee della Pavia a Nza el-Gseat (ovest di Bir Bu Creimisa), portarsi sulla pista per Bir el-Gobi e raggiungere questa località entro la notte (77). · L'Ariete doveva superare Sidi Rezegh e dislocarsi ad ovest di Bir Bu Creimisa, davanti alla Pavia. Alle 23 arrivò al Comando di corpo d'armata il primo battaglione della Trieste e subito venne fatto proseguire per Bir el-Gobi. All'una di notte si presentò Piazzoni, il quale manifestò a Gambara le condizioni della divisione (al momento in corso di raccolta a Nza el-Gseat): aveva dovuto marciare respingendo attacchi nemici e compiendo buona parte di stra~a a piedi; scarseggiavano viveri e munizioni; l'acqua era fini~a da due giorni. In conclusione, affermò che «la divisione non è i·n grado · di combattere e chiede di raccogliersi nella zona immediatamente a sud-est di ef-·Adem» (78): Il quadro rappresentato dovette essere persuasivo, perché Gambara aderì e fece fermare i reparti già diretti


LA SITUAZIONE A SUD

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRJONALE

verso sud. Poi avvisò il Panzergruppe (ore 1,20). A quell'ora la testa dell'Anete giungeva a Sidi Rezegh ( schizzo n° 77). Nel pomeriggio, alle 17, si era presentato al Comando del Panzergruppe il ten. col. di Stato Maggiore Giuseppe Montezemolo (79), inviato da Cavallero. Rommel era assente, perciò l'ufficiale conferì con Gause alla presenza di Calvi. Quando Gause seppe del poco che era in partenza dall'Italia (80) e che solo a fine dicembre, con l'intervento della 2a Luftflotte in Sicilia sarebbe mutata la situazione nel Mediterraneo, con positivi riflessi nella regolarità dei trasporti marittimi, sussultò: «Vi rendete conto - esclamò «un po' concitato» - che allora avete perso la battaglia, la Libia e la guerra?». Montezemolo replicò che le dure perdite inflitte all'avversario davano fiducia nel prosieguo della battaglia. «Stupisce riferì poi a Cavallero - non si conoscano le perdite nostre, che mi dice gravi; ed afferma che attendono ordini da Roma. Obietto che ordini Roma non ne può dare sino a quando vengono inviate così poche notizie sulla reale situazione». Dopo una visita a Gambara, verso le 20 l'inviato di Cavallero tornò al Panzergruppe. Rommel lo attendeva ed entrò subito in argomento: · «( ... ) [Rommel] riassume quanto ha esposto - comunicò poi Montezemolo - e lo sintetizza dicendo che, in complesso, per la battaglia in corso, non giungeranno rinforzi (quanto è annunciato a Tripoli non potrà essere comunque tempestivamente a pié d'opera). · Espone quindi come il riemico, per contro, continui ad alimentare le proprie forze: tutte le informazioni Io confermano. La situazione è pertanto grave perché le nostre forze hanno avuto perdite molto notevoli in uomini ed in armi. Le due· divisioni corazzate germaniche, che hanno iniziato la battaglia con oltre 250 carri ne hanno ora complessivamente meno di 40, gli altri sono distrutti. Molte sono le perdite in ufficiali: delle sole due divisioni tedesche sono caduti 16 comandami di battaglione e reggimento; in complesso sono caduti circa 4.000 uomini tedeschi; le perdite italiane non sono ancora segnalate, ma vengono valutate altrettanto dal gen. Rommel (la Bologna ha perso molto; la Savona due btg.; l'Ariete ha perdite medie, la Tn·este ha perso circa 600 uomini). Le munizioni sono scarse, non bastano per una battaglia: è ora la nostra maggiore preoccupazione. Il geo. Rommel chiede invio di munizioni per continuare con onore la battaglia e non essere costretto a capitolare per mancanza di munizioni. Se non sarà possibile tenere, la Cirenaica, il gen. Rommel ritiene miglior soluzione ripiegare nella Tripolitania piuttosto che farsi aggirare e dover capitolare. In qµesto senso il generale prenderebbe il comando delle truppe ora alle sue dipendenze. Faccio osservare al geo. Rommel come un ripiegamento del genere ci condurrebbe a perdere gran parte delle truppe a piedi (divisioni Pavia e



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LE O PERAZIONI IN AFRICA SI:.TfENTIUONALE

Brescia), oltre naturalmente a moltissimi materiali. Gli domando se per tale fatto ed essendo il nemico sicuramente anch'esso molto logC'rato, non si potrebbe ancora tentare di tenere l'attuale schieramento. Risponde che ha già dovuto p raticamente togliere l'assedio a Tobruk ritirando la Bologna, che il nemico riceve continuamen te rinforzi a Tobruk via mare e che, se le t ruppe conservano la disciplina che hanno sinora avuto, egli si sente di riportare indietro anche la massa delle fanteria delle divisioni Pavia e Brescia: naturalmente le perdite di materiali saranno forti. Bardia resiste ancora; la fronte Halfaya-Sidi Omar per due terzi; ha viveri sino a domani: sarà quindi costretto ad abbandonarla ed a ripiegare la Savona a Bardia, che potrà resistere più a lungo se rifornita di viveri con sommergibili. Anche tale piazza però contro un attacco serio non potrà resistere e si dovrà pensare, se possibile, a recuperare reparti via mare e via aerea. Gen. Rommel mi prega di riferire quanto ha esposto al gcn. Cavallero ed al Duce e chiede a tutti i presemi di non farne parola con nessuno delle truppe e dei Comandi da lui dipendenti. Domani si agirà a Bir el-Gobi: se le cose andranno bene si guadagnerà un po' di tempo ( ... )» (81).

Alle 22 Momezemolo si accomiatò.

lL 6 DICEMBRE.

Al mattino le unità tedesche erano sensibilmente frammischiate ed occorse qualche ora per riordinare i reparti. Verso le 9 si era formata una linea diagonale a nord-ovest di Bir el-Gobi, che dalla pista per Bir Hacheim andava a Hagfet el-Gueitinat. Nell'ordine, dalla pista predetta, si trovavano: il 3 ° gruppo esplorante, la 15 a Panzer, la 2 ia, il 33 ° gruppo esplorante. il raggruppamento De Meo. Più avanti, i due caposaldi dei Giovani Fascisti'. Da parte britannica si stava formando uno schermo di autoblindo, parallelo alla fronte tedesca. Da sud-ovest: uno squadrone del 6 ° :mtoblindo sudafricano, il 1 ° King's Dragoon Guards e 1'11 ° ussari (quest'ultimo, molto rinforzato, premeva con la sua destra verso Sidi Rezegh). A tergo di questa cortina, la 4a brigata corazzata era raccolta nelle vicinanze di Bir el-Gobi, mentre la 22a brigata delle Guardie e gruppi tattici della 5 a e 7 a brigata indiana erano disposti a sud-ovest. La 1 a brigata sudafricana era sempre a Taieb el-Esem e la 11 a brigata · indiana stava ritirandosi dalla scena per rimettersi in sesto. Alle 8, 30 Criiwell ricevette la notizia che il corpo d'armata di manovra era ancora lontano e che perciò la spinta offensiva non poteva essere continuata. Rimase dunque sulla difensiva; però, ad ogni buon conto, fece programmare l'intervento degli Stuka per l'azione futura.


LA SECONDA BA1·rAGUA DI S!Dl REZEGH

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Gambara aveva informato subito il Panzergruppe della decisione di consentire alla Trieste qualche ora di riposo; per tutta replica alle 3 gli erano stati trasmessi gli intendimenti per l'operazione del mattino: un attacco~verso sud-est con l'Afrikakorps a destra ed il CAM. a sinistra; le due divisioni italiane dovevano trovarsi in posto, pronte, all'alba. «Effettuati i movimenti - dicevano gli ordini verranno indicati" obiettivi ed ora di attacco». Venne subito fatto cenno delle condizioni della Trieste e in particolare della sosta dell'An"ete a Sidi Rezegh (82) e quando, alle 6, lo Stato Maggiore di collegamento comunicò che il Panzergruppe insisteva per la panenza della Trieste, Gambara rispose che «sarà mandata al più presto, dopo nordinata, ma è inutile mandare ordini che non si possono eseguire» (83). Però avvisò immediatamente Piazzoni. Come primo proYVedimento fu organizzata una colonna, al comando del gen. Azzi, con il II e IIl/66° fanteria, il XXXIl/9° bersaglieri, il I/ 21 ° artiglieria, che lasciò la zona di Nza el-Gseat alle 8,30, dopo aver completato il rifornimento (84). Verso le 11,45 anche il resto della divisione si mise in moto. Sul far ·del gi~rno l'An"ete aveva ripreso il cammino. Non · conosceva il ripiegamento delle truppe ad est di Tobruk e soprattutto, che l'avversario tenesse saldamente ed-Duda, Belhamed e persino il tratto orientale della scarpata di Bir Bu Creimisa. Lo seppe quando, alle 7 ,39, giunse ali' altezza di Belhamed. Mentre la divisione procedeva lentamente fronteggiando il fuoco avversario, Gambara mandò un messaggio urgentissimo: «Partite immediatamente per posto vostro primo combattimento [ = Bir el-Gobi] sfilando davanti Franceschini. Movimento est urgentissimo. Troverete in posto De Meo, Sandro [Piazzoni] et amici [ = Afrikakorps] (85). Evidentemente Gambara intendeva che l' An"ete procedesse per la via più breve, puntando cioè su Bir Bu Creimisa e dirigendosi in linea retta verso sud (dalla scarpata di Bir Bu Creimisa al bivio di Bir el-Gobi corrono 32 chilometri). Si ignora quando il messaggio sia pervenuto a Balotta. Probabilmente troppo tardi per modificare le decisioni già prese. La colonna stava avanzando sotto le offese provenienti da Belhamed e da ed-Duda. Per sottrarsi in qualche misura al fuoco, aveva costeggiato la scarpata di Sidi Rezegh e poi forzato con l'avanguardia il passaggio di ed-Duda per guadagnare le linee della Pavia. La retroguardia, formata dal V/8° bersaglieri, con in movimento retrogrado a sbalzi protesse l'operazione. Nel primo pomeriggio la divisione si raccoglieva ad el-Adem. Alle 12,40 Criiwell fu informato dal Panzergruppe che la


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE11'ENTR10NALE

Trieste stava arrivando e decise di cominciare l'attacco senza attendere oltre. Fino allora c'era stata molta circospezione fra lui e Norrie: parecchie azioni di sondaggio, qualche tentativo di avvolgimento locale, duelli di artiglieria. Mentre completava i preparativi, sopraggiunse Rommel, che approvò subito l'idea di avanzare. Alle 15 circa l'Afnkakorps lasciò le posizioni. La sua progressione, benché condotta su ampia fronte, fu immediatamente sottoposta al preciso fuoco dei pezzi da 25 libbre. L'intervento di una formazione di Stuka, poco prima delle 17, consentì una breve pausa; ma subito dopo una perdita assai grave si aggiunse a quelle, già numerose, riportate dai tedeschi: Neumaon-Silkow cadde mortalmente ferito a sei chilometri da Bir el-Gobi. La colonna Azzi era ancora lontana. Caduta ben presto anch'essa sotto il tiro delle batterie britanniche, le truppe erano state costrette a scendere dagli automezzi ed a compiere circa dieci chilometri a piedi. Quindi, per la stanchezza degli uomini, Azzi aveva preso la decisione di fermarsi a una dozzina di chilometri a nord di Bir el-Gobi e di sistemarsi a difesa per la notte. Così l' Afrikakorps continuò da solo il combattimento. Raggiunse il bivio di Bir el-Gobi, ma non batté il grosso nemico, col quale sembra non sia entrato nemmeno in contatto tattico. Alle 21, 15 Cri.iwell comunicò a Rommel di trovarsi di fronte a forze troppo superiori, tali che non sarebbe stato in grado di affrontarle nemmeno con l'aiuto del corpo d'armata di manovra. Avanzare pareva pericoloso, perché comportava il rischio di essere superato su un fianco; meglio dunque ritirarsi in buon ordine. Rommel non si scompose. Era passato da Gambara e gli aveva detto del forte ammassamento nemico in zona Bir el-Gobi nonché della sua intenzione di attaccare, se in condizioni favorevoli, la mattina seguente con l'Afnkakorps e l'An·ete. Mostratosi Gambara pienamente d'accordo, egli rispose dunque che «la presente linea deve essere tenuta» e che l'azione doveva essere ripresa il giorno dopo verso le 9 con il concorso italiano e della Luftwaffe (ore 23,40). Anche Ritchie, però, era fiducioso. Alle 23,30 espose a Norrie il suo pensiero: si aspettava un ripiegamento notturno dei Panzer, perciò desiderava che l'operazione contro el-Adem venisse iniziata quanto prima possibile e, del pari, una forte Jock Column fosse presto inviata verso Ain el-Gazala. In mattinata, alle 9, Montezemolo sì era presentato a Bastico. Lo aveva visto all'arrivo ed ora voleva ragguagliarlo sul colloquio con il comandante del Panzergruppe. Bastico allibì. Da quanto gli


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LA SECONDA BA1TAGLIA DI Sll)l REZEGH

veniva via via comunicato da Rommel non aveva avuto modo di ricavare prospettive così allarmanti. Ovviamente era a conoscenza delle difficoltà dei rifornimenti, tanto che aveva chiesto di presentarsi a Roma di persona e per discuterne (86). E adesso, altrettanto naturalmente, pur essendo giunta l'autorizzazione di Cavallero, non riteneva fosse più il caso di muoversi. «Il gen. Bastico - riferì Montezemolo - si mostra molto colpito per la gravità delle perdite e delle difficoltà rappresentate dal gen. Rommel, a lui ancora non note. Conclude dicendosi concorde con il geo. Rommel nel giudicare necessario il. ripiegamento; si vedrà, secondo quanto farà il nemico, dove sarà possibile fe.rmarsi: comunque occorte assicurare al più presto il saldo possesso del chiavistello di Agedabia e, possibilmente, riprendere Gialo ( ... ). Soggiunge di rappresentare a suo nome all'Ecc. Cavallero l'assoluta necessità che il gen. Gambara rientri alle sue funzioni di capo di S.M. ( .. . )• (87).

Prima di licenziare Montezemolo, Bastico gli consegnò i. dati principali sulla situazione in Libia alla data del 5 dicembre, affinché li illustrasse al Comando Supremo. In sostanza, le disponibilità complessive in Libia erano le seguenti: viveri mediamente sufficienti sino al 20-25 dicembre; 14.500 tonn. di benzina e 1.100 di gasolio; 5 unfoc per le armi automatiche di repano, 4 unfoc per le armi controcarri e contraerei, da 2 unfoc (per i pezzi da 105/28) a 10 unfoc (per i pezzi da 149/ 12) per le aniglierie. In campo aereo, il quadro presentato dal geo. Marchesi era così sintetizzato:

aerei bombardamento siluranti caccia ricogn. e osserv. totali

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Cirenaica carico

effic.

carico

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346

17 173

19

La questione dei carburanti per la 5 a squadra era drammatica. Detratti i quantitativi in distribuzione all'aviazione sahariana dislocati in località deseniche ed il pieno degli apparecchi, restavano 462 tonn. per l'attività bellica (consumo medio giornaliero pari ad un centinaio di tonnellate), terminate le qua.il ::..uebbe


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'ITE!'n1UONALE

cessata ogni possibilità operativa, in quanto gli aerei efficienti avrebbero avuto a bordo solo il carburante per raggiungere obiettivi situati entro i limiti della loro autonomia.

IL 7 DICEMBRE. «Il 7 dicembre (.. .) - è stato osservato - non fu contraddis~into da eventi di grande rilievo, ma, cosa abbastanza strana, fu proprio quello il giorno decisivo dell'operazione Crusader:. (88). La giornata cominciò col solito fuoco di artiglieria e con accenni a manovra da pane dei carri. Rommel si era messo in giro assai presto .. Alle 6 si presentò· al Comando del CAM e parlò con Gambara. In sostanza, «la gravità della situazione - raccontò lo stesso Gambara più tardi - lo consiglia a considerare l'eventualità anche di un ripiegamento. Però tiene a ripetere che si tratta solo «di fare mente locale su di una eventualità> che spera non abbia mai a realizzarsi. Mi parla poi di una piccola rettifica di fronte da compiere con J'.arretramento dell'ala sinistra della Pavia in seguito alla perdita di ed-Duda e di Belhamed ed accenna alla linea di Ain el-Gazala, avvenendomi che se dovesse decidere il ripiegamento su tale posizione me ne darebbe ordine con la trasmissione di un semplice numero: «333•. Confida però di risolvere ancora il tuttç> facendo attaccare il nemico dalle sue due divisioni corazzate da sud verso nord-est e l'Ariete in direzione est ( ... )• (89).

Poi Rommel si diresse al Comando dell'Afrikakorps. Vi giunse verso 1~ ·9,30 ed ebbe un colloquio anche con Criiwell. Se l'avversario non fosse stato battuto quel giorno - egli disse, secondo quanto riportato dal diario di guerra dell'Afrikakorps sarebbe ·stato giocoforza abbandonare il fronte di Tobruk e ripiegare sulle posizioni di Ain el-Gazala. <<l'artiglieria pesante precisò - si è ritirata dal fronte di Tobruk e la 90~ leggera e le formazioni italiane [?] sono anch'esse in corso di ripiegamento». Anche il fronte di Sollum sarebbe dovuto essere abbandonato. Di conseguen.za, compito di Criiwell era «contenere e respingere il nemico e contrattaccarlo ove la sua pressione fosse diventata troppo forte» (90), concetto, quest'ultimo, che non sembra molto in sintonia con l'idea di approfittare 'di una buona occasione. In effetti, lo schieramento italo-tedesco aveva assunto un aspetto più di cauta attesa che di concentrazione per una manovra dinamica < schizzo n° 78). Criiwell non aveva voglia di attaccare per i noti .mo-


I.A SECONDA BATTAGLIA DI SIDJ REZF.GH

tivi, Norrie aspettava che l'avversario si ritraesse e si limitò a qualche minaccia con la speranza di indurlo a lasciare il campo di battaglia. Il tutto mentre le batterie britanniche continuavano ad imperversare. Alle 10,45 l'Ariete avvisò il Comando del corpo d'armata di manovra che si apprestava ad andare contro una forte colonna corazzata britannica per ordine di Rommel. L'azione proc'edette bene, ma dopo poco più di un'ora venne sospesa per un nuovo ordine verbale di Rommel. Criiwell rimase sostanzialmente fermo si_no alle 16. Poi ricevette ordine di disimpegnarsi appena sopraggiunta l'oscurità e di raccogliersi più ad ovest. La spinta alla decis,ione era maturata a Tobruk. Fin dal giorno prima, Navarini si era premurato di far presente al Panzergruppe come, nell'eventualità più che probabile di un arretramento della linea e successivamente di un ripiegamento generale, il XXI corpo si trovasse in difficilissime condizioni. Si . trattava di un .corpo d'armata sui generis: sorto per uno scopo specifico qual era quello dell'assedio a Tobruk; con divisioni la cui dotazione di automezzi era penosamente limitata; con una pesantissima massa di attrezzature logistiche, specialmente del servizio di sanità, e di artiglierie idonee a battere le opere della piazza ma scarsamente' mobili e con insufficienti mezzi di traino. In tali circostanze, un improvviso ordine di abbandono del blocco avrebbe provocato conseguenze assai gravi e posto il corpo d'armata di fronte alla necessità di lasciare in loco gran parte del materiale d'assedio. Rommel aveva allora autorizzato Navarini a «predisporre» l'alleggerimento di tutto il materiale ingombrante e non strettamente indispensabile e, per contro, a «disporre» lo sgombero ad Ain el-Gazala della massa delle artiglierie d'armata non motorizzate e di quelle della R. Marina, che per il trasporto richiedevano la scomposizione. La scelta della linea di condotta da tenere era subordinata all'esito del combattimento previsto in quello stesso pomeriggio (6 dicembre) a Bir el-Gobi. Alle 11 del 7 dicembre - vis~i i risultati insoddisfacenti degli scontri fra corazzati - il Panzergruppe decise l'accorciamento della linea. Il fronte del XXI corpo restava fermo sino a otto chilometri a nord di el-Adem, poi, all'imbrunire, doveva piegare verso sud, tenendosi più o meno all'altezza della pista per Bir el-Gobi, lungo la quale era schierata la Trieste. La 90a leggera era già ad Ain el-Gazala, a cavallo della via Balbia, dove lo stesso Comando tattìco del Panzergruppe si stava trasferendo. Alle 12,30 Rommel tornò al Comando del corpo d'armata di manovra.


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I.A SECONDA BA1TAG4A DI SlDI REZEGH

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«Lo rendo edotto - riferì Gambara - sulle ultime comunicazoni avute e sulla situazione generale che non esito a dichiarare buona. Egli conviene. Mi sembra però preoccupato; innanzi al mio ottimismo si rasserena e mi domanda se Gàuse aveva inviato qualche ordine. Rispondo di no. Vuol ripartire per il suo comando, ma al mio invito di mangiare qualcosa prima di rimettersi in moto, accetta di buon grado. Durante il pasto si parla della situazione in generale, gli faccio presente, unitamente agli ufficiali del mio comando, che non riteniamo il caso di pensare ad arretramenti, che non solo avremmo resisùto ad altri attacchi, ma che avremmo avuto sicuramente una vittoria decisiva solo se avessimo perseverato. Egli conviene, anzi torna al suo solito ottimismo e si mostra convinto che la vittoria non può sfuggire. , Prima di salire in macchina, con il Generale Mannerini, gli ripetiamo ancora «niente 333> ed egli ripete allegro: «gut - niente 333, nein, nein>. Dietro suo invito lo faccio seguire dal magg. di S.M. De Marco del mio comando, al quale sarebbero stati comunicati ulteriori eventuali ordini per l'indomani. Ciò avveniva alle ore 13,45 precise• (91).

Subito dopo Gambara telefonò al geo. Calvi per metterlo al corrente della recente conversazione e degli accordi presi. Senonché alle 15 , 15 Franceschini gli dette notizia di aver ricevuto ordini in merito al ripiegamento della propria ala sinistra. «Rimango stupefatto - continuò Gambara nella sua relazione considero la cosa molto grave soprattutto messa in rela.zione al colloquio avuto con Rommel. Dico al gen. Franceschini di sospendere qualsiasi ripiegamento, ritenendo doversi trattare di un equivoco. Chiamo al telefono il comandante del XXI corpo domandando precisazioni. Il generale Navarini, al quale riferisco il colloquio Rommel e gli ordini sospensivi da me dati alla Pavia, si stupisce che noi non abbiamo ricevuto ordini al riguardo. Mi assicura, però, trattarsi del solo arretramento dell'ala sinistra della Pavia. Rilevo però nella comunicazione incertezza: ripeto a lui doversi trattare di un «errore• - e gli ordino come più elevato in grado e come rappresentante del comandante ~uperiore, di non effettuare e far effettuare alcun ordine di ripiegamento senza formale esplicito ordine scritto da pane di Rommel. Di quanto ordinato assumevo in pieno ogni responsabilità. Ritelefono subito al generale Calvi; egli mi dice che nulla sa di preciso, che non ha avuto né sentito ordini espliciti ma un annuncio che fra poco dovrà spostarsi e che «molta roba

già si muove•. Ad ogni modo confermo agli interessati ordini espliciti dati•.

Mentre aspettava notizie, Gambara si premurò di manifestare il proprio ottimismo anche a Bastico: a suo avviso, la situazione non presentava motivi di allarme ed era convinto si dovesse restare sulle attuali posizioni: Se poi doveva ·aver luogo il ripiegamento, questo doveva essere ordinato per scritto da Rommel, che aveva la piena responsabilità delle operazioni. In ogni caso non dovevano essere


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LE OPERAZIONI 1N APRICA SETI'ENTRIONALE

sacrificate le truppe mobili. Dal canto suo, Navarini si mostrò disposto a tenere in sospeso la questione, ma qualche ora dopo gli arrivò l'ordine del Panzergruppe per la ritirata su Ain el-Gazala da iniziare il giorno seguente. In sintesi: l 'An'ete doveva raccogliersi nella zona di Hagfet Sciuaban; la Tneste subentrare alla Pavia, cui avrebbe ceduto gli automezzi per retrocedere; la Pavia doveva prima ripiegare su el-Adem (accorciamento del fronte del XXI corpo) e poi proseguire su Ain el-Gazala; la Bologna seguire la Pavia; l'Afrikakorps concentrarsi sul Trigh el-Abd in zona Hagfet Baar. Le sole -divisioni Brescia e Trento non si sarebbero mosse per l'intera giornata dell' 8 dicembre. Di conseguenza, Navarini dispose · per lo sganciamento della Pavia, secondo il preavviso già trasmesso, quale premessa all' arretramento più ampio (92). Peraltro, mentre stava per iniziare il ritiro dei reparti della Bologna, alle 22 circa si profilò una violenta pressiorie sulla sinistra della divisione , a cavallo della Strada dell'Asse. Era il I Duhram Light Infantry che, sostenuto dal 4 ° Royal Tanks, cercava di intralciare il movimento, i cui segni pre.m onitori non erano ovviamente sfuggiti al servizio informazioni dell's ~ armata. L'attacco, più volte respinto e rinnovato, determinò una situazione di particolare gravità per la Bologna, ma infine fu bloccato. Così calava il sipario sull'ultimo tentativo di Rommel di stroncare l'operazione Crusader. Per la verità, i combattimenti di Bir el-Gobi appaiono uno sforzo non convinto. È molto probabile che lo stesso Rommel esitasse a compiere una seconda irruzione lungo il Trigh el-Abd, sia per i giustificati timori espressi da Criiwell , sia per la consapevolezza della scarsità di forze residue. Più che cercare la battaglia risolutiva che aveva annunciato, volle tenersi in grado di approfittare del più piccolo cedimento o errore di Ritchie. · Nei tedeschi la profonda ed amara delusione per il mancato intervento del corpo d'armata di manovra lasciò traccia, ed innegabilmente, dal loro punto di vista, avevano buone ragioni: le due Panzerdivisionen si erano prodigate ininterrottamente ed amp1irev0Imente ed è comprensibile non sapessero spiegarsi l'assenza italiana. Tuttavia è utile ricordare che lo stesso Criiwell ebbe a dichiararsi non in grado di affrontare l'avversario, neppure con il concorso dell'Ariete (rimasta con una quarantina di M 13) e· della Tn'este. Si è già detto - e fu riconosciuto a posteriori anche da Rommel - che le due divisioni non erano, con i mezzi in dotazione, uno strumento bellico adeguato ad una simile gi.ierra e


I.A SECONDA BAlTAGUA DI SIDI REZEGH

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che fu loro richiesto più di quanto fossero in grado di dare. Ciò posto, sembra doveroso criticare l'organizzazione di comando, in senso generale, del corpo d'armata di manovra, con particolare riguardo ai collegamenti, ed anche l'azione di comando di Gambara e dei suoi divisionari non sembra immune da pecche. Per quanto i diari storici siano eccessivamente stringati e non consentano di approfondire .momenti ed episodi, affiora la sensazione di uno spirito d'iniziativa e di un'energia non molto all'altezza della bisogna. Due frasi dell'ordine che Gambara diramò alle 0,20 dell'8 dicembre ai comandanti delle due divisioni e del raggruppamento esplorante, in merito al primo tempo · del ripiegamento, sembrano eloquenti: «I Comandanti sono responsabili se qualche reparto non raggiunge o va oltre le località designate» e «Sostituirò immediatamente quel Comandante che non si terrà collegato» (93).


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

NOTE AL CAPITOLO NONO (1) Il raggruppamento, posto agli ordini del gen. Lombardi, vicecomandante della Pavia, era composto da un battaglione del 27 ° fanteria, un gruppo da 100/17, una batteria da 75/27, una da 47/32, una di mortai da 81 , il VI gruppo squadroni Lancieri Aosta, due compagnie genieri d'arresto. (2) Il gruppo Boettcher, denominato anche Arko 104, fu inizialmente costituito dal 155° e 361° fanteria (entrambi con due battaglioni) della divisione Afrika, il 104° aniglieria tedesco ed unità minori.

(3) ].A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 339. (4) M. CARVER, op. citata, p . 125 . (5) Diario storico del XXI corpo d'armata. L'ordine è datato 25.11.194 I, ore 20,30. (6) La resistenza a Belhamed non dovette essere stato molto tenace, visto che Westphal, in un colloquio con Gambara, ammise che reparti del 155' fanteria tedesco avevano ceduto senza tenace opposizione, perdendo circa 6~0 prigionieri. (7) U raggruppamento esplorante era costituito, in quei giorni , da un battaglione della P.A.I. su autoblindo, un battaglione Giovani Fasci:Jti, sci carri M 13, quattro carri leggeri, nove pezzi da 65/17 su camionette di preda bellica e quattro pezzi da 100/17 su aurocaui. Alle 6,30 del 25 era stato avviato su Bir el-Gobi a difesa di quel nodo di piste, però sul suo impiego doveva sussistere qualche incertezza perché alle 8,30 gli era stata inviata una staffetta con la comunicazione che, fermi restando i compiti assegnatigli, il raggruppamento passava alle dipendenze d'impiego della Pavia. Dopo mezz'ora, contrordine: la dipendenza dal corpo d'armata di manovra continuava e, circa l'eventualità di sostenere l' An'ete lungo il Trigh el-Abd, riserva di ordini specifici. Il raggruppamento raggiunse Bir el-Gobi verso le 9, ma per tutta la giornata del 25 non riuscì a prendere contatto con l'Anete, ferma presso Taieb es-Salem alle prese con la l' brigata sudafricana e la 4 • brigata corazzata. (8) Diario storico. del CAM. L'ordine lascia perplessi per le evidenti carenze di coordinamento. Può darsi, però, che vi siano stati contatti via breve col Panzergruppe, se non altro per la necessità di riconoscere tempestivamente le truppe arniche .

(9) Diario ·storico del XXI corpo d'armata, f. 496/0p. data 26.11.1941, ore 8,25, del gen. Navarini, indirizzato al geo. Piazzoni e, per conoscenza, al geo. Garnbara. (10) Probabilmente in seguito alla discussione, il progetto venne poi modificato, calché alle 11,30 Piazzoni lo illustrò per scritto al comandante del 9• bersaglieri in modo diverso: a destra il gruppo Boettcher ed a sinistra una cofonna agli ordini del gen. Azzi, composta dal 9' bersaglieri, 11/65' fanteria e 1/21' aniglieria. (11) La brigata contava 37 Matilda, 14 cruisers e 20 carri leggeri.

(12) J.A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p . 342. (13) M. CARVER, op. citata, p. 128. (14) Come sappiamo, Criiwell gli risponderà subito (ore 15, 12) di non attendersi aiuti immediati per Boettcher: cForse domani•. (15) La rilevante ampiezza in questione non derivava dall'urto inglese su un fronte d i attacco di quelle dimensioni, bensì dal fatto che la caduta di un paio di capisaldi centrali e


LA SECONDA 8A1TAGLIA DI SIDI REZEGH

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le conseguenti infiltrazioni cosuinsero la Bologna e l'Afiika a ripiegare verso nord il moncone apeno. (16) Diario storico del corpo d'armata di manovra. (17) W.E. MURPHY, The Reliefo/Tobruk, riportato da M. CARVER, op. citala, p. 130. (18) Vds. Rlzzo, op. citata, pp. 228-229, e specialmente ANTONINO TRIZZINO, Gli amici dei nemici, longanesi, Milano 1959, e Traditori in divisa, Bictti, Milano 1974. Le opere di quest'ultimo autore sono singolarmente tendenziose. (19) Diario storico del 66· reggimento fanteria. (20) Diario storico della divisione Tn'este, f. 45 50/0p. data 27.11.1941. (21) Ibidem, tele 4551 /0p. data 27.11.1941, ore 18. (22) Evidentemente non reputava sufficiente il 19 ' battaglione neozelandese, che nella notte era passato agli ordini di Willison. (23) Diario storico del XXI corpo d'armata. Da osservare, però, che deuo diario storico è estremamente confuso circa gli avvenimenti del giorno 27 a ed-Duda. (24) Diario storico del corpo d'armata di manovra. (25) Diario storico del XXI corpo d'armata. Non risulta l'autore della telefonata, se Navarini o il suo capo di Stato Maggiore o il capo ufficio operazioni, il quale prese appunto della telefonata stessa. L'appunto, tra l'altro, è in data 29 novembre, ma trattasi di evidente errore. (26) Diario storico della divisione Trieste, citato tele 4551/0p data 27.11.1941, ore 18. (27) Secondo il diario storico del XXI corpo d 'armata, l'ord ine sarebbe stato eseguito ma concludendosi con un insuccesso sl da rendere inevitabile l'abbandono di q. 150. La n..•fazione non trova riscontro nella realtà ed evidentemente risente dell'arrivo di notizie inc,·mplete e distorte. Per inciso, il giorno seguente lo stesso diario riconoscerà che l'altura dì e 1-Duda era stata <abbandonata d'iniziativa>. 28) Il diario storico del corpo d 'armata di manovra riporta: «Ore 6. Maggiore Tuzi [dello Stato Maggiore di collegamento] comunica che il capo ufficio operazioni del P.G.A. I. col. Westphal ha dato ordine alla 1J O corazzata di muovere verso ovest. Del gen. Rommd nessuna notizia>. (29) L' An'ete era da tempo priva di comunicazioni dai Comandi superiori. A mezzogiorno, quando il collegamento radio fu ripreso, ricevette il primo messaggio della giornata da Gambara: «Dateci novità. Dove siete? Cosa fate?>. Balotta chiese rifornimenti e comunicò di aver preso contatto col Comando tedesco. Alle 15 informò che «per ordine di Rommel• aveva abbandonato la zona di Bir Ghirba e si dirigeva verso ovest. (30) Il giorno prima Gatehouse aveva ricevuto 36 nuovi carri. (3 1) M. CARVER, op. citata, p. 138. In serata i tedeschi intercettarono un messaggio radio inviato dalla 7• divisione corazzata all's• armata: «Combattimento finito, 11emico disperso, distrutti 28 carri, gli altri in rolla verso nord-est. Combattimento est durato tre ore> (H.O. Bl!HRENDT, op. citata, p. 140).


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE

(32) Bayerlein, che accompagnava Criiwell, ricordò di aver visto cR.ommel e il suo capo di Stato Maggiore. Entrambi erano in viaggio da giornz; avevano la barba lunga, cadevano dal sonno ed erano completamente ricoperti di polvere• (E. ROMMEI., op. citata, p. 88). (33) I.S.O. Pl..AYFAIR, op. citata, p. 64. (34) L'Ariete aveva lasciato Bir Ghirba su persona.le intervento di Criiwell, da cui dipendeva aJ momento. Ciò non toglie che alle 8,30 Gambara per radio ordinò alla divisione di puntare «il più celermente possibile a sud di el-Adem• (Diario storico CAM, tele 1593 data · 28.11.1941). Si ignora l'ora di arrivo dcli' ordine, che comunque venne lasciato cadere. (35) Diario storico del XXI corpo d'armata, f .. 537/0p. I. T. data 18.11.1941, ore 10. · (36) ].A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F.:TURNER, op. citata, p. 365. (37) E. ROMMEL, op. citata, p. 86. (38) A conferma di quanto ie notizie potessero essere travisate. naturalmente in perfetta buona fede, si riporta la situazione nota al Comando del corpo d'armata di manovra nel pomeriggio: ore 13 ,35: «Risulta che la 15° div. cr. tedesca ha occupato ed Duda e che l'Ariete è a

contatto con la 1.5 °•;

·

ore 14, 10: «Viene confermato che la 1.5 ° div. cr. tedesca ha occupato ed Duda. Risulta inoltre che la 21 4 div.-cr. germanica è nella zona di Belhamed (.. .}>; ore 17.45: «Il Comando div. Pavia comunica che il combattimento di ed Duda è molto violento (...)>; ore 20,45: «L'Ecc. Calvi (S.M. di collegamento col Panzergruppe) comunica telefonica-

mente la situazione: - 1.5° corazzata si ritiene abbia preso contatto con Zimmermann [sic] (div. Afrika), cioè vicino alla Bologna; - 21° corazzata trovasi in zona Belhamed ed è impegnata verso est da un centinaio di mezzi corazzati avversan;· - gruppo Becer [sic) trovasi in zona BirBu Creimisa (q. 172 - q. 175) fronte a sud, ove vi sono circa 100 mezzi corazzati di cui 20 già fuon· uso; - Ariete: non risulta ove si trovi(.. .}> (Dal diario storico del corpo d'armata di manovra). (39) ).A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 377. · (40) Anni dopo, Norrie scrisse che «la 1° bngata sudafricana mi disse per radio il 29 novembre che Bernard Freyberg aveva annullato il movimento in avanti, ma successivamente ciò venne negato dalla 2° neozelandese; il fatto deve essere dipeso da qualche malinteso e dalla cath·va ricezione radio O.A.I. AGAR-HAMlLTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 382). (41) Per quanto la Trieste venisse a mutare dipendenza, il suo collegamento col Panzergruppe doveva aver luogo tramite il XXI corpo. (42) ).A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 385. (43) Ibidem, p. 391.


LA SECONDA BATIAGLL\ DI SIDI R,EZEGH

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(44) Alle 7,40 il servizio dì intercettazione tedesco captò un messaggio della 7• divisione corazzata diretto al Comando 8• armata: «D111isione neozelandese al momento poco determinala [unwilling]> (H.0. BEHREND, op. i;t"tala, p. 145). (45) Il gcn. Norrie commentò che: e/a 14 brigata sudafricana reiterò ii suo .::tacco, ma non riuscì ad impadronirsi di q.175 e gran parie della giornata fu spesa a cannoneggiare ii nemico, con largo dispendio di munizioni> O.A.I. AGAR-HAMn.TON e L.C.F. ~ . op. citata, p. 411). (46) In effetti Godwin-Austen era molto inccno se continuare a tenere ed-Duda per la rilevante estensione del perimetro che essa comportava e per la difficoltà dì difenderla. Il comandante del I E.rsex, però, gli tolse: ogni dubbio: gli apprestamenti di ed-Duda stavano diventando sempre più foni cd egli riteneva di poter resistere a qualsiasi attacco. (47) Si ricorda che la Trieste, pur costituendo riserva d'armata, su esplicita disposizione del Panzergruppe doveva seguire la trafila burocratica del Comando del XXI corpo - e non del corpo d'armata di manovra - per ogni comunicazione dì servizio. (48) Diario storico XXI corpo d'armata. Dal tenore della telefonata appare chiaro che .Gause non sapeva esattamente quale compito potesse venir dato alla Trieste. (49) G. Rizzo, op. citata, p. 233. (50) Gcn. HOWARD KlPPENBERGER, lnfantry Bngadier, Oxford University Press, London 1961,.p. 103. (51) DSCS, tele 30967/0p. data 25.11.1941, ore 9,45. (52) DSCS, tele 30995/0p. data 27.11.1941, ore 14,25: «Duce ha notalo che in seguito tentativo sortita nemico da Tobruk si è assot11gliato diaframma contro ii quale premono forze inglesi da sud est. Duce non dubita che avrete preso tulle misure necessane necessarie per impedire ultenore avanzata del nemico e nprendere profondità. Comunque desidera notizie. Ugo Cavallero,. (53) DSCS, tele 30997 /Op. data 27.11.1941, ore 8,40: «Questo Comando ritiene che posses.ro Bir el Gobi conservi grande importanza tallica come al principio della batlag/ia et non debba essere abbandonato. Telegrafate quale presidio vi avete mantenuto et se siete in grado di prontamente nnforzarlo. Ugo Cavallero>.

(54) DSCS, tele 31014/0p. data 30.1 1.1941, ore 20,30: «Duce raccomanda intensificare vigilanza zona costiera per evitare che eventuali puntate su via Balbia possano provocare panico et creare serie difficoltà al traffico>. (55) DSCS, tele 31032/0p. data U2.1941, ore 23,15. (56) DSCS, appunto in data 30.11.1941.

(57) DSCS, appunto di von Rintelen in data 2.12.1941. La traduzione della valutazione di Rommel è quella fatta dall'ufficio dell'addetto militare tedesco. (58) DSCS, tele 20245/0p. data 1.12.1941, ore 23,45 del Comando Superiore. (59) DSCS, tele 31036/0p. data 2.12.1941, ore 19,40. (60) F. VON MEilENTHIN, op. citata, p. 97.


66o

LE OPERAZIO NI IN AFRICA SETTENllUO NALE

(61) Alle 11,30 il gen. Franccschini avvisò il CAM che da un ordine ricevuto dal XXI corpo risultava essere stato deciso dal P11nzergruppe il ritiro del presidio di Bir cl-Gobi (62) I Gio1111ni F11Sruti erano volontari arruolatisi nel 1940 nella Milizia. Sciolti dopo breve esistenza 22 battaglioni sui 25 origiriari e contratti . a due i tre rimasti, nella primavera del 1941 venne costituita la 301" Legione CCNN. d'assalto. Peraltro, non avendo ancora prestato servizio di leva, i Gio1111ni FIISculi furono uasferiti nell'Esercito (ricevettero le fiamme rosse e gialle ed il fez nero come copricapo da fatica), ordinaci Ìrl un gruppo di battaglioni, su due battaglioni, e poi inviati in Africa settentrionale. (63) DSCS, relazione del gen. Gambara sugli avvenimenti dal 28 novembre al 10 dicembre, in data 12.12.1941, trasmessa dal comandante superiore al Comando Supremo. (64) Furono così catturati diversi prigionieri con relativi mezzi. Tra i documenti trovati, spiccava· una carta contenente i particolari dell'organizzazione difensiva italo-tedesca alla frontiera, aggiornata a tutto il 7 novembre.

(65) Riferito daJ.A.l. AGAR-HAMlLTON E L.C.F. T!JRNER; op. ci111111, p. 441. (66) W. CHlJRCHILL, op. cillllll, p. 223. (67) Nella sua avanzata il gruppo Knabe ebbe modo di risolvere una situazione incresciosa in cui era incappata un'aliquota de11'8• bersaglieri. Il 28 novembre, quando l'Ariete da Gasr el-Arid si era diretta verso q.175 sulla scarpata di Sidi Rezegh, era rimasto in posto il Xll/8• bersaglieri con l'autocarreggio divisionale. Praticamente indisturbato per qualche giorno, nonostante fa presenza dei sudafricani · a Bir Sciafsciuf e la ritirata neozelandese, il 2 novembre il battaglione ricevette ordine di riunirsi alla divisione procedendo verso ovest lungo il Trigh Capuzzo. Il movimento ebbe inizio il 3 mattina, proprio mentre il gruppo Knabe partiva in senso opposto, ma quasi subiro la colonna cadde in agguato. Nello scompiglio una parte degli uomini e dei mezzi venne catturata, però il grosso sfuggì puntando direttamente verso nord. Con un largo giro, lungo la via Balbia, potè ricongiungersi all'Ariete. In questa fase, un nuovo scontro condusse a complicazioni e la compagnia d i retroguardia, rimasta agganciata, riuscì a disimpegnarsi a stento. Venne poi temporaneamente assorbita dalla Bologn/1'. (68) Difendevano le posizioni di ed-Duda: il I battaglione Essex, il 2/ 13• battaglione australiano (meno una compagnia), parte del 19• battaglione neozelandese, una compagnia mitraglicri, il 149• artiglieria e.e., il 4 • Roylll T11nks rinforzato da uno squadrone del 7• Roylll Tanks, il 1 • artiglieria a cavallo con una batteria del 104 • cd una del 101·. · (69} C. AuODNLECK, Despatch cit., p. 342. (70} E. ROMMEL, op. citata, p . 91. (71) Auchinlcck affermò che, ci tedeschi aggregati (1/Ja di11inone ed lllc11ni 11/ficiali illlliani si imp11dronirono degli 1111/omezzi esistenti, lasciando la maggior parie della truppa a piedi; molli di loro prefenrono arrendersi> (Despatch citato, p. 342}. Non si è in grado

di contestare l' affermazione per mancanza di elementi concreti, però, almeno per quanto riguarda gli automez zi non risultarono abusi n€ prcpuenze. È utile precisare che il geo. Gloria rimase al bivio per Zaafran dalle 1 alle 6 del 5 dicembre a sorvegliare personalmente che la ritirata avesse luogo come previsto. Ed è anche opportuno rilevare che difficilmente l'avversario pot€ farsi un'idea della povertà di automezzi della divisione di fanteria italiana.


LA SECONDA BATTAGLIA 01 SIOI REZEGli

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(72) M. CARVBR, op. citata, p. 159. (73} Diario storico del corpo d'armata di manovra, f. 1901 / 0p. data 5.2.1941. (74} Ibidem, f.s.n. ricevuto alle 12,55. (75) ).A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. l'uRNER, op. citata, p. 455. (76) Diario storico del corpo d'armata di manovra. (77) e.Accelera, accelera - cosr Gambara sollecitò Piazzoni - Entra nello schieramento della Pavià a Nza el-Gseat per raggiungere pista el-Adem-Bir el Gobi et portati /1.Jsolutamente questa notte at el-Gobì, dove già sono i corazzati tedeschi• (Diario storico corpo d 'armata di manovra, tele 1904 data 5.12.1941). (78) Diario storico del corpo d'armata di manovra. (79} Il ten. col. Giuseppe Cordero Lanza di Momezemolo apparteneva all'ufficio operazioni del Comando Supremo ed era un distintissimo ufficiale di Stato Maggiore (sarà ucciso dai tedeschi alle Fosse Ardeatine nel 1944), ma - qualità personali a parte stupisce alquanto che per una missione del genere, che comprendeva anzi si imperniava su colloqui riservati con Bastico, Rommel, Gambara e Navarini, non sia stato scelto un esponente di maggior livello. Montezemolo arrivò la ·sera del 4 a Cirene ed ebbe subito una conversazione con Bastico. Il giorno successivo si recò a visitare i principali Comandi. Ripartì per Roma il 6 dicembre nella tarda mattin ata. (80} Per Bengasi erano in partenza un incrociatore e due motonavi con 3.550 tonn. di viveri e munizioni, 350 tonn. di carburante, carri e artiglierie tedeschi e 250 uomini. Per Tripoli: due incrociatori e due motonavi con un migliaio di tonn. di viveri e munizioni, un battaglione carri Ml3 ed uno di carri tedeschi. (81} DSCS, Relazione compilata dal ten. col. Momezemolo in data 9. 12.1941. (82) li solo XII/8• bersaglieri aveva proseguito con i servizi divisionali e reggimentali verso cl-Adem. (83) Diario storico del corpo d ' armata di manovra. (84) Una testimonianza fa considerare con molta perplessità il modo con cui taluno «sentiva> la situazione. Il col. Fabozzi, comandante del 66· fanteria, precisò in una sua relazione che all'alba del 6 dicembre il gen. Azzi gli comunicò personamente che quel giorno doveva essere di riposo per la Trie.rte e che solo nel pomeriggio sarebbero stati diramati gli ordini per le successive operazioni. Da notare che alle 4 Piazzoni era tornato al Comando del corpo d ' armata ed aveva parlato a voce con il capo di S.M. e per telefono con Gambara. (85} Diario storico del corpo d'armata di manovra, tele 1815 / 0p. data 6.12.1941 , ore 10. (86) DSCSAS, tele 20406/0p. data 4.12.1941, ore 18,50: ..Situazione esaminata assieme al generale Rommel richiede urgenti' pro1111edimenti che est necessario chiarire a voce. In seguito anche al espresso de,iden'o generale Rommel chiedo auton'zzazione venire subito costà• (87) DSCS, citata relazione ten. col. Montczemolo.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETrEN'J'RIONALE

(88) M. CARVER, op. citata, p. 163. (89) La sintesi della conversazione è stata ricavata dalla citata relazione di Gambara in data 12.12: 1941. (90) ].A.I. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TuRNER, op. citata, p. 465-466. (91) Citata relazione di Gambara in data 12.12.1841. (92) Rip'ona il diario storico del CAM: «ore 21, 15 - Il capo di S.M. della divirione Pavia .comunica di aver avuto ordine dal Comando XXI C.A. di effettuare un piccolo amtramenlo della linea che dovrà passare dov'é ora zl Comando divisione. Chiede il benestare all'Ecc. il generale Gambara. L'Eccellenza ordina di a/tendere.>! Quasi contemporaneamente (ore 21,30) arrivò anche al corpo d ' armata di manovra l'ordine del Panzergruppe e la cosa si risolse automaticamente. (93) Diario storico del corpo d'armata di manovra, f. ' 2000/ 0p. data 8.12.1941, ore 0,20,


Capitolo decimo L'ABBANDONO DELLA CIRENAICA

1. L'ARRETRAMENTO ~ULLE POSIZIONI DI AIN EL-GAZALA (8-17 DICEMBRE).

Non appena ricevuto il rappono di Montezemolo, Cavallero preparò le direttive per Bastico. Il 7 dicembre le fece approvà.re da Mussolini e le mostrò a von Rintelen. A questi disse, fra l'altro: «Abbiamo vinto la battaglia, ma la partita è perduta perché non si può .alimentare la battaglia stessa» (1) e manifestò l'intenzione di inviare in Libia «ad ogni costo» una divisione corazzata (la Litton·o, che era già pronta) ed una motorizzata. Occorreva però risolvere la questione della Tunisia: «affermo che l'unica via è quella e senza quella non potremo portare le divisioni in Libia e ci troveremo in condizioni molto difficili» (2). Von Rintelen non si sbilanciò, limitandosi a sottolineare il pensiero ufficiale dell'OKW e cioè che l'attività della 2 a Luftflotte e l'incremento delle forze navali leggere tedesche lasciavano sperare un miglioramento della situazione logistica: «Non sarà che quando la predominanza aerea del!' Asse nel Mediterraneo centrale sarà restituita [ = ripristinata), che si potrà entrare in nuove trattative con la Francia ~n merito alla utilizzazione del porto di Biserta per i rifornimenti bellici. La conseguenza inevitabile di una prematura utilizzazione del porto sarebbe una interveozione inglese con azioni contro l'Africa settentrionale francese, senza che fossero disponibili forze francesi sufficienti per la difesa e senza che l'Asse avesse la possibilità di soccorrere( ... )• (3).

