ALLE ORIGINI DELLO STATO SOVIETICO – MISSIONI DEI CORPI MILITARI ITALIANI 1917- 1921

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La guerra civile in Russia è stato uno degli eventi più tragici del XX secolo. Su un territorio vasto come quello dell'ex Impero russo dal 1918 al 1921 si sono scontrati uomini, idee e diversi modi cli concepire il potere. L'esperienza del!' epoca riformista avviata negli ultim i trent'anni

dagli zar che si sono succeduti al potere, si conclude con la Rivoluzione d'ottobre, che pretende cli azzerare ogni disuguaglianza sociale e dare nuovo impulso alla lotta sociale. L'abolizione della servitù della gleba nel 1861, il processo di industrializzazione di fine XIX secolo, la Carta costituzionale del 1905, le riforme agrarie di Stolypin u·a il 1906 e il 1911 rappresentano tappe importanti che non conseguono, tuttavia, l' obiettivo di modernizzare la Russia così come alcuni secoli prima era avvenuto in altri Paesi europei. Nello scontro tra rossi e bianchi ovvero tra Lenin, Trockij e Stalin da una parte e i generali bianchi Kolcak, Denikin, Vrangel', Judenic dall'altra, vi è la sintesi cli una società dalle forte contraddizio-

ni sociali messe in evidenza dalle puntuali analisi fatte dagli ufficiali italiani inviati, a vario titolo, in missione in Russia. Della loro storia e delle loro imprese durante la gue1n civile russa parla questo libro che torna a puntare l'attenzione sul1' attività delle truppe italiane in terra straniera.

In coperti11a: "Cavalleria rossa a pie110 galoppo" ( Kras11aja Konica, 1928-1932) dettaglio, (tela 91 x 140) Alllore: Ma/evic Kazimir Severinovi(; (Kiev l878-Leni11grado 1935) Museo di Stato Russo di S. Pietroburgo Sul retro del dipùuo u11a iscrizione in russo recita così: "La Cavalleria rossa galoppa dalla capitale della Rivoluzione di Ouobre per difendere il co11fine sovietico".


STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

FRANCESCO RANDAZZO

Alle origini dello Stato sovietico Missioni militari e Corpi di spedizione italiani in Russia ( 1917-1921)

Roma 2008


PROPRIETĂ€ LETTERARIA Tutti i diritti riservati Vietata la riproduzione anche parziale senza autorizzazione Š Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico Roma, Maggio 2008


A Roberto Ridolji



Presentazione

I documenti conservati presso l'Archivio dell'Ufficio Storico costi tuiscono un patrimonio di riferimento per tutti quegli studiosi che si occupano di storia militare iri senso stretto ma anche per quanti vogliano studiare temi politici relativi alle trasformazioni della società oppure ricostruire momenti significativi della politica estera italiana. Il volume di Francesco Randazzo si aggiunge a quelli già pubblicati dall'Ufficio Storico relativi alle attività dei militari che alla fine della prima guerra mondiale operarono nell'ambito della Conferenza della Pace di Versailles e nelle Commissioni interalleate di controllo destinate a rendere operative, nei vari paesi europei, le delibere e i trattati destinati a disegnare la nuova carta d'Europa. Si tratta, in questo caso, di documenti che testimoniano i rapporti tra le missioni militari italiane e i governi bianchi durante la guerra civile scoppiata in Russia tra il 1918 e il I 921. Anche in questo caso risaltano le capacità professionali degli addetti militari inviati all'estero, in una situazione politica e sociale particolarmente difficile, e soprattutto il contributo che essi diedero alle popolazioni locali durante il conflitto contro le armate bolsceviche. Il materiale documentario consente di rileggere quel particolare periodo che pure ha avuto notevole influenza sulla futura storia dell'Europa. Le testimonianze di quei protagonisti forniscono elementi cli valutazione aggiuntivi a quelli già noti e provenienti da altri archivi. Tutto ciò porta a concludere che tali studi, da sempre patrocinati dall'Ufficio Storico, contribuiscono a comprendere sempre meglio l'operato delle nostre forze militari all'estero che possono vantare una tradizione di rilievo in tal senso e restituiscono loro un valore che troppo spesso è stato offuscato dalle ricostruzioni anglo-americane e francesi. A circa novant'anni dalla Conferenza della Pace, si può sottolineare la lungimiranza dell'Ufficio che attraverso l'opera di storici qualificati e inseriti nel mondo universitario contribuisce ad arricchire la storiografia italiana di sempre nuovi apporti secondo un progetto di ricerca e cli studio

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di lungo periodo aperto, nello specifico settore degli addetti militari, negli anni Settanta da Antonello Biagini, oggi professore alla Sapienza UniversitĂ di Roma. Il Capo Ufficio Storico

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Prefazione

La questione russa, che ha attraversato il ventesimo secolo deflagrando solo negli anni Novanta, si è riproposta oggi all'attenzione degli studiosi per la sua complessa ed eterogenea lettura. Gli eventi che vanno dalla caduta della dinastia dei Romanov alla presa del potere bolscevico , ch iamano in causa il ruolo avuto dall 'lntesa nel primo conflitto mondiale e , successivamente a questo, durante la guerra civile russa . Quel periodo non ha trovato facile collocazione presso la storiografia successiva al secondo conflitto mondiale per il carattere fortemente monopolizzante assunto dal dibattito culturale sul nazismo e sul fascismo . La fine della guerra fredda e la caduta del muro di Berlino (1989), con le profonde trasformazioni che nel frattempo sono avvenute nell'Europa centro-orientale , hanno riproposto i problemi lasciati irrisolti esattamente settant'anni prima dalle delegazioni sedute attorno al tavolo della Conferenza della Pace di Versai lles nel 1919. La storiografia internazionale tra il 1920 e il 1930 si era attivamente occupata dei risultati conseguiti dalle trattative parigine mantenendo posizioni critiche soprattutto nei confronti dì quelle decisioni che avevano penalizzato eccessivamente i confini di alcuni Stati - è il caso dell ' Italia ma anche della Germania e dell'Ungheria - ne i quali la crisi sociale porta a sistemi politici autoritari che nel progetto di revisione di quei trattati realizzano una forte coes ione interna indispensabile_per la soluzione dei molti e non risolti problemi nazionali. Il quadro europeo viene così profondamente alterato e si pongono le basi per il secondo conflitto mondiale. L'Italia, in particolare, alle prese col completamento dell ' identità nazionale, non ancora pronta a definire in modo chiaro e inequivocabile gli "interessi nazionali", lacerata da una profonda crisi economica e sociale, non riesce, a Versailles, ad assumere quel ruolo che pure le sarebbe spettato come potenza vincitrice. I contrasti politici interni e 1'alternanza al governo tra Nitri e Sonnino nell'estate del 1919 indebo7


liscono la capacitĂ operativa della diplomazia italiana la quale pur ottenendo una parziale soddisfazione nella soluzione de11a questione istriana e dalmata viene messa in scacco da francesi e inglesi che vogliono impedire l'egemonia italiana nell'Adriatico con la formazione del regno SHS prima e della Jugoslavia poi, in piena contraddizione con quel principio - pure conclamato e propagandato durante i difficili anni di guerra - dell'autodeterminazione dei popoli. La dissoluzione dei grandi Imperi plurinazionali (asburgico, russo e ottomano), la fine del militarismo prussiano e dell'espansionismo ad esso collegato avrebbero dovuto aprire una nuova epoca caratterizzata dalla presenza di quelle nazionalitĂ che fi nalmente divenivano soggetti di diritto internazionale con il proprio Stato sovrano, libero e indipendente. Lo spirito di crociata che aveva caratterizzato le forze contrapposte durante la guerra, il prevalere della tesi francese di una pace "puniti va" , soprattutto nei confronti della Germania, allontanano dalla scena europea gli Stati Uniti e vanificano l'opera di ricostruzione dell 'equilibrio politico-internazionale. Le complesse trattative che si svolgono all'interno della Conferenza della Pace debbono poi trovare pratica applicazione attraverso le Commissioni interalleate di controllo. Delimitazione dei confini, pagamento dei danni di guerra , compensazioni, assetto politico-istituzionale, riforme finanziarie, ricostituzione delle forze di polizia e delle forze armate, sono alcuni dei compiti affidati a tali Commissioni che operano nell'Europa post bellica. E mentre a Parigi si discute e si tratta sulla costituzione (o ricostituzione) degli Stati nazionali, nei territori dell 'ex Impero zarista missioni e Corpi di spedizione militari delle potenze alleate, vengono coinvolti nella violenta guerra civile tra le armate bianche guidate dai generali fedeli alla dinastia dei Romanov e i rivoluzionari di Lenin. La Russia cli Nicola II, infatti, entrata nel conflitto mondiale a fianco delle potenze dell'Intesa nello scontro con la Germania, aveva rivelato tutta la sua inefficienza militare la quale si innestava su una crisi sociale ben piĂš antica che aveva eroso - almeno negli ultimi cĂŹnquan-

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t'anni - la consistenza del potere zarista, teocratico e patrimoniale, refrattario a qualsiasi processo di modernizzazione pure tentato nel 1861 con l'abolizione della servitù della gleba. Il fallimento della liberalizzazione, i moti del 1905, la formazione di masse proletarie intorno ai primi insediamenti industriali creati dal capitale straniero, francese in particolare, le sconfitte militari, il rientro di Lenin dalla Svizzera per volontà dello Stato Maggiore tedesco , creano i presupposti per la rivoluzione del febbraio 1917: pochi giorni cli ·agitazione nella capitale e il regime zarista, non disponendo di alcun appoggio nella società e privo di una guida politica, crolla miseramente. fl conseguente vuoto politico registra una cruenta lotta tra le forze politiche rimaste in campo - menscevich i, bolscev ichi e socialisti rivoluzionari - che porta alla vittoria dei bolscevichi in ottobre e alla costituzione di un nuovo sistema politico-istituzionale basato su]la dittatura del proletariato, la nazionalizzazione dei beni, l'economia pianificata, l'uguaglianza sociale. In realtà il nuovo potere bolscevico mentre vagheggia una sorta di palingenesi sociale - un mito che si propaga in Europa immediatamente negli anni Venti ma continua ad avere forza e significato nelle speranze di intellettuali e proletari fino ali' implosione dell'Unione sovietica negli anni Novanta del XX secolo - si struttura secondo i canoni della "continuità" in senso autoritario all'interno, e nella politica estera negando libertà a tutti i popoli soggetti ali' ex Impero zarista riuscendo addirittura a rafforzare il controllo sui territori e sulle popolazioni inclini, in precedenza, a libe_!arsi dalla dominazione imperiale. Tali aspetti, che riguardano temi rilevanti di politica estera e di politica militare, sono oggi al centro del dibattito storiografico e le fonti conservate presso l' Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito rappresentano un osservatorio privilegiato attraverso il quale si può contribuire alla ricostruzione di momenti non secondari della storia europea come chi scrive ha potuto fare, a partire dagli anni Settanta del XX secolo, valorizzando un patrimonio archivistico allora sostanzialmente sconosciuto agli studiosi . Ricerche e pubblicazion i che hanno accompa9


gnato la mia attività accademica 1 e che proseguono oggi, con soddisfazione, negli studi di alcuni giovani che hanno frequentato con profitto i dottorati della Sapienza - Università di Roma; mi riferisco ai volumi di Alessandro Gionfrida, Missioni e addetti militari in Polonia ( 1919-1923), Manuela Pellegrino, Ucraina. Invenzione geografica o Stato sovrano. La rivoluzione del 1917 nella documentazione militare italiana, Ilaria Maria Sale, La Missione militare italiana in Transcaucasia (1919-1920) tutti pubblicati dall'Ufficio Storico nel corso dì questi ultimi anni. L' Archivio dell'Ufficio Storico dell'Esercito custodisce un notevole patrimonio documentale sul periodo che va dal primo conflitto mondiale alla nascita degli Stati nazionali, con carteggi militari inediti che consegnano all'attenzione del lettore particolari sign ificativi di una vicenda storica che ha visto i militari italiani in prima linea. I resoconti delle delegazioni, i diari di gue1rn, le relazioni che seguono ogni missione, diventano allora preziose testimonianze che permettono una ulteriore lettura, in questo caso, della situazione in Russia durante il periodo della guerra civile. Nel presente lavoro l'Autore, oggi docente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Perugia, ha cercato di registrare quegli eventi che hanno segnato la storia dell'epoca e l'atteggiamento dell'opinione pubblica articolatasi nel paese attraverso dibattiti politici e culturali, spesso con profonde lacerazioni. La ricostruzione e l' analisi degli avvenimenti qui condotti hanno offerto ampio spazio alla riflessione e all ' approfondimento di un tema specifico di grande interesse che ancora una volta conferma l'importanza del ruolo svolto dal personale militare, forse meno noto rispetto a quello dei diplomatici. Come ho avuto modo di evidenziare in altre sedi, ciò che colpisce il lettore è la capacità di, quegli ufficiali

1 Cfr. In Russia tra guerra e rivoluzione: la Missione militare italiana 1915-1918, Roma, Ufficio Storico SME, 1983; Russia (191 5-1916): politica interna e poli1.i.ca estera nel carteggio della 1v/issione m.ilitare italiana in "Memorie storiche militari", Roma, AUSSME, I981; La Missione militare italiana in Russia e la propaganda durante la prima guerra mondiale (1915-1918) in "Memorie storiche militari" . Roma,AUSSME, 1980.

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inviati in missione in terre lontane e "altre" per cultura, tradizioni e modi di vita di penetrare le realtà locali, i meccanismi politici e psicologici al punto da poter fornire informazioni sempre puntuali fino a far rilevare le incongruenze del dispotico regime zarista ormai paradossale nella realtà del XX secolo. La frammen tazione politica , la miseria di intere regioni siberiane, la violenza inaudita e l'efferatezza degli scontri ne11a lotta civile, la dura condizione della classe contadina, la corruzione burocratica largamente diffusa, l'utilizzo di punizioni fisiche disumane nella disciplina militare nonché l' assenza di professional ità negli ufficiali russi , costituiscono l'essenza delle loro osservazioni e dunque l'ineluttabilità di un processo rivoluzionario che non avrebbe risolto però i gravi problemi determinati dall'arretratezza economica e sociale. Tutto ciò è stato oggetto dell'analisi condotta dall 'Autore che ha utilizzato nel presente lavoro fonti e documenti d'archivio, italiani e russi , con un contributo che aggiunge un tassello importante alla ricostruzione di un particolare momento della storia europea e delle relazioni italo-russe. Alla personale soddisfazione per i risultati che egli ha conseguito si deve aggi ungere quella relativa ali' importante processo di continuità nel campo delle ricerche in questo settore possibile proprio per la costante sensibilità e lungimiranza dei dirigenti che si sono avv icendati nel corso degli anni alla gu ida dell 'Ufficio Storico accompagnata dalla generosa disponibilità del personale tutto. Antonello F. M. Bi?_g ini Sapienza Università di Roma

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Nota Linguistica e cronologica

Attualmente i codici di traslitterazione per il cirillico sono: la traslitterazione scientifica di matrice italo-germanica, diffusa in Italia, in Germania, in Francia e in altri paesi europei, la RICA (che è un'append ice delle regole ita]ianc di catalogazione per autori); l'lSO R/9 che differisce pochissimo da quella scientifica; la tras li tterazione anglosassone diffusa nei paesi di arca anglosassone Gran Bretagna, Stati Uniti, Auslralia, notevolmente diversa dalle prime due. Ànche se la tras litterazione abitualmente segue le regole del sistema fonetico nazionale, persistono tuttav ia casi in cui alcuni termini, trascritti diversamente nell' uso comune, sono accettati dalla comunit~L scientifica (zar in luogo di car ', bolscevichi anziché boL'.frviki, ecc.) . Inoltre, nel materiale consultalo - in gran parte tratto dagli archivi militari - i nom i cli città, fiumi o luoghi russi spesso sono tras litterati in maniera difforme a seconda delle fonti utilizzate o delle traduzioni riportate. Ad esempio, il generale bianco Kolcak ha la forma ing lese Kolchak, quella francese Koltclwk po iché la lraslitterazi.one segue precise nonne grafico-fonetiche. Le date, infine (fino al la rivol uzione d' Ottobre), seguono il calendario giuliano all ' epoca in vigore in Russia, in ritardo rispetto a quello gregoriano di 12 giorni nel XIX secolo, di 13 nel XX.

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TABELLA DI RIFERIMENTO PER LA TRASLITTERAZIONE DELLE PAROLE DAL RUSSO ALL'ITALIANO Alfabeto cirillico

Trasl.itterazione italiana

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Traslitterazione italiana

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PRINCIPALI ABBREVAZIONI AUSSME

Archivio Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito

USSME

Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito

SME

Stato Maggiore dell ' Esercito Gosudarstvennyj Archiv Ross~jskoj Federacii (Archiv io di Stato

GARF

della Federazione russa) RGVIA

Rossisk~j Gosudarstvennyi Voennij IstoriĂŠeskU Archiv (Archivio

Storico-Militare della Repubblica russa) MMIP

Missione Militare Italiana in Polonia

MMIR

Missione Militare Italiana in Russia

MMIS

Missione Militare ItaUana in Siberia

CSEO

Corpo di Spedizione in Estremo Oriente

CSM

Corpo di Spedizione in Murmania

CSG

Consiglio SILlpremo cli Guerra

CNI

Consiglio Navale Interalleato

RMP CEKA

Rappresentanti Militari Permanenti (contrazione di Veceka) , Vserossijskaja crezvyĂŠajnaja komissUa po bor 'be s ko ntrrevoUuciej i sabotaf,em (Comitato straordinario di

tutte le Russie per combattere la controrivoluzione e il sabotaggio) GULAG

Glavnoe Upravlenie lspravitel'no-trudovych LAGerej (Direzione

principale dei campi di lavoro correttivi) RGT.

Reggimento

BTG.

Battaglione

INV.

Inventario

FASC.

Fascicolo

OP. CIT.

Opera Citata

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" ... Nastanet den ', kogda deti nasci, myslenno sozercaja pozor i uf,as nasich dnej, mnogoe prostjat Rossii za to, cto vse ze ne odin Kain vladycestvoval vo mrake etich dnej, cto i Avel' byl sredi synov ee . Nastanet vremja, kogda zolotymi pis'menam.i na vecnuju slavu i pamjat ' budet nacertano Ego imja v letopisi Russk<~i zem.lì".

I. A. Bunin, Pamjati admirala A. V Kolcaka

" ... Arriverà il giorno in cui i nostri fig li , ripercorrendo col pensiero la vergogna e l'orrore dei nostri tempi, molte cose perdoneranno della Russia, poiché nelle tenebre dei giorni non solo ha regnato Caino ma vi era anche Abele tra i suoi figi i. Arriverà il tempo in cui il Suo nome sarà scritto con lettere dorate negli Annali della terra russa ad imperituro ricordo. Ivan Bunin, Ricordi dell'Ammiraglio Kolcak


'

Un ringraziamento personale e accademico ad Antonello Biagini e Giovanna Motta che seguono con particolare in/eresse la mia attività di ricerca, perrn.ettendomi di crescere come giovane ricercatore. Esprimo in.oltre riconoscenza al Capo dell'Ufficio Storico dell'Archivio Militare di Roma per l'opportunità che ,ni è staia concessa di pubblicare il presente lavoro e al personale tutto per la grande disponibiliLà.

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Capitolo Pri1no L'Italia e la guerra civile russa. Studi e Ricerche

La presente ricerca, sulla scia di una impostazione metodologica che prende le mosse dagli studi condotti negli anni Ottanta del XX secolo sulle fonti archivistiche dello Stato Maggiore dell 'Esercito di Roma2, ha come obiettivo quello di ricostruire un periodo storico attraverso l'analisi di documenti, molti dei quali inediti, delle missioni militari italiane in Russia tra il 1917 e il 1921, allo scopo di chiarire il ruolo avuto dalla politica estera italiana all'interno dei primi passi diplomatici con cui lo Stato bolscevico debutta a livello internazionale. L'attenzione cade sulle doti diplomatiche degli addetti militari i quali oltre alla funzione di coordinamento tra gli alti comandi russi e quelli italiani3 mostrano di possedere anche qua2

Si deve ad Antonello Biagini la comparsa cli studi autorevoli sugli addetti militari italiani impegnati in missioni all'estero. I suoi contributi forni scono una chiave di lettura totalmente nuova delle relazioni diplomatiche grazie all'opera degli ufficiali italiani , quali ad esempio il generale Giovanni Romei Longhena, del tutto trascurata da certa storiografia nazionale. Cfr. A. Biagini , In Russia tra guerra e rivoluzione. La Missione militare italiana 1915-1918, Roma, Ufficio Storico SME , 1983. Dello stesso autore, in particolare, Russia (1915-1916). Politica inf.erna e politica estera nel carteggio della Missicme m.ilitare italiana in " Memorie storiche militari", RcHna , AUSSME, 1981; La Missione rnilitare italiana in Russia e la propaganda durante la prima guerra nwiuliale (1915-1918) in "Memorie storiche militari", Roma, AUSSME, 1980. 3 Sul ruolo degli addetti militari si veda il lavoro di Antonello Biagini in "Storia 1nilitare d'Italia 1796-1975" , Roma. 1990. La figura dell'addetto militare nasce neJ XIX secolo. Si tratta di ufficiali inviati in missione permanente all 'estero: da agenti segreti in tempo cli guerra, col tempo, divennero dapprima ufficiali, inviati apertamente presso eserciti alleati durante le operazioni belliche, poi ufficiali accreditati permanentemente presso le rappresentanze diplomatiche con il compito di occuparsi delle questioni militari, cli assistere e coadiuvare il capo missione nelle questioni tecnico-militari e di seguire l'evoluzione delle forze annate del paese dove erano accreditati, studiarne la struttura, gli ordinamenti, gli indirizzi tattici e strategici. Alcuni furono addirittura coinvolti in affari di spionaggio come Alfred Dreyfus. Per ulteriori approfondimenti, si veda anche il contributo di A. Gionfrida, La Missione militare italiana in Polonia, Roma, AUSSME, 1998.

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lità politiche. L'analisi parte da un'area che oltre alla Russia comprende g1i Stati che condividono con essa l'epilogo della prima gue1n mondiale e l'esperienza della guerra civile nella quale i governi controrivoluzionari vengono sostenuti da quelli alleati, seppur con andamento a1talenante e talvolta ambiguo: questi u1timi sono alle prese con il difficile compito cli dover o meno riconoscere nell 'élite bolscevica l'unica espressione rappresentativa del popolo russo ma sono a]tresì convinti di dover mediare tra le parti in lotta per non perdere privilegi, soprattutto di tipo commerciale, che potrebbero prospettarsi in vista del1a rinascita di un forte Stato russo. Nel e.orso degli anni Novanta la storiografia internazionale ha cavalcato l'onda di entusiasmo per un ritorno agli studi sul periodo precomunista dando vita a una lunga serie di monografie sui rapporti tra bolscevichi, truppe bianche e governi europei sull'immenso territorio che dalla linea Pietroburgo-Odessa giunge alle sponde dj Vladivostok sul Pacifico. A tal proposito, ]a presente ricerca ha trovato corrispondenze tematiche nei fondi contenuti nel Gosudarstvennyj Archiv Rossijskoj Federacii (GARP) e nel RossiskU Gosudarstvennyi \!oennU Istorù:eskij Archi.v (RGVIA5) di Mosca. Ne1 panorama della letteratura occidentale relativo alla guerra civile russa, tra i contributi più autorevoli, a tutt'oggi , vi è quello dello storico statunitense di Harvard, Richard Pipes6 , il quale analizza gli eventi attraverso le

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Archivio di Stato della Federazione russa (d'ora in poi GARF). La ricchezza dei fond i sulla guerra civile in Russia si articola in una lunga serie di "Kollekcija" relativa a documenti vari sui legami tra le delegazioni di esuli russi in Italia e gli alti comandi alleati, considerazioni politiche sul bolscevismo, costituzione di leghe italo-russe (Sojuzi voz.rai.denija Rossii v edinen.ie s sojuznikami) con elenchi dettagliati dei maggiori gruppi antibolscevichi costituitisi nei paesi occidentali. 5 Archivio Storico-Militare della Repubblica Russa (d'ora in poi RGVIA). All'interno dell'archivio il Fondo che contiene materiale relativo alla guerra civile si divide in Belye e Krasn,ye ovvero l'Esercito bianco e l'Armata rossa. L' importanza cli tale archivio è legata anche a una grande quantità di materiali riversati dai Foncly russkogo zagranicnogo istoricnogo archiva v Prage (Fondi dell'archivio storico russo dell'emigrazione di Praga) . 6 Ricbard Pipes, polacco di nascita, ha insegnato storia all'Università di Harvard. Nel 1981 ha diretto il Dipartimento per gli Affari sovietici ed est-europei del National Security Council cieli ' Amministrazione Reagan. È autore del libro Il regime bolscevico. Dal terrore rosso alla morte di Lenin, edito da Mondadori nel 1999. Interessante la ricca bibliografia russa che l'autore ha utilizzato per narrare le vicende della rivoluzione di Lenin.

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vicende dei suoi protagonisti, non trascurando, nel far ciò , i1 prezioso apporto di William Hemy Chamberlin7 , testimone di quegli anni. Ricerche importanti su una rivoluzione, quella russa, che ha polarizzato l'attenzione degli studiosi del periodo post-bellico. Sulla stessa scia si colloca un altro lavoro di grande interesse, quello di W. Bruce Lincoln8 che correda le fasi della guerra civile con aneddoti storici ricavati dagli archivi russi, francesi, inglesi e americani dai quali fuoriescono i tratti caratteristici della società sovietica, "un impero nato con la forza e governato con la violenza e il terrore". Risultato di un'elaborata ricerca d' archivio è stato anche il libro The Russian Civil War, documen.ts from the Soviet Archives, i cui autori Butt, Murphy, Myshov e Swain hanno tentato , a distanza di più di settant'anni, di ripercorrere i tenti della gue1rn civile senza anteporvi pregiudizi ideologici ma basandosi essenzialmente sulle fonti e citandole come nel caso della fitta corrispondenza tra gli alti comandi bolscevichi con sede a Mosca e i distaccamenti dislocati nell'area occupata dai Soviet locali fedeli a Le1ùn9 • A queste, che risultano essere opere di ampio interesse storico, si affiancano i numerosi studi in lingua russa sulla guerra civile tra i quali quelli di A. Derjabin, Granzdanskc~ja vojna v Rossii 1917-1922 . Belye armii; A . V. Smolin, Beloe dvif.enie na Severo-Zapade Rossii, 1918-1920, V. I. Muchacev, Kolc:a.k i intervenci;ja na dal'nem Vostoke: dokumenty i materialy; idem et al., Dal'nii Vostok Rossii v period RevoUucii 1917 goda i grazdanskoj vojny, sbornik naucnych statei 10 • L'apertura degli archivi

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W. H. Chamberlin, Storia della rivoluzione russa, Milano , Il Saggiatore, I 967; Torino, Einaudi, 1966 (2) (ediz. originale americana 1935). 8 W. Bruce Lincoln , l bianchi e i rossi, storia della guerra civile russa , Milano, Mondadori, 199 1. 9 V. P. Butt-A. B. Murphy-N. A. Myshov-G . R. Swain, The Russian Civil War, documents from the Soviet Archives, Lonclon, Macmillan Press LTD , 1996. 10 A. V. Smolin, Il movimento bianco nella Russia nord-occidentale 1918-1920, Moskva, SPb D. Bulanin, 1999; A. Derjabin, La guerra civile in Russia 1917-1922. L'esercito "bianco", Moskva, Tzcl.vo "AST", 1998; V. I. Muchacev, Kolcak e l'intervento in Estremo Oriente: documenti e studi, Vladivostok, Izcl.vo lnstit.ut Istori i Archeologii i Etnografi i, 1995; idem et al., L'Estremo Oriente _della Russia durante la Rivoluzione bolscevica e la guerra civile, raccolta di studi scientifici, Vladivostok, Jzd.vo lnstitut I. A. i E., 1998.

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sovietici, ha dato modo agli studiosi di poter ricostruire, attraverso la corrispondenza (lettere, relazioni militari e telegrammi) intercorsa fra i diplomatici, la storia cli una rivoluzione che ha segnato il passaggio dall'autoritarismo monarchico a una forma di dittatura comunista. I grandi scenari epici della gue1n civile, l' eco delle sue figure leggendarie , nonché l'importanza di una lotta il cui esito contrario avrebbe potuto incidere in maniera diversa sul corso della storia russa, han no monopolizzato l'attenzione degli studiosi e così le librerie russe si sono riempite di monografie sui generali bianchi Kolcak, Alekseev, Kornilov, Denikin, Vrangel', k.rasnov, Judenic, Kaledin e Semenov 11 , sui ricordi e sulle testimonianze del nuovo "periodo dei torbidi" inaugurato dalla lotta tra contadini e operai. La storia riscopre così vecchi e nuovi eroi, eclissati dai potentissimi generali rossi assurti, per finalità ideologiche, a eroi nazionali in una patria che aveva azzerato la sua identità sociale in attesa di ricostruirne una totalmente nuova, impostata sull'impianto marxistaleninista. Quanto alla situazione dell'Italia dell'epoca, va ricordato che la realtà del nostro paese nel 1918 è caratterizzata dai contrasti interni al mondo politico allorché a seguito degli accordi russo-tedeschi si decide cli

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Di seguito si indicano le pubblicazioni significative più recenti tra cui l'interessante collezione" VospominanUa-Menuiary" della casa editrice Charvest-Ast (Minsk-Moskva), la quale ha pubblicato una serie di "Memorie" sui personaggi della Rivoluzione russa e del la guetTa civile. Riguardano la presente trattazione i seguenti libri: Petr Nikolaevic Vrangel', Zapiski, nojabr' 1916 g .-nojabr' 1920 g ., 2002, in due volumi; Anton Ivanovic Denikin, O<:erki russkqj smuty, keufenie viasti i anniifevral '-sentjabr' 1917, 2002; Aleksej Budberg, Dnevnik helogvardejca . Vspom.inanija 1919, 2002; inoltre della casa editrice di Mosca "Vagrius" la biografia di Anton Denikin, Pur' russkogo ojicera, 2002; mentre sul generale Kolcak ci sono moltissime monografie tra le quali la più riuscita rimane, a mio avviso , quella di Smele J. D., Civil War in Siberia. The Anti-Bolshevik Govemment rl Admiral Kolchak, 19 l 8-1920, Cambridge, 1996, accanto alla quale vi sono quelle in lingua russa cli Georgij Egorov, Kolcak Aleksandr Vasil'evic, poslednie dni i.izni, Moskva, 1991 , e cli Valerij Grigor'evic Krasnov, Kolcak i f.izn.', Moskva, 2001 . In italiano vi è una biografia romanzata basata su documenti inediti di Aleksanclr Kolcak scritta eia Vlad imir Maksimov, Uno sguardo sull'abisso, Milano, Spirali-Ve! , I 992.

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continuare la Missione militare italiana in Russia diversificandone le caratteristiche. Così, dopo quella del generale Romei Longhena 12, rientrata in Italia attraverso Helsinki e Londra alla fine dell'agosto 1918, l'attenzione si concentra sulle nuove missioni e sui Corpi di spedizione in quelle aree della Russia in cui interessi strategico-militari si sovrappongono, in maniera inevitabile, a quelli geo-economici 13. In verità, è proprio Trockij - investito dal Partito del potere di riorganizzare l'esercito russo - nel marzo del 1918 a invitare i rappresentanti delle missioni francesi, inglesi, americane e italiane a conco1Tere alla costituzione del nuovo esercito su basi militari: 'a questo lavoro avrebbero preso patte quegli ufficiali delle missioni militari alleate distaccati presso i vari Stati Maggiori . Questi ufficiali sarebbero stati consiglieri, coadiutori e soprattutto garanti della serietà ed efficacia del lavoro svolto. La Francia aveva messo a disposizione circa quaranta ufficiali provenienti dalla Romania, gli Stati Uniti circa quattrocento ingegneri per il riordino dei trasporti su tutte le ferrovie, l'Inghilterra aveva ipotizzato l'uso di ufficiali di marina per risistemare i porti. Il generale Romei, dato l'esiguo numero di cui si compone la missione, aveva indicato per tali incarichi il colonnello brigadiere Achille Bassignano e il maggiore Ruggeri-Laderchi14. Gli Alleati vedono nelle proposte di Trockij una concreta pos-

12 Sulle doti di Giovanni Romei Longhena, alto esponente del comando militare italiano, e sulla sua azione in qualità di rappresentante del nostro governo in Russia, come già detto vi è lo studio di Antonello Biagini, in Russia tra guerra e rivoluzione , op. cit. Il generale Armando Diaz, Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito, in una lettera del 6 agosto 19 J 9 indirizzata al generale Albricci, all'epoca ministro della Guerra, descrive Romei come un generale a cui "per le sue qualità e per la lunga esperienza acquisita nella trattazione delle questioni internazionali, potrebbe affidarsi anche una Missione di esclusivo carattere politico". Lettera di A. Diaz ad Albricci, Roma , AUSSME, Fondo E-11, busta 63, fog lio 2. 13 1àle convergenza di interessi, necessaria in una Italia che aveva contratto debiti cli guerra altissimi, si tradurrà di lì a poco in "programmi d' azione". Così, alcuni gruppi industriali e finanziari tra cui, Pirelli, Nogara, Senigaglia, Della Teme, progettarono di costituire in Transcaucasia una grande compagnia italiana. Progetto ambizioso ma non privo cli difficoltà anche in considerazione del fatto che gli inglesi, attraverso una politica di tariffe doganali elevate, avevano lasciato chiaramente intendere che avrebbero proceduto per proprio conto alia penetrazione nel Caucaso.

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sibilità dì tenere aperto il fro nte russo contro i tedeschi che avanzando sciolgono i Soviet che si sono appena costituiti minacciando il programma dei russi bolscevichi. I rappresentanti militari pe1manentì (RMP) al Consiglio Supremo di guen-a (CSG) , con sede a Versail1es 15 , studiano nel giugno del 1918 un piano di intervento alleato nei porti di Murmansk e di Arkangel 'sk (italianizzato Arcangelo) mentre di lì a poco si concretizza anche la partecipazione italiana alla spedizione alleata in Estremo Oriente, sollecitata dalla Francia si n dal gennaio dello stesso anno, a cui sì aggiunge ben presto 1'impegno militare italiano nei porti del nord della Russia, nel Caucaso e a Vladivostok 16 • La questione bolscevica da ajfaire politico diviene ben presto motivo di confronto culturale e finisce per avere un riflesso sul!' opinione pubblica entrando nei circoli intellettuali più attivi. Il dibattito politico, acuito dalla divisione interna al partito socialista in merito alla rivoluzione russa, assume toni molto aspri fino a sconfinare in una vera e

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A . Biagini, In Russia tra guerra e rìvoluzione, op . cit., p. 178 . Da buon militare e ottimo osservatore, quale si è dimostrato nel tempo, il generale Romei Longhena ammira le doti del colonnello Paolo Rugger.i Laderchi , addetto militare a Pietroburgo negli anni 1901 -1909, e di Achille Bassignano, già impegnato in Russia nella fase cli recupero degli irreclent.i. Sarà proprio in virtù delle qualità dimostrate e della conoscenza ciel mondo russo che di lì a poco il tenente colonnello Achille Bassignano verrà messo al comando della Missione militare italiana presso il generale bianco Anton Denikin. 15 L'attività del Consiglio Supremo di Guerra (CSG) sarà molto intensa. Esso rappresenta l'organo militare attraverso il quale vengono studiate , spesso in unione con il Consiglio Navale Interalleato (CNI), le possibilità cli intervento e di invio di Corpi di spedizione in Russia. Nell'estate del 1.918 esso si compone di.un ra ppresentante francese, Belin, uno britannico, Sackville-West, uno italiano, Nicolis Di Robilant, e uno americano, Tasker Bliss . 16 Si tratta del Corpo di spedizione in Estremo Oriente (CSEO) del tenente colonne llo Edoardo Passini Camossi a Krasnojarsk; cli quello del tenente colonnello Augusto Si fola in Munnania (CSM) tra il 19 18 e il 1919; della missione del tenente colonnello Achille Bassignano a Taganrog presso le truppe ciel generale bianco Anton lvanoviè Denikin;_cli quella in Siberia (MMIS) comandata dal tenente colonnello Vittorio Filippi di Balclissero a Vladivostok e infi ne di quella del colonnello Melchi ade Gabba nel Caucaso nell'aprile 19 I 9.

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propria querelle culturale alimentata dall'enonne colonia degli esuli russi presenti in Italia sin dai primi anni del Novecento. Il contatto quotidiano con i dirigenti bolscevichi moscoviti (nonché con alcuni alti esponenti menscevichi tra i quali Julij Martov), la grande ondata migratoria dalla Russia17 che registra in Italia un picco notevole attorno agl i anni Venti , amplifica le discussioni fra i riformisti e gli altri gruppi socialisti. Il nodo della questione riguarda Lenin e il suo rapporto con i principi della dottrina marxista dopo la rivoluzione d'Ottobre e su tale tema si confronteranno le menti più illuminate del socialismo italiano. Secondo Filippo Turati nelle vicende della Russia dell'epoca, si tratta di "deviazioni anarchiche e utopi-

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Sin dalla metà del XIX secolo l' interesse dei russi per l'Italia, " paese dell'arte, del cielo azzuno, dei canti dolci e sonori", avviene su un duplice piano, uno politico, l'altro culturale. L'Italia risorgimentale, delle idee mazziniane, dello slancio garibaldino trova corrispondenze nell'anelito nazionale dei popoli dell'Europa orientale. Uomini e idee senza frontiere diventano partecipi di un'unica lotta per la libertà e per l'indipendenza nazionale. Ivan Golovin, redattore del Journal de Turin, nel 1852, "interviene vigorosamente nella battaglia politica deUo Stato subalpino esaltandone il clima di libertà" così come Lorenzo Valeri, Giorgio Pallavicino, Leone e Paolo Belgioioso, dopo i loro viaggi in Europa centro-orientale "hanno riportato in patria una sensibilità desta e acuta dei problemi nazionali e sociali che hanno visto là fermentare". Da questo ambito, più precipuamente ottocentesco, si passa alla grande emigrazione che segue la "domenica di sangue" del 1905 , momento in cui si fa più aspro e serrato il confronto tra i circoli liberali e le resistenze conservatrici monarchiche. Scrittori impegnati, liberi pensatori , uomini politici di idee social iste vengono perseguitati e costretti a riparare all'estero per sfuggire alla censura zarista che riesplode dopo i moti innescati dalla rivolta pietroburghese. Gork'ij , Plechanov, Lunacarskij, Osorgin, Anan'in sono solo alcuni esempi di esuli russi che trovano riparo in Italia, la loro seconda patria, dalla quale, attraverso tavole rotonde sui temi cari al mondo socialista, continueranno a nutrire speranze per l'avvenire della loro terra. Cfr. Angelo Tam bona, Esuli russi in. Italia dal J905 al 1917, Roma-Bari, Laterza, 1977. A tal riguardo, con. pa1ticolare rii ievo per le dispute ideologiche sul comunismo leninista e le riflessioni del mondo social ista e democratico italiano, che si stringe attorno alle idee di Bissolati, Salvemini, Serrati, Gramsci etc. si veda il volume cli Antonello Venturi, Rivoluzionari russi in llalia 1917-1921, Milano, Feltrinelli, 1979. Per uno sguardo politico all'Italia dal punto di vista russo il lettore può avvalersi del degno contributo in lingua italiana di Vjaceslav Kolomiez, Il Bel Paese visto da lontano. Immagini politiche dell'Italia in Russia da fine Ottocento ai nostri giorni, Manciuria-Roma-Bari , Piero Lacaita Editore , 2007.

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stiche del socialismo" stile plechanoviano 1s, mentre Claudio Trèves giustifica le scelte di Lenin a suo avviso motivate dallo "stato caotico di necessità storica contingente" . Più partecipe la lettura di Anto1ùo Gramsci il quale assume la difesa della rivoluzione bolscevica e dei rivoluzionari russi, autori, a suo avviso, della vera intepretazione del pensiero di Marx liberato "da quelle incrostazioni positivistiche e naturalistiche che facevano dipendere in massima misura lo svolgimento storico da fattori economici, limitando invece i] contributo creativo della volontà dell'uomo. Grazie a Le1ùn e ai bolscevichi il fattore umano e volontaristico è stato rivalutato ed è stata altresì fornita la dimostrazione che la volontà del popolo russo aveva potuto superare ostacoli considerati insormontabili secondo i ferrei canoni del materialismo storico" 19 •

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Aprire in questa sede una discussione sulla personiltà di Georgij Valentinovic Plechanov ( I 856-1918), teorico e propagandista del socialismo scientifico, lontano parente di Vissarion Belinskij noto critico letterario, sarebbe impossibile. Per quel che riguarda la presente riflessione è probabi le che Turati si riferisca all ' influenza che ebbe l'anarchjco Michail Bakunin e quella ancora più incisiva del populista rivoluzionario Petr Lavrov sull 'opera di Plechanov. Proveniente eia una famiglia legata alla nobiltà rurale, il filosofo materialista Georgij Valentinovic sotto l' influenza dei populisti rivoluzionari venne inserito nell'attività rivoluzionaria illegale e come tale scalò i vari gradi per diventare ben presto uno dei massimi dirigenti dell'organizzazione populista Zemlja i Vr~lja (Terra e Libertà) . Nel 1879, dopo Ja scissione di Zem(ja i Volja assunse la direzione cli Cernyj Peredel (Ripartizione nera) organizzazione che aveva il compito cli preparare il popolo alla rivoluzione contadina attraverso la propaganda e la cosiddetta "andata al popolo" . Tra i suoi maestri vi 'fu anche il rivoluzionario Nikolaj Cernysevskij. Nel 1883 insieme ad altri compagni fondò a Ginevra la prima organizzazione dei marxisti russi Osvoboi,denie truda (Emancipazione del lavoro). Su Plechanov e sulla sua attività filosofico -letteraria si veda il volume G. Plechanov, Opere scelte, Mosca, Edizioni Progress, I985 , il quale, oltre a una pregevole introduzione redazionale, contiene gli interessanti saggi su "Anarchismo e socialismo", "Concezione materialistica della storia", "Questioni fondamentali del marxismo". Su Zemlja i Volja, e in genere sui vari movimenti populisti sorti in Russia durante il XIX secolo, si veda lo studio di Franco Venturi, Il populismo russo. Dalla liberazione dei servi al nichilismo, Torino, Einaudi, 1979, che resta a trent'anni circa dalla sua pubblicazione tra i più validi lavori sul tema in lingua italiana. 19 S. Carelti, La rivoluzione russa e il socialismo ùaliano 1917-1921 , Pisa, Edizioni NistTi-Lischi, 1974,p. 142. L'autore 1iporta lo stralcio cli un articolo, apparso sull"'Avanti" il 25 dicembre 1917, in cui Gramsci parlando della rivoluzione bolscevica afferma: "è la rivoluzione contro il Capitale di Carlo Marx. Il Capitale cli Marx era, in Russia, il libro dei borghesi, più che dei proletari. Era la dimostrazione critica della fatale necessità che in Russia si formasse una borghesia, si iniziasse un'era capitalistica[ ...] prima che il proletariato potesse neppure pensare alla sua 1iscossa, alle sue rivendicazioni cli classe, alla sua rivoluzione[ ...] se i bolscevichi rinnegano alcune afte,mazioni del Capitale, non ne rinnegano il pensiero immanente, vivifìcatore [.. ,l".

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In Italia, dove nell 'estate del 1918 si assiste alla massiccia offensiva dal Grappa al Piave20 , l'espeli.mento bolscevico si pone all'attenzione dell ' opinione pubblica nazionale animando soprattutto i circoli intellettuali e politici. Ma esso ha solo un riflesso superficiale sulla società civile, alle prese con le difficoltà legate alla fase di ricostruzione post-bellica, tanto da suscitare il commento dello storico ucraino Irina Chormac il quale afferma che la rivoluzione russa non ha avuto un grande impatto sull'opinione pubblica italiana per una serie di ragioni: in primo luogo per la coincidente sconfitta di Caporetto del 24/27 ottobre 1917; in secondo luogo per la conseguente ritirata su tutto il fronte a seguito della crisi morale e per le discordie fra i capi militari; e infine perché la rivoluzione russa "non ebbe un peso maggiore rispetto alla conclusione delle questioni balcaniche"21 • Trascurata da gran parte della recente storiografia, l' attività delle truppe italiane ha senza dubbio avuto un certo rilievo - contrariamente a quanto sostiene Richard Pipes il quale si richiama allo studio di Peter Fleming22 secondo cui le truppe americane e ceche erano state "le sole unità a combattere in Siberia"- e rispetto a quella delle altre delegazioni alleate denota un solidale spirito patriottico con i russi bianchi. Accanto a tale opera di solidarietà, le relazioni militari non mancano tuttavia cli sottolineare l'importanza di stabilire rapporti commerciali con i popoli russi. L'ufficiale Edoardo Passini Camossi mostra particolare interesse per la sterminata ricchezza del suolo siberia.no sottolinenando, in una nota al Governo, l'utilità di accedere a quelle risorse a suo parere mal sfruttate a causa dell'insicurezza che regna in Russia, della mancanza di capitali e di una certa apatia che fa sì che gli uomini rifuggano da lavori in cui si richie-

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I chiari sintomi di disgregazione dell'esercito austriaco portano in breve alla vittoria di Vittorio Veneto, nell'autunno 191 8, che dà respiro a un paese in ginocchio dopo I 'enorme sforzo bellico. 21 I. A. Chormac, OtnoscenUa mezdu sovietskim gosudars1vom i lta.liej 1917-1924, Moskva, Izd.vo RAN, 1993, pp. 8-12. 22 P. Fleming, The fate ofAdmiral Kolchak, New York-London, Hart-Davis, 1963, pp. 99103.

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da energia, responsabilità, attività e iniziativa. Critico sulle qualità morali del popolo russo, Passini Camossi non tralasci a di segnalare l' importanza per l'Italia di potersi inserire in qualche modo nello sfruttamento delle miniere di oro, d 'argento, di ferro, di carbone, pure molto distanti dai centri ferroviari23 • Un ruolo chiave che l'Italia, con il proprio contributo militare e il supporto logistico alle popolazioni della Siberia e del Caucaso, avrà costantemente fino a quando, ritenuto lo scontro tra bianchi e rossi una questione meramente nazionale, nell 'estate del 1919 le potenze alleate non decideranno di ritirare definitivamente le proprie mission i.. A quel punto, la diplomazia internazionale, la quale si era mobilitata per impedire che in Russia si creasse un governo fantoccio pilotato dalla Germania, con la caduta di quest'ultima e Io sfaldamento della coalizione antibolscevica riterrà esaurita la propria responsabilità in tena straniera. 1.1 I prodromi della guerra civile russa e la querelle culturale . Per lunghi anni la Russia ha rivestito un ruolo importante nella politica europea della quale è stata protagonista , nella lotta contro gli Imperi centrali e l'Impero ottomano, in particolar modo tra il XIX e il XX secolo. Quel periodo della sua storia ha avuto un epilogo che ha polarizzato 1'attenzione degli storici in quanto espressione dell'"atteggiamento vagamente teleologico che sembrava farne l'esito obbligato e in qualche modo clefi-

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Relazione sulla Siberia del tenente colonnello Fassini Camossi, Tientsin 19 .12.19 l 9. Roma ,A.rchivio Ufficio Storico, Stato Maggiore dell'Esercito (AUSSME), Fondo F-3, busta 272, foglio 10. Il documento viene inviato da Tientsin il 19 dicembre 1919 dal Comando Regie truppe italiane in Estremo Oriente a firma del tenente colonnello Edoardo Fassini Camossi al M uùstero della Guerra in Roma. L' ufficiale italiano dà un'immagine abbastanza negativa della situazione russa: "deficienza delle comunicazioni e delle vie cli trasporto; sistema di corruzione nella società russa e specialniente delle autorità e degli impiegati, gente alla quale, prima di ottenere l'autorizzazione cli poter sfruttare od impiantare lavori cli qualsiasi genere, aziende, ecc., bisogna dare mancie fortissime, la cui somma varia a seconda dei diversi gradi di detti impiegati, appa11enendo tutto il teITeno allo stato; mancanza di competenze in materia, ingegneri, tecnici per i quali la Russia si è sempre rivolta all'estero". La relazione mostra la capacità da pa11e di un esponente dcli' Alto Comando italiano di saper cogl iere elementi di grande interesse per il paese con valutazioni non solo di tipo militare ma con riguardo ai problemi di natura economica, in merito soprattutto a quella che è una delle principali carenze dell'Italia, cioè la mancanza di materie prime.

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nitivo di tutto il precedente percorso" 24 • Rivoluzione e guerra civile sono eventi che dimostrano i fragili equilibri interni e il ruolo "barriera" delle ideologie sotto il costante pericolo dei nazionalismi pronti a esplodere non solo in Russia ma anche in quell'Europa che Versailles ridisegna a tavolino in man iera frettolosa25 • Alcuni storici contestano le decisioni prese nella Sala degli Specchi tra gennaio e giugno del 1919, considerando la Conferenza della Pace un'occasione mancata, un fa llimento, una delusione, un mero ajfaire tra grandi potenze . A tal proposito risultano interessanti i lavori sull'argomento di MacMillan, Renouvin, Jessop, Launay, Mayer, Romolotti , Goldstein e Grassi26 accanto ai quali si collocano il prezioso contributo di Schmitt sul ruolo europeo nell 'ambito della "crisi russa" e quello della Melchionni sulla politica italiana per le trattative di pace27 •

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A . Ferrari, La Russia zarista e la rivoluzione. Interpretazioni e problemi, in "L' Altro", Atti del Convegno promosso eia Fondazione Russia Cristiana e D iessc, Seriate, 1999. 25 Le difficili question i nazi<)nali e soprattutto la velocità con cui anelavano adottati alcuni provvedimenti, soprattutto per quel che riguarda i confini nazionali, avrebbero nel tempo penalizzato alcuni Stati, come la Bulgaria, che come sostiene Antonello Biagini "veniva posta in una situazione di grave debolezza e cli assoluta inferiorità rispetto agli altsi Stati balcanici (Romania, Jugoslavia, Grecia) f ... ] e induceva i dirigenti politici verso un aperto revis ionismo che aveva tra gli obiettivi primari proprio l'annullamento di tutte le clausole militari inserite nel mutato di Neuilly". Cfr. A. Biagini, L 'Europa di Versailles e lo Stato bulgaro in R. Tolomeo (a cura di), Tra speranze e delusioni . la Bulgaria a Versailles, Roma, Lithos, 2002, pp. 9-22. 26 M ..MacMillan, Parigi 1919. Sei mesi che cwnbiarono il mondo, Milano, Moncladori, 2006; M. Launay, Versailles, une paix baclée? Le XXéme siècle est mal parti, Bruxelles, Editions Complexe, 1981; P. Renouvin, Il trattato di Versailles, Milano, Mursia, 1970; A. J. Mayer, Politics and Diplomacy of Peacemaking . Containment and Counterrevolution at Versailles, 1918-1919, New York , Alfred&Knopf, 1967; T. E. Jessop, The Treaty of Versailles , Was it Just? , London, Nelson&Sons, 1942. 27 H. A. Schmitt, Neutral Europe between War and Revolution, 1917-1923, Charlottesvillc, University Press of Virginia, 1988; M. G. Melchionni , La vittoria mutilata: problemi ed incertezze della politica estera italiana sul finire della grande guerra ( ottobre 1918-gennaio 1919), Roma, Ed izioni cli Storia e Letteratura, 198.l; G. Romolotti , 1919 . La pace sbagliata, Milano, M ursia, 1969; E . Goldstein, Gli accordi di pace dopo la Grande guerra (1 919-1925) , Bologna, Il Mulino , 2005; L. Grassi, Versailles e la Russia bolscevica in Antonio Scottà (a cura di) , La Conferenza di pace di Parigi fra ieri e domani (1919-1920) , Soveria ManelLi, Rubettino, 2003 (pp . 113-123). Sull'attività della Conferenza di Parig i non vanno trascurati anche alcuni interessanti studi in lingua tedesca.

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La Conferenza di Versailles, che nell'idea dei suoi protagonisti avrebbe dovuto rappresentare uno snodo cruciale per la storia dell'umanità, si rivelerà al contrario il punto di partenza di un'Europa che si piega ai progetti delle potenze vincitrici e congeda gli imperi "malati" d'Oriente mentre vede l' insorgere di crescenti nazionalismi che di lì a poco l' avrebbero coinvolta in un secondo conflitto mondiale dagli esiti disastrosi. Si doveva decidere sul destino dei territori tedesch i, sulla demilitarizzazione della German ia, sullo smembramento dell'ex Impero russo e sullo scioglimento della difficile questione dei confini nazionali . Un impegno colossale di ricostruzione affidato a Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Italia e Giappone e ai "Quattordici punti" proclamati da Wilson a fondamento dei negoziati. Il risultato che ne derivò fu tutt'altro: intreccio di questioni diplomatiche tra gli Stati usciti sconfitti dalla guerra e le neoaggregazioni nazionali, l'atteggiamento discorde tra le potenze alleate circa i rapporti con il nuovo potere bolscevico, la mancata soluzione per i problemi delle minoranze nazionali e le questioni di confine, l'uso della demagogia più evidente per controbilanciare le proteste popolari . La questione russa rappresentava poi "una formidab ile incognita", per usare un'espressione di Georges Clemenceau28 • Sullo sfondo di un 'Europa in cerca di nuove identità nazionali vi è una Russia divisa, ripiegata su se stessa, con grandi problemi irrisolti sul tavolo delle potenze alleate. Da una parte Lenin consapevole di dover riunificare dapprima i Soviet, da Pietrogrado a V]adivostok, per poi interessarsi agli Stati a cui aveva riconosciuto de facto un'indipendenza "provvisoria", cioè strategica; dall'altra i generali bianchi il cui motto "una Russia unica e indivisibile" aliena loro l'appoggio degli Stati appartenenti all' ex Impero zarista dichiaratisi indipendenti . Entrambe queste fazioni in lotta, per raggiungere lo scopo, devono ricreare un clima di disciplina che la rivoluzione ha azzerato e l'unico modo per fa rlo è completare l'unità a

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P. Renouvin, Il trattato di Versailles, op . cit ., p. I09.

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ogni costo e a prezzo anche di molte vite umane, ricorrendo a esecuzioni capitali dall'una e dall'altra parte . Molti di coloro che si considereranno vincitori della guerra civile, però, subiranno una s01te simile a quella delle loro vittime, per volontà dell' uomo " nuovo", Iosif Stalin (accadrà a Zinov'ev, Kamenev, Rykov, Bucharin, Trockij e Tuchacevskij, quest' ultimo artefice della disfatta dei generali bianchi Anton Denikin e Aleksandr Kolcak, della repressione di Kronstadt e dell ' intervento contro l' insurrezione contadina di Tambov29) . Dal 1918 milioni di contadini vengono sterminati e il paese si trova spaccato in grandi troncon i, ognuno dei quali serve e sposa una causa speculare o contraria a quella dell'altro. In questa confusione tutti si dichiarano legittimati a governare dopo la caduta del governo di Kerenskij eletto in forma più o meno "democratica" - anche se potrebbe sembrare improprio l'uso cli tale vocabolo in un paese che durante gli ultim i anni dell' Impero zarista aveva dato poco spazio alle correnti della "cultura liberale" europea a cui si ispirava il partito dei Cacletti 30 • La situazione generale è segnata da molti e diversi fattori provenienti, in genere, da retaggi cul turali ben consolidati presso la popolazione civile:

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TI 27 aprile 1921 , a reprimere l'insurrezione contadina di Tambov venne designato il giovane generale Michai l T uchacevskij che foce ricorso a esecuzioni sommarie di ostaggi, ai gas tossici e ai campi di concentramento. Le modalità di repressione assomigliarono ai metodi coloniali messi in atto dagli inglesi contro i boeri in Sud Africa agli inizi ciel Novecento. 30 Il Partito Costituzionale Democratico, Konstitucionnaja Democraticeskaja Part~ja o partito dei Cadetti (dalle iniziali K e D) raccoglieva le forze di ispirazione borghese-liberale che puntavano alla formazione cli un parlamento elettivo sul modello occidentale, cli matrice repubblicana e costituzionale. Fondato dopo l'ottobre ciel I 905, esso fu il risultato della fusione di "Unione per la liberazione" (partito illegale fondato in Svizzera , e poi a San Pietroburgo, eia liberali della tendenza cli Struve, storici e filosofi universitari, membri degli z.emstva e avvocati) e di " Unione degli zemstva costituzionalisti" . Tra i suoi promotori si annovera uno dei personaggi di maggior spicco della Russia tardo imperiale, Pavel N. Miljukov. Altri esponenti di rilievo furono S. A. Muromcev, V. A . Maklakov, A. I. Singarev, P. B. Struve, F. I. Roclicev. Col tempo, il partito dei Cadetti divenne il partito della borghesia e quindi fortemente contrastato dai rivoluzionari. Ebbe una funzione di primo piano ne lla costituzione del governo Provvisorio svolgendo una politica antipopolare e controri voluzionaria a cui pose fine il processo rivoluzionario messo in atto dai bolscevichi Wt il 1918 e il 1922.

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nei primi anni del XX secolo i villaggi identificano ancora lo Stato con le tasse e il servizio militare, o meglio, "un'entità aliena, impervia alle loro concezioni di giustizia"31 ; in un breve giro di tempo, il ministro riformista Petr Arkad'evic Stolypin tenta di attuare un vasto programma di riforma agraria, ma nel decennio successivo la collettivizzazione delle terre e lo sterminio dei kulakì segnano la fine della breve epoca riformista e 1' inizio della lunga sovietizzazione. La nuova idea è quella di rendere attivo il pensiero marxista, alla base del quale vi sono però contraddizioni di cui Lenin stesso è ben cosciente quando nel libro Che fare , apparso prima della Rivoluzione del 1905, asserisce che "bisogna avere un ottimismo dei più naif per dimenticare fino a che punto le masse sono ancora poco informate sui fini e sui metodi del socialismo. Così, dal momento che la classe operaia non ha ancora acquisito un'organizzazione cosciente, dal momento che essa non ha l'educazione necessaria per portare la lotta di classe contro la borghesia, non può esservi questione di rivoluzione socialista"32. La Russia bolscevica per affermare la vittoria del proletariato deve attraversare una rivoluzione borghese, e quella del febbraio , per logica conseguenza, doveva ritenersi tale. In seguito, sempre secondo Lenin, sarebbe stata necessaria una rivoluzione socialista che però bisognava rimandare . Si realizza così il carattere ibrido della rivoluzione che affianca al governo provvisorio di Kerenskij il Soviet di Pietrograclo, secondo il modello del 190533 • In questa congerie, il ruolo dei contadini diviene sempre più centrale e, secondo le teorie del socialista tedesco Karl Radek, bisognerà

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M. Confino, Tradi.tions, Old and New. Aspects of Protest and Dissent in Modem Russia" in S. N. Eisenstadt (eclited by), voi 2°, Beyond the West, Patterns of Modernity , Londra, 1987, pp. 128-131. 32 V. I. Lenin, Che fare , Roma, Editori Riuniti , 1986. 33 E. H. Carr,La Rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin 1917-1929, Torino, Einaudi, 1980, (traduz. dall'inglese di F. Salvatorelli) .

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scendere a patti con essi se si vorranno creare le premesse per nuove insurrezioni armate in Ucraina, Romania , Bulgaria e Ungheria; successivamente occorrerà coinvolgere la Germania affinché trionfino i principi della rivoluzione proletaria nel mondo. E mentre le menti più illuminate del socialismo internazionale si confrontano con le teorie, i compagni cli Lenin procedono alle requisizioni, alla violenza nelle campagne, alla repressione di tutto ciò che si oppone ai piani bolscevichi, allo sterminio dei cosacchi che, con i caucasici e le milizie siberiane, rappresentano le forze restauratrici nella Russia meridionale. In una circolare segreta inviata dal Comitato centrale del Partito comunista al Comitato esecutivo cli Kamensk, pubblicata su una rivista francese dell'epoca, si legge che "i cosacchi (non proletari) devono essere sterminati impietosamente e senza eccezioni. I compromessi e le mezze misure non possono essere accettate dal Soviet e per ciò è necessario: organizzare il terrore generale, confiscare il grano, facilitare 1'immigrazione dei proletari nei distretti cosacchi, disarmare la popolazione e fucilare chi detiene armi. I terreni nei quali verranno sepolti i cosacchi saranno consegnati ai proletari"34 • La retorica rivoluzionaria cede spazio alle politiche della contingenza e della salvaguardia degli enormi interessi tirati in ballo dalla "controrivoluzione"35 bolscevica. Ribadendo il ruolo avuto dalle diverse personalità all'interno del clima di terrore instaurato durante la guerra civile, gli storici Heller e Nekric affermano che " la saldatura fra promesse utopistiche e uno spietato terrore di massa fu il miscuglio detonante che consentì ai bolscevichi di riportare la vittoria nella guerra civile, cosicché la presenza di un capo che sapeva dosare la composizione del miscuglio a seconda delle circostanze fu un fattore cli importanza grandissima"36 •

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GARF (Mosca), Fondo 4644 , inv. 1, fase . 32, foglio 199. L'idea che Lenin abbia dato vita a una "controrivoluzione" è opinione cli alcuni storici specialisti dell'Europa orientale ispirati in parte dagli studi su lla Russia sovietica di area anglosassone. 36 M. Heller-A. Nekric, Storia dell 'Urss dal 1917 a Eltsin, Milano, Bompiani, 2001, p. 96. 35

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I governi occidentali, che in un primo momento tentano la carta del dialogo con il neogoverno bolscevico, temono una possibile sua alleanza con la Germania, pericolo da scongiurare a ogni costo. Dopo mesi di futili trattative, nel marzo del 1918, la pace di Brest-Litovsk li costringe a rivedere i piani di azione poiché è ormai chiaro che la Russia asseconda e favorisce i progetti tedeschi. Per tale motivo gli Alleati, subito dopo la svolta di Brest-Litovsk, ritirano le delegazioni da Pietrogrado e le dirottano a Vologcla in prima battuta e poi, alla fine di luglio, ad Arcangelo (Arkangel'sk) occupata dalle truppe da sbarco alleate. Con l'abbandono della Russ ia da parte dei diplomatici stranieri l'unico canale di informazione, avamposto delle potenze occidentali, rimane proprio Arcangelo da cui bisogna impedire agli Imperi centrali , e soprattutto alla Germania, di sfruttare gli arsenali militari della Russia e impadronirsi dei ricchi giacimenti. Notizie cli carattere diplomatico sull ' intera vicenda che vede impegnati il ministero degli Esteri, il nostro addetto all'ambasciata di Pietrogrado Pietro Tomasi della Torretta37 , e l'inviato speciale in missione a Odessa, Cesare Giovanni Majoni38, provengono da studi italiani condotti

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Pietro Paolo Tornasi marchese Della Torretta (Palermo 7 aprile 1873 - Roma 4 dicembre 1962). Nobile dei Prìncipi dì Lampedusa. Laureato in Giurisprudenza entra molto giovane nella carriera diplomatica ottenendo grande successo. Tra il 1910 e il 1914 è capo di Gabinetto del ministro degli Esteri dell'epoca, il marchese Di San Giuliano. Alla scomparsa di questi viene incaricato a Monaco cli Baviera, in qualità cli ministro Plenipotenziario, proprio alla vigilia dell'ingresso italiano nella prima gueITa mondiale. Nel 1917 è capo della delegazione commerciale italiana in Russia dove terrà l'incarico dell'Ambasciata dì Pietrogrado . Alla Conferenza cli Pace cli Parigi , nel 1919, partecipa in qualità di addetto della delegazione italiana. Successivamente viene destinato a Vienna in qualità dì ambasciatore presso il ricostituito stato austriaco . Nel Governo Bonomi (1921 -1922) ricoprirà la carica di nunistro degli Interni e verrà nominato senatore del Regno il 19 luglio 1921. La sua carriera si chiude con un incarico presso l'Ambasciata di Londra che durerà fino al 1927 . Tornasi Della Torretta si dimostrerà un diplomatico di pe1fetta scuola nonché un fine conoscitore del mondo slavo e clei problemi politici dell'Europa centro-orientale. Padroneggiava la lingua russa e il suo lungo soggiorno all'estero gli farà maturare le caratteristiche del politico di grande riserbo ecl equilibrio diplomatico. Non aderì mai al Fascismo di cui sarà fermo avversario e iITiclucibile suo oppositore in Senato. 38 Cesare Giovanni Majoni (Borgomanero 30 maggio 1876 - Roma 18 luglio 1969). Diplomatico di nobile famiglia, fu inviato straordinario e ministro Plen ipote nziario tra il 1923 e il 1926. Nel 1929 diviene ambasciatore. All'età di 57 anni fu

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attorno agli anni Ottanta dello scorso secolo, secondo i quali la politica adottata da Roma nei confronti della Russia è costantemente deviata da un'alternanza di ideologia e realismo. In questa sede saranno analizzati, dunque, documenti militari che pure hanno un significato rilevante nella cronistoria della formazione dello Stato sovietico. Quegli stessi aspetti aggiungono senz'altro qualcosa di nuovo alle mature riflessioni storiche giunte fino ai nostri giorni grazie al dibattito storiografico sempre vivo sui temi del socialismo italiano in rapporto a quello sovietico rivoluzionai"io:19 . Vologcla, dunque, diviene il centro clell'antibolscevismo russo e punto di incontro delle variegate opposizioni bolsceviche con gli Alleati. Tra le varie missioni vi sono, come già ricordato, anche quelle italiane, poco conosciute fino agli studi suila l\1MIR (Missione militare italiana in Russia)40 degli anni Ottanta dello scorso secolo, in genere trascurate dalla storiografia europea inglese, francese e tedesca - non particolarmente interessata alle vicende cli nazioni come l'Italia, la Romania e la Serbia che pure hanno avuto un ruolo importante all'interno della gue1rn civile russa. L'Italia alle prese con il diffi-

e letto senatore. Ottenne numero.se onorificenze tra cui: Cavaliere dell ' Ordine della Corona d'Italia, 20 settembre 1903; Cavaliere ufficiale dell'Ordine della Corona d 'Italia, 15 febbraio 1914; Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, 31 dicembre 1918; Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, 22 marzo 1928; Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia, 18 novembre 1929; Cavaliere dell'Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro, 14 gennaio 1915; Cavaliere ufficiale clell 'Orcline dei S.S. Maurizio e Lazzaro, 7 giugno 191 7; Commendatore dell'Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro, 7 feb braio I926; Grande ufficiale dell 'Orcline dei S .S. Maurizio e Lazzaro, 3 giugno 1932; Gran cordone dell'Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro, 25 gennaio 1934; Gran co!'done dell'Ordine elci Sol Levante (Giappone). 39 Oltre al dibattito vivo sulla stampa italiana dell'epoca, in cui si inserisce la pubblicazione cli "L'Ord ine Nuovo", uno dei contributi più significativi vien fuori dalle pagine di Stefano Caretti nel suo già citato lavoro, La rivoluzione russa e il socialismo ilaliano (1917-1921), op. cit. 40 A. Biagini, In. Russia tra guerra e rivoluzione, op. cit. L'importanza che ha assunto nel panorama della storia militare italiana lo studio dei fondi dell'Ufficio Storico dello SME di Roma va ben oltre la semplice testimonianza cli fatti di guerra. Lo dimostra l'autore di In Russia tra guerra e rivoluzione quando attribuisce al capo Missione italiano, generale Romei, le doti di acuto osservatore della realtà russa e " informatore" prezioso sulle vicende politico-militari che scuotevano la Russia alla vigilia della Rivoluzione e durante i primissimi anni della guerra civile .

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cile momento del completamento dello Stato nazionale, per onorare l'impegno assunto con gli Alleati, invia sul territorio russo un Corpo di spedizione nella Murmania e ad Axkangel 'sk comandato dal tenente colonnello Augusto Sifola4 '; un Corpo di spedizione in Estremo Oriente alla cui guida vi è il tenente colonnello Edoardo Fassini Camossi42 che affianca la Missione militme italiana a Vladivostok al cui comando vi è il colonnello Vittorio Filippi di Balclissero; una Missione militare italiana presso il generale Denikin comandata dal tenente colonnello Achille Bassignano43 e una Missione nùlitare in Transcaucasia guidata dal tenente colonnello Melchiade Gabba"''. Senza dubbio va riconosciuto il valido appo1to degli alti comandi italimù, i loro interventi in difesa del1a linea fe1rnviaria della Transiberiana e dei porti del nord, il servizio di fornitura di munizioni e degli approvvigionamenti , l'esperienza di guerra degli ufficiali ritirati dal fronte contro gli austriaci e destinati alle operazioni in Russia; per noh parlare del supporto dato alle popolazioni attraverso l'opera dei genieri e dei telegrafisti che hanno messo a disposizione dei generali inglesi e russi la loro grande professionalità.

41 Il tenente colonnello Augusto Sifola, comandante del 3° gruppo Btg. Bersaglieri Ciclisti in linea a Cortellazzo e colà impegnato per le operazioni della "conquista della Piave Nuova" . Convocato dal ministero della Guerra a Roma il 5 agosto 1918, riceve l'ordine cli assumere il comando del Corpo cli spedizione in Murmania già in formazione presso le autorità militari territoriali di To1ino. 42 Dopo alcune difficoltà legate al precipitare degli eventi dei primi mesi del 19 I 8, per ordine del ministero della Guerra, parte da Napoli il 21 luglio alla volta di Messina, il Corpo di spedizione italiano a capo del quale vi è il tenente colonnello di Fanteria Edoardo Fassini Carnossi, ufficiale che si è guadagnato la stima degli alti comandi in Siberia quanto all'autorità con cui ha saputo portare disciplina e coraggio nel sostenere l'intervento alleato in Russia. 43 Fanno parte della spedizione oltre a Bassignano altri tre ufficiali e' un drappello cli soldati che salpano eia Taranto il 10 agosto I9 19 a bordo del piroscafo "Semiramis", noleggiato dal mi11istero, sul quale vi è imbarcato anche un battaglione di romeni diretti a Costanza. 44 Rispetto alle altre missioni, questa deve recarsi a Tiflis non per scopi prettamente logisticomilitari ma per uno studio relativo al progetto cli investimenti italiani in 1hnscaucasia e in secondo luogo per riferire circa la possibilità cli sostituire le truppe inglesi già colà impegnate e in via di rimpatrio. A capo della Missione, pmtita da Taranto il 28 aprile 1919 sul piroscafo "Menfi" con prima destinazione Batum, vi è il colonnello di Stato Maggiore Melclùacle Gabba il quale ha il compito di riferire i risultati entro la fine ciel mese di maggio 1919 alla Delegazione italiana al Congresso della Pace cli Parigi.

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Tra il 1918 e il 1920 l'Italia sostiene anche militarmente i russi bianchi continuando a lottare per una causa che verrà ben presto tradita in favore del riconoscimento in Lenin del! 'unico interlocutore che rappresenta "tutte le Russie". Versailles, che non ammette al tavolo delle trattative né i bolscevichi né i generali bianchi, sottolinea la scelta politica delle nazioni vincitrici, con la giustificazione che quella decisione fosse l'unica soluzione capace di inalterare il già instabile quadro istituzionale russo, non essendovi le condizioni per stabilire se il "tradimento" bolscevico possa legittnmare il potere dei generali bianchi a essi contrapposti45. Agli inizi del 1919, ovvero quando si riunisce la Conferenza parigina , non è affatto chiaro agli occidentali chi tra bolscevichi e milizie controrivoluzionarie possa riuscire nell'intento di governare la Russia. Le notizie giungono frammentarie e le fonti su ll a Russia, e in generale sul fenomeno bolscevico , dopo l'abbandono del territorio russo da parte dei diplomatici europei, provengono essenzialmente daJl'emigrazione russa, dagli italiani che rimpatriano e dai notiziari a cura dei servizi di informazione della Regia Marina40 • La superiorità militare dell 'Armata rossa non appare subito evidente. Al contrario, tutti coloro che lasciano la Russia e riparano in Europa parlano di gravi carenze strutturali dell'esercito bolscevico. La lotta intrapresa dai cechi , osserva Francesco Benvenuti, agisce ben presto da "catalizzatore delle forze antibolsceviche nella vasta zona cli cui essi riuscirono in breve ad assumere il controllo [ . .. ] Dinanzi alla forza d'urto di queste unità , i reparti improvvisati dai comitati locali del partito ed i primi rinforzi inviati dal centro ripetono le sce1~e di

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A dire il vero, l'ammiraglio Kolcak era stato legittimato, in qualità di rappresentante unico del movimento controrivoluzionario, dagli stessi general i bianchi che inizialmente non avevano voluto riconoscere nel novembre 1918 il suo colpo di Stato nel Governatorato di Omsk. 46 F ra i russi emigrati , l' informatore più attendibile era tale Svatkovskij, giornalista russo ex agente zarista a Ginevra. Le notizie riportate dagli italiani rimpatriali erano spesso imparziali e poco attendibili anche per il forte impatto emotivo che le idee rivoluzionarie ebbero sugli uomini del tempo. I bollettini stessi della Marina non erano diretti e spesso presentavano lacune dal punto cli vista informativo.

