STATO
MA G G I OR E UFFICIO
DEL L' ES E R C I T O
STOR I CO
ODDONE TALPO
DALMAZIA UNA CRONACA PER LA STORIA (1941)
Parte 3
ROMA1995
l . Dalmai:ia
PROPRIETÀ LETTERARIA Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale senza autorizzazione © Copyright: by Stato Maggiore Esercito Ufficio Storico l'edizione • Roma 1985 Ristampa · Roma 1995
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"L'audacia diindirizzarvi il mio appello, la dà il con1egno cavalleresco e wrianitario dell'.Ese!cito italiano, che dopo la vittoria militare, ne ha conseguiio una maggiore, tratiando con cavalleresca umanità i.I nemi.c o vinto, salvando dal massacro centinaia di -migliaia di vite innocenti e rispettando la dignità umana. dei vina ti, ed ha con ciò guadagnato la stima più profonda e la riconoscenza di questi. Noi ·restiamo fedeli alla no.stra terra sventurata, ma siamo certi. che, per generazfoni dopo la guerra, tutto il popolo ricorderà la magn;nimi(à italiana". · · · · Da una let tera dell 'e.>.<:dcputato alla Skups1i11a Dobroslav J evdiv ié, ad una 'Eccelkn.za' , probabilmeme il. generale Renio Dalmazzo· Spalato, 26 sellembre 1941.
INDICE
CAPITOLO VII
L'ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA DEL GOVERNO DELLA DALMAZIA
Il riordinamento dei com~ni - Stato civile e norme sul matrimonio
Pag.
757
La creazione degli uffici
»
766
L'Ispettorato per le Opere pubbliche della Dalmazia
»
77 I
Le bonifiche
»
784
La scuola
)>
787
L'estensione delle leggi italiane e l'Avvocatura dello Stato
»
800
Note . .
»
811
.
1172
Dalmazia - Una cronaca per la sroria (aprile-dicembre 1941)
DOCUMENTI n.
1 - Lettera del Governatore della Dalmazia per l'istituzionè dei provveditor-ati agli studi di Spalato e Cattaro - Zara, 5 settembre 1941
Pag.
835
2 - Relazione del Governatore della Dalmazia sulla situazione economico-politica dei t~rritori dalmati annessi all'Italia- Zara, 28 ottobre 1941 .'
»
837
3 - Nota del Governatore della Dalmazia per affidare la prosecuzione dei lavori pubblici, interrotti dalla guerra, alle imprese croate che Ii avevano iniziati Zara, 30 ottobre 1941 .
»
848
4 - Relazione del Governatore della Dalmuia sulla situazione dei lavori pubblici in Dalmazia - Zara, 30 dicembre 1941
»
850
5 - Lettera del Governatore della Dalmazia circa la cessione della tenuta demaniale di Aurana all'Opera nazionale combattenti - Zara, 26 dicembre 1941
»
857
n .. 6 - Relazione. del Governatore della Dalmazia sulla situazione amministrativa e finanziaria dei comuni della Dalmazia annessa - Zara; I dicembre 1941
»
861
7 - Elenco del ·personale in servizio presso il Governo della Dalmazia - Zara, 1 dicembre 1941
»
867
n. · 8 - Relazione del Governatore della Dalmazia sulla organizzazione dei servizi finanziari nella Dalmazia italiana - Zara, 30 aprile 1942
»
870
vocatura dello Stato a Spalato - Zara, 30 ottobre I941
))
875
n. 10 - Stralcio dall'Ordinanza n . 148 sullo 'Stato Civile' degli articoli riguardanti il matrimonio e la sua tra.scrizione - Zara, 31 maggio 1942
))
877
n.
n.
n.
n.
n.
n. 9 - Relazione del Governatore della Dalmazia sull' A v-
CAPITOLO VIII
IL PRESIDIO DELLA TERZA ZONA E LA MANCATA OCCUPAZIONE DELL'INTERA CROAZIA
-
Gli avvenimenti in Serbia ed il presidio sino alla linea di demarcazione
Pag.
883
Indice
Il divieto di assumere i poteri civili - La Bosnia orientale
1173
Pag.
889
L'opera di pacificazione nella terza zona
))
898
Gli incontri di Zagabria - Divergenze fra Roma ed il Comando della 2 • Armata
))
905
Le conseguenze degli incontri di Zagabria_- La penetr~zione tedesca in Croazia
»
914
Il rimpasto del Governo di Zagabria - Accordi di Abbazia e colloqui italo-tedeschi a Berlino
»
921
Lo sviluppo degli accordi di Abbazia - Incontro CianoPavelié a Venezia
»
926
La proposta tedesca d'una occupazione italiai:ia della Croazia - L'amnistia d1 Zagabria
»
934
Note
»
9:45
DOCUMENTI n. 1 - Nota del gen. Vittorio Ambrosio al ministro Luca Pietromarchi per chiedere l'assunzione dei poteri civili nella zona sino alla linea di demarcazione - P.M. IO, 6 ottobre 1941 . · Pag.
975
n. 2 - Verbale delle dichiarazioni fatte da rappresentanti di ventiquattro paesi della Bosnia per chiedere l'intervento dell' Italia - Dervar, 10 ottobre 1941 .
))
978
n. 3 - Istruzione di Ciano a Raffaele Casertano circa i problemi connessi alla occupazione delle zone sino alla linea di demarcazione - Roma, 15 ottobre 1941
))
981
n. 4 - Relazione del console Vittorio Castellani, distaccato presso il Comando della 2• Armata, circa l'occupazione italiana sino alla linea di demarcazione - Zagabria, 15 ottobre 1941
))
983
n. 5 - Indirizzo rivolto al Governatore della Dalmazia dal professore Branco Zorcié a Dervar - Dervar, 18 ottobre I941
))
985
n. 6 - Nota del Commissario generale amministrativo, dott. Karcié. con cui 1::ontesta ai comandi italiani il diritto di disarmare, nei territori occupati, la popolazione croata - Sussa, 17 ottobre 1941
>>
987
1174
n.
Dalmazia - Una cronaca per la storia {aprile-dicembrè /941)
7 - Testo delle dichiaraziorù dell'ex-deputato della Skup-
stina, Dobroslav Jevdjevié e del vojvoda Ilija T rifunovié Brcanin per chiedere l'occupazione della Bosnia da parte dell' Italia - Spalato, 21 ottobre 1941 n.
8 - Nota del ministero italiano degli affari esteri sulle conversioni al cattolicesimo in Croazia - Roma, 23 ottobre 1941
Pag.
988
))
995
cui chiedono l'occupazione da parte dell'Italia dei loro paesi - Dervar, 23 ottobre 1941
»
996
n. IO - Verbale del rapporto tenuto dal gen. Ettore De Blasio, capo di S.M. della 2a Armata, ai capi di S.M. delle divisioni dipendenti in merito al disinteresse che i comandi italiani devono manifestare circa le questioni interne dello Stato croato -· P .M. 1O, 31 ottobre 1941
»
998
n. 11 - Telespresso di Mussolini al gen. Vittorio Ambrosia con il quale gli conferma gli ordini in merito al nuovo atteggiamento che i comandi italiani devono tenere nei confronti delle autorità croate - Roma, 2 novembre 1941
»
1004
n. 12 - Relazione dell'ufficio 'I' della divisione 'Sassari', sulla situazione dei serbi-ortodossi a Tenìn - Tenìn, 12 novembre 1941
»
1006
))
1009
»
1013
))
1014
))
1016
n.
9 - Memoriale dei notabili del distretto di Dervar con
n. 13 - Verbale dell'incontro Ciano-Pavelié a Venezia - Venezia, 15 dicembre 1941 n. 14 - Appunto circa le questioni che la delegazione italiana dovrà sottoporre ai rappresentanti croati nella riunione di Abbazia del 15 novembre 1'941 . n. 15 - Verbale della riunione italo-croata ad Abbazia, 16 novembre 1941 n. 16 - Relazione del console Vittorio Castellani, sul movimento comunista nelle zone presidiate dall'Italia Zagabria, 18 novembre l 1941
Indice
1175
n. 17 - Piano di massima del Comando Supremo italiano per l'occupazione totale della Croazia - Roma, 17 dicembre 1941
Pag.
1019
n. 18 - Verbale della riunione presieduta da Mussolini in previsione dell 'occupazione di t1:1tta la Croazia - Roma, 18 dicembre 1941 .
Âť
1021
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
Pag.
1027
Elenco dei volumi, dei giornali, dei diari citati nel testo
Pag.
1075
Indice delle persC'ne citate .
Pag.
1085
CAPITOLO VII
L'ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA DEL GOVERNO DELLA DALMAZIA
IL RIORDINAMENTO DEI COMUNI - STATO CIVILE E NORME SUL MATRIMONIO
Il Governo italiano, con il decreto legge d'annessione della Dalmazia, si era riservato di estendere alle nuove province «Io Statuto e le altre leggi del Regno, e a emanare le disposizioni n~cessarie per coordinarle con la legislazione ivi vigente» ( E); quindi, con il decreto sulle attribuzioni conferì al Gover.natore il potere di sottoporre «al Duce, Capo del Governo, le proposte per la graduale estensione dello Statuto e delle altre leggi del Regno al territorio della Dalmazia» C2J. Bastianini, però, prima di procedere all'estensione delle leggi, ritenne necessario affrontare la ristrutturazione degli uffici amministrativi exjugoslavi. secondo i princìpi dell'ordinamento italiano; ed iniziò dai comuni poiché, «provv,edendo ad essenziali bisogni delle organizzazioni capillari della vita amministrativa», si dava «alla popolazione civile la netta sensazione, che l' Italia è presente ed affronta senza esitazione, i primi fondamentali bisogni della vita civile» (3). La scelta fu opportuna perché la consistenza economico-patrimoniale dei comuni ed il loro funzionamento, sin dai primi riscontri, apparvero «a_ddirittura catastrofici» <4>, ed il Governatore informò la Presidenza del Consiglio dei ministri che «i comuni delle nuove province sono totalmente sforniti di uffici sanitari, di medici condotti, di levatrici, di veterinari, di medicinali da distribuire ai poveri, insomma dei fondamentali elementi, attraverso i quali il comune in · Italia esercita le sue funzioni igienico-sanitarie e di beneficenza» <5). La carenza precisava ancora Bastianini - «oltre che d_i uomini è, soprattutto, di mezzi finanziari: i comuni sono letteralmente sprovvisti di fondi» (6), ed escludeva che, con le loro entrate, potessero far fronte, anche in minima pane, ai loro compiti. Unica soluzione possibile: ottenere da Roma gli stanziamenti necessari per l'integrazione dei biland. Il Governatore, però, prima di formulare le richieste intese accertare le singole situazioni e·capire quali fossero le necessità più urgenti ed i provvedimenti più opportuni da adottare. Chiese, perciò, al ministero dell'interno l'invio in Dalmazia di alcuni funzionari particolarmente competenti; a settembre il prefetto Oscar Uccelli ed il viceprefetto Arcangelo Cirmeni dopo due mesi di lavoro, presentarono una relazione sullo stato dei comuni, che divenne il documento fondamentale per il risanamento delle amministrazioni locali <7l .
758
Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
La relazione era divisa in tre parti: la prima si riferiva all'«accertamento delle possibilità che hanno i Comuni in base ai'mezzi oggi a loro disposizione, di disimpegnare i compiti ad essi affidati dall'ordinamento exjugoslavo»; la seconda indicava gli adempimenti necessari per una «graduale estensione ai Comuni dell'ordinamento italiano, con l'attribuzione di alcuni compiti più importanti (stato civile, registro popolazione, spedalità, medicinali ai poveri)», e l'ultima parte conteneva le proposte per un «adeguamento della finanza locale alle più vaste funzioni assegnate a questo Ente» (8l. Dall'indagine risultò che, eccetto Spalato, la totalità dei comuni non era in grado di adempiere neppure ai più limitati compiti, ed i prefetti Uccelli e Cirmeni conclusero che per lo svolgimento, anche delle sole attività previste dall'ordinamento ex-jugoslavo, era necessaria un'integrazione complessiva di tredici milioni e mezzo di lire !9). Bastianini, in previsione dei rituali tagli da parte del ministero delle finanze e del tempo che sarebbe probabilmente trascorso sino all'accreditamento delle somme, presentò una richiesta di ventidue milioni, purch~ «l'assegnazione sia fatta subito, ad evitare che, continuando lo stato attuale, il fabbisogno integrativo dei Comuni aumenti in proporzione che, senza esagerare, potrebbe diventare geometrica» ooi. Il Governatore, più che per l'entità dell' importò, era preoccupato dal fatto che a quelle «situazioni deficitarie» corrispondeva «una vita amministrativa pressoché rudimentale, ridotta, cioè, al minimo indispensabile» <11>, e temeva che un'assegnazione diretta di fondi a ciascun comune, data la disorganizzazione degli uffici, potesse determinare sperperi o ritardi nell'utilizzazione delle somme. Propose, perciò, a Roma che gli stanziamenti venissero posti a disposizione del Governo della Dalmazia, che avrebbe ripartito le integrazioni «secondo un piano tecnico che, sulla base degli elementi emersi, potrebbe essere stabilito e sottoposto a me da un funzionario ispettivo particolarmente competente del Ministero dell' Interno» <12>. Ad ottobre, da parte del ministero delle finanze sarebbe stata concessa un'anticipazione di due milioni di lire 0 3l, e per «la definitiva realizzazione del piano di risanamento finanziario e di assimilazione» <14>, fu nuovamente inviato in Dalmazia il vice-prefetto Cirmeni con l'ispettore delle finanze Saverio Frosini <15>. Alcuni mesi dòpo, dal ministero dell'interno venne disposta un ' ulteriore assegnazione di cinque milioni di lire ( l6). La seconda parte della relazione Uccelli-Cirmeni - nuovi compiti eia assegnare ai comuni - prevedeva una spesa di circa trentaquattro milioni, ed il Governatore ne chiese quaranta, ripartiti in tre annualità, giustificandoli con la necessità di dare «la preferenza alla materia delle opere pubbliche igienico-sanitarie, di viabilità e di edilizia, le quali, sebbene [...] affidate,
L'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia
759
secondo l'ordinamento ex-jugoslavo, ai Comuni, sono in tale stato, non dirò di abbandono, ma addirittura di inerzia assoluta, da meritare il più attento esame e da essere quasi considerate compiti nuovi» C17>. Anche questi fondi dovevano esser accreditati al Governo della Dalmazia sia perché i comuni - ad eccezione di Spalato e di Sebenico - non disponevano di attrezzature adeguate per avviare in proprio opere pubbliche anche di limitato impegno, sia perché appariva opportuno che i lavori fossero attuati secondo «direttive generali ed uniformi, armonizzate non soltanto con i bisogni contingenti locali, ma anche col piano di sistemazione e di riorganizzazione di queste regioni, in quella visione d'assieme che solo il Governo [della Dalmazia - n.d.a.] ha e può avere» 0 8>. Il ministero delle finanze obiettò che queste spese dovevano rientrare nei 190 milioni destinati ai territori annessi alla Dalmazia per opere straordinarie. Il Governatore ricorse alla Presidenza del Consiglio dei ministri opponendo che «non è possibile - contrariamente a quanto sembra ritenere il Ministero·delle Finanze - né da un punto di vista strettamente giuridico, né da un punto di vista polìtièo, che i 190 milioni stanziati per il raggiungim~nto di un fine essenzialmente politico - opere pubbliche straordinarie urgenti statali debbano servire a modeste per quanto indispensabili - opere manutentive, comunque ordinarie, di viabilità, di igiene, di sanità dei Comuni» <19>. Ma, la tesi' di Bastianini, di accendere un nuovo capitolo di spesa, non venne accolta. Queste schermaglie, però, non impedirono che, già a luglio, con una anticipazione di quattro milioni di lire da parte del ministero dei lavori pubblici, e di altrettanti in agosto <20>, venissero iniziati i più urgenti lavori d'interesse locale. Uno dei nuovi compiti da affidare ai comuni era quello della tenuta dei registri della popolazione e, soprattutto, dello stato civile poiché in Dalmazia, in base ad una vecchia legge austro-ungarica c21 > recepita nella legislazione jugoslava, erano di competenza dei parroci. Il Governatore, dapprima, istituì il 'registro della popolazione' sia perché richiedeva minor impegno organizzativo, sia perché costituiva la premessa necessaria per la introduzione di «istituti giuridici ed economici (tessère annonarie, . carte d'identità, ecc.) di impo.rtanza fondamentale per la vita di relazione in questi momenti di emergenza, nei quali è più che mai necessario, anzi essenziale avere il più assoluto e stretto controllo della popolazione» c22>. Il registro - impiantato «secondo norme ricalcate attraverso opportuni adattamenti in relazione alle peculiarità di queste regioni e dell'ordinamento jugoslavo, su quelle che vigono nei comuni delle a1tre provincie del regno>>(23) - venne introdotto, in via di esperimento, nei comuni annessi alla provincia di Zara e, a dicembre del 1941, visti i positivi risultati, negli altri comuni della Dalmazia italiana c24>.
16-0
Dalma1.ia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Per lo stato civile, invece, occorsero tempi più lunghi; da un lato la maggiore complessità della materia, dall'altro la tenuta di questi registri significava aver preventivamente risolto il problema di assegnare ad ogni comune almeno un impiegato pratico del servizio. 11 Governatore, sin dall' estate del 1941, aveva sollecitato dal ministero dell'interno l'invio in Dalmazia di un adeguato numero di segretari comunali ma, a dicembre, ne erano arrivati soltanto una ventina per quarantasei comuni. Di fronte a queste carenze, Bastianini si rivolse direttamente alle amministrazioni dei maggiori comuni italiani e, quasi subito, giunsero «in Dalmazia ben trentanove applicati, utilizzati nei centri di Spalato, di Sebenico, di Cattaro e nei piccoli Comuni, come segretari» <25 l. Ma, in questo gruppo, sin dai primi momenti, si verificò una notevole selezione, poiché «sia per ragioni economiche, sia per incapacità ai nuovi compiti, quindici di essi sono stati fatti rientrare d'autorità o su domanda» <26l. Nondimeno, con qµelli rimasti, fu possibile far fronte alle esigenze del servizio. Dopo alcuni mesi di lavoro, il 31 maggio 1942, venne emanata l'o.rdinanza n. 148 per la 'Istituzione del servizio dello stato civile nei Comuni dei territori annessi' <21>. Questo ordinamento, che aveva vigore su tutto il territorio del Governo della Dalmazia, con esclusione dei comuni di Zara e Làgosta dove si applicava la legislazione del Regno, era una rielaborazione semplificata tielle disposizioni vigenti in Penisola, adattate alle necessità locali. P erò, nella parte relativa alla tenuta dei registri di matrimonio, vennero incluse alcune.norme che incisero sul merito dell'istituto, ed agli articoli da 38 a 50 fu prer11esso il titolo 'Del Matrimon io - Della trascrizione del matrimonio' . Questo doppio titolo era coerente con la ripartizione data alla materia, poiché l'articolo 38 racchiudeva una sintesi dei princìpi contenuti nell'articolo 5 delle ' Disposizioni per l'applicazi~ne del Concordato dell' 11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e l'Italia, nella parte relativa al matrimonio' (legge 27 maggio 1929, n. 847), e di quelli stabiliti nell'articolo 7 delle 'Disposizioni sull'esercizio dei culti ammessi nello Stato e sul matrimonio davanti ai ministri dei culti medesimi' (legge 24 giugno l 929, n. 1159). Il Governatore, al primo comma dell;articolo 38 dispose che «il matrimonio celebrato da un ministro del culto, a norma delle vigenti leggi, produce gli effetti civili, dal giorno della celebrazione, quando sia stato trascritto nei registri all' uopo tenuti dall'ufficio dello stato civile)). Con questa formulazione, le parole 'il matrimonio celebrato da un ministro del culto' senza ulteriori specificazioni, e l'inciso 'a norma delle vigenti leggi', ampliavano i termini fissati tanto nella legge concordataria («il matrimonio celebrato davanti un ministro del culto catlolico, secondo le norme del dirillo canonico») quanto nella legge per i culti ammessi («il matrimonio celebrato
L ·'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia
761
davanti ad uno dei ministri di culto indicati nel precedente articolo 3», cioè dei culti «diversi dalla religione di Stato»), e con la genericità della loro accezione, contemporaneamente, comprendevano ed escludevano parzialmente e l'una e l'altra normativa. In tal modo, mentre nel Regno il matrimonio cattolico con effetti civili era nettamente distinto da quello degli altri 'culti ammessi', Bastianini superò ogni distinzione fra religione di Stato e altre religioni o confessioni, ponendole tutte su un piano d'assoluta parità. II Governatore, il 22 dicembre 1941, riferendo a Mussolini in merito ai lavori preparatori dello stato civile, aveva posto in evidenza «la delicata questione con la registrazione agli effetti civili del matrimonio celebrato dai ministri del culto, in conformità di quanto venne stabilito nel Concordato con la Santa Sede» <28>, ma successivamente, in un discorso tenuto a Zara il 12 aprile 1942 avrebbe meglio chiarito il proprio intendimento. Senza fare alcun riferimento al matrimonio concordatario disse che, «conformemente a quanto si applica nel Regno, il matrimonio religioso contratto davanti al Ministro del culto produrrà, anche qui, effetti .civili, naturalmente dopo la regolare trascrizione da parte dagli uffici dello stato civile» <29>. In sostanza, Bastianini, sulla base della trascrizione dell'atto riconobbe la validità del matrimonio agli effetti civili, indipendentemente dal fatto che fosse stato celebrato da un ministro cattolico, o greco-ortodosso oppure israelitico, mussulmano od altro. Tuttavia, i matrimoni celebrati nella Dalmazia annessa da un ministro del culto cattolico, secondo le norme del diritto canonico, con in più l'obbligo di trascrivere l'atto nei registri <;!elio stato civile, pur contenendo elementi e formalità identici a quelli del matrimonio concordatario, non potevano essere considerati tali poiché la legge concordataria non fu Ìnai estesa ai territori del Governo della Dalmazia. Per la sua estensione sarebbe stato necessario l'assenso della Santa Sede, sempre fedele al principio che le norme d'un concordato non possono essere unilateralmente applicate su territori divenuti, successivamente, parte integrante dello Stato contraente, senza una specifica intesa fra le parti. Inoltre, il secondo comma dell'articolo 38 stabiliva che «il ministro del culto, davanti al quale è celebrato il matrimonio, deve _spiegare agli sposi gli effetti civili del matrimonio e dare agli sposi lettura degli articoli 90, 91 e 92 del codice generale vigente», cioè del codice civile ex-jugoslavo, ancora in vigore nella Dalmazia annessa, non essendo stato sostituito da quello italiano. II richiamo ai tre articoli dell'ordinamento jugoslavo avrebbe potuto ritenersi legittimato dalla disposizione del codice civile italiano (art. 115) che, ancor oggi, riconosce la validità del matrimonio contratto all'estero da un cittadino italiano, quando abbia luogo «secondo le norme ivi stabilite»;
..
762
Dalmazia· Una crona_ca per la storia {aprile-dicembre 1941)
ma, dal 18 maggio 1941, la Dalmazia rispetto al Regno non era più territorio estero anche se restavano in vigore le leggi ex-jugoslave. Sfugge il motivo per cui Bastianini - avendo i poteri per farlo - non abbia introdotto l'obbligo della lettura dei corrispondenti articoli del codice italiano, estendendolo per questa parte ai nuovi territori. Probabilmente, con la soluzione adottata cercò di non incidere troppo radicalmente sulle consuetudini della popolazione croata. Però ne conseguiva che due cittadini italiani, celebrando il loro matrimonio a Sebenico, a Spalato, a Cattaro o in altro comune .annesso, cioè sempre entro i confini del Regno d'Italia, venivano ad assumere i doveri civili in base a norme di un codice per loro straniero, pur se richiamato da un'ordinanza governatoriale. Problema delicato anche perché le ordinanze del Governatore avevano 'obbligatorietà' soltanto sul territorio della Dalmazia annessa <30>, facendo così sorgere il dubbio che il matrimonio contratto in uno di questi comuni da cittadini italiani, mal si collocasse nella sistematica dell'istituto vigente nel restante territorio del Regno. In ogni caso queste disposizioni - determinate dalla necessità politica d'introdurre nella Dalmazia annessa lo stato civile, dalla mancata estensione della legge concordataria, dalla varietà delle religioni o confessioni esistenti, dalla sopravvivenza del c9dice civile jugoslavo - assunsero caratteri innovativi di fronte alle norme matrimoniali applicate nei comuni di Zara e di Làgosta e delle altre province della Penisola. Anche l'articolo 39 conteneva alcune modificazioni rispetto alla legge vigente nel Regno. Nel primo comma recepiva le disposizioni sulla difesa della razza <31 > che vietavano il matrimonio fra un cittadino italiano ed una persona di razza non ariana, dichiarandone la nullità qualora celebrato. La norma, quindi, non riguardava i croati delle zone annesse, perché non era stata risolta la questione della loro cittadinanza. Ma per il matrimonio d'un cittadino italiano con persona di nazionalità straniera (secondo comma), il Governatore modificò la legge italiana nella parte che vietava la celebrazione ai dipendenti dalle amministrazioni civili e militari, dagli enti locali, dal parastato, dalle organizzazioni del Partito fascista e dai sindacati, mentre lo consentiva a quanti non si trovavano in rapporto d'impiego con lo Stato o con le organizzazioni del Partito a condizione, però , di ottenere il 'consenso' dal ministro per l'interno. Infatti, con il secondo comma dell' articolo 39, Bastianini dispose che «il matrimonio del cittadino italiano con persona di nazionalità straniera» era «subordinato all'autorizzazione del Nostro Governo». In tal modo, nei comuni annessi del Governatorato, qualsiasi cittadino italiano poteva contrarre matrimonio con persona straniera purché avesse ottenuto dal Governatore la 'autorizzazione', che sostituiva il 'consenso' del ministro per l'i nterno.
L'organizzazione amministra1iva del Governo della Dalmazia .
763
Su questo punto il ministero dell' interno avanzò delle riserve, ma Bastianini contrappose che il Governo della Dalmazia si trovava «nelle migliori condizioni sia per l'accertamento degli elementi di fatto in virtù de~ quali è da presumere che sudditi ex-j ugoslavi diventeranno cittadini italiani per effetto dell'annessione, sia per la valutazione, dal punto di vista etnico e politico, della convenienza o meno di autorizzare unioni fra cittadini italiani e cittadini di altra nazionalità [... ] . La Dalmazia si trova, sotto l' aspetto etnografico e politico, in una situazione particolare tutta propria[... ] alla quale devono perciò corrispondere, da parte nostra, atteggiamenti e provvedimenti speciali, per i quali sarebbe errato prendere norma da quanto si fa per altri ter ritori, se si vuole davvero rifare la italianità di queste terre>> <32>. I n relazione al risanamento delle finanze locali, terzo punto della relazione Uccelli-C irmeni, il Governatore pose allo studio «una serie di provvedimenti attraverso i quali, eliminando il troppo ed il vano di una bardatura imposizionale, che dà luogo oggi a circa cinquecento imposte indirette sul consumo, si possa dare ai Comuni un nuovo ordinamento tributario quanto più vicino a quello italiano, razionale ed efficacemente operante attraverso un ben congegnato sistema di riscossione» <33>. La materia finanziaria era molto complessa, però , con accurati studi protrattisi sino all'estate del 1942, si pervenne all'istituzione del nuovo 'Servizio di riscossione delle entrate ·comunali' <34>, ma non all'emanazione dell'ordinamento tributario, che fu superato dagli avvenimenti del 1943. Sin dalle prime analisi dei bilanci comunali era apparso che le più pesanti esposizioni derivavano dagl'interessi passivi per mutui accesi con garanzie ipotecarie su beni comunali e demaniali. Bastianini, di fron te alla necessità, «ormai resasi improrogabile, di liberare i Comuni dalla minaccia, incalzante da parte di qualche banca, di esecuzioni forzate, ~ che sarebbero riuscite esiziali per la vita amministrativa degli Enti» (35.l, prese una drastica decisione. Con ordinanza dispose che «nei territori annessi delle P rovincie di Zara, Spalato e Cattaro, le iscrizioni ipotecarie intavolate sui beni dello Stato o dei Comuni, destinati attualmente ad uso pubblico o comunque di pubblico generale interesse, sono dichiarate prive di ogni effetto giuridico», e che «le iscrizioni ipotecarie gravanti sugli altri beni appartenenti agli Enti stessi, cessano di aver valore» <36>. Queste disposizioni - come precisò il Governatore - avevano lo scopo <<oltre che di sollevare i Comuni da una esosa quanto perfettamente inutile garanzia, di adeguare la legislazione vigente a ·quella del Regno, che sancisce il principio della inalienabilità e della indisponibilità dei beni demaniali [... ). È evidente la importanza pratica di questa disposizione
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che, senza eliminare il debito, distrugge una garanzia che, o era puramente apparente, o in questo periodo di ricostruzione poteva inceppare l'attività dei comuni» <37) _ In una lettera al ministero degli affari esteri, mentre assicurava che il contenuto di questa ordinanza non poteva pregiudicare le conversazioni in corso a livello di Governo con la Germania e. gli altri Stati interessati alla sistemazione dei problemi economico-amministrativi del cessato Regno di Jugoslavia, Bastianini fece notare che, «quel che primieramente interessa i creditori è la potenzialità economico-finanziaria dei Comuni debitori, potenzialità che non solo è in corso di accrescimento, per effetto di importantissimi finanziamenti già stanziati o in parte erogati [... ] ma vieppiù è da prevedere debba andare aumentando, e per il risveglio e il potenziamento delle forze vive della Regione, e per il riordinamento della Finanza Locale, che forma oggetto di vigili cure da parte di questo Governo e dei Prefetti» (38). Con questa ardita operazione e con i più attenti controlli sulle gestioni comunali effettuati dagli ispettori Cirmeni e F rosini, quindi dal dottor Emilio Bruschelli, l'integrazione, a copertura del disavanzo complessivo per l'anno 1942 di tutti i comuni annessi, venne definitivamente accertata nell'ammontare di poco più di otto milioni di lire <39>. A questa riduzione del passivo concorse anche l'assunzione, da parte del ministero dell'educazione nazionale (oggi pubblica istruzione - n.d.a.), di alcuni oneri che facevano carico ai comuni - fitti, manutenzione locali, arredamento, salari ai bidelli - per le scuole elementari e medie. Invece, alle amministrazioni comunali vennero imputate le spese per il pagamento degli stipendi e delle indennità ai segretari comunali ed agli applicati giunti dalla Penisola nonché quelle per l'assistenza ai figli illegittimi e per il funzionamento dei laboratori d'igiene <40>. Dopo i provvedimenti di primo intervento, ai fini del risanamento economico-finanziario era necessario esercitare un controllo sistematico e continuativo sulle singole amministrazioni in base ad una chiara normativa che, rendendo personalmente responsabili gli amministratori, ne stimolasse le iniziative, ed il Governatore con una ordinanza regolò sia il 'Controllo sugli enti ausiliari dello Stato e sugli enti pubblici di assistenza e beneficenza' sia la 'Istituzione della Giunta Provinciale Amministrativa in sede di tutela' <41 >. Si trattò di un'ordinanza notevolmente complessa che, con modifiche ed adattamenti, ricalcava per molta·parte le disposizioni vigenti nel Regno, adeguandole alla situazione locale. Cosi, nei territori annessi, «il controllo sulla legittimità e sulla convenienza degli atti degli Enti ausiliari dello Stato e degli Enti pubblici di assistenza e beneficenza» <42>, venne esercitato dal Governatore della.Dalmazia, dai prefetti, e dalle giunte amministrative
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che furono istituite presso le prefetture di Spalato e di Cattaro. Quella già esistente a Zara estese i poteri sui territori aggregati alla originaria provincia. Mentre le attribuzioni delle giunte provinciali e dei prefetti, per gran parte erano simili a quelle previste dalla legislazione del Regno, venne esclusa la competenza della 'Commissione centrale per la finanza locale' che aveva sede a Roma presso il ministero dell'interno, e le sue funzioni furono assunte dal Governatore. Spettava, quindi, a Bastianini approvare i bilanci dei comuni che non avessero raggiunto il pareggio, le variazioni in corso d'esercizio, autorizzare l'accensione di mutui da parte di enti con bilancio deficitario. Inoltre, tenendo conto della situazione locale, il Governatore si riservò l'approvazione dei bilanci preventivi dei comuni di Spalato e di Cattaro, e delle loro delibere per impegni ultraquinquennali o con carattere di spesa continua. Contro i provvedimenti della giunta provinciale e, in genere, delle autorità amministrative locali, era ammesso il ricorso al Governatore, ma «contro il Nostro Decreto che decide il ricorso non è ammesso alcun gravame né in via amministrativa, né in via giudiziaria» <43>. Rientrava, inoltre, nella competenza del Governatore, il potere di annullamento d'ufficio dei provvedimenti delle autorità amministrative,Iocali viziati da incompetenza, eccesso di potere o violazione di legge, nonché la nomina di commissari in sostituzione degli amministratori degli enti ausiliari dello Stato e di quelli di assistenza e di beneficenza. L'unico limite ai poteri di controllo del Governatore era costituito dalla struttura amministrativa della originaria provincia di Zara, dove vigeva la legislazione del Regno. Analoga situazione per la giunta provinciale di Spalato, che non aveva competen·za sul comune di Làgosta perché già parte della vecchia provincia di Zara. Con la fine del 1942 i comuni, ormai affidati «a persone di nostra assoluta fiducia», erano stati quasi tutti riportati sul piano d'una certa efficienza, e le singole amministrazioni, contenendo le passività con una più attenta gestione, ma soprattutto grazie alle integrazioni che ricevevano da Roma, erano in grado di affrontare con concrete possibilità i rispettivi compiti C44>. Tuttavia avevano sempre bisogno dell'aiuto dello Stato e, per il 1943, era stata prevista un'integrazione complessiva di poco superiore agli undici milioni di lire, non essendo il caso di farsi «soverchie illusioni: ché tranne i maggiori comuni - Spalato, Sebenico e qualche altro - nei quali un riordinamento ed una severa disciplina delle entrate potrà portare un pareggio di bilancio, per gli altri, ad economie povere, le possibilità che le entrate vengano a compensare ·1e spese sono, in verità, assai scarse» <45 >. In questa ristru.tturazione delle amministrazioni locali, il Governatore, pur rendendosi conto dell'importanza dell' 'ente provincia', ritenne di
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«dover limitare i provvedimenti ai soli comuni, riservando l'istituzione degli enti provinciali ad un secondo tempo» <46>, sia perché completamente sconosciuti all'ordinamento ex-jugoslavo, sia perché la loro creazione, sotto molti aspetti, era connessa alla riforma tributaria. Il Governatore, in questo settore, si limitò ad estendere la competenza dell'amministrazione provinciale di Zara ai comuni aggregati, ma senza coordinamento delle situazioni, anche giuridiche, del vecchio territorio con quello annesso che, per esten~ sione e per numero di abitanti, costituiva i cinque sesti della nuova provincia. Questo fatto determinò un conflitto di competenza fra il ministero dell' interno ed il Governo della Dalmazia in occasione del bilancio preventivo per il 1943, il primo dell'amministrazione provinciale di Zara nella sua nuova estensione. Si trattava di un bilancio in passivo e, secondo l'ordinamento del Regno, sempre valido nella primitiva provincia di Zara, il ministero intendeva sottoporlo alle decisioni della 'Commissione centrale per la finanza locale' a Roma <47)_ Bastianini oppose che, per i poteri a lui conferiti, l'approvazione del bilancio di tutta la provincia di Zara spettava al Governatore. Sul piano pratico, eccepiva che, se da parte del ministero s'insisteva sulla tesi della competenza della Commissione centrale, questa avrebbe potuto esercitare i propri poteri soltanto sulle partite che interessavano il territorio della vecchia provincia di Zara. Ma «in un bilancio, enucleare i ventinove trentesimi di attività, limitando l'indagine ad un solo trentesimo», quello relativo alla originaria provincia di Zara, non era possibile. «E, qualora si volesse far esaminare il bilancio di tutta la provincia, quale competenza specifica potrebbe avere la Commissione stessa su territori, in cui l'attività amministrativa è ancora tutta dominata dalla situazione politica, in pieno fermento, situazione politica, affatto locale e contingente?» (48 >.
LA CREAZIONE DEGLI UFFICI
Con la riorganizzazione del sistema amministrativo era necessario provvedere alla costituzione delle intendenze di finanz.a , dei provveditorati agli studi, degli uffici del genio civile e così via. Nel decreto di annessione e in quello che istituiva il Governo della Dalmazia, era stata prevista s_oltanto la creazione delle nuove prefetture. Ma, come scriveva Bastianini alla Presidenza del Consiglio dei ministri, «al momento del mio arrivo in sede, tranne i tre Prefetti, non vi era nessun altro funzionario della amministrazione diretta locale» <49>. Mentre «faticosamente attraverso reiterate richieste» <50> procedeva all'organizzazione delle prefetture, il Governatore, già nell'agosto del 1941, aveva fatto presente a Roma che in Dalmazia c'erano
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«soltanto funzionari, messi nella posizione di comandati, ma è chia~o che un tale invio, che ha lo scopo di preparare le condizioni e i presupposti per l'esplicazione di attività amministrative, non corrisponde affatto alla creazione di un Ufficio Amministrativo» (51 ) . Nel frattempo, per la riorganizzazione dei servizi finanziari ex-jugoslavi, erano stati inviati in Dalmazia un ispettore per le imposte indirette, uno per le dirette, nonché l'ispettore generale Nicola Bottari i quali, a settembre del 1941, ciascuno nell'ambito delle rispettive competenze, riferirono sulla situazione e sui provvedimenti da adottare <52>. Bastianini, valµtando che gli accertamenti effettuati ed i dati raccolti, fossero sufficienti per procedere ali<\ costituzione dei relativi uffici, tornò a sollecitare la Presidenza del Consiglio dei ministri perché «si procedesse alla creazione delle due nuove Intendenze [Spalato e Cattaro - n.d.a.], costituendo, così, degli uffici che manifestino in un ambito proprio di attribuzioni la volontà della pubblica amministrazione» <53>. L'insistenza del Governatore, oltre tutto, era determinata da una specifica esigenza politica; quella di eliminare appena possibile il più importante ente amministrativo-finanzi~rio ex-jugoslavo esistente a Spalato, cioè la così detta Espositura, un organismo dotato di autonomia amministrativa con poteri legislativi ed ancora con co·mpetenze non solo sui territori della Dalmazia annessa - ad esclusione di Cattaro - ma anche su vaste zone della Bosnia, dell'Erzegovina e della Croazia stessa. Era «un complesso amministrativo, costituito da amministrazioni locali dirette, disseminate sui vari territori, e da una Amministrazione centr_ale, avente sede in Spalato, dove quindi esistevano non solo uffici ed impiegati per i servizi civili locali, ma anche uffici ed impiegati - parecchie centinaia - per la direzione ed il coordinamento di tutti i servizi della Esposi tura» (54>, che per alcuni affari faceva ancora capo a Zagabria e per altri a Belgrado.
L'Espositura, anche dopo l'annessione della Dalmazia, aveva continuato ad esercitare le proprie attribuzioni su tutti i territori di competenza anche se aggregati al nuovo Stato indipendente di Croazia. <<Trattasi, come è ovvio rilevare, - faceva presente Bastianini - di una situazione di fatto anacronistica, perché superata dagli avvenimenti, situazione che dà luogo a seri inconvenienti non solo di carattere giuridico-amministrativo, ma anche con evidenti riflessi politici in quanto, per essa, organi residenti su territori italiani esercitano attribuzioni amministrative su territori sottratti alla sovranità italiana e, quel che è peggio, ricevono ordini da organi di uno Stato estero» <55>. Preoccupandosi, e non senza motivo, dei tempi tecnici per la costituzione dei nuovi uffici che, assumendo i servizi dell'ente ex-jugoslavo, sarebbero divenuti gli organi periferici soprattutto del ministero delle finanze, Bastianini istituì l'Ufficio stralcio dell'Esposilura cqn il compito transitorio del pagamento degli stipendi e delle pensioni al personale ex-j_ugoslavo,
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delle retribuzioni a quello avventizio, degli assegni d'invalidità, delle sovvenzioni agli ospedali ed ai sanatori, nonché di curare l'esazione dei tributi e dei proventi dell'ex-Banovina <56>. La graduale soppressione dell'Espositura, attraverso l'attività dell'Ufficio stralcio, imponeva ancor più la costituzione delle intendenze di finanza che, nelle province di Spalato e Cattaro, iniziarono il loro-funzionamento il 1° marzo 1942, mentre la competenza di quella di Zara veniva estesa ai territori ad essa aggregati. Ma, già dall'agosto del 1941 il Governatore aveva iniziato il riordinamento del sistema finanziario jugoslavo con l'emanazione d'una ordinanza sull'applicazione e la riscossione di alcune tasse ed imposte <57>, ricollegandosi alle disposizioni del testo unico ex-jugoslavo sulle tasse di bollo ma, nello stesso tempo, stabilì nuove modalità di pagamento, soppresse le tasse sui trasferimenti immobiliari a favore degli enti d'assistenza, di beneficenza, d'istruzione, di culto e di pubblica utilità; abolì l'imposta aggiuntiva nei casi di trasferimento d'immobili per successione o donazione; soppresse le soprattasse a favore dell'ormai cessata Banovina e sostituì i valori bollati con le marche da bollo italiane. Il riordinamento degli uffici finanziari, comportava la necessità di regolare il contenzioso tributario, ed il Governatore, - tenendo conto sia del sistema italiano sia di quello ex-jugoslavo - nell'ottobre del 1941, con ordinanza <58>, istituì le commissioni distrettuali, quelle provinciali ed una commissione centrale a livello di Governo. Questa commissione, per la Dalmazia annessa, assumeva le funzioni della commissione unica con sede a Roma presso il ministero delle finanze. Le nuove commissioni avevano competenza sui «ricorsi relativi all'applicazione delle imposte dirette e delle imposte indirette sui trasferimenti della ricchezza» <59>. Le decisioni di quelle dfstrettuali potevano esser impugnate dinanzi alle provinciali, che si pronunciavano in via definitiva. Nei casi, però, di «grave ed evidente errore di apprezzamento ovvero per man. canza o insufficienza di calcolo nella determinazione del valore» da parte della commissione provinciale, si poteva adire la commissione centrale del Governo della Dalmazia, che era competente anche «per tutte le altre decisioni relative alla applicazione della legge» <60>. Avverso le deliberazioni della commissione centrale del Governatorato non era ammesso alcun ulteriore gravame né in via amministrativa né in via giudiziaria. Da ultimo, l'ordinanza escludeva la possibilità di produrre ricorso «contro provvedimenti delle autorità della cessata Monarchia jugoslava; anche se presentati in tempo agli organi competenti a conoscere secondo la legge della Monarchia stessa», in quanto «inammissibili» <61>. In tal modo, i nuovi organi del contenzioso tributario poterono iniziare il lavoro senza l'arretrato di affari propri dell'ordinamento jugoslavo
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mentre con la dichiarazione di 'inammissibilità' non venne pregiudicato il 'diritto' degli interessati, che rimase sospeso in attesa di specifici accordi con la Croazia. Invece, per i ricorsi in materia di pensioni e d'invalidità di guerra, essendo venuta meno con il crollo della Jugoslavia la Corte suprema istituita presso il ministero jugoslavo della politica sociale e della salute pubblica, il Governatore, con altra ordinanza, per non vanificare le aspettative di quanti avevano combattuto o erano rimasti vittime della guerra, ne attribuì la competenza alla Corte di appello di Spalato C62>. Nel novembre 1941, emanò una terza ordinanza in materia fiscale, per depennare gli arretrati d'imposta, di tasse nonché di altre ammende <63 >. La competenza a provvedere, che secondo la legislazione jugoslava spettava al cessato ministero delle finanze, venne trasferita alla commissione centrale del contenzioso tributario presso il Governo della Dalmazia. Successivamente Bastianini dispose che i depennamenti, già previsti dalla normativa jugoslava, fossero «estesi a tutto il 31 dicembre 1941, anziché limitarsi [... ] al 31 dicembre 1937» <64>, con evidente beneficio degli interessati. Intanto, a Zagabria, fra l'Italia e lo Stato indipendente di Croazia, il 27 ottobre 194 I, era stata firmata una convenzione per evitare la doppia imposizione in materia di imposte dirette, e venne stabilito che quelle sui beni immobili e sui crediti ipotecari e rel.ativi redditi, potevano esser prelevate soltanto dallo Stato dove si trovava l'immobile. Per i redditi degli esercizi commerciali, industriali, minerari ed agricoli, veniva riconosciuta quale unica autorità impositiva quella del luogo in cui si trovava la sede di esercizio, mentre le borse di studio ed i sussidi concessi agli studenti croati che soggiornavano in Italia furono esentati da ogni imposizione <65 >. Circa un anno dopo l'annessione, poiché né in Dalmazia né nella provincia di Lubiana e neppure nei territori aggregati alla provincia di Fiume era stata estesa la legge che vietava il trasferimento delle proprietà di ebrei (e, con l'entrata in guerra degli Stati Uniti, dei beni di cittadini americani), il Governo italiano emanò il regio decreto-legge 7 maggio 1942, n. 645 <66>. Per quanto concerneva la Dalmazia, gli atti di alienazione costitutivi o traslativi di diritti reali su tali beni e le locazioni superiori ai cinque anni non vennero vietati ma, a pena di nullità, dovevano esser autorizzati dal Governatore. Non appena le intendenze di finanza ed i servizi del Tesoro assunsero un.a loro soddisfacente struttura, il Governatore ritenne giunto - primo aprile 1942 - il momento di porre in liquidazione l'ufficio stralcio dell' Espo3itura, ripartendone le·attribuzìoni tra la ragioneria generale del Governo della Dalmazia, le prefetture e le intendenze di fin anza <67). Se, per l'istituzione di quest'ultime, non vi erano state particolari difficoltà, più laboriosa fu quella degli uffici provinciali del Tesoro. L'ispettore superiore,
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dottor Foglietta, inviato in Dalmazia dal ministero delle finanze nell'ottobre del 1941 , aveva portato a termine un complesso ed esauriente studio sulle modalità per il trasferimento dei ruoli di spesa fissa dall'ufficio stralcio dell'Espositura agli uffici provinciali del Tesoro di Zara, Spalato e Cattaro, predisponendo anche uno schema normativo per un uniforme orientamento dei comuni circa i compiti loro propri in relazione al servizio pensioni <68l. Tuttavia, Bastianini, non riuscì risolvere la questione con il ministero delle finanze e, pertanto, chiese alla Presidenza del Consiglio dei ministri «di voler prendere opportuni accordi con la Corte dei Conti, con la Ragioneria Generale dello Stato e con la Direzione Generale del Tesoro e di indurre questa ultima ad autorizzare i dipendenti uffici di Zara, Spalato e Cattaro ad assumere per il primo aprile p.v. [1942 - n.d.a.] le partite delle spese fisse tenute dall'Ufficio stralcio di Spalato e dalla Prefettura di Cattaro>> <69>. La Direzione generale del Tesoro non potè ulteriormente procrastinare l'autorizzazione e, alla data prevista, gli uffici provinciali e le sezioni di tesoreria assunsero i ruoli di spesa fissa . Quindi, con il regio decreto 24 ottobre 1942, n. 1400, questi uffici, che in pratica operavano già da 11n anno, furono formalmente istituiti con effetto retroattivo al 15 luglio· 1941, sanando in tal modo le operazioni sin allora svolte. Altre difficoltà si ebbero nel settore della imposizione diretta ed in quel.lo delle imposte indirette sugli affari, poiché era necessario, nei limiti del possibile, non modificare troppo bruscamente il sistema tributario del passato regime jugoslavo. «Le difficoltà che in tale azione, di per sé tanto delicata, - faceva presente Bastianini - si sono dovute affrontare, erano acuite dalla diversa struttura iniziale delle tre provincie dalmate. Si consideri infatti che la provincia di Zara risulta dalla unione della vecchia provincia omonima con una parte del territorio della ex-Espositura di Spalato; che la provincia di Spalato deriva interamente da detta ex-Esposit,ura; che la provincia di Cattaro è costituita da territori che appartenevano alla exBanovina della Zeta (Montenegro), tranne, al nord, una fascia di territorio che faceva parte della suindicata ex-Espositura di Spalato» <70>. Un altro problema, fu quello di «stabilire quale ufficio amministrativo dovesse provvedere ad emettere i ruoli di variazione secondo le disposizioni della legislazione ex-j ugoslava e, inoltre, ad effettuare, secondo la legislazione stessa, la liquidazione provvisoria di nuove pensioni» <71 >. Il Governatore definì la questione affidando il servizio all'intendenza di finanza di Spalato che provvide per tutto il territorio della Dalmazia annessa C72 >. Risolto il problema del!' Espositura con la liquidazione del suo ufficio stralcio, superate in gran parte le difficoltà derivanti dalla carenza di personale italiano, Bastianini completò l'organizzazione del nuovo sistema .
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affidando alla Guardia di finanza il controllo delle violazioni alle leggi finanziarie C73>. Inoltre confermò, per il 1942, gli accertamenti effettuati negli anni precedenti dall'amministrazione jugoslava in materia d'imposte sui fabbricati, sull'industria, sul traffico e per quella cumulativa sul traffico, ammettendo rettifiche soltanto nei casi in cui vi fossero state variazioni di valore dell'imponibile non inferiori al .50 per cento; infine, autorizzò gli intendenti di finanza a dilazionare o rateizzare i pagamenti arretrati c74>e confermò, successivamente, queste disposizioni anche per il 1943 (75)_ A metà aprile del 1942, il dottor Fausto Pizzichelli, intendente di finanza di Zara, fu in grado di comunicare al Governo della Dalmazia che gli uffici delle imposte (nei territori annessi comprendevano anche quelli del registro) «funzionano ora in modo soddisfacente anche a vantaggio dei Commissari civili, cui vengono versate notevoli somme per sovrimposta comunale, e della provincia di Zara, cui verrà versata la sovrimposta del Banato» C76>. Dal canto suo, l'intendente di finanza di Spalato, dottor Stumpo, segnalava che in quella provincia «il personale ex-jugoslavo si mostra leale e volenteroso» (77) _ Era una constatazione di specifica importanza poiché negli uffici delle imposte - fra Spalato, Blatta, Cùrzola, Lissa e Traù prestavano servizio sessantaquattro impiegati ex-jugoslavi e sei italiani; in quelli del dazio a Spalato lavoravano sedici ex-jugoslavi e diciassette italiani C78>. Positiva, dal punto di vista organizzativo, la situazione della intendenza di Cattaro, ma modesti i risultati a c;rnsa delle «peculiari condizioni di sicurezza in cui si trovavano talune zone di detta provincia, tanto che in essa il servizio delle riscossioni è da tempo totalmente cessato» <79>. Così, attraverso inevitabili difficoltà, con l'estate del 1942, la struttura amministrativa e finanziaria in Dalmazia aveva raggiunto un certo livello ed il Governatore riferiva alla ragioneria generale dello Stato che, nel bimestre marzo-aprile di quell'anno, il gettito delle riscossioni era stato di circa undici milioni di lire C80> e che nei due mesi successivi si era registrato un incremento di quasi un milione pur avendo la provincia di Cattaro accusato una riduzione delle entrate (8 1) .
L'ISPETTORATO PER LE OPERE PUBBLICHE DELLA DALMAZIA Nello stesso giorno in cui sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia veniva pubblicato il decreto di annessione della Dalmazia (7 giugno 194 !), il Consiglio dei ministri deliberava uno stanziamento di 500 milioni di lire per l'esecuzione di opere pubbliche straordinarie nei territori ex-jugoslavi che erano divenuti parte integrante del Regno e, così, Bastianini, arrivando
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quel pomeriggio a Zara , sapeva di poter disporre di un cospicuo stanziamento, anche se non ne conosceva l'esatto ammontare, poiché la ripartizione fra il Governo della Dalmazia, l'Alto Commissariato della provincia di Lubiana ed i territori aggregati a Fiume, era subordinata ad una più completa conoscenza delle necessità di ciascuna zona. Per la Dalmazia, il Governatore fece eseguire una ricognizione dei lavori più urgenti e, sin dai primi accertamenti, la situazione apparve tutt'altro che incoraggiante: anche a non tener conto dei danni cagionati dalla guerra, era evidente Io stato di abbandono in cui si trovavano i centri della Dalmazia, in gran parte carenti anche delle più elementari infrastrutture <82>. Avevano, poi, carattere di speciale urgenza alcune «opere pubbliche in corso di esecuzione, troncate bruscamente dalla guerra, rapida si, ma distruggitrice [ ... ] alcune delle quali cospicue, iniziate e abbandonate, materiali in pericolo di perdersi, maestr_a nze disoccupate» <83>. Il Governatore, per evitare ulteriori deterioramenti, sin dal 18 giugno aveva disposto che i prefetti riferissero «al più presto possibile sullo stato d i consistenza dei lavori, sul numero degli operai che potrà essere impiegato, anche in relazione alla disoccupazione locale, sulle condizioni dei singoli contratti e sulle imprese aggiudicatrici», tenendo presente che «i lavori saranno di regola proseguiti alle stesse condizioni stabilite nei contratti in base ai quali furono intrapresi» , dando «la preferenza a quelle opere che, per spiccato interesse sociale, esigono immediato completamento, ed in special modo, a quelle che presentino larga possibilità di impiego di mano d'opera, sempre in relazione alla disoccupazione locale» <84>. Frattanto la deliberazione del Consiglio dei ministri si era concretata. nel disegno di legge' Autorizzazione della spesa di lire 500 milioni per opere pubbliche straordinarie nelle provincie di Lubiana, Fiume, Spalato, Zara e Cattaro', ed il 14 agosto 1941, per iniziativa di Mussolini, d'intesa con i ministri Paolo Thaon di Revel, per le finanze, e Giuseppe Gorla, per i lavori pubblici, il disegno di legge fu presentato alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni <85>. Nella rela"zione veniva posto in rilievo che, ravvi~ata «la necessità di sviluppare un complesso di opere pubbliche che assicuri ai nuovi cittadini un tranquillo lavoro e crei le condizioni ambientali indispensabili per agevolare il progresso economico e civile di quelle popolazioni» (86>, il Governo aveva ritenut0 di dover sùbito intervenire sulla base di un «programma organico delle opere riconosciute indilazionabi li» <87 >, ivi comprese anche quelle che, di norma, rientravano nella competenza delle amministrazioni comunali e locali. li 22 agosto, la commissione lavori pubblici del la Camera, su relazione del consigliere naziònale Alber10 Calza 'Bini e con l'intervento del sottosegretario di Stato a i lavori pubblici, Pio Calletti, approvò il disegno di legge che, immediatamente, venne trasmesso al Senato.
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A Palazzo Madama la discussione, più che sugli elementi tecnici, si sviluppò secondo quella linea polemica, con cui gran parte della Camera Alta reagiva all'insoddisfazione per la parziale annessione della Dalmazia. Il senatore Roberto De Vito, nella sua relazione, sì richiamò agli «studi rapidamente condotti dal Governo e dalle organizzazioni locali» per concretare <<un piano organico di opere nelle province di Lubiana, Fiume, Spalat o, Zara e Cattaro», che prevedeva la «costruzione e sistemazione di strade, edifici pubblici e scolastici, case popolari, risanamento di abitati, difese e sistemazioni idrauliche, miglioramento e arredamento di porti ed approdi» <8 8). Prese, poi, la parola il senatore Vittorio Zuppelli, ché rivolse un plauso ai proponenti del disegno di legge per aver voluto concretamente provvedere alle necessità dei territori annessi ma, subito dopo, affrontò criticamente l'incongrua spartizione della Dalmazia, invitando il Governo ad annettere tutta la regione, non essendo possibile ignorare che la stessa «nostra situazione militare viene[ .. .] a trovarsi in uno stato di precarietà» <89>. Più sfumato, ma analogamente critico, fu l'intervento del senatore Alfredo Felici; esplicitamente incisive nel reclamare l'annessione della intera Dalmazia, le parole del senatore Alessandro Dudàn; ed il relatore De Vito, nella sua risposta, non potè non rilevà're che «la discussione è andata forse oltre la portata della legge in esame; ma ogni occasione è buona per la manifestazione dei sentimenti nostri» (90) . Il provvedimento, approvato anche dal Senato, divenne la legge 4 settembre 1941, n. 1934. Dei 500 milioni, 325 ripartiti in cinque esercizi finana ziari furono destinati ad opere pubbliche straordinarie, e 175 - in tre esercizi - per opere viarie affidate alla Azienda nazionale autonoma statale della strada (A.N.A.S.S.). La legge rinviava ad un successivo decreto la suddivisione dei 3'.?5 milioni in base «a piani di opere ·predisposti rispettivamente dal Governatore della Dalmazia e dall'Alto Commissario per la provincia di Lubiana». Per l'impiego di questo stanziamento straordinario, il Governo del Regno era autorizzato ad emanare «anche in deroga alle vigenti disposizioni legislative e regolamentari, tutte le norme occorrenti per detta gestione e per la organizzazione dei servizi necessari» (9 1>. Il 7 novembre venne emanato il decreto n. 1303 <92>, e dei previsti 325 milioni di lire per opere pubbliche, 190 furono assegnate al Governo della Dalmazia, 135 ripartiti fra le province di Lubiana e Fiume. Con lo stesso decreto, e sempre in «deroga alle vigenti disposizioni legislative e regolamentari», furono costituiti un apposito 'Ispettorato delle opere pubbliche della Dalmazia' ed un ~Comitato tecnico-amministrativo' . L'ispettorato aveva il compito di provvedere all'esecuzione delle opere straordinarie ed a quelle che, di norma, rientravano nella competenza dei
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comuni. Tulle erano dichiarate di pubblica utilità, urgenti ed indifferibili, e l'approvazione del progetto esecutivo equivaleva all'approvazione del piano particolareggiato. L'ispettorato, pur avendo alle proprie dipendenze gli uffici ciel genio civile delle tre province, non era un ufficio periferico del ministero dei lavori pubblici, ma costituiva l'organo esecutivo del Governo della Dalmazia. Infatti, l'ingegnere Vincenzo Ventimiglia, pur essendo un ispettore generale del ministero, venne nominato a capo dell'ispettorato con decreto reale, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, e fu posto alle dirette dipendenze del Governatore, al quale esclusivamente rispondeva per l'indirizzo dell'ufficio. Tuttavia, nei territori del Governatorato, persisteva la competenza del ministero dei lavori pubblici per le opere cieli' Azienda autonoma della strada e per le riparazioni a seguito di calamità naturali o di azioni belliche. Invece la determi nazione dei programmi straordinari, quelli di competenza dei comuni, l'edilizia popolare, la graduazione d'urgenza delle opere, le disposizioni per l'esecuzione dei lavori, l'assunzione degli impegni di spesa, erano di competenza del Governatore; assistito dal comitato tecnico-amministrativo. Questo comitato, presieduto da Bastianini o, in sua vece, dal segretario generale del Governo della Dalmazia, fu la creazione più caratterizzante della particolare struttura data in Dalmazia a ~ settore delle o pere pubbliche. Nel territorio del Governatorato, compresa quindi la originaria provincia di Zara, questo organo svolgeva le funzioni ed esercitava le attribuzioni delle Sezioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici ed i suoi pareri sostituivano quelli di qualsiasi altro corpo o collegio consultivo. Però nel caso di problemi tecnicamente complessi, o per l'esame di progetti d'eccezionale rilevanza, il Governatore aveva «facoltà di promuovere il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici in assemblea generale» <93 l. Sempre con lo stesso decreto del 7 novem'bre, venne istituito l'ufficio del genio civile di Spalato, affidato all'ingegnere Nicolò Troilo, e quello d i Cattaro, cui fu preposto l'ingegnere Mario Colonna di Stigliano, mentre il preesistente ufficio di Zara, diretto dall'ingegnere Giovanni Battista Della Valle, estendeva la propria competenza sui territori aggregati alla originaria provincia. fine, il decreto stabiliva che «i provvedimenti di approvazione di progetti e di contratti di opere pubbliche adottati dal Governatore nel periodo compreso tra il 7 giugno I 941 - XIX e la data cli applicazione del presente decreto si intendono validi ad ogni effetto di legge». Si trattava d'una sanatoria indispensabile poiché Bastianini, utilizzando un'anticipazione di otto milioni di lire, ottenuta «specie per il cameratesco intervento ciel Ministro dei Lavori Pubblici, che segue con vero intelletto di amore e con vigile cura le opere pubbliche della Dalmazia» C94> sin dai primi momenti aveva avviato parecchi lavori necessari ed urgenti.
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Ma, per attuare le singole opere, il Governatore aveva dovuto risolvere una serie di problemi d'ordine sia procedurale che sostanziale, al fine di assicurare un minimo di legalità alle deliberazioni, alle progettazioni, alle ·aggiudicazioni, poiché la legge italiana sui lavori pubblici non era stata estesa alla Dalmazia annessa; anche se ciò fosse avvenuto, non avrebbe potuto venire applicata dato che né in provincia di Spalato né in quella di Cattaro esistevano gli uffici del genio civile, e glì ingegneri che si trovavano sul posto erano alle dirette dipendenze dei prefetti senza alcuna 'competenza esterna'. L'unico ufficio esistente, quello di Zara, operava soltanto entro i confini della vecchia provincia <95>. Non era possibile nemmeno ricorrere alla vigente legge ex-jugoslava poiché i relativi uffici, a seguito del tracciato dei nuovi confini, erano in gran parte privi dei servizi, alcuni rimasti in Croazia ed altri in.Serbia. Per ovviare a questa complessa situazione, e per far fronte a lavori particolarmente urgenti, il Governatore aveva adottato procedimenti «apparentemente ibridi» <96>, che il decreto del 7 novembre ratificò; a questa data, Bastianini aveva già impegnato oltre 20 m ilioni di lire per un complesso di novantotto lavori <97>. Si trattava soprattutto di «interventi urgenti ed eccezionali per integrare o addirittura sostituirsi ali' azione degli Enti locali» <98> e, se le necessità erano « molte in ogni centro abitato, sono moltissime in tutta la Dalmazia, tanto da impegnare il lavoro di un lungo tempo, perché questa regione è priva quasi dappertutto di ogni elementare e necessario conforto [... ]. Ogni villaggio reclama l'acqua, la scuola o la strada» (99) . Con l'istituzione dell'ispettorato e del coQ1itato tecnico-amministrativo, si potè adempiere «la precisa volontà del Duce di dare, attraverso la esecuzione di opere pubbliche straordinarie un nuovo volto a queste terre: lo stanziamento della somma di 190 milioni , infatti, esprimeva in maniera chiara e decisa questa volontà, che il Governo [della Dalmaz.ia - n.d.a.] doveva tendere a realizza~e senza indugio» 0 00>. E le occasioni per intervenire non mancavano; c'erano, in primo luogo, i danni causati dalla guerra, che nel solo comune di Zara ammontavano ad _o ltre quattro milioni di lire 0°1>, integralmente assunti e riparati dal genio civile; vi erano i lavori rimasti in sospeso nei territori annessi, alcuni di notevole impegno, come il molo Vru/je e la banchina D obrica a Sebenico con un costo, per quest'ultima, superiore ai sei milioni; a Spalato c'era da completare l'ospedale civile in zona Firule e, in alcune località, gli edifici scoìastici 0°2>. Inoltre, era indispensabile intervenire anche per lavori che, di norma, sarebbero stati di competenza dei comuni, come l'approvvigionamento dell'acqua potabile nelle isole; il potenziamento degli acquedotti a Zara, a Spalato, a Cattaro, a Traù, a Scardona; la sistemazione di cimiteri, di approdi marittimi; costruzioni di
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macelli, di scuole, di strade comunali, pavimentazioni urbane. Nel dicembre del 1942, fra opere eseguite, iniziate o progettate, gli impegni sarebbero ammontati ad oltre 45 milioni di lire <103l. A questi lavori si aggiungevano le opere pubbliche straordinarie. A Zara, erano previsti: un centro studi articolato su cinque edifici - liceo classico; liceo scientifico; istituto magistrale, istituto industriale, scuola media inferiore-; il palazzo per l'intendenza di finanza e per gli uffici finanziari; quello per le opere pubbliche; la caserma del comando carabinieri della Dalmazia; la conduzione della linea elettrica ad alta tensione da Lossovazzo. Nel distretto di Sebenico, nell'ambito della società La Dalmatienne, la costruzione del villaggio operaio con asilo nido , spaccio, refettorio, alloggi per le maestranze e gli impiegati. A Spalato dovevano sorgere il nuovo palazzo di giustizia ed il carcere giudiziario. A Cauaro il palazzo del Governo e quello degli uffici (104). A cura dell' A.N.A.S.S., che per la viabilità in Dalmazia disponeva di 13-5 milioni, sarebbero stati affrontati i lavori per l'ampliamento e la sistemazione della litoranea Spalato-Traù, con prosecuzione sino a Sebenico. Da qui, attraverso il traghetto di San Martino (Martinska) per Zara vecchia sino a Zara; un totale di 158 chilometri .. Intanto si iniziarono i lavori di miglioria sul tratto Bencovazzo-Scardona della strada che da Zara per i Ponti di Breberio porta a Sebenico e da qui, con un percorso interno, fino a Spalato. La strada (165 km) doveva esser portata ad otto metri di larghezza, in asfalto o cemento, con un costo di settanta milioni di lire, ed i lavori avrebbero impiegato 500 operai per due anni cios). A Cattaro era previsto il completo rifacimento della strada panoramica per Teodo, e. furono avviati studi per collegare questi due .centri con una galleria attraverso la montagna 0 06>. Ampio anche il programma dell'edilizia abit~tiva, affidato all' Istituto autonomo fascista per le case popolari, che a Zara provvedeva alla costruzione di diciotto edifici con 251 alloggi , oltre a quarantotto casette · minime 007l; a Cattaro, tre case di trentasei alloggi <108l , tre a Sebenico, altre a Traù ed a Spalato, dove venne istituita una sezione provinciale dell'Istituto «che svolgerà la propria attività a beneficio prevalente delle categorie meno agiate» (I09). li 30 novembre 1941, Bastianini, riferendo alla Presidenza del Consiglio dei ministri poteva comunicare che «i lavori dispqsti impegnano alcune migliaia di lavoratori, e si svolgono in perfetta tranquillità da un capo ali' altro della Dalmazia[ ... ]. Il problema delle ditte assuntrici ha avuto soluzion i adeguate alla natura dei lavori: così per la prosecuzione di opere pubbliche incominciate sotto il passato regime, si sono, fin dove è stato possibile,
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utilizzate le vecchie imprese [... ]; per i lavori di viabilità e igienico-sanitari da eseguire presso i Comuni, soprattutto, nelle isole, se ne è affidata l'esecuzione globale a ditte specializzate [... ]; per le opere straordinarie è stato invitato un primo gruppo di circa dodici imprese inscritte nell'Albo Nazionale degli Appaltatori» <110>. Ad aprile del 1942, nelle tre province dalmate risultavano impiegati nei lavori gestiti dagli uffici del genio civile 4024 operai ed in quelli dell' A.N.A.S.S. altri 1835 CIII). Oltre a questo complesso di opere e di programmi, si eleboravano gli studi ed i progetti per i piani regolatori di Zara, di Cattaro, di Spalato e quello particolare per il risanamento di Traù. «Per le sue speciali caratteristiche di arte e di storia, ha formato poi oggetto di ampia discussione[ ... ] la previsione di massima per le opere di risanamento della città di Traù. Si è . dato incarico ad un architetto privato professionista ed al Commissario alle Antichità e Belle Arti della Dalmazia [professor Luigi Crema - n.d.a.J, di predisporre la esecuzione dei lavori, i quali, per la maggior parte, non sono suscettibili dì appalto o cottimo e andranno quindi attuati in economia o ad amministrazione diretta da provetti artigiani e da operai specializzati sotto la guida dei tecnici e di esperti)> 0 12>. Particolarmente impegnativo fu lo studio del piano regolatore di Spalato che, tenendo conto delle necessità di risanamento del centro storico e dell'espansione urbanistica della città, era vincolato al rispetto ed alla valorizzazione del palazzo di Diocleziano, con la contemporanea conservazione delle costruzioni venete. Per risolvere questo problema di evidente importanza artistica, storica ed urbanistica, venne nominala una commissione di Accademici d'Italia 0 13>, presieduta da Gustavo Giovannoni e composta da Amedeo Maiuri, Luigi Marangoni, Ugo Ojetti, Roberto Paribeni, Marcello Piacentini e per segretario l'architetto Bruno Maria Apolloni. La commissione si trovò «di fronte ad un progetto, formulato dall'ex-Stato Jugoslavo, nettamente superato dagli avvenimenti e soprattutto dalla fisionomia che l'Italia intende imprimere a quella città>> <11 4>. La commissione, dopo accurati studi sul posto, consegnò la propria relazione il 22 novembre 1941 ricordando che «la Presidenza della Reale Accademia d'Italia ha con alto concetto fatto suo· il voto della Classe delle Arti perché uno studio dei problemi archeologici ed architettonici attinenti al grande palazzo di Spalato a\lesse inizio di ricerche e di proposte [... ] . La presente relazione ne riferisce gli studi e ne espone i criteri che a suo parere ne conseguono affinché i grandiosi monumenti della Romanità ivi esistenti abbiano onore di valorizzazione e di ricerca, ora che l'Italia, seguendo le antiche orme gloriose, ritorna sulle coste dell'antica lllìria» 0 15).
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Gli accademici ponevano soprattutto in evidenza che «restituire al palazzo quanto è possibile della sua grandiosa forma non è semplice dovere verso un insigne monumento, né semplice problema locale o regionale, ma investe la storia stessa della Romanità» e che, <<nello sviluppo di una edilizia minuta sull'antico tronco l'arte di Venezia è venuta ad imprimere il suo carattere inconfondibile» (116>. Ma questa particolare e fortunata simbiosi ·non doveva costringere la città a restare «un morto rudero» perché Spalato doveva essere una «città viva, ed il suo quartiere racchiuso nell'antico monumento deve conservare le espressioni d'Arte che vi si sono sovrapposte in tutti i tempi spontaneamente e che costituiscono il carattere più suggestivo» <117). Per valorizzare il palazzo di Diocleziano, proponevano di liberarlo dalle costruzioni abbarbicate ai lati meridionale, orientai~ e settentrionale. «Soprattutto ha importanza quello di mezzogiorno, che si affaccia sul mare e che contiene il mirabile continuo loggiato» (118>. Consideravano, quindi, la sistemazione della zona monumentale del centro cittadino, «avente il suo nodo principale nell'antico peristilio che è l'attuale 'piazzetta romana' o di San Doimo [... J. È il cuore della città come lo era dell'antico palazzo [ ... ]. Il mausoleo imperiale [... ] va reintegrato nel suo organismo con la demolizione del coro che vi si addossa e che ne altera la monumentale armonia di costruzione centrale[ ...]. Il tempio, ora battistero, racchiuso in moderne, indecorose, amorfe costruzioni, va liberato nella sua fronte e nel lato settentrionale» <119>. Per il risanamento del centro di Spalato, compreso nel palazzo dioclezianeo, propoflt!vano di applicare il criterio del 'diradamento', togliendo «qua e là le case fatiscenti e piccoli amorfi isolati in modo da far respirare il rimanente abitato, si diminuiscano altezze, demolendo in talune case uno o due piani sovrapposti, si creino con tagli nell'interno cortili e giardini, che siano polmoni nella fitta trama edilizia» <120l. Quindi la commissione elaborò le direttive per la sistemazione edilizia e viaria della Spalato moderna sorta fuori dalla cinta del palazzo di Diocleziano ed affrontò i problemi per la salvaguardia dei monumenti romani di Salona, concludendo con un invito allo studio ed alla conoscenza delle bellezze artistiche della Dalmazia attraverso «rilevamenti precisi delle principali opere architettoniche sì da determinare quasi in un archivio grafico di forme è caratteristiche costruttive, che poi serviranno come sicura base concreta a futuri studi [... ). Così il risorgere degli studi di Archeologia e di Arte accompagnerà nobili cure che l'Italia si appresta a rivolgere al mirabile patrimonio monumentale, testimonio nella terra dalmata della sua più volte rinnovellata civiltà» <121 ). Viva attenzione venne dedicata al piano regolatore di Zara, progettato dall'architetto Paolo Rossi De Paol.i. «La nuova Zara incomincerà a sorgere
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in una più estesa cornice fronte a mare che completerà il diadema di cui si recinge. Una riva nuova e su questa una serie degnamente austera di palazzi monumentali faranno di Zara la grande città della quinta sponda, capitale delle nuove province. Una serie di abbattimenti e di nuove costruzioni, senza alterare il carattere particolare di questa nostra città, le daranno col segno del nuovo tempo fascista la dignità ed i mezzi che le necessitano per la funzione che le viene affidata» <122>. I palazzi che dovevano sorgere sul nuovo lungomare erano quelli dell'ispettorato alle opere pubbliche e degli uffici finanziari, che avrebbero esteso la città verso sud-est colleg~ndola con la passeggiata panoramica delle Collovare, anche attraverso la costruzione del centro studi nella zona di Piazza d'Armi, alle spalle dei nuovi palazzi. Le prospettive di lavoro erano ben vaste e l'impegno degli organi preposti fu concreto, a cominciare da quello del comitato tecnico-amministrativo che, dal 20 dicembre 1941 al marzo del 1942, approvò progetti per oltre 113 milioni di lire <123>. I progetti venivano realizzati, i mezzi non difettavano, si intendeva costruire rapidamente, ed il Governatore, con ordinanza del 17 marzo 1942, dispose che «l'orario normale di lavoro. per le attività dell'edilizia e per i lavori di bonifica del territorio annesso, è stabilito in ore IO giornaliere e 60 settimanali», con il proporzionale aumento delle retribuzioni 0 24l. Mancò il tempo per i lavori di maggior impegno, e soltanto il palazzo delle opere pubbliche, a Zara, fu completato. Tuttavia nei ventisei mesi, quanto durò il Governatorato, venne portato a termine un complesso di opere minori, ma di positivo interesse sul piano igienico e sociale. Durante il periodo fascista era consuetudine 'porre la prima pietra' ed inaugurare le nuove-opere nella ricorrenza della Marcia su Roma. I giornali di Zara e di Spalato del 28/29 ottobre 1941 portano particolareggiati elenchi di sedi del dopolavoro, di case del fascio, di locali per la G.I.L., per gruppi rionali, inaugurati a quella data (in provincia di zàra venticinque dopolavoro, cinque sedi della G.l.L., sette case del fascio), oltre alla posa di 'prime pietre'. Nei giornali dell'anno successivo, alla ricorrenza del 28 ottobre, sono elencati i lavori eseguiti, le opere inaugurate, ma non si trova alcun cenno di nuove opere. La deteriorata situazione politico-militare, gli assalti ai cantieri, le imboscate alle corriere dei lavoratori si stavano facendo sentire con sempre maggior incidenza tanto che il Governatore Francesco Giunta, il quale a febbraio del 1943 aveva sostituito Bastianini, con ordinanza 27 marzo dello stesso anno stabilì che il Governo della Dalmazia aveva facoltà di sospendere l'esecuzione dei lavori «comunque eseguiti dallo Stato, dagli Enti ausiliari e dall'Istituto autonomo per le case popolari» e che l'assuntore del lavo ro sospeso poteva scegliere tra un eventuale ordine di ripresa dei lavori o chiedere la risoluzione del contratto 0 25 l.
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Il Giornale di Dalmazia, quotidiano di Zara, del 28/29 ottobre 1942, riportava il seguente elenco delle opère eseguite a quella data nell'ambito della provincia, con l'indicazione della relativa spesa. Edilizia abitativa
Zara
costruzione 6 case minime
2.257.000
Approvvigionamento acqua potabile
Zara Capocesto Selve Isto Scardona Vergada Calle Blatta di CĂšrzola Sapri Carsaglio Drvenik [Zirona]
riparazione acquedotto Bottino riparazione cisterna completamento cisterna riparazione cisterna ripristino acquedotto costruzione serbatoio costruzione serbatoio costruzione serbatoio riparazione muro recinzione bacino raccolta acque completamento cisterna completamento cisterna
1.400.000 178.000 212.313 29.802 398.110 581.000 271.0()() 330.000 31.000 200.000 161.000
Opere marittime
Torrette Cuclizza Selve Sant'Eufemia San Cassiano Sebenico Martinska Crappano
completamento molo e diga riparazione banchina riparazione frangiflutti e molo sistemazione molo sistemazione molo sistemazione muratura in rada Dolaz demolizione muratura sopracqua a Vrulje completamento banchina e piazzale sistemazione banchina 'Brodarica'
40.000 430.0)7 176.0(10
riparazione edifici scolastici recinzione e riparazione edificio scolastico riparazione asilo infantile completamento edificio scolastico completamento edificio scolastico completamento edificio scolastico riparazione edificio scolastico
450.0(10 90.000 43.369 20.000 14.500 300.000 66.000
400.000 79.553 50.000 47.000 175.000
Edilizia scolastica
Zara S. Filippo e Giacomo Bencovazzo Dubravizza Bratiskovci Provicchio Zuri
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Lavori stradali comunal.i
Zara
allargamento Lungomare Lepanto prolungamento Riva C. Colombo pavimentazione piazzale idroscalo
504.000 225.000 552.000
Ulbo Sebenico
sistemazione strade pavimentazione del Corso pavimentazione Piazza V. Emanuele III
161.879 539.000 379.688
Stretto
pavimentazione strada riparazione ponte girevole
550.000 18.000
lavori ospedale civile sistemazione cimitero sistemazione cimitero ed¡ ossario sistemazione cimitero sistemazione cimitero costruzione macello costruzione macello costruzione macello costruzione macello
644.000 498 .000 87.000 76.407 185.000 160.000 160.000 132.500 182.000
sistemazione scalinata chiesa e piazzale
200.000
lavori caserma carabinieri adattamento palazzo Bajamonti per la Gll!ardia di finanza adattamento ¡A rsenale Veneto per caserma di P .S. adattamento caserma Gulli per la R. Marina sistemazione caserma Vigili del fuoco
254.000
Edilizia sanitaria
Sebenico Calle Pirovazzo Stretto Sapri Zaravecchia Bencovaz Zemonico Scardona Lavori religiosi
Rogosnizza Edilizia pubblica
Zara
Sebenico
Scardona
adattamento palazzo dei Conti per la Guardia di finanza costruzione nuovo padiglione detenuti adattamento carcere giudiziario sistemazione Villa Savoia per uffici del Commissario civile riparazione e sistemazione casa del fascio
43.000 Ă&#x152;40.000 34.127 52.296 133.000 900.000 160.000 60.000 200.000
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Il Popolo di Spalato, nel numero del 9 dicembre 1942 dedicava un articolo alle opere pubbliche della provincia, con i dati della spesa per quelle eseguite, gli importi impegnati per quelle in corso, i finanziamenti per quante non ancora iniziate, che complessivamente davano: per opere igieniche per opere stradali per opere edilizia scolastica TOTALE
lire » » lire
7.077.509,44 6.211.245,30 444.700,00 13. 723.454,74
Lo stato dei lavori, secondo i rispettivi piani d'avanzamento, erano i seguenti: Opere stradali eseguite
Manutenzione straordinaria della strada ex banale Lissa-Comisa Manutenzione ordinaria della strada litoranea Seghetto-Rogosnizza Sistemazione 1° tronco strada litoranea Traù-Sebenico Opere igieniche eseguite
Riattamento ed ampliamento reparto partorienti nell'ospedale di Spalato Manutenzione acquedotto Salona-Traù Completamento cisterna di Smokovizza in comune di Blatta Completamento cisterna di Racisce in comune di Cùrzola Costruzione cisterna di Kut nell'isola di Lissa Costruzione cisterna in Sevide Inferiore Costruzione cisterna in Arbanja Opere stradali in corso
Manutenzione straordinaria strada ex-banale Cùrzola-Blatta-Vallegrande. Sistemazione 2° tronco strada litoranea Traù-Sebenico Sistemazione Riva Costanzo Ciano in Spalato Sistemazione 3° tronco strada litoranea Traù-Sebenico Sistemazione 4° tronco strada litoranea Traù-Sebenico Sistemazione 5° tronco strada litoranea Traù-Sebenico Strada Traù-Sebenico, variante esterna all'abitato di Marina Opere igieniche in corso
Sistemazione vecchio ospedale cli Spalato e completamento Costruzione cisterna di Luka nell' isola di Lissa
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Costruzione I O lotto acquedotto comunale di Spalato Ampliamento cimitero di Zirona Manutenzione ordinaria acquedotto· Salona-Traù Costruzione.magazzino militare a Spalato - Risanamento zona Palazzo di Diocleziano Risanamento centro abitato di Traù Opere di edilizia in corso
Completamento edificio scolastico di Podhumlje in Comisa Completamento edificio scolastico di Podspicje in Comisa Costruzione cisterna per scuola di Podorljak Completamento scuola elementare di Podhum!je in Comisa - maggiore spesa Completamento edificio scolastico di Podspicje - maggiore spesa Opere stradali finanziate ma non iniziate
Sistemazione strada Branko Prilaz in Spalato Sistemazione 6° tronco strada litoranea Traù-Sebenico Sistemazione di via 'La Fossa' in Spalato Sistemazione Piazza Littorio in Spalato Sistemazione carreggiata via '23 Marzo' in Spalato Opere igieniche finanziate ma non iniziate
Costruzione cisterna Villa Inferiore a Solta Costruzione locali disinfestazione nuovo ospedale in Spalato Riattamento cisterna e vasche nell'Isola di Solta ·Fornitura e posa in opera della cucina centrale del nuovo ospedale di Spalato Fornitura e posa in opera della lavanderia nel nuovo ospedale di Spalato Fornitura e posa in opera di apparecchi della centrale termica nel nuovo ospedale civile di Spalato. A completamento dei lavori eseguiti o previsti nel territorio del Governatorato difettano i dati relativi alla provincia di Cattaro, mancando qualsiasi riferimento sul giornale locale Le Bocche di Cattaro.
Il 6 agosto del 1943, la radio annunciò la soppressione del Governatorato e, di conseguenza, anche l'ispettorato per le opere pubbliche della Dalmazia - che dai primi di luglio di quell'anno, dopo il collocamento a riposo dell'ingegnere Ventimiglia ed il trasferimento del vice-capo dottor Caffarelli,
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era retto dall' ingegnere Giovanni Battista Della Valle - cessò da ogni attività <126) anche se gli uffici del genio civile continuarono a funzionare. Quello di Spalato rimase in attività sino al 10 settembre quando la città venne occupata dai partigiani di Tito. A Cattaro, negli uffici del genio civile, s'insediò il genio militare tedesco (28 settembre) ed alcuni giorni dopo, l'ingegnere Rinetti e parte del personale, vennero fatti rimpatriare. Giunsero in Penisola a fine novembre dopo un viaggio attraverso l'Austria e la Germania. Anche da Zara, occupata dai tedeschi il 10 settembre, furono fatti partire funzionari ed impiegati dell'ispettorato e del geQiO civile Cl 27 l. Il 28 febbraio del 1944, da Alessandria, l'ingegnere Della Valle, avrebbe inviato al Governo italiano una nota «per i provvedimenti da attuare per la gestione stralcio», e per segnalare la necessità di «provvedere[ .. .) a definire le situazioni attinenti alle singole opere che erano in corso sino ai primi dello scorso settembre o per le quali, pur essendone già avvenuta l'ultimazione, non erano stati definiti i rapporti con le imprese assuntrici .le quali vantano quindi tutt'ora crediti verso l'Amministrazione. Occorre pertanto far luogo ad un formale provvedimento legislativo che detti le norme per addivenire alla suindicata definizione, in sede di stralcio; nel quale provvedimento dovrà dichiararsi anche la soppressione dell'Ispettorato delle Opere pubbliche che, pure avvenuta di fatto, non è stata sino ad ora sancita de jure» <12s>. Non venne preso alcun provvedimento ed anche le più corrette intenzioni furono frustrate dagli avvenimenti .
LE BONIFICHE L' 11 ottobre del 1941, il ministro per l'agricoltura e le foreste, Giuseppe Tassinari, comunicava al ministero delle finanze che il Governatore della Dalmazia aveva disposto una ricognizione delle zone da bonificare, individuando undici comprensori. «Poiché ragionj economiche e politiche, di intuitiva evidenza, consigliano di non ritardare l'intervento dello Stato per la messa in valore del territorio, il Duce ha ordinato di procedere alla applicazione della legge sulla bonifica integrale ai territori della Dalmazia così da permettere al Governatore di sviluppare una adeguata attività bonificatrice, sulla traccia delle disposizioni vigenti nel Regno» (129>. Dei comprensori considerati, il più vasto era quello a sud-est di Zara , 56 mila ettari, che aveva il centro nella tenuta demaniale di Aurana (VranaSokolussa) - 7 370 ettari fra pascolo, seminativo, parti paludose ed un lago di 3 000 ettari - che per il Governo jugoslavo aveva costantemente rappresentato una passività cli oltre un milione di dinari l'anno a causa dello stato
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di abbandono in cui era lasciato (J JOì. Un secondo comprensorio di notevole importanza si trovava a nord di Zara - dal lago d i Boccagnazzo alla laguna di Nona con il torrente Migliaccio - per una superficie di poco in feriore ai dodicimila ettari, ed il progetto d i questa bonifica venne affidato agli organi tecnici dell'Ente Nazionale per le Tre Venezie (IJ J). La tenuta di Aurana era il comprensorio che offriva più immediate possibilità ed il Governatore, dopo aver dato incarico all'intendente di finanza di Zara, Fausto Pizzichelli, di «procedere alla rilevazione dei beni mobili ed immobili esistenti nella tenuta per la assegnazione al demanio dello Stato» <132>, il 20 agosto 1941 nominò commissario straordinario il dottor Oliviero Petz. Quindi, il 28 ottobre 1941, Bastianini concesse per venti anni la tenuta di Aurana ali' Opera nazionale combatten ti ed il contratto venne fi rmato a Zara dal Governato re e da Araldo dì Crollalanza, presidente dell'Opera n 33J_ Fu una scelta felice e l'Opera., nella tenuta di Aurana, s'impegnò con la sua capacità tecnica ed organizzativa, trasferendovi macchine, mezzi di trasporto, armenti e bovini selezionati. Frattanto Bastianini aveva preso i nec<::ssari contatti con il ministero dell'agricoltura e foreste ed ai primi dj .o ttobre, tramite la Presidenza del Consiglio dei ministri sottopose a Mussolini uno schema di decret0 per l'estensione della legge sulla bonifica integrale nel Governatorato, sottolineando che, «fra i problemi che si sono maggiormente imposti alla mia attenzione nel territorio d ella Dalmazia prevale quello della bonifica di non pochi e modesti tratti dei territorio stesso, i quali , per deplorevole incu ria dei precedenti Governi, non solamente sono oggi poco utilizzati dal punto di vis_ta della produzione, ma costituiscono ampie zone malariche dove la non scarsa popolazione vive in miserabili condizioni economiche colpita nella sua totalità d alla malaria[ ... ]. Anché qui occorre intervenire» 0 34l. A séguito di questa iniziativa, il 9 gennaio 1942, il minist ro per l'agricoltura e le foreste, presentò alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni il disegno cli legge contenente la 'Autorizzazione di spesa per l'esecuzione in Dalmazia di opere di bonifica imegrale' (135l . Il provvedimento fu approvato dalla commissione finanze di quel ramo del Parlamento il 16 gennaio, su relazione del consigliere nazionale Lu igi Capri Cruciani <136>, ed il 27 dello stesso mese dal Senato, relatore il senatore Alessandro Dudàn, che tributò un caldo riconoscimento a Bastianini per aver avviato queste opere d i bonifica , tanto necessarie, per incrementare le scarse risorse agrarie della Dalmazia . Nella discussione intervenne a nche il senatore Umberto Ricci per <<raccomandare che insieme con la bonifica dei terreni sia ·curala la bonifica sanitaria» dato l'incalzare della malaria in quelle zone (137 l. Il d isegno divenne la legge 12 febbraio 1942, n. 166. Stanziava _7 0 milioni di lire con un limit e d 'impegno per l'esecuzione di opere pubbliche di bonifica di IO milioni
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nell'esercizio 1941-1942 e di 20 milioni a partire dall'esercizio 1942-1943 fino al 1944-1945 (articolo 2), di cui IO milioni destinati quali sussidi o premi a titolo di concorso nelle spese per opere di competenza privata, ripartiti in tre esercizi Cl 38>. Nell'aprile del 1942 Bastianini poteva annunciare che, nei primi cinque mesi d'attività, l'Opera combattenti aveva eseguito, direttamente, con circa dodicimila giornate lavorative, semine e nuovi impianti su quasi 600 ettari di terreno fra grano, cereali, erba medica, patate, granturco, e così via, ed aveva impianato 100 ulivi, 5 400 maraschi e 18 500 cipressi frangivento, spurgati cinque chilometri di canali. Altri 1200 ettari erano stati coltivati in compartecipazione con più di mille contadini dei villaggi circostanti, già assegnatari dei terreni per effetto della riforma agraria jugoslava <139>. Infatti, negli anni '30, i nove decimi della tenuta di Aurana erano stati assegnati in proprietà ai contadini, ma senza alcuna apertura di credito agevolato ed i terreni erano rimasti abbandonati, con la probabilità di finire in mano a speculatori (140>. Bastianini, per evitare questo pericolo, il 25_ottobre 1941 emanò un'ordinanza a modifica della legge jugoslava sulla riforma agraria «limitatamente alla parte che fa riferimento alla Azienda demaniale di Vrana», nel senso che «le pretese di eventuali aventi-diritto su terren~ della tenuta di Vrana-Sokolussa (Aurana) per la quale non siano, alla data della presente Ordinanza, intervenute sentenze passate in cosa giudicata, saranno, previi gli accertamenti e i riconoscimenti del caso, tacitate mediante la assegnazione gratuita a ciascuno di essi averiti-diritto di uri appezzamento di terreno, completamente bonificato. Tale appezzamento sarà scorporato da un comprensorio della superficie complessiva di ettari 500 circa, facente parte della tçnuta stessa>> C1 41 >. Il Governatore, chiarendo al ministro Thaon di Revel; le ragioni di questo provvedimento, precisava di aver preferito «assegnare ai contadini, quale corrispettivo del diritto assicurato loro dalla riforma agraria, un quantitativo di terreno sì iùferiore, ma bonificato e redditizio, che in definitiva potesse avere un valore economico per lo meno eguale al precedente, e che assicurasse una condizione di vita sana e laboriosa» c142>. In tal modo l'Opera combattenti potè impegnarsi nel «trasformare la tenuta in colture intensive con indirizzo prevalentemente cerealicolo e zootecnico» ci 43>, assumendo di preferenza come mano d'opera i precedenti assegnatari, ed a «concorrere all'approvvigionamento alimentare, ad equo prezzo, dei comuni viciniori [... ) facendo affluire ai relativi mercati prodotti agricoli, zootecnici ed ittici» C1 44 >. Nel settembre 1942, probabilmente anche per i risultati conseguiti nella tenuta di Aurana, alla Dalmazia.annessa venne estesa la legge sulla bonifica integrale e le opere, da eseguire nel territorio delle province di Zara,
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Spalato e Cattaro, furono equiparate «ad ogni effetto, a quello dei comprensori ricadenti nella Venezia Giulia, nella Maremma toscana, nel Lazio e nelle provincie meridionali» 0 45 >. Era un programma di ampio respiro e di' concreto interesse sociale ed economico; non potè trovare il suo compimento per l'incalzare degli eventi, ma rimase una delle più qualificanti iniziative dell'Italia in quei territori.
LA SCUOLA Costituito il Governatorato della Dalmazia, Bastianini, sin dai primi momenti, dedicò l'attenzione al settore della scuola sia perché mancavano pochi mesi alla ripresa delle lezioni, sia per i molteplici problemi fra loro interdipendenti che richiedevano una rapida soluzione, a cominciare dal censimento della popolazione scolastica, suddivisa per istituti e classi. Si doveva anche accertare la disponibilità degli edifici scolastici che in molte località erano stati requisiti per accantonamenti, infermerie o presìdi militari e, riavendone l'uso, provvedere alle riparazioni ed al riattamento. Inoltre era indispensabile conoscere quanti fossero gl'insegnanti croati che intendevano restare in servizio, vagliare le posizioni individuali, applicando le direttive impartite dal Governatore per l'allontanamento dal servizio di «tutti quegli impiegati che non si trovassero nelle condizioni necessarie per ottenere la cittadinanza italiana (nascita o pertinenza ai territori annessi, conoscenza deJla lingua italiana)» <146>. Solo a seguito di questi accertamenti sarebbe stato possibile conoscere il fabbisogno numerico e qualitativo degli insegnanti italiani - maestri, professori, direttori didattici, ispettori scolastici, capi d'istituto - da destinare alle scuole della Dalmazia, selezionandoli fra quanti avessero conoscenza della lingua croata. D'aitro lato, per il ministro dell'educazione nazionale, Giuseppe Bottai, il problema· della scuola in Dalmazia s'integrava con quello della provincia di Lubiana e delle zone aggregate a Fiume, per cui, nell'ambito del ministero, istituì un 'U ffici o speciale per le scuole delle zone di armistizio e dei territori annessi ed occupati' <147>, affidandolo all'ispettore generale Rimondini , con il compito di studiare e di realizzare nel modo migliore l'inserimento della scuola italiana nei nuovi territori. In successione di tempo, Bottai, informò la Presidenza ciel Consiglio dei ministri che, in linea generale, nei territori già j ugoslavi, «il trapas,so dagli ordinamenti locali a quelli nazionali, in materia scolastica, dovrà attuarsi in un termine cli tempo non superiore al triennio» (148> e, in particolare, per quanto concerneva la Dalmazia, di aver inviato a Zara «il Capo dell'Ufficio speciale per le scuole nelle
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nuove provincie[ .. . ] dai suoi contatti con il Governatore Bastianini, si sono impostati i complessi provvedimenti per quelle istituzioni scolastiche» 0 49>, In Dalmazia, per «conseguire nella riorganizzazione sistematica della vita e deLJ'attività scolastica risultati concreti e soddisfacenti, si affidò la direzione di tutte le scuole medie ed elementari a personale italiano» <150>. Inoltre l'insegnamento nelle prime due classi elementari doveva esser affidato esclusivamente a maestri italiani, mentre nelle classi successive ed in quelle delle scuole medie, di ogni ordine e grado, vi sarebbe stato almeno un docente per l'insegnamento della lingua italiana <151 >. Il programma era abbastanza contenuto ma, pur sempre, per la sua realizzazione sarebbero stati necessari «74 1 insegnanti elementari, 93 insegnanti per l'ordine medio, classico e magistrale più 32 capi d' istituto» OS2J, cioè 866 docenti. Nel contempo s'imponeva, anche, la costituzione de «i Provveditorati agli Studi di Spalato e di Cattaro i quali eserciteranno le fun zioni organicamente loro attribuite nel Regno, e fra queste anche quelle di amministrare gli insegnanti alle loro dipendenze» 0 53>. Mentre gli uffici del ministero stavano «svolgendo opera intensa per soddisfare al compito non facile di prelevare dal Regno il ragguardevole quantitativo di insegnanti, dotati delle condizioni idonee ad esercitare il loro delicato ufficio in Dalmazia» <154>, il Governatore, a fine settembre , essendo imminente l'apertura dell'anno scolastico, sollecitò la P residenza del Consiglio dei ministri perché fosse inviato quanto prima in Dalmazia il «maggior numero possibile di insegnanti che hanno conoscenza della lingua croata », anche in relazione al fatto che «un cospicuo numero d i insegnanti [croa ti - n.d.a.} è stato licenziato o è in corso di licenziamento. È quindi necessario che essi siano sostituiti, nelle clas~i nelle quali l'insegnament o è impartito in lingua croata, con personale che abbia conoscenza di questa lingua, altrimenti alcuni Istituti si troveranno nella pratica impossibilità di funzionare>> <155>. Alla richiesta, Bottai oppose che era «da escludere che questo Ministero sia in grado di forn ire al Governatorato d i Zara personale idoneo ad impar tire l' insegnamento nelle diverse discipline in lingua croata [ ... ] in sostituzione di insegnanti a llontanatisi dalla Dalmazia o licenziati [... ]. T ale specifica necessità no n era stata finora menomamentc prospettata a questo Ministero» <156>. L'irritata risposta del ministro era dovuta principalmente alle d ifficoltà che già incontrava nel tentativo di reperire insegnanti che avessero almeno una conoscenza elemen iare del croato ma, ben presto, il preminente interesse d'inserire, subito ed in ciascun a scuola , insegnanti italiani, fece passare in seconda linea il requisito dcila conoscenza, sia pure somm aria, della lingua croata. Intanto, i maestri ed i professori cx-jugosla vi che intendevano restare in servizio si preoccupavano di apprendere l'italiano, cosa per essi abbastanza
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agevole soprattutto, per quelli che, essendo nativi della Dalmazia, parlavano naturalmente o comprenoevano, chi più chi meno bene, il dialetto veneto. A Spalato, a Sebenico, a Cattaro, per iniziativa dell'Opera nazionale dopolavoro (0.N.D.), furono istituiti appositi corsi d'italiano, e presso l'Istituto universitario di economia e commercio di Venezia (Ca' Foscari) vennero indette, per maestri e professori croati, sessioni di aggiornamento e di letteratura italiana dalla durata di quaranta giorni. Alla prima sessione, che ebbe inizio a giugno già inoltrato del 1941, presero parte cinquantacinque insegnanti croati. Al ritorno in Dalmazia furono ricevuti dal Governatore e, a nome del magnifico rettore della Ca' Foscari, gli offrirono un album di fotografie a ricordo di quel primo esperimento (1 57 >_ Uno dei partecipanti, dopo aver ringraziato Bastianini, lo assicurò che «gli insegnanti alloglotti sapranno rendersi degni della sua fiducia dedicando ogni loro attività affinché la scuola della Dalmazia sia all'altezza del delicato compito nel Nuovo Ordine instaurato dal Duce» <158). Ma in Dalmazia, ove per tradizione la lotta fra italiani e croati aveva avuto il suo fulcro proprio nella difesa o nell'imposizione della lingua, la scuola sarebbe divenuta il settore più sensibile di questa ulteriore fase della secolare contesa. Non sfuggiva ad alcuno che la scuola, anche nell'autunno del 1941, avrebbe costituito un delicato banco di prova, soprattutto perché l'italiano doveva essere insegnato non come lingua straniera, ma quale «mezzo per eccellenza dell'espressione comune[ ... ]. Codesta 'comunione', costituita per mezzo della parlata e del linguaggio, include necessariamente una concomitante formazione e un concorrente sviluppo di idee e di sentimenti; formazione e sviluppo che possono esser dati soltanto da una convivenza continua in un ambiente adatto, da essi sentimenti e da esse idee permeato, come è la scuola» <159>. Per realizzare questi obiettivi, «programmi didattici, insegnamenti di determinate materie basilari, orari scolastici, criteri e metodi di valutazione e del profitto e della condotta, organizzazione interna, tutto si andò prudentemente modificando ed integrando senza violenti trapassi o sconvolgimenti arbitrari» <160>. Fra la popolazione, avvicinandosi l'apertura del nuovo anno scolastico - che secondo l'ordinamento jugoslavo iniziava a settembre - si manifestarono delle reazioni acuite anche dall'inquieta situazione locale e dal fatto che «alcuni elementi croati, non ancora individuati, hanno in questi ultimi giorni di ffidato i genitori.ad inviare i loro figli nelle scuole italiane, minacciando misure di rappresaglia nei loro confronti>) <161 >. Del resto, gli stessi insegnanti croati, apertamente, dissuadevano le famiglie dall'iscrivere i figli alla nuova media italiana di Spalato . Questa scuola era stata voluta sia per un 'affermazione di prestigio, sia per le esigenze dei funzionari italiani
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che si erano trasferiti con le famiglie, ed a settembre la comunità italiana di Spalato, di fronte alle difficoltà che sembravano far naufragare il progetto, si era rivolta direttamente a Mussolini oon un telegramma: «Durante venti anni di passione la nostra lingua mantenuta viva con la fede ed il sacrificio est stata testimone della italianità di Spalato. Le madri di Spalato [... ] fanno appello Duce al Vostro cuore di padre perché in questa città sia~ no subito istituite le scuole medie superiori» C162>. La scuola italiana venne realizzata. Per i croati, queste iniziative erano tutt'altro che gradite e, il 5 ottobre, il direttore della scuola elementare di Borgo Manus, uno dei borghi di Spalato, Frane Jendrasié, riunii direttori delle .scuole elementari. «È stato discusso - segnalava l'ufficio 'I' del Corpo d'armata - sui doveri dei maestr·i croati nella attuale situazione e sono stati studiati i mezzi per lottare contro . la italianizzazione della gioventù, specialmente contro le organizzazioni giovanili fasciste, cercando aliresì i mezzi per poter aiutare le famiglie povere dando loro vestiti e cibarie, evitando che ricorrano così alla assistenza del fascio» 0 63>. Proprio in quei giorni , il Governo di P avelié aveva fatto pervenire ai professori delle sèuole medie di Spalato il corrispettivo di tre mensilità di stipendio - circa _17 mila kune a persona - perché, come riferì un docente, «Zagabria vuol renderci possibile la vita a Spalato dove noi insegnanti abbiamo u_n a sacra missione che consiste nel vigilare e nel rinforzare l'ideale croato nazionalista nella lotta contro la italianizzazione di Spalato che viene effettuata con tutti i mezzi» <164>. Il fronte dei docenti non era però compatto e nove di essi, probabilmente serbi, rifiutarono gli aiuti di Zagabria <165>; a metà ottobre, da Sebenico, la divisione 'Cacciatori delle Alpi', informava c·he «sei professori e 29 fra maestri e maestre [croati - n.d.a.] di ritorno da un corso di letteratura italiana tenutosi a Venezia so" no stati m inacciati di licenziamento dai rispettivi direttori perché a suo tempo non chiesero il loro consiglio ed il loro consenso. Questi insegnanti sono · considerati 'traditori' anche dagli stessi s'tudenti» <166>. · Le famiglie croate, ad ottobre inoltrato, cominciarono a preoccuparsi di quella lunga vacanza scolastica che durava dai primi di aprile. Ma il comando del .VI Corpo d'armata avvertiva che «la riapertura delle scuole è vivamente attesa da studenti e professori - in massima parte comunisti - giacché essi pensano che trovandosi riuniti potranno ·tenere più compatte le fila e svolgere con maggiore-facilità il loro programma di attività antitaliana» <167>. A sua volta la 'Cacciatori delle Alpi' richiamava l'attenzione su «la mancanza di una proficua propaganda a nost ro favore tra l'elemento studentesco il quale, in gran parte comunista l,.. ] si mantiene tut tora lontano da ogni nostro contallo», e suggeriva di «trasme!lere giornalmente un notiziario
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italiano in lingua croata [tramite la stazione dell'E.I.A.R. di Zara - n.d.a.J che ascoltato da tutta la popolazione possa portarla a conoscenza degli avvenimenti» 0 68 >. Frattanto, per adeguare l'ordinamento jugoslavo a quello italiano il Governatore aveva emanato una ordinanza sull' 'Obbligo dell'istruzione elementare' <169> per i ragazzi dai sei ai quattordici anni e, sul Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia del 15 settembre, aveva fatto pubblicare il testo integrale della 'Carta della scuola' con una premessa dove, fra l'altro, era detto che «nell'imminenza dell'apertura delle scuole in Dalmazia, mentre vi si stanno tenacemente organizzando e intensificando in ogni settore le molteplici attività, è opportuno che tutti gli insegnanti prendano conoscenza della 'Carta della scuola', strumento originale, novatore e costruttor~, che in sé contiene le premesse necessarie ad una rinnovazione rivoluzionaria della Scuola per la formazione delle nuove generazioni, ai fini supremi dello Stato fascista» 0 70>. Questi concetti furono ulteriormente ribaditi da Bastianini nel discorso che tenne a Zara il 12 aprile I 942, quando precisò che «i fondamentali problemi di ricostruzione [ ... ] non potevano essere considerati, pure in un primo periodo di transizione, avulsi dalle sostanziali direttive cui si ispira la scuola in regime fascista: direttive che si riassumono nel considerare la scuola come strume.nto fondamentale della vita della Nazione e come elemento indispensabile di preparazione politica, culturale, morale delle future generazioni» <111 >. Erano criteri e principi che, inevitabilmente, sarebbero stati contrastati dai croati. Secondo l'intenzione di Bastianini, il nuovo anno scolastico avrebbe dovuto iniziare il 28 ottobre - ricorrenza deila Marcia su Roma - ma, proprio in quei giorni, la situazione dell'ordine pubblico precipitò per gli attentati che insanguinarono Spalato, Sebenico, mentre a Cattaro gl'insorti premevano ai confini della provincia, e sui giornali venne pubblicato l'avviso: «L'apertura della scuola è stata rinviata» <172>. Forse intimoriti dal sangue sparso, dalla gravità degli incidenti, in questo forzato periodo di attesa sembrò che i croati attenuassero le remore e le ostilità che avevano caratterizzato il loro atteggiamento verso la scuola italiana e le organizzazioni giovanili del Partito. II I O dicembre, l'ufficio informazioni del VJ Corpo d'armata avvertiva che «dopo le incertezze e le resistenze dei mesi scorsi, la grande maggioranza della popolazione, \vi compresa la massa operaia, avrebbe deciso di aderire alla iscrizione dei giovani nelle organizzazioni della G.l.L.» 0 73>. La segnalazione aveva la sua importanza ma andava dentemente considerata;. infatti, alcuni mesi dopo il Governatore, constatando che <de iscrizioni alla G. I.L., grazie alla assidua collaborazione dei maestri elementari, procede in modo soddisfacente» precisava che «non è affatto nostra intenzione di imporre iscrizioni. Non ne abbiamo bisogno.
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Preferiamo che i giovani, specie quelli in età di discernere, abbiano il tempo di paragonare il tempo passato a quello che è incominciato» 0 74)_ Tuttavia, i benefici connessi con l'iscrizione alla G.l.L. - esonero dalle tassescolastiche, distribuzione di viveri e di vestiario, refettori, attività ricreative ed assistenziali - influivano in modo non trascurabile soprattutto sulle famiglie, e spesso le inducevano ad accantonare le loro convinzioni ideologiche o nazionalistiche. A Sebenico, il 1° dicembre, alla presenza delle autorità civili, politiche e degli ufficiali del presidio, «duemila alunni circa delle Scuole elementari del capoluogo, con tutti i maestri in divisa o camicia nera [anche i croati n.d.a.] si sono riuniti nella piazza Vittorio Emanuele III per assistere, inquadrati, alla cerimonia dell"alza bandiera' [... ]. Con la compagnia d'onore, preceduta dalla banda presidiaria, è sfilato anche un folto gruppo di Balilla in divisa ed in armi [... ]. A cerimonia ultimata le scolaresche[ ... ] hanno cantato in coro l'inno 'Giovinezza'» 0 75l_ Ma il notiziario della divisione 'Cacciatori delle Alpi' riportava: «popolazione presente piuttosto scarsa» <176l. A Spalato, verso la metà di dicembre, in previsione della riapertura delle scuole locali, il federale Ferruccio Cappi tenne rapporto agli insegnanti italiani alla presenza del provveditore agli studi, Giovanni Soglian, e del commissario straordinario della 'Associazione fascista della scuola in Dalmazia', Antonio Tasso. Questi, nell'indirizzo rivolto al federale, pose in rilievo che se gl'insegnanti «sono venuti in terra di Dalmazia per compiere una missione delicata ma piena di vita e di passione [... ] sanno bene di esser venuti ad occupare un posto di combattimento», con «il compito delicato di creare un clima patriottico, di eliminare molti ostacoli che ancora si oppongono alla nostra marcia, di riportare in seno alla nazione il popolo dalmata>> <177l. Il federale, soffermandosi sulla funzione dell'insegnante, non solo nella scuola ma anche di fronte alla miseria della popolazione specialmente in alcune zone della provincia, indicò alle maestre, quale direttiva primaria, «la cura di alleviare tanti dolori e tante pene» esortando tutti ad essere «irreprensibili in ogni loro atto, [... ] suscitare rispetto e fiducia verso la scuola italiana, che ha un compito difficile, dovendo ridare il vero volto italiano a questa terra» <178l.. Verso la fine del mese, il Governatore riferiva a Mllssolini che «nella prima quindicina di dicembre tutte le scuole medie per alloglotti ed elementari sono state aperte, in Provincia di Zara. Le scuole rurali, affidate all'O.N .A .l.R. [Opera nazionale d i assistenza Italia redenta - n.d.a.], inizieranno la loro attività nel prossimo gennaio. In provincia di Spalato, l' inaugurazione dell'anno scolastico è avventl-ta, per molte scuole elementari delle isole il 16 dicembre: in data odierna si riaprono nel circondario di
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Traù. Ho deciso di fissare la riapertura delle scuole elementari a Spalato città per il 3 gennaio prossimo. A Cattaro e nella provincia le scuole si sono riaperte contemporaneamente il 20 dicembre» 0 79>. A Spalato città, le scuole elementari furono aperte il 3 gennaio, le altre iniziarono le lezioni il 14 con una cerimonia ufficiale. Celebrata la messa, le scolaresche si riunirono nel salone delle adunate nella Casa deIJa G. I. L. dove, alla presenza delle autorità e di tutti gli insegnanti, italiani e croati, il provveditore agli studi, Giovanni Soglian, pronunciò il discorso inaugurale e dette lettura del messaggio con cui il Governatore inviava il proprio saluto, specialmente agli insegnanti giunti dalla Penisola (180). «La pronta adesione, con cui avete risposto all'appello, è prova sicura che ognuno di voi, pronto ad affrontare tutti i disagi che lo aspettano, è pienamente conscio dei compiti assegnatigli e della grande responsabilità che si è assunto. La missione, alla quale vi siete dedicati, assume qui il valore di un apostolato e fa di voi i miei più preziosi collaboratori( ... ]. Il ve.stro dovere, che non si può esaurire nel puro e semplice insegnamento, va compiuto in ogni campo, poiché soltanto attraverso il contatto continuo ed assiduo col popolo, l'opera di fusione della cultura e della ·p enetrazione pacifica potrà dare gli attesi risultati[ ... ]. Il vostro comportamento sia in ogni circostanza intonato alla dignità ed al decoro, memori del nome d'Italia e dell'ora storica che attraversiamo [... ].So che saprete affrontare con il più alto spirito e con la più tenace volontà i disagi e gli ostatoli che incontrerete» <18 1>. Nello stesso giorno, a Spalato, venne inaugurato un ritrovo per studenti medi, con sale di studio ed ambienti per la refezione ed un centro di lavoro per artigiani. A Cùrzola ripresero i corsi della s-cuola nautica <182>. Complessivamente, oltre alle 193 scuole elementari - I 23 nel territorio annesso alla provincia di Zara, 42 in quello di Spalato, 28 a Cattaro - furono riaperte trentacinque scuole medie che mantenevano l'ordinamento jugoslavo, (sei in provincia di Zara, diciannove in quella di. Spalato e dieci a Cattaro (183>), ma con i programmi di storia e di geografia adeguati alla nuova situazione. Parallelamente si inauguravano le scuole ad ordinamento italiano cui potevano accedere anche gli studenti alloglotti:. una elementare ed una media a Spalato; cinque scuole medie, rispettivamente, a Sebenico·, Traù, Cùrzola, Cattaro e Castelnuovo di Cattaro (184>. Furono, inoltre, istituite sessantadue scuole rurali gestite dalla 'Opera nazionale di assistenza all'Italia redenta' (0.N .A .l.R.) e le attività di questo ente vennero, successivamente, precisate dalla legge 9 ottobre 1942, n . 1335, sulla 'Gestione delle scuole rurali in Dalmazia e del nuovo territorio annesso alla provincia di Zara', che assunsero anche l'organizzazione dei corsi serali e festivi. Ma, in provincia di Cattaro l'O.N.A.I.R. dovette ben presto abbandonare le sedi
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dell'entroterra a causa della insicura situazione locale che comportò l'arretramento della linea dei presìdi <185) . L'apertura dell'anno scolastico fu soprattutto un atto di volontà politica perché organizzativamente, a fine dicembre, malgrado l'impegno del ministero dell'educazione nazionale, solo 256 fra professori e maestri sugli 866 previsti avevano raggiunto le loro sedi <186). Ai primi di febbraio del 1942 - come riferiva il Governatore - mancava ancora «il 40% degli insegnanti destinati in Dalmazia, ma è evidente l'interessamento del Ministero dell'Educazione Nazionale per il loro rimpiazzo ed ogni giorno il numero degli assenti diminuisce» 0 87>. Due mesi dopo, Bastianini comunicava che «dei maestri elementari 531 sono italiani, [ .. .. ] insegnano quasi tutti nelle prime due classi [elementari - n.d.a.J; e 550 alloglotti, ai quali sono state affidate soltanto e provvisoriamente le classi 3 a e 4 a . Nelle scuole di Zara, cioè nel suo territorio annesso, insegnano 303 italiani e 237 alloglotti; in quelle di Spalato 148 italiani e 271 alloglotti, in quelle di Cattaro 80 italiani e 41 alloglotti[ ... ). Il numero degli insegnanti medi italiani ammonta a 112 di cui 29 sono direttori» 0 88). CQmplessivamente i docenti italiani ascendevano a 643 unità. Con questo corpo insegnante e con circa un migliaio e mezzo tra maestri e professori croati, in quell'anno furono amministrati oltre quarantamila alunni: 23 028 in provincia di Zara, 13 098 in quella di Spalato e 4 329 in provincia di Cattaro <189>. Il ministero dell'educazione nazionale, anche se preminentemente impegnato nella ricerca del personale insegnante, fece predisporre appositi libri di testo in relazione alle necessità della scuola in Dalmazia. Si11 dall'inizio dell'anno, nelle elementari, venne distribuito con successo un libro di lettura a colori, modernamente concepito, mentre erano allo studio i «testi di storia e geografia d'Italia preparati appositamente per la scuola media e compilati da Accademici d'Italia e da noti scrittori» ci 9o). In quel periodo di transizione, nella scuola venne conservato l'ordinamento jugoslavo che si articolava nei quattro anni delle elementari, integrati da un corso superiore, quadriennale, per i ragazzi che intendevano assolvere solo la scuola dell'obbligo. Invece, quelli che volevano proseguire gli studi, potevano scegliere tra il ginnasio (otto anni), dove si accedeva per esame, o la scuola civica alla quale si era ammessi con il solo possesso della licenza elementare. La scuola civica, quadriennale, si articolava nei corsi commerciale , industriale ed agrario, e poteva essere equiparata a quelle italiane di avviamento professionale. Il ginnasio si distingueva nel 'classico' e nel 'reale', cioè moderno, ambedue suddivisi in quattro anni inferiori e quat-, tro superiori ed ogni quadriennio sì concludeva cOJ.1 il rispettivo esame di maturità (piccola maturità e maturità). Solo il ginnasio superiore consentiva
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l'accesso ai livelli di studio universitari o superiori. Esistevano, inoltre, l'istituto magistrale, quinquennale, con annesse classi di tirocinio; le scuole professionali - alle quali si accedeva dal ginnasio inferiore oppure previo esame dalla scuola civica - che comprendevano: l'accademia.di commercio, quattro anni; la scuola di commercio, due anni; la scuola media tecnica, quadriennale, distinta nelle sezioni edile, meccanica ed elettrotecnica; quindi l'accademia navale-commerciale. Altri tipi di scuola a finalità pratiche erano l'industriale maschile, ripartita nelle sezioni di scultura, ceramica ed incisione; la femminile con sartoria, biancheria e ricamo; quella' biennale per capi operai ad indirizzo edile, meccanico, elettrotecnico e di falegnameria; infine la scuola secondaria di musica <191>. Nell~ Dalmazia annessa, il metodo d'insegnamento risentiva ancora del sistema austro-ungarico che, al centro della scuola collocava l'autorità del docente. I professori «tenevano sempre u1;1 comportamento estremamente severo, gendarmesco [... ]. Non concepivano la libera, amichevole comunione, quasi collaborazione, con gli alunni. La dottrina che essi presentavano la imponevano senza discussioni ed era appresa meccanicamente. Tra alunni e professori la massima distanza, una eterna guerra sorda ma inestinguibile. I professori poi esercitavano un effettivo controllo sugli alunni anche fuori dell'ambito scolastico: guai farsi cogliere a fumare una sigaretta neppure per la strada; guai a farsi vedere fuori oltre le dieci di se. ra; guai a mancare alla messa la domenica e tanti altri divieti di questa specie» 0 92). Quasi dovunque un uniforme senso di stantio, di chiuso, di freddo, con scarso e polverulento materiale didattico; pulizia ed igiene dei locali generalmente poco curate. In un simile-ambiente, gli insegnanti italiani si sentivano a disagio ma, proprio da questa situazione, avrebbero tratto i maggiori vantaggi in qu anto gli allievi - sia pure nella loro congenita ma soltanto apparente indifferenza - colsero la diversità del metodo con un maestro o un professore-che si poneva sul piano del colloquio, che faceva apprendere l'italiano attraverso frasi dì uso comune su argomenti di immediato interesse, che conteneva al minimo !'esercitazioni grammaticali. I compiti e le funzioni degli insegnanti italiani, in gran parte supplenti che avevano volontariamente chiesto l'assegnazione in Dalmazia, con molte maestrine al loro primo anno di insegnamento, cioè quasi del tutto ignare di che cosa fosse la scuola Cl 93l, furono soggettivamente ed obiettivamente difficili perché, solo eccezionalmente, questo _personale era preparato all' ambiente, dove oltre ad insegnare avrebbero dovuto innovare. Anche se prima dì destinarli a Spalato, a Sebenico, a Càttaro, si fosse provveduto a corsi d'orientamento, difficilmente maestri e professori sarebbero stati in grado di afferrare ed affrontare il giuoco delle correnti politiche locali, delle
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riserve mentali, dei conflitti fra croati e serbi, dell'animosità antitaliana che li accomunava. La stessa barriera della lingua impediva loro di cogliere le reazioni degli alunni ai fatti ed agli avvenimenti e, nel caleidoscopio delle fazioni e dei risentimenti delle scolaresche, non erano in grado di discernere il filo degli eventi che, incalzando, si sovrapponevano con apparente illogicità, sorprendendo anche le autorità militari e politiche. La mancanza di tempo non aveva concesso ai nuovi insegnanti neppure un minimo periodo di acclimatazione in Dalmazia: come arrivavano, erano direttamente immessi nella scuola, perché in quei momenti la presenza in aula del docente costituiva una cÒncreta affermazione politica ed una dimostrazione d'efficienza organizzativa. D'altra parte il Governo della Dalmazia intendeva realizzare attraverso i canali della scuola una presa di contatto con l'ambiente croato, nel tentativo di rimuoverlo da preconcette posizioni di ostilità, e portarlo - da un'accçttazione inizialmente passiva - al convincimento ed alla .c ollaborazione. In tal modo, ai maestri ed ai professori si chiese di essere gli strumenti attenti e duttili di questa politica di penetrazione, in un ambiente compromesso dalle manifestazioni studentesche di settembre, dagli attentati, dai caduti, dalle retate, dalle condanne amorte dell'ottobre e del novembre. · È, quindi, comprensibile che l'apertura: dell'anno scolastico determinasse nellé autorità concrete preoccupazioni anche se a Spalato l'inizio delle lezioni era stato bene accolto dalla popolazione <194l. Ma, come avvertiva il Corpo d'armata, non mancavano «manifestazioni contrarie da parte di elementi sovversivi e di elementi irredentistici. Risulta infatti che sono stati messi in circolazione volantini diretti agli studenti delle scuole medie per indurli a non frequentare le scuole italiane; altri manifestini sarebbero stati indirizzati alle famiglie per invitarle a non iscrivere i bimbi alle elementari e alla organizzazione dei Balilla» <195>.