A parte la questione Bisetta, comunque non di rapida soluzione, Cavallero aveva accolto la sostanza dell'opinione concorde di Bastico e di Rommel: il blocco di Tobruk non poteva essere mantenuto; si imponeva rompere il contatto col nemico e dare piena libertà di manovra al comandante in posto. Su tali basi, erano formulate le direttive: cl• - conservazione della Cirenaica deve essere tentata con ogni sforzo: essa · assicura anche sostanziale vantaggio disporre porto sbarco Bengasi, che tra l'altro consente nostra Marina continuare manovra delle due rotte su Tripoli e Bengasi;

2 • . pronto rafforzamento Agedabia con reparti" mobili est condizione indispensabile perché manovra possa eseguirsi con sufficiente sicurezza;


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRI0NA1E

3 • - sarebbe della più grande importanza riprendere Gialo per conseguire sufficiente garanzia contro rapidi aggiramenti da sud; 4 • - nella presente situazione est più che mai necessario che la manovra sia condotta da un unico comandante secondo direttiva del Comando Superiore, ma con piena libertà di esecuzione; 5 • - nulla osta acché Generale Gambara riprenda sue funzioni di Capo di S.M. purché stretto coordinamento azione Grandi Unità italiane risulti assicurato;

6· ... .. .... .... ; 7• . sia compiuto ogni sforzo per non lasciare in mano al nemico unità di fanteria e per arretrare la maggiore quantità possibile di armi e materiali; sia distrutto nmo quanto non può essere trasportato ( ... ) > (4).

Bastico ricevette il dispaccio nel pomeriggio del 7 e convocò Rommel a rappono ad Umm er-Rzem (sede del posto comando tattico del Comando Superiore, fra Derna e Ain el-Gazala) per comunicare «importanti decisioni prese del Comando Supremo». Rommel rispose di non poter lasciare il proprio Comando (5 chilometri ad ovest della cantoniera di Ain el-Gazala) in un simile momento di crisi e che, solo se avvenito prima delle 9, avrebbe potuto trovarsi per le 11 dell'indomani presso il proprio Comando. Bastico pro bono pacis consentì a recarsi all'appuntamento. «Alle 11 precise - descrisse il verbale della riunione - l'Eccellenza Bastico giunse al posto di appuntamento e . scese dalla vettura vicino al torpedone comando. Un ufficiale tedesco che trovavasi lì avvertì subito dell'arrivo dell'Eccellenza Bastico. Nessuno uscì a riceverlo. Dopo cinque minuti l'Ecc. Bastico risalì in macchina per attendere. Solo dopo altri 10 minuti comparve il Generale Rommel, che si avvicinò alla macchina dell'Ecc. ·. Bastico. Salito sul torpedone, il generale Rommel - molto eccitato e in maniera disordinata e precipitosa - comincia a parlare ( ... ) >.

Le contestazioni di Rommel toccarono quattro argomenti. Primo punto: «Il gruppo corazzato tedesco non ha potuto conseguire un successo decisivo perché non è stato possibile fare

combatti'menti assieme. Così, ieri vi era a Bir el-Gobi solo ti corpo corazzato tedesco, ti quale, dopo aver a lungo aspettato,. ha ripiegato. Avrebbe dovuto aggirare da sud l'avversario, ma l'assenza del C.A. Gambara, che avrebbe dovuto giungere da nord, non lo ha permesso». L'affermazione è basata su una distona esposizione dei fatti: basta rileggere la sequenza degli avvenimenti del 7 dicembre per convincersene. Ma v'é di più. Bayerlein racconterà più tardi: «la sera del 5 [non del 7) dicembre, Rommel diede il

seguente giudizio della situazione: «L'attacco del [)AK non ha


LA SECONDA BA1TAGL!A DI SID! REZEGH

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annientato il nemico presso Gobi, principalmente perché è mancata la cooperazione del corpo motorizzato italiano» (5 ). Che nel pomeriggio di quel giorno il corpo Gambara potesse essere a Bir el-Gobi pronto a combattere è semplice assurda pretesa, comunque il bollettino serale del Panzergruppe suona differentemente: «3. Il gruppo corazzato attaccò il 5 corrente nel pomeriggio col Corpo Africa Germanico dalla regione sud-ovest di el-Adem in direzione di Bir el-Gobi e respinse i reparti della 22• brigata Guardie e 4• brigata corazzata( ... ). · 4. Il gruppo corazzato intende attaccare nuovamente il 6 corrente col Corpo Germanico d'Africa e col Corpo Motorizzato Gambara - da avvicinare - il nemico presso Bir el-Gobi e a sud-ovest di detta località con obiettivo limitato ( ... )• (6).

Quanto allo «ieri» lamentato verbalmente da Rommel, cioè il 7 dicembre, si è visto che obiettivamente Criiwell non aveva tutti i torti - almeno dal suo punto di vista - a chiedere insistemente e seccamente al Panzergruppe: «Wo ist Gambara?», ma che egli per primo era convinto di non poter risolvere nulla, neanche con l'Ariete. Secondo punto (connesso con precedente): «L'Ariete e la Trieste hanno avuto poche perdite fino adesso, ma nella manovra sono esageratamen.te lente ed hanno bisogno di giorni per muoversi». Quali che fossero i motivi e tolta un po' di eccessività, il fatto era incomrovenibile. Terzo punto (e principale): «(.. .) tutti i miei ordini debbono essere eseguiti; altrimenti si corre il rischio di perdere tutto. Per esempio, Gambara e Navan:ni ien· mattina hanno ncevuto il mio avviso convenzionale 333, che significava di iniziare il npiegamento in un determinato modo ( . .). L'Ecc. Gambara ha ordinato a Navarini di non fare eseguire ti movimento, sebbene Navan'ni non dipenda da lui». Anche qui esistono distorsioni. Rommel si fermò al Comando del CAM dalle 12,30 alle 13,45 del 7 e sapeva perfettamente che Gambara, quanto meno sino al momento della ·sua partenza, non aveva ricevuto alcunché dal Panzergruppe . Ebbe gli ordini alle . 21, 30 (come risulta dal diario storico del CAM) e la responsabilità del ritardo non poteva essere imputata al destinatario. Però le interferenze di Gambara sulla Pavia sono reali. L'avere invocato il grado più elevato ed il ruolo . di «rappresentante del Comandante Supen·ore• per «ordinare• , come ·fece, a Navarini di attendere un ordine scritto di Rommel (ed era notorio che questi dava ordini verbali o li faceva dare da Gause), effettivamente fu un


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passo gratuito. La questione del grado non reggeva, non esistendo - come giustamente rilevò Rommel - rapporto di dipendenza, né aveva solide basi il riferimento alla veste di capo ·di S.M., perché il Comando Supremo aveva ordinato di scindere tale incarico da quello di comandante del corpo d'armata di manovra. È bensì vero che sembra fosse in atto una situazione anomala - ovviamente col beneplacito di Bastico -, che cioè, a dispetto del veto di Cavallero, Gambara continuasse a ricoprire le due cariche. Lo dimostrerebbe il fatto che it diario storico del Comando Superiore porta sempre la sua firma. E indubbio che Gambara fosse rimasto toccato dall' ordine del Comando Supremo: «[Gambara] mi accenna al suo disappunto per la cessazione dalle funzioni di capo di S. M. » riferì Montezemolo nel suo rapporto. Ed è altresì certo che si ripromettesse di riprenderlo alla prima occasione. Infatti nessuno era stato chiamato a sostituirlo, neppure come «facente funzioni». · Quarto punto (il più grave): «Avevo anche ordinato - disse Rommel - che al segnale convenzionale 333 il CAM occupasse con la Trieste il fronte della Pavia, per permettere a questa di sganciarsi~ e che la Trieste, dato che si tratta di brevi distanze, prestasse i suoi automezzi alla Pavia per portarsi sulla linea di A.in el-Gazala. Ma anche quest'ordine non è stato eseguito». Qui intervenne Calvi, dopo aver conferito a parte con il magg. De Marco. Precisò che l'ordine convenzionale 333 non ~ra stato ricevuto dal CAM, che invece l'ordine del Panzergruppe era giunto nella notte (ore 21,30) e riferì che Gambara aveva dichiarato che «se si danno alla Pavia gli automezzi della Trieste, non ci si mu_ove più. Ad ogni modo farà ti movimento domani [9 dicembre]». Le cose però stavano in modo leggermente differente e Rommel aveva valide ragioni per essere urtato: Gambara aveva puramente e semplicemente cambiato il piano tedesco, cioè le disposizioni del Panzergruppe. Nella citata relazione, compilata qualche giorno dopo su richiesta di Bastico, Gambara spiegò i motivi della propria iniziativa: «Superata ogni difficol tà di tempo e di ambiente, gli ordini del Corpo d'Armata vengono recapitati fra le ore 2 e le ore 2,30 dell'8 dicembre. Alle ore 4 le divisioni sono in moto, ma nella certezza che se avessi data esecuzione integrale all'ordine di Rommel (sostituire cioè la Pavia con la Tn·este sulle posizioni avanzate), il nemico, che tutto il giorno aveva premuto sull' intera fronte, ci avrebbe sorpresi in flagrante delitto di compiere un'operazione tanto delicata in pieno giorno, decido di ripiegare tutta la Trieste in zona 10 km. da el-Adem, serrare coli' An'ete in zona Sciuaban, in collegamento coi tedeschi sul Trigh el-Abd e con la destra della Pavia, tramite il raggruppamento esplorante, che disloco fra Ariete e Pavia.


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Allo scopo, metto a disposizione 2 miei ufficiali e convoco per gli accordi di dettaglio i µe capi di S.M. della Pavia, del!' Ariete, della Trieste. Si ottiene così: - che la Pavia sarà autotrasportata nella zona arretrata prevista entro i termini di tempo stabiliti[?]; - che evito alla Trieste la difficile per quanto inutile manovra di sostituire la Pavia sulle posizioni di el-Adem; - che affido il compito di proteggere il ripiegamento della divisione Pavia all'Ariete, che per essere divisione corazzata può meglio assolverne l'incarico; - che evito al più possibile l'inconveniente di appiedare una divisione motorizzata (la Tn·este) per motorizzare una divisione appiedata (la .Pavia)>.

Innegabilmente, a prescindere dalla bontà o meno della persÒnale visione operativa, il comandante di un corpo d'armata non aveva né il diritto né il potere di modificare le decisioni del comandante dell'armata, specie in un'operazione così delicata quale un ripiegamento sotto la pressione del nemico, senza - a quanto risulta - nemmeno cercare di prendere tempestivo contatto con il superiore. Alle 15,30 circa del 7 dicembre Gambara aveva saputo degli ordini di Gause a Navarini; alle 21,30 ricevette gli ordini del Panzergruppe; entro le 2 dell'8 diramò i propri. Tempo per un chiarimento, dunque, non sembra essere mancato. Il risultato fu che, dopo un'allarmata segnalazione di Navarini alle 4,45 del giorno 8, seguì da pane di questi, alle 7 ,30, un esplicito ricorso al Panzergruppe: «( ... ) In relazione all'ordine dell'armata per oggi ( ... ) Informo però che tale ordine non potrà avere esecuzione perché il Comando del Corpo d'Armata di Manovra ha comunicato che non ha truppe a sua disposizione per sostituire la Pavia fra Trigh Capuzzo (compreso) e Hagfet en-Ndeza, e in ogni caso non ha automezzi da fornire alla stessa divisione per il movimento su Ain el 7Gazala. Aggiungo che da parte Corpo Armata di Manovra è stato ordinato alla Pavia di rimanere in posto. In tale posizione io non posso chiudere la falla esistente fra la Trento e la Pavia. Prego urgente intervento di codesto Comando> (7).

Il colloquio al comando tattico del Panzergruppe, com'è facile immaginare, era rapidamente salito di tono, talché Rommel finì per perdere le staffe: «eccitatissimo, con fare imperioso e spiccatamente villano, grida che ha combattuto per tre settimane per vincere una battaglia e che è deciso a portare le sue divisioni a Tripoli e poi farsi internare in Tunisia (i suoi ufficiali annuiscono con cenni del capo)». Bastico ebbe la padronanza di sé ed il buon senso di contenersi e «gli fa cenno con la mano di abbassare il tono della voce», riponando poi il dialogo a forma più calma. Motivi di


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opportunità - evitare di creare formalmente un grave incidente indussero il comandante superiore a non trasmettere ufficialmente il resoconto del colloquio a Cavallero (8). Si limitò , per il momento, a telegrafare di aver conferito con Rommel e che «colloquio è stato lungo et qualche volta alquanto vivo. Mi· riservo riferire per lettera su taluni particolari (. . .)» (9). Anche Rommel annotò l'incontro, ma in termini un po' differenti: «In una gola fra le rupi a sud-est dell'insenatura di Ain el-Gazala, dove intorno al 12 dicembre avevamo stabilito il nostro Comando, viene a trovarmi anche S.E. Bastico. Egli è molto indignato per il corso dei combattimenti. È preoccupato soprattutto per la zona di Agedabia e vorrebbe trasferirvi il più rapidamente possibile una divisione italiana. Si sviluppa una discussion~ molto aspra, durante la quale dito, fra l'altro, apertamente a S.E. Bastico che non avtei acconsentito alla sottrazione di nessuna unità italiana ed all'impiego di questa da parte sua. In tal caso non mi sarebbe rimasto altro che eseguire la ritirata attraverso la Cirenaica abbandonando alla loro sorte quelle italiane. Ero convinto, inoltre, che noi potevamo aprirci la via combattendo, -ciò che non sarebbe riuscito alle unità italiane. Per farla breve, non permetto che si sottragga al mio comando neppure un soldato italiano. Dopo di eh.e S.E. Bastico cede~ ( 10).

La scena fu in verità assai poco dignitosa. Per completare il quadro con un'ultima testimonianza sull'andamentp dei combattimenti sostenuti dal XXI corpo per sganciarsi, è da rilevare che essi furono definiti da Navarini <Je vicende tempestose di una drammatica notte, in cui era sembrato che la forte pressione nemica lungo la Strada dell'Asse fosse ad un punto dal tramutare il npiegamento di qu_esto settore in un disastrò»· (11). Pericolo che fu scongiurato dal bravo comportamento del raggruppamento Lombardi contro la 2 3 a brigata britannica. Poco dopo Rommel ordinò verbalmente a Gambara di occupare le posizioni della Pavia, tenendole sino a nuovo ordine. Dal canto suo, Bastico si affrettò a stilare le proprie direttive, naturalmente sulla base delle risultanze del colloquio. Prima di t:utto volle fare una precisazione: «In accoglimento della richiesta da Voi formulata nel colloquio di ieri 8 dicembre, riconosciuta la necessità che la battaglia in corso sia condotta - . secondo le mie direttive - da un comafldante .unico, valendomi della facoltà concessami dal Comando Supremo con dispaccio n. 31062/0p., ho determinato che, dalle ore zero di oggi 9 dicembre, anche tutte le truppe di terra operanti nel territorio della Cirenaica (X C.A.) passino ai Vostri ordini (dispaccio 01/20666/0p. dell'S corrente) ( .. .)>.


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Poi comunicò le istruzioni ricevute dal Comando Supremo e vi aggiunse alcuni orientamenti complementari. In sostanza, la prima difesa della Cirenaica doveva essere esplicata sulla linea di Ain el-Gazala (come già ordinato da Rommel), peraltro occorreva prevedere altre linee più arretrate. Su ognuna il concetto tattico doveva fondarsi sullo schieramento·a sinistra delle unità di fanteria, con il -fianco al ·mare, e sulla dislocazione a destra delle unità corazzate, per poter manovrare contro tentativi di avvolgimento da sud. Agedabia rivestiva spiccata importanza, perciò urgeva inviarvi truppe motorizzate italiane o miste e prevedere una difesa man9vrata della zona Agedabia-el Agheila-Marada e possibilmente di Gialo, se riconquistata. La difesa alla frontiera, poi, era opportuno fosse considerata nell'ambito della nuova situazione: il porto di Bardia aveva perduto importanza per il nemico, dato lo sblocco di Tobruk, fino a quando dunque conveniva tenere quel fronte? L'ultima frase della direttive di Bastico era eloquente: «Vi prego, signor Generale, volermi tenere informato preventivamente de//e Vostre decisioni» (12). Navarini aveva trascorso ventiquattr'ore pesanti. Dopo una giornata di incertezza, la sera dell'8 dicembre il Panzergruppe diramò nuovi ordini. Occorreva che la linea di Ain el-Gazala composta da una posizione avanzata, al momento tenuta dalla 90 a leggera, e da una arretrata, all'altezza della località - venisse rapidamente attivata. La Pavia doveva portarsi sulla posizione arretrata entro l'alba del 9; la Trento, ripiegare la propria destra, facendo perno su Ras Medauuar, entro l'alba del 9 e portarsi sulla posizione avanzata nella notte sul 10; la Brescia, sganciarsi anch'essa nella notte sul 10 affiancandosi alla Trento. In tal modo ; a manovra ultimata, la Brescia e la Trento (a destra) si sarebbero trovate in prima schiera ad est di Ain el-Gazala, rendendo libera la 90a leggera che sarebbe passata in riserva del Panzergruppe; la Pavia in seconda schiera; la Bologna in riordinamento ad una diecina di chilometri più ad ovest. Il movimento ebbe inizio e si svolse regolarmente, non disturbato dall'avversario se non con tiri di artiglieria contro Ras Medauuar. L'inconveniente maggiore riguardò le unità della Pavia, parte delle quali fu costretta a marciare a piedi, trainando a braccia i pezzi da 47 e da 65, stante l'insufficiente numero di automezzi ricevuti dal corpo d'armata di manovra, e, nel corso del pomeriggio del 9, battersi per respingere elementi blindati britannici ben


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presto fattisi vivi. Anche la Brescia e la Trento incontrarono qualche difficoltà, la prima per carenza di autoveicoli e la seconda perché attaccata nella retroguardia, comunque nelle prime ore pomeridiane del 10 il XXI corpo era schierato come previsto. Più laborioso il ripiegamento del corpo d'armata di manovra. Compiuto un primo sbalzo sul Trigh Capuzzo, all'altezza di Bir Bellefaa (cinque chilometri ad est del bivio per Bir Hacheim), verso le 14 del giorno 9 la Trieste era attaccata da unità nemiche che si incuneavano pericolosamente fra il 66° fanteria ed il 9• bersaglieri. L'intervento di un battaglione carri dell'Ariete risolse la situazione. Nella notte sul · 10 il corpo d'armata di manovra riprese il ripiegamento in direzione di Bu Alluse, per schierarsi alla destra della Trento. Alle 8 circa del 10 dicembre, l'intero Panzergruppe era sulle posizioni avanzate di Ain el-Gazala. ( schizzo , n°. 79). Mezz'ora dopo arrivò al corpo d'armata <li manovra un imponante messaggio di Bastico: Gambara doveva cedere il comando al divisionario più anziano e recarsi immediatamente al Comando Superiore per riprendere le funzioni di capo di Stato Maggiore. Alle 13 Piazzoni subentrò nell'incarico, mentre Azzi assumeva il comando della Trieste (13). Più o meno si sarebbe detto che le cose potessero reggere, ma quella stessa sera il bollettino del Panzergruppe ebbe un tono altamente significativo: «Finora la pressione del nemico è stata debole. La situazione generale e la situazione dei rifor.nimenti impongono un ulteriore npiegamento». Conseguentemente si manifestava la necessità di scegliere una posizione più arretrata. La cosa era già nell'aria. Infatti nel pomeriggio, alle 16, Rommel si era presentato al Comando del CAM ed aveva impanito a Piazzoni «disposizioni in merito ad un eventuale npiegamento sulla linea Bir el Giaff- q. 208 - el Cheima», cio~ a sud-ovest della posizione arretrata di Ain el-Gazala. In tale éircostanza, aveva spiegato davanti a Piazzoni una cana topografica sulla quale erano segnate a colori freccie indicanti le varie fasi della ritirata sino a Tunisi (14). Il mattino dell' 1l dicembre, · alle 9, Rommel tenne un rappono presso il Comando tattico dell'Aviazione a Derna. Cominciò con una illustrazione dello stato di fatto. L'avversario aveva la possibilità di premere a cavallo della via Balbia, nonché di puntare su Bengasi e su Agedabia. L' Afnkakorps ed il CAM erano logori. I carburanti scarseggiavano e ciò rendeva impossibile qualunque manovra sulla destra dello schieramento. In siffatte condizioni, perciò, le possibilità di conservare la Cirenaica diventa-


LO SCHIERAMENTO DEL PANZERGRUPPE AD AJN EL-GAZALA (mattino del 10 dicembre)

Schizzo n. 79

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vano assai limitate. Nell'evenienza di un altro ripiegamento, il problema principale consisteva nel salvare tutte le forze di fanteria: in caso favorevole riusciva sostenibile la difesa del ciglione di Derna; diversamente si poteva «tentare» di organizzare una linea ad ovest della città. Se invece, come era da temersi, il movimento fosse stato eseguito sotto la pressione· del nemico, non restava che compiere un gran balzo indietro, alla Sirtica. Per il momento le misure da prendere rivestivano carattere prudenziale. Anzitutto, costituzione di due capisaldi ad opera della Bologna (15): uno avanzato, nella zona di Umm er-Rzem, con truppe più mobili e pronte a ripiegare; l'altro retrostante destinato a formare l'ossatura del nuovo schieramento della divisione - a sud-est di Derna col compito di sbarrare le vie di accesso alla città e con il sostegno dell'artiglieria di corpo d'armata. Sulla linea di Ain el-Gazala, le divisioni Brescia e Trento dovevano in serata portarsi a tergo della Pavia, pronte - su ordine - a retrocedere verso Derna, dislocandosi a destra ed a sinistra della Bologna e realizzando così un fronte di una quarantina di chilometri complessivi. In particolare, l'abbandono delle posizioni attuali da parte delle due divisioni doveva aver luogo per «diradamento», in modo da non attirare l'attenzione del nemico. Nessuna disposizione specifica per Afrikakorps e CAM. Naturalmente il problema di Bardia aveva assunto carattere di estrema gravità. Sin dal 6 dicembre, Rommel aveva ordinato ai generali De Giorgis e Schmitt di predisporre il ritiro dei presidi esterni rispettivamente su Halfaya e su Bardia. Dapprima De Giorgis aveva pensato che la comunicazione si riferisse a piccoli posti, esterni ai capisaldi, rimasti isolati, poi gli era sorto il dubbio dell'imminenza di uno sgombero della frontiera. Ad ogni buon conto, aveva replicato di ritenere che la disposizione non riguardasse la Savona, la cui situazione non era affatto compromessa anche se delicata e difficile a causa del prolungato isolamento , ed aggiunto che se la decisione si fosse resa assolutamente necessaria anche per la divisione - per motivi che gli sfuggivano - appariva preferibile che il suo ripiegamento avvenisse direttamente su Bardia anziché sull'Halfaya, sia per facilità di rifornimenti sia per non . peggiorare la situazione logistica del caposaldo dell'Halfaya. In effetti, l'alimentazione via mare, sull'approdo di Sollum Bassa, era possibile ma soggetta alle condizioni di navigazione e bastava l'avaria del natante normalmente adibito al trasporto marittimo d.i viveri per provocare una crisi, in quanto la Savona viveva ormai alla


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giornata. Nel colloquio dell'8 dicembre Bastico aveva chiesto perché per due notti consecutive il Comando tedesco avesse sospeso il rifornimento aereo alla divisione e Rommel aveva riversato la responsabilità sul rifiuto di ripiegare opposto da De Giorgis , precisando che comunque stava orientandosi a recuperare in qualche modo quelle truppe. Perciò, proprio il giorno 7, aveva proposto direttamente al Comando Supremo l'eventuale sgombero via mare delle guarnigioni del settore Sollum-Bardia, qualora non fosse ritenuta necessaria l'ulteriore difesa. 1'8 dicembre il Panzergruppe diramò il preavviso di ripiegamento della Savona sui capisaldi «Faltenbacher» e «Halfaya», i cui presidi tedeschi avrebbero sgomberato su Bardia. A parte il fatto che per la divisione si sarebbe trattato di un concentramento in avanti, l'operazione appariva tutt'altro che agevole, dovendosi abbandonare tre capisaldi, compiere una marcia in notti illuni con la difficoltà di imboccare stretti passaggi obbligati (varchi nei campi minati) e superare le maglie della rete d'osservazione nemica. L'ordine esecutivo di sgombero dei capisaldi di «Bir Ghirba», «Cova» e «D'Avanzo» fu trasmesso il 9. Contemporaneamente, Cavallero rispondeva a Bastico, approvando il concetto di raccogliere in Bardia quante più forze possibile della Savona, ma chiarendo di reputare del tutto irrealizzabile l'eventuale sgombero via mare, salvo per un piccolo numero di feriti mediante sommergibili in rientro, dopo aver portato rifornimenti. E ribadì: <<È importante a tutti i fini che piazza resista, anche se attaccata, il più a lungo possibile» ( 16). Nella notte sull' 11 il grosso dei presidi si portò direttamente all'Halfaya, mentre il Comando 15° fanteria con la compagnia carri leggeri e la compagnia arditi si fermavano. a «Cirener». Almeno per ventiquattr'ore l'avversario non si accorse del movimento e continuò a battere Je posizioni abbandonate. La notte sul 13 anche il presidio del «D'Avanzo» ripiegherà sul «Cirener». A Roma l'inattesa aggressione giapponese a Pearl Harbour e la situazione in Nordafrica erano oggetto di commenti e di discussioni. Con l' intervento del Giappone, secondo Cavallero <<la situazione si è capovolta a nostro favore», perché le navi della Mediterranean Fleet che sarebbero state affondate non avrebbero avuto sostituzione e la questione di Biserta poteva acquistare diversa connotazione (17). Quanto alla Cirenaica, il dispaccio di Bastico sul colloquio con Rommel aveva suscitato perplessità di vario


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genere. Visto che il ten. col. Montezemolo si era disimpegnato brillantemente e soprattutto sembrava essersi guadagnato una certa confidenza da parte dei principali comandanti, Cavallero decise di rimandarlo in Libia per «vedere la situazione e gli stati d'animo», convincere tutti che la difesa di Agedabia rivestiva importanza primaria e definire la latitudine dell'azione di comando di Rommel. «Informo il ten. col. Montezemolo - scrisse Cavallero nel suo diario che se fosse necessario manderei l'Ecc. Roatta sul posto ( ... ). Bisogna convincere Superasi che deve andare d'accordo con Rommel e non metterci in condizioni di decidere fra lui e Rommel, perché saremmo costretti a dare ragione a quest'ultimo. Così desidera il Duce per non essere in contrasto con il Fuehren.

Montezemolo partì il 10. Bastico aveva già definito la questione Rommel, ma senza alcun entusiasmo. Come scrisse a Cavallero «( ... )essa non presentava che una soluzione: riconfermare il gen. Rommel nel comando delle truppe italiane e tedesche e porre ai suoi ordini anche le poche truppe di terra costituenti il X corpo d'armata. Così ho appunto fatto, tuttavia ritengo mio preciso dovere di rappresentarti che se ne avessi avuto la possibilità avrei adottato una diversa soluzione. Invero, il gen. Rommel, nel corso della prima fase di questa battaglia, se ha confermato le sue qualità di valoroso generale, non ha certamente dato prova di possedere - almeno in misura armonica - quelle di un comandante di Grande Unità strategica( ... ). Ripeto perciò: nessuno può contestare al gen . Rommel slancio, ascendente, ardire, resistenza fisica a tutta prova, ma egli è anche un ostinato, che ragiona il più delle volte a base di preconcetti, da cui poi nessuno lo smuove; che non soffre consigli e tanto meno ordini ( .. . ). Certo è che se i tre corpi d'armata, XXI, di Manovra e corazzato tedesco, fossero posti agli ordini diretti del Comando Superiore, le operazioni potrebbero avere, a mio avviso, un indirizzo più armonico, più unitario e quindi più redditizio ( ... )• (18).

L'idea di accantonare Rommel sic et simpliciter per avocare al Comando Superiore - la cui struttura, per inciso, era assai più complessa di quella di un Comando d'armata - la condotta delle operazioni può far sorridere. Però bisogna rilevare che fino allora se all'attivo del generale tedesco figurava la fulminea riconquista della Cirenaica (che nessun comandante avrebbe neppure osato immaginare), non apparivano immuni da critiche l'incursione alla frontiera, la sterile vittoria di Sidi Rezegh e specialmente una condotta della battaglia tardivamente basata sul ben coordinato impiego a


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massa delle forze mobili disponibili. In altre parole, ancora non era apparso in tutta solare evidenza che Rommel non aveva uguali in quel teatro di operazioni. L'inviato di ·cavallero fu assai bene accolto da Bastico, Gambara, Rommel nonché da Kesselring, comandante della 2 a Luftflotte, il quale aveva ritenuto opportuno recarsi anch'egli io Libia per rendersi conto delle esigenz e locali: <<Appresi le preoccupazioni di Rommel - scrisse dopo la guerra - e per la prima volta ebbi conoscenza dei contrasti italo-tedeschi» (19). La prima comunicazione di Montezemolo circa le operazioni fu però inquietante: «(. ..) Delineasi preoccupazione Supercomando; Rommel intende ripiegare più profondamente di quanto Supercomando n'tiene necessano in relazione azione et immediate possibili'tà nemico (. . .)» (20). Immediatamente Cavallero si rivolse a Bastico, dicendogli che, vista la chiara tendenza di Rommel a considerare precaria la conservazione della Cirenaica, Mussolini «pur mantenendo fermo concetto che decisione ultima deve essere lasciata al comandante in sito», lo invitava a considerare la condotta dell'avversario che non sembrava manifestare una forte pressione; le condizioni di logoramento dell'8a armata britannica; la crisi di comando apertasi a causa della sostituzione di Cunningham; il tempo occorrente al nemico per organizzare una manovra aggirante a largo raggio, sino ad Agedabia; il prossimo arrivo di rinforzi dall'Italia e l'afflusso in corso del II Fliegerkorps. A ciò si dovevano aggiungere le ripercussioni strategiche provocate dall 'intervento nipponico, quali il presumibile richiamo di gran parte dello sforzo inglese verso il teatro d' operazioni del sud-est' asiatico. «Fate considerar-e tutto questo - proseguiva Cavallero - da parte del Duce al generale Rommel , perché esamini situazione propria et dell'avversa· rio, anche alla luce delle considerazioni suesposte. Decisione conservare aut meno Cirenaica costituisce delicato problema di tempi, che va esaminato in luogo, ma in questo esame tutti elementi citati est necessario siano vagliàti at fondo . Conferite personalmente con Rommel et riferite» ( 21).

Bastico trasmise subito ed integralmente il dispaccio all'interessato, senonché, contrariamente alle reali intenzioni del Comando Supremo, ritenne spettasse a lui stesso di decidere in merito alla condotta delle operazioni, cosicché nel trascrivere il messaggio modificò la frase iniziale. «Pur mantenendo fermo concetto che decisione ultima deve essere lasciata al comandante in sito, Duce vi


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invita a considerare (. . .)» in «Per Ecc. Bastico. Decisione ultima circa npiegamento da Cirenaica è lasciata a Voi. Duce vi invita a considerare ( .. )». Poi concluse: «Quanto sopra ribadisce il mio punto di vista espressovi nelle direttive n. 01/10680 dél 9 dicembre, punto di vista che il mio capo di Stato Maggiore, per mio incarico, :Vi ha questa mane confermato e sul quale sono lieto Voi abbiate concordato. Resta quindi inteso che la Cirenaica va difesa strenuamente sulla linea di Ain Gazala. Occprre quindi sradicare rapidamente dalla mente di tutti l'idea di ulteriori ripiegamenti; ciò senza peraltro interrompere la già iniziata organizzazione della linea di Derna e l'arretramento dei servizi pesanti> (22).

In definitiva, non solo si trattava di un'errata interpretazione circa le competenze in c·ampo operativo, ma altresì di un irrigidimento concettuale che stupisce alquanto, giacché nelle direttive indirizzate a Rommel in data 9 dicembre, a seguito del colloquio del giorno 8, era fissato chiaramente che la pnma difesa della Cirenaica doveva essere svolta sulla linea di Ain el-Gazala e che dovevano essere previste altre linee di ripiegamento. Questo, a parte l'incongruenza della difesa ad oltranza sulle posizioni attuali «senza peraltro interrompere la già iniziata organizzazione della linea di Derna»! In realtà stava nascendo un equivoco. Le predisposizioni già ordinate da Rommel facevano ritenere al Comando Superiore che il suo pensiero dominante fosse il successivo balzo all'indietro. Tale supposizione sembrava avvalorata dall'avvenuto sgombero, sul tergo, dei servizi pesanti e delle artiglierie di medio calibro, nonché dall'arretramento su Derna, già effettuato da una parte delle unità a piedi. Ciò lasciava altresì supporre che egli avesse il segreto intento di ritirarsi al momento opportuno con l'Afnkakorps, disinteressandosi della sorte delle divisioni italiane. Invece Rommel era, sì, decisissimo a non lasciarsi imbottigliare in Cirenaica, ma se e finché possibile avrebbe tenuto duro ad Ain el-Gazala, anche perché Kesselring gli aveva dichiarato che da Creta avrebbe potuto offrire un prezioso concorso aereo alla lotta in Cirenaica, ma non in Tripolitania. Naturalmente, dovendo tener conto anche e soprattutto dell'ipotesi peggiore, aveva assunto misure cautelative sul tergo (allestimento di una posizione retrostante a Derna ed arretramento dell'organizzazione d'Intendenza) e in profondità (invio della 90a leggera - che aveva perso il gen. Si.immermann, ferito mortalmente da un bombardamento aereo il giorno 10 - con elementi italiani ad Agedabia). Questo aveva


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comunicato a Montezemolo nel pomeriggio dell' 11 dicembre, dichiarandosi fiducioso che «crisi' comunque perdurerà fino amvo qualche n"nforzo» (23). In definitiva, la sua linea di condotta dipendeva da quello che avrebbe fatto Ritchie. Inevitabilmente, dati l' atteggiamento spregiudicato e privo di molti riguardi per l'alleato da un lato ed il sospetto dall'altro, doveva sorgere un nuovo attrito. Ritchie desiderava incalzare le truppe dell'Asse senza conceder loro tregua, però per attuare questo disegno reputò necessario modificare la struttura dell 'armata. Attribuì la responsabilità delle opeFazioni contro il Panzergruppe al 30° corpo , che già fruiva della base di Tobruk, ed assegnò il compito di eliminare le residue resistenze dell'Asse alla frontiera al 13 • . Subito Norrie protestò asserendo che il 13 • corpo era il più adatto a condurre operazioni spiccatamente dinamiche e che, per di più, era stato costituito proprio in vista di tale impiego, ma l'obiezione - fondata - non venne accolta. Così Godwin-Austen ebbe a disposizione la 7 a divisione corazzata (ormai sulla sola 4a brigata corazzata), la 4a divisione indiana (su 5 a e 7 a brigata), la 5 a brigata neozelandese (ritirata dalla frontiera), la brigata polacca e la 70a divisione di Tobruk. Norrie rimase con la 1 a brigata sudafricana, la 2a divisione sudafricana (gen. I.P. De Villiers) e la 1a brigata carri. La 22 a brigata Guardie fu tenuta alle dirette dipendenze del Comando d'armata per essere inviata, non appena possibile, su Bengasi a tagliare la strada al nemico. Il progetto di Godwin-Aùsten prevedeva un impegno frontale da est con la 5a brigata neozelandese sulla striscia costiera; un attacco centrale, sulla scarpata, con la brigata polacca in direzione nord sino a raggiungere la via Balbia; un attacco della 4a indiana contro la fone posizione di Alam Hamza, estremo meridionale della difese statiche italiane; un movimento avvolgente ad opera della 4a brigata corazzata, a sud del Trigh el-Abd, con obiettivo Bir Halegh el-Eleba, da dove avrebbe agito in direzione di Tmimi e di Bir Temrad, alle spalle di Alam Hamza. Nel frattempo il 7° gruppo di sostegno doveva impegnare le forze nemiche a sud di Sidi Breghisc, cioè le unità corazzate italo-tedesche (24) (schizzo n° 80). In seguito agli ordini dati da Rommel al rappono tenuto il mattino dell' 11 all'aeropono di Derna, Navarini dispose il ripiegamento sulla posizione arretrata di Ain el-Gazala con la Brescia a cavallo della via Balbia, la Pavia sulla scarpata e la Trento in


IL DISEGNO DI MANOVRA DEL 13 ° CORPO BRITANNICO 4 AD AIN El-GAZALA

Schizzo n. 86

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seconda schiera (25). «Sulle nuove posizioni - diceva l'ordine d' operazioni del XXI corpo - si dovrà assolutamente resistere per parecchi giorni». Per quanto lo sganciamento incontrasse difficoltà, specialmente nel settore della Trento (26), il movimento si svolse in buon ordine e senza problemi. . Il corpo d'armata di manovra ebbe invece vita più travagliata. Verso le 16 del 10, Rommel era passato dal Comando del corpo per accennare al ripiegamento che riteneva probabile doversi effettuare I~ sera, sulla linea Alam Hamza-el Cheima. Piazzoni aveva rappresentato l'assoluta necessità di attendere le colonne rifornimento e la conseguente probabilità che il movimento fosse possibile solo il giorno seguente. In effetti, l'Ariete fu pronta alle 21,30 di quella stessa sera, ma la Trieste dovette aspettare sino alle 8,30 dell'll il .proprio carburante. Alle 14,30 giunse l'ordine dal Panzergruppe: ali' alba del ·12 il CAM doveva trovarsi sulle nuove posizioni. Le disposizioni preliminari erano già state impartite; esse prevedevano che la Trieste raggiungesse q. 208 di Alam Hamza collegandosi con la Pavia a nord; l'A riete, partendo un'ora dopo la Trieste, occupasse la fronte q. 204 (compresa)-el Cheima prendendo contatto con l'Afrikakorps; il raggruppamento esplorante si portasse a Sidi Breghisc in riserva. Nel tardo pomeriggio ebbe dunque inizio il ripiegamento, ma il mattino successivo il corpo d 'armata era sparpagliato: Il primo reparto che dett~ notizie di sé fu la colonna di sinistra della Trieste, avvistata verso le 7 ad un paio di ·chilometri da Sidi Breghisc - ove si era fermato il Comando del CAM - in movimento disordinato verso ovest. Si trattava del 9• bersaglieri, con altri elementi aggregatisi, fra cui un gruppo d'artiglieria dell'Ariete: . era stato attaccato da autoblindo a sud-ovest di Alam Hamza ed aveva perduto il contatto con la divisione. Piazzoni arrestò la colonna e cercò il collegamento radio con le altre unità. Verso le 10 seppe che il grosso della Tneste si era sistemato a q.207 realizzando il contatto tattico con la Pavia, mentre nulla riusciva a conoscere dell'Ariete, la cui assenza determinava un vuoto a sud di Alam Hamza, parzialmente coperto da un velo di autoblindo e di carri steso da Criiwell sino al 9 • bersaglieri, come detto personalmente a Piazzoni. Finalmente Balotta fu reperito via radio: si trovava ancora ad una ventina di chilometri dal punto di arrivo. «Gli ordinai di affrettare la marcia - scrisse Piazzoni nella sua relazione facendogli osservare come, per colpa della sua inosservanza dei miei


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ordini, si trovasse in crisi tutto il CAM ed anche ti CTA» (27), però solo verso le 22 l'Ariete si fece viva, interrompendo un silenzio allarmante: stava per riprendere il movimento, verso Sidi Breghisc. Alle 6,15 del 13 dicembre la divisione arrivò. Era partita con cinque ore di ritardo sulla Trieste e, sbagliando itinerario, si era diretta a nord, finendo a tergo della Trento. Aveva seco il raggruppamento batterie volanti, ma il resto del complesso De Meo si era perduto. Piazzoni decise allora che l'Ariete andasse subito a schierarsi su q.204 di Alam Hamza collegandosi con l'Afrikakorps e che il 9° bersaglieri si riunisse alla propria divisione. Quel mattino Rommel tenne un altro rapporto a Berta, sede del Comando del Panzergruppe. «Il nemico ieri è n·uscito a penetrare fra la Pavia e il DAK - esordì - nello spazio in cui doveva essere ti CAM. La Trieste ha avuto molte perdite (la massima parte netl'autocarreggio). La situazione sembra ora ristabilita ed apparentemente l'intervallo è stato chiuso stamani», poi espresse la speranza che le divisioni italiane reggessero di fronte ad un forte attacco in direzione di Bir Temrad, quindi precisò che il concorso dell'Afiikakorps era limitata al fuoco, perché ormai erano rimasti appena 20-25 Pzkw. «Io intendo tenere Ain el-GazaJa - proseguì - ( ... ). Una rottura verso Tmirni avrebbe gravi conseguenze e sarebbe allora difficile far ripiegare le tre divisioni Pavia, Trento e Tn'este. Può anche darsì che in seguito ad attacco nemico si abbiano delle perdite senza che il nemico ottenga in serata la rottura, la quale potrebbe invece accadere l'indomani. In questo caso bisognerebbe provvedere nella notte aJ ripiegamento del XXI corpo in modo da occupare aJ mattino la linea Derna-Sibi Greib. In questo caso la Brescia sarebbe a Derna e la Bologna a Sidi Greib, con retroguardie a Umm er-Rzem ed a Martuba. La Pavia, la Trento, il CAM ed il CTA ripiegherebbero su Mechili (... ). La linea di difesa sarebbe quindi Derna-Mechili0 Abiar ( ... )>.

Infine Rommel sollecitò automezzi per le divisioni di fanteria e fece un rimarco sull'organizzazione di comando del corpo d'armata di manovra: «Vi sono state delle difficoltà nei giorni scorsi per il collegamento col CAM, perché i collegamenti sono stati poco curati ed il CAM non aveva uno Stato Maggiore di C.A. con tutto l'occorrente. Un comandante di una divisione non può contemporaneamente comandarne un'altra; vi è stata la crisi nel cambiamento di comando · in un momento importante. Prego di provvedere per lo Stato Maggiore del CAM e per il collegamento del CAM con me> (28).


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L'allusione a Piazzoni, che continuava a sentirsi comandante titolare della Trieste e ad i·nterim del CAM, era evidente e ben collocata, in quanto anche il ten. col. Montezemolo era rimasto poco convinto della situazione (29). Il rapporto di Rommel non piacque a Bastico, il quale, pur trovando logiche le misure assunte dal comandante del Panzergruppe, era convinto che dietro le affermazioni di volersi battere sulla linea attuale si nascondesse il proposito di un ulteriore arretramento, anche solo dopo un piccolo insuccesso locale. Infatti aveva rimarcato che l' Afri.kakorps offriva semplice concorso di artiglieria, che dal giorno 6 le Panzerdivisionen non erano state più impegnate e che il numero di carri tedeschi efficienti appariva sulla carta sempre minore. Il punto focale risiedeva nella carenza di automezzi; le uuppe non mobili rischiavano di essere ·perdute. Stando così le cose, Bastico scrisse ancora a Caval~ero: «( ... ) In effetti il Generale Rommel non pensa e non si preoccupa che del ripiegamento. In ogni sua riunione, in ogni sua conversazione tratta solo progetti · di schieramento delle forze sulla lirica Derna-Mechili, poi su quella Bena-Chaulan-Gerrari, poi la difesa di Bengasi e quella di Agedabia; linee peraltro che cambia ogni giorno e ogni ora. Della strenua difesa della linea di Ain Gazala non parla mai; se costretto a parlarne si preoccupa solo di chiedere automezzi, perché teme di non poter sgomberare in tempo il XXI C.A. ( .. . ). Insomma si ha chiara la sensazione che questa difesa non è nella sua convinzione e che non la prende sul serio(:.. ). Ho perciò la sensazione che il Generale Rommel ormai si preoccupi soltanto di non logorare ulteriormente le sue divisioni, lasciando il più grave peso della battaglia alle già molto provate divisioni italiane; e non posso neppure escludere che, se un rovescio grave dovesse pronunciarsi, egli non ripieghi per prime le divisioni corazzate per Mechili ed el-Abiar su Bengasi, ponendo in una crisi senza soluzione le truppe italiane che, per deficienza di automezzi, non potessero seguirlo ( ... )>.

Poiché era persuaso che sulla posizione di Gazala si potesse resistere a lungo, si disse deciso a nulla lasciare di intentato per convincere Rommel ad accettarvi una lotta ad .oltranza, ma che, conoscendolo, stimava conveniente l'intervento personale di Mussolini (30). · Diciamo francamente che sulla convinzione di Bastico (o, molto più probabilmente, quella di Gambara) di poter sostenere una battaglia d'arresto è lecito porre molte riserve. Ad ogni modo, quel giorno - 13 dicembre - l'attività britannica prese più seria consistenza su tutto il fronte, in particolare nel tratto della Pavia


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(ad opera della brigata polacca) e della Trieste (ad opera della 4a divisione indiana). Nonostante qualche successo locale riponato dal nemico, la situazione fu controllata, però, riferendo sui combattimenti della giornata al Panzergruppe ed al Comando Superiore, Navarini rappresentò che se l'indomani al lotta fosse ripresa con una cena intensità la Pavia avrebbe ceno resistito sul posto, ma si poteva escludere qualsiasi reazione dinamica da pane della Trento, anche per mancanza di molte armi e carenza di munizioni. Tra l'altro, il 20° fanteria della Brescia era stato inviato all'aeropono di Derna. Assai più delicata era la posizione della Trieste, per quanto disponesse delle posizioni naturalmente più foni. Il Panzergruppe si era preoccupato di garantire la stretta cooperazione tra i due corpi corazzati, perciò aveva stabilito di dare gli ordini ad entrambi per il tramite di Criiwell. Questi, verso le 10 di quello stesso mattino, si recò da Piazzoni, che trovò a colloquio con Di Nisio, e chiese ragguagli. Informato dello stato di fatto, delle perdite subite dalla. Trieste e della necessità di un riordinamento dopo la sensibile confusione provocata dalla marcia retrograda, dalla insufficienza dei collegamenti radio e dalla persistente attività degli elementi esploranti e dell 'aniglieria avversaria, Crilwell decise la concetrazione dell'intero corpo ad Alam Hamza: la Trieste a q. 208 e l'Ariete a q. 204. Inoltre assicurò che, per alleggerire la pressione sulla Trieste e consentire una più agevole acquisizione di q.204, nel pomeriggio avrebbe sferrato una puntata contro la 4a divisione indiana. Peraltro esistevano obiettive difficoltà a causa dell'atteggiamento spiécatamente aggressivo dell'avversario e delle infiltrazioni operate ovunque. Proprio quella mattina q. 204 era stata occupata di sorpresa .dal I Royai East Kent Regiment (Buffi) della 5a brigata indiana, che aveva sconvolto il I/ 66 ° fanteria, da poco giunto e non ancora orientato. E poco dopo venne attaccata q. 208. Mentre la Trieste respingeva lo sforzo indiano, Balotta, duramente sollecitato da Piazzoni, si mosse per riconquistare q. 204. Non vi riuscì. Era perfino difficile formarsi un quadro esatto della situazione; lo stesso Comando dell 'Afrikakorps si dichiarò impegnatissimo dà «una cinquantina di cam· provenienti da sud» e chiese un concorso per districarsi. Bisognava rimandare l'operazione contro q. 204 all'indomani. In realtà l'Afrikakorps si era trovata alle prese con la 7a brigata indiana. Il gen. Briggs si stava dirigendo verso Sidi B.r:eghisc


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allorché incontrò una profonda depressione .del terreno; volle aggirarla e ciò lo condusse nei pressi del Comando dell'Afrikakorps. Ritenendolo un elemento avanzato, dette ordine di eliminare l'ostacolo. Però, mentre il 25 ° artiglieria da campagna si schierava, il IV/ 11 ° Sikh si disponeva sulla base di partenza e dodici Valentine dell'8° Royal Tanks si preparavano ad appoggiare i S1khs, arrivò tutto quello che Criiwell aveva sottomano della 21 a Panzer. I Stkhs, ancora a bordo degli automezzi, ripiegarono rapidamente dietro al 25 ° artiglieria ed ai Valentine. Lo scontro iniziò verso le 15 e l'imbrunire impedì ai tedeschi di spezzare la barrjera di pezzi e di carri britannici. Quando i Panzer si ritirarono, l'avversario dichiarò di aver colpito quattordici Pzk:w. Nel tardo pomeriggio Rommel convocò Montezemolo per le ore 20 al Comando del Panzergruppe. Il colloquio durò un'ora e fu molto esplicito. Montezemolo ne riferì subito in sintesi (31), poi in dettaglio (32). In sostanza, Rommel giudicava il momento critico, perché il nemico premeva e si riprendeva più rapidame·n te dell'armata italo-tedesça. Non poteva resistere a lungo ad Ain el-Gazala, fosse ancora solo per un giorno, visto che non arrivavano rinforzi. Ora, lo scopo da conseguire non poteva essere quello di farsi distruggere su tale linea per perdere poi Cirenaica e Tripolitania, bensì difendere la Tripolitania per impedire che Ritchie raggiungesse la Tunisia. Di conseguenza, aveva deciso di ripiegare gradualmente. La linea di Derna era forte e copriva la Cirenaica occidentale: «può darsi nemico vi si logori se non riceve forti rinforzi et a noi giunga qualcosa». Ma Rommel aveva anche detto chiaro e tondo di ritenere «che il Duce abbia lasciato a lui piena libertà di manovra per tutta Cirenaica et che decisione tenere o meno linee successive sia di sua competenza in relazione situazione del momento». La divergenza di vedute fra Bastico e Rommel s1 basava essenzialmente sull'apprezzamento che le divisioni italiane, prive di automezzi o quasi, avrebbero perso tutto nei successivi sbalzi e che ad Agedabia sarebbe giunto soltanto l' Afrr.kakorps e qualcosa del corpo di manovra. «Divergenza est im'ducibile concludeva Montezemolo - perché entrambi i punti di vista hanno salde fondamenta» e propose un telegramma personale di Mussolini a Rommel, che lo invitasse a difendere la Cirenaica il più a lungo possibile: avrebbe potuto far .guadagnare tempo in attesa di rinforzi e permettere un più ordinato ripiegamento. Come è facile immaginare, Bastico reagì immediatamente con l)n messaggio a Cavallero:


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«Tendenza Rommel ritirarsi su linea Derna et oltre aumenta di ora in ora. Tutti gli attacchi pronunciati oggi dal nemico sulla linea di Ain el-Gazala sono stati respinti. Ciò mi conferma nel pensiero che linea Ain el-Gazala possa essere ulteriormente mantenuta. Per Ecc. Cavallero: ·ripiegamento affrettato sotto forte pressione nemica porrebbe nella più critica situazione truppe, artiglierie et mezzi che non possono usufruire di autocarri dei quali vi è estrema penuria. Poiché generale Rommel insiste.nel ritenere sua competenza decidere ripiegamento, mentre a mio avviso frase contenuta telegramma 31089 dell'll corrente «decisione ultima deve essere lasciata at comandante in sito> riservami decisione stessa, prego precisarmi ordini. Risposta urgentissima> (33,).

