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Ordinario di Archivistica Generale, Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari Università degli Studi di Roma «La Sapienza» ”

Premessa

Prof. Giovanni Paoloni

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Le pagine che seguono rappresentano il punto d’arrivo di un lungo lavoro archivistico, svolto con intelligenza e con passione, e anche con molta pazienza e impegno. Oltre a presentare la descrizione di un archivio, contengono un’analisi dei fondi archivistici ad esso complementari e collegati, ricostruendo attraverso una ricerca assai ampia il contesto archivistico e storico nel quale il fondo archivistico della Compagnia di Modica si colloca. Tale analisi aiuta anche a cogliere la potenzialità informativa delle carte, attraverso una serie di fili documentari che l’autrice, e curatrice dell’inventario, mette a disposizione degli studiosi, offrendo spunti preziosi sia in termini di lavoro storiografico, sia in termini di riflessione archivistica.

La penisola italiana e le isole che insieme ad essa formano il territorio del nostro Stato sono cosparse di città grandi e piccole, di borghi e paeselli, spesso di origini antiche o medievali. Quando se ne visita uno, per piccolo che sia, si può avere la certezza di trovare due cose: almeno una chiesa (spesso più di una) e i Carabinieri. Da più di due secoli, ormai, i Carabinieri presidiano capillarmente il territorio, nelle grandi città come nei piccoli borghi. Una storia iniziata col Regno di Sardegna e gradualmente estesa in tutto il territorio dello Stato italiano, prima Regno, poi Repubblica.

La Stazione dei Carabinieri rappresenta lo Stato, è il più prossimo punto di contatto fra lo Stato e il cittadino, anzi è ciò che segnala ai cittadini di essere parte dello Stato, e che lo Stato si occupa di loro. In che modo ciò avvenga, ovviamente, dipende dalle circostanze storiche: in uno Stato democratico (questa nostra Repubblica), il rapporto coi cittadini è diverso che in uno Stato blandamente autoritario (come il Regno post-risorgimentale) o decisamente dittatoriale (come lo Stato fascista). Anche questo è testimoniato, sul lungo periodo, dai documenti della Compagnia di Modica.

L’inventario dell’archivio della Compagnia (con le sue tre sedi), è importante perché di questa dimensione dell’attività dell’Arma, che pure è quella in cui si

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InventarIo del fondo CompagnIa CarabInIerI dI modICa e repartI dIpendentI (1923-1971)

produce la maggior quantità di archivi, restano in realtà poche testimonianze documentarie. In questo fondo archivistico, invece, l’attività è testimoniata in dettaglio, e – come evidenziato nel saggio introduttivo di Flavio Carbone – attraverso tipologie documentarie (in particolare il cosiddetto brogliaccio) che riflettono la vita quotidiana della Compagnia. Quanto la documentazione permetta di seguire la presenza dell’Arma e attraverso di essa la vita del territorio in cui opera (in determinati frangenti assai tumultuosa), lo si legge in modo circostanziato e appassionante nell’introduzione di Maria Letizia Annaloro. La quale svolge anche un’attenta analisi formale delle tipologie documentarie presenti, di cui esplora realtà, presupposti e potenzialità.

Chi scrive ha iniziato la propria attività scientifica e professionale lavorando – presso l’Archivio centrale dello Stato – sul fondo Telegrammi dell’Ufficio cifra del Ministero dell’Interno. In quel complesso documentario, che attraverso migliaia di messaggi in arrivo e in partenza testimonia dal 1901 (gli anni precedenti non sono conservati) la vita quotidiana di ogni parte del Regno, sono numerosissimi ogni giorno i telegrammi provenienti dalle unità locali dell’Arma. Queste riferiscono, direttamente al Ministero dell’interno, i fatti significativi collegati ad attività criminali, a problemi di ordine pubblico, ma anche a problemi della vita civile (ad esempio difficoltà nel trovare una levatrice, questioni di salute e igiene pubblica, oppure la richiesta di far fronte a problemi di approvvigionamento). L’archivio della Compagnia di Modica testimonia dell’attività di chi quei telegrammi inviava e permette di vedere l’altro lato della medaglia.

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