GIORGIO LIUZZI
Articoli dal 1932 al 1961
Esplorazione con truppe celeri, 1932 VII pag. 1182 L'aviazione da osservazione terrestre, 1933 VII pag. 986 Carri armati e unitĂ corazzate, 1950 III pag. 232 Panorama della guerra moderna, 1950 IV pag. 360 Il volo verticale, necessitĂ dell'esercito, 1951 III pag. 281 L'addestramento fisico-sportivo nell'esercito, 1958 III pag. 371 Evoluzione degli ordinamenti e dei procedimenti delle forze terrestri in conseguenza dell'impiego delle nuove armi, 1959 XII pag. 1599 Unificazione interforze e nuovo ordinamento dell'esercito, 1960 V pag.597 Caratteristice ed esigenze di un esercito moderno, 1961 V pag. 561
Esplorazione con truppe celeri GlORGCO Lll"ZZI.
~vL\1 ,• ,10RF.
o, S. '.\L
Prtmessa. - Le concezioni vigenti in ltalia, in Francia e in Jugoslavia - L~1 formazion1:: e i procedimenti dell'esplorazione. - La funzione delle lruppe celeri in esplorazione vicina durante le soste. - - Conch1swne.
Premessa. Quando il velario della pace calò sull'ultimo atto della guerra mondiale, fra le molte voci levatesi a sentenziare e discutere sull'esperienza bellica risuonò frequentemente quella che le vicende dell'1rnmane conflitto avessero segnato la fine della cavalleria. Pareva a molti che per quest'Arma, destinata all'azione celere ed alla sorpresa, non vi fosse più posto sui campi di battaglia e sui teatri di operazione, saturati di combattenti, flagellati dal fuoco di innumerevoli artiglierie e mitragliatrici, cosparsi dei reticolati e degli scavi di molteplici organizzazioni difensive. Come avrebbe potuto agire la cavalleria in simi li condizioni? Non intervenendo nella battaglia, perchè, impotente a superare coi propri mezzi le reazioni micidiali delle moderne armi automrltiche, sarebbe stata inesorabilmente mietuta senz'altro risult-.to che quello di uno sterile sacri:fìcio. Non disimpegnando il suo compito caratteristico cli esplorazione, perchè, arrestandosi di fronte alle resistenze avanzate del nemico, sarebbe stata . incapace cli prendere il contatto ;:on lo schieramen to avversario e non avrebbe potuto ottenere che: risultati di gran lunga inferio ri a quelli raggiungibili con l'esplorazione aerea.
E5PJ.OR.\l.10~E CON TRUPPE CELERI
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Meglio dunque rinunciare all'impiego della cavalleria. Unici attori del combattimento terrestre sarebbero rimasti il cannone con la sua potenza distruttrice ed il i ante cnn la sua multi ivnnc atfo·it,'t. -melodica, paziente ed eroica. L'esplorazione sarebbe stata affidata all'ayiazione, •\rma nuovissima, che, dopo aver assunto uno sviluppo grandioso ed aYer reso preziosi ser\'igi nella guerra recente, pote\'a apparire come lo strumento più idoneo allo scopo perchè non vincolato alle pastoie della lotta terrestre e capace cli portare rapidamente il suo occhio indagatore sui più lontani obiettivi. ln queste argomentazioni si dimenticava che la lunga guerra combattuta aveva pure offerto su tutte le fronti alcuni esempi positivi di impiego redditizio e brillante della caYalleria, nonchè alcuni esempi negativi di occasioni fayorevoli all'intervento cli essa e non sfruttate per imprevidenza od errore. Se ciò non si dimenticava, si riteneva che l'eventualità dell'impiego della cavalleria fosse eccezionale e fugace, e pertanto non potesse nè dovesse g iustificare la conservazione di quest'Anna costosa e di procedimenti ormai sorpassati. E infine... si trattava di deduzioni affrettate e superficiali. Col tempo, a mano a mano che la dottrina militare e la preparazione alla guerra compiYano la loro e,·oluzione postbellica, le discussioni si sono placate e l'equilibrio delle idee si è ristabilito, come la bonaccia sulle acque agitate dalla tempesta. In tutti g li eserciti la cavalleria, lungi dal venire soppressa o relegata in un angolo remoto e dimenticato degli apprestamenti bellici, è stata organizzata e addestrata secondo le esigenze della guerra moderna. Al suo difetto t:ssenziale - insufficienza d i f111xo - . aggravato dalla grande vulnerabili tà conferitale dal cavallo, si è rimediato assegnando alle unit:t caYalieri le armi automatiche - leggere e pesanti - , orientandone la preparazione, non solo all'azione a ca,·allo, ma altresl al combattimento a piedi con procedimenti simili a quelli della fanter ia, modificandone in conseguenza sostanzialmente la costituzione organica. Si è inoltre considerato come normale ed in misura assai più grande che non per il passato il concorso diretto coi reparti a cavall o di altri elemen ti capaci di largo svil11ppo di fuoco e di rapido movimento: ciclisti, unità autoport:i.te, artiglieria, dementi meccanizzati. In Italia l'impiego della cavalleria s1 e a mano a mano inquadrato in quello del le tnr/i/•c celeri. Non si concepiscono più azioni e compiti di sola cavalleria, ma di truppe celeri. Di queste, la ca,·alleria ed i bersaglieri sono parti essenziali; i carri annati Yeioci parte integrante.
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l'SP!.0Rt\/.l01'f. CON' TRUPPE CELER I
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In Francia non si è Yoluto separaré L'affinità organica da quella di impiego. Tutte le unità celeri fanno parte dell'Arma di cavalleria, ma questa comprende, oltre a reparti a cavallo, unità autoportate, cingolate, ciclisti, automitragliatrici. La cavalleria è rimasta come Arma capace di condurre unicamente coi propri mezzi determinate operazioni, ma il cavallo non è attributo caratteristico che per una parte di essa. È intuiti vo che la soluzione presenta dei vantaggi, ma anche degli svantaggi. Ovunque si è ritornati alJa costituzione di grandi unità simili alle Di\-isioni di canllleria prebelliche: Divisioni celeri in Italia, Division i di cavalleria in Francia ed in Jugoslavia. Ovunque è previsto il rinforzo eventuale, stù terreno della lotta, deLJe grandi e delle minori unità celeri, mediante assegnazione suppletiva cli fanterie autoportate e di artiglierie. In sostanza, negli eserciti odierni, al concetto clell 'impiego di unità che manovrano e combattono normalmente a cavallo, eccezionalmente a piedi, sostenute quando necessario da qualche mezzo cli fuoco, ma valendosi essenzialmente della sorpresa, si è sostituito il concetto di unità che si muovono e manovrano a cavallo, in bicicletta. con mezzi vari a motore. e che combattono normalmente a piedi. sviluppando e sfruttando grandi quantità cli fuoco. Nelle fasi culminanti della lotta il crepitare delle mitragliatrici ha dominato lo scalpitìo dei c~walli ; in movimento il fragore di meccanismi metallici si è unito al calpestìo degli 7.0ccoli . La carica, sfolgorante visione di tempi passati, si è ridotta all'atto episodico di piccole unità a c:tvallo; un po' più frequentemente considerata forse dalla cavalleria italiana che non da quelle estere. La trasformazione può essere stata dolorosa per molti cavalieri attaccati alle antiche tradizioni, ma ha sah·ato la cavalleria dalla fine preconizzata da troppo facili vaticinatori. E ne sono sorte delle truppe celeri, che. disponendo, oltre che della rapidità e della spigliatezza di movimento primitive, dell a potenza di fuoco necessari a per operare nell'ambiente della lotta moderna, hanno potuto assumere i compiti che erano µrima caratteristici dell a cavalleri a: l'e!-plorazione e l'intervento. in determinate situazioni, nella battaglia. In quanto all'esplorazione con trnppe celeri, non v'è oggi chi non ne riconosca la necessità. È donmque ammesso e sancito che l'esplorazione aerea, pur apportando ai comandi un contributo info rmativo di valore fom1idabile, non può sostituirla. L'esplorazione aerea agisce più rapidamente, in campo più vasto, ed è assai meno vincolata alle dilftcoltà del terreno ed aJle offese terrestri ciel nemico.
E~PlORAlJO~J; CO~ TRUl'eli CU.ERI
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Ma non può accertare le notizie negative nè i particolari di quanto è stato ossen ·ato, nè SYolgersi in modo persistente. Questo può farlo ~,oltanto l'esplorazione terrestre, portandosi materialmente nelle loca·· lità da esplorare. prendendo il contatto con l'avversario, penetrando tra le fi le nemiche. Inoltre l'esplo razione aerea può essere osté:l.colata o addirittura accecata da condizioni atmosferiche o di terreno sfavorevoli : per esempio, fitta copertura del terreno o nebbia. In hl c:tso non rimane in efficienza che l'esplorazione terrestre. In complesso le esplorazioni aerea e terrestre sono destinate ad integrarsi a vicenda. Sarebbe interessante esaminare in qual modo le due esplorazioni debbano essere condotte e armonizzate per trarre da esse la miglior somma di risultati; ma ciò esulerebbe dai limiti di questo studio. Il quale si propone di trattare a g randi linee l'esplorazione terrestre con truppe celeri. confrontando le cvncezioni ed i procedimenti che al rig uardo Yigono in Italia, in Francia ed in Jugoslavia e considerando alcuni problemi particolari che rientrano 1w!l'argomento.
Lo concezioni vigenti in Itali:i, in li'rancia e in Jugoslavia. IN ITALIA. I criteri relativi all'esplorazione con truppe celeri n on diff cri~cono sostanzialmente da quelli dell'anteguerra : sono mutati più che :litro i rc1 rticolari di esecuzione, in conseguenza delle diverse condizioni in cui la lotta si svolge e dell'ernluzione subìta dai mezzi chi! vi sono i!npiegati. Si hanno così : - un'esplorazione avanzata, compiuta di regola per .I\ rmaia dalle Di,·isioni celeri, quando la distanza tra i grossi avvers;iri comporti tale forma d'azione. Le Di,·ision i celeri comprendono organicamente cavall eria (una brigata di tre reggimen ti), bersaglieri (un regginll'nto ), carri armati veloci ed artiglieria, oltre a<l ell'·menti dd geilio <' dei servizi, e possono essere rinforzate con assegnuioni extra organico di fa nteria autoportata , artiglieria e carri armati leggeri; - t111'<!s('lora::io11t 'l.ici11a, compiuta cli rC'gola per Divisione da nuclei esploranti. i quali sono costituiti o da un reggimento bersaglieri o da un reggimento di ca, alleria o da unità di taYallcria e di bersaglieri (più il rinforzo eventuale di carri armati veloci e di artiglieria). La Divisione celere in esplorazione avanzata deve portarsi a 4 -
Rir4ata .l1'/itare Italiana.
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F.SPI.OR,IZlONE CON TRUPPE CF.LERI
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contatto con lo schieramento nemico allo scopo di disturbarlo e di precisarne i particolari , battendo le truppe esploranti avvers,1ric e :rnpcranclo le resistenze interposte. Ad essa compete inoltre pre,·enire il nemico su posizioni importanti; ma tale forma di impiego. :mche quai.do sia imposta dal!;:\ configu razione del terreno o dalla sit uazin11e e scr\'a ad agevolare il movimento delle grandi unità retrostanti . tli:1· ·c~<.ere l.'.Onsiderata come mezzo necessario per l'assoil'imento della mis<.ione esplorati,·a, che rimane la principale. Entro il settore assegnatole, che corrisponde a tutto od a parte rlel settore del!' Armata, la Di ,·isione celere opera precedendo le grandi unità retro:)t:rnti di una distanza Yariabile secondo la silu.tzione etl il terreno, ma che, in te rreni collinosi e cli bassa e med ia n 1ontag1rn. è cirrn di 3-.+ tappe. da calcolarsi fra i grossi di primo scagliom: della Di,·isione celere e la testa dalle grandi unità di prima schiera dell'Armata. Essa non si preoccupa delle piccole infiltrazioni delle unità celeri an·ersarie e di piccoli elementi d i resistenza in posto che possono sfuggire fra le maglie dell'esplorazione. L'esecuzione dei compiti esplorativi è affidata nella maggioranza dei casi all a cavalleria, che d i norma è l'Arma più idonea allo scopo. I bersaglieri, che per la grande capacità di fuoco e per la maggiore attitucline al combattimento a piedi costituiscono un elemento potente d i lotta, agiscono d i preferenza come riser\'a tattica, adatta all'intcn·ento per azioni di forn contro il nemico; tah·olta possono essere impiegati in compiti lontani. nei quali risulti particolarmente utile la loro grande veloci tà su strada; per esempio, nell'occnpazione preYcntin di località. T.e truppe celeri in esplorazione vicina devono esplorare il terreno nel settore della D ivisione cli prima schiera da m i dipendono cd a profitto della quale operano, superare le minori resistenze dell'an·ersario e segnalare quelle che non potessero coi propri mezzi eliminare, ricercare ed a rrestare, o quanto meno segnal::tre, le in fi lt razio1.1i di elementi celeri nemici, raccogliere e trasmettere notizie. La d istanza a cui esse si spingono innanzi alle DiYisioni di prima schiera, è, in terreni non molto accidentati, di circa una tappa. Quando, per insufficienza d i spazio o per altre ragioni, le truppe celeri in esplorazione Yicina non fossero precedute dalle Divisioni celeri in esplorazione avanzata, allora esse assumono anche il cum1,ito dell'esplorazione avanzala e si spingono a d istanza maggiore cli quella dianzi considerata. In questo caso l'esplorazione è s,,olta per Corpo d'armata, e le truppe celeri delle Divisioni cli prima schiera sono raggruppate in un uuico n ucleo esplorante di Corpo d 'arn1ata.
E$l'L0llAZI0NF: CON TRlJ Pf'f. Cr: LF.RI
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Nell'esplorazione lo svolgimento dei compiti esplorativi può spet· tare sia alla cavalleria sia ai bersaglieri, secondo che il gruppo esplorante divisionale è costituito solamente od essenzialmente da cavalle1 ia o da bersaglieri. Se il nucleo esplorante è misto il che é:l\'Y(..rrà frequentemente nel caso in cui l'esplorazione sia svolta per Corpo d'armata, ma non si deve escludere nel caso di esplorazione divisionale - , è o,·vio che, come nell'esplorazione avanzata condotta con le Divisioni celeri, alla ca,·alleria venga di massima aìfì<lat,: la missione esplorativa ed ai bersaglieri quella di riserva tattica. In sostanza le Di visioni celer i in esplorazione avanzata hanno un compilo essenzialmente in formati ,·o; le truppe celeri in esplora· .tione vicina hanno un compito informati,·o cd un compito cii sicurezza. S'intende che anche le prime contribuiscono indirettamente o saltuari amente alla sicurezza mediante la raccolta e 1,: trasmissiont· delle notizie sul nemico o mediante l'occupazione pre,·entiva di determinate posizioni, mentre le seconde vi pron·edono in modo diretto e sistematico. preservando dalle sorprese di elementi nemici anche esigui le grandi uni tà da cui dipendono.
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FRANCIA.
Secondo la concezione francese, le grandi unità di ca,·alleria s,·olgono l'csplora:::io11c rm"<.'iciuala. mentre l'esplora%ione lontana spetta all'aYiazione. l\Ia la differenza di terminologia rispetto a quella nostra non implica differenza di compito, chè anzi, sotto questo riguardo, l'esplorazione ravvicinata della cavalleria france:,e corrisponde pienamente alla nostra esplorazione avanzata. L'esplorazione ravvicinata è compiuta in genere a profitto e nell'àmbito delle Annate dalle Divisioni cli cavalleria; tah·olta queste possono es~cre messe agli ordini di comandanti di Gruppo d'.\rmale e del Comando Supremo e riunite in Corpi cli cavalleria. di costi tuzione eventuale. La Divisione di caYalleria comprende organicamente due brigab. di cavalleria, ciascuna di due reggin,enti a cavallo. un reggimento dragoni portati su tre battaglioni - parte in bicicletta, parte sn autocarri e parte su autO\·eicoli cingolati atti al movimento in terreno vario - , un gruppo cli tre squad roni cli automitragliatrici di ca,·alleria - più mobili delle nostre vecchie auloblinclo ma meno dei nostri attuali carri armati ,·eloci - . oltre ad artiglieria ed clementi dei genio l' dei sen:izi. Essa è più forte dell a nostra Divisione celere e, per la ,costituzi one e l'armamento dei suoi elementi, può s,·iluppare nna
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ESPI.ORAZIOXE CO:-.' TRUPPE CELERI
quantità di fuoco simile a quella di cui è capace la Divisione di fanteria. P uò essere rinfo rzata con mezzi supplementari : fanteria autoportata, artiglieria. carri di combattimento, aviazione. Nello s,·olgimento dell'esplorazione le varie specialità di cavalleria sono impiegate con criteri analoghi a quell i che regolano l'impiego delle varie Armi nella nostra Divisione celere. tenendo presente che ai bersaglieri corrispondono, come funzione ed in parte anche come costituzione organica, i dragoni portati. Non è prescritta la distanza a cui le Divisioni di cavalleria in ~splorazione si possono spingere avanti alle A rmate. Contrariamente a quanto abbiamo ,·isto per le grandi unità di cavalleria, differenze sensibili esistono fra i compiti affidati alla caYalleria delle grandi unità francesi di prima schiera e quelli delle nostre truppe in esplorazione vicina. Nell'esercito francese ogni Corpo d'armata ed ogni Divisione di fanter ia dispone di un gmppo di ricog11izio11c. 11 grnppo di ricogni1.ione di Corpo d'armata, di fo rza pitt o meno equivalente a quella di un reggimento, comprende un gruppo squadroni ccl uno squadrone armi pesanti a cavallo, uno squadrone ciclisti ed un plotone automobile con 4 autovetture e cinque motocarr ozzette umatc. Il gruppo di ricognizione divisionale comprende 11110 squad rone 'a cavallo, uno squadrone ciclisti ed un plotone automobile. In alcuni gruppi di ricognizione lo squadrone ciclisti è sostitnito da un reparto motociclisti, che, unitamente al plotone. automobile, forma uno squadrone motorizzato. Il gruppo d i ricognizione divisionale compie un a missione che si potrebbe definire di cavalleria d'a"anguardia. Talvolta esso rimani.' ?.gli ordini del comandante di Divisione, ma spesso è posto aJJa dipendenza del comandante dell'avanguardia divisionale, della quale entra addirittura a far parte. Su tutta la fronte della Divisione esso compie esplorazione particolareggiata e ricogniz ione del terreno; mantiene uno stretto col·· legamento coi gruppi di ricognizione delle D ivisioni laterali e. se vi ~ono, con le unità cli cavalleria - d'Armata o di Corpo d'armata. che lo precedono; agisce ad una distanza di circa 4-8 chilometri ( 2 o 1 ore di marcia) dai primi elementi di fanteria. in modo òa assicurarne la regolarità di avanzata, fuori del fuoco efficace clc:llc artiglieri e di medio calibro av\'crsarie; al termine della marcia copre il collocamento degli avamposti. Il gruppo di ricognizione di Corpo d'armata può essere impie-
ESPLOR.o\ZIOXE CON TRUPPE CELERI
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gato in diversi modi. Quando sul dinanzi si trovi una grande unità di cavalleria, esso può essere incaricato di mantenere il collegamento fra questa grande unità ed il proprio Corpo d'armata, oppure di occupare determinati punti, il cui possesso è necessario alla sicurezza del Corpo d'armata; ma può anche essere messo a disposizione di una delle Divisioni dipendenti. In questo secondo caso il gruppo di ricognizione divisionale si fonde con esso. ed entrambi agiscono come cavalleria di aYanguardia. Se il Corpo d'armata non è preceduto da grandi unità di cavalleria, il gruppo di ricognizione di Corpo d'armata può essere impiegato tutto quanto in una determinata direzione ed entro un raggic, d'azione limitato, sia per la ricerca di una determinata inf"rmazione. sia per occupare un punto importante prima dell'arrivo delle avanguardie. In tale caso esso può essere rinforzato con unità di fanteria autoportate, con artiglieria o coi gruppi di ricognizione delle Divisioni di seconda schiera. Da quanto abbiamo esposto si deduce che, mentre per le nostrr truppe celeri in esplorazione Yicina i compiti di csplc,razione e di sicurezza sono abbinati e vengono svolti parallelamente, i gruppi di ricognizione francese hanno un compito che è prevalentemente di sicurezza, e svolgono l'esplorazione solamente in quanto è necessario per lo svolgimento di tale compito essenziale. Essi si preoccupano sopratutto di proteggere la grande unità di cui fanno parte e verso cui di conseguenza preponderano : in molti casi - normali per i gruppi divisionali e frequenti per quelli di Corpo d'armata - funzionano addirittura come avanguardia dell'avanguardia divisionale: a questa fanno 1;apo, da questa spesso dipendono, ed agiscono a più bred distanze cd in raggio d'azione più limitato che non le nostre truppl'! celeri in esplorazione vicina. Una certa somiglianza si riscontra tuttavia fra l'impiego eventuale del gruppo di ricognizione di Corpo d'armata, specialmente quando esso non sia preceduto da grandi unità di cavalleria, e l'impiego delle nostre unità celeri in esplorazione vicina. Ma la somiglianza è soltanto parziale, perchè, mentre le nostre unilà celeri compiono l'esplorazione Yicina in tutto il settore della grande unità da rui dipendono od in gran parte di esso, a rrestando e segnalando in pari tempo le infiltrazioni e le resistenze nemiche, il gruppo di ricog:iizione di Corpo d'armata francese, anche se rinforzato, limita la sua azione ad una direzione determinata ed in raggio ristretto, con l'evidente preoccupazione di non allontanarsi troppo ddle unità che seguono e di non esporsi d'altro lato al pericolo di urta.re con le forze
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di,·ise contro reazioni avversarie consistenti. Il compito prevalente è sempre quello di sicurezza. ed è più nettamente delineato allorchè l'azione del gruppo di ricognizione tende, più che alla ricerca di dati elementi informativi, ad assicurare alle avanguardie il possesso di una determinata posizione. Fn'altra cleduzjone possiamo trarre da quanto abbiamo esposto. Le nostre grandi unità di prima schiera possono essere precedute nella marcia al nemico da un doppio sistema di esplorazione - a,an7ata e vicina - . oppure, quando manchi la possibilità di impiegare le D ivisioni celeri, dai soli nuclei esploranti di Corpo è'armata, che assumono i compiti delle due esplorazioni. Dinanzi alle grandi unità frances i di prima schiera possiamo trovare, procedendo dall'avanti all'indietro: - grandi unità di cavalleria in esplorazione; - gruppi cu ricognizione di Corpo d'armata e di Divisione, fusi per la funzione di cavalleria d'avanguard ia; oppure: - grandi unità di cavalleria in esplorazione; - grnppi di ricognizione d i Corpo d'armata con missione di sicurezza ( occupazione di località) e di collegamento con le suddette grandi unità; - gruppi di ricognizione cfo·isionali ( cavalleria d'ayanguardia); nppure infine. nel caso in cui manchi l'esplorazione svolta da grandi unità di cavalleria: - gruppi di ricognizione di Corpo d'armata con missioni di sicurezza o missioni informative a raggio lim itato; - gruppi di ricognizione divisionali. In complesso la formazione di marcia al nemico delle grandi unità d i prima schiera è nell'esercito francese preceduta sempre da uno schieramento di caYalleria almeno doppio, talvolta anche triplo. Quando manchi l'esplorazione delle grandi unità di cavalleria, ia dottrina francese non tende, come quella italiana, a riunire nelJ'àmbito ciel Corpo d'armata le ca,·a lleric divisionali in nuclei più con~istenti. eia proiettare più innanzi Yerso il nemico a scopo di esplorazione vera e propria, ma lascia ai gruppi cli ricognizi one divisionali il loro compi to <'aralteristico cli ca,·allcria d'a,·anguardia e destina i gnippi di Corpo d'armata. eycntualmcnte rinforzati, n missioni vicine, che rientrano nell'ordine della sicurezza del Corpo d'armata. In tal modo le avanguardie diYisionali aYanzano precedute, anzichè
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TRUPPE CU.LBl
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da una sola esplorazione a largo respiro, da una doppia cintura protettiva. ] N J UGOSLAVJ A.
Secondo la dottrina jugoslava. l'esplorazione con truppe celeri assume le fo rme seguent i : - csploro::io11c /011/ana, svolta dalla caYalleria autonoma o strategica. ossia dalle Divisioni d i cavalleria - eYentualmente da Corpi di canlleria composti da più Dh·isioni, oppure soltanto da brigate di caYalleria - , alla dipendenza del Comando Supremo ovvero alla dipendenza e nell'àmbito dei Gruppi di Armate; - esplorazio11c t•icina, svolta dalle unità di cavalleria che fanno parte organica delle A rmate e delle Divisioni di fanteria. Com'è noto, nell'esercito jugosla\'O non esiste il Corpo d'armata: ne tiene luogo l'Armata, la quale comprende più Divisioni J i fanteria. Più Armate possono essere riunite in Gruppi d'Armate, di costituzione eventuale. Tenuta presente questa d ifferenza d i articolazione r ispetto al nostro esercito, che si riflette sull'assegnazione della c.:walleria alle grandi uni tl1. il divario di concetto e di modalità relativo alle due forme di esplorazione non risulta sensibile. Le Division i di cavalleria, che sono normalmente incaricate dell'esplorazione lontana. sono composte di due brigate di ca, alleria su due reggimenti e di un battaglione ciclisti, oltre a lle solite un ità cli ;irtiglieria, del genio e dei senrizi. In confronto alle nostre Divisioni celeri, esse hanno una quantità cli armi automatiche alquanto minore. ~iacchè l'assegnazione di un reggimento di cavalleria in più non ~ :;ufficiente a compensare il maggiore armamento del nostro reggimento bersaglieri e delle nostre unità carri Yeloci in rapporto a quelki del battaglione ciclisti; l'artiglieria organica è poi meno numerosa. Perciò in complesso esse hanno t;na capacità di fuoco inferiore a quella delle nostre Divisioni celeri. Le Divisioni di cavalleria possono tuttavia ricevere assegnazioni Htpplementari di fanter ia, artiglieria, autoblindo e carri armati. ,\1lorchè si prevede ch'esse urtino in truppe celeri nemiche d i fo rza superiore. possono anche essere sostenute con distaccamenti mobili appositamente costituiti con aliquote di fanter ia, artiglieria e mitra!; Iiatrici pesanti. L'esplorazione lontana. come quella nostra avanzata, ha uno scopo essenzialmente informativo e deYe giungere p0ssibil111ente a contatto dei grossi dello schieramento avve rsario; però f: i spinge ad 11 na di~tanza minore dalle grandi unità di prima schiera: una o due
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ESrJ.OllAZIO:-,lh CON TRUPPE CE.LERl
tappe fra il g rosso della cavalleria in esplorazione e le avanguardie delle grandi unità retrostanti. La fronte di esplorazione di una DiYisione di caYalleria è al massimo di 40-50 chilometri. Ogni Armata dispone per regola di un reggimento di cavalleria, ogni DiYisione di fanteria di uno squadrone. Queste unità di cavalleria svolgono l'esplorazione vicina, proteggendo in pari tempo le truppe retrostanti dalle incursioni nemiche, riconoscendo il terreno e renendosi di solito ad una distanza di circa 10 chilometri dalle aYanguardie. Esse possono venire rinforzate con elementi cli fanter ia. ciclisti, artig lieria, autoblindo e carri armati, specialmente qualora debbano assolvere qualche particolare compito tattico: per esempio, ocrnpazione di località. Quando sulla fronte vi sia cavalleria autonoma in esplorazione lontana, le unità in esplorazione vicina mantengono il collegamento con essa; quando in vece non sia in atto l'esplorazione della cavalleria autonoma, la cavalleria delle Armate e delle Divisioni di fanteria svolge inizialmente l'esplorazione lontana, successivamente quella vicina. Dalle prescrizioni regolamentari jugoslave non risulta in modo netto se l'Armata e la Divisione di fanteria debbano impiegare ciascuna r,er proprio conto le unità di cavalleria organiche, o se le unità divisionali debbano essere assorbite da quelle di Armatn, per operare nell'àmhito di questa g rande unità. È invece previsto che, n el caso in cui due o pit't Armate operino sotto un solo comando di Gruppo di Annate, la cavalleria delle Armate stesse possa agire riunita, la2ciando però almeno un o squadrone a disposizione di ciascuna Armata. È inoltre considerato eccezionale il caso in cui la cavalleria sia. messa alla dipendenza dei comandanti delle avanguardie divisioual i ; tale caso si verifica di solito per qualche colonna che disponga di un solo squadrone o meno; ed allora la cavalleria funziona come :1vanguardia dell'avanguardia. Da quanto sopra ci sembra che si possano trarre le deduzioni seguenti. L'esplorazione vicina della cava!Jeria jugoslava ha lo stesso doppio compito - informafa·o e Ji sicurezza - di quella delle nostre truppe r.deri, ~~a è spi!'1ta a dlstanza alquanto inferiore òallc grandi unità retrostanti : ro chilometri, in confronto ai nostri I 5-rS. Essa t- compiuta normalmente per Armata. K et caso in cui la D ivisione di fante ri a operi inquadrata nel1' Armata e la con formaz ione del terreno favorisca l'esecuzione dell'esplorazione unica d'Armata, lo squadrone divisionale agisce as-
ESPLORA7.IONE CON TRUPPE CELFIH
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~ieme alla ca,·alleria d'Armata. Quando invece la Divisione clj fanteria o parte di essa operi isolata o distaccata per circostanze Lattiche o per esigenze di terreno, lo squadrone di\'ision:ile agisce indipen<lcntemente dalla ca\'alieria d'Armata; esso può essere messo agli ordini del comandante dell'avanguardia, cd allora ha funzione rtnaloga a quella del gruppo di ricognizione della Divisione di fanteria francese. Qualora manchi la cavalleria autonoma, l'esplorazione lontana è affidata alla cavalleria delle Armate. e sembra logico che questo caso - corrispondente a quello in cui la nostra esplorazione con truppe celeri è svolta per Corpo d'armata - sia il più indicato per l'accentramento, previsto dalla regolamentazione jugoslarn, della esplorazione nell'àmbito del gruppo d'Armate. Lo squadrone che viene allora lasciato a disposizione di ciascuna Armata, assieme agli squadroni divisional i, provvede evidentemente all'esplorazione vicina, con r,ompito eminentemente protettivo, fìnchè le restanti unità di cavalleria sono impegnate in missioni ili esplorazione lontana. In questo caso la dottrina jugoslava si preoccupa di non pri,·are le grandi unità di prima schiera della protezione cli truppe celeri che agiscano a breve distanza, e costituisce pertanto ~wanti alle suddette grandi unità un doppio ordine di cavalleria. In ciò la dottrina jugoslava si avvicina a quella francese, ma mentre per i Francesi l'asser,nazione organica di cavalleria alle grandi unità risponde a scopi limitati e nettamente stabili~i. la cavalleria delle g randi unità jugo&lave risulta, nel caso di impiego nell'àmbito del gruppo d'Armate. dispersa in una doppia forma d'impiego e quindi. con ogni probabilità, insufficiente. l~ senza dubbio preferibile il nostro criterio di riunire. qualora manchino le Divisioni celeri in esplorazione avanzata, le unità celeri delle Divisioni di fanteria in un solo nucleo esplorante di Corpo d'armata, senza ulteriori frazionamenti. In sostanza, prescindendo da casi e forme particolari, possiamo affermare che l'esplorazione lontana e vicina della cavalleria jugoslava corrispondono. come funzione, alle nostre esplorazioni avannta e vicina di truppe celeri, con queste sole differenze importanti : - che entrambe agiscono a distanza minore dalle grandi unità di prima schiera; - che l'esplorazione vicina jugosla,•a è considerata nel quadro dell'Armata (nostro Corpo d'armata) anzichè in quello della Di,·i~ione di fanteria.
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F.SPI.ORAZJO'IE CON TRUPPE CEI.ERI
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La formazione e
procedimenti di csplo1·azione
lT1ù1nità celere in esplorazione aYanza entro il proprio settore, arti1.:olata in più elementi : quello più arretrato e robusto è l'ekmento di combattimento cd è costituito dal grosso; quelli più a"anzati cd esigui sono costituiti dai plotoni esploranti e dalle fJatl11glie di esplora::ionc, che vengono irradiati sulla fronte ed eYentualmente sul lìanco. Con settore ristretto, terreno scoperto e situa7.ione chiara i plotoni esploranti e le pattuglie di esplorazione possono essere distaccati direttamente dal grosso. In ci rcostanze dh·erse da quelle indicate viene adottata un'articolazione maggiore: il grosso spinge innanzi od anche lateralmente dei distaccamenti esplura11ti, fra i quali ripartisce il settore e che a loro rnlta irradiano i plotoni esploranti e le pattuglie tli esplorazione. A questi ultimi - plotoni e pattuglie - è nffidato il compit0 esplorati,·o Ycro e proprio: essi ricercano il nemico lungo dete, minate direzioni. raggiungendo succcssiYi punti favorevoli all'osservnion<-. ,•cl inviando periodicamente notizie. I distaccamenti esploranti ed il Rrosso - in àmbito naturalmente di,·erso - hanno il compite, di raccogliere, \'agliare e trasmettere ai comandi eia cui dipendono le :nformazioni e dì sostenere col combattimento o1TcnsiYo gli clementi antistanti. superando le reazioni nemiche che quelli non siano riusicti a travolgere n ad aggirare. La forza degli elementi a,·.rnzati cli esplorazione - plotoni e pattuglie, distaccamenti - e la distanza a cui essi vengono spiccati innanzi agli clementi retrostanti devono essere tali da consentire da un lato l'efficace e tempestivo SYolg-in1ento del compito esplorativo, rl'altro lato eia favorire la pronta trasmissione delle notizie all'indidro t cla e,·itare che i singoli elementi avanzati siano eliminati dal nemico prima di poter essere sostenuti da quelli retrostanti e senza quindi poter condurre a termine la loro missione csplorati-v?.. Forzn e d i:,tanza dei suddetti elementi dipendono quindi dal terreno e dalb ..,j tuazione. Kel caso di esplorazione avanzata svolta da una Divisione celerr. il compito esploraliYo è di solito affidato, come già detto, nlla can1lleria. Datn l'ampiezza del settore assegnato alla Divisione celere, ben difficilmente questa potrà effettuare l'esplorazione con clementi ,!istaccati din:ttamcnte dal grosso; e pertanto il più ddle YOlte essa
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dO\·rà costituire un sistema cli esplorazione completo. che comprenda. oltre agli clementi estremi - grosso Yerso l'indietro. plotoni e pattuglie verso l'avanti - gli organi in termedi costituiti dai distaccamenti esploranti. 1:;: da tener presente l'e,·entualità - per non d ire la cerkzza, in fase di marcia al nemico - che le unità celeri esploranti urtino contro unità similari anersarie o contro resistenze. <;ia pure isolate. ma organizzate e tenaci. t perciò necessario che agli elenwnti più aYanzati del sistema cli esplorazione sia data una consistenza tak da assicurare una sufficiente capacità penet rativa e eia consen ti re tl i Fronteggiare le reazioni nemiche. nel caso in cui essi non possano agg-irarle o superarle. Per disposizione regolamentare sappiamo che la forza delle pattuglie di esplorazione può ,·ariare da pochi caYalieri ad ttPa squadra. In conseguenza i.• logico che. nel caso conside rato. le pattuglie i1wiate e,·cntualmcnte i11 esplorazione abbiano la forza massim~ di un:: sciuadra. ì\rfa a noi sembra tht: nell'esplorazione a,·anzata convengét spesso assicurare l'efficace azione esploratirn dei tentacoli estremi. ricorrendo all' impiego cli ploton i esploranti . che !e nostre norme regobmentari considernno normale soltanto nei terreni coperti e difficili. Con ciò non intendiamo affermare che h! pattuglie di csplorn:r.ione Yengano senz'altro bandite dal sistema di esplorn;,;ione della Di,·isione celere. Anzitutto pattuglie di esplorazione sono distaccate dai plotoni esploranti per missioni a bre,·e distanza. L'esplorazi,Jnc poi non è compiuta in genere con uguale intensità in lutto il settore : nei tratti ove L'incontro col nemico è meno probabile o do,·c, per condizioni di terreno. l'osservazione è particolarmente fac ile. può evidentemente essere impiegata qualche pattuglia. f: inoltre da considerare che in nna prima fase dell'esplorazione, fìnchè cioè non sono probabil i incursioni o resistenze él\'\'ersarie e l'esplorazione stessa procede in modo spedito e sommario, è meno sentita la necessità di spingere ,·erso il nemico elementi forti e si può quindi limitare la comistenza di tali elementi o di alcuni fra essi. In questo però occorre anda r cauti, g iacchè a nostro pa re rt è ben difficile disporre di elementi informati"i tali da poter ~~dudere la presenza di nuclei avversari nella zona che sarà battuta dall'esplorazione. Prescindendo da altre fonti di informazioni, che non posisione sono quasi mai essere di attendibilità assoluta, ;n-anti alla ce lere sarà di regola in funzione rocchio Yigilc clell'av i,~zionc. Ma questa potrà e doHà in primo tempo rile,·are soltanto do,·e sono i grossi dello schieramento o del sistema di esplorazione nemico, men-
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tre non sarà in condizioni di scoprire la presenza di elementi avanzati, che. pur essendo poco consistenti e perciò poco visibili, sopratutto se non sono in movimento, possono tuttavia esser capaci di intensa ed efficace reazione di fuoco, specialmente se in posizione. Pertanto, nell'incertezza di quanto si può tro\·are, conviene tenersi dailJ parte della ragione cd eccedere, piuttosto che difettare, allorchè si stabilisce la forza degli elementi da spiccare in esplorazione. D'altra parte, occorre tener presente che l'esplorazione avanzata, anche se alquanto più fitta e particolareggiata a cominciare dal momento in cu i i primi colpi di moschetto od il primo crepitare di mitragliatrice rirelano l'urto col nemico, è svolta tuttaYia a maglie piuttosto larghe, attraverso alle quali è ammessa l'infiltrazione di dementi avversari. Più che battere in ampiezza interessa penetrare in profondità. Ora è innegabile che un plotone esplorante può agire su una fronte più ampia che una pattuglia di esplorazione e che, nel complesso. i plotoni possono essere impiegati ad intervalli più grandi che le pattuglie: la maggior consistenza dei singoli :mclei è quindi compensata, almeno in parte. dal minor numero dei nuclei stessi. E in ogni modo ci sembra preferibile. nel caso in parola, che l'esplorazione in un dato tratto di fronte sia affidata, piuttosto che a due o tre pattuglie distinte, ad un solo plotone esplorante. Questo distaccherà, quando necessario, qualche pattuglia col compito clt perlustrare punti determinati o di ossen·are in determinate direzioni, ma si terrà sempre in misura di far massa prontamente e costituirà quindi un elemento di forza non trascurabile. A quesla analisi un po' lunga ci siamo indotti per giustificare il concetto che nell'esplorazione avanzata può spesso conveni re' l'impic:go dei plotoni esploranti in luogo delle semplici pattuglie di esplora,.;ionc. La forza dei distaccamenti esploranti può variare fra un minimo di uno squad rone ed un massimo di un gruppo di sqtndroni, rinforzato con elementi dello squadrone mitraglieri reggimentale, con unità di carri veloci, di bersaglieri ciclisti e talvolta anche d'artiglieria. j;; evidente che quanto più aumentano l'ampiezza del settore af/ì<lato al distaccamento, il numero e la forza degli elementi eh ·es~o de,·e distaccare in esplorazione, tanto più occorre avvicinarsi al massimo previsto nella costituzione di esso. Non conviene ad ogni modo sottilizzar e troppo nell'esame della questione relativa alla forza da attribuire ai distaccamenti esploranti, giacchè solo nel caso concreto, quando si conoscano i termini reali del problema, sarà possibile adottare la soluzione più idonea. Ricor-
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diamo solo che, come l'esplorazione non viene svolta per lo pm m modo uni forme in tutto il settore assegnato alla Divisione celere, così la costituzione dei distaccamenti esploranti può essere diversa nello stesso sistema di esplorazione. E poichè nel dosare le forze dei ~ingoli distaccamenti si deve assolutamente evitare di spezzare l'unità. squadrone caYalieri, converrà ottenere una elasticità maggiore nel dosam('nto della forza, rispetto a quella consentita dai Yincoli organ ici della cavalleria, giocando sugli elementi di rinforzo. Fra questi, i più frequentemente impiegati saranno le milragtiatrici pesanti ed i carri armati Ycloci: questi sono specialmente adatti, oltre che a sostenere evenlualmente i reparti cavalieri col fu oco, ad eseguire quei rapidi colpi di so11da Yerso il nemico. che ornrni sono entrati come termine espressivo nel linguaggio regolamentare itali:1110 ed in quelli esteri. Gli elementi di bersaglieri ciclisti, dati di rinforzo a tlistaccamcnti esploranti. possono sen·ire non soltanto per disimpegnare il loro compito caratteristico di riserrn tattica, ma in casi particolari anche per fornire q11:1lche ploto1~e o pattuglia di esploraziont lungo determinate \·ie d ì comunicazione. È bene tuttavia am!~tr molto cauti nell'assegnazione di tali elementi ai distaccamenti esploranti t' tener presente che non conviene infrangere, se non ìn caso di Yern necessità, il vincolo organico del reggimento bersaglieri, per non pregiudicare la possibilità dì impiegare tutto riunito, a momento opportuno, questo poderoso elemento di forza. La quantità di a rtiglieria che può entrare nella costituzione di un distaccamento esplorante dev'essere logicamente limitata ad una batteria a cavallo, ma naturalmente anche a questa assegnazione, che implica la scissione del gruppo d'artiglieria, il comandanle della Divisione celere si risolverà soltanto in caso di necessità assoluta. A quale distanza vengono inviati i vari elementi dell'ordinanza di esplorazione? Non esistono prescrizioni in materia, e non è cérto il caso di stabilire cifre, che polrebbero non trovare conferma nelle esigenze imposte dalle mute\·olissime circostanze dì luogo e di situazione. Ma, tanto per fissare le idee e avere un termine di confronto con le tendenze seguite presso altri eserciti, ci sembra d i poter affcrmi\re, scnw contravvenire allo spirito della nostra regol,~rnentazione e senza cadere in un rigido schematismo, che nei terreni cli media difficoltà gli estremi tentacoli dell'esplorazione possono essere spmti fino a cinque o sei chilometri innanzi ai distaccamenti esploranti e questi fino ad otto-dieci chilometri aYanti alla testa tlei grossi. Per calcolare la distanza totale fra gli elementi dell'esplorazione avanzata
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che per primi giungono a contatto col nemico e la testa. Jelle g randi un ità cli prima schiera, occorre quindi aggiungere circa una tappa alla distanza media di tre o quattro tappe, prevista dalle i;)ostre norme regolamentari; tale quantità supplementare corrisponde appunto alla profondità dell 'ordinanza di esplorazione, che può « grosso modo» esser raffigurata come un ventaglio, nel yuale l'i_mpugnatun1 corri:.ponda ai grossi deila Divisione celere e le estremità delle stecche ai plotoni esploranti ed alle pattuglie di esplorazione. Per non lasciare incompiuto il quadro dei procedimenti esplorativi, accenniamo alle pa.tfuglie di scof,erta che nell 'esplorazione aYanzata trovano impiego eventuale. Q ueste pattuglie, costituite <li pochi e arditi cavalieri al comando di ufficiali, sono distaccate in caso di bisogno dal grosso, per ordine del comandante della Divisione cekre, e sono incaricate di missioni particolari a grande distanza : sin~, a una o due tappe oltre agli elementi più aYanzati del1'11rclinanza cli esplorazione. Il caso dell'esp lorazione vicina presenta alcune circostanze cara lteristicbe, che differiscono da quell e relatiYe all'esplorazione ;wanzata e che influisconc, sulla costituzione dell'ordinanza d i ~splorazione. Esse sono : settore di ampiezza relativamente limitata - corrispondente a quello cli una Divisione di fanteria cli prima schiera ed al quale è naturalmente proporzionata l'entità delle truppe destinate a ll'esplorazione; possibilità di incontro con mtclei nemici di consistenza non mo lto fo rte, sfuggiti attraverso alle maglie dell'esplorazione avanzata; necessità cli compiere azione esplcrativa intensa e particolareggiata, d i fr ugare il terreno, per garantire l'assolvimento della missione cli sicurezza nei riguardi delle g randi unità retrostanti. In questo caso non sarà necessario costituire elementi cli esplorazione molto robusti, ma questi dovranno essere in COffijJenso piuttosto numerosi. Ci sembra pertanto che nell'esplorazione vicin a debba esse re considerato normale l'impiego d i pattugl ie di esplorazione di forza variabile, eventuale quello cli plotoni esploranti. Sarà inoltrE. frequente l'adozione cli un sistema di esplorazione della massima semplicità. che comprenda soltanto il g rosso e gli organi estremi cli esr,lorazione. senza l'elemento intermedio dei distaccamenti esploranti. Quando la costituzione di questi si imporrà, in casi particolari o in direzioni determinate, la forza d i essi si aggirerà sul minimo previsto di uno squadrone. In ogn i modo, quando sul dinanzi delle truppe in esplorazione vicina agiscono, oltre che le unità d'aviazione. que lle terrestri in esploraz ione avanzata, sarà in genere possibile disporre
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di elementi informativi sul nemico sufficienti per ori entare lo svolgimento dell'esplorazione. Nel trattare dei procedimenti dell'esplmazione vicina ci siamo finora rife riti all' ipotesi che il compito esplorativo venga disimpegnato da truppe di cavalleria. Tale ipotesi corrisponde ai due casi in cui l'esplorazione avanti ad una Divisione di fanteria sia affidata ad un reggimento di cavalleri a - eventualmente rinforzato - oppure ad un nucleo misto di cavalleria e bersaglieri. Nel caso in cui il nucleo esplorante divisionale sii costitt1ito esclusivamente od essenzialmente da un reggimento cl i bersaglie ri, il sistema di esplorazione rimane sostanzialmente uguale a qu~ llo che già conosciamo, ma cambiano le modalità d'azione da parte dei smgoli elementi dell'esplorazione. I bersaglieri, nelle fasi di r apido movimento, sono ìegati alle strade. e questo fatto, se può già costituire un inconveniente per il grosso dell'esplo razione ed eventualmente per i distaccamenti esploranti - a com inciare dal momento in cui la vicinanza del nemico consiglia di adottare misure efficaci di occu ltamento. si ripercuote altresì sul modo con cui i plotoni esploranti e Le p:1ttuglie di esplorazione svolgono il loro compito. Infatti , mentre le piccole unità di cavalleria, u1 zone non troppo accidentate. compiono l'esplorazione percorrendo il terreno in senso più o meno radiale a cavallo e appiedando - interamente od in parte - al termine di ogni sbalzo per meglio osservar e e per occultarsi, gli elementi di bersag-iicri ciclisti devono avanzare lw1go le vie di comunicazione da un punto opportunamen te scelto all'altro, non vedendo in genere nulla o quasi nulla al di là della strada ch'essi percorrono, e dopo ogn i sbalzo devono scendere dalla bicicletta e irradiarsi a piedi fuori strada. per esplorare minuziosamen te le località ad essi assegnate. La perlustrazione vera e propria risulta quindi JJiuttosto laboriosa, e questa minore attitudine all'esplorazione nei confronti della cavalleria può essere soltanto in parte compensata dallé:L maggiore velocità nei tratti su strada. L'esame dei procedimenti esplorativi ci ha così portati dinanzi ad una questione che non rientra strettamente nella materia di questo capitolo ma che non sar à inutile toccare brevemente. Indubbiamente l'esplorazione a mezzo dei cicl isti è reddi tizia in condizioni particolarmente favorevoli, quali sono quelle di un terreno. a pendenze poco accentuate e provvisto di una fitta l ete st radale. Ma è da considerare anzitutto se tali condizioni si troveranno frequentemente nei nostri probabili teatri di operazioni, in secondo
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luogo se anche nel caso in cui esse s1 presentino, l'esplorazione con unità ciclisti sia veramente da p referirsi a quella con unità (\! caval. J ien a. A noi sembra che, tutto considerato, nella generalilà dei casi il compito esplorativo sia meglio affidato a reparti a ca vallo . .È questo precisamente il compito in cui, per terreni che non siano élSsolutamente piani e scoperti, il cavallo non ha ancora trovato un mezzo meccanico che lo sostituisca, chiudendo così una tradizione millenaria. Iv(a se la cavalleria è più adatta all'esecuzione del compile esplorativo - cosa nota d'altronde e in merito alla quale nessuna obiezione valida può esser e sollevata - la presenza dei bersaglieri nei nuclei es_ploranti offre il sensibile vantaggio di assicurare un notevole incremento di fuoco e la disponibilità di elementi atti n portarsi rapidamente su determinati obiettivi lontani. Sotto questo punto di vista sarebbero desiderabili i nuclei esploranti misti, i quali sommano, analogamente a quanto avviene nella Divisione celere, le possibilità ed i beneficii derivanti dalla presenza delle due specie di truppe celeri. iVIa qui si urta in un g rave inconveniente di carnttere organico. Per costituire nn nucleo esplorante misto occorre smembra re 1111 reggimento di cavalleria e uno di bersaglieri e riunire membra, non solo di specialità ma anche di A rmi diverse. in un organismo c3 cui manca un capo nahtralmente designato. La soluzione si palesa così difettosa dal punto di vista organico, e le ripercussioni sul grado di rendimento nel campo tattico possono esse re tanto gravi da annullar,1e i vantaggi. Ma, in mancanza di una soluzione ideale, è giocoforw riconere a soluzioni di circostanza, e queste, per noi, potranno essere quelle già note, e cioè destinare al l'esplorazione vicina: o un reggimento di cavalleria, o un reggimento di bersaglieri, o un nucleo miste.,. Sarà adottata l'una o l'altra secondo la disponibilità di truppe celeri e secondo che la situazione induca a far prevalere il criterio organico od il criterio tattico; e si cercherà, quando possibile, di tempt·rare i difetti delle soluzioni integrali mediante assegnazione di elementi · suppletivi. Per esauri re l'argomento rimane da considerare brevemente il caso in cui, mancando le Divisioni celeri sul dinanzi delle grandi unità cli prima schiera, l'esplorazione sia affidata a nuclei esploranti di Corpo <l'armata, che disimpegnino contemporaneamente i compiti dell'esplorazione avanzata e dell'esplorazione vicina. In questo caso il nucleo esplo1:ante sarà di solito misto e rinforzato con unità cli carri armati veloci, fante ria autoportata ed artiglieria: esso avrà le caratteristiche ed in parte la funzione di una piccola grande unità celere. La m issi0ne esplorativa. affidata di massima, come già abbiamo accennato,
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alla cavalleria, dovrà es5ere svolta in modo particolareggiato ed in f'.ettore più ampio e profondo che nel caso dell'esplorazione v icina d ivisionale. L'ordinanza di esplorazione comprenderà, oltre al grosso, dei plotoni esploranti e delle pattuglie cli esplorazione e, per lo più. anche dei distaccamenti esploranti di forza variabile. Le nostre norme regolamentari prescrivono che in questo caso l'esplorazione, pur essendo condotta per Corpo d'armata, dev'essere a rticolata per DiYisione. Noi interpretiamo questa disposizic ne regolamentare nel senso cbe ad ogni distaccamento esplorante sia assegnato un settore di esplorazione corrispondente al settore d'azione di una Divisione di prima schiera, e che le notizie importanti Yengano trasmesse direttamente, oltre che al comando del Corpo d'armata. ai comandi delle Divisioni interessate. Non riteniamo che l'articolazione per Divisione debba implicare di regola il frazion:imento ciel g rosso in più colonne, una per ogni DiYisione. A nostro parere il grosso deve assumere nell'ordinanza cli esplorazione la posizione e farticolazione che il comandante del nllcleo esplorante riterrà pit't opportllne per tenerlo alla mano e intervenire con esso in q11alsiasi punto del settore assegnatogl i. E nemmeno il criterio relatfro alla costituzione e alla disposizione dei distaccamenti esploranti cJey'essere, secondo noi. troppo rigidamente applicato: può darsi che in particolari situazioni sulla fronte di una OiYisione sia sufficiente inviar e qualche plotone o qualche pattuglia. mentre importi intensificare e rinforzare sensibilmente l'esplorazione sull:-1 fronte cli un'altra Didsione; oppure ::he rifluiti ineffettuabile o sconsigliabile la ripartizione del settore cli esplorazione in porzioni corrispondenti ai settori diYisionali. Ci sembra che rn tali particolari situazioni sia preferibile una soluzione cli eccezione a quella che. per esigenze formali , rischiasse di compr<.imettere i vantaggi inerenti all'unità cli azione e <li comando del nucleo esplorante cli Corpo d'armata e di ridurre qqjncli l'efficacia complessiva del1' esplorazione.
La DiYisione di cavalleria francese in esplorazione si articola in gros.,o e scoperta. Questa è assicurata normalmente da distaccamenti di scopcrla, eccezionalmente da ricogni::;ioni. Il di~taccamento cli scoperta è costituito essenzialmente da 1mo squadrone, talvolta da un gruppo di squadroni . e comprcnde inoltre unità di mitragliatrici e di automitragliatrici. In casi speciali, quando 6 -
Rici~ta ,ll•U:are Tt11l1<111a.
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fa conformazione del terreno e le condizioni della rete stradale siéu11, favorevoli, al distaccamento possono essere assegnati dei plotoni di d ragoni ciclisti o cingolati, ai quali compete la missione di guardare punti cli obbligato passaggio, per fac ilitare la trasmissione delle notizie o il ripiegamento dei distaccamenti. I~ p_ure ammess~ l'assegnazione di frazioni d'artiglieria - un a sezione o, al massimo, una batteria - purchè il distaccamento sia abbastanza forte da garantirne la protezione. Tn qua lche caso particolare il distaccamento di sc-o pc:rta può essere form~tto esclusivamente con elementi a motore: automitragliatrici e dragoni cingolati. Il distaccamento di scoperta ha il compito di Ytclere: procede a sbalzi, articolandosi convenientemente in un grosso e in elementi leggeri avanzati (pattuglie e << ricogllizion'Ì ») e impiegando le automitrngliatrici per rapidi colpi di sonda: ad ogni sbalzo rim,isce, per quanto possibile, le proprie forze. Non cerca il combattimento, a meno che si presenti l'occasione favorevole per fare prigionieri : se opportuno o necessario, non esita ad attaccare il nemico con tutte le forze : incontrando resistenze isolate, cerca altrove la via libera per il compimento della missione. La « ricognizione» è composta da un comandante -·· ufficiale o sottufficiale - e da qualche cavaliere; essa non possiede aknn elemento di forza ed ba per caratteristica la mobilità; agisce dissimulandosi e cercando di evitare l'incontro col nemi co. Le ricognizioni son o tah-olta distaccate dal grosso, per ordine del comandante della Divisione, il quale se ne serve per rapidi colpi di sondrt a raggio limitato. in direzioni o regioni determinate: se l'obiettivo è lont;.no e lo stato delle strade lo consente. sono da preferirsi per questi ~copi le automitragliatrid. Le ricognizioni sono invece impiegate frequentemente dai comandanti dei distaccamenti di scoperta. i quali le im·iano a hreve distanza per ricercare informaz ioni in corrispondenza di determinati obiettivi o per mantenere il contatto con elementi nemici. Descritto così rapidamente il sistema di esplorazione della cavalleria francese, possiamo subito rilevare che i Francesi affidano normalmente il compito esplorativo alle unità a cavallo e che anche
,quando reparti dragoni siano assegnati agli squadron i di!;taccati in scoperta. essi svolgono una funzione limitata alla sicurezza dei di-staccamenti o dei collegamenti. Confrontiamo ora il sistema di esplorazione francese. composto <ii un grosso e di distaccamenti di scoperta, da cui si irradiano pattuglie e ricognizioni, con quello nostro, costituito di tutti gli elementi previst i : grosso, distaccamenti esploranti. plotoni esploranti e pat-
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tuglie di esplorazione. Può sembrare a prima vista che, a parte la differenza di terminologia. i due sistemi siano identici, ma basta un esame poco più che superficiale per scoprire le differenze sostanziali che esistono fra essi. Per le nostre truppe celeri gli clementi che compiono l'esplorazione YCra e propria sono costituiti da plotoni o pattuglie, e perciò da organi molto mobili ma relativamente poco consistenti. che operano in raggio d'azione piuttosto ampio e che fanno capo ai distaccamenti - od al grosso nel caso che i distaccamenti non esistano come a base e sost;egno. Per In cavalleria francese invece ~li elementi avanzati dell'esplorazione sono costituiti dai distaccamtnti ùi scoperta. e perciò da nuclei di forza considerc,·olc - al minimo uno squadrone rin forzato - : le pattuglie spiccate innanzi dai distaccamenti non sono che esigui tentacoli che agiscono per breve tempo ed in raggio ristretto, tenendosi in misura di ripiegare o di essere prontamenk sostenuti; tant'è ,·ero che Yengono di norma riassorbite dai distaccamenti ad ogni sbalzo. 1 Francesi in sostanza - ritenendo che elementi di esplorazione debolmente costituiti possano ,·enir facilmente eliminati dalle numerose e potenti armi automatiche del nemico e non abbiano in ogni caso la capacità cli penetrare attra,·erso alla rete di esplorazione e di sicurczz-t clell1 a\'versario nè dispongano dei mezzi necessrtri per trasmettere prontamente le notizie - formano sempre tali elementi con forze tanto importanti da presumere ch'essi possano superare le minori r\!sistenze nemiche e condurre a termine la loro missione esplorativa. Le ricognizioni, che secondo la dottrina francese di anteguerra costituivano gli elementi essenziali dell'esplorazione e operaYano in modo indipendente, hanno cambiato fisonomia e scopo e sono diventate organi di impiego eventuale e secondario. Concezioni diverse, sistemi diYersi. È difficile esprimere un giudizio sulle une e sugli altri: ci limiteremo a rilevare che i -procedimenti francesi di esplorazione sono più metodici e rispondenti al!'eventualità di dover svolgere immedia te azion i di forza con largo sviluppo di fuoco; quelli italiani sono più agili. snodati e spediti e nel complesso più adatti ai terreni di montagna in cui le nostre truppe celeri potrebbero essere chiamate ad operare. Nell'esaminare i procedimenti esplorativi francesi non abbiamo accennato allo scaglionamento dei gruppi di ricogniz.ione cli Corpo d'armata e divisionali. La ragione dell'omissione è evidente: data la diversità di funzione rispetto alle nostre truppe in esploraziune v icina, le suddette unità non costituiscono di solito un sistema di espio-
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razione Yera e propria, ma sì d ispongono in modo da garantire la sicurezza delle grandi unità retrostanti e quella propria e di ~volgere in via subordinata tm'esplorazione a raggio limitatd. Questa è aflìdata di solito alle unità a cavallo dei gruppi dj ricognizione.
IN
}UGOSL:\VlA.
La DiYisione d i cavalleria jugoslava in esplorazione lontana si scagliona in grosso, pattuglie l'ontane e pattuglie autonome; eventualmente costituisce organi intermedi con squadroni di esplorazio11e. Le pattuglie lontane sono costituite da 8 o IO cavalieri muniti di fuc ile mitragliatore, oppure da interi plotoni; vengono distaccate dagli squadroni esploranti quando questi esistono, in caso diverso direttamente dal grosso; si spingono a distanza di circa IO Km. dall'elemento da cui sono distaccate; disimpegnano il compito di esplorazione vera e propria, e vengono periodicamente sostituite. Esse corrispondono ai nostri plotoni esploranti e pattuglie di esplo razione. Le pattuglie au tonome sono costituite da plotoni; vengono distaccate sempre dal grosso, per ordine del comandante dell'esplorazione e per missioni particolari; si spingono innanzi sino a una o due giornate di marcia; si ritirano dopo avere svolto la loro missione, senza attendere sostituzione. Esse corrispondono alle nostre pattuglie di scoperta, rispetto alle quali hanno però costituzione più robusta. Gli squadroni di esplorazione vengono impiegati quando occorre inviare le pattuglie lontane a così grande d istanza d;:i rendere impossibile, in caso d i bisogno, l'appoggio tempestivo del grosso. Essi agiscono come colonne avanzate dell'esplorazione strategica, organizzando per proprio conto l'esplorazione nel settore ad essi assegnato - che può raggiungere l'ampiezza cli ro-15 Km. - e spingendosi ad una distanza massima di una giornata di marcia innanzi al grosso. In direzioni particolar mente importanti possono essere impiegate, in luogo di squadroni, w1ità più grandi, sino ad interi reggimenti. Nel complesso gli organi che la dottrina j ugoslava ch iama squadroni cli esplorazione corrispondono ai nostri distaccamenti esploranti. La funz ione ed il contegno del grosso, degli squadroni cli esplorazione e delle pattuglie lontane ed autonome sono sensibilmente analoghi a quelli degli organi corrispondenti del nostro sistema cli esplorazione. N eil'esplo razione vicina la cavalleria addetta alle grandi un ità jugoslave di prima schiera si articola in grosso e pattuglie. Quando, mancanclo la cavalleria strategica, essa debba svolgere inizialmente
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l'esplorazione lontana, non distacca mai ~quadroni di esplorazione, mentre può impiegare pattuglie autonome. Come si vede da questa breve rassegna, il sistema di esplorazione della cavalleria jugoslava è sostanzialmente simile a quello clellr nostre truppe celeri. Nell'esplorazione lontana gli elementi più a,·~rzati del sistema, al pari di quell i nostri, sono di consistenza relativamente scarsa - al massimo plotoni - cd il successo della loro azione è fondato non tanto sull'attitudine a compiere atti di forza quanto sulla mobilità, che dev'essere abilmente sfruttata. La mag~ior consistenza delle pattuglie autonome rispetto alle nostre pattuglie di scoperta costituisce a nostro parere uno svantaggio, pcrchè, mentre non è tale da conferire una capacità offensiva sufficiente a penetrare profondamente nel sistema di esplorazione e di sicurezza dell'a ,·,·c;·sario, rende le pattuglie meno agili, più visibili e più diffici!11!cnte occultabili, e perciò meno idonee ad agire di astuzia e di rapidità. Degno cli rilie,,o è il fatto che gli elementi aYanzati cli csplor,tzione jugoslavi possono essere spinti a distanze considerevoli; il che accentua - in confronto di quelli nostri e tanto più in confronl,1 di quelli francesi - il pericolo che essi Yengano eliminati da improvYise e violente reazioni avversarie prima di compiere la loro mis:;;ione esplorativa. Ne deriYa altresì una profondità note,·ole dell'ordinanza cli esplorazione.
