III. 1943: CITTÀ IN FIAMME
61
alle opere non ancora poste in salvo, e al responsabile dell’imballaggio degli oggetti della chiesa di S. Stefano dei Cavalieri. Il 13 ottobre il Ministero autorizzerà la messa in atto del programma di protezione antiaerea previsto dall’ispettore De Angelis d’Ossat. Al termine di ogni lotto di lavori, il soprintendente avrebbe dovuto informarne il Ministero, che avrebbe così provveduto ad assegnare i relativi fondi30. La situazione dei depositi delle opere d’arte, già messi in pericolo dall’avanzare degli Alleati verso nord, era definitivamente precipitata con la dichiarazione dell’armistizio. Era ormai necessario impedire che le truppe tedesche occupassero o sgomberassero i rifugi. Ma erano giunte a buon fine le trattative di Marino Lazzari con la Santa Sede, iniziate prima dell’armistizio, per ricoverare le opere più importanti in Vaticano, utilizzando Firenze come primo luogo di raccolta per le opere del nord Italia. Pietro Toesca collaborò nella compilazione degli elenchi delle opere della Toscana e del nord Italia che dovevano essere portate a Roma con precedenza assoluta. Per Pisa, Toesca indicava il polittico di Simone Martini della chiesa di S. Caterina e il San Paolo di Masaccio. Ma con la nascita della Repubblica Sociale Italiana era stato nominato direttore generale Carlo Anti che, per ragioni politiche, si opponeva al trasporto delle opere a Roma. Sanpaolesi continuò quindi la concentrazione degli oggetti su Firenze, nella speranza che venisse dichiarata “città aperta”.
7. Natale di guerra Dal 1° novembre la Soprintendenza, rimasta senza sede, si era trasferita parzialmente alla Certosa di Calci, da dove due impiegati ogni giorno si recavano a Pisa per controllare la situazione. Le incursioni di agosto, settembre e ottobre avevano interrotto lo sgombero delle opere dai musei, che venne ripreso freneticamente in novembre, con la conclusione del trasporto degli oggetti del Museo civico e l’inizio della rimozione di quelli del Museo dell’Opera. Il primo carico di oggetti – statue comprese –, riposti in 25 casse, sarebbe partito alla volta di Firenze il 3 dicembre, per essere rifugiato in una stanza del rondò sinistro di Palazzo Pitti. Il 7 dicembre partì per Firenze il secondo carico di opere del Museo, con 7 casse contenenti statue e il vaso etrusco, il cui imballaggio era stato rinforzato da un’armatura in fil di ferro. Due giorni dopo partirà il terzo carico, con 24 casse di oggetti in marmo del Museo, e altre 17 casse partiranno per Firenze il 13 dicembre.