Simili iniziative non apparivano particolarmente pericolose, però andavano assiduamente controllate. Ma i fatti di Spalato del 15 gennaio - secondo giorno di scuola - sembrarono pregiudicare il lavoro sino allora pazientemente predi,;posto; verso le nove e mezzo del mattino, in via Manuska, cinque colpi di pistola abbattevano lo spalatino Antonio Hofmann, uno squadrista, che lavorava come spedizioniere a Il Popolo di Spalato. Immediatamente «il Governatore della Dalmilzia ha ordinato la fucilazione dei comunisti Batinus Silvestro, Boliat Vinko, Orlik Ranco [recte: Orlié Branko] già da qualche giorno detenuti per attività sovversiva» <196 >. Sei ore dopo l' attentato ebbe luogo la esecuzione. L'Orlié era uno studente della quarta classe macchinisti navali. Ricorda il professor Posar che «il prefetto, il questore e tutte le autorità civili in quei giorni guardavano'a noi quasi
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tenendo il fiato. Si voleva chela nave scendesse in mare senza incidenti[ ... ]. La scuola in quei momenti veniva ad essere la più importante se non l'unica spia aperta a leggere nell'opinione pubblica, inoltre veniva anche ad essere in parte la barra del timone a governare la ciltà, un po tente strumento di persuasione alla calma e all'ordine. Trepidavano specialmente i genitori che avevano figli alle medie. La scuola era la parte viva di quel popolo, cioè la parte che entrava in diretta comunione con altra parte viva che eravamo noi italiani» <191>. Non di meno le lezioni si svolsero regolarmente e, in genere, sotto l'aspetto disciplinare, gli studenti si dimostrarono tranquilli pur se «alla scuola media tecnica si aveva la netta sensazione che gli alunni vivessero con tutto ardore il momento storico anche se in ogni modo cercavano di camuffarsi o apparire indifferenti. Bollivano in quei giovani tutte le possibili tendenze politiche» <198). Vi erano simpatizzanti e militanti comunisti, partigiani, cetni~i, ustascia, altri favorevoli all'Italia ed i ' neutri' che gli attivisti delle varie correnti cercavano d i guadagnare alla propria causa. Ed i 'neutri', per meglio difendersi, si fingevano comunisti. Ma a nche cetnici ed ustascia non disdegnavano farsi passare per partigiani, specialmente quando si trattava di agire addossando ad altri le proprie responsabilità. La suddivisione in gruppi, la mimetizzazione, si riproduceva in m ezzo ai maestri ed ai professori croati. Le autorità, per quanto possibile, mantennero il più stretto contatto con la scuola. A febbraio il prefetto di Spalato, Zerbino, accompagnato dal provveditore agli studi, visitò il ginnasio classico maschile, quello femminile diretto dal preside Antonio Tasso , il ginnasio r eale femmini le dove fu accolto dal preside Volpe Rinonapoli <199>, quindi, insieme con l'ispettore scolastico Enrico Medici la scuola elementare di Borgo Lucac e quella· d i Borgo Pozzobon a ffidata al direttore Mario Pagano e, in seguitò, le altre del centro cittadino <200>, rendendosi conto, in particolare, delle difficoltà e del disagio di allievi e di insegnanti. Infatti, «quell 'inverno, fu veramente eccezionale per Spalato. Neve, ghiaccio, forte vento ed un freddo mai prima registrato[ ... ] e noi - ricorda il professor Posar - a scuola passavamo delle mattinate quasi da ,:ongelarci perché non vi erano stufe. Si faceva lezione in cappotto e guanti, i piedi assiderati, il brivido in corpo» <201>. Nonostante l'incidenza dell'inverno e della situazione politica, a febbraio il Governatore poteva riferire che « nei vari comuni sia in terraferma che ·nelle isole nulla ha turbato in questo periodo il regolare a ndamento delle lezioni in tutte e tre le Provincie. Gli insegnanti italiani hanno ancora una volta dimostrato di saper compiere in modo esemplare il loro dovere: gli alunni e gli insegnanti alloglotti, hanno serbato finora un contegno corretto e d isciplinato» <202>.
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Un incidente che avrebbe potuto influire negativamente su questo insperato equilibrio si registrò a Spalato fra il 16 ed il 17 aprile 1942 quando la locale questura procedette al fermo d'una decina di studenti sospettati di svolgere attività comunista. «A vendo i medesimi dichiarato a verbale esser stati iniziati a tale teoria da prof. scienze naturali questo ginnasio Reale, Gamulin Ciro fu Stefano e Sirnpié Matilde nato Jelsa 26 luglio 1903 [,] mattino giorno 16 procedevasi fermo predetto che dopo aver subito interrogatorio con conseguente contestazione addebiti oggi ore 5 decedeva ritiensi per paralisi cardiaca stanza questo ufficio politico ove era vigilato due agenti» <203>. Il fatto però non incise sulia regolare prosecuzione delle lezioni e sulla disciplina della ·scuola . Nei comuni e nei paesi dell'interno, invece, già durante l'inverno la situazione fu ben diversa a causa delle infiltrazioni di bande partigiane con conseguenti azioni di polizia, e spostamenti di presìdi militari specialmente lungo la frontiera; in molte località, per sottrarre gli insegnanti al pericolo, s'impose l'abbandono delle rispettive sedi. Con l'inoltrarsi della buona stagione, divennero insicure anche talune zone a ridosso della costa, particolarmente nel triangolo Chistagne-Sebenico-Stretto. Le tre maestrine che insegnavano nd paese di Jezera dovettero abbandonare la scuola mettendosi in salvo a Stretto <204>. Analogamente a Trebocconi i maestri Gaggiotti, Restaino e Camilotti, con il ritiro del presidio militare, furono costretti a chiudere la scuola ed abbandonare il villaggio <205>.
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In quegli anni, in Dalmazia, non esisteva alcuna università, ma vi risiedevano molti studenti universitari. Per iniziativa del Partito, a Spalato ed a Cattaro, furono costituiti i Gruppi universitari fascisti (G. U .F:), soprattutto per avvicinare attraverso le attività culturali, sportive ed assistenziali proprie dell'organizzazione universitaria, gli studenti di lingua slava. Questi, durante il regno di Jugoslavia, avevano frequentato le università di Zagabria, di Lubiana, di Belgrado e le autorità italiane non posero loro alcun divieto per la prosecuzione degli studi' in quelle sedi; era compito dei G. U.F. attrarre gli studenti dei territori annessi negli atenei italiani, con la prospettiva di avviare la formazione della futura classe dirigente locale. A ottobre del 1941, l'università degli studi di P adova istituì dieci borse di studio per studenti dalmati <206>, ed il suo esempio venne immediatamente seguito dalle università di Bari, di Macerata <201> e dall' amministrazione provinciale di Ancona <208> che ne misero a disposizione altre undici. Ma, per . gli obiettivi che si intendevano perseguire, erano necessari provvedimenti più estesi e coordinati, che furono presi per interessamento di Mussolini. «Grazie alla sua munificenza, se ne sono assegnate [di borsé" di studio n.d.a.] per l'ammontare complessivo di lire l 200000 a ben 263 studenti di
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cui 52 italiani e 211 alloglotti, dando loro la possibilità di frequentare le nostre università e di iniziare o perfezionare ivi i loro studi. I 263 studenti universitari si sono distribuiti nei mesi scorsi in tredici Atenei della penisola, accolti con cordiale cameratismo dai nostri goliardi. Duecentundici di loro non avevano mai visto l'Italia» C2 09J. Ufficialmente, le strutture burocratico-amministrative della scuola in Dalmazia furono perfezionate soltanto verso la fine della primavera del 1942 con l'istituzione dei provveditorati. Sino a quel momento il professore Giovanni Soglian a Spalato, ed il professore Giovanni Lorenzon a Cattaro, avevano svolto la loro attività in modo precario, senza disporre di un'organizzazione adeguata alle loro funzioni. Bastianini, dopo le richieste di luglio e di settembre del 1941 <210i, rimaste inevase, ripropose la questione alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed al ministero dell'educazione nazionale, facendo presente che, con la chiusura dell'ufficio stralcio dell'Espositura di Spalato - che provvedeva anche al pagamento delle competenze degli insegnanti croati - non era possibile procrastinare la costituzione dei provveditorati (2I I). La questione venne sottoposta dal ministr"o Bottai <212) a Mussolini ed a maggio del 1942 i nuovi uffici iniziarono la loro attività. Così la scuola in Dalmazia, avrebbe concluso il primo anno della nuova gestione, con un positivo bagaglio d'esperienze, premessa per ulteriori miglioramenti nel successivo ciclo scolastico. Il 15 giugno 1942, il Governatore dispose che le lezioni avessero termine alla fine del mese, e fissò il calendario degli esami. Quelli di idoneità ·e d'ammissione ai corsi superiori delle scuole inedie, nonché quelli cli licenza elementare, si sarebbero svolti entro il I 5 luglio. Nelle due settimane successive, avrebbero avuto luogo gli esami di maturità e di licenza dalle scuole medie (213); le prove finali, nel loro complesso, ricalcavano le norme dell'ordinamento jugoslavo, ma per tutti gli allievi fu introdotta una prova d'italiano, mentre l'esame di storia e di geografia venne limitato alla materia dell'ultimo anno. Gli alunni che non conseguivano la sufficienza in italiano erano ammessi alla riparazione di ottobre purché durante le vacanze avessero frequentato regolarmente i corsi di ripetizione <214l istituiti presso i ginnasi classico e tecnico <215>. Vennero esonerati dalle tasse di diploma e di frequenza coloro che, avendo conseguito nello scrutinio finale un voto non inferiore al sette, nel profitto ed al nove in condotta, appartenevano a fami . ; . glie con sette o più figli e si trovavano in condizioni economiche disagiate, oppure «segnalati dai Segretari Federali per diligenza, buona condotta ed interessamento alle attività della GIL» C21 6}. La conclusione, del primo anno scola.s.tico , in Dalmazia non comportò per gl'insegnar.iti il normale periodo di vacanze. Solo a tlirno, e per periodi
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piuttosto brevi, furono autorizzati ad assentarsi dalle rispettive sedi perché, con la fine del1e lezioni, «non per questo è cessata l'attività dei nostri maestri, venuti q'ui per educare - cioè per trasformare e costruire - più che per far scuola nel senso usuale della parola» <211>. L'attività educativa non doveva esser interrotta per «non lasciare disperdere il frutto delle fatiche fatte durante l'anno e dei non lievi sacrifici sopportati». Si doveva «operare in modo che le fondamenta poste reggano e si facciano adatte a sopportare il peso della costruzione progettata; non abbandonare proprio sul più bello chi ha ancora bisogno di noi» <218>. In base a questi criteri, gl'insegnanti, anche durante i mesi estivi, continuarono nella loro fatica, dando la propria opera alle organizzazioni del Partito, all' Istituto di cultura fascista, alle iniziative dell'Opera nazionale dopolavoro ma, in modo particolare, col- · laborando con la G.l.L .. «Le coloriie marine, montane, fluviali, diurne e permanenti, si reggono bene, sull'opera dei maestri e delle maestre, i quali non mancano nemmeno in quelle adunate più esplicitamente 'tecniche' che sono i campi ed i campeggi. E i nostri maestri fanno conto di essere mobilitati per la GIL» <219>.
L'ESTENSIONE DELLE LEGGI ITALIANE E L'AVVOCATURA DELLO STATO Nell'ottobre del 1941, le fondamentali strutture amministrative del Governatorato erano in parte già organizzate o positivamente avviate, e Bastianini, ritenendo che i tempi fossero maturi per estendere alla Dalmazia annessa lo Statuto e le leggi fondamentali del Regno, sottopose a Mussolini un apposito schema di decreto accompagnato da una relazione illustrativa <220 >. L'iniziativa. rientrava nelle prerogative del Governatore che aveva il potere-dovere di 'proporre' al Capo del Governo l'estensione delle leggi <221 >, mentre al Governo del Re spettava 'pubblicarle' nei nuovi territori ed emanare le disposizioni di coordinamento con la preesistente legislazione locale <222 >.
li Governatore, nella relazione, pose in rilievo che in Dalmazia vigeva ancora la legislazione jugoslava, mentre nella originaria provincia di Zara - comuni di Zara e Làgosta - si applicavano le leggi italiane. Questo squil ibrio, oltre all'importanza politica di pervenire quanto prima alla abolizione dell 'ordinamento ex-jugoslavo, appariva a Bastianini mot1vo valido «per procedere con ritmo particolarmente celere alla estensione della legislazione [ ... ) ai nuovi territori, al fine di raggiungere al più presto quella
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omogeneità che è condizione indispensabile per una perfetta fusione e per uno sviluppo organico ed ordinato della vita economica, amministrativa e sociale delle nuove province» <223 >. Quindi aggiungeva: «Conviene inoltre, anche sotto il riflesso politico, fare in modo che i nuovi territori sentano al più presto, in virtù della completa equiparazione, essere integrale e definitiva la loro unione al!' Italia» <224>. La relazione e lo schema di decreto vennero sottoposti all'esame della Commissione consultiva per il diritto di guerra che, con parere ampiamente motivato, a firma del suo presidente Dino Grandi, li approvò, cogliendo anzi l'occasione per suggerire di «disporre l'estensione dello Statuto e delle altre leggi [... ] anche a1la provincia di Lubiana e ai territori aggregati alla provincia di. Fiume», nonché di completare l'elenco delle leggi proposte dal Governatore <225 >. Però, nel contesto del parere, Grandi si soffermò sul fatto che diverse disposizioni di quei testi legislativi presupponevano il possesso della cittadinanza italiana e, quindi, non avrebbero potuto venir applicate alle popolazioni annesse «fino a quando non sarà determinata la sorte di esse, nei riguardi della cittadinanza» <226>. Ma, individu~_to l'ostacolo, lo aggirò argomentando che «la prima conseguenza dell'annessione deve essere l'estensione ai territori annessi dell'autorità degli organi costituzionali italiani, estensione che costituisce il pì·esupposto di ogni successivo provvedimento destinato ad aver vigore in quei territori. D'altro lato, la mancanza di norme che regolino la condizione delle popolazioni dei territori stessi, nei riguardi della cittadinanza, renderà inoperante l'é!PPlicazione in essi di quelle sole disposizioni che tengono conto dello stato di cittadinanza, e cioè sostanzialmente delle disposizioni concernenti l'esercizio dei diritti politici» <227 i_ Grandi sollevò, inoltre, un problema tecnico-giuridico in relazione alla promulgazione ad alla pubblicazione delle leggi, «potendosi dubitare se tali norme debbano essere estese [in Dalmazia - n.d.a. ] puramente e semplicemente, ovvero se l 'estensione di esse debba essere accompagnata da disposizioni di adattamento e di coordinamento che tengano conto della situazione e delle speciali esigenze di quei territori» <228>. Infatti poteva sorgere ìl dubbio che, con la estensione alla Dalmazia delle disposizioni sulla promulgazione e pubblicazione delle leggi, tutti i decreti, i decreti-legge, le leggi, entrassero immediatamente i11 vigore anche nei territori annessi per il solo fatto della loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del Regno; ma era anche legittimo il dubbio se per l'esplicazione della loro 'efficacia' sì dovesse attendere la pubblicazione anche sul Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia. Vi erano, inoltre, ulteriori perplessità e, cioè, se la pubblicazione dovesse aver luogo nella sola lingua italiana o non anche in slavo ed in tal caso su quale foglio ufficiale. Grandi, posti i quesiti, concludeva nel senso
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che, in linea generale, «sarebbe preferibile l'uso della sola lingua italiana [...]. E questa soluzione non sembra trovare ostacoli per la Dalmazia[ ... ] non contenendo il provvedimento di annessione alcuna disposizione che possa comunque contrastare con la soluzione stessa e trattandosi di territori che, per tradizione storica, possono considerarsi italiani e nei quali la nostra lingua ha notevole diffusione [... ]. Se, invece, si ritenesse necessaria [... ] la pubblicazione dei provvedimenti legislativi in due lingue» riteneva «preferibile effettuarne la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale [del Regno - n.d.a.] del solo testo italiano e pubblicare il provvedimento, sia nel testo italiano sia nell'altro testo, in un giornale locale» <229l . Venne seguìto quest'ultimo criterio, ed il Governatore provvide a far pubblicare sul Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia, nell'integrale testo bilingue, le leggi che riteneva opportuno estendere ai territori dalmati <230>, però, senza che questa pubblicazione determinasse una decorren~a diversa da quella prevista nella Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia. Si evitò, così, che uno stesso provvedimento entrasse in vigore in tempi diversi, nella vecchia provincia di Zara con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del Regno, e nelle zone annesse quando fosse stato riportato dal Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia. Risolto il problema della 'entrata in vigore', si poneva quello della 'efficacia' poiché, come rilevava Grandi, «estendendo alla Dalmazia [... ] te· disposizioni sulla promulgazione e pubblicazione delle leggi e decreti, i provvedimenti che saranno d'ora innanzi emanati [nel Regno - n.d.a.] avranno senz'altro efficacia, per il solo fatto della pubbliç_azione nella Gazzetta ufficiale del Regno, anche nei territori. annessi» <231>. Grandi stesso si rese conto delle confuse situazioni giuridiche che sarebbero insorte qualora, a tutte le leggi e decreti emanati nel Regno, fosse stata riconosciuta un'immediata efficacia sui territori annessi, e propose là soluzione: «fino a quando non sia diversamente stabilito, le leggi e decreti promulgati e pubblicati nel Regno non avranno applicazione nei territori annessi» <232l, salvo che non fosse diversamente disposto. In tal modo, sottilizzando fra 'efficacia' ed 'applicazione', tutte le leggi che venivano emanate avevano teoricamente 'efficacia' nei territori annessi della Dalmazia ma vi trovavano 'applicazione' solo quelle munite dell'apposita clausola <233 >. Per le altre si considerava che la 'applicazione' restasse sospesa ma, naturalmente, non nella originaria provincia di Zara. Il decreto che estese alla Dalmazia le leggi fondamentali del Regno dallo Statuto alle attribuzioni e prerogative del Capo del Governo, dalla promulgazione delle leggi e decreti all'uso della bandiera nazionale e così via - riportò soltanto i rispettivi titoli, e venne pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno del 6 febbraio 1942. Fu quindi riprodotto in testo biHngue
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sul Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia del 15 dello stesso mese, sempre con la sola indicazione dei titoli <234>. In tal modo gli articoli delle singole leggi, nella Dalmazia annessa, non vennero mai pubblicati, dando per _presupposta la conoscenza delle rispettive norme. Con questa stessa procedura furono successivamente estese alla Dalmazia le provvidenze in favore delle costruzioni navali e dell'armamento emanate nel Regno il 10 marzo 1938 <235 >, Invece, ad iniziativa del Governatore, e quindi con sua ordinanza, vennero introdotte in Dalmazia le norme sui delitti contro la pubblica amministrazione, previsti negli articoli da 314 a 360 del codice penale italiano <236>, ed in seguito quelle sul coordinamento delle norme penali relative alla disciplina dei consumi <237>. In questi due casi, nel Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia, fu pubblicato il testo integrale degli articoli in forma bilingue. Questo modo di estensione per ordinanza era legittimato dal bando di Mussolini del 3 maggio 1942 <238>, che autorizzava il Governatore a servirsi dei propri poteri quando ritenesse di dover affidare alla cognizione del Tribunale speciale per la Dalmazia fattispecie di reati non previsti dai bandi del Duce, quale Comandante supremo. Ma, nel rendere obbligatoria in Dalmazia la 'Applicabilità del R. decreto 7 novembre 1941-XX, n. 1303 sulle espropriazioni per opere di pubblico interesse in Dalmazia' <239> e la 'Applicazione ai territori annessi delle disposizioni in materia di esenzione dalle tasse postali previste dal Codice postale e delle telecomunicazioni' <240>, Bastianini si servì ancora dei poteri d'ordinanza anche se le materie non rientravano in alcun modo nella competenza - limitata al campo penale - attribuitagli dal bando di Mussolini. D'altro lato, il termine 'applicazione' usato dal Governatore, mascherava inadeguatamente un'effettiva estensione e, per di più, attuata con gli stessi criteri adottati per le leggi fondamentali, poiché questi due decreti furono richiamati nelle rispetti ve ordinanze soltanto con gli estremi di individuazione e senza la riproduzione degli articoli. Dal momento dell'estensione delle leggi fondamentali - che più di una necessità giuridica fu una manifestazione di volontà politica - e sino alla soppressione del Governatorato, lo Stato ·italiano emanò due bandi, tre decreti-legge, cinque regi decreti ed una legge di conversione su qu~stioni che interessavano direttamente la Dalmazia, oltre ad una ciecina di leggi di variazione di bilancio per il finanziamento delle amministrazioni dei territori annessi. Di questi provvedimenti, solo quattro <241 > furono riportati nel Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia. Eppure alcuni, come quello sulle 'Disposizioni concernenti gli atti di alienazione costitutivi e traslativi di diritti reali sui beni immobili situati nei territori dell'ex Regno di Jugoslavia' c242 >
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o l'altro sulla ' Esecutorietà delle sentenze e di altri provvedimenti nel Governatorato della Dalmazia' <243J, per la delicatezza delle situazioni giuridiche che regolavano, avrebbero meritata la massima diffusione anche fra l'elemento allogeno. Dal punto di vista dell' organizzazione degli uffici, il settore della giustizia non richiese uno specifico impegno da parte del Governatore poiché con il decreto di annessione era stato disposto ·Che in Dalmazia rimanessero in vigore i provvedimenti già e manati dalle autorità militari di occupazione <244) . Perciò, nei territo ri del Governatorato, a norma del bando 24 aprile 1941, continuò «ad essere applicata la legislazione ivi vigente in materia civile, commerciale e penale» <245>, e, in base a quello del J 7 maggio dello stesso anno, la giustizia venne «amministrata dai giudici mandamentali, dai tribunali e dalle corti di appello competenti secondo le norme processuali ivi vigenti» <246>. Inoltre, Mussolini, con il bando del 28 settembre 1941 aveva disposto che fossero devolute ad una sezione speciale promiscua, da costituirsi presso la Corte di cassazio ne a Roma, le impugnazioni contro le decisioni, in materia civile e penale, delle corti d'appello che avevano sede nei territori a nnessi. Ma la questione rimase irrisolta sino al 15 aprile del 1943 poiché, solo a questa data, con regio decreto n. 530, venne istituita la speciale sezio ne promiscua, che era composta da un presidente, quattro consiglier i di cassazione, e tre magistrati degli uffici giudiziari con sede nella Dalmazia annessa. Le decisioni veni vano prese applicando le leggi ex-jugoslave vigenti nei territori che facevano parte integrante del Regno d'Italia <247>. L'intervento del Governatore, invece, fu necessario per delimitare la competenza territoriale della corte d'appello di Spalato che, con la spartizione della Dalmazia, aveva perduto i tribunali di Ragusa, Mostar e Travnik, rimasti in, terriLOrio crealo, mentre a veva acquistato il tribunale di Cattaro, già compreso nella giurisdizione de lla corte d'appello di Sarajevo <248>; Zara, dal canto suo, per la corte d 'appello, dipendeva da Trieste. Il Governatore intervenne anche per la riorganizzazione dei mandamenti di alcuni ' giudizi distrettua li' - le preture dell'ordinamento italiano - ed altribunale di Spalato vennero aggregati quelli di Blatta e di Cùrzola <249> estendendo la giurisdizione di quest'ultimo all'isola di Méleda, che prima dell'annessione era compresa nel mandamento di Stagno rimasto alla Croazia c25o1. In provincia di Cattaro, i comuni di Gruda e Primorska, già parte dei mandamenti di Ragusa e Trebigne, vennero aggregati a quello di Castelnuovo cli Cattaro <2 51 >. In provincia di Zara i villaggi di Raducicco (Raducié) e Mo kropolje (Campo Molle), fin'allora compresi nella circoscrizione giudiziaria di Tenìn, furono im·e grati nel territorio del giudizi o distrettuale di Chi stagne <252>.
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Rese corrispondenti le giurisdizioni territoriali degli uffici giudiziari ai confini politici della Dalmazia, il ministro di grazia e giustizia provvide a trasferire nelle nuove province magistrati italiani scelti di preferenza fra i dalmati che, dopo la prima guerra mondiale, abbandonati i paesi d'origine, avevano intrapreso nel Regno la carriera giudiziaria C253 >. Per rendersi._conto dei problemi che in Dalmazia potevano riguardare la giustizia Dino Grandi, verso la metà di luglio del 1941 ispezionò i principali centri delle zone annesse, soffermandosi particolarmente sul servizio penitenziario. Il personale, già sul posto, gli apparve «sufficiente, e idoneo il numero dei funzionari assegnati alle direzioni e in genere anche quello di custodia» ci 54l. Tuttavia inviò a Spalato cinque agenti, due a Sebenico e cinque a Cattaro <255>. Trovò i fabbricati delle prigioni in discrete condizioni, meno che a Cattaro, ed adeguati per la espiazione di pene di breve durata o per la detenzione preventiva. Ritenne, invece, che si dovesse procedere con urgenza «alla costruzione di 6'pportuni fabbricati per l'espiazione delle pene più gravi e per l'esecuzione delle misure di sicurezza detentive sia contro gli adulti che contro i minori» <256>, prospettando l'opportunità di utilizzare il progetto del Governo jugoslavo per la costruzione di un nuovo stabilimento carcerario a Spalato <251>. · Mentre il settore della giustizia veniva progressivamente adeguato alle necessità di quel periodo di transizione, le autorità italiane della Dalmazia non avevano ancora preso in considerazione che a Spalato esisteva una sede dell'avvocatura dello Stato ex-jugoslavo. Fu lo stesso capo dell'ufficio, con un esposto al prefetto Zerbino, a far presente che, non essendo stato né soppresso né modificato l'ordinamento jugoslavo, quell'avvocatura aveva ancora competenza su tutto il territorio della vecchia corte di appello di Spalato, con vertenze attive e passive non solo davanti ai tribunali di Ragusa, di Mostar, di Travnik, ma anche presso la Suprema corte di giustizia ed il tribunale amministrativo di Zagabria (258>. La questione era delicata e se, da un lato, poteva apparir naturale che, annessa la Dalmazia, fosse venuta meno la competenza dell'avvocatura di Spalato sui territori rimasti al di là del confine, dal.l 'altro l.ato era pur vero che nell'àmbito del Governatorato gli «interessi dello Stato italiano, successore dell'ex-stato jugoslavo, che si dibattono in sede giurisdizionale», erano affidati «per la loro turela a funzionari non italiani, i quali, a parte ogni altra considerazione ovvia, non possono avere la sensibilità di conoscere quelle che sono le fondamentali esigenze dello Stato e dell'amministrazione italiana» (259). La .Presidenza del Consiglio dei ministri, su intervento del Governatore, invitò l'avvocato generale dello Stato ad inviare in missione a Spalato un
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funzionario «per esser messo a coi1tatto con gli avvocati della ex-Avvocatura dello Stato, e assumere di conseguenza le delicate funzioni di ra ppresentanza e di difesa della Amministrazione [italiana - n.d.a.] nel territorio della Corte di Appello di Spalato» <260) _ L'avvocato generale dello Stato si mosse per gradi e, per prima cosa, incaricò il sostituto avvocato dello Stato, Luigi Silvestri, di recarsi a Spalato per accerta re la situazione degli uffici, del personale e delle competenze di quell'avvocatura. Il 20 ottobre, Silvestri riferiva di aver trovato non una ma due avvocature: q uella dello Stato ex-jugoslavo e l'altra della Banovina, creata nel giugno 1940 a seguito degli accordi (sporazum) fra Macek e Cvetkovié <26 1). I funzionari delle due avvocature conoscevano la lingua italiana ed alcuni la parlavano correntemente. Esisteva un carico di lavoro notevole <262> ma «la trattazione deg li affari - riferiva Silvestri - è attualmente quasi del tutto arenata. Le cause in corso sono, naturalmente, istituite in nome o contro l'Erario jugoslavo. Man mano che queste venivano in discussione dopo l'annessione delle provincie dalmate al Regno, la locale Avvocatura ha avuto cura di eccepire form almente il proprio difetto di legittimazione a difendere gli interessi dello scomparso stato jugoslavo [... ]. Cause per o contro lo Stato italiano non ce ne sono per ora, e così pure no n ci sono ancora richieste di consultazioni da parte delle nostre autorità, salvo alcuni pochissimi casi, sbrigati dagli avvocati di qui in corretto italiano» <263 >. L 'avvocato Silvestri, a conclusione della sua analitica relazione, proponeva l'unificazione delle due avvocature e nello stesso tempo avvertiva che Zagabria , con provvedimento pubblicato sulla Gazzella ufficiale del Regno di Croazia, aveva già disposto che gli uffici della avvocatura da Spalato si trasferissero a Macarsca, destinandovi l' a vvocato Sergio Kuzmanié ed il praticante di cancelleria Marco Gulin i qua li, però, intendevano restare al servizio dell'amministrazione italiana. Dal canto suo Silvestri assicurava che, «in ogni caso, questa Avvocatura non farà né all'Avvocatura di Makarska né a chicchessia, consegna di atti o altre cose dell' U fficio senza esplicito o rdine del Governo» <264> _
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Nella sua relazione, Silvestri suggeriva d'inviare sollecitamente un avvocato distrettuale dello Stato che, quale superiore gerarchico dei capi delle due avvocature, assumesse la direzione degli uffici di Spalato mentre, per quanto riguardava il personale, «data la mole del lavoro normale e tenuto conto del fatto che esso si è svolto e si svolgerà ancora per un non breve tempo in lingua croata [... ] sarà pertanto [ ... ] necessario, nello stesso interesse del servizio [... ] che venga mantenuto in servizio il maggior numero possibile dei funzionari attualmente presenti, i quali, secondo quanto posso giudicare da que~to primo contatto, mi sembrano idonei, volenierosi e animati da sentimenti di leale collaborazione» <265>.
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Circa la delicata questione dei giudizi pendenti che interessavano lo Stato ex-jugoslavo, richiamava l'attenzione sull'opportunità di emanare un provvedimento di legge per «statuire, oltre al divieto di promuovere giudizi contro il cessato erario jugoslavo, anche l'ordine di interruzione dei giudizi contro detto erario pendenti avanti le magistrature delle province annesse» <266l. Per i giudizi che venissero proposti o riassunti contro lo Stato italiano in relazione a fatti o atti che interessassero il cessato Stato jugoslavo, non riteneva che occorresse alcun provvedimento in quanto, a suo giudizio, si trattava di materia che poteva esser regolata solo in sede di «futuri trattati di pace, come è avvenuto, rispetto alla monarchia a.u. [austro-ungarica - n. d. a.], col trattato di S. Germano» <267 l. Infine, faceva presente che «la biblioteca di quesl 'Ufficio è del tutto sprovvista del nostro materiale di studio e di lavoro, senza il quale non sarà possibile accingersi, quando sarà il momento, all'opera di difesa e di consultazione delle nostre amministrazioni» <268l. Proponeva che venisse inviata la Gazzetta ufficiale del Regno, la raccolta delle leggi e decreti, il bollettino della Presidenza del Consiglio dei ministri «e gli altri più importanti bollettini ufficiali nonché le ·relazioni sull'Avvocatura dello Stato finora pubblicate» <269) . L'esposto di Silvestri incontrò il consenso del Governatore <210> e dell' avvocato generale dello Stato il quale, però, fece presente l'impossibilità di distaccare a Spalato un avvocato distrettuale poiché, essendo il loro numero «pari a quello delle A vvocature distrettuali, l'invio di un funzionario di tale grado a disposizione del Governo della Dalmazia imporrebbe, di conseguenza, la necessità di lasciar priva di Capo una delle A vvccature distrettuali» <271 l del Regno. Pertanto, a Spalato, venne destinato il vice-avvocato dello Stato, dottor Mario Suali <272l, e Bastianini, con ordinanza, stabilì la 'Soppressione dell'avvocatura del Bairnto; devoluzione delle attribuzioni ali' Avvocatura dello Stato di Spalato' (273 l, ma non risulta che sia stata emanata alcuna disposizione, come suggerito da Silvestri, in merito ai ricorsi pendenti ed a quelli eventualmente riassunti. Così, il problema rimase irrisolto e gli uffici di Spalato, pur sotto la direzione del dottor Suali, continuarono ad operare secondo l'ordinamento ex-j ugoslavo. Era prevedibile, quindi, che prima o dopo, la questione si sarebbe imposta di per se stessa. La questione assunse rilevanza verso la fine del 1942, quando furono proposti alcuni ricorsi avverso provvedimenti di autorità amministrative ex-jugoslave. Il problema era nuovo e venne sotioposto alla Commissione consultiva per il diritto di guerra, che lo esaminò sotto l'aspetto dell'ammissibilità sia dei ricorsi amministrativi sia di quelli giurisdizionali (274l. In merito ai ricorsi amministrativi, la Commissione rilevò che, se anche in taluni casi le autorità competenti a pronunciarsi in seconda istanza erano rimaste fuori dai territori annessi, tale circostanza non aveva alcun effetto,
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poiché la gerarchia amministrativa prevista dall'ordinamento jugoslavo era stata sostituita da quella nata dalla fusione della parte rimasta in vigore del preesistente ordinamento con le disposizioni delle leggi di annessione e dei provvedimenti nel frattempo emanati dalle autorità italiane. Quindi <<Ì ricorsi amministrativi che appartenevano alla competenza di autorità di seconda istanza aventi sede fuori dei territori annessi sono senz'altro devoluti alle autorità che le hanno sostituite nel nuovo ordinamento di detti territori, e, in mancanza di altri organi specificatamente competenti, a quelle autorità che, in ciascuno dei territori stessi, sono venute a costituire il vertice della gerarchia amministrativa, sostituendosi agli organi del potere centrale, vale a dire, rispettivamente, al Governatore della Dalmazia, all'Alto Commissario di Lubiana e al Prefetto di Fiume» <275>. Più complessa la questi_o ne dei ricorsi giurisdizionali, non essendo possibile che gravami appartenenti alla competenza dei tribunali amministrativi o del Consiglio di Stato jugoslavo venissero devoluti alla cognizione dei corrispondenti organi italiani, quando la competenza di questi ultimi non era stata estesa ai territori annessi. La Commissione, perciò, era d'avviso che qualsiasi ricorso in sede giurisdizionale dovesse venir dichiarato inammissibile <276>. Né, d'altra parte - argomentava sempre la Commissione - su detti ricorsi avrebbe potuto pronunciarsi un ministero italiano «sia perché sarebbe arbitrario sostituire un'autorità amministrativa ad un organo giurisdizionale, sia perché [... )le leggi di annessione hanno attribuito alle massime autorità locali i poteri del Governo centrale. E per la ragione già accennata, che non può ritenersi sostituita un'autorità amministrativa a organi giurisdizionali, non si possono considerare devoluti al Governatore della Dalmazia [ ... ] i ricorsi attribuiti dalla legge jugoslava alla competenza dei tribunali amministrativi o del Consiglio di Stato» <277) . La Commissione, infine, dopo aver preso atto che nei territori annessi mancava un giudice per i ricorsi giurisdizionali, si soffermò a valutare se fosse opportuno - specialmente per le ripercussioni di carattere politico che si sarebbero potute manifestare nell'ambiente croato -.ammettere un qualche ricorso ayverso i provvedimenti del Governatore della Dalmazia anche se, per le stesse esigenze della situazione locale, era stato investito dei più ampi poteri <278>. Al caso, poteva trattarsi solo di ricorsi propri dell'ordinamento italiano, cioè di legittimità al Consiglio di Stato in sede giurisdizionale o quelli straordinari al Re. Per il ricorso giurisdizionaÌe ostava la situazione di fatto e di diritto, e la Commissione si chiedeva «se non possa eventualmente consentirsi il solo ricorso straordinario al Re, che per il suo carattere e per l'autorità cui è diretto, potrebbe non incontrare alcuna delle obiezioni alle quali in ipotesi darebbe luogo l'ammissione del ricorso giurisdizionale» <27 9>.
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L'or.icntamento della Commissione non incontrò il gradimento di Bastianini. << La proposta della Commissione del diritto di guerra di ammettere, contro i provvedimenti del Governatore, il ricorso al Re in via straordinaria, dà luogo alle più ampie riserve da parte di questo Governo. Anzitutto dal punto di vista politico: finché vige un regime amministrativo di eccezione, qual'è l'attuale, può essere anche pclliticamente giustificata la disciplina data da questo Governo al sistema dei ricorsi, che si esauriscono nell' ambito dell'organizzazione amministrativa del Governatorato della Dalmazia; ma, una volta che si ritenesse di dover passare al sistema italiano, quale giustificazione, politica e giuridica, potrebbe darsi ad un provvedimento di estensione, si dirà così, claudicante, perché limitato al solo ricorso straordinario, con esclusione di quello giurisdizionale, ovvero con esclusione della sospensione della esecuzione dell'atto amministrativo, o, peggio del sindacato sui provvedimenti comunque concernenti l'ordine e la sicurezza pubblica?» (280l. La posizione di Bastianini era chiara, e per non lasciare alcun dubbio, affermava che, da un lato, «la situazione politica non consente, oggi, un sindacato degli atti amministrativi, quale i tempi ordinari suggeriscono» e, dall'altro non conveniva «allo stato delle cose, di mutare, qui, in Dalmazia, la situazione di fatto e di diritto stabilìta con le varie ordinanze» (281 l. Nel giugno del 1943, l'avvocato generale dello Stato segnalò alla Presidenza del Consiglio dei ministri le difficoltà che stavano sorgendo non solo in Dalmazia, ma anche nella provincia di Lubiana e nei territori aggregati a quella di Fiume per la mancata estensione delle norme italiane sul foro erariale che radicavano le vertenze contro lo Stato unicamente presso le corti di appello ove avevano sede le avvocature distrettuali C282). La segnalazione traeva motivo dal fatto che nell'ordinamento ex-jugoslavo - ancora in vigore - l'obbligo del 'foro dello Stato' era limitato solo ad alcune materie, mentre Ja maggi6r parte delle vertenze seguiva le norme ordinarie del codice di procedura civile (283 l, per cui «se si tiene presente che nella giurisdizione della Corte d'Appello di Spalato esistono tre tribunali (Spalato, Cattaro e Sebenico), che le comunicazioni con Sebenico sono molto rare e non vi si può fare alcun affidamento[ ... ] che il territorio compreso nella giurisdizione del Tribunale di Cattaro è separato da vasta soluzione di continuità di territorio appartenente allo Stato croato e la comunicazione marittima con Cattaro riçhiede più giorni e non è regolare (per terra non ne esiste alcuna e per via aerea non è nemmeno da riporvi speranza, date le necessità militari), è agevole intendere come la difesa giudiziale dello Stato, costretta a seguire i contendenti presso le rispettive sedi, si svolge in condizion i d i grave e insormontabile inferiorità che continuamente dà luogo a gravi inconvenienti» (284ì. Era dunque logico che l'avvocatura generale proponesse al la
NOTE AL CAPITOLO VIl
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O) Regio decreto-legge 18 maggio 1941, 11. 452 • Sislemazione dei !erri/ori della Dalmazia che sono venuli a far parie in1egra11te del Regno d'Italia -Articolo 5 - Gazze11t1 ufficiale del Regno d'Italia , 7 giugno 194.1, n. 133. Convertito nella legge 27 aprile 1943, n. 386 · Gazzeua ufficiale del Regno d 'Italia, 27 maggio 1943, n. 123. (2) Regio decreto 7 giugno 1941, n . 453 • Circoscrizioni delle provincie di Zara, Spalato e Co({aro ed a({ribuzioni del Governatore delta Dalmazia - Articolo 3, lettera c) - Gazzetla ufficia/e del Regno d'Italia, 7 giugno 1941, n. 133 . (3) A .C .S . • Presidenza Consiglio dei miniscri - Anni 1941-1943 · Posizione J.1.1 3. · Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 12 • (Lettera prot. n. 305 -- Da Giuseppe BASTIANINI a Presidenza Consiglio dei ministri - Zara, 19 giugno 1941). (4) A.C.S. • Presidenza Consiglio dei ministri · Anni 1941 -1943 - Posizio ne _1.1.13 . - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 72 . (Relazione di Giuseppe BASTIANI NI alla P res idenza Consiglio dei ministri e p .c. al ministero dell'interno . Zara, 28 ottobre 1941). Vedi allegato n . 2 al presente capitolo. (5) Vedi n. 3. (6) Ibidem.
(7) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1. 1.13. - Fascicolo 16452 . Sot tofascico lo 12 . (Relazione prot. 1045/S/G. di G iuseppe BASTIANINt a ministero dell'interno, direzione generale dell'ammin ist razione civile; a mi nistero delle finanze e p.c. a Presidenza Consiglio dei minimi - Zara, 1° d icembre 1941). Vedi allegato n. 6 al presente capitolo.
n.
(8) Ibidem.
(9) A.C.S . . Presidenza Consiglio dei ministri -Anni 1941-1943 - Posizione I.I 13. - Fascicolo 16452- Sottofascicolo 72. (Relazione prot. n. 1080 di Giuseppe BASTIAN INI a min istero dell'interno, direzione generale dell' amministrazione civile - Zara, 18 dicembre 1942). Si trait a va di «un 'integrazione complessiva di l 3 milioni e 475 mila lire così distribuì le: a) L. 7 milioni per la provincia di Zara (escluso il capoluogo ed il comune di Làgosto); b) L. 5 650 000 per la provincia di Spalato (di cui 5 milioni per il solo capoluogo); e) L. 825 000 per la provincia di Catfaro». (IO) Vedi n. 7. ( l l) Ibidem.
(12) Ibidem. (13) Vedi n. 9 . Regio decreto 17 ottobre 1941, n. l 159 - Maggiori assegnazioni agli stati di previsione delle spese di taluni Minisleri per l'eserciziofitumziario 1941-42 dipendenri dalia guerra - Gazze!ta ufficia/e del Regno d'Italia, 30 ottobre 194 1, n. 257. ' Lo stanziamen to venne fatto sul capit0lo 43 1-XVI: 'Somme da eroga re per co n1ribtJLi a favore dei comuni della Dalmazia già appartcncnt i ali 'cx Regno d i J ugoslavi,1' . del ministero delle finanze.
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Con lo stesso d ecreto venne disposta una 'Assegnazione straordinaria per la gestione degli ospedali nei territori della Dalmazia' (capitolo 431 -XIV) di lire 2000000 e per ' Stipend i, pensioni ed assegni di invalidità al personale ex jugoslavo dei territori appartenenti al Governo della Dalmazia' (capitolo 431-XVII) di lire 18000000. (14) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri-Anni 1941-1943 -Posizione 1. 1.13. - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 161 - (Relazione prot. n. 1079/10112 di Giuseppe BASTIANINC a Benito MussOLINC - Zara, 22 dicembre 1941). (15) Vedi n. 9. (16) Ibidem.
Regio decreto 23 febbraio i 942, ·n. J62 - Maggiori assegnazioni agli stati di previsione delle spese di taluni Ministeri per l'esercizio finanziario 1941-42 · Gazzella ufficiale del Regno d'Italia, I 8 marzo I 942, n. 64. Lo stanziamento venne effettuato su l capitolo 105-XI 'Assegni straordina!i per contributi a favore dei comuni della Dalmazia già appartenenti all'ex Regno di Jugoslavia' del ministero dell'interno. Con lo stesso decreto, sempre nello srato di previsione della spesa del ministero dell'interno, venne disposta una 'Assegnazione straordinaria per la gestione degli ospedali già appartenenti all'ex Regno di Jugoslavia nel territorio della Dalmazia' (capitolo 108/bis) di lire 2 000 000; nello stato di previsione della spesa del ministero delle finanze i seguenti stanziamenti: al cap itolo 431XV 'Assegnazione straordinaria per provvedere a spese di carattere urgente derivanti dall'esercizio delle auribuzioni del Governatore', lire 6 000000; al capitolo 431 -XVI 'Stipendi, pensioni, assegni di invalidità al personale ex jugoslavo nei terri tori appartenenti al Governo della Dalmazia' li re 21000000; al capitolo 641 'Spese di carattere straordinario relative a forniture di cana ecc., rimborso spese sostenute direttamente dai Comuni per stampati, ecc.' lire 20 000 000. (17) Vedi n. 7. (18) Ibidem.
(19) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. - Fascicolo 16452. Sottofascicolo 13 - (Letcera prot. n. !029/S.G. - Da Giuseppe BASTIAN!Nl a Pres.idenza Consiglio dei ministri, a ministero dell' interno, -01rezione generale della ammi nist razione civile - Zara 28 novembre 194 I). (20) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei n1inistri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. - Fascicolo 16452 - Souorascicolo 14 • (Relazione di Giuseppe BAST CANI NI a Presidenza Consiglio dei ministri, a ministero lavori pubblici, a ministero del!e finanze· Zara 30 dicembre I 941). Vedi allegato n. 4 al presente capirolo. (21) Vedi n. 7 . (22) Vedi n. 4. (23) Vedi n. 14. (24) Ordinanza I 2 dicembre 1941, n. 58. /stiruzione del registro della popola,Jone nei territori annessi - Giornale ufficiale del Govemo della Dalmazia - I 5 dicembre 1941 · Anno I · n. I I . (25) Vedi n. 9.
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(26) Ibidem .
Nella relazione BASTIANINJ dice: «[.. .] migliorata la situazione numerica, è stato possibile aff idare distintamente, a persone fisiche diverse, le due f unzioni (capo dell 'amministrazione e segretario co munale - n.d.a.), dimodoché la situazione p uò, oggi, così riassumersi: provincia di Zara n. 12 Commissari e n. 11 Segretari Comunali su 19 Comuni; provincia di Spalato: n. 12 Commissari e n. 5 Segretari Comunali su 12 Com uni; provincia di Cat1aro: n. 15 Com m issari e n. 5 Segretari Comunali su 15 Comuni>>. (27) In Giornale ufficiale del Governo de/1,1 Dalmazia - Numero straordinario - 31 maggio 1942 - Anno Il.
Il testo dell'Ord inanza sullo s tato civile è di 78 articoli s uddivis i nei seguenti tito li: Servizio dello stato civile (art. I ); Degli uffici e degli ufficiali dello stato civile (art. 2-5); Delle norme generali relative ai registri ed agli atti dello stato civile (art. 6-18); Dei .documenti che si prese ntano all 'ufficiale dello stato civile (art. 19-20); Dei registri d i ci ttadina nza (art. 21-23 ); Dei regist ri d i nascita (art. 24); Degli alli di nascita e di riconoscimento (art. 25-37); Del mat rimonio - Della 1rascrizione d el matrimonio (a~t. 38-50); Dei registri e degli aui d i morte (an. 51 -63); Delle reuificazioni e delle a nnotazio ni (art. 64-69); Delle verificazioni (art. 70); Degl i estraili e dei certificati (art. 71-74); Disposi zioni tran sitorie e fina li (art. 76-78) - Per le norme sul matrimonio ved i allegato n. IO al presente capitolo. (28) Vedi n. 14. (29) Giornale di Dalmazia - Quotidiano di Zara - 14 aprile 1942, n. 88.
Relazioni Internazionali - Settimanale - Istituto Studi di Politica Internazionale - (J.S.P.1.) Milano - Anno 1942 - pag. 470 e seg. Il prof. Francesco F1NOCCHtARO, nel suo studio Del matrimonio - Art. 79-83 (Commentario del Codice civile a cura di Antonio Scialoja e Giuseppe Branca - Nicola Zanichelli Edito re - Bologna , 197 1) nella no ta n. 13 a pag. 484 -485 c iia il discorso d i BASTIANtNt del 12 aprile 1942 e, richiamandosi al CttroMENTt, (Comu11icazione e studi dell'Istituto di dirilto internazionale e straniero dell'Università di Mila110 - Voi. I, testo e noia pag. 188), osserva: «Non risulta, però, che in Dalmazia od in altri luoghi della Jugoslavia siano state emanate disposizioni a questo prop osito, 11eppure in forma di ordinanze dell'autorità go vernativa locate». L'equivoco, evidentemente, deve esser stato determinato dalla scarsa diffusione in penisola del Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia cd in particola re del numero straordinario sull o stato civile. Questo supplemen to no n risul ta co mpreso neppure nell a raccolta del Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia esistente nella biblioteca della Camera dei Deputati. (30) Ordinanza I 5 luglio 1941 , n. 8 - Pubblicazione ed entrala in vigore delle Ordina11ze Governatoriali - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - I 5 luglio 194 1 - Anno I - N. I.
L'articolo 2 di questa ordinanza stabiliva che: «Le ordinanze divengono obbligatorie in tu(lo il territorio delle provincie di Zara, Spalato e Cattaro nel decimo quinco giorno dopo quello della loro pubblicazione, salvo che nell'ordinanza stessa sia altrimenti disposto». Da l canto suo, l'art.I dell'ordinanza sullo statocivile precisava: "A partire dal 1 • agosto 1941X !X, nel territorio delle Provincie di Zara, Spalato e Callaro annesso al Regno con il R.D.L. 18 maggio 1941-X !X, n. 452, il servizio dello sta10 civile viene aff idato ai comuni che lo disin1peg11era11no secondo le norme della presente Ordinanza, sotlo le direttive del Nostro Governo e la sorveglianza del Prefeuo» . In tal modo restavano esclusi i comuni di Zara e Làgosta dove vigeva la legge ma1ri111oniale c anonico-concordataria. (31) Legge 17 novembre 1938, n. 1728 - Provvedimenti per lo difesa della razza italiana Gazzeua ufficiale del .Regno d'Italia, 19 novembre 1938, n. 264 .
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(32) A .C.S. - Presidenza.Consiglio dei ministri - Anni 1941- 1943 .- Posizione 1.1. 13 . - Fascicolo 16452 - Sottofascic;olo 126 - (Letlera proL 11. 3478/S.G. - Da Giuseppe BASTIANIN I a ministero interno, direzione generale per la demografia e la razza - Zara, 25 settembre 1942). (33) Vedi n. 7. (34) Ordinanza, 21 agosto 1942, n. 175 - Servizio di riscossione delle entrale comunali - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 31 agosto 1942 - Anno II - N. 16. (35) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1. 13. - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 109 - (Lettera senza protocollo - Oggetto: 'Cancellazione delle ipoteche in Dalmazia' - Da Giuseppe BASTIANINI a min istero affari esteri e p.c. a Presidenza Consiglio dei ministri , a ministero delle finanze, a ispettorato per la difesa del risparmio e l'esercizio del credito - Zara, 2 aprile 1942). (36) Ordinanza, 26 dicembre 1941, n. 61 - Cancellazione delle ipo1eche iscritte sui beni dello Stato e dei Comuni - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 3 I dicembre 1941 - Anno I - N. 12. (37) Vedi n. 29. (38) Vedi n. 35. in quella lettera, faceva presente che le iscrizioni ipotecarie erano «inficiale da nullità insanabile» in quanto <<Sono tulle ipoteche sulla generalità dei beni dei comuni debitori, e, come tali, contrastanti col principio della specialità delle iscrizioni, che è fondamentale {.. ./ nell'ordinamento civile ilaliano». A maggior ragione riteneva viziate da «nullilà insanabile>> le ipoteche accese su beni demaniali o di pubblico e generale interesse« essendo ina1111abile, secondo l'ordi11ame11to giuridico italiano, l'esecuzione forzata su beni che per legge sono inalienabili». BASTIANINI,
(39) Vedi n. 9. Per la provincia di Zara, lire 3 190 529,34; per la provincia di Spalato, lire 2573714 e per quella di Canaro, lire 2 379 934,48. In totale lire 8 144 178,42. (40) Ved i n. 9. (41) Ordinam.a, 2 aprile 1942, n. 11 I - Controllo sugli en1i ausiliari dello S1a1o e sugli emi pubblici di assis1enw e beneficienzo: isti1uzione della Giuma Provinciale amminislrativa in sede di 1wela - Giornale t{[ficiale del Governo della Dalmazia - 15/30 aprile 1942 - Anno Il - N. 7/8. (42) Ibidem - Articolo I. (43) Ibidem - Articolo 14, ultimo comma. (44) Vedi n. 14. (45) Vedi n. 9. ( 46) Vedi n. 7. (47) A.C.S . . Presidenza Consiglio dei ministri- Anni 1941 -1943- Posizione I.J. JJ. - Fascicolo 16452 - So11ofasc icolo I 37 - (Lettera senza pro ,. - Da Giuseppe 8ASTIAN INL a ministero dell'interno, direzione g~nerale della amminis1razione civile - Zara, 30 dicembre 1942). (48) Ibidem. (49) Vedi n . 4. (50) Ibidem.
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(51) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1 .13. - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 36- (Lettera prot. n. 2-12/A - Da Giuseppe BASTIANINI a Presiden,za Consiglio dei ministri - Zara, 12 agosto 1941) . . (52) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri-Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 .• Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 52 - (Lettera prot. n. 444/Rag. - Da Giuseppe BASTIANINI a Presidenza Consiglio dei ministri - Zara, 27 settembre 1941). (53) Ibidem. (54) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione G.7/8 - Fascicolo 12860 - (Lettera senza prot. - Da Giuseppe BASTIANINI a ministero affari esteri e p.c. a Presidenza Consiglio dei ministri). (55) Ibidem. (56) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1. I 3. - Fascicolo·! 6452 - Sottofascicolo 97 - (Relazione prot. 2009/ 1591 O- Oggetto: 'Organizzazione dei servizi finanziari delle Provincie della Dalmazia italiana'- Da Giuseppe B ASTIAN!Nl a ministero delle finanze, direzione generale per i coordinamenti tributari e p.c. a P residenza Consiglio dei ministri e ragioneria generale dello Stato - Zara 30 aprile 1942) - Vedi allegato n. 8 al presente capitolo. Id. Posizione 1.1.13. - Fascicolo 16452- Sottofascicolo 52 - (Relazione prot. n. 4673/Rag. - Oggetto: 'Organizzazione dei servizi finanziari delle provincie della Dalmazia italiana' - Da Giuseppe BASTIANINI a ministero delle finanze e p.c. a Presidenza Consiglio dei ministri e ragioneria generale dello Stato - Zara, IO agosto 1942).
(57) Ordinanza 13 agosto 1941, n. 25 - Abolizione dei valori del cessato Stato jugoslavo e loro sostituzione con le marche da bollo a tassa fissa e con i foglietti bollati per le cambiali in uso nel Regno. Norme relative all'applica,zione e alla riscossione di alcune tasse ed imposte - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 15 agosto 1941 - Anno I - N. 3. (58) Ordinaçza 20 ottobre 1941, n. 37 - Disciplina del contenzioso triburario - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia .. 28 ottobre 1941 - Anno I - N. 8. (59) Ibidem. Articolo I . (60) Ibidem. Articolo 3. (61) Ibidem. Articolo 8. (62) Ordinanza 13 novembre 1941, n. 44 - Competenza a decidere sugli affari di pensioni o indennità ad invalidi ed altre vittime di guerra · Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 15 novembre J94J - Anno l - N. 9. (63) Ordin.anza 30 novembre 1941, 11. 55 - Compe1enza a decidere sulla depennazione degli arretrati di imposta, tasse e ammende varie - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia • 30 novembre 1941 • Anno I - N. IO. (64) Ordinanza I O agos10 I 942, n. 172 - Depennazione di imposte, lasse e penalità - Giornale ufficiale del Governo de/fa Dalmazia - I 5 agosto I 942 - Anno 11 - N. I 5. (65) Legge 7 maggio I942, n. 853 -Approvazione della convenzione sripulata in Zagabria il 27 011obre /94/ fra il Regno d 'Iralia e lo Staio indipendente di Crcazia dire11a ad evirare le doppie imposizioni in materia di imposre direi/e - Gazzetta 11jj1ciale del Regno d'Italia - 8 agoSlo 1942, n. 186.
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(66) Regio decreto-legge 7 maggio 1942, n. 645 • Disposizioni concernenti gli al/i di alie· nazione costitutivi o translativi di diriUi reali sui beni immobili situati nel territorio dell'exRegno di Jugoslavia. Gazzella ufficiale del Regno d'Italia, 23 giugno 1942, n . 147. (67) A.C.S .• Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941 -1943 . Posizione 1.1.13. • Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 97 - (Lettera prot. n. 1605 - Oggetto: 'Liquidazione dell' Ufficio St ralcio di Spalato' · Da Giuseppe BASTIANJNJ alle prefetture ed alle intendenze di Spalato , Zara e Cattaro - Zara 31 marzo 1942). La ragioneria generale del Governo della Dalmazia si assunse: spese per il funzionamento degli uffici; acquisto materia li; retribuzioni del personale avventizio della prefettura di Spalato e dell'Uffic io stralcio; premi di operosità; indenni tà di rappresentanza e compensi. Leprefetture assunsero il controllo delle tabelle di indenn ità di missione; pagamento sussidi al perso · nale cx-jugoslavo. Le intende nze d i finanza presero in ca r ico le pra tiche e gli att i relativi a questioni dipendenti da esazioni di proventi dell'ex-Banato. (68) A.C.S. - P residenza Consiglio dei ministri · Anni 1941·1943 - Posizio ne I .I .13 . - Fascicolo 16452 - Solto fascicolo 97 - (Relazione prot. n. 564/Rag. - Oggetto: 'Servizio delle spese fisse nelle provincie della Dalmazia italiana' - Da Gi useppe BASTIANINI a Presidenza Consiglio dei ministri , a direzio ne generale del T esoro, a ragioneria generale dello Stato - Zara, 2 febbraio 1942). (69) Ibidem. (70) Vedi n. 56 - Rel azione del 30 .aprile 1942. (71) Ibidem. - Relazione del IO agosto 1942.
(72} Ibidem. (73) Ordinanza 6 marzo 1942, n. 90 - Norme per la repressione delle infrazioni alle leggi f inanziarie nel territorio annesso delle provincie di Zara, Spalato e CaI/aro· Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 15 marzo 1942 - Anno Il - N. 5. (74) O rdinanza 15 marzo 1942, n . 100 - Conferma degli accenamenti relativi a/ia imposta sui fabbricati, sull'industria, sul traffico e cumulativa sul traffico· Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia . 15 marzo I 942 · Anno Il · N . 5. (75) Ord inanza I O dicembre 1942 , n. 202 - Conferma per l'anno 1943 degli accertamenti relativi alla imposta sui fabbricati, sull'industria, sul crajfico e cumulativa sul traffico· Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 15 dicemb re 1942 - Anno Il - N . 23. (76) Vedi n . 56 - Relazione del 30 aprile 1942 . . (77) Ibidem.
(78) Ibidem. (79) Ibidem. (80) A.C .S. · Presidenza Co nsiglio dei ministri - Anni J 941 - 1943 - Posizione 1. 1. 13. · Fascicolo 16452. Souofascicolo 112 - (Le11era senza prot. - Da G iuseppe BASTIANINI a ragioneria generale dello Stato . Zara, I 5 maggio I 942). (8 I} Vedi n. 56 . Relazio ne de l l Oagosto 1942. (82) A .C.S . · Presidenza C onsiglio dei min istri - Anni 194 I· I 943 - Posizio ne l . I . I 3. - Fasc icolo 1645 2 - Souofascico lo 14. (R elazione senza n. prot. · Da G iuseppe BASTIAN INI a Presidenza Co nsiglio dei m inistri, a m inistero dei la vori pubb lici , a m inistero delle finanze - Zara , 30 diccm brc 1941) · Vedi a llegat o n . 4 a l prcsen1e capitol o.
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(83) Ibidem. ·(84) Ordinanza 18 giugno 1941, n. 2 - Prosecuzione delle opere pubbliche in corso di esecuzione alla data del 6 aprile 194/·XIX - Giornale ufficiale del Governo della Dqlmazia - 15 luglio 1941 - Anno I - N. 1 - Vedi anche allegato n. 3 al presente capitolo. (85) ·Disegno di legge n. 1526 - XXX Legislatura -.Camera dei Fasci e delle Corporazioni - Raccolta documenti - Disegni di legge e relazioni. (86) Ibidem. (87) Ibidem. (88) Disegno di legge n. 1499 - XXX Legislatura - Camera dei Fasci e delle Corporazioni - Senato del Regno - Commissioni riunite - Resoconto della seduta del 29 agosto 1941. (89) Ibidem. (90) Ibidem. (91) Legge 4 settembre 1941, n. 1034-Autorizzazione della spesa di 500 milioni per opere pubbliche straordinarie nelle provincie di Lubiana, Fiume, Spalato, Zara e Caltaro - Articolo 5 - Gazzella ufficiale del Regno d'Italia, 1 ottobre 1941, n. 232. (92) Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 6 dicembre 1941, n. 288 - Vedi anche allegato n. 4 al presente capitolo. (93) Vedi n. 91 - Articoli ·5 e 6. Il Comitato tecnico-amminist rativo era composto da: il Governatore, presidente; il segretario generale del Governatorato (Carlo Bozzi); il capo dell'ispettorato delle opere pubbliche (Vincenzo VENTIMIGLIA); il capo dell'ufficio amministrntivo delle op~re pubbliche (Vincenzo CAFFARELLJ); un ingegnere capo del genio civile con funzioni ispettive; i tre ingegneri capi degli uffici del genio çivile delle provincie di Zara, Spalato e Cattaro (Giovanni Battista DELLA VALI.E, Nico la TROILO, Mario COLONNA D1 STIGLIANO); il capo dell'ufficio ragioneria dell'ispettorato opere pubbliche; un funzionario del ministero dell'interno di grado non inferiore al 6°; un vice-avvocato dello Stato; il medico provinciale di Zara; un architetto, scelto fra .i liberi professionisti, nominato dal Governatore. Di volta in volta al Comitato potevano esser aggregati rappresentanti dei dicasteri militari per la trattazione di lavori che potessero interessare la difesa. (94) Ved.i n. 82. (95) Ibidem. (96) Ibidem. (97) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministr'i - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 72 - (Relazione prot. n. 02013 - Da Giuseppe BASTIANJNI a Presidenza Consiglio dei ministri, a ministero dell'interno - Zara, 17 novembre 1941). Alla data della relazione erano in corso di esecuzione: opere di carattere igienico (acquedotti, cisterne, ecc.) per circa lire 3 000 000; opere di edilizia sanitaria per lire 1 900 000; opere di edilizia scolastica nei centri minori per lire 600000; case popolari a Zara (18 edifici, 251 appartamenti, vani 969) per lire 11 870000; casette minime a Zara n. 48 per lire 2050000; palazzo delle opere pubbliche a Zara per lire 2 000 000. ln totale lire 21 420 000. Opere appaltate alla stessa data: case popolari a Cattaro (3 edifici, 36 alloggi, 108 vani) per lire 2 700 000.
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In progettazione: case popolari a Spalato, Traù e Sebenico per lire 8 000 000; centro si udi di Zara (5 edifici) per lire 9000000; palazzo intendenza di finanza e uffici finanziari a Zara per lire 4 000000; caserma dei RR.CC. a Zara; palazzo di giustizia e carceri giudiziarie a Spalato; palazzo del Governo a Cattaro: importi non ancora definiti. (98) Ibidem. (99) San Marco! - Quotidiano d i Zara - 4 agosto 1941 - Discorso d i Giuseppe BASTIANINl dalla · stazione .dell'Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (E.I.A. R.) di Zara, tenuto il 3 agosto 1941. (100) Vedi n. 82. (I 01) Giornale di Dalmazia - Quotidiano di Zara - 28 ottobre 1941 - Articolo: li ciclo delle opere pubbliche. · (102) Vedi n. 82. (103) Vedi n. 9. Gli stanziamenti erano ripartiti come segue: opere igieniche e di risanamento (acquedotti, cimiteri, macelli) per Zara lire 7 198 845,90 - per Spalato lire 7 067 509,44 • per Cattaro lire 873 000. • In totale lire 15 239 355,34; opere stradali, comprese quelle di competenza della provincia: per Zara lire 8 919 952,83 per Spalato lire 6211245,30 - per Cattaro lire 10295000,00. - In to tale lire 25426198,13; edilizia scolastica: per Zara lire I 003 877,00 - per Spalato lire 444 700 ,00 • per Cattaro lire 3 509 000,00. - In totale lire 4 957 577 ,00. Complessivamente, per provincia, gli stan ziamenti previsti, ammontavano: per Zara lire 17 122 675,73 - per Spalato lire 13 723 454,74 - per Cattaro lire 14 677 000,00. • Il totale gene-
rale era per il Governa torato di lire 45 523 130,47. (104) Vedi nn. 97 e 101. (11)5) Vedi n. 97- Paragrafo: 'Lavori pubblici' . Vedi n. 82 • Paragrafo c): 'Opere straordi narie'. (106) Vedi n. 82. (107) Vedi n. 101. (108) Vedi n. 97. (109) Ordinanza 4 aprile 1942, n. 113 - Costituzione dell'Istirllfo Autonomofasèista per le case popolari per la provincia di Spalato - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia 15/30 a prite 1942 . Anno Il - N. 7/8. BASTIANINI, il 12 marzo 1942, aveva invialo alla P residenza del Consiglio dei ministri lo schem a di un d ecreto - relazione ed artico lato - per l'estensione ai territori della Da lmazia annessa della legislazione sull'edilizia popolare ed economica poiché: «quand'anche volessi av-
valermi, come per ragioni di assoluta urgenza ho già/atto per Cauaro, del mio potere di ordinanza, sarei necessariamente portato a riprodurre le norme della legge italiana» • (A.C.S. P residenza Consiglio dei ministri - Anni 1941 -1943 - Posizione 1.1.13 . · Fascicolo 16452 Sollofascicolo 106). La proposca non venne accolla, ed il Governatore si servì del suo potere di ordinan1.a. (1 10) Vedin.82.
(111) Ibidem.
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(I 12) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 161 - (Relazione-prot. n. 02919- Da Giuseppe BASTIANINI a · Benito MUSSOLINI - Zara, 9 febbraio 1942). (113) Ibidem.
(114) Ibidem. (I IS) Relazione della Commissione di studio pubblicata dalla REALE ACCADEMIA D'ITALIA - Opuscolo intitolato Spalato Romana - Stamperia G. Bardi - Roma, marzo 1942. (I 16) Ibidem.
(117) Ibidem. (I 18) Ibidem,
(119) Ibidem. (120) Ibidem.
(121) Ibidem. (122) Vedi n. 29. · (123) Vedi n. 112. Nella seduta del 20 dicembre 1941 il Comitato tecnico-amministrativo approvò un complesso di progetti per lire 68 336 000.
Il Popolo di Spalato - Quotidiano- 8 marzo 1942 - Nell'articolo, Realizzazioni del Regime in Dalmazia, riferisce che il Comitato tecnico-amministrativo aveva approvato, nella seduta del 6 marzo 1942, progetti per lire 45276000. (124) - Ordinanza 17 marzo 1942, n. 162 -Aumento delle ore lavorative per le atlività dell'edilizia e per i lavori di bonifica nel territorio annesso - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 31 marzo 1942 - Anno II - N. 6. (12S) - Ordinanza 27 marzo 1943, n. 221 - Sospensione, durante lo stato di guerra, di opere pubbliche appaltate - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia, 1° aprile 1943 Anno lil ~ N. 7. (126) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 16452- Sottofasci~olo IS3!5 - (Foglio non intestato e senza prot. -Titolo: L 'esecuzione delle Opere pubbliche in Dalmazia - Note ed appunti per i provvedimenti da atluare per la gestione s.tralcio - A firma ingegnere Giovanni Battista DELLA VALLE - Alessandria, 28 febbraio 1944). (127) Ibidem. (128) Ibidem. (129) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione I. 1.13. Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 57 - (Lettera prot. n. 11339- Da ministro per l'agricoltura e foreste, Giuseppe TASSINARI, a ministero delle finanze e p.c. a Presidenza Consiglio dei ministri, a ragioneria centrale del ministero dell'agricoltura e foreste - Roma 11 ottobre 1941). (130) Vedi n. 29. Inoltre:
- Carlo Bozzi - Oltre la disfatta - Edizioni Delfino - Milano, settembre 1952 - Pag. 77 e seguenti.
- Contrai/o di cessione della tenuta demaniale di Aurana (Vrana) all'Opera Nazionale Combat/enli - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 28 ottobre 1941 - Anno I - N. 8.
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- A.C.S. - Presidenza Consiglio dei 'ministri - Anni 1941-1943 - Posizione l.l.13. Fascicolo 16452. Sottofascicolo 73 • (Copia della lettera prot. n . 1088/10296 • Da _Giuseppe BASTIANINI a ministro per le finanze, Paolo THAON 01 REVEL, spèdita per conoscenza a Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio clei ministri · Zara 26 dicembre 1941).Vedi allegato n. 5 al presente capitolo. (131) Ibidem. (132) A.C.S.• Presidenza Consiglio dei ministri • Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. · Fascicolo 16452 • Sottofascicolo 75 ·(Promemoria dell'intendente di Zara, dottor Fausto P1z. z1cHELL1 • Senza data • Probabilmente per il ministero delle finanze). (133) Vedi n. 130 · Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia. Vedi anche allegato n. 5 al presente capitolo. (134) A.C.S •• Presidenza Consiglio dei ministri· Anni 1941-1943. Posizione l.l.13. Fascièolo 16452 · Sottofascicolo S1 - (Lettera prot. n. 6439 · Oggetto: 'Estensione della legge sulla Bonifica integrale al territorio dalmato annesso al Regno' - Da Giuseppe BASTIANINI alla Presidenza.Consiglio dei ministri· In allegato, per Benito MUSSOLINI, relazione ad uno schema dj decreto per la· estensione della legge sulla bonifica integrale alla Dalmazia annessa • Zara 8 settembre_ 1941). (135) Disegno di legge n. 1755 · Autorizzazione di spesa per la esecuzione di opere di bonifica integrale· XXX Legislatura· Camera dei Fasci e delle Corporazioni - Documenti - Disegni di legge • Relazioni.
(136) Ibidem . • Commissioni Legislative - Camera dei Fasci e delle Corporazioni · Seduta 16 gennaio 1942 · pag. 1560. (137) lbillem. - Commissione di finanza - Senato del Regno - Seduta 27 gennaio 1942 pag. '1284. (138) Legge 12 febbraio 1942, N. 166 - Autorizzazione di spesa per l'esecuzione in Dalmazia di opere di bonifica integrale - Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 20 marz.o l<A2, n. 65. (139) Vedi n. 29. Vedi n. 130. - Oltre la disfatta. (140) Vedi n. 130 . Lettera 26 dicembre 1941. (141) Ordinanza, 25 ottobre 1941, n. 39 · Modificazioni della legge jugoslava sulla riforma agraria - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 28 ottobre 1941 - Anno I - N. 8. (142) .Vedi n. 130 - Lettera 26 qicembre 1941. (143) Vedi n. 130 - Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia. (144) Ibidem.
(145) Regio decreto 5 settembre 1942, n. ?115 - Estensione ai territori delle provincie di Zara, Spalato e Cattaro annesse al Regno con il Regio decreto-legge 18 maggio 1941-XIX, n. 452, del testo delle norme sulla bonifica integrale - Articolo 2 · Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 7 ottobre 1942, n, 236. (146) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri. Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. FascicQlo 16452 - Sottofascicolo 45 - (Lettera prot< n. 2-23/9 · Da Giuseppe BASTIANINI a Presidenza Consiglio dei ministri, a ministero educazione nazionale· Zara, 23 settembre 1941).
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(147) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 45 - (Lettera senza prot. - Da Giuseppe BorrA1, ministro per l'educazione nazionale, a Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza Consiglio dei ministri - Roma, 19 settembre 1941). (148) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 18388 • (Lettera senza prot. - Da Giuseppe BOTTAI, ministro per l'educazione nazionale, a Presidenza Consiglio dei ministri - Roma, 14 giugno.1941). (~49) Vedi n. 147. Giuseppe BOTTAI - Diario 1935-1944 - Editore Rizzali - Milano, 1982. Annotazione del 23 luglio 1941.
«Da MussoLtNI [.. .). Gli parlo della Scuola in Dalmazia e mi accenna a difficoltà che si hanno tra quelle popolazioni [...]. Mi invita a una politica scolastica forte». (150) Giornale di Dalmazia - Quotidiano di Zara - 14 aprile 1942 - Riporta integralmente il discorso tenuto da Giuseppe BASTIAN!NI il 12 aprile 1942, a Zara, nel primo anniversario della conquista della Dalmazia. • Paragrafo: 'L'educazione e la cultura'. Il discorso è riportato anche jn Relazioni Internazionali. l.S.P.l. - Milano. Anno 1942. Documentazione: Il potenziamento della Dalmazia - pag. 470 e seguenti. (151) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. - Fascicolo 16452 • Sottofascicolo 45 - (Lettera prot. n. 1406 - Da Giuseppe BoTTAJ, ministro per l'educazione nazionale, a Presidenza Consiglio dei ministri - Roma, 7 ottobre 1941): {152) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 45 - (Lettera prot. n. 4985 • Da Giuseppe BASTIAN!NI a Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza Consiglio dei ministri- Zara, 5 settembre 1941) • Vedi allegato n. I al presente capitolo. (153) Ibidem. (154) Vedi n. 147. (155) Vedi n. 146. (156) Vedi n. 151. (157) San Marco! - Edizfone di Spalato - Quotidiano - 6 settembre 1941 - Articolo: Corso di lingua italiana. ·
Id. · 6 settembre 1941 - Articolo: Il primo rapporto degli insegnanti dalmati. (!58) Ibidem . (159) I diritti della'scuola - Periodico· Anno 1943 - pag. 334 . Articolo: Ai maestri della Dalmazia • Firmato ITALICUS · Tipografia Armani - Roma. (160) Vedi
11.
150.
(161) U.S.-S.M.E. - Busta 584- Comando VI Corpo d'armata -(Notiziario n. 158- P.M. 39, 9 ottobre 1941). (162) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 .. Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 45 - (Telegramma a firma: ACCAME, B_ETJZZA, FoRETLCH, MAURANO, M10TTO, NANI, Rrnou, SAVO, TOC!LJ, BONA VIA , SELEM, BENUSSI e 'pera/tre madri italiane di Spalato', a Benito MussOL.INI - Spalato, 22 settembre 1941).
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(163) U.S.-S.M.E. -Busta584-Comando VI Corpo d'annata-(Notiziario n. 157 - P.M. 39, 8 ottobre 1941). (164) Ibidem.
(165) U.S.-S.M.E. - ~usta S84-Comando VI Corpo d'armata- (Notiziario n. 169 - P.M. · 39, 20 ottobre 1941). (166) U.S.-S.M.E. - Busta 381 - Comando divisione 'Cacciatori delle Alpi' - (Relazione informativa - P.M. 100,.20 ottobre 1941). (167) U.S.-S.M.E. -Busta584 - Comando VI Corpo d'armata-(Notiziario n. 174- P.M. 39, 25 ottobre 1941). (168) U.S.-S.M.E. - Busta 381 - Comando divisione 'Cacciatori delle Alpi' - (Relazione informativa - P.M. 100, 6 ottobre 1941).
(169) Ordinanza 30 agosto 1942, n. 27 - In supplemento al Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia - 4 settembre 1941 - Anno I - N. 3. (170) In 'Varie' - Giornale iefficiale del Governo della Dalmazia - 1/ 15 settembre 1941 Anno I - N. 4/5. (171) Vedi .n. 150 - Paragrafo: 'L'educazione e la cultura'. (172) San Marco! - Edizione di Spalato - Quotidiano - 27 ottobre 1941 - Comunicato: Apertura della scuola. (173) U.S.-S.M.E. - Busta 585-Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 211 - P.M. 39, 1° dicembre 1941). (174) Vedi n. 150 - Paragrafo: ' L'educazione e la cult ura'. (175) Giornale di Dalmazia - Quotidiano di Zara - 2 dicembre 1941 - Articoli: L'anno scolastico inaugurato solennemente in provincia - A Sebenico il rito dell'Alza Bandiera. (176) U.S.-S.M.E. - Busta 514 - Comando divisione 'Cacciatori delle Alpi' - (Notiziario informativo n. 67 - P.M. 100, 3 dicembre 1941). (177) Il Popolo di Spalato - Quotidiano - 16 dicembre 1941 -Articolo: li primo rapporto della Associazione fascista della scuola. (178) Ibidem. (179) Vedi n. 14 - Paragrafo: 'Inaugurazione dell'anno scolastico'. (180) li Popolo di Spalato - Quotidiano - 15 gennaio 1942 - Articolo: Inaugurazione dell'anno scolastico - li messaggio dell'Eccellenza Bastianini agli insegnanti.
(181) Ibidem. Là ripresa del.le lezioni a Spalato comportò un notevole impegno finanziario in quanto il comune, a proprie spese, rimise in efficienza sette edifici scolastici e cinque altri furono ripristinati ad opera del genio civile. (182) Ibidem. (183) Vedi n. 150 - Paragrafo: 'L'educazione e la cultura' . - Il Popolo di .Spalato - Quotidiano - 14 maggio 1942.
(184) Ibidem. - 'L'educazione e la cultura'.
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(185) Ibidem. Vedi n. 112 - Paragrafo: "Scuole". (186) Vedi n. 14 - Paragrafo: "Inaugurazione dell'armo scolastico". (187) Vedi n. 112 - Paragrafo: "Scuole". (188) Velli n. 150 - Paragrafo: "L'educazione e la cultura". (189) Ibidem . J
Il popolo di Spalato - Quotidiano - 14 maggio 1942.
(190) Vedi n. 150 - Paragrafo: "L'educazione e la cultura". (191) Bollettino di legislaz.ione scolastica comparata - Anno 1941 - Direttore: Antonio CAl'fl'ELLA - A cura ministero educazione nazionale - Carlo Colombo Ed. - Roma. (192) Guido POSAR - Ntnifragio in Dalmazia - Editore Monciatti -Trieste 1956 - pag. 26. (193) Ibidem. - Pag. 37 e seguenti. (194) U.S.-S.M.E. - Busta 585 - Comando VI Corpo d'annata - (Notiziario n. 255 - P.M. 39, 14 gennaio 1942). (195) Ibidem. (196) U.S.-S.M.E. - Busta 585 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 257 - P.M. 39, 16 germaio 1942). - Vedi n. 192 - Pag. 22 . «Entro in una quarta classe di macchinisti navali. Poco numerosa. Giovanotti dai 19 ai 24 anni. Prendo a/are l'appello per conoscere gli alunni, una stupida usanza ma necessaria. Arrivo a un nome: ORLICH. Silenzio. Poi d'improvviso una voce mormora: presente. Era un alunno che aveva già risposto all'appello. Come? chiedo io ignaro, questo ORLJCH è presente o assente? È morto, mi rispondono sottovoce in coro, fucilato. Adesso quel tale che aveva dato il 'presente' era n, con la testa bionda piegata sul petto in attesa del peggio. Egli certamente si aspettava una esplosione di violenza da parte mia, un correre alla porta a chiamare i questurini. La classe, fatta pallida, attendeva in silenzio l{l mia reazione. Ricordo che con tutta calma mi curvai a prendere da un banco una matita per segnare quel nome fingendo di non averlo afferrato il senso di quel 'presente'. E continuai tranquillo. La classe, pietrificata, si tolse dalla sua fzssità contenta che l'episodio fosse andato a finire così». (197) Vedi n. 192 - Pag. 23 e 24. (198) Ibidem. - Pag. 43. (199) TI Popolo di Spalato - Quotidiano - 17 gennaio 1942. (200) li Popolo di Spalato - Quotidiano - 20 febbraio 1942. (201) Vedi n. 192. - Pag. 31. (202) Vedi n. 112 - Paragrafo: 'Scuole'. (203) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 31/1 . (Telegramma prot. n. 06184 · Da Paolo ZERBINO, prefetto di Spalato a Governatore della Dalmazia - Spalato, 18 aprile 1942). (204) In carte dottor Manlio gno 1942.
CACE -
Annotazione - Copia in possesso dell'autore - 19 giu-
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
(205) In carte dottor Manlio CACE - Deposizione del sergen te maggiore Antonio CERPI sui fatti di Trebocconi, 23 giugno 1942. (206) San Marco! - Edizione di Spalato - Quotidiano. 13 ottobre 1941. (207) San Marco! -Edizione di Spalpto - Quotidiano - 14 e 17 ottobre 1941. (208) li Popolo di Spalato - Quotidiano - 15 marzo 1942. (209> Vedi n. 150. - Paragrafo: 'L'educazione e la cultura'. Analoga politica era seguita nella provincia di Lubiana. Tullio CHIARIONJ, in Cose di Dalmazia e dintorni, sotto la data del 15 novembre 1941, annota: «Con L'inizio deU:anno accademico, sono piovuti all'università di Padova numerosi studenti sloveni di Lubiana, foraggiati di laute borse di studio italiane». - In La Rivista Dalmatica - (Roma) - Fascicolo n. 2 · marzo-giugno I983. (210) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 45 - (Riferimento in lettera prot. 4953. Oggetto: 'Amministrazione scolastica nelle provincie della Dalmazia italiana' - Da Giuseppe BASTIANINI a Presidenza Consiglio dei ministri, a ministero dell'educazione nazionale, a presidenza Corte dei conti, a ragioneria generale dello Stato - Zara, 30 marzo I942). - Vedi n. 152. (211) Ibidem. - Lettera 30 marzo 1942. (212) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 . . Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 45 - (Lettera da Giuseppe BOTTAI, ministro per l'educazione nazionale a Presidenza Consiglio dei ministri - Roma, 19 aprile 1942). (213) Ordinanza 15 giugno 1942, n. 153 - Norme in materia di esami per le scuole secondarie di ogni ordine esistenti nel territorio annesso - Giornate ufficiale del Governo delta Dalmazia · 15 giugno I 942 - Anno II - N . 11. (214) Ibidem. (215) /f popolo di Spalato - Quotidiano - 23 luglio 1942. (216) Vedi n. 213 . (217) Vedi n. 159. (218) Ibidem. (219) Ibidem. (220) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione l.l.J3. Fascicolo 27312 - (Lettera prot. n. 6277 . Da Giuseppe BASTIANI NI a P residenza Consiglio dei ministri con allegata relazione e schema di decreto - Zara , 5 ottobre 1941). (221) Vedi n. 2 · Articolo 3, lettera c) (222)_ Vedi n. I - Articolo 5. (223) Vedi n. 220 - Relazione allegata. (224) Ibidem.
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(225) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 27312. (Relazione prot. n. 947 - Oggetto: "Estensione al territorio della Dalmazia dello Statuto e delle altre leggi fondamentali del Regno" • Da Commissione consultiva per il diritto di guerra, a firma Dino GRANDI, a Presidenza del Consiglio dei ministri - Roma, 5 novembre 1941). • (226) Ibidem. (227) Ibidem. (228) Ibidem. (229) Ibidem. (230) Secondo questo criterio in Dalmazia, fur<:>no estesi: Regio decreto 17 ottobre I941-XIX, n. 1330 - Norme integrative del R. decreto-legge 3 settembre 1941-XIX, n. 88Ì, sul divieto dell'alienazione ed esportazione del platino, oro, argento, perle e pietre preziose - [n Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 18 dicembre 1941, n. 297 - In Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia· 28 febbraio 1942 • Anno II - N. 4. De~reto del DucE 21 f~bbraio 1942-XX - Istituzione in Zara della Cassa di Risparmio delle Province Dalmate - Statuto dell'Ente - In Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 4 marzo • I942, n. 52- In Giornqle ufficiale del Governo della Dalmazia· 15 maggio 1942- Anno II· N. 9.· Regio decreto 17 ottobre I 942-XX, n. 1156 • Concessione di amnistia e di condono · In Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 17 ottobre 1942, n. 245 - In Giornale ufficiale del Gover. no della Dalmazia • I O novem·bre I942 - Anno Il - N. 20. Regio decreto 2 febbraio i 943, n. 154 - Estensione ai territori annessi col Regio decretolegge 18 maggio 1941-XIX, n. 452, del Regio decretn-legge 10 marzo 1938-XVI, n. 330, e successive modificazioni portante p rovvidenze a favore dell'industria delle costruzioni navali e dell'armamento - In Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 7 aprile 1943, n. 80- In Giornale ufficiale del Govemo della Dalmazia · 15 giugno 1943 • Anno Ili· N . 12. (231) Vedi n. 225. (232) Ibidem . .(233) I seguenti provvedimenti, pubblicati sulla Gazzetta ufficiale del Regno d 'Italia, ma non riportati sul Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia, avevano applicazione nei territori della -Dalmazia annessa: Bando del DucE 3 maggio 1942-XX - Disposizioni relative all'amministrazione della giustizia penale nel territorio della Dalmazia - In Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 8 maggio 1942, n. 110. R. decreto-legge 7 maggio 1942-XX, n. 645 • Disposizioni concernenti gli atti di alienazione costitutivi o traslativi di diritti reali sui beni immobili situati nei territori dell'ex Regno di Jugoslavia - In Gazzetta uffictale del Regno d'Italia, 23 giugno 1942, n. 147. R. decreto 11 maggio 1942-XX, n. 519 - Cessazione al 30 giugno delle Commissioni nominate per le controversie dipendenti dalla conversione in lire dei dinari circolanti nei territori dell'ex Regno di Jugoslavia annessi all'Irnlia • In Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 28 maggio 1942, n. 126. R. decreto 8 giugno 1942-XX, n. 822 - Esecu1orietà delle sentenze e di altri provvedimen1i nel Governa/orata della Dalmazia - In Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, · 31 luglio 1942, n. 179.
L'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia (235) Vedi
li.
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230.
(236) Ordinanza 28 luglio 1942-XX, n. 168 • Reati contro la pubblica Amministrazione - Competenza del Tribunale Speciale della Dalmazia · In allegato, dal codice penale italiano, gli articol i da 314 a 360, Dei delitti contro la pubblica amministrazione. Giornaie ufficiale del Governo della Dalmazia · 31 luglio 1942 · Anno Il· N. 14. (237) Ordinanza 15 giugn o 1943-XXl, n. 232 • Reati in materia di approvvigionamento. In allegato, dal regio decreto-legge 22 aprile 1943-XXI, li. 245, gli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 14, 15, 16, 18 primo e secondo comma, 19, 20, 21, 22, 32 e 33 · Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia· 15 giugno 1943 . Anno UI - N. 12. (238) Decreto del DucE 3 maggio 194~-XX, n. 126, contenente Disposizioni relative all'amministrazione della giustizia penale nel territorio della Dalmazia - Articolo 13 · Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 8 maggio 1942, n. 110. L'articolo 1-3 richiamava esplicitamente l'articolo 3, lettera d), del regio decreto 7-giugno 1941, n .. 452, per cui il Governatore <<Provvede, con proprie ordinanze, nelle materie per le
quali non siano ancora entrate in vigore nel territorio della Dalmazia le leggi del Regno». (239) Ordinanza 25 maggio 1942, n. 143. Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia· 31 ma~io 1942 - Anno Il· N. IO. (240) Ordinanza 15 marzo 1943, n. 217 · Giornale ufficiale del Governo de/Id Dalmazia · 1115 marzo 1943 - Anno III· N. 5/6. (241) Vedi n. 230 (242) Vedi n. 233 • R. decreto-legge, 7 maggio 1942, n. 645 . . (243) Ibidem· R. decreto, 8 giugno 1942, n. 822. (244) Regio decreto-legge 18 maggio 1941-XlX: n. 452 - Sistemazione dei territori che sono venuti a far parte integrante del Regno d 1!talia. Articolo 5 • Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 7 giugno 1941, n. 133 . (245) Bando del DucE 24 aprile 1941-XlX contenente Disposizioni concernenti l'amministrazione della giustizia nei territori già facenti parte dello Stato jugoslavo e occupati dalle Forze armate italiane· Articolo 1 · Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia , 26 aprile 1941, n. 99. (246) Bando del DucE 17 maggio 1941-X IX concernente l'Ordinamento amministrativo e giudiziario dell'ex Regno di Jugoslavia occupato dalle Forze armate italiane - ArÌicolo 8 Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 17 maggio 1941, n. 116. (247) Vedi: Bando del DucE del 28 settembre 1941-XIX concernente la Amministrazione della gwstizia nei territori dell'ex Regno di Jugoslavia annessi all'Italia - In Gazze/la ufficiale del Regno d'Italia, 9 dicembre 1941, n. 289, e R. decreto 15 aprile 1943-XXI, n. 530- Istituzione presso la Corte suprema di cassazione di una sezione speciale promiscua • In Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 30 giugno 1943, n. 149. (248) Ordinanza 25 giugno 1941 , n. 3 - Modificazioni alle circoscrizioni giudiziarie Giornale ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 lugl io 1941 - Anno I - N. I. (249) Ibidem. (250) Ordinanza 4 luglio 1941, li. 6 • MQdi/icazioni alle circoscrizioni giudiziarie - Giornale uffi :iale del Governo della Dalmazia - 15 luglio 1941 - Anno 1 - N. l.
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(251) Ibidem. (252) Ordinanza 20 dicembre 1941, n. 59 - Assegnazione alla Pretura di Chistagne dei territori dei villaggi di Raducicco e di Mokropolje - Giomde ufficiale del Governo della Dalmazia - 31 dicembre 1941 - Anno 1 - N. 12:
Gli uffici giudiziari del Governatorato erano i seguenti: Corte d'appello di Spalato: con giurisdizione sui ~ribunali di Sebenico, Spalato e Cattaro;
Tribunale di Sebenico: con le preture di Sebenico, Stretto, Bencovazzo, Chistagne, Oltre, Scardona, Zaravecchia; Tribunale di Spalato: con le preture di Spalato, Lissa, Traù, Cùrzola, Blatta; Tribunale di Cattaro: con le preture di Cattaro, Castelnuovo, Perasto; Tribunale di Zara: (Compreso nella Corte d'appello di Trieste - Sezione di Fiume): con le preture di Zara e Làgosta. Con regio decreto 15 aprile 1943, n. 530, venne istituita presso la Corte di Cassazione a Roma una Sezione Speciale promiscua con competenza, in materia civile e penale, sui gravami avverso le sentenze delle autorità giudiziarie dei territori annessi. (253) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei rnipistri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 16452- Sottofascicoli vari - (A Spalato vennero inviati il consigliere di corte d'appello Vincenzo CARDONA e il giudice Simeone ZERB0Nt; a Sebenico il giudice Otmaro CEccou ed a Cattaro il giudice Giogio SutCH). (254) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 2f843 - (Letttera prot. n. 3568/1 - Oggetto: 'Stabilimenti.penitenziari nelle regioni annesse di Slovenia e Dalmazia' - Da Dino GRANDI, ministro per la grazia e giustizia, a Governatore della Dalmazia, a Alto Commissario per la provincia di Lubiana e p.c. a Presidenza Consiglio dei ministri - Roma, 26 luglio 1941). (255) Jbidein. - A Spalato con i cinque agenti di custodia venne inviato il comandante Emilio SABBATUCct; a Sebenico uno dei due agenti era il capo guardia Leonardo MANUu; dei cinque agenti destinati a Cattaro uno era il capo guardia Ciro Dr DOMENICO. (256) Ibidem. (257) Ibidem. (258) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 16452- Sottofascicolo 39 - (Lettera prot. n. 23758 - Oggetto: 'Uffici dell' Avvocatura dello Stato nei territori Dalmati' - Da Presidenza Consiglio dei ministl'i a avvocato generale dello Stato. - Roma, 31 agosto 1941. (259) Ibiqem. (260) Ibidem. (261) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 16452. Sottofascicolo 39 - (Relazione prot. n. I - Oggetto: 'Uffici dell'Avvocatura dello Stato nei territori dalmati. Invio in missione dell'avv. SILVESTRI' - Da sostituto avvocato dello Stato Luigi StLVESTRI a prefettura di Spalato e p.c. a Governo della Dalmazia. Spalato, 20 ottobre 1941).
L 'orga11izzazio11e ammi11islrativa del Govemo della Dalmazia
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(262) Ibidem.
«La mole degli affari Ira/tali dall'Avvocatura dello Stato è notevole. Dalla statistica dell'anno 1940 risulta che eran-0 pendenti 480 cause, delle quali 265 pendenti dagli anni passati e 225 nuove, con 283 cause definite nel corso dell'annata. La statistica segna inoltre 86 vertenze avanti autorità amministrative, 252 vertenze esecutive immobiliari, 24 in materia di fallimento e concordato, 969 pratiche di espropriazioni per p.u. [pubblica utilità - n.d.a.), 10 in materia di successione, 479 consultazioni e 2 751 pratiche varie, oltre a ben 16 206 vertenze agrarie per la Dalmazia, di cui definite 12 820, e 569 per l'Erzegovina, di cui definite 543 [ ...]. L'Avvocatura del Banato ha avuto, nel primo semestre di attività - giugno-dicembre 1940 - 24 cause, di cui 9 definite, 71 affari esecutivi di cui I I definiti, I 505 affari diversi - agrari, penali, locazioni, consultazioni - d_ei quali 925 definiti». (263) Ibidem. (264) Ibidem. (265) Ibidem. (266) Ibidem. (267) Ibidem.
Il trattato di Saint Germain-en-Laye fu firmato il IO settembre 1919 tra le Potenze alleate ed associate e l'Austria, rappresentata dal cancelliere Karl RENNER. (268) Ibidem. (269) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13'Fascicolo 16452 - Sottofascicoli vari - (Il 12 dicembre 1941 BASTIANINI chiese a Roma uno stanziamento di lire 10000 per l'acquisto di pubblicazioni giuridiche per l'Avvocatura dello Stato di Spalato. L'avvocato generale dello Stato invece propO$e di elevare l'importo a lire 20000. - In data IO giugno 1942, con decreto del Capo del Governo vennero assegnate lire 20000). (270) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei !llinistri - Anni 1941-1943 - Posizione I . I . 13 - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 39 - (Lettera prot. n. 7448 - Da Giuseppe BASTIANJNJ a Presidenza Consiglio dei ministri e p.c. a Avvocatura generale dello Stato - Zara, 30 ottobre 1941) Vedi allegato n. 9 al presente capitolo. (271) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 · Posizione J.1.1_3. Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 39 - (Lettera prot. n. 4886 - Oggetto: 'Funzionamento degli uffici dell'Avvocatura dello Stato di Spalato' - Da Avvocato generale dello Stato a Governo della Dalmazia - Roma, 20 novembre 1941).
(272) Ibidem. (273) Ordinanza 22 dicembre 1941 , 11. 20 - Soppressione dell'Avvocatura del Banato in Spalato; de1•olut,ione delle allribuzioni all'Avvocatura dello Stato in Spalato - Giornale ufficia/e del Govemo della Dalmazia - 31 dicembre 1941 - Anno 1 - N. 12.
(274) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 54721 - (Lettera prot. n. 1787 - Oggetto: "Territori ex jugoslavi annessi all'Italia; giusti zia amministrativa" - Da Pres idenza Consiglio dei ministri a Alto Commissariato per la provincia di Lubiana, a Governatorato della.Dalmazia, a prefetto di Fiume · Roma , 4 gennaio 1943).
(275) Ibidem.
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(276) Ibidem. (277) //)idem.
(278) Ibidem. (279) Ibidem. (280) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1°941-1.943. Posizione 1.1.13 .• Fascicolo 54721 - (Lettera prot. n. 54 • Oggetto: "Territori ex jugoslavi annessi all'Italia: giustizia amministrativa" • Da Giuseppe BASTIANINI a Presidenza Consiglio dei ministri • Zara, 20 gennaio 1943). (281) Ibidem. (282) A.C.S . • Presidenza Consiglio dei ministri. Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 .• Fascicolo 5372. (Lettera prot. n. 2458. Oggetto: "Estensione della legge sul foro dello Stato al territorio del Governatorato della Da.lmazia ed istituzione della Avvocatura dello Stato a Spalato" - Da Avvocato generale dello Stato a Presidenza Consiglio dei ministri. Roma, 7 giugno 1943). (283) Ibidem. (284) Ibidem. (285) Ibidem. (286) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni I 941-1943 • Posizione 1.1.13. Fascicolo 5372 - (Lettera prot. n. 18177 • (Oggetto: "Territori ex jugoslavi: estensione delle leggi sul foro erariale" • Da Francesco GIUNTA a Presidenza Consiglio dei ministri · Zara, 30 giugno 1943). (287) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri. Anni 1941-1943 • Posizione 1.1.13 .. Fascicolo 5372 • (Nota prot. n . 20587 - Oggetto: "Estensione della legge sul foro dello Stato al territorio dello Stato della Dalmazia, ed istituzione dell'Avvocatura dello Stato a Spalato" • Da Presidenza Consiglio dei ministri a ministero finanze, Gabinetto· Roma, 23 luglio 1943). (288) Ibidem. (289) Ibidem.
DOCUMENTI ALLEGATI AL CAPITOLO VII
L'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia
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ALLEGATO
N. 1
IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA Zara, 5 settembre 1941-XIX
N. 4985.
All'Eccellenza Luigi Russo Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ROMA
Caro Russo, è imminente l'apertura dell'anno scolastico e si sta predisponendo tutto il lavoro necessario perché questo abbia inizio regolarmente.
Per l'esodo o il licenziamento di gran parte del personale ex jugoslavo e per evidenti necessità di ordine politico e didattico, il personale insegnante dovrà essere italiano, e prelevato, quindi; dalle altre provincie del Regno. Il preventivo è abbastanza cospicuo: 741 insegnanti elementari, 93 insegnanti per l'ordine medio classico e magistrale più 32 capi di istituto. Si tratterà, in gran parte, di personale di ruolo del Regno inviato qui in missione, nonché, in misura certo meno rilevante, di personale non di ruolo supplente. Comunque l'onere non è ·indifferente. Gli stipendi potranno far carico agli istituti di provenienza, ma occorrerà provvedere qui per le indennità di missione. Malgrado mia formale richiesta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dell'Educazione Nazionale, non sono ancora sfati istituiti i Provveditorati agli Studi delle Provincie di Spalato e Cattaro ai quali, istituzionalmente, toccherebbe il compito di provvedere al pagamento delle missioni. È assurdo pensare che questa operazione amministrativa contabile possa fare capo alla Ragioneria del Governo, già oberata di tanto lavoro. Occorrerà, quindi, a mio avviso, provvedere: a) che siano al più presto istituiti, organicamente, i Provveditorati agli Studi di Spalato e Cattaro i quali eserciteranno le funzioni organicamente loro attribuite nel Regno, e fra queste anche quelle di amministrare gli insegnan9 alle loro dipendenze; b) stanziare, e questo più conta, la relativa somma sul bilancio del Ministero dell'Educazione Nazionale.
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Dalmazia - Una cronaca per fa storia (aprile-dicembre 1941)
Ti sarò grato, caro Russo, se vorrai prontamente intervenire perché siano eliminate le difficoltà che si frappongono all'attuazione di questo così importante e urgente problema. Cordialmente tuo BASTIANINI
L'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia
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ALLEGATO
N. 2
IL GOVERNATORE DELLA Df\LMAZIA N. 7564.
Zara, 28 ottobre 1941-XX
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ROMA
Al Ministero dell'Interno ROMA
Oggetto della presente relazione è una visione panoramica della, situazione economica e politica dei territori annessi posti alle dipendenze di questo Governo; tale relazione sarà, da oggi, fatta periodicamente. Però, agli effetti della contìnuità logica, ritengo opportuno, in questa prima esposizione, riassumere, sia pure in brevissima sintesi, la situazione attuale, venutasi determinando attraverso quattro mesi di mia azione di Governo. Occorrerà dare la precedenza all'esame della situazione economica, poiché la situazione poiitica, specie nei suoi immediati. riflessi di ordine pubblico, trova nella situazione economica, in gran parte dei casi, il suo diretto precedente. Avvenimenti di notevolissima importanza hanno concorso a determinare, nelle provincie annesse, una vera e grave crisi nella produzione, nel consumo, nella circolazione. L'annientamento, avvenuto in poco più di quindici giorni, dello Stato Jugoslavo, determinava, fatalmente, una caotica situazione nella produzione.
È noto come i territori annessi, in ispecie i centri di Spalato e di Sebenico, fossero sede di importanti industrie, quali quella del cemento, dell'alluminio e dei cantieri navali. Il netto integrale capovolgimento della situazione ha, in un primo tempo, determinato o la chiusura di stabilimenti, o, quanto meno, l'arresto totale o parziale del lavoro. Per quanto riguarda il consumo, lo stato di guerra ha fatalmente determinato una rarefazione dei prodotti ed un aumento considerevole di consumatori (Forze Armate, nuovi impiegati, ecc.), donde, per fatale legge economica, un aumento considerevole dei prezzi. Infine, la crisi della circolazione è stata determinata dal tracollo della moneta ex-jugoslava, scesa al e.a mbio di trenta e risalita improvvisamente,
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
attraverso.la nota operazione valutaria di conversione del giugno scorso, a 38. Quest'ultima operazione ha creato una situazione quanto mai critica in tu~ti i rapporti economici: salari, stipendi, tariffe, prezzi di vendita, rapporti di dare ed avere in genere, che in poco più di tre mesi hanno visto tre sostanziali mutamenti nel valore della moneta.
A queste tre fondamentali cause è stato provveduto sia con l'azione di Governo a carattere generale (ordinanze), sia con istruzioni ai Prefetti, poiché, nell'ambito dei territori posti alle loro dipendenze, essi potessero agire nella sfera potestativa di autonoma determinazione con provvedimenti locali. Per quanto riguarda la disoccupazione, nelle grandi industrie, impegnanti la produzione anche dal punto di vista bellico, si è provveduto con la nomina di Commissari, ai quali si sono d_a te precise istruzioni di potenziare al massimo la produzione, ingaggiando il maggior nu mero di operai in modo da raggiungere il duplice obiettivo del massimo della produzione e della eliminazione del grave fenomeno della disoccupazione. D'altra parte, e qui il problema economico si innesta ad un problema di ordine pubblico, si è provveduto, in analogia a quanto si pratica nel Regno, a mobilitare civilmente, agli effetti della disciplina e del magistero pu- · nitivo le più importanti ditte, impegnate in produzione bellica o aventi attinenza con la guerra. Per quanto riguarda il consumo, si è cercato, mediante un'azio~e intensa, di agevolare al massimo i traffici dall'altra parte con la vicina Croazia, ostacolati soprattutto da resistenze di ordine politico, e si è alleggerita una bardatura fiscale esosa ed inceppatrice dei traffici, ritoccando soprattutto l'imposizione indiretta (abolizione di dazi doganali per quanto riguarda i generi di consumo di prima necessità, abolizione delle imposte di lusso e di quelle sul traffico, abolizione del divieto di importazione per le merci provenienti dall'Italia) . Questi indubbi sacrifici, cui si è dovuto sottoporre l'Erario, determinati da esigenze economiche imprescindibili, sono stati accompagnati da un'azione quanto mai vigile ed ocul_a ta diretta ad evitare che delle provvidenze stesse potessero avvantaggiarsi speculatori. A tal fine l'opera dei Prefetti si è esplicata in pieno accordo con gli organi provinciali del Partito attraverso opportuni calU1ieramenti e attraverso una disciplina dei prezzi che la sempre crescente rarefazione delle merci rende purtroppo oltremodo difficile. Per la soluzione del problema dei salari e, sotto più vasto aspetto, di queUo della circolazione monetaria sono stati presi provvedimenti di carattere generale.
L'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia
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Anzitutto, con provvedimento del luglio scorso, si sono date disposizioni ai Prefetti perché, entro certi limiti concretamente fissati dagli organi competenti, si procedesse ad un conveniente aumento di salari, aumento che è andato da un minimo del 20 a un massimo del 45%. · D'altra parte, il Governo si è sforzato, attraverso una vigile azione di controllo e di intervento, a raggiungere questo duplice obiettivo: l) non dare la sensazione che la lira italiana, cioè la moneta del vincitore, dovesse subire per effetto della operazione di conversione, che elevava da 30 a 38 il valore del dinaro, un rinvilimento; 2) evitare che il 270/o teorico di diminuzione del potere di acquisto della lira aumentasse in mano a disonesti speculatori in progressioni geometriche, come parve verificarsi nei primi giorni successivi all'operazione del cambio. Opportuni provvediimenti, come ho detto, sono stati presi al riguardo:· blocco delle pigioni, blocco delle tariffe dei servizi pubblici, controllo attivo ed operante sui prezzi, specie per le merci di generale consumo. Sono stati avviati. sui mercati di Zara, Spalato e Sebenico taluni quantitativi 'di generi alimentari (frutta, verdura, patate ecc.) importate dall'Italia, istituendo in qualche caso, anche spacci comunali, 'sì da determinare, per effetto della locale concorrènza, qualche abbassamento del costo della vita. A talune difficoltà di ordine strettamente giuridico ed economico ha dato luogo il blocco delle pigioni e delle tariffe dei servizi pubblici perché alla ragione di ordine squisitamente giuridico, derivante dalla lettera della legge, che parlava di rapporti di dare e di avere ragguagliati al cambio 38, ha dovuto essere innestata la ragione di ordine politico, che impone al Governo di non rimanere estraneo ai rapporti privatistici, e di controllarli.e, eventualmente, dominarli secondo le esigenze della generale situazione politica ed economica. Qualche tentativo di sciopero nello scorso luglio, a Spalato, inscenato a carattere· politico nel motivo economico, èstato nettamente stronc~to. La disoccupazione è andata fortemente diminuendo e si prevede che ancor di più lo sarà a)lorquando Re opere pubbliche già iniziate avranno preso il loro ritmo normale, secondo il programma di lavoro veramente eccezionale predisposto. Quello delle opere pubbliche è stato un problema che io ho messo all'ordine del giorno, fin dal momento della mia assunzione: infatti, è del mese di giugno una mia Ordinanza con la quale si stabiliva la ripresa immediata dei lavori già iniziati sotto il cessato regime e sospesi dopo l'occupazione italiana. Il ritmo di opere si va facendo sempre più intenso, dimodoché è da prevedere che la manovalanza locale resterà fra breve completamente assorbita e che dovrà farsi ricorsi alla mano d'opera italiana.
