STATO MAGGIORE DELL ' ESERCITO U FFICIO STORICO
ODDONE TAL PO
DALMAZIA UNA CRONACA PER LA STORIA (1943-1944)
Parte 1
Roma 1994
PROPRIETÀ LETfERARIA Tutti i diritti riservati Vietata anche la riproduzione parziale senza autorizzazione © Copyright by Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio Storico - Roma 1994
Finito di s tampare ne l mese di 01tnbre da BAIONI STAMPA - Rnma
((Una cosa vi assicuro: finché gli Italiani resteranno nelle nostre I.erre, noi avremo la pace e la tranquillità; quando gli amici /1.aliani si saranno allontanati, torneremo purtroppo ad avere lutti e dolori». (Da un'omelia di Mons. Antonio M. Ja ksié, Vescovo d i Niksié - 7 gen naio 1943 - Na tale Ortodosso - Bileéa).
INDICE DELLE CARTINE
Indice delle rnrti11<'
Cartina n. J - Scherna della prima fa.se del ! 'operazione ' Weiss· Pag. »
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32
n. 2 - Zona dei combattimenti sostenuli dalla divisione 'Sassari' a Lapac (13-22 feb braio 1943)
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43
n. 3 - L'Arco del fiume Narenta
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52
n. 4 - Schema grafico dei presìdi travolti in Val Narenta
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59
5 - Zona della seconda fase dell'operazione ' Weiss'
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64
11.
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n. 6 - Percorso del fiume Narenta
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88
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n. 7 - Schema del primo passaggio della Narenta effettuato dai partigiani
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104
n. 8 - Schema del secondo passaggio de!Ja Narenta effettuato dai partigiani
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114
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n. 9 - Zona di Mala Cista-Zaton-Yodice-Stretto
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310
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n. 10 - Zona di Punta Planca-Castel Anclre isPercovi é-Tra ù
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320
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n. l l - Zona di rastrellamento delle isole zaratine
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348
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n. 12 - Canali di Lèsina, Cùrzola e della Narenta
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352
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n. 13 - Concent ramenti partigiani intorno a Tcnìn
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n. 14 - Presìdi della Lika sgomberati da reparti italiani
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n. 15 - Rischieramcnto dei Corpi d'armata secondo la 'linea 15 gennaio'
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402
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INDICE GENERALE
Indice Generale
Presentazione ................................... .... .. ....... ......... ............ .................. .
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5
Premessa . .. ....... ......................... ...... ............... ,.......................................
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7
Avvertenze ...................... ....... .................. ...... ....... ............... ...... ......... ,.
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9
La situazione politico-militare in Croazia ............. ... ............... .............. .
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13
L'incontro Hitler-Ciano a Rastenburg ....... ........................................... ..
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19
Colloyui di Roatta con Lohr e Pavelié - La questione dei cetnici ......... .
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27
Inizio del l'operazione 'Weiss' - Sostituzione di Ministri e di Comandanti in Italia ...................................................... ......... ............... ........ .
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30
Colloqui Robotti -Lohr - Conclusione della prima fase della 'Weiss' .... .
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38
Cause del mancato successo della 'Weiss I' ' ............................ .......... .. ..
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45
Caduta dei presìdi della 'Murge' in Val Rama ed in Val Narcma ......... ..
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50
Seconda fase della ·wciss' - Lettera di Hitler a J'v1ussolini ... ............... ..
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62
Colloqui Mussolini-Ribbcnl.rop - Contrasto sul disarmo clei cetnici
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70
Le parti in causa nel conflitto cercano la collaborazione dei cetnici
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76
I ) Tentativi di Londra ................................................................ ..... ..
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77
2) Accordi croati con i cetnici ............ ..................... ............ ............ .
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80
3) /11iz.iwive dei mussulmani ........................ ...................... ............. ..
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84
Operazioni italo-cetniche nell'arco della Narenta ............................. .... .
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89
I partigiani i·espinti dall 'ansa della Narenta .. ........................... ........... ..
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97
I partigiani ripassano la Naret1ta - La battaglia per Ncvcsinje .. ...... ..... ..
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107
Conseguenze e ripercussioni dei combau.imenci in Erzegovina .... ... ... ...
>)
117
Ricerche di nuove intese: Partigiani e tedeschi - Mihajlovié e italiani Jcvdevié e tedeschi ....................... ............................... .......................... .
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124
NOTE
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133
CAPITOLO I
NEL CALDERONE BALCANICO
Dalnwzia - Una cronaca per la s/oria ( / 943-/944)
DOCUM ENTI n. I -
Segnalazione del Servizio Informazioni Militari sull'attività dell'lntelligence Service - P.M. 9, 19 gennaio I943 .. ............. ...
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l 91
Verbale del colloquio J'ra i general i Vi ttorio Ambrosio, Capo di Stato Maggiore Generale, A lessandro Pirzio Biroli, Governatore del Montenegro, e Ma ri o Robotti, com andante di Superslocla (2' Arrnata) - Roma, 3 marzo 1943 .. ...... .......... ... .....
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I92
Disposizioni del l'vl aresciallo Ugo Cavallero, Capo di S.M.G, al generale Mario Roatta, comandante di Superslocla, per le operazioni invern ali italo-tedesche-croate - P.M. 21, I O gennaio 1943 ............................. ................................... ...................
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198
Resoconto del console Vi ttorio Castellani circa le conversazioni del generale Mari.o Roatta, cornanclarne di Supersl oda (2' Armata) con i comandanti delle forze tedesche in Croazia e con il Poglavnik sui cetnici - Zagabria, senza data ................... .
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200
Telesc rit to del generale Mari o Roatta , co mandante di Supersloda (2' Armata) al Comando Supremo sui colloqui con i l generale Rudol f Luters, comandante delle forze tedesche in Croazia - P.M . I O, 13 gennaio I 943 ........ ... .................... -.. ... .... ..
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205
n. 6 - ' Appun to' del console Vittorio Castell ani per il Comando Supcrs loda (2• Arma ta) su riliev i del Governo croato circa l'appl icazione da parte ital iana di accordi conclusi con le A utori tà crome - P.M. I O, I 9 febbra io 1943 ....... ......... ............ ..
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206
Sintesi del colloquio fra i l generale Vittorio Ambrosio, Capo di Stato M aggiore Generale, il generale Mario Roatla ed il generale Mario Roboni, nuovo comandante di Supersloda (2"Armata) - P.M . I O, 4 febbraio 1943 ........ ...... ..................... .. .
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208
'Memoria' sui colloq ui del comandante cli Supersloda (2' Armata), generale Mario Robotti a Belgrado con il generale A lexander Lohr - Belgrado, 8 febbraio 1943 ............... ........... ..
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2 10
Relazione del ministro d'Italia a Zagabri a, Raffaele Casertano, circa il colloquio avuto con il ministro di Germania. generale Siegfried Kasc he sul l a sit uazione po l itica in Croazia Zagabri a, 9 febbraio t 943 .. ... ............................... .......... .......... .
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216
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221
n. 2 -
n. 3 -
n. 4 -
n. 5 -
n. 7 -
n. 8 -
n. 9 -
n. IO- Cita7.iOnc all"Ordine ciel Giorno' della divisione 'Sassari' per i combattimenti sostenuti durame il ciclo operativo 8 dicembre 1942-28 febbraio 1943 ........... .............................. ..... ......... ..
Indice Ge11emle
n. 11 - Telegramma del console Vittorio CasLellani al M inislero degli Affari esteri sulla co nclusione della I-' fase dell'Operazione 'Weiss· - P.M. 9, 19 febbraio 1943 ... ... ... ......... ...... .......... ........ ..
Pag.
223
n. 12 - 'Promemoria' dello Stato Maggiore Esercito sullo svolgimento del la l ' fase dell'operazione 'Weiss' e sui suoi risultali P.M. 9, lì marzo 1943 ...... ...... ... ............. ......... ........................ ..
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225
n. 13 - Relazione ciel ten. medico Bruno Clonfero sul combauirnento e sulla caduta di Prozor (febbraio 1943) - Senza località, 21 luglio 1952 .............. .................................................................. .
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229
n. 14 - 'Appunto' del ministro d'llalia a Zagabria, Raffaele Casertano, su quanto personal mente riferito a M ussolini circa la situazione in Croazia - Roma, 15 febbraio 1943 ...... .................
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236
n. 15 - 'Appunto per i l Duce· del Capo di S M.G.. generale Vi uorio Ambrosio, su lla situazione militare e sugli scarsi aiuLi ricevuti dai tedeschi per i l fronte italiano - P.M. 2 1, 17 febbraio 1943 ...... ................ ....... ........ ........ ................ ........................ ..
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243
n. 16 - 'Appunto per il Duce' del Ministero degl i A ffari esteri su l.la prerninenza rnilitare ed economica tedesca in Croazia - Roma, 22 febbraio I 943 .............. ........................................................ ..
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246
n. lì - RiassunLo delle riunioni fra M ussolin.i e Ribbentrop avvenute .i Rcnna dal 26 al 28 febbra io 1943 - P.M. 21, 2 marzo 1943 ......
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248
n. 18 - Comunicazioni del generale Mario Robotti, comandante di Supcrslodu al Comamlo Supremo sull'organizzazione cetnica di Drnza Mihajlovi é - P.M. 10, 8 marzo 1943 ......... ... .......... ... .
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251
n. 19 - Nota della Legazione d'Italia a Belgrado per il Ministero degli Affari esteri, in merito a Draza Mihajlovié ecl ai movimenti comunisti in Serbia - Belgrado, 3 febbraio I 943 ................... ... .
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253
n. 20 - Relazione al VI Corpo d'annata del colonnello croato Sarnbek, circa un colloquio avuto con i l capo cetnico Dobroslav Jevctevié - Mostar, 16 marzo 1943 ...... ............................ ......... ..
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256
n. 2 1 - Ri so lu z i one dell'Organizzaz i one N azi ona le Militare Mussulmana che invita i correligionari ad aderi re al movimento cetnico - Senza località. 31 dicembre 1942 ........................ ..
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25ì
n. 22 - 'Promemoria' del Servizio Inform azioni EserciLo sull'atteggiamento dei ce tnici della Lika e della Bosnia collegati per mezzo r.L. con il generale Draza M ihajlovié - 20 marzo 1943 ..
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259
Dalmazia · U,w cro11aca per la s1oria ( 1943-1944)
n. 23 • ·ordine del Giorno' diramato dal generale Draza Mihajlovié per l' inizio di operazioni contro i partigiani · Senz.a località, febbraio 1943 ......................... .......................................... .. ........
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262
n. 24 • 'Ordine del Giorno' del capo cetnico Dobroslav Jcvc1evié che incita i propri uomini a riconquistare Nevesinje, occupata dai partigiani · I3 aprile J 943 ................... ......................................
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264
n. 25 · Telespresso dell ' Ufficio di collegamento del Ministero degli affari esteri con il comando di Supers loda (2•Armata) all'Ufficio Croazia del proprio Ministero in merito alla consiste11Za della forrnaz.ioni volontarie anticomuniste (M.V.A.C.) · P.M. 10, 7 marzo 1943 ....................... ................... ............. ...... .. n. 26. Dal 'Supplemento' al Notiziario n. 689, del VI Corpo d'Armata, sulla siwazione politica a fine ma rzo 1943 · P.M. 39, 4 aprile 1943 ................... .................................................... ..........
266
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269
fra le autorit~1germaniche ed i partigiani· 25 maggio I 943 .....
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276
n. 28 - 'Promemoria' del Servizio Informazioni Esercito sui rapporti fra il generale Draia Mihajlovié e Londra - Senza local ità, 24 aprile I 943 ................................. ...... .....................·.............. ..... ..
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278
n. 29 • Direttive impartite dal generale Draza Mihajlovié ai comandanti cetnici del Montenegro - Documento intercettato da Maridalmazia - Spalato, 8 aprile 1943 ................ ................... ..
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280
n. 30 - 'Promemoria' del Servizio Informazioni Esercito su l movimento cetnico e sull'atteggiamento inglese - Senza località, 14 aprile I 943 ............................................ .................... ...... ......... .
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283
Pag
289
Aggressioni nella zona di Vodizze - La morie del colonnello Guido Da Zara ..................... ...................... .................... .................. .............. .. ..
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295
Francesco Giunta, nuovo Governatore della Dalmazia........ .. ... ,............
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30 1
Il Governatore ordi.na le ritorsioni ....................... ................................. ..
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305
li rastrellamento di Punta Planca - L'antiguerriglia ........... .. ................ ..
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3 19
n. 27 · ·Promemoria' del Servizio Informazioni Esercito su contatti
CAPITOLO Il
GLI AVVENIMENTI IN DALMAZIA li nuovo anno in provincia di Zara - L' imboscata di Gacelesi
Indice Generai!!
Problemi amministrativi - Situazione del Partito fascista ....... ....... .. , .... .
Pag.
324
Interventi di Giunta per la difesa della Dalmazia .................................. .
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333
Attività dei ribelli sulle isole e la marina da guerra partigiana ......... .... .
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345
Sommergibili inglesi lungo la costa dalmata ......... ... ................ .... ... ..... .
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360
Pressione partigiana nel settore di Gracac-Tenìn ...................................
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367
Crisi e ripresa de lla M.V.A.C. del Dinara. ...... .................. ... ............... ..
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372
Lo schieramento secondo la linea '15 Gennaio ' .......................... .......... .
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383
Carestia e farne nei territori del.la Croazia ............ .............................. .
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401
NOTE
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415
PRESENTAZIONE
Così come è stato preannunciato nella presentazione clel precedente, questo terzo volume, con la descrizione degli avvenimenti occorsi negli anni 1943 e 1944, conclude l'opera lunga e labori osa intrapresa 17 anni or sono dall'autore e che sì è concretata in un proficuo rapporto di collaborazione reciproca . U n 'opera che ha visto l'Avvocato Oddone Talpo impegnato personalmente in una minuziosa attività cli ricerca, d i controllo e selezione di dat i, forse svolta anche sull 'onda di comprensibili sentimenti che lo legano alla sua terra di origine, ma che si è tradotta senza ombra di dubbio in una precisa , serena ed obiettiva narrazione cli avvenimenti cli elevato interesse storico. Scopo principale di questo lavoro rimane quello cl i far conoscere i fatti, non solo per illustrare avvenimenti succeduti in due anni di guerra in quella parte ciel continente europeo, ma a nche per costitu ire preziosa testimonianza per quanti quegli eventi non li hanno vissuti.