Il 14 la Trieste cominciò a respirare. Era raccolta attorno a q. 208, co~ un semicerchio di capisaldi di battaglione, front.e a sud, a est ed a nord-est; gli sforzi nemici erano stati rintuzzati; i reparti stavano sistemandosi più organicamente; le perdite umane subite fra l' 11 ed il 13 ammontavano complessivamente a 700 uomini circa, ma il morale era soddisfacente. L'Ariete, per contro, era ancora alla ricerca dell'assetto migliore. Il suo nuovo attacco lanciato a mezzogiorno contro q. 204 incontrò tina violenta reazione di artiglieria e di carri; ripreso nel corso del pomeriggio, dopo un'incursione di Stuka, riuscì a consentire il collegamento tattico con la Trieste, anche se piuttosto aleatoriamente a causa dei notevoli spazi esistenti fra le strutture statiche. Da tener presente che Balotta era rimasto con soli 14 carri efficienti. Comunque, che gli avvenimenti potessero volgere al peggio era chiaro a molti. Nella notte sul 14 Navarini aveva diramato un ordine orientativo con le modalità per un eventuale ulteriore ripiegamento, disponendo senz'altro lo sgombero di quanto non strettamente necessario al combattimento. Ma alle 11 ebbe luogo a Berta una riunione fra Bastico e Rommel. Questi espresse nuovamente la· propria tesi di «evitare in tutti i modi l'accerchiamento e l'annientamento delle nostre forze» e negò di caldeggiare una ritirata per puro pessimismo: «Quando avrò a Mechili i due corpi corazzati, più la Trento e la Pavia, attaccherò il nemico e lo annienterò» promise. La discussione era ad un punto incerto allorché giunse una comunicazione che tagliava la testa al toro:. una colonna di un centinaio di mezzi era penetrata fra la Pavia e la Trieste e nel contempo l'Afrikakorps era .attaccato dalla 7a divisione corazzata. Rommel riprese: «Non c-'é che districarsi e portarci rapidamente in zona Tmimt~ altrimentiperdiamo le altre divisioni (... ). I due corp} d'armata italiani hanno comunicato che non sono in grado di contrattaccare con le.loro forze(. . .)-..


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Gambara si trincerò in un ostinato rifiuto, assai poco sorretto da argomentazioni convincenti, bisogna dirlo, ma Bastico accettò il punto di vista di Rommel (34): «Generale Bastico - telegrafò immediatamente Montezemolo al Comando Supremo - dopo lungo ma sereno colloquio con Rommel, gli ha dato facoltà ripiegare at suo parere da Ain el-Gazala, prescrivendo di adattare modalità et tempi alle possibilità delle truppe non mobili> (35).

La controprova dell'urgenza del provvedimento venne subito dal XXI corpo. Alle 14,30 Navarini ricevette un quesito esplicito dal , Panzergruppe: visto necessario addivenire alla rottura del contatto, il XXI corpo riteneva necessario che essa avesse inizio nella notte sul 15? La risposta fu affermativa: la pressione sul fronte della Pavia - che stava battendosi benissimo - era molto forte, perciò sembrava opportuno sganciarsi quanto prima possibile. Tuttavia occorreva che il CAM eliminasse le numerose infiltrazioni nemiche giunte sino a Bir Temrad. Anche il Comando del CAM aveva ricevuto analogo quesito, ma aveva risposto negativamente. A suo avviso il ripiegamento non era necessario, anzi il corpo d'armata avrebbe attaccato il mattino successivo, come da ordini ricevuti da Criiwell. Quali che fossero gli orientamenti di Rommel, Gause rappresentò che tutta l'armata era fortemente agganciata, perciò in tali condizioni non era possibile pensare a retrocedere. Bisognava resistere in posto, almeno ancora per tutto ii 15 dicembre. Intanto la Bologna ed il 20° fanteria della Brescia passavano alle dipendenze del X corpo d'armata (gen. Benvenuto Gioda). · La situazione cominciava ad essere chiara per Godwin-Austen. Era evidente che Messervy aveva di fronte l'osso più duro ed il punto più delicato: la giuntura fra difese statiche e difesa mobile dell'Asse. Era altresì evidente che la 4 a brigata corazzata era troppo a sud per agire nel quadro di un'utile coordinazione degli sforzi. Gli attacchi condotti il 14 dal gruppo di sostegno contro l'Afrikakorps e dalla 4 a divisione indiana contro Trieste e Pavia erano stati inconcludenti. Occorreva concentrare forze e mezzi. Il disegno del 13 ° corpo per il giorno 15 fu molto semplice: reiterare l'attacco frontale di Messervy, impiegando tutti i carri per fanteria di Willison, e spingere decisamente avanti, lungo il fianco scoperto del nemico sino ad arrivare alle sue spalle, la 4a brigata corazzata. Sembrava che i gruppi esploranti tedeschi toccassero il Trigh


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el-Abd, quindi Gatehouse doveva fare una quarantina di chilometri verso ovest, mantenendosi a sud della pista, poi piegare ad angolo retto verso nord e raggiungere Halegh el-Eleba (complessivamente circa 110 chilometri) entro le ore 11. A quell'ora la 5a brigata indiana di Russe! poteva iniziare il nuovo attacco a q. 208, per condurlo a termine entro mezzogiorno. La brigata polacca e la 5 a brigata neozelandese avevano il compito di agire contro la destra della Brescia e la sinistra della Pavia sulla scarpata ( schizzo n° 81.). L'intera mattinata trascorse in sostanziale calma. Le divisioni di Navarini organizzavano la rottura del contatto; la Trieste era riuscita a far affluire nella zona di q. 208 anche il 9 ° bersaglieri; l'Ariete si preparava a muovere contro q. 204 e l 'Afrikakorps con un ampio giro si era portata a distanza d'intervento da q. 204. A mezzogiorno Rommel tenne rapporto presso il Comando XXI corpo, a Umm er-Rzem, modificando parzialmente gli orientamenti già annunciati: ad Ain el-Gazala bisognava restare per l'intero 15 ed anche per il 16 dicembre. Il ripiegamento sarebbe stato effettuato nella notte sul 17. Nel primo pomeriggio si preannunciò l'azione britannica, ma subito registrò le battute a vuoto. La 4a brigata corazzata era ancora lungi dall'obiettivo: incontrato un percorso assai più accidentale del previsto, aveva dovuto arrestarsi due volte per rifornirsi e non si trovava in condizioni di influire neppure indirettamente sulla lotta per Alam Hamza. La 5a brigata indiana tentò di ampliare il successo dei Buffi, ma vide ben presto questi attaccati dal I/ 132 ° carristi (che aveva riunito tutti i trenta M 13 efficienti del reggimento) e dal XII/ 8 ° bersaglieri e, alle 15, dalla 15a Panzer (che disponeva di ventitré carri). Russel gettò nella mischia quanto gli restava, però il III e V battaglione bersaglieri respinsero ogni tentativo di alleggerimento. Alle 15, 30 la 5a brigata indiana si ritirava disastrosamente sconvolta, avendo perduto un migliaio di uomini (fra morti, feriti e prigionieri, una quarantina di pezzi, molti automezzi e materiale vario. Anche a q. 208, ove il III/ 1 ° Punjab sostenuto dai Valentine si era . accanito contro i capisaldi della Trieste, l'azione era fallita. Per completare la giornata sfavorevole di Messervy, la 7 a brigata indiana, diretta su Sidi Breghisc, era stata arrestata dal V battaglione bersaglieri, che dopo breve combattimento l'aveva respinta nettamente. A nord-est, l'urto della brigata polacca contro la sinistra della' Pavia aveva conseguito qualche vantaggio, anche perché in prossimità del limite di settore con la Brescia. Nel prosieguo dello sforzo tale affermazione si accrebbe e si concretò nella rortura della line.


I COMBATIIMENTI DI AIN EL-GAZALA (13-16 dicembre)

Schizzo n. 81

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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONAI.E

del 27 ° fanteria, tra la pista per Acroma e la via Balbia, mentre anche l'estrema destra della Brescia, attaccata dai neozelandesi, cedeva. All'imbrunire il varco di circa quattro chilometri determinatosi in tal modo veniva tamponato da reparti della Trento. La 4 a brigata corazzata era intanto pervenuta a Bir Halegh el-Eleba alle 15, ma con la sola testa della colonna, i serbatoi vuoti e nessuna probabilità di essere rifornita entro la giornata. Non volendo rischiare _che i carri fossero sorpresi così isolati e con poco carburante, Gott àutorizzò Gatehouse a tornare verso sud il mattino seguente, incontro alle colonne di rifornimento . Quando Godwin-Austen seppe che prima del pomeriggio del 16 non avrebbe potuto contare sulla 4a brigata corazzata, si rassegnò e dispose che essa attaccasse il nemico non appena in condizio_ni di farlo, per dare respiro alla 4a divisione indiana ma soprattutto per far valere il peso dei suoi settanta carri sull'Afrz:kakorps. Il 16 dicembre non ebbe luogo alcuna azione che potesse soddisfare il comandante del 13 ° corpo britannico. Gatehouse, prima di tornare indietro, mandò uno squadrone su Tmimi, ove in un breve scontro mise fuori combattimento alcuni mezzi prima di ritirarsi per mancanza di carburante, ed un secondo squadrone su Bir Temrad, ove incontrò reparti della 15a Panzer che lo respinsero con perdite. Il grosso della brigata fece circa 25 chilometri verso sud, trovò lo scaglione B in arrivo, si rifornì e piegò verso oriente. Imbattutosi in uno schieramento di artiglieria tedesco, si arrestò e si limitò ad uno scambio di cannonate. La battaglia in cui i tanks avrebbero potuto avere la meglio sui carri dell'Asse non c'era stata. Al malcontento di Godwin-Austen per tale motivo si aggiunse la delusione per il mancato intervento della Western Desert Air Force: in parte per le condizioni atmosferiche, a tratti cattive; in pane per la difficoltà di stabilire una linea di bombardamento, oltre la quale gli aerei potessero con sicurezza bombardare l'avversario; in parte, infine per la non agevole identificazione delle truppe, dato il disegno Òperativo che prevedeva infiltrazioni ed avvolgimenti a breve ed ampio raggio. Comunque il poco che venne compiuto ebbe ugualmente un peso notevole, o meglio confermò i timori di Rommel. La presenza di una massa corazzata a Bir Halegh el-Eleba prospettò con tutta evidenza la probabilità di un accerchiamento e del conseguente annientamento; per giunta in quattro settimane di ininterrotta battaglia era mancato il flusso dei rifornimenti via mare e l'aviazione italo-tedesca aveva carburante per una sola ulteriore missione. Alle 8 del 16 dicembre, dunque, il Panzergruppe diramò


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gli ordini esecutivi di ritirata. Il XXI corpo doveva portare a Tmimi la Pavia (all'imbrunire) e la Trento (a mezzanotte), mentre la Brescia sarebbe andata direttamente a Derna passando alle dipendenze del X corpo. La linea di Tmimi doveva essere tenuta possibilmente· per tutta la giornata del 17, poi il corpo d'armata sarebbe ripiegato d'un solo sbalzo sino a Berta e, riordinatosi, avrebbe proseguito per Bengasi, con il compito di difenderla. Il X corpo avrebbe conservato le posizioni di Derna con la Bologna e.la Brescia e le artiglierie mobili di medio calibro disponibili. L'Afrikakorps ed i.I corpo di manovra sarebbero partiti nel pomeriggio per Mechili, C' e da dire che, anche a decisione presa, la situazione nel settore di Ain el-Gazala rimaneva precaria. Verso le 10 del mattino, i ripresi tentativi neozelandesi e polacchi su Pavia e Brescia rendevano necessari contrattacchi, locali e con il 7 • bersaglieri della Trento. Dopo una lunga pausa, si presentò nuovamente un momento assai difficile. Alle 16 ii geo. De Stefanis comunicò a Navarini che la Trento stava indietreggiando di fronte ad uno sforzo concentrato di fanteria e carri della brigata polacca (il geo. Borsarelli, vicecomandante della divisione, era caduto mortalmente ferito). Un altro coQ.trattacco riportava la situazione in equilibrio, ma si trattava-di equilibrio instabile. Verso sera, per effettuare la rottura del contatto, Navarini ordinò l'impiego del complesso tattico motorizzato inviato a tale scopo dal Panzergruppe. Era costituito dal XLIV battaglione bersaglieri con due batterie da 88, e fu sotto la protezione di questo bravo battaglione che le divisioni poterono sganciarsi. 2. LA MANOVRA DI RIPIEGAMENTO SU AGEDABIA (18-24 DICEMBRE).

Il serio contrasto di vedute tra i comandanti italiano e tedesco in Libia - manifestatosi già prima dell'operazione Crusader circa la valutazione delle possibilità operative britanniche, poi, durante la battaglia, con l'azione svolta da Rommel per ottenere il comando di tutte le truppe operanti in Cirenaica ed infine, -ancor più apertamente, nei colloqui dell'8 e del 14 dicembre - era ormai conosciuto bene anche presso il Comando Supremo. Non meraviglia dunque la decisione di Mussolini di inviare sul posto Cavallero con lo scopo di sanare il dissidio e d'1mporsi d'autorità. Natural-


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mente la situazione era stata discussa, soprattutto alla luce della perdita per siluramento dei piroscafi Del Greco e Ft'nzi con due compagnie carri tedesche ed un battaglione carri italiano su cui si faceva immediato affidamento, avvenuta nella notte sul 13. A conti fatti, Cavallero sempre più inclinava per una ritirata sino ad Agedabia. «Informo ti Duce - scrisse nel suo diario - che se non alimentiamo con forza le truppe, queste finiranno per esaurirsi; pertanto concordo sull'idea di un ripiegamento'!;. Egli giunse in volo in Cirenaica nel pomeriggio del · 1S dicembre. La mattina seguente si recò a Cirene per un colloquio preliminare con Bastico e Gambara. Questi tennero a chiarire immediatamente che la situazione appariva soddisfacente, almeno al momento: dopo un ripiegamento «un po' movimentato'!;, la linea ad Ain el-Gazala risultava ottima sulla destra, ove i due corpi corazzati tenevano bene; quanto alla flessione della Pavia, il contrattacco in corso della Trento avrebbe eliminato la penetrazione polacca e neozelandese. In particolare, Gambara insisté sul fatto che la situazione era sempre stata buona, che il ripiegamento da Bir el-Gobi non era necessario e che le truppe in linea non si trovavano in condizioni tali da dover ai:>bandonare Ain el-Gazala. Era chiara la presa di posizione contro Rommel. Cavallero cominciò con l'osservare che non si potevano ignorate determinate ragioni politiche: l'OKW aveva desiderato che il comando delle truppe sul fronte cfrenaico fosse affidato a Rommel ed era "SSai difficile modificare la cosa. A parte ciò, occorreva prendere atto della recentissima grossa perdita dei due piroscafi con il loro prezioso carico di carri armati (36) e tener fede ai due punti fermi: ritardare quanto più possibile l'avanzata britannica perché «avvenimenti esterni potevano giocare in avvenire in se,nso favorevole» e arrestare ad el Agheila-Marada l'offensiva di Ritchie. Poi, invitò i suoi interlocutori a meditare bene la questione prima di riprendere la conversaziqne nel pomeriggio. Riunitisi nuovamente alle 14, Bastico prese la parola dichiarando non esservi più luogo a discussione o a decisione, in quanto Rommel aveva già impartito gli ordini per ripiegare quella notte verso Derna. Nelle delicate· circostanze in cui si trovava, aveva dovuto adattarsi a questa soluzione per evitare una rottura con il tedesco. Tuttavia, all'invito di Cavallero. a riprendere in esame il problema senza preconcetti e prescindendo dagli ordini dati, allo scopo di convincersi che l'alternativa sostenuta da Rommel era obiettivamente dettata dalla situazione tattica e strategica, dopo


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lunga discussione Bastico finì per ammettere che non rimaneva altro che ripiegare lentamente. D'altra parte, in quel momento non era possibile fermarsi. Invece Gambara si irrigidì nel dichiarare un errore l'abbandono ad Ain el-Gazala: a suo avviso occorreva battersi ad oltranza, facendovi affluire tutto ciò che poteva essere racimolato in Cirenaica, ponando nel contempo ad Agedabia le forze disponibili .in Tripolitania. «Altrimenti - affermò - andando indietro passo a passo ·si sarebbe perduto tutto>. Cavallero osservò che per ben difendere la linea Agedabia-Marada erano indispensabili elementi mobili di una cena potenza, che non.esistevano in Tripolitania né era pensabile ricevere rapidamente dall'Italia. Quindi non rimaneva che trarli dalle unità operanti in Cirenaica. A siffatta obiezione, Gambara oppose la ripetuta affermazione che non si sarebbe riusciti ugualmente a portare indietro le truppe necessarie per guarnire saldamente la linea di Agedabia e che egli avrebbe puntato tutto su Ain el-Gazala, «tanto, fatalmente, se non am'vavano i rinforzi, si sarebbe prolungata l'agonia>. Cavallero non accettò il discorso di giocare l'ultima carta ad Ain el-Gazala per la difesa dell'intera Libia e tornò a riportare il problema sul punto fondamentale: difendere la Tripolitania. Alla fine, di fronte ali' amarezza espressa dai suoi interlocutori per la soggezione a Rommel ed al loro dissenso circa le iniziative del comandan1e del Panzergruppe, tagliò cono. «Anche se soffriamo assieme per la situazione in cui siamo - disse - non dobbiamo sempre ricordarlo(... ). Vi siete invece messi in uno stato d'animo di reazione continua!> e, fattesi portare le direttive emanate da Bastico, mise in evidenza che Rommel stava facendo esattamente quanto in esse previsto e che tali direttive erano chiarissime e scevre da pericolo di equivoche interpretazioni. Al termine della riunione, saputo che era arrivato anche il mar. Kesselring, . si recò a Bena a trovare Rommel. Il quadro presentatogli da questi fu semplice e, tutto sommato, ottimistico: il XXI corpo stava ripiegando su Tmimi e Derna, l'Afrikakorps ed il corpo d'armata di manovra su Mechili. Aveva qualche difficoltà per il trasporto del personale della Trieste, che aveva perso molti automezzi; sperava comunque di poterlo portare quasi tutto indietro. Gli appariva però molto arduo riuscire a conservare il possesso della Cirenaica perché il nemico riceveva continui rinforzi e sembrava che la 10a divisione corazzata inglese fosse affluita dalla Siria. Il giorno precedente, infatti, la ricognizione aerea tedesca aveva segnalato circa 3.000 automezzi nella zona di Sidi el-Barrani.


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Tali forze sarebbero potute entrare in campo entro due o tre giorni (37), mentre da parte italo-tedesca le scotte di carburante bastavano appena per il movimento sino ad Agedabia, quasi senza margine per ingaggiare un serio combattimento. Ne conseguiva, perciò, la necessità di non tardare a muoversi per non compromettere la difesa della Tripolitania sulla posizione el Agheila-Marada, anche se la linea di Buerat, ad occidente della Sinica, avrebbe offeno migliori possibilità d'acqua ed il vantaggio di lasciare l'avversario nel deseno. Forse, anzi, si poteva considerare la convenienza di tenere la Sinica con forze mobili, arretrando il grosso delle fanteria all'altezza di Buerat, dove sarebbe affluito, intanto, quel poco che poteva ancora esser ricavato dalla Tripolitania. Ad ogni modo, per la riconquista di Gialo occorreva attendere l'arrivo di carri, benzina e rifornimenti. . Cavallero, dal canto suo, tenne a confermare ripetutamente che, secondo le direttive di Mussolini, lo scopo principale rimaneva bensì quello della difesa della Tripolitania, ma bisognava abbandonare il più lentamente possibile la Cirenaica per guadagnare tempo ed assicurare lo sgombero di tutti i materiali. Kesselring, intervenuto in un secondo · tempo, annunciò che le formazioni della za Luftflotte erano in corso di sistemazione in Sicilia e presto l'andamento della guerra nel Mediterraneo sarebbe migliorato. Espose anche l'imponanza di conservare Derna e soprattutto l'aeropono perché, essendo gli altri campi molto lontani, a parità di consumo questi avrebbero consentito un minor numero di az1on1. ' · Alle 9,30 del 17 ebbe luogo a Betta, presso il Comando del Panzergruppe una riunione indetta da Cavallero. Rommel riassunse dapprima gli elementi essenziali della situazione, ripetendo sostanzialmente quanto detto il pomeriggio precedente e facendo rilevare che le truppe, pur avendo combattuto molto bene anche negli ultimi giorni, erano ormai esaurite e non sarebbero state più in condizioni di combattere in campo apeno, mentre il nemico poteva manovrare a volontà, ponando avanti nuovi mezzi e nuovi carri. A quanto pareva, schierava già più di 150 fra cruisers e carri per fanteria. Manifestò, tuttavia, l'intenzione di mantenere il più a lungo possibile la linea Derna~Mechili e la posizione antistante l'aeropono (el-Ftéjah). Se il nemico avesse esercitato il suo sforzo principale contro Derna, sarebbe forse stato possibile attaccarlo di fianco e sul tergo, anche con l'ausilio dell'aviazione. Se invece, come più probabile,


1.'AfifiANl>ONO llf.U.A <:IRF.NAICA

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esso avesse premuto con la massa contro Mechili e più a sud per raggiungere Agedabia, sarebbe stato giocoforza ritirarsi rapidamente per poter guarnire in modo consistente Agedabia, lasciando in posto semplicemente delle retroguardie . Rommel riteneva che l'arrivo per via aerea di armi controcarri avrebbe restituito alle truppe una cena efficienza combattiva. «La speranza di ottenere rinforzi - disse - non l'abbiamo ancora abbandonata, ma è tanto che aspettiamo inutilmente». Cavallero, dopo aver ripetuto che «la Tnpolitania andava difesa ad ogni costo e la Cirenaica il più a lungo possibile», concluse: «Occorre tenere la linea Derna-Berta-Mcchili il più a lungo possibile. Il Comando Superiore A.S. farà affluire ad Agedabia tutto ciò che è possibile trarre dalla Tripolitania; noi cercheremo di mandare con ogni mezzo il battaglione anticarro, benzina avio, e poi l'aviazione, sotto l'alta guida del maresciallo Kesselring, cercherà di alleggerirci il compito. Per i trasporti vedremo quello che sarà il risultato del convoglio in corso; ma anche se in parte esso non dovesse giungere, ciò non cambia per niente le nostre decisioni; ripeteremo i nostri sforzi per tutte le strade compresa la Tunisia, per assicurarvi i rifornimenti necessari> ( 38).

Fra gli argomenti di secondo piano, non citati nel verbale della conferenza, ve n' é uno che merita di essere raccolto: la propos~ di Gambara di sciogliere il corpo d •armata di manovra, passando Ariete e Tn·este alle dirette dipendenze di Crilwell, allo scopo di utilizzare gli ufficiali del Comando. È difficile un commento adeguato, specialmente tenendo presente che la proposta proveniva da chi aveva a suo tempo caldeggiato la costituzione della grande unità in causa e ne aveva richiesto il comando (pur conservando l'impegnativa funzione di capo di S.M. del Comando Superiore). Ad ogni modo la questione cadde su bito ad opera di Rommel, il quale disse apenamente di non essere d'accordo e di preferire che il CAM rimanesse tale (39). Ultimata la riunione, Cavallero e Bastico si recarono a vedere il XXI corpo. Alle 14 circa, al bivio di Manuba, trovarono Navarini che riferì sull'andamento delle operazioni: le unità si erano battute molto bene, però avevano suoito serie perdite, sì da risultare stremate e di efficienza assai ridotta. Della Pavia, il 27 • fanteria era rimasto tagliato fuori , però un battaglione era già stato recuperato ed un secondo sembrava potesse anch'esso rientrare; ora la divisione marciava lungo la via Balbia verso Bena. La Trento aveva avuto due momenti difficili che avevano richiesto il suo personale intervento, ma si era ripresa bene. Occorrevano complementi e pezzi da 75.


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lE OPERAZIONI IN Af RJCA SE'l1'ENTRIONALE

Cavallero e Bastico lasciarono Martuba e tornarono indietro. A pochi chilometri da Berta incontrarono Rommel, che li fermò per comunicare l'avvistamento da parte della ricognizione di una interminabile colonna di autoveicoli da Acroma diretta verso Bir Tengeder (sud di Mechili). Pareva perciò evidente che delle due soluzioni, muovere con il grosso lungo la direttrice della via Balbia oppure aggirare il gebel, Ritchie avesse scelto la seconda, valendosi delle nuove truppe, segnalate un paio di giorni prima nella zona di Sidi ·el-Barrani. In siffatte circostanz.e, Rommel riteneva indispensabile accelerare il ripiegamento p~r evitare l'accerchiamento nel gebel. Cavallero si limitò a rilevare come occorresse innanzi tutto accertare la notizia e poi vagliare bene l'entità della colonna (40), prima di modificare la decisione assunta quel mattino. Ovviamente, qualora la notizia fosse risultata vera, egli avrebbe avuto mano libera. Rientrato a Cirene, Cavallero incaricò Montezemolo di recare a Rommel una comunicazione scritta, con la quale, riferendosi allo stato di estrema stanchezza delle fanterie italiane ed all'impossibilità di riunire i necessari automezzi, ripeté in sostanza le considerazioni appena espresse: prima di mutare le intese raggiunte occorreva valutare attentamente esattezza e portata della minaccia su Mechili. A Berta, Rommel ricevette Montezemolo verso le 20, 30 e gli rispose che non c'era più tempo da perdere: «La situazione è così cambiata che solo la rapidità può salvarci. Pare certo ormai che il nemico marci verso Agedabia, premendo con minori forze lungo la via Balbia; da aggiungere inoltre che la flotta nemica è in mare con tutte le sue forze e che porta con sé un gran numero di piroscafi e che quindi è da presumere che il nemico possa tentare uno sbarco di rilievo, non si sa dove, forse a ovest di Agheila (... ). Occorre concentrare le forze per potere opporsi all'azione nemica su Agedabia». Di conseguenza, l' Afrikakorps ed il CAM avevano . ricevuto l'ordine di dirigersi subito su el-Abiar; gli altri ·due corpi dovevano lasciare a contatto col nemico fotti retroguardie motorizzate, ripiegando il più presto possibile su Bengasi: il X corpo per la via gebelica · settentrionale ed il XXI per quella meridionale. Le truppe appiedate dovevano essere portate indietro, con tutti i mezzi disponibili, a sbalzi fino a Bengasi (41). Per la sera del 18 dicembre occorreya evacuare quanto esisteva ad oriente della linea Beda Littoria-Maraua, salvo le retroguardie motorizzate, in grado di disimpegnarsi anche se premute dal nemico. Rommel ammise la probabilità di poter difendere l'orlo del gebel ad est di Bengasi, sì


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da consentire lo sgombero della _città. Preoccupato per la sicurezza del Comando Superiore, ne avrebbe visto lo spostamento a Tripoli, il che avrebbe consentito a Bastico di più efficacemente trarre dalla Tripolitania ulteriori risorse per alimentare la .lotta. Naturalmente non disse che ciò avrebbe consentito a lui, Rommel, di togliersi da vicino il Comando italiano. Montezemolo si affrettò a tornare a Ciréne ed a riferire la conversazione. Bastico e Gambara non credevano alla fondatezza delle notizie di fonte tedesca sull'avversario ed anche per questo riaprirono il discorso sul ripiegamento. Lo stesso Cavallero, molto perplesso e dando credito ali' inesistenza di pericolo reale ad ampio raggio, finì per considerare eccessiva l'apprensione di Rommel sulla rapidità con la quale l' sa armata britannica avrebbe potuto realizzare il movimento avvolgente e decise di recarsi personalme.nte al Comando del Panzergruppe. Anzi, chiese a Kesselring di intervenire anch'egli. Rommel non aveva poi tutti i torti nell'accettare i risultati della propria ricognizione aerea. In effetti, la sera del 15 era uscita in mare, da Alessandria, la formazione navale .dell'amm. Vian: tre incrociatori e sette cacciatorpediniere, col compito di scortare la nave Breconshire, carica di preziosa nafta per Malta. Il 16 la formazione era stata avvistata da un ricognitore tedesco - che scambò il Breconshire per una corazzata - e poiché per caso ebbe luogo una concc/mitante irruzione di una pattuglia del Long Range Desert Group all'aeroporto di Tamet (ovest di Sirte) durante la quale furono incendiati cinque apparecchi e tre altri danneggiati, la coincidenza apparve legata ad un'ipotesi di sbarco. Si aggiunga che il 16 sera salparono da Malta due incrociatori e sei cacciatorpediniere della Forza K per incontrare Vian. Alle 23, dunque, si riunirono a Bena i principali esponenti militari: Cavallero, Bastico, Marchesi, Navarini e Gambata per il Comando Superiore; Kesselring, Rommel e Gause per il Panzergruppe. Rommel fece leggere da Westphal le intercettazioni della giornata. Da colloqui fra i Comandi dell'sa armata e del 13 ° corpo, sembrava che il nemico fosse intenzionato ad attaccare ritenendo deboli le forze corazzate italo-tedesche e che compito di Godwin-Austen fosse quello di incalzare le truppe dell'Asse in ritirata, aggirando a breve raggio l'ala meridionale ove avesse trovato forte resistenza. Non pareva esistessero molti dubbi sull'intento britannico di realizzare un avvolgimento ad ampio respiro. Fra l'altro, secondo la Marina, la MediteTTanean Fleet era uscita da


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Alessandria con 3 corazzate, 6 incrociatori ed 11 cacciatorpediniere (42). Inoltre, una formazione composta da una corazzata, 8 cacciatorpediniere e 30 piccoli piroscafi da 1.000-2.000 tonnellate con una nave cisterna, erano in movimento per probabili azioni di sbarco sulla costa. Qui intervennero Kesselring e Marchesi. Il primo tenne a precisare che le navi da battaglia erano certamente meno di quanto indicato dalla notizia e che, visto che nei poni di Taranto e di .Brindisi era stata notata la preparazione dei convogli italiani (43 ), probabilmente la flotta inglese era uscita non tanto per sconare un proprio convoglio quanto per offendere quelli italiani. Il comandante della 5a · squadra aerea, dal canto suo, informò che alle 16 tre aerosiluranti· avevano incontrato ed attaccato una nave da battaglia (44), quattro incrociatori e una diecina di cacciatorpediniere a 130 miglia a nord di Bengasi. Un incrociatore era stato colpito ed un apparecchio abbattuto. Alle 16,30 erano partiti altri aerosiluranti, che avevano trovato la squadra britannica a contatto con quella italiana (45). Kesselring riprese poi la parola. In complesso, le ricognizioni aeree del pomeriggio confermavano le intercettazioni del Panzergruppe. Le forze dirette a Mechili potevano essere valutate ad una divisione; qualche .elemento si muoveva più a sud. Per l'indomani egli avrebbe fatto ·concentrare gli attacchi aerei in quella zona, agendo dai campi di Derna e. di Maraua e con il concorso dei bombardieri pesanti dalla Grecia. Specificò, al riguardo, che Rommel gli aveva comunicato nel pomeriggio di aver disposto per la ritirata verso Bengasi e che egli aveva dovuto subordinate gli interventi aerei a questa decisione. Cavallero, pur riconoscendo implicitamente che la minaccia ravvisata d,a Rommel aveva qualche fondamento, sostenne che il movimento delle fanterie italiane gli sembrava troppo rapido e che preferiva far procedere l'arretramento dell'Afakakorps e del CAM di pari passo con quello del X e del XXI corpo. Dopo un paio di giorni, probabilmente, si sarebbero resi disponibili altri autocarri e sarebbe stato quindi possibile muovere più celermente. Fu Kesselring a ribaq:ere. Se davvero era in corso l'avvolgimento britannico, egli disse, occorreva· impedirlo ad ogni costo, perciò diventava indispensabile che il CAM e l' Afakakorps si affrettassero .ad Agedabia per prevenire il nemico. A Meéhili, secondo Rommel, potevano rimanere tre pattuglie motorizzate a rinforzo del battaglione italiano, ivi di presidio. Poiché a parere di Bastico, tali forze non avrebbero significato un serio ostacolo, Ganibara propose di


L'Al\l)ANOONO OF.1.1.A CIRENAICA

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lasciare a Mechili l'Ariete e la Trieste, col compito di ripiegare più lentamente per proteggere il fianco delle quattro divisioni di fanteria, già tanto sacrificate nei precedenti combattimenti. Cavallero cercò una soluzione intermedia: lasciare, cioè, a Mechili la sola Trieste, calcolando che al X ed al XXI corpo sarebbe occorsa una settimana per arrivare a Bengasi. Stando così le cose, osservò Kesselring, in cinque o sei giorni sarebbe stato possibtle ripiegare, controllando.le poche piste che dal deserto conducevano al gebel, con le stesse forze del XXI corpo che appariva in ottime condizioni morali. Navarini, al riguardo, precisò che il movimento poteva essere compiuto anche rapidamente, però sacrificando i servizi (ospedali, forni, officine, ecc.) e le artiglierie pesanti (materiali da 149/12 e 149/35). Disponendo di autocarri con rimorchio, le perdite sarebbero state limitate. Alla fine si concluse che una decisione sulla celerità da imprimere al ripiegamento sarebbe stata presa con maggiori elementi di giudizio il giorno successivo, dopo mezzogiorno, dopo aver cioè ancora controllato la mossa britannica su Agedabia (46). Tutto ciò sulla base del resoconto italiano. Rommel fornì invece una versione differente nel tono e nella sostanza. Per obiettività, occorre citarla: «Alle 23 riapparve al mio posto di comando con il maresciallo Kesselring, S.E. Bastico e il generale Gambara, e mi chiese con vivaci parole di revocare l'ordine di ritirata. Non vedeva la necessità di ritirarsi e inoltre temeva che dalla perdita della Cirenaic:a potessero derivare conseguenze politiche per il Duce. Kesselring appoggiò molto Cavallero e rilevò che gli era impossibile rinunciare al campo di aviazione di Derna. Io, però, rimasi irremovibile e dissi che non c'era più nulla da cambiare alla mia decisione. Gli ordini erano già stati dati e in pane in corso di esecuzione. Se il gruppo corazzato non voleva esporsi al completo annientamento, altro non rimaneva che aprirsi'la via combattendo attraverso il nemico durante la notte. Che dopo di ciò la Cirenaica non potesse alla lunga essere tenuta era cosa di cui mi rendevo conto chiaramente, come delle difficoltà politiche che potevano derivarne. Ma io mi trovavo unicamente davanti al problema di rimanere.dove ero, sacrificando così il gruppo corazzato e perdendo poi la Cirenaica e la Tripolitania, o di effettuare nella notte la ritirata, aprirmi il varco combattendo fino ai dintorni di Agedabia e difendere almeno la Tripolita· nia. Solo questa poteva essere la decisione. S.E. Bastico e Garnbara si componarono in modo panicolannente vivace quella sera nella mia stanza, tanto che alla fine mi vidi costretto a chiedere a Bastico come, nella sua qualità di comandante superiore delle forze combattenti nell'Africa settentrionale, voleva dominare la situazione del momento. Bastico sfuggì alla domanda, affermando che come comandante superiore non era lì per esporre il suo punto di vista in proposito; poteva soltanto dire che era opponuno mantenere unite le forze. Alla fine la commissione lasciò il mio posto di comando senza aver ottenuto nulla> (47).


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Da ambo le parti si intuiscono lacune e distorsioni. Rommel calcò le tinte per il comprensibile orgoglio di aver sostenuto le proprie idee contro tutti e di aver poi dimostrato la validità delle proprie ragioni; la sintesi del Comando Superiore tende a riferire le battute principali, scivolando sui contrasti personali. Volendo manifestare un'impressione, si può dire che il nocciolo della questione non consisteva nell'accettare o meno la minaccia di avvolgimento, perché entrambi le_ parti condividevano tale timore; non consisteva nella maggior o minor resistenza da opporre sul gebel o nel deserto, perché entrambe sapevano che nel deserto Ritchie - come già O'Connor - avrebbe giocato le carte decisive; non consisteva nell'abbandono o meno della Cirenaica, perché entrambe erano disposte o rassegnate a perderla. Il vero punto focale era costituito dalle fanterie appiedate, che Rommel avrebbe cercato di salvare_ senza però compromettere i corpi corazzati (e specialmente l'Afn'kakorps) e Bastico-Gambara avrebbero voluto salvare a rischio di compromettere · anche i corpi corazzaci (e specialmente l 'Afrikakorps). La questione del ripiegamento del X e XXI corpo d'armata non era stata esaminata a fondo dal Comando Superiore. Non che fosse suo stretto compito - lo studio sarebbe stato di competenza del Panzergruppe, che conduceva la manovra in ritirata - ma, visto che veniva fatto oggetto di accanita discussione, diventa una stonatura il leggere queste righe nel diario tenuto da Cavallero: «Chiedo ai gen. Bastico e Gambara di precisare, in base a dati concreti, quanto tempo occorre per il movimento dei C.A. X e XXI. Tali dati non mi vengono fomiti con esattezza. Gambara parla di ere, quatti-o giorni. · Concludo le discussioni parziali dicendo che ai C.A. XXI e X sono necessari sei, sette giorni per ripiegare su Bengasi>.

A parte la valutazione «a occhio», è certo che il valore di ogni giorno, se non addirittura di ogni ora, poteva realmente risultare determinante per il buon esito dell'operazione. Quindi, una settimana era «tardi». Tirando, comunque, le conclusioni, bisogna ammettere con Rommel che i suoi interlocutori se ne andarono «senza aver ottenuto nulla». Cavallero aveva la mente sufficientemente libera da preconcetti e nella notte ripensò al problema ed a quanto aveva sentito dai vari comandanti. Il mattino seguente, a Cirene, decise di mettere un punto fermo alla vicenda. «Ritengo - scrisse nel diario - che allo stato delle cose il gen. Rommel abbia una chiara visione della


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l'ARBANIJONO llEU.A CIRENAICA

manovra da compiere, che forse i suoi allarmi sui pericoli che minacciano le nostre truppe siano anche un poco esagerati per scuotere Supercoma.ndo, restio a dare ordini di arretramento agh elementi pesanti~ ai servizi. Ritengo indispensabile che la massima concordia degli animi tuttt' facciano il possibile affinché i movimenti riescano nel modo migliore». Perciò alle 9,30 convocò Bastico, Gambara e Manca. Prima di tutto si fece portare i dati che aveva richiesto la sera prima. La situazione automezzi era così espressa:

~ z i Intendenza Superiore Del. Intendenza Cirenaica Intendenza Tripolitania 12· autoraggruppamento del C.S.F.A.A.S . Totali-

ceduti o impegnati

disponibili

445 106 450

250 70 300

195 36 150

535

391

i44

1.536

911

525

efficienti

Da sottolineare che gli autocarri ceduti da tempo ad enti vari sprovvisti di mezzi propri od impegnati in servizi fissi di presidio erano sicuramente inferiori ai 911 citati, a causa di perdite ed inefficienze varie; e quelli disponibili erano appena sufficienti ad assicurare i rifornimenti e sgomberi alle grandi unità in linea e sembrava dubbio che potessero bastare per lo sgombero degli organi di Intendenza e delle scorte. Le divisioni, poi, erano veramente mal ridotte: la Brescia disponeva di 28 automezzi, la Trento ne aveva 40, la Pavia 30 e la Bologna 20, oltre ad aliquote di rinforzo ricevute dall'Intendenza Superiore (comprese nei 911 autocarri noti). La Trieste e l'Ariete stavano alquanto meglio, benché avessero subito notevoli falcidie, non ancora precisate. Numerosi altri reparti (specie le compagnie lavoratori) erano totalmente privi di mezzi. L'altro elemento di · valutazione era costituito dallo stato di efficienza delle unità, sintetizzato in queste cifre: Raggruppamento esplorante: mediamente al 30% dell'organico, con due carri M 13 e quattro carri leggeri. Il gruppo battaglioni Giovani Fascisti era però all' 80 o/o . · Ariete: il 132 ° carristi era rimasto con 20 carri M 13 efficienti,


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LI:: OPERAZIONI IN APRICA SETrENTRIONAI.E

il 32 ° carristi aveva perso· rutti i carri leggeri, l' 8 ° bersaglieri era al 30% ed il 132° artiglieria al 50%, i servizi perduti quasi rutti. Tn.'este: il 65° fanteria aveva un battaglione all'80% e l'altro al 30 % , il 66 ° fanteria era al 70 % , il 9 ° bersaglieri al 25 % , il 21 ° artiglieria al 50 % , i servizi quasi al completo. Brescia: il 19 ° ed il 20 ° fanteria erano al 70 % , il 1 ° attiglieria celere all'80' % , le unità divisionali fra il 50 ed il 70%, i servizi al 70%. Bologna: il 39° ed il 40° fanteria erano al 30%, il 205 ° artiglieria aveva perduto rutt1 i pezzi, le unità divisionali al 50 % ed i servizi al 20 % . Pavia: il 27° ed il 28° fanteria erano al 30%, il 3° artiglieria celere ridotto ad un solo pezzo da 75 / 27, il 26 ° artiglieria al 70 % , le unità divisionali al 50%, i servizi al 50%. Trento: il 61 ° ed il 62 ° fanteria erano al 15 % , il 7° bersaglieri al 50 % , il 46 ° artiglieria al 6 5 % , le unità divisionali al 60 % ed i servizi quasi al completo. Supporti di corpo d'armata: VI gruppo squadroni Aosta al 75%; il 1/86° .fanteria Sabratha all'80%, il 16° raggruppamento artiglieria di C.A. all'8%, ed il 24° al 35%, il 5° raggruppamento artiglieria d'armata al 65 % , e l' 8 ° al 7 5 % il 340 ° raggruppamento artiglieria guardia alla frontiera al 50%, il genio all'80%. 1

I dati non erano molto consolanti. In pratica, l'unico elemento favorevole era offerto dal morale che si manteneva ancora buono, nonostante il forte logorio. Visto ciò, Cavallero si rivolse ai presenti: «In modo molto deciso ed energico - ebbe .ad annotare - dico quindi chiaramente il mio pensiero. Alla decisione del ripiegamento si è giunti per necessità militari; recriminazioni sul passato non vanno fatte in questo momento e spero·non saranno mai fatte. Se anche qualcuno, che con noi collabora, ha commesso degli errori o ha reso difficile questa collaborazione, dobbiamo mettere in disparte ogni acredine. Il movimento deciso deve essere compiuto ndmodo migliore.' Da questo momento intendo che tutti, con sacrificio anche della propria persona, diano tutto perché il movimento riesca nel modo migliore•.