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Prima di passare all'esame della situazione politica e dell'ordine pubblico, mi preme accennare ad un importante problema di ordine economico; con aspetti interessanti non soltanto le provincie dalmate ma, altresì, il Regno: intendo riferirmi alla soluzione da me data al problema della pesca. Come è noto, questa impegna gran parte dell'economia dalmata, tanto che può ritenersi che a circa 20 milioni di lire annue ammonti l'esportazione del prodotto ittico. Con mia Ordinanza del luglio scorso, mentre ho provveduto a disciplinare il ·prodotto pescato nelle acque dalmate, stabilendo che le esportazioni di pesce fresco possono essere consentite soltanto quando vi sia un esubero nel consumo locale, per il prodotto lavorato ho stabilito che esso fosse requisito e messo a disposizione del Governo, il quale, attraverso apposite organizzazioni, lo avvierà verso l'Italia per la vendita alle classi lavoratrici e impiegatizie, a prezzi relativamente modesti, indubbiamente di .molto inferiori a quelli correnti sul mercato. Per quanto riflette il mercato locale, il provvedimento ha avuto notevole importanza, poiché ha pioibito l'evasione del prodotto fresco della pesca e il conseguente depauperamento del mercato ittico, stroncando quel fenomeno speculativo che si :verificava precedentemente, per il quale il pe. sce pescato veniva spesso in alto mare venduto ad incettatori dell'altra sponda, per essere rivenduto nella Penisola a prezzi proibitivi, con grave discapito del regolare andamento dell'economia generale; sia nei mercati dalmati sia di quelli peninsulari. Il pesce lavorato requisito dal Governo viene già da alcune settimane avviato ad Ançona, dove l'Ente italiano delle Cooperative lo ritira, distribuendolo in tutta la Penisola alle Cooperative ed agli Spacci Aziendali perché sia riservato, a prezzi di due terzi inferiori a quelli del mercato, all'alimentazione operaia. Il problema annonario, specie per quanto riflette i cereali, ha un posto di primo piano tra i problemi che il Governo affronta e risolve giornalmente. Purtroppo la Dalmazia rappresenta una passività per l'Italia, poiché, essendo assai scarsa la sua produzione di cereali, essa è, necessariamente, tributaria della Penisola agli effetti dell'alimentazione, pur in un momento particolarmente difficile, come quello che si attraversa. II modesto quantitativo di cereali prodotti ha formato oggetto di una mia Ordinanza dello scorso luglio, nella quale stabilivo l'obbligo del conferimento di essi: ma assai scarsi ne sono stati i risultati. Anzitutto, vi è stata una certa resistenza da parte dei produttori, determinata, oltre che da una latente ostilità verso il nuovo Regime, dal desiderio
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di lasciare intatte le scorte: a ciò si aggiunga che, dati gli scarsi mezzi a disposizione per la deficiente organizzazione governativa locale, (a parte mi occupo qella catastrofica situazione dei Comuni) , il controllo non ha potuto essere efficace. Come ho già detto, l'approvvigionamento dei cereali deve essere fatto dalla Pe_nisola: e qui si manifestano due aspetti, assai notevoli, che lo rendono difficile: in primo luogo, la Dalmazia, per difetto di comunicazioni ferroviarie dirette e di strade camionabili e per impossibilità, anche, di approvvigionarsi dalla vicina Croazia, può considerarsi un'isola, di maniera che l'approvvigionamento non può che venire dal mare. In secondo luogo, la sua configurazione geografica longitudinale importa che le difficoltà di trasporto sono aggravate dalle enormi distanze: si consideri che tra Zara e èattaro esiste una distanza doppia di quella che esiste tra Zara e Venezia. Questa particolare situazione ha determinato, specie nei primi tempi, momenti di gravi crisi di approvvigionamenti, alle quali si è dovuto_porre · riparo con mezzi di fortuna. Per dare un'unità di indirizzo alla mia azione in questo delicato settore ho disposto l'accentramento presso il Governo dell'organo coordinatore degli uffici di alimentazione, in modo da avere in ogni momento la possibilità di conoscere o determinare il fabbisogno e provvedere alla distribuzione nelle tre provincie. Ho, poi, vivamente sollecitato dal Governo Centrale una maggiore puntualità nell'approvvigionamento. Non solo: ma, tenuto conto del fatto che nel periodo invernale, sia per ragioni di ordine militare, sia per cause atmosferiche, le comunicazioni sono spesse volte interrotte, ho richiesto che si provvedesse alla costituzione di una scorta per almeno due mesi. La scorta è stata promessa, ma non è ancora giunto nulla e ne sollecito ripetutamente l'invio, ad evitare che il problema dell'alimentazione già di per se grave, diventi allarmante. Alla organizzazione centrale non corrisponde, purtroppo, un'adeguata organizzazione locale; intendo soprattutto riferirmi alla organizzazione capillare che, nella Penisola, dove i Comuni sono organi competenti del servizio dell'alimentazione, ha un'importanza fondamentale. In Dalmazia, invece, data la situazione dei Comuni, non può su di essi farsi alcun affidamento: l'organizzazione della distribuzione viene quindi affidata ai capivilla, sulla cui fède e correttezza è da fare un assegnamento relativo. Ma, una volta risolto, come è mio intendimento, il problema della organizzazione dei Comuni, io penso che gradatamente potrà avviarsi ad una disciplina adeguata anche quello della organizzazione capillare dei servizi dell'alimentazione.
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Osservazioni più ottimistiche, dal punto di vista della produzione, possono farsi per quanto riguarda l'olio, che viene prodotto con una certa larghezza in questi territori, sicché è da presumersi che la produzione sia sufficiente al fabbisogno alimentare locale. Dico presumersi, perché il problema della organizzazione della _raccolta e della <lisci plina del prodotto rappresenta sempre un'incognita. La mia Ordinanza del luglio scorso circa l'ammasso dell'olio ha avuto, infatti, gli stessi scarsi risultati di quella sui cereali. Una nuova Ordinanza è stata emanata in questi giorni, dopo accurato esame della situazione locale, e ne attendo fiducioso i risultati, augurandomi che si possa giungere ad una concreta ed efficace soluzione del problema. Questa Ordinanza, che è accompagnata da istruzioni tassative ai capivilla, determina il prezzo dell'olio tenendo conto dei vari gradi di acidità, dimodoché il prezzo viene a risultare quanto più è possibile adeguato al valore effettivo. Con queste ed altre misure, è da augurarsi che i risultati dell'ammasso possano essere positivi. E tanto più lo saranp.o, a mio avviso. se, come io ho richiesto, il Governo Centrale estenderà alla Dalmazia il provvedimento dei premi di integrazione, che· valgonÒ ad incoraggiare la produzione e a ridurre il prezzo al consumo. In tal modo, mentre J)el conSl!matore si determinerebbe la convenienza a non ricorrere direttamente alle fonti di produzione, a fini di illecito accaparramento, dato il vantaggio del prezzo di acquisto ridotto e della sicure·zza del rifornimento, si provocherebbe anche, nei produttori lo stimolo a non evadere l'am·m asso, attratti dalla speranza di più vantaggiosi prezzi, perché l'ammasso vevebbe a dar loro lo stesso guadagno con minor rischio e spesa. La soluzione dei problemi ~conomici e anche di quelli riflettenti l'ordine pubblico presuppone un'adeguata organizzazione amministrativa. Ora, il Decreto di annessione e quello costitutivo del Governo della Dalmazia si sono limitati a determinare la posizione del Governatore di fronte ai Prefetti delle provincie, che venivano con lo stesso provvedimento costituite, e di fronte alle altre Autorità governative locali. Senonché, al momento del mio arrivo in sede, tranne i tre Prefetti, non vi era nessun altro funzionario dell'amministrazione diretta locale. Ho duvuto quindi, faticosamente, attraverso reiterate richieste, pensare ad organizzare le amministrazioni governative, che oggi, se non perfette di organico, sono peraltro già in grado di funzionare e di adempiere ai compiti cui sono preposte. Ma accanto alla amministrazione diretta, vi è quella che in Italia prende il nome di amministrazione indiretta o autonoma: intendo riferirmi ai
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Comuni, la cui situazione, dal punto di vista obiettivo, cioè della loro consistenza patrimoniale e del loro funzionamento, nonché da quello subiettivo, cioè dell'organo; poteva, e può, purtroppo, ancora oggi, considerarsi addirittura catastrofica. Si sono dovuti sostituire con Commissari civili i capi delle amministrazioni comunali. È stata una sostituzione affrettata, dominata soprattutto dalla esigenza politica di eliminare elementi infidi, pericolosi per la sicurezza e per l'ordine. Dal punto di vista tecnico, sul rendimento e sulla capacità dei Commissari debbo però fare molte riserve. Ho sollecitato dal Ministero dell'Interno, immediatamente dopo la mia assupzione, l'invio qui di un adeguato numero di segretari comunali, pratici della vita amministrativa del Regno, da adibire quali Commissari dei Comuni. Ne sono stati promessi tredici, ne sono giunti sette: e non è da escludere che il numero si assottigli ancora, poiché il trattamento economico ad essi fatto non li compensa neppure lontanamente delle gravi spese e delle fatiche dei disagi di ogni genere cui vengono ad essere sottoposti. Ne ho chiesto altri ed ho fiducia di essere accontentato, perché soltanto mediante buoni capi si può provvedere alla conveniente organizzazione di un organo così importante dell'amministrazione diretta ed anche indiretta locale, qual'è il Comune. Vi è poi, accanto al problema degli uomini, quello della situazione economica dei Comuni, la quale è assolutamente disastrosa.· Le entrate ~sotigliate anche per evasione dei contribuenti; i servizi pubblici in stato di completo abbandono. Sono qui giunti un Prefetto, un vice Prefetto inviati dal Ministero dell' Interno per un'inchiesta e, tra le altre proposte, hanno cl'Ìiesto al Governo che .si esaminasse, anzitutto, il problema fondamentale della finanza locale, sì da mettere i Comuni in condizioni di poter vivere e funzionare. Malgrado mie vive sollecitazioni, ancora non si è provveduto in materia. I Comuni delle provincie annesse non conoscono servizi anagrafici né di stato civile (questi ullimi sono esercitati dai Parroci delle due ~hiese qui esistenti). Ho dato disposizioni perché sia istituito al più presto, cominciando dalla provincia di Zara, un registro anagrafico e della popolazione: la spesa prevista ammonterà a circa 300.000 lire, ma i risultati saranno notevolissimi poiché, attraverso il registro della popolazione, sarà possibile introdurre istituti giuridici ed economici (tessere annonarie, èarte di identità, ecc.) di importanza fondamentale per la vita di relazione in questi momenti di emergenza, nei quali è più che mai necessario, anzi essenziale, avere il più assoluto e stretto controllo della popolazione, il polso, dirò così, economico e politico del!' intera Nazione.
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In quest'ultimo torno di tempo ho rivolto la mia attenzione alla riorganizzazione delle-Cooperative e dei Consorzi Economici, che nei territori annessi sono in numero veramente ragguardevole. Per la legislazione cooperativistica i trecento circa organismi di questo tipo facevano capÒ a due distinte federazioni: la Zadruzna Malica e la Zadruzni Savez, (recte: Zadruzna-Zadruzm) con compiti, essenzialmente di controllo e di revisione. In seguito all'annessione, tutti questi Enti sonorimasti avulsi dai loro organi centrali e, di conseguenza, abbandonati a sé stessi e completamente incontrollati. La soluzione del problema si presel}tava interessante e con ca_rattere di urgenza, poiché la funzione di queste cooperative, particolarmente. in ra. gione della speciale economia di questa regione e dell'eccessivo frazionamento della proprietà privata è realmente importantissima, soprattutto nel campo dell'agricoltura. Di qui la necessità della riorganizzazione di questi consorzi e del loro inquadramento unitario, ai fini" di coordinare l'azione e di promuoverne lo sviluppo in armonia con gli interessi del Paese. Con mia recente Ordinanza.ho costituito perciò l'Ente della Cooperazione della Dalmazia, con compiti appunto di assistenza, di tutela, di coordinazione, di controllo, nonché di studio di tutte le questioni economiche, tecniche e giuridiche afferenti le materie della cooperazione e della mutualità. Ho ritenuto opportuno, pur svuotandole di gran parte delle loro funzioni e attività, di mantenere in vita le due federazioni, _cui tutti i consorzi economici si ricollegavano, considerando che l'interesse contingente consigliava di non distruggere la precedente organizzazione, il che necessariamente avrebbe importato una disgregazione dei compiti istituzionali di questi Enti, ma di tenerne in vita intatta l'ossatura, soltanto perfezionandola e adeguandola alle nuove necessità. I principii ai quali mi sono ispirato sono sostanzialmente i medesimi che informano la vigente legislazione italiana: l'Ente della Coopera"zione tutela gli interessi di tutti indistintamente gli enti cooperativi e mutualistici della Dalmazia, ai quali peraltro non è fatto obbligo di aderire; obbligatoria però è la loro sottoposizione al controllo e alla revisione del detto Ente; il quale, sotto questo aspetto, viene a sostituirsi completamente alle Federazioni del cessato regime. Ho previsto, con la medesima Ordinanza, l'opportunità di sostituire con Commissari straordinari gli organi di amministrazione delle cooperative che, o per incapacità o per inattività o comunque per inadempienza agli obblighi di legge e statutari, vengano meno ai fini cui esse debbono tendere.
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In sostanza ho cercato di dare, sia pure con quei carattere di provvisorietà che non può restare estraneo a questa mia iniziale opera di riorganizzazione di queste terre su basi nuove, una sistemazione la più possibile completa, e coerente con i principi cooperativistici nazionali, all'inquadramento ed alla attività delle cooperative ex regime che, come ho detto, adempiono in Dalmazia importanti e concrete funzioni.
li problema dell'ordine e della sicurezza presenta aspetti di massimo rilievo in questi territori ed impegna molta della mia attività di Governo . Prescindendo dai fattori economici, che hanno la loro indubbia importanza, e sui quali, come ho detto, sono intervenuto e continuo ad intervenire energicamente, per eliminare al massimo le cause che possono comunque influire sulle condizioni di vita degli operai, vi è un'attività che può considerarsi indipendente dai riflessi economici e che affonda le sue radici in cause di natura squisitamente politica: intendo riferirmi al comunismo, largamente diffuso negli strati deIIa popolazione, in particolar modo di quella operaia. Le cause sono varie: soprattutto esse vanno ricercate in quella che io vorrei chiamare acclimatazione spirituale di queste popolazioni, che risentono molto l'influsso slavo. L' orientamento verso il regime bolscevico mi sembra determinato, pi.ù che altro, da una forza di attrazione che la Russia, qualunque sia il suo ordinamento interno, esercita su queste popolazioni, ad essa, indubbiamente, etnicamente affini. Questa affermazione può in parte spiegare la larga diffusione, qui in Dalmazia, del fenomeno comunista, che non è soltanto fenomeno economico o politico, ma "forma mentis", stato d'animo istintivo di queste popolazioni, con oscure radici che affondano proprio nell'intimo della razza. Questa constatazione ha un indubbio peso, poiché deve servire di guida nell'indirizzo politico da adottare per ricondurre queste popolazioni nell'orbita della nostra vita politica, della nostra civiltà, del nostro ordinamento. Provvedimenti di vario genere sono stati al riguardo adottati. I tentativi di sciopero del luglio scorso sono stati immediatamente stroncati, riaffermandosi nettamente il principio dell'autorità dello Stato. Radicali provvedimenti sono stati presi: ad uno sciopero degli operai dell'Azienda Elettrica si è resistito sostituendo il per'sonale scioperante con personale militare, in maniera che il servizio non avesse a subir~°'a!cun nocumento. Contemporaneamente, con mia Ordinanza del 14 agosto, ho provveduto a deferire alla competenza del Tribunale di guerra di Sebenico la cognizione dei reati contro la sicurezza dello Stato e dei reati di sciopero,
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inasprendo le pene stabilite dalla legge jugoslava, estendendo figure di reato previste nell'ordinamento italian_o, mobilitando civilmente le più importanti aziende e stabilimenti. Ciò nonostante, i disordini sono continuati, particolarmente nelle zone di Sebenico e di Spalato, dove si verificano tuttora f~rmenti ed agitazion_i e, quel che è più grave, continui attent_ati ali' ordine pubblico e alla incolumità delle nostre FF.AA., a carattere essenzialmente antifascista. L'attività repressiva da parte del servizio di ordine pubblico - carabinieri, pubblica sicurezza, agenti - incontra gravi difficoltà nella particolare natura geografica delle zone, scarsamente abitate, montuose o boscose, che favoriscono l'imboscamento, l'agguato e il nascondiglio, nonché nella passività e nell'omertà delle popolazioni. Tuttavia, energiche misure sono state prese: le zone più battute dagli elementi sovversivi vengono continuamente perlustrate; abitazioni sospette vengonO perquisite; severissime pene sono state comminate contro i favoreggiatori e contro quelli che vengono trovati in possesso di armi; numerosi internamenti di elementi sospetti ho deciso. Ritenuti insufficienti l'autorità, la procedura e i poteri del Tribunale Militare di Sebenico, ho costituito con Ordinanza I 1 ottobre un Tribunale Straordinario, composto di ufficiali, il quale, riunendosi sul posto dove gli attentati sono stati commessi, con una procedura celere e semplificata al massimo, sanziona in modo esemplare questi gravissimi fatti contro l'ordine e l'autorità dello Stato. Con la stessa Ordinanza ho stabilito che tutti gli attentati, ed anche la semplice appartenenza ad associazioni comuniste o comunque sovversive, siano puniti con la pena di morte. A Spalato e a Sebenico ho disposto il coprifuoco dalle 18 alle 7; le strade vengono continuamente perlustrate da pattuglie di ronda; gli elementi giudicati più pericolosi sottoposti a sorveglianza o addirittura fermati. La situazione non può dirsi ancora del tutto ristabilita: in questi ultimi giorni a Spalato sono state lanciate bombe, alcune in piena folla, durante le ore del passeggio: nella zona circostante Sebenico, a una pattuglia di militi è stata tesa un'imboscata e si sono lamentati dei mort i; a Cattaro sono state arrestate numerose persone gravemente indiziate di appartenenza ad associazioni comuniste: il Tribunale straordinario viene -continuamente convocato per giudicare di questi gravissimi fatti e punire severamente. Ho disposto per il confinamento di oltre 200 comunisti, quelli che verosimilmente sono a capo di queste organizzazioni sovversive anti fasciste, e all'uopo ho preso accordi col Capo della Polizia a Roma, per iJ trasporto di essi, via mare, ad Ancona e l'internamento in luogo sicuro.
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Tutte queste misure ho preso, ed altre ancora prenderò, nel risoluto intento di stroncare questa criminosa attività, sobillatrice e danneggiatrice dei princìpi di ordine, di autorità e di prestigio dello Stato fascista; né ho trascurato l'occasione di proclamarlo fermamente nei miei discorsi o rapporti. Nel contempQ, come nella prima parte di questa relazione è succintamente riferito, misure di ben diversa natur~, con generosa comprensione dell'esigenze e necessità vitali di qÙeste misere e martoriate popolazioni oggi annesse all'Italia, ho adottato su larga scala, nell'intento di portare ad esse non soltanto la voce, ma l'esempio e la realtà della politica civilizzatrice e sociale di Roma. Nel mio discorso al popolo zaratino, nella ricorrenza del ventennale della rivoluzione fascista, ho chiaramente proclamato quelli che sono i cardini fondamentali della politica del Governo fascista e che, nella mia giornaliera fatica, mi sforzo di interpretare e di realizzare: generosa clemenza per coloro che della nuova realtà dimostrano di rendersi conto e si mostrano degni, e comprensione larga, soccorritrice delle loro esigenze di vita; il più intransigente e severo rigore per quelli, inv~ce, che, o per follia di fanatismo o per distruttrice idealogia o per puro spirito di sobillazione, di malvagità o di rivolta, attentano a quelle che sono le più gelose prerogative dello Stato italiano: l'ordine pubblico, l'autorità dei poteri centrali, l'inviolabilità delle sue Forze Armate, il dogma fascista. Tutti i miei provvedimenti, tutti i miei atti.di governo non tendono che a raggiungere quest~ solo scopo, non si ispirano che unicamente a questa sola ragione. Dopo neanche cinque mesi di governo i risultati, se non proprio completi, possono già dirsi notevoli. BASTIANINI
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A LLEGATO
N. 3
GOVERNO DELLA DALMAZIA N. di prot. 683 - Lavori Pubblici Risp. n. 27509 dell' 11/10/1941-XIX
Zara, 30ottobre 1941-XX
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gabinetto ROMA
Al Ministero degli Affari Esteri Gabinetto A.P. (Dalmazia) ROMA
OGGETTO: Imprese per lavori nei territori di Lubiana e Dalmazia.
Questo Governo conviene pienamente nell'avviso espresso dal Ministero della Guerra con nota 11 settembre 1941-XIX e successivamente dal Ministero degli Affari Esteri con nota 25 stesso mese n. 8/0473,-qui inviata direttamente, che motivi di ordine pratico, durante l'attuale periodo transitorio, e considerazioni di convenienza politica consiglino di affidare appalti di opere pubbliche ad imprese dei territori annessi, indipendentemente dalla loro nazionalità. È ovvio che le imprese, delle quali l'amministrazione intenda valersi, siano da sottoporsi ad accurato vaglio per quanto riguarda i precedenti morali e politici, l'attrezzatura, la serietà e la capacità professionale . A tali direttive si è ispirato questo Governo ne!I'affidare ad imprese ex jugoslave la esecuzione di alcuni lavori o la prosecuzione di altri, come il porto di Sebenico, già intrapresi dal cessato Governo. · Ma se ragioni di carattere temporaneo e contingente giustificano inviti ad imprese non di nazionalità italiana, è manifesta la necessità di favorire con opportune provvidenze od agevolazioni per l'attrezzatura e gli approvvigionamenti di materiale, l'intervento di imprese italiane iscritte nel!' Albo Nazionale degli Appaltatori di Opere Pubbliche. L'affluenza nei territori annessi di ditte italiane, da regolarsi, ben inteso, secondo le esigenze del graduale sviluppo dei programmi dei lavori, appare di indubbia utilità e convenienza sia per l'affermazione dell'industria e del lavoro italiano, sia per la garanzia degli interessi dell'Amministrazione. Sta di fatto che nella prima fase di realizzazione del suo programma costruttivo, questo Governo, attenendosi agli accennati criteri, ha già rivolto
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invito a varie imprese it:aliane di notoria solidità e serietà, a recarsi a Zara per prendere contatto con i competenti organi tecnici, in relazione ad alcuni importanti lavori edili nelle tre provincie, di cui è prossimo l'inizio. Sono state impartite istruzioni ai dipendenti Uffici per la ripartizione, possibilmente in lotti od in gruppi omogenei per le caratteristiche e le zone in cui dovranno sorgere, delle predette opere, in modo da decentrarle a più imprese, sperimentando gare di licitazione sui prezzi base stabiliti dall' Amministrazione. IL GOVERNATORE
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ALLEGATO
N. 4
IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA Zara, lì 30 dicembre 1941-XX
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ROMA
Al Ministero dei Lavori Pubblici ROMA
Al Ministero delle Finanze ROMA
La pubblicazione del R.D. 7 novembre 1941-XX, n. 1303 (avvenuta sulla Gazzetta Ufficiale del 6 dicembre u.s.) segna. una data notevole nell'attività, soprattutto amministrativa, che il Governo_della Dalmazia viene spiegando nella esecuzione delle opere pubbliche; ché, in forza di esso, precisamente dopo sei mesi dalla: emanazione della legge istitutiva del Governo (R:D. 7 giugno 1941 XIX, n,. 453) si dettano le norme per la gestione della somma di 190 milioni deliberati dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 7 giugno XIX per opere pubbliche in Dalmazia. A parte gli indubbi riflessi politici del provvedimento, per il quale la legge italiana acquista, in un così importante settore della vita amministrativa, diritto di cittadinanza nelle nuove terre italiane, esso segna la fine di un'attività notevolissima, che ha dato luogo a particolari procedimenti, sulla quale ritengo di dover brevemente riferire. Il problema dei lavori pubblici, che presentava, in alcuni casi, aspetti addirittura drammatici, si è imposto, all'attenzione del Governo, per l'adozione di soluzioni immediate. Vi erano, anzitutto, le opere pubbliche in corso di esecuzione, troncate bruscamente dalla guerra, rapida sì, ma distruggitrice, e dal conseguente dissolvimento dello Stato: opere, alcune de!Je quali cospicue, iniziate e abbandonate, materiali in pericolo di perdersi, maestranze disoccupate. Vi era, in secondo luogo, lo spettacolo desolante offerto dall'abbandono in cui le provincie dalmate erano state tenute dal cessato Governo; paesi senz'acqua potabile, senza strade di comunicazione, senza cimiteri degni di questo nome presso popoli civili (i morti accomunati in un unica fossa nella quale venivano accatastati alla rinfusa), senza macelli; condizioni igieniche, insomma, primitive. In terzo luogo vi era la precisa volontà del DUCE di dare, attraverso.la esecuzione di opere pubbliche straordinarie, un nuovo volto a queste terre: lo stanziamento della somma di 190 milioni, infatti,
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esprimeva in maniera chiara e decisa questa volontà, che il Governo doveva tendere a realizzare senza indugio. Proprio in relazione a questo triplice aspetto che il problema dei lavori pubblici presentava, sopo stati presi dal Governo provvedimenti di vario gep.ere. Anzitutto, quasi contemporaneamente all'inizio del suo funzionamento, con ordinanza 18 giugno u.s., n. 2 (ad appena 10 giorni dal mio arrivo in Dalmazia) fu stabilito che le opere pubbliche in corso di esecuzione alla data del 6 aprile 1941-XIX potessero essere ultimate a cura e spese del Governo; i lavori sarebbero stati, di regola, proseguiti alle stesse condizioni stabilite nei contratti, in base alle quali erano stati iniziati, dandosi la preferenza a quelle opere che,, per spiccato interesse sociale, esigessero l'immediato completamento e, in special modo, a quelle che presentassero larghe possibilità di impiego di manodopera, sempre in relazione alla disoccupazione locale. Con lo stesso ritmo, quasi contemporaneamente, si procedeva a dare inizio ad opere nuove, apparentemente modes.te, ma sostanzialmente di grande valore igienico e sociale, e di evidenti riflessi politici, poiché ess~, oltre a migliorare le condizioni .igienico.- sanitarie degli abitanti, avrebbero dato alle popolazioni la netta sensazione di una vigile, accurata, vorrei dire amorevole, comprensione dei bisogni locali, sentiti negli strati più modesti della popolazione. lin un secondo tempo, ma sempre rapidamente, si è data opera a predisporre progetti per lavori pubblici straordinari, di mole cospicua e di valore rilevante. Difficoltà di ordine tecnico si frapponevano alla realizzazione di questo triplice ordine di lavori. Anzitutto, i mezzi finanziari. Come è noto, la deliberazione del Consiglio dei Ministri del 7 giugno, è divenuta legge soltanto il 14 settembre 1941-XIX (la pubblicazione è avvenuta il 1° ottobre), di"modo che, praticamente, soltanto con la entrata in vigore di questa legge è stato possibile disporre delle somme stanziate. Al riguardo, il Governo è stato largo di comprensione, specie per il cameratesco intervento del Ministro dei Lavori Pubblici, che segue con vero intelletto di amore e con vigile cura le opere pubbliche della Dalmazia: un primo stanziamento di 4 milioni per lavori urgenti in Dalmazia fu effettuato 1'8 luglio; a questo seguì un secondo stanziamento il 2 agosto, sempre di 4 milioni. Queste somme hanno dato la possibilità di impegnare una cospicua serie di lavori, di cui si è prontamente iniziata la esecuzione. Alle difficoltà di ordine finanziario si aggiungevano, poi, quelle di ordine tecnico amministrativo, riflettenti soprattutto la procedura da seguire. La legge italiana non era stata ancora estesa ai territori annessi; né era possibile, anche prescindendo dalla difficoltà formale della mancata estensione, applicarle, poiché non esistevano ancora in Dàlmazia uffici del Genio Civile,
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aventi competenza esterna, creati soltanto col decreto del 7 novembre; e, inoltre, non sarebbe stato possibile fare ricorso ad organi centrali (Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Consiglio di Stato, Ministero dei Lavori Pubblici), per il particolare ordinamento stabilito con il R.D. 7 giugno 1941-XIX, n. 453, secondo if quale le attribuzioni del Governo Centrale sono, per quanto riguarda i territori annessi delle provincie di Zara, Spalato e . Cattaro, esercitate dal Governatore della Dalmazia. D'altra parte, non era neppure possibile applicare la legge ex-jugoslava, allora vigente, anche per la mancanza di organi amministrativi dei quali molti uffici avevano sede in Croazia o addirittura in Serbia. Si sono così dovuti adottare, per realizzare prontamente gli obiettivi proposti, procedimenti apparentemente ibridi, ma diretti sostanzialmente a salvaguardare al massimo gli interessi della pubblica amministrazione. Così, le perizie, redatte· dagli Ingegneri del Genio Civile distaccati nelle tre provincie, sono state sottoposte all'esame tecnico e amministrativo degli Uffici di questo Governo (Ispettorato Generale delle Opere Pubbliche e Capo dell'Ufficio Amministrativo), e, dopo questo esame preliminare, hanno ottenuto la mia approvazione. Di questa particolare situazione si è reso conto il Governo che, nell'art. 16 del R.D. ? ·novembre 1941-XIX, ha riconosciuto la piena legalità dei procedimenti svoltisi nel periodo antecedente all'entrata in vigore del Regio Decreto. del 7 novembre . . Le opere pubbliche, secondo la classificazione sopra fatta, hanno impegnato le seguenti somme: A . prosecuzione di opere pubbliche iniziate dall' ex Stato jugoslavo. B
-
c -
opere di carattere comunale (strade, cisterne, cimiteri, fognature ecc.). opere pubbliche straordinarie.
In complesso
L.
2 327 760,00
»
5 'J 18 345 ,30
))
. 18 742 239,44
»
26 788 344,74
In queste somme non sono comprese L. 6 159 620,80 per la costruzione della banchina Dobrica di Sebenico, impegnata, per indisponibilità di fondi, soltanto per L. 500 000; le opere di riparazione di edifici scolastici in provincia di Zara, attualmente in corso, per il complessivo ammontare di L . 450 000, nonché la costruzione di case popolari, in corso di esecuzione in Zara e Cattaro su fondi dell'Istituto delle Case Popolari, per il complessivo ammontare di L. 14 570000. Qualche cenno sulle opere di maggiore rilievo comprese nelle suesposte classificazioni va fatto con una certa ampiezza di particolari.
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A - Prosecuzione di opere pubbliche iniziate dall'ex Stato Jugoslavo.
È apparsa di maggiore urgenza la necessità di proseguire importanti opere portuali in Sebenico, e precisamente la costruzione della Banchina Dobrica. I lavori ammontano a L. 6 658 620, 80 in base a progetto riveduto, modificato ed aggiornato dal Genio Civile. Si è ritenuto conveniente, in base, naturalmente, al nuovo atto di sottomissione, di affidarne la prosecuzione alla stessa Impresa ex jugoslava, che li aveva intrapresi per incarico della cessata Amministrazione. In attesa di studi, già disposti, per la sistemazione e l'attrezzatura ~ei porti dalmati, i lavori predetti, come quelli ciel molo Vruglie, nello stesso porto di Sebenico, che si eseguono, in dipendenza di danni bellici, sono destinati ad assicurare a quel porto apprestamenti adeguati alle nuove funzioni della città e del suo retroterra. Anche il problema ospedaliero ha attirato la mia attenzione per soluzioni immediate, relative ad esigenze dei centri più importanti. A Spalato è stata predisposta la prosecuzione dei lavori dell'ospedale Firule, per un ammontare di L. 970 000. Opere di costruzione o sistemazione di edifici scolastici, iniziati dall'ex Governo, e rivedute ed aggiornate nei progetti esecutivi, sono attualmente in avanzato corso per un ammontare complessivo di L. 754860. B - Opere di carattere comunale (strade, cimiteri, fognature; ecc.).
In questo settore, esigenze determinate dalla situazione di disagio e di abbanélono di vari centri minori, e particolarmente delle isole, hanno richiesto l'immediato intervento statale, in sostituzione dell'attività degli Enti locali, i quali, per mancanza o scarsa disponibilìtà di risorse finanziarie, non erano in grado di assolvere i loro compiti di istituto. Particolare cura è stata rivolta all'approvvigionamento di acqua potabile in vari abitati. T ra le opere maggiori sono da menzionare i serbatoi dell'isola di Vergata (progetto dell'importo di L . 581000.); di Calle (progetto dell'importo di L. 271 500.); di Luca (progetto deH'importo di L. 370 000.); di Selve (progetto dell'importo dj L. 233 500.); di Blatta nell'isola di Cùrzola (progetto dell'importo di L. 330000.); di Lissa (progetti del complessivo i1'nporto cli lire 592 000.). I relativi appalti sono stati già disposti ed i lavori iniziati. Sono stati del pari iniziati i lavori per dotare la città di Zara di un ade- . gua, o quantitativo di acqua potabile mediante il riprist ino dell'acqt'.edotco
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del Bottino (progetto della spesa di lire 800000, delle quali per L. 400000 si è assunto l'onere il Comune), ed i lavori di aumento della portata e di sistemazione della condotta adduttrice dell'acquedotto di Cattaro (progetto dell' importo di L. 746000). Sono stati disposti i lavori di costruzione o sistemazione di cimiteri, in alcuni piccoli centri, per un ammontare complessivo di lire 600000. Sono in corso di esecuzione opere di viabilità comunale a Spalato ed a Sebenico, per un importo complessivo di circa L. 1 500 000. In materia edilizia scolastica, sono predisposti impegni di spesa per un importo complessivo di L. 450000, per lavori eseguiti o in corso di esecuzione a cura diretta dei Comuni: si tratta per la quasi totalità dei locali scolastici deteriorati o danneggiati a seguito di accantonamento di truppe.
C - Opere straordinarie. Sono state iniziate opere stradali di nuova costruzione o di sistemazione, per l'importo complessivo di L. 8712575. Fra queste, sono degne di nota quelle relative all'ampliamento ed alla sistemazione della strada Traù-Sebenico, in provincia di Spalato, ripartita in sei tronchi, del. complessivo importo di L. 4 490000, i quali, attraverso la località Martinsca presso Sebenico, dove sono in corso di avanzata esecuzione alcune opere, iniziate dall'ex Governo jugoslavo, per la sistemazione del piazzale di smistamento del traffico per il traghetto, dal complessivo importo di L. 389000., si allacciano alla strada .Martinsca-ZaravecchiaZara. Per quest'ultima, nel novembre u.s., si sono autorizzati gli studi di progetto di sistemazione generale, mediante allargamento del piano viabile, correzione di curve, costruzione di varianti, ed altre opere varie. Il progetto, in corso di compilazione, potrà essere tra breve appaltato, cosicché i tronchi in via di sistemazione in provincia di Spalato avranqo il loro naturale completamento in provincia di Zara e potrà realizzarsi ed aprirsi al grande traffico, un'importante arteria stradale lungo il litorale dalmata, abbreviando il percorso tra Zara e Sebenico di circa km. 20, in rapporto all'altra strada interna, di grande comunicazione, attualmente in corso di sistemazione e manutenzione a cura dell' A.A.S.S.. A Cattaro, la strada panoramica Cattaro-Teodo è in via di sistemazione per un importo di lire 580000, che riflette particolarmente un primo stralcio del progetto, che sarà seguito da successive realizzazioni. Sto facendo studiare dagli Uffici Tecnici la convenienza, dal punto di vista tecnico ed economico, di perforare la dorsale montana che divide Cattaro da Teodo, in modo da agevolare le comunicazioni tra quest'ultima località ed
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il capoluogo, con una notevole abbreviazione di percorso, in confronto all'attuale strada della [unghezza di circa km. 18. Il problema stradale della provincia di Cattaro è ormai entrato nella fase realizzatrice: sono stati recentemente approvati in linea tecnica progetti di opere urgenti per un ammontare complessivo di circa L. 3 000000. Nel campo dell'edilizia, per andare incontro ai bisogni delle più umili categorie della popolazione, ho disposto l'appalto, su progetto redatto da privato professionista, di sei lotti di casette minime in Zara, costituite ciascuna di un vano a pianterreno e di due vani più piccoli al primo piano, per un complessivo importo di L. 2050000. All'appalto del primo lotto, di otto casette, disposto ed iniziato in agosto, ha fatto seguito a fine settembre l'appalto degli altri cinque lotti, per modo che, procedendo i lavori con la necessaria alacrità, nella prossima primavera 48 famiglie delle più indigenti troveranno comoda e decorosa sistemazione. L'attività per l'edilizia statale può dirsi iniziata in modo concreto. Su progetto redatto da privato professionista ho disposto la esecuzione dei lavori di costruzione del nuovo Palazzo delle Opere Pubbliche in Zara del complessivo importo di L. 1920000; il primo di una serie di pubblici edifici destinati a dare decoro ai maggiori centri ed a soddisfare le più elevate esigenze di vita. A cura di privati professionisti, sono stati condotti a termine i progetti del Centro Studi, del Palazzo delle Finanze e della Pescheria di Zara, mentre sono in corso di progettazione il palazzo di Giustizia ed il carcere Giudiziario di Spalato, la Caserma dei Reali Carabinieri di Zara, il Palazzo della R. Prefettura ed il Palazzo degli Uffici di Cattaro. Nel settore delle opere marittime sono stati assunti impegni finanziari, per lavori vari di carattere straordinario, per un importo di lire 3 300 000. Si tratta per la maggior parte di costruzione e di sistemazione di piccoli porti ed approdi, mentre sono in corso di studio, da me recentemente disposto, le opere di sistemazione ed ampliamento del porto di Zara, e del porto di Vragniza a Spalato. Di vasta portata sono le opere di bonifica per il comprensorio di Aurana. Il piano prevede una spesa di L. 60000000. È in corso il Decreto di classificazione delle opere.
Sono stati avviati studi ed iniziate trattative per la concessione della bonifica del lago di Boccagnazzo·per una estensione di 8 000 ettari, mentre si stanno iniziando analoghi studi per altri comprensori, come quello di Nona, in zona prossima alla città di Zara.
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ALLEGArn N. 5 IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA 1088/10296
Zara, lt'26/12/941-XX
All'Eccellenza Cav. di Or. Cr. Paolo THAON di REVEL Ministro delle Finanze ROMA
Caro Revel, riprendo la simpatica schermaglia, iniziata ·con Te a Palazzo Venezia, circa la tenuta di Aurana (e non Vrana, che è la dizione croata della località) , e la riprendo per iscritto, perché voglio metterti in condizione di valutare concretamente le ragioni, non solo economiche e politiche, ma anche di ordine squisitamente giuridico, non disgiunte da considerazioni di ordine finanziario, che mi hanno indotto ad un atto così importa~te, che rappresenta, sotto ogni punto di vista, una delle più sicure e ampie realizzazioni che l'Italia abbia compiuto in questi primi sei mesi di governo della Dalmazia. Lo spunto a questa ripresa di conversazione mi è offerto dalla nota 31177/16452/75-l-l-13 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, inviata a
me per conoscenza, dalla quale è dato rilevare che obiezioni, di ordine non soltanto formale, sono state m·osse dal Tuo dicastero in merito alla cessione. Per quanto riguarda la forma, cioè la competenza, a me pare di _aver già chiarito sufficientemente al tuo Ministero il mio punto di vista: con mia nota dell'S settembre u.s. n. 5083 (anteriore, quindi, di un mese e venti giorni alla cessione), io, infatti esponevo le ragioni per le quali, a mio avviso, la competenza a provvedere per la cessione della tenuta spettava al Governatore della Dalmazia. Poiché non ho da modificare in nulla l'opinione allora manifestata, e poiché, d'altra parte, nessuna obiezione è stata mossa, non torno sull'argomento. Comunque, allego una copia del bollettino uffkiale di questo -Governo, nel quale si contiene l'ordinanza, avente forza di legge perché emessa in base al R.D. 7 giugno 1941 XIX, N° 453, con la quale si riconosce nel Governatore il potere di procedere, nei territori annessi, ad atti di disposizione dei beni dello Stato. Resterebbe, ora, da esaminare la competenza, meglio la regolare costituzione contrattuale dell'Opera Combattenti: al riguardo, dalla lettera del
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Consiglio si rileverebbe che l'Opera avrebbe dovuto essere autorizzata alla negoziazione. Ma dalla lettera stessa si rileva ancora che, in via di sanatoria, si provvederebbe alla autorizzazione stessa. La cosa non mi riguarda·direttamente, poiché io avevo motivo di ritenere, e ancora ritengo, che il camerata Di Crollalanza si sia presentato a contrattare con i pieni poteri necessari. Comunque rilevo dalla lettera che la questione è più di forma che di sostanza, e che essa sarà certamente definita. È, ora, proprio della sostanza vorrei intrattenerti. È bene che _tu conosca esattamente quale fosse la posizione di fatto e di diritto della cessione.
La tenuta era costituita da terreni per una superfice di oltre 3 000 ettari, e da.un lago della superfice di 3 001 ettari. Debbo, però, subito aggiungere che, in base alla legge agraria ex jugoslava, che, per ovvie ragioni di ordine politico non ho ritenuto finora di dover ~edificare, gran parte del terreno · doveva essere assegnato ai contadini, in maniera che all'azienda non sarebbero rimasti che 740 ettari di terreno (art. IO ~ella legge ex jugoslava 19 ottobre 1930). Di modo che. a voler essere esatti, la tenuta rappresentava in definitiv~ per lo Stato, un attività di 740 ettari: l'altro terreno avrebbe dovuto essere assegnato in proprietà agli aventi diritto, cioè ai contadini. Ma un'assegnazione del terreno, nelle condizioni di assoluto abbandono in cui questo si trovava (infestato dalla malaria, che miete vittime copiosissime; somme~so completamente, o in gran parte inondato dall'acqua) sarebbe stato un procedimento antieconomico perché, praticamente, non avrebbe concorso alla realizzazione dell'unico fine apprezzabile della demagogica riforma agraria jugoslava, cioè quello di dare l~ terra ai contadini, perché la lavorassero. E, allora, mi è sembrato giusto effettuare una, dirò così, sostituzione di valori: invece di dare ai contadini un terreno in condizioni tali che questi non avrebbero saputo che farsene, e che avrebbero probabilmente rivenduto a esosi speculatori per pochi soldi, con grave danno dell'economia generale, ho preferito assegnare ai contadini, quale corrispettivo del diritto assicurato loro dalla riforma agraria, un quantitativo sì inferiore, ma bonificato e redditizio, che, in definitiva, potesse avere un valore economico per lo meno uguale al precedente, e che assicurasse una condizione di vita sana e laboriosa. Al lume di queste premesse deve essere considerala la convenzione. La quale non si concreta soltanto nelle 500000 lire annue che l'Opera Nazionale per i Combattenti verserà, per venti anni allo Stato, ma anche nei 500 ettari di terreno che, dopo averEi compJetamente bonifi~ cati, l'Opera metterà a disposizione del Governo per !;assegnazione ai contadini in base alla legge agraria (ti accludo, al riguardo, la mia ordinanza che, modificando la legge, dispone su questa materia). Inoltre, è sfuggito al
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tuo Ministero un altro elemento di non indifferente valore: lo Stato ex jugoslavo era tenuto, in base a consuetudine, a provvedere alla monta equina gratuita per una vasta zona del territorio: la tenuta di Aurana forniva gli · stalloni necessari. Questa consuetudine, che se non costituiva legge in senso formale, rappresentava però un'indiscussa ragione di ordine giuridico e, soprattutto, economica dello Stato, che io non ho creduto di dover trascurare. Pertanto, nella convenzione è stato stabilito che l'Opera Nazionale per i Combattenti dovrà, per conto del Governo, mantenere un numero di cavalli stalloni non superiore a venti, e per venti anni, per la monta gratuita nei territori vicini, che le saran.n o indicati dal Governo stesso. E, qualora si ritenesse di dover rinunciare a questa prestazione, l'Opera pagherebbe, per gli anni restanti, un11 somma corrispondente·ana spesa annua per mantenere i cavalli: la somma è stata dai miei tecnici valutata dalle 250 alle 300 mila lire annue, il che, per venti anni, rappresenta· altri cinqùe milioni di lire. Questi sono gli elementi concreti di valu_tazione della cessione della.tenuta-di Aurana, cessione effettuata-· nota: bene - non a favore di un qualsiasi privato speculatore, ma dall'Opera Nazionale C9mbattenti. Questo · Ente, di diritto pubblico, non solo per le benemerenze acquistate e per l'attrézzatura di cui dispone è il tecnicamente piu idoneo a realizzare vaste opere di bonifica, ma per gli scopi pubblici che persegue poteva quasi, istituzionalmente, ritenersi designato, secondo la nostra organizzazione amministrativa, ad attuare i fini che l'amministrazione jugoslava non aveva saputo raggiungere. Ecco dunque, che -la cessione riveste una importanza sociale, economica e politica di primo piano, che avrebbe potuto anche indurre a trascurare gli aspetti finanziari, come per quasi per tutte le altre tenute dì proprietà dello Stato si è fatto. PÒiçhé Aurana, come saprai, non è che il centro di un vastissimo comprensorio di bonifica (56 mila ettari) che l'Opera Nazionale per i Combattenti porterà ·a compimento: in tale stato di cose, e mi riferisco soprattutto alla seconda parte della nota della Presidenza del Consigliò, non mi sembrerebbe assolutamente conveniente provocare una qualsiasi rivalutazione delle condizioni di cessione (tieni conto che la tenuta di Aurana .rappresentava per lo Stato jugoslavo una passività di un mìlìone duecentomila dinari annui), la q~ale temo potrebbe finire in danno all'Erario. Concludendo: la tenuta di Aurana non è stata ceduta per dieci milioni,. rateizzati in venti anni; a questa somma devono aggiungersi almeno cinque milioni per la bonifica dei 500 ettari da retrocedere ai contadini e altri cinque o sei milioni per il mantenimento dei cavalli stalloni, senza tenere conto dello sgravio del passivo, finora a carico dello Stato:
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Ritengo di avere, in tal modo, tutelato non solo gli interessi superiori di ordine sociale, politico ed economico, ma anche gli interessi della finanza, che stanno giustamente a cuore a te come a me. E ciò con la rapidità che è nello stile fascista: perché ad Aurana, mercè l'opera alacre del camerata Di Crollanza, si lavora da due mesi e si redime la terra. BASTIANINI
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N. 6
GOVERNO DELLA DALMAZIA Zara, I dicembre 1941-XX
S.G. 1045
Al Ministero dell'Interno -Direz. Gen. Amm. Civile .Al Ministero delle Finanze e, p.c. Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ROMA
Il Prefetto Uccelli, qui inviato per studiare la situazione dei Comuni e proporre i mezzi per il risanamento delle gravi condizioni nelle quali questi' si trovano, deve avere rimesso da tempo al Ministero dell'Interno la sua relazione, che già presentò a questo Governo oltre due mesi or sono . . In essa, facendo riferimento al mio rapporto del 19 giugno, n. 305, proponeva fra l'altro un primo gruppo di provvedimenti, che qualificava di necessità immediata, perché riflettenti la soddisfazione dei bisogni primi del Comune. Questi bisogni dal mese di giugno ad oggi sono aumentati considerevolmente ed il provvedere ad essi è urgente anche perché il prestigio italiano rion abbia ulteriormente a risentirne. · Ritengo pertanto mio dovere richiamare l'attenzione. sulla necessità che siano al più presto adottati i provvedimenti strettamente indispensabili, senza dei quali la vita amministrativa di queste regioni non solo non potrà ·assumerè il ritmo che deve esserle proprio, ma non potrà nemmeno, sia pure rudimentalmente, continuare. Il problema della sistemazione amministrativa e finanziaria dei Comuni ex regime presenta un triplice aspetto: a) esame d~lla situazione locale, cioè accertamento delle possibilità che hanno i Comuni, in base ai mezzi oggi a loro disposizione, di disimpegnare i compiti ad essi affidati dall'ordinamento ex jugoslavo; b) graduale estensione ai Comuni dell'ordinamento italiano, con l'attribuzione di alcuni còmpiti più importanti (stato civile, registro popolazione, spedalità, medicinali ai poveri); c) adeguamento della finanza locale alle più vaste funzioni assegnate a questo Ente. Sul primo aspetto del problema, la relazione Uccelli è chiara ed esau- . riente e non potrebbe certo affermarsi che la situazione in essa prospettata sia venuta migliorando nel torno di tempo seguito alla presentazione della relazione stessa.
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La situazione dei Comuni annessi, infatti, come ho avuto modo di esporre in varie occasioni, è fortemente deficitaria. Per limitarmi ai principali centri dirò che il Comune di Spalato presenta un bilancio gravemente passivo; esso ha contratto debiti notevolissimi, i cui interessi gravano. in maniera impressionante sul bilancio; il fabbisogno di integrazione, proposto dalla relazione Uccelli in 5 milioni di lire mi sembra inadeguato. Al Comune di Cattaro, secondo una esposizione di quel Prefetto, per colmare il deficit prodottosi in quest'anno, occorrono lire 700000 - (la relazione Uccelli prevede un fondo d'integrazione di lire 402 000); situazione non migliore presenta il Comune di Sebenico, indebitato per f.. 7 213 249. Una circostanza del massimo rilievo va quì ribadita e posta nella dovuta evidenza: a queste situazioni deficitarie corrisponde una vita amministrativa pressoché rudimentale, ridotta, cioè al minimo indispensabile. Malgrado la legge ex jugoslava. assegni infatti, formalmente al Comune compiti di igiene, d{ edilizia e çli viabilità, le condizioni di questi territori sono tali, che deve ritenersi che ·da parecchi anni questi compiti non siano stati assolti, che anzi, forse, addirittura mai siano state effettuate opere pubbliche, o igieniche, di alcun genere. Per co.n cludere su questo primo puntò si prospetta la: necessità che la · somma indicata nella relazione Uccelli con la voce ".fondo d'integrazione" sia notevolmente aumentata: per la provincia di Zara, la somma preventivata in 7 miloni di lire dovrebbe essere portata a mio avvis9 ad almeno IO milioni; anche a IO milioni dovrebbe essere elevata quella per la provincia di Spalato, preventivata in 5 650 000 lire; a due milioni, infine, dovrebbe essere portato il fondo per la provincia di Cattaro, preventivato in lire 825 000. · Tutti questi fondi, per complessivi 22 milioni di lire, dovrebbero essere messi a disposizione di questo Governo per lo scopo suindicato: è anzi op-· portuno che l'assegnazione sia fatta subito, ad evitare che; continuando lo stato attuale, il fabbisogno integrativo dei comuni aumenti in proporzione che, senza esagerazione, potrebbe divenire geometrica. Alla distribuzione dei fondi intenderei procedere secondo un piano tecnico che, sulla base degli elementi emersi, potrebbe essere stabilito e sottoposto a me da un funzionario ispettivo particolarmente competente del Ministero dell'Interno. Passando all'esame del secondo aspetto del problema, quello, cioè, dei nuovi compiti da affidare ai Comuni, occorre che io dia la preferenza alla materia delle opere pubbliche igienico-sanitarie, di viabilità e cli edilizia, le quali, sebbène, come ho detto, affidate, secondo l'ordinamento ex jugoslavo,
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ai Comuni, sono in tale stato, non dirò di abbandono, ma addirittura di inerzia assoluta, da meritare il più attento esame e da essere quasi considerate compiti nuovi.
, Io riterrei che, in un primo tempo, la somma occorrente per le opere pubbliche dei comuni, prevista nella relazione Uccelli in lire 33 862500 - che potrebbe essere elevata a lire 40 000 000 da ripartirsi in un triennio - debba vari ordini di ragioni: manca ai essere assegnata a questo Governo. Ciò Comuni, specie a quelli minori, la possib!lità di una qualsiasi attrezzatura tecnica che consenta ad essi di portare a compimento dette opere; alcuni servizi pubblici di importanza fondamentale (macelli, cimiteri) ed opere edilizie (scuole) debbono necessariamente essere attuati attraver$O direttive generali ed uniformi, armonizzate non soltanto con i bisogni contingenti locali, ma anche col piano di sistemazione e di riorganizzazione di questé regioni, in quella visione d'assieme che solo il Governo ha e può avere.
per
Questo, in linea di massima: per al.tre opere; d'importanza minore, strade ed opere pubbliche locali e da attuare specialmente nelle isole, sarebbe mio intendimento, invece, affidarne la diretta esecuzione ai Comuni, naturalmente sotto il controllo delle autorità .t utorie. ,.
Compito che anche dovrebbe essere senza indugio attivat9 dai Comuni è quello del pagamento delle spedalità ai poveri . Secondo l'attuale stato di cose, lo Stato italiano provvede mediante contribuzioni mensili, che si aggirano sulle 500.000 lire, ai bisogni ospedalieri della provincia di Zara e sulle 150.000 per quelli della provincia di Spalato, dimodoché è da presumere che. l'onere complessivo - tenuto conto dei centri minori e delle spese di riscaldamento, già iniziato - si aggiri intorno alla cospicua somma di 1 milione di lire mensili. Riterrei opportuno - mentre ho allo studio il problema della sistemazione degli ospedali della provincia di Zara - l'abbandono dell'attuale sistema. Esso, infatti, offre l'inconveniente di rendere inerti le energie degli Enti (ospedali da un lato e Comuni, tenuti al pagamento delle rette, dall'altro) per il recupero di gran parte delle spese incontrate. Di questo avvis.o sembra essere anche la relazione Uccelli, la quale però prevede l'assegnazione di un fondo unico cumulativo per gli Enti Comunali di Assistenza e per le spedalità. A me pare che le due partite debbano andare nettamente distjnte, data l'assoluta diversità dei fini generici dell' assistenza in confronto di quelli specifici della retta ospedaliera; in questo avyiso mi sembra sia anche il Ministero dell'Interno il quale nella assegnazione fatta, sia pure, per ora, soltanto a titolo di anticipo, per l'assistenza
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generica alle tre provincie dalmate, non ha tenuto conto delle rette ospedaliere. Comunque, la previsione Uccelli circa l'assistenza generica e le spedalità dovrebbe restare limitata soltanto alla prima, mentre per le spedalità dovrebbe essere stanziata una somma a parte. Qualora si condividesse la mia opinione, la somma così destinata dovrebbe essere ripartita tra i Comuni in relazione al presunto onere. Una tale soluzione avrebbe l'indiscutibile vantaggio di orientare ed av"'.iare l'attuale ordinamento dei Comuni verso quello italiano e, inoltre concorrerebbe alla soluzione del grave problema finanziario degli enti ospedalieri, che è oggi allo studio. Mentre, infatti, i Comuni verrebbero in tal m·odo ad essere stimolati al recupero nei limiti del massimo possibile delle spedalità a loro carico da parte dei cittadini tenuti a pagarle, gli_ospedali avrebbero, dall'altro canto, la possibilità di realizzare concretamente, attraverso il pagamento delle rette, quanto occorre al loro funzionamento. Naturalmente, una volta accettata in linea di massima la mia proposta, sarà mia cura dare alla materi.a una disciplina tale che consenta di raggiungere la completa autonomia economica di questo servizio. Per quanto riguarda la misura dei vari stanziamenti preventivati dalla relazione Uccelli, faccio rilevare che, sebbene, come in essa si legge, limitati a un primo immediato fabbisogno essi sembrano inadeguati, e,' come ho detto, neppure sufficienti a uno solo dei due titoli di spesa previsti. Ciò, del resto, è stato certamente avvertito dal Ministero dell'Interno che, con re~ centi provvedimenti, ha assegnato fin'oggi alla provincia di Zara, per il solo titol~ di assistenza generica, la somma di lire 1 165 000, · in confronto delle 225 mila lire previste dalla relazione Uccelli, mentre alla provincia di Spalato ha concesso in anticipazione la somma di un milione, in confronto delle 297 mila lire preventivate, ed a quella di Catt:aro lire 200 mila, sempre in acconto e pel solo titolo dell.'assistenza generica. Per le spese ospedaliere il contributo statale mensile, per le sole urgenti spese di esercizio, si aggira oggi, come ho già detto, complessivamente sul milione e, quindi, almeno su questa base dovrebbe essere determinato lo stanziamento. Nuovo compito da affidare ai Comuni è quello dei servizi dello Stato civile e del registro della popolazione secondo l'ordinamento italiano. Come è noto, i servizi dello Stato civile erano, anzi sono, secQndo l'ordinamento ex jugoslavo, affidati ai parroci: sono evidenti le ragioni per le quali essi debbono essere direttament~ assunti dallo Stato, così come si pratica
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nell'ordinamento italiano. Gli atti di matrimonio, poi, potrebbero ancora rimanere affidati ai parroci, salvo, beninteso, gli adempimenti prescritti dal nostro ordinamento. 11 registro della popolazione non esiste attualmente come negli altri Comuni del Regno: ho dato disposizioni perché esso sia impiantato nei Comuni della provincia di Zara ed ho aÙiguardo, prevista la somma di lire 300000. Non appena mi saranno noti i risùltati di questo esperimento, disporrò perché il registro sia istituito anche nelle provincie di Spalato e di Cattaro. · . La spesa complessiva da stabilire per l'istituzione di questo nuovo servizio dei Comuni si aggira, prevedibilmente, sul milione di lire. Per concludere, riferendomi sempre alla relazione Uccelli, propongo: a) che la somma occorrente per le opere pubbliche di competenza dei Comuni sia stabilita nella cifra di L. 40000000, àa ripartirsi in un triennio. Detta somma dovrebbe essere affidata a questo Governo, che curerebbe l'esecuzione delle opere in parte attraverso l'Ispettorato delle Opere Pubbliche di prossima istituzione, ed in parte assegnando ai Comuni le somme occorrenti per la diretta esecuzione; b) che i fondi di integrazione per i Comuni, da assegnare per una volta tanto, siano stabiliti nella somma sopra indicata, di L. 22000000; c) che, in aggiunta delle spese per assistenza generica, sia stanziata una somma, da distribuire tra i Comuni, in proporzione della loro popolazione, per spedalità; la somma, da assegnare anch'essa una volta tanto potrà essere commisurata all'attuale fabbisogno annuo cioè di L. 12000000; d) che sia stanziata la somma di L. I 000 000 per impiantare i servizi dello stato civile ed i registri della popolazione secondo l'ordinamento italiano; e) che sia Stanziato il fondo di 1000000 di lire, una volta tanto, per la somministrazione dei medicinali ai poveri. Questi .i primi fondamentali problemi che mi propongo di attuare nel più breve tetmine e che concorrerebbero ad orientare nettamente l'ordinamento dei Comuni dei territori annessi verso quello italiano. Ma, naturalmente, queste serie di provvedimenti, di ordine sostanziale, non può prescindere dal fondamentale problema degli uomini: mentre, in proposito, sollecito il Ministero dell'Interno perché destini presso questo Governo il maggior numero possibile di segretari comunali oggi in servizio quali ufficiali di complemento, i quali eserciteranno al tempo stesso le funzioni di Commissari Civili, rinnovo la preghiera che sia inviato presso questo
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Governo, cqn funzioni ispettive e con il compito di propormi la distribuzione tra i vari Comuni delle somme assegnate, un vice Prefetto che propongo nell~ persona del Comm. Cirmeni. Egli, infatti, avendo notevolmente collaborato col Prefetto Uccelli, attraverso i contatti personali e Io studio degli ordinamenti conosce. ormai profondamente la situazione locale e dovrebbe essere di valido aiuto per questa prima sistemazione. Connesso al problema del primo risanamento dei Comuni è quello della finanza locale. Attualmente ho allo studio _una serie di pro_vvedimenti attraverso i quali - eliminando il troppo il vano di una bardatura imposiziòna- · le, che dà luogo oggi a circa cinquecento imposte indirette sul consumo - si possa dare ai Comuni un nuovo ordinamento tributario quanto. più vicino a quello italiano, razionaie ed efficacemente operante attraverso un ben congegnato sistema di riscossione.
e
L'ordinamento amministrativo jugoslavo ignora l'istituto della provincia come ente autarchico territoriale: anche su 'di esso dovrei portare il mio esame e il mio studio. Ma ritengo, in questo primo momento, di dover limitare i provvedimenti ai soli Comuni, riservando l'istituzione degli enti provinciali a un secondo tempo; del resto, data la modesta funzione che la provincia assolve nel nostro ordinamento, io penso .che un·ritardo nella costituzione di questo Ente non possa arrecare grave danno alla vita amministrativa, tanto più che i compiti di questo Ente sono oggi nei territori annessi, quasi totalmente assunti dallo Stato. 0
Naturalmente per la provincia di Zara - nella quale esiste, sia pur limitato al ·vecchio territorio, questo Ente autarchico - io intende.rei dare disposizioni perché esso estendesse la _sua attività a tutto il nuovo teJrìtorio .della provincia. Ma, su questo punto, mi riservo di far conoscere in prosieguo di tempo quale sia l'integrazione di,bilancio occorrente per l'espletamento dei nuovi compiti. 1L GOVERNATORE
BASTIANINI
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ALLEGATO N. 7 GOVERNO DELLA DALMAZIA
Personale in servizio dalla data del 1° dicembre 1941
Gabinetto civile del Governatore. Console generale · Console di I classe Vice console II classe Vice console II classe Impiegato di polizia Agente di polizia Avvent. Gruppo III Avvent. Gruppo III Avvent. Gruppo I
Augusto SPECHEL Capo Gabinetto Silvio DELICH Servizio stampa Addetto al Gabinetto Franco CANCELLARIO Luciano CONTI . Addetto al Gabinetto Annibale PRIZIA Ufficio cifra Sirio RUGGERI Ufficio cifra · Stenodattilografa Lucilla BARBIERI Archivista Alfonso VIOLA Traduttore Vittorio MILLO
Segreteria particolare Console di III classe Tenente di fanteria Avvent. Gruppo III Avvent. Gruppo III Commesso Avvent. Gruppo IV Inserviente A vvent. Gruppo IV
Egidio .ORTONA Francesco THEODOLI Estella .RADONICH Eva TOGNI Pietro PACE Giuseppe FAVERO Pietro ZANZOT Umberto LOLLI
Segretario partic. Addetto Segr. partic. Stenodattilografa Stenodattilografa Maestro di casa Autista Autista Usciere
Gabinetto militare Ten.col. fanteria Tenente artiglieria Tenente genio Sergente fanteria
Giuseppe ROSSI Ubaldo PELLEGRINI Lorenzo MANCINI Franco SARTORI
Segreteria generale del Governo Consigliere di Stato I O ref. Corte dei conti Giudice Tenente artiglieria Avvent. Gruppo III
Carlo BOZZI Angelo SOLARI Giovanni VETRANO Luigi DONATI Rita BIELLI
Segretario generale
· Stenodattilografa
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Ufficio di Grazia e Giustizia Consigliere Cassazione Avvent. Gruppo III Avvent. Gruppo IV
Michele GIULIANO Teresa ZANZOT Francesco VALvo
Stenodattilografa Archivista
Ufficio di pubblica sicurezza Dir. gen. di polizia Vice-questore Vice-questore Applicato di P.S. Avvent. Gruppo III
Giuseppe STRACCA Antonino SAJEV A Vincenzo AGNESINA Francesco P ASCIAR! Iolanda ZOMMER
Dirigente i servizi
. Dattilografa
Ufficio Opere pubbliche lsp . gen. genio civ. Diret. Capo divisione Consigliere Archivista Applicato
Vincenzo VENTIMIGLIA Capo Ispettore Vincenzo CAFFARELLI Capo Uff. Ammin. Adamo CASUCCI Romeo CHIUDONI Giuseppe VENTIMIGLIA
Ispettorato di Sanità lspet. gen. di Sanità Veterinario prov.le
Francesco ADAMI Giorgio SALVI
Ufficio economico-finanziario Ordinario università J O segretario Intendenza
Raffaele GANGEMI Giuseppe RACO
Dirigente
Giuseppe p AGANO Pompeo ACCETTULLI
Dirigente
Ufficio dogane Ispettore Sup. dogane Ispettore Capo
Ufficio corporazioni lspet. Superiore corp. Avvent. Gruppo III
Ettore VALERIO Ugo CAPOCCETTI
Ufficio agricoltura Ispettore Superiore
Ferdinando DE LUCA
L'organizzazione amministra1iva del Governo della Dalmazia
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Ufficio Poste e Telegrafi Ispettore Superiore PP. TT. Pietro GUALTIERI
Ufficio alimentazione Ten. col. Commissario Capitano
Luigi FALCONIERI Francesco LAZZARO
Ufficio Ragioneria Direttore Capo divisione Direttore Tesoro Consigliere 1° archivista Uff. Princip. Ragioneria A vvent. Gruppo III
Aldo CARETTI Carlo CAPRARULO Dante GALLUSI Luigi GIADRINI Natale BIANCHI Celina BADESSI
Dirigente dei servizi
Giuseppe DE GROSSI Francesco ALPI Francesco CANZONIERI Giovanni MORISANI Domenico VASSELLI Aldo DA PRATO
Capo dei servizi Cassa ed archivio
Cancelleria Cancelliere di I Cancelliere di I Archivista Alunno d'ordine Avvent. Gruppo III Avvent. Gruppo III
Avevano, inoltre, prestato servizio presso gli uffici del Governo: Dal I O luglio al 1° novembre l'Isp. Gen. del genio civile Al(redo LENZI; Dal 1° luglio all' q ottobre l'Ispettore generale di P .S. Riccardo SECRETI; Dal I O luglio al 24 settembre il Ten. Col. della Guardia di Finanza Gaetano SIMONI.
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Dalmazia - Una cronac'f per la storia (aprile-dicembre 1941)
ALLEGATO
N.
s·
GOVERNO DELLA DALMAZIA Zara, 30 aprile 1942-XX
Prot. N. 2009/15910
Al Ministero delle Finanze - Direzione Generale per il coordinamento tributario, gli affari generali e il personale ROMA
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ROMA
e, p.c. Alla Ragioneria Generale dello Stato ROMA
OGGETTO: Organizzazione dei servizi finanziari delle provincie della Dal-
mazia Italiana.
Fin dal primo momento della sua istituzione, e poi con assiduità vigile, questo Governo ha rivolto cure particolari all'ordinamento dei servizi finanziari dei nuovi territori annessi, superando difficoltà non lievi in relazione al~ peculiari condizioni dell'ambiente, ben note a codesto Ministero. Ora che, superate tante delle accennate difficoltà, appaiono chiari i soddisfacenti risultati conseguiti, mi è grato di riferire sullo stato attuale dei servizi finanziari della Dalmazia e di esprimere altresì la mia soddisfazione circq la collaborazione che mi è stata data dal personale dell' Amministrazione delle Finanze. Ufficio Stralcio di $palato. Con l'occupazione della Dalmazia, sorse la necessità di costituire in Spalato un Ufficio Stralcio onde assicurare la continuità delle funzioni fino allora assolte dalla Espositura ivi esistente. Senonché, il perdurare, oltre Io stretto necessario, di detto ufficio, minacciava di determinare un disordine amministrativo e pertanto occorreva mettere senza indugio in liquidazione quei servizi dell'Ufficio stesso non rispondenti ad una effettiva funzione di stralcio. In tempo debito e con riferimento a ciascuno di tali servizi, sono state da questo Governo impartite le norme più opportune, le quali trovano il loro riassunto e il loro coordinamento nella circolare n. 1605 del 3 I marzo u.s. di questo Governo medesimo, di cui si unisèe copia (allegato n. 1). L'Ufficio Stralcio di Spalato, ccisì come era nella sua originaria configurazione, si può dire che più non esista, essendo ormai ridotto ad un reparto
L 'organiz.zazione amministrativa del Governo della Dalmazia
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della Intendenza di Finanza di Spalato. E perché ciò risultasse chiaro ed evidente anche nelle sue manifestazioni esteriori più concrete, si è disposto, come si desume, dalla suindicata circolare n. 1605 del 31 marzo u.s., che detto reparto avesse sede nei locali dell'Intendenza di Finanza di Spalato. Con nota n. 666 del 18 aprile corr. l'Intendente di Spalato ha infatti assicurato questo Governo ''dell'avvenuto passaggio del personale, dei servizi con mobili ed accessori a quella Intendenza". Bisognava inoltre che questo Governo, pur tenendo conto della situazione politica in ognuna delle provincie della Dalmazia, desse, nei limiti del possibile, impulso al coordinamento degli altri servizi finanziari nei due settori della imposizione diretta e delle tasse ed imposte indirette sugli affari, mantenendo pressoché invariato il sistema tributario del passato regime. A tale proposito, si crede opportuno di rimettere, qui acclusa, copia della nota di questo Governo n. 1454 in data 27 marzo u.s., diretta all'Intendenza di Finanza di Zara, e, per conoscenza, alle Intendenze di Finanza di Spalato e di Cattaro (allegato n. 2). Le difficoltà che in tale azione, di per sé stessa tanto delicata, si sono dovute affrontare, erano acuite dalla diversa struttura iniziale delle tre provincie dalmate. Si consideri infatti che la provincia di Zara risulta dall'unione della vecchia provincia omonima con una parte del territorio deUa ex Espositura di Spalato; che la provincia di Spalato deriva interamente da detta ex Espositura; che la provincia di Cattaro è costituita da territori che·appartenevano alla ex Banovina della Zeta (Montenegro), tranne, al nord, una striscia di territorio che faceva parte della suindicata ex Espositura di Spalato. Da ciò è tra l'altro sovente derivato che una.Intendenza di Finanza si ingerisse di affari di pertinenza di altra intendenza, onde frequenti richiami da parte di questo Governo affinché ogni intendenza operasse strettamente nei limiti della propria giurisdizione, poiché soltanto così le tre provincie dalmate potranno, anche in materia finanziaria, assumere quegli aspetti e quelle caratteristiche proprie che valgano a definirle e a individuarle. Intanto, si espone qui di seguito qual è la situazione attuale dei servizi finanziari in ciascuna delle tre provincie della Dalmazia, e ciò in base a rapporti delle Intendenze di Finanza di Zara, Spalato e Cattaro.
Intendenza di Finanza di Zara. Dal primo marzo scorso, l'Intendenza di Finanza di Zara ha esteso la sua giurisdizione sui territori annessi alla vecchia provincia di Zara, riuscendo a dare una prima sistemazione agli uffici delle imposte situati nei
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
territori medesimi, avvalendosi in ciò principalmente dell'opera di impiegati ex-jugoslavi già addetti a tali uffici e di ex-guardie di finanza jugoslave che vi sono state di recente destinate. L'Intendente di Finanza di Zara, in data 15 aprile corr., comunicava testualmente a questo Governo che i suddetti uffici delle imposte (i quali corrispondono agli uffici delle imposte e del registro delle vecchie provincie del Regno, riuniti insieme) ''funzionano ora in modo soddisfacente anche a vantaggio dei Commissari civili, cui vengono versate notevoli somme per sovrimposta comunale, e della provincia di Zara, cui verrà versata la sovraimposta del Banato" . Una preoccupazione manifestava l'Intendente di Finanza di Zara in merito all'ulteriore licenziamento del personale ex jugoslavo che non dimostri di possedere la conoscenza della lingua italiana, ma le disposizioni impartite in materia da questo Governo rispondono ad una improrogabile ne cessità di ordine politico che supera qualsiasi contingente considerazione di carattere amministrativo. 0
Tale necessità si è avuto occàsione di confermare anche recentemente a proposito della liquidazione di pensioni al personale e?(-jugoslàvo, non ritenendosi per essa sufficienti i requisiti della pertinenza e della residenza al momento dell'occupazione, ma richiedendosi la condizione della nascita nei territori annessi da genitori dalmati oppure i requisiti della residenza per un quindicennio nei territori medesimi e l'uso corrente della lingua italiana. Soltanto, tenuto conto delle considerazioni esposte dall'Intendenza di Finanza di Zara, si consentirà che il personale ex-jugoslavo da essa dipendente sia ultimo, in ordine di tempo, a sostenere la prova di lingua italiana, e che gli eventuali licenziamenti abbiano luogo il più tardi possibile e avvengano inoltre gradualmente, affinché non abbia molto a risentirne l'andamento dei servizi.
Intendenza di Finanza di Spalato. In merito al funzionamento dei servizi in provincia di Spalato , quella Intendenza di Finanza, con nota 444 del 16 marzo u.s., comunicava, tra l'altro, a questo Governo che "i servizi amministrativi, già sistemati, erano in continuo sviluppo e andavano assumendo sempre maggiore importanza". Con successiva nota n. 529 dell'8 aprile corr., la stessa Intendenza di Finanza forniva i seguenti ragguagli circa l'organizzazione degli uffici finanziari nella provincia di Spalato: · a) Uffici dell'Intendenza, cui sono addetti I 8 elementi del ramo amministrativo e d'ordine, 5 di ragioneria e 7 del Tesoro, oltre gli inservienti.
L'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia
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L'intendente di Finanza, con la predetta nota n. 529 dell'8 aprile corr., comunicava testualmente che "tali Uffici funzionano ormai egregiamente e che il personale ex jugoslavo si mostra leale e volenteroso .e che di recente è stato istituito ex novo il Magazzino compartimentale del bollo, ottimamente attrezzato ed in continuo sviluppo". Con la predetta nota n. 444 del 16 marzo u.s., l'Intendenza di Spalato segnalava la necessità di avere assegnati un primo segretario ed un archivista, facendo anche il nome di un primo segretario disposto a recarsi a Spalato, e precisamente designando il dottor Fasulo Giuseppe, in servizio pres· so l'Intendenza di La Spezia. Si rivolge preghiera a codesto Ministero perché voglia corrispondere alla richiesta dell'Intendenza di Spalato. b) Uffici delle imposte. Ufficio delle imposte di Spalato, con.~O ex impiegati jugoslavi, inquadrati da 4 funzionari italiani . L'Intendente di Finanza ha assicurato che si è proceduto al riordinamento dei servizi; Ufficio dèlle imposte di Blatta, con 7 ex impiegati jugoslavi e 3 ex guardie di finanza jugoslave; Ufficio delle imposte di Cùrzola, con 6 impiegati, di cui uno italiano; Ufficio delle imposte di Lissa, con 4 impiegati, di cui uno italiano; Ufficio delle imposte di Traù, con 6 ex impiegati jugoslavi. L'Intendente di Finanza di Spalato, circa l'andamento dei suindicati ·uffici delle imposte, si è espresso nei segu.è nti termini: "Tutti i servizi sono stati dotati di quando necessariÒ. per una completa efficienza sia nella forma che nella sostanza ·e funzionano regolarmente sotto le continue direttive dell'Intendenza". c) Uffici doganali.
Dogana di Spalato, con 33 impiegati di cui 17 italiani e 16 ex jugoslavi. Si tratta di un ufficio molto importante, sia per la circoscrizione che per le riscossioni; Dogana di Cùrzola: ufficio di limitata importanza, retto da un maresciallo della R. Guardia di Finanza. d) Uffici del catast o di Spalato, ·Lissa e Cùrzola.
Giusta quanto ha riferito l'Intendente di Finanza di Spalato, detti Uffici "sono tecnicamente ed amministrativamente bene organizzati e funzionano regolarmente".
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Intendenza di Finanza di Cattaro. Circa l'organizzazione dei servizi finanziari in provincia di Cattaro, quell'Intendente di Finanza, con nota n. 1120 dell'8 aprile corr., informa che modesti sono i risultati conseguiti, date le peculiari condizioni di sicurezza in cui si trovano talune zone di detta provincia, tanto che in essa il servizio delle riscossioni è da tempo totalmente cessato. Con la nota medesima, l'intendente predetto prospetta inoltre la ne~ cessità eh~ a çapo degli uffici delle imposte della provincia di Cattaro siano posti funzionari dell'Amministrazione italiana, soggiungendo che "i funzionari ex jugoslavi hanno mentalità tutta speciale e di difficile adattamento ai nostri ordinamenti''. . Circa le esigenze di personale degli uffici delle imposte della provincia di Cattaro, sono stati chiesti a quell'Intendente di Finanza, al posto di apprezzamenti generici, SP.ecifici e precisi ragguagli, che da questo Governo saranno vagliati e poi comunicati a codesto Ministero per i provvedimenti del caso. Le Intendenze di Finanza di Zara, Spalato e Cattaro comunicheranno a questo Governo, entro il 10 maggio p.v., distintamente e per capi, le entrate riscosse nelle rispettive provìncie nel bimestre m_arzo-aprile 1942-XX.. I dati di che trattasi saranno sollecitamente trasmessi a codesto Ministero. Analoga comunicazione sarà dalle predette Intendenze fatta al termine · dei bimestri successivi, essendo proposito di questo Governo, ora che i servizi finanziari della Dalmazia hanno raggiunto un'adeguata attrezzatura, di riferire bimestralmente a codesto Ministero sulla progressiva o·rganizzazione dei servizi medesimi nonché sul gettito delle entrate.' · IL GOVERNATORE
BASTIANINI
L'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia
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ALLEGATO
N. 9
IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA Zara, 30ottobre 1941-XX
N. 7448
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e,
p.c.
All'Avvocatura Generale dello Stato
ROMA
Il sostituto Avvocato dello Stato Luigi Silvestri ha rimesso a questo Governo una relazione sul funzionamento dell'ufficio dell'Avvocatura dello Stato nei territori annessi alle dipendenze di questo Governo. L'avvocato Silvestri ha dichiarato di aver inviato copia della relazione anche a codesta Presidenza nonché ali' Av,vocatura Generale dello Stato; dimodoché le conclusioni alle quali questo Governo giunge presuppongono la conoscenza della situazione di _fatto, prospettata dall'_a vvocato Silvestri. Due uffici di Avvocatura dello Stato esistono oggi nella città di Spalato: un'Avvocatura dello Stato propriamente detta, e·s ercitante funzioni analoghe a quelle della corrispondente Avvocatura Distrettuale Italiana, l'altra,· denominata Avvocatura. della Banovina o del Banato, la quale, . grosso modo, corrisponde alla nostra ..Avvocatura Generale. Di quest'ultima, essendo venuta a cessare l'organizzazione amministrativa che la presupponeva, io riterrei opportuna l'abolizione, e la conseguente incorporazione nel!' Avvocatura Distrettuale, alla quale, in sostanza, dovrebbero attribuirsi i compiti istituzionalmente affidati alla Avvocatura Distrettuale dello Stato del Regno (come è noto, la città di Spalato è sede di Corte d'Appello).
Le cause e gli affari in trattazione presso l'Avvocatura def Banato verrebbero, quindi, o attribuiti ali' Avvocatura Distrettuale di Spalato, ovvero, per quelli riferentisi a territori non facenti parte del Regno d'Italia (come è noto, la competenza territoriale del Banato di Croazia era di gran lunga più ampia di quella dell'attuale provincia di Spalato), allo Stato croato. Per quanto riflette, poi, i giudizi_in corso pendenti contro .l'ex Stato jugoslavo, sarei, in lin~a di massima, d'avviso, previo un esame concreto della situazione che mi propongo di far svolgere dal!' Avvocato dello Stato che sarà quì inviato, di emettere un'Ordinanza, con la quale le domande già dirette contro quello Stato dovrebbero esser dichiarate inammissibili. Analogo provvedimento è stato già da me emanato con mia ordinanza in corso di pubblicazione nella quale si dichiara che i ricorsi, in materia tributaria (imposte dirette ed indirette), contro provvedimenti delle Autorità della cessata Monarchia jugoslava, anche se presentati in tempo agli organi competenti, sono inammissibili.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Questi, nelle linee generali, i provvedimenti di immediata attuazione per quanto riguarda il funzionamento dell'Ufficio. Per quanto riguarda, poi, il personale, i Prefetti delle singole Provincie stanno, in base ad una mia circolare del 18 luglio u.s., provvedendo alla eliminazione del personale, che difetta dei requisiti indispensabili per ottenere la cittadinanza italiana; dimodoché è da ritenere che, attraverso questo procedimento, avverrà una conveniente eliminazione del personale. Per quanto riflette, infine, il personale italiano da inviare presso l' Avvocatura, faccio rilevare che l'Avvocatura dello Stato dell'ex Regno di Jugoslavia aveva fisionomia pressoché identica alla nostra: difatti, essa aveva sede a Spalato, presso la Corte d'Appello; dimodoché l'assimilazione al nostro ordinamento dovrebbe non essere difficile. Ma, per far ciò, occorre che l'Ufficfo dell'Avvocatura, al quale è attualmente preposto un funzionario di pari grado del Presidente della Corte di Appello (corrispondente, presso a poco, al 4° grado gerarchico, previsto dal R.D. 11 novembre 1923 n. 2395), sia retto da un Avvocato Distréttuale italiano, il quale come è no~ to, riveste il grado 4°. · Il Sostituto Avvocato Silvestri, malgrado, infatti, ogni sua buona volontà, non potrebbe esplicare funzioni di supremazia gerarchica sull'attuale capo dell'Ufficio, il quale, se pure proveniente da un ordinamento diverso, riveste un grado di molto superiore a quello da lui rivestito. Questa esigenza', che risponde alla necessità di una rapida, pronta organizzazione dell'ufficio, per assimilare questo, anche disciplinarmente, ai nostri ordinamenti, presenta carattere di .assoluta urgenza.
Il Sostituto Avvocato Silvestri potrà continuare a prestare servizio presso l'Avvocatura di Spalato, dalla quale potrebbe anche , essere distaccato presso questo Governo per io studio degli affari riflettenti il Comitato tecnico amministrativo per le Opere Pubbliche, di prossima istituzione, nella com·posizione del quale è prevista la presenza di un Avvocato dello Stato. Con un Avvocato distrettuale e un sostituto dovrebbe essere anche inviato presso l'Avvocatura di Spalato un funzionario d'ordine, per esercitare le funzioni di archivista. Le soluzioni da me proposte per quanto riguarda il personale dell' Avvo- · catura hanno carattere di assoluta urgenza, perché soltanto attraverso l'invio di adeguato personale io potrò mettermi in condizìoni di esercitare un effettivo controllo su di una attività che ha riflessi così notevoli nell'azione, non soltanto amministrativa, che l'Italia viene svolgendo in questi territori. IL GOVERNATORE
BASTIANIN I
L'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia
ALLEGATO
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N. 10
GIORNALE UFFICIALE DEL GOVERNO DELLA DALMAZIA Ordinanza '31 maggio 1942-XX, n. 148.
ISTITUZIONE DEL SERVIZIO DELLO STATO CIVILE NEI COM UNI DEI TERRITORI ANNESSI
--- omissis --Del matrimonio - Della trascrizion·e del matrimonio.
a
Art. 38. - Il matrimonio celebrato da un ministro del culto, norma delle vigenti leggi, produce gli effetti civili, dal giorno della celebrazione, quando sia stato trascritto nei registri all'uopo tenuti dall' ufficiale dello stato civile. Il ministro del culto, davanti al quale è celebrato il matrimonio, deve spiegare agli sposi gli effetti civili del matrimonio e dare agli sposi stessi lettura degli articoli 90, 91 e 92 del codice civile generale vigente. Il ministro del culto deve fare espressa menzione, nell'atto del matrimonio, dell'adempimento di quanto è prescritto nel comma precedent e. Art. 39. - Il matrimonio del cittadino italiano con persona appartenente a razza non ariana è proibito e se viene celebrato è nullo. Il matrimonio del cittadino italiano con persona di nazionalità straniera è subordinato all'autorizzazione del nostro Governo. Gli sposi che contravvengono al disposto di questo comma sono puniti con l'arresto fino a tre m~si e con l'ammenda fino a lire IO mila. Non sono considerati come stranieri, ai fini del comma precedente, gli italiani non regnicoli . I matrimoni celebrati in contravvenzione alle prescrizioni che precedono non possono essere trascritti nei registri dei matrimoni del comun e. Art. 40. - li ministro del culto, davanti al quale è celebrato il matrimonio, ne forma, immediatamente dopo la celebrazione, l'atto in doppio originale, uno dei quali deve trasmettere all' ufficiale dello stato civile al più tardi entro cinque giorni.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Quando il matrimonio è celebrato per delegazione, ai sensi del paragrafo 82 del codice civile generale vigente, l'obbligo anzidetto spetta al ministro di culto delegato. Art. 41. - L'ufficiale dello stato civile, ricevuto l'atto, ne cura la trascrizione entro le 24 ore dal ricevimento, dopo avere accertato che il matrimonio sia seguito in conformità alle leggi vigenti. Affinché l'atto possa essere trascritto devono in esso risultare le seguenti indicazioni: il nome e il cognome,.l'età, la razza, la professione, il luogo dinascita e l.a residenza degli sposi, e la loro qualità di celibi o di vedovi; il nome e il cognome, la razza e la condizione dei genitori; il nome e il cognome e le condizioni dei testimoni; la data delle eseguite pubblicazioni o il provvedimento di dispensa; il luogo e la data in cui seguì la celebrazione del matrimonio; la dichiarazione del ministro del culto o di chi altri per lui ha assistito alla celebrazione, di avere spiegato agli sposi gli effetti civili del ,m atrimonio e di avere dato lettura agli sp.osi stessi degli articoli 90, 91, 9~ del codice civile generale vigente; il nome e il cognome del ministro di culto o di chi altri per lui abbia assistito alla celebrazione; gli altri elementi che volta a volta debbono risultare nell'atto di matrimonio· a norma di legge. ArL 42. - Se l'atto di matrimonio non è trasmesso in originale dal ministro del culto o se non contiene gli elementi indicati nell'articolo precedente, l'ufficiale dello stato civile lo rimanda subito per. la sua regolarizzazione. Art. 43. - Oltre quanto è stabilito nell'art. 39 ultimo comma, l'ufficiale dello stato civile' non può fare luogo alla trascrizione quando risulta che anche una sola delle persone unite in matrimonio fosse legata ad altro matrimonio valido agli effetti civili, in 'qualunque forma celebrato. La trascrizione che fosse stata eseguita in contrasto al disposto dell'art. 39 e del comma precedente può in ogni tempo essere impugnata dal Pubblico ministero e d'agii interessati. L'ufficiale dello stato civile può rifiutare la trascrizione quando riscontri una delle inosservanze di legge che possono dare luogo a procedimento di ufficio per nullità di matrimonio, ai sensi del paragrafo 94 del codice civile.
, L'organizzazione amministrativa del Governo della Dalmazia
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Deve sospendere la trascrizione quando ne sia richiesto da chi ha promosso giudizio di nullità del matrimonio. Art. 44. - Se la celebrazione del matrimonio non è stata preceduta dalle pubblicazioni o dalla dispensa, l'ufficiale dello stato civile, prima della trascrizione deve accertare se gli sposi o anche uno solo di essi fossero legati da altro precedente matrimonio valido agli effetti civili. A tal fine, oltre a richiedere i documenti occorrenti ed a fare le indagini che riterrà opportune, affigge alla porta della casa comunale avviso della celebrazione del matrimonio da trascrivere, con l'indicazione delle generalità degli sposi, della .data e del luogo di celebrazione e del ministro del culto davanti al quale è avvenuta. L'avviso resterà affisso per dieci giorni consecutivi, durante i quali possono presentare opposizione alla trascrizione tutti coloro che avrebbero potuto opporsi alla celebrazione del matrimonio. Sulla opposizione decide il Tribunale. Art. 45. - La trascrizione dell'atto di matrimonio, che per qualsiasi causa sia stata omessa, può essere richiesta in.ogni tempo, da chiunque vi abbia ~nteresse, quando le condizioni stabilite dalla legge sussistevano al momento della celebrazione del matrimonio e non siano venute meno successivamente. La trascrizione richiesta dopo il termine indicato nell'articolo 40 non pregiudica i diritti legittimamente acquistati dai terzi. Art. 46. - Contro il rifiuto dell'ufficiale dello stato civile ad eseguire la trascrizione è dato ricorso al Tribunale. Art. 47. - Quando nella ipotesi prevista dal paragrafo 88 del codice civile generale si procede a nuova dichiarazione di consenso davanti al curato, dovrà farsi luogo alla tra5crizione del relativo atto nei registri del comune o all'annotazione di esso a margine della trascrizione che fosse stata eseguita dalla precedente celebrazione. In quest'ultimo caso si procederà altresì alle occorrenti annotazioni, quando non fosse conceduta la dispensa dell'impedimento o comunque non fosse rinnovata la dichiarazione del consenso. Della trascrizione eseguita a norma dell'art. 41 e della trascrizione e annotazione previste nel comma pr_ecedente l'ufficiale dello stato civile dà comunicazione entro 24 ore al ministro del culto, il quale è tenuto a farne immediata annotazione sul relativo atto di matrimonio.
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Art. 48. - Le decisioni dei tribunali ecclesiastici che pronunciano la nullità del matrimonio, o la dispensa da un matrimonio rato e non consumato o lo scioglimento del matrimonio sono trascritte nei registri di matrimonio del comune e annotate in margine alla trascrizione del matrimonio. La trascrizione e l'annotazione delle decisioni anzidette non possono essere eseguite se non in forza di decreto della Corte d'Appello, nella cui circoscrizione il matrimonio fu trascritto. La Corte d'Appello delibera in camera di consiglio. Il suo decreto non può essere impugnato con alcun mezzo. Art. 49. - I registri di matrimonio sono costituiti di una sola parte suddivisa in due serie distinte rispettivamente con lettere A e B. Nella serie A, composta di fogli con moduli stampati, si trascrivono gli atti di matrimonio celebrati nello stesso comune davanti ai ministri di culto. Nella serie B, composta di fogli in bianco, si trascrivono: I) gli atti dei matrimoni celebrati all'estero; 2) le sentenze passate in giudicato, dalle quali risulti l'esistenza di un matrimonio; 3) le sentenze passate in giudicato con le quali si dichiara nullo un matrimonio ovvero si rettifica in qualsiasi modo un atto di matrimonio trascritto sui registri e quelle esecutive nel terr itorio annesso che pronunciano la nullità o Io scioglimento di un matrimonio trascritto nei registri; 4) le sentenze passate in giudicato, con le quali si ordina la trascrizione di un atto di matrimonio; 5) i decreti della Corte d'Appello previsti nell'art. 48; 6) le sentenze con le quali si pronuncia l'annullamento di una trascrizione eseguita. Art. 50. - Nulla è innovato alle disposizioni che regolano la celebrazione del matrimonio davanti all'autorità governativa, distrettuale o comunale ed a quelle che regolano la registrazione dei matrimoni così celebrati. L'autorità governativa, distrettuale o comunale indicata nel comma precedente è, in ogni caso, l'ufficiale dello stato civile.
--- omissis ---
CAPITOLO VIII
IL PRESIDIO DELLA TERZA ZONA E LA MANCATA OCCUPAZIONE DELL'INTERA CROAZIA
GLI AVVENIMENTI IN SERBIA ED IL PRESIDIO SINO :ALLA LINEA DI DEMARCAZIONE .
Il 21 ed il 22 apr.ile 1941, a Vienna, Ribbentrop e Ciano avevano tracciato la nuova carta politica della Balcania. La Serbia, che il Ftibrér considerava 'incorreggibile', era stata riportata, salvo alcuni tratti, ài confini del 1912 C1l. Al paese fu imposta un'amministrazione militare affidata al generale Ludwig Schroeder <2>e, per la gestione degli affari civi!ì, vennero nominati dei 'commissari' scelti fra serbi filo-tedeschi, ma senza prerogative di ministri né, collegialmente, con poteri di gov.erryo. Subito dopo il crollo dell'_eser:cito jugoslavo, i militari serbi, che si erano dati alla macchia, cominciarono. ad organizzare la resistenza. In séguito si costituirono i primi gruppi di comunisti, mentre le bande di predonì; che infestavano.il paese, sarebbero state progres~ivamente assorbite o dai cetnici o dai comunisti. La popolazione della Ser.bia, sia per il bombardamento di Belgrado, che direttamente o· /ndir,etta!'Tlente av.eva portato il lutto in quasi tutte le famiglie della capitale, sia perché avvilita dalla rapida sconfit-, ta, sia per il regime di occupazione militare ~ra, generalmente, ostile .ai tedeschi, eccetto il gruppo di Ljotié <3>. 'Sentimento alimentato anche dal costante afflusso di ortodossi deportati o espulsi dalla Croazia.e di quanti, individualmente o a gruppi, cercavano salvezza dalle persecuzioni ustascia. Era un altro aspetto di quella tripiicè azione di_ sradicamento d~gli ortodossi perseguita da Pavelié - soppressione; conversione· al cattolicesimo, deportazione - ed il risent imento dei serbi-coirrvolgeva anche i tedeschi per la loro condiscendenza alla pÒiiticà di Zagabria <4l .. In Serbia, le prime ostilità contro le forze germaniche furono opera dei cetnici. Soltanto in seguito sarebbero apparsi sulla scena i comunisti, ma ancora oggi è incerto quale dei due gruppi, durante Ia seconda metà del 1941, abbia avuto la prevalem:a (5)_. I documenti non agevolano la r icerca poiché, il 16 settembre, il feld-maresciallo Wilhelm Keitel, nelle direttive per la soppressione dei movimenti insurrezionali in Europa, aveva disposto che «in qualsiasi caso di ribelJione contro le forze di occupazione tedesche, indipendentemente da quelle che possono esser le singole circostanze, deve esser assunto che è presente un'origine comunista» C6>: Perciò, nelle relazioni, nei rapporti, nelle informative, si parl_ò .quasi .esclusivamente dì attività comunista, senza ·ctistinguere la vera matri_ce.
29 . Dalmazia
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Però, è certo che, dopo il crollo della Jugoslavia, dopo l'occupazione della Grecia, mentre la Francia era già in mano tedesca e la guerra contro la R~ssia non era ancora iniziata, quel gruppo di ufficiali e di soldati che il colonnello Dragoljub (Draza) Mihajlovié, il 10 maggio, aveva radunato nella zona di ·Ravna Gora, costituiva l'unico alleato dell'Inghilterra sul continente europeo. Ma, anche dopo l'apertura delle ostilità in Russia - 22 giugno e l'ordine del Cominform ai partiti filo-sovietici di attivare ia resistenza contro le forze dell'Asse, non risulta che, in Serbia, i comunisti abbiano avuto un rùolo di primo piano (7). A met_à settembre, i primi contatti radio con gl'inglesi erano stati effettuati da Mihajlovié <8l; un paio di settimane dopo, il dottor Milos Sekulié, primo testimone oculare a lasciare la Serbia, parlando dei ce~nici, precisava che, essendo _ancorà in fase di organizzazione, reagivano solo se attaccati, ma ne individuava il capo in Mihajlovié. Circa i comunisti, pur dando atto di tin loro spirito aggressivo, lasciò l'im_pressione che si trattasse di elem~nti non ancora amalgamati - «uno può di- · re che spesso solo il co~andante di un distaccamento è com~n1sta, mentre i suoi componenti non hanno la più pallida idea circa .il co~unismo» <9> - e non fu in grado di precisare il nome di un loro _comandante. Anche a Roma, ai primi di agosto; nòn sembrava éhe il.ministero degli affari esteri disponesse di dati sui c9munisti in Croazia. In un 'appunto', sull'insorgere della ribellione in.quelle zone, si legge che «in tutto il territo rio della ex-Jugoslavia è in atto un tentativo di rivolta da parte di elementi . cetnici serbi che dai distretti più meridionali della Serbia e del Montenegro cercano di avanzare nel cuore della Bosnia fin nei pressi cli Banja Luka» <10>. Le prime indicazioni d'una presenza comunista in Serbia si trovano in ·un telegramma del 12 agosto, di Fèlix Benzler, plenipotenziario del ministro per gli affari esteri del Reich presso il comando militare di Belgrado. Riferendo a Ribbentrop sulla situazione locale, parlò di una banda d1 comunisti che era stata annientata, ma pose anche in rilievo clie le autorità tede5,che, pur non avendo «ancora notizie di collegamento tra _comandi cetnici ecomunisti» , erano preoccup~te poiché, «nel caso in cui i cetnici avessero fatto causa comune con i comunisti, non sarebbe stato possibile usare la gendarmeria serba» <11>. I gendarmi, da serbi, co!Ilbattevano i comunisti ma, da ortodossi, parteggiavano per i cetnici. 0
Verso la fine d'agosto, la situazione in Serbia, divenne più complessa, e Benzler avvertiva che «il movimento comunista si va diffondendo serven~ dosi cli slogans nazionalistici che cominciano a trovare rispondenza [.. .] gli attacchi alle installazioni dei trasport i, agli uffici tn.u11icipali, alle attrezzature minerarie sono in aumento [.·.. ] . Le truppe tedesche si possono·muovere nel paese sia su automezzi che in treno ma praticamente solo in convoglio» <12).
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II 28 agosto, anche la legazione d'Italia a Belgrado informava Roma sugli sviluppi della rivolta: dopo gli attentati individuali ed i sabotaggi isolati dei primi tempi, si era rapidamente coagulata in grossi focolai chè, estendendosi e collegandosi fra loro, avevano coinvolto l'intero p~ese in una guerriglia particolarmente attiva n elle zone meridionali. Secondo le autorità tedesche - riferiva la legazione d'Italia - «cetnici, comunisti, soldati dell'ex-esercito regolare, banditi» n3>avrebbero costituito una forza quasi. di centomila uomini. Oltre all'imponenza del numero, le bande erano temibili perché «armate di mitragliatrici e cannoni» e, tenendo «più o meno. indisturbate le montagne e le foreste, prendono d'assalto piccoli e grandi paesi, li occupano per qualche giorno e attaccano le colonne tedesche e i presidi della gendarmeria serba» 0 4>, mentre l'intervento delle forze germaniche, per scarsi.tà di uomini e di mezzi, si dimostrava tutt'altro che efficace. Il rappqrto della legazione d'Italia, oltr~ a_dare un quadro della guerriglia, anticipava la notizia d'una decisione che il coi:nando tedesco avrebbe reso pubblica il giorno successivo: alla Serbia veniva concesso un proprio Governo con a capo il generale Milan Nedié. Questi, non solo avrebbe a".'11to a disposizione un corpo armato per il mantenimento dell'ordine, ma anche_l'adesione di alcuni capi cetnici-0 5>. Il motivo di uri così «radicale e sensazionale mutamento» <16>, secondo la legazione d'Italia, era da ricercarsi nel fatto che «i tedeschi, posti di fronte al dilem_m a di reprimere la rivolta con l'impiego di larghe forze militari o accordarsi con elementi responsabili del_paese» (17), avevano scelto la seconda alternativa . .Tuttavia il successo di questa operazione politica appariva condizionato, in quanto, <<altra incognita della nuova situazione, è data dall'atteggiamento dei cetnici._Che questi siano irritati dagli atti predatori delle bande comuniste è indubbio . Ma è anche certo che hanno preso le arn1i per combattere i t.edeschi ed è lecito domandarsi quale seguito avrà tra i loro ranghi l'adesione che sarebbe stata promessa [al generale Nedié- n.d.a.J da Kosta.Pecanaé, capo già screditato, e da alcuni altri» 0 8>. Le intuizioni della legazione d'Italia trovarono conferma in un telegramma, ciel 29 agosto, di Benzler. Di fronte al rapido deterioramento della situazione, il comando germanico aveva ritenuto indispensabile ed urgente che un serbo - il generale Nedié - diventasse «unico responsabile per la pronta soppressione della ribellione nel paese>> e che fossero «i serbi stessi a schiacciare questa attività comunista in niodo da prevenire l'unione che si sta sviluppando dei comunisti con gli elementi nazionalistici» <19>, Per evitare questo rischio, come il 1° settembre riferiva a Roma la legazione d'Italia, il comando germanico aveva «raggiunto, almeno formalmente, un accorcio con i cetnici» <20>. Nella realtà l'intesa era limitata alle non consistenti
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formazioni di Kosta Pecanaé,·anche se egli si proclamava 'Comandante generale dei cetnici' c21>e, come tale, attraverso il giornale Obnova ('Ricostruzione' oppure 'Rinnovamento' - n.d.a.) aveva rivolto un appello al paese. Nel messaggio, oltre ad ignorare il Governo Nedié, avanzò pretese «enormi, incompatibili ìn teoria non soltanto con qualsiasi forma di Governo regolare ma anche con lo stesso potere delle autorità di occupazione germanica» <22>. Aveva ordinato·lo scioglimento delle bande irregolari; il disarmo dei comunisti; minacciava di morte i ribelli; garantiva la vita ed i beni i:ion soltanto dei serbi ma anche dei tedeschi; sì riservava di giudicare gli attì di brigantaggìo; invitava il popolo ad arru.olarsì nei reparti cetnici e ne ordinava la:'· costituzione ìn ogni centro della Serbia C23 l. La legazione d'Italia, definendo la pubblicazione del proclama «questo singolare errore di regia» <24>, commentava: «Se le pretese di Pecanaé dovessero anche soltanto in parte realizzarsi, si dovr_e bbe arrivare alla costituzione di uno 'stato cetnicò\· anàlogo sebbene avverso, allo stato ustascia, con tutte le incalcolabilr conseguenze di guerra civile nel paese» <25 >. Il giornale Obnova fu sequestrato; il generale Heinrich Danckelmann, comandante della piazza di Belgrado, dichiarò - ma non convinse - di non aver autorìzzato la pubblicazione C26>. Il 1°· settembre, forse anche per riequilibrare la situazione, il gen~rale Nedié parlò alla radio annunciando la formazione di un esercito serbo, l'istituzione dj un servizio dèl lavoro .volontario, l'adozione della tradizional~ bandiera serba <27·) . Ma tanto Pecanaé, quanto Nedié ed il ·c omando tedesco erano stati troppo ottimisti. In Serbia, la popolazione aveva salutato con entusiasmo il nuovo Governo e la presidenza Nedié, ma gli entusiasmi s'erano subito raffreddati . L'ipotetico esercito altro non èra che una guardia civile o poco più; «una sparuta forza dì polizia -armata di fucili, armi automatiche leggere, senza artiglieria, carri, aviazione>> C28>. I tedeschi, pur avendo ufficialmente affi.dato i poteri civili a Nedié, persistevano nelle repressioni, - il 4 settembre a Belgrado avevano fuci_lato cinquanta comunisti c29> - coinvolgendo il prestigio del Governo. Osservava il ministro d'Italia a Belgrado che, in queste condizioni, non era possibile fare molto affidamento neppure sulla popolarìtà di Ncdìé; <d'eccitazione del popolo è tale che un uomo dìsposto, anche con suo sacrificio personale e per il più puro patriottismo, a collaborare con il regime d'occupazione, viene immediatamente accusato dì essere venduto al nemico. Il logoramento delle posizionì personali è tanto più rapido in quanto sugli uomini del nuovo governo si rovescia quotidìanamente ìl fiume di accuse e di calunnie della radìo di Mosca e di Londra» c3oJ_ A cìò si aggiungeva la scarsa e contrastata autorìtà di Pecanaé; il suo proclama aveva avuto scarso effetto, anzì si notava «una tendenza dei cetnici a far causa comune con i comunisti» (31) _
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Le soluzioni cercate dai tedeschi mancarono lo scopo, m~ntre nelle campagne e nei boschi <<dove cetnici, comunisti, banditi combattono con solidarietà spesso non premeditata» <32>, la lotta diventava acuta. La città di Sabac era investita da una decina di bande cetniche; un battaglione tedesco circondato a Kavilskaja; analogamente un paio di compagnie germaniche a Krupanj; le più importanti vie di comunicazione controllate dai ribelli; la rivolta arrivava alle porte della stessa Belgrado (33>. I comandi germanici, ormai, non potevano più rinviare un loro diretto intervento, ed il 12 settembre Benzler era costretto ad informare Berlino che «come stanno le cose questa sera non sembra che il Governo Nedié sia capace di dominare con le proprie forze il movimento insurrezionale[: .. ]. Sotto l'influenza di slogans comunisti camuffati in senso nazionalistico, anche i singoli gruppi cetnici stanno ora prendendo posizione contro le truppe germaniche di occupazione quantunque, fino ad ora, non fossero stati coinvolti in combattimenti con queste[ ... ] l'unica soluzione cli.e resta è qÙella di schiacciare la ribellione unicamente con le forze germaniche» P4 >. . Berlino sentì l'importanza della segnalaz~~:me, e tre giorni dopo comunicava a Belgrado che, sul piano militare, era stato disposto il trasferimento di una divisione dalla Francia, per agire contro i ribelli «in collaborazione con leali gruppi serbi» (35>, mentre su quello .diplomatico-politico era stata chiesta la collaborazione della Bulgaria, della Croazia, dell'Italia, al fine di · pervenire «ad un accordo per una cooperaziòne di massima» P 6>: In particolare, la legazione tedesca a Sofia aveva avuto l'incarico di far presente al Governo bulgaro che la Germania si attendeva una leale collaboraz.ione, quantunque Berlino avesse motivo di ritenere che «la insurrezione.in Serbia sarebbe stata istigata. ed appoggiata specialmente dalla Bulgaria sia da ele: menti bulgari sia, più in particolare, dalla Legazione russa a Sofia» <37>. il Governo di Zagabria, già allarmato perché gl 'insorti nella Bosnia orientale avevano «facile collegamento col movimento cetnico in Serbia e nella regione ~onfinarià col Montenegro» (38>, trariùt~ il ministro tedesco Kasche, assicurò Berlino d'aver accolto l'invito «con gioia e completa approvazione» (39>. Da Roma, von Mackensen comunicava l'adesione di Mussol'irÌi, e da ultimo si ebbe la risposta del Governo bulgaro: escludeva d'aver mai consentito o fornito aiuti al movimento insurrezionale in Serbia, ed assicurava la propria collaborazione (40>. Hitler, mentre gli pervenivano i consensi, aveva affidato al feldmaresciallo Wilhelm von List «il ·compito di schiacciare il movimento insurrezionale nella zona del sud-est» (41 >, ed al g_enerale Franz Boehme il comando delle truppe sul terreno. Nel contesto della direttiva, il Fi.ihrer rendeva noto che «l'Alto comando italiano sarà informato delle misure in corso e sarà richiesto di intraprendere adeguata operazione in accordo con il
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Comandante del sud-est della Wehrmacht, nelle zone occupate dagli italiani» <42J. Le modalità della collaborazione italiana - occupazione ed attestamento sulla linea di demarcazione - furono comunicate dal generale Enno von Rintelen a,l Comando Supremo il 22 settembre <43 l. Mussolini il 25 convocò a Roma il comandante della 2a Armata <44l; tre giorni dopo, il generale Ambrosio diramava le conseguenti direttive: «In Serbia i tedeschi hanno iniziato un'azione a fondo per reprimere la ribellione comunista. Poiché i ribelli potrebbero penetrare nella Croazia non occupata, può esserci ordinato di entrare con le truppe nel territorio tra la zona demilitarizzata e la linea di demarcazione con la occupazione tedesca, fino a prender~ contatto con i tedeschi» C45 J. L'operazione venne affidata al V ed al VI Cor- · po d'armata. Solo il VI, secondo le richieste del generale Ambrosie, avrebbe ricevuto in rinforzo tre battag_lioni alpini ed un gruppo di artiglieria da montagna C46J, cioè un ben liÌnitafo contingente di forze, malgrado il diverso parere d i Palazzo Chigi. Casertano, per primo, aveva segnalato l'opportunità «che nella rioccupazione della nostra z.onaed e·yentualmente delle località minacciate al di là della linea predetta [di demarcazione - n. d. a. ]"vengano impegnate forze superiori a quelle attualmente a . disposizione del comando della 2 a Armata» <47>. Dal canto suo, l'ufficio Croazia del ministero degli affari esteri, · sottoponendo a Ciano il telegramma di Casertano, lo accompagnò con un ' appunto' in cui richiamava all'attenzione del ministro che «l'avviso del Ministro ·casertano sembra quanto mai opportuno», anche perché lo stesso Governatore della Dalmazia, 9a Zara, aveva espresso a più riprese il dubbio che le attuali forze deila 2a Armata fossero sufficienti <48>. L'ufficio Croazia pose soprattutto in rilievo che, nelle valutazioni di Palazzo Chigi , l'attestamento sulla linea di demaf-cazione non doveva essere fine a sé stesso, poiché «il Duce, nel dare al Comando Supremo l'ordine che le· nostre truppe procedessero senz'altro ad attestarsi sulla linea di demarcazione, ebbe di mira· la possibilità che- una ··volta atte_statesi su detta lìnea le nostré truppe fossero in grado di potersi spostare più avanti e mùovere incontro a quelle tedesche che devono procedere alla rioccupazione della Serbia» <49l. Ma le prospettive dell'ufficio Croazia erano ancora più ambizìose. «Con tale spostamento in avanti si potrebbe sperare di allargare la nostra zona di occupazio_ne fino ad estenderla possibilmente alla Drina, in modo da farla coincidere con l'intero territorio croato. In tal modo la Croazia-verrebbe di fatto controllata militarmente da .noi [italiani - n. d. a. J» c5o>. Coerentemente, l'appunto concludeva: «Ora è evidente che detto risultato sarebbe assolutamente irraggiungibile se non disponessimo di truppe numerose da far fronte ad ogni difficoltà e pronte a muoversi senza correre il rischio di alcuno scacco [... ]. È evidente che se _non profittiamo delle circostanze attuali
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per cercare di occupare noi la Croazia e farne realmente il nostro spazio vitale, sarà difficile in avvenire che ci si ripresenti la possibilità di potervi riuscire» <51>. Ma sembra, quasi, che ·questo piano non fosse a conoscenza della 2 3 Armata, poiché il generale Ambrosia chiese ed ottenne rinforzi molto limitati, benché sin dal 6 settembre il Comando Supremo, orientato dal ministero per gli affari esteri sulla situazione in Serbia, avesse «posto allo studio, ad ogni buon fine, il problema di una eventuale occupazione italiana della Bosnia» <52>. Dal punto di vista militare, l'occupazione della Croazia sino alla linea di demarcazione presentava scarse difficoltà, salvo quelle logistiche, connaturali allo stato delle strade ed ali' orografia del territorio. Più complesso l'aspetto politico, non per le possibili reazioni di Zagabria - il ministro per gli affari esteri, Lorkovié, informato da Casertano sui possibili movimenti delle unità italiane, aveva accolto la notizia, sì «con sorpresa [,] ma anche con un senso di sollievo, data la situazione interna» <53l, e Pavelié, già messo al corrente dai tedeschi, non aveva soUevato obiezioni - quanto per l'atteggiamento delle autorità lo~ali croate.