In particolare, nel vo lume sono posi.i in ev ide nza l'operato dell'Esercito italiano e dell'amministrazione civile nei territori balcanici, vengono descritti i rapporti tra ital ian i e tedeschi, contraddistinti da difficoltà e incomprensioni sempre più crescenli , e tra questi e lulti i gruppi etnici e le formazioni combattenti che operavano in quei territori in tale periodo. La narrazione si sviluppa percorrendo le fasi del diffici le anno 1943, degli eventi connessi con l'armistizio dell'8 settembre e del la con seguente occupazione tedesca e termina con la tragedi;:i di Zara , bombardata dagli alleali prima e occupata poi dai partigiani di Tito. G li eventi, pur appartenendo ad un 'epoca lontana ben cinquanta anni, acquistano notevole attualità alla luce dei tragici avvenimenti che in questi ultimi anni hanno riportato le terre balcaniche alla ribalta internazionale . IL CAPO UFFICIO (Col. a.s. S.M. Ste fano ROMANO)
PREMESSA Quando nel 1977 iniziai la ricerca di documenti e di dati per una ricostruzione degli avvenimenti che avevano coinvolto la Dalmazia dall'aprile 1941 al 31 ottobre 1944, non immaginavo la ricchezza delle fonti che avrei trovato presso l'Archivio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito e dei supporti presso quello della Marina , dell'Aeronautica, del Ministero degli Affari Esteri, nei tanti volumi della Camera dei Deputati, nei· diari di persone che avevano vissuto in prima persona il travavaglio di quegli anni. Così, cli fronte alla mole del materiale che mi si presentava, che coordinavo, che elaboravo, ho dovuto articolare il lavoro in più parti, quasi una trilogia, limitando il primo volume ai fatti del 1941, il secondo a quelli del 1942, ed in quest'ultimo esporre gli avvenimenti del 1943 e del J 944 sino al momento della occupazione di Zara da parte di Tito, dopo la distruzione della città ad opera cieli' aviazione anglo-americana. In tal modo, da zaratino quale sono, quasi senza accorgermene, mi sono trovato sempre più immerso, giorno dopo giorno, in un lavoro così intenso ed appassionante che, oggi, ponendo la parola fine a questo terzo volume, debbo constatare che da quei primi momenti sono trascorsi ben diciassette anni. Ma, mentre reperivo, leggevo, raffrontavo ed integravo docume nti su documenti, mentre nel trascorrere degli anni rie mpivo e correggevo fogli su fogli, gli avvenimenti in Europa, in Balcania, in Jugoslavia scrivevano nuove pagine di storia. Scompariva il Maresciallo Tito, cadeva il muro di Berlino, la Polonia si affrancava, gli Stati Baltici riconquistavano la propria sovranità, la Federazione delle Repubbliche Socialiste di Jugoslavia si frantumava, insorgeva il Kosovo, nascevano gli Stati della Serbia, della .Macedonia, della Slovenia, della Croazia, scoppiava il conflitto interetnico fra quelle popolazioni , e l'Italia, sia pur timidamente, si ricordava di un suo confine orientale.
In questo contesto riapparvero sulla stampa italiana, a lla radio, alla televisione, i nomi della Dalmazia, di Zara, di Spalato e di quelle altre città della sponda orientale dell' Adriatico che diciassette anni or sono sembravano confinate nell' obl io della pubblica opinione, nel rifiuto della cultura allora dominante. Involontariamente, quindi, il lavoro è divenuto d ' attualità, tanto che oggi può interessare non solamenle storicì e specialisti ma anche un più vasto pubblico, ed essere di supporto alle stesse nostre istituzioni , ai
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Dolrna zia - Una cronaca p er la siorio ( /943-1944)
nostri uomini di Governo, poiché nei suoi tre volumi vi sono tutte le necessarie pre messe per intuire, se non anche per comprendere , le remote ragioni dei motivi, delle tendenze, delle aspirazioni che, per la storicità delle loro cause, rendono difficile interpretare !'apparentemente anomalo intreccio dell'odierno conflitto jugoslavo.
Nel congedare alle stampe quest'ultimo volume che completa la trilogia , il mio ringraziamento va a quanti mi hanno ai utato, a cominciare dal professore Renzo De Felice che ha voluto scrivere la prefazione a quest'opera; da mia moglie Maria Teresa e eia mia figlia Donatella per la loro cooperazione datti lografica, a mio figlio Roberto per avermi imposto ed insegnato l'uso del computer, a mio cugino Giuseppe Babich per la traduzione dei documenti tedeschi, cd a quanti mi hanno fornito preziosi squarci di vita personalmente vissuta in quelle zone o mi hanno procurato specifiche notizie come Mario dc Vidovich, Alfredo Polessi, Ulisse Donati , Ezio Postal, Antonio Pitamiz, Aldo Andri, Soarez Scrivanich, Ignazio Thi.iringer, Franco L uxardo, Teodoro Franccsconi ed altri ancora. Purtroppo non ho potuto sottoporre, come di consueto, i singoli capitoli alla revisione critica del professor Tullio Chiaroni, prematuramente scomparso. Con la sua profonda conoscenza filologica costituiva per mc la sicurcna dell 'esatta grafia dei termini slavi e del più appropriato uso della lingua italiana. Collaborazione di cui ora, nel momento di congedare il volume, ne ho particolarmente inteso tutta la validità, proprio perché mi è venuta a mancare. ODDONE TALPO Roma, giugno 1994.
Dalmazia - Una cronaca per la .1wria ( /943 -1944)
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AVVERTENZE
1. Nel contesto del lavoro sono state usate le seguenti abbreviazioni: A.C.S.
· Arch ivio Centrale de llo Stato
M.A.E.-A.S.D.
- Ministero degl i affari esteri - Archivio storicodiplomatico
N.A.·U.S.A.
- National Archivcs or U.S.A.
n.d.a.
. Nota dell'autore
U .S. - S.M.A.
- Ufficio Storico Stato Maggiore Aeronautica
U.S. - S.M.E.
- Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito
U.S . - S.M.M.
. Ufficio Storico Stato Maggiore Marina
2. Nel testo i nomi cd i toponimi slavi sono scritti con i relativi segn i diac ritici seguendo l'ortografia oggi usuale nelle region i della .Jugoslavia ove s'adopera l'alfabeto latino. Per le lettere che assumono valore diverso da que llo consueto in italiano. e per le lettere provviste di segn i diacritici, diamo alcune indicazioni della loro pronuncia: e
come la ·z· sorda (cosidetta aspra) ne lla parola 'spcran:n:i':
é
corna la 'c' palatale toscana nella parola 'pace':
e
come suono palatale più tenue, s imile a quel lo de ll a parola ·vici no' pronunciata da non 10scani:
ct come la 'g' nella parola 'gente': dj facendo sentire separati i due elementi 'cl ' e ·j'; dz facendo sentire uniti i due elementi 'cl' e ·z', con un suono simik a que llo del la 'g' nella pron uncia toscana de lla parola 'dugento': g come il suono nella ·g· nella parola 'gabbia': k
come il suono "e' nell a parola ' caro';
lj
come il suono 'gl' ne lla parola 'gli':
nj come il suono 'gn · nella parola ' pegno': s
come ·s· sorda , cosiclctta aspra. nella parola ·suono' ma spesso più intensa e paragonabile alla doppia ·ss· italiana nella parola
'basso';
s
come la 'se' nella parola 'scena ':
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
come la 's' sonora, cosidetta dolce, nella parola 'rosa'; come la 'j' nella parola francese 'jour'. Si avverte, tuttavia, che nei testi in lingua serbo-croata meno recenti, ad esempio nelle fonti del periodo austro-ungarico, non di rado si trovano grafie alternative, specialmente 'dj' od anche 'gj ' in luogo di ' d'. Vedi: Gjevrske - Djevrske - f)evrske. 7
z
3. Nei documenti e nelle loro parti riprodotte, i termini slavi sono stati trascritti aggiungendo i segni diacritici dove mancavano, e correggendo i nomi cd i toponimi scritti in modo errato. 4. Per indicare i seguaci del partito di Pavelié si è usata la forma italiana corrente di ' ustascia', invariata anche al plurale. Nei documenti, tale termine ricorre anche nelle forme improprie di ' ustase' , 'ustasa', 'ustasi', ' ustagi', ' ustage'. 5. Per i toponimi si sono usate di preferenza le forme italiane che, in Dalmazia, costituiscono le denominazioni tradizionali e storicamente consolidate delle varie località, ment~c il corrispondente termine slavo è stato posto di seguito, tra parentesi, quando la diversità tra forma italiana e quella slava risulta sensibile. Accorgimento che è stato applicato specialmente per le località minori, mentre per i centri più noti, come Sebenico, Spalato, Ragusa, ecc. si è evitato di appesantire il testo con altri riferimenti.
CAP I TOLO I
NEL CALDERONE BALCANI C O
Nel coldero11e balcanico
l3
Agli inizi del 1943, i ripiegamenti delle forze dell'Asse in Africa setlenlrionale confermavano il progressivo imporsi della supremazia angloamericana nel settore del Mediterraneo. Appariva prevedibile, .quindi. che durante l'anno anche la Jugoslavia potesse diventare «un punto ne vralgico e d'una importanza facilme nte intuibile» t' l non appena gli alleati fossero riusciti «a coalizzare tutte le forze in gioco in una loHa cli .liberazione contro l'occupatore» <2l . Questo sviluppo della strategia anglo-a1nericana sembrava quasi obbligalo, tanto che lo stesso comando del VI Corpo d 'armata, dalla sua sede di Ragusa, in un'analisi degli avvenime nti, considerava necessario un preventivo intervento militare dell'Asse nelle zone interne della Croazia, anche se un 'operazione del genere - a ndando a scapito della difesa ciel litorale - avrebbe potuto favorire «la progettata invasione del contine nte e uropeo» <)l . Mentre a Roma il Comando Supremo condivideva l'opportunità di azioni ad ampio raggio contro i partigiani, da Berlino si insisteva sulla necessità di agire contemporaneamente anche contro i celnici, nonostante le molte formazioni che combauevano a fianco dei reparti italiani. Ma l'O.K.W. riteneva fe rmamente che, in concomitanza ad una offensiva dal mare, avrebbero formato un fronte unico con i partigiani. Perciò intese agire contro gli uni e contro gli altri, e q uesti criteri operativi divennero obbligatori sia per il Comando Supremo, sia per il Comando Superiore FF.AA. 'Slovenia - Dalmazia' (Supersloda). Venne, q~1indi, predisposto quel complesso di operazioni e di iniziative che, nell'arco d ei primi mesi del l 943 si sarebbero svo lte contro i partigiani (operazione 'Weiss') e contro i cetnici (disarmo) nonostante le elusioni , le acrobazie, gli eq uilibrismi dei comandi italiani per non compromeltere le sorti di quegli uom.ini che avevano combattuto e che combattevano ancora con il soldato iLaliano.
LA SITUAZIONE POLITICO-MILITARE IN C ROAZIA La probabilità d'un attacco alle ato. nel settore sud-orientale del continente europeo, era stata esaminata da Hitler anche il 12 dicembre 1942, durante la conferenza giornaliera con i suoi generali. Il Fiihrer. escluden-
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Dalmazia - Una cronaca per la s10ria
do uno sbarco anglo-americano a Creta, lo riteneva possibile ,<nel Dodecanneso e in qualche luogo dove sperano di trovare subito aiuto dalle popolazioni locali [Grecia, costa adriatica - n.d.a. ]». Tuttavia lo considerava «rischioso, dovrebbero entrare - diceva Hitler - attraverso lo stretto di Otranto»<•l. Riteneva, piuttosto, che un investimento dei Balcani potesse aver luogo via terra dal Medio Oriente, partendo dalla Siria, non appena gli inglesi avessero potuto ritirare la loro VIII Armata dall'Africa settentrionale. Una minaccia al settore sud-orientale dell'Europa venne esaminata anche a Roma, ed il Comando Supremo ne affidò lo studio al tenente colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Questi, partendo dalla constatazione che gli anglo-americani non avevano difficoltà particolari per ammassare forze in Siria, in Palestina o in Egitto, e contemporaneamente per intensificare «la ribellione in atto nei paesi balcanici occupati dall'Asse» <5>, prospettò più ipotesi in relazione alle diverse decisioni che avrebbe potuto assumere la neutrale Turchia. Londra, dal canto suo, aveva da tempo soppesato i vantaggi d'un vasto sommovimento in Croazia, ed il VI Corpo d' armata, pur senza conoscere gli orientamenti del Foreing Office o ciel War Office considerava molto probabile che l'Inghilterra cercasse cli «unire [,J e su un solo fronte antiasse [,] tutte le correnti dissidenti della Penisola Balcanica, intorno ad un nucleo centripeto unico, rappresentato dalle forze che finora hanno combattuto con più fede ed efficacia contro l'occupatore: le formazioni partigiane; da una parte cercando un avvicinamento di esse con i reparti cetnici, dall'altra sospingendo ulteriormente ne l campo di attrazione comunista la massa croata, già in buona parte tendenzialmente bolscevica» <6J. Diagnosi accurata. Ma un'unificazione cetnico-comunista problema già politicamente non facile - dal punto di vista operativo si scontrava con la fra mmentazione dei celnici in vari gruppi tendenzialmente autonomi e con la mancanza di contiguità sul terreno fra le forze cli Mihajlovié e quelle cli Tito. Verso la fine del 1942 i partigiani si erano prevalentemente concentrati nella Croazia centrale (zona di Bihaé) e più a sud da Glamoc a Livno, spingendo formazioni di minore entità nelle zone cli confine dei territori annessi a\l'llalia. Dal canto loro, i cetnici di Mihaj lovié, sui quali Londra contava in modo particolare, gravitavano nella parte meridionale dell'ex-Jugoslavia, intorno ai confini ciel Montenegro, nel Sangiaccato e nel sud della Serbia. Fra queste due dislocazioni si frapponevano i cetnici dell'Erzegovina, politicamente sotto la guida del ex-deputato alla Skup.fti-