In quella occasione volle anche indirizzarsi in particolare a Gambara: «So perfettamente - gli disse - che la tua opinione dissente dalle decisioni prese dal gen. Rommel di ripiegare» ed aggiunse, tanto per puntualizzare, che tale opinione era stata espressa «fin troppe volte». Quindi, alle 10 partì per Bengasi. Ritchie aveva pensato che Rommel avrebbe condotto una manovra ritardatrice sino alla linea Derna-Mechili. In questa


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ipotesi, Godwin-Austen aveva assegnato come pnm1 obiettivi Lamluda (ovest di Derna) alla 4a divisione indiana e Mechili alla 7a divisione corazzata, mentre la 22a brigata delle Guardie doveva attraversare il deseno ancor più a sud per dirigersi con la maggiore rapidità possibile su Bengasi. Nel contempo, la Forza E del gen. Reid doveva iniziare la tanto rimandata avanzata da Gialò su Agedabia. Senonché le Guardie non erano pronte, essenzialmente a causa della sostituzione non ultimata di molti automezzi in avaria o logori, e Reid aveva bisogno di completare i rifornimenti occorrenti. A conti fatti , quando Rommel ordinò la ritirata, il 13 ° corpo britannico praticamente si limitava a spingere avanti semplici avanguardie. Il 18 Ritchie si rese conto che l'avversario non aveva alcuna intenzione di dare battaglia sulle posizioni di Derna e di Mechili; di conseguenza modificò le direttive iniziali. Nulla di variato per la 4 a indiana, ma la 7 a divisione corazzata ricevette come obiettivo Bengasi e le Guardie ebbero il compito di puntare su Bir Tengeder, poi raggiungere Antelat, inviando però un distaccamento a Msus-Ghemines. In sostanza: chiusura della sacca a Bengasi, con un raddoppio a sud. Tenuto presente quanto precede, . è chiaro che la ritirata dell'armata italo-tedesca continuò nella giornata del 18 senza molti inconvenienti, a parte un bombardamento di Stuka su Ariete e Tn'este, che causò 50 morti ed altrettanti feriti (48). Questo conferì una diversa atmosfera alla riunione delle ore 14 a Bengasi. Rommel premise che le ricognizioni aeree non avevano confermato il temuto avvolgimento ad ampio raggio, perciò prima di sera contava di avere sulla linea di Bena il X ed il XXI corpo, eccezion fatta per le retroguardie. Per l'indomani prevedeva il prosieguo delle retroguardie all'altezza di Bena e la sosta dell'intero gruppo Criiwell a sud del gebel, in contatto col nemico per assicurare la protezione del fianco meridionale di Navarini. Se la 7a divisione corazzata, la cui direttrice era prevedibile, avesse invece piegato verso nord per intrappolare le fanterie nel gebel, Criiwell l'avrebbe attaccata sul fianco sinistro ( schizw n° 82). Ad ogni modo occorreva affrettare lo sgombero - già in atto - degli organi di Intendenza su Misurata. Cavallero si dichiarò soddisfatto e propose un nuovo appuntamento alle 21,30, sempre a Bengasi. Il colloquio serale ebbe luogo fra Cavallero, Bastico e Rommel, perché Kesselring era tratteµuto sui campi di aviazione. La notizia di maggior rilievo fornita dalla ricognizione aerea concerneva una


IL RIPIEGAMENTO DELLE FORZE ITALO-TEDESCHE SU BENGASI (18-20 dicembre)

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Schizzo n. 82

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colonna di 50 carri e circa 400 mezzi individuata nella zona di Gerrari, in marcia verso ovest, a guisa di ala sinistra britannica. Un'avanzata su Bengasi preoccupava tutti assai meno di una decisa spinta verso Agedabia. Chiarita così la situazione, venne messo a punto il meccanismo definitivo del movimento, essendosi nel frattempo vista la possibilità di organizzare, mediante un'attenta raccolta di automezzi, l'organico defluire delle varie unità secondo gli allineamenti ed i tempi fissati. Per l'intera giornata del 19 il gruppo Crilwell garantiva il fianco esposto del XXI corpo, due divisioni dovevano sbarrare le strade all'altezza di Maraua (la Bresc_ia a nord e la Pavia a sud) per dare tempo alle rimanenti forze di retrocedere; la Trento avrebbe sbarrato a Regima i passaggi del gebel per coprire Bengasi. Successivamente i due corpi corazzati avrebbero potuto a loro volta defluire a sud di Bengasi, lasciandosi alle spalle qualche elemento esplorante. Entro due o tre giorni, secondo la pressione britannica e l'efficacia delle azioni aeree dell'Asse, si potevano recuperare anche la Brescia e la Pavia, ma in verità Rommel sperava di durare sul gebel più di tre giorni, perché in complesso i movimenti si erano svolti bene. Quanto al materiale, l'esame compiuto aveva condotto a calcolare lo sgombero della maggior parte in tempo utile ed erano stati anche adottati ripieghi per caricare quanto più possibile su navi partenti da Bengasi, dopo aver evacuato malati e feriti su navi ospedale. Cavallero e Rommel discussero pure l'eventualità di difendere più a lun6o Bengasi, ma le caratteristiche topografiche della zona, l'assenza di un'organizzazione difensiva a raggio sufficiente per realizzare una piazzaforte tipo Tobruk e, comunque, l'assoluta indisponibilità delle forze occorrenti per un'impresa del genere, portarono a concludere che la città doveva essere tenuta per il tempo sufficiente allo sgombero del personale e del materiale. Questo tempo sarebbe stato garantito dalle divisioni Brescia e Pavia sulle posizioni di Castellebia-Maraua, nemico perme'ttendolo natu- · ralmente. Il mattino del 19, in un'ultima riunione a Bengasi, Kesselring. comunicò che la colonna britannica avvistata il giorno precedente nel deserto risultava a circa 50 chilometri a sud-ovest di Mechili ed i capi militari concordarono sul miglioramento presentato dalla situazione nonché sulla concreta speranza che la manovra, già bene avviata, si concludesse in modo più che soddisfacente. Poi Rommel, in risposta a:d una precisa domanda di Cavallero, prospettò i


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LE OPERAZIONI IN APRICA SETTENTRIONALE

lineamenti generali del dispositivo che intendeva realizzare ad Agedabia. Premesso che l'arretramento sarebbe continuato settore per settore nei tempi concessi dal nemico, le divisioni di fanteria si sarebbero schierate su un fronte semicircolare di una quarantina di chilometri a nord e ad est di Agedabia, con il gruppo Criiwell sulla destra, a Umm el-Chonfuss, in posizione alquanto arretrata. Tutto ciò che stava per affluire dalla Tripolitania si sarebbe invece fermato sull'allineamento Marsa el Brega-Marada. Era anche previsto un colpo di mano su Gialo, per eliminare la base colà approntata dal nemico. Cavallero condivise il quadro ed alle 10 partì · con Kesselring dall'aeroporto di Benina per tornare a Roma. I corpi d'armata si erano del tutto sganciati, dopo il brillamento delle mine sui ciglioni ad oriente e ad occidente di Derna, ed il movimento proseguì nella giornata ricorrendo ad un laborioso gioco di spola con gli automezzi disponibili. Il primo passo indietro dove\a essere compiuto sull'arroccamento Castellebia-Maraua. Il X corpo, cui era assegnato l'itinerario Derna-BertaBeda Littoria-Castellepia-Barce, cioè la via Balbia, lasciò a Berta, come retroguardia, un gruppo tattico della Brescia (formato dal III/ 20 • fanteria e d~l IV/ 1 • artiglieria celere) ed il raggruppamento Vaiarini della Bologna, costituito con reparti ricevuti di recente (il I battaglione carabinieri paracadutisti, il battaglione d'istruzione di Barce e due compagnie del 65 • fanteria). All'imbrunire la Bologna si era stabilita a Castellebia, mentre la Brescia si arrestava a Beda Littoria, una quarantina di chilometri più ad oriente. Il XXI corpo, che ripiegava sull'itinerario Berta-Slonta-Maraua-Barce, aveva affidato il compito di retroguardia all'intera Trento, prescrivendole, qualora agganciata, di ritirarsi combattendo a sbalzi successivi. Ma non ce n'era stato bisogno. Già all'alba del 19 la Trento occupava il bivio di Maraua, la Pavia e le artiglierie erano a Borgo Torelli ed il Comando a Barcee per tutta la giornata non si ebbero varianti. D'altronde, la 7a brigata indiana, che quel giorno era entrata in Derna, dovette privarsi di molti mezzi a favore dell'avanzata nel deserto e la 5 a brigata indiana si spinse avanti con difficoltà a causa del pessimo stato delle piste. A sud tutto il gruppo Criiwell procedeva lentissimo per il fango che imperversava sulla pista Mechili-Charruba-el Abiar. L'Afrikakorps in serata raggiunse el-Abiar, consolato dalla buona notizia che 22 Pzkw erano arrivati a Bengasi. Il corpo d'armata di manovra, ancor più lento per le caratteristiche dei suoi mezzi e per


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il fatto di risentire gli inconvenienti del marciare in coda, alle 18 si fermò ad una trentina di chilometri ad est di Charruba. Era sempre stato seguito a otto-dieci chilometri di distanza, sulla sinistra, dal gruppo di sostegno di Campbell, ma ciò non aveva provocato sensibili inconvenienti. Gli ordini diramati dal Panzergruppe alle ore 20 prevedevano un ulteriore sbalzo indietro e soprattutto il ripiegamento del gruppo Cri.iwell a sud di Bengasi. A tal fine, il X corpo dispose che la Brescia sostituisse entro le 9 del mattino successivo, 20 dicembre, la Bologna sulle posizioni di Castellebia e quest'ultima si portasse al pjù presto a Coefia, poco più di dieci chilometri nord-est di Bengasi. L'arretramento delle retroguardie, tutt'ora a Berta, sarebbe stato attuato gradualmente, mantenendo costante contatto con l'avversario sì da trattenerlo il più a lungo possibile. Purtroppo nella notte sul 20 giunse la comunicazione che il raggruppamento Vaiarini, impegnatissimo per tutta la giornata del 19, era stato · sopraffatto dalla 5 a brigata indiana e dal 42 ° Royal Tanks perdendo quasi interamente il I battaglione carabinieri ed il battaglione Barce. Nell'ambito del XXI corpo, invece, la Pavia doveva portarsi ad oriente di Bengasi, nella zona Regima-e! Abiar, per garantire sicurezza al deflusso del gruppo Cri.iwell, e la Trento rimanere a Maraua. Così il 20 dicembre la Pavia si dispose con un'aliquota ad el-Abiar, sbarrando le provenienze da est e da sud, e con il rimanente a Regima, fronte ad est. Il Comando Superiore lasciò Tocra, ove si era trasferito il 18, per recarsi a Sirtç,,, A sud, il movimento del CAM riprese alle 7. Sé l'ampiezza della pista .riduceva sensibilmente la profondità della colonna, la pioggia ininterrotta ed il passaggio dei mezzi cingolati avevano reso il terreno di difficilissima percorribilità. Il Comando del corpQ. d'armata procedeva con il primo scaglione della Trieste. Trovandosi in marcia, non era in atto il collegamento ·radio con l'Ariete, cossiché quando alle 14, a mezzo ufficiale di collegamento, Cri.iwell comunicò a Piazzoni di lasciare l'Ariete a nord-est di Charruba, come retroguardia per l'intero gruppo e protezione sul fianco di Navarini e Gioda, tale ordine venne ritrasmesso a Balotta a mezzo ufficiale. Alle 16,30 la colonna della Trieste, in temporanea sosta, venne attaccata da uno squadrone del 1 ° King's Dragopn Guards. Respinta l'incursione e ripreso il movimento alle 17, sempre sotto la pioggia, un ritorno di alcuni mezzi blindati sorprese gli autocarri di coda, rimasti staccati, catturando una compagnia del 11/65° fanteria. Verso le 21 la divisione raggiunse el-Abiar e si schierò alla


IL RIPIEGAMENTO DE:


LLE FORZE· ITALO-TEDESCHE SU AGEDABIA (21-24 dicembre) ofio Cl

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Schizzo n. 83


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periferia dell'abitato, fronte a sud-est ed est. Carburante e viveri erano finiti; gli uomini stremati. Intanto, alle 19,30, ottenuto il collegamento radio con l'An·ete, Piazzoni era venuto a sapere dell'inattesa sosta forzata protrattasi per l'intero giorno. Investita sin dalle 8 da fuoco di artiglieria proveniente da .s ud ed accettato lo scontro, la divisione aveva schierato rapidamente l' 8 ° bersaglieri, mentre il 132 ° carristi cercava di risolvere la questione con la manovra. Soltanto alle 18 la marcia potè essere ripresa, senonché Balotta, non avendo ricevuto l'ordine di fermarsi prima di Charruba, giunto in tale località preferì abbandonare il Trigh ed imboccare la pista per Nahiba-Barce. La decisione si rivelò ben presto infelice a causa del fondo stradale: i mezzi affondavano nella melma sino ai mozzi, il recupero era lungo e penoso, altri autocarri vennero abbandonati e con essi altre armi e munizioni. Inoltre l'impossibilità di prendere collegamento radio impedì a Piazzoni di arrestare l' An·ete a Nahiba. Criiwell, messo al corrente dell'accaduto, stabilì allora che per il momento la Tn·este cercasse di eliminare le infiltrazioni avversarie e che l'indomani l'Afakakorps e la Trieste si dirigessero ad Ag_edabia, tenendosi ad oriente della via Balbia, lungo l'itinerario Regima-Soluch-Beda Fomm. L' Anete doveva riportarsi sul Trigh e sostare ad ovest di Charruba come retroguardia, ordine poi mutato nell' occu- · pazione a.difesa di el-Abiar, in sostituzione della Pavia. I movimenti del 21 dicembre ebbero luogo come previsto (:schizzo n° 83). A mezzogiorno il XXI corpo aveva ritirato la Trento sul ciglione di Barce a sbarramento della via Balbia e della strada per el-Abiar, e rimaneva con la Pavia a Regima-el Abiar in attesa del cambio da parte dell'An·ete. Il X corpo, a sua volta, arretrò la Brescia sul ciglione di Tocra e mandò la Bologna ad Agedabia. Per contro, il CAM ebbe ancora una giornata travagliata. Alle 8,50 Piazzoni ordinò alla Tneste di partire per Agedabia, ma questa era immobilizzata: il carburante era esaurito e le colonne di rifornimento inviate a Bengasi non erano ancora rientrate (e non torneranno che nel pomenggio seguente). Il mancato rifomimçnto non solo b.1.occò la Tn·este, ma impedì il cambio alla Pavia. Intanto Piazzoni, investito dalla propria vèttura, lasciava il comando interinale ad Azzi, comandante della Trieste (49). Mentre l'Afiikakorps si dirigeva verso Beda Fomm, l'Anete di cui mancava ogni notizia - giungeva a mezzogiorno in vista di Barcee piegava verso sud-ovest sulla pista per el-Abiar. Ben presto, purtroppo, la colonna si trovò imprigionata in una plaga · quasi



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completamente allagata e senza possibilità di progredire. Fu giocoforza tornare a Barce per prendere la via Balbia e raggiungere el-Abiar passando da Bengasi. Il solo uscire dal ginepraio della zona a sud di Barce occupò tutta la notte, finalmente all'alba fu toccata la via Balbia. Verso sera la divisione, spossata, si fermò alla periferia orientale di Bengasi. Il ripiegamento, che la realtà dei fatti faceva apparire affrettato in modo superiore alla necessità, aveva già causato e continuava a procurare ingentissime perdite di materiali, mentre da Bengasi si procedeva alacremente allo sgombero dei magazzini e dei depositi. Il nemico, che quasi ovunque aveva perduto il contatto, disturbava la ritirata semplicemente con elementi leggeri; il grosso sembrava ·non avesse ancora superato la linea Derna-Mechili neppure la sera del 21 dicembre. · In tutta la zona pregebelica, fino al parallelo di Msus, la ricognizione aerea italiana e tedesca aveva rilevato la presenza di. piccoli nuclei meccanizzati; taluno, di maggiore consistenza, era stato individuato verso Mechili, altri avevano raggiunto nel pomeriggio del 21 la zona di Cirene. In compenso, per l'avversario, una pattuglia del Long Range Desert Group si spinse nella notte sul 22 sino al campo di aviaiione di Agedabia, distruggendovi una quindicina di apparecchi. Quel giorno Auchinleck aveva scritto a Ritchie ed a Churchill. Al primo espresse il proprio punto di vista operativo: «( ... ) Se il nemico riuscisse a concentrare il grosso delle sue forze ad Agedabia, ritengo che questo diventerebbe il vostro obiettivo principale. È possibile che tenti di arrestarsi ad Agedabia, probabilmente nella speranza di conservare un punto di appoggio in Cirenaica, ma quasi certamente per ritardare il nostro inseguimento e conseguire la possibilità di ponarsi più indietro, a Sirte ( ... ). Qualora decidesse di cercare di fermarsi ad Agedabia, potrebbe cadere nelle nostre mani se (e so quanto grande sia questo se) noi potessimo continuare a spingere avanti una forza di entità adeguata allo scopo ( ... )» (50).

Al Premier tenne a significare l' imponanza dell'afflusso di nuove forze sul campo di battaglia: «( ... ) La 2 • brigata corazzata è destina.ta ad Acrobat [avanzata in Tripolitania]. ma è a ponata di mano, nella riserva dell's• armata, per l'eventuale necessità di impiegarla prima. La 22• brigata corazzata della l' divisione corazzata è adesso subentrata, nell'inseguimento, alla 4 • brigata corazzata .della 7' divisione corazzata ed è a Mechili con colonne mobili miste dirette a Bengasi e ad Antelat ( .. . )• ( 5 1),

ed aggiunse che, a quanto pareva, 15. 000 tedeschi si trovavano


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raccolti nella zona di Agedabia, mentre gli italiani erano ancora a nord di Bengasi. Secondo rapponi non confermati, repani tedeschi sarebbero rimasti a Maraua. Il 22 dicembre, alle 9, il Panzergruppe ordinò il ripiegamento su Bengasi alle divisioni in retroguardia, Brescia e Trento, per proteggere lo sgombero della città. Rommel seguiva molto attentamente gli sviluppi della situazione e giustamente si regplava anche sulle notizie che gli affluivano sull'avversario; in particolar modo era interessato alla 7 a divisione corazzata. Quel giorno seppe che la minaccia stava concretandosi a sud-est . . Effettivamente il gen. Gott aveva deciso di abbandonare i tentativi di imbottigliare a Bengasi le forze rifluenti dal gebel, e ordinato, di conseguenza,. al gruppo di sostegno di piegare verso sud con la maggior pane dei suoi repani avanzando su Msus. Verso Benina doveva proseguire solo una piccola colonna denominata Pepys. Inoltre, Ritchie si era reso conto che il gen. Reid, panito da Gialo il 20 e superato l'uadi Faregh il 21, non sarebbe stato in grado da solo di concludere qualcosa ad Agedabia. Perciò aveva disposto che la 22a brigata delle Guardie (52), giunta il 20 a Tengeder, passasse" agli ordini di Godwin-Austen e si dirigesse con una colonna su Msus (II Scots Guards ed uno squadrone dell' 11 ° ussari), con una seconda ancor più verso sud-ovest su Antelat (III Coldstream Guards, con uno squadrone del 2° ed uno dell'll ussari). Così il 22 dicembre vennero effettuate puntate su Sceleidima ed Antelat, tenute da piccoli presidi tedeschi, ed anche sul posto predesenico di Saunnu (una trentina di chilometri a sud-est di Antelat). Naturalmente l'avanzata era appoggiata efficacemente dalla Westérn Desert Air Force, che già il 20 poteva fruire del campo di Mechili. La segnalazione di questi movimenti indusse Rommel ad affrettare la. ritirata verso Agedabia, dove la 90a leggera, comandata adesso dal gen. Veith, eri già schjerata. La Pavia, sostituita finalmente da repani della Trieste, cominciò a muoversi verso le 10 del mattino e nel tardo pomeriggio ~rivò a destinazione, raggiunta alcune ore dopo dalla Trento, che un successivo ordine avev~ fatto proseguire oltre Bengasi. Invece la Trieste ricevette i rifornimenti di carburante e viveri solo nelle ore pomeridiane; . le sue colonne iniziarono lo spostamento da el-Abiar alle 21, ma il 66° fanteria, che aveva ancora tutti i mezzi impantanati, non si mosse che _in piena notte. La marcia. fu penosissima e presentò momenti' veramente drammatici per il fango che sconvolgeva la pista e 0


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l'impossibilità di procedere fuori strada. La presenza di elementi della Pavia e tedeschi attardati, nonché la lunghezza dello sfilamento, fecero sì che a mezzanotte la colonna di testa (9° bersaglieri) avesse compiuto pochi chilometri e la coda fosse ancora ferma ad el-Abiar. All'alba del 23 i primi repani della divisione arrivarono a Benina e Azzi cedette il comando interinale del CAM a Balotta. Oltre all'atteggiamento del nemico, Rommel .osservava anche le truppe. Quelle corazzate avevano un potenziale espresso dai carri efficienti disponibili al momento, ma quelle di fanteria subivano un'usura di altro genere, per taluni aspetti assai più pesante. Ed egli cominciava ad nutrire dubbi sulla residua resistenza delle divisioni italiane. Quel mattino perciò inviò una lettera a von Riiuelen per il Comando Supremo e, per conoscenza, a Bastico. Come il solito la forma lasciava a desiderare: «Prego di voler comunicare - scrisse - quanto segue al Generale Cavallero per il Duce: 1) La capacità combattiva delle truppe italiane durante 5 settimane di ininterrotti combattimenti gravi ·e ricchi di perdite, sebbene tatticamente favorevoli, ha sofferto in modo tale che le unità italiane non sono più atte per la difesa contro un attacco nemico decisivo sul fronte necessariamente vasto delle posizioni di Agedabia. Negli ultimi giorni ho dovuto constatare preoccupanti problemi da risolvere presso reparti di truppe italiane a me personalmente noti come particolarmente buoni, problemi che sarebbero da attribuirsi, oltre che alla generale stanchezza e spossatezza, fra l'altro alla superiorità aerea nemica oltremodo forte. Dato il persistere del problema oltremodo critico della situazione carburanti dcli' Arma aerea tedesca ed italiana, non v'è la possibilità di una reazione più efficace. Pertanto correrei il pericolo di esporre le truppe ali' annientamento sulla posizione di Agedabia operativamente non favorevole. Non sarebbe più perciò possibile assolvere l'incarico del Duce di difendere fino ali' estremo la Tripolitania. Mi vedo di conseguenza, costretto a combattere soltanto con azione temporeggiante sulle posizioni di Agedabia ed a ritirare la massa delle truppe sulle posizioni essenzialmente più favorevoli dal punto di vista operativo a sud dell'Arco dei Fileni. 2) Una possibilità di svincolare via terra le truppe italiane e tedesche che si trovano sul fronte fortificato di Bardia-Sollum-Halfaya e Cirener non esiste in limiti di tempo prevedibili. Parimenti è impossibile di sgomberare queste truppe con navi da guerra italiane, · secondo la concezione del Comando Supremo. Pertanto queste truppe rimangono completamente abbandonate a se stesse. Fino a quando esse potranno respingere gli attacchi nemici dipende non solo dai rifornimenti in corso, ma anche dalla sempre più limitata capacità di difesa delle fortificazioni. Ho pertanto ordinato ai generali Schmitt e De Giorgis di continuare l'eroica resistenza delle loro truppe ed ho fatto loro presente la grande importanza di tale compito. Contemporaneamente ho però lasciato ai due generali libertà di azione e li ho autorizzati, qualora dovessero


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ritenere utile un'ulteriore resistenza, di cedere le armi a condizioni onorevoli, dopo di aver esaurito le riserve di munizioni e viveri. Ho sentito mio dovere di fare ciò perché secondo me non ci si può assumere la responsabilità del sacrificio inutile di circa 15 .000 soldati italiani e tedeschi> (53).

Bastico fu colto di sorpresa, ma sostanzialmente era d'accordo. Mandò il ten. col. Heggenreiner, di collegamento, al Panzergruppe per ottenere qualche delucidazione, poi indirizzò a sua volta qualche riga di commento a Cavallero: non sorprendeva la scarsa efficienza residua delle unità italiane, specialmente delle fanterie appiedate trattandosi di fatto scontato in partenza; né sembrava rivestire grande importanza la decisione di difendere la Tripolitania non in zona Agedabia ma ali' altezza dell'Ara dei Fileni in quanto, una volta abbandonato il gebel, l'una valeva l'altra sotto il profilo topografico-operativo. Nessuna obiezione, dunque, circa la posizione scelta per l'arresto definitivo: Ara dei Fileni - zona dei Laghi salmastri (54). La risposta di Cavallero fu recata al Comando Superiore dal ten. col. Montezemolo il 24 dicembre (55). Mussolini concordava con le proposte di Rommel di limitarsi ad un· azione ritardatrice attorno ad Agedabia per il tempo necessario a realizzare lo schieramento per la difesa ad oltranza ad est di el-Agheila, con l'avvertenza di costituire un forte caposaldo a Marada sì da impedire ogni tentativo di aggiramento. Pieno accordo anche in merito al fronte Bardia-Sollum-Halfaya. Mussolini però desiderava che «presidi migliorino quanto più possibile capacità difensiva delle opere, tenuto presente che si cercherà con ogni mezzo assicurare nfornimenti regolari» (56). Frase, questa, estremamente discutibile sul piano dell'ordine militare, della psicologia e dell'attendibilità. I difensori del confine avevano già dimostrato a josa di ·battersi coraggiosamente ed intelligentemente senza bisogno di incitametf; ti, sapevano che nessuno avrebbe potuto far di meglio e che parlare di rifornimenti regolan· dopo la ritirata su Agedabia, quando non lo erano ormai da un mese, equivaleva a suggerire speranze illusorie. Molto più chiaro, logico e militare l'ordine di Rommel. A mezzogiorno del 23 dicembre la situazione era la seguente. La via Balbia risultava congestionata da reparti italiani e tedeschi ancora in deflusso. La Tn'este, bloccata alla periferia sud di Beng~i, stava per proseguire. L'An'ete, sfilata prima della Trieste, procedeva lungo la Balbia. L' Afn'kakorps era schierato con la 15 a Panzer a Beda Fomm e la 2P più a nord-est, fronte ad oriente. L'arrivo della 22 a brigata delle Guardie non era sfuggito agli elementi esploranti tedeschi, ed allorché la colonna del III Coldstream Guards


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arrivò in prossimità di Beda Fomm fu attaccata da un gruppo tattico della 15 a Panzer e ributtata in disordine oltre Antelat, insieme con il 3 ° Royal Tanks accorso in suo aiuto. Il gruppo tattico tedesco si ritirò solo più tardi, quando apparve sulla scena anche il gruppo sostegno di Campbell. Alle 14 Balotta ricevette nuovi- ordini da Criiwell: la Trieste con il 3 ° gruppo esplorante tedesco doveva attaccare le unità nemiche segnalate a Soluch, per impedire loro di tagliare a Ghemines la via di ritirata; l'Ariete doveva invece portarsi rapidamente a nord-est di Zuetina, tenendosi alla destra dell'Afrikakorps. Perciò Azzi, che aveva riunito tutti i suoi reparti - meno il 66 ° fanteria, incaricato di sistemarsi à. Ghemines a protezione della via Balbia, contro provenienze da Bengasi - si diresse ad est, arrivando verso le 22 a quattro chilometri da Soluch senza prendere contatto con il nemico e disponendo un sistema di capisaldi in attesa del nuovo giorno. Senonché, alle 2 pervenne dall'Afa:kakorps un messaggio che sospendeva l'attacco e prescriveva che la Trieste rimanesse dov'era «fino a quando l'ultimo soldato italiano non abbia sfilato dalle provenienze di Bengasi» . Le notizie sull' avversàrio erano incerte, almeno in qualche misura: sembrava che avesse concentrato notevoli forze attorno a Soluch e che arrivassero nuove unità. Infatti, la 22a brigata delle Gùardie - denominata anche Bencol - attendeva in rinforzo il 12° lancieri su autoblindo ed il 3° Royal Tanks (rimasto con sei Stuart), mentre la 7 a divisione corazzata stava ricevendo la sostituzione ad opera della 1 a divisione corazzata, la cui 22 a brigata corazzata (80 cruisers e 33 Stuart) era entrata in linea a Mechili (5 7). Ritchie manifestava un completo ottimismo. Il giorno precedente aveva scritto ad Auch1nleck: «Compito pn·ncipale n·mane immutato a mio avviso: distruggere tutte le forze tedesche pn'ma che possano sfuggire in Tripolitam'a (. . .)» e, pur avendo accennato alle notevoli difficoltà provocate dall'allungamento delle linee di rifornimento e sgombero, non drammatizzò perché gli sviluppi del giorno 20 avevano dimostrato che «il nemico si è n'tirato da Mechzli in gran disordine e che ha abbandonato molto materiale, molto equipaggiamento e che la 7 a divisione corazzata ha catturato molti pn'gionien·. Non possiamo propno essere infastiditi da lui adesso», e poi conclus~: «Così oggi sembra st'a un altro giorno decisivo; decisivo. perché porterà alla completa .distruzione dei tedeschi


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oppure mi indicherà che essi sono riusàti una volta di più a sortire dalla gabbia. Prego che questo non accada di nuovo (. . .)» (58). Il 23 dicembre Godwin-Austen definì i compiti. Il gruppo di sostegno doveva chiarire la situazione fra Bengasi ed Antelat; la 22 a brigata delle Guardie occupare Agedabia; la 22 a brigata corazzata avvolgere il fianco orientale italo-tedesco e realizzare l'accerchiamento; la Forza E di Reid tagliare la via Balbia il più a ·sud possibile di Agedabia. Ma il risultato di tali disposizioni fu praticamente nullo. Alle 8,45 del 24 dicembre la colonna Pepys saggiò le posizioni della Trieste, che aveva il 9 ° bersaglieri con il II/ 21 ° artiglieria a nord della pista per Soluch ed il II/ 6 5 ° fan te ria con il I/ 21 ° artiglieria a sud, ma venne respinta. La Trieste trascorse quindi buona parte della giornata osservando colonne britanniche scendere verso sud e disturbandole col fuoco d' artiglieria. Alle 14 ,30 giunse dal corpo d'armata di manovra l'ordine di ripiegamento a sud di Agedabia ed alle 16 la divisione si mise in movimento, non intercettata dal gruppo sostegno. Quando, alle 13, il 1 ° King's Dragoon Guards entrò in Bengasi trovò la città in condizioni assai cattive. I pesanti bombardamenti della Western Desert Atr Force, sferrati con speciale cura dal 17 dicembre, e le distruzioni operate dal genio italiano prima dell'evacuazione, non consentirono né l'utilizzazione immediata del porto, ingombro di relitti di navi, né la possibilità di attingere ai magazzini d'Intendenza, vuotati ed incendiati. · La 22a brigata delle Guardie del gen. Marriott fece qualche chilometro in direzione di Agedabia, poi si fermò; la 22 a brigata corazzata del gen. Scott-Cockburn arrivò a Saunnu, ebbe la meglio sulla compagnia tedesca che difendeva quel posto e rimase senza carburante per ventiquattro ore; la Forza E si limitò ad inviare qualche pattuglia a Bir el-Fenscia, ad est di Agedabia. In definitiva, entro mezzanotte la Brescia e tutto il CAM erano oltre le linee di Agedabia. Il 25 dicembre fu giorno di assestamento per l'intero Panzergruppe. Il XXI corpo era schierato fronte a nord con la Trento verso la costa e la Pavia a cavallo della Balbia contro le provenienze da Antelat; il X corpo era disposto fronte ad est, con la Bologna a sbarramento delle provenienze da Saunnu e da Giof el-Matar e la Brescia contro le infiltrazioni da sud-est. Le divisioni, la cui forza media non raggiungeva i 4.0PO uomini, avevano impiantato una


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE ·

serie di capisaldi di compagnia rinforzata soprattutto con armi controcarri. La 90a leggera si era raccolta a sud-ovest di Agedabia come riserva d'armata. Il CAM, si trov~va nella zona di Rugbet el-Hagina (circa 25 chilometri a sud di Agedabia) ed ancor più a sud, tra el-Gtafia ed el-Haseiat, sull'uadi· el-Faregh, era piazzato

l'Afnkakorps (schizzo , n° 84). ·Alle 9,45 Rommel tenne rapporto presso il Comando del XXI corpo, a Navarini, Gloria e Nicòlini (co,mandante dell'artiglieria del corpo d'armata). Per prima cosa ripadì l'importanza di ultimare al più presto gli schieramenti di aniglieria ed assicurò il rinforzo di un certo numero di pezzi da 88 e da 20 in funzione controcarri. Poi annunciò l'intenzione di dare battaglia ad Agedabia, arrestando il nemico con i corpi di. fanteria e contrattaccandolo con quelli corazzati. In effetti, si profilava una certa calma. Nel pomeriggio gli elementi avanzati britannici presero il contatto ed effettuarono subito qualche sondaggio sul fronte della Bologna e della Pavia, ma tutto si ridusse a puntate poco consistenti e qualche breve intervento dell'artiglieria fu sufficiente ad allontanare i reparti esploranti. Secondo il Panzergruppe, il complesso delle forze corazzate fra Msus ed Antelat era ancora costituito dal grosso della 7a divisione corazzata, perciò la sera avvertì di prevedere una forte spinta offensiva a cavallo della direttrice della via Balbia. Ma Godwin-Austen voleva farsi un'idea chiara sulle mire di Rommel ed infatti se la fece il giorno dopo. Si convinse, in altri termini, che il suo antagonista si proponeva di resistere in posto finché non fosse stato affrontato in forze. Poiché era facile arguire che le truppe dell'Asse dovevano aver subito un fortissimo logorio, con un risoluto «a fondo» forse Crusader poteva essere conclusa in bellezza. Perciò ordinò che la 22 a brigata delle Guardie attaccasse quella stessa notte il settore del XXI corpo e la 22 a corazzata entrasse in lizza il mattino seguente, operando sul fianco destro delle difese di Agedabia alla ricerca dell'Afiikakorps, la cui dislocazione non era conosciuta. Anticipando il risultato, l'Agenzia Reuter annunciò dal Cairo: «I resti dell'Afiikakorps e dell'armata italiana sono in fuga lungo la Sine, sulla strada che pona a Tripoli. L'obiettivo principale, l'annientamento delle forze nemiche nel deseno occidentale, è stato raggiunto dall's• armata. Le forze corazzate tedesche sono state distrutte e non resta che un pugno di carri che, in preda al panico, cerca scampo verso Tripoli>.

La brigata di Marriott era però troppo dispersa, quindi non soltanto si trovò nell'impossibilità di attaccare nella notte, ma si


LO SCHIERAMENTO DEL PANZERGRUPPE AD AGEDABIA (31 dicembre)

Schizzo n. 84

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONAI.E·

ridusse ad un lungo cannoneggiamento in corrispondenza della via Balbia, seguito alle 7,30 del 27 dicembre dall'azione frontale del II Coldstream Guards sostenuto dai carri. L'urto incise nel limite di settore fra il 62 • fanteria ed il 7 • bersaglieri della Trento e dopo due ore venne respinto sanguinosamente senza che la linea risultasse nemmeno intaccata. Un pronto contrassalto locale chiuse l'episodio con sensibili perdite da parte britannica. Quanto alla 22a brigata corazzata, ricostituita in modo assai consistente (59), le cose i.i.on andarono meglio. Era partita il pomeriggio del 26 da Giof el-Matar, in un lungo percorso attraverso il deserto, verso el-Haseiat, sull'uadi el-Faregh, da dove senza molto entusiasmo apparente spinse elementi verso el-Gtafia, zona di raccolta dell'Afnkakorps. L'immediata reazione di un'aliquota della 15 a Panzer liquidò la puntata. Godwin-Austen non si scompose per un risultato così deludente e decise di ripetere 1' operazione il giorno dopo. Che ciò fosse probabile era scontato da parte italo- tedesca, tuttavia venne osservato un particolare di alto significato tattico. Le due brigate britanniche avevano agito su direttrici e basi di partenza ampiamente intervallate. Le Guardie erano a nord di Agedabia mentre la 22 a corazzata si trovava ad ovest di el-Haseiat, di conseguenza la cinquantina di chilometri esistente era le due unità rendeva irrealizzabile una qualsiasi collaborazione. Criiwell propose , perciò, a Rommel di prendere la palla al balzo e cominciare ad eliminare l'isolata 22 a brigata corazzata. L'attacco doveva essere portato con manovra concentrica: dalla 21 a Panzer in direzione nord-sud, dal corpo d'armata di manovra in direzione nordovest-sudest e dal gruppo Geissler (un'aliquota della 15 a Panzer) in direzione ovestesc. La 15 a Panzer si sarebbe tenuta in misura di intervenire verso nord o verso nord-est. Il 28 dicembre la 22 a brigata corazzata inglese si preparò ad affrontare l'Afnkakorps. Iniziò il movimento da el-Haseiat verso ovest su due colonne, una lungo la pista per el-Gcafia e 1'altra una diecina di chilometri più a sud. Ma alle 8 entrò in azione il gruppo Criiwell (: schizzo n° 85). Poiché il terreno sabbioso ostacolava il movimento degli automezzi e d'altra parte essendo la distanza relativamente breve, il CAM si articolò su tre colonne a piedi: L'Ariete con la ventina di carri efficienti e l' 8 • bersaglieri era sulla destra in collegamento con il gruppo Geissler; la Tn'este costituiva la colonna di centro (65° e 66° fanteria) e quella di sinistra (9 ° bersaglieri). La progressione fu


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lenta ed alle 14,30, dopo una ventina di chilometri, il CAM entrò in contatto balistico con il nemico, già alle prese con la morsa costituita dalle due branche tçdesche. Da parte dell'Asse c'erano sedici Pzkw II, quarantaquattro Pzkw I1I e IV e venti M 13; da parte britannica cinquantaqu_?.ttro Ctusader e trentacinque Stuart. Lo scontro durò sino alle 17 (60), quando Scott-Cockburn fu costretto a sfuggire verso sud, oltre l'uadi el-Faregh, con la perdita di 65 carri (37 secondo fonti britanniche), una ventina di autoblindo e 230 prigionieri (61). L'Afakakorps accusò sofo sette carri fuori combattimento. Alle 22,30 Criiwell ordinò che per il giorno seguente le divisioni rimanessero dov'erano, rastrellassero il campo di battaglia. si rifornissero_, spingessero elementi esploranti sino a dieci chilometri verso nord-est e lasciassero sgombera la zona . di el-Haseiat per l' intervento dell'aviazione. La giornata era stata infausta per il 13 ° corpo britannico, che peraltro l'aveva cominciata bene. Una pattuglia, sembra con la connivenza di nativi, era infatti riuscita ad infiltrarsi nelle prime ore del mattino nel campo di aviazione di Tamet distruggendo al suolo 11 apparecchi italiani. Il 28 dicembre, alle 10, mentre il com battimento dei carri stava per iniziare, Rommel aveva parlato con Navarini e Gioda. Le riserve di munizioni e benzina erano limitate, aveva detto, e nuovi rifornimenti potevano giungere soltanto in gennaio, perciò occorreva tenere presenti due alternative. La prima consisteva nell'evacuazione di Agedabia ed in tal caso la 90a leggera si sarebbe posta in retroguardia. La seconda nel conservare le posizioni attuali più a lungo, poi, a scaglioni motorizzati, ritirarsi. Per il momento, aveva concluso, non esisteva motivo di allarme, però bisognava mettere in preventivo l'ipotesi di sgombero (6 2). Circa la retrostante posizione di el-Agheila, dove si sarebbe dovuta irrigidire ogni resistenza per la difesa della Tripolitania, esistevano tuttavia notevoli motivi di preoccupazione. Come segnalò il cen. col. Momezemolo a Roma, la linea non risultava ancora ben precisata e nessuno vi attendeva ai lavori di ra...t°forzameoto. Il Comando Superiore aveva bensì provveduto ad impartire disposizioni per il riordinamento e la ripartizione del personale, ne·cessariamente disorientato , fatto affluire ad un centro di raccolta istituito a Homs; per lo scioglimento di taluni reparti non indivisionati (battaglioni misti, unità complementi e compagnie di formazione), assegnandone gli elementi al X e XXI corpo ed al


I COMBATIIMENTI DI AGEDABIA (28-30 dicembre)

Schizzo n. 85

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L'ABBANDONO DELLA CIRENAICA

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CAM (63). In quanto all'assetto territoriale, il XX corpo d'armata continuava ad avere alle proprie dipendenze la piazza di Tripoli e la Tripolitania occidentale; iòvece veniva sciolto il Comando della Tripolitania orientale e sostituito dal Comando della Sirtica (gen. Torriano), che comprendeva il settore di Homs (Homs e Misurata) ed il settore sirtico (Sirte e en-Nofilia). Tutto ciò, però, non toccava la posizione di el-Agheila. Bastico perciò, sollecitato da Cavallero, il 29 dicembre mandò Gambata da Rommel. Secondo quanto riferì Gambara, dopo il successo riportato nel giorno precedente, Rommel aveva deciso di conservare le posizioni occupate. Più precisamente, era orientato a restare sulla linea Agedabia-el Haseiat costituendo inizialmente l'ala destra dello schieramento con l'Afnkakorps . ed il CAM. In seguito, ricevuto qualche rinforzo, avtebbe tenuto la linea con il X e XXI corpo, arretrando i corpi corazzati per una manovra a largo raggio. Il ripiegamento verso el-Agheila sarebbe stato attuato solo se e quando imposto dal nemico. In tale evenienza, Rommel pensava di organizzare una zona settentrionale, compresa fra la costa-Marsa el Brega-Maaten Giofer-Ara dei Fileni e da fortificare e presidiare, ed una zona meridionale, corrispondente all'oasi di Marada, che sarebbe stata semplicemente presidiata. Nell'intervallo fra le due zone avrebbe agito facendo ricorso al pattugliàmento ed all'intervento delle unità mobili. Il ripiegamento sarebbe avvenuto lungo la via Balbia per le divisioni di fanteria, mediante scavalcamenti successivi, sotto la protezione del gen. Criiwell, che si .sarebbe mantenuto ali' ala destra e manovrato in ritirata. Nella zona settentrionale, ove già erano affluiti due battaglioni Giovani Fascisti, il battaglione San Marco ed un reggimento tedesco, sarebbero state subito avvi.ate molte unità .della Sabratha (64), che avrebbe assunto la responsabilità del settore e proceduto a lavori di rafforzamento con battaglioni lavoratori. Nell'oasi di Marada, già presidiata da una compagnia tedesca e da una compagnia italiana rinforzata, Rommel non intendeva mandare altre truppe. Quel giorno il nemico non svolse attività degna di nota. Anche le intercettaziofili radio stavano a significare che le unità britanniche erano occupate a riprendere alla mano i reparti. Così, oltre un intenso bombardamento aereo pomeridiano, furono registrati solo tiri di artiglieria ed una spiccata attività esplorativa. A contatto, risultava presente la 22a brigata delle Guardie, però sembrava che la brigata polacca si fosse spostata a Beda Fomm. La 7a brigata


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRl0NALE

fucilieri ( = 7° gruppo di sostegno) pareva tuttora neJla zona di Soluch, e la 22a corazzata risultava concen trata verso Giof el-Matar. Nel pomeriggio del 29 l'Afnkakorps, elementi del quale occupavano el-Haseiat, appurò che proprio nella zona di Belandah circolavano autoblindo e carri nemici. Ulteriori e più approfondite ricognizioni chiarirono che Scott-Cockburn. non si era affatto ritirato verso Giof el-Matar, ma stava raccogliendo le forze a Belandah. Il 30 dicembre, mentre il CAM partiva per detta località (ore 10), la 21 a Panzer attaccò direttamente la 22a corazzata sconvolgendola e ponendo fuori combattimento una cinquantina di carri o autoblindo (23 carri su 62, secondo fonte britannica). A sera il CAM e l' Afnkakorps si trovavano appena ad oriente d~lla pista Agedabia-el Haseiat; il primo nella zona di Chor el-Ghisma, il secondo fra Belandah ed el-Haseiat, con il 3 ° gruppo esplorante in questo luogo ,(: schizzo n° 86). Nel tardo pomeriggio, il ten. col. Montezemolo fu ricevuto da Rommel, il quale chiese la sua impressione circa la difendibilità di Agedabia in caso di un serio attacco avversario. Montezemolo aveva constatato de visu i limiti che ormai si ponevano alla capacità combattiva delle unità di fanteria ed anche di quelle meccanizzate. Lo disse francamente a Rommel: ogni divisione aveva più o meno la forza di un reggimento e non era materialmente in grado di tenere un fronte di una quindicina di chilometri su un terreno piatto, privo di appigli. Rommel ne convenne. Si proponeva di dare ancora qualche colpo d'arresto con l'Afnkakorps per consentire un p o' di respiro a1le truppe a piedi, poi avrebbe ripiegato il Panzergruppe. Vedeva la linea arretrata così organizzata: la Sabratha sulla via Balbia a sud-est di Marsa el-Brega; un corpo d'armata a sud della sebcha di es-Seghira, da Bir es-Suera a Maaten Giofer, fronte a sud-est e appoggiato per buona parte ali' uadi el-Faregh; un altro corpo d'armata da Maaten Giofer (esclusa) ad una diecina di chilometri da Marada; il corpo d'armata di manovra a Marada; l'Afnkakorps in riserva ad oriente di el-Agheila, pronto a contrattaccare. Si trattava solo di un orientamento, per il momento. Il ripiegamento destava qualche dubbio sia per la carenza di automezzi che affliggeva X e XXI corpo, sia per l'esistenza di una sola strada utilizzabile, la via Balbia, sia infine per la scarsità di carburante. Comunque contava di effettuarlo fuori dal contatto col nemico in quattro giorni. Rommel riteneva di poter arrestare la spinta nemica ad oriente della linea Marsa el Brega-Marada qualora fosse riuscito a ripristina-


LO SCHIERAMENTO DEL PANZERGRUPPE AD AGEDABIA (25 dicembre)

Schizzo n. 86

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEITENTRIONALE

re, almeno in pane, l'efficienza delle divisioni italiane; a far pervenire a quelle tedesche i carri e le autoblindo in corso di affluenza dalla Germania, ed a costituire adeguate scorte. di munizioni, carburante e viveri prima che Godwin-Austen avesse organizzato il proprio attacco. Il 31 dicembre c'era soddisfazione al Panzergruppe. Risultavano fuori combattimento 134 mezzi corazzati avversari e pareva che il nemico si ritirasse: il 13 ° corpo verso Mechili e la 22 a brigata corazzata, semidistrutta, verso nord-est, coprendosi verosimilmente con retroguardie lasciate in posto. Perciò si profilavano la possibilità e l'opportunità di incalzare le grandi unità britanniche. Alle 11, 30 Criiwell preavvisò le divisioni del gruppo di tenersi pronte a muovere. Poco dopo Rommel convocò il gen. Francesco Zingales, appena sbarcato e destinato ad assumere il comando del CAM. Tenuto conto del grado di Zingales, il CAM passava alle dipendenze dirette del Panzergruppe ed il gen. De Stefanis riprendeva il comando della Trento. In relazione all'ipotesi di un arretramento britannico, il CAM doveva portarsi in serata al campo di aviazione di Agedabia da dove, alle prime luci del 1 ° gennaio, sarebbe partito in direzione di'.::hor el-Bidan.Nel frattempo i corpi d'armata X e XXI effettuavano un'intensa attività esplorativa nei rispettivi settori, mentre la 90 a leggera spingeva il gruppo Mickl ( 15 5 ° fanteria) sino a Bir Bu Feitah, sulla pista per Antelat, e l'Afrikakorps mandava elementi del 3 ° e del 33 ° gruppo esplorante in direzione di Antelat, Saunnu e Giof el-Matar. Come si vede, la linea di condotta di Rommel era ancora incerta, o meglio subordinata ad un sicuro orientamento sulle intenzioni di Godwin-Austen. Questi era chiaramente deluso. Le due secche batoste subite da Scott-Cockburn l'avevano persuaso che sulla 22a brigata corazzata non si poteva contare per ulteriori immediati combattimenti. Fu costretto perciò a disporre che il 7 ° gruppo di sostegno allargasse il suo campo d'azione e ad .attendere l'arrivo di rinforzi. L'evidente insufficienza delle truppe di cui disponeva davanti ad Agedabia rendeva inutile sperare di concludere qualcosa. Oltretutto, le sue comunicazioni si erano così allungate che a stento i trasporti bastavano per le esigenze giornaliere. Poiché non era stato possibile attingere a depositi abbandonati da italiani e tedeschi, la riapertura dei porti di Derna e Bengasi diventava conditio sine qua non per il miglioramento delle condizioni logistiche. Il 1 ° gennaio Rommel tenne due riunioni. La prima in un caposaldo della Bologna, alle 9. Qui convocò Zingales, al quale


L'ABBANDO NO OELLA CIRENAICA

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aveva ordinato di fermare l'Ariete già in marcia verso Chor el-Bidan, in attesa dei risultati della ricognizione aerea. Appena giunto, disse che pur non disponendo ancora di rapponi, il CAM poteva riprendere l'avanzata e disporsi in misura da difendersi sui 360°. Il gruppo Mickl si era collocato sulla pista per Antelat, l'Ariete doveva sistemarsi a Chor el-Bidan e la Trieste a circa tre chilometri più a sud. I compiti assegnati tendevano essenzialmente a saggiare la consistenza delle presunte retroguardie nemiche ed a riconoscere la percorribilità del terreno rispettivamente verso ovest, nord ed est . . Poi Rommel sì recò ad Agedabia, dove conferì con Navarini e Gioda. Cominciò subito a fare il punto della situazione. Il nemico, egli disse, aveva subito foni perdite nella battaglia del 28-30 dicembre, tanto che un suo repano non era stato neppure in grado di trasponare gli ultimi cinque autocarri. Sembrava che si ritirasse, però le cose potevano anche cambiare, nel senso che l'arrivo di rinforzi era più che possibile e che se Bardia cedeva altre forze sarebbero state disponibili per il fronte di Agedabia. Perciò «noi dovremo a suo tempo ripiegare su una linea più aTTetrata e più economica: Marsa e/ Brega-Bir es Suera-Maaten Belcleibat-Maaten Giofer-pista per Marada» e spiegò lo schieramento dei corpi d'armata (quello già accennato al ten. col. Montezemolo), prescrivendo il ricorso a capisaldi di battaglione assai robusti, con pezzi controcarri ed artiglierie e protetti da reticolati e mine. L'intervallo fra detti capisaldi doveva aggirarsi sui due-tre chilometri e la sorveglianza delle ·conine era affidata a piccoli centri di plotone. L'Afn'kakorps ed il CAM avrebbero protetto il ripiegamento (65). Come si può riscontrare, in mattinata Rommel era dunque orientato a rimanere ad Agedabia. Alle 12,30 l'Ariete raggiunse . Chor el-Bidan, prese collegamento sulla sinistra con il gruppo Mickl ed avvistò pattuglie meccanizzate nemiche a circa tre chilometri verso nord-est. L'8 ° bersaglieri costituì due capisaldi di battaglione ed il 132 ° carristi si tenne indietro, sulla sinistra. Alle 16 giunse la Tn·este, che si schierò sulla destra, secondo le disposizioni. Intanto, sulla base delle ricognizioni aeree e delle intercettazioni, Rommel si era formato un nuovo quadro, convincendosi che il nemico non si e.ra ultedormente ritirato, che l'afflusso di nuove unità aveva veramente luogo e che ad una diecina di chilometri a nord-est del gruppo Mickl e del CAM si trovavano repani · di sicurezza britanQici (;schizzo n° 87). Riconsiderando l'esiguità delle proprie forze, l'msufficienza dell'armamento, la limitata possibilità


IL PRESUNTO SCHIERAMENTO

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Schizzo n. 87



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d'impiego dell'aviazione (dovuta anche alla dislocazione degli aeroponi utilizzabili), l'esistenza di un'unica strada di ritirata, decise bruscamente di dare il via al ripiegamento, approfittando dell'alta probabilità di non essere agganciato ancora per qualche giorno. Di conseguenza, la Brescia - il cui comando era stato assunto dal gen. Lombardi, in sostituzione del gen. · Zambon, rimpatriato - quella stessa sera doveva iniziare il movimento su automezzi, a scaglioni, verso Maaten Giofer. Ai due corpi corazzati era commessa la protezione dell'operazione. 3. LA RITIRATA A MARsA EL-BREGA E LA CADUTA DI BARDIA-HALFAYA

(2-17 GENNAIO 1942) ..