La fu.nzione delle truppe celeri in esplorazione vicina durall te le soste. Abbiamo trattato a grandi linee e posto a raffronto I principi ed i procedimenti caratteristici della nostra dottrina e di quelh francese e jugoslaYa nei riguardi dell'esplorazione terrestre con truppe celeri. e abbiamo approfittato delle occasioni offerteci da detto esame per trattare alcune question i particolari relative ai proccdim,' nti italiani. A ltri problemi connessi all 'argomento, di carattere anch ·esso particolare, ma non per questo di limitato interesse, potrebbero es,ere messi in discussione; ne prenderemo in considerazione soltanto uno, scelto fra quelli che possono presentarsi più frequenteme11te nel corso di studi o di esercitazioni del tempo cli pace o nell'applicazione pratica di guerra, e che non hanno per noi una soluzione regolamentare. Esso riguarda la funzi one delle truppe celeri in esplorazione vicina durante le soste di cui è intercalata la marcia al nemico. Secondo la tlottrina francese. il collocamento degli a,·:u11posti 1
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al termine della marcia, è coperto ·aa1 gruppo di ricogn1Z1011e di\'isionale. Questo in seguito può sostare in posto, oppure essere r itirnto al riparo degli avamposti. Alla seconda soluzione si ricorre quando la situazione lo permetta e la fatica inerente al ripiegamento del gruppo dj ricognizione dietro le linee degli avamposti e alla ripresa delia ~u,1 missione il giorno seguente non rischi di essere più g rande di quella che ris1ùterebbe rimanendo sulle posizioni avanzate rr1ggiunte alla fine della marcia. Q ualora sia ritirato, il gruppo di ricognizione divisionale lascia dei nuclei in posto, con l'incarico di mantenere o di prendere eventualmente il contatto con elementi nemici. Queste modalità sono intonate alla funzione caratteristica del gruppo di ricognizione divisionale - protezione immediata delle avanguardie - e l'applicazione di esse è faci litata dalla piccola distanza a cui il gruppo si tiene dalle avanguardie durante la marcia. Il gruppo di ricognizione di Corpo d'armata, se non agisce con uno dei gruppi divisionali, non si preoccupa in 'modo pa:.-ticolare di coprire il collocamento degli avamposti : disimpegna i ~:ompiti che gli sono stati affidati e, anche se non ne ha ricevuto incarico specifico, quando è arrestato da una linea continua di :f.uoco, occupa qnei puntl il cui possesso faciliterà più tardi l'intervento delle avanguardie. I regolamenti jugoslavi prescrivono che, di massima, l:i caYalJeria delle grandi unità di prima schiera non è assegnata agli avamposti, e ciò è logico in rapporto all'impiego che normalmente ne è fatto, per Armata. È solo ammesso che, qualora le unità che sostano dispongano di cavalleria di avanguardia - circostanza eccezionale, come abbiamo visto a suo tempo - questa sia impiegata in servizio di osservazione, da effettuarsi a mezzo di pattuglie, avanti alle linee degli avamposti. Per la sosta, che secondo la dottrina jugoslava, è compiuta per Io più cli notte, sono previsti due casi : o è escluso l'incontro con forze nemiche importanti e si deve riprendere il movimento il givrno dopo, ed allora la cavalleria pernotta avanti alle posizioni degli avamposti , proteggendosi essa stessa con adatte misure di sicurezza; o è probabile l'incontro con forze nemiche importanti, ed allora la cavalleria è ritirata dietro la linea degli avamposti. La prescrizione relativa a questo secondo caso non è perfettamente d'accordo con quella, altrove contenuta, che, una volta preso il contatto col nemico dalla cavalleria in esplorazione vicina, esso dev'essere mantenuto giorno e notte; ed è forse 110 residuo dì concezioni prebelliche, in parte sorpassate. A noi sembra che tale prescrizione debba essere riferita all'ultima fase dell'esplorazione vicina, quando, fermate dal nemico le
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unità di cavalleria, risulti imminente la sostituzione di t•sse con le a,·angu;!rdic cli fanteria. oppure al caso in cui la sost,1 debba prolungarsi, assumendo l'aspetto di un temporaneo atteggiamento difensivo. In situazione diYerc:a il ritiro della caYalleria rischierebbe di ritardare in seguito la ripresa dell'esplorazione Yicina e la ripresa dl'lla marcia ; e meglio , arrebbc, se mai, riJ1 forzarc in posto la caYalleria con elementi di altra .\rma. più idonei ad agire di notte e capaci di largo s, iluppo cli fuoco. :\la. senza addentrarci in un'analisi sottile di disposizioni che sono cli interpretazione dubbia e in ogni modo di applicazione non rigida, atteniamoci allo spirito dell a regolamentazione jugoslarn, secondo il quale la can.lleria delle grandi unità di prima schiera protegge bensì il collocamento degli ayamposti in qnanto che continua, nlmeno temporaneamente. a disimpegnare da fermo il compito di sicurezza che aveYa svolto in moYimento, ma non costituisce ili m;lssima 1111 elemento al ser\'izio diretto degli organi di sicurezza delle grandi unità, come im·ece a,·vienc di solito, $ia in marcia sia durante le soste, per il g ruppo di ricognizione dh·i sionalc f ranccse. In modo analogo riteniamo che si possa intendere la funzione delle nostre truppe in esplorazione vicina durante le soste. Consideriamo, ad esempio. il movimento verso il nemico di una Divisione - inquadrata - di prima schiera, come costituito di una serie di marce. ~e le marce della grande unità si svolgono di notte. è cvYio che l'esplorazione ricina per parte delle truppe celeri che vi sono addette, sia compiuta di gìorno. poichè l'oscurità mal si presta a qualsiasi genere cli esplorazione. Prima di ogni marcia il nucleo esplorante si sposta dunque innanzi, durante la giornata, di una distanza prcss'a poco corrispondente alla tappa che verrà compiuta dalla Divisione; esso inizia di norma il movimento di mattina, non appena le condizioni di luce lo <.v11:,entano. allo scopo di guadagnare tempo e spazio ; durante il m°'·imento disimpegna il suo mandato cli esplorazione e sicurezza ; al termine di esso occ11pa posizioni anfo;tanti a quelle in cui \'erranno collocnti gli m·amposti della Di\'isione e continua da fermo, per quanto possibi le. a ,rnlgere i suoi còmpiti caratteristici. Nella notte si muove la Divi~ione. ~errando grndatamente sulle proprie truppe celeri f.: evidenk che il collocamento degli aYamposti avviene sotto la prote1.ione del nucleo esplorante: è evidente altresì che, collocati g li avamposti, non col1\·iene in genere ritirare a l riparo di essi le truppe celeri, giacchè que~te devono riprendere col sorgere della luce - - quindi subito o poco dopo - lo spostamento in avanti.
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ESPI.Ol<AZTONE CON TRUPl'I· Cl,l.f.RT
In co11 1plesso il mo,·imento della Q i,·isione e del suo nucleo esplorante an-iene a fisarmonica: di notte marcia la Divi sione serrando la distanza, di g io rno a,·anza il nucleo esplorante, ripr<.'ndendo distanza. Se le marce della grande unità si svolgono di giorno, la Divisione e le sue truppe celeri muovono per un certo tempo contemporaneamente, mantenendo. queste da quella. la soli ta dista nza media cli 11na tappa. IL nucleo e~plorantc termina in genere per prime il movimento. fermandosi su posizioni adatte, mentre nell 'ultima fa::.c della marcia la Divisione serra la distanza in misura anche noternle. giacchè le posizioni degli aYamposti e quelle su cui si arrestano le trnppc celeri possono essere piuttosto ra n ·ici nate. Gli a,·amposti sono anco ra collocati sotto la proteziont: del nucleo esplorante. E, come nel caso precedente. non com·iene in genere, a collocamento tdtimato. ritirare le truppe celeri dietro le linee degli avamposti, per evitare un inutile consumo cli energìe da parte delle truppe stesse od un eYentuale ritardo nell'inizio della marcia la mattina seguente. Ricordiamo che il nucleo esplorante do\Tà attenLlere la luce per riprendere l'esplorazione e che la Di,·isione non putrà aspettare, a giorno fatto. il compimento di moYimcnti preliminari da parte delle truppe celeri per iniziare la marcia, sotto pena di non poter giungere alla tappa nelle ore diurne con tutti i suoi elementi. Pert:1nto la DiYisione ed il nucleo esplorante do nanno per lo piì1 rimettersi in moto contemporaneamente - o tutt'al più con una lie,·e precedenza di questo su quella - e nella prima fase del mo,·imento dO\ rà essere ripresa. fra l'uno e l'altra, se era stata in parte riassorbila, la distanza media di una tappa. Il che risulterà di difficile attuazione qualora le truppe celeri siano state tolte dalle po:;izi oni arnnzate suUc quali erano pervenute il g io rno precedente. Il mo,·imento complessiYo può quindi an-enin: pa rallel:imen te per la grande unità e per il nucleo esplo rante. oppure - più frequ entemente, a nostro parere - anco ra a fisarmonica. per quantt, in mvdo meno accentuato che nel caso prima considerato. N'aturalmente le cose possono cambiare sotto la prcssi<Jne cli forze importanti nemiche, ma in tale e,·entualità, come abbi :uno accenna to discutendo dei procedimenti jugoslaYi, è da con-iderare se, anzichè ritira re temporaneamente le truppe celeri dietro gli animposti, convenga rinforzarle in posto con elementi suppl eti,·i. 01,pur~ ~os ti tuirlc senz'altro, a cominciare dal momento in cui g li a\'amposti si:mo stati collocati, con lo scaglione di sicurezza della grande unità. D'altronde i ca$i particolari possono essere infiniti , e noi abbiamo inteso semplicemente d i riierirci al caso generale j)l'r òimr,st rare che
ESPU)ltA:t. 101'11•: CO!\ Tl<UPl'Js CL, I.ERI
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per lo più nella marcia al nemico le truppe celeri in esplorazione ,·icina. pur proteggendo, in rapporto alla loro missione, il collocamento degli é\\'ampo ·ti, non rientrano al riparo di questi nè si fon<lon,J, nemmeno parzialmente, con questi, ma costituiscono senza solLtzione di continuità un proprio sistema esplorativo agl i ordini ciel coli1a11 dante della grande unità di cui fanno parte. .-\ maggior ragione riteniamo Yalide queste considerazioni per il caso in cui, mancando le Didsioni celeri, si costituiscano i nuclei esploranti cli Corpo d'armata col doppio còmpito della esplorazione a 1·anzata e ,·icina.
Conclusione. .-\libimno e:-aurito il tema che ci era,·amo proposti. Abbiamo mantenuto la trattazione entro limiti ben determinati, per e,·itare che la , a:-tità della materia ci allettasse. trascinandoci fuori strada. i\[a ora. al momento di chiudere il nostro studio, riten iamc· opportuno di fare alcune considerazioni che valgano a meglio inqundrarlo I' a riempire qualche ine\'itabile lacuna. Già abbiamo messo in eYidenza come l'esplorazione terrestre con truppe celeri, modernamente costituite ed armate, sia una necessità uniYersalmcnte sentita per la condotta della guerra e come essa de11ba s,·olg-ersi in armonia con l'esplorazione aerea, ad integrazione di questa. Tanto l'esplorazione avanzata quanto quella \'icina debbonG essere intese. a nostro parere, come un insieme coordinato di operazioni aeree e terrestri e qu indi come impiego, da parte dei comandi, di mezzi aerei e terrestri. ,·alti allo stesso fine. L'esame cli qnesto coordinamento, delle forme di esplorazione aerea che vi sono connesse e dei ca:-i particolari che nell'applicazione pratica posson0 present,1.rsi fornirebbe ampia materia a chi si accingesse alla compilazione dell'interessante studio, di cui abbiamo fatto cenno nella premessa. Lo S\'olgimento delle due esplorazioni con truppe celeri -- a,·anzata e ,·icina - - pre!-uppone l'csi~lenza di uno spazio profondo fra gli opposti schieramenti terrestri degli an-ersari. lTna simile situazione può Yerifìcan,i allo scoppio delle ostilità od anche in seguite-. nel corso della lotta. ma può anche non \'erificarsi. Ci sembra pertanto che debba esser tenuto ben presente il caso in cui, mancando lo ~pazio per l'azione esplorati ,·a delle D ivisioni celeri, le . \rmate siano precedute ::oltanto dai nuclei esploranti delle grandi unità di prima schie1 a. Que~ta e,·entualità è considerata dalla nostra regolamentazione.
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ESPLOR.\ZIO::S"E CON TRUPPE cr-.LERI
la quale prt:Yede appt1nto che si debba ' farvi fronte con l'impiego dei nuclei esploran ti di Corpo d'armata. La nostra regolamentnzione non manca nemmeno di considerare il caso in cui, aYendosi da ambo le parti all'inizio delle ostilità coperture molto e0nsistenti e c011ti1w.e e già a contatto fra loro, si verifichi la immediata stabilizzazione della fronte e venga quindi a mancare una marcia al nemico verrt e propria. Nel primo caso le D ivisioni celeri possono trovare impiego. prima che i grossi delle opposte fo rze vengano a contatto, in compiti d iYersi da ç1uello d i esp lorazione. pei quali risulti particolanm·nte utile la c,Lratteristica del rapido movimento, non disgiunta da ciuella di una noteyole capacità di fuoco. aumentabile mediante l'assegnazione di elementi cli rinforzo. Tali còmpiti possono essere: proteggere i[ fianco scoperto di una grande unità d'ala. assicurare il possesso di pnsizioni importanti ai fi ni delle successive operazioni , minacciare iJ r,emico sui fianch i, rallentarne l';r\'anzata con azione temporeggiante. L'impiego iniziale delle Division i celeri e la natura della missione da Jflidare ad esse dipenderanno da nnmerosi elementi - situazione. terreno, tempo e mezzi disponibili - ma sopratutto dagli intendimenti operativi dell'Alto Comando. Nel secondo caso - immediata stabilizzazione dell a fron te viene inizi almente a mancare in modo assoluto lo spazio, che è condizione necessaria per l' impiego redditizio delle truppe celeri. A queste pertanto non potrà offrirsi in primo tempo l'occasione di intervento se non in circostanze particolarissime, per rinforzare od integrare temporaneamente in qualche tratto della fronte la copertu ra. Perciò esse Yerranno per lo più tenute inizialmen te in riserva, nell'attesa che le vicende della battaglia ne richiedano l'intervento sul terreno della lotta. Alla battaglia offen siva le truppe celeri possono partecipare coi còm piti essenziali d i favorire lo sfruttamento del successo incuneandosi nei van i dello schieramento avversario e manovrando sul fianco e sul tergo delle unità nemiche ( còmpito carntteristico di reparti celeri assegnati alle grandi unità di prima schiera), e di condurre l'inseguimento con azioni aYvolgenti a grande raggio ( còmpito caratteristico delle Divisioni celeri). Nella battaglia difens iva le truppe celeri possono essere impiegate per colmare temporaneamente una breccia creatasi nel proprio ~chieramento in seguito all'attacco nemico; per proteggere il fianco esposto di determinate grandi unità ; per agevolare la rottura del contatto e la successiva manovra cli ripiegamento mediante azione di retroguardia o di concorso con le retroguardie.
F.SPLORA7.10:-lf C0:-1 TRUPPE CELERI
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In sostanza l'azione delle truppe celeri , lungi clall'cs&erc vincoInta a una detem,inatn forma d'impiego. può assumere còmpiti e caratteri diversi; e ciò non soltanto dopo che ~i sia accesa la battaglia fra i grossi avversari, ma altresì nella fase iniziale della lotta. È importante perciò che i quadri di ogni grado Yengano orientati, con esercitazioni sulla carta e sul terreno. su tutte le forme probabili d'impiego, tanto più che la forma d'im piego si ripercuote sulle modalità d'azione delle minori unità celeri. Ricordiamo infine. sebbene ciò non rientri r igorosamen te nel nostro argomento, che spesso in terreni molto accidentati le truppe celeri non troveranno impiego nemmeno nell'esplorazione vitina. la quale dovrà essere svolta allora da tnippe a piedi. È questo un caso che non è contemplato dalla dottrina francese. mentre è preYisto da quella italiana e jugoslava. orientate entrambi alla guerra in montagna. li tema dell'esplorazione vicina con truppe a piedi , già alhontato in passato da penne più competenti della nostra. meriterebèe lutta,·ia qualche cenno di SYiluppo. in connessione con quello da noi trattato. Ma .... est modus in rebus, e ci affrettiamo pertanto a chiudere le nostre considerazioni.
L'aviazione da osservazione terrestre GIORGlO LIUZZ[,
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\f.-\<,G101.u. U \RT1. c,l ,1tHI\
(S. \!.)
Premessa. - [ còmpiti dell'aviazione eia o::.M:n azione tcrre!-tn:. - I m:1.tcriali di \'olo. - 1 materiali per l'o:-.!-crvaziom:. per i rilievi fotografici e per i collegamenti fra aen·o <: terra. - La rosi ituzione organka. - I criLcri d'impiego. - 1 còmpiti normali: L't:sp lorazione. Lz ric:o gnizionc. li :-ervizio aereo <l'artiglieria. li collegamento. - I ròmpiti eventuali . - L'a::segnazione dei vari còmpiti alk unità acrec da osservazionc. - TI servizio informazioni per l'osservazione aerea. - Gli osservatori.
Promessa. L'aviazione per l'e:,ercito è organ icamente co~tituita da reparti lii aviazione da osse rrnziune terrestre che sin dal tempo di pace dipc11dono per l'impiego dai comandi cli grande unità territoriale e che sc,110 destinati a far parte delle grandi unità mobilitate. L'impiego _di tali reparti dey'essere pertanto considerato alla stess« stregua dcll 'impiegn dei reparti terrestri e perciò conosciuto perfettamente non ::..olo dai comandanti delle grandi unità da cui essi dipendono, <lai loro :-tati maggiori e dagli ufficiali del l'esercito osscrrntori dall'ncroplano che co~t ituiscono parte essenziale degli equipaggi e delle :;quadriglk da osscryazionc. ma anche dagli ufficiali delle ,arie armi, con le quali la :-pccialità di ayiazione considerata cJeye cooperare. Non mi sembra pertanto inutile trattare l'argomento dell'impil·gn di tale specialità, unitamente a talune questioni organ iche che Yi sn1H• connesse, allo scopo di chiarire le idee al riguardo e rii e, itare due or<lini cli manche,·olezze: che l' aviazione cla ussen·azione n:nga tra~ru-
L'AVJ AZtoNE D,\ 0SSERVAZIO:-iE 1'ERRE;;l'RI,;
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rata nell'esame d i problemi tattici e che ad essa si richieda per contro l'assoh" imcnto d i còmpiti eccedenti le possibilità materiali di esecuzione. li primo errore - di carattere, d irò, negati,·o - è oggi inammissibile qualora si considerino situazion i t attiche nel quad ro delle g randi unità; il secondo errore :,i yerilìca in pratica più facilmente e può essere corretto mediante la conoscenza dei còmpiti caratteristici e della disponibilità organica delle unità d i aYiazione da osservazione. In un precedente studio, compa rso sulla « R ivista d i a rtiglieria e !{t:niu » ( 1 ) . ho c::.aminato una fo rma particolare d'impiego dcll'aYiazione per l'esercito, quella in scn·izi o d'artiglieria, e mi sono tro,·ato nella necessità di 111quaclrarc lo S\'olg imcnlo del tema in a lcuni cenni cli carnltcrc gcnerak circa i materiali di , olo, l'assegnazione organica e le dipe11denze ddlc uni tà da osser\'azionc terrestre, i principi e le modalità di impiego di esse. Ora, considerando la questione nel suo complesso, donò s u tali argomenti r itornare, dando ad essi uno sviluppo anche maggiore, per non lasciare incompiuta la trattazione, mentre sorvolerò su quanto riguarda il serYizio aereo d'artiglieria. Chiedo venia. per le poche rip,etizioni a cui mi tro,·o indotto: d'alt ra parte re/>etita i uvmlf, specia lmente quando si tratta d i concetti che hanno importanza fondamentale e di materia la cui esatta conoscenza è bene sia diffusa nella maggior misura possibile tra gli ufficiali delle ,·arie armi e dei vari g radi. Accennerò tah·olta, a ti tolo di con fronto, a quanto viene fatto in F rancia, do,,e Yige da tempo una particolareggiata regolamentazione circa l'impiego delle Yarie specialità di aviazione. e ciò 5ervirà non solo a tra rne moti\·o di uti le discussione, ma a ran·ivare altrcsì l'interesse del lettore.
I compiti dell'aviaziono da osservazione torrestre. A che cosa serve l'aviazione da osservazione? T còmpiti che ad essa sono normalmente affidati si possono riassumere nel còmpit<> generico di i11fonmu::io11c: questo còmpito v iene assolto mediante l'osseryazione. I Francesi, riferendosi alla finalità da raggiungere, hanno chiamato la specialità« aviazione <la informazione (dc rc:11seiy11c111cnl) »; n oi, adottando come carattere distintivo il modo di rnggiungen· tale (1) H.ivi,;ta cli ,\r'iglicri:i e <;c;:nio, clicunl,re 193..?: // sc~,·i:.i11 Cll'i't'U ,. 'urtir,!icria.
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L .WlAZ10NI' O,\ ()~SJmVAZLONE TEl!kl::$'1 rw
finalità. che è poi ìl modo normale di lavoro . abbiamo scelto la denominazione « aviazione da ossen-azione ». I còmpiti d i informazione, posti a base dell'attività normale tlell'aYiaziòne da ossen-azione, si distinguono in : esplorazione; ricognizione ; sen-izio d'artiglieria : coUegarnento. Secondo la terminologia prescri tta dalle supreme autorità dello esercito ed entrata ormai in via definiti,·a nel nostro linguaggio militare, l'esplorazione si riferisce al nemico, la ricognizione al terreno. L'e$plorazione aerea ha quindi per scopo la ricerca di elementi qualsiasi dello schieramento avversario - comandi, truppe, servizi - , in moYimento o fe rmi, avanzati od arretrati. La ricognizione aerea ha inYece per scopo ìo studio del terreno, in relazione alle esigenze operative, e si esplica su particolarità topografiche di qualsiasi genere - nat urali od artificiali - oppure su lavori d i sistemazi<me del terreno. Esplorazione e ricognizione possono essere a Yista oppure fotografiche: sin che possibile la fo tografia non dev 'essere omessa. giacchè essa integra in modo inequivocabile e talora corregge i risultati dell'o$servazione diretta e riYela particolari che all'occhio d el1'0$SCrvatore possono sfoggi re. Fra esplo razi one e ricognizione non si può fare una distinzi,_)ne assolnta, ed è logico che così sia, giacchè il nemico ed il terreno sul quale esso vive e combatte sono intimamente connessi. U n apparecchio che abbia ricen1to nn còmpito cli esplorazione entro un <l~termin:1to settore, si troverà a doYer riconoscere le vie di comunicazione ed i lavori di sistemazione del terreno compresi n el suddetto settore, poichè questi dementi po~sono costituire ottimi indizi dello schieramento e della situ azione del nemico. J\nalogarnenk un apparecchio in ricog nizione non mancherà di portare la sua attenzione sugli elementi nemici che si rivelam1 nel tratto cli terreno affidatogli o che occupano gli apprestamenti difensivi da determinare. Però quel tanto di ricognizicne nel primo caso, di esplorazione nel secondo caso, che l'aereo esegue, non è che un mezzo, un procedimento particolare e sussidiari o per 1'assolvin1ento del còmpito essenziale, che rimane rispettivamente la esplorazione e la ricognizione. D'altra parte, men tre l'esplorazione può svolgersi in zone relativamente ampie o su molteplici direttrici e p11ò. non avere limitazione: cli
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obiettivi nè in numero nè iJ1 specie, la ricognizi one si esplica cli ~olito in zone piuttosto ristrette e su obiettivi definiti. l i servizio aereo d'artiglieria ha per scopi : la ricerca e l'individuaziom: degli obiettivi ; - l'osservazione del tiro; - il ri leYamento clei risultati ottenuti col tiro . •\ prima vista la missione di ricerca e indiYiduazione degli obiettiYi può apparire nguale a quell<t cli esplorazione: si tratta infatti 11e i due casi di ricerca di elementi nemici. ln realtà esiste, a mio parere. quci-ta d ifferenza: che l'apparecchio in esplorazione ftmziona per ordine e neU'interesse diretto dei comandi cl i grande unità. rivolgendo la sua attenzione su obietti,·i cli qualsiasi genere compresi in un determinato settore oppure su quelli che siano stati cli ,·alta ÌJ1 volta fissati dai comandi di grande unità; l'apparecchio incaricato della ricerca e. indi,·idnazione degli obiettivi lavora invece agli ordini dei comandi di artiglieria e dew in genere rilevare gli obiettiYi non visti o meno visibili da terra che interessano, agli effetti del tiro, le a rtiglierie di maggior calibro e cli più grande gittata; vale a di re, essenzialmente, gl i obiettivi di controbatteria e cli interdizione. S'intende che ossen·azio11i e rilevamenti compiuti da apparecchi in esplorazione devono essere eyentualmente utilizzati per l'organizzazione del tiro d'artiglieria, come pure il risultato del lavoro eseguito da aerei in sen ·izio d'artiglieria può riuscire elemento prezioso di informazioni per i comandi di grandi unità. Sta nell'affiatamento tra comando d'artiglieria e stato maggiore di ogni grande ttnità - organi entrambi dello stesso comando - l'ottenere i l miglior sfruttamento, per diYersi fini. ciel lavoro compiuto dai mezzi ad essi ri spettivamente assegnati e la fusione dei risultati rispettiyamente raggiunti. li collegamento aereo può essere svolto coi seguenti scopi particolari : rilevamento delle posizioni raggiunte dai propri elementi avanzati; - collegamento fra unità aYanzate e comandi retrostanti: - collegamento fra reparti avanzati cli fanteria e reparti d'artiglieria destinati ad appoggiarli o proteggerli; - collegamento fra comandi. Anche per le missioni di servizio d'artig lieria e cli collegamento. la fotografia aerea è un ausi lio yalidissimo e integratiYo dei risultati nttem1ti con l'osservazione diretta. Dei còmpiti informativi di cui ho fatto cenno. i più impo rtanti e caratterjstici, quelli cioè che le un ità aeree da osseryazione ,·engono
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più frequentemente ed in maggior numero chiamate ad assoh·ere. s,mo l'esplorazione ed il servizio aereo d'artiglieria. Esplorare dall'alto è sempre necessario: in lo11'tananza ed in ricinanza del nemico, prima. durante e dopo la battaglia. In qualsiasi fase della lotta l'aeroplano in esplo razione costituisce l'occhio Yigile e indagatore dei comandi di grande unità che dispongono cli reparti aerei da osservazione, teso aUa ricerca cli elementi necessari od utili per formulare disegni cli manovra o per prendere tempesti\·e mi sure cli carattere tattico o strategico; nè si può dire in alcun caso che altri mezzi possano rendere superfluo o sostituire l'aeroplano nel còmpito esplorativo, giacchè il velivolo giunge a scrutare, in territorio nemico. dove nessun altro mezzo ha la possibili tà. cli osservare. Per quanto riguarda il servizio aereo d'artiglieria, basta ricordare che obiettivi importanti sfuggono sempre agli osser vato rii terrestri ed aerostatici, o perchè troppo lontani o perchè defilati o perchè infine l'osservazione terrestre e quella aerostatica non sono ancora state organizzate. In corrispondenza dj questi obiettivi l'ayiazione da osservazione è clestu1ata ad intervenire, anzitutto per indh·iduare e designare gli obietti \·i stessi, poi per osservare il tiro contro essi rivolto dall'artiglieria e per rilevarne il ri sultato. Si può affermare pertanto che gli apparecchi in servizio· d'artiglieria incominciano a funzi ona re dal momento in cui si prevede che il nemico stia per giungere il distanza di fuoco dalle nostre batterie di più grande gittata e che rimangono in attività sino a quando sussiste la possibilità di colpire l'avversario coi proietti d'artiglieria. La ricognizione aerea, pur assumendo talvolta importanza notevole, rimane un còmpito di esecuzione saltuaria, che Yiene sn,itn soltanto in conseguenza di determinate esigenze d i ord ine transitnri o ; se non temessi di essere frainteso, direi che è un còmpito 0ccasion:tle. Esso può essere assolto in qualsiasi fase della lotta ed i11 qualsiasi situazione, non appena si manifestino le suddette esigenze. Il collegamento c1.,ereo non donebbe gravare se non in piccola parte sull'attività complessiva delle unità aeree da osservazione. Fin che possibile il collegamento fra elementi terrestri dev'essere stabilito e mantenuto coi mezzi ordinari di trasmissione e si deYe eYitare di ricorrere, per ottenerlo, al velivolo, e ciò non soltanto perchè i mezzi usati a terra sono più idonei allo scopo e perchè l'impiego dell"aeroplan0 nel caso considerato è decisamente antieconomico, ma perchè la disponibilità di apparecchi risulta sempre assai limitata e quel poco di cui si d ispone conviene impiegarlo per le missioni di maggior rendimento, che sono quelle di esplorazione e di servizio d'artiglieria. Vi
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s0no casi. tutt:n·ia. in cui la necessità di conoscere l'ubicazione degli elementi terrestri étvanzati o di stabilire un collegamento che n on si potrebbe in altro modo prontamente ottenere, ha carattere di tale urgenza da giustificare pienamente l' impiego temporaneo di qualche aeroplano 111 sen7izio di collegamento. Talj casi, piuttosto rari - non è male r ipeterlo - , possono essere qualche volta previsti, ma si presentano di solito occasionalme11te e per lo più anche improvvisamente. Si pt10 pertanto dire che il collegamento aereo, al pari della ricogni:tin11e. è un còmpihJ di esecuzione saltuaria e<l occasionale. , -erse il termine della passata guerra - epoca in cui l'impiego <lt'IJ'a.-iazione in cooperazione con i comandi e con le unità terrestri aYe, a raggiunto un note,·ole grado di sYiluppo e cli efficacia - i còmpiti dell'aviazione da oi:.servazione erano considerati in modo alquanto differente. J I sen-izio aereo d'artiglieria esisteva anche allora; soltanto i còmpiti relativi a lale servizio erano ritenuti come forme particolari di impiego, adatte ad unità e personale specializzati, e venivan o ;i ffìdati ad apposite squaclriglie d'artiglieria, nelle quali g li osserrntori . erano costih1iti da ufficiali dell'arma. Tale sistema giovava senza dubbin all 'esattezza di esecuzione delle m issioni aeree ed all"affiatamento fra enti d'artigli eria ed unità di aYiazione. Ma si trattava di guerra "tt fronti stabilizzate con le particolari caratteristiche ad essa inerenti, 'Inali : esigenze ben defi nite e scarsa probabilità di rapidi ed ingenti mntamenti di situazione, relativa ricchezza di mezzi, specializzazioni ognora crescenti. Oggi si segue - non soltanto in Italia ma anche. sebbene meno radicalmente, in F rancia - un d iverso sistema : quello di consiclerare il sen ·izio aereo di artiglieria, al pari degli altri c0mpiti informativi, come una delle normali forme di attività delle squadriglie da osserrnzione. Non v'è quindi più specializzazione di còmpiti nè di squadriglie e neanche cli personale osservatori: ciò consente ai comandi di grande unità di manovra re meglio i mezzi aerei di cui dispongono, destinandoli in m isura maggiore o minore alle var1e missioni. secondo la situazione, e meglio risponde alle muteYoli esigenze di nna guerra di moyimento verso cui le dottrine belliche oruerne sono in gran parte o rientate. Oltre alle missioni d'artiglieri a, ri servate ad unità specializzate dipendenti dai comandi dell'arma, erano considerati nel 1918 dei còmpiti di carattere generale. svolti da squadriglie dipendenti dai comandi cli grande unità. In quei:.ti còmpiti di carattere generale erano compresi. sia pure sotto altri nomi, quelli che ho chiamati cli esplorazione, ricognizione e collegamento.
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.l. ,IV!AZ(ONE D.\ OSSERVAZlONI': TERRCSTRE
1\1[olto frequente era, sulle nu-ie fronti , l' impiego clttrn.nte la battagli~ cli apparecchi incaricati di seguire i reparti aYanzati cli fanteria, cli segnalare le posizioni da essi raggiunte o mantenute e di assicura.re il coll egamento cli essi coi comandi arretrati; incarichi questi che rientrano nel còmpito di collegamento. Gli apparecchi a ciò destinati erano spesso ch iamati aeroplani dj fanteria, e tanto importante si riteneva tale servizio, che in occasione. per esempio . cli un'azione offensiva, si pren.:deYa di mantenere permanentemente in ,·olo, in corrispondenza cli determinati setto ri o a l disopra di determinate unità di fanteria, un apparecchio incaricato d i disimpegnarlo. Su queste modalità di impiego in fluivano le esigenze della guerra in terreno organizzato e su fronti s-tabil izzate. che ho già ricordate ed alle quali posso aggiungere la necessità, allora sentita in conseguenza del fo rmidabile logoramento delle fo rze in lotta ed alla progressiva d ecadenza qnalitatiYa del materia.le nmano, dovuti alla lunga dmata del conflitto, di sostenere con tu Lii i mezzi possibili la fanteria lungo il suo sanguinoso cammino. In quest'ordine di idee si rimase per qualche tempo anche dopo il termine delle ostilità, fìncbè cioè potè sussistere la mentalità creata dalla guerra combattuta. Ma oggi non v'è più ragi one che così sia: gli elementi terrestri <levono, -fìnchè possibile, provvedere con mezzi propri a soddisfare le proprie esigenze, compresa quella dei co llegamenti. ed i comandi di grande unità devono sfruttare nel miglior modo, i111piegancloli nelle missioni e con le modalità di maggi or rendimento e manonandoli opportunamente, i mezzi di cui direttamente clispongone>: primi fra tutti quelli aerei da osservazione. Ciò specialmente in previsione di una g uerra in cui il movimento riprenda un valo re preminente. . \ll' infuo ri dei còmpiti informativi le unità aeree da osser vazione possono esser chiamate a svolgere altre mission i. di" esecuzione eventuale, che sono : _ intervento offensÌYO diretto nella lotta contro obiettivi terrestri animati; - rifornimento, in vive ri e munizioni, di truppe isolate o tagliate fuori ; - trasporto cli ufficiali cli coUegamento attra,:erso territ~1 rio occupato od in festato dal nemico : trasporto cli emissa ri ocl info rmatori in territo rio nemico. Come chiarirò in seguito, l'esecuzione di questi còmpiti con apparecch i d a osservaz ione è da ritenersi eccezionale. In F ranci a. secondo la regolamentazione in ,·igore. le mi ssioni
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ckll'a,·iazione da osservazione si distinguono in m issioni a ohictti\'i definiti, missioni di son·cglianza localizzata. missione di :,;o rn:gl ianza generale. Le missioni a obiettiYi definiti comprendono: - le ricog·111zioni a Yista; - le missioni fotografiche : l'ossern1zione del tiro d'artiglieria: - i collegamenti aerei : - gli attacchi contro obietti,·i a terra (eccezionali). L e missioni di sorYeglianza localizzata comprendono: - la ricercn cli obietti,·i per artiglieria; - l'accompagnamento al combat timento: - la sorveglianza a beneficio dei comandi. Le ri cr1gni.zioni a vis ta hanno lo scopo di ricercare particola ri elementi di i11formazioni. richiesti cli volta in volta dai comandi e concernenti sia il nemico (per noi « esplorazione »), sia il terreno (per noi « ricognizione»); in qualche caso, specialmente nella fase prdiminare della battaglia, pcssono aYere per ohietti\'o i tiri dell'artiglier:a nemica. allo scopo cli aYere un 'idea dell ' insieme del fu oco dell'artiglieria stessa, della ripartizione di esso e dell' importnnza della lotta che si accende. Le ricognizioni a vista diurna sono di soli to integrate da rilieYi fotografici. Le missioni fotografiche non sono per lo più da considerare fìne a se stesse ma servono come procedimento sussidiario e integratiYo di al t re missioni. Per collegamento aereo i Francesi intendono di solito non una missione specifica, bensì il procedimento con cu.i vengono messi in oper::i., allo scopo di assicurare lo svolgimento di altre missioni. i mezzi di trasmissione necessari fra aereo e terra. Come mission e specifìca il collegamento aereo è c011siclernto soltanto in casi particolari in cui l'aeroplano è impiegato per trasporto d i ufficiali cli coll egamento 11 per recapito di ordini c cl in fo rmazioni (aeroplano st2ffetta). oppu re per rifornimento cli trnppc tagliate fuori clalle loro linee di com1111ieazione. L'osservazione del tiro e la ricerca di c,bietti vi d'artiglieri a sono mission i analoghe a quelle corrispondenti del nostro servizio aereo d'a rtiglieria. L'accompagn amento al combattimento compl'ende incarichi molteplic i e delicati. alcuni dei quali ri entrano. per la nostra :ffiazione da ossen·azione. nel còmpito di collegamento. altri in qnello di esplorazione. L 'apparecchio in missione cli accomp3gnamento deve in fatti :
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1.',\\'1 ,IZfONE 11.\ 0:-!--ERV.\ZlOX~ Tl(RRf;,iTlff.
seguire fazione deUe unità cli fanteria d i primo scaglione e ri leYarre le posizioni; effettuare il collegamento fra il comando da cui esso dipende ( di solito comando di diYisione) ed i comandi in sottordine ; comprendere l'andamento generale del combattimento e tenere in proposito informato il proprio comando; osser vare i movimenti, l'azit,ne e la consistenza cldìa p rima linea nemica, ricercando i rincalzi, i carri armati, i centri cli resistenza e le armi anticarri dell'avversario e segnalando gl'indizi di attacchi o contrattacchi locali; richiedere infin e eventualmente lo spostamento ciel tiro d'artiglieria di appoggio diretto. Come si vede, si tratta nel complesso di una missione d i est::cuzione tutt'altro ch1: semplice. Lo stesso regolamento francese (1) riconosce che l'osservazione contemporanea delle linee ::n-anzate dalle due parti è difficile. ma ammette ch'essa dev'essere forzatamente affidata ad m1 solo apparecchio, dato che l'esplorazione della linea nemica durante il combattimento richiede la conoscenza di quella amica e rhe le informazion i sulra\'versario non possono essere comunicate alla propria fanteria se non cla un apparecchio che sia già in collegamento con questa. Oltre all'apparecchio di accompagnamento che agisce in cooperazione con la fanteria, ne può essere tenuto in volo un altro col còmpito di osservare i tiri dell'artiglieria di appoggio diretto; tutht,·i.a al p rimo compete sempre il dovere di segnalare eventua lmente gli obietth·i su cui ri sulti urgente rivolgere il tiro per sostenere la fanter ia. Nel caso di attacco SYolto con inten-ento d i carri armati un aeroplano può essere appositamente destinato all'accompagnamento dei carri, coi còmpiti di ricercare le a rtigl ierie anticarri del nemico. di ~egnalare periodicamente la linea raggiunta dai carri e di ind icare , al termine dell'azione. i r.arri fermati od abbandonati sul c;impo d i battaglia. D i tali incombenze è naturalmente alleggerito in questo riso l'aeroplano in sen·izio di fanteria. La missione di sorveglianza a. beneficio dei comandi è SYolta . in detern1inate situazion i, essenzialmente per scoprire gl'indi-zi di attacco o di ripiegamento del nemico: i comandi stabiliscono la zona entro la qnalc devono essere attinte le informazioni e la natura cli queste. La sorveglianza generale non costituisce per lo più una mi ssione a sè, ma è còmpito di ogn i ossen-atore che abbia ricevuto un incarico particolare e che, durante l'assolvimento cli esso, deve rilevare tutti ( 1) R ,~[lfrmeut prm,isoirc dc 11ra11oc'1f1,•rc de l'afrona:tiÙJ'llC. Dcuxiù 111c Jiart i,· : T. 1 aéro11outiq1tc ait combat. Livre I! i: L'aérona,u,tiqnc dc rrn.,·c·i{J11t'l1Zc11t.
i.',W tAZLONE D,\ OSSERVAZlON.E TERRESTRE
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gl' inèlizi meriteyoli di attenzione e segnalare eventualmente quelli che egli ritenga talmente importanti da giustificare l'interruzione temporanea della propria missione per intervenire aJ più presto secondo la situazione del momen to. In cas i speciali la sorveglianza generale assume gnmcle importanza e può costituire missione specifica; sopratutto in fase di n10Yimen lo, i11 cui, mancando spesso ai comandi gli elementi per definire o localizzare le mission i, l'apparecchio in volo scopre ohietth·i o situazioni che interessano cli volta in volta i comandi, l'artiglieria e la fanteria, e si comporta in conseguenza, assornn1anclo nella missione di sorveglianza molte altre missioni particolari, essenzialmente quelle cli ricerca degli obiettivi e cli accompagnamento al combattimento. Ju complesso le missioni dell'én-iazionc da informazione, quali sono concepite e definite dalla dottrina militare frallcese, non cli ffr ris1:c.,no sostanziaLmentc da quelle qui considerate per la nostra a,· iazione da ossen-azione - n è potrebbe essere altrimenti - , ma Sl)110 però classificate in modo sensibilmente diverso. La classificazione francese comprende tern1ini più numerosi e delimitati in modo più particolareggiato nei co11fronti di quella nostra. Questa a mio parere . meglio si accorda al genere di lavoro dell'aeroplano, che, anche se rivolto su obiettivi <lefiniti, si esplica in ampi spazi cli cielo e mal si ndatta entro limiti angusti; essa risulta anche più chiara. l i d ire, per esetnpio, che un apparecchio è incaricato dell'esplorazione in un dato ~ettore non lascia dubbi di sorta sulla natura del còmpito e dell'at ti,·ità consegL1ente, pur intendendosi che quest'ultima può assumere entit~t e forme diTerse. Lo stesso còmpito può essere compreso, secondo la classificazione francese, sotto le denominazioni cli ricognizione, accompagnamento al combattimento, sorveglianza a beneficio dei comandi. sorveglianza generale, e non sempre facile pu,ò riuscire il troYare il termine in cui incasellarlo. l_T11a missione prevista dai Francesi che non trova ri scontro perfetto nei còmpiti della nostra aviazione da osservazione, è quella di accompagnam ento al combattimento. Essa è simile nella maggior parte dei casi a quella degli « apparecchi di fante ria», a ctii ho accennato pa rlando dei còmpiti svolti dalle unità aeree da osser vazione nell'ultimo periodo della guerra. H o g ià esposto le r agioni per cui l'impiego sistematico cli « apparecchi di fanteria » è oggi da escludere e per cui il collegamento aereo dev'essere effettu ato soltanto in casi poco frequenti di assoluta necessità. Aggiungo ora che l'effettuazione dell'accompagnamento al combattimento - in gran parte del quale si può far rientrare il nostro collegamento aereo - nell'àmbito d i ogni divi-
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1.',w 1,1z10:m DA OSSRRVAZIONE TERRF.STl!&
:;ione di fanteria. é, parte le difficoltà notevoli di esecuzione, richiederebbe una Lale quantità di apparecchi da eccedere certamente le nostre disponibi li tà organ iche d i aviazione da osservazione. Del reste. nei còmpiti che per la nostra a ,·iazione da osservazione ho com:iderati puo venire inquadrata qualsiasi forma cli attiYità aerea informativa, intesa al soddisfacimento di qualsiasi esigenza, prevista o no, dei comandi t.: clel1e truppe; e lo si vedrà meglio trattando [)artitamente d i ciascuno di essi.
1 materiali di volo. A quali esigenze devono rispondere i materiali di -volo dell'aviazione per l'esercito? J\ nzitutto alle esigenze relatiYe ai còmpiti principali - quelli informativi - che la specialità deve assolvere; ciò che significa f,n·orire nel miglior modo possibile l'osservazione. A parte le questioni particolari inere11ti alle installazioni di bordo, un buon apparecchio cla o~senazione deve consentire un ampio campo di vista in tutte le direzioni - il che si ottìene più facilmente con un monoplano che con un biplano-; deve an~re una discreta velocità cli crociera ed una buona velocità ascensionale pe r abbreYia re il tempo necessa rio per recarsi. a quota adatta. sull'obiettirn cd avere maggiorì probabi lità .cli sfuggire .td eventuali attacchi aerei : una velocità minima quanto più possibile ridotta per consentire l'atterraggio in campi di limitate dimensioni e per favorire la permanenza sull'obiettivo, allo scoro di studiarlo nei particolari e cli rilevarlo graficamente o fotograficamente; un'autonomia proporzionata alla du rata. delle missioni più lunghe: una capacità cli carico piuttosto noteYole per poter portare, oltre al pieno carico cli carburante, il complesso equipaggiamento di guerra: una maneggevolezza considerevole per facilitare l'osservazione e permettere manovre improvvise in caso di attacco nemico : infine un armamentn sufficiente pt·r difenJcr:;i eflìcacemente. Gl i apparecchi in ~ervizio sono quasi tutti biplan i e biposti : essi imno armati con una mitragliatrice anteriore fissa manonat..t dal pilota e sparante attraverso l'elica, e con una mitragliatrice posteriore in torretta, servita dall'osservatore, che ha un settore orizzonta le utile abbastanza ampio ma che non consente il tiro con forti angoli in depressione: permettono di caricare, o ltre alle armi automatiche ed agli strumenti necessari per la na,·igazione e l'ossen·azione. una certa quantità cli bombe di piccolo calibro e di spezzoni.
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OSSEf<V.~ZlONE TERRJ; s·11ff
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t pre'iutnibile che in avvenire vengano adottati dei nuo\'i apparecchi d :i. osservazione. i quali a bbiano, rispetto a quell i attuali, questi vantaggi : di essere mu ltiposti, il eh.e consente di portare a bordo; oltre al pilota cd a ll'ossen ·atore, ~Lit ri membri rlell'equipaggio incaricati delle lni~mi ssici1i radioelettriche: e della sor veglianza del cielo contro aggressioni nemiche, evitando così all'osserrntore di venir distolto. per tali c0mpiti. dall 'ossen·azione vera e propria: cli essere monoplani, ciò che faci lita, come ho già tletto. l'ossei-vazione; di essere a cabina, il che rende piò agevole il la,·or o granco dell'osservatore e, rnercè l'apertura di adatte finestre laterali e nel pavimento, non limita la visibilità: di avere armi a utomatiche più numerose e disposte in modo da permettere il tiro con forti angoli in depres~·ione, allo scopo di favorire la difesa contro attacchi aerei dal basso. Insomma un oel passo in aYanti , elci quale non ci sa rà che da rnllegrarsi. Però, a IJroposito cli futu ri apparecchi da osservazione. ritengo opportuna una considerazione. È indis pensabile che <!ual ità ae rodinamiche e gualità di osservazione - che stanno a llo stesso piano cli importanza - siano studiate, messe in programma e pro,·ate con pcrf etta identità di vedute dagli organi con;petenti, in modo che esse s i integrino e t endano allo stesso scopo, il quale. per l'apparecch io da os'il'.TYazione. è quello cli svolgere nel miglior modo possibile, i còmpiti di informazione caratteristici. In quanto agli altri requisiti , si deve evitare che modificazioni apportate al fine cli mi gliorarli vada no a scapit0 delle qualità essenziali. Per e.~empio, il voler caricare l'apparecchio di un pe::-.o eccessivo di hombe ne potrebbe compromettere la maneggen)lezza. che è reqnisito essenz~ale. Di questo non va rrebbe dan·ero la pena. tenuto presente che le mi ssioni di bomba rdamento sono e devono essere eccezionali per l'aviazione da osservazione e che un bnon apparecchio da osser vazione non potrà essere mai un buon bombardiere. Nel caso in cui occorrano azioni ingenti di bomba rdament0 occorrerà per forza ricorrere alb specialità più idonea. P er esempio, l'anmentare di troppo l'armamento cli bo rdo pw', porta re ad incon venienti a naloghi a q uelli più sopra enumerati. Pur ammesso c:he s i debba migliorare entr o limiti opportuni le quali tà di difesa contro attacchi aerei, bisogna tener presente che l'apparecchio da osservazione, il quale <'lgisce per lo più isolato, non riuscirà di solito ad infrangere le aggressioni di pattuglie da combattimento ne miche e che l'av iazione da osservazione in genere non potrà Jaynrare se non protetta dall'azione di unità aeree da combattimento. Mi sono riferito s in qui al tipo cli apparecchio di mi dovrebbe e::-
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L',WlAZlONE DA OSSERVAZIONJ; TERREST}(F.
sere armata la maggior parte delle unità aeree da osservazione; apparecchio che, pur essendo idoneo a rimanere lungo tempo in volo, non è destinato a spingersi molto addentro sul territorio nemico, giacchè esso lavora nell'àmbito e nell' interesse delle grandi unità di ordine inferiore - corpo d'armata, eventualmente diYisione - , per le qnnli assolve solamente missioni vicine; apparecchio che chiamerò pertantu a raggio d'cizione limitato. Un siffatto apparecchio non può costituire però il tipo esclusivo da osservazione: occorre altresì, sia pure in quantità sensibilmente minore, un tipo di apparecchio a grande raggio ~l'azione, il quale sia idoneo a svolgere le missioni lontane che interessano il comando supremo ed i comandi d'armata. Per llueste missioni è necessario spingersi non già per qualche decina di chilometri entro le linee nemiche, ma sino stille più lontane retrovie, stù centri di raccolta e cli vi ta dell'esercito aVYersario, per gettarvi l'occhio indagatore; a distanza qtùncli cli qualche centinaio di chilometri al cli là cll:!lla zona di combattimento o degli elementi più avanzati del nemico. Per puntare su obiettivi così lontani con probabilità di superare, nell'andata e nel ritorno, una zona profonda non battuta daUa nostra specialità da caccia, si può agire di forza oppure di sorpresa. Agire cli forza significa destinare alle missioni lontane delle forti pattuglie di apparecchi da osservazione, che devono procedere in formazione e di cui il primo apparecchio soltanto assolve la missione, mentre gli altri concorrono alla <lifesa in caso di aggressione aerea. Q uesto è senza dubbio m1 sistema poco economico, ed è prevedibile che ben difficilmente si disporrà di tm numero tale cli apparecchi da consentirne la applicazione; è poi anche problematico che una pattuglia di apparecchi da osservazione possa opporsi vittoriosamente all'attacco di formazioni da combattimento nemiche. Meglio dunque agire cli sorpresa con apparecchi isolati, ossia cerca1·e d i sfuggire alla soveglianza nemica, percorrendo ad altissima quota ed il più rapidamente possibile le rotte di andata e ritorno ed abbassandosi soltanto, quando necessario, sull'obiettivo. Di qui derivano i requisiti essenziali che l'apparecchio a grande raggio d'azione deve avere : velocità massima e di crociera e velocità ascensionale assai forti, oltre, s'intende, a buone qualità di osservazione. Per 1avonre queste ultime è bene ch'esso sia monoplano; due soli posti a bo rdo per l'osservatore e per il pilota sono sufficienti, dato che nelle missioni lontane è meno sentita la necessità delle trasmissioni e quindi cli un altro componente dell'equipaggio che vi sia addetto, e sono anche consigliabili per risparmiare in peso e guadagnare in ye[ocità: nn buon armamento costituisce una qualità positiYa per il caso <li comhat-
L',\\'T.\ZlONli: (I,\ oss~RV,\Z]()NE l'ERREirnH•
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ti111énto aereo inevitabile. La ,·elocità minima de,·'essere compatibile
con gli altri requisiti: non è d'altra parte necessario ch'essa sia di un or<lioe di grandezza molto piccolo, poichè per le missioni lontane non si richiede in genere un'osservazione così particolareggiata come per qnelle vicine é non occorre q~1indi una l~mga per manenza sulla verticah.: dell'obiettivo. Se per gli appa recchi a raggio d'azione limitato si tende oggi a velocità di crociera di circa 200 chil ometri all'ora, la velocità oraria di crociera degli apparecchi a grande raggio d'azione do1Tebbe aggir<1rsi s ni 300 chilometri.
I mat.eriali per l'ossetvazionc, per i rilievi fotografi.ci e per i collegamenti
fra aereo e torra. Lo svolgimento di qu alsiasi missione aerea <li osservazione è fondato oltre cbe sulle qualità aerodinamiche del materiale di volo, sulle condizioni di navigazione e sull'abilità dell'equipaggio, su questi elementi : osservazione diretta, rilini fotografici, col1egamenti fra aereo e terra. Lo strumento principale per l'osservazione dtretta è costituito dagl i occl1i dell'osservatore, che devono quindi essere buoni ed esercitati e ciò rientra nell'abilità generica dell'osservatore, ma la cui capacità può essere grandemente accrescinta mediante adatti binocoli. Con gli apparecchi atturJmente in servizio i' uso del binocolo è, se non precluso in senso assoluto. reso assai diflicile dal fatto che, essendo i posti dell'equipaggio scoperti, l'osservatore, per guardare sulla yerticale o in direzione cli poco obliqua, deve sporgersi al di fuori della fusoliera e rimane cjuindi esposto al vento della corsa. E questa è la ragione per cui il binocolo non figura cli solito nell'equipaggiamento di bordo. 1\la con l'adozione di apparecchi a cabina, muniti dì :finestre praticate nel pavimento, l'uso del binocolo sarà consentito e dovrà diventare normale. Donde l'opportunità di definire il tipo di binocolo più adatto per le m issioni di volo. La questione può essere a prima ,·ista giudicata secondaria: assume invece un ya.Jore essenziale, se si pensa che l'uso del binocolo può consentire di scoprire sul terreno obietti,·i poco appariscenti o facilmente confondibili con lo sfondo, oppure gli indizi riYelatori di obiettivi importanti bene occultati o mascherati; nello stesso modo che la lente d i ingrandimento permette di troYare sulle fotografie particolari che non sono percepibili all'occhio nudo.
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J}AVJAZlONE Dtl OSSERVAZIONE TERRESTRE
I rilie,·i fotografici di uso più frequente perchè più rispondenti agli scopi di guerra sono quelli planimetrici, l'opportunità di fotogrnfìe panoramiche rimanendo lim.itata a casi speciali. Per tali rilievi hanno grande importanza il tipo e la qualit?.1 delle macchine fotografiche planimetriche. In quanto al tipo - che intendo determinato e.lai!.:: . caratteristiche della macchina fotografica, ossia dal f orma.to e dalla distetn.za focale - , risulterebbe senza dubbio conveniente unificarlo se si tenesse conto soltanto di ragioni econom iche inerenti alla fabbricazione. Ma una simile unificazione nuocerebbe in molti casi al più effLcace raggiungirnento dei fini che la missione aerea si ripromette e che sono quelli da tenersi anzitutto presenti. A parità cl.i formato, la zona cli terreno riprodotta nella singola fotografia è tanto più vasta quanto più eleY~ta è la quota relativa da cui la fotografia \'Ìene presa e quirnto minore è la distanza focale; con l'aumentare del campo abbracciato diminuisce proporzionalmente la scala della fotografia ed i particolari vi risultano meno evidenti. Ora, secondo lo scopo della missione. pnò essere opportuno fotografare ampie strisce di terreno oppure tratti più piccoli ma nei quali .il particolare sia riprodotto con precisione e nitidezza maggiori. Sulla quota non si può giocare che entro limiti ristretti, giacchè essa è in genere imposta dalle condizioni - cli guerra - in cu i la missione si svolge: non :inferiore, di solito, ai 1500-2000 metri per le missioni vicine, spesso superiore, e anche di molto, a questa quantità per le missioni lontane. Non rimane quindi che servirsi di macchine fotografiche di tipo differente. Io ritengo che i tipi potrebbero tuttavia ridursi a due, di formato uguale : uno, con distanza focale più piccola, per le fotografie da prendersi a quote meno elevate o che non rich iedano grande cura del particolare; l'altro, con distanza focale più grande, per le fotografie da prendersi alle maggiori quote o nelle quali abbia speciale importanza il rilievo dei particolari. l'na certa differenza fra 1 due tipi anche nel formato - più grande per il primo tipo, più piccolo nel secondo potrebbe servire a ridurre la differenza di distanza focale, ma sarebbe, a mio parere, da evitarsi, per semplificare il più possibile il sistema di applicazione della macchina fotografica all'apparecchio, noncbè i procedimenti e l'attrezzatura per lo sviluppo e la stampa. Del resto non ho inteso indicare la soli.1zione ideale, ma semplicemente prospettare una questione che dev'essere stud iata conciliando le esigenze tecn.iche con quelle di impiego. In guanto alla qualità del materiale cli presa. è ovvio che essa deve essere la migliore possibile, in relazi one al progredire della tee-
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nica. i\ccenno soltanto a due ordini di J)erfezionamenti. Il primo tende ad abbrevia.re il tempo che intercede fra l'1stante in cui le negative sono impressionate per cura clell'ossen·ato1°e ed il momento in cui i comandi interessati -possono disporre delle copie stampate: quel tempo cioè che ,·eni va sinora impiegato per i I ritorno dell 'apparecchio al Lampo cli partenz,l. nonchè per lo svilu ppo, la stampa ed il recapito delle iotogrnfi.e e che, con tutta la buona volontà, non poteva e::ssere ridotto al cùs0tto di qualche ora. Con macchine fotografiche moderne, già esperimentate, l'osservatore può estrarre le negative impressionate e lanciàrle a mezzo messaggio sul posto di comando interessato, dove un laboratorio fotografico autocarreggiato proYvede alle immediate e rapide operazion i di sviluppo e stampa. Oltre alle rnacchine occorrono naturalmente i la boratori opportunamente attrezzati ; ma il vantaggio di tempo - dalle ore si può passare ai minuti - è assai forte. ed è presumibile che i comandi possano in determinate circostanze trarne benefizi sensibilissimi agli effetti dello svolgimento delle operazioni. Il secondo 01·cline di perfer.ionamenti riguarda la possibilità di prendere fotografie con atmosfera offuscata da foschia densa o da nebbia, che potrebbe anche essere artificiale. Esperimenti terrestri con negative provviste di gelatina sensibile ai raggi infrarossi sono stati eseguiti in passato. Ritengo che studi e tentativi analoghi anche per le fotografie aeree potrebbero riuscire utili e sarebbero ad ogni modo giustificati dall'importanza cli questo scopo: forn ire all'osservatore materiali fotografici capaci di ritrarre obiettivi irwisibili perchè coperti da s trati opachi per l'occhio umano, Miglioramenti di altro genere sarebbero possibili per facilitare all 'ossen·atore la presa di buone fotografie, che non risulta sempre agevole coi materiali in servizio, specialmente in ahnosfcra agitata; tali miglioramenti si riferiscono al s istema cli collimare l'obiettivo <la fotografare e al modo di tener conto dello spostamento laterale cion1to alla deriva, e saranno di maggior rendimento con gli aeroplani di futura adozione in etti la visibilità sulla Yerticale sarà fayorita al massimo grado. Chiudo l'argomento rappresentando l'opportunità che ogni apparecchio da ossen·azione in assetto di guerra sia munito di due macchine planimetriche: ciò allo scopo, non tanto di aumentare il numero dei rilievi fotografici - il che si può ottenere anche con nna sola macchina a magazzino facilmente ricambiabile in volo - quanto di avere una macchina di riserva per il caso che quella 1111piegata s'inceppi e rimanga momentaneamente inutilizzata. Le macchine moderne devono essere automatiche, fornite cioè di congegno di scatto dell'ot6 -
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turatore e di scambio delle lastre che fonzi01ù automaticamente per l'esecuzione di serie fotografiche, e, si sa, i meccanismi automatici, anche se perfezionati, sono soggetti ad inceppamenti. Ritengo che il dispendio relativo alla maggior quantità di macchine impiegate sarebbe ad usura compensato dal vantaggio di evitare che una missione di guerra debba essere eventualmente inten-otta per mancato funz ionamento della macchina fotografica oppure che essa venga mutilata nei suoi risultati per l'assenza del documento fotografico, il quale è ::;pesso indispensabile e sempre prezioso. E passo ai materiali per i collegamenti fra aereo e terra. Com'è noto, questi possono essere stabiliti con sistemi vari di trasnùssione, che sono : dall'aereo a terra mezzi radioelettrici, artifizi, messaggi; da terra all'aereo mezzi radioelettrici, teli per segnalazioni con aerei, segnali luminosi notturni. L'aereo usa di regola le trasmissioni radioelettriche; agli artifizi od ai messaggi ricorre soltanto quando le comunicazioni radioelettriche risultano impossibili per causa di guasti o perchè gli elementi terrestri coi quali deve corrispondere sono sprovvisti cli stazione ricevente. I teli vengono impiegati quali teli .indjviduali per indicare le posizioni raggiunte o mantenute dagli elementi avanzati di fanteria o di truppe celeri, e sono a questo scopo distribuiti alle compagnie t agli squadroni, oppure per formare, riunendoli e disponendoli variamente, i teloni coi quali vengono composte le cifre e le lettere usate per le segnalazioni ottiche dai posti a terra dei comandi e reparti. I posti a terra si distinguono in : posti ài segn.alazio-ne, se sono provvisti solo di teli ; - posti di ascolto, se, oltre ai teli, hanno una stazione r.t. ricevente; posti di antenn(l), se, oltre che dei teli, dispongono di un complesso r. t. ricevente e trasmittente. Le segnalazioni luminose notturne sono effettuate in casi particolari con proiettori e costituiscono un mezzo sussidiario di uso molto limitato. Non intendo esaminare partitamente le caratteristiche e le modalità di uso dei vari mezzi cli trasmissione, giacchè esse costituiscono materia generalmente conosciuta e di applicazione corrente. e mi limito ad alcune consideraz_ioni sui mezzi radioelettrici. Ammesso che per le unità terrestri di ordù1e meno elevato - di massima battaglione di fanteria e reparti inferiori delle altre armi e specialità - non sia necessario il collegamento radioelettrico con
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aerei in volo e sia quindi sufficiente l'assegnazione di posti di segnalazione. la soluzione ideale del problema dei collegamenti fra le unità superiori e l'aereo sarebbe quella che permettesse lo scambio di conversazioni sicure, a viva voce, nei due sensi . In attesa che la radiotelefoni.a diventi in questo campo di pratica applicazione, è d'uopo servirsi di comunicazioni racliotelegrafi.che. Rimanendo nel campo di queste ultime, l'uso di posti d'antenna offre di massima notevoli vantaggi nei confronti dei posti d'ascolto; ma. a mio avviso, non in tutti i casi di impiego. La trasmissione con teli è di per sè abbastanza rapida e spedita, qualora i posti a terra dispongano - ed è questa logicamente una concliziòne che occorre ammettere - di materiali sufficienti e di personale bene addestrato. La manchevolezza del sistema sta nella necessità che l'aereo si porti sulla verticale del posto a terra per indivinuare e leggere le segnalazioni; il che costringe l'osservatore a perdere temporaneamente di vista l'obiettivo e, se questo è lontano, si traduce anche in una perdita di .tempo. Tale manchevolezza costituisce inconveniente grave· quanrlo lo aereo deve assolvere missioni di esplorazione e ricognizione, oppure quàn<lo, in senrizio d'artiglieria, è incaricato della ricerca e individuazione degli obiettivi, perchè allora esso riceve le eventuali comunicazioni da posti a terra considerevolmente lontani dalla sua zona di azione; posti a terra che sono quelli dei comandi di grande unità o dei comandi d'artiglieria di grande unità, nel cui interesse diretto esso opera e da cui direttamente dipende. L'inconveniente è sensibile anche nel caso di osservazione di tiri d'artiglieria a grande gittata. Ma allorchè l'aereo sia incaricato di collegare comandi arretrati con comai,di avanzati oppure di osservare tiri d'artiglieria su obiettivi situati a medie distanze, il che non esige l'ininterrotta osservazione degli obiettivi nè la permanenza dell'apparecchio in zona lontana, allora le segnalazioni con teli da parte degli stessi comandi avanzati o del gruppo d'artiglietia che esegue il tiro, non presentano inconvenienti apprezzabili di fronte alle trasnùssioni r. t.. Dirò anzi di più: qualora il fine particolare della missione - per esempio, osservazione del tiro a scopo di aggiustamento - richieda uno scambio attivo di comunicazioni fra aereo e terra, il sistema delle segnalazioni con teli può essere vantaggioso perchè risulta più prontamente e facilmente percepibile all'osservatore, è meno soggetto ad errori di interpretazione e non implica il frequente passaggio dalla trasmissione alla recezione r. t. e viceversa. Infine, se nello spazio etereo che sovrasta il terreno della lotta e
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che risulta già tanto intensamente pei·corso da treni di unde radioelettriche variamente diretti ed intrecciantisi. sj può risparmiare qualche allacciamento r. t., è tanto di guadagnato in disturbi ed interferenze. In conseguenza, l'assegnazione dei posti d'antenna dovrebbe essere, a mio parere, limitata a quegli enti terrestri che si troveranno neila necessità di comunicare con aerei in volo a distanze relativamente grandi : così comandi cli grande unità e di artiglieria di grande unità, comandi di nuclei esploranti e di unità alpine - brigata e reggimento - , comandi di gruppo delle artiglierie a più grande gittata. Per altri enti ritengo sufficiente l'assegnazione dei posti d'ascolto. Nel definire i tipi di stazioni r. t. per i vari posti d'antenna e per gli apparecchi delle tmità aeree da osservazione, è inoltre conveniente proporzionare alle distanze massime di impiego la portata delle stazioni stesse, in modo di non peccare in difetto ma nemmeno troppo in eccesso. Donde l'opportunità di stabilire due ti pi di complessi r. t. sia per i posti d'antenna, sia per l'equipaggiamento di bordo: un tipo di maggiore portata a terra per i posti d'antenna del comando supremo, dei comandi d'annata e delle divisioni celeri. a bordo per le unità aeree da osservazione a grande raggio d'azione; un tipo meno potente per i rimanenti posti d'antenna e per le unità aeree da osservazione a raggio limitato. Per i posti d'ascolto basterebbe una stazione r. t. ricevente di portata relatiYamente piccola. Naturalmente lo studio e l'allestimento dei materiali r. t., come pure di quelli fotografici e dei restanti materiali di bordo necessari per lo svolgimento delle missioni di cooperazione aero-terrestre - ai quali per brevità non accenno - devono essere compiuti tenendo presenti sia le esigenze dj impiego, che sono essenzialmente quelle relative alle operazioni terrestri. sia le esigenze tecniche, che sono essenzialmente quelle aeronautiche inerenti al -volo, e cercando cli conciliare nel miglior modo possibile le une e le altre. La costituzione organica.
