DALMAZIA UNA CRONACA PER LA STORIA 1942 PARTE 4

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STAT O MAGGIORE DELL'ESERC IT O UFFICIO STORICO

ODDONE TALPO

DALMAZIA UNA CRONACA PER LA STORIA (1942) Parte 4

Roma 2000


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«Considero i soldati italiani buoni, miti, umani con la nostra gente[. . .]. Riconosco che il nostro sistema di lotta contro di voi non è leale, in quanto colpiamo i vostri a tradimento. La nostra massima per la lotta è: colpire il nemico in tutti i modi e con rutti i mezzi, compiendo ovunque possibili atti di terrorismo e di sabotaggio [. . .j. Riconosco che gli italiani si sono comportati bene nei riguardi del popolo serbo; non possiamo però dimenticare che essi sono gli allea ti degli ustascia croati». (Dichiarazioni del capo comunista $ime Tadìt. Giugno 1942).

«Se voi girate un po' le nostre terre, vedrete che gli intellettuali sono spariti perché uccisi o dagli ustascia o dai partigiani, e se trovate che qualcuno è vivo vuol dire che è stato salvato dagli italiani. Tutti noi qui presenti siamo ancor vivi perché siamo stati salvati dai soldati italiani. La nostra gratitudine sarà eterna>>. (Da un discorso del pope Mom~ilo Djujié - Tenln, 7 dicembre 1942).



INDI CE DELLE CARTINE



Indice delle cartine

1407

,=:artina n. 21 - Indicazione schematica di un piano d'investimento della città di Tenìn (Knin) da parte dei partigiani (ultima decade novembre 1942)

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n. 22 - Zona dei combattimenti fra Gracac e Medak sostenuti dalla divisione 'Sassari' dal 25 al 31 dicembre 1942

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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

CAPITOLO VII

LOGORAMENTO l)I REPARTI, INDECISIONI DI COMANDI, MALUMORI DEI CETNICI

Attività dei partigiani nelle province di Zara e di Spalato

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Il· massacro dei marinai e la ritorsione a Capocesto .............

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1125

Attriti fra il Governatore della Dalmazia ed i comandi militari .. ·····································································································-·············

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1131

Nuovo schieramento del XVIII Corpo d'armata e lo sgombero di Bosansko Grahovo

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1139

La riorganizzazione della difesa e l'impiego dei cetnici

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1149

Sgombero di Gracac e malumori dei cetnici .... ···········-·············

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1158

Complicazioni per lo sgombero di Gracac ed arrivo dei cetnici dell'Erzegovina ..................................................................... _............ .

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1166

Proteste di Zagabria e propositi di Mihajlovié .........._. ..........

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1175

Guerriglia e massacri lungo il litorale .. ........... ···············-·········· ..

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1183

NOTE

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1191

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1225

DOCUMENTI n.

n.

n.

n.

- Relazione periodica del generale Francesco Giangrieco sulla situazione politica ed economica a Spalato - Spalato, 13 novembre 1942 ................................... 2 - Lettera del vescovo cattolico di Sebenico, monsignor Girolamo Mileta, a Giuseppe Bastianini - Sebenico, 17 novembre 1942 .....................................................................

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3 - Lettera di Giuseppe Bastianini a Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Zara, 27 novembre 1942 .................................

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4 - Lettera di Giuseppe Bastianini al vescovo cattolico di Sebenico, monsignor Girolamo Mileta - Zara, 21 novembre 1942 ...................................................................

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Indice generale

n.

5 - Lettera di Giuseppe Bastianini al generale Umberto Spigo, comandante il XVIII Corpo d'armata, sulla insicurezza della provincia di Zara - Zara, 23 novembre 1942 .................................................................................

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1238

6 - Disposizioni del generale Umberto Spigo, comandante del XVIII Corpo d ' armata, per il nuovo schieramento del corpo d'armata - P.M. 118, 29 novembre 1942 ................................................................................ .

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1240

7 - Nota· del generale Paolo Berardi, comandante della • divisione '.Sassari', al comando del XVIII Corpo d ' armata, sulla precaria situazione della Milizia Volontaria Anti Comunista (M.V.A.C.) - P.M. 86, 16 novembre 1942 ....... .....................................................................

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1247

8 - Relazione del generale Mario Roatta, comandante di Supersloda al Comando Supremo, in merito ad un colloquio con il capo cetnico Dobroslav Jevdjevié P.M. 10, 5 dicembre 1942 .................................................. .

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1250

9 - Nota informativa del generale dei carabinieri Giuseppe Piéche su Drafa Mihajlovié, diretta al ministero degli affari esteri - P.M. 10, 21 dicembre 1942

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1253

n. 10 - Lettera del Governo della Dalmazia, a firma del console generale G.A. Spechel, al ministero degli affari esteri circa lo Statuto, emanato da Drafa Mihajlovié, per la rìcostituenda Jugoslavia - Zara, 11 febbraio 1943 ............................................................................. ..

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1255

n. 11 - Statuto della ricostituenda Jugoslavia, emanato da Draza Mihajlovié - Sahoviéi, 1° dicembre 1942 .....

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1257

n. 12 - Pro memoria del generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari', sullo sgombero di Graèac, diretto al comandante del XVIII Corpo d'armata - P.M. 86, 3 dicembre 1942 ......................... .

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1261

n. 13 - Discorso del pope Momcilo Djujié, tenuto a Tenìn il 7 dicembre 1942 ....................................................................

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1263

n. 14 - Proclama del maggiore Petar Baéovié, comandante dei cetnici dell'Erzegovina, ai propri uomini in trasferimento a Tenìn - Dicembre 1942 ............................ .

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1266

n.

n.

n.

n.


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

n. 15 - Pro memoria del generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari', al comandante interinale del XVIII Corpo d 'armata, generale Sandro Piazzoni, sulle difficoltà connesse allo sgombero del presidio di Stermizza - P.M. 86, 24 dicembre 1942

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1267

n. 16 - Appunto per il ministro Ciano su un passo fatto dal ministro di Croazia a Roma, Stijepo Perié, in relazione alla politica filo-cetnica di Supersloda - Roma, 30 dicembre 1942 ......................... ..................... ............ .

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1269

n. 17 - Nota del ministero della difesa croato, circa proposte d'un emissario di Drafa Mihajlovié, per una comune azione cetnico-croata contro i comunisti - Zagabria, 22 gennaio 1943 .................................... ........

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1271

n. 18 - Dal supplemento al Notiziario del VI Corpo d'armata: intendimenti politico-militari di Drafa Mihajlovié - P .M. 39, 31 dicembre 1942 .....................................

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1274

n. 19 - Telespresso della Missione militare italiana a Zagabria al Comando Supremo per comunicare gli elementi essenziali del discorso di Ante Pavelié in occasione della chiusura della sessione del Sabor - Zagabria, 29 dicembre 1942 ........................................................ ..

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1280

n. 20 - Relazione del dottor Giuseppe Solari Bozzi, dirigente dell'Ufficio del!' Agenzia Stefani a Zagabria, sul discorso pronunciato da Ante Pavelié in occasione della chiusura della sessione del Sabor Zagabria, 6 gennaio 1943 ............................................................................... ..

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1281

n. 21· - Relazione sulla situazione nell'isola di Cùrzofa del ten. colonnello dei carabinieri Luigi Venerand i, comandante del Gruppo di Spalato - Spalato, 10 dicembre 1942 ..................................................................... ............

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1284

Cronologia dei principali avvenimenti riportati nel volume

Pag.

1289

Elenco dei volumi, dei giornali, riviste e bollettini citati ...

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1333

Indice delle persone citate .....................................................................

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1339




CAPITOLO VII

LOGORAMENTO DI REPARTI, INDECISIONI DI COMANDI, MALUMORI DEI CETNICI



ATTIVITÀ DEI PARTIGIANI NELLE PROVINCE DI ZARA E DI SPALATO

Le informazioni che Casertano aveva avuto dalle autorità croate in merito alle direttive impartite da Mosca per una più decisa attività dei partigiani (Il, sembravano trovare conferma nella rinnovata pressione dei ribelli lungo l'arco dei presìdi della 'Sassari', da Gracac a Bosansko Grahovo, da Verlicca ( = Vrlika) a Dernis, e nella Dalmazia annessa dove, non esistendo grosse formazioni organizzate, ricorrevano con maggiore frequenza ad agguati, imboscate, sabotaggi e soppressioni di civili simpatizzanti per l'Italia. Già il 13 ottobre vi era stata un'imboscata che, per le caratteristiche dell'esecuzione e per il numero dei morti, aveva avuto profonde ripercussioni. Spalato era (ed è tutt'oggi) collegata da una ferrovia a scartamento ridotto con il centro di Signo ( = Sinj) cii. Come di consueto, alle sette del mattino, il convoglio aveva lasciato la stazione con a bordo una scorta di militari italiani. Il treno proseguiva regolarmente quando, superata la fermata di Dicmo (13 km prima di Signo), ad una curva in salita, dov'era necessario rallentare, un numero imprecisato di partigiani aprì il fuoco con armi automatiche e lancio di bombe a mano . La scorta, nonostante la sorpresa, reagì ma fu sopraffatta. I ribelli, eliminato il macchinista, un ferroviere italiano, ed impadronitisi della locomotiva dettero vapore alla caldaia, lanciando il treno per la discesa. L'azione s'era esaurita in una decina di minuti. I soccorsi giunti da Spalato, trovarono i corpi inanimati dì ventisei militari e di dieci civili; la locomotiva e tre carrozze rovesciate; sette soldati ed otto passeggeri feriti (3). Non s'erano ancora placate le impressioni di questo massacro, quando il 19 ottobre, sempre lungo la strada Spalato-Signo, un'autocorriera venne fermata al bivio per Dugopo[je (22 km dopo Spalato) da ribelli armati. Rapinati i viaggiatori «tre di essi sono stati sequestrati [... ], il maresciallo di finanza croato J adrijevié Stipe, tale Ilija Sarié da Signo, ed una signorina pure da Signo, che si suppone sia tale Del Bello Mafalda. Rastrellamento eseguito poco dopo ha dato esito negativo» <4J. La sera del 3 l', verso le 21, quattro ordigni esplodevano sotto gli alimentatori della centrale elettrica di Scardona; Sebenico e la zona circostante rimasero senza illuminazione; a Losovazzo, nella fabbrica d'alluminio, si raffreddarono trentadue forni, e si prevedevano non meno di otto giorni per le riparazioni 15>.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (/942)

Frattanto, il comando della divisione 'Zara' segnalava che i ribelli si stavano concentrando - quasi una mobilitazione - nella zona a nord-est di Sebenico, nelle isole antistanti, e più a nord lungo la fascia costiera del lago d' Aurana. Veniva segnalato l'afflusso di numerosi giovani, che abbandonati i paesi, si raccoglievano fra le località di Puticanje, Pirovazzo, Mala Cista, Zaton, Vodizze <6l, dove grotte ed anfratti agevolavano l'occultamento. Gli informatori parlavano d'un ammassamento d'ottocento uomini e d'un centinaio di donne (7>, ed anche se il numero probabilmente era valutato in_ eccesso, appariva indubbia la costituzione di nuove bande. I carabinieri riferivano che, dalla sola località di Zaton, oltre settanta giovani si erano dati al 'bosco'; a Pirovazzo, partigiani armati avevano catturato quattro contadini portandoli al seguito, ed a Puticanje altri cinque giovani CSl. Il comando della 'Zara', per scompaginare la riorganizzazione in atto, dispose un rastrellamento (1 -8 novembre) che partendo dall'allineamento Pirovazzo-Mala Cista si sarebbe spinto verso sud, sino a Vodizze e Zaton <9l_ La zona, per tradizione, era turbolenta, poiché i partigiani, oltre che nei rifugi del terreno, trovavano sostegno fra la popolazione. Già durante il mese di luglio, in quelle località, aveva operato il battaglione bersaglieri 'Zara', scontrandosi con i ribelli arroccati sul monte Sopalj (IOl. Ma, dopo circa tre mesi, la situazione si stava riproponendo, quasi con le stesse caratteristiche. Un'unica differenza: questa volta il rastrellamento (probabilmel).te per indisponibilità d'una forza adeguata) non sarebbe stato effettuato in senso concentrico, bensì frontalmente. I reparti divisi in quattro colonne PI> si sarebbero mossi da Pirovazzo, Putièanje, Sant'Antonio, Goduzza ( = Guduca) verso sud-est, con l'obiettivo di «normalizzare definitivamente la situazione[ ... ] che, come noto, in questi ultimi tempi si è acuita con l'afflusso di elementi ribelli delle isole, di armi e munizioni dal mare, e con la mobilitazione di altri elementi radunatisi in detta zona» <12>. Secondo gli ordini, «nessun uomo - da 10 a 65 anni - o donna sospetta» doveva restare in zona. «A cura dei RR.CC. [... ] sarà fatto il controllo del personale rastrellato» 0 3>. L'esplorazione del terreno andava eseguita 'molto lentamente'; il bestiame senza proprietario e quello delle persone sospette, requisito; proibito il saccheggio delle case, e di quest'ordine erano resi responsabili i singoli comandanti di compagnia <14l_ Per evitare il deflusso dei ribelli oltre il fiume Cherca e sulle isole, la Marina sarebbe intervenuta con tre natanti armati; l'aviazione avrebbe tenuto sotto controllo lo schacchiere, «con compito di ricognizione e collegamento fra le colonne, eventuale spezzonamento o bombardamento allorché sarà sicuramente accertata la presenza dei ribelli» 0 5l_


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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Il mattino del 1° novembre, un'aliquota della 1a formazione della M. V.A.C., partita con due autocarri da Zaravecchia per attestarsi sulla base di partenza di Pirovazzo, si scontrò nei pressi di Prosika (circa 5 km prima di Pirovazzo) con un gruppo di partigiani. «I ribelli, dotati pure di armi automatiche, tentavano un'azione ai fianchi ed al tergo sfruttando le doline della zona di Modravica (OI-CS) e riuscivano a colpire il serbatoio dei due autocarri [... ] che si incendiavano» (16l. Nello scontro rimase ucciso il capo comunista Ivan Maras di Vodizze; la formazione della M.V.A.C. ebbe due morti e tre feriti. Nel pomeriggio, i rinforzi sopraggiunti ingaggiarono un nuovo combattimento con lo stesso gruppo di ribelli, tornati sul posto pçr recuperare i caduti della mattina. Da parte italiana cadde una guardia di finanza, e rimase ferito un carabiniere 0 7>. Frattanto gli altri reparti avevano iniziato il rastrellamento, ma i partigiani, applicando la tattica della mimetizzazione, erano scomparsi. «È probabile - riportava il Notiziario della 'Zara' - che la banda dei ribelli comandata da Drago Zivkovié, vistasi circondata, si sia frazionata e allontanata dalla zona» 118>. Tuttavia il giorno 4, in base ad informazioni fornite da un ragazzo sfuggito alla cattura dei ribelli, fu trovato un posto di comando, ma abbandonato (19>, Il 5 invece, in alcuni conflitti a fuoco, i partigiani lasciarono sul terreno nove morti. Uno scontro più consistente si ebbe il giorno dopo . Nella notte, una delle colonne agganciò un nucleo di ribelli, ma questi profittando dell'oscurità, si erano sottratti al combattimento. Però, con le prime luci dell'alba erano stati intercettati, subendo sensibili perdite; da parte italiana cadde un soldato e vi furono sette feriti 120>. Anche se durante gli otto giorni di operazione erano state fermate e concentrate, a Vodizze, circa seicento persone <21), il rastrellamento non dette risultati apprezzabili. I carabinieri procedettero all'accertamento dei fermati, «non escludendo che molti ribelli, vistisi accerchiati, abbiano abbandonato le armi e si siano uniti alle persone rastrellate» <22>. Mentre sulla terraferma era in corso quest'operazione, altri reparti procedevano al rastrellamento dell'isola di Mortèr (23>. Analoga operazione ebbe luogo sulla costa in zona Aurana. Qui l'azione dei reparti costrinse una banda di circa duecento ribelli a cercare rifugio in un canneto. Favoriti dalle tenebre e da una pioggia battente, si svincolarono, ma all'alba furono nuovamente impegnati, e lasciarono sul terreno tredici uomini <24>. Le località di Drage e Pacostane (fra il lago d' Aurana ed il mare), centri di rifornimento per i ribelli, furono bloccate . Vennero sgomberate più di trecento persone, compreso il parroco don Giorgio Palcié e due maestre croate <25l , Durante gli accertamenti furono arrestati sedici favoreggiatori, e cinque


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

persone particolarmente sospette vennero proposte per l'internamento. «Il resto della popolazione di Drage e Pacostane - riportava il Notiziario della 'Zara' - ha assicurato, in avvenire, la massima collaborazione con le nostre autorità, per cui venne rimessa in libertà» 126>. Anche se i risultati immediati di queste operazioni non erano dei più soddisfacenti, le informazioni raccolte ebbero la loro importanza. Dagl 'interrogatori risultò che nella zona Pirovazzo-Mala C:ista-Zaton-Vodizze, operavano il I ed il II battaglione del Litorale. Il I, comandato da Drago Zivkovié , era costituito da tre compagnie di circa cento uomini ciascuna, armati di fucili e bombe a mano, oltre ad un nucleo disarmato che provvedeva ai collegamenti, anche con la popolazione, ed ai rifornimenti. Il II battaglione, su due compagnie, compensava la minor forza numerica con il volume di fuoco: una mitragliatrice pesante, due leggere, un fucile mitragliatore. Ogni uomo disponeva di cinquanta cartucce e due bombe a mano. I battaglioni dipendevano dal 'Comando partigiano della Dalmazia settentrionale', e di norma operavano durante la notte; di giorno si disperdevano fra la popolazione o nelle grotte. 1271 Mentre la 'Zara' era impegnata in questi rastrellamenti, il 2 novembre, nel settore a sud di Spalato , i partigiani - come telegrafava il prefetto Zerbino al Governatore della Dalmazia - «attentavano presso Strozanak frazione di Spalato, [strada] Almissa-Spalato autocolonna formata autocarri militari con a bordo militari et due civili [ ... ). Ribelli asportavano armi incendiavano autocarri» 128>. Erano rimasti uccisi tre soldati ed i due civili, feriti quattro militari. Altri tredici, mancanti all'appello, vennero dati per dispersi 1291 • Alcuni mesi dopo, cinque di questi soldati, che erano stati catturati, si sottrassero alla prigionia, e riferirono le modalità dell'imboscata. «I due autocarri si fermarono e noi rispondemmo col fuoco d'un fucile mitragliatore e dei fucili [... ]; una mitragliatrice, che si trovava sul primo autocarro, non poté essere utilizzata perché il mitragliere [... ] e quasi tutti gli uomini che erano sull'autocarro furono colpiti alle prime raffiche dei ribelli [... ]. I ribelli [.. . ] circondarono le due macchine, e quando le nostre munizioni furono finite ci catturarono. Del gruppo fummo catturati soltanto in 11; degli altri non conosciamo la sorte. Vedemmo i due autocarri bruciati dai ribelli» <30>. Due giorni dopo, un'autocorriera con a bordo venticinque persone, che da Sebenico si recavano al lavoro presso la fabbrica d'alluminio di Losovazzo, fu bloccata dai ribelli in prossimità del bivio per KonjevrateDernis. Il prefetto di Zara, Gaspero Barbéra, informò il ministro dell'interno che «autocorriera, rinvenuta bruciata. Ignorasi sorte passeggeri. Reparti truppa prontamente informati eseguiscono servizio di battuta zona circo-


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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stante, con esito infruttuoso)) <31>. Il giorno successivo, i passeggeri furono posti in libertà meno tre italiani: Mario Gatto, Giovanili Bonivento, Achille Ceresa, e l'ingegner croato Barzola 02>. I cinque soldati - prima ricordati - che si erano liberati dalla prigionia, raccontarono che durante il loro trasferimento a piedi da Mué a Glamoc (tre giorni e due notti di marcia) probabilmente il 10 novempre, avevano incontrato «tre prigionieri civili italiani [... ] catturati. dai ribelli mentre con un autocorriera si recavano il 4 novembre da Losovazzo a Sebenico» <33l, ma non erano in grado di ricordare. i nomi. Il 5 novembre vi fu un'altra imboscata, fra Spalato e Macarsca, sulla strada p~ù interna. Due carrette con a bordo una squadra di dodici militari, partite da Duare ( = Zadvarje) per Dubéi, furono attaccate ad una curva. Azione - anche questa - improvvisa, fulminea, e riuscita nonostante l'immediato intervento dell'artiglieria di Duare. Caddero otto soldati, e quattro furono i dispersi; uno venne trovato vivo il giorno dopo <34>. Il 6 novembre, il comando fanteria della 'Zara' segnalava che in una scarpata, lungo la strada Seghetto -Traù, era stata rinvenuta un'auto Fiat 1100 priva di ruote. Dai documenti si poteva desumere che sull'autovettura viaggiasse un ingegnere croato di Zagabria, ma del passeggero non si trovò traccia <35l, Quello stesso pomeriggio i ribelli interruppero la linea elettrica di Almissa, e verso le ore 23, un ordigno, fatto esplodere nel cementificio sito in località Majdan, presso Salona (Spalato), distruggeva il principale frantoio per la marna <36>. I danni furono notevoli, e pesanti le conseguenze per gli operai. Poiché le riparazioni avrebbero richiesto qualche mese di tempo <37l, il prefetto di Spalato avvertiva Bastianini che «in detto cementificio lavoravano 490 operai et seguito riduzione lavoro dipendente circostanze su esposte 31 O operai sono stati licenziati» <33>. Fra questi furono arrestati diciannove fortemente indiziati. Oltre alle azioni contro le colonne militari, gli automezzi civili, le fabbriche, con morti, con feriti, con operai che restavano senza lavoro, i partigiani intensificarono il sabotaggio delle reti telegrafiche, telefoniche e di quelle elettriche. Si determinò una lotta sorda fra ribelli che di notte distruggevano, e genieri che di giorno ripristinavano le comunicazioni. Nei primi tredici giorni di novembre vi erano stati: nella notte del 31 ottobre, fra Chistagne e Ponti di Breberio, il taglio di quindici pali della linea telegrafica <39); in quella del 7 novembre, cento pali abbattuti nel tratto bivio Mandié-Konjevrate (Sebenico) <40l; il 9 furono distrutti tre tralicci dell'elettrodotto della centrale di Manoilovaz (corso superiore del fiume Cherca) che alimentava lo stabilimento de La Dalmatienne a Sebenico, e nuovamente la città rimase al buio 141>. Nella notte sull' 11 fu sabotata la linea


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942) CARTINA N.

(scala I :400.000)

Imboscata di Jelinjak, localitĂ segnata con un cerchietto nero, (13 novembre 1942). La linea nera indica il confine della Dalmazia italiana con la Croazia.

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Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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dell'alta tensione per Sebenico con la distruzione di due piloni alla confluenza dei fiumi Cherca e Cicola, e interrotta la linea telegrafica privata 42 de La Dalmatienne C l. Contemporaneamente, in località Juras (Sebenico) venivano abbattuti quarantadue pali ed i fili tagliati in piccoli pezzi <43>. Il 12 notte, lungo la strada Sebenico-Dernis, nel tratto Konjevrate-Prokovnik, furono segati altri centoventi pali, e gli isolatori frantumati <44>, Quella stessa notte venne sabotata la linea telefonica" fra il comando Marina di Sebenico ed il semaforo di Sant' Antonio. Il fatto, in se, non era rilevante, ma le sue conseguenze, assieme a quelle d'un rastrellamento, costellarono di morti la giornata del 13 novembre. Siil dal mattino, nel settore nord-est di Sebenico, due battaglioni bersaglieri ed uno di formazione <45> stavano rastrellando la zona per ricercare i partigiani che durante la notte avevano sottratto ai cantieri di Dubravica e Platovo (nord di Sebenico) circa ventun chilogrammi di dinamite e quasi duecento capsule, oltre ad un centinaio di metri di miccia <46l . I tre battaglioni avevano fermato un quattrocento uomini validi, concentrandoli sul posto, in attesa degli accertamenti da parte dei carabinieri. Ma un tentativo di fuga in massa o di rivolta, costrinse i soldati a sparare: sul terreno rimasero trentadue persone <4 i>.

IL MASSACRO DEI MARINA[ E LA RITORSIONE A CAPOCESTO Mentre questo rastrellamento era in corso, il comando Marina di Sebenico, per riparare la linea telefonica con la postazione di Sant' Antonio, aveva fatto partire su due autocarri una squadra di undici genieri telegrafisti, scortata da diciotto marinai al comando d'un sergente <43>, Gli automezzi giunsero senza difficoltà in località Jelinjak (Val Grebaschia [ = Grebastica Draga] - Sebenico Vecchia), dove la linea era stata interrotta, e caddero nell'imboscata. (CARTINA N. 20). Immaginando che qualche reparto italiano sarebbe stato inviato a riparare i danni, dietro i muretti a secco ed i massi che fiancheggiavano quel sentiero largo non più di tre metri , si erano appostati centocinquanta partigiani. Scaglionati su un fronte piuttosto ampio, aprirono il fuoco, contro i due autocarri <49>. «Per quanto i nostri militari rispondessero al fuoco ferendo ed uccidendo parecchi assalitori - riferì poi il comando Marina - purtroppo su un totale di 30 persone che contava la nostra forza (compresi i due autisti) abbiamo avuto 14 morti di cui tre carbonizzati su un autocarro che dai partigiani venne incendiato, 7 feriti, 7 dispersi» l50>. I due unici illesi diedero l'allarme. II comando Marina inviò sul posto la compa-


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

gnia da sbarco: i caduti erano stati denudati e seviziati, ed ancora alcuni giorni dopo «vennero rinvenuti resti di corpi» <51>. Il 15 novembre, a Sebenico, furono rese solenni onoranze ai caduti. «Al saluto delle salme, il Comandante giura che i caduti saranno vendicati» <52>. Il massacro di quei genieri e di quei marinai, che costituiva il corollario d'un crescendo d'imboscate, di sabotaggi, di agguati, di morti, di feriti, fece scattare la ritorsione. «Era anche troppo noto - avrebbe scritto l'excommissario civile di Sebenico - Tullio Nicoletti - che in quella località [Capocesto - n.d.a.] operava indisturbata la banda del ribelle Marko Skorin, che in tutti quei sparsi casolari la popolazione terrorizzata gareggiava nel fornire aiuti di ogni genere ai ribelli, e che ivi venivano raccolte vettovaglie, armi, munizioni» <53i. Lo Skorin, uomo particolarmente violento, ricorreva ad ogni mezzo intimidatorio, e la 'Zara', già nel Notiziario del 9 novembre aveva segnalato che «il giorno 6 corr. verso le 12 in località Prhovo (RH-BS) il capo ribelle Marko Skorin ha ucciso Nante [probabilmente 'Nade' - n.d.a.] Rodié di Giovanni da Capocesto (QO-BS), e la notte sul 7 uccideva a colpi di rivoltella tale Badice Antonio, contadino cattolico, per rappresaglia politica» <54l _ Da tempo, fra i comandi italiani, si era fatta strada la convinzione che per la tutela dei reparti, dei soldati, dei civili, era indispensabile ricorrere alle misure più severe. Proprio quel 13 novembre, il generale Francesco Giangrieco, comandante del settore di Spalato, nella Relazione Periodica, denunciava i pericoli dell'incalzante propaganda sovversiva e di quella irredentistica degli ustascia. Se queste forme di sobillazione determinavano un continuo afflusso di giovani fra i partigiani, non si poteva ignorare che il fenomeno aveva assunto sempre più notevoli proporzioni perché, ormai, nessuno temeva le autorità italiane. Ed il generale faceva osservare quanto nuocesse «al nostro prestigio la mancata attuazione delle misure di rigore minacciate con i Bandi delle Autorità Politiche e Militari, dalla quale è derivata la convinzione che facciamo solo parole» (5Sl. Il 16 mattina, al comando del generale Alfonso Cigala Fulgosi, mossero tre battaglioni di fanteria, compresa la compagnia da sbarco dei marinai, sei batterie, una sezione di carri 'L' e quaranta carabinieri. Lo schieramento, assunto prima dell'alba, aveva l'andamento di due semicerchi: uno partiva dal mare presso Jelinjak, e si prolungava verso l'interno con fronte a sud; il secondo andava dalla spiaggia di Rogosnizza sino alla zona di Vinovac, con fronte a nord. In corrispondenza della costa, la distanza fra i due schieramenti era d'una decina di chilometri, con al centro, sul mare, il paese di Capocesto. Intorno alle 7, la torpediniera Giovannini, e da terra le batterie, aprirono il fuoco che fu mantenuto sino alle 8.30. Tre


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aerei bombardarono le zone più interne, e la Giovannini la costa, compreso Capocesto 156>. Cessato il fuoco delle artiglierie, si mossero i battaglioni rastrellando il terreno, controllando le abitazioni, ed in alcune, oltre ad armi e munizioni, vennero «rinvenuti resti di corpi, oggetti, corredo ed armi dei militari caduti» <H>. Queste case vennero date alle fiamme e parecchie, per le munizioni e gli esplosivi nascosti, saltarono in aria <53>. La popolazione, specialmente a Capocesto, colta di sorpresa dalle salve d'artiglieria, cercò riparo nei campi, nel cimitero, nella chiesa. Le località più danneggiate furono Capocesto, Jelinjak, Kalina, Krculj. «Sono rimaste invece completamente intatte - annotava il dottor Manlio Cace le non ' distanti frazioni di Siroke, di Krusevo, dove usavano in special modo concentrarsi i ribelli» <59>. Gli italiani che si trovavano nella zona per ragioni d'ufficio (carabinieri, guardie di finanza, insegnanti) non subirono danni; la notte prima avevano ricevuto l'ordine di rifugiarsi presso le postazioni dell'artiglieria t60l . Fra la truppa vi furono nove feriti; elevate le perdite della popolazione, anche se le cifre delle varie fonti divergono. Il diario storico della 'Zara' parla - in cifre tonde - di cento morti, e di duecento persone rastr~llate l61>, che il comando del XVIII Corpo d'armata fece proprie l62>. Per il comando Marina di Sebenico, «nell'azione vennero uccise complessivamente 77 persone» <63>, ma non fa alcun cenno ai rastrellati . Il dottor Cace, maggiore medico di Marina e direttore dell'Ospedale di Sebenico, probabilmente più informato per ragioni professionali, e per la conoscenza del rapporto compilato dal commissario civile di Sebenico, dottor Ernesto Paulovich, scriveva che i rastrellati, raccolti a Vodizze, erano 164, e «da un sopralluogo degli ufficiali sanitari i morti sono 55, dei quali due deceduti all'Ospedale civile. Le salme sono state innumate» <64 >. Nella Relazione n. 41 della 'Commissione di Stato jugoslava per la constatazione dei crimini degli occupatori e dei loro coadiutori' si legge che «furono fucilate 82 persone», facendo apparire la morte di questi civili come una deliberata esecuzione. Ma la stessa Relazione, non molte righe dopo parla di «80 morti», ed il numero dei rastrellati indicato in 131, successivamente diventa 166 l65 >. Precisazioni numeriche a parte, l'azione - inconsueta per le forze armate italiane - era stata pesante, soprattutto per effetto dell'artiglieria, e gli stessi danni alle abitazioni (cifra che, fra danneggiate e distrutte, oscilla da 300 a 378) furono tutt'altro che lievi. Notevoli le ripercussioni fra la popolazione, compresa quella di Sebenico, «che comincia a temere le nostre reazioni» 166>. Ma l'impensata capacità di reazione sollevò anche recriminazioni e proteste delle quali si rese interprete il vescovo cattolico di Sebenico, monsignor Girolamo Mileta, con una lettera a Bastianini l67i.


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Prendendo lo spunto dai fatti di Capocesto, il vescovo pose sotto accusa i metodi della autorità italiane. Denunciava il bombardamento, ma senza alcun riferimento ai motivi che lo avevano determinato, e lamentava che la ritorsione avesse colpito proprio il capoluogo della parrocchia che, «come è notorio, è abitato da buoni e praticanti cattolici, onesti ed altamente religiosi, e non comunisti, sicché il bombardamento di esso, durato quattro ore, è stato certamente causato da non esatta informazione» c68>. Forse anche perché tutti erano 'brava gente', nella lettera non spendeva una parola per i soldati caduti e seviziati, salvo un generico ed indiretto riferimento, là dove deplorava «i delitti commessi dai ribelli ed anche la popolazione ciò fortemente deplora e maledice i delinquenti». Tuttavia, secondo il vescovo, non era «giusto che il capoluogo, abitato da buona gente, venga trattato cozi.ie se fosse luogo di delinquenti» <69l . Ampliava, quindi, il discorso, sollecitando che ai condannati a morte fossero concessi i conforti religiosi, quasi insinuando rifiuti o omissioni da parte delle autorità italiane. Lamentava le precarie condizioni di vita nei campi di raccolta: «triste è la sorte degli internati di Melàda, quel campo di concentramento è un sepolcro dei viventi, il che viene provato anche dalla relativa grande mortalità, specie dei bambini e dei vecchi». Si doleva che «ai superstiti delle famiglie degli internati vengono spesso negate le razioni di vitto strettamente necessarie per non morire)>, denunciava gli incendi delle case durante i rastrellamenti, affermando che «lo stato attuale della repressione è insostenibile sia dal punto di vista cristiano che da quello umanm) <10>. A suo giudizio, coloro che si erano dati alla macchia, vi erano stati costretti dai comunisti, oppure lo avevano fatto <<per paura di essere incarcerati, bastonati, (e in che modo), internati o fucilati per rappresaglia>> . Anche se erano favoreggiatori, in larga parte, non agivano volontariamente, e se fornivano aiuti ai comunisti lo facevano «perché forzati col pugnale alla gola e con minacce di morte». È qui, forse, non era nel torto quando asseriva che «moltissimi né fuggirebbero né fornir,ebbero i viveri agli imboscati se avessero tra di loro a difesa i soldath>. Quindi cambiando argomento, affermava che «sono per noi una grande piaga i 'cetnici' assunti in aiuto dalle autorità militari>). Però ammetteva che «grazie a Dio i 'cetnici', forse anche perché in parte cattolici, da noi non hanno commesso gli orrori commessi nella diocesi di Spalato, ove non hanno risparmiato né sacerdoti né vecchi né le donne né i bambini anche lattanti» <111 • Denunciava, infine, «le bastonate, l'olio di ricino ed altri metodi, che qui non classificm), usati a Sebenico, e chiudeva la lettera dichiarandosi «sicuro che l'Eccellenza Vostra, che ignora molte cose, e quelle che conosce dalle relazioni non


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sempre esatte e imparziali e sempre unilaterali, gradirà che io come Vescovo cattolico [.. .] Vi dka la piccola parte della verità, perché dirvi tutta la verità non basterebbe un volume» <12>. Bastiap.ini gli rispose il 21 novembre, ed inviò copia della lettera al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Luigi Russo, facendogli presente d ' aver ritenuto necessario «fissare alcuni punti ben chiari col Vescovo predetto, [... ) per troncare attraverso il Vescovo le recriminazioni, i pietismi e i favoreggiamenti che spesso affiorano nel clero focale e che più spesso ancora costituiscono un modo come un altro per mascherare l'avversione di tale clero nei riguardi dell'Italia e la connivenza con i \!ostri nemici» <73 >, Esprimeva il desiderio che la. lettera «fosse conosciuta Superiormente» , cioè da Mussolini, «prima che altra fonte si faccia parte diligente per mostrarla» <74J. Bastianini non si era sbagliato. La lettera del Vescovo giunse in Vaticano, e monsignor Borgongini Duca, il 26 gennaio 1943 avrebbe assicurato il segretario di Stato, cardinale Maglione, che era stata sua «doverosa premura portare a conoscenza del Ministro degli esteri copia dell'esposto diretto al Governatore della Dalmazia, Bastianini, da parte del sullodato vescovo di Sebenico». Ed il Nunzio aggiungeva: «Mi è stato, ora riservatamente comunicato che \a lettura dell'esposto ha prodotto molta impressione al conte Ciano, il quale ha ordinato di chiedere a Bastianini spiegazione di ciò che accade in quei luoghi, specialmente in rapporto alla religione. È stato anche raccomandato, in conformità a precedenti direttive, di usare tatto e moderazione verso il clero locale» <75 >, Il Governatore della Dalmazia, nella risposta al Vescovo, dichiarava d'ignorare i criteri che avevano indotto le autorità militari a bombardare dal mare Capocesto, poiché solamente ai militari spettava la scelta delle armi e dei mezzi. Ma affermava di sapere che «i corpi [dei marinai caduti - n.d.a.) spogliati di ogni indumento erano stati lasciati sulla strada dagli assassini» . Ammetteva, e se ne doleva, che nelle operazioni «contro formazioni di delinquenti» potessero restare coinvolti anche innocenti, però sot- . tolineava che «se questo avviene, non è certo né per volontà delle truppe operanti, né tanto meno per deliberato proposito» <16>. I comunisti, invece, proprio per assicurarsi il massimo apporto dalle popolazioni, terrorizzavano la gente, massacravano i soldati, gli operai, e nella Dalmazia annessa, durante gli ultimi sessanta giorni, avevano commesso più di duecentocinquanta delitti. Ricordava che, per dare una difesa alle popolazioni, aveva creato le bande anticomuniste, formazioni nettamente distinte da quelle dei 'cetni-


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ci', citate dal vescovo. Per Bastianini, l'attività degli anticomunisti era «molto significativa e dovrebbe essere di esempio a coloro, se esistono, che come Voi affermate si sarebbero dati alla macchia non per istinto brigantesco, ma soltanto per paura di venir arrestati (perché, se niente hanno commesso?) e di essere costretti a bere olio di ricino» t77J_ Si domandava , e chiedeva al vescovo , quale fosse stato l'impegno dei sacerdoti per convincere i latitanti a tornare alle case, quando con apposita ordinanza aveva gàrantito la vita a coloro che si fossero presentati alle autorità; «ma non mi risulta che i parroci abbiano incoraggiato in tal senso quelli di loro conoscenza che sono ancora alla macchia» <73>_ Affermava che l'ostilità della popolazione di Sep.enico non era determinata dall'olio di ricino fatto bere in una o due occasioni durante il 1941 , ma dalla costante propaganda d'una organizzazione comunista, che aveva seguaci, informatori, complici, coadiutori, cellule e dinamitardi, cosa che il vescovo sembrava ignorare. Pur tuttavia, proprio a richiesta di alcuni parroci, il Governo della Dalmazia si era mostrato benevolo verso taluni fuorusciti. Anche il parroco dì Capocesto s'era rivolto al Governatore, e persone già internate erano state restituite alle famiglie. <<Vostra Eccellenza, è molto male informata sia sull'azione di bene che viene svolta dalle Autorità e della quale tacete nella Vostra lettera, sia su quella punitiva a cui esse sono talvolta costrette, il che mi dà conferma una volta di più del sentimento col quale, come si induce Vostra Eccellenza ad affermazioni non esatte, così si influisce sul popolo in senso negativo che conduce il popolo a sempre più pericolose deviazioni» (79l. Contestava l'affermazione che ai giustiziandi fosse fatta mancare l'assistenza religiosa, «anche quando dinanzi alla morte sputarono sul crocefisso»; comestava che il campo di Melàda fosse «un sepolcro dei viventi», poiché vi funzionava un servizio medico con infermiera, un servizio scolastico, un servizio religioso, e da luglio ad ottobre su 2.400 internati erano deceduti sedici maschi e diciannove femmine. Ricordava che le partorienti ed i malati cronici venivano accolti nell'ospedale di Zara; contestava che alle persone di recente rastrellate e concentrate a Vodizze fossero stati distribuiti - come asserito dal vescovo - solamente venti grammi di pane al giorno tsoi. · «Vadano i sacerdoti - concludeva Bastianini - se hanno la coscienza tranquilla, dalle Autorità Centrali, espongano con cuore di ministri di Dio le situazioni locali, agiscano con coraggio e volontà per ricondurre la serenità negli animi e troveranno comprensione ed aiuto, ma fino a quando si limiteranno invece a far pervenire a Vostra Eccellenza informazioni tendenziose e false, sarà molto difficile che essi possano godere la fiducia delle


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Autorità, e fino a quando si faranno sorprendere a rifornire di viveri i partigiani come hanno fatto il parroco di Pacostane o getteranno la tonaca per unirsi ai 'Senza Dio' di Lenìn come ha fatto il parroco di Rava, le Autorità italiane e cattoliche della Dalmazia sarano costrette a pensare che la carità del Signore non è nei loro cuori, ma che un livore atavico mal dissimulato e pronto ad esplodere contro l'Italia, occupa gli animi loro, livore che Ii spinge ad ingannare il Vescovo, a tradire il Vangelo e ad operare contro la legge. Come italiano li compiango, come cattolico ho pietà di loro» <B•>. •ATTRITI FRA IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA ED I COMANDI MILITARI La ritorsione di Capocesto determinò attriti anche fra Bastianini e le autorità militari. Nella polemica, da motivi propriamente militari, si slittò in quelli politici, e nell'occhio del ciclone venne a trovarsi il generale Carlo Viale comandante della 'Zara'. Non sappiamo esattamente quale sia stata la genesi della diatriba. Ma i termini del contrasto appaiono sufficientemente delineati dalla sintesi del rapporto tenuto alle autorità di Sebenico da Bastianini, da una lettera dell'ispettore di pubblica sicurezza Giuseppe Murino, addetto al Governo della Dalmazia, e diretta al generale Viale, nonché dalla risposta del generale, e da una successiva relazione da questi inviata al comandante del XVIII corpo d'armata. II Governatore, dopo i fatti di Capocesto dovette lamentarsi con il comandante della 'Zara' <82>, sia perché i rastrellamenti e la ritorsione erano stati decisi senza che egli ne fosse stato preventivamente informato, sia perché effettuati 'senza criterio' . Il fermo di 'oltre mille persone' aveva creato problemi alle autorità per internare tanta gente, e Bastianini, dipinse «l'episodio [di Capocesto - n.d.a.] a fosche tinte per danni ad eccidi» <83>, preoccupato anche per le ripercussioni che la ritorsione poteva determinare, con «conseguenze deleterie a noi sfavorevoli». Il generale Viale, evidentemente contestò i rilievi, e forse per puntualizzare portò il discorso sulla situazione di Sebenico, dove il comunismo s'era rapidamente diffuso <B4>, Sostenne che questo fenomeno, in fprteespansione, aveva trovato alimento nel malumore degli operai della zona perché inadeguatamente retribuiti, e perché a Sebenico mancava un minimo di sicurezza, ascrivendo le cause anche al co·ntrasto esistente fra i responsabili civili e militari. La lettera di Viale portava la data del I O dicembre, ed il Governatore, il 3, si recò improvvisamente a Sebenico, facendo convocare le autorità locaii·<851 •


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La riunione ebbe luogo nella Casa del Fascio, e Bastianini iniziò il rapporto dichiarando che la sua visita era <<determinata dalla necessità di chiarire talune questioni che, prospettate al governo [della Dalmazia n.d.a.J hanno dato la sensazione che le cose - in Sebenico - non procedevano come dovrebbero» <56>. La situazione politica gli era stata descritta a «tinte fosche», ed analogamente quella della sicurezza, quasi «non si possa andare in giro per le strade senza essere ammazzati», e che «in ogni calle si sia appostato un comunista armato» <51>. Osservò che in tutte le località della Dalmazia vi erano stati e vi erano attentati, imboscate, uccisioni, perché ovunque il comunismo aveva «preso piede in virtù della capacità e della fede con cui i comunisti perseguono i loro ideali» <95>. Perciò gli attentati che avevano avuto luogo a Sebenico non potevano esser considerati avvenimenti eccezionali. A suo giudizio, il movimento comunista locale era collegato al fenomeno partigiano d'oltre frontiera, e non al malcontento degli operai per un presunto insufficiente trattamento economico. Cifre alla mano, dimostrò che a Sebenico e nella D almazia annessa, i lavoratori erano pagati meglio delle corrispondenti categorie in Penisola <59>, Ricordò che gli operai di Sebenico, anche se apparivano difficilmente controllabili e costituivano un potenziale pericolo, tuttavia lavoravano in settori indispensabili per l'economia di guerra dell'Italia. Pertanto, alla domanda: «P ossiamo chiudere le fabbriche?», la risposta era «No» <90i, Analogalmente negativa la risposta alla domanda di sostituire gli operai. Di fronte a queste realtà, non modificabili, invitò i presenti a «saper agire con questi lavoratori, senza giungere subito alle conclusioni estreme che, d'altronde, sarebbero soltanto negative per noi» <9 1>. Ironizzò sulla esagerazione dei pericoli, e sulla conseguente adozione d'un coprifuoco che obbligava i civili (italiani e croati) a rientrare alle ore 17, mentre per i militari la libera uscita era prorogata alle I 9,30. Ironizzò anche sui motivi con cui si giustificava questo provvedimento: «col buio aumentano le aggressioni (quali?) e le pattuglie (quali?) possono meglio sorvegliare». Ma «chi è venuto a Sebenico in ore notturne prosegui Bastianini - non ha incontrato nessuno: neanche le pattuglie» . «E che non ci siano pattuglie in giro, è dimostrato dal fatto che nelle ore notturne sono comparse, all'altezza dei secondi piani (notevole tempo occorrente per farlo), delle iscrizioni comuniste» <92) , E dopo le critiche alle autorità politiche, la frecciata a quelle militari: se i comunisti avevano potuto sparare contro la mensa ufficiali, ciò stava a dimostrare che «la difesa non è quella che dovrebbe essere», ed aggiunse, «ognuno, quindi, esamini i suoi problemi ed assuma le sue responsabilità» <93 >, Il Governatore, da ultimo, fu duro con tutti: «non si lavora sodo, si


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ingigantiscono le cose, si agisce a compartimenti stagni, si ha paura. Con i civili [croati - n.d.a.] o si è troppo energici attirandosi l'odio, o si è troppo deboli (specie [con] le donne) e si realizzano soltanto compatimenti e derisioni» <94>. Anche in chiusura del rapporto le sue parole, pur se meno taglienti, non furono certamente d'elogio. «Occorre che ognuno spieghi più energia, lavori con maggiore coscienza, che si eliminino i contrasti tra le diverse autorità, che si agisca d'accordo, che ognuno si mantenga nella propria sfera d'azione, che non ci siano dannosi isolamenti, che si miri all'obiettivo con decisa, costruttiva volontà>> <95>, Non sappiamo se questi richiami abbiano avuto effetto, ma lasciano traspar ire le condizioni in cui, agli inizi di dicembre, si trovava - almeno a Sebenico - l'amministrazione (complessivamente intesa) del Governatorato della Dalmazia. Il giorno dopo il rapporto, l'ispettore Murino, quasi a completamento delle parole di Bastianini, inviava al generale Viale (in risposta alla nota che questi aveva spedito il 1° dicembre) una lettera <96>, che iniziava in modo cordiale ed espositivo . Lo assicurava che il Governo della Dalmazia ben conosceva i sentimenti e gli orientamenti della popolazione di Sebenico, e che quotidianamente vi faceva fronte con «i provvedimenti che la disponi97 bilità dei mezzi e le difficoltà ambientali permettono di adottare» < >, Ricordava al generale che <d'operazione anticomunista di recente compiuta [ a Sebenico - n.d.a.] e preparata da tempo con accorgimento e competenza» dalla pubblica sicurezza, aveva ottenuto «un effetto molto salutare» <98>. Ma, subito dopo, Murino passava ai rilievi asserendo che i rastrellamenti avrebbero avuto «risultati assai più benefici se le carceri di Sebenico fossero [state] restituite alla loro legittima e naturale destinazione di rinchiudere soltanto detenuti civili in attesa del giudizio od a disposizione dell'autorità di P.S., e non accogliessero in esse arrestati alla rinfusa, trasportativi dalle più lo,ntane provenienze, e per disposizione dell'autorità militare senza alcuna preventiva intesa con quella civile» <99l. Poi - riprendendo i dati esposti nel rapporto da Bastianini - precisava che il trattamento economico degli operai non era inadeguato, poiché coloro che lavoravano nella fabbrica d'alluminio di Losovazzo percepivano, rispetto alle corrispondenti categorie in Penisola, una paga maggiorata da lire 1.25 a lire 1.80 all'ora, a seconda delle mansioni, oltre agli assegni familiari, alla mensa aziendale, allo spaccio cooperativo. Quindi, allacciandosi all'altro concetto del Governatore, che «non bisogna ritenere che tutti siano comunisti, come non tutti sono partigiani» 000>, asseriva che nella valutazione degli «atteggiamenti politici delle masse operaie è giusto che si tenga presente come l'espressione 'comunista' non venga sempre adopra-


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ta a proposito>> !101l. Questo termine, che «designa l'appartenenza ad una organizzazione segreta, che sia veramente tale con programmi a carattere comunista>>, non doveva esser applicato a quanti manifestavano «una forma generica di antitalianità o di malcontento od anche di reazione a fatti ambientali, quali potrebbero essere ingiustizie, eccessi o soprusi locali» (102l. Per ciò, prima di qualificare una persona 'comunista', e tenendo conto che un'individuazione del genere <<si ripercuote spesso su tutta la vita dell'operaio, creando talvolta il ribelle o l'attentatore in chi ne è ingiustamente colpito» (1031, Murino auspicava l'intervento ed il controllo «di organi competenti e responsabili ad evi.tare i danni delle improvvisazioni, molto più gravi di quanto comunemente si ritiene» (Hl4). In altre parole, su questo problema potevano pronunciarsi solamente le autorità di pubblica sicurezza o quelle politiche, e non anche i militari. Osservazioni da condividere in relazione alle responsabilità di Murino, ma probabilmente troppo sottili per chi sentendosi sparare addosso non aveva certamente il tempo né la voglia di accertare se quel grilletto fosse stato premuto da un 'comunista' qualificato, oppure soltanto da un antifascista o da un antitaliano, o forse da un malcontento. Per l'ispettore, le cause e le ragioni del diffondersi del comunismo non erano dovute al livello del salario degli operai, ma ad «un complesso di fattori che vanno più acutamente ricercati in cause generali o particolari di ordine vario e mutevole». Fra le prime, comprendeva «l'andamento delle nostre operazioni militari» sugli altri fronti, e fra le seconde - che toccavano direttamente il generale Viale - «i risultati della lotta contro i ribelli, che consolidano o diminuiscono nel popolo la fiducia in un'efficace protezione da parte dell ' Italia» <105l . Quindi rispondeva ad un argomento molto delicato - sollevato da Viale - contestando che vi fosse stata «dispersione di notizie da parte degli uffici centrali di Zara>> <106l, e chiedeva dati di fatto, precisi e concreti. Da questa premessa passava ad imputare, sia pure indirettamente, ogni responsabilità ai militari, poiché <<di fronte all'asserita e non dimostrata dispersione di notizie da parte degli uffici centrali .di Zara [... ] sta indubbiamente il fatto che delle operazioni militari dell'ottobre era conosciuto in anticipo negli ambienti zaratini non solo l'annuncio generico, ma un complesso di particolari di tempo e di luogo e di modalità così ampiamente diffuso da supporsi non ignoto ai ribelli» <107l . Forse, e con maggiore obiettività, a queste preoccupanti considerazioni si sarebbe dovuto collegare un altro fatto, cioè la presenza di personale ex-jugoslavo negli uffici civili, rilevata da Viale, che Murino, invece, trattò come argomento a se stante. Per l'ispettore, la questione non aveva rilievo,

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poiché in merito dovevano «attuarsi le disposizioni impartite dal Governo (della Dalmazia - n.d.a.], in conformità del resto alla tradizione ed ai precedenti storici [quali? - n.d.a.], secondo le quali un certo numero di funzionari del cessato regno jugoslavo hanno titolo alla cittadinanza italiana e conseguentemente diritto di restare in servizio» <108>. Non conosciamo a quali livelli ed in quali uffici lavorassero questi funzionari ex-jugoslavi, ma il dubbio che, loro tramit~, vi potessero essere 'dispersioni' appare più probabile dell'altra supposizione fatta da Murino, il quale escludeva la fuga dagli 'uffici centrali' perché «non risulta che siano occupati da zaratini come impiegati dirigenti» <109>. Cioè per gli ambienti del Governatorato e per la pubblica sicurezza in particolare, gli zaratini erano meno affidabili dei furl'zionari ex-jugoslavi!

In fine, l'ispettore impartiva una 'lezione' al generale Viale facendogli osservare che «molte delle affermazioni contenute nel rapporto cui si risponde, derivano da errori di fatto o da apprezzamenti inesatti, e che assai più della condizione economica dell'operaio o della freddezza poco amica di un ex-funzionario jugoslavo, pesano sulla non lieta situazione di Sebenico o di altri centri dalmatici cause remote e presenti di ordine più vasto e di effetto più deleterio, non ultima tra esse l'esempio non di rado offerto nell'ambiente dalmatico di provvedimenti non coordinati tra autorità civile e militare, e di scarso senso di collaborazione» (J 10>. A ciò aggiungeva che «un maggior rispetto delle reciproche attribuzioni e competenze, una moderazione di suscettibilità talora esasperate di persone o di categorie, una maggior concordia di spirito, più lusinghieri successi nelle lotte che svolgono in tutti i campi, avrebbero la sicura efficacia di avviare la situazione verso un progressivo miglioramento assai più che un aumento di paga ai ben trattati operai di Loso.vazzo» <11 1>. L' 11 dicembre, il generale Viale rispose all'ispettore Murino, contestando che l'operazione anticomunista degli organi di pubblica sicurezza «limitata a pochi arrestati» - avesse ottenuto qualche risultato, poiché «Sebenico continua ad essere un importante centro comunista» <112J. Affermava che le autorità militari non avevano effettuato 'arresti alla rinfusa', in quanto tutte le operazioni erano «state fatte a ragion veduta dell'Arma dei CC.RR.>> 0 13>. Ribatteva che per i rastrellamenti di Vodizze e delle altre zone, «l'autorità civile, com'è noto, è stata tempestivamente informata sui criteri seguiti nelle operazioni [... ] e sulla necessità di provvedere alla selezione degli elementi rastrellati [ ... ] che deve essere [... ] svolta in appositi centri di raccolta dalle competenti autorità civili» <114J. Circa la questione del personale proveniente dall'amministrazione exjugoslava, trasmetteva a Murino copia d'una recente nota del prefetto di


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Zara che, «quale organo civile, fornisce dati di fatto tali da non lasciar più dubbi sulla necessità di rivedere il problema dei funzionari del cessato regno jugoslavo» <115>_ Faceva, infine, notare che le azioni militari, specialmente per le caratteristiche della guerriglia, andavano eseguite di sorpresa, e che «talvolta la sorpresa si ottiene propalando notizie diverse», a parte il fatto che in ottobre la 'Zara' non aveva svolto alcuna particolare operazione. Da ultimo, circa la questione della fabbrica di Losovazzo, il generale ribadiva la necessità di «assicurarsi una mano d'opera di fiducia, possibilmente italiana, almeno nei settori più delicati della fabbrica stessa» <116>, ed esprimeva il proprio disappunto perché la segna[azione, da lui fatta sul piano della collaborazione, fosse stata intensa come «un invito ad inutili polemiche», e ad «un malaugurato ritorno di tensione fra le autorità locali» (117). Il contrasto, nell'ardore della polemica, aveva investito le più svariate questioni; le parole del Governatore, come la replica di Murino, e la risposta di Viale avevano coinvolto aspetti prevalentemente politici e sindacali. Invece, nella relazione che il generale Viale inviò al comandante del corpo d'armata t 118l, furono poste in primo piano considerazioni più strettamente militari. Il comandante della 'Zara', riprendendo in gran parte i concetti esposti a Murino, faceva presente che i rastrellamenti , a cominciare da quelli di Mala Cista, di Zaton, di Vodizze, di Aurana, erano stati predisposti «d'intesa con le autorità politiche (Governo della Dalmazia - Prefettura) e con il pieno consenso del Governatore» <119>. Le persone fermate venivano appositamente concentrate per consentire alle autorità politiche d'individuare i sospetti,' «tutto sempre in piena approvazione del Governo della Dalmazia>> t 1201 , ma l'autorità di pubblica sicurezza non era stata capace di darsi un'organizzione adeguata per internare i fermati. (In realtà l'ispettore Murino, sin dal 7 novembre, aveva interessato il ministero dell'interno, anche per conto della prefettura di Zara, affinché fosse «ripreso urgenza avviamento Penisola altri scaglioni internati» <121 >, però la risposta dovette essere negativa). Ed allora i militari erano stati posti sotto accusa perché le operazioni di rastrellamento «erano state condotte senza criterio» <122>. Per di più, le autorità politiche, non sapendo come regolarsi, avevano posto in libertà quasi tutte le seicento persone concentrate a Vodizze, ed il generale Viale - facile profeta - osservava che «questo provvedimento frustrerà lo scopo delle operazioni compiute e riporterà la situazione della provincia al punto di prima» <123>. Circa l'impiego 'irrazionale' dell'artiglieria a Capocesto, il comandante della 'Zara', riferiva che «il Governatore influenzato dal clero e dalle


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autorità di P.S. [pubblica sicurezza - n.d.a.]» aveva dipinto l'azione «a fosche tinte per danni ed eccidi che secondo le sue informazio.ni [di Bastianini - n.d.a.] sarebbero stati compiuti dai nostri reparti» 0 24>_ Ma il Governatore - rilevava il generale Viale - non solamente sembrava ignorare che in quella zona si riuniva la banda di Marko Skorin, protetta ed aiutata dalla popolazione; che a Capocesto lo Skorin aveva un rifugio; che «quelle case di pacifici cittadini» (come doveva essersi espresso il Governatore, riprendendo le parole del vescovo di Sebenico) erano centro di ritrovo e di rifornimento dei partigiani, e che nelle loro vicinanze erano stati «rinvenuti i corpi dei nostri marinai dilaniati ed a brandelli» 0251 • Viale, infine, disapprovav~ che il Governatore della Dalmazia, praticamente sconfessando l'azione dei militari, avesse inviato a Capocesto viveri e vestiario, che in larga parte erano finiti nelle mani dello Skorin, come lo aveva informato il console Ivan Scalchi, comandante del raggruppamento dei battaglioni della M.V.S.N. 026'. Va precisato che questo intervento umanitario di Bastianini non era stato dettato dalla particolarità dell'azione su Capocesto, dove circa centocinquanta bambini, tra orfani ed abbandonati dai genitori (perché rastrellati), erano stati soccorsi dall'Ente comunale d'assistenza, ed affidati a famiglie volenterose, oppure ai parroci C127J, quanto ai criteri che seguiva. Già 1'8 settembre aveva fatto presente alla Presidenza del Consiglio dei ministri che «in dipendenza della nota situazione politica», ed «in occasione di operazioni di polizia e repressione effettuate dalle nostre Forze Armate>> venivano «inferti danni anche notevoli a cose di proprietà di persç:me residenti nel territorio annesso» c128>. Riteneva, quindi, opportuno intervenire, almeno parzialmente, in favore dei danneggiati, e domandava che lo stanziamento di 1.400.000 lire, già a sua disposizione, fosse integrato con un altro milione e mezzo. Chiedeva, soprattutto, una rapida decisione «per non frustrare, con le conseguenze materiali e morali dell'attesa, i benefici effetti dell'intervento stesso» o29J_ A parte le valutazioni su questi interventi di soccorso, il generale Viale lamentava che Bastianini ~sistesse nel voler considerare, a qualunque costo, «i cittadini della Dalmazia, tali per decreto di annessione [.. .] pacifici, onesti, laboriosi, leali .[ ... ] meritre è notorio che la massa di essi è divenuta a noi avversa, decisamente ostile e non perde occasione per dimostrarcelo con i fatti, con azioni delittuose e sabotatrici» 0301 • E, infatti, le azioni delittuose non cessavano. Lo stesso giorno della ritorsione a Capocesto, mentre a Verché (15 km a nord-ovest di Zara] i partigiani uccidevano il capovilla assieme al nipote, e ferivano la moglie c131\ ad Eso Piccolo sopprimevano Giovanni Bilaé,


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Antonia Jelié e Giuseppe Matesié perché filoitaliani (IJ2>; la notte del 16 novembre fu sabotata la centrale elettrica di Duare (24 km ad est di Almissa) facendo mancare l'illuminazione a Spalato <133>; nei pressi di Seghetto (Traù) vennero tagliati un centinaio di metri di filo della rete telefonica <134>; due persone uccise in località Zelié (Novegradi), e nel poco lontano paese di Popovié un gruppo di partigiani rapinava dodici famiglie uccidendo due contadini e ferendone dieci om, mentre a Modrino Selo veniva ammazzato il padre d'un volontario anticomunista <136>. Il 22 alcuni ribelli davano alle fiamme l'edificio della direzione e tre autocarri dell'impresa stradale Giulio Landi asportando materiale <137) ; il 24 mattina, nelle vicinanze di Traù, il geniere Luigi Altobelli, con due colpi di fucile veniva abbattuto dal palo telegrafico dove lavorava per riparare la linea <138>. Durante la notte sul 23 un nucleo di ribelli, giunto via mare, era sbarcato sull'isola di Ugliano, di fronte a Zara, e nelle vicinanze di Cale (= Kali), dopo aver aperto il fuoco contro una pattuglia di cinque granatieri in perlustrazione, aveva ripreso le imbarcazioni, dileguandosi. Sul terreno erano rimasti due granatieri <139>. Bastianini rimase colpito dall'audacia di questa imboscata, e la mattina stessa inviò una lettera autografa al generale Spigo. «Nell'isola di Ugliano, di rimpetto a Zara, i partigiani hanno fatto la loro prima comparsa. Il fatto è gravissimo per molte ragioni, anche se militarmente non è di grande rilievo», ed invitava il generale a rendersi conto che «se la Marina non ha mezzi per sorvegliare di notte i canali, è indispensabile sorvegliare strettamente a terra le isole» <140>_ Gli domandava perché la provincia di Zara fosse sempre la meno protetta, quando soltanto per il suo personale intevento era stato possibile avere nuovi reparti e nuovi soldati. «Così più io mi affanno ad ottenere truppe per la Dalmazia e meno truppe ci sono e più i partigiani guadagnano in prestigio ed in azioni» <141>. Insisteva perché i reparti venissero raggruppati, convinto che «se impiegassimo tutti i mezzi migliori, ma tutti, prima in un punto solo (Prov. di Zara) e poi tutti in un altro (Dernis-Tenin), e poi ancora tutti in un altro (Traù-Dernis) ecc. si conseguirebbero risultati positivi». «Qui non si può più andare avanti così assediati per mare e per terra» <142>. Sosteneva l'impellenza di agire prima che i partigiani attaccassero i territori del Governa torato con masse da oltre frontiera, coordinate a movimenti insurrezionali locali. ·«Questo essi vogliono fare entro la prima quindicina di dicembre, e quando saranno diventati padroni d'una trentina di località all'interno sarà molto facilitato il compito degli attaccanti dall'esterno. E per impedire questo che io ho chiesto truppe e mezzi» (1 43>_


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NUOVO SCHIERAMENTO DEL XVIII CORPO D'ARMATA E SGOMBERO DI BOSANSKO GRAHOVO La lettera di Bastianini pervenne al generale Spigo al suo ritorno da Sussa, dove il 22 novembre Roatta aveva tenuto rapporto ai comandanti di corpo d'armata ! 144 ), ed impartito le direttive per un più raccolto schieramento, su quella linea che sarebbe stata chiamata del '15 gennaio', d~lla data in cui si supponeva di completare i movimenti. Spigo, quindi, poteva assicurare il Governatore che i reparti di nuova assegnazione (1 • Celere) restavano nel territorio anneS$0, e che l' 11 ° reggimento bersaglieri, inviato oltre frontiera, veniva sostituito dal 4°. Soprattutto gli faceva presente che, con il nuovo schieramento, avrebbe avuto a disposizione <<per la prima volta [... ) elementi di manovra, da applicare, contro importanti obiettivi» (1 45). Il problema della protezione della Dalmazia a·nnessa, già esaminato a maggio dal generale Quirino Armellini, venne portato a soluzione, ma come progetto, solamente durante il rapporto tenuto da Roatta. Ad Armellini lo spunto per uno studio sulla Sistemazione futura del C.A . <146>, era stato dato dal ripiegamento dei presìdi dalla terza zona. Sei mesi dopo, in previsione dell'abbandono di quelli della seconda zona (anche se non tutti), lo studio tornava d'attualità . Secondo A rmellini sarebbe stato conveniente difendere il territorio della Dalmazia annessa lungo il corso del fiume Zermagna, e d-'una linea.che si raccordava a Signo passando per Tenìn. Considerava che le zone comprese in questo tracciato fossero sufficienti per dare copertura alle province di Zara e di Spalato. Più a sud, anche se si trovavano in territorio croato, suggeriva di mantenere le località di Duare ( = Zadvarje), per la sua centrale elettrica, e di Ba~ka Voda per il controllo del canale della Brazza, principale accesso al porto di Spalato, abbandonando il resto del litorale ! 147l, Il progetto giunse al Comando Supremo, che in agosto aveva inviato presso il XVIII Corpo d'armata il generale Antonio Gandin «at scopi orientamento su sistemazione locale et se possibile definizione linea limite at cui far praticamente giungere nostra occupazione [... ]. Comunque, in via approssimativa est stata indicata linea ZermagnaKnin-Cetina» ! 148l. Ma per un paio di mesi non si parlò più del nuovo schieramento. La questione fu ripresa, sia pure indirettamente, dal generale Spigo in una 'sintesi' sulla situazione nei territori del corpo d'armata, inviata il 19 novembre a Supersloda <149l . Di fronte al fatto che i partigiani si stavano ammassando, quasi un semicerchio, dai monti Moseé (nord-ovest di Spalato) sino al massiccio degli Albi (Biokovo) sul mare ed a.I «progressivo


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assottigliamento nostre forze per mancanza complementi», il generale considerava «necessario rinunciare ad alcuni presidi avanzati a vantaggio elemento manovra con il quale agire tra restanti presidi scopo impedire formazione grosse masse partigiane» <150>_ Faceva, inoltre, presente che «anche recente ordine che 221 ° autoreparto passa disposizione Intendenza riducendo fortemente automezzi disponibili, consiglia ridurre presìdi più onerosi» (1 51 >. Conseguentemente proponeva di sgomberare quelli di !moschi (nord-ovest di Macarsca), di Kljake (sulla strada Dernis-Signo), e di Verlicca, non avendo quest'ultimo «alcuna funzione di sbarramento, poiché i ribelli passano dove vogliono» (152>, oltre alla probabilità di restare bloccato con le prime nevicate. Queste proposte, vennero quasi tutte trasfuse da Roatta nel piano di rischieramento dell'Armata, prevedendo anche lo sgombero del presidio di Bosansko Grahovo. Questo presidio, dopo i combattimenti di fine ottobre, aveva avuto alcuni giorni di tregua, ma con la notte del 3 novembre si erano manifestate le avvisaglie d'una rinnovata attività dei ribelli, con una puntata nel settore di Stoziste e raffiche di armi automatiche contro le difese esterne 053l. Dopo alcuni giorni, i partigiani aumentarono la loro attività con l'appoggio d'un mortaio da 81 (' 54l, ed il presidio fu posto in allarme. La 'Sassari', sotto la data del 9 novembre, annotava che intorno a Bosansko Grahovo «i partigiani aumentano di numero [... ], stanno preparando un attacco in grande stile, e questo [è] il motivo per il quale (oltre alla necessità di assicurarne il transito sulla rotabile) si tengono i tre btg. [battaglioni - n.d.a.], I e II del 151 ° fanteria della 'Sassari', e I del 2° della 'Re' sulle posizioni esposti alle intemperie che da oggi mettono a dura prova le truppe. Infatti da questa notte la bora ha cominciato a soffiare, gelata; sulle q. [quote n.d.a.J occupate vi è stata tempesta di neve» (ISs>. In quegli stessi giorni i partigiani si erano fatti più attivi anche ad est di Tenin, ed il 7, circa tremila ribelli erano entrati a Kijevo (23 km da Tenìn, sulla strada per Verlicca-Signo). Bruciarono la chiesa cattolica, saccheggiarono le abitazioni, e catturarono sessanta miliziani croati di guarnigione. Il comando della 'Sassari', per accertare la consistenza della minaccia, fece eseguire una puntata esplorativa a due compagnie autocarrate, alle quali si uni, con una propria auto, il comandante dei cetnici di Verlicca. I partigiani lasciarono indisturbati i soldati, ma ne sorvegliarono i movimenti, e non appena si accorsero che l'auto aveva perduto il contatto con i reparti, la bloccarono ed uccisero il capo cetnico e l'autista <156) , Il fatto, e la voce di nuovi ammassamenti di ribelli dettero argomenti ai capi della M.V.A.C. per chiedere con insistenza «armi e munizioni allo scopo di poter efficacemente far fronte ai partigiani che ogni giorno aumentano di


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numero e di armamento» <151>. Ed il comando della 'Sassari', quasi a giustificarsi, annotava sul diario storico che non era possibile «aderire alle richieste» poiché non aveva «più grosse disponibilità di munizioni per Mauser e Lobel che costituiscono l'armamento della M.V.A.C.» cmJ, e gli ordini, inoltre, imponevano di «limitare al minimo la cessione di munizioni» ci 59l. Non era quindi da escludere, che nella M. V .A.C. si andassero «creando dei malumori anche per riflesso alle rapine commesse dai ribelli nei territori cetnici che non sono stati in grado di difendersi» <160l. In prospettiva, la situazione · stava destando preoccupazioni, anche perché i reparti italiani non ricevevano <<complementi che riempiano i vuoti creati da combattimenti, malattie e collocamenti in congedo od altre cause; la forza media dei btg. di ftr. [battaglioni di fanteria - n.d.a.] si aggira sui 500 .uomini scarsi e le de ficienze aumentano sempre» <161 ' . A Bosansko Grahovo, intanto, i partigiani avevano portato in linea un cannone da 100, e dalla notte del I O sottoposero il presidio a tiri di disturbo, intensificando le azioni di pattuglia contro le posizioni fra Bosansko Grahovo e Stermizza. Per contenere l'aggressività di queste iniziative che avevano portato anche all'interruzione della rotabile, il comando della 'Sassari' colse l'occasione per saggiare quale affidamento potessero dare azioni congiunte di reparti croati con formazioni cetniche. La proposta venne accolta senza riserve dal battaglione di domobranci di stanza a Tenìn e dai reparti della M.V.A.C., che avrebbero operato con l'appoggio dell'artiglieria italiana <162>. Berardi, di fronte a questo evidente successo della sua politica, elogiò «i capi cetnici ed il com.te del btg. croato per la volontà di cooperazione [... ] di fronte al comune pericolo comunista» <1631• L'operazione si svolse senza inconvenienti, e la rotabile venne riaperta al traffico, mentre i ribelli abbandonavano alcune posizioni dominanti, (monte Veljub, quota 426) a sud-est di Stermizza. Anche se i partigiani, nel corso di questa operazione a raggio limitato, non avevano dimostrato particolare combattività, il generale Spigo apparivo tutt'altro che ottimista, poiché «notizie sempre più attendibili e precise fanno ritenere probabile e prossima [una] azione con notevoli forze (oltre IO mila uomini) bene coordinata e diretta, tendente ad isolare e travolgere Bos. Grahovo e occupare Stermica» <164' . La minaccia doveva sembrargli concreta, tanto da sottoporre a Roatta tre soluzioni: volendo mantenere Bosansko Grahovo, era indispensabile prevenire i partigiani con un deciso attacco; in tal caso, oltre alle forze della 'Sassari', era riecessario disporre di altri sei battaglioni, che il Corpo d' armata non aveva. Come seconda soluzione proponeva di attendere l'attacco partigiano, ma anche in tal caso la 'Sassari' avrebbe avuto bisogno almeno di tre battaglioni come rinforzo;


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tuttavia, anche dopo aver respinto l'avversario, non sarebbe stato conveniente mantenere il presidio. L'ultima alternativa era quella di sgomberare Bosansko Grahovo 065 >, ed il generale Spigo la considerava più favorevole delle altre, poiché «l O - evita rischio che presidio Bos. Grahovo sia sopraffatto; 2° - realizza miglior concentramento forze sui restanti presidi; 3° - semplifica rifornimenti durante cattiva stagione» <166>. Però, obiettivamente, faceva notare che l'abbandono avrebbe comportato inevitabili inconvenienti, anche se «solo di carattere politico-morale nei riguardi soprattutto dei cetnici». Si prospettava, quindi, una situazione delicata, ma per Spigo la «esclusione nostro eventuale scacco» avrebbe bilanciato le altre ripercussioni negative <161>. La risposta di Roatta fu quasi immediata: Bosansko Grahovo andava sgomberata, e «circa cetnici sarebbe sommamente opportuno indurli seguire nostro movimento et affiancarsi nostre truppe, su nuove posizioni prestabilite. At tale scopo - aggiungeva il comandante di Supersloda - occorrerà spiegare opportunamente motivi che habent consigliato maggiore concentramento nostre forze, prendendo all'uopo contatto et accordi con noto Trifunovié» <168', cioè il comandante dei cetnici che risiedeva a Spalato. Decisioni non facil i: dal punto di vista politico, poiché potevano incidere sui rapporti con i cetnici proprio quando il loro concorso stava diventando sempre più necessario; dal punto di vista militare, in quanto lo sgombero avrebbe ulteriormente appannato il prestigio dell'esercito italiano. Ma il prezzo che si sarebbe dovuto pagare era giustificabile in base alle notizie che stavano pervenendo ai comandi. Secondo l'ufficio informazioni della 'Sassari', lungo tutto il fronte della divisione (da Gracac per Tenìn, Bosansko Grahovo, Dernis, sino a Verlicca) vi erano «circa 20.000 [ribelli - n.d.a.] con 8 cannoni e 11 mortai»," ed «un numero imprecisato di uomini che risiedono nei villaggi con compiti locali» <169'. Si prevedeva, per il 20 novembre, un attacco in forze contro Bosansko Grahovo, però sembrava che l'obiettivo non fosse l'immediata conquista del presidio, bensì quello di far affluire in zona il maggior numero possibile di rinforzi italiani, mentre l'azione principale si sarebbe sviluppata a sud-ovest di Bosansko Grahovo, con una duplice manovra. Quando i reparti italiani si fossero mossi in appoggio del presidio, formazioni partigiane, nel settore Deralo-Stoziste, attaccando da est, avrebbero conquistato le alture del Cigalj, bloccando la rotabile per Stermizza e Tenìn. Contemporaneamente, sempre da est, una colonna di ribelli, scendendo dal Dinara, avrebbe attacco le posizioni di Jelino Polje aggirando i reparti italiani in movimento. (CARTINA N . 21). Nello stesso tempo, un'altra colonna, partendo da nord, zona di Tiskovac, avrebbe puntato su


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Stermizza. Altre forze partigiane, anche queste scese del Dinara, avrebbero interrotto le comunicazioni fra Stermizza e Tenln, bloccando i paesi di Golubié e Palanka, per spingersi, poi, sino a Plavno, e da qui, _assieme a bande provenienti da Srb si sarebbero dirette verso est, attaccaado Stermizza dal lato meno protetto. Conquistato questo centro, caduta Bosansko Grahovo (17o>, i partigiani, ulteriormente rinforzati da tremila armati, provenienti dalle zone di Korenica e Mazin, con altri due cannoni e tre mortai, oltre ai due cannoni ed al mortaio non più necessari a Bosansko Grahovo, avrebbero fatto massa contro Tenìn, loro vero obiettivo <111>. Operazione complessa, con un'azione diversiva (Bosansko Grahovo), ed un obiettivo intermedio che sarebbe stato attaccato quando i reparti italiani si fossero sbilanciati verso est, sia per tenere Bosansko Grahovo, sia per prevenire un più probabile attacco su Stermizza da oriente ad opera delle formazioni del Dinara. Queste, invece, passando più a sud (per Golubié) e dirigendo su Palanka-Plavno per collegarsi con i ribelli scesi da Srb, avrebbero costituito un cordone esterno a protezione delle altre formazioni impegnate nella conquista di Tenìn. Operazioni articolata, basata sul presupposto d'una coordinata rispondenza delle singole formazioni ad un unico comando, che sapendo elaborare questi piani - forse in quel momento ancora troppo ambiziosi - dimostrava d'essere professionalmente preparato. La guerriglia e le imboscate, pur fondamentali nella lotta partigiana, stavano cedendo il passo ad operazioni militari sempre più organiche, con masse d'uomini che cominciavano a comprendere i valori dell'inquadramento e della disciplina <112>. Da altri segni, intanto, appariva che i partigiani diventavano sempre più fiduciosi nelle proprie forze, e cominciavano ad agire anche in vicinanza di robusti presidi. Così, nella notte fra l' 11 ed il 12 novembre, avevano attaccato la località di Topolje, a non a più di cinque chilometri ad est di Tenìn, ed il combattimento con i cetnici che la presidiavano era durato sino all'alba. I ribelli ebbero il sopravvento <173>, Entrati nel paese avevano dato alle fiamme le case dalle quali era stata opposta resistenza; asportarono il bestiame ed i carri agricoli, e ripiegarono con alcuni prigionieri. Sul terreno erano rimasti otto cetnici, fra i quali Gliso Djujié, fratello del pope, ed il sottotenente Vlade Akmanovié C1 74>, Durante le solenni onoranze rese ai caduti, presero la parola il capo dei cetnici di Topolje, Nikola Berié, il capitano ex-jugoslavo Perisié, il pope Djuj ié, ed altri. Esaltarono i caduti, incitarono i presenti alla lotta «contro i sanguinari nemici della libertà del popolo», ringraziarono gli ufficiali italiani intervenuti, ma si astennero da recriminazioni contro i croati C1 75l, Questo fatto,. che poteva trovar spiegazione nella particolarità della cerimonia, non rimase isolato, poiché anche


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il gìorno successivo il pope ed il capitano Ilié, parlando ad un duecento serbi di Tenìn sulla guerra ad oltranza contro il comunismo, non usarono alcuna parola offensìva nei confronti dei croati (176l. Era un sintomo interessante, che si integrava con l'operazione in comune svolta dai domobranci e daì cetnìcì, tanto da far supporre che le parti moderate dei croati e deglì ortodossi, superando i conflitti che li avevano visti decisi avversari, stessero cercando un'ìntesa. Se i cetnici apparìvano disponibìlì ad accettare la cooperazìone dei domobranci, ritenendo «giunto il momento che anche i croati partecipassero più attivamente alla lotta partigiana», d'altra parte - scriveva la 'Sassarì' - «molti croati cominciano a vedere l' utìlità pratica delle formazioni cetniche». «Tutta questa gente che scappa dinanzi al comune perìcolo e che soffre per Io stesso motìvo, pensa che è ora di finirla con le beghe interne e che invece è giunto il momento di combattere i partigiani con le forze riunite» <177>. Ma a Tenìn serpeggiava anche una latente incertezza per il timore che, in un giorno non lontano, la città potesse cadere nelle mani dei partigìani; ed «ì croati voglìono andare a Zagabria, ed ì serbì nella Bosnia settentrionale>> (178>. Però non mancava chi, in quel novembre, considerando l'andamento generale della guerra e l'avanzata del comunismo in Croazia, pensasse che «la migliore soluzione fosse quella d'unirsi aì ribelli» . Orientamento non illogico per molti, almeno secondo le confidenze d'un croato ad un ufficiale italiano. «I croatì, sìa della Dalmazia occupata, che annessa, sono passati ai partigiani. Altrettanto sta avvenendo in Croazia, Lika, Bosnìa. I nostrì soldatì [croatì - n.d.a.] o non combattono contro i partigiani, o si arrendono, o combattono pro forma per salvare l'onore delle armì . La stragrande ma ggioranza dei croatì è o sarà partigiana. Ed io e molti altri abbiamo già decìso per i partigiani» (179l _ Era un ragionamento del quale i comandi italiani non potevano non tenere conto, e forse anche per questo il comando della 'Sassari' considerava <<molto vantaggioso facilìtare l'esodo della popolazione in tutte le maniere. Se no, quì a Tenìn, Dernis, Verlìka, Bos, Grahovo, ecc. avremo moltì malcontenti che ci daranno gran disturbo» osoi. Il 12 novembre, il generale Berardi ricevette l'ordine di sgomberare Bosansko Grahovo <1R1>, e per l'operazione avrebbe avuto a disposizione tre nuovi battaglioni (rispett ivamente dalla ' Bergamo ', dalla 'Messina' , e dalla I a Celere). Supersloda, anche per l'avanzare della stagione, consigliava d'abbandonare il presidio il prima possibile, ma il generale Berardi ritardò di alcuni giorni l'inizìo delle operazioni per studiare i tempi, i movimenti e la protezione delle colonne, in relazione alla consistenza ed all'ingombro dei materiali da trasportare, alle interruzioni stradali che probabilmente si


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sarebbero dovute superare, al trasferimento degli abitanti che avessero inteso abbandonare il paese, alla probabilità d'attacchi da parte dei partigiani che in quei giorni si dimostravano attivi un po' ovunque. Il comando della 'Sassari', per proteggere la ferrovia verso l' interno aveva concentrato a Golubié (nord di Tenìn) le formazioni della M. V.A.C. di Pagene ( = Padene) <132>. Tuttavia, più a nord, durante la notte sul 13, un centinaio di ribelli avevano attaccato a Kaldrma (nord di Tiskovac) il posto di protezione, presidiato da una ventina di fanti del 220° battaglione T.M. che, grazie al ridotto nel quale erano rinserrati, furono in grado di reggere all'attacco. <133) Nella zona a sud-e.st di Tenìn, era stato segnalato «un migliaio di partigiani» che scorrazzavano intorno ai villaggi di Polaca, di Topolje, di Biskupija, di Orlié, ed arrivavano «sino alla ferrovia, bruciano qualche casa di noti antipartigiani, minacciano la distruzione dei villaggi che a loro volessero opporsi». Comprensibile che le popolazioni non avessero «voglia di opporsi, né lo possono, - come annotava la 'Sassari' - perché hanno davanti agli occhi lo spettro di quello che è successo a Bos. Grahovo [il 28-30 ottobre - n.d.a.] ed· altrove. Invocano pietosamente aiuti da noi, inviando continui corrieri, con notizie sempre allarmanti» 0 34l. Situazione e stati d'animo che i ribelli cercavano di sfruttare il più possibile, avendo «capito che, in primo luogo, bisogna colpire la fantasia di questo popolo; poi passando dalle lusinghe alle minaccie li persuadono ad arrendersi e passare dalla loro parte perché quello è l'unico modo di salvare le proprie vite ed i propri averi» <185>. Intanto, a Bosansko Grahovo, i ribelli avevano messo in linea un secondo cannone, e durante le giornate del 14 e del 15 spararono nel paese una trentina di colpi <186l. Il generale Berardi, «allo scopo di disturbare l'attività dei partigiani e di riconoscerne la dislocazione», incluse nel piano di sgombero due perlustrazioni preventive: il 16 il battaglione della 'Messina' con una batteria da 100/ l 7 riconobbe il terreno sino alla conca di Orlié, mentre la M.V.A.C. di Kosovo puntava su Markovac(l87)_ Il giorno successivo, il battaglione della 'Bergamo' controllò la zona di Radulié, ed una formazione di cetnici perlustrò quella Polaca (sulla strada per Signo, a 10 km da Tenìn) (1 88>. Se durante il primo giorno i ribelli si erano sottratti ad ogni contatto, il giorno dopQ si rischiò il peggio. I reparti erano giunti in località Ostra Glavica (quota 542) e «nuclei di armati, in primo tempo creduti appartenenti a formazioni M.V.A.C. - riporta il diario della 'Sassari' .hanno lasciato avvicinare nostre pattuglie esploranti e, indi, a distanza di qualche decina di metri hanno aperto fuoco di fucileria e bombe a mano» 089l. Intervenne il grosso del battaglione che disperse i partigiani. Da parte italiana si ebbero cinque feriti e tre dispersi 090>.