L'ulteriore ripiegamento dell'intero Panzergruppe si svolse indisturbato. Entro il 2 gennai.o la Brescia era schierata a Maaten Giofer, con i suoi quattro battaglioni in linea, saldamente appoggiata all'uadi el-Faregh; nel contempo la Sabratha si sistemava fra Marsa el-Brega e la sebcha es-Seghira per sbarrare la via Balbia con i repani di cui dìsponeva. Poi fu la volta del XXI corpo. Alle 17, 15 la Trieste, l'An·ete ed il gruppo Mickl ricevettero ordine di rientrare nelle linee di Agedabia. Le due divisioni italiane dovevano portarsi a tergo del XXI corpo per dare il cambio alle grandi unità in linea e consentire il loro sganciamento. A mezzogiorno Rommel in persona arrivò al Comando del corpo d'armata per precisare le modalità di costituzione dei capisaldi di battaglione sulla nuova posizione. La sera iniziò lo spostamento della Trento, il cui settore venne assunto alle 6 dél 3 gennaio dalla Tn·este. Dodici ore dopo anche la Pa11ia retrocedeva, sostituita dall 'Anete, mentre la responsabilità del settore passava interamente al CAM (66). Il 4 gennaio i due corpi d'armata di Navarini e Gioda erano in via di sistemazione. la Trento a sud .della sebcha es-Seghira, a Bir es Suera; la Pavia sull'uadi el-Faregh, a Maacen Belcleibat; la Brescia a Maaten Giofer e la Bologna ad ,Alam el-Mgaad, sulla pista per Marada. Il Comando del X corpo si dislocò ad ovest di Maatçn Giofer e quello del XXI presso il marabuto di Sidi Hmuda, all'incirca a metà strada fra el-Agheila e Marsa el-Brega. Le uniche difficoltà erano derivate dalle cattive condizioni delle piste, dal ghibli e dall'insabbiamento dei mezzi, una trentina dei quali restò immobilizzata. Sul fronte di Agedabia si trattennero la Tneste a sbarramento della via Balbia, l' An.ete sulle piste per Beda Fomm e pef' Antelat


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TEN11U0NALE

e la 90a leggera su quelle per Saunnu e Giof el-Matar. L'Afrikakorps invece rimaneva a cavallo della pista Agedabia-el Haseiat. Il 5 gennaio Rommel diramò l'ordine di ripiegamento dei corpi corazzati. Alle 19 la Trieste, per prima, lasciò le posizioni; alle 24 gli ultimi reparti dell' An'ete uscivano da Agedabia. Restava in coda il gruppo Mickl, incaricato di opporre resistenze successive qualora tallonato troppo da vicino da colonne avversarie. Avendo esso scarsità di elementi celeri, ricevette in temporaneo rinforzo un gruppo tattico italiano, costituito da una compagnia bersaglieri, una compagnia carri su otto M 13, una batteria da 20 ed un pezzo volante da 65. La prima tappa intermedia fu effettuata a Mulah en Nojra, a metà strada fra Agedabia e Marsa el-Brega, dove il CAM rimase sino al giorno 8, quando il Panzergruppe dispose che l'A1iete si portasse sull'uadi el-Faregh, fra la Pavia e la Brescia, occupando con un plotone bersaglieri rinforzato Bir el-Ginn, davanti alla sebcha es-Seghira. Il 9 gennaio, verso le 10, Balotta comunicò di essere giunto a destinazione ed alle 14 Rommel ordinò che la Tn'este iniziasse all'imbrunire, a sua volta, l'arretramento per ricongiungersi con l'Ariete sull'uadi el-Faregh, e l'Afn'kakorps si portasse ad oriente di el-Agheila. Entro il 10 gennaio il nuovo dispositivo del Panzergruppe era in atto ( schizzo n° 88). Restava ancora oltre le linee il gruppo .Mickl che ripiegò nelle prime ore del 13 gennaio. Rommel era soddisfatto e si compiacque con i comandanti di corpo d'armata. Ora si trattava di riordinare le divisioni con nuovi reparti in arrivo e di ripristinare le dotazioni, nonché di evitare una possibile sorpresa da parte di Godwin-Austen. Al Comando del 13 ° corpo britannico, le segnalazioni di un intenso traffico fornite dalle pattuglie e dall'esplorazione aerea non indussero a pensare alla possibilità di un ripiegamento italo-tedesco. Anche le pessime condizioni atmosferiche ed una tempesta di sabbia, che infuriò per l'intera giornata del 6 gennaio, non fecero considerare che Rommel avrebbe potuto avvantaggiarsene. Così avvenne che il 7 gennaio alcune pattuglie dettero l'inattesa comunicazione dell'evacuazione di Agedabia. Appena i sospetti divennero certezza, la ricognizione terrestre si spinse decisamente verso sud ed entro una settimana aveva individuato l'andamento delle posizioni di Marsa el-Brega. Peraltro l'avanzata nella Cirenaica occidentale aveva inevitabilmente creato serie difficoltà logistiche e le gravi carenze nel settore


LO SCHIERAMENTO DEL PANZERGRUPPE A MARSA EL BREGA (6 gennaio 1942)

Schizzo n. 88

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETI'ENTRIONALE

dei trasponi terrestri impedirono lo spostamento della 4a divisione indiana a sud di Bengasi, talché rimasero disponibili contro Rommel la 22 a brigata delle Guardie e la 1 a divisione corazzata, che stava sostituendo la 7a corazzata. A pane ciò, pesava la cattiva prova fornita dalla 22 a brigata corazzata sulla quale erano state nutrite tante speranze. Il 30 dicembre Ritchie aveva scritto ad Auchinleck ammettendo di coltivare più di un dubbio circa la tattica usata e l'impiego delle unità, specialmente di quelle corazzate. Al riguardo, aveva sottolineato l'inferiorità delle bocche da fuoco montate su carri e la necessità di disporre al più presto del pezzo da 6 lbs.. Quanto ai mezzi corazzati - i cru,ìsers non sembravano abbastanza robusti per affrontare le difficoltà del terreno desertico e gli Stuart, per quanto ottimi mezzi, erano carri leggeri e non reggevano il confronto, in combattimento, con i Panzer (67) - Auchinleck rispose il 1 • gennaio con una lunga lettera, nella quale separò nettamente la questione tecnica da quella del comando. Sul primo punto concordò pienamente in merito alla superiorità delle bocche da fuoco tedesche, però riteneva che l'inconveniente fosse bilanciato dalla superiorità numerica britannica; d'altra parte i Panzer dotati di cannone di calibro medio non potevano essere poi tanti. Condivise anche l'apprezzamento che i cruisers si trovassero a disagio nel deserto e che gli Stuart, benché eccellenti dal punto di vista della meccanica, non fossero all'altezza dei carri inglesi o tedeschi in combattimento. Quanto all'apparente inferiorità dell'azione di comando britannico rispetto al nemico non voleva esprimere giudizi, però: ~ho la spiacevolissima sensazione - scrisse - che i tedeschi ci battano in astuzia ed io tattica, nonché in velocità, ed io debbo sapere al più presto possibile se questo è vero. Se così è , allora dobbiamo cercare immediatamente nuovi capi. Nessuna considerazione personale o il possesso di qualità come il coraggio e la popolarità possono essere addotte come sufficienti per conservare il posto ( ... ). Per ora non sto criticando nessuno in particolare, ma credo che gli avvenimenti della settimana scorsa richiedano un'ampia spiegazione sulla causa dell' incapacità della 22• brigata corazzata ad affrontare il nemico ed ancor meno a sconfiggerlo, ed io mi auguro che possiate darmele. Voi potete incaricare chi volete - Willoughby Norrie o Messervy o Gott o qualcun altro - di andare a fondo nella faccenda ( ... ) . Se i vostri attuali comandanti sono troppo vecchi o troppo poco elastici per imparare dall'esperienza o dai tedeschi allora dobbiamo prenderne altri, non necessariamente nel Corpo corazzato; in verità, nelle presenti circostanze sembra poco probabile che si trovino in quel Corpo, a meno che non si attinga direttamente ai ranghi più giovani. Può essere che io stia denigrando brave persone e non è mia intenzione, tuttavia un rimedio deve essere trovato( ... )» (68).


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Al punto in cui erano giunte le cose, obiettivamente non è che Godwin-Austen fosse in grado di realizzare molto. La 22 a brigata corazzata dovette esser ritirata dal campo di battaglia; i tre reggimenti di autoblindo avevano perduto tanti mezzi, perché fuori combattimento o per guasti meccanici, da rendere necessario anche il loro ritiro per il riordino; la 4a divisione indiana, ora comandata dal gen. Francis Tuker, aveva una brigata a Tobrùk, una a Barce ed una a Bengasi; la 1a divisione corazzata, il cui comando era sfato assunto dal gen. Messervy in sostituzione del gen. Herbert Lumsden, ferito nel corso di un attacco aereo, dal 3 gennaio era alle dipendenze del 13 ° corpo, però disponeva soltanto della 2a brigata corazzata (gen. R. Briggs) e del 1 ° gruppo sostegno (gen. C.M. Vallentin), che stava sostit.u endo il 7° gruppo sostegno. Perciò Godwin-Austen «si contentò - come si espresse Auchinleck - di molestare il nemico attesa di nuove truppe» (69). Tale compito venne affidato a Messervy, insieme con l'orientamento a condurre una battaglia difensiva qualora necessario. Messervy propose di far affluire la 4 a divisione indiana ad Agedabia e di spostare la 2 a brigata corazzata a Giof el Matar, ma il suggerimento non trovò accoglienza per l'impossibilità di rifornire tanti uomini così lontanò. Il 4 gennaio Auchinleck scrisse nuovamente a Ritchie: non vedeva alcun segno di demoralizzazione né di carenza combattiva nell'avversario e temeva che Godwin-Austen fosse un po'' troppo incline a vedere la situazione a tinte rosee. Questo sarebbe stato un grosso errore, perché Rommel non era avversario che lui o chicchessia si potesse permettere di sottovalutare. «È un abile tattico - sottolinèò - benché io abbia qualche dubbio sulle sue capacità di stratega!» e gli suggerì di far compiere ancora addestramento alla 2a brigata corazzata, se opportuno, dichiarandosi disposto a mandargli Gott o altri. Poi esaminò le ipotesi sugli intendimenti dell'avversario:

in

«Suppongo che esista la possibilità che Rommel possa preparare una controffensiva col proposito di ributtarci indietro ed eventualmente riprendere Bengasi. Peraltro non credo che ciò sia· molto verosimile o che egli andrebbe molto lontano. Ciò nonostante, sarebbe proprio tipico di lui e , sé facesse questo tentativo, si potrebbe esser ceni che le sue forze sarebbero bene equipaggiate, rifornite e addestrate ( ... )» (70).

Considerata la situazione complessiva, Ritchie il 14 gennaio comunicò al Comandante in capo che non riteneva prudente iniziare un'offensiva contro le posizioni di el-Agheila prima del 15


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febbraio. Gli dispiaceva ammetterlo, ma non vedeva la possibilità di intraprendere operazioni su vasta scala prima di tale data. «Peggio di tutto, naturalmente, sarebbe che il nemico potesse partire di nuovo ... » concluse (71). Intanto Auchinleck aveva illustrato la situazione italo-tedesca a Churchill in questi termini: «Ecco un'anticipazione della probabile azione nemica. Resistenza sulla linea Agheila-Marada. A tenere il settore di Agheila sarà destinato probabilmente il X corpo d'armata italiano, comprendente le divisioni Brescia e Pavia, rafforzato da elementi della 90• divisione leggera tedesca. Il corpo motorizzato italiano, comprendente le divisioni Trento e Trieste ed elementi della 90• leggera tedesca, si trova a Marada per prevenire l'avvolgimento di Agheila da sud. La 15 • e la 21 • divisione corazzata tedesca, e probabilmente la divisione corazzata Ariete, rimarranno di riserva in vista di contrattacchi» {72).

In quei giorni Churchill si trovava a Washington alla conferenza anglo-americana Arcadia (22 dicembre - 14 gennaio) e «non fu difficile per me (... ) capire cosa significassero quei telegrammi in apparenza così innocenti». Cominciò dunque a preoccuparsi, anche perché l'inopinata entrata in guerra del Giappone aveva dato all'Australia ed alla Nuova Zelanda l'impressione - non ingiustificata - di trovarsi esposte improvvisamente alla possibilità di un coinvolgimento diretto ed egli prevedeva la richiesta di quei governi di ritirare dai teatri d'operazione oltremare le sole divisioni di cui disponevano (quattro australiane ed un a neozelandese). Rispose perciò: «Temo che ciò significhi che il grosso delle sette divisioni e mezzo nemiche è riuscito a porsi in salvo oltre il gomito della Grande Sirte e che ormai si ritirerà senza ostacoli lungo le sue linee di comunicazioni. Faccio pure notare che ci è stato segnalato che nove navi mercantili da 10.000 tonn. hanno raggiunto Tripoli senza subire danni. Ci era sembrato di capire che voi foste convinto di poter tagliare fuori senz'altro la fanteria italiana di Rommel con la vostra avanzata lungo la pista di el-Abd, ma ora è evidente che essa è rimasta fuori dalla rete. In quale misura tutto ciò influirà sull'operazione Acrobat [avanzata in Tripolitania)? Sono certo che voi e le vostre truppe avete fatto tutto ciò che era umanamente possibile, ma noi dobbiamo guardare in faccia i fatti così come sono, e riconoscere che ciò influirà grandemente sia sull'operazione Gymnast [sbarco britannico nel Nordafrica francese} sia su quella Super-Gymnast [sbarco anglo-americano nel Nordafrica francese]» (73).

La resistenza italo-tedesca ad Agedabia e l'ordinato ripiega-

mento su el-Agheila caus~rono una fonissima delusione a Churchill. Non era una semplice battuta d'arresto, ma costituiva il probabile fallimento o quanto meno il rimando di quello sbarco


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nel Nordafrica francese per il quale erano già pronte in Gran Bretagna una divisione corazzata e tre di fanteria, ma per cui occorreva mostrare al governo di Vichy od a Weygand la vittoriosa rapida avanzata dell'8a armata su Tripoli. All'evidente malcontento del Premier, Auchinleck volle dare qualche balsamo: «Non penso - gli rispose il 12 gennaio - che si possa affermare che il grosso delle divisioni nemiche ci sia sfuggito. È vero che il nemico parla ancora di divisioni, ma si tratta di divisioni solo di nome. Per esempio, sappiamo che gli effettivi della 90a divisione leggera tedesca, inizialmente di 9000 uomini, sono ora ridotti a 3.500, e dispongono di un solo cannone. Io stimo che non più di un terzo delle forze italo-tedesche iniziali sia riuscito a superare il gomito della Grande Sirte, cioè in tutto 17 .000 tedeschi e 18.000 italiani. Queste truppe sono assai disorganizzate per mancanza di ufficiali superiori, per mancanza di materiali e, per via della nostra continua pressione, sono esauste e cei:tamence valgono meno di quello che il numero dei loro effettivi complessivi, 35.000 uomini, potrebbe far supporre ( ... )» (74),

e continuò inostrandosi convinto dell'opportunità di mandare avanti i preparativi per Acrobat, promettendo di non lasciarsi trascinare in imprese avventate ed affermando di esser certo che «Rommel sta attraversando difficoltà superiori a quelle che noi osiamo pensare». Churchill si tranquillizzò, speciamente quando in un successivo dispaccio Auchinleck mise in tutta evidenza come Ritchie stesse proseguendo nella preparazione e come, per contro, «aumentano giornalmente le prove della debolezza e della disorganizzazione del némico» (75 ). · Mentre l'anno si chiudeva nella Cirenaica occidentale senza una ripetizione .della battaglia di Beda ·Fomm, in Marmarica cominciava la battaglia del 30 • corpo britannico per eliminare le ultime resistenze italo-tedesche. Ma occorre fare un passo indietro per delineare il progressivo aggravarsi della situazione. Quando le difese di frontiera rimasero del tutto isolate, l'organizzazione generale comprendeva la piazza di Bardia agli ordini del gen. Schmitt ·ed il settore dell'Halfaya agli ordini del gen. De Giorgis. L'importanza di questo settore derivava dal fatto che esso sbarrava tutte le comunicazioni rotabili della fascia costiera. Originariamente era costituito da un caposaldo di battaglione a difesa del passo, con un centro d'arresto a sud; un caposaldo di compagnia nei ruderi delle poche case di Sollum Bassa ed un'altra di compagnia («Faltenbacher») a controllo della leggera depressione esistente fra l'Halfaya ed il caposaldo italiano «Cirener». Fra l' 11 ed il 13 dicembre, come sappiamo, erano affluiti i presidi dei capisaldi di Bir Ghirba, «(ova» e «D'Avanzo».


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De Giorgis fece subito una ricognizione e dovette rinunciare ad un'azione per la riconquista di Sollum Alta, che avrebbe fatto molto comodo, per difetto di reparti idonei qualitativamente e quantitativamente. Il settore aveva assunto uno sviluppo frontale, rispetto alle provenienze dall'Egitto, di circa sedici chilometri. Delle strutture statiche tedesche, l'Halfaya mancava di centri di fuoco ad ovest ed a nord-ovest e non presentava i lavori in $Cavo che caratterizzavano gli altri capisaldi, e Sollum Bassa risentiva dell'urgenza con la quale la località era stata sistemata a difesa dopo l'occupazione neozelandese di Sollum Alta. Essa proteggeva l'approdo al piccolo porto ed un gruppo di pozzi, però era dominata dagli speroni di Sollum Alta, sui quali si era prontamente annidato il nemico. Con l' arriYo dei reparti della Savona, le difese vennero raffittite. Così il III / I 5 ° fanteria, con il piccolo presidio «D' Avanzo» e la compagnia carri leggeri, assunse la responsabilità del settore nordoccidentale, mentre la compagnia tedesca delle oasi e la compagnia arditi furono inviate a rinforzare il distaccamento di Sollum Bassa. · Il 15 dicembre cominciò da parte britannica un metodico quotidiano bombardamento diurno e notturno sulle posizioni, particolarmente intenso su «Cirener» e Sollum Bassa. Sul primo gli effetti del fuoco vennero attutiti dall'accuratezza della sistemazione difensiva, ma sulla sec~mda località, esposta anche all'offesa dal mare, si manifestarono pesantemente provocando grossi inconvenienti perché Sollum Bassa costituiva la valvola dei rifornimenti e sgomberi via mare da e per Bardia ed era il centro idrico del settore. I rifornimenti da Bardia giungevano a mezzo.di una grossa barca a motore, già di per sé insufficiente, ma le difficoltà venivano aumentate dal dover compiere approdo,-carico, scarico e partenza nelle ore di maggiore oscurità, nonché dalla impossibilità di affrontare talora il mare in burrasca. Né questo era tutto. Una volta sbarcati, i rifornimenti dovevano essere portati all 'Halfaya e successivamente a «Faltenbacher» e «Cirener», mediante i pochi automezzi esistenti, il cui numero scemava ogni giorno. Ovviamente, in parallelo al problema dei rifornimenti esisteva quello degli sgomberi: ammalati e feriti che non potevano essere curati sul posto, prigionieri (un centinaio). Tutto personale che aggravava la situazione alimentare. In sostanza, il settore, che ormai aveva esaurito le scorte, viveva alla giornata ed a razione ridotta allo stretto indispensabile. Quando il Panzergruppe abbandonò le posizioni di Aio el-Gaza-


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la e Rirchie dette incarico a Norrie di ripulire la frontiera (12 dicembre), il 30 • corpo disponeva della 2 a divisione sudafricana del gen. De Villiers (su 3a, 4a e 6a brigata ed unità divisionali), oltre a supporti di corpo d'armata. La 5 a brigata neozelandese era stata ritirata dal confine. Il 16 dicembre., all'alba, dopo una preparazione di un'ora e mezzo, la 3a brigata sudafricana (gen. C.E. Borain) sferrò un deciso attacco col concorso di unità autoblindo sul fronte meridionale di Bardia, io corrispondenza del sottosettore del III/ 40 • fanteria. I mezzi blindati furono costretti ben · presto a lasciare il campo a caus~ del violentissimo fuoco conttocarri, ma la fanteria giunse fino al reticolaro. I reiterati sforzi non riuscirono ad aprire la breccia e verso le 17 il nemico dovette .rinunciare al tentativo. Evidentemente, però, esso aveva la sensazione di poter passare, perché il 17 ed il 18 dicembre riprese l'azione, sempre contro il III/40° fanteria. Convinto, infine, dell'inutilità di tali iniziative, nella decade successiva si limitò a puntate qua e là contro le opere periferiche. «Il gen. De Vzfliers - fu scritto - trovò che la forza ed 1/ morale del nemico erano assai più alti di quanto non si aspettasse e (.. .) saggiamente interruppe le operazioni dopo due giorni di combattimento» (76). Per forzare le difese della piazza fu deciso di impiegare l'intera 2a divisione sudafricana, rinforzata dall' 8 • e dal 44 • Royal Tanks dotati di Valentine e di Matilda, dal reggimento di cavalleria neozelandese dotato di carri Jeggeri, dal 67° e 68 ° artiglieria pesante campale, nonché dal 1 ° artiglieria campale polacco. Il mattino del 31 dicembre l'attacco condotto dalla 3a e 4a brigata (gen. A.A. Hayton) cominciò a sud-est della strada per la ridotta Capuzzo, col potente ausilio dell'incrociatore Ajax e della cannoniera Aphis e di un intenso bombardamento aereo sferrato dal group n. 270 della Western Desert Air Force. A mezzogiorno tutto 'il settore a sud di Bir Regima era rimasto tagliato fuori; a sera la penetrazione sudafricana aveva raggiunto il ciglione dell'uadi el-Mrega, ma rimaneva ancora contenuta, grazie ad un contrattacco della difesa che aveva rioccupato nel pomeriggio alcuni capisaldi a cavallo della strada per la ridotta Capuzzo. Per l'intera notte continuò il fuoco di artiglieria su tutto il fronte di attacco ed in profondità, poi alle 4, 15 del 1 ° gennaio iniiiò il nuovo tiro di preparazione. Principale effetto del bombardamento fu l'interruzione di ogni collegamento telefonico, l'unico tipo esistente. Dopo un'ora, nell'oscurità più completa, la 4a brigata sudafricana ed il


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LE OPERAZIO NI IN AFRICA SETfENTRIONALE

44 ° Royal Tanks attaccarono le opere 17, 19 e 21 realiiza~do la rottura del perimetro difensivo. Attraverso la breccia l'attacco si diramò in tre direzioni: verso ovest contro la 1 a compagnia della guardia alla frontiera ed il II/ 16 ° fanteria; verso nord contro una bretella difensiva presidiata speditamente da elementi italiani e tedeschi; verso est contro il 4 ° squadrone di Genova Cavalleria. Della gravissima situazione che si stava creando, però, nessuna chiara visione aveva ancora il Comando della piazza, né i motociclisti inviati ai settori riuscivano a farsi strada a causa- del fuoco nemico che batteva le vie di comunicazione interne. Entro le 9 le opere della 1 a compagnia guardia alla frontiera, del 4 ° squadrone di Genova e quattro di quelle del II/ 16 ° fanteria erano cadute. Il settore meridionale era ormai privo di resistenza organizzata. Per tutta la giornata si protrasse la lotta condotta dai settori ancora attivi (nord, nord-ovest e parte del sud-ovest) e dalla riserva, completamente impiegata per fronteggiare ed arginare la penetrazione. Nel tardo pomeriggio il gen. Schmitt indirizzò un disperato appello a De Giorgis, all'Halfaya, dando notizia delle drammatiche condizioni in cui versava. Purtroppo De Giorgis dovette rispondere di trovarsi nell'impossibilità di intervenire in alcun modo. Durante la lotta il collegamento a filo era stato ristabilito , sia pur saltuariamente, e qualche opera riconquistata e ciò consentì di bloccare l'attacco sferrato da sudafricani, ma naturalmente si trattava di questione rimandata di poco, perché verso mezzanotte, questa volta col pieno chiarore lunare, De Villiers esercitò lo sforzo decisivo. La riserva venne letteralmente sommersa e con essa caddero di nuovo le opere precedentemente rioccupate. Alle 2 del 2 gennaio, visto che la situazione precipit.ava, il col. Pierucci si recò dal geo. Schmitt e propose il brillamento delle mine per la distruzione degli acquedotti. Schmitt stava a colloquio con i principali suoi collaboratori ed ammise l'impossibilità di fronteggiare l'attacco non esistendo più forze per turare la falla. Ritenendo perciò «ormai inutile ogni ultenore spargi:mento di sangue», decise la resa della piazza, avvalendosi dell'autorizzazione preventivamente ricevuta dal Comando del Panzergru.ppe, e la distruzione di quanto potesse ri.sultare utile all'avversario, meno gli acquedotti ed i viveri, utili anche alle truppe dell'Asse che avessero potuto riprendere Bardia. Così alle 9 fu ordinata la cessazione del fuoco. Peraltro, il settore sud-ovest, che non fu raggiunto dai motociclisti portaordini, rimase sulle sue posizioni sino al mattino del 3,


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quando due ufficiali italiani, accompagnati da sudafricani, informarono il comandante della resa. Si arresero 2.442 italiani e 2.143 tedeschi. Secondo fonte britannica, invece, i prigionieri ammontarono a circa 8.000 (77). Le perdite italiane accertate furono di 111 morti, 196 feriti e 28 dispersi, ma probabilmente debbono essere aumentate almeno del 50%. Quelle sudafricane furono di 139 morti e 295 feriti. Inoltre furono liberati 1.171 prigionieri britannici. · La caduta di Bardia segnò per il settore Halfaya la. scomparsa della base logistica ed una maggior pressione nemica sulle posizioni settentrionali. Conosciuta la caduta della piazza, De Giorgis mandò un dÌspaccio a Bastico dichia.r ando che l'avvenimento non intaccava l'animo dei difensori di Halfaya e chiudendo il messaggio con:

«Comprendo che questo settore non ha grande importanza nel quadro generale, ma chiedo ugualmente essere rifornito, giacché noi non domandiamo altro che continuare .a difendere queste· posizioni affidate al nostro onore (78). Il 4 gennaio De Giorgis propose al çomando Superiore di tentare lo sgombero via mare delle forze superstiti (circa 5.600 uomini), qualora non fosse stato possibile il rifornimento di viveri e di ·acqua, sufficienti appena a tutto il 6 gennaio. Anche il magg. Bach, comandante delle truppe tedesche, si rivolse al Panzergruppe, segnalando il prossimo esaurimento deì viveri e chiedendo rifornimenti per evitare la resa per fame. Tanto più che prevedibilmente il nemico, al corrente della difficile situazione alimentare, non avrebbe mostrato gran fretta per un'azione risolutiva, lasciando éhe l'usura costringesse i difensori ad abbassare le armi. Il Comando Supremo, messo al corrente da Bastico, fece conoscere di aver già in precedenza preso in esame la questione del recupero via mare e di aver dovuto concludere con l'impossibilità della sua attuazione, specie in quel momento in cui tutte le navi erano impegnate per il trasporto dei rinforzi e del materiale in Africa settentrionale. Sarebbe stato tuttavia compiuto il massimo sforzo per continuare il rifornimento dei viveri e delle munizioni con un lancio giornaliero di 8-10 tonnellate di viveri e 6 di acqua. Tale intervento risultava assicurato anche da parte tedésca. Il 7 gennaio De Giorgis segnalò che i lanci effettuati dagli aerei tedeschi in quattro notti corrispondevano a mezza razione e che mediante un'ulteriore riduzione della razione le truppe potevano reggere sino al 9. Frattanto, l'artiglieria e l'aviazione avversarie continuarono a battere i capisaldi •Halfaya~e «Cirener», causando sensibili perdite


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alla difesa. Una motovedetta britannica incrociava con 10s1stenza nel golfo di Sollum col presumibile compito di osservare i tiri di artiglieria effettuati sui pozzi costieri e di rilevare gli obiettivi da colpire nei diversi uidian . I sistematici bombardamenti aerei ripresi all'alba de11'8 gennaio distrussero gli ultimi pozzi rimasti utilizzabili e l'ufficio dell'addetto militare tedesco a Roma mise in evidenza l'impossibilità pratica di assicurare il rifornimento di una sufficiente quantità di acqua potabile a mezzo di aerei. In effetti, un aerorifornimeò.to svolto nella notte sul 10, nonostante il disturbo arrecato dalla Western Desert Atr Force, riuscì a lanciare un quantitativo d'acqua del tutto trascurabile e per di più i ·contenitori, inadatti, si ruppero nella caduta danneggiando i viveri. L'll gennaio la 6a brigata sudafricana (gen. F.W. Cooper) attaccò Sollum Bassa e dopo ripetuti assalti riuscì ad impossessarsi di alcuni centri di resistenza, mentre il resto del settore veniva tenuto sotto pressione. La violenta azione continuò il 12 gennaio con l'appoggio aereo e navale; infine, dopo aspri combattimenti, alle 9 del 13 l'abitato di Sollum Bassa era occupato dal 2° Transvaal Scottùh Regiment. Resistevano ancora alcune postazioni, come pure rimaneva in mano italiana la costa del golfo di Sollum per una lunghezza di circa cinque chilometri. Il giorno 13 cominciò l'agonia della Savona. Persi i pozzi d'acqua, alle 14 del giorno seguente De Giorgis comunicò che: «per quanto il morale e lo spirito delle truppe ancora reagiscano a tutte le cause di depressione provocate da deficienze alimentari, da mancanza di acqua potabile e dal continuo manellamerito offensivo aeronavale, dc-vo purtroppo constatare una grave accentuazione nel deperimento organico delle truppe ed alcuni casi di pazzia tra gli ammalati ed i feriti, che riesce impossibile curare. Tali fattori incidono, così, in modo grave sull'efficienza combattiva dei repani>.

Alle 7 del 16 gennaio, De Giorgis segnalò ancora che, a causa del mancato rifornimento aereo nelle notti sul 15 e sul 16 gennaio, i reparti avevano da mangiare soltanto per quel giorno. Di conseguenza, se durante la notte non fossero stati lanciati viveri veramente sufficienti, egli si sarebbe trovato nella dolorosa ma imperativa necessità di offire. al nemico la resa per non lasciare morire gli uomini di fame e di sete. Tanto più che le condizioni igienico-sanitarie si erano aggravate in modo allarmante_ Tutti, italiani e tedeschi, avevano fatto quanto si poteva umanamente pretendere. Ma neppure quella notte giunse qualcosa, talché alle 7 del 17 gennaio De Giorgis si rassegnò ad inviare il proprio capo di


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Stato Maggiore a trattare la resa con il gen. De Villiers, il quale accoglieva alcune richieste, e cioè: la sospensione delle offese all'inizio delle trattative; l'accettazione dell'avvenuta distruzione delle armi pesanti, comprese le artiglierie contraerei e controcarri; l'assistenza e lo sgombero immediato dei feriti ed ammalati. Alle 15,40 giungeva da Roma un messaggio con il quale Cavallero comunicava che Mussolini, tenuto conto della impossibilità di alimentare il settore Halfaya, lasciava a De, Giorgis il pieno giudizio della situazione ed approvava implicitamente le decisioni che egli avesse ritenuto prendere (79). Piuttosto tardivo. Quel mattino, Kesselring era intervenuto presso Cavallero dichiarando che le difficoltà di aerorifornimento erano insormontabili: «Porto questo a Vostra conoscenza - diceva la lettera del feldmaresciallo - per consentire un riesame della situazione di Halfaya. Personalmente non ritengo più possibile prolungare con successo la difesa d'Halfaya» (80). De Villiers aveva pianificato il nuovo attacco, in cui assegnava il ruolo di punta di diamante al 42 • Royal Tanks ed un compito importante alla 1a brigata francesi liberi, proprio per il giorno 18. Alla cessazione del fuoco la forza del settore Halfaya risultava pari a 3 .400 italiani e 2. 124 tedeschi (81). «Poche armi utilizzabili caddero nelle nostre mani e nessuna provvista degna di rilievo riferì Auchinleck - / prigionieri erano esauriti' dalla mancanza di nutrimento» (82). Churchill, che assai poco aveva digerito l'afflosciarsi di Crusader, mandò ad Auchinleck un telegramma dal sapore alquanto sarcastico: «Congratulazione di cuore per un altro brillante e tempestivo successo» (83 ).

*** A fine dicembre la situazione organica delle grandi unità operanti in Cirenaica era decisamente seria. Escludendo le forze italiane di Bardia e della Savona, calcolate complessivamente sugli 8.000 uomini, l'entità_ delle perdite subite dall'inizio di Crusader - compresi gli sgomberi per malattia - raggiungeva i 34. 000 uomini e1rca:


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

Forza al 15.11.1941

28.12.1941

Perdite complessive

D.f. Brescia D.f. Bologna . D.f. Pavia D.f. Trento D .f. Tn"este D.cor. An"ete Supporti di corpo d'armata e d'armata

6.585 6.519 6.383 9.041 10.809 6.231

3.810 1.820 3.400 4.220 2.200 1.500

2.775 4.699 2.983 4.821 8.609 4. 731

12.195

7.000

5.195

Totali

57.763

23.950

33.813

Grandi unità

Più precisamente, alla data dell'8 gennaio 1942 le perdite di combattimento delle grandi unità e delle truppe di supporto (sempre escluse le difese di frontiera) si aggirerebbero su 1.320 morti, 3 .100 feriti e 13. 000 dispersi, per complessivi 17.420 uomini. Il Comando Superiore ·fece un calcolo delle disponibilità dell'intera Libia: truppe nazionali ........................................... 152.000 u. truppe libiche ............................................... 23.000 u. truppe tedesche .......... ................. ............ .. .... 54.000 u. operai civili e militarizzati ................................. 20.000 u. totale ........................................................ 249.000 u. Di questi, appena 24.000 italiani e 10.000 tedeschi erano ad Agedabia. «Supercomando si adopera per traTTe uomini dalle retrovie - scrisse Montezemolo a Roma - ma la resistenza incontrata è disperata. Un esempio: nella sola piazza di Tnpoli sono state dall'Intendenza censite 1.100 mense ufficiali e sottufficiali (con un cuoco, uno sguattero e un camenere in media per mensa = 3.300 u.)» ·(84). . Indubbiamente la «qualità» di combattente pòteva presumersi difettare alquanto nel personale da recuperare attingendo ai 125.000 uomini delle retrovie, comunque qualcosa era pur sempre possibile ricavare e su questa base il Comando Superiore non chiese altre divisioni, bensì semplicemente armi e materiali per la ricostituzione, anche se parziale, delle grandi unità esistenti, limitando l'invio di complementi dall'Italia agli specialisti, che era ben difficile reperire nelle retrovie. Per i materiali, l'ordine di


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precedenza era così indicato: carri ed automezzi. Erano attesi con impazienza i reparti della Littorio per riportare l'Ariete all' efficienza orga01ca. Molto opportunamente il Comando Superiore decise di prendere iniziative anche in campo ordinativo, perché a Roma il problema della forza non appariva di agevole soluzione. Le 71 divisioni esistenti (ma non tutte efficienti) erano sparse in ben otto teatri o scacchieri operativi: 8 in Libia, 3 in Russia, 3 in Egeo, 8 in Grecia, 6 ·in Albania, 4 e mezzo in Montenegro, 11 in Croazia e le rimanenti 27 e mezzo in madrepatria. Di queste ultime, 6 si trov4vano nelle isole, 6 e mezzo alla frontiera francese, 6 in difesa costiera od orientate ad impieghi speciaii. e 9 in riserva centrale. La cosiddetta riserva centrale aveva in realtà una consistenza più apparente che reale, essendo formata dalla D. cor. Littorio e dalla D. mot. Piave, in corso di invio o di previsto impiego in Africa settentrionale; dalle incomplete D. cor. Centauro, za D. celere, D. paracadutisti, D. autotr. Spezia, e dalle assai incomplete divisioni di occupazione Murge, Macerata ed Emilia, praticamente tutte tre in corso di costituzione. L'assillo numero uno era rappresentato dal riordinamento del .C.S.I.R., che aveva riportati gravi perdite e necessità di intervento urgente. Perciò Bastico, senza neanche attendere la preventiva autorizzazione delle Autorità Centrali, stabilì che le divisioni Brescia, Bologna, Pavia, Trento e Sabratha .:_ cioè quelle in linea - si riordinassero secondo il modulo «divisione fanteria A.S.42» (85). Si trattava di un organico derivato dalle tabelle stabilite nel 1941 dallo Stato Maggiore del R. Esercito per la «D. mot. tipo A.S.», ma con gli adattamenti suggeriti dall'esperienza, dalla situazione contingente e dall'impossibilità di realizzare unità motorizzate. Le differenze essenziali fra i due tipi di ordinamento consistevano nell'inclusione del generale vicecomandante della divisione e nella diversa distribuzione delle armi controcarri e di accompagnamento. Queste non erano più accentrate nella quarta compagnia dei battaglioni, bensì assegnate uniformemente a tutte le compagnie fucilieri, il che costituiva fra l'altro un sensibile incremento della difesa controcarri: Inoltre il reggimento di . artiglieria riceveva un gruppo da 88/55 (o da 75 o da 90/53) per l'impiego controcarri e contraerei, dotato di una centrale di tiro. Le unità dei servizi erano drasticamente ridotte. Tranne le sezioni sanità e sussistenza, tutte le altre unità (ospedali da campo, ambulanze chirurgica e radiologica, squadra panettieri, officina mobile ecc.) erano accentrate al livello


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE

di corpo d'armata. Complessivamente la divisione veniva a contare 6.942 uomini. Soltanto la Trieste e l'Ariete si sarebbero riordinate secondo una struttura parzialmente ad hoc. La prima come divisione motorizzata, anche se ancora non disponeva dei mezzi protetti e cingolati che sarebbero stati necessari. Essa perdeva il reggimento bersaglieri ed acquistava un battaglione autoblindo (86) ed un battaglione carri medi. L'ordinamento dei reggimenti fanteria ed aniglieria seguiva . le tabelle della divisione «tipo A.S.42», però i battaglioni erano su tre compagnie anziché su quattro (87). In totale la divisione doveva contare 6.671 u .. La divisione cor. Ariete acquistava un battaglione autoblindo ed un battaglione semoventi controcarri da 47 / 32 (88), inoltre il reggimento d'aniglieria comprendeva due gruppi semoventi da 75/ 18 (89). Per il r~sto, la struttura divisionale non subiva cambiamenti sostanziali (90). Forza complessiva: 8.829 u. Le modifiche apponate trovavano, come si è accennato in precedenza, spiegazione nel dover affrontare quasi esclusivamente repani meccanizzati; nell'uniformità del terreno, che facilitava l'impiego di unità di costituzione uniforme; nei vantaggi che tale costituzione organica offriva per la riorganizzazione delle divisioni e, infine, nella deficienza di automezzi e di organi dei servizi. Di conseguenza, una critica di carattere ordinativo non si pone neppure, anche se è giusto porre in risalto talune limitazioni: le divisioni «tipo A.S.42» diventavano essenzialmente grandi unità d'arresto in grado di resistere contro attacchi di mezzi corazzati appoggiati da fanteria; tutte, comprese la Tn·este e l'An"ete (nel suo reggimento bersaglieri), perdevano manovrabilità per mancanza di trasporti in proprio. Tuttavia non si trattava di formazioni prive di riferimento ali' impiego tattico nello specifico teatro d ' operazioni; per quanto possibile si era cercato di fissare criteri funzionali sulla base delle esperienze ricavate. Detti principi potevano configurarsi come segue: disponibilità di sei battaglioni ben dotati di armi controcarri in condizioni di costituire reale unità d'impiego, senza bisogno di sminuzzarne qualcuno a vantaggio di altri;· personale ridotto al minimo per limitare il peso logistico della divisione; assegnazione di un gruppo spiccatamente idoneo all'azione controcarri nel reggimento di artiglieria; unifo~mità dei reparti al livello di battaglione _e compagnia; disponibilità di .a utomezzi per il solo traino o traspono delle armi e per le esigenze di vita. Così ordinata, si riteneva che la divisione «tipo A.S.42» avesse


L'ABBANDONO DELIA CIRENAICA

741

modo di sistemarsi a difesa su un fronte di 30-35 chilometri, con quattro ·capisaldi di battaglione (diametro maggiore sui 7. 000 metri) in primo scaglione, intervallati di 1.500-3.000 metri, e due capisaldi di battaglione in secondo scaglione. Restava però il fatto che - nell'impossibilità di una loro ·immediata realizzazione - le divisioni dovevano essere portate gradualmente ai livelli previsti. In sostanza, per tutti i reparti doveva prevalere il concetto di ricostituire al più presto, con le disponibilità in atto, gli elementi fondamentali di ciascuna unità organica (es.: battaglione su due compagnie, reggimento su due. battaglioni, ecc.), procedendo poi grad.atamente alla formazione degli elementi integrativi in relazione all'afflusso dei complementi e del materiale. Quanto ai supporti di corpo d'armata, il loro riordinamento venne forzatamente rimandato ad un secondo tempo. Nel frattempo il 7 • ·ed il 9° bersaglieri rimasero a disposizione rispettivamente del X e del XXI corpo: era previsto il loro ordinamento su un battaglione autoblindo ed uno autoportato per dar vita ad un raggruppamento esplorante o riserva meccanizzata di corpo d'armata, unitamente ad un nucleo di carri. In tema di trasporti, occorrevano 150 autovetture, 1.600 autocarri (metà leggeri e metà pesami) e 250 trattori per le sette divisioni. Per assicurare i servizi d'Intendenza da Tripoli ad el-Agheila (1. 700 km) erano necessari 800 autocarri. Complessivamente, il fabbisogno per completare il poco esistente si aggirava sui 2.800 automezzi. Il 5 gennaio giunse a Tripoli il primo· forte convoglio navale con munizioni, carburante e viveri, 54 carri armati, 19 autoblindo e molti pezzi controcarri. Con tali materiali e con quelli' dei successivi arrivi, le Panzerdivisionen e l'Ariete riacquistarono vigore. Il 7 gennaio l'Afrikakorps disponeva di 23 autoblindo e 84 carri efficienti. Nei giorni seguenti uscirono dalle officine tedesèhe altri 32 carri riparati. Ora, 116 Panzer più 84 M. 13 italiani costituivano qualcosa di rispettabile. Rommel pensò subito a come sfruttarlo aJ meglio. Per tirare le somme dell'operazione Crusader, le perdite delle Forze Armate italiane in Libia nel periodo 15 novembre 1941 - 15 gennaio 1942 vennero valutate pari a 1.945 · ufficiali, 2.674 sottufficiali, 34.974 militari di trupp;i. nazionali, 2.592 libici, per complessivi 42.185 uomini, di cui 39.000 del R. Esercito. Senza considerare gli invii di materiale della madrepatria, i tre


742

I.E OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTIU0NALE

corpi d'armata persero 3.200 armi automatiche di reparto, 89 mortai da 81 e 307 da 45 mm, 63 carri medi e 187 (cioè la totalità) carri leggeri, 25 autoblindo (cioè la totalità), 320 pezzi contraerei e 584 bocche da fuoco di vario calibro, 5.000 automezzi. 4. LA

LO'ITA PER I RIFORNIMENTI MARITI1M1.

Commentando gli avvenimenti del dicembre 1941 - gennaio 1942, Churchill disse «A questo punto va osservata ancora una volta l'influenza decisi·va della guerra sul mare sulle sorti de/1'8° armata» (91). Potremmo fare nostro il rimarco. Nel novembre 1941 la Gran Bretagna ebbe nel Mediterraneo il suo momento migliore. Alla distruzione del convoglio Duisburg (8 novembre) si aggiunse quella del convoglio Mantza (24 novembre) (92), poi quella della motonave armata Adnatico nelle acque greche, nonché della nave cisterna Mantovani e del cacciatorpediniere Da Mosto sulla rotta a ponente di Malta (1 ° dicembre), il che portò la percentuale mensile di perdite pari al 70 % dei materiali trasportati,.punta .negativa mai toccata fino allora né più raggiunta nemmeno 1n segmto. Data la grave crisi verificatasi, Supermarina studiò un piano di trasponi urgenti di materiali bellici utilizzando navi da guerra, sulla base di questo concetto: incrociatori e sommergibili sarebbero partiti per la Libia dai poni italiani, le torpediniere ed alcuni cacciatorpediniere avrebbero effettuato il carico ad Argostoli, Navarino o Suda. Il programma prevedeva: un sommergibile ogni due giorni per Bardia o Derna (viveri e carburante); uno o due cacciatorpediniere al giorno per Bengasi o Derna (carburante), facendo la spola tra Bengasi-Derna e Suda; una o due navi speciali alla settimana da Brindisi o Taranto per Bengasi (materiali vari); tre incrociatori, in via eccezionale, quali il Cadorna per Bengasi ed i Da Barbiano e Di ·Giussano per Tripoli, in data da stabilire. Per il 13 dicembre venne fissato l'inizio dell'operazione M.41, cioè la partenza di un grosso convoglio fortemente scortato. In questo quadro, la 4a divisione navale, con il Da Barbiano e il Di Giussano, salpò per Tripoli ventiquattr'ore prima con il carico di benzina necessario afffoché i mercantili trovassero nella zona di arrivo l'indispensabile scorta aerea. La rotta era Capo Bon-isole Kerkennah. Il movimento fu avvistato da un Wellington, così come un velivolo Cani Z segnalò al largo della costa algerina quattro


L'ABBANDONO DELLA CIRENAICA

743

cacciatorpediniere britannici diretti a Malta. La superiore velocità dei caccia li pottò a Capo Bon alle 3 del 13 dicembre, proprio mentre gli incrociatori doppiavano il faro acceso. Sembra che le navi nemiche non fossero state individuate, perché molto sotto costa, fatto sta che l'amm. Toscano., comandante della divisione; probabilmente convinto di dover attendere una prossima offesa aerea da Malta, improvvisamente (ore 3,20) ordinò l'inversione di rotta di 180° per contromarcia, provocando il rapido incontro delle due formazioni. L'attacco nemico con siluri fu pressoché immediato: il Da Barbiano affondò senza aver potuto sparare un sol colpo di cannone, il Di Giussano ebbe modo di. aprire il fuoco ma ben presto si immobilizzò ed alle 4,20 si inabissò, spezzato in due. L'operazione M.41 prevedeva il trasferimento in Libia di otto mercantili suddivisi in tre convogli. Il primo con tre motonavi italiane, il secondo con il piroscafo tedesco Ankara e due italiani, il terzo con le motonavi Filzi e Del Greco. A causa di una variante agli ordini iniziali, queste due ultime lasciarono Messina il 12 dicembre dirette a Taranto, per riunirsi alle altre navi. Alle 2,10 del giorno seguente, quando stavano per imbucare la rotta di sicurezza per il potto di Taranto, una salve di siluri affondò entrambe. La perdita fu dolorosa perché si trattava di motonavi veloci appena entrate in servizio, con una pottata di 8-9.000 tonn. ed una velocità a pieno carico sui 14-16 nodi, che si riteneva potessero costituire una via d'uscita dalle difficoltà del traffico marittimo. Nel contempo, le· ricognizioni aeree su Alessandria ed il Mediterraneo orientale fecero segnalazioni che indussero Supermarina a credere che la Meditemmean Fleet avesse salpato. Di conseguenza, ·venne ordinato il rientro dei convogli e de} gruppo appoggio. Era in mare tutta la flotta: quattro corazzate (Duilio, Doria, Littorio e Vittorio Veneto) , cinque incrociatori, 25 cacciatorpediniere e tre torpediniere, ma . le navi erano frazionate.. in più gruppi, vincolate a compiti di scotta a convogli lenti e poco manovrieri. Per giunta le informazioni in possesso di Supermarina non erano esatte. Sapendo che l'Ark Royal era stata colata a picco il 17 novembre dall' U 81, si supponevano in mare le tre corazzate di Cunningham, mentre una, la Barham, era stata affondata il 25 novembre dal sommergibile ·tedesco U 331 (93) e le altre non si potevano muovere per mancanza di cacciatorpediniere di scotta. La formazione uscita da Alessandria era semplicemente quella del-. l'amm. Vian con quattro incrociatori leggeri e la nave cisterna


744

LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTR10NALE

Breconshire, di cui si è parlato in precedenza. A chiusura dell'operazione, il mattino del 14 la Vittorio Veneto fu colpita da un siluro lanciato da un sommergibile britannico, appostato all'uscita dello stretto di Messina. Rientrati a Taranto piroscafi e navi da guerra, venne organizzata l'operazione M.42. Si trattava, questa volta, di formare con quattro mercantili un solo convoglio per gran pane del viaggio e di impiegare le divisioni incrociatori secondo la loro formazione organica: la 7a divisione navale (amm. De Counen) con la Duilio come gruppo appoggio (amm. Bergamini) e la 3a divisione navale (amm. Parona) con Littorio, Daria e Cesare nel gruppo appoggio (amm. Jachino, comandante superiore in mare). Giunte al largo di . Misurata, tre navi - la Pisani, la Monginevro e la Napoli - con le loro scotte avrebbero proseguito su Tripoli, ed una - la tedesca Ankara - con due cacciatorpediniere di scotta si sarebbe diretta verso Bengasi. Senza scendere nei panicolari dello scontro, molto breve, avvenuto la sera del 17 dicembre e noto come la Prima battaglia della Sirte - e che d'altronde fu determinato dal casuale incontro di due operazioni di· rifornimento, la M.42 e quella dell'amm. Vian (94) - si dirà che il convoglio arrivò a destinzione indenne: le tre motonavi italiane entrarono nel porto di Tripoli fra le 10 e le 14 del 19 dicembre; l'Ankara, alle 9,30 dello stesso giorno approdava a Bengasi. A conti fatti, il consuntivo di questo grande sforzo e del fortissimo consumo di nafta potrebbe apparire modesto, ma il quadro complessivo visto dall'altra pane della coll.ina fu ancor peggiore. Un forte impulso all'inversione di corrente fu recato dagli U-boote tedeschi. A fine novembre, Hitler aveva deciso di ponare da ventuno a trentasei i sommergibili nel Mediterraneo. Là Seekriegsleitung (Direzione della guerra marittima, cioè Supermarina tedesco) calcolò di utilizzare tali mezzi navali in modo da impiegarne contemporaneamente diciotto in operazioni mentre il rimanente sarebbe stato prevedibilmente in· lavori. Dopo un iniziale orientamento della Seeekriegsleitung a concentrare i battelli nel Mediterraneo occidentale per l'eventualità di uno sbarco anglo-gaullista nel Nordafrica francese, l'amm. Doenitz chiese insistentemente di abbandonare il pericolosissimo addensamento di battelli intorno a Gibilterra, in una zona di scarso traffic-0 e di elevate perdite, conservando una conveniente gravitazione nel bacino orientale. Doenitz non era favorevole all'impiego di un forte


L'ABBANDONO DELLA CIRENAICA

745

~1umero di sommergibili nel Mediterraneo: tre ad ovest ed altrettanto ad .est di Gibilterra, più una quindicina nel bacino orientale gli sembravano sufficienti. Il tal modo non si sarebbe paralizzata la guerra contro il traffico mercantile nell'Atlantico, vale a dire nel principale teatro d'operazioni navale. A metà dicembre una dozzina di U-boote, sui ventiquattro disponibili, operava nel Mediterraneo orientale insidiando soprattutto il tratto di mare fra Alessandria e Tobruk. Bisogna dire che l'attività dei sommergibili tedeschi fu decisamente proficua. Dal!' ottobre · a tutto dicembre, essi affondarono l'Ark Royal, la Barham, un incrociatore, uno sloop, una corvetta, una cannoniera, due grossi mezzi da sbarco e . undici mercantili. I risultati, obiettivamente migliori di quelli conseguiti dai battelli italiani, erano da ascriversi in buona parte alle superiori caratteristiche tecniche: costruzioni modernissime, maggiore velocità di superficie e subacquea, rilevante autonomia, perfezionate apparecchiature di rilevamento e di lancio, grande rapidità di immersione, maneggevolezza e robustezza. Ed anche le modalità d'impiego erano migliori: gli U-boote erano stati creati essenzialmente per la guerra al traffico mercantile, quindi il loro impiego non trovò mai remore, laddove i sommergibili italiani vennero utilizzati in linea di massima in schieramenti statici per l'agguato piuttosto che per la ricerca aggressiva del nemico. Ma fu un battello italiano a far 1 passare di colpo la superiorità navale dalla parte dell'Asse. Nella notte fra il 18 ed il 19 dicembre il sommergibile Sctré(cap. corv. ]. Valerio Borghese) ponò sino ad Alessandria tre mezzi d'assalto della R. Marina. I mezzi, penetrati audacemente nel pono, riuscirono a minare le navi da battaglia Queen Elizabeth e Valiant danneggiandole gravemente (95 ). Negli specchi di cui alle pagine seguenti sono riponati i dati relativi al personale ed al materiale trasponati dall'Italia in Libia durante il 1941. Sono premesse le cifre relative al periodo giugno-dicembre 19'40 a titolo di utile complemento e confronto. Quanto alla situazione del naviglio .mercantile, bastino i seguenti elementi: consistenza al 10.1.1940 ........................... 3.318.129 t.s.l. consistenza al 1.1.1941 ..... .................... : .. 1.981.168 t.s.l. naviglio affondato o alienato nel 1941 .. .. . ..... 503.656 t.s.l. rimanenza ........ .................................... 1.477.512 t.s.l.