Nel calderone balcanico
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na Dobroslav Jevcievié nonché ciel vojvoda Ilija Trifunovié-Brcanin, e
militarmente agli ordini del maggiore Petar Baéovié. Decisamente anticomunisti, sin dall'estate del 1942, assieme al soldato italiano avevano estromesso i partigiani dai loro territori. «Tale stato di cose - proseguiva nella sua analisi il VI Corpo d'armata - fa sì che oggi [fine 1942 - n.d.a.] l'Erzegovina e la Bosnia sud-orientale costituiscano una specie cli compartimento stagno, una intercapedine fra i territori sotto più marcata influenza nazionalista ex-jugoslava (Montenegro, Sangiaccato, territori exjugoslavi, bulgari ed albanesi) e quelli sotto più marcata influenza partigiana a sfondo irredentistico .iugoslavo» (7l_ Tuttavia i cernici dell'Erzegovina, nonostante la loro spiccata autonomia, erano collegati a Mihajlovié il quale, anche se individuava negli italiani uno dei nemici, vedeva nella collaborazione cetnico-italiana il modo più agevole per sopperire alla deficienza di armi, cli munizioni, di vettovagliamento di quelle formazioni. Analoga, in certo qual modo, alla situazione dei cetnici erzegovesi era quella delle 'formazioni nazionalistiche montenegrine·, agli ordini di Blafo Dukanovié, aggregate alle truppe italiane, quasi una milizia ausiliaria. Anch'esse, pur conservando e difendendo la propria indipendenza politica, sentivano il prestigio di Mihajlovié. Inoltre, accanto agli erzegovesi cli Jevdevié, ai montenegrini di Dukanovic, agl i uomini cli Mihajlovié, vi erano altre forze, come le formazioni del pope Momcilo Dujié, per larga parte organizzate nella milizia volontaria anticomunista (M.Y.A.C.) del Dinara, armate ed al soldo dei comandi italiani, schierate intorno ai confini della Dalmazia annessa da Tenìn a Graèac. Inoltre, nel nord della Lika operavano sotto controllo italiano le formazioni del colonnello llija Mihié. Da ultimo, nel Governatorato della Dalmazia vi erano ancora altri due gruppi, inquadrati e comandati da ufficiali italiani: sette compagnie dette 'bande' in provincia di Zara, ed il battaglione 'Orjen' in quella di Cattaro ('l . A causa di questo frazionamento l'azione diretta di Mihajlovié era limitata alle formazioni a lui territorrialmente più vicine. Negli altri gruppi, il suo nome - impersonando il comune ideale d'una più Grande Serbia - era inteso soprattutto come riferimento morale e politico, anche perché la prudenza con cui combatteva i comunisti - massimo risparmio di vite fra i propri uomini e fra la popolazione - non era sempre condivisa dagli altri capi. Ma questo cauto modo di procedere, che dopo la fine della guerra gli sarebbe stato imputato come una colpa, non derivava da una personale predisposizione di Mihajlovié alla prudenza o, peggio, alla pavidità. Era , invece, l'applicazione delle disposizioni ricevute dal Governo jugoslavo in esilio a Londra, in base ad una direttiva ancora del 1941 cli Churchill per il proprio capo dei Servizi speciali (S.O.E.): «Gli jugoslavi
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fcioè il G overno di re Pietro li in esilio a Londra - n.d.a. l il War Office ed io abbiamo conve nuto che le bande d i guerriglie ri attualmente in azione in J ugoslavia dovrebbero esplicare una resistenza sufficie ntemente a ttiva per ca usare un costante disturbo pe r le forze di occupazione [... ). Ma esse dovre bbero mante nere la loro principale o rganizzazione underground ed evitare qualsiasi tentativo di insurrezioni su larga scala o ambiziose o perazio ni rnililari, che avre bbero oggi il solo risultato cli una dura repressione, la perdita dei nostri uomini chiave. Esse dovre bbero fa re tutto il poss ibile per prepa rare un 'estesa organizzazione sotterranea pro nta a colpire duramente più tardi e quando noi daremo il segnale» 1q 1• Questa linea di condotta divenne una costante della politica de l Governo jugoslavo a Londra , ed il 7 maggio 1942, il primo ministro Slo bodan Jovanovié assicurava Ede n che: «noi s tia mo facendo ogni cosa segretamente [...l affinché non siano svolte pre mature azioni su larga sca la, a causc1 dell ' inutile e sproporzionato numero di vittime e di orribi li rappresaglie» 001 • J ovanovié, a giugno, rinnovava l'assic urazio ne face ndo sa pere che «il gen. Mihajlovié ha avuto istruzioni di dare if via ad un a insurrezione solamente ne l caso di uno s barco in Jugoslavia di forti truppe alleate, o ne l caso di un co llasso della Germania» P 11• Anche se Radio-Londra, il 14 gennaio 1943. dirigeva un appello agli «immortali cetnici» che «portano la libertà e la morte», e «combattono pe r il R e e pe r la Pa tria», cd al popolo che «il Ministro della G uerra, genera le Mihajlovié [.. .J chiama ad e ntrare nei reparti cetnici dell'esercito jugoslavo» mi. tre mesi dopo re Pietro II - e si era al 27 marzo 1943. seconda ricorre nza del co lpo cli Stato a Belgrado - in un messaggio-radio a quegli stessi cetnici riconfermava che: «È importante che voi ne l paese non dobbiate iniziare a lcun a attività su larga scala prima che i tempi non siano propizi. Riunitevi attorno a l nostro Comando sup re mo e attorno al generale Mih ajlovié, il qua le sa come agire a tem po e luogo opportuno. Obbedite a i s uoi ordini senza eccezione» '"'. Ind ubbia mente il movimento cetnico. interpretando le aspirazioni politico-cos tituzionali (monarc hia) e religiose degli ortodossi , aveva una concreta forza d ·attrazione, anche se !"o rie nta m e nto filo - ingl ese cli Mihajlovié e ra stato, forse inco nsape volmente ma notevolme nte, anestetizzato dal soldato italiano che, o pponendosi alla violenza ustascia , aveva prote tto gli o rtodossi e questi - sia pure nel loro interesse - avevano affiancato in a rmi le forze italiane qua ndo il pericolo comunista era divenuto evidente. Fra partigiani e cetnici la contrapposizio ne era ideologica e militare, poiché l'inte rnazionalismo dei comunisti si scontrava, sul piano dottrin ale, con il nazionalismo monarchico d i Mihajlovié. Alla prudente attesa dei serbi si opponeva la lotta senza quartie re voluta dal Co-
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mintern; al risparmio cli vite umane, lo spregiudicato coinvolgimento delle popolazioni; alla molteplicità ed all'autonomia delle formazioni cctniche la centralità d'un comando partigiano capace d' imporre unitarie tà cli disciplina e d'azione. I comunisti avevano compreso che l'idea di una Grande Serbia o di una nuova Jugoslavia sotto la dinastia dei Karacloròevié, avrebbe avuto fra le masse una rispondenza ben più forte d'una generica ideologia marxista o d'una indefinita federazione socialista di Stati balcanici, ed i cetnici era no divenuti il loro principale avversario. Ma il movimento comunista, pur fermo nei suoi princìpi, era duttile nella condotta politica. La tattica dei 'fronti cli liberazione' (o analoghi) già sperimentata nella guerra di Spagna, ebbe successo anche in J ugoslavia. Con questo ·specch ietto' si abbagliavano gli idealisti cd i cosiddetti intellettuali ; si finalizzavano coalizioni le più eterogenee; si creavano prose liti con frasi suggestive, Smrt falizmu - Sloboda narodu (Morte al fascismo - Libertà al popolo). I com unisti in prima persona, o per stre tta delega, mantenevano il controllo del 'fronte' anche se si mimetizzavano quando era necessario compiere i lavori meno puliti. per riemergere ad operazione ultimata, il p.iù ddle volle a spese dei loro stessi soste nitori e della loro buona fede. Negli ultimi mesi del 1942, il partito comunista jugoslavo, aveva mascherato il proprio credo marxista. Ufficialmente di venne fina li tà pri maria e strumento propagandistico la ' lotta per la libe rtà dei popoli ', che mimetizzava la volontà d i conquista ciel potere. Tito. dopo la ' lunga marcia ' dell'estate 1942, e la presa cli Bihaé a novembre, aveva riorganizzato le proprie forze 11 J> creando un 'esercito' distinto dalle formazion i partigiane. Inquadrò le brigate partigiane e quelle d·assalto ne l nuovo 'Eserci to liberatore' formando tre divisioni ' proletarie d'assalto' (la L la IL la III); costituì il I Corpo d 'armata bosniaco con la IV e V divisione d'assalto della Bosnia orientale (comandante Kosta Nadié, commissario Osman Karabegovié); formò con tre nuove divisioni ' popolari' (la Vl, la VII e la Vlll) il I Corpo d'armata croato (comandante Ivan Gosnjak, commissario Venceslav Holjevaé) <15 \ ed il suo comando assunse la denominazione cli 'Comando supremo dell'Esercito popolare liberatore e dei reparti partigiani in Jugoslavia' . Per T ito, la costituzione dell 'esercito rappresentava «il più grande successo della rivolta popolare nelle terre cli J ugoslavia» iu,J, e ne fissò i principi tattici. <<La tattica di guerra del nostro esercito popolare deve essere combinata colla nostra attuale tattica partigiana. Ciò sign ifica che dobbiamo guardarci e sfuggire dai f'ronti rigidi in modo da evitare che il nemico, colla sua tattica, ci imponga la difesa su fronti lunghi ed estesi». «Ogni nostra perd ita di territorio deve signif'icare con quista di un territorio n uovo, più gra nde ed importante». E, soprattutto.
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pur costituendo l'esercito popolare, ordinò di mantenere in armi i «numerosi reparti partigiani nel territorio non liberato, in tutti i distretti della nostra terra» 01>, come avanguardia e commandos dell'esercito. Contemporaneamente, nel nome della 'libertà' e per dare una base se non istituzionale almeno formale al proprio potere, Tito convocò a Bihaé settantuno «eminenti combattenti e patrioti», dei quali solamente ventuno provenivano dai quadri dirigenti del partito o dalle formazioni armate; gli altri erano maestri, impiegati, giornalisti, avvocati, agricoltori , qualche studioso, qualche ex-deputato macekiano, alcuni operai. Di questa 'Assemblea' ne dava notizia il VI Corpo d'armata osJ, precisando che nella seduta inaugurale erano presenti cinquantadue invitati, mancando i rappresentanti della Slovenia che non avevano potuto spostarsi dalle loro zone. Nel discorso d'apertura Tito disse che, non potendo ancora costituire un Governo legale, aveva sentito la necessità di creare «un corpo politico, un organo politico, che intorno a se raccoglierà tutte le masse popolari». Non parlò di marxismo, non accennò alla Russia, nominandola solamente nell'evviva finale , ma esaltò la «lotta nazional-liberatrice» t 19>_ Esaltò i partigiani che «sono diventati un grande esercito nazional-liberatore», e chiese la mobilitazione di «tutte le forze disperse del nostro popolo al solo scopo di lotta contro gli scellerati occupatori fascisti, contro i loro alleati, nostri traditori, ustascia, cetnici ed altri»<20l . A chiusura dei lavori, l'Assemblea sollecitò l'attiva partecipazione cli tutti i popoli della Jugoslavia a «la grande opera di liberazione nazionale» !2 1>, e fissò gli obiettivi: «morte agli occupatori»; lotta «contro il vecchio ordine reazionario che il fuggiasco Governo jugoslavo lenta di imporre con la forza» ; lotta alla corruzione nell'amministrazione; annientamento dei cetnici di Draza Mihajlovié poiché, «mentre il Governo fuggiasco li invita a star calmi [contro le forze dell'Asse - n.d.a.] e di attendere il suo invito, dà delle direttive al suo ministro Ora.fa Mihajlovié affinché egli con i suoi cetnici attacchi alle spalle il nostro esercito proprio nel momento in cui lotta contro gli ustascia e gli occupatori» <22J. L? Assemblea rivolse un indirizzo a ciascuna delle etnie della Jugoslavia: ai croati, poiché si liberassero dagli occupatori, dai cetnici, dagli ustascia; agli sloveni, perché combattessero per la propria libertà; ai mussulmani, per non essere più oggetto di contesa «tra i serbi saccheggiatori e gli ustascia depravati e bastardi»; al popolo montenegrino, che «raggiungerà finalmente la sua libertà e l'indipendenza»; ai macedoni, ricordando la loro volontà di indipendenza dai serbi e dai bulgari; ai serbi, esorlan-
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doli a lottare «per la libertà e la fraterna comunità della Serbia, Montenegro, Croazia, Slovenia , Bosnia ed Erzegovina e Macedonia» l2-1>, cioè a ciascuno secondo le tradizionali aspirazioni. Fu costituito il Consiglio nazionale antifascista per la liberazione della Jugoslavia (AVNOJ), con un programma estremamente moderato, che poteva anelar bene per tutti, con qualsiasi forma di Governo. Inviolabilità della proprietà privata; inviolabilità dell'iniziativa individuale; libere elezioni a fine guerra; condanna dell'oppressione; condanna delle illegalità; eguaglianza dei diritti nazionali di ciascun popolo. Princìpi e criteri condensati 1'8 febbraio 1943 in una 'Dichiarazione' P•i. Di questi punti, forse proprio perché non prospettavano in alcun modo l'instaurazione d'un regime comunista, nessuno sarebbe stato mai applicato, salvo l'ultimo, ma in modo parziale: l'eguaglianza dei diritti nazionali di ciascun popolo avrebbe, poi, trovato la sua enunciazione nella Costituzione delle repubbliche federative socialiste di Jugoslavia, ma la pratica ne avrebbe determinato le gerarchie.