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Concluse le due perlustrazioni, il generale Berardi fece eseguire un rastrellamento fra Vrpolje, Suho Polje e Bosansko Grahovo, al comando del generale Ettore Giannuzzi, al quale affidò anche la direzione dello sgombero di Bosansko Grahovo. Giannuzzi, il 16 novembre, emanò due ordini di operazioni: uno per il rastrellamento <191 > e l'altro per lo sgombero <192>. Nel primo, come notizie sul nemico, faceva sapere che «i partigiani [ ... ] hanno dilagato nelle zone ad oriente della rotabile Tenìn-Stermica facendo centro di gravità a Suho Polje. Si presume possano raggiungere una forza di circa mille uomini». 11 rastrellamento, disposto «come preparazione all'operazione di sgombero del presidio di Bos. Grahovo e per dare maggione sicurezza alla stessa» <193>, avrebbe avuto la durata di due giorni. Subito dopo , i reparti si sarebbero attestati sulle posizioni prescelte per proteggere le colonne di automezzi da e per Bosansko Grahovo. Il 20 mattina, le forze impiegate nel rastrellamento (su quattro colonne) iniziarono i movimenti. La colonna 'A', la più forte <194>, mosse da Tenìn. Analogamente partì da Tenìn la colonna 'B' che si attestò sul monte Veljuv (est dì Stermizza) per dare protezione agli altri reparti con il fuoco dei propri pezzi ( i 95>_ La 'C' lasciò la base di Stermizza <196>. La 'D' partì da Bosansko Grahovo per chiudere ad oriente eventuali vie di fuga ai partigiani incalzati dalle altre colonne <191>. La ricognizione vicina e lontana era affidata all'aereo-raggruppamento, con base a Zemonico (Zara). Poiché non era da escludere che la piazza dì Tenìn potesse «essere prossimamente attaccata in forze dai partigiani» o9sJ, il presidio venne posto in allarme. I movimenti delle colonne si svolsero senza alcun contatto con i ribelli, salvo uno scontro, il secondo giorno, nella zona di Suho Polje, dove rimasero feriti alcuni soldati 1199>. Concluso il rastrellamento, i reparti assunsero lo schieramento per la protezione della rotabile, ed il 24 novembre, secondo gli ordini, iniziò lo sgombero di «tutti i materiali militari [... ] (possibilmente reticolato compreso), le masserizie della popolazione, filo telefonico, eventuali metalli ed oggetti di utilità militare, per ultimo il presidio» <200>. Il genio avrebbe riparato le interruzioni stradali, ma «col criterio della loro succesiva rapida distruzione>> <20 ll; sarebbero state demolite le fortificazioni dei capisaldi di Bosansko Grahovo, e resi inutilizzabili i principali edifici pubblici <202>. Lo sgombero della popolazione civile «che ne faccia richiesta», doveva esser ultimato il giorno prima della partenza dell'ultimo reparto del presidio c2031 . Mentre queste operazioni erano in corso, il corpo d'armata ordinò alla 'Sassari' di trasferire a Tenìn anche i duemilottocento ortodossi che sin dalla seconda metà d'ottobre avevano abbandonato i villaggi intorno a


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Bosansko Grahovo per sottrarsi alle incursioni de.i partigiani, rifugiandosi nel presidio <204J. Il generale Spigo, faceva presente che questo movimento era stato sollecitato dal vojvoda Trifunovié-Bréanìn. Così, nel problema generale, s'inserì un nuovo problema a due incognite: la disponibilità dei mezzi di trasporto e la ricettività dì Tenìn. Per la soluzione della prima incognita, fu chiesto un ulteriore impegno agli autisti, portando a quattro i previsti due viaggi giornalieri dei quarantun autocarri disponibili (da Bosansko Grahovo a Stermizza 19 km, sino a Tenìn 35 km, per la sola andata), dando, finché possibile, la precedenza ai profughi <205>. Per la seconda incognita, il generale Berardi indisse una riunione con il gran zupano (prefetto), il capitano distrettuale ed i rappresentanti della comunità serba di Tenìn. «Preso atto che non vi sono preoccupazioni per i viveri, si è parlato del modo di alloggiare i profughi in attesa di farli partire per altre zone (Sarajevo e Slavonia). Sono stati stabiliti i locali da adibire a dormitori» 1206J. Ma le assicurazioni delle autorità croate risultarono troppo ottimistiche. Già con l'arrivo dei primi duemila civili (ai profughi segnalati da Trifunovié-Brcanin s'aggiungeva la popolazione di Bosansko Grahovo) non vi era più un posto disponibile <201>. Trovare una soluzione, evidentemente, era difficile, e la 'Sassari' , nonostante le disposizioni che escludevano anche il solo transito sul territorio del Governatorato, chiese al corpo d'armata di poter avviare il maggior numero possibile di profughi a Spalato, e da qui, via mare, a Metcovich, capolinea della ferrovia per Sarajevo. Nello stesso tempo prospettò «l'eventualità[,) di portata altresì politica [,) di sgomberare questa popolazione a noi fedele nella Dalmazia italiana» <208 J. Suggerimento che rimase senza seguito . Lo sgombero dei materiali da Bosansko Grahovo, della popolazione, delle masserizie, dei profughi e dei reparti si concluse il 30 novembre, senza interferenze da parte dei ribelli. Il maggiore Oberdan Barba avrebbe, poi, riferito che quel «mattino [... ] il presidio composto dal mio II battaglione, dalla 5a batteFia del 34° artiglieria, e di 2 plotoni mortai, al mio comando, si ritirava, protetto sulle quote laterali della zona che doveva attraversare da altri reparti, e si portava a Stermica. Nel paese rimase un solo vecchio con la moglie>> <209>. L'inattività dei partigiani durante le operazioni di sgombero fu dovuta, in gran parte, alle precauzioni prese dal generale Berardi ed alle forze schierate (complessivamente cinque battaglioni, t re batterie più una sezione, protezione all'aviazione). Però l'ufficio 'I' non escludeva che i ribelli, rinunciando alle loro più ambiziose operazioni, avessero colto il momento per riordinare le formazioni, per «animare i loro guerrieri, e per dimostrare con l'entrata in Bos. Grahovo che tutti i loro piani finiscono per riuscire secondo le loro intenzioni» <210>. E, obiettivamente, i fatti davano loro ragione.


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Fra i profughi confluiti a Tenìn, vi era anche la madre di Gavrilo Princip, lo studente che, nel giugno 1914, uccidendo a Sarajevo l'arciduca d'Austria, Francesco Ferdinando, aveva fatto crollare l'instabile equilibrio europeo , precipitando Stati e nazioni nel baratro della prima guerra mondiale. Ed il Notiziario giornaliero della 'Sassari' riportava che la donna aveva <<86 anni, ed è ancora sana di corpo e di mente. Interrogata, ha fatto le seguenti dichiarazioni: 'Non ho voluto rimanere ad Obljai (Bos. Grahovo) per quanto i partigiani me lo avessero ripetutamente chiesto, ed avrebbero messo a mia disposizione due cavalli per farmi trasportare in un paese dell'interno, ove avrei, secondo loro potuto vivere quieta ed in pace, senza alcuna preoccupazione per l'avvenire. Io sono antipartigiana ed ho detto ai miei nipoti che essi debbono combattere il comunismo con tutte le loro forze e se necessario morire. Mio figlio Gavrilo non era comunista; al contrario egli era un fervente nazionalista, ed i comunisti abusivamente si sono impossessati del suo nome per far propaganda partigiana ed antifascista e denominare una loro unità. Se egli oggi fosse vivo, il suo posto sarebbe certamente tra i cetnici. I partigiani hanno incendiato la mia casa di Obljaj e distrutti i iniei averi. Oggi mi trovo con sei nipoti e tutto il mio avere consistente in un sacco di patate ed uno di cappucci. Ma la vita non mi fa paura>> l 21 1>.

LA RIORGANIZZAZIONE DELLA DIFESA E L'IMPIEGO DEI CETNICI Mentre era in corso lo sgombero di Bosansko Grahovo, il generale Spigo, diramò le disposizioni per il nuovo schieramento del corpo d'armata, prevedendone il completamento «per quanto possibile prima dell'inverno» <212>. I presidi di Signo, !moschi e Macarsca, tenuti dalla divisione 'Bergamo', e quelli di Gracac e Verlicca che rientravano nella giurisdizione della 'Sassari', sarebbero stati ceduti alle forze armate croate. Il corpo d'armata avrebbe raccolto le proprie divisioni ('Sassari', 'Bergamo', 1° Celere', 'Zara') nelle province di Spalato e Zara, sulla linea della Zermagna ~ dei monti Kosjak (est di Salona), mantenendo le posizioni avanzate di Tenìn, Dernis, Clissa (nord-est di Spalato), nonché, a sud di Spalato lungo il litorale Almissa, e più nell'interno Duare. Intorno al perimetro esterno di questo schieramento sarebbe stata costituita una fascia di protezione, profonda una decina di chilometri, affidata a formazioni della M.V.A.C. ed a reparti croati «rinforzati, se necessario, da nostri elementi», formando, così, «un antemurale alla zona di occupazione» (mJ


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Nello stesso tempo si poneva il problema della difesa costiera <21 4>, e da uno studio di Supersloda, dei primi di novembre, risulta che gli sbarramenti fra le isole, e fra queste e la costa, risultavano completi, ma la vigilanza era «estremamente debole ovunque ( ... ] soprattutto sul cordone costiero delle isole zaratine, e cioè dove dovrebbe essere più forte» l215 l. Dall'isola di Premuda, a nord, sino all'Incoronata a sud (circa cento chilometri in linea d'aria) vi erano solamente due plotoni di 'vigilanza', uno di mitraglieri ed uno della guardia di finanza. Dietro questo inconsistente velo, la 'prima difesa' schierava un battaglione (complementi granatieri), che oltre ai cento chilometri delle isole esterne doveva provvedere ai settanta delle isole intermedie fra le esterne e la costa. A sud dell'Incoronata, sino a Lèsina compresa, con le isole di Salta e della Brazza, per la ' prima difesa' vi era un altro battaglione. Le artiglierie, invece, risultavano sufficienti (ventisei batterie) e razionalmente disposte. Ma quasi tutte erano senza protezione, ed in particolare il «tratto centrale (Punta Planca), più infido per effetto della ribellione, e più delicato, perché privo di qualsiasi antemurale insulare, sul quale sono addensate tra 7 ed 8 btr., non ha un reparto ad hoc per la difesa» <216>. Non essendo previsto alcun arrivo di rinforzi, Supersloda stesso dovette sentire la velleitarietà d'una difesa costiera con le sole forze disponibili, se nello studio, problematicamente, considerava di «invitare il C.A. a vedere se gli riesce di ritirare 1 btg. T.M. [battaglione territoriale mobile - n.d.a.] dalla ferrovia per adibirlo a vigilanza e prima difesa, in luogo del btg. compi. granatieri che se ne va>>. Valutava che «lungo la ferrovia, detto btg. [T.M.J potrebbe essere sostituito, data la sosta invernale, da qualche reparto mobile o da M.V.A.c.»< 211 >. Ma, durante quell'inverno non vi sarebbe stata alcuna sosta. In alternativa calcolava «di adibire questo btg. - o btg. mobile - se l'anzidetta soluzione ( ... ] non par conveniente - a esclusiva vigilanza e prima difesa sul cordone esterno delle isole zaratine, spingendo ivi almeno dei pl. R.G .F. (plotoni regia guardia di finanza - n.d.a.], ora arretrati (le rimanenti isole interne, quali Ugliano e Pasmano, farle presidiare da altri reparti della div. 'Zara')» <218>. Per il tratto da Sebenico a Spalato, pensava di far «togliere da Sebenico e spostare nella regione centrale di Punta Pianca e isola Zirona il btg. presidiario ora adibito a scorta treni [... ]e servizio base». Infine, prospettava di «dare all'occupazione di Salta, Brazza e Lèsina (per parte di I btg. presidiario) una dislocazione più intonata al compito preminente della vigilanza e cioè frazionare maggiormente le forze e portarle più verso l'interno» <219>. In altre parole, la solita coperta sempre troppo corta.


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Il 10 novembre, il generale Roatta, sulla base di questo studio emanò le direttive per la Difesa della costa dalmata, da Fiume al Cattarino <220>. Come premessa, non certo gradita ai comandanti dei corpi d'armata, avvertiva che «data la sit uazione generale e particolare in atto non è da prevedere, almeno in un prossimo avvenire, l'arrivo di sensibili rinforzi di comandi, reparti e mezzi per la difesa costiera» <22 1>. Nello stesso tempo, pur escludendo «grossi sbarchi>> da parte del nemico, riteneva possibili «azioni di fuoco o piccoli sbarchi, con naviglio sottile o sommergibile, a scopo di intimidazione o di sabotaggio o per alimentare la ribellione» !222J. Le susseguenti disposizioni, formalmente erano logiche, ma sostanzialmente di problematica appEicazione, e Roatta stesso ne doveva essere consapevole. Basta leggere il paragrafo Truppe dislocate per la difesa costiera, dove il comandante di Supersloda lasciava trasparire le sue perplessità: «L'ideale sarebbe che[ ... ] come per le ferrovie, si potesse disporre dì reparti di ftr. costiera e d'artiglieria specializzata o di posizione». E proseguiva, «tale situazione, per quanto si è già detto [mancanza di rinforzi - n.d.a.] non potrà esser raggiunta in un avvenire prossimo od a scadenza ravvicinata» (223>, Termini noti al linguaggio militare nel loro reale significato. In base a queste disposizioni, il generale Spigo, per quanto di competenza, fece il possibile. Ripartì la difesa della costa e delle isole antistanti nei settori divisionali della 'Zara' (dall'isola di Asinello a Pirovazzo esclusa), della 'I a Celere' (da Pirovazzo a Rogosnizza esclusa), della 'Bergamo' (da Rogosnizza verso sud sino poco oltre Spalato), e trasferì il comando della XVII brigata costiera da Sebenico a Spalato. In relazione al più ristretto schieramento de] corpo d'armata, prevedeva di togliere due battaglioni dal servizio di protezione alla ferrovia, assegnandoli uno alla 'Bergamo', l'altro alla 'Zara'. Con i. reparti già in posto, per la difesa dall'isola di Asinello a quella di Lèsina vi sarebbero stati quattro battaglioni più una compagnia presidiaria, le artiglierie, aliquote di carabinieri e della guardia dì finanza, con due comandi: uno sull'isola di Uglìano (di fronte a Zara), l'altro su quella della Brazza, davanti a Spalato <224>, Subito dopo integrò queste disposizioni con un complesso di norme per i compiti della marina e dell'aviazione <225J.

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Con il nuovo schieramento, molti villaggi cetnici dell'interno sarebbero rimasti senza protezione, ed il generale Spigo, per prevenire incresciose complicazioni, raccomandava ai dipendenti comandi, di porre ogni cura «nei confronti delle formazioni M. V .A.C.» poiché «occorre ad ogni costo evitare che esse si ritengano abbandonate al loro destino e con ciò, forzatamente, costrette prima o poi a soggiacere alla pressione dei ribelli, oppu-


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re, a fare causa comune con loro» <226>. A suo giudizio, era «indispensabile: o indurle a seguirci, eventualmente con le famiglie e con quanto, possono portare al seguito, e dare successivamente loro [il] modo di sistemarsi convenientemente nel territorio da noi presidiato» (ma, ora, il territorio presidiato si riduceva quasi esclusivamente alla Dalmazia annessa, e Bastianini non voleva serbi o cetnici nel Governatorato), oppure «lasciarle a presidio dei territori posti ai margini della nostra occupazione (zone di sorveglianza), mettendole quindi in grado di essere sostenute dalle nostre armi» <221>. Il problema dei villaggi abitati dagli ortodossi e dell'eventuale spostamento delle famiglie, era soltanto uno degli aspetti del più vasto problema - crisi di fiducia in se stessa - che in quei momenti stava travagliando la M.V.A.e .. I comandi italiani ben conoscevano la variabilità degli stati d'animo di queste formazioni, che improvvisamente si esaltavano o si deprimevano, che dalla tracotanza passavano senza soluzioni di continuità alle forme più remissive, e da atti di eroismo o di temerarietà piombavano nell'abulia, rendendo estremamente difficili le relazioni anche di carattere personale. Questa labilità era stata già avvertita ad òttobre, durante i combattimenti di Bosansko Grahovo, quando le formazioni della M. V.A.e. si erano lasciate prendere dal panico, abbandonando i propri paesi in mano ai comunisti. Lo scacco aveva inciso sul loro morale anche perché, di fronte all'aumentata aggressività dei partigiani, si erano rese conto che «venivano a trovarsi in difficoltà perché scarsamente ar~ate» <228J. L'inadeguatezza dell'armamento era una delle inevitabili conseguenze dell'accordo Roatta-Pavelié del 15 ottobre, ed i comandi italiani (sia pure in diversa misura, altro elemento di malumore), lesinando le armi limitavano la partecipazione della M .V.A.e. alle operazioni o ne utilizzavano le formazioni per attività sussidiarie. Mentre il corpo d'armata stava per ripiegare entro i confini della Dalmazia annessa, e per proteggersi pensava di creare una zona di vigilanza esterna affidata proprio alla M.V.A.e., gli accordi politici menomavano efficienza ed impiego di queste formazioni. Il comandante della 'Sassari' colse l'occasione per affrontare la contraddittorietà di questa situazione, quando il generale Spigo gli chiese il parere su una proposta del capitano Katanié (pseudonimo di Radovan Ivani~evié, aiutante del vojvoda Trifunovié-Brcanin). Il capitano, in un memoriale, pur lamentando lo scarso impiego di cetnici sul terreno operativo, e lo scadente armamento, chiedeva che alla M. V.A.e. fosse consentito d'effettuare due operazioni, una nella zona del Dinara e l'altra verso Bruvno e Mazin <229>. Sul piano militare, il generale Berardi espresse parere contrario perché la M.V.A.e., malgrado ogni buona volontà, mancava di efficienza combattiva, sottolineando che questo fatto era la conseguenza


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delle direttive impartite da Supersloda. Ed egli non doveva più provvedere alle necessità dei cetnici, anche se quotidianamente gli giungevano «angosciose richieste di aiuti [... ], di vestiario, di tende, di scarpe, di armi automatiche, di munizioni» t2: 3oJ. Perciò da tutto il complesso della situazione, Berardi non escludeva anche la «eventualità che ad un certo momento entri nelle loro convenienze la dedizione dai partigiani» <231), Senza voler esprimere giudizi sui motivi per cui la M.V.A.C. non era stata più aiutata, «come sarebbe desiderabile dal punto di vista militare», il generale faceva notare che nell'Erzegovina e nel Montenegro i cetnici a detta dei loro capi - avrebbero ricevuto armi automatiche, mortai, e persino gualche pezzo d'artiglieria, e che anche la divisione 'Re' aveva provveduto con una certa larghezza. Nel territorio della 'Sassari', invece, «non solo le armi automatiche e gli indumenti» erano stati assegnati «in misura minima e i mortai in misura nulla, ma - diceva ancora Berardi si è in continua sofferenza di munizioni per fucili, di guisa che questo Comando ad ogni richiesta di rifornimento per truppe che effettivamente hanno combattuto, si trova nel pericolo di restare privo di munizioni per l'incertezza e l'insufficienza dei successivi arrivi» <232l_ Questa lesina, «interpretata dai capi [cetnici - n.d.a.] come mancanza alle" promesse o almeno alle suscitate speranze» veniva pericolosamente sentita «come mancanza di fiducia>> <233 l. Conseguentemente, le conclusioni del comandante della 'Sassari' erano pessimistiche: «non potrà fare meraviglia se questi cetnici che si sono visti bruciare le case, che non ricevono di che ripararsi dal freddo , che si vedono lesinare le armi, preferiranno gettarsi fra i partigiani nella speranza, anche effimera, di godere d'una certa tranquillità» <234l _ Prospettive pèricolose ma possibili e probabili, tanto che Berardi, pur sempre in forma corretta, chiamò in causa la responsabilità dei comandi superiori, affermando che «per evitare tale aumento del numero dei nostri nemici, il rimedio, che questo comando ignora se sia possibile attuare e al quale non intende dare altro aspetto che non sia quello strettamente militare, è di accrescere la nostra scarsa forza utilizzando questo elemento di non disprezzabile valore». E senza mezzi termini sintetizzò il problema: «utilizzarlo significa fornire indumenti, armi automatiche e munizioni nella misura ormai nota a questo [recte: codesto] Comando» t2JsJ . La gravità della denuncia risulta ancor più evidente se posta in relazione ad una 'memoria' di Berardi sulle difficoltà che incontrava per realizzare un efficace dispositivo di difesa con reparti nazionali ad organici sempre più ridotti, e che il giorno successivo inviò al corpo d'armata. «Parlando di battaglioni, questo [recte: codesto] Comando non può riferirsi all'attua-


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le forza ridotta dei reparti della 'Sassari' e particolarmente alle cc.on. [camicie nere - n.d.a.]» poiché «non è ammissibile, ed è contrario alla vita di qualsiasi organismo, un sistema che subisce le perdite senza mai ripianarle: ciò invero accade per i nostri reparti. Essi sono sottoposti ad inevitabile stillicidio per morti, feriti, malati, congelati, avvicinati alle famiglie, inviati in licenza, destinati ad altri servizi senza che siano stati da mesi rinvigoriti con i complementi. Le compagnie sono ridotte a 70-80 uomini: esse non hanno più il loro significato organico: ne deriva il reciproco inganno, ché dove si crede di avere una compagnia si ha poco più di un plotone» <236>. Questa volta l'intervento di Berardi raggiunse lo scopo. Cinque giorni dopo, Supersloda dispose che ai cetnici venissero assegnati sedici mortai da 45 e venticinque mitragliatrici pesanti, vestiario, indumenti, calzature <237>_ Il comandante della 'Sassari' convocò il pope Djujié ed il capitano Ilié per studiare la migliore utilizzazione del nuovo armamento. Per i mortai sarebbero stati costituiti quattro plotoni su quattro armi ciascuno, aggregati rispettivamente ad altrettanti battaglioni 'mobili' della M.V.A.C.; le formazioni 'presidiarie' avrebbero, invece, ricevuto le mitragliatrici pesanti in sostituzione di altrettanti fucili mitragliatori, che passavano ai battaglioni 'mobili' per aumentarne la potenza di fuoco senza appesantirli. Però, questa soluzione, annotava la 'Sassari', «presentava difficoltà d'attuazione perché molti fucili mitragliatori sono proprietà dei singoli individui» <218>. Il progetto fu approvato dal vojvoda Trifunovié-Brcanin, il quale ordinò al pope Djujié di applicare gravi sanzioni a coloro che non fossero stati capaci di difendere le nuove armi o le avessero fatte cadere in mano dei ribelli. Sul diario storico della 'Sassari' fu annotato: «La cessione di dette armi [ .. . ] ha molto sollevato il morale dei capi cetnici» <239>. In quegli stessi giorni, un impiego più attivo dei cetnici tornò d'attualità anche nell'ambito di Supersloda. Il nuovo schieramento dell'Armata e la creazione della fascia di protezione con le formazioni della M. V.A.C., portarono ad una, anche se non ben definita, revisione dell'accordo Roatta-Pavelié del 15 ottobre. Il comandante di Supersloda, a Zagabria, ebbe due colloqui (30 novembre - 1° dicembre) con il Poglavnik. Nel corso di quest'incontri, Roatta riuscì ad ottenere se non l'autorizzazione esplicita, almeno la non opposizione per l'impiego dei cetnici in settori più ampi di quelli stabiliti nel precedente accordo. Roatta fece anche presente la necessità d'una loro utilizzazione nella Lika. Pavelié, in un primo momento, gli oppose che, proprio per gli accordi di ottobre, la M.V.A.C. non doveva operare a nord del parallelo di Signo, però, riconoscendo la delicata situazione che si stava profilando in quella zona, assicurò l'invio d'una brigata croata da montagna. Roatta non lo contraddisse, ma osservò che ne era


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problematica la disponibilità, poiché quella brigata si trovava alle dipendenze del comando tedesco. E prospettò l'impiego di tremila cetnici, che avrebbe tratto dalle formazioni dell'Erzegovina. Non risulta che da parte di Pavelié siano state mosse specifiche obiezioni o controproposte <240>. Conclusi i colloqui con il Poglavinik, Roatta, a Sussa, ricevette l'onorevole Jevdjevié <241 >, ed il 5 dicembre riferiva al Comando Supremo che «nel corso di un colloquio [... ] per regolare alcune questioni relative alle formazioni cetniche, ai nostri ordini, egli mi ha detto ... » (242>. Ma, quanto seguiva, aveva attinenza all'aspetto politico del problema cetnico, senza alcun accenno alle questioni 'da regolare'. Queste, invece, traspaiono da una protesta, presentata sotto forma di 'appunto' il 7 dicembre dal ministro di Croazia a Palazzo Chigi. Nel documento, dopo un ampio riepilogo delk riserve di Zagabria sui cetnici e sulla politica seguita da Roatta in Croazia, il ministro Perié denunciava che la protezione della ferrovia, a Gracac, sarebbe stata affidata «a un reparto di 2 mila cetnici, facenti finora parte della cosidetta milizia anticomunista in Erzegovina» e chiedeva, quindi, che venisse «cambiata la decisione del Comando Superiore a Sussa riguardante l'invio di cetnici nelle regioni centrali e settentrionali della Croazia» <243>, Considerando che, effettivamente, il 14 dicembre sarebbero giunte a Tenìn le prime formazioni degli erzegovesi, riteniamo che proprio queste ' decisioni' abbiano costituito l'argomento militare del colloquio Roatta-Jevdjevié, anche perché solamente una decisione di Supersloda poteva disporre il trasferimento di forze dal settore del VI Corpo d'armata in quello del XVIII. Per la parte politica, secondo quanto riferito da Roatta, il capo cetnico aveva confermato che il movimento era e restava antipartigiano, anche se la propaganda nemica cei;cava di riunire tutti i movimenti di resistenza in una sola organizzazione, che avrebbe avuto «come nerbo la massa maggiore (partigiani), e come etichetta quella jugoslava» (244). Secondo Jevdjevié, il Governo jugoslavo in esilio a Londra era 'prigioniero' degli inglesi che, durante l'estate, avevano paracadutato presso Mihajlovié nove loro ufficiali. Questi erano rimasti sorpresi nel constatare che «i cetnici non erano in lotta coi tedeschi e coi croati (salvo eccezioni), e non cooperavano coi comunisti», e che <<in molti casi, specie nel territorio di pertinenza italiana, li combattevano aspramente». Perciò, riferiva Jevdjevié, «dopo vani tentativi per indurre il Mihajlovié ad unirsi ai partigiani, 5 di detti ufficiali lo hanno abbandonato e si sono portati al comando generale dei partigiani (noto 'Tito') presso il quale tutt'ora si trovano» <245 >, Jevdjevié asseriva, inoltre che Mihajlovié (anche se consentiva alle singole formazioni di regolarsi secondo le situazioni locali) non si sarebbe mai accordato con i comunisti; il suo vero obiettivo era quello d'arrivare all'epilogo del


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conflitto, sia che si concludesse con la vittoria dell'Asse o con quella degli . 'alleati', avendo ai propri ordini una forza armata efficiente <246>. Inoltre - continuava Roatta - Jevdjevié «ha fatto una curiosa proposta in gran segreto»: prevedendo, nel caso d'una sconfitta dell'Asse, che lo Stato croato sarebbe naturalmente crollato e che i tedeschi avrebbero sgomberato la Balcania, ipotizzava un'affermazione dei cetnici. Ma le loro formazioni, da sole, difficilmente avrebbero avuto la forza di mantenere l'ordine in tutto il paese. Perciò considerava indispensabile far «rimanere sul posto, come truppe d'occupazione, le truppe italiane (in Bosnia, Erzegovina e litorale) [ ... ]. Sono sicuro anzi - asseriva Jevdjevié - che nessuno si opporrebbe poi, in seguito, a lasciare all'Italia la Dalmazia e qualche altra zona adiacente, non·serba» <241>. Queste ipotesi, eccetto i riconoscimenti territoriali all'Italia, sembravano corrispondere nella loro sostanza, al pensiero di Mihajlovié, e trovano riscontro in una relazione che, da Zagabria, il generale dei carabinieri Giuseppe Piéche avrebbe inviato a fine dicembre al ministero degli affari esteri. Il generale faceva sapere che un suo uomo di fiducia, incaricato «di sondare [... ] le intenzioni di Mihajlovié» si era incontrato con il colonnello Milutin Radnjevié e con il tenente Dl"agan, dello Stato Maggiore cetnico. I due ufficiali, autorizzati da Mihajlovié a prendere contatto con l'emissario italiano, avevano detto che, dopo gli sbarchi alleati in Africa settentrionale, il generale serbo considerava negativamente l'esito della guerra per l'Asse. L'Italia sarebbe stata costretta a capitolare ed a chiedere una pace separata. Tuttavia, Mihajlovié considerava sempre possibile «accordarsi con le truppe italiane dei Balcani per impiegarle assieme alle formazioni nazionalistiche serbe nella campagna contro il bolscevismo, per impedire alla Russia la costituzione di una federazione fra gli Stati balcanici che raggruppino sotto la sua sovranità i popoli slavi del sud» <248>. Le ipotesi di Jevdjevié divergevano, invece, sulle questioni territoriali, in quanto il generale Piéche riferiva che, secondo Mihajlovié, la Jugoslavia non soltanto doveva essere ricostituita «così come era prima degli avvenimenti del marzo 1941 e con le frontiere di allora», ma che il comandante dei cetnici era divenuto «più che mai intransigente nella realizzazione integrale del suo programma nazionalistico» <249>_ Perciò, un'intesa con l'Italia sarebbe stata possibile unicamente «sul piano di queste rivendicazioni» <250>. In tal modo cadeva l' affermazione di Jevdjevié 'che nessuno si opporrebbe a lasciare all'Italia la Dalmazia e qualche zona adiacente'. Però il colonnello Radnjevié ed il tenente Dragan, pur esponendo il disegno d'una risorta Jugoslavia nell'integrità dei suoi confini del 1941, non avevano riferito l'intero programma di Mihajlovié.


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. Secondo una nota del Servizio informazioni dell'esercio (S.I.E.) (251>, Mihajlovié, verso i primi di novembre, aveva trasferito il proprio Quartier Generale dalla Serbia sui monti Sinjajevina, in Montenegro (sud-est del Durmitor) . Il S.I.E., analizzando i motivi dello spostamento lo collegava a ragioni di maggior sicurezza, ed alla situazione venutasi a creare in Libia. Però, «negli ambienti dell'organizzazione», cioè del Servizio informazioni, si riteneva che «il trasferimento sia stato ordinato da Londra in previsione di un cambiamento in Italia, in qual caso Mihajlovié avrebbe [avuto] modo d'iniziare subito la sua azione lungo il litorale dalmata» <252>. (Dieci mesi dopo, la corsa al mare sarebbe stata prerogativa dei partigiani, con l'identico pn~gramma e per la stessa causale. Londra avrebbe cambiato soltanto il protagonista). A parte quest'analisi, Mihajlovié, raggiunto il Montenegro, aveva convocato a Sahoviéi (sud-est di Plevlja) i capi delle formazioni serbe e montenegrine. Era il 1° dicembre, ventiquattresimo anniversario della fondazione del Regno di Jugoslavia. I convenuti celebrarono la ricorrenza confermando la loro fedeltà alla dinastia Karadjordjevié, e giurando su uno 'statuto' predisposto da Mihajlovié, quale carta costituzionale della nuova Jugoslavia t253 >. L'adesione dei presenti dovette essere corale e senza riserve, perché se nel pri~o articolo, o premessa, veniva proclamato: «Che la Jugoslavia debba risorgere non vi è alcun dubbio», nel secondo si affermava: «I confini della futura Jugoslavia devono comprendere i vecchi territori e tutte quelle provincie in cui abbiam.o diritto per la storia e che sono rimaste fino ad oggi ingiustamente sotto la dominazione straniera. Non solo vi sono diritti storici per tali terre, ma anche etnici, politici, economici e strategici» <254>. In altre parole, per quanto riguardava l'Italia, certamente Zara, Fiume, l'Istria; probabilmente Trieste e Pola; e se il programma era quello dell'Isonzo, anche Gorizia. La disinformazione, probabilmente più apparente che reale, di Jevdjevié e dei due ufficiali cetnici circa le aspirazioni territoriali di Mihajlovié, possono esser chiarite da una informativa del comando della 12 3 Armata (A.O.K. 12) tedesca, e proveniente «da fonte sicura» <255 >. Secondo questa nota, il generale Mihajlovié aveva impartito disposizioni riservate ai propri comandanti, richiamando la loro attenzione sui tentativi degl'italiani per entrare in contatto con i cetnici, e servirsi delle loro formazioni ai propri fini. Ma Mihajlovié avrebbe anche precisato che «saremo noi che li sfrutteremo per avere armi», ed a tal fine gli ordini sarebbero stati: «nelle trattative con loro occorre sempre mantenersi sulla linea nazionale [la Grande Serbia - n.d.a.]. Nessuna milizia deve essere costituita per i loro fini. Ci devono dare delle armi senza compromessi da parte nostra nei riguardi


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[della] nazionalità» . Ma soprattutto: <<Vogliamo ingannare gli italiani per raggiungere le nostre mete. Essi sono astuti, ma noi dobbiamo essere più astuti di loro» c256l. Concetti, questi, molto più aderenti ad una mentalità balcanica di quelli esposti da Jevdjevié a Roatta.

SGOMBERO DI GRACAC E MALUMORI DEI CETNICI

A fine novembre, il generale Spigo, illustrando ai comandanti della 'Bergamo' e della 'Sassari' i criteri per il più ristretto schieramento del corpo d'armata, aveva preannunciato lo sgombero d ei presìdi di Gracac, di Zermagna, ed il ritiro delle truppe poste a protezione della ferrovia da Lovinac (20 km a nord-ovest di Gracac) sino a Tenìn <257l_ Nello stesso tempo i presìdi di Dernis, Stermizza e Tenìn, (giurisdizione della 'Sassari') sarebbero passati alla 'Bergamo', che a sua volta avrebbe ceduto i presìdi di Signo a Macarsca alle truppe croate. lllustrò i concetti fondamentali per l'utilizzazione della M. V.A.e . nella fascia di protezione, e preannunciò al generale Berardi che «la divisione 'Sassari' sarebbe stata ritirata nella Dalmazia italiana per costituire una grande unità di manovra» <258l e trasferita in Penisola. Alcuni giorni dopo, il generale Spigo inviò a Supersloda una sintesi delle istruzioni impartite a conclusione del rapporto. La M. V .A.C. avrebbe assunto il presidio della zona di Krupa (una decina di km a ovest di Zermagna), dell'altopiano di Plavno e del territorio di Stermizza, mentre l'esercito croato sarebbe stato impiegato nella difesa di Gracac. Faceva, inoltre, presente che con il 15 dicembre, molto probabilmente la ferrovia, da Gracac verso nord, non sarebbe stata più in grado di funzionare per le prevedibili nevicate, e che «tutto quello che [per il trasferimento] della divisione 'Sassari' non sarà passato a tale data, sarà inoltrato via mare, previo concentramento in località costiera fra Sebenico e Zara» <259l _ In ogni caso, i reparti italiani di presidio a Gracac e Zermagna (comando 151 ° fanteria con tre battaglioni, una compagnia mortai da 81, tre batterie e servizi) si sarebbero trasferiti a Fiume per ferrovia, e probabilmente vi sarebbe stato avviato il secondo reggimento di fanteria, due gruppi d'artiglieria, elementi dei servizi e materiali. Temendo, però, che l'esercito croato non fosse in grado di subentrare tempestivamente nel presidio di Gracac, e dovendolo in tal modo affidare ai cetnici, prevedeva di dover sgomberare verso nord anche un migliaio di civili croati della zona <260l . Programma complesso anche se chiaro, ma non considerava l'alea del regolare funzionamento della ferrovia insidiata dai continui sabotaggi dei


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partigiani. Questo elemento, invece, costituiva la principale preoccupazionè del comandante della 'Sassari', tanto che preavvertendo i presìdi di Gracac, Zermagna e Plavno, ed i reparti interessati ai prossimi spostamenti, raccomandava la massima riservatezza, «specialmente allo scopo di evitare che il movimento possa essere molestato dai ribelli che potrebbero facilmente venire a conoscenza del fatto» <261 >, ma anche perché l'operazione gli sembrava «molto delicata sia sotto il punto di vista militare sia sotto quello politico» <262>. Nonostante ogni precauzi.one, il mese di dicembre, sarebbe stato estremamente impegnativo per il generale Berardi, a causa dell'improvviso sovrappdrsi di alcune situazioni in parte prevedibili ed in parte impensate. Fra le prime si possono comprendere lo sgombero dei presìdi ed il trasferimento della 'Sassari', oltre alla minaccia dei partigiani; fra le seconde, la contraddittorietà degli ordini per il movimento della divisione (per ferrovia su Fiume o per mare con imbarco a Sebenico), la inusitata violenza d'un attacco dei ribelli, e forse più insidioso ancora, un ambiguo atteggiamento assunto dai cetnici, al limite della ribellione. La notizia dello sgombero dei presìdi, sfuggita all'opportunità del segreto, si diffuse fra la popolazione, allarmando i croati di Tenln, nel timore che anche la città potesse venire abbandonata. Questa supposizione, nell'animo della gente, era avvalorata dalle improvvise partenze per Zagabria del podestà Tomié e del proprietario della centrale idroelettrica, Simunov, ufficialmente per 'motivi di lavoro', ma - correva insistente la voce - con il proposito di non tornare <263 >. Solamente le reiterate assicurazioni che lo sgombero era limitato a Gracac e Zermagna, riportarono una certa calma, forse più apparente che reale fra «le popolazioni comprese nella zona che, come scriveva la 'Sassa!i' - hanno deciso di rimanere sul posto, benché senza grande convinzione, data la scarsa fiducia nella M.V.A.C .. Si prevede però che pochi saranno i croati che vi rimarranno, e ciò per motivi facili a comprendersi. Serbi e croati chiedono di trasferirsi nella Dalmazia annessa, e molti serbi hanno dichiarato che si porteranno a Kistagne anche senza autorizzazione per mettersi sotto protezione dell'autorità italiana» <264>. Più complesse le ragioni dei cetnici. A Tenìn, la distribuzione delle armi aveva avuto un effetto tonificante, e se dopo i combattimenti di Bosansko Grahovo i giudizi sul comportamento della M.V.A.C. erano stati tutt'altro che favorevoli, ora nel Notiziario giornaliero informativo della 'Sassari' si leggeva: «La sua fedeltà si è dimostrata ancora una volta; infatti i suoi componenti hanno preferito radere al suolo i propri villaggi, piuttosto che evitarlo cedendo le armi o passando dalla parte avversaria. Insi-


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gnificanti le defenzioni. Di questo fatto non si può non tenere il debito conto nel prosieguo delle nostre relazioni con i cetnici» <265>. Ma sarebbero stati giudizi validi per un lasso di tempo piuttosto breve, poiché la notizia della partenza delle truppe italiane si ripercosse negativamente fra quelle formazioni. I primi segni si ebbero nella notte del 2 dicembre, quando vi fu un tentativo da parte di 'ignoti', posti in fug~ dal reparto di sorveglianza, d'interrompere la ferrovia presso Novakoviéi (circa 5 km a nord ovest di Zermagna) <266>. Al mattino, due locomotive che trainavano una tradotta, deviarono nei pressi di Cerovac (10 km ad est di Grafac) per lo sbullonamento dei binari, ed il traffico rimase sospeso per tre giorni <261>. Sabotaggi del genere rientravano - si potrebbe dire - nella normalità, ma questa volta si fece strada il dubbio che autori fossero stati i cetnici di Gracac <268>, per protesta contro lo sgombero del paese, e nel timore di restare esposti agli attacchi dei partigiani senza più l'appoggio del soldato italiano . La situazione a Gracac dovette aggrovigliarsi, anche per qualche altro motivo che non conosciamo, se il generale Berardi, al fine di prevenire 'azioni inconsulte' da parte della M.V.A .C., fece rientrare in sede il capitano Jeftié (alias Jefrem Vidakovié), loro capo che si trovava a Tenìn <269l. Inoltre, per telefono, ragguagliò il colonnello Pietro Barbéro, capo di Stato Maggiore del corpo d'armata, su «la nuova situazione dei cetnici che si girano contro di noi a Gracac», e su «i ripetuti attacchi alla ferrovia, che non è escluso siano stati attuati dai cetnici stessi» <270l. Considerando il ripetersi dei sabotaggi, e l'imprevisto atteggiamento della M.V.A .C., a Berardi sembrava ovvio che «non si può far assegnamento nella ferrovia per lo sgombero della 'Sassari'»; logico invece «orientarsi allo sgombero [verso] sud via mare» <21 1> anche dei presìdi di Gracac e di Zermagna. Asseriva che con le forze a disposizione era in grado di «proteggere la ferrovia tra Graèac e Tenìn» (cioè verso sud), e di «disarmare i cetnici se necessario» <212>. Anche l'invito rivolto al capo di Stato Maggiore di «guardare in faccia la realtà e non seguire l'utopia d'una ferrovia che praticamente è inservibile per trasporti urgenti quali quelli che deve effettuare la 'Sassari' <273>, dà il metro d'una diversità di valutazioni per la soluzione dello stesso problema. Dopo la telefonata, Berardi, in un Promemoria per l'Eccellenza il Comandante del XVIII Corpo d'armata, sviluppò quanto aveva prospettato, «molto vibratamente», al capo di Stato Maggiore . Ribadiva il convincimento di dover «prevedere come normale la non disponibilità della linea», poiché non era «possibile né logico basare tutto il programma di sgombero della 'Sassari' (decine di treni) sulla sua disponibilità» <274>, Per Berardi, il trasferimento per ferrovia altro non era che «un'utopia [,] che


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con troppa probabilità ci farebbe arrivare all'epoca della neve senza aver nulla concluso ed avendo ancora i materiali a Gracae» (275l, Insisteva sull'utilizzazione dei porti di Zara e di Sebenico, anche perché, avviando uomini e materiali via mare, la divisione poteva rimanere unita sir.o al momento dell'imbarco, con «il vantaggio di avere sino all'ultimo una forza organica e combattente nell'interesse di tutto il Corpo· d'armata» !276>. Si rendeva conto che il movimento per nave avrebbe richiesto parecchie settimane, ma i trasporti, pur se «diluiti nel tempo, almeno sarebbero [stati] sicuri. Mentre, a voler utilizzare la ferrovia c'è il caso che siano egualmente diluiti senza essere di sicura esecuzione» l 277l. «Infilando i btg. [battaglioni n.d.a.~ per il budello della ferrovia Tenìn-Fiume, si avrebbero degli elementi deboli, separati fra loro e capaci a malapena di difendere se stessi» (278l . Tanto doveva essere la c-onvinta contrarietà di Berardi, da affermare: <<se mai, meglio la divisione a piedi chesi trasferisca in blocco fino a Fiume» <279>. Oltre tutto, non si poteva sottovalutare il nuovo ed insidioso atteggiamento dei cetnici, e se nel pro memoria Berardi parlava di «un orientamento a noi ostile», in altra comunicazione dello stesso giorno, richiamava l'attenzione del corpo d'armata sul «contegno incerto di alcune bande» <280l. Ignoriamo se si trattasse di atti d'insubordinazione individuali o collettivi, oppure manifestazioni d'insofferenza, di tracotanza, ma indubbiamente si trattava di qualcosa che per la subitaneità del suo manifestarsi aveva colto di sorpresa il comando della 'Sassari'. Sul diario storico veniva annotato: «La situazione creatasi a Gracac in seguito aìl'atteggiamento dei cetnici non è del tutto chiara)> c281l. La giornata del 3 dicembre fu particolarmente impegnativa per il comandante della 'Sassari'. Dopo un colloquio con un ufficiale della 'Delegazione Trasporti' di Supersloda, che lo ragguagliò sulla problematica reperibilità di naviglio, e sulla conseguente necessità d'utilizzare anche la ferrovia, il generale mise a punto il Progetto sgombero divisione 'Sassari'. Partendo dalla frequenza delle interruzioni ferroviarie, e dal ragionato timore «di ostruzioni permanenti dovute alla neve» <282l (ricordo del precedente inverno), limitava il trasporto via terra ad una decina di treni (per milleduecento uomini sul totale di novemila; quattrocentoquaranta quadrupedi su duemilacento; il 40 per cento delle artiglierie, parte del materiale) avviando il resto ai porti d'imbarco. Prevedeva di lasciare il parco automezzi in Dalmazia, e di poter iniziare il movimento via mare con il 20 dicembre <283 >. Sulla base di questo progetto, ché esigeva la sicurezza della ferrovia nel tratto Gracac-Tenìn, Berardi fece prudentemente dislocare fra le stazioni di Malovan a Cerovac due battaglioni bersaglieri , rinforzati da due plotoni mortai da 81 e da una sezione da 75/13 <284>.


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Quindi comunicò al corpo d'armata d'essere in grado di garantire il transito dei treni verso sud, ma non anche in direzione nord, cioè da Gracac per Lovinac e Medak (35 km a nord-ovest di Gracac). Inoltre mise in rilievo che la ferrovia dopo Gracac rientrava nella giurisdizione del V Corpo d'armata, e che in quelle zone le interruzioni erano 'sistematiche'. Considerava, perciò, qu.anto mai aleatorio l'invio a Fiume anche d'una sola quindicina di treni; <<a parer mio, meglio saltare il fosso e rinunciarvi inviando in Italia, via mare, prima le -cose urgenti, salvo a farci raggiungere più tardi dalle meno urgenti» <255 >_ Esprimeva nuovamente la preoccupazione che un mutamento del clima disorganizzasse il piano dei trasporti, ponendo il suo comando di fronte alla necessità di. sbloccare qualche presidio rimasto sotto la neve. Non ultimo, fra i tanti problemi, quello dei due o tremila profughi croati che non appena il presidio di Gracac fosse stato assunto dai cetnici (non si parlava più di croati), pur di non restare alla mercè degli ortodossi, si sarebbero riversati su Tenìn, creando altre difficoltà. In ogni caso, a Berardi appariva ozioso continuare «a basarsi sull'incerto, su un incerto che solamente Supersloda può definire, poiché esso detiene i trasporti. Ma interpellare Supersloda significa avere ordini dopo 4 o 5 giorni. E intanto il tempo passa e la neve si avvicina» <286>. Quasi a dargli ragione, quello stesso giorno vi fu una nuova interruzione ferroviaria nella zona di Stikada (4 km a nord-ovest di Gracac). Ventiquattrore dopo, la linea sarebbe stata ancora sabotata fra Malovan e Cerovac, ed il battaglione della 'Re', che doveva rientrare alla propria divisione, dopo aver preso parte allo sgombero di Verlicca (avvenuto il 4 dicembre senza difficoltà, nonostante il trasporto di cinquecento profughi), rimase bloccato a Tenìn per circa due giorni <281>. Il 7 dicembre, in questo quadro poco rassicurante vi fu una schiarita, non appena i cetnici vennero a conoscenza che il corpo d'armata, «in accordo con il vojvoda Trifunovié-Brcanim> aveva disposto che i presìdi di Gracàc e Zermagna fossero assunti dalla M.V.A.C. del pope Djujié <288l. Ma ancor maggiore effetto produsse la notizia che stavano per giungere in zona formazioni di cetnici dell'Erzegovina. «Il pope e tutti i capi si ripromettevano molto dal loro arrivo. Pensano - scrisse la 'Sassari' - che quando si verrà a sapere, [ ... ] nel campo avverso la ripercussione sarà fortissima. La Lika sarà il campo d'azione politico e militare» <259l_ Evidentemente la brigata da montagna, proposta da Pavelié nel suo colloquio con Roatta, doveva esser rimasta alle dipendenze del comando tedesco. Il generale Berardi dette notizia al comandante del presidio di Gracac, colonnello Zanotti, delle decisioni del corpo d'armata, ma avvertiva che l'arrivo degli erzegovesi non era imminente, e contemporaneamente im-


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partì disposizioni in relazione alle nuove responsabilità che la M. V .A.C. doveva assumere. Però il compito di Zanotti non era dei più semplici, soprattutto per il breve tempo a disposizione. Infatti il colonnello avrebbe dovuto: «a) dare aIJa M.V.A.C. una organizzazione corrispondente alle esigenze della difesa di Gracac (rfpartizi<~me in compagnie, comandi di settore, turni, ecc.); b) computare il numero delle armi automatiche e dei mortai da 45 che le servono per la difesa; e) affiancarla al più presto ai nostri reparti affinché prenda conoscenza della difesa e dei doveri inerenti alla difesa; d) a un certo momento lasciare la M.V.A.C. nelle fortificazioni e accentrare le forze italiane in rincalzo sia perché la M. V .A.C. impari a far da, se, sia per avere le nostre forze pronte a sgomberare» <290>. Nello stesso tempo, Berardi gli faceva sapere che «i materiali inutili, se ciò sarà possibile» andavano avviati a Fiume; uomini ed armamento a Tenìn <291 >. Gregari e capi cetnici, ripagati dalla fiducia dei comandi italiani, si sentirono orgogliosi di assumere le nuove responsabilità. Il pope Djujié, quale 'Comandante Straordinario Militare' della divisione 'Dinara', lanciò un appello ai serbi della zona, e gonfiando le cifre annunciò l'arrivo di «diciottomila nostri fratelli cetnici dell'Erzegovina e del Montenegro». Invitò la popolazione a restare tranquilla ed «attendere il suo vero esercito liberatore» l 292>. Quello stesso giorno arrivarono da Spalato quarantadue giovani per arruolarsi nella M .V.A.C., ed il pope colse l' occasione per pronunciare un discorso che ebbe vasta risonanza. Sottolineò che fra i nuovi arrivati c'erano anche volontari croati, ed esaltò il significato di queste adesioni, poiché stavano a dimostrare che il movimento cetnico non era nemico dei croati. Nemici erano gli ustascia ma, ormai, tutti dovevano unirsi per combattere il comunismo. Quindi parlò dei rapporti con gl'italiani. «Noi cetnici combattiamo con gli italiani, qui, la stessa battaglia. Se gli italiani ci aiutano e noi accettiamo il loro aiuto, non vuol dire con ciò che noi siamo venduti all'Italia» <293 >, Dette ampio riconoscimento all 'opera del soldato italiano , facendo notare che se qualche intellettuale era ancor vivo, voleva dire «che è stato salvato dagli italiani» poiché gli uomini di cultura erano stati soppressi o dagli ustascia o dai partigiani. Ed affermò anche che «tutti noi qui presenti siamo ancora vivi perché siamo stati salvati dai soldati italiani . La nostra gratitudine sarà eterna» <294>_ Affrontando, poi, i temi politici, fu molto chiaro circa il Governo jugoslavo a Londra: «non ha più niente che a vedere con noi. Esso non potrà più mettere piede in queste terre, ché noi glielo impediremo con tutte le forze». Salvò, invece, re Pietro, però a patti ben precisi: «soltanto il Re potrà venire in mezzo a noi, ma a condizione che si decida presto. O con noi ed in mezzo a noi, o a Londra» <295J. I commenti dei serbi e dei


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croati (esclusi gli ustascia) furono concordemente favorevoli, ed il Notiziario giornaliero della 'Sassari' segnalava come fosse «opinione di tutti che dopo il discorso, si arriverà ad una distensione nei rapporti tra cetnici e croati. È opinione altresì, che la lotta tra cetnici e partigiani verrà ripresa con più vigore da parte cetnica e con risultati migliori» <296>. Una sintesi del discorso arrivò a Roma, ed il ministero degli affari esteri la ritrasmise al Governatorato del Montenegro, al Commissario civile di eettigne, al Luogotenente generale del!' Albania, ed alla legazione d'Italia a Belgrado, tratteggiando la figura del capo cetnico. «Il pope Momcilo Djujié è il comandante di tutte le formazioni della M. V.A.C. del settore centrale (XVIII C.A.); da oltre un anno collabora attivamente e lealmente con le nostre autorità militari ed è uno dei candidati alla successione del Col. Trifunovié (le cui condizioni di salute sono, come noto, gravissime) quale comandante generale di tutta la M. V.A.e. cetnica». Poi, a completamento, una riserva o forse un'apprezzamento: «il Djujié fu spesse volte accusato dalle autorità croate di essere in connivenza con il Governo jugoslavo di Londra, e da ultimo di aver recentemente ricevuto un'alta onorificenza militare da Re Pietro» (297>. In quei giorni, nel Notiziario giornaliero della 'Sassari', veniva posto in evidenza che «nel campo cetnico assistiamo ad un fervore di lavoro e propaganda mai finora riscontrati. Capi e sottocapi, ufficiali e gregari, in vari discorsi e riunioni dimostrano la ferma intenzione di non cedere più un passo all'invadenza partigiana [ ... ]. Gracac è diventata per loro una bandiera» C298>. Ma questo entusiasmo non doveva essere comune a tutti i cetnici, se sul diario storico veniva anche annotato che «un nucleo di circa 60 cetnici è stato attaccato dai ribelli presso Kanjani (SR-CS-CQ) [7 km ad est di Dernis - n.d.a.]. Quaranta risultano essere stati disarmati dai ribelli, venti dispersi» 1299>. Per di più, nelle annotazioni del giorno successivo si .legge: «Fonte ortodossa informa che i M. V.A.e. di Glavica (10 km a sud di Gracac - n.d.a.] d'accordo con i partigiani di Vratce (3 km a sud di Gracac - n.d.a.] convinsero 50 cetnici di detto villaggio a recarsi sul Velebit. Quivi giunti furono circondati e fatti prigionieri» <300>. Dalla stringatezza delle due note si deve dedurre che l'atteggiamento dei cetnici fosse tutt'altro che univoco, ed anche pericoloso. Se per la 'Sassari' i primi sette giorni di dicembre erano stati piuttosto difficili, il resto del mese non fu da meno. L'8 dicembre, in difformità al Progetto sgombero divisione 'Sassari', Supersloda, tramite il corpo d'armata, ordinò al generale Berardi d'inviare un «robusto rinforzo [... ] con truppe organico et 4 btg. rinforzo» lungo la ferrovia tra Tenìn ed il limite # di giurisdizione del V Corpo d'armata, perché due giorni dopo (IO dicem-


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bre), «se possibile, et anche prima», doveva iniziare lo sgombero su Fiume non solamente dei materiali ma anche degli uomini della divisione 001 >. In un successivo marconigramma, Supersloda raccomandava di «accelerare per quanto possibile noti movimenti risolvendo qualsiasi incaglio circolazione convoglio, in particolare garantendo in maniera assoluta ferrovia a mezzo adeguato rinforzo truppa mobile» <302J. A Berardi non restò che dare esecuzione agli ordini, e dispose l'invio di un battaglione di fanteria fra Gracaè e Lovinac (J03>, ed un altro verso Medak <304>. Dando conferma dei movimenti, precisò: «Disposto come da ordine [... }. Tutta divisione est diluita lungo ferrovia [,] debole ovunque alt Difficilmente scopo protezione sarà raggiunto». Ed insistette ancora: «Propongo abbandonare tratto ferrovia Zermagna-Gracac et inviare Fiume quanto trovasi a nord detto tratto et per mare quanto trovasi a sud» <305>. Di fronte all'ordine di sgomberare su Fiume, Berardi inviò al colonnello Zanotti le conseguenti istruzioni. Il comando del 151 ° fanteria con i suoi tre battaglioni, ed il III battaglione del 152°, le due batterie e la sezione da 100/17, la compagnia mortai da 81, l'autocarreggio, si sarebbero trasferiti per ferrovia a Fiume. Verso sud, sarebbero stati avviati l'ospedale da campo, la compagnia ferrovieri, le munizioni esuberanti, i reparti posti a protezione della linea fra Lovinac e Zermagna. Avvertiva, però, Zanotti che questi movimenti «dovrebbero avere inizio ad ultimato passaggio dei tredici treni» sotto carico a Tenìn con il materiale pesante. Ma Berardi, sempre più convinto della pericolosità d'un trasferimento in ferrovia, per prevenire finché possibile sorprese e danni, impartì a Zanotti anche delle disposizioni che ben possiamo considerare poco usuali. Per una maggior sicurezza, consigliò al colonnello di fac muovere contemporaneamente i quattro o cinque treni necessari per gli uomini, «come se fossero una autocolonna». In tal modo sarebbero stati protetti dagli stessi reparti trasportati, «i quali se necessario discendono, e di notte perlustrano la linea» <3<Ml. Un battaglione, invece, si sarebbe mosso a piedi con compiti di retroguardia solamente dopo la partenza dell'ultimo convoglio, ed i soldati avrebbero così proseguito (diciotto chilometri) sino a Lovinac. Naturalmente, commentava Berardi, «il tempo impiegato sarà quel che sarà)> <30'l. Contemporaneamente, il comandante della 'Sassari' inviò a Zanotti una nota riservata in cui gli diceva che, considerando «tutte le possibili ipotesi, bisogna anche tener conto che le interruzioni non permettano di sviluppare tutto quel programma e che pertanto si renda necessario che il presidio di Gracac con territoriali, genio, ecc., defluisca verso Zermanja» 008 >, cioè a sud.

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Mentre Berardi orientava il colonnello Zanotti, il corpo d'armata, in base alle disposizioni di Supersloda, diramava gli ordini per il movimento della 'Sassari', ma - nuovo spostamento di data - prevedeva che il trasferimento dovesse iniziare fra il 20 ed il 25 dicembre. Non appena fossero giunte le formazioni degli erzegovesi, i reparti italiani del presidio di Gracac sarebbero passati alle dipendenze del V Corpo d'armata, ed avviati a Fiume. I soldati si sarebbero mossi «inizialmente per v.o. [via ordinaria, cioè a piedi - n.d.a.]», probabilmente sino a Lovinac, e «successivamente per ferrovia» (3o9J. Gli altri elementi della 'Sassari' sarebbero rientrati in Penisola imbarcandosi nei porti di Zara e di Sebenico. Spigo, inoltre, disponeva che, prima d'iniziare la radunata, la divisione cedesse alla 'Bergamo' i presìdi di Tenìn e di Dernis, mentre quello di Stermizza (a nord di Tenìn) sarebbe stato assunto dai cetnici <3 10l . Il generale Berardi dovette restare alquanto sconcertato, tanto che soltanto il 14 dette conferma degli ordini ricevuti, assicurando piuttosto criticamente che «quando codesto Comando ordinerà, ciò che rimarrà della divisione si concentrerà in due blocchi» fra Chistagne e Sebenico <31 1l.

COMPLICAZIONI PER LO SGOMBERO D I GRACAC ED ARRIVO DEI CETNICI DELL'ERZEGOVINA Il 10 dicembre, il tenente colonnello Giovanni Sabre, per il comando della 'Sassari', ed il pope Djuj ié con il colonnello Mirko Jovovié per la M.V.A.C., fi rmarono a Gracac un verbale per formalizzare l'assunzione da parte dei cetnici della «difesa della parte est dell'abitato, prendendo in consegna le opere, i posti di blocco e gli altri elementi della difesa». Il comandante della M .V .A .C., di fronte al comando italiano si assumeva anche «la tutela dell'ordine e della tranquillità» del paese, impegnandosi ad esercitare tutta la propria autorità per impedire «atti ostili nei riguardi dei croati» <3 121 • Quarantotto ore dopo la fi rma del verbale, il capitano Katanié (alias Ivanisevié) si recava dal generale Berardi e gli faceva presente che le formazioni cetniche, per presidiare Gracac, Zermagna, e come sembrava anche Stermizza, avevano bisogno d'armi, di munizioni, di vettovagliamento . Il generale, condividendo la richiesta di Katanié, informò il corpo d ' armata, facendo notare che «si tratta in definitiva di risolvere il problema logistico dei rifornimenti viveri e munizioni per questi presidi, la cui manutenzione e consistenza interessa l'occupazione italiana» 0 13>. Due giorni dopo, il 14 dicembre, proveniente da Spalato, giungeva alla stazione di Kosovo un


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primo scaglione di mille erzegovesi, ai quali il maggiore Baéovié, loro comandante, indirizzò un particolare ordine del giorno. Seicento furono immediatamente inviati a Gracac, e gli altri trattenuti in zona C314l. Ma il loro arrivo fece sorgere nuovi problemi. Mentre si poteva pensare che la presenza di queste formazioni avrebbe reso più positivi i rapporti con la M. V .A.C., i cetnici divenn~ro arroganti, manifestando «segni d'insofferenza» nei confronti dei comandi italiani. Più grave ancora, annotava la 'Sassari', a Gracac «gli stessi capi dimostrano chiaramente di non voler seguire le nostre direttive» <315>, Se le precedenti irrequietezze erano state determinate, almeno in prevalenza, dall'inadeguato armamento, ora il motivo appariva diverso. L'assunzione della difesa del settore est di Gracac e l'arrivo degli erzegovesi avevano fatto sorgere «un senso di tracotanza». Probabilmente si sentivano finalmente importanti, se non anche determinanti, e «in questi ultimi giorni - scriveva la 'Sassari' - essi hanno cercato in tutti i modi di inframettersi sul controllo del settore ovest» <316l. Il generale Berardi informò il corpo d'armata della nuova situazione, riferendo inoltre che <<Ì cetnici avrebbero manifestato l'intenzione d'impadronirsi della nostra artiglieria e mortai da 81 nell'ultimo giorno di permanenza delle nostre truppe» C317l, (applicazione delle direttive riservate di Mihajlovié?), e che l'insorgere di questo poco rassicurante atteggiamento era probabilmente dovuto anche al fatto che «i cetnici lamentano il mancato arrivo di oggetti di vestiario e paglia, che erano stati loro promessi» <318l. Proponeva che il capitano Jeftié, comandante della M. V.A.C. di Gracac - <<elemento pericoloso[ .. .] principale sobillatore dei cetnici nei nostri riguardi» <319l - venisse allontanato facendolo chiamare a Spalato dal vojvoda Trifunovié-Brcanin. In fine, «poiché [... ] a Gracac anche gli erzegovesi nuovi giunti vengono sobillati», Berardi esprimeva il parere che fosse «imprudente inviare per ora sul territorio della 'Sassari' altri erzegovesi [... ]. I 2000 già arrivati sono sufficienti per tenere i presìdi. I rimanenti con la scusa di difficoltà di trasporti potrebbero esser 'trasportati soltanto dopo la partenza del presidio di Gracac» <320>. Nella realtà, la situazione doveva esser ben più difficile, se non anche allarmante, poiché Berardi ordinava a Zanotti non soltanto di «agire con molta attenzione nel ritirare i pezzi e mortai [... ],non distribuire munizioni e possibilmente armi ai cetnici se non poco prima della partenza, fino a quel momento tenerle ben custodite» C321), ma anche, qualora necessario, di usare la maniera forte. «Poiché mi risulta - proseguiva ii comandante della 'Sassari' - che tutti gli ufficiali cetnici dormono nell'ospedale civile (settore ovest di Gracac), predisporre perché in caso di rivolta o di grave peggioramento della situazione essi siano tutti arrestati; in tal caso dovrete


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trattenerli presso di voi, e portarli al vostro seguito, in caso di spostamento, quali ostaggi» (322>. Per di più raccomandava a Zanotti di farsi «sempre scortare [... ] in guisa che non possano fare altrettanto di voi» (323J. Sul piano militare, Io autorizzava a concentrare su Gracac i due battaglioni bersaglieri dislocati lungo la ferrovia, ed a spostare la sezione da 100/17 a Cerovac, poiché «da tale località essa è in grado di battere in direzione di Gracac» (324l. Situazione poco rassicurante. Ad aumentarne l'incertezza si aggiungeva una impensata mancanza di solidarietà fra gli stessi cetnici: quelli del1'Erzegovina imputavano alla M.V.A.C. locale di dimostrare poco spirito di sacrificio, di non sapersi «votare totalmente alla causa della rinascita nazionale» <325>. E non si trattava di 'richiami' verbali, poiché nel Notiziario giornaliero del 24 dicembre veniva riportato che «continuano da parte degli erzegovesi le epurazioni nelle file cetniche, e le punizioni dei colpevoli ed infedeli. Vi sono finora 3 fucilati e sei pronti ad esserlo (tutti e nove cetnici). A Topolje sono state distribuite oggi 400 nerbate» <326>. Il 14 dicembre, essendo stati segnalati notevoli ammassamenti di partigiani lungo la ·ferrovia, per ordine del V Corpo d'armata venne sospeso il movimento dei treni da nord verso Gracac (321>. La notte sul 15 fu attaccata la compagnia dislocata presso il casello di Stikada (circa 5 km a nordovest di Gracac) <328>, ed interrotta la linea fra Lovinac e Medak <329>. II 18 a sera, nuclei partigiani attaccarono le posizioni di Gradina, a Gracac; il 20 agirono pesantemente contro i caselli fra Malovan e Cerovac <330>. Respinti da pattuglioni del XXXI e del XVI battaglione bersaglieri, che ebbero due morti e quindici feriti, i ribelli si attestarono sui rilievi dominanti la ferrovia <331 >. La linea rimase nuovamente interrotta durante il 21, ed anche il programma d'iniziare lo sgombero verso Fiume fra il 20 ed il 25 dicembre divenne irrealizzabile. Persistendo l'i°mpossibilità d'usare la ferrovia, il 23 dicembre, Berardi - «nella mia ignoranza dei superiori provvedimenti intesi ad assicurare i trasporti ferroviari» <332> - comunicò al corpo d'armata che da quattro giorni nessun treno aveva potuto lasciare Gracac, poiché i sabotaggi avevano «acquistato il carattere di sistematicità» <333>, e la stazione era intasata da carri in sosta. Faceva presente che se il tempo si fosse messo al brutto, i due battaglioni bersaglieri, che da quindici giorni vivevano sotto le tende, avrebbero potuto «trovarsi in condizioni gravi e forse insostenibili, qualora sopravvenisse la neve o la bora» <334>. Sollecitava «provvedimenti che lascino prevedere un termine allo stato di aleatorietà dei trasporti ferroviari e di incertezza di tutte le operazioni che ne conseguono» <335J, proponendo che la 'Bergamo' spostasse un battaglione a Gracac ed un altro a Tenìn,


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per dare il cambio a quelli della 'Sassari' . In tal modo, con i due battaglioni del 151 ° fanteria e l'unico rimasto disponibile del 152°, Berardi chiedeva di costituire un reggimento di formazione, che spostandosi gradatamente verso· Fiume avrebbe protetto il transito dei treni <336l. I timori di Berardi trovarono conferma, non per il tempo che si mantenne al bello, . ma per l'intensificata aggressività dei ribelli. La vigilia di Natale avevano occupato il villaggio di Gudura, due chilometri a sud-ovest della stazione di Stikada <337>; il 25, con il brillamento d'una mina, fecero deragliare una littorina blindata <338>. Verso sera, sostenuti d::11 fuoco di alcuni cannoni e mortai, attaccarono in forze l'abitato di Lovinac, difeso da una'compagnia mista di domobranci e dt u~La~..:1a, che venne uavolta. I superstiti ripiegarono sulla non lontana stazione ferroviaria presidiata da due compagnie italiane. Durante la notte i ribelli estesero la loro azione attaccando i posti di sorveglianza fra Lovinac e Gracac <339>_ (CARTINA N . 22). In soccorso delle due compagnie venne inviato da Gracac un treno con carri blindati e mortai, ma non riuscì passare <340>. Il mattino del 26, la pressione dei ribelli si f eèe sentire nella zona di Ricice (4 km a nord-ovest di Stikada), e venne attaccato il casello ferroviario. In aiuto del plotone che lo difendeva, si portò un gruppo di fuoco della 'Sassari' (trentatré uomini, due mitragliatrici, cinque fucili mitragliatori) e poté prendere contatto .con i difensori solamente dopo quattro ore di.combattimento <341 >. I ribelli, circa ottocento, muniti anche d'un mortaio, posero l'assedio, ed i soldati rimasero isolati, senza alcun collegamento telefonico o radio. Solamente dopo quattro giorni, il mattino dell'ultimo dell'anno, i battaglioni della divisione 'Re', provenienti da nord, sarebbero riusciti a disimpegnarli C342>. Con l'estendersi della minaccia, e non avendo ancora esatte notizie sul numero e sulle intenzioni dei partigiani, il colonnello Zanotti, per ordine del comandante della divisione, inviò da Gracac verso nord una colonna composta dal XV battaglione bersaglieri, da un battaglione di formazione (soldati del 151 ° tratti dai posti di protezione lungo la ferrovia), con alcuni mortai da 81 , un pezzo da 65/ l 7, e la compagnia carri 'L', che fu fatta sbarcare dal treno dove si trovava da alcuni giorni in attesa di proseguire verso Ogulin <343l_ Il primo scontro, improvviso e violento, avvenne intorno alle 14.30 a sud di Ricice, quando i ribelli dalle quote dominanti attaccarono la colonna sul lato destro. Il combattimento durò sino a sera. Impossibilitati a proseguire per il numero degli avversari e per la notte sopraggiunta, i reparti, provati da notevoli perdite, cercarono di sistemarsi a difesa sul posto <344>_ Il generale Berardi, informato della durezza dello scontro e del soverchiante numero dei ribelli, inviò in rinforzo l' unico battaglione (il II del 152° fanteria) non impegnato nella difesa di Tenìn <345>_


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¡a,-12',8¡

(scala I :350.000)

Zona dei combattimenti sostenuti dalla divisione 'Sassari' dal 25 al 31 dicembre 1942.


