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VALENTINO CODA

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VALENTINO CODA

VALENTINO CODA

come la tomba del nostro onore, la macchia di Caporetto, e le vidi finalmente, queste adorate bandiere, volare per guadi perigliosi di fiumi, per impervie scalate di monti ad una vittoria più bella di ogni speranza. E ciò che vidi ha can cellato dall'anima mia il rancore e il dolore.

Io piego dunque il ginocchio dinanzi all'eser cito d'Italia, e gli chiedo perdono se ci fu un'ora in cui ho disperato di lui, ma chiedo nel tempo stesso la malleveria di tutti quelli a cui toccò di vivere la lugubre odissea rievocata in queste pagine, perchè dicano quanto fosse difficile, al lora, non disperare.

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bazie ale L'Isonzo, il Torre, il Tagliamento, il Piave; dove ti fermerai dunque, o Cadorna? qual sotto il cranio tuo quadrato e grave strategico portento omai s'inforna?

Alto pensier, che alberghi sotto chiave, a l'orgoglio latin ruppe le corna: fuggiam , lasciando ai lurchi itale schiave, nè speme a le pollute armi raggiorna.

Tu'il gran genio squaderni in su l'Atlante: maestro e donno del ritroso andare, incedi, Achille, a passi di gigante.

Segui, rincula: e un dì la patria grata il ben mertato lauro militare ti mostri appeso ne la ritirata.

Giorno più nero, poi che l'umil vallo tracciò col brando il fondator di Roma, non surse ancor: mai con più dura soma purgasti, Italia, obrobrioso fallo.

Abbevera ne' tuoi fiumi il cavallo il tedesco ladron che sua ti noma , le man cruente avvolgeti a la chioma... Tu gemi aita al prode Anglo ed al Gallo.

Palleggiando le colpe, i mimi tuoi ne l'onta impinguan la dorata pancia: essi i Camilli, i traditor siam noi.

Forbisci i carri ora al trionfo, aggancia le palme ai fervid'assi, e cento buoi traggan l'italiano Asino in Francia.

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