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sbandamento e cli panico verificatesi dinanzi ali 'avanzata tedesca"47 • La vittoria dell'Armata rossa è da cercare sicuramente nella genialità del suo principale riorganizzatore, Trockij , come evidenzia Benvenuti. Ma, accanto a questa lettura della storia, occorre soffermarsi su altri fattori oggettjvi che non si possono tralasciare e attraverso i quali scopriamo le diverse ragioni della sconfitta degli eserciti antibolscevichi. Nel far ciè> bisogna tener conto del clima di terrore messo in atto durante quegli anni dai rossi e dai bianchi, della resistenza dei contadini nelle campagne, ma soprattutto del disorientamento del popolo russo al quale si propinano idee e concetti legati a modelli sociali e culturali nuovi dei quali esso non è in grado di discernere neanche il significato . Lo zarismo, nell 'espressione di tutte le sue forme sociali e culturali, comprese quelle legate ai suoi limiti storici, era stato per più cli tre secoli il denominatore comune della vita di ciascun uomo russo. Contemporaneamente alla sua funzione storica, si esaurisce una "protezione" alla quale il contadino russo è da sempre abituato cosicché la nascita cli una "questione proletaria" si dimostra troppo poco rispondente ai requisiti dell a società russa del primo ventennio del XX secolo. Le rivendicazioni bolsceviche confondono tutti

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Nel suo straordinario contributo sulla ricostruzione storica dell'organizzazione da parte dei bolscevichi cieli' Armata rossa, Benvenuti mette in evidenza tutte le difficoltà e gl i ostacoli della grande impresa compiuta dagli uomini di Lenin. In un paese demoralizzato , sull'orlo ciel collasso, con .le truppe ceche che diffondono il panico fra i reparti rossi attrnverso la fierezza della loro arte militare, la ricostruzione morale e materiale richiede veramente un atto di onestà intellettuale nel! ' ammettere che la concretezza della reintroduzione di princìpi e metodi mil itari tradizionali è di gran lunga piL1 vantaggiosa di qualsiasi tabù ideologico. Uno dei primi a rendersi conto di ciò sarà Trockij a cui va il merito di gran parte delle vittorie riportate dai rossi nella difesa dispcràra cli Pietroburgo. Cfr. F. Benvenuti,/ bolscevichi. e l'Armata rossa. 1918-1922, Napoli, Bibliopolis , 1982, p. 64. La fierezza etnica dei russi, così ben letterariamente trasposta dalla studiosa Alda Giambelluca Kossova in due volumi sull'alba della cultura russa, editi attorno alla metà degli anni Novanta dello scorso secolo per i tipi di Studium, risorge attraverso le gesta di un gruppo di "compagni" che crede nelle idee cli Trockij. Come un secolo prima i discendenti Rjurikidi difendevano il loro Regno kieviano dall ' assalto dei Peceneghi, così fanno idealmente i bolscevichi alle prese con l'accerchiamento capitalistico mondiale e alla fine lo scontro li vedrà vincitori. Cfr. A. G. Kossova,All'alba della cultura russa. La Rus' kieviana (862 -1240) , Roma, Edizioni Stuclium, 1996.

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coloro che pur puntando il dito contro il fallimento della politica zarista non sanno vedere nelle parole di Lenin validi motivi per sposare la nuova causa rivoluzionaria. Un milione di persone tra il 1917 e il 1920 morirà di fame, centinaia di migliaia perderanno la vita negli scontri e nelle repressioni intercorse più o meno nello stesso arco di tempo. Cifre che da sole danno un'idea cli quel grande capitolo della storia che più in generale va sotto il nome di guerra civile russa. Tutto ciò viene percepito in Italia attraverso la propaganda bolscevica che raggiunge i banchi parlamentari dove la nutrita compagnia socialista si dimostra contraria all'invio di missioni in Russia a sostegno dei gruppi controrivoluzionari. Ciò avviene alla vigilia dell'offensiva finale contro le truppe austro-ungariche schierate sul fronte italiano del Piave. Le difficoltà del momento, tuttavia, legate agli alti costi della guerra, alla lunga azione offensiva contro le truppe nemiche, alle pessime condizioni dei militari italiani, non permettono al governo dì interessarsi maggiormente alla "questione russa", fino al 3 novembre 1918 quando cioè viene firmato l'armistizio di Villa Giusti. Un mese prima, dopo ripetute sconfitte ad opera delle unità alleate comandate dal generalissimo Foch, il governo tedesco aveva proposto l'armistizio a Wi lson, atto che portò alla rivoluzione tedesca iniziata con l'ammutinamento della flotta d'alto mare a Wilhelmsbaven nel mese di ottobre e terminata con l'armistizio dell' 11 novembre sulla base dei 14 punti di Wilson con il quale vengono annullati i trattati di Brest-Litovsk (marzo 1918}18 e cli Bucarest (maggio 1918)4 9 • Così, terminata la guerra, il governo italiano, dal giugno del 1919

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Causa principale dell'atteggiamento ostile degli Alleati verso la Russia bolscevica fu il trattato di Brest-Litovsk che privava la Russia di molti territori tra cui quelli del Baltico e della Polonia oltre al riconoscimento degli Stati autonomi di Finlandia e Ucraina. Quell'accordo russo-tedesco ha dato vita a una colossale ricerca storica testimoniata dai numerosi contributi internazionali sull'argomento tra cui in lingua italiana, tanto per citarne uno, segnaliamo il volume d i Pier Leo Ragghianti , Brest-Litovsk. Una pace per una politica di transizione , Milano, Nuova Cultura, 1978 e in inglese quello di John Wheeler-Bennet, Brest-Litovsk. Theforgotten peace, march 1918, Lonclon, Macmillan, 1956. 49 Siglata il 7 maggio 1918, tale pace tra gli Imperi centrali e la Romania prevedeva la cessione della Dobrugia alla Bulgaria e lo sfrnttamento dei pozzi cli petrolio da patte della Germania.

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presieduto da Francesco Nitti 50 - con agli Affari Esteri Tommaso Tittoni che insieme a Vittorio Scialoja, Gug1ielmo Marconi, Maggiorino Ferraris e il marchese Guglielmo Impe1iali forma la delegazione italiana a Parigi - rivolge la sua attenzione all'impegno assunto con gli A11eati in merito alla Russia. Impegno che è grande in proporzione alla capacità militare dell'Italia e sarà causa di numerose perdite in una terra osti1e, viziata da pregiudizi ideologici e in cui la propaganda antiitaliana è sostenuta da que11a stessa Francia che secondo l'opinione del generale Romei manipola i sentimenti antiitaliani in Polonia strumentalizzando le rivolte ne11 'Alta Slesia51• La Russia ha conosciuto comunque la guerra di liberazione italiana (apprezzandone il valore) la cui eco è giunta fino a Mosca e San Pietroburgo attraverso personaggi quali Vladimir Zabughin. Professore di lettere a Roma, egli si occupa di far propaganda italiana in Russia proiettando nel 1916 il film Adamello e diapositive sulla campagna italiana52 • A tal proposito, 1o storico Antonello Biagini dedica uno studio monografico alla missione di Vladim.iJ: Zabughin, voluta dall'allora ministro Vittorio Scialoja (1856-1933), avvenuta tra maggio e settembre 1917. L'opera da lui svolta avvenne nella piena interpretazione di "quei problemi di carattere politico e sociale e sul futuro della Russia, affrontati con l'ottica e la mentalità dello studioso che per vari motivi finisce per costitu.iJ:e una sorta di ponte tra due culture e due mondi"53 . Zabughin, spirito entusiasta saldamente "ancorato a una religiosità tradiziona-

50 Sulla figura

di Nitti e sulle sue scelte di politica estera si veda il volume di Francesco Barbagallo, Francesco S. Nitti, Torino, Unione Tipografica, 1984. ln particolare, il capitolo sull'atteggiamento di Nitti nei confronti della progettata missione nlilitare nel Caucaso. 51 Note del generale Romei nel 1921 . Roma, AUSSME, Fondo E- J I , busta 63, foglio 13. 52 Yladim ir Nikolacvic Zabughin (1880-1923) è nato a S. Pietrobùrgo e si è laureato in storia; nel 1911 consegue a Roma la libera docenza in letteratura umanistica. Per un lungo per iodo si occupa cli far propaganda italiana in Russia. Spiega ai russi anche il contrasto insanabile tra croatismo (vicino alla mentalità austriaca) e serbismo (di matrice slava) sostenendo che i croati fossero contrari all'annessione della Dalmazia sin dal 1866. Cfr. A. Biagini, In Russia ira guerra e rivoluzione, op. cit. 53 A. Biagini , In Russia tra guerra e rivoluzione, op. cit., p. 93. Interessante il molo svolto al fronte da questo intellettuale che entra in contatto con diverse personalità della vita politica e sociale russa e italiana delle quali parla nel suo lungo rapporto, inviato all'onorevole Romeo Gallenga Stuart dell'Ufficio propaganda di Roma, e di cui Biagini riporta strnlci significativi.

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le"54 , è un dotto studìoso del Rinascimento a cui il balcanista Angelo Tamborra riserva un posto importante nell 'ambito dell'emigrazione russa in Italia, sin dal 1903. Egli si inserisce nella lunga scìa della riflessione inte11ettuale sul dogmatismo religioso russo e sul suo impatto nella società civile prima e dopo il l 905 anticipato in questo dagli studi di pensatori, filosofi e scrittori dell ' 800 quali Vladinùr Solov'ev e Nikolaj Gogol'. Il compito assai delicato della propaganda in Russia non resterà solo una prerogativa del governo italiano. Le vicende de1la grande guetrn sono note in Russia attraverso l'opera di divulgazione operata da Francia e Inghilterra che colà inviano pellicole di propaganda e opuscoli informativi sullo stato del conflitto mondiale. Quando scoppia la Rivoluzione russa l'Europa, travolta dalle vicende che la vedono impegnata in una guerra lunga e difficile dagli esiti incerti, non percepisce da subito il carattere "rivoluzionario" dell'élite bolscevica andata al potere. L'effetto sarà ancor più attutito dalla politica dell'Intesa propensa fino all'ultimo istante a dare credibilità al nuovo direttivo per evitare che lo stesso concluda accordi separati con la Germania i quali avrebbero recato grave danno alle potenze impegnate contro l'espansionismo pangern1anico nell'Europa centro-orientale e nell'Asia. In Italia il fenomeno "rivoluzionario" è noto in quanto sin dai primi mesì del colpo di mano bolscevico esponenti di spicco cieli' intelligenc~ja russa, abbandonata la patria, creano sia all 'estero che nella nostra penisola comitati aventi denominazioni diverse ma con uguali finalità , la liberazione della Russia dal bolscevismo. Importanti documenti a riguardo, soprattutto una lunga serie cli corrispondenza italo-russa, sono contenuti pre~so il GARF55 a Mosca. Attorno alle tre organizzazioni antibolsceviche principa54

A tal riguardo si veda il volume di Angelo Tamborra, Esuli russi in Italia, 1905-1917, Roma-Bari, Laterza, 1976, pp. 211-218. In particolare il capitolo sedicesimo, Zalnighin, il problema religioso e la sua rnissione politica in Russia nel 1917. 55 Nel[' Archivio vi sono diversi fondi che trattano delle organizzazioni, sorte in difesa della Russia dai bolscevichi presenti in Italia e in contatto con i Comitati che si sono organizzati nelle maggiori capitali europee occidentali (Fondo 5806, inventario l, fascicoli 23-26; Fondo 4644, inv. I , fascicolo 32). Alcuni cli questi fondi sono stati versati dagli Archivi di Praga ad alcuni archivi russi che se ne sono serviti per completare il materiale di base.

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li si raccolgono noti personaggi politici e dell 'intelligenc(ia russa quali Pavel Miljukov, Vasilij Suchomlin, Anna Kuliseva ed Evgenij Miller, quest'ultimo capo della missione russa in Italia'<>, attorno ai quali ruota un universo eterogeneo di uomini cli cultura e scrittori esiliati. Il loro principale interesse consiste nel convincere gli Alleati a sostenere le forze che combattono i bolscevichi sollecitando un intervento al fianco dell'annata Dobrovol'skij del generale Denikin. Gli effetti di tale propaganda non tardano a far scattare nell'opinione pubblica italiana una sol idarietà generalmente sostenuta da coloro che vedono nella dittatura bolscevica un tradimento delle idee socialiste-rivoluzionarie di base. La "Lega per la rinascita russa" ha le sue basi in Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia; è molto attiva durante i lavori della Conferenza di Versailles ed è consapevole, al pari delle altre organizzazioni cli emigrati, che essa abbia un ruolo fondamentale per le sorti del Paese. In un memoriale presentato al presidente Wi lson, il 4 gennaio 1919, alla vigilia dell'apertura dei lavori a Versailles, i delegati delle organizzazioni russe di Roma unite sotto lo slogan "pro democrazia russa", richiamandosi al sesto dei quattordici punti proclamati dal presidente americano, chiedono che sia rispettata l'unità russa, venga messo sotto accusa il pericolo pangermanico, sia riconosciuto dagli Alleati il governo russo in lotta per la riunificazione e chiedono il d iritto di partecipazione alla Conferenza interalleata della Pace, perorando un intervento alleato contro il bolscevismo57 . 1 delegati sottolineano come l'unità organi-

56 Il Consiglio statale per la riunificazione della Russia, il Centro nazionale (costola del gruppo Cadetti formatosi nel giugno 1918) e il Consiglio della rinascita della Russia che comprendeva il partito costituzional-democratico, quello dei socia!isti popolari, il gruppo " Unità" eredi di Plechanov, i socialisti-rivoluzionari e i social-democratici. Cfr. A . Tamborra, Esuli russi in Italia, 1905-1917, op. cit.; A . Venturi, Rivoluzionari russi in ltalia 1917-1921, Milano, Feltrinelli, 1979, pp. 13-77. 57 Fanno parte del Comitato "pro democrazia russa" la Lega per la rigenerazione della Russia in unione con gl i Alleati, la Società per l'avvicinamento culturale italo-russo, la Commissione per l'avvicinamento culturale italo-russo, l 'Istituto russo a Roma, la direzione del giornale settimanale " La Russia nuova", la direzione della rivista mensile "La Russia democratica" e il Comitato di soccorso ai russi residenti in Ttalia. Notizie tratte dal GARF, Fondo sulla storia del movimento bianco e dell 'ernigrazione , 4644, foglio P-5806 (Organizacionnoe l~juro v Rime) , inv. I , fase. 24, foglio 51.

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ca della Russia rappresenti un postulato essenziale dell'equilibrio e della pace europea e mondiale, mentre se il paese dovesse ripiombare in uno stato politico paragonabile a quello del XVI secolo, (e la Russia avesse trovato gli stessi ostacoli di allora e avesse tentato nuovamente di vincerli vedendosi costretta a ripetere le gue1Te dì Ivan il terribile per la Livonia e dello zar Alessio per l'Ucraina) l'oriente d'Europa diventerebbe "una sterminata Balcania", cioè un'area satura di fattori esplosivi di cui avrebbe approfittato la Germania, vinta ma non doma, per tornare alla vecchia politica prussiana di intensa coltivazione di inimicizie tra Russia e Polonia"58 • Mai previsione si rivelerà più veritiera.

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L'analisi del giornalista, non priva di interessanti osservazioni politiche, prevede quello che poi realmente accadrà in Europa. La rinascita tedesca, !"'espansionismo ideologico" russo, lo "strangolamento" della Polonia fino alla sua quarta spartizione e non da ultimo la creazione di una "grande Balcania" deflagrata nel 1989. Ma l'editoriale risulta interessante soprattutto quando mette in evidenza la futura impostazione dello Stato russo su base monopartitica. "La mancanza, nell'Oriente d'Europa, di una Russia forte, salda e "libera", impedirebbe l'equilibrio statale della stessa Polonia, anche di una Polonia saggiamente scevra cli mire imperialistiche e proclive ad un accordo con le sorelle slave. Essa, Polonia, troverebbe ad Occidente una minaccia e ad Oriente un vuoto più pericoloso di qualsiasi minaccia positiva. La Boemia, cinta da quasi ogni parte dai tedeschi, risentirebbe parimenti le conseguenze del reciproco crescente stato cli disagio politico della Russia e della Polonia, si troverebbe priva delle sue naturali alleate r... l l'Ukraina, abbandonata alla sorte durissima già provata da costei verso la metà del secolo XVII, sarebbe una fonte continua di complicazioni europee e di contese russo-polacche-tedesche [come accadrà di lì a poco]. Lo stato presente di dolorosa disunione della Russia, specie se reso stabile e riconosciuto legalmente, porterebbe ad una totale scomparsa in Russia delle correnti politiche intermedie [ ... ]. La Russia si ritroverebbe nuovamente vittima di un malgoverno antidemocratico, nemico per istituto e per calcolo di tutti i popoli democratici dell'Intesa e degli Stati Uniti, alleato naturale di ogni Stato militarista od assolutista, alleato fatale della Germania, non impo11a se imperiale o socialista, qualora essa Germania avesse velleità antiintesiste. La morte della democrazia russa sarebbe una malattia gravissima per quella mondiale, sarebbe la fonte cli nuove spaventose carneficine e di lutti immani che, purtroppo, farebbero impallidire i ricordi più esecrandi delle atrocità della guerra or vinta dall'Intesa e dagli Stati Uniti (gennaio 1919). Mosca, GARF, Fondo sulla storia del nwvimento bianco e dell'emigrazione, P-5806, inv. I, fase. 24, foglio 51. Sul difficile rapporto tra Polonia e Russia si veda il libro di Jarnes T. Shotwell-Max M. Laserson, Poland ancl Russia 1919-1945, Westport, Greenwood, 1976.

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L'importanza delle questioni internazionali del primo Novecento, non può non suscitare interesse e partecipazione anche in Italia, data la sua particolare azione nelle vicende belliche. Fioriscono dibattiti e si organizzano tavole rotonde sulla "questione russa" che sembra tener banco nell'attenzione del mondo intellettuale, specie cli sinistra, com'è semplice constatare attraverso la corrispondenza intercorsa nell'estate del 1918 fra il generale Eugenio De Miller (Evgenij Miller), presidente della Lega russa a Roma, e lo storico Gaetano Salvemini. L'ex ufficiale russo non vuole dar credito a una affermazione, apparsa sul giornale "La Russia nuova" sotto il titolo L'autorevole opinione del professor Salvem.ini sulla questione russa, nella quale l'intellettuale italiano avrebbe affermato "preferiremmo quasi cento anni cli bolsceviki al ritorno del!' ancien régime". "Je me refuse absolument de croire que Vous ayez pu dire cela. f... ] Vous comme jtalien "Ami de la Russie". ["... l Entre nous il ne peut exister d'equivoques sur une question aussi capitale comme l'apprédation clu régime bolschevik. Des comparaisons pareilles sont toujours à éviter à 111011 avis , car si nous connaissons bien les bons et le mauvais còtés de l' ancien régirne, l'immagination la plus fantasque ne pourrait nous donner le tableau que réprésenterait la Russie après cent ans de régime bolschevik te! que nous le connaissons [ ... )."59

Una volta posto il paragone, Miller riflette sul fatto che nonostante i numerosi errori, pure l 'ancien régùne ha portato qualcosa cli buono per la Russia, cioè il processo di modernizzazione apparentemente " indolore" introdotto dai sovrani illuminati. Degna di nota è soprattutto la contrapposizione alla crescente potenza tedesca. Egli enumera i m~lti elementi positivi della storia del paese nel periodo zarista: mentre la riforma della servitù della gleba era avvenuta in maniera pacifica, altrove, nella stessa epoca, "fl6ts de sang a dù ètre payé l 'abolissement de l' esclavage dans la clémo-

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Lo scambio epistolare si trova a Mosca, presso il GARF, Fondo sulla storia del movimento bianco e dell'emigrazione, P-5806, inv. I, fase. 23 , fogli 48-50.

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cratique Répubblique des Etats Unis d' Amérique"; la guerra di liberazione di serbi, montenegrini e bulgari dal giogo turco nei Balcani; la riforma agraria di Stolypin che in cinque anni crea più di sette milioni di proprietari terrieri; non da ultimo, l'abolizione della vendita dell'alcool che in altri paesi aveva incontrato moJte dificoltà e si era realizzata solo dopo aspri dibattiti e lotte sangu inarie. Miller conclude la sua lettera dicendo che "tout cela n'étaient que des questions intérieures qui ne concernaient que !es russes" e invita Salvemini a leggere la corrispondenza de "Il Messaggero" , la brochure di Vlaclimir Burcev Maledetti siate bolscevichi pubblicata da "La Nuova Russia" oppure l'articolo di un certo Harkevitch60 su "Il nuovo giornale". Da San Marcello Pistoiese, dove viveva, Gaetano Salvernini rispose al generale Miller asserendo che quella frase gli era stata attribuita c01Tettamente e che sarebbe stata pronunciata all'interno di una conversazione durante un'intervista e riportata in buona fede dal giornalista, ma si trattava di "una boutade detta in conversazione amichevole, la quale stampata può fare un altro effetto, ma che è sempre né più né meno che una boutade"61. Salvemini nella risposta affronta la questione sollevata dal generale Miller sostenendo che, se i russi chiedono il concorso a un 'opera di propaganda che solieciti l'intervento dell'Intesa nel loro paese, tale intervento potrà avvenire solo a patto di avere "la certezza che la restaurazione dell'antico regime" sia esclusa, altrimenti egli reputa improponibile un comune obiettivo politico: "padroni voi di fare in casa vostra quel che credete, ma padroni noi di tenerci da parte". Egli si scaglia contro lo zarismo dispotico: "per mezzo secolo ha riempito l'Europa di esuli poi ìtici, a somiglianza

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Per quel che riguarda la traslitterazione cli cognomi e nomi dal cirillico, come premesso nella nota linguistica , il diverso sistema fonetico tra le lingue europee rende discorde il modello di traslitterazione da una lingua a un'allra (es. francese Grigorieff, italiano Grigor'ev) e difficile il compito di risalire a volte ai personaggi citati . 61 Mosca, GARF, Fondo sulla storia del m.ovimento bianco e dell'emigrazione, P-5806, inv. I, fase. 23, fogli 61-68.

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degli antichi regimi italiani anteriori al 1860. Uno czar costituzionale, circondato da elementi liberali, magari conservatori, ma sia veramente costituzionale, il quale non cambi le leggi elettorali secondo il suo fabb isogno, fa comodo solo alle camarille di co11e e ali 'estrema destra reazionaria e sarebbe altra cosa. Fra l'assolutismo Zarista e il bolscevismo ci sono infinite soluzioni possibili . Ma se la Russ ia non potesse scegliere che fra l'assolutismo zarista e il bolscevismo, non resterebbe che dichiararsi fautori dei bolscevichi , pur riconoscendo tutto il danno che essi fanno, fra i due mali si sceglie il minore".

Nella sua analisi storica, Salvemini non tralascia il parallelo con la rivoluzione francese che aveva portato al potere il regime di Robespierre durato molto meno del bolscevismo in Russia. Ciò che importava nella Francia di fine Settecento come in quel delicato momento in Russia era che la monarchia non ritornasse al potere e bisognava impedirlo in ogni modo, ad ogni costo. Insistendo sul parallelismo, Salvemini affianca alla funzione storica dello zarismo quella gloriosa della monarchia francese: "e se Izvolski lavorasse al ritorno dell'antico regime in Russia, io applaudirei quel russo che lo fucilasse, anche se quel russo fosse un bolscevico, perché costretto a scegliere fra le due ipotesi estreme, considererei sempre come minor male, per la Russia e per l'umani tà, Lenin". Egli giustifica l'alleanza italiana con la Russia zarista "una passività morale" a cui ci si è sottomessi perché l'aiuto degli eserciti zaristi era indispensabi le all'Italia: "e quando si sta per affogare ci si afferra anche ai serpenti; e per me lo czarismo assolutista era il serpente62 • Nel marzo del 1917 noi avemmo

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Riguardo alla questione del "serpente" il generale chiede retoricamente se tale ruolo non lo stiano giocando proprio i tedeschi in Ucraina e in Finlandia. A tal fine si deve ricordare l' importante posizione assunta dai bianchi nei confronti di quegli Stati che, approfittando della bufera rivoluzionaria, si sono staccati dall'Impero zarista dichiarandosi indipendenti. Nessun tipo di autonomia o indipendenza infatti si intende concedere loro e proprio l'atteggiamento di ostilità dei generali bianchi nei confronti dei popoli che hanno dimostrato velleità secessionist.e risult.erà determinante nell'esito finale della guerra c ivi le.

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una grande gioia, la passività morale era scomparsa; la rivoluzione russa era per noi il primo grande guadagno per l'umanità arrecato dalla guerra"63. E nonostante la rivoluzione russa abbia reso problematica la vittoria italiana a causa dello sfaldamento dell'esercito zarista, il bene - ovvero la fine dell'antico regime - supera il male, ovvero la paralisi militare della Russia e il prol ungamento della guerra. A conclusione della sua articolata risposta, Salvemini ammette che l'od io per l'antico regime non dipende dal cattivo andamento della guerra poiché lo si odiava ancor prima del 1914. La lettera non lascia dubbi sulla posizione assunta da gran parte della cultura accademica della sinistra italiana schierata a favore della rivoluzione del 1917, sulla scia della quale avrebbe voluto veder realizzati i plincìpi marxisti scongiurando così qualsiasi pericolo di restaurazione. La risposta di Miller è tutta tesa a dimostrare il carattere costituzionale della Lega che egli rappresenta, come di quella presieduta da lzvol 'skij che è stato a suo tempo partigiano delle idee costituzionali di stampo inglese, avendo proposto egli stesso allo zar, molto prima della guerra, di formare un Gabinetto di "Cadetti" composto da membri del Partito costituzional-democratico. Supporre che Izvol 'skij lavori al ritorno dell' ancien régùne "c'est se créer des fantòme"64 • Il dibattito in Italia è dunque molto vivo e spesso coinvolge autorevoli personaggi clell' intelligenczja nazionale. I giornali italiani , come sempre accade nei periodi di incertezza politica, assumono posizioni det-

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Ibidem . Miller sostiene che, chiarito questo punto, I.a discussione su cosa è preferib ile per la Russia , diventa una questione prettamente accademica. L'ufficiale russo crede che Salvemini scriva sotto l'impulso di un odio profondo verso la monarchia ma "verr~1 il giorno in cui il professore di storia, l'uomo di scienza vincerà l'uomo politico, l'uomo di partito , del partito preso e allora vedrete la mia lettera con miglior intendimento". Lettera cli Miller a Saivemini del 30 agosto 19 l 8. Mosca, GARF, Fondo sulla storia del 1novimento bianco e dell'emigrazione, P-5806, inv. I, fase. 23, fogli 69-73.

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tate soprattutto dall' esigenza di assecondare le posizioni ideologiche del Governo, senza ammettere in maniera esplicita di che entità fosse il coinvolgimento dei militari italiani in appoggio alle milizie controtrìvoluzionarie che combattevano in territorio russo65 • Tuttavia, l'intervento militare itali ano in Russia c'era ed era di notevole portata, dunque a nostro avviso merita un' analisi approfondita, distinguendo innanzitutto in ragione della sua collocazione geografica e della modalità di realizzazione . Gli italiani, al nord , offrono l'apporto logistico e strutturale a difesa dei materiali contenuti nei porti di Murmansk e Arkangel 'sk e sostengono le truppe del generale Nikolaj Judenic; in Siberia e nell'Estremo oriente si occupano della sicurezza del tratto ferroviario della Transiberiana, tra Krasnojarsk e Irku tsk, controllando l'area per evitare sabotaggi o sollevazioni bolsceviche; nel Caucaso e nella Russia meridionale realizzano scambi commerciali e danno supporto logistico all'eserci to dei volontari di Anton Denikin . Al di là dell'apporto tecnico , l'altro dato estremamente significativo è rappresentato dall 'appoggio morale prestato alle milizie che combattevano strenuamente contro il bolscevismo. Un popolo allo stremo delle forze aveva bisogno di ufficiali capaci di riorganizzare le prime file, mantenere la disciplina, evitare le diserzioni o le ribell ioni, dare coraggio e dignità a uomini che lottavano contro avversari fino a qualche tempo prima vicini cli casa, amici, talvolta parenti. Se si analizzano le cause, alla luce delle quali andrebbe letto l'esito della guerra civile russa, grande risulterà l'opera di personaggi come i colonnelli Passini Camossi, Bassignano e Gabba, la cui impronta sarà ancor più evidente al momento ciel ritiro delle truppe italiane e alleate, quando appunto il venir meno delle forze occidentali porterà alla disfatta degli eserciti bianchi, sopraffatti dalla superiorità ogg'ettiva dell'Annata rossa. Finché il Corpo di spedizione di Fassini Camossi tiene la posizio-

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Si doveva assolutamente evitare che le idee rivoluzionarie bolsceviche penetrassero in maniera massiccia in Italia.

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ne, l'esercito di Kolcak ha le retrovie protette e può dedicarsi all'offensiva occidentale; quando invece, per "ordini superiori", esso si ritira, (nell'estate del 1919) nell'autunno successivo crolla anche l'esercito siberiano di Omsk sotto la fortissima spinta degli agenti bolscevichi e delle insurrezioni locali. È una disfatta in parte determinata dalla scelta compiuta dai governi occidentali di abbandonare i russi al loro destino nella convinzione di procedere secondo i princìpi della teoria wilsoniana. Responsabile della disfatta bianca che si abbatte sulla Russia è anche la Polonia che, sperando di trarre profitto dai colloqui e dagli accordi sottobanco con i bolscevichi, permette a Lenin di dirottare le proprie truppe contro Denikin, senza immaginare le conseguenze di que11a decisione. In ultimo, la sconfitta dei bianchi è da ricondurre comunque a molteplici fattori e 1'analisi degli avvenimenti induce a concl udere che le missioni e i corpi di spedizione interalleati sul territorio russo, ancorchè di grande importanza nell a loro azione, non poterono che rallentare un destino in realtà già definito a tavolino dalle grandi potenze per la Russia.

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Capitolo secondo Il movimento bianco nella Russia bolscevica

Nei mesi che seguono ]a Rivoluzione d'Ottobre, l'ex Impero zarista si fraziona in diverse entità statali ognuna delle quali proclama la propria indipendenza da Mosca. Sin dalle prime analisi politico-militari, fatte dalle varie delegazioni estere presenti sul territorio russo, si riscontra la costituzione cli due principali blocchi che si fronteggiano, uno nella Russia europea l'altro in quella asiatica. Il primo segue una linea "separatista" mentre l'altro "unionista", nel senso che quello europeo tende alla costituzione di Stati autonomi indipendenti ben distinti per territorio, cultura ed etnia mentre quello asiatico, sotto la direzione della trojka Lenin-TrockijCicerin66 - che irradia una massiccia propaganda politica da Pietrogrado a Mosca67 - , mira alla costituzione di un unico Stato organizzato attorno al potere dei Soviet. Se il 1917 con i suoi moti rivoluzionari simboleggia la fine dell'era zarista e I'inizio di un nuovo periodo storico, il 1918 rappresenta l'anno cruciale per il destino del popolo russo. L'elezione in gennaio dell'Assemblea costìtuente68 e il suo scioglimento di lì a poco a opera

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ll'ic UJ'janov (Lenin) nasce a Simbirsk nel 1870, Lejba Bronstejn (Lev Daviclovic Trockij) ebreo come Lenin, nasce nel governatorato cli Cherson nel I 879 mentre Georgij Vasil'evic Cicerin nel governatorato cli Tambov nel 1872. 67 Al 11 Congresso dei Soviet ciel 25-26 ottobre (7-8-novembre) J 917, Lenin ha proposto ai paesi belligeranti una strana pace, una pace definita nel suo discorso: "giusta e democratica alla quale aspira la schiacciante maggioranza degli operai e delle classi lavoratrici di tutti i paesi belligeranti , sfinite, estenuate e martoriate dalla guerra - chiara sollecitazione al sollevamento cli tutte le classi operaie europee contro i regimi sotto i quali si trovano al momento - una pace immediata senza annessioni (cioè senza la conquista cli terre straniere, senza l'annessione forzata cli altri popoli) e senza indennità". Praticamente è la "pace de i Soviet" che, pur dichiarando ufficialmente di non voler sottomettere altri popoli, non ne esclude affatto l'annessione. V. l. Lenin, Opera completa, voi. 11, Roma, Editori Riun iti, 1983,p . 45. 68 Su 707 eletti, 307 erano membri del partito sociaJrivoluzionario, 170 bolscevichi, 40 socialrivoluzionari di sinistra, 34 menscevicl1i e IOO appartenenti ad altri partiti.

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di Lenin, la rivolta dei soldati contro gli ufficiali, l'inizio del regime monopartitico, l'istituzione della Ceka69 , rappresentano momenti importanti di cui l'élite bolscevica diventa protagonista. La rottura con il passato monarchico e conservatore deve essere categorica e palese, come mostra l'esempio emblematico dell'adozione del calendario gregoriano a partire dal 31 gennaio 1918. L'interesse che il quartier generale bolscevico a Mosca manifesta nei confronti delle delegazioni militari giunte in sostegno dei russi contro la Gennania durante la prima guerra mondiale, è teso a preservare la credibilità pol itica del nuovo direttivo. La destituzione dello zar Nikolaj Aleksandrovic Romanov (Nicola Il), lo scioglimento d'autorità della prima rappresentanza popolare democratica - l'Assemblea costituente - suscitano grande perplessità nei governi europei. Questi paventano che ai danni prodotti dalla guerra mondiale si aggiunga la beffa dell 'insurrezione, organizzata dai rivoluzionari di si nistra andati al potere con Lenin , prima di tutto in Germania, dove l'opinione pubblica ha subito già lo smacco della sconfitta nella guerra contro gli anglo-francesi e dove le parole di Lenin giungono infuocate attraverso la propaganda comunista lanciata dal Partito. Il 3 marzo 1918,

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JI nome è una contrazione di Veceka (RlJK - VChK), acronimo che sta per "Comitato straordinario di tutte le Russie per combattere la controrivoluzione e il sabotaggio" (Vserossijskaja crezvycajnaja kornissija po hor 'be s kontrrevoUuciej i sabotazem). Nel 191 8 il nome cambiò in "Com itato straordinario di tutte le Russie per combattere la controrivoluzione, la speculazione e l'abuso d i potere" (Vserossfjskc~ja érezvycajnaja komissija po bor'be s kontrrevoljuciej, spekuljaciej i prestuplenijam po do[znosti). Nel 1922 ci fu una terza variazione e divenne GPU ovvero "Direzione Politica di Stato" (Gosudarstvennoe Politiéeskoe Upravlenie) e fu la polizia segreta sovietica fino al 1934. Amministrativamente rappresentava una sezione del NKVD, " Commissariato del Popolo per gli Affari interni" (Narodnyj Komissariat Vnutrennich Del). Nel 1923, a seguito di una riorganizzazione interna, la sigla divenne OGPU, "Direzione Politica di Stato generale" (Ob'edinennoe Gosudarstvennoe Politiceskoe Upravlenie) . Per tutta la sua durata , il palazzo della Lubjanka (nel cuore di Mosca) fu sede cieli~ polizia, mentre il primo direttore (fino al 1926) fu Feliks Dzerzinski. Emblema della Ceka era uno scudo sormontato da una spada: lo scudo avrebbe dovuto proteggere la rivoluzione, la spada colpire i suoi nemici. Tale simbolo , nel 1954 , verrà adottato dalla polizia segreta sovietica, il KGB.

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giorno del trattato di Brest-L.itovsk, primo atto della "diplomazia sovietista"70, segna una data di confine tra due Russie: quella che esce fuori dai progetti di Lenin, l'eroe che ha abbattuto i Romanov7 1, e quella dei rivoluzionari social isti di sinistra che si oppone energicamente ai programmi bolscevichi e chiama il popolo a proseguire la lotta armata contro il nemico tedesco. 11 trattato pone infatti condizioni disastrose per la Russia tra cui l'indipendenza dell'Ucraina, della Polonia, della Finlandia, dell'Estonia, della Lituania e della Lettonia, oltre alla cessione di parte della Transcaucasia alla Turchia. La Russia perde poco più di un terzo della popolazione, un quarto delle terre coltivabili e del sistema fe1rnvi ario, il 75% delle riserve carbonifere ed è costretta inoltre a una forte indennità di guerra. Prima del trattato una lunga ondata di provvedimenti aveva scandito le fasi di controllo bolscevico sul paese72 costituendo le premesse della guerra civile che

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A tal proposito, viene riportato in appendice al seguente volume il saggio La pace di Brest Litovsk nelle memorie di loffe. E interessante il racconto che Adol'f loffe fa delle w1ttative nella cittadella tedesca. Nelle memorie, pubblicate in Russia subito dopo il suicidio del "consulente politico" della delegazione "sovietista" capeggiata da Sokolnikov a Brest, alcune considerazioni meritano particolare attenzione . loffe era membro della delegazione russa e afferma che nell'ambito delle discussioni circa l'accettazione delle condizioni di pace emersero da subito le due tattiche di negoziato con i tedeschi, quella "né pace né guerra" di Trockij e quella del "respiro" tratta dall'affermazione di Lenin "non è ora tempo di scambiar note: si deve cessare di star nell'attesa" . Inoltre, loffe punta il dito sui rappresentanti della Rada ucraina i quali , secondo Trockij, pur cli firmare un trattato cli pace separato che ne riconoscesse de facto l'indipendenza eia Mosca, subi rono una sorta di protettorato-sopruso da parte di Berlino in cambio dello sfruttamento delle risorse di grano di -cui era ricca l'Ucraina. " Il 22 marzo 1918 il Reichstage ratificava il Trattato di Brest-Litovsk: il 9 novembre 1918 la ri voluzione tedesca lo annullava. Aci ogni modo la storia diede ragione alla tattica di Lenin". Roma, AUSSME, Fondo L-3 , busta 76. foglio 3 (vedi Appendice). 71 Si naITa che l'odio cli Lenin per lo zar oltre che avere motivazioni prettamente ideologiche e politiche derivasse da questioni personali. Il fratello maggiore del leader bolscevico aveva subito infatti la condanna a mo rte, nel 1887, per aver partecipato a un complotto inteso all' assassinio di Alessandro rn. 72 Tra cli esse abbiamo già ricordato l'istituzione il 20 dicembre 1917 della Ceka; il 19 febbraio 1918 iniziava invece la nazionalizzazione delle terre. Oggetto d i repressione del nuovo governo "sovietista" sono i democratici costituzionali (i Cadetti), i socialrivoluzionari (eccetto quelli .di sinistra che avevano ottenuto una percentuale altissima di voti nell 'elezi0ne.deJI ' Assemblea costituente de! gennaio 1918· - 370 seggi su 707 - scio]Ut il giorno successivo da Lenin) e i menscevichi.

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esploderà di lì a poco quando cioè forze controrivoluzionarie del movimento bianco, formate da ufficiali delJ'esercito zarista, cosacchi (che trovano alleati in ambiente borghese) - ex terroristi a cui era legata la figura di Boris Savinkov e di diversi intellettuali - si organizzano in funzione antibolscevica. Le rappresentanze diplomatiche straniere vengono ritirate subito dopo lo "strappo" di Brest-Litovsk e nel paese si assiste a una montante situazione di instabilità sociale. I socialrivoluzionari ritornano alle forme di terrorismo messe in atto verso la fine del secolo decimonono assassinando alcuni esponenti bolscevichi, tra cui il capo della Ceka di Pietrograclo, mentre lo stesso Lenin subisce un attentato in cui rimane ferito nell'agosto del 1918 73 • A Mosca, che nel marzo ciel 1918 torna capitale, vi è un febbrile movimento di delegazioni straniere interessate a che il governo bolscevico prosegua la lotta contro la Germania accanto agli Alleati. Allo stesso tempo, nel sud della Russia e nella "lontana" Siberia i cosacchi del Don, del Kuban' e del Terek tentano di costituire governi locali. La resistenza nella Russia meridionale si organizza attorno all'esercito volontario "bianco" (comandato dal generale Michail Alekseev 74 , presto affiancato dal generale Lavr Komilov 75) e si appresta a contrastare l'avanzata clell' Armata rossa passata sotto il controllo di Lev Trockij. Il

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Nel clima di terrore e di sospetti inaugurato dal partito all'indomani della presa del potere, si realizza quello che per molti socialisti rivoluzionari di sinistra diviene un obiettivo importante per la difesa dei "principi socialisti" traditi da Lenin ovvero l'e liminazione del leader bolscevico. Autore dell'attentato è Fanja Efì movna Kaplan (1890-19 I 8) terrorista e stretta alleata di Marija Aleksanclrovna Spiridonova (1884-1941) che sarà una delle protagoniste a Mosca della sollevazione dei socialisti rivoluzionari di sinistra del lugl io I 9 I 8. Nell'attentato, la Kaplan ferisce Lenin con due colpi cli pistola. Catturata, viene g iustiziata subito dopo. Ma non meno atroci sono i metodi Ùsati dai bolscevichi. Noto è l'episodio della fine di agosto 1918 quando Lenin approva l' ordine cli Trockij di applicare il principio della "decimazione" per chi si ritira dal fronte. 74 Michail Vasil'evicAlekseev (1857-1918), capo di Stato Maggiore durante il periodo in cui Nicola TT è alla testa degli eserciti russi, comandante supremo dal maggio al giugno 1917. È da ritenersi personaggio chiave nella costituzione del primo esercito bianco nella Russia meridionale subito dopo la Rivoluzione bolscevica. 75 Lavr Georgevic Kornilov (1870-1918), comandante degli eserciti russi nell'agosto ciel 1917 è a capo delle prime armate bianche nella Russia meridionale finché non viene ucciso, quasi alla fine della celebre "marcia sul ghiaccio".

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fenomeno della controrivoluzione si allarga a macchia d'o1io e si alimenta della propaganda antibolscevica attiva in tutto il paese e così, nel clima di delusione popolare provocato dalle dure condizioni di pace imposte dalla Germania alla Russia, si accresce il numero di proseliti in molte regionF6 , laddove le prime grandi agitazioni risalivano al periodo della "domenica di sangue" del 1905. L'appoggio iniziale degli Alleati al movimento bianco sarà detenninante. L' intervento è motivato da1 timore che la Russia di Lenin rappresenti un terreno fertile sia per la dilagante propaganda tedesca che per l' ostpolitik della Germania la quale intende sfruttare i giacimenti petroliferi e le risorse russe di confine, in Siberia e nel Caucaso. In tale contesto gli Alleati da una parte cercano di persuadere la Russia a non condurre trattative di pace separate con il nemico tedesco, dall' altra elaborano, pur senza risultati apprezzabili, un piano rivolto a migliorare 1e condizioni interne del paese per sottrarlo alla tentazione di allearsi alla Germania77 • Dopo Brest-Litovsk, la loro attenzione si concentra sugli eserciti controrivoluzionari che improvvisamente, per effetto del compromessotradimento di Lenin, diventano gli ered i della resistenza russa al tedesco . Così, lo scacchiere russo-siberiano diventa il luogo delle strategie straniere che alimentano e contemporaneamente frenano lo sviluppo di una già chiara e disomogenea opposizione alle forze "massimaliste". In sintesi, se è vero che gli Alleati hanno inviato contingenti in Russia per bloccare

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Molti dei grandi leader delle rivolte del 1918-2 1, eia Machno ad Antonov, hanno avuto la loro esperienza formativa nel 1905-07. Anche nel 1930 il governo Provvisorio ucraino mette in evidenza che i villaggi che guidano la resistenza alla collettivizzazione sono spesso quelli distint.isi nel 1905 o che hanno prodotto prima ciel 1917 un numero anormalmente alto di quadri socialisti . 77 Contro una pace separata tra Russia e Germania le nazioni dell 'Intesa sì erano adoperate in ogni modo. A cominciare dal Trat.tato di Londra del settembre 19 14 , a cui aderiranno anche l'Italia e il Giappone, fino all' Accordo segreto franco-russo del marzo 1917 in cui si concedeva alla Russia di stabilire " in tutta libertà a suo piacere il confine con la Germania" fermo restando la costituzione, dopo lo smembramento del Reich, di uno Stato neutrale, la Repubblica del Reno. Tentativi destinati all'insuccesso come dimostra l'accordo russo-t.eclesco di Brest-Litovsk.

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l'avanzata tedesca verso le ricche miniere siberiane - in un paese come quello russo , in preda a una vera e propria cris i identitaria - è pur vero che nel momento in cui forte appare il ruolo del potere centrale del partito comunista di Mosca, diviene impossibile per qualsiasi governo alleato delegitti marlo a favore di generali bianchi in perenne contrasto tra di loro. La contrarietà manifestata nei confronti del putch bolscevico si concretizza con il trasferimento delle ambasciate nella piccola città provinciale di Vologda, 560 km a est di Pietrogrado, nel marzo del 191 8n. Nell'opinione pubblica occidentale Lenin e i suoi compagni di Partito vengono considerati degli avventurieri o ancor peggio una "frangia di pazzi rivoluzionari"79. La situazione viene ulteriormente aggravata dalla gue1Ta civile, la grazdanskaja vojna, che i giornali russi cominciano a trntteggiare già nell'Ottobre. Su di un vasto territorio come quello della Russia si combatte una delle più feroci gue1Te civili a cui le diplomazie assistono talvolta inermi ma pur sempre attente agli evidenti interessi internazionali legati anche allo sfruttamento petrolifero dei territori caucasico e siberiano. Su quest'ultimo gli americani e i giapponesi, dopo non poche difficoltà diplomatiche80 ,

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W. Bruce Lincoln, autore del libro "Red Victo1y" - pubblicato nel L989 e la cui versione italiana è apparsa nel 1991 col titolo I bianchi e i rossi, sloria della guerra civile russa, edita da Mondadori - racconta che " Vologda, sonnacchioso centro clj circa 40 mila abitanti, era stata fondata nel 1147, Io stesso anno in cui nelle antiche cronache russe era comparso per la prima volta il nome cli Mosca". L'autore, che ali' epoca era professore cli "Storia russa" alla Northern Illinois University, sottolinea che la scelta elci diplomatici dell'Intesa doveva considerarsi prettamente strategica visto che la piccola città, " nota per i bei merletti prodotti dalle donne locali ... [e per] una Chiesa che Ivan il Terribile vi aveva fatto costruire sul modello della celebre Cattedrale dell 'Assunzione nel Cremlino moscovita" , sorgeva nel punto cli intersezione della tratta ferroviaria Mosca-Arkangel'sk con la Transiberiana quindi clava la possibilità, se ci fosse stata un'avanzata tedesca, di avere come opzioni di foga o il rnare a nord o la Transiberiana a est. Nel caso invece della decisione di un intervento dei govenù europei contro i bolscevichi , la posizione sarebbe stata favorevole per coordinare le avanzate dalla Sibe1ia e dalla Russia settentrionale. W. Bruce Lincoln, op. cit., p. 146. 79 La storiografia ciel periodo sovietico non ha fatto altro che metlere in risalto l'eroismo dei bolscevichi e il valore dimostrato durante la guerra civile dall' Am1ata rossa che eia sola lotta contro la "controrivoluzione restauratrice" e i governi "borghesi" dell'Occidente. Sono diventati maitiri della Rivo luzione guadagnandosi un posto nel Pantheon bolscevico anche personaggi politici piLt vicini a T1~ockij e Bucharin piuttosto che a Lenin come è accaduto con Moisej Urickij, il capo della Ceka di Pietrogrado assassinato il 30 agosto 1918.

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installano le loro basi militari e così il paese, sull'orlo di una grave crisi economica, precipita ulteriormente nel caos. Il clima di sospetto e di diffidenza aleggia e rimbalza da Mosca a Pietrogrado. L'attentato costato la vita al capo della Ceka di Pietrogrado Moisej Urickij - da parte di Leonid Kannegiser, un giovane poeta entrato nelle file del terrorismo - e que]lo subito da Lenin a opera dì Tanja Keplan , ex anarchica conve1titasi durante gli anni in Siberia ali 'ideologia del partito socialista rivoluzionario, sono destinati a cambiare il corso deJla Rivoluzione8 1 • Nel frattempo la situazione cambia anche a Orenburg negli Urali, dove i cosacchi, fedelissimi dello zar, sono in rivolta, mentre a Omsk, nella Siberia occidentale, si costituisce un Direttorio panrusso82 che è la conseguenza di una sorta di compromesso fra siberia-

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Le relazioni tra Stati Uniti e Giappone avranno un andamento oscillante poiché a Washington erano convinti che il governo di Tokyo stesse usando gli Alleati per estendere la sua zona di influenza sulla Siberia. In realtà i giapponesi temevano che l'effetto dmnino della rivoluzione bolscevica potesse influenzare la vicina Cina a cui essi contendevano l'egemonia territoriale in Asia e in particolare sulla Manciuria. L'ambiguo accorcio cli Lansing-lshii, del 2 novembre 1917, aveva parzialmente risolto il problema statunitense che era rivolto principalmente al contenimento economico del Giappone mentre ne l paese del Sol Levante la trattativa configurava il riconoscimento di una sfera di influenza sulla Manciuria meridionale. Su tale argomento cfr. Erik Golclstein, Gli accordi di pace dopo la Graride guerra (1919-1925), op. cit., pp. 125-143. 81 Dura è la repressione che segue a tali eventi. Grigorij Petrovskij, commissario del popolo per gli Affari Interni emana una circolare ufficiale che oltre a esprimere iI punto di vista ciel governo, fornisce istruzioni ai suoi agenti: "la benché minima opposizione , la benché minima iniziativa delle Guardie Bianche deve trovare risposta sotto forma cli esecuzioni di massa", in W. Bruce Lincoln, op. cit., p. 137. 82 Il Direttorio è il risultato dell'ultima Conferenza estiva che si tiene a Ufa dall'8 al 23 settembre 1918 e a cui partecipano 170 delegati antibolscevichi ma non l'Esercito dei volontari né i cosacchi del Don e del Kuban' . La fase della nascita e della disputa interna al "Direttorio" è descritta in maniera .analitica nel libro di Richard Pipes, Russia Under the Bolshevik Regime. 1919-1924, apparso nell'edizione italiana con il titolo Il regime bolscevico. Dal terrore rosso alla morte di Lenin, op. cit. In pratica, riconosciuta dal governo inglese ma non da quello francese e americano, tale forma di governo, nata da un compromesso tra le parti scese in campo contro i bolscevichi, si rivela un'arena nella quale i socialisti polemizzano con i liberali, i politici con ambizioni "panrusse" si dimostrano ostili ai gruppi separatisti siberiani mentre i socialisti rivoluzionari si sentono non cl'ficacemente rappresentati. Inoltre il Direttorio, stando a quanto afferma .Richard Pipes, "oltre a non fun zionare, era anche impopolare [poiché i] contadini siberiani lo consideravano bolscevico, e così gli ufficiali al suo servizio e g li imprenditori locali". R. Pipes, Il regime bolscevico, op. cit., p. 40.

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ni e cosacchi da una parte e socialisti dall'altra. Desiderato dagli Alleati per avere un unico e forte referente politico diverso da quello bolscevico in Russia, il Direttorio è frutto cli una Conferenza di partiti politici antibolscevichi e governi locali della Russia orientale. L'idea iniziale era quella di tenerlo in carica fino al l gennaio 1919 allorchè, con il quorum di 201 deputati, si sarebbe dovuta riconvocare una nuova Assemblea costituente. La contrarietà mostrata dal generale Anton Denikin, che non viene ammesso al tavolo delle trattative, priva però tale istituzione cieli 'appoggio unanime delle forze antibolsceviche presenti nel paese. Le difficoltà a cui va incontro il Direttorio, che si considera successore del governo Provvisorio di Kerenskij del 19 17, sono tali che di lì a poco viene sostitu:ito dalla dittatura personale dell'ammiraglio Aleksandr Kolcak, uno dei quattordici membri del Consiglio ed ex comandante della flotta zarista del mar Nero. Egli va al potere con un'azione di forza e si pone subito all'attenzione dell'opinione pubblica. Le sue tendenze filomonarchiche Io eleggono ben presto a simbolo di un intero popolo controrivoluzionario. Sull'altro versante, le drastiche misure prese dai bolscevichi danno modo a Trockij di far leva su un esercito meglio inquadrato rispetto ai primi mesi del1a Rivoluzione. Dopo una iniziale caotica fase organizzativa, l'obiettivo è quello di realizzare un clima di terrore per ottenere una maggiore disciplina nell'Armata rossa, impedire casi di diserzione di fronte all'avanzata dei "b ianchi", evitare intrighi e cospirazioni contro il potere "legittimo" di Mosca83 •

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L'iniziale debolezza dell'Armata rossa, non appena costituita, consiste nella mancanza di ufficiali ben addestrati e capaci di comandare battaglioni e reggimenti. A tale difficoltà Lev Trockij pensa cli porre rimedio richiamando gli ufficiali zaristi ma, diffidando della loro lealtà al nuovo governo profondamente detestato dagli ex ufficiali cli Nicola II i quali comprendono il carattere strumentale della loro chiamata, con un decreto del 30 settembre 1918, ripristina il sistema russo medievale della responsabilità collettiva, in base al quale le famiglie degli ufficiali che passano all'esercito "bianco" o disertano rispondono personalmente della fedeltà dei congiunti. L'azione ciel vero stratega-artefice della futura vittoria bolscevica non si limita a tale provvedimento poichè successivamente le pene vengono estese anche ai militari che fuggono di fronte al nemico. Misure durissime che hanno contribuito a ottenere sul fronte sempre migliori risultati.

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A nord, nella Russia settentrionale, attorno ai distretti di Arkangel'sk e Murmansk, lo sbarco delle prime unità militari alleate, nel maggio 1918, capitanate dal generale di divisione inglese Frederick Poole, mette in difficoltà i rapporti tra il presidente del Soviet regionale di Pietrogrado, Aleksej Jur 'ev e i suoi superiori a Mosca:.4. Egli si rivolge più volte a Lenin e Trockij per avere direttive sul da farsi visto che l'atto dei governi occidentali è da ritenersi ostile e provocatorio per il popolo russo. Così, a seguito dell 'invio di nuove truppe inglesi agli ordini del generale Maynard, la risposta di Lenin e Trockij è di respingere i "mercenari invasori" con ogni mezzo ritenendo "tradimento" qualsiasi altro tipo di soluzione. Jur'ev, al contrario, non avendo ottenuto i rinforzi richiesti a Mosca, il 6 luglio 1918 raggiunge con gli Alleati un accordo in difesa del territorio dalle forze della coalizione tedesca. I bolscevichi si trovano così a dover combattere sul nuovo fronte settentrionale che minaccia da vicino la città. di Pietrogrado. l.n Estonia è il generale Nikolaj Judenic a controllare il paese. La prospettiva di un intervento alleato su larga scala ad Arkangel'sk con la probabilità di essere presi in ostaggio dai bolscevichi, spinge i diplomatici alleati a lasciare Vologda e trasferirsi a Kandalaksa, posta sotto controllo inglese, dove giungono seppur dopo qualche difficoltà. Ad Arkangel'sk, grazie all'intervento delle truppe del generale Poole, si insedia un governo antibolscevico presieduto da Nikolaj Cajkovskij, un socialista moderato il quale , in linea con quanto espresso dal governo dì Ornsk, del Komuc a Samara e a Ufo, si ritiene legittimato a governare in base all'autorità che la decaduta Assemblea costituente gli ha riconosciuto.

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A tal proposito, contrario all'azione militare è il presidente statunitense Woodrow Wilson il quale, convinto che non bisogna inte1ferire nelle questioni interne russe, considera l'intervento americano a Murmansk "operazioni limitate intese a difendere i grandi depositi cli armi e attrezzature belliche alleate costituiti prima della pace di BrestLitovsk". Di tutt'altro avviso invece sembra l'Inghilterra che ragiona invece in termini di azioni militari offensive che hanno come scopo quello cli creare teste di ponte nella Russia settentrionale.

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Nel frattempo in Siberia sbarcano giapponesi e american i i quali assjeme alla Legione cecoslovacca85 e alle unjtà militari cinesi, serbe, canadesi, italiane e controrivoluzionarie, agli inizi dell ' autunno del 1918 formano un blocco antibolscevico cli notevoli proporzioni. Cosicché i governi bianchi, pur lacerati dai dissidi interni e dall'incapacità di trovare una soluzione ai loro problemi, credono di poter cogliere nel nuovo scenario geopolitico i tratti di una possibile offensiva contro Mosca, sperando nel forte sostegno degli Alleati. A sconvolgere tale equilibrio interviene però il Consiglio nazionale cecoslovacco a Parigi il quale, come un fulmine a ciel sereno, proclama l'indipendenza del proprio paese. Appresa la notizia, cambia l'atteggiamento delle truppe ceche, che vedono finalmente realizzato il loro progetto di una Boemia libera e i legionari dichiarano di non voler più combattere contro i bolscevichi. Sarà l'intervento francese a porre un freno al desiderio di rimpatrio immediato chiedendo loro di temporeggiare e di difendere il tratto della ferrovia siberiana Omsklrkutsk dai partigiani filocomunisti e dai banditi . È in questo periodo che i cecoslovacchi accumulano le grandi fortune che avrebbero portato nella patria liberata. Nella Siberia orientale Grigorij Semenov, coman.clante dei cosacchi del Transbajkal, controlla la regione con l'aiuto giapponese. A sud, nella Russia 85

La sto,ia della Legione cecoslovacca in te11"itorio 111sso riveste un molo chiave nella vicenda della guen-a civile. Catturati dai militrui dell'ex impero zarista, dopo aver combattuto in prima fila per l'Impero austro-ungarico che loro stessi detestavano, i cecoslovacchi a seguito degli accordi di pace tra bolscevichi e Imperi centrali secondo i programmi del nuovo governo rnsso dovevano essere trastèriti dalla Russia in Frru1cia attraverso Vladivostok. Intimato loro di consegnare le armi prima di partire, spinti dalla diffidenza verso qualsia~i tipo di concorso bolscevico alla loro causa, i cecoslovacchi si ribellru10 cacciando in giugno i bolscevichi da Samara dove di lì a qualche giomo si costituisce il Comitato dei membri dell'Assemblea costituente (Kornuc) il cui assai modesto esercito si va ad affiancru·e a quello siberiano e a que]lo dei volontari. Tuttavia, l'unico esercito antibolscevico efficiente è proprio quello costitllito dai diecimila cecoslovacchi la cui linea di azione è fissata a ovest degli Urali. Tale è la sua efficienza che il Komuc affida il comando dell'Esercito del popolo a un ufficiale ceco. Si veda anche a tal riguardo il ricco repertorio del Fondo E-11, busta l l cieli' Archivio cieli' Ufficio Sto1ico di Roma il quale contiene una "Relazione Ìl?fòrmativa sulle armate cecoslovacche in Siberia", redatta in francese, e "Appunti sulla storia dei cecoslovacchi in Russia. 1918". Tra le ultime pubblicazioni in lingua italiana sull'ru·gomento vi è il volume di Pichlik Kru-el-Bohumir Klipa-Jitka Zablouclilova, I legionari cecoslovacchi, 1914-1920, u·aduzione a cura di Barbara Zane, Trento, l\tluseo Storico di Trento, 1997.

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meridionale, la situazione è abbastanza favorevole all'Esercito dei volontari che, sotto la guida del generale Denikin in breve tempo, riesce a conquistare nell'estate del 1918 le città di Ekaterinodm· e Novorossijsk, quest'ultima importante porto sul mar Nero, catturando migliaia di soldati dell'Annata rossa. Alle vittoriose campagne nei teffitori del Kuban', che allarmano Mosca costringendola a richiedere un intervento militm·e tedesco contro l'Esercito volontario, fa da contraltare l'ottusa insistenza di Denikin a non voler occupare Caricyn - centro strategico posto nei pressi del tratto del Volga che lan1bisce a est la regione dei cosacchi del Don - impedendo così il congiungimento a est delle sue truppe con quelle cecoslovacche. Si sarebbe potuto creare in pratica un lungo cordone antibo]scevico dagli Urali fino al mar Nero. Il generale bianco è convinto, al contrmio, di dover consolidare le retrovie e a tal fine dirige le sue azioni. Si vedrà in seguito quanto fatale alla causa contrnrivoluzionaria si sarebbe rivelata questa enata decisione. Alle scelte sbagliate si unisce la problematicità dei rappo,ti tra i comandm1ti bianchi. Quelli tra Denikin e il generale Petr Nikolaevic Krasnov, successore di Aleksej Kaledin, capo dei cosacclù del Don, non saranno mai buoni e l'incapacità di costituire forze omogenee danneggerà l'opposizione bolscevica nel sud del paese. I cosacchi non vogliono lottare se non per difendere i loro teITitori e ciò contribuirà a spiegare l'insuccesso dell'Esercito dei volontari, inlputabile soprattutto a una grave mancanza di disciplina. Nella lotta contro il nuovo governo del triumviarato presieduto da Le1ùn entrano in scena inizialmente le missioni militm·i degli Stati Uniti e soprattutto della Francia e clell'lnghilteffa colpevoli, secondo il governo bolscevico, di armare ed equipaggiare le tmppe bianche dell'amntirnglio Kolcak e quelle stanziate ad A.rkangel'sk nonché di aver sostenuto la causa di Kerenskij subito dopo il colpo di mano bolscevico86 . I rapporti tra missioni militm·i in terra russa, truppe rivoluzionarie

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In un dispaccio trasmesso dall'addetto navale italiano a Stoccolma e riguardante le forze mi litari russe coalizzate contro il bolscevismo presenti sul territorio finlandese si riferisce che il personale della delegazione russa "in massima patte conservatori , è oggi legato a Koltchak, nella speranza che questi possa restituire un organismo di stato qualsiasi possibile in Russia. Ma è molto cauto nell'esprimersi, perché vincolato, soprattutto economicamente, all'aiuto del governo inglese". Roma, AUSSME, Fondo E-8, busta 93, foglio 2.

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reazionarie e governo bolscevico saranno fortemente condizionati dal crollo della Germania nel novembre 1918. A un anno dalla presa del potere, Lenin può finalmente dirottare gran parte delle truppe inviate sul fronte tedesco contro le armate antibolsceviche sparse su tutto il te1Titorio . Dalla ricostruzione delle vicende che hanno visto per più di due anni le truppe alleate alternarsi sul territorio russo, appare evidente la difficoltà a coordinare gli interessi delle potenze occidentali, le azioni dei loro comandi militari e le rivendicazioni nazionali dei controrivoluzionari. La volontà delle potenze alleate, inizialmente mirata a contenere l'espansionismo tedesco verso la Siberia e il Caucaso, muta nel tempo e così le loro scelte di politica estera rispondono essenzialmente al principio di non ingerenza negli affari interni del nascente Stato russo, atteggiamento che rappresenta una conditio cli permanenza delle missioni militari . Seppur forte di un largo consenso popolare, il modello politico imposto dai bolscevichi rimane un esperimento senza eguali nella storia, per cui le prime reazioni internazionali - data l' immagine che fornivano i bolscevichi ovvero quella di una "banda di esaltati" armati dalla Ge1mania - sono caute e generalmente dirette a limitare gli effetti del diffondersi dell'ideologia marxista in Occidente, al cli là delle rive del Reno. L'Europa viene scossa dal pelicolo che la rivoluzione proletaria si estenda a macchia cl' olio rompendo gli equilibli politici che si vanno definendo ai tavoli di Versailles. Anche lo Stato italiano adotta rigide misure di sicurezza nazionale contro l'infiltrazione di idee bolsceviche. Emblematico è l'isolamento di militari provenienti dalle nùssioni nella Russia del nord a cui viene permesso di ricongiungersi alle proprie famiglie solo dopo una "quarantena" deideologizzante in quanto ritenuti "contagiati" dalla propaganda bolscevica che ha avuto il suo sviluppo embrionale nella Germania preunitarias7 • ' 87

È quanto risulta dall' analisi dei documenti conservati presso l'Archivio Storico Militare d i Roma. In particolare, notizie a riguardo si trovano nei repertori re lativi al rientro del la Missione militare italiana da Murmansk . In questi ultimi, si parla di soldati tenuti in "quarantena ideologica" per via cli un clima politico abbastanza acceso in Italia; si fa cenno anche a contatti di alcuni militari italiani con la propaganda che i bolscevichi , attraverso opuscoli clandestini e cellule isolate, facevano anche nei territori sotto il control lo del Comando interalleato .

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In tale contesto s'inserisce la Missione militare italiana in Siberia, approdata il 2 settembre 1918 a Vladivostok. con specifici compiti: collaborare con le altre missioni alleate per il mantenimento dell'ordine senza "ingerenze" nella politica interna russa; aiutare moralmente e materialmente i] popolo russo a proteggere la Siberia da un'eventuale invasione da parte della Germania (la quale, approfittando del disordine causato dalla rivoluzione, avrebbe potuto sfuggire al controllo degli Alleati e impadronirsi delle risorse di questa ricchissima regione); collaborare nell'opera di riorganizzazione sociale. Oltre alle direttive principali impartite dall 'Italia ve ne sono altre secondarie riguardanti le misure da prendere per assicurare l' incolumità delle truppe italiane, soprattutto quelle che, attraversando la Siberia, erano affluite in Cina. Si trattava di un certo numero di irredenti , ex prigionieri di guerra dei russi, raccolti dai militari della missione inviata appositamente nella Russia europea dal governo italiano. A capo di quest'ultima vi era il maggiore Manera Cosma (del Regio Corpo dei Carabinieri, già facente parte della missione del generale Bassignano) , il quale, sfuggì ai bolscevichi con un nutrito gruppo di irredenti e da Kirsanov attraversò tutta la Siberia per giungere infine in Cina. Così a Vladivostok si ritroveranno due missioni, quella degli irredenti, dipendente dal ministero degli Esteri, e quella militare inviata dal ministero della Guerra. Federico Peirone, figlio di Domenico, classe 1899, nell'edizione del diario compilato dal padre, membro della spedizione militare italiana nella Siberia Orientale nel 1918, esalta il ruolo delle missioni , il senso di dovere e lo spirito di sacrificio a cui sono state chiamate le milizie italiane impegnate all'estero. Egli scrive: Krasnojarsk, Irkutsk, Jenissei: geografia priva di epopea mitologica, di risonanze emotive al cospetto di Monte Cimone, Dente del Pasubio, Passo ciel Tonale, Cima Undici. Eppure anche qui v'è storia che ci appartiene. La pennanenza a Krasnojarsk, città immersa in un freddo tremendo cui non si è ancora abituati è lunga: possjamo considerarci ancora signori . In quanto ali 'andamento delle cose in questa città, basta che seguiti così. Ci abitueremo noi, ma faremo

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abituare anche i russi. Siamo poco coperti ma armati fi no ai denti. Il sangue bolle ancora di quel fanatismo guerriero esasperato dall'attesa. Siamo sempre pronti: un solo piccolo segnale e i vecchi lupi della sezione speciale di montagna sapran fare il loro compito88 .

Ăˆ una delle tante testimonianze riportate dalle fonti militari che mostra l'importanza della memoria storica nel ricordo di avvenimenti dĂŹ grande impatto, non solo militare ma anche umano ed emotivo, che tracciano un' immagine dolorosa della guerra civile vista dal fronte.

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Federico Peirone, capitano medico cli complemento, indirizza il 13 novembre 1980 un Promemoria di servizio per il Capo dell'Ufficio Storico dell'Esercito in c ui riporta in allegato il diario del padre preceduto eia una sua interessante premessa ai fatti di cui Domenico parla nelle sue memorie. 1l diario è un ricco e ap passionato racconto di esperienze personali vissute al fronte". Roma, AUSSME, Fondo L-3 , Studi particolari , busta 198, foglio 6 .

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Capitolo terzo Missioni militari e Corpi di spedizione italiani nella Russia controrivoluzionaria

La Missione militare italìana in Russia (MMIR) , nata al tavolo della Convenzione militare di Parigi del maggio 1915 - che affiancava l'Italia all'Intesa nella guerra contro l'Impero austro-ungarico - viene affidata al maggiore Maurizio Marsengo , ex addetto militare in Spagna fino al 1914 , che nell'apri le del I 9 I 6 passa le consegne ali' ufficiale di Cavalleria Giovanni Romei Longhena. Il protrarsi della guerra e l' uscita della Russia dal conflitto, a causa delle rivol uzioni del 1917, muteranno il carattere stesso della missione. La "nuova" Russia, figlia della rivoluzione proletaria, vive una fase di forte instabilità e il governo provvisorio del principe Georgij L'vrov deve fare i conti con il Soviet degli operai e dei soldati di Pietrogrado che esercita il controllo sulle forze armate. La nazione è in bilico " tra una forma di governo no n ancora abolita ed un 'altra non ancora proclamata; tra un potere legittimo che non può governare, ed uno illegittimo che di fatto governa"89 • Il rientro di Lenin in patria, la propaganda bolscevica a favore delJa costituzione di una Repubblica de i Soviet, la nazionalizzazione ciel le banche e della ten-a minano gravemente le basi del debole governo cli Aleksandr Kerenskij, divenuto presidente del Consiglio a seguito della fuga di Lenin in Finlandia. Viene fondato il Politbjuro bolscevico del quale fanno parte Lenin, Trockij e Stalin, gli stessi che

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Così scrive il maggior generale Romei Longhena dal Quartier generale russo il 10 aprile 1917. Acuto ne ll 'analisi dei fatti che avvengono in Russia negli anni della sua presenza in qualità cli capo della MMIR, Romei ravvisa alla vigilia della Rivoluzione le ragioni dell' indebolimento ciel potere dello zar negli insuccessi militari contro la Germania e l'Austria durante l'estate del 1915 . G. Romei Longhena, La Rivoluzione all'interno della Russìa e al Gran Quartier Generate. Roma, AUSSME, Fondo L-3, busta 76, foglio I. Cfr. anche A . Biagini, In Russia tra guerra e rivoluzione , op . cit..

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tra ottobre e novembre condurranno il paese aJJa radicale svolta abbattendo il governo provvisorio del giovane socialista rivoluzionario e instaurando la dittatura comunista, basata essenzialmente sull'ideologia marx ista e sulle premesse teoriche fissate nello scritto di Lenin del I 916, L' imperialismo fase estrema del capitalismo90 che contiene la sintesi del pensiero leninista e servirà da base alla Russia, la nuova "nazione proletaria". Molti studiosi tendono a sottolineare lo stretto legame che vi è tra le forze bolsceviche e l'élite tedesca al potere. Appare dunque forte il ruolo avuto dalla Germania che sin dal 1915 fornisce aiuti91 all'opposizione interna antizarista, seppur con i limiti sottolineati da Fulvio D' Amoja. Ruolo evidenziato dall'intellettuale russo Leonid Andreev92 il quale nel 1919 da Parigi se.rive: "bisogna essere assolutamente privi di memoria per dimenticare il treno blindato di Lenin, per dimenticare che il bolscevismo russo è un prodotto delle casseforti della Banca imperiale tedesca e dell'anima criminale di Guglielmo, per dimenticare la pace di Brest-Litovsk, perpetrata dagli agenti della Germania come ultima chance di vittoria sugli alleati". In una raccolta documenta.ria francese degli anni Trenta dello scorso secolo, curata dagli storici Moulis e Bergon ier, La guerre entre les

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In questo scritto del 1916 Lenin sostiene: che la prima guena mondiale, che ha diviso il mondo in zone d'influenza con la redistribuzione delle colonie a vantaggio del capitale finanziario, è una "guerra imperialistica e di rapina"; che da che mondo è mondo le guerre esisteranno sempre perché il capitalismo si è trasformato in un sistema di sfruttamento e strangolamento finanziario da parte di un gruppo ristretto cli uomini; che sotto il controllo e monopolio delle banche avverrà il tramonto della democrazia classica e la nascita cli regimi totalitari a tal punto che il mondo si dividerà in zone cli interessi e territori coloniali. 91 F. D' Amoja, La politica estera iedesca e la Russia rivoluzionaria nel 1917 nei recenti documenti , in "Studi politici", V, (1958), se, TT, fascicoli 3-4, pp. 251-289. La tesi del noto intellettuale russo Leonicl Anclreev viene ripresa anche eia Antonello Biagini nel volume In Russia tra guerra e rivoluzione , op. cit. 92 L. Andréieff, Au secours! (S .O.S.) , Paris, Jmprimerie "Union", 1919, p. 4 . Lo scrittore russo Vladimir Burcev che ne ha curato la prefazione è stato autore ciel libro 1 due fla gelli del mondo . I bolscevichi e l 'imperialisrno tedesco, apparso nel 1917, e di un epistolario contro i bolscevichi Siate maledetti, bolscevichi (lettera aperta ai bolscevichi), nel 1918, entrambi ed iti dalla casa editrice Union cli Parigi.