L'INCONTRO HITLER-CIANO A RASTENBURG li ripiegamento delle forze dell'Asse in Libia e lo sbarco anglo-americano in Africa settentrionale (fine del 1942) avevano posto il problema delle successive mosse alleate nello scacchiere mediterraneo: sbarco in Sici lia o in Sardegna, invasione della Francia meridionale, attacco alla penisola italiana (Liguria), o sbarco in Balcania. Ciascuna ipotesi aveva le proprie motivazioni. Hitler non sottovalutava uno sbarco in Grecia o in Dalmazia soprattutto in relazione alle decisioni che avrebbe potuto prendere la Turchia, serrata fra l'abilità diplomatica di von Papen (2' \ ambasciatore del Reich ad Ankara, e la continua pressione dell'Inghilterra. Churchill, durante la stasi delle operazioni in Egitto dopo l'avanzata italo-tedesca su El A lamein ( agosto J 942), aveva fatto pervenire al Comitato dei Capi di Stato Maggiore la richiesta di «preparare ora un piano per inviare altro materiale bellico alla Turchia» <26i ( duecento carri Valen Line, trecento cannoni an ticarro, cento Bofors antiaerei). Il 1° dicembre con il ripiegamento delle forze dell'Asse verso Tripoli - Churchill avvertiva il Capo di Stato Maggiore Imperiale che il grosso della X Armala britannica doveva esser «tenuto a disposizione per correre in aiuto ai turchi» (27), e chiedeva una particolareggiata relazione sul possibile trasferimento da quattro a sei divisioni in Siria ed in Turchia. ·
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Da parte tedesca, il 12 dicembre 1942, il generale Alfred Jodl \26> riferiva al Fi.i hrer d'aver avuto notizie tramite «un nostro uomo di fiducia ['Cicero'? - n.d.a.] su possibili operazioni degli inglesi nel Mediterraneo orientale ... [mancano alcun.e parole] ... ne ha tratto un quadro da cui risulta che gli alleati si predispongono ad una azione contro Creta, le isole dell'Egeo, utilizzando allo scopo Cipro, la Siria, l'Egitto» t~ 91 • Anche se il comando germanico, correttamente, valutava che la spinta principale degli anglo-americani si sarebbe avuta in Sicilia, Hitler intendeva garantirsi nei Balcani temendo una coordinata insurrezione dei partigiani e dei cetnici, qualora le forze dell'Asse fossero state impegnale sul litorale. E ventualità che il FUhrer intendeva prevenire, ed invitò Mussolini a Rastenburg, fra il 15 ed il 20 dicembre, per un esame della situazione. Ma il Duce, per le condizioni di salute, delegò Ciano. Le conversazioni (18-20 dicembre) si svolsero in un momento tutt'altro che favorevole. Michele Lanza, un diplomatico del seguito di Ciano, narra nel proprio diario che, all 'arrivo a Rastenburg, «Ribbentrop, Keitelt.'!O) e qualche altro pezzo grosso, venuti ad incontrare Ciano, hanno il volto scuro ed appaiono visibilmente nervosi» (,I)_ Sul fronte del Don, dove era in corso un'offensiva russa che stava coinvolgendo le divisioni dell 'Armata italiana (ARM.I.R.), si era determinata una crisi, ed i tedeschi, scriveva Lanza, «accusano i nostri soldati di essere scappati, questa notte, di fronte ai russi, meltendo in pericolo tutta la situazione nel settore di Stalingrado» 021. Le valutazioni dei tedeschi dovevano essere pessimistiche se «il FUhrer stesso - come proseguiva Lanza - ha accennato, per ben due volte, alla eventualità che la guerra sia persa. Si teme che Rostov possa cadere; si parla di abbandonare l'Africa del nord». Per dare un'idea del clima in cui si sarebbe svolta la conferenza, può servire l'aneddoto riportato eia Lanza. Il dottor Michele Pansa, vice-capo del cerimoniale di Ciano, chiedendo particolari su gli avvenimenti della notte a Walter Hewel, un diplomatico cie l seguito di Ribbcntrop, gli domandò: «Molti morti?» «No - fu la risposta - perché gli italiani sono fuggiti». «Già - replicò Pansa - come un anno fa i vostri davanti a Mosca». «Esattamente», concluse Hewel p :;) _ Mentre venivano scambiate queste stoccate, il generale Efisio Marras, addetto militare a Berl ino, che faceva parte della delegazione, e bbe modo di accertare che «le truppe italiane non c'entravano proprio nella batosta della scorsa notte». «Hanno resistito fin troppo, i nostri soldati, ed il mancato arrivo di riserve tedesche ha compromesso ogni cosa» p,;_ Con premesse del genere, e valutazioni antitetiche, era ovvio che la ' atmosfera' fosse deprimente. «Sembra un collegio di alienati in un luogo
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maledetto». «Si respira una umidità malsana e si ha l'impressione cli essere costantemente sul punto di essere tradotti davanti ad un Consigl io cli guerra per alto tradimento» t,,s>. In queste condizion i psicologiche ed ambientali si svolsero i colloqui fra il Fi.ihrer, Ciano, Ribbentrop, i marescialli Keitel e Cavallero (la presenza di Cavallero era s tata sollecitata personalmente eia Hitler, nonostante le riserve di Palazzo Chigi poiché Mussolini ne aveva già deciso la sostituzione) oc.J. Hitler rifece la storia de lla g ue rra; passò in rassegna le operazioni sulle varie fronti; non escluse uno sbarco alleato ne l Mediterraneo orientale ma, «finché Rodi , Creta, la Grecia. l'Albania ç la Dalmazia saranno nelle nostre mani, ogni tentativo ne l sud-est fallirà» (.'n. Tuttavia riteneva necessario prendere «disposizioni per assicurare l'ordine ne l retroterra» balcanico, essendo «ormai evidente che Mihajlovié è in collegamento con gli inglesi ed attende l'ora di muovere» osi. «Non si deve abboccare ad una possibile intesa con i 'cetnici' anch'essi, come i comunisti, nostri avversari irriducibili» <39i _ Voleva «un 'azione brutale, tenendo presente che i nazionalisti -e d i cetnici sono tutti nostri nemici. Occorre an nientare il Mihajlovié e le sue idee panslaviste » (,ltl>. Stranamente il Fi.ihrer non parlò di Tito: sembrava preoccupato solamente di Mihajlovié. E Roatta, giudicato dai tedeschi tendenzialmente filo cetnico fu «oggetto di offensiva spietata» (4 >i . A Jcun tempo dopo (23 febbraio, a Roma) Ribbentrop, in un colloquio con Dino Alfieri, ambasciatore d 'Italia a Berlino. ricordando l'incontro di Rasten burg, avrebbe de tto che i tedeschi ben sapevano che <<Roatta pensava di poter mettere un partito contro l'altro [ce tnici e partigiani - n.d.a. l». «Ma la situazione [... ] in C roazia, per la politica cli Roatta, aveva creato nel FUhrer una grave preoccupazione. Si capiva eia parte tedesca che Roana voleva risparmiare vite italiane, ma si capiva anche che con la sua politica egli in un certo senso stava cercando dì cacciare il diavolo con Belzebù» (12i . Cavallero, nei colloqui con Keitel a Rastenburg, condivise i criteri del Fi.ihrer per un 'azione a fondo contro i cetnici, «senza far presenti le difficoltà che tale programma avrebbe incontrato», ed oltre tutto aderendovi «senza riserve» (>3J, come due mesi dopo avrebbe rivelato il nuovo Capo di Stato Maggiore Generale, Vittorio Ambrosio. Ribbentrop stesso, nel colloquio a Roma con Alfieri, aveva confermato che il problema della Croazia era stato discusso nei particolari anche con Cia no, e che <<entrambi lCiano e Cavallero - n.d.a.] avevano acce ttato tutte le richieste della G ermania» t44J_ Si trattava di organizzare in comune una impegnativa operazione - da Zagabria sino ai confini clel Montenegro - «distruggendo - secondo il Fi.ihrer - tutti i villaggi che hanno ospitato i cetnici» ''' '.
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Non è da escludere che, per Hitler, l'individuazione ciel nemico solamente nei cetnici fosse dovuta alla campagna cli "disobbedienza civile' che, agli inizi di settembre (1942), Mihajlovié aveva promosso in Serbia contro i tedeschi. A questa sfida i germanici , particolarmente fra novembre e la prima metà cli dicembre, avevano reagito rastrellando e fucilando (46 >. Quasi certamente influenzato dai rapporti che gli pervenivano, Hitler vedeva nei cetnici i principali avversari , senza tenere conto delle differenti realtà, anche territoriali, che il movimento comprendeva, e senza alcuna considerazione per la linea di condotta seguita da Supersloda . II Fiihrer non ignorava la collaborazione tra italiani e cetnici, già valutata con benevolenza - durante i colloqui che a settembre aveva avuto con Pavelié, ma evidentemente la tesi contraria, allora sostenuta da Ribbentrop (VEDI VOL. II, PAG. 744), ormai aveva convinto anche Hitler. ***~::***
Le decisioni prese a Rastenburg si concretarono nell'operazione convenzionalm_ente chiamata 'Weiss' . Otto giorni dopo i colloqui, il 28 dicembre, il Fi.ihrer emanava la 'Direttiva n. 47', per «la definitiva pacificazione dell'entroterra [della Croazia - n.cl.a.] ed annientamento degli insorti e delle bande di ogni genere da attuarsi in collegamento con la 2n Armata italiana» <•,>. Scopo strategico dell'operazione: togliere ogni possibile punto d'appoggio agli anglo-americani in caso d'uno sbarco. I territori della Croazia sarebbero stati dichiarati 'zona d'operazione'; i poteri sia nei confronti delle truppe sia delle autorità croate venivano assunti dai tedeschi. Sfumati, e forse anche ambigui, i criteri da seguire con gl'italiani. Se nella prima parte della 'Direttiva' Hitler parlava di 'collaborazione', poi i termini cambiavano: «nei territori appartenenti alla zona d'occupazione italiana, nei quali sono impiegate truppe tedesche, egli [il comandante germanico - n.d.a.] esercita i diritti di supremazia militare nei confronti di tutti i reparti dell'esercito [anche italiano? - n.d.a.] nella misura in cui lo esigono i compiti militari dell 'esercito» <48>. Subito dopo, il generale Alexancler Lohr, comandante delle forze tedesche ciel Sud-Est ( Oberfehlshaber Siid-Ost - 0.B.S.0.) dal quale dipendevano il comando germanico per la Croazia con sede a Zagabria (istituito il 1° dicembre - comandante generale Rudolf Luters), quello di Belgrado per la Serbia (generale Paul Bader), e quello della Grecia - considerando che «a seguito della situazione generale del Mediterraneo, le Potenze avversarie si preoccuperanno sempre più, favorendo e sostenendo i movimenti rivoluzionari nei Balcani, di creare le premesse per l'apertura di un secondo fronte in Europa» (•9>_ emanò l'ordine: 'Intensificazione operazioni contro bande'.
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Se nel titolo non veniva specificato quali fossero le 'bande', neppure nel testo si nominavano i cetnici o i partigiani. Si parlava unicamente di 'bande', quasi che Lohr stesse ancora attendendo istruzioni per una più precisa individuazione dell'avversario. La data d'inizio delle operazioni, non precisata, doveva esser prossima, poiché il generale avvertiva che non vi sarebbero stati 'quartieri d'inverno'. Prescriveva che i reparti fossero posti nelle condizioni di agire con la massima mobilità e che «il concetto ' improvvisazione'» fosse «messo a fondamento del pensiero e dell'azione» cso). In particolare disponeva lo sfruttamento del «diritto d'inseguimento oltre la linea di demarcazione in prosecuzione di azioni cli combattimento» <51 l; cioè i reparti tedeschi potevano entrare nelle zone d'interesse italiano senza bisogno di preventivi consensi. Lohr, tuttavia, aggiungeva che «in tutte le operazioni lungo ed oltre la linea di demarcazione va tenuto stretto contatto tramite il Generale tedesco in Croazia [Edmund Glaise Horstenau - n.d.a.] con il Comando 2" Armata per assicurare per quanto possibile la collaborazione» (i 2>. A questo concetto ciel ' per quanto possibile', che lasciava ampi spazi all'interpretazione, vi avrebbero fatto ricorso anche i comandi italiani. li 2 gennaio, e fu l'inizio di una serie d'incontri che avrebbero portato alla definizione dell'operazione ' Weiss', Cavallero convocava i generali Vittorio Ambrosia cap o di Stato Maggiore dell'Esercito, Mario Roatta comandante di Supersloda, e Carlo Geloso della Grecia, per metterli al corrente dei risultati di Rastenburg. Li informò che «la parte germanica vuole riprendere attività in Croazia e ciò in relazione a probabilità di sbarco in Grecia)>, e li mise al corrente dei progetti di massima per l'operazione 'Weiss' c.n,. Annunciò che il generale Lohr (il 1° gennaio era stato nominato Comandante Superiore del Sud-Est, passando alle dirette dipendenze del Fiihrer) sarebbe arrivato il giorno successivo, e pregò i generali di fare all'ospite «un'accoglienza cameratesca in modo che vada via soddisfatto: dargli molto agio personale» <51l . Il 3, nel pomeriggio, prima di ricevere Lohr, Cavallero ebbe una riunione con Roatta, con Renzo Dalmazzo (comandante della IX Armata in Albania) , ed Alessandro Pirzio Biroli (Governatore del Montenegro), cioè con i diretti responsabi li del settore balcanico. Assente il generale Geloso, con il quale Cavallero si era intrattenuto durante la mattinata cssJ.
Roatta, in relazione ad un accenno del Capo di Stato Maggiore Generale relativamente alla richiesta tedesca «di fare di Lohr il coordinatore» di tutte le forze in Balcania, e delle più ampie riserve avanzate per-
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ché «non si poteva mettere dei comandanti d'armata (come Geloso)» 1' 6> alle dipendenze di Lohr inferiore di grado, manifestò il parere che la migliore soluzione fosse la costituzione d 'un comando unificato italo-tedesco-croato, con Stato Maggiore misto, e Cavallero si dimostrò d' accordo. Invece, quando Roatta gli disse che, fra le forze eia impiegare, i cetnici rappresentavano «l'unica pallina bianca,, che Superslocla avesse in C roazia, Cavallero gli ritorse l'affermazione domandandogli se poteva immaginare «quale sarebbe stato il loro atteggiamento fra due mesi in caso d ' un attacco nemico in Grecia » (57l. Pertanto si doveva <<in un primo tempo confinarli , e poi disarmarli» i;s>. La reazione di Roatta fu negativa, cd ancor più drastica quella del generale Dal m.azzo (-' 9>. Quando era ancora comandante ciel Vl Corpo d'armata, per primo aveva organizzato i cetnici; aveva creduto in loro: ne aveva fatto dei preziosi collaboratori. Subito dopo, Cavallero ricevette il generale Lohr, ed in un colloquio a due esaminarono le linee per la migliore collaborazione nelle prossime operazioni. Il Maresciallo espose i criteri enunciati da Roatta , e Lohr, in relazione ai cetnici, manifestò il timore che potessero intendersi con i partigia ni, ollre che il dubbio sull'opportunità di una loro ulteriore col laborazio ne con gl'italiani. Cavallero, secondo le annotazioni del diario storico de l Comando Supremo, avrebbe contrapposto: «non daremo più armi ai cetnici»<"0> · risulterà, poi, che aveva escluso ogni loro impiego 16 1> ed assicurò che «Ecc. Pirzio Biroli collabora nell'azione contro cli essi li cetnici - n.d.a. ]». Aggiunse anche che «Ecc. Roatta non ha alcuna simpatia per i cetnici , né tiene a prendere le loro parti» <611• Dichiarazioni che lasciano trasparire - per non dire altro - una personale visione ciel problema da parte di Cavallero che, inoltre, domandò a Lohr se fosse «del parere che occorra sub ito disarmare i cetnici» c62l. li diario non riporta la risposta del generale tedesco. Al colloquio , successivamente, prese parte il generale Roatta il quale, esaminando le linee generali dell'operazione Weiss, espose la dislocazione dei partigiani. i propri criteri operativi, e prospettò l'impiego di formazion i cetniche montenegrine. Conoscendo l'orientamento dei tedeschi, la proposta poteva essere provocatoria ma, stranamente, non sembra che vi siano state reazioni da parte di Lòhr il quale, a sua volta, espose i concetti del comando tedesco. Però il pens iero ciel generale tedesco non doveva collimare con quello cli Roatta se nel diario storico si legge: «il Capo di S.M. Generale prega entrambi di pen:sare ancora a questi progetti . Sarebbe bene che la questione [comando unico? , cetnici? n.d.a. j che coinvolge così grosse responsabilità venga esaminata accura-
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tamente dal Generale Lohr in separata sede con Ecc. Roatta ed Ecc. Pir7io Biroli e secondo le direttive dell'O.K.W.»<<>n_ Non sappiamo quando abbia avuto luogo il colloquio Roatta-LòhrPirzio Biroli, ma la questione dei cetnici dovette impegnare gli interlocutori poiché Roatta , ' per prevenire malintesi ', consegnò al generale tedesco un pro-memoria sui ci-iteri che intendeva seguire. r comandi italiani non avre bbero ulteriormente aumentato il numero dei cetnici. né sviluppata la potenzialità delle loro formazioni ; sarebbero stati impiegati in accorcio con i comandi tedeschi e croati; ed ogni decisione circa un loro eventuale disarmo andava rinviata ad un prossimo incontro fra Mussolini ed Hitler. E videntemente il pro-memoria non collimava con le 'direttive dell'O.K.W.', poiché Lohr si riservò di sentire l'Oberkornrnando der Wehrmacht(°'l.