746

LE OPERAZIONI IN APRICA SETJ'El'ITRIONALE

aumenti per nuove costruzioni, acquisti, recuperi, navi rientrate o straniere incorporate .. 181.307 t.s.l. consistenza al 31.12:1941 ..... .................... 1.658.819 t.s.l. In particolare, è interessante vedere gli arrivi in Libia nel periodo compreso tra il 1 ° agosto 1941 ed il 18 gennaio 1942: 22._370 uomini, 48 bocche da fuoco, 2.128 autocarri e 90 carri armati. Il 29 dicembre Mussolini mandò a Hitler una lettera, probabilmente concepita dopo la perdita degli in.crociatori Da Barbiano e Di Giussano e delle motonavi veloci Filzi e Del Greco. Gli argomenti di carattere prioritario erano due: i rifornimenti alla Libia e la guerriglia in Jugoslavia. Sul primo punto, Mussolini si espresse in questi termini: «La battaglia svoltasi in queste ultime settimane in Cirenaica è terminata senza vinti e vincitori. Noi avremmo cenamente vinto, se avessimo potuto trasponare gli uomini ed i mezzi necessari per alimentare la battaglia. L'esito ··della battaglia fu compromesso sul mare, non sulla terra. Gravissima fu la perdita dell'intero convoglio di sette navi il giorno 9 novembre, ma non meno grave fu la perdita di due navi - il giorno 14 novembre - navi che trasponavano repani tedeschi e italiani di carri armati: furono affondate da un sottomarino nel golfo. di Taranto. L'ultimo convoglio di quattro navi è arrivato, ma per proteggere il viaggio di 20 mila T. abbiamo impiegato 100 mila T. di navi da guerra. Ciò impose un tale consumo di nafta da renderci ormai .proibitiva l'alimentazione della semplice resistenza in Tripolitania, se non ci apriremo la via di Tunisi, che sotto questo aspetto è infinitamente più economica. _Nel momento in cui vi scrivo, non è dato conoscere le intenzioni del nemico. Si contenterà del successo ottenuto e data la situazione in Estremo Oriente si limiterà a rafforzarsi, oppure tenterà di sfondare il nostro nuovo schieramento - appena imbastito - per puntare su Tripoli? · Per evitare i pericoli che si profilano, per permetterci di garantire la Tripolitania e di riprendere l'iniziativa, il problema delle basi tunisine è assolutamente fondamentale. Non ho bisogno di illustrarvi g~i enormi vantaggi che verrebbero all'Asse dalla utilizzazione completa nelle basi tunisine. lo affermo che la situazione strategica dell'Asse verrebbe capovolta. Mentre il nostro traffico di uomini e di armi sarebbe quasi indisturbato, il traffico nemico sarebbe letteralmente strozzato. Le conseguenze di ciò sarebbero incalcolabili, come incalcolabile sarebbero le conseguenze della perdita ddla Trip.olitaoia. · Non vi sono che due vie per raggiungere il nostro scopo che è quello di poter liberamente disporre delle basi francesi in Tunisia: o la via degli accòr_di o quella della forza. Naturalmente bisogna fare tutto il possibile per realizzare ciò attraverso un accordo. La Francia non darà nulla per nulla. Chiederà delle contropartite


747

L'ABBANDONO DELLA CIRENAICA

CARBURANTI TRASPORTATI DALL'ITALIA IN LIBIA NEL 1941 (tonnellate)

Anno

Esercito italiano paniti

giunti

Marina italiana paniti

Aeronautica italiana

giunti

panici

giunti

Forze tedesche paniti

giunti

Civili

Tarale

panici

giunti

panici

giunti

3.115

3.115

47.520

47.520

-

-

3.097 11.642 4.059 27.128 20.027 38.932 19.570 37.705 17.759 15.113 31.388 7.517

2.897 10.682 4.059 23.676 20.027 35.850 11.570 37.201 13.108 11.951 2.471 7.133

1940:

Giu.-Dic.

,

1941:

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Scncmbre Ottobre Novembre Dicembre

2.768 2.768 2.600 2.600 1.960 1.960 9.850 8.029 12.131 12.131 14.509 14.509 12.494 5.494 17.277 17.277 10. 793 8.593 7.836 6.330 12.943 350 3.265 2.881

Totale 1941 108.426 82.922

-

-

6.122 6.02.4 10.960 35 162

6. 122 6.024 10.960 35 162

-

-

-

1.370

129 2.000 2.099 3.332 972 3.75,2 360 3.232 972 838 935 1.509

4.711 6.534 16.285 5.711 5.649 5.282 1.373

15.781 3.843 4.449 1.154 1.373

33.876 ,24.816

25.677

20.130

58.811

47.320

-

143 9.060 1.370

-

143

-

200 7.042 6.024

-

129 2.000 2.099 3.332 972 5.670 360 3.232 1.255 1.294 3.825 1.509

-

6.082

-

-

4.393

l.800 900

4.711

-

5.534

147 749

-

-

1.800 900

-

147 749

-

-

191 278

-

191 32 -

4.065

3.819

233.937 180.625


PERSONALE E MATERIALI TRASPORTATI DALL'ITALIA IN LIBIA NEL 1941

Uomini

Anno

Materiali (ton.)

paniti

giunti

28.299

28.249

Ottobre Novembre Dicembre

12.491 19.557 20.975 20.968 12.552 12.866 16.141 18.288 12.717 4.046 4.872 1.748

12.214 19.557 20.184 19.926 9.958 12.866 15. 767 16. 753 6.630 3.451 4.628 1.074

791 1.042 2.594 374 1.535 6.087 595 244 674

Totale 1941

157.221

143.008

14.213 (4)

non giunti

paniti

giunti

non giunti'

1940: Giugno-dicembre

50 (1)

304.467

297.475 (2)

277

50.505 80.357 ¡ 101.800 88.597 75 .367 133.331 77.012 96.021 94.115 92.449 79.208 47.680

49.084 79.183 92.753 81.472 69.331 125.076 62.276 83.956 67 . 513 73.614 29.843 39.092

1.421 1.174 9.047 7 .125 6.036 8.255 14.736 12 .065 26.602 18.835 49.365 8.588

853 .193

163.249 (2)

6.992 (3)

1941: Gennaio Febbraio Marzo

Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto.

Settembre

(1) (2) (3) (4)

Non giunti nel mese di giugno. Compresi i carburanti di cui allo specchio seguente. Perdu te nel solo mese di dicembre 6.982 tonnellate. Di cui 6.086 appanenenti alle forze tedesche. 0

-

. 1.016.442 (2)


PERSONALE, ARTIGLIERIE E MEZZI TRASPORTATI IN LIBIA Dal 1 • agosto 1941 a1 18 gennaio 1942

Mezzi di craspono

Personale

impiegati

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Mezzi motorizzati

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Partiti

110

19

1.034

Non giunti

22

-

-

Giunti

88

19

1.03.4

2.955

286 2.669

104

276

153

4.747

25

67

12

1.917 22.370

79

209

141

2.327 27 .1 17

410

-

48

-

5

582

2.466

136

291

198

338

46

90

384

2.128

90

201

>

9


750

LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE

in sede di armistizio e cene facilitazioni di ordine militare per difendersi. Credo fermamente che il gioco valga queste candele (... ). Se i francesi respingessero qualsiasi accordo - anche il più generoso - io vi dichiaro, Filhrer, che preferisco ponare le mie divisioni corazzate in Tunisia, piuttosto che vederle sparire in fondo al mare sulla rotta di Tripoli. In tesi generale, io penso che bisogna trovare il modo di chiarire l'atteggiamento della Francia nei nostri riguardi (... )• ( 96).

Hitler risponderà dopo qualche giorno in tono estremamente cauto ed evasivo: secondo lui non c'era nulla da fare sinché la Francia non avesse dimostrato in modo concreto di essere dalla pane dell'Asse.


L'ABBANDONO DELLA CIRENAICA

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NOTE AL CAPITOLO DECIMO (1) Diario Cavallero, data 7.12.1941. (2) Cavallero si batteva con tenacia sull'argomento. Il l ' dicembre aveva presentato un appunto a Mussolini, sollecitandolo ad intervenire: «(. ..)Il generale von Rintelen mi ha detto che da parte tedesca si ·mantiene questa posizione: che la Francia ha preso in maggio l'impegno di dare questo parsaggio e che si cerca di fare fissare la data. L'Eccellenza Vacca Maggiolini mi informa che la Commissione tedesca di armistizio sta trattando a Wiesbaden· varie questioni che sono sul tappeto sulla Francia e fra queste anche il problema di Biserta, ma procede con esflSperante lentezza, e che la riunione dei Presidenti di Commissione è prevista solo in gennaio (...)» Mussolini aveva subito scritto a Hitler (lettera in data 2.12.1941- allegato n. 25). (3) Diario Cavallero, f. la n. 735/41 data 5.12.1941, nella uaduzione italiana fatta dall'ufficio dell'addetto militare tedesco. (4) DSCS, te~ 31062 data 7.12.1941. (5) E. ROMMEL, op. citata, pp. 91-92. (6) Bollettino del 5.12.1941, ore 23,51 del Panzergruppe, nella uaduzione italiana da questo curata.

(7) Diario storico del XXI corpo d'armata, tele 699/0p. data 8.12.1941. Alle 11 Navarini si rivolse nuovamente al Panzegruppe: «Non avendo potuto effettuare movimento divisione Pavia, tutte truppe sono attualmente ancora in posto. Si delinea nuova minaccia mezzi corazzati Strgda Asse. Chiedo istruzioni>. (8) Fra l'altro, erano da poco perventi due. messaggi di elogio da parte di Mussolini, ed uno riguardava proprio Rommel: ~Vi prego di comunicare personalmente al Generale Rommel, che alle vostre dipendenze ha così brillantemente comandato le truppe nella battaglia della Marmarica, l'espreIIione del mio compiacimento, aggiungendo che anche nel futuro conto su di lui> (DSCS, tele 31045/0p. data 4.12: 1941, ore 14,15): (9) DSCSAS, tele 20655/0p. data 8.12.1941, ore 19. Un paio di giorni dopo, tornò in libia il ten. col. Montez:emolo, il quale, avuta copia del verbale, la trasmise in via confidenziale al Comando Supremo corredandola di un appunto di osservazioni ricavate dai ripetuti contatti con i protagonisti - allegato 26. (10) E. ROMMEL, op. citata, p. 94. (11) Diario storico del XXl corpo d'armata.

(12) DSCSAS, f. 01/20680/0p. data 9.12.1941. (13) Da notare che, in relazione all'ordine.- ma non perché l'ordine lo prescrivesse - Gambara comò al Comando Superiore portando seco il gen. Mannerini ed il capo di S.M., ten. col. Scaglia; Piazzoni andò al CAM portando seco il proprio capo di S.M., ten. col. Manardi; il capo ufficio operazioni del CAM, magg. Ruta, passò alla Trieste come capo di S.M .. In altri termini, in piena manovra di ripiegamento il CAM perdeva comandante, vicecomandante, capo di S.M. e capo ufficio operazioni, e la Trieste, comandante e capo di S.M.! Il tutto non sembra davvero la soluzione più opportuna, naturalmente a prescindere dalle qualità personali dei sostituti. (14) Diario storico del corpo d' armata di manovra. L'episodio è ricordato da EMIUO FAI.DELLA, L'Italia nella seconda gue"a mondiale, Cappelli, Bologna 1959, p. 391, ma, forse per errore tipografico, collocato sotto la data del l' dicembre, anziché del 10.


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LE OPERAZIONI IN AFRJCA SElTENTRIONALE

(15) La Bologna si era riordinata come segue: Comando divisione, 39° fanteria (su Comando reggimento ed un battaglione di formazione), 40° fanteria (su Comando reggimen(o ed un battaglione di formazione), 1/86° fanteriaSabratha, 205° artiglieria (su Comando reggimento e un gruppo misto), reparti divisionali e servizi organici e unità minori di rinforzo. (16) DSCS, tele 31075/0p. data 9.12.1941, ore 13. (17) Il 10 dicembre venne intercettata dal S.I.M. una conversazione telefonica fra l'OKW e l'ambasciata germanica a Roma. Il gen. Warlimont disse, fra l'altro, a von Rintelen: «Con l'entrata in guerra dell'Amenca anche i Paesi dell'Afnca settentrionale hanno assunto un nuovo aspetto (. . .). Se gli italiani domandassero nuovamente la nostra opinione su tale argomento [Bisena) rispondete che non si esclude affatto la possibilità che lo sviluppò della questione possa essere anzi accelerato. Comunque, è nel nostro interesse non perdere piede, in nessun caso, sul tem·torio nordafricano(...) . Noi vorremmo, qualora si.addivenisse ad una soluzione, tenere in mano il timone (. . .)> (18) DSCS, lettera s.n. data 12 .12.1941 del comandante superiore - allegato 27. (19)

ALBERT KEssELRING,

Memorie di guerra, Garzanti, Milano 1954, p. 102.

(20) DSCS, tele 51/M data 10.12.1941, ore 23. (21) DSCS, tele 31089/0p. data 11.12.1941, ore 21. (22) DSCSAS, tele 01/20923/0p. data 12.12.1941. (23) DSCS, .tele 52/M 11.12.1941, ore 17, del ten : col. Montezemolo al Comando Supremo. (24) I.S.0 . PLAYFAIR, op. citata, p . 81, ma secondo M. CARVER, op. citata, pp. 166-167, il disegno di Godwin-Austen era differente. Egli intendeva procedere frontalmente con la 5• brigata neozelandese e Ja brigata polacca, la prima a cavallo della via Balbia e la seconda sulla scarpata, ed avvolgere la destra di Rommel con la 4• divisione indiana rinforzata da tutti i carri per fanteria disponibili. Questa avrebbe r~ggiunto prima Bir Halegh el-Eleba, poi Tmimi e più tardi Derna. Alla 7• divisione corazzata era riservato il compito di proteggere l'ala esposta. Così come prospettaro, il piano non convince: i punti deboli risiedono nel ruolo attribuito alla 4 • indiana, eccessivo per una divisione di fanteria, ed in quella assegnato alla 7• corazzata, troppo lieve. Comunque le cose andarono male perché Messervy puntò su Bir Halegh el-Eleba senza compiere un largo movimento verso sud, trovandosi così contro Alarn Harnza, e quello che doveva essere un avvolgimento privo di difficoltà, a parte gli inconvenienti tipici della marcia nel deserto, si mutò inaspettatamente nell'attacco ad una posizione organizzata a difesa, per quanto assai affrettatamente. (25) A dire il vero, solo la Pavia sarebbe dovuta sta.re in prima schiera, con la Brescia ad «immediato sostegno> della sua ala sinistra e la Trento ad «immediato sostegno> della sua destra, ma Navarini, giunto sul posto, modificò gli ordini iniziali, avanzando leggermente la Brefcia. ·(26) La divisione era stata costretta dalla pressione avversaria ad iniziare il movimento verso le 13 ed il gen. De Stefanis aveva definito «precaria> la situazione della Trento. (27) Relazione riguardante le operazioni del CAM dall'll al 21 dicembre 1941, compilata in data 26.12.1941.


!.'ABBANDONO DEUA CIRENAICA

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(28) Dal verbale del rappono. In pratica si trattava di un normale rappono di Stato Maggiore, ma erano presenti il gen. Calvi ed il ten. col. Ravajoli, che dovevano riferire a Bastico. La seduta si chiuse con una nota polemica. Rommel ebbe ad affermare: «La posizione di Ain el-Gazala posso difenderla finché non ve"à aggirata,. Al che il teo. col. Ravajoli osservò: «Voi sapete che il nemico non ha ricevute nuove divisioni. Ora se l'aggiramento viene effettuato da un reggimento di autoblindo ha un'importanza relativa. Voi, che siete un maestro in arte militare, mi insegnate che a volte basta resistere un'ora di più per cogliere la vittoria. La replica di Rommel fu pungente: «Se fossimo rimasti un 'ora di più,oggi saremmo tutti pn'gionieri. Il CAM non è am·vato in tempo per vincere la battaglia a Bir el-Gobi». E Ravajoli: «Però alle 8 del giorno 7 Voi eravate presso l'Ariete e le avete dato ordine di attaccare alle 12. Quindi la divisione era in posto e non è giunta in n'tardo•. Questo, per la verità, non era esatto, comunque Rommel chiuse la discussione con uno strano: «Ma l'ordine era stato dato già da due giorni». (·29) Vds. citata.lettera s.m. data 12.12.1941 (allegato 26). (30) DSCSAS, f. Ol /20984/0p. data 13.12.1941 - allegato 28. (31) DSCS, tele 56/M data 14.12.1941, ore 1. (32) DSCS, f.s.n. data 14.12.1941 - allegato 29. (33) DSCSAS, tele 20986/0p. data 13.12.1941, ore 23,55. (34) DSCSAS, verbale della riunione - allegato 30. (35) DSCS, tele 58/M data 17.12.1941,"ore 13. (36) Si poteva contar·e semplicemente su una compagnia carri io arrivo a Bengasi con

il piroscafo Ankara ed un'altra attesa a Tripoli con il Monginevro. (37) La notizia attribuita da Rommel alla ricognizione aerea tedesca circa la presenza di 3.000 automezzi a Sidi el-Barrani, secondo la testimonianza del capo ufficio informazioni del Comando Superiore, era del tutto inesistente. Essa avrebbe avuto lo scopo di far ritenere in arrivo rilevanti forze britanniche dal Medio Oriente per premere sul Comando italiano e dimostrare la necessità del ripiegamento su Agedabia. Il capo ufficio informazioni, interpellato allora in proposito dal ten. -col. Montezemolo e dal ten. col. Heggenreiner (ufficiale ·tedesco di collegamento), fece notare come anche il servizio informazioni tedesco conoscesse perfettamente la infondatezza di tale presuma segnalazione. A ripiegamento iniziato, Rommel dichiarò infatti eh\: 11aviazione tedesca era caduta in errore. (38) Verbale della riunione. allegato 31. (39) DSCS, diario v:iaggio Cavallero in Libia (l~-19 dice:nbre). Vds. anche diario Cavallero, data 17.12.41. (40) Si trattava in realtà di una ]ock Column, effettivamente diretta verso Bir Tengeder. (41) Diario storico del XXI corpo d'armata, ordine del Panzergruppe data 17.12.1941, ore 16. (42) L'informazione era evidente frutto di illazioni, anziché di individuazione. le quei giorni Cunningham trovava la situazione «estremamente irritante• perché le sµe nav da battaglia erano costrette all'immobilità a causa della mancanza di cacciatorpediniere pc la scona (A. CUNNINGHAM, op. citata, p. 316).


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'.I11!l'<'TRI0NALE

(43) Si trattava dell'operazione M.42, di cui si parlerà in seguito. (44) Come già detto il Breconihire era stato scambiato per una corazzata; ma lo strano è che i velivoli catapultati dalle navi italiane e che seguirono la formazione di Vian passo passo, segnalarono Iempre la presenza di una nave da battaglia tra quelle di Vian, ingannando cosl l'amm. Jachino, comandante superiore in mare. (45) L'..azione è nota come Prima battaglia della Sin,e . Vds. in proposito A. COCCHIA, La difeia del traffico con l'Afiùa seltentrioni1/e dal 1. 10. 41 al 30.9.42, USM, Roma 1962, p. 196 e scgg.

(46) Verbale della riunione - allegato 32. (47) E. Row.ffil., op. citata, pp. 96-97. (48) L'episodio venne in pane attribuito al ritardo con il quale il CAM era panito da Mechili. In realtà il movimento del corpo d'armata doveva iniziare alle 13 per la Trieste, alle 15 per l'Ariete ed alle 16 per le retroguardie; senonché la 21" Panzer - che chiudeva la colonna dell 'Afakakorps - tardò a sfilare per cause non conosciute e tutti gli automezzi del CAM rimasero fermi, incolonnati, ad attendere dalle 13 alle 16. Quando, alle 16,30, arrivò la formazione degli Stuka, la testa del CAM era appena partita. Da notare che alle 15,45 era passata una formazione della Royal Air Force, il cui bombardamento aveva provocato lievissimi danni ed una diecina di feriti. Gli Stuka; invece, fecero 47 moni, 61 feriti, 17 automezzi distrutti o quasi ed una ventina danneggiati. (49) Il 23 dicembre il comando interinale del CAM fu assunto da Balotta, successivamente dal gen. De Stefanis (che lasciò la Trento al gen. Lombardi), infine dal gen. Zingales (31 dicembre). (50) J. CONNELL, op. citata, p. 410. (51) Ibidem. (52) La 22• brigata delle Guardie (gen. J.C.0. Mar.riott) era costituita dall'll ussari su autoblindo, uno squadrone del 2 • Royal Gloucestershire Hussards con quattordici Stuart, il Il Scots Guards, il III Coldstream Guards ed il 5 • artiglieria da campagna. O

(53) DSCSAS, f. 09/41 'data 22.12.1941 del Panzergruppe. Quella mattina il gen. Osterkamp si presentava al Comando della Tripolitania orientale (gen. Vecchiarelli) inviato da Rommel - per metterlo al corrente della situazione e dare istruzioni in ordine al.concetto di considerare come unica possibile linea di resistenza quella che si appoggiava alle località di Sirte e di Hon. Al che, Bastico scrisse subito a Rommel pregandolo di rivolgere ogni comunicazione e richiesta al Comando Superiore, da cui dipendeva il XX corpo, e facendogli rilevare la necessità di conoscere tempestivamente, e non un giorno per l'altro, i suoi intendimenti operativi. (54) DSCSAS, f. 01/21230/0p. data 23.12.1941. (55) Il ten. col. Montezemolo era rientrato in Italia con Cavallero il 19 dicembre. (56) DSCS, tele 31137 /Op. data 23.12.1941. (57) La situazione nemica alla sera del 23 dicembre, comunicata dall'ufficio informazioni del Comando Superiore alle 14,30 del 24, mostra quanto accuratamente lavorassero gli organi informativi. Era stato colto anche il ritiro della 7• D. cor. e la sua sostituzione con la l' D. cor., costituita dalla 22• brigata già in linea e dalla 2 • brigata corazzata.


L'ABBANDONO DELLA CIRENAICA

(58)

J. CONNELL, op. dt11t11,

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p. 412.

(59) La 22• brigata corazzata era costituita da: 3• e 4• Counly ofLondon Yeom11nry, 2 • Roylll Gloucestershire Huss11rds, IX battaglione della Rifle Brig11de, 2 • artiglieria a cavallo (su due btr. di 8 pezzi da 25 lbs. ), 102· artiglieria a cavallo (su tre btr. di 12 pezzi da 6 lbs.) e 122• batteria contraerei. (60) I pezzi da 88 del 35 • artiglieria tedesco colpirono i 111nks da una distanza di quasi due chilometri. (61) Il CAM segnalò di aver distrutto 18 fra carri ed autoblindo e 15 automezzi, nonché catturato 59 prigionieri, perdendo un mono e quattro feriti. (62) Nel quadro delle misure previste, i due corpi d'armata ricevettero ordine di appr6ntare ciascuno un autoreparto in grado di trasponare una divisione in un'unica soluzione. (63) Furono assegnati 1 seguenti reparti: al X corpo un gruppo da 88/55, una compagnia genio d'arresto, un battaglione artieri e la compagnia artieri della S11br11th11; al XXI corpo il _1/86' fanteria S11br11th11, un gruppo squadroni Aosl11, un battaglione guastatori ed una compagnia genio d'arresto; ~ CAM una compagnia motomitraglieri della P.A.I., una batteria volante , tin battaglione granatieri controcarri, appena arrivato dal!' Italia. (64) Si trattava di tre battaglioni di fanteria, due compagnie mortai da 81, due compagnie controcarri da 47 / 32 e due gruppi di aniglieria divisionale.

(65) Diario storico del XXI corpo d'armata. (66) Il CAM era ridotto a circa 5.000' uomini, 71 mitragliatrici, una trentina di pezzi da 75 e da 100, 19 çarri M 13. Le divisioni erano prive degli organi dei servizi e non avevano neppure le marmitte per cuocere il rancio. (67)). CONNEll, op. cÌl/1111, p . 419. (68) Ibidem, p. 42 1. (69)

c.

(70}

J. CoNNEll, op. ci1t1111, p . 422.

AUCHINLECK, Desp111ch cit.' p. 347 .

(71} Ibidem, p. 427. Questo periodo fu scritto a mano da Ritchie.

(72) W. CHURCHill, op, dt11l11, parte IV, voi. I, p. 42. (73) Ibidem, p. 42-43 . (74) Ibidem, p. 44. (75) Ibidem, p. 45. (76) I.S.0. PLAYFAIR, op. dt11t11, p. 95. (77) C. AUCHINLECK, Desp11tch cit., p. 347. (78) DSCSAS, tele 4314 data 3.1.1942, ore 6, dal Comando D.f. S1111on11.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TEN11U0NALE

(79) DSCS, tele 30049/0p. data 17.1.1942 . (80) DSCS, lettera s.n. data 17.1.1942 del mar. Kesselring. (81) Secondo i dati segnalati a Roma il 22. 1.1942 si presumevano presenti nel settore di Halfaya 247 ufficiali e 3. 572 fra sottufficiali e truppa italiani. Dal 18 novembre al 9 gennaio il presidio italiano aveva perduto 155 morti, 367 feriti e 1.994 dispersi (compresi circa 600 fra mor~i e feriti). (82) C. AUCHINLECK, Despatch cit., p. 348. (83)

J. CONNELL, op. citata, p. 436.

(84) DSCS, f. 610/M data 28.12.1941 del ten. col. Mootezemolo. Francamente il dato non convince: prendendolo alla lettera, òccorrerebbe ritenere presenti a Tripoli ben 550 reparti ad un livello evidentemente nòn inferiore alla compagnia autonoma o isolata. Senza voler discutere il dato statistico, sarebbe però interessante poterlo analizzare a fondo. (85) L'organico della divisione A.S.42 prevedeva: Comando divisione; due reggimenti fanteria su una compagnia mortai 81 e tre battaglioni fanteria su quattro compagnie; un reggimento artiglieria su un gruppo da 88/55, due da 100/17, due da 75/27 e due batterie da 20 mm; un battaglione misto genio, una. sezione sanità ed una sezione sussistenza. Ogni reggimento fanteria aveva 36 pezzi e.e. da 20 o da 25 ed altrettanti da 47132°, 16 automezzi leggeri e 40 pesanti. Il reggimento artiglieria disponeva di 12 pezzi da 88, 24 da 100, 24 da 75, 16 da 20 e 190 automezzi e trattori. (86) L'autoblindo 41 aveva le seguenti caratteristiche: peso 7 t0nn. 400 kg.; armamento: una mtr. da 20 blindata, una Breda ca!. 8 in torretta ed un'altra in casamatta; corazzatura massima in torretta 18 mm, laterale lÒ mm, scafo 8,5 mm.; velocità massima su strada 75 km/h, fuori strada dai 20 ai ·40 km/h; autonomia su Strada 400 km, fuori strada 15 ore; radio: un apparecchio RF3 M. (87) L'organico della «D.mot. A.S.42• prevedeva: Comando divisione, un battaglione autoblindo su 47 mezzi, un battagllone carri su 52 carri M.13, due reggimenti fanteria, un reggimento artiglieria, un battaglione misto genio, una sezione sanità, una di sussistenza ed un autogruppo. (88) Il semovente da 47132 (con scafo L/40) aveva le seguenti caratteristiche: peso 6 tono. 500 kg.; equipaggio 3 uomini; armamento: un pezzo da 47 / 32 in casamatta, 2 moschetti Beretta cal. 9; corazzatura massima: sullo scafo 30 mm., laterale 15 mm., cielo e fondo 6 mm.; velocità massima: su strada 42 km.fora, fuori strada 20 km.fora; autonomia: su strada 200 km., fuori strada 10 ore. Nessun apparecchio radio .. Il semovente · 47 / 32 per comando plotone aveva un apparecchio radio RF 1 C. A. Il carro comando per reparto semovente aveva una mitr. Breda da 8 mm. mascherata da cannone in luogo del pezzo da 47 / 32 in casamatta. Disponeva. inohe, di 2 apparecchi radio anzichè di uno. (89) Il semovente da 75/18 (con scafo M/40) aveva le seguenti caratteristiche: peso: 13 tono. 100 kg.; equipaggio: 3 uomini; armamento: un pezzo da 75/ 18 in casamatta, una mitr. Breda 8 mm.; corazzatura massima: scafo 30 mm., laterale 25 mm., cielo 15 mm., fondo 6 mm.; velocità massima: su strada 30 km.fora, fuori strada 15 km/ora; autonomia: su strada 210 km., fuori strada 10 ore; apparecchio radio RF l C.A. Il carro comando aveva una miu. da 13.2 in luogo del cannone in casamatta e della mitr. Breda 8 mm. Aveva inoltre 2 apparecchi ~dio anziché uno.


L'ABBANDONO DELLA CIReNA ICA

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(90) L'organico della «D. cor. A.S.42• prevedeva: Comando divisione. un battaglione autoblindo su 47 mezzi. un battaglione semoventi su 19 smv. da 47/32, un reggimento carro su tre battaglioni (189 carri M.13), un reggimento bersaglieri su due battaglioni bersagUeri cd un battaglione e.e. su tre compagnie da 47/32; un reggimento artiglieria su due gruppi da 75/27 T. M. e due gruppi semoventi da 75/18 (20 semoventi), un gruppo da 105/28 ed uno da 90/53, un battaglione misto genio, una sezione sanità, una di sussistenza ed un autogruppo misto. (91) W. CHURCHILL, op. citata, p. 43. (92) In proposito, vale la · pena di osservare che: il convoglio, costituit0 dai piroscafi tedeschi Man"tza e Procida, scortati da due torpediniere italiane:. doveva salpare il 18 novembre nel pomeriggio dal Pirco, ove: si trov,va sotto carico dal 14. La partenza fu però rimandata di qualche giorno, perché tra il 18 cd il 22 vennero inviati in Libia altri · convogli, e precisamente al 23 novembre, data concordata fra Supcrmarina e Comando Tedesco dell'Egeo. Il 18 il servizio informazioni della R. Marina ricevette questa segnalazione: «Oggi 18 novembre dovrebbero partire dal Pireo i piroscafi tedeschi Maritza e Procida can'chi di truppe e maten'ali germanici, fra cui delle autoblinde mimetizzate color sabbia. Si dice che questi due piroscafi sarebbero diretti a Bengasi. Si crede opportuno fa nJevare il fallo a codeJto Reparto poiché, se effettivamente le due unità mercanttJi sono dire/le a Bengasi: il segreto della missione non è stato affatto tenuto dal personale di bordo o da chi era al co"ente di questa partenza per l'Africa•. La successivo inchiesta aperta dal Comando tedesco non approdò a conclusioni concrete (A. COCCHIA, op. citata, p. 106). (93) L' U-Boot ritenne di aver colato a picco un incrociatore:, perciò si ebbe sicura notizia dell'affondamento della nave da battaglia sohanto dopo parecchi mesi. (94) Si rimanda a A. COCCHIA, op. citata, cap. X; A. Jachi no, Le due Sirti, Mondadori, Milano 1963. pane I; G . FIORAVANZO, op. citata, cap. Ili. (95) Per tenere il segre to, ChurchilJ informò il Parlamento britannico dell'avvenimento solo il 23.4.1942 in una seduta a porte chiuse. (96) Diario Cavallero.



Capitolo undicesimo

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Gli avvenimenti svoltisi in Africa settentrionale dal marzo 1941 al gennaio 1942 ponano l'impronta del carro armato. Non che prima il carro avesse mostrato la sola sua ombra: la 10a armata italiana fu schiacciata dai cingoli del Matilda e della 7a divisione corazzata inglese. Tuttavia in ceno senso non c'era stata lotta. Era apparso subito chiaro che, nel brusco ritorno allo scontro fra il cavaliere catafratto ed il pedone, si trattava semplicemente di dilazionare la drammatica fine del pedone. Ciò senza togliere merito alla concezione operativa del vincitore né tacere gli errori dello sconfitto. All'inizio del 1941, inv;ece, giunse in Libia un altro cavaliere catafratto, che si affiancò al pedone ed allora la tenzone si mostrò sufficientemente bilanciata. Come sempre accade quando due formazioni più o meno equivalenti si affrontano, la rottura dell'equilibrio era destinata a verificarsi in dipendenza del predominio materiale acquisito dall'una o dall'altra, fosse esso dipeso dall'abilità del comandante, da un potente flusso di rifornimento o dalla sua interruzione, oppure dal peso determinante di uno specifico mezzo di lotta (un ceno tipo di carro, un determinato tipo di cannone). Riprendere in esame le tappe salienti delle operazioni per un'ulteriore disamina sarebbe cenamente superfluo ed anche noioso, dopo i commenti fatti via via. Perciò si ritiene preferibile mettere a fuoco un paio di aspetti della campagna. Il primo di essi concerne necessariamente i rapponi tra comandanti e Comandi italiani e tedeschi ad alto livello. Rommel prese il timone delle operazioni dell'Asse con un piglio impressionante per fiducia in sé, energia, percezione degli eventi e, perché no?, fonuna. Fino a Tobruk si impose a tutti; con l'assedio della piazza cominciarono le critiche e soprattutto gli attriti. Il maggior appunto rivoltogli riguardò l'impiego delle forze italiane, impiego C06Ì indifferente alla realtà della situazione da aggravare le condizioni delle nostre divisioni, già di per sè scadenti. Al riguardo, però, si rende necessaria una parentesi di carattere ordinativo. A metà 1941, lo Stato Maggiore del R. Esercito studiò e diramò tabelle organiche intese a porre le grandi unità elementari · in grado di bene assolvere il loro compito in Cirenaica; tuttavia gli


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LE OPERAZIONI IN AflUCA SETfENTR!ONALE

eventi prima impedirono la completa attuazione dei provvedimenti in questione, poi condussero a formazioni lontanissime dagli organici. La Pavia e la Bologna assunsero l'ordinamento «tipo A.S.» solo per i reparti di fanteria, ma non ebbero mai il loro reggimento di aniglieria completo - tanto che alla prima venne assegnato il 3 • aniglieria celere ed alla seconda alcuni gruppi della guardia alla frontiera - né mai ricevettero gli automezzi che giustificassero la" qualifica di motorizzate. La Trento iniziò la trasformazione, ma ben presto si trovò nelle condizioni della Pavia e della Bologna: repani incompleti, frammenti mai potuti comporre, necessità di urgente adeguamento alle esigenze belliche; in compenso, disponeva di un reggimento bersaglieri in più. La Brescia e la Savona, orientate ad assumere, appena possibile, la struttura del tipo «occupazione», rimasero con i reggimenti di fanteria a fisionomia omogenea e senza reggimento d'artiglieria; cosicché alla prima fu giocoforza dare il 1 • aniglieria celere come unità divisionale ed alla seconda il 2° aniglieria celere come rinforzo. La Sabratha, infine, esisteva solo di nome perché ridotta a due battaglioni, due compagnie mortai da 81 e due compagnie da 47 / 32, senza neanch~ un autocarro. Il lavoro di trasformazione delle grandi unità fu sempre fonemente ostacolato non soltanto dagl.ii. insufficienti arrivi dalla madrepatria, ma altresì dal persistente più o meno stretto contatto col nemico in un dispositivo tattico assai frazionato, che non era possibile modificare per adeguare lo schieramento alle considerazioni di natura organica. Le operazioni, infatti, imposero di creare, in assenza di appigli naturali, una linea di capisaldi con unità fortemente interrate, sì da fornire un perno alla manovra delle· unità carriste amiche e da arrestare qudle avversarie. Ciò poteva essere realizzato soltanto con divisioni dì adeguata forza ed armamento. E in effetti fu attuato sul fronte Sollum-Halfaya-Sidi Omar, su quello Tobruk-el Adem, ad Ain el Gazala-Alam Hamza, sulla linea Derna-Mechili ed infine sulle posizioni di Marsa el Brega-Maaten Giofer. Senonché, nella creazione di tale bastione difensivo, la costituzione organ~ca delle nostre divisioni tutte, e segnatamente di quelle «tipo .t\.S.», apparve sempre eccessivamente debole di reparti ed insufficiente di armamento. Il ricorso a capisaldi di compagnia e di battaglione in settori divisionali di oltre trenta chilometri, il terreno piatto che agevolava l'attacco dei mezzi blindati e corazzati da ogni direzione, le forti distanze che rendevano tardiva ogni manovra a ragion veduta dei mezzi ..di


L'ABBANDONO DELLA CIRENAICA

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rinforzo, tutto ciò impose sempre la ripartizione preventiva, e col solo criterio della uguaglianza, delle armi dei battaglioni d'accompagnamento. Di conseguenza la divisione «tipo A.S.» dispose in pratica di appena quattro battaglioni rimpolpati da varie aliquote degli altri tre sminuzzati fino all'inverosimile. Senza peraltro colmare la penuria di armi, specialmente controcarri e contraerei, indispensabili in uno scacchiere in cui la totale assenza di copertura offriva allo spezzonamento ed al mitragliamento aereo impensate possibilità ed in cui l'attività terrestre avversaria si esplicava esclusivamente con reparti meccanizzati. A parare simile stato di cose si provvide utilizzando tutte le armi recuperabili sul campo di battaglia e vuotando i magazzini. Si giunse in tal modo alla creazione di centri di fuoco e capisaldi in cui, oltre all'armamento di dotazione, gli stessi fanti adoperavano numerosissime altre armi di ogni calibro e tipo, dal pezzo da 105 al fucile· mitragliatore, in numero sovente doppio o triplo di quelle prescritte·. In definitiva, il complesso tattico che ne derivava rispondeva bene allo scopo ma dal punto di vista ordinativo nulla aveva a vedere con le tabelle organiche. Di tutto ciò Rommel evidentemente non aveva alcuna responsabilità né poteva in alcun modo modificare la situazione, tuttavia bisogna riconoscere che spesso egli impiegò le divisioni italiane con provvedimenti che determinavano la formazione di complessi di forze assai eterogenei, sulla cui efficienza relativa poi egli recriminava ingiustamente. A parte, comunque, le accuse che indirizz_ava a questo o quel comandante od alla tale o talaltra unità e la sua asprezza di modi (1), la conseguenza psicologicamente più grave fo il graduale senso di superiorità che i tedeschi cominciarono a manifestare apertamente nei confronti degli alleati. Non aveva tutti i torti Gambara quando affermava che la colpa degli insuccessi veniva sempre fatta ricadere da Rommel e dai suoi su Comandi e reparti italiani e, per contro, il merito delle vittorie era quasi sempre limitato all'Afn:kakorps. Si aggiunga che il corpo d'armata di manovra, cioè la grande unità più forte di cui disponesse il Comando Superiore, non offrì in quel primo periodo di vita le prestazioni che si era confidato di ottenere. È pur ·vero che gli scompensi emersi non riguardavano tanto il comportamento al fuoco - l'Ariete aveva ·ben figurato in più di un'occasione e specialmente a Bir el-Gobi, la Trieste del pari era stata all'altezza della situazione nei combattimenti attorno a Sidi Rezegh, il raggruppamento esplorante aveva sempre operato


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LE OPERAZIONI IN AflUCA SETT'ENTRIONALE

con vivacità ed i Giovani Fascisti si erano battuti splendidamente a Bir el-Gobi - quanto la direzione delle grandi unità nella lotta, anche a causa di un sistema delle trasmissioni insufficiente. Comunque l'Ariete con i suoi carri da 13 tonn. non poteva misurarsi con i cruisers né confrontarsi con i Pzkw III e IV (le malinconiche riflessioni di Ritchie ci dispensano dal dilungarci sull'argomento); né i bersaglieri autocarrati erano in grado di competere con le fanterie montate su semicingolati o mezzi idonei al deserto. E la Trieste, benché meglio ordinata delle altre divisioni, non si trovava nelle più felici condizioni per reggere il combattimento sotto un Comando che intendeva la qualifica di «motorizzata» in modo assai differente dal nostro. Nessuna meraviglia, dunque, se tale appellativo pose sovente la divisione in grave imbaraz,zo davanti a compiti eccedenti le sue possibilità. Diciamo anche, per obiettività, che durante Crusader i due divisionari non apparvero gli uomini giusti al posto giusto. E neanche Gambara. Non gli facevano difetto né energia né capacità, ma evidenti motivi di carattere personale incisero sulla sua applicazione a fondo al CAM, talché la sua presenza non ebbe l'incisività necessaria e non fu avvertita che saltuariamente dai subordinati. Da un assetto iniziale soddisfacente per quanto limitato, il Comando del CAM soffrì di riduzioni che inevitabilmente si riflessero sulla sua funzionalità. Per giunta, Gambara, appena tornò alle mansioni esclusive di capo di S.M. del Comando Superiore, ne volle potenziare il Comando tattico e ciò fece saccheggiando alla lettera il Comando del CAM (2) e proponendone, come degna conclusione, lo scioglimento. Inoltre, dal battaglione . genio iniziale il corpo d'armata· era passato ad una sola radio 350 per i collegamenti con le grandi unità complesse e due RF3C per il collegamento con le divisioni dipendenti; mezzi che necessitavano di almeno un'ora di tempo per l'impianto e per lo spianto e che in fase di continuo movimento diventavano inutilizzabili o quasi. Delle unità di supporto, poi, nulla più rimaneva all'atto dello schieramento ad Ain el-Gazala: non più il raggruppamento· esplorante, non i servizi. Alle ormai note deficienze di automezzi si aggiunse troppo spesso un'organizzazione logistica a tergo insufficientemente elastica o forse niente affatto elastica. Il gen. Zingales, giunto a fine dicembre, in una sua relazione segnalò che in genere in tutti i servizi, ma soprattutto nel campo delle riparazioni, «si è verificata la più nera burocrazia, forse per il fatto di voler giustificare una pletora di personale impiegato in uffici, magazzini, ecc.» (3).


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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In senso lato, perciò, può essere comprensibile l'insoddisfazione di Rommel. Assai meno lo è la sua frequente mancanza di tatto, dote che tra alleati ha un peso sensibile. Poiché fu nella ritirata da Tobruk che determinati componamenti apparvero più evidenti, si ripona quanto ebbe a scrivere il ten. col. Montezemolo a Roma, allorché il Panzergruppe era ancora ad Agedabia: «Da un insieme di osservazioni rilevo che, oltre alla stanchezza e depressione conseguenti all'arretramento, si è manifestato: - nelle nostre truppe un senso di amarezza nel vedersi costrette a lunghe marce a piedi e ad abbandonare artiglieria e materiali, mentre le truppe alleate, relativamente molto più ricche di automezzi (12.000 contro i nostri 7 .000), non solo muovevano esclusivamente autoponate ma potevano traspor-· tare i loro materiali ed ogni sorta di impedimenta; - nelle truppe alleate uno sfrenamento della naturale prepotenza, essendosi alquanto allentati, durante l'abbandono di territorio, i freni della disciplina e del rispetto all'ordine ed alla proprietà. Al riguardo ritengo possa essere interessante conoscere i seguenti punti di un rapporto del Teo. Col. Heggenreiner al Gen. Rintelen, rapporto che pare venga trasmesso all'OKW e di cui il compilatore mi ha dato personale e riservata visione: - soldati e sottufficiali tedeschi si sono abbandonati nelle retrovie a prepotenze verso proprietà private, mancanze di ossequio verso carabinieri, sentinelle, ufficiali e Comandi italiani, in modo gravemente nocivo per il buon nome delle truppe tedesche e per i rapporti con l'alleato; attribuisce il Ten. Col. Heggenreiner tale comportamento alle abitudini contratte in paesi occupaci e lamenta che gli ufficiali non abbiano saputo instillare qui una diversa concezione ndle propri~ truppe; - il Geo. Gause è stanco e stufo; lamenta che il clima non gli -si confà e sembra tenda a prepararsi un rimpatrio ad attuale ciclo operativo ultimato; - il Geo. Cruewell, cortese e cavalleresco, gode della più ampia ed incondizionata simpatia non solo da parte delle· truppe tedesche, ma pure da parte di truppe e comandi italiani (a questo rilievo, molto marcato, .si contrappone, nel rapporto, un completo silenzio nei riguardi del Geo. Rommel):o (4).

Considerato il quadro esposto non sarà male , sia pur anticipando i tempi, riferire uno stralcio di intercettazione telefoni<;a registrata .il 28 gennaio, fra l'ambasciata di Germania .a Roma e l'OKW a Berlino. In tale sede von Rintelen ebbe a dire: Sono stato giù [in Libia] ... Ho parlato anche con Rommèl. L'iniziativa è stata

sua, quindi il merito è tutto suo. Sono stato con alcune colonne di ricognizione. Rommel ha espresso tutta la sua ammirazione per lo ·spinto aggressivo e di attàcco dimostrato dai reparti' ttaliani appena terminata la ritirat11> (5). ·


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETI'ENTRIONALF.

