DALLA GUERRA ALLA PACE

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1. Campi di conflitto. Politiche della smobilitazione e della normalizzazione da Vittorio Veneto alla marcia su Roma

Presentando nel 1919 una raccolta di suoi articoli, l’economista nazionalista Maffeo Pantaloni osservava che l’uscita dalla guerra sarebbe stata caratterizzata dagli innumerevoli conti che ogni cittadino (e ogni categoria di cittadini) avrebbe presentato allo Stato, «in ragione di uno dei tanti effetti provocati dalla guerra»1. Era una variante prospetticamente ma non sostanzialmente diversa da quell’«inventario di speranze deluse» in cui il giornalista Mario Missiroli, da posizioni politiche assai lontane, due anni più tardi, avrebbe intravisto la caratteristica della crisi italiana, intuita come un conflitto scaturito dall’incongruenza tra le aspettative provocate dal conflitto e l’«ingratitudine», a diverso titolo, verso diversi attori e per diversi orientamenti, della classe dirigente liberale2. Si tratta solo di due tra le molte testimonianze che accreditano una visione particolarmente pervasiva del primo dopoguerra in Italia come scontro irrisolvibile tra le attese di un mutamento radicale – spesso elaborato e comunicato con accenti millenaristici – e la resistenza di una classe politica incapace di dare soddisfazione, se non alla superficie delle proprie retoriche parlamentari ed elettorali, ai desideri di un nuovo ordine che, su piani assai diversi, si andavano elaborando a partire già dalla fine della guerra3. In parte, tali attese si legavano sicuramente alla promessa (più o meno legittima) di un affrancamento da condizioni tradizionali di miseria o di emarginazione sociale, soprattutto dei ceti rurali, che avevano legato una buona parte delle proprie aspettative allo slogan della «terra ai contadini». Tuttavia, come ha fatto notare Roberto Bianchi recentemente, il complesso di ansie, speranze e pretese di ricompensa che 1. M. Pantaleoni, La fine provvisoria di un’epopea, Laterza, Bari 1919, p. 92. 2. M. Missiroli, Il fascismo e la crisi italiana, Cappelli, Bologna 1921. 3. R. Vivarelli, Storia delle origini del fascismo, vol. I, Il Mulino, Bologna 1991.


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