La laboriosa giornata del 3 gennaio si concluse con una riunione plenaria. Oltre a Cavallero e Lohr, vi parteciparono Roatta, Ambrosio, Geloso, Pirzio Biroli , Dalmazzo, il colonnello Siegfried Waldemburg ed il tenente colonnello Cordero Luna di Montezemolo . L ohr espose gli orientamenti dell'Alto comando tedesco, ponendo in evidenza che domobranci ed ustascia, da soli, non erano in grado di proteggere la Croazia dai partigiani. Perciò «il Fùhrer, d'accorcio con il Comando Supremo italiano, aveva deciso d'interve nire», ordinando che «la situazione sia chiarita prima cli prima vera, e il territorio pacificato» <''5' . Le unità che avrebbero preso parte all'operazione si sare bbe ro mosse dalla zon a cli Zagabria-Karlovac, con direzione sud-est fino al Montenegro. Obiettivo: accerchiare i partigiani nella zona a nord cli Bosanski Petrovac con le unit à tedesche, mentre le forze italiane, dalle loro basi, si sare bbero mosse verso esl a protezione del fianco destro germanico.
In sintesi , l'operazione ' Weiss' prevedeva tre fasi: un primo ciclo (tre divisioni italiane, tre tedesche ed una tedesco-croata) dal 20 gennaio al lO febbraio (in pratica durerà sino al 20). Con il 20 febbraio le forze germaniche si sarebbero attestate su nuove basi cli parte rwa, e le unità italiane in questa seconda fase avre bbe ro avuto il compito di «costituire muro alle operazioni svolte essenzialmente dai tedeschi» con l'impiego del XVIII Corpo d'armata sull'allineamento Bosansko Grahovo-Dervar-Livno, poi annullato. Il terzo tempo (successivamente annul lato), prevedeva l' impiego del V I Corpo d' armata italiano e di una divisione tedesca w,i_
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Venne esaminata anche la situazione degli altri scacchieri della Balcania e, per quanto concerneva il Montenegro, Pirzio Biroli fece presente che nel suo Governatorato vi era «una netta demarcazione tra comunisti ed elementi a noi fedeli sul cui concorso si poteva contare» (67>. I comunisti, ridotti a piccoli gruppi, erano invisi alla popolazione. «La situazione è tranquilla - disse il generale - e se succedesse qualche cosa in Grecia e il Mihajlovié prendesse posizione contro di noi non si avrebbe alcun riflesso» <68 l. Neppure su questa ottimistica previsione Lohr mosse qualche obiezione, né risulta che la questione dei cetnici sia stata ulteriormente approfondita. Probabilmente il generale tedesco si sentiva garantito più dalle assicurazioni di Cavallero che dal pro-memoria di Roatta. L'altra questione fondamentale, quella d'un comando unificato, non ebbe successo e fu decisa l'istituzione di nuclei di collegamento fra i rispettivi comandi. Il giorno seguente, dopo una nuova riunione con Lohr, Cavallero, accompagnato da Roatta, riferì a Mussolini l'esito dei colloqui, soffermandosi in particolare, ma 'benevolmente', sul disarmo dei cetnici. Pose in rilievo che «i cetnici lavorano per conto loro contro i comunisti» tanto che, a suo giudizio, appariva «prematuro sollevare ora una questione come vorrebbero i tedeschi», anche se «questi ritengono che si svolga [da parte italiana - n.d.a.] una politica contraria alla loro». Ed il diario storico del Comando Supremo riporta: «Il Duce concorda» <09i . Quasi certamente questa frase estremamente concisa e la scarna sintesi dell'annotazione non rispecchiano l'importanza del colloquio. Per comprenderla, si deve tener presente che Ciano, il 2 gennaio, aveva predisposto per il Duce una ' memoria ' «sulla effettiva situazione in Croazia, Dalmazia e Montenegro, come si sviluppa dopo le intese coi cetnici», che definiva «molto precarie e pericolose» P0>. Quarantotto ore dopo l'udienza di Cavallero e di Roatta da Mussolini, Ciano annotava nel proprio diario: «Roatta e Geloso. Co] primo parliamo del problema dei cetnici. Anch'egli si rende conto del pericolo che rappresentano e più ancora rappresenteranno in futuro. Ma dichiara che per eseguire il programma tedesco di estirpazione bisogna avere molte più forze disponibili di quante non se ne abbia noi e la Germania» (7•>. Affermazioni che danno la sensazione di difficoltà, nei colloqui con Lohr, ben maggiori di quanto non appaia <lai diario storico ciel Comando Supremo.
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COLLOQUI DI ROATrA CON LÙHR E PAVELJé LA QUESTIONE DEI CETNICI Il 9 gennaio, a Zagabria, Roatta s'incontrò nuovamente con Lohr oltre che con i generali Luters e Glaise Horstenau, e dalla riunione, su richiesta tedesca, furono esclusi i generali croati. Allo Stato Maggiore croato sarebbero state comunicate solamente «informazioni vaghe sulla data e sul luogo delle progettate operazioni , per evitare il ripetersi di pericolose indiscrezioni» (72) . Durante il colloquio, il generale Glaise Horstenau sollevò la questione dei cetnici, e sorprese Roatta affermando «cli dissentire personalmente dal preconce tto che su di essi si aveva a Berlino, [...l sostenendo che nell'attuale situazione, sarebbe stato ingenuo non servirsi di queste formazioni sussidiarie per combattere i partigiani» (73)_ Roatta, forse subodorando una provocazione, non entrò nel merito assicurando «che avrebbe limitato nel tempo e nello spazio, l'impiego della milizia cetnica conformemente al progetto [il pro-memoria - n..d.a.] da lui presentato la settimana scorsa a Roma al rappresentante dell'esercito germanico». Nello stesso tempo cercò di trarre il maggior vantaggio possibile, affermando di ritenere che il suo ' pro-memoria' fosse stato «tacitamente ammesso dall'O.K.W. dato che questo non si era finora pronunciato in senso contrario» <74l _ Perciò avrebbe impiegato le formazioni cetniche in alcuni settori circoscritti, con riserva di ritirarle non appena il loro apporto fosse divenuto superfluo, e non prese alcun impegno per un eventuale disarmo. Con il generale L uters esaminò i criteri per il controllo delle popolazioni <75)_ I maschi dal 15 ai 50 anni nelle zone di indubbia connivenza con i partigiani sarebbero stati internati; per i partigiani e per i civili sospetti immediata fucilazione o impiccagione, con distruzione delle loro case; arrestati ed imputati di sabotaggio i funzionari croati che non avessero prestato sufficiente collaborazione (76) . l territori croati sgomberati dai partigiani sarebbero stati amministrati dagli stessi comandi tedeschi. Il generale Lutcrs, probabilmente interpretando estensivamente le direttive di Lohr sul 'diritto d'inseguimento', chiese di occupare alcune località poste al di qua della linea di demarcazione, cioè nella zona di giurisdizione italiana (ii), ma non fece cenno alla questione dei cetnici; Roatla, dal canto suo, se ne astenne.
* * * **** Ben più complesso il colloyuio del giorno successivo (10 gennaio) fra Roatta e Pavelié che, - come riferirà il console generale Vittorio Castella-
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ni, capo dell'ufficio di collegamento ciel ministero degli affari esteri con Superslocla - «ha risolutamente affrontato la questione dei cetnici, ripetendo i vari noti capi d'accusa» <18>. Roatta, in contrapposizione, ricordò al Poglavnik le intese fra loro intercorse nei precedenti incontri; le necessità delle forze armate italiane per condurre con successo la lotta antipartigiana; il positivo apporto delle formazioni ortodosse. Sostenne che, «disarmarle con la forza o con l'inganno[,] non avrebbe fatto altro che accelerare la crisi e far passare tutte queste masse, cOill armi e bagagli, nel campo dei partigiani». Evidentemente, «dato l'attuale andamento delle operazioni sui vari fronti , l'Asse non aveva alcun interesse a provocare tale crisi» P9i_ Il colloquio, al quale era presente il ministro per gli affari esteri Lorkovié, fu lungo e piuttosto burrascoso. Tuttavia, riferirà Castellani, non soltanto «il Poglavnik ha mostrato di rendersi conto di buona parte delle ragioni che ispiravano la condotta di Supersloda», ma si arrivò ad un accordo per cui: «1) Il gen. Roaua confermava l' impegno a non inquadrare nuove formazioni cetniche e di non aumentare l'armamento di quelle esistenti (che attualmente comprendono complessivamente 19.000 uomini); 2) Egli confermava altresì l'impegno di rnantenerc queste formazioni entro i limiti delle zone loro riservate; 3) Prometteva di ' orientarsi' verso il graduale disarmo e verso la riduzione delle fonnazioni cetniche; 4) Prometteva di riportare in Erzegovina, appena fosse possibile fare a meno del loro concorso, i 3000 cetnici ciel magg. Baéovié testé trasferiti nella zona di Knin; 5) Il Poglavnik consentiva che si continuasse ad impiegare le formazioni cetniche nei settori già convenuti; 6) Consentiva inoltre che Supersloda - qualora llo J ritenesse assolutamente necessario facesse venire, per un tempo limitato, 3000 volontari dal Montenegro, per impiegarli in operazioni nell'Erzegovina meridionale» <•11l . Praticamente, nulla di nuovo, salvo il trasferimento dei tremila montenegrini in Erzegovina. La promessa di 'orientarsi' verso un graduale disarmo dei cetnici non costituiva un limite o una condizione sul piano operativo. Tuttavia Castellani, pur nutrendo «qualche dubbio sul [atto che i due principali interlocutori siano effettivamente decisi a mantenere al cento per cento le promesse fatte e che siano rimasti perfettamente convinti dell'assoluta sincerità dell'altro», considerava che l'incontro, se non altro, fosse servito ad «una chiarificazione della situazione e [ad) una distensione dei rapporti tra il Governo croato e Supcrsloda» <81>. Il console generale riferì, anche, d'aver parlato con Roatta richiamando «la sua attenzione su alcuni gravi inconvenienti cui l'attuale sistema cli organizzazione della M.V.A.C.» dava «origine sia nel campo politi-
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co che in quello mili tare: sulla eccessiva indipendenza assunta in questo settore dai comandi di Corpo d'armata e cli Divisione (molti dei quali si lasciano troppo influenzare da ll 'ambiente e da preconcetti sentimentali e personali; sono portati ad interpretare con eccessiva latitudine le direttive di Superslocla e rifer iscono spesso in modo parziale e deformato): sul pericolo rappresentato effettivamente dall' innegabile connivenza delle nostre formazioni cetniche con il Gen . Mihajlovié», ed insistette «sulla necessità che il Comando Superiore avocasse a se il controllo diretto di tali formazioni» (82>. Nel complesso, Castellani riproponeva le tesi del sottocapo di Stato Maggiore di Supersloda , colonnello Giacomo Zanussi , che aveva una visione del problema diversa da quella del suo diretlo superiore(K'i_ Castellani, sentendo l'importanza del colloquio Roalla-Pavelié, e di fronte al fatto che i rapporti fra Superslocla e Palazzo Chigi non sempre erano espliciti , inviò al ministro Luca Pietromarchi, capo dell'Ufficio Croazia del ministero degli affari esteri, la puntuale sintesi dèlle in tese con il Poglavnik «per vedere - come precisava nella lettera di trasmissione - se vi è perfetta concordanza tra quanto il generale Roatta ha detto a Te ed a me». Però le riserve di Castellani dovevano essere molte plici se postillava: «per completare il quadro dovrei aggiungere le promesse fatte dai nostri generali ai cetnici; ma questo è meglio ignorarlo » l8">. Considerazioni sibilline che, a parte la soggettività dei giudizi, lasciano trasparire l'autonomia assunta da Supersloda su un problema anche politico - e tutt'altro che secondario nelle relazioni fra Roma e Zagabria - ma che sembrava ormai sfuggito o sottratto al controllo di Palazzo Chigi. Quasi a conferma dell 'autonomia dei comandi italian i, il ministero per gli affari esteri di Croazia, con una nota ufficiale, pregava Palazzo Chigi che, in riferimento alle modalità di attuazione dei recenti accordi fra Pavelié e Roatta, «il R Ministero degli affari esteri segua da vicino tali questioni ed interponga, come ha fatto finora, i suoi buoni uffici per eliminare ogni causa di malintesi ed attriti» i85 l . Nella sua anomalia, il passo del Governo di Zagabria metteva in evidenza che il divario fra diplomazia e comandi militari italiani era noto anche nella capitale croata. Divario, che in quegli stessi giorni , veniva sou olineato da una nota che Palazzo Chigi inviava al Comando Supremo, in merito alla 'opportunità' che il ministero degli esteri a Roma e la legazione d ' Italia a Zagabria fossero «tenuti al corrente di ogni eventuale accordo da concludersi o concluso, nonché della loro applicazione» da parte delle autorità militari. Ed ancor più sorprendente il successivo suggerimento: «ad evitare poi che si ritorni , come spesso è avvenuto, sulle decisioni prese e che se
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ne contesti la reale portata (come a più riprese è stato fatto da parte croata)», il ministero ravvisava <<l'opportunità che gli accordi in parola venissero consacrati di volta in volta in un succinto verbale, che farebbe testo su eventuali divergenze di vedute sugli argomenti trattati e servirebbe d'altro canto ad evitarli» <"6l. Cioè, le autorità militari, trattando con la parte croata, sembra non avessero avuto l'accortezza di mettere per iscritto impegni od intese! Se nessuno può escludere manifestazioni d' autonomia eia parte dei militari oppure, ed in senso benevolo, una certa dose d'esclusivismo non disgiunta da leggerezza, c'è anche eia chiedersi perché l'Ufficio Croazia non fosse intervenuto già prima trattandosi, secondo quanto lo stesso ministero asseriva, d'inconvenicnti 'come spesso avvenuto'. Mentre la questione dei cetnici stava assumendo crescente complessità , il Governo di Zagabria pubblicava un Libro Grigio per denunciare le «bestiali devastazioni dei ribelli nei primi mesi dello Stato croato» (S7l, ed individuava i ' ribelli ' nei cetnici e nei partigiani. rn 'Libro', a metà gennaio, venne ufficialmente presentato al Corpo Diplomatico dal ministro Lorkovié e, dato il momento, si può anche pensare che Zagabria con questa scelta di tempo abbia inteso condizionare in certo qual modo le intese Roatta-Pavelié. Il 'Libro', atto d'accusa per la drammaticità dei fatti esposti, ma senza alcun cenno alle atrocità perpetrate dagli ustascia, causa prima delle reazioni, ben poteva influire sull'opinione dei diplomatici accreditati a Zagabria, ed in particolar modo sui tedeschi, dando loro ulteriori argomenti contro i cetnici. Dal canto suo Roatta, - mentre l'O.K.W. non si era ancora espresso «circa nota operazione cetnici contro partigiani proposta in Roma at generale Lohr» <~> - aveva avvertito il Comando Supremo che gli ortodossi interpretavano un recente rimpasto del Governo jugoslavo in esilio a Londra , come «rinvigorimento tentativo affiancare azione Drafa Mihajlovié al quella partigiana». «Ciò consiglia - proseguiva Roatta - azione cetnica cui sopra rimpiego durante la 'Weiss' - n.d.a.] per approfondire solco esistente fra i due movimenti» <39), anche se - diremo noi - poteva fornire altri motivi alla tesi tedesca del disarmo.