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Il combattimento riprese durante la notte in tutta la sua violenza, ed il XV battaglione bersaglieri perse contatto con quello di formazione. Alle prime luci dell'alba, i due reparti - pur continuamente impegnati dai partigiani, valutati sui cinquemila uomini - riuscirono a ricongiungersi C346l. Nella mattinata intervenne l'aviazione. Frattanto il battaglione inviato da Tenìn , non appena sbarcato dal treno, aveva puntato su Ricice, cercando di rompere il cerchio che chiudeva i bersaglieri, e per l'interposta massa di ribelli do~ette combattere durante tutta la ·giornata. «A sera - annotava la 'Sassari' - i reparti del 152° e del XV brs . si sono congiunti [... ] dopo aver duramente combattuto; le perdite nostre ammontano ad una decina di mort,i ed una cinquantina di feriti [... ], notevoli anche le perdite in salmerie; inoltre 8 carri sono stati colpiti da mitragliere, pur tuttavia hanno conservato la loro effic:ienza, malgrado qualche perdita tra gli equipaggi. Un aereo BR 20 da bombardamento ha eseguito azioni contro concentramenti ribelli in zona Lovinac; esso è stato però colpito da reazione contraerea e costretto ad atterrare incendiandosi; l'equipaggio si è salvato al completo presso nostri reparti» <34iJ. I soldati, provati dalla lotta, si attestarono a Ricice. Mentre più impegnativi erano i combattimenti, Supersloda, quasi fosse completamente all'oscuro di quanto stava avvenendo, aveva ordinato: «Sassari proteggà ferrovia et riattamento proprio territorio [... ]. Riattata interruzione avviare at L ovinac treni truppa, materiali, profughi et vagoni vuoti in sosta Gracac [circa 600 carri - n.d.a.]. Se compagnia carri armati est ancora Gracac [... ] scaricarla, essa appoggerà movimento presidio Gracac verso nord» <343J. Poche ore dopo, un nuovo ordine: «sospendere previsto invio treni carichi o vuoti diretti a nord di Gracac», sgomberare gli uomini ed i materiali su Tenìn; concentrare a Lovinac due battaglioni, la compagnia carri, una batteria, e procedere su Medak (349>. Il generale Berardi rispose che i battaglioni si trovavano già impegnati in duri combattimenti intorno a Ricice, e la situazione era tale che vi aveva inviato in rinforzo anche il XXXI battaglione bersaglieri ed una batteria da 100/17 CJ 50l . Inoltre, evidentemente intuendo che Supersloda non aveva una chiara visione della situazione, pensò bene di precisare che l'invio da lui disposto di questi reparti non era una «partenza da Gracac per Lovinac e da Lovinac per Medak, ma [... ]una operazione che partendo da Ricice deve superare forte resistenza partigiana per raggiungere stazione Lovinac, distante 4 km. dove sono sistemate a difesa due nostre compagnie di protezione ferroviaria» \l 5n_Escludeva che, raggiunta Lovinac, i due battaglioni potessero, da soli, spingersi sino a Medak, superando le resistenze, a meno che da nord non giungessero i preannunciati reparti della 'Re'. Anche la sola avanzata da Ricice a Lovinac - spiegava Berardi - non costituiva <<una operazione


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né facile né semplice» (352i. Faceva presente che i partigiani intorno a Lovinac, valutati in diverse migliaia con alcune mitragliere da 20 m/m, che perforavano i carri, erano annidati in posizioni dominanti, e che per eliminarli era necessaria un'azione impegnativa <353>_ Perciò il movimento su Lovinac avrebbe avuto inizio non prima del 31 dicembre. Ma l'operazione non ebbe luogo. Il 30, la divisione 'Re' , con due battaglioni di fanteria, un battaglione di domobranci, ed uno di ustascia si era mossa da Medak verso sud. A sera raggiunse Lovinac e rilevò le due compagnie della 'Sassari' che difendevano la stazione. Durante la notte respinse un ritorno offensivo dei partigiani, e l'ultimo giorno dell'anno, proseguendo su Ricice, si congiunse con i reparti della 'Sassari' (354l_ Durante questi combattimenti, la 'Sassari' perdette quarantatré uomini, fra i quali tre ufficiali, ebbe centosette feriti (tre ufficiali), due dispersi e quindici congelati <355 >_ Mentre i combattimenti erano in corso, il generale Sandro Piazzoni (comandante della 'Bergamo') che sostituiva interinalmente nel comando del corpo d'armata il generale Spigo, rendendosi conto delle difficoltà in cui si trovava il comando della 'Sassari', dette 'libertà d'azione' a Berardi per quanto concerneva il movimento della divisione. Questi ringraziò Piazzoni, «perché qui la situazione è variabilissima» <356>, e gli fece notare che con l'invio a Fiume dei carri vuoti in sosta a Gracac, come era stato chiesto da Supersloda, e momentaneamente sospeso, si ritardava d'un altra settimana, almeno, la radunata della 'Sassari' per il rientro in Penisola (357>_ Far viaggiare i carri verso nord, avrebbe significato che le interruzioni alla linea erano state riparate, e - partigiani a parte - poter avviare non meno di dieci convogli ad una media di due o tre al giorno. Ma per garantire la sicurezza dei movimenti aveva a disposizione solamente quei due battaglioni bersaglieri che da venticinque giorni, a dicembre, combattevano e vivevano attendati in montagna. In conclusione, <<se questa spasmodica protezione della ferrovia - scriveva Berardi - dovesse prolungarsi oltre i 3 giorni, sarebbe meglio rinunciarvi per non correre il rischio di neve e attacchi ribelli da altre parti» <358l. Il rischio di attacchi 'da altre parti', era dettato soprattutto dalla preoccupazione di qualche tentativo dei partigiani contro Graèac, dove si sarebbe potuto determinare anche il peggio, poiché i cetnici «non si sentono in grado di tenere il presidio essendo sprovvisti di artiglierie e mortai>> C359l _ Non avevano neppure ricevuto le munizioni, nonostante l'intervento del capitano Katanié e l'interessamento di Berardi, che ancora il 26 dicembre aveva insistito presso il corpo d'armata <3601•


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Ma le difficoltà con i cetnici non erano limitate alla zona di Gracac, poiché l'ordine, militarmente di relativa importanza, ma· politicamente di notevole delicatezza, di sgomberare il presidio di Stermizza, aveva impressionato la M. V.A.C. e gli ortodossi di Tenìn. Stermizza era il paese del pope Djujié, culla del movimento cetnico, e Berardi immediatamente segnalò al corpo d'armata che l'abbandono di quel presidio, sia pure consegnandolo alla M. V.A.C., poteva avere «gravi ripercussioni politiche, non solo perché occorre farlo precedere dallo sgombro di 2.000 profughi che si riverseranno su Tenìm>, ma soprattutto perché sarebbe stato in contrasto con «una promessa che il capitano Katanié asserisce essergli stata fatta dall'Eccellenza Roatta sul mantenimento dell'occupazione da parte nostra» <361 >. Suggeriva che Piazzoni, di persona, ne parlasse con Katanié, «affinché la cosa non sia risaputa di sorpresa, sia evitata la fuga della popolazione e siano concretate le modalità di cessione del presidio alla M. V.A.C.». Ma, a parte tutto, si doveva provvedere al suo munizionamento, «altrimenti essa non resterà [a Stermizza - n.d.a.J perché certamente i partigiani attendono la nostra partenza per attaccarla, ed essa non li aspetterà se priva di colpi» <362>. La convinzione di Berardi sull'utilità dei cetnici e sull'intransitabilità della ferrovia oltre Gracac, era granitica, e tornò a battersi, questa volta ricorrendo alle cifre: per novemila uomini, quanti ne contava la M. V.A. C., non solamente era indispensabile almeno un milione di cartucce per fucile Mauser, mentre ne aveva disponibili centomila, ma anche era necessario provvedere e subito, altrimenti «se que~to non avvenisse e si dovesse sgomberare Gracac dalle nostre truppe o la M.V.A .C. si rivolterebbe contro di noi o affluirebbe in massa, seguita dalla popolazione, su Knim> <363>. Piazzoni convenne sulla opportunità di mantenere, almeno temporaneamente, Stermizza lasciandovi a presidio il battaglione bersaglieri 'Zara', ed in tal modo Berardi avrebbe avuto un lasso di tempo per «preparare la [ ... ] cessione ai cetnici od erzegovesi, e poi attuarla» <364>. Il comandante della 'Sassari' lo assicurò che avrebbe svolto opera di persuasione, ma chiese a Piazzoni di adoperarsi per far «giungere la notizia dello sgombero ai capi cetnici locali, e specialmente al pope Djujié, tramite [il] vojvoda Trifunovié» in modo da «facilitarmi il compito politicamente difficile» <365>. Però, la consegna delle munizioni alla M. V.A .C. doveva venire effettuata prima dello sgombero di Stermizza, «sia per non complicare le cose in questo momento, sia affinché la M. V .A.C. si senta sicura di sé quando inizierà il funzionamento con le sole sue forze» <366>. Il corpo d'armata - finalmente - condivise le argomentazioni di Berardi, e gli inviò mezzo milione di cartucce. Il comandante della 'Sassa-


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ri', pur ringraziando, fece notare che con questa assegnazione si era solamente «creata la base di un rifornimento regolare [... ] . Altrimenti, una volta distribuite queste (e metà ne sono già state distribuite) saremo da capo a fare affannose ricerche al momento del bisogno» <361>. E per la prima volta, si ha l'impressione che la pazienza di Berardi fosse al limite, poiché aggiunse, «insomma, se ci vogliamo servire di questi cetnici, bisogna stabilire per loro un regolare rifornimento a base di magazzini e di scorte», anche se si trattava (e qui Berardi esprime giudizi mai prima manifestati) «di reparti indisciplinati e bugiardi, che sprecano l'impiego di fuoco e che notificano sempre consumi superiori alla realtà senza possibilità di controllo» <368>, (cosa assolutamente vera, ma i cetnici applicavano le disposizioni di Mihajlovié). Mentre Berardi scriveva queste frasi, giungevano a Tenìn altri milleduecento erzegovesi, con il loro comandante, il maggiore Petar Baéovié <369l che il giorno dopo, con il pope Djujié ed il capitano Ilié fece visita al comandante della 'Sassari' <370>. E sorsero nuove difficoltà. Baéovié asserviva d'aver «acconsentito al trasferimento delle sue formazioni in Dalmazia perché gli era stato promesso che, sbarcato a Spalato (i reparti si erano imbarcati a Metcovich), avrebbero trovato «tutto il necessario per completare il suo armamento (mortai da 81, armi automatiche, fucili per armare nuove popolazioni)» <371>. Sosteneva, anche, d'aver ricevuto affidamenti per un'azione dei suoi uomini verso Glamoc, al fine «di dare la mano ad altre migliaia di erzegovesi e montenegrini, e liberare il paese dai partigiani» <372J. Lamentava di aver ricevuto, sinora, solamente promesse ed assicurazioni. Chiariva di non esser disposto a presidiare né Gracac né altre località, e qualora,non gli fosse stato consentito d'intraprendere l'operazione su Glamoc, era pronto a tornare in Erzegovina, anche per via terra. Il pope Djujié ed il capitano Ilié si dimostrarono più duttili, assicurando d'esser pronti ad assumere il presidio di Gracac e di Zermagna con il controllo della ferrovia sino a Tenìn. Da consumati politici, posero in rilievo l'importanza di questa loro disponibilità, poiché se non avessero tenuto Gracac e controllate le Alpi Bebie (Velebit), le porte della Dalmazia annessa sarebbero rimaste spalancate a qualsiasi incursione dei partigiani. Ma sollecitavano armi e mortai. <373>. Difendere Gracac, creare la zona di sicurezza intorno allo schieramento del corpo d'armata, significava cannoni, mortai, munizioni, migliaia di fucili. Berardi fece notare ai capi cetnici che decisioni di tanta portata dovevano essere sottoposte ai comandi a lui superiori, e prese tempo. Si era al 31 dicembre, ma dato il susseguirsi di ordini, sembrava che Gracac dovesse venir sgomberata nei primi giorni del nuovo anno, tanto che Berardi


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sollecitò immediate decisioni da parte di Piazzoni, sia per evitare che al momento della partenza della divisione, la M.V.A.C. seguisse le truppe italiane - «ed in tal caso Gracac sarebbe immediatamente occupata dai partigiani» cmJ - sia perché facendo un simile regalo ai ribelli, questi lo avrebbero sfruttato sul piano politico come un grande successo e, infine, perché su quello militare si sarebb.e delineato un grave pericolo «per la sicurezza della Dalmazia italiana» <375 >. Le insistenze di Berardi raggiunsero Io scopo. Alla M. V.A.C. ed agli erzegovesi furono consegnati quattro cannoni da 75/ l 7, dieci mortai da 81, due stazioni radio, e gran parte del munizionamento <376>. Fu anche propo• sto a Supersloda di modificare il sistema della corresponsione del soldo, versando globalmente gl'importi al pope Djujié, poiché «i cetnici desiderano amministrare direttamente tali fondi per sovvenire alle famiglie dei loro caduti, dare sussidi ai profughi, e premi ai meritevoli, rimanendo in tal modo l'opera dei cetnici assolutamente gratuita». Questa soluzione era vivamente sollecitata dai capi «per poter controbattere la propaganda partigiana che, appunto, per tale corresponsione del soldo Ii giudica mercenari al servizio dell'occupatore» cmi.

PROTESTE DI ZAGABRIA E PROPOSITI DI MIHAJLOVIé Lo sgombero dei presìdi, ed in particolare l'arrivo delle formazioni erzegovesi, determinarono una serie di interventi ufficiali del Gov.erno di Zagabria, ed il 29 dicembre il ministro di Croazia a Roma si recò a Palazzo Chigi. Nell"appunto' sulla visita del diplomatico croato veniva precisato che il ministro Perié, parlando «con la concitazione che gli è propria quando perde il controllo di se stesso» <37sJ, aveva fatto presente quanto fosse, ormai, radicata in Croazia la convinzione che gli 'alleati' avrebbero aperto il secondo fronte nei Balcani. Per questo motivo i 'ribelli' - cioè per Perié i cetnici - stavano intensificando la propaganda e si organizzavano in modo da esser pronti al primo ·segnale di Londra per sabotare le vie di comunicazione e paralizzare le forze dell'Asse. Eppure, di fronte a «circostanze così delicate - aveva proseguito il ministro croato - la II Armata continua a ritirarsi dai territori da essa presidiati finora» <379J_ Però, e giunse al motivo sostanziale della protesta, quello che il Governo croato «considera assolutamente intollerabile è che l'incarico di presidiare i territori evacuati [... ] sia affidato agli elementi cetnici, cioè ai serbi», e che sia stato persino deciso «di trasportare nel cuore della Croazia bande di cetnici montenegrini; che a questi elementi, che la Croazia considera i suoi più irridu-


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cibili nemici, si pensi di affidare la protezione della ferrovia Knin-Ogulin [... ], che col dare ai cetnici il controllo della situazione militare in taluni settori più delicati, si finisce con l'abbandonare la Croazia in mano dei suoi più irriducibili nemici: i serbi» <350>. II ministro Perié, per dare forse maggior rilievo al suo 'passo', non solamente preannunciò che «il Poglavnik si riprometteva di prospettare nel suo complesso la situazione militare al Duce nell'incontro che avrebbe dovuto avere con lui», ma chiese anche di poter parlarne lui stesso con Mussolini, «quale Comandante Supremo delle forze armate italiane» (3 8 ll. Con questa richiesta, il ministro probabilmente si riprometteva di aggirare la posizione assunta dal maresciallo Cavallero, al quale, il giorno prima, aveva illustrato una 'nota' di nove pagine <m>. Si trattava d'un 'memoriale' dove la collaborazione di Supersloda con i cetnici era ampiamente e criticamente esposta, denunciata l'attività delle formazioni ortodosse, le persecuzioni ed i massacri da queste perpetrati contro i croati, la loro dipendenza - tramite Mihajlovié - da Londra, la figura ·del pope Djujié, e finalmente si arrivava all'accordo del 15 ottobre fra Roatta e Pavelié <333), Il comandante di Supersloda era imputato di non aver rispettato l'impegno, assunto in quell'occasione, di disarmare i cetnici e di confinarli a sud della linea Stolac-Nevesinje-Ravno. Lamentava che <<inaspettatamente, e invece di realizzare questo accordo [del 15 ottobre] il Supersloda, in seguito al deciso ritiro di alcuni reparti italiani daIJa 2 a zona» avesse proposto al Governo croato «che questi ritirati reparti italiani siano sostituiti da un notevole numero di cetnici, provenienti da Erzegovina meridionale (2.000) e di affidare a loro - niente meno che - una parte dell'importantissima linea ferroviaria Ogulin-Gracac» <384l. E qui, Perié dava una versione, dei due ultimi colloqui fra Roatta e Pavelié, diversa da quanto riferito dal comandante di Supersloda al Comando Supremo . Per il ministro, il Governo croato si era opposto «tenacemente a tale proposta, attirando l'attenzione al pericolo, al quale siandrebbe incontro in casi di aggravata situazione» . Ammetteva però, ma «solamente», che il suo Governo si era dimostrato «disposto ad acconsentire che alcuni reparti cetnici siano organizzati e éollocati a sud di Lika, ove gli stessi - esclusi da ogni potere civile - formerebbero alcuni presìdi militari sotto il comando di ufficiali italiani, e solamente finq al tempo in cui il Governo croato sarà in stato di sostituire anche questi con il proprio esercito» o55>. Invece, il comandante italiano di Gracac, colonnello Zanotti, con un pubblico bando, aveva annunciato alla popolazione che, a seguito dello


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sgombero dei reparti italiani, i poteri sarebbero stati assunti dai cetnici, ed aveva concesso un breve termine ai croati per abbandonare il paese. Da ciò l'illazione che «raccomandando alla popolazione la evacuazione [il colonnello] era conscio del disastro, che sarà conseguenza della presa dei poteri civili e militari da parte dell'elemento cetnico» <386>. In questa offensiva diplomatica s'inserì anche il ministero degli affari esteri di Croazia, consegnando alla legazione d'Italia a Zagabria una nota per lamentare che «nella seconda metà di novembre cominciarono ad arrivare a Gracac cetnici [... ] dal sud (Erzegovina, Montenegro) via mare» <387l, e che da quel momento avevano avuto inizio le partenze dei croati della zona pe'r Zagabria. Inoltre ai primi di dicembre, il pope Djujié, in una riunione tenuta a Gracac, avrebbe annunciato non soltanto l'assunzione dell'amministrazione da parte dei cetnici, ma che egli avrebbe combattuto «contro i partigiani e contro gli ustascia», «che potrà collaborare coi domobrani e con i 'croati da bene'», e che «sul territorio dell'ex-Jugoslavia sarà fondata la 'Grande Serbia'» 1388l. I cetnici, asseriva ancora il ministero di Zagabria, avrebbero portato a Graèac impiegati, professori, medici ortodossi, e «sull'ospedale è stata issata la bandiera serba». Infine, veniva fatto presente che «l'arrivo dei cetnici e la loro presa del potere a Graèac» erano avvenuti «per ordine di Re Pietro, cioè dell'Inghilterra, con conoscenza degli italiani, che [Re Pietro e l'Inghilterra] preparavano lo sbarco degli alleati a Spalato e Sebenico, che gli italiani si riuniranno allora ai cetnici e che Dra.za Mihajlovié verrà a Graèac con altre truppe cetniche» (389>. Illazioni, tortuosità, verità, tutto può essere, ed anche in questa confusa vicenda, potrebbe ravvisarsi un'applicazione delle 'direttive' di Mihajlovié per per procurarsi, dove possibile e con qualsiasi mezzo, le armi, per trarre in inganno gl'italiani, per ricostituire la Grande Serbia. Considerando gli avvenimenti sotto quest'aspetto, assume particolare rilievo una comunicazione del ministero della guerra croato (altro passo ufficiale) alla missione militare italiana a Zagabria. li ministero faceva presente d'aver ricevuto dal gran zupano (prefetto) di Tenìn, David Sincié, un rapporto in cui si segnalava che dopo l'arrivo di 'quattromila' erzegovesi, la situazione locale aveva subìto un profondo cambiamento, poiché i nuovi arrivati si erano imposti ai cetnici locali. Inoltre, ed è la parte più interessante, riferiva sulla visita che gli era stata fatta da «un erzegovino, Santié, accompagnato da un certo Stevo Radjevié [più probabilmente: Redjenovié - n.d.a.] ex-deputato jugoslavo, dal capitano montenegrino Ilié». Santié si era legittimato esibendo « una plenipotenziaria firmata da Draza Mihajlovié, con un timbro del Quartier Generale nell'esercito jugoslavo», ed aveva affer-


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mato che egli, «personalmente, come anche gli altri capi dei cetnici, desiderano collaborare con l'esercito croato, specialmente in senso militare contro i comunisti» _<39ol. Santié, considerando prossimo il ritiro delle truppe italiane, aveva sostenuto la necessità d'una comune azione cetnico-croata contro i partigiani, tracciando anche le linee di massima delJ'operazione. <<l cetnici attaccheranno da sud-est ed i croati da nord», muovendo da Bosanska Krupa o da Banja Luka verso sud in direzione di Bosanski Petrovac, oppure di Kljuc, e dalla zona di Karlovac e Slunj in direzione di Bihac. Santié aveva insistito perché Sincié accertasse se lo Stato Maggiore croato intendeva collaborare con i cetnici; in caso affermativo chiedeva d'incontrarsi con un esponente qualificato in modo da concretare i piani, sulle seguenti basi : «lotta comune contro i partigiani, riconoscimento degli interessi reciproci, della vita e delle proprietà della popolazione croata e serba nelle zone di operazioni» <39o. Dopo aver esposti i piani e le proposte di Santié, il gran zupano faceva seguire le proprie valutazioni. Per Sincié, il piano proposto aveva, nella realtà, lo scopo di «organizzare, combattendo i partigiani, la popolazione ortodossa della Bosnia, Lika, Kordun, per rinforzare in tal modo l'esercito jugoslavo di Drafa Mihajlovié», poiché lo scopo dei cetnici dell'Erzegovina era quello di «radunare tutti i serbi, in senso politico e militare» <392>. Ma è interessante notare che Sincié, probabilmente influenzato dalla particolare situazione di Tenìn, dove per opera del generale Berardi si era creata un'atmosfera più tollerabile fra croati ed ortodossi, non appariva contrario ad intese con i cetnici. Infatti, nel caso in cui non fosse stato possibile arrivare ad una collaborazione, poneva in rilievo che egli si sarebbe trovato «nell'impossibilità di intraprendere qualsiasi azione feconda per salvare la popolazione croata» <393l; e se i cetnici fossero stati in grado d'organizzare autonomamente nuove formazioni armate, «anche l'ultimo resto della reputazione ed autorità dello Stato croato in questi paesi» sarebbe stato «annientato» <394l. Non sembra che le proposte di Santié avessero sorpreso Zagabria, poiché lo stesso ministro per gli affari esteri, Lorkovié, ne dette notizia a Raffaele Casertano, asserendo che al gran zupano erano state impartite istruzioni «di non dar seguito alle proposte», ma «senza tuttavia rifiutarsi di intrattenere ulteriori rapporti» <395l _ Non era quindi inesatta la valutazione dell'Ufficio 'I' del VI Corpo d'armata che «gli organi governativi [croati - n.d.a.], consapevoli della grave situazione interna determinatasi, tentano disperatamente di appoggiarsi a qualunque sostegno, per poter fronteggiare l'incalzante corso degli eventi» <396l. Ma, nel complicato intreccio dello


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scacchiere croato, il corpo d 'armata segna.lava anche la possibilità d'una nuova evenienza, fino a quel momento non considerata per il suo machiavellismo. Santié, legittimandosi con una 'plenipotenziaria' firmata da Mihajlo- · vié, e presentandosi al prefetto di Tenìn acco111pagnato dall'ex-onorevole Redjenovié, il primo organizzatore dei cetnici nel distretto di Obrovazzo (nord di Zara), e dal capitano Ilié, ufficiale del comando del pope Djujié, accreditava il convincimento che i cetnici del Montenegro, del Sangiaccato, del Dinara, della Lika, dell'Erzegovina, procedessero di comune accordo. Invece, secondo l'analisi dell'Ufficio 'I' quell'accordo sarebbe stato meno che app!uente. Mihajlovié, avendo esteso il proprio campo d'azione dalla Serbia ai territori della Croazia abitati da ortodossi, da quelli già jugoslavi dell' Albania, alla Bulgaria, ed al Montenegro, era riuscito «a penetrare profondamente nell'anima delle popolazioni ortodosse, unendole nella fede e nella speranza di una futura rinascita della più grande Serbia» <397>_ Suo obiettivo sembrava essere l'assorbimento di «tutte le formazioni armate», qualunque fosse «il loro colore od ideologia politica, nel cosidetto 'esercito di liberazione del sacro suolo della patria'» <39s>. Ma se questa operazione, da un lato interpretava le a~pirazioni degli ortodossi, dall'altro, e probabilmente in via non secondaria, assecondava la sempre più intensa azione dell'Inghilterra, che si manifestava non solamente con la propaganda radiofonica, ma anche con il sempre più frequente invio di armi, di danaro e di materiali . Perciò, secondo l'Ufficio 'l', Mihajlovié, negli ultimi tempi, aveva intensificata l'azione di proselitismo anche fra le truppe croate, con «i ricordi patriottici del recente passato», oltre che fra i mussulmani insinuando che i croati «li consideravano [... ] alla stregua di sudditi razzialmente inferiori» <399>, Contemporaneamente, giustificata dagli scopi da raggiungere, veniva sviluppata una speciale opera di convincimento fra gli stessi cetnici, per «realizzare una cessazione di ostilità con i partigiani e gettare le basi di un avvicinamento con il cosidetto esercito liberatore [comunista - n.d.a.J» <400l . Pur se questo avvicinamento doveva apparire in contrasto con le reiterate dichiarazioni anticomuniste di Mihajlovié, e con la consolidata filosofia del movimento cetnico, probabilmente il generale serbo, rendendosi conto di non poter annientare i comunisti, cercava di agganciarli - oppure comprometterli - in una diretta collaborazione, facendo balenar loro la possibilità di cacciare italiani e tedeschi dai territori dell'ex-Jugoslavia, e d'imporsi allo Stato croato. A parte la sostanziale difficoltà di convincere gregari e capi a non sparare contro i comunisti , Mihajlovié doveva superare un altro e non


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indifferente ostacolo per la realizzazione del suo piano. Si trattava dell' «azione indipendente del Trifunovié, del Grdjié, del Santié ed alcuni altri capi minori che (in parte, per decisa avversione alla ideologia comunista, in parte per ambizione personale: aspirazione cioè a dominare e regolare un movimento autonomo e, forse, per sincera gratitudine e simpatia verso l'Italia) ostacolano l'estendersi dell'influenza del Mihajlovié o comunque la plasmano e la convogliano a loro beneplacito, sfruttandola ad esclusivo vantaggio del proprio programma» (401 >. · In tal modo, secondo quest'analisi, i territori dell'Erzegovina e della Bosnia sud-orientale finivano con il costituire un'intercapedine fra le zone sotto più marcata influenza nazionalista di Mihajlovié (Montenegro, Sangiaccato , territori bulgari ed albanesi) e quelli sotto più accentuata presenza partigiana a sfondo irredentistico jugoslavo. In altre parole, era un diaf~amma che si frapponeva alla realizzazione del piano di Mihajlovié. E l'Ufficio 'I' scriveva che «Mihajlovié, non potendo procedere, per evidenti ragioni politiche, all'eliminazione di viva forza dei cosidetti nazionalisti autonomisti bosniaco-erzegovesi» ayrebbe «invitato il comando partigiano a rivolgere la massa delle proprie forze contro l'Erzegovina, sicuro che una seria minaccia avrebbe spinto la massa croata contro gli occupatori, e la massa serba o aila defenzione a favore dei partigiani o alla piena sottomissione ai suoi ordini» C402J. Cioè, usando un termine molto chiaro, Jevdjevié, Trifunovié-Brcanin e altri sarebbero stati 'fatti fuori' dallo stesso Mihajlovié, ma per mano comunista. Progetto ai limiti deHa credibilità, però non doveva trattarsi soltanto di elucubrazioni o di estreme ipotesi, poiché questa trama sembrava trovare conferma nell'afflusso di forti masse partigiane nell'alta Val Narenta. Rioccupata Liv no il 15 dicembre, e Tomislavgrad (Duvno) il 19 dalle formazioni partigiane, dopo «l'arretramento delle truppe del XVIIII C.A., che esse attribuiscono a paura di affrontare la lotta, ben fornite di armi e munizioni, permeate dalla sempre più serrata propaganda anglo-moscovita, dirette da uno Stato Maggiore tecnicamente capace (è accertato presso il comando partigiano la presenza di almeno cinque ufficiali inglesi di S.M. [Stato Maggiore - n.d.a.]) - scriveva l'Ufficio 'I' - tendono alla conquista dell'Erzegovina» (403 >, cioè contro il diaframma che intralciava i piani di Mihajlovié. Una coalizione cetnico-comunista corrispondeva agl'interessi dell'Inghilterra, anche perché una unificazione dei due movimenti, secondo le valutazioni dell'Ufficio informazioni, avrebbe reso «più vulnerabile le coste della penisola [balcanica - n.d.a.] per la progettata invasione del continente europeo». E commentava: «Tale minaccia, parata con la tempestiva


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occupazione della Francia mediterranea, potrebbe, domani risorgere più oscura e minacciosa che mai dai Balcani, se ad una più diretta azione di forze a massa fosse concomintante una rivoluzione interna>> <404>_ Pur riconoscendo «il non indifferente contributo dato dalle formazioni anticomuniste nel combattere il movimento partigiano, la lealtà e completa dedizione finora dimostrata nei nostri confronti» dai cetnici, i comandi italiani non dovevano perdere di vista <di fine non contingente, ma ultimo della corrente politica», essendo «la costituzione di una Serbia dominatrice dei Balcani [.. . ] compatibile con la vittoria degli Alleati, non certo con quella dell'Asse». «Perciò - avvertiva l'Ufficio 'I' - era logico mantene're un atteggiamento di diffidenza, per non trovarsi un giorno, risultando critica o delicata la nostra posizione nel quadro generale del conflitto, schierati contro di noi, gli amici di ieri». Ed a completamento dell'analisi, osservava che «la stessa propaganda croata, nella sua attività denigratoria del movimento cetnico, sosteneva capitalmente che questo [... ] avrebbe rivolto le armi contro di noi [italiani - n.d.a.] agli ordini di Londra [... ] qualora le sorti del conflitto fossero per volgere a favore delle potenze alleate» <405J. T uttavia, l'ufficio riteneva di poter dimostrare un certo ottimismo, perché «gli avvenimenti in Africa settentrionale e la situazione molto delicata ad essi conseguente, messi in relazione alle radio-diffusioni dal Cairo, in cui si invitano i nazionalisti serbi a tenere pronte le armi alla mano, approssimandosi il giorno della riscossa, pur ponendoci in vigile attesa onde poter fronteggiare un eventuale capovolgimento della situazione, ci permetteva di saggiare la tanto proclamata lealtà delle formazioni anticomuniste» . E questo ottimismo veniva rapportato al fatto che non si era avuta <<nessuna manifestazione o sintomo di rottura, ma anzi per ovviare nostri possibili dubbi circa l'atteggiamento immutato, non pochi capi cetnici hanno tenuto a confermare la decisa volontà di persistere nell'attuale fattiva collaborazione, di mantenere sempre saldi i vincoli della più assoluta amicizia» <406>. Ignoriamo su quali basi e su quali informazioni fosse stata effettuata questa analisi, poiché se Mihajlovié intendeva ricorrere ai partigiani per eliminare i cetnici a lui non congeniali, saremmo stati molto cauti di fronte alle rinnovate espressioni - verbali - di lealtà dei capi cetnici. Anche volendo considerare sinceramente valida la loro 'contingente' devozione; tuttavia siamo portati a ritenere che di fronte a concrete possibilità e sicure convenienze, e cetnici, e croati, e partigiani, e mussulmani, sarebbero stati concordi nell'agire contro gl'italiani; poi, raggiunto lo scopo, avrebbero risolto fra loro i loro problemi.


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Mentre il groviglio dei movimenti, delle alleanze, delle intese, sembrava diventare sempre meno comprensibile, lo Stato croato, che pur avrebbe dovuto essere uno dei principali protagonisti, appariva sempre più 'spiazzato', e sempre meno capace di controllare gli avvenimenti. Con il territorio pèr larga parte in mano ai cetnici o ai partigiani, si accentuava la sfiducia delle popolazioni nella vitalità dello Stato, nelle possibilità d'un recupero. Ridotta, ed in alcune zone, specialmente se lontane da Zagabria, quasi scomparsa ogni attività economie.a-commerciale, sia per mancanza di manufatti o di generi alimentari, sia per la costante perdita di valore della kuna, nelle campagne si era diffuso il baratto, e sempre più fiorente s'imponeva il mercato nero nelle città. Pavelié era consapevole di questa situazione, e nel discorso con cui, in tono minore, chiuse il 28 dicembre.la sessione del Sabor, parlò quasi esclusivamente della difesa del paese e dell'approvvigionamento della popolazione <407>, Non erano più i grandi temi trattati a febbraio al momento dell'apertura della Dieta, annunciata anche con un'apposita lettera a Mussolini. Il direttore dell'Agenzia Stefania Zagabria, Giuseppe Solari Bozzi, riferendo a Roma sulla cerimonia di chiusura, scriveva che il Poglavnik, «finalmente ha compreso che la sua politica deve limitarsi ad obiettivi pratici e di portata ben più modesta di quello che sinora volevano indicare certe stravaganti ambizioni sue e dei suoi amici» <408>• . Il problema alimentare, per Pavelié costituiva, ormai, una questione politica, essendo divenuto un ricorrente se non anche un quotidiano argomento di accusa al regime ustascia. Da un lato si doveva riscontrare una «progressiva distruzione del già fiorente patrimonio zootecnico» <409>, e in alcune zone, «esaurita anche quest'ultima risorsa, la popolazione si sta alimentando con pane confezionato a base di farina di ghiande» <410>, come segnalavano i comandanti italiani; dall'altro la gente comune non poteva ignorare alcuni fatti che, posti fra loro a confronto, alimentavano il malcontento dei croati. In primo luogo, la decisione di Superslo"da di vettovagliare le formazioni della M. V.A.C. durante l'inverno, era stata «molto benevolmente commentata dalla popolazione ortodossa, che riceve a sua volta, da gregari e comandanti di reparti cetnici [... ] parte dei generi distribuiti» <411 >; in secondo luogo il raffronto con la situazione di relativo benessere che si riscontrava nella Dalmazia italiana, e che riverberava i suoi effetti sulle vicine popolazioni d'oltre frontiera. Erano situazioni che davano argomenti alle proteste della popolazione contro la scarsa capacità del regime di Pavelié.


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Il Poglavnik, nel suo discorso, non solamente aveva posto in evidenza i difetti del sistema della distribuzione alimentare, ma accennò anche alle carenze militari. «Per quanto riguarda la difesa - disse - molti avranno da rimproverarci errori ed omissioni; ce ne sono certamente stati» t412J, e se ne assunse la responsabilità. Solari Bozzi, riferendo a Roma su questi errori, trasse argomento per porre in evidenzà la parte che ricadeva sull'Italia, «negando quasi sempre l'assistenza che ci è stata chiesta, o concedendola tardivamente o a piccolissimi sorsi>> <4 13J_ Ricordava il contrasto fra organi politici e comandi militari sulla linea di condotta da seguire con Zagabria, e questo aveva permesso alla Germania di profittarne, <<per fare in sostaqza, lei, quello che avremmo, invece, dovuto fare noi» C414>_ Il direttore del!' Agenzia inoltre, faceva notare che i tedeschi, con il pretesto di preparare reparti croati da inviare al fronte russo, avevano o_rganizzato un esercito di venticinquemila uomini, bene addestrati, bene armati, al comando di ufficiali germanici. «Non occorre - scriveva Solari Bozzi eccezionale intuito politico per comprendere che, stando così le cose, noi, in questo nostro spazio vitale abbiamo un esercito da noi non controllato» <4 15J_ Ma il suo pessimismo andava oltre, ed era quasi profetico, poiché aggiungeva: «se andiamo ancora più lontano col pensiero e guardiamo una carta geografica e fissiamo Io sguardo su Trieste, ci persuaderemo che ... avremmo dovuto veramente fare il possibile per impedire ai tedeschi di disporre anche dell'esercito croato» 14 16l.

GUERRIGLIA E MASSACRI LUNGO IL LITORALE In quell'ultimo mese dell'anno, la situazione lungo il litorale risentì degli avvenimenti sugli altri fronti di guerra, e su quanto stava accadendo nel retroterra croato. L ' ammassamento dei partigiani nell'Alta Val Narenta rinvigoriva le formazioni arroccate sui monti Albi (Biokovo); il ritiro di alcuni presìdi italiani lungo la costa, secondo il nuovo schieramento, consentiva una dilatazione a macchia d'olio delle attività comuniste. Fra i canali delle isole si stava creando un embrione di 'marina' partigiana. Diversa, tuttavia, la situazione fra località e località. Cattaro appariva abbastanza tranquilla; gli sbarchi alleati in Africa settentrionale, pur essendo stati insistentemente propagandati da radio Londra, non avevano inciso· sulla popolazione. «Anzi, - scriveva il VI Corpo d'armata - gli ambienti popolari commentano con aspre critiche il barbaro metodo di guerra britannico contro città aperte» <4 17J. Unica preoccupazione, dati gli stretti rapporti della provincia con la zona di Ragusa (territorio croato), erano le


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infiltrazioni di elementi sobillatori, che cercavano d'allarmare la gente annunciando incursioni nei territori delle Bocche da parte dei cetnici di Mihajlovié <419 >. A Ragusa, invece, non aveva rilievo né la propaganda partigiana, né quella cetnica, bensì la tedesca, che cercava di neutralizzare le simpatie riscosse fra la popolazione dagli italiani. Ma, a parte questo aspetto, la popolazione era preoccupata per la scarsità delle derrate, per le incette, perché i generi razionati erano riservati agli iscritti al partito ustascia, tanto che, per sedare malumori, a dicembre il comando italiano era intervenuto ponendo gratuitamente a disposizione del comune una decina di quintali di farina C419l. Dal punto di vista militare, non si registrava alcuna iniziativa da parte dei ribelli. Invece, sotto questo aspetto, la situazione mutava risalendo il litorale. La penisola di Sabbioncello, nonostante il rastrellamento in forze effettuato a fine ottobre, era tormentata da uno stillicidio di attività partigiane, non essendovi adeguate forze di presidio. D'altra parte, per mantenere sotto controllo tutta la penisola sarebbero stati necessari non meno di qualche migliaio di uomini, ma la loro presenza appariva più utile sulla costa; gli scarsi nuclei della guardia di finanza, ed alcuni reparti di domobranci (Sabbioncello era territorio croato) si trovavano praticamente alla mercé dei ribelli. Il 13 novembre, quindici finanzieri italiani e venticinque domobranci, durante una ricognizione, erano stati attaccati; cadde l'ufficiale italiano in comando ed una guardia di finanza, cinque i feriti di cui uno croato <420>. Il giorno dopo l'aviazione spezzonò la zona, e venne eseguito un rastrellamento, che si concluse con la fucilazione di due partigiani, l'arresto di sei comunisti, e la cattura di dieci ostaggi . Il 20 novembre, in uno scontro, rimase ucciso un vice-brigadiere della finanza. Il 24, altro conflitto a fuoco, con dieci feriti da parte italiana, e nuovo rastrellamento. La notte del 29, in un attacco alla caserma di Trappano ( = Trpanj) si ebbe un altro caduto, un ferito e due dispersi. Ancora un rastrellamento che durò otto giorni <421 J. Dal 13 novembre al 7 dicembre, le perdite italiane erano state di quattro caduti e sedici feriti, quelle dei partigiani ammontavano a nove morti, dodici feriti, quattro passati per le armi, trentaquattro arrestati. La notte dell'8 dicembre cadde un'altra guardia di finanza; il 19, ancora un caduto e tre feriti. Sul terreno erano rimasti otto partigiani, oltre a due fucilati per favoreggiamento <422>. Anche nella vicinissima isola di Cùrzola, (territorio italiano) la sicurezza era divenuta precaria. Per la sorveglianza dei suoi 274 chilometri quadrati, c'erano circa centocinquanta militari, fra carabinieri, guardie di


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finanza, e soldati l423 >, Con la fine dell'estate gli atti di sabotaggio, i sequestri di persona, gli omicidi erano divenuti sempre più frequenti, ed il tenente colonnello dei carabinieri, Luigi Venerandi, comandante del raggruppamento di Spalato, riferendo al prefetto, Paolo Zerbino, scriveva che questa persistente azione dei ribelli «non deve lasciarci ritenere, ma deve assolutamente convincerci, che siamo di fronte ad una organizzazione non brigantesca, ma ad una organizzazione adeguatamente armata e militarmente preparata con unità di indirizzo e di comando e con un programma ben definito da svolgere; mèta, cacciarci dall'isola» <424>, Il 3 dicembre, quasi a giustificare le parole del colonnello Venerandi, ci fu un 'massacro: due autocarri con militari a bordo, stavano completando il periodico giro di rifornimento delle stazioni dei carabinieri e dei posti della guardia di finanza. Verso le ore 13, i mezzi, procedendo a cinquecento metri di distanza l'un dall'altro, dopo aver lasciato Vallegrande (principale centro della parte occidentale dell'isola) tornavano a Cùrzola città. Giunti il località Gradina di Blatta, nell'attraversare una zona boscosa, il primo autocarro venne investito da un violento fuoco di armi automatiche e lancio di bombe a mano, che lo incendiarono. Ogni tentativo di reazione fu inutile. Il secondo automezzo, che al rumore della sparatoria aveva serrato sotto, trovò nove morti (quattro guardie di finanza, due carabinieri, un milite portuale, due soldati) e sei feriti, dei quali due gravi. Nessuna traccia dei ribelli. Gli assalitori, una ventina, s'erano dileguati <42si. Il Governo della Dalmazia informò del massacro il ministero dell'interno <426>; il prefetto di Spalato sollecitò il generale Ugo Santovito «affinché quel lembo di terra italiana compreso nella giurisdizione vostro corpo d'armata sia sufficientemente presidiato» <421>. Bastianini telegrafò al sottosegretario di Stato per la Marina, Arturo Riccardi, facendogli presente che «eccessiva penuria mezzi marittimi disposizione tuoi comandi marina rende molto arduo esplicare compiti di sorveglianza costiera» <428l. Il tenente colonello Venerandi, molto più critico, rilevava che i partigiani erano favoriti dagli abitanti del posto, e che «a questa omertà le popolazioni sono indotte dalla nostra palese dimostrazione di debolezza». «Il loro atteggiamento sarebbe ben diverso se si ·sentissero da noi protette e riconoscessero in noi la forza dell'autorità che in atto non possiamo dire di possedere» <429>. Due giorni dopo sbarcò a Cùrzola un battaglione della 'Messina', e procedette al rastrellamento dell'isola. Il 7 dicembre furono arrestate diciassette persone; il 13 altre ven.ti <43oi. Ma questi arresti non fermarono l'azione dei ribelli, che il 26 attaccarono, senza conseguenze, proprio la


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caserma di Blatta. Unico elemento di rilievo: i partigiani avevano aperto il fuoco lanciando da oltre cento metri con fionde o frombole le bombe a mano <431 >.

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Lo stesso giorno dell'imboscata di Blatta (3 dicembre) sulla terraferma, un plotone di camicie nere, rinforzato da una squadra mitraglieri (complessivamente trentotto uomini), era partito da Krilo (8 km a nord-est di Almissa) a bordo di due autocarri, per recarsi a Grljevac, e dare protezione ad una squadra di taglialegna. La strada, un rettilineo, appariva deserta ed i mezzi proseguivano· verso San Martino. Anche qui, improvvisamente, gli autocarri furono investiti dal fuoco di armi automatiche, di fucili, che sparavano da ambo i lati della strada, dov'era mimetizzato un forte nucleo di partigiani. Le raffiche bloccarono i due automezzi; l'autista del primo autocarro restò ucciso sul momento, ferito a morte quello del secondo; cadevano alcune camicie nere. Gli illesi ed i feriti balzarono a terra cercando di reagire. Furono falciati. Da Krilo partirono immediatamente i soccorsi; da Almissa la compagnia autocarrata delle 'Frecce Nere' (arditi); da Spalato una compagnia bersaglieri. Dei partigiani nessuna traccia. Intorno agli autocarri bruciati i corpi di venti camicie nere (compreso un centurione ed un capomanipolo), e tre carbonizzati; quindici i feriti; il reparto distrutto <432>. La 'Bergamo' anno.t ava nel diario storico: «Tutti i componenti del plotone hanno avuto un eroico comportamento, tutti sono rimasti feriti in più punti del corpo o sono caduti. Nessun dispers0>~ <433 >. I reparti impiegati. nel rastrellamento, giunti nei pressi delle case di Podstrane, furono accolti da un fuoco di fucileria. L'abitato venne bombardato dall'artiglieria e da mortai da 81; le case incendiate. Tra il posto dell'agguato sulla litonanea e Podstrane, vennero trovati i cadaveri d'una trentina di ribelli <434>. Ai massacri di Blatta e di Krilo, il 6 dicembre si aggiunse quello di Marina di Traù. Un autocarro del reggimento cavalleria di 'Alessandria', della '1 a Celere', con a bordo venti cavalleggeri e cinque soldati del genio, procedeva sulla strada che da Marina porta a Traù. Ritornavano agli accantonamenti dopo aver riparato la linea telefonica danneggiata durante la notte. Verso le 10, l'autocarro fu attaccato con la consueta tattica dell'imboscata. Quattordici i morti (dieci cavalleggeri e quattro genieri), cinque feriti, quattro i dispersi. I partigiani, spogliati i cadaveri, s'impossessarono delle armi, del vestiario, dell'equipaggiamento. Incendiato l'autocarro, disparvero. Un reparto misto di carabinieri e cavalleggeri, sopraggiunto in soccorso, non poté far altro che provvedere al trasporto delle salme e dei feriti <435>.


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La situazione intorno a Spalato si andava acuendo; insistente l'attività dei partigiani, soprattutto in territorio croato verso Almissa e Mac~rsca (quasi certamente partendo dalle basi poste sui monti Albi). Il posamine Pasmano, il 1° dicembre, mentre attraccava a Podgora (sud-est di Macar- · sca), era stato fatto segno ad un nutrito fuoco di fucileria dalle case prospicienti la riva. Da bordo risposero con le mitragliatrici ed il cannone C436>. Quei giorni, per le vie di Macarsca, una pattuglia stava per intercettare una decina di persone che su dettero alla fuga, abbandonando gl'involti che portavano a spalla. Contenevano ventiquattro fucili ex-jugoslavi e due cassette di munizioni c437 >. La stessa sera, fra Duare ed Almissa, i partigiani facevan9 saltare alcuni tralicci della linea ad alta tensione C433>_ In questa situazione, dove i ribelli sembravano essere ovunque, e inafferabili quasi sempre, il movimento degli automezzi diventava sempre più pericoloso, e nel·diario storico della 'Bergamo' appare una frase sintomatica, che diverrà ricorrente: «effettuato canale di sicurezza lungo la rotabile». Cioè un preventivo schieramento di uomini e mezzi fra i quali far transitare le colonne. I comandi ricorsero sempre più frequentemente ali' artiglieria dei capisaldi per battere nuclei anche di pochi ribelli, evitando l'impiego dei soldati per non farli cadere in qualche agguato. Talvolta da parte italiana si reagiva: il 24 dicembre, la 'Bergamo' registrava nel proprio diario: che «in seguito.all'uccisione, a colpi di pistola, di due nostri militari [... ) da parte di elementi partigiani a circa 2 km da Salona [... ] sono stati fatti fucilare quattro ostaggi>> c439>. Nel territorio della 'Zara', la situazione, in genere, appariva tranquilla ad eccezione della zona a nord-ovest di Sebenico. Mentre a sud di questa città, dopo l'imboscata di Capocesto e la ritorsione condotta nella zona, erano cessate le azioni dei ribelli, nel triangolo Vodizze-Zaton-penisola di Srima, le condizioni di sicurezza, malgrado i reiterati interventi dei reparti italiani, erano tornate precarie. Un volontario anticomunista, dopo quasi un mese di prigionia in mano dei ribelli, era riuscito a fuggire. Rientrato al reparto, aveva riferito che nella zona di Zaton si era ricostituito, al comando di Drago Zivkovié, il I battaglione del Litorale, forte di circa trecento uomini, . dei quali duecento armati, e con otto armi automatiche C4401 • Sulla base di queste informazioni, il comando della 'Zara' dispose che il colonnello Lucchetti (comandante del 292° reggimento), con un battaglione di formazione, con il battaglione camicie nere 'Tevere' rinforzato da una compagnia del 'Vespri', quattro bande anticomuniste ed una batteria da 65/ 17 si portasse in zona con l'obiettivo di eliminare i ribelli C441>. Lo schieramento dei reparti, fronte a sud, da Velika Gospa, sul mare, circa


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due chilometri a nord di Trebocconi ( = Tribunj), si sviluppava a semicerchio verso l'interno, con l'ala sinistra sul Canale· del Cherca. Il movimento ebbe inizio alle ore 6.30 dell'8 dicembre, ed impegnando duramente i partigiani li respinse progressivamente nella zona di Zaton. «II combattimento, violento, si protrasse fino a notte inoltrata e fu deciso favorevolmente in seguito all'azione combinata del reparto del 292°, agente frontalmente e delle bande anticomuniste ed aliquote di altri reparti in azione sulle ali. Il nemico vistosi impegnato su diverse direzioni, ha reagito fortemente alla pressione delle nostre truppe, e la lotta ha assunto carattere frammentario ed episodico mentre i nostri reparti serravano sempre più da presso il nemico>> C442l. Con l'oscurità i ribelli si sganciarono, defluendo verso la penisola di Srima, e la batteria sparò in zona per alcun tempo, più che altro a scopo di intimidazione e demoralizzazione. Con la luce del nuovo giorno, il colonnello Lucchetti affidò il comando dei reparti (tre formazioni anticomuniste; il battaglione di formazione; una compagnia camicie nere, un plotone esploratori) al capitano Tommaso David <443>_ Si riprese l'avanzata cercando di agganciare i ribelli, mentre il comando Marina-Sebenico, per prevenire tentativi di traghetto sulla sponda sinistra del Canale del Cherca, aveva dislocato in quello specchio d'acqua due rimorchiatori ed il M.P.R. (montepeschereccio requisito) Nazzareno I, con il compito d'intercettare qualsiasi natante. Un reparto da sbarco della Marina p rese terra, e rastrellò la sponda destra, mentre il rimorchiatore N .10 apriva il fuoco contro gruppi in movimento <444>_ Durante la giornata non vi furono scontri di rilievo, e da alcuni ribelli catturati si venne a sapere che i superstiti del combattimento del giorno prima, perduto il collegamento con il comando, ignoravano dove si trovasse il capo Drago Zivkovié <445 >_ L'abbandono dei propri uomini doveva essere una tattica abituale dello Zivkovié, che si era comportato-nello stesso modo, durante la precedente operazione di fine ottobre. Le truppe continuarono il rastrellamento sino alle prime ore del pomeriggio del 10. Vennero arrestate tredici persone sospette, e fu rintracciata la grotta dove Zivkovié aveva posto il comando . In quei tre giorni, le perdite da parte italiana ammontarono a dodici morti, di cui due ufficiali, ed a tre anticomunisti; ventotto i feriti, fra i quali il capitano David, che rimase in linea. I ribelli avevano lasciato sul terreno cinquantaquattro uomini, portando con se un imprecisato numero di feriti <446>. Pur tuttavia, il territorio fra Vodizze ed il Cherca non cessò d'essere un punto di forza delle attività partigiane, e su quelle stesse zone sarebbero stati necessari altri interventi.

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Con questo intensificarsi delle imboscate nei territori della Dalmazia annessa, con il rafforzamento delle formazioni partigiane nelle zone più interne, con i combattimenti della 'Sassari' nel settore Lovinac-Ricice, con una apparente tranquillità sul territorio del VI Corpo d'armata, meno che a Sabbioncello e sulle isole, si stava chiudendo il 1942. Erano stati dodici mesi d'intensa attività per i comandi ed i reparti italiani che, sia pure a prezzo di dolorose perdite, dapprima avevano superato la crisi dell'inverno 1941-1942, con i presìdi quasi dovunque bloccati dalla neve e circondati dai partigiani, ed a primavera, con la mobilità, avevano ripreso il controllo del territorio .. Vi erano stati i grandi rastrellamenti delle operazioni 'Trio', 'Albia' eI 'Dinara' che avevano duramento colpito le masse partigiane, ma non erano riusciti a stroncare la guerriglia, che progressivamente passò ad un'organizzazione militare sempre più efficiente. Nel contempo si era sviluppato e sempre meglio delineato il movimento cetnico - che può esser considerato il fattore caratterizzante del 1942 - e dall'iniziale commistione dell' anno precedente con le bande comuniste, assunse fisionomia e connotati sempre più definiti, pur apparendo diviso fra le formazioni di Mihajlovié, quelle cosiddette 'indipendenti', e le altre guidate dall'ex-onorevole Jevdjevié e dal vojvoda Trifunovié-Brcanin. A parte le diversificazioni interne, tutto il movimento degli ortodossi, anche se tendeva alla ricostituzione della più Grande Serbia, era anticomunista, e quindi prezioso alleato dell'esercito italiano, che se ne avvalse, sia pure in mezzo a contraddizioni, comprendendone l'importanza sul piano ideologico e l'utilità su quello militare. Contemporaneamente, la collaborazione delle formazioni cetnico-ortodosse, che per reazione alle persecuzioni subite da parte degli ustascia erano fondamentalmente anti-croate, determinò una persistente conflittualità fra i comandi italiani ed il Governo di Zagabria. Tuttavia l'opera di mediazione di generali come Dalmazzo, Berardi, e Roatta stesso, le reciproche convenienze delle parti in causa, e la sempre più pressante pericolosità del movimento comunista, attenuarono animosità e risentimenti, sino ad arrivare, in alcuni casi, alla cooperazione armata cetnico-croata. Delicata la situazione dello Stato croato, dove l'attività degli ustascia rendeva difficile l'azione di governo di Pavelié, costretto a destreggiarsi tra gl'impegni con l'Italia, l'irredentismo del suo partito per una Dalmazia totalmente croata, la persecuzione degli ortodossi, e la pressione della corrente filo-tedesca per una progressiva indipendenza della Croazia dal controllo italiano. Non brillante la politica di Roma nei confronti di Zagabria: abbandonata completamente l'idea dell'incoronazlone di Aimone di Savoia a re di Croazia; incerta la politica economica; carente d'idee e di mezzi di penetra-


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zione la propaganda. Si ha quasi la sensazione che dopo l'accordo del 19 giugno fra Roatta e Pavelié, Palazzo Chigi abbia lasciato nelle. ' mani di Roatta i contatti con il Poglavnik. Accanto a questi fattori non certamente positivi, si sviluppò la metodica penetrazione tedesca, scalzando le posizioni dell'Italia, accaparandosi lo sfruttamento delle principali miniere, e costringendo Roma a realizzare il porto di Ploce, alle foci del.la Narenta, pur di evitare un insediamento della marina tedesca in Adriatico. Il 1942, meno che sul piano umanitario, fu negativo per il prestigio dell' esercito italiano a causa dell'oscillante politica di Roma. Dalla dichiarazione delle truppe stazion.anti in territorio amico ed alleato dell'anno precedente, si passò all'occupazione della terza zona, sgomberata dopo alcuni mesi, indi alla riconsegna dei poteri alle autorità civili nella seconda ~ona, alla riduzione della giurisdizione territoriale del XVIII Corpo d'armata, abbandonando popolazioni e territori, alle iniziative dei partigiani. Poi, la determinazione dei comandi tedeschi che istruirono, armarono e posero sotto controllo interi reparti croati, mentre da parte italiana si cercava di correre tardivamente ai ripari, imitando, senza successo, le iniziative germaniche. Nella Dalmazia annessa, l'impegno di Bastianini era stato costante, ma, anche per gli attriti con i comandi militari, non sembra che si fosse reso conto della realtà di tante situazioni, convinto di poter tutto risolvere attraverso strutture, anche capillari, affidate quasi esclusivamente a persone ed a funzionari giunti dalla Penisola . Erano certamente animati dalle migliori buone volontà, ma erano impreparati di fronte ad una realtà tutta particolare, che doveva - inoltre - sfuggire loro, essendo privi di quell'insostituibile strumento che è la conoscenza della lingua per il diretto contatto con la·popolazione. La svolta della guerra, determinatasi ad El Alamein, portò in primo . piano i problemi latenti, e li rinvigorì con un nuovo dinamismo. Ma nessuno, in quel momento poteva immaginare un prossimo 25 luglio ed un 8 settembre. Però tutti sentirono che qualcosa si era rotto; alcuni cercando di approfittarne, qualcuno defenzionando; altri continuando a fare il proprio dovere, e fu la grande maggioranza silenziosa dei più umili.


NOTE AL CAPITOLO VII



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(1) Vedi capitolo V - Pag. 787. (2) La ferrovia per Signo, 76 chilometri di percorso a scartamento ridotto (76 cm), partiva dalla stazione marittima di Spalato. Caratteristico il fatto che dalla stazione di partenza, per un tratto, le rotaie a scartamento ridotto correvano fra quelle a scartamento normale. (Vedi: Francesco OGLIARI L'Italia è piccola? - CAVALLOTTl Editore - Milano, 1981 Pag. 1953. - Il libro costituisce il quarantunesimo volume della collana Storia dei trasporti italiani, ed è il quinto della sezione Terre d'Oltremare. (3) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Telescritto senza n. di prot . - Da Comando XVIII Corpo d' armata -A Supersloda - P.M. 118, 13 ottobre 1942). - A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anno 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 31/ 1 - (Telegramma n. 020337 - Da prefettura Spalato Firmato prefetto Paolo ZERBINO - A Governo della Dalmazia, Zara - A Ministero dell'interno, Roma - Spalato, 13 ottobre 1942).

- Ibidem - A.C.S. - (Telegramma n. 8132/0014295 - Da Gabinetto Governatore della Dalmazia - Firmato MURINO - A Ministero dell' interno, Roma - Spalato, 14 ottobre 1942). (4) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata: (Foglio n. 8099/I di prot. - Oggetto: Notizie sui r.ibelu'- Da Comando XVlll Corpo d'armata, Ufficio informazioni - A Comando Supersloda - P aragrafo: «Dugopolje» - P.M. 118, 22 ottobre 1942). (5) Carte dottor Manlio CACE - (Brogliaccio - Annotazione - Sebenico, 31 ottobre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta _996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Notiziario n. 257 Paragrafo: «Sebenico» - P.M. 118, I novembre 1942). - A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452- Sottofasçicolo 31/1 - (Telegramma n. 08566 - Da prefettura Zara - Firmato prefetto Gaspero.BARBERA - A Ministero dell'interno, Roma - Zara, 2 novembre 1942). (6) Vedi n. 4 - Paragrafo: «Zara». (7) Ibidem.

(8) Vedi n . 4 - Paragrafo: «Pirovazzo». Il Comando del XVIII Corpo d'armata scriveva: «Continuato su vastissima scala l'esodo dei giovani, favorito da una vera e propria mobilitazione con chiamata di elementi a mezzo di cartolina precetto» - In U.S.-S.M.E. - Busta 996- Comando XVIII Corpo d'armata - (Notiziario n. 260 - Paragrafo: «Dalmazia annessa» - P.M. 118, 4 novembre 1942). (9) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Foglio n. 01/1455 di prot. - Segreto - Oggetto: Direttive per l'azione in zona M. Cista-Zaton-Vodizze-Pirovazzo. Da Comando divisione 'Zara' - Firmato generale Carlo VIALE - Al Comandante del settore di Sebenico - Per conoscenza _ai C·omandi: XVIII Corpo d'armata; Settore Zara; Carabinieri della Dalmazia; Settore marittimo di Sebenico; Aeroraggruppamento Zara - P.M. 141, 1° novembre 1942). (10) Vedi capitolo IV del presente volume - Pag. 579. (11) U .S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 198 - Paragrafo: «Settore di Sebenico» - P.M. 141, 3 novembre 1942. Per il rastrellamento furono impiegati i seguenti reparti:


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- nella colonna 'A': un battaglione di formazione, su due compagnie, (una del battaglione squadristi 'Milano', una del battaglione squadristi 'Tevere'), oltre ad una compagnia della M.V.A.C.; - nella colonna 'B': il battaglione bersaglieri 'Zara' su due compagnie; la 3" compagnia della M.V.A.C.; un plotone pezzi da 47/32; un plotone carri 'L': - nella colonna 'C': il XV battaglione bersaglieri; un plotone carri 'L' ; una sezione pezzi da 47/32; - nella colonna 'D': un battaglione di formazione su due compagnie (una compagnia del battaglione 'Cadorna', una compagnia del battaglione 'Rismondo'), oltre alla 4• compagnia della M.V.A.C .. (12) Vedi n. 9 - Paragrafo I. (13) Ibidem - Paragrafo II. (14) Ibidem - Paragrafo VI. (15) Ibidem - Paragrafo VII. (16) Vedi n. 11 - Paragrafo: «Settore di Zara» - Attività dei nostri reparti. - U.S.-S.M.E. - Busta 1222 - Comando Supersloda - (Diario storico - P.M. IO, 3 novembre 1942). (17) Vedi n. Il - Paragrafo: «Settore di Zara» - Attività dei nostri reparti. (18) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 199 - Paragrafo: «Attività dei nostri reparti» - P .M. 141 , 5 novembre 1942). (19) Ibidem. (20) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 200 - Paragrafo: «Attività dei nostri reparti» - P.M. 141, 6 novembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 1222 - Comando Supersloda - (Diario storico - P.M. 10, 6 novembre 1942). Riporta scontri con i partigiani a Mala Cista e nel bosco di Lisifié (nord di Sebenico) e bombardamento aereo del bosco di Zverinac (6 km ad est di Pacostane). (21) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Diario storico - P.M. 141, 8 novembre 1942).. (22) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 201 - Paragrafo: «Attività dei nostri reparti» - P .M. 141, 9 novembre 1942). (23) Ibidem. - Sull'isola di Morter vennero rastrellate 306 persone. (24) Ibidem. (25) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Diario storico - P.M. 141, 11 novembre 1942) - U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione ' Zara' - (Notiziario n. 203 - Paragrafo: «Settore di Zara - Attività dei nostri reparti» - P.M. 141, 14 novembre 1942).


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(26) Ibidem. - Notiziario n. 203. (27) Ibidem. Notizie rilevale dall'allegato al Notiziario n. 203 - Informazioni sull'organizzazione dei ribefli. (28) A.C.S . • Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 · Posizione 1.1.13 · Fascicolo 16452. Sottofascicolo 31/1 - (Telegramma n. 021094 · Da prefettura di Spalato· Firmato prefetto Paolo ZERBINO · A Governo della Dalmazia, Zara - A Ministero dell'interno, Roma· Spalato, 3 novembre 1942) - Vedi n. 18 - Paragrafo: <<Settore di Spalato - Attività dei ribelli» · P.M. 141, 5 novembre 1942. (29) U.S.-S.M.E. · Busta 1442 • Cpmando Supremo - (Diario storico· Novità operative • Scacchitre Croazia - P.M. 21, 4 novembre 1942). (30) U.S.-S.M.E. • Busta 1T 78 · Comando VI Corpo d'armata - (Foglio n. 272/C.T./I di prot. · Segreto - Oggetto: Deposizione militari italiani reduci dalla prigionia dei partigiani . Da Comando VI Corpo d'armata · A Comando Supersloda · A Comando XVlll Corpo d'armata - P.M. 39, 17 marzo 1943). I militari sottrattisi alla prigionia erano: caporale MILILLO Giacomo; guardia di finanza RICILIAN I Giacomo; fante BONI Mario; fante COLDERAN.Antonio; artigliere CAMPANARO Leonardo. (31) A.C.S. • Presidenza Consiglio dei ministri· Anni 1941-1943 • Posizione 1.1.13 • Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 31/1 - (Telegramma n. 08244 - Da prefettura di Zara Firmato prefetto Gaspero BARBERA - A Ministero dell 'interno, Roma - Zara, 4 novembre 1942). - U.S.-S.M.E. • Busta 996 · Comando XVlll Corpo d'armata· (Notizigrio n. 261 · Paragrafo: «Sebenico» - P.M. 118, 5 novembre 1942). (32) A.C.S . • Presidenza Consiglio dei ministri · Anni 1941- 1943 · Posizione 1.1.13 · Fascicolo 16452 . Sottofascicolo 31/1 - (Telegramma n. 08744 - Da prefettura di Zara Fi rmato prefetto Gaspero BARBERA · A Ministero dell'interno, Roma · Zara, 5 novembre 1942). - U.S.-S.M. E. • Busta 1065 • Comando divisione 'Zara'· (Notiziario n. 200- Paragrafo: «Settore di Sebenico· Attività dei ribelli)>· P .M. 141 , 6 novembre 1942). - •Relazione' del dottor Tullio N1cOLETT1. Si tratta di dieci cartelle dattiloscritte, senza intestazione, né data, né firma, sulla situazione degli avvenimenti in Dalmazia dal 1941 in poi. La 'Relazione' fu consegnata all'autore di questo volume dalla signora Maria Letizia ARDIZZONE N1COLETTI, dopo il decesso del marito. A pag. 3 della 'Relazione', si legge: «Che dire dell'assalto alla corriera della fabbrica d'alluminio ad una svolta, dopo che erano stati collocati degli ostacoli sulla strada, con conseguente fermo di tutti i viaggiatori e l'uccisione poco dopo seguita dell'ing. BAZALA, jugoslavo di Zagabria, vice-dire/lare della fabbrica. I ribefli avevano persino la lista dei viaggiatori e ne fecero l'appello.» . Il dott. Tullio NICOLETTI (Sebenico 11 luglio 1887 • Roma 6 novembre 1948), di vecchia famiglia dalmata, residente a Sebenico, fra le due guerre fu il massimo esponente della collettività italiana di quella città. Avvocato, agente consolare dell'Ita)ia; nel 1941, con la redenzione della Dalmazia, fu il primo commissario civile di Sebenico. Durante il Governatorato, mantenne il suo incarico di primo cittadino sino al maggio 1943. Dopo la guerra gli jugoslavi lo inclusero nella lista dei 'criminali di guerra'.


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(33) Vedi n. 30. (34) U.S.-S.M.E. - Busta 1000 - Comando divisione 'Bergamo' - (Diario storico - P.M. 73, 5 novembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVlll Corpo d' armata - (Diario storico - Paragrafo: «Settore 'Bergamo'» - P.M. ll8, 5 e 6 novembre 1942). (35) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Diario storico - P.M. 141, 6 novembre 1942). (36) Ibidem. (37) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Notiziario n. 263 Paragrafo: «Spalato» - P .M. 118, 7 novembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 202 - Paragrafo: <<Attività dai ribelli - Atti di sabotaggio» - P.M. 141, Il nov~mbre 1942). - A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 31/1- (Telegramma n. 8783/001563/P.S. - Da Governo della Dalmazia - Firmato Michele MINERVINI, direttore di polizia~ A Ministero dell'interno, Roma - Zara, 9 novembre 1942). (38) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 31/1 - (Telegramma n. 021523 - Da prefettura di Spalato Firmato prefetto Paolo ZERBINO - A Governo della Dalmazia - A Ministero dell'interno. Roma - Spalato, 14 novembre 1942). (39) Vedi n. 11 - Paragrafo: «Settore di Sebenico - Attività dei ribelli - Atti di sabotaggio». (40) Vedi n. 22 - Paragrafo: «Settore di Sebenico - Atti di sabotaggio». (41) Carte dottor Manlio CACE - (Brogliaccio - Annotazione - Sebenico, 9 novembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 202 - Paragrafo: «Settore di Sebenico - Attività dei ribelli - Atti di sabotaggio» - P.M. 141, li novembre 1942). (42) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Diario storico - P.M. 141 , 12 novembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 203 - Paragrafo: «Settore di Sebenico - Attività dei ribelli - Atti di sabotaggio» - P.M. 141 , 14 novembre 1942). (43) Ibidem - Notiziario n. 203. (44) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 204 - Paragrafo: «Settore di Sebenico» - Attività dei ribelli - Atti di sabotaggio - P .M. 141, 17 novembre . 1942). (45) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Diario storico - P.M. 141, 13 novembre 1942). I battaglioni bersaglieri che presero parte al rastrellamento erano il XV ed il battaglione 'Zara'.


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(46) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 203 - Paragrafo: «Settore di Sebenico - Attività dei ribelli - Atti di rapina» - P.M. 141, 14 novembre 1942). (47) Vedi n. 45. (48) U .S.-S.M.E. - Busta n. 45 - Fascicolo 5 - Comando Marina Dalmazia - (Foglio senza n. di prot. - Senza altra indicazione - Probab ilmente bozza di una relazione - Spalato, 13 novembre 1942). (49) Ibidem. (50) Ibidem. - ll.S.-S. M.M. - Busta n. 45 - Fascicolo I - Comando Marina Dalmazia - (Diario storico - Spalato, 13 novembre 1942). - Carte dottor Manlio CACE - (Brogliaccio - Annotazione - Sebenico, 13 novembrel 942). - U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Diario storico - P.M. 141, 14 novembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d ' armata - (Notiziario n. 270 Paragrafo: «Sebenico» - P.M. 118, 14 novembre 1942). (5 1) U.S.-S.M.E . - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Diario storico - Paragrafo: «Sebenico» - P.M. 141, 17 novembre 1942). (52) Carte dottor Manlio CACE - (Brogliaccio - Annotazione - Sebenico, 15 nove mbre 1942). (53) Vedi n. 32 - ' Relazione' dottor Tullio N1COLETTI. (54) Vedi n. 22 - Paragrafo: «Settore di Sebenico - Attività dei ribelli - Atti di violenza». (55) U.S.-S.M. E. - Busta 857 - Comando fanteria divisione 'Zara' - (Foglio n. 660/1 di prot. - Oggetto: Relazione periodica - Da comando settore di Spalato - Firmato generale Francesco G1ANGR1ECO - A comando d ivisione 'Zara' - P .M. 118, 13 novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. I ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (56) U.S.-S.M.M. - Busta n. 45 - Fascicolo 5 - Comando Marina Dalmazia - (Foglio senza n. d i prot. - Senza altra indicazione - Trattasi di una relazione sulla partecipazione della compagnia da sbarco della Marina all'azione su Capocesto • Spalato, 16 novembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 1065 • Comando divisione 'Zara' - (Diario storico · P.M. 141, 17 novembre 1942).

- Relazio11e 11. 41 della Commissione di Stato Liugos lava - n.d.a. J per la constatazione dei crimini degli occupatori e dei loro coadiutori - Fi rm ato: il presidente dottor Dufan NF.1)J E1.Kov1é; il segretario Ivan GRc1é - Belgrado, 19 marzo 1945. - U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Telescritto n. 01/1950/ 0p., • Segreto - Da comando Truppe Zara · Firmato generale Carlo VIALE - A comando XVlll Co rpo d'armata - P -M. 141, 17 novembre 1942).


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. (57) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Telescritto senza n. di prot. - Da Comando XVlll Corpo d'armata - A Comando Supersloda - P.M. 118, 17 novembre 1942). (58) Ibidem.

(59) Carte dottor Manlio CACE - (Brogliaccio - Annotazione - Sebenico, 16 novembre 1942). (60) Ibidem.

(61) Vedi n . 56 - Diario storico - Divisione 'Zara'. (62) Vedi n. 57. (63) Vedi n . 56 - Relazione Comando Marina Dalmazia. (64) Vedi n. 59. (65) Vedi n. 56 - Relazione n. 41 della Commissione jugoslava. (66) Vedi n. 59. (67) Carte dottor Manlio CACE - Copia dattiloscritta d'una lettera che porta come intestazione sul primo foglio : Ordinariato Vescovile - N . 2769 di prot. - Da dottor Girolamo MtLETA, vescovo di Sebenico - A Giuseppe BASTIANINI, Governatore della Dalmazia - Sebenico, 17 novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 2 AL.1..EOATOAL PRESENTE CAPITOLO. I

(68) Ibidem.

(69) Ibidem. (70) Ibidem. {71) Ibidem. (72) Ibidem.

(73) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 6452 - Sottofascicolo 130 - (Foglio n. 06664 di prot. - Personale - Con un allegato - Da Governatore della Dalmazia - A Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Zara, 27 novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 3 AL.LEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (74) Ibidem. (75) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione I. 1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 130 - (Foglio n. 06595 di prot. - Personale riservata - Da Governatore della Dalmazia¡ A monsignor Girolamo MII.ETA, vescovo di Sebenico¡ Zara, 21 novembre I942) - VEDI DOCUMENTO N. 4 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (76) Ibidem. (77) Ibidem.

(78) Ibidem - L'ordinanza richiamata da BASTIANINI dovrebbe essere quella del 7 giugno 1942, n. 150 - Provvedimenti a carico degli abitanti del territorio annesso alla provincia di

Zara che sono passati ai ribelli.


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(79) Ibidem. (80) Ibidem. (81) Ibidem. (82) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Foglio n. 01/2716/0p. di prot. ·_ Riservata personale - Oggetto: Azione del 16 novembre in zona Capocesto - Da Comando divisione 'Zara' - Firmato generale Carlo VIALE - A generale Umberto SPIGO, comandante XVIll Corpo d'armata - P.M. 141, 13 dicembre 1942). - A.C.S. - Microfilm n. 63 - Serie T. 821 - Fotogrammi 914-917 - (Contiene l'identico documento di cui sopra). I

Il generale Carlo VIALE, al punto IV del suo rapporto scrive: «Ritengo che il Governatore con fa sua lettera abbia voluto prendere posizione nei riguardi delle autorità militari». (83) Ibidem. (84) Il generale Carlo VtALE, nel suo rapporto, (Vedi n. 82) si richiama alle seguenti comunicazioni (di cui non sono stati trovati i testi) da lui fatte alle autorità politiche: - foglio n. 01/1106/1 di prot. del 19 novembre 1942. - foglio n. 01/1318/I di prot. del 1° dicembre 1942. - foglio n. 01/1380/1 di prot. del 7 dicembre 1942. ed a quella fatta alle autorità militari: - foglio n. 2486 di prot. del 4 dicembre 1942 - Al Comando del XVIII Corpo d'armata - Impiego irrazionale dell'artiglieria. (85) U.S.-S.M.E. - Busta IT 85 - Comando divisione 'Zara' - (Foglio senza n. di prot. - Pro memoria per il signor Generale Comandante - Sintesi del discorso tenuto dal Governatore della Dalmazia, Eccellenza BASTIANINI, alle autorità militari e civili di Sebenico, nei focali del Fascio, il giorno 3 dicembre /942-XX - Firma illeggibile, forse Bobbio - P .M. 118, 5 dicembre 1942). (86) Ibidem - Punto I. (87) Ibidem - Punto Il. Probabilmente BASTIANENI si riferiva all'aggressione subita la sera del 20 novembre dal prof. BETICA, ferito a colpi di mannaia da uno sconosciuto - (U.S.S.M.E. - Busta 996 Comando XVIII Corpo d'armata - Notiziario n. 278 - Paragrafo: «Sebenico» - P.M. 118, 21 novembre 1942). (88) Ibidem - Punto II. (89) Ibidem - Punto III e IV. (90) Ibidem - Punto IV. (91) Ibidem - Punto IV.


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(92) Ibidem - Punto V. Il coprifuoco alle ore 17 era stato disposto dal prefetto Gaspero BARBERA in data 6 novembre, per le località di Sebenico, Scardona, Stretto, Zlarino, Vodizze - (U.S.-S.M.E. Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - Notiziario n. 262 - Paragrafo: «Sebenico» • P .M. I 18, 6 novembre 1942). (93) Ibidem - Punto VI. (94) Ibidem - Punto II. (95) Ibidem - Punto VII. (96) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 85 - Comando divisione 'Zara' - (Foglio n. 0015457/Gab. di prot. - Oggetto: Situazione di Sebenico - Da Governo della Dalmazia - Firmato, per il Governatore, Murino - Al Comando d.ivisione 'Zara' - Per conoscenza: Al Gabinetto militare del Governatore - Al Comando RR.CC. della Dalmazia - Zara, 4 dicembre 1942). (97) Ibidem. (98) Ibidem. (99) Ibidem. (100) Vedi n. 85 - Punto III. (101) Vedi n. 96. (102) Ibidem. (103) Ibidem. (104) Ibidem .

(105) Ibidem. (106) Ibidem.

(107) Ibidem. (108) Ibidem. (109) Ibidem.

(110) Ibidem. (111) Ibidem. (112) U.S.-S.M.E . - Busta IT 85 - Comando divisione 'Zara' - (Foglio n. 01/1424/1 di prot. - Segreto • Oggetto: Situazione di Sebenico - Dal Comando divisione 'Zara' - Firmato generale Carlo VIALE - A Governo della Dalmazia, direzione generale di polizia • Per conoscenza: Al Gabinetto militare del Governo della Dalmazia - Al Comando CC.RR. della Dalmazia - P.M. 141 , li dicembre 1942). (113) Ibidem. ( 114) Ibidem. (IJ5) Ibidem - Lettera B). Il generale Carlo VIALE dava anche gli estremi della nota: fogli.on. 4837 del 28 novembre 1942.