IL DIVIETO DI ASSUMERE I POTERI CIVILI - LA BOSNIA ORIENTALE L'occupazione di una zona dove il conflitto fra croati, ustascia, serbi, ortodossi, mussulmani, non aveva tregua, ed anzi assumeva sempre più i caratteri della guerriglia e di radicalizzato antagonismo, avrebbe logicamente dovuto accompagn31rsi all'esercizio dei poteri civili ; necessari per la tutela dell' ordine pubblico e per il disarmo della popolazione .: D'altro lato, senza opportune cautele, non sembrava prudente affidarsi alle segnalazioni, anche se concordanti, sul favorevole atteggiamento delle popolazioni. li 29 settembre, a Dervar si era presentata una delegazione di notabili di venticinque villaggi della zona fra Ostrelj e Bosanski Petrovac. Chiedevano aiuto e protezione al comando italiano perché «la popolazione dei suddetti villaggi (complessivamente ammontante a circa 30 000).in preda al panico» aveva «abbandonato le proprie case;·rifugiandosi nelle boscaglie, per sottrarsi alle devastazioni e agli atti di barbarie di orde ustascia, frammischiate a mussulmani» <54l. In cambio offrivano la loro collaborazione, sia per combattere, sia per riparare strade, sia come guide. «Essi hanno garantito sulla loro vita, che tutti gli abitanti dei villaggi propri e, per sentito dire, anche degli altri, non solo [non] spareranno un colpo di fucile contro
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gli italiani, ma li accoglieranno come salvatori delle loro vite e dei loro be-. ni» <55>. Probabilmente, questa iniziativa era stata dettata anche da ragioni di sopravvivenza, in considerazione dell'inverno ormai prossimo ma, se lasciava intravedere concreti vantaggi sul piano militare, non garantiva la sicurezza dei reparti italiani: senza l'esercizio dei poteri civili non sarebbe stato possibile controllare l'ordine pubblico in zone tormentate da una lotta che coinvolgeva ribelli e popolazioni. A Vrtoce, il 3 ottobre, reparti deWesercito croato - anche se con perdite, fra cui un colonnello - avevano avuto ragione dei cetnici ed il giorno successivo erano riusciti ad entrare in Kulen Vakuf C56), Invece, Kljuc era «completamente circondata dai ribelli che mantengono ottime posizioni e sono bene armati. Analoga situazione si verificherebbe anche nella zona di Varkar Vakuf» (57). Le truppe italiape, prima ancora di contenere il deflusso dei ribelli - qualora sotto la spinta tedesca avessero abbandonato la Serbia si sarebbero dovute inserire fra le parti in contesa, e con piena autorttà. Ma il Comando Supremo fu di tutt'altro avviso. Il generale Ugo Cavallero, il 4 ottobre, nel comunicare allo Stato Maggiore che, a séguito delle intese intercorse fra il ministero degli affari esteri e l'addetto militare tedesco a Roma, «nostra occupazione Croazia deve essere estesa fino alla linea di demarcazione con occupazione tedesca come già ordinato con telegramma 22125 data 27 settembre» <58), faceva seguir~ la precisazione, «rimane però chiaro che poteri civili non; dicesi non, dovranno essere assunti da nostra autorità militare nella nuova zona di occupazione» C59>, Si tornava, così, all'anomala situazione determinata con l'ordine del 19 maggio, quando le unità italiane erano state lasciate impotenti sul territorio croato, come truppe 'stazionanti'. II generale Arnbrosio, prevedendo le conseguenze delle disposizioni ricevute, inviò a Roma il suo capo ufficio informazioni e sottocapo di Stato Maggiore, colonnello Morgari, con una lettera per il ministro Pietromarchi: Nella missiva, dopo aver fatto presente che le operazioni per l'occupazione ed il presidio della nuova zona stavano per aver inizio, chiedeva che. «la questione inerente alla contemporanea assunzione dei potei:i civili sia ripresa in esame» C60>, specialmente perché «tutta la zona che le truppe dell'Armata dovranno occupare è ora tormentata da moti sediziosi che vanno estendendosi con carattere di movimento di masse» C61>. In alcuni distretti si riscontravano infiltrazioni comuniste, in altri era in corso una lotta di religione che coinvolgeva anche i mussulmani, e <<su tutto, va sovrapponendosi lentamente, ma decisamente, il movimento nazionalista , jugopanslavo, alimentato dall'abile propaganda russo-anglosassone» <62i. Era dunque.indispensabile che i comandi italiani avessero il potere di emanare bandi ed ordinanze. Inoltre, il generale Ambrosib faceva present.e che la popolazione,
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pur disposta alla collaborazione, poneva «una sola condizione - assoluta - e cioè, che a garantirla siano soltanto le nostre truppe» (6 3), ricordando quanto avesse nociuto al prestigio dell'esercito italiano la passività imposta ai soldati sino al 7 settembre e quale vantaggio ne avesse tratto la propaganda avversaria. Il giorno successivo, l'ufficio Croazia sottoponeva la questione a Ciano < l . Dopo aver precisato, in un 'appunto', che il generale Ambrosio aveva avuto l'ordine di non assumere i poteri civili, «giacché in tal senso il Governo croato ha insistito presso questo Ministero» <65), faceva notare che il comando della 2 3 Armata, «giustamente», per 12acificare quei territori doveva avere «in un modo o in un altro [... ] la possibilità di far valere i suoi ordini» <66>. L'ufficio conveniva che il punto di vista del comandante dell'Armata era «perfettamente logico» . ma, sul piano politico, riteneva preminente l'interesse di mantenere i migliori rapporti con Zagabria, evitando, «per quanto possibile, di urtare la suscettibilità croata» <67>. Perciò erano da escludersi bandi, ordinanze o altro «che esautorino formalmente il Governo croato e creino nell'elemento ustascia ripercussioni che si riflettono sulla stessa situazione personale del Poglavnik» (68). Tuttavia, secondo l'ufficio, il comando italiano 'di fatto' doveva «far valere il suo controllo e rendere pienamente efficace il regime di occupazione militare, altrim_enti corre il rischio di svalutare il proprio prestigio, di compromettere l'opera di pacificazione avviata, e soprattutto veder risorgere a tergo il fermento delle popolazioni che solo possono esser tenute tranquille con un re· gime di ferrea autorità» <69). 64
A queste antitetiche esigenze, l'ufficio Croazia pensava di poter sopperire suggerendo che «il generale Ambrosio, pur senza attribuirsi un formale controllo sulle autorità civili croate, faccia valere su di esse la sua autorità a mezzo del Commissario_Generale Amministrativo Karcié, e _ne°Jlo stesso tempo eserciti i poteri militari per ottenere in modo incondizionato il disarmo ed il mantenimento dell'ordine pubblico» <10>. _Ma questa costru-. zi_one, valida forse sulla carta, non teneva conto della realtà che, sul terreno, richiedeva ben altra chiarezza. L'esercizio dei poteri civili attraverso il commissario amministrativo croato non offriva concrete prospettive poiché il dottor Karcié gestiva l'amministrazione soltanto nella zona demilitarizzata, e la sua autorità o competenza sui nuovi territori era per lo meno dubbia. Inoltre, la proposta di procedere al disarmo ed al controllo della popolazione attraverso l'esercizio dei poteri militari, !Ila senza l'emanazione di bandi, diventava impossibile, perché il bando era l'unico mezzo per far conoscere gli ordini.
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Ciano, ritenendo pr~minenti gli interessi politici, condivise le conclusioni dell'ufficio e le trasformò in una direttiva per il comandante della 2a Armata (71}. Spettava, ora, al generale Ambrosio trovare il modo di risolvere il problema: per iscritto, informò il commissario generale che l'occupazione ed il presidio del territorio sino alla linea di demarcazione comportavano «il disarmo generale [....] il mantenimento dell'ordine pubblico» <72>; che, a questo fine, i comandi italiani si riservavano il diritto di perquisire sia le persone sia le abitazioni. e che, dal 22 ottobre, chiunque fosse stato trovato in possesso di armi o munizioni sarebbe stato passibile della pena di morte. Il generale Ambrosia, in fine, pregava il dottor Karcié «di prendere atto di quanto sopra e provvedere nel modo [... ] più conveniente per renderne sollecitamente edotte le popolazioni interessate» <73>, tenendolo informato su quanto avrebbe disposto. Contemporaneamente impartì le direttive ai comandi.dei corpi d'armata. A sua volta, il generale Dalinazzo, il 10 ottobre, inviò alle divisioni 'Sassari', 'Bergamo' e ' Marche' un 'pro memoria riservato' <74>, avvertendo che nelle nuove zone non dovevano essere assunti poteri civili, per cui erano esclusi bandi od ordinanze. «Tuttavia - proseguiva il comandante del VI Corpo d'armata - oc~orre scivolare gradatamente nei poteri civili, senza farlo apparire, prendendo lo spunto dal preciso nostro mandato: assicurare ad ogni costo il mantenimento dell'O.P. [or dine pubblico - n.d.a.]» <75>. Le autorità croate restavano ai loro posti, però andavano controllate, accertandosi «in particolare che provvedano alla alimentazione delle popolazioni ed alla restituzione delle proprietà agli abitanti che rientrano». Dove nonesistevano autorità croate, l'amministrazione locale sarebbe stata assunta da ufficiali italiani in veste di commissari. Le popolazioni dovevano essere 'invitate' a consegnare le armi, «assicurandole che gli italiani restano in zona per garantire a tutti vita, libertà ed averi» <76>. Frattanto le <;!i visioni del VI Corpo d'armata si erano mosse dalle loro bas i dì partenza. La 'Sassari', il 9, aveva raggiunto Bosa nski Petrovac, jl 13 Kljuc, il J 9 più nell' interno Sanski Most <77> ed in fine Varkar Vakuf. Però, in nessun punto della linea dì demarcazione si verificò il contatto con reparti o presidi germanici , perché sul posto non esisteva alcun soldato tedesco. Mentre i movimenti erano in corso, il gene rale Ambrosia, non aveva ancora ricevuto dal dottor Karcié alcuna risposta uf fi ciale, ma soltanto vaghe assicurazioni verbali; perciò, il I 5 ottobre, sì rivolse alla legazione d' Italia sollecitando un intervento presso il Governo croato (78>. La risposta dì Zagabria arrivò inequivoca e precisa: «Il Gove rno croato non può acconsentire che venga disarmata la popolazione croata fuori della zona demilitarizzata, poiché l'esperienza attuale ha addimostra to che la popolazione
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non armata diviene vittima dei cetnici e dei comunisti [... ]. È egualmente impossibile ritirare dal territorio dello Stato Indipendente di Croazia, situato fuori della zona demilitarizzata, la milizia degli Ustasa, la quale si è addimostrata la più buona difesa dalle bande dei comunisti e dei cetnici [...J il Governo croato non può assumere la responsabilità per le misure proposte[ ...] e ciò tanto più, che per le azioni contro i cetnici ed i comunisti non è necessario il disarmo della popolazione croata» <79). Al generale Ambrosio non restò altro che rimettere la questione al ministro Casertano pregandolo di intervenire «presso Autorità centrale per la pronta definizione, nel senso e secondo gli intendimenti dell'Eccellenza il Ministro Ciano, c~e nel telescritto _2465/ A.C. (... ] faceva prevedere essere il Governo croato edotto di quanto sarebbe stato fatto» C80>. Mentre ad alto liveno si persisteva nella ricerca d'un più stretto coordinamento delle iniziative italo-croate, le unità italiane, ovunque, segnalavano di esser state favorevolmente accolte non solo dagli ortodossi, ma anche dai mussulmani e persino dalle popolazioni croate. Questo atteggiamento confermava le dichiarazioni rese a Dervar 1'8 settembre al capitano Marussi da un'altra delegazione della zona di Bosanski Petrovac, guidata da Zarko Milosevié. Questi, alla presenza d'una cinq,uantina di notabili, aveva detto di parlare «a nome di decine di migliaia di Serbi che tuttora vivono nei boschi nella speranza di rientrare nelle loro case, con l'aiuto delle truppe italiane» <81>, assicurando che gli ortodossi avrebbero chiesto «in un secondo tempo con plebiscito l'annessione di queste terre all'Italia, che es_si già conoscono attraverso i soldati, durante la prima occupazione di Petrovac <82>». Ringraziò il comando italiano perché «i serbi di questa regione non dimenticheranno mai quello che hanno fatto i soldati ed ufficiali italiani per foro come non potranno scordare più gli orrori e le atrocità commesse a loro danno dagli ustasci in pochi mesi di malgoverno» C83>. Anche il VI Corpo d'armata avvertiva che, probabilmente, «tra giorni le popolazioni della zona di giurisdizione della divisione 'Sassari' si pronunceranno in modo plebiscitario per chiedere al governo italiano l'annessione» <84>. Una simile manifestazione di massa, commentava il generale Dalmazzo, avrebbe potuto aprire nuove _prospettive politiche e militari poiché <<la volontà di questo popolo non può essere un elemento trascurabile, non è una minoranza che si esprime, è il novanta per cento della popolazione» C~ 5>. Si riproponeva, così, il problema della.Bosnia. Già ai primi di settembre, Casertano, interpretando gli umori _degli ambienti di Zagabria di fronte all'insurrezione che sconvolgeva quei territori; agli scarsi successi ottenuti dall'esercito croato; ai deludenti risultati conseguiti dal generale Vladimiro Laxa, inviato sul posto dal Poglavnik con pieni poteri; alla violenza della
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lotta; alla possibilità di intese tra cetnici e comunisti della Serbia; allo stesso ampliamento della occupazione italiana, aveva raccomandato a Roma che non venisse «trascurato di prevedere eventuale necessità di ulteriore estensione nostro intervento militare in Bosnia, provvedimento che dovrebbe essere attuato d'accordo con Alto Comando tedesco qualora situazione si aggravasse» <86). A seguito anche di questa segnalazione il Comando Supremo. elaborò lo studio sul «problema di una eventuale occupazione italiana della Bosnia» (8 7) in relazione alla situazione insurrezionale della Serbia. Questione complessa, che sarebbe stata riesaminata più volte dalle autorità italiane, tanto a livello diplomatico quanto nelle valutazioni dei comandi militari ma senza mai pervenire ad una decisione. L'incertezza, forse, era determinata non tanto dalle difficoltà che avrebbe potuto sollevare il Governo di Zagabria, quanto dal tracciato della linea di demarcazione con i tedeschi - limite invalicabile per il soldato italiano - che tagliava in due la Bosnia. Ad ottobre, però, il problema sembrò imporsi per iniziativa di due esponenti serbi. Il 5 ottobre, a Spalato, il capitano Angelo De Matteis, capo ufficio 'I' del VI Corpo d'armata, ebbe tin colloquio con l'ex-deputato della Bosnia, Dobros!av Jevdjevié <88>, che gli dichiarò «di esser pronto a garantire con la propria vita che nello stesso istante in cui le nostre truppe [italiane- n.d.a.] occuperanno la Bosnia orientale[ ... ] tutti indistintamente gli armati, consegneranno le armi e rientreranno nelle proprie case» <89>. Assicurava, inoltre, che «Radmillo Grgié [recte: Grdjié] (Comandante generale dell'organizzazione Sokolista <90>) ed altre eminenti autorità del passato regime e nativi della regione <9 1> [ ... ] unitamente al dichiarante sono pronti a seguire le nostre truppe durante l'occupazione impegnandosi per la necessaria propaganda» C92>. Questo contatto era stato determinato da una lettera, inviata alcuni giorni prima dallo stesso Jevdjevié ad una 'Eccellenza' - quasi certamente il generale Dalmazzo - per denunciare la tragedia della Bosnia, dove seimila persone sarebbero state massacrate dagli ustascia, e per sollecitare un intervento italiano . «L'audacia di indirizzarvi il mio appello, - scriveva Jevdjevié - me la dà il contegno cavalleresco ed umanitario dell'Esercito Italiano, che dopo la vittoria militare, ne ha conseguita una maggiore, trattando con cavalleresca umanità il nemico vinto, salvando dal massacro centinaia di migliaia di vite innocenti e rispettando la dignità umana dei vinti ed ha con ciò guadagnato la stima più profonda e la riconoscenza di questi. Noi restiamo fedeli alla nostra terra sventurata, ma siamo certi che per generazioni dopo la guerra, tutto il popolo ricorderà la magnanimità italiana)} <93>. Quindi si rivolgeva direttamente alla 'Eccellenza' con espressioni ciel tutto particolari: «Ritengo che non vi possa essere per un soldato valoroso migliore soddisfazione
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del vedere che il vinto consideri la sua venuta [del soldato italiano - n.d.a.] come la salvezza e questo succede in tutti i nostri villaggi dove le truppe italiane giungono e dove vengono salutate come segno della Divina Misericordia» <94l. E concludeva: «Se l'Esercito italiano occupasse, fino alla fine della guerra, questi territori, acquisterebbe dei meriti imperituri davanti a noi, alla storia ed ai più sacri princìpi della civiltà umana» <95). Anche se Jevdjevié parlava d'una occupazione della Bosnia soltanto sino alla fine del conflitto, si trattava pur sempre· d'una prospettiva che non poteva lasciare indifferenti i comandi militari e la diplomazia italiana, specialmente per l'autorevolezza della persona dalla quale proveniva. Anche a Roma, nella seconda metà d'ottobre, il problema della Bosnia orientale venne attentamente considerato. Le condizioni d'alcuni distretti in prossimità dei nuovi confini dell'Albania e del Montenegro, come -Kosovska Mitrovica e Novi_Pazar, o nell'interno della Bosnia (Donji Va- . kuf), oltre alle segnalazioni dei comandi italiani, fecero apparire maturi i tempi per un intervento. Ma un'azione militare richiedeva preventive intese con i comandi tedeschi e gli uffici Croazia ed Albania del ministero degli affari esteri predisposero up 'appunto' per Ciano, con in allegato una puntualizzazione di argomenti che il generale .Cavallero avrebbe dovuto prospettare all'addetto militare tedesco <96), ricordando che il presidio çiélla linea di demarcazione era stato eseguito <~dietro precise e rinnovate insistenze tedesche» e «nella precisa intesa» <97) di un analogo movimento da parte germa1ùca. Invece, l'attestamento dei reparti tedeschi 'non aveva avuto luogo, determinando una «situazione di precarietà» che favoriva «la tendenzà dei ribelli ad accentrarsi nella Bosnia orientale, e cioè ad incunearsi tra la linea di demarcazione in Croazia e le frontiere del Montenegro con l'evidente tentativo di infiltrarsi nei territori da noi [italiani - n.d.a.] occupati» <98l. Ne derivava una situazione pesante: continue interruzioni della: linea ferroviaria, sabotaggi ai viadotti, interruzione. degli acquedotti di Sarajevo e di Banja Luka, presìdi croati isolati soccorsi e riforniti deli' aviazione italiana e, tutto questo, perché «le regioni serbe adiacenti alla Bosnia orientale sono completamente in mano ai ribelli» <99l. Cioè, in termini meno diplomatici, perché i tedeschi non erano in grado di fronteggiare la ribellione in Serbia. ; Inoltre, il generale Cavallero doveva sottolineare che «le popofazioni non possono comprendere che a poca distanza dalle nostre linee [italiane n.d.a.] si continuino a perpetrare indisturbati dai ribelli atti di sabotaggio, devastazioni e atrocità, senza che da parte nostra si risponda al loro appello di soccorso» <100>. Dopo queste motiva~ioni, la conclusione: ottenere dal comando tedesco il consenso per l'occupazione -della Bosnia orientale. Però
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la richiesta andava formulata con attenta diplomazia, e cioè prospettando che la linea di demarcazione non poteva «esser considerata come una barriera rigida( ... ] ma[ ... ] nel comune interesse de.lta pacificazione e del mantenimento dell'ordine le nostre colonne possono tutte le volte che la situazione lo richiede fare delle puntate al di là e procedere se necessario all'occupazione di capisaldi per ragioni di sicurezza, senza perciò nulla modificare per quanto riguarda la linea di demarcazione stessa» <101>. Quasi a coordinato sviluppo di questa iniziativa, a Spalato, da parte del colonnello Morgari, capo ufficio informazioni della 2• Armata, erano stati ripresi i colloqui con il deputato Jevdjevié e, inoltre, con il colonnello Ilija Trifunovié-Brcanin, ex-capo dei cetnici, cioè dell'associazione di coloro che avevano prestato servizio nei reparti irregolari dell'esercito jugoslavo, e già presidente della Narodna Odbrana (Difesa Nazionale) <102>. I colloqui furono particolarmente interessanti, anche se parecchie notizie ed asserzioni andavano verificate. Jevdjevié, principalmente, sostenne la tesi che, dopo le atrocità ustascia, era preclusa ogni possibilità di pacificazione con i croati. «Per contro non vi è serbo che sia rimasto insensibile di fronte all'alto senso di umanità e di giustizia manifestato dai comandi e dalle truppe italiane nelle zone da esse occupate [... ]. Non vi è serbo che non sappia che la vita di oltre centomila correligionari [.. .] è dovuta esclusivamente alla occupazione italiana» <103l . Proseguì, quindi, con una affermazione, ·forse poco gradita al colonnello Morgari, ma coraggiosa, - si era nel 1941 - assicurando che, <<anche sconfitta>>, l'Italia avrebbe avuto nei serbi «sicuri amici [...] per il debito di riconoscenza da noi [ortodossi - n.d.a.] contratto» 004>. Insistette sulla necessità di un'immediata occupazione della Bosnia e· dell'Erzegovina anche per prevenire il pericolo comunista «che, muovendo dalla Bulgaria, attraverso la Serbia, si va propagando fra quelle popolazioni» oos). Garant\ che il presidio italiano di quelle regioni avrebbe incontrato l'adesione, almeno, dell'ottanta per cento della popolazione, mussulmani compresi; però chiedeva un'occupazione stabile, còn i poteri civili esercitati da italiani. Analoghe furono le dichiarazioni del colonnello Trifunovié-Brcanin o 06i. Il generale Ambrosie, nella lettera con cui trasmise il verbale dei colloqui allo Stato Maggiore dell'esercito, scriveva che «certo, l'eventuale intervento no-. stro [in Bosnia - n.d.a.] non potrebbe trovare momento più opportuno» (107l. Il 23 ottobre, i notabili di Bosanski Petrovac inviarono al comandante del VI Corpo d'armata un memoriale in cui, precisate le loro aspirazioni, prospettavano anche un piano politico. Evidentemente la propaganda cetnico-nazionalista aveva incontrato larghi consensi fra la popolazione · che - come era scritto nella premessa dell'esposto - intendeva «vivere nella comunità con gli altri fratelli serbi del Regno di Serbia e con i serbi delle
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altre regioni» <108>; tuttavia, «poiché ciò momentaneamente risulta difficile _[,) ci resta quale ultima speranza che il Regno d'Italia occupi queste regioni temporaneamente oppure in via definitiva» 0 09 >. L'occupazione, però, non doveva determinare la soggezione déi serbi, ma accompagnarsi al riconoscimento d'una loro associazione all'Italia. «Qualora l'occupazione italiana diventasse definitiva, il popolo serbo di queste regioni invocherebbe dal Regno d'Italia di rispettare la sua nazionalità, la sua lingua e la sua scrittura, la religione, i costumi e le tradizioni» OIOJ. Dopo aver elencato i soprusi degli ustascia, il memoriale concludeva: «Le popolazioni di Petrovac non dimenticheranno giammai la salvezza che ha portato loro l'esercito italiano (...]. Che ognuno lo sappia ed in primo luogo i croati ustascia che questa terra, bagnata da tanto sangue innocente di padri, di donne e fragili creature, è stata salvata e redenta solo da parte dell 'es·e rcito imperiale italiano che con ciò si aggiudicò il diritto di amministrare tutte queste regioni» 01 1>. Il memoriale era firmato da quarantatrè esponenti di Bosansko Grahovo, di Cmi Lug, Prekaja, Dervar e Bosanski Petrovac. Anche il generale Dalmazzo, dopo un'ispezione ai presìdi della Erzegovina meridionale - Konjié, Kalìnovik, Gacko, Bileéa - !i feriva che «le popolazioni hanno manifestato in modo non dubbio la loro gratitudine ali' Italia» <112>. Inoltre avvertiva che «la situazione della Bosnia ed Erzegovina è ormai precisa. Nessuna possibilità di collaborazione presente o futura con la Croazia. Il solco di sangue è incolmabile. Il movimento per l'indipendenza è in azione ed il così detto ' Esercito liberatore' (denominazione assunta dai cetnici - n.d.a.] è forte e si va rafforzando sempre più. Il movimento, per ora, è ben imbrigliato da capi che sono ascoltati ed invocano, al più presto, una potenza protettrice: Germania o Italia - con una forte prevalenza per quest'ultima» <113l. Faceva tuttavia presente che «I' accoglimentO di tale richiesta, prendendo alla mano il movimento, è questione grave e molto urgente poiché nelle file dell'esercito liberatore.stanno insinuandosi importanti elementi comunisti che, sotto la parvenza di guidare i nazionalisti verso le rivendicazioni, potrehbero creare una situazione particolarmente seria e preoccupante per noi» (114>. Nel complesso, il generale Dalmazzo non solo riteneva opportuna «una occupazione militare che favorisca un futuro Stato indipendente Bosniaco-Erzegovese», ma intravedeva anche prospettive politiche nel senso che, «togliendo subito ogni ingerenza croata», questa nuova entità statale. «potrebbe permettere una certa normalizzazione della situazione ed anche agevolare un futuro accostamento di tali stati liberi eventualmente affiancati alla Croazia da una unione personale. Questo ·potrebbe essere l'unico vincolo possibile: 'due stati alla pari non dominali né dominatori')} <115l .
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L'OPERA DI PACIFICAZIONE NELLA TERZA ZONA I comandi italiani, occupata la zona sino alla linea di demarcazione, per avviare il processo di pacificazione cercarono di prendere contatto con i capi ribelli, svolgendo contemporaneamente una capillare opera di persuasione per indurre rivoltosi e fuggiaschi a tornare alle case. Ma, proprio.questa iniziativa, incontrò le maggiori difficoltà: coloro che avevano cercato la salvezza nei boschi o in montagna, prima di abbandonare i rifugi esigevano un minimo di garanzie da parte delle autorità locali croate. D'altro lato, e nello stesso tempo, i serbi dovevano essere indotti, tornando nei loro paesi, ad abbandonare i propositi di vendetta; ma non era facile, anche perché continuavano a giungere notizie sulla crudezza della lotta.nelle altre parti della Croazia. Il parroco di Mué Superiore, don Jure Fratovié, ritornando da Glina (sulla strada tra Sisak e Karlovac), aveva riferito che «in quel distretto gli ustascia hanno ucciso 18 000 e più serbi. Nella città di Glina non esiste attualmente nessun serbo di età superiore ai sedici anni. Nella chiesa ortodossa sono stati sgozzati 417 serbi» <116). Da Jajce si apprendeva che il 14 ottobre, «nella chiesa serba [... ] erano rinchiusi 110 serbi. Sono stati tutti condotti a Podmilcje [recte: Podmilacje] immediatamente vicino al ponte ferroviario della sponda sinistra del fiume Verbasc [recte: Vrbas], gli arrestati vennero costretti a scavare una grande fossa. Poi tutti vennero scannati[ ... ). Gli assassini erano ustascia dell'Erzegovina» <117l . «Un altro gruppo di ortodossi, circa 60 persone, venne denudato fino alla cintola condotto a Mlijucié nel fiume Pliva e fucilato in modo che le vittime cadevano ancor vive nel Pliva [.. . ] . Presso tutti i mulini del fiume bloccarop.o le pietre per la macinazione» <118l. Il 25 ottobre gli ustascia assaltavano la corriera Banja Luka-Jajce con a bordo una cinquantina di persone «e una gran parte è stata uccisa sul posto» <119>. Gli ortodossi rispondevano con altrettanta crudeltà.
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Era inevitabile che simili notizie provocassero anche nella zona occupata risentimenti e propositi di vendetta, rendendo difficile se non anche annullando l'opera di pacificazione dei comandi italiani, già compromessa da quanto avevano potuto constatare negli stessi paesi ora presidiati. A Kljuc era stato individuato lo 'scannatoio' utilizzato dagli ustascia che, ancora, denunciava le tragedie consumate. «Si tratta di una casa con campo attiguo [... ]. Il pavimento e lo zoccolo di legno imbevuti di sangue, una parete crivellata da colpi di arma da fuoco, tutte le pareti chiazzate di sangue con numerose tracce di materia cerebrale[ ...]. Il quadro che si presenta a chi ancor oggi visita questa casa è veramente raccapricciante ed atroce. Alla vista di tali atrocità si comprende come mai più vi potrà essere una convivenza tra
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croati ed ortodossi . Gli ortodossi trucidati a Kljuc ammontano a 500» <120>. Ma era proprio questa convivenza che le truppe italiane avrebbero dovuto ricreare, superando qualsiasi ostacolo venisse frapposto dalla milizia ustascia <121 >. A rendere meno facili le cose si poneva anche la· realtà del frammisto mosaico etnico. Delle ventiquattromila persone che vivevano nel comune di Bosanski Petrovac, ventimila erano serbi-ortodossi, quasi tutti contadini. Nel capoluogo, in tempo di pace, abitavano tremilacinquecento mussulmani, una decina di famiglie croate - che all'arrivo delle truppe italiane si erano trasferite altrove - e circa seicento ortodossi, dei quali, nell'ottobre del 1941, erano presenti un duecento, perché gli altri s'erano dati alla macchia. Invece i mussulmani dei vicini paesi di Rasinovac e Bjelaj - per timore dei cetnici - si erano rifugiati a Bosanski Petrovac <122i. Nel capoluogo, le condizioni già precarie erano aggravate dalla presenza di reparti dell'esercito croato. Massima autor:tà un vice-prefetto croato, compromesso con i mussulmani per aver ceduto loro beni ed oggetti confiscati agli ortodossi; scarsa la sua volontà, o capacità, d'affrontare la situazione locale dove i mussulmani, forti dell'appoggio dei domobranci, tenevano sistematicamente chiusi i negozi · per impedire ai serbi un qualsiasi acquisto. Per ritorsione, gli ortodossi, padroni della campagna, impedivano ai mussulmani di portare fuori città le merci e d'acquistare i prodotti della terra. I gendarmi,.croati e mussulmani, dal canto loro, con ogni pretesto favorivano «la popolazione mussulmana nel corso di accertamenti per la restituzione di averi ai _serbo ortodossi)} f 123>. Apparentemente meno confusa la situazione a Sanski Most. La quasi totalità della popolazione era costituita da mussulmani con una limitata percentuale di croati e pochi serbi convertiti alla religione cattolica. L'assenza di ortodossi, che aveva incuriosito il comando italiano, fu presto spiegata; «da informazioni assunte da varie fonti, è risultato che nella zona circa 2 000 serbi sono stati soppressi» 0 24>. Il vice-prefetto, un mussulmano, si dimostrava ostile agli italiani, forse temendo di dover render conto del proprio operato o, forse, ritenendosi forte per la presenza in città di reparti croati. Nelle campagne circostanti e verso Dervar, spadroneggiavano diversi gruppi ribelli - circa un migliaio di uomini - e, a quanto si diceva, con ventotto fucili mitragliatori ed abbondante munizionamento. Veniva segnalata anche la presenza di capi comunisti sfuggiti al crollo della ' repubblica' di Dervar, attivi nella loro propaganda, che ·sembravano trovare ascolto più tra l'elemento croato che non fra i mussulmani e gli ortodossi. Questi ultimi apparivano meno disponibili anche perché stava prendendo piede, «in comrasto con la propaganda con1imista, una propaganda nazionalista tendente a mantenere viva ia rivolta - sia purè passiva - contro il
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dominio croato appoggiandosi, almeno per ora, alla protezione italiana e dimostrando palesemente desiderio di essere governati soltanto da autorità italiane» <125>. Tuttavia, i comandi militari trovarono anche in questo composito mosaico, interessanti possibilità tra le bande dei ribelli. La loro disponibilità a trattare, quasi certamente, era dovuta per molta parte al sopraggiungere dell'inverno, alla stanchezza dopo mesi di lotta, oltre che alle garanzie offerte da una occupazione italiana. Il comandante del presidio di Sanski Most, per le misteriose vie con cui si trasmettevano le notizie, chiese d'incontrare il comandante delle bande della zona. Due giorni dopo, ricevette la risposta per iscritto. «Il mio comandante - diceva il biglietto - non si ti:ova attualmente in questa zona; parto a cavallo per recapitargli il vostro messaggio. Ritengo che il capo accetterà di avere un colloquio con il comandante delle truppe italiane» 0 26>. Chi aveva scritto queste righe era, probabilmente, il vice-comandante poiché assicurava che i suoi uomini, intanto, avrebbero desistito da ogni rappresaglia contro i croati ed i mussulmani; ma nelle ultime righe lasciava trasparire un senso di stanchezza: «È desiderio di noi tutti che questo stato di cose termini al più presto e che tutti possiamo tornare alle nostre case ed alle normali occupazioni sotto la protezione del governo italiano» 0 27 >. Questo successo aveva molta analogia, e fo rse era collegato, a quanto avvenuto alcune setlimane prima con i cetnici della zona cli Dervar . Anche qui il comando italiano aveva preso contatto con i ribelli, ricevendo questa risposta: «È arrivato oggi tra noi il signor [... ). Ora sulle nostre posizioni siamo in tre e rimaniamo così per poter continuare a metterci d'accordo. Come da vostro desiderio, abbiamo chiamati ed avvisati gli altri affinché vengano a noi per essere informati di che si tratta. Del risultato sarete avvisato per iscritto oppure a voce .dal nostro comandante il quale ha come compito supremo [quello di] difendere il popolo serbo contro tutti i nemici suoi. Desideriamo pace e quiete con il popolo italiano avendo visto che i serbi sono difesi in fondo dalle autorità italiane» c128l. Seguivano le firme di tre ex-ufficiali dell'esercito·jugoslavo, il tenente Dusan Rokvié ed i sottotenenti Mane Rokvié e llija Desnica che, complessivamente controllavano un migliaio di armati. Il 4 ottobre si presentarono alle autorità italiane Mane Rokvié e llija Desnica accompagnati da altri due comandanti, Vladc Moraca e Andrea Mirkovié <129>. Il 12 o ttobre sciolsero le bande, mentre restava in armi quella di Dusan Rokvié. Questi non si e ra presentato all'incontro con il comandante italiano, ma aveva fatt o sapere.che i suoi uomini avrebbero cessato di combattere quando le truppe italiane fossero entrate in Kljuc 0 3oJ. Due giorni dopo, il Notiziario giornaliero della 'Sassari ' riportava: «Il reparto degli antiustascia del ten. Dusan Rokvié che difendeva dagli
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ustasci il villaggio e la zona di Kljuc è stato sciolto dopo che le truppe italiane hanno occupato Kljuc. Così anche l'ultimo reparto antiustascia operante nella zona di Petrovac ha cessato di esistere» (131 ). Questo atteggiamento dei ribelli verso i comandi italiani rispecchiava una scelta che il pope llija Rodié, in un colloquio con il commissario civile di Dervar, aveva sintetizzato nei seguenti termini: «Noi serbi della Bosnia sappiamo che il nostro destino, in mano dei croati, è segnato. La nostra unica speranza per oggi e per sempre è solamente l'Italia, verso la quale la nostra gratitudine sarà eterna» <132>. Ma, a sud di Dervar, da Resanovci .a Bosansko Grahovo, la situazione era meno favorevole poiché in quelle zone si faceva sentire l'opera di «organizzati comunisti e serbo-nazionalisti» che, a loro volta, cercavano di raccogliere «elementi validi per la lotta contro i croati» <133>. Muoversi in questo ambiente, così frammentario e variabile, non era semplice. Gli ortodossi che si erano dati alla montagna si stavano scindendo in due correnti: quanti avevano preso le armi soltanto per difendersi dagli ustascia, trovando negli italiani la garanzia per la sopravvivenza anche delle loro famiglie, si dimostravano disposti a deporre le armi. Quelli, invece, che erano stati influenzati dall'idea nazionalista serba, apparivano J?ropensi a continuare la lotta contro i croati, appoggiandosi, se del caso, anche ai comunisti pur rispettando gli italiani. I comunisti, abili e spregiudicati nel mascherare le loro vere intenzioni, articolavano la propaganda secondo i diversi interlocutori: verso i nemici degli ustascia, biasimando e vituperar1do Pavelié; nei confronti degli ortodossi nazionalisti esaltando i valori tradizionali della Serbia; rivolgendosi ai croati, facevano leva sul loro orgoglio di aver creato uno Stato indipendente; i mussulmani erano blanditi con la promessa di far tornare il loro imam a Sarajevo (134>. Fra questi gruppi, bande non politicizzate di predoni, che vessavano le popolazioni. A completamento del quadro, la presenza delle autorità croate. I comandi italiani, anche per ragioni militari, erano favorevoli ai serbo-ortodossi pur sapendo che Zagabria li considerava avversari; perciò con i zupani, podestà, capitani distrettuali, capivilla e gendarmi, dovevano usare molto tatto nella speranza di ammorbidirne l'animosità, senza determinare nuove reazioni; ma quasi subito si constatò quanto difficile fosse questo compito, tanto che il comando della 'Sassari' dovette dubitare nella riuscita dei suoi tentativi perché ad un dato momento segnalò che non vi era <<più possibilità di giungere alla normalizzazione della vita con l'ingerenza cli autorità croate. Queste autorità hanno dimostrato cli non essere · all'altezza della situazione e dì non aver la più pallida sensibilità politica . Non hanno compreso che non si può mettere fuori legge e privare della
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benché minima possibilità di vita di un terzo della popolazione dello Stato, terzo della popolazione che non è uniformemente diviso in tutto il territorio ma che è concentrato in ben determinate zone dove rappresenta l'assoluta maggioranza» <135). Anche il Governo di Zagabria non sembrava rendersi conto della situazione, ed in quei giorni aveva disposto che podestà, amministratori, consiglieri ed altre autorità locali prestassero giuramento di fedeltà al Poglavnik. Dove le autorità erano croate o mussu[mane non vi furono problemi; ben diversa la reazione nelle località amministrate da ortodossi. A Mazin, i notabili serbi, convocati dal console Angelo Sommavilla, per mettere il comune in grado di funzionare, dichiararono per iscritto che «gli intervenuti alla suddetta adunanza si rifiutano di prestare giuramento in favore del Poglavnik, Ante Pavelié, perché le persecuzioni contro i serbi avevano preso un tale andamento in Croazia da ritenere con sicurezza che nessuno dei serbi sarebbe più rimasto in vita. Perciò, d'accordo con tutti gli abitanti di Mazin ci rifiutiamo di prestare giuramento[ ... ]. Esprimiamo l'opinione di tutti di poter prestare giuramento a S.M. il Re Imperatore Vittorio Emanuele III e che il comune di Mazin possa vivere sotto l'amministrazione civile e militare delle autorità italiane» <136>. La 'opinione' degli abitanti di Mazin non fu soltanto platonica; venuti a conoscenza che i rappresentanti del vicino comune di Bruvno avevano giurato, si precipitarono nel villaggio «per imporre con le armi che i .consiglieri dessero le dimissioni», ed incendiarono gli archivi <137>. Anche nell'ambiente di Tenìn, dopo alcune settimane di calma, sorse. ro nuove difficoltà. Dall'esultanza per le prime indiscrezioni circa il prossimo estendersi del presidio italiano sino alla linea di demarcazione, i serbi erano passati al risentimento. NeJla zona di Kulen Vakuf un reparto del 15° reggimento di fanteria croato, normalmente di stanza a Tenìn, aveva disperso una banda di cetnici. Immediate le reazioni degli ortodossi e, dal loro punto di vista, non illogico il ragionamento: «Gli italiani occupano la zona e poi mandano i croati contro di noi [serbi - n.d.a.] in altri settori» <138>. A questo stato d'animo si aggiungeva il problema alimentare. Tenìn, per una quindicina di giorni, era rimasta senza ·pane data la mancanza di mezzi per il trasporto della farina. Il comando italiano aveva posto a disposizione gli autocarri, ma il prefetto Nikolié ri fiutò l'offerta, ritenendo pregiudizievole al prestigio croato l'aiuto italiano (139>. Però, non ritenne pregiudizievole far affiggere, in quei giorni, un manifesto che agli stessi croati, quando mancava il pane, doveva apparire almeno intempestivo, ed agli ortodossi provocatorio: «È finita la prigionia [sotto i serbi - n.d.a.].I È finita la Jugoslavia/ è stato creato lo Stato indipendente Croato./ Questo Stato è
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creato da sempre vittoriosi eroi croati, gli ustasci/ con a capo il loro Poglavnik/ e con l'aiuto dei sinceri amici del popolo croato/ è stato realizzato il sogno di tutte le generazioni croate./ Lo Stato Croato è proprietà inalienabile dei contadini croati, dei lavoratori, dei cittadini e di tutto il popolo Croato./ Nello Stato Croato governano i Croati, lavorano i Croati/ lo Stato è custodito dai Croati» 0 40>. II comandante del VI Corpo d'armata, il 18 ottobre, inviava al comando della 2 a Armata una relazione che cominciava con queste parole: «La situazione [a Tenìn - n.d.a.] che con urgenti e saggi provvedimenti avrebbe potuto esser fronteggiata e risolta, è ora grave, in conseguenza dell'atteggiamento nettamente ostruzionistico assunto dalle autorità croate nei confronti delle popolazioni ortodosse» <141>. Dopo un'analisi delle condizioni ambientali, chiedeva l'allQntanamento del gran zupano che «ha partecipato personalmente a furti ed ha svolto e svolge un'attività prettamente settaria, partigiana, persecutrice ed antitaliana» <142>. Il generale Arnbrosio convocò a Sussa il Nikolié; il colloquio ebbe luogo alla' presenza del dottor Ruzié, consigliere del commissario amministrativo generale, e probabilmente fu piuttosto burrascoso. «Sulla tavola del Sig. Generale Ambrosio si trovava il rapporto del Comando militare italiano di Knin» <143>, precisò il gran zupano, riassumendo in un 'appunto' gli argomenti trattati e ponendo in evidenza che il comandante della 2" Armata, «tutto quello che riferiscono da Knin [,] prende come verità incontestabile» <144>. Ma la questione non si fermò a Sussa. Due giorni dopo, il ministro di Croazia a Roma, Stjepo Perié, presentava un pro memoria al ministero degli affari esteri italiano, lamentando che «il modo di procedere delle Autorità militari italiane - come lo abbiamo già ripetutamente rilevato - non è sempre in armonia con gli accordi stabiliti fra i nostri due governi circa l'amministrazione della_cosidetta zona demilitarizzata [... ] singoli funzionari di queste Autorità [italiane n.d.a.] si intromettono nell'agire delle Autorità croate in affari che non hanno nulla a che fare con la pubblica sicurezza. Anziché [sic] impediscono esse nello svolgimento della loro attività regolare» <145>. li giorno dopo, a Zagabria, anche il ministero degli affari ester i faceva pervenire alla legazione d'Italia un 'appunto' circa la situazione nelle zone a nord di Tenìn, sino a Bosansko Grahovo, Dervar, Bosanski Petrovac ed anche nella zona di Gracac. Lamentava che i comandi italiani nominassero i capi villaggio ed i podestà sia perché li sceglievano esclusivamente fra gli ortodossi sia perché queste autorità non avevano «nessun legame e non si trovano in nessuna dipendenza dalle autorità dello Stato, lavorano senza alcun controllo e naturalmente anche contro gli interessi dello Stato Indipendente di Cro~zia e della popolazione croata» (146>.
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Nell'appunto si sottolineava che «la popolazione cattolica ha dovuto fuggire dai villaggi, nei quali vivono in maggioranza ortodossi pèrché ha paura di rientrare in assenza della gendarmeria croata» 0 47 >, e si concludeva con una capziosa argomentazione: l'asserzione, più volte ripetuta da parte italiana di non poter ripristinare le autorità croate, «non può essere esatta, perché se le autorità militari italiane hanno davvero ristabilito l'ordine e la pubblica sicurezza non possono esistere neanche degli impedimenti per il ritorno delle autorità competenti, essendo il dovere delle autorità che difatti [recte: di fatto] esercitano il potere di pubblica sicurezza, di sostenere anche le autorità civili competenti e una situazione legale>> 0 48>.
li 22 ottobre, il console Vittorio Castellani, distaccato dal ministero degli affari esteri presso il comando della 2a Armata, inviava a Roma una relazione sulla crisi alimentare nelle zone presidiate, e soprattutto sull'ostruzionismo delle autorità locali croate, che sembravano prive di qualsiasi orientamento circa la linea di condotta da seguir~ nei confronti dei comandi italiani 0 49>. Inoltre riferiva che, per intimorire gli ortodossi, la polizia croata faceva insistentemente circolare la voce circa «la breve durata della nostra occupazione [italiana - n.d.a.]. con l'avvertimento che, non appena gli italiani avranno nuovamente l!3sciato il paese, riprenderanno più spietate che mai le persecuzioni dei serbi e di tutti coloro che in questo periodo hanno mostrato q.i avvicinarsi eccessivamente a noi [italiani - n.d.a.]» 0 50>. Era una propaganda insidiosa, trovando credibilità nel ricordo della prima e breve occupazione, che tante illusioni e disillusioni aveva creato fra gli ortodossi. Si paralizzava, così, la disponibilità dei serbi alla pacificazione, e s'incoraggiavano i croati a contestare qualsiasi iniziativa dei comandi italiani. II console Castellani, in un successivo rapporto, avrebbe anche avvertito che «gran parte dei profughi tornati alle loro case in seguito alle speranze suscitate dalla nostra occupazione nella 2 a e 3" zona e dal Bando del 7 settembre, non è ancora rientrata in possesso dei propri beni e non ha mezzi per vivere: i negozianti ed i proprietari di aziende industriali hanno i loro magazzini e le loro imprese gestite da croati; i commercianti hanno i depositi ed i crediti interni bloccati nelle banche; chi ha riavuto la casa l'ha trovata completamente vuota, devastata e, talora con gli infissi asportati; gli impiegati non sono stati riassunti e, come i pensionati, non percepiscono alcuna paga; tutti coloro, e sono migliaia, che banno.avuto pare~ti uccisi sul posto o nei campi di concentra111ent-o non possono aprire la successione perché le autorità croate si rifiutano di rilasciare certificati di morte; tutti coloro, e sono varie centinaia, che hanno ancora famigliari nel campo di concentramento mancano di ogni loro notizia» 0 51 >.
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GLI INCONTRI DI ZAGABRIA - DIVERGENZE PRA ROMA ED IL COMANDO DELLA 2 3 ARMATA A fine ottobre, le prospettive di una normalizzazione deJla vita nelle zone presidiate sembravano compromesse. La concordanza delle segnalazioni sulle condizioni della Croazia e nei territori di occupazione, il non chiaro atteggiamento del Governo di Zagabria anche nei rapporti commerciali ed economici con l'Italia, convinsero Palazzo Chigi della necessità di un passo, anche se non formale, presso Pavelié. L'occasione fu offerta dalla firma dell'accordo italo-~roato per i confini del Montenegro; dal 25 al 27 ottobre, il ministro Pietromarchi si recò a Zagabria cd ebbe quattro colloqui' con il Poglavnik, ed altri con i maggiori esponenti del Governo. Fu una missione complessa, che Pietromarchi riassunse in una relazione interessante, non tanto per il riscontro delle posizioni del Governo croato sui vari problemi, quanto perché mise in luce la frattura che si stava determinando fra Palazzo Chigi ed il comando della 2a Armata proprio sul caso 'Croazia' . Diversità d ' orient.amenti, ciascuno dei quali, forse, di per sé valido, a seconda dei diversi punti di vista, ma sostanzialmente dannoso, tanto da determinare un diretto intervento di Mussolini nei confronti del generale Ambrosio . Dai colloqui con Pavelié, Pietromarchi a"'.(é!va tratto il convincimento che il presidio dei nuovi territori non solo fosse visto con apprensione dai croati ma che, da parte di Zagabria, ogni espediente fosse staLO «messo in opera per cercare di abbre viarne la durata e di allegerire l'azione di controllo sulla popolazione» (152>. Qualsiasi provvedimento dei comandi italiani era accolto dai croati con diffidenza ed il minimo inconveniente veniva drammatizzato. Pavelié era apparso preoccupato «soprattutto per il fatto che le popolazioni vengono fiduciose verso di noi [italiani - n.d.a.] e non nascondono il desider io di vederci rimanere» <153>, ed aveva detto chiaramente a Pietromarchi che «l'azione politica defla Seconda Armata è fallita e l'opera di essa crea delle difficoltà alla sua stessa situazione personale» 0 54>, Anche il ministro per gli affari esteri, Lorkovié, aveva cercato «di sminuire l'importanza dell'azione svolta dalla Seconda Armata, fino a dichiararmi - riferiva Pietromarchi - che la situazione auualc nei territor-i occupati è più grave di prima della nostra occupazione» c155>. li ministro italiano percepì uno stato di sorda tensione se non anche i sintomi di una probabile crisi fra Roma e Zagabria. «Per disperdere l'atmosfera di sospetto», concertò con i ministri croati e con il generale Ambrosio <rnna serie d' intese che dovrebbero influire favorevolmente sulla situazione» ( isc,, _ Il generale De Blasio, capo di Stato Maggiore della 2 11 Armat a,
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si recò a Zagabria, dove incontrò il maresciallo Kvaternik ed il ministro per l'interno Artukovié. I colloqui, secondo Pietromarchi, «ebbero il più felice esito» <157); tuttavia il ministro italiano non si sentì tranquillo, e nella relazione chiamò in causa i comandi militari, facendo presente che, a suo avviso, «occorre, [... ] prima di tutto, che il Comando deHa Seconda Armata sappia nettamente quali sono gli effettivi scopi della nostra occupazione e riceva precise diretti ve sulla politica da svolgere nei territori occupati» Cl 58l. Il generale De Blasio, rientrato da Zagabria, il 31 ottobre convocò i capi di Stato Maggiore dei corpi d'armata e di alcune divisioni <159l. Dal reso-. conto compilato dal colonnello Castagnoli (sottocapo di Stato Maggiore del VI Corpo d'armata) per il generale Dalmazzo, appaiono chiari i termini di quel 'più felice esito' dei colloqui con i croati. Dopo una serie di dati sui problemi doganali della Dalmazia, il colonnello Castagnoli riportò la parte più delicata del rapporto. «La situazione politica è cambiata. Si vuole avvicinarsi e cattivarsi i croati, come hanno fatto i tedeschi [.. .]. Sentite rimostranze contro comportamento attuale: specialmente citati dalla parte croata gen. Monticelli e suo Capo di S.M., gen. Amico e Console Generale Lusana e, indirettamente, V .E·. [generale Dalmazzo - n.d.a.] <160l», tanto che il generale De Blasio aveva lasciato trasparire «la possibilità di sostituire la divisione 'Sassari', compromessa agli occhi dei croati» 0 61l. Si trattava di una radicale inversione di rotta. Per non urtare la suscettibilità croata, persino alcuni termini usuali dovevano essere cambiati e, «per salvare la forma non si parlerà più di occupazione di ·territorio croato ma solo di: 1a zona, fascia costiera (non meglio identificata); 2• zona, la zona demilitarizzata; 3• zona, la nuova fino alla linea coi germanici. Inoltre, anche la parola Bando non sarà usata in avvenire» <162>. Precisato il nuovo orientamento politico, il resoconto si soffermava su una serie di disposizioni che «hanno senz'altro valore di ordini - da diramare possibilmente a voce» 0 63>. In merito all'esercizio dei poteri civili, nei territori della terza zona, «netta macchina indietro. Restano completamente alle autorità croate. Per il 5 corrente [novembre - n.d.a.] a Dervar e a Gacko l'autorità civile deve essere r imessa alle autorità croate (1 64l [ ... ] nella 3 3 zona non si possono più fare richieste di sostituzio,1e di funzionari» <165>. La tutela dell'ordine pubblico diveniva competenza delle autorità croate, ed i comandi italiani non dovevano più «insistere nel far versare le armi alla popolazione croata [... ] disinteressarsi del versamento delle armi nella 3a zona e non procedere contro coloro che siano stati trovati in possesso di armi» <166>. Decisamente grave, per le ripercu·ssioni che avrebbe avuto tra gli ortodossi, l'ordin.e discriminante per cui nella seconda zona il soldato italiano doveva controllare che non si commettessero soprusi, ma «nella 3 • lasciar correre,
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semmai segnalare soltanto [,] non intervenire» 0 67) . P er la restituzione dei beni ai serbi, ulteriore disposizione differenziata: <<non si può fare nulla nella 3 3 zona», mentre «si sta evolvendo e risolvendo nella 2 3 zona» C168l. Più grave ancora, e psicologicamente destabilizza nte per i reparti italiani, la disposizione di «far sapere fino all'ultimo soldato che assolutamente non deve esser detto che resteremo nelle zone occupate» <169l. Con questa direttiva, che faceva supporre un probabile ripiegamento e toglieva ai reparti il natura le entusiasmo della recente avanzata, con il divieto di sequestrare le armi, con il dover assistere ad angherie senza int~rvenire, jl soldato italiano veniva risospinto in quella situazione di frustrazione in cui" era stato posto fra maggio e settembre. Se i motivi dei nuovi ordini riuscivano poco comprensibili agli stessi militari, tanto meno gli ortodossi e quanti altri confidavano nell'esercito italiano potevano farsi ragione del comportamento d'un soldato che nella zona demilitarizzata li tutelava, mentre più nell'interno si dimostrava indiffererite di fronte a persecuzioni, a misfatti, a grassazioni. Non solo si annullavano mesi di lavoro, s i vanificavano risultati o ttenuti o in corso di realizzazione, ma si ponevano i presupposti per nuovi malintesi con il pericolo di far perder ogni fiducia alle popolazioni. Il resoconto poneva anche in evidenza le «aspre lagnanze» di Zagabria «per la partecipazione della divisione 'Sassari' a ll'apertura delle chiese ortodosse a Tenìn e altri lu oghi» 0 70>. Le rimostranze erano motivate dal fatto che «il governo croato si è orientato decisamente nella seguente politica di carattere religioso, in cui ha il totale appoggio della Santa Sede: convertire il maggior numero possibile di ortodossi a l cattolicesimo e anche ebrei. Data la differenza non sostanziale delle due religioni (ortodossi e cattolici), il governo croato si propone mediante propaganda di convertire gran parte degli ortodossi e lasciarli sul posto» <171 >. Forse questo era l'aspetto più sconcertai:ite della politica di 'sradicamento' dei serbi perseguita da Pavelié. Sull'argomento il Poglavnik stesso , aveva intrattenuto Pietromarchi nei recenti colloqui, dichiarando che era «il problema cruciale dello Stato croaLo» <172>; ed il ministro italiano , riferendo a Roma, osservava che Pavelié, per risolverlo, «ha rivolto tutte le sue speranze al movimento di conversione degli ortodossi al cattolicesimo. Egli fa di tale conversione il punto fondamentale del suo programma ed ha nella sua riuscita una fede cieca che non am mette obiezioni o remore. Il suo concetto è il seguente: la CJ1iesa ortodossa serba non è un organismo religioso ma politico; essa è la forza aniva della propaganda nazionalista serba . La maggior parte degli ortodossi in Croazia è di razza e di ling ua croata . P er farli tornare nella compagine razziale e politica croata occorre toglierli dal
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controllo della Chiesa serba[ . .. ] il Poglavnik mi ha assicurato - proseguiva Pietromarchi - che il movimento di conversione assume proporzioni gigantesche: già 250 mila ortodossi sono passati nel grembo del cattolicesimo» (173>. Commentava, a questo punto, il ministro, «la verità è che in molte parti del paese le popolazioni ortodosse, specialmente quelle a più diretto contatto con l'elemento croato, terrorizzate ed esauste per le atrocità che si sono abbattute su di esse, intendono rinunciare alla lotta e soprattutto intendono risparmiare ai loro figli gli orrori di cui sono state spettatrici ed assicurare loro un avvenire tranquillo. È in ogni modo da escludersi che questo movimento di conversione sia spontaneo» <174l. Però, scrivev'a ancora Pietromarchi, «ciò che è più sorprendente è che il Poglavnik è convinto - o perlomeno sembra di esserlo - che questa corrente di conversione sia del tutto spontanea» (175l.. Nella delicata situazione era intervenuto anche il Vaticano che, a novembre, aveva avuto un periodQ :di tensione con Zagabria. Secondo notizie fornite da alcuni religiosi di Spalato sembrava che il Sommo Pontefice avesse dato incarico «alla Nunziatura Apostolica di Zagabria di inoltrare protesta al Governo Croato, per ·le opposizioni mosse, da autorità locali, alla conversione di ortodossi alla religione cattolico-romana, per i quali era stato concesso il placet dei vescovi, nelle rispettive diocesi>> <176l. Le autorità locali croate, nel loro ostruzionismo - molto probabilmente perché gli ortodossi cattolici non avrebbero più potuto esser perseguitati - avevano riesumato una vecchia disposizione austro-ungarica, in seguito passata alla legislazione jugoslava ed ora croata, per cui spettava al Governo disciplinare, anche individualmente, il passaggio dei cittadini eia una religione all'altra. Ma «l'uso di tale diritto, contro ortodossi aventi [·... ] il placet delle autorità religiose, appariva [alla Santa Sede - n.d.a.] particolarmente partigiano e dettato da finalità politiche, se posto in relazione con ripetuti tentativi delle autorità croate di imporre la conv.e rsione in massa di popolazioni ortodosse al cattolicesimo, azione non approvata, in questa forma, dalla Santa Sede» <177l. Indipendentemente da questi aspetti di fondo, il generale De Blasio, nel suo rapporto, aveva dato ordine di disinteressarsi completamente di ogni questione religiosa, <<pertanto: nessuna apertura di chiese ortodosse, cosa che non è più di nostra competenza [italiana - n.d.a.J, nessun contatto con i pope, nessuna richiesta di pope per i villaggi ortodossi, rimasti privi di preti» (178). Altro problema: il ritorno degli ustascia nei territori presidiati dagli italiani. A metà ottobre Pavelié, probabilmente per tacitare le critiche dei suoi seguaci, risentiti a .seguito dell'allontanamento delle formazioni ustascia dalla zona demilitarizzata, aveva cercato d'aggirare gl'impegni presi
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con il Governo italiano, emanando un;ordinanza per «l'impiego di personale ustascia di rinforzo della gendarmeria e delle guardie» (179>. II generale Dalmazzo ne aveva escluso l'applicazione nei territori controllati dal suo Corpo d'armata. Ma il problema, evidentemente di primaria importanza per il Poglavnik, fu riproposto durante gl'incontri con Pietromarchi e con il generale De Blasio, attraverso la richiesta di triplicare gli effettivi della gendarmeria. Per giustificare questo aumento di organico, i croati avevano fatto presente che nei piccoli paesi dei territori presidiati dallè forze armate italiane, sia nella terza zona sia in quella demilitarizzata, non era presente né un soldato né un carabiniere, e Pietromarchi ed il generale De Blasio dovettero riconoscere che, «ovunque, non possono esser nostri reparti per proteggere ogni più piccolo abitato» 0 80>. I rappresentanti croati fecero inoltre presente che non disponevano di un adeguato numero di divise per le nuove reclute, ed ottennero che gli ausiliari, prestando servizio assieme ai gendarmi, vestissero abiti borghesi, avendo come segno distintivo una fascia bianca al braccio. In tal modo, con il consenso italiano, fu aperto un canale attraverso il quale gli ustascia, sotto la veste di ausiliari, si sarebbero infiltrati nella seconda zona. Analogo successo ottennero i croati per le formazioni regolari della milizia ustascia: nessun ritiro di reparti che già si trovassero nella terza zona. L'ordine era inequivoco: «lasciarli stare ed essere cortesi con i comandanti» 08 1>. Il resoconto del colonnello Castagnoli accennava anche alla questione della Bosnia. Pietromarchi aveva adombrato a Pavelié la possibilità, in accordo con i tedeschi, di un'occupazione di quei territori, come eventuale sviluppo delle operazioni di pacificazione nella terza zona, ed «il Poglavnik non ha sollevato obiezioni» <182>. La disponibilità di Pavelié costituiva un nuovo fatto politico, ma il generale De Blasio, durante il rapporto, si limitò - forse per ragioni di riservatezza - ad accennare che un'occupazione della Bosnia orientale non era esclusa, e che Palazzo Chigi stava prendendo accordi con i germanici <183>. Di tutta la visita di Pietromarchi e dei colloqui del generale De Blasio, un solo punto era a favore dei comandi italiani: la costituzione di una commissione italo-croata «per appurare operato del cap. distrettuale di Bugojno, accusalo di aver fatto un bando alle popolazioni perché non vendessero merci agli italiani» 0 84>. Risultato piuttosto modesto. Non erano trascorse quarantott'ore dal rapporto cli Sussa che da Roma, a firma Mussolini, partiva un telespresso per il generale Ambrosio. Il Capo ciel Governo, dopo aver accennato alle rimostranze di Zagabria per la situazione nella seconda e nella terza zona, «che esso [Governo croato n.d.a.] non può considerare senza una certa apprensione perché tale da ingenerare nella pubblica opinione [croata - n.d.a.] malintesi ai fini della
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nostra politica [italiana - n.d.a.] da ripercuotersi sui rapporti di amicizia e di collaborazione esistenti tra i due paesi» 0 85>, puntualizzava le nuove direttive. Nella zona demilitarizzata l'Italia doveva provvedere alla difesa del litorale adriatico e pacificare quei territori; a tal fine si era «instaurato un regime speciale che comprende fra l'altro l'assunzione dei poteri civili da parte delle autorità militari italiane» 0 86>. Nella terza zona le forze armate italiane avevano un solo scopo; normalizzare la vita delle popolazioni. Tali obiettivi dovevano esser conseguiti «nello spirito della più amichevole .collaborazione e della fiduciosa intesa con il Governo Croato» 0 87 >. Perciò, nelle zone a popolazione mista' e nei centri dove coesistevano elementi croati ed ortodossi, si doveva seguire «una linea di particolare riserbo che escluda nel modo più assoluto ogni sospetto di partigianeria a favore dell'elemento ortodosso» <188>. Circa gli ustascia - ma senza nominarli - Mussolini considerava «in via di massima raggiunto l'obiettivo principale da noi [italiani n.d.a.] perseguito per far cessare le atrocità da parte di elementi incontrollati e irresponsabili» <189l, e in caso di incriminazioni «a carico di elementi che abbiano una posizione ufficiale nelle gerarchie politiche o militari dello Stato croato, il procedimento sia rinviato al Tribunale di Guerra del!' Armata» <19<))'_ Il telescritto concludeva con queste parole: «Le disposizioni che precedono hanno carattere strettamente segreto» <19 0_ Non potendo, quindi, esser considerate istruzioni da tras_fçfrmarsi in ordini, assumevano il significato d'una censura all'operato del generale Ambrosia. Alcuni giorni dopo il comandante della 2 3 .Armata riceveva dal generale Dalinazzo una lettera che ·aveva come oggetto 'Evoluzione e sviluppi della situazione politico-militare. Prevedibili ripercussioni conseguenti alte nuove direttive' <192>, ed offriva non solo il quadro della situazione nei territori presidiati dal VI Corpo d'armata ma anche delle reazioni, sia pure coi1~ tenute nei limiti della disciplina, che le recenti.disposizioni stavano dctcnn inando nei comandanti più direttamente a c·omat to con la realtà. Dopo a\ _d assicurato che i nuo4·j ordini, in base al rappono e.lei gèneralc De Blas io. erano stati impartiti, il generale Dalmazzo ne considerava gli cl'fc11 i. «I.e nuove istruzioni non porteranno un cambiamento sostanziale nella si Luazione dato che, come in precedenza, lo scopo della nostra _azione è quello d • presidiare queste località per normalizzare la vita cd assicurare l'ordine)> m>.1>. Però, subito dopo, esaminava le cause che avevano favorito ti int rah:ia1o l'opera dei comandi miiitari nel loro impegno per n.:sti ruire una cena , ra llquillità a quelle popolazioni, e metteva a fuoco l'all eggiamerHo ed i c(1>i1portamenti degli esponenti locali croati. Nelle zone dove le autorità croate <<erano a li' al 1uza in1clle11 uale L' mnrale del compito ed hanno consegue ntemente appreàato e coopL-rat<1 alla
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nostra opera (ad esempio: zupani di Almissa e di Ragusa) non vi sono stati né attriti, né querimonie; si sono fatti notevoli progressi verso la normalizzazione e le zone hanno avuto una notevole tranquillità operosa; laddove invece tali autorità non hanno voluto assecondare la nostra azione per eccesso di zelo anti-ortodosso e spirito di anti-italianità come lo zupano di Tenìn, oppure non l'hanno voluto comprendere perché accecate da un insano orgoglio che faceva loro ritenere menomazione del prestigio nazionale croato ogni nostro atto, .come è avvenuto per lo zupano di Mostar, vi sono stati torrenti di lagnanze, inevitabili contrasti, scarsi progressi verso la normalità ed il persistere di uno spirito di rivolta e di odio da parte delle popolazioni, una continua ricerca di pretesti o di ragioni per mettere in cattiva luce l'operato delle nostre autorità militari e cre~re uno stato di tensione di [recte: nei] rapporti in assoluto contrasto con la nostra volontà sempre e decisamente orientata verso una collaborazione fattiva e benefica» <194>. Ricordava «l'esemplare condotta delle truppe, l'attiva ed intelligente opera di pacificazione» <195>svolta sin dai primi momenti dal soldato i.taliano; la rapidità con cui erano state sciolte le formazioni cetniche; la gravitazione del movimento marxista intorno a Dervar che «acutizzando la infezione comunista ma contribuendo nel contempo alla sua localizzazione» <196> ne aveva consentito un rapido smantellamento. Quindi valutava i fatti più recenti come «la mancata integrale applicazione del Bando [del 7 settembre, del comando della 2• Armata - n.d.a.], l'accentuarsi della miseria in conseguenza dell'esaurimento delle scarse risorse rimaste dopo le note spoliazioni e le rapine commesse dagli ustascia, l'incubo del sopravveniente inverno», che avevano «determinato uno stato d'animo particolarmente favorevole ali 'intensificata propaganda comunista, per cui soltanto il prestigio e la riconoscenza acquisita sulle masse rurali» <197> dal soldato italiano erano riuscite a controbilanciarne gli effetti. Ma lo sparpagliamento delle superstiti bande di Dervar e di altre sopraggiunte rappresentava un contagio potenziale nelle zone circonvicine. Quasi presenlendo le complicazioni che, a causa dei nuovi ordini; sarebbero insorte e che solo i soldati avrebbero dovuto affrontare e risolvere, il generale Dalmazzo prese posizione. <<Affermo[ ... ] con sicurezza assoluta che, se in questo momento, si dà la sensazione di un cambiamento di rotta e se i croati nella loro insipienza lo facciano rilevare, la situazione può precipitare irreparabilmente specialmente nella zona Tenìn-Gracac-Glamoc ed in tutta la fascia a nord della linea demilitari'zzatà ove la rivolta è ora contenuta esclusivamenLe per la nostra azione e presenza, pur essendo in crescendo[ ... ]. Le masse rurali serbo-ortodosse, ritenendosi abbandonate e tradite da noi, seguiranno i capi comunisti eh.e sanno sfruttare con molta abilità
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tutte le cause di malcontento; le vie di comunicazione con i nostri presidi diventeranno difficilissime» <198>; e tutto ciò mentre si manifestava il fenomeno del brigantaggio «con larga partecipazione alle rapine di elementi mussulmani sempre pronti al saccheggio ed alla razzia» <199>. A proposito della questione religiosa, assicurò il comandante della 2a Armata di aver dato ordini tassativi, ma fece osservare che «la religione ortodossa[ ...] afferma oltre e sopra al puro concetto religioso anche un contenuto politico [...]. L'idea di poter convertire la massa è illusione. Meglio sarebbe avvicinare e conquistare con azioni di giustizia e di comprensione i serbo-ortodossi anziché fomentare le discordie e mantenere ragioni di odio dei serbo-cattolici neo convertiti aggiungendo una nuova ragione di esacrazione e di vendetta» <200i. Netta la chiusura del comandante del VI Corpo d'armata di fronte alla prospettiva di un trasferimento della divisione ~Sassari' . «L'allontanamento della .divisione [.. .] fatto ora, sarebbe l'inizio sicuro di una ripresa della rivolta fino alle porte della Dalmazia[ ...]. Giudico inoltre inopportuno un-provvedimento del genere perché, conoscendo il carattere delle suaccennate personalità (croate di Tenìn - n.d.a.] sono certo che esse troverebbero modo di menare pubblico vanto per l'avvenuta sostituzione quale loro operato, pregiudicando con ciò gravemente il nostro prestigio» <201>. Chiariva quindi le ragioni per cui il comando della 'Sassari' aveva nominato alcuni serbi à capivilla; sul territorio presidiato dalla divisione, in stragrande maggioranza a popolazione ortodossa, «la scelta ha dovuto necessariamente cadere su elementi serbi i quali godessero localmente di un particolare ascendente onde avere la necessaria garanzia che la loro azione amministrativa basata esclusivamente sul prestigio personale, fosse efficace. È evidente che il semplice fatto che tali personalità godessero di un notorio ascendente sulle masse ha messo in condizioni di disagio morale lo zupano di Tenìn che, come già accennato, non gode alcun prestigio né sui croati né sui serbi>> <202>. Circa il divieto di disarmare e di perquisire le popolazioni, il generale Dalmazzo, con abilità, non contestò le nuovi disposizioni ma trovò il modo di disattenderle <203> facendo presente al comandante della 23 Armata di ritenere che «i seguenti principi conservino pieno valore: a) anche per fa 3a zona, coloro i quali vengono trovati in possesso di armi al fine di esplicare azioni ai nostri danni debbono essere fucilati; b) pur non effettuando più, anche nella seconda zona, perquisizioni domiciliari al fine di accertare l'eventuale detenzione di armi da parte dei croati qualora, per altra via, venga accertata da parte loro la violazione.del Bando [del 7 settembre -n.d.a.], si procederà come per il passato anche contro di essi, dandone preventiva notizia a codesto Comando» <204>. Dopo aver confermato che l'obiettivo sempre
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perseguito dal suo corpo d'armata consisteva nella «perfetta fusionè di una Croazia ordinata ed· operosa con la Dalmazia e, tramite questo ponte, con l'Italia» <205), ricordò che già trentuno fra militari e ufficiali erano caduti in operazioni, venti i morti per incidenti automobilistici, ventiquattro per malattia e duecentoquarantanove i feriti <206>. Infine, «nell'interesse comune e generale» chiedeva che si persistesse «con lenta e graduale azione verso una normalizzazione»; che si evitasse «qualunque brusco passaggio»; che fossero <<allontanate quelle autorità (vedi prefetto di Mostar e di Tenìn) che erano ormai troppo compromesse nella loro azione» perché «non potranno mai - dopo l'odio accumulato - svolgere azione normalizzatrice» <201>. Poneva, da ultimo, alla attenzione del generale Ambrosio una considerazione fondamentale: «Le conseguenze di una azione diversa non sono gravi per la Croazia che ha poco da perdere ormai, ma essenzialmente per noi, perché ci porteranno ad aperto conflitto contro forze numerose che capi prezzolati dal nemico (qualunque sia l'etichetta: di comunisti, di esercito liberatore; di partigiani, di cetnici) sapranno guidare sfruttando la loro mobilità, la conoscenza del terreno e l'abilità della guerra di brigantaggio e di agguato; nello stesso modo che in Serbia e nella Bosnia centrale» <208>. Già fautore di una pronta occupazione della Bosnia, il generale Dalmazzo, ora manifestava chiaramente il proprio dissenso poiché «qualunque estensione di occupazione non accompagnata dalla totale, integrale assunzione di tutti i poteri è un non senso, costituisce una forte dispersione di forze e ci crea numerosi nemici, ci imporrà tutta una serie di operazioni gravose assorbendo molte forze, senza trarre alcun vantaggio a noi e tanto meno allo Stato Croato» (209>. Erano concetti e criteri che avevano piena rispondenza nel generale Ambrosio il quale, quasi certamente, li sottopose agli Alti comandi di Roma poiché pochi giorni dopo il colonnello Morgari, sottocapo di Stato Maggiore della 2 a Armata, venne convocato a Roma. li generale Cavallero personalmente gli riconfermò le istruzioni: «Le forze armate devono stare ·colle armi al piede e dimostrare che l'accusa di serbofilia fatta alla 2 a Armata è infondata. Nessun atto di carattere politico si deve attuare e provocare per dar luogo ad operazioni militari tendenti alla occupazione di territorio posto sotto il cont rollo tedesco. Le forze armate devono attenersi ai loro compiti strettamente militari e nei riguardi delle situazioni politiche restare estranei; gli ufficiali devono saper tacere in fatto di politica. Nel territorio occupato e sotto controllo della 2a Armata i nostri alleati sono i croati e con essi gli ustascia» <210>. L'accenno ad 'atti di carattere politico' per 'dar luogo ad operazioni militari' verosimilmente si riferiva alle proposte riportate nel verbale del colloquio che lo stesso colonnello Morgari ave\'a avuto con Jevdjevié, e trasmesse per conoscenza allo Stato Maggiore. Infatti,
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Jevdjevié aveva assicurato di poter «in qualsiasi momento provocare un attacco alle nostre posizioni [italiane - n.d.a.] tenute al limite della linea di demarcazione onde darci modo di giustificare l'intervento [nella Bosnia orientale - n.d.a. ] sotto specie di necessaria immediata reazione)} <211 >. Ma il colonnello Morgari alcuni giorni dopo.il suo rientro da Roma, mentre era in procinto di recarsi a Spalato e riprendere i colloqui con Jevdjevié e Trifunovié-Brcanin per «vedere quello che essi potevano fare sia nei riguardi delle bande cetniche, come di quelle comuniste» <212l, ricevette dal Comando Supremo l'ordine d'interrompere qualsiasi contatto con i due esponenti serbi, «dato che costoro erano considerati elementi anticroati ed antitedeschi» <213>.
LE CONSEGUENZE o ·EGLI INCONTRI DI ZAGABRIA LA PENETRAZIONE TEDESCA IN CROAZIA Le conclusioni dei colloqui Pavelié-Pietromarchi furono subito risapute dalla popolazione di Tenin, ma in modo impreciso. Si parlava di una prossima partenza delle truppe italiane - non appena avessero «finito il loro compito di pulire la zona per l'~sercito croato» <214 l - e della restituzione dei poteri civili, determinando fra i croati atteggiamenti trionfalistici con irrigidimento nei confronti degli ortodossi e dei comandi italiani. I comunisti profittarono per sventolare la bandiera del nazionalismo serbo. I gruppi antiustascia che s'erano appoggiati alle autorità italiane cominciarono ad allontanarsene. Più di una rete informativa venne a mancare. Le popolazioni ortodosse si misero in allarme. A Dervar, il capitano Marussi dovette intervenire presso gli esponenti croati per far loro ccimprendere che, anche con la venuta delle nuove autorità civili, non sarebbero state permesse persecuzioni o rappresaglie nei confronti di quanti avevano collaborato con le forze armate italiane: Fra gli ortodossi, quasi fosse una parola d'ordine, cominciò a circolare la frase, «gli italiani se ne andranno, dobbiamo pensare noi a difenderci» C215l. Non appariva neppure azzardata l' ipotesi che si ricostituisse un'intesa fra i serbo-nazionalisti ed i comunisti e che, sotto due bandiere, come già avvenuto nella cosidetta 'repubblica' di Dervar, riprendessero le armi. Possibilità non tanto remota anche per l'intensificata propaganda comunista, attivamente svolta da capi come il Lewy, Ljubo Babié, Ilija Dosen, Longschmiclt, i quali non trascuravano le azioni intimidatorie affidandone l'esecuzione a nuclei di due o tre persone che, grazie alla perfetta conoscenza
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dei luoghi, si spostavano rapidamente da paese a paese ingiungendo ai contadini di non lavorare per gl'italiani c216>. Nella zona di Sanski Most~ ad opera di Milos Perisié, ex-capitano dell'esercito jugoslavo, la propaganda comunista cercava proseliti fra i domobranci. Veniva loro chiesto se si sentissero più vicini ai tedeschi ed agli italiani oppure ai russi e si cercava di convincerli che nessun buon croato poteva seguire «la sanguinaria banda di Pavelié» che li aveva tolti alle famiglie per mandarli «nelle pianure bosniache a perdere stupidamente la[ .. .] vita» combattendo contro <<i fratelli bosniaci» <211>. A Dervar, il 7 novembre, il capitano Marussi ricevette una delegazione, formata dai notabili ortodossi della città e di quattordici paesi circonvicini. Era guidata da Bane Kecman, che tenne un chiaro discorso. Tutti erano preoccupati per l'arrivo del commissario civile croato, con l'inevitabile ritorno dei gendarmi, cui avrebbero fatto seguito gli «ustascia trasvestiti da soldati croati» <21 s) e, immaginando la sorte che li attendeva, sarebbero stati costretti a riprendere le armi per difendersi. Neppure - aggiunse Kecman si poteva avere una completa fiducia nelle truppe italiane, perché non sarebbero state in grado di mantenere l'ordine lungo le strade, nei villaggi, e tanto meno n.ei boschi, e concluse chiedendo: «rimangano qui i soldati italiani soli, fino alla fine della guerra, e poi che la nostra sorte venga decisa definitivamente dai trattati di pace,> <219>. Mentre la riunione era in corso, fra gli ortodossi che lavoravano alla costruzione di baraccamenti militari si diffuse la voce che quegli alloggiamenti sarebbero serviti per l'esercito croato. Gli operai abbandonarono il lavoro, minacciando di dare alle fiamme le costruzioni <220>. Contemporaneamente, circa duecento persone s'erano radunate alla periferia della città per concertare se darsi alla montagna <22 0 . Il capitano Marussi tranquillizzò la delegazione, convinse gli operai a riprendere il lavoro, dimostrò l'inutilità di tornare sui monti. Quest'ultimo gruppo, per restare in città, chiese precise garanzie: nessuna autorità croata a Dervar, l'amministrazione gestita da italiani o da ortodossi, oppure dai signori «Rosek e Tanbuk, amici croati conosciuti e stimati dalla popolazione» <222l. Era, questa, un 'indicazione che, sia pure in prospettiva, sembrava aprire nuove possibilità. «In questo momento - segnalava il comando della 'Sassari' - senza esagerare si può dire che Dervar e dintorni sono una mina che un urto qualsiasi può far esplodere con conseguenze non valutabili» C223 l. I comunisti, tramite Ljubo Babié, avevano fatto sapere ai serbi di esser pronti ad aiutarli e che «la lotta se iniziata di comune accordo, non sarà più per l'idea comunista ma per l'indipendenza del popolo serbo» <224 >. Parecchi ortodossi gli dettero credito poiché si stava facendo strada la convinzione che, forse , sarebbe stato necessario prendere le armi non soltanto contro i domobranci
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ma anche contro i soldati italiani, qualora fossero intervenuti in aiuto dei croati C225>: Anche a Bosanski Petrovac, la situazione divenne instabile, pur se con connotati diversi, ma egualmente preoccupanti. Nel paese, a maggioranza mussulmana, la notizia d'un ritorno delle autorità croate era stata ben poco gradita, e sembrava che una deput~zione si fosse recata al di là della linea d~ demarcazione per sollecitare l'intervento delle truppe germaniche C226>. Nelle parti più interne della terza zona, specialmente a cavallo della linea di demarcazione, la lotta armata continuava con attacchi dei cetnici ai reparti croati ed alle località da questi presidiate, ma rispettando le truppe italiane. li 3 novembre, una compagnia del battaglione bersaglieri 'Zara', che si era portata da Sanski Most in una vicina località, dove era stata segnalata un'incursione di cetnici, non ebbe a subire alcuna ostilità <227 >; il giorno successivo, invece, seinpre nella zona di Sanski Most, un reparto croato di circa ottanta uomini venne attaccato ed ebbe due morti e due feriti C228>. Fra Varkar Vakuf e Sit~ica, secondo informazioni di parte croata, vi sarebbe stato un concentramento di circa tremila cetnici <229>. Nella zona di Kljuc, un reparto italiano, incrociando un gruppo di ortodossi in armi, era stato calorosamente salutato <230>. Tre autocarri con una sessantina di militari italiani erano stati fermati dai cetnici, ma «il contegno dei serbi e l'atteggiamento furono molto corretti e deferenti [...] chiesero all'ufficiale dove andavano[ ... ] un serbo disse 'sta bene, noi nÒn aspettiamo voi'» <231 >. · Tuttavia, il generale Dalmazzo, temeva che questa costante dimostrazione di rispetto potesse racchiudere una latente insidia poiché non era da escludere che fra i reparti insorgesse la convinzione del 'tanto, tutto questo non mi riguarda'. Il soldato non doveva dire che sarebbe rimasto in zona; gli era proibito di intervenire _in caso d'aggressioni o soprusi; aveva il divieto di usare le armi se non attaccato, e constatando che i cetnici non gli sparavano addosso, ben poteva _slittare in un adattamento psicologico prossimo all'indifferenza. Ed il comandante del VI Corpo d'armata richiamò ufficiali e soldati, anche perché, con i primi morsi dell'inverno, era probabile che popolazioni e ribelli scendessero dalla montagna per procurarsi cibo ed armi, assaltando trasporti e depositi <232>. Ordinò, pertanto, che nessun autocarro, nessun motociclista viaggiasse isolato; le scorte ai convogli vennero dotate di armi automatiche e di bombe a mano; raddoppiate quelle sui treni; potenziati i servizi d'informazione. I presìdi, nella previsione di restare per lungo tempo isolati a causa della neve, andavano posti in stato di difesa con scorte di viveri e munizioni per almeno tre mesi. «Tutto questo [... ] - precìsava il generale Dalmazzo - ha lo scopo di richiamare l'attenzione dei comandanti di presidio, ed insistervi, sulla realtà della
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situazione: stato di guerra, possibilità di soprprese, necessità di evi tare qualunque, anche minimo, scacco per tenere il nostro prestigio alto ed intatto» <223>. Per un comandante, con la responsabilità d'un territorio dall'orografia tormentata, che via st rada arrivava sino a centocinquanta, duecento chilometri dalla costa, servito da una viabilità scarsa e dissestata, con reparti sempre più frazionati in servizi di collegamento, di sorveglianza a linee telegrafiche e telefoniche, con essenziali ferrovie da presidiare, con reparti largamente decentrati, quella era l'unica risposta possibile nei limiti delle nuove disposizioni specialmente in relazione alla terza zona. Invece nella zona demilitarizzata, con novembre, per l'opera dei comandi italiani, la lotta armata e le violenze erano divenute quasi un ricordo. Nelle campagne, dopo l'allontanamento degli ustascia, regnava una discreta calma. Gl'incidenti, quando si verificavano, erano quasi sempre dovuti a furti di bestiame o di derrate. Tuttavia, il diffondersi delle notizie sulle intese di Zagabria portò ad una sensibile ripresa del nervosismo fra gli ortodossi, ad una rinnovata ricerca di protezione presso i comandi italiani, ad uno strisciante allarmismo, a nuove tensioni. A Stikada, vicino a Gracac, paese a maggioranza croata, buona parte degli abitanti passava le notti nei boschi per timore dei cetnici <234>. A Resanovci, il capovilla Uros Bajcié, informava il comando di presidio italiano che la popolazione, pur essendo preoccupata, avrebbe continuato «a svolgere le proprie normali attività se rimarranno i soldati italiani ma è decisa ad impedire il ritorno dei croati» <235>. A Gracac, dieci capivillaggio ortodossi e tre croati del circondario assicuravano il comando d'esser disposti a cooperare con le autorità italiane per giungere ad una pacificazione (236). Nell'ambiente di Tenìn, invece, i rapporti tra il comando italiano e le autorità croate peggiorarono, ed analogamente divennero tesi fra croati ed ortodossi. Trecento serbi dipendenti della ferrovia Tenìn-Dervar, gestita dalla società S.I.P .A.D., erano stati licenziati con effetto retroattivo a settembre, privandoli cosi del salario di due mesi di lavoro e rendendo impossibile l'esercizio della linea, che era essenziale per il traffico militare <237>. Le autorità locali cercavano in ogni momento di far sentire la presenza ed il prestigio dello Stato croato. Puntuale la reazione degli ortodossi, con un rinnovato e persistente rifiuto di quanto fosse croato. Segnalava il comando della 'Sassari' che «il paziente continuo lavoro svolto nei mesi pre· cedenti presso i capi delle popolazioni [... ] minaccia di essere seriamente compromesso [... ]. Viene notata qua e là una certa effervescenza nella popolazione. Le cause debbono ricercarsi nello stalo di perplessità che la notizia del rientro delle autorità croate a Dervar ha provocato. Tale notizia è
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· scesa grado per grado verso Tenìn infiltrandosi in tutti i casolari e destando il massimo stupore e la più grande apprensione. Si parla, ormai, ovunque dì abbandono della zona da parte nostra [italiana - n.d.a.J e del ritorno degli ustasci; di acquiescenza alla volontà dell'autorità croata; di tutela da parte dei dirigenti italiani della 'brigantesca azione degli ustasci di P avelié'» <238>. Nel contempo venivano «segnalate riunioni tenute dai capi serbi che fino dai primi giorni della nostra rioccupazione si erano mostrati a noi favorevoli[ ... ]. È di questi giorni la larga diffusione di un mani festo in lingua italiana che mette il punto sulla situazione ed illustra le aspirazioni degli ortodossi» <239>. Si trattava di una presa di posizione che veniva a creare nuove difficoltà·. Il 10. novembre, il generale Monticelli, comandante della 'Sassari', aveva ricevuto la visita del gran zupano Nikolié, allarmatissimo perché in città si parlava apertamente d 'un c9mplotto ordito dai serbi per sopprimere le autorità croate. li Nikolié venne rassicurato, ma nello stesso tempo, il comando italiano convocò il capo della comunità ortodossa di Tenìn, signor Seat, il pope Momcilo Djujié di Stermizza, «capo occulto di tutto il movimento serbo della zona» <240> e Pajo Popovié di Biskuplja, che godeva di ampio prestigio nel circondario. Venne loro ricordato quanto le forze armate italiane avessero fatto per i serbi, quello che era stato ottenuto e quanto ancora si cercasse di ottenere. Ma la risposta fu precisa: «Tutto questo non è sufficiente. Un camposanto di 300 000 morti ci separa dai croati. Noi non possiamo assolutamente avere né contatti né dipendenza da loro» <241 >. Non era dunque improbabile che le preoccupazioni del prefetto Nikolié avessero qualche fondamento. Riferiva, ancora, il generale Monticelli che, profittando del particolare stato d'animo in cui si trovava il gran zupano, gli aveva rappresentato la convenienza di fare qualche concessione ai serbi per allentare la tensione, e di aver ottenuto la promessa che, a breve, sarebbe stata costituit.a una commissione mista croato-ortodossa per le questioni di carattere annonario <242>. Mentre era in corso questa azione di ammorbidimento, il 12 novembre gli ortodossi attuarono il blocco economico di Tenìn, impedendo l'ingresso in città dei prodotti della campagna. Il pope Djujié e Pajo Popovié furono diffidati, rendendoli responsabili di qualsiasi turbamento dell'ordine pubblico e venne loro tolto il porto d'arme <243>. Squadre di carabinieri autocarrate perlustravano le strade d'accesso della città, con l'ordine d'arrestare chiunque cercasse d'impedire l'afflusso delle derrate. r reparti di fanteria e d 'artiglieria di stanza nella città vennero posti in allarme <244 >. Il comandante della 'Sassari', assicurando il co,mando del VI Corpo d'armata di controllare la situazione, esprimeva il parere che fosse necessario «allontanare da
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Tenìn e sostituire definitivamente il prefetto Nikolié, il viceprefetto Sincié ed il capitano distrettuale Vukovié; allontanare almeno temporaneamente quattro o cinque persone croate più compromesse ed in vista; affidare le cariche di podestà e di capovilla a persone tratte dalla maggioranza etnica locale; insistere perché presso le provincie siano istituite le consulte miste per le questioni economiche ed annonarie» <245>. Il generale Dalmazzo gli rispose immediatamente con ima lettera, inquadrando la situazione nelle nuove direttive <246>. Circa la questione del gran zupano, il comandante del Corpo d'armata, pur dando atto che il Nikolié da qualche tempo «svolge la sua opera in uno spirito di collaborazione concreta», ne escludeva la permanenza a Tenìn perché «è certo che il suo passato ed i suoi precedenti han creato, nei riguardi della popolazione, una situazione tale per la quale qualunque cosa egli faccia non può più essere tollerata» C247 l. Ammessa la sua sostituzione, chiedeva, però, «se altro prefetto riuscirebbe nello scopo di avvicinare i ser bi» e se, soprattutto, «i capi serbi oggi non vogliano più accettare autorità croate, qualunque esse siano» <248>. Su questo atteggiamento degli· ortodossi, determinato dalla propaganda cetnico-nazionalista, il generale Dalmazzo insistette in particolare. «È ormai evidente che i notabili serbi in un primo tempo avevano organizzato la lotta per la legittima di fesa e sembravano orientati politicamente ad una annessione all'Italia di questi territori [,] ora innegabilmente lottano per imporre la propria volontà ai croati e perseguono fini nazionalistici serbi . Praticamente [... ] ai nostri fini, tendenti ad una rapida e definitiva normalizzazione della situazione nella zona, ] 'elemento negativo oggi è indiscutibilmente rappresentato dai serbi. Infatli, mentre essi, in un primo tempo, perseguitati e martoriati dagli ustascia, non chiedevano che di salvare la vita, oggi, imbaldanziti dalle numerose concessioni ottenute, mercé il nostro intervento e speculando sul malanimo verso i croati, che essi ritengono di aver inoculato in noi, tendono, innegabilmente, ad abbattere le Autorità croate, lo Stato croato, mentre i capi principali tendono a preparare le condizioni per la ricostituzione di una Serbia forte e libera» <249). Conseguentemente, il generale Dalmazzo pose dei punti fermi, invitando il comandante della 'Sassari' «a rappresentare chiaramente ai notabili serbi che come ieri li abbiamo sostenuti perché perseguitati ed oppressi, oggi siamo pronti ad abbattere l'artificioso programma che essi stanno attuando nella loro fantasia. Noi vogliamo la pace fra serbi e croati [ ... ]. l notabili serbi, dal canto loro, che cosa hanno fatto di concreto ai fini della normalizzazione? [ ... ) quali programmi hanno per rendere possibile la pacil'ica convivenza di serbi e croati in queste zone?» (250>.
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In quegli stessi giorni il generale Dalmazzo, in una lettera con cui trasmetteva al comando della 2 • Armata la relazione del generale Monticelli sulla situazione di Tenìn, dimostrava ulteriormente le sue qualità politiche: nel giuramento chiesto dal Governo croato ai capìvillaggio vedeva un possibile strumento per temperarne la responsabilità nei confronti dei comandi italiani che li avevano insediati, favorendo, in tal modo, un loro avvicinamento alle autorità croate (251 ). Inoltre, per chiarire definitivamente il fondo del problema, mise in evidenza una sua valutazione e cioè la necessità della «assunzione [da parte italiana - n.d.a.] di tutti i poteri nelle Zupanie ove la popolazione serba è in maggioran.za assoluta; può essere questa l'unica strada per vincere tutte le resistenze e costringere i serbi a darci una completa collaborazione piuttosto che giungere a quella lotta che gli sforzi dei capi comunisti e dell'oro straniero tende evidentemente a rendere fatale anche in queste zone» C252). Mentre i comandi militari italiani cercavano di adeguarsi, anche psicologicamente, ai nuovi orientamenti, il ministero degli affari esteri, a Roma, si stava preoccupando della sempre più invadente penetrazione tedesca in Croazia. Ai primi di.novembre, i giornali croati avevano pubblicato i decreti per l'attuazione di alcuni accordi con la Germania circa la protezione della minoranza tedesca <253l. A questo gruppo etnico - neanche centocinquantamila persone-, nelle zone dove costituiva almeno il 10 per cento della popolazione, Zagabria riconosceva il diritto di usare la lingua madre negli atti pubblici ed in quelli privati. Nelle località in cui superava il 20 per cento, tutti gli atti, gli avvisi, le indicazioni stradali, dovevano essere bilingui. Alla bandiera, alle uniformi, agli emblemi, ai distintivi tedeschi erariconosciuta la stessa protezione riservata a quelli croati. Ogni nucleo tedesco sarebbe stato rappresentato davanti alle autorità locali da un capo gruppo e la minoranza, complessivamente, da un esponente presso lo stesso Governo croato, con il rango di sottosegretario di Stato. Nelle zupanie venivano nominati dei 'referenti' che diventavano impiegati dello Stato croato. Le assunzioni nei pubblici uffici di cittadini d'origine tedesca, il loro trasferimento, il collocamento in quiescenza, potevano aver luogo unicamente previo parere del capo gruppo <254l. Al momento di prendere servizio nelle amministrazioni dello Stato, dovevano giurare fedeltà tanto al Poglavnik quanto ~J Fuhrer; ma, nella formula, il nome di Hitler era anteposto a quello di Pavelié C255l. ~
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Tali prerogative e privilegi, eccezionali sotto ogni aspetto, erano stati male accolti dall'opinione pubblica. Da un lato, acutizzarono il risentjmento degli ortodossi che, pur costituendo un terzo della popolazione della Croazia, non godevano di alcuna tutela. Dall'altro, l'abdicazione di Zagabria ·
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a diritti sovrani, come nel caso del duplice giuramento, .irritò gli stessi croati (256l. Ma anche Roma vide con preoccupazione la possibilità d'una crescente ingerenza dell'elemento tedesco nelle amministrazioni dello Stato croato. Infatti, Zagabria oltre tutto aveva concesso che negli uffici statali - durante i successivi cinque anni - fossero assunti funzionari ed impiegati tedeschi anche se non erano cittadini croati.<257 >. Questi accordi apparivano una conferma delle ripetute segnalazioni di Casertano «circa la tenacia con la quale si cerca di arginare da parte tedesca la nostra influenza in Croazia» <258>, ed a Palazzo Chigi si ammetteva che <<indubbiamente l'organizzazione data dai Tedeschi a tali minoranze costituisce un vero Stato nello Stato, con il diritto di avere propri funzionari nelle Amministrazioni Centr_ali e p_eriferiche croate e con la possibilità anche per il Capo della minoranza di partecipare al Consiglio dei Ministri per le questioni attinenti al gruppo. La cosa indubbiamente è grave>.> <259>. Quasi a conferma di questa sempre più stretta dipendenza, anche morale, dalla Germania, Zagabria concesse un assegno mensile ai croati decorati al valor militare dalla cessata Austria-Ungheria; l'associazione di questi ex-combattenti fu ufficialmente riconosciuta e, poiché già da tempo aveva rapporti molto ·stret_ti con il partito nazional-socialista tedesco, costituì un nuovo canale per la penetrazione di Berlino <260l.
IL RIMPASTO DEL GOVERNO DI ZAGABRIA - ACCORDI DI ABBAZIA E COLLOQUI 1TALO-TEDESCHI A BERLINO L'attenzione di Palazzo Chigi era, inoHre, concentrata sui motivi d 'un improvviso rimpasto m inisteriale a Zagabria, analizzato in due telegrammi di Casertano, in un'informativa dell'ispettore di pubblica sicurezza Verdiani, ed in una relazione del capo della missione militare presso il Governo di Zagabria, generale Giovanni Oxilia, tutti concordi nel segnalare che f>avelié sembrava sempre più esposto ad un condizionamento da parte della corrente filo-tedesca; Casertano inoltre precisava che «all'accentramento da parte del Poglavnik si stava sostituendo via via un accrescimento di poteri da parte di alcuni ministri» <26 1>, specie dopo l'allontanamento dal Governo del presidente del consiglio legislativo, Milovan Zanié, e del ministro per l'educazione nazionale ed il culto, Mile Budak, «che potevano nel loro insieme considerarsi equilibratori dell'influenza dei due Kvatcrnik [il mar:esciallo Slavko ed il figlio Eugenio, capo della poli~ia - n.d.a.] sul Governo» (262 l. La crisi ministeriale aveva innegabili radici nel profondo malessere del paese, nell'aggravarsi della situazione economica, nelle reazioni dell'opinione
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pubblica alle persecuzioni ustascia, nell'appesantirsi della situazione militare in Bosnia, nel senso di generale precarietà in cui si dibatteva la Croazia <263l. Ma, probabilmente, aveva ragione l'ispettore Verdiani ritenendo che i cambiamenti di vertice fossero dovuti soprattutto al fatto che «le correnti germanofile, facenti capo al Maresciallo Kvaternik ed alla casta militare ex-austriaca, al Ministro della Giustizia Puk, al Ministro degli Esteri Lorkovié, ai dirigenti della politica economica interdipendente nell'attuale stato di guerra col Ministero della Difesa e quindi col Kvaternik e l'alta ufficialità ex-asburgica, si estrinsecano senza riguardi e si impongono senza contrasti» <264>. La crisi governativa era venuta a coincidere - o era stata agevolata - da un periodo di minor efficenza di Pavelié, che appariva «non soltanto incapace di imporre il suo volere e l'autorità che gli conferisce l'alta carica che ricopre, ma financo ormai estraneo a discussioni in Consigli dei Ministri, sia quando trattasi di rinunzie alla indipendenza politica ed economica del suo Paese a favore della Germania, sia quando si contrasta con evidente livore qu~lche legittima richiesta italiana» <265 >. Per contro, era in ascesa il maresciallo Kvaternik - «insinuante per natura, di smodata ambizione, tedescofilo all'eccesso[ ... ) un signore in mezzo a dei cafoni» (2 66) - poiché, oltre ad essere ministro per la difesa, quale presidente di un comitato interministeriale di carattere economico, aveva la controfirma dei provvedimenti di sei ministeri. «Assorbito da centq compiti, tratta poi con superficialità i problemi militari» (267>, riferiva il generale Oxilia. I croati, infatti, non avevano mai dimostrato una chiara volontà di collaborare con l'Italia nel settore militare, e la missione italiana, quasi sempre, era stata posta di fronte~ fatti compiuti. Anche per la ricostituzione dell'esercito, che il Governo croato intendeva formare su tre corpi d'armata, senza alcun calcolo «delle possibilità finanziarie e delle disponibilità di quadri, truppa ed armamenti» <268>, Zagabria non si era rivolta all'Italia malgrado l'accordo militare concluso a Roma. L'altro uomo forte del momento appariva il ministro per la giustizia. Soppresso il consiglio legislativo ed allontanato il presidente Zanié, il dottor Mirko Puk ne aveva assunto i compiti, accentrando le funzioni di legislatore e di guardasigilli, e nello stesso tempo reggendo anche il ministero dell'economia rurale poiché il titolare, Dumadzié, era stato inviato dal Poglavnik in Bosnia . con poteri straordinari C269>. Pertanto Puk si trovava nella condizione di sottoporre alla firma del Poglavnik leggi e decreti senza discussioni o controlli, «senza disamina di consigli o commissioni legislative, senza collaborazioni di organi statali come un Consiglio di stato, una Corte dei conti o simile» <210>. Inoltre, con sempre
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maggior frequenza i vari luogotenenti ustascia stavano scavalcando l'autorità di Pavelié adottando provvedimenti senza attendere un suo parere, mentre «alcuni ordini che egli impartisce non trovano seguito o sono arbitrariamente eseguiti» <271). Se Casertano aveva segnalato l'insorgere della situazione e Verdiani aveva intravisto i retroscena, il generale Oxilia ne approfondì l'analisi, osservando che Pavelié, «mistico e sanguinario nello stesso tempo, non ha saputo guidare la rivoluzione a vantaggio dello Stato e del suo Governo[ ... ] forse, più probabilmente, si è trovato di fronte a 'cose più grandi di lui'» <272l. Oltre a prospettare l'opportunità di chiarimenti con Berlino, Oxilia suggeriva - qualora non fosse più possibile realizzare il Regno di Croazia, come previsto dai trattati di Roma - la costituzione di un protettorato o d'una unione personale, pur di non perdere le posizioni acquisite dall'Italia <273l. Per l'ispettore Verdiani, l'unica garanzia ancora nelle mani di Roma era costituita dall'occupazione militare, purché «sostenuta ed ampliata nei poteri, giacché soltanto la forza decisa, che ordina e non discute, riesce ad avere ragione della inconsistenza, della diffidenza e dell'astuta doppiezza croata» <274>. Anche Casertano era, ormai, ben lontano da quella ricerca d'intese a tutti i costi con i croati, da lui perseguita sin dagli inizi dell'incarico a Zagabria. Mentre informava Roma, che il Governo croato aveva intenzione di chiedere che i «poteri.civili nella zona demilitarizzata vengano ceduti entro breve termine dal Comando II Armata, e che cessi di funzionare Commissario Generale amministrativo» <275), raccomandava di non dar corso alla richiesta, «almeno finché perdurino atteggiamenti negativi e temporeggiatori di carattere politico ed economico» <276>. Egli si riferiva alle persistenti manifestazioni irredentistiche croate per la Dalmazia, «che queste autorità .dal maggio scorso, malgrado miei [di Casertano - n.d.a.] ripetuti interventi, non hanno ritenuto doversi troncare» <277 >; al rinvio d'un concreto programma di collaborazione militare; alle «promesse fattemi e sino ad ora non mantenute» <278> di consultare l'Italia prima d'emanare provvedimenti di legge, specialmente in materia costituzionale o con riflessi nel campo internazionale. Vi era, inoltre, il mancato accoglimento delle proposte italiane per una collaborazione agro-forestale-economica; la constatazione di un'esecuzione meno che parziale degli accordi per l'approvvigionamento della Dalmazia e del Fiumano. Quindi, il ministro d'Italia a Zagabria, concludeva: «Ogni concessione [alla Croazia -n.d.a. ] .che possa modificare attuale regime zona demilitarizzata dovrebbe essere subordinata all'esecuzione dei patti conclusi, ad una maggiore osservanza degli obblighi assunti e ad una più stretta collaborazione» <279).
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Roma si rese conto delle difficoltà in cui personalmente si trovava P avelié, ma anche del pericolo che la Croazia slittasse completamente nella sfera d'influenza germanica. Era dunque urgente sviluppare un'azione diplomatica ed arrivare a più chiare intese con il Governo croato, precisando le rispettive posizioni anche con Berlino. Il piano si sviluppò in tre momenti: il 15 ed il 16 novembre si ebbe un incontro italo-croato ad Abbazia; dal 24 al 26 dello stesso mese vi furon.o i colloqui di Ciano con Ribbentrop a Berlino; infine, il 15 ed il 16 dicembre Ciano s'incontrò con Pavelié a Venezia. Il 15 novembre, ad Abbazia, era stata indetta una delle periodiche riunioni della Commissione permanente italo-croata per gli accordi economicocommerciali, sotto la presidenza del conte Volpi. Da parte italiana vi parteciparono i ministri Pietromarchi e casertano, il generale De Blasio ed i componenti della commissione economica. Il capo di Stato Maggiore della 2a Armata, in una riunione privata, espose a Pietromarchi il punto di vista del suo comando, insistendo «sulla necessità che le garanzie da noi [italiani - n.d.a.] date alle popolazioni dei territori occupàti siano riconosciute e rese effettive dalle Autorità croate per consolidare e accelerare il lavoro di pacificazione in atto» <280l. Mantenendo gPimpegni presi dall'Armata con il bando del 7 settembre, si sarebbe evitato che negli ortodossi venisse meno la fiducia sino a quel momento manifestata verso le forze armate italiane e, in particolare, un loro progressivo passaggio «nelle formazioni comuniste con la prospettiva di trovarci in primavera dinanzi ad una ripresa, su più vasta scala, del movimento di rivolta» <281>. Nel corso della riunione, De Blasio e Pietromarchi parlarono anche della necessità di un'aperta collaborazione delle autorità croate locali con i comandi italiani, «allo scopo di creare un fronte unico davanti ad una possibile ripresa dei.movimenti di rivolta» <282>. I delegati italiani affrontarono i colloqui ufficiali con i rappresentanti di Zagabria, proponendosi di arrivare ad un sostanziale chiarimento. Ma, l'inizio delle conversazioni apparve tutt'altro che promeuente: i croati posero subito sul tappeto la questione della retrocessione dei poteri civili nella zona demilitarizzata, e.la richiesta trovò la netta opposizione italiana (283>. Mentre sembrava logico attendersi un irrigidimento della delegazione croata, questa - contro ogni aspettativa - mostrò un'imprevedibile arrendevolezza, tanto che Pietromarchi riuscì a far accettare quasi tutti i punti che l'ufficio Croazia del suo ministero gli aveva predisposto come argomenti da discutere <284l. Il più importante fu l'adesione dei croati alla proposta di emanare un provvedimento d'amnistia politica generale, «necessaria non soltanto per pacificare le popolazioni ortodosse e permettere il loro ritorno alle case, ma anche per evitare ogni inchiesta e ogni séguito giudiziario per
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gli eccessi degli ustascia» <285>. I delegati croati, inoltre, «per evitare che l'agitazione comunista trovi alimento nel profondo malcontento e nello stato di disagio delle popolazioni» <286> convennero di riconoscere agli ortodossi garanzia di vita, restituzione dei beni, sblocco dei crediti congelati, riapertura del cambio del dinaro, riassunzione degli impiegati, pagamento delle pensioni, apertura di scuole per i serbi, sostituzione dei funzionari croati più compromessi <287>. Era un rovesciamento della linea sin'allora seguìta da Zagabria, assolutamente sorprendente anche se auspicabile <288>. Per conseguire il più rapidamente possibile questi obiettivi, i delegati italiani accòlsero la proposta croata d'abolire gran parte delle funzioni del commissario generale amministrativo; d'ora innanzi, la trattazione delle varie questioni con i comandi italiani sarebbe avvenuta direttamente tramite le autorità croate a livello locale, lasciando al commissario generale amministrativo esclusivamente le questioni più complesse <289>. Da parte italiana fu accolta anche la richiesta di disloèar~_alcuni battaglioni della milizia ustascia nella zona demilitarizzata, ponendoli; però, alle dirette dipendenze dei comandi di corpo d'armata <290>. Venne confermato l'aumento degli organici della gendarmeria, e si accettò che gli organi politici del movimento ustascia esplicassero «tutta la ·loro attività» <29n _nella zona del litorale. L'atteggiamento apparentemente ·più acCOJllodante assunto dai croati, probabilmente era dovuto a quell'inevitabile processo di revisione e di analisi della realtà che la stessa situazione imponeva agli ambienti di Zagabria, e che il comando del VI Corpo d'armata segnalava nel proprio Notiziario del 15 novembre. «Il Governo croato, a.d opera principalmente del vicepresidente del consiglio dottor Kulenovié, impressionato per lo sviluppo del!' azione dei cetnici e per l'atteggiamento equivoco dei mussulmani, vorrebbe raggiungere un accordo con i serbo-ortodossi. A diverse personalità serbe [forse Jevdjevié e Trifunovié-Brcanin - n.d.a.] sarebbero state fatte, in questi giorni, proposte vantaggiosissime se acconsentono a porsi a disposizione del governo per facilitare l'accordo in parola. Il governo prometterebbe principalmente: parità di diritti, per l'avvenire, a favore dei serbi; liberazione di tutti'gli arrestati attualmente trovantisi in campi di concentramento; risarcimento danni per le malefatte degli ustascia, da accertarsi da apposite commissioni miste; aiuti alle vedove e agli orfani dei serbi uccisi» <292>. Tuttavia l'incontro italo-croato di Abbazia non aveva affrontato la questione della invadente presenza germanica in Croazia, ed il 19 novembre, a Roma, Casertano faceva a Mussolini «una·esposizione ben poco incoraggiante sulla situazione», poiché alla labilità dei poteri di Pavelié si contrapponeva una «crescente ingerenza tedesca» 9-93 ). Ora, se Ciano annotava
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nel Diario che, «ormai non esiste più un prob lema italo-croato, esiste un problema italo-germanico nei confronti della Croazia» <294>, il chiarimento co·n Berlino diventava sempre più urgente. Il Governo del Reich, dal 24 al 26 novembre, aveva convocato a Berlino una riunione dei rappresentanti degli Stati aderenti al Patto Anticomintern , ed il ministro per gli affari esteri italiano, partendo da Roma, fra le allre istruzioni di Mussolini ricevette anche quella di chiarire le intenzioni della Germania circa la Croazia <295l. A Berlino, il positivo svolgimento delle operazioni militari in Marmarica aveva reso l'ambiente inso lita mente favo revole: «Hitler e Ribbentrop [... ] hanno continuamente esaltato l'Italia ed il Duce» e per la prima volta Ciano sentì «parlare con slancio del valore italiano» <296>. I colloqui con Ribbentrop, probabilmente, risentirono di questa atmosfera perché furono improntati ad una inusitata disponibilità da parte tedesca. Circa il problema croato scrisse Ciano, «gli ho parlato [a Ri bbentrop - n.d.a. J chiaro» <297>, e chiara fu la risposta di Ribbentrop: «da parte t edesca niente è cambiato rispetto agli accordi di Vienna. La Croazia è e deve rimanere zona d'influen- . za italiana» <298>. P erò il ministro del Reich non escluse che «elem enti tedeschi abbiano localmente lavorato in altra direzione, ma non sono persone comunque autorizzate ed·agiscono senza e contro le is~ruzioni»,<299>, ed anche dichiarò di essere «disposto a colpirli se sapremo [noi italiani - n.d.a.J dargli indicazioni e prove» <300l. Nel prosieguo del colloquio, apparve tuttavia che il lavorio a Zagabria non era soltanto opera di persone 'non aucorizzate' poiché, incidentalmente, Ri bbentrop, accennò che <<già alcuni giorni or sono», avendo «avuto sentore di q ueste d ìfficoltà», aveva convocato a Berlino «il Ministro tedesco a Zagabria [Kasc he • n.d.a.J per rinfrescargli la memoria» <301 l. In fine mise C iano al corrente circa un colloquio che aveva avuto con il ministro croato per gli affari esteri, Lorkovié, assicurando di avergli parlato <<in un senso che non deve ammettere equivoci» <302>. Ciano, malgrado tutto, non dovette sentirsi rassicurato, e nelle sue note scrisse: « Non so quale risultato avrà q uesto passo , ma devo d ire che le dìchiarazioni di Ribbentrop sono state fatte con impetò e spontaneità» <303>.