INIZIO DELL'OPE RAZIONE 'WEISS' SOSTITUZIONE DI MINISTRI E Dl COMANDANTI IN ITALIA
Con l'approssimarsi del 20 gennaio, le unità designate per l'operazione ' Weiss' si attestarono sulle basi di partenza. La prima fase ebbe pun-
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tualme nte inizio, e d a nord mossero le divisioni SS ' Prinz Eugen ', la •714n• e la '369a' (formata prevalentemente da croati con ufficia li tedeschi); dalla zona di Sa nski Mosl la '717"' e due brigate da montagna croate. Le colonne della 'Lombardia', de lla 'Re', e della ' Sassari', partendo all'incirca dall 'a llineamento della ferrovia Ogulin-Gracac, ava nzarono verso est. Scopo m ilitare de ll'operazione: tagliare in due la massa dei partigiani e, con una ra pida avanzata de lla divisione sino a Bosanski Petrovac c irco ndare i p artigia ni attes ta ti prev alente mente sui m o nt i Grmc é (Grmeé Planina). Scopo politico, distruggere la repubblica comunista di Bihaé, la sua o rganizzazione , e pregiud icare il prestigio di Ti to. La ma novra era ince nt rata sulla cele rità di movimento della 'Prinz Eugen', e s ulla sua avanzata in profondità . Le altre unità tedesche, m uovendo da est. dovevano conve rgere sulla 'Prinz Euge n' . Alle colonne italiane. avanza nti da ovest ve rso est, spe lla va la chiusura de lle vie di fu ga verso occide nte. Nel settore italiano, il terre no montuoso, con andamento trasversa le alla linea cli marcia, le scarse vie cli comunicazione, le te mperature notturne sino a meno venti gradi , la neve in alcune zone alta anche due metri , avrebbero posto la truppa di fronte a particolari difficoltà 11101•
·ss·
fn sintesi [CARTINA N . l- Pag. 32]: la divisione ·SS', pur no n ostaco lata dall'a ndam e nto de l terreno . occupò Bihaé solamente il 29 gennaio, cioè con no ve giorni di ri tardo sui tempi previsti, a causa delle inte rruzio ni stradali e della resistenza o pposta dai partigian i. 11 31 la divisione riprese il movimento eia Bih aé verso sud-est, ma appena il 10 febbraio fu in grado di raggiungere Bosanski Pe trovac. Da qui s i collegò (a Jasenovac) con la '7173 ', braccio orientale de lla tenaglia, che si era mossa da Sanski Most ve rso sud e verso o vest con pi ù colo nne, ostacolate «sin dai primi giorni dalla te nace resistenza d ei ri belli e da vaste interruzio ni stradali)). Ne lla zona di Lj uséi Palanka aveva subìto una violenta reazione ta nto da dover cede re terre no. U n battaglione, a cce rchialo e rifo rn ito per tre giorni dall 'aviazione, venne sbloccalo da re pa rti de ll a '369"'.
L'altra di visione, la 741 '\ costituì ne i te mpi prev isti lo sbarrame nto orienta le lungo l' allineame nto Bosa nski No vi-Prije do r-Sa ns ki Most. e svolse o perazioni a breve raggio. Infine la '369'", muovendo verso sudovest dalla zona di Petrinja-S unja-Kostajnica, fra il 30 ed il 3 1 gennaio, si attestò ad ovest di Bosanska Krupa, sul fiume U na, dopo ave r supera to la resistenza di formazio ni partigiane in r ipiegamento. Il 3 febbraio si collegò con la divisione 'SS', e coordina tamente in iziarono il rastre llame nto dei monti Gnneé, «soste nendo aspri combattime nti, d urante il corso de i q ua li i partigiani subiscono rilevanti perdite» 1911•
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CARTINA N.1
Rapporto: 1 cm. = km. 20,000 Schema della prima fase Ăšcll'opcrazione 'Wciss' (20 gennaio - 12 febbraio 1943). Le frecce tra11cggiatc indicano i reparti italiani, quelle continue le forze tedesche.
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Nel settore italiano, la ' Lombardi a', mosse su tre colonne, prendendo collegamento il 23 gennaio a Primislje ed il 26 a Slun,i con la divisione 'SS'. Indi, con la colonna centrale e con quella meridionale, [attraverso Plaski (21 gennaio), Licka Jesenica-Saborsko (26 gennaio) , quindi per Licko Petrovo Selo], raggiunse (11 febbraio) Zaval,ie a sud-ovest di Bihaé, dando sicurezza al fianco destro della 'Prinz E ugen'. La ' Re' che aveva un fronte molto esteso (da Licka Jesenica a nord, per Vrhovine, Perusié, Gospié, a sud sino a Meclak), il 27 gennaio con la colonna settentrionale, passando per Babin Potok, giungeva a Prijeboj; quindi, arichiesta de l comando tedesco, piegò a sud ed entrava a Korenica ed Udbina dopo essersi collegata (29 gennaio) con la divisione 'SS' a Licko Petrovo Selo. La 'Sassari', partendo eia Gracac, con l'ala sinistra si portò sino a Ploca, e con la colonna centrale puntò, in successione, su Bruvno e Mazin <" 21• Il 28 gennaio, il generale Arthur von Phleps, comandante della 'SS', incontrandosi con il generale Raffaele Pelligra, comandante della ' Re', gli manifestò «viva ammirazione per avanzata truppe italiane che habent dovuto attraversare terreno difficilissimo et superare fortissime resistenze avversarie, cli gran lunga superiori a quelle incontrate da sua divisione». Ma, anche se in quel momento si trovava in ritardo di otto giorni sui tempi pre visti, declinò «offerta concorso truppe italiane attacco Bihab>(9,l. Questo atteggiamento, quasi dì sufficienza, non dove tte garbare ai comandi italiani. E tre giorni dopo, alla richiesta che «destra italiana provveda lei at raggiungere et sbarrare nodo stradale Vrtoce (20 km nord-ovest Petrovac)» <"14l, cioè una zona che i reparti motorizzati tedeschi avrebbero dovuto raggiungere non oltre quarantotto ore dall'inizio delle operazioni, la risposta fu piuttosto pungente. «Detto punto, sinora obiettivo truppe germaniche, sarà raggiunto da nostre truppe se possibile» 1"'l . Inoltre, quando il comando tedesco chiese che la colonna nord della ' Re' assicurasse le posizioni di Zavalje (circa 5 km in linea d'aria a sud-ovest di Bihaé), gli fu opposto che il movimento non era più possibile perché «detta colonna, secondo prcccden te richiesta ltedesca - n.d.a.], ha mosso verso sud» <%J (per Korenica ed Udbina) . Suscettibilità forse ine vitabili. ma danno la sensazione che i rapporti , anche se fo rmalmente corretti, non fossero dei migliori. Ai comandi italiani, probabilmente, le richieste tedesche pur se dettate da necessità tattiche dovettero apparire pretesti per ottenere una ossequiente subordinazione. E che non si trattasse d'una malintesa suscettibilità da parte italiana lo dimostrò, pro prio in quei giorni, un plateale intervento dell'O.K.W. presso il Comando Supremo.
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Il 24 gennaio, il colonnello Siegfried von Waldemburg, consegnava a Cavallero una lettera dell'Alto Comando tedesco che 'ordinava' al Capo di Stato Maggiore Generale di porre le forze italiane dislocate nei Balcani alle dipendenze del generale Lohr. La lettera poteva anche venir interpretata come applicazione della 'Direttiva' di Hitler, nella quale ambiguamente erano stati fissati i «diritti di supremazia» del comando tedesco sui reparti operanti in Croazia. Cavallero, sconcertato, interpellò con evidente vivacità il maresciallo Kesselring. «Affermo - annotò Cavallero nel proprio diario - che non comprendo come Lohr possa comandare tutte le divisioni italiane nei Balcani [.. .]. Aggiungo che non vedo il motivo della parola: ' ordine'». «Non posso ricevere ordine né dal Ftihrer né posso dire al Duce che il Fi.ihrer ha dato un ordine al Comando Supremo. Né posso dire: cediamo il comando di quattro Armate (Grecia, Montenegro, Dalmazia e Croazia)» 1971• Kesselring, sul momento, si trincerò dietro la generica supposizione che «l'Alto Comando germanico voglia avere tutti i Balcani alle sue dipendenze perché costituiscono l'ala destra della fronte russa» <~si, e non prese posizione. Ma non gli dovette sfuggire la gravità, se non anche la grossolanità, dell'iniziativa, e due giorni dopo tornò da Cavallero, assicurandolo «che la lettera [.. .] è infelice e sbagliata; non interpreta bene i concetti del testo originale» <99l_ Difficile capire le ragioni di un passo tanto inconsueto, che forse poteva avere origine in qualche mezza ammissione di Cavallero a Rastenburg - come nel caso dei cetnici - ma estensivamente interpretata da parte tedesca. Però è anche difficile credere che quella lettera fosse solamente ' infelice e sbagliata'; non si trattava d 'una errata trascrizione d'un numero o della storpiatura d ' un nome, sempre possibili , ma cli ' ordini ', che legittimano almeno il dubbio d ' un maldestro tentativo tedesco di affermare la propria autorità anche su questo scacchiere dell'esercito italiano . * ;f .
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Il 23 gennaio - era appena iniziata l'operazione ' Weiss' - il Bollettino di Guerra del Comando Supremo annunciava: «Questa notle, dopo i duri combattimenti dei giorni precedenti, Tripoli è stata sgomberata dalle truppe cieli' Asse che si dirigono verso occidente>> <100J. Il giorno dopo, a conclusione della conferenza di Casablanca (14-24 gennaio) fra Church ill e Roosevelt (H>1>, gli alleati si impegnavano a chiedere la resa incondizionata delle forze italo-tedesche. La situazione denunciava un rapido degrado. MussolinL il 6 febbraio, operò un esteso rimpasto nel Governo sostituendo i titolari di nove ministeri. Ciano cessava dall'incarico di ministro per gli affari esteri, che veniva assunto eia Mussolini, con Giuseppe Bastianinì quale sottosegretario cli Stato. ln Dalmazia, a Bastianini subentrava il nuovo Governatore Francesco Giunta (102! .
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Cambiamenti anche ai vertici militari. Il 1° febbraio , il maresciallo Cavallero, era stato rimosso da Capo di Stato Maggiore Generale, «in modo brusco, senza un cenno di congedo cortese e di saluto» <103>, e sostituito con il generale Vittorio Ambrosio. Il 5, Roatta, destinalo al comando della 6" Armata in Sicilia, passava le consegne di Supersloda al generale Mario Robotti, comandante in Croazia dell'XJ Corpo d'armata. Durante il mese, il generale Francesco Zani succedeva a Paolo Berardi nel comando della 'Sassari' (Tenìn), ed il generale Emilio Becuzzi assumeva quello della 'Bergamo' (Spalato) al posto del generale Sandro Piazzoni, destinato al comando del VI Corpo d'armata (Ragusa), rimasto vacante per l'improvviso decesso del generale Ugo Santovito. Contemporaneamente vi furono sostituzioni anche fra gli esponenti croati e cetnici che mantenevano rapporti con le autorità italiane. Il commissario generale amministrativo presso Supersloda, dottor Nikola Rusinovié, venne destinato a Roma, quale capo della legazione d i Croazia al posto del ministro Stijepan Perié, ed il dottor David Sincié, già vice-commissario generale e gran zupano (prefetto) di Tenìn e Gospié, divenne il nuovo commissario generale amministrativo (100 ) . A Spalato, i! 2 febbraio , decedeva il vojvoda Jlija Trifunovié-Brcanin , «una delle pit1 belle figure di combattente di cui sia andato fiero il popolo serbo», come scriveva nell'ampio necrologio il Popolo di Spalato 1'"5l. La scomparsa ciel capo spirituale dei cetnici della Dalmazia e dell'Erzegovina, grande mutilato di guerra, circondato eia ampio prestigio per il suo passato di combattente delle guerre balcaniche e della prima guerra mondiale fu una perdita per le autorità italiane. A Spalato, i capi cetnici convenuti per i funerali - Dujié, .Jevdevié, lvanisevié, Baéovié - assicurarono ufficialmente il comandante del XVI Il Corpo d'armata che «morte vojvoda Trifunovié nulla varia at orienta mento attuale movimento cetnico che intende proseguire sua azione anticomunista [,] sempre affiancato et deferente at guida et disposizione comando militare italiano» ('"6>. In realtà la situazione mutò sensibilmenle. Fra il pope Momcilo Dujié, l'ex-deputato Dobroslav Jevaevié, ed il capitano Raclovan lvanisevié, aiutante maggiore del vojvoda, si aperse la lotta per la successione, mettendo «in evidenza le profonde e finora latenti rivalità fra i capi, dominati e sottomessi solo al s uo forte ascendente» (101>. Ma, imprevedibilmente Mihajlovié inviò a Spalato il quasi sconosciuto dottor Mladen Zujovié componente, assieme a Stevan Mojevié e Dragisa Vasié, dell'esecutivo del Comitato nazionale centrale del movimento cetnico. Zujovié. più che incarichi o funzioni militari ebbe il compito cli costituire il comitato del movimenlo cetnico per la Dalmazia, ed i
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rapporti con le autorità mi litari perdettero d'intensità (IOs>. Mihajlovié, molto probabilmente. con questa nomina intese attenuare la di'penclenza dei cetnici dell'Erzegovina dai comandi italiani per assumere un più diretto controllo del movimento fortemente condizionato dall'ascendente e dal sentimento filo-italiano di Trifunovié-Brcanin. D'altro lato, se la segnalazione del Vl Corpo d'armata, fatta a fine dicembre del 1942 (VEDI voL. Il, PAG. J 179), che Mihajlovié avesse in animo di trovare un accordo con Tito, superando la opposizione dei cetnici del l'Erzegovina , corrispondeva alla realtà, la scomparsa ciel vojvoda poteva semplificargli i piani. ** * **~:~*
Con la rimozione di Cavallero, sembrava che al Comando Supremo dovesse circolare un'aria diversa nei confronti dei tedeschi. Mussolini, il 30 gennaio, ricevendo il generale Vittorio Ambrosio, nuovo capo di Stato Maggiore Generale. gli aveva detto: ,,Il ciclo Cavallero è chiuso. Che cosa intendete fa re Voi?». E la risposta di Ambrosio sarebbe stata: «I ntendo puntare i piedi con i tedeschi». «Benissimo, Vi aiuterò», aveva concluso il Capo del Governo ("'9 i_ Però, salvo qualcbe piccola astuzia, non vi sarebbe stato molto di nuovo. Due giorni dopo, Ambrosio tornava eia Mussolini per un esame generale della situazione e del.la «tendenza inglese ad uno sbarco in Balcania e successivamente in Sicilia» (110J. Quindi il 4 febbraio faceva un attenta valutazione dello scacchiere croato con Roatta e con il generale Robotti anche per orientare quest'ultimo, nuovo comandante di Supersloda, che quattro giorni dopo doveva recarsi a Belgrado ad una riunione convocata dal genera le Lohr (1111. Ambrosio, richiamandosi alle direttive cli Mussolini gli ricordò, in particolare, di affermare il principio che, durante la ' Weiss', «i tedeschi non devono entrare in Erzegovina, e noi non dobbiamo entrare nella 3" zona» <112>. Dal canto suo Robotti, esponendo gli sviluppi delle operazioni in corso, fece presente che i tedeschi intendevano passare alla seconda fase dell'operazione sin dal J Ofebbraio , ma prevedeva che «non lo potranno fare» sia perché «una loro divisione è bloccata e viene rifornita con gli aerei» <113>, sia per le difficoltà tattiche che stavano incontrando. Ambrosio, Roatta e Robotti esaminarono anche «l'eventualità che gli anglo-americani decidano l'operazione in Balcania»(11•i, ipot.inando uno sbarco in Grecia o altra zona nel meridione della penisola. Valutarono le possibilità di schierare le l'orze italiane secondo successive li nce cli arresto, organizzando contemporaneamente «a piazzaforte alcune località come Karlovac, Ogulin, Sussa» o ,;i_ Quella stessa sera, Robotti e Roatta. rispettivamente quali nuovi comandanti di.
