ARTE IN ASSETTO DI GUERRA

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II. INTORNO AL 1940: ITALIA IN GUERRA

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cessario adattarli alla nuova funzione: gli infissi erano in cattivo stato, mancanti di vetri e ferramenta, un locale serviva come asciugatoio per la lavanderia, le porte erano troppo strette per il passaggio delle casse contenenti le opere ed era quindi stato necessario ingrandirle13. Tarchiani, previdente, aveva lasciato alla Certosa una lettera in cui si dichiarava che l’ambiente apparteneva al Ministero dell’Educazione Nazionale e si indicava lo scopo per cui i locali erano stati restaurati, riuscendo ad evitare che venissero requisiti da due ufficiali che volevano utilizzarli, fino allo scoppio della guerra, come deposito quadrupedi. Ma, scriveva Tarchiani al Ministero, «se quei locali fossero adibiti anche provvisoriamente – il che può esser promesso, ma non mantenuto – per ricovero dei quadrupedi, si ridurrebbero in tale stato da richiedere costosi e lunghi lavori di restauro e di pulizia; sì che al momento necessario, non sarebbero per noi immediatamente adoperabili. Si aggiunga che l’uso, a scopi di guerra, di un edificio destinato a sicuro rifugio di opere d’arte, potrebbe creare seri inconvenienti»14. La guerra si stava avvicinando.

4. Monumenti blindati La nuova Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie per le provincie di Pisa, Apuania, Livorno e Lucca occupava un piano di Casa Mazzini, dove aveva sede l’omonimo museo. Accanto a Nello Tarchiani lavoravano Riccardo Pacini, architetto mobilitabile, Oreste Zocchi, primo disegnatore con funzioni di architetto, l’archivista Lotti con funzioni di segretario economo, il custode di ruolo Mariano Frediani, la segretaria Naldini e Vianello, dattilografo mobilitabile. Data la piccolezza dei locali e la scarsità del personale non era stato possibile istituire delle squadre di primo intervento. Il 1940 si aprì con l’invio al Ministero, l’11 gennaio, dei due elenchi delle opere da tutelare e l’aggiornamento dei preventivi del 1935, ormai superati, che sarebbero stati approvati in marzo dal Ministero con la riserva di apportarvi, in sede di attuazione, le modifiche più opportune. Era prevista la protezione sul posto della Fontana con Putti del Vaccà; nel Duomo della porta di San Ranieri e di quelle della facciata, del pulpito di Giovanni, dell’altare del Sacramento e dell’urna di San Ranieri, dell’altar maggiore e della tomba di Arrigo VII; nel Battistero della porta ad oriente, del pulpito di Nicola, del fonte battesimale di Bigarelli e dell’altare; nel Camposanto degli affreschi meglio conservati; nel


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