LO SVILUPPO DEGLI ACCORDI DI ABBAZIA - INCONTRO CIANO-PA VELit A VEN EZIA Mentre sembrava che con Berlino fosse stato raggiunto l'atteso chiarimento, i comandi dei corpi d'armata non avevano ancora ricevuto il testo degli accordi conclusi ad Abbazia, che fu dira m ato dalla 2a Armata dopo il 30 novembre <304>. Non è da escludere che questo ritardo sia stato voluto dal
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generale Ambrosio il quale, prima d'impegnare i comandi dipendenti nella nuova collaborazione con le autorità locali croate, quasi certamente intese conoscere l'esito dei colloqui Ciano-Ribbentrop. A loro volta, le divisioni del VI Corpo d'armata furono informate dei termini dell'accordo soltanto verso il 6 dicembre, cioè dopo ben tre settimane <305>. Per contro, le autorità croate di Tenìn ricevettero quasi subito istruzioni da Zagabria, ed il generale Monticelli, ignorandone la ragione, rimase sorpreso da una .serie d'iniziati ve dei croati, e si affrettò ad informare il generale Dalmazzo d'aver avuto «insistente conferma che le autorità Croate continuano a cercare contatti con i capi serbi della zona» <306>con proposte di pacificazione, con offerte di posti negli organi collegiali del comune e c0sì via. Ma per il generale Monticelli, che avanzava notevoli riserve se non anche scetticismo, tutto questo in pratica non avrebbe conseguito «assolutamente dei risultati degni di rilievo e non credo sia azzardato asserire -che la politica nuova è una politica di promesse alle quali i serbi non aderiranno. Per ottenere dei pratici risultati bisogna affrontare ben altri problemi» <301>. A questa pessimistica osservazione, il comandante della 'Sassari' faceva seguire un elenco delle questioni che attendevano ancora risposta, ignorando che i croati ad Abbazia si erano già impegnati a risolverle, per lo meno in gran parte. Riferendo, poi, le voci sull'invio di funzionari croati nelle località che ne erano prive, sulla sostituzione ·di quelli più compromessi, faceva presente che il cambiamento «del capitano distrettuale di Tenìn con altro funzionario equilibrato, onesto e italofilo» non aveva avuto luogo, «ed il Vukovié continua a rimanere in carica» <308>, e se era stato trasferito il podestà Arapovié, al suo posto era stato messo il vicepodestà <309>. Infine, faceva notare che i croatir ricostituendo le stazioni di gendarmeria, le affidavano a «quei comandanti di stazione invisi alla popolazione e gravemente compromessi dagli eccidi del passato» <31 0>. Nonostante le riserve del generale Monticelli, le autorità croate; almeno a Tenìn, stavano dimostrando buona volontà e, più stranamente ancora; sembravano trovare rispondenza fra gli ortodossi. Sui serbi, forse, incideva la stanchezza della lotta sostenuta per il ricon'oscimento dei loro più elementari diritti alla vita, ma probabilmente pesavano anche gli effetti della chiara presa di posizione del generale Dalmazzo con la sua lettera al comandante della 'Sassari'. In quei giorni, una decina dei più influenti capi ortodossi di Temn avevano chiesto alle autorità italiane ed a quelle croate l'autorizzazione di potersi riunire «per studiare la possibilità di collaborare con la autorità croata» (JII). Il convegno, autorizzato, ebbe luogo e si concluse con la decisione che, in linea di massima, gli ortodossi «sarebbero disposti ad una collaborazione, però, prima di accettare, desidererebbero avere il consenso di altre persone della zona già capi militari ai tempi della
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rivolta» <312>. L'autorizzazione venne concessa e due esponenti della comunità serba entrarono nella commissione per gli approvvigionamenti <313>. Sembrava, persino, che le autorità croate avessero offerto agli ortodossi il posto di vice-podestà, e «come corrispettivo per questa collaborazione l'autorità croata avrebbe promesso la riassunzione degli impiegati statali e parastatali ortodossi» (3 14>. Questi fatti sovvertivano ogni criterio di normale valutazione e si prestavano a molteplici interpretazioni, cominciando da quella che i croati, nel timore di venir travolti più che dai cetnici dai comunisti, cercassero nelle popolazioni ortodosse un'assicurazione contro maggiori pericoli; oppure che, nella ricerca d'un equilibrio interno, volessero associare i serbi per coinvolgerli nelle responsabilità, o anche, ma dal lato dei serbi - tesi del generale MonticeUi - «che l'adesione da parte ortodossa più che d.a un desiderio di collaborazione con le autorità croate» avesse «Io scopo di affermarsi nel comune e negli uffici politici per controllare da vicino l'attività croata ed averne il sopravvento qualora un momentò propizio si presentasse» <315> o venisse ad arte determinato. Infatti, il comandante della 'Sassari' si riservava di accertare se gli ortodossi avrebbero avuto «lo zampino negli eventuali atti di ostilità e di sabotaggio che verranno compiuti sotto veste comunista» <316>. In Croazia, nulla era da escludere in quel momento, nemmeno le combinazioni più antitetiche, come quella d'una intesa cattolico-ortodossa, e così t~gliere all'Italia una delle ragioni fondamentali della sua presenza in Croazia; oppure, permanendo l'occupazione, la costituzione fra croati e comunisti di un fronte antitaliano. Questo nuovo e subdolo gioco venne posto in rilievo anche dalla direzione generale di pubblica sicurezza del Governo della Dalmazia che, alla fine di novembre, aveva richiamato l'attenzione di Roma su una segnalazione del comandante italiano del presidio di Varkar Vakuf, il quale era giunto alla convinzione che, «in base a nuovi accertamenti fatti ed a ripetuti episodi verificatisi, [... ] la massima parte degli atti di violenza e delle razzie che si sono verificate e che si vanno compiendo nella zona sia voluta o per lo meno favorita dalle stesse autorità croate» <317>. Ma, simili iniziative, commentava la direzione di pubblica sicurezza, più che rientrare nella usuale politica persecutoria sembravano avere lo scopo di «poter dimostrare che le truppe italiane non sono in grado di mantenere l'ordine e la tranquillità e che la situazione è, nei villaggi e nelle campagne, peggiorata rispetto al periodo del governo croato» <318>. Inoltre, le autorità croate, «giovandosi di tale mezzo di propaganda (... ] cercherebbero di realizzare il riavvicinamento tra serbi e croati» <319>. Fine certamente lodevole, che corrispondeva all'impegno del soldato italiano, ma la sua realizzazione, più
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che portare alla pacifica convivenza fra i due gruppi, avrebbe dovuto se,wire per «aizzare gli uni e gli altri contro di ·noi [italiani - n.d.a. ]» <320>. Però le autorità croate di Varkar Vakuf non si dovettero sentire le più qualificate per parlare di pace ad ortodossi e cetnici, e tanto meno di collaborazione: si servirono, quindi, degli 'intellettuali' che, essendo per lo più seguaci di Macek, e perciò avversari di Pavelié, potevano meglio intendersi con i serbi. Il discorso dei macekiani era capzioso ma efficace per quelle mentalità. In prima linea ponevano l'emotivo ricordo dei massacri e dei delitti perpetrati durante l'estate, asserendo che non erano stati «opera di elementi del luogo ma di ustascia venuti da via, comandati da uomini quali Pavelié, Budak, Ruzié ecc. cioè da elementi vissuti per parecchi anni in Italia e messi al governo dalle truppe italiane» <321>. Ne conseguiva che «la responsabilità del regime di violenze e di terrore instaurato dal governo ustascia è opera dell' Italia poiché attuato da 'sue creature'» <322>. Quale ultima pennellata del quadro, i macekiani adombravano i vantaggi di una lotta in comune e, dato che «il vero popolo croato è onesto, capace ed amico dei serbi, esso deve unirsi agli ortodossi per abbattere il governo dei banditi, imposto dall'Italia e per sostituirlo con un governo tenuto dal dr. Macek» <323>. Ma il fenomeno non era circoscritto alla zona di Varkar Vakuf, ed il Governatore Bastianini, da Zara, informava Pietromarchi che «dai croati ben pensanti noi [italiani - n.d.a.] siamo accusati di avere con la nostra presenza e·la nostra inazione permesso dapprima i mas~acri e poi la rivolta dei serbi» <32A>. Aspetti essenziali di questo disegno affioravano anche da altre località; il comandante del presidio italiano di Kljuc segnalava che «gli eccidi, gli incendi, e le altre illegalità che si verificano durante le operazioni di rastrellamento non sono frutto di singoli individui sanguinari i cui atti non è facile frenare, ma sono ordinati e chiaramente per iscritto dalle autorità croate» <325>. Infatti, il comandante del reparto croato, di stanza nel paese, aveva fatto leggere ad un ufficiale italiano l'ordine pervenutogli dal proprio comando di Banja Luka: «Tutti coloro che vengono sorpresi nel raggio dell'attacco devono essere uccisi e tutte le case dalle quali si è sparalo devono essere incendiate» <326>. Non era pensabile che i responsabili di quest'ordine non ne avessero considerato gl 'inevitabili riflessi sulla situazione interna ma, nel più ampio giuoco cont ro l'I talia, sia la precostituzione di prove per dimostrare la incapacità dei comandi italiani, sia i tentativi per alimentare il malanimo dei serbi era uno scopo che valeva il suo prezzo. Le 'finalità e la tattica croata apparvero ~en chiari da una 'memoria' del ministero degli affari esteri di Zagabri!'l <327>. Partendo dalla constatazione che l'occupazione italiana della seconda zona era stata convenuta al solo scopo «dichiarato» d'impedire un attacco dal mare e di prevenire una concomitante azione dei ribelli dall'interno verso la costa, chi aveva esteso
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quel documento commentava: «Nell'esecuzione di questo fu fucilato un numero considerevole di Croati, solo a causa del possesso delle armi; le formazioni Ustascia dovettero in questa Zona cessare la loro attività e un gran numero di funzionari Ustascia dovette fuggire dalla zona litoranea. Nel medesimo tempo vi erano [da parte italiana - n.d.a.J delle trattative coi Serbi ribelli e coi comunisti, senza però eseguire il loro disarmo; i preti ortodossi - agitatori di ribellioni - giravano coll'aiuto dell'Esercito Italiano per i villaggi serbi, facendo propaganda anticroata» <328>. Proseguiva, quindi la 'memoria', specificando che «nel primo tempo, il regime militare della Zona Litoranea era indirizzato nel senso anti-ustascia, anti-croato e serbofilo, perché le autorità militari [italiane - n.d.a.] partirono dallo sbagliato presupposto, che i disordini cominciarono solo a causa dell'aspro procedimento delle autorità croate e degli Ustascia e che bisognava prima di tutto eliminare l'autorità croata e ustascia e che allora i Serbi si tranquillizzeranno da se stessi» <329). Secondo il documento, «questo procedimento ebbe un risultato negativo e·ciò egualmente nella zona stessa [la demilitarizzata - n.d.a.J e nel resto della Croazia; le persecuzioni [da parte dell'Italia - n.d.a.J degli Ustascia e la protezione dei Serbi ribelli ebbe un'influenza grave a danno degli sforzi continui del Governo ustascia per una quanto più stretta collaborazione dei nostri paesi. Lo sfracellamento dell'organizzazione ustascia nella Zona Litoranea e il toglimento del potete politico agli organi croati ebbe per conseguenza solo u~ maggior rinforzamento dell'attività dei ribelli e servì in maniera splendida alla propaganda comunista» <330>. Così, per il compilatore della 'memoria' , si sarebbero avuti i seguenti risultati: «a) la sicurezza molto peggiore di prima; b) solo i croati disarmati e i Serbi no; c) in seguit? a ciò spessi assassinii e una migrazione in massa di croati dalla Zona demilitarizzata; d) svolgimento libero delJ'organizzazione dei cetnici e deì comunisti e della loro propaganda sotto la protezione delle trattative in corso colle autorità italiane; e) un grave disturbo dell'intera organizzazione dello Stato Indipendente di Cr(?azia, perché colla creazione della Zona Litoranea fu colpita la metà delle Gran Giuppanie [in croato: Zupanije n.d.a.J; f) aggravamento della situazione economica a causa del numero troppo grande di truppe italiane e a causa del tentativo di separare queste zone anche economicamente dalla Croazia; g) gravi çonseguenze psicologiche in Croazia» <331 ). Pertanto, continuava la ' memoria ', «alla fi ne di ottobre la situazione divenne insostenibile» <332). Soltanto dopo la visita di Pietromarchi a Zagabria ed all'accordo di Abbazia, «secondo il quale si ripristinò l'a,ttività del movimento ustascia nella zona Litoranea, mentre il Governo Croato dà
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perdono ai ribelli, la situazione ammigliorò» C33 3>. Forse il miglioramento si riferiva a1 fatto che a Macarsca, due giorni dopo il convegno di Abbazia, alla presenza del gran zupano Ante Luetié, era stato inaugurato il comando federale della gioventù ustascia <334>ed a Tenìn, il vice-prefetto, David Sincié, era stato nominato strozernik [federale - n.d.a.] del movimento, con il compito di «prendere tutte le misure per una definitiva sistemazione della organizzazione ustascia e della milizia ustascia e quindi portare al Quartier Generale ustascia le nomine per tutti i gerarchi ustascia» <335>. Ma, anche con questi 'miglioramenti', per Zagabria «la situazione giuridica [era] del tutto incerta perché l'autorità militare italiana col pretesto del ma ntenimento della sicurezza pubblica e dell'ordine s'immischiò nella soluzione di diverse questioni[ ... ] mentre dall'altra parte il mantenimento della sicurezza e dell'ordine non si trova affatto solo in ma no italiana, essendo l'Esercito italiano dislocato soltanto nei centri maggiori. Non conoscenza della lingua, delle circostanze e della gente da parte italiana provoca continuamente decisioni sbagliate, che sono a danno alla tranquillizzazione e anche alle relazioni italo-croate e in più l'immischiarsi dell'Esercito nell' amministrazione civile è dannoso anche per la disciplina militare» <336). Da qui la conclusione: «abolire il bando del 7 settembre[ ...] ripristinare la piena autorità dell'amministrazione croata» <337l e, per rafforzare questa richiesta, il ministero di Zagabria portava come ulteriore argomento il fatto che «è addirittura insostenibile per l' autorità del Governo Croato, che nel momento, quando la Croazia prende parte alla guerra russa, quando i volontari croati si trovano nei quadri dell'Esercito italiano, quando la Croazia si trova in stato di guerra coli' America e coll'lnghilterrà, quale membro del patto tripartito e anticomunista, marciando dappertutto, senza riserva, a fianco delle potenze d ell'Asse, un terzo del territorio croato sia sotto occupazione» <338>. Molto probabilmente la 'memoria' era stata predisposta per Pavelié in previsione dell'incontro con Cia no a Venezia. Questi colloqui avrebbero costituito il terzo momento di quel disegno diplomatico che, secondo gli intendimenti di Roma, doveva portare ad un chiarimento con Zagabria . Lo scoglio del riconoscimento della preminenza italiana in Croazia, dopo il colloquio Ciano-Ribbentrop, sembrava superato. Ora si doveva concludere con P avelié, anche se la situazione non era in quel momento la più favorevole. Prima del convegno di Venezia, Pietromarchi - il 12 dicembre - si era incontrato con il generale Ambrosio. Partendo dall'analisi delle for ze necessarie alla 2• Armata per JT}antenere l'ordine e reprimere la ribellione dei territori presidiati, i due interlocutori ne valu.Larono a nche l'adeguatezza «per poter, eventualme nte, in prosieguo di tempo, qualora le circostanze lo
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richiedano, estendere l'occupazione nella Bosnia orientale» <339). Ritornava, così, il problema di quei territori, ma con più concretezza, data la posizione e le responsabilità di Pietromarchi e del generale Ambrosio. L'operazione della Bosnia orientale doveva essere il naturale corollario dell'occupazione della terza zona, che «non può essere considerata fine a se stessa; costituirebbe uno spreco di sangue, di danaro, di energie e di prestigio, assolutamente inutile e sproporzionato agli sforzi» <34o), anche perché era stata intrapresa «nel presupposto che [ ... ) dovesse in seguito estendersi a tutta la Bosnia, fino alla vallata della Orina» (3 41 l. Il discorso andò molto oltre, sino a considerare i modi ed i tempi dell' operazione. Sul piano militare la scelta era lasciata al generale Ambrosio, «quando riterrà di disporre di ~utti i mezzi necessari» <342>. Predisposti uomini e mezzi, si sarebbe passaci alla fase decisiva; il comando della 2a Armata avrebbe presentato «un rapporto riassumendo la situazione del momento e prospettando la necessità, per poter domare la ribellione cetnicocomunista, di occupare la Bosnia orientale ove tale ribe!Jione trova origine ed alimento» c343>. Quindi sarebbe subentrato il ministero degli affari esteri che «cercherà allora di provocare accordi diretti con Berlino per avere l'adesione germanica», sul presupposto delle «assicurazioni date da von Ribbentrop, che avrebbe impartito ordini al Ministro Kasche - assicurazioni ripetute da Funk al conte Volpi - nel senso che tutta la Croazia va considerata zona d'influenza italiana» <344l. Tracciate le linee del progetto 'Bosnia', Piecromarchi ed il generale Ambrosie esaminarono la questione dell'esercizio dei poteri civili nella seconda zona. Furono d'accordo che nessuna deroga era ammissibile poiché «l'esercizio di detti poteri rappresenta il presupposto necessario per poter svolgere nella zona demilitarizzata, un proficuo lavoro di penetrazione politica» <345) , ed anche perché «qualunqu"e sia in avvenire la soluzione della questione croata» , quella zona, economìcamente e militarmente·, costituiva «il completamento naturale della Dalmazia italiana» <346). l termini di questo colloquio - ma senza alcun riferimento al problema della Bosnia - vennero inseriti in un 'appunto' per Ciano, fra gli altri argomenti che avrebbe dovuto esaminare dura nte i colloqui con Pavelié t347), A proposito del presidio della seconda zona e dell'esercizio dei poteri civili, si riconfermava che il controllo sulla popolazione era determinato d a necessità di guerra, e non essendosi verificato alcun mutamento sostanziale nel quadro del conflitto , nulla ne giusti ficava un cambiamento <348>. Per la terza zona, pur riconoscendo che i croati a vevano chiesto, ed il Governo italian o accondisceso, che i poteri civili non fossero assunti dai militari, tuttavia, per conseguire la 'normalizzazione' in quei terrirori, i comandi italia ni dovevano <<essere
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in grado di far valere la loro autorità non solo sulle popolazioni, ma altresì sulle amministrazioni civili croate, per poter assicurare il mantenimento dell'ordine e il ripristino della legalità>> <349>. Perciò, il comando della 2• Armata, «di fronte alla situazione piuttosto delicata che si viene delineando nella 3a zona, desidererebbe che venissero assunti anche in essa i poteri civili» <350l. Argomento probabilmente da contrapporre ad una richiesta croata di restituire i poteri civili nella seconda zona. Al convegno di Venezia presero parte Ciano, il conte Volpi, i ministri Pietromarchi e Casertano, e vi intervenne il generale Ambrosie. La delegazione croata era composta da Pavelié, dal ministro per gli affari esteri Lorkovié, da quello per le finanze Vladimir Kosak, per la giustizia Puk, nonché dal ministro di Croazia a Roma Stijepo Perié <351 l . Sulla situazione della Croazia, Pavelié fece un'esposizione rassicurante, sostenendo che lo Stato si stava progressivamente rafforzando e che il basso clero cattolico aveva assunto un atteggiamento molto favorevole verso il regime ustascia, mentre vi era una certa freddezza nelfe alte gerarchie C352>. Ciano, parlando dei rapporti con la ·Germania, mise il Poglavnik al corrente dei colloqui che aveva avuto a Berlino con Ribbentrop. Pavelié, a sua volta, gli confermò quanto il ministro per gli affari esteri del Reich aveva detto, in quell'occasione, al ministro Lorkovié. Assicurò, inoltre, che Zagabria nelle ultime settimane l'azione della Germania sembrava più moderata: la Gestapo si limitava al controllo degli elementi tedeschi e la missione militare germanica aveva ridotto sensibilmente il numero dei suoi componenti <353>. Pavelié, poi, parlò a lungo sulla questione dei poteri civili nella seconda zona, facendo anche «gli elogi più vivi del comportamento e dell'azione delle nostre truppe [italiane - n.d.a.]>> <354l. Tuttavia, a suo giudizio, molti ufficiali, particolarmente di grado subalterno, non avrebbero avuto la capacità d'esercitare i poteri civili «in paesi di cui non conoscono né persone, né lingua, né costumi» <355>. Ma il Poglavnik, più che formulare precise richieste, si limitò ad un'esposizione critica, e così la questione rimase impregiudicata <356l. Da parte italiana, invece, facendo leva sull'accentuarsi delle infiltrazioni dei ribelli, fu proposto che nella terza zona fossero aumentati i poteri dei comandi militari attraverso una più stretta collaborazione con le autorità civili croate e la istituzione di tribunali militari. «I croati accolgono il principio della collaborazione, ma, per quanto riguarda i Tribunali, rispondono che la cosa potrà essere esaminata sul posto fra le Autorità civili croate che sono più in grado di condurre le predette istruttorie» <357>.
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Sul piano delle operazioni contro i ribelli, Pavelié si dimostrò convinto della necessità «di usare la maniera forte nei confronti dei cetnici e dei comunisti e di procedere nei loro riguardi ad operazioni decisive durante il
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.corso dell'inverno» <358>, raccomandando di rinforzare i contingenti italiani nella Bosnia meridionale e nel Montenegro, «perché è là che egli attende le più pericolose sorprese» <359>. Nel complesso, dal convegno di Venezia, Ciano trasse l'impressione di un rafforzamento della posizione. di Pavelié e, sui rapporti italo-croati, annotava: «In sintesi mi sembra che la barca stia a galla, faticosamente, e che cominci anche a spiegare qualche timida vela . . Siamo lontani dalle conclusioni, ma qualche cosa è stato fatto, e per il futuro tutto dipenderà da noi e dagli uomini che per noi lavoreranno in Croazia» <360>. Ma ripeteva, anche, quell'interrogativo che, a suo giudizio, malgrado le reiterate assicurazioni di Ribbentrop, non aveva trovato l'integrale dsposta che si attendeva: «Tutto dipende dai tedeschi: se, come sembra, tengono fede agli impegni per cui la Croazia è zona d'influenza italiana, mÒlto potrà ancora da noi venir fatto. Se, al contrario, riprendessero a forzare la mano e a spingere innanzi la loro penetrazione, non ci rimane che ripiegare le bandiere e tornarcene a casa» <361>.
LA PROPOSTA TEDESCA D'UNA OCCUPAZIONE ITALIANA DELLA CROAZIA - L'AMNISTIA DI ZAGABRIA
Mentre Ciano era impegnato nella seconda giornata dei colloqui con Pavelié, il 16 dicembre, a Roma, l'addetto militare tedesco , generale von Rintelen, consegnava a Mussolini una richiesta «intesa a conoscere se, ritirando la Germania _le sue truppe dalla Croazia, l'Italia sarebbe stata disposta aa assumersi l'incarico di ripristinare e mantenere l'ordine occupando colle sue truppe l'intera Croazia» (%2>. Musso!Eni si riservò la risposta, anche perché l'iniziativa germ~micà - che sembrava convalidare le assicurazioni di Ribbentrop sulla preminenza degli interessi italiani in Croazia - colse di sorpresa gli esponenti politici e militari italiani. Ciano stesso sembra averne avuto notizia soltanto il giorno successivo, quando si recò a Palazzo Venezia per riferire sull'incontro di Venezia, ed attribuì il passo tedesco alle necessità di uomini per il fron te russo; non escluse tuttavia che la richiesta potesse costituire la prova che «la Croazia è veramente considerata da Berlino quale nostro Lebensraum» <363). Mussolini appariva propenso «a buttarsi sulla proposta», però Roatta, che sostituiva al Comando Supremo il generale Cavallero da alcuni giorni in Libia, chiese di studiare il problema per «non ( ...] mettere la mano in un ingranaggio senza essere sicuro di dominarlo» <364>.
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L'ufficio operazioni del Comando Supremo, preparò un pro memoria sulla 'Occupazione totale della Croazia', ricalcando in larga parte, le valutazioni di Ciano: «I tedeschi hanno deciso di ritirare le loro truppe dalla Croazia, per poterle impiegare altrove (Serbia), affidandone interamente a noi il presidio. Tale rinuncia, da parte germanica può essere motivata dalla scarsità di truppe disponibili o dal voler la Germania rinunziare all'occupazione in Croazia poiché facente parte dello spazio vitale italiano, oppure entraml;>i i motivi» C365>. Indipendentemente dalle ragioni sottostanti, il pro memoria considerava due problemi: uno militare e l'altro politico. A quest' ultimo veniva dato particolare rilievo poiché, secondo il Comando Supremo, l'occupazione della Croazia doveva portare «ad una radicale trasformazione dell'indirizzo e delle tendenze anti.taliane manifestatesi finora nelle sfere ufficiali croate»· <366>, anche «con l'inserimento nel Governo croato di persone sicuramente legate all'Italia, in modo che l'azione militare sia s.ostenuta e non ostacolata al Centrn e l'attività in ogni campo possa attuarsi su un piano di positiva collaborazione» <367l. Circa le modalità dell'occupazione, persisteva nel criterio di «non assumere i poteri civili[ ... ] analogamente a quanto si è fatto per la terza zona» <368>; sarebbero state presidiate soltanto le località più importanti, e le truppe croate dovevano passare alle dirette dipendenze dei comandi italiani. Il pro memoria concludeva prevedenclo l'impiego operativo d'un nuovo corpo d'armata su cinque divisioni. Il 18 dicembre, Mussolini convocò, per le ore 20, il ministro Ciano, il generale Roatta, il generale Ambrosio, il generale Magli del Comando Supremo ed il ministro Casertano <369>. Là discussione si aperse sulle comunicazioni del Capo del Governo. Prese la parola il generale Ambrosio sostenendo che, prima di affrontare il problema operativo, era indispensabile far ritirare dalla Croazia, oltre le truppe della Wehrmacht, «anche il presidio aeronautico [tedesco - n.d.a.] di Zagabria, tutte le varie formazioni palesi ed occulte agenti nel paese, le autorità militari germaniche risiedenti a Zagabria ed in altri centri, i rappresentanti dei vari ministeri, ecc.» C370>. Mussolini non interloquì. Intervenne il generale Roatta, esprimendo il parere che Berlino, «malgrado sia stata pronunciata la frase - Croazia spazio vitale per l'Italia - sia dal Fi.ihrer, sia dal von Ribbentrop, non intenda affatto rinunciare a tutto il lavoro già fatto nel campo economico e che solo per le necessità derivantele, a causa della rivolta in Serbia, di aumentare colà le sue truppe sia addivenuta a tale offerta all'Italia» <371 l. Il generale Ambrosio, «richiesto del come intendeva operare per raggiungere lo scopo di pacificare ed occupare tutta la Bosnia» <372>, fece un quadro della situazione militare e politica della Croazia; chiese l'assegnazione di due nuovi comandi di corpo d'armata, di cinque divisioni ed il
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potenziamento dell'intendenza. Con tre divisioni si sarebbe mosso dalla zona di Sarajevo verso nord e con due dalla linea della Sava, fra Bosanska Gradiska e Slavonski Brod, verso sud . Con azione limitata, le truppe dislocate nella terza zona si sarebbero mosse verso levante in modo da agire concentricamente sui ribelli. Qualora, per ragioni logistiche, non fosse stato possibile un movimento simultaneo, l'azione da sud avrebbe avuto la precedenza <373>. Si parlò anche del modo e del momento per informare il Governo croato dei nuovi piani, e Ciano si espresse nel senso «che sarà bene attendere che tutta la macchina sia montata e pronta a scattare» <374>. li compito di avvertire Zagabria sarebbe spettato a Casertano, «il quale dovrà diplomaticamente preparare la mentalità dei dirigenti croati ad accettare questa occupazione che, in fondo, tornerà a tutto loro vantaggio» <375>. Militarmente, l'occupazione della Croazia - anche se le maggiori difficoltà erano quelle logistiche - costituì va pur sempre un• operazione che richiedeva adeguata preparazione sia per l'estensione del territorio da presidiare, sia perché, indipendentemente dall'atteggiamento che avrebbero assunto i ribelli, la loro forza, nella Bosnia orientale, era stimata a 30 mila cetnici e circa 5 mila comunisti, mentre fra la seconda e la terza zona vi sarebbero stati approssimativamente 15 mila comunisti ed un 5/6 mila cetnici <376l . Apparivano largamente dotati di fucili, di mitragliatrici, fucili mitragliatori, con buona dotazione di munizioni, qualche cannone da campagna e piccoli mortai, armi in massima parte provenienti dai depositi dell'exesercito jugoslavo o prese alletruppe croate, ed anche italiane, nelle varie imboscate. I cetnici, soprattutto, avevano «un vero e proprio inquadramento: sono comandati da sottufficiali ed ufficiali dell'esercito jugoslavo con servizi, mezzi ed organizzazione interna corrispondente» <377>, in costante sviluppo e potenziamento. Dopo aver operato isolatamente, per bande, s'erano riuniti in gruppi ed ora, sul terreno, applicavano anche nozioni tattiche. Inoltre i loro movimenti apparivano coordinati da un comando unico, sotio la guida del generale Mihajlovié, la cui autorità sembrava riconosciuta dai più importanti raggruppamenti. I rapporti fra cetnici e comunisti non risultavano ben definiti ma, a parte alcune situazioni locali, vi era in atto una tacita intesa per non intralciarsi reciprocamente <378>. La 2a Armata prevedeva d'incontrare una decisa opposizione soltanto dalle bande comuniste poiché «i cetnici - eccezion fatta per la zona confinante con il Montenegro - hanno sempre evitato, per quanto era possibile, di entrare in conflitto» <379> con le truppe italiane. Non si doveva però sottovalutare la circostanza che, negli ultimi tempi , l'atteggiamento dei cetnici e delle popolazioni ortodosse non appariva più tanto favorevole nei confronti degli italiani, e che l'elemento serbo della Bosnia e dell'Erzegovina sembrava maggiormente orientato verso l'idea di una Bosnia indipendente, o anche d'una grande Serbia, piuttosto che cercare un'annessione da parte dell'ltalia <380).
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li generale Ambrosie, rientralo in sede dopo la riunione da Mussolini, convocò i comandanti delle unità e dei servizi per illustrare i nuovi compiti e disporre lo studio dei relativi piani. Tenendo conto che, delle cinque nuove divisioni, tre sarebbero state trasportate via mare con porti di sbarco in Dalmazia, orientò l'inizio delle operazioni non prima della metà di febbraio. Gli uffici dell'Armata dovevano studiare i movimenti dei trasporti ferroviari; l'afflusso e la dislocazione delle due divisioni che avrebbero operato dal nord; lo schieramento che il generale Dalmazzo avrebbe dato alle tre divisioni sul fronte sud; la valutazione del numero degli aerei sia per l'osservazione che il combattimento; l'elaborazione del piano dei collegamenti; l'individuazione delle località di avviamento delle divisioni; i tempi necessari, e gli altri problemi di car~ttere logistico, non esclusi quelli dell' intendenza. 11 25 dicembre i piani erano già a Roma, all'esame dello Stato Maggiore delJ'esercito. Di questi studi, il console Castellani dette notizia al ministro Pietromarchi ()SO, segnalando che le cinque nuove divisioni avrebbero sostituito, nel presidio della seconda e della terza zona, ·quelle del V e del VI Corpo d'armata che, già allenate alla guerriglia e psicologicamente preparate all' ambiente, sarebbero state impiegate nell'operazione. Il console Castellani riferì anche sulla questione dei cetnici nella Bosnia orientale perché la 2a Armata, «in base ai contatti che si sono finora avuti e alle conversazioni tutt'ora in corso con i capi di alcuni gruppi ribelli cetnici» <382> vedeva la possibilità di giungere ad un accordo ed ottenere «forse anche la loro cooperazione per combattere le bande comuniste e i gruppi isolati di partigiani (briganti)» <383>. Ma per riuscirvi, proseguiva Castellani, «il Comand_o . avrebbe il bisogno di poter promettere ai capi cetnici che nella Bosnia orientale, dopo l'occupazione italiana, l'Armata assumerà l'effettivo controllo di tutta l'amministrazione e procederà all'allontanamento degli ustasci, delle truppe regolari croate e delle autorità amministrative croate più compromesse nelle persecuzioni contro i serbi» <384>. A tal fine, e per poter procedere rapidamente nell'opera di pacificazione, il generale Ambrosie avrebbe chiesto che ai comandi militari venisse riconosciuto «l'inconclizionato esercizio di tutti i poteri civili e militati» <385) sui territori di nuova occupazione «O almeno nelle zone dove l'elemento croato sia in nena minoranza» (386>. Castellani, però, come propria 'impressione' i riteneva, che le previsioni del comando dell'Armata sulla possibilità.di non incontrare resistenza da parte dei cetnici, peccassero «forse per eccessivo ottimismo» <387>. Il generale Oxilia, dal canto suo, fece pervenire al Comando Supremo una relazione, - 'Del morale degli ufficiali.e dell'esercito croato in relazione alla situazione politica• <388> - che poneva in evidenza le molte carenze. Ma
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la sollecitudine degli uffici dell'Armata nel predisporre i piani, la informativa del console Castellani, la relazione del generale Oxilia, erano già state superate dagli avvenimenti. Il 24 dicembre, alle 10,30 del mattino, il generale von Rintelen aveva comunicato verbalmente al Comando Supremo che «in seguito a pensiero espresso dal Comando delle Forze del Sud-Est si richiede non più la sostituzione delle forze germaniche da parte di quelle italiane in tutta la Croazia, ma la collaborazione delle forze italiane per stroncare definitivamente ogni attività dei ribelli, collaborazione particolarmente nella regione di Sarajevo>> <389>. Il subitaneo ed improvviso cambiamento appariva ancor più sorprendente della richiesta del 16 dicembre. Pietromarchi, in una lettera 'segreta-riservata alla persona', alcuni giorni dopo avrebbe scritto a Casertano che «i tedeschi dopo averci dato mano libera per l'occupazione dell'intera Croazia, anzi dopo aver concordato con noi, a mezzo del Generale Rintelen, persino k modalità per il ritiro dei loro reparti, ci hanrio fatto all'improvviso sapere che restano annullate le precedenti loro comunicazioni; che si propongono essi stessi di procedere all'occupazione della Croazia fino alla nostra linea di demarcazione e ci hanno chiesto di mettere a loro disposizione delle nostre truppe» c39o>. La mattina di Natale, il generale Magli consegnava al ministro Francesco Scammacca, dell'ufficio di ·collegamento del ministero degli affari esteri con il Comando Supremo, copia della .comunicazione verbale di von Rintelen, ed il ministro - evidentemente stupito se non contrariato - espose al generale <<tutti gli argomenti che ci consigliano di insistere con i tedeschi sui precedenti concetti di [un] nostro completo controllo in Croazia, con esclusione di 'condomini'» C391 >. Ma,· per il generale Magli, si trattava ormai di un problema che esulava dalla competenza del Comando Supremo; a suo giu~izio la questione richiedeva un intervento per lo meno a livello dei ministri per gli affari esteri <392>. Quello stesso gi~>rno, Mussolini ebbe un colloquio con Ciano e con il generale Cavallero <393>, e convocò nuovamente il generale Ambro~io. Il comandante della 2a Armata, giunto a Roma, dapprima ebbe uno scambio di vedute con il capo di Stato Maggiore dell'esercito, generale Roatta, «colloquio mantenutosi sulle generali» <394>; quindi con il generale Cavallero, capo di Stato Maggiore generale, dal quale ebbe «notizie vaghe» <395>. Invece ricevette più precisi ragguagli per telescrivente dal proprio capo di Stato Maggiore che, da Sussa, gli fece pervenire il testo d'una lettera del comando tedesco delle F:orze del Sud-Est, in quel momento tenuto interinalmente dal generale Walte_r Kuntze: in tal modo· il generale Ambrosio apprese del nuovo piano tedesco e della richiesta di reparti italiani per
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un ciclo di operazioni contro i ribelli nella zona di Sarajevo. L'azione di rastrellamento sarebbe durata quindici giorni poiché - subito dopo - delle due divisioni tedesche che avrebbero preso parte aJl'operazione - la 718a e la 324a - quest'ultima doveva trasferirsi ad altro fronte. Alla 2 a Armata italiana si chiedeva di sbarrare la linea di demarcazione impedendo che i ribelli defluissero nei territori controllati dalle unità italiane <396>. Con questi elementi, che chiarivano il nuovo piano tedesco, Ambrosie, il 28 dicembre, fu ricevuto da Mussolini ed apprese che i cambiamenti erano stati determinati da «tent_en11amenti del Comando Supremo tedesco» <397) più che da decisioni dì Berlino. Durante il colloquio furono trattati argo. menti di carattere generale relativi alla Slovenia, ai provvedimenti per prevenire le sorprese sul terreno,all'intensificazione dei servizi informativi, alla mobilità dei reparti, a ll'opportunità di improvvisi rastrellamenti, ai lavori campali. Quindi Mussolini impartì al generale Ambrosia nuove direttive - che sembravano preludere ad un piano completamente diverso - da realizzare in piena autonomia dai tedeschi e disattendendo completamente le intese con i croati. In primo luogo si doveva <<eliminare la influenza croata dalla 2a zona e dare la sensazione che l'Italia non deve andar più via» C398l, cioè sostanzialmente l'opposto delle istruzioni·impartite alla 2 3 Armata dopo i colloqui di Pietromarchi e del generale De Blasìo a Zagabria; da quì la necessità dì <<evitare che i presìdi croati si rafforzino, e ottenere l'allontanamento definitivo degli u stasci» <399> superando, in tal modo, le d~cisioni del convegno d'Abbazia. Inoltre, Mussolini lasciò intravedere la possibilità di modifiche territoriali nella Dalmazia annessà, accennando al generale Ambrosia che «bisognerà iniziare gli studi per la sistemazione militare del nuovo confine nelle Dinariche (da farsi a febbraio)» <400>. Quindi, un'altra impensata indicazione di massima: <<Ora abbiamo lavoro in comune con i tedeschi, ma può essere che vi dia l'ordine di sgomberare la 3• zona» <401 >. La prospettiva d'un rafforzamento delle difese della Dalmazia, il ripiegamento delle forze dalla terza zona, la volontà di rimanere nella seconda zona, escludendo i croati, implicavano l'abbandono non solo dei piani d'occupazione dell'intera Croazia, ma anche di quelli più limitali per la Bosnia orientale. Era un programma che, pur senza immediate scadenze, preoccupò Pietromarchi il quale, nella lettera 'riservata' a Casertano, scrisse anche: «La parte più delicata ed importante delle direttive impartite dal Duce al Generale Ambrosie riguarda l'atteggiamento eia tenere nei territori occupati. Ho pregato Castellani di venirtele a riferire a voce[ ... ]. lo ne accennerò al Ministro [Ciano - n.d.a.], ma della cosa ·dovremo riparlarne tra noi>> <402>. Restava, però, l'incer_tezza dei motivi che avevano indotto i tedeschi a mutare gl'impegni già assunti, e Pietromarchi nella lettera a Casertano
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faceva le seguenti supposizioni: «Pare, a quanto risulta in questi ambienti militari, che il cambiamento sia dovuto a pressioni fatte in tal senso dagli stessi Croati, ai quali il Generale Glaise aveva avuto ordine di dare comunicazione della cosa» C403J. Non siamo in grado di precisare se il generale tedesco abbia informato i croati del piano italo-germanico per ordini ricevuti o di propria iniziativa. Però non è da escludere che una certa respo.nsabilità di questo improvviso cambiamento possa ricadere anche su Ciano, avendo lasciato aperte all'iniziativa tedesca tutte le strade che portavano al Governo di Zagabria; se dal primo momento avesse incaricato Casertano d'assicurarsi il consenso di Pavelié, senza attendere 'sino a quando la macchina sia pronta a scattare', probabilmente avrebbe condizionato i ripensamenti dei tedeschi._Ma, d'altro lato, si deve anche riconoscere che la decisione di Ciano fu opportuna poiché evitò al Governo itciliano di fare una figura ben poco brillante: basti pensare a quale livello sarebbe caduto il prestigio dell'Italia nella già scarsa considerazione di Zagabria se,: pochi giorni dopo la comunicazione che le forze. armate italiane, d'accordo con i germanici, assumevano il presidio e la tutela di tutta la Croazia, fosse stato necessario annunciare la desistenza . dal!' operazione perché. i tedeschi avevano cambiato ide.a. Ma, a parte qual- · siasi valutazione, resta incompren~ibile che una proposta di tale rilievo, più politico che militare, come quellà_di affidare ali' Italia l'intera Croazia, non sia pervenuta a Roma attraverso i normali canali diplomàtici, e che richie~ ste e ripensamenti siano stati presentati alle autorità italiane solamente da enti militari germanici escludendo - almeno apparentemente -·ogni ingerenza di Ribbentrop. Il generale Ambrosia, dopo la seconda udienza da Mussolini; il 30 di-·· cembre, convocò nuovamente i comandanti delle unit~ dell'Armata e, quasi a giustificazione, esordì dicendo che la frequenza di questi rapporti erano le «ripercussioni di altre riunioni [ :. J a Roma» <404J. Dopo aver riferito sui· colloqui ~ sulle direttive ricevute, dette anche una sua interpretazione def' cambiamento dei piani: «Il generale tedesco a Zagabria (Glaise von Horstenau - n.d.a. J recatosi a colloquio dal Maresciallo Kvaternik, deve avergli prospettato la soluzione in via di adozione e tale soluzione deve aver prodotto nelle sfere del Governo Croato una reazione a noi non favorevole» C405J. Ora, ali' Armata era stato asse·g nato il·compito di chiudere la linea di demarcazione in corrispondenza .delle zone ove, più ad oriente; avrebbero operato le divisioni tedesche, e guarnire il tratto sulla Drina da Foca a Gorazde comprese. In questa zona avrebbero cooperato anche aliquote delle truppe italiane del Montenegro: A rinforzo del VI Corpo d'armata veniva assegnata la divisione 'Ravenna', ed il comandante dell'Armata dette atto
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al generale Dalmazzo delle difficoltà che avrebbe incontrato per schierare tempestivamente questa divisione che si trovava ancora in Italia, oltre che per le condizioni ambientali rese pesanti dall'inverno. Comunque, chiese a tutti «di fare quanto umanamente possibile dato che a Roma, di fronte alla richiesta dell'alleato tedesco se ne fa una questione di prestigio» (406)_ Cadeva, in tal modo, l'idea dell'occupazione della Croazia e, come annotava Ciano, «forse non è male, perché in primavera Bosnia, Serbia, Montenegro, diventeranno grosse gatte da pelare» <407>. Ma cadeva anche quell'opportuno orientamento, sul piano della sicurezza militare, di ritirare i presidi avanzati dalla terza zona come, il 15 dicembre, il generale Dalmazzo aveva proposto alla 2a Arm ata sulla base di due ·considerazioni. La prima, inerente ai fattori climatid, «inverno et condizioni stradali durante stagione invernale richiedono dispendio ingenti forze et mezzi per alimentare et eventualmente sbloccare presidi terza zona» <408l, l'altra, relativa alle condizioni politico-ambientali, perché «contegno Autorità croate et Ustascia, affluenti sempre più numerosi et turbolenti, rende moralmente sempre più penosa et difficile situazione nostri comandi et t ruppe costretti assistere impotenti nuove.violenze et soprusi» <409l. Propose, quindi, che nella terza zona, la 'Sassari' conservasse il solo presidio di Dervar, ritirando quelli di Bosanski Petrovac, Sanski Most e Varkar v.a kuf; la divisione 'Bergamo' avrebbe abbandonato Bugojno e Prozor, mantenendo Glamoc; la 'Cacciatori delle Alpi' sarebbe rimasta a Konjié, ritirando il presidio di Kalinovik, e la 'Marche' avrebbe tenuto solamente Gacko <41 oi. Le truppe, invece, sarebbero rimaste sul posto nelle più difficili condizioni di quell'inverno eccezionalmente rigido. A Natale, in Croazia il ministro per l'interno, Artukovié, come convenuto ad Abbazia, emanò con un proclama il decreto d'amnistia. Era concesso il «completo oblio di tutti i misfatti e di tutti i delitti politici commessi sino ad oggi» <411 l . Ogni processo penale ed ogni azione amministrativa o dì carattere patrimoniale si consideravano estimi ; dell'atto di clemenza avrebbero beneficiato quanti erano già tornati alle case, e coloro che avessero fatto ritorno entro il 24 gennaio, consegnando le armi e «mostrandosi leali verso le Autorità dello Stato» <412l. Il proclama era diretto «alla popolazione della zona costiera» cioè della prima e della seconda zona, ma poco dopo fu esteso alla terza zona <4 13l. Notevole l'impegno ·dei compilatori del testo per evitare l'uso di termini come 'ortodossi', 'cetnici', 'ustascia', parlando esclusivamente di comunisti e tutti comprendendo sotto questa denominazione. Il proclama, infatti, inìziava con le seguenti parole: «Sedotta dalle criminali attività degli agitatori comunisti una parte della popolazione
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ha abbandonato i suoi focolari e da qualche teinpo va aggirandosi per le foreste e le montagne» C414>. Cioè, si cercava di mascherare le dirette responsabilità di croati e di ustascia, e l'invito a rientrare nelle case non era rivolto a ortodossi o cetnici, ma a «tutti quelli che sono stati comunisti o che sono stati terrorizzati dalle menzogne degli agitatori comunisti» <415 >; ad essi il ministro Artukovié garantiva «vita tranquilla, il godimento dei beni personali e della completa libertà» <41 6). Il manifesto con le dìchiarazioni del ministro croato venne pubblicato assieme ad un proclama del generale Ambrosie, nel quale il comandante della 2• Armata ricordava d'aver iniziato l'opera di pacificazione già con il proprio bando del 7 settembre. Ora, «il Governo croato, in piena identità di vedute con questo Comando» <417) concedeva ampia amnistia, ed il generale ne riportava i termini, i limiti e le condizioni, anch'egli senza nominare né ustascia, né cetnici, ma anche senza alcun accenno ai comunisti, dichiarandosi fiducioso «che tutti i buoni cittadini prenderanno atto con soddisfazione e con riconoscenza delle generose disposizioni del Governo croato e che collaboreranno lealmente con tutte le autorità militari e civili per la loro integrale esecuzione» <41 8). Restava, ora, da vedere ~on· quali criteri sarebbero state app_licate le norme di clemenza e quali accoglienze avrebbero avuto presso le popolazioni. Sin dai primissimi momenti si ebbe la sensazione che le stesse autorità croate fossero ben poco propense a credere nelle parole del ministro Artukovié, anche se questi aveva concluso il pr'oprio proclama asserendo che «il Governo croato non permetterà che d'ora innanzi si sparga sangue innocente» <419>. Ben presto, infatti, il generale Ambrosie avrebbe dovuto lamentare che «lo Stato Maggiore croato, fra la fine di dicembre ed i primi di gennaio, accampando urgenti necessità inerenti a segnalazioni di torbidi, · d'iniziativa, senza neppure quel preavviso che elementari ragioni di riguardo avrebbero imposto» aveva inviato reparti di ustascia in talune località della terza zona, per reprimervi dei. moti rivoltosi. «Ne seguirono, come di consueto, devastazioni, incendi e violenze contro inermi» C420>, ed il generale commentava: <<chiaro ne è lo scopo: menomare il nostro prestigio e rappresentarci ai serbo-ortodossi come desautorati, come inadempienti alla nostra volta alle promesse contenute nel mio bando ciel 7 settembre e nel mio proclama del 25 dicembre u.s.». Ma, e ben più grave, faceva notare che «dagli ustascia [ .. .] taluni dei loro delitti vengono a noi attribuiti; ed è anche segnalato che delitti furono perpetrati da ustascia vestiti in uniformi italiane» <421 >. Fra la popolazione croata J1 amnistia venne accolta abbastanza favorevolmente, anche perché la contemporanea pubblicazione del proclama del
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generale Ambrosio era interpretata come una conferma dell' intesa fra i Governi di Roma e di Zagabria. Altri, però, ritenevano che l'amnistia potesse esser sfruttata dalla propaganda comunista «come simbolo di debolezza o di eccessivo amor di pace» <422> ed incoraggiasse i cetnici a non cedere le armi. Nella seconda metà di gennaio, il generale Dalmazzo riferiva che, eccetto nella zupania di Almissa - sulla costa dalmata, a sud di Spalato ed in alcune zone intorno a Tenìn, l'amnistia era stata accolta «sfavorevolmente e con poca fiducia» <423l. Se i croati lamentavano il filoserbismo delle norme di clemenza, i serbo-ortodossi respingevano «l'accusa di essere comunisti o di esser stati sedotti dalla criminale attività di agitatori comunisti» <424) sino al punto da dfiutare l'amnistia; affermavano di non aver commesso d.e litti, bensì d'averli subiti ad opera degli ustascia; ricordavano anche quanto inutile fosse stato il proclama di Pavelié del 26 giugno che, malgrado il personale impegno del Poglavnik, aveva lasciato impuniti i responsabili di massacri. «RitengÒ - còncludeva il generale Dalmazzo - [... ] che la pubblicazione del bando non abbia giovato al Governo croato, notoriamente incapace di mantenere le sue promesse, e forse non ha giovato rieppure al comando militare italiano che aveva avallato con la sua autori~à le debolezze, le partigianerie, le insipienze politiche di un governo che si appoggia nettamente al partito ustascia, che conta nelle sue file molti responsabili degli eccidi di luglio>> <425). Nella relazione di fine dicembre, il comandante del VI Corpo d'armata tracciò il quadro della situazione nei territori controllati dalle sue divisioni. Nella Dalmazia italiana, dopo i provvedimenti di rigore adottati dal Governatore Bastianini in relazione ai torbidi di Spalato, vi era stato un miglioramento. «Ciò non toglie che la situazione non sia ancora attentamente seguita perché gli elementi a noi contrari, guidati da attiva propaganda clandestina e dalle radio-trasmissioni nemiche, non hanno certo disarmato» <426l . Nella seconda zona - settori delle divisioni 'Sassari' e 'Bergamo' la situazione, in genere, appariva abbastanza tranquill.a; era cessato il blocco alimentare di Tenìn; si notava una ripresa dei mercati; erano state sciolte molte bande di cetnici. Più difficile nel settore della 'Cacciatori delle Alpi' , per il persistente atteggiamento negativo delle autorità croate, per il ritorno di numerosi ustascia, per gli atti di sabotaggio alle linee telegrafiche, telefoniche, alla fer rovia . Analoga la situazione, più a sud, nel settore della 'Marche' <427l. Pesanti le condizioni nella terza zona, da nord sino ai confini del Montenegro. Ritorn·o degli ustascia, rappresaglie sulle popolazioni ortodosse, reazione d~i cetnici, intensa attività comunista. Nel settore della 'Marche',
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dove gruppi di ribelli provenienti dalla Serbia si erano infiltrati a seguito del ritiro dei presìdi italiani di Foca e Gorazde, la situazione appariva «seria per l'entità delle forze ribelli, per il loro migliore armamento, per la perfezionata organizzazione» C428>. Si accentuava Io stillicidio delle perdite italiane. Gravissima la situazione alimentare della popolazione, per l'esaurirsi delle scorte e per le scarse possibilità del Governo croato di rifornire quelle zone; la kuna rifiutata quasi dovunque; i prezzi delle derrate sempre più alti; il commercio ed il lavoro in massima parte paralizzati. «Il problema alimentare ed economico preoccupa vivamente le autoriià che ben comprendono che se il problema stesso non verrà rapidamente risolto, si verificheranno casi di rivolta e facile sarà la diffusione del comunismo» <429>. Situazione, soprattutto nelle zone più interne, tutt'altro che tranquilla, in persistente ebollizione-ed evoluzione. Mussolini stesso, nella lettera che il 29 dicembre inviò ad Hitler, intuì quello che sarebbe ;rnccesso nel corso dei prossimi mesi: «Bisogna prima della primavera elìminare ogni focolare di rivolta. Altrimenti corriamo il grave rischio di avere un supplemento di guerra balcanica nel 1942» <43o), ed i fatti gli avrebbero dato ragione.
NOTE AL CAPITOLO VIII
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(I) D.G.F.P. • Serie D. Voi. XII· Documento 378 (F. 15/067-57) . pag. 594. (Verbale della t·onversazione fra il ministro per gli affari esteri del Reich ed il conte CIANO all'Hotel Imperiale di Vienna. Vienna, 21 aprile 1941).
11 ITLER riteneva la Serbia Ea principale responsabile del colpo di Stato e, riportandola ai ,·cechi confini, intendeva prevenirne ogni capacità di reazione. «Deve rimanere la più piccola possibile, e devono ,esser prese lutle le misure per rendere impossibile in qualsiasi 1empo /11 rip1?tizione del recente tradimento». (D.G.F.P . . Serie D • Voi. Xli . Documento 398 ( l l 61<,6800-04) · pag. 630 · Risul!ati delle discussioni i1alo-1edesche sulla riorganizzazione dei terriluri della Jugoslavia. Vienna, 24 aprile 1941). (2) D.G.F.P .. Serie D. Voi. Xli · Documento 609 (8589/E 602914-18). pag. 988. (Diretti v~ del FOHRER n. 31 · Dal Quartier generale del FOHRER, 9 giugno 1941"). Con questa direttiva venne istituito il Comando della Wehrmacht del Sud-Es! che comp,-endrva il Comando della·Serbia, il Comandò Salonicco-Egeo, il Comando della Grecia
meridio11u/e. (JJ M.A.E.-A.S.D . . Jugoslavia 1941 · Busta 124 · Fascicolo I . Sottofascicolo D. (Foglio prot. n. 553. Oggetto: "La situazione" · Da col. Luigi BoNFATTt, addetto militare a Belgrado, a Comando Supremo, Roma. Belgrado, 19 settembre 1941).
Dimitrije l..rorrè', fondatore in Jugoslavia del cnovimento fascista Zbor (Adunata), sostenuto più da Berlino che da Roma. Si p~esentò, senza successo, alle elezioni politiche del 1935. Cadu ta la Jugoslavia e costituito in Serbia il Governo NEorC , gli aderenti allo Zbor formarono il corpo paramilitare dei volontari serbi che collaborò con i tedeschi in funzione anticornunista. (4), ll crasferimento delle popolazioni ebbe origine dal piano di Berlino. per tedeschizzare la Stiri.i inferiore, spostando in Serbia 220/260 mila sloveni. li movimento doveva svolgersi su tre ~taglioni: intellettuali (6 000), immigraci in Slovenia dopo il 1914 (30 000) e poi gli altri. li Comàndo militare tedesco di llelgrado sollevò obiezioni, specialmente per il vettovagliamento di que~1c masse. Berlino, allora. pensò di inviare nella Dalmazia icaliana 60/70 mila sloveni; 40/ 50 mila in Bulgaria, da sistemare negli ex-territori ·della Serbia meridionale, ed i rimanenti in Serbia (D.G.F.P. - Serie D. Voi. Xli - Documento 465 (I 16/66830-31) · pag. 725). Roma e Sofia ri sposero negativamente. P,wELr C:- , invece, si offerse di accogliere gli s loveni in Croazia deporrando altrettanti ortodossi in Serbia, in modo «da ridurre l'eccezionalmen1efor1e minoran~o serba in Croazia,, (D.G.F.P . . Serie D · Voi. Xli · Documento 525 (116/66852-53) - pag. il.10). L'accordo con i tedeschi venne concluso il 4 giugno 1941 a Zagabria, per un complesso di 17S'rnila sloveni da trasferire in Croazia (D.G.F.P. • Serie D - Voi. Xli· Documento 589 ( 11 C,/66872-73). pag. 957). Jl 30 agosto 1941, ufficialmente, risultavano deportati in Se rbia 12 rnila ortodossi ma <<ÌI' numero di quelli 1raspor1a1i illegalmeme, era mollo più allo»: (D.G.F.P. - Serie D · Voi.Xlii· Documento 261 (I 16/67021-22) · pag. 416). Da una minuta della conferenza croato-cedesca che ebbe luogo a Zagabria il 22 settembre 1941, risultavano, a quell;, <laca, ufficialmente deportat i in Serbia 118 mila onodossi. (D.G.F.P. · Serie D · Voi. Xlii - IJocumento 350 (4828/E241289) · pag. 552). (5) l.adislaus HORY e Marcin BRC)SZAT - Der Kroalische Us1ascha-S1aa1 . Deutsche Verlag~ -/\nscalt . Scoccarda 1964 . «Alla fine di maggio nella zona monluosa a sud di Belgrado si w:rificò il primo sconlro tra cetnici e soldali 1edeschi,, (pag. 104). «All'inizio di luglio i comunmi cominciarono ad organizzare a11e111a1i,, (pag. 107). Rado!jud Cor A~•,, 11 · cd altr i - Storia della Lega dei Comunisli della Jugos/a,•ia - Edizio: ne del C;,llo . Milano l'.163. «Nel mese di luglio cominciarono gli scomri 11n11ati in Serbia» da pam dei comunisti (pag. 366).
n.
Dalm:t1,1•
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Edmond PARIS - Genocidio nella Croazia satellite /941-1943 - Club degli Editori - Milano 1976 - Nota di Salvatore Lo1 al capo IV - MtHAJLov1é «diede inizio a sabotaggi ed operazioni su larga scala contro i tedeschi occupanti [ . .}. Egli impose a se stesso e ai suoi cetnici una regola severa, quella di agire sul piano militare, lontano dai centri abitati, per coinvolgere il meno possibile fa popolazione nelle dure rappresaglie germaniche» (pag. 101). l comunisti seguirono, invece, la tattica opposta. «li sistema rispondeva a un calcolo crudele e astuto: fa cendo ricadere sulle popolazioni il peso delle ritorsioni si alimentava l'odio contro l'occupante, e si realizzava un proselitismo» (pag. 102). (6) D.G.F.P. - Serie D - Voi. XIII - Documento 344 (2281/482441-44)- pag. 541 - (Circolare del ministro per gli affari esteri del Reich - Berlino, 20 settembre 1941 - In allegato foglio prot. n. 002060/41 - Segreto - Oggetto: "Insurrezioni comuniste nelle zone occupate" - A firma KEITEL - Dal Capo del!' Alto Comando della Wehrmacht - Quartier Generale del FOHRER 16 settembre 1941). (7) Stephen CussoLD - Jugoslavia and the Soviet Union 1939-1973 - Oxford University Press - Published for Royal Institute of International Affairs - Londra 1973 (Documento n. 20- pag. 128 - · •Direttive del Comintem per organizzare la resistenza contro la occupazione'• «È essenziale prendere tutte le misure per appoggiare ed agevolare la giusta fotta del popolo sovietico. È essenziale sviluppare un movimento con lo slogan di costituire un fronte di unità nazionale e il fronte unito internazionale già formato, per la lotta contro la Germania e i banditi fascisti italiani e per proteggere le popolazioni oppresse contro il fascismo, compito inseparabile dalla vittoria dell'URSS. Tenete in mente, che in questo stadio, per quello che viriguarda, è la liberazione dalla oppressione fascista, e non una rivoluzione socialista»). (8) Vedi n. 5 - Ladislau HORY e Martin BROSZAT -· capo VI - pag. ll4. (9) F.W.D. DEAKIN - La montagna più alta - Einaudi Editore - Torino 1971 - pag. 211. Jozo TOMASEv1<: - The Cetniks - Standfort University Press - California - U .S.A. 1975 . pag. 136. Il dottor Milos SEKULIC era un medico, già membro autorevole del partito agrario durante il Regno di Jugoslavia. (10) M.A.E.-A.S.D . - Jugoslavia 1941 - Busta 108 - Fascicolo 2 - (Ministero degli affari esteri, Roma - Oa_binetto - Affari Politici - 'Appunto per l'Eccellenza il Ministro• (CIANO) In testa al primo foglio timbro lineare: Visto dal Duce - Roma, 2 agosto 1941). (li) D.G.F.P . - Serie D - Voi. Xlll - Documento 195 (230/1 53316) - pag. 308 - (Telegramma prot. n . 493 - Da Felix BENZLER a RtBBENTROP - Belgrado, o~e 9.05, 12 agosto 1941).
(12) D.G.F.P. - Serie D - Voi. XIII. Documento 250 (230/153341 -42) - pag. 400 - (Telegramma prot. n. 557 · Urgente - Segretissimo · Da Felix BENZLER a RIBBENTROP - Belgrado, ore 10.45, 27 agosto 1941). (13) M.A.E. -A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 124 - Fascicolo I - Sotto fascicolo D - (Telegramma prot. n. 087 - Per corriere - Segreto non diramare - Da legazione d'Italia a Belgrado A firma ministro Gu1oon1, per ministero affari esteri Roma - Belgrado, 28 agosto 1941). (14) ibidem. (15) lbiqem . (16) ibidem.
Il presidio della terza zona e la màncata occupazione dell'intera Croazia
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(17) Ibidem . ( I 8) Ibidem .
(19) D.G.F.P. - Serie D - Voi. XIII - Documento 25'7 (230/153345-46) - pag. 41 I - (Tele: gramma prot. n. 562 - Urgentissimo - Da Felix BENZLER a R188ENTROP - Belgrado, ore 4.55 p.m., 22 agosto 1941). (20) M.A.E. -A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 124 - Fascicolo 5 - (Telegramma prot. n. 35164 - Per corriere - Oggetto: "Situazione in Serb_ia" - Da ministero affari esteri, Roma· Ufficio A.E.M. II. Per ambasciata d'Italia a Berlino e per legazioni d'Italia a Bucarest, Budapest, Sofia, Zagabria, per Governo deUa Dalmazia; per Dir. Gen. A.E.M., Uff. I, Gabinetto A.P . - Ritrasmette il telegramma del 1° settembre della legazione d'Italia a Belgrado. Roma, 6 settembre 1941). Il primo accenno di una intesa dei tedeschi con i cetnici in funzione anticomunista si ha in un telegramma (230/ 153310-11) dell'8 agosto, riportato in nota n. 2 al telegramma di cui al n. 11. (21) Ibidem. Kosta P ECANAè, dal 1931/1932 era stato il presidente nazionale della associazione dei cetnici, intesi come componenti dei reparti fiancheggiatori dell'esercito jugoslavo, sostituendo il vojvoda llija TRJFUNovrè BRCANIN - Vedi nota n. 106. (22) Ibidem. (23) Ibidem. (24) Ibidem . (25) Ibidem. (26) Ibidem. (27) Relazioni Internazionali - Settimanale - Istituto Studi di Politica Internazionale . (l.S.P.I.) ·Milano· (Proclama di Nedié - pag. I 193 • Anno 1941 - 1° settembre 1941). (28) Vedi n. 3. (29) M.A.E.-A.S.D. -. Jugoslavia 1941 . Busta 124 · Fascicolo I · Sottofascicolo D - (Telegramma prot. n. 35777 P.R. - Per corriere. Segreto non diramare - Da ministero affari esteri, Roma - Ufficio A .E.M. Il . A Comando Supremo (S.l.M.), ambasciata d'Italia Berlino, Governo della Dalma~ia, Gabinetto A.P., Dir. Gen . A. E. M. Uff. I - Ritrasmette il testo del telegramma, 5. settembre , della legazione d'Italia a Belgrado · Roma, 12 sette mbre 1941). (30) Ibidem. (31) Ibidem . (32) Ibidem . (33) Ibidem. (34) D.G.F.P. · Serie O - Voi. XIII - Documento 303 (230/153419) - pag. 479 . (Telegramma prot. n. 633 - Segreto. Da Felix BENZLER a RmnENTROP. Belgrado, 15 settembre 1941). ' (35) D.G.F.P. · Serie D - Voi. Xlll - Documento 320 (230/153422-23) · pag. 509. (Telegramma prot. 994 · Segreto . Da ambasciatore R1HEK a legazione tedesca a Sofia · Tre no speciale, Òre03. 15 p.m ., 16 se ttembre 1941). (36) !hidem.
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Dalmazia· Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941) 07) Ibidem .
(38) M.A.E.-A.S.D .• Jugoslavia 1941. Busta 107 · Fascicolo 2. (Telegramma. Da CASERTANO a ministero affari esteri, Roma • Zagabria, 4 settembre 1941). (39) Vedi n. 35 - In nota sono ripon.ati gli estremi del telegramma prot. n. 1173 (245/161528) del ministro KASCHE al suo Governo • Zagabria, 16 settembre 1941. (40) Ibidem - In nota sono riportati gli estremi del telegramma prot. n. 2217 (230/153426) dell'ambasciatore von MACKENSEN al suo Governo • Roma, 16 settembre 1941.
(41) D.G.F.P.• Serie D ·Voi.XIII· Documento 326 (8589/4403025-27) · pag. 517 · (Direlfive del FOHRER · Assoluto segreto militare· Solo per ufficiali· Quartier Generale del FOHRER, 16 settembre 1941). (42) Ibidem. (43) M.A.E.-A.S.D . • Jugoslavia 1941. Busta 124 · fascicolo I. Sottofascicolo D · (Foglio prot. n. 22042/0.P. · Segreto· Oggetto: "Eventuale occupazione del territorio croato fra fa zona demilitarizzata e fa linea di demarcazione con la occupazione tedesca" • Da Comando Supremo • Ufficio operazioni • Scacchiere orientale.· A firma generale Giovanni MAGLI • Roma, 22 settembre 1941). In allegato copia foglio intestato Il Generale Tedesco presso il Comando Superiore delle Forze armate italiane (Addeuo Militare a Roma n. 546) - Al Comando Supremo · Contiene l'ordine del FOHRER. Roma, 21 settembre 1941. Il 26 settembre l'ambasciata tedesca a Roma fece un passo ufficiale presso il Governo italiano ed il 3 ottobre vi fu un nuovo intervento del generale von RINTELEN (Vedi nota 95) · Dati contenuti nell'appunto per il generale CAVALLERO.
(44) Edoardo e Duilio SUSMEL. 'Opera Omnia' di Benito MUSSOLINI · Edizioni 'La Fenice' - Firenze 1960 - Voi. XXX • pag. 119.
Nella nota al testo del comunicato Direttive al generale AMBROSIO è specificato che Mus. SOLINI ricevette il comandante della 2 • Armata il 25 settemb re e che questi gli fece una rela zione sulla situazione nella zona dem ilitarizzata. Se l'incontro avvene a questa data, dovrebbe essere logica l'ipotesi di un esame anche della o ccupazione sino alla linea di demarcazione. Se, invece, l'incontro avvenne il 16 settembre, come afferma AMBROSIO stesso (M .A.E. A.S. D .• Jugoslavia 1941 . Busta 109 - Fascicolo I · Lettera prot. n. 2340/A.C. ·Segreto· Oggetto: "Situazione nella zona demilitarizzata dalla pubblicazione del Bando del 7 setcembre 1941 -XX ad oggi" - Da generale AM BROSIO a Stato Maggiore esercito · P .M . 10, 7 ottobre 1941), il problema non poteva essere esaminato poiché solo in quel giorno HITLER emanava la sua direlliva. Da qui due le ipotesi: o il comunicato sulla visita del 16 venne diramato il 25, oppure si ebbero due successivi incontri ed in relazione al secondo venne reso noto quanto discusso nove giorni prima. (45) Salvatore Lo1 - Le Operazioni delle Unità italiane in Jugoslavia 1941-1943 • Stato Magg iore dell' esercito - Ufficio storico - Tipografia Regionale • Roma I 978. Documento allegato, n. 71 - pag. 402 - (Foglio prot. n. 9606 - Segreto • Comando 2• Armata - Oggetto: "Eventuale occupazione del 1erri1orio croato fra la zona demilitarizzata e la linea di demarcazione con fa occupazione tedesca" - P.M _ 10, 28 settembre 1941). (46) Ibidem. (47) M.A.E.-A.S.D .• Jugoslavia 1941 - Bus1a 125 - Fascicolo I (Foglio non firmato. 'Appunto per l'Eccellenza il ministro' (CIANO) · Roma, 26 settembre 1941).
lf presidio della terw zona e la mancata occupazione de/l'intera Croazia
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(48) Ibidem. (49) Ibidem. (50) Ibidem. (51) Ibidem. (52) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 107 - Fascicolo 2 - (Ministero degli affari esteri, Roma - Gabinetto A.P. - Appunto per il Capo gabineuo (Filippo ANFUSO) - Roma, 6 seuembre 1941). (53) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 107 - Fascicolo 2- (Telespresso n. 8/05203 Da ministero affari esteri, Roma - A Governo della Dalmazia, Zara, a legazione d'Italia, Zagabria - Oggetto: "Situazione in Bosnia" - Fra l'altro riproduce il testo di un telegramma del ministro CASERTANO, da Zagabria del 25 settembre 1941 - Roma, 13 ottobre 1941). (54) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109- Fascicolo 3 -(Foglio prot. n. 9097/1 Oggetto: "Dichiarazione di alcuni notabili della zona di Ostrelj" - Da Comando 2• Armata a ministro PrETROMARCHI - P.M. IO, IO ottobre 1941)- Vedi allegato n. 2 al presente capitolo. In allegato Verbale di dichiarazione - Dervar 29 seuembre 1941. (55) Ibidem. (56) U.S.-S.M.E. - Busta 569 - Comando divisione ' Sassari' - (Notiziario giornaliero P.M. 86, 7 ottobre 1941). (57) Ibidem. (58) M.A.E. -A.S. D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo 10 - (Foglio prot. n. 2214/0.P. - Da Comando Supremo a Superesercito, a ministero affari esteri, a Superalba (Comando Superiore Albania), a generale OXI LI A - Roma, ore 21 .30, 4 011obre 1941). · (59) Ibidem . (60) M.A.E.-A.S.D. -Jugoslavia 1941 - Busta I IO - Fascicolo 2 -(Le11era prot. n. 1/8950/S Da Comandante 2' Armata a ministro Luca P1ETROMARCH1 - P .M. IO, 6 ouobre 1941) - Vedi allegato n. I al presente capitolo. (61) Ibidem. (62) Ibidem. (63) Ibidem.
(64) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo 9 - (Ministero affari esteri, Roma· Gabinetto A.P. - Croazia· 'Appunto per l'Eccellenza il Ministro' (CIANO) . Non firmato · Roma, 7 ouo bre 1941) . (65) Ibidem .
(66) Ibidem . (67)
Ibidem.
(68) Ibidem .
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Dalmazia· Una cronaca per fa storia (aprile-dicembre 1941) (69} Ibidem. (70) Ibidem.
(71) M.A.E.-A.S.D .. Jugoslavia 1941. Busta 125. Fascicolo 1. Souofascicolo D. (Let· · tera prot. n. 2951 I A.C. • Segreto - Oggetto: "Occupazione· del territorio fra la zona demilita· rizzata e la linea di demarcazione tedesca" - Con quauro allegati - Da generale Viuorio AM· BROSIO a ministero affari esteri, Roma. P.M. 10, _22 ottobre 1941).
È- ci1ato il telescriuo n. 396999 del 9 ouobre a firma CIANO, cui si riferisce il generale AMBROSIO . (72} Ibidem. Allegata lettera da generale AMBROSIO a Commissariato generale amministrat ivo dello Stato Indipendente di Croazia presso comando 2• Armata - P.M. IO, 9 ouobre 1941.
(73) Ibidem. (74) U.S.-S.M.E. - Busta 584-Comando VI Corpo d'armata -(Fogl io prol. n. 6594/0.P. · Segreto - Oggetto: "Direttive per l'occupazione della zona fra la linea di demilitarizzazione e linea di demarcazione" - Promemoria personale riservato - Da generale Renzo DALMAZZO ai Comandanti delle divisioni 'Sassari', P.M. 86; 'Bergamo', P ..M. 73; 'Marche', P .M. 32 e p.c. al Comandante della divisione 'Cacciatori delle Alpi', P.M. 100- P.M. 39, IO ottobre 1941). (75) Ibidem. (76) Ibidem. (77) Vedi n. 45. - Sa lvatore Lo1 - Da pagina 187 a pagina 190 anche per i movimenti delle altre divisioni oltre la 'Sassa ri' e per i conseguenti fatti d'arme - Vedi anche a llegato n. 4 al presente capitolo.
(78) Vedi n. 71. . Lettera allegata . Foglio prot. n. 2706/ A.C . • Segreto . Oggetto: " Occupazione del ter ritorio fra la zona demilitarizzata e la linea di demarcazione tedesca" - Da generale Vittorio AMBROSIO a legazione d'Italia, Zagabria · P .M. 10, 15 ottobre 1941). Per le istruzioni di C IANO vedi allegato n. 3 al presen te capitolo. (79) Ibidem. - Leuera allegata· Foglio prol. n. 1670/41 • Da Commissario Generale Amministrativo - A generale AMBROS10 - Susak, 17 ottobre 1941 - Vedi allegato n . 6 a l presente capitolo. (80) Ibidem. - Lettera allegata· Foglio prot. n. 2878/A.C. ·Segreto· Da generale AM . OROSIO· A legazione d'Italia, Zagabria· P.M. 10, 22 ouobre 1941. (81) U .S.-S.M.E . • Busta 569 • Comando divisio ne 'Sassa ri' - (Notiziari( ~iorn o.Iicro . Paragrafo: 'Petrovac' - P. M. 86, IO ottobre I94 1). (82) Ibidem. (83) Ibidem. · Vedi anche allegalo n. 5 al preseme capitolo. (84) U.S.-S. M. E . - Busta 569 - Comando divisione 'Sassa ri' - (Notiziario gioml}l ier6 Paragrafo: 'Bos. Grahovo, Petrovac' · P.M. 86, I I onob-re 1941}. (85) Ibidem
li presidio della tef"Ql zona e la mancata occupazione dell'Intera Croazia
9S3
(86) Vedi n. 38. (87) M.A.E.-A.S.D. - Busta 107 - Fascicolo·2 - (Ministero affari esteri, Roma - Gabinetto A.P. - Appanto per il Capo Gabinetto (Filippo ANruso) - Roma, 6 settembre 1941. (88) Dobroslav JEVDJIMé, (nato a Praca (Sarajevo) il I• gennaio 1896), deputato della Bosnia al parlamento jugoslavo (Skupstina). Per.~ rullità con notevole passato politico e largo ascendente sulle popolazioni della Bosnia dalle era stato più volte rieletto. Proprietario terriero di ampie estensioni di boschi nella regione. :Anticomunista per convincimento. Oggetto di continue minacce del'la stampa comunista clandestina di quel periodo.
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(89) M.A.E:-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 107 -Fascicolo 2 · (Foglio prot. n. 24Sl/A.C. - Oggetto: "Memoriale dell'ex deputato jugoslavo Dobroslav Jl!VDJEVJé" - Da Comando 2• Armata - A Governatore della Dalmazia, Zara, al ministro Luca PmrROMARCHI, Roma, alla legazione d'Italia, Zagabria, alla missione militare italiana, Zagabria - P.M. IO, ·14 ottobre 1941. (90) · n Sokol (Falco), organizzazione formalmente gimwtica, con scopi educativi, patriottici, irredentistici. Sorse in Boemia nel 1832 ad opera di Miroslav TYRs e potenziata da Enrico Fu0Nl!R. Questi a Trieste ebbe contatti con la 'Giovane Italia' ed in Boemia applicò l'idea di nazione alle attività ·del Sokol che sotto l'insegna della mens sana in corpore sano divenne veicolo e mezro dell'idea di nazione. Il Sokol, costituitosi 1,1ffw:ialmente nel 1861, si diffuse tra tutte le popolazioni slave dell'Austria-Ungheria. I suoi iscritti sfilavano vestendo una canùcia rossa e portando un berretto con la penna di falco. Nel 1863 vi furono ammessi i ragazzi e nel 1869 le donne. Nel 1917 i Sokol di tutti i paesi slavi sottomessi all'Austria tennero il primo congresso generale. Costituivano dovunque delle forze organizzate con ampia influenza politica, al servizio dei rispettivi !)®Oli ed al di sopra dei partiti. Il Sokol in Croazia influi in modo determinante, ancora sotto l'Austria, nc11a lotta contro gli Italiani dell'impero asburgico. Creata la Jugoslavia mantenne viva la sua visione irredentistica verso l'Istria e Zara, sempre in netta opposizione all'Italia.
(91) Probabilmente si riferisce al deputato. mussulmano HADI! HAs.ANovré Uzeir che aveva ampio ascendente sui suoi correligionari della Bosnia. (92) Vedi n. 88.
(93) M:A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 107 - Fascicolo 2 - (Lettera a firma di Dobroslav JEVDJEV1é, spedita da Spalato il 26 settembre 1941 -Allegata al foglio del Comando 2• Armata, 14 ottobre 1941). (Vedi nota n. 89). (94) Ibidem. (95) Ibidem. (96) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 107 - Fascicolo 2 - (Ministero affari esteri, Roma - Gabinetto A.P. - Ufficio Croazia·- 'Appunto per l'Eccellenza il ministro' (CIANO) con allegato altro appunto - Roma, ·18 ottobre 1941). Sul primo foglio, timbro lineare, Visto dall'Ecc. il Ministro, cui fanno seguito, a matita, le seguenti parole: «che approva». In calce allo stesso foglio, a matita, «Consegnato l'appunto al gen. C,H'ALLERO brevi manu da.. . (illegìbile) i/ 21/X» - Firma illegibile. (97) Ibidem. (98) Ibidem. (99) Ibidem. (100) Ibidem.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (apri/e-dicembre 194/) (101) Ibidem.
(102) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 107 - Fascicolo 2 - (Foglio prot. n. 9489/S - Oggetto: "Contatto con personalità serbo-ortodosse" - Da Comando 2• Armata a firma generale AMBROSIO - A Stato Maggiore esercito - Ufficio operazioni - P.M. IO, 21 ottobre 1941). Vedi allegato n. 7 al presente capitolo. La Narodna Odbrana (Difesa Nazionale), fu fondata in Serbia nel 1908. Era un'associazione a cara'ttere fanaticamente' nazionalista che rapidamente ebbe ampia diffusione fra i serbi in patria e fra quanti, sino alla fine della prima guerra mondiale, erano sudditi dell'AustriaUngheria. Nel processo contro gli attentatori di Sarajevo che avevano assassinato l'erede al trono d'Austria, FRANCESCO FERDINANDO con la moglie Sofia CHOTEK (28 giugno 1914), Gavrilo PRINC:IP ed i -suoi complici vennero accusati, ma non fu mai chiaramente provato, di ap partenere alla Nardodna Odbrana. Durante il Regno di Jug.oslavia la Narodna Odbrana continuò nella sua azione nazionalistica, specie in funzione a:htitàli,ana ed antimagiara, raccogliendo Padesione anche dei croati.' Aveva ampie ramificazioni all'estero fra gli emigrati slavi, particolarmente in U.S.A. ed in Argentina. (103) Ibidem. - Vedi allegato n. 7 al presente capitolo. (104) Ibidem.
(105) Ibidem. (106) llija TRIFUNOVlè BRCANIN, nato aTopola il 20 luglio 1887, morto a Spalato ai primi di marzo del 1943. Eroe nl\zionale, al quale era riconosciuto il titolo onorifico di vojvoda (condottiero). Dal I907 al I 9 IOcombatté, nei vari periodi, per la liberazione della Serbia meridionale. Quindi nelle guerre balcaniche del 1912. Durante la prima guerra mondiale combatté sul fronte di Salonicco. Ferito gravemente gli venne amputata una mano. Pluridecorato. Costituita la Jugosl~via divenne presidente delle più importanti associazioni militari-irredentistiche. Assunse la presidenza della associazione dei cetnici. Presidente .della Narodna Odbrana (vedi ·nota n. 102), presidente dell'Orjuna (Organizaci)a Jugos/avenska Naciona/ista - 'Organizzazione jugoslava nazionalista' a carattere terroristico - Obiettivo la Venezia Giulia). Il TRIFU· NOVlè BRCANIN al momento del colpo di Stato di Belgrado si trovava nella capitale jugoslava, convinto antagonista delle PoÌenze dcli' Asse. Fuggi da Belgrado per sottrarsi alla cattura dei tedeschi. Si rifugiò a Kolas'in nel Montenegro dove al momento della insurrezione di luglio salvò dalla fucilazione 15 ufficiali italial)i. Invitato dalle autorità italiane ad abbandonare il Montenegro si rjfugiò a Spalato ed assieme a JEVDJEVIC se.else l'Italia come male minore. Diventò il comandante superiore dei cetnici filoitaliani e mantenne contatti con MIHAJLOVlè. (107) Vedi n. 102. (108) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 125 - Fascicolo I -Souofascicolo D - (Traduzione del testo del memoriale trasmesso al Comando··del VI Corpo d'armata dai notabili serbo-ortodoss(del distretto di Dervar - Dervar, 23 ouobre 1941)- Vedi allegato n. 9 al presente capitolo. (109) Ibidem.
(I IO) Ibidem. (li I) Ibidem.
(112) U.S.-S.M.M. - Scacchiere Jugoslavia-Dalmazia-Albania - Busta 4 - (Foglio prot. n. 3719/1 - Oggetto: "Situazione in Bosnia-Erzegovina" - Da Comando VI Corpo d'armata - A Comandante 2• Armata - P.M. 39, 25 ottobre 1941) .
Il presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
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( l 13) Ibidem.
(114) Ibidem. (115) Ibidem. (116) U.S. -S.M.E. - Busta 584 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 154 - Paragra fo: 'Dalla Croazia' . P.M. 39, 5 ottobre 1941). (1 17) U.S.-S.M.E. - Busta 584 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 198 · In allegato: Estrailo di lei/era in cui vengono de.seri/le le atrocità commesse dagli ustascia a Jajce • P.M. 39, 18 novembre 194 1). (11.8) Ibidem . (119) Ibidem. (120) U.S.-S.M. E. - Busta 569 · Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero· Paragrafo: 'Kljuc' - P.M. 86, 18 ouobre 1941). (121) Vedi n. 74. (122) U.S.-S.M.E. - Busta 569 • Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: 'Petrovac' - P.M. 86, 26 ottobre 1941) .. (123) Ibidem. (124) U.S.-S.M.E. - Bust<1 569 - Comando divisione 'Sassari' · (Notiziario giornaliero - · Paragrafo: 'Sanski Most' - P.M. 86, 27 ouobre 1941). (12 5) Ibidem. - Paragrafo: 'Situazione· forze ribelli nella zona Drvar-Sanski Most'. (126) Ibidem .• Paragrafo: '.Sanski Most'. (127) Ibidem . - Paragrafo: 'Sanski Most '. (128) U.S. -S. M.E. - Busta 569 - Comando di visione 'Sassari ' - (No;iziario giornaliero Paragrafo: 'Drvar' - P.M. 86, 3 ottobre 194 1). · (129) U.S. -S.M.E .• BusLa 569 - Comando divisione 'Sassari'· (Notiziario giornaliero.Paragrafo: 'Drvar' - P.M. 86, 7 ouobre 1941). (130) U.S.-S.M. E. - Busta 569 · Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: 'Drvar' - P.M. S6, 12 ottobre 1941).
(131) U.S.-S.M .E. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' • (Notiziario giornaliero· Paragrafo: 'Drvar'. P.M. 86, 14 ouobre 1941). (132) Vedi n. 56. (l 33) Ibidem.
(134) I mussulmani della Bosnia nutrivano un sordo rancore verso Zagabria che ave.va loro imposto un capo religioso non gradito il quale, oltre tutto, risiedeva nella capitale Croata e non nella sua sede naturale di Sarajevo. Chiedevano ehc il-loro capo fosse sGelto fra tre persone che essi stessi poponevano: Dervis U. KONKur." Ibraim CI0K1é, imam di T uzia, e Sacin MASINOVlé, ulema di Sarajevo. Quest'uhimo appariva favorcvolmen1e orientato nei confromi degli italiani.
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(135) Vedi n. 84. L'informativa era stata scritta in relazione alla visita fatta il 10 ottobre 1941 dal Governatore della Dalmazia, BASTIANINI, accompagnato dal generale MONTICELLI, al VII battaglione camicie nere, dislocato a Bosanski Petrovac. Le popolazioni di questa località e quelle di Dervar e di Bosansko Grahovo - compattamente ortodosse dopo la partenza di qualche centinaio di croati - avevano apertamente manifestato la loro simpatia per l'Italia. «Le intenzioni ed i desideri di queste popolazioni ci sono stati esposti chiaramente varie volte. Tra gli ortodossi e i croati si è scavato un solco incolmabile>>. (136) U.S.-S.M.E. - Busta 569 - Comando Divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero - P.M. 86, 14 ottobre 1941). Il memoriale era firmato da Djuro VoJNOVIC, Miie Vomov1C, Mile BAmC, Stevan KOVACEVIC, Jovo KovACEv1é e Sime KovAcev1é. (137) U.S.-S.M.E. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: 'Gracac' - P.M. 86, 18 ottobre 1941). (138) Vedi n. 128. - Paragrafo: Tenìn. (139) U.S.-S.M.E., Busta 854 - Comando VI Corpo, d'armata - (Foglio prot. n. 6823 Oggetto: "Situazione Tenìn" - Da generale DALMAZZO - A Comando 2• Armata - Paragrafo V, lettera B - P .M. 39, 18 ottobre 1941). (140) U.S.-S.M.E. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: 'Tenìn' - P.M. 86, 20 ottobre 1941). (141) Vedi n. 139. (142) Ibidem . (143) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo 10 - (Foglio non intestato Senza oggetto - Firmato: Il Gran Zupano - Senza data; desumibile dal testo: Sussa, 20 ottobre 1941). (144) Ibidem.
(145) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo IO- (Foglio prot. n. J719/41 Legazione di Croazia a Roma - Promemoria - Al ministero degli affari esteri, Roma - Roma 22 ottobre 1941). (146) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109- Fascicolo IO- (Ministero degli affari esteri della Croazia - Appunto - Zagabria, 23 ottobre )941). (147) Ibidem. (148) Ibidem. (149) M.A.E.-A.S.D .. Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo 10- (Foglio prot. n. 13 Oggetto: "Situazione dei territori croati occupati dalle truppe italiane (2' e 3• zona}" · C,. mando 2• Armata - Ufficio affari politici - Da console Vittorio CASTELLANI - A ministero affari esteri, Roma e p.c. a legazione d'Italia, Zagabria - f.M. 10, 22 ottobre 1941}. (150) Ibidem. (151) M.A.E .-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109- Fascicolo IO- (Foglio prot. n. 12 • Segreto - Comando 2• Armata - Ufficio affari politici - Da console Vittorio CASTELLANI - A ministero affari esteri, Roma e p.c. a legazione d'Italia, Zagabria - P.M.10, 23 ottobre 1941}.
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( 152) M.A.E.-A .S.D. • Jugoslavia 1941 • Busta 11 0 - Fascicolo I - (Relazione del viaggio compiuto dal ministro PlETROMARCHt a Zagabria nei giorni 25-26-27 ottobre 1941-XIX . Roma, sen za data).
li testo dattiloscritto porta numerose correzioni a matita ma quasi esclusivamente di forma. Certamente di mano del ministro P1ETROMA RCH1. Il trattato italo-tedesco per la definizione dei confi ni della provincia di Lubiana era s tato firmato 1'8 luglio 1941 a Berlino dall'ambasciatore Di no ALFI ERI e dal consigliere di Stato WE12SÀCKER. (1 53) Ibidem. ( 154) Ibidem. (155) Ibidem. (156) Ibidem. (157) Ibidem. (158) Ibidem. (159) U.S.-S.M.M. • Scacchiere Jugoslavia, Dalmazia, Alban ia 1941 - Busta 4 - (Riunione del giorno 31 ottobre tenuta a Sus!wl dal Capo qi S.M. della 2• Armata - Sussa, 31 ottobre 1941). Vedi allegato n. 10 a l presente capitolo.
Ol ire al gen. Ettore .DE BLASLO erano presenti il col. Clemente PRIM IERI, capo di S. M. del V corpo d'armata; il col. R. CASTAGNOLI, sottocapo di S.M . del VI Corpo d'armata; il col. Luigi MoROSINI, capo d i S.M. della divisione " RE"; il ten. col. Mario BERTI capo di S. M. della 2• di visione celere "Emanuele Filiberto Testa di Ferro''; il col. Gazzino GAZZINI, capo di S. M. della divisione " Sassari"; il col. Alessandro PR EDIERI, capo di S .M . della divisione "Bergamo". ( 160) Ibidem. (161) Ibidem. - Paragrafo: 'Questioni varie'. (162) Ibidem. - Paragrafo Il : 'Disposi zioni conseguenti al nuovo alteggiamento politico'.
(163) Ibidem. - Paragrafo,,{!: 'Disposizioni conseguenti al nuovo alteggiamento politico'. lettera e) . ( 164) Ibidem. - P aragrafo Il: 'Disposizioni conseguenti al nuovo atteggiamento politico' .
lenera /). ( 165) Ibidem.
(166) Ibidem. - Paragrafo Il : 'Disposizioni conseguenti al nuovo atteggiamento politico' .
· lettera m). (167) Ibitfe:". - Paragrafo Il: 'Disposizioni conseguenti al nuovo a tteggiamento politico' .
lettera o). (168) Ibidem. - Paragrafo Il: 'Disposizioni conseguenti al nuovo a1teggiamento po litico' .
lenera ,).
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Dalmà;;ia - Una cronaca per la storia (apri/e-dicembre 1941)
(169) Ibidem. - Paragrar'<l I I: 'Disposi zioni consegueni i al nuovo aiteggiamento politico· letlera h). (170) Ibidem. - Paragrafo li: 'Disposizioni conseguenti al nuovo atteggiamento politico' lettera a). (171) Ibidem. (172) Vedi n. 152. ( 173) · Ibidem - Vedi anche allegato n. 8 al presente capi colo. (174) Ibidem. ( 175) Ibidem. (176) U.S.-S.M.E. - Busta 584 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 189 - Paragrafo: 'Varie - Da fonte fiduciaria ~ Notizie panicolarmenle attendibili' - Punto B - P .M. 39, 9 novembre 1941). A Zagabria, ufficialmente, non ci fu mai una Nunziatura Aposiolica poiché, anche dopo la nascita dello Stato croa10 e la visita a Pio Xli da pane di PAVELlè (18 maggio 1941), quando venne a Roma per la firma degli Accordi con l' Italia, il Vaticano mantenne i rapporti con il Governo jugoslavo in esilio. Però, nell'eslate del 1941 venne inviato a Zagabria il monaco benedettino Giuseppe Ramiro MARCONE che, di fatto, svolse le funzioni di Visitatore apostolico. PAVEt.r(', dal canto suo. si servi presso la Santa Sede, di Nikola Rus1Nov1C, consigliere presso la legazione di Croazia a Roma e di Erwein v.on LOBKOWJCZ, che era cameriere segreto di cappa.e spada, e se anche non accreditati, furono i rappresentanti diplomatici della Croazia . . (177) Ibidem.
(178) Vedi n. 159- Paragrafo II: 'Disposizioni conseguenti al nuovo aueggiamento poliiico' - lettera a) . (179} U.S.-S.M.E. - Busla 584 - Comando VI Corpo d'armata - (Foglio proc. n. 6877/0.P. Oggetto: "Chiarimenro all'ordinanza del POGI.AV NI K sulla uniforme ustascia" - Da generale DAt~1AZZO a ,o mandi divisione 'Sassari', 'Bergamo', 'Marche' e p.c. a Comando 2' Armala, divisione 'Cacciaiori delle Alpi', Comando Truppe 'Zara' - P.M. 39, 17 ottobre 1941). (I 80) Vedi n. 159- Paragrafo II: 'Disposizioni conseguenti al nuovo atleggiamento politico' - letlera b).
Il problema aveva aspeui inquie1an1i, e lo stesso gene·rale AMBRosro (U.S.-S.M.E. - Busta 584 - Comando VI Corpo d'armata - Foglio proc. n. 3282/0.P. - P.M. IO, 31 dicembre 1941) avveri iva i comandi dipcnden1i che «in ispecie là dove non esistono nosr ri presidi, parre dei ribelli si è data al vero e proprio brigantaggio». (181) Vedi n. 180. (182) Vedi n. 152. (183) Vedi n. 159 - Paragrafo III: '0.:cupazionc della Bosnia o rientale'. (184) Ibidem. - Paragrafo: 'Questioni varie' - Punto 2. (185) M.A.E-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo IO - (Telespresso n. 05871 Minis1ero affari esteri, Roma - Da MusS'OLINI a generale AM8ROS10 - Roma, 2 novembre 1941 ). Vedi alleg.a10 n. 11 al presente capilolo.
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(186) Ibidem . - Punlo I. (187) Ibidem . - Punto 3. (188) Ibidem. - P unto 5. (189) Ibidem. - Punt o 7. (189) Ibidem . (190) Ibidem.
(1 91) Ibidem . (192) U.S. -S.M.M. - Scacchiere Jugoslavia, Dalmazia, Alba nia - Busta 4 - (Foglio prot. n. 3928 - Da generale DALMAZZO a Comandante 2• Armata - Senza data - Probabilmente fra il 4 ed il 5 novem bre 1941 ). (193) Ibidem. - P unto 1. (194) Ibidem . (195) Ibidem. - Punto 2. (195) Ibidem. (196) Ibidem . (197) Ibidem. (198) Ibidem . (199) Ibidem. - Punto 3. (200) Ibidem . - Punto 4. (201 ) Ibidem. - P un to 5. (202) Ibidem . - Punto 6. (203) Ibidem . • P unto 7. (204) Ibidem .
(205) Ibidem . . Pun to 8. (206) Ibidem.
(207) Ibidem . (208) Ibidem. (209) Ibidem.
(210) M.A.E.-A.S.D .• Jugoslavia 1941 · Busta 109 - Fascicolo 10 - (Comando Supremo 1° Reparto - Ufficio Operazioni - Scacchiere Orientale · Direuive verbali dare dal Capo di S.M. Generale al Souocapo di S. M. 2° Armata presente il generale addelfo e il Capo del S.I.M. Firmato generale Giovanni MAGLI - P.M. 21, 10 novembre 1941). (211 ) Vedi n. 102.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (apri/e-dicembre 1941)
(212) M.A.E. -A.S.D. -Jugoslavia 1941 - Busta 124 - Fascicolo 2 - (Ministero affari esteri, Roma· Appunto per il Ministro PtETROMARCHI - Segreto - Roma, 8 novembre 1941). (213) Ibidem. (214) U.S. sS.M.E. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero . Paragrafo: 'Dervar• - P.M. 86, 5 novembre 1941). (215) Ibidem. (216) Ibidem .
(217) U.S.-S.M.E. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassa ri' - (Notiziario giornaliero Foglio allegato che riporta uno dei manifestini di propaganda a firma cap. Milos PER1s1é' P.M. 86, 5 novembre 1941). (218) tJ.S.-S.M. E - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: 'Dervar' - P.M. 86, 7 novembre 1941). (219). Ibidem _ (220) Ibidem.
(221) U.S.-S.M.E. - Busta 584- Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 189 - Paragrafo: 'Dervar' • P.M. 39, 9 novembre 1941). (222) Ibidem.
A Zara, inoltre, si era sparsa la voce «de/l'imminente arrivo di una delegazione di orlodossi da Drvar, che si recherebbe dal Governatore della Dalmazia per chiedere il di lui interessamento presso il Governo di Roma, a/fo scopo di evitare if ritorno dei poteri civili alle autorità croate». La notizia provocò commenti e discussioni e «la popolazione è rimasta sorpresa e disorientata poiché tutti ritengono che la restituzione dei poteri ai croati nella 3• zona rappresenti una abdicazione fortemente nociva ai nostri in/eressi e sopratlutlo al nostro presiigio». (U.S.-S.M .E. - Busta 586 - Comando VI Corpo d'armata - Notiziario n. 192 - Paragrafo: Zara - P.M_ 39, 12 novembre 1941). (223) Vedi n. 218. (224) U.S.-S.M.E. - Busta 584 - Comando VI· Corpo d'armata · (Notiziario n. 190 . Paragrafo: 'Dervar' - punto b) - P.M. 39, 10 novembre 1941). (225) Ibidem_ - Paragrafo: 'Dervar' - punto c) . (226) Ibidem. - Paragrafo:. 'Petrovac'. (227) Vedi n. 214 - Paragrafo: 'Sanski Most'. (228) Vedi n. 221 - Paragrafo: ' Sanski Most' - punto b). (229) Vedi !'I· 224 - Paragrafo: 'Varkar Vakuf' . (230) Ibidem. (231) Vedi n. 218 - Paragrafo: 'Kljuc' . (232) U.S.-S.M.E .. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio prot. n. 4101/3 Oggetto: "Rifornimenti" - Indirizzi omessi - P.M. 86, 5 novembre 1941).
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U.S. -S.M .E. - Busta 584 - Comando VI Corpo d'armata - (raglio prot. n. 776 1/ 0.P. Segreto - Oggetto: "Dir~ttive" · A Comando divisioni 'Sassari', 'Bergamo', 'Cacciatori delle Alpi', 'Marche' e p.c. al Comando 2' Armata - P.M. 39, 12 novembre 1941). (233) Ibidem. - Comando VI corpo d'armata. (234) Vedi ~- 214 - Paragrafo: 'Graè'ac' . (235) Vedi n. 221 - Paragrafo: 'Resanovci'. (236) lb_idem. - Della strana e variabile situazione di quei giorni si ha un ulteriore e non secondario esempio dal seguente documento: (U.S.-S.M.E .. Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - Notiziario giornaliero - Paragrafo: 'Dervar' - P .M. 86, 26 ottobre 1941) «Alle ore 12 del 26 corr. ha avuto luogo una riunione di Serbi ortodossi di Drvar e dintorni dietro invito del signor DESNtCA llija, ex capo dei cetnici, a noi favorevole che presiedeva. Sono stati trotldti i seguenti argomenti: I) co{{oborozione con /'autorità italiana per quanto concerne fa distribuzione dei viveri da parte del Commissario Civile a{{e persone indigenti. 2) In vogliare lo popolazione che si è allontanata per avere certamente seguilo l'azione comunista o ritornare a Drvor e sol/omeuersi olle au1orità italiane. 3) Aiutare le autorità italiane nella folla contro il comunismo. In proposito è stato rilevato che ai veri comunisti non dovrà esser.data tregua, specie a quelli che hanno incendiaio fa fabbrico di cellulosa lasciando lo popolazione nella miseria. 4) È stato s1abifi10 che la loua deve es~ere condoua o fondo anche contro gli ustasci>1. (237) U.S.-S.M.M. - Scacchiere Jugoslavia, Dalmazia, Albania· Busta 4 - (Foglio prot. n. 3910 - Oggetto: "Situazione in zona Tenìn-Drvar-Kljuc-Sanski Most-Bos. Petrovac" - Da Comando V! C orpO d'armata a Comando 2' Armata - P .M. 39, I novembre 1941). U.S.-S.M. E. · Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero - Paragrafo: 'Tcnìn' · P.M. 86, IO novembre 1941). (238) Ibidem. - Comando divisione 'Sassari'. (239) Ibidem. (240) M.A.E.-A.S.D . . Jugoslavia 1941 - Busta 109 . Fascicolo 10 - (Foglio prot. n. 1165/1 · Segreto - Oggetto: "Situazione serbo-croata a Tenin". Da comando divisione 'Sassari' a Comando VI Corp0 d'arma ta - Allegato a lettera 20 novembre 1941 del Governatore della Dalmazia a minist ro Luca PIETROMARCHJ. P.M. 86, 12 novembre 1941) - Vedi allegato n. 12 al presente capitolo. (241) Ibidem. (242) Ibidem. (243) Ibidem . (244) Ibidem. (245) Ibidem . (246) M.A.E.-A.S.D . . Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo 10 - (Foglio prot. n. 4148/1 · Oggetto: "Situazi one po litica nella provincia di Tenin" · Da generale DALMAZZO a comandante divisione 'Sassari'· Allegato a lettera 20 novembre 1941 del Governatore della Dalmazia a ministro Luca P1ETROMARCHt · P.M. 39, senza data - Collocabile fra il 14/ 16 novembre 1941). (247) Ibidem .
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941) (248) Ibidem. (249) Ibidem. (250) Ibidem .
Il ministro P1ETROMARCH1, conosciuto il testo della leuera del generale DALMAZZO al comandante della divisione 'Sassari', scrisse al Governatore della Dalmazia dicendogli: «L'ho
/eua con il più vivo interesse e ti sarei verameni e grato se volessi far sapere al Generale DAL· che sono stato assai ammirato del modo equanime e perspicace col quale ha impostato la questione di Knin» (M.A.E. -A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109- Fascicolo IO- Roma,
MAZZO
29 novembre 1941 ). (251) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109- Fascicolo 10-(Foglio prot. n. 4177/1 - Oggetto: "Situazione in Serbia" • Da generale DALMAZZO a comandante 2• Armata - Allegato alla lettera 20 novembre 1941 del Governatore della Dalmazia a ministro.Luca PIETROMARCHI - Senza data. Probabilmente fra il 14/16 novembre 1941). (252) Ibidem. (253) Il Governo di Zagabria, con i decreti 21 giugno, 31 luglio e 30 settembre 1941 aveva concesso ai ciuadini croati di origine tedesca, di organizzarsi secondo lo schema del partito nazional-socialista tedesco, accordando loro ampia autonomia organizzativa e culturale, la costituzione di propri reparti nell'ambito della gendarmeria e degli ustascia. Gli obblighi militari potevano esser assolti nelle file della divisione SS Prinz Eugen. Capo dei gruppi nazionali tedeschi venne nominato il dott. Vladimir ALTGAJER, attribuendogli il rango di sottosegretario di Stato. (Vedi n. 5 • Ladislaus HORY e Martin BROSZAT • Anche Edmond PARIS). (254) U.S.-S.M.E. - Busta 584 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 185 - Paragrafo: 'Dalla Croazia' - P.M. 39, 5 novembre 1941).
A completamento della. notizia, il generale DALMAZZO precisava che: «in lutto la Croazia agenti germanici, stan.n o effettuando il censimenlo dei ci/ladini di origine 1edesca, comprendendo fra questi anche coloro che, pur apparlenendo a famiglie 1rasferi1esi in luogo ormai da lempo (in molti casi da secoli) hanno origine per nome e provenienza da{{a Germania e, soprattutto, dalle terre dell'ex impero austro-ungarico. In tal modo, le percenruali del 10% e del 20% previste[.. .] verranno accer/ate in un numero di comuni impensalo» .. (255) Gian Nicola AMORETTI - La vicenda italo-croata nei documenti di Aimone di Savoia 1941-1943 - Editrice Ipotesi - Rapallo 1979 · Nel Punto stimato a fine novembre 1941, lettera b, si legge che la usuale formula del giuramento, per gli impiegati e funzionari croatotedeschi, era modificata nel seguente modo: «[. . .} aUa nazionalità tedesca ed al Fiihrer, a{{o Stato croato ed al Poglavnik» (pag. 30). · (256) Vedi n. 254 • Paragrafo: 'Dalla Croazia' · Pun ti I, 2 e 3. (257) Vedi n. 255 - Punto stimato a fine novembre 1941 - Paragrafo: 'Accordi fra Germania e Croazia per l'organizzazione della minoranza tedesco-croata' - pag. 32. (258) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 11 - Fascicolo 6 - (Ministero affari es1eri, Roma, - Gabinetto A.P. Croazia - Appun10 per l'Eccellenza il Ministro su{{o svolgimento de{{a conferenza italo-croata tenuta ad Abbazia il 15 e 16 novembre 1941 - Non firmato . Quasi certamente del ministro Luca PIETROMARCH I - Roma , 17 novembre 1941). / (259) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 11 0 - Fascicolo 2 - (Ministero affari esteri, Roma - Gabinetto A.P. Croazia - Appunto - Paragrafo I V: 'La Croazia spazio vitale italiano' - Roma, 14 dicembre 1941. L'appunto preparato per CIANO, conliene le argomentazioni sui vari punti da irattare con PAVEllè nell'incontro di Venezia del 15 e 16 dicembre 194.J.
Il presidio della terza zona
e la mam;ata occupazione dell'intera Croazia
963
(260) U.S. -S.M.E. - Busta 586 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 186 - Paragrafo: ' Croazia' - P.M. 39, 6 novembre 1941). Ai croati decorati dal!' Austria-Ungheria con medaglia d'oro era concesso un assegno mensile di 800 kune; per la medaglia d'argento 600 kunc, per quella di bronzo 300 kune.
(261) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo I - (Telegramma 094 Segreto non diramare - Da legazione d'Italia, Zagabria - A ministero affari esteri, Roma Zagabria, 12 novembre 1941 ). (262) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo I - (Foglio prot. n. 1959Segreto - Oggetto: "Situazione in Croazia" - Da Missione militare italiana in Croazia - A firma generale OXIUA - Per Comando Supremo e legazione d'Italia, Zagabria - Zagabria, 17 novembre 1941). (263) Ibidem . (264) M.A.E.-A.S.D . - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo 1 - (Foglio senza pro1. Intestato: Ministero dell'interno, Roma - Firmato Ispettore generale di P .S. VERDIANI - Diretto ad una ' Eccellenza' non identificata - Zagabria, 14 novembre 1941). (265) Ibidem. (266) Vedi n. 262. (267) Ibidem.
(268) Ibidem . (269) Vedi n. 261. (270) Vedi n. 262. (271) Vedi n. 261 .
(272) Vedi n. 262. (273) Ibidem. (274) Vedi n. 264. (275) M.A.E.-A .S .D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo I - (Telgramma n. 621 â&#x20AC;˘ Urgentissimo - Segreto non diramare - Da legazione d'Italia a Zagabria - A Ministero affari esteri, Roma - Zagabria, 13 novembre 1941.
(276) Ibidem . (277) Ibidem.
(278) Ibidem. (279) Ibidem.
(280) Vedi n . 258. (281) Ibidem.
(282) Ibidem . (283) Ibidem. (284) M .A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 194 1 - Busta 130 - Fascicolo 3 - (Ministero affari esteri , Roma - Questioni da sottoporsi ai delgati de/fo Stato lndipendenle di Croazia nella riunione di Abbazia del /5 corrente - Senza data nĂŠ firma) . Vedi allegato n. 14 al presente capitolo.
964
Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941) (285) Ibidem . - Punto I. (286) Ibidem. - Punto 3.
(287) M.A.E.-A.S.D. • Jugoslavia 1941 • Busta 130 - Fascicolo 3 - (Foglio senza intestazione - Verbale - Punto 4 - Firmato per l'Italia da Luca PlETROMARCHI, Raffaele CASERTANO; da Mladen LORKOv1é, ministro per gli affari esteri di Croazia e da Andrija ARTUKOv1<:, ministro per gli affari interni di Croazia - Fiume, 16 novembre 1941)- Vedi allegato n. 15 al presente capitolo. (288) Il ministro PIETROMARCHI recandosi ad Abbazia si riprometteva di riscattare gli scar-· si risultati della sua precedente missione a Zagabria (25-27 ottobre), e prima di partire da Roma, quasi certamente ebbe con il generale CAVALLERO uno scambio di vedute. Infatti, il Capo di Stato Maggiore generale nel suo diario, sorto la data del IO novembre 1941, scriveva: «La politica dell'Ecc. P1ETROMARCH1 con i serbi e i croati è alquanto aggressiva. Raccomando. prudenza per evitare complicazioni. La 2 • Armata deve stare con le armi al piede ma i soldati debbono fare solo i soldati. È evidente che dopo che i Croati si sono legati mani e piedi con i tedeschi noi dobbiamo evitare al massimo di essere accusati di serbo/ilio ed anzi sfatare questa impressione. La nostra consegna è strettamente ed assolutamente militare. li desiderio dei croati è di avere al più presto il Duca di Spoleto per sottrarsi alla pressione tedesca» - Ugo CAVALLERO. Comando Supremo - Cappelli Editore - Bologna, 1948). (289) Vedi n. 267. - Punto~(290) Ibidem. - Punto 6. (291) Ibidem. - Punti 7 e 8. (292) U.S.-S.M.E. - Busta 586 - Comando VI Corpo d ' armata - (Notiziario n . 195 - Paragrafo: 'Croazia-Zagabria' - P.M. 39, 15 novembre 1941). (293) Galeazzo CIANO - Diario /937- 1943 - Edizioni Rizzoli - Milano, 1980 - Pag. 558. (294) Ibidem : (295) Ibidem. - Annotazione del 22 novembre 1941 . (296) Galeazzo CIANO - L'Europa verso la catastrofe - A. Mondadori Editore - Officine Grafiche Veronesi, 1948 - Colloquio del conte CIANO col FiiHRER, col Maresciallo GOERtN(; e col ministro degli affari esteri von RIBBENTROP - Pag. 687. La riunione a Berlino era stata indetta nella quinta ricorrenza de! Patto Anticomintern (25 novembre 1936). (297) Ibidem. - Pag. 689. Da parte tedesca, secondo il verbale del colloquio, riportato in D.G.F.P. - Serie D - \;'ol. XIII - Documento 501 (67/46975 -93) - pag. 826, CIANO disse a RmB ENTROP «che il DUCE non
era soddisfatto degli sviluppi in Croazia. Si era sviluppalo in Croazia un atteggiamento antiilaliano. La situazione inferno non era stata chiarificala. Non di meno egli, CIANO, avrebbe accettato un invito di PAVEUè e sarebbe andato a Zagabria in gennaio allo scopo di studiare le questioni sul posto. Quando il conte CIANO chiese ancora .quale fosse il punto di vista della Germania circa la Croazia, il Ministro per gli es/eri [RIBBENTROP] riferendosi alla dichiarazione già fatla a Vienna, replicò che la Germania considerava la Croazia come appartenente alla sfera d'interessi dell'l!alia» . (298) Ibidem.
li presidio della terza zona e la mancata occupazione de/l'intera Croazia
965'
(299) Ibidem. (300) Ibidem .
(301) Ibidem. - Pag. 689 e 690. (302) Ibidem . - Pag. 690. (303) Ibidem . (304) U.S.-S.M.E. - Busta 568 -Comando VI Corpo d'armata - {Foglio prot. n. 3132/A.C. - Oggetto: "Accordi della Commissione mista italo-croata" . Da Comando VI Corpo d'armata a divisioni 'Marche', 'Bergamo', 'Sassari', 'Cacciatori delle Alpi' - In allegato foglio prot. n. 4322/A.C. - Segreto - Urgente . Oggetto: "Accordi della Commissione italo-croata al 16.11.41" - Da Comando 2 • Armata che in data 30 novembre 1941 trasmette il testo del verbale dell'incontro di Abbazia - P.M. 39, 6 dicembre 1941). (305) Ibidem . (306) U.S. -S.M.E. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero . Paragrafo: 'Tenìn' - P.M. 86, 25 novembre 1941). (307) Ibidem. (308) Ibidem. (309) Ibidem .
(310) Ibidem. (311) U.S.-S.M.E .. Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: 'Tenìn' - P.M. 86, 28 novembre 1941). (312) Ibidem. (313) U.S. -S.M.E. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' · (Notiziario giornaliero. Paragrafo: 'Tenìn' - P.M . 86, 29 novembre 1941). (314) Ibidem. (315) Ibidem. (316) Ibidem. (317) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 125 - Fascicolo D . (Foglio prot. n. 441/022545. Mini.stero interno, Roma - Direzione Generale di P.S. - A ministero affari esteri, Roma - Roma, 13 dicembre 1941). ('318) Ibidem. (319) Ibidem . (320) Ibidem . (321) Ibidem . · (322) Ibidem. (323) Ibidem.
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Dalmazia - Una cronaca per fa storia (aprile-dicembre 194/J
(324) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta I I I - Fascicolo 6 - (Foglio pro1. n. 02426 Da Governatore della Dalmazia a ministro Luca P1ETR0~111RCHI - Zara, 23 dicembre 1941). (325) U.S. -S.M.E. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero . Paragrafo: 'Kljuc - Seconda parie' - P.M . 86, 14 dicembre 1941). (326) Ibidem . (327) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo 10 . (Ministero degli affari esteri, Zagabria - Memoria - Probabilmente predisposta per P.weut quale traccia degli argomenti da lrallare con CIANO a Venezia il 15 ed il 16 dicembre 1941 • Non firmato. Senza data - Da collocarsi immediatamente prima del 15 dicembre 1941). (328) Ibidem. (329) Ibidem. (330) Ibidem . (331) Ibidem. (332) Ibidem. (333) Ibidem . (334) U.S.-S.M.E. - Busta 584 • Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 198 - Paragrafo: 'Macarsca' - P.M. 39, 18 novembre 1941). (335) U.S.-S.M.E. - Busta 569 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: 'Tenin' - P.M. 86, 29 novembre 1941) .
(336) Vedi n . 327. (337) Ibidem . (338) Ibidem. (339) M.A.E. -A .S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 103 - Fasc icolo 3 . (Segreto - Argomenti trullati nel co{{oquio tra l'Ecce{{en::a il Gen. A .11HROSIO e l'Ecce{{enza il 111inis1ro Pt1:.TRO.\ t-1RCH1 a Palazzo Chigi il 12 dicembre 1941 - Non firmalo - Ro ma , 12 dicembre 1941).
Il verbale è diviso nei seguenti paragrafi: Bando; Forze della 2' Armata; Bosnia orientale; Organizzazione di una divisione croata; Poteri civili nella 2 • zona; lmronizzazion,' <lei Re; Ques1.ione forestale; Questioni commerciali. (340) Ibidem. (341) Ibidem. (342) Ibidem.
(343) Ibidem . (344) Ibidem. (345) Ibidem. (346} /hidem .
(347) M.A.E. -A .S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 110 - Fascicolo 2 · (Mini~1ero affari es1eri, Roma - Gabine110 A.P. - App111110 - Non firma lo - Suddiviso in dieci capitoli - Roma, 14 dicembre 1941) .
li presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
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(348) Ibidem. - Capitolo Il. (349) Ibidem . . Capitolo lii. (350) Ibidem. (351) M.A .E .-A.S. D. - Jugoslavia 1941 - Busta 110 - Fascicolo 2 - (Verbale della riunione ila/o-croata svoltasi a Venezia, lunedì 15 dicembre /94/-XX - Non firmato - Venezia, 15 dicembre 1941) - Vedi allegato n. 13 al presente capitolo'. Per la presenza del generale AMBROSIO a Venezia vedi verbale della riunione del 30 dicembre 1941 (U.S.-~.M.E. - Busta IT 630 - Comando 2' Armata) - «L'Eccellenza il Coman-
danie riferisce infine sul colloquio avuto a Venezia con
PAVEllè,
presenle S.E.
(352) Vedi n. 296 - Colloquio del con/e CIANO col Poglavnik di Croazia, 703 e seg.
CIANO».
PA VéLlè -
Pag.
(353) Ibidem. (354) Ibidem. - Pag. 705. (355) Ibidem. (356) Ibidem. - Pag. 706. (357) Vedi n. 351 - Punto I delle richieste italiane. 0
(358) Vedi n. 352 - Pag. 705. (359) Ibidem. (360) Vedi n. 293 - Annotazioni del 15/ 16 dicembre - Pag. 567 . (361) Ibidem. (362) U.S. -S .M.E . . Busta 1T 630 · Comando 2• Armata - (Ri.servatissimo · Memoria della riunione presso MuSSOLINJ, presenti GIANO , generale ROATTA Capo di S.M . dell'Esercito, generale AMDROSJO, ministro CASERTANO, generale MAGLI del Comando Supremo - Roma, ore 20, 18 dicembre 1941). Vedi allegato n. 18 al presente capitolo. (363) Vedi n . 293 - Annotazione del 17 dicembre - Pag. 567. (364) Ibidem. - Pag. 568. (365) M.A.E. -A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 109 - Fascicolo 10- (Comando Supremo . U ffic:io Operazioni - Scacchiere orientale . Occupazione to1ale della Croazia - P . M. 21, 17 dicembre 1941) - Vedi allegato n. 17 al presente capitolo. (366) Ibidem. (367) Ibidem. (368) Ibidem . (369) Vedi n. 362. (370) Ibidem. (371) Ibidem .
968
Dalmazia · Una cronaca per la s/oria (aprile-dicembre 1941) (372) Ibidem. (373) Ibidem. (374) Ibidem.
(315) Ibidem . (376) M.A.E.-A.S.D. · Jugoslavia 1941 • Busta 108 - Fascicolo I - (Telespresso n. 64. Riservato - Ufficio collegamento del ministero degli affari esteri con il Comando della 2' Ar· mata - Oggetto: "Gruppi ribelli nella Bosnia Orientale" - Da console Vittorio CASTELLANI · A ministero affari esteri, Roma e p.c. a legazione d'Italia, Zagabria- P .M. IO, 21 dicembre 1941).
I gruppi dei ribelli venivano individuati nelle seguenti zone: regione di Kozara Planina, oltre 1.000 prevalentemente comunisti; regione di Teslié, circa 2 000 prevalentemente comunisti; regione di Jajce, dai 500 ai 2 000 solo comunisti; regione di Majevica Planina, solo cetnici dai IO ai 15 000; regione di Visoko-Vares, solo cetnici circa I 000; regione di lgman Planina, comunisti, circa I 000; regione di Romanja Planina, cetnici, circa IO 000 comandati dal maggiore Jezdimir DANGlè; regione di Foca-Gorazde, circa 4 000 cetnici comandati dal maggiore Bo~ko TOOOROVlè. (377) Ibidem. (378) Ibidem. (379) Ibidem . .(380) Ibidem. (381) M.A.E.·A.S.D. • Jugoslavia 1941 • Busta 124 • Fascicolo 2 - (Appunto per l'Eccellenza il Ministro PIETROMARCHI • Esteso dal console Vittorio CASTELLANI . Roma, 24 dicembre 1941). (382) Ibidem. (383) Ibidem. (384) Ibidem. (385) Ibidem. (386) Ibidem. (387) Ibidem. (388) M.A.E.·A.S.D. · Jugoslavia 1941 - Busta 109 • Fascicolo I - (Foglio prot. n. 2717 Segreto· Da Missione militare italiana in Croazia· A Comando Supremo, a ministro d'Italia, Zagabria, a Comando 2' Armata. Zagabria, 24 dicembre 1941). (389) M.A.E. -A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 124 - Fascicolo 2 - (Foglio senza intestazione né firma • Comunicazione avuta verbo/men/e dal generale Von R!NTELEN - Rimesso personalmente dal generale MAGLI del Comando Supremo al ministero degli affari esteri, il giorno successivo - Roma, 24 dicembre 1941).
(390) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 124 - Fascicolo 2 · ·(Lettera - Segreto riservato alla persona - Da Luca P1ETROMARCHI a ministro CASERTANO a Zagabria - Roma, 29 dicembre I941 ).
li presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
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(391) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1941 - Busta 124 - Fascicolo 2 - (Ministero degli affari esteri, Roma - Appunlo - Autografo del ministro Francesco SCAMMACCA - Roma, 25 dicembre 1941).
In testa al foglio una nota a matita: «li gen. CAVALLERO ne ha parlato al Duc1; e al ministro CIANO" - 26 dicembre 1941)» - Siglato con una "P" - Quasi certamente PtETROMARCHJ. (392) Ibidem. (393) Ibidem.