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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(116) Ibidem· Lettera C). (117) Ibidem - Punti n. I e n. 2. (118) Vedi n. 82. (119) Ibidem· Punto I. (120) Ibidem. (121) A.C.S. • Presidenza Consiglio dei ministri • Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 • Sottofascicolo 31/1 · (Telegramma n. 8693/0014108/Gab. P.S. di prot. Da Governo della Dalmazia - Firmato MURINO - A Ministero dell'interno - Ad Ispettorato servizi di guerra, Roma - Zara, 7 novembre 1942). (122) l\'edi n. 82 - Punto I. (123) Ibidem· Punto I. ( 124) Ibidem - Punto II. (125) Ibidem - Punto II. Nella 'relazione' del dottor Tullio NICOLETTI (vedi n. 32) si legge: «La banda dello SKòRIN, forte dell'appoggio della popolazione .dei casali capocestini del retroterra, era quanto mai audace: di notte capitava nel centro abitato del popoloso borgo di Capocesto a portar via l'olio degli ammassi e della Chiesa (una volta con numerosi muli trasportandolo in otri), la farina che passava il Governo italiano per fa popolazione civile. Un altro misfatto si deve a quefla banda, l'assalto ad una autocorriera di donne, che si recava per una festa, il /4 aprile 1942, fatta segno a colpi di mitragliatrice, che uccise la giovane Lorenza [o Loretta - n.d.a.] ZUBAN e ferì altre». (126) Ibidem - Punto II. (127) Carte dottor Manlio CACE • (Brogliaccio - Annotazione - Sebenico, 16 novembre 1942). (128) A.C.S. • Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 31/1 - (Foglio n. 857 di prot. - Da Governo della Dalmazia - Firmato Giuseppe BASTIANINI • A Presidenza Consiglio deiministri - A Ministero delle finanze, Ragioneria generale dello Stato - Zara, 8 settembre 1942). (129) Ibidem. (130) Vedi n. 82 - Punto II. (131) U.S.-S.M.E. • Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' • (Notiziario n. 204 - Paragrafo: «Settore di Zara· Attività dei ribelli - Atti di.violenza» - P.M. 141, 17 novembre 1942). (132) M.A.E. • A.S.D. • Jugoslavia 1942 - Busta 148 - (Contiene documenti con l'indicazione di persone uccise in Dalmazia dall'8 giugno al 19 dicembre 1942). (133) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 • Comando fanteria divisione 'Zara' - (Diario storico P.M. 118, 17 novembre 1942). (134) Ibidem.


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(135) U.S.-S. M .E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara ' - (Foglio n . 01/1964/0p. di prot. - Comunicato ore 12 - Settore di Zara - Firmato generale Carlo VIALE - P .M . 141,17 novembre 1942). (136) U .S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 203 - Paragrafo: «Settore di Sebenico - Attività dei ribelli· Atti di violenza» - P.M. 141 , 20 novembre 1942). (137) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando fanteria divisione 'Zara' • (Diario storico · P.M. 118, 22 novembre 1942). (138) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara'· (Diario storico · P .M. 141 , 24 novembre 1942). (139) Ibidem. - U.S.-S.M.E. · Busta 1065 • Comando divisione 'Zara' · (Notiziario n. 207 - Paragrafo: «Settore di Zara. Arrività dei ribelli - Atti di violenza»· P.M. 141 , 1 dicembre 1942). - A .C.S. • Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1. 1.13 • Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 31/1 - (Telegramma n. 09278 • Da prefettura di Zara - Firmato per il prefetto, dottor BRUNO - A Ministero interno - Zara, 23 novembre 1942). (140) A.C.S . • Microfilm n. 64 - Serie T. 821 - Fotogrammi 350-351 - (Foglio senza n . di prot. - Personale • Dal Governatore della Dalmazia - A generale Umberto SPIGO · Zara, 23 novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. s ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. La lettera era stata scritta a mano, ed il generale SPIGO nel post scriptum della risposta dice: « Vorrai scusare se ricambio le tue pagine autografe con un dattiloscritto di apparenza burocratica». (141) Ibidem. (142) Ibidem. (143) Ibidem. (144) U.S.-S.M.E . • Busta 628 - Comando XVlll Corpo d'armata· (Foglio senza n. di prot. - Da generale Umberto SPIGO - A Giuseppe BASTIANINt • P .M . 118, 26 novembre 1942). (145) Ibidem. Il generale SP1Go contestava l'asserzione di BASTIANINI sulla inattività dei reparti, facendogli presente che il Corpo d' armata, negli ultimi tre mesi, aveva avuto 102 morti e 185 feriti, oltre alle perdite della M .V.A.C. (146) A .C.S .• Microfilm n. 51 • Serie T. 821 • Fotogrammi 685-696 - (Foglio n.4016/0p. di prot. - Segreto - Oggetto: Sistemazione fu tura del C. d'A. • Da comando XVIII Corpo d' armata - Firmato generale Quirino ARMELLINI • A generale Mario ROATTA · P .M.118, 29 maggio I942) - VEDI DOCUMENTO N . 6 ALLEGATO AL 11 CAPITOLO DEL PRESENTE VOLUME. (147) Ibidem. (148) A.C.S. • Microfilm n . 63 - Serie T. 821 - Fotogramma 947 • (Telescritto n.7175/0p. - Da Comando XVII I Corpo d'armata · Firmato tenente colonnello Giacomo ZANUSSI - P.M. 118, 10 agosto 1942).


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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(i49) A.C.S. - Microfilm n. 64 - Serie T. 821 - Fotogrammi 23-24 - (Telescritto cifrato n. 12741 - Da Comando XVIII Corpo d'armata - Firmato generale Umberto SPIGO - A Comando Supersloda - P.M. 118, 19 novembre 1942). (150) Ibidem - Paragrafo: «Settore 'Bergamo'». (151) Ibidem - Paragrafo: «Settore 'Bergamo' ». (152) Ibidem - Paragrafo: «Settore 'Bergamo'» - Punti I, 2 e 3. (153) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Notiziario n. 260 · Paragrafo: «Notizie attività ribelli» - Dalla seconda zona - Bosansko Grahovo - P .M. 118, 4 novembre 1942). ' - U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 3 novembre 1942). (154) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 8 novembre 1942). · (155) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notizie ribelli - Tenìn» - P.M. 86, 10 novembre 1942). (155) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo «Notizie ribelli» - Tenìn, P.M. 86, 10 novembre 1942). (156) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86 9 novembre 1942). (157) U.S.-S.M.E . - Busca 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notiziario ribelli - Dernis>> - P.M. 86, 9 novembre 1942). (158) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. IO novembre 1942). (159) Ibidem. (160) Ibidem. (161) Ibidem. (162) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 12 novembre 1942). (163) Ibidem. (164) A.C.S. - Microfilm n. 64 - Serie T. 821 - Fotogramma 68 - (Telescritto cifrato n.12194/0p. - Da Comando XVlll Corpo d' armata - Firmato generale Umberto SPIGO· A Comando Supersloda • P.M. I 18, 11 novembre 1942). (165) Ibidem. (166) Ibidem. (167) Ibidem. (168) A.C.S. - Microfilm n. 64 • Serie T. 821 • Fotogramma 62 - (Telescritto n. 22380 Da Comando Supersloda • Firmato generale Mario ROATTA - A Comando XVIII Corpo d'armata - Per conoscenza a Comando Aerotattico - P.M. 10, Il novembre 1942).


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(169) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notiziario ribelli» - P.M. 12 novembre 1942). Nel Notiziario veniva indicato il seguente schieramento dei ribelli: I O Zona Korenica - 6 000 armati - 4 cannoni da 105 - 6 mortai 2° Zona Mazin - 2 000 armati 3° Zona Srb - 1 500 armati 4° Zona Ti~kovac - 2 000 armati 5° Zona Ticevo- Peulje - 5 000 armati - 4 cannoni - 5 mortai 6° Zona Dinara - 3 500 armati (170) Ibidem. (171) Ibidem. (172) U.S. -S.M.E. - Busta 1128/B - Stat.o Maggiore Esercito - (Foglio n. ZIP 32561 di prot. - Oggetto: Costituzione dell'Esercito popolare liberatore e delle unità partigiane jugoslave - Promemoria - Da Stato Maggiore Esercito, Ufficio informazioni - Non firma~o a: S.M. il Re Imperatore - S.A.R. il Principe di Piemonte - Capo di Stato Maggior Generale - Sottosegretario di Stato alla guerra - Capi di Stato Maggiore della Marina, dell'Esercito, dell' Aeronautica - Sottocapo di Stato Maggiore per le operazioni - P.M. 9, 25 febbraio 1943). (173) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 12 novembre 1942). - U.S.-S.M .E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notizie attività ribelli - Tenìn» - P.M. 86, 12 novembre 1942). (174) Ibidem - Notiziario giornaliero informativo. · Circa il rapporto di parentela fra Gliso DJu11é ed il pope, il Notiziario giornaliero informativo della 'Sassari' del 9 novembre, parla di lontano parente; quellì del 12 e del 13, di fratello. (175) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notizie varie - Tenin» - P .M. 86, 15 novembre 1942). (176) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notizie varie - Tenìn» - P.M. 86, 14 novembre 1942). (177) Vedi n. 155 - Paragrafo: «Notizie politiche - Tenìn». (178) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notizie politiche -Tenìn» - P.M. 86, 13 novembre 1942). (178) U.S.,S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notizie Varie -Tenìn» - P .M. 86, 13 Novembre 1942). (179) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notizie politiche -Tenin» - P.M. 86, 9 novembre 1942). (180) Vedi n. 178. (181) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 13 novembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3398/0p. di prot. - Segreto - Oggetto: Sgombero Bos. Grahovo - Dal Comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - Al generale Ettore GIANNUZZI - P .M. 86, 13 novembre 1942).


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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(182) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 7 novembre 1942). ( 183) U.S.-S.M.E. - Busca 1004 - Comando 157° Reggimento territoriale mobile - (Foglio n. I 104/ 19/F di prot. - Oggetto: Attacco ribelli al posto di protezione n. 12 {Kaldrma) - Da Comando 157° Reggimento T.M. - Firmato colonnello Vincenzo OLIVIERO - A Comando divisione 'Sassari' - Al Comando settore di Tenìn - P.M. 86, 13 novembre 1942). (184) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - {Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notizie attività ribelli -Tenìn» - P .M. 86, 16 novembre 1942). (185) Ibidem. (186) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 14 e 15 novembre 1942). {187) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio, n. 02/3437/0p. di prot. - Oggetto: Operazione perlustrazione zona Orlié - Da Comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - Al tene1ite colonnello Rosario DANZI - P .M.86, 15 novembre 1942). (188) U.S. -S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3443/0p. di prot. - Oggetto: Operazione perlustrazione zona Polata - Da Comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI.- A tenente colonnello Rosario DANZI - P.M. 86, 16 novembre 1942). (189) U.S.-S.M .. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 17 novembre l 942). (190) Ibidem. (191) U.S. -S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 862/0p. di prot. - Oggetto: Rastrellamento zona Vrpolje-Suho Polje-Bos. Grahovo - Da Comando fanteria divisione 'Sassari' - Firmato generale Ettore GtANNUZZI - A Comandi battaglione: II/26° ftr. 'Bergamo'; 111/94° ftr. 'Messina'; 1/152° ftr. 'Sassari'; l/2° ftr. 'Re' - A Comandi: 34° reggimento artiglieria 'Sassari' ; presidio Bosansko Grahovo; presidio Stermizza - P.M. 86, 16 novembre 1942). (J92)U.S.-S. M.E. - Busta 1004-Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 861/op. di prot. - Oggetto: Sgombero Bos. Orahovo - Da Comando fante'ria divisione 'Sassari' - Firmato generale Ettore G1ANNUZZ1 - A colonnello Antonio CHESSA; a tenenti-colonnelli: Giovannino BIDDAU, Vincenzo Izzo, Rosario DANZI - A Ufficio sanità e Comando genio divisione 'Sassari' - Per conoscenza a comandi: 152° reggimento fanteria; 34° reggimento artiglieria - P .M. 86, 16 novembre 1942). Le forze a disposizione del generale Ettore GtANNUZZI erano: - quelle dal presidio di Bosansko .Grahovo (Il battaglione del 152° reggimento della divisione 'Sassari'; il l battaglione del 2° reggimento della divisione 'Re'; un~ batteria da 75/13); - quelle del presidio di Stermizza (compreso il battaglione di formazione al comando del maggiore Ernesto TROOU, una compagnia del li battaglione del 151° reggimento della divisione 'Sassari'; una compagnia camicie nere della 73• legione della M.V.S.N.; un plotone mortai da 81);


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- un battaglione della divisione 'Messina'; - un battaglione della la divisione celere 'Eugenio di Savoia'; - una batteria da 100/17 del 34° reggimento artiglieria della divisione 'Sassari' ; - aliquote del genio e della sanità della divisione 'Sassari'. Un battaglione della ' Bergamo' venne posto a disposizione del Comando Piazza di Tenìn, come riserva. Nel diario storico della 'Sassari' (14 novembre 1942) è scritto che il battaglione della 'Messina' era comandato da un «ten.» (tenente). La cosa è sorprendente, ma sembra avallata dal fatto che il reparto era molto in -disordine, tanto che il comando della 'Sassari' provvide a dotarlo degli «indumenti mancanti». (193) Ibidem. (194) Ibidem. La colonna 'A' era composta dal II battaglione del 26° fanteria della divisione 'Bergamo'; dal XV battaglione bersaglieri dell' 11° reggimento della divisione I" Celere; da una sezione da 65/17 del 152° reggimento della divisione 'Sassari'; da una formazione di circa 850 uomini della M.V.A.C. (195) Ibidem. La colonna 'B' era composta dal III battaglione del 94° reggimento della divisione 'Messina'; da una batteria da 100/17 del 34° reggimento artiglieria della divisione 'Sassari'. (196) Ibidem. La colonna 'C' era composta dal I battaglione del 152° reggimento della divisione 'Sassari'; da una formazione di 250 uomini della M.V.A.C. (197) Ibidem. La colonna 'D' er_a composta dal I battaglione del 2° reggimento della divisione 'Re'; da una formazione di circa 400 uomini della M.V.A.C. (198) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3492/0p. di prot. - Segreto - Oggetto: Ordini dati verbalmente dal Comandante della divisione al ten. col. BIDDAU il 20.11.1942 alle ore 16.45 - Da Comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - Al tenente colonnello Giovannino BmoAu - P.M. 86, 20 novembre 1942). (199) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 20 e 21 novembre 1942). (200) Vedi n. 181 - Sgombero Bosansko Grahovo. (201) Vedi n. 192 - Punto III - Genio. (202) Ibidem - Punto IX - Distruzioni. (203) Ibidem - Punto VIII - Sgombero popolazione civile. (204) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86 15 novembre 1942). (205) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - .(Diario storico - P.M. 86, 24 novembre 1942).


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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Nell'annotazione si legge: «lo sgombero [.. .] proseguirà nei giorni successivi con 4 viaggi al giorno» - Nell'ordine di operazione per lo sgombero di Bosansko Grahovo (Vedi n. 181) al punto VII, autotrasporti, lettera e) era previsto: «I Comandi di autçsezione si orientino in modo da compiere giornalmente 11011 meno di due viaggi». (206) Ibidem.

(207) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 28 novembre 1942). (208) Ibidem. (209) M.A. E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 143 - Fascicolo I - (Foglio senza n. di prot. - Intestato: Ministero della Guerra - Gab inetto - Quartier Generale - Oggetto: Relazione sull'attiv~tà svolta in Jugoslavia dall'aprile 1941 al dicembre 1942 - Firmato tenente colonnello (al tempo maggiore) Oberdan BARBA - Roma, 9 marzo 1945). (210) U.S.-S.M-E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Parag rafo: «Notiziario politico» - P.M. 86, 9 dicembre 1943). (211) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Notizie attività ribelli - Tenin» - P.M. 86, 27 novembre 1942). (212) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Foglio n. 13385/0p. di prot. - Oggetto: Nuovo schieramento del corpo d 'armata - Da comando XVIII Corpo d'armata - Firmato generale Umberto SPIGO - A Comandanti divisioni 'Zara', 'Bergamo', 'Sassari' , •1• Celere' - Per conoscenza a comandi artiglieria e genio del XVIII Corpo d'armata - P .M. 118, 29 novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 6 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOJ,O. Vedi anche: - U-S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVlll Corpo d'armata - (Foglio n. 134 13/ 0p. di prot. - Oggetto: Nuovo schieramento dell'Armata - Da comando XVIII Corpo d'armata - Firmato generale Umberto SP100 - A Comando Supersloda - P .M. 118, 30 novembre 1942). (213) Ibidem - Foglio 29 novembre 1942. (214) Ibidem - Foglio 29 novembre 1942 - Punto 11: Difesa costiera. (215) U.S.-S.M.E. - Busta IT 61 - Comando Supersloda - (Foglio senza n. di prot. Oggetto: Difesa costiera - Siglato generale Mario ROATTA - P.M. IO, 7 novembre 1942). Lo studio è suddiviso per i settori del V, XVIII e VI Corpo d'armata. (216) Ibidem - XVIll Corpo d'armata. (217) Ibidem - XVIII Corpo d 'armata. (218) Ibidem - XVlll Corpo d'armata. (21 9) Ibidem - XVIll Corpo d'armata. (220) U.S.-S.M.E. - Busta IT 61 - Comando Supersloda - (Foglio senza n. di prot. Oggetto; Difesa delle coste dalmate, da Fiume al Cattarino - Da Comando Supersloda Firmato generale Mario ROATTA - A: indirizzi omessi - P.M . IO, 10 novembre 1942).


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(221 ) Ibidem - Premessa. (222) Ibidem - Premessa. (223) Ibidem - Paragrafo I - Punto 4). (224) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVlll Corpo d'armata - (Foglio n. 14799/0p. di prot. - Oggetto: Difesa delle frontiere marittime sul territorio del XVIII d'armata - Firmato generale Umberto SPIGO - A comandi divisioni 'Bergamo', 'Zara', 'I" Celere'; a comandi artiglieria e genio del XVlll Corpo d'armata - Per conoscenza a Ufficio servizi e informazioni; a comandi marina ed aereoraggruppamento - P.M . 118, 22 dicembre 1942). Fra le unità in indirizzo manca la divisione 'Sassari', in quanto la sua giurisdizione non comprendeva alcun tratto di costa. (225) Vedi n. 212 - Paragrafo 5): Zone di sorveglianza. (226) Ibidem. (227) Ibidem. (228) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVlll Corpo d'armata - (Notiziario n. 260 Riassunto situazione alla fine del mese di ottobre - Paragrafo: «Seconda zona» - P.M. 118, 4 novembre 1942). (229) V .S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassai['i' - (Foglio n. 279/MVAC di prot. - Oggetto: Azioni della M. V.A.C. - Firmato il generale comandante - A comando XVIII Corpo d'armata - P.M. 86, 16 novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 7 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (230) Ibidem - Punto 4). (231) Ibidem - Punto 4). (232) Ibidem - Punto 4). (233) Ibidem - Punto 4). (234) Ibidem - Punto 4). (235) Ibidem - Punto 5). (236) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassarj' - (Foglio n. 02/3446/0p. di prot. - Oggetto: Situazione della 'Sassari' dopo lo sgombero di Bosansko Grahovo - Pro memoria per l'Eccelle.n za il Comandante del XJ:III Corpo d'armata - Firmato generale Paolo BERARDI - Punto 6) - P.M. 86, 17 novembre 1942). (237) U .S.-S-M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 22 novembre 1942). (238) Ibidem. (239) Ibidem. (240) M.A.E. -A.S .D. - Jugoslavia 1942- Busta 131 - Fascicolo 2- (Foglio senza n.di prot. - Appunto - Ufficio di collegamento con Supersloda - Firmato console Vittorio CASTELLANI - Roma, 7 dicembre 1942).


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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(241) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo l - (Telegramma n. 48 - Da console d'Italia a Mostar - Firmato console Gumorr1 - A ministero affari esteri, Roma - Mos1ar. 28 novembre 1942). In questo telegramma _il console Gu1DOTTI avverte che Dobroslav JEVDJEVlé, il 27 novembre, era partito da Mostar per Sussa, via Ragusa, perché intendeva recarsi a Roma. Il 3 dicembre, il console Vittorio CASTELLANI comunicava al ministero degli affari esteri che JEvDJHlè era giun to a Sussa, «convocatovi da questo comando ma con l'intenzione di proseguire per Roma, sen:a specificare se per diporto o per ragioni politiche». CASTELLANI fece presente a Roacca che «tale progetto era del tutto inopportuno, sia per l'interpretazione che di tale

viaggio si darebbe a Zagabria, sia perché ogni eventuale iniziativa dello JEVDJEV!C per ricevere assicura~ioni o promesse da autorità politiche responsabili non poteva che incontrare un rifiuto»., (Vedi: M.A.E. · A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo I - (Telegramma per corriere n . 040 - Oggetto: Dobroslav lEVDJEV!C- Da ufficfo collegamento con Supersloda - Firmalo console Viuor io CASTELLANI - A ministero affari esteri, Roma - P.M. 10, 3 dicembre 1942). (242) U.S. -S.M.E. - Busta 1482 - Comando Supremo - (Foglio senza n. di prot. - Oggetto:

Cetnici - Da Comando Supersloda · Firmato generale Mario ROATTA - A Comando Supremo - P.M. IO, 5 dicembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 8 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (243) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 131 - Fascicolo 2 - (Foglio n. 3711-42 di prot. - Intesrnto: Legazione di Croazia - Al centro del foglio la parola: Appunto - Non firmato - Pona il 1imbro tondo della Legazione di Croazia a Roma - A ministero degli affari esteri - Roma, 7 dicem bre 1942). (244) Vedi n. 242 - punto 2). (245) Ibidem - Punto 4). (246) Ibidem - Punto 5). (247) Ibidem - Punto 6). (248) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 6 - Comando Supremo - (Foglio senza n. di prot.. - Oggetto: MIHA JLOVTC - Da generale Giuseppe PIÉCHE - A ministero affari esteri, Roma P.M. IO,. 21 dicembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 9 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.

Pensiero di

(249) Ibidem. (250) Ibidem. (251) U.S.-S.M.E. - Busta 1052 - Comando Stato Maggiore Esercito - (Foglio n. Z/315219 di prot. - Oggetto: Organizzazione di M!HAJLOVJC- Da Servizio Informazioni Esercito (S.I.E.) - Firmato tenente colonnello Vincenzo PASQUALE - All'ufficio 'I' Governatorato Montenegro - P.M. 9, 6 dicembre 1942). (252) Ibidem - Allegato - Punto I). (253) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1943 - Busta 135 - Fascicolo I - (Prot. n . 98/Gab. Oggett,): Draza M!HAJLOV!é. Statuto della ricostituendo Jugoslavia. Con un allegato - Da Governo della Dalmazia - firmato il capo di Gabinetto, console generale O.A. SPECHEL - A ministero affari esteri, Roma - Zara, 11 febbraio 1943) - VEDI DOCUMÉNTO N. 10 ALLEGATO AL PRESENTE CA PITOLO.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

(254) Ibidem . Allegato: Statuto promulga/O dal generale MIHAJLOVIC il J O dicembre 1942/XXI in Sajoié [recte: Sahoviéi] (Montenegro) - VEDI DOCUMENTO N. I I ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (255) U.S.-S.M.E. - Busta IT 6 - Comando Supremo - (Telescritto n. 25260/0p. - Da Comando Supremo - A Supersloda, a Governatoralo Montenegro - Firmato, d' ordine, generale Giovanni MAGLI - P.M. 12, 8 dicembre 1942): (256) Ibidem. (257) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 26 novembre 194?). Il comandante dalla 'Sassari', generale Paolo BERARDI, era partito con il treno da Tenìn per recarsi a Spalato e partecipare alla riunione. li treno, a causa dello sbullonamento di una rotaia, ad opera dei ribell i, deviò, ma senza conseguenze. (Diario storico, 25 novembre 1942). (258) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 26 novembre 1942). (259) U.S. -S.M.E. - Busta 996 - Comando XYlll Corpo d'armata - (Foglio n. 13413/0p. di prot. - Oggetto: Nuovo schieramento delf'Armata - Da comando XYI11 Corpo d'armata - Firmato generale Umberto SPIGO - A comando Supersloda - P unto IV, lettera c) - P.M. I 18, 30 novembre 1942). (260) Ibidem - Purtto V). (261) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3572/0p. di prot. - Riservata personale - Oggeuo: Sgombero presìdi Gracac-Zermagna - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - A colonnelli: ZANOTTI, comandante presidio Gracac; FOCAROJ, comandante 34° reggimento artiglieria; OLIVI ERO, comandante 157° reggimento fanteria; a capitano DE NAVE, comandante presidio Zermagna; a tenente CAM JN, comandante presidio Plavno - Per conoscenza ai comandanti del genio e fanteria divisionale· P.M. 86, 27 novembre 1942). (262) Ibidem - Punto 7). (263) U.S.-S.M.E. · Busta 996 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Tenìn» - P.M. 86, 2 dicembre 1942). (264) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Foglio n. 10888/I di prot. - Segreto - Relazione periodica mensile - Paragrafo: «A) Situazione politica in genere» - P unto 3° - Da comando XVIII Corpo d'armata - Firmato generale Umberto SPIGO - A Comando Supersloda - P.M. 118, 25 dicembre 1942). (265) U.S. -S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Foglio n. 9860/1 Segreto - Oggetto: Relazione periodica mensile - Paragrafo: «Situazione politica in genere» - Punto Ili) - Da comando XVIII Corpo d'armata - Firmato generale Umberto SPIGO - A comando Supersloda . P.M. 118, 1° dicembre 1942). (266) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 2 dicembre 1942).


Logoramento di reparti, indecìsloni di comandi, malumori dei cetnici

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(267) Ibidem. (268) Ibidem. (269) Ibidem. (270) U.S. -S.M.E. - Busta )004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio senza n. di prot. - Note del generale Comandante - Non firmato - P.M. 86, 3 dicembre 1942). (271) Ibidem. (272) Ibidem.

(273) Ibidem. (274)p.S.-S.M.E. - Busta 1004-Comando divisione 'Sassari' -(Foglio n. 02/3644 di prot. - Segreto - Oggetto: Sgombero di Gratac - Promemoria per l'Eccellenza il Comandante del Corpo d'armata - Punto 2) - Firmato generale Paolo BERARDI - P.M. 86, 3 dicembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 12 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (275) Ibidem - Punto 2). (276) Ibidem - Punto 3). (277) Ibidem - Punto 4). (278) Ibidem - Punto 4). (279) Ibidem - Punto 3). (280) U.S.-S.M.E- - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3652/0p. di prot. - Intestato: Progetto sgombero divisione 'Sassari' - Punto 1) - Firmato generale Paolo BERARDI - P.M. 86, 3 dicembre 1942). (281) U.S.-S.M.E. - Busta 1004- Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 4 dicembre 1942).

(282) Vedi n. 280 - Punto I). (283) Ibidem - Punti I), 3), 4). (284) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio 02/3651/0p. di prot. - Segreto - Oggetto: Protezione linea ferroviaria Gratac-Dernis - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - Ai comandi: 152° reggimento fanteria; 34° reggimento artiglieria; XXXI battaglione bersaglieri; XXI battaglione mortai; genio divisionale - Al tenente colonnello Giovannino BIDDAU - E per conoscen2a ... omissis ... - P.M. 86, 3 dicembre 1942). I due battaglioni inviati a protezione dalla ferrovia erano il III del 152° fanteria ed il XXXI bersaglieri. Il comando di questa formazione venne affidato al tenente colonnello Giovannino B1DDAU. (285) Vedi n. 280 - Punto 2). (286) Ibidem - Punto 6). (287) U.S.-S.M-E. - Busta 1004- Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86.

5 e 6 dicembre 1942).


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Dalmazia • Una cronaca per la storia (1942)

(288) U.S.-S.M.E. • Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari'· (Foglio n. 426/M VAC di prot. • Promemoria per il sig. colonnello ZANOTTr comm. Laerte, comandante il 151 ° rgt. ftr. 'Sassari'· Punto I)· Non firmato · P.M. 86, 7 dicembre 1942). - U.S.-S.M.E. · Busta I004 · Comando divisione ' Sassari' • (Notiziario giornaliero informativo· Paragrafo: «Notiziario politico». P.M. 86, 7 dicembre 1942). (289) U.S.-S.M.E. · Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' · (Notiziario giornaliero informativo· Paragrafo: «Notiziario politico»· P.M . 86, 9 dicembre 1942) • VEDI DOCUMENTO N. 13 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.

(290) Vedi n. 288. Punto 3). (291) Ibidem· Nota in calce, n. I), 2), 3). (292) Vedi n. 289. Allegato. (293) Ibidem . Paragrafo: «Notiziario politico». (294) Ibidem· Paragrafo: «Notiziario politico». (295) Ibidem · Paragrafo: «Notiziario politico». (296) Ibidem· Paragrafo: <<Notiziario politico». (297) M.A.E. • A.S.D. • Jugoslavia 1943 · Busta 135 . Fascicolo I . (Telespresso n. 8 . Oggetto: Orientamento politico dei cetnici . Discorso del pope D1wrc · Da ministero affari esteri, Roma • A Governatore Montenegro • Commissario civile Cettignc • Luogotenenza Generale Tirana • Legazione d'Italia, Belgrado . Firmato, d'ordine del ministro, Alberto BERIO · Roma, 4 gennaio 1942). Il telespresso porta in allegato la sintesi del discorso del pope, identico al testo contenuto nel Notiziario giornaliero informativo del comando divisione 'Sassari' (Vedi n. 289). (298) Vedi n. 289 • Paragrafo: «Notiziario politico». Anche il comando della 'Sassari' non doveva essere pienamente convinto di questa esplosione d'entusiasmo. Una nota a mano, in calce al foglio, dice: «Tutte queste informazioni vengono accolte da q.c. [questo comando • n.d.a.J con molta circospezione». (299) U .S.-S.M.E. . Busta 1004 · Comando divisione 'Sassari' • (Diario storico . P .M. 86, 8 dicembre 1942). (300) U.S.-S.M.E. • Busta 1004 · Comando divisione 'Sassari' (Notiz iario giornaliero informativo. Paragrafo: «Notizie attività ribelli - Gratac» • P .M. 86, 9 dicembre 1942). (301) U.S. -S.M.E. • Busta 1004 · Comando divisione 'Sassari' • (Marconigramma n. 13877/0p. di prot. . Da comando XVIII Corpo d'armata· Firmato generale Umberto SPIGO . A comando divisione 'Sassari'· P.M. 118, ore 18.57, 8 dicembre 1942). (302) U.S.-S.M.E. • Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' • (Marconigramma n. 13891/0p. di prot . . Da comando XVlll Corpo d'armata. Firmato generale Umberto SP1GO . A comando divisione 'Sassari' · P .M. 86, ore 20.30, 8 dicembre 1942). (303) U.S. -S.M.E .• Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' • (Foglio n. 02/3715/0p. • Segreto . Oggetto: Protezione ferrovie · Da comando divisione 'Sassari • Firmato generale Paolo BERARDI • Al comando presidio di Gra~c • P.M. 86, 8 dicembre 1942).


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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li battaglione inviato fra Gracac e Lovinac era del 151° reggimento di fanteria. (304) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassarj' - (Marconigramma n. 02/3722/0p. di pror. - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI A Comando presidio di Gracac - P. M. 86, 9 dicembre 1942).

Il battaglione che doveva raggiungere Medak era il Ili del 152° reggimento di fanteria. (305) U.S.-S.M .E. • Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Marconigramma n. 02/3720/0p. di prot. • Da comando divisione 'Sassari' • Firmato generale Paolo BERARDI • A comando XV!II Corpo d'armata - P.M. 86, 9 dicembre 1942). (306) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3729/0p. di prot. - Segreto - Oggetto: Direttive da seguire per lo sgombero del presidio di Graéac Promembria per il colonnello ZANOTTI comm. Laerte - Firmato generale Paolo BERARDI P.M. 86, 9 dicembre 1942). (307) Ibidem. (308) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' - (Foglio 11. 02/3730/0p. - Segreto - Promemoria per iJ generale GIANNUZZI Ettore e per il colonnello ZANOTTJ Laerte - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - P.M. 86, 9 dicembre 1942). Il promemoria venne portato, a Gracac dal generale Ettore GIANNUZZI, comandante la fanteria della divisione ' Sassa ri'. Il generale, a Gracac, assumeva la supervisione del movimento dei reparti affidati al colonnello ZANOTTI. (309) U.S.-S.M.E. • Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 4038/0p. di prot. · Oggetto: Movimento divisione Jtr. 'Sassari' e 'Bergamo' - A Ufficio servizi XVIII Corpo d'armata - Per conoscenza a comandi: V Corpo d'armata; divisioni 'Zara' e 'Re' Firmato generale Umberto SPIGO - P.M. 118, IO dicembre 1942). (310) Ibidem.

(31 I) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n . 02/3790/0p. di prot. - Oggetto: Trasferimento della divisione dalla zona K11i11-Dernis alla zona di Zara Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - A comando XVIII Corpo d'armata - P.M. 86, 14 dicembre 1942). · (312) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' . (Diario storico - P .M. 86, 10 dicembre 1942). (313) U .S.-S.M.E. • Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 12 dicembre 1942). (3 14) U.S.-S.M.E. - Busta 1004- Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico. P.M. 86, 14 dicembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N . 14 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (31.5) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' . (Diario srorico - P.M. 86, 18 dicembre 1942). (316) U.S.-S.M.E. - Busta, 1004 · Comando divisione 'Sassari'. (Foglio n. 02/3839/0p. di prot. - Oggetto: Contegno dei cetnici - Da comando divisione 'Sassari - Firmato generale Paolo BERARDI. A comando XVIII Corpo d'armata· P.M. 86, 18 dicembre 1942).


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

(317) Ibidem. (318) Ibidem. (319) Ibidem. (320) Ibidem. (321) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3840/0p. di prot. - Oggetto: Contegno dei cetnici - Da comando divisione 'Sassari - Firmato generale Paolo BERARDI • Al colonnello Laerte ZANOITJ - P.M. 86, 18 dicembre 1942). (322) Ibidem. (323) Ibidem. (324) Ibidem.

(325) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' • (Notiziario giornaliero informativo· Paragrafo: «Notizie politiche· Tenin» - P.M. 86, 20 dicembre 1942). (326) U.S.-S.M.E. • Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero informativo - Paragrafo: «Attività cetnica» - P.M. 86, 24 dicembre 1942). (327) U.S.-S.M.E. • Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico · P.M. 86, 14 dicembre 1942). (328) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico. P.M . 86, 15 dicembre 1942). (329) U.S.-S.M.E .• Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 16 dicembre 1942). (330) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico · P.M. 86, 18 dic,embre 1942). (331) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico· P.M. 86, 20 dicembre 1942). (332) U.S.-S.M.E. • Busta 1004 · Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3905/0p. di prot. - Segreto - Oggetto: Provvedimenti per assicurare il transito ferroviario - Punto 5) - Da comando divisione 'Sassari' • Firmato generale Paolo BERARD1 - A comando XVIII Corpo d'armata· P .M. 86, 23 dicembre 1942). (333) Ibidem - Punto 2). (334) Ibidem - Punto 2). (335) Ibidem - Punto 2). (336) Ibidem - Punto 3). Lettere b) e c). (337) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' • (Notiziario giornaliero Informativo · Paragrafo: «Notizie attività ribelli. Gra~ac» - P .M. 24 dicembre 1942). (338) U.S.-S.M.E. • Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 25 dicembre 1942).


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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Per la sorveglianza delle linee ferroviarie, dapprima, sui binari vennero usate le autoblindo, sostituendo le ruote gommate con quelle dei treni. Il 15 maggio 1942 fu istituita la 'Compagnia Autonoma Autoblindo Ferroviarie' con dodici mezzi. Armate con quattro mitragliatrici Breda ca!. 8, di cui una in funzione contraerea; su alcune vi era una mitragliera da 20 m/m al posto della mitragliatrice per contraerea. In seguito venne costituita la 'Compagnia Littorine Blindate' (Ll-BLI), con le dodici autoblindo e sei littorine. Quattro di queste erano dotate di due torrette di carro armato M 13, ciascuna con un cannone anticarro da 47 /32; inoltre avevano una mitragliera da 20 m/m e quattro mitragliatrici Breda ca!. 8. Le altre due littorine, al posto della mitragliera da 20 m/m, avevano due mortai da 81 ed altre due mitragliatrici ca!. 8. Tutte erano collegate con radio, ed avevano un proiettore illuminante, mobile, sul tetto. L'equipaggio era composto da 12 o da 20 uomini a seconda dell'armamento. (Da Francesco OGLIARI, L'Italia è piccola?- Terre d'Oltremare - Volume sesto - Storia dei trasporti italiani - CAVALLOTTI Editore - Milano 1981, pag. 2222 e seg.). I

(339) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico. P .M. 86, 25 dicembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari'. (Foglio n. 02/3946/ 0p. di prot. - Oggetto: Situazione in zona Gracac-Lovinac - Da comando divisione 'Sassari - Firmato generale Paolo BERARDJ -A Comando XYlll Corpo d'armata . P.M. 86, 26 dicembre 1942). (340) U.S.-S.M.E. • Busta 1004- Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico. P.M. 86, 26 dicembre 1942). (341) U.S.-S.M.E- - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' • (Foglio n. 108/ 19/F di prot. • Oggetto: Rapporto sui fatti d 'armesvoltisi al casello 88 nei giorni dal 26 al 31 dicembre 1942 • Da comando reggimento 157° T.M. - Firmato il colonnello comandante Vincenzo Ouv1E~O • Senza destinatario · P.M. 86, 16 gennaio 1943).

li plotone giunto in aiuto era comandato dal sottotenente Cuc1cH, ed ebbe tre feriti. Comandante del posto a difesa del casello il sottotenente Giuseppe RossETTI, che fu gravemente ferito. Rimasero, inoltre, feriti i soldati Gennaro Cor,AGIURI e Pasquale COCCHIA. (342) Ibidem. (343) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' - (Foglio senza n. di prot. • Oggetto: Attacco d Lovinac - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI -A comando XVIII Corpo d'armata - P.M. 86, 27 dicembre 1942). (344) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari'. (Diario storico. P.M.86, 27 dicembre 1942). (345) Ibidem. Vedi anche n. 343 - Punto III). (346) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari'. (Diario storico - P.M. 86, 28 dicembre 1942). - U.S.-S.M,E. • Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3997/0p. di prot. • Oggetto: Situazione Lovinac - Da comando divisione 'Sassari' • Firmato generale P aolo BERARD1 - A comando XVIII Corpo d'armata - P .M. 86, 28 dicembre 1942). (347) Ibidem • Diario storico.


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(348) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione ' Sassari' - (Marconigramma n. 15 100/0p. - Da Comando XVIII Corpo d'armata - Firmato generale Umberto SPIGO - A comando divisione 'Sassari' - Per conoscenza a 'Direzione Trasporti' - P .M. 118, 27 dicembre 1942). (349) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 28 dicembre 1942). (350) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3997/0p. di prot. - Oggetto: Situazione zona Lovinac - Da comando divisione 'Sassari'- Firmato generale Paolo BERARDI - A comando XVIII Corpo d'armata - P .M. 86, 28 dicembre 1942). (351) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando· divisione 'Sassari' - (Foglio n. 401 1/0p. di prot. - Oggetto: Sgombero Gracac - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARD1 - A comando XVIII Corpo d'armata - P.M. 86, 29 dicembre 1942). (352) Ibidem - Punto 4). (353) Ibidem - Punti 2) e 4). (354) U.S.-S.M.E. - Busta 549 - Comando divisione 'Re' - (Relazione del sottotenente Felice ORSINI - Giorni 29, 30, 31 dicembre 1942 - Compilata dopo la fine della guerra). (355) U.S.-S.M.E. - Busta 1443 - Comando Supremo - (Diario storico - Paragrafo: «Novità operative - Scacchiere Croazia» - P .M. 21, 3 gennaio 1943). (356) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/4024/0p. di prot. - Senza oggetto - Lettera personale del generale Paolo BERARD! - A generale Sandro P IAZZONI, comandante divisione 'Bergamo', comandante interinale del XVIII Corpo d'armata - P.M. 86, 30 dicembre 1942). (357) Ibidem. (358) Ibidem. (359) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 29 dicembre 1942). (360) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 3944/0p. di prot. - Promemoria per il Comandante del XVIII Corpo d'armata - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - Punto 5)- P.M. 86, 26 dicembre 1942). (361) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/3941/0p. di prot. - Promemoria per il signor generale Sandro PIAZZONI - Comandante interinale del XVIII Corpo d'armata - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - P.M. 86, 24 dicembre 1942) - VEDI DOCUMENTON. 15 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (362) Ibidem. (363) Vedi n. 360 - Punto 5). (364) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Senza n. di prot. - Lettera personale del generale Sandro P1AZZONI, comandante interinale del XVIII Corpo d'armata - A generale Paolo BERARDI - Senza data) . ...,. Dall'annotazione del diario storico della divisione 'Sassari', la lettera risulta arrivata il 30 dicembre. Si può quindi datarla: P.M. 118, 29 dicembre 1942).


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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(365) Vedi n. 356. (366) Ibidem - Punto 1). (367) Ibidem - P unto 2). (368) Ibidem - Punto 2). (369) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari'·. (Diario storico· P.M. 86, 30 dicembre 1942). (370) U.S.-S.M.E. - Busta 1004- Comando divisione 'Sassari' -(Diario storico - P.M. 86, 31 dicembre 1942). (37 1) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n. 02/4033/0p. di prot. - S~greto - Oggetto: Intendimenti della M. V.A .C. - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERAIRDI - A comando XVIII Corpo d'armata - Punto 2) - P .M. 86 - 31 dicembre 1942). (372) Ibidem - Punto 2). (373) Ibidem - Punto 3).

(374)'Ibidem - P unto 5). (375) Ibidem • P unto 5). (376) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Foglio n. 163/1 di prot. - Oggetto: Armi, munizioni ed equipaggiamento per cetnici ed erzegovesi • Da comando XVIII Corpo d'armata - A comand,o Supersloda - Punti Il) e III) - P.M. 118, 4 gennaio 1943). (377) Ibidem • Punto IV). (378) M.A.E.-A.S.D. - J ugoslavia 1942- Busta 130 - Fascicolo 2 - (Foglio senza n. di prot. - Ministero affari esteri - Appunto per l'Eccellenza il Ministro - Non firmato - Roma, 30 dicembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N . 16 ALLEGATO Al PRESENTE CAPITOLO. (379) Ibidem. (380) Ibidem. (381) Ibidem. (382) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1943 - Busta 135. Fascicolo 1- (Foglio senza n.di prot. - Intestato: Il Ministro di Croazia • Firmato il ministro Stijepo PERlé • A maresciallo Ugo CAVALLERO - Roma, 29 dicembre 1942). (383) Ibidem • Pag. 6. (384) Ibidem - Pag. 6. (385) Ibidem - Pag. 6. (386) Ibidem • Pag. 7. (387) M.A.E.• A.S.D. • Jugoslavia 1943 · Busta 135 · Fascicolo I. (Foglio n. T.l. 5/ 43 di prot. · Dal ministero degli affari esteri di Croazia • Non firmato • Alla legazione d'Italia a Zagabria - Zagabria, 4 gennaio 1943).


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

(388) Ibidem. (389) Ibidem. (390) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1943 - Busta 135 - Fascicolo I - (Foglio n. 815/T.I. di prot. - Oggetto: Collaborazione cetnici - Intestato: Ministero Difesa Nazionale - Stato Maggiore - Non firmato - Alla Missione militare italiana in Croazia - Zagabria, 22 gennaio 1943) - VEDI DOCUMENTO N. 17 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO . (391) Ibidem. (392) Ibidem . . (393) Ibidem. (394) Ibidem. (395) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1943 - Busta 135 - Fascicolo I - (Telespresso n. 8/00885 di prot. - Oggetto: Proposte dei capi cetnici al prefetto di Knin per un 'intesa militare cetnico-croata - Firmato Alberto BERlO. A Ufficio collegamento con Supersloda - Roma, 13 febbraio 1943). (396) U.S. -S.M.E. - Busta IT 320 - Comando VI Corpo d'armata - (Supplemento al N otiziario n. 609 - Gli sviluppi della situazione politico-militare nell'anno 1942 - Pag. 18 P .M. 39, 5 gennaio 1942). Il 'supplemento' consiste in un fascicolo di 22 pagine. È suddiviso in due parti: Dalla rivoluzione partigiana alla costituzione della M . V.A. C. - L'affermazione del movimefl/o cetnico ed il tramonto dell'egemonia croata in Bosnia-Erzegovina. Nella parte conclusiva riepiloga le perdile che il corpo d'armata ha inflitto ai partigiaai durante il 1942: morti accertati 2 476; presumibili 3 500; internati 940; costituitisi I 335. Materiali catturati: 3 cannoni; 44 mitragliatrici; 2 276 fucili. Perdite del corpo d' armata: caduti 300; feriti 445; dispersi 90. Perdite della M.V.A.C.: morti 191; feriti 92; dispersi 75. (397) U.S.-S.M.E. - Busta IT 320 - Comando VI Corpo d'armata - (Supplemento al Notiziario n.. 604 • Situazione a fine dicembre 1942-XXI - P .M. 39, 31 dicembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 18 ALLEGATO AL PRESNETECAPITOLO .

Consiste in un fascicolo di dieci cartelle, con un allegato: Attività del nemico dal 15 al 31 dicembre 1942 - XXI. (398) Ibidem. (399) Ibidem. (400) Ibidem. (401) Ibidem. (402) Ibidem. (403) Ibidem. (404) Ibidem.


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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(405) Vedi n. 396 - Pag. 20. (406) Ibidem - Pag. 20 e 21. (407) U .S.-S.M.E. - Busta 1482 - Comando Supremo - (Telescritto n . 5987 di prot. - Da Missione militare italiana in Croazia - Firmato colonnello Gian Carlo RE - A Comando Supremo - A Stato Maggiore ".ìenerale - Zagabria, 29 dicembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 19 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (408) Archivio Dino GRANDI (Foglio intestato: Relazione del dirigente l'Ufficio 'Stefani' di Zagabria - Al Presidente dell'Agenzia - Firmato Giuseppe SOLARI Bozzi - Zagabria, 6 gennaio 1943) - VEDI DOCUMENTO N. 20 ALLEGATO Al PRESENTE CAPITOLO. (409) Ibidem. (410) Ibidem . (41 i) Ibidem. (412) Ibidem. (413) Ibidem. (414) Ibidem. (415) Ibidem. (416) Ibidem. (417) Ibidem. (418) Ibidem. (419) U.S.-S.M.E. - Busta IT 320 - Com{lndo VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 62 Paragrafo: «Ragusa» - P.M. 39, 30 dicembre 1942). Nel Notiziario A .C. (Affari Civili) di Superslo!ia (Busta IT 53) del 15 dicembre 1942, nel paragrafo: Notizie economiche e sanitarie, per Ragusa riporta: «Ha destato vivo malcontento la distribuzione del riso, fatta alla popolazione, al prezzo di kune 196 al kg[ ... ]. I prezzi dei generi alimentari di prima necessità sono in continuo aumento; pesce d'infima qualità è stato posto in vendita a 100 kune il kg; vino 70 kune al litro; frutta e verdura 70/80 kune al kg; castagne 40 kune al kg.». (420) U.S.-S.M.E. - Busta IT 320 - Comando VI Corpo d ' armata - (Notiziario n. 604 Allegato: Operazioni di rastrellamento fin qui svolte nella penisola di Sabbioncello - P .M.39, 31 dicembre 1942). L'allegato contiene la cronologia delle operazioni dal 13 settembre al 24 dicembre 1942, e per ciascuna una breve sintesi degli avvenimenti. (421) Ibidem. (422) Ibidem. (423) A.C.S. - Microfilm n. 60 - Serie T 821 - Fotogrammi 207-211 - (Foglio n. 82/40 di prot. - Oggetto: Situazione nell'isola di Cùrzola - Da Comando carabinieri della Dalmazia • Gruppo di Spalato - Firmato tenente colonnello Luigi VENERANDI - A Prefetto di Spalato Al Comando V Corpo d'armata - Al Comando carabinieri della Dalmazia - Spalato, dicembre 1942) • VEDI DOCUMENTO N. 21 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

(424) Ibidem. (425) A.C.S. - Microfilm n. 60 - Serie T.821 - Fotogramma 212- (Foglio n. 672/2 di prot. - Oggetto: Imboscata tesa dai partigiani a militari italiani in quel di Cùrzola - Da Comando carabinieri della Dalmazia - Gruppo di Spalato - Firmato tenente colonnello Luigi VENERANDI - A Supersloda - A Governo della Dalmazia - A VI Corpo d'armata - A prefettura, Spalato - A divisione 'Marche' - A questura Spalato - A Comando carabinieri della Dalmazia - Spalato, 4 dicembre 1942). - U.S.-S.M.M. - Busta 45 - Fascicolo I - Comando Marina Dalmazia - (Diario storico - Spalato, 4 dicembre 1942). Il Comando Marina Dalmazia invia il rimorchiatore armato Lilibeo a Vallegrande per i primi soccorsi. - U.S.-S.M.E. - Busta 1268· - Comando VI Corpo d'armata - (Diario storico - P.M. 39, 4 dicembre 1942). - U.S.-S.M.E. - Busta 1268 - (Notiziari n. 579, n. 582 e n. 584 - Paragrafi: «Cùrzola» • P .M. 39, 6, 9, Il dicembre 1942). (426) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri 1941-1943 - Posizione 1.1.13 - Fascicolo 16452 • Sottofascicolo 31/1 - (Telegramma n. 9292/00106364/Gab. P.S. di prot. - Da Governo della Dalmazia - Firmato ispettore MURINO - A Ministero dell'interno, Roma - Zara, 6 dicembre 1942). (427) U.S. -S.M-E. - Busta IT 519 - Comando VI Corpo d'annata. (Telescritto senza n. di prot. - Da prefetto di Spalato, Paolo ZERBINO - A generale Ugo SANTOVITO, comandante VI Corpo d'armata - Spalato, 4 dicembre 1942). (428) U.S.-S.M.E. • Busta IT 85 • Comando Supersloda • (Telegramma senza n. di prot. - Da Giuseppe BASTIANINI, Governatore della Dalmazia - A ammiraglio Arturo R1ccARDI, sottosegretario di Stato alla Marina - Zara, 6 dicembre 1942). ·(429) Vedi n. 425. çomunicazione tenente colonnello dei carabinieri Luigi VENERANDI. (430) U.S.-S.M.E. - Busta 1268 • Comando VI Corpo d' armata· (Diario storico - P.M. 39, 5, 6, IO, 13 dicembre 1942). (431) U.S.-S.M.E. - Busta 1268 - Comando VI Corpo d'armata - (Diario storico - P.M. 39, 26 dicembre 1942). (432) U.S.-S.M.E .• Busta 1000 - Comando 89• legione M.V.S.N. - (Diario storico P.M. 73, 4 dicembre 1942). Il plotone faceva parte della 3• compagnia dell'LXXXIX battaglione, e la squadra mitraglieri della 97• compagnia. Gli ufficiali caduti erano il centurione (capitano) Vincenzo LESSI, ed il capomanipolo (tenente) Giovanni GRUSSOLIN J. - A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri -Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 • Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 31/1 - (Telegramma n. 022613/P.S. • Da prefetto di Spalato, Paplo _ZERBINO - A Ministero interno, Roma-- Spalato, 5 dicembre 1942). (433) U.S.-S.M.E . • Busta 1000 . Comando divisione 'Bergamo' - (Diario storico P.M. 73, 4 dicembre 1942).


Logoramento di reparti, indecisioni di comandi, malumori dei cetnici

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(434) Ibidem. (435) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Notiziario n. 293 Paragrafo: «Traù»· P.M. 118 , 7 dicembre 1942). - U.S.-S.M.E. · Busta 1065 - Comando divisione ' Zara' - (Foglio n. 01/2546/0p. di prot. - Comunicato - Settore: Spalato - P.M. 141, 7 dicembre 1942). - A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941.-1943 - Posizione 1.1.13 - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 31/1 - (Telegramma n. 9326/0016433/Gab. P.S. di prot. - Da Governo della Dalmazia • Firmato ispettore MURINO - A Ministero interno, Roma - Zara, 8 dicembre 1942). (436) U.S-S.M.E. - Busta 1000 - Comando divisione 'Bergamo' - (Diario storico - P.M. 73, 1° dic~mbre 1942) . (437) Ibidem. (438) Ibidem. (439) U.S.-S.M.E. - Busta 1000 • Comando divisione 'Bergamo' - (Diario storico - P.M. 73, 24 dicembre 1942). (440) U .S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario n. 209. «Settore: Sebenico - Informazione sui ribelli» - P.M. 141, 9 dicembre 1942). (440) U.S. - S.M.E • Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - Notiziario n. 209 - «Settore: Sebenico - Informazioni sui ribelli>> - P.M. 141, 9 dicembre 1942). (441) U.S.-S.M-E. - Busta 1065 · Comando divisione 'Zara' - (Foglio senza numero di prot. - Ordine d'operazione n. 5 - Oggetto: Azione contro nuclei ribelli - Da comando 292° reggimento fanteria - Firmato colonnello comandante Augusto LuccHETII - P.M. 141, 8 dicembre 1942). Le bande anticomuniste erano la 2• 3• 5• e 6'. (442) U.S.-S.M.E. · Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario informativo, n. 210 · Paragrafo: «Settore di Sebenico • Attività nostri reparti» - P.M. 141; 13 dicembre 1942). (443) U.S.-S.M.E. - Busta 1065 - Comando divisione 'Zara' - (Foglio senza n. di prot. Ordine d'operazione n. 7 - Firmato il colonnello comandante Augusto LuccHETII - Vodizze, 9 dicembre 1942). Tommaso DAVID, nato ad Esperia (FR) nel 1875, deceduto a Genova nel 1959, era capitano di Marina, del Corpo reali equipaggi marittimi (C.R.E.M.). Arruolato nella Marina, partecipò come capo cannoniere alla guerra italo-turca (1911-1912), e fu decorato con una medaglia di bronzo al valer militare (Derna, dicembre 1911). Partecipò alla 1 guerra mondiale, e conquistò una seconda medaglia di bronzo al valor militare (Palazzato, ottobre 1917). Nel dicembre 1917 fu promosso sottotenente per merito di guerra. Nel 1921, a domanda, venne posto in ausiliaria. Riprese servizio con il conflitto italo-etiopico. Fu, quindi, collocato nella riserva con il grado di 1° capitano. Dopo la campagna di Jugoslavia, aprile 1941, (vi partecipò come volontario) assunse il comando della 2• banda antic-omunista. Nonostante i suoi sessantasei anni, era nel pieno


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

vigore delle forze, e sottopose i suoi uomini ad una vita estremamente dura (dovevano dormire sempre per terra, anche d'inverno, ed egli con loro). Dopo 1'8 settembre formò una sua compagnia di volontari, ed a Zara partecipò con i tedeschi ad alcune operazioni contro i partigiani. In data imprecisata, probabilmente dicembre 1943, si trasferì in Penisola, e nella R.S.l. svolse attività informative, tanto che nei primi mesi del 1945 era a capo del servizio. Per il combattimento di Zaton fu proposto per una medaglia d'argento al valore, che gli venne concessa quattordici anni dopo (decreto 2 gennaio 1956). La cosa sorprende perché nell'ambito della divisione 'Zara' si era molto parchi in fatto di ricompense al valor militare, e nel combattimento di Zatbn non sembra esservi stato un fatto d'arme di particolare rilievo. È vero che David fu ferito, ma certamente non in modo grave, perché rimase in linea; se fosse stato menomato, il col. LucCHEITI, non gli avrebbe affidato il comando dei reparti, per il proseguimento dell'operazione. Ma sorprende, veramente, che questa medaglia d'argento sia s tata commutata in medaglia d'oro , quindici mesi dopo la concessione di quella d'argento (la commutazione si trova nel Foglio d'Ordini della Marina del 29 marzo 1957). Dai dati rintracciati nei vari documenti, pare da escludersi che quanto avvenuto a Zaton fosse da ricompensare con la massima decorazione al valer militare, ed in particolare nel caso di un vivente. Arrigo PETACCO, nel suo volume Dear Benito, Caro Winston (MONDADORI Editore, Milano, 1985), narra che la commutazione sarebbe stato il compenso chiesto da DA vm ad Alcide DE GASPERI per la consegna dì tutto o parte del carteggio MUSSOLINI-CHURCHILL e di alcune lettere scritte dallo stesso DE GASPERI. DAVID avrebbe avuto in consegna questo materiale negli ultimi giorni della R.S.I. Gli interrogativi che sorgono sono evidenti, ma è certo che vi è stata la commutazione della medaglia d'argento in quella d'oro. (444) U .S.-S.M.M. - Busta 45 - Fascicolo 1 - Comando Marina Dalmazia - (Diario storico - Spalato, 9 dicembre 1942). II reparto che effettuò lo sbarco era composto di 60 marinai, 25 camicie nere, 15 carabinieri. (445) Vedi n. 442. (446) Ibidem. Mentre il numero dei caduti di , parte italiana, riportato nel Notiziario, corrisponde a quello annotato nel diario storico del Comando Marina Dalmazia, diverge quello dei feriti: per l'Esercito erano 28, di cui 8 gravi; per la Marina sarebbero stati 32. Per le perdite inflitte ai partigiani, secondo l'Esercito il loro numero era di 54; secondo la Marina 90. Gli ufficiali caduti erano i sottotenenti PICCININI e L1cc1ARD1.; fra i feriti il capitano Tommaso DAVID ed il sottotenente AZZARIO, tutti e due della 2" banda anticomunista.


DOCUMENTI ALLEGATI AL CAPITOLO VII



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Documenti - Allegati al capitolo VII DOCUMENTO

N. 1

COMANDO DELLA FANTERIA DIVISIONALE 'ZARA' COMANDO SETTORE SPALATO

N. 660/ 1 di prot.

P.M. l18, li 13 novembre 1942-XXI

AL COMANDO DIVISIONE FANTERIA 'ZARA' P .M. 144

OGGETTO:

Relazione periodica.

Situazione politica La situazione politica in generale si può senz'altro affermare essere in queste ultime settimane peggiorata. Essa è caratterizzata da uno stato di indecisione e di incertezza per quanto concerne le ulteriori possibilità di sviluppo dell'azione comunista o partigiana, di fronte alla nostra capacità di reazione. La propaganda sovversiva si manifesta sempre più attiva e provocatoria, ispirandosi, più che altro, ad ideali di libertà e di indipendenza contro l'occupazione e la penetrazione italiana. Con sempre crescente attività, tale propaganda si presenta, specialmente in questi ultimi giorni, nelle isole di Lissa, Solta e Cùrzola, in occasione della festa rossa del 7 novembre, con lettere minatorie indirizzate a nostri presìdi ed autorità, con iscrizioni su facciate delle case e, nella città di Spalato, con manifestini a tenore sovversivo sistemati nei pressi di caserme ed accantonamenti, ed invitando i nostri reparti alla diserzione. A quanto sopra si deve aggiungere una subdola propaganda d'irredentismo croata, capeggiata da elementi segnalati a codesto Comando coll'allegato al foglio 01/233/1, ed ancora residenti a Spalato (vedi foglio 375/I del 23 ottobre a.e. di questo Comando). Numerosi sono ancora i giovani validi alle armi che continuano ad abbandonare la famiglia ed il lavoro per unirsi alle bande ribelli, mentre solo alcuni disertano le bande comuniste per costituirsi alle nostre autorità.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Si ha motivo di ritenere che molti giovani siano stati costretti a lasciare le famiglie in seguito a gravi minaccie e non per convinzione. Si ritiene infine che la permanenza in città o nei villaggi delle fam iglie di tali giovani e delle persone sospette, salve le debite eccezioni, sia molto nociva alla nostra opera di penetrazione e di avvicinamento. Nuoce al nostro prestigio la mancata attuazione delle misure di rigore minacciate con i Bandi delle Autorità Politiche e Militari, dalla quale è derivata la convinzione che facciamo solo parole; di conseguenza l'esodo dei giovani verso i partigiani aumenta, favorito dalla constatazione che le famiglie non ne risentono danno. Ogni famiglia di partigiani è un covo di partigianeria, ed ogni parente di partigiano un propagandista; il lasciare circolare individui che fin dal tempo del passato regime erano segnalati come comunisti, va tutto a nostro grave danno. Perciò si ritiene utile un provvedimento perché simili individui siano allontanati e messi nelle condizioni di non poter più nuocere. (Vedi segnalazione prot. 579/I del 9 corrente). La popolazione in generale, e specie quella dei centri minori, è stanca di questo stato di cose, e sarebbe disposta a mostrarsi più apertamente favorevole se non fosse sempre più assillata dalla preoccupazione di rappresaglie da parte dei partigiani. Nulla da segnalare circa l'atteggiamento dell'elemento ebraico e degli altri gruppi etnici. Il clero non da luogo a rilievi.

Situazione economica La situazione economica tende a migliorare nella zona della terraferma ed in alcune isole, dove con l'aumentata attività peschereccia hanno ripreso lavoro anche le poche industrie per la conservazione del pesce. Tende a peggiorare nelle isole più lontane e meno favorite dai mezzi di comunicazione, per cui esiste un certo malcontento nei ceti [meno?] abbienti delle popolazioni, malcontento che viene abilmente sfruttato dalla propaganda a noi contraria. Le cause determinanti possoncf essere individuate nel fatto che gli approvvigionamenti alimentari non sempre sono regolari, per cui la distribuzione viene fatta con più giorni di ritardo, senza tener conto delle razioni


Documenti - Allegati al capitolo VII

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perdute, e soprattutto nella sperequazione esistente fra i salari dei lavoratori, non più adeguati al sempre più alto costo della vita, ed i forti guadagni dei proprietari terrieri e degli armatori di motovelieri, che realizzano gli uni col commercio del vino, gli altri con elevati noli. L ' agricoltura, invece, risente della propaganda del comunismo che impone al retroterra l'abbandono dei campi e ne taglieggia i produttori. La riprova di tale affermazione si ha nel fatto che nulla giunge in città dai dintorni, come nulla fu consegnato agli ammassi, dalle campagne, i cui abitanti, anzi, passano ai partigiani non solamente mezzi di sussistenza di loro prç duzione, ma anche derrate loro consegnate dagli uffici comunali di vettovagliamento. La mancanza di mezzi non consente la repressione del mercato clandestino, facilitato dal nessun coordinamento fra i vari centri, specie fra quelli contigui, per combattere la speculazione che crea ed alimenta il mercato nero e, a sua volta, causa l'aumento dei prezzi per ogni genere di merce. A frenare l'ingordigia della speculazione e l'accentuarsi del deprezzamento della nostra valuta, è da invocarsi qualche ferrea disposizione delle Autorità superiori. IL GENERALE DI BRIGATA COMANDANTE

Francesco GIANGRIECO


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

DOCUMENTO

N. 2

ORDINARIATO VESCOVILE N. 2769

Sebenico, Il 17 novembre 1942

ALL'ECCELLENZA GIUSEPPE BASTIANIN/ GOVERNATORE DELLA DALMAZIA ZARA

Ieri, 16 corr. è stato bombardato dalla parte del mare il villaggio di Capocesto al mare, capoluogo della parrocchia omonima, che consta di 24 frazioni. Il capoluogo della parrocchia di Capocesto, com'è notorio, è abitato da buoni e praticanti cattolici, onesti ed altamente religiosi, e non comunisti, sicché il bombardamento di esso, durato quattro, ore è stato certamente causato da non esatte informazioni. Inoltre la popolazione maschile di detto capoluogo, tutta buona gente, è stata internata. Il paese infine è distrutto coi possedimenti, la popolazione rimasta senza tetto e senza mezzi di vivere. lo deploro i delitti commessi dai ribelli ed anche la popolazione ciò fortemente deplora e maledice i delinquenti. Quindi non è giusto che il capoluogo, abitato da buona gente, venga trattato come se fosse luogo di delinquenti. Non basta il fatto che nei limiti della parrocchia di Capocesto vi siano stati dei delitti, per castigare il capoluogo, perché come ho detto, nel territorio della parrocchia di Capocesto, vi sono 24 frazioni. Né si dica che siamo in tempo di guerra e che Capocesto è nella zona di operazioni, perché anche in tempo di guerra, e persino nelle zone di operazione, secondo l'insegnamento della Chiesa e del Papa Pio XII f.r. [felicemente regnante - n.d.a.] si devono evitare le stragi di questo popolo inerme. Colgo questa dolorosa occasione per rinnovare la mia preghiera già fattaVi tempo fa. Quando dopo i delitti commessi dai ribelli vengono arrestati e dopo brevi ore condannati a morte i rei, od in cambio dei rei, altri, che bene spesso sono affatto innocenti, prego che sia dato loro modo di confessarsi prima dell'esecuzione capitale. Il sacerdote si trova nel luogo, i condannati alle volte domandano il confessore, che non viene loro concesso, e sono sicuro che molti di quelli, che in quel momento di confusione, stupore e depressione, non domandano il confessore, si confesserebbero se il sacerdote venisse avvertito della prossima esecuzione. Si muore una volta


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sola, e dalla morte buona o cattiva dipende l'eternità. Non parlo di quelli che cadono combattendo, perché in tale circostanza non vi è il confessore, né di quelli che vengono condannati dal Tribunale militare a Sebenico, perché per questi si chiama il confessore. Che i condannati per brevi ore si confesserebbero ne è prova il fatto che dei 12 fucilati a Vodice, 9 si sono confessati e che tutti i sette fucilati ad Eso Grande si sono confessati. In questi due casi il confessore è stato chiamato mentre in generale non si chiama. Eppure i giudici per brevi ore sono cattolici e come tali sanno i doveri del cristiano cattolico prima di morire. Una parola sugli internati. Ho osservato che quando uno fugge nel i bosco, vengono internati i ge'nitori e tutta la rispettiva famiglia e parentela non esclusi i bambini. Eppure la stragrande parte di questi poveri internati non è affatto colpevole della fuga del loro congiunto. Triste è la sorte degli internati a Melàda, quel campo di concentramento è un sepolcro dei viventi, il che viene provato anche dalla relativamente grande mortalità, specie dei bambini e dei vecchi. Ora poi vengono internati i maschi di interi villaggi, tra i quali vi è molta buona gente del tutto innocente. Gli esecutori di questi internamenti sono alle volte senza criterio e senza cuore, come il brigadiere di Murter, il quale non merita il nome di uomo, ma di belva feroce e mostro di crudeltà. Ho osservato che ai superstiti delle famiglie degli internati vengono spesso negate le razioni del vitto strettamente necessario per non morire. Eppure si tratta in generale di donne e di fanciulli innocenti.

A Vodizze il vitto degli internati è di 20 grammi di pane al giorno per persona e nient'altro, e dormono sul cemento. Bene spesso vengono bruciate le case di coloro il cui membro è fuggito. Eppure bene spesso queste famiglie non sono colpevoli, come ho detto. Ciò che è peggio, mentre si brucia le case, il fuoco distrugge anche le case attigue che gli esecutori dell'incendio non intendevano di bruciare. Anche questa sarebbe una ragione per astenersi dagli incendi delle case, che gettano sul lastrico tanti innocenti. Quindi lo stato attuale della repressione è insostenibile sia dal punto di vista cristiano, che da quello umano. Si dirà che tanti meritano questo trattamento, perché essi forniscono i viveri agli imboscati. Anzitutto faccio notare che tutti gli imboscati non sono comunisti. Vi sono tra di essi dei comunisti, vi sono però molti che


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sono scappati per paura di essere incarcerati, bastonati (e in che modo), internati o fucilati per rappresaglia. Molti di quelli che fuggono, lo fanno perché a ciò sono forzati dai comunisti col pugnale alla gola o con minaccia di morte, che i comunisti sanno eseguire; come sarebbero contenti di non dover andarsene sotto l'alternativa di andarsene o di morire! Anche gran parte di quelli che forniscono viveri agli imboscati, lo fanno perché forzati col pugnale alla gola o con minacce di morte come sopra. Moltissimi né fuggirebbero né fornirebbero i viveri agli imboscati se avessero tra di loro a difesa i soldati. Invece vengono bene spesso lasciati senza alcuna difesa contro gli assalti dei ribelli . I ribelli alle volte prendono colla forza possesso di qualche villaggio non difeso dai soldati. Quando i ribelli se ne vanno i soldati uccidono ed arrestano ed internano gli abitanti di quel villaggio che ha già subìto la violenza dei ribelli. Serva per esempio il villaggio di Rasline presso Sebenico, nel quale villaggio la gente non è comunista ed ora la popolazione è raminga o internata ed il villaggio depredato e mezzo distrutto. Sono per noi una grande piaga i «cetnici» assunti in aiuto dalle autorità militari. Infatti i «cetnici» bene spesso scismatici odiano noi cattolici. Grazie a Dio i «cetnici», forse perché in parte cattolici da noi non hanno commesso gli orrori commessi nella diocesi di Sparato ove non hanno risparmiato né sacerdoti né vecchi né le donne né i bambini anche lattanti. Simili stragi, come il bombardamento di Milano e di Genova ed il siluramento della nave nei pressi di Sebenico, con ragione si chiamano barbarie per la strage di tanti innocenti. È stato grande il peccato di Teodosio il Grande, per l'orrenda strage

di Tessalonica (Salonicco) e se non avesse fatto umilmente penitenza, impostagli dà S. Ambrogio, vescovo di Milano, il suo nome sarebbe rimasto in maledizione, com'è rimasta in maledizione la memoria degli Unni, dei Vandali, di Nerone, di Caligola, di Domiziano, di Diocleziano, di Giuliano Apostata e di altri persecutori di innocenti. Infine osservo che in questo orribile stato di cose fra di noi, si sarebbe potuto e dovuto evitare se subito da principio non si fosse cominciato a maltrattare la pacifica popolazione (allora non vi erano imboscati) con le bastonate, l'olio di ricino ed altri metodi, che qui non classifico. Nel mese di luglio 1941, io ho pregato il già Comandante di Sebenico, il signor generale Gherardo Magaldi, di fare m modo che cessi questo modo di procedere contro la popolazione pacifica (neppure allora vi erano imboscati) e gli ho soggiunto che se la popolazione si irrita, non si sa dove si andrà a


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finire. Egli non solo non mi disse una buona parola, ma mi rispose come il re Roboamo, figlio e successore del re Salomone, rispose agli Israeliti, annunciandomi anche molte più estese gravi misure. Io fui facile profeta, perché egli mantenendo la parola datami, ha provocato tutto quello che ora succede. Sono sicuro che l'Ecceilenza Vostra, che ignora molte cose e quelle che conosce le cose dalle relazioni non sempre esatte e imparziali e sempre unilaterali, gradirà che io come Vescovo cattolico, a cui da Dio per mezzo del Papa è affidata la cura pastorale delle anime redente dal sangue di Gesù Cristo, Vi dica la piccola parte della verità, perché per dirVi tutta la verità non basterebbe un volume. Prego Iddio che Vi illumini e diriga i Vostri passi per il bene dell' Anima Vostra e per il bene di queste popola zioni affidate alle Vostre paterne cure; ciò sarà anche ad onore dell'Italia, nazione cattolica e figlia diletta della Chiesa di Gesù Cristo. Con devoti ossequi mi riaffermo dell'Eccellenza Vostra dev.mo dott. Girolamo MlLET A m.p.

Vescovo di Sebenico


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N. 3

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA A li.: I

Zara, 27 novembre 1942-XXI

06664 - Personale

Caro Russo, giorni fa, subito dopo il mio ritorno da Roma, l'uccisione proditoria da parte dei partigiani di un certo numero di marinai che si erano recati nella zona di Capocesto (Sebenico) per riattare una linea telefonica, ha dato luogo nella zona stessa da parte dell'Esercito e della Marina a una ritorsione che ha indubbiamente avuto qualche conseguenza alquanto ..... violenta. Tale ritorsione, alla cui esecuzione io sono stato peraltro completamente estraneo, ha offerto lo spunto al Vescovo di Sebenico per indirizzarmi una lettera alquanto strana, non scevra di allusioni severamente formulate su certi aspetti del trattamento da noi usato ai partigiani o ai loro favoreggiatori. Ho ritenuto necessario fissare alcuni punti ben chiari col Vescovo predetto e gli ho quindi indirizzato una lettera per esaurire una volta per tutte questo argomento con lu1 e per troncare, attraverso il Vescovo, le recriminazioni, i pietismi e i favoreggiamenti che spesso affiorano nel clero locale e che più spesso ancora costituiscono un modo come un altro per mascherare l'avversione di tale clero nei riguardi dell'Italia e la connivenza con i nostri nemici. Ti accludo copia della risposta in questione [vedi documento n. 4], perché siccome non è da escludersi che essa giunga fino a Roma, vorrei che essa fosse .c onosciuta Superiormente, prima che altra fonte si faccia parte diligente per mostrarla, magari senza conoscere completamente tutti i motivi determinanti l'invio della lettera stessa. Ringraziandoti sin d'ora per quanto riterrai opportuno fare in merito, ti invio i miei saluti più cordiali. tuo

BASTIAN IN!

Eccellenza Luigi RUSSO ..r Sottosegretario di Stato Presidenza del Consiglio dei Ministri ROMA


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N. 4

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA Personale-Riservata

Zara, 21 novembre 1942-XXI

ALL'ECCELLENZA MONSIGNORE GIROLAMO MILETA VESCOVO DI .SEBENICO

Ho,preso attenta visione della lettera che mi avete indirizzato in data 17 corrente e oggi pervenutami, relativa all'azione militare del 16 corrente nel territorio di Sebenico. Ignoro le ragioni di ordine militare che hanno indotto l'Autorità operante ad impiegare il mezzo da Voi deplorato sull'abitato di Cavocesto perché non aspetta a me, ma all' Autorità Militare, l'impiego delle armi e delle truppe nelle azioni che intraprende. So però che un giorno o due prima, una ventina di marinai italiani erano stati massacrati dai comunisti nelle immediate vicinanze di Cavocesto e che i loro corpi spogliati di ogni indumento erano stati lasciati sulla strada dagli assassini . Nessuno più di me si addolora del fatto che degli innocenti possano cadere vittime di operazioni svolte contro formazioni di delinquenti, e se questo avviene, non è certo né per volontà delle truppe operanti, né tanto meno per deliberato proposito. È invece deliberato proposito dei comunisti ribelli quello di massacrare soldati isolati e lavoratori pacifici, di terrorizzare col.delitto anche più vile nei villaggi e nelle frazioni quanta più gente è possibile, allo scopo di assicurarsi il massimo numero di favoreggiatori e di alleati nelle loro azioni criminali.