Il dissidio fu spiccato fra Gambara e Rommel. Già in. dicembre Cavallero cercò di trovare un modus vivendi, poi finì per imporsi, ma si rese conto che lo stato d'animo dei principali comandanti rimaneva spiacevolmente mal disposto, al punto che, a metà gennaio quando Montezemolo gli scrisse tornando sull'argomento, cominciò a pensare ad una soluzione radicale. «Il gen. Gambara - espose il suo inviato - si è dato con passione -e grande attività alla riorganizzazione delle G.U. secondo i programmi già comunicati a codesto C.S .. Non nasconde però agli intimi la sua mteozione, o meglio il suo desiderio, di lasciare presto questo s,cacchiere per altri incarichi. Ciò gli dà una certa impazienza di conoscere il suo destino e ritengo che anche a cale scopo abbia oggi telegrafato a Roma, chiedendo che io rientri per riferire ( ... )» (6).

Nacquero alcune incertezze. Il 17 gennaio Cavallero ricevette il gen. Scuero, sottosegretario per la Guerra, e nel parlare della decisione di effettuare uno scambio di incarichi fra il gen. Roatta (capo di S.M. del R. Esercito) ed il gen. Vittorio Ambrosio (comandante della 2a armata, in Croazia) (7), accennò anche all'eventualità di rièhiamare Gambara in Italia, ipotesi contro la · quale però stava una «questione di prestigio di fronte al nemico». Subito dopo accolse Montezemolo, appena rientrato dalla Libia, ed in base a quanto da questi riferito, annotò: «Situazione GambaraRommel piuttosto tesa. Truppe hanno sensazi9ne dissidio tra i due Comandi (non tra le due persone). Varie correnti sulle opinioni riguardo alla recente ritirata. A mia richiesta, circa le possibilità di rimediare al dissidio, ti ten. col. Montezemolo dice che un ritiro di Ecc. Gambara non darebbe la sensazione di un provvedimento per eliminare ti dissidio» (8). La cosa sembrò rimanere lì e Cavallero passò ad esaminare la sostituzione del comandante e del vicecomandante dell'Ariete. Senonché in serata ebbe un nuovo colloquio con Mussolini, il quale evidentemente non avvertì il tema del prestigio di fronte al nemico. Si ricava il nocciolo della conversazione dagli appunti circa una telefonata fatta dal capo di S.M. Generale a Scuero il giorno seguente alle 10,45: <<Duce ha deciso che Ecc. Gambara _rientri (.. .). Problema della futura sostituzione dell'Ecc. Bastico. Éventuale invio di Ecc. Rosi e quindi problema della , sostituzione di questi» (9). Il 19 gennaio Cavallero chiamò Roatta per «esame di nomi da proporre per varie alte cariche in A. S.I. » e venne a delinearsi il sostituto di Gambara nella persona del gen. Curio Barbasetti di Prun (10). Ma a questo punto sorse un inatteso alt. Era giunta la


CONSIDERAZIONI CONCI.USIVF.

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notizia che Hitler aveva concesso un'alta decorazione a Rommel: «conseguente opportuni'tà di non muovere ti generale Gambara in questo momento. Telegramma Ecc. Bastico che esalta l'accordo Gambara-Rommel» annotò Cavallero. Ed il 22 gennaio partì per Tripoli accompagnato da von Rintelen e da Montezemolo. L'altro importante aspetto delle operazioni fu l'azione di comando di Rommel durante la battaglia della Marmarica, comprendente la prima battaglia di Sidi Rezegh, l'incursione attraverso le retrovie britanniche sino al confine, la seconda battaglia di Sidi Rezegh, l'abbandono del blocco di Tobruk. Il 2 dicembre Cavallero ricevette una lettera personale di Gambara: «Al termine della quinta vittoriosa giornata, dopo il trasferimento dei pieni poteri a Rommel - accettato con spirito di disciplina e amor di patria è avvenuto quanto segu:: il Corpo d'Armata di manovra scisso. L'An'ete[recte: I'Afa1akorps] - 15• e 2P tedesca partendo dai presupposto illusorio che il nemico giunto nella zona centrale fosse annientato - è panita in direzione est lasciando scarse deboli forze intorno a Tobruk. Rommel è al seguito delle sue divisioni senza lasciare direttive. Per cinque giornate intere poche forze nel settore di Tobruk, rafforzate alla meglio con elementi fatti affluire da tergo, hanno contenuto e respinto coi denti il nemico, che fortemente premeva da Tobruk e da Rezegh. Al quinto giorno, Rommel, finalmente edotto di quanto qui accadeva, ha ordinato a tre divisioni il ritorno verso ovest e lui stesso, miracolosamente sfuggito agli inglesi, è riuscito a rientrare al Comando. Altri due giorni sono p~sati per ottenere il collegamento con le divisioni marcianti verso ovest. Ieri l'altro, chiaritasi finalmente la situazione, Rommel stesso dava disposizioni alle singole divisioni tendenti ad eliminare la preoccupante massa nemica su Rezegh. Oggi si è così ottenuta l'occupazione di una importante posizione i:ra Rezegh e Tobruk (Belhamed). Non discuto né critico. Rendo noto solo che il Comando continua a funzionare a strappi in base a situazioni viste e giudicate in stretto raggio nello stesso campo di baccaglia. Si rincorre or l' uno or l'altro raggruppamento nemico che, dato il terreno, in genere riesce a sfuggire e si perde così di vista la situazione generale. A tutt'oggi tre quarti del Comando del Corpo· corazzato tedesco è in mani .del nemico. 11 Posto Comando Rommel, idem. 11 Comando della 2P Panzer idem. Il Corpo d'Armata manovra scisso funziona a strappi e bocconi per ordini direttamente emanaci da Rommel, senza collegamento, senza unità di azione, senza tener conto della linea dei rifornimenti. Tutto andrà bene egualmente perché sino ad ora il nemico si è mostrato più bestia di noi. Però credo sia urgente ordinare che il Comando Superiore abbia nuovamente in mano il C.A. motorizzato, onde potere a ragion veduta cogliere la buona occasione per sferrare il colpo decisivo o nella peggiore delle ipotesi possa parare .eventuali nuovi colpi che potrebbero pregiudicare molto seriamente la situazione. Risulta che il nemico è . stanco, ma risulta anche che i suoi comandi intendono persistere in azione. offensiva e che nuovi numerosissimi mezzi si stanno organizzando ed avviando sul fronte ( .. .)> (11).


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I.E OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE

Innegabilmente il quadro sintetizzat.o da Gambara corrispondeva alla sostanza dei fatti, vena polemica a pane. Altresì è indiscutibile una serie di «errori» di Rommel, che ceno in quel periodo non dette il meglio di sé. Alcuni di questi «errori» hanno valide attenuanti, altri no. Rommel si autoconvinse della non imminenza di Crusader e siffatto atteggiamento mentale - assolutamente sincero, perché diversamente non avrebbe passato due settimane a Roma condusse ad un frettoloso rimaneggiamento del dispositivo che stava montando per l'attacco a Tobruk; però in fondo aveva previsto l'ipotesi e riflettuto su come affrontarla. Tardò a rendersi conto (o ad accettare il fatto) che 1' offensiva britannica fosse veramente in corso; però poteva benissimo trattarsi di una mossa preliminare intesa ad inviduare la parata tedesca e comunque la sua inattività disorientò Cunningham. Considerò distrutto il grosso delle forze corazzate nemiche e si gettò a precipizio in direzione della frontiera, per quella che si rivelò una battuta a vuoto, seminando lungo la strada l 'Afrikakorps e l'Ariete; però lo sconquasso determinato nelle file de11'8a armata fu tale che Cunningham dette per fallita l'offensiva. Gli è stato imputato di aver trascurato i depositi di materiali britannici, la cui dislocazione era in buona pane conosciuta dal servizio informazioni dell'Asse ed effettivamente egli non fermò 1' attenzione su quei preziosi centri logistici. «Non ho mai sentito Rom·mel - scrisse von Mellenthin - manifestare interesse alcuno per i centri di riforni-

mento dell'8° armata. Conoscevamo la loro dislocazione grazie a documenti catturati, ma l'intento di Rommel non era di attaccare i rifornimenti britannici, bensì quello di distruggere la loro armata. Perciò il suo piano fu di tagliare la via di ritirata del 30 ° corpo e buttare la 4° divisione indiana sui campi minati di Sollum» (12). Ad ogni modo sembra esagerata l'affermazione che <Ja cattura, cioè la distruzione dei' due depositi [il F.M.C. 50 a sud di Gasr el-Abd] sarebbe equivalsa all'annientamento delle divisioni britanniche» (13). I Field Maintenance Centers erano parecchi ed ognuno serviva un'aliquota di truppe: ad oltre venti chilometri a sud del Trigh el-Abd c'erano i centri 6, 63 e 65; a sud-est di Gasr el-Abd il 50. Altri .erano pronti ad entrare in funzione per scavalcamento o nuova costituzione. Perciò anche se uno o due di essi fossero stati distrutti o catturati, senza dubbio ne sarebbe derivato fone vantaggio per l 'Afrikakorps ma non eccessivo danno per l'8a armata (il danno sarebbe stato indiretto: l'ossigeno ricevuto dalle


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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Panzerdt'visionen). Anche von Mellenthin si mostrò scettico: «In ogni caso, ho molti dubbi che la distruzione di qualche centro logistico avrebbe portato l'offensiva britannica alla conclusione. Gli inglesi eccellevano nell'organizzazione dei rifornimenti e le loro risorse erano illimitate» (14). Rommel impiegò le sue divisioni senza risparmio, logorandole eccessivamente e spezzettandole in gruppi tattici; però in una serie di combattimenti durante i quali le notizie sul nemico erano vaghe, superate o errate e gli eventi in continua evoluzione, diventava pressoché inevitabile il logorio; infatti anche l'avversario ne soffriva pesaQtemente. E quanto al frazionamento delle unità, di solito fu suggerito dalle circostanze od imposto dalla necessiçà di fronteggiare un'offesa superiore proveniente da più direzioni. Fin qui, dunque, non appaiono quanto meno determinanti gli «errori». Dove il discorso cambia è nell'esame della condotta della battaglia. Si può sostenere che per parecchi giorni Ròmmel non resse in mano salda le redini .della battaglia, che non curò l'impiego a massa delle me truppe mobili, che troppo fidò nel proprio intuito. Chi in realtà si sostituì a lui, almeno nel campo tattico (ma sappiamo che Rommel invadeva anche quello), fu Criiwell. La prima battaglia di Sidi Rezegh è da ascrivere a tutto suo merito. In ciò Rommel fu fortunato, mentre fu sfortunato quando a fianco di Cunningham accorse Auchinleck. Se questi non fosse apparso sulla scena, molto probabilmente Crusader sarebbe finita ingloriosamente a pochi giorni dal suo inizio. E se Auchinleck avesse personalmente diretto l'sa armata, la superiorità quantitativa britannica avrebbe chiuso la partita col Panzegruppe a sud-est di Tobruk o, tutt'al più, ad Ain el-Gazala. Quanto al ripiegamento, si è già detto dei nuovi motivi di contrasto fra Bastico, Gambara e Rommel. Precisiamo che la ritirata attraverso tutta la Cirenaica non era considerata alla leggera da nessuno. Il 20 dicembre il gen. von Waldau annotò sul proprio diario: «Rommel ha deciso a favore di un'ulteriore ritirata,

precisamente fino ad Agedabia. Impossibile giudicare se ha ragione o torto. Stiamo perdendo molto materiale, soprattutto aerei da trasporto (...)» (15). E il gen. Veith, comandante della 90a leggera, quello stesso giorno osservò ai suoi collaboratori: «Nessuno sa indicare una via di scampo. Gli inglesi· ci sono enormemente supenon· di numero. Il mistero è perché ci seguono con tanta lentezza. Più e più volte ci . hanno dato modo di sfuggire all'accerchiamento. C'è un 'unica spiegazione: hanno un sacrosanto


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LE OPERAZIONI :N AFRICA SETfENTRJONALE

timore del generale' Rommel e della sua capacità di agire di sorpresa. Ecco la ragione per cui ci tallonano con tanta esitazione» (16). Quasi tutti i generali.a contatto con Rommel ebbero a reputare eccessiva la sua costante preoccupazione di un possibile avvolgimento lungo la breve corda pregebelica od ancor più a sud. Tale assillo provocava decisioni improvvise, ma in verità non pare grave colpa un simile stato d'animo, perché chiunque al suo posto avrebbe temuto di fare la fine del gen. Tellera. E riuscì a salvare tutte le divisioni di fanteria, laddove non tutti probabilmente ne sarebbero stati capaci. A conti fatti, quando il Panzergruppe raggiunse le posizion,i di Marsa el-Brega poteva contare su un po' di respiro. Ritchie aveva avuto a portata di mano il risultato pieno, ma le occasioni erano sfumate. · Il successo arrise ai britannici; fu ottenuto con ostinazione un po' confusa, strappandolo ad .un avversario sempre più esausto. «L'operazione Crusader - commentò un testimone di parte inglese · - fu quindi, senza alcun dubbio, u·n successo di notevole importanza. Tuttavia nessuno avrebbe potuto affermare che si era trattato di una battaglia o di una sene di battaglie soddisfacenti» (17).


CONSIDERAZIONI CONCI.USIVE

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NOTE AL CAPITOLO UNDICESIMO (1) In una sua nota, l'editore di Panzer Battles ricorda che quando chiese a von Mellenthin le sue impressioni sull'interpretazione di James Mason nel film La volpe del deserto, egli rispose dopo un momento di silenzio: «Assolutamente troppo cortese> (op. citata, p. 54).

(2) Gli ufficiali del Comando del CAM si ridussero a poéo più di un terzo, mezzo Quartier Generale fu assorbito dal Comando Superiore, che prese pure i dieci ·autocarri utrezzati del corpo d'armata. (3) Considerazioni ed ammaestramenti tratti dal ciclo operativo svolto dal CAM nelle battaglie della Marmarica e della Cirenaica, ·data 9.3.1942. (4) DSCS, f. 609/M data 28.12 .1941 del ten. col. Montezemolo. Si aggiunga il seguente commento del gen. Giglioli, ali' epoca Intendente: •I rapporti fra i soldati dei due eserr;iti non hanno mai dato luogo a sen· inconvenienh; ma non vi è stato cameratismo. Nelle giornate piìì tragiche del ripiegamento vi sono stati da parte dei comandi e delle truppe tedesche evidenti segni di assoluto egoismo nei nostn' riguardi (...). Notevole indisciplina si è sempre notata negli autieri tedeschi, responsabzii della massima parte degli incidenti stradali ed insofferenti delle nostre limitazioni di traffico e dei nostn' controlli di polizia stradale; talora si è dovuto impiegare le armi per renderli ragionevoli> (relazione del gen. Giglioli, f.SC/ 1025 data 16.4.1943). (5) Diario Cavallero. (6) Ibidem, lettera personale n. 641/M in data 13.1.1942. (7) Lo scambio di incarico, effettuatosi socco la data del 20 gennaio, fu inaspettato per tutti compreso Roatta, che accusò il colpo. Cavallero, nel congedarlo, gli dichiarò essere il provvedimento imputabile in parte a certe lentezze di funzionamento nello Stato Maggiore del R. Esercito, ma essenzialmente all'opportunità di fargli assumere il comando di una grande unità complessa, essendo non lontano dalla designazione a comandante d'armata. In effetti, due sembrano essere stati i motivi di fondo: una certa indipendenza manifestata nei confronti del Comando Supremo (e quindi di Cavallero) ed un'acutissima analisi fatta da Roana sulla difficile situazione creatasi in Croazia, dove era dislocata appunto la 2 1 armata. Vds. al riguardo G. ZhNuSSI, Gue"a e cattJ.Itrofe d'Italia, Corso, Roma. 1945, voi. I, p. 181 e segg. (8) Diario Cavallero,, data 18.1.1942. (9) Ibidem. Il 20 gennaio il gen. Barbasetti fu convocato alle 11,25 da Cavallero, che lo informò della sua candidatura ad assumere la carica di capo di S.M. del Comando Superiore A.S. e lo fece ragguagliare sulla situazione dal capo reparto operazioni, gen. Fassi. (10) Ibidem. (11) UGO CAVALLERO, Comando Supremo, Cappelli, Bologna 1948, pp. 156-157. Il Diario Cavallero originale riporta alla data del 2.12.1941 la seguente annotazione: «ore 20. Ricevo appunto Ecc. Gambara st1lla valutazione situazione del comando Rommel (v. al/. I ter)>. L'allegato non è stato rintracciato. (12)· F. VON MEI.LEN1lUN, op. citata, p. 89. (13) H.G. VON EsEBECK, op. citata, p. 68.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETl'ENTRIONALE

(14) F. VON Mfil.r.ENrHIN, op. citala, p. 89.

(15) D. IRVING, op. citata,

p. 164-164:

(16) Ibidem. (17) M. CARVER, op. citata, p. 183.




INDICI



INDICE DEI NOMI CITATI NEL TESTO

ABDUL ILLAH, emiro, 206. AIMONE-CAT Mario, generale, 66, 119,278, 323,326, 359,362, 385. AMBROSIO Vittorio, generale, 764. ANDERSON A., gen er ale inglese, 548,634,639,642, 643. ARMSTRONG B.F., generale inglese, 420, 470, 481, 487, 489, 490, 493, 495,498,499, 504, 506. AUCHJNLECK Claude , generale inglese, 206, 256, 257, 399, 405, 407, 409, 411 , 417, 428, 471, 443, 482, 516, 517, 528, 529, 553, 556, 558, 629, 633, 708, 712, 728, 731 , 737,767. AVETA Francesco, colonnello, 541. AZZI Arnaldo , genera le, 586, 589, 623,647, 648,670,710,712. BACH Wilhelm, magg iore tedesco, 242,261, 536,735. BADOGLIO Pie tro, ma re sciall o d'Italia, 213. BALDASSARRE Ettore, generale, 16, 28, 85, 95, 139, 140, 146, 148, 167, 319. BALOTTA Mario, generale, 349, 426, 447, 525, 563, 564, 566, 570, 595, 610, 642, 647, 679, 682, 684, 705, 706, 711, 712, 726. BARBASETTI DI PRUN Curio, generale, 16, 76/4. BARROWCLOUGH H.E., genera le neozelandese, 421, 491 , 496, 500, 51 5, 535, 580, 582, 610, 616, 619, 621. BASTICO Ettore, generale, 261, 291 , 292, 298, 298, 300, 302, 304, 308, 315, 325, 327, 351, 354, 361, 362, 369, 370, 374, 376, 384, 411, 491 , 507, 509, 510, 415, 552, 603, 625, 627, 635, 648, 649, 653, 663, 664, 666, 670, 675, 676, 681 , 685, 690, 691 , 693, 699, 701, 710, 711, 719, 735, 739, 765. BAYERLEIN Friedrich W., ten. col. tedesco, 442, 454, 490, 496, 50 1, 511, 514,530,532, 542,566, 569,

533, 636, 664. BERGAMlNI Carlo, ammiraglio, 744. BERESFORD-PEIRSE Noel, generale ing lese , 185, 195, 235, 239, 246, 247, 250, 251, ,257, 260, 261. BLAMEY Thomas, generale australiano, 44, 45, 47, 404. BOE1TCHER Karl, generale tedesco, 362, 365, 367, 485, 567, 568, 570, 58] , 583, 586, 588, 591, 594, 598, 601,603,609,611,612,616. BOLBRINKER Erns t, maggio re tedesco , 230. BORAIN C.E., generale sudafricano, 421, 733. BORGHESE Junio Vale rio , ca p. corvetta, 745. BO RNE von dem , co lo nne ll o tedesco, 67, 140, 147. BORSARELLI, generale, 689. BRAUCHITSCH Wa lther v o n , feldmaresciallo tedesco, 35, 197, 308. BRIGGS H.R., generale inglese, 544. BRIGGS Raymond, generale inglese, 420, 682, 729. BRINK George E., gene ra le sudafricano, 41 5, 420, 447, 454, 469, 470, 491, 492, 498, 499, 564, 566. BRTVONESJ Bruno, ammiraglio, 378. BROOKE Alan, gene ra le inglese, 396,397,555, 558. BRUNETTI Alvise, colonnello, 164. BURROUGH H.M., a mmiraglio inglese, 338. CACCAVALE Raffa e le, maggio re, 441. CALVI DI BERGOLO Carlo, generale , 85, 111 , 307, 641 , 644, 653,666. CAMPBELL Jock, generale inglese, 184, 189, 239, 240, 420, 451, 465, 473, 479, 481, 489, 493, 496, 499, 504, 528, 705, 712. CARACCIOLO DI FEROLETO Mario, generale, 148, 313.


888

LE OPERAZIONI I N AFRICA SE1ì'ENTRTONA I.E

CARVER Michael, maggiore inglese,

514, 515, 526. CASTAGNA Salvatore, maggiore, 64,

66, 67. CATIANEO Carlo, ammiraglio, 69. CATRO UX Ge orges , generale francese, 210, 211. CAVALLERO Ugo, generale, 10, 24,

68, 208, 216, 265, 266, 272, 295, 297, 299, 314, 320, 326, 346, 351, 354, 377, 379, 381, 591, 626, 644, 668, 675, 681, 700, 703, 704, 764, 765.

217, 275, 304, 327, 359, 384, 646, 683, 710,

224, 274, 307, 340, 369, 385, 649, 684, 711,

226-230, 291, 292, 310, 312, 341 , 344, 374, 376, 507, 509, 663, 666, 689, 698, 719, 737,

621, 646, 682, 712,

622, 648, 683, ì16,

631, 650, 685, 717,

637, 651, 693, 719,

640, 654, 70 1, 722,

CUNNI NGHAM Alan, ge n e rale inglese, 403, 409, 411, 412, 414,

417, 419, 420, 438, 441, 444, 446, 447,451,454, 463, 46~ 468,469, 471,475, 48~ 484,485,487, 514, 517, 526, 529, 534, 543, 544, 556, 558, 675, 766, 767. CUNNINGHAM Andrew B., ammiraglio inglese, 70, 71, 117,

118, 152, 153, 202, 204, 205, 224, 384, 400, 773. COX C.H.V., generale inglese, 421. DA BARBERINO Raoul, generale ,

CHAPPEI. B.H ., generale inglese,

421.

360. DARLAN Jean, ammiraglio francese,

CHURC HILL Winston, Primo ministro inglese, 42, 45, 50, 52, 90,

116, 118, 130, 186, 198, 202, 235, 237, 253, 403, 407, 409, 443, 516, 555, 731, 737, 742.

150, 204, 255, 410, 557,

152, 206, 256, 431, 632,

154, 210, 395, 432, 708,

155, 212, 401, 434, 730,

CLAYTON P.A., maggiore inglese,

210. DAVY G.M.0., generale inglese,

420, 464, 465, 475, 473, 479, 481, 484,488,499, 504,528,571 . DE BENEDETTI Carlo, maggiore,

636. DE BONO Emilio, maresciallo · d'Italia, 216. DE COURTEN Raffaele, ammiraglio,

744.

58. COLLISHAW Raymond, commodore inglese, 154. COMBE John, colonnello inglese,

89. CONINGHAM A., vice maresciallo dell'Aria inglese, 430, 431. COOPER F.W., generale sudafricano,

421, 736. CORNWALLIS, ambasciatore inglese,

206, 207. CRA.MER Hans, colonnello tedesco,

424. CRUEWELL Ludwig, generale tedesco, 307, 308, 363, 367, 378,

424, 469, 49~ 513, 559, 598,

616, 617, 642, 643, 665, 679, 705, 706, 765, 767.

439, 441 , 446, 452, 455, 467, 471, 474, 479, 481, 484, 487, 495,498,500,503,506,511, 514, 530, 532, 534, 542, 552, 560, 562, 567, 571, 584, 594, 603, 604, 606, 609, 610, 612,

DE GAULLE Charles, generale francese, 210-212. DE GIORGIS Fedele, 426, 438, 531,

537, 542, 546, 547, 542, 672, 673, 710,731,732,734,737. DELLA BONA Guido, generale, 16. DE LUCA Filomeno, colonnello, 137. DE MARCO Aldo, maggiore, 655, 666. DE MEO Mario, colonnello, 426, 583, 585, 586, 612, 624, 635, 642, 646,680. DENTZ Henry Fernand, generale francese, 210, 212. DE STEFANIS Giuseppe, generale,

349, 424, 689, 722. DE VILLlERS Pierre, ge nerale sudafric ano, 419, 42 1, 677, 732,

734 , 737. DII.I. Sir J ohn, generale inglese, 42,


INDICE DEI NOMI CITATI NEI. TESTO

47, 48, 116, 211 235, 237, 253, 257, 261 , 402, 555. DI NISIO Ismaele , gene rale, 497, 523,525,563,682. DOBBIE William, ge ne rale inglese, 334. DOENITZ Karl, ammiraglio tedesco, 744. DORMAN-SMITH Eric, g e nerale inglese, 90, 257, 558. EDEN Anthony, ministro deg li esteri inglese, 42, 116, 118, 131 , 206, 398, 405. EHLERS, maggiore tedesco, 147. ERSKINE l.D., generale :inglese, 184, 239, 242. ESEBECK J-Tans-Karl von, gene rale tedesco, 162, 164, 166, 230 FABRIS Gino, ten. colonnello, 145. FAVAGROSSA Cado, generale, 229. FEISAL II, re dell'Iraq, 206. FELLGIEBEL Erich, generale tedesco, 319. FIO RAVANZO Giuseppe, ammiraglio, 340. FRANCESCHINI Antonio, ge nerale, 425, 622,624,647, 655. FRASER W .A.K., ge·nerale inglese, 207. FREYB ERG Bernard, gene rale neozelandese, 156, 200, 202, 204, 404, 414, 419, 420, 431, 470, 515, 516, 534, 535, 543, 548, 557, 566, 579, 580, 582, 583, 585, 586, 589, 597, 599, 606, 609, 611, 614, 618, 2620, 622, 624. FROELICH Stefan, generale tedesco, 21, 28. FRONGIA Antonio, maggiore, 197, 198. GALLOWAY Alexander, ge ne rale inglese, 420, 463. GAMBARA Gastone, generale, 24, 68, 216, 245 , 246, 269, 273 , 279, 280, 296, 306, 308, 313, 346, 347, 349, 354, 354, 375, 376, 378, 379, 384, 426, 438, 439, 447, 471, 491, 509, 511 , 541, 566, 581, 584, 586, 590, 593, 601 , 606, 625, 625, 628, 629, 632, 635, 637, 641, 644, 647,

889

650, 655, 664, 667, 670, 675, 684, 685,690,691,693, 675, 70~ 719, 761 , 762,764,767. GAMBIER-PARRY M.D. , generale inglese, 48, 49, 83, 86, 88, 89, 97, 102, 103, 107. GANDIN Antonio, generale, 223. GARIBOLDI Italo, 13, 16, 25, 26, 28, 29, 36, 38, 41, 91, 94, 99, 108, 113, 116, 144, 146, 149, 171, 182, 222, 228, 229, 246, 267, 269, 273, 279, 280. GATEHOUSE Alee H., g e n e ra le inglese, 239, 242, 250, 253, 260, 419, 421, 453, 465, 467, 475, 481 , 487, 489, 491, 523, 541, 543, 565, 570, 591, 604, 614, 616, 619, 620, 686,688. GAUSE Alfre d, ge nerale tedesco, 269, 274, 353, 354, 424, 454, 532, 597, 603, 621 , 627, 628, 635, 643, 653, 665,667, 685,695, 762. GEISSLER Erich, ge ne rale tedesco, 172,320,633,716. GEISSLER Hans-Ferdinand, generale tedesco, 19. GELOSO Carlo, generale, 400. GJODA Benvenuto, ge nerale, 425, 510, 685, 705, 717,n 725, 725. GLENNIE l.G., ammiraglio inglese , 203. GLORIA Alessandro, generale, 425, 6463, 481, 582, 586, 594, 618, 639, 714. GODWIN-AUSTIN A. Reade, generale inglese , 409 , 414, 416, 420, 467, 468, 515, 516, 526, 531, 535, 548, 554, 580, 583, 589, 591, 598, 604, 614, 616, 619, 624, 632, 677,685, 68~ 695, 701,709, 715, 714, 722, 726;.729. GOERING Herman, maresciallo del Reich, 20, 28, 175 , 202, 315, 342, 344,345. GOTI W.H.E., generale inglese, 184186, 188, 189, 195, 196, 416, 419, 420, 446, 447, 448, 451, 454, 463, 465, 469, 470, 471, 481, 487, 491, 497, 499, 506, 526, 534, 596, 597, 598, 610, 614, 615, 620, 632, 645,


890

LE OPERAZIONI IN AFRICA SE1TENTRIONALE

688, 709, 728,729. GRATI Emilio, colonnello, 537. GRAZIANI Rodolfo, maresciallo d 'Italia, 13, 35, 47, 49, 52, 66, 113, 280, 295,346,625. GROBBELAR, ten. colonnello sudafricano, 549, 553. GROSSO Luigi, generale, 319. GUNAN E.P., generale inglese, 406. GUZZONI Alfredo, generale, 12, 14, 25, 30, 32, 36, 38, 41, 99,113, 170, 175,215,216,221,272,329. HAINING Robert, generale inglese, 397,398. HALDER Franz, generale tedesco, 35, 92, 114, 149, 168, 271, 272, 514. HARDING A.F., generale inglese, 103,479. HARGEST J., generale neozelandese, 420,548,595,599. HEGGENREINER He inz, 13, 270, 296,307,317, 711,763. HESS Rudolf, 228. HERFF Maximilian von, colonnello tedesco, 111, 156, 161, 185, 187, 189, 194, 195, 197, 199. HITLER Adolf, 13, 14, 16, 24, 32, 35, 114, 115, 175, 205, 209, 210, 221, 229, 265, 291, 292, 295, 297, 304, 307, 327, 328, 332, 341, 342, 345, 407,408,744,745,765 . INGLIS L.M., generale neozelandese, 420,534, 535,548,582. ISMA Y Hastings,, generale inglese, 409. JACHINO Angelo, ammiraglio, 68, 69, 338, 339, 744. JOEL Alfred, generale tedesco, 114, 175, 377. KEITEL Wilhe lm, feldmaresciallo tedesco, 91, 215, 227, 229, 265 , 266, 272, 295, 297, 299, 306, 308, 310, 341, 359. KESSELRING Albert, feldmaresciallo tedesco, 345, 442, 675, 676, 691, 693,695, 697,701,703,704,737. KIRCHHEIM Heinrich, gen erale tedesco, 107, 162, 166. KLEIST Ewald Paul von, feldmare-

sciallo tedesco, 294. KNABE Gustav, te n. colon nello , 465, 487, 495 525, 532, 560, 568, 569, 571, 606, 633. KOPANSKI Stanislao, generale polacco, 421. LAMI Guido, colonnello, 537. LATHAM H.B., generale inglese, 48, 83. LAVARACK John D ., generale australiano, 118, 131. LECLERC Jacques, colonnello francese, 58, 59, 61. LEGNANI Antonio, ammiraglio, 69. LIDDELL Hart Basil, 242, 258, 261, 262, 264, 506, 514. LYTTELTON O liver, 397, 408, 555, 556. LOERZER Bruno, generale tedesco, 345. LOEHR Alexa n der, generale tedesco, 202. LLOYD H. P., vice maresciallo dell'Aria inglese, 345. LOMAK C.E.N., generale inglese, 421. LOMBARDI G iacomo, generale, 583,618, 634,668,725. LONGMORE Arthur, vice maresciallo dell'Aria inglese, 47, 117,118, 238,257. LOVERA DI MARIA Vittorio, colonne llo, 345. LUMSDEN Herbert, generale inglese, 729. MACKAY Ivan, generale inglese, 44. MAGGIANI Pietro, generale, 16. MAGLI G iovan ni, generale, 299 , 337, 341, 378, 381. MANCA DI MORES Ettore, generale, 274,313, 317,374, 699. MANNERINI Alberto, generale, 349, 511,525,628,637,653. MARCHESI Vittorio, generale, 362, 385, 695, 696. MARGHINOTI'I Mario, generale, 16, 143. .MARRIOTI J.L.C., generale inglese, 419,42 1,713,714,716. .tvlARRAS Efisio, generale, 291, 377.


INDICE DEI NOMI C ITATI NEL TESTO

MATTE! Simone Pietro, generale, 337. MELLENTHIN Friedrich Wilhelm , von, maggiore tedesco, 7, 350, 382, 569,627,766,767. MERCAI.LI Camillo, generale, 68. MESSERVY Frank W. , generale inglese, 234, 247, 249, 251, 260, 261,419, 420,547,548,685,686, 728,729. MIELE Alighiero, generale, 216. MILCH Erhard, generale tedesco, 19, 20. .MICKL, ten. colonnello tedesco, 496, 612, 614, 616, 619, 625, 634, 722, 725,726. MONTEMURRO Ugo, colonnello, 107, 109, 194, 196. MONTEZEMOLO Giuseppe CORDERO LANZA DI, ten. Colonnello, 644, 648, 649, 663, 666, 674, 675, 677, 681, 683, 685, 694, 695, 711, 717,720,723,738,763,765. MORSHEAD Leslie, generale inglese, 52, 100, 103, 118, 132, 145, 166, 189. MUELLER-GEBHARD Philip, generale tedesco, 272. MUSSOLINI Benito, 10, 13, 24, 68, 71, 92, 93,113,116,148, 14~ 174, 202, 215, 216, 221, 222, 224, 226, 228, 230, 270, 291, 293, 294, 295, 297, 298, 301, 305, 307, 326, 341, 344, 346, 369, 380, 384, 385, 663, 675, 681, 689, 692, 714, 737, 746, 764. NAVARINT Enea, generale, 307, 308, 362, 363, 365, 367, 378, 425, 464, 481, 482, 579, 584, 592, 593, 599, 606,639,651,653,654,665,667, 669, 677, 682, 684, 686, 689, 693. 695,697,701,705,714,723,725. NEAME Philip , generale inglese, 47, 48, 50, 52, 55, 86, 88, 90, 97, 102, 103, 108, 130. NEUMANN-SILKOW Walter, generale tedesco, 233, 245, 247, 251, 424, 465, 467, 468, 479, 481, 484, 490, 491, 496, 497, 512, 513, 532, 559, 560, 567, 568, 571, 579, 594, 595,

891

597, 598, 604, 608, 609, 617, 619, 631,633,637,648. NICOLINI Salvatore, generale, 714. NORRIE Willoughby, generale inglese, 409, 414, 416, 420, 446, 448, 450, 451, 455, 463, 468, 470, 475, 482, 483, 485, 491, 493, 498, 499, 515, 516, 526, 527, 534, 554, 562, 564, 571, 596, 598, 599, 609, 611, 615, 617, 618, 614, 632, 639, 640,643,648,651,677,728,732. NOVIKOV, generale sovietico, 406. O'CARROL, ten. colonnello inglese, 244. O 'CONNOR Richard, generale in glese, 7, 20, 42, 48, 50, 59, 64, 88, 89, 90, 98, 102, 103, 108, 113, 305, 635,698. ODORICI Evidio, ten. colonnello, 589, 591. OLBRICH, colonnello tedesco, 96, 100, 104, 105, 132, 133, 134, 136, 230. O'MOORE CREAGH Michael, generale inglese, 44, 90, 237, 239, 244, 246, 249, 251, 253, 257, 260, 261, 264. PARDI Leopoldo, maggiore, 242, 261. PARONA, ammiraglio, 744. PAULUS Friedrich Wilhelm, generale tedesco, 149, 164, 169, 182, 186. PERUGINI Giacomo, colonnello, 135. PETAIN Henry-Philippe, maresciallo di Francia, 210. PIAZZONI Alessandro, generale, 349, 426, 583, 586, 591, 597, 599, 621, 623, 642, 643, 647, 670, 679, 681, 685,705,706. PITASSI MANNELLA E!mio, generale, 118, 130, 131. PIENAAR Dan, generale sudafricano, 469, 492, 498, 499, 527, 561 , 564, 566, 599, 609, 611, 614, 615, 617, 618,620. PIERUCCT Carlo, colonnello, 536, 734. POHL von, generale tedesco, 345. PONATH Gustav, ten. colonnello


892

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTF.NTRTONALE

tedesco, 101 , 103, 107, 111, 132, 134. POPE V.V., generale inglese, 405. POOLE V.H.E., generale inglese , 421 PRICOLO Francesco, generale, 19, 223, 224, 315, 316, 323, 327, 340, 342,436,361,362,380,384,385. PRITTWITZ Heinrich von, generale tedesco, 111 , 162. RASI-UD ALT EL-GAILANI, Primo ministro dell'Iraq, 206, 207. RAEDER Erich, Grande ammiraglio tedesco, 9, 68, 331. RAVENSTEIN Johannes von, generale tedesco, 230, 245, 251, 381, 424, 446, 454, 467, 479, 487, 511, 512, 514, 523, 529, 530, 532, 558, 559, 568, 571, 594, 595, 697, 606, 617. REID D.W. , generale inglese, 419, 421, 548, 549, 552, 553, 701, 709, 715. RIBBENTROP Joachim, ministro degli Esteri tedesco, 174. RICCARDI Arturo, ammiraglio, 9, 68, 171 , 173, 213, 226, 329, 331, 341, 378, 380. RJCHTOFEN von, generale tedesco, 202, 204. RIMINGTON Rex, generale inglese, 97, 98, 102. RINTELEN Enno von , generale tedesco, 13, 21, 25, 30, 35, 99, 115, 171, 173, 175, 215, 226, 227, 265, 266, 271, 272, 294, 296, 297, 299, 305, 307, 314, 342, 344, 345, 351, 359, 377, 379, 380, 384 , 507, 625, 663, 710, 763,765. RITCHIE Nei!, generale inglese, 551, 55~ 59~ 59~ 604,608,611, 61~ 614, 625, 632, 634, 640, 648, 654, 677, 685, 690, 694, 698, 700, 701 , 708,712,728, 729, 7321, 760. ROATTA Mario, generale, 12, 14, 19, 148, 173, 216, 222, 223, 264, 272, 275, 277, 279, 293, 297, 303, 344, 354, 674, 764. RO.M.MEL Erwin, generale tedesco, 7, ~ 1~ 16, 21,2~ 2~ 28, 3~ 33, 35,

36, 38, 41; 46, 50, 55, 66, 67, 79, 80, 82, 83, 85, 86, 90, 94, 97, 99, 105, 107, 110, 112, 118, 120, 126, 131, 132, 134, 140, 144, 146, 149, 156, 159, 160, 164, 165, 167, 169, 171 , 173, 174, 182, 185, 187, 194, 195,197,198,211,223, 23~ 23\ 236,245,247, 25~ 251,253, 25\ 259, 261, 262, 264, 267, 269, 273, 274, 279, 294, 298, 302, 308, 317, 328, 331, 334, 346, 347, 350, 354, 356, 358, 360, 369, 365, 367, 371, 374, 376, 381, 384, 407, 412, 414, 415, 417, 424, 436, 438, 441, 443, 446, 451, 453, 455, 463, 470, 471, 473, 479, 483, 484, 487, 495, 496, 498, 507, 509, 514, 523, 525, 529, 532, 541, 542, 552, 557, 562, 566, 571, 573, 586, 594, 595, 597, 598, 603, 606, 608, 609, 611 , 612, 615, 617, 621, 629, 631, 636, 637, 639, 641, 644, 646, 648, 651, 653, 654, 663, 670, 672, 677, 679, 684, 685, 686, 689, 698, 700, 701, 703, 709, 711, 714, 716, 717, 719, 720, 722, 726, 728, 729, 731 , 741, 759, 761, 763, 768. ROOSEVELT F. Delano, 131, 150, 152, 395 , 397. ROSI Ezio, generale, 756. ROSSI Carlo, colonnello, 541. ROWLEY H.A., cap. vascello inglese , 203. RUSSEL H.E., generale inglese, 239, 244, 245 , 250, 686. RUSSEL D., generale inglese, 420. SANSONETrI Luigi, ammiraglio, 69, 344, 354, 379. SANTORO Giuseppe, generale, 171. SANTAMARIA Mario, maggiore, 16, 97, 101. SAVORY Reginald, generale inglese, 239,240 . SCAGLIA Carlo, ten. colonnello, 349, 426. SCHRODER Ulrich, maggiore tedesco, 138. SCHWERIN Gerhard von, ten. colonnello tedesco, 97, 101, 104, 107, 111, 136.


INDICE DEI NOMI CJTATJ NEL T ESTO

SCHMUNDT Rudolf, colonnello tedesco, 14, 16. SCHLEUSSER, maggiore, 272. SCHMITf Artur, colonnello tedesco, 536,573,672,710,731,734. SCOBIE Ronald, generale inglese, 405, 415, 421, 470, 482, 483, 548, 580, 583, 586, 589, 591, 598, 599, 608. SCOTI-COCKBURN J., generale inglese, 420, 448, 450, 451, 470, 475, 481, 487, 527, 535, 571, 582, 597, 604,.614, 615, 715, 717,720,722 SCUERO Antonio, genera le, 215 , 764. SIMOVIC Dusan, generale jugoslavo,

68. SMUTS Jan Christian, feldmaresciallo e Primo m inistro dell'Unione sudafricana, 51. SODDU Ubaldo, generale, 213 SOMERVILLE James, ammiraglio inglese, 224, 335, 338, 339. SPATOCCO Carlo, generale, 16. STREICH Johannes, generale tedesco, 26, 28, 36, 50, 83, 86, 92, 97, 101, 104, 105, 110, 132, 134, 136, 140, 147, 162, 166,230,366. STEPHAN, ten. colonnello tedesco, 424,452,453,455,457, 487,559. STUDENT Kurt, generale tedesco, 175, 202, 205. SUEMMERMANN Max, generale tedesco, 424, 465, 513, 573, 579, 582, 618,639, 676. TEDDER Arthur \VI., maresciallo dell'Aria inglese, 238, 430, 431 , 516. TANUCCI NANNINI Fernando, ten. colonnello, 635, 642. TELLERA Giuseppe, generale, 52, 768. TERUZZI Attilio, generale e ministro delle Colonie, 148. TESEI Teseo, maggiore, 337. THOivtA Wilhelm von, generale tedesco, 294. TILLY J.C., generale inglese, 48. TORRIANO Arturo, generale, 719. TOSCANO Antonino, ammiraglio, 743.

893

TUKER Francis, generale inglese, 729. VAUGHAM E.W.D., generale inglese, 107. VALLETIA Vittorio, dirigente FIAT, 320. VALLENTIN C.M., generale inglese, 729. VEJTH Richarcl , generale tedesco, 709, 767. VTAN Philip, ammiraglio inglese, 695, 743, 744. \Y/ ALDAU Otto Hoffman von, generale tedesco, 328, 769. WATKlNS H.R.B., generale inglese, 420, 535. WAVEI.L Arch ibald P. , generale inglese, 10, 22, 24, 25, 42, 45, 52, 55, 88, 90, 97, 109, 113, 116, l18, 131, 152, 156, 185, 187, 189, 196, 198, 202, 204, 206, 210, 212, 235, 238, 249, 251, 253, 255, 258, 261 , 262,395, 396,398,402, 405. WECH1v1AR Irmfriecl von, ten . colonnello tedesco, 16, 91, 92, 96, l ll, 438, 439, 594, 596. WEICHOLD Eberhard, ammiraglio tedesco, 68, 172, 341 , 343, 345, 434. WESTPI-IAL Siegfried, 442, 513, 514, 541, 567, 569, 584, 586, 594, 595, 603,695. WEYGAND Maxime, generale francese, 421, 583, 585, 586, 588, 608, 619,685. WI-IITELEY John, generale inglese, 395. WILLISON A.C., generale inglese, 421, 583, 585, 586, 588, 608, 619, 685. WILSON Henry Maitlande, generale inglese, 44, 47, 48, 156, 212, 235, 237,399, 402,403,409. WIPPEL H .D., ammiraglio inglese, 203. ZAGLIO Pietro, generale, 16. ZAMBON Bartolo, generale, 16, 96, 107,136,168, 723. ZINGALES Francesco, generale, 722, 723, 762.



INDICE D EI PRINCIPALI COMANDI E UNITÀ CITATI NEL TESTO

Co mando Superiore Forze Armate Africa Settentriona le , 13, 15, 25, 26, 28, 30, 34, 38, 42, 67, 79, 85, 108, 11 2, 133, 141, 142, 182, 198, 216, 221, 222, 255, 269, 273, 279, 280, 293, 303, 304, 307, 308, 311 , 315, 317, 319, 325, 326, 350, 352, 358, 360, 362, 379, 382, 432, 471, 507, 510, 51 2, 532, 547, 552, 584, 626, 627, 629, 664, 666, 674, 676, 682, 695, 698, 69, 705, 711 , 717, 735,738,739,762, 765. Inte ndenza Supe ri ore Africa Settentrionale, 28, 79, 311, 312, 676,699.

ARMATI::

2• armata, 13. 4• armata, 13. 5' armata, 10, 13, 15, 148, 220, 221 , 311, 312, 313. 6 armata, 13, 220, 221. 10• armata, 10, 12, 15, 30, 46, 82, 101 , 110, 142,170, 221,625. Armata d'Africa, 216, 219, 220. Armata d'Egitto, 221. 1

CORPI D'ARMATA:

IV corpo,

68. VII corpo, 24. VITI corpo, 68. X corpo, 15, 16, 71, 85, 108, 220, 269, 311, 31 3, 322, 668, 674, 685, 689, 694, 696, 698, 701, 704, 706, 713,717, 719,720, 722,730, 741. x:n corpo, 307, 308, 347, 348, 362, 365, 371, 422, 425, 456, 164, 465, 485, 495, 511, 581, 583, 584, 588, 589, 591, 593, 598, 599, 601, 622, 632, 640, 642, 651, 653, 654, 668, 670, 674, 679, 681, 685, 686, 693, 694, 696, 698, 701, 703, 706, 713, 714,717,719,720,722,725, 741. Corpo d'armata di manovra (CAM), 306, 308, 347, 349, 352, 363,· 422,

425, 426, 428, 439, 495, 511, 525, 531, 592, 623, 637, 641, 647, 650, 651, 667, 670, 672, 674, 679, 685, 693, 694, 696, 704, 713, 714, 716, 717, 719, 723, 725,726, 762,765.