Com'è noto. l'aviazione da osservazione terrestre è ordinata in stormi. composti di più gruppi. I gruppi sono costituiti di due o più squadri§·lie. L'assegnazione alle gra11di unità mobilitate che meglio risponde alle esigenze di impiego è. a mio parere, di un gruppo ad ogni rorpo
L'AV!AZCONE DA OSSERVAZIONE TERRES'tRE
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d 'arma ta, un gruppo ad ogni annata ed un'aliquota di entità ,·ariabile al comando supremo. T gruppi di corpo d'armata, essendo destinati cli regola a missionj vicine, do\-rebbero- esser composti di due o tre squadriglie armate con apparecchi a raggio d'azione limitato: essi risulterebbero quindi omogenei, ossia fo r mati di squadrig lie con apparecchi dello stesso t ipo. T gruppi d'ar mata possono essere incaricati di s,,olgere s;a missioni lontane, per le quali occorrono apparecchi a grande rng~io tli azione, sia t11issio11i vicine - essenzialmente servizio d'artiglieria - . a cui questi apparecchi non rispondono perchè forniti cli ,·elocità mi11i ma troppo forte oppure inadatti al ,·olo prolungato a piccola velocità e per cui occorrono pertanto apparecchi a raggio d'azione limitato. Sarebbt> qui ndi opportuno che i gruppi d'armata fossero misti, ossia for mati di squadriglie con apparecchi di tipo dh·erso. e precisamente: di una squadriglia con appareccbj a raggio d'azione limitato e di una o due squadriglie con apparecchi a grande raggio d'azione. Vaviazione del comando supremo è impiegata di regola soltanto per missioni lontane e deve quindi disporre di apparecchi a grande raggio d'azione. Non è però escluso che di essa facciano parte anche unità armate con apparecchi a raggio d'azione li mitato. che i l comando supremo potrebbe tenere quale riserva da decentrare a momento opportuno alle grandi unità d ipendenti. T Francesi preYedono la seguente distribuzione organica delle unità aeree << da informazione » · una squadriglia « da osservazione » (per missioni vi-cine) ai corpo d'armata: un gruppo « da ricognizione» (per missioni lontane) all'armata; unità varie, che fanno parte della iriserva generale aerea, a l comando supremo. È però contemph1_ta la assegn azione eventuale al corpo d'armata : di altra od altre squadriglie da osservazione, che, un itamente a que lla organica, sono destinate a formare un gruppo da ossernzione; all'armata: di squadriglie da osservazione per il servizio d'artiglieria ( missioni Yicu,e) del « tipo artiglieria pesante potente». Nel caso in cui l'armata non disponga di questa dota..,ione suppletiva . deve ricorrere per il serYizio aereo d'artiglieria all'opera delle squadriglie dei corpi d'armata dipendenti. Come si vede. a prescindere dall'assegnazione di aliquote aeree delle altre specialità alle grandi tmità dell'esercito, prevista in più dai Francesi. la distribuzione delle unità da informazione non è molto dissim ile da quella che abbiamo prospettata per la nostra aviazione da osservazione terrestre: iJ che è logico, data l'analogia dei criteri d'impiego.
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Un problema organico di particolare interesse per il caso di mobilitazione è quello dei comandi di aviazione cli grande w,jtà .. Comandante di aviazione di corpo d'armata potrebbe e dovrebbt essere. a mio parere, lo stesso comandante del gruppo squadriglie da osservazione assegnato al corpo d'armata. 11 comando dell'aviazione d'armata dovrebbe logicamente essere affidato ad un comandaute di stormo, e precisamente al comandante dello stormo da osservazione a cui dovrebbero organicamen te appartenere il gruppo - misto - d'armata ed i gruppi - omogenei - dei corpi d'armata rupendenti. Del comando supremo farebbe parte un comando superiore dj aviazione. Quale funzione sarebbero destinati ad esercitare i comandanti di aviazione di grande unità? F unzione simile a quella che, nel loro campo, tocca ai comandanti di artiglieria e del genio. Le relazioni di dipendenza ed i limiti ru competenza risultano pertanto definiti, a mio parere, nel modo seguente. Le decisioni circa l'impi ego delle unità di aviazione spettano al comandante della grande unità. il quale si vale del proprio wmandante di aviazione come di consulente tecnico. Questi esercita azione di comando sui reparti di aviazione assegnati al la grande unità, provvede all'esecuzione delle missioni assegnategli e dipende a stta volta, in linea, dirò. assoluta. per l'impiego dei mezzi. dal proprio comandante cli grande unità, in linea tecnico-amministrativa dal comandante cli aviazione della grande unità superiore. S'intende che, nel caso in cui unità dell'armata aerea fossero messe a disposizione temporanea dell'esercito ed assegnate al comando supremo od a comandi d'armata - caso che, se anche non pre\'isto, non è tuttavia da escludere a priori - l'impiego di esse sarebbe regolato dalle stesse relazioni di dipendenza che per le unità da osservazione terrestre: ossia dipendenza dai comandi dell'esercito, per tramite dei rispettiyi comandanti di aviazione. Da quanto sono venuto esponendo circa i materiali di volo e l'ordinamento di guerra dell'aviazione per l'esercito, derivano alcune questioni particolari, che sarebbe bene tenere presenti sin dal tempo di pace, per agevolare. nel miglior modo possibile il passaggio al regime di mobilitazione. Ci to fra esse J'opportm1ità di costituire de.i gruppi misti, destinati a funzionare quali gruppi d'armata. Naturalmente prima di far 11uesto occorre definire e crea.re i tipi più idonei di apparecchio a raggio d'azione limitato e di apparecchio a grande raggio d'azione. Aggiungo la convenienza di formare gli stormi da osservazione terrestre in modo da soddisfare non soltanto le esigenze di indole addestrativa e di ordine territoriale che più premono ii1 pace, ma
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altresi quelle di mobilitazione; perciò stormi che possano prontamente assumere, a momento opportuno, l'articolazione e le funzioni Ji guerra in seno alle armate a cui verranno assegnati. Mi sia concesso infine di acce11J.1are ad un'altra circostanza che non mi sembra da trascurare. A.ffinchè i comandi di aYiazione di grande unità possano agire a pieno rendimento non appena costituiti, è necessa rio da un J,1to che i comandanti cli stormo e di gruppo destinati alla carica di comandanti cli aviazione d'armata e dj corpo d'armata siano orientati sulle funzioni che dovranno esercitare, sull'attività e sulle esigenze dei comandi e delle truppe terrestri con cui dovranno cooperare; d'altro lato che i comandi di grande unità siano esercitati a servirsi dei propri comandi di aviazione o di organi che li rappresentino. nello stesso modo che dei comandi d'artiglieria e del genio. già esistenti sin dal tempo di pace. 11 primo scopo sarebbe raggiunto in pieno quando fosse garantito il modo di fo rnire ai comandanti delle un1tà aeree per l'esercito, o ltre all'indispensabile preparazione aeronautica, un'adatta preparazione che chiamerò, con termine inesatto ma espressivo, terrestre - teorica e pratica - ; e ciò si potrebbe ottenere con l'obbligo di frequenza cli scuole e corsi dell'esercito e con periodi di servizio effettiYo presso le truppe ed i comandi del1' esercito. In mancanza od in attesa di ciò e nell'intento di consegu ire entrambi gli scopi menzionati. risulta utilissima la p::lrtecipazione di ufficiali di aeronautica della specialità da oi-servazione terrestre a tutte le esercitazioni. di una certa importanza coi quadri e con le truppe, e sarebbe del pari m olto utile che in tutte le circostanze favorevoli venissero costituiti o rappresentati e messi in funzione i comandi di aviazione di g rande unità. oltre, naturalmente. alle unità aeree da osservazione.
I criteri cl'impiego. Espongo qui di seguito. commentandoli brevemente, i criteri che devono a mio parere regolare l'impiego dell 'aviazione per l'esercito: i primi due hanno valore di principi fondamental i e di essi il primo è sancito dalle prescrizioni v igenti: gli altri si riferiscono a casi particolari di impiego ed alle più importanti modalità d i esecuzione. 1) lgli aerl!i 1tn11 de,_10110 csscrd a/fidali còmpiti clic possono essere s1.•olti da ele111c11li terrestri. Questo principio rientra in quello generale dell'impiego econo-
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mico dei mezzi. L'aviazione da osservaz'ione costituisce uno strumento costoso, di rapido logoramento e di difficile sostituzione, sia nei riguardi del materiale sia del personale. Com·iene pertanto impiegarlo con l' intento di ricavarne il massimo utile e perciò soltanto per missioni che non possano in altro modo esser compiute. È da tener presente che la disponibilità di reparti aerei risulterà in pratica, scarsa e spesso insufficiente a soddisfare tutte le esigenze di cui si sentirà il bisogno, tanto che fra i vari còmpiti caratteristici occorrerà molte volte scegliere quelli più importanti ed urgenti e trascurare gli altri. Per quanto r iguarda in particolar modo il servizio aereo d'artiglieria, aggiungo che l'impiego dell'aeroplano dev'essere limitato a quei soli casi in cui non sia possibile sfruttare nemmeno gli osservatori aerostatici. Questi, d'altra parte, possono trovarsi in condizioni di utile funzionamento soltanto dopo una sosta per l'organizzazione della battaglia, offensirn o difensiva; quindi non nelle fasi della lotta in cui predomina il movimento. S'intende che il principio tnunciato non può nè deve essere applicato rigidamente. Può darsi che talvolta, in corrispo11denza cli obiettivi di speciale importanza, sia conveniente impiegare in concomitanza elementi terrestri, aerostatici e di aviazione, per integrare poi i risultati delle varie osservazioni compiute.
z) Ogni gmpfJO sq11adr1·gz1e da osserz,azione deve agfre normalmente accentrato, alla dipendenza diretta ciel comando della grande unità a cui appartiene, entro il settore d'azione di questa e, in profondità, al disopra di zone, località ed obiettivi che interessano l'azione della grande. unità. D criterio dell'accentramento, opportw10 per tutti i 1nezzi beUici a raggio d'azione piuttosto ampio - per esempio. artiglieria, elementi motorizzati - in quanto che favorisce la manovra, ha possibilità di applicazione e rendimento particolarmente considerevoli per l'aviazione, perchè la velocità dei mezzi impiegati consente nella maggioranza dei casi il tempestivo interYento dei mezzi stessi su punti e settori diversi e lontani. Quando la situazione lo richieda. anzichè ricorrere al decentramento dei mezzi, rinunciando i11 via temporanea alla piena disponibilità di essi, conviene, sin che possibile, ai comandi di grande unità ripartire fra vari elementi del proprio gruppo squadriglie la zona complessiva d'azione, in rapporto all'articolazione dello schieramento terrestre ed all'orientamento delle operazion i sul terreno. Ad esem-
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pio. un comando cii corpo d'armata, pur mantenendo accentrato l'impiego delle proprie unità aeree da osservazione, può stabilire che determinate aliquote d i esse svolgano i còmpiti normali di in formazione entro determinati settori . co rrispondenti ai settori d'azione delle divisioni di prima schiera. Questa delimitazione di attÌ\·ità nello spazio, conciliata con l'accentramento di impiego, trova riscontro nelle modalità cli impiego dell'artiglieria, secondo le quali, ad esempio, i nuclei tattici incaricati dell'appoggio o della protezione agiscono normalmente in corrispondenza dei settori d'azione di determinate unità di fanteria ed in cooperazione diretta con queste. pur rimanendo alla dipendenza del comando della divisione, e determinati raggrnppamenti di corpo d'armata possono ricevere come settori normali di azione per la controbatteria i settori d'azione delle divisioni <li prima schiera. senza che per questo mutino le relazioni di dipendenza dirctla dal comando del cor po d'armata. · Naturalmente anche il criterio dell'accentramento, come tutti i pri ncipi e le regole in guerra, ammette delle eccezioni. U n'eccezion e d i carattere permanente è quella relativa alle aliquote destinate al servizio d'artiglieria. le quali, per il periodo durante il quale d evono compiere tale sen·izio, sono dai comandanti di armata e di corpo d'armata poste alla diretta dipendenza dei rispettivi comanclan li d'artiglieria. Quesli possono a loro Yolta - soltanto per mission i di osseryazione del tiro - assegnare temporaneamente parte dei mezzi aerei ricevuti a comandanti di reggimento o di raggruppamento di artiglieria. Torna qui opportuno ricordare che per ogni g ruppo squadriglie l'entità dell'aliquota in servizio d'artiglieria varia in relazione alle esigenze della lotta: è nulla nelle fasi in cui . per la dic;tanza dal nemico. l'artiglieria non ba possibilità di inten-ento immediato o prossimo; può essere in altre fasi di pochi apparecchi o di un'intera squadrigl ia. Casi in cui il decentramento delle unità aeree da osservazione risulti opportuno anche per lo s,·olgirnento degli altri còmpiti informati,·i possono eccezionalmente verificarsi, sopratutto nelle fasi della lotta in C'ui predomina il movimento. Così il comando d i corpo d'arm;i.tl pu?, troYarsi indotto a cedere temporaneamente a qualcuna delle divisioni dipendenti una squadriglia ocl anche solo alcuni apparecchi: il comando d'armata può decidere l'assegnazione d i una squa<lrig-lia ad una d ivision e celere che esso avesse alla propria dipendenza e che a,·esse destinata all'esplorazione aYanzata od all'inseguimento.
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3) I reparti aerei appartenenti a corpi d'annata non impegnati possono essere impiegati temporaneamente a beneficio di grandi unità impegnate, sempre quando non si renda opportuno mantenerli in piena efficienza in previsione di imminente intervento nella lotta dei corpi d'armata di cui fanno parte, e sempre quando non sia possibile o sufficiente rinforzare in altro modo i reparti aerei delle grandi unità impegnate, per esempio, con unità aeree a disposizione del comando supremo. Anche questo provvedimento trova rispondenza in prescrizioni relative all'impiego di elementi terrestri: ad esempio nell'assegnazione eyentuale e temporanea, in caso di battaglia offensiva, delle artiglierie di divisioni di ~econda schiera a divisioni di prima sch iera. 4) Le unità aeree che svolgono còmpito di combattimento contro obiettivi terrestri e contro aerei nemici. agiscono a massa ed in formazioni opportune per ottenere il concentramento dei mezzi e degli effetti e per difendersi più facilmente dagli apparecchi da combattimento avversari : così le unità dell'armata aerea che intervengano oppure no in concorso diretto con le operazioni terrestri: così le stesse tmità da osservazione nel caso eccezionale in cui siano impiegate per intervento offensivo nel combattimento terrestre. Le unità aeree da osservazione provvedono invece normalmente allo svolgimento dei loro còmpiti caratteristici di informazione con apparecchi isolati. Ciò costituisce condizione sfavorevole alla difesa contro aggressioni aeree, dato che gli attacchi vengono di solito condotti daU'aviazione da combattimento nemica in formazioni. Ma, come bo già avuto occasione di rilevare, il combattimento aereo non rientra fra i còmpiti degli apparecchi da osservazione e dev'essere da questi accettato soltanto quando costituisca nna necessità inderogabile. La difesa migliore consiste, per gli apparecchi a grande raggio d'azione, nella forte velocità. orizzontale e nell'alta quota d i navigazione. requisiti questi che consentono la sorpresa; per gli apparecchi a raggio d'azione limitato. nella relativa vicinanza alle proprie basi, oltre che nell'armamento di bordo. Ma a proposito dell'osservazione aerea a raggio limitato, a cui è destinata la maggior parte dell'aviazione per l'esercito. ritengo opportuno irJsistere sn una questione che ho già in precedenza adombrata. Poichè gli scopi dell'osservazione aerea a raggio lim itato richiedono uno studio particolareggiato degli obiettivi e quindi una lunga permanenza degli apparecchi al disopra degli obiettivi stessi, occorre eia un Iato che i materiali di volo abbiano determinati requi-
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siti. a suo tempo presi in considerazione, d'altro lato che il laYoro non sia troppo ostacolato dall'aviazione da combattimento - essenzialmente da caccia - an•ersaria. Occorre, in altre parole, una protezione alle unità da ossen-azione in ,·olo per missioni vicine. Questa protezione. non potendo essere che in piccola parte forn ita da mezzi di difesa contraerei terrestri, dev'essere garantita essenzialmente dalla propria aviazione da combattimento. Essa può essere ottenuta in due modi : o direttamente, mediante crociere di protezione effettuate da unità da caccia appositamente destinate, o indirettamente, mediante le az;nni che l'armata aerea svolge contro le forze similari del nemico, allo scopo di ottenere la supremazia aerea. Il primo sistema presenta l'inconYCniente di sottrarre, per 1111 fine particolare a carattere protelti,·o, ddle unità da combattimento all'impiego unitario offensiYo dell'armata aerea; il che contrasta col principio della massa. che dev'essere, fi nchè possibi le, applicato anche in aria. È Yero che la specialità da caccia. per la sua scarsa autonomia, mal si presta ad essere sfruttata nel quadro della guerra aerea ed è esclusivamente adatta per còmpiti protettivi o per còmpi ti offensivi in bn:, e raggio d'azione: ma si può anche obiettare che que'>te sono ragioni valide per sopprimerla o ridurla notevolmente. a compeuso di un maggior sviluppo cli specialità più rcclc\itizie ai fini delle grandi operazioni aeree. TI secondo si:,tema offre pure un incom·eniente gra\"C: quello di essere di difficile realizzazione. Infatti la su premazia aerea non è ottenibile in senso assoluto contro un nemico che disponga di forze non molto inferiori alle proprie; l;i. supremazia aerea in senso relativo - cioè per un tempo limitato ed in zone determinate - riuscirebbe utilizzabile, come protezione indiretta. da parte dell'aviazione da ossen-azione terrestre. soltanto se fosse conseguita nei periodi e nei settori in cui questa è chiamata a svolgere la maggior somma di attività e che sono quelli di interesse immediato per le operazioni terrestri. !\fa il perseRttire questo risultato eqtti-rnrrebbe a coc;tringere - in tutto od in parte - l'offensiva a('rea entro limiti troppo angusti. accent11ando l'inconveniente del primo sistem:t. Non intendo esaminare la c01wenienza di applicare l'uno o l'altro dei sistemi prospettati oppure di applicarli entrambi promiscuamente. secondo le circostanze di tempo e cli luogo. Ho voluto semplicemente delineare la guestione nei suoi termini e rappresentare sopratutto la necessità che, in un modo o nell'altro, sia assicurata la protezione delle unità aeree da osservazione impiegate in missioni vicine contro gli attacchi aerei del nemico: senza di che le suddette unità,
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anche se provviste di apparecchi bene armati, rischierebbero di non poter disimpegnare i loro còmpiti, giacchè la necessità di combattere esclude la possibilità di osservare. Ricordo qui che i Francesi prevedono l'impiego di apposite unità aeree da caccia per la protezione degli aeroplani da informazione in Yolo per missioni vicine ( da osservazione) e degli ossen·atori aerostatici. Anzi, secondo la dottrina francese. l'assicurare a ll 'aeronautica da osservazione la necessaria libertà d'azione costituisce uno degli scopi essenziali della special ità da caccia; per ottenere il miglior afììatamento tra le due specialità esistono sin dal tempo di pace reggimenti misti da informazione e da caccia. e per il caso ili guerra è prescritto che, al difuori dell'azione coordinatri ce delle superiori autorità, le unità da caccia si tengano costantemente al corrente del laYoro della propria aviazione da informazione e siano collegate, mediante trasmissioni telefoniche o r. t., coi reparti aerei da in formazione che agiscono nella stessa loro zona e nelle zone contigue. Altro còmpito essenziale per l'ayiazione da caccia fran cese è quello di ostacolare l'attività dell'aeronautica nemica ed in certi periodi annullarla. Esso ha carattere offensiYo e tende a conseguire la superiorità aerea, la quale, secondo la dottrina francese, non può essere che locale e momentanea. Entrambi i còmpiti accennati Yengono SYolti mediante crociere effettuate da pattuglie scaglionate a ,·arie quote: pattug'lic combùiate, secondo la terminologia francese. ~ el caso in cui la scarsa di!-ponibilità di mezzi non consenta la doppia forma di attività - per egcmpio. in difensiva - si rinuncia a tenere in volo le pattuglie di protezione, e l',n-iazione da informazione limita il suo la,·oro alle ore in cui il cielo è battuto dalle pattuglie offensive della specialità da caccia. 5) Condizioni indispensabili per il redditizio impiego del!'a, iazione da osservazione sono l'opportuna dislocazione e la tempestiva organizzazione dei campi di aYiazionc. Questa regola è valida per qualsiasi specialità di aYiazione e rientra nel concetto generale che le predisposizioni cli carattere logistico, importan ti per l'impiego cli qualsia$Ì mezzo di guerra. assumono un·importanza particolarissima per i mezzi aeronautici. Ciò derirn dal fatto, inconiutabile anche se può a prima vigta parere un a5surdo, che le forze aeree. adatte come nesun 'altra a rapide e brillanti operazioni in :.pazi sconfinati . sono più d i ogni altra vincolate alle basi terrestri e soggette alla lenta manona di mezzi cli superficie. Poche ore di Yolo di guerra richiedono lunghi. ingenti e minuziosi apprestamenti preYentiYi.
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Per quanto riguarda i campi di aviazione per la specialità da osservazione terrestre, questi devono essere situati a distanza suflìciente dalla fronte cli combattimento terrestre per risultare al di fuori del raggio d'azione efficace delle offese terrestri, ma, entro questi limiti minimi di distanza, devono essere il più possibile -,·icini ai comandi di grande unità da cui i reparti aerei dipendono, per agevolare la trasmissione di ordini, notizie e documenti, il pronto impiego degli apparecchi ed il prcnto sfruttamento delle informazioni raccolte. L'ideale sarebbe che ogni comando d'armata e di corpo d'armata potesse sempre disporre dì un campo d'aviazione convenientemente dislocato ed attrezzato per allogarvi il rispettivo gruppo squadriglie: l'attrezzamento dovrebbe essere tale da facilitare i voli notturni, i quali - giova metterlo in rilievo - , se g ià furono in piccola misura effettuati nell'tùtima guerra, avranno nel futu ro un'importanza assai maggiore per l'esecuzione dei còmpiti informativi, sopratutto di quello di esplorazione. I campi per i. gruppi di corpo d'armata risulterebbero così ad una d istanza compresa fra i 20 ed i 40 chilometri dietro la fronte cli combattimento: più arretrati potrebbero essere quelli per i gruppi d'armata. Ma la soluzione ideale è quella che le condizioni di terreno ~ di situazione si incaricano, nella pratica, cli ostacolare. E co,sì può accade"re in realtà che si sia costretti talvolta a scindere un gruppo s u più campi di squadriglia, talvolta a concentrare sullo stesso campo più reparti aerei appartenenti a grandi unità diverse. Le difficolt~ sono più gravi quando il teatro delle operazioni ha, come gran parte delle nostre frontiere, caralteristiche alpestri: ed occorre allora moltiplicare le previdenze, da effettuarsi in gran parte sin dal tempo di pace, per creare un numero sufficiente di campi opportunamente disposti ed allontanarsi il meno possibile dalla soluzione ideale. Nelle fasi della lotta in cui predomina il movimento è necessario predisporre il tempestivo spostamento dei campi di aviazione : ciò è importante sopratutto per le unità aeree di coq)o d'armata, mentre per quelle d'armata gli spostamenti risultano meno frequenti e più ampi. In previsione di grandi operazioni offensive può essere opportuno ricorrere ad uno scaglionamento in avanti delle basi aeree delle unità di corpo d'armata, approntando rapidamente e tenendo in funzione, per la durata delle operazioni, dei campi provvisori, situati in posizione più avanzata e più vicina ai posti tattici dei comandi, nspetto ai campi primitivi dove le quadriglie risiedevano e dove ri-
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marrebbe la maggic,r parte dei servizi - e del personale acldettovi necessari per il funzionamento dei reparti di aviazione. La scelta e l'allestimento di questi campi provvisori don-ebbe far parte delle disposizioni relative allo schieramento offensivo delle grandi unità. Su tali campi non occorrerebbero impianti per il ricovero del personale e del materiale, all'infuori - eventualmente - cli mezzi di circostanza; occorrerebbe invece l'indispensabile per rifornire di carburante e di lubrificante gli apparecchi. Di importanza essenziale sarebbero: la messa in opera dei collegamen6 - telefonici e r. t. - coi comandi di grande unità e la sistemazione di mezzi speditivi di illuminazione e segnalazione per le partenze e gli arrivi notturni. Su questi campi di circostanza dovrebbe funzionare, nel corso delle operazioni, la parte tattica dei comandi e dei reparti di aviazione, gabinetti fotografici compresi : da essi dovrebbero spiccare il volo gli aerei da osservazione per le loro missioni e su essi ritornare al termine delle missioni stesse. Per i turni di riposo, per le riparazioni e revisioni, gli apparecchi rientrerebbero invece alle basi arretrate. Al termine del ciclo di operazion i per cui erano stati approntati, i campi provvisori verrebbero, secondo la situazione, abbandonati oppure trasformati in sede normale dei reparti di aviazione, che in essi si trasferirebbero con tutti i loro mezzi ed il loro personale. Un'organizzazione simile a quella ora descritta è prevista dalla regolamentazione francese, la quale distingue i campi dell'aviazione da osservazione di corpo d'armata in canipi di lavoro e canip·i d1· base. I primi corrispondono come funzione a quelli che ho chiamati provvisori o di circostanza; i secondi sono quelli nei quali g li apparecchi sono ricoverati nei periodi di riposo, in genere per la notte, e nei quali risiede ia maggior parte del personale tecnico. I .:ampi di base possono oppure no coincidere coi campi di lavoro; nel secondo caso questi si chiamano campi (];7.Janzati. P uò anche darsi che la cointidenza sia parziale; che cioè un campo di lavoro sia campo di base per w1a sola squadriglia e campo avanzato per altre squadriglie. 1
6) La formaz ione e l'impiego razionale degli equipaggi influiscono in modo sensibilissimo sui risultati delle singole missioni, aeree e quindi sul rendimento complessivo dell 'aviazione da osservazione. L'ufficiale osservatore è responsabile del servizio di volo e capo dell'equipaggio; dalle sue qualità generiche e specifiche dipende in gran parte l'esito della missione. Ma per la migliore valorizzazione di
L. AVIAZlONE DA OSSERVAZlONE TEllRESTIU:
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queste qualità è necessario ch'egli agisca nelle condizioni dei più stretto affiatamento con gli altri membri dell'equipaggio, sopratutto - esclusivamente negli attuali apparecchi biposti - col pilota. Dal che deriva l'opportun ità di costituire stabilmente gli equipaggi, scegliendone giudizi.osamente i membri, così da accoppiarne ed integrarne nel miglior niodo le attitudini : ciò costituisce uno dei còmpiti più delicati ed importanti dei comandanti delle unità aeree da ossernlzione. Questa è, ben.111teso, una esigenza d'impiego che si manife5,ta in guerra od anche in particolari circostanze del tempo di pace, che richiedano lo svolgimento di attività intensa, ad esempio in occasione di esercitazioni d1 grandi unità: in altri casi opportuni e periodici cambiamenti nella composizione degli equipaggi possono invece essere co11sigliati da ragioni di addestramento. Pur ammesso che una rigida specializzazione de,·'essere evitata e che tutti gli equipaggi devono essere in grado di assolvere qualsiasi missione di volo, si hanno in realtà equipaggi più o meno abili, equipaggi più adatti all'una od all'altra missione. Altra funzione importante dei comandanti delle unità aeree da osservazione - generalmente, a mio parere, di gruppo - è quella di scegliere l'equipaggio da mandare in volo, secondo il genere, l'importanza e le difficoltà della missione. E poichè le informazioni raccolte dagli aerei in volo possono talvolta avere un valore tale da influire sensibilmente sugli apprezzamenti e sulle decisioni dei comandanti di grande unità, può interessare a questi di conoscere la personalità dell'osservatore non soltanto dalle relazioni scritte dopo il volo o dai messaggi eventualmente lanciati dall'aereo, ma anche dalle comunicazioni r. t. che dall'apparecchio in volo pervengono ai posti a terra. Per questa ragione riterrei conveniente che il nominativo della stazione r. t. di bordo fosse sostitttito da un nominativo dell'osservatore, con cui questi contrassegnerebbe le proprie trasmissioni r. t. e con cui verrebbe eventualmente chiamato da terra. Poco importa ad un comandante il sapere che una determinata comunicazione giunge "dall'apparecchio numero tale, della tale squa·· driglia; può invece risultare di grande interesse il conoscere che perviene dall'ufficiale X o dall'ufficiale Y. L'anonimo in questo caso non offre alcun vantaggio e può anzi essere di danno, gettando l'ombra del dubbio su una informazione di grande importanza, mentre una individualità che si riveli attraverso un gruppo di lettere o di cifre trasmesso per r. t., può eliminare ogni ir1certezza sulla consistenza e sul valore dell'informazione. Naturalmente, perchè la cosa sia utile, occorre che i comandi
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t.'.Wù1Zl01'E DA 0SSERVAZ10Nl': TERRESTRE
conosèano i loro osservatori, e ciò non sembra difficile, dato che gli ufficiali osser yatori delle singole grandi unità sono poco numerosi. Esposti così alcuni concetti di ordine. generale circa i còmpiti ckll'aviazione per l'esercito, i tipi ed i requisiti dei materiali di volo e di quelli di bordo, la costituzione organica e l'impiego delle unità aeree da ossery,izione terrestre, mi accingo ora ad un esame particolareggialo dei Yari còmpiti, inserito nel quadro della lotta terrestre.
I com piti normali. L'osplorozlone.
In un mio studio precedente (1) ho rappresentato le ragioni per cui l'esplorazione aerea non può sostituire l'esplorazione terrestre ma è destinata ad integrarl a, ed ho sostenuto la necessità cli armonizzare, nelle finalità e nello svolgimento. le due esplorazioni. Aggiungo ora che l'esplorazione aerea è atta a rimanere in funzione anche quando i reparti esploranti terrestri, per la vicinanza del nemico e per la conseguente mancanza di spazio. non possono svolgere o continuare l'esplorazione. L'esplorazione aerea dovrebbe essere distinta, analogamente a quella terrestre. i.n esf1/ora.zionc ava11za,ta, ed esplora.zione vici11a. L'esplorazione aerea avanzata è svolta normalmente dalle unità da osservazione d'armata a grande raggio d'azione - delle quali costituisce còmpito caratteristico - , alla dipendenza ed a profitto <lei comandi cl"a rmata, i quaH provvedono a coordinarne l'azione con quella dell'esplorazione terrestre avanzata, quando questa è in funzione. In qualche caso particolare, come ho già avuto occasione cli porre in rilievo, determinate aliquote di tali tmità - di solito una squadriglia - possono esser messe temporaneamente a disposizione delle divisioni celeri. ed agiscono allora a profitto cli queste ultime. All'esplorazione aerea avanzata possono concor rere, in corrispondenza di obiettivi molto lontani, di grande importanza ed interessanti la situazione generale. unità da osservazione dipendenti direttamente dal comando supremo. L'esplorazione aerea vicina è compiuta dalle unità da osservazione di corpo d'armata - delle quali costituisce còmpito caratteri(Iì Rivista militare italiana, luglio 193-2: Esplora::io11,: co11 lntppe celeri.
1.'.\\"I.\ZTOXE D.\ USSl:RVAZIOXE Tf.RRESTRr
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,-tic,) - . n11rmalmcnle alla dipendenza ed a profillo dei comandi di l'orpo cl"armata. i quali ne coordinano uentualmentc l'azione con quclb c1Lll'e~plorazione terrestre vicina. ln qualche caso pélrlicolare determinale aliquote di tali unità, messe temporaneamente all:'t dipendenza delle diYi::-ioni cli prima schiera. possono compiere resplorazione vicina a profitto di que:,.i:e ultime. ~cll'ec;nminare ora le lìnalità e lo syolgimento delle clt1e csplurazioni aeree nelle Yarie circostanze della lotta terrestre. mi ri f <!rirò ad una succc~~ione di fasi analoga a quella considerata dalla nostra re~olarnentazione. Con ciò intendo semplicemente adottare uno schema utile ai fini dell'addestramento teorico perchè completo, ma ~0110 ben lungi dall'affermare o dal ritenere che le esplorazioni aeree. come deJ rt>sto tutti gli éltti della guerrn terrestre. debbano assumere i:1 ordine rronologier, gli :;,·iluppi corri~pondenti al le ,·arie fasi consiòerate. ~el!a marcia :ti nemico l'csplornzione aerea arnnzata .:i svolie all't·::terno della fa:-cia in cui agiscono le cliYisioni celeri, e\·cntu:11mente ndl'interno cli tale fascia per colmare i vuoti costituiti dagli inter\'alli fra le suddette divisioni: nelle altre fasi della lotta. all'estemo della zona in cui agisce l'esplorazione aerea Yicina. I limiti esterni della zona di azione dell'esplorazione aerea anu1-ata possouo essere fissati dagli stessi comandi d'armata, ron l'intento di limitare l'esplorazione a quegli obietti,·i che Yeramente interessino l'atti\"ità operatiYa dell'armata e di non spingerla a di-stanz,L troppo forte per eYitare un dannoso disperdi mento di mezzi; possono anche essere ;;tabilili dal comando supremo, il quale è in grado di c0ordinan.: in tal modo le esplorazioni aeree di armata tanto fra di ec.se qua11ln con l'esplorazione ::, olta coi mezzi élcrei a proprh disposi7ione. Tn ogni modo l'ordine di grandezza della distanza a cui l'esplorazione aerea avanzata è spinta innanzi alle grnndi unità ,li prima ,chiera l' di centinaia cli chilometri. ;( el pericdo iniziale della marcia al nemico, quando il grosso clcllc forze aHer::,nrie è ancora a note,·ole distanza e le di,·isioni celeri muo, 0119 rapidamente 'lenza incontrare ostacoli consiclerev0li. J'ec;plorazione aerea aYanzata si s,·olge ca;u zona ampia e profond:i. alla ricerca <li grandi obietti, i. Questi sono. procedendo dall'indietro alraY,\llti: le truppe celeri nemiche in esplorazione, i grossi avyers:iri che so:-tano oppure \'Cngono lrasferi ti per ferrO\·ia o con melzi automobilistici oppure marciélno sulle strade. Lo scopo che l'esplorazione aerea aYanzata ~i ripromette in questa fase è di scoprire gl'inciizi t:he rivelino a grancli lince il cli:a:positiYo e le intenzioni clell'avYcrsario: • -
Rui,tn .11 ,~«nrt Ttahana.
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1.',WUZIONE D,1 OSSERV,IZLONE TERRESTRl':
gli osservatori devono rivolgere l'attenzione essenZ1almente sulle strade, sulle linee f errovia_rie, sugli abitati, sulle località che possono essere utilizzate dal nemico per basi logistiche o per zone cli rnccolta o di sosta: il parti.colare in genere non interessa. In seguito, a mano a mano che le divisioni celeri giungono a contatto con le truppe avversarie in esplorazione. eventualmente coi grossi nemici, e vengono a poco a poco arrestate, l'esplorazione aerea avanzata, pur non scendendo mai allo studio metodico del particolare e rimanendo sempre rivolta a grandi obiettivi, si sviluppa con un'azione che. riferita allo spazio. risulta più intensa e talvolta limitata a zone meno ampie. Si tratta infatti, in questo periodo, di ri levare lo schieramento delle armale nemiche, che progressivamente si abbozz:t, si delinea e prende consistenza. di scoprire e seguire la dislocazione che assumono le grandi unità complesse avversarie cli prima e seconda schiera. Q11a11do poi il contatto col nemico è preso dalle proprie grnndi unità di prima schiera - normalmente prima dalle truppe iri e<.plorazione vicina e poi dalle fanterie in primo scaglione - e anche <.f1t1ndo la battaglia - offensiva o clifensiva - si organizza, si accende e prosegue sboccando nello sfruttamento del successo e nell'inseguimento o nel ripiegamento, l'esplorazione aerea avanzata continua a. fonzicnarf, ricercando nelle retrovie delle armate 1-1e1nic!te i soliti grandi obiettivi: movimenti ferroviari e per via ordinaria. grandi organizzazioni difensive a rreb·ate, grandi comandi, g randi centri di rifornimento, stabilimenti vari. In sostanza, in tutte le fasi della lotta, l'esplorazione aerea a, :mzata agisce a grandi linee, osservando essenzialmente le rie ~l i comunicazione e le località o posizioni di particolare importanza ai f.ni dell:t condotta delle operazion i. L'esplorazione aerea vicin:i. nella fase cli marcia al nemico si ~vJlge in corrispondenza della zona interposta fra le divisioni celeri e le trnppe celeri in esplorazione -vicina, zona che ha una profonc!iti media di 30-;;o chi lometri. Nelle altre fasi della lotta si compie nella ,:ona antistante all'esplorazione te rrestre Yicina od agli clementi di primo scaglione drlle divisioni di prima schiera, per una profondità variabile, che ~i pu0 ritenere approssimativamente uguale a quella 11iù sopra nominata e che viene prescritta dai comandi di corpo cl'armat:1. eventualmente da quell i d'armata. Essa si effettmt quindi in zone più ristrette e sempre in modo più particolareggiato che non l'esploraz ione aerea avanzata. Nel caso, dirò così, teorico i11 cui il movimento clelJe armate sia
1.'.wr,1ZI0NE
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0SSER\·,,zT01'F. 1'1:;RRJ::STRF.
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preceduto a distanza dalle di,·isioni celeri, l'esplorazione aerea vicina entra in funzione. in ordine cronologico, dopo l'esplorazione aerea avanzata. cd in un primo tempo ricerca gli elementi nemici eventualmente infiltratisi o sfuggiti attrm·erso alle maglie dell'esplorazione terrestre a,·anzata. Tali elementi sono per lo più costituiti da truppe celeri in movimento hu,go le strade, ma possono anche essere nuclei di fanteria capaci di largo sviluppo di fuoco e incaricati di svolgere resistenze locali; in ogni modo saranno piuttosto esigui e cercheranno di sottrarsi all'osservazione aerea. In segnito, a mano a mano che le truppe celeri in esplorazione vicina prendono contatt<1 col nemico e vengono arrestate, l'esplorazione aerea Yicina cerca di determinare i particolari dello schieramento av1·ersario - difensiYO od offensivo- nel tratto che interessa la grande unità da cui essa dipende, ed ha per obiettivi: le divisioni nemiche di prima e di seconda schiera, g li elementi costitutivi di esse, i reparti di primo. cli secondo ed eventualmente di terzo scaglione. lo schieramento di artiglieria che viene delineandosi. i posti cli comando, le caratteristiche ed i particolari della eventuale organizzazione dif ensiva, gli elementi dei servizi delle suddette grandi unità. In questo periodo le unità avversarie a\'an7.ano o sostano con misure di sicurezza e. compiendo l'avvicinamento o schierandosi a difesa. cercano di evitare le strade e di occultarsi e mascherarsi. L'esplorazione aerea vicina si intensifica durante le azioni di arnnguardia. durante l'org:wizzazione dell'attacco o nell'imminenza dell'attacco nemico. e prosegue, con scopi e su obictti,·i analoghi a quelli esaminati. durante la battaglia. N cl corso di questi\ è rivolta speci:1.lmcnt e a tergo degli clementi di f>ri1110 scaglionr e su'flc rclrm;ie delle gra11di unità di prima schiera dcll'm..•,:ersaric>: secondo che la battaglia è offensÌ\ a o difensiva. scopre e segnala il pronunciarsi di contrattacchi in fo rze prima che siano avvertiti a terra. nonchè l'inizio del movimento di ritirata, ovvero la posizione e l'intcr\'ento dei reparti di secondo scaglione e delle risern~. eYentualmente di unità cli carri armati. In fase di s fr uttamento del successo e di inseguimento l'e~ploraz1one aerea ,·icina ricerca le colonne nemiche in ritirata e ne !,egnala le clirezioni di mo,·imento, gli eventuali arresti. le po~izioni sulle quali si apprestano acl opporre successive resistenze, gli eventuali tentativi "ul fiancc. e sul tergo delle nostre truppe. In fase cli ripiegamento sornglia le colonne avanzanti del nemico, ne rilel'a e segnala la posizione e tiene d'occhio le provenienze laterali, per evitare sorprese. In complesso, mentre l' esplorazione aerea avanzata è incl irizzata
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l.',WLAZ!l)NF U.\ OSSERVAZJ ONE TERRESTRT(
generalmente lungo di rezioui determinate o sn località cli particolare interesse, le unità in esploraz ione aerea Yicina battono gran parte della regione corrispondente al settore d'azione della grande unità a cui appartengono, intensificando l'indagine sugli obiettivi più impo rtanti e compiendo cli solito un 'osservazione insistente e p,trticolaregg.iata. Ciò non deve tuttm·ia indurre a credere che l'osservatore aereo. <'<>Stretto quasi sempre a mantenersi a quota elevata e vincolato ad un punto cli vista instabile, sia in grado di apprezzare particolari di '> ituazione così minuti come quelli che possono essere rilevati dagli u:,servatori te rrestri e ciò sopratutto durante il combattimento. Nel corso di questo, l'osservatore deve adottare unità di misma tanto più grandi quanto più intri cata è la situazione, e non è infrequente il caso in cui egli non possa veder chiaro in quanto avviene a terra se non riferendosi ad unità e distanze mi·nime di battaglioni e di ·chilometri: soltanto in casi favorevoli gli è possibile riferirsi a compagnie e cen tinaia di metri. La necessità dell'accuratezza e dell'insistenza dell'indagine deriYa dal fatto che molto spesso l'esistenza di obiettiYi relativamente importanti è rilevata da piccoli ind izi che possono a prim:1. vista sfuggire o sembrare di scarso valore. Naturalmente la fotografia fornisce in seguito la possibi lità di esam i positivi molto più minuziosi. Per non lasciare incompiuta Ja trattazione cteWa-rgc,mento, accenno al caso particolare - che può Yerificarsi in fase di marcia al nemirn - in cui, disponendosi delle unità organiche per le esplorazioni aeree avanzata e v icina, 11011 vi si.ano divisioni celeri per l'esplorazione terrestre avanzata e vi siano invece truppe celeri per l'esplnrazione vicin a. In questo caso, mentre queste ultime assumono in parte i còmpiti delle divisioni celeri agendo riunite in nuclei esploranti di corpo d'armata, le espl01·azioni aeree avanzata e vicina possono svolgersi nor111alrJ1ente. ma viene a mancare all'inizio la fascia d i delimitazione fra esse, costituita dalla zona in cui operano Le di,·ision i celeri. 1\ llora i limiti esterni dell'esplorazione aerea vicina - ed interni di quella avanzata - vengono stabi liti sin dal principio della marcia al nemico, di sol ito dal comando d'armata. Un altro caso particolare potrebbe Yerifìcarsi durante la marcia al nem ico: quello che 11011 fossero in funzione le nnità cli a1 mata normalmente incaricate dell'esplorazio11e aerea avanzata; per .::'emp io, in un settore cli montagna aspra. in cui le caratteristiche topo~rafì.che avessero consigliato l'assegnazione ad un corpo d'armata d i fronte ed autonomia simili a quelle che in altro terreno verrebbero
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attribuite ad un'armata. In questo caso mancherebbe altres1 l'esploraziune terrestre avanzata, e quella terrestre v icin a sarebbe per lo più affidata a t.ruppe a piedi. In ta li circostanze le unità aeree di corpo d'armata devono inizialmente spingere la loro indagine dentro il territoric nèmico a maggior profondità: di quanto ad esse spetterebbe negli altri casi, per rilevare la situazione complessiva ed il dispositi,·o dell" aYvrssario; di poi, mentre a terra viene preso il contatto col nemico, svolgono la normale attività di esplorazione vicina, ma con c1ualche apparecchio almeno continuano resplorazione nelle lontane retroYie avversarie. P~r questa eventuali tà è bene che delle unità aeree e.li cdrpo d'armata faccia parte un·aliqttota fornita di apparcccI1i a grande raggio <l'azione, da destinarsi alle missioni lontane. Tale aliquota, che potrebbe esser tratta dalle riserve aeree del cornaudo s upremo, rimarrebbe sempre a disposizione del comando di coq)O ,l'armata, mentre le ttnità incaricate delle funzioni di vera e propria esplora1.ione ,·icina verrebbero spesso decentrate alle divisioni cli prima schiera. Le esplorazioni. aeree avanzata e v1cma hanno in comune una C«ra.tteristica, a cominciare dal mo mento in cui a terra sia stato preso il contatto con l'anersarì.o: quella di preponderare verso la parte più interna della zona da sorvegli are; retrovie lontane per l'esplorazione avanzata, retrovie immediate e scaglioni arretrati per quella vicina. Questo è dovuto a due ragioni. Anzitutto l'esplorazione aerea de,·e essere prèYalentemente rivolta Yer:;o gli obiettivi . sitt1ati a l cli fu ori del raggio <l'azione dei mezzi terrest ri di osse1:vazione ed esplorazione. che possond anche essere costituiti da lle truppe di primo scagl ione. tn seeondo luogo i sintom i precursori degli avvenimenti importanti in campo avversario sono in maggior numero e con maggiore anticipo percepibi li verso la parte a rretrata dello schieramento nemico, giacchè ogni azione tattica o strategica di una certa entità richiede preventive operazioni logistiche, che in tale parte devono apptrnto essere compi Ltte. Sia l'esplorazione aerea avanzata sia quella vicina si svolgono preYalentemente di giorno, ma per entrambi può essere di g rande imp0rtanza l'esecL1zione di osservazioni nottu rne, dato che il nemico approfitta spesso della notte per compiere i grandi movime11ti d i truppe e di materiali. S i può anzi affermare che ·fra i vari còmpiti informativi dell'aviazione per l'esercito, l'esplorazione costitttisce quello che più freq uentemente, se non proprio escl usivamente (r), esige voli ( 1)
Voli notturni possono anche essere utili,
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determinate circo-
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t}AVTAZlONl! DA OSSERVAZIONE TE:RRESTRE
notturni e, d i conseguenza, l'attrezzamento dei campi e degli apparecchi necessari per tali voli, nonchè il relativo allenamento del personale navigante. L a quota di navigazione e di osservazione è di notte più bassa,. e anche notevolmente, di quella adottata normalmente di g iorno; le condizioni di visibilità degli obiettivi, se non risbltano natnralmente così favorevol i come possono talvolta essere con buona luce lunare e con atmosfera limpida, vengono migliorate con l'uso, da parte dell'osservatore, di artifizi illuminanti (razzi a pa racadute). Di g iorno la quota relativa normale di osservazione si aggira stù 2000 metri per gli apparecchi in esplorazione v icina; è di solito più elevata e può esserlo di molto - sino a 4000 o 5000 metri - , per gli appa recchi in esplorazione avanzata. Ciò non esclude, beninteso, che in condizioni atmosferiche che impediscano la Yisibilità del terreno dalle alte quote e favoriscano la sorpresa da parte degli aerei - per esempio, con nubi basse - apparecchi impiegati in mission i sia lontane sia vicine possano improvvisamente calare su obietfo·i. veri o presunti, allo scopo di osservarli e rilevarli. Per il buon rendimento delle due esplorazioni è molto importante che i comandi di grande unità, nell'ordinare l'esecuzione delle missioni aeree e nello stabilire limiti e final ità di ciascuna di esse, sappiano conciliare le esigenze operatiYe col criterio dell'economia dei mezzi. Gli apparecchi 110 11 devono essere inviati ad esplorare ininterrottamente e <lovunque, ma soltanto quando e dove la loro azione risulti ve ramente necessaria ed efficace. Per quanto riguarda il tempo . in determinati periodi - per esempio durante il combattimento l'attività aerea cli esplorazione dev'essere continua; in altri periodi saltuaria. Per quanto riguarda lo spazio, escluse la possibilità e l'opportunità di esercitare azione esplorativa ugualmente intensa su tutto il settore interessante una grande unità complessa, occorre limitare. secondo i casi, le località o la zona da esplorare. In rapporto ai caratteri delle due esplorazioni che già ho descritti, i voli di esplorazione avanzata finiscono col segnare complessivamente nel cielo delle maglie ampie e profonde; quelli di esplorazione vicina si svolgono lungo maglie più fitte e ristrette. Gli elementi i11formativi raccolti in precedenza da varie fonti e tenuti permanentemente a g io rno per opera cli organi appositi , de:-tanze, per integrare i risultati di voli diurni, da parte di aerei in servizio cl 'artiglieria, incaricali della ricerca e individuazione di ohiettivi. Sono da considerarsi ,assolutamente eccezionali per altri còmpiti .
1.'.w1,w:10~.E OA OSSE:RVAZJO~E TERRESTRI-;
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vono sernre di base ai cornaucli di grande unità per assegnare d i volta in yo1ta, coi criteri indicati, le missioni di esplorazione aerea. La ricoguhiione.
La ricognizione aerea può essere eseguita, tanto dalle squadriglie d'armata - con apparecchi a grande raggio d'azione - quanto da quelle di corpo d'armata, su un tratto od un punto determinato della zona che iuteressa la grande unità a cui esse appartengono. È OYYÌO ù1fatti che l'esistenza e le condizioni di una particolarità topografica che noJJ risultino chia ramente dagli elementi disponibili - un bosco. un canale, un neYaio, un tronco stradale o ferro\·iario, un ponte, un caseggiato, dei baraccamenti, delle coltivazioni, ecc. op1mre di layori di sistemazione elci terreno, possono interessare, in raggio diverso, ·l'armata e<l il corpo d'armata. Per quest'ultima grande un ità è tuttavia presumibile che si presenti più frequentemente l'opportunità di tale còmpito aereo. A prescindere dalle esigenze che possono manifestarsi in a ltre fasi della lotta, le nnità aere:e di corpo d'armata possono essere incaricate di eseguire ricognizioni : in fase cli organ izzazione dell'attacco, per rilevare determinate car atteristiche del terreno attraverso cui dovrà S\·ilupparsi l'attacco; in fase di organizzazione della difesa, per integrare i risultati dell e osservazioni e delle ricognizioni terrestri non soltanto in corrispondenza della zona in cui annzerà il nemico, ma altresì cli '}t1ella in cui si predispone la resistenza. A nzi, nel caso della difensiva, specialmente utili possono risultare rìcognizioni aeree fotografiche per contro llare, nell'insieme e nel particolare, lo stato dei lavori di rafforzamento compiuti e l'efficacia del mascheramento. Evidentemente le ricognizion i non vengono eseguite che cli giorno. Circa la distanza a cui esse possono essere spinte e la quota a cui -vengono normalmente compiute su territorio nemico dalle unità d i armata e cli corpo d'armata, ci si può in via approssimalirn ri ferire a'i ,ralori dati per le esplorazioni a,·anzata e v icina.
li servizio aereo d'Mtig lleria. Per qua1,to concèrne il serv1z10 aereo d'artiglieria, l'argomento è diffusamente trattato nello studi o menzionato a pag. 987. Qui, per non lasci~re una troppo ampia lacuna nell'esposizione compless iYa della materia, riassumo i concetti principali che dovrebbero, a mio parere, presiedere all'impiego delle trni tà d i aviazione in tale servizio. I .'osservazione aerea d'artiglieria è svolta di regola a profitto
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L':IV I., zro:-:E O,\ OSSERV.IZION I·. TERRE::,TJ(I;
delle artiglierie d'armata e di corpo d'armata; eccezionalmente di quelle d ivisiona li. Delle missioni particolari che rientrano nel sen-izio generico di artiglieria la più importante è quella di ricerca e individuazione degli obiettivi. Essa è abbinata di solito all'incarico di son·egLiare l'atti\'ità di obiettivi già noti e dovrebbe essere affid ata ad aerei in 111issio11c di sor·uaglian:m. L'intensità con cui è svolla raggiunge il massimo nella fase in cui Yiene organizzata, da parte propria o nemi ça, la battaglia offensiva. L'ossen-azione del tiro può essere eseguita con In c;copo di ag·giustamento del tiro oppure cli accertamento del tiro oppure cli controllo dell'andamento generale del tiro d'efficacia. L'aggiustamento ciel tiro con osserYazione aerea richiede prncedimenti lunghi e laboriosi e cley'essere, a mio parere, limitato ai soli casi in cni le batterie siano costrette ad aprire il fuoco con dati ricavati da una preparazione sped itiva («preparazione del ti ro per 1a azione immediata») : il che an-iene preYalentementc nelle fas i della lotta caratterizza te dal mo\· imento; per esempio, durante l'an'Ìcinamento. Negli altri casi, q uando cioè si abbia avuto il tempo di eseguire una pn·parazione del tiro esatta ed accurata ( « preparazione del tiro per la 111ru10Ha cli fuoco»). e q uindi sempre dopo una fase di organizzazione, l'os,errnzione cli uno solo o al massimo cli due gruppi cli colp i è sufficiente per poter passare successi,·amente al ti n> di efncacia. Pertanto, mentre l'osseryazi one aerea a scopo di controllare tiri di efficacia può risultare opportuna in qualsiasi momento. r osse 1Tazione aerea a scopo di aggiustamento è normale nelle fas i cli rapido movimento e precede, di solito, sempre il tiro cli efficacia su singoli obiettivi non ,·isti dagli osservatori terrestri ed aerostatici: l'osse1Tazione aerea a scopo di accertamento è norma le nelle fasi di organizzazione e svolgimento della battaglia, ed è compiuta. St1 più ohiettivi successiYamente - allorcbè si procede ad una serie sistematica di tiri di in quadra mento - , OH ero cli Yolta in volta su s ingnli obietti ,·i i111111crliatamente prima del ti ro d'efficacia. L'osservazione aerea del tiro può essere eseguita inoltre per tiri prestabiliti o per tiri occasionali . Nel primo caso. che si \'erifica in prevalenza quando d'o rganizzazione della battaglia è compiuta. l'osservato re conosce prima di partire ù1 volo la natura e l'ubicazione degli obiettivi n onchè lo scopo e le modalità dei tiri ; nel secondo caso, più frequente nelle fasi di rapido moyimento. l'osserrnto re. essendo g ià
!.',\\'IAZ!O:>;E Il.\ ():-!'ERV.IZI0:-(1• TERRE.STRF.
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in ,·olo con altra missione, è chiamato ad osserrnre il tiro su obiettiYi <la lui stesso individuati oppure indicati da terra. Il rilevamento dei risultati ottenuti col tirn è effettuato clall'o~seffatorc mediante fotografia dell'obiettivo ogn iqual"olta egli abbia ossen-ato a scopo di controllo un tiro d i efficacia. Le missioni del serYizio aereo d'artiglieria Ycngono s,·oltc dalle unità aeree d'armata. - possibilmente con apparecchi a raggio di azione limilato - a profitto delle artiglierie d'armata, dalle unità aeree di corpo d'armata a profitto delle artiglierie di corpo <l'armata ed eccezionalmente di quelle di, isionali. I limjti di di:-tanza entro cm sono contenute, sono quelli corrispondenti alla gitta ta massima delle bocC'be da fuoco; la quota relatiYa di osservazione è in media sui 2000 metri. ma può essere notcrnlmentc inieriore in determinati casi di os:.en·azione del tiro e quando occorra rilevare i risultati ottenuti col tiro. Il collegamento.
11 rilcvamenl() delle pos1z1oni raggiunte o mantemtte dagli elen 1cnti terrestri avanzati è reso possibile dall'esposizione, per parte di questi, dei teli individuali. in seguito a richiesta fatta dall"aereo mediante il lancio di apposito artifizio da segnalazione. Esso è effettuato dall'aviazione d'armata soltanto nel caso che gl i elementi aYanzati appartengano ,, diYisioni celeri: dall'aviazione di corpo d'armata negli altri casi, quando cioè si tratti d i clementi di truppe celeri assegnate a grandi unità cli prima schiera oppure cli elementi avanzati di fanteria. Talora il rilevamento è fatto in seguito a ord ine da to a: momento del bisogno dal comando della grande unità da ct1 i i reparti di a, iazione dipendono; talora - specialmente in azioni offensiYe - è previsto nell'ordine cli operazione. che st:'lLiil isce le ore in cui ckv'csser fatto. 1l ri levamento è duplice: fotografie.o cd a vista. f ri~ultali del rileYamcnto a ,·ista sono clall'ossen·atore condensati in unn c:chizzo, ch'egli deve trasmettere al più presto al comando della propria grande t1nità. Anche il collegamento fra unità a\'nnzate e comand i puù es::;er fatto dai reparti aerei di armata in un solo caso: quando cioè s1 tratti cli collegare elementi distaccati da una didsione C'clere col comando di questa. l rc:parti aerei di corpo d'armata trornnn invece impiego più frequent~ per questo còmpito: così per collegare elementi cli truppe celeri assegnale a grandi unità di prima schiera coi comandi delle ~tesse grandi unità: arnnguardie - o retroguardie - con comandi di divisione o di colonna; repa rti cli fanteri a - in genere bat-
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L'A\ù\ZlO:,/ll O<\ OS1\F.RVA7.l0NE TERllE~TRE
taglioni - con comandi di diYisioné o cli colonna cli attacco o cli settore difensivo cl, reggimento o cli brigata. Per questi casi di collegamento, il còmpito dell'osservatore consiste nel trasmettere ai comandi richieste od informazioni delle unità avanzate; a queste, o rd ini od informazioni dei comandi. Le trasmissioni da terra vengono fatte dai comandi a mezzo r. t. oppure med iante teloni seconclochè i comandi dispongono di posti cli antenna oppure d'ascolto ; dalle unità avanzate mediante teloni. giacchè e:;:::e sono dotate in genere cli posti di segnalazione. L'osse rvatore a sua volta si serve cli trasmissioni r. t. per comunicare coi posti a terra dei comandi, mentre deYe ricorrere a trasmissioni con messaggi o con artifizi per comunicare coi posti a terra delle unità ayanzate. Naturalmente le comunicazion i medìante le quali il collegamento viene dfettnato, devono esser limitate allo stretto indispensabile ed escludere il pericolo di equivoci o di false interpretazioni; cleYono quindi essere poche, brevi e chiaramente stabilite. Il rilernmenlo delle posizion i ava112atc e<l il collegamento fr,. elementi a\'anzati e comandi costituiscono le mission i di collegamentc, aereo di più frequente applicazione. Le unità aeree incaricate di assokerle possono rimanere alla dipendenza d iretta dei comandi delle grandi .unità a cni organ icamente a.pp~trtengono - armata o corpo d'armata - anche se agiscono nell' interesse diretto di coma,ndi inferiori, oppure venir temporaneamente decentrate a comandi di grandi un ità dipendenti - di ,-isione celere o divisione cli fanteria. La quota a cui queste particolari missioni vengono svolte è generalmente minore di quella che ho per altre missioni considerata; s i può ritenere che oscilli in media fra i 1000 ed i I 500 metri. ma, in determinate condizioni di luce o di visibilità sul terreno, può essere anche inferiore. Ciò deriva, per il rilevamento cli posizioni avanzate, dalle difficoltà che l'osservatore incontra nell'individuare i teli da segnalazione, sopratutto se questi sono esposti in terreno accidentato o coperto; per il collegamento fra unità avanzate e comandi, dall'opportunità che gli a rtifizi da segnalazione, di cui l'osservatore si serve per le comunicazioni con le unità avanzate, siano visti distintamente da terr-a, allo scopo di evitare errori di interpretazione, che potrebbero avere gravi conseguenze. S'intende che per il lancio di messaggi l'aereo deve abbassarsi a poche centinaia dì metri da terra; il che, rappresentando talvolta un pericolo per l'aereo, e sempre una perdita di tempo, cley'essere li'mitato ai casi di vera necessità. Il collegamento aereo fra reparti d i fanteria e reparti di artiglieria, nei casi assai rari in cui viene effettuato, si riduce all a tra-
L'AVBZIO~E PA 0S5-EllVAZ LONE TERRESTRE
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smissione di richieste di fuoco - cli appoggio o di protezione - o cli richieste di allungamento o di sospcn::-ione del tiro: è eseguito all'occorrenza dalle squadriglie di corpo d'armala. Il collegamento aereo fra comandi è eseguito in circostanze assolutamente eccezionali, guanclo a terra non funzionino nemmeno i mezzi r.t., dalle ·unità di armata per collegare un comando di <li\'isione celere col comando di armata; dalle unità di corpo d'armata per collegare: un comando di truppe celeri col comando cli corpo d'armata o con un comando di dfrisione di prima schiera. comandi di col01111a d'attacco o di settore difensi,·o con un comando di cfo·i~ionè. i comandi delle divisioni di prima schiera fra loro. Come per il rilevamento delle posizioni avanzate, così per le altre missi oni di collegamento aereo, il collegamento viene di massima stabilito e mantenuto in seguito a ordine ciel comando della grande unità da cui i reparti cli aviazione dipendono. t\ qt1esto proposito è da tener presente che un osserYatore che si troYi in volo con un còmpito di esplorazione n d i ricognizione ha facoltà. qualora lo ritenga opportuno e possa farlo senza compromettere l'assol\'imento del còmpito ricen1to, di trasmettere ai comandi retrostanti una comunicazione urgente che gli n:nisse segnalata dai posti a terra di unità cli primo scaglione. ma 11Qn di st:tbilire •m collegamento continuai ivo senza esplicito ordine ccl autorizzazione del comando della propria grande unità.
I compiti eventuali. Le unità aeree da o~serrnzione possono partecipare direttamente alln lotta con azion i di piccol o bombardamento contro obiettivi terrestri animati. Il piccolo bombardamento consiste nel lancio di bombe di piccolo calibro o di spezzoni, che dev'essere eseguito no rmalmente a bassa quota - · qualche centinaio cli metri - in relazione alle dimensioni 1·elativamente limitate cd alla scarsa visibilità degli obiettivi ed al fatto che la dispersione del tiro di caduta- per natura non molto preciso aumenta con la quota. Le azioni di mitragliamento cQntro obietti "i terrestri sono da escludersi per gli apparecchi da oss~rvazione, dato che questi non banno i requisiti di costruzione necessari per il volo a bassissima quota che tali azioni richiedono. Durante la gtlerra mondiale all'intervento diretto nella battaglia
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L',WlAlllOl'.E O,\ OSSERVAZIONE 'rE.RRESTRE
te rrestre erano destinate unità da Uombarclamento. col còmpito di culpire obiettiYi situati oltre i limiti cli gittata delle artiglierie, e unità <la caccia per azioni di m itragliamento. Verso il termine della guerra si sentì il bisogno di destinare all'intervento diretto nella lotta, mediante piccolo bombardamento e mitragliamento, delle unità appositétmente create per tale scopo e dette unità da battaglia. Gli apparecchi di tali unità avrebbero dovuto avere, quali requisiti essenziali, una grande maneggevolezza, un notevole scarto di Yelocità, un forte numero di anni automatiche convenientemente disposte, un blindamento che ne proleggesse le parti vitali contro le offese delle armi portatili terrestri. Pare che qualche apparecchio di tale tipo sia comparso da parte tedesca, ma la cosa non è sicura ed in ogni modo non ha avuto seguito. Dopo la guerra se ne è ancora parlato, ma gli studi in proposito non sono progrediti e, in sostanza, l'esercito non dispone oggi di unità aeree da battaglb. Ciò posto, è logico che, se si potesse disporre di unità da bombardamento e di unità da caccia, o comunque atte all'offesa a volo rasente, le prime sarebbero le più idonee a partecipare mediante azioni cli bombardamento alla lotta terrestre e le seconde potrebbero assolvere còrnpiti di mitragliamento contro obiettiYi cli superficie; le une e le altre verrebbero in tal modo impiegate come già lo forono nella passata guer ra. Ma. ammesso che le grandi unità dell'esercito non possano contare sul concorso diretto cli reparti aerei da combattimento - qualora que=,ti siano impiegati tutti nell'àmbito dell'armata aere.i - con,·iene affidar e a lle unità aeree da ossen-azione il còmpito di interrenire offensi\'amente nella I).attaglia con azioni di bombardamento: ln via cli massima, no. La ragione principale che mi induce a questa negati,·a quasi recisa non sta nel pericolo a cui !e unità da ossen·azione Yerrebhero ~;;poste; il pericolo sussiste sempre con qualsiasi missione e clev·essere .;empre affrontato in guerra. S ta invece nel fatto che l'impiego normale delle unità da osservazione per còmpiti offensivi contravverrebbe al principio del l'economia delle fo rze, che impone di trarre dai mezzi hell =::i ;I più ~nndc utile possibiìe. Nella maggior parte dei casi, infatti. i comand i traggono un vantaggio molto più forte dai risultati delle missioni in formatin· affidate alle unità aeree da osservazione. che non dall'in tervento offensiYo dì queste nella lotta: d'altra parte le nuità aeree cln osservazi,me nt>n sono in grado di agire a pieno rendimento se non impiegate nei còmp iti informatiYi per i quaìi sono state appositamente costituite.