(394) U .S.-S. M.E. - Busta IT 630 - Comando 2' Armata - (Memoria della riunione convocata dal generale AMllROS10 - Presenti: Comandanti del V e VI Corpo d'Armata, Comandanti l'artiglieria d'Armata, Genio d'Armata, Intendente Generale, Capo di S.M. dell'Armata, Sottocapo di S.M. dell'Armata, Capi di S.M. del V, VI e Xl Corpo di armata. Capo Ufficio 'l' d'Armata, Capo Ufficio affari civili d'Armata, Capo Ufficio operazioni d'Armata, I• Seniore nucleo collegamento M.V.S.N., ten. col. del Comando aviazione d'Armata - P.M. IO, 30 dicembre 1941). Nella prima parte del rapporto il generale AMBROSIO riassume i termini della precedente riunione del 18 dicembre e dei suoi recenti viaggi a Roma. (395) Ibidem.
(396) Ibidem. (397) Ibidem.
(398) Ibidem . (399) Ibidem. (400)
Ibidem.
(401) Ibidem. (402) Vedi n . 390. (403) Ibidem.
Edmund GLAISL: von HORSTENAU, nato a Braunau sull'lnn ne! 1882. Figlio di immigrati francesi che servirono nell'esercito austriaco e che in seguito ottennero il predicato di HORSTENAU. Frequentò l'Accademia militare di Wiener Neustadt e quindi la 'Kriegschule' . Nel 1910 entrò nel corpo degli ufficial i di Stato Maggiore generale. Durante la prima fase della Grande guerra fu al fronte, quindi prestò servii.io presso il Comando Supremo austro-ungarico. fece parte della missione militare austriaca per le trattative di pace a Brest Litowsk. Nel dopo guerra, con il grado di tenente colonnello, fu assegnato all'archivio di guerra. Nel 1925 ne fu nominato direttore con il grado di 'consigliere aulico' , di ve nendo, così, un impiegato civile. Nel 1932 ricevette la laurea honoris causa dall ' Università di Monaco di Baviera . Appartenne ali" Associazione dei nobili cattolici dell'Austria' ma, nel contempo, si era avvicinato ai gruppi nazionalsocialisti. Nel 1936, in seguito all'accordo Htl.TER-SCHUSCHNIGG, entrò nel goverho austriaco come nazionalsocialista moderato e r_icoprì la carica di ministro per l'interno. Nel 1938 l'Austria venne occupata dai tedeschi ed in base all'Anschluss, essendo s1a1 i accen1ra1i 1Utli i poicri a Berlino, decadde dalla carica di ministro. Venne nominato generale . Con la seconda
970
Dalmazia - Una cronaca per la storia {aprile-dicembre 1941)
guerra mondiale fu inviato nella Marca Orientale. Succ.e ssivamente venne nominato capo della missione militare tedesca a Zagabria in modo da sfrunare le sue personali co.11oscenze con molti ex-ufficiali asburgici ed in primo luogo con Slavko KvATERNIK. Estremamente ambizioso, intrigante ed ambiguo. (M.A.E.-A.S. D. - Busta 130 · Fascicolo I). (404) Vedi 11 . 394. (405) Ibidem.
(406) U.S.-S.M.E. - Busta 585 - Comando VI Corpo d'Armata - (Riassunto degli argomenti trattati dall'Eccellenza AMBROStO nella riunione tenuta presso il Comando della 2° Armata il 30-12-4/ - P.M. 39, 31 dicembre 1941). (407) Vedi 11. 293 - Annotazione del 28 dicembre 1941 . Pag. 572. (408) M .A .E.-A.S .D. - Jugoslavia 1941 - Busta 125 - Fascicolo I. Sottofascicolo D- (Telegramma prot. n . 0998/0.P. - Oggetto: "Riduzione presidi 3 • zona" - Da Comando VI Corpo d'Armata a Comando 2• Armata e p.c. al Governo della Dalmazia, Zara - P.M . 39, ore 12 a.m., 15 dicembre 1941). (409) Ibidem. (410) Ibidem. (411) U.S.-S.M.E. - Busta 585 - Comando VI Corpo d'Armata - (Testo bilingue del proclama del Ministro per l'interno di Croazia, Andrija ARTUKOVlè', preceduto dal testo bilingue del proclama del Comandante della 2• Armata· Zagabria, 25 dicembre 1941). (412) Ibidem. (413) M.A.E.-A .S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 132 - Fascico lo 3 - (Foglio prot. n. 1141 - Segreto - Oggetto: "Politica Croata nei territori della 2" e 3" zona" - Da generale Villoria . AM0Ros10 a Comando Supremo - P .M. 9, 23 gennaio 1942). (414) Vedi n. 411. (415) Ibidem. (416) Ibidem. (417) Ibidem. (418) Ibidem. (419) Ibidem. (420) Vedi n. 413. (421) Ibidem. (422) U.S.-S.M .E. · Busta 585 - Comando VI Corpo d'armata· (Notiziario n. 244 - Pa ragrafo: 'Signa', punto b) - P.M. 39, 3 gennaio 1942). (423) U .S.-S.M .E. - Busta 585 - Comandtl VI Corpo d'annata - (Foglio proc. ri. 238/ A.C . - Oggetto: "Proclama per la pacificazione della zona" - Da generale Renzo DALMAZZO a Comando 2• Armata . P.M. 39, 19 gennaio 1942).
li presidio della terzo zona e la mancata occupa1.ione dell'intera Croazia
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(424) Ibidem. (425) Ibidem. (426) Vedi n. 422 - Paragrafo: Nel settore della division e 'Sassari'. (427) Ibidem. - l;'aragrafi: Settore divisioni: 'Bergamo' - 'Marche' - 'Cacciatori delle Alpi'. (428) Ibidem. (429) Ibidem. (430) Vedi n. 44 - Voi. cembre 1941).
xxx - Lettera di M USSOLINI a HITLER, pag. 224 - Roma, 29 di-
DOCUMENTI
ALLEGATI
AL CAPITOLO VIII
li presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
ALLEGATO
975
N. I
COMANDO DELLA 2• ARMATA UFFICIO I
N. 1/8950/S
P.M. IO, lì 6 011obre 1941 - XIX
Ail'Eccellenza il Ministro Cav. di Gr. Cr. Luca PIETROMARCH I Ministero degli Affari Esteri - Gabinetto ROMA
Eccellenza, con telegramma in data di ieri, lo Stato Maggiore R.E. mi comunica che, per accordi intervenuti col Ministero degli Esteri e con l'Addetto Militare tedesco a Roma, le operazioni inerenti all'occupazione del territorio croato sino alla linea di demarcazione con la zona di influenza germanica debbono avere attuazione. Il telegramma precisa anche che, contrariamente a quanto era previsto, l'occupazione esclude la contemporanea assunzione dei poteri civili nelle zone occupate. Ne arguisco che sono prevalse le ragioni contingenti di convenienza cui mi accennaste nella Vostra lettera 8/04857 del 30 settembre u.s., e che, come voi mi dite, più che di una rinuncia si tratti di una sospensiva assolutamente temporanea. Vagliate le circostanze, ed in base ad un obiettivo esame della situazione che io posso dire di vivere ora ad ora nelle sue molteplici vicende, consentitemi, Eccellenza, di dirVi"che la questione è forse da riesaminare . Indipendentemente da esigenze di immediato interesse militare, taluni suoi aspetti, che certo potrebbero avere riflessi negativi sulla politica lungimirante che si vuol perseguire, meritano forse nuova considerazione. Dalla data del nostro incontro a Venezia ad oggi, la situazione è ancora mutata. Mentre nella zona demilitarizzata, fra le popolazioni ed i nostri comandi si sono determinati rapporti improntati a reciproca fiducio sa attesa, tutta la zona che le truppe dell'Armata dovranno occupare è ora tormentata da moti sediziosi che vanno estendendosi con carattere di movimento di masse. In talune regioni vi si riscontrano palesi e rilevanti infiltrazioni comuniste; in tal'altre vi si è sovrapposta la lotta religiosa condotta con fanatismo dai mussulmani; su tutto va sovrapponendosi lentamente ma decisamente, il movimento nazionalista jugo-panslavo alimentato dall'abile propaganda russo-anglosassone.
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Dalmazia • Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
La stretta connessione del vasto movimento con quelli analoghi che si agitano nella Slovenia, nel Montenegro, nella vecchia Serbia, donde promanano le direttive, è ormai comprovata. È evidente quindi, come l'occupazione non possa prescindere dal più rigoroso controllo sulle genti della zona; controllo che non sarebbe altrimenti possibile che attraverso la contemporanea immediata assunzione di poteri civili.
Infatti, essa presuppone il subitaneo disarmo delle popolazioni equesto alla sua volta, l'emanazione di un bando da parte dell'autorità militare occupante incaricata dell'esecuzione, cosa che solamente l'assunzione dei poteri civili potrebbe consentire. Ma a prescindere da questa, che potrebbe anche considerarsi come necessità di secondo tempo, a mio parere il provvedimento si impone, anche se l'occupazione, al di là di eventuali obiettivi futuri tenda - per ora, - semplicemente a garantire la normalità di vita nelle regioni che interessano. L'ampia documentazione di cui dispongo, prova senza alcuna restrizione che la lotta condotta dagli ustasci contro i serbo-ortodossi, con l'efferatezza che vi è nota, ha reso vano ogni possibile tentativo di conciliazione. Petizioni a me giunte da ogni dove, contatti che comandi ed ufficiali isolati hanno avuto con elementi delle popolazioni ribelli, la chiara evidenza dei fatti constatati, confermano che tali popolazioni non sono affatto aliene dalla pacificazione, ma ad una sola condizione - assoluta · e cioè, che a garantirla siano soltanto le nostre truppe. Ed una ·garanzia del genere non è possibile ove l'esercizio dei poteri militari non sia congiunto con quello dei poteri civili. Qualora mancassero questi, si ricadrebbe necessariamente nella dolorosa situazione in cui ci trovammo, quando, prima del 7 settembre, nella zona demilitarizzata, dovemmo assistere passivamente agli efferati delitti degli ustascia. La passività di allora ha già nociuto al nostro prestigio, e la propaganda avversaria l'ha largamente sfruttata ai suoi fini propalando le voci più insensate, non ultima quella che l'Italia, in perfetto accordo con gli ustascia, si serviva di loro per acuire la lotta, onde - in secondo tempo - dominare i_l paese. Un atteggiamento altrettanto passivo non potrebbe oggi non rincrudire i dubbi tuttora latenti, alimentare anche più fondatamente il carattere antitaliano della lolla jugo-panslava cui ho accennato, e - col prestigio - compromettere irrimediabilmente ogni eventuale espansione avvenire.
Il presidio della terza zona e lo mancata occupazione dell'intera Croazia
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Voi co noscete già , Eccellenza, le difficoltà che si sono dovute superare per la pàcificazione nella zona dem ilitarizzata. Derivano essenzialmente, se non esclusivamente, dalla intenzionale mancanza di collaborazione delle autorità politiche croate - centrali e periferiche - concordi nell'ostacolarci il pieno esercizio dei poteri civili regolarmente ed incondizionatamente assunti. Ove mai nella nuova zona detti poteri rimanessero alle autorità croate, sia pure temporaneamente, è evidente che in pratica, alla forma ostruzionistica attuale succederebbe la negazione , e con essa l'urto inevitabile. Soprattutto, come ho detto dianzi, si ricadrebbe decisamente nella impossibile situazione precedente al 7 settembre, e gli eccessi, gli eccidi si ripeterebbero perturbatori della pace desiderata; e sarebbero inevitabili. L'odio contro i serbi-o rtodossi non ha confini né negli ustascia cosiddetti 'selvaggi' né nei regolari. Basti accennare al fatto che ustascia, ed anche reparti dell'esercito, approfittarono dei successi d elle nost.r e truppe riportati a Glamoé e Drvar, per darsi immediatamente al saccheggio ed alla devastazione dei vicini villaggi. Questa, in termini riassuntivi, la situaz.ione . L'obiettivo che mi è dato è la pacificazione della zona da occupare, sia come fatto in sé, o come indispensabile premessa per una u lteriore eventuale espansione. Nell' un caso come nell'altro, è necessario possedere la zona, ed il possesso non è conseguibile se non attraverso [''incondizionato controllo delle popolazioni; controllo, che, per il complesso delle circostanze esposte, presuppone altrettanto incondizionato esercizio dei poteri civili. L'estensione della rivo,lta ed il carattere da essa assunto impongono il disarmo in senso assoluto. Ma la sua realizzazione, nei riguardi dei rivoltosi, è subordinata all'imperio di una legge che garantisca la normalità di vi ta; legge che non può promanare dal governo croato. nel quale le popolazioni non sòlo non hanno fiducia, ma vedono l' organo propulsore de lle persecuzioni che ha nno patito. La no rma, quindi, non può essere dettata che dall'autorità militare occupaiue, la quale, percio, deve essere invest ita di tulli i poteri, e civ ili e militari . Il GENE:RALE COMANl)ANT E UESIGNATO l)"ARM1\ T A
V . AMBROSIO
11
I
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Dalmazia - Uno cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
AL LEGATO
N. 2
COMANDO DELLA 2• ARMATA UFFICIO I
P.M.
N. 1/9097/1 di protocollo
n 10 ottobre 1941 - XIX
All'Eccellenza il Ministro Cav. di Gr. Croce Luca PtETROMARCHI Ministero degli Esteri
ROMA
OGGETTO: Dichiarazione di alcuni notabili della zona di Ostrelj. Si trasmette una copia della dichiarazione rilasciata a nostri ufficiali da 24 rappresentanti di diversi villaggi situati tra Ostrelj e Bos. Petrovac. IL GENERALE COMANDANTE DESIGNATO D'ARMATA V. AMBROSIO
VERBALE DI DICHIARAZIONE L'anno millenovecentoquarant'uno, addì 29 settembre ore 12,20, alla presenza dei: Maggiore ARANGIO Ru1z Vittorio - Comandante del 56° Gr. Cannoni da
105/32 C~pitano MARUSSI Vincenzo
- Commissario Civile di Drvar (con funzioni di interprete)
Tenente CC.RR. PETTERUTTI Mario - XX Btg. CC .RR . si sono presentati i rappresentanti. dei seguenti villaggi ( 0 ) : Golumic - Madeno - Polji - Bielacski Vaganac - Cimese - Jazbine - Bjelai - Vosiemojà - Kruienfa - Vrtovce di Dehac - Vedroilojie - Dirne - Bukoveca - Kapoliul - Brazki Vajanaz - Brahovo - Smoljana - Bara - Tukgevar - Rasvovac - Suhaia - Skakavoc - Vranovina - Brestovar - Lasdte - Risovac, tutti situati tra Ostrelj e Bos. Petrovac, per chiedere protezione ed aiuto alt' Esercito Italiano.
Il presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
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Essi hanno dichiarato che la popolazione dei suddetti villaggi (complessivamente ammontante a circa 30 000) in preda al panico, sin dalla data di partenza delle truppe italiane, ha abbandonato le proprie case, rifugiandosi nelle boscaglie, per sottrarsi alle devastazioni e agli atti di barbarie di orde ustascia frammischiate a mussulmani. Il 90% delle abitazioni civili di detti villaggi sono state bruciate e rase al suolo, e più del 30o/o degli abitanti sono stati trucidati. L'eccidio di tali orde si è andato intensificando da una quindicina di giorni e propriamente da quando le truppe italiane hanno iniziato il loro , movimento. Negli ultimi giorni, alle orde degli ustasci erano frammischiati elementi di truppe regolari. Il rappresentante del villaggio di Medeno Poljie, tal Mirkovié Nicola specialmente ha riferito che 8 giorni or sono, individui in uniforme, che si suppongono ustascia mussulmani, irruppero nel suo paese. Penetrati in una casa, ove era soltanto una donna, domandarono a questa dove si trovassero gli altri componenti la famiglia. Avendo la donna riferito che il marito, una sorella e sei figli erano rifugiati nel bosco, la invitarono a far rientrare tutti assicurandone l'incolumità. Non appena tutti i predetti rientrarono furono brutalmente trucidati e la donna sgozzata. Nello stesso giorno tali eccidi si verificarono anche negli altri paesi ove furono commessi atti di violenza carnale e sevizie in danno delle donne. Tal Smiliariz Kosa di anni 18, di Medeno Poljie, fu brutalmente violentata da parecchi ustascia che successivamente la percossero a sangue e poi la squarciarono divaricandone le gambe fino alla frattura delle ossa. La disgraziata sopravvisse per il tempo indispensabile per narrare le torture subìte. I predetti rappresentanti ~olo oggi si sono decisi a rifugiarsi a Drvar, perché continuamente inseguiti dalle ordè dei terroristi. Hanno dichiarato di essere disposti a collaborare intensamente con le truppe italiane, sia combattendo, sia riparando le strade, sia facendo da guide, a patto che esse occupino i loro paesi. Hanno fatto presente l'urgenza di tale intervento, non solo per evitare altre vittime umane ma anche per salvare i raccolti (grano, granoturco, mais, avena, patate) che andrebbero perduti con sicuro affamamento della popolazione quantunque si tratti di zona molto ubertosa e largamente provvista di bestiame. Essi hanno garantito sulla loro vi.ta, che tutti gli abitanti dei villaggi propri, e per sentìto dire, anche degl i altri, non solo [non) spareranno un co lpo di fucile contro gli italiani, ma li accoglieranno come salvatori della loro vita e dei loro beni .
32 . Dalrna1.ia
Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
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In fede di quanto sopra i rappresentanti dei villaggi hanno sottoscritto il presente verbale, che prima è stato tradotto in lingua croata dal Commissario civile con funzioni di interprete. Seguono 24 firme
Flto Maggiore
0 (
)
ARANGIO RUIZ Vittorio
»
Capitano
MARUSSI Vincenzo
»
Tenente CC.RR.
PETTER UTTI Mario
I nomi dei villaggi sono stati scritti in modo approssimativo. Dal riscontro sulla carta della Jugoslavia, scala 1:500 000, edita dal TOURING CLUB D'ITALIA, edizione 1977, si sono potute individuare le seguenti località. Il primo nome è quello riportato nel verbale.
Golumic = Kolunié Madeno - Polji Medeno · Polje -?Cimese = Jazbine = -?Bje/aj = - Id. Vosiemoja Vodjenica (?) Kruienfa = :krnjeusa Vrtovce di Dehac Yrtoce -?. Vedroilojie Dirne Drinié Bukoveca Bukovaca Lastva Lasdte
I'
Kapoliul Braski Vajanaz Brahovo Smoljana Bara Tukgevar Rasvovac Suhaia Skakavoc Vranovina Brestovar Risovac
Kapliuv .. . Vaganac
= Bravsko = -Id. -Id. Tiskovac (?)
= = = =
Rastnovac Suvaja Skakavac -? Brestovac
= - Id.-
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Al.I E(,ATO N. 3 MINISTLRO DECìLI Aff-ARI ESTERI <,AB l l\:F TTO · A l' - U f'F . CR01\Z I A
Telespresso N. 8105260
Noma, addì 15 ottobre 1941 · XIX
Alla R. Legazione ZAGABRIA
e,
11.c.
Comando 2" Armata
P.M . IO Governo Dalmazia ZARA
OGGETTO : Zona di occupazione militare.
Attiro la Vostra attenzione sul rapporto del Comando della 2• Armata N. 234 I-Segreto del 7 corrente, trasmesso direttamente anche costì. Questo Ministero condivide pienamente le proposte del Comando predetto e considera la loro attuazione come necessaria ai fini di pacificazione e di normalizzazione ai quali è diretta la nostra occupazione militare. Mi riferisco in particolare alla proposta di restituire ai profughi che rientrano nei territori occupati i beni sequestrati, sia pure p revio esame caso per caso, come eia affidamenti datici da codesto Governo in un Appunto che ci è stato rimesso da questa Legazione croata. Lo stesso dicasi per quanto riguarda le d ilazioni da concedersi per il cambio del dinaro. Su tulli i punti accennati dal Comando della 2• Armata, e che, ripeto, trovano pienamente consenziente questo Ministero, si è avuta occasione d i intrattenere il Ministro Perié, il quale, ritornando ancora una volta sui fatti compiuti, ha creduto di esprimere le proprie lamentele e quelle del suo Governo sul regi me da noi stabilito nella Fascia costiera e soprattutto sulla assunzione dei poteri civili da parte delle Autorità militari. Egli ha fallo rilevare che le truppe tedesche d'occupazione in Croazia non si comportano come le nostre; esse non solo non assumono i poteri civili , ma danno man forte agli Ustascia per reprimere i movimenti serbi. È stato fatto osservare al Ministro Perié che con tale linguaggio egli mostrava di non essersi reso conto delle finalità perseguite da R.Governo nell'esclusivo interesse della Croazia e per il consolidamento dello Stato croato. Questo ha bisogno di uscire quan to p rima dalle lo tte in1cs1 inc che insanguinano il Paese e di dar prova della sua vitalità col promuovere una pacifica convivenza tra le popolazioni ad esso soggclle . Per far cessare i rancori che impediscono di
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addivenire a una normalizzazione del Paese e al ristabilimento dell'ordine, · le truppe italiane si sono assunte tale compito con spirito di equità e di moderazione, per rendere possibile il primo avviamento a tale opera di pacificazione. II Governo croato ha interesse ad agevolare tali nostri sforzi, come a più risprese ha dimostrato effettivamente di voler fare, con l'accattivarsi la fiducia delle popolazioni che mostrino disposizione ad accettare l'attuale stato di cose e ad obbedire alla legge e alla autorità dello Stato croato. È per affrettare tale normalizzazione, per rassenerare l'atmosfera e placare i rancori, che noi riteniamo indispensabile che gli Ustascia maggiormente coinvolti in atti di atrocità vengano, almeno in un primo tempo, allontanati dai territori dove svolsero la loro attività di rappresaglia . II R.Governo ha mostrato tangibilmente con quanta comprensione e con quale spirito di amicizia esso cerca di raggiungere gli obiettivi predetti, senza ledere anche formalmente i diritti sovrani della Croazia. Noi ci attendiamo che si risponda a tale nostro atteggiamento con pari comprensione e con spirito di fiducia. CIANO
I'
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ALLEGATO
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N. 4
COMANDO DELLA 2• ARMATA UFFICIO AFFARI POLITICI
P.M. 10, li 15 ottobre 1941
N . di Prot. I O
Al Ministero degli Affari Esteri - Gabinetto A.P. - Uff. Croazia ROMA
OGGETIO: Occupazione della III zona.
Riferimento miei telescritti nn. 5 e 6. Ad eccezione del tratto compreso tra Sanski Most e Varkar Vakuf, nel settore centrale, tutto il restante della linea di demarcazione è stata ormai raggiunta dalle nostre truppe. La relativa lentezza che si verifica nell'avanzata del settore centrale è dovuta alle difficoltà del terreno, più che altrove montagnoso e boschivo, alle moltissime interruzioni stradali, nonché al fatto che in tale regione i nuclei ribelli erano stati segnalati fino alla vigilia come particolarmente numerosi ed attivi. Finora tutte le nostre truppe che si sono attestate sulla linea di demarcazione non hanno trovato al di là di essa forze germaniche. Per quello che si può desumere dai primi rapporti delle forze operanti in tutta la zona, l'occupazione è avvenuta ovunque senza incontrare resistenza: qualche piccolo scontro e qualche incidente isolato vanno attribuiti più allo stato di caotica disorganizzazione ed alla agitazione che regnavano precedentemente nella regione, che in una vera e propria volontà di resistenza. Le bande dei ribelli, che soprattutto nel settore centrale avevano una notevole consistenza e che in più casi erano anche riusciti ad ottenere il sopravvento sulle truppe regolari croate, hanno abbandonato i principali centri abitati e le vie di comunicazione battute dalle nostre forze senza entrare in contatto con esse e si sono rifugiati sulle montagn·e e nei boschi circostanti. Non risulterebbe invece che si siano spostati verso oriente, varcando la linea di demarcazione. Le regioni occupate sono state spesso trovate in uno stato di abbandono e di accentuata disorganizzazione amministrativa: i centri di Kulen Vakuf e di Vrtoce erano semi distrutti; la rete stradale, telegrafica e telefonica, nonché gli acquedotti erano interrotti in molti punti; altrettanto dicasi per la ferrovia di Drvar (alla riattivazione di tutto ciò stanno o ra provvedendo
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
i nostri genieri)_ In molte zone è stata trovata la popolazione priva degli elementi basilari per l'alimentazione o abbandonata dalle autorità civili; a Drvar il comando delle truppe di occupazione ha dovuto provvedere esso alla nomina di un Commissario Civile, perché nessun funzionario croato si è presentato per assumere l'amministrazione del paese. La popolazione, nel complesso, ha accolto con gioia i nostri soldati, anche in regioni ove l'elemento serbo-ortodosso non è assolutamente predominante; in più luoghi essa ha chiesto che la nostra occupazione abbia carattere definitivo; in altre - come per es. a Bihaé - gli stessi capi ribelli hanno favorito il ritorno delle popolazioni civili ai loro villaggi, non appena era loro garantita la protezione delle nostre truppe. Anche da parte di truppe regolari croate si è espressa la soddisfazione per essere state liberate da una situazione critica e dal difficile ed ingrato compito di sedare la rivolta_ Con ciò, naturalmente non si vuol dire che la III zona possa considerarsi pacificata.e tranquilla. I ribelli trovansi tuttora nella regione e, per quanto l'avvicinarsi dell'inverno porrà dei limiti alla loro attività, rappresentano sempre un pericolo o per lo meno un 'incognit a. La consegna delle armi è avvenuta solo in misura insignificante; giacché sia i serbi che i crçati hanno fatto chiaramente compr~ndere che intendevano conservare le armi per non essere colti all<l sprovvista dall'avversario il giorno in cui le truppe italiane sgombrassero nuovamente il paese. Soprattutto i serbi si mostrano tuttora enormemente diffidenti per le truppe regolari croate e per i reparti ustasci che permangono nel territorio ed i cui sanguinosi eccessi sono troppo gravi .ed ancora troppo recenti per poter essere facilm ente dimenticati. Inoltre non va trascurato che elementi comunisti ed elementi panslavisti esaltati restano nella regione e che è assai difficile controllare la loro attività e la loro propaganda: per cui v'è d'attende rsi, per qualche tempo almeno, il continuare di atti isolati di terrorismo, attentati, aggressioni, ecc. Quanto precede non va considerato come un quadro completo della situazione, che sarebbe ancora prematuro e per il quale mi mancano ancora molti elementi di giudizio; ma soltanto una raccolta delle prime impressioni. Mi riservo di riferire ulteriormente sul! 'argomento non appena avrò maggiori dati. Unisco, ad ogn i buon fine, copia di un rapporto sulla situazione (n. 42 del 15 c.m.) compilato ad uso di questo Comando dall'Ufficio ' I', che contiene alcuni elementi atti a co mpletare il presente rapporto. Vittorio CASTELLANI
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ALLEGATO N. 5 IL GOVERNATORE DEL LA DALMAZIA Zara, /8 011obre 1941 - XIX
N. 6967
Eccellenza Conte Luca PIETROMARCHI Ministro Plenipotenziario R. Ministero degli Affari Esteri ROMA
Caro Pietromarchi, credo opportuno rarti conoscere il discorso rivoltomi (in croato) dal prof. Branko Zorcié in occasione della mia visita privata a Drvar il giorno I I corrente. Coi1 tutta cordialità tuo BASTIANINI
Eccellenza! Siamo felici di vedervi immediatamente dopo l'arrivo delle valorose truppe italiane nel nostro paese, e di potervi salutare con il nostro saluto serbo: 'Siate benvenuto ' . Eccellenza! Fra i più vivi ed i più indimenticabili ricordi sono i giorni quando l'esercito italiano occupò per la prima volta questa regione. Quelli furono giorni nei quali giungemmo a sapere che l'esercito italiano è colmo di ottime qualità quali può solamente possedere l'esercito di un impero civile. Le nostre lacrime che ~ono fluite, in· occasione dell'abbandono delle nostre regioni da parte dei vostri soldati e dei signori ufficiali, si sono trasformate entro breve tempo in lacrime di disperazione, poiché da quell' epoca fummo esposti ai macelli e alle orribili persecuzioni degli ustasci e delle autorità us1ascie. I serbi hanno dovuto insorgere per salvare la nuda vita. Ed echeggiò il primo colpo di fucile di quelli che erano stati posti di fronte a questa al1ernativa: o abbandonarsi alle belve per venire sgozzati, oppure vendicare la propria vita a prezzo dei più grandi sacrifici.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Questo era il momento e la ragione dell'insurrezione di questo popolo. Con l'arrivo dell'esercito italiano in queste regioni noi abbiamo tirato un sospiro di sollievo, perché ci avete liberato dalle persecuzioni, dai macelli, dalla paura degli ustascia e di quelli ai quali nulla era sacro. Crediamo che le autorità italiane, come Voi personalmente, Eccellenza, quanto prima saranno persuase che questo popolo è buono, ubbidiente e laborioso, e che fra breve sparirà l'eventuale cattivo concetto che si poteva avere di lui. Il trattamento mite, familiare ed affettuoso delle vostre autorità farà ritornare i nostri sventurati ai loro focolari bruciati delle loro case, e la preghiera al!' Altissimo per la buona salute, per la felicità e per il progresso del popolo italiano, nel suo Re e nel suo esercito, come pure per la salute e la felicità dell'Eccellenza Vostra, echeggierà dalle nostre demolite ed incendiate case. Grazie a Voi a nome dì questo tormentato popolo serbo per il bene che gli avete fatto e che gli farete. Viva S.M. il RE Vittorio Emanuele! Viva l'Esercito Italiano! E viviate Voi Eccellenza per molti anni.
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ALLEGATO
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N. 6
STATO INDIPENDENTE DI CROAZIA COMMISSARIATO GENERALE AMMINISTRATIVO Susak, li 17 ottobre 1941
N. 1670/41
A Sua Eccellenza il Generale Comandante Designato d'Armata V. AMBROSIO SEDE
Per incarico avuto dal Ministero degli affari esteri di Zagreb ho l'onore di comunicare a E. V. quanto segue: Il Governo croato non può acconsentire che venga disarmata la popolazione croata fuori della zona demilitarizzata, poiché l'esperienza attuale ha addimostrato che la popolazione non armata diviene vittima dei cetnici e dei comunisti, i quali non consegnano le Loro armi ed è molto difficile disarmarli. La popolazione croata, in quanto possiede delle armi, non metté in nessun caso in pericolo l'esercito italiano, ma anzi è di suo soccorso. È egualmente impossibile ritirare dal territorio dello Stato Indipendente di Croazia, situato fuori della zona demilitarizzata, la milizia degli Ustascia, la quale si è addimostrata la più buona difesa dalle bande dei comunisti e dei cetnici. Dalla zona litoranea, dalla quale la milizia è ritirata, v( esistono migliaia di fuggiaschi in seguito ad aggressione da parte dei cetnici, giacché l'esercito italiano, ad onta della sua ottima intenzione, non è presente dappertutto e perciò non può tutelare in misura sufficiente la popolaziorie croata. Per queste ragioni il Governo croato non può assumere la responsabilità per le misure propo-ste da V .E. e ciò tanto più, che per le azioni contro i cetnici ed i comunisti non è necessario il disarmo della popolazione croata. Le autorità croate hanno invitato ripetutamente i ribelli di far ritorno alle loro case e di consegnare le armi, per cui un nuovo invito si rende superfluo. In pari tempo protesto nel modo più energico contro il tentativo dell'esercito italiano di assumere a Bugojno tutti i poteri. Questa regione è stata sempre quieta. Gradite, Eccellenza, i sensi della mia più alta stima. IL COMMISSARIO GENERALE AMMINIST RATIVO
F.to KARClé
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Dalmazia · Una cronaca per la storia (apri/e-dicembre 1941)
ALLEGATO
N. 7
COMANDO 2" ARMATA UFFICIO INFORMAZIONI
Pr.ot. n. 1/9489/S P.M. 10, li 21 011obre 1941-XIX
Allo Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio Operazioni POSTA MILITARE 9
OGGETTO:
Contatto con personalità serbo-croata.
Allegato. L'ex deputato J EVDJEVIé Dobroslav ha dichiarato: "lo mi mantengo spiritualmente jugoslavo e perciò la collaborazione che io offro potrebbe apparire condizionata. Di fatto non lo è, poiché l'i· deologià jugoslava, seppure sopravvive nell'elemento intellettuale-, in ogni altro ambiente è morta senz'altro. Il crollo seguìto al tradimento della Croazia ne ha dimostrato l'infondatezza. La propaganda che da Londra viene rivolta [sic] dai membri dell'ex governo jugoslavo, colà rifugiatisi, lascia completamente sordi i serbi della vecchia Serbia; comunque non è minimamente sentita dai bosniaci e da~li erzegovesi, i quali, dopo le vicissitudini attuali, non hanno altra aspirazione che la pace, onde la loro vita possa riprendersi con ritmo di normaìità.
Le atrocità cui si sono abbandonati gli ustascia, hanno scavato tra loro ed i serbi, i bosniaci e gli erzegovesi un solco ormai incolmabile. Una pacificazione è asso! utamente impossibile; nessuna forza politica, nessun interesse materiale di economia o commerci, potrà mai più determinare possibili rapporti di convivenza con i croati. Tanto meno questi rapporti potrebbero determinarsi sotto l'egida o la tutela della Germania, la quale, coefficente primo del collasso jugoslavo, con l'atteggiamento ora assunto verso i serbi ha, non meno della Croazia, scavato un solco incolmabile fra noi serbi e lei. Per contro non vi è serbo che sia rimasto insensibile di fronte all'alto senso di umanità e di giustizia manifestato dai comandi e dalle truppe italiane nelle zone da esse occupate. L'italofobia che era stata artificiosamente creata in Jugoslavia dagli uomini del governo, e che trovava un saldo punto <l'appoggio nelle rivendicazioni territoriali sull'Istria e sul goriziano, oggi che l'ideologia jugoslava è
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morta, è caduta a sua volta, mostrando la sua artificiosità. Alla italofobia di un tempo è subentrato invece un profondo sentimento di gratitudine e di riconoscenza per l'opera di alta umanità e di superiore civiltà che l'Italia ha svolto e va svolgendo nelle zone da essa occupate. Non v'è serbo che non sappia che la vita di oltre centomila correligionari, variamente dislocati in quelle zone, è dovuta esclusivamente alla occupazione italiana. Ma al di là di questi sentimenti, ragioni di interesse più immediato vogliono che oggi la Bosnia e l'Erzegovina si orientino decisamente verso la potenza la quale, dominando l'Adriatico, è destinata implicitamente ad assorbirne le economie. Esclusi a priori l'annessione ed il protettorato della Germania, gli uomini politici dei tre paesi anzidetti sono mossi verso questo orientamento dalla visione della formazione di un blocco in funzione antigermanica, che potrebbe crearsi con l'unione della Serbia e deirUngheria aJJa potenza adriatica, unione che, implicitamente, porterebbe al totale assorbimento della Croazia. Una unione personale delle corone magiaro-serba-montenegrina-albanese-italiana potrebbe garantire la vitalità di questo blocco. Si tratta, peraltro, di una visione futura la quale esorbita dalle necessità contingenti. Resta ad ogni modo assodato che qualunque si siano le sorti della guerra, l'orientamento verso l'Italia è un fatto che va al di là degli eventi e che, come si è detto, trova una sua specifica consistenza negli interessi di ordine economico complementare che legano la vecchia Serbia, la Bosnia e l'Erzegovina all'Italia. Oggi vi posso assicurare che, anche sconfitta, l'Italia avrà in noi sicuri amici, pronti a venire incontro alle sue necessità, per il debito di riconoscenza da noi contratto ed in funzione anche della nostra futura politica necessariamente e sentimentalmente anticroata ed antigermanica. Si tratta ora di rinvigorire questo orientamento e di dargli una base duratura. Occorre perciò agire subito, essenzialmente nella Bosnia orientale e nell'Erzegovina, onde sopraffare, finché si è in tempo, l'ondata di comunismo che, muovendo dalla Bulgaria, .attraverso la Serbia si va propagando fra quelle popolazioni. Esse, esasperate dalle persecuzioni croate, da un movimento iniziale di pura reazione, sono passate alla lotta aperta e senza quartiere, alleandosi ai comunisti. · Fondamentalmente, bosniaci ed erzegovesi sono rimasti quelli che erano: la pluralità ignora e forse non può neppure comprend~re la portata del bolscevismo; ove si garantisce loro la normalità di vita, ove l'assunzione dei-
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
poteri da parte di uno stato garante li preservasse sicuramente dal prepotere ustascia, essi non esiterebbero a ritornare ai loro villaggi ed a riprendere le loro pacifiche attività. Ma la garanzia deve essere totalitaria. Personalmente posso garantire che tutte le popolazioni comprese nella regione delimitata: a nord dal parallelo Travnik-Zvornik; ad est-sud-est dalla Drina (confine sud-orientale dell'attuale Croazia); ad ovest dalla linea limite della zona demilitarizzata, non attendono di meglio che la vostra occupazione, l'unica che come già hanno comprovato i fatti, offre ~1cura garanzia di vita. lo che, nella regione stessa, conservo larga ascendenza per esserne stato il rappresentante durante le ultime legislature vi assicuro, con la mia vita, che almeno 1'800Jo della popolazione non esiterebbe nel seguirmi nell' azione di cooperazione che io vo cercando di stabilire con voi.
Il mio ascendente si estende anche sulle popolazioni mussulmane, quindi è pressoché totale nella regione anzidetta. Sono inoltre disposto a porvi in
contatto con alta personalità del mondo mussulmano Hadzi Hasanovié Uzeir (ex senatore jugoslavo) per quell'azione di più vasto respiro che voi crediate di svolgere in questo campo. Comunque, ciò che maggiormente interessa nel momento attuale si è che la vostra occupazione, che oggi giunge fino a Travnik-Fojnica-KonjiéVisegrad si completi, estendendosi più a nord per includere la conca di Sarajevo ed il bacino minerario di Zenica-Vares. In queste regioni, economicamente ricche, oggi impera l'anarchia. Comunisti e partigiani serbi, alleati occasionalmente nella lotta comune contro croati e tedeschi, interrompendo le varie comunicazioni che adducono a Sarajevo, centro vitale di tutta la zona, ne hanno sconvolto la vita paralizzandone la fiorente economia. Il protrarsi dell'attuale stato di anarchia potrebbe definitivamente compromettere la situazione colà creatasi e che indubbiamente è grave. La vostra occupazione, che .troverebbe il più ampio consenso, oltre a stabilire l'ordine e la ripresa economico-sociale di tale vasta regione, potrebbe avere ulteriori ampie ripercussioni favorevoli nella vecchia Serbia e portarvi la pacificazione stroncando il dilagante ·comunismo". L'onorevole JEVDJ EVré è un balcanico - ne ha tutte le caratteristiche di espressione. È tuttavia parso sincero - almeno per il momento. La sua invocazione alla nostra occupazione, seppure tenda allo scopo umanitario di sottrarre alle atroci persecuzioni' croate le popolazioni del vasto territorio che lo ebbe rappresentante alla Skupcina [recte: Skupstina], non sono forse del tutto disinteressate.
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Uomo che ha tutto un passato politico e che ebbe alte cariche, egli aveva sulle popolazioni un largo ascendente che le vkende attuali hanno compromesse; possiede inoltre in quella zona vaste tenute ed estesi boschi, che gli assicuravano un reddito annuo di circa 3 milioni e mezzo di lire, reddito di cui ora è stato privato in seguito alla espropriazione di tutti i beni dei serbi decretata dal governo croato. È evidente quindi come egli, nella nostra stabile occupazione, veda l'unico mezzo di riprendere l'ascendente personale ora compromesso e con esso la proprietà ed i relativi alti redditi ora perduti. La circostanza se può sminuire il valore sentimentale della collaborazione da lui offerta, implicitamente però la garantisce almeno come leale apporto ali' azione anticomunista. Altra circostanza che garantisce la sua lealtà nei confronti della azione antibolscevica è rappresentata dai frequenti attacchi e dalle gravi minacce che vengono profferite nei suoi confronti da parte delle numerose pubblicazioni comuniste che continuano ad essere diffuse alla macchia nei territori di nostra occupazione. Le molteplici informazioni che pervengono da altre fonti concordano nel prospettare la situazione quale egli l'ha rappresentata. Nei riflessi del prevalere della italofilia sulla germanofilia del posto, è da ricordare infatti come la Germania, preoccupata dal crescente consenso che in tutto il distretto di Sarajevo va acquistando la nostra azione, da qualche tempo ha ripreso, con più serrato ritmo, la propaganda in suo favore. Numerosi infatti risultano i contatti che elementi della Gestapo e personalità dell 'economia..nazista vanno serrando con esponenti del mondo mussulmano e tentano con notabili serbo-ortodossi. Certo si è che l'occupazione della conca di Sarajevo potrebbe risolvere assillanti problemi della nostra economia non solo nei riflessi della zona di occupazione, ma anche in quelli del paese. Infatti venivano esportati: a) - verso la vecchia Serbia, il Sangiaccato, il Novi Pazar: sale - manufatti prodotti delle industrie leggere e di abbigliamento; b) - importati e successivamente smistati: 1° - dalla vecchia Serbia: grano, orzo, avena, mais, lana, pelli, legname e carne; 2° - dal Sangiaccato e dal Novi Pazar: carne, lana, pelli, legnami pregiati, manganese e tabacco; 3° - dalla Bosnia orientale: legnarne, lana, carne, pelli, carbone, ferro, nichel, cromo, manganese etc :.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 194/)
Attualmente la nostra occupazione estendendosi fin sotto TravnikKonjié-Foca-Visegrad, tiene la testata periferica delle linee ferroviarie e delle grandi rotabili convergenti nella conca di Sarajevo; l'occupazione della conca, ristabilendo le comunicazioni, consentireìbbe la ripresa dei commerci locali. Sopra tutto consentirebbe: per Visegrad il collegamento diretto con le truppe di occupazione del Montenegro; per Konjié e Travnik i rifornimenti per l'Erzegovina e la Bosnia settentrionale, ora in crisi appunto per la deficienza di comunicazioni, con quello ché era il loro naturale centro di alimentazione. L'onorevole JEVDJEVIé per la collaborazione che offre non chiede compensi né particolari condizioni di favore personali. Egli intenderebbe svolgere l'azione di propaganda che si propone direttamente, riprendendo i contatti interrotti con i capi del distretto della sua giurisdizione. Chiede perciò di essere autorizzato a questa ripresa di contatto ed assistito nell'azione che si propone di svolgere, anche a titolo di controllo. Assicura che in base alle sue direttive le popolazioni di tutta la zona di sua giurisdizione accoglieranno col massimo favore le nostre truppe desistendo da qualsiasi reazione. Assicura anche che sarebbe in grado di impedire le istintive rappresaglie verso i croati che tuttora vivono nella regione. Egli ha infine affermato che, potrebbe provocare il nostro intervento facendo attaccare le attuali nostre posizioni onde darci il modo di giustificare l'estensione dell'occupazione come necessaria immediata reazione. Colonnello Vojvoda Iljia BRCANIN TRIFUNOV!é Secondo le sue asserzioni, confermate in gran parte da quanto era già noto nei suoi riguardi, egli era il capo della Narodna Odbrana, nota associazione nazionalistica serbo-jugoslava. Come tale, egli aveva un largo acendente su tutte le associazioni a sfondo nazionalista, compresa quella dei e etnici di cui fu anche capo per oltre l O anni. Se ne distaccò in seguito a dissidi personali con l'attuale capo Kosta Pecanaé, da lui definito un opportunista. . Egli non ha esitato ad affermare che fu uno dei più accesi interventisti per la guerra anti-asse. Da buon jugoslavo vedeva nella guerra l'unica pos~ sibilità per realizzare le rivendicazioni serbo-croate sull'Istria, la Venezia Giulia e su Salonicco. Come il JEVDJEVIé, sorpreso dal tradimento croato, sente che l'idea jugoslava oggi è morta, tende la sua attuale polarizzazione verso la rinascita della Serbia, rinascita che ritiene impossibile ad opera della Germania, ma attuabile solamente nell'orbita italiana.
Il presidio della terzo zona e la mancata occupa~ione de/l'intera Croazia
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La sua visione del futuro assetto balcanico e della funzione antigermanica della Serbia, che vi è connessa, collima perfettamente con quella del JEVDJEVIé, del quale è amico da lunga data. Assicura che il nuovo orientamento politico è condiviso da tutti i maggiorenti della potente Narodna Odbrana da lui tuttora rappresentata. Al moménto dell'inizio delle operazioni germaniche il TRIFUNOVI é dichiara che si trovava a Belgrado, donde però ritenne necessario fuggire, temendo la rappresaglia tedesca, siccome n·oto fra quelli che avevano volu10 e provocato la guerra. Fuggito. da Belgrado si rifugiò a Kolasin (Montenegro) dove fu sorpreso dall'insurrezione a sfo ndo comunista, antitaliano, colà pronunciatasi. È a Kolasin che egli avrebbe dato una prima prova consistente del suo orientamento favorevole aJI'Ilalia. Infatti, ha mostrat0 copia legalizzata·da notaio di una attestazione, a firm a dèl generale Esposito, nella quale si dichiara espticitamente che, in occasione di una sommossa avvenuta a Kolasin, e durante la quale i rivoltosi volevano trucidare 15 ufficiali italiani prigionieri, egli avrebbe perorato la loro causa evitandone l'uccisione. Sta di fatto, peraltro, che, invitato a presentarsi alle nostre autorità militari di Cettigne, fu da queste invitato a lasciare il Montenegro come ospite indesiderato. Ma furono le stesse autorità a suggerire. di trasferirsi a Spalato ove attualmente risiede. Non ha saputo precisare i motivi che lo hanno reso indesidera10 nel Montenegro; suppone una delàzione in fondata di vecchi avversari politici. Probabilmente deve trauarsi invece dei suoi precedenti di ultranazionalista jugoslavo che, di fatto, lo fecero s_c hedare come pericoloso presso tutte le Questure del Regno. Invitato a definire esattamente in quali termini ed a quali condizioni egli indenda prestarci la sua collaborazione non ha potuto esporre un programmà definito. Egli, ritenendo di possedere tutt'ora la Narodna Odbrana di cui era il capo, si propone di valersi della propria passata autorità per valorizzare il sentimento nazionalista che sta a base della rivolta ora divampata in Serbia, riprendere l'autorità perduta e con essa convogliare il complesso movimento verso l'orientamento politico al quale egli stesso oggi guarda con fiducia. Assicura che la sua azione personale, rivolta specialmente verso la vecchia Serbia, potrebbe in tal senso addurre a risultai i concreti ed immediati; minor successo, ma tuttavia sempre consistente, la sua azione potrebbe incontrare nella Bosnia, nell'Erzegovina e nella Lika; benefiche influenze in, fine nella Slovenia ed in qualche centro ortodosso dell'Alta Croazia.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Richiesto delle modalità con le quali intenderebbe svolgere questa opera di propaganda ha, come lo J EVDJEVIé, accennato a contatti personali da favorirsi per nostro tramite e da conseguirsi con la creazione di centri retti da persone rimastegli fedeli. L'impressione destata dal TRIFUNOVI<'.: è, in complesso, buona. Che egli goda di effettivo ascendente su persona\ità della Bosnia e dell' Erzegovina è da ritenersi accertato. In occasioni di misure di p.s. ·adottate nei suoi confronti a Spalato, prima che prendesse contatto con le nostre autorità militari locali, furono molte le persone del mondo serbo-ortodosso che si mossero in suo favore offrendo le più ampie garaii:zie. · Nel mondo serbo egli è tuttora rùnsiderat0 conie un eroe nazionale. Le contingenze attuali giustificano il suo orientamento filoitaliano, comune come .si è detto a molte alte personalità serbo-ortodosse. Per il momento, quindi, sembra che non si debba dubitare della sua lealtà, comprovata d'altra parte dal fatto che si è posto nelle nostre mani incondizio- · natamente. Le sue possibilità appai0no:soprattutto potenziali: egli infatti dovrebbe ridare vita ad una organizzazione che gli eventi hanno frantumato, appoggiandosi unicamente alla reviviscenza del proprio nome e dell'ascendente di cui godeva, il che ha le sue incognite. Serribra perciò che la sua opera potrebbe rivelarsi redditizia con azione collaterale a quella·da svolgersi, .simultaneamente, dallo JEVDJEVIé, per ora verso la Bosnia e l'Erzegovina; in un secondo tempo, se nec°essario, verso .. la vecchia Serbia.
li presidio della tena zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
AL LEGATO
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N. 8
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI A.G. IV
Telespresso n. 34/R
Riservato
Roma, li 23 ouobre 1941-XIX
R. Ministero Interno Dem. e Razza
R. Ministero Interno P.S.-A.G.R. GAB-AP
A.E.M .
SEDE SEDE
OGGEn:-o: Conversioni al cattolicesimo .
Si ha il pregio di trascrivere, per opportuna conoscenza, qu'anto ha fatto conoscere in data 18 corrente il R. Consolato Generale in Sarajevo: " Con rap,Porto del 15 corrente fu riferito in merito.alle crit iche che venivano rivolte alle autorità ecclesiastiche in Croazia circa la conversione di ebrei e di ortodossi al cattolicesimo, per isfuggire alle difficoltà e persecuzioni del momento. Si deve aggiungere adesso che la propaganda in favore delle conversioni è andata accentuandosi in questi ultimi tempi: anche la tassa di 500 kune che doveva esser versata ai municipi all'atto della presentazione della domanda, è stata recentemente, in seguito ad intervento dell'arcivescovo di Sarajevo presso il Ministero dell'Interno, ridolta a 50 kune in modo da facilitare i passaggi dall'una all'altra fede. Da notizie assunte presso lo stesso fiduciario degli ustascia per la BosniaErzegovina , risulta che interi villaggi sono passati al cattolicesimo mentre non sarebbero molto numerose le domande dì conversione degli ortqdossi abitanti le maggiori città. I convertiti incorrono, naturalmente, nel biasimo di coloro che vogliono mantenersi puri ad ogni costo; ma le autorità, siano esse civili od ecclesiastiche sostengono la tesi che non trattasi di conversioni opportunistiche ma di ritorni all'antica fede che fu conculcata dai conquistatori serbi. In ogni modo coloro che si convertono al cattolicesimo sono lasciati tranquilli e ciò basta, in questo grave momento della situazione interna, a far comprendere quanta poca sincerità vi sia nel1e conversioni e perché esse abbiano tendenza a moltiplicarsi" . D'ORDINE DEL MINISTRO
(F.co illegibile)
996 -- - -
Dalmazia - Una cronaca per la storia (apdle-dicembre 1941)
ALLEGAro
N. 9
Dervar, 23 ol/obre 1941-XIX
MEMORIALE dei notabili serbo-ortodossi 'del distrelto di Dervar consegnato al comando del VI Corpo d'armata. Noi serbi delle regioni di Crni Lug, Bos.Grahovo, Drvar, Prekaja e Bos.Pefrovaè non vogliamo né possiamo a nessun costo né ora né mai più in avvenire collaborare con le autorità ustascia croate. Tutti noi in queste regio'ni siamo al 100% serbi. Come tali desideriamo in primo luogo di vivere nella comunità con gli altri fratelli serbi nel Regno di Serbia e con i serbi delle altre regioni . Poiché ciò momentaneamente risulta difficile ci resta quale ultima speranza che il Regno d'Italia occupi queste regioni temporaneamente oppure in via definitiva. Temporaneamente sino alla fine della guerra di modo che i nostri uomini, le nostre vite ed i nostri averi siano protetti dai soprusi delle autorità ustascia dello ~tato Indipendente di Croazia. Qualora l'occupazione italiana da temporanea divenisse definitiva il popolo serbo di queste regioni invocherebbe dal Regno d'Italia di rispettare la stia. nazionalità, la sua lingua e la sua scrittura, la religione, i costumi e le tradizioni. In tale caso il popolo serbo resterebbe leale e riconoscente al Regno d'Italia per tutto ciò che l'Italia gli diede e per averlo salvato dalle sanguinarie autorità ustascia. Noi serbi di Bos.Petrovac constatiamo che le truppe italiane hanno proceduto all'occupazione di Bos.Petrovac nel momento più tragico. Oltre 30 000 abitanti si erano dileguati nei boschi. Tutte le case vennero bruciate da parte delle autorità ustascia. II raccolto fu quasi totalmente distrutto ed il bestiame decimato. Migliaia di serbi vennero massacrati e seviziati nel modo più feroce . Ogni essere vivente aveva davanti agli occhi 10. spettro dell'inverno, della fame e della miseria che attendeva questo popolo. Tutto ciò ebbe fine ad un tratto. È bastato che l'eroico esercito italiano attraversas~e queste regioni per far ritornare la speranza nei cuori di tutta la popolazione. I villici ritornarono ai bracieri fumanti dei loro casolari. Il bestiame, già decimato, ha cominciato liberamente a pascolare sui prati ed il popolo ha ripreso la vita consueta, alla quale agognava sin dal giorno della creazione dello Stato Croato degli ustascia.
li presidio della rerza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
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I nostri guerrieri sono ritornati dalle loro posizioni, gettando le armi divenute superflue e si sono dedicati alle loro abituali occupazioni, basandosi sulla piena protezione dell'esercito e delle autorità italiane. Nel cuore e nell'animo di tutti noi perdura il ricordo della paura, dei patimenti e degli orrori sofferti dal nostro popolo dal giorno della venuta delle autorità ustascia fino al giorno dell'entrata delle truppe italiane in queste regioni. Il terrore ustascia scavò tra noi serbi e gli ustascia un abisso incolmabile. Le popolazioni di Petrovac non dimenticheranno giammai la salvezza che ha portato loro l'esercito italiano. L'eterna riconoscenza di questo popolo per l'esercito italiano sarà tramandata da padre in figlio. Che ognuno Io sappia ed in primo luogo i croati ustascia che questa terra, bagnata da tanto sangue innocente di' padri, donne e fragili creature, è stata salvata e redenta solo da parte dell'esercito imperiale italiano che con ciò si aggiudicò il diritto di amministrare tutte 'queste regioni. Con quanto sopra dichiarato dai fratelli di Petrovac concordano anche i rappresentanti di Bos.Grahovo, Cmi Lug, Prekaja e Drvar.
Seguono 43 firme.
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Dalmaz'ia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
ALLEGATO N. 10 Sussa, 31 011obre 1941-XX
RIUNIONE TENUTA DAL CAPO DI S.M. DELLA 2a ARMATA PRESENTI: Capo S.M. V C.A. - Sottocapo S.M. VI C.A. - Capo S.M. Df. 'Re' - Capo S.M. 2• Div. Celere - Capo S.M. Df. 'Sassari' - Capo S.M. Df. 'Bergamo'.
Era intenzione del Governo italiano stabilire sul margine orientale della zona demilitarizzata e poi nella nuova zona occupata una linea doganale intesa ad impedire l'uscita di merci verso la Croazia, eccetto alcune merci che dovevano servire alla vita della nazione croata. Ciò già approvato a Roma, non è stato mai applicato. In seguito a molte proteste croate, hanno avuto luogo il 26 e 27 corrente a Roma e a Zagabria riunioni di carattere commerciale e politico, i cui risultati emergono dall'unito verbale. In base a ciò: la linea doganale messa al margine orientale del territorio occupato viene abolita. I nuclei di guardia di Finanza rimangono per ora sul posto; non deve essere più effettuato alcun controllo sulle merci che escono, e quindi abolire ogni fermo in atto (di ciò l'Armata vuole assicurazione); non si può più procedere a requisizione e acquisti di pelli o altre merci, tranne acquisti di derrate per i bisogni delle truppe dislocate in Croazia e anche in Dalmazia (carne in piedi° ammessa). Il governo croato si è 'i mpegnato a provvedere al vettovagliamento delle truppe della 2• Armata e alle popolazioni della Dalmazia oltre le popolazioni delle zone occupate. Viene abolita la linea doganale con la Dalmazia; al margine saranno istituiti uffici misti italo-croati di controllo. · Dalla zona costiera croata non possono essere asportate merci in Italia senza autorizzazione dell'Armata.
II La situazione politica è cambiata. Si vuole avvicinarsi e cattivarsi i croati, come hanno fatto i tedeschi. Ecc. Pietromarchi e gen. De Blasio a Zagabria hanno conferito con Mar. Kvaternik e ministro interno.
li presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'imera Croazia
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Sentite rimostranze contro comportamento attuale: specialmente citati dalla parte croata gen. Monticelli e suo Capo S.M., gen. Amico e Console Generale Lusana e indirettamente V .E .. Di conseguenza: anche per salvare la forma non si parlerà più di occupazione di territorio croato, ma solo di: I • zona: fascia costiera (non meglio definita) 2• zona: la zona demilitarizzata 3• zona: la nuova fino alla linea coi germanici. Inoltre anche la parola 'bando' non sarà usata in avvenire; le norme per la navigazione, (che stavano per essere sancite con un nuovo bando della 2• Armata) lo saranno invece dal Ministero della Marina. Disposizioni conseguenti al nuovo atteggiamento politico (Hanno senz'altro valore di ordini - da diramare possibilmente a voce - Marche - e senz'altro) a) Questione religiosa.
Il governo croato si è orientato decisamente nella seguente politica di carattere religioso, in cui ha il totale appoggio della Santa Sede: convertire il maggior numero possibile di ortodossi al cattolicesimo e anche ebrei. Data la differenza non sostanziale delle due religioni (ortodossi e cattolici) il governo croato si propo ne mediante propaganda di convertire gran parte degli ortodossi e di lasciarli in posto. Di conseguenza noi: dobbiamo completamente disinteressarci di tutto ciò che è chiesa ortodossa, pertanto: nessuna apertura d i chiese ortodosse, cosa che non è più di nostra competenza; nessun contatto con i pope; nessuna richiesta di pope per villaggi ortodossi, rimasti privi di preti. Aspre lagnanze ha fatt o il governo croato per la partecipazione presa da1la divisione 'Sassari' all'apertura delle chiese ortodosse a Tenìn e al'tri luoghi. In sostanza: disinteressarsi completamente di questio ni religiose.
1000
Dalmazia - Una cronaca per la s1oria (aprile-dicembre /94/)
b) Gendarmeria.
I croati hanno dichiarato che sostanzialment e l'esercito italiano ha disarmato i croati pìù che i serbi. I primi, nei villaggi e perquìsibili, hanno consegnato le armi, i secondi rimasti sulle montagne le hanno tenute. Né glì italiani hanno saputo mantenere la promessa di proteggere tutte le popolazioni. Data l'obiezione da parte italiana (che ha riconosciuto però giusto il rilievo croato circa il maggior disarmo dei croati), che ovunque non possono essere i nostri reparti per proteggere ogni più piccolo abitato, è stato dìsposto - autorizzando - che la Croazia triplichi le sue forze di gendarmeria nelle zone 2 • e 3 •. Essendo però la gend.:).rmeria croata in formazione, e non aven'd o ì croati uniformi sufficienti, il governo croato è stato autorizzato ad affiancare aì gendarmi, pe.r rinforzarli, çlei civili armati in borghese. Tali individui devono ·sempre _agire insieme ai gendarmi ed avere una fascia bianca al. braccio con due timbri uno del comando gendarmeria croata ed uno del comando di presidio italiano. Ciò va, nei territori occupati, autorizz~to senz'altro. Il Comando dì Corpo d' A.rmata deve segnalare ali' Armata, ìn base al- · la prevista sistemazione invernale, le località ove, non essendoci presidi italiani, occorre costituire o rinforzare le stazioni di gendarmeria. Nella 2 • zona e nella 3 a i gendarmi continueranno a collaborare con ì nostri carabinieri, ove sono nostri presidi. c) Contatti con le autorità politiche e militari croate.
I più cordiali possibili. Sono balcanici e vanno saputi prendere. d) Poteri civili nella 3.a zona.
Netta macchina indietro. Restano completamente alle autorità croate. Per il 5 corrente a Drvar e a Gacko l'autorità _civile deve esser rimessa alle autorità croate. A tal fine Comando Armata ha telegrafato a S.M. che i poteri saranno rimessi nelle due località il 5 novembre e che pertanto è indispensabile che per tale data gli organi amministrativi croati siano sul posto gìà pronti a funzionare.
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e)
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Questione ustascia.
L'esercito croato immette in alcune divisioni btg. ustasci, come da noi M.V .S .N .. È stata rifiutata da noi la richiesta di affiancare tali battaglioni alla gendarmeria nelle zone occupate o comunque di inviarne. Comunque se nella 3 • zona già esistono reparti 'U' lasciarli stare e essere cortesi còn i comanda nti. f)
Nella 3" zona non si possono più fare richieste di sostitizione di funzionari.
g)
·Nella 2° zona le truppe croate dipendono da noi, ma non interessarsi del loro addestramento (niente programmi d'istruzione come richiesti dal c;onsole gen. Lusana), ma al più fare intervenire qualche ufficiale a qualche nostra riunione.
Nella 3a zona le truppe croate non dipendono da noi salvo per questio~ ni operative. h) Far sapere fino all'ultimo soldato che assolutamente non deve essere
detto che resteremo nelle zone occupate. Voci continue sono a rrivate ed arrivano al governo di Zagabria su frasi dette da ufficiali e soMati. 'i)
Questione dei beni da restituire. Si sta evolvendo e risolvendo nella 2• zona. Non si può far nulla nella 3a zon?.
I)
Essere molto cauti nella nomina dei cap ivillaggi né/la 2° zona.
L'Armata non approva -la nomina fatta da lla divisione 'Sassari' del noto P9povié, autoriz.zato per di più ad andare armato. Non si può nominare a tale compito gente notoriamente invisa ai croati. m) Non insistere nel far versare le armi a_lla pop~lazione croata.
Disinteressarsi del versamento delle armi nella 3 • zona e non procedere contro coloro che sono trovati in possesso delle armi. Continuare però la lotta anticomunista a fondo. n) Far rispettare e rispettare ovunque i càlmieri stabiliti dai croati nella ma-
niera più assoluta. Segnalare però se ci si accorge che la kuna perde valo re. o) Evitare soprusi nella 2" zona.
Nella 3• lasciar correre se mai segnalare.: soJtanto ma non intervenire.
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III Occupazione della Bosnia orientale
Non è esclusa: Ministero Esteri sta prendendo in merito accordi coi germanici. Per far ciò saranno date divisioni attualmente alla frontiera orientale. Circa richiesta di forze, in Italia si stanno costituendo: IO divisioni di fanteria, 3 divisioni corazzate.
S.M. al massimo potrà dare per attuali zone compagnie presidiarie e btg. T.M. ma non subito, non essendo pronti. Darà invece gruppi di cavalleria appiedati. Questioni varie l. Gen. De Blasio ha detto (a parte) di vedere possibilità di sostituire Div. Sassari (compromessa agli occhi dei croati) con la Div. Cacciatori delle Alpi se questa è efficiente.
Così anche di togliere il Console generale Lusana dall'attuale compito, che non è previsto, e su cui S.M. potrebbe fare osservazioni - e tenere il console generale a disposizione del C.d.A .. Dato che lo S.M. ha fatto sapere che vuole precisa risposta ai vari quesiti fatti circa l'operazione del console a Mostar, il gen. De Blasio prega di voler completare la lettera unita di tutti i dati in questione: se veramente ha detto le varie frasi imputategli, se i due ufficiali croati furono arrestati da noi, o semplicemente segnalati alle varie autorità militari croate. 2. Sarà svolta inchiesta italo-croata per appurare operato del cap. distrettuale di Bugojno, accusato di aver fatto un bando alle popolazioni perché non vendessero merci agli italiani. Commissione sarà composta da: I ufficiale di S.M. croato; il ten. col. Boschi, comandante del presidio di Bugojno. Rimarrà sul posto il magg. Negri, già comandante del presidio. L'Armata ha già fatto un telegramma in proposito al Ministro Casertano. L'Armata vuole: che l'ufficiale croato se ne ritorni convinto che noi avevamo ragione; che il verbale conclusivo sia dettagliato co_n le testimonianze e alli allegati, fra cui il testo del Bando;
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che noi dimostriamo che non avevamo affatto preso i poteri civili, ma solo dato disposizioni per ordine pubblico e perché avevamo nella zona truppe operanti. 3. Comando Armata vuole sapere perché div. Marche si sia immischiata nella esumazione di Trebinje, fornendo anche autocarri militari. 4. Squadrone di Kalinovik - Date le nuove direttive, lo squadrone di Kalinovik non può essere t olto. · Non si può quindi insistere nella richiesta. (Seguono allegati sull'«Approvvigionamento delle Forze Armate»; sull'«Approvvigionamento della popolazione civile»).
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Dalmazia - Uno cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
ALLEGATO
N. 11
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Telespresso N. 05871
Ròma, li 2 Novembre, 1941-XX
Eccellenza il Gen. d'Armata Vittorio AMBROS10 Comandante la 2 • Armata POSTA MILITARE 10
Il Governo croato nella documentazione inviata e nei contatti coi nostri rappresentanti diplomatici e con codesto Comando stesso ha segnalato che nei territori della 2• e 3 3 zona occupati dalla 2 a Armata si viene determinando una certa apprensione perché tale da ingenerare nella opinione pubblica malintesi s ui fini della nostra politica , e da ripercuotersi sui rapporti di amicizia e di collaborazione esistenti fra i due paesi. Ritengo pertanto opportuno precisare i fini della nostra occupazionè militare dei territori predetti e le direttive da seguire nei rapporti con le autorità croate e con le popolazioni dei territori occupati, pur dandoVi atto che l'opera da Voi svolta ha raggiunto quei fini di sicurezza, di ordine e di pace che Vi erano stati assegnati. I. Nella 2• zona (demilitarizzata) l'Italia persegue due obiettivi:
a) di difesa militare del litorale adriatico orientale, in considerazione dell'importanza che questo rappresenta nella situazio ne stra tegica di detto mare, e pertanto in stretta connessio ne con le misure protettive adottate sull'altra sponda del!' Adriatico. Tale organizzazione difensiva dipende dalle esigenze della guerra e dovrà durare sino al termine di essa; b) l'Ita lia persegue inoltre la pacificazione e la normalizzazione di detta zona. I due fini sono strettamente connessi giacché non è concepibile una salda difesa della costa senza che esista a tergo una fascia di sicurezza. Per questi motivi che, come ho detto, toccano direttamence la stessa sicurezza italiana, si è instaurato un regime speciale che comprende fra l'altro l'assunzione dei poteri civili da parte delle a utorità militari i1aliane. 2. Nella 3• zona (tra la zona demilitarizzata e la linea di demarcazione) noi perseguiamo il solo obieuivo della pacificazione e della normalizzazione.
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3. L'azione da noi svolta per il raggiungimento degli obiettivi predetti è strettamente connessa con la politica di alleanza, di amicizia e di collaborazione da noi stabilita con lo Stato croato, che ha trovato la sua consacrazione negli Accordi di Roma del 18 maggio e successivi; nonché nella designazione dell'Altezza Reale il Duca di Spoleto a Re di Croazia. 4. Precisati gli obiettivi predetti ne consegue che detta politica deve essere svolta.nello spirito della più amichevole collaborazione e della fiduciosa intesa con il Governo croato. In questo quadro sarà cura di codesto Comando di raccomandare e agevolare, nei limiti del possibile, amichevoli contatti tra i Comandi da esso dipe ndenti e le Autorità civili croate locali, salve rimanendo le speciali fun zioni di coordinamento e di collegamento del Commissario Generale amministrativo croato messo alle dipendenze di codesto Comando. 5. Soprattutto nelle zone miste e nei centri dove coesistono elementi croati ed ortodossi dovrà seguirsi una linea di particolare riserbo che escluda nel modo più assoluto ogni sospetto di partigianeria a favore dell'elemento ortodosso. 6. È rigorosamente da vietarsi ogni contatto che non sia per ragioni di servizio tra militari italiani e elemento ebraico. 7. Considero in via di massima raggiunto l'obiettivo principale da noi perseguito di far cessare le atrocità da parte di elementi incontrollati e irresponsabili . Dispongo perciò che quando il giudizio debba cadere a cari~o di elementi che abbiano una posizione ufficiale nelle gerarchie politiche o militari dello Stato croato il procedimento sia rinviato al Tribunale di Guerra del! ' Armata. 8. Dispongo che ogni sentenza capitale dei Tribunali straordinari non sia eseguita senza che ne sia stato preventivamente edotto il Comando dell'.1 Divisione nella cui giurisd izione detto Tribunale si trova. Le disposizioni che precedono hanno carattere strettamente segreto. MU SSOLINI
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Dalmazia· Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941) ALLEGATO
N. 12
COMANDO DELLA DIVISIONE FANTERIA 'SASSARI' UFFICIO SEZIONE 'I' N. 1165// di prot. segreto
P.M. 86, li 12 novembre 1941-XX
Al Comando del VI Corpo d'Armata POST A MILITARE 39
OGGETTO: Situazione serbo-croata a Tenìn.
La tensione tra la popolazione serba e le autorità croate si è in questi ultimi giorni notevolmente aggravata in Tenìn. Varie sono le cause:
Da parte croata: una ostentata affannosa ricerca di occasioni per affermare il principio della Sovranità della Stato Croato. Chi parla male del Poglavnik, chi dimostra.sfiducia nell'avvenire dello Stato, chi accenna a minacce, è arrestato o diffidato; la questione della restituzione degli immobili e degli oggetti a suo tempo sequestrati effettuata soltanto in parte. Ad esempio non è stata ancora sgombrata, né tanto meno restituita, la abitazione del prete ortodosso; la questione della riassunzione degli impiegati è stata affrontata, ma con spirito gretto e per taluni casi procrastinata, adducendo pretesti burocratici; l'approvvigionamento e la ripartizione o vendita dei viveri non prodotti in luogo è fatta, se non nella sostanza almeno nella forma, con spirito partigiano a favore della popolazione croata ed in modo tale da provocare commenti e scontento da parte dei serbi.
Da parte serba: un fermo ostinato e irrevocabile proposito di non voler subire né il governo né il contatto con i croati; l'ostentazione di un senso di disagio nell'incontrare per le vie di Tenìn persone che notoriamente furono partecipi dei gravi delitti dei decorsi mesi; miseria diffusa, causata dalla distruzione avvenuta in passato, dagli scarsi raccolti dovuti all'inoperosità durante i mesi estivi; credenza in parte fondata che i viveri provenienti da altre provincie della Croazia siano distribuiti o venduti prevalentemente ai croati;
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fa moncato occupazione dell'intero Croazia
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Il mattino del giorno 1O novembre si presentò al Comando della Divisione il Prefetto di Tenìn per ripetere che da ogni parte giungono minacce serbe e che secondo lui i serbi stanno organizzando un complotto per sopprimere tutte le autorità croate. Fu tranquillizzato e fu invitato a non prestare molta fede alle voci messe in giro per spaventare i croati. Nel pomeriggio dello stesso giorno furono convocati al comando di Divisione: - il signor Seat, capo della comunità ortodossa .di Tenìn; - il pope Momcilo Djujié di Stermica, capo occulto di tutto il movimento serbo della zona. - il signor P ajo P opovié, capo influente della zona di Biskvplja. Fu loro riassunto quanto l'Esercito italiano ha fatto per riportare l'ordine nella zona. Fu fatto osservare che da quando gli italiani hanno assunto i poteri non si è verificato nella zona al~un oltraggio o danno ai serbi. Che i negozi, gli immobili e quasi tutti gli oggetti sono stati restituiti, le chiese ortodosse sono state riaperte, gli impiegati sono stati riassunti. Risposero i rappresentanti serbi: "Tutto questo non è sufficiente. Un camposanto con 300000 morti ci separa dai croati. Noi non possiamo assolutamente.avere né contatti né tanto meno dipendenza da loro. Noi vogliamo vivere ignorando i croati che hanno tentato ed in parte attuato la distruzione del nostro popolo. Oltre a questa ragione preminente, vi è poi la continua opera di umiliante depressione dell'elemento serbo da parte delle Autorità croate. I viveri sono approvvigionati e distribuiti prevalentemente ai croati. A questa opera partigiana noi serbi che abbiamo il monopolio nella produzione locale risponderemo con misure adeguate''. Fu loro risposto che tutti i poteri civili e militari nella zona sono in mano degli italiani e che le autorità croate dipendono dal comando della 2" Armata. Che qualsiasi oltraggio o offesa alle autorità croate, e contravvenzione alle leggi vigenti era da considerarsi rivolto alle autorità italiane, le quali, come hanno saputo arrestare i disordini del passato, sapranno stroncare ogni tentativo non legale e delittuoso. Comunque, per proseguire l'opera di nom,alizzazione sinora compiuta, sarebbe stata presa in esame la questione dell'approvvigionamento e distribuzione dei viveri in modo da dare soddisfazione ai serbi. Fu fatto infine notare come fosse disonesto edemagogico attribuire alle autorità il difetto di viveri in confronto a quello che avveniva nei decorsi anni, quando è noto che la crisi di vi~eri è mondiale in conseguenza della guerra. II mattino del giorno 11 novembre fu invitato il Prefetto di Tcnìn per conferire sull'argomento. Gli fu detto che purtroppo le minacce dei serbi avevano un certo fondamento di verità e che perciò era necessario rimuovere, in quanto possibile, le .cause occasionali.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 194/J
Gli fu prospettata la q uestione dei viveri e g li fu fatta proposta di istituire una consulta comunale con a degua ta rap p resentanza di serbi per dirimere tutte le questioni economiche e di carattere anno nario. Dopo a lcune tergiversazioni, il Pre fetto rispose che avreb be p reso in esame la proposta ed avreb be fatto conoscere le sue determinazioni. Stamane 12 novembre si è spa rsa la voce che i serbi avevano ordinato ed attuato il blocco economico di Tenìn. In verità non è giunto d alla campag na né il latte né gli altri prodott i d ella agricoltu ra.
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Sono stati adottati i seguenti p rovvedimen ti: ritiro irnmediato de l porto d 'armi al po pe Djujié ed a l signor Pajo Popovié e diffida po rtata da un ufficiale dei CC.RR . a non porsi co ntro le leggi vigenti. I d ue p redetti serbi sono stati a vvisati che saranno chiamati res po nsa bili di ogni turbamento che avverrà nel l'ord ine p ub blico . Il Comando del XX btg. CC.RR. è sta to invitato a seguire da vicino la loro o pera, pronto ad arresta rli al minimo cenno di q uesto coma ndo e non ;ippena la loro o pera si manifesta in con tra sto con l'ord ine. Costituzione di varie squadre d i CC.RR. con autocarrette per perlustrare le stra de adducenti a Tenìn e a rrestare qua lunque persona che faccia opera d i intimidazio ne. Costituzione d i posti guardati da plotoni fucilieri con fucili mitragliatori p resso gli sbocchi principali della città. Un ba ttaglione del 151 ° fant eri a in armi pronto a intervenire al minimo cenno. Batterie del 34° art iglieria sempre pronte. La si LUazione sarà attentamenie seguita e sicuramente fro nt eggiata. Occorre però provvedere a lmeno in qua nto è possibile alla rimozione delle cause principali dell'attuale tensione. E princ.ipalmente: Allontanare da Tenìn e sostituire definitivamente il prefetto Nikolié, il vice prefetto Sinc ié ed il capitano distrettuale Yukovié ; allontana re almeno temporaneamente quattro o cinque persone croate più compromesse e in vista; affida re le cariche di podestà e capivi Ila a persone tratt e dalla maggioranza et nica locale; insistere perché presso le provi ncie siano istituite le co nsulte miste per le questioni eco no miche ed an nonarie . D 'ordin e IL COLONNELLO C APO Dl S.M.
F.ro Gazzi no (.ìAZZINI
li presidio della terza
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e la mancato occupazione dell'imera Croazia
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ALLEGATO
N. 13
VERBALE DELL/\ RIUNI ONE ITA LO-CROATA SVOLTASI A VENEZIA Lunedì 15 dicembre /94/ -XX
La seduta ha inizio a lle ore 18 . Sono presenti ·da parte italiana: il Conte Galeazzo CIANO , Ministro degli Affari Esteri, il Conte Giuseppe VOLPI , Presidente della Commissione permanente Economica Italo-Croata, il Ministro Plenipotenziario nob. Luca PIETROMARCHI, il R. Ministro a Zagabria Raffaele CASERTANO; Sono presenti da parte croata : il Dr. Ante PAVELié,
Poglavnik di C roazia,
l'Ecc. Mladen LORKOVlé, Ministro degli A ffari Esteri, l'Ecc. Vladimiro KOSAK ,
Ministro delle Finanze,
l'Ecc. Stjepo P ERié,
Ministro di Croazia a Roma.
li Poglavnik accennando alla attuale scarsità di mano d 'opera in Croazia, dichiara che sono stati mandati in Germania ben 70 mila operai. In genere essi sono soddisfatti del trattamento che ricevono; si lamentano però che non hanno molto da mangiare. Al momento del loro invio in .Germania v' era in Croazia parecchia disoccupazione: adesso invece occorrerà fare ritornare una parte degli operai che si trovano in Germania. Viene chiesto ai Croati a quamo am mont i la loro circolazione monetaria. Viene indica ta la c ifra di 7 miliardi e mezzo d i kune. Il Conte Vo lpi osserva che si tra tta di una massa notevole, dato che essa è stata emessa nel giro di soli 4 mesi. I l Ministro delle Finanze Kosak fa rilevare che l'emissione è avvenuta tutta nel momento del cambio del dinaro, che è stato cambiato a lla pari. La Jugoslavia con circa 14 milioni di abitanti aveva una circolazione di 16 miliardi e mezzo di d inari; la Croazia, con 7 milioni di abitanti, ha una circolazione di 7 miliardi e mezzo di kune. Attualment<> la ku na è cambiata a dinari 1,40. Qu esto migliorame nto della kuna è dovuto in gran parte a l successo del prestito interno di 2 miliardi di kune, che è stato sottoscritto in quattro ore. I croati presentano una serie di domande e precisamente:
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprite-dicembre 1941)
I) di autorizzare l'invio di materiali bellici secondo una lista da essi trasmessa. Il Conte Ciano risponde che in conformità alle direttive del Duce, è in linea di massima d'accordo. Solo per talune categorie, ed in particolare per la fornitura di carri armati e di camions, di cui l'Italia stessa aveva urgente bisogno, si incontrano delle difficoltà a dar corso alle richieste croate. I croati hanno soprattutto insistito per la fornitura di 50 mila uniformi in linea di massima già commissionate ad una ditta italiana la quale attende l'autorizzazione delle Autorità italiane competenti . Per quanto riguarda carri armati, artiglieria, a utocarri ecc. , i croati sarebbero disposti a fornire all'Italia il quantitativo di ferro necessario delle miniere èroate nonché rottami di rame e di bronzo. Il Poglavnik accenna anche che farebbe fondere le campane delle chiese ortodosse disertate dai fedeli passati al cattolicesimo . 2) Il Poglavnik chiede di limitare per quanto è possibile le spese dei soldati della 2 8 Armata nei territori di occupazione. E ssi fanno rialzare i prezzi di una grande quantità di generi di cui la Croazia ha scarsa disponibilità. Il Conte Ciano risponde che da parte italiana si sarebbe veduto di' attuare nei territori occupati lo stesso sistema che ha dato ottimi risultati in Spagna tra i Legionari del C.T. V. i quali erano pagati solo per una piccola parte del loro soldo in pesetas, mentre per la parte in lire erano accreditati su libret ti di risparm io in Italia. 3) Particolare interesse annettono i Croati a che siano autorizzate le navi mercantili croate ad innalzare la bandiera croata. Viene risposto che la questione è gia stata risolta favorevolmente, ma che comunque sarebbero state sollecitate le Autorità competenti ad eliminare ogni indugio a tale riguardo. 4) Il P oglavnik accenna alla situazione economica di pensionati di nazionalità croata residenti nei territori recentemente annessi all'Italia nonché alla situazione, parjmenti difficile, di ex insegnanti anch'essi dinazionalità croata residenti nelle nuove Provincie italiane. A tutti costoro la Croazia vorrebbe far pervenire il regolare pagamento di pensioni o di una buonuscita una volta tanto. Il Poglavnik esprime il desiderio di venire ad un accordo con gli organi competenti italiani per regolare tale questione e concretare le modalità di pagamen to . La questione è rinviata a llo studio dalla Commissione P ermanente Italo-Croata. 5) Infine il Poglavnik consegna un promemoria sulla questione del Medjumurje.
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Da parte itaJiana vengono avanzate ai croati le seguenti richieste: 1) I croati hanno preparato un bando contenente disposizioni assai larghe di condono nei riguardi dei profughi e dei ribelli che, su invito delle Autorità Militari italiane, hanno fatto ritorno alle loro sedi nei territori occupati. Il Comando della 2a Armata ha chiesto di apportare al bando delle lievi modifiche per precisarne meglio la portata. Viene chiesto ai croati di accettarle. Da parte croata non sono state fatte difficoltà al riguardo. 2) Nella terza zona (tra la fascia demilitarizzata e la linea di demarcazione) il Comando della 2• Armata non ha assunto i poteri civili; ha solo, i poteri dell'occupante. Dato l'accentuarsi di infiltrazioni ribelli in taJe zona con la connivenza delle popolazioni, si rende necessario un aumento di potere delle Autorità Militari italiane. Da parte italiana si chiede perciò che si addivenga ad una stretta collaborazione tra le Autorità Civili croate ed i Comandi dei Presidi italiani. Il Governo croato dovrebbe far pervenire istruzioni al riguardo agli Zupani ed ai Vice Zupani della zona. Inoltre là dove un'istruttoria si renda necessaria, quando cioè non si è in presenza di reati flagranti che danno luogo ad immediata esecuzione, dovrebbe essere consentito il funzionamento di nostri Tribunali Militari. I croati accolgono il principio della collaborazione ma, per quanto riguarda i Tribunali, rispondono che la cos~ potrà essere esaminata sul posto fra le Autorità Civili croate, che sono più in grado di condurre le predette istruttorie, i Comandi delle formazioni ustasce e le Autorità Militari Italiane. 3) Viene chiesto da parte italiana ai croati di consentire lo sfruttamento dei boschi dei territori occupati a mezzo di imprese italiane per ricavarne legname da opera e da ardere nonché carbone dolce. Il Poglavnik acconsente chiedendo però che si provveda da parte italiana alla sicurezza degli operai, come pure che si mandino sul posto imprese bene attrezzate e si provveda ai trasporti. Il Poglavnik precisa che si può procedere allo sfruttamento del Gorski Kotar e della Lika che fanno capo a Fiume, della zona che gravita s u Spalato e di quella che fa capo a Metcovich. Converrà affrettare durante l'inverno il lavoro di taglio per effettuare i trasporti in primavera . II Poglavnik incaricherà il Ministro delle Foreste Ferkovié di concretare gli Accordi. Per il carbone il Poglavnik fa presente che ne sono già disponibili 500 vagoni. Occorre che da parte italiana si provveda ai trasporti ferroviari. In tal senso sarà interessato il Ministero italiano delle Comunicazioni. La soluzione concordata per il legname e per il carbone apre le più vaste prospettive. Se si potranno organizzare
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre /941)
adeguati trasporti, si potrà trarre dalla Croazia un quantitativo di qualche centinaia di migliaia di metri cubi di legname. È questa la risorsa principale della Croazia e su di essa soprattutto dovranno orientarsi gli sforzi italiani di penetrazione. Il Poglavnik accenna anche all'esistenza di miniere di lignite presso Zagabria che vedrebbe volentieri gestite da ditte italiane. Anche per questa questione incaricherà il Ministro Ferkovié di prendere accordi con le competenti Autorità italiane. 4) Per agevolare gli approvvigionamenti in Dalmazia viene chiesto da parte italiana che sia lasciato libero il passaggio di merci senza registrazione e senza formalità dalla Croazia in Dalmazia e viceversa fino a quando non saranno stati costituiti gli Uffici Misti di Registrazione in via di organizzazione. Il Poglavnik ha dato ordine che i doganieri croati ricevano istruzioni di lasciar passare le merci senza limitazione né formalità. 5) Fra le questioni minori viene accennato allo scambio di un fonte battesimale dell'VIII secolo-del Re Croato Venceslao che trovasi in Italia contro due pannelli del Carpaccio esistenti a Zagabria. Inoltre si stabilisce che verrà riservato un padiglione alla Croazia nella prossima Biennale di Venezia che si inizierà nel giugno 1942.
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. ALLEGATO
N. 14
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Questioni da sottoporsi ai delegati dello Stato Indipendente di Croazia nella riunione di Abbazia del 15 novembre
1) Amnistia politica generale (necessaria non soltanto per pacificare le popolazioni ortodosse e permettere loro il ritorno alle case, ma anche per evitare ogni richiesta e ogni seguito giudiziario per gli eccessi degli ustascià). 2) Base giuridica dei poteri (amministrazione della giustizia) che il Comando della 2a Armata esercita nella 3a zona (comunicato del Governo croato che ricordi essere la terza zona soggetta alla legge marziale, amministrata dalle Autorità militari del posto). 3) Garanzia alle popolazioni ortodosse (corrispondenti alle promesse contenute nel Bando del 7 settembre e necessarie per ottenere una reale pacificazione e per evitare che l'agitazione comunista trovi alimenti nel profondo malcontento e nello stato di disagio delle popolazioni). a) b) c) d) e)
Garanzie di vita. Effettiva restituzione dei beni e sbloccamento dei crediti interni. Eventuale risarcimento danni. Riassunzione degli impiegati e pagamento dei pensionati. Riapertura delle scuole e ammissione degli allievi ortodossi nelle scuole croate (caso di Mostar). f) Cambio dei dinari.
4) Scelta di funzionari adatti e non troppo compromessi nelle persecuzioni dei serbi (Prefetto di Knin e Capitano Distrettuale di Bugojno). 5) Nomina di capi villaggio e di amministratori ortodossi nei centri a totalità o a grandissima, maggioranza ortodossi, o dove funzio nari croati non possono per il momento recarsi (Drvar e Gacko). 6) Collaborazione sincera e cordiale tra Autorità amministrative croate e Comand i militari italiani non soltanto al centro ma anche alla periferia. 7) Pérsonale della ferrovia Knin-Drvar. 8) Epurazione personale ferroviario della zona di Moravica, inquinato da forti infiltrazioni comuniste. 9) Contatti e cordiale spirito d i intesa politica tra i soldati fasciti ed i reparti ustascia.
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Dalmazia - Una crrmaca per la storia (aprile-dicembre 1941) ALLEGATO
N. 15
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
VERBALE 1) Dalle intese corse nella riunione ad Abbazia è risultata la piena identità di vedute tra i delegati croati e italiani nel senso che l'azione da svolgersi in pieno accordo tra le autorità militari italiane e le autorità civili croate tende, secondo lo spirito degli accordi d'alleanza e di collaborazione, ad accelerare e consolidare il processo di pacificazione e di normalizzazione in tutti i territori nei quali tale collaborazione ha luogo e in particolare ad affrettare il pieno controllo delle autorità civili croate sulle popolazioni dei territori predetti . . 2) I delegati italiani hanno preso conoscenza con vivo compiacimento dei provvedimenti di amnistia adottati dal Governo croato in tutta la Croazia nello spirito ed ai fini indicati nel precedente comma. Lo scopo di tali provvedimenti è di escludere ogni inchiesta od azione giudiziaria per i fatti contemplati in tali provvedimenti di amnistia ed avvenuti prima di detti provvedimenti. 3) I delegati italiani e croati sono d'accordo sulla necessità di dare la più larga applicazione alle garanzie largite dal Governo croato a tutte le popolazioni che hanùo fatto ritorno alle loro sedi e che dimostrano la loro volontà di pace e di riprendere le loro normali occupazioni. In particolare i delegati si sono riferiti alla garanzia di vita, all'impegno della restituzione dei beni e dello sbloccamento dei crediti interni, alle agevolazioni eventuali che venissero ritenute opportune per dar modo alle popolazioni rientrate di riprendere le loro precedenti occupazioni e il loro stato di vita. 4) l delegati croati hanno fatto presente, che il loro Governo è disposto: a) ad esaminare con spirito di equità la riassunzione in servizio degli impiegati delle amministrazioni locali e il pagamento delle pensioni loro spettanti; b) di aprire scuole ad uso anche delle popolazioni ortodosse; e) ad accettare, nonostante la avvenuta scadenza dei termini il cambio dei dinari in kune a favore di coloro che sono ritornati, colle necessarie garanzie ad evitare l'introduzione dei dinari dall 'estero; d) ad inviare nei territori predetti funzionari scelti tra quelli che presentino i requisiti migliori per accelerare l'opera cli pacificazione e normalizzazione sopra accennata.
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5) I delegati italiani e croati sono convinti che il mezzo più efficace per raggiungere le finalità predette è di stabilire la più intima e cordiale collaborazione tra le autorità civili croate e le autorità militari italiane, e perciò essi ritengono che, a parte le funzioni del Commissario generale amministrativo presso il Comando della 2• Armata, è opportuno che per tutte le questioni che possono risolversi direttamente sul luogo siano mantenuti continuativi contatti tra le autorità amministrative croate e i Comandi dei Presidi. In particolare essi concorderanno l'opportunità di far beneficiare le garanzie di cui ai n.ri 3 e 4 ulteriori gruppi di popolazioni che in avvenire facciano ritorno alle loro sedi. 6) Viene concordato che nei territori della fascia costiera (2" zona) qualche battaglione della milizia regolare ustascia, bene inquadrato, si dislochi in località abitate da popolazioni croate, per concorrere unitamente a truppe dell'Armata a operazioni di cattura e di rastrellamento di forze comuniste. La dislocazione delle predette unità sara stabilita dal Comando della 2• Armata in relazione alle necessità operative. Le unità ustasce dipenderanno dal Comando del Corpo d'Armata nel cui territorio saranno dislocate alla stessa guisa delle unità regolari dell'esercito croato stanziate nei territori sopra accenati. 7) Viene considerata l'opportunità che le forze della gendarmeria croata nei territori sopra accennati vengano aumentate per presidiare specialmente i centri minori nelle cui vicinanze non esistono presìdi delle forze armate. 8) Nella fascia costiera (seconda zona) le formazioni politiche del partito ustascia potranno esplicare tutte le loro attività. 9) Viene concordato che tutti i funzionari ai quali è stato o sarà concesso il porto d'armi usufruiranno anche di un lasciapassare permanente. Per i rimanenti lasciapassare essi saranno concessi dagli organi della polizia croata col visto dell'autorità militare italiana. Fatto a Fiume il 16 novembre 1941/XX. Luca PIETROMARCHI
dr. M. LORKOVIé
CASERTANO
dr. ARTUKOVIé
Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
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ALLEGATO
N . 16
COMANDO DELLA 2• ARMATA UFFICIO AFFARI POLITICI
N. 26 di prot.
P.M. IO, 1i 18 novembre 1941-XIX
Al R. Ministero Affari Esteri Gab. A.P. - Uff. Croazia ROMA
e, p.c. Alla R. Legazione d'Italia
OGGETTO:
ZAGABRIA
Movimento comunista nella zona occupata dalla 2a Armata.
Permettomi richiamare l'attenzione della E.V. sul dettagliato rapporto 16 corr. N. 12273 che il Comandante della 2 3 Armata ha direttamente inviato per conoscenza anche a codesto Ministero circa l'argomento in oggetto. Da tale rapporto e dalle informazioni raccolte da questo Ufficio risulta che: I.) Il movimento comunista ha origine e caratteristiche diverse nelle varie zone: a) in Slovenia: è diretto ed alimentato dall'ambiente intellettuale (università), con tendenza nazionalista panslava e più esattamente jugoslava. Conta una perfetta organizzazione unitaria politico-militare. Ha ripercussioni tangibili in Istria e nei territori recentemente annessi alla Provincia del Carnaro; b) in Dalmazia: mentre inizialmente aveva manifestazioni terroristiche individuali dovute prevalentemente alle ideologie della lotta di classe, ora rivela un principio di organizzazione collettiva con aspirazioni nazionaliste e irredentiste; esso trova alimento nei sentimenti antitaliani largamente diffusi nelle popolazioni del litorale e nella propaganda ustascia; c) nella Seconda e Terza Zona: ha carattere di ribellione al dominio croato ed agli eccessi degli ustasci; trova alimento nello stato di profondo disagio morale e materiale delle popolazioni ortodosse, tra le quali la propaganda degli agenti bolscevichi riesce spesso ad ottenere credito, presentando la nostra occupazione co me di breve durata ed inadempiente alle promesse ed alle garanzie date. È decisamente anticroato e, per riflesso, antitaliar.o. Conta una organizzazione politico-militare, con bande perfettamente organizzate ed armate.
11 presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
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I tre movimenti, profondamente diversi, hanno scarsi legami tra loro, nonostante la comune etichetta esteriore comunista, antifascista ed antitaliana; così come gli appartenenti ai diversi gruppi portano il comune distintivo della stella rossa applicato rispettivamente sui colori jugoslavi, croati e serbi. 2.) Quasi ovunque n~lle zone sopradette il movimento comunista è in netto sviluppo: le organizzazioni si completano e si moltiplicano; gli attentati terroristici aumentano; la propaganda guadagna proseliti anche in ambienti ed in zone finora rimasti estranei o passivamente indifferenti. Non si tratta più di episodi isolati e di natura contingente, ma di un movimento collettivo tendente ad assumere i caratteri di vera e propria rivolta, che oggi soltanto fermenta, ma che potrebbe domani dilagare appena fatti nuovi politici e le condizioni stagionali ne fornissero l'occasione e la possibilità. 3.) Tale sviluppo è dovuto ad un complesso di fattori diversi, non tutti i quali possono essere facilmente individuati, ma di cui i più importanti sono: a) impressione di indècisione e di debolezza data in alcune zone dalle ~utorità preposte alla repressione del movimento; b) ·rifiorire di sentimenti nazionali e panslavi, rinvigoriti dalla guerra dell'Asse c<?n la Russia; c) propaganda democratico-bolscevica che sembra disporre di larghissimi mezzi finanziari e di attivissimi agenti; d) crisi economica ed alimentare, già sensibilissima ovunque e che si preannuncia particolarrnente grave per il prossimo inverno; crisi che aumenta la disoccupazione, il disagio ed il malcontento; e) stato di disperazione in cui si trovano molte popolazioni ortodosse per le persecuzioni subite e per la precarietà della loro attuale situa- · zione, alimentato da una nascente sfiducia circa la durata, i fini e l'indirizzo politico della nostra occupazione; f) ripercussione della rivolta armata in Serbia e nella Bosnia orienta-
le, dove la pressione delle bande cetnico-comuniste va sempre più aumentando ed avvicinandosi alla zona da _n oi occupata. 4.) In queste condizioni sarebbe ·pericoloso trascurare tale fenomeno oritardarne la repressione. Si rende ormai necessario agire con prontezza, con molta energia ed impiegare mezzi e forze notevoli; al lato però dell'azione di repressione, occore attuare nei confronti delle popolazioni una politica equa e rettilinea, che dia l'impressione in pari tempo dì forza e giustizia .
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5.) Per quanto riguarda la 2• e la 3" Zona, ove l'inverno è particolarmente rigido, la natura del terreno e la configurazione geografica non permettono per il momento azioni armate collettive o tali comunque da compromettere seriamente la sicurezza e l'ordine nel paese; ciò non esclude però che in tale periodo di attesa la propaganda comunista continui ad infiltrarsi nelle masse, preparando l'ambiente per un movimento di assai più vasta portata in primavera_ Nella 2 • Zona, qualora le autorità croate, adottino una politica intelligente verso le minoranze ortodosse ed attuino coscienziosamente i pro',;'vedimenti più volte richiesti come indispensabili per giungere ad una reale pacificazione, v'è da sperare che anche dopo l'inverno il movimento comunista potrà essere facilmente controllato e che il paese nel suo complesso si manterrà tranquillo. Nella 3• Zona invece, ove più forti e più numerose sono le bande armate e dove il terreno maggiormente si presta alla guerriglia, è probabile che saremo costretti in primavera a procedere a vaste azioni di polizia ed a rastrellamenti con notevole impiego di forze; e ciò soprattutto se la situazione nella Bosnia orientale non sarà perfettamente controllata e non sarà domata la rivolta che tende ·a dilagare oltre la linea di demarcazione. Vittorio CASTELLANI
Il presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
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ALLEGATO
N. 17
COMANDO SUPREMO I REPARTO - UFFICIO OPERAZIONI SCACCH. ORIENTALE
P.M. 21, li 17 Dic. 1941-XX
Segreto
OCCUPAZIONE TOTALE DELLA CROAZIA (V. Schizzo allegato) I.
I tedeschi hanno deciso di ritirare le loro truppe dalla Croazia, per poterle impiegare altrove (Serbia), affidandone interamente a noi il presidio. Tale rinuncia, da parte germanica, può essere motivata dalla scarsità di truppe disponibili o dal volere la Germania rinunziare all'occupazione in Croazia perché facente parte dello spazio vitale italiano, oppure da entrambi tali motivi. La questione ha comunque due aspetti: -
-
uno militare, occupazione da parte nostra di tutto il territorio croato a Nord-Est della linea di demarcazione; molto vasto (circa metà dello Stato croato), .ricco, in buona parte pianeggiante o collinoso; uno politico, strettamente connesso a quello militare - la Germania dovrebbe anche in questo campo, rinunziare alle posizioni acquisite in Croazia.
Il. L'aspetto politico ha fondamentale importanza in quanto dovrebbe portare -contemporaneamente alla penetrazione militare - ad una radicale trasformazione dell'indirizzo e delle tendenze anti-italiane manifestatesi finora nelle sfere ufficiali croate. L'estensione della :nostra occupazione militare a tutta la Croazia dovrebbe in altre parole accomunarsi con l'inserimento nel Governo croato di persone sicuramente legate all'Italia, iri modo che l'azione militare sia sostenuta e non ostacolata al Centro e l'attività in ogni campo possa attuarsi su un piano di positiva collaborazione .. Su tale fondamentale necessità dovrebbe essere richiamata l'attenziçme del Ministero Esteri. III. Sotto l'aspetto militare, nel territorio da occupare risultano attualmente dislocate: - una divisione territoriale tedesca;
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Dalmazia· Una cronaca per fa storia (aprile-dicembre 1941)
quattro divisioni croate, però incomplete e con numero variabile di battaglioni e di batterie. Non si conosce esattamente la dislocazione delle suddette forze perché, specie quelle croate, sono quasi tutte impegnate nella lotta contro i ribelli e quindi in continuo movimento. IV. Per l'occupazione del territorio in questione sembra opportuno: non assumere i poteri civili, ma solo quelli militari analogamente a quanto si è fatto per la terza zona; presidiare solamente le località più importanti con nuclei piuttosto forti; impiegare, in quanto possibile, parte delle truppe attualmente già dislocate in Croazia , spingendole oltre la linea di demarcazione; impiegare le truppe croate, mettendole però - per l'impiego - alla completa dipendenza dei nostri comandi. V. Truppe necessarie. Per il presidio del territorio croato fino alla linea di demarcazione sono attualmente impiegate circa 8 divisioni, comprese anche le truppe di Zara (pari a circa 1 divisione). Per l'occupazione del restante territorio, tenendo conto di quanto sopra detto, si ritengono indispensabili: · un comando di Corpo d'Armata (da destinare da Superesercito) con il minimo indispensabile di truppe e servizi; quattro divisioni di fantéria che pç>trebbero essere: la 'Cacciatori' (resa disponibile con l'invio della 'Perugia') con la quale il 6° C.A. dovrebbe occupare l' intera co·nca di Sarajevo; la 'Ravenna' (già destinata al Montenegro, che temporaneamente dovrebbe farne a meno); la 'Murge' (destinata a sostituire la 'Lombardia' che potrebbe soprassedere al suo rimpatrio per la nota t rasformazione); un'altra divisione che potrebbe essere la 'Legnano' od altra da destinare dallo S.M.R.E.; una squadriglia da ricognizione. Il nuovo Corpo d'Armata, che potrebbe avere sede a Brod, avrebbe giurisdizione sulla zona Nord-Orientale della Croazia. I quattro comandi di divisione potrebbero aver' sede nelle seguenti località: Sarajevo (6° C.A.) - Zagabria - N. Gradiska - Vinkovci. Per ovvie ragioni, si riterrebbe opportuno il trasferimento del coman- . do 2 3 Armata a Zagabria.
li presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
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ALLEGATO
N. 18
COMANDO DELLA 2• ARMATA Riservatissimo
Dal Duce - 18 - Xli - 41 - XX - Ore 20.
PRESENTI: S.E. Ciano, S.E. Roatta, S.E. Ambrosio, S.E. Casertano e generale Magli del Comando Supremo.
Il Duce informa che l'addetto militare germanico a Roma, generale von Rintelen, gli ha presentato una domanda del .Comando Supremo germanico intesa a conoscere se, ritirando la Germania ~e sue truppe dalla Croazia, l'Italia sarebbe stata disposta ad assumersi l'incarico di ripristinare e mantenere l'ordine, occupando colle sue truppe l'intera Croazia. La risposta del Duce, dopo aver sentito il generale Roatta e il sottoscritto, sarà favorevole. Il sottoscritto, prima di entrare nel campo strettamente operativo, ha fatto presente al Duce essere 'necess·a rio che la Germania ritiri non solo le sue truppe, ma anche il presidio aeronautico di Zagabria, tutte le varie formazioni palesi ed occulte agenti nel paese, le autorità militari germaniche risiedenti a Zagabria ed in altri centri, i rappresentanti nei vari ministeri, ecc., in modo da dare all'Italia tutte le maggiori possibilità di impadronirsi della Croazia, non solo militarmente, ma anche politicamente ed economicamente. Il Duce è rimasto silenzioso: a questo punto è intervenuto S.E. Roatta per esprimere il suo avviso (basato su dati informativi) e cioé che la Germania, malgrado sia stata pronunciata la frase - Croazia spazio vitale per l'Italia - sia dal Fiihrer, sia dal von Ribbentrop, non intenda affatto rinunciare a tutto il lavoro gia fatto nel campo economiço e che solo per necessità derivantele, a causa della rivolta in Serbia, di aumentare colà le sue truppe, sia addivenuta a tale offerta all'Italia. Il sottoscritto ha soggiunto che le ultime informazioni, personalmente richieste al colonnello germanico, dell'ufficio di collegamento presso la 2a Armata, dicevano che la divisione ed i pochi battaglioni territoriali germanici dislocati in Croazia, in questi prossimi giorni, si sarebbero concentrati fra Tuzia e Sarajevo, ad est gena ferrovia Brod-Sarajevo. S.E. Roatta ha fatto poi presente che, verificandosi ·una data eventualità, l'impegno in Croazia ci avrebbe fatto trovare in difficoltà di truppe per altri compiti. Ma il Duce non giudica debba verificarsi tale eventualità, e ha chiuso questa discussione dicendo che l'Italia doveva basarsi sulla
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
richiesta fatta dall'Alto Comando germanico e che probabilmente gli ordini per lo sgombro non potevano ancora essere noti alle dipendenti autorità germaniche dislocate in Croazia. Sulla questione (per il sottoscritto di molta importanza) dell'esodo, colle truppe, anche delle varie altre formazioni germaniche, sia militari, che politiche ed economiche, nulla più è stato detto. Ma sarà questione che si dovrà riprendere (dagli organi centrali) e anche subito se si vorranno avere delle possibilità in Croazia . II sottoscritto, richiesto del come intendeva operare per raggiungere lo scopo di pacificare ed occupare tutta la Bosnia, ha anzitutto fatto un succinto quadro della situazione militare-politica della Croazia e particolarmente delle due zone di nostra occupazione, per dedurre che gli occorrevano le seguenti truppe: -
2 comandi di corpo d'armata 5 nuove divisioni di fanteria complete notevole rinforzo di 'automezzi rinforzo di aviazione da osservazione e da mitragliamento potenziamento adeguato dell'intendenza
e ciò, indipendentemente dalle forze già richieste e concesse il giorno 15 corrente e cioè: due legioni CC.NN. e un gruppo di 3/4 battaglioni alpini complementi (armati di solo fucile e di qualche fucile mitragliatore), dato che queste ultime forze avrebbero unicamente dovuto dàre la possibilità a qualche divisione (più ancorata al terreno dai molti presìdi) di disporre di elementi mobili per attaccare o rintuzzare attacchi ribelli nelle zone di occupazione. Con le cinque divisioni richieste, il sottoscritto ha fatto conoscere essere suo intendimento di agire con tre di esse da sud e precisamente sulla zona di Sarajevo e poi sulla fronte Banja Luka-Doboj-Tuzla: colle rimanenti due, da nord, dalla Sava verso la fronte suddetta. Quindi azione concentrica, .intesa ad eliminare radicalmente le formazioni ribelli e non solo azioni di rastrellamento. Per rendere effettivamente concentrica la complessa operazione, il sottoscritto ha pure considerato il concorso verso levante (per quanto ad azione limitata) delle truppe, che eventualmente si potessero sganciare dai presìdi della terza zona. A parere del sottoscritto, non potendosi forse per ragioni di adunata e logistiche, iniziare contemporaneamente l'azione, sia da nord che da sud , devesi far precedere l'azione da mezzogiorno, poiché l'occupazione di Sarajevo, e zona circostante, eserciterebbe sicuramente un'influenza notevole, sia sulla massa dei ribelli, sia anche sui Croati, verso di no i diffidenti.
lf presidio delta terza zona e la mancata occupazione dell'i111era Croazia
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Infine il sottoscritto ha fa1to presen1e essere suo intendimento impiegare nelle operazioni le sue divisioni già allenate e rotte alla guerriglia e sostituirle nelle loro attuali occupazioni territoriali, colle nuove divisioni provenienti dall'Italia. Ha soggiunto che tra l'esodo dei tedeschi e l'ingresso delle nostre truppe oltre la linea di demarcazione non avrebbe dovuto sussistere alcun intervallo di tempo. L'esposizio ne del sottoscritto ha avuto la piena a pprovazione del Duce e del Capo di S.M. dell'Esercito. Circa le comunicazioni da (arsi al Governo croato, S.E. Ciano ha espresso l'avviso che sarà bene attendere _che tutta la macchina sia montata e pronta a scattare. Sarà q uesto compito di S.E. Casertano, il quale dovrà diplomaticamente preparare la mentalità dei dirigenti croati ad accellare questa occupazione, che, in fondo, tornerà tulio a loro vantaggio. In fine il sottoscritto ha voluto ancora richiamare l'attenzione del Duce sulla situazione che si va maturando nei territori nord-orientali della 3• zona (situazione già accennata all'inizio della riunione), soggiungendo di aver già dato ordine al Com.te il C.d.A., da q_u alche giorno, di sgomberare il presidio di Kalinovik. Successivamente è giunta a noi una specie di intimazione da parte dei serbi ribelli di abbandonare tale presidio. Questo fatto, congiunto alla prospettiva delle operazioni che si dovranno svolgere a breve scadenza verso Sarajevo, costringe il sottoscritto a dare elasticità a tale suo ordine, nel senso che il Com.te del C.d.A. sarà giudice se e quando sgombrare il presidio oppure non sgombrarlo, tenendo ben presente che l'autorità militare italiana può trattare con i ribelli serbi unicamente allo scopo (dato che ciò sia possibile}di essere agevolata nel suo compito di occupazione della Bosnia orientale . A tale scopo forse potra nno essere utili i contatti colle due note personalità di Spalato. Il Duce nulla ha da osservare a quanto sopra ed ha sciolto la riunione. S.E. Casertano e il generale Magli non hanno interloquito.
ASSEGNAZIONI E R IPAR TIZIONI Verranno assegnati: - due comandi di Corpo d'armata (probabilmente ill 0 e2°) - cinque divisioni di fanteria (probabilmente: 'Ravenna' , 'Legnano' , 'Sforzesca', 'Livorno', '.Lupi di Toscana'); la 'Legnano' manca della legione di CC.NN., la 'Lupi di Toscana' è da rime1tere in efficienza.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Con queste truppe, e col limitato concorso che si potrà a-.ere dalle truppe presidianti le località della terza zona, noi dovremmo condurre una vera campagna per stroncare la ribellione in Croazia. Se ci saranno forze sufficienti croate saranno prese ai nostri ordini ed impiegate anch'esse: è bene però non fare su tali truppe soverchi calcoli.
TRUPPE OPERANTI Gruppo nord - da dislocarsi sulla destra della Sava tra Gradiska e Brod - obiettivo fronte Banja Luka-Doboj-Tuzla - scopo: annientamento ribelli in tutto il paese a nord di detto fronte, compreso fra linea di .d emarcazione e confine serbo - successivamente vigilanza sul confine serbo per evitare ingresso in Croazia di altri elementi turbolenti. Comando II Corpo d'Armata (senza art. di C.d.A.): divisioni 'Granatieri di Sardegna' e 'Ravenna' . Gruppo sud - da dislocarsi dal C.te VI C.d.A. - Obiettivo Banja Luka - Doboj-Tuzla, dopo occupata la zona di Sarajevo - stroncamento di tutta l'attività ribelle, successiva vigilanza sul confine serbo - vigilanza in forze sul confine montenegrino (compito del C. di C.d.A. che si impianta a Spalato). Comando VI Corpo d'Armata - divisioni 'Bergamo', 'Marche', 'Cacciatori'. Quindi: Com. 1 C.d.A. Com. Il C.d.A. div. 'Ravenna' div. 'Granatieri di Sardegna'
- va a Spalato - va in zona Brod-Gradiska " ,, ,,
"
)
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(dopo le operazioni andrà - in parte - di presidio a Zagabria) div. 'Legnano'
- sostituisce in Slovenia la 'Granatieri'
div. 'Sforzesca'
- sostituisce la 'Marche'
div. 'Livorno'
- sostituisce la 'Bergamo'
div. 'Lupi di Toscana'
- sostituisce la 'Cacciatori'.
Concorso di truppe della ' Sassari', della 'Re' e della •1• Celere' sarà da me ordinato a suo tempo. La divisione 'Granatieri' riceverà la Legione CC .NN., di cui manca. La divisione 'Lombardia' sarà sostituita, nel suo compito di occupazione, dalla divisione 'Murge', onde possa affrettare la sua trasformazione.
Il presidio della terza zona e la mancata occupazione dell'intera Croazia
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L'Ufficio operazioni deve: studiare l'esatta dislocazione del gruppo nord (Com. II C.d.A., due divisioni, ecc.); studiare i movimenti ferroviari per fare il suddetto concentramento; sentire il Com.te del VI C.d.A. come intende dislocare le sue forze inizialmente (~ruppo sud) e quali movimenti da attuare; studiare l'occorrente aumento dell'aviazione (osservazione e mitragliamento) e come ripartirla fra le due masse; studiare i collegamenti che si renderanno necessari per richiedere stazioni R.T. di potenza, tenendo presente che il C. d'Armata potrà in secondo tempo, cioè ad operazioni iniziate portarsi col treno ferroviario a nord della Sava, in modo da sfruttare per tutto il suo complesso organico anche qualche buona vicina località. Tutto questo studio è da concretarsi in una lettera che io devo, al più presto, mandare al Capo di S.M. dell'Esercito, il quale essenzialmente vuole sapere dove si devono avviare le divisioni, i tempi di avviamento, le nostre necessità di carattere organico. Per i tempi di avviamento tener presente che io non poss.o muovere le divisioni 'Granatieri', 'Bergamo', ' Marche' , 'Cacciatori' se non si possono sùbito sostituire colle sopraggiungenti divisioni ' Legnano', 'Sforzesca', 'Livorno'·, 'Lupi di Toscana'. Il generale Intendente, sulla base di quanto sopra, prepari ed -inoltri al più presto tutte le richieste necessarie per mettere in grado l'Intendenza di rispondere a queste crescenti esigenze, tenendo conto che trattandosi di operare, il rifornimento munizioni ritorna in primo piano. Pensare agli indumenti invernali per le divisioni che devono affluire (preavvisarle). Predisporre per il miglioramento stradale, oltre la linea di demarcazione, appena le nostre truppe agiranno al di la di essa. Provvedere d'urgenza, tramite delegazione, potenziamento ferroviario, sia lungo la Sava, sia successivamente verso Banja Luka, e verso Sarajevo. Concretare e richiedere il necessario aumento di automezzi (autogruppo?). E in fine, cosa di maggior rilievo, studiare e concretare l'avviamento dei rifornimenti, impianto di magazzini succursali ecc., sfruttando al massimo le ferrovie, in modo che, muovendo le truppe, il loro movimento di viveri, munizioni, vestiario, ecc. sia agevolmente assicurato.
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Dalmazia - Una cronaca per la s/oria (apri/e-dicembre 1941)
Ricordare che nel paese in cui si deve andare serpeggiano malattie di varie specie (cito il tifo petecchiale) e quindi siano dal direttore di sanità d'Armata prese e comunicate tutte le previdenze del caso. Il Sottocapo di S.M. Rossi vuole sapere quale dei due reggimenti cavalleggeri della l • divisione 'Celere' può essere messo a sua disposizione per essere motorizzato. Preparare lettera per dirgli che io metto a disposizione il reggimento 'Alessandria' (Karlovac), ove ci sono altre truppe, invece 'Saluzzo' è bene che resti, data la sua vicinanza alla linea di demarcazione. Però, bisogna dire a Rossi che sarebbe bene che questo reggimento ('Alessandria') non fosse chiamato in Italia prima che noi avessimo iniziato l'occupazione della Bosnia. Conseguentemente l'Ufficio Op. studi l'assegnazione alla I • Celere del reggimento 'Genova', in modo da ricostituirla su due reggimenti di cavalleria. AMBROSIO
CRONOLOGIA DEI PRINCIPALI AVVENIMENTI RIPORTATI NEL VOLUME
191 5 4 marzo
Il ministro per gli affari esteri, Sidney Sonnino, in un memorandum presentato ai' Governi di Londra e di Parigi, precisa gli obiettivi territoriali dell'Italia nel caso di una sua entrata in guerra contro l'Austria-Ungheria, a fianco delle Potenze alleate ed associate.