In poco più di due mesi, oltre duecentocinquanta delitti sono stati consumati da bande comuniste sulle persone di uomini, donne e ragazzi innocenti, la maggior parte colpita ed uccisa nel sonno o nel lavoro. Vi sono stati casi in cui famiglie intere sono state massacrate, e più di una volta le madri sono state oltraggiate prima della morte, alla presenza stessa dei figli, dinanzi al marito ucciso. Poiché la coscienza si ribella dinanzi a simili efferatezze che solo elementi «senza Dio» e senza umanità possono commettere, non sono pochi coloro che hanno domandato al Governo di combattere contro le belve che


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compiono tali gesta. Dopo una scelta oltremodo accurata, sono state costituite con tali volontari delle squadre anticomuniste le quali concorrono, con le Camicie Nere ed i reparti dell'Esercito, all'azione di epurazione, nella più stretta disciplina, nel pieno rispetto della proprietà individuale, della religione e dello spirito dei buoni cittadini. Per tali ragioni, queste squadre anticomuniste della Dalmazia italiana, siano esse composte interamente di cattolici o di ortodossi, non hanno mai commesso - come Voi avete rilevato - né delitti, né scempi. Esse non hanno nulla in comune con i 'cetnici' a cui Voi avete fatto riferimento. Esse, costituite da cittadini dalmati, servono la causa della pace nella Dalmazia Italiana. La loro partecipazione alle operazioni è molto significativa e dovrebbe essere di esempio a coloro, se esistono, che come Voi affermate si sarebbero dati alla macchia non per istinto brigantesco, ma soltanto per paura di venir arrestati (perché se niente hanno commesso?), o di essere costretti a bere del]' olio di ricino. Se costoro realmente esistono ed i Vostri Sacerdoti li conoscono, mi chiedo per quale ragione nessuna azione è stata svolta mai presso di loro dai Ministri del Signore per ricondurli tranquilli alle loro case, segnalandoli anzi ali' Autorità perché venissero aiutati a riprendere le loro occupazioni. La paura di venire arrestati e bastonati non può esistere che in coloro che si sentono colpevoli di qualche cosa, e quanto alla beffa dell'olio di ricino, che tanta paura ispirerebbe a costoro, debbo far rilevare che soltanto una volta o due essa è stata fatta nella sola Sebenico a comunisti ben noti come tali ed in nessuna altra località mentre la criminalità comunista anche ieri manifestatasi proprio fuori la porta del Vostro Seminario, non è mai cessata né in Sebenico né in tutto il suo distretto. Sarà d'altra parte ben noto a Vostra Eccellenza che nel giugno scorso con mia ordinanza, io detti più di due settimane di tempo a tutti coloro che avevano abbandonato la casa di rientrarvi, assicurando loro piena impunità se riconosciuti immuni da delitti . Coloro che si fossero allontanati soltanto per paura dell'olio di ricino o di un ipotetico arresto, avrebbero potuto rientrare, e taluni rientrarono e sono tranquilli nelle loro case, ma non mi :isulta che i Parroci abbiano incoraggiati in tal senso quelli di loro conoscenza che sono ancora alla macchia. Vostra Eccellenza sembra, il che è contrario alla verità, attribuire la situazione-attuale di Sebenico alla beffa dell'olio di ricino, da me fatta cessare del resto non appena venuta-a mia conoscenza, compiuta una volta o due nel 1941 su elementi comunisti locali, ed ignora invece tutti i delitti consumati nella stessa Sebenico nel 1941 e nell'anno in corso, contro la


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forza· pubblica, contro marinai isolati, contro pattuglie di soldati, contro cittadini inermi e sembra ignorare altresì l'esistenza di un'organizzazione partigiana armata che, se non è nata a Sebenico, ha però massimamente in Sebenico i suoi seguaci, i suoi dinamitardi. Nei confronti di una tale organizzazione né Vostra Eccellenza, né il suo Clero ha mai creduto di poter svolgere un'azione qualunque per ricondurre i numerosi traviati alla legge di Dio che è anche quella dello Stato tanto è vero che, proprio nel distretto di Sebenico, dove da oltre un anno nessuno aveva più dato da bere olio di ricino ai numerosi comunisti locali, il numero dei partigiani alla macchia è aumentato, nonostante le cure del Governo per la città e per i suoi abitanti e per le frazioni, nonostante le istituzioni create a beneficio • dell'infanzia e degli operai, delle madri e dei malati, fino nei più piccoli centri, dove spesso anche richiesti dai Sacerdoti si è stati generosi verso i castigati e verso i bisognosi, e dove si è fatto sempre quanto si è potuto per il bene del popolo, senza discriminare i meritevoli dai criminali che vi erano in mezzo. Faccio notare a Vostra Eccellenza che proprio a Cavocesto, a domanda di quel parroco, io avevo fatto rientrare un certo numero di persone che erano state precedentemente internate a ragione della loro attività contraria alle leggi . Il risultato di un tale generoso gesto, è stato il massacro dei marinai italiani. Vostra Eccellenza, è molto male informata sia sull'azione di bene che viene svolta dalle Autorità e della quale tacete nella Vostra lettera, sia su quella punitiva a cui esse sono talvolta costrette, il che mi conferma una volta di più del sentimento ostile del Vostro Clero nei confronti dello Stato italiano, sentimento col quale, come si induce Vostra Eccellenza ad affermazioni non esatte, così si influisce sul popolo in senso negativo che conduce il popolo a sempre più pericolose deviazioni. Vostra Eccellenza può esser certa che nessuno più di me si preoccupa in ogni occasione di agire secondo quella legge umana e civile di cui si onora da secoli il mio Paese e di cui in Dalmazia da almeno venti anni si è perduto il segno ed il ricordo finanche talora nei conventi. Mai nessun arbitrio di cui si venga a conoscenza viene lasciato passare. Non vi è un solo incarcerato od un solo internato che non abbia con prove indubbie meritato il suo castigo. I giovani al disotto dei vent'anni traviati dal comunismo non sono stati condannati, ma inviati in case di rieducazione della Penisola. Nessuna donna subì la pena capitale. I giustiziati furono regolarmente processati e sono in tutta la Dalmazia 46 su 1068 giudicati e dinanzi a questi 46 stanno 214 denuncie non passate al Magistrato, con un totale di oltre


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450 imputati che hanno beneficiato senza processo della generosissima romana equitas. Ai giustiziati non è mai stata fatta mancare l'assistenza religiosa anche quando dinanzi alla morte sputarono sul crocefisso. Altra cosa è, evidentemente, quando l'Autorità militare procede nel corso di operazioni alla esecuzione di banditi scovati con le armi nei propri nascondigli. Vostra Eccellenza ha accolto con sorprendente facilità l'informazione tendenziosa che ii Campo di Melàda sia 'un sepolcro di viventi' ed io. respingo indignato una tale insinuazione con la quale solo chi odia per partito preso gli italiani può immaginarli nella sua mente carica di livore simile a gente di razza inferiore e di bassa civiltà. Il campo di Melàda, fin dal primo giorno che fu istituito, ha un perfettissimo servizio medico con infermeria, un servizio scolastico coi;i maestri dei due sessi ed un servizio religioso a cui attende un Cappellano. Le partorienti sono inviate all'Ospedale di Zara, dove anche i malati vi vengono trasferiti se abbisognano di cure continuative. Su oltre 2.400 individui passati per quel campo, i morti dal mese di luglio al mese di ottobre sono stati in tutto 35 (16 maschi e 19 femmine), con una media non superiore di molto a quella normale della città di Spalato o di Sebenico ed inferiore di molto a quella di certe località della Dalmazia, dove la tubercolosi e la malaria uccidono in una settimana più persone di quante ne furono giustiziate in un anno dal Tribunale Speciale della Dalmazia. Voi vedete, Eccellenza, come la Vostra buona fede viene sorpresa dai Vostri informatori i quali osano anche riferirVi che a Vodizze sarebbero stati distribuiti soltanto 20 grammi di pane al giorno a quel gruppo di fermati che vi si trovano provvisoriamente in attesa di riconoscimento e di accertamenti. I vostri informatori, Eccellenza, non Vi hanno mai detto invece quanti sussidi in viveri ed in denaro vengono dal Governo distribuiti ai familiari dei detenuti, quanti bambini abbandonati dai loro sventurati genitori vengono a cura del Governo avviati in collegi italiani, quale assistenza viene prodigata alle donne ed ai bambini, nelle case, nelle scuole e negli ospedali, né Vi hanno detto che quotidianamente vecchi, donne, bambini ed anche giovani vengono liberati dall'internamento. Eppure i Vostri Sacerdoti tutto questo non dovrebbero ignorare perché sono essi stessi che hanno spesso richiesto a me gesti generosi che sono stati sempre compiuti, quando sollecitati dai Parroci. Essi dunque non li ignorano anche se ignorano che loro dovere sarebbe di aiutare le Autorità a sceverare dappertutto i buoni dai cattivi, ad offrire garanzie reali sull'attività dei loro parrocchiani, ad im-


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piegare ogni mezzo per rassicurare i timorosi e ricondurre al villaggio i mancanti non macchiati da assassinii, se ve ne sono, a distogliere dai loro propositi quei criminali che essi conoscono, perché nascosti nei paesi usano quelle armi che si ritrovano spesso entro le case di molti troppo leggermente definiti «buoni cattolici». Vadano i Sacerdoti, se hanno la coscienza tranquilla, dalle Autorità Centrali, espongano con cuore di Ministri di Dio le situazioni locali, agiscano con coraggio e volontà per ricondurre la serenità negli animi e troveranno comprensione ed aiuto, ma fino a quando si limiteranno invece a far pervenire a Vostra Eccellenza informazioni tendenziose e false, sarà molto diffidi~ che essi possano godere la fiducia delle Autorità e fino a quando si faranno sorprendere a rifornire di viveri i partigiani come ba fatto il parroco di Pacostane o getteranno la tonaca per unirsi ai 'senza Dio' di Lenin come ha fatto il parroco di Rava, le Autorità italiane e cattoliche della Dalmazia saranno costrette a pensare che la carità del Signore non è nei loro cuori, ma che un livore atavico mal dissimulato e pronto ad esplodere contro l'Italia, occupa gli animi loro, livore che li spinge ad ingannare il Vescovo, a tradire il Vangelo e ad operare contro la legge. Come italiano li compiango, come cattolico ho pietà di loro. Nell'adempimento del mio dovere la mia coscienza, che è il mio primo giudice, è perfettamente serena ed io Vi ringrazio delle preghiere che Voi offrite a Dio affinché tale rimanga in ogni momento. Perché il bene trionfasse sul male anche la Chiesa di cui siamo figli ha dovuto impiegare sovente il fuoco purificatore_ Fu una triste necessità alla quale dobbiamo integrità e la potenza della nostra fede cattolica romana. Io voglio credere che la Vostra parola questo richiami alla memoria dei Vostri Sacerdoti e del popolo, specie di quello cittadino di Sebenico che ne ha particolare bisogno. Con i sensi della mia più alta considerazione . Gi useppe BASTIAN INI


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DOCUMENTO

N. 5

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA Personale

Zara, 23 no·vembre 1942-XXJ

Carissimo Spigo, è capitato oggi che nell'isola di Ugliano dirimpetto a Zara i partigiani hanno fatto la prima loro comparsa. Il fatto è gravissimo per molte ragioni, anche se militarmente non è di grande rilievo. Se la Marina non ha mezzi per sorvegliare di notte i canali è indispensaibile sorvegliare strettamente a terra le isole. Siamo al solito punto cruciale che non ci sono truppe . Così più io mi affanno ad ottenere truppe per la Dalmazia e meno truppe ci sono e più i partigiani guadagnano in prestigio ed in azioni. È chiaro che se la minaccia della Dalmazia fosse solo dall'interno io non troverei niente da dire che le truppe qui inviate venissero impiegate oltre frontiera, ma se all'interno il pericolo è di ogni giorno, di ogni ora e in ogni luogo ed è per far fronte a questo pericolo che io le ho chieste ed a fatica ottenute, non posso tacere con te la mia preoccupazione. La Provincia di Zara, la maggiore, la più colpita dai partigiani sia in terraferma che nelle isole deve aver sempre una Divisione nominale senza soldati. La Divisione Celere non è ancora arrivata e già si travasa fuori del territorio annesso; erano annunciati dei carri protetti che qui occorrono più del pane e so che dovranno invece venire [inviati] a Spalato appena arriveranno. In questo momento io temo, caro Spigo, che non riusciamo a dare una lezione soda ai partigiani, mentre sono convinto che se impiegassimo tutti i nostri mezzi migliori, ma tutti, prima in un punto solo (prov. di Zara) e poi tutti in un altro (Dernis-Tenin) e poi ancora tutti in un altro (Traù-Dernis) ecc. si raggiungerebbe all'interno, con favorevoli ripercussioni immediate oltre frontiera, quel risultato che ne desideriamo. Scusami, caro Spigo. Io non voglio interferire sulle tue direttive. Non ne ho la capacità e non mi spetta, ma ti ho assicurato che francamente ti avrei detto sempre il mio pensiero e questo ho voluto fare . Qui non si può più andare avanti così assediati per mare e per terra. Spezzare il cerchio è indispensabile prima che i partigiani realizzino i loro piani di far scoppiare all'improvvi'so in tutto il territorio annesso dei conflitti in ogni località dove già [si] stanno piazzando, in connessione con un attacco in massa da oltre frontiera. Questo essi vogliono fare entro la pri-


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ma quindicina di dicembre e quando saranno diventati padroni di e 1 trentina di localitĂ all'interno, sarĂ molto facilitato il compito degli attaccanti dall'esterno. E per impedire questo che io ho chiesto truppe e mezzi. Credimi, con tutta cordialitĂ Giuseppe BASTIANINI


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DOCUMENTO

N. 6

COMANDO XVIII CORPO D'ARMATA UFFICIO OPERAZIONI

P.M. 118, 29 novembre 1942-XXI

N. 13385/0p.

AL COMANDANTE df. 'ZARA' P.M. 141 AL COMANDANTE df. 'BERGAMO' P.M.

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P.M.

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AL COMANDANTE df. 'SASSARI' AL COMANDANTE df. 'l • DIV. CELERE' P.M. 118 e per conoscenza: AL COMANDANTE ARTIGLIERIA DEL XVIII C.A.

SEDE AL COMANDANTE DEL GENIO DEL XVIII C.A. SEDE OGGETTO:

Nuovo schieramento del Corpo d'Armata.

A seguito e conferma di quanto comunicato verbalmente nella riunione del 25 corrente. I) Il Corpo d'Armata cede ai croati i presidi di Grafac, Verlika, Signa, Imotski e Makarska. 2) Linea tenuta dal C.A.: v. schizzo ali. n. l. Comprende: Dalmazia annessa; qualche posizione avanzata (Knin, Orni~, pendici nord Kozjak, Clissa); qualche posizione isolata: Almissa e, per ora, Zadvarije. 3) In conseguenza il C.A. assumerà un nuovo schieramento. Esso sarà costituito da:

r

Settore Df. 'Zara' - corrisponde alla provincia di Zara sino alla linea: Pirovazzo, Lisane, fiume Cikola (località escluse);


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Settore I O Divisione Celere 'Eugenio di Savoia' - corrisponde al territorio della provincia di Zara, delimitato dalla Linea: Pirovazzo - Lisane - Cikola - Perkovié - limite provincia Zara da Perkovié a Rogosnica. Settore Df. 'Bergamo' - corrisponde al territorio della provincia di Spalato e al territorio della 2a zona, delimitato dalla linea: Padjene (esclusa) - Knin - Drnis - Clissa - confine politico. 4) Forze dislocate nei settori: a) ,Df. 'Zara'

battaglioni organici (meno btg. 'Zara' da cedere alla Df. 'Bergamo') battaglioni squadristi ' Milano', 'Vespri', 'Tevere' I O battaglione complementi granatieri 211 ° battaglione T.M. CC.RR. R . G . Finanza attualmente in posto M.V.A.C. artiglierie: organiche in difesa co~ tiera

!

b) J O Divisione Celere: 2 reggimenti di cavalleria

battaglione squadristi 'Toscano CC.RR. attualmente in posto R. G. Finanza M.V.A.C, artiglierie: fa btr. da 75/27 già a Murvice (Brazza). La I a Di-

visione Celere cederà alla Df. 'Bergamo' , n. 4 cannoni da 47/32 per Knin e Drnis . c)

DJ. 'Bergamo' 8 battaglioni organici 3 btg. bersaglieri (11 ° rgt. bers. e btg. ' Zara') 229° btg. T .M. X btg. presidiario XII btg. presidiario CC.RR. attualmente in posto R.G. Finanza M.V.A.C. artiglierie: organiche più la btr. da 75/27 già a Debeli.

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d) Carri armati:

I/31 ° btg. è destinato al V C.A. meno la 4a cp. che dovrà essere avviata all'XI C.A. I reparti del 1/31 °, distaccati presso le Divisioni, saranno sostituiti dai reparti del gruppo squadroni 'San Giusto' conformemente all'ali. n. 2. e) Riserva d'Armata: (recte: di Corpo d'Armata) 4 ° regt. bersaglieri. Per ora a Spalato a disposizione di questo Comando. f)

Presidi: v. all. n. 1 La dislocazione è a blocchi di battaglione. Qualora necessario, potranno essere costituiti distaccamenti in altre località a giudizio dei comandi competenti' per territorio.

5) Zone di sorveglianza. Hanno lo scopo di costituire un antemurale alla zona di occupazione. a) zona compresa tra limite V C.A. - ferrovia Lovinac (escluso) Padjene - solco dello Zrmanja. È affidata alla Df. 'Zara'. b) zona compresa tra il margine della zona d'occupazione della 'Bergamo' e la linea: Strmica - Vrlika - Signo - Imotski. È affidata alla Df. 'Bergamo'. Le zone di sorveglianza saranno presidiate da reparti M.V.A.C. croati , rinforzati, se necessario, da nostri elementi. La Df. 'Bergamo', con parere della Df. 'Sassari', e Df. 'Zara' esaminino se convenga istituire piccoli presìdi, per inquadrare le M. V .A.C. rispettivamente a Strmica e a Krupa. Tanto le truppe croate, quanto le formazioni M.V.A.C. dislocate o da dislocare in 2 a zona saranno agli ordini delle divisioni competenti per territorio (eccezione fatta per i btg. 'ustascia' già dislocati a Livno e Tomislavgrad, che agiranno alle dipendenze delle autorità croate). Alle truppe croate e formazioni M.V.A.C., qualora subentrino tempestivamente e regolarmente, dovranno essere ceduti gli apprestamenti difensivi con i relativi piani di difesa ed eventualmente, ove ne venga ravvisata la convenienza, determinati tratti di linee telefoniche (senza gli apparati) e baraccamenti per alloggiamenti.


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Nei confronti delle formazioni M. V.A.e. occorre ad ogni costo evitare che esse si ritengano abbandonate al loro destino e con ciò, forzatamente costrette, prima o poi, a soggiacere alla pressione dei ribelli, oppure, a fare causa comune con loro. Per impedire che si giunga a ciò, è indispensabile: - o indurle a seguirci, eventualmente con le famiglie e con quanto possono portare al seguito, e dare successivamente loro modo di sistemarsi convenientemente nel territorio da noi presidiato (movimenti e sistemazioni da noi organizzati e controllati); - o lasciarle a presidio di territori posti ai margini della nostra occu• pazione (zone di sorveglianza), mettendole quindi in grado di essere sostenute dalle nostre armi. 6) Concetto operativo: tenere i presìdi con poche forze, appoggiate a robuste opere; battere incessantemente con le rimanenti forze mobili le zone di sorveglianza, per impedire la formazione di forti nuclei ribelli, e il territorio di occupazione per rendere impossibile la vita dei piccoli nuclei tuttora esistenti. 7) I movimenti per passare dall'attuale al nuovo schieramento, e quelli di cui all'ali. n. 2, saranno attuati progressivamente per quanto possibile prima dell'inoltrarsi de/l'inverno. Il rientro dei presidi di Makarska, Imotski, Verlika, dovranno poter avere inizio dal I O dicembre in poi, in data che mi riservo di autorizzare. Per la Df. 'Sassari', confermo gli ordini già impartiti in merito. Le truppe, attualmente dislocate tra Knin e Gracac, a protezione della ferrovia, assumeranno il nuovo schieramento secondo gli ordini che mi riservo impartire. 8) La responsabilità dei settori resta ai Comandanti cedenti fino alle ore zero del giorno della partenza dei comandanti stessi. Faccio obbligo ai detti Comandanti di mettere al corrente quelli subentranti circa: situazione politico-militare generale e locale; situazioni lavori (difensivi, alloggiamenti, etc.); piani di difesa;


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rapporti con autorità politiche; limitazioni impiego reparti CC.RR., R.G. Finanza, squadristi, M.V.A.C .. Le consegne dovranno essere scritte, e la cessione di comando dovrà risultare da apposito verbale. 9) Per quanto ha tratto ai materiali e in particolare alle scorte accumulate nei presìdi e alle baracche, viga il criterio di recuperare tutto il recuperabile, cedendo alle truppe croate o alla M.V.A. C . il rimanente (v. n. 5 - lettera b). Dove è possibile, gli sgomberi debbono avere immediato inizio. 10) Protezione delle ferrovie:

a) Limitata ai tronchi: Spalato-Knin; Spalato-Clissa: affidata alla D f. ' Bergamo' forze: 228° btg. T.M. e 2 raggruppamenti appiedati di cavalleria (meno gli elementi in posto nel tratto Perkovié-Sebenico); Perkovié-Sebenico: affidata alla I a Divisione Celere forze: quelle attualmente in posto. b) Scorte per i convogli: Spalato-Knin Spalato-Sebenico Spalato-C lissa a cura della Df. 'Bergamo' con i reparti addetti alla protezione delle ferrovie, come finora praticato. c) Dipendenza reparti addetti alJa protezione delle ferrovie: dal Comando Df. 'Bergamo' (meno i reparti dislocati nel tratto Perkovié-Sebenico, che dipenderanno dalla I a Divisione Celere). d) Passano a disposizione: " VI C.A. : 220° btg. T.M. (sarà sostituito in posto dal 228° btg. T.M.)


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Df. 'Zara': Comando 157° rgt. T .M. (per difesa costiera) 211 ° btg . T.M. (per difesa costiera) Df. 'Bergamo': 229° btg. T.M. (per difesa costiera) 11) Difesa costiera:

La costa di giurisdizione del Corpo d'Armata è ripartita in tre settori divisionali. Le divisioni hanno il comando diretto di tutte le forze dislocate nei settori costieri. a) Df. 'Zara' : • tratto tra l'isola dell'Asinello (UO-EZ) e Pirovazzo (OL-CQ) escluso, isole zaratine. forze: l comando isole: - comando 157° rgt. T.M. - sede: Oltre; 211 ° btg. T.M. - I btg. granatieri complementi (tempora-

neamente) - artiglieria - CC.RR. e R.G . Finanza (attualmente in posto) b) 1• Divisione Celere: tratto tra Pirovazzo e Rogosnica; isole sebenzane forze: - reparti fanteria e artiglieria - CC.RR. e R.G. Finanza (attualmente in posto) e) Df. 'Bergamo': tratto tra Rogosnica (esclusa) e limite VI C.A., isole: Zirona Grande e Piccola, Bua, Solta, Lissa, Brazza e Lèsina. forze: 1 comando isole: comando 159° rgt. costiero sede: San Pietro della Brazza X btg. presidiario alpino 229° btg. T.M. 338° cp. presidiaria artiglieria CC.RR. e R.G. Finanza (attualmente in posto) Le artiglierie in posizione costiera sono, per l'impiego, alle dipendenze dei comandi di settore. Nulla di variato circa la dipendenza disciplinare e di addestramento per le artiglierie del 60° raggruppamento di artiglieria da posizione.


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Il Comando XVII brigata costiera si trasferirà a Spalato a disposizione della Df. 'Bergamo', assumendo il Comando Settore di Spalato. 13) Sistemazione reparti: a) in seconda zona: non costruire baracche, ma sgombrare, a seconda delle necessità, tutto un paese o la parte tatticamente migliore; insediarvi le truppe e rafforzare le case e il loro perimetro complessivo, secondo i criteri fissati dalla circolare 3 C. b) in territorio annesso: seguire lo stesso criterio, previa intesa con l'autorità politica italiana; in caso di difficoltà, prospettare subito a questo Comando per la risoluzione della questione. 13) Lavori : è necessario: a) sospendere tutti i lavori in corso nei presìdi che si cedono ai croati, e lungo la ferrovia oltre Knin e Clissa, ricuperando i materiali non impiegati. b) rendere forte la linea dello Zrmanja ove ha notevole importanza il presidio delle miniere di Ervenico. All'uopo dovranno essere costruiti dei ridotti secondo un piano che la Df. 'Zara' elaborerà con tutta urgenza e presenterà a questo Comando per l'approvazione; c) completare la sistemazione difensiva di Knin, ed esaminare la necessità di occupazioni marginali robuste, che colleghino con lo Zermanja e verso sud con Drnis; d) completare Drnis, dove ha moltissima importanza il presidio delle miniere di carbone; c) sistemare i reparti a nord del monte Kozjak e costruire fortini sui passaggi, attraverso detto monte, verso i Castelli. Tale sistemazione ha carattere urgente. 14) In relazione a quanto sopra, mi sia comunicato con tutta urgenza: a) le località o zone da far presidiare dalle M.V.A.C. (nella zona di sorveglianza e nell'interno del territorio da noi occupato); b) lo schieramento definitivo che, a spostamenti avvenuti, assumeranno le rispettive G.U. ,... IL GENERALE COMANDANTE Umberto'SPIGO


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N. 7

COMANDO DIVISIONE DI FANTERIA 'SASSARI' UFF. COLLEGAMENTO M.V.A.C.

Prot. n. 279/M.V.A.C.

P.M. 86, 16 novembre 1942-XXI

AL COMANDO DEL XVIII CORPO D'ARMATA Ufficio In formazioni P.M. 118 OGGETTO:

Azioni della M.V.A.C.

I) li memoriale del Cap. Catanié [recte : Katanié] risolleva un'altra volta tutto il problema della M .V.A .C., per il quale questo Comando ha più volte interessato codesto Comando. 2) Premetto che anche nell'attuale periodo di risveglio dell'aggressività partigiana la M.V.A.C. è stata utilizzata, ma ciò è stato possibile soltanto dopo che, sostenuti i primi colpi portati dai partigiani in periodo di crisi di forza e ricevuti i rinforzi avviati da codesto Comando, si è potuta ristabilire una posizione di sicurezza che permettesse alle operazioni da affidare alla M.V.A.C. quell'appoggio di cui di massima essa ha bisogno per concludere qualche cosa di concreto. Così il 12 corr., mentre alcune compagnie italiane operavano per la padronanza del Veljuv, venne concretata un'azione concentrica della M .V.A.C . verso la regione di Suho Polje (TI-DN) con Io scopo sia di appoggiare l'azione condotta dalle nostre compagnie e sia di disturbare il concentramento in quella regione di una colonna partigiana tendente a molestare le comunicazioni di Tenìn con Strmica. Alla azione dovevano concorrere I 500 armati di tutte le locali formazioni M . V.A. C., salvoché alcuni non intervennero o intervennero in ritardo per i soliti difetti di organizzazione interna e l'operazione, se pure valse a proteggere il fianco dell'azione del Veljuv, riuscì incompleta. Così accade in genere per tutte le operazioni che la M. V.A.C. concepisce in stile troppo vasto. Nella giornata di oggi 16 novembre la formazione di Kosovo prende parte ad una operazione di perlustrazione nella tormentata zona di OrliéMarkovac con un nostro battaglione e una nostra batteria. Domani altrettanto verso Polaca.


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È altresì previsto l'impiego di formazioni M.V.A.C. nell'avvicinamento di imminente esecuzione che le forze della 'Sassari' eseguiranno per raggiungere le posizioni donde proteggere lo sgombero di Bos. Grahovo.

In compenso alla attività operativa che questo Comando sta svolgendo per far sentire la propria preseaza nel territorio ed abbassare la cresta dei partigiani anche la M.V.A.C. è chiamata a partecipare secondo i desideri del Cap. Catanié e tenendo conto delle sue possibilità e capacità. 3) Le operazioni che il Catanié propone, l'una in direzione del Dinara e la seconda in direzione di Bruvno-Mazin, rientrano tra quelle in stile troppo vasto cui accennavo dianzi, tanto più se concepite in contemporaneità. La M.V.A.C. da sola non è in grado di affrontarle, né questo Comando, impegnato nella principale azione affidatagli, è in grado di distogliere forze per appoggiarle. , NeJJe proposte del Catanié l'idea veramente buona è quella di prendere la iniziativa per evitare l'insediarsi nel territorio circostante a Tenìn dell'organizzazione partigiana. Ciò peraltro si potrà fare soltanto ad azione principale effettuata in relazione alle forze di cui questo Comando potrà disporre. Alle conseguenti operazioni potranno prendere pirte con utilità anche le formazioni della M.V.A.C .. Su questo argomento mi riservo di trattare con codesto Comando in altro mio memoriale. 4) Non bisogna nascondersi che la M. V .A.C. attraversa nelle attuali circostanze la crisi di coscienza che le insistenti proposte di questo Comando tentavano di eludere. Ne sono sintomi il memoriale stesso del Catanié, le angosciose richieste di aiuti nostri di vestiario, di tende, di scarpe, di armi automatiche, di munizioni che quotidianamente pervengono agli .organi di collegamento di questo Comando e dei presidi dipendenti, la prospettata eventualità che ad un certo momento entri nella loro convenienza la dedizione ai partigiani. I quali partigiani sfruttano abilmente un tale stato d'animo e, istigati da Londra e da Mosca, tendono a riunire contro un nemico solo, l'italiano, tutti i locali elementi che fino ad ora erano in lotta fra di loro. Questo Comando non può né deve giudicare le ragioni per cui la M. V.A.C. locale non è stata aiutata come sarebbe stato desiderabile dal punto di vista militare e come sembra che in altre zone sia stato fatto. A sentire i capi, la M.V.A.C. del Mbntenegro sarebbe stata organizzata in veri e propri battaglioni con molte armi automatiche, mortai e persino artiglieria. Analogamente la M. V.A.C. dell'Erzegovina. Nel territorio del-


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la 'Sassari' non solo le armi automatiche e gli indumenti sono stati assegnati in misura minima e i mortai in misura nulla, ma si è in continua sofferenza di munizioni per fucili, di guisa che questo Comando ad ogni richiesta di rifornimento per truppe che effettivamente hanno combattuto, si trova nel pericolo di re~tare privo di munizioni per l'incertezza e l'insufficienza dei successivi arrivi. L'incertezza che indubbiamente si è verificata da sei mesi a questa parte se aiutare o no la M. V .A.C. e che si è tradotta in mezze concessioni, spesso è stata interpretata dai capi come mancanza alle promesse o almeno alle suscitate speranze, comunque è stata risentita come mancanza di fiducia. Qualora le attuali pressioni ed invadenza dei partigiani esercitate nella zona non possano essere stroncate con una nostra continua attività aggressiva, non potrà fare meraviglia se questi cetnici che si sono visti bruciare le case, che non ricevono di che ripararsi dal freddo, che si vedono lesinare le armi, preferiranno gettarsi fra i partigiani nella speranza, anche effimera, di godere di una certa tranquillità. 5) Per evitare tale aumento del numero dei nostri nemici il rimedio, che questo Comando ignora se sia possibile attuare e al quale non intende dare altro aspetto che non sia quello strettamente militare, è di accrescere la nostra scarsa forza utilizzando questo elemento di non disprezzabile valore. Ma l'utilizzarlo significa fornire indumenti, armi automatiche e munizioni nella misura ormai nota a codesto Comando. IL GENERALE COMANDANTE Paolo BERARDI


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DOCUMENTO

N. 8

COMANDO SUPERIORE DELLE FORZE ARMATE SLOVENIA-DALMAZIA Ufficio Informazioni

P .M. 10, 5 dicembre 1942-XXI

AL COMANDO SUPREMO P.M.21

OGGETTO:

Cetnici.

Nel corso di un colloquio avuto con lo Jevdjevié, per regolare alcune questioni relative alle formazioni 'cetniche' ai nostri ordini, egli ha detto: 1) Il movimento 'cetnico' è decisamente antipartigiano, e rimarrà tale, perché la Serbia in senso lato (governo jugoslavo di Londra - governo Nedié - popolazione della Serbia attuale - popolazione ortodossa della Croazia, ecc.) è assolutamente anticomunista. 2) Sono i governi 'alleati', segnatamente quello britannico, che - per aumentare al massimo le difficoltà dell'Asse in Balcania - spingono tutti i movimenti insurrezionali balcanici a fondersi in uno solo, che dovrebbe avere come nerbo la massa attuale maggiore (partigiani), e come etichetta quella jugoslava. 3) Il governo jugoslavo di Londra non è ospite, bensì 'prigioniero' dei governi 'alleati' . È costretto perciò a parlare di un movimento insurrezionale jugoslavo (senza fare distinzioni, ossia senza parlare né di partigiani né di cetnici) ed a strombazzare il programma della ricostituzione della Jugoslavia. Ma il Re Pietro ed il suo governo (ad esclusione dei ministri di razza croata, che non contano, e saranno fatti fuori a l momento opportuno) non pensano più alla Jugoslavia, ma bensì ad una futura Grande Serbia. Le istruzioni date al Orafa Mihajlovié sono in tal senso. ed escludono la collusione con i comunisti. 4) In estate il governo britannico ha inviato presso il Mihajlovié, a mezzo di aerei e paracadute 9 ufficiali j_nglesi, tra cui qualcuno di S.M . . Costoro hanno espresso la più alta meraviglia constatando che i 'cetnici' non erano in lotta coi tedeschi e coi croati (salvo eccezioni), e non


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cooperavano coi comunisti, non solo, ma in molti casi, specie nei territori di pertinenza italiana, li combattevano aspramente. Due mesi fa, dopo vani tentativi per indurre il Mihajlovié ad unirsi ai partigiani, 5 di detti ufficiali .lo hanno abbandonato e si sono portati al comando generale dei partigiani (noto 'Tito') presso il quale tuttora si trovano. Gli altri 4 sono rimasti presso il Mihajlovié (sui confini tra Montenegro e Serbia), come ·semplici osservatori. 5) I cetnici di Mihajlovié, ed aderenti, come già detto più volte, mantengono - col consenso, dice lo Jevdjevié, del Re - un atteggiamento • diverso da zona a zona, adattandosi alla situazione di ogni singola regione ed ai desideri o concezioni dei 'padroni' attuali di essa. Questa condotta, che porta anche a situazioni paradossali (si combattono i croati in A, salvo a cooperare con essi in B, a cinquanta chilometri da.A), mira, come pure detto, ad avere in mano una forza armata al momento dell'epilogo del conflitto, sia che questo consacri la vittoria dell'Asse, sia che consacri la vittoria degli 'alleati'. Nel primo caso - pensano i Serbi - i 'cetnici' avranno preservato il loro paese dal bolscevismo, e si saranno acquistati dei meriti presso l'Asse, che sarà benigno verso una Serbia minore. Nel secondo, si sarà ugualmente raggiunto il primo scopo di cui sopra, e ci si potrà ulteriormente opporre al dilagare del comunismo, e si costituirà una Serbia Maggiore. Frattanto i nemici sono due: comunisti ed ustascia. Cogli altri: Italiani, Tedeschi e Croati (esclusi gli ustascia) si può e si deve cercare e mantenere un 'modus vivendi' favorevole agli scopi finali. 6) In quest'ordine di idee, lo Jevdjevié ha fatto una curiosa proposta, in gran segreto. «Consideriamo - egli dice - anche il caso che l'Asse perde la guerra. In tale eventualità lo Stato croato crollerebbe, i Tedeschi lo evacuerebbero, o sarebbero scaccia'ti, e Serbia e Croazia sarebbero in subbuglio, non essendo le forze 'cetniche' abbastanza sviluppate per mantenervi l'ordine da sole. Dovrebbero pertanto rimanere sul posto, come truppe d'occupazione le truppe italiane (in Bosnia, Erzegovina e litorale). Esse non sarebbero molestate affatto dalle formazioni 'cetniche', e dalle popolazioni, e l'ordine sarebbe mantenuto con facilità, collettivamente. Sono sicuro, anzi, che nessuno si opporrebbe poi, in seguito, a lasciare all'Italia la Dalmazia e qualche altra zona adiacente, non serba.


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Vorrei scambiare idee in proposito con qualche personalità politica italiana a Roma». Ho risposto che - a parte il fatto che nulla ci induce a prendere in considerazione la eventualità di un epilogo sfavorevole ali' Asse - questo Comando non si occupa di questioni politiche. Lo Jevdjevié chiese allora con chi potesse mettersi in rapporto, al che soggiunsi che ci avrei pensato. 7) Infine lo Jevdjevié ha dato le seguenti informazioni sul comando centrale dei partigiani: il 'Tito' è il comandante in capo, per tutta la ex-Jugoslavia. È un

croato, di cognome ignoto, che ha vissuto otto anni a Mosca, frequentandovi un lungo corso di 'agitatore' per la Balcania. È rientrato in Jugoslavia tre anni fa;

i comunicati giornalieri emessi dal comando di Tito, sono trasmessi con una stazione radio di scarsa potenza ad una stazione russa assai più forte, che li ritrasmette; detti comunicati contengono notizie fresche sugli avvenimenti della regione in cui risiede il comando, notizie vecchie sugli avvenimenti delle zone adiacenti, e non parlano mai dei fatti avvenuti più lontano. Questa particolarità dipende solo dal fatto e.be i comandi partigiani non dispongno di mezzi di collegamento, e non da indipendenza di singole formazioni; il comando 'Tito' ha contatti stretti con funzionari ed ufficiali croati, compresi alcuni ustasci. IL GENERALE Comandante designato d'Armata (MARIO ROATTA)


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N. 9

Al Ministero degli affari esteri Gabinetto - A.P. OGGETTO:

Pensiero di Mihajlovié.

Un mio fiduciario che aveva avuto istruzioni di sondare come cosa sua le intenzioni di Mihajlovié ha potuto prendere contatto in regione 'Roca', {forse: R~ka] in un punto fra questa località e il fiume Jablanica (a sud-est di Korsumlja), col maggiore Giurié {Djurié] che comanda una formazione mihailoviciana di circa 500 uomini. Detto ufficiale - che è amico del suo emissario - si è messo in comunicazione, a mezzo radio, col generale Mihajlovié che si trova nel Montenegro. Sul posto, dopo qualche giorno, si presentò un inviato di Mihajlovié, il colonnello Milutin Radnjevié assieme al tenente Dragan, addetto allo Stato Maggiore del generale e, dal colloquio che ne seguì, il fiduciario ha potuto conoscere il pensiero e le aspirazioni del capo nazionalista serbo che possono così riassumersi: «La guerra volge a. favore degli alleati dopo i recenti sviluppi nell' Africa Settentrionale e i risultati negativi della campagna tedesca in Russia. L'Italia, quasi certamente, sarà costretta a capitolare in breve tempo e a chiedere una pace separata. In tal modo la Jugoslavia potrà ricostituirsi così come era prima degli avvenimenti del marzo 1941 e con le frontiere di allora. Questo, del resto, è lo scopo per cui combatte il generale Mihajlovié, il quale è oggi più che mai intransigente nella realizzazione integrale del suo programma nazionalista. Qualunque intesa con l'Italia non sarà perciò possibile se non sul piano di queste rivendicazioni. Un accordo può invece raggiungersi nella lotta contro il comunismo ed in questo campo il generale Mihajlovié prenderebbe volentieri contatto con delegati italiani a mezzo di suoi fiduciari. Sarebbe anzi nelle sue intenzioni, qualora le sorti della guerra dovessero precipitare a sfavore dell'Asse, di accordarsi con le truppe italiane dei Balcani per impegnarle assieme alle formazioni nazionaliste serbe nella campagna contro il bolscevismo per impedire alla Russia la costituzione di una federazione fra gli Stati balcanici che raggruppino sotto la sua sovranità i popoli slavi del sud. Da qualche accenno, l'informatore ha potuto intuire che l'Inghilterra ha promesso che non permetterà l'entrata e l'affermazione del comunismo nella Serbia». Come appare evidente, la possibilità di contatti con Mihaj!ovié se non sul piano anticomunista è ormai superata dagli avvenimenti militari in cor-


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

so e dalla presuntuosa certezza di una vittoria alleata. Le suddette notizie confermano ancora una volta il carattere antisovietico del movimento mihailoviciano e i preparativi, d'ispirazione inglese, per arginare al momento opportuno la penetrazione comunista nei Balcani. È interessante il pensiero e le intenzioni del Mihajlovié sulla nostra collaborazione contro il bolscevismo soprattutto perché esprime uno stato d'animo non ostile verso l'Italia, come del resto appare da molte precedenti manifestazioni. L'odio verso la Germania - come ha confermato lo stesso informatore - si fa invece sempre più acuto nell'elemento nazionalista serbo, specie in questi ultimi tempi in cui le autorità tedesche di occupazione hanno intrapreso una lotta a fondo contro il movimento mihailoviciano.

L'informatore ha confermato che Mihajlovié si trova nel Montenegro e che continua ad avere collegamenti con l'Inghilterra dalla quale riceve gli aiuti ed i mezzi necessari. I rapporti con Nedié sarebbero tesi in rapporto alla collaborazione con le autorità tedesche. Il movimento di Mihajlovié è sempre in fase di crescente organizzazione. IL GENERALE PIÉCHE


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N. 10

GOVERNO DELLA DALMAZIA Zara, 11 febbraio 1943-XXI

Prot. n. 98/Gab. Rif.: Nota governatoriale 30/1 u.s. n. 75

AL R. MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI ROMA

• Orafa Mihajlovié: Statuto della ricostituenda Jugoslavia.

OGGETro:

Di seguito alla summenzionata Nota, con la quale si inviava copia di uno pseudo Statuto del progettato ricostituendo Stato jugoslavo, si trascrive, qui appresso, - per conoscenza - un rapporto sull'argomento medesimo, in data 8 corrente, pervenuto a questo Governo dal Comando CC.RR. deJla Dalmazia, a conferma e complemento di quello del R. Prefetto di Cattaro, riprodotto nella Nota succitata:

«Nel territorio delle Bocche di Cattaro si.è divulgata la notizia secondo cui il generale Orafa Mihajlovié, rappresentante del governo nominale jugoslavo, abbia convocato - il I O dicembre 1942 - i maggiori capi delle bande cetniche e nazionalisti bianchi montenegrini nel villaggio di Sahoié [recte: Sahoviéi] (Montenegro) per rievocare il XXIV anniversario della fondazione dell'ex-stato jugoslavo e, nella circostanza, raccogliere dai convenuti dichiarazioni di fedeltà alla dinastia dei Karageorgevié sulla base del contenuto dello Statuto che si allega in copia [ Vedi documento n. I I ] e promulgato durante la seduta stessa. Fonte informativa attendibile riferisce che tale Statuto, riprodotto a ciclostile, sarebbe stato largamente [diffuso] in copia fra tutti i nazionalisti bianchi del Montenegro, taluni dei quali- avrebbero avuto cura di fare altrettanto fra la popolazione cattarina provocando palese viva soddisfazione fra l'elemento notoriamente anglofilo e panserbo della provincia. Di tale riunione si parla, ormai, anche in altri ambienti ortodossi e come pure che il generale Mihajlovié avrebbe ordinato - con le cautele del caso - di dare inizio ad una programmata azione di disobbedienza civile. Per il momento è manifesto l'intendimento, da parte ortodoss.a di dare tutta la più ampia adesione all'attuazione integrale del pro-


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

gramma panserbo per la ricostruzione dello Stato jugoslavo su basi territoriali più vaste di quelle preesistenti l'attuale conflitto, con a capo Re Pietro II della dinastia Karageorgevié. Si farà seguito appena in possesso di ulteriori notizie». PER IL GOVERNATORE Il Capo Gabinetto (O.A. SPECHEL)

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DOCUMENTO

N. 11

STATUTO PROMULGATO DAL GENERALE DRA!A MIHAJ LOV!é IL 1~ DICEMBRE 1942-XXI IN SAHOié [RECTE: SAHOV!él) (MONTENEGRO)

Art. 1

Che la Jugoslavia debba risorgere non vi è alcun dubbio. Il nostro futuro Stato avrà un ordinamento monarchico costituzionale, con a Capo dello Stato Re Pietro II della dinastia Karadjordjevié; in questo Stato l'organizzazione cetnica, con l'accordo della Corona, sarà per un certo periodo di tempo, che occorrerà per riordinare e rinnovare il paese, unica apportatrice di tutta l'autorità nello Stato e nel paese stesso. Art. 2

I confini della futura Jugoslavia devono comprendere i vecchi territori e tutte quelle provincie in ·cui abbiamo diritto per la storia e che sono rimaste fino ad oggi ingiustamente sotto la dominazione straniera. Non solo vi sono diritti storici per tali terre, ma anche etnici, politici, economici, strategici. Art. 3

Il futuro Stato deve essere unitario; vi saranno serbi, croati e sloveni che abiteranno nelle loro provincie sul principio della larga autonomia. Fra queste provincie si deve consolidare l'idea di una Jugoslavia più forte. Art. 4

Sul territorio del futuro Stato abiteranno soltanto i serbi, croati e sloveni. Minoranze di altre nazionalità non potranno esistere. Art. 5

La proprietà privata sarà garantita. La grandezza della proprietà sarà limitata dalla legge nell'interesse collettivo.


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Dalmazia· Una cronaca per la storia (1942)

Sarà proprietario della terra chi la lavorerà. Grandi proprietà private saranno eliminate e poste a disposizione dello Stato. · Tutto ciò faciliterà lo Stato nella totale riforma agraria. Le questioni agricole saranno definite in modo totale e giusto. Il commercio deve essere nelle mani dello Stato, il piccolo commercio nelle mani dei privati sotto il controllo dello Stato. L'economia deve essere ricostruita sul principio dello Stato corporativo. Gli affari commerciali, le casse di credito, le banche e le altre istituzioni consimili, saranno nelle mani dello Stato.

Art. 6

Gli studi e le arti saranno liberi. Esisteranno solo scuole statali. Le scuole elementari saranno gratuite e obbligatorie. Le scuole dovranno dare educazione morale, nazionale e pratica, allo scopo di riordinare e rinnovare la nostra nazionalità e la nostra cultura. Per questi scopi si dovranno aprire ginnasi per il numero occorrente e si dovranno favorire le scuole pratiche e le altre medie, e specialmente le scuole agrarie e quelle di arti e di mestieri. All9 scopo di riordinare il popolo a mezzo delle scuole, occorrerà effettuare una rigorosa selezione del personale insegnante e della gioventù studentesca.

Art. 7

La chiesa sarà nazionale. La religione dello Stato sarà quella ortodossa, la religione cattolica deve essere tolta dall'amministrazione del Vaticano, e deve essere nazionale jugoslava sullo spirito di Strossmajer. ., L'insegnamento della religione sarà obbligatorio in tutte le scuole di ordine medio.


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Art. 8

I giudici devono essere indipendenti e stabili; non possono essere rimossi nella loro carica come neanche allontanati dal servizio, trasferiti o collocati in pensione senza ùna sentenza di un tribunale. Devono essere materialmente sistemati con promozioni automatiche (come per gli altri impiegati). I giudici devono esser scelti nella organizzazione cetnica (come gli altri impiegati). Gli avvocati devono essere impiegati statali .

Art. 9

I comuni devono avere un territorio quanto più grande possibile. Il personale dei comuni sarà nominato e stipendiato dallo Stato.

In tutti i comuni, nel limite del possibile, deve esistere un medico, un veterinario, un perito agrario. Essi faranno servizio come impiegati statali senza diritto a guadagni privati. Art. 10

Si dovrà dare obbligatoriamente una legge per la corruzione, che deve stabilire nettamente quali sono i fatti che costituiscono il reato di corruzione. Per la corruzione esisterà una sola punizione: la morte. Ùna legge per verificare l'origine della proprietà privata dal 1918 ad oggi. Una legge sulle responsabilità penali di tutti quelli che hanno facilitato il crollo dello Stato jugoslavo in qualsiasi modo. Art. 11

L'esercito deve essere forte, pronto e rinato per garantire l'ordine e la sicurezza dello ~tato. Esso deve essere per il popolo una scuola nazionale e morale. Art. 12

La gendarmeria deve essere formata da elementi cetnici e deve essere sotto il controllo della organizzazione cetnica.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Art. 13 Gli impiegati statali devono esser tratti dai cetnici che hanno buona condotta morale e nazionale, saranno ben pagati e promossi automaticamente. Non esisteranno impiegati privati. I ministri dovranno essere impiegati statali senza diritti di iscrizione e senza fondi a disposizione.

Agli impiegati saranno tolte tutte le remunerazioni speciali, come: regali, indennità ed altri benefici. Le donne potranno essere impiegate statali solo in mancanza di uomini e solo in particolari condizioni personali. Art. 14 La stampa d.eve essere voce di giustizia e verità al servizio della rinata nazionalità . La stampa quotidiana e il giornalismo dovranno essere condotti nel! 'interesse del popolo. Le imprese tipografiche dovranno essere nelle mani dello Stato. Art. 15 Nel nuovo Stato, particolare cura dovrà esser posta nella propaganda sullo spirito delle ideologie dell'organizzazione cetnica. Art. 16

I cetnici invalidi della lotta, come le famiglie dei cetnici caduti, finita la guerra, godranno un più grande rispetto e una modesta pensione. Art. 17 Sullo spirito di questa deliberazione, con l'accordo ~ella Corona, l'organizzazione cetnica fornirà l'organizzazione fondamentale dello Stato, e sarà l'unica apportatrice di tutta l'autorità fino al raggiungimento delle idee e fino al raggiungimento della compJeta sistemazione dello Stato, fino a quando, cioè, non sarà emanato uno Stato {recte: Statuto] con più larghe ... libertà. AVANTI PER IL RE E PER LA PATRIA!


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N. I 2

COMANDO DIVISIONE 'SASSARI' Sez. Op. e Serv. 02/3644/0p.

P.M. 86, 3 dicembre 1942-XXI

SEGRETO

PROMEMORIA PER L'ECCELLENZA IL COMANDANTE DEL XVIII CORPO D'ARMATA POSTA MILITARE 118

OGGETTO:

Sgombero Gracac.

Ripeto per la sua importanza, quanto ho detto al telefono al Capo di S.M . di codesto Comando. - La situazione che si va delineando è di un orientamento ostile a noi dei cetnici di Gracac. Non è da escludersi che l'attentato alla ferrovia a Cerovac (tra Gracac e Zrmanja) ieri attuato (3 giorni per il riattamento) sia stato consum~to da loro. 2

- Il ripetersi in punti diversi degli attentati alla ferrovia, mentre non avvengano azioni in forza, denota che i partigiani, preferiscono questo sistema di guerra più consono alla loro mentalità, [e] che conviene prevedere come normale la non disponibilità della linea, e che pertanto non è possibile né logico basare tutto il programma di sgombero della 'Sassari' (decine di treni) sulla sua disponibilità. Sarebbe questa una utopia che con troppa probabilità ci farebbe arrivare all'epoca della neve senza avere nulla concluso ed avendo ancora i materiali a Gracac.

3

- Occorre pertanto, per gravoso che sia, ricorrere ad un altro sistema: ossia allo sgombero verso sud, via mare, di materiali e reparti. Col che si raggiungerebbe il vantaggio di avere sino all'ultimo una forza organica e combattente nell'interesse di tutto il Corpo d'armata. Mentre invece infilando i btg. per il budello della ferrovia Tenìn-Fiume si avrebbero degli elementi deboli, separati fra di loro e capaci a malapena di difendere se stessi. Se mai, meglio la divisione a piedi che si trasferisca in blocco fino a Fiume.

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- Vi sono molti materiali (di campagna - corredi - sellerie esuberanti ai quadrupedi rimasti vivi) che da Sebenico potrebbero essere inoltrati


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (!942)

in' Italia con tutta calma senza che i corpi avessero a soffrire eccessivamente della loro mancanza temporanea~ Anche se non vi è dovizia di mezzi marittimi i trasporti via mare potrebbero essere diluiti nel tempo, ma almeno sarebbero sicuri. Mentre a voler utilizzare la ferrovia c'è il caso che siamo ugualmente diluiti senza essere di sicura esecuzione. 5

- Accettando la tesi dello sgombro verso sud, resta da risolvere il problema della sicurezza della ferrovia tra Graèac ed il Mare. A questo riguardo ritengo si possa provvedere con le forze disponibili per le seguenti considerazioni: a) dopo gli sgombri di Bos. Grahovo e di Verlika, nel territorio vengono ad essere disponibili una dozzina di battaglioni, che possono essere distribuiti lungo la ferrovia tra Graèac e Dernis per sorvegliarne l'incolumità; b) la presenza di molte forze si impone sempre ai partigiani e li tiene a freno; c) la stessa forza permetterebbe altresl di tenere a bada le velleità dei cetnici di Gracac e ci assicurerebbe la fedeltà degli altri sino ad operazione compiuta; d) nella peggiore delle ipotesi l'operazione potrebbe essere fatta per tempi successivi: 1° tempo: sgombero dei materiali su Knin; 2° tempo: ritiro delle forze di Gracac e Zermania in pianura; 3° tempo: sgombero dei materiali su Sebenico; 4° tempo: concentramento della divisione in Dalmazia e suo avviamento ai porti d'imbarco man mano che si avesse la disponibilità dei mezzi marittimi oppure per via ordinaria.

6

- Per poter decidere la complessa questione e stabilire una linea precisa da seguire, poiché tutto dipende dal Supersloda, converrebbe che venisse qui un incaricato di detto Comando con i dati ed i poteri necessari per prendere determinazioni definitive. IL GENERALE COMANDANTE DELLA DIVISIONE (Paolo BERARDI)


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Documenti - Allegati al capitolo VII DOCUMENTO

N . 13

COMANDO DELLA DIVISIONE DI FANTERIA 'SASSARI' UFFICIO INFORMAZIONI

P.M. 86, 9 dicembre 1942-XX/

Prot. n. 15 14/ l

AL COMANDO SUPERIORE FF.AA. 'SLOVENIA-DALMAZIA' P .M.

10

AL COMANDO XVIII CORPO D'ARMATA Ufficio Informazioni Ufficio Operazioni P .M. 118

AL COMANDO DIVISIONE FTR. 'RE' P.M. 93 AL COMANDO DIVISIONE FTR. 'BERGAMO' P.M. 73

AL COMANDO DIVISIONE FTR. 'ZARA' P.M. 141

OaoETio: Notiziario giornaliero informativo .

. . . . . omissis .....

Notiziario politico Il Pope ha tenuto u n grande discorso politico la sera del 7 corrente ai serbo croati, che venuti da Spalato si sono arruolati nelle file cetniche. Oltre ai 42 nuovi arrivati, erano presenti alla riunione molta gente di Tenìn e fra questi due sottufficiali e due soldati croati. Ha detto fra l'altro: essere cosa assai importante e sintomatica che alcuni croati si siano arruolati nelle loro file per combattere il comunismo. Il movimento cetnico n on è anticroato, ma essenzialmente anticomunista. Il comunismo è il pericolo n. I della cristianità. «Tutti quelli che amano la patria, la famiglia debbono combattere con tutte le forze contro il dilagante nefasto sovversivismo. I cetnici sono nemici irriducibili degli ustasci per le note ragioni, ma in questo momento le forze di tutti debbono convergere soltanto contro i partigiani.


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Dalmazio - Uno cronaca per lo storia (1942)

Noi cetnici combattiamo con gli italini qui la stessa battaglia. Se gli italiani ci aiutano e noi accettiamo il loro aiuto, non vuol dire con ciò che noi siamo venduti all'Italia. Noi siamo poveri e ridotti a malpartito e perciò l'aiuto che ci presta l'Italia viene da noi accettato di buon grado perché sappiamo che l'Italia non ha mire territoriali, ma al contrario vuole la nostra libertà e il nostro bene. Se voi girate un po' le nostre terre, vedrete che gli intellettuali sono quasi spariti perché uccisi o dagli ustasci o dai partigiani, e se trovate che qualcuno è vivo, vuol dire che è stato salvato dagli italiani. Tutti noi, qui presenti, siamo ancora vivi perché siamo stati salvati dai soldati italiani. La nostra gratitudine sarà eterna. E ora promettiamo che a guerra finita noi chiederemo al nostro popolo ed al nostro governo di stipulare con l'Italia un trattato di eterna amicizia, che vorrà dire la nostra gratitudine per tutto quello che l'Italia ha fatto per salvare noi e molta parte del nostro digraziato popolo». Il Pope ha così concluso il suo importante discorso: «li Governo serbo di Londra non ha più niente a che vedere con noi. Esso non potrà più mettere piede in queste terre, ché noi glielo impediremo con tutte le forze. Soltanto il Re potrà venire in mezzo a noi, ma a condizione che si decida presto. O con noi ed in mezzo a noi, o a Londra».

Il discorso del Pope Djujié è stato salutato da vivissimi applausi, ed ha fatto una straordinaria impressione su tutti. È commentato sia dai croati che dai serbi. I primi, meno gli ustasci, lo commentano con molto fervore; i serbi tutti si dimostrano solidali con tutto quello che egli ha detto. È opinione di tutti che dopo il discorso si arriverà ad una distensione nei reparti tra cetnici e croati. È opinione altresì che la lotta tra cetnici e partigiani verrà ripresa con più vigore da parte cetnica e con risultati migliori.

. .. Omissis...

..,


Documenti - Allegati al capitolo VII

1265 DOCUMENTO

N. 14

FRATELLI CETNICI Voi partite per intraprendere una nuova, grande e santa lotta dalla quale dipende la libertà e l'onore del popolo serbo. La patria intera guarda in voi e nelle vostre forze, da voi attende la salvezza del popolo serbo, a voi si appellano le madri e i bambini perché gli ritornate gli antichi focolari, perché gli riportate la libertà e perché gli rendete sicura la vita. Vòi siete valorosi, ed in tutti i precedenti, difficili e sanguinosi com. battimenti avete dimostrato di saper perire e difendere degnamente il nome del popolo serbo. Se non ci foste stati voi con il fuoco dei vostri fucili, se non ci fosse stata la vostra intrepidezza ed animosità, il nemico avrebbe potuto facilmente annientare il popolo serbo e padroneggiare sulla nostra bella patria. Ma voi questo non gli avete permesso, come del resto mai gli permetterete fintanto che vivrà l'ultimo serbo. Valorosi! I vostri superiori vi diranno dove siete diretti. Voi dovete aiutare i fratelii serbi, che gemono e soffrono ancora sotto la pressione del terrore comunista ed ustascia. I vostri superiori vi seguiranno e vi precederanno. A voi, valorosi cetnici serbi, raccomandiamo obbedienza e serenità nell'adempimento degli ordini impartiti dai vostri comandanti. Un'altra cosa dovrete ancora dimostrare al mondo intero, e cioè che i cetnici serbi non sono né ladroni né assassini, bensì i più grandi protettori della giustizia, dell'onore serbo, dell'onore del popolo, della bandiera e del popolo serbo. Voi siete la truppa del nostro giovane Re Pietro II e del suo primo e valorissimo soldato, leggendario generale Drafa Mihajlovié. In ciascun momento dovete innànzitutto ricordare chi siete e che cosa siete. Non dovete dimenticare in nessun modo la vostra responsabilità nei riguardi del popolo e della storia serba. Perciò, valorosi, prima di intraprendere la lotta: VI ORDINO

1) la disciplina e l'ordine militare de'v'.ono essere mantenuti a qualsiasi costo. 2) Nessuno, volontariamente e senza ordine dei propri superiori, deve azzardarsi di agire di iniziativa. 3) Ogni specie di furto e privazione delle altrui proprietà sarà punito con la morte, in posto.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

4) Donne, bambini e persone inermi non devono essere maltrattate e disturbate. Se qualcuno si dimostra sospetto verso i nostri soldati o se qualche persona commetta degli errori nell'interesse delle nostre forze armate, questa sia consegnata alle prime autorità competenti che in seguito giudicheranno con le leggi militari di guerra. 5) Presso i comandi operativi dei nostri reparti è istituito un Tribunale Militare di guerra, che condannerà inesorabilmente ogni infrazione della disciplina militare e ogni persona che avrà tentato di infirmare l'onore dei soldati e dei cetnici serbi. Sono profondamente persuaso, o valorosi, che anche questa volta saranno convalidate tuttè le speranze che riponiamo in voi. Che la bandiera serba sarà onestamente portata attraverso le montagne, i paesi e le città serbe, e che non deporrete il fucile dalle vostre spalle fintanto che non vedrete riunito e libero tutto il popolo serbo. Quest'ordine sia letto a tutti i cetnici riuniti a rapporto. Con fede in Dio per il Re e per la Patria IL COMANDANTE OPERATIVO DEI REPARTI DELLA BOSNIA E ERZEGOVINA f.to Maggiore Petar BACVIé

Dalle Libere Montagne serbe Dicembre 1942


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Documenti - Allegati al capitolo VII DOCUMENTO

N. 15

COMANDO DIVISIONE DI FANTERIA 'SASSARI' SEZ. OPER. E SERV.

Prot. n. 2/ 3914/ 0p.

P .M . 86, 24 dicembre 1942-XXI

PROMEMORIA PER IL SIGNOR GENERALE SANDRO PIAZZONI

Caro Piazzoni, mi riferisco al tuo 14324/0p. del 22 corr. Come sai, io ritengo che lo sgombero di Stermica abbia gravi ripercussioni politiche non solo perché occorre farlo precedere dallo sgombero di 2 000 profughi che si riverseranno su Tenìn, ma soprattutto perché con.travviene ad una prome~sa che il Capitano Catanié [Katanié] asserisce essergli stata fatta dall'Eccellenza Roatta sul mantenimento di quella occupazione da parte nostra. Comunque, prima di iniziare detto sgombero è necessario che il Corpo d'Armata ne parli al predetto Capitano Catanié, affinché la cosa non sia risaputa di sorpresa, sia evitata la fuga della popolazione e siano concretate le modalità di cessione del presidio alla M.V.A.C .. Ti faccio notare che per ora la M. V.A.C. è quasi priva di munizioni (150 000 per 9 000 M.V .A.C.) e che occorre fornirgliene almeno 500 000 tipo Mauser se la si vuol mettere in con.dizioni di sostituirci. Altrimenti essa non resterà, perché certamente i partigiani attendono la nostra partenza per attaccarla ed essa non li aspetterà se priva di colpi. Ecco perché ritenni prudente: 1) Inviare a Gracac e Zermanja battaiglioni che non abbiano l'assillo di

partire che ha la 'Sassari', per dar tempo che arrivino le 500 000 Mauser (vedi mio foglio 02/3905 del 23/12). 2) Attendere lo sgombero di Stermica (ora presidiata dal btg. 'Zara') che i cetnici si siano adattati all'idea e c:he abbiano ricevuto le munizioni.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (!942)

Ti prego di valutare seriamente queste mie proposte e di parlarne con l'Eccellenza Spigo al suo rientro per prevenire difficilissime situazioni. Comunque fammi sapere come debbo regolarmi per lo sgombero di Stermica. IL GENERALE COMANDANTE (Paolo BERARDI)


Documenti - Allegati al capitolo VII

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DOCUMENTO

N. 16

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI GAB.A.P.

Roma, li 30 dicembre 1942-XXI

APPUNTO PER L 'ECCELLENZA IL MINISTRO

È venuto ieri il Ministro di Croazia Perié a fare un passo d'ordine del suo Governo per richiamare la Vostra attenzione Eccellenza su talune proposte che il Comando della li Armata avrebbe presentato a Zagabria per l'organizzazione militare dei territori controllati da detta Armata e che il Governo croato non considera accettabili.

Il Ministro Perié, che parlava con la concitazione che gli è propria quando perde il contro[lo di se stesso, ha dichiarato che la situazione nei Balcani e soprattutto in Croazia è divenuta eccezionalmente grave. Dovunque è ingenerata la convinzione che gli Inglesi effettueranno il secondo fronte nei Balcani. Le forze ribelli intensificano la loro propaganda e organizzazione col proposito di tagliare le comunicazioni al primo ordine che riceveranno da Londra in modo da paralizzare le forze dell'Asse. In circostanze così delicate la II Armata continua a ritirarsi dai territori da essa presidiati finora. Ciò che il Governo croato considera assolutamente intollerabile è che l'incarico di presidiare i territori evacuati dalla II Armata sia affidato agli elementi cetnici, cioè ai serbi; che a tal fine si pensi persino di trasportare nel cuore della Croazia bande di cetnici montenegrini; che a questi elementi, che la Croazia considera i suoi più irriducibili nemici si pensi di affidare la protezione della ferrovia Knin-Ogulin; che a capo di tali bande si mettano persone universalmente note per essere i più aperti e fanatici sostenitori della causa serba, come il prete Djujié al quale è stata conferita in questi giorni un'alta onorificenza militare da parte di re Pietro, come la stessa radio di Londra ha comunicato. Questi elementi ed altri ancora il Ministro Perié ha elencati in una nota redatta in forma alquanto vivace diretta al Maresciallo Cavallero. Ho risposto al Ministro Perié che poiché le sue proteste riguardavano una situazione esclusivamente militare e si riferivano a trattative svolte a Zagabria col Comando della II Armata, era col Comando Supremo che egli doveva discutere il punto di vista del suo Governo. Il Ministro Perié si · è mostrato scoraggiato da questa mia risposta ed ha osservato che a


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Zagabria non si ha l'impressione che la situazione che si verrebbe a creare con le proposte sopra accennate risponda alla politica finora seguita dai due Paesi. Egli mi ha affermato che l'opinione di Zagabria è che col dare ai cetnici il controllo della situazione militare in taluni settori più delicati si finisca con l'abbandonare la Croazia in mano dei suoi più irriducibili nemici: i serbi. Il Ministro Perié ha concluso dicendo che aveva visto il Maresciallo Cavallero e che ne attendeva ancora una risposta; che intanto la situazione si aggravava; che il Poglavnik si riprometteva di prospettare nel suo complesso la situazione militare al Duce nell'incontro che avrebbe dovuto avere con lui. Perié mi chiedeva se non gli sarebbe stato possibile ottenere un'udienza dal Duce, quale Capo delle Forze Armate Italiane e prospettargli il punto di vista del suo Governo.


Documenti - Allegati al capitolo VII

1271 DOCUMENTO

N. 17

MINISTERO DELLA DIFESA NAZIONALE STATO MAGGIORE

N. 815/taj

Zagabria, 22 gennaio 1943

ALLA R. MISSIONE MILITARE ITALIANA IN CROAZIA ZAGABRIA

OGGETTO:

Collaborazione cetnici.

Il Gran Zupano di Knin comunica: Negli ultimi tempi: sono arrivati n_el territorio della Grande Zupa di Knin circa 4 000 cetnici dall'Erzegovina, tra i quali alcuni montenegrini, tutti bene armati, e si sono concentrati con le forze principali a Gracac. Arrivano da Spalato -con treni italiani. Con questi cetnici è arrivato un gran numero di ufficiali dell'ex-esercito jugoslavo, tra i quali molti serbi e montenegrini. La situazione militare e politica si è sottoposta a un grande cambiamento con l'arrivo di questi cetnici. La popolazione ortodossa mostra un atteggiamento nemico e tutti i successi avuti finora sono divenuti illusori. Poiché i detti cetnici sono bene organizzati, in breve tempo hanno assolto [recte: assunto] il comando su tutte le organizzazioni cetniche ed hanno grande influenza. I loro comandanti risaltano [recte: mettono in risalto] di dover organizzare tutti i serbi e cetnici nello spirito dell'azione militare e politica del Generale Orafa Mihajlovié. Gli ufficiali hanno dichiarato al Gran Zupano di rappresentare l'esercito jugoslavo, di essere ufficiali dell'ex-esercito jugoslavo, e Orafa Mihajlovié il loro comandante. Essi si considerano quali rappresentanti e portatori della politica serba e degli interessi serbi di Orafa Mihajlovié e dell'esercito jugoslavo. Si attendono altri 8 000 cetnici dall'Erzegovina. In occasione della visita fatta il 2 gennaio da parte di un erzegovino, Santié, accompagnato da un certo Stevo Radjevié [probabilmente: Redje-


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

novié], ex-deputato jugoslavo, dal capitano montenegrino Ilié, mostrò Santié una plenipotenziaria, firmata da Orafa Mihajlovié, con un timbro del Quartier Generale dell'esercito jugoslavo. Santié dichiarò di avere ordini severissimi in riguardo a saccheggi verso la popolazione croata; si riservavano però il diritto di procedere contro persone, colpevoli per fatti di saccheggio, avvenuti l'anno scorso, contro la popolazione serba. Lui personalmente, come anche gli altri capi dei cetnici desiderano collaborare con l'esercito croato, specialmente in senso militare contro i comunisti. Il loro scopo è quello di abbattere i comunisti, nell'interesse comune, serbo e croato, cosa però che rimarrebbe senza effetto, se riuscisse ai cetnici [recte: partigiani] di fuggire verso nord. Prendendo in considerazione il ritiro delle truppe italiane, sarebbe in interesse di tutto il popolo di intraprendere quanto prima un'azione comune contro i partigiani. I cetnici attaccherebbero da sud-est ed i croati da nord, ambedue a scopo di abbattere i partigiani, di assicurare la linea ferroviaria della Lika e di impedire la lotta tra il popolo croato e serbo. Santié prega il sig. Zupano di intraprendere passi presso il Governo di Zagabria per sapere: 1. Se potrà essere effettuata da parte dell'esercito croato da nord un'azione contro i partigiani. In tal caso, secondo il loro parere, sarebbe necessario che le truppe croate avanzassero dalla zona di Bos. Krupa o Banja Luka nella direzione di Bos. Petrovac oppure Kljuc, come pure dalla zona di Karlovac a Slunj in direzione di Bihaé. 2. Se il Governo e lo Stato Maggiore croato sono intenzionati a collaborare con i cetnici, a base di lotta comune contro i partigiani, riconoscimento degli interessi reciproci, della vita e della proprietà della popolazione croata e serba nelle zone di operazioni. 3. Se lo Stato Maggiore sia intenzionato di mandare una persona per le trattative. Le trattative potrebbero esser tenute a Knin, dove si trova ora il loro Quartier Generale. Nel caso di collaborazione, i cetnici si obbligano di operare solamente nella zona con popolazione serba. '

* * *


Documenti - Allegati al capitolo VII

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Il Gran Zupano osserva quanto segue: I cetnici dell'Erzegovina hanno l'intenzione di organizzare, combattendo i partigiani, la popolazione ortodossa della Bosnia, Lika, Kordun, per rinforzare in tal modo l'esercito jugoslavo di Drafa Miahjlovié. Il loro scopo principale è quello di radunare tutti i serbi in senso politico e militare. Nel caso che ora non fosse effettuata un'azione contro i partigiani, potrebbe ancora succedere: a) la popolazione croata di dette regioni sia perseguitata e saccheggiata dai serbi; b) riesca ai serbi di organizzare la popolazione ortodossa in formazioni cetniche; c) anche l'ultimo resto della reputazione ed autorità dello Stato croato in questi paesi venga annientato; d) la linea ferroviaria della Lika, con tutti i suoi impianti venga completamente distrutta. Nel caso che, per ragioni tattiche e·per guadagnare tempo per riguardi politici una collaborazione con i cetnici fosse respinta, si troverebbe anche il Gran Zupano nell'impossibilità di intraprendere qualsiasi azione feconda per salvare la popolazione croata. I cetnici declinano ogni collaborazione con le formazioni Ustascia. Desiderano una collaborazione solamente con l'esercito croato.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

DOCUMENTO

N. 18

COMANDO DEL VI CORPO D'ARMATA Stato Maggiore - Ufficio Informazioni

N. 14800/lnf. di prot.

P.M. 39, lì 31 dicembre 1942-XXJ

SEGRETO

AL COMANDO SUPERIORE FF.AA. 'SLOVENIA-DALMAZIA' (2• Armata) (copie n. 1-2-3) Ufficio 'I' (copia n. 4) Ufficio 'OP' Ufficio 'AC' (copia n. 5) P.M. 10 AL COMANDANTE DELLA df. 'MARCHE' (copia n. 6) P.M. 32 AL COMANDANTE DELLA df. 'MESSINA' (copia n. 7) P.M. 91 AL COMANDANTE DELLA df. 'MURGE' (copia n. 8) P.M. 154 AL COMANDANTE DELLA df. 'EMILIA' (copia n. 9) P.M. 155

SUPPLEMENTO AL NOTIZIARIO N. 604

SITUAZIONE A FINE DICEMBRE 1942-XXI Il movimento di ricostruzione jugoslava, capeggiato dal noto colonnello Draza Mihajlovié, il cui campo d'azione investe l'intera Serbia, i territori croati abitati da ortodossi, la Slovenia, i territori albanesi e bulgari ex-jugoslavi, potenziato dalla sempre più intensa propaganda londinese e da sempre più frequenti invii di materiali, armi e danaro, tende ora decisamente ad assorbire tutte le formazioni armate, qualunque sia il loro colore od ideologia politica, nel cosidetto 'esercito di liberazione del sacro suolo della patria'_ r Intensa è la propaganda svolta sulle truppe croate tendente a far rivivere in esse i ricordi patriottici del recente passato e farle associare agli


Documenti - Allegati al capitolo VII

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insorti nel movimento di liberazione; intensa la propaganda svolta fra l'elemento mussulmano tendente a dimostrare che i croati dopo essersi serviti di loro per abbattere, avvilire il popolo serbo, li considerino ora alla stregua di sudditi razzialmente inferiori; intensa la propaganda sulle masse cetniche tendente a realizzare una cessazione di ostilità con i partigiani e gettare le basi di un avvicinamento con il cosidetto esercito liberatore. Unico consistente ostacolo all'avvicinamento cetnico-partigiano (che rappresenta per noi il maggior pericolo) è costituito dall'azione indipendente del Trifunovié, dello Jevdjevié, del Grgié, del Santié ed alcuni altri capi minori che (in parte, per decisa avversione alla ideologia comunista, • per ambizione personale: aspirazione cioè a dominare e regolare in parte un movimento autonomo, e, forse, per sincera gratitudine e simpatia verso l'Italia) ostacolano l'estendersi dell'influenza del Mihajlovié o comunque la plasmano e la convogliano a loro beneplacito, sfruttandola ad esclusivo vantaggio del proprio programma. Tale stato di cose fa sì che oggi l'Erzegovina e la Bosnia sud-orientale costituiscano una specie di compartimento stagno, una intercapedine fra i territori sotto più marcata influenza nazionalista ex-jugoslava (Montenegro, Sangiaccato, territori ex-jugoslavi bulgari ed albanesi) e quelli sotto più marcata influenza partigiana a sfondo irredentistico jugoslavo. Ufficiali di Stato Maggiore inglesi da qualche mese in servizio presso il comando partigiano di Tito ed il comando nazionalista del Mihajlovié dirigono una intensa attività propagandistica tendente ad eliminare le ragioni ideologiche e programmatiche di contrasto esistenti fra le due masse e, pare, siano in corso trattative fra Mihajlovié e Tito. Viene altresì affermato che il Mihajlovié, non potendo procedere, per evidenti ragioni politiche, all'eliminazione di viva forza dei cosidetti nazionalisti autonomisti bosniaco-erzegovesi abbia invitato il comando partigiano a rivolgere la massa delle proprie forze contro l'Erzegovina, sicuro che una serie minaccia avrebbe spinto la massa croata e mussulmana filo-comunista alla rivolta armata contro gli occupatori e la massa serba o alla defezione a favore dei partigiani ed alla piena sottomissione ai suoi ordini.

Le forze partigiane gravitanti su Val Narenta Allo stato dei fatti si sta in effetti delineando una seria minaccia, da parte di forti masse partigiane, su Val Narenta. Secondo dichiarazioni concordi di informatori solitamente attendibili, in un primo tempo le forze


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

provenienti da Jajce, Bugojno, Kupres, Gornji Vakuf, Krusica, tenderebbero investire, per Val Rama, Jablanica e Konjic; la massa più consistente, ·però, occupato Livno e Tomislàvgrad, punterebbe su Imotski per congiungersi con le forze del litorale operanti nel settore di Macarsca e con quelle esistenti nella zona di Ljubuski. Sembra altresì che in un secondo tempo, si dovrebbe effettuare un'azione contemporanea delle due masse partigiane, muovendo da nord e da ovest per investire la zona di Mostar, con obiettivo il bacino minerario e gli impianti aereo-portuali. Le forze partigiane, infatuate dai facili successi finora riportati sulle truppe croate e dall'arretramento delle truppe del · XVIII C.A. che esse attribuiscono a paura di affrontare la lotta, ben fornite di armi e munizioni, permeate dalla sempre più serrata propaganda anglo-moscovita, dirette da uno Stato Maggiore tecnicamente capace (è accertata presso il comando partigiano la presenza di almeno cinque ufficiali inglesi di S.M.) tendono alla conquista della Erzegovina per: a) privare le potenze dell'Asse delle cospicue risorse minerarie della zona (indispensabili per le costruzioni aeronautiche); assicurarsi il possesso degli impianti aeronautici di Mostar i quali, integrati dal Mostarsko Jez.ero (che consente ammaraggio e decollo di idrovolanti) potrebbe permettere un rapido afflusso di personale tecnico anglo-sovietico ed un regolare rifornimento di armi, materiali per realizzare, tra le forze cetniche dell'Erzegovina e del Montenegro e le formazioni partigiane, ormai padrone di buona parte della Croazia, l'aupicato avvicinamento, a sua volta favorito da una intensificata propaganda e da adeguata opera di corruzione di capi ed allettamento di masse; b) creare un vero e proprio secondo fronte, imperniato sui cardini Mostar-Sarajevo, città legate geograficamente, economicamente, militarmente. Cort l'occupazione di Mostar e dell'intera vallata del Narenta, sarebbe molto facilitato l'avvicinamento tra le forze partigiane e le cetniche ' indipendenti' dislocate nei distretti della Bosnia orientale, sia per il prestigio ed il credito che verrebbero ad assumere le formazioni comuniste con la realizzazione del piano in questione, come anche per i facilitati contatti tra le due masse armate, favoriti da una corrente di rifornimenti e dall'invio di emissari anglo-russi nella zona. Dal punto di vista geografico e politico, l'Erzegovina rappresenta infatti l'unica regione adatta a fungere da tratto d'unione tra cetnici, operanti ..ad oriente e partigiani, operanti ad occidente, attraverso la sola via di penetrazione trasversale per l' interno del paese, la Val Narenta, onde procedere così alla formazione del fronte unico anti-Asse, voluto dal governo di Londra.