1,' WI ,z1n:,;:;: J1 I c>o<:-ERl•.,7.10:,;F. TI RllF:-TRF.
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~: da tener presente poi che il numero di ta li unità non risulta :nai esuberante alle esigenze che. in materia di o:-:sen-azione aerea. :-i manifestano nel corso d<:lla lotta. [n conclusione. il desti1:arc normalment:: unità aeree da ossen·azionc a missioni di comhattimento ,·orrebb:: dire pregiudicare l'assol,·imento di altre missioni più importanti. C:'-ponendo le unità stesse a sforzi e perdite 11011 proporzionnti ai ri~ultati consegnibili. Ed allora in quali casi ~ g ius!ilicato l'impiego elci reparti <li aria7.ione in còmpiti offem,i, i a diretto concorso delle operazio111 terrestri ? Xei soli ca::-i in cui. e~senclo il nem:co in crisi. sia maggiormente soggetto all'effetto morale clell'attac<:o aereo e non sia capace di reazione efficnce. oppure in cui una gn\\'e minaccia imponga di ricorrere a qualsiasi m<::zzo disponilJile per migliorare la situazione. Il primo caso si Yerifica di sol ito in fase di sfrutlamento del successo o di inseguimento, quando occorre gettare il peso di tutte le proprie forze sulla bil,:111cia della sorte, per determinarne il t racollo clccisi\'O; può rcrificarsi, più raramente in altre fasi . contro colonne an·crsarie ·orprese in marcia, spec ia lmente se in pa~saggi obbligati. Il secondo caso può presentarsi dopo un insuccesso od in fase d i ripiegamento, allorchè urge impiegare ogni risorsa per ri.,tabilire l'equilibrio compromesso o per g uadagnare tempo e respiro. In cgni modo si tratta di casi eccezionali, nei quali tro\'ano impiego, in seguito a ord in e del comando dell a g rande unità i11teressat<1, i reparti aerei di corpo d 'armata piutlosto che quelli di armata. Nelle C\'en lual ità considerate devono esser prese precauzioni opportune per e\'ilare che gli aerei offc11clano truppe amiche e che essi siano colpiti - a bassa quota - dali-" proprie armi contraerei. Gli apparecchi de\'ono essere impiegati a massa. possibilmente ad intere <:quadriglie. Essi procedono in fon11azione fin sull'obietti\'o e cercano di ottenere ln sorpresa, naYigan<lo ad alta quota per abbassarsi poi repentinamente sull\,bietti vo. .\.néhc la dottrina francese pren~de che l'impiego dell'a\ iazione da informazione per a ltacchi a pattuglie contro obiettivi a terra. sin ordinato dai c<:mandi ~nltantn in circostanze eccezionali. Essa ammette però che l'ossen·atore d i un apparcccbio isolato, in yoln per mi,sic.ni informati, e - ::-r~cialmenk quelle di accompatrnamcnto al combattimento e di sor n:glianzn genl'ra 1e - , abbia la f acnltà di agire r ffcnsiYamcnte di iniziati,·a contro dementi neniici, quando ~i presenti l'occa:-ionc a ci,\ fa\'orc, ole. Secondo le prescrizioni francesi, l'interYento offensi,·o <li un apparecchio isolato può aver~ tal\'nlta il
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L'AVIA~ONE Il,\ oss1;1w,1ZIONE 'l'.ERRESTl\E
semplice scopo di indicare alle truppe amiche, rnediante tiro a pallottole traccianti, nn obiettiYo particolarmente pericoloso, che esse- non ,-edono; per esempio, carri armati. Esclusa sempre l'eventualità del mitragliamento, sarC'bbe opportuno coricedere una simile facoltà di intervento offensi,·o contro obiettivi terrestri agli osservatori delle nostre squadriglie da osservazione? Le « Norme generali per l'impiego delle grandi unità» si limitano a prescnvere che nello sfruttamento del successo e nell'inseguimento ogn i apparecchio che non sia impegnato in ,ùtri còmpiti e chl: abbia la materiale possibilità cli offendere obiettiYi terrestri, partecipi rlirettamente al combattimento, per concorrere alla disorganizzazione delle truppe av\'ersarie e spegnere in esse ogni fiducia nella lotta. Il <·ontemplare altri casi e l'estendere di proposito i limiti dell'iniziatiHt individuale degli osservatori può forse essere superAuo in sede di regolamento . .Ma jo ritengo che una rcipida azione di bombardamento contro elementi nemici particolarmente vulnerabili e sensibili. condotta dall'osservatore di sorpresa e di iniziativa e senza pregimlicare !"assolv imen to cli altre missioni che gli fosser o state affidate. possa risultare, in determinate circostanze, effi.cace e degna dell'approvazione superiore. Il rifornimento in viveri e m unizioni di truppe isolate o tagliate 'fuori è un còmpito che nella passata guerra è stato in più di una circostanza svolto da apparecchi da bombardamento. La necessità di r icorrere a mezzi aerei per tale scopo può nuovamente presentarsi in avveni re e, in mancanza d i aeroplani dotati di un maggior carico utile. l'incarico di eseguire il rifornimento per le Yie dell'aria può essere affidato, i11 via eccezionale, ad apparecchi da osservazione che, secondo i casi, appartengano ad unità di armata o di corpo d'armata. I! trasporto di ufficiali di collegamento attraverso territorio occupato od infestato dal nemico ed il trasporto di emissari od informatori addirittura in territorio nemico sono còmpiti la cui esecuzione, per parte di unità aeree di armata o di corpo d'armata, può l"Ssere eccezionalmente richiesta dallt esigenze cli particolari situazioni. Il secondo cli questi còmpiti è stato ripetutamente e proficuamente portato a termine, nell'ultimo periodo della guerra mondiale. da apparecchi italiani mediante azioni notturne arditissime, che costituiscono uno dei più brillanti titoli di gloria della nostra aviazione.
L'AVIAZIOJ\c. O;\ OSSERVAZIONE TERRESTRE
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L'assegnazione dei vari compiti alle uni~à aeree da osservazione. Esaminati così in modo particolareggiato i cùmpiti deYoluti alla aviazione per l'esercito, potrei ora considerare l'importanza relativa t: la , aria distribuzione di essi in seno alle unità aeree di armat.i e cli corpo d'armata neile singole fasi della lotta. ;\fa farei certamente un lavoro di carattere astratto e teorico, che donebbe limitarsi a ctnn i generici e Yaghi e che avrebbe una molto scarsa utilità. Ritengo del resto di ayer fornito gli elementi sufficil:nti per poter risoh·ere in una dderminata situazione òi guerra, tencn<lo conto di dati concrt>ti - lo scopo delle operazioni in corso, il 111'111ico, il terreno, le informazioni già note - i seguenti problemi : .:_ Quali missioni aeree de,·ono essere assolte? In quali ore e con quali particolari modalità? - Quanti apparecchi deYono essere destinati a ~ ciac;cuna cli esse? Gli organi competenti a decidere in merito ed a stal,ilire così la dosatura dei mezzi aerei nelle Yarie fasi sono i comandanti delle grandi unità da cui i reparti <li a\'iazione <lii>en<lono, co,,diu \'ati dai rìspettiYi comandanti di aYiazione, e L'occasione di 1:scrritare qt•csta prerogativa è offerta, in tempo cli pace, dalle esercitaziolli di (!,r::rndi uni tit. Ma sarebbe, a mio parere, utili ssimo che anche in occasione <li esercitazioni coi quadri Yenissero prese in esame le questirmi relative all'impiego dell'ayiazione per l'esercito, ndlo stesso modo con rni Lo sono quelle relative all'impiego della fanteria, delle truppe celeri , dell'artiglieria, e che a questo esame venissero addestrati unìciali di ,·arìo grado. Si doncbbe aYer cura che alle suddette esercitazioni partecipasse sempre un congruo numero dì ufficiali ossen·atori, col doppio scopo cli utilizzarne la competenza e l'esperienza in materia cli missioni aeree e di porre gli ufficiali stessi a contatto con problemi e procedimenti di impiego delle armi terrestri. che interessano st·mpn: t'osserntzione aerea. Di grami~ vantaggio ri esce allresì. per le ra~ioni cbe ho ,. suo tempo messe in luce. la partecipazione cli uAìci:lli <li aeronauLica della specialità da osservazione terre,;tre ;\ ell'assegnazione dei còmpiti cli osserYazinne aerea occorre tener presente l'opportun ità cli attribuire a ciascun apparecchio un solo còmpito alla yolta e di definire questo quanto più ncttamMtc è po~~ibile. Può accadere però, specialmente nelle fasi caratterizzate dal 1110-
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L'AV1A7.IO;>;E Il.I ()SSERV,\7.IOXF. TERRF.STRf:.
vimento e per il còmpito cli esplorazione, che non siano esattamente determinabi li i limiti entro cui la missione cle,·'essere contenuta e eh~ all'osserYatorl? ,-e11gé1 semplicemente assegnata llna zo11a d'azione piuttosto ampia. Spetterà all'osservat0re, durante il volo, cli orientare la sua attività Yerso lt località, le d irezion i e gli obiettivi che una 11 ri m indagine avranno consigliati. Può anche accadere tal volta che allo s tesso ossen·atore cld>ban'l essere affidati più còmpiti omogenei : per esempio, esplorazione e ricognizione in corrispondenza della stessa località, ricerca e indiYiduazione di obiettivi <l'artiglieria e osservazione di tiri occasionali. Ci<', è tuttavia da evitarsi tutte le Yol te che possibi le, perchè. se da un lato permette cli economi zzare apparecchi e personale, non giova d'altr11 lato all'accuratezza d i assolvimento delle singole missioni . Solamente in casi molto rari in cui la delicatezza della situazione lo richieda, dev'essere dato l'ordine di tenere permanentemente in n,lc, nn apparecchio al disopra di un dato settore, con un còmpito determinato. mmesso infatti che ciascun apparecchio non rimanga in 111nzione in cielo nemico pe r uf} periodo superiore alle due ore, gi:tcchc al di là cli questo limite la capacità di lavoro dell'osservatore si affievolisce, per ottenere, ad esempio, la continuità ,dell'ossen·azione aerea durante dodici ore, occor rerebbero sei apparecch i diversi, oppure tre apparecchi, ciascuco dei quali compiesse due volte la missione nelle dodici ore, ri manendo in volo pe r un periodo complessi vo di quattro ore. più il tempo necessario a percorrere due volte le rotte di andata e cli ritorno. E questo tempo potrebbe essere cli entità notevole in zona montana, qualora la grande altitud ine delle. località da sorvolar<' imponesse agli apparecchi di portarsi inizialmente a quota molto ek,·ata. Tutto ciò signifìca un forte logorìo di materiale e di equipaggi l'. l'assorbimento d i gran parte dell'attiYità cli. un'intera squadriglia . e cleY'esser tenuto presente nell'esame cli casi d i impiego del!'avi~zione d.:i ossen·azionc, per eYitare la già menzionata eventualità che ad essa si richiedano o si attribuiscano sforzi superiori alle possibilità di esecuzione. Ho così svolto in g ran parte il tema che mi ero proposto. :\fa per esaurire l'::trgomento devo ancora toccare due questioni ù1teressauti. clw ho a bella posta lasciate per ultime e che si riflettono sull'organizzazione e sul funzionamento de.Jl'aYiazione per l'esercito. Fna riguarda la raccolta e l'utilizzazione delle informazioni aeree pres"o i reparti da ossen·azione ed i coma~di cli grande unità, l'altra riguarda la costituzione del personale osservatori.
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L'.\VJ.\ZIONr D\ OSSER\'\ZlONE' TEKIH'.$Tllli
JU33
Il servizio informazioni per l'ossel'vazione aerea.
c;li elementi informativi raccolti dai reparti aerei eia osservazione affluiscono ai comandi di grande unità, doYe vengono esaminali, vagliati t coordinati con gli elementi pervenuti da altra fonte, per cura degli organi del servizio informazi oni, che sono : l' ufficio informazioni presso il comando d'armata, la sezione informazioni presso il comando di corpo d'armata. F ra gli elementi più importanti sono comprese le fotografie aeree, il cui studio dev'essere affidato a personale specializzatv nell'interpretazione delle suddette fotografie. Com 'è noto, questa specia!izzazione richiede un lungo tirocinio, ed è più facilmente conseguibile da parte di ufficiali già pratici di volo e di ossen·azione aerea che non da parte di ufficiali profani in materia. È logico pertanto che il personale suddetto sia tratto dagli ufficiali osserntori dall'aeroplano. Donde la necessità che alcuni di tali ufficiali faccian o parte degli ·,1ffìci in f ormazioni d'armata - oltre che, s'intende, di quello del comando supremo - e delle sezioni informazioni di corpo d'armata, con l'incarico generico dello studio degli elementi in formativi raccolti medi ante osser\'azione aerea e con quello specifico deD'inlerpretazione delle aerofotografie. Qualche ufficiale osservatore interprete di fotografie aeree deve esser pure destinato alle sezioni informazioni di di,·isionc cli faPtcria e di divisione celere, per il caso che la divisione stessa disponga temporaneamente di un'aliquota di aviazione da osservazione oppure riceva semplicemente in istudio dal comando della grande unità superiore dei documenti aerofotografici. Una simile assef!Oazione di personale dev'essere fatta infine ai comandi d'artigli eria d'armata e di corpo d'armata, per lo sfruttamento degli elementi raccolti dagli apparecchi in servizio d'artiglieria, segnatamente di quelli incaricati della ricerca e indh·iduazione degli ohiettiYi. Ma l'organizzazione del servizio in formazion i, per (]Uanto riguarda l'osservazione aerea, non può arrestarsi ai comandi di grande unità e d'artiglieria: esso deve spingersi e ramificarsi sino ai comandi di aviazione di grande unità ed agli stessi reparti da osservazione aerea. E ciò in rapporto alla necessità di alimentare una doppia corrente di in formazioni: quella che, scaturendo dallo s,·o!gimento delle singole missioni aeree, risale via via sino al comando interessato coi risultati delle missioni stesse, e quella che dai comandi di grande unità discende sino ai reparti di aviazione, allo scopo di porre questi r;-,
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Riv/$1,i Mililarr 114/ia114,
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t.'AVLJIZIONE DA OSSERVAZIONE n : IUlE$TRE
nelle migliori condizioni cli orientamento per l'esecuzione dei còmpiti ad essi affidati. Come potrebbe il servizio informazioni essere ·organizzato nei comandi e reparti di aviazione per l'esercito? Incomincio dal gruppo da osservazione cli corpo d'armata. il cui comando comcicle col comando di aviazione di corpo d'armata. Presso tale gruppo un ufficiale osservatore - che vorrei chiamato ufficiale in.formatore di gruppo - dovrebbe essere specialmente incaricato di raccogliere e tenere al corrente le informazioni che provengono da un lato dal comando deila grande unità alla qua le il gruppo appartiene e d'altro lato dalle osservazioni aeree compiute. Pertanto tale ufficiale dovrebbe mantenersi a contatto col com:inclo della grande unità - in particolare con la sezione informazioni e col comando d'artiglieria - per riceyerne le notizie sulla situazione propria ed avversaria, la cui conoscenza è necessaria per l'efficace disimpegno delle missioni di volo; dovrebbe compilare e raccogliere documenti cartografici e fotografici e tenere a giorno un grafico od uno specchio della situazione della grande unità e del nemico ch'essa fronteggia; fornire agli altri osservatori, prima ch'essi partano in volo, gli elementi ìnformativi necessari - carte topografiche. fotografie, notizie - ; ricevere da essi, al loro.ritorno, le in formazioni ricavate dalle osservazioni compiute; sorvegliare le operazioni di sviluppo e di stampa delle fotografie; tener copia delle fotografie prese. studiandole per quanto può concernere l'attività. del gruppo; curare infine la raccolta e la tempestiva trasmissione al comando della grnnde unità od agli altri organi eventualmente interessati di notizie, relazioni, fotografie e documenti vari. Come si vede, questo complesso di attribuzioni è tale da assorbire pienamente l'attività di un ufficiale osservatore professionalmente assai capace e da giustificare l'istituzione di una carica, che gioverebbe senza dubbio all'andamento e al rendimento del servizio di osser,;azione aerea ed agevolerebbe notevolmente il comandante di gruppo e di aviazione di corpo d'armata nell'esercizio delle sue funzioni. S'intende che nel caso eccezionale in cui una squadrigl ia si trovasse ad agire distaccata, alle dipendenze, per esempio, di una divisione di fanteria, un ufficiale osservatore di essa dovrebbe essere incaricato di svolgere, in àmbito più ristretto, una forma di attività simile a quella considerata per l'ufficiale informatore di gruppo. Anche presso il gruppo squadriglie d'armata dovrebbe esistere un ufficiale informatore di gruppo. Gl'incarichi di esso, analoghi nel
1.'1\VlAZlOl'IE DA OSSERV,\ZlONE TERRESTRE
resto a quelli dell'ufficiale informatore dei gruppi di corpo d'armata, si differenzierebbero in questo: che, esistendo nell',umata fra il gruppo squadriglie ed il comando di grande unità il tramite di un comando di aviazione d'an}1ata, stabilmente e distintamente cos~=.. tuito, egli dovrtbbe di massima tenersi a contatto non già col comando dell'an nata direttamente, per riceverne e trasmettergli elementi informativi, bensi col comando di aviazione di armata. Ciò non escluderebbe tuttavia eventuali relazioni dirette col comando d'artiglieria d'armata per questioni che riguardassero il servizio aereo d'artiglieria. Nel caso eccezionale in cui una s11uadriglia d'annata fosse temporaneamente assegnata ad una divisione celere, verrebbe applicato un provvedimento simile a quello accennato per l'analogo caso di decentramento dell'aviazione di corpo d'armata. P r esso il comando di aviazione d'armata un ufficiale osservatore dovrebbe esercita.re la carica di ufficiale informatore di comando di aviazione d'armata : ad esso spetterebbe il còmpito specifico dello se,ambio di notizie e di documenti, da un lato col comando d'armata - stato maggiore, ufiìcio informazioni, comando d'artiglieria - , d'altro lato col comando del gruppo da osservazione d'armata, nonchè coi cotnandi di altri reparti di aviazione che all'armata potrebbero essere eventualmente assegnati. Infine, senza trattare nel particolare l'organ izzazione del servizio informazioni presso il comando superiore di aviazione ed i reparti aerei da osservazione a disposizione del comando supremo, mi limito a dire ch'essa dovrebbe essere, a grandi linee, simile a. quella considerata nell'àmbito dell'armata. Esaminata così quella che io riterrei una soluzione logie~ del problema della raccolta e utilizzazione delle informazioni da attingersi per via aerea, può essere interessante vedere come esso sia stato risolto dai Francesi. Ricordo qui che in Francia alle grandi unità dell'esercito sono assegnati, oltre a reparti aerei da informazione, aliquote di aviazione delle altre specialità - normalmente al comando supremo ed alle ar mate, eventualmente ai corpi d'armata-; che le U11ità aerostatiche vi fanno parte clell1aeronautica, e che i mezzi di difesa contraerei delle grandi unità mobilitate dipendono per l'impiego dai comandi di aeronautica delle grandi unità. Queste circostanze hanno consigliato di adottare un sistem~ più ampio e complesso che, sotto il nome di « servizio informazion i dell'aeronautica>>, permette di accentrare prontamente e tener strettamente coordinate informazioni cli natura simile provenienti da varie fonti.
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L'AVIAZIONE DA OSSERVAZIONE TERRESTRE
P resso le varie unità cli aviazione da informazione ( sino alla squadriglia inclusa), da caccia e da bombardamento (sino al gruppo squadriglie), presso quelle aerostatiche (battaglion i e compagnie) e di artiglieria contraerei (gruppi), funziona un u,fficialc inforuu:ctore, il quale è incaricato di raccogliere e tenere al corrente le informazioni occorrenti alla propria 1.mità e quelle dall'unità stessa attinte nell'esercizio della sua normale attività. Le informazioni sono centralizzate presso i comandi cli aeronautica di armata e di corpo d'annata, in ciascuno dei quali il servizio informazioni è diretto da un ufficiale capo del servizio. In collaborazione ed in stretto collegamento con questo, funzionano gli ufficiali info rmatori delle unità più sopra enumerate. Gli organi del servizio informazioni dei comandi di aeronautica hanno non solo il compito di coordinare ed interpretare le notizie provenienti dalle varie fonti aeronautiche e di difesa contraerei, ma anche quelli di stabilire, in conform ità del piano d'informazioni dei comandi di grande unità, il piano cH i11.for111aeio'll·i dell'acro11autica - che è un inventario metodico delle informazioni utili ai comandi di grande unità, la cui ricerca spetta all'aeronautica - ; di organizzare la r icerca delle notizie ripartendo il lavoro fra gli elementi cli cui l'aeronautica dispone e compilando all'uopo tm piano di ricerche; di diramare infine le informazioni raccolte - periodicamente o saltuariamente, secondo le circostanze - agli enti superìori, a quelli dipendenti ed a qualsiasi ente a cui risulti urgente comunicare rleterminate notizie. Gli organi suddetti si mantengono in relazioni contimte con gli organi del servizio informazioni dei comandi cli grande unità e si servono, per studi fotografici, delle sezioni fotoaeree di arma.ta e di corpo d'armata. Agli organi informativi dei comandi di aeronautica di armata competono in particolare le ricerche nelle retrovie nemiche; lo studio degli obiettivi per bombardamenti aerei e per l'artiglieria pesante potente, e quello dell'organizzazione e dell'attività dell'aeronautica e della difesa contraerei dell'avversario nella zona antistante a quella dell'armata. II servizio informazioni dell'aeronautica di corpo d'armata è incaricato dello studio dei particolari dell'organizzazione nemica - schieramento delle artiglierie avversarie, obiettivi per quelle proprie, depositi. osservatori terrestri ed aerostatici, posti di comando, elementi difensivi, correnti di movimento, ecc. - che interessano il corpo d'armata o le divisioni dipendenti, nonchè della raccolta di dati relativi alla propria organizzazione, quali schieramento e zone di
L 1AV!AZIONE DA OSSERVAZlONE TERRESTRE
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azione delle artiglierie, posizioni delle fanterie, piani cli controbatteria e di interdizione, tiri d'arresto ( 1 ), zone viste dai palloni osservatori, eci:. Il servizio di informazioni dell'aeronautica di corpo d'armata, funzi ona sul campo di lavoro dell'aviazione, in una sala delle in/ornrn.t:io11i, che è comune a tutte le unità di aeronautica del corpo d'armata ed il cui allestimento riveste in ogni caso carattere di assoluta urgenza; in essa è ordinata e tenuta al corrente, per uso degli ufficiali dell'aeronautica, la documentazione raccolta.
Gli
osservatori.
Sono giunto così all'ultimo degli argomenti che mi ero ripromesso di trattare: quello degli osservatori. Non lo tratterò a fondo perchè troppo avn.i da dire, e correrei il rischio di estendere oltre il lecito i limiti già troppo ampi di questo lavoro. Toccherò quindi soltanto alcuni punti che ritengo meritevoli di speciale considerazione. Con ciò non intendo ammettere che altri punti, qui taciuti, siano privi di interesse. T utto quanto si riferisce alla fo rmazione ed all'impiego degli ufficiali osservatori dall'aeroplano ha un valore di primo ordine ai fini della preparazione alla guerra, e l'argomento che qui si affaccia per ultimo alla ribalta non è certo ultimo per importanza. L'osservazione aerea è infatti da considerare oggi come uno degli elet11t'.nti essenziali a disposizione dei comandi, che, se bene usato, può talvolta esercitare un'influenza decisiva sull'andamento delle operazioni. In determinak circostanze può essere opportuno che gli stessi comandanti di grande unità si rechino in volo per esplorare io c:unpo nemico o per controllare il dispositivo delle proprie forze. Di questo la dottrina francese è tanto con vinta da prescrivere esplicitamente che talora i comandanti di grande unità o di raggruppamento di artiglieria eseguano voli sul terreno della lotta, allo scopo di rendersi conto personalmente della situazione e ricercare elementi di decisione, a patto beninteso ch'essi siano bene allenati all'osservazione aerea. Nella maggior parte dei casi i comandanti devono però ricorrere all'opera degli osservatori. i quali sono pertanto destinati ad agire come occhi che sappiano vedere e comprendere in circostanze
(I) Corrispondono ai nostri tiri di protezione.
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!.'AVIAZIONE DA OSSERVAZIONE TERRE:'-TRE
anche difficili; perciò occhi acuti, la cu i funz ionalità sia sorretta da nervi saldi e integrata da facoltà cerebrali adatte. Di qui derivano le qualità di cui l'ufficiale osservatore dev'essere in possesso per bene disimpegnare il suo speciale incarico: idoneità fisica al volo in condizioni anche sfavorevoli. sangue freddo ed equilibrio psichico, intelligenza pronta, soltda cultura professionale. Si potrà dire che, eccettuata l'attitudine al volo, si tratt:i. di qualità che donebbero costituire altrettanti requisiti di qualsi~si ufficiale distinto; ed è vero, ma è anche indubbio che l'osservatore dey'esserne proyvisto in modo spiccato. Il pericolo, in caso di guerra, esiste tanto in aria quanto in terra, e non è certo opportuno cliscutere dove sia maggiore. ma sta di fatto che le condizioni d'ambiente in cui il la,·oro dell'osservatore si svolge sono tali da ri chiedere anrhe in pace doti d'animo non comuni. L'intuito è necessa rio per essere in g rado di afferrare, nel corso dell'osservazione, indizi anche poco visibili che possono rivelare o tradire importanti elementi o addirittura tutta una situazione. E per quanto riguarda la preparazione culturale, accennerò a questa sola circostanza: che, mentre l'ufficiale inferiore a terra esercita normalmente le sue hmzioni nell'àmbito delle minori mtità della propria arma. l'ufficiale osservatore, che è di sol ito un ufficiale inferiore, orienta la sua attività su elementi che appartengono a tutte le armi ed ai vari servizi; inoltre, a mano a mano che s'i1malza nello spazio, egli vede estendersi il ,ampo di indagine, tanto che. per compiere un lavoro organico e redditizio, dev'esser capace di seguire e comprendere gli avvenimenti terrestri non soltanto entro i limiti ristretti in cui agiscono le singole minori unità. ma anche nella più ampia cerch ia in cui operano le grnndi unità; e ciò non solo nella zona del proprio esercito. ma altresì fo quella dell'esercito nemico. Delle qualità enumerate. alcune sono natural i, altre si acquistano e si affinano con l'addestramento specifico - teorico e pratico - nei corsi di osservazione aerea e con l'esercizio. Quest'ultimo ha un'importanza g randissima. Dirò anzi e.li più: ogni ora di volo compiuto porta un incremento sensibile all a capacità dell'osservatore, e fra i vari elementi che concorrono a fo rmare nel complesso questa capacità, il volo conta con un valore proporzionale che è almeno del cinquanta per cento. Una forma particolare di addestramento pratico che dovrebbe essere molto curata perchè troverebbe vasto campo di applicazione in caso di guerra, specialmente per il còmpito di esplorazione, è quella dei voli per ossen·azioni notturne. A questo proposito ricordo l'opportunità, per non dire la necessità. che tutti gli apparecchi da osser-
i.',\VlA1.JUNE D,I OSSE lll',17. 10.NI' l'l'l!RE,<Tl!E
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,·azione - oltre agli equipaggi - siano, fin dal tempo cli pace, attrezzati per il volo di notte. Un altro requisito che a mio parere gli ufficiali osservatori dovrebbero avere è quello, non dico di essere dei piloti consumati, ma di possedere almeno gli elementi rudimentali del pilotaggio, che potrebbero esser loro forniti durante i corsi di osservazione aerea. Dicono i vecchi aYiatori che il pilota mal si adatta al servizio di osservatore lasciando art altra persona il go\'erno dell'apparecchio. l\fa qui si tratterebbe di un addestramento s_upplctivo. da non spingersi sino al punto eia far sonrchiarc l'attitudine all'osset"\'azione da quella al pilotag-git,. Esso a\Tcbbe in guerra questo grande vantaggio: di evitare, qualora il pilota sia messo fuori combattimento. che l'osservatore sia costretto a lanciarsi col paracadute e di .offrirgli invrce la possibilità di ri entrare al campo cli partenza, salvando l'eq11ipagg-io, i risultati delle osservazioni e,·cntualmente g ià compiute e, nel caso di atterragg-io fortunato. anch~ l'apparecchio: sah·ando cioè degF elementi preziosi. D'altra parte è bene che il pilota sia, dal canto suo, in certo grado acl<lestrato all'osservazione, per poter aiutare il suo compagno e capo di equipaggio nel Jayoro di orientamento e di ricerca. In sostanza l'equipaggio ideale doYrebbe essçr costituito da un osservatore che fosse anche un mediocre pilota e da un pilota che fosse anche un mediocre osservatore. X elle c;quadriglie di armata destinate alle missioni lontane - e che <lonchhero essrr<' proniste cli apparecchi a grande rag~io di azione - sarebbe bene che gli osservatori fossero costituiti in modo permanente eia ufficiali di stato maggiore. Il che risulterebbe ben façile da ottenere se tutti gli ufficiali di stato maggiore fossero abilitati all'ossen·azione aerea. N ulla cli eccezionale d sarebbe nel generalizzare una simile abilitazione, tenutn conto che. come nelle guerre dei c;ecoli scorc:i i diretti collaboratori dei comandanti di grande unità venivano incaricati cli assoh·ere missioni esplorntive a caYallo. così nella guerra modern a essi clonebbero essere in grado di eseg11ire gli stessi còmpiti a bordo di un aeroplano. :\fa la reale disponibilità di mezzi pone un limite alle esigenze; dirnodochè. non potendo contare su ufficiali di stato maggiore tutti osservatori. occorre specializza rne almeno un'alignota nelle funzioni di osservazione aerea. Questa aliquota dovrebbe annualmente compiere un periodo di sen-izio abhastanza lungo - due o tre mesi nelle squadrigl ie. a $COflO cli allenamento e cli perfezionamento: mef!)i o ancorn sarebbe c;e fo$Se pO$$Ìhile Òe$linarla period icamente ad un
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J} AVJAZIONE D.~ 0SSERVAZ10NE TERRESTRE
servizio continuato di volo della durata di uno o due anni. ln caso di guerra verrebbe ripartita fra le squadrigli e d'armata a grande raggi o d'azione. Per quanto concerne la preparazione degli ufiìciali di stato maggiore all'osservazione aerea, è da rilevare che le missioni lontane di cui essi devono essere normalmente incaricati presentano difficoltà maggiori e richiedono doti di osservatore e di volatore più spiccate che non le missioni a raggio d'azione limitato; essenzialmente perchè vengono di solito svolte a quota molto elevata e qttindi in condizioni di lavoro difficili per la bassa temperatura e la rarefazione dell'a1·ia, a distanze notevoli e quindi con più grande probabilità di dover ricorrere in qualche tratto alla navigazione strumentale. Nè il fatto che le missioni lontane sono riYolte in genere su grandi obiettiYi può costituire un elemento agevolatore dell'osservazione: anzitutto per la entità della quota che diminuisce la visibilità verso tena, in secondo luogo perchè, se tma indagine molto minuziosa non è in genere necessaria, il particolare non è tuttavia da trascurare sistematicamente e può anzi offrire, come già 1;petutamente ho ,tn1to occasione di :tffermare, il filo conduttore per il rilevamento di obiettivi importanti. Tutto ciò esige un addestramento lungo ed intenso. Gli osservatori delle squadriglie destinate alle missioni vicine - di corpo d'armata e, in parte, d'armata - dovrebbero essere co$tituiti dagli ufficiali inferiori di tutte le ~m1i che rappresentano oggi la quasi totalità degli ufficiali osservatori in servizio nel nostro esercito. Questi ufficiali vengono a turno richiamati in servizio di volo per periodi che coincidono con quelli di maggiore attività delle squadriglie da osservazione e dei reparti terrestri e che hanno una durata massima cli tre mesi o poco più: nei mesi rimanenti prestano servizio alle truppe. Ne derivano due inconvenienti : da un Iato nei reggimenti non si fa affidamento sugl i ufficiali osservatori come comandanti di reparto perchè nel momento di maggior lavoro. che è quello delle esercitazioni estive, essi vengono inviati in squadriglia; d'altro lato gli ufficiali stessi, pur avendo occasione di partecipare a numerose esercitazioni di volo nei periodi di permanenza in squadriglia, non possono prolungare il servizio di volo per un periodo continuativo abbastanza lungo da poter raggiungere d'un fiato quel livello di addestramento individuale e di ambientamento nei reparti dell'aeronautica, che sarebbe desiderabile. Un periodo contint1ativo adatto sarebbe quello di uno o due anni. I mesi di minore attività terrestre potrebbero essere utilizzati
L'A\"IAZlONE DA 0SSERVAZ10:s!E Tl:.RRI::STR"
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per tiri di caduta, per tiri con le armi di bordo in volo ed a terra, per voli notturni, e forse non sarebbe da escludere la possibilità di organizzare qualche esercitazione di cooperazione aeroterrestre anche in tali mesi. Il periodo di servizio di volo doHebbe per ogni osservatore essere alternato con un periodo continuativo di pari lunghezza presso i reparti terrestri. .A questo punto an-ei un'altra proposta da presentare : che cioè, dopo il primo periodo di servizio in squadriglia, ogni ufficiale osservatore fosse desti11ato a trascorrere il periodo di servizio terrestre in parte presso reggimenti di anna diversa dalla propria - fanteria o artiglieria-, in parte presso comandi di grande unità. Ciò contribuirebbe grandemente a migliorare l'attitudine ai còmpiti di osservazione aerea, che devono essere svolti appunto in cooperazione con le varie armi e coi comandi di grande unità. So bene che difficoltà non lievi di vario ordine ostacolano l'attuazione dei provvedimenti proposti e che le soluzioni integrali non sempre sono applicabili. i\fa è sempre utile indicare ·una via, quando essa tende ad elevare il rendimento di un servizio importante come quello dell'osse rvazione aerea.
CARRI ARMATI E UNITA' CORAZZATE Gen. di brig. Giorgio Liuzzi
PREMESSA.
Le caratteristiche e le forme d'impiego delle unità corazzate non sono, allo 'Stato attuale, molto note ai nostri Quadri. In mancanza, per ora, di una .dottrina ufficiale in materia, eh.i desideri mettersi al corrente non trova nemmeno, nella nostra letteratura militare, studi od articoli che contengano idee chiare ed aggiornate. Ciò non deve destare meraviglia se si pensa che l'esperienza diretta presso il nostro esercito è stata assai limitata, anche se molto gloriosa, perchè poche sono state le unità corazzate italiane nella recente guerra e quindi relativamente scarsi i quadri che ne hanno fatto parte; fra questi, parecchi dei superstiti non sono più in servizio. Inoltre tale esperienza è stata acquisita in particolarissimi scacchieri - quasi esclusivamente in Africa settentrionale - e si è arrestata al 1943, mentre dopo di allora i mezzi ed i reparti corazzati di altri eserciti hanno continuato ad agire in vari teatri di operazioni e ad evolversi. Infine, in questo come in altri campi, gli Italiani si sono trovati ad impiegare mezzi che risultarono quasi sempre deficienti ed antiquati rispetto a quelli di cui disponevano eserciti alleati od avversari, i quali erano sorretti da organizzazioni economiche ed industriali più potenti della nostra. Perciò, mentre per aggiornarci è giocoforza valerci dell'esperienza altrui ed integrare, dove e quando possibile, le conoscenze teoriche con nuovi esperimenti pratici, ritengo non inutile trattare a scopo divulgativo l'argomento. Lungi da me l'intenzione di propinare ai lettori un'arida e densa esposizione tipo regolamento che contempli in modo esauriente criteri e procedimenti di impiego, oppure lunghe disquisizioni dj carattere storico o tecnico. Mi limiterò a toccare e mettere in luce, con la maggiore vivezza possibile, taluni punti che a mio parere devono essere tenuti presenti da chi voglia considerare 1a fisonomia e le possibilità odierne d'azione dei reparti carristi e delle unità corazzate. BREVE STORIA DEL CARRO ARMATO E DELLE UNITÀ CORAZZATE.
Al profano od al tecnico superficiale il carro armato può apparire come ur1 modernissimo mezzo di lotta od anche come una mostruosa fortezza,
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mobile ed invulnerabile, capar.e cli giungere sulle difese nemfrhe e di schiantare, devastare, travolgere ogni ostacolo e reazione nel suo passaggio. Nulla di più falso. Il carro armato, pur essendo relativamente giovane, lo è molto meno di taluni mezzi di recente comparsi sui teatri di guerra e suscettibili di grandi ed anche imprevedibili sviluppi avvenire, come i, teleproietti, i radar o la tanto discussa e famigerata bomba atomica. Esso ha press'a poco l'età deUa mitragliatrice (intesa come armamento normale della fanteria) e dell'aeroplano, con cui è e deve essere legato da inderogabili rapporti d'impiego. Pur avendo raggiunto un notevole grado di perfezionamento nei riguardi della protezione, della mobiLltà e della potenza di fuoco, esso è ormai destinato ad incontrare tanti e tali mezzi di reazione avversaria, da renderne l'impiego assai delicato e da limitarlo a particolari forme e situazioni. Il carro armato è sorto durante la prima guerra mondiale, allorchè le fanterie attaccanti, anche se riuscivano a superare, a prezzo di gravissime perdite, i micidiali sbarramenti d'artiglieria, erano troppe volte fermate dall'ostacolo, pressochè invalicabile, costituito dal reticolato battuto dalle armi automatiche dell'avversario. Il carro apparve allora come una sorta di diabolico veicolo, lento e traballante, che, vomitando fuoco dalle sue mitragliatrici e passando pressochè illeso attraverso le traiettorie percorse dalle pallottole e dai proietti scoppianti sparati dal nemico, fracassava con la sua mole reticolati e trincee e permetteva ai fanti, i quali lo seguivano a stretto contatto, di giungere sotto la sua protezione sull'obiettivo: fu a buon diritto chiamato carro d'assalto. Nell'impossibilità di rivolgersi efficacemente contro i carri la reazione nemica si concentrò allora sulle fanterie che li seguivano e che sole avrebbero potuto determinare l'esito della lotta. Nell'intervallo fra le due guerre mondiali molto si discusse e si scrisse sui mezzi corazzati e gli stessi mezzi subirono una evoluzione abbastanza sensibile: non mancò chi preconizzò e sostenne un deciso indirizzo verso la guerra terrestre meccanizzata, ma nessuno avrebbe potuto prevedere l'enorme sviluppo che avrebbero avuto i veicoli corazzati, al pari degli aeroplani, nella seconda guerra mondiale, nel corso della quale migliaia e migliaia di vel-ivoli, sempre più veloci e temibili, solcarono le vie del cielo e migliaia e migliaia di carri, sempre più agili e potenti, solcarono le vie della terra. Allo scoppio di questa guerra una delle sorprese più grandi e ricche di conseguenz(; fu quella delle grandi unità corazzate tedesche, le quali, grazie ad una armonica dosatura dj reparti carristi e di reparti delle altre armi e dei servizi e ad una costante, tempestiva e indispensabile collaborazione da parte Gell'aviazione, percorsero vittoriosamente i campi di battaglia ed i teatri di operazioni della Polonia è dell'Europa occidentale e costituirono l'elemento terrestre determinante della guerra lampo. Nella prima fase del secondo conflitto mondiale le grandi unità corazzate, pur rappresentando gli strumenti ideali per lo sfruttamento a fondo del successo, oltre che per l'iniziale presa
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di contatto nel campo strategico, furono impiegate in tutte le fasi della lotta, non esclusa l'azione offensiva contro nemico in posizione o l'azione difensiva, perchè i carri non trovavano, salvo che in talune zone munite di fortificazioni permanenti - ad es. linea Maginot - , ostacoli apprezzabili alla loro corsa; e si può ben dire che i carri e le unità corazzate dominassero, quali signori incontrastati, nell'àmbito della guerra terresrre. In seguito carri e grandi unità corazzate furono impiegati in larga misura da tutti i principali eserciti belligeranti, ovunque la natura del terreno non ne vietasse l'uso, in tutti i teatri di guerra: in Balcania, in Africa, in Russia, in ltalìa, di nuovo nell'Europa occidentale dopo lo sbarco degli AngloAmericani in Normandia, infine nell'Europa centrale verso la chiusura del conflitto. Ma, tranne che nel 1941 in Balcania, dove i Tedeschi non incontrarono avversari capaci di opporsi efficacemente, cd in Africa settentrionale, dove i grandi spazi desertici consentivano spesso di aggirare le zone di ostacolo e di reazione, l'impiego di questi mezzi di lotta non fu più così brillante, continuo ed esclusivamente decisivo come al principio della guerra. Ciò perchè alla sorpresa iniziale erano seguite opportune contromisure : ai carri venivano contrapposti altri carri, talora più potenti, pezzi e lanciabombe controcarri sempre più numerosi cd efficaci, bombe a razzo lanciate dagli aerei e mine, mine, mine in quantfrà ognora crescente e di tipo sempre più pericoloso. La lotta fra il carro ed i suoi caratteristici nemici veniva assumendo, a ritmo assai più rapido e convulso, l'aspetto della lotta secolare fra cannone e corazza e credo di non errare affermando che alla fine il carro n'è 'dScito - s'intende, in senso relativo - soccombente. Circa le forme d'impiego dei carri, esse si polarizzarono essenzialmente in due bene distinte: carri a rinforzo e sostegno della fanteria attaccante e carri agenti in seno alle grandj unità corazzate di cui facevano organicamente parte. Nel complesso, i Tedeschi ebbero maggior predilezione per le grandi Wlità corazzate operanti in modo autonomo ed a grande raggio d'azione; gli Ing lesi e gli Americani applicarono in misura press'a poco uguale l'impiego dei carri a favore della fanteria e quello nell'àmbito di speciali grandi unità autonome; i Russi curarono molto ]'impiego a sostegno diretto delle fanterie, sotto poderose azioni d'appoggio dell'artiglieria. Circa i tipi di veicoli corazzati, si può ben dire che se ne videro di tutti i colori. Carri e semoventi sempre più grossi e pesanti, meglio protetti e più potentemente armati, carri col pezzo in torretta e carri col pezzo in casamatta. Verso la fine della guerra, prescindendo da vari modelli di semoventi che avevano arricchito l'assortimento dei mezzi corazzati presso i vari eserciti, i tipi di carri si potevano ridurre essenzialmente a tre: - un carro leggero (da 15 a 25 tonn.), veloce, adatto all'esplorazione ed alla ricognizione; - un carro medio (da 25 a 40 tonn.), veloce, potentemente e variamente armato, che costituiva dotazione normale delle grandi unità corazzate;
- un carro pesante (fra le 40 e le 80 tonn .), con armamento analogo a quello del precedente, più fortemente protetto, più lento e spesso col pezzo in casamatta, destinato all'azione a sostegno diretto della fanteria, ma che presso qualche esercito costituiva anche dotazione parziale delle grandi unità corazzate. CARA'ITERlSTICHE ODIERNE D.EI CARRI E DEI SEMOVENTI.
Terminata la guerra, l'esperienza costosa e sanguinosa è venuta a depositarsi lentamente nei libri, nei cervelli dei tecnici, nei campi di addestramento e ha dato origine a nuovi orientamenti e tendenze. E' git1nta l'ora, anche per i mezzi corazzati ed il loro impiego, di fare il punto sulla situazione e di $egnare la via che dovremo percorrere, tenendo presenti le nostre particolari esigenze ed i nostri terreni. Premesso che le forme d'impiego prevedibili per il futuro sono ancora a sostegno della fanteria ed in seno a grandi unità corazzate, quali sono i tipi di carri verso cui potremo o dcvrcrno orientarci? I tre tipi che ho dianzi nominati dovrebbero ancora rispondere alle future probabili esigenze, ma rjtengo che essi potrebbero ridursi, specialmente per il nostro esercito, a due soli: un carro leggero ed un carro medio sulle 35 7 40 tonnellate. Se non erro, questa tendenza a semplificare i modelli in dotazione si sta delineando anche presso organizzazioni militari assai più potenti della nostra: ogru semplificazione in materia prc:senta innegabili e cospicui vantaggi sotto i punti di vista tecnico e logistico. D'altra parte la differenziazione fra il tipo medio ed il tipo pesante era :;tata imposta dalla opportunità di far prevalere nel primo tipo, caratteristico delle grandi unità corazzate, i fattori mobilità e velocità - quindi esuberanza dj potenza motrice, corazzatura ridotta ad eque misure ~, nel secondo tipo, destinato essenzialmente a sostenere la fanteria, iJ fattore protezione - quindi corazzatura molto robusta e peso notevole a scapito della velocità, spesso installazione del pezzo in casamatta. Circa l'armamento, i due tipi non presentavano differenze sensibili. Ora, se si pensa che, allo stato odierno della tecnica metallurgica e .finchè non siano ritrovate nuove leghe di insospettate qualità di resistenza all'arto ed alla fu sione, non esiste corazza che non possa essere perforata daUe moderne armi controcarri; se si pensa che Sll veicoli corazzati del peso di 35 7 40 tonneHate può essere installata una bocca da fuoco di potenza sufficiente all'efficace assolvimento di tutti i prevedibili compiti di tiro e che i pesi coloss~li, al disopra delle 50 tonnellate, accanto al vantaggio di una protezione più solida, presentano gravissimi inconvenienti nei riguardi del transito, soprattutto nei nostri terreni e sulle nostre rotabili, ricche di opere d'arte, si può dedurre che non valga la pena di conservare una differenziazione ereditata dalla guerra, che il carro pesante o pesantissimo debba essere considerato ormai al tramonto (come la corazzata
nelle formazioni navali) e che un solo tipo di carro medio col pezzo in torretta possa svolgere bene le due missioni. Naturalmente sarà bene adattare l'armamento ai compiti caratteristici, pur salvaguardando nei limiti del possibile il criterio della semplicità. I carri medi che abbiamo oggi in servizio sono armati con bocche da fuoco di tre tipi e calibri diversi. Nelle grandi unità corazzate, le quali devono essere in condizioni di affrontare grandi unità similari, i tipi di bocche da fuoco potrebbero ridursi a due: una d'accompagnamento - potrebbe ancora rispondere l'atn1ale obice da 105/22 - con cui dovrebbe essere armata una piccola parte cli carri, ed una controcarri, di calibro 88 . .,. . 90 e dotata di un'aliquota di munizionamento a proietto dirompente, con cui dovrebbe essere armata la maggior parte dei carri. Per i carri per fanteria potrebbe invece rispondere bene una bocca da fuoco a traiettoria non molto tesa, quindi un obice od un cannone corto di calibro sui roo mm., con un'aliquota di munizionamento controcarri : in attesa del meglio potrebbe anche servire l'obice da 105 / 22. Un'esigenza particolare da soddisfare - oltre ad altre che, a scopo di brevità, non sto qui ad enumerare - sarà quella di una grande elasticità degli organi motori, in modo che lo stesso tipo di carro possa funzionare senza inconvenienti meccanici e senza eccessivo logorio sia alle piccole velocità, cne sono in genere richieste ai carri per fanteria, sia aHe forti velocità, che spesso risultano necessarie in seno alle grandj unità corazzate. In quanto al carro leggero, non v'è dubbio sulla convenienza che esso sia armato con una bocca da fuoco di calibro sui 75 mm., ugualmente adatta mediante opportune varietà e dosature di munizionamento e nei limiti imposti dal calibro e dalla lunghezza del pezzo - al tiro con proietti scoppianti ed al tiro controcarri. Con tale armamento il carro leggero, che è e dovrà, secondo l'attuale conformazione organica delle unità corazzate e blindate, costituire dotazione dei reparti di cavalleria e di c.1ueUi da ricognizione dei battaglioni carristi, potr~ assolvere assai meglio di quanto oggi non possa, per deficienza di armamento, i compiti riservatigli, quali: esplorazione, rinforzo dell'esplorazione, ricognizione, sicurezza nei riguardi della divisione di fanteria. Tali ~ompiti non devono, a mio parere, essere di forza, perchè il carro, per la sua relativa leggerezza e quindi scarsità di protezione e per la sua attitudine alla velocità, non sarebbe idoneo a svolgerli : in particolare ritengo sia da escludere l'impiego del carro leggero come carro per fanteria. Dovrei ora accennare ai tipi cli semoventi. Ho già detto che durante il recente conflitto ne sono comparsi eh svariatissimi. La ragione di tanta var~età sta nel fatto che ad un certo punto uno dei contendenti, trovatisi di fronte carri armati avversari più potenti dei propri, nell'impossibilità di contrapporre prontamente nuovi carri. più moderni e più efficaci, cercava di ricr.ediare alla temporanea inferiorità sfruttando gli scafi dei carri disponibili per installarvi bocche da fuoco più potenti di quelle di cui i carri stessi erano
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dotati; ciò era possibile eliminando la torretta, guadagnando così in peso di scafo e trasformando rapidamente il carro in semovente. Questi mezzi corazzati, imperfettamente protetti, .venivano spinti innanzi, poco dietro i carri e talvolta sulla stessa linea di questi, e compensavano con la loro azione di fuoco le scarse possibilità balistiche dei carri : naturalmente, a causa della ddìciente protezione, erano soggetti a perdite gnvi . Oggi il carro ha raggiunto w1 grado tale di perfezione da poter essere armato con le bocche da fuoco più potenti di cui si possa desiderare la presenza sulle prime linee: non v'è quindi alcuna ragione che accanto ai carri ed alla stessa loro altezza debbano aggiungersi i semoventi, i quali .finirebbero col fare la figura e seguire le sorti di fratelli diseredati. I semoventi oggi devono essere considerati artiglieria vera e propria : di vario calibro, di varia potenza, di vario tipo per rispondere a varie esigenze tattiche e tecniche: il tipo di bocca da fuoco necessario determìnerà il tipo di scafo, ma naturalmente converrà sfruttare nei limiti del possibile gli scafi dei carri esistenti. 1 semoventi dovrebbero oggi figurare non solo nelle grandi unità corazzate ma altresl come dotazione parziale dell'artiglieria delle divisioni di fantc:ria. Naturalmente non è da escludere che semoventi di piccolo calibro siano destinati ad azioni di vero e proprio accompagnamento della fanteria e che, per tali azioni, siano organicamente assegnati ai reggimenti di fanteria; ma anche per queste azioni, come spiegherò meglio in seguito, vedrei più volentieri impiegati i carri armati. In altre parole si deve pensare che i semoventi, persa la caratteristica di veicolo da combattimento da spingere alle brevissime distanze dal nemico in accompagnamento materiale dei carri, caratteristica acquistata in via temporanea e per forza di cose durante il recente conflitto, siano entrati, con l'aggiunta di una discreta corazzatura, in una fase che li riavvicina alla concezione originaria, vigente nel periodo immediatamente successivo alla prima guerra mondiale in cui compàrvero i primi modelli ed espressa abbastanza efficacemente nel termine « semoventi » : essi sono pezzi d'artiglieria meccanizzati, cingolati e blindati, capaci, in virtù di queste caratteristiche, di muoversi agevolmente in terreno vario, di prendere posizione ed intervenire rapidamente. Secondo le notizie di cui siamo in possesso, i Russi non condividerebbero questo punto di vista e continuerebbero a prevedere un impiego ardito dei semoventi a stretto contatto coi carri. A parte l'attendibilità di queste notizie, è da tener presente che nell'esercito russo, dotato di abbondantissime artiglierie, si è delineata durante il recente conflitto la tendenza, forse ancora in vita, di considerare ed impiegare una buona parte di queste come artiglieria d'assalto. Un breve cenno merita la specialità dei semoventi controcarri di cui è oggì dotata, nel nostro esercito, la grande unità corazzata. Essi devono essere
normalmente impiegati alle brevi distanze ed eventualmente decentrati per batterie e per sezioni, come del resto tutte le rimanenti artiglierie controcarri. Occorre tuttavia non dimenticare che essi mancano della protezione data dalla torretta e non lasciarsi trascinare a gettarli nella lotta assieme ai carri : essi sono mezzi di difesa e non mezzi di attacco e di manovra e in definitiva dtvono, essi pure, venir considerati come pezzi d'artiglieria. Presso gli eserciti da cui li abbiamo ereditati erano chiamati distruttori di carri e sono stati da quaìche tempo radiati: potremo toglierli anche noi dalla grande unità o')razzata quando la quasi totalità dei carri che ne fanno parte sarà armata con un moderno pezzo controcarri. CarTERl ODIERNI DI I MPIEGO DEI CARRI E DEI REPARTI CARRISTI.
Se volessi ora esporre qualche principio di carattere generale relativo aJ l'impiego dei carri, potrei presentare sotto forma di massime alcune conside· razioni che, pur incontrando l'approvazione dei lettori - che suppongo abbastanza competenti in materia -, correrebbero il rischio dì provocare in essi una sorta di contenuto e legittimo sdegno ed una tacita domanda: « Perchè cosn1i ci va raccontando cose note eù arcinote? ». Potrei dire, ad esempio, che l'impiego del carro trova notevoli limitaz10ni nella I?,atura del terreno; il che è particolarmente importante nella nostra penisola, la quale ha vaste regioni di tipo montano od alpestre. Ciò è staro vero sin dalle origini del carro ed è vero ancor oggi, sebbene in misura un pochino più attenuata in conseguenza delle migliorate caratteristiche meccaniche. Potrei affo·mare che i carri non possono agire da soli perchè da soli non sonv capaci di decidere le sorti del combattimento: essi devono quindi essere unpiegati od a sostegno diretto della fanteria, per Ja quale costituiscono impurtante elemento cooperante, od in stretta collaborazione con elementi di tutte le altre anni nella grande unità corazzata, nella quale costituiscono elemento caratteristico e fondamentale. E questa non sarebbe certo una novità perchè sin dalla naséìta il carro ha funzionato come efficace ausiliario dei fanti. Potrei mettere in luce che le grandi w1ità corazzate in generale ed i carri in ispecie sono strumenti caratteristici dell'azione offensiva e che agiscono di norma con procedimenti offensivi anche se costretti temporaneamente ad atteggiamento difensivo. Con questo non direi oul1a di nuovo. Varrebbe forse la pena di aggiungere che i non pochi esempi verificatisi nella guerra recente di grandi unità corazzate inserite come elementi di prima schiera in un dispo:;itivo di difesa o dì carri interrati ed impiegati a guisa di fortini in una posizione difensiva non infirmano la validità dell'affermazione : chi ha schierato a difesa divisioni corazzate non aveva evidentemente in quel momento djvisioni di fanteria da adibire a tale compito (altrimenti avrebbe tenuto le
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divisioni corazzate in riserva) e chi ha usato i carri in posizione quali fortini o aveva molte migliaia di carri a disposizione takhè l'immobilizzazione di un'aliquota di essi non creava lacune sensibili nella parte mobile (ed anche in qL1esto caso è da presumere che sia ricorso preferibilmente a carri in avaria) o non aveva lì per lì il tempo ed il modo di provvedere altrimenti. Potrei rilevare che le unità corazzate hanno bisogno della costante e diretta cooperazione dell'aviazione, non solo per compiti di esplorazione, osservazione ed intervento offensivo nel combattimento, ma altresì per essere efficacemente difese dall'offesa e dall'osservazione aerea del nemico, che devono essere ritenute immancabili, giacchè nessun obiettivo militare terrestre attira tanto l'attenzione dell'aviazione avversaria quanto un complesso di mezzi corazzati. E questo forse non sarebbe un discorso inutile, perchè a furia di non avere a portata di mano un efficace concorso diretto da parte di adatti mezzi aerei e di sentir parlare di impiego strategico di formazioni aeree, finiamo col dimenticare o trascurare la assoluta necessità del sullodato efficace concorso diretto. Ma ritengo più utile soffermarmi un tantino, sia pure in modo generico, sui procedimenti dei carri e dei reparti carristi. Non ho mancato di porre in evidenza come oggi i mezzi di reazione contro i carri siano diventati così numerosi ed efficaci da rendere oltremodo ale.1torio e costoso un attacco carrista contro un avversario che abbia avuto un minimo di tempo a disposizione - che può ridursi anche a poche ore per organizzarsi a difesa. Prescindendo dall'offesa aerea, che fa capitolo a sè e che richiede adeguata difesa aerea e contraerea, prescindendo dagli ostacoli artificiali, i quali esigono periodi abbastanza lunghi per la messa in opera, il difensore può rapidamente mettersi in condizioni di neutralizzare un attacco ili carri mediante un opportuno schieramento di armi controcarri (cannoni con e senza rinculo, lanciabombe con proietti a razzo od a carica di lancio normale) ed il collocamento integrativo di campi minati. Tutto ciò costituisce una rete così efficace e pericolosa che sarebbe atto erroneo e colpevole spedire direttamente i carri ad impigliarvisi dentro senza una congrua preparazione e senza la cooperazione stretta e preord inata dell a fanteria, dell'artiglieria e dei pionieri. La mina e l'arma controcarri sono per il carro mezzi ben più insidiosi e micidiali del reticolato, della mitragliatrice e delle stesse cortine di fuoco che coronarono e protessero 1e posizioni difensive nella prima guerra mondiale! Ed una carica impetuosa di carri contro una difesa org;mizzata ed efficiente si risolverebbe in una inutile ecatombe di mezzi cora'.lzati ed in uno sterile sacrincio di eguipaggi, nello stesso modo che le cariche di cavalleria si esaurirono sanguinosamente o persero ogni possibilità contro i reticolati e le armi automatiche. Se anche qualche carro riuscisse per somma ventura a passare incolume attraverso ai campi minati ed al fuoco dei cannoni controcarri, esso, lungi dal poter giostrare e caracollare sull'obit:ttivo raggim1to per schiacci.are e mitragliare i difensori - secondo il de-
siderio e la consuetudine dei vecchi carristi -, finirebbe probabilmente immobilizzato dal tiro del primo servente di lanciabombe controcarri che avesse conservato un poco di calma e di freddezza. Decisamente il carro non può più essere chiamato o considerato carro d'assalto se col concetto cli assalto viene fuso quello di urto. D'altra parte, nel corso dell'evoluzione che il carro ha subìta, ad un aumento di vulnerabilità rispetto a nuovi e più numerosi mezzi di reazione è corrisposto un aumento di potenza di fuoco. Alle mitragliatrici di cui in origine il carro era esclusivamente armato si è aggiunto dapprima un can11oncmo, poi un cannone di calibro sempre più grande o di lunghezza e velocità iniziale sempre più accentuate. Oggi il carro è armato con le stesse bocche da fuoco di cui sono dotate le artiglierie da campagna - dall'obice da 105 al potentissimo cannone controcarri - ed è in grado di distruggere o ne•.1tralizzare tutti gli obiettivi di carattere campale che possono rivelarsi hmgo il suo cammino: carri avvenari, postazioni, pezzi. Esso deve quindi sfruttare al massimo questa sua capacità, compensando con l'azione di fuoco l'incapacità della sua corazzatura a resistere all'imidia della mina ed all'offesa del proietto controcarri. Il .carro odierno, vero gioiello della tecnica, mirabile sintesi di armi, corazza ed organi motori e di rotolamento, si vale degli stessi immutabili elementi di azione che sono caratteristici ·della fanteria: fuoco, movimento ed urro. Ma, mentre l'urto era in origine l'elemento principale, alla cui applicazione· tendevano gli altri due elementi, oggi il fuoco ba acquistato su di esso un predominio netto, ed il movimento ha conservato tutto il suo valore, se pure non ha assunto importanza maggiore in rapporto alla necessità ed aUa possibilità di manovra sempre più rapida. L'uno è diventato per i carri un atto eventuale ed episodico. L'attacco ha ancora e sempre, per le formazioni carriste, lo scopo di distruggere l'avversario, ma la distruzione dev'es~ sere per la massima parte ottenuta con l'azione di fuoco, tempestiva, esatta, prontamente manovrata, fulminea, e l'esito dell'attacco dev'essere ritenuto già scontato quando i carri giungono a mettere i cingoli sull'obiettivo. Il che non esclude, beninteso, che presentandosi l'occasione favorevole, qualche carro finisca di distruggere, con azione di urto e schiacciamento e sfruttando l'azione di fuoco degli altri carri o di fanteria cooperante, un particolare obiettivo. Ciò vale tanto nel caso in cui il nemico sia rappresentato da elementi di fanteria ed artiglieria in posizione quanto 11el caso in cui sia costituito da unità corazzate. Non diversamente una formazione navale eviterebbe oggi di precipitarsi si:, navi da guerra avversarie, anche inferiori per numero o mole, con l'intento cli affondarle a speronate. E del resto, per quanto riguarda i procedimenti, un'evoluzione analoga a quella delle unità carriste ha compiuto, in tempo molto più lungo, la fanteria. Anche per quest'arma, che costituisce tuttora parte essenziale delle forze armate terrestri, l'urto è andato perdendo
d'importanza col moltiplicarsi e col progredire dèlle anni da fuoco ed è visto oggi, non solo come atto episodico, ma altresl effettuato assai più mediante lancio di bombe a mano e raffiche di moschetto automatico che a colpi di baionetta o di pugnale. In sostanza, mentre i semoventi sono rientrati nella famiglia originaria dell'artiglieria, i carri banno adottato procedimenti sempre più simili a quelli applicati dai semoventi durante la seconda guerra mondiale. Io, che sono per natura incline alle soluzioni nette, sarei quasi tentato ad affermare che il carro armato non è più un mezzo di urto dotato di cingoli, di potente armamento e di corazzatura, che rendono possibile e facilitano l'azione di urto, bensl un veicolo cingolato e corazzato, munito di un pezzo d'artiglieria e di mitragliatrici sussidiarie, che attacca e distrugge il nemico col fuoco portato alle più brevi distanze ed opportunamente manovrato, e che può, in casi particolari, ricorrere all'azione di urto. Ma non vorrei che una nuova ed in apparenza tiepida definizione del carro avesse un'influenza negativa sull'ardente spirito dei carristi, il quale deve mantenersi eminentemente aggressivo; e wprattutto non vorrei che se l'avessero a male i vecchi e valorosi carristi, taluno dei quali può ancora soffrire nostalgie simili a quella dei canuti bersaglieri che rimpiangono l'attacco alla baionetta o degl'impenitenti cavalieri che sognano ancora la carica con lancia in resta. Da quanto sopra esposto scaturiscono tre in1portanti deduzioni. La prima è che per i carristi la manutenzione e l'impiego deUe armi di bordo ed in particolare del pezzo d'artiglieria hanno acquistato un'importanza pari a quella della tenuta in efficienza delle parti meccaniche e del pilotaggio. A nulla varrebbe la capacità di un equipaggio a superare i passaggi più difficili ed a compiere le più acrobatiche_evoluzioni se tale capacità n0n fosse integrata da quella di collocare prontamente - a distanza efficace di tiro - i proietti sull'obiettivo, al primo od al secondo colpo. I carristi devono quindi essere, oltre che abili piloti ed esperti marconisti, cannonieri ~~. La seconda è che le formazioni carriste in attacco, ad un certo punto che corrisponde a determinate distanze di tiro, devono, come le minori unità di fanteria, aprire il fuoco e cominciare ad alternar~, nel proprio interno, il fuoco col movimento. Le distanze di tiro iniziali variano secondo la situazione ed il terreno; sono di solito maggiori per i carri armati di obici da 105 / 22 ai quali in genere compete, tranne che nel caso di combattimento contro m.ezzi corazzati avversari, l'azione di accompagnamento degli altri carri; in ogni modo conviene che ii fuoco sia aperto prima di entrare nel raggio d'aziom: efficace dei cannoni controcarri nemici. La necessità di far fuoco impone una diminuzione della velocità di avanzata; il che, se favorisce l'offesa coi pezzi di bordo, presenta lo svantaggio di lasciare i carri esposti alla reazì0ne avversaria per un tempo più lungo ed in condizioni di maggior vulnerabilità. Donde emerge ancora una volta l'importanza dell'addestramento
dei cannonieri e degli equipaggi in genere al tiro: quanto più elevalo sarà il livello di questo addestramento, tanto più ridotto sarà il tempo di arresto necessario per sparare e colpire robiettivo. A questo proposito merita un cenno la questione relativa alla possibilità ed alla convenienza di usare il pezzo di bordo in movimento. Secondo le notizie di ctù siamo in possesso circa i procedimenti in uso nell'esercito russo, le unità carriste di questo esercito farebbero uso dei pezzi d'artiglieria senza fermarsi. Ignoro il grado di abilità Lici cannonieri corazzati russi ed ignoro pure l'entità delle dotazioni di munizioni dei carri russi, le quali non dovrebbero tuttavia esser molto maggiori delle nostre. Ma penso che, se può essere ammesso il tiro in movimento, alle brevissime distanze, con le mitragliatrici di bordo contro bersagli animati per ottenere soprattutto efficaci risultati morali, sia assai preferibile arrestare il carro per i pochi istanti necessari ad un accurato puntamento del pezzo piuttosto che destinare il munizionamento d'artiglieria disponibile - cbe è per forza di cose esiguo e non può essere reintegrato che al termine del combattimento - a tiri in movimento, di efficacia aleatoria. Si può obiettare che le artiglierie navali sparano in movimento, ma il terreno vario su cui si muovono i carri presenta, rispetto alla mole dei carri, una superficie ben più accidentata di quella del mare più agitato rispetto alla mole delle navi. E' vero che i carri moderni, fra cui non pochi in distribuzione alle nostre unità carriste, sono forniti di un ,< girostabilizzatore l>, congegno che, mediante effetto giroscopico, consente di rendere il pezzo dì bordo fino ad un certo punto indipendente dai sobbalzi del carro e di tenerlo più o meno puntato senza sforzo sull'obiettivo durante il movimento. Questo congegno dovrebbe teoricamente permettere un tiro efficace senza arrestare il carro. Non escludo che qualche equipaggio, superlativamente addestrato, riesca in condizioni molto favorevoli a colpire in movimento un obiettivo di dimensioni piuttosto rilevanti, ma ritengo che, per assicurare i migliori risultati ai fini economici del combattimento, sia opportuno di massima usare il girostabilizzatore per effettua re o mantenere il puntamento durante lo sbalzo e fermare il carro per quel tanto che è indispensabile per rettificare il puntamento stesso e sparare con la sicurezza che, salvo errore di valutazione della distanza, l'obiettivo sarà colpito. La terza deduzione è che l'incremento dell'azione di fuoco ha portato come conseguenza un·accentuazione dell'articolazione delle formazioni carri-:.te in combattimento. Prescindendo dall'articolazione in scaglioni, imposta da esigenze tattiche di carattere generale, notiamo che nello stesso scaglione - salvo nel caso in cui la necessità di fronteggiare mezzi corazzati avversari imponga di portare tutti i carri disponibili in linea - i carri da 105/ 22. per le loro particolari caratteristiche e possibilità di tiro, si differenziano dai riruaneati carri, aprono il fuoco prima e a distanza maggiore. seguendo il mo-
vimento a sbalzi più ampi e meno frequenti, costituiscono msomma un'aliquota di accompagnamento o <li sostegno. Sono inoltre aumentati gl'intervalli fra i singoli carri in relazione al fatto che non occorre più catapultare sulla fronte di attacco un determinato numero di mezzi d'urto per ottenere nel complesso una massa d'urto sufficiente a far crollare la difesa nemica in corrispondenza di tale fronte, ma ,che bisogna oggi dosare cannoni, i quali hanno la possibilità di distribuire o concentrare l'azione nel tempo e nello spazio e la capacità quindi di agire efficacemente su tratti di fronte più ampi . A parte le restrizioni che possono essere imposte dal terreno, i 50 metri di intervallo che una volta dovevano essae considerati come un massimo sono da ritenere oggi, di norma, come un minimo. Ciò costih1isce in definitiva un vantaggio nei riguardi della vul· nerabilità dei carri.