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Alliés et la Russie (1918-1920), riguardo al ruolo cli Lenin e dei tedeschi si afferma che "clès son arriveé en Russie Lenine et ses partisans commencerent aussitòt une propagande effrénée contre le Gouvernement d'alors et que s'il n'était pas un agent Allemancl, comme on l'a clit, il était en tous cas un auxiliaire précieux de I' Allemagne clont il servait aclrnirablement !es desseins en provoquant des désordres à l' arrière des troupes russes"9'. Sulla stessa scia si pone lo storico sovietico Semen lui 'evic Vygodskij94 il quale asserisce che anche negli Stati Uniti vi era la consapevolezza che dietro il successo dei bolscevichi vi fosse l'aiuto tedesco ed è per tale motivo che gl i americani si persuadono a intervenire inviando missioni militari in Siberia a sostegno delle unità alleate ceche, giapponesi e italiane. Il timore che i tedeschi possano raggiungere indisturbati i giacimenti russi e usufruire delle materie prime utili al proseguimento della lotta sul fronte occidentale, spinge il governo parigino a fars i promotore presso la Conferenza interalleata - tenutasi nella capitale francese alla fine del 1917 - cli un intervento militare congiunto in Russia. Clemenceau sostiene la necessità della partecipazione giapponese con un corpo cli truppe. Prima della Rivoluzione il governo russo aveva rifiutato 1'aiuto militare nipponi-

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La guerre entre !es Alliés et la Russie ( 1918-1920), (par) E . Moulis et E . Bergonier, Paris , Li.brairie générale de droit et de jurisprudence, 1937, pp. 33-34. TI libro raccoglie diverse font i documentarie tratte da appunti segreti, corrispondenze private e rapporti tra i tedeschi e Cièerin, commissario del popolo agli Affari esteri. In uno di essi datato 8 gennaio I918 il rappresentante della Reichsbank , tale G. von Schantz, scrive a Cicerin annunciandogli lo stanziamento di 50 milioni di rubli in oro messi a sua disposizione. Tale credito è accordato al governo russo per coprire le spese relative al mantenimento dell'esercito e degli agenti provocatori nel Paese (figura nata nell'800 in Russia) in quanto "le gouvennent impérial juge opportun cl'atlirer l'attention du Soviet des commissaires du peuple sur la nécessité d'intensificr leur propagande dans le pays, attendu que l'attitude hostile de la Russie du sud et de la Sibérie envers le gouvemement russe existant inquiète le gouvernement allemand. Il est très important d'envoyer partout des hommes expérimentés afin de constituer un gouvemement militare". 94 S. I. Vygodskij , U istokov sovetskoj diplomatii, (Alle ori?,ini della diplomazia sovietica), Moskva, Politiceskoj literatury, 1965, pp. 13-17. L'analisi prende in considerazione anche il punto di vista degli storici americani mettendo sotto accusa alcune affermazioni ritenute viziate dal pregiudizio ideologico degli Stati capitalistici nei confronti di un paese comunista.

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co, ma la situazione rispetto ad allora è completamente mutata e il Giappone, nell'idea dell'uomo politico francese, avrebbe dovuto sostituire nel "gioco" il ruolo precedentemente svolto dalla Russia. Il colonnello Edward House95, il più fidato consigliere di WiJson in materia di politica estera, è fermamente convinto dell'impossibilità di costituire un nuovo fronte a est contro la Germania e "il craignait que toute tentative d'intervention risque d'etre dangereuse, qu'au lieu d'évincer les bolchéviks elle pourrait au contraire consolider l'autorité de Lénine et de Trockij qui promettaient aux paysans-soldats la paix et la terre" 96 • L'8 gennaio 1918 il presidente americano Thomas Woodrow Wilson proclama i Quattordici punti di cui il sesto riguarda proprio la Russia. Ma l'incertezza delle trattative e la situazione interna al partito bolscevico - scisso tra coloro che intendono proseguire la guerra contro i tedeschi e quelli che invece si stringono attorno alle posizioni di Lenin sostenendo una pace immediata per procedere alla riorganizzazione del paese - spingono gli Alleati a insistere presso gli americani affinché accettino l'intervento giapponese in Siberia a protezione della Transiberiana. Il servizio cli controspionaggio russo il 16 gennaio 1918 comunica al Consiglio dei Commissari del popolo che truppe tedesche si mobilitano verso il fronte interno russo: "une pattie des officiers allemands se dirigea vers le front

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House è un ricco texano e il titolo di colonnello di cui si fregiava era in verità onorifico . Secondo Margaret MacMillan , autrice del volume Parigi 1919~(titolo originale Peacemakers, 200 I), egli pur non avendo mai combattuto in guerra, di conflitti se ne intendeva parecchio. L'autrice in poche righe tratteggia la figura del colonnello: "piccolo, pallido, schivo e fragile sedeva spesso con una coperta sulle ginocchia perché non sopportava il freddo. Proprio quando stava per cominciare la Conferenza di Pace, ebbe un attacco di influenza che per poco non lo mandò all' altro mondo.[ ... ] In ogni circostanza manteneva un'aria calma, ragionevole , ed era sempre di buon umore. Spesso faceva pensare ai grandi cardinali francesi del passato, forse allo stesso Mazzarino" . Cfr. M. Macl'vtillan, Parigi /919, Sei mesi eh.e cambiarono il mondo, op. cit., p. 32. 96 La guerre entre [es Atliés et la Russie (1918-1920), op. cit. , pp. 33-34.

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de la région du Don, une pai"tie vers le front en direction de Dutoff, une partie vers la Sibérie orientale et le Transba'ikal pour exercer une surveillance et, si possibile, se jeter à la rencontre du détachement d'occupation japonais et des officiers des cosaques contre-révolutionnaire du TransbaYkal"9i. Tale azione minaccia non solo il ripiegamento delle truppe cecoslovacche lungo la linea ferroviaria russa, ma facilita il possibile accesso dei tedeschi alle risorse minerarie. L'intervento giapponese viene sostenuto anche dal ministro degli Esteri britannico, il conservatore Arthur Balfour, il quale invita House a insistere con Wilson sulla necessità. di costituire un fronte siberiano in funzione antitedesca. E mentre gli Alleati decidono le strategie da adottare in Russia, Lenin e il suo entourage bolscevico danno vita ad animate discussioni interne, creando così le premesse di un dibattito che contempla sia la messa in pratica dei princìpi a cui si ispira la rivoluzione comunista sia l'applicazione di un programma pragmatico che faccia fronte alle contingenze. La "trionfale marcia" della dittatura del proletariato, della quale si fa vanto Lenin nel IV Congresso straordinario dei Soviet di tutta la Russia, secondo il leader bolscevico va consolidata a tutti i costi. Essa risulta basata principalmente su due requisiti: il timore nei confronti dell'operato dei Commissari del popolo che hanno instaurato un regime di paura ed estrema violenza contro tutto ciò che non è bolscevico e la paura che un'azione militare possa ricondurre al ripristino dell'Impero zarista, con tutte le possibili implicazioni che ciò comporterebbe. Ma, Lenin, non sembra essere preoccupato da quelle misure che lui stesso, da buon statista, ritiene utili alla causa rivoluzionaria vinta la quale ogni ritorno alle vecchie idee sarà legittimo. I Soviet, tra l'altro, hanno in mano il potere di disporre di tutte le fonti di vettovagliamento e di un esercito discretamente armato, formato da soldati che dal punto di vista disci-

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Ivi, p. 37.

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plinare si vanno riorganizzando abbastanza rapidamente. Secondo la Delegazione italiana per la pace, la situazione presente in Russia98 è la seguente: nella Russia europea vi è un governo bolscev ico, che comprende la gran parte dei Soviet della Russia centrale (cli fatto sin dal! ' inizio del 1918 l'organizzazione del partito bolscevico nella regione industriale centrale si è dotata di un Ufficio regionale del P.C.R. con sede a Mosca) , composto dai governatorati di Mosca, Jaroslavl' , Tver', Kostroma, Vlaclimir, Voronez, Smolensk, Niznij-Novgorod, Tuia, Rjazan', Tambov, Kaluga e Orel, e che ha l'assoluto potere in tutta la Russia centrale; un governo Provvisorio per il nord della Russia, insediato ad Arkangel'sk , composto da elementi socialisti moderati, favorevoli alla formazione di un' Assemblea costituente, assolutamente contrario ai bolscevichi e fautore di una Federazione fra gli Stati della Russia , appoggiato finanziariamente dagli alleati europei; un governo finlandese, costituitosi subito dopo la proclamazione della propria indipendenza e sostenuto da tutti i partiti, esclusi i socialisti estremisti e rivoluzionari, che accoglie nel suo seno sia i partiti cli tendenza monarchica che di tendenza repubblicana riuscendo a migliorare in breve tempo le proprie condizioni economiche e il tenore di vita dei suoi cittadini - fattore che senza ombra cli dubbio ha evitato il contatto dei partiti più rivoluzionari finlandesi con ]a propaganda bolscevica; il governo dell'Estonia che, nonostante la propaganda dei Soviet, riesce con l'aiuto della Svezia e della Finlandia a liberare buona parte del territorio dalle truppe dell'Armata rossa; il Principato dei paesi. baltici (territori di Curlan-

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L'Italia è presente sul territorio russo per il fatto che vi è un'intesa diretta, sul piano militare, con la stessa Russia attraverso un'apposita Delegazione italiana per la pace che ha come scopo principale quello di tenere costantemente informati gli alti Comandi militari sull'evolversi della situazione e, in particolar modo, monitorare la smobilitazione delle truppe italiane intrappolate nei territori russi dopo la pace cli Brest-Litovsk e l'inizio della guerra civile.

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dia, Livonia ed Estonia; non si poteva parlare di governo in quanto la Lettonia, sotto 1' occupazione tedesca, fonda la propria autorità sull'appoggio delle truppe imperiali germaniche anche se, con il ritirarsi di queste, lascia man mano campo libero alla costituzione di un governo dei Soviet che, di fatto, si costituisce a Riga); il Principato di Lituania, che seppur costituito da elementi socialisti non bolscevichi, nel tentativo di trovare appoggio nella Polonia, non farà altro che cli videre le forze antibolsceviche realizzando gruppi politici in contrasto tra loro, vanificando l'aspirazione autonomista e favorendo di fa tto la costituzione di un governo dei Soviet a Vilna e a Minsk. Il trattato di Brest-Litovsk, che non avrà mai piena attuazione, prevede l'indipendenza della Bessarabia (ceduta alla Romania col trattato di Bucarest nel maggio 1918) e la cessione alla Turchia cli una parte della Transcaucasia (zone della provincia cli Batum e Kars). Secondo lo stesso trattato, altri Stati appartenenti all'ex Impero zarista erano stati dichiarati indipendenti ; a essi erano rivolte le mire cli Berlino che intendeva estendere su di loro la sua influenza. 11 moto innescato da tale documento dà vita a nuove campagne indipendentiste che portano, nel giro di breve periodo, alla dichiarazione d'indipendenza di molti territori che, fuori dall'orbita bolscevica e sotto una spinta secessionista alimentata da forti contrasti interetn ici, si costituiscono in repubbliche di vario orientamento politico e sociale. Tali furono le Repubbliche clel1a Russia Bianca, della Tauride, dei Cosacchi del Don, dei Cosacchi del Kuban', del Caucaso, della Georgia, dell'Azerbaigian, del Kazan', di Samara, dei Tatari e Baskiri del Turkestan . Ma a tale prima ripartizione va aggiunta l 'atomizzazione del te1Titorio, siberiano e transcaucasico, che vede la nascita cli altre repubbliche che oscillano tra una profonda avversione al nascente Stato bolscev ico e una totale ostilità nei confronti delle truppe bianche di Denikin, ree di voler restaurare l'antico regime monarchico. La frammentazione dell 'Impero acuisce il contrasto fra i bolschevichi e i general i bianchi che, esclusi daJle trattative di Brest-Litovsk, considerano illegittimo l'atto che implicitamente consegna il paese nelle mani cli Lenin. Dallo scontro scaturisce una guerra civile cruenta. I massacri compiuti dai bol71


scevichi - soprattutto nell'estate del 1918, quando scoppiano numerose sommosse a Jaroslavl', Rybinsk e Murom - danno i] via a quel periodo di giustizialismo sommario che va sotto il nome di "terrore rosso" 99 giustificato come risposta alla violenza controrivoluzionaria: "i bolscevichi costrinsero i calmucchi a scendere da cavallo. A ripiegare le jurta smontabili e ad abitare in kolchoz quadrifamiliari. Distrussero i templi buddisti (i cosiddetti churul), e sostituirono l' antico alfabeto mongolo con la grazdanka, )'alfabeto russo" 100 • Afferma Victor Serge 101, giornalista e militante anarchico costretto più volte all'esilio e alla prigionia: "dans le territoire occupé par la contre-révolution, la terreur bianche fai sait infin iment plus de victimes. Aucune statistique ne nous éclaire sur ce point ( ... ) le général Pokrovski fait massacrer 4000 hommes à Ma'ikop (Caucase septentrional); 1500 ouvriers tombent sous Jes coups des blancs-tchèques à l' usine cl ' lvastchenkovo près Samara. Les blancs-tchèques égorgent dans la peti te ville de Tro'itsk (Oural) plusieurs centaines de rouges'' 102 .

Cifre e testimonianze possono essere verificate in numerosi studi sull'epoca in questione, apparsi in questi ultimi anni. Anche nelle regioni comandate dai generali bianchi si assiste a un "isterismo di guerra" che porta spesso a condanne a morte sommarie e senza regolari processi. È la spietata legge della guerra, insensata e necessaria . Su tale argomento vedi Courtois-Werth-Panné-Paczkowski-Bartosek-Margolin, Il libro nero del corn.unismo, crimini, terrore, repressione, Milano, Mondadori , 1998, (in particolare il capitolo 3, "Il te rrore rosso"); V. Serge, L'an I de la révolution russe, te débuts de la dictature du proléiariat (1917-1918), Paris, La Découverte, 1997 (si veda in particolare il terzo capitolo della seconda parte del volume, "La terreu r et la volonté de vaincre" pp. 338-380); F. Furet, Il passato di una illusione. L'idea co-m.unista. nel XX secolo, Milano, Moncladori, 1995. 100 W. G6recki, Pianeta Caucaso , Milano, Mondadori , 2003, p. 5. (Titolo originale ciel libro Pianeta Kaukaz, Wyclawnictwo Naukowe PWN SA , Warsawa-Pozna11, 2002). Viktor Kibalcik nasce eia genitori russi antizaristi esiliati a Bruxelles. 102 V. Serge, L'an I de la révolution russe, le débuts de la dictature du prolétariat ( 19171918) , op. cit., p . 374.

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'° '

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In questo clima di esasperazione e generale incertezza l'Europa , scossa dai "rumori" della guerra civile russa, decide di intervenire con l'invio di missioni militari. 3.1 Il Corpo di Spedizione in Estremo Oriente di Edoardo Passini Camossi. Il 1918 è un anno importante non solo per la Russia ma per l'intera Europa. L'estate di quello stesso anno molti avvenimenti scandiscono le fasi cruciali della guerra civile, mentre in autunno, con la caduta della Germania, si chiude il primo grande evento bellico del XX secolo che ha visto anche: lo zaricidio di Ekaterinburg nel mese di luglio con lo sterminio della famiglia imperiale dei Romanov; la lotta di classe che raggiunge toni esasperati; la fame che imperversa nelle campagne; le rivolte che divampano a causa delle requisizioni fatte dal Commissariato per i Rifornimenti Alimentari; l'uccis ione del feldmaresciallo Hermann von Eichorn, sanguinario comandante dell'esercito tedesco di occupazione in Ucraina; la morte violenta di Moisej Urickij, capo della Ceka di Pietrogrado, per mano d i Leonìd Kannegiser; l'attentato a Lenin alle officine Michelson di Mosca. L' insieme di questi atti fa da contraltare al regi me di terrore che l'esercito dei "bianchi,, scatena nei territori meridionali. Il paese, stretto nella morsa di una ferocia inaudita che indigna l'opinione pubblica europea, piomba nel caos mentre la minaccia sempre incombente della Germania e della sua influenza sul nuovo direttivo bolscevico mette in stato d'allarme la diplomazia internazionale cosciente che bisogna intervenire ma da quale parte e per difendere chi, sono dilemmi con i quali si confronteranno i rappresentanti del Consiglio Supremo di guerra a Versailles. La risposta italiana alle sollecitazioni di Parigi non si era fatta attendere. Dopo alcune difficoltà. legate al precipitare degli eventi bellici nei primi mesi del 1918 , per ordine del ministero della Guerra, parte da Napoli il 21 lugl io alla volta di Messina il Corpo di spedizione italiano, a capo del quale vi è il tenente colonnello di Fanteria, Edoardo Fassini Ca.mossi, ufficiale che saprà guadagnarsi la stima degli alti comandi alleati in quanto ad autorità. con cui porterà disciplina e coraggio tra le file alleate d istaccate in Siberia. Ecco

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il racconto dell 'inizio della spedizione, in una relazione postuma che egli stesso ha redatto con un titolo che potrebbe costituire l'epigrafe alla missione, "Una spedizione ignorata" 103 "Nel giugno del 1918 mi trovavo a Vicenza in attesa di destinazione dal Comando Supremo, quando il l O luglio ricevetti ordine di partire subito per Napoli ove dovevo assumere il Comando di un forte contingente destinato nel1'estremo Oriente. [ ... ]detto contingente composto di cinquecento soldati di fanteria, una sezione cli artiglieria da montagna, un Ospedaletto eia campo e 75 Carabinieri doveva completarsi con una compagnia sul piede di guerra che avrei imbarcato a Massaua. Non si sapeva con precisione dove si andava; si diceva in Russia per aiutare i russi nella loro lotta contro i bolscevichi , ma erano soltanto voci vaghe. Dal 2 al 21 luglio stetti a Napoli per preparare tutto e a mezzanotte tra il 20 e il 21 venne l'ordine di partire dopo che la truppa era stata imbarcata sul piroscafo Roma."

Un viaggio che si preannuncia lungo , ricco di insidie e in cui l'ufficiale italiano viene messo in guardia dalla presenza in mare di sottomarini nemici che hanno avuto l'ordine di dare la caccia alla nave italiana e si]urarla. Prese tutte le disposizioni del caso, d 'accordo col comandante del piroscafo e scortati da una torpediniera cli alto mare , la nave salpa alla volta di Messina ove giunge verso mezzogiorno del 21 luglio.

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"Una Spedizione ignorata". Roma, AUSSME, Fondo F-3, busta 272, foglio I. Il tenente colonnello di Fanteria, Edoardo Fassini Camossi, dopo una brillante carriera è chiamato a comandare il Corpo di spedizione in Estremo Oriente. Durante la sua permanenza in Siberia, nonostante i contrasti latenti e talvolta evidenti tra truppe giapponesi e americane, il contingente italiano, composto da cinquanta ufficiali e 1500 uomini di truppa, saprà ben destreggiarsi evitando, come vedremo nei numerosi resoconti cli Fassini Camossi, qualsiasi tipo di contrasto con le altre forze alleate stabilendo buoni rapporti con le unità inglesi, francesi e cecoslovacche in territorio siberiano già dal mese di agosto 1918.

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Dopo quattro ore di sosta riprende la rotta per Malta e, sempre sotto scorta, riesce a eludere la vigilanza di due sottomarini tedeschi che si trovano tra Catania e Siracusa, giungendo a Malta nel porto cli Santo Stefano la mattina del 22 luglio. Il Mediterraneo è un campo sterminato cli mine e sottomari ni che faranno affondare nel giro cli pochi mesi un centinaio cli imbarcazioni, tra civilì e militari. La nave italiana avrebbe dovuto fare convoglio con due grandi piroscafi francesi della "Messagezies" provenienti da Tunisi, entrambi silurati nel percorso Tunisi-Malta. Dopo due giorni cli attesa, l'equipaggio riparte da Malta scortato da due grandi cacciatorpedinieri giapponesi alla volta di Porto Said. È il comandante stesso del "Roma" che non nasconde la sua preoccupazione giacché il percorso della nave italiana è certamente noto per via delle spie sparse ovunque. Racconta l'ufficiale italiano, capo della missione, che alcuni giorni dopo, ossia il 26 luglio, sulla rotta viene avvistato un piroscafo inglese che era stato silurato poche ore prima. Il mare è cosparso di rottami e di cadaveri. Naturalmente a bordo tutti i soldati indossano la cintura di sicurezza e a poppa della nave vigila continuamente un plotone di marinai attorno a un pezzo da 120 me ntre la batteria della sezione di artiglieria è sempre pronta per ogni evenienza. Il 28 luglio il piroscafo giunge a Porto Said - città dell'Egitto, fondata nel 1859, che prende il nome del suo primo governatore Sa'id Pascià-, dopo esser passato sopra un cimitero di navi affondate nei pressi del porto. Passini Camossi sbarca con un piccolo drappello di uomini, essendovi l'ordine di trattenere la truppa a bordo, e si reca dal regio Console per ottenere nuove disposizioni. Dopo una calorosa accoglienza l'invito è quello di proseguire per Massaua, la città eritrea occupata dagli italiani nel 1885. Lì il contingente giunge il 2 agosto con una temperatura cli 48 gradi all'ombra, che produce alcuni casi d'insolazione grave tra i soldati e il personale di bordo, e carica una compagnia di Fanteria al completo. Il 5 agosto prosegue per Singapore ove giunge dieci giorni dopo transitando incolume, grazie all' alta marea, sopra un campo di mine messe da "corsari" tedeschi. A Singapore la nave resta in sosta tre giorni. Il clima cli incertezza che si respira attorno alla missione si materializza quando l'ufficiale italiano si 75


sente rispondere dal regio Console locale che non ci sono disposìzioni riguardo la sua azione e pertanto bisogna mettersi in contatto direttamente con il ministero. L'ordine successivo sarà que11o di proseguire per la Cina. La nave salpa da Singapore il 18 agosto giungendo a Chin Kwang Tao (Qinhuangdao, città cinese della provincia dell'Hebei , porto sul Po Hai) il 28 agosto . Lì trova la regia nave da guerra "Caboto" comandata dal tenente di vascello Meonroy. Vi è pure il console Fileti il quale ordina a Passini Camossi di recarsi a Tientsin e incorporare colà otto ufficiali e circa milleduecento uomini dell'esercito austriaco, appartenenti alle terre allora non ancora redente, che desiderano entrare a far parte dell'esercito itali ano . A Tientsin vi sono i mi1itari che il Corpo di spedizione (a capo del quale vi è il tenente colonnello Bassignano, coadiuvato dal maggiore del regio Corpo dei Carabinieri, Cosma Manera), dopo mille traversie per il recupero degli irredenti, è riuscito a far confluire dal nord della Russia in Siberia in attesa di imbarcarsi per l'Italia. "Mi recai a Tien-Sin 104 coi miei soldati e ci accasermammo nelle caserme inglesi messe a nostra disposizione. Mi fermai a Tien-Sin dal 30 agosto al 21 ottobre dovendo preparare tutto e disporre ogni cosa in conseguenza, essendo stati destinati in Siberia come aiuto alle truppe russe. Naturalmente dovendo

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Tien-Sin (Tianjin), in russo Tjan ' cin', (d'ora in poi graficamente Tientsin), è una città cinese posta sul fiume Hai, che è navigabile fino ali' oceano Pacifico, poco distante da Pechino. Divenne una concessione territoriale nel 1901 ovvero quando l'imperatrice cinese Tsu Tsi, a seguito della partecipazione italiana, e di altre potenze europee, alla repress.io ne dei Boxers (giugno-agosto 1900), conferì all'Italia il diritto di occupare una parte della città in modo tale eia proteggere militarmente la propria ambasciata e le proprie attività commerciali. L'uff iciale italiano alterna la grafia Tien-Sin a Tien-Tsin ; molti nomi cli luogo vengono riportati in maniera difforme per via di una lieve preminenza dell'elemento fonetico che condiziona la trascrizione grafica.

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viaggiare in pieno inverno e con temperature glaciali dovetti pensare a tutto per equipagg.ìare, nutrire, curare ecc. il mio corpo cli spedizione composto di circa .1800 uomini e fu impresa non facile. Ebbi grande aiuto eia.Ile Colonie Italiane di Tien-Sìn, Pechino, Shangai ecc. che a gara concorsero a fornire indumenti di lana, guanti , pellicce ecc. Il 21 ottobre partii eia Tien-Tsin con tutto il corpo dì spedizione e seguendo la via Mukclen, Harbin, Lago Bajkal, Irkutsk giungemmo a Kranoyarsk sul fi ume Jenissey il 21 novembre esattamente un mese dopo che eravamo partiti da Tìen-Tsin , con 42 gradì sotto zero."

Così diventa operativa ]a spedizione in Siberia di Passini Camossi durata circa venti mesi10S, dopo un viaggio a tratti avventuroso , costellato di pericoli , con il mar Mediterraneo controllato dai sommergibili tedeschi e con una temperatura che variava dai 48 gradi all'ombra di Massaua ai meno 50 della Siberia. Nel prosieguo della sua narrazione, Fassini Camossi descrive la situazione di Krasnojarsk, un'immensa città di circa centomila abitanti in cui "la popolazione in gran parte era favorevole al bolscevismo". Tuttavia, il governatorato dell'Enisej 10 6 (anche nelle forme grafiche Jenisei o Jenissei) sotto al quale si trova la città di Krasnojarsk, teme la crisi dei governi antibolscevichi siberiani (autunno 1918) soprattutto per le difficoltà legate al riconoscimento del colpo di mano dittatoriale che porta al potere l'ammiraglio Kolcak, con grande sconcerto delle unità alleate impegnate nella Russia orientale. Nel caos siberiano, c'è anche la spinosa questione delle truppe ceche che, dopo esser scampate al pericolo del disarmo bolscevico , lottano ora in gravi

105 11 Corpo di spedizione italiano del tenente colonnello Fassini C:11nossi, partito da Napoli iJ 21 luglio 1918 ivi farà rientro e sarà sciolto, con il suo ultimo scagl ione, il 10 aprile L920. 106 11 Governatorato si trova nella Siberia meridionale ed è attraversato dal fiume Enisej che nasce nei pressi dei Monti Saiani.11 fiume scorre lungo tutta la Siberia centrale e sfocia a nord nel mare di Kara.

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difficoltà sull'asse della Transiberiana a contatto con le frequenti insurrezioni filo-sovietiche. "Tutto questo - asserisce Passini Camossi - i.n mezzo a difficoltà di ogni genere suscitate anche dai russi e dalle popolazioni piuttosto ostili a noi . Dovetti usare molta energia e tatto per sistemare tutto. Trovai l'esercito russo in condizioni pietose. La truppa senza disciplina, senza paga, senza nutrimento e quindi naturalmente simpatizzante per il bolscevismo , aiutata in ciò eia una gran parte della popolazione dei sobborghi, ove viveva una frotta cli canaglie e di deportati."

Gli ufficiali russi, secondo il comandante italiano , sono nelle stesse condizioni dei soldati, demoralizzati, anche loro senza paga e senza ormai nessun ascendente sulle truppe. La situazione si presenta gravissima e il freddo intenso non facilita certo l'azione della spedizione italiana. Nonostante l'ambiente non fosse ideale, Passini Camossi si adopera per mettere insieme un esercito formato da più contingenti ben organizzati. Grazie all'opera svolta dal maggiore dei Carabinieri, addetto militare aggiunto , Cosma Manera - che si trova in Siberia alla ricerca di militari irredenti reduci del primo conflitto mondiale e allo sbaraglio dopo la

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L'opera cli recupero degli irredenti sul territorio russo viene svolta per iniziativa del governo italiano sollecitato a intervenire dalla Missione militare italiana in Russia comandata dal generale Romei Longhena il quale , dopo quasi due anni dall'inizio dell'attività di propaganda e di ricerca degli irredenti - a opera della Missione italiana per i prigionieri di guerra al cui comando vi è stato posto il ten. col . cli Stato Maggiore Achille Bassignano - il 24 maggio 1918 invia un telegramma al comanclo' Supremo in cui specifica che la "periodica affluenza a Mosca di soldati nostri sfuggiti prigionia (oggi sono 118) ha richiamato attenz ione e destato preoccupazione governo massimai ista. Ho avuto ieri in proposito conferenza con Cicerin per assicurarlo che nostro scopo è solo di riunire maggior numero possibile di soldati per avviarli ltalia". E ribadisce: "ripeto ancora necessità di sottrarli dannosa influenza quest'ambiente dove si svolge attiva propaganda massimalista che riesce difficile impedire completamente malgrado severa sorveglianza che faccio esercitare su nostri soldati e quotidiane conferenze morali che faccio impartire". Telegramma ciel generale Rome i al Comando Supremo, 24 maggio 1918. Roma, AUSSME, Fondo E-l l, busta 121, foglio 13.

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disfatta degli Imperi centrali 101 -, il comandante del Corpo di spedizione italiano trova a Tientsin militari irredenti 108 ben addestrati e disciplinati'°9 • Il capo de11a missione italiana assume il comando di tutto il Governatorato di Krasnojarsk mettendo alle sue dipendenze il contingente russo, quello cecos1ovacco composto di alcune migliaia di soldati in migliori condi zioni , una compagnia inglese, uno squadrone polacco e uno squadrone serbo. A Krasnojarsk vi è inoltre un campo di concentramento di prigionieri austriaci e tedeschi , undicimila in tutto, di cui quattromila ufficiali di tutti i gradi e di tutte le armi ridotti in stato compassionevole , stracciati, affamati: "[ ... ] tenni gran rapporto a cui vennero tutti gli ufficiali dei diversi contingenti ed annunziai loro che eia quel giorno assumevo il comando cli tutte le

,os La storia di tali reparti è complessa e lunga. Molti dalle zone di Vologda e Kirsanov, in cui si trovano prigionieri, rimpatriano tramite l'Inghilterra. Ma, nonostante i primi rientri andranno a buon fine , l'elevato numero di irredenti , che nel tempo salirà sempre di più, e l'impossibil ità di utilizzare Arkangel'sk quale porto di imbarco a causa del nuovo scenario politico russo, costringe il generale Achille Bassignano incaricato al recupero cli tali militari a optare per la soluzione Vladivostok per il rimpatrio degli irredenti italiani, così come farà l'esercito cecoslovacco spostatosi lungo l' asse della Trans iberiana. Ma a Vladivostok i militari irredenti si scontrano con l'impossibilità cli lasciare la Russia per la mancanza cli mezzi di trasporto. Con a capo Cosma Manera si ritrovano a condividere le sorti del movimento di riscossa russa i cui leader, generali Semenov, Orlov e Chorvat, entrano ben presto nel le simpatie dell'ufficiale italiano . Così, dopo attente valutazioni, al Manera appare più chiara la situazione politica in Estremo Oriente e da tali ri flessioni scaturisce la proposta di trasformare gli irredenti in un Corpo organizzato di militari volontari che possa mettersi al servizio della causa nazionale e degli Alleati . Tale decisione viene accolta favorevolmente dal nostro addetto militare ali ' Ambasciata d i Tokyo, tenente colonnello Vittorio Filippi di Baldissero il quale, nel marzo 1918, telegrafa al ministero de lla Guerra e a quello degli Esteri per comunicare che a d isposizione cli un eventuale azione alleata in Siberia l' Ital ia può contare su un Corpo volontario sotto la g uida del maggiore Ma nera. Nell ' estate elci 1918 tale nucleo iniziale si raccoglie nella zona di Krasnojarsk dove cli lì a poco gi ungerà il Corpo di spedizione italiano partito eia Napoli il 21 luglio . 109 II Manera in una lettera del 18 settembre 1918. La lettera si trova a p. 190 del libro dell ' Ufficio Storico sugli Italiani nella prima guerra mondiale.

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forze compreso i prigionieri. Per tutto L'inverno e cioè fino alla fine di aprile ebbi un lavoro enorme inteso a ordinare tutto, disciplinare tutti, compreso la città, aiutare russi e borghesi secondo le mie possibi lità e rialzarne il morale."

Balza all'occhio delJ'ufficiale italiano il contrasto tra il russo-proletario e tutto ciò che è borghese visto che la sua affermazione è tesa a sottolineare la frattura che la rivoluzione bolscevica "proletaria" e "antiborghese" aveva creato nella società russa. A due giorni di treno da K.rasnojarsk, verso il fronte bolscevico, si trova il Comando del generale Kolcak le cui ottantamila unità militari sono in condizioni "poco allegre", per usare un eufemismo del comandante italiano. La prima azione di Passini Camossi è quella di stabilire in breve tempo un' intesa con il generale artefice del colpo di stato di Omsk. Da Krasnojarsk telegrafa annunziandogli l'ruTivo cli un forte contingente italiano sul suolo siberiano "colà giunto per aiutare i fratelli russi". A detta del nostro ufficiale, alla notizia dell'arrivo del contingente italiano, di cui non viene precisata a Kolcak la consistenza numerica, esplode l'entusiasmo fra le trnppe russe le quali devono fare i conti col rafforzamento sul fronte bolscevico dell'Armata rossa per non parlare del difficile rapporto con le truppe cecoslovacche da sempre ostili all'ammiraglio bianco. Secondo il Consiglio Supremo di guerra, con sede a Versailles, "nel distretto di Perm' e Ekaterinburg (Sverdlovsk) vi sono sei milioni cli operai bolscevichi molti dei quali hanno fucili e benchè di poco valore militare, sono un fattore importante dal punto di vista del potere bolsceviko" 110 e quindi rappresentano una minaccia continua per il vicino governatorato di Omsk. li Corpo di spedizione italiano giunge nel momento in cui, data la dichiarazione di indipendenza della Cecoslovacchia a Parigi, le truppe ceche propendono per il rientro in paÙia e l'abbandono della lotta contro i bolscevichi. La notizia dell 'arrivo degli italiani rincuora i soldati siberiani che lottano in nome della controrivoluzione:

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Dal "Notiziario della Sezione Britannica del Consiglio Supremo di guerra a Versailles", 10 agosto 1918, "Russia". Roma,AUSSME, Fondo E-11, busta 121.

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"La sera stessa fra le truppe operanti sul fronte bolscevico si stamparono dei biglietti indirizzati all'esercito bolscevico dicendo testualmente: schifosi, sono arrivate le truppe italiane in numero stragrande! Sono qui con noi ! Vedrete che legnate adesso! È megl io che vi ritiriate subito prima che facciamo polpette cli voi!"

Nel frattempo, nel governatorato di Krasnojarsk (i n un raggio di circa 150 km, in località posta in mezzo alle sterminate foreste russe che si frappongo no tra il Comando ital iano e l'esercito russo di Omsk), sotto la guida di ufficiali tedeschi e austriaci fuggiti dai campi di concentramento, si vanno organizzando forti contingenti bolscevichi pronti a lottare contro i nuovi nemici stranieri del "proletariato russo" . A legare le loro sorti a quelle del paese ci pensa la propaganda bolscevica che esorta i russi a cacciar via l'invasore "capitalista" straniero che favorirebbe, in caso di vittoria, il ritorno al dispotismo monarchico. A questi militari imbevuti di propaganda e pronti a morire per la patria, Passini Camossi dovrà contrapporre un esercito motivato alla lotta e per quanto possibile ben addestrato. Alle sue dipendenze egl i ha un Corpo di Cavalleria composto da centinaia di cosacchi del Transbajkal, gente il cui coraggio e la cui fedeltà suscitano grande ammirazione a tal punto che il comandante italiano, d'accordo con l'atamano 111 , manda sempre in avanscoperta i cosacchi. Così, cominciano i preparativi che porte-

11 1 TI termine "atamano" viene usato per indicare i comandanti dei Cosacchi ucraini sin dalla fine del XVI secolo. Il titolo deriva dalla terminologia bellica della Confederazione Polacco-Lituana, dove era utilizzato per indicare la più alta carica militare nell'esercito dopo il sovrano. Alla fine ciel '500, i comandanti dei Cosacchi Zaporiziani erano chiamati Kosovij Otarnan. Nel I 572, atamano diventò il titolo utilizzato per indicare il comandante dell'Esercito Regolare Cosacco della Confederazione Polacco-Lituana. Dalla rivolta capeggiata da Bogclan Chmel'nie'kij nel 1648, atamano finì per indicare il capo supremo dello Stato cosacco. Tale titolo conferiva ampi poteri a chi ne era insignito che andavano dal comando supremo dell'esercito alla potestà di poter emanare nuove leggi . Dopo la divisione <lei l'Ucraina sancita dal trattato polacco-russo cli Andrusovo nel I 667, i Cosacchi ucraini dei due etmanati furono conosciuti come Cosacchi della sponda sinistra e Cosacchi della sponda destra ciel Dnepr. In Russia il ti tolo cli atamano dei Cosacchi fu soppresso tra il 1734 e il 1750 e successivamente abolito eia Caterina il nel I 764.

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ranno le truppe alleate, unite a quelle del generale russo Sergej Rozanov e ad alcune unità cosacche, a scontrarsi in maggio con gli avamposti bolscevichi orientali. Le missioni italiane, dunque, si caratterizzano non solo per compiti legati principalmente alla logistica e al supporto morale ma anche per un attivo impegno nella ricostituzione e riorganizzazione dell'esercito controrivoluzionario che ha bisogno cli ufficiali valìdi e militari ben equipaggiati. Così avvetTà per l'impegno militare italiano in Siberia e in Murmania dal 1918 al 1919 . Tuttavia, altre missioni svolgono compiti legati prevalentemente al supporto logistico o, come vedremo nel caso della Transcaucasia, si occupano di stabilire relazioni commerciali, senza tuttavia tralasciare un'attività più vicina a.Ile questioni diplomatiche. Il comandante del Corpo di spedizione in Siberia, nei suoi rapporti, dimostra di possedere un 'acuta capacità cli analisi politica suggerendo talvolta il da farsi allo stesso governo italiano paralizzato dalla crisi economico-politica post bellica e dal forte veto della sinistra sulle questioni russe. Passini Ca.mossi si muove sulla scia di una consolidata tradizione inaugurata dal generale Romei Longhena che aveva saputo coniugare insieme qualità militari e diplomatiche. Nella "Relazione sulla Siberia" 11 2, ciel 19 dicembre 1919, inviata al ministero della Guerra in Roma, a pochi mesi dal ritiro completo della missione, l' ufficiale italiano ribadisce l'urgenza della presenza di due regi Consolati in Siberia, uno ad Harbin o lrkutsk e l'altro a K.rasnojarsk. Tutte le nazioni, eccetto l'Italia hanno infatti i loro consoli i quali , naturalmente, lavorano per conto loro e molti contro gli interessi italiani, invidiosi dell'impressione che i militari hanno suscitato in Siberia. Secondo l'ufficiale, sarebbe un peccato lasciar cadere e svanire tale .impressione. Necessario, al contrario, istituire i Consolati per tutelare gli interessi e il buon nome dei connazion~li che si trovano in Siberia. Passini Camossi ritiene infatti che fra le autorità russe sia vi vis-

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"Relazione sulla Siberia", Comando Regie Truppe italiane in Estremo Oriente, al ministero della Guerra, Roma, Tientsin 19.12.1919. Roma,AUSSME, Fondo F-3, busta 272, foglio 12.

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simo il desiderio che essi vengano stabiliti. Esiste infatti un solo console a Vladivostok, cioè a migliaia e migliaia di verste dalle città importanti della Siberia. Le sue lettere sono una testimonianza fedele sulla situazione che regna in Siberia nel periodo della sua permanenza (circa un anno) durante il quale annota fra l'altro l'atteggiamento ostile dei giapponesi. Questi, nonostante siano schierati dalla parte degli Alleati, godono dell'appoggio delle alte autorità russe (a suo parere comprate a suon di denaro) e hanno come obiettivo quello di avanzare in Siberia "in modo da poter stendere la mano alla Germania e rimettere con essa le cose a posto in Russia rivalendosi poi su quest'ultima". Le fulminee vittorie degli Alleati, al contrario, ostacolano tale piano e così, fallita l'opera militare, il Giappone ripiega con quella politica: attraverso una rete di spionaggio, messa in campo in maniera capillare con le missioni e con gli ufficiali cli Stato Maggiore infiltrati nelle fi le dei bolscevichi, i nipponici si preparano a sfruttare le ricchezze naturali della Siberia e a imporsi come salvatori della Russia">. Le considerazioni politiche del comandante italiano troveranno riscontro nelle future riflessioni dello storico Richard Pipes il quale affermerà che la politica giapponese verso la Russia pur essendo la più coerente e la più trasparente non è scevra da interessi esclusivamente espansionistici. Infatti, nonostante i giapponesi siano sbarcati il 6 aprile del 1918 a Vladivostok, su iniziativa del Comando Supremo alleato - che ha stabilito di schierarli contro i tedeschi non appena si fosse riattivato il fronte orientale -, essi non avevano alcuna intenzione di combattere contro i tedeschi e al momento opportuno avrebbero approfittato dei disordini in Russia per occupare e annettersi le province sul mare 11 4. È anche in ragione di questa paventata ipotesi che nell'estate del 1918 il Consiglio Supre-

113 Lettera del barone Fassi ni Camossi , Comandante il Corpo di Spedizione in Estremo Oriente, da Ticntsin il 31.10. 19 I 9, all 'lllustrissimo sig. cav. Yare, incaricato cl' Affari della Regia Legazione d'Italia a Pechino. Roma, AUSSME, Fondo F-3, busta 272, foglio 3. 11 4 R. Pipes, Il Regime bolscevico, op. cit., p. 85.

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mo alleato a Parigi dichiara la Legione cecoslovacca parte integrante delle forze armate a cui viene demandato il compito di riattivare il fronte orientale contro la Germania. L'ufficiale Passini Camossi , che sta per lasciare la Siberia, diretto alla colonia italiana di Tientsin per poi rimpatriare, nella sua analisi sulla politica giapponese e su quella degli Alleati, alla luce delle prime sconfitte degli eserciti antibolscevichi, afferma: "durante il mio soggiorno a Krasnojarsk, dove m'incombeva per forza anche una parte politica, ebbi sentore che il Giappone, (non so, né posso garantire l'esattezza di questo essendo naturalmente cose segrete tra Governi) stava trattando col governo di Omsk per rimettere in Russia le cose a posto. La politica del Giappone e quella dei russi bianchi, pur nel comune obiettivo della lotta contro i bolscevichi, per altro divergevano. Mentre i giapponesi si impegnavano a trasportare immediatamente un congruo numero di divisioni sul fronte per debellare il bolscevismo , il governo cli Omsk s'impegnava formalmente a riconoscere l'occupazione eia parte dei Giapponesi della Siberia fino agli Urali per dieci anni, con il relativo sfruttamento delle miniere. Trascorso tale periodo , si stabiliva che in seguito si dovesse addivenire a un accorcio per un tempo successivo che fosse vantaggioso per i due contraenti."

Nel frattempo , ìl carattere non risolutivo assunto dalle quattro potenze a Versailles, oscillante fra un' azione di appoggio alla Russ ia in qualità di alleata e il timore del tradimento di Brest-Litovsk, induce il militare italiano a osservare che l'intervento militare alleato "doveva e non doveva concorrere alle operazioni militari, doveva e non , doveva riconoscere le autorità militari russe, doveva e non doveva ecc., e sempre così", non giungendo quindi a una decisione chiara e definita nei confronti della prima neoformazione statale comunista. La poli tica italiana, ma potremmo dire quella alleata in genere, segue quindi nei. confronti della Russia una linea che differisce enormemente dalle posizioni del novembre 1918 quando cioè la notizia di riconoscere il governo di Omsk de.facto rimbalza da Londra a Parigi attraverso la corrispondenza tra l 'ambasciatore ita84


lìano in Inghilterra, Imperiali , e l'allora ministro degli Esteri , Sonnino: "Balfour mi ha detto di aver esaminato con alcuni tra i suoi colleghi e con consiglieri del Foreign Office la questione del riconoscimento del governo di Omsk come governo de facto . In massima e personalmente egli favorirebbe tale soluzione. Non appena sarà giunto ad una decisione definitiva ed avrà ottenuto assenso dal Gabinetto di guerra, formulerà concrete proposte ai Gabinetti alleati ed a quello di Washington" 115 • L'a nalisi però della situazione russa, alla luce della caduta della Germania, e dunque dello scampato pericolo della costituzione d i un asse russo-tedesco, permette ai delegati di Versailles di procedere con cautela soprattutto ora che è venuta me no l'esige nza di sostenere le armate controrivoluzionarie in funz ione antibolscevica e dunque antitedesca. Nel difficile tentativo di donare un nuovo riassetto alla carta europea, le potenze riunite a Versailles, ignare di ciò che accade realmente in R ussia, d iscutono sulla possibilità di invi tare quindi al tavolo delle trattative sia i bo lscevichi che i rappresentanti dei governi bianchi. "La Russia era una giungla, dove nessuno era in grado di dire cosa ci fo sse a qualche metro di distanza"; è l'opinione di Lloyd Gorge che, aldilà di una palese e personale lacuna ciel ministro in ambito geografico, come sostiene Mal'garet MacMillan 116, p ropone al Consiglio di invitare le parti in causa a un incontro sull ' Isola dei Principi (Prinkipo), per trovare una soluzione alle

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Telegramma dell'Ambasciatore a Londra , lrn periali, al ministro degli Esteri, Sonni no , Parigi, T. Gabusta 2326/440 , Londra 15 novembre 1918, ore 14,28, documento n. 167, in/ documenti diplomatici italiani, VI serie: 19/8- 1919, voi l (4 novembre 19 18- 17 gennaio 1919), Roma. Istituto Poligrafico dello Stato, 1956, p. 87. Più tardi sempre il marchese lmperiali a Sonnino invierà un telegramma nel quale metterà in evidenza che l'atteggiamento ambiguo inglese nei confronti dei russi è motivato dal " desiderio cli non fornire ai simpatizzanti inglesi l... ] argomento per eccitare le masse lavoratrici contro il Governo. Con divulgazione progressiva degli eccessi dei massimalisti e dei loro sistemi antiliberali si spera determinare a poco a poco in quello ambiente sentimenti di repulsione ta li da giustificare l'opposizione del Governo ad ogni conversazione con attuali tiranni della Russia". T. Gabusra 24 15/47 l , Londra 25 novembre 19 18 ore 9 ,35 , documento n. 325 in/ documenti diplomatici italiani, op . cit. , p. 159. 116 M. MacMillan, Parigi 1919, op. cit., p. 89. a

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questioni interne russe. Fassini Camossi valuta negativamente i ritardi con cui vengono adottati provvedimenti verso la Russia e sostiene che !"'inazione" degli Al leati, a lungo andare, comprometterà il destino dell'esercito controrivoluzionario . S ulle sue argomentazioni si allinea gran parte della storiografia contemporanealli: " le popolazioni si sollevano, il disordine, la confusione aumentano gradatamente, il costo della vita giunge a prezzi favolosi , i saccheggi e le ruberie continuano, senza che noi possiamo intervenire" . Tale situazione esaspera la gente del luogo, la cui proverbiale fede in Dio e nello zar 118 , il ba(juska buono spazzato via dalla rivo1uzione , viene a sostituirsi con una fede "tenena", ovvero l'attesa per la fine di una gue1Ta troppo lunga e difficile che Kolcak e gli Alleati non riescono a concludere. Incide sugli umori popolari la costante propaganda bolscevica, con la sua parte disfattrice, la quale sostiene che a salvare il popolo russo non servono eserciti stranieri, che gli Stati occidentali vogliono spartirsi le ceneri dell'Impero zmi sta ai danni del popolo russo immiserendolo e così via . La vittoria finale dei rossi conterà anche su questo elemento, anzi potremmo dire che Ia propaganda, quella fatta porta a porta, villaggio per villaggio, rappresenta senza dubbio uno dei mezzi sin.e qua non l'obiettivo finale per Lenin sarebbe stato diffici lmente raggiungi-

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A tal proposito si veda il volume di F. Benvenuti, Storia della Russia contemporanea 1853-1996, Roma, Laterza, 1999; dello stesso autore , T bolscevichi e l'Armala rossa. 1918-1922, op. cit.; A. Graziosi, L'Urss di Lenin e Stalin. Storia dell'Unione Sovietica, 1914-1945, Bologna, Il Mulino, 2007, pp. 567-613. Per il presente studio, in particolare, il capitolo II, Rivoluzione e guerra, 1917-1919, pp. 89-131. 11 8 Il rapporto tra iI popolo e lo zar è stato, soprattutto nell'Ottocento, al centro dell' interesse degli storici per l'enorme impatto e motivo che gli zar suscitavàno nella gente proclamandosi paladin i della giustizia contro le ingiustizie dei burocrati e le malefatte dei bojari. Ma, a mano a mano che nel popolo si fa strada la consapevolezza ciel proprio status sociale, grazie anche ai movimenti di matrice social-rivoluzionaria e alla circolazione di idee marxiste, si allenta questo rapporto fino a scomparire quasi ciel tutto con la rivoluzione ciel 1905. Il ministro delle Finanze, Abaza, e il procuratore del Santo Sinodo, Kostantin Pobeclonoscev, dopo l'assassinio di Alessandro II, daranno vita a un dibattito molto acceso sul ruolo dello zar in Russia. A tal riguardo, e per un ulteriore approfondimento, si veda il pregevole volume di Sergio Bertolissi, Un paese sull 'orlo delle riforme . La Russia zarista dal 1861 al 1904, Milano, FrancoAngeli , 1901, pp. 51 -55.

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bile in tempi tutto sommato così rapidi - se pensiamo all'immensità dell'ex territorio zarista l 'esempio diventa più efficace. A tal proposito , Richard Pipes distingue i fattori "oggettivi" e "soggettivi" che determinano il successo dell'Armata rossa, dando ai primi un valore determinante, cioè considerando la superiorità militare dei bolscevichi come un dato fondamentale. Ma forse, per spiegare la sconfitta dei bianchi , a tal i motivi se ne possono aggiungere degli altri, uno su tutti il fatto che i controrivoluzionari erano indeboliti dalla presenza di un numero re]ativamente alto di prigionieri austriaci e tedeschi in alcune zone della Siberia orientale119. Fassini Camossi spiega che vivendo per tanti anni nelle famiglie, nelle aziende, nelle società, questi ufficiali sì erano integrati nel tessuto sociale dei rossi e di conseguenza si opponevano agli Alleati affermando che la Germania 120 non era caduta, che Wilson le dimostrava interesse e che dunque la Russia avrebbe dovuto unirsi alla Germania e al Giappone imponendo la sua volontà al mondo, o quanto meno all'Europa.

11 9 La questione dei prigionieri austro-tedeschi in Russia, ad esempio, in numero superiore alle duecentomila unità - soltanto a Krasnojarsk, sede del comando alleato e del Corpo di spedizione italiano, stando alle stime dell'ufficiale italiano , ve n'erano undicim ila di cui quattromila ufficiali - risulta essere un fattore statistico rilevante perché in una città di centomila abitanti , quale era Krasnojarsk , tale quantità rappresenta un decimo effettivo della popolazione. Fra cli essi vi è "un congruo numero di elementi ostili agli Alleati, e in special modo agli italiani, rappresentato dai tirolesi e dagli ungheresi la cui presenza ha ripercussioni sociali molto forti. M igliaia e migliaia di prigionieri godevano la piena fiducia e quasi dirci l'affetto dei russi giacché si erano resi indispensabili.[ ... ] non c'era famiglia russa si può dire che non abbia un prigioniero come cameriere, cuoco o giardiniere. Inoltre essi si sono accaparrati tutti i posti: giardinieri, nocchieri , direttori cli impianti elettJici, alle banche, alle poste, interpreti e la maggior parte di essi sono ufficiali[ ... ] [rendendosi] indispensabili presso i russi, la cui apatia f ... ] fa rifuggire eia qualsiasi lavoro o faticoso o costante" . 120 Nella sua Relazione sommaria sulla Siberia, datata I marzo 1920, il tenente colonnello di Stato Maggiore Amerigo Coppi, capo cli Stato Maggiore della M issione militare italiana in Siberia (MMIS), in merito al ruolo dei tedeschi scrive: " Molto i russi sperano dalla Germania perché i suoi sistemi di commercio a lungo credito e a pagamento dopo il raccolto, nonché la facilità dei suoi trasporti particolarmente si adattano alle loro condizioni" . A. Coppi, Relazione sornmaria sulla Siberia. Roma, AUSSME, Fondo E-8, busta 89, foglio 2, "Consiglio Supremo di guerra" .

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Tra gli altri fattori, va anche considerato che, mentre i rossi controllavano il territorio omogeneo della Russia europea, i bianchi si estendevano su un'area molto più vasta ed eterogenea e che i primi avevano l'accesso agli approvvigionamenti potendo disporre di terre coltivate 12 1 • l.l La rilevanza degli interessi economici e la questione sociale. Il Corpo di spedizione italiano, oltre che occupars i delle questioni per così dire istituzionali, diventa un ottimo osservatorio sulla Siberia e sulle sue sterminate ricchezze, alJe quali Passini Camossi intende prestare particolare attenzione. In ragione dell'enorme debito cli guena contratto daJJ'Italia bisognava trovare nuovi sbocchi commerciali e dunque la Russia poteva diventare un partner importante in vista di una futura valorizzazione delle risorse. Sia gli scambi commerciali che la costituzione di società con i russi "con profonde garanzie cli serietà", potevano rappresenta.re delle nuove occasioni e perciò l'ufficiale italiano riflette sui temi economici sia per quanto riguarda gli investimenti che per i tempi di reali zzazione: "il capitale iniziale deve essere di parecchi e parecchi milioni. Forse per un periodo di tempo indeterminato detta società lavorerebbe in perdita, per poi riguadagnare il perduto". Il capitale investito avrebbe dovuto servire a dare impulso alle attività operative nel trasporto di macchinari e di operai, negli impianti di diverse strutture come fabbriche, laboratori, infermerie. Passini Camossi ci tiene a mettere da subito al corrente i possibili imprenditori italiani dell' enorme sforzo economico iniziale a cui difficilmente avrebbe corrisposto un guadagno immediato. Sul lungo periodo però le

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In una lettera del 7 aprile 1919 inviata da Krasnojarsk al ministero della Guerra, Passini Camossi aggiunge che all'attiva propaganda tedesca contro gli Alleati e l'ltalia deve aggiungersi la questione slava. La politica degli jugoslavi verso l'Italia "ha avuto qui una forte ripercussione. Apertamente qui si parla e si stampa delle necessità di formare una stretta unione di tutti i popoli slavi con a capo la Russia che deve formare come un blocco di cemento - ma cli cemento slavo - contro qualsiasi nemico degli interessi e delle nazionalità slave". Secondo l'ufficiale italiano ciò si è determinato a causa dell'indecisione della politica europea e della nostra posizione poco chiara in Russia. Lettera del 7.4.1919 dal Comando Regie Truppe italiane in Estremo Oriente a Krasnojarsk al ministero della Guerra. Roma, AUSSME, Fondo F-3, busta 272, foglio 13.

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prospettive economiche sarebbero divenute interessanti. Bisognava fare attenz ione tuttavia all a concorrenza degli al tri paes i per non perdere quell'occasione , poiché sia i giapponesi che gli americani stavano lavorando alacremente per accaparrarsi il settore minerario. "Durante la mia permanenza in Siberia ho stretto relazioni d'amicizia col governatore civ ile del la provinc ia dell 'Jenisseisk, sig. Troizky, uomo integerrimo, onesto e capace e con altri ricchissimi signori russi, ardenti patrioti, intelligenti, profondi conoscitori della reg ione ed integri , tutta gente vera ammiratrice degli Italiani. Questi, con il governatore a capo, m'incitarono a far presente al m io Governo la necessità della Costituzione d'una Società italiana con dei capitali italo-russi per lo sfruttamento delle miniere. Desiderano gli Italiani e non altri, perché m i dicevano con parole testual i: "solo ora e disgraziatamente troppo tardi, e ci volevano gli Italiani in Russia, abbiamo capito quale popolo meravigl ioso esso sia e quali immense qualità esso abbia, prima fra tutte la serietà, l'onestà e la dignità", parole queste che trascrivo come fatto che può avere un valore immenso per l'avvenire, se gl i Italiani hanno lasciato questa impressione in Russia ." 122

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La lunga lettera-relazione scritta da Fassini Camossi in data 19 dicembre 1919 eia T ientsin, dove si trovava in attesa di rimpatrio, si articola in più punti nei quali il comandante italiano osserva che i russi sono incapaci d i servirsi di tali grandi risorse a causa della loro pigrizia. Tutto per loro è ·'11icego", parola secondo Fassini Camossi intraducibile, e che vuol dire soprattutto " niente" ma anche " non c'è male", "così così," ma, soprattutto, "che cosa importa", "fa lo stesso". Ogni iniziativa, ogni perseveranza scompare di nanzi a questa parola che tutto distrugge; questa parola è la sollomissione incondizionata. apatica, senza reazione alla fatalità che si accetta come forza di cose: "doveva essere così, nicevo. Brucia una casa? Il contadino la guarda bruciare, non si muove e alle condoglianze dei presenti risponde: nicevo. La Russia è in rivoluzione? 11iéevo. Muore uno dei loro cari? niéevo. Avviene qualche terribi le disastro in c ui periscono parecch ie centinaia o migliaia cli persone? nicevo e così nicevo per i prez:t.i favo losi che raggiungono le derrate, nicevo per tutto quello che manca: nicevo per la vita. per la morte, ecc. Se si considera quale tremenda influenza questa parola può avere nel popolo russo, quanto è diventata parte integrante della loro stessa natura, allora solo chi ha trascorso qualche tempo in Russia può comprendere tante cose che non si capivano prima e di cui non ci potevamo rendere conto". Relazione sulla Siberia, Comando Regie Truppe ital iane in Estremo Oriente, al ministero della Gue1Ta, Ticntsin 19.12. 1919. Roma, AUSSME, Fondo F-3, busta 272, foglio 12 .

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T lunghi anni di servaggio, l'eterna sottomissione al destino, l'uso indiscriminato della vodka - diventato "un feticismo per i russi: aristocrazia, generali, signore dell'alta società, donne, tutti si ubriacano sistematicamente e regolarmente" 123 -, la conuzione a tutti i livelli, la carenza di strade per il trasporto, sono alcune delle condizioni negative per le quali il popolo russo non ha la capacità di interessarsi all'enorme ricchezza siberiana124. Il militare italiano non tralascia nella sua relazione cli proporre soluzioni tra 1' altro interessanti. Essa assume le caratteristiche di un trattato economico-commerciale di grande suggestione imprenditoriale e quasi stupisce la capacità cli interessarsi a temi che pure esulerebbero dalla formazione accademico-militare. Un ultimo aspetto della relazione che merita cli essere considerato in quanto richiama un tratto caratteristico della civiltà russa è la descrizione che Passini Camossi fa della conuzione dilagante nel paese ed è cosa "talmente naturale, riconosciuta, ammessa ed elevata, direi quasi a sistema legale, che finisce col perdere in questo paese quello che ha in sé cli odioso e ripugnante.[ ... ] non è più disonestà, ma[ ... ] una specie di tassa uguale a tante altre che bisogna pagare". Ma più forte e incisivo è quello che viene detto sull'autorità "terribile" dei governatori, e gli impiegati in

123 Jbidern. 124 Aggiunge significativamente Fass.ini Camossi: "dopo l ' ucas (sta per "ukaz" cioè "decreto"), dello zar emanato al principio della guerra e che proibiva la vendita ai privati dell'alcool , in Russia esso divenne una cosa rarissima per la quale ogni buon sentimento scompare e posso dire che non vi sia coscienza russa che non si venda per una bottiglia di vodka. Patriottismo, dignità, onestà, ecc., ogni cosa meno rarissime eccezioni svanisce dinanzi ad una quantità più o meno grande d ' alcool" . Ma, l'ufficiale italiano ammette pure che "come controbilancia a questo degradante stato cli cose esistono fortunatamente ancora delle persone rette e virtuose, le qual i allora lo sono in modo che raggiunge la perfezione. Come non vi è piì:1 gran signore del russo quando lo è veramente, così si può dire c he non vi è uomo più integro, onesto e attivo del russo quando lo è veramente". Relazione sulla Siberia, Comando Regie Truppe italiane in Estremo Oriente, al ministero della Guerra, Tientsin I 9.12.1919. Roma, AUSSME, Fondo F-3 , busta 272, foglio 12.

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genere , i quali vivono jn una società jn cu i regna una taci ta solidarietà circa il fenomeno della corruzione. Quando il governo russo, preoccupato dell' opinione pubblica che per mezzo di dissidenti o rivoluzionari protestava contro il sistema di cose in Russia , cercava di mettere un freno a queste concussioni inviando una com missione di pezzi grossi per ispezionare e riferire , succedeva questo fatto: la commissione era ricevuta regalmente: feste, pranzi, ubriacature. Sovente i membri della commissione erano amici dell 'autorità presso cui si recavano per iniziare i lavori. Per far ciò bisognava quindi darsi la pena di girare attraverso le diverse province con freddo fo rse di ci nquanta grad i sotto zero , interrogare i contadini , gli impiegati , il che voleva dire sottostare a disagi forti ss imi, a contatti ignobili, secondo loro , a fatich e e a lavoro costante, perseverante, contitrno a cui il russo non sa assolutamente adattarsi. Soprattutto bisognava che i membri stessi de]la commissione fosse ro per primi individui d' incensurabile onestà e integrità, il che non era. Si limitavano quindi ad una superficiale inchiesta fatta così, pro forma , tanto pe r salvare l' apparenza. Naturalmente gli inteITogati mentivano sfacciatamente presentando i fatt i sotto un aspetto ben differente dalla realtà; e l'umile muzik o chiunque altro si fosse permesso di esporre le cose come erano veramente "si sentiva terrorizzato al solo pensiero di quanto gli sarebbe successo appena ripartita la famosa commissione, giacché egli dopo sarebbe rimasto solo senza appoggio avendo ricavato soltanto dell'odio e alla mercé dell 'autorità che in proposito scherzava molto poco" . Così non risultava nulla di concreto, "nicevo" rispondevano gli interrogati e "nicevo" la commissione la quale d'altra parte spaventata dalle misure che si sarebbero dovute pigl iare contro tutti, compreso il governatore , e intravedendo quale somma di responsabilità, di odi , di amarezze avrebbe dovuto sopportare in seguito, si affrettava a chiudere il proprio rapporto sull'inchiesta eseguita, dicendo che tutto andava per il meglio. Rimetteva questo rapporto al governo il quale, naturalmente , non domandava altro . Si davano delle decorazioni ai componenti la commissione, si faceva pubblicare sui giornali ufficiali che le commissioni d'inchiesta inviate per stabilire le responsabilità erano ritornate, cocl udenclo all ' unanimità che le cose in Russ ia

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andavano splendidamente, che regnavano l'onestà e l'integrità più assolute, che la giustizia era fedelmente eseguita, che il contadino russo era felicissimo, e così via. E le cose seguitavano come prima. L'organizzazione dello Stato era basata su "un reciproco imbroglio sul quale regnava, dominatrice assoluta, la burocrazia. Si dovevano far parere le cose sotto l'aspetto di come realmente avrebbero dovuto essere, ma per carità non come realmente erano" 125 • Durante la primavera del I 919 le autorità militari russe antibolsceviche, a corto di truppe in gran parte spostate a combattere lungo il fronte, richiedono al comandante del Corpo di spedizione italiano l'invio di una compagnia al campo dei prigionieri per il servizio di guardia. In quel luogo Passini Camossi conosce l'uffi ciale preposto, un colonnello austriaco ex comandante della scuola militare ungherese, il cui racconto sulla miseria nella quale si trovano lu i e i suoi militari da circa quattro anni fa comprendere l' enorme compito che gli è stato affidato. Di lì a poco, gli italiani presenti, che a detta del loro comandante sono esempio di correttezza e fautori di ordine, sapranno guadagnarsi la stima anche di tedeschi, austriaci, ungheresi e russi che hanno poche simpatie per gli alleati-invasori . Così, da semplice vigilanza ai prigionieri di guerra, in poco tempo l'opera di Passini Camossi si trasforma anche in raccolta di militari irredenti, prontamente equipaggiati e inviati alla missione italiana pro-irredenti a Vladivostok. La notizia del rimpatrio in Italia e dell' ottimo trattamento che il Corpo di spedizione riserva ai "nuovi" italiani si sparge in un baleno nel campo dei prigionieri. Tale semplice fatto basta a far crollare la propaganda di odio fino ad allora messa in piedi dai bolscevichi e dai tedeschi contro le forze alleate e, nello specifico, contro l'opera svolta dagli italiani in Siberia. Una pioggia di dÒmande perviene

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Ibidem. Il romanzo di Nikolaj Gogol' , Revizor (L' ispettore generale), è particolannente indicato per meglio cogliere ! 'aspetto " burocratizzato" della civiltà russa, così ben esemplificato dalle parole cli Fassini Camossi.

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al Comando italiano da parte dei prigionieri che vogliono "diventare" italiani; fra di essi vi sono ungheresi, tedeschi e persino turchi. L'attività dell'ufficiale si limita ad accogliere le domande di tutti quelli che appartengono alle nuove province italiane. Tra le tante ci sono anche quelle di un centinaio di "puri tedeschi del Tirolo", da sempre nemici acerrimi degli italiani 126 • Il recupero dei militari irredenti in Russia a partire dall'agosto 1916 avviene , come già detto, a opera di una missione militare inviata a Pietrograclo, specificamente istituita a tal fine, con a capo il tenente colonnello di Stato Maggiore Achille Bassignano. È la risposta alla necessità cli raccogliere tutti quei militari che, inviati dall 'lmpero austro-ungarico a lottare sul fronte orientale, sono caduti prigionieri dei mssi e poi disseminati nei vari campi cli concentramento 121 • Le azioni militari coadiuvate da Passini Camossi contro le bande bolsceviche, nel giro di un mese, portano all'occupazione da parte delle truppe alleate di Stepno-Badzejskoe e Taseevo due luoghi della Siberia meridionale, in cui i bolscevichi hanno concentrato grandi rifornimenti . Il tratto a sud della linea fe1Toviaria Krasnojarsk-Kansk è ormai in possesso degli Alleati, il cui intervento costa ai bolscevichi circa mille tra morti e feriti e più di trecento prigionieri. Il mandato dei militari italiani ha otte-

126 Lettera del 12.06.1919 dal Comando Regie truppe italiane in Estremo Oriente al ministero della Guerra in Roma , "Prigionieri cli guerra, condizioni sanitarie delle truppe del Corpo di Spedizione". Roma , AUSSME, Fondo F-3, busta 272, foglio 14. La relazione segue quelle del 4/9, 20/10, 8/ 12 19 18, 10/01 , 2/3, 7/4 1919 cli cui in parte si è parlato nelle precedenti pagine. 127 Il governo austroungarico teme la diserzione di militari che devono lottare sul fron te italiano così , esaminata J:a questione delle diserzioni , l'Austria decide di inviare elementi di nazionalità italiana sul fronte russo e quelli cli nazionalità tedesca sul fronte italiano . In Russia tutti i militari irredenti italiani catturati in guerra sono raggruppati in tre campi di concentramento, Kirsanov, Tambov e Mosca. Nel la primavera del 1916 il numero di militari prigionieri da rimpatriare, grazie anche all'opera svolta dalla Missione militare italiana in Russia con a capo il generale Romei Longhena, raggiunge le tremila unità.

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nuto un importante successo riconosciuto anche da parte degli Alleati e dal governo siberiano, a nome del quale si esprime il generale Rozanov 128 • Dal canto suo, il generale cecoslovacco Sirovj sottolinea la "fratellanza d'armi" delle truppe italiane e di quelle ceche "che si sono gettate in questa guerra civile per debellare il pangermanesimo"' 29 • Al contrario cli quello che sta diventando ormai in Europa un "sentimento di indifferenza" nei confronti della sorte delle forze antibolsceviche in Russi.a, Passini Camossi avverte forte, e sino all'ultimo, il senso della presenza in quelle regioni siberiane delle forze alleate sotto il suo comando le quali "dovevano rendere sicura la posizione dell'esercito di Kolciak alle spalle togliendogli così qualunque preoccupazione in proposito" 130 I risultati ottenuti sul fronte accanto agi i eserciti antibolscevichi, alle truppe ceche e ai reparti alleati, guadagnano al comando italiano alti onori e a Passini Camossi, presto generale cli Brigata, già decorato con medaglie d'argento al valor militare conseguite a Zanzur (1912) e a Veliki Kribak (1916), la croce di Cavaliere dell 'Ordine militare di Savoia con Regio Decreto dell' 11 novembre 1920. Previsto già dal maggio di quello stesso anno, il rimpatrio del Corpo di spedizione, annunciato con telegramma del ministero della Guerra al Capo della Missione italiana a Vladivostok in data 18 giugno 1919, avverrà attraverso i porti cli Vlaclivostok e Chin-Kwan-Tao tra il I settembre 1919 e il 26 febbraio 1920, riportando in Italia 4.125 tra ufficiali e militari appartenenti al Corpo di spedizione e alla "Legione redenta" . Il 15 aprile a Napoli esso viene sciolto. Le ripercussioni sull'andamento generale della guerra civile saran-

128

"La giovane rinascente Russia, non dimenticherà mai il sacrificio fatto dall'Italia per t'aiuto dato alla Russia Risorta". Con queste parole il generale Rozanov nel maggio 1919 ringrazia il comandante delle truppe italiane, tenente colonnello Fassini Camossi in seguito a uno dei tanti deragl iamenti di treni sulla linea transiberiana, a opera di bande bolsceviche, che ha visto coinvolti i militari italiani. Lettera ciel generale Rosanoff (così in documento) del 17.05 .1 919. Rorna, AUSSME, Fondo F-3, busta 271 , foglio 3. 129 Gli. italiani nella I guerra mondiale in Siberia, op. cit., p. 132. 130 Una spedizione ign~n·ata. Roma, AUSSME, Fondo F-3, busta 272, foglio I, pp. 9-10.

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no gravi. Non appena gli italiani abbandoneranno Krasnojarsk, le bande bolsceviche, che nel frattempo si erano ben organizzate facendo leva sui sentimenti cli insofferenza del popolo neì confronti del governo siberiano di Omsk e sul! 'enorme propaganda anti-alleata, occuperanno nuove postazioni incontrando poca resistenza sulla loro strada. Gli Alleati, dal canto loro, non si sentono obbligati a intervenire in quelli che devono ritenersi "affari cli politica interna russa" dai quali decidono di restare fuori per questioni di principio e per impegni assunti. Ben presto il governo di Kolcak dovrà battere in ritirata e darà modo ai "rossi" di liquidare anche i conti con il fronte antibolscevico del sud. Restano ancora alti gli interessi politici e geostrategici in Siberia da parte soprattutto giapponese e americana. Lo dimostra il capo della Missione militare italiana a Vladivostok, Filippi di Baldissero , quando l' 8 ottobre 1919 invia un telegramma al ministero della Guerra e alla Delegazione italiana di Pace sezione militare nel quale, oltre a mettere in evidenza il fatto che l'ambasciatore americano Morris dopo un viaggio a Omsk ha consigliato al proprio governo un cambiamento di politica rivolgendosi contro i bolscevichi, sottolinea che detto atteggiamento ha come fine la "neutralizzazione dell'azione giapponese tendente a cordiale amicizia coi russi che cerca eccitare contro tutti altri alleati" 131 • ln tale contesto, secondo Filippi, il riconoscimento del governo Kolcak da parte degli americani disarmerebbe i giapponesi facendo acquistare alla situazione una particolare delicatezza e importanza al punto da rendere inopportuno il ritiro della miss ione. Tutto ciò accade mentre in Italia scioperi di matrice politica e appelli a intervenire in favore della Repubblica dei Soviet, fatti da Bucharin al partito socialista e alla Confederazione del Lavoro, animano le sedute parlamentari avendo forti ripercussioni sul1'opinione pubblica nazionale. In

131 Copia di telegramma n. 128 proveniente da Vladivostok in data 8 ottobre 19 19 a S. E. I aiutante cli Campo Generale di S. M. il Re, al ministero della Guerra, alla Delegazione italiana per la pace, sezione militare, al ministero Affari Esteri, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, a S. E. mi11istro Tittoni. Roma, AUSS.ME, Fondo E-8, busta 95 , foglio 5.