Documenti - Allegati al capitolo VII

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Ogni nostra azione politica e militare deve essere quindi intesa a compartimentare e vigilare sempre più strettamente i territori fra la Narenta ed il Montenegro, allo scopo di impedire il realizzarsi del nuovo programma ed immunizzare le popolazioni dalla propaganda partigiana e da quella del nazionalismo jugoslavo estremista spesso, specie nel Montenegro e nei territori bulgari, inquinato da revivescenze di influenze partigiane. Lo scacchiere balcanico, rappresenta dunque oggi, nel quadro politico-militare del conflitto ed in un momento in cui la situazione delle forze contrapposte si trova in sistema di delica~o equilibrio, un punto nevralgico, e di importanza facilmente intuibile; se gli alleati riuscissero a coalizzare tutte le forze in gioco nella penisola balcanica in una lotta di liberazione contro l'occupatore, oltre a costringerci a distrarre ancora altre unità nel bacino danubiano, con pregiudizio della situazione generale, potrebbero rendere più vulnerabili le coste della penisola per la progettata invasione del continente europeo. Tale minaccia, parata con la tempestiva occupazione della Francia mediterranea, potrebbe domani risorgere più oscura e minacciosa che mai dai Balcani se ad una diretta azione di forze a massa fosse concomitante una rivoluzione interna. Il tentativo del governo di Londra appare dunque chiaro e logico: unire su di un solo fronte anti-Asse tutte le correnti dissidenti della penisola balcanica, intorno ad un nucleo centripeto unico, rappresentato dalle forze che finora hanno combattuto con più fede ed efficacia contro l'occupatore: le formazioni partigiane; da una parte cercando un avvicinamento di esse con i reparti cetnici; dall'altra sospingendo ulteriormente nel campo di attrazione comunista la massa croata, già in buona parte tendenzialmente bolscevica; teoricamente rimarrebbero fuori, se il piano fosse per riuscire, solo i più ferventi ustascia, sia per odio inestinguibile verso gli ortodossi che per intransingenza ideologica e germanofilia, non certo per simpatia verso di noi. Di fronte agli eventi che agitano e tormentano queste terre, lo Stato Croato che dovrebbe esserne il protagonista principale, è ormai definitivamente relegato al ruolo di secondo piano; quasi la totalità del territorio è occupata infatti da cetnici o da partigiani; le forze in conflitto, siano esse o amiche o nemiche dello Stato Croato, si muovono su direttrici prefisse o tendono ad orientarsi verso nuovi schieramenti e combinazioni, senza tenere alcun conto dell'unico organismo politico legalmente costituito; il settarismo domina oggi più di ieri, in ogni campo della vita politica. La crisi in atto non è di uomini, ma di tutto il sistema; non sono sufficienti rimaneggiamenti e rimpasti governativi per sanare il difetto ormai organico


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Dalmazia - Una cronaca per fa storia (1942)

di tutto il complesso etnico-politico croato. Ricorrono saltuariamente i tentativi di appoggiarsi a qualunque sostegno onde poter fronteggiare il corso degli eventi: sono la speranza nell'aiuto incondizionato della Germania, l'orientamento verso le formazioni comuniste, il giocare sull'elemento mussulmano quale massa di manovra, nel tentativo di ristabilire un equilibrio, sempre più scosso. È oggi in atto una azione intesa a riconquistare le posizioni perdute in seno alla massa mussulmana che si sta sempre più avvicinando all'Italia, con conseguente inasprimento del livore delle autorità ustascia nei nostri confronti. Il provvedimento della costituzione di tre btg. mussulmani anticomunisti, accolto con senso di viva soddisfazione e riconoscenza nella massa dei mussulmani e con evidenti dimostrazioni di simpatia all'indirizzo dell'Italia; le relazioni allacciate tra anti-comunisti mussulmani ed ortodossi, nel tentativo di creare in Erzegovina un fronte unico di maggioranza tra le due popolazioni, contro la croata, hanno provocato sensazione di vivo disappunto in seno agli ambienti responsabili ustascia. In relazione a ciò sembra che, in un giro di visite presso reparti di gendarmeria, il capitano croato Borac Antonio, ispezionando reparti milicioneri a Kula Fazlagié (UM-AI) abbia elargito, con evidenti fini propagandistici, ai gregari mussulmani anticomunisti, la cospicua somma di 5 200 000 kune, onde riprendere, con mezzo però troppo semplicistico, l'elemento che sembra stia sfuggendo definitivamente dall'orbita di influenza croata.

Costante è l'accentuarsi della sfiducia delle masse croate e mussulmane sulla vitalità dello Stato e su di una possibile sua ripresa; come anche si va accentuando il dubbio che l'Asse possa vincere la guerra. Concludendo quindi la situazione politico-militare nel territorio di giurisdizione del corpo d'armata, pur permanendo apparentemente immutata nelle sue linee generali, per: L'esistenza di forti masse partigiane gravitanti verso la Valle Rama, la conca di Ljubuski, il bacino minerario di Mostar ed il basso Narenta; l'incerta situazione militare delle forze del!' Asse sugli altri fronti; gli intensificati sforzi di Londra per realizzare un avvicinamento fra Orafa Mihajlovié e Tito, culminati con l'invio di ufficiali di S.M. inglesi, presso il comando partigiano ed il comando cetnico del Mihajlovié;

-

il costante accentuarsi della sfiducia delle masse croate e mussulmane sulla vitalità dello Stato Croato e sulla vittoria finale dell'Asse;


Documenti - Allegati al capitolo VII

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l'assenteismo delle autoritĂ croate e l'allarmante miseria delle popolazioni, va nel complesso considerata sempre piĂš delicata e suscettibile di improvvisi peggioramenti.

... omissis .... IL GENERALE DI CORPO D'ARMATA COMANDATE (Ugo SANTO VITO)


Dalmazia. Una cronaca per la storia (1942)

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DOCUMENTO

N. 19

MISSIONE MILITARE ITALIANA IN CROAZIA Data, 29 dicembre 1942-XXI

Data ed ora ricezione: 15102912

Ora consegna: 15402912

Telescrivente • Zagabria N . 5987 di prot.

A COMANDO SUPREMO P.M. 21 A SUPERMILES

P.M.9

Ieri Poglavnik ha chiuso come previsto sessione Sabor per anno 1942. Alla seduta non è stato invitato corpo diplomatico. Poglavnik ha ricordato massima importanza attuale per Croazia dei problemi militari et economici, affermando che egli intende avere esercito strettamente proporzionato at difficoltà et necessità del Paese ma efficiente. Ha ammesso gravi difficoltà economico alimentari della presente stagione invernale prospettando possibilità miglioramento avvenire. Secondo quanto già progettato nello scorso febbraio al momento della ricostituzione Sabor, nuova assemblea 1943 dovrebbe esser formata su basi corporative. COLONNELLO RE


Documentì - Allegati al capitolo VII

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DOCUMENTO

N. 20

Zagabria, 6 gennaio XXI

Relazione del Dirigente l'Ufficio 'Stefani' di Zagabria - dott. Giuseppe Solari Bozzi - al Presidente dell' Agenzia.

Prima della fine dell'anno, il Poglavnik ha pronunciato un discorso al Sabor, nel quale, in sostanza, ha detto che i due compiti principali del Governo• Ustasa debbono essere: difesa del Paese e approviggionamento della Nazione. Finalmente ha compreso che la sua politica deve limitarsi ad obiettivi pratici e di portata ben più modesta di quello che sinora volevano indicare certe stravaganti ambizioni sue e dei suoi più intimi collaboratori. Difesa del Paese È un problema molto serio, che ci interessa direttamente.

È noto come il nuovo Regime abbia dovuto, su parte dei resti dell'exesercito jugoslavo, ricostruire un proprio esercito nazionale. L'uomo che avrebbe potuto far ciò era il maresciallo Kvaternik. La Potenza che avrebbe dovuto aiutare i croati in questo compito avrebbe dovuto essere l'It~ia, la quale, in base all'art. 3 dei Patti di Roma si impegnava a stringere una intima collaborazione militare che, in definitiva, doveva aver lo scopo di creare un esercito croato su modello italiano e, aggiungiamo, a disposizione italiana. Venti mesi sono trascrosi dalla creazione dello Stato Indipendente croato. Il Poglavnik ha detto : «Per quanto riguarda la difesa, molti avranno da rimproverar:ci errori ed omissioni. Ce ne sono certamente stati». Esaminiamoli, sia pure per sommi capi: 1°) - Errori del maresciallo Kvaternik:

il quale si è dimostrato tecnicamente incapace di assolvere il compito assegnatogli, mentre ha voluto fare una sua personale politica, germanofila ed antitaliana, che ha costituito uno dei principali motivi d'insuccesso della nostra Missione Militare in Croazia. Conseguenza di questa sua opera negativa: la mancata organizzazione delle Forze Armate croate in maniera


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1.942)

adeguata alle necessità della difesa del territorio croato contro le bande dei partigiani. 2°) - Errori di parte italiana:

mentre in sede politica noi abbiamo sostenuto la necessità della collaborazione più intima con le Autorità militari croate, in sede, diciamo, amministrativa - sembra incredibile! - abbiamo fatto tutto il possibile per minare questa collaborazione, negando quasi sempre l'assistenza che ci è stata chiesta o concedendola tardivamente e a piccolissimi sorsi. La mancanza di unità di vedute tra le nostre Autorità diplomatiche e quelle militari e, talora, tra le stesse Autorità militari fra loro, come pure la scarsa capa. cità cooperativa della Missione Militare, hanno contribuito a rendere assai scarsamente operante la collaborazione delle Forze Armate italiane con quelle della nuova Croazia. 3°}- Conseguenze dei su accennati errori:

la Germania ne ha approfittato per fare in sostanza, lei, quello che avremmo, invece, dovuto fare noi, creandosi, così, in Croazia una specie di un suo esercito 'coloniale' che oggi comincerà a battersi sotto comando di ufficiali tedeschi, contro le bande dei_ribelli. Però, per raggiungere tale scopo, il Reich, a differenza di quanto . abbiamo fatto noi, ha profuso somme di denaro per addestrare, vestire ed equipaggiare circa 25 mila soldati croati che, col pretesto di combattere al fronte orientale, sono stati messi 'sotto pressione' dai comandi tedeschi che ne hanno fatto dei reparti perfettissimi, i quali, rimpatriati pochi giorni fa, costituiranno come il nucleo ed il modello per l'organizzazione dell'esercito croato! Non occorre eccezionale intuito politico per comprendere che, stando così le cose, noi, in questo 'nostro' spazio vitale abbiamo un esercito da noi non controllato. Se andiamo ancora più lontano col pensiero e guardiamo una carta geografica e fissiamo lo sguardo su Trieste, ci persuaderemo che ... avremmo dovuto veramente fare il possibile per impedire ai tedeschi di disporre 'anche' dell'esercito croato! · 4°) -Approviggionamento

Questo è il secondo compito de) Governo ustasa, definito dal Poglavnik n_el suo citato discorso. Problema serissimo, perché costituisce il principale punto di appoggio


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alle correnti d'opposizione che sfruttano abilissimamente il malcontento sempre più acuto delle masse per il crescente marasma economico. D'altra parte, ogni programma ragionevole ed ogni sano intendimento del Regime per fronteggiare la situazione, urta contro la permanente . confusissima situazione interna creatasi a causa·dei ribelli. Questi controllano intere provincie croate, alcune delle quali fra le più fertili; quindi, oltre tutto, praticamente sottraggono l'apporto economico che tali provincie sarebbero destinate a dare aUa comunità nazionale.

**

*

Rilengo opportuno segnalare, infine, due manovre, molto pericolose per noi, che in questi ultimi tempi vanno delineandosi in maniera abbastanza chiara, perché da parte nostra non si debba pensare, se possibile, a controbatterle. Una è di origine tedesca, e fa parte di tutta quella azione subdola che la Germania, da venti mesi, va svolgendo in Croazia in funzione antitaliana. Si tratta di trattative (ni.i pare che già sia entrata in azione anche la diplomazia) per soddisfare ambizioni territoriali della Croazia e dell'Ungheria. Si tratterebbe, a quanto mi si assicura da fonte ottima, di questo: fare balenare agli ungherési la possibilità di ottenere un ulteriore ingrandimento del loro Paese con l'annessione della Slavonia e, nello stesso tempo, indurre i croati a cedere a questa mutilazione, dando loro assicurazioni che, a guerra finita, avranno tutta la Dalmazia! Il progetto si completa da taluni anche inquadrando tutta la futura sistemazione dei due paesi nell'ambito della Corona di S. Stefano. Ma, per la realizzazione di questo ultimo piano, c'è la ostinatissima resistenza dei croati che non vogliono saperne di vita statale comune con gli ungheresi. L'altra manovra cui accennavo proviene dai croati e consisterebbe nel nominare Pavelié Reggente di Croazia. Visto che il, designato Re non viene a Zagabria e al fine di dare al Poglavnik una fisionomia costituzionalmente definitiva, si sarebbe escogitato questo rimedio, del quale ancora una volta in questi ultimissimi giorni si parla in assai ristretti circoli governativi. Credo di sapere che fautore molto entusiasta della cosa sia lo stesso Ministro croato a Roma, Perié. dott. Giuseppe SOLARI BOZZI


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

DOCUMENTO

N. 21

COMANDO DEI CARABINIERI REALI DELLA DALMAZIA GRUPPO DI SPALATO (Il BTG. MOB.)

N. 82/40 - I di prot. riservato

Spalato, 10 dicembre 1942-XXl

ALL'ECCELLENZA IL PREFETTO SPALATO AL COMANDO DEL VI CORPO D'ARMATA P .M. 39 AL COMANDO DEI CC.RR. DELLA DALMAZIA P.M. 141

OGGETTO:

Situazione nell'isola di Cùrzola.

L'imboscata tesa nel pomeriggio del 3 corrente in località Gradina di Blatta contro un trasporto, autocarro, di nostri militari (mia segnalazione n. 672/2 del 4 corrente) mi induce a tornare sull'argomento della situazione nell'isola di Cùrzola, argomento già trattato con miei fogli nn. 82/3 ed 82/21 Ris. rispettivamente del 14 agosto e del 20 ottobre corrente anno. Da qualche tempo nell'isola si sono verificati su larga scala fatti gravissimi quali: atti di sabotaggio di ogni genere, omicidi, rapine, sequestri di persone, assalto ad uffici postali ed a caserme CCRR., abbattimento di quasi tutta la rete telefonica ecc. ecc .. Il che non deve lasciarci ritenere, ma deve assolutamente convincerci che siamo di fronte ad una organizzazione non brigantesca, ma ad una organizzazione adeguatamente armata e militarmente preparata con unità di indirizzo e di comando e con un programma ben definito da svolgere; méta: «cacciarci dall'isola».

*** Le forze armate di tutta l'isola sono normalmente costituite, tra carabinieri, finanza e marina, da circa 150 uomini polverizzati un po' dappertutto in lontanissimi paesi, esposti c5mtinuamente alle offese nemiche ed è assurdo pensare che tali forze, per quanto costituite, da uomini di fegato, disciplinati ed usi al sacrificio, possano da sole tener testa ad un nemico che ha al suo attivo:


Documenti - Allegati al capitolo VII

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a) superiorità numerica: circa 250 armati; b) armamento completo individuale oltre ad armi automatiche e bombe; c) possibilità di rapido movimento; d) conoscenza perfetta del territorio come non l'abbiamo noi; e) incondizionata adesione, sia pure per timore, delle popolazioni, le quali, invece, sono in massima parte ostili a noi; f)

rifornimento di viveri - sovente a mezzo rapina - sui luoghi ove sosta o lungo la zona che percorre;

g) la non obbligatorietà di transitare per vie di comunicazioni e alle quali inve~e noi siamo legati col pericolo di imboscate; h) sistematico rifornimento di armi, munizioni e viveri per mezzo di sottomarini inglesi - è vo.ce questa, ma può essere fondata - che posso-

i)

I)

no appoggiarsi in qualunque punto non vigilato della frastagliatissima costa dell'isola; possibilità di ottenere rinforzi di elementi della Bosnia ed Erzegovina, specie di notte, dalla penisola di Sabbioncello a mezzo barche o zattere; possibilità di scampo in caso di minaccia di sopraffazione attraverso lo stesso canale di Sabbioncello.

* * * Siamo di fronte ad un nemico mobilissimo, che va sistematicamente ed accanitamente ricercato, agganciato e distrutto, ma per questa caccia dovremo poter contare soltanto sulla diretta opera nostra; sarà caccia senza cane. Il cane potrebbe identificarsi nella popolazione che dovrebbe fornirci confidenti, ma purtroppo tratterebbesi di cane infedele, che conosce soltanto la via dell'omertà. A questa omertà le popolazioni so.no indotte dalla nostra palese dimostrazione di debolezza; sono certo però che il loro atteggiamento sarebbe ben diverso se si sentissero da noi protette e riconoscessero in noi la forza e l'autorità che in atto non possiamo dire di possedere. Infatti, siamo ridotti al punto che il personale delle stazioni di CC.RR. deve seriamente pensare a difendersi, e prima quello della stazione di Berna, recentemente quello di Ciara, per ragioni di sicurezza è stato ritirato a Cùrzola.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Praticamente tutte le stazioni dell'isola incontrano non lievi difficoltà nella esecuzione del servizio d'istituto ed il rifornimento viveri, che prima veniva agevolmente fatto per via terra, dovrà esser[o ora unicamente via mare, data la pericolosità delle strade da percorrere. Le stesse stazioni non sono in alcun modo collegate con mezzi rapidi né tra loro né col comando di tenenza. Il recapito di pieghi e dispacci avviene con mezzi di occasione non sempre sicuri. Le visite periodiche degli ufficiali non possono che limitarsi alle sedi alle quali può accedersi via mare. Nelle stesse condizioni dell'Arma si trovano le brigate della R.G. Finanza. I nostri connazionali, numerosi specie nel capoluogo, sono in grave apprensione per tema che da un momento all'altro i ribelli tentino un colpo di mano principalmente in centri dove vivono italiani. I nativi, oltre a considerarci deboli non dimenticano che fanti del III battaglione del 56° fanteria, giunto a Cùrzola il 12 e ripartito per Ragusa il 17 ottobre u.s., durante i rastrellamenti effettuati hanno commesso «razzie», dimostrato ciò dal particolare che sono transitati dall'ufficio postale di Cùrzola ben 200 pacchi contenenti effetti d'uso. Il 5 corrente è sbarcato nell'isola un battaglione di fanteria con il Console della M. V.S.N. Pozzoli Lorenzo della divisione 'Messina'. Il battaglione ha assunto la seguente dislocazione: - due compagnie a Cùrzola; - un plotone a Vallegrande; - un plotone a Blatta; - un plotone a Reciste; - un plotone a Lombarda: A parere dello stesso Console, la forza a disposizione non è sufficiente per un radicale rastrellamento in grande stile. A Cùrzola occorre togliere di mezzo tutti i maschi validi e quando di questi non ne circolerà più alcuno, potremo dire di aver veramente rastrellato. Il Console Pozzoli, attraverso le informazioni dell'Arma, ha già incominciato a fermare persone sospette che invierà a Ragusa per essere poi interrogate.


Documenti - Allegati al capitolo VII

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Misura ottima sarebbe quella di avvertire che verranno passati per le ·armi tutti coloro che saranno trovati a circolare dopo le ore 15; questa ora ho scelto a ragion veduta perché, se venisse posticipata si giungerebbe alla sera in cui l'azione di fuoco avrebbe scarso effetto e si finirebbe per sparare contro le solite ombre.

*** L'eccidio del 3 corrente ha principalmente colpito l'Arma dei CC.RR. e la R.G. di Finanza. Tutto il personale del Gruppo è sorto in piedi animato da spirito di vendetta, e con fraterna solidarietà anche quello della R. Questura. Gruppo e Questura potrebbero fornire 50 uomini ciascuno; altrettanti dovrebbe fornire la R.G. Finanza. Questa compagnia formata da elementi scelti, saturi di odio contro il partigiano, potrebbe essere inviata a Cùrzola a compiere, per zona, accurato rastrellamento; il battaglione di fanteria, da rinforzarsi opportunamente, dovrebbe occupare i punti più importanti dell'isola per agevolare il compito delle forze di polizia. I nostri uomini - Carabinieri, Finanza e Polizia - non dovrebbero avere impedimento alcuno ma soltanto un trasporto carico di munizioni, di pane e di scatolette di sardine o di carne, una boraccia d'acqua, una coperta arrotolata; dovrebbe dormire nei paesi e gravare su di essi anche per una eventuale maggiore vittazione, come fanno i partigiani . Dovrebbero insomma avere un'autonomia di fuoco e di viveri valida per una decina di giorni; gettarsi allo sbaraglio e combattere alla stessa stregua dei partigiani. Tutto al più .potrebbe il reparto esser seguito da qualche mulo, facilmente requisibile sul posto. L'azione dovrebbe essere appoggiata anche da mezzi della R. Marina che non solo dovrebbe cannoneggiare i· paesi dai quali dovessero partire resistenze contro di noi, ma vigilare anche e principalmente di notte con riflettori il canale di Sabbioncello ad evitare qualsiasi transito. IL TEN. COLONNELLO COMANDANTE

F.to Luigi VENERANDI



CRONOLOGIA DEI PRINCIPALI AVVENIMENTI RIPORTATI NEL VOLUME



Cronologia

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1940 Inizio anno

I tedeschi costituiscono a Vienna la Sudosteuropa Gesellschaft (S.O.E.G.) per lo sviluppo degli interessi commerciali ed industriali del Reich in Jugoslavia e negli altri Stati del sud-est europeo.

1941 19 giugno

Nota di Giuseppe Bastianini alla Presidenza del Consiglio dei ministri sulle carenze delle strutture sanitarie nella Dalmazia ex-jugoslava.

23 luglio

Il ministero dell'interno invia al Governo della Dalmazia i primi fondi per l'assistenza sanitaria alle popolazioni delle province annesse.

29 luglio

Pro memoria per il Duce, di Giuseppe Bastianini sul riordinamento del sistema bancario e sulla valorizzazione industriale della Dalmazia.

27 agosto

Inizio dell'attivitĂ dell'autotreno sanitario per l'assistenza alle popolazioni dell'entroterra del Governatorato.

30 agosto

Concessione dell'autorizzazione per l'impianto della prima nuova industria nel Governatorato. Sorge a Zara la 'SocietĂ Anonima Stabilimenti Chimici Olii Dalmati' (S.C.O.D.A.).

7 settembre

Giuseppe Bastianini tiene rapporto ai rappresentanti delle categorie commerciali, industria!~ e bancarie di Spalato. Appello, firmato in comune da capi cetnici e capi comunisti, alle popolazioni della Bosnia Orientale per incitarle alla lotta contro gli italiani.

11 ottobre

L'Istituto Finanziario Industriale (1.F.I) acquista il pacchetto azionario della ÂŤS.A. Cemento Portland dell' AdriaticoÂť di Spalato.

5 novembre

Firma a Zagabria della convenzione tedesco-croata per


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Dalmazia · Una cronaca per la storia (1942)

la creazione di un'industria per la lavorazione della bauxite e la produzione di alluminio. 15 novembre

-

Il Governatore Bastianini disciplina i permessi di ricerca e delle concessioni per la coltivazione di minerali.

26 novembre

Creazione dell'«Ufficio del Lavoro per la Dalmazia».

27 novembre

Sottoposizione al controllo della Banca d'Italia, filiale di Zara, delle aziende che esercitano il credito nei territori del Governatorato.

16 dicembre

L'Istituto Finaniiario Industriale (l.F.I.) acquista il 55 per cento del pacchetto azionario della società cementi «S.A. Dalmazia» con sede a Castel San Giorgio (Spalato).

22 dicembre

Nota di Giuseppe Bastianini a Benito Mussolini sulla situazione delle banche e degli istituti di credito in Dalmazia.

1942 I gennaio

Il gran zupano di Tenìn, David Sincié, invia un messaggio augurale per il Capodanno al comandante della divisione 'Sassari', ed agli ufficiali e soldati del presidio. Una colonna italiana, dopo lunga marcia notturna e pesantissimi scontri, raggiunge Korenica (settore V Corpo d'armata). Della compagnia di retroguardia sopravvivono tre ufficiali e 63 soldati.

10 gennaio

-

A Mostar, il giudice Mutimir Petkovié, sottotenente cetnico, s'incontra, per incarico di Draza Mihajlovié, con il capitano Enrico De Mattei, capo ufficio 'I' del VI Corpo d'armata, al fine di evitare incidenti fra cetnici e truppe italiane.

-

Pro memoria del capo di Stato Maggiore dell'esercito,

generale Mario Roatta, sulla situazione in Croazia, sulla linea di condotta da seguire, sui provvedimenti da adottare. l 11 gennaio

-

Relazione del capo della Missione militare italiana in Croazia, generale Giovanni Oxilia, sui progetti di Pavelié per la trasformazione dell'esercito croato, dando


Cronologia

1293

preminenza agli ustascia sui domobranci. 12 gennaio

-

Il Comando territoriale di Bologna avverte il Comando 'Truppe Zara' che gli ufficiali medici in servizio civile alle dipendenze del Governatorato non possono godere del trattamento economico da mobilitati.

13 gennaio

-

Il generale Vittorio Ambrosia, comandante della 2 3 Armata, segnala allo Stato Maggiore dell'esercito che il commissario generale amministrativo, dottor Ante Karcié, agisce in modo contrario agli interessi italiani. Relazione del generale Renzo Dalmazzo, comandante del VI Corpo d'armata, sui suoi contatti con i capi cetnici Dobroslav Jevdjevié ed Ilija Trifunovié-Bracanin.

14 gennaio

15 gennaio

-

Pro memoria per Mussolini, del ministero degli affari esteri, su orientamenti serbofili del Governo di Zagabria di fronte allo sviluppo del movimento cetnico. Il ministero italiano dell'interno avverte quello degli affari esteri che a Zagabria i croati svolgono una insistente campagna antitaliana.

-

17 gennaio

Memoriale sulla situazione in Bosnia e nell'Erzegovina, che Dobroslav Jevdjevié consegna personalmente al generale Ettore De Blasio, capo ufficio 'I' della 2a Armata.

- Appunto del Governo Croato alla legazione d'Italia a Zagabria sull'attività dei capi cetnici: Dòbroslav Jevdjevié, Radmillo Grdjié, Milan Santié, Novica Kraljevié. Lettera riservata dell'ambasciatore Luca Pietromarchi, capo dell'Ufficio Croazia del ministero degli affari esteri, al ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano, su approcci del Governo croato con i cetnici.

19 gennaio

-

Telegramma del ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano che informa sulle assicurazioni di Pavelié che i serbo-ortodossi saranno assistiti ed aiutati.

-

Il generale Vittorio Ambrosio lascia il comando della 2a

Armata, ed assume l'incarico di Capo di Stato·Maggiore dell'esercito. II generale Mario Roatta lascia l'incarico di Capo di Stato Maggiore dell'esercito, ed assume


1294

Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

il comando della 2 a Armata. Il ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano, riferisce a Roma che il ministro per gli affari esteri di Croazia, Mladen Lorkovié, considera opportuno un rafforzamento dei presìdi italiani nella terza zona. 20 gennaio

Bando di Mussolini che dichiara la Croazia presidiata dalle truppe italiane e la Dalmazia annessa 'zona di operazioni', e riduce i poteri delle autorità civili. -

22 gennaio

Nel settore della divisione 'Sassari' la temperatura scende sotto lo zero, e si manterrà ininterrottamente sino al 13 marzo, dopo aver toccato più volte la minima di meno 35°. Il capitano Aldo Brandiele cade in combattimento contro i partigiani (Bosanski Petrovac). Gli viene concessa la medaglia d'oro alla memoria. Il Governo croato delibera la ricostituzione del Sabor (Dieta o Parlamento). Il colonnello Giuseppe Butti, comandante dei carabinieri della Dalmazia, segnala al Governatore l'aggravarsi della situazione dell'ordine pubblico nella zona di Chistagne (Zara) per attività sovversive in atto.

23 gennaio

-

Relazione del capo di Stato Maggiore dell'esercito, generale Vittorio Ambrosio, al Comando Supremo sulla politica che i croati svolgono nella seconda e nella terza zona contro gli italiani.

-

Tentativo di sbloccare Korenica (settore del V Corpo d'armata) assediata dai partigiani, non riuscito per la reazione dei ribelli e per la neve.

24 gennaio

La Presidenza del Consiglio dei ministri, su intervento di Bastianini, modifica il testo del Bando di Mussolini del 20 gennaio, e toglie all'autorità militare il potere d'intervenire autonomamente nella difesa dell'ordine pubblico.

27 gennaio

Colloquio del generale Ugo Cavallero, capo di Stato Maggiore Generale, con il generale Enno von Rintelen, addetto militare a Roma, sulla necessità che a primavera


Cronologia

1295

le forze italiane e tedesche effettuino operazioni contro i ribelli. I partigiani della zona di Dervar decidono di passare per le armi gli ufficiali ed i sottufficiali italiani fatti prigionieri. Dal sommergibile inglese Thorn viene sbarcata sull'isola di Solta una missione militare per Mihajlovié. L'operazione ha il nome convenzionale Renna. 28 gen11aio

30 gennaio

-

Appunto per il ministro Ciano in merito all'aggravarsi della ribellione in Croazia ed all'insufficienza numerica delle truppe tedesche, nelle zone di loro giurisdizione. Direttive di Orafa Mihajlovié in cui precisa che i 'secolari nemici' dei serbi sono i tedeschi e gl'italiani. Trieste e Gorizia debbono far parte della più Grande Serbia. II comandante della 2a Armata, generale Mario Roatta, propone allo Stato Maggiore dell'esercito di riunire le forze in presìdi più consistenti. Conclusione della riunione della Commissione economica permanente italo-croata, iniziata il 28 gennaio. La delegazione croata chiede la riduzione delle truppe italiane in Croazia, in quanto l'onere finanziario a carico del Governo di Zagabria è troppo pesante.

Fine mese

II generale Mario Roatta invia allo Stato Maggiore dell'esercito il piano per il ripiegamento dei presìdi.

2 febbraio

Inizia il blocco di Dervar che, a causa della neve e dei partigiani, durerà sino all'8 aprile. Inizia il blocco di Ostrelj che durerà sino al 27 febbraio a causa della neve e dei partigiani. Giuseppe Bastianini scrive al generale Mario Roatta chiedendo il potenziamento dei presìdi sulla linea di confine della Dalmazia annessa.

3 febbario

Inizia il blocco di Vaganj, che durerà sino al 2 marzo per la neve e per i partigiani.

4 febbraio

Relazione del capo di Stato Maggiore dell'esercito, generale Vittorio Ambrosio sulla situazione in Croazia, e


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

valutazione d'un eventuale apporto dei cetnici per sostenere il Governo croato. Lettera del maresciallo Wilhelm von Keitel al capo di Stato Maggiore Generale, Ugo Cavallero, sulla necessità di misure italo-tedesche coordinate ed unitarie per sopprimere i movimenti insurrezionali in Croazia. La missione inglese Disclaim, al comando del maggiore Cavan Elliot viene patacadutata ad est di Sarajevo. -

La missione inglese Hydra, al comando del maggiore Terence Atherton prende terra sulla costa montenegrina presso Castellastua (Petrovac na moru).

9 febbraio

-

Relazione di Giuseppe Bastianini a Benito Mussolini sulla situazione in provincia di Cattaro, dove si sono infiltrati ribelli montenegrini.

IO febbraio

-

Lettera del capo cetnico Bosko Todorovié a Orafa Mihajlovié per informarlo dei contatti di Dobroslav Jevdjevié con i comandi italiani.

11 febbraio

Il comandante della 2 a Armata, generale Mario Roatta, insiste presso lo Stato Maggiore dell'esercito sulla opportunità di raccogliere le forze del!' Armata in una sistemazione più consona alla situazione.

12 febbraio

Il generale Renzo Dalmazzo, comandante del VI Corpo d'armata esprime a Roatta parere favorevole per il concentramento delle forze della divisione 'Sassari' e della 'Bergamo' sempre che sia presa in considerazione l'offerta dei cetnici di organizzare le loro forze nella zona; esclude qualsiasi riduzione di presìdi nella Bosnia-Erzegovina e nella zona di Cattaro. Il maresciallo Kvaternik, a capo d'una missione militare croata si reca a Roma. È ricevuto dai Sovrani designati di Croazia, da Mussolini, dal generale Ugo Cavallero. Kvaternik è latore d'una lettera di Pavelié per Mussolini, nella quale il Poglavnik chiede d'incontrare il Duce.

13 febbraio

-

Appunto del min'istro Luca Piet.romarchi per Ciano, con allegata copia della lettera di von Keitel del 4 febbraio. Pietromarchi esprime il parere che in caso di operazioni congiunte italo-tedesche in Croazia, il comando


Cronologia

1297

debba essere italiano. A Spalato, il Governatore Bastianini scioglie la 'Camera dei medici, dei veterinari e dei farmacisti'. 15 febbraio

Colloquio del capo cetnico Uros Drenovié (zona di Varkar Vakuf) con il maggiore Barnabò per intese operative contro i partigiani. Propone di affidare il controllo della zona ai serbo-ortodossi. Riunione presso il generale Ugo Cavallero del ministro Luca Pietromarchi, del generale Vittorio Ambrosia, del conte Giuseppe Volpi (presidente della Commissione permanente economica italo-croata) per concertare la risposta alla lettera di von Keitel, sulle operazioni congiunte italo-tedesche in Croazia. -

Bastianini chiede a Mussolini un urgente invio di rinforzi a Cattaro, minacciata dai ribelli. · li Governatore Bastianini istituisce il 'Comitato antitubercolare per la Dalmazia'.

17 febbraio

Il ministro d'Italia a Belgrado, Francesco Giorgio Mameli, avverte Roma di contatti fra tedeschi e cetnici della Serbia.

18 febbraio

Il comando del VI Corpo d'armata è trasferito da Spalato a Ragusa. Fra il V ed il VI Corpo d'armata si inserisce il XVIII Corpo d'armata, al comando del generale Quirino Armellini, che pone la sede a Spalato.

21 febbraio

Il Comandante della 2 3 Armata, generale Mario Roatta, propone allo Stato Maggiore esercito di ridurre i 166 presìdi italiani in Croazia a 63, in modo da poter costituire una forza mobile. Mussolini istituisce a Zara la 'Cassa di Risparmio delle Provincie Dalmate'.

23 febbraio 24 febbraio

-

Tentativo non riuscito d'una colonna di soccorso di raggiungere O~trelj bloccata dai partigiani. Duemila partigiani attaccano Varkar Vakuf; i ribelli sono respinti dopo due giorni di combattimento dalle forze del presidio comandato dal maggiore Barnabò. Nuovo tentativo per raggiungere il presidio di O~trelj.


1298

Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

La colonna ripiega con cinque morti e quattordici feriti. 26 febbraio

Il generale Vittorio Ambrosio, capo di Stato Maggiore dell'esercito approva la proposta del generale Roatta di ridurre il numero dei presìdi della 2a Armata, previo tempestivo e graduale avviso alle autorità croate.

27 febbraio

Fortunosa uscita notturna del presidio di Ostrelj, che sfuggendo all'accerchiamento dei partigiani raggiunge Bosanski Petrovac. Attacco partigiano al presidio di Donji Lapac. Il presidio viene travolto per la defezione della compagnia di domobranci che affiancava i reparti italiani. La compagnia italiana rinforzata da un plotone mitraglieri resiste tutta la giornata. Avrà ventitré morti, ventidue feriti, tutti gli altri sono considerati dispersi. Segnalazione del Governo della Dalmazia a Roma sulla necessità di rinforzare la divisione 'Messina', posta a difesa della provincia di Cattaro.

28 febbraio

Il governatore Bastianini costituisce !"Ufficio di Vigilanza per la difesa del risparmio e l'esercizio del credito' della Dalmazia. -

Il Governatore Bastianini sottopone a sequestro le filiali delle società d'assicurazione Jugoslavija, Balkan, Fenix, operanti nelle province dalmate.

1 marzo

Inizio dell 'investimento del presidio di Srb da parte dei ribelli.

3 marzo

Ad Abbazia si riuniscono: generale Vittorio Ambrosio capo di Stato Maggiore dell'esercito, generale Giovanni Oxilia capo della Missione militare italiana in Croazia, generale Walter Kuntze comandante delle forze tedesche del sud-est, generale Paul Bader comandante delle truppe tedesche in Serbia, generale Enno von Rintelen addetto militare tedesco a Roma, generale Edmund Glaise Horstenau éapo della missione militare tedesca in Croazia, generale Vladimir Laxa capo dello Stato Maggiore croato, per lo studio di fattibilità d'una operazione congiunta italo-tedesco-croata contro i ribelli.


Cronologia

1299

L'operazione, affidata al comando_del generale Mario Roatta, assumerà il nome convenzionale 'Trio'. 4 marzo

Attacco al presidio di Srb da parte di duemila partigiani. Il presidio accerchiato·, resiste.

6 marzo

Lettera del generale Mario Roatta, comandante della 2a Armata allo Stato Maggiore dell'esercito, per avvertire che da parte tedesca sono state avanzate riserve circa l'impiego di formazioni cetniche durante l'operazione 'Trio'.

8 marzo

Una colonna di soccorso parte da Zermagna per sbloccare il presidio di Srb. D?po una giornata di marcia fra la tormenta e gli attacchi dei partigiani la colonna ripiega con quattro morti, cinquanta feriti, sessantacinque congelati, ventinove dispersi.

10 marzo

Il Governatore Bastianini istituisce a Spalato ed a Cattaro i 'Consigli Provinciali delle Corporazioni'.

12 marzo

Per~istente attacco dei partigiani contro il presidio di Srb, appoggiati dal fuoco di mortai e di un cannone. Il presidio resiste.

13 marzo

Inizio del ripiegamento del presidio italiano di Sanski Most che si concluderà il 23 dello stesso mese. Lettera del generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, al generale Ettore De Blasio, capo di Stato Maggiore della 2a Armata. Pone in evi-

denza le carenze funzionali del proprio comando a Spalato. 15 marzo

Il Governatore Bastianini sottopone a controllo gli enti che esercitano attività assicurative nelle province di Zara, Spalato e Cattaro.

18 marzo

Il nuovo commissario generale amministrativo, dottor Vjekoslav Vrancié fa visita al generale Mario Roatta. Esprime il convincimento dell'impossibilità <l'intese fra croati e cetnici della Bosnia, però suggerisce di armare i cetnici e di servirsene.

20 marzo

A Bosanski Petrovac, defezioni in una compagnia di domobranci: passano ai ribelli ventotto mussulmani e


1300

Dalmazia - Una cronaca per la storia ( I 942)

quattordici croati. L' Istituto per la Ricostruzione Industriale (I.R.I) acqui-. sta la maggioranza del pacchetto azionario de La Dalmalienne, fabbrica a Sebenico, appartenente ad un gruppo francese. Colloquio, con esito insoddisfacente, fra il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, ed il prefetto di Spalato, Paolo Zerbino, sui limiti delle rispettive competenze in materia di tutela dell'ordine pubblico.

23 marzo

Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, invia al Governatore della Dalmazia una nota sulla organizzazione difensiva del territorio della Dalmazia annessa, in relazione alla riduzione dei presidi. Il generale Mario Roatta, interviene presso il generale Quirino Armellini in merito al problema della tutela del1' ordine pubblico e delle competenze fra autorità civili e mìlitari.

24 marzo

25 marzo

-

Colloquio, per incarico del generale Mario Roatta, del generale Riccardo Pentimalli, comandante della divisione 'Perugia', con il Governatore Bastianini per cercare di risolvere il problema dei limiti delle competenze in materia di ordine pubblico fra autorità civili e militari . Il colloquio ha esito negativo . Discorso del maresciallo Slavko Kvaternik dinanzi al Sabor (Parlamento croato).

28 marzo

Korenica viene sbloccata con una complessa azione militare. -

A Lubiana, incontro del generale Mario Roatta, comandante della 2" Armata. con il generale Paul Bader ed il generale Vladimir Laxa per un esame dei piani dell'operazione 'Trio', e per convincere i tedeschi che gli italiani si varranno anche dell'ausilio dei cetnici. Il generale Bader si dimostra fi vorevole. Il generale Laxa contrario. A Zagabria, chiusura della prima sessione dei lavori del Sabor, con un discorso di Pavelié che replica ai vari


Cronologia

1301

intervenuti nella discussione. 29 marzo

-

Il ministro per l'interno della Croazia, dottor Andrija Artukovié emana istruzioni per una cordiale collaborazione con le autorità italiane.

30 marzo

31 marzo

Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, denuncia al generale Mario Roatta le interferenze del Governatore Bastianini nelle questioni militari.

-

Il maresciallo Slavko Kvaternik in una lettera al generale Mario Roatta ed al generale Paul Bader conferma l'opposizione del Governo croato all'impiego di formazioni cetniche durante l'operazione 'Trio'. Lettera del Governatore Bastianini al generale Mario Roatta. Gli trasmette copia d'una memoria circa i poteri del Governatore, inviata ~ generale Quirino Armellini. Segnalazione del generale Renzo Dalmazzo, comandante del VI Corpo d'armata, sulla crescente combattività dei ribelli, sul terrore delle popolazioni, sull'accentuata volontà di autonomia da parte dei serbo-ortodossi nelle zone di Bosnia-Erzegovina e del Montenegro.

Fine mese

Il generale Umberto Cassata, comandante delle 'Truppe Zara' riceve dal generale Quirino Armellini, comandante del XVIll Corpo d'armata, l'ordine di studiare la trasformazione delle 'Truppe Zara' in divisione di fanteria. l aprile

-

Il generale Mario Roatta, comandante della 2a Armata, convoca a Sussa il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, per esaminare larisposta da dare ai rilievi del Governatore Bastianini sui rapporti fra l'autorità civile e quella militare. In Bosnia, il capo partigiano Sava Kovacevié, ordina la fucilazione di ottantasette militari italiani.

2 aprile

Relazione del commissario generale amministrativo, dottor Vjekoslav Vrancié sui colloqui da lui avuti a Spalato con i capi cetnici Dobroslav Jevdjevié e Radmilo Grdjié, per una collaborazione croatà-cetnica. Lettera del generale Mario Roatta, comandante della 2 a


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

1302

Armata al Governatore Bastianini; gli propone che ogni questione sia esaminata direttamente fra loro due, e lo invita a fargli pervenire le richieste in merito alla sistemazione dei presìdi. 3 aprile

Decreto del Poglavnik che istituisce, in Croazia, la 'Chiesa ortodosso-croata indipendente'.

4 aprile

Viene sbloccato il presidio di Bosansko Grahovo. Lettera del generale Mario Roatta, comandante della 2 a Armata, al Governatore Bastianini, in risposta ai suoi rilievi sui rapporti con le autorità militari.

7 aprile

-

Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, fa presente, per iscritto, al Governatore Bastianini che in questioni militari può ricevere ordini solamente dal·Comando della 2 3 Armata. Visita del Governatore Bastianini a località della terraferma e ad alcune isole fra Sebenico e Spalato. Nota della legazione di Croazia a Roma, per lamentare la scarsa vigilanza da parte italiana nella zona di Porto Ploce (Porto Tolèro), alle foci della Narenta.

8 aprile

Viene sbloccato il presidio di Dervar.

11 aprile

A Zagabria, incontro del generale Mario Roatta con il Poglavnik, alla presenza del maresciallo Kvaternik. Il Poglavnik dichiara di esser favorevole ad intese delle autorità militari italiane con i cetnici dell'Erzegovina, in modo da assicurare le retrovie e le comunicazioni delle truppe impegnate nell'operazione 'Trio'.

16 aprile

-

Per intervento germanico, il Comando Supremo ordina al generale Mario Roatta, comandante della 2 3 Armata, di non avvalersi della collaborazione delle formazioni cetniche e di non coltivare alcun rapporto con i loro capi.

-

Lettera del generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'a'rmata, al generale Mario Roatta, per segnalare richieste di protezione a fabbriche o industrie, da parte della sezione di Fabbriguerra del Governatorato della Dalmazia.


Cronologia

1303

17 aprìle

II generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, comunica al comando 2a Armata che il raggruppamento dei presidi nei territori di giurisdizione delle divisioni 'Sassari' e 'Bergamo' è in corso, mentre nei territori della divisione 'Perugia' ed in quelli del 'Comando Truppe Zara', che hanno i reparti nel territorio del Governatorato, i movimenti sono rimasti in sospeso. Chiede istruzioni.

18 aprile

Il generale Paul Bader anticipa, d'accordo con il Comando croato, l'inizio dell'operazione 'Trio', senza avvertire il generale Mario Roatta, comandante dell'operazione.

19 aprile

A Sarajevo, convegno fra il generale Paul Bader, il generale Glaise Horstenau, il ministro per gli affari esteri Mladen Lorkovié, il capo della polizia Eugenio Kvaternik, il generale Ivan Prpié, il commissario croato per la Bosnia, Sandor Benak, all'insaputa delle autorità italiane. Il Governatore Bastianini invia al generale Mario Roatta, comandante deHa 2a Armata, il proprio piano per la d~slocazione dei presidi nel territorio delle province di Zara e Spalato. ·

21 aprile

Il generale Mario Roatta, comandante dell'operazione 'Trio', si reca a Mostar e chiarisce al generale Paul Bader i limiti delle sue funzioni di comando. A Spalato il prefetto Paolo Zerbino inaugura il Consiglio Provinciale delle Corporazioni, e traccia il programma da svolgere.

22 aprile

Comunicato del Quartier Generale di Pavelié che annuncia la sconfitta delle formazioni partigiane nell'operazione 'Trio' ad opera di reparti ustascia e tedeschi, ignorando gli italiani, mentre le operazioni non sono ancora ufficialmente cominciate. La divisione 'Pusteria' inizia i movimenti per l'operazione 'Trio'. La divisione 'Taurinense' muove da Sarajevo verso sud. La divisione 'Cacciatori delle Alpi' risale il corso della Narenta.


1304

Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

25 aprile

Pro memoria del capo di Stato Maggiore dell'esercito, generale Vittorio Ambrosio, al generale Ugo Cavallero, capo di Stato Maggiore Generale, sulla situazione in Croazia, dove i tedeschi impediscono la penetrazione italiana. Propone di abbandonar,e il presidio della Croazia, limitandosi alla difesa della Dalmazia annessa.

27 aprile

I soldati italiani sgomberano il presidio di Varkar Vakuf.

29 aprile

-

Appunto del ministro Luca Pietromarchi per Ciano: gli

riferisce sui passi fatti dal ministro dell'industria e commercio, dottor Dragutin Toth, per ridurre la presenza dei soldati italiani in Croazia; il positivo parere di Mussolini per raggruppare la 2 a Armata in un territorio molto piĂš ristretto; il concordante parere degli ambienti militari italiani. 30 aprile

Il Governatore Bastianini autorizza la fusione del ce-

mentificio 'S.A. Dalmazia' di Castel San Giorgio (Spalato) con la 'Adria-Portland Cementi dell'Adriatico', Primi maggio -

Il generale Quirino ArmeUini avverte il comando della 2a Armata che il prefetto di Zara, Vezio Orazi, interferisce nelle questioni militari.

2 maggio

Il generale Mario Roatta invia al generale Quirino Ar-

mellini comandante del XVIII Corpo d'armata il piano del Governatore Bastianini, per la dislocazione dei presĂŹdi. 4 maggio

Il generale Paul Bader viene estromesso dal comando tattico dell'operazione 'Trio', che è assunto dal generale Mario Roatta.

5 maggio

A Sarajevo, colloquio del generale Mario Roatta con il generale Walter Warlimont, sottocapo di Stato Maggiore dell'O.K.W., circa l'andamento dell'operazione 'Trio'. Sblocco del presidio italiano di Bosanski Petrovac. l

7 maggio

Il generale Mario Roatta emana l'ordine di operazione

per la seconda fase dell'operazione 'Trio'. 8 maggio

Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII


Cronologia

1305

Corpo d'armata, risponde al generale Mario Roatta che i presìdi nei territori annessi vanno dislocati secondo le esigenze militari e non seguendo il parere politico del Governatore. 9 maggio

La 2-a Armata cessa di dipendere dallo Stato Maggiore dell'esercito. Con la denominazione di 'Comando Superiore delle Forze Armate Slovenia-Dalmazia' (Supersloda) passa alle dipendenze del Comando Supremo. Le autorità croate di Kljuc segnalano a Zagabria i pericoli cui sarebbe esposto il paese a seguito del ritiro del presidio italiano.

11 maggio

Viaggio a Roma del ministro per le finanze croato, Vladimir Kosak. Nei colloqui con le autorità italiane sostiene la necessità d'un parziale sgombero della Croazia da parte dell'esercito italiano. Suggerisce di restituire i poteri civili alle autorità croate e di armare gruppi di volontari sotto controllo dei comandi italiani, per la difesa dei villaggi.

12 maggio

Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, illustra al Governatore Bastianini la pericolosità di disperdere le truppe in tanti piccoli presidi. Gli preannuncia uno studio del generale Quirino Armellini basato sul principio: alla frontiera della Dalmazia, presidi militari; all'interno del territorio del Governatorato presidi con forze dipendenti dal Governo della Dalmazia (squadristi, milizia, carabinieri, guardie di finanza). Le truppe italiane sgomberano dal presidio di Kljuc.

13 maggio

II generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, in una lettera al generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, ritiene indispensabile l'apporto dei cetnici nella lotta contro i partigiani. -

14 maggio

Il Governatore Bastianini dispone la mobilitazione civile degli operai dei più importanti stabilimenti industriali delle province di Zara e di Spalato. Ha termine l'operazione 'Trio'. A Roma, riunione presso il Capo di Stato Maggior Generale, Ugo Cavallero, per l'esame dei problemi della


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

1306

Dalmazia e della Slovenia. Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, esprime al comando Supersloda parere negativo sulla efficienza del Governo di Zagabria e su quella dell'esercito croato.

15 maggio

-

Nota del Governatore Bastianini al generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, con cui segnala l'indisturbata presenza di ribelli nel territorio della provincia di Zara.

16 maggio

18 maggio

Dalla fusione dei cementifici 'Dalmazia' ed 'AdriaPortland' di Spalato nasce la società 'Cementerie Riunite Adria-Dalmazia' con un capitale di 60 milioni di lire.

-

Colloquio, a Roma, del capo di Stato Maggiore Generale, Ugo Cavallero con il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda. Lo invita a raccogliere le forze ed a dare loro maggiore mobilità. Il generale Quirino Armellini invia al Governatore Bastianini una lettera con la quale denuncia una serie di incidenti provocati dai militi del battaglione squadristi 'Toscano' a Castel Vitturi (Spalato).

20 maggio

Attacco in forze al presidio di Ervenico (Zara) da parte dei ribelli. I combattimenti dureranno sino al 22. Il Governatore Bastianini tiene una lezione all'Università di Milano sulle condizioni deHa Dalmazia annessa.

22 maggio

Lettera del Governatore Bastianini al generale Mario Roatta, comandante di Supersloda; chiede una più valida difesa dei confini della Dalmazia annessa. [mprovviso arrivo a Mostar di sei compagnie di ustascia. Incidenti con i carabinieri italiani e con la popolazione mussulmana. A Roma, colloquio del generale Ugo Cavallero, capo di Stato Maggior Generale con il ministro croato Vladimir Kosak, che sollec\ ta una riduzione delle forze italiane in Croazia.

23 maggio

Lettera del Governatore Bastianini a Luigi Russo, sotto-


Cronologia

1307

segretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, sulla situazione in Dalmazia dopo i combattimenti di Ervenico. Il Governatore Bastianini istituisce premi di incoraggiamento per la costruzione di motopescherecci e per altre attività della pesca. 25 maggio

Nota del generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, a Supersloda, con la quale denuncia l'aggravarsi della situazione in Dalmazia. I soldati italiani sgomberano il presidio di Bosanski Petrovac. Duemila ottocento abitanti lasciano il paese, per restare sotto protezione italiana. Il Governatore Bastianini istituisce gli 'Uffici di collocamento' nelle province dalmate.

26 maggio

Imboscata dei partigiani al prefetto di Zara, Vezio Orazi, non lontano da Ervenico. Con lui cadono il capitano dei carabinieri Umberto Bonassisi, il tenente d'artiglieria Giacinto Trupiano, il brigadiere Pietro Bardelloni, gli artiglieri Michele Campanella, Dino Cialdai, Arnaldo Zoppi ed altri quattro soldati. Relazione del comandante del VI Corpo d'armata, generale Renzo Dalmazzo, al Comando Supersloda sulle attrezzature di Porto Ploce ( = Porto Tolèro, alle foci della Narenta).

27 maggio

28 maggio

-

Il generale Giovanni Oxilia, capo della Missione militare italiana in Croazia, eleva protesta presso il Poglavnik per la presenza degli ustascia a Mostar.

-

Telegramma del generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, al Governatore Bastianini. Lo assicura di aver dato disposizioni perché sia impedito l'ingresso di ribelli nei territori annessi. ·

-

Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, informa il Comando Supremo dell'interesse che l'organizzazione Todt sta dimostrando per i lavori di Porto Ploce (Porto Tolèro).

-

Solenni onoranze funebri, a Zara, alle salme del prefet-


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

1308

to Vezio Orazi e degli altri caduti nell'imboscata di Ervenico. -

Il generale Quirino Armellini, durante la presenza a Zara per partecipare ai funerali del prefetto Ora+i, ha un colloquio con il Governatore, e gli illustra i criteri per l'organizzazione difensiva delle province annesse.

29 maggio

Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, invia a Supersloda lo studio per una nuova sistemazione del corpo d'armata. Prevede una drastica riduzione del territorio da presidiare in Croazia, l'assunzione d'un atteggiamento difensivo, revisione dei rapporti con le autorità poìitiche.

30 m~ggio

Il ministro di Germania a Zagabria, generale Siegfried Kasche comunica al ministro d'Italia, Raffaele Casertano, che il Reich intende servirsi del porto di Ploce per il trasporto della bauxite in Germania.

1 giugno

-

Le truppe italiane iniziano lo sgombero dal presidio di Dervar. Larga parte della popolazione segue i soldati italiani.

-

Il generale Quirino Armellini ordina al generale Ruggero Cassata, comandante delle 'Truppe Zara' di compiere il rastrellamento in provincia di Zara chiesto dal Governatore Bastianini.

-

L'ambasciata tedesca a Roma chiede al Governo italiano di poter costruire un porto, per il trasporto della bauxite, in località Ploce alle foci della Narenta. Nota verbale del ministero degli affari esteri italiano alla legazione di Croazia a Roma, in cui fissa i punti per un accordo sullo sgombero dei presìdi italiani dalla terza zona e sulla retrocessione dei poteri civili alle autorità croate, avvertendo che le trattative saranno condotte dal comando Supersloda. Ripiegamento del presidio italiano da Prozor. Ripiegamento del ~ residio italiano da Glamoc.

2 giugno

Riunione italo-tedesca a Roma per la costruzione da parte tedesca d'un porto in località Ploce (foci della Na-


Cronologia

1309

renta). Per evitare insediamenti tedeschi in Adriatico, l'Italia si assume l'onere dei lavori. Colloquio dei capi cetnici (pope Momcilo Djujié, colonnello Demetrio Usulcevié, capitano Radovan Ivanisevié) con il generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari'. Chiedono armi per le loro formazioni al fine di combattere contro i comunisti. II generale acconsente. 4 giugno

Il Governatore Bastianini ordina al Raggruppamento battaglioni squadristi di costituire nuovi presìdi in provincia di Zara e di rafforzare quelli in provincia di Spalato.

5 giugno

Istruzioni del generale Mario Roatta, ~omaodante di Supersloda, al generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, per rinforzare i reparti posti a difesa del territorio annesso, e per sbarrare con opere fisse il confine della Dalmazia italiana. Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, conferisce con il Governatore Bastianini e gli fa presente l'opportunità d'un rastrellamento della.zona di Chistagne (Zara). Il Governatore si dichiara contrario. -

7 giugno

Telegramma di felicitazioni del Governatore Bastianini al generale Renzo Dalmazzo, comandante del VI Corpo • d'armata, per aver ripulito la provincia di Cattaro dai ribelli. Ordinanza del Governatore Bastianini che invita i latitanti passati ai ribelli a rientrare nelle proprie case, garantendo salva la vita, se non responsabili di specifici delitti. Il rientro deve avvenire entro il 22 giugno. In caso contrario le famiglie saranno considerate ostaggi. Il generale Quirino Armellini, comandante del XVlll Corpo d'armata, ordina alla divisione 'Sassari' d'inviare due battaglioni in provincia di Zara, sospendendo il previsto rastrellamento delle Alpi Bebie (Velebit).

-

Nelle ore notturne tentativo di attacco alla stazione dei carabinieri di Raducicco da parte dei partigiani. Al mat-


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Dalmazia· Una cronaca per la storia (1942)

tino attacco al posto fisso dei carabinieri a Nunié (Zara). Un carabiniere rimane ucciso, dieci sono dati per dispersi. Una compagnia inviata in soccorso cade in un agguato: cadono tre ufficiali, quarantatré soldati, quarantanove i feriti. I ribelli hanno quaranta morti. A sera il generale Quirino Armellini s'incontra con il Governatore Bastianini che accoglie la proposta d'un rastrellamento in forze del territorio della provincia di Zara. Telegramma allarmistico del Governatore Bastianini al generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, sulla precarietà della situazione nelle province annesse. 8 giugno

Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, si reca a Sussa (Susak) dal generale Mario Roatta per un esame della situazione a seguito del telegramma del Governatore Bastianini del 7 giugno.

Lettera del capo cetnico Dobroslav Jevdjevié al generale Renzo Dalmazzo, comandante del VI Corpo d'armata. Ritiene impossibile un accordo croato-cetnico, e pone in dubbio la sincerità dei passi fatti, in tal senso, da Zagabria. Ripiegamento del presidio italiano da Bugojno. 9 giugno

A Zagabria viene pubblicato lo Statuto della chiesa ortodossa croata indipendente, e la nomina del patriarca Djordje Maximovié-Ivanovié a 'Patriarca della Chiesa croato-ortodossa e Metropolita di Zagabria'. Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, si reca a Zara per constatare le condizioni della provincia. Lettera del generale Renzo Dalmazzo, comandante del VI Corpo d'armata, a Supersloda per rilevare i pericoli insiti nello sgombero della terza zona con la retrocessione dei poteri alle autorità croate, che determinerà la perdita di ogni prestigio dell'esercito italiano di fronte ai cetnici, rovinando una situazione che si evolveva favo~ revolmente.

10 giugno

Catastrofico telegramma a Roma del direttore generale della P .S. presso il Governatorato. Parla di 40 mila ri-


Cronologia

1311

belli pronti a penetrare nella provincia di Zara. Il Governatore Bastianini si reca a Roma e pone in allarme il Comando Supremo ed il ministero degli affari esteri sulla situazione in Dalmazia. -

Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, ordina il rastrellamento della provincia di Zara, e successivamente quello delle Alpi Bebie (Velebit).

Giornata della Marina. A Spalato inaugurazione del cippo in memoria del comandante Tommaso Gtilli, ucciso dagli slavi nel porto di Spalato ancora I' 11 giugno 1920. 11 giugno

Per il rastrellamento della provincia di Zara, il generale Ruggero Cassata, comandante delle 'Truppe Zara', pone il proprio comando tattico a Bencovazzo; il generale Quirino Armellini quello del corpo d'armata a Zara. Incidenti a Spalato con la popolazione croata, a seguito della notizia che il giorno prima, durante la cerimonia per l'inaugurazione del cippo alla memoria del comandante Tommaso Gulli, era stato sventato un complotto comunista. Lettera del console Vittorio Castellani, dell'ufficio di collegamento con Supersloda, al ministro Luca P ietromarchi. Mette in rilievo l'opportunità che le trattative con i croati per lo sgombero dei presìdi e la retrocessione dei poteri civili siano condotti non dall'autorità militare italiana ma da quella diplomatica.

12 giugno

13 giugno

-

A Puticanje (Sebenico) i ribelli catturano la maestra Dina Pellutti.

-

A Putièanje un eterogeneo reparto (venti militari, otto civili) tenta d'inseguire i ribelli per liberare la maestra Pelluti. Cadano in un agguato: muoiono nove militari ed un civile. Lettera di protesta del vescovo cattolico di Sebenicò, monsignor Girolamo Mileta, al generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, circa violenze cui sarebbero stati oggetto cittadini di Spalato.


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

1312

14 giugno

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A Tenìn, su iniziativa del generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari' riconciliazione fra croati e serbo-orotodossi.

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Il generale 'Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, riferisce al generale Mario Roatta sugl'incidenti di Spalato a seguito dell'inaugurazione del cippo alla memoria del comandante Tommaso Gulli.

-

A Bruvno nove militi della 73a legione camicie nere sono fucilati dai partigiani. Il generale Quirino Armellini esprime al generale Mario Roatta il proprio parere sull'inefficienza del Governo di Zagabria e sulle incapacità militari dell'esercito croato.

15 giugno

Il gran zupano di Tenìn, David Sincié, riceve in prefettura l'ex-deputato ortodosso Stevo Redjenovié, esponente del movimento cetnico. Metà giugno

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16 giugno

Il gran zupano di Tenìn, David Sincié, fornisce armi alle formazioni cetniche di Mane Rokvié. A Vodizze (Sebenico) vengono trovati i corpi di quattro contadini uccisi dai partigiani.

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Relazione del colonnello Vincenzo Carlà sui fatti di Puticanje e sulle responsabilità ed iniziative dei vari comandi.

17 giugno

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Il ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano, informa che il Poglavnik sta perdendo ascendente all'interno del Governo, dove si sta affermando una corrente germanofila sostenuta dal maresciallo Slavko Kvaternik.

18 giugno

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Il Governatore Bastianini informa Mussolini sull'esito insoddisfacente del rastrellamento compiuto da reparti dell'esercito in provincia di Zara, e sottolinea la necessità di avere in Dalmazia forze armate più numerose.

-

A Lendine (Zara) imboscata ad una autovettura civile. Tre persone morfo ed una ferita. Relazione del generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, sulla sempre più precaria situazione sia po-


Cronologia

1313

litica, sia militare, sia economica della Croazia. 19 giugno

-

A Zagabria, il generale Mario Roatta firma con Pavelié l'Accordo per lo sgombero della terza zona e per la retrocessione dei poteri civili ai croati nella seconda zona, in base alla Nota del 1° giugno di Palazzo Chigi al ministro di Croazia a Roma. Il generale Paolo Berardi convoca i capi cetnici e le autorità civili di Tenìn, e li convince d'effettuare in comune, assieme a reparti italiani, un'azione contro i partigiani.

20 giugno

Sgombero del presidio italiano da Tomislavgrad (Duvno).

21 giugno

In provinicia di Zara hanno termine le operazioni ·di rastrellamento. Relazione del generale Quirino ArmelJini, comandante del XVIII Corpo d'armata, a Supersloda sui risultati (scarsi) del ciclo operativo.

22 giugno

Inizio del rastrellamento del monte Dinara. Il generale Quirino Armellini denuncia a Supersloda le inframettenze su questioni militari del Governatore Bastianinì. Il Governatore Bastianini costituisce, alle proprie dipendenze il 'Corpo Volontari Anti Comunisti della Dalmazia', sotto il controllo del colonnello Eugenio Morra, capo del suo Gabinetto militare.

23 giugno

24 giugno

25 giugno

26 giugno

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Appunto del ministro Luca Pietromarchi per Ciano. Pone in rilievo che gli ustascia, malgrado tutti gli accordi, persistono nelle loro persecuzioni contro gli ortodossi .

-

Inizio della 'lunga marcia' delle formazioni di Tito, dai confini del Montenegro verso la Croazia.

-

Il comando Supersloda predispone, per uso interno, un Appunto sul dissidio Armellini-Bastianini, con la proposta di sottoporre la questione al Comando Supremo, e provocare la sostituzione del Governatore o del comandante del XVIII Corpo d'armata. Il Capo di Stato Maggiore di Supersloda suggerisce al


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

1314

generale Mario Roatta di recarsi a Roma per risolvere il dualismo Bastianini-Armellìni, e per porre i battaglioni squadristi alle dirette dipendenze dei comandi militari. 27 giugno

-

Il comando del VI Corpo d'armata istituisce il nuovo settore di Metcovich (che comprende il porto di Ploce), e dispone la costruzione di opere fisse, per la difesa del nuovo porto.

28 giugno

Intervento del generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, nei confronti del Governatore Bastianini perché i battaglioni squadristi siano sottoposti a precisa disciplina.

29 giugno

Telegramma del Governatore Bastianini per annunciare a Mussolini i positivi risultati conseguiti dal battaglione squadristi 'Toscano' contro i comunisti. I soldati italiani ripiegano dal presidio di Livno.

30 giugno

Si conclude lo sgombero del presidio di Dervar.

1° luglio

Il capo cetnico Dobroslav Jevdjevié pone a disposizione dei comandi italiani la propria organizzazione.

Studio del comando del XVIII Corpo d'armata, sulla nuova sistemazione dei reparti per passare dall'atteggiamento offensivo a quello difensivo. Presso il comando di Supersloda comincia a funzionare il Commissario generale militare croato per una più stretta coordinazione fra i comandi italiani e croati. Lettera del generale Quirino Armellini, comandante del XVIII corpo d'armata, al generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, sulle attività militari del Governatore Bastianini con i reparti alle proprie dipendenze.

2 luglio

-

Appunto del ministro Luca Pietromarchi a Ciano per segnalare che l'esercito croato non è in grado di presidiare le località sgomberate dai reparti italiani. Azione congiunt~ italo-cetnico-croata per il rastrellamento del Monte Promina.

7 luglio

Lettera del Governatore Bastianini al generale Quirino


Cronologia

1315

Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, nella quale contesta l'affermazione che le autorità civili e politiche abbiano agito sconsideratamente durante i fatti di Puticanje. -

Il vice-console italiano a Banja Luka, Oberto Fabiani, avverte Roma che in un colloquio con Pavelié, questi gli ha detto che gli accordi fra croati e cetnici erano solamente provvisori.

11 capo della Missione militare italiana in Croazia, segnala a Roma che le autorità croate chiedono all'esercito italiano di mantenere i presìdi nella Bosnia sino a tutto settembre. 8 iuglio

-

Rastrellamento dell'isola della Brazza.

9 luglio

-

Appunto del Governatore Bastianini per Mussolini, nel quale fa presente la scarsità delle forze in Dalmazia, e l'irrazionale impiego di quelle presenti.

10 luglio

-

li Governatore Bastianini nomina un commissario straordinario alla 'Federazione centrale delle cooperative' (Zadruina Matica) ed alla 'Federazione di credito delle cooperative agricole' (Zadruini Savez), di Spalato. Il Governatore Bastianini emana le nuove norme per la disciplina e l'esercizio delle professioni sanitarie.

11 luglio

-

Lettera del Governatore Bastianini al generale Mario Roatta comandante di Supersloda. Rimarca che le autorità militari di Spalato non lo avevano tempestivamente avvertito degli incidenti avvenuti in quella città a causa degli squadristi del battaglione 'Toscano'.

-

Richiesta del generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'Armata, al Governatore Bastianini affinché un ufficiale dei carabinieri del proprio coman- · do possa partecipare al rapporto indetto dal Governatore agli ufficiali dei carabinieri dipendenti dal Governo della Dalmazia.

-

A Zagabria, il maresciallo Slavko Kvaternik emana direttive per una più stretta collaborazione fra forze armate croate ed esercito italiano.


1316

Dalmazia - Una cronaca per la storia (/942)

13 luglio

A Zara, il Governatore Bastianini tiene rapporto agli ufficiali dei carabinieri dipendenti dal Governo della Dalmazia, dopo aver respinto la richiesta del generale Quirino Armellini per la partecipazione al rapporto di un ufficiale dell'Arma del comando del corpo d'armata. Dura risposta del generale Quirino Armellini, comandante del XVlll Corpo d'armata, al Governatore Bastianini circa le responsabilità dei fatti di Puticanje. Rastrellamento dell'isola di Lèsina.

14 luglio

15 luglio

A Zagabria, il console Vittorio Castellani, dell'ufficio di collegamento con Supersloda, rappresenta al capo di Stato Maggiore di Supersloda, generale Ettore De Blasio, l'opportunità della massima prudenza nell'armare le formazioni cetniche. -

Il Governatore Bastianini replica duramente alla lettera del generale Quirino Armellini del 13 luglio, ed invia copia al generale Mario Roatta, comandante di Supersloda. Riunione dei capi cetnici ad Avtovac, convocati dal Dobroslav Jevdjevié, alla presenza del vojvoda TrifunoviéBrcanin. Il Comando Supremo comunica al generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, che Mussolini approva l'applicazione della legge del taglione contro i partigiani, quando sia richiesta dalla flagranza dell'offesa.

-

Inizio del rastrellamento della parte meridionale delle Alpi Bebie (Velebit). L'operazione termina il 25 luglio.

Metà luglio

II generale Renzo Dalmazzo, comandante del VI Corpo d'armata, istituisce, per il territorio di giurisdizione, il 'Comando Superiore delle formazioni anticomuniste'.

18 luglio

Il Governatore Bastianini assicura al generale Mario Roatta il proprio<interessamento per ottenere maggiori forze per il presidio della Dalmazia. Telegramma del Governatore Bastianini a Benito Mus-


Cronologia

1317

solini ,con cui chiede forze adeguate per un presidio permanente delle province di Zara e di Spalato, ed accusa il comando del XVIII Corpo d'armata di mancanza d'iniziativa di fronte all'attività dei ribelli. 19 luglio

21 luglio

Risposta durissima del generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, alla lettera del 15 luglio del Governatore Bastianini. -

Ordine del generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, al generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, di cessare ogni corrispondenza o rapporto con il Governatore Bastianini. Richiesta del commissario generale amministrativo, dottor Vjekoslav Vrancié, a Supersloda di poter inviare nella prima zona due compagnie di ustascia per concorrere con i reparti italiani ai rastrellamenti.

22 luglio

Convegno di Pustopolje, indetto dal generale Drafa Mihajlovfé, con i capi cetnici della Bosnia. Vi intervengono anche Trifunovié-Brcanin, Santié, Jevdjevié.

23 luglio

Il Comando del VI Corpo d'armata, venuto in possesso dell'o:rdine emanato il 1° aprile dal capo partigiano Sava Kovacevié di fucilare ottantasette soldati italiani, ordina di passare per le armi altrettanti comunisti detenuti per vari reati . Il Governo di Zagabria, in contrasto con la volontà del generale Mario Roatta, fa diffondere un comunicato sulla retrocessione dei poteri civili da parte dell'esercito italiano alle autorità croate. Il Governatore Bastianini si reca a Roma per chiedere il trasferimento del generale Quirino Armellini. Al mattino è ricevuto in udienza da Mussolini; nel pomeriggio incontra il maresciallo Ugo Cavallero, capo di Stato Maggiore Generale.

24 luglio

Il prefetto di Spalato, Paolo Zerbino, segnala a Roma l'aggravarsi della situazione sulle isole a sud della città, e la scarsa consistenza dei presìdi in posto.

25 luglio

Colloquio del Governatore Bastianini, a Roma, con il maresciallo Ugo Cavallero . Si decide di sostituire il ge-


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

1318

nerale Armellini con il generale Umberto Spigo. Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d'armata, esprime al gene:rale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari', l'opportunità di armare le formazioni cetniche. Ad Eso Piccolo, sull'isola di Eso (Zara) i carabinieri, fermano una ventina di indiziati di sabotaggio e distruzione dell'olio ammassato. Tradotti su una imbarcazione a Zara, aggrediscono la scorta. Uccidono tre militari e tre civili, fra questi una donna ottantenne. Tornati sull'isola uccidono tre contadini simpatizzanti per l'Italia.

26 luglio

27 luglio

-

Da Zara partono alcuni reparti per rastrellare l'isola di Eso, dopo i fatti del giorno precedente.

28 luglio

-

Il ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano, avverte Roma della penetrazione economica dei tedeschi in Croazia. Riunione a Kosovo (Tenìn) dei capi cetnici della Lika per coordinare le azioni contro i partigiani. Confermano la loro opposizione ai croati. Lanci di paracadutisti inglesi iri Bosnia. Un paracadutista è ucciso dai cetnici.

29 luglio

-

Ad Eso Piccolo, sull'isola di Eso (Zara), sono giudicati e fucilati sette comunisti coinvolti nei fatti del 26 luglio. I familiari dei latitanti sono internati nel campo sull'isola di Melàda.

30 luglio

Il ministero della guerra italiano scrive alla Presidenza del Consiglio dei ministri segnalando che il Governatore Bastianini non ha proceduto alla sostituzione dei medici militari in servizio alle dipendenze del Governatorato, con personale civile.

31 luglio

Il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII . Corpo d'armata, invia a Tenìn il vojvoda Hija Trifunovié-Brcanin, resi~ente a Spalato, per far desistere i cetnici della Lika dalla loro opposizione ai croati e per una più stretta collaborazione con i comandi italiani. Il ministro croato, Vladimir Kosak, incontra a Ragusa


Cronologia

1319

i capi cetnici della Bosnia e dell'entroterra per trovare un accordo. Supersloda invia propri u fficiali presso i vari corpi d'armata per valutare l'apporto delle formazioni cetniche.

Primi agosto

I partigiani occupano Livno e Tomislavgrad (Duvno), tenute da reparti croati, dopo il ripiegamento dei presidi italiani. A Roma, una delegazione tedesca chiede al ministro per i lavori pubblici, Giuseppe Gorla, la consegna di quattro grandi draghe per l'escavazione dei fondali a porto Ploce (foci della Narenta). Il ministro rifiuta. L'ammiraglio Giuseppe Raineri Biscia, esprime al ministro per i lavori pu,bblici, Giuseppe Gorla la preoccupazione della Marina per un possibile insediamento dei tedeschi a Porto Ploce. 1° agosto

Colloquio del Governatore Bastianini, a Roma, con il maresciallo Ugo Cavallero, per il rafforzamento delle difese in Dalmazia.

3 agosto

All'altezza di Punta Planca (fra Sebenico e Spalato) il piroscafo Pluto sfugge ai siluri d'un sommergibile inglese.

4 agosto

Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, scrive al generale Vladimir Laxa, capo di Stato Maggiore dell'esercito croato, che i suoi comandi non adempiono agli impegni assunti con l'Accordo di Zagabria del 19 luglio.

6 agosto

-

Direttive del comando Supersloda al XVIII Corpo d'armata per la trasformazione delle 'Truppe Zara' in divisione di fanteria.

8 agosto

Il generale Quirino Armellini passa le consegne del comando del XVIII Corpo d'armata al generale Umberto Spigo.

IO agosto

I tecnici tedeschi comunicano al ministro Giuseppe Gorla che, a seguito d'intese intercorse fra il maresciallo Goering e Mussolini, doveva consegnare le quattro draghe giĂ chieste per l'escavazione di Porto Ploce. Gorla


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

1320

li rinvia, opponendo di non aver ricevuto alcuna istru-

zione da Mussolini. Il ministro per i lavori pubblici, Giuseppe Gorla, si reca da Mussolini e lo mette al corrente dei passi fatti dai tecnici tedeschi. Mussolini esclude qualsiasi sua intesa con Goering, e invita il ministro a non mollare. 15 agosto

L'Ufficio coordinamento dello Stato Maggiore esercito dirama le disposizioni per la costituzione della divisione 'Zara'.

16 agosto

Rastrellamento delle isole di .Zut e dell'Incoronata (di fronte a Seb~nico). Inizio dell'operazione 'Albia' al comando del generale Renzo Dalmazzo. L'operazione prevede il rastrellamento dei monti del Biokovo (=Monti Albi, a sud di Spalato) dove sono concentrati duemila partigiani. Pavelié avverte i comandi italiani che i ribelli della zona di lmotski tenderebbero alla costa dalmata, prendendo posizione sui Monti Albi (Biokovo) per collegarsi con i sommergibili inglesi.

17 agosto

18 agosto

-

II comando. del VI Corpo d'armata costituisce in provincia di Cattaro un battaglione autonomo di volontari anticomunisti scelti (ortodossi e cattolici), con uno stato giuridico simile a quello del soldato italiano.

19 agosto

-

Zagabria. Colloquio Roatta-Pavelié sui rapporti dei comandi italiani con le formazioni cetniche. Pavelié non solleva obiezioni.

21 agosto

Il comando Marina della Dalmazia autorizza l'armamento di imbarcazioni 'civetta' per la lotta contro le attività corsare dei partigiani.

27 agosto

Convegno di Ragusa. Vi partecipano il generale Mario Roatta, il ministro per gli affari esteri Mladen Lorkovié, il commissario generale amministrativo dottor Rusinovié, il sottosegretario di Stato Vjekoslav Vrancié. La parte croata conf iene sull'impiego delle formazioni cetniche alle dipendenze dei comandi italiani. Si conviene sulla costituzione della 'milizia territoriale ustascia' (ustaska pripremna), che l'Italia si riserva d'armare.