LA
COOPERAZIONE FANTERIA-CARRI.
La cooperazione dei carri con la fanteria, che è stata a suo tempo lo scopo e la ragione di nascita del carro, conserva oggi in pieno il suo valore. Gli eserciti moderni o hanno reparti carristi di cui è prevista l'assegnazione temporanea per l'impiego alle divisioni di fanteria o - come l'esercito americano - hanno reparti carristi che fanno organicamente parte della divisione e dello stesso reggimento di fanteria. La cooperazione fanteria-carri, sulla quale deve innestarsi la cooperazione dell'artiglieria e del genio e di cui tanto si parla, è un'attività assai difficile e richiede un addestramento intenso e prolw1gato e la profonda reciproca conoscenza delle due armi. L'esperienza altrui - non abbiamo in inateria esperienza diretta - ci dice che ogni azione offensiva che richiedesse tale cooperazione è stata nella recente guerra preceduta da settimane e tal volta da mesi di specifico addestramento preparatorio e che, ciò nonostante, si sono verificati spesso, nel corso dei combattimenti, inconvenienti e lacm1e. Ne deriva l'opportunità che le unità carriste appartengano organicamente alla divisione di fanteria nel cui interno sono destinate ad operare. Capisco che questa opportu njtà possa contrastare con una eventuale insufficienza di reparti carristi, la quale consiglierebbe di tenere questi accentrati aila dipendenza di un comando superiore per assegnarli, in caso di bisogno, a determinate divisioni di fanteria. Ma io preferirei di gran lunga avere alcune divisioni di fanteria dotate di carri ed in grado di servirsene efficacemente ed altre sprovviste, piuttosto che disporre di reparti carristi a sè stanti che al momento dell'impiego non riuscissero ad «ingranare >> con le unità di fanteria cooperanti. Quali sono i casi in cui può trovare applicazione la cooperazione fanteriacarri? Senza fare un esame analitico, mi limito a dire che i casi caratteristici sono tre: attacco, contrattacco, co~pletamento e sfruttamento del successo. 2.
Riv.
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D1 questi il più tipico, su cui vale la pena di fermare l'attenzione, è l'attacco. 1n quale forma si esplica normalmente la cooperazione fanteria-carri nell'attacco ? Sento dire ed ho letto più volte che il procedimento normale in questo caso è: carri avanti e fanteria dietro. Non vorrei suscitare cori di protesta troppo clamorosi o passare per scrittore amante di rivelazioni scandalistiche e domando venia se, per amore di quella vivezza con cui ho premesso di voler mettere in evidenza taluni punti di particolare importanza, uso un linguaggio che può sembrare eccessivamente crudo e sciabolatore. Ma sono profondamente convinto che, qualora fanteria e carri debbano attaccare a cavallo della stessa direttrice, il procedimento normale da applicare sia: fanteria avanti e carri dietro. E ritengo che questa verità debba essere chiarita, inculcata, diffusa per creare una forma mentis aderente alla realtà del1'odierno campo di battaglia. Affermare l'inverso significa essere rimasti al ricordo ed all'esperienza del 1918 ed ignorare gli avvenimenti svoltisi nei l~ng.hi anni della seconda guerra mondiale, sui più svariati teatri di operaz1om. Gran parte di quanto ho sin qui esposto giustifica e spiega la mia affermazione, ma non mi sarà difficile togliere con poche pennellate ogni dubbio residuo in materia. Una divisione di fanteria nell'attacco si troverà certamente a dover superare una difesa che sarà più o meno efficiente secondo il tempo ed i mezzi impiegati dal nemico ma che per lo più avrà raggiunto un grado sensibile di organizzazione. Questa organizzazione difensiva non sarà sostanzialmente molto diversa da quella prevista dalle norme vigenti in proposito presso il nostro esercito e scaturita dalla più recente esperienza di guerra: spiccato scaglionamento in profondità, capisaldi più o meno intervallati e distanziati, largamente dotati di armi controcarri e protetti da campi minati, intervalli in cui la penetrazione nemica è ostacolata od incanalata medjante opportuna disposizione di campi minati ed opportuno schieramento di pezzi controcarri. Evidentemente le mine e le armi controcarri saranno prevalentemente l:ollocate ed orientate in corrispondenza dei settori in cui, per la natura del tertèno, risulterà più probabile un'irruzione di mezzi corazzati. fo questa situazione è possibile e consigliabile scagliare i carri contro le difese avversarie? Evidentemente no, ed aggiungo, prevenendo una inevitabile obiezione, che sarà di norma necessaria un'azione preliminare, volta soprattutto ad aprire i varchi necessari nei campi minati ed a toglier di mezzo le avanstrutture della difesa. Ma anche dopo lo svolgimento di questa azione preliminare, i Larri troveranno condizioni favorevo li per irrompere attraverso una fascia di ostacoli e di fuoco micidiale e precedere le fanterie sugli obiettivi? Ammetto che l'artiglieria sia in grado di svolgere azioni efficaci di pre-
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parazione e:: di appoggio - ciò che costituisce senza dubbio un apporto di valore notevole - , ma troppe sono le difficoltà e le incognite di un procedimento che dovrebbe tendere ad aprire il passo ai fanti ed a rendere meno sanguinoso il successo perchè non si corra serio rischio che tale procedimento si risolva in un grave scacco per i carri' e per gli stessi fanti . In primo luogo, per quanto brillante e spinta a fondo sia stata l'azione preliminare, i varclù nei campi minati marginali risulteranno sempre in numero scarso e di dimensioni ridotte in confronto alle esigenze di spiegamento <.fo carri, e questi sa.ranno costretti a sfilare in colonna attraverso ai varchi prima di assumere le formazioni di combattimento; in secondo luogo, poichè la difesa, come già accennato, sarà sempre considerevolmente scaglionata in profondità, i carri jncontreranno campi minati intatti proprio allorcbè si addentreranno nella zona infuocata dei capisaldi; ed infine, pur prescindendo dai mezzi di reazione portatili, i pezzi controcarri, che inevitabilmente saranno in gran parte sfuggiti al tiro dell'artiglieria, non si sveleranno che all'ultimo momento, quando i carri, giungendo entro il loro raggio d'azione efficace, saranno probabilmente già alle prese con le mine ed altri ostacoli; troppo tardi cioè per essere tempestivamente neutralizzati o distrutti. Ritengo pertanto che, nella fase di attacco, il procedimento << carri avanti alla fanteria » sia normalmente destinato a provocare questo indesiderabile risultato: carri distrutti o fermi, fanteria privata della cooperazione dei carri e. de~tinata a costituire bersaglio di secondo tempo da parte cella reazione nefillca. Ciò non deve stupire nessuno: basta pensare che sin dalla fine del 1942, nel teatro di operazioni più favorevole all'impiego dei carri - 1'Africa settentrionale - , 1'8" armata britannica aveva rinunciato a lanciare i carri avanti alla fanteria nell'attacco contro le posizioni italo-tedesche. Nella battaglia di El Alamein, mentre le divisioni corazzate furono tenute inizialmente in riserva per lo sfruttamento del successo, i reparti carristi, destinati a sostenere le fanterie, non vennero immessi nella lotta che quando le fanterie, p9tentemente appoggiate dall'artiglieria e dal genio, erano già riuscite a sca.rdinare le difese avversarie. E' ormai passato il tempo in cui l'azione di roth1ra, dopo congrua preparazione d'artiglieria, poteva essere condotta dalla fanteria avanzante dietro la protezione a testuggine dei carri. Oggi, contro nem ico modernamente organizzato a difesa, l'urto iniziale non può, a mio parere, essere portato che da nucleì arditi e addestratissimi di assahatori e pionieri, rarefatti sul terreno e potentemente appoggiati ed accompagnati dal fuoco nella loro opera di infiltrazione e scardinamento; e la cooperazione fanteria-<:arri deve normalmente applicarsi facendo seguire la fanteria dai carri, i quali svolgono essenzialmente azione di accompagnamento col fuoco. Si può obiettare che in questo modo i carri agirebbero come semoventi e che tanto varrebbe rinunciare alla cooperazione di essi e limi-
tarsi all'impiego dei semoventi di ctù del resto sono dotati i reparti sperimentali cLi fanteria. Ma è da tener presente che ho sempre parlato di procedimento normale nell'attacco e che occorre considerare altresì iJ caso, eventuale o quanto meno eccezionale, in cui il nemico non abl5ia avuto a disposizione tempo e mezzi sufficienti per organizzare in misura apprezzabile la difesa ed in cui possa l]Uindi risultare opportuno far precedere la fanteria dai carri. Inoltre, anche qualora sia stato adottato il procedimento normale « fanteria avanti ai carri», possono verificarsi, nel corso dell'attacco, situazioni particolari nelle quali emerg~ la convenienza che piccole aliquote di carri balzino avanti a singole squadre di fucilieri od a singoli gruppi di assaltatori, arrestati dalla reazione avversaria, per risolvere col fuoco e con }'urto la crisi parziale: si tratterà tuttavia di atti episodici - e da non considerare normali - che trovano analogia con quelle episodiche azioni di mto, a cui ho accennato trattando in generale dei procedimenti dei carri e delle unità carriste. In.fine per altre fasi taLtiche, quali il completamento e sfruttamento del successo ed il contrattacco, può essere considerato normale, per ovvie ragioni - difesa non organizzata, rapidità di azione - il procedimento inverso : carri avanti alla fanteria. Tutto calcolato, se si dovesse scegliere, quale mezzo di sostegno della fanteria, fra il carro ed iJ semovente, non v'è dubbio che la scelta dovrebbe cadere sul carro, perchè, oltre cbe della capacità e potenza di fuoco, il carro dispone di una protezione assai più efficace e di una capacità di urto che può in determinati casi riuscire molto utile alla fanteria. Aggiungo tuttavia che se i reparti di fanteria dovessero rinunciare ad un'assegnazione organica di semoventi in cambio di un'assegnazione temporanea (per l' im piego) di carri, ravviserei l'opportunità che il sacrificio organico fosse compensato con una dotazione permanente di cannoni ·senza rinculo. Ma questo è un discorso che esce dai limiti impostimi e che quindi senz'altro abbandono.
LA
GRANDE UNrTÀ CORAZZATA ED I
suor
ELEMENTI COSTITUTIVI : FISONOMIA E
1
CRITERI D TMPIEGO.
Ed ora qualche cen no sulle grandi unità corazzate. Nun sarà fuori luogo chiarire anzitutto la questione della terminologia. In passato sono state usate promiscuamente e non sempre a proposito, per indicare grandi unità di cui facessero parte, quali elementi centrali e caratteristici, reparti carristi, le denominazioni di divisione corazzata o motocorazzata o meccanizzata. Si può senz'altro sopprimere quest'ultimo termine, che è troppo generico ed imperfetto. Il termi ne « motocorazzata ii poteva una volta rispondere con esattezza alla particolare costituzione della grande unità, in cui a reparti carristi erano affiancati reparti di fanteria e del genio motonzzati - quindi su mezzi a ruote - e reparti di artiglieria in gran patte autotrainata. Ma oggi una grande unità di questo genere - divisione
o brigata - non è concepibile se non con reparti di fanteria, artiglieria e gemo dotati di veicoli cingolati e corazzati che abbiano caratteristiche e prestazioni ic.lcntiche a quelle dei carri : solo così sarà a tali reparti possibile spostarsi sui medesimi tcrrenj percorsi dai carri alla medesima velocità tenuta da questi ed in condizioni di protezione non troppo dissimili, e soddisfare le ptù svariate esigenze di cooperazione. 1 suddetti veicoli devono essere considerati, non solo per l'artiglieria ma anche per la fanteria ed il genio, v:ri e propri veicoli da combatlimento; e non sembri strana od esagerata questa aifermazione perchè i veicoli stessi devono consentire non soltanto di portare gli uomini alla minor distanza possibile dal nemico e dalla località ove dovrà essere iniziato il combattimento a piedi da parte della fanteria od il lavoro da parte del genio, ma anche di effettuare i movimenti necessari per la manovra in zona avanzata e battuta dal fuoco avversario e di compiere il primo atto del combattimento o di reagire comunque ad offese aeree o terrestri mediante l'uso delle armi di bordo. Com'è noto, nel nostro esercito,· mentre l'artiglieria della grande unità corazzata è largamente dotata di semoventi che hanno le stesse caratteristiche meccaniche dei carri e conserva tuttora e solo per i reparti della specialità contraerei materiali autotrainati che non rispondono alle esigenze di movimento e di protezione e che dovranno in avvenire essere sostituiti da pezzi semoventi, la fanteria ed il genio sfruttano veicoli semicingolati, i quali, pur avendo una discreta attitudine a muoversi in terreno vario, hanno prestazioni sensibilmente inferiori a quelle dei carri. Presso eserciti più potenti e meglio attrezzati del nostro, in luogo di questi veicoli semicingolati, ritenuti come sorpassati, sono stati introdotti mezzi che hanno lo stesso scafo dei carri: è augurabile che in un non lontano avvenire lo stesso provvedimento possa essere adottato nelle nome unità o, meglio ancora, i semicingolati e possibilmente anche le carrette cingolate usate oggi per il traino dei pezzi controcarri della fanteria - siano sostituiti con veicoli, che, pur avendo prestazioni uguali a quelle dei ca rri e buona corazzatura, siano più bassi e meno visibili dei carri. In sostanza, nella nostra grande unità corazzata, i soli veicoli da combattimento su ruote sono costituiti dalle autoblindo del reparto di cavalleria, il quale è del resto provvisto in ugual misura di carri. E se per questo reparto si vuole, per ragioni di uniformità rispetto alle unità di cavalleria delle divisioni di fanteria, mantenere la denominazione di <<'cavalleria blindata >1 che io vedrei tuttavia molto volentieri sostituita, in seno alla grande unità corazzata, da quella di « cavalleria corazzata 11 - , non v'è dubb.io che perfettamente appropriate ed insostituibili sono le denominazioni: fanteria corazzata, artiglieria corazzata, genio corazzato, divisione o brigata corazzata. Il termine « motocorazzato >1 può essere ancora mantenuto in vigore ed us:.ito correttamente purchè riferito ad un corpo d'armata costituito da una Jivisione corazzata e da una o due divisioni motorizzate. Un siffatto Corpo
mvtocorazzato, particolarmente adatto al movimento e, come tale, capace di ottenere risultati di carattere strategico, ha tuttavia l'attitudine ad assolvere, in caso di bisogno, compiti di forza. Ma prima di accennare all'impiego ciel Corpo motocorazzato, conviene trattare brevemente le caratteristiche e l'impiego della grande unità corazzata. Estendendo a questa le considerazioni già esposte nei riguardi dei carri e dei reparti carristi, si può dire che la divisione o la brigata corazzata agisce essenzialmente col fuoco e con la manovra e non può più essere ritenuta idonea alla rottura perchè i campi minati e le armi controcarri - non sarà mai ripetuto a sufficienza - hanno da tempo annullato questa idoneità, riproducendo, sia pure in scala alquanto diversa, circostanze analoghe a quelle per cui in passato la divisione di cavalleria prima e la divisione celere poi diventarono unità di impiego particolarmente delicato. Sfruttamento del successo, rapida azione controffensiva contro nemico avanzante, combattimento contro unità similare sono per la grande unità corazzata i compiti caratteristici, nei quali può essere ottenuto il massimo rendimento perchè può venir sfruttata al massimo la capacità di movimento e di fuoco. Il che non esclude, beninteso, che la divisione o la brigata corazzata possa essere impiegata con successo, in caso di bisogno, per altre missioni, quali: occupazione preventiva di località importanti, azione offensiva contro nemico debolmente organizzato a difesa, protezione del ripiegamento di grandi unità di fanteria e infine, quando proprio non sia disponibile alcun altro elemento a cui ricorrere per tamponare una grave falla, azione difensiva temporanea. Occorre però tener presente che per l'assolvimento di tutti questi compiti eventuali la grande unità corazzata dovrà sempre applicare i suoi procedimenti caratteristici, supplendo con la manovra alla congenita esiguità numerica dei suoi reparti ed alla scarsa attitudine alle metodiche azioni di forza e che, a causa della grande quantità e dell'intenso logorio di complessi mezzi meccanici, dei ponderosi rifornimenti di carburante e di munizioni necessari e della citata esiguità numerica, essa non è atla a durare a lungo nella lotta. Ad ogni modo due forme di impiego devono, a mio parere, essere assolutamente escluse per la grande unità corazzata: l'azione offensiva contro nemico saldamente organizzato a difesa e l'azione difensiva a fondo per il mantenimento ad oltranza di un determinato settore. Le unità delle varie anni devono essere dosate, in seno alla grande unità cora.lzata, in base alle esigenze di impiego, che si traducono in esigenze di cooperazione coi carri òa parte di tutte le altre armi . Un esame analitico, condotto teoricamente e praticamente, di tutti i casi di impiego che possono presentarsi porterebbe in proposito a c.lecluzioni conclusive, ma tale esame, che è stato del resto in gran parte effettuato dall'ente interessato, non servirebbe che a confermare i risultati, ormai acquisiti, di una larga esperienza di guerra. In base a questa esperienza si può ritenere che nella grande unità
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corazzata ad ogni battaglione carristi debbano all'ingrosso corrispondere uno squadrone di cavalleria, un battaglione di fanteria corazzata, un gruppo di artiglieria d'appoggio (più l'aliquota di artiglieria necessaria per la difesa -:ontraerei, più possibilmente un gruppo idoneo a svolgere azioni di interdizione lontana e di controbatteria, più eventualmente un'aliquota di semoventi controcarri), una compagnia di pionieri del genio: da aggiungere, ncll'àmbito della grande unità, un reparto dei collegamenti sufficiente alla bisogna, gli elementi dei servizi necessari per soddisfare le esigenze logistiche e un adatto reparto di aeroplani o di elicotteri per l'assolvimento cli quelle missioni di esplorazione a breve raggio e di osservazione che corrispondono ad una necessità stretta e continua per i corazzati. I reparti carristi costituiscono in ogni caso, e specialmente in quello del combattimento contro unità corazzate, l'elemento caratteristico e determinante dell'esito della lotta e della efficienza della grande unità corazzata: rinchè i carri sono in condizioni di intervenire efficacemente, la stessa grande unità ha una fisonomia ed un valore sostanziale anche se le altre armi hanno subìto perdite sensibili ; travolti o distrutti I carri, essa rimarrebbe come un corpo senza scheletro. Ciò non significa che in ogni fase della lotta i carri dtbbano essere gli attori principali: vi. possono essere fasi - di solito preliminari a quella finale e decisiva -- in cui sia addirittura sconsigliabile impiegare i carri ed il combattimento debba essere svolto <lalla fanteria corazzata e dai pionieri, con la cooperazione dell'artiglieria. Compito essenziale e caratteristico <lel reparto di cavalleria della grande unità corazzata è l'esplorazione: compiti eventuali e secondari sono la sicurezza sui fianchi o sul tergo della grande unità ed il collegamento fra due colonne. All'artiglieria competono di massima gli stessi compiti che all'artiglieria delle divisioni di fanteria: solo, data la maggior rapidità con cui si svolgono le operazioni dei corazzati e gl'improvvisi cambiamenti di situazione da cui esse sono caratterizzate, l'artiglieria corazzata, la quale dis.pone d'altronde di materiali dotati di grande mobilità, deve essere in grado di adottare prontamente la propria azione alle mutevoli esigenze. Donde la necessità di procedimenti tecnici improntati alla massima cele{ità di intervento. Accentrata tutte le volte che possibile per ottenere, soprattutto nella fase finale del combattimento. il massimo di efficacia, l'artiglieria dovrà essere senza esitazione decentrata allorchè le es igenze di movimento e l'ampiezza del dispositivo renderanno impossibile od inoperante l'accentramento. Le aliquote <li artiglieria controcarri e contraerei hanno naturalmente la loro funzione caratteristica: per quella contraerei è da tener presente la maggior probabilità e frequenza, rispetto all'ambiente delle divisioni di fanteria, dell'impiego eventuale controcarri. Anche ai pionieri del genio spettano compiti che non sono .sostanzialmente dissimili da quelli degli artieri delle divisioni di fanteria e che si dif-
ferenziano soltanto per la maggior celerità con cui devono venire eseguiti lavori di vario tipo, quali minamento e sminamento, adattamento di itinerari, gittamento o riattamento di ponti, superamento o creazione di interruzioni stradali, demolizioni. Tenuto anche conto della mole e del peso dei mezzi cor.izzati a cui occorrerà spesso consenrire od agevolare il transito e della necessità già messa in luce di seguire i carri (od i semoventi) fuori strada, appare evidente la necessità che i pionieri corazzati siano dotati di materiali e di attrezzature - nella massima parte meccaniche - rispondenti alle particolari esigenze. Circa i collegatori, nulla di particolare da porre in rilievo, se non che la rete dei collegamenti nell'interno della grande unità corazzata sarà essenzialmente - e durante la lotta esclusivamente - basata sui mezzi radio; il che pone non pochi nè lievi problemi da risolvere in sede di organizzazione e di applicazione. E vengo alla fanteria corazzata. I compiti che possono esserle riservati sono molteplici e volendoli condensare in una frase sola occorrerebbe dire: preparare, agevolare, integrare l'azione dei carri. Si potrebbe anche affermare che la fanteria corazzata assolve quei compiti di combattimento a stretto contatto col nemico che non possono essere affidati o non conviene affidare ai carri. Così anzitutto i compiti che richiedono un atteggiamento difensivo, quali: - organizzazione a difesa e resistenza su una determinata posizione che occorra temporaneamente mantenere; - servizio di sicurezza in movimento, e soprattutto in sosta, a favore della brigata o di aliquote di essa; - protezione dello schieramento d'artiglieria; - protezione dell'attacco dei carri mediante azione fiancheggiante (che può tuttavia essere anche offensiva); - costituzione di un perno fisso di manovra (mediante organizzazione a capisaldi controcarri) per agevolare l'azione dei carri cor,tro unità corazzate. In secondo luogo i compiti offensivi che non possono essere assunti dai carri a causa di ostacoli ad essi insormontabili, e cioè: - conquista - specie in terreno accidentato o ricco di appigli tattici - di località necessarie per costituire od integrare la posizione di partenza dell'attacco carrista; - azioni preliminari necessarie per aprire varchi nei campi minati ed assicurarne il possesso o per effettuare il passaggio di corsi d'acqua o di altri ostacoli intransitabili ai carri e creare una testa di ponte al di là di essi: queste azioni devono naturalmente essere svolte in cooperazione coi pionieri del genio oltre che con l'artiglieria;
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- attacco concomitante a quello dei carri, tendente ad obiettivo djfferente da quello dei carri oppure allo stesso obiettivo ma con diversa base di partenza e diversa direzione. In.fine il compito di attaccare assieme ai carri lo stesso obiettivo : carri e fanteria corazzata appartenenti al medesimo scaglione oppure costituenti scaglioni successivi. Se i carri precedono la fanteria, a questa spetta, oltre che difendere i carri dalle offese vicine, integrare il successo dell'attacco carrista, giungendo sull'obiettivo al seguito immediato dei carri, rastrellandolo, consolidandolo ed assicurandone il possesso. Se la fanteria precede i carri, ad essa compete attaccare e conquistare l'obiettivo, giovandosi non soltanto dell'appoggio dell'artiglieria, dell'eyentuale cooperazione dei pionieri del genio e dell'accompagnamento delle proprie armi pesanti, ma altresì del poderoso accompagnamento dei carri. Da quanto esposto si deduce che la fanteria corazzata deve essere non soltanto idonea àd assolvere in molti casi missioni djfensive, soprattutto in funzione controcarrì, ma altresì capace di irrompere arditamente sul nemico al seguito immediato dei carri e di condurre attacchi che, pur potendo contare su azioni di accompagnamento particolarmente potenti, ricruedono qualità spiccate di ardimento, decisione, resistenza .fisica in rapporto alla celerità che caratterizza le operazioni dei corazzati. Deve essere in sostanza una salda e scelta fanteria, parimente idonea alla difesa ed all'attacco spregiudicato; e rorte migliore non potevano avere i nostri bersaglieri di quella di diventare la fanteria corazzata del nuovo Esercito italiano. Il caso dell'attacco in stretta e diretta cooperazione di carri e bersagl ieri presenta una certa somiglianza con quello della cooperazione fanteria-carri nella divisione di fanteria. H o detto « una certa somiglianza >1 e non « identità », giacchè una differenza sensibile è data dal fatto che stù campo di battaglia, mentre la fanteria manovra e combatte a piedi, i bersaglieri devono valersi il più a lungo possibile dei loro veicoli cingolati e blindati cercando addirittura di 6riungere, qualora impegnati in attacco al seguire immediato dei c~rri, a bordo degli stessi veicoli fino a distanza d'assalto: solo così è possibile ai bersaglieri seguire od imprimere alle loro azioni il ritmo dei corazzati . Un'altra differenza consiste nelle maggiori possibilità che i bersaglieri \ hanno, nell'interno della grande unità corazzata, rispetto alla fanteria, di svolgere l'accurato ed approfondito addestramento in comune coi carri che è necessario per una efficace cooperazione. Si ripresenta qui il dilemma che ho prospettato e risolto in via generale parlando della cooperazione fanteria-carri: carri avanti o bersaglieri avanti? Poichè la grande unità corazzata dovrebbe essere lanciata - a parte il caso di incontro con grande unità similare, nel quale caso i bersaglieri costituiscono per lo più, come ho accennato, perno fisso di manovra ed ai carri spetta il compito di condrure il duello decisivo coi carri avversari - contro nemico debolmente organizzato e non contro difese robuste, si potrebbe dedurre che,
nella grande unità corazzata, il procedimento normale fosse: carri avanti e bersaglieri dietro. E' certo desiderabile che così sia, per esaltare e sfruttare al massimo lo spirito aggressivo e le caratteristiche dei corazzati. Ma, francamente, non mi sento di dare a questa normalità un valore categorico. Come abbiamo visto, con una disponibilità di mezzi abbondanti - in primo luogo mine ed armi controcarri - il difensore può oggi assai rapidamente irrobustire la propria organizzazione, utilizzando appigli tattici (ad esempio centri abitati) e moltiplicando l'importanza di ostacoli naturali apparentemente di poco conto (ad esempio canali), al punto da renderla sostanzialmente salda anche se a prima vista possa esser stata giudicata debole dalla parte avversaria. Preferisco quindi non sbilanciarmi ed affermare che entrambi i procedimenti « carri avanti >> e « bersaglieri avanti » devono essere ritenuti normali per la grande unirà corazzata. Secondo la valutazione del momento dovrà essere adottato l'uno o l'altro: non solo, ma anche azione durante (naturalmente prima di giungere ai ferri corti col nemico) i corazzati devono esser pronti a passare dall'uno all'altro, invertendo il dispositivo, qualora ad un certo momento ciò sia imposto o consigliato da una nuova e diversa valutazione della situazione. Dato così un rapido sguardo ai principali elementi costitutivi della grandè unità corazzata, desidero mettere in luce che i procedimenti di impiego di essa devono essere improntati alla massima elasticità. Idee chiare e decisione sì; ma nessun rigido schema. Il comandante della divisione o della brigata corazzata può trovarsi in qualche caso ad impiegare - soprattutto in caso cli combattimento contro unità similari - le sue forze a massa e con compiti distinti per arma anche !.e, naturalmente, concomitanti, aUo scopo di poter lanciare, nel momento decisivo, la totalità dei carri contro l'avversario: in questo caso i comandi di reggimento funzionano come tali sul campo cli batt?lglia. Deve in molti casi - soprattutto in fase di movimento o di attacco su fronte ampia - articolare le forze in raggruppamenti tattici composti di aliquote di carristi, di fanteria corazzata, eventualmente di artiglieria e del genio. In questi casi i comandi di reggunento carristi e bersaglieri devono funzionare come comandi di raggruppamento misto; è inoltre desiderabile che i comandanti di battaglione delle due specialità siano in grado di comandare aliquote della specialità sorella in cooperazione con la propria. A questo proposito non sarà inutile ricordare che nella divisione corazzata americana non esistono reggimenti e.li carri nè di fanteria ma semplicemente battaglioni: esistono però e sono organicamente e permanentemente costituiti tre comandi tattici, alla cui dipendenza può essere messo un numero vario di battaglioni o reparti minori delle varie armi. Questo sistema presenta indubbi vantaggi di carattere tattico, mentre il sistema dei reggimenti omogenei -:- più adatto forse alla nostra
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mentalità e certo alla nostra consuetucljne - ha altri vantaggi di carattere morale e addestrativo. Il comandante della grande unità corazzata può inoltre essere indotto ad adottare procedimenti che a tutta prima possono sembrare strani e poco 01 todossi: per esempio, in via temporanea ed eccezionale, rinforzare l' artiglieria con aliquote di carri e coi semoventi controcarri. Naturalmente un provvedimento del genere sarà preso quando i carri distolti dal loro ambiente organico e tattico non siano necessari per assolvere il loro compito caratteristico, quando i suddetti semoventi non occorrono per la ilifesa controcarri di taluni elementi dell a grande unità e quando, per converso, la ilisponibilità e l'impiego tempesti.ve di un grande volume di fuoco possa avere un effetto determinante per l'esito della lotta. Basta pensare che, sulla base degli attuali organici della brigata corazzata italiana, il comandante di questa può, con f'aggiunta di tutti i carri da 105/ 22 oltre che dei semoventi controcarri, costituirsi una massa d'artiglieria d'appoggio due volte e mezzo più grande ili quella normale. Glt esempi che ho citati valgono a dare un'idea della elasticità d'impiego indispensabile per i corazzati. Ma un'altra esigenza deve essere tenuta sempre presente e soddisfatta: quella della intima conoscenza reciproca e della stretta cooperazione non solo tra carri e fanteria corazzata, ma fra tutte le armi della grande unità corazzata : carri, fanteria, artiglieria, genio. Solo da questa conoscenza e da questa cooperazione, che devono affondare le radici nello spirito dei corazzati e realizzarsi mediante l'addestramento, potranno scaturire la pùssibilità cli efficace manovra ed il successo. I servizi della grande unità corazzata meriterebbero molto più del breve cenno che sto per dare; ma lo spazio è tiranno e l'argomento è tale che per trattarlo analiticamente occorrerebbe un intero articolo. Niun dubbio che la grande unità corazzata dev'essere idonea alla manovra rapida e brillante. Si pensa normalmente che per garantirle questa idoneità essa debba essere tenuta leggera, anche in materia di servizi. Non è certo il caso di assegnarle un peso logistico superfluo, ma bisogna assolutamente evitare di non darle tutto il necessario. Diversamente si correrebbe il rischio di metterla in condizioni dì non poter muoversi quando il movimento risultasse necessario o di non poter combattere quando urgesse affrontare il nemico. In modo analogo il corpo dell'atleta, che si conserva nelle migliori condizio1ù fisiche se convenientemente alimentato, perderebbe con una dieta troppo leggera ogni capacità di dinamismo muscolare. Ora la grande unità corazzata ha le stesse esigenze - rapportate al numero degli uomini - delle divisioni cli fanteria rispetto ai servizi di sanità e di commissariato, ma dispone di motori relativamente più numerosi, più complicati e che bevono assai dj più; ilispùne pure di un numero di cannoni relativamente assai più grande. Inoltre essa dev'essere in condizioni di agire
in spazi più grandi e a distanze pit1 forti; deve quindi essere dotata di una maggiore autonomia logistica. Occorre assegnarle pertanto oltre al necessario per alimentare gli uomini e per raccogliere, curare e sgomberare i feriti, quanto è indispensabile per rifornirla a ufficienza di carburanti e di munizioni e per ricuperare e riparare i mezzi nelle piu svariate situa:tioni tattiche. Occorr"e in altre parole una larga e solida base logistica. Solo disponendo di questa larga e solida base e di una minuta ed accurata organizzazione che la colleghi ai reparti combattenti, la grande unità corazzata potrà spiccare il volo per le più ardite manovre. E ritorno, per finire, al Corpo motocorazzato, a proposito del quale desidero mettere in luce un solo aspetto relativo all'impiego. In rapporto a quanto ho avuto occasione di rappresentare circa la cooperazione fanteria-carri, si potrebbe dire con larga similitudine che la divisione motorizzata sta alla divisione corazzata come la fanteria sta ai carri. Trasportando con un pantografo ideale nel più vasto ambiente del Corpo motocorazzato le considerazioni espaste in tema di cooperazione tra le minori unità delle due armi. risulta logico affermare che, in via di massima, allorquando occorra attaccare nemico saldamente organizzato, conviene lanciare all'attacco la divisione motorizzata e tenere ìn riserva la divisione o brigata corazzata, pronta a sfruttare il successo; quando invece non siano prevedibili forti reazioni avversarie, conviene spingere innanzi la grande unità corazzata e farla seguire dalla divisione motorizzata, incaricata di integrare, perfezionare e consolidare il successo. Naturalmente nell'azione difensiva i motor~zzati saranno prevalentemente impiegati per la resistenza, i corazzati per la reazione controffensiva. Ritengo che applicando questi criteri largamente orientativi - coi quali non pretendo di aver scoperto alcunchè di nuovo o di sensazionale - si possano ottenere dal Corpo motocorazzato i migliori risultati non solo nel campo tattico ma talora, come già accennato, anche nel campo strategico.
PANORAMA DELLA GUERRA MODERNA Gen. di brig. Giorgio Liuzzi
In questi ultimi tempi l'attenzione di gran parte dei quadri del nostro esercito si è polarizzata sulla costituzione del battaglione di fanteria : tante compagnie e tanti plotoni di tale o di tal'altro tipo, tante armi di accompagnamento a tiro teso od a tiro curvo e tanti cannoni, le une e gli altri dosati e distribuiti nel tale modo o nel tal'altro. Problemi siffatti rivestono indubbiamente un'importanza notevole e meritano di essere sviscerati ed illustrati allo scopo non solo di giungere a conclusioni razionali che valga la pena di adottare, ma anche di appassionare ed esercitare i quadri di ogni grado e di affinarne la preparazione. Ma nel leggere od ascoltare in proposito dotte discussioni, in cui, come si suol dfre, si spacca un capello in quattro per dimostrare, ad esempio, che occorre spostare tre mitragliatrici dal battaglione alla compagnia od aumentare di 12 o di 24 il numero degli assaltatori nella compagnia, ho l'impressione che sì tenda ad esagerare l'importanza dei suddetti problemi. E mi sembra un poco che si cerchi, attraverso uno studio, spinto sino all'esasperazione, del particolare, di ottenere la perfezione nella conformazione e nell'arredamento di una stanza trascurando la struttura e la solidità dell'appartamento di cui la stanza non è che una frazione e dell'intero edificio in cui è compreso l'appartamento. E mi sembra pure che disquisizioni di tal genere, non inquadrate in un ambiente più vasto e nella visione sintetica ed ampia della guerra moderna, si assomiglino un po' troppo a quelle chr venivano svolte in un passato più o meno recente e con le quali, seguendo accuratamente qualche pedina, abbiano finito col perdere di vista la totalità della scacchiera su cui il complesso del pericoloso gioco si svolge. Con questo non intendo certo mt10vere critiche o tentare di scavare il terreno sotto i piedi di chi partecipa al nobile e faticoso lavoro della ricostruzione dottrinale: so benissimo che studi di più grande respiro vengono condotti dalle competenti autorità tecniche e che solo una parte dei quadri sarebbe idonea a comprenderli a pieno o a darvi un contributo apprezzabile. Ma ritengo che un modesto tentativo di tratteggiare alcune caratteristiche della guerra moderna sia utile per chiarire le idee e indurre a considerare i probl~mi particolari dell'organizzazione militare sotto un punto di vista più aderente alla realtà.
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La guerra oggi non può essere concepita che come conflitto di coalizioni. Non è questa una novità, bensì una verità scaturita sin dalla prima guerra mondiale. Ma oggi è tenuta in evidenza maggiore che nel primo dopoguerra. Le coaltzioni inoltre tendono a diventare sempre più strette cd efficaci: mentre in passato ogni paese mobilitava e gettava nella fornace della lotta tutte le proprie risorse secondo piani ed obiettivi non sempre convergenti, oggi si deve piuttosto pensare alla messa in opera, preparata da lunga mano, delle risorse di un'intera coalizione, entro Ja quale gli sforzi ed i prodotti dei singoli paesi possono essere reciprocamente complementari. Ciò è vero nel campo industriale ed in quello dei materiali caratteristicamente bellici ma può anche esser vero - ed è augurabile che lo sia - per le forze armate operanti. La guerra moderna richiede l'impiego strettamente coordinato e cooperante delle tre forze armate: esercito, marina, aeron-autica. Potrà sembrare strano; ma alla sempre più grande estensione dei teatri di operazioni, all'aumento in numero e potenza de!Je armi, all'incremento colossale di mezzi meccanici e di nuovi ritrovati - tale che una accurata ed imponente organizzazione logistica appare oggi come elemento determinante per l'esito del conflitto - è corrisposta la necessità di una sempre maggiore convergenza di sforzi da parte delle tre forze armate, necessità che ha spesso imposto la riunione di aliquote di esse sotto comando unico. La guerra deve quindi essere oggi concepita e preparata come un conflitto d1 coalizioni, che richiede la partecipazione totale dei singoli paesi con tutte le loro risorse industriali, agricole ed economiche e l'impiego unitario delle tre forze armate, oltre all'utilizzazione - con tale impiego coordinata - dei mezzi di lotta più moderni, quali bombe atomiche, missili, proietti razzo o radiocomandati, radar e quanto altro la scienza sarà in grad<, di fornire ai condottieri. Se nel ·quadro complessivo di un tale conflitto - che nessuno può non paventare come un immane cataclisma - si volesse prendere in esame l'azione di un determinato paese, non compreso fra gli attori principali, si giungerebbe ad una deduzione all'incirca di questo genere: « Al tale paese può essere riservato il tale compito: per assolvere questo compito occorrono a un dipresso "tot" di esercito, "tot" di aviazione, "tot'' di marina, "tot" di tali armi moderne e di tali prodotti industriali : poichè il paese considerato non può disporre in proprio che di un'aliquota dei suddetti elementi - e di taluno di essi, che risultasse esuberante, potrebbe eventualmente impegnare una parte all'infuori dei propri obiettiVl immediati, nell'interesse comune della coalizione - , è indispensabile il concorso od il rinforzo da parte di paesi più potenti per colmare la lacuna corrispondente alla restante aliquota» . Sarebbe gravissimo errore limitare la forma di intervento dei singoli paesi alle loro possibilità intrinseche: ciò equivarrebbe ad applicare nella più
pericolosa delle interpretazioni un concetto superato di autarchia _politi.ca e m[litare. Occorre tenere ben presente che il nemico non sarà rappresentato da un solo Stato confinante ma da un'intera e potente coalizione, la quale potrà far sentire a breve scadenza e forse anche improvvisamente tutto il suo peso. Per quanto riguarda in particolare le operazioni terrestri, trascurando il concorso delle forze navali e l'apporto delle moderne armi a grandissimo raggio d'azione, bisogna riconoscere che non sono oggi concepibili un'attività bdlica terrestre senza una concomitante attività aerea, un esercito senza t~n'aviazionc cooperante. La cooperazione degli aerei è indispensabile non solo per svolgere i compiti informativi cli osservazione - esplorazione, ricognizione, servizio d'artiglieria - e per difendere le unità terrestri dall'aviazione avversaria, ma anche per preparare ed agevolare le operazioni con ben congegnate azioni offensive dirette prevalentemente contro i punti più delicati e sensibili delle retrovie nemiche. Il fuoco dell'aviazione è ormai destinato ad integrare il fuoco dell'artiglieria oltre i limiti di gittata di questa e talvolta a sostituirlo. Senza aviazione la più bella divisione di fanteria sarebbe oggi destinata al fallimento. D'altra parte nelle unità e nelle operazioni terrestri il fuoco è andato progressivamente aumentando d'importanza, sino a diventare elemento prevalente e decisivo: basta gettare un rapido sguardo panoramico sulla situazione di fatto per convincersene. L'artiglieria, che nel corso della prima guerra mondiale aveva ricevuto un incremento formidabile, dal secondo conflitto mondiale è uscita ulteriormente potenziata. Se infatti è passata di moda la corsa ai calibri sempre più grossi ed ai cannonissimi di gittata sempre più grande, perchè oltre certi limiti di distanza e cli peso di proietto l'aviazione si è dimostrata arrn.a più efficace e relati vamentc più economica, è rimasta immutata la necessità di disporre di potenti artiglierie d'armata e di corpo d'armata e sono considerevolmente cresciute, in numero e potenza, le artiglierie divisionali. Le artiglierie speciali - contraerei e controcarri - sono diventate sempre più numerose ed efficaci. Non soio, ma qualche esercito, il cui esempio potrà essere seguito da altri in avvenire, ha sentito il bisogno di creare vere e proprie grandi unità d'artiglieria. Nel complesso la proporzione fra artiglieria e fanteria si è sensibilmente modificata a vantaggio della prima. Sui teatri di operazioni sono comparsi a migliaia i carri armati, muniti verso la fine del conflitto di potenti pez7.i d'artiglieria. Esplosivi di qualità sempre più elevate cd in quantità sempre più grandi sono stati usati da tutti i belligeranti, ed in materia l'innovazione più sorprendente è stata quella del1'impiego su larga scala di due ordigni tecnicamente non nuovi : la mina e la carica cava. Che dire della fanteria? Mitragliatrici, fucili mitragliatori, mortai e cannoni d'accompagnamento erano già in dotazione alle unità di quest'arma prima della seconda guerra mondiale, ma oggi si richiedono per esse, in ag-
giur1ta alle armi automatiche collettive, mortai più numerosi e più potenti, cannoni controcarri, cannoni senza rinculo, lanciabombe controcarri, mitragliere contraerei, mi ne in proprio e possibilmente carri armati in proprio, e per tutti gli assaltatori si tende a sostituire il fucile od il moschetto ordinario con un 'arma individuale automatica. Anche per la fanteria l'incremento di fuoco è stato enorme. Tutta questa potenza di fooco, la cui necessità è scaturita dalla recente esperienza bellica, può e deve essere sfruttata al massimo. Oggi, nelle operazioni terrestri, la manovra deve esplicarsi con procedimenti che tendano a portare il fuoco il più rapidamente possibile nei punti più delicati e tatticamente importanti. Ciò vale per l'aviazione cooperante, per l'artiglieria, per le. armi ed i mezzi di accompagnamento, per gli stessi assaltatori. Trenta o quindici anni or sono si pensava che nell'ultima fase di un attacco un buon numero di fanti giungesse a tu per tu col nemico per travolgerlo con l'urto. Oggi non possiamo cancellare questo quadro dalla nostra mente, forse un po' troppo tradizionalistica, ma dobbiamo immaginare che i nuclei di assaltatori piombanti sugli avversari superstiti, per distruggerli a colp, cli bombe a mano od innaffiarli con raffiche di moschetto automatico, più che per .finirli in corpo a corpo, siano assai meno numerosi di allora ed assolvano nel complesso un compito di scardinamento, piuttosto che di sfondamento. ln compenso la loro azione è preparata, appoggiata ed accompagnata da azioni di fuoco ben più nutrite e poderose. In altre parole la grande disponibilità di mezzi di fuoco di ogni genere ha consentito al difensore di adottare un'organizzazione molto scaglionata in profondità e costitufra da capisaldi largamente intervallati e separati - o meglio collegati - da zone intensamente battute ed irte di ostacoli passivi ed attivi (mine), tale cioè da non prestarsi ad essere faci lmente travolta da una azione d'urto; ha d'altro canto consentito ed imposto all'attaccante, qualora non gli sia possibile di evitare od aggirare l'organizzazione difensiva nemica, dt farla cadere mediante un'opportuna e complessa manovra di tutti i suoi mezzi di fuoco. I nuclei dj assaltatori costituiscono, in ordine di tempo gli ultimi, in limiti di spazio i primi e più avanzati elementi portatori di fuoco - di fuoco d'assalto -, che, infiltrandosi abilmente ed arditamente entro le crepe dell'organizzazione avversaria, già scossa da preventive tempeste di fuoco, e determinando la caduta di singoli elementi di resistenza, provocano il progressivo scardinamento e cedimento di tale organizzazione. In ogni modo dobbiamo tener presente che, nel quadro dei battaglioni o delle divisioni di fanteria, l'azione di questi assaltatori non è redditizia nè possibile se non è fortemente accompagnata dal fuoco di moderne armi di fanteria o di carri e potentemente appoggiata e preparata dal fuoco di numerose artiglierie di piccolo e di medio calibro e dall'intervento offensivo dell'aviazione. Da quanto ho esposto risulta che, in relazione al grande incremento di
fuoco, la concezione ed i procedjmenti della manovra terrestre hanno subìto una sensibile evoluzione. Ma una modificazione ancora più profonda è derivata da altri elementi a cui accenno brevemente. E' logico che quel belligerante il quale, sentendosi in condizioni d'inferiorità rispetto all'avversario, decida di assumere inizialmente atteggiamento difensivo, cerchi in ogni modo, ricorrendo a minuziose organizzazioni ricche di ostacoli, di fermare il nemico per guadagnare tempo e cedere la minor porzione possibile di territorio nazionale. Il risultato ideale sarebbe per lui quello di riprodurre, con mezzi mutati, la situazione di guerra statica verificatasi nel periodo 1915-1918. Ma è possibile oggi ottenere l'arresto delle operazioni, per tempo indefinito, su posizioni prestabilite? Ritengo che a questa domanda si debba rispondere senza esitazione : no! GI i elementi che m 'inducono a questa recisa negazione sono, rimanendo nell'àmbito delle forze terrestr1, le unità corazzate e motorizzate, paracadutiste ed avioportate di cui presumibilmente disporrà l'avversario. Le unità corazzate e motorizzate sono idonee a sfruttare un eventuale successo iniziale conseguito mediante l'apertura di una breccia nel ~positivo di difesa : lanciate tempestivamente e decisamente attraverso alla breccia, possono rendere inutile od impossibile qualsiasi tentativo di colmarla ed imporre, con la rapida manovra di cui sono capaci, un'altrettanto rapida contromanovra o manovra di ripiegamento, che costituirà per il difensore l'unica misura adottabile a scanso del peggio. I moderni mezzi di passaggio o dj riattamento delle interruzioni consentono d'altra parte all'attaccante di superare celermente ostacoli che in passato avrebbero avuto caratteristiche di ben maggiore gravità. Le unità paracadutiste ed avioportat<.: sono adatte a portare l'attacco terrestre sul tergo di una organizzazione difensiva e a determinare, in concomitanza con un attacco frontale ed eventualmente con altri fattori - quali l'azione di quinte colonne - il. crollo od il ripiegamento òella difesa. Donde la necessità che il difensore non si orienti esclusivamente ad ancorarsi al terreno ma si tenga in grado di contromanovrare e disponga pertanto a sua volta di notevoli forze corazzate e motorizzate, di abbondanti mezzi di autotrasporti e possibilmente anche di unità paracadutiste ed avioportate. Oggi le aree difese possono essere aggirate o «saltate» e nel campo strategico la difensiva non deve essere intesa come rigida organizzazione di resistenza in posto, bensì come difensiva manovrata. Si può obiettare che in zone montane le cose sono diverse: la natura del terreno tarpa le ali all'attaccante e moltiplica le possibilità del difensore offrendogli il destro di aggrapparsi solidamente alle posizioni scelte. Questo è vero; ma non bisogna dimenticare che il valore della montagna agli effetti della difesa potrebbe essere determinante solo se, nel teatro dj operazioni considerato, l'intera fronte di combattimento fosse dominata da montagna aspra.
Basta che un settore sufficientemente ampio sia costituito da pianura o da terreno di media difficoltà perchè l'attaccante possa approfittarne per esercitarvi il massimo sforzo ed imporvi la propria manovra. Come nell'ottobre 1917 sulla fronte italiana abbiamo visto i Tedeschi trascurare le vette verso le quali si erano sino allora polarizzate le operazioni e penetrare vittoriosamente lungo le vallate, così potremmo vedere in avvenire un esercito attaccante avanzare risolutamente nel settore di pianura lasciando semplicemente impegnata e pressochè inutilizzata la difesa nel settore montano. Fuoco e mobilità costituiscono dunque ca.raLteristiche essenziali delle moderne operazioni terrestri e delle unità destinate a svilupparle. Per realizzarle occorrono adeguate formazioni organiche e predisposizioni logistiche ed un accuratissimo ed approfondito addestramento. Niun dubbio che l'impiego cffi. cace dei numerosi ed imponenti mezzi di fuoco e meccanjc.i indispensabili per questa realizzazione presenti grandi difficoltà. Il fare la guerra è diventata - ahimè - un'attività sempre più difficile oltre che estremamente costosa. Ma una circostanza merita di esser posta in luce per da.re il giusto valore estensivo a queste difncoltà. La quantità e complessità ognora crescenti dei materiali necessari per combattere, se richiedono attitudini e preparazione del personale più affinate, esigono per cont10 un minor numero di uomini rispetto al passato. Si può dire che l'efficienza delle unità operanti, più che dal numero dei combattenti, si misura oggi dalla quantità e dalla qualità delle armi e <lei mezzi disponibili e dalla capacità di servirsene da parte del personale. Le fronti e le zone di combattimento si saturano con le armi e coi materiali, non più con gli uomini. E mentre l'intero paese con tutte le sue risorse è mobilitato per alimentare al massimo la produzione bellica e per concorrere alla difesa del territorio -- che può essere in qualsiasi punto sottoposto all'offesa avversaria -, mentre l'apparato logistico assorbe mano d'opera ed energie gigantesche, le grandi unità operanti finiscono col rappresentare, nel quadro complessivo dell'organizzazione bellica, una minoranza. Gli eserciti moderni, comprendendo sotto questo nome soltanto la parte combattente degli organismi militari terrestri, tendono sempre piì1 ad essere eserciti di « élite » in cui l'elemento qualitativo prevalga nettamente sulla quantità, in cui quadri di prim'ordine e forti contingenti di provetti specializzati costituiscano ossatura e nervatura robuste, in cui masse amorfe di soldati malamente o mediocremente addestrati sarebbero di danno anzicbè di utilità. In questa situazione, volendo ritornare, a titolo di esempio, ad un argomento già toccato, à ovvio che nel battaglione di fanteria la qualità degli assaltatori ha un'importanza molto maggiore della quantità, purchè sia rispettato, beninteso, un minimo numerico, mentre il numero cd il tipo delle armi di cui il battaglione è dotato e l'attitudine a manovrarle entro e fuori del campo di battaglia determinano il grado della sua efficienza bellica.
Ho così cercato di riprodurre, con rapide pennellate di tipo impressionistico, un panorama d'assieme, entro il quale, come ho detto nella premessa, ritengo che i problemi tecnici relativi all'impiego ed alla costituzione delle minori unità siano visti, rispetto a quanto può capitare considerandoli isolatamente, sotto una luce meno cruda e più simile a quella reale (non vorrei dire meno falsa). Così la tanto discussa costituzione del battaglione di fanteria e le questioni particolari che vi sono connesse potranno apparire di soluzione meno rigida e meno difficile - e taluna di tali questioni forse anche meno importante - e, riferendosi al panorama tracciato, si porrà mente non solo ali 'ambiente ed alle condizioni in cui il battaglione si troverà a combattere, ma anche a tutti gli elementi, più o meno poderosi, che, dietro ad esso o al disopra di esso, dovranno prepararne, appoggiarne ed accompagnarne l'azione, nonchè a quelli che, di fronte ad esso, la stessa azione contrasteranno.
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IL VOLO VERTICALE, NECESSITÀ DELL'ESERCITO Oen. di div. Oìorgio Uuzzi
Alla Fiera di Milano r950 due pìccoli e graziosì elicotteri avevano preso dimora sulla terrazza di uno degli edifici della Mostra e facevano brevi e frequenti voli di propaganda portando in giro per il çielo della Capitale lombarda numerosi turisti contro esborso di un congrno compenso oppure nel caso di personalità più o meno qualificate - gratuitamente. Tutto ciò provo-cava l'intc:ressamento della massa dei visitatori. A Roma ho visto uno dei due elicotteri incuriosire e divertire il pubblico che assisteva, nello scorro autunno, allo svolgimento di una grande corsa ippica nell'ippodromo delle Capanndle. Ho letto nei g iornali che 1o stesso elicottero è disceso in piazza S. Pietro e nel cortile di una casenna della Guardia di fjnanza a Roma, in piazza del lJuomo a Milano. Ritengo si trattasse di apparecchi ceduti o ve nduti dagli Stati Uniti d'America per la lotta contro le cavallette o le zanzare ìn Sardegna. e pilotati da ufficiali dell 'Aeronautica in congedo. Non so bene per conto <lj quale ente e con <-Juali scopi venissero effettuati i voli di propaganda. ] fatto è che tutto questo mi metteva addosso un senso di malinconia e di malumore, come se lo spettacolo o la notizia delle singolari esibizioni aeree - mentre mi ha sempre entusiasmato la visione o l'uso di una macchina volante - avesse per me \'a.spetto scolorato dei vecchi oggetti ammuffi.ti e rispolverati o quello stridente delle inutili cose fuori tcmpc o fuori luogo. Perchè mai domanderanno i lettori. E' questione di un'espcrien7~l personale « di st'rvizio »; di quale be cosa di simile alla delusione di chi, dopo avere a ìungo ed inutilmente corteggiato una beHa donna, se la veda comparire, molti annj dopo, un po' invecchiata ma sempre seducente, al braccio di un estraneo. E poichè, a distanza di anni1 le esperienze di servizio possono essere divulgate, anche se in origine riguardassero oggctli o particolari di carattere riservato, purchè lo scopo sja benefico, cosl racconterò la piccola storia. Tutti sanno che nella prima guerra mondiale l'importanza dell'aeroplano ai .fini bellici aumentò in misura enorme:: dall'unpiego, timido e saltuario, di pochi e fragili apparecchi all 'inizio del (:onflitto si giunsc1 verso la. .fine del conflitto stesso, all'impiego sìstematico, razionale ed efficace - con obiettivi e modalità non molto diversi da quelli attuali - di masse abbastanza ingenti di apparecchi relativamente: perfezionati. Allora i reparti aerei,
nati nell'Esercito, facevano parte deJl'Esercito. E durante tutta la guerra, assieme all'aeroplano, fu con successo impiegato un altro mezzo aereo assai più anziano d'età e più impacciato, ma adatto al volo verticale ed all'osservazione continuata e minuta: il tranquillo ed onesto pallone frenato, che accanto all'aeroplano figurava come un paclùderma accanto ad un levriero. Chi ha la mia età o poco meno ricorda certamen~e, sulla fronte dell'Isonzo o su quella del Piave, una serie di aerostati, stazionanti per ore ed ore a quota relativa variabile fra gli 800 cd i 1200 metri e dalla sagoma caratteristica: sferica o quasi e con tre grosse pinne posteriori da parte italiana, allungata tipo sigaro o dirigibile da parte nemica. Ad un certo momento il pallone frenato cominciò ad avere una vita piuttosto dura a causa del pericolo rappresentato dagli aeroplani_ da caccia avversari, 'i quali col semplice lancio di un razzo potevano incendiarlo ed abbatterlo in un baleno, prima che da terra si facesse in tempo a tirarlo giù in salvo. Invero la «caccia >> aerea aveva fatto grandi progressi: per gl'Italiani basta un nome a rammentarla: Francesco Baracca. Io stesso ricordo l'impressione... di non grande sicurezza provata nel corso di un'ascensione compiuta in una giornata « calda >i : sospeso in un cielo incredibilmente sereao, entro una leggera cesta di vimini, con un mezzo di protezione costituito da un paracadute di incerto funzionamento e con un mezzo di difesa costituito - quando già i « caccia » disponevano di mitragliatrice sparante attraverso l'elica - da una grossa pistola a rotazione: qualche nuvoletta di shrapnel a non grande distanza e qualche aeroplano nemico ronzante nella zona. E' vero che la missione da svolgere ed il collegamento telefonico con la terra rappresentavano conforto efficace contro il rischio e contro l'isolamento. Tuttavia l 'aerostato continuò sino al la fìne ad assolvere la sua funzione perchè, nonostante l'incremento degli aeroplani - i quali, si noti bene, erano assai meno veloci di quanto non siano oggi e si prestavano quindi meglio che oggi all'indagine diretta - non potevano essere da questi sostituùi nel1'osservazione insistente e particolareggiata del campo di battaglia. Terminata la guerra, lo sviluppo già assunto dall'arma aerea e quel lo più vasto prevedibile per l'avvenire portarono come conseguenza logica il distacco dell'aviazione dall'Esercito e la creazione di una Forza armata aerea indipendente. Nacque così la gloriosa Aeronautica italiana. Evoluzione necessaria e vorrei di.re fatale, salutata da grande gioia e da g randi speranze, ma accompagnata anche, come tutte le nascite, da qualche dolore. Sarebbe fuori luogo ed anche - forse - contrano al vero affermare che l'Esercito sofferse nel vedere molti dei suoi figli migliori uscire dalle sue file per entrare in quelle della giovane Forza armata sorella. Certo è che, da allora non pochi sforzi dovettero esser messi in opera perchè l'entusiasmo creativo per la cosiddetta armata aerea strategica non portasse a trascurare le esigenze aeree espresse col termine improprio di « aerocooperazione » - delle Forze terrestri.