26 aprile
L'Italia e le Potenze alleate ed associate, firmano il Patto di Londra. L' Italia s'impegna ad entrare in guerra entro trenta giorni, a non concludere paci separate. In caso di vittoria, le Potenze alleate ed associate si obbligano a riconoscere, nel settore adriatico, la sovranità dell'Italia sull'Istria, sulla Dalmazia centrale (dal Canale della Morlacca a Punta Planca, con le città di Zara e Sebenico), sulle is~le antistanti, sul gruppo più meridionale delle Cu,rzolane e su Valona.
24 maggio
L'Italia, in esecuzione del Patto di Londra, entra in guer~ ra contro l'Austria-Ungheria.
191 8 La Dieta di Zagabria dichiara lo svincolo da Vienna dei croati sudditi dell'Austria-Ungheria.
26 ottobre 3 novembre
-
La Die'ta di Zagabria, trasformatasi in "Consiglio Nazionale'' chiede alle Potenze alleate ed associate il riconoscimento quale legittimo Governo degli slavi deU' Austria-Ungheria. L'Austria, battuta a Vittorio Veneto dall'Italia, firma l'armistizio di Villa Giusti.
4 novembre
Zara, o;e 14.15. Sbarco delle truppe italiane. Alle ore I 5.00 entra in vigore l'armistizio di Villa Giusti.
8 novembre
Il Governo della Serbia riconosce il "Consiglìo Nazionale" di Zagabria.
24 novembre -
Zagabria. Il "Consiglio Nazionale" delibera l'unione degli slavi già sottoposti ali' Austria-Ungheria alla Serbia.
Cronologia dei principali avvenimenri riporrari nel volume
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città di Zara (52 km 2 di territorio e I 4 mila abitanti) e l'isola di Làgosta con gli scogli adiacenti (55 km' di territorio e 1.600 abitanti). 26 novembre
-
Nello Stato S.H.S .. Vengono indette le elezioni per la Costituente.
27 novembre
-
Roma. La Camera dei deputati, presidente Enrico' De Nicola, con 253 voti favorevoli, 14 contrari e 50 astenuti, approva il disegno di legge per la conversione in legge del Trattato di Rapallo .
17 dicembre
Roma. Al Senato del Regno, presidente Tommaso Tittoni, il disegno di legge per la ratifica del Trattato di Rapallo è approvato con 215 voti favorevoli e 22 contrari.
21 dicembrè
Sulla: Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 300, è pubblìcata la legge n. 1778 che reca la ratifica del Trattato di Rapallo.
l 921 21 giugno
Belgrado. La Skupstina (parlamento) in assenza dei deputati croati e di altri gruppi contrari al centralismo dei serbi, approva la Costituzione detta del Vidovdan (dal giorno di San Vito) .
29 giugno
Belgrado. Fallito attentato contro re Alessandro mentre si reca alla Skupstina per prestare giuramento alla Costituzione.
21 luglio
Croazia. Uccisione del ministro per l'interno dello Stato S.H.S., Milorad Draskoviè (serbo).
l 922 23 sellembre
Roma. Fra l'Italia e lo Stato S.H .S . vengono firmati gli Accordi noti. con il nome dì Santa Margherita Ligure, per l'esecuzione del Trattato di Rapallo.
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Dalmazia - Una cronaca per la sioria (aprile-dicembre 1941)
1923 21 febbraio
La Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 28, porta la legge n. 43 che ratifica gli Accordi di Santa Margherita Ligure.
19 2 4 22 febbraio
Fra l'Italia e lo Stato S,H.S. scambio delle ratifiche del Patto di Roma che avvia a soluzione la questione di Fiume.
19 2 5 27 marzo
Discorso alla Skupstina di Paolo Radié (nipote di Stefano). Offre al Governo di Belgrado la collaborazione del partito croato dei contadini, sin'allora all'opposizione.
19 28 20 giugno
Belgrado. Alla Skupstina il deputato montenegrino Punica Racié, uccide a colpi di rivoltella Paolo Radié e Giorgio Basaricek. Ferisce gravemente Stefano Radié, capo del partito croato dei contadini.
1 agosto
Dichiarazione congiunta del partito croato dei contadini e dei serbi democratici indipendenti che rivendicano la parità dei diritti fra croati e serbi.
8 agost0
Zagabria. Muore Stefano Radié a causa delle ferite riportate nella sparatoria alla Skupstina.
Agosto
Yladko Macek diventa il capo del partito croato dei contadini. Seguono mesi di acuta tensione fra Zagabria e Belgrado.
dicembre
Violenti disordini a Zagabria.
19 2 9 6 gennaio
Re Alessandro proclama la dittatura e rafforza il centralismo serbo.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
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7 gennaio
Ante Pavelié fonda il partito 'ustascia' (insorti) che si svilupperà più all'estero fra i fuor~sciti croati che non all'interno. Pavelié fugge da Zagabria e viene condannato a morte in contumacia da Belgrado .
3 ottobre
Lo Stato dei serbi-croati-sloveni cambia il nome ufficiale in quello di 'Regno di Jugoslavia'.
1930 Per iniziativa del colonnello Giovanni Messe, comandante del 9° reggimento bersaglieri a Zara, il territor.io della città che, secondo i piani dello Stato Maggiore, in caso di conflitto con la Jugoslavia doveva esser abbandonato per la sua eccentricità rispetto alla Penisola, comincia ad essere fortificato. Giugno
A tutto giugno, dal 1° gennaio 1929, in Jugoslavia sono celebrati sessantanove processi politici contro oppositori croati, di cui tre conclusi con condanne a morte: Hra 0 nilovié, Soldin e Rosié.
l 931 18 febbraio
Zagabria. Uccisione dello scienziato croato Milan Sufflay.
22 giugno
Vladko Macek, capo del partito dei contadini, in tribunale, dove in stato di detenzione veniva giudicato per opposizione al Governo, pronuncia un duro discorso contro la dittatura di Re Alessandro .
3 settembre
Re Alessandro emana una nuova Costituzione, formalmente più liberale , ma restano in vigore le leggi eccezionali.
1932 Il Quartier Generale degli ustascia approva le 'enunciazioni' che diventano la carta fondamentale del partito di Ante Pavelié.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 194/)
Estate
Disordini in Croazia. Nella Lika tentativo insurrezionale ustascia, guidato da Ante Pavelié e da Joso Rukavina.
9 ottobre
Marsiglia. Uccisione, ad opera di ustascia, di re Alessandro di Jugoslavia e del ministro per gli esteri francese, Louis Barthou.
17 ottobre
Arresto a Torino di Ante Pavelié, quale mandante dell'assassinio di re Alessandro. L'Italia rifiuta la sua estradizione in Francia.
7 novembre
Zagabria. Riunione segreta del comitato esecutivo della coalizione del partito croato dei contadini e dei serbi democratici indipendentisti. Viene emanata la cosidetta 'Risoluzione di Zagabria' contro l'egemonia serba.
1935 Giugno
Milan Stojadinovié diventa primo ministro di Jugoslavia. Cerca un'intesa con·· i croati e, sul piano internazionale, un accordo con l'Italia.
1939 4 febbraio
25 agosto
Autunno
Cade in Jugoslavia il Gabinetto Stojadinovié. Gli subentra Dragisa Cvetkovié, che nei confronti dei croati segue la linea del predecessore. Cvetkovié e Macek firmano un accordo (sporazum) che concede ampie autonomie alla Croazia. Cessa l'opposizione croata. Sei esponenti croati entrano nel Governo. Zara. Il generale Carlo Rivolta, assunto il comando delle truppe, rivede i piani difensivi della città, che sarà trasformata in un campo trincerato .
194O IO giugno
L'Italia entra in guerra, nel secondo conflitto ,nondiale, a fianco della Germania.
18 agosto
Zara. ll comando delle truppe è assunto dal generale Emilio Giglioli, che completa e potenzia il campo trincerato.
Cronologia dei prinçipali avvenimenti riportati nel volume
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1941 25 marzo
Vienna. La Jugoslavia firma l'adesione aJ Patto Tripartito.
27 marzo
Belgrado. li generale d'aviazione Dusan Simovié rovescia il Governo per aver aderito al Patto Tripartito. Estromette il reggente, principe Paolo, eleva al trono il minorenne principe ereditario, che assume il nome di Pietro II. Primo pomeriggio. Hitler chiede al ministro d'Ungheria a Berlino ìl concorso militare·di Budapest contro la Jugoslavia. Promette all'Ungheria uno sbocco in Adriatico (Fiume), e assicura che la Croazia passerà sotto la sfera d'influenza di Budapest. Subito dopo. Colloquio di Hitler con il ministro di Bul· garia a Berlino al quale chiede il concorso militare di Sofia contro la Jugoslavia e promette alla Bulgaria ingrandimenti territoriali in Macedonia. A sera. Hitler emana la "Direttiva n. 25' per le operazioni contro la Jugoslavia. Notte. Hitler invia a Mussolini una lettera con cui'gli chiede di predisporre le forze italiane per un'azione contro la J ugoslavia.
28 marzo
Mussolini risponde alla lettera di Hitler aderendo, ma pone in evidenza le aspirazioni dei croati all'inclipenclenza. Zara, ore 11.30. Gli jugoslavi chiudono i valichi di frontiera. Primi movimenti di reparti jugoslavi intorno a Zara. Roma, ore 1,2.00. Incontro di Mussolini con Pavelié a Villa Torlonia. Posizione ambigua di Pavelié sulla questione della sovranità italiana sulla Dalmazia. Lo Stato Maggiore italiano ordina al generale Giglioli di schierare i reparti sulla cinta fortificata di Zara.
29 marzo
Il generale Giglioli, in via precauzionale, ordina anche lo sbarramento delle rotabili che dal confine portano a Za ra. Il servizio informazioni controlla i movimenti dei reparti jugoslavi intorno a Zara.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Vladko Macek, da Zagabria, incerto se aderire o meno al Governo SimoviĂŠ, cerca contatti con Berlino per ''potersi orientare". 31 marzo
Ribbentrop, minfatro degli esteri del Reich, avverte Macek di non collaborare con il Governo del generale SimoviĂŠ. Il Capo di Stato Maggiore, generale Roatta, ord ina al generale Giglioli di chiudere la frontiera di Zara anche da parte italiana. Lo Stato Maggiore italiano cambia i piani operativi per Zara. Non saranno inviati i previsti rinforzi (battaglione 'San Marco' per l'occupazione delle isole ed una divisione quale massa di manovra). I reparti di Zara (7 500 uomini) debbono difendersi sul posto, da soli . Zagabria. Gli ustascia, i nazionalisti croati, i secessionisti da Belgrado, predispongono un manifesto, non diffuso, con cui dichiarano l'indipendenza della Croazia.
I aprile
Da Firenze comincia a trasmettere la radio ustascia 'Velebit'. Zara. Vengono chiuse le scuole e la cittĂ si prepara agli eventi. Zara. Gli iaratini delle classi di 'previsto richiamo' si presentano volontariamente ai reparti. Quelli non richiamabili s'arruolano nella M.V.S_N, o s'inquadrano nei 'Giovani fascisti' a seconda dell'etĂ . Via Ancona, comincia lo sfollamento della popolazione di Zara non atta alla guerra.
2 aprile
Ai cittadini jugoslavi sorpresi a Zara dalla chiusura dei confini, viene concesso di passare la frontiera. Da Zara si intensificano le partenze della popolazione via Ancona.
3 aprile
Ribbentrop invia a Zagabria il colonnello delle SS Edmund Veesenmaycr ed il dottor Walter Malletke. li primo per coordinare l'azione degli ustascia e degli altri gruppi indi pendentisti, il secondo per cercare di aggan ciare Macek al carro tedesco.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
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Il primo minis1ro ungherese, Teleki Pàl, di fron 1e alle richieste fa~te d a Hitler all 'Ungheria di partecipare alla campagna contro la Jugosla via, ed alla condiscendenza del Governo di Budapest, per non venir meno ai patti che legano l'Ungheria alla Jugoslavia , si uccide. 4 aprile
Macek decide di no n collaborare con i tedeschi ed entra nel Governo Simovié come vice-primo ministro. Zara. Il campo trincerato viene; sgomberato dai contadini e dagli abitanti delle frazioni (3 000 persone) che sono raccolti nelle scuole della città. Con personale volontario. · vengono attivate provvidenze per il loro sostentamento.
5 aprile
Zagabria. Gli esponenti degli ustascia , dei gruppi nazionalistici, dei secessionisti, sotto l'impulso di Veesenmayer firm ano un parto d'intesa: Zara. Si perfeziona lo schieramento difensivo. Arresto di u na spia jugoslava che, per salvarsi, fo rnisce interessanti informazioni sulla consistenza dei reparti jugoslavi. Via Fiu me, rientra a Zara il Segretario federale, Athos Bartolucci, con un ca rico di ca rburante necessario per la centrale elettrica e per i macchinari dell'acquedotto . Zara, ore 23.50. Il generale Giglioli riceve dallo Stato Maggiore il telegramma che a nnuncia l'inizio delle ostilit à contro la Jugoslavia per le ore 06.00 del mattino succcssiyo.
6 aprile
Zara, o re 03 .00. Parte per Ancona l' ultima nave con gli sfollati (m/n Abbazia) .
Il ge11eralc G iglioli assume i po1eri civili e m ilitari sul te rri1o r io di Zara. Entra in vigore la legge di guerra. È is1 ituito il T ribuna le di guerra. Proclami a lla cittadina nza del prefetto, del di rettorio fede rale , del podestà. 11 generale Giglioli emana ire bandi e l'ordine del giorno n. I alle tr uppe. Viene mobilitata la p ro tezione an tiaerea (U.N . P.A.). Belgrado. I111enso bombardamen to aereo della citlà da pan e della Lu ft waffe .
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Dalmazia .- Una cronaca per la storia (aprile-dicembre /941)
Da Roma, Ante PaveliĂŠ lancia un appello ai croati per la ricostituzione dello Stato indipendente di Croazia. 7 aprile
Roma. PaveliĂŠ invia un telegramma a Mussolini assicurando che la Croazia attende l 'esercito italiano . Ore 15.30. Intercettazione di un messaggio radio del Comando in Capo della Marina jugoslava al Comando costiero di Spalato che ordina, d'intesa con il Comando dell'aviazione di Divulje, di effettuare l'attacco su Zara. Zara . Il generale Giglioli rinforza il lato meridionale del campo trincerato.
8 aprile
Movimenti di tre colonne jugoslave, complessivamente 18 000 uomini, verso la parte sud-orientale del campo trincerato. Reiterati interventi dell'aviazione italiana, che decolla dal campo di Jesi , sulle tre colonne jugoslave e piĂš lontano su Spalato, Sebenico, Zaton, Vodizze. Pomeriggio . Prima incursione aerea jugoslava su Zara di limitato effetto (mitragliamento di una nave in porto). Macek i~dirizza un messaggio radio ai croati, invitandoli a compiere il loro dovere di cittadini jugoslavi.
9 aprile
Spostamenti di truppe dal pianoro di Bencovazzo (Benkovac) verso Zara. Zara, ore 10.30. Incursione aerea jugoslava. Bombardamento. Zara, ore 11.40. Altra incursione aerea. Bombardamento. Zara, ore 14.40, terza incursione aerea jugoslava, piĂš pesante delle precedenti. Distruzione cli edifici, due morti fra la popolazione civile ed una trentina di feriti; danni alla centrale telefonica del Comando truppe ed alla stazione radio della marina. Colpito un deposito di munizioni che esplodono. Intervento in forze dell'aviazione italiana anche su obiettivi nell'interno e lungo la cost a. Intercettazione di un radio-messaggio del Comandante della squadra navale. jugoslava, che informa il Comandante in Capo della Marina di aver pronti i sommergibili per l'attacco su Zara.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
1039
La 2 3 Armata tedesca (feld-maresciallo Maximilian von Weichs) inizia l'avanzata in Jugoslavia partendo dalla Stiria meridionale, con anticipo di quarantotto ore sui piani concordati con i comandi italiani. IO aprile
-
_Durante tutto il giorno, intensa attività dell'aviazione italiana in Dalmazia. Dalla frontiera Giulia, la 2 3 Armata italiana, anticipando i tempi previsti, inizia , ~avanzata in Jugoslavia. Zagabria. Veesenmayer concerta con il colonnello Slavko Kvaternik (ustascia) un piano per l'assunzione dei poteri da parte croata. Zagabria, o~e 15.50. Veesenmayer ottiene da Macek, rientrato a Zagabria , un messaggio per il popolo croato con cui invita a seguire Slavko Kvaternik. Zagabria, ore 17 .30. Il messaggio di Macek è diffuso da radio Zagabria. Subito dopo, il colonnello Slavko Kvaternik, proclama la rinascita dello Stato indipendente di Croazia. Zagabria. A sera le avanguardie tedesche entrano in città.
11 aprile
Messaggio di Kvaternik a Hitler per chiedergli il riconoscimento dello Stato croato. Roma. Mussolini riceve, a Palazzo Venezia, Pavelié, e lo assicu ra che il Governo italiano avrebbe riconosciuto il nuovo Stato di Croazia, non appena egli fosse giumo a Zagabria. Da Roma, Pavelié invia un telegramma di ringraziamento a Hitler. Pavelié, con trecento ustascia, parte da Roma alla volta di Zagabria, via T rieste. Zagabria. Kvatcrnik forma un 'Consiglio' quale base per il futuro Governo della Croazia. Attraverso i canali della Wehrmacht rinnova a Berlino la richiesta di riconoscimento dello Stato di Croazia. Roma chiede a l generale Giglioli a Zara, se con le sole sue truppe sia in grado di attaccare l'obiettivo di Bencovazzo a 24 km ollre la frontiera.·
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Oalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre /94/)
Il generale Giglioli assicura l'inizio dell'azione entro le prime ore del mattino successivo. Ordina la costituzione di una colonna mista (bersaglieri, fanteria, genio, carri) al comando del colonnello Eugenio Morra (circa I 200 uomini). 12 aprile
Zara, ore 06.00. La colonna supera il confine . L'artiglieria del campo trincerato (95 pezzi) apre il fuoco su 360°. Zara, ore 07 .30. Le autorità civili del paese di Oltre (Preko ), sull'antistante isola di Ugliano (Ugljan), offrono la resa. Zara, ore 08.30. Cessa il fuoco delle artiglierie. Ore 11.30. La colonna Morra occupa il paese di Zemonico a 11 km dal confine. II paese di Oltre viene occupato con una spedizione via mare. Nella mattinata, sul fronte GiuEio, il generale Vittorio Ambrosia, comandante della 2a Armata, ordina al Corpo .d'armata autotrasportabile (gen. Francesco Zingales) di superare la frontiera e di puntare su Sebenico e Spalato. Ore 12.00. Sulla terraferma, la maggior parte dei villaggi più vicini a Zara sono occupati dai reparti italiani. Ore 15 .30. La colon.na Morra raggiunge l'obiettivo assegnatole ed occupa Bencovazzo. Ore 17 .00. Si estende l'occupazione delle località di terraferma vicino a Zara e quella dell'isola di Ugliano. Ore 20.30. Pavelié, in auto, parte da Trieste per Zagabria, via Karlovac. Notte. Ribbentrop avvei:te Veesenmayer che il Reich, nella gestione della questione croata, riconosce la preminenza degli interessi italiani.
13 aprile Pasqua
Ore 03.00. Il colonnello Morra, a Bencovazzo, riceve l'ordine di occupare Tenìn (Knin) a 64 km di distanza. Ore 09.00. Il colonnello Morra parte da Bencovazzo con una colonna d'attacco di circa 700 uomini.
Cronologia dei principali avvenimenli riporla/i nel volume
1041
Nella mattinata il comando delle truppe di Zara sbarca alcuni reparti sulle isole di Eso, Sestrugno, Raviane ed in terraferma spinge l'occupazione, a nord, sino a Puntadura (Vir) e Nona (Nin), ed a sud sino a Zaravecchia. La R. Marina, con naviglio partito dall'isola di Lussino, occupa le isole di Ulbo, Selve ed lsto, a nord di Zara. Ore I 6.30. In zona Ocestovo (circa a 9 km da Tenìn) la colonna d'attacco è fermata dal fuoco di un reparto jugoslavo. li combattimento si sviluppa sfoo a notte. Il colonnello Mor"ra è ferito due volte. Il maggiore dei bersaglieri Piero Te.Sta assume il comando dei reparti che, per la notte, rompono il contatto e si trincerano sulla strad.a. Nella giornata la divisione 'To.rino', avanguardia del Corpo d'armata autotrasportabile, occupa Otocac e Gospié, e sosta ' per la notte a Stikada. A Sebenico si costituisce un 'Consiglio croato' ustascia che, a nome del nuovo ed alleato Stato di Croazia, chiede la cessazione delle osttlità da par.te italiana. Il Governo del Reich comunica a quello italiano l'intendimento dì procedere in giornata al riconoscimento del-· lo Stato indipendente di Croazia. Ore 20.30. Pavelié arriva a Karlòvac, dove s'incontra con Slavko Kvaternik e con Veesenmayer. 14 aprile
Roma, ore 09.00. Von Mackensen, ambasciato're di Germania, sottopone a Mussolini la formula predisposta dal Governo del Reìch per il riconoscimento dello Stato di Croazia. Mussolini, mancando qualsiasi riferimento alla sistemazione dei confini con il nuovo Stato, respinge il testo, allegando di non aver ricevuto, sino a quel-momento, alcuna richiesta di riconoscimento né da parte di Pavelié né di Kvaternik. Roma, 12.00. Mussolini invia, per aereo, Filippo Anfuso, capo di Gabinetto di Ciano, a Zagabria, per ottenere da Pavelié un'impegnativa circa i confini della Croazia con l'Italia (problema della Dalmazia). La ·R. Marina proseguendo l'occupazione delle isole a nord di Zara, sbarca a Premuda ed a Scarda (Skrda).
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Dalmazia . Una cronaca per la s1oria (aprile-dicembre 1941)
Ore 17 .30. La divisione 'Tqrino' si congiunge con la colonna Morra ad una decina di chilometri da Tenìn. Roma, ore 18.20. Secondo co11oquio di von Mackensen con Mussolini. Gli sottopone il testo di una richiesta di ricono'scimento formulata da Pavelié su iniziativa tedesca. Mussolini contrappone di attendere notizie da Anfuso. Ore 20.00. Il battaglione bersaglieri 'Zara' occupa Tenìn. Ore 20.00. Anfuso, non avendo trovato Pavelié a Zagabria, lo raggiunge a Karlovac. Concitato e l1.1ngo colloquio. Pavelié, dopo essersi consultato con i tedeschi, sottoscrive una dichiarazione sottopostagli da Anfuso, che prevede una intesa fra Roma· e Zagabria in merito ai confini. 15 aprile
Ore 02.30. La divisione 'Torino' raggiunge Sebenico. -
In mattinata Anfuso torna a Roma. Ulteriori consultazioni con Berlino per definire la formula di riconoscimento dello Stato croato. Ore 13.00. Simultanea radio-trasmissione da Roma e da Berlino per annunciare il riconoscimento dello Stato di Croazia. Nel pomeriggio, là 5 3 Armata jugoslava invia un ufficiale superiore al Comando tedesco in Belgrado per proporre la cessazione delle ostilità. La proposta è respinta, in quanto le autorità tedesche intendono trattare con rappresentanti ufficiali del Governo jugoslavo . Ore 17 .00. La divisione 'Torino' entra a Spalato, dove pernotta.
16 aprile
Il Segretario federale ciel P.N.F. a Zara, Athos Bartolucci, apprende dal notiziario radio delle ore 13 .00 di esser stato nominato Commissario civile per i territori occupati della Dalmazia. Al mattino, sul fronte albanese-jugoslavo, le divisioni 'Centauro' e 'Messina', superato il confine, puntano rispettivamente su Ragusa e su Cattaro . Al mattino, la divisione 'Torino' abbandona Spalato e seguendo l'itinerario dietro i Monti Albi (Biokovo) punta su Metcovich (Metkovié).
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
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A Sebenico, alle ore 09.00, partiti da Venezia in idrovolante, ammarano il cap. di fregata Primo Longobardo ed il capitano di fregata Vittorio Emanuele Tognelli. Hanno il compito di rintracciare i piani di sbarramento e delle mine poste dagli slavi fra le isole dalmate. A Sebenico giunge per una presa di contatto il commissario civile Bartòlucci. Nel pomeriggio, Sebenico viene presidiata dai primi fanti italiani al comando del ten. colonnello Ugo Merendi. A Zagabria, Pavelié 111anovra per conservare alla Croazia la maggior parte possibile della Dalmazia. Interessa i tedeschi ed invia propri fiduciari nei più importanti centri della Dalmazia. 17 aprile
La R. Marina completa l'occupazione delle isole a nord di Zara, sbarcando reparti ad Arbe e Pago. Il Commissario civile riceve le prime 'istruzioni' dal gen. Vittorio Ambrosio, comandante della 2• Armata. Mussolini, per la sistemazione dei territori dalmati, abbandona l'idea della costituzione d'uno 'Stato di Dalmazia' ed opta, secondo il 'Progetto nuove delimitazioni confinarie dell'Italia all'Est', per un'annessione all'Italia di tutto il litorale dalmata, da Segna a Cattaro. Ribbentrop propone un incontro con il ministro Ciano per definire la spartizione della Jugoslavia. Belgrado. In mattinata, il gen. Mihajlo Bodi si presenta al Comando tedesco per conoscere le condizioni di resa. Cattaro. A mezzogiorno i reparti della divisione 'Messina' occupano la città. O~e 17 .30. La divisione 'Torino' raggiunge Ragusa, occupata alcune ore prima dai reparti della 'Centauro' risaliti dall'Albania. Cattaro. Nel pomeriggio la flotta jugoslava, i depositi di nafta e di munizioni, la base navale, sono presi sotto controllo, quale preda bellica, dal cap. di vasc. Gastone Minotti, dal ten. di vasc. Augusto Curti Gialdino e dal centurione della milizia della strada Nino Cercato, partiti via terra da Durazzo.
34 - Dalmazia
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Dalmazia - Une. cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Cattaro, il ten. di vasc. jugoslavo, Milan Spasié, per sottrarre alla cattura il caccia Zagreb, fa esplodere la santabarbara e s'immola con la riave. Belgrado, ore_19.40. Presso il Comando germanico si riuniscono il feld~maresciallo Maximilian von Weichs, l'addetto militare italiano, col. Luigi Bonfatti, il ministro di Jugoslavia, Aleksandar Cincar-Markovié ed il generale Radovoje Jankovié. Lunga discussione sulle clausole dell'armistizio. Belgrado, ore 21.00. La Jugoslavia firma l'armistizio sulla base della resa a discrezione. L'armistizio entra in vigore alle ore 12.00 del giorno successivo. A Zag~bria il Governo croato emana il decreto "Per la tutela del popolo croato". Stabilisce la preminenza dei croati su tutte le alt re popolazioni dello Stato. 18 aprile
II Commissario civile per la Dalmazia inizia le nomine dei commissari straordinari per l'amministrazione dei singoli paesi occupati. La Direzione nazionale del P.N.F. inivia in Dalmazia, per l'esame della situazione, l'ispettore Giorgio Suppiej. Da Zagabria, Pavelié invia un telegramma a Mussolini dichiarandosi sicuro che la «delimitazione dei nostri confini sarà effettuata secondo la già tanto conosciuta magnanimità Vostra verso di noi».
21 aprile
Zagabria. Pavelié convoca il console italiano, Giovanni Gobbi, per lamentarsi del comportamento delle truppe italiane in Dalmazia. Arrivo a Spalato del Commissario civile per la Dalmazia con altre autorità di Zara. Prende possesso dell'amministrazione della città. Il prof. Ildebrando Tacconi è nominato commissario straordinario per il distretto di Spalato. Spalat0. L'ammiraglio Oscar Di Giamberardino convoca sulla R .N. Illiria l'amm. jugoslavo, ora croato, T.T. Ti janié il quale firma il verbale per la cessione all' Italia dei naviglio jugoslavo da guerra, già sotto la sua giurisdizione.
Cronologia dei principali avve11imen1i ripor/ali nel volume
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Sebenico. Costituzione del Comando Marina, (amm. Attilio Secchi). Cattaro. Costituzione del Comando Marina, (amm. Giulio De Angelis). 21 aprile
Incontro a Vienna di Ribbentrop e Ciano. La riunione prosegue anche il giorno 22. L'Italia abbandona il progetto d'una totale occupazione della Dalmazia a favore di un patto di garanzia e collaborazione con la Croazia . Ciano accetta un memorandum tedesco a salvaguardia degli interessi economico-commerciali del Reich sui territori ex-jugoslavi, compresa la Dalmazia.
22 aprile
Bocche di Cattaro~ A Castelnuovo viene fermato il personale della ambasciata inglese e l'ambasciatore a Belgrado, Ronald lan Campbell, che avevano raggiunto le Bocche di Cattaro nella speranza di trovare qualche mezzo per raggiungere la madrepatria. Bocche di Cattaro. Ore 11.00. Attracca a Zelenika il sommergibile inglese Regent che aveva l'incarico di imbarcare il personale dell'ambasciata inglese. Fra il comandan te del reparto italiano, presente a Zelenika, in attesa di ordini da Roma, ed il comandante del sommergibile, si stabilisce un modus vivendi. Alle 13, tre aerei italiani . attaccano il sommergibile che, immergendosi, si allontana sfuggendo alla cattura . Spalato. L'amministrazione comunale, con a capo il dott. Bruno Nardelli (croato), dĂ le dimissioni per protesta contro l'assunzione dei poteri da parte del Commissario civile. Spalato . Il Commissario civile convoca i capi servizio ed il personale dell'amministrazione croata. Chiede la volontaria collaborazione per la riorganizzazione dei servizi locali.
Il Comando Marina di Sebenico occupa le antistanti isole di Zlarino (Z larin) e di Provicchio (PrviÊ). li Coma ndo Marina di Spalato occupa le isole di Solta, Brazza e Lèsina.
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23 aprile
Dalmazio - Uno cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
Il Comando Marina di Sebenico occupa le antistanti isole di Zuri (Zirje), Capri (Kaprije) e Cacàn (Kakan). rt Comando Marina di Spalato occupa le isole di Lissa,
Cùrzola e Mèleda_ 24 aprile
Il Comando Marina di Sebenico occupa le antistanti isole di Smolan (Zmajan), Diat (Tijat) e Lucorano (Logorun). Spalato. Manifestazione antitaliana che trae motivo dall'arrivo in città di alcuni giovani della Hitlerjugend. Il gen. Vittorio Ambrosio segnala a Roma l'opportunità che i dalmati già residenti nel Regno tornino in Dalmazia.
25 aprile
Lubiana. Incontro di Ciano con Pavelié. Resistenza croata per le cessioni territoriali in Dalmazia, specie per Spalato. Prospettive più favorevoli per una unione personale della Croazia all'Italia o per la istituzione di una monarchia croata con un principe sabaudo.
26 aprile
Roma. Ciano riferisce ,a Mussolini l'esito dell'incontro di Lubiana. Mussolini, pur di conservare Spalato si dimostra disposto al negoziato. Seconda 'istruzione' del gen. Ambrosio al Commissario civile per la Dalmazia. Viene fissata a Spalato la sede ufficiale del Commissario civile.
28 aprile
Spalato. Il giornale locale Novo Doba (Era Nuova) cessa le pubblicazioni. li senatore del Regno Antonio Tacconi , nativo e residente a Spalato, viene nominato commissario straordinario al comune della città. L'incaricato d'affari a Zagabria, Raffaele Casertano, comunica a Roma che il Governo croato concorda sull' istituzione di un Regno croato con un principe sabaudo, e che per Spalato e l'isola di Cùrzola propone un condominio italo-croato. Lettera di Pavelié a Mussolini con la quale offre la Corona di Croazia ad uh principe sabaudo.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
29 aprile
1047
Esce a Spalato il primo numero del quotidiano San Marco! Edizione di Spalato, bilingue. Direttore Antonio Just Verdus. Il generale Renzo Dalmazzo, comandante del VI Corpo d'armata, subentra al Corpo d'armata autotrasportabile ed assume i poteri militari in Dalmazia.
30 aprile
Mussolini risponde alla lettera di Pavelié del 28 aprile. Gli comunica che Vittorio Emanuele III si riserva di designare Aimone di Savoia-Aosta, Duca di Spoleto, a re di Croazia. Rientro a Spalato, Sebenico, Cùrzola, Zara, dei cittadini italiani, già sfollati in Penisola prima dello scoppio delle ostilità. Arresto, sulla corriera Signo-Spalato, di due persone in possesso di manifestini di propaganda comunista. Zagabria. Il Governo croato emana il decreto "Sul coordinamento delle finalità dell'organizzazione ustascia e degli organi statali", con cui sovrappone il movimento di Pavelié alle strutturè dello Sta.to.
1 maggio
Nella Dalmazia occupata, per la prima volta, non viene celebrata la "Festa del lavoro". Il gen. Vittorio Ambrosio segnala a Roma l'opportunità che almeno i dalmati dipendenti dalle amministrazioni statali siano inviati in Dalmazia. A Spalato, a cura delle organizzazioni fasciste, è aperto un refettorio che distribuisce sino a cinquecento pasti gratuiti al giorno.
3 maggio
Il Governo itaHano emana il decreto-legge per l'annessione della provincia di Lubiana all'Italia.
4 maggio
Tenìn. Il podestà, Niko Novakovié, rappresenta al gen. Furio Monticelli, comandante della divisione 'Sassari', la delicata situazione dei serbo-ortodossi e la convenienza per l'Italia di occupare le zone di Tenìn , Bosanski Petrovac e Sanski Most.
1048
5 maggio
Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 194/)
Zara. A firma del consigliere nazionale Nicolò Luxardo e del podestà Giovanni Salghetti Orioli,. viene inviato un messaggio a Mussolini per chiedere che alla città sia ridata la tradizionale funzione di capitale amministrativa della Dalmazia. Croazia. Aperta ostilità degli ustascia verso quanto è italiano. Inizio delle persecuzioni degli ustascia contro i serbo-ortodossi e gli ebrei. Telegramma di Pavelié a Mussolini in merito alla convenzione speciale per Spalato: chiede assoluta prevalenza degli interessi croati nell'amministra~ione della ciuà. L'incaricato d.'affari a Zagabria, Casertano, appoggia la proposta di Pavelié. Telegramma di Mussolini a Casertano per confermargli che le concessioni italiane per Spalato non possono andare oltre un minimo ben preciso.
6 maggio
Ragusa. Gli italiani. autoctoni, con un. messaggio al Re d'Italia, ·chiedono l'annessione della città all'Italia.
7 maggio
Viene consegnata al Commissario civile per la Dalmazia una petizione con centomila firme di ortodossi della Lika e della Bosnia, che chiedono l'annessione delle loro terre all'Italia. Monfalcone. Incontro di Mµssolini con Pavelié. Vengono siglati: un trattato per i confini con la Croazia, un trattato di ·garanzia e di collaborazione, un accordo militare,
8 maggio
Relazione di Mussolini al Consiglio dei ministri sull'in~ contro 'di MonCalcone . Nota verbale dei ministero degli affari esteri di Croazia al Governo italiano. Chiede la .cessione dei poteri civili dai comandi ital.iani alle autorità locali croate ed il ritiro dalla Croazia d elle truppe d'occupazione.
9 maggio
Lettera del senatore del Regno, Alessandro Dudàn (di . Spalato) a Mussolini. Gli segnala il valore della petizione firmata dai centomila serbi. Prospetta che una•analoga puq perveni re anche dagli ortodossi delle zone intorno a Ragusa .
Cronologia dei principali avvenimenti.riportati nel volume
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Anniversario della Fondazione dell'Impero. A. Spalato viene celebrato nella Casa degli Italiani, A Sebenico con una rivista militare e scoprimento di una lapide. IO maggio
Tenìn. Segnalazione del comando divisione 'Sassari' circa la crescente ostilità dei croati nei confronti degli italiani. Draz~ Mihajlovié, con un gruppo d'ufficiali e soldati exjugoslavi, si rifugia nei boschi della Ravna Gora. Inizio della lotta dei cetnìci contro le forze tedesche di occupazione.
12 maggio
Tenìn. Segnalazione del comando divisione 'Sas~ari' che gli ustascia ritengono giunto il momento per vendicarsi sui serbo-ortodossi.
13 maggio ·
Accordo tedesco-croatò per la definizione dei confini fra la Germania e la Croazia.
15 maggio
Missione a Zagabria, che dura sino al 17, di Donato Menichella, all'epoca direttore generale dell'Istituto Ricostruzione Industriale (I.RJ.), per cercar di realizzare una unione monetaria e doganale dell'Italia, o almeno della Dalmazia, con la Croazia. Missione fallita. ·
16 maggio
Accordo segreto tedesco-croato per la tutela degl'interessi economico-commerciali e minerari della Germania in Croazia.
17 maggio
Risposta del Governo italiano alla nota verbale del ministero degli affari esteri di Croazia dell'8 maggio. II gen. Vittorio Ambrosie si accorderà con Pavelié circa il graduale sgombero delle 'truppe italiane dalla Croazia .
18 maggio
Arrivo a Roma di Pavelié, per la design·azione ufficiale di Aimone di Savoia-Aosta, Duca di Spoleto, a re di Croazia. Firma dei trattati e dell'accordo siglati a Monfalcone. Nel pomeriggio, visita privata di Pavelié al Sommo Pontefice. Viene emanato. il decreto-legge per l' annessione all'I talia dei territori di Spalato e Canaro e di quelli aggregati alla provincia di Zara ..
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Dalmazia - Una cronaca per la storia /aprile-dicembre 194/J
Ragusa. Messaggio a Mussol ini degli italiani del posto che, pur profondamente disillusi per la mancata annessione all'Italia della loro città, rinnovano la fedeltà alla Patria. -
Tenìn. Segnalazione del comando divisione 'Sassari' sull'aumentata tracotanza dei croati e degli ustascia nei con· fronti dei serbo-ortodossi . Nella Dalmazia annessa cessa l'applicazione della legge di guerra non essendo più di zona d ' occupazione militare.
19 maggio
I serbo-ortodossi di Tenìn e dell' interno, temendo le persecuzioni degli ustascia, cominciano a cercare rifugio e protezione nei territori della Dalmazia italiana. Colloquio del gen. Vit-torio Ambrosia con Pavelié. li gen. non avendo ancora ricevuto istruzioni da Roma sulla questione dello sgombero delle unità italiane dalla Croazia, si mantiene sulle generali, in attesa di ordini dallo Stato Maggio re. Subito dopo il colloquio , al gen . Ambrosio pervìene un telegramma di Mussolini con le istruzioni. I poteri civili debbono esser trasferiti alle autorità croate, ma le truppe restano in loco , come 'stazionanti' e senza. alcuna prerogativa.
20.maggio
Nei paesi assegnati alla C roazia, i commissari straordinari italiani iniziano la cessione dei poteri alle autorità locali. A Tenìn, Ivan Vukovié diventa capitano distrettuale. Inasprimento delle persecuzioni degli ustascià contro croati ed ebrei . Tenìn. Una deputazione di notabili o rtodossi di Bosansko Grahovo , Dervar, Sanski Most, Bosanski Petrovac, Bihaé, Bosanska Krupa , Klju,c, Donji Lapac, chiede a l gen. Furio f\font icelli, CiJmandan te della divisione 'Sassari', che i loro paesi !:.i a no annessi ali' Icalia.
21 maggio
Discorso di Pavelié a Zagabria, in Piazza San Marco, al fine di calmare il risentimento d ei croati per la cessione all'Italia di parte della Dalmazia, a séguito dei Patti d i. Roma .
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
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Tenìn. Numerosi serbo-ortodossi abbandonano la zona e cercano sicurezza nei territori della Dalmazia italiana, per timore delle violenze ustascia. 22 maggio
Alla Brazza ed a Signo, cessione dei poteri da parte dei commissari straordinari italiani alle autorità croate.
23 maggio
A Ragusa, Lèsina (Hrvar), Macarsca, cessione dei poteri da parte dei commissari straordinari italiani alle autorità croate. Arrivo a Tenìn delle prime formazioni ustascia.
24 maggio
Dernis (Drnis). Cessione dei poteri da parte del commissario straordinario italiano alle autorità croate.
26 maggio
Roma. Il Commissario civile per la Dalmazia,.Athos Bartolucci, riferisce a Mussolini sulla situazione in Dalmazia e sull'attività svolta. Athos Bartolucci è nominato ispettore nazionale del P .N. F. per la Dalmazia annessa.
29 maggio
Tenìn. In città si accentuano le persecuzioni degli ustascia contro gli Òrtod_ossi e le loro proprietà.
31 maggio
Tenìn. Il comando della divisione 'Sassari' segnala che gli ustascia stanno superando ogni misura. Nelle zone di Trebigne (Trebinje), retroterra di Ragusa, e di Gacko, i s~rbo-ortodossi prendono le armi per opporsi alle violen.ze degli ustascia. Gli ortodossi della zona di Mostar si organizzano in bande armate.
Giugno
Ai primi del mese sono nominati prefetti: per Spalato, Paolo Zerbino, per Cattaro, Francesco Scassellati Sforzolini. Il prefetto di Zara, Giovanni Zattera, raggiunto dai limiti di età è sostituito dal dott. Manlio Binna. Nello stesso periodo sono nominati segretari federali Ferruccio Cappi, per Spalato, Celso Morvisi, per Cattaro. Il gen. Emilio Giglioli cede il comando delle Truppe 'Zara' al gen . Luigi Zo.
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Dalmazia · Una cronaca per la s1oria (aprile-dicembre /941)
I massacri perpetrati dagli ustascia, iniziati nell'interno della Croazia si generalizzano. Ai primi di giugno, nel quadrilatero fra Otocac, Veljun, Plitvice ed Ogulin i morti ed i feriti sarebbero più di novecento ed un migliaio . gli arrestati. In Dalmazia, sul Monte Promina massacro ustaséia di 34 ortodossi; tre si salvano. Arresto a Tenìn di trenta serbi, avviati ad ignota destinazione. Da Dernis sono fatte partire· su un autocarro quindici persone di cui non si saprà più nulla ; A Livno, fucilazione di dodici serbi e di un prete ortodosso.
d!
giugno
Spalato. Celebrazione della Festa dello Statuto con una imponente rivista militare. Alla presenza del vice-segrefario nazionale del P.N.F., Rino Parenti, viene inaugurata la Federnzione provinciale fascista di Spalato. Nel pomeriggio, analoga cerimonia a Cattaro.
2 giugno
Pavelié invia una lettera a Mussolini, reiterando ia richiesta dello sgombero delle truppe italiane dai territori croati .
3 giugno
Il Comando Supremo presenta a Mussolini un piano per lo sgombero graduale delle truppe italiane dalla Croazia.
6 giugno
Cessa il Commissariato civile per i territori della Dalmazia occupata e viene istituito il Governo della Dalmazia. Zagabria. L'ufficio per la Dalmazia, costituito dagli ustascia, raccomanda ai funzionari ed impiegati croati in servizio nella Dalmazia annessa all'Italia di non abbandonare i propri posti.
7 giugno
Pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 133 del r. decreto-legge 18 maggio 1.941, n. 452 sulla "Sistemazione dei te rrito.ri che sono venuti a far parte integrante del Regno d'Italia". Zara. Arrivo di Giuseppe Bastianini, Governatore della Dalmazia annessa all'Italia.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
1053
8 giugno
Zara . Il Governatore invia il proprio saluto alle popolazioni della Dalmazia italiana con volantini bilingui lanciati da un aereo.
IO giugno
Primo anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia. La Camera dei fasci e delle corporazioni, dopo un discorso di Mussolini, approva per acclamazione la conversione in legge del r. decreto-legge sull'annessione della Dalmazia.
11 giugno
Il gen . Ambrosia, riferendo a Roma l'esito d'un colloquio con Pavelié, in merito al ritiro delle unità italiane dalla Croazia, mette in rilievo il dilagare delle persecuzioni ustascia ed accenna al massacro di Glina (650 ortodossi uccisi) . Pone in rilievo la delicata posizione delle truppe italiane che, per l'ordine del 19 maggio, non possono intervenire. Chiede istruzioni. Il gen. Ambrosio, su istruzioni di Mussolini, ha l'incarico di comunicare a Pavelié che le truppe italiane resteranno in Croazia almeno sino all'assestamento del Governo croato. Mussolini impartisce disposizioni ai prefetti del Regno per agevolare il rientro in Dalmazia dei dalmati che ri-siedono nella Penisola . Nei territori del Governatorato della Dalmazia viene fissato il cambio dei dinari in lire nel rapporto di 100 dinari per 38 lire italiane.
Metà giugno
I soldati italiani, di fronte alle persecuzioni degli ustascia, pur contravvenendo agli ordini, costituiscono campi di raccolta dove alimentano e proteggono i serbo-ortodossi. Nella Lika i serbi si danno alla montagna e cominciano ad organizzarsi in bande per difendere le popolazioni dagli ustascia. Diffuso convincimento fra i croati moderati ed i macechiani che l'inesplicabile mancanza d'ii;itervento delle FF. AA. italiane, di fronte ai massacri perpetrati dagli ustascia, sia dovuta ad un calcolo politico del!' Italia. Le autorità croate di Almissa (Omis), con l'approvazione di Zagabria, attuano il b1occo alimentare di Spalato .
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16 giugno
Dalmazia - Una cronaca per la storia (apri/e-dicembre 1941)
Relazione al comando del VI Corpo d'armata del gen. Furio Monticelli, sulle efferatezze degli ustascia nella zona di Tenìn ed in quelle vicine, nonché sul sordo risentimento che si manifesta fra i soldati italiani, cui è proibito intervenire. Il gen. Renzo Dalmazzo fa proprio il rapporto del gen. Monticelli e ne invia il testo al comando della 2• Armata ed al Governatore della Dalmazia, ponendo in evidenza l'insorgere del conflitto armato fra ustascia ed ortodossi, ed il crescente discredito che investe le FF:AA. italiane. Bastianini inoltra la relazione del gen. Dalmazzo a Roma.
18 giugno
Il Governatore della Dalmazia, si reca in visita ufficiale a Spalato, ed a Cùrzola.
20 giugno
A Zagabria viene costituito un ministero, ufficialmente per soccorrere i croati che abbandonano la Dalmazia, in realtà per sostenere la presenza nei territori del Governatorato dei croati, specialmente insegnanti, magistrati ed impiegati statali.
21 giugno
Lettera riservata del gen. Ambrosio al ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano, con la quale chiede un preciso intervento' presso il Governo croato, per far cessare il massacro degli ortodo~si.
22 giugno
Inizio della campagna di Russia. Il Cominform ordina ai partiti comunisti dei paesi europei di attivare la resistenza contro i tedeschi .
23 giugno
Roma. Prima riunione della Commissione economica permanente italo-croata, sotto la presidenza del conte Volpi di Misurata. Lettera di Pavelié a Mussolini, ,c on la quale chiede di concludere i negoziati per i confini del Montenegro, la delimitazione su l terreno di quelli d~lla Slovenia e della Dalmazia, la definizione della convenzione speciale per Spalato.
24 giugno
11,geri. Renzo Dalma?ZO, comandante del VI Co.rpo d'armata, ordina la costituzione di una "linea .di. vigilanza" provvisoria al confine della Dalmazia, per controllare l'afflusso in territorio italiano di ortodossi ed ebrei che, perseguitati dai croati, fuggono dalla Croazia.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel vo/ume
1055
Ordinanza di Bastianini per l'esonero dal dazio e da altri oneri doganali ex-jugoslavi che gravano su molti generi alimentari importati in Dalmazia dai porti franchi di Trieste, Fiume e Zara. 25 giugno
Le autorità croate d.i Tenìn, di fronte alla costituzione da parte italiana della_ linea di vigilanza, riferiscono a Zagabria che i reparti italiani avevano avanzato il confine di otto chilometri. Zagabria protesta a Roma, dove, acriticamente, si ordina al gen. Ambrosio di far ripristinare i confini. Bastianini chiede a Roma che, per i dalmati residenti nella penisola e dipendenti da amministrazioni statali, i quali intendono tornare in Dalmazia· e prestarvi servizio, siano compilati appositi elenchi sui quali il Governatore, dopo apposito esame, si riserva di decidere caso per caso.
27 giugno
Ordinanza di Bastianini per l'esonero da altri dazi ed oneri doganali, su una più ampia serie di generi alimentari importati nella Dalmazia annessa.
28 giugno
Telegramma di Bastianini al ministero degli affari esteri in appoggio dell'operato del gen. Dalmazzo, circa la linea di vigilanza.
30 giugno
Mussolini, in una riunione con Ciano e con il ministro Luca Pietromarchi, capo dell'Ufficio Croazia del ministero degli affari esteri, esamin~ la situazione croata, esprimendo insoddisfazione per i confini della Dalmazia. Lettera di Mussolini a Pavelié sulla delimitazione dei confini del Montenegro, sulla nomina d'una commissione per determinare sul terreno quelli della Dalmazia, sullo studio della convenzione speciale per Spalato e Cùrzola.
Fine giugno
Le truppe italiane in Croazia ricevono l'ordine di sgomberare gradualmente le singole zone. Nella parte meridionale dell'Erzegovina e della Bosnia, aperta lotta armata fra i serbo-ortodossi e gli ustascia. Zagabria invia in zona il vice-maresciallo Vladimiro Laxa con pieni poteri. Questi decreta lo stato d'assedio, ma non riesce a controllare la situazione perché le efferatezze degli ustascia alimentano la reazione degli ortodossi.
1056
I luglio
Dafma~ia - Una cronaca per fa storia (aprile-dicembre 1941)
Per gli operai croati della Dalmazia annessa, Bastianini dispone l'aumento dei salari da un minimo del 20 ad un massimo del 45 per cento. Viene costituito il 'Comando dei Reali Carabinieri della Dalmazia'.
2 luglio
Lettera di Luca Pietromarchi a Bastianìni per tacitare la questione della linea di vigilanza ai confini della Dalmazia. Fra l'altro, gli riferisce che Mussolini accetta l'attuale frontiera solo come "confine morale", ma se sì intendesse trasformarlo in confine politico "la situazione non può durare neppure quarantotto ore". Spalato. Lancio di manifestini comunisti durante il passeggio serale alla riva. Tafferugli. Gli italiani distruggono le insegne in lingua slava di alcuni negozi.
8 luglio
Cattaro. Per s.abotaggio comunista, salta la polveriera 'Le Catene'. Solo danni mate-rial i. Zagabria. Pavelié emana un'ordinanza con cui deferisce ai tribunali straordinari chiunque commetta atti di violenza. Resterà senza effetto.
9 luglio
li ministro Casertano, da Zagabria, avverte che ora i circoli governativi considerano opportuna la presenza del- . le truppe italiane in Croazia, nel timore di una più estesa insurrezione da parte dei serbo-ortodossi.
Roma. ·conferma a Casertano che l'ordine di sgomberare gradatamente la Croazia resta sempre valido. 10 luglio
Voci che l'insurrezione dei cetnici, fissata per il 14 luglio, sarebbe stata disposta da Londra. li segnale verrebbe dato per radio da Londra con le prime note della qui·nta sinfonia di Beethoven. Il segnale non venne lanciato il 14.
11 luglio
A Castel San Giorgio (Suéurac) ~ fra Spalato e Traù primo sabotaggio alla linea ferroviaria.
12 luglio
Riunione a Zagabria della Commissione economica permanente italo-croata.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume ·
13 luglio
I057
Inizio dell'insurrezione nel Montenegro. Attacco ai centri intorno a Cattaro. Il prefetto Scassellati Sforzolini affronta la situazione in provincia di Cattaro.
II Governo di Zagabria fa pervenire ai funzionari croati dì Spalato una somma pari ad un mese dì stipendio. Ai dipendenti dell'ex-Espositura (uffici periferici della vecchia banovina di Croazia) anche una gratifica pari ad una ulteriore mensilità di stipendio. (I funzionari croati dal mese di aprile ricevevano i loro stipendi dal Governo italiano). 15 luglio
Bastianini emana norme estremamente restrittive e dcfatiganti per i dalmati residenti in penisola che intendono rientrare in Dalmazia .
Metà luglio
Continuano in crescendo le stragi degli ustascia su tutto il territorio della Croazia. -
17 luglio
Nota di protesta della legazione di Croazia a Roma per la protezione data dai reparti italiani ai serbo-ortodo~si.
19 luglio
Ordina nza di Bastianini con cui, nella Dalmazi.a annessa, pone fuori legge qualsiasi organizzazione politica che non sia quella del· Partito fascista .
20 luglio
Nel territorio del Governo della Dalmazia, i comandi militari istituiscono un servizio di vigilanza notturna.
26 luglio
I serbo-ortodossi, nella Lika e nelle zone di confine con la Dalmazia, insorgono in armi. G li insorti occupano Dervar. Massacro di croati, ustascia e soldati croati, circa 400 perso_ne.
27 luglio
G li insorti delle zone di Dervar, Gracac e Tenìn, con una colonna di duemila uomini puntano su Gracac, con una seconda, la più fort e, su Tenìn e con una terza su Verlicca. La colonna centrale travolge alcuni repart i di domobranci, inviati per contrastarne l'avanzata.
28 luglio
Tenin . U n reparto misto italo-croato, recupera in parte le posizioni perdute dai clomobranci il giorno prima. I ribelli evitano lo scontro con i soldati italiani. In zona Zermagna i ribelli , a nome della popo lazione della Lika, chiedono ai comandi italiani di occupare i loro paesi.
1058
Dalmazia - Una cronaca per la s1oria (aprile-dicembre 1941)
Deragliamento, ad opera degli insorti, d'un treno presso la stazione di Plavno. Restano uccisi 10 soldati italiani e 35 feriti. II ministero degli affari esteri di Croazia presenta alla legazione italiana di Zagabria uri'ambigua nota verbale insinuando l'esistenza dì' una con1;1ivenza dei reparti italiani con i serbo-ortodossi. 29 luglio
Lettera personale di Luca Pietromarchi al ministro Casertano per segnalargli il malumore di Mussolini sui rapporti con la Croazia, specie per l,! situazione in Dalmazia. Nella mattinata gli insorti della colonna centrale, evitando l'investimento di Tenìn, superano la città d'una decina di chilometri. Tenìn. A sera, le autorità civili, militari e politiche croate abbandonano improvvisamente la città e si rifugiano a Dernis. Gli ustascia, prima di fuggire, infieriscono contro tredici ortodossi detenuti nelle carceri. li colonnello Alberto Leonardi, comandante del· 151 ° reggimento di fanteria dì stanza a Tenìn, assume la difesa dell'abitato ed i conseguenti poteri anche civili.
Nella notte, Bastianini informa Roma della fuga delle autorità croate da Tenìn e chiede di conoscere gli ordini impartiti alle truppe italiane di fronte al manifestarsi del!' insurrezione.
30
luglio
Tenìn, Nessuno scontro fra le trnppe italiane e gl'insorti. II col. Leonardi intensifica la rete informat iva. Dai contatti con i ribelli, giunge insistente la richiesta di un'occupazione italiana dei loro paesi. Assicurano che le ostilità non sono dirette contro gl'italìani, che i paesi da loro sottratti alle autorità croate verrebbero consegnati all'Esercito italiano, come quella mattina avvenne per il villaggio di Ervenico Superiore. Nella notte Bastianini telegrafa a Roma proponendo di / lasciare esclusivamente ai croati l'onere di confrontarsi con la ribellione . Se invece s'intendeva impiegare i reparti italiani, doveva venir loro garantita anche l'assun zione dei poteri civili.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
1059
Il ministero degli affari esteri, da Roma, in risposta al telegramma di Bastianini del giorno precedente, comunica che gli ordini per i reparti italiani sono: protezione della linea ferroviaria, eventuale rinforzo dei presidi, costituzione d'una linea di vigilanza ai confini della Dalmazia. 31 luglio
Nella mattinata, le autorità croate ritornano a Tenìn. Da Sebenico, dove in applicazione del piano di sgombero della Croazia, da alcuni giorni si trovava il comando della Divisione 'Sassari', il gen. Furio Monticelli riporta il comando a Tenìn. Fra il risentim~_n to delle autorità l9cali croate, assume i poteri civili e militari sulla zona.
1 agosto
li ministro Casertano, da Zagabria, con un telegramma al ministero degli affari esteri, protesta contro il 'pietismo' che i comandi italiani dimostrano verso gli ortodossi. Sottolinea che questo atteggiamento crea malanimo nelle sfere governative croate, ed intralcia la sua opera diplomatica. Fa notare che le azioni degli ustascia sono espressione defla politica interna del Governo di Zagabria, e ciò esclude qualsiasi intervento dei militari italiani.
2 agosto
A seguito delle proteste croate, Roma ordina al comandante della 2a Armata di far restituire, dal VI Corpo d'armata, i poteri civili alle autorità croate di Tenìn. Il comandante del VI Corpo d'armata, gen. Dalmazzo,. assicura l'esecuzione dell'ordine, benché non convinto della sua opportunità.
li gen. Dalmazzo informa Bastianini dell'ordine ricevuto e, nel pomeriggio, comunica ali' Armata di averne sospeso l'esecuzione su istruzioni da Roma. Roma. L'Ufficio Croazia del ministero degli affari esteri predispone un 'appunto' per Ciano sulla situazione in Croazia . Ciano sottopone l'appunto a Mussolini . 3 agosto
li battaglione bersaglieri 'Zara' e reparti della 73 a legione camicie nere occupano il centro di Gracac. La città è circondata dai ribelli fronteggiati da ustascia e domobranci .
4 agosto
Arriva a Gracac, da Villa del Nevoso, il 6° reggimento bersaglieri. La situazione, per i reparti italiani è più difficile con gli ustascia che con i ribelli.
1060
D(I/Jll(IZÌ(I - Una cronaca per la sioria ((lprile-dice111bre /94/)
A Castel Vitturi (Luksié) - fra Spalato e Traù - sabotaggio alla linea ferroviaria con deragliamento di sei carri d'un convoglio. 6 agosto
A Sebenico, nello stabilimento 'Ferroleg he' è fatta saltare una pompa idraulica. In zona Zaravecchia, Bencovazzo e Lissane, reiterati tagli delle linee telefoniche e telegrafiche, abbattimento dei pali di sostegno.
9 agosto
Il gen. Furio Monticelli, a Tenìn, riconsegna i poteri civili alle autorità croate della città. Il comando della divisione 'Sassari' rimane a Tenìn . Pavelié, con un'ordinanza, sospende le attività delle formazioni ustascia. Senza esito.
Estate
Istituzione, presso il Governo della Dalmazia, dell'ufficio per il 'Coordinamento dei servizi dell'alimentazione'. A Spalato viene applicato il calmiere. Bastianini costituisce la 'Società di Navigazione Dalmazia', con tre navi da 500 tonn. ciascuna, per garantire la continuità dei rifornimenti dalla Pe.nisola in Dalmazia. Bastianini adotta una serie di provvedimenti per cui alcune categorie di ex-cittadini jugoslavi, nel concorso di determinate condizioni (residenza, conoscenza dell'italiano, ecc.) sono parificati ai cittadini italiani . Apertura, presso I~ Ca' Foscari di Venezia, di corsi d'aggiornamento di lingua e letteratura italia1ia, riservati a docenti croati che insegnano nella Dalmazia annessa.
LI agosto
Bastianini consegna a Mussolini un pro memoria, concertato con il ministro Luca Pietromarchi, sulla situazione in Dalmazia e sull'insurrezione degli ortodossi . Propone di portare la difesa dei territori del Governatorato al di là della linea di confine, dando libertà d'azione al comando del Vl Corpo d'armata ed a~mentando la forza dei reparti posti a presidio della Dalmazia . . A Spalato, protesta di carattere economico da parte degli operai dell'Azienda elettrica, che si trasforma in uno sciopero, coinvolgendo altre categorie di lavoratori.
Cronologia dei principali avveni111en1i riporla/i nel l'Olume
1061
12 agosto
Telegramma del ministro plenipotenziario tedesco a Belgrado Felix Benzler, in cui, per la prima volta, parla d'attività di bande comuniste in Serbia, oltre a quelle dei cetnici di Mihajlovié.
13 agosto
Bastianini, per fronteggiare lo sciopero a Spalato, emana due decreti con cui mobilita civilmente il personale delle principali industrie della Dalmazia annessa. Mussolini impartisce alla 2 3 Armata l'ordine d'occupare la zona demilitarizzata della Croazia (zona di una quarantina di chilometri dalla costa, prevista dall'accordo militare italo-croato del 18 maggio); a llontanare ustascia e truppe croate; assunzione di tutti i poteri; sospensione d'ogni trattativa con Zagabria per la delimitazione dei confini in Dalmazia.
14 agosto
Mussolini impartisce djsposizioni a Casertano perché informi Pavelié delle decisioni prese circa l'occupazione della zona demilitarizzata.
16 agosto
Casertano informa Pa,·elié delle decisioni di Mussolini. Il Poglavnik rimane fortemente colpito, e cerca d'evitare almeno la cessione dei poteri civili. · Pavelié convoca il Consiglio dei ministri. Si rivolge al ministro tedesco a Zagabria, Kasche, per ottenere un appoggio da Berlino.
18 agosto
Pavelié ricorre anche al capo della missione del P.N.F. . a Zagabria, E ugenio Coselschi. Inizio di un'azione militare croata (gen. Lukié) comro i ribelli della Lika nella. zona di Bruvno e Mazin . L'azione si conclude il giorno successivo con piena disfatta dei reparti croati ·(ollre 400 morti).
19 agosto
Telegramma di Pavelié a Mussolini . Accetta l'occupazione della zona demilitarizzata, ma come manifestazione di una attiva intesa con l'Italia nel comune interesse della condotta della guerra. Per i poteri civili, propone d'isri wire un commissario ammin.istrativo generale croato presso il comando della za Armata, con il quale risolvere le varie questioni su segnalazione delle autorità croate locali.
1062
Dalmazia - Una cronaca per la s1oria (aprile-dicembre 1941)
Inizio dei movimenti da parte italiana per l 'occupazione della zona demilitarizzata. Occupazione di Puntadura, a nord di Zara. In zona di Sebenico, scontro a fuoco fra una pattuglia italiana ed una banda di comunisti. Cade il vice-brigadiere dei carabinieri Umberto Bigoni. Sei morti fra i comunisti. 20 agosto
Ribbentrop presenta a Hitler un memorandum sulla nuova situazione insorta fra croati ed italiani, precisando d'aver dato istruzioni al ministro Kasche di non coinvolgere la Germania, poichĂŠ si tratta di questioni d'esclusiva competenza dell'Italia. Hitler approva la linea del ministro; ma, a proposito delle richieste italiane alla Croazia, dice che "gli italiani sono divenuti matti". Telegramma di Mussolini a PaveliĂŠ, con cui lo ringrazia per aver aderito all'occupazione della zona demilitarizzata, ed accetta l'istituzione di un commissariato generale amministrativo, in luogo della cessione dei poteri civili ai comandi italiani.
21 agosto
Le truppe italiane occupano Livno. A Spalato, incendio doloso sul piroscafoNikola MatkoviĂŠ.
22 agosto
Inizio di un'azione da parte dell'esercito croato (gen. Rummler) contro i ribelli della Bosnia, conclusasi il I 0 settembre, senza risultati apprezzabili. Voci di contatti da parte del Governo di Zagabria con un "influente capo serbo". Aumento del 30 per cento degli stipendi del personale amministrativo croato in servizio nella Dalmazia annessa. Bastianini trasmette a Roma la bozza di un'ordinanza per la concessione della cittadinanza italiana ai cittadini ex-jugoslavi residenti nel Governatorato.
23 agosto
Zagabria. PaveliĂŠ emana il comunicato ufficiale sull'occupazione della zona demilitarizzata da parte delle FF.AA. italiane, presentando l'operazione come espressione della doverosa collaborazione da parte della Croazia con l'Italia nello scopo comune della guerra.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
1063
24 agosto
Il comunicato di Pavelié determina contrastanti reazioni nell'opinione pubblica croata. Ne approfittano i comunisti per la loro propaganda antitaliana ed antipaveliciana.
25 agosto
Ad Otrié (Lika), il gen. Ettore De Blasio, capo di S. M. della 2• Armata si incontra con i capi ribelli per trovare un accordo. Trattative complesse ma favorevoli. Si conviene che gli ulteriori contatti con le autorità italiane, per i cet nici, saranno tenuti dal doti. Niko Novakovié. Bastianini visita le isole a nord di Zara e quelle antistanti a Sebenico.
26 agosto
Riunione a Zagabria, con l'intervento del gen. Yiltorio Ambrosio, per definire le q uestioni relative all'occupazione della zona demilitarizzata da parte dell'Italia. Gli ustascia dovranno abbandonare la zona entro il 5 settembre.
29 agosto
In Serbia, per far fronte all'insurrezione dei cetnici, i tedeschi formano un Governo con a capo il gcn. Milan Nedié.
settembre
Accordo del gen. Nedié con i cetnici di Kosta Pecanaé. Questi rivolge un appello al paese attraverso il giornale
Obnova. A Pàgene (vicino a Tenìn) i capi ri belli della zona della Zermagna firmano un accordo con le autorità italiane. S'impegnano a consegnare le àrmi non appena rientrati nei rispettivi paesi; c~iedono l'allontanamento degli ustascia e dei domobranci; il controllo delle amminist razioni locali da parte degli italiani; la restituzione dei beni; garanzia di aver salv:a la vita. Ordine del giorno del comandante della 2a Armata, ai reparti croat i che nella zona demilitarizzata passano ai suoi ordini. Pesanti reazioni degli ustascia contro le popolazioni ortodosse prima di abbandonare la zona demilitarizzata . Le stragi contin uano sino a l 6 settembre.
5 settembre
A Biieéa, (in Erzegovina, a nord-est di Ragusa), accordo con i ribelli della zona sulla base di quanto convenuto a Pàgene.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia {aprile-dicembre /94/)
7 settembre -
Inizio delle operazioni da parte dei reparti italiani per la conquista di Dervar. Emanazione del "Proclama" e del "Bando" del comandante della 2• Armata, gen. Ambrosio, diretti alle popolazioni della zona demilitarizzata. Invita i ribelli a consegnare le armi, a rientrare nelle case, garantisce vita ed averi e la riconsegna dei beni sequestrati dalle autorità croate. A Fojnica (in Erzegovina, tra Gacko e Nevesigne), i ribelli della zona assicurano la loro collaborazione ai comandi italiani.
8 settembre
Al comando italiano di Tenìn si presenta una delegazione di notabili di Bosanski Petrovac. Preannunciano un plebiscito per l'annessione all'Italia. IO settembre
-
Seconda visita di Bastianini a Spalato. Visita ad Almissa al gran zupano (prefetto) Ante Luetié. Reazioni da parte croata nei confronti del Luetié.
15 settembre
-
Il Governo del Reich annuncia l'invio d'una divisione in Serbia per far fronte alla ribellione dei cetnici. Chiede ai Governi italiano, bulgaro e croato di partecipare alle operazioni militari.
A $palato, attentato a colpi di pistola contro una pattuglia di carabinieri. In via Jazeva lancio d'una bomba a mano. Per le ferite riportate muore il carabiniere Giu. seppe Sacco. Pubblicazione, sul Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia della 'Carta della Scuola'. Metà settembre- Primi contatti radio di Mihajlovié con gli inglesi. Udienza di Mussolini al gen. Vittorio Ambrosio, che gli riferisce sulla situazione della zona demilitarizzata.
16 settembre
Direttiva del f~ld-maresciallo Wilhelm von Keitel: qualsiasi atto di sabotaggio commesso nei territori dell'Europa occupata dalle forze del!' Asse deve essere attribuito ai comunisti. 20 settembre
-
Il sommergibile inglese Triumph sbarca sulla costa montenegrina di Castellastua (Petrovac na moru) la prima missione inglese per Mihajlovié .
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
1065
21 settembre
Spalato. Aggressione, senza conseguenze, ad un gruppo di 'Piccole italiane'.
22 settembre
Il gen. Enno von Rintelen , addetto militare a Roma, comunica a Mussolini che nella concordata azione con le truppe tedesche contro i cetnici della Serbia, a quelle italiane è affidato il compito d i attestarsi sulla linea di demarcazione, per bloccare le formazioni ribelli che tentassero di sfuggire verso occidente. (La linea di demarcazione era una divisione longitudinale della Croazia che separava le zone d'influenza militare italiana e tedesca . La linea di demarcazione distava, dal limite orientale della zona demilitarizzata, circa 20/30 km) ..
24 settembre
A Spalato viene ucciso a pugnalate il croato Zvonimiro Petraello, simpatizzante per l'Italia.
25 settembre
Le truppe italiane del VI Corpo d'armata concludono le operazioni per la conquista di Dervar, dove i comunisti avevano istituito una repubblica. Prima di abbandonare la città, i comunisti danno alle fiamme la fabbrica di cellulosa e la segheria che, all'epoca, erano fra le più grandi d'Europa. li gen. Ambrosio impartisce al V ed al VI Corpo d'armat a l'ordine d 'occupare il territorio croato sino a lla linea di demarcazione. A Spalato, manifestazione di protesta degli studenti della scuola media tecnica, per la ritardata consegna delle pagelle dell'anno precedente.
26 settembre
L'Ufficio Croazia del ministero degli a ffari esteri presenta a Ciano un 'appunto' per prospettare ia possibilità che, do po l'attestament o sulla linea di demarcazione, le truppe italiane estendano l'occupazione sino a l corso della Orina.
29 settembre
Al comando italiano di Dcrvar si presenta una delegazione di notabili di venticinque paési fra Ostrelj e Bosanski Petrovac, per chiedere aiuto e protezione, promettendo la loro collaborazione.
Ottobre
li Governo di Zagabria fa pervenire a l personale croato docente nelle scuole medie di Spalato tre mensilità di stipendio, pari a 17 mi la kunc, purché non abbandonino il posto.
1066
3 ottobre
Dalmazio · Una cronaca per fa storia (aprile-dicembre 1941)
Con regio decreto n. 1129, la Dalmazia è dichiarata zona di guerra. Il Montenegro è dichiarato indipendente, sotto la protezione dell'Italia.
4 ottobre
Il gen. Ugo Cavallero, capo di Stato Maggiore generale, dispone che i reparti italiani nella 3a zona, cioè sino alla linea di demarcazione, non devono assumere i potcri civili.
5 ottobre
Spalato. In località Glavicine, vengono sparati dei colpi di pistola contro una pattuglia mista di carabinieri e di soldati, senza conseguenze. Spalato. Contatti fra il comando del VI Corpo d'armata e l'ex-deputato jugoslavo Dobroslav Jevdjevié, che chiede ali' Italia di occupare la Bosnia.
6 ottobre
Spalato. Incendio doloso sul piroscafo Palermo. Il gen. Vittorio Ambrosio non condivide le direttive sulla non assunzione dei poteri civili nella 3 3 zona, ed invia a Roma il col. Morgari; latore d'una lettera personale al ministro Luca Pietromarchi.
7 ottobre
L'Ufficio Croazia del ministero degli affari esteri, a Roma, sottopone a Ciano la questione dell'assunzione dei poteri civili nella 3 a zona, e suggerisce di servirsi del commissario generale amministrativo croato, come nella zona demilitarizzata. Kljuc e Varkar Vakuf sono circondate dagli insorti. Il gen. Ugo Cavallero ribadisce che i reparti italiani, nelle zone di nuova occupazione, non devono assumere i poteri civili, né interessarsi di questioni politiche . A Dervar, contatti con i capi di tre bande d'.insorti. Due accettano di deporre subito le armi. Il capo della terza, Mane Rokvié, promette di farlo quando le truppe italiane avranno occupato Kljuc.
8 ottobre
Il ministro Ciano impartisce disposizioni al gen. Ambrosio di se rvirsi, per l'esercizio dei poteri civili nella 3 • zona , del commissario generale amministrativo croato.
9 ottobre
I reparti italiani o ccupano Bosanski Petrovac.
Cronologia dei principali avvenimen1i riportati nel volumi!
10 ottobre
106i
Bastianini dispone la concessione d'un sussidio mensile agli ex-ufficiali e sottufficiali jugoslavi che risiedono nella Dalmazia annessa (da un massimo di 1000 ad un mini-. mo di 200 lire più un'integrazione di 200 lire per quanti hanno a carico più di due figli). Il gen. Renzo Dalmazzo, trasmettendo alle dipendenti divisioni l'ordine, ricevuto dal gen. Ambrosio, di non assumere i poteri civili nella 3 a zona, suggerisce, di "scivolare gradatamente nella presa dei poteri".
11 ottobre
Spalato. Attentato, senza gravi conseguenze, contro due componenti del Fascio della città. Sebenico. Viene ucciso lo studente universitario Antonio Scotton, impiegato presso il Fascio locale. Bastianini istituisce il Tribunale straordinario per la Dalmazia, che giudica in un solo grado.
13 ottobre
Sebenico. Prima riunione del Tribunale straordinario per la Dalmazia. A Spalato, lancio di due bombe a mano, senza conse~ guenze, contro l'autoparco ·della divisione 'Cacciatori delle Alpi'. Le truppe italiane. occupano Kljuc.
14 ottobre
La banda di Mane Rokvié, come jJromesso, depone le armi dopo l'occupazione d i Kljuc da parte italiana. I notabili di Mazin chiedono di giurare fedeltà al Re d'Italia e non a Pavelié. Spalalo. Riunione del Tribunale straordinario per la Dalmazia. Spalato. Tentativo d'incendio negli archivi dei Cantieri navali .
15 ottobre
Spalato. Esplosione d'una bomba a bordo del posamine Vergata, che si trova per lavori nel Cantiere navale. Protesta del Governo di Zagabria per l'intromissione dei comandi italiani nelle amministrazioni locali della 3" zona.
18 otlobre
Pro memoria dell' U fficio Croazia, approvato da Ciano, per il gen . Ugo Cavallero. Orient~l il capo cli Stato
1068
Dalmazia - Una cronaca per fa storia (aprile-dicembre /941)
Maggiore generale sugli argomenti da sviluppare con i tedeschi, per ottenere un preventivo assenso all'occupazione italiana della Bosnia. Tenìn. Deterioramento dei rapporti fra il gen. Furio Monticelli, comandante della divisione 'Sassari', ed il gran zupano (prefetto) Ante Nikolié. 19 ottobre
Spalato. In via Regina Maria, lancio di una bomba a mano contro automezzi militari, senza conseguenze. Altra bomba contro una pattuglia italiana. Due feriti fra i soldati. Reparti italiani occupano Sanski Most.
20 ottobre
Il gen. Vittorio Ambrosio convoca a Sussa (Susak) il gran zupano di Tenìn, Ante Nikolié. Spalato. Lancio di un ordigno esplosivo contro una pattuglia di militari, in via Bizantina: Spalato. Altro ordigno esplosivo in Piazza dei Signori in mezzo alla gente. Tre civili morti, ventun feriti tra i quali sette mil(tari.
21 ottobre
Spalato. Contatti del col. Morgari, capo dell'Ufficio 'I' e sottocapo di S.M. della 2• Armata, con l'ex-deputato jugoslavo Dobroslav Jevdjevié e con il vòjvoda Ilija Trifunovié Brcanin, per un'eventuale collaborazione dei cetnici della Bosnia, nel caso d'una occupazione italiana di quei territori .
22 ottobre
A Roma, il ministro croato Stjepo Perié, presenta al minister·o degli.affari esteri un pro memoria in cui lamenta l'intromissione dei comandi italiani nell'amministrazione dei territori della Croazia. Relazione del console Vittorio Castellani, distacca~o dal ministero degli affari esteri presso il comando della 2a Armata, sulla crisi alimentare della Croazia, sull'ostruzionismo delle autorità locali croate nei confronti dell;azione di normalizzazione della vita nei singoli paesi sviluppata dai comandi italiani, sulla propaganda a ntitaliana degli ustascia.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
23 ottobre
1069
Altro rapporto del console Castellani che pone in evidenza la mancata restituzione dei beni, da parte delle autorità croate, ai ribelli che, fidandosi delle promesse del 'Proclama' del 7 settembre del gen. Ambrosia, sono tornati alle case. 'Appunto' del ministero degli affari esteri di Croazia alla legazione d'Italia a Zagabria. Lamenta che i comandi italiani nominino ortodossi a capi villaggio o a podestà, in quanto questi agiscono contro gl'intèressi dello Stato croato. Memoriale dei notabili di Bosanski Petrovac. Chiedono all'Italia di occupare la zona, per salvarli dalle .persecuzioni degli ustascia. A Vodizze (presso Sebenico), imboscata ad una pattuglia di soldati italiani, dei quali due rimangono uccisi ed uno è ferito. Tre morti fra gli aggressori. A Roma, il ministro Stjepo Perié presenta due note verbali per lamentare che i comandi italiani, nell'amministrazione dei territori occupati, estromettono le autorità locali croate.
24 ottobre
Bando di Mussolini per la costituzione di un Tribunale speciale per la Dalmazia, in sostituzione di quello straordihario istituito eia Bastianini. Il nuovo tribunale ammette la procedura di grazia.
25 ottobre
A Konjié, Kalinovik, Gacko è Bileéa, le popolazioni _manifestano al gen. Renzo Dalmazzo la loro adesione al1' ltalia e ne chiedono la protezione. Il gen. Renzo Dalmazzo fa pr'esente al comando della 2 • .Arma(a l'opportunità di cogliere il momento favorevole per occupare la Bosnia. Prospetta la creazione di uno Stato bosniaco indipendente. Missione a Zagabria del ministro Luca Pietromarchi, che durerà sino al 27. Firma degli accordi italo-croati per la definizione dei confini del Montenegro. Colloqui con Pavelié sulla situazione dei rapporti italo-croati e su quella delle zone occupate dalle FF .AA. italiane. Pericolo di crisi fra i due Governi.
1070
Dalmazia - Una cronaca per la storia (apri/e-dicembre 1941)
Su sollecitazione di Pietromarchi, il gen. Ettore De Blasio sì reca a Zagabria, per concertare con le autorità croate una lìnea dì condotta nell'amministrazione delle zone occupate. Netta prevalenza delle tési croate. 26 ottobre
Bastianini chiede a Roma uno stanziamento speciale per soccorrere i familiari indigenti di croati internati per ragioni di pubblica sicurezza.
27 ottobre
Convenzione fra l'Italia e la Croazia, per evitare nei territori della Dalmazia annessa e nella provincia di Lubiana doppie imposizioni fiscali. · Sebenico. Lancio dì due bombe a mano contro un autocarro dei carabinieri. Alcuni feriti. Colpi di pistola contro un marinaio, ferito gravemente. Altri quattro militari fatti segno a colpì di fucile, e lancio dì una bomba a mano. Un ferito.
28 ottobre
Nell'anniversario della Marcia su Roma, agli operai ed impiegati croati nella Dalmazia annessa vengono concessi gli assegni familiari, istituto sconosciuto alla legislazione sociale ex-jugoslava. Spalato. In via Manuska, lancio di una bomba a mano contro un pattuglione di soldati. Altra bomba in via Balkanska. Nessun ferito. Bastianini affida all'Opera nazionale combattenti la tenuta demaniale di Aurana, per la bonifica e valorizzazione. Sebenico. Ultima riunione del Tribunale straordinario per la Dalmazia.
31 ottobre
Rapporto del gen. Ettore De Blasio ai capi di S.M. dei Corpi d'armata dipendenti, sull'esito dei suoi incontri a Zagabria. Deve esser data piena autorità ai rappresentanti croati nei singoli paesi occupati. I comandi italiani non si devono interessare in alcun modo della condotta politica delle a utorità locali. Disinteressarsi completa· mente del problema dei serbo-ortodossi.
Fine ottobre
Persistente atteggiamento negativo deHe autorità locali Croate di froF1te all'opera di pacificazione $\O lla dii i COma ndi italiani.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
novembre -
2 novembre
1071
A Te.nìn vengono licenziati dalle autorità croate circa treéento dipendenti ortodossi della linea ferroviaria, gestita dalla S.l.P.A.D. Bastianinì si reca in visita a Cattaro. Telegramma riservato di Mussolini al gen. Ambrosie con il quale gli conferma il nuovo atteggiamento che i reparti italiani debbono mantenere nelle zone occupate della Croazia.
5 novembre
Spalato. Distribuzione di manifestini comunisti.
7 novembre
Spalato. In Via Ragusa (Dubrovacka ulica), taglio di tre cavi della linea telefonica del comando divisione 'Cacciatori delle Alpi'. Spalato. Alle ore 15 .00,. in via Manuska, lancio di una bomba-a mano. Feriti due soldati e cinque civili fra cui tre donne. Spalato. Ore 17.00, altre bombe all'angolo di via Branko Prilaz e via Canninita. Colpi.t i due bambini. Uno decede poéo dopo. Forte Ùnpressiòne fra la popolazione croata della città. Pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia del decreto n. 1303, che destina alla Dalmazia annessa 190 milioni di rire ripartiti-in cinque esercizi per ope~e pubbliche straordinarie, ed assegna lire 135 milioni per opere stradali. Istituzione dell"lspettorato delle Opere pubbliche della Dalmazia'. Una commissione di notabili di Dervar esprime al comando italiano la preoccupazione della popolazione di fronte al preannunciato arrivo in città delle autorità croate.
8 novembre
-
Spalato . Il vescovo cattolico , Clemente Quirino Bonefacié, dirama una leuera pastorale per condannare gli attentati.
9 novembre
-
Spalato: Alle ore 17.30, (n Corso d'l_talia, vengo no lanciate tre bombe a mano c~ntro un reparto di soldati italiani. Restano uccisi tre soldati ed un civile. Quaranta i feriti di cui 24 militari. ·
1072
Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
A notte, sulla strada Clissa-Salona, tre bombe contro una colonna di sei autocarri italiani. Due militari feriti. 10 novembre -
Il San Marco I-Edizione di Spalato pubblica un 'Appello alla popolazione', firmato da esponenti croati delle professioni liberali, del commercio, dei lavoratori, per stigmati:?zare l'opera degli attentatori. Nei territori occupati, i comunisti sfruttano ai loro fini il ritorno delle autorità croate ai rispettivi posti, e cercano proseliti fra gli ortodossi. A Roma, il gen. Ugo Cavallero, capo di S.M. generale, riconferma al col. Morgari, sottocapo di S.M. della 2a Armata, che deve esser sfatata l'accusa di serbofilìa dei reparti italiani. Ordine del_ Comando Supremo di interrompere i contatti con l'ex-deputato Dobroslav Jevdje.vié e con il vojvoda Iljia Trifunovié-Brcanin. .
Inizi novembre -
A Roma, preoccupazioni per un rimpasto ministeriale avvenuto a Zagabria, per le condizioni di. salute di Pavelié; per l'accei:ituata invadenza tedesca in Croazia, per la flessione del prestigio dell;ltalia.
12 novembre
I reparti italiani di .s tanza a Tenìn vengono posti in stato di allarme per l'acuirsi della tensione fra croati ed ortodossi.
13 novembre
Casertano, da Zagabria, avverte Roma di non cedere alle richieste deJ. Governo croato per la consegna dei poteri da parte dei comandi italiani anche nella zona demilitarizzata, almeno sino a quando Zagabria non abbia adempiuto ai numerosi impegni assunti con l 'ltalia e sin ora non mantenuti.
15 novembre
Ad Abbazia, durante la riunione della Commissione permanente italo-croata per le questioni economiche, ha luogo un incontro fra Pietrornarchi , Casertano, gen. De Blasio da una parte, e delegati croati, dall'altra, per ristudiare la situazione nelle zone occupate dagli italiani. I croati chiedono la piena cessione dei poteri civili, ma non insistono. Offrono garanzie agli ortodossi; si dichiarano disposti a restituire i beni; a riassumere in servizio if personale; preannunciano un ampio provvedimento di amnistia.
Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume
1073
17 novembre -
Relazione di Bastianini sui fatti di Spalato. Adombra più una responsabili.là irredentistica degli ustascia, che non una sovversiva dei comunisti.
19 novembre -
II ministro Casertano, convocato a Roma, espone a Mussolini la difficile situazione dei rapporti italo-croati.
22 novembre -
Una commissione formatq, da Accademici d'Italia si reca a Spalato per studiare il nuovo piano regolatore della città.
24 novembre -
Berlino. Riunione dei ministri degli esteri dei paesi _aderenti al Patto Anticomintern. Ribbentrop in un collo. quio con Ciano, assicura che la Germania non ha alcuna mira sulla Croazia.
l dicembre 1/15 dicembre 8 dicembre
Apertura delle scuole a Sebenico. Apertura delle scuole· in provincia di Zara. A Lablan Do (Cattaro), quindici finanzieri e sette sol~ dati di presidio sono catturati dai ribelli. Zona di Cattaro. Una colonna di automezzi italiani viene attaccata a Crkvice da circa quattrocento insorti. Cadono sei militari italiani, fra cui un ufficiale. Trenta i feriti. Fra i ribelli, una trentina di morti.
12 dicembre
Colloquio fra il ministro Luca ~ietrnmarchi ed il gen. Vittorio Ambrosie; preparano un piano per l'occupazione della Bosnia.
15/ 16 dicembre-
Incontro a Venezia fra Ciano e Pavelié, per una chiarificazione dei rapporti fra i due paesi.
16 dicern bre
Il gen. Enno von Rintelen, addetto militare a Roma, presenta a Mussolini una richiest-a della Wehrmacht per conoscere se l'Italia sia disposta ad occupare tutta la Croazia. Mussolini si riserva la risposta. Apertura delle scuole sulle isole della provincia di Spalato ed a Traù. Sebenico. Prima riunione del Tribunale speciale per la Dalmazia. Quattro condanne a morte, dodid a pene detentive, undici assolti. I quattro condannati a mort_e inoltrano domanda di grazia a Mussolini, quale Comandante Supremo. Le domande sono tenute 'in sospeso . I quat-. t ro saranno dimessi dal carcere nel marzo del 1943.
1074
Dalmazia - Una cronaca per la storia (apri/e-dicembre 1941)
17 dicembre
L 'Ufficio operazioni del Comando Supremo, compila un pro memoria per la "Occupazione totale della Croazia''.
18 dicembre
Mussolini convoca Ciano, i] gen. Mario Roatta, capo di S.M. dell'esercito, il gen. Ambrosie, il gen. Giovanni Magli del Comando Supremo ed il ministro Casertano. Si esaminano i tempi, i modi, le necessità di mezzi ed uomini per l'occupazione totale della Croazia. Pavelié sarà informato al momento opportuno. La proposta tedesca viene accettata.
20 dicembre
Rapporto del gen. Vittorio Ambrosie ai comandanti delle unità dipendenti, per le necessarie intese operative sull' occupazic:,me della Croazia. · Apertura delle .scuole in provincia di Cattaro.
24 dicembre
Il gen: Enno vpn RirÌtelen comunica àl Comando Supr.emo italiano che il comando della Wehrmacht chiede ora all'Italia solo una collaborazione nelle operazioni contro i ribelli della Serbia, e non più l'occupazione della Croazia ..
25 dicembre
II Governo di Zagabria emana l'amnistia, che è avallata da un proclama del gen. Ambrosie.
26 dicembre
Sulla Gazzettà Ufficiale del Regno d'Italia è pubblicato il r. decreto legge per l'estensione delle leggi fondamentali del Regno ai territori della Dalmazia annessa.
28 dicembre
Mussolini convoca a Roma il gen. Ambrosie. Lo rag- · guaglia sul cambiamento dei piani tedeschi. Gli accenna alla sistemazione in Dalmazia cli un nuovo confine s1,1lle Dinariche.
29 dicen1bre
Lettera di Mussolini a Hitler. Parlando della Croazia, gli sottolinea la necessità d'eliminare, prima della primavera, ogni focolaio di rìvolta in quei territori . .
30 dicembre
Il gen . Ambrosie convoca a rapporto i comanda.nti delle unità dipendenti ed impartisce i nuovi ordini.
ELENCO DEI VOLUMI, DEI GIORNALI, DEI DIARI CITATI NEL TESTO
35 · Dahna1.ià
Elenco dei volumi, dei giornali, dei diari citati nel testo
1077
AMORETTI, Gian Nicola - La vicenda italo-croata nei documenti di Aimone di Savoia 1941-1943 - Casa Editrice ' Ipotesi', Rapallo, 1979. ANFUSO, Filippo - Roma-Berlino-Salò (1936-1945) - Editore Garzanti, Milano, 1950. BENEDETTI, Giulio - La Pace di Fiume. Dalla Conferenza di Parigi al Trattato di Roma - Nicola Zanichelli Editore, Bologna, 1924. BERNARDY, Amy e FALORSI, Vittorio - La questione Adriatica vista d'oltre Atlantico - Nicola Zanichelli Editore, Bologna, 1923. BIANCHINI, Vincenzo - Da Ugliano al Velebit - Unione Editoriale, Roma, 1942. BORSARI, Lelio - Relazione parziale sui reparti di fanteria delle Truppe 'Zara' - Inedito. BOTTAI, Giuseppe - Diario 1935-1944 - Rizzoli Editore, Milano, 1982. BOZZI, Carlo - Oltre la disfatta - Edizioni Delfino, Milano, 1952. BRAGADIN, Marcantonio - Che ha fatto la Ma_rina? - Editore Garzanti, Milano, 1949. BRUNELLI, Silvio - L'Assedio di Zara~ 27 marzo-12 aprile 1941/XIX In La Rivista Dalmatica, fascicolo 2° e 3°, s.e ttembre-novembre 1941, Zara. CALESTANI, Vittorio - La Provincia di Zara - Estratto.dal Bollettino della Reale Società Geografica italiana - Roma, l 942. CAVALLERO, Ugo - Comando Supremo. Diario 1940-1943 del Capo di Stato Maggiore Generale - Cappellì Editore, Bologna, 1948. CA VIGLIA, Ewico - Diario (Aprile 1925 - Marzo 1945) - Gherardo Casini · Editore, Roma, 195?. CHIARIONI , Silvio - Letrere da Zara (Primavera 1941) - In La Rivista Dalmatica, fascicolo I O , gennaio-marzo I 983, Roma. CHIARIONI, Tullio - Cose di Dalmazia e dintorni (1941 e 1943-44) - In La Rivista Dalmatica, fascicolo 4°, ottobre-dicembre 1983, Roma. CHURCHILL, Winston - La seconda guerra mondiale - Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1950. CIANO, Galeazzo - Diario 1937- 1943 - Editore Rizzoli, Milano, 1980. - L'Europa verso la catastrofè - Arnoldo Mo:idadori Editore, Milano, 1948.
1078
Dalmazia. Una cronaca per la sioria (aprile-dicembre 1941)
CLISSOLD, Stephen - Yugoslavia and the Soviet Union 1939-1973 - Oxford Univer-sity Press, Londra, 1973. COCEANI, Bruno - Sergio Dompieri - In La Rivista Dalmatica, fascicolo I O , gennaio-marzo 1970, Roma. COLACOVIé, Radoljub ed altri - Storia della Lega dei Comunisti della Jugoslavia - Edizione del Gallo, Milano, 1963. COMANDO SUPREMO - Raccolta dei Bandi, delle ordinanze e dei decre-
ti emanati dal Comandante delle truppe operanti su tutte le fronti e dai Comandanti superiori delle Forze Armate - Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1940-1943. (Quattro fascicoli). CONSOCIAZIONE TURISTICA ITALIANA (Touring Club Italiano) Guida della Dalmazia - Milano, 1942.
CORRIERE DELLA SERA - Milano. CORRIERE PADANO - Ferrara. CROA TIA PRESS - Agenzia giornalistica, negli anni '30, del movimento di Ante Pavelié, con sede a Berlino. D ' ALIA, Antonino - La Dalmazia nella storia e nella politica, nella guerra e nella pace - Casa Editrice 'Optìma', Roma, 1928.
DALMA TINO (IL) - Almanacco per l'anno 1942 - Casa Editrice Spiridione Anale, Zara, 1942. D'ANNUNZIO, Gabriele - Prose di ricerca, di lotta, di comando - Arnoldo Mondadori Editore, Milano, I 947. DEAKIN Federico W.D. - La montagna più alla - Einaudi Editore, Torino, I 971.
DIFESA ADRIA T!CA - Giornale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Roma. DIRITTI (I) DELLA SCUOLA - Rivista periodica - Tipografia Armani, Roma, 1943. DOCUMENTS ON GERMAN FOREIGN POL!CY 1918-1945 - Scries D - Voi. XII e XIII - Editore Her Maiesty's Stationery Office, Londra, 1964. DOM ( = Focolare) - Giornale croato di proprietà di Stefano Radié, capo del partito croato dei contadini.
Elenco dei 1Jolumi, dei giornali, dei diari citati nel testo
1079
DOMPJERI, Sergio - L'Italia in Dalmazia 1941-1945 - In La Rivista Dalmatica, fascicolo 2°, aprile-giugno l 961, Venezia. DONOSTI, Mario (pseudonimo di Mario Luciolli) - Mussolini e l'Europa. La politica estera fascista - Edizioni Leonardo, Roma, 1945.
ENCICLOPEDIA 1TA LIANA - Istituto "G. Treccani", Roma. FALL, Andrea e POLLINI, Leo - // crollo della Jugoslavia- Casa Editrice A. Corticelli, Milano, 1942. FINOCCHIARO, Franèesco - Del Matrimonio - In 'Commentario del Codice civile' a cura di Antonio Scialoia e Giuseppe Branca - Nicola Zanich elli Editore, Bologna, 197 I.
GAZZETTA UFFICIALE DEL REGNO D'ITALIA - Roma. GIAMPIETRO, Michele -Ammaina bandiera a Spalato - In Là Rivista Dalmatica, fascicoli: 3° giugno, 4° ottobre I 956 e fascicolo 2° aprile 1957, Venezia. · GIGLIOLI, Emilio - Taccuino - Agenda dell'anno 1941 - Inedito.
GIORNALE DI DALMAZIA - Quotidiano. di za·ra dal 28 ottobre 1941 all' l l dicembre 1943. Direttori, in successione di tempo: Alberto Giovannini, Antonio Gàlata e Ferì de Pauer Peretti.
GIORNALE (IL) D'ITALIA - Roma. GIORNALE UFFICIALE DEL GOVERNO DELLA DALMAZIA Edito a Zara dal 15 luglio 1941 al 1° agosto 1943 - Direttore,· Giovanni Ve trano sino al I O luglio I 943, indi Alberto Bernardi. GORLA, Giuseppe - L'Italia nella seconda guerra mondiale. Diario di un milanese, ministro del Re nel Governo di Mussolini - Baldini e Castoldi Editori, Milano, 1959.
GR!é ( = Collina) - Foglio del movimento di Ante Pavelic, stampato a Vienna. HALDER, Franz - Kriegstagebuch ( = Dia:rio) - W. Kolhlammer, VerlagsStoccarda, 1962. HORTY de Nagybanya, Mikl6s - Una vita per l'Ungheria - Edizione Corso Roma, 1956. HORY, Ladislaus e BROSZAT, Martin - Der Kroatische Ustascha-Staat ( = Lo Stato croato ustascia) - Deutsche Verlags-Anstalt, Stoccarda, 1964.
HRVA TSKI DOMOBRAN ( = Difesa éroata) - Giornale croato stampato a Zagabria nel 1928.
1080
Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprì/e-dicembre 1941)
HR VA TSKA OR UDA ( = Zolla croata) - Foglio clandestino del movimento di Ante Pavelié, pubblicato in Croazia. HR VA TSKO MISA O ( = Pensiero croato) - Rivista edita in Croazia negli anni '20, diretta da Stefano Radié, capo del partito croato dei contadini. HR VA TSKI NAROD ( = II popolo croato).- Giornale del partito di Pavelié, edito a Zagabria dall'aprile 1941. HR VA TSK O PRAVO ( = Diritto croato) - Negli anni antecedenti la prima guerra mondiale, edito in Croazia quale orga_no del partito del 'Diritto puro', il cui capo era Josip Frank. HR VATSKA ZEMLJA ( = Terra croata) - Giornale clandestino del movimento di Ante Pavelié stampato in Croazia.
KVESié, Sibe - Dalmacija u narodnooslobodila'ékoj borbi ( = La Dalmazia nella guerra di liberazione nazionale) - Collana 'Biblioteca della Rivoluzione Nazionale', Zagabria, 1960. LAVORO (IL) FASCISTA - Genova.
LOI, Salvatore - Le Operazioni delle Unità italiane in Jugoslavia 1941-1943 - Edizioni Ministero della difesa - Stato Maggiore dell'Esercito - Ufficio storico, Roma, 1978. MACEK, Vladko - In the Struggle for Freedom ( = Nella lotta per la li-· l;>ertà) - Speller Editore, New York, 1957. MATTINO (IL) - Napoli.
MELA della STELLETTA, Luciano - Diario - Inedito. MISSORI, Mario - Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del Regno d'Italia - Ministero dell'Interno - Pubblicazione degli Archivi di Stato - Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1973. MUSSOLINI, Benito - Opera Omnia - A cura di Edoardo e Duilio Susmel - Edizioni 'La Fenice', Firenze, 1960. NARDONE NO VINE - Zagabria - Gazzetta ufficiale del Regno di Croazia. NJIVA ( = Campo) ~ Foglio clandestino del movimento di Ante Pavelié, stampato in Croazia. NOV! LJST( = Giornale Nuovo)- Edito a Fiume nel 1900 e diretto da Frano Supilo.
Elenco dei volumi, dei giornali, dei diari citati nel testo
1081
NOVO DOBA ( = Era nuova) - Quotidiano croato stampato a Spalato. OBNOVA ( = Rinascita)~ Giornale edito a Belgrado durante l'occupazione militare tedesca della Serbia, 1941-1944. ORAC ( = L'Aratore) - Foglio clandestino del movimento di Ante Pavelié, stampato in Croazia. PAPO, Luigi - / cadua e i martiri della Dalmazia - Centro Studi Adriatici, Roma, 1977. PARIS, Edmond - Genocidio nella Croazia satellite 1941-1943 - Club degli Editori, Milano, 1976.
PICCOLO (IL) - Quotidiano di Trieste. POPOLO (Il) DI SPALATO -.Quotidiano, edito a Spalato dal I O dicembre 1941 al settembre 1943. Direttore Silvio Maurano. PORTA, Bruno - Diario - Inedito.
POSAR, Guido - Naufragio in Dalmazia - Editore Monciatti, Trieste, 1956. PRAGA, Giuseppe - Diario de/l'assedio di Zara 6-22 aprile 1941 - In la Rivista Dalmatica, fascicolo l O , gennaio-marzo 1984, Roma. PRIBICEVIé, Svetozar - La Dictature du Roi 'Alexander - Editore Pierre Bossuet, Parigi, 1933. RANDI, Oscar - La Jugòslavia - Editore Riccardo Ricciardi, Napoli, 1922.
- I sessanta giorni di vita del Commissario civile per la Dalmazia (con lo pseudonimo di O. Nardi) - In la Rivista Dalmatica, fascicolo 2° e 3°, settembre-novembre 1941, Zara. - Diario delle ansie dalmatiche - In La Rivista Dalmatica fascicolo I O e 2°, gennaioagiugno 1980, Roma . REALE ACCADEMIA D'ITALIA - Spalato Romanç - Stamperia G. Bardi, Roma, 1942.
RELAZIONI INTERNAZIONALI - Settimanale dell'Istituto Studi di Politica Internazionale (I.S.P.I.), Milano, 1941. RESTO (IL) DEL CARLINO - Bologna. RINTELEN (von), Enno - Mussolini l'allee:to. Ricordi dell'Addetto militare .tedesco a Roma - Edizion.i Corso, Roma, 1952.
1082
Dalmazio - Uno cronaca per lo storia (apri/e-dicembre 1941)
RIVISTA (LA) DALMATICA - Edita a Zara dal 1899 al 1943, quindi, quale organo dell'Associazione Nazionale Dalmata a Venezia dal I 952 al 1969, indi a Roma. ROA TTA, Mario - Otto milioni di baionette - Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1946_ ROBERTS, Walter R. - Tito, Mihailovich and the Allies- Rutgers University Press, New Brunswick, 1973.
SAMOUPRA VA ( = Autonomia) - Giornale fondato nel 1877 da Nikola Pasié, organo del partito rivoluzionario socialista della Serbia che, nel 1882, diventa il 'Partito Radicale Serbo' . SAN MARCO! - Quotidiano di Zara sino al 28 ottobre ·l941, quindi sostituito dal Giornale di Dalmazia. SAN MARCO! - EDIZIONE DI SPALATO - Quotidiano, edito a Spalato dal 29 aprile 1941 al 1° dicembre dello stesso anno, poi sostituito da Il Popolo di Spalato. SIJAK ( = Il Seminatore) - Foglio clandestino di Ante Pavelié, stampato in Croazia . SIMONI, Leonardo (pseudonimo di Michele Lanza) - Berlino: Ambasciata d'Italia - 1939-1943 - ·Edizioni Migliaresi, Roma, 1946.
SLOBODNA DALMACIJA ( = Dalmazia Libera)- Giornale croato stampato a Spalato dal I 944. SOLARI BOZZI, Giuseppe - La Jugoslavia sotto la Dittatura - A cura dell'Istituto per l'Europa Orientale - Tip. Consorzio Nazionale, Roma, 1933.
STAMPA (LA) - Torino. STOJADINOVIé, Milan - Jugoslavia fra le due guerre - Cappelli Editore, Bologna, I 970. T ALPO, Oddone - Aimone di Savoia Re di Croazia. Uf!a figura da rivalutare - In La Rivista Dalmatica, fascicolo 3° e _4 °, luglio-dicembre 1981, Roma.
TOMASEVICH, Jozo - War and Revo/ution in Jugoslavia, 1941-1945. The Cetniks - Stanford University Press, (California), 1975.
Elenco dei volumi, dei giornali, dei diari ci1ati nel 1es10
1083
TASSO, Antonio - Italia e Croazia - Voi. I, Tipografia 'San Giuseppe' Macerata, 1967; Voi. II ibidem 1972; Voi. III, Tipografia 'S. Lucia', Marino (Roma).
TRIBUNA (LA) - Roma. USTASCIA - Foglio del movimento di Ante PaveliÊ stampato in Italia negli anni '30. ZANOBINI, Guido - Corso di diritto amministrativo - Giuffrè Editore, Milano, 1958.
ZARA - Periodico dell'Associazione Nostalgica degli Amici Zaratini (A.N.D .A. Z .) - Edito in Ancona dal 1952, direttore Nerino Rismondo.
INDICE DELLE PERSONE CITATE
Indice delle persone citate
1087
ACCAME, signora: firma un telegramma a Mussolini per ottenere l'apertura della scuola media italfana a Spalato. 823 ACCEITULLI, Pompeo: ispettore, addetto all'Ufficio dogane del Governo della Dalmazia. 868 ACERBO, Giacomo: ministro per le finanze. Ten. colonnello addetto agli Affari civili della 2a Armata. 172, 659 ADAMI, Francesco: ispettore generale di'sanità, capo dell'Ispettorato della sanità del Governo della Dalmazia. 868 AGNESINA, Vincenzo: vice-questore, capo della Direzione di poliz,ia del Governo della Dalmazia. 687, 8.68 AIMONE d'Aosta, Duca di Spoleto: de~ignato Re di Croazia con il nome di Tomislao Il. 359. 962, 1005 AINI , Luigi: sottotenente di fanteria a Zara. 84 ALBERTINI,_Alberto: senatore del RegnQ, .rela.t ore sul decreto-legg·e di annessione· della Dalmazia all'ftàlia. 336 ALBINI, Umberto: sottosegretario di Stato per l'interno. 660 ALBRIZIO, Almi: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa: .. 225 ALFIERI, Dino: ambasciatore d'Italia a Berlino. 53, 318, 354, 355, 957 .. ÀLIBERTI, Alberto: colonnello, Capo di Stato Maggiore del VI Corpo d'arm~tà. 231, 614 · ALP I, Francesco: adèl.etto alla cancelleria dèl Governo della Dalmazia. 869 . ALTGAJER, Vladimir: capo della minoranza tedesca in Croazia, con.rango di sòttòsegretariò di Statò nel Governo di Zagabri~. 962
.
AMBROSIO, Vittorio : generale, comandante della 2a Armata. 13, 31, 42, 145, 148, 149, 152, 172,210,216,217,238,239,244,258,333, 361, 40~,406,411,415, 416,421,444,452,467,471,474,476, 529,530,532, 533,535,537 -540, 542,543,545,566,605,61 7, 628,63 1,638,639,674, 697,7Z5, 888 - 890, 892,893,896,903, 905,909,9 13,927,931 -933,935,937,938 : 940,942,943,950, 952, 954,958,959,966,967,969, 970,977,978 ,987, 1004, 1021, 1026
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
AMICO, Giuseppe: generale, comandante della divisione 'Marche'. 906, 999 AMORETTI, Gian Nicola: Prof. universitario, scrittore politico. 962 ANASTASIO, Raffaele: s. tenente di va_sc., comandante del pontone armato G.M. 240 durante l'assedio di Zara. 68 ANDRETTA, Giuseppe: tenente dei carabinieri a Zara. 91 ANFUSO, Filippo: capo Gabinetto di Galeazzo Ciano, ministro degli affari esteri. 293,295,304, 305,306,307,308,335,341,342,343, 344, 348, 349, 350, 351, 362, 448, 559, 561, 609, 951, 953 ANGIOY, Giuseppe: capitano di fregata 1 comandante del caccia Bersagliere. 217 ANTISSIN, Miro: funzionario di prefettura. Ucciso dai partigiani nel no~ vembre del 1944. 75 ANTONlJEVIé, Vojslav: ministro plenipotenziario dello Stato S.H.S .. Firma gli accordi di Santa Margherita Ligure, che danno esecuzio.ne al Trattato di Rapallo. 66, 441 ANTONUCCI, Anto~io: giornalista, inviato speciale de. La Stampa in . Dalmazia. 212 · ANTULOV, Giovanni: comunista, condannato a morte dal tribunale straordinario per la Dalmazia. 748 API CELLA, Aristide: funzionario del ministero delle poste e tèlecomunicazioni, inviato in Dalmazia. 220 APOLLONI, Bruno Maria: segretario della commissione urbanistica per il piano regolatore di ·spaiato ..1-77 . AQUILINO, Paolo: tenente dei bersaglieri deI battaglione 'Zara'. 37 ARAMBASIN: professore a Spalato. 718ARANGIO RUIZ, Vittorio: maggiore, comandante del 56° gruppo cannoni a Tenìn. 978, 980 ARAPOVIé, Andrija: podestà croato di Tenìn. 501,. 510, 540, 927 ARCOLACCI, Umberto: capitano dell'82° reggimento di fanteria della divisione 'Torino'.· 58 .
.
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ARCOZZI, Giovanni: maggiore d'.artiglieria, comandante del CIII gruppo a Zara. 46, 47, 55, 56, 89, 111, 116, 118
Indice delle persone citate
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ARDUINI, Luigi: console generale d'Italia a Spalato. 71, 72, 156, 157, 170, 171,172,174,175,187,188,189,190,193,195,200,209,213, 215, 218, 220, 221, 225, 226, 228, 229, 271, 448, 489 ARESINA, Mile: sacerdote greco-ortodosso di Bosansko Grahovo. 528 ARMELLINI, Quirino: generale, comandante del XVIII Corpo d'armata in Dalmazia. 696, 718 ARNERI,_Antonio: preside della provincia di Zara. 141,168,213,219,695 ARTUKOVIé, Andrija: ministro per l'interno dello Stato croato. 505, 906, 941, 942, 964, 970, 1015
.