Cronologia

1321

Inizio della fase conclusiva dell'operazione 'Albia' che dura sino al 2 settembre, con notevoli risultati. Primo impiego organico di battaglioni cetnici.

28 agosto

Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, dirama le istruzioni per la costituzione di formazioni cetniche. -

Nota del Governatore Bastianini al generale Umberto Spigo, comandante del XVIII Corpo d'armata. Lamenta la scarsa efficienza militare contro i partigiani.

Primi settembre- Il ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano con il generale Mario Roatta, visita i lavori di porto Ploce (foci della Narenta). 1° settembre

Costituzione della divisione di fanteria 'Zara'.

3 settembre

Lettera personale del Governatore Bastianini al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Luigi Russo. Lamenta che la trasformazione del comando 'Truppe Zara' in divisione, non ha portato alcun aumento di reparti per la difesa della Dalmazia. Chiede l'invio di uomini e mezzi.

5 settembre

Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, ordina al generale Umberto Spigo, comandante del XVIII Corpo d'armata, di rafforzare le difese della Dalmazia con alcuni battaglioni tratti dalle divisioni 'Sassari' e 'Bergamo'.

6 settembre

Il generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari', d'accordo con le autorità croate di Tenìn, dirama un 'Pr~clama' alle popolazioni della zona invitandole ad arruolarsi nelle formazioni anticomuniste.

9 settembre

Pro memoria, ad uso interno, del comando Supersloda sul pericolo dei ribelli nella penisola di Sabbioncello, che costituisce una base favorevolissima per il collegamento con sommergibili inglesi.

IO settembre

-

Il vojvoda Ilija Trifunovié-Brcanin, con Dobroslav Jevdjevié e con il capitano Milan Santié, è convocato a Sussa dal generale Mario Roatta, comandante di Supersloda. Primo colloquio.


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

1322

13 settembre

Il generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari' dirama le istruzioni per l'inquadramento, l'organico, l'armamento e le dipendenze delle formazioni cetniche anticomuniste. -

Il comando del XVIII Corpo d'armata emana le disposizioni per l'organizzazione difensiva delle province di Zara e di Spalato.

15 settembre

-

Il generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari', fa presente al generale Umberto Spigo, comandante del XVIII Corpo d'armata, la inopportunità politica e militare_d'armare le compagnie della 'Milizia territoriale Ustascia', creaté al convegno di Ragusa, mentre si lesina sull'armamento delle formazioni cetniche anticomuniste.

17 settembre

-

Mussolini approva la collaborazione con i cetnici, pur tenendo presente le possibilità di loro future richieste.

19 settembre

-

A Zagabria, colloquio del generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, con Ante Pavelié, circa il problema dei cetnici e del loro controllo da parte italiana. Intese per migliorare i rapporti con i comandi croati a tutti i livelli. Esame dell'impiego delle formazioni cetniche nella prossima operazione 'Dinara' assieme a reparti italiani e croati. Riserve di Pavelié su quest'ultimo punto.

21 settembre

Secondo colloquio del generale Mario Roatta con il vojvoda Ilija Trifunovié-Brcanin, a Sussa. Concordanza, anche operativa, con i cetnici nella lotta anticomunista.

23 settembre:

II generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, informa il Comando Supremo dei colloqui con il vojvoda Ilija Trifùnovié-Brcanin.

24 settembre

-

Incontro Pavelié-Hitler, presso il Gran Quartiere del Ftihrer.

25 settembre

-

Appunto del col1f>quio tra il Ftihrer ed il Poglavnik, inviato dal ministero degli affari esteri del Reich al ministero degli affari esteri italiano.

27 settembre

Il vescovo cattolico di Mostar, monsignor Petar Cule,


Cronologia

1323

invia al comando del VI Corpo d'armata una lettera di accuse nei confronti del soldato italiano, che determina la reazione sia del locale comando italiano sia dello stesso prefetto croato di Mostar.

28 settembre

Autorizzazione alla società 'S .A. Navicurzola', per attività cantieristiche, d'iscriversi presso il tribunale civile di Spalato.

Fine settembre -

Lettera del capitano Radovan lvanisevié (alias Katanié) al maggiore Zaharija Ostojié, aiutante maggiore del generale Draza Mihajlovié, per ragguagliarlo delle armi concesse dal generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, al vojvoda Ilija Trifunovié-Brcanin e sui risultati 'enormi' dei colloqui che hanno avuto luogo a Sussa.

Primi ottobre

L'Alto comando croato comunica a Supersloda che reparti ustascia prenderanno parte all'operazione 'Dinara' assieme all'esercito italiano ed alle formazioni cetniche.

2 ottobre

Siluramento del piroscafo Veglia da parte d'un sottomarino inglese all'altezza dell'isola di Cùrzola.

5 ottobre

Siluramento del piroscafo Eneo da parte di un sommergibile inglese a sud di Sebenico.

5 ottobre

-

Inizio dell'operazione 'Dinara', fase 'Alfa', agli ordini del comandante del VI Corpo d'armata, generale Ugo Santovito.

-

Il vescovo cattolico di Mostar, monsignor Petar Cute, invia a Roma una protesta per stragi effettuate da formazioni cetniche. Il Governatore Bastianini dispone che nella Dalmazia annessa, i lavoratori ricevano, con il pagamento delle competenze, il prospetto paga.

7 ottobre

Relazione del generale dei carabinieri, Giuseppe Piéche, al ministero degli affari esteri, sulla penetrazione e sui metodi della propaganda tedesca in Croazia. Il Governatore Bastianini costituisce la Commissione mineraria per la Dalmazia.


1324

Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

8 ottobre

Attacco con siluro ai piroscafi Magliuolo e Lissa, non riuscito, da parte d'un sommergibile inglese, all'altezza di Punta Planca (fra Spalato e Sebenico). Consegna della bandiera di combattimento da parte delle donne di Zara, al cacciatorpediniere Mitragliere.

9 ottobre

10 ottobre

Conclusione della fase 'Alfa' dell'operazione 'Dinara', ed occupazione di Prozor. -

Lettera del ministro per gli affari esteri croato, Mladen Lorkovié al generale Mario Roatta, comandante di Supersloda. Denuncia che le formazioni cetniche, inquadrate dagli italiani, non intendono riconoscere l'autorità dello Stato di Croazia, ed agiscono contro le popolazioni croato-cattoliche. Pavelié attua un rimpasto di Governo; riduce i ministeri da dodici ad otto; accentra i poteri nelle proprie mani; si propone di dare sviluppo ad una maggior collaborazione con l'Italia.

-

11 ottobre

12 ottobre

Attacco non duscito ai piroscafi Baroni, Margottini, Mameli da parte d'un sommergibile inglese davanti a Ragusavecchia. Esposto del Governatore Bastianini alla Presidenza del Consiglio dei ministri, sull'aggravarsi della situazione in Dalmazia e sulle carenze dei comandi militari.

-

Pavelié informa il ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano, su alcuni aspetti del suo incontro con il Ftihrer. Incontro a Spalato del generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, con i generali Ugo Santovito ed Umberto Spigo, comandanti del VI e del XVIII Corpo d'armata, per l'esame dei risultati della fase 'Alfa' dell'operazione 'Dinara'.

15 ottobre

-

Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda sospende provvisor~mente il secondo tempo dell'operazione 'Dinara' (fase 'Beta') e si reca a Zagabria per conferire con Pavelié. A Zagabria, colloquio del generale Mario Roatta con


Cronologia

1325

PaveliĂŠ. Questi considera molto obiettivamente le denunciate-violenze che i cetnici avrebbero effettuato contro popolazioni croato-cattoliche, ed esclude lo scioglimento di dette formazioni. [I comando del VI Corpo d'armata emana ordini drastici per il controllo delle formazioni cetniche, sino a prevederne lo scioglimento, e la fucilazione di chi eccede .

16 ottobre

Colloquio telefonico Mussolini-maresciallo Cavallero. Viene deciso il rafforzamento militare della Dalmazia con l' invio_della I a divisione celere ' Eugenio di Savoia' alle dipendenze del XVIII Corpo d'armata. 17 ottobre

Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, chiarisce al Comando Supremo i singoli punti dell'esposto del Governatore Bastianini dell' 11 ottobre, confutandoli.

20 ottobre

A Zagabria, colloquio del generale Edmund Glaise Horstenau con il colonnello Gian Carlo Re, capo della Missione militare italiana in Croazia, sulla situazione della Croazia.

21 ottobre

Inizio del secondo tempo (fase 'Beta') dell'operazione 'Djnara', al comando del generale Umberto Spigo.

24 ottobre

Attacco in forze dei partigiani contro il presidio di Gracac; sono respinti dopo due giorni di combattimento.

26 ottobre 27 ottobre

-

Conclusione della fase 'Beta' dell'operazione 'Dinara' ed occupazione di Livno.

-

Attacco, respinto, di circa cinquemila partigiani al presidio di Bosansko Grahovo (nord-est di TenĂŹn). Relazione del colonnello Gian Carlo Re, capo della Missione mifitare italiana in Croazia, sulla situazione nel paese. Il Governatore Bastianini istituisce l'Ente della Cooperazione della Dalmazia.

28 ottobre

Attacco partigiano a Vrpolje, Podljut, Velika Popina (circa sei chilometri a nord di Zermagna). L'attacco è respinto.

30 ottobre

Attacco dei partigiani a Stermizza (circa cinque km a


1326

Dalmazia ¡ Una cronaca per la storia (1942)

nord di TenĂŹn) ed a Kljake, sulla strada fra Dernis e Signo. Ambedue gli attacchi sono respinti. Relazione del dottor Giuseppe Solari Bozzi, capo dell'Ufficio Stefani a Zagabria sul complesso della situazione politico-militare della Croazia. Ordine del comando del VI Corpo d'armata che esclude la formazione di nuovi reparti cetnici ed il ripianamento delle perdite per quelli esistenti. Limitazione nella distribuzione di munizioni.

31 ottobre

Attentato alla centrale elettrica di Scardona con il brillamento di esplosivi p9sti sotto gli alimentatori. La zona rimane priva di energia elettrica, e nella fabbrica d'alluminio di Losovazzo si raffreddano trentadue forni. Fine ottobre

Il Governatore Bastianini approva il progetto per la bonifica delle zone intorno a Nona (Zara) e l'affidamento dei lavori all'Ente per le Tre Venezie.

2 novembre

Relazione del capo della Delegazione del Partito Nazionale Fascista (P.N.F.) ĂŹn Croazia, consigliere nazionale Carlo Balestra di Mottola, al segretario del P .N .F., Aldo Vidussoni, sulla situazione in Croazia.

4 novembre

-

Imboscata tesa dai partigiani sulla strada Spalato-Almissa ad un autocarro militare. Uccisi tre soldati e due civili, tredici militari dispersi.

-

Agguato ad una corriera di operai che da Sebenico si recavano al lavoro a Losovazzo.

5 novembre

Imboscata lungo la strada fra Spalato e Macarsca: otto i soldati caduti, quattro i dispersi.

6 novembre

Un congegno esplosivo distrugge il frantoio principale per la marna del cementificio sito a Majdan (Spalato). Trecentodieci operai sono licenziati per mancanza di lavoro.

7 novembre

9 novembre

-

I partigiani entrano a Kijevo, presidiata da domobranci; bruciano la chiesa,,cattolica, catturano sessanta miliziani croati. Distruzione da parte dei ribelli di tre tralicci della linea ad alta tensione dell'elettrodotto della centrale di Ma-


Cronologia

1327

noilovaz. 10 novembre

-

II generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari', di fronte agli ordini di maggior rigidità nei confronti delle formazioni cetniche, segnala la possibilità di reazioni.

-

La Presidenza del Consiglio dei ministri trasmette al Governatore Bastianini una comunicazione del ministero della guerra: gli ufficiali medici in servizio civile alle dipendenze del Governo della Dalmazia, non saranno più pagati dal ministero. Distruzione di due piloni della linea ad alta tensione alla confluenza dei fiumi Cherca e Cicola. In località Juras (Sebenico) abbattimento di quarantadue pali della linea elettrica.

11 novembre

Il generale Mario Roaua, comandante di Supersloda, su proposta del generale Umberto Spigo, comandante del XVIII Corpo d'armata, autorizza lo sgombero del presidio di Bosansko Grahovo. -

I partigiani attaccano Topolje (sud di Tenìn), difesa da cetnid, che hanno otto morti, fra i quali il fratello del pope Momcilo Djujié. I partigiani sono respinti.

12 novembre

Nel tratto fra Konjevrate e Prokrovnik (Sebenico) i partigiani tagliano centoventi pali della linea elettrica.

13 novembre

A Jelinjak (Sebenico) imboscata a due autocarri con undici genieri e diciotto marinai . Quattordici i morti, di cui tre carbonizzati, sette i feriti , sette i dispersi, due illesi. Penisola di Sabbioncello. Imboscata ad un reparto misto di finanzieri e di domobranci. Due caduti, (l'ufficiale italiano ed un finanziere), cinque i feriti .

16 novembre

Ritorsione italiana su Capocesto e località contigue per l'agguato del 13 novembre a Jelinjak . Restano uccise (secondo le fonti) da cinquantacinque a ottantasei persone. Rastrellati circa centosettanta civili. Lettera del generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari', al comando del XVIII Corpo d'ar-


1328

Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

mata. In relazione ai compiti che si intendono affidare alle formazioni cetniche, domanda armi, munizioni equipaggiamento e vestiario per gli anticomunisti. 17 novembre

Colloquio fra il ministro degli affari esteri di Croazia, Mladen Lorkovié, il ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano, il generale Siegfried Kasche, sulla possibilità di costituire un comando unico per agire più vigorosamente contro i partigiani. Lettera di protesta del vescovo cattolico di Sebenico, monsignor Girolamo Mileta, diretta·al Governatore Bastianini, per la ritorsione di Capocesto. Lettera del generale Paolo Berardi, comandante dell1=1 divisione 'Sassari' al comando del XVIII Corpo d'armata, in cui denuncia Io stato di logoramento dei reparti ai suoi ordini, la mancanza di complementi e di rimpiazzi.

19 novembre

Zagabria. Incontro del ministro per gli affari esteri di Croazia, Mladen Lorkovié, del ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano, del generale Siegfried Kasche con il generale Edmund Glaise Horstenau, il colonnello Gian Carlo Re, capo della Missione militare italiana in Croazia, il generale Ivan Prpié capo di Stato Maggiore dell'esercito croato, per esaminare le possibilità d'una azione congiunta contro i partigiani. -

Pro memoria del generale Umberto Spigo, comandante del XVIII Corpo d'armata, al comando Supersloda, per proporre il ritiro di alcuni presìdi dalla seconda zona, in modo da evitare che, con l'inverno, restino bloccati dalla neve ed assediati dai partigianL

20 novembre

Mussolini riceve il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, e gli promette l'invio di rinforzi.

21 novembre

Lettera del Governatore Bastianini al vescovo di Sebenico in risposta alla protesta che quest'ultimo gli aveva inviato il 17 novembre per la ritorsione di Capocesto. (

22 novembre

-

Il generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, tiene rapporto (a Sussa) ai generali Mario Robotti, Ugo Santovito, Umberto Spigo, rispettivamente comandanti


Cronologia

1329

dell'XI, VI, XVIII Corpo d'armata. Riferisce sugli sviluppi della guerra in Africa Settentrionale. Illustra le linee p~r un più ristretto schieramento dell'Armata al fine di lasciare disponibili alcune divisioni per le necessità della Madre Patria. Il comando del XVIII Corpo d'armata emana le disposizioni per la difesa costiera delle province di Zara e di Spalato. 23 novembre

-

Inizio dello sgombero del presidio di Bosansko Grahovo.

24 novembre

25 novembre

29 novembre

Lettera del Governatore Bastianini al generale Umberto Spigo, comandante del XVIII Corpo d'armata. Lamenta la scarsa protezione militare della provincia di Zara.

-

Il generale Umberto Spigo, comandante del XVIII Corpo d'armata annuncia al generale Paolo Berardi che i presìdi di Gracac e di Zermagna dovranno esser sgomberati, e che la divisione 'Sassari' si deve approntare per rientrare in Penisola.

Il generale Umberto Spigo, comandante del XVIII Corpo d'armata, emana le disposizioni di massima per il nuovo e più ristretto schieramento del corpo d'armata, secondo quella linea che sarà chiamata del '15 gennaio', dalla data in cui i reparti avrebbero dovuto compiere i necessari movimenti.

30 novembre

A Zagabria, colloquio del generale Mario Roatta, comandante di Supersloda, con il Poglavnik. I colloqui proseguono anche il giorno successivo. Roatta ottiene di poter impiegare le formazioni cetniche anche nella Lika.

I O dicembre

A Sahoviéi (Montenegro) il generale Draza Mihajlovié, nel ventiquattresimo anniversario della fondazione del regno di Jugoslavia, emana lo Statuto che dovrebbe essere la carta costituzionale della nuova Jugoslavia.

3 dicembre

Il Governatore Bastianini, tiene a rapporto le autorità civili e militari di Sebenico, in relazione alla locale accentuata pressione dei comunisti.

Colloquio, a Sussa, del generale Mario Roatta, coman-


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

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dante di Supersloda con il capo cetnico Dobroslav Jevdjevié, sui problemi delle formazioni anticomuniste e del movimento cetnico.

-

Pro memoria del generale Paolo ·Berardi, comandante della divisione 'Sassari', al coma ndo del XVIII Corpo d'armata, per segnalare la problematicità d'uno sgombero della divisione verso nord (Fiume), data l'attività dei partigiani e l'ambiguo atteggiamento assunto dai cetnici. Sull'isola di Cùrzola, in un agguato teso dai partigiani (località Blatta) a due autocarri con cinquanta soldati italiani, rimangono uccisi nove militari e quindici feriti. A Krilo (8 km. a nord-est di Almissa) trentotto camicie nere, su due autocarri, cadono in un agguato teso dai partigiani. Venti i caduti, compresi due ufficiali, e quindici i feriti.

4 dicembre

Lettera dell'ispettore di P.S. Mur ino, addetto al Governo della Dalmazia, al generale Carlo Viale, comandante della divisione ' Zara' , per contestare l'efficienza dei soldati e lamentare interferenze militari nel campo civile.

6 dicembre

A Marina di Traù (Spalato) i partigiani tendono un agguato ad un autocarro del reggimento cavalleggeri di 'Alessandria'. Dei venticinque uomini, quattordici sono uccisi, cinque feriti, quattro i dispersi.

7 dicembre

Il pope Moncilo Djujié, a Tenìn, pronuncia un discorso di fedeltà all'Italia e di decisa volontà nella lotta contro i comunisti. Il discorso ha risonanza anche a Roma. Azione di rastrellamento da parte dei reparti della divisione ' Zara' della zona Vodizze-Zaton-Srima (nord ovest di Sebenico) che dura sino al giorno 10 dicembre.

IO dicembre

[ cetnici assumono la difesa della parte orientale di Gracac. In merito viene firmato un apposito verbale dal tenente colonnellp Giovanni Sabre, per il comando della divisione 'Sassari', e dal pope Momcilo Djujié con il colonnello Mirko Jovovié per i cetnici.

13 dicembre

Relazione del generale Carlo Viale, comandante della


Cronologia

1331

divisione 'Zara', al comando del XVIII Corpo d'armata, sulla ritorsione su Capocesto del 16 novembre. 14 dicembre

Arrivo a Tenìn del primo scaglione dei cetnici dell'Erzegovina, inviati a rinforzo delle formazioni locali.

18 dicembre

Lettera del generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Zara', al comando del XVIII Corpo d'armata, con cui richiama l'attenzione sul malumore che serpeggia fra i cetnici di Gracac, al punto da prevederne l'arresto degli ufficiali. Incontro Ciano-Hitler. Vi partecipa il maresciallo Ugo Cavallero. Hitler si dimostra incondizionatamente contrario ai cetnici che identifica, tutti, con quelli di Mihajlovié. Relazione del generale dei carabinieri Giuseppe Piéche circa le intenzioni di Mihajlovié. Questi anche nel caso d'una sconfitta dell'Asse penserebbe ad una collaborazione con l'esercito italiano contro i comunisti.

21 dicembre

24 dicembre

-

Attacco in forze dei partigiani contro Lovinac. I reparti croati del presidio ripiegano sulla stazione ferroviaria difesa da due compagnie italiane che resteranno bloccate sino al 31 dicembre.

25 dicembre

26 dicembre

Pro memoria del generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari' sulle conseguenze politiche di uno sgombero del presidio di Stermizza (nord di Tenìn), e possibili reazioni dei cetnici.

-

Attacco dei partigiani contro il casello ferroviario di Ricice (fra Lovinac e Gracac) che resterà assediato sino al 31 dic~mbre.

27 dicembre

Inizio d'un violento combattimento fra Ricice e Lovinac. Una colonna della 'Sassari' è impegnata da diverse migliaia di corriunisti. Il combattimento durerà sino al 30 dicembre, quando da nord arriveranno i reparti della divisione 'Re'.

28 dicembre

A Zagabria si chiude la sessione del Sabor con un discorso di Pavelié.

29 dicembre

Proteste del ministro di Croazia a Roma, dottor Stijepo


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

1332

Perié, perché il generale Mario Roatta impiega formazioni cetniche anche nella Lika ed affida loro la protezione deUa linea ferroviaria Gracac-Ogulin.

31 dicembre

-

Il ministro di Croazia a Roma, dottor Stijepo Perié, consegna al maresciallo Ugo Cavallero un pro memoria suUa politica seguita dal generale Mario Roatta in Croazia a favore dei cetnici.

-

Visita al generale Paolo Berardi, comandante della divisione 'Sassari', del maggiore cetnico Petar Baéovié, comandante delle formazioni erzegovesi giunte a Tenìn; reclama armi e munizioni; dichiara che i suoi uomini non intendono assumere alcun compito statico; chiede di operare in direzione di Glamoc. Il comando del VI Corpo d'armata segnala un possibile dissidio fra il generale Orafa Mihajlovié ed il capo cetnico Dobroslav Jevdjevié, in quanto quest'ultimo intende mantenere autonome le proprie formazioni da quelle di Mihajlovié.

1943 2 gennaio

Incontro del capo cetnico Milan Santié con il gran zupano di Tenìn, David Sincié, al. quale propone una intesa - d'armi fra cetnici e croati. David Sincié riferisce a Zaga.bria dimostrandosi favorevole alle proposte.

4 gennaio

-

6 gennaio

Il ministero degli affari esteri di Croazia consegna alla legazione d'Italia a Zagabria, una nota di protesta per l'arrivo a Tenìn delle formazioni cetniche dell'Erzegovina, e per il diffondersi della propaganda fra le popolazioni croate in favore della creazione di una più Grande Serbia. Relazione del dottor Giuseppe Solari Bozzi, capo dell'Ufficio Stefani a Zagabria, a commento del discorso tenuto da Pavelié in occasione della chiusura della sessione del Sabor. 1


ELENCO DEI VOLUMI, DEI GIORNALI, RIVISTE E BOLLETTINI CITATI



Elenco dei volumi, dei giornali, riviste e bollettini citati

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VOLUMI

AMORETTI, Gian Nicola - La vicenda italo-croata nei documenti di Aimone di Savoia (1941 -1943) - Casa Editrice 'Ipotesi'; Rapallo, 1979. ANGELINI, Giuseppe. - Fuochi di bivacco in Croazia - Editrice Tipografica Regionale; Roma, 1946. ARMELLINI, Quirino - Con Badoglio in Etiopia - Editore Arnoldo Mondadori; Milano, 1937. ARMELLINI, Quirino - Diario di guerra - Nove mesi al Comando Supremo - Editore Garzanti; Milano 1946. BOTTAI, Giuseppe - Diario 1935-1944 - Editrice Rizzoli; Milano, 1982. CALESTANI, Emilia -· Memorie - Zara 1937-1944 - Editrice S.T.E.M. Mucchi; Modena, 1979. CAVALLERO, Ugo - Comando Supremo - Diario 1940-43 del Capo di S.M.G. - Editore Cappelli; Bologna, 1948. CIANO, Galeazzo - Diario 1937-1943 - Edizioni Rizzoli; Milano, 1980. CLISSOLD, Stephen - Jugoslavia and the Soviet Union - Royal l nstitute of lnternational Affairs, Oxford University Press, 1975. COLLOTTI Enzo e SALA Teodoro - Le Potenze dell'Asse e la Jugoslavia - Saggi e Documenti 1941-1943 - Feltrinelli Editore; Milano, 1974. DEAKIN , F. William - La montagna più alta - Einaudi Editore; Torino, 1972.

GIZDié, Drago - Dalmacija 1942 - Tipografia Onjen Prica; Zagabria, 1959. GORLA, Giuseppe - L'Italia nella seconda guerra mondiale - Diario di un milanese, ministro del Re nel Governo Mussolini - Baldini e Castoldi Editori; Milano, 1959. Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare d'Italia - Le Medaglie d'Oro al Va/or Militare - Editrice Regionale Tipografica; Roma, 1965. HORY Ladislaus e BROSZAT Martin - Der Kroatische Ustascha-Staat I 941-1945 - Deutsche Verlags-Anstalt; Stoccarda, 1964.


1336

Dalmazia - Una cronaca per la storia (/942)

KVESié, Sibe - Dalmacija u Narodnooslobodilackoj Borbi ( = La Dalmazia nella guerra di liberazione nazionale) - Collana ' Biblioteca della Rivoluzione nazionale'; Zagabria, 1960. LA WRENCE, Christie - Jrregular Adventure - Faber & Faber; Londra, 1947. LOI, Salvatore - Le operazioni delle Unità italiane in Jugoslavia (19411943) - Ministero della Difesa - Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio storico - Tipografia Regionale; Roma, 1978. MA URANO , Silvio - Ricordi di un giornalista fascista - Casa Editrice Ceschina; Milano, 1965. MENINI, Giulio - Passione Adriatica - Ricordi di Dalmazia - 1918-1920 Editore Nicola Zanichelli; Bologna, 1926. MUSSOLINI, Benito - Opera Omnia - A cura di Edoardo e Duilio Susmel - Edizione ' La Fenice'; Firenze, 1960. OGLIARl, Francesco - l'Italia è piccola? - Storia dei trasporti italiani Cavallotti Editore; Milano, 1981. PARIS, Edmond - Genocidio nella Croazia Satellite 1941-1945 - Ed. Club degli Editori; Milano, 1976. ROBERTS, R. Walter - Tito, Mihailovic and the Allies 1941-1945 - Rutger University Press; New Brunswick, 1973. T ALPO, Oddone - RUSTIA TRAINE, Eugenio Dario - DETONI, Narciso - I cento anni della Società Ginnastica 'Zara' - Stabilimento Tipografico ' Julia'; Roma, 1976. ZAMBOTTJ (de), Remo - Guerra in Dalmazia con la 547° compagnia mitraglieri G.A.F. - Casa Editrice Innocenti; Trento, 1980. ZANUSSI, Giacomo - Guerra e catastrofe d'Italia - Giugno 1940-Giugno 1943 - Editrice Libreria Corso; Roma, 1945. GIORNALI, RIVISTE, BOLLETTINI

COMANDO SUPREMO - Raccolta dei bandi, delle ordinanze e dei decreti emanatt·dtil Comandante delle Truppe operanti su tutte le fronti e dai Comandanti Superiori delle Forze Armate - Fascicoli quattro - Istituto Poligrafico dello Stato - Roma, 19411943.


Elenco dei volumi, dei giornali, riviste e bollettini citati

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COMUNISTA (IL) - Bollettino partigiano del 1942. CORRIERE (IL) DELLA SERA - Quotidiano, edito a Milano. DEUTSCHE ZEITUNG IN KROA TIEN (=Il Giornale Tedesco in Croazia) - Quotidiano tedesco diffuso nello Stato indipendente di Croazia dal maggio 1941 in poi. GIORNALE DI ADDIS ABEBBA - Quotidiano, fondato da Vezio Orazi che ne fu il primo direttore. GIORNALE DI DALMAZIA - Quotidiano, edito a Zara dal 28 ottobre 1941 all'll dicembre 1943 - Direttori, in successione di tempo, Alberto Giovannini, Antonio Gàlata, Feri de Pauer Peretti. GIORNALE D'ITALIA - Quotidiano di Roma. GIORNA LE UFFICIALE DEL GOVERNO DELLA DALMAZIA - Edito a Zara dal 15 luglio 1941 al 1° agosto 1943 - Direttore sino al 1° luglio 1943 Giovanni Vetrano, indi Alberto Bernardi Tipografia Enrico de Schonfeld, Zara. HRA VTSKI NAROD ( = II Popolo Croato) - Giornale ufficiale ustascia, edito a Zagabria dalJ'aprile 1941. NARODNE NO VINE ( = Giornale dello Stato) - Gazzetta Ufficiale del Governo dello Stato indipendente di Croazia. NEVE ORDNUNG ( = Ordine Nuovo) - Settimanale edito in Croazia dal Centro di propaganda tedesca. NO VA HR VATSKA ( = La Nuova Croazia) - Giornale ustascia. POPOLO (IL) D'ITALIA - Quotidiano, edito a Milano, di proprietà di Benito Mussolini. POPOLO (IL) DI SPALATO - Quotidiano, edito a Spalato dal l O dicembre 1941 al settembre 1943 - Direttore Silvio Maurano. PREPOROD ( = Rinascita) - Settimanale edito dalla Legazione d'Italia a Zagabria. RAD ( = Lavoro) - Giornale edito dal Centro di propaganda tedesca per i lavoratori della Croazia. RELAZIONI INTERNAZIONALI - Settimanale dell'Istituto Studi di Politica Internazionale (I.S.P .I.); Milano, 1942.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

RIVISTA (LA) DALMATICA - Edita a Zara dal I 899 al 1943; indi a Venezia dal 1952 al 1969, e da questa data a Roma. Trimestrale. SPREMNOST ( = Decisione) - Giornale ustascia, edito a Zagabria. SUVREMENOST (=AttualitĂ ) - Agenzia di notizie della Legazione d'Italia a Zagabria_ USTASKA URADNICA ( = Lo scopo ustascia) - Foglio del movimento ustascia, pubblicato a Banja Luka. VELEBIT ( = Alpi Bebie) - Agenzia di notizie dello Stato indipendente di Croazia.


INDICE DELLE PERSONE CITATE


(


Indice delle persone citate

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ADAMl, Francesco: console generale d.ella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, capo dell'Ispettorato della sanità del Governo della Dalmazia, 975, 976, 982, 1035, 1036, 1078, 1094 ADORNié, Antonio: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 AGNESlNA, Vincenzo: questore, addetto alla Direzione della pubblica sicurezza del Governo della Dalmazia, 250, 300, 301, 304, 373, 652 AGINOVlé, Àpis: ustascia, ricopriva la carica di logornik (federale), 731 AIRALÒl, Virgilio: componente del Comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale di Spalato, e membro della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028, 1031 AKRAP, Rudolf: capitano ustascia, comandante della 'Legione Dinarica', organismo militare e politico antitaliano, 725 AKMANOVIé, Vlade: sottotenente dei cetnici caduto a Stermizza, 459, 1144 AKSAMOVlé, Antun: vescovo di Djakovo, componente del Sabor (Parlamento) ripristinato da Ante Pavelié, 1040 ALBL, Guglielmo: commissario straordinario alla 'Cassa di Risparmio Cittadina' di Spalato, 1010 ALJIAGié, Aljia: comunista, nel 1921 uccise il ministro per l'interno del Regno S.H.S. (poi Jugoslavia) Milorad Draskovié, 96 ALJI NOVlé, Francesco: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 ALO!, Carmelo: milite d,ella forestale, caduto a Stancovazzo (Sebenico) in un'imboscata testa da partigiani, 229 ALTOBELLI, Luigi: geniere, ucciso dai partigiani vicino a Traù (Spalato), 1138 AL VIT RETI, Mario: ricopre vari incarichi nel riordinamento del settore del credito in Dalmazia, 1010, 1011 AMADASI, Francesco: ricopre vari incarichi nel riordinamento del settore del credito in Dalmazia, I009 AMANOVIé, Savo: sottotenente ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

AMATO, Attilio: generale, comandante la XIV brigata costiera, 660 AMBROSINI, Giovanni: commissario straordinario alla 'Cassa di Mutuo Credito' di Cùrzola, 101 l AMBROSIO, Vittorio: generale, comandante della 2a Armata, indi capo di Stato Maggiore dell'Esercito, 13, 14, 15, 26, 27, 28, 30, 36, 65, 66, 67, 68, 70, 71, 82, 84, 85, 86, 91, 92, 96, 97, 98, 109, 110,111,112,115,116,131,132,134,138,167,171,172,179, 401,402,467,468,618 AMÉ, ·Cesare: generale, capo del servizio informazioni militari (S.I.M.), 665 AMlCO, Giuseppe: generale, comandante della divisione 'Marche', 393, 931 AMOROSI, Angelo: ricopre vari incarich.i nella riorganizzazione del settore del sistema creditizio in Dalmazia; presidente del Comitato di sorveglianza della 'Prima Banca Popolare Dalmata' di Spalato, 1007, 1008, 1009, 1010 ANASTASIO IV: papa, 1153-1154, istituisce con sua bolla l'arcivescovado di Zara, 1099 ANDREA (d') GALATTI, Giorgio: di Trieste, ingegnere, costruisce nel 1898 la centrale elettrica di Manoilovaz (Sebenico), 1013 ANDREAZZI, Antonio: componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1019 ANDROVICH, Edvino: farmacista, s,ontitolare della S.A. 'Farmochimica Dalmata' a Zara, 1023 ANELLI, Enrico: ricopre vari incarichi nel riordinamento del sistema creditizio in Dalmazia, 1010 ANFUSO, Filippo: capo di gabinetto del ministro per gli affari esteri Galeazzo Ciano, 800 ANGELINI, Emilio: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 ANGELINI, Giuseppe: colonnello, comandante del l O reggimento di fanteria della divisione 'Re~ 36, 99 · ANSELMI, Giovanni: componente della Sezione commerciale del Consi-. glio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028


Indice delle persone citate

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ANTONESCU, Ion: maresciallo, 'Conducator' di Romania, 845 ANT ULOV, Giacomo: contadino filo italiano, ucciso a Vodizze (Sebenico), 668 ARMANDO, Enrico: generale, commissario straordinario all' OspedaI-e civile di Sebenico, 1034 ARM ELLIN I, Quirino; generale, comandante del XVIII Corpo d'armata, con sede a Spalato, 7, 26,209, 211,212, 213,214,215,216, 217,219,220,221,222,224,225 , 226,227,228,230,236, 237, 241,242,243,244,245,246,247 , 248,249,250,251,252,253, 254,255,256 , 259,260,262, 264,265,266,267,268,269,270, 271,272,273,277,278,279,283,285 , 286,287,288,289, 290, 293,298,300 , 301,302, 304,305,306,309,310,31 1,312,320, 336,340,343 , 344,363,369,374,375,376,410, 41 1,417,431, 433 , 434,439,440,471 , 472,473,474,477,479, 480,483,522, 564,575,585,592,618,620,621,624,645 , 647 , 650,654,656, 666, 667, 936, 1139, 1202. ARNE RI, Antonio : avvocato, presidente del Comitato antimalarico di Zara, 1036 ARTUKOVIé, Andrjia; ministro per l'interno, quindi per la giustizia ed il culto, dello Stato indipendente di Croazia, 17, 18, 75, 91, 113, 121, 126, 138, 141,142,383,431,446,661,747 ATH ERTON, Terence: maggiore inglese, comandante della missione Hy. dra sbarcata sulla costa del Montenegro, 70 ATTOLICO, Bernardo: ambasciatore del Regno d ' Italia presso la Santa Sede, 984, 985, 1038 · A VARNA (d ' ), Giuseppe, duca di Gualtieri: ambasciatore del Regno d ' Italia presso il Governo asburgico di Vienna, 1013, 1060

AVOGADRO , ... : ingegnere, direttore della S.A. 'Navicurzola-Cantieri Navali', di Cùrzola AZZARIO, Stefano: tenente di fanteria della divisione 'Zara', 312, 1222

BABié, Acim: cetnico, commissario per l'agricoltura, 25, 160 BABié, Ljubo: comandante partigiano, opera prevalentemente in Dalmazia, 44, 45, 52, 417


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

BABié, Naziv: ustascia, ricopre la carica di /ogornik (federale), 731 BAéOVIé, Petar: maggiore, comandante delle formazion i cetniche dell'Erzegovina, 447, 448, 450,455,456, 486, 487, 489, 490, 729, 739,775,792,793,824, 1167, 1174, 1266 BADER, Paul: generale, comandante delle truppe tedesche in Serbia, 70, 71, 76, 78, 80, 81, 84, 85, 86,114,116,11 7,172, 174,194,195, 196, 197, f98, 204,205 ,206,207. BADICE, Antonio: contadino cattolico, ucciso dai partigiani, 1126 BADINI, Andrea: maggiore, comandante del presidio italiano di Chistagne (Zara), 298 BADOGLIO , Pietro : generale, ricopre incarichi di massima responsabilità nel campo militare e politico, 212, 213, 283 BAJAMONTI, Antonio: (1822-1891) da Spalato. Podestà della sua città, deputato italiano al Parlamento di Vienna, 934, 955, I004, 1052 BALDONI, Corrado: diplomatico, .addetto all'Ufficio Croazia del ministero degli affari esteri, 110,111,113,476,770,771,784,791, 798,804,809,812,822,858 BALEN, Josip: capo di gabinetto di Ante Pavelié, indi ministro dell'economia nazionale dello Stato indipendente di Croazia, 747, 800 BALENOVIé, ... : colonnello dell'esercito croato, 736, 833 BALENOVIé, Gìuseppe: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 BALESTRA, Mansueto: ricopre vari incarichi nella riorganizzazione del sistema creditizio in Dalmazia, 1008, 1009 BALESTRA di MOTTOLA, Carlo: consigliere nazionale, capo missione dél P.N.F. a Zagabria, 780,811 BALOCCO, Riccardo: generale, comandante del V Corpo d'armata in Croazia, 36 BANJAK, Odbrad: comandante partigiano della formazione di Ljubo Babié, 44 BARBA, Oberdan: maggiore del 152° reggimento fanteria (divisione 'Sassari') comandante del presidio italiano di Bosansko Grahovo, 764, 766, 807, 880, 1148, 1207


Indice delle persone citate

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BARBALI, Paolo:'sottocapomanipolo della M.V.S.N., addetto al collegamento fra le formazioni cetniche ed il comando della divisione 'Sassari', 603 BARBÉRA, Gaspero: prefetto di Zara, 1122, 1193, 1195, 1200 · BARBERINI, Ennio: vice-segretario nazionale del Partito fascista nel 1942, 296 BARBERIS, Angelo: componente della Sezione commercijlle del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 BARBÉRO, Pietro: colonnello, capo di Stato Maggiore del XVIII Corpo d'armata, 813, 1160 BARBIERI, Sofocle: agente di pubblica sicurezza, ucciso in un'imboscata dai comunisti a Sebenico, 229 BARDELLONI, Pietro: brigadiere di pubblica sicurezza. Ucciso con il prefetto di Zara, Vezio Orazi, in una imboscata tesa da partigiani, 238,239,240,295,296 BARié, Branko: cetnico, 476 BARI CE V, Matteo: titolare d'una azienda per la lavorazione del pesce in Dalmazia, 1025 BARLETTA, Giuseppe: ibrigadiere della guardia di finanza, caduto in una imboscata tesa da partigiani, 305 BARNABÒ, ... : maggiore, comandante del presidio italiano di Varkar Vakuf, 46, 49, 4 11 BARO, Aldo: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 BAROCETTI, Francesco: soldato, caduto in una imboscata tesa da partigiani nelle vicinanze di Ragusa, 229 BARSOTTI, Renato: maggiore, capo dell'Ufficio 'I' del XVIII Corpo d'armata, 483, 1057 BARTOLI, ... : colonnello, direttore dei 'Cantieri Navali Adriatici' di Spa- . lato, 958 BARTOLUCCI, Athos: segretario federale di Zara, ispettore del P.N.F. per la Dalmazia, 962 BARTOLUCCI, Gianni: componente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

BARZOL A, ... : ingegnere croato, catturato dai partigiani vicino Losovazzo (Sebenico) e probabilmente ucciso, I. 123 BASTIANINr , Giuseppe: Governatore della Dalmazia annessa, dal 7 giugno 1941 al 12 febbraio 1943, 7, 209, 214, 215,216, 217, 218, 219, 220, 221, 222, 223, 224, 227, 228, 230, 231 , 234, 235, 236, 237,241,242,243,244,245,246,248,249,250,252,255,256, 259,260,262,263,264,265,266,268,269,268,270, 271,272, 273,277,278,279,284,285,286,287,288,289,290,291,293, 296,300,301,305,308,309,310,311,312,320,329,331,337, 341, 345, 350, 354, 356,375,480,579, 585,586,601,617, 618, 619,620,621,622,623,624,625,626,627,628,629,630,632, 633,634,635,637,638,639,640,641,647,654,661,669,670, 674,677,697,722,787,936,937,938,939,940,941 , 942,943, 944,947,948,950,951,952,953,955,956,957,958,959, 961, 962,963,964, 965,966,967,968,969,970,971,972,973,974, 975,976,977,978,981,983,984,985,986,987,988,989,990, 991,992,993,994,995,996,997,998, 1006, 1012, 1016, 1026, 1030, 1031, 1032, 1033, 1035, 1036, 1037, 1040, 1041, 1042, 1043, 1067, 1070, 1072, 1074, 1093, 1097, 1105, 1110, 1111 , 1123, 1127, 1129, 1130, 1131, 1132, 1[33, 1137, 1139, I 152, 1185, 1190, 1198, 1199, 1201, 1202, 1220, 1228, 1232, 1237, 1239 BASTIANINI , Vittorina, moglie del Governatore della Dalmazia , 288 BATTAGLI, Pietro : componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 BATTENTI, Guido: soldato, caduto nel combattimento di Ervenico del 20/22 maggio 1942, 292 BATTESTIN, Diego: sottotenente, da Zara, caduto nel combattimento di Ervenico del 20/22 maggio 1942, 233, 234, 240, 292, 932 BAUK, Milan: comandante partigiano in una delle formazioni di Ljubo BabiĂŠ, 44

BEGO, Zdravko: comandante di reparto nella formazione partigiana di Sime lvas, 588 BELJO, Mirko: ortodosso, comandante di formazione cetnica, 826 BELLOCCHIO, Gelasio: carabiniere, ucciso dai partigiani a NuniĂŠ (Zara), 230


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BENAK, Sandor: commissario dello Stato indipendente di Croazia per la Bosnia, 81,392,501 BENEA, Francesco: ingegnere, componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, e membro del comitato di presidenza del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1019, 1029 BENTROVATO, Ezio: di Zara, sottocapo di Marina, caduto in combattimento, 1001

BENVE NUTI, Leone: sottotenente di finanza, caduto in una imboscata tesa da partigiani, 256 BENVENUTO, Marcello: soldato, ucciso dai partigiani nella zona di Ragusa. 571 BENZONI , Nicolò: capitano del Palio Marinaro di Zara del 1942, 1002 BERARDI, Paolo: generale, comandante della divisione 'Sassari', 416, 419,420, 421,424,433,473,474,479,544,564,565,602,604, 605,606,607,611,613,614,615,614,617,649,663,690,765, 766,768,771,772,773,807,808 , 1141, 1145, 1146, 1147, 1148, 1152, 1153, 1154, 1158, 1159, 1160, 1161, 1162, 1163, 1164, 1165, 1166, 1167, 1168, 1169, 1171, 1172, 1173, 1175, 1178, 1189, 1204, 1205, 1206, 1208, 1210, 1211, 1212, 1213, 1214, 1215, 1216, 1217, 1249, 1262, 1268 BERG EMANN, ... : sottoscrive per il Reich l'accordo tedesco-croato che vincola tutti i successivi accordi economici della Croazia, 749, 8'i6

BER!é, Nikola: cetnico, comandante deJla formazione di Topolje (Tenìn), 484, 608, 685, 1144 BERIO, Alberto: diplomatico, addetto all'Ufficio Croazia del ministero degli affari esteri, 1212, 1218 BERié, Victor: vescovo cattolico di Segna (Croazia), 1040 BERKOYlé, Giuseppe: di Spalato, presidente del Sabor (Parlamento) dello Stato indipendente dr Croazia, 725 BERKOVIé, Josip: parroco di Kljake (Dernis), 765 BERRI, ... : colonnello del Comando Superiore delle FF.AA. Slovenia Dalmazia (Supersloda), 736 l:H::. RTAGNA, Paolo: sottotenente, dato per disperso nel combattimento di Ervenico del 20/22 maggio 1942, rilasciato dai partigiani nell'agosto 1943, 234


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

BERTOCCHI, Agenore: colonnello di commissariato di Marina, aiutante di Aimone di Savoia, designato re di Croazia, 100, 466 BESAROVIé, Savo: avvocato di Sarajevo, deputato al Sabor (Parlamento) dello Stato indipendente di Croazia, 163 BESLAGié, Himla: ministro delle comunicazioni dello Stato indipendente di Croazia, 382, 747 BETICA, ... : professore, ferito in un attentato a Sebenico, 1199 BETTIZA, Marino e Giuseppe: comproprietari della prima fabbrica di cemento a Spalato , 'Gilardi e Bettiza', 950,951, 1018 BETTIZA, Vincenzo: liquidatore della fabbrica di cemento 'Gilardi e Bettiza', 1018 BIAGI, Giuseppe: ragioniere, segretario della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1O19 BIANCHINI, ... : avvocato di Spalato, antitaliano, 1054 BIDDAU, Giovannino: tenente colonnello, del 152° reggimento fanteria divisione 'Sassari', I205, 1211 BIJANKO, Odbrad: cetnico, comandante della formazione di Krupa (Zer-

magna), 484 BILAé, Giovanni: contadino di Eso Piccolo (Zara), ucciso dai partigiani, 1137

BILCAR, Luka: capo cetnico della zona di Tenìn, 44, 45 BIOCINA, Giovanni: esponente comunista a Postire, sull'isola della Brazza, 582, 583, 585 BIUK, Antonio: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, I 028 BIUK, Pietro: componente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 BJELAJAC, ........ : comandante cetnico di un gruppo di battaglioni, 840 BLASKOVIé, Pietro: consigliere d'amministrazione della S.A. 'Cementi Portland dell'Adriatico', segretario della Federazione jugoslava dell'industria del cemento, 952 BLAZEVIé, Bofo: comandante partigiano; ad Ervenico tese l'imboscata che costò la vita al prefetto di Zara, Vezio Orazi, 239


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BOBBIESE, Antonio: ammiraglio, comandante di Maridalmazia, 70, 111, 288 BOCCASINI, Ferruccio e Livio: di Trieste, consiglieri d'amministrazione della S.A .. 'Giulio Meinl' di Sebenico, 1025 BODIROGA, Vasilje: cetnico, comandante di battaglione, 482 BOGLICH, Luigi: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 BOGUNOVIé, Branko: cetnico, comandante della formazione di Bosansko Grahovo, 44, 45, 62,433,434,475,483,608,685 , BOGUNOVIé, Mito: cetnico, della zona di Tenìn, fratello di Branko, 45 BOJ!é, Josip: colonnello della gendarmeria croata, 432, 662, 794 BOLDONO, ....... : carabiniere, ucciso dai partigiani sull'isola di Eso (Zara), 587 BOLLO, Fabio: tenente colonnello, comandante del porto di Piace (Porto Tolèro), 399 BOMPILI , Dionisio: soldato, caduto in una imboscata tesa da comunisti nelle vicinanze di Ragusa, 229 BONACCI, Ugo: di Spalato, sottocapo di marina, caduto a Tobruk il 12 giugno 1940. Primo caduto di Spalato nella seconda guerra mondiale,. l 031 BONACié, Felice: componente della sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 BONACié, Girolamo: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 BONASSISI, Umberto: capitano dei carabinieri~ caduto in un'imboscata tesa da partigiani ad Ervenico (Zara), 238, 239, 240, 295, 296, 995 BONAVIA, Aurelio: componente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028, 1031 BONCINA, Bruno: direttore dell'Ufficio del Lavoro della Dalmazia, 1029, 1031 BONEFACié, Quirino Clemente: vescovo cattolico di Spalato, 255, 305 , 988, 1040 BONETTI, Pietro: commissario liquidatore della Banca 'Adriatico-Danubiana', filiale di Cattaro, 1010


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

BONGHI, Ruggero: uomo politico italiano, ministro per la pubblica istruzione nel 1874, !013 B0Nl, Mario: fante, sfugge alla prigionia dei partigiani, l 195 BONIVENTO, Giovanni : impiegato presso una fabbrica di Losovazzo (Sebenico), catturato dai partigiani, 1123 BONO, Matteo: vice brigadiere, comandante la stazione dei carabinieri di Stretto (Sebenico), 269 BORETT AZ, Giuseppe: soldato , caduto nei combattimenti di Ervenico (Zara), 292 BORGONGINI DUCA, Francesco : Nunzio Apostolico in Italia, 989, 1040, 1129 BORUCINSKY , Demetrio: componente del comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale di Spalato , 103 1 BOSCHI, Vittorio: ingegnere, comandante della milizia forestale a Spalato, 1029 BOSICH, Matteo: vice-brigadiere dei carabinieri, disperso a seguito di un agguato teso da comunisti, 305 BOTTA, Giovanni : da Como, amministratore della 'Dalmatia Bauxit' a Spalato, 1022 BOTTAI, Giuseppe: ministro per l'educazione nazionale nel Governo di Mussolini, 94 BOTTARI, Nicola: commissario sequestratario della S.A. ' Cementi Portland dell'Adriatico ' di Spalato, 954 BOTTERI , Tullio: ricopre vari incarichi nel riordino del sistema cooperativistico della Dalmazia, 965, 1009, 1029, 1030 BOTTINO BONADE, Vittorio: ingegnere, consigliere d ' amministrazione della S.A . 'Cementi Portland dell'Adriatico' di Spalato, 952 BOTTRIGHI, Luigi: commissario civile di Stretto (Sebenico), 256, 257, -269, 305 BOZOVIĂŠ, Zarko: tenente ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696 BOZZ I, Carlo: consigliere di Stato, segretario generale del Governo della Dalmazia con il Governatore Giuseppe Bastianini, 1019, I 036 BRAJEVIĂŠ, Michele: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028


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BRANCATI, Corrado: generale, commissario all'ospedale civile di Sebenico BRANDOLIN, Aldo: capitano del 152° reggimento fanteria (divisione ' Sassari'), caduto in uno scontro con i partigiani. Medaglia d'oro al Valor militare alla memoria, 41, 42, 101 BRKOVIé, Zivko: capo cetnico della zona di Tenìn, 45 BRUNO, Camillo: vice-prefetto di Zara, 651, 1202 BU A, Vincenzo: di Zara, soldato del 38° reggimento fanteria, caduto sul fronte russo, 1001 BUDAI•, Ferruccio: caposquadra del!' Azienda Autonoma Strade Statali, ucciso dai partigiani, 57 BUDRlé, Ivan: direttore della miniera di Kljake (Dernis), 765 BUFFARINI GUIDI, Guido: sottosegretario di Stato al ministero dell'interno, 296, 991 , 992, 1041 BULAT, Edo: di Spalato, ustascia, esponente del movimento irredentistico croato a Zagabria, 725 BULié, Ivo: di Spalato, sottosegretario di Stato ai lavori pubblici dello Stato indipendente di Croazia, 725 BULlé, Luka: componente del comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale di Spalato, e della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 BULié, Mirko: componente della sezione professionisti ed artisti del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 BULJAN , Vice: comandante partigiano, 578 BURJé, Vittore: vescovo cattolico di Segna, 1040 BUTORAC, Paolo: vescovo cattolico di Cattaro, 990 BUTTI, Giuseppe: colonnello dei carabinieri, comandante dei carabinieri della Dalmazia dipendenti dal Governatorato, 217, 285, 294 BUTTIGLIONE, Mario: capo dell'Ufficio di vigilanza per la difesa del risparmio e l'esercizio del credito in Dalmazia, 941, l 007 C'ABAS, Josip: esperto croato, tratta gli accordi economici con la Germania, 749, 856 CACE, Manlio: maggiore medico di Marina, direttore dell'Ospedale civile di Sebenico, 290, 291, 305 , 307, 308, 651, 652, 668, 672, 675, 1013, 1034, 1038, 1127, 1193, 1196, 1197, 1198, 1201


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

CAFFARELLI, Vincenzo: ingegnere, componente del direttivo· dell'Ente per la lotta antimalarica in Dalmazia (E.L.A.M.I.D.), 1036 CAIRO, ... : ingegnere, sviluppa l'attività industriale di Sebenico dove, agli inizi del '900, impianta la Società per il carburo di calcio, 1062, 1064 CALANDRA, Francesco: sergente, ucciso in una imboscata tesa da comunisti nell'interno di Ragusa, 229 CALISSE, Alberto: diplomatico, console generale d'Italia a Sarajevo, 110, 111,437,480 CALMETTA, Angelo: di Zara, soldato del 54° reggimento fanteria caduto sul fronte russo, 1001 CAMERANA, Giancarlo: consigliere d'amministrazione della S.A. 'Cementi Portland dell'Adriatico', con sede a Spalato, 952 CAM IN, ... : tenente, comandante del presidio italiano di Plavno, 121 O CAMPANARO, Leonardo: artigli~re, si sottrae alla prigionia dopo esser stato catturato dai partigiani, 1195 CAMPANELLA, Michele: artigliere, caduto nell'imboscata ad Ervenico ·., dove perdette la vita il prefetto di Zara, Vezio Orazi, 240 CAPMAN, Robert William: sottotenente radiotelegrafista della missione inglese Disclaim, paracadutata nella Bosnia orientale, 69 CAPPI, Ferruccio: segretario federale di Spalato, 288, 936, 958, 1029 CAPRARA, Giuseppe: vice-brigadiere di pubblica sicurezza, morto in un conflitto con alcuni comunisti, 229 CARCELLI, Luigi: tenente colonnello dei carabinieri, comandante i carabinieri del Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia, 279, 312,376 CARGNELLJ, ... ; maggiore del Centro 'I' di Sarajevo, 85, 116,393,463, 464 CARINGHELLA, ........ : caporale d'artigliera, presente all'imboscata che costò la vita al prefetto di Zara, Vezio Orazi, 239 'Truppe Zara'. Passa, quinCARLÀ, Vincenzo: colonnello del Comando ,.di, all'Ufficio 'I' del Comando Superiore FF.AA. SloveniaDalmazia, 231, 233, 238, 251, 257, 269, 291, 292, 305 , 310, 739,797


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CARLINI, Ermanno: commissario liquidatore della 'Banca Adriatico-Danubiana', filiale di Spalato, 1010 · CARié, Dragutin: colonnello croato, 485 CARONNA, Carlo Mario: medico, fiduciario della Sezione provinciale di Spalato per le professioni sanitarie, 1032 CAR VIN, Lionello (Nello): capitano degli alpini, partecipa ai combattimenti di Ervenico (Zara) del 20/22 maggio 1942, 231, 233, 234,

240 CASERTANO, Raffaele: ministro d'Italia a Zagabria, 14, 18, 19, 64, 69,

• 74, 91, 93, 96,108,113,380,395,396,400,425,435,467,476, 488,550,732,733,742,744,745,746,775,777,779,780,782, 783, 784, 786, 787, 788, 795, 798, 799, 805, 811, 813, 1119, 1178.

CASOLINI, Lorenzo: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 CASSATA, Ruggero: generale, comandante delle 'Truppe Zara', 231, 244,

247,251,259,272,292,294,295,296,302,343,372,373,388, 389,395,396,400,425,435,467,476,480,488,493,550,587, 620,621,652,655,667,668,732,733,742,744,745,746,775, 777,779,780,782,783,784,786,787,788,794,795,798,799, 805,811,813,866,896,902,903, 1119, 1178 CASTELLANI, Vittorio: diplomatico, console generale, capo dell'Ufficio collegamento del ministero degli affari esteri con il Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia, 20, 73, 75, 79, 80, 81,

93, 112, 113, 114, 115,116,250,251,301,397,407,408,423, 465,469,475,485,599,600,601,661,726,727,731,733,735, 752,755,758,771,774,783,791,794,795,803,804,805,809, 810, 812, 820, 825, 865, 866, 1208, 1209 CATALANO, ... : tenente di vascello sulla R.N. Puglia, nel 1920, a Spalato, 303 CAT ANié, Gojko o Katanié: (nome di ·copertura di Radovan lvanisevié) aiutante maggiore del vojvoda Ilija Trifunovié-Brcanin, comandante dei cetnici, 1152, 1166, 1172, 1173, 1247, 1248,

1267 CATTICH, Antonio: capitano del sestiere del Borgo nel Palio Marinaro di Zara del 1942, 1002


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

CA YALETTI, ..... .. : diplomatico italiano, 798 CA VALLA RIN, Luigi: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato , 1028 CAVALLERO, Ugo: generale, capo di Stato Maggiore Generale; maresciallo d'Italia dal 1° luglio 1942, 32, 65 , 66, 67, 68, 82, 85, 94, 98, 109, I 10, 116, 168, 228, 277, 278, 290, 381, 403, 405, 406, 409,426,430,442,469,470,484, 520,617,618,619, 620, 621, 628,641,665,667,677,735,737,786,796,811,832, 1176, 1217, 1269, 1270. CA VAN, Elliot: maggiore inglese, comandante della missione Disclaim paracadutata nella Bosnia orientale, 69, 111 CELEBRANO, Enzo: primo seniore, ufficiale di collegamento del VI Corpo d'armata con le formazioni cetniche del settore di Kalinovik, 482 CERESA, Achille: impiegato presso la fabbrica di Losovazzo (Sebenico), catturato dai partigiani, 1123 CERPI, Antonio: sergente maggiore d'artiglieria, 261 CESANO, ... : carabiniere, caduto in una imboscata tesa da partigiani presso Chistagne (Zara), 229 CHESSA, Antonio: colonnello, della divisione 'Sassari', 764, 765, 766, 1205 CHIARIONI, Tullio: professore universitario, titolare della 6" clinica medica del Policlinico di Roma nel 1989, 291 CHIESA, Aldo: capitano di fanteria del comando 'Truppe Zara', 670 CHILOSI , Cesare: componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1019 CHOTEK, Sofia: moglie morganatica dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria, 96 CHURCHILL, Wilson: primo ministro di Gran Bretagna, 1222 CIALDAI, Gino: artigliere, caduto nell'imboscata ad Ervenico dove perdette la vita il prefetto di Zara, Vezio Orazi, 240 CIANO, Galeazzo : ministro per gli affari esteri, 21, 63, 65, 67, 74, 77, 94, 108, I IO, 113, 144,250,301,402,404,428,435,451,460,467, 468, 469, 480, 487, 611, 665, 778, 784, 797, 957, 984, 985, 1021, 1101, 1129.


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1355

C IASCA, Giuseppe: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 CIGALA FULGOSI, Alfonso: generale, comandante la XVII brigata costiera, 1126 CIOCCOLARJ MICALDI, Luigi: capitano di fanteria, comandante del presidio di Bosanski Petrovac, 41 CfTTAR , Giulio: sottotenente dei cetnici, comandante della formazione di Zupa (Cattaro), 483 CLODIUS, Karl: diplomatico, negoziatore tedesco in campo economico, • 749 COCCHIA, Pasquale: soldato, ferito in combattimento a Ricice, 1215 COLAGIURI, Gennaro: soldato, ferito in combattimento a Ricice, 1215 COLAKOVIé, Radoljub: comunista, prende parte al complotto per l'uccisione del ministro dell'interno di Jugoslavia, nel 1921 , 25, 96, 159 COLDERAN Antonio: soldato, sottrattosi alla prigionia dei partigiani, 1195 COLOMBO, Armando : componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 COLOTTI, Enzo: storico, con particolare riguardo ai problemi italo-jugo~avi, 462,463,801, 1015 CONCINA; Roberto: capitano di fanteria del 'Comando Truppe Zara', 587, 655, 656 CONTARINI, Ivo: carabiniere, assassinato dai partigiani a Castel Vitturi (Spalato), 229 COPPI, ... : sottotenente di vascello a Spalato nel 1920, 111 CORié, Ante fu Bozo : contadino ortodosso di Jesevié, 650, 651 COR!é, Stijepan fu Luka: contadino ortodosso di Jesevié, 650 COSSA, Giuseppe: carabiniere, ucciso dai partigiani presso Zaton (Sebenico) , 579 COSUTT A, Armando : direttore tecnico delle 'Distillerie Dalmate' di Sebenico, 1025 COTURRI, Renato: generale, comandante del V Corpo d'armata, 618


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

CRESPI, Fausto: ricopre vari incarichi nel riordinamento del settore del credito in Dalmazia, 1011 CRICELLI, Francesco: colonnello, divisione 'Bergamo', 252 CRNJANSKY, Pavle: componente della missione inglese Disclaim, paracadutata nella Bosnia orientale, 69 çULE, Petar: vescovo cattolico di Mostar, 756 CULié, Giacomo: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle -Corporazioni di Spalato, 1028 CURC::Ié, Kost: segretario del tribunale ecclesiastico ortodosso di Sarajevo, 163 CURUVIJA, Stevan: ·capitano ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696 CVETICANIN, Milan: tenente ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696

DABBENI, Ottorino: generale, comandante la divisione 'Re' , 36 DADié (o Babié), Bozo: comandante del battaglione cetnico con sede a è'::esim, 482 DAINELLI, Giotto: geografo, autore di fondamentali studi sulla Dalmazia, 1013, 1016 DALFAURO, Francesco: ricopre vari incarichi nel riordinamento del settore del credito in Dalmazia, 1010 DAL LAGO, Gaddo: ricopre vari incarichi nella riorganizzazione del settore del credito in Dalmazia, 1007, 1008. 1010 DALMAS, Angelo: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 DALMAZZO, Renzo : generale, comandante del VI Corpo d'armata, 15, 17, 26, 29, 30, 35, 37, 61, 85, 92, 96, 97, 100, 136, 189, 191, 215,248,249,273,284,300,319,393,394,408,409,410,429, 430,431,432,436,438,440,445,446,452,462,463,464,470, 498,504,517,518,564,591,595,597,598,609,637,638,658, 660,664,728,733,739, 1 49,792,801,822, 1189 DAMIANI, Armando: colonnello, comandante del 260° reggimento fanteria della divisione 'Murge', 451,455


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DANGié, Jezdirnir: maggiore, capo cetnico della Bosnia, 20, 21, 25, 68, 69, 72, 76, 78, 96, 146, 147, 152, 154, 159, 160, 181, 182, 199, 203,204,528,529 DANZI, Rosario: tenente colonnello, della divisione 'Sassari', 471, 1205 D'AQUINO, Giovanni: ricopre vari incarichi nel riordinamento del sistema creditizio della Dalmazia, 1009, 1028 DARLAN, François: ammiraglio, ministro della marina nel Governo di Petain, 921 D' ASARO, Franz Maria: giornalista, 95

DAVID, Tommaso: capitano del Corpo Reali Equipaggi Marittimi (C.R.E.M.), comandante di banda anticomunista, 1188, 1221, 1222 D' A URIA, Corrado: commissario liquidatore della 'Banca Serba', filiale di Spalato, 1008 DE BLASIO, Ettore: generale, Capo di Stato Maggiore della 2a Armata, poi Supersloda (Comando Superiore FF.AA. Slovenia e Dalmazia), 20, 24, 50, 94, 103, 106, 107, 114, 189, 198, 214, 266, 278 , 283, 303,407,408,464,46~,472, 599,600,620,667,677, 813 DE CARLO , Donato : soldato, caduto nei combattimenti di Ervenico (Zara) del 20/22 maggio 1942, 292 DE CHIURCO, Paride: commissario straordinario della 'Prima Banca Popolare Dalmata', di Spalato, 1007 DE FANIS, Vincenzo: sottotenente, caduto in una imboscata tesa da partigiani presso Zara, 248 DE FILIPPIS, ... ..... : professore dell'Ateneo dì Firenze, 800 DE FRANCESCO, ... : maggiore del 152° reggimento di fanteria (divisione 'Sassari'), 106 DE GASPERI, Alcide: uomo politico·, più volte Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, 1222 DEL BELLO, Mafalda: catturata dai partigiani sull'autocorriera da Spalato a Signo, 1119 DEL GUASTA, Francesco: medico, specialista primario dermosifilologo, ispettore per la Dalmazia per la lotta antivenerea, 977, 1036


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DELICH, Ugo: capitano del sestiere di Ceraria nel Palio Marinaro del 1942 a Zara, I 002 DELL'ARTE, Franco: segretario particolare del prefetto di Zara, Vezio Orazi, 238, 239, 295 DELLA VALLE, Giovanni Battista: ingegnere, componente della Commissione mineraria della Dalmazia, IO 19 DELL'OLIO, Carlo: capitano medico, ucciso dai partigiani a Stobrezio (Spalato), 229 DE MA TTEIS, Angelo: capitano, capo dell'Ufficio 'I' del VI Corpo d'armata, 23, 156, 158, 189, 190, 192, 591 DE MICHELIS, Ezio: colonnello comandante del 151 ° reggimento di fanteria della divisione 'Sassari', 45, 51, 1OI, 648 DENARO (de), Antonio: da Sebenico, tenente dei bersaglieri, caduto a Monte Sopalj (Sebenico), 652, 1001 DENARO (de), Guido: da Zara, velista, 1003 DE NAVE, ... : capitano della divisione ' Sassari', comandante del presidio di Zermagna, 1210 DERETTO, Simeone: capitano, capo nucleo di collegamento italiano con il comando tedesco a Belgrado, 96 DEROKO, Simeone: presidente della Cooperativa di consumo di Zapuntello (Zara), 1025 DESTINO, Antonio: tenente colonnello, comandante del presidio di Ervenico (Zara), 239, 298 DE TULLIO, Paolo: ricopre vari incarichi per il riordinamento del sistema cooperativistico della Dalmazia, 1009, 1028 DEVESCOVI, Antonio: capitano dei bersaglieri, divisione 'Zara', 298 DIMlé, Vincenzo: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 DIMITRJEVIé, Dragoljub: comandante del battaglione cetnico con sede ad Hum, 482 r DIZDAREVIé, ... : tenente dei domobranci, comandante del reparto croato di stanza a Kljuc, 413


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DJORDJ EVlé, Ireneo: vescovo ortodosso di Sebenico, 988 DJUBAS, Milovan: delegato del comando di Tito presso la formazione partigiana di Sava Kovacevié, 571, 649 DJU.Jl é , Gliso: fratello del pope Momcilo Djujié, ucciso dai partigiani a Topolje (Tenìn), 1144, 1204 D.JUJ Ié, Momcilo : pope di Stermizza (Tenìn), comandante dei cetnici del Dinara, 3, 15, 44, 45, 56, 62,419,421 , 422,423,433,434,439, 474,475,483,564,606,611 , 612,613,614,615,617,645,646, 663,665,685,765,767, 1144, 1154, 1162, 1163, 1164, 1166, 1173, 1174, 1175, 1176, 1177, 1179, 1212, 1264, 1269 DJ UKANOVIé, Blafo: generale, comandante delle formazioni cetniconazionaliste del Montenegro, 450 DJUKA NOVlé, Pctar: capitano dei cetnici, 25 , 159 DJ UR!é, ... : maggiore cetnico, comandante di formazione alle dipendenze di Mihajlovié, 1253 DJUR1Slé, Pavle: comandante delle formazioni cetnico-nazionaliste del Montenegro, 95, 150, 153, 154, 155,448,450 DOBRAC, Bogdan: tenente ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento dei cetnici , 696 DODER, Uros: ortodosso, membro del Sabor (parlamento) dello Stato Indipendente di Croazia, 163 DOIMI di DE LUPIS , Pietro: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 DOMINIS, Marco Giorgio: socio maggioritario della società 'DalmatiaBauxit', con sede a Sebenico, 1021, 1022 DONATI, Augusto: sergente, caduto nei combattimenti di Erve.nico (Zara), 292 DONié, Biagio: componente del comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale di Spalate, 1031 DOS EN, Marko: decano del Sabor (parlamento). Ne assume la presidenza provvisoria, 381, 382 DOSEN, Ivan: da Gospié, indiziato di reati contro i serbi-ortodossi, 122 DRAGAGNA, Bernardo (Nardin): medico, fiduciario della Sezione provinciale di Zara per le professioni sanitarie, I032


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DRAGAN, ... : tenente del comando del generale Drafa Mihajlovié, 1156, 1253 DRAGANié, Tomislav: maggiore, comandante dei reparti croati di stanza a Tenìn, 605, 767 DRAGiéEVIé, Stefano: croato, simpatizzante per l'Italia, ucciso dai partigiani a Bol sull'isola della Brazza, 582 DRENOVIé, Uros: capo cetnico, 15, 46, 47, 49, 432, 479, 564, 796 DRUZEié, Vincenzo: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalat~, 1027 DUBOKOVIé, Giorgio: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 DUMADZié, Jozo: ministro dell'economia rurale.dello Stato indipendente di Croazia, 431 DUSMET,, David: generale dell'eseréito italiano, 931, 1052 DUZDEVIé, Francesco: croato, ucciso dai partigiani a Cittavecchia sull'isola di Lésina, 583

ESPOSITO, Giovanni: colonnello, comandante delle 'Truppe Zara', 668

FABBRI, Enrico: da Trieste, fonda a Sebenico le 'Distillerie Dalmate', 961, 1025 FABIANI, Oberto : diplomatico, vice-console d'Italia a Banja Luka, 431, 432,438,478 FAEDDA, Francesco: brigadiere di finanza, caduto a Puticanje (Sebenico), 305 FALETTI, Giuseppe: tenente colonnello di fanteria del Comando 'Truppe Zara', 251 FANFOGNA, Nino: presidente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 FANT A, ... : generale austriaco, Governatore militare della Dalmazia nel 1909, 1064


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FARNESE, Ettore: capomanipolo, ufficiale di collegamento con le formazioni cetniche di Foca, 482 FECI A DI COSSATO, Carlo: capitano di vascello, comandante del settore marittimo di Porto Ploce (Porto Tolèro), 399 FERié, Branco, con i fratelli Girolamo, Nicolò, Fabiano, rileva la ragione sociale della fabbrica di cemento 'Gilardi e Bettiza' a Spalato, 1018 FERié, Marin: proprietario pro quota della S.A. 'Cementi Portland del!' Adriatico', con sede a Spalato, 952; 1018

FERié, Nikola: consigliere d'amministrazione della S.A. 'Cementi Portland dell'Adriatico', con sede a Spalato, 952, 1018 FERRERO, Alberto: generale, comandante del XIII Corpo d'armata, 618 FlLIPEK, ..... : tenente colonnello croato, in missione a Roma con il maresciallo Kvaternik, 460 FIORENTINI, Michele: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 FlORlNA, Carlo: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 FIORINI , Antonio: soldato, caduto nei combattimenti di Ervenico (Zara), 292 FIUM I, Napoleone: commissario sequestratario di alcune società d'assicurazione ex-jugoslave, 101 1 FLAVON!, Giulio: maggiore dei bersaglieri del Comando ' Truppe Zara', 298 FLORISI, Ugo: ricopre vari incarichi nel riordinamento degli istituti di credito in Dalmazia, 1010 FOCARDI , Guglielmo: colonnello, comandante il 34° reggimento d'artiglieria (divisione 'Sassari'), 1210 FONTANA, ... : tenente di vascello sulla R.N. Puglia, a Spalato nel 1920, 303 FORETICH, Marino: componente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 FORETICH, Vincenzo: componente del Comitato di vigilanza della 'Banca Commerciale Spalatina', 1007, 1008, IO IO, 1028


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FORTNER, ........... . : generale tedesco, comandante delle truppe in Balcania, 424 FRACASTORO, Enrico: capomanipolo, ufficiale di collegamento con le formazioni cetniche di Gacko FRANCESCHI, Biagio: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 FRANCESCO Ferdinando d'Austria: erede al trono degli Asburgo, ucciso a Sarajevo il 28 giugno 1914, 96 FRANCETié, Juraj: colonnello ustascia, 81, 82, 196, 197, 392, 393, 394, }95,405, 408,463,464,488,501,502,503,515,527,530,736, 760,806,833 FRANCHI, Giuseppe: milite della forestale, ucciso dai comunisti in una imboscata a Stancovazzo (Zara), 229 FRANK, Josip: croato, propugantore della più 'Grande Croazia' nell'ambito della monarchia austro-ungarica, 1048 FRANZÉ, Domenico: padre dell'ordine dei frati francescani minori, inviato in Dalmazia dalla Santa Sede, 987, 989 FRKOYié, ... : gran zupano (prefetto) di Gospié, 189 FUMAGALLI, Camillo: scrittore, specializzato nella storia della industria cementifera in Italia, 1016 FRUSCI, Luigi: generale, Governatore dell'Amara nell'Africa orientale italiana, 213

GABALDONI, Armando : console, addetto all'Ufficio collegamento del . ministero degli affari esteri con il Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia (Supersolda), 774, 775, 810 GABRIELLI, ... : capitano della divisione 'Sassari', 101 GACESA, Manojlo: ortodosso, direttore delle poste di Gracac, 122 GALASSO , Antonio: commissario civile di Solta (sull'isola omonima presso Spalato), 1042 GALASSO, Oliviero: componente del Consiglio di presidenza del Consiglio provinciale delle Corp orazioni di Spalato, 1029 GALBIATI, Enzo: luogotenente generale e capo di Stato Maggiore della M.V.S.N. dal 1941 al 1943, 460


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GALES!é, .... .... : capovilla di Rastane ucciso dai partigiani assieme al figlio Mirko, 579 GALESSI, Emilio: di Zara, appassionato sportivo della vela, 1003 GALLO, ... : tenente di Vascello sulla R.N. Puglia a Spalato nel 1920, 304 GALLO , Annibale: maggiore dell'Ufficio 'I' della 2• Armata, 17, 92 GAMBUSO, Giuseppe: componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1019 GANDIN, Antonio: generale, addetto al Comando Supremo, 1139 GANG'EMI, Lello : professore universitario, addetto all'ufficio economico del Governo della Dalmazia, 944, 1012 GARIN, Giuseppe: vescovo cattolico di Banja Luka, 1040 GA TTIN, Giacomo: componente del Comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale, e componente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1031 GATTO, Mario: impiegato della fabbrica di Losovazzo (Sebenico) catturato dai partigiani, 1123 GA VRILOVIé, Milan : ministro di Jugosla"'.ia a Mosca, 144 GEBHART, Oscar: di Como, socio minoritario della S.A. 'Dalmatia-Bauxit', 1021, 1022 GENTILINI, Aldo: colonnello, comandante interinale delle 'Truppe Zara', 668 GHÉ, Carlo: colonnello degli alpini, comanda una colonna di soccorso al presidio dì Srb, 55 GHIGI, ...... ... : artigliere, caduto nell'imboscata ad Ervenico dove perdette la vita il prefetto di Zara, Vezio Orazi, 239 GIANGRIECO , Francesco: generale, comandante la fanteria della divisione 'Zara', 627, 630, 640, 670, 672, 676, 716, 1126, 1197, 1227 GIANNUZZI, Ettore: generale, comandante la fanteria della divisione 'Sassari ' , 573, 574, 1147, 1204, 1205, 1213 GIARDINI, Renato: console generale d'Italia a Most:;1r, 94,145,451,452, 488 , 727,728,791,792 GlGLIOLI, Emilio: generale, comandante delle 'Truppe Zara', 668


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GILARDI, Protasio: assieme a Bettiza Marino e Giuseppe impianta il primo cementificio di Spalato, 950, 951, IO 18 GIOV ANNINI, Alberto: giornalista, direttore del Giornale di Dalmazia quotidiano di Zara, 1012 GIUFFRIDA, Giovanni: maggiore del 2° reggimento fanteria (divisione 'Re'), comanda una delle colonne per liberare il presidio di Korenica, 37 GIULIANI, Chiara in Vitale: da Como, azionista della società 'Miniere Carbone Dubravica' (Sebenico), 1022 GIULIANI , Mario: ingeg_nere, componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1019 GIUNTA, Francesco: Governatore della Dalmazia dal 12 febbraio 1943, 972,977,983 , 1014, 1026, 1030, 1034, 1037 GIUSTINIANI, ... : diplomatico, addetto alla Legazione d'Italia a Zagabria, 477, 533, 858 GLAISE HORSTENAU, Edmund: generale tedesco, capo della missione militare presso il Governo croato, 78, 80, 81, 85, 86, 125, 172, 196, 197, 741, 744, 775, 776, 777,784,810,843,844,845,847, 881, 882, 883,884,885,887,891,893,902,914,917,918 GOERING, Hermann: ministro dell'aeronautica del Reich, 400, 751 GOJCETA, Ante: recluta croata, rapita ed uccisa dai cetnici a Tenin, 606, 613, 663 GOLIA, Simeone: da Zara, canottiere e velista, 1002, 1003 GOLJANIN, Mitar: comandante del battaglione cetnico con sede a Nevesinje, 482 GORLA, Giuseppe: ministro dei lavori pubblici, 400, 466 GORLié, ... : carabiniere di scorta al prefetto Vezio Orazi, 295 GOTO VAC, Giuseppe: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 GOVEDARICA, Uros: comandante di un battaglione cetnico, 482 GOVIé, Giuseppe: titolare d'un olefficio a Crappano (Sebenico), 1024 GRABié, Petar: padre provinciale dei francescani della Dalmazia, 986 GRAKV AC, Milos: guardia comunale a Dervar, 45