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occasione del secondo anniversario della rivoluzione d 'Ottobre, manifestazioni di solidarietà si svolgono in tutta Italia con aberrazioni propagandistiche locali fatte da parte di alcuni "bolscevichi" che invitano i lavoratori aderenti alle organizzazioni sindacali a considerare il 7 novembre festa proletaria e qu indi ad astenersi dal lavoro. Alla Camera dei deputati il gruppo parlamentare socialista, rappresentato da ben 156 onorevoli , preme sul governo affinché si addivenga all'immediato riconoscimento del regime sovietico in nome del principio wilsoniano dell 'autodeterminazione dei popoli, fatto proprio dal governo sovietico nelle s ue prime uscite propagandistiche. Inoltre, si richiede di togliere il blocco economico alla Russia e di ripristinare i rapporti bilaterali. Il governo tace circa il coinvolgimento italiano nelle operazioni antibolsceviche in Siberia e proprio nell'agosto del 1919 il presidente del Consiglio , Francesco Nitti, in risposta a un ' interrogazione parlamentare di Musatti, dichiara che non vi è nessun coinvolgimento da parte italiana nelle questioni interne russe smentendo le notizie che il giornale l'Avanti pubblica in quei mesi in Italia. L'attendibil ità del giornale socialista può essere gi ustificata dal fatto che proprio tale Andrea Compatangelo di Benevento, trovatosi in Russia come corrispondente del quotidiano italiano, viene coinvolto in operazion i militari che lo vedono nel novembre del 1918 addirittura alla testa di un contingente italiano impiegato in cooperazione con le truppe ceche 132 • Attorno alla figura di questo personaggio nasceranno giudizi contrastanti, frutto anche della sua attiva partecipazione ai fatti che nel giro di pochi mesi po11ano le truppe alleate dalla zona nord-occidentale a quella centro-orientale della Russia. Il mancato appoggio alla lotta contro i bolscevichi, il temporeggia-

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Presso l'Archivio dell' Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito in Roma, nel Fondo sulla Missione militare per gli irredenti in Estremo Oriente ci sono lettere scritte da testimoni della Missione italiana in Siberia che parlano in termin i negativi del Compat.angelo il quale viene dipinto come un "affarista spietato" che assieme a un gruppo di militari della peggior specie avrebbe commesso ogni ti po di nefandezza contro le popolazioni locali stigmatizzando in maniera negativa la fig ura del soldato italiano. A controbilanciare questa immagine c'è però una lettera del capitano Bordes della Missione militare francese in Russia, inviata il 16 ottobre I 9 I 8 al

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mento degli Alleati durante tutto il 1918 e nei primi mesi del 1919, la rivo1uzione in Germania, le crisi interne che attraversano le grandi potenze occidentali, ma soprattutto il costituirsi di un blocco bolscevico anticapitalista, antiborghese che porta in primo piano le esigenze proletarie, anteponendole a ogni più elementare bisogno cli legalità, sposta l'asse delle incidenze politiche mondiali. Perde centralità la politica europea, mentre gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica diventano protagonisti di quella internazionale. Si realizza, in pratica, quella che Donald Davis ed Eugène Trani chiamano la First Cold W<ir retrodatando di almeno trent'anni il concetto di "guerra fredda", formulato alla fine degli anni Quaranta da Walter Lippman. Una tesi che troverebbe r.iscontro nell'analisi socio-politica postrivoluzionaria e che, dimostrata in maniera persuasiva, lascia spazio ad analogie di grande interesse 133 • Tra i mesi di agosto e settembre del 1919,

colonnello Fi lippi , capo della .l\tlissione militare italiana a Vlaclivostok, nella quale l'ufficiale francese mette in evidenza la condotta esemplare ciel "capitano" Compatangelo. "Questo ufficiale italiano ha trascorso a Kazan' il periodo più critico del terrore bolscevico in qualità cli coJTispondente de "L'Avanti"; approfittò cli tale titolo per prendere le difese di due militari francesi , Sourys e Morcia, arrestati a Kazan' e facendoli liberare salvando loro la vita". E Bordes aggiunge che Compatangelo in seguito avrebbe attraversato due volte le linee bolsceviche per passare informazioni alle missioni alleate cli l\fosca, la seconda volta viaggiando sullo stesso treno cli Trockij, da Mosca a Sviask proseguendo poi a piedi, passando in mezzo alle truppe rosse stanziate a Kazan ' , per 30 km al fine di raggiungere la Missione francese in questa città" . Secondo l' indicazione ciel capitano francese a Samara il Compatangelo avrebbe messo su un battaglione d'iJTedenti il cui numero si aggirerebbe già intorno alle 800 unità. "Le capitaine Borcles de la Mission militaire française en Russie à monsieur le Colone! cle la Mission militaire italienne à Vladivostok", in Gli italiani nella I guerra mondiale, op. cit., p. 188. 133 Una tesi che potrebbe risultare discutibile per la differente epoca storica e la mancanza negli anni Venti ciel XX secolo della competizione bipolare e globale , anche se in nuce, la quale trova il suo pieno sviluppo nell'epoca clell'annamento missilistico-nucleare. È stato sostenuto dai curatori della versione russa, apparsa nel 2002, che il libro di Davis e Trani funge da caleidoscopio dei burrascosi eventi a Pietrograclo e Washington, Arkangel 'sk e Seattle, Omsk e Parigi, Vladivostok e Londra, Murmansk e Tokyo. In questo caleidoscopio vi si aggirano ideologie, princìpi geopolitici, interessi militari ed economici, impegni alleati , avvenimenti cli politica interna, antagonismi di classe, pregiudizi storici ed errori umani. Dnc nazioni mal preparate agli eventi che le travolgeranno ne l I 917, che poco sanno l' una dell 'altra , né si interessano l'una dell'altra e mal si vedono. E. P. Trani-Donald E . Da vis, The First Colei War. The Legacy <~f' Woodrow Witson in U.S. - Soviet Relations, University of Missouri Press, 2000.

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secondo Davis-Trani, la guerra "calda" cede il posto alla guena "fredda". È in questo momento che la politica americana acquista consapevolezza del ruolo che può giocare all'interno della Lega delle Nazioni ]a quale, guidata dagli Stati Uniti, rappresenterà l'ostacolo più difficile che i bolscevichi troveranno sulla loro strada 134 • Sulla stessa linea, ma con tutt'altre motivazioni di fondo, agisce la Francia la quale, interessata soprattutto a contenere l'espansionismo militare tedesco, onde scongiurarne una guerra revanscista, ha adottato inizialmente una politica d'intervento a favore degli eserciti controrivoluzionari per poi cambiare strateg ia e cercare la sol uzione "a tavolino". Il governo francese, nonostante abbia le sue missioni sul territorio ru sso-siberiano (ricordiamo a tal proposito il grande ruolo svolto dal generale Janin in qualità di comandante in capo delle forze alleate in Siberia), preferisce attraverso i canali diplomatici dar vita a un cordone sanitario dalla Polonia alla Romania, teso a delimitare l'area cli influen za del comunismo. Ma, una Polonia indipendente tra Unione Sovietica e Germania avrebbe significato automaticamente un riavviciname nto tra questi due Stati per spartirsene le terre, come avverrà infatti con il patto Ribbentrop-Molotov vent'anni dopo. Anche in Francia, nonostante un forte anticomunismo, diverse forze politiche cli sinistra si stringono attorno a un gruppo di deputati socialisti che protestano contro l'intervento alleato in Russia. Nel mese di marzo 1919, in occasione della discussione del bilancio provvisorio alla Camera dei deputati, Marcel Cachin, Emest Lafont e Mayeras richiamano l'attenzione della Camera sulla politica estera francese e alleata iJ1 Russia. Mayeras afferma infatti che il governo di Pichon ha violato la legge francese e l'art. 351 della '

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Wilson avrebbe ripiegato verso questa soluzione confonnemente all'idea che gli Stati Uniti non debbano interferire militarmente in una lotta interna alla Russia . Inoltre, il presidente americano, fermo restando il suo interesse a non riconoscere il governo sovietico, è favorevole a mantenerne l'integrità tenitoriale.

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"Déclaration des droites de l'homm.e" del 1793 e dunque quando il governo viola la legge "ai cittadini non resta altro che insorgere" '' 5 • L'Inghilterra è tra le prime a riconoscere l'indipendenza di quegli Stati, come l'Azerbaigian e la Georgia , che si sono staccati dall'ex Impero russo, convinta che tale atto potesse andare nella direzione di indebol ire il potere potenzialmente aggressivo del neo-governo bolscevico. Ma l'interesse maggiore inglese si concentra contro tutto ciò che può minacciare le sue colonie in India. Per tale motivo oltre alla sua presenza militare nei porti del nord della Russ ia , interviene inviando anche piccoli contingenti in Transcaucasia e nella regione transcaspica , ma nulla di più può fare a causa di alcuni fattori di politica interna tra cui le simpatie bolsceviche del primo ministro Lloyd George. Inoltre, l'opposizione politica, che vede i laburisti inglesi contrari a qualsiasi tentativo di sopprimere il primo governo operaio nel mondo, si adopera a un'attiva propaganda contro la decisione di intervento in Russia a tal punto che sul finire del 1919 anche l'Inghilterra ritire rà le sue truppe, alle quali andava riconosciuto il merito di aver comunque contribuito a tenere in piedi per lungo tempo la controrivoluzione bianca: "i volontari fin landesi ed estoni che ora muovono su Pietroburgo al comando del generale Judenitsch, i rumeni, i francesi ed i greci che penetrarono nell'Ucraina, i cosacchi del Don con Denikin provenienti dal sud, i cosacchi cli Dutov (Urali e Orenburg) e le truppe di Koltsciak che marciano eia sud-est e dall'est, sarebbero eia tempo falliti se non avessero avuto a disposizione oro britannico, ufficiali britannici , piani di guerra britannici e materiale da guerra britamùco". 136

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Essi interpretano lo spirito della lettera del capitano Jacques Sacloul, membro della Missione mi litare francese a Mosca, inv.iata al giornale clandestino "Le populaire", diretto da Jean Longuet. Gli oratori si accaniscono a dimostrare che l' intervento dell'Intesa in Russia ottiene lo scopo opposto a quello desiderato (la difesa cioè del mondo dal bolscevismo) . Roma, A USSME, Fondo E-8 , busta 93, foglio 7. 136 Il brano è tratto da un articolo scritto da Max Theodor Belumann sul giornale tedesco "Vossiche Zeitung" il 12 giugno 1919 dal titolo La m.arcia contro la Nussia dei Soviets. Roma , AUSSME, Fondo E-8, busta 93 , foglio 7 .

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3.2 La Missione militare italiana a Murmansk di Augusto Sif'ola.

Nella rìunione del 23 marzo 1918, il Consiglio Navale Interalleato (CN.I) e i Rappresentanti Mìlitari Permanenti (RMP) si pronunciano a favore di un intervento nel nord della Russia poiché considerano le basi di Arkangel 'sk e Murmansk fondamental i per le comunicazioni marittime. L' idea consisteva nell'ostacolare i piani tedeschi in quella regione pìù prossima alle province nord-occidentali dell'ex Impero zarìsta e soprattutto evitare che gli arsenali milit,ui accumulati presso le città cadessero in mano ai tedeschi o ai bolscevichi. Il Consiglio Supremo dì Versailles decide di affidare il comando della task-force militare interalleata, composta da inglesi, francesi, americani e italìani, al generale di divisione inglese Poole, a cui sarà di supporto l'ammiraglio Kemp, comandante della flotta alleata nell'Oceano Glaciale .AJ.tico. A coadiuvare il lavoro del generale inglese ci saranno anche il generale Finlayson e il generai maggiore Maynard. In base al notiziario della Sezione britannica del Consiglìo Supremo di gue1Ta a Versailles , nell'estate del 19 18 le forze alleate presenti nella regione del porto di Munnansk sono così dislocate: mille inglesi, cento francesi, 250 serbì e 150 polacchi; a Kandalaksa cento inglesi, due batterie francesi di cannoni da 75 1mn, la maggior pa1te di un battaglione serbo; a Kem', città sul mar Bianco più a sud di Kandalaksa, trecento guardie finlandesi rosse , due compagnie inglesi, una batteria inglese, una compagnia serba, un treno blindato francese; infine a Pecenga, città al confine norvegese presso il mare di Barents, duecento inglesi e circa duecento serbi. Proprio nello stesso periodo, dal porto di Munnansk137 sono espulsi i marinai russi che costiluiscono un elemento di disturbo.

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Murmansk è una città giovan issima costruita nel I 917 per mot1vi militari, strategici ed economici, ubicata nell'estremo nord della Russia occidentale, vicino al confine finlandese, 200 km oltre il Circolo polare artico. Nessun'altra grande città al mondo (più di 500 mila abitanti oggi) sorge più a nord. La città di Arkangel'sk è posta alla foce del mar Bianco . Alquanto popolosa, conta oggi circa 450.000 abitanti. Precedentemente era conosciuta come Nuova Cholmogory e deve l'attuale nome all'antico monastero dedicato all'Arcangelo Michele. Prima delle ri forme di Pietro il Grande, rappresentava l'unica entrata marittima per il conunercio della Russia con l'Europa. L'industria navale comincia a svilupparsi nella città alla fine del XVll secolo allorché Pietro il Grande fonda la prima notta navale.

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La politica alleata - che secondo Bruce Lincoln 138 ha perso i diplomatici più importanti con il rientro in patria nel maggio del 1917 di Maurice Paléologue, di sir George B ucbanan (ormai in precarie condizioni di salute in Inghilterra) e del generale Romei Longhena - è determinata dalI'intrecciarsi di calcoli economici e politici, dalla paura dell 'alleanza russo-tedesca che va impedita a ogni costo. Inoltre, la mancanza di una reale idea di ciò che sta accadendo in Russia fa saltare ogni piano di intervento di lunga durata e i governi occidentali badano piuttosto alla mera contingenza. L' Italia, che neU'estate del 1918 è alle prese con l'offensiva austriaca dal Grappa al Piave, che avrebbe portato nel giro di alcuni mesi all'armistizio di Villa Giusti, si prepara contemporaneamente a onorare gli impegni presi con gli altri alleati. Questi ultimi, infatti, ritengono mutata la situazione nei porti del nord della Russia in quanto la minaccia tedesca contro Murmansk e Arkangel 'sk è divenuta imminente 139 • La Finlandia, nel frattempo, cade nelle mani tedesche. Sotto la direzione del generale Rtidiger von der Goltz truppe tedesco-finl andesi si concentrano nella Carelia rivolgendosi contro l'Intesa per il possesso della penisola cli Kola e della ferrovia di Murmansk . Il pericolo di un'avanzata dei tedeschi su Pietrogrado sembra questione ormai di poco tempo. Ma la preoccupazione mag-

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Maurice Paléologue, in tempo di guerra è ambasciatore cli Francia . La sua conoscenza della Russia e dei russi è s uperiore a qualsiasi altro diplomatico europeo di grado elevato. Secondo la tesi di Bruce Lincoln , espressa nel già citato libro 1 bianchi e i rossi. Storia della guerra civile russa, i diplomatici che rappresentano i governi alleati in Russia nel 1918 non riusciranno a mettere da parte l' indignazione morale suscitata in loro da quello che considerano il tmclimento bolscevico della causa comune. In relazione a ciò , afferma Bruce Lincoln che .. l' ambasciatore americano David ·francis, decano ciel corpo diplomatico cli Pietrograclo, ha forn ito, in più cli un' occasione, dimostrazione cli assoluta ignoranza del mondo russo". W. Bruce Lincoln, 1 bianchi e i rossi. Storia della guerra civile russa, op. cit., p. 142. 139 Nota collettiva n. 31 del 3 giugno 1918. lntervento Alleato nei porti russi dell'Oceano Glaciale, deliberazione presa dai Rappresentanti Militari Permanenti al Consiglio di Guerra nella Seduta del 3 giugno 1918 a firma cli Bel in, Sackville-West, Di Robilante Bliss. Copia del Consiglio Supremo cli guerra , sezione italiana a Versailles. Roma,AUSSME, Fondo F-3, busta 272, foglio 12.

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giore degli Alleati riguarda la presenza isolata in quelle terre di unità serbo-ceche le quali, non potendo rientrare in Francia come da accordi , rischiano di cadere prigioniere degli eserciti germano-finlandesi in rapida avanzata. Murmansk rappresenta infatti un obiettivo cli sicuro interesse tedesco, luogo strategico per il posizionamento di sottomarini che avrebbero potuto impedire all'Intesa la comunicazione marittima con Arkangel'sk. È lontana dall'idea alleata la speranza, concretizzatasi viceversa nel] 'autunno del 1918, del crollo strutturale della Germania. L'intervento interalleato nei porti dell'Oceano Glaciale ha come obiettivo quello di creare una testa di ponte per le missioni che raggiungeranno la Siberia e di persuadere le truppe cecoslovacche a mantenere sul posto alcuni loro contingenti proseguendo la lotta contro i tedeschi. A tale conclusione gli Alleati erano giunti sin dai primi giorni della presa del potere bolscevico convinti che le banche tedesche avevano finanziato il rientro in patria di Lenin favorendo il colpo di mano bolscevico. In particolare sono le autorità francesi 140 a reclamare energicamente un intervento militare in Russia sollevando la questione alla Conferenza Interalleata cli Parigi alla fine del 1917 . Il ruolo avuto dalla Russia prima de]]a Rivoluzione era decaduto e secondo Clemenceau doveva essere rimpiazzato dai giapponesi , che i russi avevano voluto tener fuori durante la prima guerra mondiale. Di avviso contrario è l'inviato americano House il quale ritiene

140

La Francia, da sempre intenta a contenere le mire espansionistiche tedesche e russe ai danni dei paesi confinanti, è una delle nazioni protagoniste dell'intervento alleato in Russia. La sua politica in sostegno delle forze antibolsceviche si concretizza con l'invio di missioni militari nel sud della Russia per sostenere i generali bianèhi nel Caucaso. Sull' argomento si veda il saggio cli Davicl Watson, French Intervention in South Russia 1918-1919 in Cipaianu G.-Vesa V., (sous la clirection de), La.fin de la Prernière Guerre 1nondiale et la nouvelle architecture géopolitique européenne, Cluj, Presses Universitaires, 2000, pp. 301-308. All'interno ciel volume si evidenzia anche il contributo cli Frécléric Guelton, L'armée.fiw·içaise et la nouvelle architecture politique et m.ilitare de l'Europe I 9 I 9-1921 (pp. 309-320), nel quale appare chiaro il ruolo assunto dai francesi in Polonia durante gli anni Venti dello scorso secolo. Un ruolo che risale alla prima spartizione dello Stato polacco nel 1772 e prosegue fino alla costituzione cli un 'armata polacca sul suolo francese nel I 917.

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impossibile affidare ai nipponici la ricostituzione di un nuovo fronte a est contro la Germania, mentre molto più saggio sarebbe stato coinvolgere la Russia nelle decisioni che la riguardano direttamente. Da una corrispondenza segreta tra il rappresentante della Reichsbank, G . von Shantz a Berlino e il commissario degli Esteri russo del gennaio 19 18, si evince il piano del governo tedesco il quale attraverso le s ue banche sovvenziona il tentativo cli trasporto e/o distruzione cli materiale bellico presente a Vladivostok e destina elevate somme ad agenti presenti in Cina per provocare insurrezioni contro i giapponesi 14 1 • Viste le difficoltà in cui versa gran parte dei paesi coinvolti nel primo conflitto mondiale, le potenze alleate sperano nel contributo materiale dell'Italia in territorio murmano e quindi ne viene sollecitata la partecipazione. L'Italia avrebbe dovuto prender parte alla spedizione con due battaglioni, una batteria da montagna, un ospedaletto da 60 letti, un drappello di sussistenza e altro, come richiesto dal capo di Stato Maggiore britannico. Nel le intenzioni del generale Diaz però vi è l'idea cli destinare non più cli un battaglione con servizi accessori ed eventualmente costituire successivamente un comando del Corpo di spedizione corrispondente all 'incirca a un comando cli reggimento italia-

no•4z. Così, al i' interno di un contesto che vede le forze alleate raggiungere i porti del nord della Russia nei mesi di giugno e luglio 1918, si definisce anche l'assetto dell'intervento italiano a capo del quale è chiamato il

14 1

La guerre entre les Alliés et la Russie (1918-1920), clocuments réunis par E. Moulis et E. Bergonier, op. ciL, pp . 33-74. 142 Lettera deJ generale Armando Diaz al ministero della Guerra di Roma avente come oggetto la Spedizione interalleata nella Russia Settentrionale , 16 luglio 1918. Roma, AUSSME, Fondo F-3, busta 272, foglio 22. Nella lettera Diaz dimostra una debole convinzione circa l' intervento nella Russia del nord a cui lui vorrebbe far partecipare un solo battaglione. Ma, in attesa di ulteriori comunicazioni, ha messo a disposizione due battaglioni: il primo composto eia un comando di btg., 2 compagnie fuc ilieri e I compagnia mitraglieri , tutte senza armamento; il secondo da un comando di btg., I compagnia fucilieri, quadri cli I compagnia fucilieri (da formarsi sul posto coi prigionieri italiani) e 1 compagnia mitraglieri , tutte senza armamento.

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tenente colonnello Augusto Sifola, già impegnato nelle operazioni della "conquista della Piave Nuova" 1' 13 • Convocato dal nùnistero della Guerra a Roma il 5 agosto 1918 , Sifola riceve l'ordine di assumere il comando del Corpo di spedizione in Murmania già in formazione presso le autorità militari territoriali di Torino. Dopo aver ottenuto dal capo del Gabinetto alla Consulta istruzioni circa i compiti a lui assegnati, l'ufficiale fa una breve sosta a Napoli dai familiari e un'ulteriore sosta a Roma prima di raggi ungere il 9 agosto Torino. Qui, stabilito il suo Comando presso la caserma "Morelli di Popolo" , trova a disposizione il Corpo di sped izione composto da: un comando di quaranta unità con un unico ufficiale , il capo ufficio di Sanità maggiore Pulli; un comando del 4° battaglione, 67° Fanteria, di circa quaranta uomini e qualche ufficiale di vettovagliamento e sanitario; un drappe11o di ottanta militari del Genio Zappatori comandati dal sottotenente Giovanni Doro; un drappello di venti sciatori con tre ufficiali istruttori; tre compagnie fucitieri del.la forza complessiva di 525 soldati e dodici ufficiali; una compagnia mitraglieri dell a forza di 134 soldati e tre ufficiali; una compagnia complementare composta da 200 soldati di cui 50 mitraglieri e cinque ufficiali ; una sezione Carabinieri Reali della forza di 50 carabinieri e un ufficiale; un drappello sussistenza cli 27 uomini e un ufficiale; un drappello telegrafisti e telefonisti del Genio della forza di un centinaio di uominj e due ufficiali. Completano il tutto un ospedaletto da Campo con 60 letti, 58 uomini cli truppa e 7 ufficiali per un totale di 1.274 soldati e 42 ufficiali. Nella Relazione sulla formazione e sull'opera svolta dal Corpo di spedizione italiano in Murmania, strutturata in quattro sezioni, inviata da Sifola al ministero della Guerra a Roma, nell'ottobre del 1924, l'ufficiale '

143

"Relazione sulla formazione e sull'opera svolta dal Corpo di spedizione italiano in Murmania", Augusto Sifola, Napoli, ottobre 1924. Roma , AUSSME, " Diari Storici della I guerra mondiale", 129/C, 32/c, p. 4.

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italiano mette in evidenza il fatto che la scelta del personale non è stata affatto curata e non risponde a quanto prescrivono le disposizioni ministeriali, specialmente in previsione di una missione in rigorosi climi artici: "la truppa era di scarsissima efficienza fisica, proveniente da tutti distretti ciel Regno, moltissimi dell'Italia meridionale, molti ritornati da luoghi di

cura. Pochi gli uffìcial i. Fu necessario procedere alla selezione dei deboli completando il reparto con elementi che il Corpo d'Armata di Torino potè mettermi a disposizione. Si dovè stentare a trovare conoscitori di lingua russa e inglese, 144 come fu difficile dare al contingente un sufficiente inquadramento'' .

Dopo la rivista fatta dal comandante della Divisione Militare di Torino, tenente generale Rizza, il 1° scaglione col carreggio, scortato da un ufficiale, s'imbarca alla volta del porto francese di Le Havre. Il 15 agosto il Corpo di spedizione in Murmania assume la denominazione ufficiale. Prima della partenza esso riceve il saluto personale della principessa Maria Letizia Bonaparte - figlia di Maria Cloti lde di Savoia e nipote di Vittorio Emanuele II - delle alte autorità civili e militari; inizia così la sua avventura attraverso il suolo francese seguendo l ' itinerario Torino, Susa, Moclane, Chambery, Dijon, Monteron, Versames, Rouen e Le Havre. A Versailles, una larga rappresentanza della Missione militare italiana a Parigi incontra il Corpo di sped izione. Sia le autorità francesi che successivamente quelle inglesi , hanno un'attenzione degna di nota nei riguardi del contingente italiano. 11 carico del materiale sul piroscafo "J-:Iarwad" precede l'imbarco dei militari diretti alla volta di Southampton dove essi giungono il mattino del 20 agosto 1918. Qui ricevono la visita del Comando Supremo, del tenente colonnello Gloria, del capitano Pallavicino membri della Missione militare italiana a Londra. La tappa successiva è Newcastle da cui il 26 agosto, sul pi roscafo "Czar", parte alla volta del porto di Mur-

144

"Relazione sulla fonnazione e sull'opera svolta dal Corpo di spedizione italiano in Murnumia" , op. cit., p . 5.

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mansk dove giunge il 3 settembre I 9 I 8. Con esso salpano altri tre piroscafi di soldati americani scortati da cinque cacciatorpedinieri alla volta del1'ambito porto del mar Bianco. La traversata risulterà fatale ad alcuni militari italiani a causa di un'epidemia influenzale 145. La zona in cui il contingente italiano deve operare è limitata a nord dalla costa settentrionale della penisola di Kola , nella quale vi è Murmansk, unico porto libero dai ghiacci durante tutto l'inverno e a sud dalla regione dell'Olonec, nei pressi del lago Ladoga, paese collinoso nel quale vi è il centro commerciale di Ivanka, prima importante stazione sulla transiberiana a est de11a Finlandia. La linea ferroviaria che gli Alleati devono difendere è un' importante via di comunicazione che collega Pietrogrado a Murmansk (oltre 1600 Km) e attraversa un vero labirinto di canali e di stagni (oltre 160 Km di linea sono stati costruiti su palafitte). Tale regione , strategicamente importante, non si presta però a grandi Operazioni mil itari poiché vi è difficile trasportare materiali pesanti, né aiuta il fatto che il suolo geli in gran parte dell'anno. Le manovre di più treni sono possibil i solo a Murmansk, unica città munita di sufficiente numero di binari. Il contingente militare interalleato viene edotto sull'importanza di tale occupazione la quale diventa una ferma risposta alla crescente disarmonia del quadro politico russo dove, essendo già da un anno diventata capitale Mosca, Pietrogrado diventa un appetibile punto di riferimento sia per gli elementi controrivoluzionari distanti dalla capitale sia per gli stessi bolscevichi. Stando però al memorandum inviato dal Segretario di Stato americano Robert Lansing agli ambasciatori degli Stati alleati, nessuna operazione militare in Siberia e nel nord della Russia avrebbe dovuto in '

145 Le informazioni sono tratte dal Diario storico del Corpo di spedizione in Russia settentrionale cfr. Roma , AUSSME, "Diari Storici della I Guerra Mondiale", 129/S, 31/c. Dal Diario si possono evincere notizie più dettagliate circa le circostanze del viaggio e i nominativi di ufficiali e soldati che prendono parte al Corpo di spedizione, limitatamente a coloro che per disavventura, o talvolta per fortuna, hanno modo di mettersi in evidenza durante la spedizione.

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alcun modo interferire negli affari interni del popolo russo, né violarne l'integrità teITitoriale. Il cauto atteggiamento diplomatico non c01risponde però al reale peso dell'azione alleata che si concretizza, dopo circa sette mesi dalla decisione dell'intervento militare congiunto (il 6 luglio 1918), in una riunione segreta tenutasi alla Casa Bianca, lo stesso giorno in cui veniva assassinato a Mosca l'ambasciatore tedesco Mirbach. Ogni decisione era stata infatti presa nella speranza che il governo bolscevico cadesse prima dell'intervento alleato. Ma così non fu. L'intervento militare italiano durerà circa un anno e affiancherà quello delle forze interalleate e i circa 25 .000 uomini del generale bianco 1'v1iller146 • Inizialmente, la minaccia maggiore proviene dall'attività militare tedesca in Finlandia dove, nell'agosto del 1918, si concentra un gran numero di uomini armati che insieme alle truppe finlandesi agiscono in tre direzioni: la prima diretta contro le postazioni alleate nella zona fra Murmansk e Kandalaksa con la finalità di impadronirsi di Pecenga; la seconda, che parte da Utka, ha come obiettivo la regione compresa tra Petrozavodsk e Kandalaksa: la terza, nella regione meridionale, tra Ivanka e Petrozavodsk. Gli eventi bellici, che portano alla caduta della Germania a novembre , condizionano gli obiettivi del la missione interalleata la quale , ora che non deve più temere che i tedeschi entrino in possesso degli arsenali militari nella Russia settentrionale, dirotta la propria attenzione verso i bolscevichi e verso le bande irregolari finlandesi che vengono segnalate nella regione di Olonec. Tutto l'inverno del 1918 trascorre con i mili-

146 JI Corpo di spedizione interalleato è costituito da una divisione di Fanteria inglese con una sezione d ' aviazione; un battaglione di Fanteria francese con una compagnia sciatori e un gruppo di artiglieria; un battaglione di Fameria italiana con una c0mpagnia sciatori e una mitragliatrice; un battaglione americano, un battaglione serbo, un reggimento careliano e due legioni, una anglo-slava e l'altra franco -slava. Tutte queste forze sotto il comando del generale inglese Frederick Pool sono divise in due diverse colonne chiamate "Elope" e "Syren" e operano nei settori di Arkangel'sk e Murmansk. Roma, AUSSME, Fondo L-3 , busta 118/1 , "Russia 1918" .

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tari italiani dediti all'organizzazione dei campi e in ausilio alle unità britanniche in numero superiore rispetto alle altre (più di settemila uomini) mentre colonne mobili miste, composte da careliani, russi, francesi e canadesi, vengono impegnate a respingere gli insistenti attacchi di nuclei bolscevichi che fanno la loro comparsa nel gennaio 1919 nel settore della ferrovia di Arkangel'sk. Per ovvie ragioni politiche, poiché le potenze alleate hanno proclamato il principio del non intervento negli affari interni della Russia bolscevica, lo svolgimento delle operazioni viene affidato di volta in volta alle truppe regolari russe, alle legioni anglo-slave, ai partigiani e ai careliani con l'incondizionata copertura delle truppe interalleate. In primavera, la "colonna Savoia" viene impegnata in operazioni militari a Medvez'egorsk e Povenec. L'andamento delle operazioni alleate alterna conquiste a piccoli ripiegamenti dovuti, in parte, alle prime linee russe composte da giovani reclute al comando del colonneJio Bokov. Gli Alleati, all'inizio dell' estate, non riescono a unirsi alle truppe russe del colonnello Davydov operanti nella penisola di Shunga. Verso la fine del mese di giugno, la "colonna Savoia" e la compagnia mitraglieri italiana attaccano in maniera risolutiva le postazioni nemiche riuscendo a portarsi a ridosso dj Kapaselga (odierna Kondopoga). L'attività del nostro contingente, preceduta da un capillare bombardamento, permette agli italiani di occupare nuove posizioni mettendo in fuga il nemico il quale, ritirandosi in gran fretta, brucia i ponti. I primi di luglio, gli italiani respingono un contrattacco nemico mentre gli Alleati si apprestano a occupare Kapaselga, ormai data alle fiamme. Nel momento in cui ci si appresta a sferrare l'attacco per la conquista di Petrozavodsk giungono nuove direttive dai ' governi alleati che impediscono il proseguimento delle operazioni. Nuclei di armate rosse si concentrano nella regione di Petrozavodsk ma, d'ora in poi, non troveranno sulla loro strada alcuna opposizione poiché la Francia e l'Inghilterra decidono di sostituire le truppe regolari con contingenti di volontari mentre l'America ritira le proprie unità da Arkangel 'sk. Da li 'Italia ]'ordine è di rientrare in patria. La Missione militare italiana a Murmansk termina così il suo impe108


gno in terra russa e imbarcatasi sullo stesso piroscafo, "Czar", che l'aveva trasportata all'andata, il 17 agosto 1919 dal porto russo giunge a Le Havre dove le truppe vengono passate in rivista dal generale Ugo Cavallero, capo della Sezione Militare della Delegazione italiana a Parigi. 11 24 agosto il contingente giunge in Italia, dopo circa un anno di permanenza all'estero. Sui militari ritornati in patria si scatenerà una vera e propria opera di deideologizzazione poiché molti di loro sono entrati in contatto con le idee socialiste della nuova realtà sovietica. In Italia, dove le correnti di sinistra scendono in piazza in difesa della Rivoluzione bolscevica e contro le ingerenze negli affari interni del nascente Stato sovietico, è chiaro il pericolo che possono rappresentare cellule militari imbevute dello spirito comunista. Alcuni soklati saranno costretti a restare per diverso tempo in "quarantena" a scontare un ulteriore prezzo a conclusione cli un'impresa che ]i ha visti resistere ai 40 gradi sotto zero di Kola, a un duro lavoro di trasporto di materiali, di costruzioni militari e trincee, alla invadente e fastidiosa presenza di zanzare (una vera piaga di quelle zone nel disgelo primaverile). Insieme al Corpo cli spedizione era stata inviata in Russia anche una sezione metereologica a cui si deve il merito di un lavoro cartografico sulla Russia del nord di grande interesse, e di notevole sussidio all'intera sped izione interalleata, di cui è rimasta traccia oggi nell' Archivio militare di Roma. 3.3 La Missione militare del generale Achille Bassignano presso il generale Anton Denikin nella Russia nieridionale. Nell'estate del 1919 la situazione è tale che nessun governo occidentale avrebbe potuto con certezza scommettere sulla vittoria dei bolscevichi i quali, a loro volta, ricorrono a misure drastiche nei confronti della resistenza controrivoluzionaria. La vera anima del bolscevismo sembra essere Lev Trockij. È lui l'artefice della riorganizzazione cieli' Armata rossa, a impedire altresì che Pietrograclo cada nelle mani dei bianchi di Judenic e degli Alleati, a credere nella capacità di reazione del popolo russo e la storia gli darà ragione. Contrario alla Jinea politica del futuro leader del! 'Unione Sovietica, Iosif 109


Dzugasvili, detto Stalin, Trockij prende in mano la situazione dopo le disastrose campagne estive che vedono l'Armata rossa retrocedere all'avanzata dell'Esercito dei volontari di Denikin e in particolar modo dei cosacchi del Don del comandante Mamontov. I generali bianchi Anton Denikin, Petr Vrangel',Aleksandr Kolcak, Nikolaj Judenic avrebbero potuto sfruttare il momento di débéìcle del regime bolscevico ma la forte politica nazionalista impedisce l'intervento in guerra in loro favore dell'Ucraina dell'atamano Semen Petljura, della Polonia del generale J6zef Klemens Pitsudski e della Finlandia del generale Karl Mannerheim 1' 17 • Non aver voluto riconoscere l'indipendenza degli Stati secessionisti, subito dopo la caduta del l'Impero zarista, nonché la stipula degli accordi tra Mosca e Varsavia, nei quali i bianchi vengono identificati come comun nemico da sconfiggere, diventano fattori decisivi per l'esito della gue1rn civile che tra l'autunno e l'inverno del 1919-20 (con Mosca che mobilita dal fronte -polacco 43 mila uomini contro Denikin) si risolve a favore dell'Armata rossa. I piani del generale bianco sono ostacolati anche dalla banda dei "verdi" di Grigor'ev e dall 'Esercito nero di Nestor Mach no, il "bevitore, sciabolatore, rozzo, idealista" 148 , un anarchico favorito inizialmente da Trockij, che si rivolterà contro "la ricca bor-

147 Denikin non riuscirà mai a raggiungere un accordo con J6zef Pilsudski in quanto la Polonia, attraverso i suoi diplomatici, già dal marzo del 1919, tratta con la Russia di Lenin. Si può dire che, all'interno della vittoria dei rossi s ui bianchi, "l'immobilismo" polacco alle spalle della XII Armata rossa, come da accordi, sarà fondamentale, detenninante. Per quel che riguarda la Finlandia, il problema si presenta un po' più complesso. È probabile che nel momento in cui Judenic si ritrova a dover sferra1~ l ' attacco decisivo contro Pietrogrado , siano proprio le forze alleate a impedire che il generale bianco riceva aiuto dai finlandesi di Mannerheim, accusato di essere s palleggiato dai tedeschi. Ma, come eletto è un'ipotesi che comunque si fa strada in un contesto nel quale conta molto il diverso punto di vista tra i generali bianchi Den ikin e Kolcak sull'indipendenza finlan dese non sottovalutando comunque i l ruolo dei socialisti che godono di una larga maggioranza nella dieta finlandese. 148 V. Serge, Memorie di un rivoluzionario, Roma, Tascabi li E/0, 200 I, pp. 150- 15 1. Figura quasi leggendaria Nestor Machno viene definito da Victor Serge "un vero stratega". Le storie attorno a questo "eroe dei poveri" sono tante. Racconta l' autore, la cui

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ghesia" e "i commissari comunisti" che usano la forza per mantenere un ordine sociale borghese 149 • L'aver inviato contro queste bande di anarchici forze consistenti, tolte dal fronte di Orel e Kursk, si rivelerà pertanto determinante per l' esito della guerra civile. Quando viene deciso di inviare la Missione militare italiana presso il comando del generale bianco Denikin, la situazione nelle regioni del Don e del Kuban' è abbastanza complessa. Sotto il regime zarista esse hanno goduto di larghe autonomie mentre il prestigio dell'esercito cosacco e la sua nomea è legata alla fedeltà nei confronti dello zar. Sciolto l'esercito imperiale, i cosacchi ritornano nelle loro terre di origi ne mantenendo comunque un atteggiamento ostile nei confronti del nuovo direttivo bolscevico. Per tale motivo a essi si avvicinano tutti coloro che, legati al vecchio regime, auspicano una restaurazione guidata dai cosacchi. L'Esercito volontario, frutto di un comune sentimento antibolscevico dei popoli che vivono nella Russia meridionale fra il fiume Dnepr, il Volga e la catena del Caucaso, non riconosce la val idità del Trattato di BrestLitovsk e organizza la resistenza contro le forze di Lenin, ottenendo

vicenda umana è intrisa di elementi anarchici e idealmente comunisti , che Machno giunse a disporre in alcuni momenti di varie decine di migliaia cli combattenti. l suoi insorti marciarono talvolta al combattimento con un fucile ogni due o tre uomini che se lo passavano di mano in mano, dal morente al vivo che lo attendeva. J\,fachno inventò una fanteria montata su carrette dotata d i una grande mobi lità. Ebbe la trovata di seppellire le armi e di licenziare momentaneamente i suoi uomini, i quali valicavano disarmati le-linee del fro nte e dissotterravano altrove altre mitragliatrici, riapparendo dove non li si attendeva. Nel settembre 19 I9, a Unn an', int1isse al generale Denikin una disfatta da cui questi non poté risollevarsi. Veniva chiamato bal 'ko, cioè "piccolo padre". Nell'ottobre 1920 firma con i delegati rossi Béla Kun , Frunze e Gusev un trnttato che prevede l'amnistia degli anarchici in Russia, la legal izzazione del loro movimento e la riunione di un Congresso anarchico a Char'kov. La cavalleria nera sfondò le linee dei bianchi e penetrò in Crimea dove si era asserragliato l' Esercito dei volontari capeggiato dal barone \frangei'. Ma il tradimento, in stile bolscevico, era dietro l'angolo. Mentre gli anarchici preparavano il loro Congresso, vennero arrestati dalla Ceka per tradimento nel novembre ciel 1920. Machno , accerchiato si difese disperatamente fino all'agosto 1921. lnternato in Romania, Polonia e poi a Danzica , finirà la sua vita a Parigi come operaio cli fabbrica. 149 R. Pipes, Il regime bolscevico, op. cit., pp . 112-113.

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durante il 1919 importanti successi contro l'Armata rossa. Nella regione del Kuban' il generale Denikin, nell'autunno del 1919, è prossimo a portare le sue truppe a ridosso di Mosca forte dell' appoggio delle Repubbliche della Tauride, dei cosacchi del Don e del Kuban' ma soprattutto del riconoscimento, conferitogli da Kolcak, di comandante supremo di tutte le forze antibolsceviche della Russia che hanno riconosciuto l'autorità del1' Ammiraglio. Ma, come già evidenzato, l'esercito di Denikin deve confrontarsi con i tanti insormontabili problemi che di lì a poco determinano il crollo delle forze controrivoluzionarie in tutta la Russia, in primis, l'incapacità dei generali bianchi, e in particolare di Kolcak, di comprendere l' importanza di riconoscere l'autonomia dei neonati Stati indipendenti. L'esercito di Denikin pagherà con la disfatta tale impopolare politica alienandosi le simpatie dei piccoli governi che si sono costituiti in Repubblica, tra i quali quello dei Montanari del Caucaso 150 • In tale contesto, visto l'enorme ruolo strategico-militare dell'area caucasica nella quale agli iniziali interessi tedeschi si sostituiscono quelli inglesi, francesi e italiani, prende vita la Missione militare italiana presso il Quartier generale di Denikin a capo della quale viene chiamato il generale Achille Bassignano 151•

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La Repubblica dei Montanari , come quelle dei Soviet del Turkestan, di Askabad, del Transcaucaso, meriterebbe una trattazione a parte per l'importanza che riveste la componente etnica all'interno della disgregazione del grande apparato imperiale zarista. Essa comprende i popoli del Daghestan, Ceceni, Kabardini, lngusci oltre agli Ozeti (osset.i) nella quasi totalità musulmani. Dopo circa sessant'anni di occupazione russa, questi popoli che abitano i due versanti del Caucaso vedono con sospetto e diffidenza l' occupazione di Petrovsk e Derbent dei bianchi e non accettano di buon gratto la nomina di un governatore generale del Daghestan fatta da Denikjn _Rispetto all 'atteggiamento di chiusura adottato dai general i bianchi che lottano per "una Russia unica e indivisibile", Lenin sa guadagnarsi quantomeno la s impatia di questi popoli avendone riconosciuta ufficialmente l' indipendenza. 15 1 Achille Bassignano nasce il 13 ottobre 187 1 a Cuneo e muore a Fonte (TV) il 27 giugno 1934. La sua lunga e brillante carriera militare s i concluderà con la Medaglia d' Argento al valor militare, assegnatagli per il coraggio che ha dimostrato durante la Rivoluzione in Russia dove si è trovato in qualità di Capo della Missione per i prigionieri irredenti - marzo 1917-settembre 19 18, (Regio Decreto 25 luglio 1924); la Croce al

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Nativo della provincia di Cuneo, Bassignano è stato allievo della Scuola militare di Modena dal 1889 al 1891. È qui che egli tempra il suo spirito e apprende le nozioni fondamentali del! 'arte della guerra. All'attitudine militare egli unisce una spiccata capacità analitica, doti che gli permetteranno di compilare relazioni dal teatro di guerra, in cui riuscirà a mettere in evidenza aspetti strategici e militari cli grande importanza. Nominato Sottotenente nell'Arma di Fanteria viene assegnato al 2° Reggimento Alpini nella sede di Brà in provincia di Cuneo . Nel 1895 consegue la promozione al grado di Tenente. Imbarcatosi a Napoli nel gennaio del 1896 Bassignano partecipa alle operazioni di guerra in Eritrea dove, nominato Aiutante Maggiore in 2a del 17° Battaglione di Fanteria "Cacciatori d'Africa", prende parte nel marzo seguente alla sfortunata giornata cl' Adua. Rientrato in Italia, nel 1899 , viene ammesso al corso di Stato Maggiore della Scuola di guerra di Torino e terminatolo con successo nel 1902 viene destinato a Roma presso il Comando del Corpo di Stato Maggiore. Nel 1905 , con il grado di Capitano, diviene comandante di una Compagnia del 6° Alpini. Dopo alcuni anni trascorsi tra Bari e Roma, nel febbraio del 1915 diventa Maggiore e di lì a poco ottiene una decorazione al valor civile per l'opera di soccorso prestata in favo re dei terremotati della Marsica. Nel maggio dello stesso anno si unisce ai membri del Comando Supremo per le esigenze della prima Guerra mondiale. Già tenente Colonnello, il 12 luglio 1916 sarà nominato Capo della Missione militare italiana in Russia per la raccolta, scelta ed

Merito di guerra (assegnatagli con Determinazione M.inisteriale il 12 agosto 1920); la Medaglia Commemorativa Nazionale della Guerra 19 J 5- 1918 con quattro anni di campagna; la medaglia Interalleata della Vittoria (1920); la Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia (1922); la Croce d'Oro sormontata eia Corona Reale per anzianità cli servizio (Determinazione Ministeriale 18 aprile 1924); la Medaglia Mauriziana al merito di dieci lustri di carriera militare (Regio decreto 17 maggio I934) nonché insignito negli Ordini della Corona d' Italia (Grand'Ufficiale, Regio Decreto, 25 ottobre 193 1) e dei SS. Maurizio e Lazzaro (Commendatore, Regio Decreto 1 giugno 1933). Roma, AUSSME, Registro delle Biografie.

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invio in Italia degli irredenti. Il 31 luglio giunge a Pietrogrado con altri venti ufficiali e qui egli deve continuare il lavoro fin' allora svol to dalla rappresentanza dell'Ambasciata italiana. Il suo primo atto è quello di recarsi al principale campo di concentramento a Kirsanov 152 , nel governatorato di Tambov a sud-est cli Mosca, dove inizia l'opera di recupero dei militari irredenti organizzandone il rientro in Italia dalla Russ ia del nord a partire dal mese di novembre (e continuerà fino al 1920 attraverso i porti dell'Estremo oriente). Colonnello nell'arma di Fanteria, il 18 maggio 1917 Bassignano viene destinato nuovamente al Corpo di Stato Maggiore. Rimasto in Russia dopo la rivoluzione bolscevica d'Ottobre trascorreranno ancora diversi mesi prima di conseguire la promozione al grado di Brigadiere Generale (giugno 1918). Dopo un periodo di tempo a disposizione del Corpo d'Annata di Bari, 1'8 agosto del 191 9 viene nominato Capo della Missione nella Russia rneridionale 1' 1 consi-

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La Missione va in cerca cli tutti quei soldati che mandati a combattere sul fronte russo dall'Impero austro-ungarico, e caduti in mano al nemico, per due anni si trovano sul suolo russo senza avere più notizie né della loro patria di origine né cli ciò che realmente sta accadendo. Nel settembre 1916 il primo contingente costituito da 33 ufficiali e 1665 uomini cli truppa lascia il campo di Kirsanov per imbarcarsi il 24 dello stesso mese ad Arkangel 'sk sul piroscafo Huntspeal diretto in lngl1ilterra. Il secondo scaglione composto da 45 ufficiali e 1620 uomini cli truppa lascia la Russia il I novembre 19 I 6 mentre qualche giorno dopo un terzo scaglione composto di 21 ufficiali e 664 uomini cli truppa alle dipendenze del capitano ciel regio Corpo dei Carabinieri Cosma Manera, membro della Missione Bassignano, s'imbarca prima sul piroscafo francese Plata e 1,oi sul Medie insieme a 400 prigionieri cieli' Alsazia-Lorena. Si chiude qui la prima fase della Missione per la raccolta degli irredenti che porta in patJia 99 ufficiali e circa 4.000 uomini cli truppa. Ma la delegazione continua il suo lavoro di raccolta che a fine febbraio 1917 conta 850 nuove unità. Il precipitare degli eventi politici in Russia, oltre alla scarsità ciel tonnellaggio disponibile, costringerà il colonnello Bassignano e il maggiore Manera, che nel frattempo è ritornato a Pietrogrado per coadiuvare il lavoro del Capo Missione , a cambiare programmi. Così tra Yologda e Kirsanov rimangono bloccati circa 2400 irredenti costretti a peregrinare ancora per molto sul suolo siberiano prima di rientrare in Italia. 153 A tale compito di capo Missione egli dedica un vivace impegno. Dopo tale esperienza, Achille Bassignano riceve altri delicati incarichi a testimonianza delle sue riconosciute capacità militari e diplomatiche. Il 4 gennaio 1920 si reca a Parigi presso la Conferenza di Pace per consultaz ioni e il 23 febbraio rientra in Russia. Poco più di un anno dopo

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derando la sua lunga esperienza in terra russa nonché le capacità dimostrate durante l'opera cli recupero degli irredenti. Fanno parte della spedizione altri tre ufficiai i e un drappello di so ldati che salpano da Taranto il 10 agosto J 919 a bordo del piroscafo "Semiramis", noleggiato dal ministero , sul quale v i è imbarcato anche un battaglione di romeni diretti a Costanza. Inoltre sulla nave sono presenti: passeggeri che devono recarsi a Costantinopoli i quali non hanno poluto imbarcarsi sul piroscafo postale il giorno prima; il commendatore Maissa , proveniente da Alessandria d 'Eg itto e diretto a Costantinopoli per ass umervi la carica di Alto Commissario per l'Italia; Alberto Martin-Franklin mini stro plenipote nziario di II classe del Gabinetto pres ieduto da Nitti , destinato a Bucarest; e infine il commend atore Domenico Nu volari g ià console generale a G iannina e ora destinato con la stessa carica a Costantinopoli. Passando per capo Matapan, dopo una breve sosta a Rodostò per rifornire di merci il battag lione itali ano lì dis locato , il Semiramis g iunge a Costantinopoli impiegando quattro giorni di navigazione. A causa dell a mancanza di piroscafi in partenza per Novoros-

viene nominato membro del Consiglio di Disciplina del Regio esercito e per un breve periodo di tempo inviato in missione a Scutari in Alban ia. Partecipa ai lavori della Commissione per i confini con la Jugoslav ia e il 21 novembre 192 1 riceve la nomina cli Delegato italiano e Pres idente della Sottocommiss ione di controlJ o per il disarmo della Turchia, in sostituzione del generale Mombelli. Ne l mese d i dicembre raggiu nge Costanti nopoli dove assume i predetti incarichi e, poco più di un anno dopo. nel gennaio 1923, ottiene il grado di Generale di Brigata . Il rimpatrio defi nitivo in Ital ia avviene il 31 marzo del 1923 . Qui riceve l'incarico di far parte dell a Commissione s peciale per l'esame delle proposte di ricompense al valor mi I itare per la guerra 19 I 5- 1918. Term incrà la sua I unga carriera in qualità prima di Comandante della Brigata Fanteria "Reggio" a Sassari ( 1924) e della 3QA Brigata Fanteria sempre a Sassari come Generale di Brigata; in seguito, con il grado di Generale di Div isione , sarà Comandante della 5A Divisione Militare territoriale cli Genova (I 927) e success ivamente della I0" Di vis ione Mii itare territoriale di Padova ( 1928).

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sijsk, la m1ss1one viene trattenuta una settimana a Costantinopoli. Nella città turca, pervasa di fascino orientale con gli impetuosi minareti e le sontuose e decorate moschee, Bassignano incontra il marchese De Medici - destinato in qualità di agente del governo italiano nella Russia meridionale - e gli ufficiali di marina che devono prender parte alla missione presso il generale Denikin. In realtà, la delegazione sarebbe dovuta partire con la nave da guerra cieli' ammiraglio Solari la quale non era nella possibilità di trasportare un numero di uomini superiore a quello che già imbarcava. Così, l'ufficiale italiano decide di servirsi del vapore "S. Nicola" proveniente da Smirne (turco lzmir) e diretto a Novorossijsk, città portuale sul mar Nero nel territorio di Krasnodar (Caucasia settentrionale). A tal fine, prende contatti con il rappresentante militare russo a Costantinopoli, il generale Berzenger che egli aveva conosciuto a Pietrogrado - e con il diplomatico Radockij , segretario d'Ambasciata, i quali provvedono ai necessari accordi con la Società di navigazione in questione e con il comandante del piroscafo. In un clima di viva cordialità e ottima accoglienza della missione, Bassignano fa visi.ta all 'ammiraglio Solari e al principe di Udine presso cui incontra il principe Aimone reduce dal Caucaso. A Costantinopoli, centro dell'attività diplomatica di mezza Europa, molte organizzazioni civili e militari ambiscono ad avere credito presso l'autorità locale per poter utilizzare la città come testa di ponte per i futuri accordi commerciali nella ricca area caucasica. Così, Bassignano e Solari non tralasciano di parlare del]' invio nel mar d'Azov del caccia torpediniere "La Farina" per la questione del carbone. Le questioni economiche tengono banco nelle conversazioni degli ufficiali e non poteva essere diversamente visto l'oneroso sforzo bèllico sostenuto nella grande guerra. Viene affrontato il problema relativo alla penuria cli nafta una delle cause, secondo l 'arnmi.raglio Solari, della continua difficoltà di circolazione clelJe navi. Il 20 mattina, giorno della partenza da Costantinopoli, "Bassignano, il marchese De Medici e il comandante Ornati fanno visita all'ammiraglio dell'imbarcazione "La Farina" reduce dalla visita al generale Denikin e alle altre autorità di 116


Taganrog, Mariupol' e Rostov. Il comandante Gabetti espone il risultato della missione - riportato in una relazione che Bassignano ha avuto l'occasione di leggere - in cui si sottolinea l'importanza di mantenere in Russia contingenti mili tari e di avviare relazioni commerciali anche se viene stig matizzato l'anomalo temporeggiamen to del ministro del commercio russo Lebedev il quale declina le offerte italiane. Qualche giorno prima dell'imbarco , l 'ufficiale italiano e l'addetto colonnello Vitali, fanno vis ita al generale inglese Duncan con lo scopo espl icito di ottenere dagli inglesi facilitazioni circa la corrispondenza radiotelegrafica e postale dalla Russia con Costantinopoli. La risposta a tale richies ta è una lettera per il generale Holman, capo della miss io ne inglese presso il generale Denikin, con la preghiera di aderire alle richieste italiane essendo il generale Duncan r iconoscente ai nostri militari per il supporto e l'aiuto che fo rniscono lì sul pos to alle truppe britanniche. 1n quei giorni l ' attività cli Bassignano è frenet ica ed egli stesso prende contatti con le varie delegazioni per ottenere più i nformazioni possibili sul Caucaso. Da un colloquio avuto con il maggiore Fabo, viene a conoscenza del movimento nazionalista turco nel Caucaso, nell'Asia minore e a Costantinopoli e alle sue possibil i conseguenze. Tra l'altro , le informazioni a Bassignano provengo no direttamente dalle parole cli Chabil Kèmaly - ministro plenipotenziario turco ed ex presidente del la Commissione di armistizio a Parigi - durante una visita fatta insieme al generale Dallolio al vecchio Serraglio, in cui Kèmaly si è offerto come guida. Secondo il comandante italiano la questione nazionalista turca merita attenzione e va moni torata, potendo avere probabili ripercussioni nel Caucaso settentrionale e in special modo nel Daghestan, dove potrebbe scatenarsi un vero movimento di rivolta organizzato contro le a utorità russe. Così, con q ualche giorno cli ritardo sulla tabella cli marcia, il 20 agosto a bordo del piroscafo russo "S . Nicola", la miss ione l ascia Co!:> tantinopoli e, prima di raggiungere la destinazione finale, farà meta a Sebastopoli, Jalta e Feodosija. Tappe che rallentano la sua marci a verso la terra russa ma che , per ammissione deJlo stesso Bassignano, "riuscirono utili per assumere informazio117


ni e raccogliere elementi su vari ambienti russi, e rendermi conto dei sentimenti di tali ambienti verso di noi" 154 • Il battello approda nel porto di Sebastopoli il 22 agosto. La mattina del giorno successivo, in compagnia del marchese De Medici , Bassignano viene ricevuto dal generale Subbotin, governatore di Sebastopoli, proveniente dall'arma del Genio ed ex aiutante del granduca Nicolaj . L'incontro si svolge in un clima di serenità e vengono affrontati molti temi tra cui l'atteggiamento popolare nei confronti dell'Esercito volontario e dei bolscevichi. L'ufficiale russo parla di un'imminente azione di Denikin per l'occupazione di Odessa, mostrandosi convinto della piena riuscita della lotta contro il bolscevismo. Egli stesso prima di raggiungere Sebastopoli è stato imprigionato dai bolscevichi durante la militanza tra le file degli ufficiali che "lavorano" per la liberazione della Russia, "Ogni giorno l ... J si accentua nelle masse l'odio contro coloro che tanto male hanno fatto al la Russia e poiché è noto a tutti che i caporioni ciel bolscevismo sono ebrei, non sarebbe da stupirsi che in qualche località il sentimento della vendetta fosse per provocare qualche movimento antisemita che peraltro il gene-

rale Denikin non intende affatto tollerare." 155

A conferma della parte avuta dagli israel iti nella direzione ciel movimento bolscevico in Russia, il generale Su bbotin legge a Bassign ano la lista dei componenti il primo Soviet degli operai e contadini cli Pietrogrado in cui nessuno è operaio o contadino e di cui su trenta membri ventisette sono israeliti, quasi tu tti con il nome falso, Seconun russo figlio di madre israelita, un armeno e un georgiano. ,

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Lettera di Achille Bassignano al ministro della Guerra in Roma. 1àganrog, settembre 1919. Missione militare presso il Generale Denikin. Roma, A USSME, Fondo E-11 , bw;ta 123, foglio 1, p. 5. 155 lvi, p. 6.

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do quanto raccontato dal governalore e annotato dall'ufficiale italiano , dall a lista ri su lta che lo stesso Lenin, un israelita, si sia impossessato dei documenti del defun to Uljanov per spacci arsi per russo mentre Keren skij sarebbe ebreo sia di padre che d i madre, essendo semplicemente stato adottato dal secondo marito della madre, di scendente da ortodossi ma di famigl ia israelita. Tale lista non avrebbe trovato diffu sione per volere di Subbotin e per "ordini superiori". Queste considerazioni servono a Bassignano per avere un 'idea della Russia che si trova di fronte, tutt'altro rispetto a quella che lui ha conosciuto quando ha avuto a che fare con esponenti dei Soviet locali nonché con i membri del partito a Mosca per i necessari accordi c irca la questione degli irredenti e il loro rimpatrio. Bassign an o, che av rebbe vol uto recarsi a rendere omaggio ai cadu ti italiani nella campagna di Crimea, viene persuaso ad abbandonare l'idea di recarsi nelle zone periferiche del la citt à infestale da disertori, bolscevichi e individui datisi al brigantaggio e noti co l nome di "armata verde" . Per la prima volta l'ufficiale italiano sente parlare con preoccupazione cli tal e fazion e la quale avrà un peso ab bastanza ri levante, come già osservato in precedenza, sul! 'esito fina le della guerra civile a favore dei bolscevichi , praticamente un a spina nel fianco per l'Esercito dei volontari di D enikin. Prima di lasciare Sebastopol i, Bassignano annota che fra gli ufficiali del) ' Ammiragliato corre voce di un incidente verificatosi fra I' incrociatore russo " Kagu" e una nave da trasporto francese intenta a sbarcare a Odessa alcune migliaia di ex pri gionieri russi sospettati di bolscevismo . Il trasporto col à di elementi ostili al generale Denikin, che i francesi fanno negli ultimi tempi, e di cui l'ufficiale italiano ha sentito parlare dalle autorità russe a Costantinopoli, rincresce il comando dei bianchi poiché, dal momento che gli ingles i hanno deciso di abbandonare la Russ ia, è verso la Francia che vengono riposte ]e ultime speranze di sostegno alla causa controrivoluzion aria. Il ministro degli Esteri inglese, Lord Curzon, aveva rilenuto infatti perturbante per l'intera Europa la situazione determinatasi in Russ ia a cui andava posto fine in

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vista di riallacciare nuovi rapporti commerciali anglo-sovietici. L'atteggiamento francese, al contrario, seppur pieno d i propositi sostanzialmente sterili, lascia intuire un interesse ancora vivo per la causa controrivoluzionaria. Lo testimoniano alcuni esponenti di spicco della vita parigina, tra cui Maurice Paléologue, ex ambasciatore di Francia in Russia e segretario generale del ministero degli Esteri francese, Yladimir Burcev editore di un settimanale russo nella capitale francese nonché uno tra i pochi socialisti russi a favore dei bianchi sin dall'inizio della guerra civile. Personaggi che daranno vita a un ampio dibattito tra la Francia e gli Alleati circa la collaborazione con i bolscevichi. A tale indirizzo politico-culturale in favore dei bianchi devono aderire, nelle intenzioni francesi , Stati di confine con la Russia, tra cui la Polonia di Pilsudski, che fin dal XVIII secolo rappresenta il centro degli interessi frances i nell 'Europa orientale. I colloqui tra Ma.urice Paléologue e gli esuli russi hanno come obiettivo l'appoggio al successore di Denikin , Vrangel', e il sostegno alla causa dei bianchi e a quell a polacca contro la Russia di Lenin. Lasciata Sebastopoli il mattino del 24 agosto, il piroscafo con a bordo la Missione italiana raggiunge Jalta la sera dello stesso giorno. Il generale Zikov, comandante del Reggimento di Cavalleria russo, e il generale Achille Bassignano si incontrano sul piroscafo e durante la loro conversazione l'ufficiale russo mette in evidenza lo stato di difficoltà in cui grava l'Armata volontaria a cui manca di tutto, soprattutto il vestiario che rìsulta insufficiente. Problema di non secondaria importanza in quanto i climi rigidi dell' inverno costringono intere guarnigioni a lottare in condizioni disumane. Il rischio di assideramento e congelamento degli ' arti è sempre alto e molte sono le vittime. Bassignano dimostra grande sensibilità a tali richieste e più volte, raggiunta la zona di azione della missione, segnala al ministero della Guerra italiano la faccenda chiedendo che fossero inviati in Russia capi di vestiario di ogni tipo per l'Armata dei volontari. Da Jalta il piroscafo si dirige a Teodosia dove vi sono alcuni ufficiali inglesi colà giunti in ba.se ad accordi relativi ali' installazione di una base navale in sostituzione o a complemento di quella già 120


esistente a Novorossijsk. Di qui la missione muove alla volta cli Novorossijsk e, prima ancora che fossero ultimate le operazioni di libera pratica del piroscafo, riceve la visita a bordo del colonnello Golgar dello Stato Maggiore del generale Denikin e del colonnello addetto al Comandante delle truppe del mar Nero (generale Dobrovol'skij) che portano il saluto dei rispettivi generali. Qualche istante dopo, è propri o Do brovol 'skij in persona a far visita alla missione invitando gli ufficiali italiani ai fes teggiamenti del primo anniversario della liberazione dell a città dai bolscevichi e all'inaugurazione della mostra korniloviana. Durante la festività viene svolta anche una celebrazione religiosa nella cattedrale durante la quale l'arcivescovo pronuncia un discorso carico di sentimenti e logiativi nei confronti dei generai i Kornilov, Martov e Alekseev caduti nel la lotta contro il bol scevismo , augurandosi una rapida liberazione dall a piaga bolscev ica e la ricostituzione dell a patria russa. Alla parata mil itare che segue la funz ione religiosa, circa ottocento uomini, tra reggimenti del1' Armata volontaria e Cosacchi , sfilano "vestiti tutti con tenute inglesi e con fucili nuovi" 156 • All'inaugurazione dell a mostra dedicata al generale Lavr Georgevic Kornilov, gli oratori sono tutti concordi nell' affermare che la Russia resti "una, grande e indivisibile". Al banchetto che segue l'inaugurazione è presente anche il generale inglese Hokston, comandante della base navale di Novorossijsk, il quale promette un sostegno maggiore in futuro da parte dell'Inghilterra. Come perè> più vo1te messo 111 evidenza, l'atteggiamento alleato mostra un doppio volto in tutta la

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Note tratte dalla Relazione da Taganrog ciel generale Bassignano del settembre 19 I 9. Interessante il fatto che l' uffic iale .italiano annot.i che trattavasi di divise inglesi indossate dai reparti russi. Ciò di mostra che nel settembre del 1919, diversamente da quanto uffic ialmente dichiarato, l'Tnghilrerra ancora confida nella possibile vittoria dei bianchi o quanto meno non si è tirata completamente fuori dai giochi. Dopo la rivista, il generale Dobrovol'skij invita i soldati a inviare un tripl ice mTà ai " fedeli alleati inglesi e italiani". La Missione militare presso il generale Denilàn, lettera del generale Achille Bassignano al ministero della Guerra a Roma, Taganrog, settembre 19 I 9. Roma, AUSSME, Fondo El I , busta 123,foglio l , p . IO.

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vicenda della guerra civile russa: da una parte gli addetti militad che, vivendo a contatto con le fazioni in lotta, hanno una chiara idea delle forze in campo e delle ragioni che spingono i bianchi a opporsi all'Armata rossa talvolta sposandone la causa e combattendo con reale spirito patriottico accanto ai controrivoluzionari: dall'altra, i governi occidentali, i gualì perseguono un orientamento completamente diverso da quello che hanno sul posto i loro addetti militari, talvolta sconfessandone l' operato o richiamando in patria anzitempo chi dimostra di condurre una politica "personale". Tale atteggiamento deriva sia dalla continua evoluzione dei rapporti con il governo bolscevico, sia dall'incapacità dei "Quattro grandi" di comprendere fino a che punto il bolscevismo rappresenti un interlocutore più pericoloso di quanto possano esserlo i generali bianchi. I fattori militari incidono inevitabilmente su quelli economici determinando, come accadde in Inghiltena, ripetute crisi politiche che necessitano di periodi di pace atti a ripristinare i rapporti sociali - ciò in conseguenza dell'enorme sforzo bellico che ha gravato per diversi anni sulle finanze britanniche. Per quello che riguarda l'Inghilterra, come del resto l'Italia o la Francia, i costi bellici sono maggiori rispetto ad altri paesi coinvolti nel conflitto mondiale in quanto preceduti da una politica coloniale dispendiosa e talvolta priva di evidenti risultati. Giunge così il giorno per la missione di lasciare in treno Novorossijsk per raggiungere Taganrog dove stabilire il proprio comando. Ad attenderla alla stazione vi sono il generale Romanovskij, capo di Stato Maggiore del generale Denikin e il colonnello barone Nol 'ken addetto alle missioni estere. Dopo alcune ore Bassignano viene ricevuto dal generale Anton Denikin con il quale ha una conversazione cordiale durante la quale ' J'ufficiale russo chiede chiarimenti su di una possibile occupazione italiana del Caucaso prontamente smentita in guanto l'Italia, stando alla risposta del capo missione, non ha mobilitato nessun corpo militare per l'occupazione di quella ragione in cui, tra l'altro, vi sono forti interessi britannici e ancora tedeschi. Dalla conversazione dei due ufficiali viene fuori che il Caucaso rappresenta la possibile testa di ponte per i possedimenti coloniali inglesi in Asia e soprattutto in Iran e quindi chi ha interessi nell 'area 122


è principa lmente il governo di Londra 157 • J due padano a lungo della neces-

s.ità di approvvigionamenti per le località liberate dal bolscevismo . In primis , la Russia necessita di grano e carbone e su tali argomen ti scivolano i loro discorsi. In un clima di ospitalità si conclude l'incontro di Bassignano con il capo dell 'Esercito volon tario che nei giorni success ivi pre nde contatti con i capi delle missioni militari inglese e francese e con le autorità militari russe di Taganrog e Rostov. Il generale inglese Holman è assente e al suo posto va a far visita a Bassignano il suo sostituto generale Kise il quale chiarisce che la loro missione si compone di tre generali e ollre un centinaio cli ufficiali non tutti però a Taganrog poiché addetti ai vari comandi degli eserc iti che si trovano sul fronte. Gli inglesi, secondo quanto percepisce Bassignano dal colloquio , forniscono ali ' Armata dei volontari indumenti, arm i, munizioni, aeropl ani il tu tto a credito . La conversazione success iva con il generale Lukomskij, ministro della Guerra, è incentrata principalmente su questioni commerciali poiché, essendo noto in Russia lo sviluppo dell 'i ndustria italiana delle auto, potrebbero crearsi le cond izion i per un rifornimento all'esercito russo di auto in tempi brevi. Particolare curiosità destano i racconti del ministro su lla presenza di negozianti tedeschi che nei pressi del Don, camuffandosi tra le popolazioni locali, vendono le loro mercanzie in cambio di rubli , il cu i valore è davvero effimero .

157 A tal r iguardo , interessante è lo studio dello storico russo A. N. Chej fec, La Russia sovietica e i vicini paesi d'Oriente negli mmi della guerra civile 1918-/920, Moskva, Nauka, 1964 . li capitolo quin to è infatti dedicato al "fallimento dei piani antisovietici

imperialisti nel Caucaso e al rafforzamento dei rapporti sovietico-tu rchi " attraverso c ui si realizza la d isfatta delle potenze occidentali all' interno de l connubio russo-turco. Nel libro vengono analizzati anche i rappo1ti del governo dei Soviet contro l'intervento turcotedesco nella Transcaucasia, i rapporti della Russia con la Turchia tra il 19 19 e il l920, quelli del la Russia sovietica con l'lran (1917- 19 18) , con l'Afghanistan , con la Cina e infine con la Mongolia. Anche se si avverte un sottofondo ideologico di matrice marxista, il libro è una testimonianza ben documentata di ciò che avviene durante la gue1Ta c ivile nei paesi d i confine con l'ex Impero zarista. Ad esempio, si legge che nel 1918 in Iran si saluta con favore il carattere antiimperialistico rappresentato dal movimento rivoluzionario russo. A Teheran e in altri centri vi sono moti di protesta contro l'occupa7.ionc inglese mentre di lì a poco cominciano le prime diserzioni e le prime insurrezioni antingles i.

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Nei giorni successivi la delegazione italiana fa visita al ministro del Commercio Lebedev dal quale dipendono i servizi di esportazione. l.nizialmente l'accoglienza appare cordiale e Lebedev stesso si dichiara entusiasta nel constatare che dopo l'uragano bolscevEco proprio gli italiani siano stati i primi a portare mercanzie di ogni genere in quel paese. Aglì iniziali apprezzamenti però seguono alcune considerazioni che chiamano in causa gravi responsabilità dello Stato italiano. In primo luogo la nomina a presidente della Banca Italo-Caucasica, fondata con il concorso della Banca Sconto, di "un ce1to Cermoev (russo, tartaro e mussulmano) di Grovno che dopo la rivoluzione ha concorso alla compilazione del trattato (firmandolo) col quale le province caucasiane, già appartenenti alla Russia, vengono assegnate alla Turchia sotto l'egida della Germania" 158 ; in secondo luogo la politica separatista che il colonnello Gabba fa a Tiflis. Nella relazione stilata successivamente all'incontro Bassignano metterà in risalto I '"inopportunità" di certe osservazioni per lo meno in una prima visita di cortesia. Il marchese De Medici fa notare al ministro russo che il governo italiano non ha nessuna ingerenza sulla nomina dei presidenti delle banche le quali fanno in materia "quello che più loro garba". Sulla questione della politica separatista del Gabba, è lo stesso Bassignano a mettere in dubbio la veridicità delle informazioni avute dal ministro "non essendo nelle abitudini degli ufficiali italiani di fare della politica né al loro paese, né fuori del loro paese" 159 • È ormai chiaro che Lebedev ha un atteggiamento di assoluta circospezione e così anche quando vengono affrontate le questioni degli scambi commerciali tra i due paesi, i discorsi del ministro russo confermano i dubbi italiani. Alla richiesta dell'Agente

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Lebedev si riferisce alla pace separata del governo bolscevico con la Germania, fatto mai accettato dai governi "bianchi" in quanto non solo umiliante per le condizioni imposte alla Russia, ma perché con quel trattato si accettò de facto l'indipendenza di alcuni territori prima appartenenti all'Impero zarista. 159 La Missione militare presso il generale Denikin, lettera del generale Achille Bassignano al ministero della Guerra a Roma, Taganrog, settembre 1919. Roma,AUSSME,Fondo E-11 , busta 123, foglio J, p. 16.