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Supersloda e della 6" Armata si recarono in visita di dovere da Mussolini. nella sua qualità di Comandante Supremo 0 1<>>. Due giorni dopo, mentre Robotti era in procinto di partire per Belgrado, Ambrosio alla presenza dei generali Francesco Rossi ed Antonio Gandin , riceveva il generale Walther Warlimont. vice-capo operazioni dell'O.TCW., per un esame della situazione sulle varie fronti. Circa lo scacchiere ·Croazia', la discussione non fu delle più tranquille, sia per l'ormai solita questione dei cetnici, sia per un nuovo problema: il presidio dei territori croati del la terza zona rastrellati durante la ' Weiss' . All'affermazione di Warlimont che questo compito, e «subito», spettava alle truppe italiane, Ambrosio oppose chiaramente: «non abbiamo questa possibilità)) 1m 1, facendogl i anche sapere che il generale Robotti aveva avuto l'incarico d 'informarne Li:ihr durante il prossimo incontro a Belgrado. Per di più Ambrosio aggiunse, «è anzi nostro intendimento ri tirare delle forze dalla Croazia» 111 " 1• Il contrasto delle due posizioni risulta evidente da l verba le della riunione, ed appare condizionato da intese prese già a Rastcnburg che Cavallero non avrebbe reso note ai propri coma ndi . Wa rlimont, contrariato dalla risposta di Ambrosio, fece osservare che «questa comunicazione non sarà gradita all' O.K.W.» poiché, allora, «dovre mo fnoi tedeschi n.d.a.J provvedere inviando una divisione di riserva germanica» 111'' 1• La possibilità che reparti tedeschi e ntrassero d'iniziativa nella terza zona irrigidì il Capo di Stato Maggiore Generale, che si trincerò dietro l'autorità di Mussolini dichiarando: «di questo occorre prima parlarne al Duce». Ma il generale tedesco non disarmò. ed incalzando obiettò che «l'idea de l FUhre r era quella che appena ultimato il primo ciclo le truppe italiane occupassero la 7ona rastrellata in modo da poter avere tutte le forze germaniche disponibili , in previsione che ne ll'estate prossima ci sarà un'azione nemica nei .Balcani»(120, . Amhrosio, sentendo che alla sua ' parata' di sottoporre la questione a Mussolini, \Varlimont ave va usato come 'cavazione' le ' idee' di H itle r. gli domandò «se queste questioni sono state esaminate quando Ciano è stato dal FUhrer, cioè se a Klessheim [rec1e: R.astenburg) fossero stati presi degli accordi». Ma la risposta del generale tedesco fu prevenuta da una secca affermazione elci genera le Gandin: «Ques ti punti non sono stati esaminati» 0 ~ 11• Warlimont, pur non contestando direttamente l'inte rruzione di Gandin, ribatté - come riporta il verbale - che egli «ritiene che allora abbiano stabi li to [Ciano? Cavallero? Hitler? - n.d.a.] che il territorio rastre llato sarebbe stato occupato da lle truppe italiane», e che «l'O.K.W. è nella ferma convinzione che le trattive sarehhero state assol-
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te in questo senso» l 12.2J. Ambrosia, data la piega che stava prendendo la discussione, non insistette e rinviò ogni chiarimento, ritenendo opportuno conoscere prima le conclusioni dell'incontro Robotti-Lohr. Altro argomento di dissenso con Warlimont fu la questione dei cetnici. Ambrosia, esaminando lo sviluppo della 'Weiss' aveva espresso il parere che non essendo ancora conclusa la prima fase , e dovendosi attendere i risultati del secondo ciclo, non gli sembrava il caso di prendere sul momento alcun impegno circa la terza fase dell 'operazione, anzi pensava che fosse consigliabile rinunciarvi. Warlimont, invece, riconfermò l'importanza che i tedeschi attribuivano alla terza fase. Ricorrendo ancora una volta all'autorità cli Hitler, affermò che «il Ftihrer allaccia le operazioni del 3° periodo alla questione dei cetnici, che sono, è vero, nemici dei comunisti ma che d'altra parte sono amici degli anglo-americani. Pertanto occorre procedere al loro disarmo» 112.1>. Ambrosio gli oppose quanto egli stesso personalmente aveva concordato con Lòhr e, pur convenendo che «il disarmo è previsto», intese precisare che «dovrà essere effettuato con molto tatto ed a non breve scadenza. Prima bisogna finire queste operazioni» (1 241 • Discussione di rilevante interesse per gli accenni alle intese riservate di Rastenburg, ma soprattutto perché i risultati dei colloqui RobottiLohr a Belgrado avrebbero dimostrato che fra gli stessi comandi tedeschi vi erano notevoli disparità cli vedute sul problema dei cetnici, a meno che non si voglia pensare ad un calcolato sistema di cont raddizioni per disorientare i comandi italiani e mantenere aperte tutte le soluzioni.
COLLOQUI ROBOTTl-LOHR CONCLUSIONE DELLA PRIMA FASE DELLA ' WEISS '
L ' 8 febbraio, a Belgrado, prima della riunione plenaria, Robotti e Lohr esaminarono sia il problema del presidio dei tenitori della terza zona in relazione all'impossibilità italiana dì fornire propri reparti, sia lo sconfinamento di cetnici in alcune zone (Visegrad). Valutarono, inoltre, la sicurezza della ferrovia Zagabria-Karlovac, il concorso delle truppe italiane nella seconda fase della ' Weiss', l'annullamento della terza, salvo ordini in contrario dell'O.K.W. 0 25l. L'argomento più delicato fu , naturalmente, quello dei cetnici. Loh r, osservando che la prima fase della '\Veiss' avrebbe avuto termine fra il 15-20 febbraio , «mi domanda - scriverà Robotti - se io avrei realmente incominciato le operazioni in E rze-
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govina contemporaneamente allo sviluppo, da parte sua , della 2" fase della ' Weiss'» ! 12"). La stranezza di questo dubbio non sfuggì al comandante di Supersloda poiché il generale tedesco, sin dai colloqui di Roma , conosceva il positivo orie ntamento italiano. E Robotti colse l'occasione per un disimpegno: «Ho subito risposto - come riferirà - che in Erzegovina le istruzioni da me avute [ non farvi entrare truppe tedesche - n.d.a.] concordavano con la mia convinzione sulla necessità di non operare, dato che la regione è perfettamente tranquilla» <127J_ U:ihr, insistendo «che la necessità di operare in E rzegovina e ra in relazione al promesso disarmo dei cetnici» (izsJ, scoperse le proprie carte, e dette modo a Robotti cli confermargli. che il disarmo sarebbe stato, sì, eseguito ma «con le modalità di tempo più opportune per evitare sommovimenti e turbamenti», ed escl ude ndo, in ogni modo, «che noi s i proceda al disarmo durante ed in concomitanza dello svolgime nto della 2" fase della Weiss» (11"J. Successivamente, furono ammessi al colloquio il generale Gian Carlo Re, capo della missione militare italiana in Croazia, il colonnello Giacomo Zanussi, sottocapo cli Stato Maggiore di Supersloda; ed un maggiore tedesco. Quindi ebbe luogo la riunione plenaria con intervento dei generali Luters, Glaise Horstenau, dei loro Stati Maggiori, e vennero esaminati i piani per la seconda fase della 'Weiss' . La divisione 'Prinz Eugen ' avrebbe operato lungo la direttrice Bosanski Petrovac-Bosansko Grahovo-Livno; la '369"' e la '717'" rispettivamente eia Kljiuc e da Jajce con direzione sud e sud-ovest. Alle forze sotto comando italiano (quattro battaglioni della ' Bergamo' e due croati), che si sarebbero mosse praticamente dall a costa verso Dernis e Signo fino ad incontrarsi con con la ' Prinz Eugen', ve niva affidata la protezione del fianco destro tedesco. Inoltre, a nord di Tenìn. i cetnici e la M.V.A.C. ciel XVIJJ Corpo d'armata avrebbero costituita una linea cli sbarramento rivolta ad oriente <1.1"). Alla fine della riunione furono ammessi i generali croati Yelko Begié e Fedor Dragojlov, «i quali ultimi si limitano a prendere allo di quanto vi ene loro comunicato dall'Ecc. Lohr>, <1:1 1>. L'imprevista adesione all'impiego dei cetnici, fu determinata dalle preoccupazioni del generale Luters per le prevedibili «difficoltà avanzata divisione ' SS' e protezione sua lunga linea di comunicazione» e Ro botti, coglie ndo il momento, prospe ttò «la possibilità che ove ragioni politiche non ostino a ciò, i cetnici» avrebbero potuto «concorrere a questo compito, per la loro attuale dislocazione e per le caratteristiche della loro azione» <132>. Da parte tedesca non vi fu alcuna opposizione; anzi , dopo una consultazione di Léihr con i propri generali , «tutti d'intesa», - avrebbe riferito il comandante di Supersloda - si convenne «s ulla zona d'azione dei e.etnici, a nord di Knin (rappresentata eia un ovulo tracciato dallo stesso
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gen. Luter:s su carta 500.000 [...]); sulla garanzia da parte italiana che i cetnici non agiranno contro i tedeschi» . E Robotti aggiunse: «Circa questo punto assicuro che ove non fossi sicuro del contegno dei cetnici, eviterei senz'altro di impiegarli». Da parte tedesca si convenne che «le famiglie, le case e le cose dei cetnici a nostro servizio, esistenti nella zona cli Bos. Grahovo, verranno rispettate», e eia parte italiana veniva preso l'impegno che si sarebbe evitato che «formazioni cetniche e truppe tedesche vengano a contatto durante le operazioni» ( i.13) _ Tuttavia il problema dei cetnici e del loro disarmo, rimase una mina vagante fra tedeschi ed italiani. ? ~:~ ** ***
A Zagabria , il giorno dopo (9 febbraio) , il generale Siegfried Kasche, rappresentante germanico presso il Governo croato, intratteneva a colloquio il ministro d'Italia, Casertano. Dapprima lodò il comportamento del soldato italiano durante la 'Weiss' , poi mise in evidenza il buon rendimento dei croati inquadrati nella '369a' divisione. Infine - come riferirà Casertano - «Kasche ha [...] voluto considerare con me la 'questione' delle formazioni cetniche e dell' impiego di esse. Mi ha chiesto se mi risultava che eia parte itali ana erano state o sarebbero state impiegate elette formazioni nell'operazione in atto» ti:M>. Il generale, che sembrava parlare senza reticenze, confidò a Casertano che il ministro Lorkovié insisteva «quasi quotidianamente presso di lui, perché tali formazioni vengano disarmate e sciolte». Quindi arrivò al punto più delicato riferendo che, «secondo una proposta fatta da Lorkovié a nome del Governo croato [a quello tedesco - n.d.a.] , era stata presa in esame l'opportunità di procedere al disarmo e, in caso di resistenza, di combattere e debellare le formazioni cetniche cli qualsiasi gruppo e gradazione», non «appena ultimate le operazioni contro le forze comuniste» 1135l _ Riserva, questa, molto probabilmente recepita dal colloquio Roatta-Pavelié del 10 gennaio, al quale Lorkovié era stato presente. Kasche, quindi - con evidente sorpresa del ministro - ad una provocatoria domanda cli Casertano circa la tollerata presenza di cetnici in zone controllate dai tedeschi, non solamente la confermò, ma anche elencò le formazioni che collaboravano più o meno strettamente con i comandi germanici, «definendone il carattere e il grado di 'relativa fiducia ' che possono ispirare»(l 36 ) . In primo luogo il gruppo di U ros Drenovié, dislocato ad ovest di Banja Luka, che aveva fatto dichiarazione di lealtà al Governo croato, e teneva informato il comando tedesco di qualsiasi trattativa con gli emissari di Mihajlovié. Le formazioni di Rade Raclié, nella zona cli Prnjavor (a circa 10 chi lometri ad ovest di Zvornik), invece, erano
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in contatto con Mihajlovié e, forse. con i partigiani. Poi, il gruppo più numeroso, quello cli Vukasin Marcetié nella Bosnia orientale, strettamente controllato dai tedeschi, perché - quantu nq ue avesse dichiarato la propria lealtà a Zagabria - manteneva rapporti con Mihaj lovié. Da ultimo i cetnici di Tesanovié, nel Sangiaccato, che tendevano a sfuggire al control lo . Infi ne, un altro gruppo, cli scarsa importanza, c he di rece nte era passato ai partigiani . Per di più i tedeschi, con l'autorizzazione del Governo croato, avevano affidato ai cetnici l'amministrazione cli alcune zone (1.n>. Notizie e confidenze che davano adito alle più svariate interpretazioni del giuoco tedesco anche perché, me ntre eia Belgrado e da Zagabria sembravano giungere segnal i non ostili a queste fo rmazioni, a Roma il genera le Ambrosio faceva sapere a Robotti c he 1'0 .K. W. aveva deciso d i «provvedere senz'a ltro al disarmo dei cetnici» (U·". La presa di posizione dell'Alto Comando tedesco quasi certamente obbecliva acl ordi ni cli Hitler. non essendo possibile ipotizzare una mancanza di senso critico eia parte dei comandi, qua ndo avevano sotto gli occhi un esempio che avrebbe dovuto far pe nsare. A gen naio, in Serbia, le a utorità tedesche avevano sciolto le ·formazioni volontarie irregolari' sospettate d'ù1telligenza con Mihajlovié. Si trattava degli ottomila cetnìci di Kosta Pecanaé, che collaboravano con il Governo Nedié. e di q uattromila cosiddelti ' liberi'. Pe rò. «i r isu ltati pratici ottenuti dalle misure adottate - osservava il Servizio informazioni dell'esercit o italiano - non sembra siano molto soddisfacenti, in quanto risu lta che rilevan ti aliquote di cetnici si sono sottratte al disa rmo» anelando, com 'era facilmente prevedibile, «ad accrescere le fi le cl i Mihajlovié» (13'>, ed in parte quelle comuniste. Tuttavia sembrava che i tedeschi non pensassero affatto d i trarre profitto dalla lezione. Però. durante l'estate, dopo aver scompaginato i cetnici organ izzati dai comandi italia ni , la composita realtà balcanica li avrebbe costretti a rivede re pe r molta par te il loro atteggiamento.