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BABié, Bosko: ortodosso, ucciso dagli ustascia vicino a Oernis. (Dtn1s). 446 BABié , Ljubo: capo comunista in Dalmazia. 544, 914, 915 BABié, Mile: esponente ortodosso del paese di° Mazin (Lika). 956 BABICH, Giuseppe: sottotenente di fanteria
aZara. 82
BADESSI, Celina: addetta all'Ufficio di ragioneria del G.ovemo della Dal. ' mazia. 869 BADINI, Andrea: maggiore, comandante del 'Fronte a mare' del Comando Truppe 'Zara'. 16, 59, 121, 135 BAGLIVI, Giorgio: (1668 Ragusa - 1707 Roma) medico, professore d'anatomia e medicina alla Sapienza a Roma, dal 1700. 287 BAJAMONTI, Antonio: (1822-1891) da Spalato. Podestà della sua città e deputato italiano al Parlamento di Vienna. 65, 188, 226, 271 BALDI CONTU, Pier Luigi: sottotenente d'artiglieria a Zara. 88 BALDONI, Corrado : diplomatico. 558, 559, 597 BALLANTI, Pietro: dirigente capo dell'Ispettorato dei servizi marittimi, del ministero delle comunicazioni. 744 BANDINI, Roberto: funzionario dell'Azienda dei telefoni di Stato in Dalmazia. 220 BARAé, Milivoj: condannato a morte in è_ontl!macia dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre /94/)
BARATUCCI, Nicola: sottotenente d'artiglieria a Zara. 88 BARBA, Oberdan: maggiore di fanteria, comandante del presidio di Chi-
stagne (Kistanje). 419 BARBARANO, Bruno: sottotenente di vascelfo a Zara. 99, 137 BARBIERI, Lucilla: da Zara, stenodattilografa nel Gabinetto del Gover-
natore della Dalmazia. 867 BARBIERI, Josip: avvocato croato di Spalato. 718 BARBOLINI, Roberto:. colonnello di fanteria, presidente del Tribunale di
guerra a Zara. 75 BARDOSSY, Laz.16: ministro per gli affari esteri dell'Ungheria. 299
BARié, Franjo: condannato a morte in contumacia dal Tribunale strnordinario della Dal_mazia. 748 BARONI, Benedetto.: sergen.te del genio, caduto sul caripo trincerato. di Zara. 59, 97 BARRICELLI, Giuseppe: tenente di fanteria a Zara, 94 BARTHA, Vitez: colonnello' generale, ministro ungherese della difesa. 299 BARTHOU, Louis: ministro d~gli affari esteri francese, ucciso assieme a Re Alessandro di Jugoslavia il 9 ottobre 1934 a Marsiglia dagli ustascia. 76, 400 BARTOLETTI, Geo: fante, caduto vic:ino Zara in uno scontro con elementi sbandati dell'esercito jugoslavo. 59, 97 BARTOLUCCI, AthQs: Segretario federale del P.N.F. per Zara. Commissario civile per i territori occupati della Dalmazia. Ispettore nazionale del P.N.F. per la Dalmazia. 60, 62, 72, 74, 82, 85, 92, 99, 139 - 141, 146, 148, 152, 153, 157, 158,,164, 165, 168, 171, 176,180,187,196, 197,200-202,204,207,208,213,214,217, 222, 224, 227, 232, 237,"252, 266, 276,637,643,695, 698, 709. BASARICEK, Giorgio: deputato del partito croato dei contadini. Ucciso alla Skupstina di Belgrado dal deputato montenegrino Punica Racié. 67, 3~7 BASSI, Nicòlò: commissario str;tordinario al distretto di Macarsca (Makarska). 219
Indice delle persone citate
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BASTIANINI, Giuseppe: ambasciatore a Londra (1939-1940), Governatore della Dalmazia annessa all'Italia (giugno 1941 - febbraio 1943), Sottosegretario di Stato al ministero degli affari esteri sino al 25 luglio 1943. 204, 231, 329, 336, 361, 413, 416, 420 422,425,426,434,435,448,459,479,486,487, 505-508, 512, 516-518,552,553,558,559,577,581,592,635-641,643,644, 646 - 648, 650, 651, 653, 656 - 661, 665, 668, 669, 673 - 676, 680,681,687,689,690,695-703, 705,708,712, 715-720, 727, 729, 740, 741, 744, 746, 747, 757 - 767, 769 - 771, 774 - 776, 779,785 , 789,791,794, 799,800,803,809,813 -823,826,831, 832, 836, 847, 849, 856, 860, 874, 876, 929, 943, 956, 985 BATI NUS, Silvestro: condannato a morte dal Tribunale straordinario per la Dalmazia. 796 BATTARA, Arturo: vice-comandante dei Vigili del fuoco di Zara. 76 BATTESTIN, Diego: sottotenente di fanteria a Zara. 82 BATTISTONI, Bruno: tenente dei bersaglieri a Zara. 86 BAUER: ingegnere austriaco, creatore dei complessi industriali di Dervar (Drvar) nel 1883. 620 BAY, Rikard: avvocato croato a Spalato. 718 BEGNA (de), Cosimo: di Zara, deputato italiano al Parlamento di Vienna. 65 BEKAVAé, Tade: medico croato a Spalato. 718 BELAMARié, Ante: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 713, 747 BELAMARié, Francesco: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 681 BELAMARICH: avvocato, capo dell'Ufficio di coordinamento degli approvvigionamenti per il Fiumano e la Dalmazia. 700 BELAN, Simeone: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 BELLA, Vincenzo: ten. colonnello medico a Zara, direttore dell'Ospedale · militare di San Demetrio. 20 BELLETTI, Pietro: generale, comandante della divisione 'Bergamo'. 203
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Dalmazia • Una cronaca per la storia (apri.le-dicembre 1941)
BELLOSI, Luigi: primo seniore della M. V .S.N., componente del Tribunale speciale per la Dalmazia. 715 BENDANDI, Alberto: caporal maggiore dei bersaglieri a Zara. 93 BENEDETTI, Giulio: giornalista, scrittore. 441 BENKENDORFF, Al~ssandro: ambasciatore dr Russia a Londra. Firma il Patto di Londra. 65 BENUSSI, signora: firma un telegramma a Mussolini per ottenere l'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 BENUSSI, Alma: da Cùrzola, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 BENUSSI, Guido: da Cùrzola, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 BENUSSI, Oscar: funzionario del ministero dell'inter90 in missione in Dalmazia. 219 BENUSSI, Virgilio: commissario straordinario al comune di Cùrzola. 219 BENZLER, Felix: ministro plenipotenziario del Reich presso l'Alto comando tedesco della Serbia. 449, 884, 885, 887, 948, 949 BENZON, Branko: ministrò di Croazia a Berlino. 191, 320, 322, 323 BERARDI, Matteo: geniere, caduto a Zara sul campo trincerato. 59, 97 BERKOVIé, Giuseppe: deputato di Spalato alla Skupstina, ex-sindaco di Spalato. 100, 157, 266 BERNARDI, Alberto: ultimo direttore del Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia. 696 BERNARDY, Amy A.: scrittrice, propagandista dalmatofila negli Stati Uniti d'America durante la prima guerra mondiale. 65 , BERNARDI, Antonio: funzionario del ministero delle corporazioni in missione in Dalamzia. 220 BERTELLI, Giovanni: colonnello, comandante del 94° reggimento di fanteria, di stanza a Cattaro. 429, 432, 456 BERTI, Mario: ten. colonnello, Capo di S.M. della 2• division.e celere. 957 BERTONI Carmelo: sottotenente di fanteria a Zara. 94
Indice delle persone citate
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BESEGNA, Enrico: funzionario del ministero delle comunicazioni in missione in Dalmazia. 220 BETTI , Giovanni: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 BETTIZZA, signora: firma il telegramma a Mussolini per otten~re l'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 BEVIONE, Giuseppe: deputato al parlamento italiano. 65 BIANCHI, Natale: addetto all'Ufficio ragioneria del G.overno della Dalmazia. 869 BIANCHI, Nello: milite del 97° battaglione Camicie nere. 563 BIANCHINI, Gaetano: sergente maggiore carrista a Zara. 90 BIANCHINI, Vincenzo: ufficiale medico a Zara. 69 BIELLI, Rita: stenodattilografa addetta alla Segreteria generale del Governo della I:>almazia. ·867 BIGONI, Umberto: vice-brigadiere dei carabinieri caduto·vicino a Sebenico. 667 BILUCAGLIA, Giulio: commissario straordinario per i depositi di carburante a Ragusa. 178, 219 BINNA, Manlio: prefetto di Zara, dal 7 giugno al 26 ottobre 1941. _202, 682, 695, 697 BITOSSI, Gervasio: generale, comandante della divisione corazzata 'Littorio'. 209_ BIZZARRI, Vincenzo: tenente di fanteria a Zara. 94 BJEDOV, Branko: ortodosso, ucciso dagli ustascia vicino Dernis (Drnis). 446 BLASOTTI, Pietro: di Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 BOBBIESE, Antonio: ammiraglio, comandante- della Marina Militare in Dalmazia. 432, 433, 457, 458, 459, 689 BOCCASSINO, Attilio: funzionario del ministero delle comunicazioni in missione in Dalmazia . 220
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
BODENSCHATZ, Karl: luogotenente generale dell'aviazione tedesca. 342, 449
BODI, Mihajlo: ufficiale jugoslavo delegato per le prime trattative di resa della Jugoslavia. 155 BOEH~E, Franz: generale tedesco comandante delle truppe in Serbia. 887 BOGLICH PERASTI, Francesco: commissario straordinario al comune di Lèsina. 219 BOié: colonnello, comandante della gendarmeria di Tenin. 556 BOJANié, A. Marco: tenente di vasc. sommergibilista a Cattaro. 215 BOLIAT, Vinko: comunista, condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 796 BONAVIA, signora: firma il telegramma a Mussolini per ottenere l'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 BONAVIA, Antonio: italiano di Spalato, commissario straordinario agli enti previdenziali dei lavoratori di Spalato. 178 BONA VIA, Aurelio: commissario straordinario alla Camera del Lavoro di Spalato. 219 BONA VIA, Edoardo: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 BONAVIA, Elsa: da Spalato, firma il mèssaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 BONDA, Marino: da Ragusa, deputato italiano al Parlamento di Vienna. 65 BONEFACié, Quirino Clemente: vescovo cattolico di Spalato. 683, 751 BONETTI, Armando: s. tenente di fanteria a Zelenika (Cattaro). 160 BONFATTI, Luigi: colonnello, addetto militare a Belgrado. 155, 212, 947 BONMASSAR, Umberto: tenente di fanteria, giudice istruttore del Tribunale di guerra a Zara. 75 BONOMI, Ivanoe: presiderite del Consiglio dei ministri (1921-1922). 66 BOROVlé: titolare di un laboratorio fotografico a Spalato. 708 BORSARI, Lelio: tenente, comandante della 14• compagnia del battaglione mitraglieri 'Rismondo' a Zara. 56, 57, 58, 67, 95 , 96
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BOSCHI : tenente colonnello, comandante del presidio di Bugojno. 1002 BOSANKOVIé, Josip: direttore generale' per il rinnovamento, di Zagabria. 568 BOSKOVIé: esponente politico croato. 399 BOTTAI, Giuseppe: ministro per l'educazione nazionale. 357,358, 787, 788, 799, 823, 826 BOTTARI, Nicola: ispettore generale del ministero delle finanze, in missione in Dalmazia. 767 BOTTAZZI, Luigi: pubblicista, scrive su li Gìornale d'ltalìa. 212 BOZlé, Ante: artigiano a Spalato. 718 BOZZI, Carlo: segretario generale del Governo della Dalmazia. 637, 695, 698, 744, 8 I 9, 821, 867 BRAGADIN, Marcantonio: ufficiale di marina, scrittore. 215 BRAGLIA, Mario: vice-caposquadra del 104° battaglione delle Camicie nere a Spalato. 678 BRAINOVICH, Bruno: commissario straordinario del distretto di Metcovich (Metkovié). 219 BRAINOVICH, Osvaldo: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 BRALié, Anna: croata, ferita a Spalato durante un attentato. 717 BRAKSié: croato di Spalato, funzionario del locale consorzio agrario. 197 BRANCA, Giuseppe: professore universitario. 815
BRAUCHITSCH (von), Walter: feld-màresciallo, comandante in capo delle Forze armate tedesche. 342 BRAZZODURO, Ernesto: ufficiale di Porto a Spalato. 216 BRECA, Milos: parroco ortodosso della chiesa di S. Nicolò a Zermagna. 451 BRITVIé, Pave: avvocato croato a Spalato. 718 BROSZAT, Martin: autore, con Ladislau Hory, di un volume sullo Stato indipendente di Croazia. 343, 443, 947, 948, 962 BROWNE, Hugh C ristopher: comandante del sommergibile H .M.S. Regent. 159
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BRUNELLI, Giovanni: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 BRUNELLI, Silvio: di Zara, notaio, memoralista degli avvenimenti della città. 71, 75, 79, 82, 84 BRUNO, Camillo: vice-prefetto a Zara reggente la prefettura dal 26 maggio al l O settembre 194i 715 BRUSCHELLI, Emilio:, ispettore generale di finanza, addetto al Governo della Dalmazia per la gestione dei comuni. 764 BRUSCOLINI, Ezio: funzionario del ministero delle finanze in missione in Dalmazia. 186, 219 BUCCHICH, Antonio: italiano di Lèsina, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 BUCINO, Ezio: giqmali~ta, inviato speciale de Il Resto del Carlino in Dalmazia. 212 · · BUDAK, Mile: seguace di Pavelié, ministro dell'educazione e del culto nel governo croato. 341, 347, 399, 617, 642, 921, 929 BUDIMIR, Velko: uno dei capi ortodossi degli insorti nella Lika. 531 BUDRIO, Mario: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia.· 98 BUFFARINI GUIDI, . Guido: sottosegretario di Stato al Ministero dell' interno. 505 BUGLIARELLO, Sebastiano: capitano. 456 BULAT, Edo: da Spalato, seguace di Pavelié. Cede alle autorità italiane l'amministrazione di Spalato. 100, 157, 160, 161,180,266,268, 641 BULié, Giovanni: ingegnere, direttore della centrale elettrica e della socie. tà di canottaggio H. V.!(._di Spa\ato. 669 BUié, A.: gran zupano (prefetto) di Ragusa. 454 BUIJAS, Mate: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia, 713, 747 BULJAN, Vincenzo: vice-capo comunista in Dalmazia. 528 BUSI, Enea: bersagliere a Zara. 90
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BUSSANI, Marco: di :z:ara. 92 BUSSI, Ernesto: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98
CACE, Manlio: da Sebenico, maggiore medico di Marina, in servizio a Sebenico. 718, 825, 826 CAFFARELLI, Vincenzo: direttore dell'Ufficio per le opere pubbliche del Governo della Dalmazia. 783, 819, 868 CAGNI, Umberto: ammiraglio. 25 CAIRO: ingegnere, costituisce in Dalmazia la società S.U.F.l.D., per l'utilizzazione delle forze idrauliche. 358 CALBIANI, Edoardo: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 CALDERONI, Antonio: sottotenente di fanteria a Zara. 94 CALESTANI, Emilia nata Mattioni: fiduciaria della Federazione fascista di Zara. 21, 71, 73 CALESTANI, Vittorio: professore a Zara. 696 CALISSE, Alberto: console d'Italia a Sarajevo. 417 CALLEGARI, Gian Paolo: giornalista, inviato speciale de la Tribuna in Dalmazia. 97 CALLETTI, Pio: sottosegretario di Stato ai lavori pubblici. 772 CALOSI, Agostino: capitano di fregata, comandante del caccia Alpino. 217 CALUSSI, Gianni: da Zar.a, avvocato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. ¡ 98 CALUSSI, Giuseppe: tenente di artiglieria, addetto aU'Ufficio storico del Comando Truppe 'Zara'. 26, 67, 71, 75, 76, 77, 78, 80, 81, 82, 83, 85, 87, 91 CALZA BINI, Alberto: consigliere nazionale, relatore al disegno di legge per l'assegnazione de.gli stanziamenti per opere pubbliche in Dalmazia. 772
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
CAMAIONI, Giovanni: tenente di fanteria a Zara. 83 CAMBERAU, Ernesto: fante dell'82° reggimento di fanteria. 95 CAMBON, Jules: ambasciatore di Francia a Londra. Firma il Patto di Londra (1915). 65 CAMILLOTTI: maestro elementare a Trebocconi (Sebenico). 798 CAMILLUCCI, Camillo: tenente di fanteria a Zara. 121 CAMPANINI, Lino: giornalista de Il Piccolo di Trieste. 342, 443 CAMPBELL, Ronald lan: ambasciatore di Gran Bretagna a Belgrado. 159, 214 CANCELLARO, Francesco: vice-console, addetto al Gabinetto del Governatore della Dalmazia. 867 CANDELA, Costanzo: sottotenente di fanteria a Zara. 121 CANTELLA, Antonio: direttore del Bollettino di legislazione scolastica comparata. 825 CANZIA, Giuseppe: sottotenente dei bersaglieri a Zara. 83, 90, 93 CANZIA, Osvaldo: da Traù, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'ltalfa. 98 CANZONIERI, Francesco: addetto alla cancelleria del Governo della Dalmazia. 869 CAPOCETTI, Ugo: addetto all'Ufficio corporazioni del Governo della Dalmazia. 868 CAPPI, Ferruccio: segretario della Federazione fascista di Spalato. 202, 203, 455, 644, 680, 685, 695, 792 CAPRARULO, Carlo: addetto all'Ufficio di ragioneria del Governo della Dalmazia. 869 CAPRI CRUCIANI, Luigi: consigliere nazionale, relatore alla legge per I' · esecuzione di opere di bonifica in Dalmazia. 785 CAPURSO, Angelo, Carlo, Ernesto: tutti da Ragusa, firmano il messaggio · a Mussolini per l'annessione della Dalmazia. 98, 225 CARAMAN, Decimo: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 CARAMAN, Dino: commissario all'Ospedale provinciale di Spalato. 219
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CARAMAN, Maria: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 CARDONA, Giuseppe: da Arbe, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 CARDONA , (de), Roberto : vice-console d'Italia a Spalato. 172 CARDONA, Vincenzo: consigliere di corte d'a ppello, magistrato a Spalato. 830 CARELLI, Giuseppe: ten. colonnello del Comando Truppe 'Zara'. 11 1, 11 3, 118 CARETTI, Aldo: capo dell'Ufficio ragioneria del Governo della Dalmazia. 869 CARETT I, Angelo: funzionario del ministero delle finanze in missione in Dalmazia. 186, 219 CARI°ANI, Paolino: sottotenente di fanteria a Zara. 122
CARLI, Arturo e Giovanni: da Ragusa, firm ano l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 CARRARA, Marino: da Traù, fi rma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 CARUSO, Pietro: primo seniore, componente il Tribunale straordinario della Dalmazia. 71 1, 747 CARVIN, Nello: tenente di fanteri a a :Zara. 88, 90 CARVlN, G iuseppe: da Cherso, padre guardiano del Convento dei francescani a Zara. 22, 76 CASERTANO, Raffaele: incaricato d'affari, indi mirustro d'Italia a Zagabria. 170, 192, 220, 221, 223, 319 - 322, 324, 326 - 328, 355 - 358, 360,361,372, 373, 375 -377 , 379,388,389,415,416,425,426, 444,450,454,474,482,483,487 ,491,505,506, 51.0, 512, 517, 51 8-52 1, 530,531,550,553,560,586,590,598,602,607,700, 888, 889, 893 , 921, 923 · 925 , 933, 935, 936, 938 · 940, 95 I, 964, 967, 968, 1002, 1009, 1015, 1021, 1023 CASPANl, Luigi: funzionario del ministero delle corporazioni in missione in Dalmazia. 220
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CASTAGNOLI, R.: colonnello, sottocapo di S.M. del VI Corpo d'armata. 700, 707, 906, 909, 957 CASTELLANI, Vittorio: console, capo ufficio di collegamento del mini- · stero degli affari esteri con il Comando 2 a Armata. 904, 937, 938,939,956,968,984, 1018 CASTOLDI, Francesco: tenente della 549° compagnia del battaglione 'Rismondo' a Zara; 67 CASTRACANE: tenente del battaglione di Marina 'Grado'. IJ2 CASUCCI, Adamo: addetto all'Ufficio opere pubbliche del Governo della Dalmazia. 868 CAVALLERO, Ugo: generale, Capo di Stato Maggiore Generale. · 215,255, 452,518,519,559,890,895,913,934,938,950,953,964,969 CA VARGINI, Bruno: sottotenente di fanteria a Zara. 122 CAVIGLIA, Enrico: maresciallo d;ltalia. 335, 362 CECCOLI, Otmaro: magistrato italiano a Sebenico. 830 CELLITI, Vincenzo: capitano di artiglieria· a Zara. 88 CENTONZE, Francese?: capomanipolo, componente del Tribunale straordinario per la Dalmazia. 711, 747 CERCATO, Nino: centurione della milizia stradale, partecipa alla presa di possesso della base navale jugoslava di Cattaro. 150,211,255 CERINA, Matteo: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 CERPI, Antonio: sergente maggiore. 826 CERVA, Elio Lampridio: di Ragusa, umanista, sec. XV. 287 CERVA, Lodovisco: di Ragusa, storico, sec. XV. 287 CESCHINA;Alessandro: commissario straordinario al comune di Clissa. 219 CETNié, Mirko: ortodosso, ucciso dagli ustascia vicino a Dernis. 446 CETTINEO, Rodolfo: da Zara, commissario civile ad Obravazzo. 204,212, . 218, 494 CHERTIZZA, Marco: da Làgosta; firma il messaggio a Mussolini per l'annessione ·di tutta la Dalmazia. 98
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CHIARELLI, Ferdinando: giornalista, inviato speciale de Il Giornale d' Italia in Dalmazia. 212 CHIARIONI, Silvio: segretario alla Direzione prov .le delle PP. TI.; richiamato nel 1941 come tenente del servizio postale militare. 71, 79 CHIARIONI, Tullio: figlio di Silvio, studente a Z~ra; attualmente professore presso la facoltà di medicina di Roma. 70, 83,229,697,826 CHIERIGHIN I, G.: tèo. colonnello d'aviazione, comandante del campo di Mostar. 444, 451, 454 CHINNICI, Domenico: maggior generale della giustizia militare. 429, 456 CHIOMENTI: avvocato, studioso di diritto matrimoniale. 815 CHIUDONI, Romeo: archivista del governatorato della Dalmazia. 868 CHOTEK, Sofia: moglie morganatica dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria. 954 CHRISTIAN, Eckard Julius: maggiore, ~utante del luogotenente generale Alfred Jold. 342 CHURCHILL, Winston: primo ministro di Gran Bretagna. 214 CIAMPI (oppure Gambi): s. tenente, caduto a Milocer (Budua). 457 CIANO, Costanzo: comandante dell'impresa di Buccari, poi ammiraglio, uomo politico, presidente del Senato del Regno. 357 CIANO, Galeazzo: ministr o italiano per gli affari esteri. 293, 312 - 320, 322,323,325,326, 329, 335,341 -343,345,352,353-355,357, 358,361,374,422,425,428,434,452,454,455,459,505,512, 517, 581, 591, 647, 700, 883, 891 - 893, 895, 924 - 927, 931 936, 938 - 941, 947, 948, 950 - 953, 962, 964, 966, 967, 969, 982, 1009, 1010, 1021 , 1023 CIASCA, Felice: commissario straordinario al comune di Sestanovac. 219 CIASCA, Giuseppe: commissario straordinario al comune di Lecevica. 219 ClNCAR-MARKOVIé, Alekxandar: primo ministro di Jugoslavia, defenestrato dal colpo d i Sta to del 27 marzo 1941. 155, 342 CINI, Vittorio: ministro per le comunicazioni. 704 CIOKJé , lbraim: iman di Tuzia. 955
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CI.OSCHI, Paolo: soldato, gravemente ferito in zona di Sebenico. 709 CIPITELLO, Zelko: condannato a morte dal Tribunale speciale della Dalmazia. Graziato da Mussolini. 681 CIRMENI, Arcangelo: vice-prefetto ispettore, in missione in Dalmazia. 757, 758, 763, 764, 886 CIUBELLI, Edoardo: provveditore agli studi di Zara. 219 CIUFELLI, Augusto: deputato, primo commissario straordinario a Trieste nel 1919. 207 CIURCOVICH, Leone: sottotenente di fanteria a Zara. 94 CLISSOLD, Stephen: storico . 450, 948 CLODIUS, Carl: ministro, vice-direttore del dipartimento economicopolitico del ministero degli affari esteri del Reich. 326,.359, 378, 381 COCEANI, Bruno: irredentista, capo della provincia di Trieste con la R.S.L 207, 702 COGELLI, Giuseppe: funzionario del ministero delle corporazioni inviato in missione in Dalmazia. 220 V
,
COLAKOVIC, Radoljub: scrittore politico. 947 COLOMANNO: re d'Ungheria e di Croazia (1095-1114). 283, 393 COLONNA, Fabrizio: senatore del Regno. 66 COLONNA di STIGLIANO, Mario: ingegnere capo del genio civile a Cattaro. 774, 819 CONTI, Luciano: vice-console, addetto al Gabinetto del Governatore della Dalmazia. 867 CORBINO, Carmelo: ufficiale della Capitaneria di porto a Ragusa. 216 CORDASié: colonnello, comandante del 15° reggimento di fanter ia croata a Tenìn. 506, 554, 556, 563 CORTESE, Paolo: ministro d'Italia a Tokio, designato, in un primo tempo, ministro a Zagabria. 356 COSELSCHI, Eugenio: luogotenente generale della M.V.S.N., capo della missione del P.N.F. presso il Quartier Generale ustascia a Zagabria. 328, 329, 360, 521, 555, 560, 605
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COSTA, Giovanni: da Castelnuovo (Cattaro) firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 CREMA, Luigi: commissario alle antichità e belle arti in Dalmazia. 777 CRISTO, Lia: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 · .CROLLALANZA, (di), Araldo: presidente dell'Opera nazionale combattenti. 785, 858, 860 CUK, Elia: parroco ortodosso della chiesa di S. Arcangelo di SÙkada. 451 CULié, Callisto: impiegato anziano del comune di Spalato. 186 V
CULIC, Jakov: industriale a Spalato . 718 CULié, Ljubo: da Spalato, comunista. 7Ì6 CULICCHI, Aldo: comandante della 3 3 compagnia del battaglione 'Grado'. 216, 254 CUNEO, Ernesto: tenente di artiglieria a Zara. 88 CURTI GIALDINO, Augusto: tenente di vasc., partecipa alla presa dì possesso della base navale jugoslava di Cattaro. 150, 151, 211 CVETKOVIé, Dragisa: primo ministro jugoslavo, nel 1939 firma con Macek gli accordi che danno ampia autonomia alla Croazia. 70, 155, 344, 400, 401, 442, 806 CVETKOVIé, Jovan: ortodosso, ucciso dagli ustascia vicino a Den1is. 446 D'ALIA, Antonino: console generale a Spalato dal 1911 al 1915. 65 DALMAS, Franco: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DALMAZZO, Renzo: generale comandante del VI Corpo d'armata in Dalmazia. 165, 172, 174, 185, 186, 189, 190, 192,198,203,204, 222,227,228,231 ,268,277,387,412,413,420 - 422,447,448, 451, 452, 478, 479, 508, 511, 536, 545, 575,621, 624, 685, 698, 713, 718,892-894,897, 906,909-911,913 ,916,919,920,927, 937, 941, 9·43, 952, 956, 961, 962, 970 D'ALOJA: comandante dì Marina addetto a Supermarina. 74 D' AMBROSIO, Vincenzo: maggiore, giudice del Tribunale di guerra a Zara. 75
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DAMIANI, Giacomo: da Cùrzola, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DAMIANI, Maria: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 DANCKELMANN, Heinrich: generale, comandante là piazza di _Belgrado. 886 DANDOLO, Vincenzo: provveditore generale della Dalmazia durante il periodo napoleonico. 284 DANGié, Jezdimir: maggiore ex-jugoslavo; capo cetnico nella Bosnia Orientale. 968 D'ANNUNZIO, Gabriele: poeta, soldato. 321, 356, 357, 375 DA PRATO, Aldo: addetto alla cancelleria del Governo della Dalmazia. 869 DEAKIN, Federico: ufficiale inglese paracadutato in missione presso Tito; seri ttore. 721, 948 DE ANGELIS, Crescentino: carabiniere caduto a Milocer (Budua). 457 DE ANGELIS, Giulio: contrammiraglio, primo comandante di Marina Cattaro. 163, 214, 264 DEBELASié: croato, firma il proclama per l'indipendenza della Croazia. 347 DE BLASIO, Ettore: generale Capo di S.M. della 2• Armata. 531, 532, 700, 905, 906, 908, 909, 910, 924, 939, 957, 998, 1002 DE CASTIGLIONI, Massimo: console generale della M.V.S.N., componente del Tribunale speciale per la Dalmazia. 715 DE CICCO, Salvatore: consigliere nazionale, relatore al decreto-legge diannessione della Dalmazia all'Italia. 334 DE DENARO, Bruno: di Zara, commissario civile ad Oltre (Preko). 212, 219 DE DENARO, Riccardo: addetto al settore assistenza della Federazione fascista di Zara. 208 DE FELICE, Renzo: storico, professore ordinario .alla Facoltà cli Scienze politiche dell'unive_rsità di Roma. 342 I
DE FRANCESCHI, Vincenzo: tenente di fan teria a Zara. 122
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DE GAVARDO, Bruno: sottotenente dei bersaglieri a Zara. 91, 96 DEGLI ALBERTI, Gastone: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DEGLI INNOCENTI, Umberto: funzionario del ministero delle poste e telecomunicazioni in missione in Dalmazia. 220 DE GIORGI, Amalia: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 DE GROSSI, Giuseppe: capo dei servizi di cancelleria del Governo della Dalmazia. 869 DELLA VALLE, Giovanni Battista: capo dell'ufficio del genio civile di Zara, indi reggente dell'Ispettorato delle Opere pubbliche per la Dalmazia. 774, 784, 819, 821 DELICH, Silvio: da Zara, console, addetto stampa del Governo della Dalmazia. 643, 867 DELICH¡, Ugo: commissario straordinario a Timeto (SmilciÊ). 212, 218 DEL LAGO, Gaddo: commissario alla Jpotekarna Banka di Spalato. 217, 219 DELLINO, Nicola: capi~no di porto ad Obrovazzo. 216 DELL'OLIO, Andrea: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 DELL'OLIO, Angelo, Mauro e Pasquale: da Ragusa, firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la 'Dalmazia all'Italia. 98 DE LUCA, Ferdinando: ispettore superiore, capo dell'Ufficio agricoltura del Governo della Dalmazia. 868 ,DE MARSICO, Alfredo: ministro di grazia e giustizia. 659 DE MARZIO, Giulio: giornalista, inviato speciale de La Stampa in Dalmazia. 212 DE MASE, Leonardo: tenente di fanteria a Zara. 219 DE MATTEIS, Angelo: capitano, capo Ufficio 'I' del VI Corpo d'armata. 894 DE MICHELIS, Ezio: colonnello , comandante di t,ma delle.due colonne d'attacco su Dervar. 545
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DE NA VA, Giuseppe: deputato, relatore della legge di ratifica del Trattato di Rapallo. 66 DE NICOLA, Enrico: deputato, presidente della Camera dei deputatì. Nel secondo dopo guerra primo Presidente della Repubblica Italiana. 66 DE NIGRIS, Nicola: tenente di fanteria a Zara. 83, 92, 116 DE PACE, Vittorino: capitano di vascello comandante del caccia Granatiere. 217 DE RENZI, Ettore: ten . colonnello, comandante di porto a Sebenico. 216 DESié, Djuro: ortodossq, uèciso dagli ustascia a Demis. 446 DESNICA, Bosko: ortodosso, avvocato ad Obrovazzo, assertore della collaborazione croato-italiana. 181, 199, 224, 281, 289, 494 DESNICA, Ilija: ortodosso. 900 DETONI, Anna: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 DETONI, Dante, Nino e Nunzio; da Ragusa, firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DETONI, Salvatore: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 DE VECCHI, Antonio: funzionario dei telefoni di Stato in servizio in Dalmazia. 220 DEVECCHI, Pietro: maggiore, componente del Tribunale speciale per la Dalmazia.' 715 DE VECCHI, Pietro: da Cùrzola, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione 'di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DE \IBCCHIS, Ennio: console della M. V.S.N., componente del Tribunale speciale per la Dalmazia. 715 DEVETAK, Antonio: animatore delle opere assistenziali a Zara. 208 DE VlDOVICH, Mario: tenente di fanteria a Zara. 91 DE VITO, Roberto: senatore del Regno, relatore al disegno di legge per l'assegnazione di fondi per opere pubbliche straordinarie in Dalmazia'. 773
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DEZULOVIé, Dragomir: capitano jugoslavo della riserva navale. 215 DI DOMENICO, Ciro: capo guardia degli agènti di custodia a Cattaro. 830 DI GIACOMO, Angelo: milite del 104° battaglione Camicie nere a Spalato. 678 DI GIAMBERARDINO, Oscar: ammiraglio, comandante di Marina Dalmazia. 162, 163, 216, 264, 644, 695 DI GRAZIO, Ferdinando: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'ànnessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DI LAURO, Vincenzo: maggiore della giustizia militare a Budua. 456 DI LEO, Mauro: da Ragusa, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DI PEPE, Alcide: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annes: sione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DI PIETRO: professore a Roma, disegna le insegne di carica del Governatore della Dalmazia. 728 DI STEFANO, Antonio: militare a Spalato. 680 DI SANDRO, Vincenzo: capitanq, segretario del Tribunale di guerra a Zara. 75 DJORDJEV:Ié, Ireneo: vescovo ortodosso a Sebenico. 682 DJORDJEVIé-KERIN, Vlada: uccise a Marsiglia re Alessandro di Jugoslavia. 442 DJUié, Stevan: colonnello, aiutante di Pavelié. 400 DJUJié, Momcilo: parroco ortodosso a Stermizza (Stermica). Capo degli ortodossi della zona. Quindi vojvoda. Collabora con i comandi italiani. 451, 918, 1007, 1008 DJURKOVIé: capo comunista a Cattaro. 426 DOIMI di DELUPIS, Elena: mobilitata quale 'Giovane italiana' durante l'assedio di Zara. 92 DOIMI di DELUPIS, Pietro: commissario straordinario al comune di Lissa. 219 DOLEZAL, Adolfo: condannato a morte in contumacia dal Tribunale straordinario per la Dalmazia. 748 .
36 · Oalma,i«
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DOMPIERI, Sergio: triestino, prefetto del Regno, designato ad assumere il Gqverno.,del territorio jugosl!lVO annesso. 145, 207 DONATI, Lupo: militare a Bologna, abbandona il proprio reparto per raggiungere Zara assediata. 73 DONATI, Luigi: tenente, addetto alla Segreteria generale del Governo della Dalmazia. 867 DONATI, Ulisse: di Zara, s. tenente presso la 7" batteria dèl Gruppo 'Fadini' a Zara. 73 DONOSTI, Mario: (pseudonimo di Mario Luciolli) scrittore. 353 DORFLER: ingegnere minerario austriaco, probabilmente agente tedesco a Zagabria. · 297, 298, 345 DORIGUZZI, Giovanni: funzionario del ministero dell'agricoltura e foreste in missione in Dalmazia. 220 DORNBERG, Alexander (von) ministro, capo del protocollo del ministero degli affari esteri del Reich. 348 DOSEN, Ilija: capo comunista. 914 DRACA, Rade: ortodosso di Kalina. 493 ORCA, Milan: organizzatore degli ortodossi di Bencovazzo. 493 DRAGAGNA, Roberto: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DRAGANOV, Parvan: ministro di Bulgaria a Berlino. 294, 342 DRAGICEVIé, Veliko: sottufficiale jugoslavo componente della prima missione inglese presso Mihajlovié. 691 DRAGO, Giuseppe: militare a Sebenico. 680 DRASKOVIé, Milorad: ministro dell'interno dello Stato S.H.S., ucciso in un attentato nel 1921. 395, 441 DRIZZI, Giuseppe: di Zara, tenente nell'8 3 compagnia del battaglione 'Rismondo' a Zara. 67 DUDÀN , Alessandro: da Verlicca (Spalato), deputato, indi senatore del Regno. 60, 170, 181, 183, 220, 224, 280, 282, 310, 336, 362, 773, 785
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DUDÀN, Giacomo: da Traù, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DUDÀN, Remigio: da Almissa, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 DUJMANié: esponente croato, firma il proclama per l'indipendenza della Croazia. 347 DUMANDZié, Jozo: ministro per le corporazioni dello Stato Croato. 449, 922 DUMANié: attentatore a Spalato. 717 DURANTI, Azelio: primo seniore della M.V.S.N., componente.il Tribunale speciale per la Dalmazia. 715
EGIDI, Antonio: sergente del genio a Zara. 94 EINSPILLER, Milovan: condannato a morte in contumacia dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 EINSTEIN, Albert: scienziato. 399, 442 ELENA, Vittorio: s. tenente, sostituto avvocato militare. 456 EMANUELLI, Enrico: pubblicista de !I Mattino di Napoli. 212 ERDMANNSDORFF, O tto (von): ministro di Germania a Budapest. 347, 348 EHRLICH, Antonio: da Ragusa, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 EUGENIO di Savoia: Duca di Ancona. 172
FABIANI, Luigi: da Cittavecchia, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 FABIANI , Oberto: vice-console italiano a Sebenico nel 1941. 53, 17 I, 270 FALCONIERI, Luigi: ten. colonnello commissario, capo dell'Ufficio alimentazione del Governo della Dalmazia. 219, 869 FALL, Andrea: scrittore, giornalista. 441, 442
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FALORSI, Vittorio: segretario dell'ambasciatore italiano negli Stati Uniti durante la prima guerra mondiale. 65 FANFOGNA, Savino: commissario straordinario al comune di Traù. 219 FASOLO, Guido e Vincenzo: da Spalato, firmano il messaggio a Mussolini per l'annesione della Dalmazia. 98 FASULO, Giuseppe: designato quale 1° segretario presso l'intendenza di Spalato. 873 FA VERO, Giuseppe: autista del Governatore della Dalmazia. 867 FELICI, Alfredo: senatore del Regno, dalmatofilo. 335, 773 FELICI, Arcangelo: ten. colonnello, giudice del tribunale di guerra a Zara. 75 FERDERBER, Edoardo: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 FERRANDO, Guglielmo: s. tenente della Capitaneria di porto a Cattaro. 216 FERRARI, Alfredo Angelo: consigliere nazionale, 229 FERRARIIS (de) SALZANO, Carlo: funzionario del ministero degli affari esteri a Roma. 308 FILOMENA, Virgilio: sottotenente di artiglieria a Zara. 87, 88, 90 FILONZI, Gianni: caporale carrista a Zara. 90 FINOCCHIARO, Francesco: professore universitario. 815 FIORAVANTI , Evaristo: colonnello, comandante dell'82° reggimento dì fanteria della divisione 'Torino'. 58, 61 FIORE, Nicola: fante, autista. 150, 21 I FIORETTI, Pietro: colonnello, primo comandante del presidio dì Tenìn. 238 FOGLIETTA: ispettore superiore del ministero delle finanze. 770 FORETICH, signora: firma il telegramma a Mussolini per ottenere l'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 FRANCESCHI, Antonio: croato di Spalato; ·fiduciario locale del movimento . ustascia. 200, 26.6 FRANCESCO FERDINANDO: arciduca d'Austria, erede al trono. 954
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FRANCESCO GIUSEPPE: imperatore d'Austria e re d'Ungheria. 226, . 347, 393, 439 FRANCESCONI, Umberto: ten. colonnello d'artiglieria a Zara. 99, 122 FRANCETié, Juraj: colonnello degli ustascia. 200, 645 FRANCHI, Giuseppe: professore, segretario amministrativo della Federazione fascista di Zara. 208 FRANCHINI, Ulderico: caporalmaggiore dei bersaglieri a Zara. 90 FRANK, Josip: uomo politico croato. Propugnatore della più 'Grande Croazia' nell'ambito della monarchia austro-ungarica. 341, 393, 394, 439 FRATOVIé, Jure: parroco di Gornji Mué. 898 FREGNAN, Elio: tenente di fanteria a Zara. 84 FREUNDT, Alfred: console.generale di Germania a Zagabria. 298, 301, 302, 345, 346, 347, 349, 352 FROSINI: ispettore generale addetto al Governo della Dalmazia per la gestione economica dei comuni. 764 FUGNER, Enrico: potenzia, nell'ambito delle popolazioni croate, l'organizzazione ginnico-politica del Sokol. 953 GAGGIOTTI: maestro elementare a Trebbocconi (Tribunj) vicino a Sebenico. 798 GAGIATI: maggiore dei carabinieri a Cattaro. 432 GAIOTTI, Angelo: s. tenente della Capitaneria di porto di Sebenico: 216 GALASSO, Antonio: commissario straordinario al comune di Solta (Spalato). 219 GALASSO, Antonio: funzionario del ministero degli scambi e valute in missione in Dalmazia. 220 GALLO, Giacinto: capitano del genio; direttore della costruzione del dissalatore marino a Zara. 12 GALLO, Giannino Omero: pubblicista su Il Resto del Carlino. 212 GALUSSI, Dante: addetto aJI'Ufficio di ragioneria del Governo della Dalmazia. 869
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GALVANI, Vincenzo: s. ~enente di vasc. a Zara. 136, 137 GAMBARA., Gastone: generale, comandante di Corpo d'armata sul fronte francese. 145 GAMBERINI, Michelangelo: funzionario del ministero delle poste e telegrafi, in missione in Dalmazia. 220 GAMULIN, Ciro: croato, professore di scienze naturali a Spalato. 798 GANGEMI, Raffaele: professore, capo dell'Ufficio economico-finanziario del Governo della Dalmazia. 868 GARRONE, Carlo: funzionario del ministero delle comunicazioni in missione in Dalmazia. 220 GAUTHENIN: console francese a Spalato, nell'aprile-maggio 1941. 218 GAZZINI, Gazzino: colonnello, capo di S.M. della divisione 'Sassari' . 957, 1008
GELICH, Pietro: impiegato presso la Direzione provinciale delle poste e telecomunicazioni a Zara. 220 GHIGLIANOVICH, Roberto: da Zara, capo del partito italiano della Dalmazia, sotto l'Austria-Ungheria. Senatore del Regno. 65 GIADRINI, Luigi: addetto all'Ufficio ragioneria del Governo della Dalmazia. 869
GIANFELICE, Paolo: capo del personale del Commissariato civile per la Dalmazia. 213, 219 GIANFREDA, Carmine: sergente magg. d'artiglieria, caduto sotto TenĂŹn (aprile 1941). 50, 97
GIANNINI, Amedeo: membro della delegazione italiana nella Commissione permanente italo-croata per le questioni economico commerciali. 646 GIGLIOLI, Emilio: generale di brigata, comandante delle truppe ' Zara' dall'agosto 1940 al giugno 1941. 5, 7, li, 12, 13, 14, 15, 17, 19, 23, 24, 26 - 28, 30 - 33, 35, 37, 38, 40, 41, 43, 44, 46, 49, 51 - 57, 59, 60, 67 - 69, 80, 81, 86 - 88, 90, 93, 94, 97, 103 - 105, 107, III, 113,115,117,119,120,124,134,146,147,168, 20~, 216, 219, 221, 227, 673 GIOIA, Arturo: maggiore, incaricato dell'inventario delle proprietĂ nella Villa Reale di Milocer (Budua) . 428, 429
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GIOLITTI, Giovanni: uomo politico, primo ministro in vari Governi italiani. 66 GIOMETTI, Fiorenza: vice-comandante federale di Zara per le organizzazioni femminili della G.I.L.. 21 GIOVANNELLI, Vittorio: generale, comandante della divisione 'Pasubio'. 227 GIOVANNONI, Gustavo: accademico d'Italia, presidente della commissione per il nuovo piano regolatore di Spalato. 777 GIULIANO, Michele: consigliere di Cassazione, capo dell'Ufficio di grazia e giustizia del Governo della Dalmazia. 868 GIUNIO : cittadino croato di Spalato, funzionario del locak consorzio agrario. I 97 GIUNTA, Francesco: Governatore della Dalmazia dal 15 febbraio 1942 all' agosto 1943. 207, 333, 362, 711, 779, 810, 832 GIURA, Alfredo: èomandante di porto a Spalato. 216, 262 GIURGEV.LCH, Anna, Luigi e Nicolò: firmano l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 GIURGEVICH SAMBINELLI, Maria: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 GJULAKOVIé, Milan: ortodosso, ucciso dagli ustascia presso Dernis (Dmis). 446 GLAISE von HORSTENAU, Edmund: generale tedesco, già austriaco, inviato a Zagabria quale comandante militare. 449, 940, 969 GLISié, Dragisa: vice-co~sole jugoslavo a Zara nel I 941. 16 GLIUBICH, Antonio: commissario straordinario al comune di.Cittavecchia di Lèsina. 2 I 9 GLIUBICH, Cosimo: commissario straordinario al comune di Castel San Giorgio (fra Spalato e Traù). 2 I 9 GOBBI, Giovanni: console generale italiano a Zagabria. 31 l, 352, 370 GOERING, Herman: presidente del Reichstag, comandante in capo dell' aviazione tedesca. 342, 343 , 449, 964
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GOLEM, Matteo: condannato a morte a Spalato dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 GONDOLA, Francesco: ultimo podestà italiano di Ragusa, sotto la dominazione austriaca, sino al 1900. 281 GORLA, Giuseppe: ministro per i lavori pubblici. 193, 228, 357, 772 GOSETII, Ruggero: da Zara, funzionario del ministero delle finanze in missione in Dalmazia. 186, 220 GOTO VAC, Josip: croato, commerciante a Spalato. 718 GOZZE-KLUSICH, Melchiorre: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 224 GRAaié, Petar: padre provinciale dei francescani a Spalato. 707 GRAFENSTEIN (de), Michele e Roberto: da Zara; firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia all'Italia. 98 GRANCICfl, Nora: di Zara, mobilitata quale 'Giovane italiana' durante l'assedio della città. 92 GRANDI, Dino: presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni. Pre-
sidente della Commissione consultiva per il diritto di guerra. 172,334,658,673, 674,675,676,703,704,711,801,802,805, 827, 830 GRANDJA, Ivan: deputato croato, rimasto ferito durante la sparatoria al-
la Skupstina ad opera di Punica Racié. 397 GRAZIOLI, Emilio: segretario federale di Trieste. Commissario civile per i territori sloveni occupati dall'Italia. 146 GRBELJA, Pietro: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 GRDJié, Radmil: comandante dell'organizzazione dei Sokol, giornalista. 894 GREY, Edward: ministro per gli affari esteri della Gran Bretagna. 65 GRGMERié, Giovanni: condannato a morte dal Tribùlale straordinario della Dalmazia. 714, 748 GRGUREVIé, Graziano: condannato a morte dal T ribunale straordinario per la Dalmazia. 714, 748
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GRECI, Luigi: giornalista, inviato speciale de Il Corriere della sera in Dalmazia. 98 GUALTIERI, Pietro: ispettore superiore, capo dell'Ufficio poste e telegra. fi del G_overno della Dalmazia. 219, 869 GUASTELLA, Santo: s. tenente della Capitaneria di porto di Seberùco. 216 GUBELLINI, Nello: bersagliere, primo caduto in Dalmazia del 6° reggimento bersaglieri. 568 GUERCIA, Pietro: militare a Sebenico. 680 GUGLIELMOTTI, Umberto: giornalista, scrittore. 81 GUIDA, Giuseppe: s. tenente della Capitaneria di porto a Zara. 216 GUIDI, Giovanni: consigliere nazionale. 659 GUINA, Gugljelmo: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'anne_ssione di Ragusa. 225 GULÌ, Giuseppe: tenente di vasc., comandante del pontone armato G.M. 239. 68 GULIN, Marco: praticante di cancelleria dell'Avvocatura della Banovina di Croazia a Spalato. 806 GUZZONI, Alfredo: generale; sottosegretario di Stato al ministero della guerra. 32, 33, 81, 145, 191, 228
HAGENDORFER, Etta: cfa Zara, mobilitata quale 'Giovane Italiana' durante l'assedio di Zara. 92 HALDER, Franz: colonnello generale, capo dello Stato Maggiore tedesco. 342 HANZELEK: giudice croato ad Obrovazzo. 494 HADZI HASANOVIé, Uzeir: mussulmano della Bosnia, ex-parlamentare jugoslavo. 990 HEINBURG: diplomatico tedesco. 345 HEWEL, Walter: consigliere di Ribbentrop e suo rappresentante presso Hitler. 341, 342, 449
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HINDENBURG, Paul Ludwig: feld-maresciallo nel 1914-1918, poi presidente della repubblica tedesca. 65 HINRICHS: ministro, capo del personale del ministero degli affari esteri
del Reich. 348 HITLER, Adolf: Fiihrer del Reich tedesco. 187, 200, 266, 293, 294, 302, 304,307,312,314,315,318,323,326,330,341,342,345,347, 350,384,385,415,520,684,887,920,926,944,947,969,971 HOEBERTH (de), Carlo: da Zara, commìssario straordinario al distretto di Tenìn. 180, 181, 212, 219, 281 HOFMANN, Antonio: italiano di Spalato. Ucciso in un agguato a Spalato. 796 HORY, Ladislaus: giornalista, autore con Martin Broszat del primo lavoro sullo Stato indipendente di Croazia. 343, 443, 947, 948, 962 HORTHY von NAGYBANYA, Mikl6s: reggente d'Ungheria. 294, 298, 347 HOST VENTURI, Giovanni: di Fiume, ministro pe_r le comunicazioni. 174, 177, 178, 187, 221, 277, 278, 366 HRANILOVIé: esponente della coalizione se.rbo-croata. · 394, 398 HUDSON, Duane T.: ufficiale inglese, capo delia prima missione presso · Mihajlovié. 691, 721
ILié, Petar: ingegnere a Spalato. 718 IMPERIALI, Guglielmo: ambasciatore italiano a Londra nel 1915. Firma .per l'Italia il Patto di Londra. 65 INCHIOSTRI, Rodolfo: professore al Liceo di Zara, commissario straordinario al distretto di' Zaravecchia. 219 IORI, Francesco: capitano dei bersaglieri del battaglione 'Zara'. 37, 91 IVANOVIé: famiglia croata di Ervenico Superiore. 543
JANKOVIé, Radovoje: generale jugoslavo. 155 JEGINA, Lazar: ortodosso, ucciso dagli ustascia vicino a Dernis. 446 JELié, Ante: artigiano a Spalato. 718
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JELié, Branimir: seguace di Pavelié, organizza la stampa ustascia a Berlino. 346 JELICH,' Carmen: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 JELICH, Sergio: italiano, commissario straordinario al distretto di Ragusa. 158, 214, 225, 286 JENDRASié, Frane: direttore della scuola elementare di Borgo Manus a Spalato. 790 JEVDJEVIé, Dobroslav: ex-deputato a Belgrado, capo cetnico della Bosnia. 894, 895, 896, 913, 914, 925, 953, 988, 990, 992, 994 JODL, Alfred: tenente generale, capo dell'Ufficio operazioni della Wehrmacht. 342 JOKié, Pietro: organizzatore degli ortodossi a Bencovazzo. 493 JONié, Ante: attentatore a Spalato. 718 JOVANOVIé-LUNE, Dragutin: deputato della Skupstina, coimputato nel processo per la sparatoria di Punica Racié. 397 JUNAKOVIé , Drago: condannato a morte dal Trib unale straordinario della Dalmazia. 713, 747 JURié, Giovanni: condannato a morte dal Tribunale straordinario d:~la Dalmazia. 748 JUST VERDUS, Antonio: primo direttore del giornale San Marcai-Edizione di Spalato. 79; 169, 220 JUTRONié, Petar: ingegnere a Spalato. 718
KALAFATOVIé, Danilo: generale jugoslavo, tratta la resa: della Jugoslavia con i tedeschi. 155 KALAT, Sime: ortodosso, ucciso vicin o a Dernis . 446 KALIN, Nikanor: parroco ortodosso del santuario di San Lazzar.o presso Tenìn. 451 KALITERNA, Fabian: ingegnere a Spalato. 718 KAMSKI, Jachiel: croato, ferito a Spalato durante un atte ntato. 717
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KASS: esponente indipendentista croato, firma il proclama per la indipendenza della Croazia. 347 KAPRINKA, Mihajlo: tenente dell'ex-esercito jugoslavo. 536 KARADJORDJEVIé, Alessandro: re dello Stato S.H.S. e quindi del Regno di Jugoslavia. 76, 297, 344, 397, 399, 400, 440, 441, 442 KARCié, Ante: commissario generale amministrativo per le zone occupate dall'Italia. 529, 537, 538, 539, 540, 891, 892, 987 KAROLYI, Gyula: capo del Governo ungherese. 347 KASCHE, Siegfried: Obergruppenfiihrer, ministro di Germania a Zagabria. 316, 326, 354, 355, 359, 381, 449, 520, 887, 926, 932, 950 KATUNARié: giudice di Spalato. 718 KATUNARié: attentatore a Spalato. 717 KA Vlé, Luka: sergente dei gendarmi croati. 493 V
KECMAN, Bane: esponente ortodosso della zona di Dervar, chiede l'annessione del paese all'Italia. 915 KECMANOVIé: arciprete, esponente politico. 399 KEITEL, Wilhelm von: feld-maresciallo, Comandante dell'Alto comando delle forze armate tedesche. 342, 883 , 948 KELLER, Edoardo: da Ragusa, deputato italiano al parlamento di Vienna. 65 KELOVIé, Lvan: bal).cario a Spalato. 718 KEPPLER, Wilhelm: segretario di Stato con incarichi speciali presso il ministero degli affari esteri del Reich. 345 V
'
KERINCIC, Lovro: avvocato croato a Spalato. 718 KLIKOV, Milan: ortodosso ucciso dagli ustascia nei pressi di Dernis. 446 KLIMAR, Antonio: capitano di vasc., comandante della difesa della base navale di Cattaro. 215 V
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KNEZEVIC, Obrad: ortodosso di Bencovazzo. 493 KONCÀR, Rade: organizzatore comunista; agisce a Spalato con lo pseudonimo di Rejé. Condannato a morte, dal Tribunale speciale della Dalmazia. 685, 717
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KONKUT U., Dervis: mussulmano. 955 KORDA, Nikola: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 714, 748 •
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KOSAK, Vladinùr: firma il proclama per l'indipendenza della Croazia, quindi ministro per le finanze dello Stato di Croazia. 347, 646, 700, 933, 1009 KOSANOVIé, Sava: esponente politico croato. 399 KOSSARAS, Mirko e Tode: ortodossi, uccisi dagli ustascia vicino a Dernis. 446. KOSTUR, Nikola di Spiro.: ortodosso, salvatosi da un massacro ustascia sulle alpi Bebie (Velebit) in località 'Tucic'. 446 · KOSUTié, Agostino: vice presidente del partito croato dei contadini. 345, 398 KOV ACEVIé, Bozo: capovillaggio di ;Ervenico Inferiore. 493, 494 KOV ACEVIé, Gabro: ortodosso di Bencovazzo. 493 KOV ACEVIé, Jovo: esponente ortodosso di Mazin (Lika). 956 KOVACEVIé, Milan: ortodosso, capovillaggio di Ogulin. 445, 469, 470 KOVACEVIé, Sime: ortodosso di Mazin (Lika). 956 KOVACEVIC, Stevan: esponente ortodosso di Mazin (Lika). 956 KRAINER, Roberto_: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 KRALJ: ustascia, prese parte all'attentato di Marsiglia contro re Alessandro di Jugoslavi~. 442
'
KRAMARZ, Hans: capo della divisione politica del ministero degli affari
politici del Reich. 349 KREKICH , Natale: di Zara, deputato e, quindi, senatore del Regno d'Italia. 65 KRIZMAN: rappresentante dei serbi democratici indipendenti. 399 KRMANié: colonnello croato. 563 KRNJEVIé, Giorgio: esponente del partito croato dei contadini. 398
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KRSTié: padre francescano di Signo (Sinj). 527 KRSTULOVIéH, Antonio: italiano di Spalato, membro del locale direttorio del fascio. 672 KRSTULOVIé, Simeone: croato, condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 KULENOVIé, Dzafer: vice-presidente del consiglio dei ministri in Croazia. 925 KUN, Bela: capo dell'insurrezione comunista in Ungheria nel 1919. 347 KUPié, Pasquale: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 714, 748 KURSAR, Federico: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 KUZMANié, Sergio: croato, avvocato della Banovina di Croazia a Spalato. 806 KV ATERNIK, Eugenio: detto 'Dido', capo della polizia dello Stato croato. 346, 400, 921 KVATERNIK, Slavko: (padre di Eugenio) ex-ufficiale austriaco. Seguace di Pavelié. Proclama l'indipendenza dello Stato croato. Ministro della guerra a Zagabria. 31, 298 - 301, 303 - 306, 308, 344, 346,348,374,406,407,444,449,467,485,519,521,524,525, 527, 559, 607, 610, 906, 921, 922, 940, 970, 998 KVESié, Sibe: autore di un lavoro sulla Dalmazia durante la guerra 1941-1945, vista da parte comunista. 88, 97, 99
LAGUZZI, Pietro: ten. colonnello pilota. 744 LALATOVIé, Mirko: maggiore jugoslavo, componente defla prima missione inglese presso Mihajlovié. 691, 721 LALLICH, Antonio: firma l'indirizzo al Re d'Italia per !;annessione di Ragusa. 225 LAMENié: croato, firma il proclama per l'indipendenza della Croazia. 347 LAMMER, Mirko: capo ufficio del ministero del commercio a Zagabria. 645, 647
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LANA, Lino: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 LANZA, Clara: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 LANZETTA, Dora: firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta là Dalmazia. 98 LAPENNA, Luigi: di Signo (Sinj), deputato italiano al parlamento di Vienna. 65 LASié, Giovanni: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 713, 747 LAURICELLA, Giuseppe: cap. di corvetta, prende parte alle operazioni per la presa di possesso della base nav~e jugoslava di Cattaro. 160 LAXA, Vladimiro: vice-maresciallo dello Stato indipendente di Croazia. 423, 453, 893 LAZZARO, Francesco: capitano, addetto all'Ufficio alimentazione del Governo della Dalmazia. 869 LEINWEBER, Remo: tenente di fanteria a Zara. 83, 84, 563 LEKULié, Svetozar: parroco ortodosso di Mokropolje (Campo mollo). 451 LEMESié, Leo: capo della ragioneria al comune di Spalato. 186 LENZI, Alfredo: ispettore generale del genio civile, in missione in Dalmazia. 869 LEONARDI, Alberto: colonnello, comandante il 151 ° reggimento di fanteria a Tenìn. 506, 507, 508, 509, 514, 553, 580 LETTIS (de), Margherita: moglie del podestà di Zara, Giovanni Salghetti Drioli. 74 LICARDI, Francesco: maggiore, comandante della Capitaneria di porto di Cattaro . 216 LILIBETTI, Silvio: sergente di fanteria de11'82° reggimeato. 95 LIST, Wilhelm von: feld-maresciallo, comandante delle forze tedesche del sud-est. 887
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LJOTié, Dimitrije: uomo politico, serbo, fondatore del movimento fi'lofascista Zbor (Adunata). 883, 947 LOBKOWICZ, Erwein: cameriere segreto di cappa e spada in Vaticano. 958 LOI, Salvatore: professore di lettere, scrittore di cose militari. 70, 209, 343, 457, 948, 950, 952 LOLLI , Umberto: usciere della segreteria particolare del Governatore della Dalinazia. 867 LOMBARDOZZI, Tito: addetto commerciale a Zagabria. 699 LONGO, Attilio: caporal magg. dei bersaglieri. Caduto sotto Tenìn. 50, 97 LONGOBARDO, Primo: cap. di fregata, prende possesso della base.navale jugoslava di Sebenico. 148, 253, 260 LORENZON, Giovanni: provvea1tore agli studi di Cattaro. 799 LORKOVIé, Mladen: vice-ministro e quindi ministro per gli affari .esteri di Croazia. 326, 347, 359, 381, 449, 521, 598, 700, 889, 905, 922, 926, 933, 964, 1009, 1015 LOSSANTI, Libero: sottotenente d'artiglieria a Zara. 87, 88, 90 LOTTI: questore di Cattaro. 432 LUBERTO, Vincenzo: capitano, comandante del battaglione genio a Zara. Il, 111 LUDENDORFF, Erich von: capo di S.M. durante la prima guerra mondiale. 65 LUETié, Ante: ustascia, gran zupano (prefetto) di Almissa. 99, 100, 200, 541, 644, 669, 93 I LUKié, Mihajlo: generale croato. 524 LUKINOVIé, Jure: medico a Spalato. 718 LUPINACCI, Pier Filippo: cap. di vasc., comandante di Marina Zara. 16 LUSANA, Alessandro: console generale della M.V.S.N .. 906, 999, 1001 LUXARDO, Nicolò: da Zara, industriale, consigliere nazionale, assassinato dai partigiani di Tito nel I 944. 12, 141, 181, 190, 213, 227, 285
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MACEK, Vladko: croato, capo del partito croato dei contadini. Uomo politico di primo piano ducante il Regno di Jugoslavia. 70, I 55, 187, 193,203,229,266,270,278,297 - 300, 344- 346,371,385, 397 - 399, 401, 416, 442, 469, 664, 806, 929 MACKENSEN, Georg von: ambasciatore di Germania a Roma. 293,294, 295,300, 302-308, 312,313,317,318,341,343, 348 - 350,351, 352,354,355,887,950 MAFFÌA, Itala: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 MAGALDI, Gherardo: presidente del Tribunale straordinario della Dalmazia. 203, 711, 747 MAGGIORA VERGANO, Ernesto: presidente del Tribunale speciale per la Dalmazia. 715 MAGLI, Giovanni: generale in servizio presso il Comando Supremo. 361, 935, 938, 950, 959, 967, 968, 1021, 1023 MAGLIARI: ten. colonnello, addetto a Superesercito. · 128
·MAINERI (de), Felice: italiano di Ragusa, commissario civile al comune della città. 158, 214 MAIURI, Amedeo: accademico d'Italia, componente della commissione urbanistica per il risanamento di Spalato. 777 MAKIEDO, Petar: ingegnere a Spalato. 718 MALLETKE, Walter: diplomatico tedesco, inviato da Ribbentrop a Zagabria per cercare un accordo con Macek ed i suoi seguaci. 297, 345 MANCINI, Lorenzo: tenente, addetto ai Gabinetto militare del Governatore della Dalmazia. 867 MANDEL, Maurizio : da Cattaro, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 MANDEL, Vittorio: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia . 98 MANDUCCHI, Vittorio: geniere, caduto a Zara. 59, 97 MANIN, Ludovico: ultimo doge di Venezia. 284
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MARTINIS, Decimo ed Ottavio: da Spalato, firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 MARTINIS, Doimo: da Lèsina, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 MARUSSI, Vincenzo: da Zara, capo ufficio 'I' divisione 'Sassari', commissario civile a Dervar. 35,509,546,569,621,893,914,915, 978, 980 MASERA, Sergej: ufficiale di marina jugoslava, affonda a Cattaro con il caccia Zagreb. 211 MASKOVIé, Giorgio: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 714, 748 V
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MASINOVIC, Sacin: maomettano, u/ema di Sarajevo. 955 MASTROIANNI, Ottavio: tenente, componente del Tribunale speciale per la Dalmazia. 716 MATié, Ante: gestore di un ristorante a Spalato. 718 MATKOVIé, Davor: condannato a morte dal Tribunale straordinario del-
la Dalmazia. 748 MATTIAS, Antonio: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la. Dalmazia. 98 MAUGERI, Giuseppe: militare a Sebenico. 680 MAURANO, signora: firma un telegramma a Mussolini per ottenere i'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 MAVER, Giovanni: da Cùrzola, firma il messaggio a Mussolini per l'an· nessione di tutta la Dal~azia. 98 MAYER, Edorado: da Zara, commissario civile a Nona (Nin). 212, 219 · MAZIBRADA, Saverio: direttore del.convento della SS. Assunzione presso Obravazzo (Obrovac). 451 MAZZITELLI, Antonio: s. tenente carrista nella compagnia meccanizzata del Comando Truppe 'Zara'. 55, 89 MAZZOLINI, Serafino: diplomatico, Alto commissario per il Montenegro. 427, 428, 455 MEDAKOVIé, Mile: ortodosso, ucciso dagli ustascia presso Dernis. 446
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
MEDICI, Enrico: ispettore scolastico a Spalato. 797 MEDICI (de), Ugo: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 MEDIN, Antonio: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 MEDIN, Bruno: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 MEDIN, Gastone: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 MELA della STELLETTA, Luciano: tenente del Savoia Cavalleria. 451
MENEGHELLl, Elio: da Cattaro, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 MENICHELLA, Donato: nel 1941 direttore generale dell'I.R.I.. 324, 325, 326, 328, 358, 384, 646 MENSITTERI, Francesco: maggiore della giustizia militare. 456 MENTASTI, Luigi: generale, comandante del XIV Corpo d'armata. 436 MERANGHINI, Umberto: maggior generale della giustizia militare, com-
ponente del tribunale speciale per la Dalmazia. 715 MERENDI, Ugo: ten. colonnello del genio, comandante del primo reparto di soldati italiani di presidio a Sebenico. 148 MERLINI, Mario: soldato decorato della croce di guerra al v.m. a Tenìn. 89 MESTROVICH, Maria: di Zara, mobilitata come 'Giovane italiana' durante l'assedio di Zara. 76 MESSE, Giovanni: colonnello comandante a Zara il 9° reggimento bersaglieri. Poi Maresciallo d'Italia. 4 MICHELE: nipote dell'ultimo re del Montenegro. 427 MICHIELI VITTURI (de), Feliciano: di Traù, commissario straordinario al comune di Castelnuovo di Traù. 219 MlCHIELI VITTURI (de), Silvio: di Traù, commissario straordinario al comune di Traù. 219 MIHAJLOVIé, Dragoljub (Draz.a): capo dei cetnici della Serbia, ministro della guerra del Governo jugoslavo in esilio. 691, 721, 884, 936, 948
Indice delle persone citate
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MIJAT, Antonio e Cvetko: condannati a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 MILETA, Girolamo: vescovo cattolico di Sebenico. 682 MILETié, Ivo: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 MILJUS, Vaso: ortodosso di Obrovazzo (Obrovac). 494 MILLO di Casalgiate, Enrico: contrammiraglio, Governatore della Dalµ1azia ·nel 1919 e nel 1920. 635, 695 MILLO, Vittorio: traduttore presJO il Governo della Dalmazia. 867 MILOSEVIé, Zarko: notabile ortodosso di Bosanski Petrovac. 893 MINOTTI, Gastone: capitano di vasc., prende possesso della base navale jugoslava di Cattaro. 150, 151, 211, 257 MIOCICH, Giova~ni: soldato italian·o, caduto a Spalato durante un attentato. 684 MIOTTO, signora: firma un telegramma a Mussolini per ottenere l'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 MIRKOVIé, Nikola: ortodosso, esponente del villaggio di Medeno Polje. 979 MIRKOVIé, Andrea: capo di una banda di cetnici. 900 MIROSSEVICH, Matteo: italiano, commissario straordinario al comune ed al distretto di Signo (Sinj). 219 MISON, Giuseppe: capo degli ustascia a Glina. 470 MISSONI, Attilio: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annesione di Ragusa. 225 MISSONI, Luigi: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 MISSORI, Mario: capo dell'Archivio centrale dello Stato. 207 MITROVIé, Spase: ortodosso, ucciso dagli ustascia vicino a Dernis. 446 MLINAROVIé, Djuro: ortodosso, ucciso dagli ustascia vicino a Dernis . 446 MOLFINO, Giorgio: presidente della Federazione nazionale dei commercianti. 179
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MONASS, Aldo e Innocente: firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 MONCADA, Francesco: vice-commissario generale civile per la Venezia Giulia dal l 922 al 1924. 207 MONDINI, Domenico: dalmata, cannoniere, caduto nel combattimento.sostenuto dal rimorchiatore Ursus e dal pontone armato G.M.239. 68 MONELLI, Paolo: giornalista, inviato speciale del Corriere dellq Sera in Dalmazia. 212 MONTEBAROCCI, Giorgio: tenente di vasc .• comandante del piroscafo armato. Morrhua. 73 MONTICELLI, Furio: generale, comandante della divisione 'Sassari'. 180, 224,412,413,415,446,447,473,510,511,514,515,526,530, 534,541,555,561,565,568,906,918,920,927,928,956,999 MORACA, Vlade: capo ortodosso della zona a nord di Tenìn. 900 MORGARI: colonnello, sottocapo di S.M. della 2a Armata. 896, 913, 914 MORINI, Bruno: giornalista, inviato speciale de li Giornale d'Italia in Dalmazia. 211, 349 MORISANI, Giovanni: addetto alla cancelleria del Governo della Dalmazia. 869 MORONI, Antonio: senatore ~el Regno, commissario straordinario a Trieste nel 1919-1922. 207 MOROSINI, Luigi: colonnello, capo di S.M. della divisione 'Re'. 957 MORRA, Eugenio: colonnello, comandante del 'Fronte a terra' di Zara e della colonna d'attacco su Tenìn . 11, 20, 33, 35, 37, 39- 41, 43 - 51, 81, 87, 90, 110 - 112,114,116,118,124,131 - 133 MORSIANI, Gaspare: sergente magg., carrista nella compagnia meccanizzata di Zara. 95 MORVISI, Celso: segretario della Federazione fascista di Cattaro. 202, 203, 695 MRDULJAS, Emanuele, Giorgio, Giuseppe e Tommaso: condannati a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 MUNZANI, Pietro Doimo: arcivescovo cattolico a Zara. 34, 695
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MUSSOLINI, Benito: capo del Governo, Duce del fascismo. 19, 20, 60, 62, 141, 145, 146, 158, 167, 171, 174, 177, 178, 183, 184, 187, 190,194, 197,200-202,204,220,221, 232,244,266,270,293, 294 - 296, 300 - 305, 307, 308, 310 - 315, 317, 319, 320 - 328, 33Ò, 331, 333, 334, 341 - 344, 350 - 35~. 357, 358, 360 - 362, 369, 385,405-407,416,419,422,441, 444,450,480,484,506, 512,518-522, 529,535,540,545,559,561,566,595,609,635, 636, 638, 639, 643, 659, 661, 671, 674 - 676, 681, 697, 703, 713, 716,720,745,761,772,785,790,792,798,799,800,803,804, 814,821,823,887,888,905,909,910,920,921 - 923,925,926, 934, 935, 937 - 940, 944, 950, 958, 967, 971, 1005 MUTI, Francesco: giornalista, inviato speciale de // Resto del Carlino in Dalmazia. 212
NAGLIATI, Nello: organizza il Dopolavoro (0.N.D.) in Dalmazia. 225 NANI, signora: firma u n telegramma a Mussolini per l'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 NANI, Umberto: da Traù firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 NARDECCHIA, Ernesto: capitano dei bersaglieri a Zara. 111, 116 NARDELLI, Bruno: croato, ustascia, capo dell'amministrazione comunale a Spalato. 160, 266 NASSO, Marco: firma _l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 NA VA, Oddone: sott,o tenente medico a Zara. 122 NEDié, Milan: generale, capo del Governo serbo, durante .l'occupazione tedesca. 885, 886, 887, 947 V
V
NESKOVCIN, Veliko: attentatore a Spalato. 684, 717 NICOLA I: re del Montenegro. 427 NICOLETTI, Tullio: commissario straordinario del distretto di Seben'ico. 219 NICOLICH , Fausto: medico, ufficiale sanitario del comune di Zara. 21
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NICOLOTTI, Vittorino: capitano di fregata, comandante Marina Lussino. 210 NIGRI, Rodolfo: caposquadra del 97° battaglione Camicie nere. 563 NIKOLié, Ante: prefetto croato di Tenìn (Knin). 506, 510, 556, 645, 902, 903, 918, 919, 1008 NIKSié, Ante: magistrato a Karlovac; sostenitore di Pavelié. 307 NIKSié, Marian: fratello di Ante, capo della polizia a Sebenico. 53, 92 NITTI, Francesco Saverio: uomo politico, primo ministro. 66 NOVACH, Giovacchino: da Traù, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione della Dalmazia. 98 NOVACH, Luigi: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 NOVACOYICH, Leo: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 NOVAJ(, Anton: silurista sui sommergibili a Cattaro. 215 NOVAKOVIé, Cedomil: da Tenìn , avvocato. 289 NOV AKOVIé, Ljubo: da Tenìn, rappresentante di commercio. 289 NOVAKOVIé, Niko: ex-deputato alla Skupstina, podestà di Tenìn, negozia gli accordi fra gli insorti della zona e i comandi italianì. Per la sua statura soprannominato 'Nico Longo' . 180, 181, 199,224, 281, 289, 371, 53i, 580 NOV AKOVIé, Tedore di Giorgio: ortodosso, salvatosi dal massacro ustascia di Dermis. 446 NOVAKOVIé, Teodoro: da Tenìn, avvocato. 289 NOV AKOVIé, Vlada: di Tenìn, fratello di Nico, cetnico. 97 NURRA, Giovanni: colonnello di artiglieria a Zara. 11, 111, 123
OBRADOVIé, Ante: capitano del 54° reggimento jugoslavo, contrasta l' avanzata della colonna Morra su Tenìn. 48, 97 OBRENOVIé, Michele: principe di Serbia. 439 OBRENOVIé; Milan: principe di Serbia. 440, 44 1
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OGRISEK, Michele: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione della Dalmazia. 98 OJETTI , Ugo: accademico d'Italia, componente della commissione urbanistica per il risanamento di Spalato. 777 OLSTASKI, Nicola: ortodosso, ucciso dagli ustascia vicino Dernis. 446 OMCIKUS, Pajo: capo dei ribelli ortodossi della zona di Bencovazzo. 525 OPACi é, Nicodemo: padre superiore del convento di Sant'Arcangelo presso Chistagne. 45 1 ORLié, Branko: studente, comunista condannato a morte a Spalato. 796, 825 ORLICH, Elio: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 ORLOVIé, llija: ortodosso, ucciso dagli ustascia a Tenin. 446 ORSEOLO, Pietro II: doge di Venezia, inizia l'espansione di Venezia sulla costa dalmata. 283, 284 ORTONA, Egidio: console, segretario particolare del Governatore della Dalmazia. Poi ambasciatore . 867 OSTOJié, Zaharije: maggiore jugoslavo componente la prima _m issione inglese presso Mihajlovié. 691 , 721 OXILIA , Giovanni: generale, capo della missione militare presso il Governo di Croazia. 453,480, 52·5, 526,557, 562,563,921,923,937, 938, 951, 963
PACE, Pietro: maestro di casa del Governatore della Dalmazia. 867 PACINI, Luigi: caporal maggiore carrista a Zara. 89 PAFUNDJ , Gi useppe: generale comandante del XVII Corpo d'armata sul fronte albanese-jugoslavo. 147, 272 PAGANO, Giuseppe: ispettore superiore, capo dell 'U ffi cio dogane del Governatorato della Dalmazia. 219, 868 . PAGANO, Mario: direttore della scuola elementare di Borgo Pozzobon (Spalato) . 797
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PALLADINO, Pasquale: dirigente confederazione del commercio. 179 PALLUCA, Francesco: funzionario del ministero dei lavori pubblici, in missione in Dalmazia. 220 PANELLA, Edoardo: caporal magg. qell'82° reggimento deUa divisione 'Torino', caduto a Stikada. 54 PAOLO: principe, reggente di Jugoslavia. 10, 400, 442 PAPO, Luigi: da Montona (Istria), s.crittore, giornalista. 214 PARENTI, Rino: vice-segretario nazionale del Partito fascista. 203 PARIBENI, Roberto: accademico d'Italia, componente della commissione urbanistica per il risanamento di Spalato. 777 PARIS, Edmond: scrittore, studioso di problemi jugoslavi. 948, 962 P ARMEGGIANI, Alfredo: s. tenente della Capitaneria di porto di Zara. 216 PASCIARI, Francesco: agente di P .S. addetto al Governo della Dalmazia.
868 PASlé, Nikola: se~bo, fautore della ·Grande Serbia, uomo politico, capo del Governo jugoslavo. 394, 395, 440 PASSERI, Onorato: fante dè11'82° reggimento. 95 PA VAN, Antonio: vice prefetto a Cattaro. 432
PA VELié, Ante: fondatore del movimento ustascia. Capo dello Stato indipendente di Croazia. 22, 25, 52, 76, 100, 157, 160, 164, 170, 180, 183, 184, 187,193,200,201,215,221,251,266,267,270, 280,293 - 296, 300 - 308, 310 - 314, 316 - 329,331, 341 - 344, 346,348-356,360,369, 370,372,375,376-378,382,383, 385, 398-407,409,411,414, 416,417,419,422,424,442,443,449, 453,455,468,481,482,487,488,490,505,511,515, 518-523, 525,526, 529-531, 534,541,559,560,596,597,599,602, 60.4, 607,640,645,647,659,686,700,790,883,889,891,901,902, 905, 907 - 910, 914, 915, 918, 924 - 926, 929, 931 - 934, 940, 943, 947, 958, 964, 966, 967, 1009 PAVIé, Vratoslàv: operaio a Spalato. 718 PAVLIC:EVIé, Milovan: capo degli ustascia a Tenìn. 199 PECANAé, Kcista: uno dei capi cetnici della Serbia, appoggia il Governo serbo del generale Nedié. 885, 886, 949, 992
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PEDERIN, Rudolf: avvocato croato a Spalato. 266, 414, 448, 718 PEDRAZZOLI , Gino: generale comandante della divisione 'Taro'. 434 PELLEGRINI, Ubaldo : tenente, addetto al Gabinetto militare del Governatore della Dalmazia. 867 PENNETTA: funzi onario del ministero dell'interno. 227, 290 PENSO , Antonio: commisario civile a Sestanovac. 219 PENTIMALLI, Riccardo: generale comandante la divisione 'Marche'. 200, 273, 274, 418 PERCEé, Gustav: giornalista, seguace di Pavelié.· 346, 398 PERCEVIé, Ivan: ustascia, collaboratore di Pavelié. 344, 346, 400 PERié, Ivan: coreggente del Regno di Jugoslavia durante la minore età di Re Pietro. 443, 539 · PERié, Stijepo: ministro dello Stato indipendente di Croazia a Roma. 483, 488, 700, 903 , 933, 981, 1009 PERISié, Milos: ex-capitano jugoslavo . 915, 960 PERISSI, Maria: mobilitata come 'Giovane italiana' a Zara. 76 PERNAR, Ivan : deputato croato, ferito durante la sparatoria alla Skup"' stina ad opera di Punica Racié. 397 PERONE, Antonio : da Ragusa, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 PERONE, Michele: da Ragusa, firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione della città. 225 PEROVICH, Mario : sottotenente dì fanteria a Zara. 91 PERROTTA, Luigi: capitano del comando del ' Fronte a terra' di Zara. 48 PER USINO, Carlo: capitano del servizio_'I' della divisione 'Sassari'. 446, 515, 558 PESENTI, Carlo: commissario all e fab briche. di cemento della Dalmazia. 219 PETITTI di RORETO, Carlo : generale, comandante delle forze di occupazione dì Trieste, nel 1918. 207
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PETKOVIé: rappresentante del Governo di Zagabria a Ragusa. Assume i poteri civili di quel comune. 200 PETKOVIé, Ivo: albergatore a Spalato. 718 PETRAELLO, Zvonimiro: croato, simpatizzante per l'Italia, ucciso a Spalato. 671, 710 PETRONIO, Leo: funzionario del ministero dell'agricoltura e foreste in missione in Dalmazia. 219 PETROVIé: montenegrino, ingegnere, simpatizzante per l'Italia. 432 PETROVIé, Cristoforo: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 714, 748 PETROVIé-NJEGOS: dinastia regnante nel Montenegro sino al 1918. 394, 427 '
V
PETROVIC-NJEGOS, Michele: nipote dell'ultimo re del Montenegro; nel 1941 rifiuta la corona offertagli dall'Italia. 427 PETROVIé-NJEGOS, Nicola: ultimo re del Montenegro. 439 PETTEIN, Domenico : firma l'indirizzo al Re d'_Italia per l'annessione di Ragusa. 225 PETTERUTTI, Mario: tenente dei carabinieri del XX battaglione CC.RR .. 978, 980 PETZ, Oliviero: commissario straordinario alla tenuta demaniale di Aurana (Zara). 785 PEZZI, Giuseppe: ultimo podestà italiano di Cattaro (1897). 281 PIACENTINI, Marcello: accademico d'Italia, componente della commissione urbanistica per il risanamento di Spalato. 777 PIAGGIO, Giovanni: capitano, componente del Tr.ibunale speciale per la Dalmazia. 716 PIAZZA, Luigi: sottotenente di fanteria a Zara. 122 PICCONE: generale, primo comandante del presidio di Sebenico . 238 PIERANTONI, Ignazio: capomanipolo della M.V.S.N .. 431 PIERO: padre francescano a Zara. 35 PIETRO II: re di Jugoslavia. IO, 400, 721
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PIETROMARCHl, Luca: ministro plenipotenziario, capo dell'Ufficio Croazia del ministero degli affari esteri. 221, 361, 422, 425, 452, 454,
489,496,506,516,517,518,551,553,558,566,567,700,710, 729,890,905, 9061907, 908,909,914 ,924, 929,930,931,932, 933,937,938,939,951,957,960,961,962,964,966,968,969, 975, 978 , 985, 998, 1009, 1015 PINCATié, Antonio: parroco di Pàgene. 451 PINI , Giorgio: capo del partito itali.ano di Sebenico durante la dominazione austriaca. 65 PIOLA, Giuseppe: s. tenente carrista nella compagnia meccanizzata a Zara. 55, 88, 90 PIOLLET: ten. colonnello francese. Uccise a .colpi di sciabola l'attentatore di re Alessandro di Jugoslavia. 442 PIRZIO BIROLI, Alessandro: generale, governatore militare del Montenegro. 436 PIT ACCO, Giorgio: irredentista, pod·està di Trieste. 207 PITAMIZ, Honorè: di Zara. 74 PITTERI, Riccardo: irredentista ed uomo politico di Trieste. 222 PIVl, Amleto: caporal magg .. Caduto a Milocer (Budua). 457 PIZZICHELLI, Fausto: intendente di finanza a Zara. 77 1, 785, 822 PIZZOLATO, Gavino: generale, comandante della divisione corazzata 'Centauro' . 209 PODR UG, ·stipe : croato, attentatore ad una polveriera a Spalato. 684 PODUJE, Luca: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 POLA VIé, Antonio: fornaio a Spalato. 672 POLI, Franco: guardiamarina di Capodistria. 68 POLLI, Renzo: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 POLLINI, Leo: scrittore e studioso di problemi jugoslavi. 441, 442 POL VERELLI , Gaetano: sottosegretario di Stato alla cultura popolare. 169,
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PONTE, Carlo: funzionario del ministero delle finanze in missione in Dalmazia. 220 POPARié, Dragutin: commerciante a Spalato. 718 POPOVIé, Mihajlo: sacerdote di Polaka, ucciso dagli ustascia a Dernis. 446 POPOVIé, Pajo: capo ortodosso della zona di Biskuplja (Tenin). 543, 918, 1007, 1008 POPOVIé, Torna: deputato alla Skupstina, coimputato nel processo per la sparatoria e le uccisioni al parlamento di Belgrado. 397 PORTA, Bruno: ten. del genio: addetto al Comando Truppe 'Zara'. 51, 67, 70, 71, 78, 81, 82, 83, 84, 85, 91, 94 POSAR, Guido: professore italiano a Spalato. 796, 797, 825 POSPISIL: ustascia, partecipa all'attentato di Marsiglia contro re Alessandro di Jugoslavia. 442 POVIA, Gaetano e Francesco: firmano l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 POZZOLI, Lorenzo: console della M.V.S.N .. 429, 430, 431, 457 PRAGA, Giuseppe: di Zara, professore, storico degli eventi di Zara. 75, 213 PRASSEL, Luigi: italiano di Spalato, componente del direttorio del fascio locale. 219, 672 PREDIERI, Alessandro: colonnello, capo di S.M. della divisione 'Bergamo'. 957 V
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PREUCIL, Davor: bambino di cinque anni morto in un attentato a Spalato. 683, 684 PRIAM, Giuseppe: croato, ferito a Spalato durante un attentato. 717 PRIBICEV!é, Svetozar: uomo politico serbo, si allea con i croati. 397,441 PRINCIP, Gavrilo: uccide a Sarajevo (1914) l'arciduca d'Austria. 954 PRIMIERI, Clemente: colonnello, capo di S.M. del V Corpo d'armata. 957 PRPié, Ivan: generale croato. 200 PRIZIA, Annibale: addetto all'ufficio cifra del Governo della. Dalmazia. 867
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PROSPER, Emma: croata, ferita a Spalato durante un attentato. 717 PUK, Mirko: ministro di grazia e giustizia dello Stato indipendente di Croazia. 403, 642, 700, 922, 933 PUPOV AC, Djundja: ortodosso. 493 PUPOVAC, Jovo: ortodosso. 493 PUPOV AC, Pietro: ortodosso. 493
RACié, Punica: deputato montenegrino alla Skupstina. Durante una seduta uccide a colpi di pistola in piena assemblea i deputali croati, Paolo Radié e Giorgio Basaricek ferendo gravemente Stefano Radié. 67, 344, 397 RACO, Giuseppe: addetto all'Ufficio economico-finanziario del Governatorato della Dalmazia. 868 RADié, Dusan e Ratko: ortodossi, uccisi dagli ustascia vicino Dernis: 446 RADié, Paolo: deputato croato a Belgrado, ucciso in piena assemblea. 67, 341, 396, 397 RADié, Stefano: capo. del partito croato dei contadini. Muore a seguito delle ferite riportate durante la sparatoria aila Skupstina. 67, 229, 344, 394, 395, 396, 397, 440, 441, 442, 717 RADlé, Stevo: ortodosso, ucciso dagli ustascia presso Dernis. 446 RADMILLI, Antonio e Giuseppe: firmano l'indirizzo al Re d'Italia per.l'annessione di Ragusa. 225 RADNICH, Oscar: magistrato italiano in missione in Dalmazia. 219 RADONICH, Estella: stenodattilografa addetta alla segreteria particolare del Governatore della Dalmazia. 867 RADOVANI, Plinio: da Zara, professore, commissario civile a Dernis. 212, 219, 494 RAFFONE, Gaetano: funzionario del ministero delle finanze in missione in Dalmazia. 186, 219 RAICEVICH, Giovanni: da Làgosta, firma il ìnessaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
RAJié: ustascia prese parte all'attentato di Marsiglia contro re Alessandro di Jugoslavia. 442 RANDACCIO, Giovanni: pluridecorato della prima guerra mondiale. Medaglia d'oro. Caduto in vista di Trieste. 321, 356, 375, 376 RAND!, Oscar: funzionario del ministero della cultura popolare in missione in Dalmazia. St1,1dioso e scrittore di problemi jugoslavi. 168, 184, 192, 193, 213, 219, 220, 441, 696, ·703 RANUCCI: comandante di Marina, addetto al Comandò Marittimo dell' Alto Adriatico. 74 RE, Gian Carlo: colonnello, addetto militare a Zagabria. 453, 511, 555, 589
REBENOVIé, Stevan: ex-deputato a Belgrado. Capo dei cetnici della Lika. 531 REINER de. ROBENSTEIN, Mario: maggiore, comandante di porto a Zara. 73 RENNER, Kai:I: cancelliere austriaco, firma il trattato di pace con l'Italia dopo la prima guerra mondiale. 831 RESTAINO: maestro elementare a Trebocconi .(Sebenico). 798 RIBBENTROP, Joachim von: ministro per gli affari esteri di Germania. 297,298,300-306,308,312-315,317, 318,320,321,323 , 325, 326,341,342,345 - 356,449,482,520, 883,884,924.926, 927, 931 - 935, 940, 948, 949, 964, 1021 RIBOLLI, signora: firma il telegramma a Mussolini per ottenere l'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 RIBOLLI, Alfredo: funzionario del ministero d ei lavori pubblici, in missione in Dalmazia. 220 RIBOLLI, Bruno ed Enrico: da Spalato, firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia . 98 RICCARDI, Arturo: ammiraglio, sottosegretario di Stato al ministero della Marina. 182, 223 , 254, 373, 720 RICCI, Umberto: senatore del Regno. 785 RIDONDELLI, Enrico: s. tenente della Capitaneria di porto a Spalato. 216 RIFICI, Oiuseppe: caporal maggiore dei bersaglieri a Zara. 90
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RIMONDINI: ispettore generale del ministero dell'educazione nazionale, capo dell'Ufficio speciale per le scuole dei nuovi territori annessi all'Italia. 787 RINETTI : ingegnere, capo dell'Ufficio del genio civile a Spalato. 784 RINTELEN, Enno (von): generale tedesco, addetto militare a Roma . 303, 304,308,342,343,350,351,361 ,888,934,938,95 0,968, 1021 RIPANDEL LI , Michele: maresciallo, addetto al Comando della colonna d'attacco su Tenìn. 50, 89 RISMONDO, Nerino: di Zara , An imatore della comunità dei profughi da Zara, dopo la seconda guerra mondiale. 79 RITECCHI, Mario: soldato dell'82° reggimento di fanteria. 95 RITTER, Kart: a mbasciatore, con incarichi speciali presso il ministero degli affari esteri del Reich. 301, 302, 348 RIVER, Elena: croata, ferita a Spalato durane un attentato . 717 RIVOLTA, Carlo: generale, comandante delle truppe di Zara negli anni I 939 e 1940. 4, 5 ROATTA, Ma rio: generale, capo di Stato Maggiore dell 'Esercito, nel 1941 : 13, 14, 42, 43, 52, 72, 77, 93, 99, 357, 361,697,934,935,967, 1021 ROBERTI , Vero: giornalista, inviato speciale de La Stampa in Dalmazia. 212 ROBERTS, Walter R.: scrittore, studioso dì problemi jugoslavi. 721 RODié, Ilija: prete greco-ortodosso. 901 ROIATTI, Giuseppe: tcn. colonnello, comandante del' battaglione 'Cadorna' delle Truppe 'Zara'. 51, 56, 57, 58, 60, 95 , 96, 99,118, 120 ROKVIé, Dusan: capo ortodosso . degli insorti della zona di Kljuc. 900 ROKVIé, Ma ne: capo ortodosso degli insorti a nord di Tcnìn. 900 RONCHI, Vittorio: professore, direttore generale dell'alimentazione. 174, 275 ROSBOWSKY, Biagio: tenente di fan teria a Zara. 69 ROSié: croato, condannato a morte da Belgrado. 398 ROSSI, Francesco: sot t ocapo di S.M. dell'Ese rcito. 32, 43 , 125, 1026
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SAJEVA, Antonino: vice-questore, addetto all'Ufficio di P .S. del Governo della Dalmazia. 867 SALAROLI, Antonio: commissario alle miniere ed alle forze idrauliche della Dalmazia. 219 SALATA, Francesco: da Ossero, senatore del Regno. 60, 351, 414, 448 SALGHETTI, Giuseppe: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 SALGHETTI DRIOLI, Giovanni: podestà di Zara nel 1941. 61, 108, 141, 190, 213, 227, 285, 635, 695 SALOMON, Casimiro (detto Miro): fiduciario della Federazione fascista di Zara ad Oltre (Preko). 208· SALVATORES, Umberto: colonnello corriandante del 6° reggimento bersaglieri. 513, 514, 515, 531, 544, 557 SALVI, Ercolano: da Spalato, senatore del Regno. 65 SALVI, Giorgio: veterinario dell'Ispettorato alla sanità del Governo della Dalmazia. 867 SALVINI, Cesare: ten. colonnello medico presso il Comando truppe 'Zara'. 20 SANI, Mario: commissario al comune di Zara negli anni '30. 335 SANSA, Giorgio: giornalista. 443 SANTINI, Massimiliano: condannato a morte in contumacia dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 SANTORO, Alfredo: sottotenente di fanteria a Zara. 94 SARACA (de) Enrico, Gioacchino, Natale, Orsato, Pietro, Rosetta e Silvio: firmano l' indirizzo a Mussolini per l'annessione di Ragusa ali' Italia. 224 SARACA (de) CALBlANI, Maria: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 SARACA (de) SElFERT, Tilde: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 SARTORI, Francesco: sergente, addetto al Gabinetto militare del Governatore della Dalmazia. 867
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SASCOR, Edoardo: funzionario del ministero delle poste e telecomunicazioni in missione in Dalmazia. 220 SASSETTI, Gino: professore a Zara. 208 SAURO, Nino: consigliere nazionale. 659 SAVARESE, Roberto: sottotenente d'artiglieria a Zara. 88 SAVO, signora: firma il telegramma a Mussolini per ottenere l'apertura della. scuola media italiana a Spalato. 823 SAVO, Giovanni: italiano di Spalato, commissario alla Camera di commercio della città. Vice federale di Spalato. Ucciso dai partigiani. 98, 178, 219 SA VO, Ricca~do: da Spalato, firma il telegramma a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 SCAMMACCA, Francesco: diplomatico dell'ufficio di collegamento del ministero affari ésteri con il Comando Supremo. 938, 969 SCASSELLATI SFORZOLINI, Francesco: prefetto di Cattaro. 202,432, 433, 434, 436, 458, 459, 498, 689, 695 SCHANZER, Carlo: ministro italiano per gli affari esteri. Firma gli accordi di Santa Margherita Ligure. 66 SCHMIDT, Paul Otto: ministro, interprete, addetto alla segreteria del ministro per gli affari esteri del Reich. 352, 353 SCHÒNFELD (de), Enrico: titolare della omonima casa editrice e libreria a Zara. 696 SCHROEDER, Ludwig: generale, capo dell'amministrazione militare tedesca in Serbia. 883 SCIALOJA, Antonio: professore universitario. 815 SCORZA, Carlo: presidente dell'Ente stampa. Dà vita al primo giornale italiano (bilingue) di Spalato. 169 SCOTTON, Antonio: studente universitario, impiegato presso il fascio di Sebenico, ucciso in una imboscata. 672, 676, 746 SEAT:. capo della comunità ortodossa di Tenìn. 1007 SECCHI, Attilio: contrammiraglio, primo comandante di Marina Sebenico. 163, 260, 689
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SECCO, Anna: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 SECCO MAJENZA, Tina: firma l'indirizzo al Re d'Italja per l'annessione di Ragusa. 225 SECCO, Stefano: firma l'indirizzo del Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 SECRETI, Riccardo: ispettore generale di pubblica sicurezza in Dalmazia. 869 SEKULiè, Milos: medico, prima persona ad uscire dalla Serbia dopo il colpo di Stato del 27 marzo 1941. 884, 948
a
SELEM, signora: firma il telegramma Mussolini per ottenere l'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 SELEM, Antonio: da Spalato, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 SELEM, Stefano: avvocato italiano a Spalato, vice commissario al comune. 98 SELLANI, Orfeo: vice-comandante generale della G. I.L. (Gioventù del Littorio). 72 SENJANOVIé, Germano: condannato a morte in contumacia dal Tribunale straordinario per la Dalmazia. 748 SERENA, Adelchi: segretario nazionale del Partito fascista. 153, 200, 202, 212, 455, 556 SERRAGLI, Ca milio, Giovanni e Luigi: firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 SERRAGLI, Enrico e Luigi: firmano l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 224 SE RRENTINO, Pietro: s. tenente dei bersaglieri a Zara . 73, 83, 88, 90, 93 SERRENTINO, Vincenzo: comandante della difesa contraerea di Zara. Capo délla provincia (1943-1944). Condannato a morte e fucilato a Sebenico dai partigiani di Tito. 7 I I, 745, 747 SETTEMBRE, Anchise: militare dell'82° reggimento di fanteria, caduto a Spalato a seguito di un attentato. 684 SEYEGLIEVICH, Renato: tenente dei bersaglieri, del Comando 'Fronte a terra' di Zara. 48
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SFORZA, Carlo: ministro italiano per gli affari esteri. 66 SILié: da Sussak, organizzatore degli ustascia. 179 SILVESTRI, Luigi: sostituto avvocato dello Stato in missione a Spalato. 806, 807, 875, 876 SIMié: colonnello· croato, comandante del presidio di Gacko. 536 SIMié, Vjekoslav: francescano, parroco a Tenìn, acceso ustascia. 199, · 419, 469 SIMONI, Gaetano: ten. colonnello della Guardia di finanza in Dalmazia. 219, 869 SIMONI, Leonardo: (pseudonimo di Michele Lanza, diplomatico presso l'ambasciata d'Italia a Berlino) scrittore. 353 SIMORINA, Isidoro: da Cattaro, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 SIMOVIé, Dusan: generale d'aviazione, capo di S.M. dell'esercito jugoslavo, autore del colpo di Stato del 27 marzo 1941, che deponeil reggente Paolo. 10, 13, 70, 297, 298, 342, 344 SIMURINA: capitano dell'aviazione croata. 554
SIMUNié: commissario croato di polizia a Spalato. 100 SIMUNié: avvocato a Spalato. 718 SINC:Ié, David: zupano (vice-prefetto) quindi prefetto croato di Tenìn, indi vice-commissario generale amministrativo. 5~6, 529, 530, 540, 561, 919, 931, 1008 SIROTTI, Berto: s. tenente della Capitaneria di porto di Sebenico. 216 SISSA, Romualdo: sottotenente di vascello a Zara. 73, 99, 136, 137 SIVILOTTI, Alfredo: da Ragusa, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 SKARié, Ivan: ortodosso ucciso dagli ustascia vicino Dernis.. 446 SKARié, Matteo: commissario austriaco al comune di Zara dal 1916 al · 1918. 3 SKORié, Dane: ortodosso di Medvidje. 493 SKORié, Gavran: ortodos~o. 493
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SKROZA, Giuseppe, Milivoj e Spiro: condannati a morte dal Tribunale straordinario per la Dalmazia. 748 SLOVINié: inviato ustascia a Ragusa per affermare l'appartenenza della città allo Stato di Croazia. 158, 164, 272 SMERALDI, Ugo: commissario ai Cantieri navali di Spalato. 219, 262 SMERCHINICH, Leo: da Cùrzola, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 SMERCHINICH, Pietro: da Cùrzola, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 SMERCHINICH, Stefano: sotto l'Austria capo del partito italiano di Cùrzola. 65 SOGLIAN, Giovanni: provveditore agli studi a Spalato. Ucciso dai partigiani nel settembre del 1943. 98, 792, 793, 799 SOKOLOVIé, Vladimiro: console jugoslavo a Zara, nel 1941. 15, l~ SOLARI, Angelo: referendario della Corte dei conti, addetto alla segreteria generale del Governo della Dalmazia. 867 SOLARI BOZZI, Giuseppe: scrittore giornalista. 441, 442 SOLDIN: croato, processato e condannato a morte da Belgrado. 398 SOMMAVILLA, Angelo: console della M.V.S.M., comandante della 73• legione Camicie nere. 902 SONNINO, Sidney: ministro degli affari esteri dell'Italia. 65 SORICE, Antonio: generale, capo dì Gabinetto al ministero della guerra. 223 SORICH, Casimiro: commissario civile a Bencovazzo (Benkovac). 212, 218 SPALLANZANI: avvocato, incaricato dell'inventario dei beni nella Villa Reale di Milocer (Budua). 428, 430 SPASié, Milan: tenente di vasc., imbarcato sul caccia Zagreb. Per sottrarre la nave alla cattura fa saltare la santabarbara e si sacrifica con la nave. 151, 211 SPECHEL, Augusto: console generale, capo Gabinetto del Governatore della Dalmazia. 558, 867 SPERAC, Felix: ingegnere a Spalato. 718
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SPRILJAN, Vinko: condannato a morte dal Tribunale speciale della Dalmazia. Graziato da Mussolini. 681 SPORTELLI, Ugo: funzionario del ministero dell'interno, direzione antincendi, in missione in Dalmazia. 220 SPORTIELLO, Ettore: ammiraglio, comandante della base navale di Cattaro. · 210, 211,257 SPOTORNO, Giuseppe: funzionario del ministero delle finanze, inviato in missione in Dalmazia. 186 SQUICIMARRO, Giuseppe: da Ragusa, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98, 225 STAHLECKER: funzionario della segreteria del ministro per gli affari esteri del Reich. 322, 323, 357 STANKOVIé, Radenko: co-reggente del re Pietro di Jugoslavia. 442 V
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STARCEVIC, Ante: propugnatore dell'autonomia per i croati. Considerato un precursore dagli ustascia. 341, 393, 439 STECHER, Guido: ~i_Zara, mobilitato con i 'preavieri' durante l'assedio di Zara. 91 STEFANELLI, Italo: sottot~nente dei. bersaglieri a Zara. 96 STEINBACH, Carlo: tenente nel battaglione bersaglieri 'Zara'. 49, 59, 83, 88, 89, 90 STOJADINOVIé, Milan: presidente del Consiglio dei ministri in Jugoslavia. 70, 180, 400, 442 STOJAN, Vincenzo: tenente di fanteria a Zara. 80, 82 STOJANOVIé, Kosta: firma per lo Stato S.H.S. il Trattato di Rapallo con l'Italia. 66 STOJSAVLJEVIé, Nicolò: parroco della chiesa di S. Elia a Velika Popina. 451 . STORELLI, Leonardo: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 STORELLI, Luca e Sergio: da Ragusa, firmano il messaggio a Mussolini · per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 STORICH, Emanuele: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98
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STRACCA, Giuseppe: direttore generale di polizia, capo della Direzione di P .S. del Governo della Dalmazia. 455, 867 STRAZICICH, Biagio: italiano di Làgosta, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 STROSSMAYER, Josip Juraj: vescovo cattolico di Djakovar. Sotto l'Austria propugna l'autonomia dei croati nell'ambito dell'Impero asburgico. 393, 439 STUMPO: intendente di finanza a Spalato. 771 SUALI, Mario: vice-avvocato dello Stato, destinato all'Avvocatura di Spalato. 807 SUARDO, Giacomo: senatore, presidente del Senato del Regno. 336 SUBASié, Ivan: primo bano della Croazia dopo l'accordo Macek-Cevtkovié. 401 V
SUFFLAY, Milan: studioso croato, ucciso a Zagabria. 399, 442 SUICH, Giorgio: magistrato italiano a Cattaro. 830 SUPELJAK, Nikola: ortodosso ucciso dagli ustascia vicino a Dernis. 446 SUPILO, Frano: pubblicista, uomo politico. Dette inizio alla lotta dei croati contro Vienna. 393, 394, 439 SUPPlEJ, Giorgio: ispettore nazionale del Partito fascista. 153, 154, 156, 172, 174, 192, 211, 212, 221, 232, 244, 276 SUSié, Lovro: minfatro per l'economia dello Stato croato. 326, 359, 381 SUSMEL, Duilio: di Fiume, editore dell'Opera Omnia di Mussolini. 341, 559, 566, 950 SUSMEL, Edoardo: di Fiume, editore dell'Opera Omnia di Mussolini. 341, 559, 950 SZT6 JAY, Dome: ministro d' Ungheria a Berlino. 294, 298, 342
TACCHINI, Pietro: capitano di vascello. 210 TACCONI, Antonio: da Spalato, senatore del Regno, commissario al comune di Spalato. 60, 169, 170, 183, 186, 192, 193, 196, 203, 213, 21 9, 2io, 221, 215, 279, 310, 683, 107
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TACCONI, Elena, Maria e Mario: firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 TACCONI, Ildebrando: professore (fratello del senatore Antonio), commissario straordinario per il distretto di Spalato. 219 TACCONI, Vanni: mobilitato quale 'preterrestre' durante l'assedio di Zara. 91
TAMBURINI: prefetto di Anèona. 18 TANKOSié, Milan: agente comunista. 531 TARTAGLIA: avvocato croato a Spalato. 718 TASSINARI, Giuseppe: ministro per l'agricoltura e foreste. 784, 821 TASSO, Antonio·: preside del liceo femminile a Spalato. Studioso di pro.blemi jugoslavi. 442, 707, 792, 797 T ~SSOVAZ, Piero: addetto all'assistenza della federazione fascista di Zara. 208 TEBALDI, Marco: firma l'indirizzo al Re d'ltalfa per l'annessione di Ragusa. 225 TEBALDI, Ugo: da Zara, commissario civile a Novegradi. 212, 218 TELEKI, Pal: primo ministro d'Ungheria. 298, 302, 347 TENCAIOLI: tenente ad Obrovazzo. 494 TESTA, Piero: maggiore dei bersaglieri, nel battaglione 'Zara'. 50, 51, 55, 59, 95, 111 THAON di REVEL, Paolo: ministro per le finanze a Roma. 652, 703, 772, 786, 822, 8_57. THEODOLI, Francesco: tenente, addetto alla segreteria particolare del Governatore della Dalmazia. 867 TIBERI, Giorgio: console italiano a Ragusa. 71, 158, 182, 214, 226, 229, 274, 286 TIGOLI, Carlo: giornalista, inviato speciale de Il Lavoro fascista a Zara. 98 TIJ ANI é T.T.: ammiraglio jugoslavo e, quindi, croato a Spalato. 162, 163, 261, 266
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TISCIONE, Nestore: s. tenente della Capitaneria di porto di Spalato. 216 TITO: pseudonimo di Josip Broz. Capo del movimento comunista in Jugoslavia. Presidente delle Repubbliche Federative Socialiste di Jugoslavia. 344, 347, 721, 749, 784 TITTONI, Tommaso: presidente del Senato del Regno d'Italia. 66 TOCILJ, signora: firma il telegramma a Mussolini per ottenere l'apertura della scuola media italiana a Spalato. 823 TOCILJ, Erminio e Germano: da Spalato, firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 TOCILJ, Ivan: operaio a Spalato. 718 TODOROVIé, Bosko: ex-maggiore Jugoslavo, comandante dei cetnici della Bosnia orientale. 968 TOGNELLI, Vittorio Emanuele: cap. di corvetta, prende possesso della base navale jugoslava di Sebenico. 148~ 163, 209; 254, 260 TOGNI, Eva: stenodattilografa, addetta alla segreteria particolare del Governatore della Dalmazia. 867 · TOLJA, Giuseppe: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 TOMAJUOLI, Gino: giornalista, inviato speciale de// Giornale d 'Italia in Dalmazia. 97, 98, 212 TOMASEVIé, Joso: scrittore di problemi croati. 69,. 948 TOMMASEO PONZETIA, Gianni e Ruggero: da San Pietro della Brazza, firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98, 212, 219 TORTié: croato, firma il proclama per l'indipendenza della Croazia. 347 TORRIANO, Arturo: generale, comandante del presidio di Verbosko. 238 TRAMONTANA, Nicolò: da Dernis, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 TREBOTié: attentatore a Spalato . 717 TRELEANI, Gino: da Zara, comandante marittimo. 74, 709 TRELEANI, Rosy: da Zara. 74
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TRIFOGLI, Giuseppe: funzionario del ministero per gli scambi e valute in Dalmazia. 219 TRIFUNOVIé-BRCANIN, Ilija: vojvoda serbo, capo dei cetnici. 896, 914, 925, 949, 954, 992, 993 , 994 TRIKié, Nicola: ortodosso. 493 TRIPALO, Franco: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 224 TROILO, Nicolò: capo dell'Ufficio del genio civile a Spalato. 774, 819 TROIANIS, Vincenzo: da Cùrzola, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 TROJANIS, Natale: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 TROLL, Heribert: incaricato d'affari tedesco a Zagabria. 520, 560 TRUBié, Ivan: operaio verniciatore a Spalato. 682 TRUMBié, Ante: da Spalato, ministro per gli affari esteri dello Stato S.H.S .. 66, 394, 395, 399, 439, 440, 441 TUCCI, Carlo: generale, comandante della divisione 'Messina'. ~29, 432 TUDOR: medico a Spalato . 718 TUR, Vittorio: ammiraglio, comandante della 'Forza Speciale' a Cattaro. 431, 435, 456, 458, 459 TURNER: consigliere di Stato del Reich. 449 TURRIANI, Aldo: sottotenente d'artiglieria a Zara. 88 TYRS, Miroslav: boemo, fondatore della associazione ginnico-politica del Sokol, poi diffusa anche in altri paesi slavi. 953
UBERREITHER: Gauleiter della Stiria inferiore. 449 UCCELLI, Oscar: prefetto ispettore inviato in missione in Dalmazia. 757, 758, 763, 861, 862, 864, 866 UGLESié, Ivo: notaio a Spalato. 7 18 UGO: padre francescano a Zara. 35
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UNICH, Matteo: sottotenente di fanteria a Zara. 80, 82, 91 URODA, Mario: da Dernis, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 URCHOTZ, Enzo: componente il direttorio della Federazione fascista di Zara. 213 URUKALO: vescovo ortodosso di Spalato. 683 USMIANI, Vincenzo: fiduciario della federazione fascista di Zara. 92
VALENTINI, Alterino: tenente, comandante del presidio di Budua. 429 VALERIO, Ettore: ispettore superiore, capo dell'Ufficio corporativo del Governo della Dalmazia. 868 VALLI, Antonio: commissario alle società di navigazione di Spalato. 219 VALORI, Aldo: giornalista, inviato speciale de Il Corriere della Sera in Dalmazia. 212
VANNETTI DONNINI , Franco: capitano del Savoia Cavalleria, medaglia d'oro al valor militare, caduto in Russia. 451 VALVO, Francesco: archivista, addetto all'Ufficio di grazia e giustizia del Governo della Dalmazia. 868 VASSELLI, Domenico: addetto alla cancelleria del Governo della Dalmazia. 869 VEESENMAYER, Edmund: colonnello delle S.S., inviato di Ribbentrop a Zagabria. 297, 298, 299, 300, 302, 303, 304, 305, 306, 308, 310, 316, 321, 345, 347, 348, 349, 350, 352, 356 VENTIMIGLIA, Giuseppe: addetto all'Ufficio opere pubbliche del Governo della Dalmazia. 868 VENTIMIGLIA, Vincenzo: ispettore generale del genio civile, capo dell'Ufficio opere pubbliche del Governo della Dalmazia. 774, 819, 868 VERBANO, Sardo e Vittorio Emanuele: da Zara, firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta ia Dalmazia. 98 VERBANO, Vittorio: animatore della Società Ginnastica Zara. 98 VERDIANI: ispettore generale di· pubblica sicurezza. 389, 921, 922, 923, .963
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile·-dicembre 194/)
VERGANI, Orio: giornalista, inviato speciale de Il Corriere della Sera in Dalmazia. 212 VERLJEVIé, Dusko: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 713, 747 VERSACE, Alfredo: tenente, sostituto avvocato militare a Budua. 456 VESNié, Milenko: ministro per la giustizia dello Stato S.H.S., delegato di Belgrado alla conferenza della pace nel 1919. 66, 395, 441 VETRANO, Giovanni: direttore del Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia. 696, 867 VIALE, Carlo: generale, comandante del presidio di Spalato. 200, 238, 644 VIANELLO, Guido: capitano di vascello. 744 VICARIO, Giovanni: firma l'indir.izzo al Re d'.ltà1ia per l'annessione di Ragusa. 225 VIDAS: capo della gendarmeria croata inviato a Ragusa per assistere al passaggio dei poteri dal comando italiano alle autorità locali croate. 200 VIDAS, Pietro: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione · di tutta la Dalmazia. 98 VIDJAK, Rodolfo: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 VIGLIERI, Alfredo: capitano di fregata, comandante del caccia Fuciliere. 217 VILDER: esponente del partito democratico indipendente in Jugoslavia. 399 VILLACCI, Edoardo: maggiore, componente il Tribunale speciale per la Dalmazia. 716 VILLARI, Raffaele: sottotenente di fanteria a Zara. 94 VINZI, Francesco: commissario straordinario al distretto di Cùrzola. 219 VIO, Pietro: commissario alla Narodna Banka di Spalato. 217 VIOLA, Alfonso: archivista del Gabinetto del Governatore della Dalma- · zia. 867
Indice de/fe persone citate
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VIOTTI, Dialma: èapitano di vascello. 260 VISié, Blaz: condannato a morte dal Tribunale straordinario della: Dalmazia. 713, 747 VITALE, Vittorio: colonnello, componente del Tribunale speciale per la Dalmazia. 716 VITALI, Angelo: funzionario del ministero delle finanze (monopoli) in missione in Dalmazia. 219 VITALIANO, Luigi: funzionario del ministero delle corporazioni, in missione in Dalmazia. 220 VITTORIO EMANUELE III: Re d'Italia. 193,320,428,441,661,902,986 VIVODié, Antonio: condannato a morte dal Tribunale straordinario della Dalmazia. 748 VLADOVIé, Alessandro: da Rogosnizza, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 VOLPOTTI, Lamberto: sottotenente di fanteria a Zara. 122 VRANC:Ié, Vjekoslav: sottosegretario di Stato al ministero dell'interno dello Stato croato, quindi commissario generale amministrativo. 515, 516, 617 VOJNOVIé, Djuro: esponente ortodosso di Mazin, nella Lika. 956 VOJNOVIé, Laza: ortodosso· ucciso dagli ustascia vicino Dernis. 446 VOJNQVlé, Mile: esponente ortodosso di Mazin, nella Lika. 956 VOLPE RINONAPOLI: preside del ginnasio femminile a Spalato. 797 VOLPI, Giuseppe di Misurata: presidente della commissione economica italo-croata . 646, 700 VOLT A, Oscar: commissario per i depositi della società Shell in Dalmazia. 178, 219, 924, 932, 93_3, 1009 VUCEMILLO, Lodovico: commissll.rio straordinario al distretto di Imoschi (lmotski). 219 VUKASSINA, Antonio e Simeone: da Zaravecchia, firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
VUKOVIé, Ivan: impiegato alla cancelleria del Tribunale e capitano distrettuale di Tenìn. 199, 540, 919, 927, 1008 VUKSAN, Bogdan: parroco della chiesa di S. Pietro e Paolo a Lapac. 451
WALDAU, Hoffman von: maggiore generale di aviazione, tedesco, comandante dell'aviazione nel sud-est europeo. 342 WEICHS, Maximilian von: generale, comandante della 2a Armata tedesca, che dallà Stiria operò in Jugoslavia. 31, 155 WEISS, Edmondo: da Ragusa, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 WEIZSÀCKER, Ernst von: sottosegretario di Stato al ministero degli affari esteri del Reich, poi ambasciatore presso la Santa Sede. 301, 316, 320, 354, 356, 957 WOERMANN, Ernst: direttore del dipartimento politico del ministero de-
gli affari esteri del Reich. 301, 302, 348 WILSON, Woodrow: presidente degli Stati Uniti d'America. 3
ZACCAGNA, Antonio: firma l'indirizzo al Re d'Ital~a per l'annessione di Ragusa. 225 ZAMAGNA (de), Savino: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 224 ZAMOLA, Alfredo: da Ragusa, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 ZAMOLA, Dolores: firma l'indirizzo al Re d'Italia per l'annessione di Ragusa. 225 ZAMOLA, Leonardo e Narciso: da Zara, firmano il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 ZANELLI, Antonio: da Tenìn, firma il messaggio a Mussolini per/l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 ZANI, Francesco: generale, comandante la divisione 'Messina', occupa Catta.ro. 151, 159, 255, 256
Indice delle persone ci/ate
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ZANié, Milovan: presidente del consiglio legislativo del Governo croato. 921, 922. ZANOBINI, Guido: professore di diritto amministrativo all'università di Roma. 706 ZANZOT, Pietro: autista del Governatore della Dalmazia. 867 ZANZOT, Teresa: stenodattilografa addetta all'Ufficio di grazia e giustizia del Governo della Dalmazia. 868 ZATTERA, Giovanni: prefetto di Zara. 12, 106, 141, 146, 168, 202, 218 ZDOVIé, Antonio: condannato a morte dal Tribunale straordinario per la Dalmazia. 748 ZERAUSCHEK, Antonio: da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia. 98 ZERBINO, Paolo Valerio: prefetto di Spalato. 202, 644, 663, 670, 678, 687, 695,708,710,714,717,797,825 ZERBONI, Simeone: magistrato italiano a Spalato. 830 ZILIOTTO, Giuseppe: avvocato, presidente della Associazione nazionale Dalmata. 65 ZILIOTTO, Luigi: ult imo podestà italiano di Zara durante la dominazione austriaca, primo sindaco di Zara italiana, senatore del Regno. 65 ZINGALES, Francesco: generale, comandante del Corpo d'armata autotrasportabile. 31, 58, 61, 147, 157, 161, 162, 163, 165, 167, 169, 208, 218, 262, 265, 267, 268 ZINGARELLI, Italo: giornalista, inviato speciale de La Stampa in Dalmazia. 212 ZINK, Antonio: professore, da Zara, firma il messaggio a Mussolini per l'annessione di tutta la Dalmazia . 98 ZIVKOVIé, Bosa: maestra ortodossa, comunista, di Bosansko Grahovo. 528 ZIVKOVIé, Petar: generale serbo, capo del Governo jugoslavo durante la dittatura di re Alessandro di Jugoslavia. 398 ZO, Luigi: generale, comandante delle Truppe 'Zara'. 202
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (aprile-dicembre 1941)
ZOMMER, Jolan~a: dattilografa, addetta all'Ufficio di pubblica sicurezza del Governo della Dalmazia. 868 ZOPPI, Gaetano: generale, decano dei senatori del Regno nel 1941. 282 ZORCiĂŠ, Branko: professore, ortodosso di Dervar. 985 ZRINJSKI: famiglia di condottieri croato-magiara nella lotta contro i tur-
chi (1500-1600). Nome.dato dai seguaci di Macek ad una radio clandestina. 454, 662 ZUCCOLIN, Marcello: console italiano a Sarajevo. 279 ZUPPELLI, Vittorio: senatore del Regno. 332, 335, 361, 773 ZVONIMIRO: primo sovrano del regno mediovale di Croazia. 321, 355, 376, 379