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I palloni frenati rimasero ancora a lungo in vita. Ricordo che fra il 1930 ed il 1932, mentre già avevo iniziato un lungo ciclo di attività presso l'Aeronautica occupandomi in · modo particolare dell'aviazione per l'Esercito, tenni djverse conferenze per gli ufficiali del genio aerostieri ed effettuai anche qualche ascensione a Monte Mario: mi toccò pure di compilare uno schema di regolamento sull'osservazione aerostatica. Ma poi fu giocoforza cedere alla ineluttabilità dell'evoluzione dei mezzi aerei e riconoscere che gli aerostati avevano ormai fatto il loro tempo e non avrebbero potuto sopravvivere di fronte allo strapotere dei « più pesanti », i quali li avrebbero facilmente spazzati via dal cielo e dalla terra nella zona del combattimento. Allora, sebbene l'Esercito disponesse della cooperazione diretta di numerose squadriglie aeree da osservazione, nelle quali prestavano servizio molti suoi ufficiali osservatori, si ripresentò la necessità di assicurare, con qualche nuovo mezzo adatto, l'osservazione continuata e particolareggiata sul campo di battaglia, a favore dei Comandi e dell'artiglieria. In quel tempo il problema del volo verticale col « più pesante », non ancora risolto in modo pratico e perfetto con l'elicottero, stava per raggiungere una soddisfacente soluzione di compromesso con l'autogiro, apparecchio singolare che era stato portato ad un notevole grado di efficienza dallo spagnolo La Cierva. Tale apparecchio, pur non potendo sollevarsi sulla verticale assoluta e rimanere fermo nell'aria, decollava con una corsa di pochi metri, s'innalzava rapidamente con rotta prossima alla verticale, poteva scendere lentamente e verticalmente ed atterrare in spazio ristrettissimo. A terra, ripiegate le pale del rotore, poteva trovare rjcovero in una comune autorjmessa. A Londra, dove era ubicato lo stabilimento La Cierva, stava per essere sperimentato un nuovissimo tipo che, mercè un ingegnoso meccaqismo, consentiva il distacco da qualunque terreno mediante un salto verticale di pochi metri, sufficiente all'acquisto della velocità necessaria per il volo. ln sostanza l 'apparecchio, oltre ad essere adatto all'osservazione minuta e prolungata a favore dei Comandi e dell'artiglieria, sembrava prestarsi assai bene - grazie all'attitudine a decollare ed atterrare in terreni non appositamente preparati - al trasporto rapido di comandanti di grande unità o di ufficiali di S. M. per il collegamento fra unità o colonne distaccate e separate da zone poco praticabili od infestate da elementi nemici. Il che costituiva un vantaggio tutt'altro che trascurabile in vista di un forte incremento della motorizzazione e della meccanizzazione. Si era a cavallo fra il 1934 ed il 1935. L'Esercito prese in attenta considerazione l'autogiro e trovò, in questa attività, un'alleata nella Marina, la quale aveva un problema analogo da risolvere. Esaminata una numerosa ed esauriente documentazione tecnica, si fece venire in Italia un autogiro biposto con· un collaudatore della ditta costruttrice. Alla Spezia furono effettuati esperimenti nell'interesse della Marina - decollo e atterraggio sul ponte posteriore di un incrociatore da rn.ooo tonnellate, da fermo ed -in moto alle ve-
locità di 6, di 12 e di 24 nodi - e sul campo di Sarzana esperimenti nell'interesse dell'Esercito - decollo e atterraggio in condjzioni · varie ed in limiti prestabiliti e ristrettissimi, manovra a terra - . Gli esperimenti ebbero esito favorevole e fu deciso che sia l'Esercito sia la Marina avrebbero subito acciuistato due autogiri. a titolo preliminare e sperimentale. Con l'appassionata collaborazione di un mio dipendente - brillante ufficiale che durante la seconda guerra mondiale cadde in Albania alla testa del suo battaglione alpini e fu insignito della medaglia d'oro al valor militare - avevo fatto tradurre varie descrizioni tecniche ed un intero manuale sul pilotaggio. Entrambi, pieni di entusiasmo, ci apprestavamo a partire per Londra, donde, compiuto un apposito corso di pilotaggio, saremmo ritornati coi due autogiri, allorchè accadde l'imprevisto. Dato che nel frattempo la Marina, stringendo i tempi, aveva già acquistato e ricevuto in Italia i suoi due apparecchi, l'Aeronautica, invocando con esagerato spirito di ortodossia un più o meno esplicito pri11cipio istituzionale secondo cui nessuna macchina volante militare poteva essere affidata ad altre Forze armate, provocò dall'Autorità superiore - si era in pieno regime fascista - l'ordine perentorio di cessione dei due apparecclù ad enti dell'Aeronautica. Dei due autogiri uno, dopo pochi giorni, andò in pezzi nel corso di un disgraziato tentativo di volo - il sistema di pilotaggio dell'autogiro e dell'elicottero è molto diverso da quello dell'aeroplano - ; l'altro rimase ad arrugginire in un'aviorimessa. Ho il serio dubbio che questo secondo apparecchio fosse proprio quello che, alla recente Fiera di Milano, .ho visto compreso fra i gloriosi cimel1 del vole verticale. L'Aeronautica non aveva - e forse non ha - alcun interesse diretto per il volo verticale. E, caduto nel 1935 il tentativo di cui ho fatto cenno, di apparecchi di volo verticale nell'interesse dell'Esercito, non si è più - secondo quanto mi risulta - occupato nessuno, finchè mi occorse, molti anni· più tardi, come dirò in seguito, di fare un secondo tentativo, che riuscì in modo altrettanto sfortunato. Durante la seconda guerra mondiale l'aviazione ebbe, come ognuno sa, un formidabile ulteriore sviluppo. Ma accanto ai potentissimi apparecchi da bombardamento e da combattimento pr?sperarono ed assolsero la loro funzione - in tutti i principali eserciti, non in quello italiano - piccoli aeroplani tipo « Cicogna », che per le loro caratteristiche - velocità ridotta, maneggevolezza, attitudine a decollare ed atterrare in breve spazio - si prestavano ai compiti minuti di osservazione, di collegamento e di trasporto. E' noto che, fra i varì comanda1-1ti tedeschi di grandi unità complesse, il maresciallo Rommel usava spesso spostarsi attraverso il deserto con un piccolo aereo da turismo allorchè era a capo delle forze corazzate italo-tedesche in Africa settentrionale. Gli Americani e gli Inglesi impiegavano apparecchi simili per molte missioni di osservazione, soprattutto a favore dell'artiglieria. Gli apparecchi da turismo inglesi, pur appoggiandosi ai campi. ed alle attrez-
zature tecniche della R.A.F., erano affidati all'esercito ed avevano piloti ed osservatori d'artiglieria. Non mi risulta che l'elicottero - il quale nel frattempo aveva fortemente progredito prenJendo il sopravvento sull'autogiro - sia stato impiegato, almeno in misura apprezzabile, da unità terrestri nel corso del recente conflitto mondiale. Esso fu però certamente usato, e con successo, a partire da un certo momento, dalla marina americana nella lotta contro i sommergibili. Ed ulteriori sensibili perfezionamenti tecnici furono conseguiti nel campo degli elicotteri dopo il termine della gueua, soprattutto negli S. U. A. Eccoci a cavallo fra il 1946 ed il r947. Sempre nell'intento di assicurare all'Esercito un mezzo aereo modesto ma idoneo ad assolvere quei compiti particolari che non possono rssere assolti se non molto imperfettamente dai normali reparti aeronautici ma che per l'Esercito hanno altrettanta importanza di quelli <(grossi )) di cooperazione affidati all'Arma aerea, tentai in un primo tempo di giungere alla creazione di.un piccolo nucleo di aeroplani da turismo - muniti di radio e di macchina fotografica -, il quale avrebbe avuto anche lo scopo di consentire la ripresa dell'allenamento e della formazione degli uffìcialj osservatori. Naturalmente non riuscii, e, dopo aver provato un paio di tipi di apparecchi, non insistei nel tentafr,o, ben comprendendo quanto fosse difficile persuadere l'Aeronautica, in un periodo in cui era ridetta - in fatto di apparecchi - a condizioni di miseria quasi assoluta, a dedicare una parte sia pure minima degli sforzi iniziali di ricostruzione ad una specialità per la quale non aveva un particolare interesse. Mi rivolsi allora all 'elicottero, pw- sapendo che si sarebbe r ipresentato il problema - gli anni passano e, poichè gli uomini non mutano, i difetti rimangono assieme alle virtù - del come sarebbe stato possibile affidare all'Esercito una macchina volante sulla quale l'Aeronautica avrebbe certamente r ivendicato l'esclusività di gestione anche se non ne avesse riconosciuto la necessità o l'utilità. Cerca~ di mettermi d'accordo con le altre due Forze armate, e debbo riconoscere che da parte dell'Aeronautica incontrai difficoltà assai minori del previsto. Nella Marina trovai invece un'alleata molto più tiepida che nei lontani anni 1934-1935 perchè quella Forza armata era allora impegnata nel tentativo - tanto caloroso quanto vano - di crearsi una propria aviazione da turismo. Presi contatto col vicepresidente, cbe era venuto in Italia, di una grande ditta americana, costrnttrice di elicotteri. Una grande ditta italiana sarebbe stata disposta ad acquistare la privativa della costruzione di tali elicotteri. Si trattava di far giungere in Italia, pe: gli esperimenti del caso, un apparecchio con un. collaudatore ed alcunj pezzi di ricambio. Per questo occorreva una somma che, se non erro, si aggirava sui 60 milioni di lire. Ebbene, non fu possibile, unendo gli sfor,z i e le più o meno buone volontà delle tre Forze armate, raggranellare questa somma. Ed il secondo tentativo cadde nel vuoto.
Ora io ho avuto la ventura di essere stato, nella mia oramai lunga carriera, artigliere, osservatore dall'~eroplano, celere e corazzato. Nessuno più di me può essere convinto dell'assoluta necessità per le forze terrestri di una adeguata e continua cooperazione da parte dell'avia-~ione, cooperazione che deve esplicarsi sotto forma di esplorazione, intervento offensivo nel combattimento, difesa contro gli aerei avversari. Specialmente le unità corazzate, che, essendo fra le forze terrestri le più visibili e le più temute sono anche le più vulnerabili e le più «cacciate» dall'alto, ed essendo le più mobili sono quelle che hannc più bisogno di «vedere» in campo nemico per tempo e lontano, sono destinate all'insuccesso od alla paralisi o addirittura alla distruzione se non vengono costantemente orientate, sostenute e difese dall'aviazione. Ma sono altrettanto convinto che i mezzi aerei in dotazione - attuale o prevista - all'Aeronautica non sono in grado d1 dare, io materia di osservazione, alle unità terrestri tutto l'aiuto di cui esse hanno bisogno; che anzi, in tale ~ateria, non possono dare ad esse che una piccola parte dell'aiuto necessario. Oggi è previsto che le missioni di esplorazione aerea siano affidate ad aeroplani da ricognizione veloci o ad aeroplani da caccia. In questo momento la nostra Aeronautica non ha aerei da ricognizione veri e propri e chi sa quando sarà in grado di metterli a disposizione dell'Esercito in quantità e qualità sufficienti. Gli apparecchi <la caccia - monoposti -, soprattutto se moderni e quindi velocissimi, sono quanto d~ meno adatto si possa immaginare per l'esplorazione: l'autonomia è scarsa : il pilota, assorbito da numerose e pressanti incombenze, non può dt norma devolvere che una aliquota delle proprie facoltà all'osservazione del terreno. In.fine, con apparecchi veloci, l'osservazione diretta viene effettuata o da alte quote e qumdi in condizioni assai sfavorevoli per il rilevamento del particolare - che il più delle volte, dati gli accorgimenti messi in opera dal nemico per realizzare l'occultamento cd il mascheramento, costituisce l'indjzio dell'esistenza di importanti obiettivi -- o da bassa quota e quindi in condizioni forse ancora più difficili a causa del limitato campo di vista e della fortissima velocità relativa. E' vero cbe per le missioni di esplorazione un mezzo di rilevamento efficace è costituito dalle fotografie aeree. Ma le serie fotografiche, escludendosi logicamente la convenienza di 1itrarre ogni volta l'intera zona nemica, dovrebbero essere scattate in corrispondenza delle loca lità in cui, o per informazioni precedenti o per osservazione diretta, si abbia ragione di ritenere che esista il nemico. Ecco dunque che l'osservazione diretta è una utilissima - se non indispensabile - integrazione preliminare della fotografia aerea, forse non interamente sostituibile con una moderna attrezzatura radar. Inoltre le fotografie devono essere sviluppate, stampate, montate, interpretate. Tutto ciò importa, anche ammes~o di disporre di attrezzature modernissime e rapidissime e di personale specializzato abilissimo, un certo ,tempo, che in
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determinati casi si traduce in ritardo irrimediabile nella trasmissione delle informazioni aeree alle unità terrestri interessate. V'è tutta una gamma di esigenze che non può essere soddisfatta dalla esplorazione aerea, q ual'è oggi prevista, e che richiede un'osservazione aerea persistente e particolareggiata. Mi riferisco alle divisioni di ogni tipo ma specialmente a q uelle corazzate e motorizzate, che essendo, come ho accennato, idonee alla manovra rapida e quindi a risolvere situazioni fluide, hanno particolare bisogno di informazioni pronte e immediatamente utilizzabili. Ammetto che esse possano sfruttare i risultati dell'esplorazione aerea, strategica ;: tattica, - che per le ragioni esposte non saranno quasi mai e, fitti » ed esaurienti - nonchè i risultati dell'esplorazione tattica terrestre qualora la situazione consenta di tenerla in attività. Ma perchè vogliamo privarle di un mezzo aereo atto alla ricerca cd alla segnalazione immediata dei particolare, che, come ho detto, molte volte rivela l'esistenza di obiettivi o di movimenti importanti? Tale mezzo potrebbe agire con grande efficacia nella· fascia adiacente al margine interno della zona riservata all'esplorazione tattica e sarebbe di enorme utilità ai comandanti. Nli riferisco alle artiglierie <.ii ogni calibro destinate ad agire in zone povere di osservatod terrestri a causa di situazione tattica o di configurazione topografica - per esempio, in pianura uniforme - . Come individuare gli obiettivi e come osservare il tiro? Forse con aeroplant volanti a velocità superiori ai 400 chilometri all'ora, e magari mono posti? Ritengo che basti il buon senso ad escludere questa po~sibilità. E si vuol forse, per mancanza del mezzo aereo adatto, rinunciare ad impiegare le artiglierie, a ragion veduta, in tutto il settore e per tutta la gittata di cui sono capaci? Ed infine perchè non si vuol concedere - nell'anno di grazia 1951 ai comandanti di grandi unità, soprattutto se corazzate o motorizzate, la possibilità di spostarsi prontamente per via aerea da una colonna all'altra, da un punto all'altro ciel settore che li interessa? Talw10 potrà ravvisare l 'opportunità di ricorrere, per il soddisfacimento dì queste esigenze, ai piccoli aeroplani da turismo tipo Cicogna, che hanno trovato utile impiego presso altri eserciti nella seconda guerra mondiale. Ma poichè, dovendo adottare qualche cosa di n uovo per noi, conviene lasciare il buono per ricorrere al meglio, è da tener presente che l'elicottero, raggiunto ormai un buon grado di efficienza meccanica e aerodinamica, presenta, rispetto all'aeroplano, i tre seguenti grandi vantaggi : - è in senso quasi assoluto indipendente dalla natura del terreno di decollo e di atterraggio; - può salire e scendere sulla verticale e può restar fermo nell'aria riproducendo le condizioni ideali di osservazione che si avevano col pallone frenato, migliorandole anzì perchè il punto di osservazione può essere molto più agevolmente spostato;
- qualora abbia le pale del rotore ripiegabili, presenta a terra un ingombro limitato, di paco superiore a quello cli un comune autocarro, e può essere pertanto facilmente ricoverato od occultato. So bene quali sono le numerose obiezioni che passono essermi oppaste. Enumero solo le principali, facendo seguire a ciascuna la relativa confutazione. 1 . - L'elicottero è una macchina complicata. e di non facile pilotaggio. Ritengo che sarebbe più esatto dire che l'elicottero è una macchina assolutamente diYersa dall'aeroplano. Il fatto .che stia diffondendosi su grande scala, soprattutto in America, presso enti collettivi di vario genere, presso enti militari e presso privati dimostra che è di pratico impiego.
L 'elicottero, che non potrebbe essere armato se non con difficoltà e con tm'armcr leggera, sarebbe facile preda dell'aviazione avversaria. Ammetto senz'altro che in un duello fra un aeroplano da caccia ed un elicottero il primo riporterebbe la palma della vittoria. Ma fra questa affermazione e quella che, r..ell'ipotesi di predominio aereo avversario, tutti o quasi tutti gli elicotteri che tentassero di innalzarsi verrebbero inesorabilmente abbattuti ci corre. Se tale fosse la situazione, ,om:bbe dire che il predominio nemico sarebbe cosl forte da paralizzare altresì le forze terrestri e da metterle nell'impossibilità cli muoversi e di combattere. Anzitutto bisogna considerare che, per asso[ vere le loro missioni caratteristiche, gli elicotteri si manterrebbero in volo entro le linee amiche spingendosi eventualmente solo per pochi chilometri al di là di esse; rimarrebbero quindi compresi entro la zona efficacemente battuta dalla propria difesa contraerea. In secondo luogo ritengo che, sotto il punto di vista della vulnerabilità rispetto all'offesa aerea, l'elicottero segni qualche punto di vantaggio nei confronti dell'aeroplano da turismo. Esso è piccolo e, in relazione alla sua sagoma, poco visibile : ad un chilometro o poco più di distanza appare simile ad una zanzara. Può svolgere i compiti affidatigli a quote relativamente basse e quindi fuori degli strati normalmente battuti daJl'aviazione da caccia; in caso di pericolo può cercare cli sottrarvisi scendendo verticalmente. Se in tempi in cui gli aeroplani da caccia avevano già raggiunto un discreto grado di efficienza i palloni frenati hanno tenuto bravamente il loro posto di battaglia, altrettanto credo saprebbero fare gli elicotteri in tempi di aeroplani a reazione. 2. -
3. - L'elicottero è una macchina per cui l'Aeronautica non ha alcun particolare interesse nè alcuna simpatia e la cui adozione provocherebbe qualche complicazione organizzativa e tecnica. Non nego un valore abbastanza consi5tente a questa obiezione. Riconosco che l'Aeronautica, costretta - come del resto l'Esercito - entro i ferrei limiti del trattato di pace e tutta tesa a raggiungere, entro tali limiti, il livello più elevato possibile di efficienza, potrebbe sentirsi seriamente disturbata
qualora le venisse addossato il soddisfacimento di una nuova ed imprevista esigenza a favore ,del1'Esercito. D 'altra parte l'esigenza esiste ed è, a mio parere, inderogabile ed importante. Se l'Esercito - e nessuno può esprimere dubbi in proposito - dev'essere posto in condizioni cli difendere le &ontiere della Patria, è doveroso assegnargli tutti i mezzi di cui abbisogna e renderne produttivo al massimo l'eventuale sacrificio di sangue. E nel caso in cui non si ritenesse possibile o conveniente gravare l'Aeronautica di un nuovo compito - quello del volo verticale a vantaggio delle Forze terrestri - , rimarrebbe la soluzione efficace e razionale di affidare gli elicotteri alle stesse Forze terrestri. Queste gestiscono ed jmpiegano già motori più complessi e potenti di quelli degli elicotteri nonchè quantitativi notevoli di supercarburante - per i mezzi corazzati - ed hanno officine e personale specializzato che costituiscono tm'attrezzatura tecnica in via di progressivo e continuo sviluppo. Il nuovo compito non ne aumenterebbe eccessivamente jJ peso logistico e tecnico. D 'altronde gli elicotteri non richiedono campi di aviazione nè grandi aviorimesse : nelle zone e nelle unità per cui se ne riconoscesse utile l'impiego non sarebbe troppo difficile realizzare una sistemazione adatta. Ed infine non dovrebbe essere escluso in caso di bisogno - magari soltanto nel periodo iniziale della nuova organizzazione - il concorso di qualche officina e di qualche specializzato dell'Aeronautica. Rimane la questione che si potrebbe definire « di principio >> : se è passibile affidare w1a macchina volante ad una Forza armata diversa dall'Aeronautica. Ma tale questione, se poteva avere un valore impeditivo nel 1935, non può più averlo nell'anno 1951, in cui tutte e tre le Forze armate sono poste, formalmente e sostanzialmente, sotto l'egida imparziale ed efficace cli un unico Ministro della Difesa. E' ben chiaro che nessun appartenente all'Esercfro si sognerà mai di rivendicare il diritto di gestire o pilotare aeroplani da caccia o da bombardamento, come nessun aviatore chiederà mai di. avere e pilotare carri armati. Ma come l'Aeronautica esercisce mezzi dj locomozione terrestri cli vario tipo e come potrebbe domani - senza legittime suscettibilità delle Forze terrestri - difendere i propri campi di aviazione e determinati altri centri con artiglierie proprie o poste alla sua diretta dipendenza, così non dovrebbe derivare alcun inconveniente dal fatto che l'Esercito si procurasse ed usasse, per compiti strettamente definiti e limitati nel campo della tattica terrestre, propri apparecchi di volo verticale, che finirebbero col risultare gli eredi delle gloriose tradizioni del genio aerostieri. Non sarebbe facile, è vero, risolvere il pn..1blema fina nziario attraverso ai tenebrosi meandri del bilancio; ma a questo saprebbero ben provvedere i competenti organi tecnici, sotto la spinta dell'esigenza da soddisfare, qualora venisse definita la questione << di principio » . 4. - Non risulta che eserciti stranieri abbiano sinora assegnato alle loro grandi unità reparti aerei da os.iervazione dotati di elicotteri.
Questo è vero, come è vero che, sinora, i reparti di cui sopra risultano dotati di piccoli aeroplani. Ma, come già detto, gli elicotteri si stanno rapidamente diffondendo soprattutto in America, anche nelle Forze armate. Tutte le navi portaerei americane ne hanno qualcuno. Elicotteri da trasporto sono stati impiegati in esercitazioni anfibie. In Core-a, sempre da parte americana, se ne sta facendo un largo uso : dai giornali e dalle riprese cinematografiche se ne è appreso l'impiego su vasta scala per il trasporto di feriti, per il rifornimento di reparti isolati, per ardite missioni individuali, per il rapido spostamento di alti comandanti. E chi può escludere che gli elicotteri vi siano impiegati anche per compiti di osservazione? Nessuno credo; la cosa anzi mi sembra molto probabile. Infine, se è giusto che per le grandi innovazioni si <:erchi di sfruttare l'esperienza di eserciti più potenti del nostro, non è detto che anche per provvedimenti innovativi di carattere particolare - come quello trattato - si debba sempre andare a rimorchio, giungendo in ritardo, e non piuttosto, una voi ta tanto prendere l'iniziativa. A questo punto ritengo che i lettori si saranno resi conto delle cause della mia malir1conia e che nessuno si meraviglierà sapendo che, nel vedere, alla più rnlte citata Fiera di Milano, l'esemplare di un nuovo elicottero, ideato e costruito da un italiano, ho pensato con un senso di doloro i simpatia ver o il costruttore, che questo non poteva aspettarsi aiuti se non, eventualmente, da enti turistici od agricoli. Ho letto in questi ultimi giorni che una nostra azienda industriale diversa da quella del 1946-47 - sta per acquistare il brevetto per la costruzione cli un certo tipo di elicottero. Speriamo! Forse - consentitemi ancora quest'ultima sarcastica manifestazione di amarezza - quando in Italia le cavallette e le zanzare saranno combattute ovunque con gli elicotteri i concimi chimici saranno sparsi con gli elicotteri nella pianura padana, i « figli e le figlie di papà » andranno a passeggio per il cielo delle metropoli con gli elicotteri e gli elicotteri si poseranno sulle terrazze dei grandi alberghi, forse allora saranno tutti convinti che gli elicotteri possono rendere grandi servigi ali 'Esercì to, come le autovetture e gli autocarri. Chiudo domandando cusa per la forma poco ortodossa data a questo scritto: l'ho scelta - senza la più tenue ombra di acrimonia - non tanto per attirare meglio l'attenzione dei lettori quanto per dare uno sfogo sincero ad una passione che cova nel mio animo da lunghi anni e che è tutta tesa al miglioramento del nostro Esercito. Sarò oltremodo soddisfatto di questo mio modesto lavoro, se esso varrà a muovere le acgue ed a riportare alla rihalta, perchè ia avviato a soluzione, un problema di non grandi proporzioni ma di assai notevole im1,X>rtanza.
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L'ADDESTRAMENTO FISICO-SPORTIVO NELL'ESERCITO • Gen. di C. A. Giorgio Liuzzi
Quanto dirò si riferisce, in relazione alle prerogative connesse alla carica che rivesto, all'Esercito, ma può agevolmente essere esteso alle due Forze Armate sorelle - Marina ed Aeronautica -, tanto più che l'Esercito, fra le tre, è di gran lunga la più numerosa. E' ben noto che il progresso tecnico e sociale e la conseguente diffusione dei mezzi meccanici di trasporto e cli lavoro vanno sempre più alleggerendo la fatica fisica dell'uomo . Donde la necessità, in tutti gli strati sociali, di estendere al massimo la pratica degli sports, dato che l'esercizio fisico si ripercuote beneficamente non solo sulla salute ma anche sullo spirito, tonificandolo ed elevandolo. Qualche cosa di simile è avvenuto ed avviene nell'Esercito. L'Esercito della prima guerra mondiale - nonchè, sia pure in minor grado, quello della seconda guerra mondiale - era prevalentemente composto da unità di fanteria che si muovevano a piedi e di unità di altre Armi che usavano il cavallo come mezzo di trasporto o di combattimento; per esempio, i bersaglieri che costituiscono oggi fanteria corazzata, si presentarono alla prima guerra mondiale a piedi o muniti di bicicletta - il cui uso richiede uno sforzo muscolare - , alla seconda guerra mondiale dotati in parte di piccoli mezzi a motore. La massa dei grossi eserciti di allora era rappresentata da lavoratori de1la terra, che, pur avendo notevoli doti di resistenza fisica, non avevano in genere praticato alcuno sport nella vita civile e difettavano di agilità e di prontezza di riflessi. Oggi la situazione è molto cambiata. L'Esercito, sotto il punto di vista del numero degli uomini, ha dimensioni assai più limitate che una volta, è dotato di numerosissimi e talora compiessi mezzi tecnici e di molteplici armi, si avvia ad essere completamente motorizzato o meccanizzato: dev'essere un Esercito dì qualità, com posto cioè di specializzati. In queste condizioni la preparazione atletica, che a prima vista pctrebbe sembrare non più necessaria, assume importanza ancora mag~ giore che in passato. • Confenenza tenuta dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito al Panathlon Club di Roma il 7 novembre 1957.
37 2 A parte la resistenza ai disagi continuati ._ cioè alla mancanza di sonno, all'addiaccio, alla perseveranza in dure prestazioni - occorrono agilità, reattività, capacità di superare lo shock determinato dagli effetti terrificanti delle armi moderne, capacità di compiere sforzi assai violenti anche se più brevi che una volta. La stessa fanteria, anche se trasportata con mezzi a motore per lunghi spostamenti, anche se giunta a piè d'opera, sul campo di battaglia, a bordo di propri mezzi meccanici, dev'essere in grado di combattere a piedi, con azione più rapida ed aggressiva che in passato. Non vale la pena di mettere in evidenza la necessità di una accurata preparazione atletica per il paracadutista, per il carrista od il semoventista - che dev'essere una specie di acrobata stù suo mezzo corazzato - , per il pattugliatore di qualsiasi Arma, per il pontiere, per l'elicotterista, per il pilota osservatore dell'Aviazione leggera. Ma per qualsiasi Arma o specialità l'esigenza è sentita; compresi gli specializzati delle trasmissioni o delle riparazioni, che solo in una congrua educazione fisica possono trovare la capacità materiale e spirituale di compiere, in condizioni talora difficilissime e pericolose, un lavoro assillante. Senza contare che un'attività connessa con gli sports motoristici si è ormai generalizzata nell'ambito dell'Esercito. Ora, il Paese fornisce all'Esercito un elemento umano fisicamente preparato? Devo, purtroppo, rispondere negativamente. I giovani che si presentano per il servizio alle armi sono, di massima, fisicamente più deboli e spiritualmente meno temprati perchè abituati ad una vita molto più comoda che in passato. Ed in Italia non vengono ancora praticati - occorre ammetterlo sports di massa che compensino questa mancanza di attività e di preparazione fisica. In queste condizioni lo Stato Maggiore dell'Esercito, dopo la seconda guerra mondiale, ha progressivamente impostato in modo organico il problema dell'addestramento fisico-sportivo del soldato - ed in questo termine « soldato » includo non solo i militari di truppa ma anche gli allievi ufficiali e gli allievi sottufficiali - , inserendolo nei normali programmi addestrativi, scegliendo gli esercizi e regolandone lo sviluppo in stretta aderenza con le esigenze militari generiche e con quelle delle singole Anni e delle singole specializzazioni. Talchè l'educazione fisica è diventata premessa insostituibile all'addestramento di impiego delle armi e soprattutto all'addestramento per il combattimento. Con soluzione equilibrata ogni aspetto della preparazione fisica e spirituale è inserito armonicamente nel programma generale addestrativo dei reparti. Tanto per dare un esempio, dirò che nei Centri addestramento reclute il 2 1 % del tempo è dedicato all'addestramento fisico-sportivo secondo un programma pianificato dall'Autorità centrale, impostato ed applicato secondo un metodo razionale. Questa attività volta a migliorare le qualità fisiche di tutti i militari alle armi, si risolve in un addestramento fisico di massa mediante la pratica di
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esercizi di atletica leggera - taluni dei quali adattati a specifiche applicazioni militari, come il percorso ginnico-militare od il lancio della bomba a mano__,. dello judò, del pugilato e, dovunque possibile, del nuoto. Gl'istruttori sono preparati dalla Scuola militare di educazione fisica di Orvieto, la quale specializza ogni anno un centinaio di istruttori - ufficiali e sottufficiali - da immettere nelle Scuole e nei Reparti. Impianti sportivi di ogni genere, dallo « stadio militare » al già citato percorso ginnico-militare, dalla sala per judò e pugilato al modesto campo di palla a volo o di pallacanestro o di calcio, alla piscina, stanno sorgendo ovunque - molti con l'aiuto finanziario del C.O.N.I. - e sono sempre più frequentati, non solo dai militari ma spesso anche dai giovani delle Scuole civili o di Società sportive. Il risultato di tutto questo è che tutti i militari, di qualsiasi categoria, acquisiscono un minimo di preparazione fisico-sportiva necessario per l'efficace assolvimento dei compiti militari. Tanto per dare ancora una volta un esempio, rilevo che giovani ammessi, senza alcuna preparazione fisica preventiva ali' Accademia Militare, verso il termine dei corsi si esibiscono, nell'occasione della festa del Mak P. 100, in esercizi atletici molteplici e talvolta rischiosi, come quello del salto con capovolta da una torre alta 20 metri, naturalmente su telone, o quelli sulle scale verticali che molti crederanno forse costituiscano prerogativa esclusivamente dei pompieri. E al termine di altri due anni di severissimi studi presso le Scuole di Applicazione d'Arma a Torino, una gran parte dei giovani ufficiali subalterni di fanteria chiede ed ottiene di frequentare il corso di paracadutismo, in attesa che una maggiore disponibilità di attrezzature e soprattutto cli aerei consenta di rendere obbligatorio tale corso per tutti gli ufficiali in servizio permanente di nuova nomina.
Fra gli organismi ad alto tenore sportivo non posso fare a meno cli citare il Centro Militare di Paracadutismo, ove l'addestramento prelancistico è prevalentemente atletico e la Scuola Militare Alpina che sforna annualmente per le unità alpine consistenti nuclei di istruttori di sci e di roccia e che è altamente apprezzata e forse anche invidiata da molti eserciti esteri. L'educazione fisica nell'Esercito può quindi considerarsi definitivamente uscita da queUo stadio di empirismo che l'aveva contraddistinta in passato, per costituire parte viva dell'addestramento militare moderno, con istruttori appositamente preparati, attrezzature funzionali e programmi razionali e rispondenti a ben precisi scopi. Un particolare aspetto dell'attività sportiva militare è quello agonistico. A questo proposito non v'è dubbio che l'agonismo ha un valore notevole come molla sollecitatrice, in quanto esalta la personalità dei singoli, facendo acquisire agl'individui il senso e la misura della rispettiva capacità e stimola nobili doti che sono di importanza basilare per il soldato quali lo slancio, la volontà, la fermezza di carattere, il cameratismo, la lealtà. Inoltre le gare
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in cui sono impegnate squadre rappresentative di unità di vario livello gerarchico alimentano lo spirito di Corpo, tanto più che ad esso assiste, compatibilmente con le esigenze di servizio, un più o meno vasto pubblico militare appartenente alle unità da cui sono tratti i competitori, nonchè l'amor patrio e lo spirito di disciplina giacchè le gare si svolgono con un ortodosso cerimoniale sportivo e militare in cui spiccano, all'inizio ed al termine, gli onori militari resi alla bandiera nazionale. Infine l'agonismo costituisce elemento di prestigio per l'Esercito e viene opportunamente utilizzato a scopo di propaganda fra i giovani. Ma l'agonismo si sviluppa in due campi: quello interno alle Forze Armate, mediante competizioni di Reggimento, di Divisione, di Corpo d'Armata o di Regione, che culmina nei Criteria Nazionali Atletici delle Forze Armate, e quello esterno della partecipazione a gare civili - soprattutto sciistiche - ed a gare militari internazionali. Fra le competizioni del primo tipo sono da annoverare quelle annuali di motocross e di regolarità con autovetture da ricognizione. Ora, mentre le gare del primo tipo incontrano quasi tutte l'approvazione unanime dell'ambiente militare perchè, imponendo una preventiva selezione fra tutti i militari alle armi, favoriscono l'addestramento fisico di massa, quelle del secondo tipo - e qualche volta quelle del primo tipo su scala nazionale - sono soggette a qualche critica perchè impongono l'allenamento accurato di un ristretto numero di campioni distraendoli in determinati periodi dalla attività militare vera e propria. E' superfluo rilevare che io, nella doppia veste di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e di vecchio sportivo, sono decisamente favorevole anche alle gare del secondo tipo. Il sottrarre in determinati periodi una cinquantina od anche un centinaio di atleti in tutto l'Esercito all'addestramento tecnico del1' Arma per prepararli con probabilità di successo a competizioni civili od internazionali costituisce un danno molto limitato ed è compensato ad usura dall'aumento di prestigio che deriva alla Forza Armata in caso di vittoria o di un buon piazzamento. L'atleta con le stellette è qualche cosa di più di un rappresentante sportivo; è il rappresentante della Forza Armata a cui appartiene ed alla cui disciplina è sottoposto, e si guadagna la stima e la simpatia del pubblico non solo con le prestazioni atletiche sul campo di gara ma anche col contegno corretto e marziale in uniforme. E se, assistendo a gare nazionali militari io posso entusiasmarmi dinanzi allo spettacolo di una lotta accanita e leale o di risultati sportivamente molto apprezzabili, ma in fondo non mi preoccupo e non mi turbo se la vittoria arride ad un'Arma piuttosto che ad un'altra, all'uno od all'altro Corpo, vi assicuro che nel corso di gare civili faccio un « tifo » acutissimo per le squadre o gli atleti militari e durante gare internazionali il mio << tifo » tocca l'apice dello spasimo, per la vittoria delJa no,stra Bandiera. Dunque, agonismo a tutti i livelli.
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In questo ordine di idee l'Esercito coltiva e perfeziona quegli atleti che giungono alle armi dopo essersi già affermati come soggetti di rilievo e che fanno parte del patrimonio sportivo della Nazione; li inserisce nei suoi centri sportivi e li fa partecipare a gare militari internazionali. Per favorire la partecipazione a gare importanti l'Esercito ha istituito recentemente Enti di alta specializzazione sportiva quali: - il Centro preolimpionico ippico militare a Passo Corese; - il Centro preolimpionico di pentathlon moderno ad Orvieto; - il nucleo sci-agonistico a Courmayeur, mentre, allo stesso scopo, particolari attività sportive, come il pugilato, lo judò, il pentathlon militare, vengono curate presso la Scuola militare di educazione fisica. Credo che siano ben noti a tutti i presenti gli eccellenti risultati sportivi ottenuti da squadre rappresentative dell'Esercito in campo internazionale negli ultimi anni. Basti accennare ai successi dei nostri cavalieri, della squadra militare di polo, della squadra di pentathlon moderno e di quella di pentathlon militare, della squadra nazionale militare di calcio, dei pugili militari, di rappresentative per gare sciistiche e di tiro. E giacchè sono in argomento è doveroso che io ricordi i magnifici « exploits » della Marina nelle regate a vela, della Marina e dei Corazzieri in gare di canottaggio, dell'Aeronautica nelle gare di bob. Sono risultati che tornano veramente ad onore non delle Forze Armate soltanto, ma di tutta la Nazione. Circa la partecipazione a competizioni civili, ho detto che essa è più che altro limitata al settore sciistico. Ma non esclusivamente. Non è infrequente la partecipazione a gare automobilistiche, soprattutto di regolarità; e proprio recentemente mi è occorso di elogiare due ufficiali del genio pontieri che avevano ottenuto una magnifica classifica in una gara di fuori bordo. Fra i vari sports praticati nell'Esercito ve ne sono due nobilissimi e ricchi di brillanti tradizioni - destinati purtroppo a declinare: la scherma che, malgrado gli sforzi fatti per tenerla in vita viene gradualmente soppiantata dal pugilato e dallo judò, e l'equitazione, che ci procura ancora smaglianti affermazioni grazie alle prestazioni di alcuni magnifici campioni superstiti, ma che dovrà in avvenire passare inevitabilmente nel campo civile perchè il cavallo è quasi completamente scomparso dalle file dell'Esercito. Si tratta di evoluzione fatale, ed in compenso molti altri sports si sono introdotti nell'ambito militare e sono in pieno e rigoglioso sviluppo. Nel complesso l'Esercito può oggi veramente considerarsi uno degli elementi più attivi ed anche - mi permetto di cl.ire- più costruttivi della vita sportiva nazionale. Esso, nelle sue palestre e nei suoi campi sportivi, compie ogni sforzo per elevare il livello fisico dei 200.000 giovani che ogni anno vengono chiamati alle armi, ed in questo modo compensa in parte la carenza di educazione .fisi-
ca che tuttora sussiste in tanti ambienti ci vili, restituendo generosamente al C.O.N.I. quell'aiuto che questo fornisce sotto forma di contributo finanziario alla costruzione di attrezzature e campi sportivi. A questo riguardo mi auguro vivamente che 1a cooperazione C.O.N.I.-Forze Armate, così felicemente iniziata da qualche anno, diventi sempre più stretta, ricca e feconda. L'Esercito partecipa inoltre a tutte le competizioni indette dal Comitato internazionale militare affermandosi talvolta con la vittoria, onorevolmente sempre. Anche sotto questo aspetto l'Esercito deve essere quindi considerato Scuola della Nazione. Attraverso l'attività fisica ed agonistica l'Esercito insegna ai giovani la pratica dello sport puro, in cui si premiano i vincitori con medaglie, diplomi e con l'elogio ed una buona stretta di mano del superiore - sotto le armi anche l'atleta professionista diventa un « puro » - , istilla nei giovani la lealtà, il senso cavalleresco e di onore, l'amore di Patria e favorisce la formazione del « soldato » nel significato più ampio ed elevato della parola. Da tempo vado dicendo che l'Esercito di oggi dovrebbe essere meglio conosciuto dal popolo che lo esprime - e nel popolo comprendo tutti gli strati sociali; altresì e soprattutto i più evoluti - per penetrare più profondamente nel cuore degl'italiani. Anche sotto Paspetto che questa sera ho tratteggiato - · quello della attività fisico-sportiva - dovrebbe essere meglio conosciuto, perchè i risultati che in questa attività si ottengono, se pure non sono i soli ed i più importanti da conseguire nel campo militare, attestano uno spirito di sacrificio ed una passione che meritano riconoscimento e contribuiscono all'efficienza complessiva dell'Esercito.
EVOLUZIONE DEGLI ORDINAMENTI E DEI PROCEDIMENTI DELLE FORZE TERRESTRI IN CONSEGUENZA DELL'IMPIEGO DELLE NUOVE ARMI Generale Giorgio Liuzzi
I. PREMESSA
La storia lontana e recente ci aveva insegnato che i periodi bellici coincidono con quelli di più rapido progresso tecnico e scientifico (forse perchè nessuna molla sollecitatrice di tale progresso è così patente come quella che si identifica con l'esigenza di impiegare nuovi mezzi e ritrovati per partare il proprio Paese alla vittoria e battere il nemico) e che ad essi succedono periodi di stasi o di meno intensa evoluzione tecnica. Gli anni che hanno seguito la fine del secondo conflitto mondiale hanno portato una clamorosa smentita a questo frutto della precedente esperienza, giacchè il progresso tecnico, che nel corso del conflitto aveva raggiunto un ritmo velocissimo, anzichè arrestarsi o rallentare dopo il termine della guerra, è ulteriormente « salito di giri n sino a toccare un imprevedibile e vertiginoso regime di marcia. La ragione di questo avvenimento anomalo rispetto ali 'esperienza storica è duplice. Da un lato i settori nei quali l'evoluzione tecnica è stata e si mantiene più veloce (essenzialmente quelli dell'energia nucleare, dell'elettronica e della missilistica) interessano non soltanto l'attività di guerra e gli ambienti militari ma anche l'attività di pace e gli ambienti civili. D'altro lato (e qui forse può essere individuato il movente più valido) con la chiusura del secondo conflitto mondiale non è cessata la guerra nell'accezione completa della parola: è finita la « guerra calda)) ed è subentrata una « guerra fredda», che si è svolta fino a pochi mesi or sono in un'atmosfera di tensione acuta, nella quale la gara degli armamenti fra i due gruppi di Potenze antagonisti ha compreso e comprende la gara dei mezzi e dei ritrovati tecnici. Il pericolo derivante dalla tensione provoca e favorisce gli studi, le esperienze, l'allestimento di nuovi materiali e, soprattutto, lo stanziamento dei mezzi finanziari occorrenti per sostenere e possibilmente vincere la competizione. E' superfluo rilevare che alla gara, e quindi all'incremento e progresso della tecnica, partecipano in misura determinante i Paesi protagonisti
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nei due gruppi contrapposti: Stati Uniti d'Am erica e Russia. Il che non significa che gli altri Paesi associati assolvano esclusivamente, nel rispettivo gruppo, la funzione del coro nella tragedia greca: alcuni di essi recitano una parte più o meno importante in relazione alla propria potenzialità economica e industriale ed alla propria buona volontà. Ci si potrebbe chiedere se il disarmo provocherà in avvenire un arresto od un notevole rallentamento del progresso tecnico. Un arresto no, perchè le esigenze della moderna vita civile continueranno a premere ed anche perchè, se un disarmo parziale a determinate condizioni è conveniente e possibile pur essendo di difficile applicazione, il disarmo totale ed assoluto, per molteplici motivi che non è qui il caso di esporre, è praticamente da escludere. Un rallentamento notevole sì, senza dubbio. In ogni caso siamo ancora ben lontani dal veder risolto il problema del disarmo. D'altra parte i grandi progressi compiuti sino ad oggi nei vari settori della tecnica che interessano l'attività militare hanno provocato l'incessante riesame dei procedimenti e degli ordinamenti delle forze armate. Gli Stati Maggiori delle forze terrestri in particolare sono stati, in breve lasso di tempo, indotti a disporre modificazioni radicali e talvolta affa nnose dal previsto impiego delle nuove armi (più precisamente degli ordigni atomici e dei missili) nel campo tattico. Ritengo non inutile riassumere quanto, in merito, è stato realizzato o programmato da eserciti esteri e quanto dall'Esercito italiano. Spero che il fatto di aver vissuto e sollecitato, come uno dei principali attori, una fase particolarmente importante (e vorrei dire critica) dì trasformazione evolutiva del nostro Esercito, mentre servirà a chiarire efficacemente taluni aspetti della questione, non nuoccia alla obiettività di giudizio e di esposizione.
II. AVVENTO DELLE NUOVE ARMI NEL CAMPO TATTICO
La seconda guerra mondiale, confermando ed accentuando l'esperienza della prima guerra mondiale, aveva già dimostrato che il continuo incremento, in potenza e volume, dell'elemento fuoco sul campo di battaglia richiedeva un aumento delle fronti e delle profondità negli schieramenti delle unità terrestri di ogni ordine; in altre parole una rarefazione degli uomini sul terreno. Questa rarefazione, d'altra parte, facilitava la soluzione del problema logistico dej rifornimento delle munizioni, reso particolarmente arduo dalla grande varietà delle armi. Nei primi anni del dopoguerra ci si riferiva alle sole armi convenzionali e si poteva presumere che, come già dopo il primo conflitto mondiale, si disponesse largamente di tempo per far depositare e filtrare l'esperienza bellica e per adeguarvi mezzi e dottrina. In effetti le tremende esplosioni
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di Hiroshima e di Nagasaki, che avevano reso particolarmente tragici gli ultimi sussulti della seconda guerra mondiale, non avevano provocato immediati riflessi nell'ambito delle forze e delle operazioni terrestri : esse avevano indicato nelle bombe atomiche un nuovo mezzo di distruzione, capace di annientare centri strategici e demografi.ci dell'avversario e di funzionare pertanto, in pace, come « deterrente », ossia come strumento inibitorio della guerra. La capacità di distruzione e di inibizione si accrebbe poi, allorchè al procedimento di « fissione » degli atomi si aggiunse quello di « fusione » e dai chilotoni delle bombe atomiche si passò ai megatoni delle bombe al1'idrogeno. Ma per qualche anno nessuno pensò che la potenza dell 'esplosivo nucleare potesse venire utilizzata nel campo tattico, per mezzo di aeroplani in stretta cooperazione con le unità terrestri, o addirittura da queste per mezzo di artiglierie e di missili. Le cose cambiarono quando negli Stati Uniti d'America, che per un periodo abbastanza lungo ebbero l'esclusiva del potere atomico, cominciò a delinearsi la possibilità di allestire in quantità considerevole ordigni di potenza limitata (in confronto a quelli lanciati sul Giappone negli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale) e quindi sfruttabili nel campo tattico, e quando, d'altro canto, si seppe che la Russia (probabile antagonista) disponeva essa pure del potere nucleare e costruiva a sua volta ordigni atomici e termonucleari. L'esplosivo nucleare tendeva a diventare un esplosivo di uso corrente (oggi si parla addirittura di proietti nucleari per armi portatili), impiegabile a livelli gerarchici sempre meno elevati, e, in caso di guerra, non solo i centri e le unità del nemico, ma anche i propri sarebbero stati soggetti all'offesa atomica. Le forze terrestri erano ormai direttamente interessate sia al.l'impiego di ordigni atomici, che potevano ora essere lanciati per mezzo di aeroplani, di artiglierie e di missili, sia alla difesa contro quelli del nemico. Era giunta per gli eserciti 1'ora delle grandi trasformazioni.
III. EVOLUZIONE ORGANICA DELLE FORZE TERRESTRI NEI PAESI ESTERI
Gli eserc1t1 che per primi si accinsero a studiare e sperimentare nuovi ordinamenti e procedimenti in conseguenza del previsto impiego delle nuove armi nel campo tattico furono quelli degli Stati Uniti d'America e della Francia; seguirono, a notevole distanza di tempo, quelli dell'Italia, della Germania occidentale e della Gran Bretagna, a cui si può aggiungere quello russo. In un primo tempo sembrò che si dovesse trattare non di un processo evolutivo, sia pure rapido, ma addirittura di un rivoluzionamento imposto
dalla comparsa, sul campo di battaglia, dei nuovi mezzi di lotta. Questi infatti, consentendo di realizzare in pochi istanti effetti distruttivi che con le armi convenzionali avrebbero richiesto, sia pure disponendosi di numerosissime e potenti artiglierie, di abbondante aviazione di appoggio e d~ largo munizionamento, giorni e settimane di tempo, sono in grado di annientare subitaneamente truppe e servizi che si concentrino sul terreno in modo da costituire obiettivi remunerativi per l'offesa nucleare. Cosl, mentre il fuoco atomico rappresenta per le grandi unità che l'impiegano un elemento di importanza decisiva allo scopo di conseguire e sfruttare rapidamente il successo, il fuoco atomico dell'avversario costituisce una minaccia gravissima, contro cui occorre premunirsi. Da quanto sopra deriva che le moderne unità terrestri, per essere in condizioni di sfruttare efficacemente e prontamente gli effetti del proprio fuoco nucleare e di annullare, o quanto meno limitare quelli del fuoco atomico del nemico, devono normalmente vivere, stazionare e muoversi su ampi spazi e combattere su fronti e profondità molto più grandi che in passato; devono disporre di un armamento convenzionale potente e tecnicamente aggiornato, allo scopo di compensare la rarefazione degli uomini sul terreno; devono avere un alto grado di mobilità, al fine di poter passare rapidamente dalle formazioni più diradate a quelle più concentrate che possono essere imposte dal combattimento e viceversa, e di poter tempestivamente sfruttare gli effetti delle esplosioni nucleari; devono infine avere un'autonomia logistica la più grande possibile in considerazione delle difficoltà che si opporranno ai movimenti delle colonne di rifornimento sul campo di battaglia del futuro. In sostanza occorrono formazioni agili, manovriere, dotate di potenti mezzi di fuoco e di notevole autonomia logistica; requisiti questi che, almeno in parte, sono fra di essi contrastanti. Era logico che alla determinazione dei nuovi ordinamenti si giungesse non per intuizione o per assiomatico preconcetto, ma in conseguenza della adozione di nuovi procedimenti tattici, convenientemente ideati, sperimentati e perfezionati. In altre parole era logico (e questo fu il metodo seguito dallo Stato Maggiore de Il 'Esercito italiano) che prima si concretasse una nuova dottrina tattica e logistica e che poi da questa si risalisse alle nuove formazioni organiche. L'una e le altre furono sottoposte al vaglio di sperimentazione pratica (valida per quanto possono esserlo importanti esercitazioni in tempo di pace) e poi corrette o rettificate sulla base dei dati sperimentali. Noo si trattava in realtà di un rivoluzi0na: nto vero e proprio, ma certamente di una trasformazione molto importante ed a tempi serrati. Ed è giustificabile che presso qualche esercito, sotto l'assillo della fretta, si sia proceduto con moto pendolare, esagerandosi inizialmente nella ricerca del nuovo e dell'inedito, per fare poi macchina indietro su taluni punti. 0
La Francia adottò subito (sin dal 1953-1954) una soluzione estremista, prevedendo tipi di Divisione di fanteria molto più leggeri di quello ereditato dalla seconda guerra mondiale, sopprimendo praticamente l'unità battaglione di fanteria e costituendo nell'interno della Divisione un certo numero dì reggimenti interarmi, formati da compagnie di fanteria e di carri, da elementi da ricognizione e delle trasmissioni e da aliquote di artiglieria. Nella grande unità erano, beninteso, compresi reparti divisionali del genio, delle trasmissioni, da ricognizione, d'artiglieria, di aviazione leggera e dei servizi. I reggimenti di queste Divisioni erano in realtà raggruppamenti tattici precostituiti, che avevano tutte le armi e tutti i mezzi per combattere in modo autonomo. Col passare del tempo talune esagerazioni, in fatto di decentramento sistematico e rigido di mezzi, sono state attenuate, talchè oggi la Divisione di fanteria francese di tipo medio comprende cinque reggimenti di fanteria (su cinque compagnie più elementi da ricognizione e di appaggio), un reggimento carri (su cinque compagnie), un reggimento esplorante, l'artiglieria divisionale (integrata con mezzi di fuoco atomico), unità del genio, delle trasmissioni, di aviazione leggera e dei servizi. Forza sui 14.500 uomini. Uno speciale tipo di Divisione meccanica rapida, interamente meccanizzata, mobilissima ma troppo leggera, è stato, dopo congrua sperimentazione, abbandonato. Gli Stati Uniti d'America sono giunti, attraverso una elaborazione travagliata ma meno sussultoria, ad una soluzione (quella della Divisione pentomica) non molto dissimile da quella francese. Anche nella Divisione pentomica americana troviamo gruppi tattici potenziali (cinque come i reggimenti di fanteria della Divisione francese) formati essenzialmente da compagnie di fanteria, più un battaglione carri su cinque compagnie, reparti da ricognizione, del genio, delle trasmissioni, dei servizi, di aviazione dell'esercito ed un'artiglieria divisionale. Questa comprende, oltre a materiali convenzionali, mezzi di lancio di ordigni atomici, costituiti in parte da lanciarazzi ed in parte da artiglierie. La Divisione pentomica ha una forza di poco più di 13.700 uomini. Recentemente è stato deciso l'aumento delle artiglierie convenzionali e quello dei fucilieri nelle unità di fanteria; ciò rappresenta una notevole attenuazione della soluzione iniziale, un passo indietro consigliato, analogamente a quanto è accaduto ai francesi, dall'esperienza delle esercitazioni di pace e da prudenziali previsio.ni _per il futuro. Sia la Divisione americi'· sii''quella francese non sono integralmente meccanizzate nè motorizzate: occorre un'assegnazione suppletiva di mezzi di trasporto da parte del Comando di Divisione o di Comandi superiori per rendere tutta la fanteria idonea ai rapidi movimenti terrestri. Per entrambe sono tuttavia previsti eventuali spostamenti di aliquote di fanteria nel campo
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tattico a mezzo di elicotteri. La Divisione pentomica americana è inoltre facilmente aviotrasportabile. Tanto in Francia quanto negli Stati Uniti d'America Ja Divisione corazzata non ha subìto mutamenti apprezzabili in conseguenza del previsto impiego di armi nucleari sul campo di battaglia. Ciò appare logico se si pensa che le unità corazzate, per la mobilità e la potenza di fuoco che le distingue e per il riparo offerto dai mezzi corazzati contro gli effetti esplosivi e radioat~vi degli ordigni atomici, sono fra le più adatte a combattere nell'èra atomica. La Divisione avioportata, in Francia e negli Stati Uniti, è stata convenientemente modificata : sono, fra l'altro, diminuite le differenze rispetto alla Divisione di fanteria, differenze che, data la sua tradizionale esiguità numerica in contrapposto alla notevole consistenza della Divisione di fanteria di vecchia maniera, erano precedentemente assai considerevoli. L'esercito della Germania occidentale, dopo avere conservato per un periodo abbastanza lungo della sua organizzazione una Divisione di fanteria costituita da sette battaglioni di fanteria e da due battaglioni carri, oltre che da unità delle altre Armi e dei servizi, ha recentemente cambiato orientamento ed ha adottato una soluzione che si discosta sensibilmente da quella francese e da quella statunitense, anche per il fatto di aver mantenuto in vita l'unità battaglione e di avere soppresso quella reggimento, considerando al disopra del livello battaglione la Brigata. Questa è formata da tre o quattro battaglioni di granatieri (fanteria corazzata) o di carri, da unità di artiglieria, del genio, delle trasmissioni e dei servizi. Secondo il predominio del]'una o del] 'altra specialità la Brigata si distingue in corazzata (due battaglioni carri ed un battaglione granatieri) o di granatieri (tre battaglioni granatieri ed un battaglione carri). La Brigata rappresenta pertanto un raggruppamento tattico interarmi di costituzione .fissa e può anche essere consid<:rata come la più piccola fra le grandi unità. Più Brigate (da due a cinque) con l 'aggiunta di unità da ricognizione, del genio, delle trasmissioni, dell'aviazione dell'esercito e dei servizi, nonchè di un'aliquota di artiglieria di cui fanno parte mezzi di lancio atomici, costituiscono una Divisione. Questa, secondo la prevalenza delle varie specialità, può essere di fanteria o corazzata. Di norma la Divisione di fanteria comprende due Brigate granatieri ed una corazzata, la Divisione corazzata comprende due Brigate corazzate ed una granatieri. La forza della Divisione di fanteria di tipo medio è di poco superiore ai 17.000 uomini. Beninteso, per terreni e per compiti speciali, rimangono in vita la Divisione da montagna (come del resto in Francia) e la Divisione avioportata. Caratteristiche delle grandi unità tedesche sono la ricca dotazione di mezzi corazzati, di aerei leggeri e di elicotteri leggeri e da trasporto e la tendenza alla meccanizzazione integrale.
L'esercito britannico ha per lungo tempo conservato la pesante formazione di visionale scaturita dalla seconda guerra mondiale e solo recentemente ha mutato radicalmente rotta decidendo di adottare questa soluzione: raggruppamenti tattici, chiamati Brigate, di formazione determinata e stabile e costituiti da elementi delle varie Armi e dei servizi. La Brigata di fanteria è su tre battaglioni di fanteria ed un battaglione carri; la Brigata corazzata è su tre battaglioni carri ed un battaglione di fanteria; nell'una e nell'altra vi sono inoltre reparti delle altre Armi e dei servizi. La Divisione è di costituzione eventuale e variabile, e comprende un numero vario di Brigate di fanteria o corazzate, oltre ad unità di supporto delle Armi e dei servizi. Gli eserciti dei minori Stati atlantici in Europa adattano la formazione organica delle loro unità (ed è logico che così si com portino, tanto più che queste dipendono operativamente da Comandi alleati e si affiancano ad unità alleate) sullo stampo dei maggiori eserciti alleati, in genere di quello nordamericano. E quali sono, nell'esercito russo, gli orientamenti circa formazioni e procedimenti? Sebbene non sia faciJc conoscere con esattezza, a causa del segreto rigidamente mantenuto al di là della cortina di ferro, quanto viene realizzato e preparato nelle file sovietiche, posso tuttavia affermare che, secondo notizie molto attendibili, i russi hanno da non molto tempo avviato la trasformazione organica delle loro unità terrestri secondo criteri e modalità abbastanza simili a quelli seguiti nell'Esercito italiano e sui quali avrò occasione di intrattenermi più avanti. Le armi nucleari e missilistiche sono dai russi considerate come integratrici di quelle convenzionali e tali da non rivoluzionare la condotta delle operazioni, i procedimenti tattici e, in conseguenza, gli ordinamenti terrestri. Gettato questo breve sguardo neJ campo sovietico, non vi ritornerò più nel corso dell'articolo. IV. EVOLUZIONE DEI PROCEDIMENTI T ATTICf TERRESTRI NEGLI ESERCITI ESTERI
Dopo la rapida rassegna delle trasformazioni organiche presso esercltl esteri, è certamente utile dare una occhiata alle innovazioni tattiche presso tali eserciti. Nelle alte sfere dell'Alleanza occidentale si prevede questo aspetto cronologico di una futura guerra totale: un primo periodo in cui si verificherebbe un largo scambio di offese atomiche e termonucleari, un secondo periodo in cui le operazioni sarebbero condotte essenzialmente con mezzi e
1606 procedimenti convenzionali con l'aggiunta integratrice (ed in quantità notevolmente inferiore rispetto al periodo iniziale) di esplosioni nucleari. Si potrebbe, con un certo senso di « humour » e modificando alquanto una risposta data alcuni anni or sono da Einstein ad un giornalista, non escludere un terzo periodo in cui i sopravvissuti delle due parti in lotta si scambierebbero offese a base di sassate. Scherzi a parte, i punti di vista degli alti Comandi atlantici circa la condotta, nelle grandi linee, della guerra futura (punti di vista di carattere ufficiale) meriterebbero di essere illustrati e posti in discussione, ma non in questa sede. D'altronde, non intendo qui riferirmi all'andamento generale delle operazioni aeree-terrestri-marittime nell'eventuale conflitto dell'avvenire, bensì alle modalità d'impiego che, in tale conflitto, verrebbero applicate dalle unità degli eserciti e delle aviazioni cooperanti dei vari Paesi sul campo di battaglia. Tali modalità dovrebbero essere, con la opportuna elasticità, prescritte da norme e direttive, il cui complesso va sotto la denominazione di dottrina tattica, comprendendo in questo aggettivo un'aliquota di qualifica logistica. Io vorrei poter esporre, sia pure sinteticamente, ma con precisione la dottrina tattica in vigore presso le forze terrestri dei vari Paesi che ho in precedenza citati. Ma non sono in grado di farlo perchè finora solo l'Esercito italiano, fra quelli del mondo occidentale, è riuscito a crearsi una moderna regolamentazione tattico-logistica quasi completa e valida per un certo numero di anni. Negli altri eserciti si sta ancora sperimentando e vagliando e la scelta dei procedimenti tattici è in buona parte lasciata all'iniziativa dei Comandanti. Il che dimostra ancora una volta le eccellenti qualità intellettuali e professionali degli italiani (in particolare dello Stato Maggiore italiano), ai quali una maggiore ricchezza di mezzi consentirebbe realizzazioni veramente magnifiche e tali da costituire modello in campo internazionale. Posso tuttavia mettere in luce alcuni criteri e procedimenti che sono comuni alle dottrine tattiche di tutti i principali eserciti, nonchè alcuni elementi che caratterizzano o differenziano l'una o l'altra. Ho già avuto occasione di rilevare il notevolissimo aumento, rispetto al passato, delle fronti e delle profondità; aggiungo che tale aumento si riferisce alle unità dei livelli gerarchici che vanno dalla compagnia (compresa) in su; non interessa le unità inferiori alla compagnia. Di più, sono generalmente riconosciuti i seguenti dati di fatto. E' accresciuta l'importanza della manovra, delle riserve e dell'impiego di queste, impiego che ha acquistato valore determinante. La manovra è favorita dall'uso, non solo di mezzi meccanici terrestri, ma anche di aeroplani e soprattutto di elicotteri per lo spostamento di truppe e dj materiali. Le unità corazzate, nei terreni che non ne vietano l'impiego, hanno visto nell'èra atomica aumentare la loro efficacia e la loro importanza.
Con la comparsa dei missili è alquanto diminuita la necessità di cooperazione dell'Aeronautica sotto forma di appoggio di fuoco, ma si è accentuata l'esigenza del concorso aereo a scopo esplorativo, soprattutto per la tempestiva individuazione di obiettivi atomici. Circa i procedimenti offensivi, non è possibi.le, per le ragioni dette in precedenza, individuare concrete e particolari analogie e differenze. Tutti i principali eserciti prevedono l'attacco condotto da forze ampiamente articolate, con grandi spazi vuoti destinati alle esplosioni atomiche ed alla manovra: il binomio ordigni nucleari- unità corazzate (con integrazione di unità avioportate) costituisce l'elemento determinante del successo. In quanto alle modalità dell'azione difensiva, la quale è particolarmente importante per i Paesi occidentali dato che per essi la guerra non può scoppiare che in seguito ad aggressione nemica, si è delineata una lotta fra la tendenza ad accentuare l'organizzazione a nuclei, aumentando la robustezza di questi nonchè gli intervalli e le distanze fra di essi, e la tendenza a ritornare ad un'organizzazione di tipo lineare, allo scopo di offrire minore esca e minore vulnerabilità all'offesa nucleare, che copre superfici di forma circolare. Dimodochè, per la difesa ad oltranza, dai vari eserciti è previsto uno di questi due tipi di organizzazione di elementi ancorati al terreno: scacchiera di forti capisaldi non cooperanti, fasce di piccoli capisaldi (centri di resistenza e centri di fuoco) cooperanti. Inoltre presso gli eserciti francese e statunitense è molto in voga un sistema di « difesa mobile », che ha questo sviluppo cronologico. Elementi leggeri, operanti su ampia fronte e su profondità notevole, svolgono azione di ritardo e di logoramento cercando di individuare, contemporaneamente, l'entità e la direzione dell'attacco avversario; seguono nel tempo l'offesa atomica e la reazione violenta di robuste riserve, mobili e potenti (corazzate ogniqualvolta possibile) che, sfruttando l'effetto delle esplosioni nucleari, sono incaricate di condurre a termine l'annientamento del nemico. I tedeschi, che si trovano a contatto immediato con l'eventuale avversario, non hanno sinora mostrato di aver adottato o di stare sperimentando particolari procedure difensive: sembra che essi preferiscano rispondere al1'offensiva nemica con azioni offensive, decise e vivacissime.