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consolare signor Penco se sia stata concessa dal governo del Don l'autorizzazione per l 'espo11azionc a Costantinopoli del carbone e del grano, il ministro risponde che qualsiasi tipo di esportazione è ormai vietata e tutti i carichi in partenza sono diretti a Odessa "dove il carbone manca e dove i cittadini han no dovuto bruciare anche gli steccati per poter cuocere i cibi"Hio_I colloqui con Lebedev si ri velano sterili e privi di prospettive e l'impressione avuta dalla delegazione italiana è confermata dalle altre autorità russe presenti in città le qu ali accusano il ministro di " accudire" un po' troppo alle sue faccende personali. La notizia che il fratello fosse il presidente del ComTop (comitato per il riscaldamento), società che ha in mano tutti i combustibili della Russ ia meridionale, chiarisce a Bass ignano ogni più ipotetico dubbio sulla posizione di intransigenza assunta dal politico-affarista russo. La relazione si chiude con alcune osservazioni riportate a mo' di prima impressione sulla nuova rea ltà che egli si è trovato di fronte, diversa da que.lla che ha conosciuto durante la sua precedente esperienza in Russia. La delegazione ital iana, in fin dei conti, era stata accolta bene e Dcnikin stesso aveva visto nell' in vio della missione un atto di simpatia verso coloro che hanno lottato con l' Italia contro gli Imperi centrali "e che sono stati dimenticati completamente nell a famosa rivista di Parigi". Co!:>a ancora più importante negli ambienti governativi , è l'aver mandato presso Denikin contemporaneamente una missione mil itare e una civile con a capo un rappresentante dipl omatico, il primo fino allora giunto in quei territori. Tale atto , oltre a essere importante, viene giudicato un segno dell'avvedutezza politica dell' Italia la quale, a differenza delle altre nazioni alleate, secondo il giudizio cli Bassignano, non ha mai creduto che la Russia fosse finita "e la vede ora risorgere per virtù del popolo e per sapienza dei suoi governanti antibolscevichi". Il comandante italiano è consapevole delle difficoltà legate all'i mpressione che avrebbe potuto destare una

I l\()

Ibidem.

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missione con valenza prettamente commerciale e perciò afferma che il governo locale si aspetta dall'Italia qualcosa di più che un semplice intervento a scopo economico, tenendo conto che l'armata e le popolazioni sopportano i più gravi disagi avendo dovuto fronteggiare una situazione difficilissima resa ancor più grave da tre anni di guerra sostenuta per "un'idea comune" sul fronte occidentale. Nel popolo russo, secondo Bassignano, per la prima volta comincia a farsi strada "l'idea nazionale" e la sua realizzazione va affidata a qualunque partito "non esclusi gli stessi bolscevichi russi che diventeranno in un prossimo avvenire i più fedeli sudditi anche di un "nuovo czar" 161 • L' uffici ale è fiducioso nella riuscita dei bianchi contro i bolscevichi ma la sua convinzione è il frutto più che altro della grande simpatia per il generale Denikin "esponente dello spirito nazionale russo [ ...] uomo cli larghe vedute democratiche, buon condottiero"; colui che, dopo la morte del generale Kornilov, avvenuta a seguito dello scoppio di una bomba nell'attacco di Ekaterinodar occupata dai bolscevichi, ha saputo mettere insieme un'Armata volontaria che da appena duemila combattenti raggiunge le trecentomila unità nel periodo della missione italiana. "Il generale Denikin ha creato l'armata vo]ontaria e la guida con mano ferma e salda fede alla liberazione della Russia, perciò molti ufficiali russi usano paragonarlo a Garibaldi quasi a voler rendere meglio l'idea di quello che nello spirito popolare sarebbe oggi il generale Denikin" 162 •

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TI tenente colonnello Achille Bassignano, probabilmente non pensa a uno zar-dittatore, quali conoscerà la Russia, presto Unione Sovietica, negli anni successivi alla guerra civile. Ma la sua affermazione è carica cli suggestione e quasi sembra profetica. La Missùme militare presso il ,;enerale Denikin, dal generale Achille Bassignano al ministero della Guerra a Roma, Taganrog, settembre 1919. Roma, AUSSME, Fondo E-11, busta 123, foglio I, p. 19. 162 Ivi, p. 20 . L'ufficiale italiano , pur non volendo entrare nel merito di tale paragone, asserisce che è opinione dei più che la Russia verrà liberata dal bolscevismo essenzialmente per opera ciel generale Denikin amato dall'esercito e accolto ovunque dalle popolazioni con grande giubilo. In appendice si riporta una relazione tedesca sulla campagna cli Denikin pervenuta al regio Addetto militare a Berlino e contenuta presso l' Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito a Roma.

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3 .4 La Missione rnilitare italiana in Transcaucasia di Melchiade

Gabba e la Conferenza di Pace di Versailles. Tra le missioni che raggiungono il territorio russo, quella in Transcaucasia potrebbe essere ritenuta maggiormente motivata rispetto alle altre da interessi economici e fornnziari. La situazione nell 'area del Caucaso, soprattutto dopo le dich iarazioni di indipendenza, desta enormi preoccupazioni al governo italiano consapevole cle ll 'i ngente sforzo bellico che avrebbe ri.chiesto sostituire gli inglesi in quelle regioni in cui i britannici, stando ai commenti del generale Milnc, comandante in capo delle truppe nel mar Nero , hanno il controllo del paese senza intervenire negli affari interni. Ciò che accade in Ru ssia dopo la rivolu z ione bol scevica, ma soprattutto dopo le Lrattative condotte da Trockij a Brest-Litovsk, crea a catena una serie di rivendicazioni autonomiste sulla base delle quali le Repubbliche di Georgia, Azerbaigian e Armenia, incluse il Terek e il Daghestan, decidono di affrancarsi dal nuovo direttivo moscovita. Tale atteggiamento è motivato dalla delusione sopraggiunta a seguito della caduta del primo governo eletto "democraticamente", quello di Kerenskij, nel quale vi sono uomini politici delle repubbliche in questione. l rappresentanti della nuova élite moscovita al potere, vengono ritenuti usurpatori e quindi responsabili del disastro e dell'anarchia regnante in Russia. A poco o null a valgono le trattative che Lenin stesso intende porre all 'attenzione dei popoli transcaucasici tese a concedere piena autonomia ai territori che lo avrebbero desiderato. L'usci ta di scena dello zar, con la conseguente vacatio legis in tutto l'ex Impero , segna un momento importante per i popoli del Caucaso i qual i, fortemente m inacciati dai turchi 163 , che avrebbero potuto rovesc iare i vantaggi acquisiti con il nuovo status, nel novembre del

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li timore che i turchi sfruttino gli eventi è talmente forte che il vescovo Bagrat della Diocesi armena principale a Baku in una lettera inviata da Costantinopoli scriverà: " l'alarmc et l'inquiétude de m on troupeau sont augmcntées par Ics provocations et l'hostilité dc la populace indigènc environnante, clont Ics émissaircs turcs exaspèrent sans cesse I' agitation .". Message de I'Evèque Bagrat à M. Lloyd George et à M. Clemenceau, Costanti nople, 28 agosto I9 I9. Roma, AUSSME, Fondo E- 11 , busta 10 , foglio 6.

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1918, istituiscono un Commissariato della Transcaucasia. Tale organo, che riunisce i maggiori rappresentanti dei popoli caucasici , avrebbe dovuto provvedere alla difesa dei territori dai turchi fino al previsto rovesciamento del regime bolscevico e alla convocazione dell'Assemblea costituente a Pietrogrado. Gli avvenimenti dimostrano però che le sorti della Russia sono saldamente in mano agli uomini di Lenin . La frattura che si apre nel paese a seguito ciel trattato di BrestLitovsk, nel quale Trockij rinuncia ai distretti di Kars, Batum e Ardahan in favore dell 'Impero ottomano, acuisce i malumori. Tale atto , a monte del quale vi è già una situazione cli tensione nei rapporti bilaterali, viene considerato un vero e propr io tradimento per cui la dieta transcaucasica non riconosce il trattato dichiarando guerra all'Impero ottomano. L'ingresso dei turchi a Baturn nell'aprile del 1918 e la costituzione della Repubblica democratica federativa della Transcaucasia16' 1, la quale riunisce Georgia, Azerbaigian e Armenia, eccetto le zone cedute dal trattato di Brest-Litovsk alla Turchia e la città cl i Baku (in mano ai bolscevichi) contribuiscono ad accrescere le tensioni nell'area poichè si rafforza la presenza militare e si intensificano le spi nte secessioniste motivate da fattori religiosi, storicoculturali e sociali. È a questo punto che emergono e violentemente esplodono le tensioni interne alla Federazione dei popoli caucasici. L' atteggiamento panturanico clell' Azerbaigian, determinato dalla forte propaganda del partito nazionalista, frattura la Federazione appena dopo un mese di vita. Dalle sue spoglie nascono nel maggio del 1918 gli Stati indipendenti della Repubblica dei Montanarr ciel Caucaso (territori del Terek e del Daghestan), le Repubbliche dell'Armenia e dell' Azerbaig ian (subito dopo invase dai turchi) e della Georgia. Quest'ultima riesce a '

164 A formare il governo viene chiamato un menscevico georgiano, Cchenke li il quale provvede alla nomina di quattro rappresentanti georgiani , cinque armen i e quattro azerbaigiani. Compito principale del nuovo direttivo è quello d i stipulare la pace con l'Impero ottomano. Cfr. M. Petricioli, L'occupazione iialiana del Caucaso. Un ingrato servizio da rendere a Londra, in Quaderni della Rivista "11 Politico", Mi lano, Giuffré, 1972, pp. 12-13.

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conservare la propria indipendenza grazie a un accordo firm ato a Poti , il 28 maggio, con i tedeschi 165 per cui in cambio dello sfruttamento delle ri sorse m inerarie essa può ottenere la d ifesa militare del proprio territorio dalla penetrazione turca. La nuova situazione venutasi a creare nel Caucaso permette alla Germania di portare avanti il programma di candidatura a diventare il pilastro deJla Mitteleuropa che sarebbe dovuta nascere dalle rovine dell 'Europa orientale, soggetta al domi nio russo, e da quelle del Medio Oriente, sotto dominio britannico . In tali prospettive il Caucaso, nonché la Siberia, regioni strategiche simbolo della ricchezza russa, assumono un ruolo fon damentale per Guglielmo Il Hohenzollern , l' imperatore del "neuer Kurs""\ prossimo alla caduta, che aveva liquidato nel 1890 il cancelliere Otto von B ismarck. Ben presto, però , la Germania deve ri vedere i suoi piani in quanto la sconfitta a opera dell'Intesa e l'armistizio di Mudros, consegnano i tenitori occupati da tedeschi e turchi in mano alle truppe inglesi guidate dal generaJe Christopher Thomson. L'uscita di scena di coloro che , almeno formalmente, hanno contribuito a mantenere un equilibrio sociale in quei territori, fa riesplodere i contrasti religiosi, etnici e sociali. Le aspettative dei neo-governi , sorti dalle ceneri dell 'ex Impero zarista, non corrispondono affatto alle idee dei generali bianchi circa il futuro assetto della Russia post guerra civile. Le tensioni deflagrate a ll 'interno della stretta fasci a di terra tra il mar Nero e il mar Caspio, possono annoverarsi tra j fattori determinanti per le sorti della guerra civile russa. Basli pensare all'accanimento del generale Den ikin nella lotta contro i neo-Stati transcaucasici, in prùnis la Georgia, in

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Tra l'altro, il trattato supplementare a que llo di pace tra la Russia e le potenze centrali, firmato a 13erl ino il 27 agosto 1918, all'art. 13 recita così: "Russia agrees to Ger111a11y's recog11izi11g Georgia a indipendent stare··, in J. W. Wheeler-Bennet, Bresr-Litowsk, The Forgoue11 Peace, March 1918, London , 1956, p . 433 . 166 Con tale termine s i indica una nuova politica a carattere semiautoritario. Guglielmo 11, infatti, essendo di carattere impulsivo, ambizioso ma anche vanitoso e incostante, era convinto di essere re per diritto divino.

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vi1tù del motto propagandato dall'esercito controrivoluzionario " una Russia unica e indivisibile". Tale politica infatti mobilita contro i "governi ribelli" un numero ingente cli truppe che avrebbe potuto trovar migliore sorte se dirottato contro l'Annata rossa. L'atteggiamento inglese si dimostra prudente anche se gli interessi economici, che agganciano questi territori alla Persia, avrebbero potuto infittirsi subito dopo Io sbarco delle forze nùlitari nel Caucaso nel novembre del I 918, come risultato della divisione delle zone cli intervento antibolsceviche previste dall 'accordo anglo-francese del dicembre 1917. Ben presto però gli ingles.i si persuadono che l' occupazione comporta costi notevoli e soprattutto è costantemente messa in allarme dalle discordie interne tra cui la guerra tra armeni e georgiani, tra armeni e azerbaigiani, rivolte bolsceviche, scontri tra georgiani ed eserciti controrivoluzionari nelle ex-province del mar Nero. Da questo stato di cose lo Stato Maggiore britannico trae la conclusione che bisogna ritirare le truppe e "procedere tra gli alleati alla lidistribuzione degli oneri nel Medio Oriente, che consenta una proporzionale riduzione delle truppe dell 'Impero britannico impegnate in quell 'area" 167 • Secondo quanto affermato nelle relazioni degli ufficiali italiani, l'Inghilterra sembra intenta a dirottare le proprie forze verso altri compiti più importanti quali provvedere al nuovo assetto dell'India, dell'Egitto e delle ex colonie tedesche. In questo periodo le aspirazioni italiane si rivolgono principalmente al Mediterraneo orientale così come previsto dal Patto di Londra e successivamente dagli accordi di San Giovanni cli Moriana 168 che rappresentano la maturazione logica e giuridica degli accordi anglo-francesi. Durante le sedute della Conferenza del1a Pace a VersaiHes , Orlando porta avanti questa linea del governo italiano trovando però sul la propria strada le '

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M. Petricioli , L'occupazione iialiana del Caucaso , op. cit. , p. 26 . Storicamente, la denominazione degli Accordi cli San Giovanni di Moriana viene tratta non dalla località in cui essi sono stipulati ma dal luogo in cui il 17 aprile 1917 la Conferenza interalleata ne definì i lineamenti essenziali. Cfr. M. Toscano, Gli Accordi di San Giovanni di Moriana. Storia diplomatica dell'ùuervenlo italiano (1916-1917), Milano , Giuffrè, 1936. 168

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richieste di Lloyd George il quale sulla questione dei mandatìH,9 - a cui lavora il Consiglio dei dieci - tiene fuori dall'elenco i territori di Smirne, di Adalia e dell'Anatolia settentrionale a cui lo Stato italiano guarda con grande interesse. Sulla scia della politica coloniale inaugurata nei decenni precedenti, 1'Italia ambisce a ottenere un bilanciamento delle zone di influenza soprattutto nel Mediterraneo e l'occupazione del Caucaso non è nei programmi del governo. Il generale Di Robilant, a seguito di precise direttive provenienti direttame nte da Sonnino, s'impegna per far sì che l'onere delJ ' intervento italiano coincida con i territori sui quali si intende estendere l'influenza politica ed economicali0 • È subito chiaro, però, che la Francia e l'Inghilterra avrebbero ostacolato in modi diversi i progetti italiani . I rappresentanti militari a Versailles esprimono la loro preoccupazione maggiore osservando che bisogna evitare la ripresa delle ostilità da parte dei turchi, mantenere l'ordine e contenere la diffusione del bolscevismo oltre che prevenire i conflitti che si sarebbero potuti scatenare tra le popolazioni locali. Nel procedere secondo quest'ordine, Versailles si dimostra attenta a risolvere le questioni internazionali ma contemporaneamente a non deludere le aspettative degli Stati vincitori. L'asse Londra-Washington diventa il perno poLitico attorno al quale si concretizzano scelte strategiche tipo quelle relative all'incontro di Prinkipo , alla missione Bullit e al piano cli soccorso Hoover-Nansen171 • Tentativi cli mediazione che avrebbero dovuto dare voce in capitolo alle delegazioni dei popoli caucasici nel

ic,9 li rappresentante inglese Lloyd George nel suo progetto cli smembramento delle colonie tedesche non tralascia di riservare, alla futura Società delle Nazioni, il compito di supervisore all' interno della definizione dei mandati e la loro applicazione in linea con i principi cli benessere e sviluppo propri delle "nazioni progredite". In questo caso si parla esplicitamente di Armenia, Siria, Mesopotamia, Palesùna e Arabia tolte all'Impero ottomano. 170 Riguardo alle implicazioni economico-commerciali nel Caucaso, durante gli anni della Missione militare italiana, si veda anche .il volume di Lucio Villari, Le avventure di un capitano d'industria , Torino, Einaudi, 2008 (n. e .) 171 Sull'argomento, ma soprattutto sulla missione di William Bullit, cfr. M . McMillan, Parigi 1919, op. cit., pp. 107-109.

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quadro delle diverse risoluzioni finali, nonostante la ferma intransigenza di Kolcak' 72 a non trattare con i bolscevichi . Il ritiro degli inglesi dalla Transcaucasia e dei francesi dal Caucaso non contribuisce certo a tranquillizzare i neo-governi locali i quali temono di ritrovarsi ben presto in balia dell'"aggressione" ideologica bolscevica o viceversa dell'arroganza militare dei generali bianchi. L'Italia, come viene ampiamente dimostrato dai fatti, non è in grado di soddisfare l'impegno di sostituire le truppe britanniche per via della mancanza di tempo nell'organizzare una missione militare così impegnativa. Nel frattempo Georges Clemenceau, presidente del Consiglio Supremo Interalleato aUa Conferenza di Pace, diviene bersaglio di una fitta corrispondenza proveniente dalle terre armene, azerbaigiane e georgiane. Si alternano a Versailles delegati caucasici pronti a rivendicare alla Conferenza di Pace diritti di autonomia e indipendenza per ì loro paesi . La fitta corrispondenza dal Caucaso indica un generale attaccamento di tali popoli ai valori dell'indipendenza acquisita e una totale ostilità sia contro l'Esercito dei volontari del generale Denikin, sia contro la dittatura comunista ritenuta responsabile di aver tradito i valori e Io spirito della Costituente post-rivoluzionaria. Tra le Repubbliche transcaucasiche, la Georgia - che ha proclamato la sua indipendenza nel maggio 1918 ed è guidata da una élite socialista al potere sin dai primi passi della rivoluzione bolscevica - è la più tenace sostenitrice dell'indispensabilità cli preser-

172

Il generale bianco, definito dal Consiglio Supremo di Versailles "Supremo Reggitore cli tutte le Russie", in una nota a lui indirizzata il 26 maggio 1919, è consapevole del ruolo svolto dall'intervento alleato ed è dunque pronto ad accettare le condizioni sine qua non ci sarebbe stato nessun appoggio militare nella lotta al bolscevismo. Queste comprendono la convocazione dell'Assemblea costituente, l'indizione di libere elezioni, la garanzia nell'impedire il ritorno dello zarismo, il riconoscimento di Finlandia, Polonia, Estonia, Lituania , delle Repubbliche del Caspio e del Caucaso, la regolamentazione della questione della Bessarabia, l'adesione alla Società delle Nazioni oltre l'accettazione di onorare gli obblighi esteri della Russia, in base alla dichiarazione del 27 novembre 1918. Dall'invio della nota ufficiale alla risposta dell' ammiraglio siberiano, in cui si evince la sua parziale disponibilità a trattare, trascorrono diversi mesi durante i quali la posizione dell' Armata rossa si rafforza in seguito a nuove vittorie che ricacciano le Armate bianche verso la Siberia.

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vare lo status quo. Al regio console Lorenzo Valeri, membro della Missione militare italiana in Transcaucasia partito con Gabba, alcuni esponenti della delegazione della Repubblica di Georgia - con a capo Karl Tekheidze (si tratta di Ccheidze Nikolaj, erroneamente trascritto nell 'intervista, leader del partito sociaJ-democratico russo all'ex Duma dell'Impero russo) - dell'Azerbaigian e della Repubblica dei Montanaii del Caucaso del nord, lamentano "l'azione poco benevola" svolta dagli inglesi mentre al contrario guardano con simpatia gli italiani con i quali c'è una grande "affinità di temperamento ed analogia di storia" 173 • La crudele esperienza di un centennio di inganni e di sopraffazioni "esclude la possibilità di prestare fede oggi alle promesse di Kolciak" dice Ccheidze nell'incontro che il console Valeri ha con le delegazioni del Caucaso' 74 • Il rappresentante georgiano, indignato per ciò che si sta decidendo a tavolino per i destini del suo paese, asserisce: "dopo aver propugnato il sacro principio dell'autodeterminazione dei popoli, dopo un anno di esperienza di vita libera e indipendente, la Conferenza della pace senza neppure interpellarci, tratta con un autogoverno di un popolo dilianato dalla guerra civile e dall'anarchia per riunirci aJJa Russia che per decenni ha calpestato indegnamente i nostri più sacri sentimenti nazionali" 175 • {l rappresentante· della Repubblica dei Montanari del Caucaso, Haidar Bai1iatov, analizzando la c01rispondenza tra il generale bianco Kolcak e i membri de]l,a Conferenza di Pace, vede in quest'atto un'accettazione del fatto compiuto dell'occupazione del suo paese da parte di Denikin nonostante l'avversione che i popoli del Caucaso provino per lui come per i bolscevichi: "riponiamo la nostra ultima speranza nella generosità dell'Italia" afferma laconico al nostro rappresentante116.

173 Si tratta di un'intervista concessa dai rappresentanti del la delegazione georgiana, azerbaigiana e dei Montanari del Caucaso al console Valeri e trasmessa a Parigi in data 14 giugno J 919. È contenuta nelle carte cieli' Archivio dell 'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito a Roma. 174 M. Petricioli, L'occupazione italiana del Caucaso, op. cit., p. 73. 175 Ibidem. 11 c' Ibidem.

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Le speranze che i georgiani hanno nei confronti degli italiani si evincono da un telegramma inviato dalla Missione militare in Transcaucasia al governo italiano e trasmesso dal tenente colonnello Carlo Micheli, capo di Stato Maggiore, partito per il Caucaso con l'ufficiale di pari grado Melchiade Gabba, nel quale si legge: "governo georgiano riferendosi colloquio avuto con il colonnello Gabba avanti sua partenza per 1'Italia desidera concretare proposta fattagli di inviare in Italia una delegazione speciale politica ed economica allo scopo di far conoscere all'Italia la giovane repubblica georgiana[ ... ] il governo georgiano attribuisce a questa delegazione una speciale importanza e tiene a far rilevare che soltanto ed unicamente in Italia desidera inviare una delegazione"177 . L'avversione dei georgiani nei confronti degli altri popoli e soprattutto degli inglesi è motivata dal fatto che lo stesso Impero britannico equipaggia e arma le forze volontarie di Denikin schierate sì contro l' Armata rossa ma che hanno più volte attentato all'indipendenza della Georgia non riconoscendo de facto la proclamazione d'indipendenza del maggjo 1.918. L'arrivo del contingente italiano , al contrario, la cui eco della lotta di indipendenza dall'Austria ha fatto il giro fra i circoli delle maggiori capitali europee, crea nuove aspettative anche perché al tavolo delle nazioni vincitrici della guerra vi è seduta proprio l'Italia. Complessa e inestricabile diviene a mano a mano la vicenda dei popoli caucasici. Bolscevichi, turchi, persiani, nonché le potenze dell'Intesa che hanno interessi commerciali nell'area, avrebbero ostacolato qualsiasi tentativo di intromissione negli affari commerciali "locali". L'odore del petrolio tiene tutti attanagliati in una morsa che si stringe a mo' di cappio attorno al collo dei popoli di quel conteso lembo di terra eurasiatico, mentre le crisi ' economiche dei paesi occidentali coinvolti nel primo conflitto bellico invitano a consolidare legami commerciali con le aree petrolifere caucasiche. La rivoluzione bolscevica e il successivo scoppio della guerra civi-

177 11 testo del te legramma si trova in coda alla Relazione del console Valeri. Roma,AUSSME.

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le si riveleranno devastanti per gli interessi di tali popoli mentre l 'esplosione contemporanea delle varie questioni etno-nazionali farà il resto . Questa la situazione che Gabba troverà al suo arrivo. Partita da Taranto il 28 aprile 1919 a bordo del piroscafo "Menfi", oltre a Gabba "la missione si compone di quindici altri ufficiali dell ' Esercito, tre della Marina, una sessantina di militari di truppa e tre automezzi. Con il colonnello capo della missione vi è il già citato Micheli, il delegato consolare magg. assimilato Lorenzo Valeri , alcuni delegati tecnici e ufficiali med:ici. Durante la breve sosta a Costantinopoli, i membri incontrano il conte Carlo Sforza, lì in veste di Alto Commissario italiano, alcuni rappresentanti della d iplomazia georgiana a Costantinopoli e il generale Milne, il quale illustra brevemente la situazione di attrito tra le forze di Denikin e le truppe georgiane. Grande aspettativa vi è nella sostituzione delle truppe inglesi con quelle italiane nella Transcaucasia. In questo periodo si intensifica la corrispondenza tra i capi delle diverse delegazioni e la missione italiana da cui si evince il malcontento generale nei confronti degli inglesi, la difficile situazione monetaria a causa del deprezzamento del rublom, Io scarso approvvigionamento dovuto alla presenza di numerosi profughi russi, il dissesto dei trasporti , scioperi e movimenti di protesta a Baku nonché forti elementi di disaccordo fra le Repubbliche transcaucasiche. Ciò che maggiormente preoccupa Gabba è l'atteggiamento che la Conferenza di Pace e il governo italiano intendono adottare nei confronti di Denikin in quanto lo stesso generale bianco si è particolarmente accanito contro i popoli del Caucaso, commettendo uno degli errori fatali per l'esito della guerra ci vile. Raggiunta Tiflìs con un treno speciale inglese, la missione viene accolta dal governo georgiano con grandi onori. Gabba però si rende ben presto conto delle difficoltà legate alla eterogeneità etnica dell'area e alle

178

Del rublo circolavano tre !Specie cli verse: il "Rornanov", il "Kerenskij" e il rublo locale.

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rivendicazioni di quei popoli stretti nella morsa delle componenti turcofile a sud, russo-bolscev:iche a nord-ovest e de] movimento bianco che occupa alcune regioni orientali. L'Inghilterra, presente nel Caucaso dal 17 novembre 1918, 179 ha fretta di abbandonare quei territori diventati scomodi e quasi ingestibili vista la diffidenza con la quale veniva considerata la presenza dei militari cle11 'lntesa. Sono ancora intensi gli scontri nel Karabach, alle porte il latente conflitto tra l'Azerbaigian e l'Armenia, mentre i turchi non tardano a fare pressione sulle province di Kars per strappare territori al diretto controll o russo rivendicando la difesa di alcune enclav i musulmane. In una nota del 1 aprile 1919 compilata dal War Office si legge: "l'inv io di truppe britanniche nella Transcaucasia fu ordinato in primo luogo per esigere l'esecuzione delle condizioni d'armi stizio da parte delle forze tedesche e turche che occupavano la zona . Le clausole l l e I 5 cieli ' armistizio relative all'evacuazione della Transcaucasia ed il controllo delle ferrovie furo no aggiunte per combattere lo sviluppo ciel pan-juranianismo e bolscevico verso est e sud-est [ ... ] il ri tiro in massa delle truppe [inglesi] avrebbe per effetto l'incursione in paese dell'esercito di Denikin il che avrebbe per risul tato non solo distogliere tali truppe dal combattere i bolscevichi, ma anche di sopprimere le repubbliche della Transcaucasia di cui almeno la Georgia ha chiaramente diritto alla selfdeterm ination" 180 .

La nota, in conclusione, mette in evidenza come "la ripresa del commercio e l'importazione di merci [rappresenterebbero] un grande aiuto per impedire la propagazione del bolscevismo e sono cli importanza '

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Le prime operazioni militari per mettere in esecuzione le condizioni previste dai trattati sono iniziate nel mese di novembre con lo sbarco a Baku di un distaccamento britannico comandato dal generale Thomson seguito, il 22 dicembre, da quello sempre di milizie inglesi a Batum . 180 "Nota sulla situazione nella Transcaucasia" , War Office, I aprile 1919. Roma , AUSSME, Fondo E-8, busta 97, fog lio 10.

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considerevole per il rimanente dell'Europa da un punto di vista industriale"1s1. Ciò premesso la missione di Gabba sarà enormemente influenzata dall 'atteggiamento di "equidistanza" messo in atto dalla politica di Nitti. Al contrario di Sonnino, suo predecessore, l'abbandono di una politica di intervento è dettata da una scarsa prospettiva di successo militare nel Caucaso, ma molto più probabilmente dalla incapacità del neo costituito Gabinetto di prevedere la vittoria dell'una o dell'altra fazione e di poter sostenere la causa dell'indipendenza delle repubbliche caucasiche. Situazione che favorisce uno stato di "ambiguità" da parte italiana e soprattutto crea differenze nei rapporti tra 1'Italia e i partner alleati. Ben presto la missione di Gabba in Georgia si trasformerà da organo militare a civile. "Esprimo il mio dubbio che, senza un energico intervento arbitrale delle potenze alleate o della lega delle nazioni, le tre repubbliche transcaucasiche riusciranno a riunirsi in una federazione" 182. Con queste parole Gabba, giudicherà il processo di indipendenza in corso nei paesi del Caucaso a seguito del riconoscimento, da parte del Consiglio Supremo di Parigi, delle indipendenze della Georgia e dell'Azerbaigian che avvennero in data 11 gennaio 1920. 1~3 La Conferenza di Pace, riunitasi per la prima volta il 18 gennaio 1919 nella Sala degli Specchi del castello di Versailles, si apre con la partecipazione di 70 delegati delle 27 nazioni vincitrici e ha ben altri compiti che occuparsi delle questioni territoriali del Caucaso . Anche i Quattordici punti, proclamati da Wilson come fondamento dei negoziati, passano in secondo piano rispetto alla stipula dei trattati segreti in funz ione antitedesca. Dopo la prima seduta plenaria il controllo della Conferenza viene

181Ibidem. 182 Lettera cli Gabba al ministro degli Esteri Tittoni ciel 28 gennaio 1920. Roma, AUSSME, Fondo E-11 , busta 108, foglio 4. 183 Telegramma ciel 14 gennaio I 920 inviato da Gabba alla Delegazione Italiana a Teheran . Roma, AUSSME, Fondo E-1 1, busta 108, foglio 4. Per quanto riguarda iI riconoscimento clell'indipenclenza dell'Armenia, il Consiglio Supremo alleato si riserva cli decidere dopo la firma ciel Trattato cli pace con la Turchia.

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preso da un Consiglio Supremo, composto dai capi delle Cinque grandi potenze (i Quattro grandi con in più il rappresentante giapponese) , coadiuvato da Commissioni tecniche territoriali . Non partecipa ai colloqui di pace la Russia la cui assenza favorisce la nascita della Polonia, del1e Repubbliche baltiche e della Finlandia. Dal punto di vista strategico l'assenza della Russia av1·ebbe potuto velocizzare l'iter per il riconoscimento dell'indipendenza del Caucaso, cosa che nei fatti non avviene . Due sono i fattori che determinano una diversa conclusione dei lavori: innanzitutto, la posizione strategica della Russia, antemurale tedesco a est e garante del1a stabilità nei Balcani; in secondo luogo, la convinzione dei rappresentanti alleati che in ogni caso né Lenin né i generali bianchi Denikin e Kolcak avrebbero accettato una soluzione al problema del Caucaso - dal 1864 sotto il controllo di Mosca - imposta dall'esterno. Contemporaneamente, una fervente attività diplomatica scandisce il tentativo dei popoli caucasici di vedersi riconosciuto lo status dì paesi indipendenti dal potere centrale di Mosca. Tale condizione avrebbe permesso loro di presentarsi alla Conferenza della Pace con un cred ito maggiore rispetto a quello che avrebbero potuto ottenere come popoli in conflitto. La necessità, mai concretizzata nei fatti, di una coesistenza pacifica nell'area transcaucasica è testimoniata da alcuni documenti militari. Numerosi altri, al contrario , costituiscono una prova del grado di tensione etn ica che molte volte sfocia in veri e propri scontri armati, che hanno lo scopo di "creare nei territori contestati particolari situazioni di fatto utili ai fini della causa dì ciascuno" 184 • Armeni contro azeri, georgiani contro abchaziani (di religione musulmana e legati ai popoli delle montagne) minoranze turche contro armeni, truppe bolsceviche contro le resistenze ' filo mensceviche e così via.

184

Lettera cli Gabba al ministro del i Affari Esteri on. Tittoni del 28 gennaio 1920, "I rapporti tra le tre repubbliche transcaucasiche". Roma, AUSSME, fondo E-11 , busta 108, fog lio 4. Interessante rapporto in cui il colonnello Gabba riferisce la sua preoccupazione circa i danni che pou·ebbero subire i paesi del Caucaso se gli Alleati li abbandonassero al loro triste clestjno.

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Il Cremlino, tra l'altro, per ragioni ideologiche ampiamente dibatutte, non potendo consentire il protrarsi dell'occupazione alleata in una zona di così grande rilevanza strategica per le sorti della guerra civile fa pressione sulle potenze alleate, che pure sono interessate a un possibile sfruttamento economico dell ' area, affinchè non si impegnino in una occupazione militare a carattere marcatamente antibolscevico. E così, a mano a mano che si definiscono i contorni del rebus caucasico, gli Alleati abbandonano anche gli ultimi progetti di penetrazione economica, in precedenza attentamente studiati. Il governo bolscevico, che agisce per reprimere gli ultimi focolai di rivolta menscevichi capeggiati dai generali Denikin, Krasnov, Vrangel' (Russia meridionale) e Kolcak (Urali) , rivendica una specie di "protettorato" sui territori del Caucaso. Con un atteggiamento cli amichevole collaborazione, ma favorendo altresì un'efficace politica di infiltrazione di elementi bolscevichi nelle file dei partiti local i, Mosca determina le condizioni necessarie affinché nel giro di pochi anni semplici accordi bilaterali si trasformino, come nel caso della Repubblica Indipendente della Georgia, in vere e proprie annessioni 185 • Il governo dei Soviet teme che la Georgia difenda il ripiegamento finale delle armate bianche di Denikin; timore infondato dal momento che il ministro degli Esteri georgiano dichiarerà al colonnello Gabba, in un telegramma del 5 maggio 1920, che la Georgia è "sempre stata in lotta con Denikin cui truppe entrate in Geor-

185 L' ambiguità con la quale il governo bolscevico intrattiene relazioni con la Georgia è testimoniata a più riprese dal.la corrispondenza del colonnello Gabba con il ministero degli Esteri italiano. Il 5 maggio 1920 in un telegramma in cui è messo in evidenza il rapporto tra georgiani e "sovietisti" Gabba afferma che: "Cicerin assicura che Soviet non hanno intenzioni aggressive contro Georgia[ ... ] Ministro Esteri georgiano ha risposto prendendo atto intenzioni non aggressive, constatandone contraddizione con alcuni atti ostili compiuti dalle autorità soviettiste cli Baku L-.. ) come sconfinamenti cli bande bolsceviche, arresto missione georgiana Baku, sequestro materiale ferrov iario georgiano, interruzione comunicazioni telegrafiche et postali" . Roma, AUSSME, Fondo E-11 , busta 115, foglio 13.

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gia sono state disarmate et internate [ ... ] Georgia non sarà mai base di operazioni ostili contro Russia sovietti sta cui spetta ora chiarire atteggiamento pròprio" 186 • Bisogna a questo punto ricordare che l'organizzazione della Conferenza della Pace, per il modo in cui opera, pone un ostacolo di non poco conto a tutte le potenze minori le quali non vengono convocate in fase di discussione sulle questioni territoriali ma soltanto quando le decisioni sono già state prese dal Consiglio Supremo di Guerra. Alle Potenze minori non rimane dunque che siglare gli accordi che vengono presentati loro. Nel caso del Caucaso, la situazione viene affrontata in maniera ancor più sbrigativa. Anziché nominare una commissione territoriale per esaminare le questioni inerenti i confini e le zone di occupazione, tale compito viene affidato ai rappresentanti militari presso il Consiglio Supremo (generale Belin per la Francia, generale Sack ville-West per la Gran Bretagna, generale Di Robilant per l'Italia, generale Bliss per gli Stati Uniti) che durante la 53° seduta, svoltasi in due successive convocazioni il giorno 4 e 5 febbraio del 1919, affrontano J'argomento solo dal punto di vista logistico-nùlitare. Il problema centrale riguarda la necessità degli inglesi di iniziare la smobilitazione di un contingente militare amplissimo (dì circa 500.000 uomini) allora dislocato nella Turchia asiatica e neJJa Transcaucasia. Nel corso delle due sedute viene deciso che le truppe inglesi verranno sostitu ite, nella zona di Konia e in Transcaucasia da un contingente italiano composto da due battaglioni. Ciò che colpisce è l' assoluta assenza di qualsiasi considerazione in merito alle questioni dell'indipendenza e dell'identità nazionale delle repubbliche del Caucaso, come pure di tutte le altre zone di occupazione delle quali si discute, Palestina, Libia, etc.

186

Telegramma del 5 maggio I920 spedito dal colonnello Gabba al ministero degli Esteri e ali' Alto Commissario italiano a Costantinopoli. Roma, AUSSME, 1920, Fondo E-1 l, busta 115 , foglio 13.

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L'atteggiamento dei Quattro grandi è fonte di profonda delusione per rappresentanti delle repubbliche caucasiche che dall 'Occidente si aspettano un aiuto concreto, soprattutto in termini di forniture di armamenti e munizioni , per riuscire a conservare la propri a indipendenza m, sostegno che non verrà mai concesso soprattulto per ragioni di natura politica. I governi alleati infatti sono diversamente orientati nei confronti di quelle che i russi continuano a rivendicare come "questioni interne nazionali". Nel rivolgere l'attenzione alle aree caucasiche , si continua dunque a mantenere un atteggiamento ambiguo non riconoscendo il governo bol scevico come referen te ufficiale, né appoggiando in maniera diretta il generale Anton Denikin che pure molte potenze alleate, come a esempio gli Inglesi, gli avrebbero preferito 188 • I rapporti con Mosca e i contatti bi laterali si intensificano. Le delegazioni delle repubbliche ciel Caucaso concludono accord i di pace in previsione di un imminente riassetto dell'area e nella prospettiva di affronta re la questione bolscevica in una fase successiva , quando cioè l 'i ntesa tra le repubbliche indipendenti fosse stata sufficientemente consolidata. Una serie di documenti ufficiali testimoni a l'intensa attività diplomatica italiana in q uei territori durante gli anni degli sco ntri tra bol scevichi e truppe bianche per la ri soluzione della guerra civi le.

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·'In tali condizioni non è il caso di un'azione impegnativa appoggiandosi unicamente su codesti governi provvisori e neppure di forni ture di armi propriamente dette". Così il Commissario italiano a Costantinopoli spiega le ragioni per c ui sarebbe stato risch ioso fornire ai uti alle nascenti repubbliche. Telegramma ciel 3 nove mbre 1919 a firma di Sforza e diretto alla Missione militare italiana a Tiflis. Roma , AUSSME, Poncio E- 1I , busta 11 4, foglio 4. 188 In un telegramma del 27 ottobre 1919 diretto alla Missione militare italiana a Tillis. Sforza che ne è il firmatari o dice: "governo Inglese non vuole urtare Dcnikin l, .. ] ebbero luogo colloqu i De Martino Pirclli Sazonoff in cui quest' ul timo ha riconfermato che Russia non riconoscerà maj indipende nza Transcaucasia che riconquisterà al più presto possibile: Russia non riconoscerà concessioni date attualmente dai governi caucasici e considererà qualsiasi atto capace anche indirettamente di rafforzarli come non amichevole" . Roma, AUSS ME, Fondo E-1 1, busta 11 4, fog lio 4 . Sull 'argomento si veda anche il volume di Enrico Serra, Ni11i e la Russia, Bari, Ediz ioni Dedalo, 1975, in particolare le pp. 29-34.

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Eppure, anche la politica italiana rivela, in particolar modo nel passaggio dal Gabinetto Orlando alla presidenza Nitti, un margine di ambiguità affatto trascurabile. Dopo la caduta del governo Orlando, acceso fau tore dell'intervento italiano in Transcaucasia, (nonostante il parere negativo espresso più volte dal re Vittorio Emanuele III, che temeva "urti con la Russia" e l'invio di un contingente troppo numeroso per mantenere l'ordine in Georgia) il primo provvedimento del governo Nitti 189 è l'annullamento della Missione militare italiana, troppo onerosa e contraria al principio della smobilitazione, comunicato ufficialmente al governo inglese il 30 luglio 1919 tramite l'ambasciata italiana a Londra. Si fa strada nelle intenzioni dell'allora primo ministro Nitti, la possibilità di dare alla missione un carattere essenzialmente economico, favorito dai contatti diplomatici avviati con i governi locali dai rappresentanti militari. Relazioni che avrebbero dovuto condurre alla stipula di convenzioni per lo sfruttamento delle risorse petrolifere e minerarie del Caucaso. Dai documenti della missione militare risulta chiaramente la disponibilità di tali governi a stipulare accordi di tipo economico con gli Alleati; non altrettanto dicasi per le concessioni, specie se monopolistiche, riguardanti l'utilizzo delle risorse da parte di qualsivoglia potenza straniera in quanto esse violerebbero la volontà delle neo costituite repubbliche di mantenere la propria indipendenza sia dalla Russia che dall'Occidente. Nel periodo della presenza militare italiana nel Caucaso, il comandante Achille Gabba si attiva con grande operosità. I numerosi rapporti

189

L'avvicendamento al governo italiano, da Sonnino a Nitti , ebbe un suo significato politico nell' impronta prioritariamente economico-finanziaria del nuovo presidente del Consiglio. Afferma Luigi E . Longo che Nitti "vedeva infatti la ricostruzione economica dell' ltalia come coJJegata tanto alla Russia, smisurato serbatoio di materie prime, quanto alla Germania, paese tecnologicamente all'avanguardia". Cfr. L. E. Longo, L'Attività degli Addetti Militari italiani all'estero fra le due guerre mondiali (1919-1939), Roma, AUSSME , 1999, pp. 418.

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sullo sviluppo della situazione bellica all' interno dell'area caucasica mettono in ev idenza le sue doti diplomatiche. I telegrammi e la corrispondenza epistolare con il ministro degli Esteri Tittonì suppliscono alla mancanza di informazioni circa le tendenze dei governi locali a instaurare rapporti con i bo]scevichi, con le truppe di Denikin e con gli elementi turchi presenti nella regione e gettano luce sulle tendenze separatiste dei gruppi etnici del Caucaso meridionale. Gabba asserisce che le relazioni ali' interno di tale contesto sono compromesse a causa delia mancanza di una linea unitaria che favor isca il dialogo fra gli Stati indipendenti e fra loro e il governo bolscevico di Mosca. Come previsto dall'ufficiale italiano, la Russia, risolto il problema polacco, rivolge la propria attenzione al Caucaso approntando una serie di misure per legare a sé le sorti delle repubbliche in vista de]la realizzazione della futura Confederazione sovietica. Così il Trattato stipulato tra la Russia e la Georgia il 7 maggio 1920, che dovrebbe rappresentare una svolta fondamentale per i rapporti tra i due Stati, finirà per annullare il diritto della Georgia all'indipendenza da Mosca. Forte perplessità mostra Gabba in un suo telegramma del 9 giugno 1920 indirizzato al ministro Tittoni, in cui parla del Trattato in termini di "clausole ambigue et gravi che possono costringere Georgia ad intraprendere azioni decisive contro alleati a Batum e ad accettare aiuto Soviet in tale azione" 190 • Il Trattato, che consta di 16 Articoli, viene stipulato tra il rappresentante georgiano Grigorij Hlarionovic Ouratadze, membro della Camera Costituente, e Lev Michajlovic Karachan aiutante del Commissario del popolo per gli Affari esteri. In esso le parti si impegnano al rispetto delle politiche interne dei due paesi; si stabiliscono i confini tra i due Stati (art. 3); si impegnano a combattere le forze interne che si oppongono all'indipendenza georgiana

190

Telegramma del 9 giugno 1920 spedito dal col. Gabba, capo della Missione milita-

re italiana in Transcaucasia, al ministro Tittoni. Roma, AUSSME, Fondo E-11, busta

115 , foglio 13.

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o alla Russia Sovietica (art. 5). Ma proprio l'art. 5, "redatto in termini tali da non lasciare libertà alla Georgia nelle sue relazioni internazionali asservendola alla politica russa," 191 è da considerarsi uno dei tanti punti ambigui a cui fa riferimento il militare italiano. Il Trattato sarà ampliato da un supplemento in cui si tenterà di risolvere ]e controversie tra ]a Georgia e l'Azerbaigian. Una delle caratteristiche di questo periodo è l'atteggiamento che gli Stati caucasici hanno nei confronti delle potenze alleate. Il 10 agosto 1920 a Sèvres, l'Armenia conclude un Trattato con queste ultime in cui tenta di legittimare in 13 punti la propria autonomia attraverso un documento cli ampio respiro in cui si riaffermano i diritti inalienabili alla libertà degli individui di ogni etnia e religione sul proprio territorio192. Versailles aveva evidenziato tutti i suoi limiti nell'affrontare concretamente il futuro riassetto della regione compresa tra il mar Caspio e il mar Nero. Di fatto "il lasciare queste tre repubbliche abbandonate a se stesse condurrà alla creazione di una Balcania transcaucasica o alla assoluta padronanza della grande via di comunicazione Ponto-Caspica da parte di una sola potenza: I'lnghil terra" 193. Così Gabba dà una sua lettura del fenomeno che investe il Caucaso agli inizi degli anni Venti. Una lettura che si rivelerà esatta per ciò che riguarda la " balcanizzazione" dell'area , fenomeno del quale lo studioso americano Zbigniew Brzezinski dimostrando 1'intuizione del militare italiano, nel 1997 scrive nel suo volume The Grand Chessboard: "Eurasia too has its " Balkans", but the Eurasian

191 Telegramma del 7 maggio I920 spedito dal col. Gabba al Ministero degli Esteri di Roma e ali' Alto Commissario di Costantinopoli. Roma, AUSSME, Fondo E-1 I, busta I I 5 , foglio I 3. 192 'fraité entre les principales puissances alliées et l'Arménie signé le 10 aoat 1920 à Sévres. Roma, AUSSME , Fondo E-8, busta 87, foglìo 42. 193 Lettera del colonnello Gabba al ministro degli Affari Esteri Tittoni del 28 gennaio 1920, "I rapporti tra le tre repubbliche transcaucasiche" . Roma , AUSSME, Fondo E- I I , busta 108, foglio 4.

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Balkans are much lager, more populated, even more religiously and ethnically heterogeneous" 1?4. Definizione che corrisponde tuttora perfettamente al quadro tratteggiato. L'importanza delle missioni militari e dei Corpi di spedizione interalleati in Russia, è stata ampiamente riconosciuta dagli storici contemporanei ma meritava un'ulteriore lettura soprattutto per quel che riguarda il ruolo dei militari italiani. Le fonti d'archivio, a tal riguardo, evidenziano l'enorme impegno degli italiani durante il periodo del loro impiego in Russia. Dalla considerazione politica alla descrizione della vita quotidiana russa, dall'episodio strettamente militare alle relazioni economiche - circostanziate e ricche di spunti di riflessione -, dallo studio delle usanze locali alle osservazioni di carattere prettamente diplomatico, quella che si compone è una immagine originale, "nuova" della Russia durante la guerra civile. Le missioni diventano un osservatorio privilegiato attraverso cui si spiano gli aspetti più disparati della poliedrica Russia post-rivoluzionaria piena di contraddizioni e in continuo fermento sociale. Nelle relazioni dei militari italiani, non mancano riflessioni personali e considerazioni riguardo il "difficile bivio" a cui si trova costretto il popolo russo durante lo scontro tra bianchi e rossi. La Russia del biennio 1918-1919 è diversa da quella del periodo successivo , 1919-1921. Ciò emerge dai rapporti ufficiali delle delegazioni italiane ma anche dall'analisi delle questioni di politica internazionale che vede la Russia confrontarsi con un nuovo ruolo, quello di Stato "modello" per le altre nazioni proletarie. Sarà questo uno dei motivi per i quali a Versailles non si è riusciti a eliminare "la formidabile incognita" sul destino della Russia. Afferma Pierre Renouvin: "il governo sovietico non. si è mai mostrato disposto a negoziare, sicuramente perché i movi-

194 z. Brzezinski, Thè Grand Chessboard. American Prùnacy and Jis geostrategic ùnperaLives, New York, Basic·Books,.1997, p. 123.

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menti comunisti sorti in Baviera e in Ungheria lo inducono a sperare in una rapida estensione del bolscevismo"'95 • La Conferenza di Pace manca di comunione di intenti e l'invito rivolto sia ai bolscevichi che ai generali bianchi dì sedersi al tavolo delle trattative, cadrà nel vuoto. Cicerin accetta l'esortazione rivolta dagli Alleati ai bolscevichi e ai generali bianchi di riunirsi presso l'isola dei Principi, non lontano da Costantinopoli. Afferma a tal proposito Victor Serge: "l'ouverture meme des négotiations de Prinkipo signifiait la reconnaissance par Jes Soviets des Etats contre-révolutionnaires en voie de constitution en Sibérie, dans le pays du Don , au Caucase. Politjgue extrérnement dangereuse que les chefs de la contre-révolution - Koltchak et Dénikine - sans doute conseillés par des généraux alliés, firent par bonheur échouer. Comptant sur les offensives du printemps, ils s'abstinrent de répondre à l'offre des puissances età la note de Tchitchérine. Ce fut de leur part une lomde faute." 196

Così l'atteggiamento di non intervento degli Alleati e la politica del "cordone sanitario", proposta e sostenuta da Wilson per isolare e contenere il "fenomeno" bolscevico, saranno mantenuti fino a quando nel maggio 1919 la prospetti va di una rapida vittoria delle truppe dei generali bianchi Kolcak e Denikin spinge i Quattro grandi a compilare un elenco delle condizioni da porre a Kolcak. Breve sarà però l'orientamento assunto dai delegati a Versailles poiché il ribaltamento repentino della situazione, questa volta a favore dei bolscevichi, renderà vana l'accettazione delle proposte fatte all'ammiragl io siberiano. Ancora una volta fallisce il tentativo dì portare ordine laddove la paralisi diplomatica alleata e il ritiro dei contingenti militari stavano incidendo in maniera significativa sÙgli esiti finali della guerra civile. Il principio guida delle considerazioni fatte a Versailles era quello di impedire alla Germania di avvicinarsi alla Russia e strin-

195 196

P. Renouvin, Il trattato di Versailles , op. cit.., p. 115. V. Serge, L'an I de la revolution russe , Paris, La Découvert, 1997, p. 420.

146


gere con essa rapporti commerciali, politici o sociali. Sulla base di tale analisi risulterà chiaro il fallimento di tutti ì piani elaborati, uno dopo l'altro, dagli Alleati. Il presidente del Consiglio italiano, Orlando, era convinto che due fossero le scelte politiche da fare, schiacciare il bolscevismo attraverso spedizion i militari oppure stringere con il governo di Lenin normali relazioni politiche. Gli Alleati non hanno saputo fare né l'una né l'altra cosa. "Abbiamo subìto - commentò Orlando - le conseguenze più spiacevoli di entrambe queste politiche: non facciamo la guerra, ma siamo egualmente in stato di guerra con la Russia" 197 • Una sintesi che da sola riassume mesi di estenuanti, quanto inutili, trattative. La diplomazia fallisce e la guerra civile è vinta dai bolscevichi che battono dapprima l'esercito siberiano e poi mettono in fuga verso la Crimea l'Esercito volontario di Denikin 198 • Il braccio di ferro con le Repubbliche del Caucaso, e in particolar modo con la Georgia, sarà lungo ma alla fine, nel febbraio 192I , condurrà alla sottomissione del piccolo Stato al grande progetto dell'Unione Sovietica. Parallelamente, i governi occidentali invitano coloro che sono ancora schierati contro i bolscevichi a continuare la lotta. Tale orientamento emerge dalla deposizione fatta da Boris Savinkov davanti al Collegio militare del tribunale Supremo della Russia sovietjca nel 1924 quando, alla domanda di riferire sul Congresso di Varsavia del giugno 1921 (organizzato dall'Unione popolare per la difesa della patria e della 1ibertà) in cui avevano partecipato rappresentanti di governi stranieri, egli risponde:

197

P. Renouvin, Il trattato di VersailJes, op. cit., p . 117. L'epopea della guerra civile si ripercuote negli scritti cli alcuni letterari rnssi sensibili al dramma nazionale degli anni 19 I 8-1921. lsaak Babel' scriverà L'Armata a cavallo , monumento della vittoria sovietica sugli esercir.i bianchi mentre Michail Bulgakov, tanto per citare due tra gli scrittori più noti della Russia novecentesca, scriverà La guardia Bianca, (uscito in tre parti) nel quale accanto alla celebrazione ciel valore etico dei Bianchi, vi è la rappresentazione dettagliata della disintegrazione politica e sociale del vecchio mondo. E da ricordare che nel novembre 1918 trovandosi a Kiev dove esercita la professione cli medico, Michail Bulgakov prende parte alla difesa della città contro l'occupazione cli Petljura da Clii trae ispirazione per scrivere i due racconti La straordinaria avventura di un. medico e lo ho ucciso. 1911

147


"Erano tutti molto attenti ed interessati. Dalla Polonia era arrivato Sologub [ .. .]poi l'italiano Staffìnì, addetto militare, il maggiore francese Paguelier e alcuni ufficiali delle missioni militari inglese e americana. Prendevano appuntì, informavano i loro govern i e nel corso dei colloguì che ebbero con me cercarono dì influenzarmi . Una pressione diretta, ufficiale, certo, non fu fatta, ma mi fecero capire che era desiderio dei loro governi che la nostra "Unione popolare" combattesse i rossi" 199 .

3 .5 L'attività di Romei Longh.ena a Varsavia , la guerra russopolacca e la fìne della guerra civile russa . Mentre volge al termine l 'opera delle missioni militari sul territorio russo, dalla Polonia il generale Romei Longhena- colà inviato dopo l'esperienza maturata prima a Pietroburgo in qualità di addetto militare e poi a Varsavia come rappresentante militare italiano della Missione interalleata in Polon ia - continua a descrivere le ripercussioni nella lotta contro il nuovo sistema bolscevico. Caduti, a mano a mano, i vari eserciti dei generali bianchi, eccezion fatta per quello di Denikin ripiegato in Crimea, la capitale polacca diventa il centro dell'interesse della diplomazia internazionale la quale ancora crede possibile rovesciare il governo bolscevico e porre fine all 'esperienza dei "compagni" di Lenin. La Missione militare italiana in Polonia200 , dal novembre 1919 al gennaio 1923, rimane infatti l' unica in contatto con il

199 B. Savinkov, Cavallo pallido, Venezia, .Marsilio Editore, 1993, p. 33 . Su "La Rivista Italiana ciel Petrolio", Quaderno n. I , Il Petrolio del Caucaso, anno 1941, a proposito di una deposizione fatta da Savinkov nell'ambito del processo che lo ' vede coinvolto a Mosca nel 1924 , si legge: "gli inglesi mi dissero ripetutamente e con' insistenza che sarebbe desiderabi le di stabilire in Russia una Unione Sud-Est indipendente, retta da Denikin e alla quale si sarebbero aggregate Georgia e Azerbaigian: in tutto questo io sentivo l'odore del petrolio". 200 Sull'argomento oltre al saggio di A . Biagini, Il problema della Slesia e la Missione militare in Polonia. Fonti e problemi in "Studi Storico-Militari 1991", Roma, USSM"E, 1993, pp. 259-276, si veda anche il contributo cli L. E. Longo, L'Attivi.là degli Addetti Mili.lari italiani all'esteroj-i'a le due guerre mondiali (1919-1939), op. cit., pp. 422-480.

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neo Stato sovietico e ha quindi aperte le vie per constatare e seguire tale evoluzione nei diversi aspetti politici, sociali, economici e militari. Essa ha carattere informativo ovvero deve "osservare e riferire, per quanto possibile, sul misterioso vicino d'Oriente: la Russia bolscevica" oltre che raccogliere informazioni sulla situazione politica dell'Europa orientale. Secondo l'ufficiale italiano, i numerosi rapporti inviati a Roma testimoniano che "la miss ione ha trovato i mezzi per gettare il suo sguardo anche su]l'ex impero moscovita". Le fonti di informazione a cui si riferisce il generale Romei poggiano sulle indiscrezioni rilasciate da alcuni imm igrati russi , conosciuti durante il precedente incarico a Pietrogrado. Tra questi ci sono Sergej Dmitrievic Sazonov (1860-1927), ex ministro degli Esteri negli ultimi anni clell 'Impero e membro del Partito liberal-costituzionale, e Boris Savinkov, ex ministro della Guerra del governo Kerenskij e rappresentante, secondo Romei, delle "tendenze democratiche del popolo e soprattutto dei contadini russi"20 1• Inoltre Romei si serve delle preziose informazioni degli ufficiali italiani che gli vengono di volta in volta assegnati per coadiuvarlo nelle varie funzioni. Tra di ess i vi sono il maggiore Giuseppe Stabile, il capitano Leopoldo Venturi e altri ufficiali che ruotano attorno alla missione occupando incarichi di responsabilità ben sottolineati da Alessandro Gionfrida nel suo volume202 • Agli inizi degli anni Venti, dopo la repentina ritirata delle potenze alleate, Mosca rimane a gestire una difficile situazione interna e gli esiti della guerra ci vile cominciano a dare ragione alla strategia messa in campo dai bolscevichi che prendono il sopravvento sulle armate dei generaJi bianchi anche grazie al dietro-front delle missioni militari occidentali e al disinteressamento degli Stati Uniti alle so1ti del nuovo assetto postbellico in Russia. Tutto viene lasciato nelle mani del Consiglio Supremo

20 1

Relazione del generale Romei al Capo di Stato Maggiore, (Varsavia, 5 marzo 1922). Roma, AUSSME, Fondo E-11 , busta 63, foglio 2. 202 A. Gionfri'da, J\1/issioni e:addetti militari italiani in Polonia (1919-1923), Roma , AUS. SME, 1996,pp . 93-110.

149


cli Parigi il quale lavora ininterrottamente per risolvere le varie questioni di carattere etnico-territoriale. Secondo quanto riferìsce Romei, in Polonia vi è grande esultanza per la ripresa in esame del Consiglio Supremo della questione galiziana annullando così l'ibrida soluzione che ha assegnato quelle terre all 'amministrazione polacca soltanto per venticinque anni. l giornali attribuiscono il merito a Clemenceau, ossia alla Francia. Corrono voci che Pìlzuclski appoggi moralmente e materialmente Petljura nella riconquista cli quella parte dell'Ucraina che Denikin gli aveva tolto. Sulla frontiera galiziana Petljura dà l'idea di essere il vicino che più convenga alla Polonia la quale, ospitandolo ora e aiutandolo poi, lo subordina ai suoi voleri. Addirittura Pilzudski "parlando di un futuro assetto dell'Ucraina, ha espresso l'idea che colà potrebbe formarsi, anziché un solo stato, una confederazione di diversi stati, di cui uno , quello a contatto con la Galizia, potrebbe essere retto da Petljura". In seguito a un radiotelegramma inviato da Cicerin al governo italiano e intercettato dai pol acchi, in cui il governo dei Soviet esprime tutto il suo giubilo per la deliberazione votata dal parlamento italiano circa la ripresa delle relazioni con la Russia, Romei commenterà: "la mia non breve permanenza a Mosca a contatto col governo Bolscevico , i quasi quotidiani vivaci colloqui che ho avuto con Trosky, Cicerin e Karachan quando la nostra missione militare era loro ostaggio, e cinquecento nostri soldati erano stati proditoriamente imprigionati, mi indurrebbero a commentare il radiotelegramma bolscevico. Mi astengo dal farlo , tanto più che possono servire di commento i miei telegrammi ed i miei rapporti inviati da Mosca. Ricordo sol tanto che Lenin, Trosky e Cicerin mi hanno ripetuto più ' volte che il bolscevismo poteva vivere ed affermarsi ad una sola condizione:

che la sua espansione fosse continua"203 .

203

Notiziari e mernoriali ienerali relmivi alla situazione militare, alla politica interna ed estera della Polonia, MMIP al Comando di Stato tvfoggiore a Roma (Varsavia , IO gennaio J920). Roma, AUSSME, Fondo E- 11 , busta 57, foglio 13.

150


Il timore di Romei, come della gran parte de i rappresentanti dei governi occidentali, è quello che le idee rivoluzionarie uscendo dalla Russia possano contagiare vari paesi e creare pericolose insurrezioni. Per tal motivo infatti il governo fran cese abbandonata la politica di sostegno in favore de1la controrivoluzione aveva optato per il sistema del cordone sanitario attorno alla Ru ssia, una specie di messa in quarantena per la nuova classe dirigente moscov ita. Il 1920 si apre con le ripetute sconfitte delle armate bianche. L' Armata a cavallo, di cui il leggendario eroe sarà Semen Budennyj2<)4, entra a Taganrog centro politico mi litare dei bianchi e successivamente occupa anche Rostov. Il capovolgimento del fronte vede il 21 gennaio sciogliersi l'armata nord occidentale per ordine cli Judenic ormai deluso dall ' abbandono della guerra da parte degli Alleati. La maggior parte dei soldati passa tra le file dei bolscevichi . Contemporaneamente viene stipulata una Convenzione militare tra la Repubblica estone e la Russia dei Soviet per la cessazione delle ostilità. Di lì a qualche mese, ovvero nell'aprile del 1920 vi è il riconoscimento polacco dello Stato sovrano e indipendente delI'Ucraina e il suo Direttorio viene presieduto dall'atamano Petljura. L'ex ufficiale dell'esercito russo, Gyllenbogel, facente parte del gran Quartier Generale russo durante la guerra, e ora incaricato d 'affari di Finlandia in Polonia, riferisce a Romei notizie sulla Conferenza che si sta svolgendo a Varsavia tra finlandesi, letton i, polacchi e romeni per iniz iare trattative di pace con il governo di Mosca, Conferenza sulla quale i

204

Il valore della cavalleria cosacca comandata da Sernen Michailovic Budennyj è al centro del tema affrontato da Isaak Babel' nel suo li bro L'Armata a cavallo, un libro avvincente nel quale si confrontano due mondi: quello antico, ricco di cultura e tradizioni e quello che nasce dalla Rivoluzione che reca con sé i caratteri intrinseci di violenza ma anche di libertà . Babel' ha scritto questo romanzo combattendo con i cavalleggeri rossi di Budennyj e quindi traspare in esso tutta la drammaticità delle fasi più inquietanti della guerra civile e della Rivoluzione. Nel 1920 lo scrittore sovietico farà breve tappa anche a Odessa dove troverà ispirazione per scrivere alcune storie, raccolle poi nei Racconti di Odessa, nelle quali figura cli rilievo sarà il bandito oclessita Miska Japoncik. Cfr. T. Babel', L'Armata a Cavallo; Diario 1920, Venezia, Marsilio Editore, I 990 .

15 1


delegati dei quattro Stati mantengono un rigoroso riserbo. Da quella conversazione Romei trae la conclusione che: "se si studia attentamente il fenomeno del bolscevismo, si vede che esso non ha resistito che nei territori prettamente russi. Le popolazioni che non erano tali hanno saputo, in un periodo di tempo relativamente breve, scuotere il giogo bolscevico e trovare una forma propria di governo. Se i popoli prettamente russi non sanno fare altrettanto, vuol dire che il bolscevismo è la forma di governo che loro conviene, cioè la forma autocratica, sia questa personificata dallo Czar o da Lenin"205 •

Romei sostiene che i polacchi possono affrontare i negoziati di pace con la certezza di avere la superiorità sul loro nemico: "Si è detto e ripetuto che l'esercito bolscevico, inquadrato con ufficiali ciel vecchio regime , sottoposto ad una ferrea disciplina, era divenuto un buonissimo esercito moderno. La mia esperienza della Russia non mi ha permesso di crederlo[ ... ] Se gli ufficiali del vecchio regime sono entrati numerosi nell'Esercito rosso, è perché sono stati obbligati a farlo o da leggi draconiane o dalla necessità di non lasciar morire di fame le loro famiglie. Ma quale sentimento di devozione possono nutrire tali ufficiali per un regime che, quando non li ha uccisi, li ha martirizzati in tutti i modi ed ha incitato i soldati a strappar loro le insegne del grado ed a sputar loro sul viso?[ ... J l piani bolscevichi, elaborati da ufficiali ciel vecchio regime e più ancora da ufficiali tedeschi, appaiono buoni e concepiti con tutte le regole dell'arte militare. Ciò che fallisce è l'esecuzione" .

Messo in evidenza il carattere debole del militare russo, Romei Longhena parla della mentalità bolscevica ovvero quèlla di tentare un'azione militare anche limitata, allo scopo di impressionare e di indurre Varsavia ad accettare le proposte di Mosca: "conviene ricordare sempre che Ja vera base di tutto il programma bolscevico, la grande forza su 205

Notizie sulla Finlandia, MMIP al Comando di Stato Maggiore a Roma, (Varsavia, 17 marzo 1920). Roma, AUSSME, Fondo E-11 , busta 57, foglio 25 .

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cui sui fonda tutto il suo avvenire, è la propaganda. Dove le armi non possono vincere , la propaganda vincerà. E l'armistizio e la pace sono per la propaganda le vie più cornode"206 • Tutti gli Stati dell'Intesa hanno spi nto la Polonia a non trattare la pace con j russi ma poi non Je hanno fornito armi e munizioni. Nella stampa italiana di quel periodo balza evidente il giudizio critico nei confronti degli A11eati rei di quel tipo di atteggiamento nei confronti del governo polacco: "un giuoco che si risolve a danno della Polonia e di quelle fra le nazioni dell'Intesa che hanno la fortuna di avere dei camaleonti al governo e delle turbe socialistoidi che sfruttano agevolmente le debolezze del governo stesso. L'Italia è una, se non la sola di queste". L'America gioca il suo eterno doppio gioco. Mentre rifornisce di macchine agricole, cli gonune e pezzi di ricambio per automobili il Governo dei Soviet, al tempo stesso fornisce tutto quello che può alla Polonia (compreso un certo numero di uomini volontari nell'esercito) ma con parsimonia poiché la Polonia non può pagare in oro come fanno i bolscevichi. L'Inghilterra pur avendo riprovato sempre la condotta politica polacca "forse per non venire meno alle sue tradizioni di brava speculatrice, offre in vendita alla Polonia aeroplani, cannoni mentre la Francia offre anche aeroplani, cannoni e persino una piccola partita di cavalli. L'Italia, che in Polonia non ha mai assunto arie di moderatrice solenne o di interessata tutrice, offre aranci e limoni, mentre con tali armi non si vince nessuna guerra"201 • È critico il giornalista italiano Ugo Dadone ne.i confronti del s upporto alleato e, per quel che riguarda l'Italia, la colpa sarebbe "del proletariato che rifiuta d i procedere ai trasporti di armi e munizioni destinate contro il proletariato russo che è il più grande e il più fannullone fra i proletariati e che perciò ha diritto cli fare quel che vuole, compreso il diritto di uccidere anche i proletari polacchi. Q uesto, secondo il governo italiano,

206

Relazione Romei su Apprezzamenti esercito polacco e sulle recenti operazioni militari, MMIP al Comando di Stato Maggiore a Roma , (Varsavia, 8 aprile 1920). Roma , AUSSME, Fondo E-11 , busta 57, foglio 21. 207 "La fine dell' avventura" cli Ugo Dadone, (Varsavia giugno I920). Roma , AUSSME, Fondo E-11, busta 57, foglio 38 .

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sarebbe pressappoco il ragionamento dei cari compagni di Serrati e dell'eroico Misiano208 , i quali non si accorgono che in fondo tutta la questione , spogliata dalla cornice sentimentale di falsissimo oro si risolve in una questione di oro purissimo , a danno del proletariato italiano e dell'Italia in genere. Infatti né il proletariato inglese né quello francese si sognano di impedire sul serio ai propri governi di fare quello che questi credono nell'interesse dell'industria nazionale , contenti anzi di avere assicurato lavoro in continuità"209 • Durante il mese di agosto 1920 incitazioni a costituire Soviet sono rivolte ai soldati polacchi con radiotelegrammi2 10 e continuano ancora per molto altro tempo fino a creare le premesse di una penetrazione culturale 208

Giacinto Menotti Serrati , politico e giornalista italiano fu sostenitore della causa socialista e operaia e si dedicò alla propaganda e alla formazione di associazioni. Trovò riparo in Francia e quindi in Svizzera, dove partecipò attivamente alla costituzione del Partito Socialista italiano. Rientrò in Italia nel 1911 dove fu coinvolto rapidamente nella direzione del Partito Socialista Ital iano, su posizioni massimaliste. Nel 1914 subentrò a Mussolini nella direzione dcll'"Avanti!" e intraprese una fo1te campagna contro l'intervento italiano nella prima gue1Ta mondiale. Inviato alla Conferenza di Zinunerwald nel 1915 si avvicinò ben presto alle idee di Lenin . Inviato alla Terza Internazionale comunista accettò la fusione col Partito Comunista cl 'Italia. Francesco Mi siano aderì al Partito Socialista italiano nel 1907 a Torino, dove divenne dirigente del sindacato dei ferrovieri. Nel 1915, per non prendere paite alla gue,rn fuggì dall'Italia e così fu condannato per diserzione. Per non scontare la pena ripai·ò a Zurigo, dove entrò in contatto con diversi italiani già disertori, tra i guaii l'amico Bruno Misefari, l'anarchico di Calabria. Nella città elvetica divenne collaboratore ciel Partito Socialista e tra il 19 I 6 e il 19 I 8 direttore del settimanale L'Avvenire del Lavoratore. Svolse un'intensa attività propagandistica e organizzativa tra i lavoratori svizzeri e immigrati provenienti eia varie pa1ti d'Europa. Successivamente nel 1918 si trasferì a Berlino dove, a fianco cli Rosa Luxemburg e Karl Liebk11echt, partecipò ai Moti Spartachisti. Nel 1921 prese parte attivamente alla fondazione del Partito Cormmista ltaliano, diventandone anche membro in Parlamento. Ben presto fu costretto all'esilio a causa della sua attività antifascista. Decise quindi cli vivere a Berlino, sede centrale del "Soccorso Operaio Internazionale". 209 " La fine dell 'avventura" di Ugo Dadone, op. cit. 2 10 Roma, AUSSME, Fondo E- 1I , busta 57 , foglio 46. Affermerà l' anno' dopo Romei: " il colonnello Kukowski, capo elci Gabinetto del generale Sikors.ki, mi ha confidato che Governo polacco ha scoperto vasto complotto comunista capitanato da Karachan cli cui fanno parte element.i locali soprattutto ebraici et ruteni et e lementi russi entrati clandestinamente in Polonia. Insurrezione comunista avrebbe dovuto scoppiare a Varsavia giorno sette ottobre. In altro telegramma si legge che il movimento doveva scoppiare a Varsavia e occupare cli sorpresa la residenza del Capo dello Stato, la Dieta, il Castello dove trovasi ministro della Guerra e il palazzo dello Stato Maggiore. Complotto sventato dalle misure prese dal generale Sikorski". Lettera-telegramma di Romei allo SMRE di Roma , (3 ottobre 1921). Roma, AUSSME, Fondo E- 11, busta 58, foglio 14, "Attività comunista".

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delle idee bolsceviche a più livelli della vita sociale. È all'orizzonte la definitiva sconfitta dell 'unico superstite dei generali bianchi, Vrangel', e di tale imminente disfatta è consapevole anche Romei non appena viene a conoscenza del fatto che nei primi giorni del mese di ottobre è stato concluso l'accordo fra Machno e i bolscev ichi circa la cooperazione in combattimento211. Il 10 novembre 1920 la disfatta delle truppe di Vrangel' nella regione di Perekop e la cattura dei prigionieri da parte dell'Armata rossa pongono fine alla guerra civile. Dopo le sconfitte di Vrangel', di Petljura e di Balachowicz, i loro rappresentanti militari e diplomatici che risiedono a Varsavia, continuano a rimanervi cambiando semplicemente la denominazione delle loro missioni e sostituendo all'uniforme l'abito civile: il generale Makarov, con tutti gli ufficiali del suo seguito, rappresentante l'esercito di Vrangel'; il generale Permiki n, col suo Stato Maggiore , già comandante della 3" Armata russa; il generale Zelinskij, con un seguito di ufficiali, rappresentante le truppe di Petljura. Fra i diplomatici vi è ancora qualche resto dell'antica missione inviata eia Denikin; vi è infine Savinkov, l'ex capo dei terroristi russi al tempo dell' Impero, poi nùnistro della Guerra durante la parentesi di Kerenskij e infine organizzatore dei moti rivoluzionari e terroristici dei socialisti di sinistra durante i primi mesi del governo bolscevico. Savinkov ba formato in Polonia la 3a Armata russa e, dopo la disfatta di questa , ha continuato la guerra contro l'esercito dei Soviet, seguendo la piccola amiata di Balachowicz durante le operazioni nella Rutenia bianca. "Non è a credere, però" afferma Romei "che tutti questi comitati diplomatici e militari svolgano un lavoro concorde contro il loro comun nemico: il bolscevismo . Ognuno tira l'acqua al suo mulino. I capi cercano, ognuno per conto suo, di assicurarsi l'appoggio del governo polacco e dei rappresentanti delle potenze dell'Intesa per avere aiuti materiali al presente e la promessa di maggiori ricompense nel futuro. Perciò, invece di un

211

Relazione injòrmativa alla data del 1 rwvernhre 1920. Crimea e Caucaso. Rappo1ti del Comando Supremo dell'Esercito polacco. Roma, AUSStvlE, Fondo E-11, busta 57, foglio 18.