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GRANDI, Dino: ministro di grazia e giustizia, presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni, presidente della Commissione consultiva per il diritto di guerra, 610, 664, 811, 812 GRAZIOLI, Emilio: segretario federale di Trieste, commissario civile per i territori sloveni annessi ali' Italia, 787 GRDJié, Hrvoje: componente del Comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale a Spalato, 1031 GRDJié, Ivan: segretario della Commissione di Stato jugoslava per i crimini degli occupatori, 655, 1197 GRDJié, Radmilo: gi.o rnalista, cetnico, collabora con Dobroslav Jevdjevié, 19, 76, 189, 190, 451, 560, 797, 1180, 1275 GREGORETTI, Bruno: capitano di Marina, comandante del porto di Metcovich, 392, 463 GREGORI , Alfredo : carabiniere, ucciso dai partigiani, 570, 648 GRGUNOV, Andre: partigiano, 307 GRGUNOV, Antonio: partigiano, 307 GRIGILLO, Gianni: capitano del sestriere di Castello nel Palio Marinaro del 1942aZara, 1002 GRIMALDI, Paolo: generale, comandante della fanteria della divisione 'Bergamo', 473, 760 GROCHWALSKJ, Casimiro: di Como, azionista della società 'Miniere di Carbone Dubravica' (Sebenico), 1022 GRUB ISié, Rocco: capovilla di T reboèconi ( = Tribunj - Sebenico), 261 GRUBlSSié, Giovanni: presidente della cooperativa pescatori di Sebenico, 1025 GRUSSOLIN L, Giovanni: capo manipolo caduto in una imboscata tesa dai partigiani in località Krilo (Spalato), 1220 GUBERNATIS (de) FERRERO: consigliere d'amministrazione della S.A. 'Cementi Portland dell'Adriatico' con sede a Spalato, 952 GU IDORIZZI, Giuseppe: ricopre vari incarichi nel riordinamento del sistema creditizio in Dalmazia, 1008, 1010 G U !DOTTI, Gastone: diplomatico italiano, 11 O, 111, 1209 GULLI , Tommaso: capitano di corvetta, comandante della R.N. Puglia, ucciso dagli slavi a Spalato il 12 luglio 1920, 254, 303, 304 GUTlé, Vaso: comandante del battaglione cetnico con sede a Stolac, 482


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

HAZD1MEROV1C, Hasan: segretario federale (logornik) del movimento ustascia, 731 H ERR, Federico: da Brescia, amministratore della S.A. 'Miniere di Carbone Dubravica' di Sebenico, 1022 HITLER, Adolfo: Fi.ihrer del Reich tedesco, 254, 382, 464, 504, 543, 544, 738,741,742,743,744,745,746,754,776,777,779,782,798, 904. HOFMANN, Antonio: spedizioniere de Il Popolo di Spalato, ucciso dai comunisti, a Spalato, 229 HORTHY (von) NAGYABÀNYA, Mikl6s: reggente d'Ungheria HORTHY Stefano: figlio di Mikl6s, vice-reggente d'Ungheria, 94 HOVSKA, Danika: sorella di Dobroslav Jevdjevié, 825 HOVSKA, Jaroslava: cognata di Dobroslav Jevdjevié, 825 HOWARD, F. Douglas: funzionario del ministero degli affari esteri di Gran Bretagna, 997, 1043 HREPié, Giovanni: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 HUDSON, Douane T.: capitano inglese, paracadutato presso Mihajlovié, 453, 454, 489

IBRAKOV!é, Osman: mussulmano, vice-prefetto (i.upan) di Bosanski Petrovac, 415 ILi é, ... : capitano cetnico, del comando del pope Momcilo Djujié, 614, . 1145, 1154, 1174, 1179, 1272 lLié, Veliko: sottotenente ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696 ILICH, Gastone: componente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028, 1031 I NGIANNI, Giulio: direttore generale della marina mercantile, 465 IRGOLié, .. . : religioso, chiamato a far parte del Sabor (parlamento) dello Stato indipendente di Crciazia, 459 ISOLA, Alberto: presidente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028


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ISTV AN: nome di battaglia del maggiore cetnico Petar Baéovié (vedi Baéovié) IVANISEVIé, Giovanni: componente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 IV ANISEVIé, Luigi: ingegnere, componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spala.to, 1028 IV ANISEVIé, Radovan: (alias Catanié o Katanié Gojko); c~pitano cetnico, aiutante maggiore del vojvoda llija Trifunovié-Brcanin, 419,434,448,740, 798,840, 1152 lVANÒV, Basilio: russo, medico civile a Bosansko Grahovo, 766 IV AS, Sime: comandante di battaglione partigiano in Dalmazia, 588 IVCEVIé, Stefano: ingegnere portuale, avvia i primi lavori di porto Ploce (porto Tolèro - Foci della Narenta) durante il regno di Jugoslavia, 462, 496 IVEZié, Luka: ustascia, indiziato di reati conti:o i serbo-ortodossi di Gracac, 122 IVIANI, Silvio: autista dell'ltalstrade, ucciso in una imboscata tesa da partigiani vicino a Signo, 229 IZZO, Vincenzo: tenente colonnello del 152° reggimento di fanteria (divisione 'Sassari'), 1205

JABLANOVIé, Giuseppe: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 JADRlJEVIé, Ante: gendarme, ucciso a Bol sull'isola della Brazza, 582 JADRIJEVIé, Stipe: maresciallo di finanza croato, catturato dai partigiani, 1119 JAKié, Dusan: industriale ortodosso, sottoscrive la petizione per la costituzione della chiesa autocefala ortodosso-croata, 163 JAKOVIé, Bogdan: comandante cetnico di gruppo di battaglioni, 476 JAKSié, ... : tenente cetnico, comandante della formazione di Visegrad, 22, 95, 149 .JAREBICA, Giuseppe: componente della Sezione agricola del· Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 JEFTié, Jefrem: (alias Vidakovié) comandante dei cetnici di Gracac, 1160


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

JELENCOVICH, Alessandro: di Zara, soldato del 3 ° reggimento di fanteria, caduto in Croazia, 1001 JELié, Antonia: contadina di Eso Piccolo (Isola di Eso - Zara) uccisa dai partigiani, 1138 JELLICI, Marino: di Zara, tenente, comandante d'una banda anticomunista, 295 JENGO, Osvaldo: ragioniere, ricopre vari incarichi durante il riordinamento degli istituti di credito in Dalmazia, 943, 1007, 1008, 1009 JEVDJEVIé, Angelica: madre di Dobroslav Jevdjevié, 825 JEVDJEVIé, Dobroslav: ex-deputato a Belgrado, capo del movimento cetnico della Bosnia-Erzegovina, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 72, 76, 92, 93, 94, 112, 127, 137, 138, 139, 140, 141, 142, 143, 144, 145, 182, 183, 189, 190,395,409,410,438,445,446,447,448, 450,451,453,454,455,456,470,487,488,490,518,547,548, 559, 560,658,727, -728, 729,732,739,741,757,768,775,791, 792, 793, 795, 797, 822, 824, 825, 828, 831, 874, 1155, 1156, 1158, 1i89, 1209, 1250, 1251, 1252, 1257 JOV ANOVIé, Arsa: comandante partigiano del Comando Supremo di Tito, 589 JOV ANOVIé, Djoko: comandante partigiano di gruppo di battaglioni, 573 JOVIé, Alexander: comandante di battaglione nelle formazioni cetniche comandate da Pajo Popovié, 476 JOVOVIé, Ardoje: presidente della Sezione agricolo-forestale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Cattato, 1029 JOVOVIé, Mirko: colonnello cetnico, di collegamento con il comando della 'Sassari', firma il verbale per l'assunzione della difesa di Grafac, 608,614,617,663,684,686, 1166 JUKié, Mile: ucciso a Rastane dai partigiani, 579 JULIANO, Sante: soldato, caduto nei combattimenti di Ervenico (Zara) del 20/22 maggio 1942, 292 JURié, Antonio: comproprietario d'un oleificio a Vodizze (Sebenico), 1024


Indice delle persone citate

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JURICEV BARBIN, Matteo: comproprietario di un oleificio a Vodizze (Sebenico), 1024 J UST VERDUS, Antonio: componente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028

KALIK, Nikanor: capo cetnico della zona di Kosovo, 609, 685 KAMATié, Bofo: contadino , ucciso dai partigiani a Seghetto (Traù), 672 KAMBER, Paolo: componente della Sezione marittima del Consiglio pro• vinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 KAMENAROVIé, Ciro: presidente della Sezione industriale-commerciale-marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Cattaro, I029 KANY A (de), Kalman: ministro per gli affari esteri d'Ungheria, 94 KARAMAN, Doimo: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 KARC:lé, Ante: croato, commissario generale amministrativo presso la 2a Armata, 74, 91, 121, 128, 402, 431 KARL, Gregor: nome probabilmente di copertura d'un ufficiale tedesco che a Ragusa teneva contatti con i capi cetnici, 732 KARTELO, Teresa: contadina, uccisa nei pressi di Scardona (Sebenico), 668 KASCH E, Siegfried: generale, rappresentante diplomatico del Reich a Zagabria, 69, 395, 396, 741, 775, 777, 784, 786, 793, 847, 848, 902, 908 KATANié, (vedi Catanié): nome di copertura del capitano Radovan Ivanisevié KATié, ......... : maggiore ustascia in missione a Roma con il maresciallo Kvaternik, 460 KEéMAN , Stevo: capo comunista della zona di Dervar, 417 KEITEL (von), Wilhelm: feld-maresciallo, comandante dell'Alto Comando delle forze armate tedesche, 63, 65, 67, 68, 109, 110, 169, 741,843 KEKOVIé, Petar: cetnico, negoziante, 476


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

KENAD, Sinobad: professore, cetnico, 476 KERSTICH, Giuseppe: di Zara, caduto in Croazia, 1001 KE.Zié, Simeone: componente della Sezione marìttima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 KIRAZ , ....... : funzionario ed eminenza grigia del commissariato generale amministrativo presso la 2" Armata, I 28, 402 KNESEVIé, Maksim: capo cetnico , 437,481 · KODRié, Ivan: contadino ortodosso di Jesevié, 650 KORJé, Cvjetko: contadino ortodosso di Jesevié, 651 KOSAK, Vladimir: ministro dell 'economia del Regno di Croazia, 64,404, 405,406,430,431,432, 435,467,468,469,507,508,509,510, 511, 545 , 747 , 819 KOSTié, ........ . : capitano partigiano, 840 KOTLE, Nikola: capo cetnico, caduto nell'attacco al presidio italiano di Srb, 44, 57 KOVACEVIé, Dmitar: capo cetnico, 15, 46, 47, 49 KOVACEV Ié, Sava: comandante partigiano, 571,649 KOVACié, Marino: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 KRALJEVIé, Nevica, giornalista, animatore del movimento cetnico, collaboratore di Dobroslav Jevdjevié, 19, 76, 190 KRSTE, Ivo: presidente del 'Governo provvisorio della Dalmazia' creato dagli slavi a Spalato nel 1919, 303 KU KALJ, Nikola: tenente, ex-jugoslavo a disposizione per l' inquadramento dei cetnici, 696 KULENOVIé, ... : capitano distrettuale di Kljuc, 413 KU LOVIé BEG, Sead: rappresentante del Governo di Zagabria presso il comando militare durante l' operazione 'Trio ', 201 KUNTZE, Walter: generale tedesco, comandante delle forze germaniche del Sud-Est (Balcanica), 'V O, 11 1, 172, 175, 176, 179 KUREL, Carlo: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028


Indice delle persone citate

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KUR ES, Milos (o Milaj): comandante del battaglione cetnìco con sede a Bileéa, 482 KVATERNIK, Eugenio: capo della polizia dello Stato indipendente di Croazia, 64, 81, 196,478,507, 738, 747, 781,882,884,899 KVATERNIK, Slavko: maresciallo, ministro della difesa nazionale dello Stato indipendente di Croazia, 14, 70, 73, 76, 77, 78, 79, 113, 114, 124, 125, 129, 172, 175, 179, 185, 187, 194, 195, 196, 197; 202,203,204,205,381,382,383,394,425,429,431,442,460, 461,478,485,493,494,502,726,736,738,746,747,799,800, 833, 835, 850, 852, 869, 888, 903, 1281

LABADESSA,. Rosario: consigliere nazionale (deputato), commissario straordinario dell'Ente della Cooperazione della Dalmazia, 963, 1028, 1029, 1030 LABOR, Marko: postino di Losovazzo (Sebenico), ucciso dai partigiani, 672 LACHMAN, ...... : maggiore, capo del nucleo tedesco di collegamento con Supersloda, 811 LALATOVIé, Mirko: ex ufficiale jugoslavo, fa parte dì una missione inglese presso Mihajlovié, 489 LALié, Jovo: comunista, 294 LAND1, Giulio: titolare di una ditta di lavori stradali a Spalato, 1138 LANGUASCO, Angelo : funzionario del Consiglio provinciale dell'agricoltura, ucciso dai partigiani sull'isola di Eso (Zara), 586, 587 LASié, Giorgio: maggiore cetnico, capo di Stato Maggiore del generale Draza Mijhajlovié, 95, 150, 152 LAURI, Raffaele: ingegnere, componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1019 LA WRENCE, Christie: tenente di fanteria australiano, 454, 489 LAXA, Vladimir: generale, capo di Stato Maggiore dell'esercito croato, 70, 76, 111, 172, 173, 175, 176, 194, 201, 414, 443, 472, 485, 523,746,888,903 LAZlé, Petar: ortodosso, firma la petizione per la costituzione della chiesa autocefala ortodosso-croata, 162, 163


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

LAZZARI, Luigi : componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1019 LAZZARO , Francesco: avvocato, commissario liquidatore della Federazione centrale e della Federazione di credito delle Cooperative agricole di Spalato, 1009 LEIDL, Carlo: notaio in Bergamo agli inizi del '900, 1016 LEMBO, Tommaso: guardia di finanza caduta in un'imboscata a Puticanje (Sebenico), 305 LEMESICH, Giovanni: componente della sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 LEMESlé, Marin: procuratore della S.A. 'Navicurzola-Cantieri Navali' di Cùrzola con sede a Roma, 959 LEONI, Antonio: da Zara, sportivo, canottiere, 1003 LESSI, Vincenzo: centurione della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) caduto in un' imboscata partigiana a Krilo (Spalato), 1220 LINDA, Massimo: da Zara, della marina mercantile, caduto nel Mediterraneo centrale, I 00 I LIOCOLA, ... : carabiniere, caduto in un'imboscata partigiana presso Chistagne (Zara), 229 LJOTié, Jure: capo del movimento fascista in Serbia, 147,448, 557 LJU Bié, Nicolò: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028

LOHR, Alessandro: generale, comandante del Sud-Est (Balcania) con sede a Salonicco, 786 LONCARié, Ante: sacerdote, chiamato a far parte del Sabor (parlamento) dello Stato indipendente di Croazia, 459 LORKOVlé, Mladen: ministro per gli affari esteri dello Stato indipendente di Croazia, 64, 74, 81, 82, 121 ,196,382,383,431 , 444, 461, 611,661 , 697,732, 733,742,747,754, 755,756,757,758,770, 772,784,798,804,805,819,857,862,863 , 914, 918, 1178 ,

l

LOVRIC, ... : capitano serbo, cieco di guerra della prima guerra mondiale, aizza, nel luglio I 920, i croati di Spalato contro gli italiani, 303


Indice delle persone citate

1373

LUCAS, Giovanni: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 LUCCHETTI, Augusto: colonnello, comandante del 292° reggimento di fanteria della divisione 'Zara', 1188, 1221 LUClCH-ROCCHI, Guido: tenente di fanteria, addetto all'Ufficio 'I' della divisione 'Sassari', 422, 475 LUCié-ROCCHI, Marko: direttore della S.A . 'Oceania' di Sussak, già consigliere d'amministrazione della S.A. 'Cementi Portland dell'Adriatico' con sede a Spalato, 952 LUKl~ Mihajlo : generale croato, comandante del III Corpo d'armata, 392,437,480,481,501 LUKIN, Sime: capo comunista sull'isola di Eso (Zara), 655 LUNAZZI, Giorgio: sottotenente di collegamento con le formazioni cetniche della zona di Ledenice (Cattaro), 483 LUNGARONI, Armando: camicia nera, caduta vicino a Ragusa in una imboscata tesa da partigiani, 229 LUSANA, Alessandro: console generale della M.S.V.N., nell'ambito del VI Corpo d'.armata incaricato delle relazioni con i cetniéi, ~94, 437,447,453,470,502,728

MACEK, Vladko: croato, capo del partito croato dei contadini. Preminente uomo politico durante il Regno di Jugoslavia, 75, 139, 379, 384,385,776,782,885,893,897,899,904,997 MACKENSEN (von), Hans Georg: ambasciatore del Reich a Roma, 847 MAGALDI, Gherardo: generale, comandante il presidio di Sebenico, 1230 MAGGIORI, Alberto: medico veterinario provinciale di Spalato, 1029 MAGLI, Giovanni: generale, addetto al Comando Supremo, 277, 312, 465,649, 666, 802, 1210 MAGLIONE, Luigi: cardinale, segretario di Stato della Santa Sede, 989, 990, 1040, 1129 MAIONI, Giovanni Cesare: console d'Italia a Zara nel 1909, 944, 945, 1013, 1016, 1060


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

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MAKALE, .... vice-presidente del Governo provvisorio della Dalmazia istituito dai croati a Spalato nel 19 I 8-1920, 303 MAMELI, Francesco Giorgio: ministro d'Italia a Belgrado durante il governo del generale Milan Nedié, 68, 110 MAMMALELLA, Amedeo: console generale d'Italia a Ragusa, 249, 300, 436,443,445,454,480,486,488,548 MANClNELLI, Vittorio: fante, caduto nei combattimenti di Ervenico (Zara) del 20/22 maggio 1942, 292 MANN I, Dionisio: autista militare, sfugge ad un imboscata partigiana a Rudele (Zara), 245 MANNINO, Giovanni: soldato, caduto in un'imboscata partigiana nel retroterra di Ragusa, 229 MARAS, Ive: da Vodizze, capo comunista MARA VITA, Luigi: ricopre vari incarichi per il riordinamento del sistema bancario in Dalmazia, 1007, 1008, 1009 MARCONE, Giuseppe Ramiro: benedettino, abate di Montevergine, Visitatore Apostolico a Zagabria, 64, 381, 756, 804, 863 MARCUZZI, Giuseppe: capitano del sestriere di Borgo Erizzo nel Palio Marinaro di Zara del 1942, 1002 MARCUZZI, Giuseppe: da Zara, soldato del 54° reggimento di fanteria, caduto sul fronte russo, 1001 MARI, Francesco Paolo: commissario straordinario alla 'Banca ipotecaria di Stato' a Spalato, 1007 MARIANI, Giovanni: ragioniere, componente del Comitato di sorveglianza alla 'Prima Banca Popolare Dalmata' di Spalato, 1007, 1009 MARié, Djuro: capo cetnico della zona di Zermagna, 578, 608, 685 MAR ié, Mirko: cetnico, comandante della formazione di Otrié (Tenin),

484 MARlN, Cristoforo: da Zara, sergente maggiore di artiglieria, caduto sul fronte russo, 1001 \ MARKOVlé, ... : gran zupano (pr~·fecto) di Ogulin, 189 MARONGIU, Ezio; capitano di fanteria del comando 'Truppe Zara', 656


Indice delle persone citate

1375

MARPICATl, Arturo: consigliere nazionale (deputato), vice-segretario nazionale del P .N.F. (Partito Nazionale Fascista), 294 MARRO, ....... : sottotenente del comando 'Truppe Zara', caduto nell ' imboscata tesa dai partigiani al reparto comàndato dal capitano Bruno Sorich, 248 MARUSSI, Vincenzo: da Zara, capitano dell'Ufficio 'I' della divisione 'Sassari'. Commissario a Dervar, 45, 63, 417, 433, 439, 479, 543 MARZI, Alfredo: tenente di fanteria della divisione 'Zara' , 670 MASSiMI, Fabio : ragioniere, ricopre vari incarichi nella riorganizzazione del sistema bancario in Dalmazia, I009 MASUCCI, Giuseppe: benedettino, segretario del Visitatore Apostolico a Zagabria, Giuseppe Ramiro Marcone, 804 MATERié, Ilija: comandante partigiano nella formazione di Ljubo Babié, 44, 45 MATESié, Giuseppe: contadino da Eso Piccolo, ucciso dai partigiani, 1138 MATESICH, Marco: da Zara, marinaio della Marina da guerra, caduto nel Mediterraneo centrale, 1001 MATié, Emilio: componente del Comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale di Spalato, 103 l MA TIZ, Attilio : commissario straordinario al 'Monte di Pegno' di Spalato, 1008, 1010 MATULICH, Rodolfo: da Zara, camicia nera, cadufo sul fronte croato, 1001 MAURANO, Silvio: direttore de Il Popolo di Spalato, quotidiano, 936, 1001, 1028 MAURO, Fortunato: generale, comandante la colonna 'Miniere' nell'operazione 'Dinara', 751,802 MAXIMOVIé-IV ANOVIé, Djordje: patriarca della chiesa croato-ortodossa autocefala, creata da Ante Pavelié, 66 MEDié, Agostino e Libero: titolari d'un oleificio a Nevigi.ane (Zara), 1024 ME D1N, Alessandro: da Zara, industriale, 1023


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Dalmazia - Una cronaca per fa storia (1942)

MEDZILISA, ... : 'halim', sacerdote mussulmano, 731 MEINL, Giulio: titolare d'una ditta di import-export a Sebenico, 961, 1025 MELOTTI, ... : capitano di fanteria, 310 MENINI, Giulio: capitano di fregata, comandante della R.N. Puglia a Spalato nel 1919/1920, 303, 304 MERSLAVIé, Robert: maggiore croato, capo di Stato Maggiore del commissario generale militare presso Supersloda, 485 MESKié, Anna: contadina, uccisa a Timeto ( = Smilcié - Zara) dài comunfsti, 229 · MESSE, Giovanni: colonnello comandante del 9° bersaglieri a Zara, poi maresciallo d'Italia, 1051 MESTROV, Stipe: civile, disperso nell'imboscata tesa dai partigiani a Puticanje (Sebenico), 305 METERAZZI, Emilio: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 MlCHELOTTI , Domenico: tenente colonnello, addetto a Supersloda, 397, 465, 736, 833 MICHIELI VITTURI (de), Ulrico: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 MICHIELI VITTURI (de), Feliciano: componente della Sezione agricola del· Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 MICO, Umberto: maresciallo maggiore dei carabinieri, accompagna Dobroslav Jevdjevié durante un suo viaggio in Italia, 20 MIHAJLOVIé, Dragoljub (Orafa): capo dei cetnici, ministro della guerra del Governo jugoslavo in esilio, 17, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 46, 49, 69, 72, 95, 96, 111, 134, 144, 155,156,160, 181,182,445, 447,448,450,451,452,453,454,455,456,486,487,489,490, 529,543,547,548,552,553,557,560,591,614,658,674,729, 732,734,738,740,741,770,775,788,792,793,797,798,828, 841, 848, 859, 861, 863, 1155, 1156, 1157, 1167, 1174, 1176, 1177, 1178, 1179, 1180, 1181, 1189, 1209, 1210, 1250. 1251, 1253, 1254, 1255, 1257, ) 265, 1271,1272, 1273, 1274,1275, 1278 MIHAJLOVIé, Sergej: cetnico, capo di Stato Maggiore delle formazioni del maggiore Jezdimir Dangié, 25, 159


Indice delle persone citate

1377

MIHié, Ilija: ex-colonnello jugoslavo, comandante dei cetnici nell'ambito del V Corpo d 'armata, 738, 740, 840 MIKAN, Juraj: sacerdote, chiamato a far parte del Sabor (parlamento) dello Stato Indipendente di Croazia, 459 MILAT, Michele: contadino filo-italiano, ucciso a Seghetto Superiore (Traù), 668 MILAZZO, J. Matteo : scrittore, storico del movimento cetnico, 487 MILET A, Girolamo: vescovo cattolico di Sebenico, 296, 988, 989, 1040, 1127, 1198, I 231 , I 23 3 MILILLO, Giacomo: caporale, sottrattosi alla prigionia dei partigiani, 1195 MlLISié, Giuseppe: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 MILJEVIé, Milan: cetnico, comandante della formazione di Kosovo (Tenìn), 484 MILKOVIé, Petar: pilota meccanico della missione inglese Disclaim, paracadutata in Bosnia orientale, 69 MILUTINOVIé, ... : capitano cetnico, 793 MINECI, Oreste: commissario di sorveglianza della 'Banca Bocchese' di Cattaro, 1011 MI NERVINI, Michele: direttore della polizia del Governatorato della Dalmazia, 1196 rvIIOTTO, Bartolomeo : componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 MIRKOVIé, Ljubomiro: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 MlROSSEV!CH, Matteo: avvocato, commissario liquidatore della 'Cooperativa Adriatica Peschereccia', 1030 MISié, Luigi: vescovo cattolico di Mostar, 1040 MITROVIé, Milan: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 MLADENOVIé, Zivadin: capitano ex-jugoslavo a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696


13i8

Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

MODRié, Bozo: contadino ortodosso di Jesevié, 650, 651 MODRié, Ivan: contadino ortodosso di Jesevié, 651 MODRié, Giuseppe: dalmata, filo-italiano, autore di vari volumi di attualità politica degli ultimi anni del secolo XIX, 944, 1013, 1OI6 MODRié, Mate: contadino ortodosso di Jesevié, 651 MONDELLO, Vincenzo: tenente colonnello del 151 ° reggimento di fanteria (divisione 'Sassari'), 106 MONTI, Ante: possidente, cetnico, 476 MONTIC ELLI, Furio: generale, comandante della divisione 'Sassari', 13, 101, 105, 106, 121 MORA, Manlio: colonnello, comandante delle 'T ruppe Zara', 668 MORACA, Milutin: commissario politico nelle formazioni comuniste di Ljubo Babié, 44, 45, 52 MORACA, Vlade: cetnico, 45 MORANDI, Umberto: ricopre vari incarichi nella riorganizzazione del sistema creditizio in Dalmazia, 1009, lOlO MORELLI, Giulio : commissario liquidatore della Cooperativa di consumo di Bencovazzo, 1030 MORETT I, Attilio: ingegnere, componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1019 MORGAGNI, Manlio: senatore del Regno d'Italia, presidente dell 'Agenzia Stefani, 780, 782, 908, 909 MORGARI, Guglielmo: colonnello, sottocapo di Stato Maggiore di Supersloda. 455 . 456, 465, 487 MORRA, Eugenio: colonnello, capo del Gabinetto militare del Governatore della Dalmazia, 225, 235, 265, 293, 307, 357, 632, 674, 677, 717 MORUZZl, Bartolomeo: granatiere, caduto in una imboscata a Puticanje (Sebenico), 305 MOZZI, Aldo : commissario straordinario alla 'Cassa di Risparmio delie Provincie Dalmate', 943 MUNZANI, Pietro Doimo: arcivet covo di Zara, 2% MURINO, Giuseppe: ispettore di polizia addetto al Governo della Dalmazia, 1131, 1133, 1134, 1135, 1136, 1193, 1200, 120J, 1220, 1221


Indice delle persone citare

1379

MUSSOLINI, Benito: capo del Governo, Duce del fascismo, 26, 33, 67, 94, 96, 212, 213, 215, 218, 219, 223, 237, 253, 254, 260, 262, 263,264,272, 277,278,284,285,294,296,306,308,311,381, 382, 400,403,404,405,409,459,460,466,468,494, 504,543, 618, 619,620,624,628,640,641,666,677, 736,737,745,771, 776,777,786,787,937,939,941,943 , 949,972,987,988,994, 995, 1026, 1039, 1043, 1111, 1112, 1129, 1176, 1182, 1222

NANI, <Biorgio: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 NAPOLEONE, Marco: capitano d'artiglieria, 306 NARDECCHIA, Ernesto: maggio~e del battaglione bersaglieri 'Zara', 652 NATLACEN, Enrico: tenente di fanteria del presidio di Ervenico (Zara), 240, 295 NEDié, Milan: generale serbo , capo del Governo di Belgrado' durante la occupazione tedesca, 65, 72, 74, 160, 167, 181, 182, 409, 410, 448,456,519,520,557,569, 738,741,942 NEDJELKOVIé, Dusan: presidente della commissione jugoslava per i reati di guerra degli occupatori , 655, 1197 NED.JELKOVlé, Radoje : capitano dell'aviazione jugoslava, sbarcato sulla costa montenegrina con la missione inglese Hydra, 70 NEGODié, Giuseppe: compon'ente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 NEGRI , Paride: generale, comandante della divisione 'Murge', 394, 751, 803 NEGRIJEVlé, Milos: tenente ex-jugoslavo a disposizione per l'inquadramento dei cetnki, 696 NICOLETTf, Tullio: avvocato, da Sebenico, commissario civile della città, 655, 1010, I 126, I 195, l 197, 1201 NIKOLié, Ante: gran zupano (prefetto) di Tenìn, 13 NIKOLié, Dorde: tenente ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento, 696 NlKSié, Ante: ustascia, ministro plenipotenziario a Belgrado, indi ministro dell ' intern.o dello Stato indipendente di Croazia, 747, 800


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

NlKSié, Marian: ustascia di Sebenico, fratello di Ante, 800 NORDIO, Federico: commissario straordinario a La Dalmatienne di Sebenico, 949, 1015, 1028 NOVAK, Michele: ingegnere, componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 NOVAKOVIé, Vlade: cetnico, comandante della formazione di Pagene ( = Padjene) (Tenìn), 433, 434, 484, 608, 685 NOZZI BELLI, Luigi: granatiere caduto in una imboscata a Puticanje (Sebenico), 305 NURRA, Giovanni: tenente colonnello d'artiglieria del comando 'Truppe Zara' , 252

O'DONOVAN, Patrik: sergente, radiotelegrafista della missione inglese _ Hydra sbarcata sulle coste del Montenegro, 70 OLIVARI, Luigi: capovilla di Rasline (Sebenico), ucciso dai partigiani, 261, 579 OLIVIERO, Vincenzo: colonnello comandante del 157° reggimento di fanteria divisione 'Sassari', 1205, 1210, 1215 OLMI, Giuseppe: ricopre vari incarichi nel riordinamento degli istituti di credito in Dalmazia, 1010 ORAZI, Vezio: prefetto di Zara, caduto in una imbnscata tesa dai partigiani a Ervenico (Zara), 226, 229, 238, 239, 240, 241, 294, 295, 296, 932, 957, 995 ORAZI, Renata: moglie di Vezio, 296 ORSÀNié, ....... : capo della gioventù ustascia, 393 ORTONA, Egidio: diplomatico, capo della segreteria del Governatore della Dalmazia, Giuseppe Bastianini, 241 OSBORNE d'ARCY, 'Godolphin: ambasciatore d'Inghilterra presso la Santa Sede, 996, 997, 1043 OSTOJié, Zaharije: maggiore ex-jugoslavo, capo di Stato Maggiore di Mihajlovié, 448, 489, 74p, 793, !f40 OXILIA, Giovanni: generale, capo della Missione militare italiana in Croazia, 50,63, 70,103,113,172,188,394,396,442,443,464, 472; 484, 485, 654


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PACAK, Franjo: colonnello croato, 485 PAHOR, Giuseppe : ingegnere, componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 PALCié (don), Giorgio: parroco di Pacostane (Zara), l 121 PANNUNZI, Edoardo: dirigente della filiale dell'AGIP, ferito in una imboscata tesa dai partigiani, 261 PANZAROLA, Armando: ragioniere, ricopre vari incarichi per il riordinamento del sistema creditizio in Dalmazia, 1010 PARACPNE, Emanuele: ricopre vari incarichi per il riordinamento del sistema creditizio in Dalmazia, 1008, 1009, 1010 PARODI, Ardito: componente della Sezione agraria del Consiglio provinciale delle Corporazioni cli Spalato, 1027 PASINI , Giacomo: procuratore della S.A. 'Dalmatia-Bauxit', 1021 PASINATI, Luigi : avvocato, commissario liquidatore di.alcune filiali della Cooperativa Agraria di Tenìn, 1030 PASINOVIé, Umberto : componente della Sezione agraria del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 PASQUALE,. Vincenzo: tenente colonnello del Servizio informazioni dell'Esercito (S.l.E.), 802, 1021, 1209 PASSALI , Giulio Cesare: capomanipolo, ufficiale di collegamento con le formazioni cetniche di Nevesinje, 482 PAULOVICH, Ernesto: commissario civile a Sebenico, 1127 PAVAN, Giovanni: componente del Comitato di vigilanza della 'Banca Bocchese' di Cattaro, 1011 P AVARI, .. ..... .. : professore dell'Ateneo di Firenze, 800 PA VELié, Ante: Pog/avnik del movimento ustascia, capo dello Stato indipendente di Croazia, 13, 14, 17, 50, 59, 64, 66, 69, 74, 77, 78, 79, 91, 121, 139, 141, 142, 162, 379, 380, 381, 383,. 384, 385,386,387,394,401,404,405,409,417,420,424,425,431, 435,442,444,459,460, 461,480,493,494,541,543,559,584, 601 , 602,603,610,736,737,738,739,741,742,744,745,746, 747, 748, 754, 756, 757, 758, 759, 771, 775, 776, 777, 778 , 779, 781,782,798,800,804,806,893,894,897,899,903,904,938, 1152, 1154, 1155, 1162, 1176, 1182, 1189, l 190, 1283


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

PAV IN, Vincenzo: capitano del sestiere di P untamica nel Palio Marinaro cli Zara nel I942, 1002 PAVONE, ... : marinaio cannoniere, ferito a Spalato dai croati durante l'aggressione al comandante della R.N. Puglia, nel luglio 1920, 304 P A VUNI é , Stijepan: sacerdote, chiamato a far parte del Sabor (parlamento) dello Stato indipendente di Croazia, 459 PECANAC, Bogdan: capo cetnico della formazione di Ljubo Babié, 44 PECANAC, Kosta: capo cetnico, collabora con i tedeschi e con il generale Milan Nedié, capo del Governo di Belgrado, 160 PEJANOVIé, Radovan: comandante del battaglione cetnico con sede a T rebinje, 482 PEKAS, .... ..... : uccisa con la sorella a Seghetto Inferiore (Traù), 668 PE LIZZARI, Guglielmo: granatiere, disperso nell'imboscata tesa dai partigiani a Puticanje (Sebenico), 305 PELLIGRA, Raffaele: generale, comandante dell'Intendenza di Supersloda, 813 P ELLUTI, Dina: maestra elementare, sequestrata dai partigiani a Puticanje (Sebenico), 253, 256, 257, 260, 262, 266, 268 , 269, 307 PE NCO , ... : dottoressa, fiduciaria femminile della Federazione fascista a Spalato, 1056 PENTlMALLI, Riccardo : generale, comandante deHa divisione di fanteria 'Perugia' , 216 PENZA, Ruggero: commissario liquidatore della 'Cooperativa Principale di Consumo' di Spalato, 1030 PERAJCA, Dinka: rapita dai partigiani a Postire s ull'isola della Brazza, 582 PERASTT, Antonio: da Zara, sottotenente della divisione 'Zara', comandante d'una banda anticomunista, 295 PERCEVIé, ... : generale croato, fa parte della missione del maresciallo Slavko Kvaternik a Roma, 460 PEREGO, Beniamino-: insegnante e{ementare, ucciso dai partigiani sull'isola di Eso (Zara) assieme alla madre, 586, 587, 1111 PERié, Ilario: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028


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PERlé, Stijepo: ministro dello Stato indipendente di Croazia a Roma, 404,435,545,613,665,754,839,857, 1155, 1175, 1176, 1217, 1269, 1283 PE RIC:lé, Stijepan: colonnello croato, commissario generale militare presso Supersloda, 443,485, 818,836,837 PERISié, Petar: comandante del battaglione cetnico con sede a Gacko, 481 PERISié, Rodoj ka: pope, comandante del battaglione cetnico con sede a Nevesinje, 438, 448 , 4BJ

PER1Slé , Vojslav: capitano ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696, 1144 PERLINI, Dionigi: sergente, caduto nei combattimenti di Ervenico (Zara) del 20/22 maggio 1942, 292 PEROTTA, Luigi: maggiore, vice comandante del 'Fronte a Terra' del comando 'Truppe Zara ' , 257 PEROVlCH, Stefano: da Zara, soldato caduto sul fronte russo, 1001 PERUSINO, Carlo: capitano di fanteria, addetto all 'Ufficio Affari Civili della divisione 'Sassari', a Tenìn, 603 PESE NTI, Carlo : consigliere nazionale (deputato), commissario ai cementifici in Dalmazia, 951 PETACCO, Arrigo: giornalista, scrittore di storia contemporanea, 1222 PETAZZI, Ubaldo: commissario liquidatore di alcune filiali della Cooperativa Agraria di Tenìn , 1030 P ETERNICOLA, Rocco: soldato, cadut0 nei combattimenti di Ervenico (Zara) del 20/22 maggio 1942, 292 PETCOV lCH, Francesco: proprietario d'un oleificio a Smoquizza (isola di Cùrzola), 1024 PETKOVIé, V. Mutimir: magistrato, sottotenente cetnico, 23, 24, 25, 95, 158 PETRUCCI , Guido: sequestratario delle società di assicurazioni 'Jugoslavia', 'Balkan', 'Fenix', 1011 PEZZOLI, Leonardo: esponente degli italiani di Spalato subito dopo la prima guerra mondiale, 303


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

PF AFFENROTT, ... : tenente colonnello di Stato M aggiore del comando del generale Paul Bader, 85 PFEFERER, Karlo: liquidatore della fabbrica di cemento 'Gilardi e Bettiza', 1018 PIAZZONI, Sandro: generale, comandante della. divisione 'Bergamo', 417 , 473,760, 1172, 1173, 1175, 1216 PICCIOLINI, Angelo: maggiore di fanteria, 305 PIÉCHE, Giuseppe: generale dei carabinieri, vice-comandante dell'Arma, 697, 780, 782, 783, 812, 906, 913, 1156, 1209, 1254 PIENO, Eugenio: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, I 028 PIETRO II Karadjordjevié: re di .Jugoslavia, in esilio a Londra, 22, 148, 151,155,200,303, 386,453,552,569,613, 728,731,821,860, 1163, 1164, 1177, 1250, 1256, 1265, 1269 PIETROMARCHI, Luca: ambasciatore, capo dell'Ufficio Croazia del ministero degli affari esteri 18, 19, 21, 63, 65, 67, 68, 74, 81, 93, 95, 108,109,110,113,114,115,117,193,396,397,400,404, 406,407,408,435,436,451,465,467,468,469,480,487,488, 545 , 560, 61 I, 665, 697,797,839, 1006 PIJADE, Mose: capo partigiano del Comando Supremo di Tito , 589 PILIZA (o PILICA), Antonio: capovilla di Stretto (Sebenico) ucciso dai partigiani, 256, 305 P!ROVANO, Gaetano: titolare di uno stabilimento per la conservazione del pesce a Traù, 961 , 1026 PIRRONE, Roberto: caporal maggiore, ferito in una imboscata tesa da partigiani, 245 P IRZIO BIROLI , Alessandro: generale, governatore militare del Montenegro, 320 PIV ALIZZI, Velko : croato, malmenato dalle camicie nere a Spalato, 255 PODUJE, Benito: di Spalato, soldato caduto sul fronte russo, 1001 POLAZZINI, Giorgio: centurione, .o fficiale di collegamento con le forma zioni cetniche di T rebinje e Bileéa, 482, 751 , 803 POLESSI, Alfredo: di Zara, studioso di problemi della Dalmazia, 655, 656, 657


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POLié, Matija: sacerdote, chiamato a far parte del Sabor (parlamento) dello Stato indipendente di Croazia, 459 POLJAK, Ivan: logornik (federale) del movimento ustascia, 17, 18, 92, 127, 137, 138, 139, 140, 141, 142 POLOVINA, Gojko: capo comunista, 45, 57 POLVERELLI, Gaetano: ministro della Cultura Popolare, 906 POLVERINI, Pietro: seniore della M.V.S.N., componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1019, 1028 POPOVAC, Ismet: mussulmano, medico, capo dei mussulmani durante il Regno di Croazia, ucciso nell'agosto 1943, fautore d'un accordo con i cetnici, 730, 793 POPOVIé, Milorad: comandante della formazione cetnica di Gacko, 446, 448 POPOVIé, Pajo: capo cetnico di Tenìn, amico degl'italiani, ucciso dai partigiani, 15, 419, 422, 423, 424, 433, 475, 476 PORTOLAN, Bartolomeo: commissario straordinario alla 'Cassa di Mutuo Credito' di Curzola, 1011 POSARié, Radivoj: comandante di formazione cetnica, 826 POTOCNIK, Jakov: tenente colonnello croato, 485 POZZOLI, Lorenzo: console della M.V.S.N., comandante d'un battaglione nella divisione 'Messina', 1286 PRASSEL, Luigi: componente del Comitato consultivo per la Direzione del lavoro portuale di Spalato, 1031 PRESTINI, ....... .. : incaricato della distribuzione della stampa italiana a Zagabria, 907 PRlCA, Demetrio: ortodosso, ispettore scolastico a Gracac, 123 PRIMIERI, Clemente: colonnello, capo di Stato Maggiore del .V Corpo d'armata, 677, 813 PRINéIP, ...... .: capo ed esponente comunista del comando di Tito, 25, 96, 159, 160 PRINéIP, Gavrilo: uccise a Sarajevo (1914) Francesco Ferdinando, erede al tron~ degli Asburgo, 96, 1149 PROKAJA, Milan: commissario politico comunista, 45


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

PRPié, Ivan: generale croato, capo di Stato Maggiore, 8 1 196, 736, 746, 757,784, 785, 788, 800, 833, 852,874,884, 891,914, 915, 916, 917,918,919,920 PRUNBAUER, Walter: consigliere d'amministrazione della S.A. ' Giulio Meinl' di Sebenico, 1025 PUCCIO, Ivan: sottotenente, comandante del presidio di Stretto (Sebenico), 310 PUK, Mirko: ministro di grazia e giustizia, indi Protonotario dello Stato indipendente di Croazia, 162, 383, 384, 747, 903 PULCINI, Leo: ricop~e vari incarichi nel riordinamento del settore degli istituti di credito in Dalmazia, 101 0, 1011 PUNTES, Fortunato: filo-italiano ucciso dai partigiani sull'isola di Morter, 672 PUSié, Mirko: vescovo cattolico di Lesina , 1040

QUADRETTI, Romano: dottore, malariologo, componente del direttivo dell'E.L.A.M.l.D . (Ente per la lotta antimalarica in Dalmazia) , 978 , 1036 QUARANTA, Terzo: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028

RAClé, .... : medico chirurgo di Spalato, opera nella propria clinica (luglio 1920) il comandante della R.N. Puglia, capitano di corvetta Tommaso Gulli, 304 RADlé, Stefano : capo del partito croato dei contadini, 379, 385, 387, 800 RADNJEVIé, Milutin: colonnello cetnico, del comando di Draza Mihajlovié, 1156, I253 RADULOYié, ...... . : comandante(cetnico di un gruppo di battaglioni, 840 RADULOYié, Paolo: ingegnere, lavora agli impianti di Porto Ploèe (porto Tolèro) alle foci della Narenta, 462, 496


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RADOS, Antonio: componente ciel comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale d i Spalato , 1031 P.AINERI BISCIA, Giuseppe: ammiraglio, di collegamento fra il ministero della Marina e l'ufficio 'Croazia' del ministero degli affari esteri, 396, 465 RAKOLA , Giovanni: negoziante croato, ucciso dai partigiani a Bo! sull'isola della Brazza, 582 RAl'v!PALDO, Gino: soldato del 151 ° reggimento fanteria, 479 RAPAIJCié, N ikola: ortodosso, agronomo d el d istretto di Gracac, 123 RASEVIé, .... : cetnico , 153 RATAJ , .... : maggiore dei domobranci, comandante di battaglione a Varkar Vakuf, 49, 60 RATKOVIé, Stijepan: ministro dell ' educazione nazionale dello Stato indipendente d i Croazia, 382 RATOPEK, .... : tenente jugoslavo, sbarcato sull'isola di Solta dal sommergibile Thorn che portava la missione inglese Henna, 69 RAUNIK , Simeone: componente della sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 RA YNAUD, Stefano: ingegnere, direttore generale della S.A. 'Cementerie Riunite Adria-Dalmazia' di Spalato, 1017 RE , Gian Carlo: colonnello, capo della Missione militare italiana in Croazia, 96, 161, 584, 657 , 745, 775, 777, 778, 779, 780, 783, 784, 785, 786, 799, 810, 812 , 852, 874, 885, 892, 1219, 1280 REATTI, Nino: capitano di sestiere nel palio marinaro di Zara del 1942, 1002 REDJE NOVIé, Stevo: ex-deputato alla Skupstina, cetnico , o rganizzatore del movimento nella zona della Zermagna (Zara), 420, 475, 614,663, .I 177, 1179, 1271 REICH, Rodolfo: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 RENDEL, George: ambasciatore di Gran Bretagna presso il Governo jugoslavo in es il io a Londra, 997, I 043 RENZI (de), Edmondo: colonnello del servizio informazioni esercito (S .l.E .), 648, 653, 801, 806, 853 RESCH, Hinko: tenente colonnello croato, fa parte della missione del maresciallo Kvaternik a Roma, 460, 485


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

RIBBENT ROP von Johachim: ministro degli affari esteri del Reich, 741 , 744,745 RIBOLI, Ferruccio: ingegnere, componente del comitato di sorveglianza della 'Banca Commerciale Spalatina', 1007, 1025, 1028 RICCARDI, Arturo: ammiraglio, sottosegretario di stato alla Marina militare, 1185, 1220 RICCIOTTI, Renzo : tenente dei carabinieri a Zara, 587, 656 RICILIANI, Giacomo: guardia di finanza, sottrattosi alla prigionia dei partigiani, 1195 RINTELEN von, Enno: generale, addetto militare tedesco a Roma, 65, 70, 85, 168, 786, 802 RIVOLTA, Carlo: generale, comandante delle 'Truppe Zara', 668 RIZZI, Paolo: titolare d'uno stabilimento per la rigenerazione degli olii esausti, a Zara, 960, 1024 RIZZO, ......... : vice brigadiere della guardia di finanza, ferito dai partigiani sull'isola di Eso (Zara), 587 ROA TT A, Mario: generale, comandante della 2 a Armata , poi del 'Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia' (Supersloda), 26, 27, 28, 29, 30, 36, 59, 67, 68, 71, 72, 73, 76, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 85, 86, 97, 98,106,112,114,116,117,172,173,184, 199,200,201,205,207,211 , 215,216,217,219,220, 221, 222, 223,224,225,226, 227,228,229,230,234,235,241,243,244 245,246,247,249,250,251,252,264,265,266,267,271,272, 273,277,278,279,283,284,285, 286,287,288,289,290,291, 293,295,296,297,298 , 301,303,305,306,311,3 12,320, 323, 324,326,329,330,332,337,341,351,352,353,354,360, 375, 392,394,395,396, 400,401,406,407,408,409,410,414,424, 425,426,429,432,436,442,443,444, 456,463,464, 465,471, 477,478,479,484,485,490,501,532,533,541,545,573 , 584, 592,599,601,602,603 , 606,613,617,618,619,620, 621,624, 629,630,63 1,633,638,639,641 , 645,647,649,660,661,662, 663 , 666,667 , 669,671 , 673 , 676,677,683,700, 726,728,729, 733,734,735 , 736,737,738,739,740,741,748 , 753,754,756, 757,758,759,761, 768, ~69, 770,771 , 772,773,774,783,785, 786,787 , 792,794,795,796,797,798,801 , 803,804,805,808, 813 , 819,828,833,834, 835 , 836, 837,838,840,857,862,863, 865,866,873,875, 1139, 1140, 114 1, 1142, 1151, 1152, 1154,


Indice delle persone citate

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11 55, 1156, 1158, 1173, 1176, ll89, 1190, 1202, 1203, 1207, 1209, 1252 ROBOTTI, Mario: generale, comandante dell'XI corpo d'armata, 618, 770, 786 ROCCA, Ernesto: dirigente dell'Ufficio del lavoro per la Dalmazia, 1029, 1031 RODié, Gabriele: tenente maresciallo austriaco, luogotenente della Dalmazia, 985 RODié, Nade: da Capocesto, contadino ucciso dai partigiani, 1126

ROGANI, Giannetto: tenente dei carabinieri, ferito nell'agguato che costò la vita al prefetto di Zara, Vezio Orazi, 238, 239, 240 ROié, Mirko : componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 ROKO, Mate: capo della polizia croata di Mostar, 432, 794 ROKVIé, Dusan: da Bosanski Petrovac, comunista, fratello di Stevo, 60 ROKVIé, Mane: capo cetnico della zona di Tenìn, 45, 421, 433, 434, 437, 473,483,604,613,617 ROKVIé, Stevo: da Bosanski Petrovac, comunista, fratello di Dusan, 60 ROMBOLLI, Giovan Battista: commissario civile italiano a Eso (Zara), 656 ROMICH, Matteo: componente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 ROMITI, Guido: proprietario pro-quota della S.A. 'Cementi Portland del1' Adriatico' di Spalato, 952 RONALD, H.oughton Jones: da Melbourne, tenente dell'Australian Infan try Force, 4.53 ROSANDié, Spiridione: componente_della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 ROSSETTI, Giuseppe: sottotenente, comandante di distaccamento a protezione della ferrovia Gracac-Lovinac, 1215 ROSSI, Aldo: marinaio, motorista, della R.N. Puglia, caduto a Spalato per mano croata nel luglio I 920, 254, 304


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

ROSSI, Alfredo: ingegnere, vice-presidente della Sezione agricolo-forestale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Cattaro, 1029 RUBELLI, ....... : maggiore croato in missione a Roma con il maresciallo Kvaternik, 460 RUBIGNONI, Zorana: maestra elementare catturata in Dalmazia dai partigiani, 576, 578 RUNié, Bodgan: comandante partigiano in una delle formazioni di Ljubo Babié, 44 RUSI, ........ : capitano dei carabinieri del comando di Tenìn, 603 RUSINOVIé, Nikola: commissario generale amministrativo presso il ~ornando di Supersloda, 661, 681, 726, 727, 731, 732, 733, 735, 736,757,791,808,818,819,821,822,833,874 RUSSO, Luigi: sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, a Roma, 236,237,244,271,284,293,311,312, 628, 631, 635, 670, 768, 995, 1069, 996, 1108, 1111, 1129, 1198, 1232 RUSTIA TRAINE, Eugenio Dario : componente del Comitato di vigilanza della 'Cassa di Risparmio delle Provincie Dalmate', con sede a Zara, 943, 1011

SABATO, Giuseppe: sottotenente, caduto in un'imboscata partigiana nell'entroterra di Ragusa, 229 SABRE, Giovanni: tenente colonnello, coordinatore delle formazioni cetniche nel settore della divisione 'Sassari', 608, 663, 684, 686, 689,690, 1166 SALA, Teodoro: storico, con particolare competenza nel settore italo-jugoslavo, 462, 463, 801, 1015 SALATA, Francesco: da Cherso, senatore del Regno d'Italia, irredentista, 383 SALVI, Roberto: componente della' Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 SAMARDZié, Acim: comandante di reparto cetnico a Ledenice (Cattaro), 483


Indice delle persone citate

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SAMARDZ.lé, Marko: comandante di reparto cetnico a Ledenice (Cattaro), 483 SAMARD:Z:.Ié,. Petar: cetnico, del comando di Nevesinje, 438, 48 I SAMARD:Z lé, Vaso : comandante di reparto cetnico a Ledenice (Cattaro), 483 SAMUNOVIé, ...... : ustascia, logornik (federale) di Varkar Vakuf, 60 SANTié, Milan: cetnico, capitano del comando di Dobroslav Jevdjevié, 19, 24, 157,448,449,450,451,456,487, 557, 560, 793, 1177, 1178, 1179, I 180, 1275 SANTÒ VITO Ugo: generale, comandante del VI Corpo d'armata, 556, 749,751,752,753,759,771,802, 806,809, 1185, 1220, 1279 SARié, Giovanni: arcivescovo cattolico di Sarajevo, 1040 SAR ié, llija: catturato dai partigiani sull'autocorriera Spalato-Signo, 1119 SARié, Nikola: contadino ucciso a Rastane dai partigiani, 579 SARTORI , Giuseppe: ingegnere, costruisce nel 1898 la centrale elettrica di Manoilovaz (Sebenico), J 013 SASSAROLI, ...... : carabiniere, ucciso dai partigiani sull'isola Eso (Zara), 587

SAURO, Nino: capitano di fregata, comandante della torpediniera T5 in Dalmazia, 582 SAV!N, Brana: capo comunista dell'Erzegovina orientale, 160 SA YIN, Natale: vice presidente del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Catt.aro, 1029 SA YO, Doimo: direttore del cementificio 'Adria-Portland' a Spalat0, 950, 959, 1062, 1064 SA VO, Elena: uccisa dai partigiani a Seghetto Inferiore (Traù), 668 SA VO, Giovanni: presidente della sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 SA VOTA (di), Aimone: re designato di Croazia, 100, 466, 746, 800, 1189 SA YOJA (di), Vittorio Emanuele III: Re d'Italia, 21, 94, 144 SCALCHI, Ivan: console della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M. V.S.N.) comandante del RaggruppamentO battaglioni della Dalmazia, 259, I 137


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SCAMMACA, Michele: diplomatico, addetto al collegamento del ministero degli affari esteri con il Comando Supremo, 115, 116, 465 SCANAGATTA, Ubaldo: generale, comandante delle 'Truppe Zara', 668 SCARE, Leopoldo: componente del Comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale di Spalato, 1031 SCARFIOTTI, Luigi: consigliere nazionale (deputato), commissario straordinario per i cementifici di Spalato, 951, 952, 954, l 016, 1028 SCASSELLATI SFORZOLINI, Francesco: prefetto di Cattaro, 218 SCHETTINI, Carmine: commissario liquidatore della 'Banca Serba', filiale di Spalato, 1008 SCILLERI, Salvatore: brigadiere dei carabinieri, ucciso dai partigiani sull'isola di Eso (Zara), 586 SCUERO, Antonio: generale, sottosegretario di Stato al ministero della guerra, l 033 SEFEROYié, Torna: sacerdote, chiamato a far parte del Sabor (parlamento) dello Stato indipendente di Croazia, 459 SEGYié, Marino: vice-presidente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 SEGY JEVIé, ...... : ustascia, ispettore generale di polizia, 464 SEJANOVIé, Giovanni: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 SENATORE, Aldo: maggiore, ff. di capo di Stato Maggiore della divisione 'Zara', 668, 669, 714 SENATORE, Giuseppe: sottotenente, catturato ferito dai partigiani nei combattimenti di Ervenico (Zara) 20/22 maggio 1942, ed ucciso, 233, 234, 571 SERVATZY, Vjekoslav: colonnello ustascia, 553, 661, 681, 836 SESTILI, Gualtiero: tenente colonnello dei carabinieri, comandante del XVI battaglione con sede a Sebenico, 257 SIKié, Gabre: da Gospié, indiziato....cfi reati contro i serbo-ortodossi di Gracac, 122 SIKié, Jakov: da Gospié, indiziato di reati contro i serbo-ortodossi di Gracac, 122


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SIKié, Nikola: da Gospié, indiziato di reati contro i serbo-ortodossi di Gracac, 122 SILOV, Petar: frate, ucciso dai partigiani, 567 SIMETA, Pietro: componente della sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 SIMié, ... : console jugoslavo a Zara (1928-1933), 1051 SIMié, ... : colonnello dei domobranci comandante del settore centrale della Croazia, 432, 726, 818, 835 SIMRl}.K, Giovanni: amministratore apostolico di Crisio, 1040 SIMUNOV, .. . : proprietario ·della centrale elettrica di Tenìn, 1159 SIMUNOV, Antonio: da Zara, soldato, caduto sul fronte russo, 1002 SIMURINA, .. .... : maggiore croato in missione a Roma con il maresciaUo Kvaternik; 460 SINCié, David: gran zupano (prefetto) di Tenìn, indi vice-commissario generale amministrativo presso Supersloda, 13, 14, 6\ 91, 123, 420,421,437,474,602,603,604,612,662, 1177, 1178 SINKO, Stevan: jugoslavo, sbarcato sull'isola di Solta dal sommergibile inglese Thorn, con la missione Henna, 69 SlNOBAD, Kenad: professore, cetnico, 476 SIPlé, Bonifacio: sacerdote, chiamato a far parte del Sabor (parlamento) dello Stato indipendente di Croazia, 459 SIRINié, Matteo: titolare di un mulino a Scardona (Sebenico), 1024 SIRINié, Sime: proprietario d'un oleificio a Bibigne (Zara), 961 SKAKié, Zorka: moglie di Dobroslav Jevdjevié, 825 SKOCié, Giovanni: contadino, rapito dai partigiani a Lendine (Sebenico), 261 SKORIN, Marko: capo partigiano di Capocesto (Sebenico), 1126, 1137, 1201 SKRINJAR, Franjo: sacerdote, chiamato a far parte del Sabor (parlamento) dello Stato indipendente di Croazia, 459 SLAVlé, Drago: commerciante croato di Tenìn, 433 SMERALDI, Ferruccio: ingegnere, commissario straordinario dei 'Cantieri Navali Adriatici' di Spalato, 958


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SMODLAKA , Josip: consigliere del Governo provvisorio della Dalmazia, istituito dagli slavi nel I 918-1920, 303 SODDU, Francesco: colonnello, comandante di una delle colonne per la liberazione del presidio di Korenica, 37, 212 SODDU, Ubaldo: generale, sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito, 283 SOGLI AN, Giovanni: professore, provveditore agli studi di Spalato, 1056 SOLAJA, Simo: capo comunista, 46 , 47 SOLARI BOZZI, Giuseppe: giornalista, capo dell'Ufficio della Stefania Zagabria , 780,781,782,783, 81 I, 897,905, 1182, 1183, 1219, 1281 SOLAROLI, Antonio: commissario straordinario a La Dalmarienne, industria di Sebenico, 948, 949 SOMMAVILLA, Angelo: console della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), comandante del presidio di Gracac, 121

SORlCE, Alberto: generale, capo di gabinetto del ministero della guerra, 213, 1034 SORICH , Bruno: da Zara, capitano di fanteria, caduto in combattimento vicino a Zara, 231,240,248,292,295, 932 SPANGA, Carlo: componente del consiglio dell'Ente per la lotta antimalarica in D.almazia (E. L.A.M.I.D.), 1036 SPANJA, Andreana: contadina croata Ăšccisa dai partigiani, 579 SPECH EL , Augusto: diplomatico, console generale, capo di Gabinetto del Governatore della Dalmazia, Giuseppe Bastianini, I209, 1256 SPERAC, Felice: ingegnere, componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1027 SPIGO, Umberto : generale, comandante del XVIII Corpo d'armata con sede a Spalato, 279,592,610, 61 I, 618,619,621,624,629,630, 633,654,657,659,664,669,753,760,768,772,786,806,809, 1138, 1139, 1141, 1142, 1148, 1149, 11 51, 1152, 1158, 1166, 'I. 1172, 1199, 1202, 1203, 1207, 1208, 1210, 1212, 1213, 1216, 1238, 1246. SR EBRNlĂŠ, Giuseppe: vescovo cattolico di Veglia, 989, 1040


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SREMAC, Jovan: capitano ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696 <;T ,\ 1\IIATOVIé, Stanko: tenente dei cetnici, 147 STANISié, Bajo: comandante delle formazioni cetnico-nazionaliste del Montenegro, 448, 450 STANISLA VUEVIé, Dane: cetnico, comandante delle formazioni di Gracac, 483 STANISLAVLJ EVlé, Jovan: sottotenente, ex-jugoslavo a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696 STANISLA VL.TEVIé, Todor: detto 'Ciovara', comandante cetnico della zona di Gracac, 608, 685 STARCEVIé, Ante: propugnatore dell'autonomia croata. Considerato dagli ustascia come un loro precursore, 385, 387, 481, 800 STARCEVTé, Ante: comandante di battaglione cetnico ad Avtovac, 481 STARCEVlé, Milan: direttore dell'Istituto statale per la cultura, indi ministro per la cultura nazionale dello Stato indipendente di Croazia, 460, 747, 800 STEFANlNl, Bruno: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 STEPINAC, Aloisius: arcivescovo cattolico di Zagabria, 380, 382, 459, 1040 STOCK, Emilio: concorre, nel 1906, alla creazione della S.A . 'Cementi Portland dell'Adriatico' con sede a Spalato, 950 STOJADINOVlé, Milan: presidente del Consiglio dei ministri durante il Regno di Jugoslavia, I 048 STRACCA, Giuseppe: prefetto, capo della Direzione di polizia del Governo della Dalmazia, 93, 294, 295, 297, 298, 308 SUBOTié, Luigi: titolare d'un laboratorio per la concia delle pelli a Zara, 1024 SUié, ..... : croato , ministro nel Governo di Pavelié, 838 SUPUK, Antonio: proprietario della centrale idroelettrica sul fiume Cherca (Sebenico), 946, 1013, 1014 SURLAN , Vaso: ortod osso, sacerdote a Zemun, firma la petizione per la costituzione della chiesa autocefala croato-ortodossa, 163


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

SUSié, Lovro: gran zupano (prefetto) di Segna, indi ministro delle corporazioni dello Stato indipendente di Croazia, 189, 431 SVIJEVIé, .... : capo della polizia a Mostar, 393, 394, 502, 503 SVILOKOC, Vladimir: comandante del porto di Ragusa, 477 SVOB, ..... : capitano croato, comandante la gendarmeria di Tenìn, 605, 617

TACCONI, Antonio: spalatino, senatore del Regno d'Italia, commissario civile al comune di Spalato, 303, 1027 TADDEI , Canzio: ragioniere, ricopre vari incarichi nel riordinamento del sistema creditizio in Dalmazia, 1010 TADié, Sime: commissario politico di formazioni partigiane, 3,433,479, 480,543 TAMARO, Attilio: di Trieste, diplomatico, scrittore specializzato sui problemi dell'Istria e della Dalmazia, 985, 1039 TARDIN I, Domenico: cardinale, sostituto alla Segreteria di Stato, 804· TARTAGLIA, ... : avvocato croato di Spalato, 1049, 1054 TASSO, Giovanni Battista: componente del Comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale di Spalato, 1031 T A Vlé, ....... : contadino, ucciso con la madre vicino a Vodizze (Sebenico), 668 TEDESCHI, Milano: componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 TEDESCO, Mario: guardia di finanza caduta in una imboscata tesa da partigiani, 305 TERUZZI, Attilio: sottosegretario di Stato e ministro per l'Africa italiana, 212, 213, 283 TESANOVIé, Laso: capo cetnico, 63, 479 TESANOVIé, Velimir: maestro ele'tnentare a Bosansko Grahovo e commissario civile del posto, 63 THORINGER, Ignazio: sottotenente di fanteria della divisione 'Zara'; comandante di una banda anticomunista, 295


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TITO: pseudonimo di Josip Broz capo del movimento comunista in Jugoslavia. Presidente delle Repubbliche Federative Socialiste di Jugoslavia, 86, 440, 441,447,489, 569, 589, 768, 1155, 1251, 1252, 1275 TODOROVIé, Bosko: maggiore cetnico, ucciso dai comunisti, 21, 22, 24, 72, 94, 95, 143, 145, 147, 157, 182, 183 TODT, Fritz: ingegnere, organizzatore dell'omonima impresa in Germania, 464

..

TOMié, ..... . : podestà di Tenìn, 1159 TOMIC, ...... : colonnello ustascia, 882 TOMié, Eneas: capitano dei domobranci addetto al commissariato generale militare presso Supersloda, 485 TOMié, Jandrija: capo partigiano della formazione di Ljubo Babié, 44 TOMJClé, Jure: da Gospié, indiziato di reati contro gli ortodossi di Gracac, 122 TOMMASEO PONZETT A, Ruggero: commissario civile italiano a Postire sull'isola della Brazza, 583 TONCié, Camilla: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, I028 TONEATTI, Peter: titolare d'un officina per la riparazione di motori a Spalato, 961, 1025 TORRINI, Giuseppe: componente della Sezione agricola del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 TORTié, Janko: ministro dello Stato indipendente di Croazia, 431 TOTH, Dragutin: ministro dell' industria e del commercio dello Stato indipendente d i Croazia, 403, 903 TOTI-LOMBARDOZZI, .... ... : addetto commerciale italiano a Zagabria, 468 TREVISAN, Armando : seniore della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V .S.N .) comandante del presidio di Srb, 53 , 55, 56, 57, 104, 106 TRIFOGLI, Giuseppe: commissario straordinario alla 'Banca Serba', filiale di Spalato, 1006, 1008, 1010


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

TRIFUNOVIé-BRC:ANIN, llija: vojvoda dei cetnici, 17, 92, 434, 439, 440, 445, 446, 447, 448,450, 451, 454, 456,487,490,547, 548, 557,733,734,735,736,737,738,739,740,754,757,795,796. 797,822,828,829,830,83 1, 832,834,840,841, 874, 1142, 1148, 1152, 11 54, 1162, 1167, 11 73, 1174, 1180, 11 89, 127) TR IGARI, Nicolò: podestà di Zara dal febbraio 1874 al 31 dicembre 1899, 934, I004, 1052 TRIKié, Bofo: comandante partigiano in una delle formazioni di Ljubo

Babié, 44 TRIPALO , Davor: studente, cetnico, 476 T ROGU , Angelo: carabiniere, caduto in una imboscata tesa dai partigiani, 305 TROGU, Ernesto: maggiore del 151 ° reggimento di fanteria (divisione ' Sassari'), 1205 TROILO, Nicolò: ingegnere, capo dell' Ufficio del genio civile di Spalato, 1029 TRUMBié, Ante: spalatino, consigliere del Governo provvisorio della Dalmazia, istituito a Spalato dai croati dal 191 8 al I920, 303 TRUPIANO, Giacinto: sottotenente di artiglieria, caduto nella imboscata tesa dai partigiani nella quale trovò la morte il prefetto di Zara Vezio Orazi, 239, 240, 296 TUCCJ , Carlo: generale, comandante della divisione 'Messina', 659 TUSKY, Carlo: contadino, ucciso dai pz:rtigiani presso Sebenico , 672

UGAROVIé, Juko: da Gospié, indiziato di reati contro i serbo-ortodossi di Gracac, 122 UGRENOVlé, Doko: comandante del battaglione cetnico 'Bosniaco', 482 UJC:Ié, Giuseppe: vescovo cattolico di Belgrado, 1040

.,..

UMILTÀ, Carlo: da Zara, diplomatico, console generale d'Italia a Spalato dopo la prima guerra mondiale, 1005 USULè'.:EVIé, Demetrio: colonnello ex-jugoslavo, cetnico, 419


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VACCARI, Marcello: prefetto di Zara dal 1° febbraio 1929 al 1° dicembre 1932, 1051 VA LENTINI, Elio: ragioniere, commissario straordinario alla 'Cassa di Risparmio delle provincie Dalmate' con sede a Zara, 943, 1010, 1011 , 1038 VA LE RIO, Ellore: componente della commissione mineraria per la Dalmazia, 1019 , VALLE, Giovanni: componente della Sezione commerciale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028 VARE~ANIN, ... : generale austriaco, Governalore militare della Dalmazia durante la dominazione asburgica, 1064 VELACié, Giuseppe: civile, catturato dai partigiani nella zona di Stretto (Sebenico), 257 VENERAND I, Luigi: tenente colonnello dei carabinieri, comandante del Gruppo di Spalato, 1185, 1219, 1220, 1287 VENERE, Salvatore: capomanipolo della 1" compagnia del XLI battaglione camicie nere. Medaglia d'oro al Valor militare alla memoria, 99 VENTIMIGLIA, Vincenzo : ingegnere, capo dell'Ispettorato per le opere pubbliche in Dalmazia, 1036 VENUTI, Mario : tenente, muore a seguito delle ferite riportate in un attentato leso da partigiani , 229 VERNlé-TURANSKY, ..... : maggiore croato in missione a Roma con il maresciallo Kvaternik, 460 VETRANO, Giovanni : componente del direttivo dell'Ente per la lotta antimalarica in Dalmazia (E.L.A.M.I.D.), 1036 VIALE, Carlo: generale, comandante della divisione 'Zara', 627,671,672, 714, 1131, 1133, 1134, 1135, 1136, 1137, 1193, 1197, 1199, 1200, 1202 VICECONTE, Giuseppe: fiduciario della Sezione provinciale di Cattaro per le professioni sanitarie, 1032 VICEDOMINI, Vincenzo: componente del Comitato di vigilanza della 'Prima Banca Pop·olare Dalmata', di Spalato, 1007, 1008, 1011


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (19:42)

VIDAKOVlĂŠ, Jefrem : capitano ex-jugoslavo, a disposizione, per l'inquadramento dei cetnici, 696 VIDOLI, Bruno : da Zara, tenente di vascello caduto nel Mediterraneo centrale, 1002 VIDUSSONI, Aldo: da Trieste, segretario nazionale del Partito fascista, 296,780 VIGIAK, Francesco: tenente dei bersaglieri nel battaglione 'Zara', 751, 803 VIGLIERO, Remigio: tenente colonnello, addetto al Comando Supremo, 397, 465 VILLA SANTA, Carlo: segretario generale del Governatorato della Dalmazia con il Governatore Francesco Giunta, 1019 VILLA, .... : centurione del XLIV battaglione camicie nere, 106 VINCENTE LLI, Ferruccio : ricopre diversi incarichi nel riordinamento bancario in Dalmazia, 1008, 1009, 1010 VIO, Pietro : componente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spaiato, e ricopre vari incarichi nel riordinamento del sistema creditizio in Dalmazia, 1009, 1028 VIOLA , Annibale: ragioniere, amministratore della S.A. 'Cementi Portland dell'Adriatico' di Spalato, 952 VIRG ILIO, Antonio: guardia di finanza, caduta in una imboscata tesa da partigiani, 305 VJTAS, Romano: consigliere d'amministrazione della S.A. 'Giulio Meinl' di Sebenico, 1025 VITAZ, Nikola: capitano ex-jugoslavo a disposizione , per l'inquadramento dei cetnici, 696 VIVARELLI, ..... : centurione della M . V.S.N., ucciso dai partigiani in zona di OtisiĂŠ, 571 VLADOVICH, Lino: da Zara, componente del consiglio di vigilanza della 'Cassa di Risparmio delle provincie D,almate', con sede a Zara, 943 VLAHOY, Matteo: concessionario di una distilleria di liquori a Sebenico, 961


Indice delle persone citate

14-01

YOIYODICH, Brunone: da Zara, sergente del genio, caduto sul fronte croato, 1002 VOLPI di Misurata, Giuseppe: capo della commissione permanente economica italo-croata, 67, 68, 402, 403, 404 VOLPI, Natale: commissario liquidatore della Cooperativa di consumo di Zaravecchia (Zara), 1030 YOKié, .... : maggiore ustascia, 731 VRANC:Ié, Vjekoslav: sottosegretario di Stato per la pubblica sicurezza nel Governo di Pavelié; commissario generale amministrativo croato presso la 2 a Armata; indi sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, 64, 74, 75, 76, 77, 78, I 14, 161, 192, 193,194,201,203,393,431,501,503,584,585, 653, 661,662, 681,726,732,733,757 , 791,859, 874 VRDOGLJAK, Matteo: vice-presidente della Sezione marittima del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato, 1028, 1031 VUCEM lLOYié, Stijepan: contadino ortodosso di Jesevié, 651 YUCEMl LOYié-VRANJié, Jure: contadino ortodosso di Jesevié, 651 YUCETié, Stijepo: sacerdote, chiamato a far parte del Sabor (Parlamento) dello Stato indipendente di Croazia, 459 VUCHICH , Nicolò: da Zara, soldato caduto sul fronte russo, 1002 VUKADINOVIé, ....... : ortodosso, firma la petizione per la costituzione della Chiesa ortodossa autocefala in Crozia, 163 VUKMANOVIé, Svetozar: soprannominato 'Tempo', collaboratore di. Tito, 25, 96, 159, 160 VUKOVIé, Alessandro: vice presidente del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Cattaro, I 029 VUKOVIé, Dusan: comandante del battaglione cetnico con sede a Grab, 482 YUKUROYié, Jovan: comandante di plotone nella formazione cetnica con sede a Ledenice (Cattaro), 483 VULETié, Marino: consigliere d'amministrazione della S.A . 'Cemento Portland dell'Adriatico', con sede a Spalato, 952 VULié, Ljubomir: sottotenente ex-jugoslavo, a disposizione per l'inquadramento dei cetnici, 696


1402

Dalmazia - Uno cronaca per la storia (1942)

WARLIMONT, Walter: sottocapo di Stato Maggiore dell'O.K. W., 86

ZJ\ MBONI , Cesare: ingegnere, fonda nel 1906, con sede a Bergamo la S.A. 'Cemento Portland dell'Adriatico', 950 Z/\MBOTTI (de), Remo: sottotenente mitragliere, prende pane ai combattimenti di Ervenico (Zara), 20/22 maggio 1942, 291, 2921, 294 Z/\N I DETTORI, Domenico: commissario liquidatore del 'Consorzio per il risparmio, prestiti cd assicurazioni' di Spalato, 1008 ZA NOTTI , Pi o Laerte: colonnello, comandante del 151 ° reggimento di fanteria della divisione 'Sassari', 56, I07, 411, 646, I I62, 1163, 1165, 1166, 1167, 1168, 1176, 1210, 1212, 1213, 1214 ZANUSSI, Giacomo : colonnello, sottocapo di Stato Maggiore di Supersloda, 96,407,408,600,774,775,8 13,927, 1202 ZERAUSCH EK, Antonio: industriale di Zara, 960 ZGRA VICA, Jandre: contadino ortodosso di Jesevié, 651 ZE RAVICA, Petar: contadino ortodosso di Jesevié, 651 ZERBINO, Paolo Valerio: prefeno di Spalato, 20, 93,216,288,584,585, 654,936,958, 1027, 1029, 1122, 1185, 1193, 1195, 1196, 1220 ZLATAR, Petar: ustascia, gran zupano (prefetto) di Mostar, 756 Z IMPERMANN·, Ljudcvit : capo della polizia dello Stato indipendente di Croazia, 747, 283 Z IVKOVIé, Drago: partigiano, comandante del I battaglione del 'Litorale', 1121 , 1122, 1187, 1188 ZIVKOVlé, Felice: titolare d'un oleificio a Rogosnizza (Sebenico), 1024 ZO, Luigi: generale, comandante delle 'Truppe Zara', 668 ZOPPI, Enrico: artigliere, caduto nell'imboscata ad Ervenico dove perdette la vita Vezio Orazi, prefetto di Zara, 240 ZORlé, Milan: capo comunista della zona di Bosanski Petrovac, 60 ZORZENONI, E.: ingegnere a Sebenico, 1013, 1015 ZUARO, Giuseppe: tenente dei carabinieri, 45 ZUBAN, Loretta: contadina, uccisa dai·partigiani, 229, 120 1


Indice delle persone citate

1403

ZUCCHI, .. . : medico di Marina sulla R.N . Puglia, nel 1920 a Spalato, 304 ZULIN, Vi ncenza: contadina, uccisa a Seghetto Inferiore (Traù), 668 ZULié, ... : curava i contatti con i cetnici della zona di Karlovac per conto del Governo di Zagabria, 19 ZULIEV!é, Pietro : ingegnere, componente della Commissione mineraria per la Dalmazia, 1O19 ZUPAN, G iovanni: contadino, ucciso dai comunisti a Timeto ( = Smilcié) vicino a Zara, 229, 290

.

,

.

ZUPANOYIC, .... ..... : marito e moglie, contadini, uccisi vicino Sebenico,

668 ZUPC:lé, Gliso: contadino filo-italiano, ucciso a Bencovazzo (Zara), 668 ZURKOVlé, .. . : medico condotto di Lesina condannato dalle autorità italiane, 262 ZUZZI, Ettore: da Zara, sottocapo di Marina, caduto nel Mediterraneo centrale, 1002



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