V. LA SOLUZIO 1E ORGANICA IT AL!ANA CONFRONTATA CON QUELLE ESTERE
Dovrei ora esporre ed illustrare la soluzione adottata dall'Esercito italiano per confrontarla con quelle estere. Ma poichè tale soluzione, essendo ormai ufficiale e regolamentare, è certamente nota alla massa degli ufficiali, mi limiterò a mettere in luce alcune caratteristiche, che costituiscono altret-
1608 tanti elementi di analogia o di differenziazione rispetto alle soluzioni di altri eserciti. Che la soluzione italiana si distingua da tutte le altre nel complesso e per taluni particolari aspetti non deve essere motivo di meraviglia e, dato il probabile scacchiere di operazioni riservato alle unità del nostro Esercito, non deve nemmeno essere considerato nocivo, bensì vantaggioso ai fini della difesa atlantica. Ciò non è accaduto certamente in conseguenza di un eccesso di spirito e di orgoglio nazionale (sentimenti che, nel periodo storico in cui viviamo, hanno, se mai, bisogno più di sollecitazione che di freno), ma in stretta rispondenza con gli speciali caratteri del problema militare terrestre da risolvere, caratteri che non ritengo inutile ricordare. Anzitutto l'Italia non è una nazione ricca; in conseguenza la soluzione dei problemi militari dev'essere tale da conciliare nel miglior modo possibile le esigenze ed i criteri tecnici con quelli economici. In secondo luogo l'Italia non rientra nello strettissimo novero delle Potenze atomiche; è quindi presumibile che per un buon numero di anni le Forze armate italiane, anche disponendo di missili e di aeroplani idonei al lancio di ordigni nucleari, non abbiano la diretta disponibilità dell'esplosivo e dei proietti nucleari, che dovranno essere forniti a momento opportuno da un Paese alleato. In terzo luogo la frontiera terrestre italiana è costituita per quattro quinti da zone di alta montagna in cui le vie di comunicazione sono nettamente delineate ed in cui i mezzi corazzati trovano scarsissime p0ssibilità di impiego; di più, il probabile scacchiere operativo comprende regioni di media e di bassa montagna. Infine la configurazione geografica dell'Italia è tale che un'azione offensiva avversa.ria in qualunque tratto del territorio (e particolarmente alla frontiera nord-orientale) potrebbe, con una penetrazione relativamente poco profonda, giungere a zone vitali sotto i punti di vista industriale, economico, etnografico, politico e spirituale. Dagli clementi ora esposti sono cleri vate particolari caratteristiche della soluzione adottata. La scarsità di risorse finanziarie ha imposto trasformazioni organiche e di materiali contenute in limiti il più possibile ristretti; in altre parole ha imposto di trasformare tutto ciò che era necessario, ma nulla più del necessano. La mancata disponibilità diretta dell'esplosivo e degli ordigni atomici, unitamente alla povertà del bilancio, ha richiesto l'adozione di procedimenti tattici, e quindi anche di formazioni organiche, caratterizzati dal criterio fondamentale della << bivalenza ». Gli uni e le altre (lo ricordo col risclùo che l'accenno possa risultare superfluo) devono cioè essere validi sia nel caso in cui sia previsto l'impiego promiscuo di armi nucleari e di armi conven-
1609 zionali, sia nel caso in cui vengano impiegate esclusivamente armi convenzionali. Occorreva evidentemente che l'Esercito fosse preparato ad ogni tipo di guerra (totale, limitata, localizzata), non essendo ammissibile, per ragioni economiche, l'approntamento di strumenti bellici diversi per fronteggiare le eventualità corrispondenti ai vari generi di conflitto compresi nelle possibilità del futuro. D 'altra parte, finchè l'esplosivo atomico non sarà entrato nell'uso corrente sostituendo gli altri esplosivi nel munizionamento di tutte le armi, incluse quelle leggere e individuali (quindi per parecchi anni avvenire), anche se le previsioni ufficiali nell'ambiente atlantico circa un futuro conflitto totale contemplino l'impiego in via normale degli ordigni atomici, non si può escludere completamente l'ipatesi che, in virtù di ulteriori accordi internazionali o per tacita convenzione (come è accaduto nella seconda guerra mondiale per gli aggressivi chimici), si rinunci all'impiego degli ordigni nucleari. Inoltre, anche ammettendo tale impiego, è verosimile che in determinati settori o scacchieri del teatro di guerra terrestre, o in determinate fasi della lotta gli ordigni atomici non vengano usati a causa di insufficiente disponibilità. Finalmente (ed è questa una valutazione politica di cui i militari, in mancanza di direttive, hanno dovuto assumersi la responsabilità) i Paesi che, come l'Italia, non posseggono in proprio l'esplosivo atomico e che debbono orientare la loro preparazione militare non solo nel quadro di un'alleanza ma anche in considerazione di interessi nazionali e di una politica nazionale, a cui sarebbe colpevole rinunciare, devono avere Forze armate capaci di combattere sia in una guerra condotta con l'impiego di armi nucleari e di armi convenzionali, sia in una guerra condotta con l'impiego di sole armi convenzionali. La natura alpina di gran parte delle frontiere e quella montagnosa di parte dello scacchiere operativo hanno consigliato la conservazione delle nostre tradizionali e gloriose Brigate alpine e la creazione di due tipi di Divisione di fanteria: quella da montagna, destinata ad operare preferibilmente nelle zone di media e bassa montagna, e quella di pianura, destinata prevalentemente alle zone di pianura e collinose. Non accenno che di sfuggita alla Divisione corazzata, sulla quale il previsto impiego di nuove armi (come negli eserciti francese e statunitense) non ha influito in alcun modo sotto il punto di vista organico ed ba influito in modo non rilevante sotto il punto di vista tattico. Non nominerò nemmeno le unità avioportate, che si limitano in Italia ad un complesso pluriarma, dilatabile a piccola Brigata e sufficiente a soddisfare le esigenze operative in questo campo. La scarsa profondità geografi.ca dell'Italia contrasta con le caratteristiche della guerra moderna, che esige grandi profondità. Ciò ha avuto notevole
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influenza sui criteri ed i procedimenti tattici. Poichè non si può cedere molto terreno all'avversario, nel caso di aggressione nemica bisogna cercare il più possibile profondità e guadagno di tempo in avanti, mediante azione di ritardo e logoramento e, lungi dal ricorrere al sistema della « difesa mobile », si dovrà resistere a fondo incanalando e se possibile arrestando tempestivamente la penetrazione avversaria per controbatterla decisamente. Nel porre in luce ed illustrare ora le analogie e le differenze della soluzione italiana rispetto a quelle estere mi riferirò essenzialmente alla Divisione di fanteria di pianura, che è la meglio confrontabile con le Divisioni di fanteria degli eserciti esteri: quando vorrò riferirmi ad altre unità o ad altri elementi, ne farò cenno esplicito. Non va dimenticato che quando fu sancita la formazione dei nuovi tipi di Divisione italiana, esistevano già la nuova Divisione francese e la Divisione pentomica americana (naturalmente da poco tempo e con formazione ispirata a schemi un po' troppo avveniristici, tanto che successivamente, come ho già avuto occasione di dire, sia i francesi sia gli americani sono ritornati sui loro passi per un bel tratto), mentre i tedeschi cominciavano appena a meditare un radicale mutamento delle formazioni da poco introdotte e gli inglesi non avevano ancora deciso nulla in merito ai nuovi organici e procedimenti. Perciò le differenze rispetto alle soluzioni statunitense e francese apparvero subito in modo assai evidente e provocarono scalpore ed anche critiche non sempre fondate ed obiettive. Balzò subito agli occhi che, in confronto alle Divisioni francese e statunitense (come pai, più tardi, in confronto a quelle tedesca e britannica), la Divisione italiana presentava una minore differenza rispetto alle formazioni ereditate dalia g uerra. Essa ha infatti mantenuto la costituzione ternaria e, in seno ad essa, sono state conservate le unità monoarma « compagnia », « battaglione » e <<reggimento ». Apparentemente, quindi, un maggiore spirito di conservazione aveva guidato lo Stato Maggiore dell'Esercito italiano nella definizione della nuova dottrina tattica e dei nuovi organici. Effettivamente la Divisione italiana, con la sua forza che oscilla (secondo che si tratti di Divisione dì pianura o da montagna) fra 15.500 e 16.000 uomini, è numericamente più pesante delle Divisioni francese e statunitense e, sempre sotto il punto di vista dell'entità numerica, si avvicina di più alla Divisione germanica di tipo medio (su tre Brigate), la quale, peraltro, ha una costituzione assai diversa e, fra tutte quelle considerate, è di gran lunga Ia più forte in mezzi corazzati. La Divisione italiana ha in comune con quelle statunitense e francese la formazione organica fissa (tuttavia rinforzabile con supporti vari dal Comando superiore), mentre, come ho già accennato, negli eserciti germanico e britannico la Divisione, perdendo la tradizionale fi sionomia di fondamen-
tale immutabilità che è discesa al gradino gerarchico inferiore della Brigata, ha composizione variabile. La forza in uomini, relativamente elevata, della Divisione italiana (che in realtà è meno pesante di quanto appare a prima vista da un confronto con le Divisioni francese ed americana, giacchè nella sua formazione sono state evitate economie organiche di incarichi praticamente irrealizzabili e compensabili, al momento del bisogno, con rinforzi straordinari di personale) è motivata essenzialmente dallo scopo di dare ad essa una robustezza tale da consentirle di durare nella lotta per un periodo di tempo ragionevolmente lungo e di consentirle, nell'azione difensiva, di ancorare al terreno una quantità di perni sufficienti per logorare, incanalare e possibilmente arrestare il nemico. Non escludo che possano avere influito il ricordo prebellico e l'amara esperienza bellica delle Divisioni binarie, più volte troppo rapidamente logoratesi sotto 1'usura del combattimento. E' d'altra parte da tener presente che la Divisione pentomica americana costituisce un nocciolo valido, quale massimo comune denominatore, per tutti i teatri di guerra, ma ampiamente e variamente potenziabile mediante rinforzi che possono essere tratti dai numerosi supporti esistenti presso gli scaglioni superiori. La Divisione italiana non ha raggruppamenti misti (di più Armi e Specialità) precostituiti, ed in questo si differenzia nettamente dalle corrispondenti unità tedesca ed inglese, come si differenziava dalle Divisioni francese ed americana costituite ed esperimentate in un primo periodo ed in un secondo tempo modificate in modo da escludere la precostituzione dei nominati raggruppamenti. Volendo essere più esatto ed escludendo ovviamente dal novero dei raggruppamenti misti il battaglione esplorante divisionale, dovrei dire che un solo esempio di raggruppamento misto precostituito esiste nella Divisione di fanteria di pianura: quello del reggimento corazzato (costituito da un battaglione carri e da un battaglione di fanteria corazzata), che, con l'aggiunta eventuale (e vorrei dire quasi sistematica) del gruppo di artiglieria da campagna semovente, costituisce un complesso di efficacia formidabile nelle mani del Comandante della Divisione e rappresenta una originale eccezione alla regola. E' ovvio che il precostituire raggruppamenti misti, quali debbono essere considerati le Brigate tedesche ed inglesi, presenta il vantaggio di rendere più efficace e continuo l'addestramento di cooperazione fra le aliquote delle varie Armi e Specialità che concorrono a formare i raggruppamenti. Il sistema è tuttavia rigido e non consente che difficilmente varianti sensibili nella composizione dei raggruppamenti e nella dosatura delle aliquote. La soluzione adottata dall'Esercito italiano (e in definitiva anche dagli eserciti francese e statunitense) è invece elastica in quanto permette di costituire i raggruppamenti ed i gruppi tattici con quelle formazioni che risul-
tioo meglio rispondenti alle esigenze del momento e della situazione. Essa consente inoltre di mantenere accentrati al livello divisionale, e quindi di impiegare con maggiore efficacia, tutti quei mezzi (soprattutto artiglierie ed unità del genio) che non risulti necessario decentrare inizialmente. Il che può riuscire molto utile, specialmente nell'azione difensiva. Ed è inoltre risaputo che per qualsiasi Comando è molto più facile decentrare i mezzi al momento del bisogno che non riprenderli al1a mano dopo che siano stati decentrati. D'altra parte l'efficacia della cooperazione fra elementi delle varie Armi e Specialità è questione che interessa soprattutto i Quadri e dipende dalla capacità di questi (fondata, beninteso, sull'addestramento preventivo e metodico) più che dalla precostituzione di raggruppamenti misti. L'aver conservato tutte le unità di fanteria tradizionali fino al livello del reggimento compreso distingue la Divisione italiana da quelle americana e francese, in cui è stato soppresso il gradino « battaglione » e da quelle tedesca ed inglese, in cui manca il gradino « reggimento ». L'abolizione di uno dei vecchi gradini nella scala gerarchica ordinativa ed in quella operativa tende evidentemente a rendere le unità più snelJe, più agili, più manovriere. Ma la soluzione italiana, oltre al vantaggio di ridurre le trasformazioni al minimo possibile ed a quello (essenzialmente spirituale) di mantenere in vita antichi reggimenti con le loro Bandiere e le loro tradizioni (spesso secolari), presenta il vantaggio operativo di conservare un'articolazione di comando armonica e collaudata da lunga esperienza. Con la soluzione statunitense e francese il numero delle redini che il Comandante di Divisione ed i Comandanti di reggimento o di raggruppamento tattico devono tenere alla mano risulta nettamente superiore rispetto a quanto si verifica con la soluzione italiana : come minimo cinque invece di tre (numeri da aumentare sensibilmente per il Comandante di Divisione, che ha in più parecchie unità tattiche e logistiche alla propria dipendenza) in conseguenza dell'adozione di formazioni quinquenarie anzicbè ternarie. Troppe in verità! Lo Stato Maggiore dell'esercito statunitense ha sentito il peso ed il pericolo di questo eccesso, e per rimediare ha di recente pensato di includere nella formazione della Divisione, come organi di comando demoltiplicatori, tre Comandi tattici, analoghi a quelli esistenti nella Divisione corazzata. Altro passo indietro, che avvicina ulteriormente la soluzione americana a quella italiana. Nè va taciuto un altro notevole vantaggio di carattere organico, da riferire ai Quadri, offerto dalla soluzione italiana: quello di aver conservato un impiego nel campo tattico, con incarico di comando, per tutti i gradi compresi fra capitano e generale di Di visione, mentre con la soluzione francese e con quella americana sono scomparsi molti Comandanti di battaglione (o di gruppo tattico) e con quelle tedesca ed inglese sono venuti a mancare i colonnelli Comandanti di reggimento (o di raggruppamento tattico), essen-
dosi questi confusi coi Comandanti di Brigata. Taluno sostiene l'opportunità di spostare di un gradino verso l'alto la gerarchia di comando, mettendo uf. ficiali superiori al comando di compagnia e colonnelli al comando di battaglioni rinforzati o di gruppi tattici, in considerazione dell'accresciuto valore tattico delle unità (conseguente all'aumento della potenza di fuoco, delle fronti e delle profondità). Questo provvedimento è stato d'altra parte adottato, almeno parzialmente, all'estero; per esempio, in Francia ed in Gran Bretag na. Non sono d'accordo: _penso che debba essere evitata ogni forma inflazionistica nell'impiego degli ufficiaJi dei vari gradi, tanto più quando, come nel nostro Esercito, esista ancora la possibilità di far corrispondere ad ogni grado un adeguato incarico di comando. Il discorso mi porta a toccare rapidamente un argomento analogo a livello più elevato. Da tempo si sta discutendo all'estero, specialmente in Francia, la convenienza di sopprimere un gradino nella scala gerarchica al disopra della Divisione : e precisamente il Corpo d'Armata. Non mi risulta che decisioni siano state prese in materia. In via generale ritengo che anche per il tratto più elevato della scala gerarchica operativa occorra molta cautela nel sopprimere Comandi che sul terreno pratico potrebbero rivelarsi o confermarsi come necessari organi di demoltiplicazione. La soppressione potrebbe tradursi, invece che in una causa di snellimento, in un motivo di attrito e di perdita di tempo e quindi in una diminuzione di efficienza; proprio come in un congegno meccanico in cui una delle ruote demoltiplicatrici venga a mancare. Se mai, l'abolizione del Corpo d'Armata potrebbe più fa. cilmente risultare possibile e conveniente in quegli eserciti, come il britannico ed il tedesco, in cui la Divisione ha assunto una formazione variabile ed una fisionomia abbastanza simile a quella tradizionale del Corpo di Armata. Ritorno alla Divisione italiana per rilevare che essa, a differenza delle Divisioni americana, francese e germanica, non ha in dotazione organica mezzi di fuoco atomico, i quaH risultano assegnati a grandi unità di ordine superiore. E' giusto che sia così, fìnchè non si possa disporre direttamente ed integralmente ed in quantità considerevole degli ordigni nucleari. In confronto alle consorelle di Francia, Stati Uniti d'America e Germania (non posso pronunciarmi in merito sulla Divisione britannica) la Divisione italiana ba una quantità assai più piccola di aeroplani leggeri (non tocco l'argomento dell'aviazione di appoggio, che non rientra rigorosamente nel tema) e non dispone direttamente di elicotteri. Purtroppo nel nostro Esercito gli elicotteri si trovano in numero ancora molto scarso, presso i Comandi superiori, e quelli esistenti sono tutti del tipo leggero, mentre ne occorrerebbe un discreto quantitativo di tipo medio per il trasporto di truppe nel campo tattico, oltre che per eventuali rifornimenti di munizioni, viveri e materiali vari. Questa lacuna è conseguenza della nobile povertà che carat-
terizza l'organizzazione del nostro Esercito, ma dovrebbe essere al più presto colmata. In compenso possiamo trovare nella Divisione italiana un elemento di rinforzo che invano cercheremmo nelle Divisioni estere: i gruppi mobili di arresto, costituiti da unità cli artiglieria controcarri e di pionieri d'arresto, che possono essere cedute dai Comandi superiori a cui sono organicamente assegnate. Si tratta di un elemento cli manovra che può riuscire assai utile, specialmente nell'azione difensiva; si tratta altresì di un originale ritrovato tattico, che denota, oltre alla genialità italiana, quella povertà di cui ho fatto cenno. Infatti, se il nostro Esercito avesse sufficienti disponibilità finanziarie, non sopprimerebbe, penso, i pionieri d'arresto, ma li meccanizzerebbe interamente, mutandone la fisionomia e, certo, sostituirebbe le artiglierie controcarri con carri armati moderni. Passando ad esaminare le unità delle singole Armi e dei servizi che costituiscono la Divisione italiana e ponendole a confronto con le corrispondenti delle Divisioni estere, non è difficile rilevare una certa analogia fra i reparti esploranti, fra quelli del genio e fra quelli dei servizi, i quali sono organizzati in modo da potersi articolare ampiamente plasmandosi sul dispositivo tattico e (anche negli scaglioni superiori a quello divisionale) in modo da poter costituire, non già centri logistici omogenei di uno o due servizi, bensì più centri logistici misti (composti cioè di elementi di tutti i principali servizi), per evitare che l'avversario possa con un ordigno nucleare fortunato mettere in crisi completa un servizio di importanza essenziale. Anche per quanto riguarda l'artiglieria divisionale non vi sono differenze sensibili all'infuori del già citato inserimento organico di mezzi di lancio di proietti atomici (inserimento previsto in Francia, negli U.S.A. ed in Germania e non in Italia) e del criterio di decentramento iniziale e stabile (comune del resto all'Arma del genio ed a talur_ii servizi) seguìto per la formazione delle Brigate tedesca ed inglese e non condiviso dagli altri principali eserciti del!' Alleanza atlantica. Il numero delle artiglierie convenzionali varia da una Divisione all'altra ed è piuttosto devato in quella italiana, che non dispone di mezzi nucleari ; ma è da porre in risalto la recente decisione americana di aumentarne sensibilmente la quantità nella Divisione pentomica. Nell'Arma di fanteria i cambiamenLi e le innovazioni sono state ovunque notevoli. La formazione qu~ternaria d~lla co~pagni~ _adotta.ta ~~l'Esercito italiano è comune a quella tntrodotta rn taluni eserciti esteri; pm sensazionale ed accolta come un indizio di accentuata (secondo alcuni critici, troppo accentuata) evoluzione è stata l'assegnazione organica di una compagnia meccanizzata al battaglione di fa nteria nella Divisione di pianura (al reggimento nella Divisione da montagna). Fra la tendenza tedesca a
meccanizzare tutta la fanteria considerandola costituita, secondo la terminologia germanica, da «granatieri », e le soluzioni statunitense, francese e britannica secondo cui soltanto una parte della fanteria è organicamente meccanizzata o motorizzata, la soluzione italiana figura come intermedia e più vicina alla concezione tedesca. In realtà gli eserciti americano e francese, per dare alla fanteria la mobilità tattica imposta dai moderni procedimenti, hanno adottato il ripiego cli istituire nella Divisione un reparto meccanizzato di trasporti (dotato di veicoli cingolati e blindati), da assegnare o ripartire di volta in volta fra quelle unità di fanteria che ne abbiano bisogno. L'Esercito italiano, nell'impossibilità finanziaria di ottenere una meccanizzazione integrale (che rappresenterebbe la soluzione ideale) e ritenendo che l'impiego dei mezzi meccanici cingolati e blindati abbia carattere nettamente tattico e non sia efficacemente realizzabile se non da unità di fanteria che abbiano gli stessi mezzi in dotazione organica, ha preferito meccanizzare in modo stabile un'aliquota della fanteria. Sono così nate le compagnie meccanizzate, le quali trovano in ogni fase della lotta eccellenti occasioni di utilizzazione come rincalzo, come avanguardia o come serbatoio di pattuglie per controllare spazi vuoti.
VI. I NUOVI PROCEDIMENTI T ATTlCI DELLE FORZE TERRESTRI ITALIANE A CONFRONTO CON QUELLI DEGLI ESERCITI ESTERI
Elencate così le caratteristiche essenziali del problema militare terrestre in Italia e delineati alcuni dei principali punti di analogia e di differenziazione che, nel campo prevalentemente organico, la soluzione italiana presenta rispetto alle soluzioni adottate nei più importanti Paesi dell'Alleanza atlantica, vorrei fare altrettanto nel campo dei procedimenti tattici. Dico subito che non mi sarà possibile estendere ed approfondire l'esame oltre limiti piuttosto modesti perchè, come già ho rilevato, un'aggiornata e quasi completa regolamentazione tattica e logistica esiste solo nell'Esercito italiano, mentre presso altri eserciti la dottrina tattica è ancora in fase evolutiva e formativa. Una caratteristica ormai comune a tutti gli eserciti dell'Alleanza occidentale (ed altresì, con ogni probabilità, a quello russo) è la « bivalenza >l dei procedimenti e delle formazioni. L 'Esercito italiano è stato il primo a sostenerne la necessità e ad adottarla: ne hanno seguito l'esempio, nell'ordine, gli eserciti tedesco, francese, statunitense e, secondo quanto risulta, anche quello inglese. Il che può essere motivo di legittima soddisfazione per tutti coloro che hanno contribuito alla elaborazione della nostra dottrina.
Circa i procedimenti dell'azione offensiva, o per essere più esatto controffensiva (dato che, per l'assiomatica premessa che l'inizio delle operazioni belliche terrestri deve succedere ad un'aggressione nemica ed avere perciò intonazione difensiva, gli eserciti occidentali hanno sinora concentrato prevalentemente l'attenzione sull'azione difensiva), non si rilevano, sulla base dei non molti elementi disponibili, differenze sostanziali fra la dottrina italiana e le prescrizioni e consuetudini vigenti negli eserciti alleati sinora considerati. Qualche spunto di differenziazione potrebbe essere offerto dalle modalità dell'esplorazione terrestre, dall'ordine di grandezza delle fronti e delle profondità, dall'estensione dell'articolazione tattica della Divisione, dall 'entità delle riserve, dall'impiego più o meno estensivo di ordigni atomici. Ma, in mancanza di sufficienti elementi di conoscenza dei procedimenti in vigore negli eserciti alleati, non posso entrare in simili particolari, che non avrebbero, d'altra parte, grande importanza. Circa l'azione difensiva, ho già avuto modo di rilevare che francesi ed americani prevedono di ricorrere piuttosto frequentemente ad un sistema di « difesa mobile ». Questo sistema non può essere di massima accettato dall'Esercito italiano se non sotto forma di manovra in ritirata, quando si renda necessario un profondo ripiegamento del grosso delle forze (ed allora 1'azione tattica assume un aspetto ed un fine diversi). E ciò per due motivi: in primo luogo perchè, come ho già messo in evidenza, data la conformazione geografica dell'Italia, non è possibile cedere molto terreno all'avversario senza perdere zone vitali; in secondo luogo perchè si pensa che per contromanovrare efficacemente occorra prima arrestare o quanto meno incanalare e logorare l'attacco nemico e che per conseguire questo risultato sia necessario stabilire robusti perni di manovra sul terreno. Uso qui il termine « perni di manovra » anzichè quello ormai tradizionale di « capisaldi », per dare il dovuto risalto alla manovra, il cui valore è cresciuto enormemente e che può essere svolta non solo, come di norma, dalle riserve e dai rincalzi, ma anche, in determinate condizioni, dagli stessi presidii dei capisaldi. Ho già detto che dai vari eserciti (e non è necessario specificare quali) la difesa ad oltranza viene organizzata su di un tipo di intelaiatura compreso fra la scacchiera di robusti perni di manovra non cooperanti e la fascia (e perfino la linea) di piccoli elementi difensivi cooperanti, e che la scelta del sistema è derivata dalla sorte della lotta fra i sostenitori dell'organizzazione a forti nuclei ampiamente distanziati ed intervalJati ed i sostenitori del ritorno all'organizzazione lineare, giustamente ritenuta meno vulnerabile di fronte all'offesa nucleare. La soluzione italiana prevede la scacchiera di robusti perni di manovra non cooperanti, e le buone ragioni che hanno consigliato la scelta sono più d'una. E' vero che i perni di manovra possono essere messi fuori combatti-
mento da ordigni nucleari, di conveniente potenza, che esplodano in corrispondenza dei centri di figura delle aree su cui i perni sono investiti. Ma non è certo facile che si verifichino tutte le condizioni necessarie perchè un risultato disastroso per il difensore venga raggiunto: che il nemico conosca perfettamente ubicazione, consistenza e sviluppo dei perni di manovra, che gli ordigni nucleari siano disponibili in numero sufficiente e colpiscano gli obiettivi con straordinaria esattezza di tiro e tempestivamente, in modo da non dar tempo ai difensori di cercare protezione nei ripari e salvarsi così, almeno parzialmente. D'altra parte è storicamente dimostrato che in genere l'offensore, là dove ha voluto rompere l'organizzazione difensiva nemica, è quasi sempre riuscito a rompere mediante una opportuna concentrazione di fuoco. Naturalmente con le armi convenzionali la rottura esigeva un tempo assai più lungo; con le armi nucleari il tempo sarà brevissimo, e proprio per rimediare a questo pericolo l'organizzazione difensiva dev'essere più profonda che una volta e destinare più largo posto alla manovra ed al contrattacco. Gli ampi spazi vuoti esistenti fra gli elementi ancorati al terreno sono destinati appunto alla manovra, oltre che all'eventuale offesa nucleare da parte del difensore. E tali elementi devono essere robusti per non cedere facilmente sotto l'urto dell'attaccante, svolto magari con sole armi convenzionali, e per fungere da frangiflutti e da appigli efficaci per la manovra del difensore. Tutte le organizzazioni difensive di tipo lineare sono, a mio avviso, da ritenere largamente superate. La linea continua era già superata nel 1917, allorchè le fanterie tedesche partecipanti alla offensiva che prese il nome di Caporetto, applicarono per la prima volta, contro gli italiani, la cosiddetta « tattica d'infiltrazione >> . La fascia di piccoli capisaldi cooperanti costituisce precisamente i I tipo di organizzazione che era in vigore al termine della prima guerra mondiale e che era stato adottato proprio in conseguenza della introduzione, da parte dell'offensore, della tattica d'infiltrazione. L'unica differenza rispetto al 1918 consiste nel fatto che il reticolato è stato in buona parte sostituito dal campo minato. Un tipo siffatto di organizzazione difensiva, protetto da campi minati, è stato più volte sfondato e superato durante la seconda guerra mondiale con le sole armi convenzionali. Perchè ritenerlo efficace nell'èra delle armi nucleari? Queste non hanno eliminato e non elimineranno per molti anni avvenire le armi convenzionali e, con l'uso di queste, se si vorranno risparmiare gli ordigni atomici, sarà sempre possibile e facile rompere ed avvolgere od aggirare un'organizzazione difensiva lineare. Chiudo l'argomento citando un dato di esperienza personale. Nel febbraio del 1959 assistei ad una fase delle esercitazioni invernali svolte dalla 1 Armata statunitense in Germania. Il partito offensore, costituito da una
1618 Divisione corazzata, agiva contro una Divisione di fanteria, che, applicando il sistema della « difesa mobile », ricorreva quasi sistematicamente a dispositivi lineari. Come era prevedibile, l'organizzazione difensiva lineare si dimostrò oltremodo debole e risultò inesorabilmente condannata. Potrei ora esaminare, col metodo comparativo sin qui seguito, taluni aspetti dell'azione difensiva, come l'azione di ritardo e di logoramento e le truppe che la svolgono, l'entità dei perni di manovra o punti forti, l'azione di contrattacco, la manovra in ritirata. Ma non ne scaturirebbe un risultato degno dello sforzo. Preferisco chiudere il capitolo con l'accenno ad un argomento particolare, che è, per ovvi motivi di riservatezza, coperto il più delle volte dal silenzio e che riveste notevole importanza ai fini operativi. Da qualche tempo alcuni fra i più noti ed autorevoli periodici militari esteri, nel trattare aspetti vari delle future operazioni aeroterrcstri, mettono in luce la parte che potrebbe rappresentare la fortificazione permanente, particolarmente per la difesa delle frontiere o di zone di speciale delicatezza, come elemento integratore e valorizzatore dell'azione svolta dalle grandi unità campali, ed osservano che questa parte è aumentata d 'importanza con la comparsa delle armi nucleari. Gli autori degli articoli relativi sono di preferenza francesi: gli anglo-sassoni non sono, per tradizione e per la situazione geografico-militare dei loro Paesi, naturalmente disposti ad attribuire all'argomento la dovuta importanza. Ebbene, gli italiani potrebbero a buon diritto essere fieri nell'apprendere che il loro Esercito non solo ha preso da molti anni in attenta considerazione l'argomento, ma ha già in buona parte realizzato un moderno cd efficiente sistema di fortificazione permanente.
VII. EPILOGO
L'ultimo capitolo dovrebbe essere quello conclusivo. Io però, dopo aver trattato in modo che spero esauriente anche se sintetico i singoli argomenti scelti per questo articolo, non vedo la possibilità di trarre una conclusione che li abbracci tutti. Perciò ritengo opportuno terminare toccando, o meglio mettendo l'accento su due argomenti di grande interesse, che ho appena sfiorati nel corso della trattazione. Il primo è quello della evoluzione (organica e tattica) della fanteria. Tutta la fanteria si avvia ad essere meccanizzata: quella della Divisione di pianura dovrebbe, a mio parere, esserlo sin d'ora se le disponibilità finanziarie lo consentissero. Questo fenomeno evolutivo ha suscitato molti commenti, non sempre
favorevoli, e qualche polemica, comparsa anche sulle pagine della « Rivista Militare ». Taluni nostalgici temono che, con la trasformazione, la fanteria perda le tradizionali qualità di sobrietà e di resistenza ai disagi, alle fatiche ed anche ai pericoli. Non condivido questo timore. Nel passato la Fanteria italiana è sempre stata Arma di massa. Dalla prima guerra mondiale, in cui aveva sopportato sacrifici enormi lasciando centinaia di migliaia di Caduti su tutti i campi di battaglia, era uscita con un'aureola di martirio e di santità: in realtà non era infrequente, nel primo dopoguerra, l'attribuzione ad essa dell'appellativo di «santa ». Nella guerra d'Africa e di Spagna e soprattutto nella seconda guerra mondiale (in cui il suo tributo di sangue, pur larghissimo, fu inferiore a quello della prima guerra mondiale per il solo motivo della diversa forma del conflitto e dei combattimenti) la Fanteria fu mantenuta in condizioni tali da riguadagnarsi il titolo del martirio. Dichiaro che avrei preferito che nelle passate guerre la noma Fanteria, anche senza meritarsi la fama di martire e di santa, si fosse presentata con un grado di addestramento molto superiore a quello dimostrato e fosse stata impiegata più razionalmente; il che avrebbe forse permesso, con perdite di gran lunga più limitate, il raggiungimento di risultati più cospicui. Dopo la seconda guerra mondiale le dimensioni dell'Esercito furono (come del resto in tutti i principali Paesi) notevolmente ridotte, anche per il caso di mobilitazione, in conseguenza dell'accresciuta potenza di fuoco e del più esteso impiego di mezzi tecnici. Era giunto il momento di non considerare più la Fanteria come Arma di massa, bensì come Arma di specializzati al pari di altre, e di riconoscere anzi che il compito ed i procedimenti della Fanteria risultano i più difficili nel confronto fra quelli di tutte le Armi. Ogni sforzo fu dedicato al miglioramento tecnico e spirituale della Fanteria, con risultati invero molto apprezzabili. Ora Ja Fanteria sta compiendo un ulteriore passo sulla via del progresso: quello della meccanizzazione. V'è chi pensa che in questo modo vada scomparendo la differenza che separava la fanteria di linea dalla specialità dei bersaglieri, che sono oggi fanteria corazzata. Poco male; anzi, vorrei dire tanto meglio. Il giorno in cui la fanteria verrà generalmente riconosciuta come specialità, come « élite », allora sarà stata finalmente superata la concezione dell'Arma di massa e dell'Arma del martirio, e nella fanteria si ravviserà un'Arma di alto valore tattico e tecnico, accuratamente e profondamente addestrata, dotata di armamento ed equipaggiamento aggiornati e capace di assolvere i delicati e fondamentali compiti ad essa assegnati sul moderno campo di battaglia. V'è chi dubita che la fanteria, avvezza a servirsi di mezzi meccanici di trasporto, perda l'idoneità a muoversi e combattere a piedi. Questa perdita, che costituirebbe una vera iattura, non deve verificarsi e l'attività addestrativa dev'essere tale da evitarla. La fanteria deve saper muoversi a piedi nei
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terreni ed in situazioni che non consentano l'impiego dei mezzi meccamc1 (anche più rapidamente che in passato) e deve saper combattere a piedi come, anzi meglio che in passato. Ma deve altresì saper muoversi, manovrare ed anche combattere a bordo dei suoi veicoli cingolati e blindati. E' ovvio che in terreni montani, quindi nell'ambito delle Divisioni da montagna, la fanteria sia costretta molto più frequentemente che in pianura, e spesso in via normale, a spostarsi e combattere a piedi. Ma pure in montagna la fanteria, anche se non organicamente meccanizzata, deve motorizzarsi ogniqualvolta possibile e conveniente, vale a dire quanto più frequentemente possibile. Ciò risponde alle esigenze della guerra moderna; nè va dimenticato che la fanteria sarà sovente destinata a fruire della cooperazione dei carri e potrà vantaggiosamente servirsi di mezzi di trasporto a motore nelle fasi che precedono o seguono il combattimento. Persino nelle zone di alta montagna che rappresentano l'ambiente operativo riservato alle truppe alpine, l'impiego di mezzi corazzati e di mezzi di trasporto a motore, lungi dall'essere escluso, dev'essere previsto e può risultare prezioso per sfruttare le esplosioni nucleari e per rendere possibile od accentuare gli atti di manovra. Fondi valle e taluni fianchi di montagne possono prestarsi a tale impiego. E gli alpini non devono più essere addestrati soltanto al movimento ed al combattimento a piedi in terreno aspro od impervio, ma anche alla cooperazione con unità corazzate e blindate ed all'uso diretto di mezzi terrestri a motore e di elicotteri. Il secondo argomento che desidero porre in particolare rilievo è quello della grande importanza che, nell'èra atomica, hanno assunto le armi ed i mezzi convenzionali. Poichè le unità terrestri sono destinate a vivere, muoversi e combattere su grandi spazi, valorizzando al massimo la manovra, e devono disporre di notevole potenza di fuoco, occorre che esse abbiano armi di ogni genere efficaci e moderne e mezzi di ogni tipo, a cominciare da quelli meccanici, molto efficienti sotto i punti di vista tecnico e tattico. Non è il caso che io enumeri qui tutte le armi e tutti i materiali che richiedono ammodernamento o sostituzione. Mi basta chiudere con un'affermazione che può a prima vista apparire paradossale e che vuol essere nello stesso tempo un grido di allarme ed una calda raccomandazione. L'impiego delle nuove armi nel campo tattico ha accresciuto l'importanza delle armi e dei mezzi convenzionali, a cui devono essere dedicate cure particolari e sufficiente supporto finanziario per far sì che le une e gli altri siano in grado di soddisfare le esigenze della moderna guerra terrestre. Le armi comprendono tutta la gamma campale: dal fucile alle artiglierie. Fra i mezzi includo in prima linea: gli elicotteri medi e leggeri, gli aeroplani leggeri (ma non tanto leggeri quanto gli attuali e muniti di motori molto più potenti degli attuali), i veicoli cingolati e blindati per fanteria, i carri armati leggeri.
UNIFICAZIONE INTERFORZE E NUOVO ORDINAMENTO DELL'ESERCITO * Generale Giorgio Lìuzzi
PREMESSA,
Non a torto le questi on i organieh e sono ritenute fra le più difficili da risolvere nello scibile militare. Esse richiedono non solo una competenza specifica in materia organica ma altresì una buona conoscenza di tutte Je altre branche della scienza militare, giacchè provvedimenti ordinativi devono rìs1x.mdere a ben de.finite esigenze operati ve, addestrati ve, logistiche, tecniche, amministrative, di avanzamento, ecc. Spesso poi le questioni organiche appaiono astruse e pesanti e non sono molti purtroppo, fra gli ufficiali di ogni grado, quelli che, per averle studiate a fondo, sono qualificati a trattarle in modo razionale ed esauriente. Figurarsi quale competenza possa, in merito, trovarsi fuori dell'ambiente dei militari di professione! Tutto ciò, beninteso, non esime professionisti e dilettanti dal criticare sia strutture organiche esistenti da lungo tempo e ritenute superate, sia provvedimenti organici innovatori. Ma, come noto, il senso critico è, al pari dcll 'indi vi dualismo, prerogativa dei temperamen tì latini e costituisce, in fondo, più una qualità che un difetto. CREAZIONI: DEL MINISTERO UNICO DELLA DIFESA E TENTATIVI DI UNIFICAZIONE INTERFORZE.
Dopo il termine della seconda guerra mondiale è stato adottato, quasi di sorpresa, un provvedimento organico di grande importanza: l'unificazione dei tre preesistenti ministeri militari in un solo Ministero della Difesa. In pari tempo è stato reso più efficiente lo Stato Maggiore della Difesa (vecchio Stato Maggwre Generale). Ciò ha indubbiamente prodotto un grande beneficio: un maggiore accostamento, una maggiore conoscenza reciproca delle tre Forze armate. Ma non ha portato ancora quella unificazione, quella semplificazione dì servizi interforze (con vantaggio anche economico) che '*' Sui p1-ob/emi presi in esame in questo articolo - pr<Jblem; tutt'ora allo studio anche su piano inter Forze armate - l'A. esprime idee personali.
erano nei voti e nelle aspettative. Potrei anzi dire che in più casi ha provocato una complicazione burocratica ed un incremento di enti centrali. Tanto per esemplificare, prima della unificazione dei ministeri militari, solo la Marina aveva un Segretario generale di Forza armata. Dopo l'unificazione anche l'Esercito e l'Aeronautica hanno dovuto istituire la carica di Segretario generale con relativi uffici, mentre, ovviamente, il Ministro della Difesa ha dovuto formarsi un proprio Gabinetto. Risultato quantitativo: mentre prima i Gabinetti dei ministeri militari erano tre, oggi i Gabinetti od organi equiparabili sono quattro. L'unificazione dei servizi informazioni delle tre Forze armate si è risolta praticamente nell'aggiunta di un quarto elemento ai tre preesistenti: lo stesso può dirsi dei servizi stampa, degli uffici legali, degli uffici bilancio e di qualche altro ente od attività che il Ministro od il Capo di S. M. della Difesa ha sentito il bisogno di coordinare o controllare. Il che, del resto, non deve meravigliare eccessivamente. Negli Stati Uniti d'America ed in Gran Bretagna il Ministero della Difesa si è sovrapposto ai tre ministeri milit:ri senza annullarli od assorbirli. In Francia esiste un ministero unico delle Forze armate (oltre ad un ministero della Difesa; e questa distinzione è logica ed esatta, rispondendo a determinate ed effettive esigenze) ma ad ogni Forza armata è preposto un ministro di Stato (corrispondente ad un nostro sottosegretario), mentre l'Italia sembra aver progredito di più nell'organizzazione interforze perchè i sottosegretari alla Difesa hanno funzioni comuni alle tre Forze armate. Nella Germania occidentale l'organizzazione amministrativa centrale delle tre Forze armate è veramente unica e ridotta a quanto di più semplice e di più efficiente si possa immaginare; ma lì le condizioni in cui la ricostruzione è stata effettuata erano ben diverse. Ll si è partiti da quota zero, mentre in Italia, al termine del secondo conflitto mondiale, esistevano nuclei residui di Forze armate e, al centro, consistenti (forse troppo consistenti) strutture amministrative e burocratiche, oltre a qualche travatura periferica. Di conseguenza è risultato naturale ricostruire attorno a quanto era sopravvissuto e, ahimè, rimettere in piedi troppo spesso organismi del passato. Così si è fatto più presto ma meno bene di quanto sarebbe stato desiderabile. Ed è noto che è molto più facile creare ex novo che correggere quanto già esiste. Probabilmente, se la guerra avesse causato distruzioni maggiori nelle strutture delle Forze armate ed avesse ridotto in polvere anche gli edifici dei tre ministeri milita!"i, oggi avremmo un'organizzazione della Difesa (centrale e periferica) più moderna e funzionale di quella esistente. Rimanendo per ora nell'argomento dell'unificazione delle Forze armate, non v'ha dubbio che il provvedimento di fondere in un unico ministero i tre dicasteri militari fu adottato (nel 1947) dal Governo del tempo con lo scopo ufficiale di ricavare dalla fusione una economia di denaro ed una mag-
599 giore efficienza complessiva e con quello meno palese di ridurre, per motivi demagogici, le impalcature militari in un periodo di depressione patriottica. Si trattò, sul momento, di un provvedimento di carattere più politico che tecnico. Nulla era stato predisposto per la fusione, e l'economia si ridusse ad avere un solo ministro invece di tre. l ministeri rimasero nelle formazioni e negli edifici primitivi, assumendo semplicemente le nuove e fumogene denominazioni di Ministero Difesa - Esercito, Ministero Difesa - Marina t Ministero Difesa - Aeronautica, ed in seguito si manifestò anzi, come ho già detto, la necessità di accrescere le sovrastrutture burocratiche e di reperire, per queste, nuovi locali in aggiunta a quelli preesistenti. Non intendo tuttavia affermare che, dopo l'istituzione del ministero unico, non si siano dedicati uomini, anche di vaglia, tempo ed energie aUo studio dei principali problemi ordinativi delle Forze armate e che non si siano escogitate soluzioni, più o meno pregevoli. Nell'ambiente della nostra burocrazia statale il fermento degli studi innovatori alligna molto facilmente ,e favorisce l'istituzione di commissioni e di uffici temporanei per l'esame di determinati problemi complessi. Senonchè la maggior parte delle relazioni scritte che costituiscono il frutto tangibile del lavoro di queste commissioni cd uffici finisce per lo più con l'essere sterile di risultati pratici e col rimanere esposta, dopo aver riscosso qualche espressione laudativa dell'Autorità promotrice, alla polvere degli scaffali ed all'oblio del tempo. Il che dimostra che le fasi più difficili di una trasformazione organica ampia e profonda non sono quelle concettuali dello studio e della compilazione dei progetti, bensì quelle della decisione e delJa realizzazione. Nel campo della unificazione o fusione di elementi delle tre Forze armate gli studi sono stati afn.dati di volta in volta ad enti militari o, per uscire dalla cerchia di interessi precostituiti, a personalità politiche, ed i tentativi di realizzazione non hanno approdato a risultati apprezzabili. Tali infatti non possono essere considerate la costituzione di una scuola interforze per operatori in telecomunicazioni, quella di una scuola sulla difesa contro le esplosioni nucleari e contro aggressivi chimici e biologici, o quella di qualche comitato o centro interforze per studi ed esperienze. E' comprensibile che la tradizione (secolare per l'Esercito e la Marina, meno antica ma non per questo meno radicata per l'Aeronautica) di autonomia in ogni Forza armata crei resistenze basate su ragioni di prestigio e, nel complesso, una formidabile forza d'inerzia contro qualsiasi tentativo di unificazione o fusione con le altre Forze armate. Bisogna però riconoscere che sinora sono stati effettuati soltanto semplici tentativi così infatti li ho definiti) di unificazione o fusione e che, per effettuarli, sono state prese di mira particolari attività omologhe delle tre Forze armate, senz.i un programma armonico e completo di riorganizzazione. E se questo programma è stato studiato od abbozzato, esso non è
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uscito da un iniziale stadio concettuale e giace tuttora negli oscuri meandri di qualche cassaforte. Per poter unificare o fondere elementi od attività paritetiche delle tre Forze armate con risultati veramente importanti sotto il duplice aspetto dell'economia e dell'efficienza, occorrerebbe che gli ordinamenti delle stesse Forze armate fossero nelle grandi lince simili fra di essi e che ciascuno di essi, considerato a ~è stante, fosse moderno e funzionale. Esistono queste condizioni preventive? Non esito a rispondere negativamente a questa domanda. Sarebbe pertanto logico il seguente procedimento: aggiornare gli ordinamenti deUe singole Forze armate in modo da renderli moderni e funzionali al massimo e simili fra di essi; unificare o fondere gli elementi e le attività similari delle tre Forze armate. Non è strettamente necessario che queste due grandi serie di trasformazioni organiche siano intervallate secondo una rigida successione cronologica: talune modificazioni ncU'ordinamento delle singole Forze armate e nell'organizzazione interforze potrebbero avvenire contemporaneamente, SITUAZIONE A1TUALE DELL'ESERCITO IN FATTO DI ORDINAMENTO.
Mi accingo ora ad esaminare rapidamente e per sommi capi la situazione dell'Esercito in materia di ordinamento. In un precedente articolo (r) ho illustrato l'evoluzione degli ordinamenti e dei procedimenti delle forze terrestri in conseguenza del previsto impiego delle armi nucleari e missilistiche nel campo tattico, In quell'articolo la trattazione della parte organica era, in realtà, limitata ad un settore ristretto : all'Esercito da campagna e più precisamente, in seno a questo, alla Divisione di fanteria ed alle unità più piccole della Divisione. In tale settore, come non ho mancato di mettere in luce, è stato svolto un buon lavoro e sono stati raggiunti risultati soddisfacenti. Progressi molto notevoli sono stati compiuti nell'organizzazione addestrativa. Apprezzabili risultati parziali sono stati inoltre realizzati nell'organizzazione territoriale ed in quella logistica, nel cui ambito è stato possibile, senza attendere l'approvazione di leggi (la quale giunge di solito con anni di ritardo sul previsto e stù desiderabile), effettuare trasformazioni che con termine di moda posso chiamare « di ridimensionamento », col doppio scopo di guadagnare in snellezza e funzionalità e di p1epararc il terreno per più radicali trasformazioni, possibili solo mediante l'intervento di strumenti legislativi. Nè si può passare sotto silenzio la nascita, imposta da esigenze imprescindibili, dell'Arma delle trasmissioni. I provvedimenti che l'hanno sancita sono tuttavia incompleti perchè non hanno potuto, per difficoltà varie, prevedere una separazione (1) Rivista Militare, dicembre 1959: « Evoluzione degli ordinamenti e dei procedimenti delle Forze terrestri in conseguenza dell'impiego delle nuove armi ».
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netta dal ceppo di origine costituito dall'Arma del Genio, e quindi la nuova Arma non gode ancora di sufficiente autonomia. Meritevole altresì di essere ricordata è la creazione della specialità dell'Aviazione leggera dell'Esercito. Nè va dimenticata la grande estensione, realizzata in questi ultimi anni, al centro ed alla periferia, dei sistemi meccanografici; estensione che prelude alla totale meccanizzazione dei servizi statistici e contabili. Ma si tratta pur sempre, nel complesso, di un quadro di ampiezza limitata. Se da questo si passa ad un quadro più vasto, che abbracci l'intera organizzazione del nostro Esercito, non si può non rilevare che l'organizzazione stessa non ha quell'impronta di modernità e di efficienza che sarebbe necessaria in tempi in cui la preparazione delle Forze armate dev'essere orientata ad un cas0 massimo ( « quod Deus avertat >)) consistente in una guerra totale e dall'inizio fulmineo. Lo stesso difetto, sia pure in grado diverso per motivi di dimensioni, potrei azzardarmi ad attribuire alle altre due Forze armate. Si può affermare, senza tema di fare uso di spirito critico troppo caustico e mordace, che l'organizzazione dell'Esercito, nel suo complesso, è pesante, arretrata e scarsamente funzionale. I decenni sono passati e troppi organismi, soprattutto dell'Amministrazione centrale, sono rimasti chiusi ed invulnerabili, come sotto una corazza sulla quale il flusso del tempo e la pressione delle rinr.ovantisi esigenze non hanno prodotto flessioni od aperto spiragli. Non mi riferisco evidentemente qui ai settori organizzativi su cui già mi sono espresso in senso favorevole; in particolare alle forze di campagna, a proposito delle quali ho tuttavia taciuto l'unico grosso difetto che potrebbe essere rilevato e che è d'altronde imputabile ai sistemi vigenti in seno alla Alleanza atlantica in cui tali forze sono per la maggior parte inserite: Comandi troppo numerosi e di eccessiva consistenza in rapporto alle truppe disponibili. Nell'organizzazione territoriale ed in quella logistica, se considerevoli miglioramenti, come ho già accennato, sono stati apportati, molto cammino rimane ancora da percorrere verso la meta della snellezza e della efficienza; parecchi stabilimenti ed enti vari, ad esempio, potrebbero, con grande vantaggio, essere soppressi o contratti se venissero superate remore più o meno tenaci di carattere non tecnico-militare. Con l'attuale organizzazione centrale, che è tuttavia pletorica, le competenze e le responsabilità di comando, lungi dall'essere chiaramente de.finite, sono molto confuse. Tutto fa capo al Ministro secondo la lettera delle leggi, e Comandante delle Forze armate, in base alla Costituzione, è il Capo dello Stato. Ma al disotto mancano organi tecnici di comando che si inseriscano legalmente fra le Autorità politiche ed i Comandi periferici: il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, secondo la legge in vigore, dovrebbe semplicemente assolvere compiti di carattere tecnico-professionale e di consulenza
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e lo Stato Maggiore dell'Esercito, in conseguenza, dovrebbe, avere, a tenore di legge, soltanto funzioni di studio o poco più. Il Ministero si compone essenzialmente di Direzioni generali, che in parte si occupano del personale (militare e civile), in parte dei materiali e dei lavori. Tutte le Direzioni generali dipendono legalmente dal Ministro, ma poichè questi non può tenere troppe redini in mano (provenienti dalle tre Forze armate), così decentra parte delle proprie facoltà ai Sottosegretari di Stato e si vale dell'opera di un Segretario generale per ogni Forza armata. Questi (almeno per quanto riguarda l'Esercito) dovrebbe, in base alla legge, esercitare una funzione di coordinamento nei riguardi delle Direzioni generali. ma non può firmare << per il Ministro », mentre lo possono i Direttori generali e, dipendendo direttamente dal Ministro, si trova tuttavia alle prese col Capo di S. M., coi Sottosegretari e, naturalmente, coi Direttori generali: ha competenze e responsabilità incerte e nebulose. Ogni Direzione generale che tratta questioni di materiali (o lavori), assolve in realtà una funzione triplice: di approvvigionamento in quanto acquista da fonti industriali o commerciali o fa allestire nei dipendenti stabilimenti militari i materiali necessari, logistica in quanto provvede alla conservazione e distribuzione dei materiali a Comandi e truppe (ovvero all'esecuzione dei lavori od alla cura degli in.fermi), tecnica in quanto disimpegna, per mezzo di personale specializzato, attribuzioni tecniche relati ve ai materiali (riparazioo.i, manutenzione, studi), al personale (medici) ed ai quadrupedi (veterinari). Ognuna di queste Direzioni generali spinge naturalmente le sue propaggini in organi periferici territoriali e, data l'organizzazione « per materia >> (artiglieria, genio, motorizzazione, commissariato, sanità, veterinaria), ha un ordinamento ed un funzionamento piuttosto complessi. Si aggiW1ga l'esistenza di norme amministrative molto vetuste (risalenti in parte al secolo scorso!) e differenti per ogni Direzione generale e quindi per le varie categorie di materiali. Purtroppo si tratta di norme sancite da leggi, e sarebbe vano sperare che queste potessero essere modificate, a scopo di semplifi~azione e di modernizzazione, con rapidità e senza sforzi quasi sovrumaru. Dall'organizzazione che ho dipinta a rapide pennellate derivano inconvenienti numerosi; essenzialmente sovrappasizioni e duplicati. Materiali dello stesso tipa sono acquistati, con diversi contratti ed a condizioni diverse, da più Direzioni generali o Servizi: per esempio, esplosivi sono acquistati dal Servizio di artiglieria e da quello del genio, motori vari dal Servizio della motorizzazione e da quello del genio, lanterne e mezzi vari di illuminazione dai Servizi del genio e di commissariato. D 'altra parte pc.:r vestire ed equipaggiare un soldato (non dico armare!) non basta un solo Servizio; quando dagli altri oggetti personali si passa al
cinturone di canapa ed alle cosiddette buffetterie bisogna lasciare il Servizio di commissariato e ricorrere a quello di artiglieria. In questa p:sante organizzazione gli elementi che risultano più sacrificati sono i servizi tecnici; ossia proprio quei servizi la cui importanza, dopo la seconda guerra mondiale, è stata straordinariamente accresciuta dall'enorme sviluppo della tecnica ed è in via di continuo aumento. Si può dire che in un esercito moderno (come nelle altre Forze armate) l'attività tecnica ha acquistato un valore determinante. Orbene, secondo l'attuale organizzazione delle nostre Forze terrestri, i servizi tecnici e le funzioni tecniche sono confusi e sommersi, per lo più in situazione subordinata, fra i servizi amministrativi e le funzioni amministrative. L'esistenza di Ispettorati tecnici o di enti analoghi non basta a conferire ai servizi tecnici la posizione di rilevanza e di relativa autonomia che sarebbe necessaria. Indipendentemente dalle difficoltà che oggi ostacolano gravemente il reclutamento di giovani da immettere nei servizi tecnici e che consistono essenzialmente nell'insufficiente trattamento economico, gli stessi servizi tecnici conducono una vita grama e stentata; taluno di essi minaccia di estinguersi per esaurimento cronico. Qualche servizio tecnico manca addirittura: o perchè è stato inopinatamente soppresso nell'immediato dopoguerra (e non starò ora a criticare i provvedimenti precipitosi <li quel periodo), come quello del genio e quello geografico, o perchè non è stato creato tempestivamente, in sintonia con l'evolversi della tecnica e degli ordinamenti, come quello fisico-chimico e quello delle trasmissioni. In definitiva, per quanto riguarda i servizi tecnici dell'Esercito, non esito a definire catastrofica la situazione. Ci si può domandare se e fino a qual punto l'attuale organizzazione risponda alle esigenze di guerra. Una risposta a tale quesito scaturisce da un rapido esame dell'organizzazione logistica nei due conflitti mondiali. Allo scoppio della prima guerra mondiale l'Esercito ebbe tutto il tempo di mobilitarsi comodamente; e per mobilitazione furono create le Intendenze d'Armata (organi direttivi logistici d 'Armata) e l'Intendenza generale (organo direttivo logistico, dipendente dal Comando Supremo, per tutto l'Esercito mobilitato). Si può dire che il funzionamento dei servizi logistici, che andò progressivamente migliorando nel corso del conflitto, fu nel complesso soddisfacente. Nella seconda guerra mondiale furono affrettatamente costituite, sotto la spinta della necessità, Intendenze di scacchiere nei vari scacchieri operativi, mentre non fu costituita una Intendenza generale e come tale funzionò il complesso delle preesistenti Direzioni generali. Nessuna difficoltà di tempo o di condizioni ostacolò in generale la mobilitazione. Prescindendo da molteplici cause che resero molto spesso insufficiente il rendimento dell'organizzazione logistic.a, il complesso delle Direzioni generali, malgrado l'esi-
stenza presso lo Stato Maggiore dell'Esercito di uffici coordinatori, non diede buona prova come surrogato di un organismo direttivo centrale. Nell'attuale situazione ordinativa l'organizzazione logistica sarebbe, in caso di guerra, press'a poco quel1a della seconda guerra mondiale, con alcune circostanze aggravanti, che, apparendo come molto probabili, devono essere tenute ben presenti: scoppio istantaneo o quasi delle ostilità, operazioni di mobilitazione e di approntamento rese difficilissime dall'offesa nucleare e missilistica. Non occorre troppo grave sforzo d'immaginazione per dedurre che i risultati, nel campo logistico, sarebbero disastrosi. TENTATIVI DI RIFORMA STRUTTURALE DELL'ESERCITO.
Dato così un rapido sguardo all'organizzazione, antiquata soprattutto per quanto riguarda l'Amministrazione centrale, dell'Esercito, ci si può domandare come mai essa sia condannata ad una dannosa staticità e che cosa sia stato fatto per migliorarla e rinnovarla. Si potrebbe ripetere in parte il discorso fatto a proposito degli studi per l'unificazione delle tre Forze armate. Studi e progetti sono stati compilati da apposite commissioni e da organi competenti quale lo Stato Maggiore dell'Esercito, e non v'è angolino di tutta l'organizzazione deU'Esercito che non sia stato illuminato ed esplorato a dovere. Ma fino al 1954 i progetti di riordinamento furono accantonati in attesa dell'approvazione della C.E.D. (Comunità europea di difesa), la cui realizzazione avrebbe imposto una riforma addirittura rivoluzionaria delle nostre Forze armate; a questa si sarebbero potute aggiungere trasformazioni organiche opportuni in campo nazionale. In seguito, negli anni 1955 e 1956, gli studi furono ripresi e portati a termine fino ad assumere la forma cli disegni di legge o di progetti per disegni di legge. Ma si sono fermati a diverse stazioni di transito della linea politica. Le difficoltà che ostacolano il cammino di provvedimenti ordinativi rinnovatori sono numerose e non sempre chiaramente determinabili. Esse costituiscono un complesso aggrovigliato, nel quale si possono individuare: lunghezza e complessità della trafila dopo superata la fase della compilazione e revisione da parte degli organi tecnici costituiti dallo Stato Maggiore dell'Esercito e dal Consiglio Superiore delle Forze armate (organi giuridici ministeriali, Consiglio dei Ministri, i due rami del Parlamento); ritardi frapposti da correnti varie di incompetenti e di amanti del quieto vivere o da gruppi che, occupando posizioni destinate ad essere smantellate, difendono interessi particolaristici; ìnsufficiente importanza attribuita ai provvedimenti dalle Autorità politiche. Vorrei dare un'idea dei principii a cui dovrebbe essere informato un ordinamento moderno ed efficiente dell'Esercito, ma prima, allo scopo di di-
605 mostrare che nella t::asformazione occorre tenere i piedi saldamente per terra e seguire un criterio evolutivo anzichè rivoluzionario, evitando scosse violente, desidero esporre brevemente quello che non si può fare o che conviene evitare di fare nel campo organico. Si tratta di concetti semplici e basilari, che espongo a scopo di esemplificazione. TRASFORMAZIONI CHE NON SI POSSONO INCLUDERE O CHE CONVIENE NON INCLU0
DERE IN UN NUOVO ORDINAMENTO DELL ESERCITO.
Dopo il secondo conflitto mondiale si è molto parlato di Arma unica cd io ho affermato più volte che si marcia verso l'Arma unica. Con questo intendevo dire che l'evoluzione dei principii d'impiego e dei procedi.menti d'azione dell e unità di vario ordine esige una cooperazione fra le varie Armi sempre più stretta ed a livelli gerarclùci sempre più bassi. Analogamente sempre più frequenti ed a livelli meno elevati si prevedono le operazioni combinate fra aliquote delle tre Forze armate. La conoscenza e la cooperazione interarmi sono oggi favorite dalla formazione degli ufficiali di carriera attraverso una Accademia di reclutamento unica e da frequenti esercitazioni di gruppo tattico o di livello superiore nonchè da corsi svolti presso Istituti di cultura superior~. Ma non siamo arrivati al punto di poter cancellare ogni differenza fra le varie Armi, ciascuna delle quali ha ancora una sua parte, ben differenziata nel campo tattico e nel campo tecnico, da rappresentare. E dopo l'Accademia unica i giovani ufficiali devono specializzarsi nelle Scuole di applicazione d'Arma. A maggior ragione è fuori della realtà chi vagheggia una Forza armata unica, da ottenere attraverso la completa fusione delle tre Forze armate tradizionali e delle rispettive scuole di redutamento. Consigliabili, e vorrei dire indispensabili, al giorno d'oggi sono invece, ai fini della reciproca conoscenza e collaborazione, corsi ed Istituti superiori interforze. Non solo l'Arma unica non è per ora in vista nel nostro Esercito, ma il numero delle varie Armi è destinato ad aumentare col distacco completo dell'Arma delle trasmissioni da quella del genio. Ci si può domandare, non se si passa (giacchè si potrebbe certamente), ma se convenga fondere in una unica Arma corazzata la cavalleria, la fanteria carrista ed eventualmente i bersaglieri, che costituiscono oggi la fanteria corazzata. Escludo senz'altro l'opportunità di includere nell'eventuale fusione i bersaglieri, sia per non offendere le tradizioni bersaglieresche, sia perchè tutta la fanteria delle Divisioni di fanteria di pianura si avvia inevitabilmente a diventare meccanizzata. In parecchi eserciti esteri la fusione tra carristi e cavalieri è avvenuta da tempo. Nel nostro Esercito se ne è parlato molto ma si è finito col rinunciare per ora alla fusione pcrchè, contro l'innegabile vantaggio di una scmplilicazione, è stato valutato il trauma
606 che avrebbero sofferto le tradizioni molto antiche e gloriose della cavalleria e quelle, relativamente giovani ma altrettanto gloriose, della fanteria carrista
e si è considerato che, secondo la nostra più recente dottrina tattica, possono essere ancora chiaramente caratterizzati e distinti i compiti della cavalleria e quelli delle altre forze corazzate. In conclusione, allo stato di fatto, non ritengo conveniente la fusione, anche per evitare il malcontento che inevitabilmente deriverebbe dalla unificazione dei ruoli degli ufficiali di Armi diverse, pur ammesso che l'unificazione venisse fatta con tutte le cautele possibili per ridurre aJ massimo le sperequazioni di carriera. Bisogna riconoscere cbe le tradizioni, se costituiscono, soprattutto in un popolo sentimentale ed individualistico come quello italiano, un incentivo spirituale di grande efficacia, costituiscono altresì, frequentemente, una forte remora per l'evoluzione organica e tattica. Qualsiasi modificazione di formazione organica o di uniforme o di semplici distintivi per determinate unità rischia di provocare la suscettibilità di individui e di enti, ed in particolare di Associazioni d'Arma (taluna esageratamente gelosa del proprio patrimonio spirituale r formale), con conseguenti reazioni giornalistiche e politiche. Il che, in fondo, non dispiace perchè dimostra che l'Esercito ha ancora radici profonde nel Paese. L 'importante è definire la linea, al di là della quale il rispetto ad ogni costo della tradizione impedirebbe il progresso dell'efficienza dell'Esercito: al di qua la tradizione dev'essere salvaguardata in pieno; al di là è doveroso violarla senza tentennamenti. Un provvedimento che offrirebbe notevoli vantaggi di semplificazione organica sarebbe quello di fondere, con opportuna gradualità e procedura, in un unico Corpo di intendenza il personale degli attuali Corpi di Commissariato e di Amministrazione nonchè delle varie Armi, addetto ai servizi logistici. Ma non conviene adottarlo perchè i vantaggi sarebbero neutraJizzati abbondantemente dalla solita violazione di tradizioni e da . non lieve danneggiamento di interessi precostituiti. La sola semplificazione che non presenta gravi difficoltà di applicazione è quella della soppressione (al solito graduale) del ruolo della sussistenza. E per chiudere questo argomento presenterò un ultimo esempio particolarmente significativo. Con un Ministro palitico e con Segretari generali cli Forza armata (militari di carriera) funzionanti a pieno regime ed investiti di responsabilità ben precisate, i Sottosegretari di Stato politici alla Difesa risulterebbero superflui o quanto meno in numero esuberante rispetto alle necessità; ed alJora perchè non esaminare l'opportunità di sopprimerli o di ridurli ad uno solo, incaricato delle relazioni coi due rami del Parlamento? Per ovvie ragioni un siffatto provvedimento sempli.ficativo non può essere preso in considerazione che nel caso, per ora improbabile, in cui la buona volontà di vararlo si delinei in sede governativa o parlamentare.
PuN'n
ESSENZIALI DI UN NUOVO ORDINAMENTO DELL'ESERCITO.