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lavoro di cooperazione, ne deriva un lavoro disgregante di concorrenza. Fra tutti i personaggi sopra nominati, Savinkov è certamente il più importante, sia perché

è uomo essenzialmente d' azione, sia perché il suo programma estremamente democratico e nettamente anti-zarista è quello che più si accorda con le aspirazioni attuali del popolo russo; sia infi ne perché gode l'appoggio materiale e morale del capo dello Stato Pi!zudski e del ministro della Guerra Sosnkowsb, che hanno avuto nel passato con Savinkov comunanze di aspirazioni e di opere"21 2 .

Segue intervista a Savinkov il quale dice: "il bolscevismo non si abbatterà con la forza delle armi. Qualsiasi intervento armato straniero non farà che inasprire gli animi e giovare alla causa bolscevica [ ... J i fatti dimostrano che 1' intervento armato è stato non solo inutile ma dannoso. Il bolscevismo è destinato a cadere da sé, non così velocemente come è nato ma con la stessa facilità"213 •

2 12

MMIP al Ministero della Guerra, (Varsavia 9 febbraio 192 I) . Roma, AUSSME, Fondo E-11, busta 58 , foglio 10, "Comitati e comandi militari russi antibolscevichi in Polonia". 2 13 Ibidem.. Segue nello stesso fascicolo un elenco delle attività degli emigrati russi antibolscevichi in Polonia (9.2.1921 -17.12.1921) e una lettera di Boris Savi nkov al generale Romei, capo della Missione militare italiana in Polonia (in francese), ne lla quale il "democratico" russo ribadisce la possibilità di poter ancora ostacolare i progetti bolscevichi poiché "les armées polonaise et roumaine dépassent de beaucoup, en effectif, la soviétiste, et sont beaucoup mieux années et équipées, - en dépit de toutes les d ifficultés financières et autres , que celle-ci". Fra il 13 e il 15 giugno 1921 Savinkov organizza in Polonia il Congresso russo antibolscevico a cui parteciperanno 41 congressisti provenienti da diversi luoghi d'Europa e in cui si delibera di "continuare fino all'estre mo la lotta contro i bolscevichi ; lotta contro tutti i tentativi di restaurazione dell'antico regime; dopo il rovesciamento del regime sovietista smobilitare l'armata rossa; lasciare la terra ai contadini costituendo la piccola proprietà privata; rigenerare le industrie sulla base della proprietà privata e delle unioni professionali , cooperative sotlo i1 controllo dello Stato, al di fuori di qualsiasi concetto di socializzazione; applicare i concetti democratici sulla base della volontà popolare; convocare la Costituente con voto generale uguale e diretto; riconoscere l' indipendenza dei popoli e delle regioni che si sono staccate dall 'ex Impero russo e concludere con g li stessi accordi militari, politici ed economici sulla base di libere alleanze" . Speranze che si concretizzeranno, in modi e con caratteristiche diverse, ma soltanto settant' anni piL1 tardi . MMIP al ministero della Guerra , Divisione Stato Maggiore e a Stato Maggiore Regio Esercito d i Roma (Varsavia, 21 giugno 1921). Roma, AUSSl\fE, Fondo E-11, busta 58. fogl io 11 , Congresso russo antibolscevico in Polonia, Relazione n. I 54 di Romei in 16 pagine.

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APPENDICE DOCUMENTARIA



Documento n. 1

Consiglio Supremo di Guerra, Sezione italiana, Delegazione italiana per la Pace sezione militare. Notizie militari-politiche sulla Russia e sulla Siberia2 14 Sono note le vicende attraverso le quali la Russia, crollato il regi1ne zarista e travolto dai massimalisti l 'ejjùnero governo di Kerenskzj, si staccò dall'Intesa e giunse alla pace di Brest-Liiovsk (3 1narzo 1918) che non ebbe mai attuazione cornpleta (il trattato di pace dell'Intesa con la Germania lo considera nullo come quello di Bucarest). È utile però ricordare che in virtù di esso la Russia veniva a perdere la sovranità su parecchi territori, mentre altri dichiaravano la propria indipendenza; abbattuto dalla rivoluzione il potere centrale, era inevitabile che prendessero il sopravvento le.forze centrifughe. Il trattato prevedeva il1fatti la costituzione dei seguenti Stati indipendenti: Regno di Finlandia; Principato dei Paesi Baltici (Estonia, Livonia, Curlandia); Principato di Lituania; Regno di Polonia; Repubblica d'Ukraina. Contemplava. inoltre l'indipendenza della Bessarabia ( ceduta poi alla Romania col trattato di Bucarest - maggio 1918), e la cessione alla Turchia di una parte della Transcaucasia (all'incirca. le province di Batwn e Kars). Gli Stati dichiarati indipendenti, avrebbero però dovuto, secondo le mire di Berlino, diventare più o ,neno vassalli della Germania, che progettava di porli sotto la sovranità di prìncipi tedeschi. Nel frattempo avevano dichiarato la propria indipendenza parecchi altri territori, cosicché si erano.formate le seguenti repubbliche di va.rio orientamento politico e sociale: Governo della Russia Settentrionale; Repubblica della Russia Bianca;

2 14

La presente re lazione "notizie militari-politiche sulla Russia e Siberia (luglio 1919)" si trova presso l'Archivio cleWUfficio Storico di Roma, Fondo E-8, "Varie Russia".

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Repubblica della Tauride; Repubblica dei Cosacchi del Don; Repubblica dei Cosacchi del Kuban '; Repubblica del Causaso; Repubblica di Georgia; Repubblica di Azerbaigian; Repubblica di Kazan '; Governo di Samara; Repubblica dei Tartari e Baskiri; Repubblica del Turkestan etc . Anche la Siberia si era staccata quasi completamente dalla Russia ed in essa si formavano i governi di Omsk, di Tom.sk, dell' Ural, della Siberia autonoma a Vladivostok, etc . Pure a Brest-Litovsk era già stata conclusa la pace con l'Ucraina . In seguito, parecchi Stati, pur conservando una forma di indipendenza nominale, passarono sotto l'influenza, o meglio alle vere e proprie dipendenze del governo dei Soviet, mentre altri prendevano un orientamento nettam.ente bolscevico. Il territorio dell'antico Impero moscovita, si può quindi ora considerare diviso in due grandi gruppi: uno facente capo a Mosca e costituente la Russia bolscevica; l'altro formato dagli stati confinanti con. la Russia e dai diversi governi russi e siberiani (la cuifì,1,sion.e sotto un.a direzione unica si realizza nel nome di Kolcak) in lotta contro il bolscevismo. Il quadro politico dei territori cieli' ex Impero russo nel luglio 1919 può pertanto così riassumersi: il gruppo Bolscevico - Russia dei Soviets (Repubblica socialista federativa sovietista Russa) e governi locali minori aderenti al governo massimalista; il gruppo antibolscevico costituito: a) dagli Stati già facenti parte dell'Impero e dichiaratisi indipendenti, e da quelli con esso confinanti e cioè: Finlandia, Estonia, Paesi lettoni (Curlandia e Livonia) Lituania, Polonia, Romania; b) dai governi che mirano alla ricostituzione dello Stato russo e che hanno aderito al movimento diretto da Kolcak, ossia nella Russia set, tentrionale, il Governo provvisorio per il nord della Russia; nella Russia meridionale, il Governo dell'Esercito volontario che comprende, oltre l'Esercito volontario di Denikin i Cosacchi del Don e di Kuban ', la Repubblica della Tauride e la Repubblica del Caucaso; in Siberia il Governo Siberiano; c) dai governi che, pur non essendo decisamente antibolscevichi e trovantisi, per la loro pregiudiziale di indipendenza, in con.trasto col pro160


gramma di Kolcak, avversano più o meno risolutaniente il Governo di Mosca, come la Repubblica Ukraina, il Governo Transcaspiano etc . d) da bande locali con attitudine spesso incerta,facili a passare da un campo all'altro, dedite :,,pecialmente al saccheggio, dipendenti da capi ambiziosi e rapaci, non legate ad alcun .~pecìale governo; carne la banda di Grigor 'ev (che sembra padrona di Odessa, i Cosacchi di Semenov in Siberia, le diverse bande che scorazzano lungo la Transiberiana, etc.) .

Quadro della situazione politica nell'ex Impero russo. La Repubblica Socialista Federativa Sovietista Russa - La dittatura di Lenin, Trockij e Cicerin, comprende nella sua sfera di dominio gran parte della Russia Centrale. Sede degli organi direttivi ed amministrativi del governo massimalista è Mosca; ma una particolare importanza è venuta riacquistando , negli ultimi tempi, Pietrogrado , dove le grandi masse operaie, riunite ìn potenti associazioni politiche sul tipo dell ' unione professionale, presieduta dal Tomski (è nota l' importanza che la corporazione delle officine Putiloff ha avuto negli avvenimenti dell'autunno 1917) determinano il sorgere di tendenze e di correnti alla cui influenza non può sottrarsi l'indirizzo politico dell'organizzazione centrale sovietista di Mosca , organizzazione che, per effetto della sua stessa costituzione, risente necessari.amente delle tendenze politiche delle masse. Per avere un'idea del modo in cui si è formato il Governo dei Soviets e su quali basi poggi, basta riportarsi alla "Costituzione" , legge fondamentale della Repubblica massimalista, emanata il 10 luglio 1918, dal V Congresso panrusso dei Soviets. Il Congresso panrusso dei Soviets si compone dei rappresentanti dei Soviets urbani e rurali; questi rappresentanti eleggono un comitato esecutivo panrusso (200 membri al massimo), che è interamente responsabile davanti al Congresso ed è l'organo supremo di legislazione, d'amministrazione e di controllo nella Repubblica federativa; questo comitato centrale, almeno due volte all'anno, deve convocare il Congresso dei Soviets per rendere conto della sua attività e 161


per esporre la situazione delle varie questioni di politica generale. Ma un altro organo direttivo esiste al di sopra del comitato centrale; questo è il Consiglio dei commissari del popolo (ossia ministri) che in numero di 18 rappresentano il vero e proprio potere esecutivo. I Soviets regionali, poi, sono gli esecutori e i tutori delle leggi emanate dai commissari del popolo; a essi spetta l'applicazione cli tutti i decreti emessi dal governo centrale, l'adozione di tutte le misure atte a sviluppare la vita culturale ed economica del proprio teITitorio (sono parole della Costituzione del 10 luglio) , la soluzione di tutte le questioni d 'interesse locale e, sopratutto, l'applicazione, spesso difficile, dei decreti di requisizione. Da questo quadro sintetico dell'organismo statale massimalista è faci le comprendere come l'autorità sovrana del popolo , proclamata nella premessa della Costituzione, si annulli di fatto nelle mani di 18 commissari , missari, sui quali può avere buon giuoco la volontà di pochi uomini . Ciò spiega la posizione che Lenin-Trockij-Cicerin sono venuti assumendo in seno al governo centrale . La situazione attuale del governo bolscevico può ritenersi abbastanza forte, ma non bisogna, per questo, credere in un appoggio convinto delle masse rurali che costituiscono la grande maggioranza della nazione e che un mutamento cli tendenze si sia manifestato in quella parte della nazione rimasta, fino ad oggi, passiva o contraria, al governo centrale massimal ista. Molteplici , e talora d'ordine duramente negativo , sono le ragioni che hanno concorso ad assicurare una certa stabilità al regime sovietista: il continuo accrescersi e rafforzarsi del!' esercito rosso, che, costituito, in principio, da elementi eterogenei e di qualità dubbia, è venuto ' assorbendo a mano a mano il personale delle officine chiuse successivamente per mancanza di lavoro (il 70% degli operai di Pietrogrado e di Mosca è stato arruolato a forza nell' Armata rossa volontaria) e molti elementi di tendenza anti-rivoluzionaria (ex-uffic:iali , ex-impiegati) che il nuovo stato cli cose ha costretto a mettersi al servizio del governo rivoluzionario per campare la vita; il regime di violenze e di persecuzioni instaurato contro tutto ciò 162


che non è «bolscevico», in generale e contro la borghesia in particolare. Tuttavia, negli ultimi te mpi, l'azione dei comitati cli repressione e di contro-preparazione, destinata a sventare le possibili mene degli antirivoluzionari, è andata gradatamente attenuandosi: ma se i mercenari cinesi, lettoni e finlandesi, incaricati delle repressioni , hanno rallentata la quotidiana opera di ecc.idi e di violenze, il terrore delle persecuzioni passate grava tuttora sulle masse, contribuendo a mantenere nell'apatia e nella passività anche gli elementi d'ordine contrari al bolscevismo; il timore che un'azione anti-bolscevica favori sca il ritorno dei vecchi sistemi e lo scatenarsi di rappresaglie da parte della borghesia. L'azione dei "generali" (così in senso spregiativo, sono chiamati Kolcak e Denikin) è guardata con diffidenza appunto perchè si teme che ess i mirino a restaurare l'antico regime; la impossibilità di ottenere r(fornimenti all'infuori degli organi statali, dato 1'accentramento dei mezzi cli vettovagliamento nelle mani dei

dittatori cli Mosca. Questa impossibilità di vita al di fuo ri dell'aderenza, anche passiva al bolscevismo ha determinato l'asservimento completo degli elementi appartenenti ali 'antico esercito imperiale e delle masse socialiste minoritarie, la cui primitiva irriducibilità di fronte alla dittatura di Lenin è andata a mano a mano diminuendo ; l'ammissione delle organizzazioni "mensceviche" e pe1:fìno della piccola borghesia (note sono le ragioni esposte da Lenin nei suoi opuscoli su questo ravvicinamento) alla cooperazione . Tecnici, periti e speciali-

sti della borghesia russa e di quella straniera pongono la loro intelligenza a favore della causa sovietista. Quest'ultimo fatto come l'appello di mettere le loro capacità professionali al servizio della Repubblica dei Soviets (enorme organismo ricco cli braccia e di materia, ma che difetta essenzialmente di intelligenze ordinatrici e di elementi tecnici), chiaramente dimostra che la necessità cli ricostituire la borghesia distrutta nei mesi del terrore rappresenta un problema di capitale importanza, la cui soluzione, secondo il concetto di Lenin, se può costituire nel momento attuale una forza, può nondimeno essere una fonte di debolezza per gli organismi proletari comunisti; 163


La presenza di un esercito nwneroso già incamminato sulla via della disciplina, del quale si spera accrescere in breve e gli armamenti e gli effettivi (la coscrizione è stata imposta dagli avvenimenti a Trockij , nonostante il suo odio per tutto ciò che è vecchio ordinamento). Occorre inoltre notare che il governo centrale, per effetto delle continue requ isizioni di armi, si trova presentemente in grado di soffocare qualsiasi tentativo contro-rivoluzionario non aiutato dall'esterno, come è avvenuto nelle frequenti rivolte di contadini, specie nei distretti di Mosca e di Tuia. Se si aggiunge il miglioramento della situazione alimentare (verificatosi col sopraggiungere della buona stagione) e la recente intesa colla Repubblica dei Soviets ukrain.i, si deve concludere fondatamente che, nel momento attuale, la situazione del governo bolscevico, pur insidiato da profondi e forse incurabili mali, dà l'impressione di una relativa solidità. Ciò non deve però trarre in inganno: gli stessi commissari del popolo non si fanno il1usioni sulla situazione: i quotidiani appelli radiotelegrafici inviati da Lenin al proletariato internazionale, perchè accorra in aiuto della minacciata rivoluzione socialista; le mene bolsceviche presso i rappresentanti dei socialisti dell'Intesa, in vista di una comune azione per la salvaguardia della dittatura rossa; le continue rivolte regionali che sono chiaro indice delle tendenze delle masse rurali, contrarie ai Soviets, perchè in essi vedono solo organismi di requisizione e dj imposizione; il frequente dualismo che si manifesta in seno alle organizzazioni operaie, tutte le incertezze delle masse, tutti gli sforzi, insomma, che il triumv.irato di Mosca compie per trovare una via di uscita, sono chiarissimi indizi della reale precaria situazione in cui il comunismo russo si dib~tte.

Il governo Provvisorio per il nord della Russia - Questo Governo, insediato ad Arcangelo, e che amministra a mezzo di un commissario anche il distretto cli Murmansk , è costituito da elementi locali socialisti moderati, favorevoli all'elezione di un'Assemblea russa costituente; ne è capo un certo Cajkovskij. La sua posizione, di carattere nettamente antibolscevico, è rafforzata dalla presenza nella regione dei con164


tingenti alleati. Il programma politico di Cajkovskij tende alla fondazio ne , in un primo tempo, di una federazione fra gli Stati della Russia settentrionale , con l'intend imento di costituire - più tardi - una più grande confederazione, che riunisca tutti gli Stati contrari alla dominazione bolscevica, in attesa che un 'Assemblea costituente dia alla Russia un governo definitivo. Poiché il governo è aiutato fi nanziariamente dagli alleati, questi si sono riservati il controllo sui pubblici servizi e sulle spese ad esse relative; per tutto il resto però l' amministrazione civile è affidata completamente alle autorità locali. Negli ultimi tempi questo governo ha dichiarato di aderire al progetto d i Kolcak, riconoscendolo come rappresentante dell'intera Russia.

La Finlandia - Jn Finlandia, dopo la proclamazione dell 'indipendenza, si è costituito un governo provvisorio, sostenuto da tutti i partiti (esclusi i socialisti estremisti) e assistito da un Senato elettivo nel quale sono rappresentate, in parti all 'incirca uguali, le tendenze monarchiche e quelle repubblicane . Il primo governo finlandese, nato con l'appoggio della Germania (ne era a capo un certo Swinkufoud), era naturalmente di tendenza prettamente tedesca. Con la caduta dell' Impero germanico , tali tendenze si sono molto attenuate: a Swinkufoud successe, quale capo del governo Provvisorio , il generale von .Karl Gustav Mannerheim, che provvide subito al congedo di tutti quei funzionari che si erano compromessi come pro-germanici. Secondo notizie dell ' ultima ora, risulterebbe che la Dieta Finlandese ha eletto presidente il professore Stalberg al posto del generale Mannerheim. L'indipendenza finlandese è stata ormai ufficialmente riconosciuta dalla maggior parte degli Stati dell'Intesa ed il governo ha cercato sino ad ora distabilire cordiali relazioni con le potenze dell'Intesa . La crisi economica e la deficienza di vettovaglie hanno creato molte difficoltà al governo e gli hanno impedito di appoggiare gli altri Stati baltici nella lotta antibolscevica come sarebbe stato desiderabile e come sarebbe stata forse sua intenzione , nonostante le sue dichiarazioni di non volere immischiarsi nelle faccende politiche interne della Russia e di 165


voler combattere solo per salvaguardare la propria indipendenza. Pietrogrado avrebbe potuto da tempo essere occupata, ma poiché l'ex capitale russa rappresenta una aspirazione comune dei finlandesi e delle forze russe ed estoni operanti col generale Judenic a sud del golfo di Finlandia, le loro gelosie reciproche hanno impedito fino ad ora che si stabilisse la cooperazione indispensabile per la occupazione di Pietrogrado. Fin dal marzo ultimo scorso colonne cli Finnici bianchi, con l'appoggio del governo provvisorio, varcarono la frontiera per combattere i bolscevich i ma probabilmente anche con lo scopo occulto cli tenersi in misura di prevenire a Pietrograclo le forze estoni e le truppe alleate cli Arcangelo. Un colpo di mano sulia ex-capitale sarebbe forse allora facilmente riuscito, seno nché il governo di Mosca, di fronte al delinearsj della minaccia rafforzò notevolmente detto fronte, in modo che ora difficilmente l'operazione potrebbe riuscire senza la cooperazione delle forze operanti a sud-ovest di Pietrogrado. Recentemente, dopo il riconoscimento di Kolcak quale rappresentante del governo russo, Judenic (capo delle forze volontarie del Nord) che agisce in completo accordo con esso, ha potuto intavolare, con esito soddisfacente, trattative col governo provvisorio, motivo per cui all'offensiva contro Pietrogrado non si opporrebbero ora che ragioni logistiche, essenzialmente il vettovagliamento della città. Il Governo di Lenin sente tale minaccia e sta prendendo seri provvedimenti (proclamazione dello stato d'assedio, mobilitazione del le classi 1879-1901, pien i poteri al comandante della piazza, colonnello lettone Vatsetis, per la difesa della città la cui caduta avrebbe certo un notevole contraccolpo sul già instabile equilibrio del governo massimalista) . La Finlandia avrebbe forse potuto ottenere notevo,li aiuti dalla Svezia, se non fosse tuttora aperta la controversia circa le isole Aland, che appassiona vivamente questi due paesi. La Svezia insiste perché la questione sia risolta al più presto mediante un plebiscito che, secondo ogni probabilità, le darebbe il possesso delle isole; in compenso essa sarebbe anche disposta a qualche rettificazione cli frontiera in favore della Finlandia. Quest' ultima invece si dichiara pronta a radiare le fortificazioni esistenti nelle isole, ad accordare agli isolani larghi privilegi (non però l'au166


tonomia); ma è nettamente contraria ad un plebiscito ed a portare la questicme alla Conferenza della Pace , giudicando ciò come implicante una rinuncia di sovranità. Le principali potenze alleate ed associate hanno riconosciuta la opportu nità cli sostenere le organizzazioni locali della Finlandia e delle province baltiche (Estonia , Lettonia, Lituania) che danno affidamento di assicurare l' ordine e la tranquillità in quelle regioni , e di inviare approvvigionamenti e materiali bellici d'ogni genere. A questo scopo , mentre commissioni americane continuano a provvedere per l'invio di vettovaglie, l'Inghilterra ha avuto l' incarico cli fare quanto è necessario per la costituzione , l'inquadramento , l' equipaggiamento ecc. delle forze militari locali. Una commissione militare interalleata, con a capo il generale inglese Gough, comp ie sul posto Io studio della situazione militare, dà consigli ai governi locali sulle questioni militari, provoca l'inv io dei mezzi necessari . Dal generale Gough dipendono le missioni mi litari distaccate in Finland ia (Helsingfors), in Estonia (Reval), in Lettonia (Riga) ed in Lituania (Kovno) , esse sono costituite, in genere, con personale inglese e francese.

L'Estonia - Quantunque i bolscevichi abbiano tentato la costituzione in Estonia di un governo dei Soviets, questa regione si è fino ad oggi sottratta alla dominazione bolscevica e lotta anzi con successo contro di essa. Si è ivi costituito un governo provvisorio , con a capo il signor Poska, ove sono rappresentati i diversi partiti politici socialisti, non estremisti inclusi , e che ha nome di Consiglio Nazionale . Nella seduta della Costituente del 19 maggio 1919 , a Reval, è stata proclamata l'autonomia e I'indipendenza dello Stato estone, con una solen ne dichiarazione di lotta decisiva contro il bolscevismo. Il governo estone si è anche da tempo del tutto emancipato dall ' influenza tedesca ed anzi, in Lettonia, ha sostenuto il governo intesofilo di Ulmanis, avversato dai tedeschi, ciò che ha causato torbidi a Riga e conflitto fra Estoni e Lettoni da una parte, e la Landwehr balti167


ca dall'altra; questa, in unione alle truppe di Von der Goltz, comandante le forze tedesche che ancora si trovano nelle province baltiche, ha anche, qualche tempo fa, attaccato le retrovie delle truppe estoni operanti contro i bolscevichi, occupando Vender (a nord-est di Riga); numerosi combattimenti si accesero allora su tutto il fronte da Riga a Marienburg; gli Estoni ripresero Vender ed occuparono Riga, con l'intendimento però di restituirla al governo lettone; pare infatti imminente il trasferimento colà di detto governo. In seguito ali ' intervento della Missione Interalleata è stata conclusa una tregua (4 luglio 1919) ed è da ritenere che l'avvenuto ritiro delle forze tedesche e lo scioglimento, in corso, della Landwehr baltica, valgano ad eliminare ogni ulteriore conflitto. In questi ultimi tempi gli estoni, sosten uti dalle forze prettamente lettoni , hanno completamente liberato il territorio nazionale dai bolscevichi; ed anzi hanno portato le loro truppe al di là dei confini del1' Estonia. Allo scopo di dimostrare agli elementi p:iù avanzati locali che il governo estone non ha mire territoriali, ma tende solo alla liberazione del paese e non vuole immischiarsi nelle cose interne russe, il governo estone ha ufficialmente dichiarato di sospendere ogni avanzata su Pietrogrado . Per tanto le forze che, agli ordini di Judenic, minacc iano questa città da occidente, sono composte solo da volontari del nord, scandinavi ed ingermaniandesi. È da ritenersi però che il governo estone, se avrà da Kolcak garanzie di autonomia nel futuro riassetto della Russia, non negherà l' appoggio delle sue forze ad una eventuale avanzata su Pietrogrado. Per ora Kolcak ha fatto conoscere, a mezzo di Judenic, di non potere assumere impegni espliciti, dovendo la questione essere sottoposta all'Assemblea nazionale. Ciò no11_ostante è probabile che il governo estone, comprendendo la necessità -di uno sforzo unico contro i bolscevichi, si accontenterà di una semplice dichiarazione di Kolcak che prometta di rispettare l'indipendenza dell'Estonia, se essa verrà riconosciuta dall'Intesa. La Lettonia - Durante l'occupazione germanica in Lettonia (Livonia e Curlandia) si costituì un governo locale Provvisorio, di carattere

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socialista moderato, i cui atti erano però del tutto subordinati alle autorità militari d 'occupazione. Iniziatosi, dopo l'armistizio, il ripiegamento delle truppe tedesche, i bolscevichi occuparono quasi tutta la Curlanclia e insediarono a Riga un governo dei Soviets (Repubblica sovietista lettone). Il governo lettone si trasportò allora a Libau, che divenne centro di resistenza contro i bolscevichi. Numerosi lettoni sono però tuttora partigiani dei bolscevichi, e parecchi di essi costituiscono reparti fra i più solidi dell'esercito rosso; si spiega quindi come la Lettonia non abbia potuto che opporsi assai debolmente al bolscevismo, e come, dovendosi appoggiare, per resistere, alle truppe tedesche, il suo governo sia finora rimasto completamente esautorato. Le fortunate operazioni degli estoni, insieme colle forze tedesche-lettoni-lituane, hanno, alla fine del maggio 1919 , liberato Riga e quasi tutta la Lettonia dai bolscevichi. La presa diede però origine a conflitti con i tedeschi ed a violente rappresaglie contro gli abitanti accusati cli comunismo; in seguito a questi torbidi fu rovesciato il ministero di Ulmanis, che mostrava tendenze intesofile, ed insediato a Libau, Neeclva, germanofilo. Ulmanis fu costretto a rifugiarsi a bordo cli navi dell'Intesa, stazionanti nel porto cli Libau. Il ritiro però delle forze tedesche e lo scioglimento della Landwehr baltica, hanno permesso il ritorno al potere di Ulmanis e la costituzione di un ministero di conciliazione , cosicché si può s perare che il governo locale, sostenuto dall'Intesa, possa rafforzarsi e ristabilire l'ordine nel paese. In conclusione, si può dire che in Lettonia non vi è un governo, ma il paese si trova ora sotto la dittatura militare del principe Lieven (un ex ufficiale della guardia imperiale russa). Appartiene alla stessa famiglia livone della nota principessa Lieven ambasciatrice cli Russia a Parig i sotto il regno di Luigi Filippo. Disponendo di un certo ascendente personale, di molti mezzi, di larghe aderenze in Germania, riuscì ad ottenere da questa la liberazione cli un certo numero di prigionieri di gue1rn russi e con questi formò il primo nucleo delle sue truppe. È sospetto cli germanofilia; egli però ha esplicitamente dichiarato di astenersi da qualsiasi atto politico desideroso solo di adoprarsi per ristabilire l'ordine nella sua patria e si è posto sotto l'autorità dell'Intesa, comandante cli uno speciale corpo di volontari lettoni. L'indipen169


denza lettone è stata finora riconosciuta dall'Inghilterra e dalla Francia: di fatto, se non di nome, anche dagli Stati Uniti , che hanno stipulato regolari contratti a lunga scadenza col governo di Ulmanis.

La Lituania - La Lituania appartenne al regno di Polonia sino alla fine del secolo XVIII, epoca in cui, collo smembramento di questo, passò a far parte dell'Impero moscovita, pur conservando qualche prerogativa di autonomia, come granducato annesso alla corona dei Romanov. Scoppiata la rivoluzione russa , tutto il suo territorio finì per trovarsi in mano ai tedeschi, motivo per cui fu sottratto, fino all'armistizio del novembre 1918 , sia al bolscevismo, sia all'esplicazione di un'azione indipendente. Effettivamente, in Lituania si costituì in principio del 1918 un governo locale provvisorio, con sede a Vilna, di tendenze nettamente germanofile, ma esistente più di nome che di fatto; per contro, Lenin, allo scopo di sfruttare a suo profitto gli antagonismi nazionalisti fra Lituani e Polacchi, promosse la costituzione a Vilna di una Repubblica soc ialistasovietista della Lituania e Russia Bianca. Il governo provvisorio si trasportò allora a Kovno, dove trovasi tuttora . Piì:i tardi i Polacchi, che per ragioni storiche aspirano ad incorporare nel nuovo loro Stato tutta la Lituania, occuparono Vilna scacciandone i bolscevichi. Il governo provvisorio esercita quindi finora la sua autorità soltanto su una parte del territorio lituano . Nell ' interesse della causa antibolscevica, un accordo fra i due popoli si imponeva, perciò, auspice la Conferenza per la Pace, è stata stabilita fra Lituania e Polonia una linea provvisoria di demarcazione. Fra breve la Lituania dovrà inoltre essere completamente evacuata dai tedeschi. L'Ukraina All'inizio del disfacimento dell 'lmpero russo, I'Ukraina, dichiaratasi indipendente, aveva costituito il più importante argine contro l'anarchia, dando, in quel momento , l'impressione cli essere l'unico organismo 170


statale, avente una certa unità e consÌl.stenza, che fosse scampato allo sfacelo. In questi ultimi tempi invece, lo>gorata da lotte intestine e da guerre coi vicini, governata da persone inette., malfide, ambiziose e rapaci ha finito per sfasciarsi quasi del tutto, come Stato indipendente, e per essere travolta nel caos massimalista. Subito dopo la rivoluzione dell marzo 1917, a Kiev fu proclamata l'indipendenza dell 'Ukraina, sotto un regime repubblicano popolare (Rada). Tra la fine del 1917 ed il prirncipio del 1918 l'Ukraina risentì più di tutte le altre regioni (e ciò a causa della vastità del suo territorio e della sua ubicazione) i danni dell'invasiome delle bande dei soldati ritornanti alle loro case dopo lo sfasciamento dell'esercito russo; tutte queste bande, perduta ogni disciplina e demoralizzatte dall'influenza dell'anarchia russa , portavano con loro il disordine e l'infiezione bolscevica. Frattanto Kiev cadeva in mano ai bolscevichi, e il governo ukraino , non avendo potuto a tempo formare um forte esercito nazionale, concludeva il 9 febbraio 19 18 la pace con gli [mperi centrali a Brest-Litovsk, non solo, ma si vedeva nella necessità di c:hiedere l'aiuto delle truppe tedesche per ristabilire l'ordine nel paese; sostemuto da queste, il generale Skoropaclskij, approfittò per rovesciare la Radai, proclamandosi Ataman di Ukraina col consenso dei deputati del congresso dei contadini (29 Aprile 1918). La popolazione ukraina, esaturita dalla rivoluzione, stanca della anarchia e della disorganizzazione generale, accolse con simpatia la costituzione di un potere che dava speranze di fermezza e di ordine. Infatti sotto Ia dittatura Skoropadskij, l'Ukraina potè costituirsi in Stato e la popolazione ebbe l'impressione di urna certa sicurezza ed attese fiduciosa il compimento delle promesse cli importanti riforme politiche ed agrarie . Ma l' Ataman ed i suoi ministri., fidando sull'appoggio delle forze tedesche, non si diedero alcuna prennura di attuare le promesse riforme economiche, mentre i tedeschi intralciavano in ogni modo la formazione cli un esercito nazionale, e nel tempo :stesso procedevano al disarmo della popolazione. Dopo l'armistizio dell'11 novembre 1918, iniziatosi il ritiro delle truppe tedesche, l'Ukraina venne così a trov arsi in condizione di non poter tener testa ai bolscevichi,, mentre all'interno , il malcontento 171


contro il governo di Skoropadskij che s i allontanava sempre più dai programmi popolari che lo avevano portato al potere , dava vita a l 'Unione nazionale Ukraina avente per programma la riforma agraria per gli ebrei, vasti diritti per i lavoratori e la convocazione di un'Assemblea costituente basata sul suffrag io nazionale; capo delle forze militari dell 'Unione nazionale era Petljura (ex generale secondo alcuni, secondo altri ex giornalista) uomo ambizioso ed intrigante. In seguito ai successi militari di quest' ultimo che riusciva a rioccupare Kiev, Skoropadskij si dimetteva e Petljura assumeva il governo dell 'Ukrnina quale dittatore, costituendo un Direttorio di 5 membri ed un Ministero socialista moderato. Nel frattem po nella Galizia orientale gli ukraini (fine ottobre 1918) approfittando del crollo dell'Impero austroungarico, si sollevavano , si impadronivano di Leopoli e vi proclamavano la costituzione della Repubblica Nazionale della Ukraina occidentale, che si riuniva poi alla Repubblica ukrnina. Di qui il conflitto coi polacchi che aspiravano al possesso di tutta la Galizia. Il desiderio di portare aiuto ai Ruteni (ukraini di Galizia) e di insediéu·si a Leopoli, consigliò Petljura a distogliere parte delle sue forze dal fronte contro i bolscevichi; allora cominciarono i successi di questi ultimi che si impadronirono nuovamente di Kiev e stabilirono a Char 'kov un governo dei Soviets d'Ukraina. Nei primi mesi del 1919 avvenne anche la defezione delle bande ukraine di Gregoriev (ex-ufficiale russo) passato ai bolscevichi; cosicché l'avànzata dell'esercito rosso in Ukraina non fu più seriamente ostacolata. La condotta del governo di Petljura divenne perciò sempre più ambigua;. gli insuccessi sul fronte polacco scossero ancor più il malfermo potere e l'Ukraina è ormai giunta ad un vero stato di oscura anarchia, mentre le sue forze militari si sono divise: una parte, assai esigua, ha seguito Petljura, che ha concluso un armistizio coi polacchi; l'altra, più numerosa, è rimasta agli ordini del generale Pavlenko (il comandante delle forze ukraine sotto Leopoli) che non ha voluto aderire all' Armistizio e che pare abbia ormai fatto causa comune coi bolscevichi. Non è però da escludere che ciò sia effetto cli una delle solite manovre subdole di Petljura e che egli stesso, pure apparentemente rimanendo intesofilo, sia d'accordo coi bolscevichi, nella speranza di conservarsi a galla col

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loro aiuto. Riesce quindi difficile dire se in Ucraina esiste ancora un fronte anti-bolscevico; certo nessun valore possono, per ora, rappresentare le forze ucraine mentre le divisioni dei Soviets ucraini fron teggiano i romeni sul Dnestr. É vero che Gregoriev ha nuovamente cambiato band iera, e colle sue forze è ora in lotta contro i Soviets ucraini, ma sarebbe assai azzardato voler contare su tali truppe nelJa lotta contro il governo di Mosca . Riassumendo , oggi l'Ucraina rappresenta un elemento molto dubbio nel quadro della lotta antibolscevica e tutto fa dubitare che la Repubblica ucraina non sia più, in sostanza, che una delle tante repubbliche sovietiste della Russia, che, sotto parvenza di Stato indipendente, sfruttano le aspirazioni nazionali a vantaggio e sotto gli ordini ciel governo massimalista

Il governo dell)Esercito volontario - Cosacchi del Don e del Kuban - Già sotto il dominio assolutista degli Czar le regioni cosacche del Don e del Kuban ' godevano dì una certa autonomia, come tutte le province abitate dai cosacchi . Dopo l'avvento al potere cli Lenin, i cosacch i, per la più parte fedeli al regime zarista, sciolto l' esercito imperiale, si ritirarono nelle loro regioni, mantenendosi decisamente ostili al governo mass imalista. Cosi le bande cosacche del Don e del Ku ban', rientrate nei loro paesi, formarono il centro dì attrazione di molti russi ligi al vecchio regime, di molti ufficiali e funzi onari dell' Impero, che , per sottrarsi alle persecuzioni comuniste, si rifugiarono nella Russia meridionale, sperando di poter là, con l'aiuto dei fedeli cosacchi, ristabilire l'ordine nella loro patria è forse restaurare il governo zarista. Fu così che nelle regioni del Kuban, sì costituì l'esercito volontario , al quale si appoggiarono molti personaggi politici più noti, che, pur avendo rappresentato le correnti liberali sotto lo Czar, non vollero aderire al regime massimalista, né d'altra parte sarebbero stati da questo tollerati. Tutte ]e province della Russ:ia meridionale fra il Dnepr, il Volga ed il Caucaso non vollero riconoscere in alcun modo la validità del trattato di Brest-Litovsk, e, dichiarata ]a loro indipendenza, organizzarono la resistenza contro le forze di Lenin che tendevano alla bolscevizzazione di tutta la Russia. 173


Nella regione del Don, a Rostov, si costituì un governo dei cosacchi del Don, composto di una Rada popolare con a capo prima il generale Kaledin, poi l' Ataman Krasnov e infine il generale Bogaevskij. Nella regione del Kuban', ove andava organizzandosi l'esercito volontario, le redini del governo furono prese da Denikin (generale del1'esercito imperiale che fece parte dello Stato Maggiore del Granduca Nikolaj quando questi comandava le forze russe in Galizia e aveva per capo di Stato Maggiore il generale Alekseev). Coll'accrescersi delle forze dell'esercito volontario al quale si erano uniti circa 50 .000 volontari an-uolat.i da Alekseev in Galizia, il prestigio cli Denikin crebbe e attorno a lui si serrarono, per far fronte ai bolscevichi , le Repubbliche della Tauricle, i cosacchi del Don e del Kuban'. Si costituì così un governo amministrativo (formato da personaggi ben noti del vecchio regime come Sazonov, Neratov, i generali Dragomirov e Lukomskij ecc.) che prese la direzione cli tutto il movimento antibolscevico della Russia meridionale. Governo ed esercito volontario sono formati da elementi sospetti cli essere devoti alla causa reazionaria ed in ciò sta la loro debolezza e la ragione per la quale la loro azione è rimasta, fino a questi ultimi tempi, sempre isolata. Anche nei momenti cli maggiore fortuna militare Denikin non ha potuto riunire intorno a se tutti i diversi governi russi lottanti contro il bolscevismo, ciò che evidentemente va a totale vantaggio cli Lenin. É stata favorevolmente accolta la recente dichiarazione cli Denikin, di completa adesione al governo di Kolcak, che dà maggiori garanzie di liberalismo, e perciò i diversi governi della Russia meridionale si possono ora considerare come diramazioni del governo centrale di Kolcak col quale si sono dichiarati solidali. Nel principio del 1919 Denikin incontrò serie ostilità per parte della Repubblica del Caucaso, nel cui territÒrio venne a trovarsi con le sue truppe, ma per l'intervento inglese, nell'aprile, fu possibile addivenire a un accordo. Gli ultimi successi ottenuti da Denikin, hanno fatto rinascere nei Montanari de] Caucaso il timore che questi non abbia a rispettare la loro indipendenza, e qualche violenta repressione ha dato buon giuoco ai sobillatori bolscevichi, che tentano in ogni modo di sollevare le popolazioni caucasiche alle spalle dell'esercito volontario, stimo174


lando abilmente il loro sentimento nazionale e dipingendo Denikin e i suoi seguaci come elementi estremamente reazionari; così qua e là sono nati torbidi e si è verificata la proclamazione dei Soviets locali; se tale movimento dovesse estendersi, i successi dell'esercito volontario potrebbero essere seriamente compromessi. Denikin è stato recentemente designato da Kolcak quale comandante supremo di tutte le forze antibolsceviche della Russia che hanno riconosciuta l'autorità dell'Ammiraglio. Presso il gran Quartier Generale di Denikin si trovano: una miss ione militare britannica (con a capo il generale Holman), una francese (del colonnello Curbel); quanto prima vi si recherà una missione italiana (del generale Bassignano).

Il governo siberiano dell'ammiraglio Kolcak - Dopo i primi successi dei bolscevichi in Siberia orientale, nella Russia asiatica si erano formati i seguenti governi: Governo di Omsk, che si diceva rappresentante di tutta la Siberia ed era composto in massima pa1te di uomini del partito di destra o cadetti; Governo di Samara, composto di membri dell'antica Assemblea costituente , che avevano trasferito la loro sede di governo a Ufa; Duma provinciale di Tomsk, di carattere pienamente socialista-rivoluzionario; Governo provinciale dell' Ural, formato da socialisti rivoluzionari capeggiati da Chernov, presidente della prima Assemblea costituente; Governo della Siberia autonoma, con sede a Vladivostok e formato dai resti della prima Assemblea di Tomsk, dispersa dai bolscevichi; Comitato dell'Estremo oriente, composto a Harbin (Vladivostok) da elementi reazionari; sotto la presidenza del generale Chorvat. Nel settembre del 1918 si tenne una conferenza ad Ufa di tutti i suddetti governi, che portò allo scioglimento di questi ed alla formazione di un unico Direttorio centrale, del quale facevano parte 5 membri effettivi, e 5 supplenti, rappresentanti di diversi governi. Il 17 novembre 1918 uno dei membri effettivi, rappresentante il Governo di Omsk, l 'A1mniraglio Kolcak, fu proclamato dittatore, mediante un colpo di stato iniziatosi con l'arresto degli altri quattro membri: sorse così la dittatura cieli' Ammiraglio Kolcak sostenuta dalla classe dei milita175


ri, impiegati, proprietari e dei Cadetti. Il Governo di Kolcak si atteggiò subito a rappresentante, oltre che della Siberia, dell'intera Russia e fu appoggiato dai diversi personaggi politici e militari (ex ministri, ambasciatori, generali, deputati alla Duma) che, profughi all'estero, costituiscono a Parigi un Comitato nazionale russo che lavora alla ricostituzione del proprio paese . Sia per le spiccate qualità organizzatrìci e di energia del!' Ammiraglio sia per le forze relativamente numerose da lui raccolte sotto la sua giurisdizione, il governo siberiano di Omsk si impose come esponente del movimento russo antibolscevico e divenne il centro di attrazione delle sparse energie che su i diversi fronti lavoravano all 'abbattimento del regime massimalista. Occorreva vincere molte diffidenze che la presenza, tra i collaboratori dell' Amnùraglio, di molte persone già devote al governo imperiale, suscitava in tutti i partiti popolari; da molti del resto, lo stesso Kolcak è ritenuto come un reazionario e come mirante a ripristinare il regime zarista. Le sue formali promesse di non aspirare che a ristabilire l'ordine in Russia e a rendere possibile all'Assemblea costituente di decidere sulla futura forma di governo, la garanzia di taluni uomini noti come liberali sicuri e devoti alla causa popolare per essere stati l'anima della prima rivoluzione, hanno dissipato molte prevenzioni e consolidato sempre più la posizione del dittatore di Omsk, attirando nella sua orbita la maggior parte degli elementi russi, che, sia in patria, sia all'estero , lavorano per la rismTezione della Russia. In seguito ai successi militari della primavera 1919, che sembrava dovessero portare entro l'anno l'esercito siberiano a Mosca e dietro le premure del comitato di Parigi, l'Intesa si mostrò favo revole al riconoscimento del governo cli Kolcak, quale rappresentante dell'intera Russia, purché esso desse speciali garanziè di libertà per il popolo russo (convocazione immediata della Costituente, nessun tentativo di ristabi limento dei vecchi privilegi di rango , o di classe, autonomia per talune regioni ecc.), ed acconsentisse al riconoscimento dell'indipendenza polacca e fin landese, e dell'autonomia di alcuni altri territori; all'adesione alla Società delle Nazioni, etc. L'Ammiraglio ha accettato, più o meno esplicitamente, le condi-

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zioni postegli, senonchè un'energica offensiva bolscevica ha, in questi ultimi tempi, seriamente compromesso il fronte siberiano e scossa la posizione del governo di Omsk (notizie recentissime accennerrebbero addirittura alla sfacelo dello truppe siberiane). Notevoli successi ottenuti dal generale Denikin sul fronte meridionale hanno tuttavia controbilanciato le vittorie rosse ad oriente, cli modo che la situazione generale militare non può dirsi, per ora, seriamente compromessa: soltanto gli avvenimenti militari cli queste ultime settimane hanno spostato il centro antibolscevico di maggiore importanza che dalla Siberia è passato nella Russia Meridionale. Oltre le missioni militari che gl i stati alleati hanno a Vlaclivostok, presso Kolcak trovansi il generale inglese Knox e il generale francese Janin. Per quanto riguarda la penetrazione e la diffusione delle teorie bolsceviche la situazione può riassumersi così. Di massima le popolazioni agricole della Siberia non hanno offerto presa alle nuove dottrine; in vari punti però, si è constatata l'esistenza dì focolai bolscevichi, organizzati da capi già facenti parte delle forze bolsceviche disfatte lo scorso anno in Siberia. Così un serio movimento rivoluzionario si manifestò nel febbraio scorso nella regione clell' Amur, ove i bolscevichi reclutarono colla forza numerosi contadini esso ·venne però fronteggiato con 1'aiuto di truppe giapponesi, le quali riuscirono ad avere il sopravvento, non senza però notevoli perdite. Altra sollevazione di carattere bolscevico si è verificata lungo la parte centrale della ferrov ia Transiberiana, ossia nella regione Irkutsk-Krasnojarsk; dove hanno operato con brillante esito le truppe italiane, liberando la zona di Krasnojarsk-Kansk dagli elementi rossi; questi sono stati distrutti o catturati, e ih parte fugati verso la Mongolia, cosicché nella regione è ritornata la calma e la situazione attuale sembra del tutto normale.

Governi minori Repubblica dei Soviets del Turkestan - Proclamata nel maggio 1918 a Taskent, è retta da un Consiglio di commissari del popolo, e ha fatto causa comune coi bolscevichi . A motivo delle crudeltà e malversazioni di tale Consiglio, la maggior parte degli abitanti abbandonò tale 177


governo che dovette ritirarsi a est, oltre Merv (dal 1937 Mary in Turkmenistan). Il governo dj Mosca tentò più volte di congiungersi con le forze del Turkestan attraverso le regioni di Orenburg (Ckalov dal 1938 al l 957) , ma si trovò sempre sbarrata la via dai cosacchi dell 'Ural. Il Governo del Turkestan, così isolato, cercò più volte di sollevare le vicine popolazioni dei Bokara ma senza risultato; riuscì invece ad accrescere le sue forze facendo arruolamenti fra i prigionieri di guerra tedeschi ed austro-ungarici che in numero di circa 40.000 si trovano concentrati a sud del Lago Arai. Più che un vero e proprio governo, trattasi di agitatori e di capi ambiziosi, che spadroneggiano nel paese con bande raccogliticce, mentre gli abitanti si mantengono piuttosto estranei ad ogni movimento politico.

Repubblica di Askabad - Sorta dalla reazione contro il governo sovietista del Turkestan, costituisce il centro del movimento antibolscevico asiatico ai confini della Persia. Sebbene sia un ' organizzazione politica soggetta a continui mutamenti e quindi poco autorevole, sostenuta dalla vicinanza di forze britanniche e da aiuti cli Denikin, ha potuto tener testa alle bande del Turkestan, e arginare il dilagare del bolscevismo in Persia. Di questi giorni però la sua posizione sarebbe seriamente minacciata; è giunta infatti notizia (non ancora confermata) della presa di Askabad per parte dei bolscevichi ciel Turkestan. Repubblica dei montanari dei Caucaso - Comprende i seguenti popoli: Lisghini del Daghestan, Ceceni, Kabardini, Ingusi, Osetiny, musulmani nella quasi totalità. Le eccelse vette del Caucaso non dividono questi popoli che abitano i due versanti e che verso nord giungono fino al Tered. Costituiscono nell'insieme una popolazione fiera , cavalleresca, valorosa e generosa: sempre avversa tenacemente ai russi, dopo oltre 60 anni di oppressione ha ora finalmen te conseguito l'ideale delJe proprie aspirazioni: l'indipendenza. Ciò spiega come l'occupazione di Petrosk e Derbent e la nomina cli un governatore generale ciel Daghestan fatta dal generale Den ikin abbia sollevato violente proteste e ribellioni specialmen178


te nel Daghestan e fra gli osseti. Questi fieri montanari così gelosi della loro indipendenza, la vedono tanto più minacciata da Denikin in quanto ritengono che egli voglia restaurare l'antico regime, il che significherebbe per loro perdere nuovamente l' indipendenza. Non è pertanto da escludersi, tenuto conto dell'attuale propaganda fatta degli emissari di Lenin, che il bolscevismo possa guadagnare questa popolazione, tanto più che Lenin ha già riconosciuto ufficialmente la loro indipendenza, mentre Kolcak ancora non lo ha fatto e difficilmente lo farà e Denikin l'ha, a loro dire, violata.

Repubbliche del Transcaucaso - Georgia) Armenia) Azerbaigian Le caratteristiche essenziali delle popolazioni e dei governi cli queste repubbliche, tutte aventi carattere social-democratico, è il sentimento decisamente ed accan1tamente antirusso: dopo questo sentimento, che oggi è assolutamente preponderante, viene la questione della delimitazione del territorio nazionale. Né le popolazioni né i governi delle tre repubbliche sono bolscevichi, anzi sono contrari al bolscevismo: pero poiché sono disposti a pagare qualunque cc;>sa " sino all'ultima gocc:ia di sangue pur cli avere libertà ed indipendenza" se avesse da verificarsi un ritorno russo (anche per loro Denikin è l'esponente dell'antico regime) si darebbero al bolscevismo "perchè il ritorno russo sarebbe definitivo mentre il bolscevismo sarebbe una crisi passeggera. Tra i due mali preferiscono il secondo, per quanto possa essere terribile. La situazione economica, finanziaria, alimentare di queste repubbliche nate dopo lo sfacelo del regime czarista è talmente grave che sembra non possa essere superata senza l 'intervento diretto delle nazioni dell'Intesa. La quale, d'altra parte, ha tutto l' interesse a conservare ingerenza quanto più è possibile diretta su questa regione sia nei riguardi della lotta contro il bolscevismo sia perchè il Caucaso è territorio notoriamente ricchissimo nel campo minerario e nel campo agricolo e poverissimo nel campo industriale (e quindi sfruttabile dalla nostra industria organizzata), sia infi ne perché è la via più breve tra l'Europa centrale e occidentale e la Persia e l'Asia centrale.

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Documento n. 2 Situazione militare in Russia nel l 919215 Organizzazione dei vari eserciti russi

Repubblica socialista federativa sovietista russa. Ordinamento. Trockij quale presidente della Commissione militare nazionale (ministro) e del Consiglio militare rivoluzionario, ha in mano i poteri militari. La Commissione militare nazionale è divisa nelle seguenti cinque sezioni principali: ispettorato militare superiore; commissione leva; uffici dei commissari militari; ufficio centrale per 1'equipaggiamento dell' esercito; Stato Maggiore di tutta la Russia. Questa Commiss ione esercita la propria azione a mezzo di rappresentanti che fanno parte delle commissioni mili tari costituite presso ciascuna suddivisione ammi nistrativa della Russia. Giova qui ricordare che la Russia dei Soviet è divisa in Okrug''', ciascun Okrug comprende diversi governi , ciascun governo diversi distretti, ciascun distretto diversi comuni. Da qualche tempo si è manifestato nelle forze bolsceviche una tendenza riorganizzatrice che si è intensificata con ampia opera di ricostruzione e di fusione delle varie unità. La nuova organizzazione è stata elaborata da ufficiali di Stato Maggiore del vecchio esercito su principi razionali e ha indubbiamente dei pregi . Primo cambiamento importante e notevole è il miglioramento dei rapporti tra i comandi e commissari. A capo di ogni armata ci sono un comandante e due commissari, costituenti il Consiglio cli guerra d'annata e così per le unità inferiori due commissari sono aggi unti a ogni comando cli divisione, brigata o reggimento. A differenza

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Notizie tratte da Carte militari dell'Archivio dell 'Ufficio Storico cli Roma. Roma , AUSSME , Fondo E-8. • In russo "Circoscrizione".

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di quanto avveniva precedentemente, viene stabilita la non ingerenza dei commissari nelle questioni d'impiego e di amministrazione, che sono di esclusiva competenza del comandante. I commissari hanno sul reparto solo il controllo puramente politico; soltanto in casi estremi, e per motivi di qualche fondatezza, essi possono sospendere per due ore l'esecuzione degli ord ini del comandante informando telegraficamente la superiore autorità politico-militare della divergenza. Ove non giunga alcun contrordine entro le due ore, l'ordine del comandante deve essere senz'altro eseguito. L'esercito di campagna è suddiviso in gruppi cli annate, corrispondenti ai diversi fronti; la rimanente parte dell'esercito è formata dalle guarnigioni e dalle riserve. Le armate (15) sono composte di un numero variabilissimo di divisioni, e la forza cli queste è assai varia mentre la loro composizione alquanto eterogenea, talché la denominazione dell'unità non è sufficiente a dare un 'idea della forza. Non esiste l'unità corpo d'armata. Solo sul fronte nord e su parte del fronte ovest è stata raggiu nta in qualche divisione Ja seguente formazione regolare: divisione su 2 o 3 brigate; brigata di due reggimenti cli tre battaglioni ciascuno, su tre compagnie, composte da 150 a 250 uomini. Ogni battaglione ha una sezione cli mitragliatrici su sei armi e a ogni reggimento è aggiunto un reparto di 50 esploratori a cavallo e un reparto di 50 zappatori. Reclutamento delle truppe . L'esercito bolscevico si distingue in due categorie . Una è composta da truppe di partito formate quasi esclusivamente da volontari: ci sono tra queste in primo luogo i reparti di mari nai e di operai, i reparti lettoni e finlandesi e infine quelli cinesi, tedeschi, tartari e magiari, che costituiscono le truppe più fidate e sono usate quindi, di preferenza, nel le repressioni di ammutinamenti e di rivolte . Per spingere i cittadini all'arruolamento volontario, il governo si avvale cli coercizioni d'ogni genere. Una delle più efficaci e delle più usuali è quella di negare, o limitare enormemente i mezzi di sussistenza a coloro che non servono all'esercito. Le paghe elevate e il saccheggio, largamente tollerato, rappresentano un altro incentivo all'arruolamento.

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L'altra categoria costituisce il cosiddetto esercito rosso regolare (krasnaja armf:ja) . Esso viene reclutato col sistema territoriale; ogni governatorato deve dare da due a tre divisioni, gli elementi sono quasi tutti arruolati forzatamente e perciò servono a malincuore il nuovo potere. Per ottenere tali arruolamenti è stato proclamato il servizio universale ossia l'obbligo di servizio è stato imposto a tutti i cittadini sani e onorati dai 18 ai 40 anni. Le classi che dovrebbero trovarsi sotto le armi sono quelle dal 1893 al 1899. In pratica, però, all'obbligo del servi zio si sottraggono molti, specie in certe regioni, mentre l'elemento contadino si è decisamente rifiutato alla coscrizione. Il principio fondamentale bolscevico è l'armamento universale del proletario e in applicazione di questo principio l'istruzione militare dovrebbe essere impartita in tre periodi: a) elementare , fino a 16 anni; b) preparatorio, dai 16 ai 18; e) attivo, fino ai 40 anni. Reclutamento di Ufficiali e di altri militari. a) Ufficiali di carriera già appartenenti all'esercito imperiale che sotto la pressione di minacce o di rappresaglie verso di essi o verso le loro famiglie - o per necessità di vivere - hanno accettato di servire il regime dei Soviet. Dalla fine del 1918, Trockij ha messo in opera ogni mezzo per reclutare il maggior numero possibile di tali ufficiali, e vi è in parte riuscito, tant'è vero che la maggior parte degli stati maggiori è formata di tali elementi. Per supplire alla sensibilissima mancanza di ufficiali subalterni provetti, resa più grave per la deficienza pure di sottufficiali, causa prima della scarsa efficienza delle truppe, si è ordinata la mobilitazione forzata di tutti gli ex uffic iali. Naturalmente il rimedio è tutt'altro che vantaggioso poiché tali ufficiali che compiono contro volontà il servizio, non aspettano che l'occasione di disertare o quanto meno, rimanendo nelle file fanno un ' lavoro assolutamente negativo. b) Elementi operai tratti dalla truppa in possesso di qualche istruzione e ai quali si fanno frequentare corsi speciali a Pietrogrado e Mosca. Possiedono di massima una cu]tura generale e professionale molto limitata e se hanno qualche prestigio sulla truppa è perchè provenendo da essa ne impersonificano le tendenze e ne caldeggiano le teorie più spinte, mancano al contrario di ogni qualità per sapere tecnicamente impiegare i

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reparti. Per favorire tale reclutamento è stata istituita una scuola dei cosiddetti ufficiali rossi, ma i risultati sono deficientissimi sopratutto a motivo dell'ignoranza in genere degli allievi che vi sono ammessi , che non consente loro di apprendere neppure i primi elementi della loro professione. È stata inoltre costituita un'accademia per formare degli ufficiali di Stato Maggiore. In essa l'istruzione è affidata a ufficiali provenienti dall ' esercito imperiale . Ma sia per l'assenza di cultura degli elementi chiamati a frequentarli sia per lo stato di coercizione morale che subiscono gli istruttori e sia per la brevità dei corsi, tale accademia non può certo fornire ufficiali capaci di disimpegnare un qualsiasi servizio di Stato Maggiore presso un comando dì guerra moderna.

Disciplina e morale. I prim:i eserci ti rivoluzionari , nei quali l'esautorazione degli ufficiali era completa, mancavano di ogni ordine e disciplina. Ora molto si è fatto per restaurare la disciplina e misure assai severe vengono prese verso i riottosi; la vigliaccheria e la diserzione sono punite colla morte . Per le misure repressive contro i reparti indisciplinati vengono specialmente impiegate, come si è già detto, le unità costituite con cinesi, fiillandesi, tedeschi, tartari e magiari , ai qua.li sono permessi i metodi più feroci . Sono stati messi in vigore un regolamento di servizio in guerra e uno di disciplina , quasi del tutto simili a quelli del vecchio esercito; si è cercato in ogni modo di dare alla disciplina un carattere di persuasione con largo uso delle espressioni di "obbedienza spontanea", "spontaneo accordo" ecc. Ma contemporaneamente sono state sancite misure coercitive forse più gravose rispetto a quelle del vecchio regime. Così è stato ripristinato l'obbligo del saluto e quantunque spontaneo e simultaneo, l'ometterlo è considerato come una grave infrazione disciplinare. Riassumendo, nell'armata bolscevica non fu possibile avere un esercito imperniato sui principi di assoluta uguaglianza e di completa anarchia largamente predicati e professati in principio e si è quindi tornati a una disciplina sostanzialmente assai severa; larvata, nella forma, di tu tte le espressioni vaghe e vuote di contenuto che hanno ubriacato e ubriacano le folle dei comizi e che, applicate alla lettera, sono valse, in un 183


primo tempo, a fare perdere ogni efficienza bellica alla massa di uomini che costituiva le poderose armate imperiali, già esempio di forza , discipli na e di solida compattezza. Ma, dopo un lungo periodo di anarchia, anche i provvedimenti draconiani non sono certo sufficienti a ricondurre le truppe a una vera e sicura capacità di azione, e l'esercito rosso è ben lontano dal possedere l'efficienza bellica, che il suo numero potrebbe lasciare supporre. I suoi successi , pi ù che a forza intrinseca, devono essere ascritti allo stato di disorganizzazione e ai mali analoghi, che travagliano le forze che gli sono contrapposte. Armarn.ento. Sulla fine del 1918 l'armamento e l'equipaggiamento della truppa era assai deficiente ma andò sensibilmente migliorando, grazie al riattivamento del lavoro in alcuni antichi stabilimenti (Tuia, Setrovistk, ecc.) e all'utilizzazione del molto materiale abbandonato o ceduto dai tedeschi. Non vi erano ancora fucili sufficienti per armare tutti gli uomini chiamati alle anni, e il munizionamento era deficiente per le difficoltà che si incontravano nella produzione delle capsu le e degli alti esplosivi. Pare che in totale l'esercito rosso disponesse di circa 4.000 mitragl iatrici di modello vario . Per quanto riguarda l'artiglieria, il suo stato di organizzazione era assai imperfetto, sia per la deficienza di materiali , sia per la capacità tecnica quasi nulla degli ufficiali . Mancano le artiglierie pesanti; la maggior parte delle artiglierie è costituita eia cannoni da campagna. Le armate rosse posseggono complessivamente circa 2 .500 bocche da fuoco, il munizionamento è piuttosto scarso e le riserve di esso assai piccole. La produzione si svolge stentatamente per difetto cl i materie prime e di capacità tecnica ciel personale dirigente, specie per quanto riguarda la fab bricazione delle spolette e degli artifizi di guerra. Aviazione. Apparecchi scarsi e personale, sia tecnico che di pilotaggio, deficiente. Per lo più i motori sono scadenti e in cattivo stato di conservazione. Nelle condizioni attuali l'aviazione non è in grado di dare alcun valido appoggio alle operazioni militari.

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Mezzi di trasporto. Ferrovie in pessimo stato, sia per l'armamento sia per il materiale rotabile. Automobili in numero limitato e in condizioni meno che mediocri per mancanza di ogni manute nzione. Pare si disponga in tutto di circa 500 autotrattrici. Non si ha notizia di esistenza di tanks; il governo disp01Tebbe invece di qualche autoblindo-mitragliatrice e di alcuni treni blindati. Negli ultimi rovesci sul fronte meridionale, l'esercito rosso ha perduto una quantità alquanto rilevante di materiali , specie mitragliatrici, treni blindati e materiale ferroviario . Effettivi. Si può ritenere che l'esercito bolscevico arrivi a un totale di circa 1.200.000 uomini , dei quali però almeno 200 mi la truppe ausiliarie non armate, un mezzo mi lione circa sparso fra le diverse guarni gioni e depositi , e non ancora immesso nelle grandi unità mobilitate. Tali forze sarebbero dislocate nel seguente modo, tenendo conto però che, a motivo delle notizie incerte e spesso contradditorie che si hanno le cifre sottosegnate devono essere considerate come largamente approssi-

mative. Fronte settentrionale (settori Arcangelo-Murmansk) .................34.700 Fronte nord-occidentale (Carelia) ..............................................23 .000 Fronte occidentale (Estone, Lettone, Lituano, Polacco) ......... .100 .000 Fronte sud-occidentale (Dniester) .. ............ .... ............... ............ .40.000 Fronte meridionale (Don, Donec, Manitch) ..... .... ............ ....... .1 80.000 Fronte Sud-Orientale (Ural , Orenburg) .... ............... .... .............. .1 1.000 Fronte Orientale (Kama, Bielaya) ... ... ................ .... ........ .... ... .. .110.000 Fronte Turkestan e Transcaspico ........... .... ............... ................. .12.000 Guarnigioni e riserve ................ .... .... ... ............................ ........ .400.000 Truppe ausiliarie non armate ............... .... .... ........... .... ..............200 .000 Totale .......... ............ ..... ............... .... ................ .... ........... .... .... 1.110 .700 A tali forze sono poi da aggiungere le bande siberiane, sull'entità delle quali manca ogni notizia e che costituiscono d'altronde le forze locali, completamente indipendenti dall'esercito rosso. 185


Governo provvisorio della Russia del nord. Le forze che agiscono ne] territorio del governo provvisorio della Russia del nord sono costituite da truppe alleate e da truppe tratte da elementn locali. Questo fronte va considerato come costituito da due principali settori, quello cli Arcangelo e quello murmano (del territorio di Murmansk). Fra le truppe locali bisogna distinguere quelle organizzate dal governo (comandate il generale Maruckenski) e quelle cosidette dei partigiani, organizzate da ufficiali russi con ex soldati e contadini: di questi, i primi costituiscono di massima unità operanti, i secondi truppe di presidio; le truppe operanti sono buone, animate da spirito aggressivo e hanno già ottenuto notevoli risultati con una forma di guerriglia continua; le truppe presidia.rie invece sono poco fidate e su di esse non si può fare alcun assegnamento qualora dovessero essere impiegate fuori del loro territorio, avendo esse carattere strettamente territoriale. I partigiani agiscono essenzialmente sul fronte murmano, mentre le truppe governative sono impiegate nel settore di Arcangelo. Le forze russe del governo della Russia del nord ammonterebbero a un totale di 25.000 uomini, ripartiti in quattro brigate miste indipendenti, comprendenti ciascuna due reggimenti su tre battaglioni di tre compagnie, un gruppo di artiglieria di tre batterie da campagna, una batteria di obici e una eia montagna. In più sono in formazione un reggimento di cavalleria e un battaglione del genio. Le difficoltà maggiori che il governo incontra nell'organizzazione di tali forze è la deficienza di ufficiali. Per rimediare a ciò in Inghilterra si stanno riunendo in apposito campo ufficiali russi dell'antico esercito imperiale, che si trovano sparsi nei diversi paesi d'Europa e che desiderano cooperare al ristabilimento dell'ordine nel lor9 paese. Nel settore murmano si sono pure costituiti, con quadri inglesi, reparti careliani, ma il loro impiego in linea non è affatto sicuro e vengono perciò per lo più occupati in lavori di retrovie. Le forze dell'Intesa dislocate nella Russia settentrionale sono costituite di un contingente britannico, uno italiano e uno serbo; fino al giugno scorso vi erano anche un contingente americano e uno francese, ma sono stati ritirati. I francesi però dovrebbero essere sostituiti da altri reparti

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verso la fine di luglio. Frattanto è rimasta sul posto so lamente una miss ione; degli americani sono rimaste due compagnie ferrovieri , anch'esse in via di rimpatrio , adibite al servizio di sgombero dei materiali e delle truppe americane.

Finlandia. Vige la coscrizione obbligatoria , data una popolazione di circa tre milioni , la Finlandia dovrebbe poter mettere in armi circa 300.000 uomini, ma per diverse ragioni, tra cui la differenza di arruolamento e la deficienza dei viveri, si può contare che l'Esercito finlandese non potrà superare i 100.000 uomini . Attualmente la fo rza effettiva sotto le armi è di circa 50.000 uomini. Di questi circa 30.000 si trovano dislocati nella Fi nlandia meridionale e tengono il fronte Pietrogrado, Olonec, Petrozavodsk. Essi sono raggruppati in tre divisioni (ciascuna su tre reggimenti di fanteria , un reggimento di cavalleria ed un reggimento di arti glieria) e due brigate di cacciatori. Queste truppe sono sotto il comando in capo del generale Mannerheim , che è pure reggente ciel governo finlandese. Sono abbastanza be ne equipaggiate ed armate, ma difettano di mezzi e servizi logistici , ragione per cui la loro azione su Pietrogrado è rimasta sino ad ora paralizzata , mentre gi~t da diversi mesi avrebbe potuto essere tentata con grande probabilità di ri uscita. Sul fro nte Olonetz-Petrozavodsk operano anche reparti careliani e la guardia bianca (finn i bianchi); truppe volontarie di assai scarsa consistenza e di numero molto variabile ma che non deve in totale oltrepassare 1 10.000 uomini.

Estonia. Le forze estoni sembra ammontino a c irca 50.000 uomini , compresi circa 1.000 tedeschi baltici, 3.000 letton i e 5.000 russ i nonché alcuni volontari svedesi, danes i e finnici. Una parte soltanto di queste forze ha potuto essere armata ed equipaggiata e non è stato possibile, fin ora , impiegare sul fronte più di 20.000 uomini con ci rca 150 cannoni e l.000 mitragliatrici; sono truppe disciplinate e valorose , ma difettano di mezzi logi stici . Com 'è noto, è stato deciso da tempo di sostenere e di accrescere le forze locali baltiche con l'invio di armj , munizioni , equipag187


giamenti e materiali bellìcì in genere, e guindì è da ritenersi che le forze estoni operanti potranno essere presto aumentate . Nel settore di Narva opera insieme con gli estoni il corpo dei volontari del nord comandato dal generale Judenic (ex capo di Stato Maggiore del granduca Nikolaj sul fronte del Caucaso) e organizzato col concorso del principe Rodzjanko (ex presidente della prima Duma). Judenic obbedisce a Kolcak e lo rappresenta presso il governo estone. Sembra che il corpo dei volontari del nord possa disporre fino a 25.000 uomini, ma per ora non può impiegarne più di 10.000 difettando sopratutto di approvvigionamenti e di equipaggiamento. La qualità del1e truppe è mediocre, ma gli ultimi successi ne hanno migliorato assai lo spirito combattivo e la disciplina. A questo corpo si sono aggiunti volontari scandinavi e un certo numero di volontari dell'Ingermanland (territorio compreso fra la Narva, il golfo di Finlandia, il meridiano di Gatcina21 6 - la ferrovia di HamburgGatceria fa parte dell ' antico governatorato di P·ietrogrado) teITitorio nel quale operano attualmente le truppe di Judenic. Le truppe estoni sono agli ordini del generale estone Leidenerch (ex colonnello di Stato Maggiore dell'esercito imperiale russo). Ma sembra che quanto prima il generale Judenic debba assumere il comando delJ'intero fronte estone.

Lettonia. Il malfermo governo lettone non è riuscito a mettere insieme fi nora un vero e proprio esercito, mentre numerosi lettonì combattono nelle file bolscevìche. Tuttavia corpi di truppe di varie nazionalità e di diverse tendenze politiche si sono formati nella regione. Ufficiali russi con a capo il capitano Kolcak, nipote dell'ammiraglio , impiegando materiali tedeschi hanno organizzato circa 2.000 volontari rus~i che si spera di portare presto a 10.000, traendoli dai numerosi ex. prigionieri russi che stanno rimpatriando dalla Germania.

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Gatcina si trova ne lla provicia di San P ietroburgo, 40 km a sud del capoluogo. Sorta ne l XVITT sec. intorno al castello del principe G. Orlov, progettato dall'architetto italiano Rinaldi, cambiò il suo nome in Trock dal 1923 al 1929 dopodiché fino al 1944 sarà Krasnogvardejsk.

