ARTE IN ASSETTO DI GUERRA

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ARTE IN ASSETTO DI GUERRA

E venne il 25 luglio, la notte del Gran Consiglio. Cominciarono così «i quarantacinque giorni forse più mortificanti della storia d’Italia, ma […] furono quarantacinque giorni senza onore anche per i Governi e per i Comandi Militari della Gran Bretagna e degli Stati Uniti: o inglesi e americani non capirono assolutamente nulla di ciò che accadde in casa nostra, […] o erano ormai talmente assuefatti a fare la terra bruciata che non desistevano dal principio neppure se poteva essere controproducente per loro stessi»12. Gli Alleati si accinsero a colpire con crescente violenza le città italiane, come mai avevano fatto.

3. Damnatio memoriae Mussolini venne destituito, al suo posto fu nominato Capo del Governo il maresciallo Pietro Badoglio, che lesse il proclama radiofonico dichiarando ufficialmente «la guerra continua». Il 28 luglio gli addetti alla protezione del Camposanto (Di Ciolo, Guidi e i dipendenti dell’impresa Chini) prepararono l’occorrente per effettuare la prova di carico del terreno. Il 30 sospesero il lavoro per provvedere a cancellare dalla piazza i simboli del Fascismo: le iscrizioni della Lupa, i fasci littori dalla facciata del Palazzo dell’Opera e dalle tombe di Puntoni e Pacinotti, sepolti nel Camposanto Monumentale. Agli inizi di agosto, con deliberazione prefettizia, i lavori per la protezione antiaerea degli affreschi del Camposanto vennero eseguiti, sotto la sorveglianza di Farnesi, soltanto dagli operai della ditta Chini che, effettuata la prova di carico, si videro costretti a puntellare altre zone degli scavi. Il 19 agosto la Primaziale aveva raccomandato alla Soprintendenza l’immediato trasporto in luogo sicuro del Tesoro dell’Opera, composto da «vasellame, calici, oggetti per il culto, piviali, pianete, camici, pergamene e quadri di inestimabile valore artistico e religioso, oltreché intrinseco»13, richiamando l’attenzione sull’opportunità di distribuire il Tesoro in varie località delle colline pisane, come la Pieve di S. Luce, che avrebbero offerto una «sicura garanzia di conservazione» essendo «lontane da pericoli per fatto bellico». Il 25 e 26 agosto l’ispettore ministeriale Gugliemo De Angelis d’Ossat si recò a Pisa per esaminare sul posto i criteri da adottare per ridurre le spese della protezione e della rimozione delle opere d’arte ancora presenti in città14. D’accordo con Sanpaolesi e con il commissario prefettizio dell’Opera, De Angelis d’Ossat aveva effettuato una revisione


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