Non è certo il caso (e non è nemmeno nelle mie intenzioni) che io tracci un quadro completo e particolareggiato di quello che potrebbe essere l'ordinamento dell'Esercito, modernamente inteso. Ritengo sufficiente mettere in luce i principii essenziali a cui l'ordinamento dovrebbe essere ispirato e taluni criteri in base ai quali dovrebbe essere concretato. Lo scopo generico dei provvedimenti riordinativi non potrebbe essere che quello di creare una organizzazione snella e funzionale (non mi sembra inutile ricorrere ad aggettivi già usati nel corso di questo articolo), che risponda alle esigenze attuali e del prossimo futuro e nella quale sia soppresso tutto quello che di superfluo appesantisce le strutture esistenti e trovi posto tutto quello che di necessario non è stato costituito per motivi di falsa economia. Analizzando il complesso delle attività che nell'ambito dell'Esercito viene svolto, si individuano tre funzioni nelle quali le varie forme di attività possono essere incanalate e raggruppate : funzione di comando (che ovviamente prevale sulle altre), funzione logistica (rifornimenti e sgomberi a favore dei Comandi e delle truppe), funzione amministrativa. Quest'ultima si scompone a sua volta in due sottofunzioni che possono anche essere considerate come funzioni autonome: di approvvigionamento (acquisizione dei materiali presso le fonti produttive nel Paese ed eventualmente all'estero) ed amministrativa pura. Ebbene, un ordinamento moderno deve prevedere un'organizzazione « per funzione», articolata cioè in branche corrispondenti alle varie funzioni, in modo che ad ogni funzione corrisponda un organo od un gruppo di organi destinato ad esercitarla. Ciò è importante soprattutto nella cosiddetta Amministrazione centrale, vale a dire in quel complesso mastodontico che comprende il Ministero Difesa- Esercito e lo Stato Maggiore dell'Esercito, in cui vige oggj una organizzazione « per materia » ed in cui le varie funzioni ed attribuzioni (e soprattutto la funzione di comando) sono talvolta delineate in modo incerto o confuso. L'organizzazione di comando deve essere determinata con chiarezza e precisione. E' ovvio che il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito debba esercitare, alla dipendenza del Ministro ed in base alle direttive tecniche del Capo di Stato Maggiore della Difesa, funzione di comando su tutte le unità e tutti gli enti dell'Esercito attraverso le normali linee gerarchiche. Ad una netta preminenza gerarchica deve corrispondere una netta responsabilità di fronte all'Autorità politica circa quanto riguarda la preparazione e l'efficienza dell'Esercito in relazione ai compiti a questo devoluti. Non è necessario (e non è d'altra parte nemmeno opportuno) che una moderna legge sull'ordinamento contempli la struttura e l'articolazione delle forze di campagna, e ciò sia per garantire in merito la doverosa riservatezza,
608 sia per mantenere un ragionevole margine di elasticità, che consenta eventuali modificazioni suggerite da cambiamenti delle disponibilità finanziarie o della situazione politico-militare sotto il punto di vista nazionale ovvero in seno all'Alleanza atlantica. Per ragioni di vario ordine non accennerò qui (e non devono accennarvi normali leggi ordinative) nè all'organizzazione dell'Alto Comando dell'Esercito e tanto meno del complesso delle Forze armate io caso di guerra, nè alla complessa questione della formazione organica e delle attribuzioni dei Comandi integrati della NATO in Italia e delle relazioni con essi delle Autorità nazionali. Devono invece essere elencate le varie Armi e Specialità, i Servizi, l'articolazione gerarcbi.:a in unità grandi e piccole, le Scuole, i vari enti territoriali, e devono essere specificati i Comandi di Regione militare fra i quali dev'essere ripartito il territorio nazionale. In questa sede dev'essere sancita e formalmente perfezionata l'esistenza dell'Arma delle Trasmissioni e della Specialità dell'Aviazione leggera dell'Esercito. Circa la funzione di comando e l'organo centrale destinato ad esercitarla (vale a dire il Capo di Stato Maggiore col Vice Capo, con lo Stato Maggiore dell'Esercito e con gli Ispettorati d'Arma e di Specialità), è da tener presente che, allo scopo di garantire efficacia di funzionamento e netta determinazione di responsabilità per tutto quanto riguarda preparazione ed efficienza dell'Esercito, a tale organo centrale (e quindi nelle mani del Capo di Stato Maggiore) devono far capo tre redini: quella relativa al personale, quella relativa ai servizi tecnici e quella relativa ai servizi logistici. Circa il personale, fermo restando che tutti i provvedimenti esecutivi e specialmente quelli comportanti mutamenti nella posizione di stato devono rimanere affidati alJa competenza di appositi uffici e Direzioni generali nell'ambito della branc:. amministrativa del Ministero, occorre far chiaramente risultare che al Capo di Stato Maggiore spetta, oltre che impiegare direttamente gli ufficiali in servizio di Stato Maggiore e proporre al Ministro la destinazione di tutti quelli di grado più elevato o di quelli di ogni grado da assegnare agli enti addestrativi, emanare altresì precise direttive sul governo ed impiego del personale, sulla leva e sul reclutamento, su questioni di carattere disciplinare ~ morale in genere. Non nomino nemmeno altri argomenti che, per tradizione e per vecchie disposizioni legislative, sono sempre rientrate nella stretta competenza del Capo di Stato Maggiore: così le questioni operative, addestrative, di ordinamento, di mobilitazione, le proposte di ripartizione del bilancio, ecc. Ma poichè qui capita il destro di accennarvi, non sarà inutile mettere in evidenza che, al fine di orientare l'attività di tutta la branca amministrativa secondo l'indirizzo tecnico del Capo di Stato Maggiore, sarebbe necessario
609 sancire che il Segretario generale per l'Esercito, pur mantenendo la dipendenza diretta dal Ministro per la sua opera di coordinamento n ei riguardi degli enti amministrativi del Ministero (opera che occorrerebbe tuttavia definire e caratterizzare assai meglio di quanto oggi non sia), deve informare tale opera alle direttive di natura tecnico-militare del Capo di Stato Maggiore. L'organizzazione dei servizi tecnici e quella dei servizi logistici, per rispondere alle impellenti esigenze di un Esercito moderno, dovrebbero costituire una novità rispetto alla nostra vetusta tradizione ordinativa. Ho già messo il dito sulla piaga costituita dall'attuale situazione dei servizi tecnici dell'Esercito. Non v'è che un rimedio, ovvero un ordine di rimedi: classificare i servizi tecnici secondo criteri e termini moderni, creare quelli mancanti, rinvigorire e potenziare quelli esistenti, raggrupparli tutti, pur tenendoli convenientemente articolati, agli ordini di un Direttore superiore dei Servizi tecnici e porre questo alla dipendenza del Capo di S. M. dell'Esercito. Il Direttore superiore dei Servizi tecnici dovrebbe avere a propria disposizione un organo corrispondente all'attuale Ufficio ricerche e studi dello Stato Maggiore dell'Esercito ed incaricato, fra l'altro, di tenere i contatti necessari ed opportuni da un lato con le varie branche dei servizi tecnici dell'Esercito, d'altro lato con gli organi similari civili e delle altre Forze armate. Alcuni organi periferici dei servizi tecnici, opportuna.mente dislocati, sarebbero ovviamente necessari per l'efficace funzionamento dei servizi stessi, in particolare per tenere il contatto con le principali industrie interessate alla produzione bellica. Organizzazione analoga dovrehbero avere i vari servizi logistici, convenientemente e modernamente classificati: gli organi direttivi, sotto forma dj sobrie direzioni centrali , dovrebbero essere raggruppati agli ordini di un Intendente generale, il quale dovrebbe a sua volta dipendere dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Per taluni Servizi e Corpi (Sanità, Veterinaria, Commissariato, Amministrazione, Automobilistico) il Capo del Corpo coinciderebbe col Direttore centrale. In ogni Regione militare dovrebbe esser costituita una Intendenza regionale, raggruppante le Direzioni regionali dei servizi logistici. L 'Intendente di Regione dovrebbe dipendere in linea tecnica dall'Intendente generale, a tutti gli altri effetti dal Comandante della Regione. Le due branche dei Servizi tecnici e dei Servizi d'Intendenza dovrebbero 1endere ad avere (la prima in modo molto più accentuato di quanto oggi non sia) ramificazioni e tentacoli periferici nelle unità delle varie Armi. Gli stabilimenti militari dovrebbero esser ripartiti, secondo il tipo ( di produzione, di riparazione, di conservazione e distribuzione), fra le due branche. I Servizi tecnici fornirebbero a quelli d'Intendenza il personale e le prestazioni di cui i secondi potessero aver bisogno e viceversa. I Servizi tecnici forni -
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rebbero altresì al serv1z10 degli approvvigionamenti (di cui farò cenno più avanti) il personale e le prestazioni necessari per i collaudi e per la definizione dei requisiti tecnici dei materiali. Il Direttore superiore dei Servizi tecnici e l'Intendente generale, pur dipendendo dal Capo di S. M. dell'Esercito in linea tecnica e per l'impiego, dovrebbero dipendere per la parte amministrativa dal Ministro, eventual mente per tramite del Segretario generale. Dopo tutto quanto ho detto in precedenza può risultare superfluo mettere l'accento sui vantaggi dell'organizzazione che ho tratteggiata rispetto a quella attuale. Mi limiterò a sottolineare che il Capo di S. M. dell'Esercito disporrebbe delle leve necessarie per esercitare la sua funzione di comando e per imprimere gli impulsi necessari a tutte le attività che concorrono alla vita ed alla preparazione dell'Esercito; che i Servizi tecnici, finalmente potenziati e razionalmente organizzati, sarebbero in grado di esercitare quella vitale funzione che ad essi dev'essere riservata in un esercito moderno; che i Servizi logistici sarebbero per la prima volta organizzati sin dal tempo di pace secondo le esigenze di guerra, il che renderebbe molto meno acuta la crisi della mobilitazione e garantirebbe l'efficacia di funzionamento in caso di emergenza improvvisa. Per terminare la trattazione dell'argomento: « nuovo ordinamento dell'Esercito », considero brevemente la branca amministrativa del Ministero Difesa - Esercito. Questa, secondo criteri moderni, potrebbe comprendere tre Direzioni generali per il personale (una per il personale militare, una per la leva e le chiamate, una per il personale civile), una per le pensioni, una per i lavori e démanio, una per i servizi amministrativi (e sin qui le novità sarebbero ben poche) ed una sola Direzione generale per gli approvvigionamenti, che assommerebbe un'attività oggi ripartita fra sei Direzioni generali od Ispettorati. Questa Direzione generale degli approvvigionamenti, che sarebbe la novità più importante ed appariscente della branca amministrativa, sarebbe servita da personale civile e da personale militare degli stessi ruoli di quelli addetti ai Servizi d'intendenza, e riceverebbe, come già ho accennato, l'indispensabile ausilio tecnico dai Servizi tecnici. Avrebbe, come del resto la Direzione generale lavori e demanio, alcune diramazioni periferiche necessarie per il suo efficace funzionamento. PosSIBILITÀ
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MODERNI E FUNZIONALI DELLE TRE fORZE AR'MATE.
Tracciate così le grandi linee di quello che ritengo dovrebbe essere un moderno ordinamento dell'Esercito, immaginiamo che si sia avverato il sogno di vederlo realizzato e che anche per le altre due Forze armate sia stato
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adottato un orJinamento analogo. Si sarebbero verificate così le condizioni più favorevoli per unificare o fondere tutto quello che di unificabile o di fusibile esiste nelle tre Forze armate. Non tocco, percbè esula dai limiti che ho fissati al presente articolo, l'argomento relativo alle attribuzioni del Capo di Stato Maggiore della Difesa ed alla costituzione organica e funzione di vari Comitati (deliberativi o direttivi o consultivi) interforze; ma riconosco che anche in questi altissimi strati un buon lavoro di rinnovamento ordinativo sarebbe necessario per rendere più efficace e funzionale l'attività di comando e di coordinamento interforze. Per individuare gli elementi unificabili delle tre Forze armate è sufficiente esaminare ad una ad una le branche ordinative che corrispondono alle quattro funzioni in cui ho articolato le varie forme di attività. Incominciamo con la branca « comando>). Qualche unificazione e semplificazione parziale potrebbe essere ottenuta nell'organizzazione territoriale di comando. Per esempio, i limiti della giurisdizione territoriale dei Comandi della Marina e ddl' Aeronautica potrebbero esser fatti coincidere, sia pure a maglie più larghe, con quelli dei Comandi dell'Esercito. Per esempio, tutti i Comandi territoriali potrebbero essere trasformati sino a diventare (con una giurisdizione territoriale unica) interforze e potrebbero essere affidati, in base alla preminenza degli elementi operativi terrestri, aerei o marittimi, a generali dell'Esercito, a generali dell'Aeronautica o ad Ammiragli. Se ne ricaverebbero indubbiamente vantaggi notevoli ai fini operativi, scarsi sotlo il punto di vista economico e forse, al consuntivo, i vantaggi non risulterebbero proporzionati ai poderosi sforzi che sarebbero necessari per imporre la applicazione delle trasformazioni organiche. Passiamo alla branca <t Servizi tecnici ». Qui, veramente, l'unificazione potrebbe o dovrebbe essere effettuata in notevolissima misura. Senza dubbio ogni Forza armata ha, in fatto di materiali e di procedimenti, talune esigenze tecniche che sono caratteristiche e peculiari (per esempio i mezzi sottomarini, gli aerei supersonici, i cingoli dei carri armati) e per le quali occorrono appositi organi di studio e sperimentazione; ma esistono tante altre esigenze tecniche (costituiscono la maggioranza; tanto per citarne qualcuna, mezzi elettronici, armi da fuoco convenzionali, razzi e missili, esplosivi, alimenti) comuni alle tre Forze armate, per le quali l'unificazione degli organi di studio e sperimentazione sarebbe, oltre che economica, altamente redditizia. La branca dei servizi logistici non si presta ad unificazione interforz<!. Le Forze armate sono destinate ad operare in ambienti diversi e con procedimenti diversi ed hanno bisogno di organizzazioni logistiche diverse: più semplici quelle della Marina e dell'Aeronautica ed accentrate essenzialmente nelle basi navali e nelle basi aeree; più complessa quella dell'Esercito. Il che
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non esclude che determinati organismi logistici di una Forza armata possano essere utilizzati, per esigenze contingenti od in via continuativa, dalle altre Forze armate. La branca degli approvvigionamenti presenta una magnifica occasione dì unificazione interforze quasi totale. Non v'è alcun motivo per cui materiali uguali od analoghi siano prodotti o commissionati dalle tre Forze armate con sistemi e procedimenti amministrativi diversi~ ed il fatto che ogni Forza armata ha materiali caratteristici che richiedono particolari misure tecniche e particolari relazioni con le fonti dì produzione non dovrebbe impedire un largo processo di unificazione. Ritengo utile far presente che l'ente che risulterebbe dalla unificazione degli organi delle tre Forze armate addetti agli approvvigionamenti costituirebbe il nucleo di quello che in tempo di guerra o di emergenza patrebbe essere un Ministero degli approvvigionamenti. E non ritengo superfh..o ricordare i gravissimi inconvenienti derivati, durante il secondo conflitto mondiale, dalla mancanza di un organo coordinatore degli approvvigionamenti che funzionasse efficacemente, mentre le Forze armate si facevano la concorrenza l'una wn l'altra per accaparrarsi le materie prime ed i materiali più scarsamente disponibili. Anche la branca amministrativa offre molteplici possibilità di unificazione o fusione. Si patrebbe, ad esempio far funzionare una unica Direzione generale per il personale civile ddle tre Forze armate, dato che tale personale, anche se ripartito nelle tre Forze armate, ha uguali pasizioni di stato , carriere e compiti simìli e dipende in fin dei conti da un unico Ministero. Si potrebbero inoltre unificare in gran parte le attività e gli organi relativi alla leva ed alle chiamate, nonchè ai lavori e demanio: con un po' di buona volontà non dovrebbe risultare impossibile attribuire queste forme di attività a due sole Direzioni generali interforze. Ho usato per Jo più i termini t< unificazione o fusione >) . In verità non conviene irrigidirsi prematuramente sulla forma che potrà assumere la coagulazione interforze di attività e di organi similari, allo scopo di conciliare nel miglior modo il soddisfacimento di due esigenze: quella di realizzare ìl massimo conseguibile di snellimento, di efficienza e di economia e quella di superare le tenaci e vischiose resistenze che causeranno certamente un formidabile attrito di primo distacco. Secondo ì casi si potranno fondere integralmente in un organo interforze singoli organi di Forza armata, ovvero si potrà incaricare un determinato organo (per esempio una Direzione generale) di una Forza armata dì funzione interforze, assegnandogli eventualmente aliquote di personale delle altre due Forze armate, ovvero d si accontenterà di una trasformazione più timida accostando organi similari delle tre Forze armate sotto una (lìrezione interforze ed assottigliandone ovviamente la costituzione organica iniziale. In ogni modo dovrà essere evi-
613 tata la creazione di nuovi comitati interforze, che, con l'obiettivo di una azione coordinatrice, finiscono spesso col risultare pesanti e poco utili sovrastrutture. CONCLUSIONE.
Sono così giunto alla fine di una trattazione che, per il genere della ma· teria considerata, non era possibile mantenere su dì un tono brillante e pia· cevole. Se il peso di essa apparirà eccessivo, ne chiedo venia ai lettori. Ma ho giudicato opportuno e doveroso imporre a questi la fatica della lettura ed a me quella assai maggiore della compilazione non solo come atto dove. roso verso tutti coloro che con me hanno collaborato in difficili studi ordinati vi, ma anche per additare i punti essenziali di un riordinamento che ritengo essenziale ai fini (idla modernizzazione e della efficienza ddl'Eser. cito e delle Forze armate. Troppo spesso le questioni organiche (soprattutto quelle « grosse n) vengono trascurate. Io sono convinto che il lavoro concettuale e preparatorio sia già stato portato a buon termine e che per iniziare la fase della realizzazione bastino una buona dose di volontà, di energia e <li fede.
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CARATTERISTICHE ED ESIGENZE DI UN ESERCITO MODERNO* Generale Giorgio Liuzzi
PREMESSA: LE ARMI CONVE ZIONALI SONO TUTTOR.<\ NECESSARIE ED IMPORTA ' TI.
Si è detto molto frequentemente che le nuove armi hanno agito ed agiscono tuttora da « deterrente l) (brutta ma espressiva e laconica traduzione di una parola inglese), ovvero da poteote mezzo inibitorio nei riguardi dello scoppio della guerra. Sotto la dicitura di nuove armi si comprendono <li solito gli ordigni nucleari ed i missili. Ma il patere inibitorio dev'essere attribuito essenzialmente, e vorrei anzi dire esclusivamente, all'esplosivo nucleare, in conseguenza della sua spaventosa capacità distruttiva. I missili non sono che veicoli utilizzabili per il trasporto, a distanze più o meno grandi, ed anche grandissime, di ordigni esplosivi: è ovvio che, specialmente per i missili di più grande gittata, la spesa ed il lavoro necessari per la messa in opera non possano essere compensati e giustificati se non con l'impiego di testate nucleari. E' indiscutibile che io una prima fase di questo tormentato dopoguerra (fase che comprende il periodo iniziale dell'Alleanza atlantica) l'esplosivo nucleare in mano statunitense fu un efficacissimo « deterrente )) : I Unione delle Repubbliche Sovietiche, pur disponendo di una schiacciante superiorità numerica di forze terrestri era senza dubbio trattenuta sulla soglia dell'aggressione dalla minaccia, da parte dell'Occidente, di impiegare senza esitazione gli ordigni atomici, a cui essa non avrebbe potuto opporre adeguati mezzi di ritorsione. In una seconda fase la disponibilità dell'esplosivo nucleare fu guadagnata dalla Russia (in misura suffici.e nte rispetto alle esigenze di una guerra totale), oltre che dalla Gran Bretagna ed ora anche (sia pure allo stadio iniziale) dalla Francia. In questa seconda fase che dura tuttora e nella quale permane la superiorità numerica delle forze terrestri sovietiche (sia pure attenuata in conseguenza soprattutto del potenziamento derivante all'apparato militare atlantico dal riarmo tedesco - occidentale), la efficacia del e< deterrente J1 nucleare non è venuta meoo. • Da una conferenza pronunziata il 27 aprile 19'>1 a Roma. per iniziativa della Associazione azionale Genieri e Trasmettitori d'Italia, e pubblicata nei Quaderni delb stessa A.N.G.E.T.
Si è affermato che, anche se all'inizio di uu conflitto di notevole ampiezza non esistesse da parte dei due gruppi di Stati contrapposti la ferma determinazione di usare ordigni nucleari, finirebbe col farvi ricorso, per non soccombere, il gruppo che si trovasse in condizioni di grave inferiorità. D 'altronde, sostengono molti competenti, l'esplosivo nucleare sta diventando dj uso sempre più esteso e meno complicato: ai grossi e potenti ordigni impiegabili solo nel campo strategico si sono aggiunti quelli, più piccoli e maneggevoli, adatti all'impiego tattico, e oggi si parla addirittura della prossima introduzione di proietti nucleari per armi portatili. In altre parole l'esplosivo nucleare, già penetrato nell'ambito della grande tattica, sta per invadere quello della piccola tattica e pare che tenda a sostituire gli esplosivi convenzionali. Proprio per questo bisogna ammettere che in caso di guerra generale l'impiego degli ordigni nucleari sarebbe inevitabile e che, non essendo praticamente possibile distinguere in modo netto obiettivi e ordigni tattici da obiettivi e ordigni strategici, tale impiego risulterebbe in definitiva indiscriminato, sfociando nel parossismo della strage e della distruzione? Proprio per questo il « deterrente )> nucleare non ha perso di efficacia? Ossia, più precisamente, perchè l'aggressore potenziale, nel fondatissimo dubbio di potere, con un improvviso attacco nucleare, distruggere interamente la capacità di rappresaglia dell'avversario, teme che una guerra totale condurrebbe alla disfatta dei due contendenti, senza vincitori e con soli vinti? A questi interrogativi debbo, in coscienza, rispondere affermativamente. Ma un'altra domanda si affaccia alla mente: considerata la capacità inibitoria della minaccia nucleare, considerato che i tipi e le possibilità d'impiego degli ordigni nucleari vanno moltiplicandosi e che il « club » delle Potenze nucleari si arricchirà in futuro di nuovi soci, non converrebbe, a scopo di semplificazione e di economia, fondare l'organizzazione e le forme di intervento delle forze armate esclusivamente sulle armi nucleari e sopprimere armi e reparti convenzionali? Fra parentesi si può dire che, se una siffatta soluzione venisse adottata, il compito delle Forze Armate italiane si ridurrebbe probabilmente a quello di modestissime ausiliarie delle più potenti forze alleate che avessero la disponibilità diretta degli ordigni atomici. Ma non per questa ragione di natura alquanto particolaristica 1 bensì per un complesso di altri motivi di carattere generale la soluzione accennata dev'essere ripudiata. Fermo restando che l'esistenza, da una parte e dall'altra, di arsenali di ordigni atomici vale ad allontanare la probabilità dello scoppio di una guerra generale e totale, rimangono numerose forme di contrasti politici e di conflitti marginali (marginali rispetto agli interessi diretti degli Stati membri dell'Alleanza atlantica e di quelle altre alleanze militari di cui fanno parte le principali Potenze mondiali), per cui l'impiego di armi nucleari risulterebbe davvero eccessivo e sproporzionato. Possono così avere origine
particolari tipi di guerre che, secondo le caratteristiche intrinseche o attribuite dalle parti interessate, vengono chiamati « guerra localizzata», « guerra limitata », « guerra sovversiva», « guerra civile ». Si tratta in sostanza di guerre vere e proprie o di guerriglie, che, per unanime parere, occorre risolvere evitandone l'estensione e la degenerazione in pericolosa premessa di un conflitto generale, e che vanno combattute esclusivamente con armi convenzionali dalle forze contendenti o da quelle inviate, per iniziativa di organismi politici internazionali (ad esempio, dell'O.N.U.), allo scopo di ristabilire l'ordine e la pace. La storia recente e contemporanea è ricca di esempi: basta citare alcuni nomi: Grecia, Indocina, Corea, Suez, Algeria, Congo, Laos, Cuba. Inolti-e, per molti anni avvenire, pur prevedendosi ulteriori progressi e sviluppi tecnici nel campo nucleare, i mezzi convenzionali resteranno certamente ancora come dotazione importante delle forze armate delle Potenze nucleari e dotazione importantissima od esclusiva di quelle degli altri Stati. DeJ resto, in questi ultimi tempi qualche passo indietro, tutt'altro che trascurabile, è stato rilevato nella evoluzione e nel passaggio delle forze armate di Paesi d'importanza mondiale dall'organizzazione convenzionale a quella nucleare - missilistica. La Gran Bretagna, pur avendo aumentato sensibilmente i bilanci militari, ha da oltre un anno rinunciato a procedere sulla costosa via dei missili strategici: affidandosi per questi al contributo statunitense, sta potenziando le forze convenzionali. Negli Stati Uniti d'America, da quando il signor Kennedy è assurto alla Presidenza si sta manifestando la tendenza a valorizzare ed incrementare le forze convenzionali, soprattutto quella aliquota di tali forze che dev'essere in ogni momento pronta ad intervenire in qualsiasi parte del mondo. Il che risponde, in fin dei conti, a criteri di logica rigorosa: considerato che l'avversario potenziale) evitando l'aggressione diretta e massiccia che chiamerebbe la rappresaglia nucleare, cerca il successo politico attraverso procedimenti indiretti e aggiranti di espansione con la conseguenza massima di conflitti. localizzati, è opportuno che l'Occidente, ed in particolare gli Stati Uniti d'America, approntino i mezzi convenzionali necessari e sufficienti per impegnarsi vittoriosamente in questi conflitti e, in conseguenza, per mantenere e possibilmente migliorare le rispettive posizioni politiche. Persino in ambiente militare vicino ali' Alleanza atlantica si è levata recentemente qualche voce per far presente che l'attuale distinzione fra « lancia » (costituita dalle unità incaricate della rappresaglia nucleare in campo strategico) e « scudo » (costituito dalle forze, convenzionali e non convenzionali, destinate ad opporsi all'invasione ed a garantire il possesso delle basi della rappresaglia nucleare) sta passando di moda e che converrebbe modificare sostanzialmente la concezione strategica invertendo i termini: « scudo» dovrebbe essere considerato il complesso delle unità nucleari capaci di offesa a vasto raggio, complesso che col suo potere inibitorio rap-
presenta garanzia contro lo scoppio repentino di un conflitto totale; « lancia >> il complesso delle forze destinate in ogni caso a contrastare il passo all'aggressore, ad assicurare la difesa del territorio nazionale, a sostenere gli ideali e la politica dell'intero blocco di alleanza. E' vero che questo secondo complesso è dotato di armi nucleari cosiddette <e tattiche »; ma quale delle due parti si assumerebbe in effetti la tremenda responsabilità di lanciare per la prima un ordigno nucleare? In definitiva mi sembra che la probabilità di far ricorso, in caso di conflitto, alle armi nucleari (siano esse strategiche o tattiche) vada vieppiù attenuandosi. E risultano nettamente confermate l'importanza e la necessità delle armi e dei mezzi convenzionali; tanto per gli Stati che dispongono del potere nucleare quanto, ed a maggior ragione, per quelli che non ne dispongono e che, per ragioni economiche, non ne disporranno presumibilmente nel prossimo avvenire. Non ho accennato ad un problema che viene continuamente nominato e discusso nel vasto campo della politica internazionale: quello del disarmo. In merito ho una opinione che può apparire semplicistica ma che è certamente logica. Ritengo cioè che per evitare la guerra sia vana fatica cercare di sopprimere i mezzi necessari per combattere e che sarebbe preferibile e senza dubbio più efficace tentare di eliminare, per via politica, le cause che la guerra possono provocare. Ad ogni modo supponiamo che un giorno, ahimè lontano, si giunga a realizzare il disarmo generale e controllato. Quel giorno dovrà essere costituita una forza, internazionale o sovranazionale, incaricata di garantire ed imporre, se necessario, in qualsiasi regione, anche la più remota, del globo terracqueo e della circostante atmosfera, il rispetto delle clausole del trattato con cui sarà stato concordato il disarmo. E' ovvio che quella forza dovrà essere mobilissima, modernamente e potentemente attrezzata nonchè dotata essenzialmente di armi e mezzi convenzionali. Questi requisiti dovranno quindi caratterizzare le aliquote nazionali che gli Stati contraenti saranno tenuti a fornire quale contributo alla forza internazionale o sovranazionale. COME PUÒ ESSERE DEFINITO IL COMPITO DELL'ESERCITO.
Prima di esaminare le principali caratteristiche ed esigenze di un esercito moderno è bene definire il compito che a questo esercito dev'essere affidato: ovviamente mi riferirò all'Esercito che più ci interessa e ci sta a cuore: quello italiano. Non mi risulta, purtroppo, che questa precisazione del compito sia mai stata fatta chiaramente da organi responsabili, per lo meno in sede pubblica, mentre, a mio parere, dovrebbe essere dibattuta in Parlamento e nota alla massa degli Italiani. Naturalmente il compito da affidare
all'Esercito deve discendere da quello comune delle Forze armate, che qui non considero per limitare la trattazione alle sole forze terrestri. Mi sembra che il compito del nostro Esercito potrebbe essere definito come la risultante delle seguenti componenti o compiti particolari: - in campo internazionale, e precisamente nell'ambito dell'Alleanza atlantica: concorrere alla difesa del mondo e della civiltà occidentale, assolvendo gli impegni assunti con l'adesione al Patto atlantico; - in campo nazionale: assicurare la difesa del territorio e delle frontiere contro il probabile nemico esterno, la difesa delle Istituzioni e l'ordine interno in caso di gravi perturbamenti; - in campo internazionale: essere in grado di partecipare prontamente alla formazione di corpi di spedizione da inviare, in seguito a deliberazione di organismi internazionali (per esempio l'O.N.U.), in qualsiasi parte del mondo ove occorra ristabilire o mantenere l'ordine e la pace. E' forse superfluo che io ricordi che questi compiti particolari l'Esercito deve all'occorrenza assolvere in cooperazione con le altre Forze armate. Mi si può obiettare che l'ultimo compito particolare poteva essere posto a fattor comune col primo, a scopo di brevità ed anche di maggiore ordine formale. Ho voluto nominarlo per ultimo ed a sè stante per conferirgli maggiore evidenza, giacchè di solito viene dimenticato, mentre ha un'importanza notevole agli effetti della politica estera e del prestigio nazionale. Penso che alla prossima occasione (secondo l'esperienza del recente passato le occasioni, offerte da torbidi qua e là per il mondo, non dovrebbero mancare in avvenire) converrebbe all'Italia partecipare ad interventi armati con vere e proprie unità combattenti piuttosto che con ospedali da campo della Croce Rossa Italiana. La partecipazione del Piemonte alla guerra di Crimea, su iniziativa di Cavour, può insegnare qualche cosa in materia. D'altra parte l'importanza di questo compito particolare è notevole anche sotto il punto di vista della efficienza e della modernità delle forze che, in caso di bisogno, dovrebbero essere utilizzate. Circa il mantenimento dell'ordine interno, è opportuno rilevare che in tempi normali e per esigenze normali vi provvedono le forze di polizia, delle quali d'altronde buona parte è rappresentata dai Carabinieri, i quali costituiscono la prima Arma dell'Esercito. Le altre Armi, che sino ad alcuni anni or sono concorrevano molto più frequentemente ed in larga misura con le forze di polizia, intervengono solamente in casi gravi e per esigenze straordinarie e non sono così di solito distolte dalla loro essenziale forma di attività del tempo di pace, che è quella di addestramento per la guerra. Ciò rappresenta evidentemente un notevole progresso di organizzazione e di efficienza per il nostro Esercito.
CARATIERISTICA QUANTITATIVA DELL'ESERCITO; INFLUENZA DEL PROGRESSO TECNICO SULLA STRUTTURA E SUI PROCEDIMENTI DELL'ESERCITO.
Dal compito affidato all'Esercito deriva la caratteristica quantitativa dell'Esercito stesso; ossia il numero delle grandi unità e delle unità delle varie Armi e dei Servizi che devono comporlo; quante e quali di queste unità debbano essere prontamente impiegabili e quindi tenute ad un elevato livello percentuale di efficienza numerica in modo da poter essere portate in brevissimo tempo al 100% degli organici di guerj:a, oppure tenute addirittura al 100%; quali e quante possano essere tenute ad un livello più basso in modo da richiedere procedimenti di mobilitazione più lunghi e complessi per raggiungere il 100% ; quali e quante debbano essere create « ex novo i > in caso di emergenza. A questo proposito è da tener presente che oggi molti degli Stati che fanno parte dell'Alleanza atlantica prevedono due categorie di forze terrestri: la prima comprendente unità mantenute costantemente in alto grado di efficienza, le quali costituiscono l'esercito operativo vero e proprio; la seconda comprendente unità lasciate a basso livello di efficienza numerica o non esistenti in tempi normali e da costituire integralmente per mobilitazione. Le unità della seconda categoria sono di massima destinate alla difesa interna, a funzioni logistiche od a completamento, in secondo tempo, delle forze di pronto impiego. Questa distinzione, che una volta non era così netta, è stata imposta da due esigenze: quella di far fronte all'eventualità di aggressione fulminea ed inopinata da parte del nemico e quella di evitare che una improvvisa serie di offese nucleari, pregiudicando gravemente o addirittura irrimediabilmente il funzionamento del delicato congegno della mobilitazione, paralizzi completamente le forze terrestri. Se non altro una parte di queste forze, quella mantenuta ad alto livello di efficienza, sarà sempre in grado di fronteggiare qualsiasi evenienza. Circa le caratterisùche qualitative dell'Esercito, non occorrerà spendere molte parole per dimostrare che esse devono essere le più elevate possibile. Ciò non soltanto in conseguenza dell'importanza e della vastità del compito affidato all'Esercito, ma anche in relazione ai grandiosi progressi tecnici realizzati dalla seconda guerra mondiale in poi, progressi che hanno modificato sensibilmente (e sotto certi punti di vista complicato) materiati e procedimenti. Quando, riferendosi alle forze armate, si parla di nuovi ritrovati e mezzi di lotta, la mente corre subito agli ordigni nucleari ed ai missili. Ma questi rappresentano .soltanto una parte, anche se molto importante, delle innovazioni tecniche che hanno fatto sentire la loro influenza sulle modalità d'impiego, sugli organici e sulle dotazioni delle unità dell'Esercito, a vari livelli gerarchici.
Come noto, la comparsa delle cosiddette armi nucleari nel campo d'azione delle forze terrestri ha pcrtato, come conseguenza diretta, un notevole aumento dello spazio in cui sono destinate ad operare le unità che pcssono costituire obiettivo remunerativo per l'offesa atomica: dal battaglione in ogni caso e spesso dalla compagnia in su. Questo aumento di spazio si traduce in una rarefazione delle forze sul terreno e risponde al duplice scopo di sottrarre per quanto possibile le proprie unità all'offesa nucleare avversaria e di consentire, soprattutto nell'azione difensiva, l'impiego degli ordigni atomici nei vuoti appositamente lasciati entro il proprio dispositivo. Del resto le armi nucleari hanno semplicemente accentuato un fenomeno preesistente: il continuo aumento delle fronti e delle profondità, vale a dire l'aumento dello spazio in cui le unità combattono, in dipendenza dell'aumento di numero e di pctenza delle armi da fuoco. Si dice generalmente che un'altra conseguenza, indiretta, del probabile impiego delle armi nucleari nel campo tattico è l'aumentata mobilità delle forze terrestri. Questo aumento di mobilità dovrebbe permettere alle stesse forze di diradarsi rapidamente per sfuggire alle offese nucleari o quanto meno per diminuirne gli effetti, e di concentrarsi prontamente ove necessario per ragioni di manovra; dovrebbe inoltre consentire ad esse di sfruttare tempestivamente, nell'azione offensiva o controffensiva, l'effetto distruttivo dei propri ordigni atomici, che, per quanto esteso, è sempre transitorio. Su questo punto non tutte le opinioni sono concordi. V'è chi afferma che l'impiego degli ordigni nucleari, lungi dall'imprimere alle operazioni belliche aeroterrestri una caratteristica di più accentuata manovra, finirà col farle ristagnare e col ripcrtare la lotta alla sfibrante forma di guerra di posizione, già subìta e deprecata all'epoca del primo conflitto mondiale. Ciò in conseguenza delle enormi distruzioni e contaminazioni nonchè di riflessi psicologici causati in entrambi i contendenti dall'insidia della radioattività residua; tutti elementi questi che sono inibitorii del movimento. Nessuno è in grado di prevedere con buona approssimazione la forma e le modalità di svolgimento di un futuro conflitto; l'esperienza delle passate guerre dimostra, anzi, che di solito le previsioni vengono sovvertite dagli avvenimenti. Ma io penso che sia in ogni caso conveniente considerare un aumento del dinamismo operntivo e attribuire alle forze terrestri la massima capacità di movimento. L'adozio11e dei missili (sia terra - terra, sia terra - aria) ha aumentato il raggio d'azionè delle forze terrestri. I numerosi e multiformi progressi tecnici nella struttura dei materiali e nella meccanica ha consentito e più ancora consentirà perfezionamenti notevoli nelle armi e nei materiali bellici di ogni genere. Ma il settore in cui sono stati compiuti negli ultimi anni progressi mirabolanti ed in cui la rapidità dell'evoluzione non accenna a dimimùre è quello dell'elettronica, con la conseguenza di progressi altrettanto importanti nelJ'ambito delle For-
ze armate, soprattutto in fatto di trasmissioni. I moderni materiali di trasmissione, permettendo di organizzare collegamenti molteplici e relativamente sicuri a distanze molto più ampie che in passato, risolvono uno dei problemi più ardui che si era presentato in conseguenza dell'aumento notevole dello spazio assegnato alle unità terrestri per la loro funzione operativa. Potrei aggiungere, rimanendo nel settore dell'elettronica, un cenno sui materiali radaristici, la cui acquisizione consente cli scoprire, individuare e prendere sotto il fuoco obiettivi fuggevoli. ESERCITO
DI
QUALITl :
LA
CARATTERISTICA
QUALITATIVA
NEI
RIGUARDI
DEL
PERSONALE.
II continuo estendersi della tecnica nell'organizzazione delle Forze armate e nelle varie forme della loro attività e l'aumento degli spazi di manovra hanno trasformato in modo radicale il concetto che fino alla seconda guerra mondiale si aveva generalmente delle forze terrestri, intese come esercito cli massa. Gli eserciti cli massa, che sotto il punto cli vista delle dimensioni raggiunsero l'acme durante il primo conflitto mondiale facendo sentire il loro peso brutale, saturando le fronti e contribuendo a rendere difficilissimo, se non addirittura impossibile, lo svincolarsi dalla staticità della guerra di posizione per lanciarsi nel dinamismo della guerra manovrata, sono passati di moda. Oggi « slogan » abbastanza diffuso ma forse non abbastanza compreso in Italia nel suo profondo e completo significato e nella sua finalità è « esercito di qualità». Esercito cli qualità vuol dire esercito costituito in gran parte da tecnici e da specializzati e nella totalità da personale accuratamente e razionalmente addestrato; vuol dire altresì esercito dotato di materiali efficienti e moderni. P uò essere utile ed interessante esaminare rapidamente i riflessi di quanto ho affermato nel campo del personale. Non pochi competenti sostengono l'opportunità che le forze terrestri di prima linea, costituenti quello che ho più sopra chiamato esercito operativo, debbano essere composte interamente da personale in servizio permanente o vincolato a lunghissima ferma; propugnano cioè la soluzione dell'esercito operativo « di mestiere», riservando ad un'aliquota di personale di leva e di personale anziano richiamato dal congedo il compito cli dar vita alle forze di seconda linea, destinate alla difesa interna, a funzioni logistiche e alla difesa statica cli particolari località. Si ripresenta cosl il dilemma « esercito cli leva o esercito di mestiere)). Oltre due secoli or sono l'evoluzione politico-militare portò all 'abbandono quasi generale degli eserciti di mestiere e all'adozione degli eserciti di leva. Oggi la stessa evoluzione, af&ettata da progressi tecnici di vastità e ritmo imprevisti, induce ad esaminare la convenienza di ritornare al sistema degli eserciti di mestiere, con fine molto
diverso da quello a cui questo sistema rispondeva nel lontano passato. Oggi scopo essenziale sarebbe quello di fornire agli eserciti personale altamente specializzato e perfettamente addestrato, in grado cioè di maneggiare con la massima efficacia le armi e le macchine che la tecnica moderna mette a disposizione delle Forze armate e di assicurare la perfetta applicazione dei complicati procedimenti tecnici e tattici che derivano dalla qualità dei mezzi disponibili. Dirò subito che in Italia la soluzione dell'esercito di mestiere è assolutamente sconsigliabile, e non tanto perchè sarebbe troppo costosa, quanto perchè l'esercito di leva vi svolge una insostituibile funzione educativa ed istruttiva nei riguardi dei cittadini, per la quale ha meritato l'appellativo di « scuola della Nazione )>. DeJ resto, fra i principali Stati del mondo solo la Gran Bretagna ha optato per l'esercito di mestiere; ma si tratta, per essa, del ritorno ad un sistema tradizionale. Tuttavia negli eserciti di leva deve oggi essere assai più elevata che m passato la percentuale del personale di carriera ed a lunga ferma, data la necessità di un più forte inquadramento e di un maggior numero di specialisti. Le esigenze relative a molte specializzazioni possono essere soddisfatte con personale di leva opportunamente selezionato e addestrato, ma per le specializzazioni più difficili e complesse occorre una preparazione molto lunga, a cui deve seguire, ai fini del! 'economia e dell'efficienza, una utilizzazione abbastanza Iunga del personale idoneo; il che non può essere realizzato che con personale di carriera o vincolato a lunga ferma. In un esercito moderno il personale di carriera ed a lunga ferma dovrebbe, come minimo, costituire il 30% del totale: neJla Germania occidentale, che, partita da zero, tende a crearsi un organismo militare il più possibile efficiente e moderno, la percentuale è assai più alta e si avvicina al 50%. 1n Italia siamo ancora lontani dal raggiungere il 30%: l'inquadramento è leggermente insufficiente e l'aliquota di specializzati a lunga ferma presenta gravi lacune: bisognerebbe aumentare gli organici di questi specializzati e adottare provvedimenti adeguati per attirare buoni elementi in numero sufficiente. Il criterio qualitativo dev'essere seguito anche nella scelta del personale di leva. Sono ormai lontani i tempi in cui contadini o manovali analfabeti potevano riuscire ottimi soldati. Pur prescindendo dalle numerosissime specializzazioni, per qualsiasi incarico nell'ambito dell'esercito occorre un minimo di attitudine e di cultura. Da molti anni si sente la necessità di modificare opportunamente le leggi sul reclutamento del personale di leva; e ciò allo scopo di soddisfare non soltanto esigenze di carattere sociale o familiare ma anche esigenze di carattere tecnico - militare. Per esempio i requisiti fisici potrebbero essere attenuati a vantaggio di quelli intellettivi e culturali. Oggi nell'esercito può rendere assai più un radarista od un telescriventista coi piedi piatti che un giovane robustissimo, ignorante e di mente ottusa.
57° Circa i quadri, mi limito a rilevare di sfuggita che il reclutamento tanto degli ufficiali quanto dei sottufficiali di complemento è molto soddisfacente e che, dato il gran numero di concorrenti in rapporto al fabbisogno, la volontarietà dell'assunzione del grado costituisce di per sè un requisito positivo, mentre l'obbligatorietà di accesso alla categoria degli ufficiali per gli elementi provvisti di determinati titoli non ha sempre dato in passato buoni risultati. Se toccassi l'argomento dei quadri di carriera il discorso mi porterebbe lontano e non potrei essere ottimista sull'esito del reclutamento. Mi basta accennare ad un aspetto particolare della formazione degli ufficiali in servizio permanente, che si collega al solito e inderogabile criterio qualitativo. Dopo la seconda guerra mondiale per tutte le Armi dell'Esercito la preparazione culturale degli ufficiali è stata fondata su base scientifica e tecnica. Non è ammissibile oggi che le varie Armi si distinguano, come una volta, in Armi dotte e Armi non dotte; non esistono oggi Armi tecniche e Armi non tecniche; tutte le Armi usano mezzi e procedimenti tecnici e richiedono, da parte degli ufficiali, una preparazione eminentemente tecnica . Chiudo questo breve capitolo sul personale con una considerazione di carattere generale che riprende un tema già accennato di sfuggita. Un esercito di qualità deve avere personale di ogni grado e categoria assai bene addestrato: una efficiente organizzazione addestrati va deve pertanto costituire elemento di fondamentale importanza nell'ordinamento dello stesso esercito. Tenuto presente che scuole e centri di addestramento sono insopprimibili organi formativi del personale e delle unità, ad essi vanno dedicate tutte le cure, tutti i mezzi, tutto il denaro che l'importanza della loro funzione merita. L'efficienza delle unità operative è in diretto rapporto con l'efficienza dell'organizzazione addestrativa. L'attività delle stesse unità operative in tempo di pace dev'essere quasi totalmente, se non proprio esclusivamente, rivolta a fini addestrativi e deve esplicarsi mediante l'integrale applicazione di programmi compilati in base a criteri di razionalità e di progressività. ESERCITO
DI
QUALITÀ:
LA
CARATTERISTICA
QUALITATIVA
NEI
RIGUARDI
DEI
MATERIALI.
Ho inizialmente dimostrato che le armi ed i mezzi convenzionali sono più che mai necessari ed importanti. Non vorrei davvero, in conseguenza di questa affermazione, essere tacciato di oscurantismo e di ostilità preconcetta verso le nuove armi, vale a dire verso gli ordigni nucleari e le armi destinate a lanciarli o trasportarli, compresi io queste i missili Il fatto è che le armi ed i mezzi convenzionali, in_ qualsiasi tipo di guerra, saranno certamente ed in ogni contingenza impiegati, soli o ( « quod Deus avertat »)
57 1 unitamente alle nuove armi. In relazione poi agli spazi notevolmente più grandi in cui le forze terrestri devono operare ed alle loro più spiccate caratteristiche di mobilità (per le forze terrestri mobilità equivale a meccanizzazione), si manifesta la necessità di dotare le stesse forze di materiali convenzionali aggiornati ed efficientissimi e, in particolare, di armi convenzionali moderne e molto più potenti che in passato. Qual è la situazione odierna del nostro Esercito rn fatto di armi e di materiali? Per quanto riguarda gli ordigni nucleari, poichè l'allestimento di essi, oltre ad essere costosissimo, richiede una speciale e poderosa attrezzatura industriale che per ora non esiste in Italia, le nostre Forze armate rimarranno per molti anni avvenire tributarie di più potenti forze alleate (più precisamente di quelle statunitensi); il che del resto è perfettamente logico nell'ambito di un'alleanza di ampiezza mondiale come quella atlantica. Un discorso non molto diverso potrebbe esser fatto a proposito dei missili, pur tenendo presente che per taluni tipi di missili le nostre industrie sono in condizioni di concorrere con le industrie di altri paesi europei ad una produzione integrata. Circa le armi ed i mezzi in genere convenzionali, è doveroso porre in evidenza che gli aiuti statunitensi, forniti nel quadro del Patto atlantico, furono preziosi in passato perchè valsero a ricostituire in buona parte dotazioni e scorte che, diversamente, noo sarebbero state formate cosi rapidamente e che avrebbero in ogni caso richiesto sacrifici finanziari molto onerosi. Con ciò l'Esercito italiano fu posto prontamente in grado di assolvere il suo compito a fianco degli alleati ed io campo nazionale. Era tuttavia inevitabile che la speditezza, forse eccessiva, della ricostruzione non fosse esente da inconvenienti. Fra questi ricordo la molteplicità e talvolta anche l'arcaicità dei tipi (in parte alleati, in parte nazionali) delle armi della fanteria nonchè delle artiglierie e relativi muniziona.menti, degli autoveicoli, dei materiali deJ genio e delle trasmissioni. Poichè gli anni passano velocemente, è accaduto che di tutte queste armi e di tutti questi materiali una certa aliquota ha raggiunto il limite massimo di usura (non trovando sempre immediata sostituzione) o vi si è avvicinata sensibilmente ed un'altra aliquota si trova ad essere decisamente superata, come tipo e come rendimento, in conseguenza dell'incessante progresso tecnico. Si dice che gli aeroplani invecchiano molto presto e che l'Aeronautica vede le sue linee di volo irrimediabilm.ente superate dai tempi e dalle esigenze in otto o dieci anni. Ciò è vero. Ma è altrettanto vero che un analogo fenomeno si verifica nell'Esercito per le sue armi e per i suoi materiali: la sola differenza consiste in una lunghezza di vita di qualche anno maggiore nella generalità dei casi. Non bisogna perdere tempo. In merito l'amara esperienza del passato dovrebbe essere di insegnamento e di guida. Non si
57 2 dovrebbe, ad esempio, dimenticare che fra la prima e la seconda guerra mondiale non si riuscì a sostituire i materiali d'artiglieria con altri più moderni, dimodochè l'Esercito italiano affrontò la seconda guerra mondiale con le stesse artiglierie con cui aveva terminato la prima. Ciò pose spesso le nostre unità in condizioni di notevole inferiorità di fronte a quelle nemiche. Riconosco che mantenersi al passo coi tempi nel campo delle armi e dei materiali è dispendioso e costa fatica, ma è necessario se si vuole garantire l'efficienza dell'Esercito e se si vogliono trarre le logiche conseguenze dalla dimostrata ed incontestabile affermazione che nell'èra delle armi nucleari e dei missili le armi ed i mezzi convenzionali sono più che mai indispensabili ed importanti. Riconosco pure che in questi ultimi tempi con l'obice da montagna e paracadutabile da 105 / 14 e col mototriciclo 3 x 3 (cosiddetto mulo meccanico) il nostro Esercito ha adottato e presentato con successo in ambito NATO due esemplari modernissimi di artiglierie e di autoveicoli. Ma è troppo poco. Una rapidissima corsa fra le armi ed i materiali di cui le nostre forze terrestri dispongono con un accenno di sfuggita alle esigenze non sarà inutile e potrà anche riuscire interessante. Il nostro Esercito (ed in particolare la nostra fanteria) ha un campionario troppo assortito e vetusto di armi. Occorrerebbero: un fucile semiautomatico, molto leggero e con possibilità di fuoco a raffica e per colpo singolo; un fucile mitragliatore moderno e leggero, che con l'aggiunta di un treppiede funzionasse anche da mitragliatrice; un mortaio più maneggevole, leggero e preciso di quelli attualmente in dotazione, con bombe ordinarie e bombe a razzo. La possibilità di usare oggi eccellenti leghe metalliche leggere e materie plastiche robustissime dovrebbe facilitare l'allestimento di armi del genere, e le nostre industrie sarebbero certamente in grado di soddisfare in materia le esigenze nazionali e quelle di altri eserciti della NATO. Quasi tutte le artiglierie hanno ormai gittate troppo scarse in conseguenza degli aumentati spazi di combattimento : occorre sostituirle o, quanto meno ed in via transitoria, modificarle. E non nomino , in particolare, le armi contraeree e controcarri. Si tende, in Europa, ad un tipo di carro armato meno pesante e più potentemente armato di quelli attualmente in dotazione: l'Italia non dovrebbe rimanere estranea al processo di evoluzione e di costruzione. La motorizzazione, e più particolarmente la meccanizzazione, vanno estendendosi sempre più: nella quasi totalità l'Esercito operativo si avvia ad essere meccanizzato. Donde la necessità di gran numero di autoveicoli cingolati e blindati in varie versioni e di automezzi moderni di ogni specie. L'Arma del Genio, allo scopo di soddisfare, nella sfera delle sue molteplici competenze, le esigenze del moderno campo di battaglia, dovrebbe disporre di macchine modernissime per lavori stradali e riattamenti (apripista, scavatrici), per scavare trincee e fori, per produrre energia, per collo-
573 care mine; di materiali moderni da ponte (di vario tipo), per spedito attraversamento in superficie di corsi d'acqua, per costruzioni rapide di edifici di vario genere, per apertura sollecita di varchi in campi minati, per ricerche ed impianti idrici: non nomino gli esplosivi e chiudo il capoverso con un eloquente « eccetera ». L'Arma delle Trasmissioni, in relazione al moltiplicarsi ed all'ingigantirsi delle esigenze nel campo tattico ed in quello logistico ed all'incessante progresso tecnico nel settore dell'elettronica, dovrebbe periodicamente arricchire e modernizzare le proprie dotazioni di materiali nelle varie branche (radio, telefoni, telescriventi, ponti radio) di attività. L'Aviazione dell'Esercito avrebbe bisogno di aeroplani più moderni e potenti nonchè di elicotteri più numerosi e, in parte, più moderni e di maggior portata. Prescindendo per il momento dalla possibilità e dall'opportunità politica di assicurare la disponibilità di armi e materiali moderni e dall'onere finanziario relativo, ripeto quanto ho avuto occasione di dire a proposito delle armi per la fanteria: le nostre industrie sarebbero in condizioni di soddisfare egregiamente le esigenze di progettazione e di costruzione, e il denaro dedicato a questo fine non sarebbe speso invano perchè, oltre a potenziare l'Esercito sino al desiderato grado di efficienza, venendo immesso nei canali della produzione, creerebbe lavoro e quindi benessere nel Paese.
EVOLUZIONE
DEI
PROCEDIMENTI
TATTICI ,
DELL' ORGANIZZAZIONE LOGISTICA E
DELLA COSTITUZIONE ORGANI CA.
Se ora, dopo averne io precedenza dato un accenno generico, volessi trattare in modo piuttosto analitico le modificazioni derivate nei procedimenti tattici, nell'organizzazione logistica e nella stessa costituzione organica delle unità combattenti (soprattutto di quelle di prima linea) dall'introduzione delle nuove armi nel campo tattico e dalla incessante evoluzione tecnica, mi dilungherei molto probabilmente su argomenti già noti e che fanno ormai parte della dottrina corrente ed hanno già assunto una veste regolamentare o quasi regolamentare. Ritengo preferibile mettere sinteticamente in evidenza taluni punti che integrano quanto ho già esposto in materia e che sono di particolare interesse. Caratteristica essenziale dei procedimenti tattici adottati recentemente dal nostro Esercito è quella della « bivalenza )> : tali procedimenti sono cioè validi sia nel caso in cui le armi e gli ordigni nucleari vengano impiegati assieme alle armi convenzionali sia nel caso in cui si usino esclusivamente, come in passato, le armi convenzionali. Ovviamente non si poteva pensare di tenere due eserciti o due distinte aliquote di esercito: una addestrata e dotata per una tattica nucleare e l'altra per una tattica convenzionale. Nè
574 si poteva ammettere di avere un solo esercito preparato per applicare, secondo le circostanze, due differenti tipi di dottrina tattica. Lo Stato Maggiore del nostro Esercito può a buon diritto rivendicare la priorità nella adozione del concetto di bivalenza, che è stato in seguito pienamente accolto dagli altri eserciti alleati, compresi i più ricchi di mezzi e di denaro. Evidentemente l'applicazione del criterio di bivalenza ha richiesto qualche compromesso; talchè alcune modalità d'azione possono apparire non pienamente idonee a raggiungere il massimo grado di efficacia desiderabile sia nell'un caso (impiego promiscuo di armi nucleari e di armi convenzionali) sia nell'altro (impiego esclusivo di armi convenzionali). Mi riferisco, ad esempio, ai robusti capisaldi o perni di manovra previsti per l'organizzazione difensiva che, secondo talune facili critiche, sarebbero troppo vul nerabili all'offesa nucleare e dovrebbero in conseguenza essere sostituiti da elementi lineari scaglionati in profondità. Ma questi, come la storia e l'esperienza dimostrano, sono assai deboli e vulnerabili rispetto alle offese convenzionali, che certamente spazzeranno il campo di battaglia in concomitanza con quelle nucleari o, più probabilmente secondo le odierne previsioni, senza di quelle e, quindi, in esclusiva. Ecco la necessità del compromesso! Lo straordinario aumento di potenza del fuoco, causato dal probabile apporto dell'esplosivo nucleare, non solo ha provocato, come ho già posto in luce, un notevole incremento delle fronti e delle profondità (vale a dire degli spazi di manovra e dei campi di battaglia) ed una accentuazione della mobilità delle forze, ma ha prodotto altri frutti meritevoli di citazione, anche se meno vistosi. L'importanza della fortificazione, sia campale sia permanente o sernipermanente, è stata accresciuta dalla esigenza di cercare protezione contro gli effetti, diretti e indiretti, delle esplosioni nucleari. L'elemento « manovra >) è stato valorizzato dal sensibile aumento delle profondità e degli intervalli; donde un sensibile incremento dell'entità e dell'importanza d'azione delle riserve; nell'azione difensiva perfino quell'elemento che in passato aveva il carattere della incrollabile resistenza in posto, il caposaldo, ha acquistato un aspetto manovriero e tende a trasformarsi in perno di manovra. Si è sentita la necessità di aggiungere, in corrispondenza di vari livelli gerarchici, Comandi di riserva o di sostituzione ai normali Comandi di unità, per l'eventualità (molto probabile in caso di impiego di ordigni atomici) che questi siano coinvolti in massicce azioni distruttive: la disponibilità di moderni mezzi di trasmissione può consentire il soddisfacimento delle esigenze che, in fatto di collegamenti, derivano dalla duplicazione degli organi di comando. L'organizzazione logistica dall'Armata in giù, anzichè distinta per servizio come era generalmente una volta, dev'essere basata su di un sistema di centri logistici misti, in modo da evitare che la distruzione di un centro ponga in crisi totale un intero servizio.
575 La cooperazione fra unità delle varie Armi è scesa a livello gerarchico più basso e, di conseguenza, la costituzione e l'impiego di raggruppamenti e di gruppi tattici sono diventati normali. Ne deriva che l'importanza delle funzioni devolute agli ufficiali superiori dei vari gradi (e talvolta persino ai capitani) è cresciuta in misura molto sensibile. Si è manifestata in genere la tendenza ad alleggerire la più piccola delle grandi unità: la Divisione. In questo campo le soluzioni sono state diverse. Gli eserciti tedesco (della Germania occidentale), inglese e francese l1anno finito col decidere la costituzione stabile di una grande unità più piccola della Divisione: la Brigata, formata da aliquote delle varie Armi e dei Servizi. Più Brigate, con l'aggiunta di aliquote suppletive di talune Armi e dei Servizi, formano una Divisione. L'Esercito italiano e quello statunitense hanno invece conservato una Divisione più simile a quella preesistente, la quale può sempre articolarsi in raggruppamenti tattici (che stanno allo stesso livello gerarchico delle Brigate) mediante opportuno decentramento di aliquote di Armi e dei Servizi. Beninteso, Brigate e raggruppamenti possono a loro volta articolarsi in gruppi tattici. La soluzione italiana è più conservatrice di quella statunitense perchè ha mantenuto il « reggimento » come unità tradizionale monoarma, mentre quella statunitense 1'ha soppresso. Ogni tipo di soluzione presenta vantaggi e svantaggi e risponde al particolare temperamento ed anche alla maggiore o minore ricchezza del1'esercito che l'ha adottata. Ai fini dell'impiego, purchè le armi ed i mezzi siano in quantità e qualità adeguate e l'addestramento a livello soddisfacente, una soluzione può valere l'altra. Un certo interesse presenta tuttavia il modo con cui è stato risolto il problema organico a cui ora accenno. Tutti i principali eserciti alleati (lo statunitense ed il britannico che hanno la disponibilità diretta degli ordigni atomici, il francese ed il tedesco, che, come l'inglese, hanno scelto soluzioni ordinative molto avanzate) prevedono mezzi di lancio di ordigni nucleari in dotazione organica alla Divisione e facenti parte delle artiglierie divisionali. Nell'Esercito italiano irrvece le armi nucleari wno a sè stanti e, per l'eventuale assegnazione e per l'impiego, rientrano nella sfera di competenza di Comandi molto più elevati. Sino a qualche tempo fa la soluzione italiana poteva essere giustificata con una disponibilità relativamente scarsa di armi nucleari e col fatto che le decisioni circa l'impiego di esse risalgono a livello più elevato di quello divisionale. Oggi, mentre l'eventualità di guerre combattute esclusivamente con armi convenzionali sta affacciandosi come la più probabile e venendo di moda, la soluzione italiana può apparire come perfettamente razionale. CONCLUSIONE.
Volendo ora trarre una sintesi conclusiva da quanto ho sin qui esposto, posso dire che un esercito moderno di un Paese che non si identifichi con
3. - R.
una Potenza nucleare ma che sia di media importanza dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: il più possibile meccanizzato; largamente dotato di moderne armi com·enzionali, di carri, di veicoli da trasporto cingolati e blindati, di material i tecnici e delle trasmissioni, di buoni aeroplani da osservazione ed elicotteri medi e leggeri; provvisto di adeguato supporto logistico; ben coadiuvato da efficienti e sufficienti aliquote di aviazione di appoggio tattico e da trasporto; costituito da personale molto bene addestrato, molto bene inquadrato e comprendente almeno ìJ 30·~ di elementi di carriera o vinco1ati a lunga ferma. Tutte queste caratteristiche si traducono io altrettante esigenze. Ma una esigenza è a fattor comune ed occorre soddisfarla per realizzare le caratteristiche nominate: una sufficiente disponibilità finanziaria. Purtroppo la cronica insufficienza del bilancio è stata in tutti i tempi una prerogativa delle Amministrazioni militari in Italia, ma l'esperienza, basata su dati ormai consegnati alla storia, insegna che maJe intese economie effettuate per lunghi anni sui bilanci militari si scontano amaramente nel momento del pericolo con gravissime perdite, anche di denaro, e che gli stanziamenti affrettati degli ultimi istanti non possono compensare le passate omissioni e si risolvono per la maggior parte in vano dispendio. T uttavia non sarebbe equo e nemmeno pienamente redditizio apportare congrui aumenti ai bilanci se non si realizzassero nel contempo tutte le possibili economie nell'organizzazione e nel funzionamento degli enti militari. Qui non intendo indugiarmi su tasti che esuJano dall'argomento prefissomi e che non interessano soltanto l'Esercito ma anche le altre Forze armate ed il complesso dell'Amministrazione della Difesa. Mi limito a rilevare che sul bilancio de.Ila D ifesa gravano taluni oneri assolutamente estranei al potenziamento ed alla vita delle Forze armate e che sa,·ebbe opportuno sopprimerli se possibile oppure trasferirli in sede più adatta; che l'Amministr azione della Difesa potrebbe assumere una struttura più snella, più funzionale e più moderna potando alcune ramificazioni non strettamente indispensabili, eliminando alcuni doppioni, semplificando tramiti e procedure burocratiche e amministrative, fondendo od unificando alcune forme di attività (e relativi organismi) comuni alle tre Forze armate; che nell'organizzazione logistica territoriale del l'Esercito, nonostante i ridimensionamenti sinora effettuati, è ancora possibile sopprimere stabilimenti e magazzini vari. Non è certo il caso di nascondersi le difficoltà di carattere tecnico, amministrativo, sociale e politico che ostacolano quest'opera di rinnovamento, vorrei anzi dire di ringiovanimento; ma le difficoltà esistono per essere su perate. Con ogni probabilità l'economia complessiva che si ricaverebbe da questa opera sarebbe notevolmente inferiore a quanto potrebbe a prima vista apparire; ma anche se consistesse in un solo miliardo, sarebbe doveroso conseguirla per non lasciare ombra di dubbio sulla necessità e sulla liceità degli aumenti di bilancio, tanto più che l'economia coinciderebbe con un incre-
577 mento d i efficienza. Deleterie invece sarebbero q uelle economie che, incidendo per esempio su ll'organizzazione e sull'attività addestrativa, si traducessero in diminuzione di efficienza. Per quanto riguarda il personale, è indubbio che trattamenti economlCl più elevati agevolerebbero un redutamento quantitativamente e qualitativamente adeguato di ufficiali e sottufficiali in servizio permanente e di volontari specializzati a lunga ferma. Ma in questo settore il problema da risolvere non è esclusivamente economico; è altresi spirituale. Bisognerebbe che le questioni nùlìtari trovassero un interessamento più ,•asto e caJoroso nel1'opinione pubblica e neUe sfere dirigenti. Il popolo italiano oon è mai stato militarista, ma tacciarlo di cc amilitare » sarebbe fargli un gra,·e torto. Tra l'altro, in occasioni innumerevoli, anche nella seconda guerra mondiale, gli italiani hanno dimostrato di saper essere eccellenti soldati. Ritengo che non dovrebbe essere troppo difficile aggiungere il problema militare alle altre grosse questioni, come quelle della scuola, dell'agricoltura, della magistratura, che vengono agitate pubblicamente ed avviate a soluzione. A congrue sollecitazioni risponderebbe un diffuso interessamento. E se il personale militare dì carriera sentisse di vivere e lavorare in un·atmosfera di stima, di comprensione e di affetto, se beneficiasse di talune soddisfazioni morali che gli dimostrassero di essere ,·eramente e costantemente considerato fra i più degni e meritevoli servitori della Nazione, il suo tono morale salirebbe a quote più elevate; il che, senza d ubbio, si ripercuoterebbe favorevolmen te sui reclutamenti rendendone più brillanti i risultati. A questo punto non vorrei essere incolpato cli incorreggibile pessimismo. Sta bene rilevare i diletti ma è giusto non passare sotto silenzio quanto di buono è stato fatto sinora. Riconosco perciò che la ricostruzione dell'Esercito dopo la seconda guerra mondiale, come q uella delle altre Forze armate e come del resto quella di altri organismi e forme di attività civili, è stata così rapida ed efficace da sembrare miracolosa. Ma non bisogna arrestarsi: l'opera di perfezionamento dev'essere incessantemente continuata, affinchè l'aumento di efficienza delle Forze armate valga non solo a rendere sempre più sicura la difesa esterna e salda la struttura interna dello Stato, ma altresì a dare maggior prestigio alla nostra Patria in seno all'Alleanza atlantica e negli organi di cooperazione europea e mondiale.