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Esiste anche un reparto di volontari lettoni (tratti da borghesi e da piccoli proprietari), di valore bellico assai scarso e che ammonta attualmente a circa 6-8.000 uomini: cli questi però soltanto tremila sono armati ed equipaggiati. Li comanda il colonnello Balloc!. L'organizzazione di queste truppe, che hanno un certo carattere nazionale, riesce difficile perché osteggiata dai tedeschi, che nella regione, malgrado il ritiro delle loro truppe, hanno ancora grande influenza. Un a]tro corpo dj volontari, la Divisione di Ferro, di circa 3 .000 uomini, è composto di elementi tratti dalla locale popolazione tedesca la quale ha costituito anche il corpo dei volontari del principe di Lieven che comprende circa 2.000 uomini . Infine, per opera del generale Von der Goltz che comandava le truppe tedesche, agli inizi del 1919 quasi completamente evacuate dalla Lettonia, si è costituita la l andwehr lettone, forte oggi di circa 10.000 uomini dei quali però non oltre 2 .000 sono lettoni, mentre i rimanenti, sono tedeschi già appartenenti alle truppe di Von der Goltz e passanti nella nuova milizia dietro promessa di avere come compenso finale un appezzamento di terreno in Lettonia. Questa milizia è largamente aiutata ed equipaggiata dai tedeschi e costituisce una specie di corpo alle dipendenze dei baroni baltici, come è noto, di origine, e cli tendenze tedesche (la Commissione interalleata di controllo avrebbe in questi giorni intimato alla Germania , il ritiro dai paesi baltici di tutti gli elementi tedeschi costituenti la Landwehr e quindi il conseguente suo scioglimento). Una piccola parte della Landwehr ha finora preso parte ad azioni sul fronte, conflitti sono invece avvenuti fra essa ed i reparti propriamente lettoni nelle ultime ostilità scoppiate fra i tedeschi e gli estoni-lettoni. Riassumendo, come forze antibolsceviche sul fronte lettone, aventi una certa efficienza, non si può contare al massimo che su 10.000 uomini. Il comando di tutte le truppe operanti è tenuto dal principe Lieven. Lituania. Il fronte lituano ha retto specialmente per la presenza delle truppe tedesche: tuttavia, nei primi mesi del 1919 si è potuto dare un maggiore impulso a11 'organizzazione di truppe locali, grazie agli aiuti del189


l'Intesa; se il ritiro delle forze tedesche avvenisse gradualmente e lealmente, si potrebbe sperare nel mantenimento dell'equilibrio su tale fronte. Le prime forze lituane furono organizzate con armi e materiali forniti dai tedeschi, è indispensabile ed urgente che l'Intesa subentri attivamente ad essi e provveda del necessario il nuovo esercito lituano, che manca essenzialmente di equipaggiamento (non pochi soldati sono addirittura scalzi). L'elemento uomo si è riscontrato buono ma mancano i quadri; per prepararne si è disposto ultimamente per la mobilitazione dei giovani nati dal 1894 al 1900 e provvisti almeno di licenza ginnasiale o di scuole commerciali; tali studenti saranno ripartiti fra spec iali scuole di allievi ufficiali e di allievi sottufficiali appositamente istituite. Attualmente l' esercito lituano è agli ordini del generale russo Kodratowicz, che è anche ministro della guerra; esso consta di poco più dì 6-8000 uomini dei quali non oltre seimila in piena efficienza; nei depositi però vi sarebbero circa altri. 8000 uomini, che non poterono finora essere mobilitati per mancanza di equipaggiamento. Difettano soprattutto le artiglierie; sembra che non si disponga per ora che di sedici cannoni. Le forze tedesche che ancora si trovano su questo fronte, pare ascendano a circa 12000 uomini che però sono in corso cli rimpatrio. In questi ultimi tempi è stato intensificato il rimpatrio dei prigionieri di guerra di nazionalità finlandese, estone, lettone, lituana, fatti dalla Germania; è da prevedere che da questi si potranno trarre elementi per rinforzare gli eserciti della Finlandia e dei diversi paesi baltici

Polonia. Le forze polacche impegnate contro i veri e propri bolscevichi, ascendono a non oltre 25000 uomini non aumentabili per ora, stante la minaccia tedesca sulle frontiere polacche settentrionali e occidentali. A queste forze sono da aggiungere circa 40.000 uomini che agli ordini del generale Rozwadowski operano sul fronte ucraino, il quale tuttavia non può, a stretto rigore, considerarsi come bolscevico. Infatti il conflitto ucraino-polacco, nonostante l'atteggiamento ciel governo ucraino, che, in questi ultimi tempi, come si è visto, è quasi completamente bolscevizzato, ha carattere essenzialmente territoriale. 190


Romania (fronte del Dnestr). Dopo il recente ritiro delle divisioni francesi e greche e il passaggio in Galizia della 4a divisione polacca (generale Zeligowski), sul Dnestr l'esercito rosso è fronteggiato da sole truppe romene e cioè da 5 division.i di fanteria e da una divisione di cava11eria appiedata, ossia in totale 60.000 uomini circa. In Bucovina trovasi poi un'altra divisione di fanteria (10.000 uomini) destinata a frontegg iare, in unione ai polacchi, le truppe ucraine. Tutte queste truppe sono sotto gli ordini del generale francese Graziani. Ucraina. L'esercito ucraino che aveva raggiunto una forza di circa 60.000 uomini e disponeva di un numero abbastanza rilevante di artiglieri a, sembra ora in compieta dissol uzione; le notizie che si hanno su di esso sono così contraddittorie e vaghe che non è possi bile esporre dei dati concreti. Sembra che si sia scisso in due parti: una segue Petljura, 1'altra Pavlenko; quest'ultimo, per rinforzare il suo prestigio, ha ripreso le ostilità contro i polacchi, ma le ultime azioni fortu nate di questi avrebbero seriamente compromesso la già scarsa consistenza che ancora potevano avere tali truppe; perdò quantunque non si possa dire che 1'Ucraina sia decisamente passata alla causa bolscevica, le sue forze non rappresentano più alcu n valore, nel momento attuale, contro il bolscevismo. Ciò non esclude che per ripercussione dei successi di Denikin e per l 'azione delle bande di Nikofor Grigor 'ev217 , le cose non possano d' un tratto mutare . Grigor'ev pare disponga attualmente da 15 a 20.000 uomini, e il suo atteggiamento presente può farlo considerare come un elemento pericoloso per i bolscevichi. Tali truppe però non sono che delle bande, dedite sopratutto al saccheggio, male inquadrate e pessimamente equipaggiate, ma appaio-

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Nei primi mesi del 1919 comparvero in Ucraina bande che misero a ferro e fuoco la regione ciel corso inferiore ciel Dnepr, tra Ekarerinoslav e il mar Nero. Tali bande erano capeggiate eia Grigor'ev ex ufficiale dell'esercito zarista che all'inizio appoggiò Petljura e poi passò tra le file dei bolscevichi che lo misero al comando di una divisione cieli ' Armata rossa . All'i nizio cli aprile 1919 conquistò Odessa dopo aver bath1to il mese prima il contingente francese. R. Pipes, il regirne bolscevico , op. cit., pp. 126-1 27 .

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no dotate di grande spirito aggressivo e non bisogna dimenticare che fu essenzialmente l'intervento di Grigor'ev che determinò il non favorevole andamento delle operazioni militari sul fronte della Tauride. Come si è detto, ora Grigor'ev si è nuovamente schierato contro i bolscevichi e però contro di lui i Soviet ucraini stanno organizzando delle forze sino ad ora imprecisabili.

L'Esercito volontario. Esso comprende l'Armata di Denikin, propriamente detta, i cosacchi del Kuban.' e del Don, i volontari della Crimea e di Az.ov. Il reclutamento è fatto sia per prestazione volontaria, sia per coscrizione. Il maggior contingente è però dato eia quest'ultima e perciò costituisce un elemento di debolezza, poiché la coscrizione, divenuta assai impopolare dopo la rivoluzione, fornisce elementi malsicuri e facili alla defezione. Le truppe suddette hanno capi propri, spesso in antagonismo fra loro , ma tutte, almeno nominalmente, dipendono da Denikin, il cui prestigio è però stato di molto rialzato dagli ultimi notevoli successi . Un forte contingente di volontari è dato da ex ufficiali che costituiscono interi reparti. Mercé gli aiuti esterni di armi, munizioni ecl equipaggiamenti, presentemente le forze cli Denikin sono discretamente armate ed equ ipaggiate; dispongono di un certo numero cli tanks e di autoblindate, ma l'artiglieria è tuttora deficiente. Le forze combattenti su questo fronte sommerebbero a circa 150 .000 uomini così suddivisi e schierati da occidente verso oriente: gruppo del Caucaso (generale Vrangel'); 3\ 2a e 1a Armata del Don; (rispettivamente generale Ivanov, generale Sitkinov, generale Mamontov); gruppo Manich (generale Kutepov); gruppo Nord del Caucaso (generale Ljachov). Vi sono inoltre due divisioni nella peni.sola cli Kerch (Kerc'); tre divisioni di fanteria del Don, una divisione cosacchi del Terek, e una divisione mista a disposizione del comando in capo; infine guarnigioni varie, sparse nelle città retrostanti del Caucaso e del Don. 192


La forza delle varie unità è molto variabile ed il nome cli divisione corrisponde presso a poco come effettivi a un reggimento, e talora anche ad un solo battaglione. Le ultime operazioni hanno dimostrato che tali truppe possiedono una discreta efficienza bellica e sono molto manovriere, molte divisioni (per esempio tutti i cosacchi) sono però montate; tuttavia la loro coesione non è grande, mentre lo scarso, per non dire nessuno , accordo fra i capi, che sono gelosi delle loro prerogative e desiderosi di indipendenza, è causa di grave debolezza. Gli Stati Maggiori, composti tutti da ufficiali dell 'ex esercito imperiale, sono di limitato rendimento, perchè molti di questi, più che al servizio , sono dediti all'intemperanza ed agli intrighi , e contribuiscono , con la loro condotta, ad ingenerare sfiducia ed aumentare la reciproca diffidenza, che è largamente diffusa fra gli eterogenei elementi che costituiscono l'esercito cli Denikin

Il Governo siberiano . Le forze che agiscono sul fronte orientale, (al di qua degli Urali), sud orientale (regione cli Uralsk) e in Siberia sono costiluite da truppe. russe siberiane e cosacche e da contingenti allogeni. Comandante supremo delle truppe russe è l'ammiraglio Kolcak; però in questi ultimi tempi quelle operanti sul fronte orientale erano state poste, dopo i primi rovesci subiti, sotto il comando unico del generale Rùdolf Geiclel; senonchè le ultime notizie darebbero Geidel dimissionario, e non è noto chi sia stato chiamato a sostituirlo, posto che il mancato congiungimento dell' esercito volontario con quello dell'ammiraglio Kolcak non rende ancora possibile a Denik:in di assumere il comando in capo anche di tutte le forze del governo siberiano, come si è più sopra detto essere intendimento dell'ammiraglio. I contingenti allogeni sono al comando del generale Janin (Jan:in è un generale francese che si trova d a circa due anni in Siberia. Nell'attuale campagna ha comandato una divisione sul fronte franco-tedesco. Fu l'organizzatore delle d ivisioni czeco-slovacche che si trovano in Siberia, e rappresenta attualmente il governo francese presso Kolcak.) a) Truppe Russe-Siberiane-Cosacche . Tali truppe sono tratte in parte da volontari e in parte, mediante coscrizione, da elementi locali. Il 193


governo siberiano, al principio del 1919, ha ordinato la mobilitazione generale nei territori sui quali esercita la sua g-ilrrisdizione, ossia la regione degli Urali, l'Uralsk, il Turgai e le diverse province lungo la Transiberiana. La mobilitazione avviene per circoscrizioni militari (Okrug), ciascuna di queste organizza un certo numero di divisioni (di forza variabilissima). La riluttanza a prestare servizio, insieme colla deficienza d'anni e di munizioni, ha fatto procedere assai a rilento tale mobilitazione: specialmente nelle circoscrizioni più eccentriche quasi nulla si é potuto fare all'infuori di qualche banda locale, racimolata alla meglio. Le truppe di Kolcak mobilitate si trovano nella grande maggioranza sul fronte orientale, sud orientale e del Turkestan: esse sommano a circa 150.000 uomini, non tutti però in completa efficienza; pare dispongano di un numero molto limitato cli bocche da fuoco. Nelle diverse circoscrizioni vi sono poi in via di organizzazione, circa altri 100.000 uomini. Le truppe operanti sono così suddivise: Fronte orientale (al di qua degli Urali): armata siberiana (già Geiclel) circa 50.000 uomini: armata dell'ovest (già generale Kangin, ora pare generale Dìetrich) circa 70.000 uomini, compreso il gruppo del generale Belov; Fronte .sud-orientale: armata di Orenburg (Ataman Dutov) circa 12.000 cosacchi in massima parte montati; Fronte del Turkestan: annata delle steppe, circa 8 .000 uomini fra cosacchi e siberiani. Il rimanente delle forze costituisce la riserva generale e le guarnigioni all'interno. Alle foci dell'Ural, a Guriev, si trovano circa 3.000 cosacchi dell'Ural che hanno però contatto con l'ala sinistra di Dutov mediante piccoli distaccamenti. Lungo la transiberiana, ad oriente del lago Bajkal, trovasi il Corpo dell'atamano Semènov di circa 12.000 uomini, che tiene testa alle diverse bande bolsceviche scorazzanti nella regione, e pur conservando la sua indipendenza, coopèra coi contingenti alleati a rendere sicuri i rifornimenti attraverso la transiberiana. b) Contingenti allogeni - Lungo la ferrovia transiberiana a protezione di essa, sono scaglionati contingenti alleati, parte inviati dall'Intesa e parte formatisi in Siberia con ex prigionieri fatti dai Russi sul fronte austro-tedesco, appartenenti a nazionalità schieratesi contro gli Imperi centrali. 194


S i hanno cioè: Ceco-S lovacchi ...................... ........ .... .... ........ .... .... .... .... ........ .....50.000 Polacchi .... .... .... .... ... ..... ........ .................... ............... .... ..... .... .... .1 O.000 Italiani ....................... .... .... .... .... .... .... .... .... .... ....... ............ ........ .... 1 .500 Britannici ... ....... .... .... .... ............................ .... .... .... .... .... .... ... ..... .... 1.500 Francesi ........... .... .... ......... ....... ........ .... ................ ............ ... ..... .... 1 .100 Ru,n eni .... ................ .................... .... .... .... .... .... ... .... .... ................ .4 .500 Serbi .......... ........ .... ... ..... .... ............ ............... .... .... .... .... .... .... .........2.000 Jugo-slavi ................. ... ..... .... ........ ....... .... ........ ................... ..... .... .1.500 An1erican i ... .... ........ ............................ .... .... .... .... ... .... ..................7 .000 Giapponesi .......... ..... .... .... .... .... .... ....... ....................... .... ..... .... ....30.000 Totale ....... .... ... .... ................. ....... ..... .... .... ....... .... .... ... ...............118 .100

GOVERNI VARI Sulla composizione delle forze dei governi del Turkestan, Transcaspico, e delle varie repubbliche del Caucaso, manca ogni notizia precisa. Si deve tener presente che s i tratta però sempre non di veri e propri eserciti, ma di bande armate localì o dì irregolari, inquadrati da ex ufficiali russi, generalmente originari di fam ig lie di grandi proprietari che in quella regione vivono ancora con un regime feudale, oppure organizzate dai Sov iet locali.

OPERAZIONI MILITARI FRONTE SETTENTRIONALE a) Settore Arcangelo - All'infuori di scontri parziali e cli qualche piccola operazione tendente all'occupazione di caposaldi, ad aprire nuove comunicazioni, o prendere collegamenti, o a tagliare o minacciare le vie di comunicazione avversarie, in questi ultimi mesi non si sono avute in questo settore operazioni di notevole importanza. Il comando alleato di Arcangelo non si propone certamente di avanzare verso il cuore della Russia, ma sì è fissato un compito essenzialmente difensivo allo scopo di proteggere quella base, e di sostenere il locale governo antibolscevico; né da parte delle forze 195


rosse si è per ora delineata l'intenzione di condurre un'offensiva a fondo per impadronirsi degli sbocchi sul mar Bianco, e non è da credersi molto probabile un'azione in tal senso nemmeno in seguito, perchè richiederebbe, data la superiorità dei mezzi e dell'organizzazione difensiva dei contingenti alleati, un notevole spiegamento di forze per giungere, anche nella più favorevole delle ipotesi, a risultati di assai scarso valore nella situazione generale. Sia le forze alleate che quelle bolsceviche, sono suddivise in diverse colonne che operano in collegamento tra di loro: abbiamo così colonne contrapposte a cavallo del fiume Onega, della ferrovia Arcangelo-Vologda, lungo la Dvina e il Volga, e, ad est, lungo il Pinega. b) Settore Murmano - Il Comando interalleato di Murmansk, compreso della necessità di assicurarsi l'uso del maggior tratto possibile della ferrovia murmana e nell'intento di meglio garantire nello stesso tempo le comunicazioni con Arcangelo, decise di iniziare alla fine di aprile, una serie di operazioni militari verso il sud. Mediante l'azione di colonne avanzanti da nord e convergenti verso il lago Onega, venne occupata prima la stazione di Medvyeia-Gora (Medvez'egorsk), sulla sponda nord del lago Onega, poi la penisola di Shunga, sulla quale venne effettuato uno sbarco di truppe dalla sponda nord-est del lago. Stante però la precaria situazione del presidio della penisola, dovuta alla poca sicurezza delle comunicazioni per via d'acqua, con successiva azione eseguita da truppe italiane, fu ampliata l'occupazione lungo la ferrovia murmana, spingendo gli avamposti fino a Kapaselga . Contrattacchi bolscevichi non ebbero successo e le comunicazioni con la penisola di Shunga per via cli terra sono ora sicure. L'ampliamento dell'occupazione verso il sud permette un più stretto contatto ed una migliore collaborazione delle truppe del settore murmano con quelle finno-careliane della zona fra i laghi Onega e Ladoga.

FRONTE NORD-OCCIDENTALE (Zona fra i laghi Onega, Lacloga e istmo careliano) Le azioni finora svolte su questo fronte dalle forze locali careliane e dalla guardia finnica, coadiuvate da reparti dell'esercito finlandese

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hanno avuto il carattere di azioni locali, e quindi poco peso sulla situazione generale; ma un loro favorevole ulteriore svolgimento porterebbe necessariamente a rendere più stretto il cerchio antibolscevico che minaccia Pietrogrado. Un coordinamento fra l'attività dei bianchi nei diversi settori si renderà però necessario, qualora si voglia tentare con speranze di successo l'occupazione di Pietrogrado. Le forze antibolsceviche seguono all'incirca la linea Pietrozavodsk-Olonec. Olonec è stata perduta e ripresa più volte dalle truppe bianche , pare che presentemente sia in mano dei bolscevichi . Sul fronte dell 'istmo careliano i Finlandesi hanno di poco oltrepassato l'antico confine del Granducato di Finlandia. FRONTE OCCIDENTALE L'andamento generale delle operazioni su questo fronte è stato negli ultimi mesi generalmente favorevole alle forze antibolsceviche. Le truppe estoni, in unione ai volontari di Judenic, hanno fatto ovunque progressi portandosi ad est de)la Narova fino a Peterov appoggiate da una frazione della flotta russa parteggiante per Kolcak e dalla presenza di navi britanniche; hanno inoltre occupato Pskov, ed a sud, operando il congiungimento colle forze lettoni, hanno liberato dalle truppe rosse buona parte della Livonia. Ragioni d'indole essenzialmente logistica hanno impedito il proseguimento dell ' avanzata su Pietrogrado; a queste si sono unite le ragioni politiche, più sopra esposte, che hanno finora trattenuto gli estoni dal portare il loro concorso a Judenic per tale impresa. Sembra siano ulteriormente intervenuti accordi fra Judenic, estoni, e finlandesi; se le operazioni non saranno intralciate come avviene assai spesso sulle fronti antibolsceviche, da gelosie e diffidenze reciproche, uno sforzo simultaneamente condotto da ovest e da nord, avrebbe molta probabilità di riuscita . Pure le forze lettoni-lituane-tedesche hanno fatto qualche progresso portandosi a circa 25 km da Dvinsk. Questa città risu lta però fortemente tenuta dai bolscevichi, e non pare possa esserne imminente la caduta, date le forze esigue e non molto valide dei governi baltici. A nord-est di Vilna, pressappoco sulla Disenka (affluente di sinistra della 197


Dwina) il settore lituano-tedesco si innesta al settore polacco. Verso la metà dello scorso aprile i polacchi intrapresero,. sotto il diretto comando di Pilsudski, una rapida e fortunata offensiva ad oriente del Niemen, che li portò ali' occupazione cli buona parte del governatorato cli Vilna, compresa questa città che fu presa il 19 aprile. Respinta ai primi di maggio, una controffensiva bolscevica tendente a riconquistare la città, con operazioni parziali, i polacchi hanno ampliato la loro occupazione portandosi ad oriente del Narech, e deJl'Usha. Il loro fronte ora passa a circa 100 km a nord-est di Vilna, poco ad ovest cli Minsk, comprende Pinsk e buona parte del Poliesse; a Brody s'innesta al settore ukraino . In questo settore i polacchi, nel maggio scorso, avevano completamente liberato da ogni pressione la città di Leopoli, ed operatosi il congiungimento delle forze polacche coi rumeni, era stata occupata anche Tarnopol', giungendo a breve distanza dallo Zbruch, fiume che segnava il confine della Galizia austriaca. Ma mentre erano in corso trattative per un armistizio con Petljura, separatosi da questo, e facendo causa comune coi bolscevichi, a metà giugno attaccava improvvisamente i polacchi, ottenendo rapidi successi, che portarono nuovamente gli ukraini sotto Leopoli, minacciando di separare le forze polacche dalle rumene. Alla fine di giugno i polacchi prendevano la controffensiva, ristabilendo la situazione a loro vantaggio, quantunque Tarnopol' sia ancora, per il momento, in mano di Pawlenco . In queste operazioni sembra che i Polacchi abbiano fatto oltre 3000 prigionieri e catturato una notevole quantità di materiali. Ad Halicz, s ul Dnestr, il fronte occidentale si salda col fronte sud-occidentale, tenuto dai rumeni. Come già si è detto si può considerare scomparso il fronte ukraino antibolscevico, e pertanto anche il fronte ukraino verso i polacchi si può considerare come un settore del fronte dell'esercito rosso. '

FRONTE SUD-OVEST Questo fronte è rappresentato dal corso del Dnestr. A più riprese i bolscevichi hanno tentato di attraversare il fiume, ma sono sempre stati respinti dalle forze rumene che li fronteggiano . Sembra che in questi gior-

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ni il governo di Lenin abbia concluso un arnùstizio di 8 giorni con la Romania alla quale consentirebbe fosse data la Bessarabia. Pare comunque che la situazione abbia tendenza a mantenersi stazionaria poiché non è probabile che i Romeni intendano iniziare ora azioni in grande stile a1 di là de] Dnestr, nonostante che notizie, non peraltro confermate, accennino alla presenza su11a riva sinistra del fiume cli reparti di cavalleria rumena. D 'altra parte, i bolscevichi, per quanto rafforzati dagli ukraini, che hanno abbracciata la loro causa, e da contingenti cinesi (la presenza di questi ultimi in un dato settore è, di regola, un sintomo che il governo bolscevico vuol tentare un particolare sforzo), non devono essere propensi ad azioni a fondo contro i Romeni, sia per la solida resistenza che questi possono opporre, sia per la grave minaccia rappresentata da Grigor'ev, il quale pare abbia sollevato contro il governo dei Soviet le popolazioni dell 'Ukraina meridionale.

FRONTE MERIDIONALE Nel maggio 1919 l'esercito bolscevico iniziava una vigorosa offensiva su tutto il fronte meridionale; si opponevano a lui i cosacchi di Krasnov nella regione del Donec e Don , mentre le truppe dell'esercito volontario operavano nella zona del Manich e nel Caucaso. Malgrado i notevoli successi cli queste ultime, che le portarono ad occupare tutto il Bacino del Terek, le forze rosse battevano Krasnov e lo costringevano a successive ritirate. I feraci territori dei governatorati di Ekaterinoslav e di Char'kov, doverono essere successivamente abbandonati, e l'esercito di Denikin era costretto a ridurre il suo fronte ritirandosi a sud del Donec e del Don ed a occidente del Manich. Alla fine di marzo si delineava inoltre l'offensiva bolscevica sul Dnepr, che, costrette le forze franco-greche ad evacuare Nicolajev, Kerson e successivamente Sebastopoli , oltrepassando il fiume, giungeva alle sponde settentrionali del mar Nero e de] mar d'Azov occupando quasi tutta la Crimea, ed obbligando i distaccamenti dell'esercito volontario a ridursi ed asserragliarsi nella penisola di Kerch. Per conseguenza anche ad occidente, Denikin perdeva una vasta

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zona cli terreno, e doveva ritirarsi ad est dell a linea Bachmut-Marjupol'; questa città fu presa e perduta più volte dalle truppe rosse. L'occupazione, per parte dei bolscevichi , di Odessa (primi aprile 1919), segnava il culmine del successo dell'offensiva bolscevica condotta con rapidità tanto più notevole, in quanto che non disponeva di grandi mezzi, successo dovuto più che a vera superiorità militare, ad una abi le propaganda disgregatrice fatta alle spalle delle forze avversarie. Per l'esercito volontario segue un periodo di riordinamento , finchè verso la metà di maggio, Denikin inizia sul fronte Manich una offensiva che prende subi to favorevole sviluppo , aiutata dalle popolazioni locali e da defezioni di truppe bolsceviche. Incoraggiato da questi successi, Denik:in passa ad una offensiva generale su tu tto il fronte, mentre un'azione da svilupparsi nella regione di Astrakan tende a completarne i risultati: a tal scopo un piccolo contingente di truppe (distaccamento delle steppe) sbarcato sulla riva nordorientale del Mar Caspio avrebbe dovuto operare nella regione suddetta, in unione ai cosacchi dell 'Ural. Ta]e operazione non ha conseguito finora il risultato sperato, perchè, per cause ignote, lo sbarco avvenne notevolmente più a sud del punto designato e il congiungimento coi cosacchi clel1'Ural non è sino ad ora avvenuto. L'atteggiamento favorevole delle popolazioni e la scarsa consistenza delJe forze avversarie, hanno portato le truppe di Denikin a conseguire risultati forse anche superiori agli obbiettivi prefissi. Bisogna però riconoscere che 1'esercito volontario ha saputo convenientemente sfruttare la situazione, approfi ttando della grande mobilità che gli deriva dal l' essere le truppe che lo compongono, in gran parte montate. Nella 3a decade di giugno le truppe di D~nikin riconquistarono la piazzaforte di Caricyn (sul Volga) , perduta nello scorso febbraio, e vennero così a tagliare le comunicazioni fluviali dell 'esercito rosso col Caspio. Frattanto interveniva la rivolta cli Grigor'ev, che, minacciando con le sue bande le retrovie della l 3a armata bolscevica, veniva a creare una situazione favorevole all'avanzata verso occidente delle truppe di Denikin. L'esercito rosso si vide pertanto costretto a sgombrare la Crimea, inseguito dalle truppe della penisola di Kerch fin'oltre l'istmo di Perekop

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mentre l'esercito volontario conquistava Ekaterinoslav, raggiungendo così il Dnepr, che si accinge a passare a Nikopol' e Kamenka . A questi si deve aggiungere l'ingente bottino, che pare già comprendere oltre 50.000 prigioneri, numerosi cannoni, migliaia di fucil i e mitragliatrici, oltre 20 treni blindati e importanti quantità di materiale ferroviario. L'avanzata è tutt'ora in pieno sviluppo , né si può prevedere su quale linea l'esercito rosso, che appare notevolmente scosso, potrà ristabilire l'equilibrio. L' ammiraglio Kolcak riprendeva tosto l' offensiva generale, ottenendo all'inizio notevoli risultati; le sue truppe, con successive avanzate raggiungevano le porte di Glatzov, il fiume Viatka per un tratto di circa 100 km, e le vicinanze di Samara. Nel settore sud-orientale le truppe di Dutov stringevano da presso le città di Orenburg e Uralsk, mentre con distaccamenti stabilivano il collegamento con i cosacchi dell'Ural, occupando il distretto di Guriew (foci dell'Ural). Però nell'ultima decade di maggio l'offensiva di Kolcak subiva un arresto generale per la necessità di riorganizzare le proprie forze e sopra tutto le comunicazioni verso le retrovie, rese precarie dal considerevole sbalzo in avanti. Nello stesso tempo le truppe bolsceviche, che avevano nel corso del mese ricevuti rinforzi, pare di circa 30.000 uomini, iniziavano la controffensiva, con immediato successo sull 'armata dell'Ovest (gen. Khangin) che era costretta a ritirarsi precipitosamente a Ufa. Tale ritirata venne a scoprire il fianco sinistro dell 'armata siberiana (gen. Geidel) che si vide pertanto nella necessità di ripiegare anche essa ad oriente della Kama . Per cause molteplici, sino ad ora a noi note solo in parte, la ritirata si mutò ben presto in un rovescio generale su tutto il fronte: soltanto l'armata d i Dutow, contro la quale l'offensiva bolscevica sembra non abbia raggiunto grande intensità, riusciva a mantenere le sue posizioni . Le ultime notizie dipingono l'esercito d.i Kolcak come in via di dissoluzione, cosicché riesce facile a comprendere come le truppe bolsceviche, non più arginate che da debolissima resistenza, si siano già impossessate degli important i centri di Perm', Ufa, Krasnoi-Ufimsk, che costituivano altrettante basi dell'esercito bianco. La stessa città di Ekaterinemburg è stretta molto dappresso e non è improbabile che al momento attuale sia già caduta nelle mani delle arma-

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te rosse. Non si conosce l'entità del bottino fatto da questi, ma la rapidità della loro avanzata e le insufficienti vie e gl i scarsi mezzi di sgombero di cui poteva disporre l'esercito siberiano, lasciano supporre che esso debba essere assai ingente. È presumibile d'altra parte che non tanto per la resistenza del nemico, quanto per le difficoltà logistiche dipendenti dalla deficienza dei mezzi di trasporto, ]'esercito bolscevico sarà costretto ad una sosta prima d'avventurarsi negli Urali. In questo frattempo è dubbio se Kolcak riuscirà a riorganizzare le proprie forze; in ogni modo è certo che, anche ammesso si verifichi un invio in suo aiuto di contingenti giapponesi (sembra che il governo di Tokyo abbia offerto ufficiosamente l' invio di alcune divisioni), occorrerà un tempo non indifferente prima che le truppe dell'ammiraglio siano in grado di tentare una qualunque azione offensiva. Pur non potendosi trascurare che la rapida avanzata di Denikin può mettere i bolscevichi di fro nte ad impreviste necessità strategiche ed impedire loro di sfruttare a fondo i successi ottenuti all'est, bisogna ammettere che i rovesci di Kolcak rappresentano non solo una grave perdita di territorio , d'uomini e materiali , ma anche e specialmente un rude colpo.

FRONTE SUD ORIENTALE ED ORIENTALE Verso la metà di aprile 1919 le forze dell 'ammiraglio Kolcak che, attaccate vigorosamente , avevano dovuto procedere a un ampio ripiegamento , riordinatesi, erano riuscite ad arrestare l'offensiva bolscevica, e ristabilire l'equilibrio sul fronte degli uk.raini. Dalle scarse notizie per ora pervenute si può desumere che le cause principali dello sfasciamento dell'esercito di Kolcak, sono le seguenti: animosità e 1iffidenza in seno all'Alto comando; dissolvimento provocato nell 'esercito e nel paese dal senso di generale sfiducia nel governo di Omsk, al quale si rimproverano tendenze reazionarie . Nel campo militare l'inettitudine di alcuni fra i capi, le numerose defezioni al fronte e nelle retrovie (anche il contingente ceco ormai costituisce piuttosto una causa di preoccupazione, più che di aiuto); le enormi difficoltà logistiche causate dalla scarsità de i mezzi, assolutamente inadeguati alla vastità del territorio ed allo sviluppo preso dalle 202


operazioni; l'impossibi lità conseguente di spostare rapidamente le riserve e farle intervenire tempestivamente sul campo di battaglia.

FERROVIA TRANSIBERIANA Lungo la ferrovia transiberiana non si sono avute vere e proprie azioni di guerra. Si sono invece verificate delle insurrezioni isolate di nuclei bolscevichi nella zona del lago Bajkal , nel bacino cieli' Amur e lungo l'Ussuri. Nella parte politica si è già accennato a tali azioni, il cu i scopo, più che di danneggiare le retrovie e le comunicazioni dell'esercito di Kolcak è quello cli predare i treni della linea transiberiana.

FRONTE DEL TURKESTAN Le incerte e frammentarie notizie che si hanno degli avvenimenti che si svolgono nel Turkestan non permettono di ricostruire una situazione anche largamente approssimativa, delle forze militari ivi contrapposte. Sembra che l' armata delle steppe di Kolcak mantenga l'occupazione della zona d'accesso alla Siberia dal Turkestan, fra i laghi Balkast e Zaizin, senza che risulti si siano ivi svolte operazioni di particolare interesse. Notizie non confermate annuncerebbero un'offensiva generale organizzata dalla Repubblica sovietista del Turkestan, le cui truppe si dice siano riuscite a conquistare Askabad .

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Documento n. 3 Cenni storici sull' Annata dei volontari di Denikin 19181920218

La guerra civile, nella sua seconda fase <iurò appena sette mesi, da marw a novembre 1919. L'avanzata dei generali bianchi verso Mosca, Kolcak da est e Denikin da sud, avevano fatto presagire un.' imminente capitolazione dei bolscevichi che però, capovolgendo le sorti del conflitto, tra giugno e novembre battono prima l'ammiraglio siberiano e poi le armate di Denikin e Judenic. Tra il 14 e il 15 novernbre 1919 furono sconfitti quasi contemporaneamente i due eserciti più rappresentativi delle forze controrivoluzionarie bianche. La guerra civile continuerà grazie alla resistenza di Vrangel' la cui speranza risiedeva nel[' esito .favorevole ai polacchi nella guerra contro i sovietici. Anche quest'ultima illusione però cadde quando nel setternbre del 1920 si aprirono i negoziati di pace.fra i due paesi. Nell'ottobre successivo l'avanzata dell'Armata rossa in Crimea, dove ne/frattempo si era ritirato l'Esercito dei volontari, sbaraglia le ultime resistenze bianche. Più di ottantamila tra rifugiati civili e militari si imbarcarono su navi brilanniche, francesi e russe dirette a Costantinopoli. La gran parte delle forze antibolsceviche però dovette restare sul posto e molti ufjrciali del!' ex Esercito dei volontari vennero giustiziati sommariamente dai sovietici. Si chiude in m.aniera così drammatica l'ultimo atto di una guerra civile combattuta, certo non. alla pari, dove gli elementi oggettivi erano stati di gran lunga sfavorevoli ai bianchi.

218 Estratto di una relazione tedesca dal titolo "Campagna di Denikin" pervenuta al Regio Addetto militare a Berlino ne l gennaio 1942. Tale documento si trova in "Studi particolari", Roma, AUSSME, Fondo L-3, busta 198/2, "Campagna di Denikin 1918-1920". Le note inserite nel testo sono dell'autore ciel presente volume mentre la traslitterazione dei nomi dei luoghi o dei diversi personaggi che compajono nella narrazione rimane fedele all'originale tradotto dal tedesco .

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"Dopo la rivoluzione bolscevica, le regioni dei cosacchi del Don e del Kuban ' 2 19 offrivano la possibilità di raccogliere un tentativo cli controrivoluzione. Tutti quei rnssi che erano animati dalla volontà di combattere per questo scopo, si riunirono perciò in quelle regioni. Il generale Alekseev, già capo di Stato Maggiore del Comando Supremo zarista, raggiunse travestito da contadino, secondo storie dell'epoca, Novocerkask capitale dei cosacchi del Don per organizzare un'armata volontaria. L'Atamano dei cosacchi , generale Aleksis Kaledin, lo accolse cordialmente. Ufficiali zaristi internati dai bolscevichi a Bychow venivano liberati dai volontari e correvano a mettersi agli ordini di Alekseev: tra essi vi erano i generali Denikin e .Kornilov. Alekseev affidò il comando delle truppe a Kornilov e si riservò la direzione degli affari politici e militari. Nel frattempo, il ritorno dei cosacchi smobilitati e intaccati dalle idee bolsceviche, minacc:iava cli compromettere la resistenza contro i rossi che incalzavano da nord. Il l 4 gennaio 1918 la situazione era già così precaria che l'armata volontaria composta di solo circa 3500 uomini era costretta a lasciare Novocerkask . Gli ammutinamenti fra i cosacchi divennero a mano a mano sempre più frequenti . I bolscevichi conquistavano Novocerkask; Kaledin si uccideva; anche il suo successore Nazarov veniva ucciso. I cosacchi restavano ostili ai bolscevichi che si rifugiavano al di qua del Don. Questi avvenimenti convincevano Alekseev e Kornilov della impossibilità di rimanere a Rostov. La città veniva abbandonata fra il 9 e il 22 feb-

Capoluogo e sede del governo, nella regione dei cosacchi del Kuban', è Ekaterinodar, mentre i porti ove fan no capo le due linee ferroviarie della regione sono Novorossijsk e T uapse. L' uomo più influente di detta regione è il generale Filiminc.v, che risiede per l'appunto nel capoluogo, a lle cui dipendenze sì trovano anche i Circassi. Di questi ultimi la fam ig lia più importante è quella dei Sultan Ghirei il cui capo è il colonnello Sultan Kim Ghirei che comanda alcuni reggimenti. Notizie tratte dalla relazione militare "Aggiunie alla situazione politica da notizie fornite dal tenente colonnello inglese degli Albizzi", Roma, AUSSME, Fondo E-8, busta 95, foglio I. 219

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braio 1918. Tra il 10 e il 23 febbraio l'annata bianca che aveva intanto raggiunto i 30.000 volontari , seguita eia una enorme colonna con donne, fan ciulli e feriti, varcava il Don a est di Rostov. In un primo tempo le intenzioni erano poco chiare; sicura solo quella cli rimanere lontani dai bolscevichi. In un consiglio di guerra tenuto a Olginskaja (a est di Rostov e a sud del Don), ove si trovava anche il generale Popov con 2500 cosacchi del Don, le opinioni erano assai divise; in ultimo prevalse la proposta ciel generale Alekseev: "marcia alla volta di Ekaterinodar" (oggi Krasnodar) capitale dei cosacchi del Kuban', ove era da attendersi che quei cosacchi fossero meno intaccati dalle idee bolsceviche che quelli del Don. In misura ancora maggiore ciò doveva verificarsi per i Circassi che vivevano interno a Ekaterinodar, specialmente nella zona montana. Esisteva invero una repubblica socialista dal mar Nero a nord del Caucaso, la quale si arrogava di dominare la regione del Kuban' e del Terek, ma essa aveva una influenza solo lungo la costa e il suo centro motore trovavasi a Novorossijsk: da qui si collegava agli organi bolscevichi dirigenti di Odessa e Sebastopoli. Nella regione ciel Kuban' e del Caucaso, generali favorevoli alle idee zariste, erano pronti ad organizzare la mobilitazione di truppe. Si poteva pertanto sperare di trovare nella regione del Kuban' una località ove si avrebbe avuto il tempo necessario per l'organizzazione della resistenza. L'armata volontaria, i cui movimenti erano ritardati dalle pesanti impedimenta, doveva nel mezzo del duro inverno compiere una nuova e difficile marcia, combattendo aspramente contro le bande locali, i bolscevichi che incalzano e gli smobi litati che ritornavano dal Caucaso e che in quella località precedentemente avevano combattuto. Entrando nella regione del Kuban ' i cosacchi ciel generale Popov, che durante la marcia avevano coperto il fianco est, si rifiutavano di proseguire oltre. La fro ntiera del Kuban' veniva varcata il 24 febbraio. Se mancò l' aiuto dei cosacchi del Kuban' non vi fu però neppure un'attiva controresistenza. L'armata dovette seguire, causa la mancanza di altre buone comunicazioni, la strada che fiancheggia un notevole allungamento. In questa occasione truppe bolsceviche sorprendevano alcuni reparti che si erano attardati nella lunga e difficile marcia. Il numero degli amma-

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lati, da trasportare, era già sal ito a più di un migliaio quando mancavano ancora 150 km per raggiungere Ekaterinodar. Il materiale san itario era quasi esaurito; il parco di artiglieria alla partenza da Rostov consisteva in 8 cannoni e 600 proiettili. Già all'inizio di marzo i bianchi erano in prossimità della linea ferroviaria a 70 km circa da Ekaterinodar, quando giunse la notizia che la città era in mano ai bolscevichi ; il governo del Kuban ' era fuggito nascondendosi nelle campagne. La speranza di trovare colà riposo e ricco materiale da guerra era svanita. Ciò nonostante il generale Alekseev insisteva per continuare la marcia in quella direzione, ritenendo che colà si trovassero molti elementi contrari ai rossi, coll'appoggio dei quali si riprometteva la rapida conquista della città. Kornilov, al contrario, era dell'opinione di aggirare dall'est Ekaterinodar per raggiungere il teITitorio amico della regione circassa, nel quale l'armata avrebbe trovato un po' di tranquillità e si sarebbe avvicinata, nello stesso tempo, alle truppe mobilitate dai generali Pokrovskij e Erdeli. Dopo uno scontro presso Korenovskaja veniva iniziata la marcia in direzione di UstJabinskaja-Nekrassovskaja e da lì, il 17 marzo ancora più a sud verso i villaggi alpestri della Circassia. La sera dell' l l marzo, i bianchi venivano amichevolmente accolti in quella località. Giungeva nel frattempo anche la notizia che le truppe dei due generali (Pokrovskij ed Erdeli) erano entrate in contatto con il nemico a circa 40 km di distanza. Komilov inviava subito in aiuto la sua avanguardia ma, prima che questa raggiungesse le truppe di Erdeli, questi aveva battuto il nemico presso Schendij. II giorno 16 anche Kornilov gi ungeva in questa località. Effettuato il collegamento delle truppe bianche si iniziava la marcia verso sud-est in direzione cli Ekaterinoclar, che veniva raggiunta, dopo ripetu ti combattimenti e con tempo continuamente avverso, il giorno 24 marzo. Il 26, Kornilov iniziava l'attacco disponendo di 7 .000 uomini e 8 cannoni contro 17 .000 rossi con 30 cannoni. Nonostante questa disparità di forze, l'attacco si svolgeva, in un primo tempo, a favore dei bianchi, ma i reparti di nuova formazione del Kuban' , che dovevano bloccare la ferrovia per Novorossijsk venivano sbaragliati dalle truppe rosse, consentendo così l'atTivo di rinforzi nella città. Dopo 5 giorni dì combattimento, quando Kornilov aveva quasi esaurite le 207


munizioni e le perdite raggiungevano la metà degli effettivi, egli veniva ucciso da una granata. II comando veniva assunto dal generale Denik in che nell'autunno 1915 aveva comandato la quarta d;visione (che fu poi chiamata la divisione di ferro) e successivamente era stato capo di Stato Maggiore presso il Comando Supremo. Denikin era incerto se continuare l'attacco contro Ekaterinodar; sapeva che i rossi avevano perduto circa 14.000 uomini e che il 30 marzo già avevano ricevuto ordine di arretramento. Probabilmente un ulteriore attacco avrebbe fatto cadere la città nelle mani dei bianchi; ma Denikin temeva che la sua debole armata non fosse in condizioni di sopportare ulteriori perdite e che il nemico, avendo la completa disponibilità della linea ferroviaria, potesse ricevere nuovi rinforzi. D'altra parte sperava, in un 'eventuale marcia nelle regioni contadine, di poter trovare colà simpatizzanti e soldati. Decideva perciò di procedere in direzione nord-est verso la steppa dei Calmucchi, ove avrebbe potuto sfuggire anche all'influenza della linea ferroviaria ove i rossi dominavano con i loro treni corazzati . La marcia intrapresa lo costrinse per tre volte a incrociare le linee ferroviarie. Il giorno 7 aprile, dopo numerosi combattimenti e azioni di sorpresa, riusciva infine nel suo intento. L'armata si riposava dall'8 fino all'll a Ilijnskaja (a nord del gomito del Kuban') e proseguiva il 12 aprile in direzione di Uspenskaja. Qui Denikin riceveva la notizia che una rivolta era scoppiata sulla foce del Don. Emissari dei cosacchi della regione a sud del Don lo raggiungevano chiedendogli aiuti contro i bolscevichi e avvertendolo che Novocerkask si era liberata da sola. La notizia corrispondeva a verità. I cosacchi avevano cacciato i rossi e nominato loro atamano il generale Krasnov. Denikin si poneva in marcia in quella direzione e conquistava, dopo vari combattimenti, Metscetinskaja ove riceveva la notizia della pace di Brest-Litowsk e dell'entrata delle truppe tedesche a Taganrog220 e Rostov.

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Taganrog è una delle città più importanti ciel movimento bianco. Si trova nella provincia di Rostov, sull'omonimo golfo del mar cl' Azov. Divenne sede anche della Missione militare comandata da Achille Bassignano.

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Krasnov riceveva aiuti da queste e invitava Alekseev e Denikin a collaborare con lui. Ma questi ultimi non condividevano le direttive tedesche: il solo Alekseev si recò a Novocerkask per tentare di mobilitare colà nuovi soldati e procurarsi materiale da guerra. Denikin rimaneva a Metscetinskaja, occupato nei preparativi di una nuova operazione contro Ekaterinodar. La sua massima "per una Russia una e indivisibile" era in contrasto con il programma tedesco. Pertanto dalla parte germanica egli non ricevette più alcun ulteriore appoggio, pur conservando esteriormente amichevoli rapporti.22 1 Rinforzi giungevano intanto a Denikin da varie parti; tra questi, numerosi ufficiali per la maggior parte giovani della scuola allievi ufficiali e un reparto di 2.000 uomini con 8 cannoni al comando del colonnello Drosdovskij proveniente dalla frontiera romena che era stata occupata dalle truppe tedesche . All'inizio di giugno l' armata volontaria contava 12.500 uomini. Con essi Deni_kin progettava di impadronirsi dei nodi ferroviari della linea che conduce alla regione del Kuban' , per provviste da essi accumulate in quella regione . Il progetto fu realizzato fino al tronco Tichorezkaja-Kovkasskaja-Stavropol'; una grande quantità cli mezzi di trasporto cadde nelle mani dei bianchi, il flusso dei rinforzi proveniente ai bolscevichi dal nord veniva interrotto. A metà giugno la forza dell'armata aveva raggiunto complessivamente 30.000 uomini; essa era composta da 3 divisioni di fanteria e 3 di cavalleria, da alcuni treni corazzati e da una aliquota di vagoni corazzati. Denikin attaccava Ekaterinodar che cadeva il 2 agosto . Nelle successive 6 settimane, occupavano la costa del mar di Azov e del mar Nero e tagliavano le ultime comunicazioni con le forze del1' ovest. A metà di settembre l'armata bianca contava 60.000 uomini, quando il .25 settembre improvvisamente moriva il generale Alekseev. Denikin pertanto assumeva anche la direzione degli affari politici.

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La posizione di Denikin nei confronti della Germania è tale che egli stesso ritiene inaccettabile qualsisi -tipo di, compromesso con essa accusata di essere la principale "alleata" <li Lenin se non la diretta a1tefice del colpo <li mano bolscevico.

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Anche a nord del Caucaso i bolscevichi riportavano perdite gravi mentre i tedeschi erano penetrati a sud del Caucaso e ai rossi non rimaneva ormai che un solo sbocco a nord -est, in direzione di Astrakan, attraverso la steppa dei Calmucchi. Ma questa regione era priva di ferrovie; i rossi si impadronivano perciò di Armavir e, quando questa città veniva riconquistata da Denikin, occupavano Stavropol' (13 ottobre). Quivi concentravano 35.000 uomini con l'intenzione di dirigersi verso nord e quasi 30.000 mezzi di trasporti destinati all' enorme quantità di materiale. Denikin riusciva ad accerchiare quasi completamente la città che conquistava dopo che la guarnigione non aveva accettato la capitolazione offerta. Solo pochi bolscevichi riuscivano a sfuggire in direzione nord. All'inizio di novembre, in seguito a questa vittoria, tutta la regione del Don e del Kuban' così come il governatorato di Stavropol ' 222 e del mar Nero erano liberate dai bolscevichi. La situazione subiva un nuovo mutamento con la ritirata dei germanici dalle regioni del Caucaso meridionale. Al loro posto, comparivano sulle coste del mar Nero e del mar d'Azov forze alleate di altri stati che occupavano la Transcaucasia, mentre forze francesi e greche si impossessarono di Odessa. Attraverso la Bessarabia truppe delle potenze occidentali iniziavano la marcia in Ucraina, in seguito alla quale l'atamano Skoropadskij, che era appoggiato dai tedeschi, non poteva più sostenersi. Il nuovo governo creato sotto la direzione di Petljura aveva scarsa autorità. Un tentativo alleato di mettere in piedi una conferenza, nella quale fossero rappresentati i diversi partiti russi, presso l'isola dei Principi nel mar di Marmara nel gennaio 1918, fallì. L'orientamento dei capi dei russi bianchi era sernpre meno chiaro quantunque fossero aiutati con armi, materiali e equipaggiamenti, dagli Alleati: una missione inglese infatti si trovava presso Denikin e truppe alleate si battevano contro i bolscevichi.

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Fondata nel 1777, Stavropol' fu la base del la penetrazione russa nel Caucaso.

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Nel gennaio 1918 la situazione nella Russia meridionale era la seguente; il generale Krasnov occupava saldamente con i cosacchi del Don la regione del Don e le città di Rostov, Taganrog, Novocerkask; l 'armata volontaria di Denikin, con il comando supremo a Ekaterinodar, occupava la regione del Kuban', la regione petrolifera di Mai'kop, la parte nord della costa est del mar Nero. Da Novorossijsk Denikin inviava un corpo di sbarco per occupare l'istmo occidentale che unisce la Crimea col continente e un secondo corpo di sbarco per occupare Mariupol'. l bolscevichi mantenevano le posizioni lungo il corso del Volga fino ad Astrachan e la costa ciel mar Caspio fino a Petrovsk, da dove una linea ferroviaria congiungeva Vladikavkas a Pjatigorsk (nel terri torio di Stavropol', a 500 metri sulle pendici settentrionali del Grande Caucaso) . In Ucraina il governo di Petljura, a Kiev, aveva nelle sue mani Nicolajev e Cherson ma era privo dell'appoggio degli Alleati. Ma la situazione in quella regione era alquanto compromessa: Char'kov era nelle mani dei rossi. Verso la fine di gennaio i bolscevichi avanzavano e occupavano l'intera Ucraina occidentale compreso Poltava e Ekaterinoslav (oggi Dnjepropetrovsk); il 5 febbraio occupavano Kiev. Petljura si ritirava in direzione della frontiera della Gal izia . I cosacchi del Don erano stremati. Krasnov si era posto agli ordini di Denkin e gli aveva chiesto aiuti il 16 gennaio. Denikin li prometteva quando già Krasnov con una puntata fino al Caspio, compiuta nella prima metà di febbraio, aveva conquistato quasi tutta la regione del Kuban' e del Terek . Krasnov si dimetteva dal comando: la sua politica di amicizia coi tedeschi era stata disapprovata dal Gran Consiglio dei cosacchi ed egli non poteva più fare affidamento su di un efficace aiuto di Denikin. Alla fine di febbraio i rossi, che avevano già metà delle ferrovia di Caricyn (oggi Stalingrado) e Rostov nelle loro mani , riuscivano a effettuare una profonda puntata nella regione ciel Don a nordest di Novocerkask . 211


Avanzavano verso il mar Nero e 1'8 marzo conquistavano Cherson. Le truppe frances i si ritiravano lungo la strada della costa su Odessa, ove le truppe rumene, francesi e greche, dopo avere effettuato una puntata lungo la ferrovia avevano dovuto ripiegare in seguito a un contrattacco rosso e alla ostilità della popolazione. Alla fine di marzo Denikin non aveva più che il Caucaso settentrionale, la parte est del bacino del Donec e la metà della regione del Don. I rossi attaccavano la Crimea; tutta la Russia meridionale era sotto il loro controllo, salvo Odessa che era però minacciata. In aprile la loro situazione a nord del mar Nero migliorava ancora: il comandante delle truppe francesi, generale Franchet d'Espery, in seguito ad un ammutinamento della flotta da guerra francese, si vedeva costretto ad abbandonare Odessa. Una parte de.lla guarnigione alleata si allontanava attraverso il Dnestr, e il rimanente si imbarcava. Nella terza settimana di aprile parte delle truppe di Petljura varcava il confine della Galizia e parte si rifugiava al di là del Dnestr. L'avanzata dei rossi in Crimea continuava; solo la penisola di Ketsch rimaneva nelle mani di Denikin, grazie all'aiuto degli Alleati, specialmente della flotta inglese nel mar Nero e nel mar d'Azov. A seguito degli attacchi della 10a Armata rossa, l'ottavo corpo cosacco evacuava tutta la regione tra il Don e il fiume Janytsch ; a metà aprile già Novocerkask era seriamente minacciata. La situazione subiva un mutamento quando Denikin, grazie al materiale lasciatogli dagli Alleati, iniziava la sua offensiva. Cinque bastimenti carichi di materiale erano giunti insieme con il nuovo capo della missione militare inglese, generale Briggs, a Novorossijsk. Tra il 6 e l' 11 maggio Denikin batteva la 10a A.r~ata, rastrellava la riva meridionale del Manyc per 300 km, catturava migliaia di prigionieri e numeroso materiale inseguendo i resti dell'annata che si ritirava lungo la riva destra del fiume Seal. Il 24 maggio presso Martinovka e Orlovka, Denikin passava il Seal. Nello stesso giorno i cosacchi del Don attaccavano sul basso Donec, nella speranza di potersi unire ai cosacchi della regione a nord-est di Lugansk (oggi Vorosilovgrad, sul fiume Lugan nel Donbass) che si erano sollevati contro il regime rosso. 212


Anche nella regione di Mariupol' le truppe di De nikin avevano iniziato la loro avanzata; in giugno 1919213 i successi continuavano. All 'inizio di luglio , dopo aver preso Caricyn le truppe di Denikin raggiungevano il mar Caspio, 80 km a sud-ovest di Astrakan e il fronte bianco correva in direzione ovest verso Dubovka - Balasov - Belgorod Ekatcrinoslav fi no all ' istmo di Perekop22•1• Il bacino del Donec con la s ua ricchezza di rrùnerali e di grano veniva occupato , e grande quantità di materiale fe rroviari o finì in mano ai bianchi. L' unico collegamento ferroviario dei ross i con la Crimea veniva interrotto presso Saporovka; la stessa Crimea veniva rastrellata; le punte dei bianchi giungevano a 75 km da Voroncz. Dopo la conquista di Caricyn, aj prirrù di luglio , Denikin esponeva ai suoi diretti collaboratori il suo piano cli marciare alla volta cli Mosca. Egli intendeva dividere le forze in 3 gruppi: l'armata del generale barone Vrangel' con itinerario Saratov-Niznij-Novgorocl ; l'armata de l Don al comando del generale Sidorin , su Voronez-Rjazan'; l'armata del generale Maevskij, su Char 'kov-Kursk-Ore l e Tuia . Nonostante l'opposizione dei generali Vrangel' e Juzefovic, Denikin clava inizio all 'attuazione del s uo proposito. Ma durante il corso ciel mese cli luglio , dopo accaniti combattimenti, un solo successo importante veniva conseguito con la conquista di Kamysin , 170 km a nord di Stal ingrado. Il 1 agosto cadeva Poltava. I front i, erano generalmente così sottili e pri vi di capisaldi, che davano la possibili tà di al terni successi; solo nella seconda metà dj agosto, ne lla parte occidentale del fronte si consegu ivano risultati deci sivi .

223 L'estate del 191 9 deve ritenersi un momento fo ndamentale per le sorti della guerra civile in quanto gli Stati alleati decidono di ritirare le proprie truppe dal suolo russo in seguito agli accordi che, ali ' insaputa dei generali bianchi, la nuova Russia ri voluzionaria stabilisce con i governi occidentali presenti alle trattative d i Versailles. 224 Istmo che unisce la penisola di Crimea alla terraferma. Tra la baia di Karkinit a ovest e il lago di Sivas a est.

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Il 19 agosto Denikin prendeva Cherson e Nicolajev, il 23 agosto, sbarcava a Odessa e marciava in direzione di Kiev mentre Petljura procedeva sulla stessa città da ovest. Il 2 settembre i rossi evacuavano la città. In seguito ad un ultimatum del generale di Denikin, anche gli ucraini, che vi erano già entrati, abbandonavano Kiev. Un grave insuccesso invece si profilava all'est. 11 22 agosto le truppe cli Denikin dovevano abbandonare Kamysin sul Volga. L'8 settembre i rossi erano gi unti già a 10 km a nord di Caricyn, e per quanto venissero successivamente costretti ad arretrare cli 20 km, essi rimanevano in posizione pericolosa per Caricyn. 11 disegno cli Denikin, cli avanzare con l'ala destra lungo il Volga per tagliare il collegamento di Mosca con il mar Caspio, il Turchestan e la Siberia meridionale, nonché di collegarsi egli stesso con le truppe bianche del generale Koltschak225 che operava in Siberia meridionale, non poteva effettuarsi. Il tentativo di cambiare questa situazione mediante l'invio verso Saratov di una armata di cavalleria di circa 17 .000 cosacchi dell'esercito del centro, falliva. Questo spostamento di forze aveva praticamente come unico risultato quello di indebolire la parte del fronte ove le cose procedevano ancora favorevolmente e precisamente il settore dell'8a armata del Don del generale Sidorin. Ciò nonostante ne i mesi di settembre e ottobre la situazione permaneva in generale favorevole a Denikin. L'importante nodo ferroviario di Kurak era stato conquistato in settembre e Yoronez, più a est, importante per il controllo del traffico ferroviario della Russia meridionale, cadeva il 6 ottobre. Quando il 13 ottobre Ore! veniva presa, l'esercito distava da Mosca ormai solo 300 km. Fu questa la fase culminante dell' offensiva effettuata per raggiungere la capitale. Da questo momento le sorti della guerra cambiavano irrevocabilmente a favore dei rossi. Questi avevano temporaneamente occupato Kiev dal 15 al 19 ottobre, ma non era questa la causa decisiva del nuovo corso

225 Altra maniera grafica di Kolcak . Si ricorda che i nomi sono riportati correttamente traslitterati nell'indice finale ciel presente volume.

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degli avvenimenti. Con la perdita di Voroncz il 24 , di Novossil il 25 ottobre, comincia per i bianchi la "ritirata da Mosca". Il 19 novembre i rossi entravano a Kursk e nei giorni successivi si impadro nivano di tutti i punti principali di questa regione226 • Nell o stesso tempo un altro sfondam ento si verificava sull'ala sinistra di De1ùkin presso C ernigov (città storica ucraina sul fiume Desna con vestigia bizantine del XI-XII secolo), 150 km a nord-est dì Kiev. Alla fine di novembre il fron te , su una larghezza di 240 km a Kursk e di 150 a sud di Cemigov, veniva sfondato e il nemico si spingeva per 40 km nelle linee bianche. Il generale Yrangel', era costretto ad abbandonare la riva sinistra del Volga . Nelle retrovie bianche intanto com inciavano i malcontenti. La formazione i1Tegolare di M achno che aveva raggiunto una forza di circa

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Alla metà di ottobre 1919 l'Alto comando russo di Mosca s i ostina ancora a mellere in atto il vecchio piano strategico ovvero dare il colpo principale al nemico con la propria ala orientale, da Caricy n, atlraverso le steppe del Don, su Novorossijsk. Stali n dal suo Quartier generale respinge nettamente tale pianu esponendo le sue ragioni in una lettera inviata a Lenin nello stesso mese di ottobre in cui dice: ·'per vincere occorre attaccare ed occorre portarsi nelle retrovie del nemico e costringerlo ad allontanarsi da Mosca, pre ndere l' iniziativa nelle proprie mani". E così, presenta il proprio piano che prevede il rafforzamento su un fronte re lativamente ristretto e, dopo aver rotto lo schieramento bianco, nella zona di Voronez, creare un colpo di mano con le forze concentrate di cavalleria, attraverso Char 'kov, s ul bacino del Donec e su Rostov. Tale piano offre come vantaggio il fatto di operare in un ambiente non ostile, ma al contrario simpatizzante per i rossi; ottenere iJ controllo della più importante linea ferroviaria del Donec, principale arteria che alimenta rannata di Denikin (feITovia Voronez-Rostov); dividere in due l'armata di Denikin, nella quale una parte, i dobrovolci (volontari) ve1Tebbero lasciati alla mercé di Machno (il ribelle capo del movimento insurrezionale verde) e l' altra, i cosacchi, verrebbero tenuti sotto minaccia alle spalle; e infine, in caso di successo, avere la disponibilità del carbone del bacino del Donec. Lenin accetta tale piano e ordina all'Alto comando russo l'attuazione di esso, la cui realizzazione porta all'annientamento del le annate di Denik in e alla rottura decisiva di tutti i fro nti della guerra civile in fav ore dei rossi. Notizie traile da una relazione militare dal titolo "Breve sintesi delle operazioni condotte con successo da Stalin contro De11iki11, in direzione di Rosrov, durante la guerra civile russa ( 19 011obre 191 9 - 9 gennaio 1920)". Alla re lazione è allegato uno stralc io della lettera scritta da Stalin a Lenin prima di assumere la direzione de lle operazioni al fronte meridionale nell'ottobre 1919. Comando Supremo, I reparto, Ufficio Operazioni . Roma, AVSSME , Fondo L-3, S tudi particolari, busta 198.

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12.000 uomini, conquistava Mariupol' e minacciava Taganrog; solo con l'impiego di notevoli forze essa poteva essere dispersa. Si accentuava inoltre il disaccordo · tra Denikin e i capi locali. Il Consiglio del Kuban', che aveva la sua sede a Ekaterinodar, veniva da Vrangel' esautorato. Nel frattempo la mm-eia in avanti di Denikin veniva gravemente minacciata e le mene delle repubbliche del Caucaso ne intaccavano la sua forza di resistenza. Quand'anche i rossi calcolassero complessivamente le sue forze, in quel momento, sulla base di 300-4100 mila uomini, questo numero era tuttavia troppo scarso per difendere un fronte così esteso (circa 2.000 km.) e privo di opere di difesa. Durante tutto il mese di dicembre continuavano i successi dei rossi. Il giorno 8 essi conquistavano Bjelgerod, 1'11 Char'kov e Berdicev, il 13 Poltava, il 16 Kiev, il 27 Lugansk e il 31 Ekaterinoslav. Il bacino carbonifero cadeva nuovamente nelle mani dei rossi; il giorno 3 gennaio 1920, insieme con enorme bottino, Caricyn veniva occupata dai rossi. Quando il giorno 6 Taganrog veniva conqll!istata, l'annata bianca si trovava costretta al mare227 • La ritirata di Koltschak in Siberia e la sconfit-

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Secondo la già ricordata Breve sintesi delle operazioni condotte con successo da Stalin contro Denikin, in effetti il I gennaio 1920 l 'A1111ata a cavallo ent~a a Taganrog , centro politico militare dei bianchi, mentre il 9 gennaio occupa Rostov. E il momento decisivo per le sorti della guerra civile. Una disfatta inaspettata e quasi inspiegabile. Uno solo l'aveva prevista "l' uomo di maggior talento fra i comandanti cieli ' Armata bianca: il generale barone Vrangel ' . Da molto tempo metteva in· guardia il comandante supremo Denikin di non sparpagliare forze e di non allargare il fronte. Egli proponeva lo stesso piano di Stalin: rafforzarsi su un fronte re lativamente ristretto, appoggiarsi con i fianchi sul Dnepr, presso E katerinoslav e sul Volga, creare in una direzione il colpo di mano delle forze concentrate cli cavalleria e, rompendo lo schieramento rosso, marciare su Mosca. Egli proponeva la direzione di Stalingrado che, appunto perché non conveniente per i rossi, sarebbe stata redditizia ai bianchi: avrebbero marciato tra i cosacchi ciel Don, loro simpatizzanti , avendo le retrovie sicure. Il generale Denikin invece si ostinò a condurre sempre l'attacco su tre direttrici, cliviclenclo così le proprie forze e scegliendo, per direttrice principale, quella che era meno vantaggiosa per essi, attraverso il bacino del Don, facilitando così l'attuazione ciel piano Stalin". Roma,AUSSME, Fondo L-3, Studi particolari, busta 198.

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ta irrimediabile della armata di nord-ovest del generale Judenic aveva permesso ai ross i di inviare nuove forze contro Den ikin. Solo la regione tra il basso Don e il Caucaso, da una parte, la Cri mea e la costa nord del mar Nero dall'altra , rimanevano sotto il controllo del capo dei bianchi. Rostov veni va abbandonata; il 10 i rossi entravano a Novocerkask e il giorno successivo a Rostov. Per l'ala sinistra di Denikin la fine si avvicinava rapidamente; Nicolajev e C herson venivano prese dai rossi il 2 febbraio , Odessa il 6. Una parte delle truppe di questa città si dirigeva verso ovest e varcava la frontiera pol acco-rumena; reparti delle truppe del generale barone Schi lling si imbarcavano a Odessa per essere trasportate in Crimea. Un gran numero di civili e di sertori dell'esercito partiva via mare aJla volta di Costantinopoli . Parte di essi rimaneva indietro e passava ai rossi. Accaniti combatbmenti si svolgevano tuttavia tra il basso Don e il Caucaso , in seguito ai quali Denikin , il 20 febbraio, riconquistava nuovamente Rostov e la teneva per due giorni. Ma una puntata rossa contro il nodo ferroviario di Tichorezkaja segnava il destino di Ekateri nodar, ove Denikin aveva trasferito il suo comando abbandonando Taganrog. I ross i continuavano ad avanzare su tutto il fronte verso il Caucaso , occupavano Stavropol' il 28 febbraio; il 14 marzo si dirigevano verso il Caucaso: il 24 marzo i rossi occupavano la regione petrolifera di Grozny e pochi giorni dopo Petrovsk (odienw Machatsch-Kala) con i depositi cli carburante della flottiglia bianca. Denjkin, che si era recar.o a Novorossijsk , tentava di evacuare la città di tutte le impo1tanti provviste ivi accumulate, di riunire i resti della sua armata in Crimea dove teneva ancora gli ultimi centri di resistenza, e di trasportare i non combattenti a Costantinopoli con i piroscafi mandatigli dagli Alleati. Parte dei soldati, che non avevano potuto trovare posto, si diresse verso Tuapse, altri passarono ai rossi. Ma già in Crimea, il 2 aprile 1920 Denikin aveva ricevuto un ultimatum del1 'alto Commissario inglese a Costantinopoli, ammiraglio De Robeck, che g li chiedeva la conclusione di un accordo con i sovietici. Ove Denikin non fosse d' accordo e non accettasse per sé e per i suoi diretti collaboratori un'amichevole ospital ità in Inghilterra, egli non avrebbe dovuto più attendersi alcun aiuto per il fu turo.

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Denikin ricevette questo ultimatun quando non era giĂ piĂš generale comandante in capo. Due giorni prima, a causa della sua impopolaritĂ fra le truppe aveva ceduto il comando al generale barone Vrangel'. Egli era disilluso, stanco del contegno dei suoi dipendenti, della coITuzione e della indifferenza russa. Come tutti gli altri Alleati, gli inglesi abbandonavano anche questi al momento della fine. Il suo successore raccoglieva una causa giĂ persa. Trascinava ancora per un certo tempo le sue relazioni cogli inglesi; ma doveva presto abbandonare la resistenza contro i rossi in Crimea divenuta ormai senza speranza, e condurre l'armata :in esilio".

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Documento n. 4 La pace di Brest-Litovsk nelle memorie di I0ffe228 Bre.1·t, città bielorussa sul fiume Bug, al confine con la Polonia , venne .fondata nell'XI secolo e appartenne prima alla Lituania e poi alla Polonia. Nel 1794 una sollevazione popolare, ali.a guida della quale si pose l'eroe nazionale

Taddeo Kosciuzko, scatenò la repressione da parte prussiana e russa eh.e diede avvio alla terza spartizione della Polonia durante la quale Brest tornò a far parte dell'Impero zarista con il nome di Brest-Litovsk, denominazione eh.e conserverà fino al 1921. Qui i delegali russi e tedeschi contraltarono le durissime condizioni di pace per la Russia il 3 marza 1918. Tra gli esponenti della delegazione russa vi era anche Adol'j fojje, politico di grande temperamento che continuerà ad avere un ruolo importante nella costiluzione dello Stato sovietico.

"Queste memorie di l offe - pubblicate in Russia poco prima de] suo suicidio, sono importanti perché ci danno la storia di quello che è stato il primo atto dell a diplomazia sovietista e mostrano lo spirito dal quale era animata questa diplomazia ai primordi della sua attività, acquistando anche importanza di speciale attualità ora che il Partito comunista russo si trova alle prese con l' opposizione.

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loffe Adol'f Abramovic, fu uno dei membri della delegazione russa-bolscevica che trattò con i tedeschi a Brcst-Litovsk, nonché ambasciato re in Germania e rappresentante dell'Unione Sovietica nella Repubblica austriaca presso il Cancelliere-cardinale Seipel. Seppur travolto dalle forti personaliti1 di spicco dell'élite bolscevica, loffe risulta personaggio chiave di tutta la vicenda che poiterà la Russia al tavolo delle trattative di BrestLitovsk. li suo testamento politico, l'ultimo atto che precede il suicidio avvenuto il 16 novembre 1927, viene ripreso da Vietar Serge - nel volume Memorie di 1111 rivo/11zio11ario ( 1901-1941 ), op. cit. , pp. 279-282 - che così lo ricorda: "Quarantasette anni , varie prigioni. la rivolta della flotta nel 1905. la Siberia, le evasioni, l'emigrazione, i congressi, Brest-Litovsk, la rivoluz ione tedesca. la rivoluzione cinese, le ambasciate, Tokyo , Vienna l---1 loffc ha la faccia di assiro barbuto. dalle labbra possenti , sguardo che sviava a causa cli un duro strabismo ."

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Noi vediamo dal racconto di loffe come precisamente durante lo svolgersi della fase conclusiva delle trattative, dopo la temporanea sospensione di esse, si determinasse la profonda differenza ideologica e programmatica fra Lenin e Troc.kij. Lenin, realizzatore, ha già intuito che il far calcolo più oltre su una rivoluzione proletaria mondiale, e quindi sulla cessazione della guerra in segu ito all'abbandono delle armi da parte dei contadini e operai degli eserciti belligeranti, è un ' utopia; mentre Trockij mantiene la sua fede in una rivoluzione mondiale, o almeno europea, che dovrà metter fine alla guerra. Lenin quindi pone il dilemma: o accettare, quali essi siano, le condizioni imposte cla11a Germania e firmare la pace, o continuare la guerra, e in questo caso continuarla sul serio: ma poiché ormai continuarla sul serio non si può, bisogna far la pace. Trockij è per una terza soluzione: né pace né guerra; se i Tedeschi continuano ad avanzare, ritirarsi, magari fin oltre gli Urali e il fi ume Ural, in attesa che la rivoluzione europea, sulla quale egli contava, imponesse la cessazione di ogni ostilità e portasse al trionfo della Russia. Di fronte all'autorità di Lenin, Trockij e i suoi partigiani non insistono sulla loro proposta e la pace viene firmata; ma la loro concezione ideologica permane. Ed è, in fondo, la stessa che, diversamente atteggiata, anima ancora oggi la opposizione trotzkista. A ogni modo, queste memorie di loffe sono soprattutto istruttive come documento psicologico e morale. Da esse emergono, infatti in prima linea due sentimenti: una, sia pure involontaria, tristezza, ad onta di tutte le premesse rivoluzionarie, per la umiliazione e la mutilazione della patria; e la fatalità, date quelle premesse, di questa umiliazione e di questa mutilazione. Ciò che dimostra ancora una volta come l'istinto nazionale sia, ad onta di tutto , insopprimibile; e come l'ideologià. socialista conduca fatalmente al tradimento della patria, alla rovina e alla degradazione nazionale." 229

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L' introduzione che precede le memorie di loffe è di A. Quintavalle, traduttore della versione originale tedesca.