507, 625, 655, 681 , 706, 720,

509, 628, 665, 683, 710, 722,

DIVISIONI:

10' D .F. Piave, 269, 739. 16' D.f. Pistoia, 15, 16, 25, 52, 67, 79, 144, 158, 166, 198, 220, 221, 2-10, 268, 269, 275, 300, 301, 307, 308, 317, 318, 322, 348, 349, 363, 376, 370, 377, 425, 464·, 484, 495, 525, 579,583, 58~ 58~ 591,592, 612, 614, 615, 622, 624, 634, 637, 640, 641, 643, 653, 654, 667, 669, 677, 679, 680, 682, 684, 686, 689, 693, 699, 706, 709, 713, 725, 726, 730, 739, 760. 25·' D.f. Bologna, 15, 16, 25, 39, 52, 67, 79, 144, 158, 220, 221 , 230, 240, 269, 275, 278, 304, 307, 308, 322, 348, 349, 363, 365, 367, 370, 425, 463, 464, 481, 482, 485, 495, 579, 584, 586, 589, 593, 598, 599, 601, 608, 612, 618, 637, 640, 641, 643, 644, 654, 669, 672, 680, 685, 689, 699, 700, 704, 705, 713, 725, 739,760. 27' D.f. Brescia, 15, 16, 25, 28, 39, 52, 67, 79, 83, 90, 91, 95, 99, 102, 104, 107, 108, 110, 111, 113, 132, 135, 137, 140, 141 , 144, 146, 156, 159, 166, 168, 220, 221, 240, 268, 269, 275, 300, 301, 308, 318, 322, 323, 348, 349, 365, 367, 370, 377, 425, 584, 654, 669, 670, 672, 677, 680, 682, 685, 686, 688, 689, 693, 700, 706, 709, 713, 725, 726, 730, 739, 760. 55· D.f. Savona, 16, 25, 52, 67, 79, 158, 221, 230, 246, 269, 275, 301, 307, 308, 343, 363, 422, 426438,


896

LE OPERAZIOJ\I IN AFRICA SE1TF.NTRJONALE

439, 464, 531, 536, 537, 541, 542, 558, 561, 570, 644, 673, 732,736, 737, 760. 60' D.f. Sabratha, 16, 25, 158, 220, 222, 269, 302, 308, 365, 579, 719, 725, 739, 760. 101' D.mot. Trieste, 113, 114, 148, 220, 269, 299, 300, 302, 304, 306, 308, 309, 320, 347, 349, 351, 367, 426, 428, 438, 439, 456, 464, 485, 525, 530, 532, 562, 581, 586, 588, 589, 591, 593, 612, 618, 619, 622, 625, 628, 631, 637, 641, 643, 644, 647, 648, 651, 654, 665, 667, 670, 679, 682, 684, 686, 691 , 693, 697, 699 , 701, 705, 706, 709, 711, 713, 716, 723, 725, 726, 730, 738, 740, 761. 102' D.mor. Trento, 25, 31, 38, 52, 67, 79, 85, 88, 99, 108, 113, 135, 136, 140, 141 , 144, 156, 159, 160, 164, 166, 168, 220, 233, 240, 269, 275, 300, 301, 304, 306, 309, 317, 322, 347, 349, 351, 365, 366, 377, 422, 425, 464, 579, 583, 589, 591, 592, 611, 618, 633, 634, 641, 654, 667, 669, 670, 672, 677, 679, 680, 682, 684, 688, 689, 693, 699, 700, 703, 705, 709, 713, 716, 722, 725, 730,738,739,760. 131' D.cor. Centaum, 269, 739. 132• D.cor. Ariete, 8, 14, 16, 19, 25, 28, 29, 31, 33, 39, 46, 52, 55, 67, 79, 82, 83, 85, 91, 94 , 96, 99, 100, 104, 113, 120, 132, 139, 141, 144, 145, 156, 159, 164, 166, 168, 220, 229, 240, 269, 274, 275, 301, 306, 308, 319, 322, 347, 351, 363, 366, 426, 428, 438, 439, 447, 448, 450, 454, 456, 464, 467, 469, 471, 485, 492, 495, 499, 501, 503, 504, 512, 523, 525, 530, 532, 549, 558, 559, 562, 564, 566, 567, 570, 571, 573, 584, 595, 596, 599, 601, 604, 608, 612, 614, 617, 619, 623, 628, 631, 633, 637, 641, 644, 647, 648, 650, 651 , 654, 665, 667, 670, 679, 680, 682, 684, 686, 693, 697, 699, 701 , 705, 706, 711, 712, 716, 723, 725, 726, 738, 740, 741, 761, 762, 764,

766. 133' D.cor. Littorio, 269, 354, 627, 649, 739. REGGIMENTI:

15" fanteria Savona, 424, 536, 541. 16" fanteria Savona, 424, 536, 541, 544. 19' fanteria Brescia, 425, 700. 20• fanteria Brescia, 162, 425, 682, 685, 700. 27' fanteria Pavia, 425, 688, 700. 28' fanteria Pavia, 425, 700. 39' fanteria Bologna, 158, 425, 643, 579,589, 594,700. 40' fanteria Bolognct, 158, 425, 536, 579,583, 589,591 ,700. 61' fanteria Trento, 99, 135, 136, 233, 249, 425, 700. 62• fanteria Trento, 137, 191, 233, 349, 425, 700, 716. 65' fanteria Trieste, 349, 586, 589, 591 , 623,700,704,716. 66• fanteria Trieste, 349, 586, 589, 591 , 623,670,700, 709,712, 716. 86• fanteria Sabratha, 579. 7° bersaglieri, 135, 141, 156, 160, 349, 425, 685, 700, 716, 641. 8° bersaglieri, 156, 191, 193, 320, 321, 349, 426, 448, 450, 497, 610, 611 , 615,686,700, 715. 9° bersaglieri, 349, 426, 581, 583, 588, 589, 591, 623, 670, 679, 680, 686,706,716,741. 4' fanteria carrista, 274. 32' fanteria carrisra, 139, 167, 349, 426, 700. 132" fanteria carrista, 320, 321, 349, 426, 448, 497, 504, 610, 611, 614, 615,686,699, 723. l ' artiglieria celere, 133, 318, 435, 583, 700. 2' artiglieria celere, 108, 133, 141, 156, 164, 198, 242, 261, 318, 424, 536,537. 3' artiglieria celere, 318, 425, 700. 12• aitiglieria Savona, 318, 424, 537. 21' artiglieria Trieste, 349, 426, 586, 591, 623, 700. 26' artiglieria Pavia, 318, 425, 700.


INDICE DEI l'RlNCIPAl.l CO~L.\NDI E UNITÀ CITATI NEL TESTO

46• artiglieria Trento, 99, 135, 156, 318,349, 425, 700. 132' artiglieria Ariete, 164, 318, 320, 321,349,426, 611, 700. 205" artiglieria Bologna, 318, 425, 463, 481, 700. RAGGRUPPAMENTI O',\.RTIGUERJA:

16' artiglieria di corpo d'armata, 144,156,317,425,481,700. 24• artiglieria di corpo d 'armata, 133, 317,348,425, 700. 5• artiglieria d'armata, 317, 319, 348, 425, 700. 8' artiglieria d'armata, 425, 700. 340' artiglieria guardia a lla frontiera , 317, 348,425,700. RAGGRUPPAMENTI TAmC1:

colonna Montemurro, 99, 100, 105, 109, 112,156,197,246,253. colonna Fabris, 91, 94, 99, 104, 105, 109. colonna Pollini, 623. colonna Santamaria, 24, 26, 99, 100, 102, 104, 109, 159. raggruppamenLO esplorante CAM, 426, 473, 525, 584, 586, 612, 616, 624, 628, 632, 635, 636, 642, 644, 679, 762. gruppo battaglioni Giovani fascisti, 635, 699, 762. R. iv!ARIN,1: l> divisione navale, 69. 2' divisione navale, 69, 70, 378. 3' divisione navale, 69. R.

AERON1IU17CA:

5' squadra aerea, 10, 12, 20, 21, 33, 66, 79, 113, 158, 172, 230, 278, 324, 326, 351, 355, 361, 362, 400, 432,552,649,696. 13' divisione aerea Pegaso, 79, 158. 14' brigata aerea Rex, 79. 1° stormo da caccia, 19, 324: 2° stormo eia caccia, 324. 52° stormo da caccia, 324. . 8° stormo da bombardamento, 324. 13° stormo eia bombardamenco, 324.

897

30° stormo eia bombardamento, 324. Forze armate tedesche Panzergruppe Ajrika, 7, 307, 308, 313, 347, 349, 351, 352, 355, 363, 377, 379, 381, 384, 422, 424, 438, 439, 442, 452, 455, 464, 473, 482, 507, 509, 570, 586, 588, 592, 594, 597, 601, 611, 612, 617, 618, 621, 622, 624, 626, 628, 631, 633, 637, 640, 641, 644, 647, 648, 650, 654, 665, 667, 669, 670, 673, 677, 679, 683, 685, 688, 689, 691, 692, 695, 696, 698, 705, 709, 712, 714, 720, 722, 725, 726, 732, 734, 735, 763, 767, 768. Deutsches Afrikako,ps (DAK), 8', 24,

w,~,~' ~'~,6~~, ~.~. 90, 9~ 94,105, 11~ 113, 120,131, 135, 136, 139, 141, 144, 146, 149, 150, 15~ 167, 16~ 172,185,194, 197, 198, 222, 227, 229, 233, 245, 247, 250, 251, 255, 267, 271, 273, 279, 296, 300, 304, 307, 308, 311, 315, 317, 319, 321 , 327, 347, 351, 410, 414, 422, 424, 428, 439, 442, 446, 452, 455, 463, 467, 471, 473, 475, 479, 481, 485, 490, 495, 497, 500, 501, 506, 507, 409, 511, 51, 523, 524, 530, 535, 537, 542, 547, 548, 554, 559, 561, 562, 567, 569, 579, 580, 592, 595, 598, 601, 603, 608, 617, 622, 625, 631, 636, 637, 640, 643, 647, 648, 650, 654, 664, 670, 672, 676, 679, 686, 688, 689, 691, 694, 696, 698, 704, 706, 711, 712, 714, 716, 720, 722, 723, 726, 741,761, 765,766. 5' divisione leggera, 16, 26, 28, 29, 31, 45, 46, 79, 82, 83, 85 , 86, 91 , 96, 99, 101, 104, 107, 110, 111, 113, 133, 134, 136, 137, 141, 145, 156, 158, 160, 162, 166, 167, 185, 221, 233, 238, 240, 243, 245, 246, 249,250,253, 273,275,307, 308. 90• divisione leggera, 308, 598, 611, 618, 622, 625, 632, 634, 637, 640, 651, 669, 709, 714, 717, 722, 730, 731, 767.


898

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

15' Panzerdivision, 30, 31, 35, 36, 38, 45, 46, 93, 113, 115, 141, 144, 148, 149, 156, 159, 162, 164, 166, 168, 186, 198, 221, 230, 233, 238, 240, 243, 245, 247, 250, 253, 264, 273, 275, 307, 308, 347, 351, 363, 367, 411, 424, 442, 452, 453, 455, 456, 464, 468, 471, 473, 475, 479, 481, 484, 485, 487, 490, 491, 495, 498, 501, 504, 513, 516, 523, 530, 532, 559, 560, 567, 569, 571, 573, 584, 594, 596, 599, 601, 604, 606, 608, 609, 611, 611, 712, 615, 617, 619, 622, 625, 633, 634, 640, 646, 686,688,711,717, 730,765. 21' Panzerdivision, 307, 308, 347, 351, 355, 356, 367, 378, 424, 426, 439, 446, 452, 464, 465, 467, 471, 475, 479, 484, 485, 487, 488, 495, 497, 501, 503, 505, 516, 527, 529, 532, 536, 559, 560, 567, 569, 571, 586, 594, 597, 599, 601, 602, 604, 608, 609, 611, 612, 614, 616, 617, 621, 622, 624, 633, 634, 640, 645, 683,711, 717,720,730, 765 . D.f.z.b. V. Afrika, 307, 308, 347, 351, 355, 361, 363, 365, 367, 422, 424, 428, 455, 564, 482, 484, 485, 495, 496,579,585,584, 598. 2' Luf(/loue, 345, 442, 644, 663, 675, 692. 4• Luftflotte, 202. II Fliegerk01ps, 345, 675. VIII Fliegerkorps, 172, 202, 203. X Fliegerko1ps, 19, 21 , 28, 49, 69, 70, 115, 144, 170, 172, 173, 205, 275, 327, 329, 336, 342, 345, 347, 354, 377,n 441. Xl Fliegerkorps, 175, 202.

Forze annate britanniche 8· armata, 409, 410, 420, 444, 445, 463, 468, 471, 506, 509, 513, 516, 517, 534, 549, 551, 556, 558, 598, 603, 612, 621, 532, 651, 654, 675, 695, 714, 767.

422, 483, 528, 560, 633, 731,

428, 492, 530, 563, 640, 765,

Western Desert Force, 186, 195, 236,

237, 238, 250, 253, 260, 356, 359, 409, 414. XIII corpo d'armata, 20, 44, 52. 13° corpo, 409, 410, 412, 414, 417, 419, 420, 447, 451, 468, 471, 475, 482, 483, 493, 515, 517, 526, 529, 535, 554, 558, 571, 583, 585, 596, 597, 599, 604, 616, 677, 685, 689, 695,701,717,722,726,729. 30° corpo, 409, 410, 415 417, 419, 420, 422, 443, 446, 448, 451, 454, 463, 465, 469, 470, 482, 484, 487, 491, 492, 495, 499, 500, 506, 513, 517, 526, 527, 529, 534, 562, 564, 570, 599, 609, 611, 621, 632, 640, 677, 731,733,766. I corpo australiano, 22, 44, 47. 6• D.f. britannica, 22, 43, 44, 151, 188, 364,378,397,402,407. 50' D.f. britannica, 51, 359, 382, 397, 398,402, 403. l" D.cor. britannica, 52, 410, 414, 633,708, 712, 728, 729. 2' D.cor. britannica, 42, 45, 49, 53, 83, 88, 89, 97, 98, 102, 103, 397, 441 , 471, 555. 4• D.cor. britannica, 22, 43, 80. 6· D.cor. britannica, 53. 7" D.cor. britannica, 22, 42, 44, 50, 51 , 80, 84, 184, 188, 230, 236, 240, 243, 246, 247, 251, 253, 257, 261, 350, 356, 359, 373, 382, 397, 402, 410, 411, 416, 417, 419, 420, 441, 443, 448, 454, 456, 463, 467, 1,11, 473, 475, 482, 483, 487, 493, 496, 498, 502, 505, 506, 512, 517, 523, 526, 534, 562, 571 , 596, 599, 604, 608, 609, 610, 612, 615, 619, 631, 632, 636, 639, 643, 677, 684, 701, 708, 709, 712,714,728, 759. 8' D.cor. britannica, 52. 9' D.cor. britannica, 52. 10' D.cor. britannica, 52, 691. l ' D.cav. britannica, 43, 44, 52, 212. 4• D.f. indiana, 43, 44, 188, 212, 230, 237, 239, 240, 247, 350, 358, 373, 397, 402, 411, 414, 419, 420, 422, 429, 441, 529, 532, 542, 547,


INOTC~ 0111 PRINCIPALI COMANDI E UNlTÀ CCT,\11 NEI. TESTO

632, 634, 643, 677, 682, 685, 688, 701,728,729,766. 5' D.f. indiana, 43, 44, 391, 402, 407. 8" D.f. indiana, 406. 10• D.f. indiana, 207, 406. 11> D.f. africana, 43, 44. 12' D.f. africana, 43, 44. 2' D.f. neozelandese, 42, 44, 188, 378, 419, 420, 517, 529, 534, 543, 558, 567, 580, 582, 586, 589, 592, 597,604,608, 609,614. 6' D,f. australiana, 43, 45, 64, 130, 188. 7' D.f. australiana, 43, 45, 103, 117, 118, 151,188,212 8' D.f. australiana, 43, 44, 364. 9' D.f. australiana, 45, 49, 52, 89, 98, 100, 102, 103, 116, 130, 188, 354, 364, 373, 404, 405. l' D.f. sudafricana, 43, 44, 47, 51 , 359, 373, 38;2, 410, 415, 419, 420, 444, 446, 447, 454, 455, 469, 473, 477, 485, 492, 496, 498, 503, 515, 517, 527, 563, 564. 2" D.f. sudafricana, 51, 359, 378, 382,419,421,529,632,677,733. 22" Brigata delle Guardie, 184, 188, 189, 195, 19~ 23~ 241, 247,248, 356, 359, 410, 419, 485, 491, 562, 636, 640, 646, 665, 677, 701, 709, 711,714, 716,719,728. 14' B.f. britan nica, 202, 364, 421, 477; 585, 608. 16' B.f. britannica, 188, 364, 405, 421,477. 23' B.f. britannica, 364, 421, 477, 668. 150" B.f. britannica, 633. l ' B.cor. britannica, 633 . 2' B.cor. britannica, 188, 708, 729. 3' B.cor. britannica, 48, 52, 82, 83, 88,89, 97, 102, 119,188. 4• B.cor. britannica, 44, 237, 239, 240, 242, 246, 249, 250, 253, 260, 261, 373, 410, 414, 417, 419, 443, 446, 447, 451, 453, 455, 465, 467, 471,475,481, 48~ 485, 488,493, 499, 512, 515, 527, 562, 564, 566, 567, 571, 596, 597, 604, 609, 610,

899

615, 616, 619, 621, 632, 635, 636, 646,665,685,686,688,708. 7" B.cor. britannica, 44, 188, 189, 193, 195, 196, 239, 240, 244, 247, 249, 250, 261, 410, 420, 444, 447, 451, 455, 460, 482, 484, 488, 489, 493, 496, 499, 512, 515, 526, 528, 571. 22' B.cor. britannica, 410, 414, 420, 443, 444, 447, 448, 450, 451, 454, 455, 467, 471, 475, 481, 482, 485, 489, 490, 493, 497, 504, 512, 515, 526, 528, 535, 571, 582, 596, 604, 610, 632, 708, 712, 714, 716, 720, 722, 728, 729. l' B.carri britannica, 373, 410, 535, 560,604,608,677,764. 32" B.carri britannica, 364, 410, 421, 477,582, 585,586,598,606. 4• B.cav. britannica, 207. 1° grnppo sostegno britannico, 729. 2° gruppo sostegno britannico, 48, 82, 102. 7° gruppo sostegno britannico, 235, 240, 244, 258, 411, 420, 482, 483, 488, 490, 493, 498, 499, 505, 524, 526, 528, 562, 609, 677, 685, 712, 713, 720, 722, 729. 2' B.f. australiana, 52, 130, 160. 18 ' B.f. australiana, 67, 103, 117, 130, 138, 160,166,188,359,404. 19' B.f. australiana, 202. 20' B.f. australiana, 52, 130 133, 160, 364. 21'' B.f. australiana, 212. 24· B.f. australiana, 52, 103 , 130, 160, 364, 405. 26' B.f. australiana, 130, 160, 165, 364. 2" B.f. indiana, 207. 3' B.mot. indiana, 52, 98, 102, 104, 107. 5" B.f. indiana, 212, 411, 420, 529, 548, 646, 677,682, 686,704,705. 7' Bf. indiana, 358, 411, 420, 444, 529, 542, 544, 547, 548, 559, 561, 570, 629, 646, 677, 682, 686, ·704. 11' B.f. indiana, 239, 247, 249, 358, 411, 420, 444, 548, 634, 636, 639, 642, 646.


900

LE OPERAZlONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

16' B.f. indiana, 372. 20' B.f. indiana, 207. 21' B.f. indiana, 207. 29' B.f. indiana, 372, 419, 421. 38' B.f. indiana, 372, 633. 4• B.f. neozelandese, 202, 420, 515, 534. 535, 543, 548, 580, 581, 582, 586, 599,619. 5• B.f. neozelandese, 202, 420, 534, 543, 548, 558, 559, 567, 595, 629, 640, 677,686,733. 6 B.f. neozelandese, 420, 483, 485, 491, 498, 500, 515, 534, 535, 543, 580, 581, 586, 588, 593, 604 606, 616, 619. l' B.f. sudafricana, 420, 444, 447, 467, 469, 470, 483, 485, 491, 492, 499, 505, 506, 526, 527, 562, 564, 566, 571, 596 599, 608, 610, 614, 615,618,619,632,635,646,677. 2• B.f. sudafricana, 373, 421, 632. 3' B;f. sudafricana, 421, 733. 4• B.f sudafricana, 421, 733. 2

5' B.f. sudafricana, 420, 444, 447, 469, 470, 481, 483, 485, 487, 489, 490, 493, 496, 501, 503, 506, 517, 563, 564, 614. 6' B.f. sudafricana, 421, 483, 733, 736. l' B. polacca, 44, 188, 364, 404, 421, 477,677,679,686. l ' B. francesi liberi, 737.

Medil'erranean Fleet, 70, 112, 116,

140, 150, 152, 203, 204, 224, 229, 238, 334, 338, 399, 430, 673, 695, 739. Forza A, 203. Forza B, 153, 203. Forza C, 153, 203. Forza D, 203. Forza H, 335, 337, 339, 343. Forza K, 342, 378, 695. Forza X, 335, 337, 338.


INDICE DEI PRINCIPALI TOPONIMI CITATI NEL TESTO

Abiar et-Amar, 434, 436, 487, 492. Abiar en -Nbeidat, 479, 492, 495,

496,623. Acroma , 103, 133, 135, 137, 139,

156, 159, 161, 347, 434, 463, 635, 694. Addis Abeba, 68. Aden, 401. Agedabia, 16, 22, 31, 33, 36, 45, 62, 80, 83, 85, 86, 89, 91, 92, 94, 97, 99, 100, 110, 135, 142, 303, 313, 352, 353, 412, 512, 528, 549, 553, 603, 649, 663, 668, 670, 674, 676, 681, 683, 691, 694 703, 704, 706, 708, 711, 713, 716, 717, 719, 720, 723,725,729,730,738,763,767. Ain el-Gazala, 31, 91, 99, 102, 110, 135, 137, 142, 144, 149, 157, 158, 169, 182, 267, 277, 296, 303, 305, 307, 310, 311, 316, 325, 347, 349, 352, 363, 381, 463, 603, 648, 650, 651, 654, 663, 664, 666, 670, 672, 676, 677, 684, 686, 691, 732, 762, 767. Alam Abu Dihak, 250. Alam Battuna, 385. Alam el-Fak.hir, 251. Alam el-Mgad, 725. Alam es-Safa, 357. Alam Hamza, 677, 679, 680, 682, 686,760. Alessandria, 32, 69, 70, 103, 113, 118, 153, 189, 200, 223, 224, 226, 266; 267, 276, 277, 326, 334-, 335, 350,422,695,696,743,745. Amba Alagi, 68. Amiriya, 359. Antelat, 48, 50, 86, 89', 91, 96, 97, 101, 708, 709, 712, 714, 722, 723, 725. Apollonia, 230. Archenu, 56. Ardebil, 406. Asmara, 68, 397. Atene, 44, 47, 118, 377, 384. Auenat, 56. AugHa, 553.

Bagdad, 205, 206. Barce, 47, 50, 56, 88, 89, 95, 100,

102, 104, 137, 140, 157, 313, 316, 353, 473,552,704,706,708,729. Bardia, 22, 46, 112, 114, 117, 141, 150, 156, 159, 161, 184, 187, 189, 193, 197, 232, 238, 247, 250, 77, 307, 34-7, 377, 412, 415, 417, 419, 434, 455. 463, 465, 512, 515, 530, 536, 537, 542, 543, 546, 548, 562, 567, 571, 573, 595, 625, 629, 631, 669, 672, 673, 711, 723, 731, 735, 737, 747. Bassora, 206, 207, 397. Baten Bel Cor, 611, 623. Beda Fomm, 22, 44, 52, 107, 110, 148,706, 711,712,719,725,731. Beda Littoria, 436, 694, 704. Belandah, 720. Belgrado, 68, 383. Belhamed, 434, 436, 473, 479, 484, 487, 499, 501, 579, 581, 583, 586, 588, 593, 598, 599, 601, 604, 606, 616, 617, 619, 622, 625, 637, 639, 647, 650, 744. Bengasi, 12, 22, 24, 31, 36, 39, 41, 45, 46, 48, 51, 55, 79, 80,86,8,95, 97, 99, 104, llO, 117, 119, 141 , 142, 156, 157, 169, 170, 186, 230, 255, 265, 270, 272, 274, 275, 278, 283, 297, 299, 311, 313, 315, 319, 342, 345, 346, 354, 355, 378, 380, 412, 422, 432, 473, 512, 528, 532, 556, 627, 663, 669, 677, 681, 68{ 694, 696, 697, 700, 701, 703, 709, 711,713,721,731,739,742, 744. Benina, 47, 529, 704, 709, 710. Berka, 157. Berlino, 13, 16, 20, 30, 32, 36, 40, 67, 92, 93,136,141,150,166, 16~ 171 , 174,226, 228, 442,512,763. Berta, 104, 306, 319, 347, 426, 473, 680, 681, 684, 689, 691, 694, 695, 701, 704 , 705. Bir Betruna, 363. Bir Belamed, 96. Bir Berraneb, 506, 526, 597, 621,


902

LE OPERAZIONI IN AfKICA SE'JTENTRJONALE

624, 632. Bir Ben Gania, 91, 96, 99, 100, 104. Bir Bu Asatein, 464, 604, 611 , 612, 618. Bir Bu Creimisa, 434, 479, 485, 487, 493, 500, 503, 507, 511, 523, 580, 582, 586, 601, 603, 604, 606, 610, 612, 614, 618, 622, 624, 634, 637, 640,641,643,647. Bir Bu Hamar, 464. Bir Bu .Meliha, 465, 471. Bir Cahela, 28. Bir Dufan, 21. Bir el-Chleca, 434, 490, 496, 512, 535, 543,596,598, 604,609. Bir el-Dara, 526. Bir el-Dleua, 444. Bir el-Faras, 157. Bir el-Garsa, 633. Bir e l-Ginn, 726. Bir el-Giasc, 168. Bir el-Giaser, 484. Bir el-Gobi, 127, 366, 382, 415, 426, 438, 441, 443, 448, 450, 451, 454, 456, 464, 467, 470, 483, 485, 492, 495, 497, 499, 506, 511, 517, 525, 567, 570, 571, 583, 592, 596, 625, 626, 628, 629, 632, 634, 637, 639, 643, 646, 648, 651, 664, 665, 692, 761, 762. Bir el-Haiad, 485, 500, 504, 526. Bir el-Haleizin, 490. Bir el-Hamarin, 453, 570. Bir el-Hariga, 543, 548. Bir el-Kenayis, 260. Bir el-Meclauuar, 164, 166, 168. Bir el-Reghem, 485, 499, 637. Bir el-Reghem el-Garbi, 496, 526. Bir esc-Scenuner, 28. Bir esc-Sceferzen (o Sheferzen), 64, 189, 444, 512, 515, 523, 532, 542, 543,560,562, 570,628,629. Bir es-Suera, 39, 82, 83, 720, 723. Bir Gibni, 439, 443, 444, 453, 455, 468, 622. Bir Ghirba, 495, 541, 542, 544, 546, 548, 561, 566, 567, 570, 595, 599, 629, 731. Bir Habata, 187, 196, 230, 237, 242, 260, 356, 359, 444, 513, 530, 532,

561. Bir Hache im, 352, 364, 366, 382, 426, 438, 456, 464, 485, 525, 549, 646,670. Bir Hafid, 189, 233, 244, 246, 250, 261. Bir Halegh el-Eleba, 677, 686, 695. Bir Misheifa, 411 , 414 , 419, 422 , 529, 556. Bir Musaicl, 189, 193, 195, 233, 236, 243, 247, 249, 251, 253, 363, 542, 543,548,558, 568,569. Bir Salem, 541 , 589, 592, 633. Bir Sherif, 134, 135, 138, 169. Bir Sciafsciuf, 434, 487, 597, 599, 604, 615, 621, 624. Bir Sofafi, 184, 185, 199, 240, 253, 356,444. Bir Taieb el-Esem, 469, 527, 532, 562, 566, 567, 571, 596, 599, 632, 635,646. Bir Tengecler, 91, 95, 100, 101, 104, 105,110,549, 694, 701,709. Bir Temrad, 677, 680; 685, 688. Bir Thala.ta, 356, 422. Biserta, 173, 174, 219, 225, 227, 228, 265, 266, 274, 277, 297, 331, 344, 347, 409, 663, 673. Bomba, 31, 52, 95, 99, 100, 273. Bon (capo), 742, 743. Bona, 331. Brennero, 227, 228, 265, 292. Brindisi, 344, 696, 742. Bu Alluse, 670. Bu Amud, 464, 582. Buerat, 15, 314, 692. Bu Etla, 552, 553. Bug Bug, 184, 185, 199, 240, 356. Bug el-Arab, 359. Cairo, 32, 41, 50, 90, 116, 118, 206, 256, 257, 276, 326, 350, 374, 398, 409, 431, 481, 516, 554, 556, 633, 714. Capuzzo (ridotta), 112, 158, 184, 186, 189, 193, 197, 233, 236, 238, 245, 246, 249, 251, 264, 307, 355, 412, 415, 531, 537, 542, 544, 548, 558, 560, 566, 571, 573, 594, 595, 733. Carmuset Beludeah, 477, 482, 579,


INDICE 01!1 PRINCIPALI TOPONIMI C ITATI NEL'J'llSTO

582, 583. Castel Benito, 21, 157. CasLellebia, 703, 705. Catania, 19. Charruba, 98, 704, 706. Charrubet ez-Zghe ma t , 599, 609, 610. Chaulan, 303, 681. Cheren, 11 , 43, 46, 51, 55, 68. Cho r el-Bida n, 722, 723. Cipro, 175, 186, 205, 210, 212, 225, 227, 228, 399, 403, 633. Cirene, 97, 100, 207, 306, 307, 315, 326, 345, 346, 353, 692, 694, 695, 699, 709. Creta, 328, 331,334,404,431,676. Cufra, 16, 56, 58, 59, 67. Cussabat, 14, 15. Dakar, 229. Delta del Nilo, 39, 41, 113, 172, 173, 185, 21 9, 22&, 223, 276, 350, 359, 400. De r el-Hamra, 187, 199, 355. Dcrna, 33, 34, 38, 46, 80, 91 , 94, 95, 98, 104, 107, 110, 119, 120, 135, 142, 144, 149, 157, 158, 161, 170, 236, 265, 303, 305, 308, 311, 313, 316, 342, 422, 664, 670, 672, 676, 680, 684, 690, 693, 696, 697, 701, 704,708,722,742,760. cd-Daba, 230, 359, 382, 422. ed-Duda, 415, 416, 434, 446, 475, 482, 483, 487, 484, 517, 528, 580, 581 , 585, 587, 589, 591, 597, 599, 604, 606, 608, 609, 611, 61-1, 617, 619, 632, 634, 637, 639, 640, 647, 650. el-Abiar, 89, 90, 97, 98, 100, 157, 316, 478, 680, 681, 694, 704, 705 706, 708, 710. el-Adem, 52, 103, 104, 110, 112, 127, 129, 133, 198, 236, 246, 348, 365, 415, 416, 446, 463, 464, 473, 484, 511, 532, 562, 571, 583, 589, 512, 594, 603, 608, 614, 628, 629, 632, 634, 635, 637, 641, 643, 647, 648, 654 , 665, 667, 760. el-Agheila, 16, 22, 25, 26, 28, 31, 36, 40, 45, 51, 55, 64, 83, 85, 107, 150, 352, 353, 556, 669, 690, 692, 694,

903

711, 716, 719, 725, 727, 729, 730, 741. cl-Alamein, 295, 359. e l-Cheima, 670, 671. el-Cuasc, 441, 444, 448, 562. el-Ergh, 553. cl-Ftèiah, 691 . e l-Garn el Grein, 64, 184. el-Giof, 59, 61. el-Gtafia, 714, 716. e l-Haseiar, 91, 714, 716, 719, 720. el-Hauwari, 56, 61. el-Magrum, 50, 88, 92. c l-Mechili, 36, 46, 52, 80, 86, 92, 95, 96, 98, 105, 107, 109, 127 , 236, 296, 303, 306, 417, 434, 473, 549, 557, 680, 681, 684, 689, 692, 693, 696, 697, 700, 701, 703, 704, 708, 709, 712, 722, 760. el-Mugtaa, 26, 28, 39, 48, 50. el-cl-Qatt.ara (depressione di), 549. Eluet el-Hamra, 444. cn-Nofilia, 16, 21 , 24, 26, 46, 99. es-Seghira, 33, 39. et-Tag, 56, 59, 61. ez-Zuetina, 90, 94, 712. Fort Archambault, 58. Fort Lamy, 58. Fuka, 154. Gabès, 227. Gabr Meliha , 525. Gabr Saleh, 415, 417, 438, 439, 441 , 443, 444, 446, 452, 456, 463, 465, 467, 469, 471, 473, 475, 482, 483, 485, 523, 528, 531, 534, 567, 570, 628, 629. Gambut, 159, 292, 325 , 349, 360, 365, 367, 434, 441 , 446, 452, 455, 482, 484, 485, 495, 534, 537, 542, 548, 567, 568, 595, 597, 618, 631, 633,637. Garian, 16, 158. Gasr e l-Abd, 253, 444, 529, 532, 534, 558, 559,562, 569,594, 766. Gasr el-Arid, 366, 465, 491, 500, 596, 599, 604 631, 633. Gasr el-Cleicha, 158, 164, 348. Ga udo, 55, 70. Gerawla, 154. Gerrari, 681, 703.


904

LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'ITENTRIOĂŹNAI.E

Ghemines, 91, 701, 712. Gialo, 52, 56, 62, 64, 67, 352, 354, 411, 417, 419, 512, 458, 549, 553, 649, 663,669,704. Giarabub, 16, 30, 55, 56, 62, 64, 66, 67, 114, 116, 127, 141, 144, 184, 276, 352, 411, 417, 419, 422, 456, 548,549, 552,559,560. Gibilterra, 155, 224, 335, 337, 338, 341,343,744,745. Gibuti, 397. Gicherra, 553. Got en-Nbeidat, 434, 619. Giof el-Matar, 713, 716, 720, 722, 726,729. Habbanya, 205, 207. Hafid Ridge, 243, 244, 260. Hagfet el-Gueitinat, 525, 635, 646. Hagfet el-Haiad, 483. Hagfet el-Hareiba, 493, 497, 499, 500,506,525,559. Hagfet en-Nadura, 609, 614. Hagfet en-Ndeza, 592, 666. Hagfet es-Sciomar, 485, 616. Halfaya (passo di), 112, 114, 184, 185, 189, 193, 196, 198, 199, 233, 236, 238, 248, 251 , 253, 258, 261, 356, 363, 419, 419, 441, 444, 464, 529, 532, 536, 541, 549, 558, 559, 561, 646, 671, 673, 710, 711 , 731, 732,734,735,737, 760. Hareifat en-Nbeidat, 490, 500, 501, 604. Homs, 14, 16, 19, 157, 347, 714, 719. La Goletta, 225. La Spezia, 10, 69. La Valletta, 329, 335, 337, 339, 343. Londra, 42, 47 , 50, 88, 117, 118, 151, 200, 211, 334, 338, 339, 374, 395, 396, 398, 403, 404, 409, 431, 455. Maaten Becleibat, 723, 724. Maaten Belhamed, 464, 599, 601. Maaten Bescer, 83. Maaten Giofer, 28, 83, 85, 719, 720, 723, 725, 760. Maddalena (ridotta), 64, 184, 412, 417, 436, 438, 441 , 443, 444, 463, 513, 515, 517, 528, 530, 532, 534,

554,556,558,629, 632. Malta, 19, 20, 51, 70, 117, 152, 170, 172, 173, 175, 186, 205, 235, 325, 327, 332, 334, 339, 342, 346, 347, 378, 695, 743. Maracla, 22, 25, 26, 31, 36, 39, 40, 45, 52, 56, 62, 83, 352, 353, 669, 690, 692, 704, 711, 719, 720, 723, 725, 730. Maraua, 694, 703, 704, 705. 47, 102, 104,347. Marsa el-Brega, 33, 38, 40, 52, 80, 82, 83, 85, 88, 9", 107, 704, 719, 720,725, 726,760,768. Marsa el-Hilal, 34. J\farsa Lucch, 347. Marsa Matruh, 22, 49, 64, 112, 113, 115, 117, 142, 155, 185, 230, 276, 356, 358, 359, 381, 382, 411, 419, 436 527. Martuba, 101, 303, 307, 317, 347, 453,680,693,694. Massaua, 397. Matapan (capo), 55, 70, 203. Mellaha, 158. Menastir, 567, 568, 595. Merano, 10, 68. Messina, 743, 744. 10. Misurata , 13 , 16, 21, 38, 99, 145, 158, 314,319,399, 719,744. Mogadiscio, 67. Msus, 36, 8~ 89, 91, 95, 97, 10~ 104,701, 708,709,723. Mteifel el-Chebir, 426. Musaid, 355. Murzuk, 58. Napoli, 345, 380. Natrun, 359, 430. Pantelleria, 332, 335, 342, 347. Ras Belgamel, 365. Ras el-Medauuar, 127, 135, 137, 140, 145, 159, 160, 162, 165, 169, 323, 348,365,584,669. Ras el-Sehel, 160, 168. Regima, 52, 90, 95, 97, 703, 705 , 706. Rodi, 69, 117, 228, 298. Roma, 13, 14, 24, 30, 35, 68, 92, 113, 115, 147, 148, 151, 171, 206, 213, 215, 230, 304, 305,323, 324 ,


11'DICE om PRINCIP.~LI TOPONIMI CITATI NEL TESTO

344, 346, 353, 374, 377, 381, 442, 503, 507, 552, 625, 627, 644, 649, 673, 704, 716, 736, 739, 763, 764, 766. Rugbet en-Nbeidat, 535, 581 , 610, 624. Saunnu, 709, 713, 722, 726. Scele idima, 86, 89, 96, 100, 709. Sfax, 152. Sidi Azeiz, 185, 189, 193, 195, 236, 238, 245, 246, 253, 347, 452, 454 , 465, 467, 483, 495, 529, 534, 543, 558,, 560, 571, 573, 594, 595, 596, 625, 628, 629, 633. Sidi Belgassem, 612. Sidi Breghisc, 677, 679, 680, 682, 686. Sidi Cheiralla, 127, 133, 134, 160. Sidi Daud, 168. Sicli el-Barrani, 13, 41, 159, 184, 187, 193, 199, 237, 247, 253, 258, 260, 358,422,44 1, 691, 694. Sidi Greib, 680. Sidi Muftah, 473, 485, 490, 497, 528, 604, 610. Sidi Mahmucl, 365. Sicli Omar, 184, 186, 189, 195, 236, 244, 247, 249, 250, 253, 262, 276, 347, 355, 363, 412, 414, 416, /426, 438, 439, 44 1, 444, 452, 454, 455, 456, 464, 465, 467, 495, 512, 513, 529, 531, 536, 537, 541, 543, 544, 546, 548, 561, 567, 571, 573, 594, 596; 625, 629,646, 760. Sidi Omar Nuovo, 44 1, 544, 546, 548, 561. Sidi Rezegh, 367, 415, 416, 434, 436, 446, 448, 451, 453, 456, 463, 465, 467, 469, 471, 473, 475, 477, 479, 481, 482, 484, 485, 487, 493, 495, 496, 500, 501, 503, 511, 515, 517, 523, 528, 534, 561, 568, 569, 579, 588, 592, 597, 599, 601, 603, 604, 606, 608, 612, 615, 617, 619, 621, 623, 628, 632, 637, 639, 644, 646, 647,674,761,765,767. Sidi Suleiman, 159, 186, 189, 193, 196, 237, 243, 246, 249, 251, 253, 354, 532, 537. ~iwa, 64, 114 , 116, 141, 144 , &50,

905

276,548. Sirte, 13, 16, 19, 21, 29, 38, 40, 46, 158, 230, 314 319, 695, 705, 708, 719. Slonta, 347, 704. So luch, 84, 94, 99, 704, 706, 713, 720. Sollum, 38, 39, 48, 113, 114, 140, 141, 144, 149, 150, 154, 156, 159, 182, 187, 189, 193, 197, 223, 233, 236, 238, 240, 246, 247, 253, 257, 258, 261, 264, 265, 272, 273, 276, 277, 296, 298, 300, 302, 304, 307, 310, 311 , 325, 326, 347, 348, 351, 352, 358, 360, 363, 366, 376, 377, 382, 401 , 412, 419, 438, 439, 441 , 444,455,464, 50~ 515,523,529, 531, 536, 542, 548, 554, 555, 559, 562, 567, 624, 627, 637, 640, 650, 672, 673, 710, 711, 731, 732, 736, 760, 766. Suda, 69, 202, 742. Suez (canale di), 19, 32, 34, 35, 111, 113, 115, 140, 172, 173, 175, 205, 209, 210, 216, 219, 276, 294, 300, 310,326,372,396, 556. Ta ieb el-Esem (vcls. Bir Taieb e lEsem). Takoradi, 117. Tamet, 21, 695, 715. Taranto, 10, 69, 203, 223, 225, 696, 742,746. Tarhuna, 14, 15. Tauorga, 12. Tazerbo, 56,61,62, 352. Tekro, 58. Tmimi, 94, 97, 103, 110, 677, 684, 688, 689, 691. Tobruk, 22, 24, 31, 34, 38, 39, 46, 50, 52, 56, 80, 93, 98, 103, 115, 118, 126, 131 , 135, 137, 140, 141, 143, 150, 152, 154, 156, 157, 159, 161,174, 182,184, 18\ 187, 189, 193, 196, 198, 199, 212, 216, 222, 230, 233, 235, 236, 238, 245, 246, 255, 258, 260, 265, 267, 270, 275, 277, 292, 293, 295, 302, 304, 307, 310, 319, 322, 326, 347, 354, 359, 360, 362, 369, 371, 372, 374, 376, 382, 384, 399, 401, 402, 404, 405,


906

LE OPERAZIONl IN AflUC/\ SElTENTRJONALE

410, 413, 415, 417, 422, 428, 434, 436, 438, 439, 441, 442, 446, 447, 451, 452, 455, 456, 463, 465, 467, 469, 471, 473, 475, 479, 481, 485, 493, 495, 509, 512, 514, 516, 517, 526, 528, 529, 532, 542, 547, 555, 559, 562, 568, 571 , 573, 579, 580, 582, 586, 595, 598, 604, 606, 616, 619, 621, 624, 626, 627, 629, 631, 632, 634, 637, 639, 646, 647, 65 1, 663, 669, 677, 702, 729, 745, 759, 760,763,765,767. Tocra, 52, 95, 97, 203, 705. Trapani, 19, 224, 225, 343. Tripoli, 11 , 13, 15, 24, 26, 32, 34, 36, 45, 46, 48, 92, 93, 113, 11 4, 131,

135, 144, 148, 150, 152, 153, 156, 157, 161 , 169, 170, 185, 224, 225, 235, 265, 274, 275, 278, 292, 293, 297, 299, 311, 317, 319, 332, 342, 344, 346, 379, 381, 408, 432, 528, 627, 644, 663, 667, 695, 714, 719, 731,737, 741,742,744, 750,765. Tunisi, 173, 175, 216, 225, 274, 331, 670,746. Umm cr-Rzem, 272, 510, 664, 672,

680. Zaafran, 535, 580, 588, 590, 603, 609, 611, 616, 618, 619, 622, 624, 635. Zliten, 38, 314.


TERMINI TOPOGRAFICI PIU' COMUNI IN CIRENAICA

907

TERMINI TOPOGRAFICI PIÙ COMUNI IN CIRENAICA AGFA = buca, grotta. AGHIRA = piccola conca coltivata, davanti a un nome dipendente si pronuncia aghiret o aghirt. AGLA opp. Ogla = riunione di piccoli pozzi. AIN = sorgente, fontana, pozzo. Letteralmente significa occhio. ALEM = confine, montagna o collina elevata. ALG opp. Algh = canale, pertugio, strozzatura di Uadi. ARGUB pi. Ataghil = collina, costa, contrafforte di montagna. BAHAR o Bahr, pi. Buhur = mare, baja, lago, fiume. BATEN = suolo depresso, larga vallata piana; depressione fra due scarpate. BIAR, •lo stesso che Abiar (pi. di Bir pozzo). BU = padre, luogo dove abbonda il ... la . . . vedi la parola Umm. BUER = piccolo pozzo, diminutivo di Bir. BURG opp. Borg, dal latino burgus = forte, casteHo, casa fortificata, solida costruzione in pietra. CHEF, pronuncia volgare di caf = roccia a picco, cresta a picco, grotta. DAHAR = dorso, schiena di montagna larga, pianoro, pianura. DAR = tenda, abitazione, casa, palazzo, residenza, ecc. ecc. (pi. diar, aduar e dor).

ELUET

=· altura, collina, terreno elevato. Si adopera per collina ... per es. Eluet

Abdalla = Altura di Abdalla. GABR = sepoltura, tomba; pi. gbw, pronunciata anche gobur. GADIR opp. Ghedir, pi. Ghedran = pozza d'acqua, stagno (anche molto vasto), bassofondo, pantano, palude, serbatoio, raccoglitore d'acqùa piovana. GARA = altura, collina isolata in mezzo alle sabbie. GASR = castello, casa fortificata, villaggio cìrcondato di mura e simili; pi. gsur, dim. gser. GEBBANA = cimitero, pi. gebaden o gebbanat. GEBEL = montagna, catene di montagne; pi. Gebal. GESIRA o meglio gezira = isola, in senso molto esteso, perché può indicare anche una penisola, o un isolotto di canne in mezzo ad una palude, o un'isola di palme. GOT, pi. Guat opp. aguat = terreno spazioso incassato; vallata bene irrigata e fertile; piccolo ripiano messo a coltivazione; piccola oasi. In Cirenaica significa specialmente pianoro, ripiano e si pronuncia gaut. GUBBA = cupola, piccola cappella a cupola, eretta sulla tomba di qualche marabutto. Talvolta significa «arco>, HAGFA = buca, grotta, pi. hagheifat (Hagfet et-Tarada = Grotta dell'inseguimento). HAGIAG e non agage = collina, ondulazione del terreno, duna (Hagiag er-Rih = Colline del vento, dune di sabbia ammassate dal vento); Hagiag er Ramla = Colline della sabbia. HALGH = canale, pertu gio, ristringirnento de ll'Uadi. HOSC = casa, recinto, fattoria, pi. Hiscian o Hiasc (Hosc er-Rih = La casa al vento). HISCET = rovi, pruni, «fitto di un bosco>, terreno con vegetazione folta.


908

LE OPERAZIONI IN AFRICA SE'rl"ENTRJONALE

MAATEN, pl. Maaten = luogo di riposo per il bestiame pressò l'abbeveratoio; abbeveratoio. . MARSA = porto, ancoraggio. Può essere pure un. punto lontano dalla costa che comunica col mare per mezzo di un determinato approdo. Così Marsa So1uch = Porto di Soluch; è un punto della costa cui fa o può fare capo il traffico da Soluch verso il mare (.Marset el-Hilal = Porto del novilunio; El-Mresa o El-Mreisa = Il piccolo porto). MENGAR = pozzo pieno d'acqua con l'orifizio stretto; bacino serbatoio. MENGAR = punta, promontorio. MERG, pl. Mwg = prateria, padule e palude.. MERGHEB = collina, altura; pi_. Mragheb (sognifica · anche sentinella). MOFSEL, pl. Mafasel. = passo. MOGARA, · pl. Mogair = caverna, tana. RAHEIBA = spazio vasto e largo, terra coltivata, conca, piazza (Rahèibet Be1gardan = Conca dei B.... ). · . RAMLA = deposito di sabbia, cumulo, mucchio (Ramletat o er-Ramletat ~ I mucchi di sabbia, le piccole dune). . RAS, pl. Rus = testa, capo, sommità; picco, punta, capo, promontorio, principio, punto di origine e simili. Si dice quindi anche del punto in cui principia un Uadi. RUES, dim. di ras = piccola collina, piccolo colle roccioso, pl. mesat (R.uesat el-Gsir = Collinette del piccolo castello). SANIA, pl. Suani = letteralmente significa «pozzo a noria, pozzo a bilancia, spesso circondato da un giardino o da un otto, d' onde in toponomastica il significato di orto, giardino, podere; dim. Suenia (Saniet Zeinuba =· Orto di SCIAABA = corso d'acqua fra le sabbie; burrone, crepaccio, crepaccio inciso in una montagna; pl. Sciaab. SEBCHA = lago, stagno salato; bassofondo sòmmerso durante l'inverno e l'estate in parte disseccato e ridotto a laguna salmastra. Volgarmente viene chiamato Sbocha. SEIED (opp. es-seied, ·es-saied, as-saied) = ha lo stesso valore di sidi. SENIET = lo stesso che saniet. ' SIDI = parola composta di due elementi: sid, signore, capo, padrone e i, pronominale possessivo cdi me>; significa «mio padrone>. Si trova spessissimo premesso al npme di q~alche marabutto. Sta a significare luogo dove è sepolto il marabutto. Qualche volta invece di sidi s'incontra es-seied, opp. es-saied. Sidi nel linguaggio comune è usato come in francese «monsieur>. SILCH = «filo>, quindi «linea>, via sentiero; pl. Siluch. SIRA = via, cammino, strada. In Cirenaica ha il significato di mucchio, collina di pietre o pietrosa «collina> (Sira el-Hamra = La collina rossa). SUANI, pl. di Sania = orti, giardini, poderi. SUENIA, dim. di Sania = orto, giardino, podere. SUERA = dim. di Sira. SULBIA o es-Su1bia = «il pettp>, il versante, il dorso di un monte. SOLUCH = «le vie>, punto in cui convergono diverse vie. TARIGH, opp. Trigh = strada, cammino, via; pl. Tmgh, o Tergan o Tergat.

z. :.. ).

UADI = dal significato originale di •vallata», «letto di un corso d'acqua» (quasi se mpre secco, tranne nella stagione delle piogge), passa a


TERMINI TOPOGRAf'lCl Ptu · COMUNI IN CIRENAICA

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quello di ,,fiume, corso d'acqua». Altri significati: «cammino, via vallata di defluvio dell'acqua piovana». Plurale: Uidian, opp. Uudian; dim. Udei; in luogo di udei si usa spesso scetib, che significa appunto «piccola valle, piccolo corso d 'acqua durante le piogge». UIDIAN (per uidan opp. uidian) = una delle forme del pi. di Uadi. UMM, termine quasi sinonimo di bu, il suo vero significato è «madre>, e in toponomastica prende quello di luogo da, luogo abbondante in. . . (Umm el-Hagel = Luogo delle pernici; Umm Sala = Luogo delle rocce). ZAULA = significa luogo appartato, angolo, cantuccio di casa; quindi il luogo dr ritiro, monastero, convento, eremitaggio. Correttamente significa stabilimento di istruzione rdigiosa e di beneficenza; pi. Zuàia (Zàuiet el Hamama = · Zauaia delle colombe). ZEMLA òpp. Zim1a = duna di forma allungata; Stato costrutto; Zèmlet Zì.mlet.

Nota:· La lettera 1 dell'articolo determinativo arabo el o al si muta, nella pronuncia, nella prima consonante del nome che segue quando questa è una dentale: d, dh; t, th, s, sh, z, l, r, n. Si avrà così: ed-Duda, Eluet ct-Tamet, Hàreifct en Nbcidat ecc.; ma Ain el-Gazala, Bir el-Gobi, ccc.



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