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"Una c ittà incend iata, mezza distrutta nella ritirata dell'esercito russo, e fra le rovine la cittadella delle mura intatte, che doveva acquistare importanza storica grazie alle trattative di pace tra Germania e i Sovieti. Piccole casette per gl i ufficiali, di mattoni rossi, sparse dentro questa fortezza, e un edifi cio re lativamente grande, " il club degli ufficiali", formavano il quatier generale del Com andante in capo di questo fronte, del feldmaresd allo p rincipe Leopoldo di Baviera. Fu qu i appunto che il Comandante in capo germanico invitò i delegati sovietici , corrispondendo alla proposta del Governo dei Sovieti di iniziare le trattative per! 'armistizio, allo scopo di concludere una pace generale "lunga e stabile" . Col motto "lotta per la pace" si era preparata e svolta la Rivoluzione d'ottobre; e di conseguenza uno dei primi atti della rivoluzione stessa fu lo storico "decreto sulla pace", proclamante, com'è noto, "pace senza annessioni né contribu zion i, sull a base del diritto dei popoli a una libera autodesignaz ione, sino al distacco dallo Stato della cui compagine fanno parte". Il 26 ottobre questo decreto veniva accettato dal Congresso panrusso dei Sovieti. Il 7 novembre il Governo dei Sovieti si rivolgeva per rad io alle Potenze della quadruplice Alleanza . Quelle dell ' Intesa dichiararono a mezzo dei loro addetti militari presso l'allora comandante in capo generale Duchonin , che " ulteriori passi sulla via dell a pace separata avrebbero avuto le più gravi conseguenze per il Governo dei Sovieti". A questa protesta il Governo dei Sov ieti rispose con I"'appello a tutti gli operai, soldati e contadini", nel quale respingendo le minacce degli imperialisti, assumeva davanti al proletariato di tutto il mondo la respo nsabi lità. per la politica di pace. E, adempiendo alle sue precedenti promesse, iniziò la pubblicazione dei documenti segreti. Simile allo scoppio di una bomba fu l'effetto di questo passo su l mondo borghese. I governi capitalistici , nell ' impossibilità di far mettere in dubbio l'autenticità di questi documenti (sebbene lo avessero tentato in un primo momento di confusione), procurarono di servi rsi l' un contro l' altro di questi segreti diplomatici divulgati. Ma le larghe masse dei lavoratori di tutto il mondo compresero e apprezz,u-ono l'azione del Governo degli operai e dei contadini. Nel frattempo gli avvenimenti maturavano. Non ricevendo risposta 22 1


nemmeno dalle Potenze della Quadruplice Alleanza alle proposte di pace, ma avendo - a differenza della posizione verso le Potenze dell' Intesa - un fronte comune colla Germania, con l'Austria-Ungheria e con la Turchja, e quindi contatti diretti su questi fronti (dove già avvenivano "affratellamenti" fra i soldati delle due parti), il Governo dei Sovieti decise di approfittare di questa possibilità per entrare in raparti diretti con il nemico. Il sottotenente Krilenko, nominato Comandante in capo al posto del generale Duchonin, che non si era sottomesso all 'autorità sovietista, e lo scrivente A. A. loffe, Presidente del Comitato Militare Rivoluzionario di Pietrogrado, sciolto in questi giorni perché tutto il suo potere era stato passato al Consiglio dei Commissari del popolo, vennero inviati al fronte. Nel settore di Dvinsk il 14 novembre 1917 essi mandarono attraverso le trincee un parlamentario al Comandante in capo germanico colla proposta di iniziare subito le trattative per l'armistizio affine di creare la possibilità delle susseguenti trattative generali per la pace. Nello stesso giorno veniva rinnovato alle Potenze dell'Intesa mediante la radiotelegrafia, l'invito di partacipare a queste trattative. I nostri parlamentari, accolti con gioia dalJo Stato Maggiore della divisione che teneva quel settore del fronte, dovettero attendere alcuni giorni la risposta, poiché, a quanto pare, il comandante del fronte orientale germanico aveva trasmesso la nostra proposta al suo Comandante in capo. Il 16 novembre si ebbe il consenso di quest'ultimo, colla proposta di scegliere la fortezza di Brest-Litovsk come luogo di riunione per le trattati ve. li 20 novembre avvenne il primo incontro a Brest-Litovsk della Delegazione sovietista e dei rappresentanti della Quadruplice Alleanza. La Delegazione sovietista era composta da loffe, Kameneff, Sokolnikoff, Pokrovskij, Bicenko, di un rappresentante degli operai, cfi uno dei contadini, uno dei marinai e uno dei soldati. Il feldmaresciallo Leopoldo di Baviera dovette fare un rude sforzo per stringer la mano alla delegazione sovietista e ai semplici soldati, marinai, operai e contadini. li 22 novembre intervenne una breve interruzione nelle trattative, e si firmò l'atto di sospensione delle operazioni militari . Tacque il cannone lungo le migliaia e migliaia di verste cieli' immenso fronte e con più energia ed entusiasmo 222


fraternizzavano i soldati degli eserciti nemici, mentre il Comando dell'esercito sovietista li inondava dei suoi proclami rivoluzionari. (A questo riguardo la Delegazione sovietista doveva ascoltare, durante tutto il periodo delle trattative, le "decisive proteste" del generale Holman - capo della niissione militare britannica presso Denikin). Durante tale interruzione il Consiglio dei Commissari del popolo si rivolse ancora una volta agli "alleati", le Potenze dell'Intesa , proponendo loro di partecipare alle trattative di Brest-Litovsk, ma di nuovo non si ebbe la risposta. Il 29 novembre la trattative vennero riprese . Indipendentemente dalla sua politica generale, che era quella di produrre, col fatto e colla forma delle trattative una suggestione rivoluzionaria sulle masse lavoratrici delle potenze in guerra e di quelle neutrali, la Delegazione soviet:ista mira soprattutto a ottenere la maggiore soluzione possibile di due questioni: non peggiorare la situazione militare ai fronti degli Alleati, opponendosi in tutti i modi al ritiro delle truppe tedesche dal fronte russo per gettarle sugli altri fronti (non era stato ancora compreso da nessuno che appunto questo spostamento di truppe già demoralizzate dal punto di vista militare, e abbastanza imbevute della propaganda rivoluzionaria, sarebbe stato una delle maggiori cause dello sfacelo dell'imperialismo e del militarismo germanico e austro-ungarico): stabilire la linea di demarcazione la più vantaggiosa per noi perché questa avrebbe considerevolmente pesato poi sulla determinazione delle frontiere dello Stato. Circa la prima questione si riuscì a far accettare il punto che vietava questi spostamenti, punto però che aveva più una importanza cli principio che non uno scopo pratico, la lotta per questo punto servendo a sfatare la leggenda degli agenti tedeschi . Ma di fatto gli spostamenti avvenivano, malgrado il divieto, ciò che si doveva prevedere e ciò che, come venne notato sopra, rovinava, piuttosto che non salvare gli imperialisti della Quadruplice Alleanza. Nella seconda questione si potè costatare che gli appetiti del nemico erano molto vasti, e che essi intendevano valorizzare i frutti della loro vittoria fino in fondo e prendersi una considerevole porzione dell'ex Impero russo. Il 15 dicembre venne firn1ato il trattato d'armistizio e la sopravve223


nuta interruzione delle trattative venne impiegata per un nuovo invito all'Intesa di prender parte alle trattative. Non avendo nemmeno questa volta ricevuto risposta, la Delegazione sovietista iniziò il 22 dicembre le trattative per la pace. La Delegazione mantenne la stessa composizione che aveva nelle trattative per l'armistizio mentre la Delegazione della Quadruplice Alleanza venne completamente cambiata: ai negoziatori militari successero diplomatici di professione. Tenendo conto delle disposizioni degli animi in quel tempo, la Delegazione russa non voleva condurre anche le trattative per la pace definitiva a Brest-Litovsk, cioè in territorio già russo, in una fortezza mezza distrutta e completamente isolata. Perciò noi avanzammo la proposta di trasferire la Conferenza per le trattative in qualche paese neutrale , e accennammo alla città di Stoccolma. Ma i nemici respinsero la nostra proposta, sebbene in colloqui privati tanto Kùhlmann 230 che Cernin ci avessero più volte dichiarato che essi comprendevano le nostre ragioni e le apprezzavano; e, pur declinando in quel momento la nostra proposta, promisero cli non opporsi al trasferimento delle trattative al momento conclusivo in territorio sovietista, per esempio a Pohkrow. In un primo tempo le trattative ebbero un carattere pacifico e anche, esteriormente amichevole . La Germania e i suoi alleati anelavano a concludere una pace separata colla Russia, contando da un lato che dopo ciò il proseguimento della guerra sarebbe facilitato, e d'altra parte che la possibilità della pace colle altre Potenze nemiche sarebbe stata più vicina, e infine che l'opinione pubblica nell'interno dei loro paesi si sarebbe un poco calmata. Quest'ultima considerazione era per essi la più importante. La Delegazione sovietista dal canto suo riteneva che la sua lotta per la

230 Richard von Kiihlmann nasce a Costantinopol i nel I 873 e muore a Ohlstaclt nel 1948. Fu ministro degli Esteri tedesco per dieci mesi durante la prima guerra mondiale (dall'agosto 1917 al giugno 1918). Nel marzo 1918 conduce la delegazione tedesca a BrestLitovsk per concludere il trattato di pace con la Russia cli Lenin. Due mesi dopo si ritroverà nella delegazione che dovrà firmare il Trattato cli Bucarest con la Romania. Era figlio ciel direttore generale della ferrovia anatomica . Nella sua carriera , che lo ha visto inviato a San Pietroburgo, Teheran, Tangeri, Washington e Londra, ci sarà anche l' incarico come ambasciatore a Costantinopoli.

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pace generale de mocratica sarebbe stata faci litata da queste trattative separate, poiché i principi da essa promossi e proclamati per una tal pace erano egualmente accettabili e simpatici per i lavoratori di tutto il mondo. Nello stesso tempo, il Governo sovietista contava specialmente s ul fatto che la lotta che si svolgeva a Brcst-L itovsk fra due tendenze avrebbe influito in modo rivoluzionario su tutto il mondo , e in primo luogo sugli stati dell'Europa centrale. Nella sua prima d ichiarazione del 22 dicembre la Delegazione sovietista espose i pri ncipi di questa pace democratica concretando e sviluppando alquanto il famoso "decreto sulla pace". Questa di chiarazione diede ev identemente del lavoro alla Delegazione nemica, perché questa lasciò trascorrere del tempo prima di rispondere , e la seconda seduta dell a Conferenza per la pace, su sua richiesta, veniva rimandata cli g iorno in giorno . Fina lmente ebbe luogo il 25 dicembre, e, con nostra grande meraviglia, la D elegazione della Quadruplice A lleanza nella sua risposta dichi arò di aderire ai principi da noi enunciati di una "pace democratica generale, senza né annessioni né contribuzioni , s ulla base del diritto de i popoli ad una libe ra autodesignazione". Sebbene non si potesse dubitare che questo non era che una piatta ipocrisia - e di ciò noi non avevamo il minimo dubbio - pure la sfrontatezza colla quale i nostri avversari enunciarono nelle susseguenti sedute la loro interpretazione di questi principi , da noi proclamati e da essi apparentemente accettati, non fu per no i meno inattesa che non fosse stata la loro accettazione a parole dej principi stessi. La Germania e i suoi alleati andavano colla loro sfrontatezza molto più lontano che non si potesse aspettarselo e per noi fu presto evidente che un ' intesa con essi era impossibile e che non si poteva penare che alla sottomissione (accettazione dell 'ultùnatum). Pur volendo chiarire il limite delle pretese del nemico , la Delegazione sovietista rimase sul posto e continuò le sedute per prender piena conoscenza dei progetti di trattati della Germania, del!' Austria-Ungheria, della Bulgaria e della Turchia. Prenderne conoscenza, ascoltandone semplicemente la lettura , poiché quando la situazione fu chiarita, la Delegazione sovietista "prese nota" senza fare nessuna osser vazione chiese la sospensione delle trattative motivando la sua richiesta colla necessità di ritornare a Pietrogrado da un lato per 225


ricevere le direttive dal suo governo, e dall'altro per rivolger ancora una volta la proposta agli Alleati di prender parte alle trattative. Era chiaro che ulteriori negoziati con la Quadruplice non potevano essere condotte collo scopo di raggiungere una qualsiasi intesa (infatti tutto veniva escluso); ma, solo si potevano continuare collo scopo di eccitare alla rivoluzione le larghe masse popolari di quei paesi, tanto più che il fatto della accettazione a parole dei nostri principi, eia parte dei nostri nemici, dava l'impressione che le condizioni interne dei loro paesi fossero molto ma molto serie. Per ciò - per sollevare le masse era necessario portare per quanto possibile alla lunga le trattative e condurle con arte polemica e dialettica. A questo scopo venne messo a capo della Delegazione sovietista L. D. Trockij, e Brest Litovsk diventò l'arena di quella lotta oratoria a base di finezze e trovate, nella quale - come ebbero a dichiarare in seguito i nostri avversari - "nessuno cli essi poteva nemmeno approssimativamente compararsi a Trockij": un torneo storico, nel quale lottavano non solo due tendenze diverse, ma anche due mondi diversi , da una parte tutta ]a borghesia, e dall'altra tutto il proletariato. Kùhlmann, capo della Delegazione della Quadruplice Alleanza, evidentemente non capì da principio Ja situazione , e riteneva che la Delegazione sovietista fosse con lui disposta a ingannare il proprio popolo e i popoli della Germania, cieli ' Austria-Ungheria, della Bulgaria e della Turchia. Egli pensava così: "I Bolscevichi mTivarono al potere grazie alla loro lotta per la pace, e questa pace è necessaria per essi a qualunque costo. Per mantenere il loro prestigio rivoluzionario essi devono promuovere e difendere a parole i propri principi: ma in sostanza sono pronti a rinunciarvi e ad acconsentire a tutto quanto egli, Kùhlmann, volesse richiedere. Per questo Kùhlmann si mostrò anche disposto ad aiutare un poco la Delegazione sovietista accettando a parole i suoi principi. "Voi cìesiderate la pace senza annessioni né contribuzioni sulla base di una libera autodesignazione delle popolazioni" - diceva, e certo pensava Kùhlmann - "Bene. Accordiamoci che non vi è annessione ma vi è una autodesignazione delle popolazioni le quali abitano i territori da noi desiderati, che toglie questi territori dalla dominazione russa e li dà a noi. E accordiamoci anche, che non vi deve essere una contribuzione, ma si riconosce un indennizzo per le spese dei prigio-

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nieri di guerra, per i danni subiti dai cittadini per il fatto della guerra e per le leggi di guerra imposte dai nemici della Quadruplice, non conformi al diritto internazionale". (Indennizzi ai cittadini, non agli Stati: su questo insisteva appunto Kùhlmann, perché le contribuzioni si pagano alla Stato, ai Governi). Ma ben presto Kùhlmann e i suoi amici collaboratori dovettero persuadersi che la Delegazione sovietista non intendeva ingannare nessuno , e si atteneva seriamente, anzi molto seriamente, ai principi proclamati. Allora Kùhlmann e compagni incominciarono a mal sopportare le trattative , dalle quali essi uscivano ogni giorno sconfitti, incolparono la Delegazione sovietista di fare tutti i suoi discorsi per la piazza, e non nascosero il loro desiderio di por fine al più presto alle discussioni. Nella compagine delle Delegazioni dei nostri nemici, e specialmente della Delegazione tedesca, le condizioni, durante i negoziati, erano mutate in peggio per noi. Al principio le relazioni fra i membri militari e quelli civili della Delegazione tedesca erano abbastanza tese, e il sopravvenuto era dalla parte di questi ultimi. Il generale Max Hoffmann si teneva quasi sempre silenzioso, e quando colla sua rudezza soldatesca entrava nella discussione ed era battuto, Kùhlmann se ne compiaceva. Ma ben presto (specie dopo l'insuccesso degli scioperi di gennaio e dei moti popolari in Germania, in Austria e in Polonia), la situazione interna di questi paesi si modificò e anche quella delle loro Delegazioni alla Conferenza per la pace. Evidentemente, il sopravvento passò nei membri militari delle Delegazioni; e a Brest, secondo l'acuta osservazione di Trockij, "il generale Hoffmann mise sul tavolo della Conferenza il suo stivale soldatesco". Le memorie recentemente pubblicate dal generale Ludendorff23 1 e da altri uomini di Stato dell'epoca delle trattative di Brest Litovsk., confermano pienamente queste nostre deduzioni".

Erich Ludendorff fu il generale tedesco in prima linea durante l'estate 1918 quando cioè l'arrivo delle truppe a1nericane in sostegno degli Alleati fanno precipitare l'esercito tedesco nel caos più totale. Il 14 agosto il generale consigliò il Kaiser di pensare a un negoziato, mentre il 29 settembre reclamava ad alta voce la pace a qualsiasi prezzo. Le insurrezioni del novembre successivo, con il popolo ridotto alla fame sceso per le strade di Berlino costrinsero Ludendorff "con un paio di baffi finti e occhiali scuri a riparare in Svezia in preda al panico" . M. MacMillan, Parigi 1919, op. cit., pp. 207-208.

23 1

227



ARCHIVIO FOTOGRAFICO MILITARE

229



Siberia. \lladivostok, /918 Gruppo di soldati ciel Battaglione italiano Savoia con la divisa italiana, Salvo Tullio Chini con il camiciotto russo. In seguito vennero inquadrati nella "Legione Redenta di Siberia".

Siberia. \lladivosiok, 1919 Ufficiali delle missioni alleate in Siberia. TI settimo da sinistra, seduto, è il Tenente Colonnello Filippi di Baldissero, capo della Missione italia na; l'altro ufficiale italiano è il Maggiore Ugo Marchini.

23 1


Siberia. Krasnojarsk. 1918

n Colonnel lo Fassini Camossi con il suo Stato Maggiore.

Siberia. /5 maggio 1919 Ore 15. Tre no, su cui viaggiava la 2° compagnia italiana con il Maggiore Emilio Pancruii, deragliato a causa di un attentato messo a segno dai bolscevichi presso la stazione di Balai.

232


Siberia. Krasnojarsk 1919 Sede del Comando del Corpo di spedizione italiana in Estremo Oriente, e il fiume Enisej .

Cina. Concessione italiana di Tientsin, 1919 Gruppo di volontari ciel Distaccamento Italiani Irredenti, prima dell'arrivo del Corpo cli spedizione in Estremo Oriente; gli Irredenti erano dislocati alle "Tndian Barracks". TI soldato sulle spalle dei commilitoni è il Caporal Maggiore Remo Gadoui che annegò durante le operazioni sul fiume Mana assieme al soldato Zanei Giorgio.

233


Siberia. 1919 Alpini dell'artiglieria da montagna durante le operazioni di perlustramento.

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Siberia. Vladivostok, 1919 Il treno blindato di Semenov, generale bianco.

234


Siberia. 1919 Cartolina ricordo de l Battaglione Savoia, colorata a mano; notare la divisa ciel soldato di tipo russo con camiciotto ecc. Per la foggia del cappello, venivano chiamati " diavoli"; anche la divisa del Compatangelo era irregolare (vedi giubba).

Siberia. Vladivostok, 1920 Nave giapponese "Texas Maru" noleggiata per il rimpatrio ciel Corpo di spedizione italiano in Estremo Oriente.

235


Siberia. Vladivostok, 1920 La nave "England Maru" un' altra delle navi giapponesi noleggiate per il rimpatrio delle truppe italiane.

Siberia. Vladivostok, 1919-1920 Caserma italiana a Gornost.ai.

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Siberia. Krasnojarsk, 1918 Lasciapassare del Battaglione italiano Savoia (irregolari inquadrati nell'armata russa antibolscevica) rilasciato al Sergente Pietro Clauser, irredent.e trentino.

237


Siberia, Omsk. luglio 1919 Ex scuola musulmana adibita a casermetta per il concentramento degli irredenti (giĂ prigionieri di guerra austro-ungarici) e sede cli una sezione staccata della Missione italiana .

238


Siberia. Maggio 1919. Operazioni militari a sud della Transiberiana. Impiccagione di tre bolscevichi: sullo sfondo due alpini dell'artiglieria da montagna.

Siberia. Bajkal Stazione della Transiberiana presso il Bajkal incendiata dai bolscevichi.

239


Siberia. Bqjkal Eccidio di contadini eseguito da bande bolsceviche.

Siberia. Vladivostok, 19 I 9 La rappresentanza italiana alla sfi lata del 2 luglio 19 19 nella via principale della cittĂ , la "Svetlanskaja Ulica".

240


Siberia. Vladivostok Sottufficiali e soldati della Legione Redenta cli Siberia; notare la bandiera italiana cli fattura locale (stemma sabaudo di forma errata).

Siberia. Vladivostok, 1919 Cavalleria russa bianca.

241


Siberia. Vladivosiok Rivista della Legione Redenta cli Siberia. Da sinistra: ! -Capitano CC.RR. De Nottcr; 2-Console d'Italia Gasco; 3-Capitano Solaroli; 4-Capitano CC.RR. Longobardi; 5-Tenente CC.RR. Fanciullacci; 6-Maggiore CC.RR. Cosma Manera; 7-Tenentc Alpini Albani Vittorio (Casetti Vittorio); 8-Maggiore Ugo Martini (in seguito fu Capo Ufficio Storico S.M.R.E.).

242


Siberia. Vladivostok Lo "Zolotoj Rog", sede del Consolato italiano.

Siberia, Vladivostok. Stazione ferroviaria. Raccolta dei morti ne lla rivolta del J7-18 novembre 1919.

243


Siberia. Vladivostok Colonna di deportati, dopo la rivolta ciel 17-18 novembre 191 9, scortata eia truppe fedeli al governo Ko lcak.

Siberia. Vladivoswk. Truppe russe fedeli al governo bianco alla stazione ferroviaria dopo la rivolta ciel novembre 1919.

244


Siberia. Vladivostok, febbraio 1920 La città è div isa in due gruppi rossi e bianchi.

S iberia. Vladivostok, febbraio 1920 Comizi dei bolscevichi e assembramenti popolari presso la stazione ferroviar ia.

245


Siberia. Vladivostok, 1919 Stazione ferroviaria.

Siberia. Vtadivostok La Polizia Militare internazionale.

246


Nicola Il Romanov ( 1868-1918) zar di Russia 1894-1917

Alekseev Michail Yasil 'evic, (1857- 1918) Generale di Fanteria

247


Kerenskij Aleksandr Fedorovic ( I 881 - 1970)

Miljukov Pavel Nikolaevic ( 1859-1 943)

248


Kornilov Lavr Georgevic ( 1870-1918) generale di Fanterio

Cho rvat Dmitrij Leonidovic ( 1858-1 937) tene11te-ge11erale

249


Denikin Anton ivanovic ( I 872-1947) generale bianco

Kolcak Aleksandr Vasil'evic (1874-1920) generale bianco

250


Famiglia Imperiale dei Romanov

Lejba Bronstejn ( 1879-1940) (Lcv Davidovic Trockij)

251


Kamenev Serge.i Sergeevic (188 1- 1936)

Frunze Michail Vasil'evic ( 1885-1 925)

252


Tuchacevskij Michail Nikolaevic ( 1893- 1937)

Ma montov Konstantin Konstantinovic ( I 869- 1920)

253


Kolcak Alèksandr nel 1919.

Aleksandr Kolcak ne l suo studio di Omsk.

254


Denikin Anton Ivanovic (1872-1 947)

Vrangel' Petr Nikolaevic, (l 878- 1928)

255


Judenic Nikolaj Nikolaevic ( 1862-1933)

Miller Evgenij Karlovic (1867-1939)

256


Geiclel Rudolf (J.892-1948) Comandante Esercito cecoslovacco

Machno Nestor Tvanovic ( 1889- 1934)

257


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Massima espansione delle forze antibolsceviche che nell'estate del 19 19 giunsero a 300 km da Mosca (in alto al centro). La cartina si trova presso l'Archivio dell ' Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito cli Roma nel Fondo E- l l, busta 57.

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Dislocazione delle forze alleate a guardia della Ferrovia Transiberiana nel 191 9. La cartina si trova presso l'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore del! 'Esercito di Roma nel Fondo E- 1I , busta 57.

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Dislocazione generale delle forze contrapposte alla fine del febbraio 1919. La cartina si trova presso l'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito di Roma nel Fondo E-11, busta 57.

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GUERRA CIVILE IN RUSSIA

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Schema delle forze contrapposte dopo la Rivoluzione r ussa e durante la guerra civile

264


L'arca caucasica e mediorientale

265


QUADRO RIASSUNTIVO DI RAFFRONTO FRA LE FORZE BOLSCEVICHE ED ANTIBOLSCEVICHE Al PRIM I DI LUGL IO 1919

( Le <;i./re indic<ue debbono ~ a r k i come trirgamert.U approtsimcitive.; 1><>«:.ht la ra«olki dl dati i,,, propo81to non è /cu;ile., nè ra,pid<r, mentre, f>eT contro. it0n.o continq~ B notevoli le van'.a:kmi; date cifra ai riferifcono <Ule, 8ole truppe, opertJnli e. non ç,,;>mpre.ndono quindi k {!UtJmigioni, nè le truppe in formaz.ione).

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266


Romei Longhena Giovanni (1865-1 944)

Bassignano Achille ( 1871 - 1934)

267


Generale Ugo Cavallero, fu capo della Sezione Militare della Delegazione italiana a Parigi nel 1919.

Gaetano Salvemini (1873-1 957)

268


Orientamenti bibliografici232

Aldanov A. M., La politica estera dei Soviets, Roma, Libr. russa Slovo, 1921 Andréieff L., Au secours! (S.O.S.), Paris, lmprimerie "Union", 1919 Anweiler O., Storia dei Soviet. 1905-1921, Bari , Laterza, 1972 Anton Denikin, Put' russkogo ojìcera, Moskva, lz.vo Vagrius, 2002 Avrich, P., Kronstadt 1921. La sanguinosa repressione della rivolta dei marinai di Kronstadt contro La dittatura bolscevica nel quadro dello sviluppo e del rafforzamento dello Stato sovietico, Officine Grafiche cli Verona, Oscar Mondaclori, 1971 Babel' I., L 'Armata a Cavallo; Diario 1920, Venezia, Marsilio Editore, 1990 Basseches N. , L'armée inconnue. Caractère et évolution de l'armée russe, Lausanne, Margherat, 1942 Baynac J ., La terreur sous Lénine (1917-1924), Paris, Ed. Le Sagittaire, 1975 Belaja Rossija. Opyt istoriceskoj retrospekcii , S. Peterburg-Moskva, Posev, 2002 Benvenuti F. , Storia della Russia contemporanea 7853-1996, Roma, La terza, 1999 Benvenuti F.,/ bolscevichi e l'Annata rossa. 1918-1922, Napoli, Bibliopo]is, 1982 Bertolissi S., Un paese sull'orlo delle r(f'orme. La Russia zarista dal 1861 al 7904, Milano, FrancoAngeli, 1998

232

Ritengo opportuno chiarire al lettore che la presente bibliografia è stata utilizzata in parte per affrontare i temi cle1 presente volume. Il resto, ovvero le altre opere elencate qui cli seguito e non citate nel testo, fanno parte di una serie di studi a cui l'Autore ha attinto per poter meglio comprendere gli avvenimenti cli cui si parla e per dare al lettore la possibilità cli spaziare nell'ambito dell'argomento, avendo presente un ampio spettro cli interessi, affini o correlati alla ricerca, in lingua italiana o straniera.

269


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Illustrazioni fotografiche e cartografiche Le mappe, tranne quelle d 'Archivio indicate nelle diverse didascalie, sono tratte da atlanti storici o manuali di storia contemporanea. La foto di Gaetano Salvemini proviene dal sito di Wikipedia, quelle dei generali bianchi e della famiglia imperiale dei Romanov dal volume di Ivan Fedorovic Plotnikov, Aleksandr Vas il' evic KolĂŠak. Issledovatel ', admiral, Verchovnyj pravitel' Rossii, Moskva, lzd.vo Centrpoligraf, 2002.


Indici Indice dei nomi A Aimone , (lV) principe di Aosta, 116 Albricci , Alberico , 23n Alessandro III , Romanov, zar di Russia, 53 n Alekseev, MichaiJ Vasil'evic , 22, 54, 54n, 121 , 174, 205-207 , 209 , 247 A nan 'in , Evgenij Arkad'ev ic, 25n Andreev, Leonid Nikolaevic, 66, 66n,269 Andreieff (vedi Andreev) A ntonov, Ale ksandr Stepanovic, 55n

Il Babel' , Isaak Emmanuilovi c, 147n, 15111 , 269 Bagrat, ve~covo, 127n Bakunin, M ichail Aleksanclrovic , 26n Balachowicz , Stan islaw Bulak, 155 Balfour, Arthur James, 69, 85 BaJ1od, Carl (Balodis Karlis) , J 89 Bamatov, Haidar, J 33 Barbagallo, Francesco, 40n Bartosek, Karcl, 72 n, 27 1 Bassignano, Achille, 23, 24n , 36 , 36n , 48 ,63 , 76,78n,79n, 93, 109, 112, 11211 , 11 3, 114, Il4 n, 116- 118 ,

11 811, 119, 120 , 121n, 122- 124 , 124 n, 125, 126, 126n , I75, 208 n, 267 Behrma11n, Max Theodor, 99n Belgioioso, Leone, 25n Belg ioioso, Paolo , 25n Belin, generale, 2411, IOln , 140 Belinskij , Vissarion Grigor'ev ic , 2611 Belov, Georg ij Andreevic, 194 Benvenuti , Francesco, 37, 38, 38n, 8611, 269 Bergoni cr, E ., storico , 66, 67 n, 103n,274 BertolĂŹssi, Se rgio , 8611, 269, 270 Berzcnger, generale, 116 Biagini , Antonell o Fol co Maurizio , 6 , 11, 18, 19n , 23n, 24n, 29n, 35n , 40 , 40n , 65n , 66n , J48n,270 Bismarck, Otto Eduard Leopold von, 129 B isso lati Bergamaschi , Leonida , 25n Biccnko, AnastasĂŹja Alcksecvna , 222 Bliss, Tasker, 24n , 101n, 140 Bogaevskij, Mitrofan Petrovic, 174 Bohumir, Kl ipa, 60n, 275 Bokov, Fedor Efi movic , 108 Bonaparte, Maria Letizia , principessa,] 05 281


Bonomi, Ivanoe, 34n Bordes, capitano , 96n, 97n Briggs, generale inglese , 212 Bruce Lincoln, William, 21, 21n, 56n, 57n, 101 , 101n Brzezinski, Zbignew Kazimierz, 144, 145n, 270 Buchanan, George, 101 Bucharin, Nikolaj Ivanovic, 31, 56n,95 Budberg, Aleksej Pavlovic, 22n, 270 Budennyj, Semen Michajlovic, 151,15111

Bulgakov, Michail Afanas'evic, 14711,270 Bullit, William, 131, 131n Burcev, Vladimir L'vovic, 45, 66n, 120 Butt, V. P., 21 , 21n, 270

e Cachin, Marcel, 98 Cajkovskij , Nikolaj Vasil'evic, 59, 164, 165 Caretti, Stefano, 26n, 35n, 270 Carr, Edward Hallet, 32n, 270 Caterina II Alekseevna, zarina di Russia, 81 n Cavallero, Ugo, 109 ,268 Ccheidze, Nikolaj Semenovic, 133 Cchenkeli, Akakij lvanovic , 128n Cermoev, presidente Banca ltalocaucasica , 124 282

Cernysevskij, Nikolaj Gavrilovic , 26n Chamberlìn, William Henry, 21 , 21n Chanzìn, .Michail Vasil'evic, 194,201 Chejfec, A. N., 123n, 271 Chini, Salvo Tullio, 231 Chmel'nìc'kij , Bogdan Zinovij Michajlovic, 81 Chormac, Irina Aleksandrovna, 27, 27n Chorvat, Dmitrij Leonidovic, 79n, 175,249 Cicerin, Georgij Vasil ' evic, 51, 51n, 67n, 78, 139n, 146, 150, 161, 162 Cipaianu , George , 102n, 271 Clauser, Pietro, 237 Clemenceau, Georges Benjamìn, 102, 127n , 132,150 Compatangelo, Angelo, 96 , 96n, 9711 , 235 Confino, Michael, 32n, 27 1 Coppi, Amerigo, 87n Courtois, Stéphane, 72n Curbel, colonnello francese , 175 Curzon of Kedleston, (Lord) George Nathanìel, 119

D D' Amoja, Fulvio, 66, 6611, 271 Dadone, Ugo, 153, 153n , 154n Davydov, Michail Arkad' evic, 108 Dallolio, Alfredo, 117 Davis, Donald E., 97, 97n, 98,277


De Martino, Giacomo, 141n

De Medi ci, marchese, 116,118, 124 De Robeck, John Sir, 217 Della Torre,famigLia, 23 n Denikin, Anton Ivanovic, 22, 22n, 24n ,31, 36, 42,48, 49 ,58, 61 , 7 1, 99, 109, 11 O, 110n , 1ll , 111 n, J 12, 112n , 116- 118, 11 811, 119-121 , 121n, 122, 124n, 125 , J26 , 126n, 129, 132-136, 138, 139, 14 1, 141n , 143, 146-148, 148n, 150, 155, 160, 163, 174, 175, 177-179 , 191, 192, 193, 199, 200, 202,204,204n ,205 , 208, 209,209n, 210-215 ,215n ,216, 21 6n, 21 7,218, 223,250,255, 269 ,27 ],275 Derjab in ,Alexandr, 2 1, 2 1n, 271 Diaz, Armando , 23n, 103 , 103n D ietrich , Michai l , Comandante della Legione a Vladivostok , 194 Dobrovol 'skij, Sergej Ko nstantinovic , 42, 12 1, ]2ln Doro, Giovanni, I04 Dragomirov, Abram Michajlovic, 174 Drcyfus, Alfred , 19n Duchonin, Nikolaj Nikolaevic, 22 1, 222 Duncan, generale, 117 Dutov, Alcksandr Il'ic, (ataman) , 99, 194, 20 l Dzerzinskij, Feli ks, 52 n

E

Eichorn, Herm ann von, 73 Eiscnstadt, S . N. , 32n , 271 Erdeli, I van Georgevic , 207

F Fabo, maggiore, 117 Passini Camossi, Edoardo, 24n , 27, 28 ,28n, 36, 36n , 48 ,73, 74n , 7577, 77n, 78,80-82,83n,84,86-88, 88n , 89n,90,90n , 92 ,92n , 93, 94 , 94n ,232 Ferrari , Aldo , 2911 , 272 Ferraris , Maggiorino , 40 Fili minov, Aleksandr P etrovic , 205n Fil ippi di Baldissero, Vittorio, 24n , 36,79n, 95, 97n ,23 1 Finlayson , genera Le, 100 Flcming , Peter, 27, 27 n , 272 Foch, Ferdi nand, 39 Franc bet d' Espery, Louis Feli x Marie, 2 .1 2 Francis, David, 101 n Frunze, M ichai l Vasi l'evic, l l l n , 252 Furet, Franรงois, 72n, 272

G Gabba, M elchiade , 24n , 36, 36n , 48, 124 , 127, 133-1 35, 137, 137n ,

Egorov, Georgij Michajl ovic, 22n,

J38n , 139 , 139n , 140n , 142, 143 , 14311 , 144, 144n

27 1

Gabetti ,ammiraglio, 116 2 83


Gadotti, Remo, 233 Gallenga Stuart, Romeo, 40n Garibaldi, Giuseppe, 126 Geidel, Rudolf, 193 , 194,201 Ohi.rei, Kim Sultan, 20511 Gionfrida, Alessandro, 10, 1911, 149 , 149n, 272 Gloria, ten. colonnello, 105 Gogol', Nikolaj Vasil'ev ic, 41, 9211 Goldstein, Erik, 29, 2911, 57n, 272 Golgar, colonnello, 121 Golovin , Ivan, 2511 Goltz, RUdiger von der, l O1, 168, 189 G6recki, Wojciech, 72n, 272 Gork'ij, Maksim (pseud. Peskov . Aleksej Michajlovic) , 25n Gough , generale inglese, 167 Gramsci, Antonio, 25n, 26, 26n Grass i, Lauro, 29, 29n, 273 Graziani, Jean, 191 Graziosi, Andrea, 8611, 273 Grigor'ev, Nikofor, 45n, llO, 161 , 191 , 191n, 192, 199,200 Guelton, FrĂŠclĂŠric, 102n Guglielmo II , Hohenzollern, 66, 129, 129n Gusev, Sergej Ivanovic, (Drabkin Jakov Davidovic) , 111 n

Hoffmann, Max, 227 Hokston, generale inglese, 121 Holman, Herbert Campbell Sir, 117, 123, 17 5, 223 Hoover Herbert, Clark, 13 1 House, Edward Mandell, 68, 6811, 69, 102

I Imperiali di Franca.villa, Guglielmo , 40, 85, 85n loffe, Adol 'f Abramovic , 5311, 219, 219n,220,220n,222 Ivan JV Vasil' evic, zar di Russ ia, 43, 56n Ivanov, Matvej Matveevic, 192 Izvol'skij, Aleksandr Petrovic, 46, 47

J Janin, Maurice, 98,177, 193 Japoncik, Miska, 15111 Jessop, Thomas Edmond, 29, 2911, 273 Judenic, Nikolaj Nikolaevic, 48, 59 , 99, 109, 110, 1!0n , 151, 166, 168, 188,197,204,217,256 Jur'ev,Aleksej Michajlovic (pseud. Alekseev), 59 Juzefovic, Jakov Davydovic , 213

H Harkevitch (Charkevic), scrittore, 45 Heller, Michel, 33, 33n, 273 284

K Kaledin, Aleksis Maksimovic, 22, 61,174, 205


Kameneff (vedi Kamenev) Kamencv, Sergej Sergeevic (pseud. Rozenfeld Lev Borisov ic) , 3 .l , 222, 252 Kannegiser, Lconid, 57, 73 Kaplan, Fann i Efimov na (Fejga Chaimov na Rojtblat) , 54n Karachan , Lev Michajlovic, 143, 150, 154n Kèmaly, Chabil , 117 Kemp , Paul J. , 100 Kerenskij , Aleksandr Fedorovic, 3 1, 32, 58 , 61 , 65, 11 9, 127, 149 , 155, 159,248 Khangin (vedi Chanzin) Kibalcik , Viktor, 72n Kise, Paul R ., 123 Kodratovic, generale russo, 190 Kodratowicz (vedi Kodratovìc) Kolcak , Aleksandr Vasi! 'evic, 12, 17,2J ,2 1n,22,22n,27n,3 1, 37n, 49, 58 ,61,6 l n , 77, 80,86, 94, 95 , 99, 11 0, 110n , 112, 132, 133, 138 , 139, 146, 160 , 161, l 63, 165, 166 , 168, 174-177 , 179, 188, 193, 194, 197,20 1-204 ,2 14,214n,2l6,244, 250,254, 271-274, 276,280 Kolomiez, Vjaceslav, 25n, 273 Kornilov, Lavr Georgcvic, 22, 54, 54n, 12 1,126,205,207,249 Kossova , Alda, 38n, 273 Knox, Alfred, 177 Krasnov, Petr Nikolaevic, 22, 61 ,

139,174,199,208 ,209,211 Krasnov, Valerij Grigor'evic, 22n , 273 Krilcnko, sottotenente, 222 Kukowski, colonnello polacco, 154n Kuli seva, Anna Moi seevna (pseud. Rosenstejn), 42 Kùhlmann , Richard von , 224 , 22411,226,227 Kutepov, Aleksandr Pavlovic , 192

L Lafont , Ernest, 98 Lansing, Robcrt, 57n, 106 Laserson, Max M. , 43 n, 276 Launay, Michel, 29, 29n, 274 Lavrov, Petr Lavrovic, 26n Lebedev, Vladim ir Ivanovic, 117, 124, 12411, 125 Leidenerch, generale estone, 188 Lenin , Vladimir Il ' ic (pseud . Ul 'janov), 8, 9, 20n, 21 , 25, 25n , 26, 30, 32, 32n, 33 , 33n, 37, 38n ,39, 46, 49, 51, 51n , 52, 53, 53n, 54, 54n, 55 , 56,56n,57,57n,59,6 1,62,65, 66, 6611, 67-69, 71 , 73, 86, 86n, I 02, 1lOn , J11 , 112n, 119, 120, 127, 128, 138 , 147, 148, 150, 152 , 154 , 161 -1 64, 166, 170, 173, 174, 179, 199, 209n, 215n, 220, 22411 , 269,270 ,273, 275 Liebknccht, Karl , 154n 285


Lieven, principe Lettone, 169, 189 Lipprnan, Walter, 97 Ljachov, Dmitrij Timofeevic, 192 Lloyd, George David, 85, 99 , 127n, 131, 13 ln Longo, Luigi Emilio, 142n, 1.48n, 274 Longuet, Jean , 99n Ludendorff, Erich, 227, 22711 Luigi Filippo l, duca di OrlĂŠans, re dei Francesi, 169 Lukomskij, Aleksandr Sergeevic, 123, 174 Lunacarskij, Anatolij Vasil 'evic, 25n Luxernburg, Rosa, 154

M Machno, Nestor Ivanovic, 55n, 110, 11011, llln, 155, 215, 215n, 257 MacMilla11, Margaret, 29, 29n, 68n,85,85n,22711,274 Maevskij, generale, 213 Maissa, F., commissario estero, 115 Majo11i, Giovanni Cesare, 34, 3411 Makarov, Pavel Vasil'evic, 155 Maklakov, Vasilij Alekseevic, 3111 Maksimov, Vladimir Emel'ja11ovic, 22n,274 Mamo11tov, Konsta11tin Ko11stantinovic, 110, I92, 253 Manera, Cosma, 63, 76, 78, 79n, 286

11411,242 Mannerheim, Karl Gustave Emil', 110, 110n, 165, I87 Marconi, Guglielmo, 40 Margolin, Jean-Louis, 72n Marsengo, Maurizio, 65 .Martin-Franklin, Alberto, 115 Martov, (pseud. Julij Osipovic Gederbaum), 25, 121 Maruckenski (vedi Marusevskij) Marusevskij, Vladimir Vladimirovic, 186 Marx, Karl, 26, 26n Mayer, Arno J., 29, 2911, 274 Mayeras, deputato francese , 98 Maynard, generale, 59, 100 Mazzari110, Giulio, 68n Medved'ev, Roy Aleksa11drovic, 274 Melchion11i, Maria Grazia, 29, 29n, 274 Meonroy, capitano di vascello, 76 Micbeli , Carlo, 134, 135 Miljukov, Pavel Nikolaevic, 31 n, 42,248 Miller, Evgenij Karlovic (De Miller Eugenio), 42, 44, 45, 47, 4711, 256 Mil11e, Archibald Berkeley, 127 , 135 Mirbacb, Wilhelm Graf von (conte Marbach-Harft), 107 Misefari, Bruno, 15411 Misiano, Francesco, 154, 154n


Misov, N. A ., 2 1, 21 n, 270 Molotov, Vjaéeslav M. Skiabrin , 98 Mombelli , Ernesto, I J5n Morcia, ,nilitare, 97n Morris, Dave H. , 95 Moulis, storico, 66, 67 n, 103n, 274 Muchacev, Jurij Vasi! 'evic, 21 , 2ln ,274,275 Muromcev, Sergeij Anclreevic, 3J n Murphy, Brian A., 21 , 2 1 n, 270 Musatti, Eli a, 96 Mussolini , Benito, 154n Myshov (vedi Misov)

N Nansen, Fridtjof, 131 Nazarov, Anatolij Michajlovic, 205 Needva, capo di governo lettone, 169 Nekric , Aleksandr Moiseev ic, 33, 33n ,272, 273 Neratov, Anatolij Anatol 'evic, 174 Nicola II Aleksandrovic, Romanov (Nikolaj); zar di Russia , 54n, 58n Nicolis, Mario , conte Di Rob il ant, 2411, lOln, 131, 140 Niko laj, Nikolaevic Romanov, granduca, J18, 174, 188 Nitti , Francesco Saverio, 7, 40 , 40n,96, ]15 , 137,14 1,142, 142n, 276 Nogara,famiglia , 23n

Nol'ken, Aleksanclr Ljuclvigovic, barone, 122 Nuvolari, Domenico, 115

o Orl ando . Vittorio Emanuele, 130, 142, 147 Orlov, Aleksandr, 7911 Orl ov, G.,principe, 188n Ornati, cornandante, 116 Osorgin, Michai l Andreevié, 25n Ourataclze, Grigorij, 143

p Paczkowski, Andrzcj, 72n, 271 Paguelier, magiiore, 148 Paléologue, Maurice, 101,101n, 120 Pallavicino, Giorgio , 25n, 105 Pancrazi, Emilio, 232 Panné, Jean-Loui s, 72n, 27 J Paternò Castello, Antonino, m.archese di San Giuli ano, 34n Pavlenko,generale, 172, 191 Peirone, Dome nico, 63 , 6411 Peirone, Federico, 63, 64n Penco , agente consolare, 125 Permikin , Boris Sergeevic, 155 Petljura , Semen Vasil'evié, 110, 147n , 150, 151 , 155 , 172, 191, 191n , 198, 210-212, 214 Petricioli, Marta, 128n, 130n , 133n, 275 Petrovskij, Grigorij rvanovic, 57n 287


Pichlik, Karel, 60n, 275 Pichon, StĂŠphen, 98 Pitsudski , J6zef Klemens , 110, 11011, 120, 198 Pipes , Richard , 20 , 20n, 27, 57n, 83 , 83n,87, 111n , 19ln , 275 Pirelli, Alberto, 141 n Pirelli ,famiglia, 23n Plechanov, Georgij Valenti novic (pseud. Bel'tov N.), 25n, 26, 26n, 42n,275 Pobeclo11oscev, Konstantin Petrovic, 86n Poole, Frederick C., 59, 100 Popov, Petr Charitonovic, 206 Pokrovskij , Viktor Leonidovic, 207,222 Poska, capo di governo estone, 167 Pulli, maggiore, 104

Q Quintavalle, Attilio, 22011, 275

R Radek, Karl Berngardovic, 32 Radockij, Henryk, 116 Raggh ianti, Pier Leo, 3911, 275 Reagan, Ronald Wilson , 20n Renouvin, Pierre, 29, 29n, 30n, 145 , 146n, 147n ,275 Ribbentrop, Joachim vo11, 98 Rinaldi , Antonio, 18811 Rizza, Sebastiano, 105 288

Rjurikidi, dinastia, 38n Robespierre , Maximilien, François, Marie, lsidore de, 46 Roclicev, Fedor Izmajlovic, 31 n Rodzjanko, Michail Vlaclimirovic, 188 Romanov, dinastia, 170, 251, 280 Romanovskij, Ivan Pavlovic, 122 Romei Longhena, Giovanni, 19n, 23, 23n, 24n,35n ,40,40n ,65, 65n, 78n, 82, 93n, 101, 148, 149, 149n , 150-152, 153n, 15411, 155, 15611, 267 Romolotti , Giuseppe, 29, 2911, 275 Rozwadowski , Tadeusz Giordania, 190 Rozanov, Sergej Nikolaevic, 82, 94, 9411 Ruggeri-Laclerchi, Paolo, 24, 2411 Rykov, Aleksej lvanovic, 31

s Sackville-West, Charles John (IV barone Sackville), 24n, lOl n, 140 Sacloul, Jacques,99n Salvemini , Gaetano, 2511, 44n, 4547, 47 , 47n, 268,280 Savinkov, Boris Viktorovic (pseud. Ropsin), 54, 147, 14811, 149, 155, 156, 15611,276 Sazonoff (vedi Sazonov) Sazonov, Sergej Dm itrevic, 141, 149, 174


Schantz, G. von, 67n Schmitt, Hans A., 29, 29n, 275 Scialoja, Vittorio, 40 ScottĂ , Antonio , 29n, 276 Semenov, Grigor.ij Michajlovic, 22, 60,79n, 161,194,234 Senigaglia,famiglia, 23n Serge, Victor, 72, 72n, 110n, 146, 146n,219n,276 Serra, Enrico, 141.n, 276 Serrati, Giacinto Menotti, 25n, 154, 154n Sforza, Carlo, conte, 135, 141n Shotwell, James T., 43n, 276 Sidorin , Vladimir 11'ic, 214 Sifola, Augusto, 24n, 36, 3611, 100, 104, l04n Sikorski, Wladislaw, 154n Singarev, Andrej lvanovic, 31 n Sinigaglia Roberto, 276 Sirovj (anche Syrovy), Jan, 94 Skoropadskij, Pavel Petrovic, 171, 172,210 Sme]e, Jonathan D., 22n, 276 Smolin, Anatolij Vasil 'evic, 21 , 21.n,276 Sokoln ikoff ( vedi Sokolnikov) Sokolnikov, Grigorij Jakovlevic, 53n,222 Solari, Luigi, 116 SoJogub, Fedor, 148 Solovev, Vladimir, 41 Sonnino, Giorgio Sidney, 7, 85,

85n, 131,137, 142n Sosnkowski , Kazimierz, 156 Sourys, militare francese , 97n Spiridonova, Marija Aleksandrovna, 54n Stabile, Giuseppe, 149 Staffini , addetto militare, 148 Stalberg,presidente Finlandia , 165 Stalin, Josif Visarionovic (Dzugasvi10, 31, 32n, 65, 86n, 110, 215n, 21611,270,273 Stolypin , Petr Arkad'evic, 32, 45 Struve, .Petr Berngardovic, 31n Subbotin, Vladimir Fedorovic, 118, 119 Suchomlin, Vasilij Vasil'evic, 42 Svatkovskij, giornalista russo, 37n Swain, Geoffrey R., 21, 21n, 270 , 276 Swinkufoud, capo governo finlandese, 165

T Tamborra, Angelo, 25n, 41, 41n, 42n Tekheidze evedi Ccheidze) Thomson, Christopher, 129, 13611 Tittoni, Tommaso, 40 , 95n, 137n, 13811, 143, 143n, 144n Tolomeo, Rita, 29n, 276 Tornasi della Torretta, Pietro Paolo, marchese, 34, 34n Toscano, Mario, 130n, 277 289


Trani, Eugène, 97, 97n, 98,277 Trèves, Claudio, 26 Trockij , Lev Davidovic, (pseud. Lejba Bronstejn) , 23, 24, 31, 38, 38n,51,51n,53n,54,54n,56n,58, 58n,59,65,68,97n,109,110,127, 128 , 161, 162, 164, 180, 182, 220, 226,227,251 , 277 Tsu-Tsi, imperatrice cinese, 76n Tuchacevskij, Michail Nikolaevic, 31 , 3111,253 Turati, Filippo, 25, 26n

213,215,216,216n,218,255 , 277 Vygodskij, Semen Jul'evic , 67, 67n,277

u

z

Ulmanis, Karlis, 167, 169, 170 Urickij, Moisej Solomonovic, 56n, 57 ,73

Zabloudilova, Jitka, 60n, 275 Zabughin, Vladimir Nikolaevic, 40,40n,41n Zane, Barbara, 60n Zanei, Giorgio, 233 Zeligowski, Lucjan, 191 Zelinskij , generale ucraino, 155 Zichov, GeÌvasij Petrovic, 120 Zinov' ev, Grigorij Evseevic (pseud. Radomyl'skij), 31

V Valeri, Lorenzo, 25n, 133 , 133n, 134n, 135 Vatsetis, colonnello lettone, 166 Venturi, Antonello, 25n, 42n, 277 Venturi, Franco, 26n, 277 Venturi , Leopoldo, 149 Vesa, Vasile, 102n, 271 Vitali, colonnello, 117 Vittorio Emanuele II , 105 Vittorio Emanuele Ili, principe di Piemonte, duca di Savoia, re di Sardegna, 142 Vrangel', Petr Nikolaevic, 22, 22n, 110 , J 1l n, 120, J 39 , 155, 192, 204,

290

'W Watson, David, 102n Werth, Nicolas, 72n Wheeler-Bennet, John , 39n, 129n, 277 Wilson , Thomas Woodrow, 30, 39, 42, 59n, 68,69, 87,97n,98n, 137, 146, 277


Indice dei Luoghi A

Adalia, 131 Adua , 113 Afghanistan , 123n Albania, 115n Alessandria d'Egitto, 11 5 Alsazia-Lorena, 114 Amur, 177, 203 Anatoli a, 13 .1 A ndrusovo, 8 1n Arab ia, 131n Arai (lago), 178 Ardahan, 128 Arkangel'sk (Arcangelo), 24, 34 , 36, 48, 56n, 59, 61, 70, 79n, 97n, 100, 100n, 101 , 102 , 107n, 108, 114n Armavir, 210 Armenia , 127, 128, 13111 , 136 , 137n, 144, 179 Asia, 57n, 122 Asia centrale, 179 Asia minore , 117 Askabad, 112n, 178,203 Astrakan, 200,210,213 Austria, 222, 225-227 Azerbaifa n (anche Azerbaijan, Azergaigian) , 12, 71 ,99 , 127 , 128 , 133, 136,137,144, 148n, 160,179

B Baehmut, 200

Bajkal (lago), 77, 194,203,239 ,240 Balai, 232 Balasov, 21 3 Balkast (lago), 203 Baltico , 39n Bari, 25 n, 41n, 113, 114, 141n, 269, 273 Batum, 36n, 71, 128, 136n, 143,159 Baviera, 34n, 146 ,221,222 Belgorod , 2 13 Bene vento , 96 Berdicev, 2 16 Berl ino, 7, 53n, 7 1, 103, 126n, 12911, 154n , 159,204n, 227 n Bessarabia, 7 1, 132n, 159, 199, 21 O Boem ia, 43n, 60 Borgomanero, 34n BrĂ , 113 Brest-L itovsk , 34, 39, 3911 , 53, 53n, 54, 55, 5511 , 59n, 66, 7011 , 71 , 84, 111 , 127,128, 129n, 159, 160 ,171, 173, 208 , 2 19, 2 19n , 222-224, 22411 , 225-227,275,277 Brody, 198 Bucarest, 39, 71, 11 5, 159 , 224n Bucov ina , 191 Bulgaria , 29n, 33, 39n , 225 , 226, 276 Bychov, 205 Bychow (vedi Bychov)

e Capo Matapan, 115 29 1


Caporetto, 27 Carelia, 101, 185 Caricyn (dal 1925 al 1961 StalinVol(ro(rrad) 61 ' o(rrado¡' fino al 1991 ., b b ' 200 , 211, 213, 214, 215n, 216, 216n Catania, 75 Caucaso, 23n, 24, 24n, 28, 40n, 48 , 55, 62, 71 , 72n, 102n, 111 , 112, 112n, 116, 117, 122, 12311, 127, 128,, 12811, 129, 130, 130n, 131, 131n, 132, 132n, 133, 133n, 134138, 13811, 139-144, 147, 14811, 155n, 160 , 173, 174,178 , 179 , 188, 192, 195 , 199,206,210, 21011, 211 , 212,216,217 , 272,275 , 276 Cernigov, 215 Chambery, 105 Char'kov, 111n, 172,.. 199, 211, 213,21511,2 16 Cherson, 51n, 199 , 211, .212, 214, 217 Chin Kwang tao (vedi Qinhuangdao) Cina, 57n, 63,76, 103, 12311, 233, 276 Circassia, 207 Cortellazzo, 36n Costantinopoli, 115 , 115n, 116119 , 125 , 127n, 135, 140n, 14111, 144n, 146,204, 217, 224n Costanza, 36n, 115 Crimea, 11111, 119147 , 148, 15511 , 292

192, 199, 200, 204, 211-2 13, 213n, 217, 218 Cuneo, 11211, 113 Curlanclia, 159, 160, 168 , 169 D Daghestan, 112n, 117, 128, 178, 179 Derbent, 112n, 178 Dijon, 105 Dnepr, 81n, 111,173 , 191.n, 201 , 216n Dnestr, 173,191,198 , 199,212 Dobrugia, 39n Don, 54,57n,61,69,71,99, 110112, 123 , 125 , 146 , 160 , 173, 174, 185, 192, 199,205 , 206, 208 , 210214, 215n, 216n, 217 Donbass, 212 Donec, 185, 199, 212,213,21511 Dubovka, 213 Dvina, 196 Dvinsk, 197, 222

E Ekaterinburg (Sverdlovsk) , 73 , 80, 126, 205n, 206-209, 211,216,217 Ekaterinodar, 61 Ekaterinoslav, 19111, 199,201, 211 , 213,216, 216n Enisej , 63 , 77 , 77n, 89,233 Estoni a, 53 , 59, 70, 71 , 13211, 159, 160, 167 , 168 , 187 Europa, 5 , 7-9, 25n , 29, 29n, 30,


33n, 34n , 37,41, 43, 43n, 45 , 62, 73, 87, 94, 100n, 1l6, 120, 129 , 137, 149, 154n, 156n, 179, 186, 225 , 271,272,273

F Feodosija (Teodosia) Finlandia, 39n, 46n, 53 , 65, 70, 101, 106, 107, 110, 110n, 132n, 138 , 151 , 1_52n, 159, 160, 165-167, 187,188,190,1 97 Fonte, 112 Francia, 12, 23, 24, 30, 40-42, 46, 60n, 61, 98, 101 , 102, 102n, 108, 119, 120, 122, 131, 140, 150, 153, 154n , 170,276

Giappone, 30, 35n, 55n, 57n, 68, 83,84,87 Ginevra, 26n, 37n Gran Bretagna, 12 140 Grappa, 27, 101 Grovno , 124 Groznyj, 217 Guriev, 194

H I-:lalicz, 198 Harbin, 77, 82, 175 Hebei, 76 Helsingfors, 167 Helsinki, 23

I G Galizia, 150, 172, 174, 191, 198 , 211, 212 Gatcina, 188, 188n Genova, 115n, 273 Georgia, 71, 99, 127-129, 129n, 132-134, 136,137,139, 139n, 140, 142-144, 147, 14811 , 160, I 79 Germania, 7, 8, 12, 28 , 30, 33 , 34, 39,41,43,43n,52,54,55,55n,62, 63, 65n , 66, 68, 73, 83, 85, 87, 87n, 97, 98, 102, 103 , 107, 124, 124n, 129, 142n, 146,159,165,169, 188190, 209n , 219n, 220-222, 224-227 Gi annina, (o Gianina, cittĂ dell'Epiro), 115

Ilijnskaja, 208 Ingermanland, 188 Inghilterra, 23, 30, 41, 42, 59, 61, 79n, 85, 99, 101 , 108 , 114n, 121, 121n, 122,130,131 ; 136, 144,153, 167,170,186,217,276 Iran, 122, 123n Irkutsk, 48, 60, 63 , 77 , 82, 177 Isola dei Principi (Prinkipo), 85, 146,210 Isole Aland, 166 Italia, 7 , 12, 19, 19n, 20n, 22, 23, 23n, 25, 25n, 27, 28 , 30, 35, 35n , 37, 39, 40, 41, 4ln, 42, 42n, 44, 46, 47,48n ,55n,62n,63 , 65 , 70n, 76, 76n,78n , 79n,82, 83n,88,88n, 92, 293


94,94n,95,96,101,103, 105,108, 109, 113, 113n, 114, 114n, 115, 117n, 122, 125, 126, 131-134, 137, 140, 142n, 153, 154, 154n, 242 Ivanka, 106, 107

J Jalta, 118 , 120 Jaroslavl', 72 Jenissej (vedi Enisej) Jugoslavia, 8, 29n, 115n K

Kaluga, 70 Kamenka, 201 Kamensk, 33 Kamysin, 213, 214 Kama, 185 Kandalaksa, 59, 100, 107 Kansk , 93 , 177 Kapaselga (odierna Kondopoga), 108, 196 Karabakh, 136 Karkinit, baia di, 213n Kars, 71, 128, 136, 159 Kavkazkaja, 209 Kazan'(in tataro Qazan), 71, 97n, 160 Kem', 100 Kerch , (vedi Kerc') Kerc', penisola di , 192, 199,200 Kerson (vedi Cherson), Kiev, 147n, 171, 172,21 1,214-216 294

Kirsanov, 63, 79n, 93n, 114, 114n Kola, penisola di, 101, 106, 109 Konia, 140 Korenovskaja, 207 Kostroma , 70 Kovkasskaja (vedi Kavkazkaja) Kovno, 167, 170 Krasnodar, 116,206 Krasnoi-Ufimsk (vedi Krasnoufimsk) Krasnojarsk , 24n, 48, 63, 77, 79 , 79n, 80-82, 84, 87n, 88n, 93, 95, 177,232,233,237 Krasnoufimsk, 20 1 ¡ Kronstaclt, 31 , 269, 272 Kuban', 54, 57n, 61 , 71, 111, 112, 160,173,174, 192,205, 205n, 206211 , 216 Kursk , 111,213,215

L Ladoga, 106, 196 Le Havre, 105, 109 Leopoli , 172, 198 Lettonia, 53, 71, 167-169, 188, 189 Libau, 169 Lituania, 53, 71, 13211, 156, 160, 167,170,189,219 Livonia,43 , 71 ,159, 160,168 ,197 Londra,23,32n,34n , 55n,84,85n, 97n, 105, 123, 128n, 130,131, 142, 2240,271,275 Lubjanka, 52n


Lugan, 212 Lugansk (Vorosilovgrad) , 21 2, 216

M Ma'ikop, 72, 211 Malta, 75 Mana,233 Manciuria, 57n Manduria, 25n Manich, (vedi Manyc) Manyc, 192, 199,200 ,2 12 Mar Caspio, 129, 13211 , 144, 200, 211 ,2 13 ,2 14 Mar d'Azov, 11 6, 192, 208n, 209, 210,212 Mar di Marmara, 210 Mar Nero , 56, 61, 11 6, 121, 127, 129,130 , 144, 191 11, 199,206,209212, 217 Mare di Barents, 100 Mare di Karn, 77n Marienburg, 168 Mariupol ' (Zdanov dal 1948 al 1989), 116,211,213,216 Marsica; 113 Martinovka, 212 Massaua, 74, 75 , 77 Medio Oriente, 129 , 130 Meditem.1neo, 75, 77 , 130, l 31,275 Medveja-Gora (vedi Medvez'egorsk) Medvez'egorsk , 108 Mcrv (dal 1937 Mary), 178 Mesopotamia, 131n

Mess ina, 36n, 73, 74 Metscetinskaja , 208, 209 Minsk, 22n, 71,198,270,271,277 Modane, 105 Mongolia, 123n, 177 Monteron , 105 Mosca, 20, 21, 22n, 26n, 33n, 40, 41, 43n,44n, 45n , 47n , 51,52,52n , 53n , 54, 54n, 56, 56n, 57-6 1, 70, 73 , 78n, 93n, 97n, 99n, 106, 107 , 110, 112, ll4, J 19 , 138, 139, 141 , 143, 14811, 149-152 , 160-164, 166, 173, 176, 178, 182, 204, 213-2] 5, 2 15n, 21 6n, 258 ,275 ,279 Mudros, 129 Mukden , 77 Murmansk (Murmania), 24, 24, 59 , 59n,62n ,97n, 100, lOOn, 101 , 102, 105-107, 107n, 108 , 164, 185,186, 196 Murom, (VladĂšnirskaja Oblast'), 72

N Napoli, 36n, 38n , 73, 74, 77n , 79n , 94,104, 10411, 113,269,273,276 Narova, 197 Narva, 188 Nekrassovskaja, 207 Newcastle (Gran Bretagna), 105 New York , 27n , 29n , 145n, 270, 272-274, 276 Nicolajev (vedi Nikolaev) 295


Niemen (Nemunas, in russo Neman), 198 Nikolaev, 199,211,214,217 Nikopol', 201 Nifoij-Novgorod, 70,213 Novij Cholmogory (vedi Arkangel'sk) Novocerkask, 205, 208 , 209, 211, 212,217 Novorossijsk, 61, 115, 115, 121, 122, 205n, 206, 207, 2 11, 212, 215n,217

o Odessa , 20, 34, 118, 119, 125, 151n, 161, 191 n, 200, 206, 210, 212,214,217 Ohlstadt, 224n Olginskaja, 206 Olonec, 106,107, 197 Omsk, 3711, 49, 57, 59, 60, 80, 81, 84,85,95,97n, 160, 175-177,202, 238,254 Onega, 196 Orel, 70,111,213,214 Orenburg (Ckalov 193 8-1957), 57 , 99,178,185,194,201 Orlovka, 212

p Padova, 11511,276 Palestina, 131n, 140 Parigi, 8, 2911, 3411, 36n, 40, 60, 65, 296

66,66n,68n,73,80,84,85n,97n, 102,105,109, ll l n, 114n, 117 , 125, 131n , 133n, 137,150, 169, 176,227n,268,274,276,279 Pecenga, 100, 107 Pechino, 76n, 77, 8311 Perekop, 155 ,200, 213 Perm', 80, 201 Persia, 130, 178, 179 Peterov, 197 Petrosk (Machatsch-kala) vedi Petrovsk (Machackala) Petrovsk (Machackala) 11211, 178, 211,217 . Petrozavodsk, 107, 108, 187 Piave, 27, 3611, 39, 101 , 104 Pietroburgo (San Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado) , 20, 24n, 31n, 38n, 40, 40n, 99, 148, 188n, 224n Pinega, 196 Pinsk, 198 Pjatigorsk, 211 Pohkow (vedi Pokrov) Pokrov, 224 Poliesse, 198 Polonia, IO, 15, 19n, 39n, 40, 43, 43n, 49, 53, 71 , 98, 102n, 110, 110n , lln, 120, 13211, 138 , 148, 148n, 149n, 150, 15011, 151, 153 , 15411, 155, 156n, 159, 160, 170, 190,219 , 227,272 Poltava, 211 ,2 13,216


Porto Said, 75 Poti , 129 Povenec, 108 Praga, 20n, 4111 Pskov, 197

Q Qinhuangdao, 76, 94 R

Reno,55n , 62 Reval, 167 Riga, 71, 167-169 Rjazan', 70,213 Rodostò (Tekirdag), 115 Roma, 2, 6, IO, 10n, :I 1, 18, 19, 19n,23n,25n,28n,29n,32n,34n, 35,35n , 3611,38n,40,40n,41n,42, 4211, 44, 51n, 53n, 60n, 61n, 62n, 64n, 6511,7411, 7811, 80n, 82, 82n, 83n, 85n,8611,87n, 88n, 89n,90n , 9311, 94n, 95n, 96n, 99n, 101n, 103n, 104, 104n, 1.06n, 107n, 109, 110n, 113, 113n, 117n, 118n, 121n, 124n, 126n, 127n, 133n, 13411, 13611, 137n , 138n, 139n , 140n, 141 n, 14211, 143n, 14411, 148n, 149, 149n, 1.50n, 152n, 153n, 154n, 155n, 156n, 159n, 180n, 204n, 205n, 215n, 216n, 22911, 258-261, 266,269, 270 , 272-277, 279 Romania, 23 , 29n, 33, 35, 39n, 71, 98, 11 ln , 159, 160,191, 199, 224n

Rostov, 116, 123 , 1SI , 174, 205208,208n,21I,215n,2l6n , 217 Rouen, 105 Russia, 3, 5, 8, 10, 10n, 12, 15, 17 , 19, 19n,20,20n,21n,23,23n,24, 24n,25, 2511, 26n , 27,28, 28n,29, 29n,30,3111,32,32n,33,33n,34, 3411,35,35n,36,36n,37,39,39n, 40 , 4011,41,4ln,4211,43,43n,4447 , 47n, 48 , 49, 51 , 53, 53n, 54, 5411,55,55n,56,56n,57n,58,59, 59n,60,60n,6ln,62,63,65,65n, 66, 66n, 67, 67n, 68-70, 70n, 71, 73 , 74, 76, 77, 78n, 79n, 80n, 81n, 83-85, 85n, 86, 86n, 87, 87n, 88, 8811, 89, 89n, 90n, 91-93, 9311, 94, 94n,96,9611,98,98n,99,99n,100, lOOn, 101, 101n, 102, I0211, 103 , 103n , 106, 106n , 107, 10711, 108, 109, 110n, 111 , 111n, 112, 1. 12n, 113, 114, 11411, 116, I 17, 117n, 118-121, 123, 12311, 124, 124n , 125 , 126, 12611, 127-129, 129n, 130, 132n, 133, 138-140, 141n, 142, I4211, 143-147, 147n, 14811, 149-152, 159, 15911, 160,161,164, 165, 168-170, 173-177, 180, 186, 195,209,211,212, 213n, 214,219, 21911, 220, 224, 22411, 247, 262, 266, 269-273, 275, 276 Russia Bianca, 71, 159, 170 Rybinsk (Jaroslavskaja Oblast'), 72 297


s

Slesia, 40 Smirne, 116 , 131 Saiani, monti dei, 77n Samara, 59, 60n , 71, 72, 97n, 160, Smolensk, 70 , 271 Southampton, 105 175 , 201 San Giovanni di Moriana, 130, Spagna,65 Stalingrado (vedi Caricyn) 130n, 276 Stati Uniti, 8, 12, 23, 30, 4311 , 57n , San Marcello Pistoiese, 45 61 , 67,97,98,98n, 140,149,170 Santo Stefano, 75 Stavropol', 209, 210, 210n, 211, Saporovka, 213 217 Saratov, 213,214 Stepno-Badzejskoe, 93 Sassari, 11511 Stoccolma, 61 n, 224 Scutari, 115n Susa, 105 Seal, 212 Svezia, 70, 11711 , 166, 22711 Seattle, 97n Sebastopoli (Sevastopol'), 118- ¡ Svizzera, 9, 3 1n, 42, 15411 120,199,206 T Serbia, 35 Taganrog, 24n, 116, 118n, 12111, Sèvres, 144 122, 123, 124n , 126n, 151, 208, Shangai, 77 Siberia, 15, 2211, 24n, 27, 28, 28n, 208n , 211,216,216n,217 36n,48, 54, 55, 5611, 57, 57n, 60, Tambov, 31, 3111, 51n, 70, 9311, 60n,62,63,67,68,73,74n,76,77, 114, 275 7711, 78,7911, 82 , 8211, 83 , 84, 87, Tangeri, 224n 87n, 88,89,89n,90n,92,93,94n , Tarnopol', 198 95, 96, 96n, 98, 102, 106, 129, Taseevo, 93 132n, 159, 15911, 160, 161, 175- Tauride, 71, 112, 160, 174, 192 177, 193,194,203,214,216, 219n, Tbilisi, 3611, 124, 135, 14111 Teheran, 12311, 13711, 22411 231-246, 276 Teodosia, 118, 120 Simbirsk, 51n Terek, 54,127, 128, 192, 199,206, Singapore, 75, 76 211 Siracusa, 75 Tichoreckaja, 209,217 Siria, 131n Tichorezkaj a (vedi Tichoreckaja) Sivas, 213n 298


Ural, 160, 175,178,185 , 194,200, Tien Sin, Tien tsin (vedi Tientsin) Tientsin (Tianjin), 28n, 76, 76n, 77, 201, 220 Urali, 57 , 6011, 61, 84, 99,139, l 93, 79,82n,83n,84,89n,90n,233 194,202, 220 Titlis (vedi Tbilisi) Uralsk, 201 Tirolo, 93 Urma11', 11 ln Tokyo,57n, 79n,97n,202,219n Urss, 33n, 8611, 270,272,273,275 Tomsk, 160, 175 Torino, 21n , 26n, 32n, 36n, 40n, Usha, 198 104, 105, 113, 131 n, 154n, 270, Uspe11skaja, 208 Ussuri, 203 272,277 Ust-Jabinskaja, 207 Transbajkal, 60, 8 l Transcaucasia, 10, 23n , 36, 36n, Utka , 107 53, 71, 82, 99, 12311, 127,128, 132V 136, 13611, 140, 141n, 142, 143n , Varsavia, 110, 147 , 148, 149n, 159,210 15011, 151 , 152, 15211, 153n, 15411, Tuapse,20511 155, 15611 Tula, 70, 164,184,2 13 Veliki Kribak, 94 Tunisi, 75 Vender, 168 Turchestan (vedi Turkesta11) Turchia, 53 , 71 , 115n, 123n, 124, Versailles , 5, 7, 24, 29, 2911, 30, 128, 13711, 140 ,159, 222,225 , 226 30n,37,42,62,73,80,80n,84,85, Turkestan, 71, 112n, 160,177,178, 100, I01n, 105, 10511 , 127, 130132, 13211, 137, 144-146, 146n, 185,194,195,203,214 147n, 21311, 273-276, 279 Turkmen ista11, 178 Vicenza, 74 Tver', 70 Villa Giusti, 39, 101 Vilna, 71 , 170, 197, 198 u Ucraina, (Ukraina) IO , 33, 39n, 43 , Vittorio Veneto, 27n 46n,53, 5311,73,8ln, 99,110, 150, Vladikavkas, 211 151,160, 173,191, 191n,210,211 Vladimir, 70 Vladivostok, 20 , 2111, 24, 24n , 30, Ufa , 5711, 59, 175,201 Ungheria, 7, 33, 146 , 222, 225 , 36, 6011, 63, 79n, 83, 92, 93-95, 95n, 97n, 103 , 160, 175,177,231, 226,272 299


234-236, 240-246, 274, 275 Volga, 61 , 111, 173 , 196,200,211, 214,215 , 216n,272 Vologda, 34, 35 , 56, 56n, 59, 79n, 114n, 196 Voronez, 70, 213-215, 21511

w \,Vestport (Irlanda), 43n Washington, 57n, 85 , 97n , 13 1, 22411 Wilhelmshaven , 39

J Yalta (vedi Jalta)

z Zaizin, 203 Zanzur, 94 Zbruch, 198 Zimmerwald, 154n Zurigo, 15411

300


Indice Presentazione

s

Prefazione

7

Nota Linguistica e cronologica

12

Principali Abbreviazioni

15

Capitolo primo L'Italia e la guerra civile in Russia, studi e ricerche. I prodromi della guerra civile russa e la querelle culturale.

19 28

Capitolo secondo Il movimento bianco nella Russia bolscevica.

51

Capitolo terzo Missioni niilitari e Corpi di spedizione italiani nella Russia controrivoluzionaria. 1. Il Corpo cli spedizione in Estremo Oriente di Edoardo Passini Camossi. 1.1 La rilevanza degli interessi economici e la questione sociale. 2. La Missione militare italiana a Murmansk di Augusto Sifola. 3. La Missione militare italiana cli Achille Bassignano presso il generale bianco Anton Denikin nella Russia meridionale. 4. La Missione militare italiana in Transcaucasia cli Melchiade Gabba e la Conferenza di pace di Versailles. 5. L'attivitĂ di Romei Longhena a Varsavia, la guerra russo-polacca e la fine della guerra civile russa.

65 73

88 100

109

127

148 301


Appendice documentaria

157

Documento n . 1. Consiglio Supremo di guerra, sezione italiana, Delegazione italiana per la Pace sezione m.ilitare. Notizie militari-politiche sulla Russia e sulla Siberia .

159

Documento n. 2. Situazione militare in Russia nel 1919. Organizzazione dei vari eserciti russi .

180

Documento n . 3. Cenni storici sull'armata dei volontari di Denikin 1918-1920.

204

Documento n. 4. Il trattato di Brest-Litovsk nelle Mem.orie di loffe .

219

Archivio fotografico militare

229

Bibl iografia

269

Indice dei nomi

281

Indice dei luoghi

287

Indice del testo

293

'

302




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