Robotti , a Belgrado, aveva esaminalo con il generale L ute rs a nche l' andamento della 'Weiss l"' per concretare una più efficace collaborazione s ul terreno fra i rispettivi comandi. Il generale tedesco, dopo aver a nalizzato le «difficoltà che incontra div. ·SS' per s uo fianco destro e s ue comunicazioni, esposte a fort i pressioni ribelli annida ti lungo pe ndici orientali de l Pljesevica [catena di monti che separava le truppe ital iane da quelle tedesche - n.d.a.]» "'">. aveva chiesto a Robotti che «ala destra de i nostri [italiani - n.d.a.] g iunga in zona G. Lapac [Gornj Lapac=Lapac Superiore - n.d.a. ] e s i spinga su Kulen Vakuf» (P ", cioè ulteriormente ve rso
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est. L'azione, che si sarebbe svolta in zone già note alle forze armate italiane, fu affidata alla 'Sassari'. La divisione avanzò su tre colonne. Il 12 febbraio, quelle al comando dei colonnelli Pio Laerte Zanotti ed Ugo Verdi , puntarono su Gornj Lapac, attraverso un difficile terreno boscoso, in alcune zone coperto da più di due metri di neve, sostenendo impegnativi scontri con i partigiani. Sul fianco destro operava la terza colonna, costituita eia un battaglione di formazione della divisione 'Zara', dai cetnici erzegovesi del maggiore Baéovié, dalle formazioni del pope Dujié che diressero su Srb. Nel primo giorno fu raggiunta Gornj Lapac, ed il 14 Kulen Vakuf, dove «colonnello Verdi ha preso contatto [... ] con tenente comandante squadrone cavalleria 'Principe Eugenio' sopraggiunto circa tre ore dopo nostra occupazione» l 1•2J. [CARTINA N. 2]. Il movimento, ostacolato dai partigiani, non era stato incruento; la ' Sassari' aveva avuto trentadue morti (1•~l. Ufficialmente il ciclo della 'Weiss l"' si era concluso. Ma il pomeriggio del 15 febbraio, mentre i reparti della ' Sassari' iniziavano il rientro da Kulen Vakuf a Lapac, la compagnia arditi venne attaccata eia seicento partigiani l1·"'l. Quasi contemporaneamente il II battaglione del 151 ° fanteria cadeva in un'imboscata. La compagnia arditi, disimpegnata con l'intervento dell'artiglieria di Gornji Lapac, lasciò sul terreno sette uomini, ebbe otto feriti e cinque dispersi <1•5>. Altri rinforzi partiti da Kulen Vakuf e da Lapac sbloccarono il battaglione 0 46> che, fortunatamente, aveva avuto un solo caduto e tre feriti. Notevoli, invece, le perdite in materiali: due autocarri, due motocarrelli, un trattore, una stazione R 2/3, quaranta muli (141), tanto che il comando della 'Sassari' avrebbe aperto un'inchiesta. Il giorno dopo - ripreso il movimento verso Lapac - i reparti furono nuovamente attaccati <Msi_ La colonna del colonnello Verdi, pesantemente impegnata, fu costretla ad attestarsi lungo la strada, e rimase accerchiatat1•9>. Il 16, il comandante interinale della ' Sassari', generale Sandro Piazzoni, (non era ancora arrivalo il generale Francesco Zani in sostituzione di Paolo Berardi) comunicava al corpo d'armata che, «da se ra 14 fino a stamattina circa, mie truppe hanno combattuto fra G. Lapac ed Ostrovica (RQ-FL ) con molte centinaìa di partigiani in gran parte provenienti da nord-ovest e altri costituiti da sbandati VI divisione Lika. Forte numero et loro sparpagliamento nella zona ha costretto a numerosi et duri combattimenti, respingendo [probabilmente: ' recidendo' - n.d.a.] talvolta collegamenti fra reparti di una stessa unità e provocando accerchiamento cli qualche reparto. Pronto intervento battaglione rise rva e ultima compagnia disponibile, tutti sostenuti da viole nto fuoco artiglierie spinte avanti, si è riuscito a prendere contatto con colonna Verdi sganciandola e
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CARTINA N.
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Rapporlo: 1 cm. = km. 5,000
Zona dei combattimenti sostenuti della divisione "Sassari" del 13 al 22 febbraio 1943.
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proteggendola fino Lapac. Detta colonna ha sosten uto forte combattimento senza riposo fino esaurimento spinLa et spirito [offensivo - n.d.a.] ciel nemico. Ha subito morti 23 uomini truppa; feriti due ufficiali (riserva nome e cognome) e 88 uomini. Partigiani hanno subìto forti perdite. Da ore 17.30 nevica fortemente. ln corso lavori sgombero stracla»<1501. La neve bloccò ogni movimento, e fu la crisi della 'Sassari ' . Per l'intera giorna la del 17 g li uomini vennero impiegati in «lavori fe bbrili per vincere la neve[... ]. Un morto per assideramento» <151>. «Lavoro sgombero continua et conLinuerà tutta notte concentrato fra Mazin et Lapac» P 5! 1. Solamente alle quattro del mattino del 18 la strada divenne transitabile1153l, ma il generale Pianoni avvertiva: «Nostra colonna in G. Lapac attaccata in forze anche con artiglierie. Gravi perdite» <1s-1J. Nel pomeriggio la situazione permaneva «molto grave» ed il generale chiese al corpo d'armata d i «inviare massima urgenza erzegovesi e t un battaglione at Gracac per permettere concentramento a Mazin» <1 551 delle forze necessarie per sbloccare Lapac. ln quel momento la ' Sassari' si trovava divisa in più tronconi. A Mazin, il comando; a Lapac, i.l presidio comandato dal colonnello d'artiglieria Guglielmo Focardi, circondato ed attaccato; attestata sulla strada e nelle condizioni più critiche la colonna Verdi. In suo soccorso mosse la colonna Zanotti. ultimo troncone della divisione. Piazzoni, il mattino ciel 19, via radio riepilogava la situazione: «colonna Lapac non ha potuto rompere bloccamento [.. .], oltre 50 morti et 120 feriti. Colonna Verdi L... ] non ha potuto prendere contatto con colonna Zanotti [...]; per evitare blocco anche questa colonna ho ordinato ripiegamento [... ]. Riordinerò mie stanchissime truppe in attesa rinforzi preann unciati sperando giungere ancora in tempo at sbloccare Lapac et Verdi» (156ì. I rinforzi tardavano e le colonne, chiuse in difesa, furono rifornite per via aerea ( i s;) . Nella giornata del 20, la 'Sassari' ricevette in rinforzo il Il battaglione del 26° fanteria (d ivisione 'Bergamo') e due battaglioni ciel 1° reggimento dell a divisione 'Re'; gli uomini del pope Dujié erano solamente preannunciati. Durante il mattino, mentre il colonnello FocardL serrato con i suoi uomini eia ogni lato, respingeva un invito alla resa fatto dal comando della Vl divisione partigiana de lla Lika (Issi, ìl generale Piazzoni, arrivati i rinforzi e recuperata la colonna Zanotti, d iramava gli ordini per lo sbloccamento di Lapac e della colonna Verdi (159i. L'azione e bbe inizio con l'alba del 21. I partigiani , nel timore d'esser pre~i alle spalle, abbandonarono la zona. La crisi era stata superata, e con il 22 febbraio i reparti potevano raccogliersi e ricostituirsi a Mazin. In nove giorni, dal 13 al 22 febbraio. la 'Sa;sari' aveva perduto quattordici uffìci;li e centocinquan-
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tacinque uomini di truppa; trentasette ufficiali e seicentodiciannove soldati feriti: un ufficiale e quaranta soldati congelati. Complessivamente erano stati posti l'uori combattimento novecentonove uomini <1601• 11 XVIII Corpo d'armata citò la ·Sassari' all'ordine del giorno <1<>11•
CAUSE DEL MANCATO SUCCESSO DELLA ' WEISS 1"' Il console generale Castellani . riferendo a Palazzo Chigi sui risultati de l primo ciclo della 'Weiss· faceva notare che «in complesso si ha l'impressione che i partigiani, pur avendo risentito nella loro organizzazione. [...J e pur avendo in alcuni settori opposto una tenace resistenza, siano riusciti, per quanto riguarda il grosso delle loro forze, a sganciarsi abbastanza facilmente dalr'azione» e, cosa più preoccupante, «siano riusciti a passare attraverso gli sbarramenti di copertura; battuti in un setl.ore, essi ricompaiono a tergo delle truppe operanti e perfino nelle stesse regioni rastrellate da appena qualche giorno» 11<·1 ). Anche lo Stato Maggiore italiano valutava con riserva i risultati della 'Weiss', essendo venuto «a mancare il rapido congiungimento della divisione 'SS Principe Eugenio' con la '717"' [.. .]. Il grosso de i partigiani, coperto dalla resistenza di forti retroguardie, ha così potuto risalire il corso dell'Una, in direzione delralta Valle del Verbas [cioè verso Bugojno - n.d.a.] determinando, q uindi, una situazione delicata ne lla media Val Narenta» o;,i_ Se l'operazione, militarmente, non era stata un successo, tuttavia aveva scompaginato la 'Prima Rep ubb lica Comunista ' , mettendo in estrema difficoltà Tito e la sua organizzazione, tanto-che q uesti. 1'11 feb braio, aveva rinnovato un disperato telegramma al Comintern. «Sono costretto ancora una volta a chiedere se sia veramente impossibile darci qualche forma d 'assistenza. Centinaia cli migliaia di profughi corrono il pericolo cli morire di fame. Ma è veramente impossibile. dopo venti mesi di eroici e quasi sovrumani combattimenti, trovare il modo di aiutarci in qualche modo? [...J. Or.a il tifo ha cominciato a diffondersi qui , e ancora siamo senza medicinali; la gente .sta morendo di fame, e pure non si lagna [..-1- Fate l'impossibile per aiutarci» <1"'1• Ma il Comintern , pur assicurando Tito che «il popolo sovietico, assieme ai suoi capi , è completamente al vostro fia nco, pieno d'entusiasmo e di profonda fraterna simpatia», gli faceva sapere che «sfortunatamente, sino a questo momento, non siamo stati in grado di trovare una soluzione soddisfacente [... ]. Non appena sarà possibile vi daremo qualsiasi cosa di cui voi abbiate bisogno. E' possib ile dubitare di questo?»! 1r,;,_
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Oltre alle tragiche difficoltà della popolazione, le perdite dei partigiani secondo i tedeschi s uperavano i novemila mo rti , millesettecentoventicinque i feriti, millecinquecento i prigionieri <166!, cioè circa dodicimila uomini fuori combattimento sui venti-venticinquemila deJle forze valutate. Però, perdite al 50 per cento sembrano eccessive, tenendo presente che tutte le font i sono concordi nel dire che il 'grosso' delle forze di Tito si era sottratto all'accerchiamento. Ma, indipendentemente dall'ammontare delle perdite in uomini, materiali, armi e munizioni <167 \ i partigiani , proprio nel cuore dell'inverno, erano stati costretti ad abbandonare una zona ricca di risorse, ed obbligati a continui combattimenti. Anche per le forze italo-tedesche il prezzo pagato era stato alto; gl'italiani avevano avuto trecentotrentacinque caduti, milleduecentotrentasette feriti, quattrocentotrentadue dispersi; i tedeschi trecentotrentasette morti, settecentosessantun feriti, e cento dispersi. In complesso erano stati posti fuori combattimento duemiladiciassette italiani, millecen tonovanta tedeschi . Sui Bollettini di guerra del Comando Supremo nessun cenno. I combattimenti erano stati duri per tutti , e se da un diario trovato addosso ad un partigiano, probabilmente un commissario politico, appaiono le difficoltà in cui si erano dibatt.ute e si stavano dibattendo le formazioni comuniste, risalta anche il fanatismo e l'idealismo del loro impegno . «È fin ita la terza settimana della nostra tragedia - scriveva quell'ignoto partigiano - le masse, specialmente i meno consapevoli, difficilmente si rimettono eia questo colpo [.. .]. La paura e [la] tristezza che hanno preso la massa, hanno avuto influenza anche su di noi. Specialmente i primi giorni unico argomento era la nostra tragedia [...]. lo momentaneamente mi trovo in una situazione favorevole, dormire solo il poco necessario, sul prato bagnato, sotto [a] nuvoloso e minaccioso cielo di febbraio, disturbato di pleurite e reumatismi [.. .]. Marce eia cani attraverso il terreno difficile del quale il ·r [Tito? - n.d.a.] parla volentieri, sono veramente legate alla paura, difficoltà e pericolo». Quindi alcune considerazioni, che rivelano un grado di cultura e la sua dedizione alla causa. «Però questo ci ha imparato [recte: insegnato] cli guardare apertamente e con sangue freddo in faccia la sorte, solo nella faccia dell'eroica morte, e non di trad imento, e nello stesso tempo lavoriamo, facciamo i piani e crediamo di durare sicuramente. Da una parte eterno pericolo cli morte, dall'a ltra eterno ottimismo e fede nella vita; da una parte immenso amore e la sete per la vita e dall'altra attesa della morte e sangue freddo [...]. La lotta continua fino alla liberazione definitiva, la lotta è del popolo, e non solo degli eroi, questo ci detta la nostra educazione, questo conferma la vita, nostra lotta , a noi eroi senza popolo» ( IM>_ Conciusi o ne amara. Quel ' a noi eroi senza popolo' denunciava l'isolamento in cui i comunisti sentivano di operare.
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Anche un altro passo di queste pagine avrebbe meritato l'attenzione delle autorità italiane, sia politiche sia militari. Conoscere l'animo della gente slava, comprenderne la sensibilità, riconoscerne le motivazioni, avrebbe evitato molti errori, sempre che si fosse tentato d'interpretare e di capire il divario culturale - nel senso più lato - che intercorreva fra italiani e slavi. «L'occupatore - scriveva quel partigiano - ha fatto in questi giorni una manovra di poco valore e talmente bassa che rutta la popolazione ne ride; ha condannato a morte una ventina o trentina di nostri combattenti del nostro battaglione [... ] per poi graziarli, e con questo dimostrare il cuore largo e la bontà; in realtà ha dimostrato la paura e la latina e veneziana astuzia» ' 1" 9J. Superfluo ogni commento. ***·i· ***
In base al piano originario, la seconda fase della ' Weiss' avrebbe dovuto costituire, più che altro, il vittorioso corollario della prima. Ma i partigiani, sfuggendo all'accerchiamento e ritirandosi verso sud-est, determinarono una situazione d 'emergenza lungo l'allineamento dei presìcli italiani da Prozor-Jablanica sino a Mostar, travolgendo Io schieramento della 'Murge' in Val N:arenta. Era la quasi obbligata conseguenza ciel mancato successo della 'Weiss 1"', per buona parte imputabile all'ambizioso piano tedesco di ritenere possibile, in un sol giorno, un'avanzata cli circa ottanta chilometri della divisione 'SS' sino a Bihaé, e ventiquattro ore dopo raggiungere Bosanski Petrovac, coprendo altri cinquantadue chilometri. Per cli più, non sembra che, a livello informativo, fossero stati considerati gli spostamenti delle formazioni partigiane, sia perché «ancor prima che i germanici e gli italiani iniziassero la loro offensiva [...] avevano pensato di muoversi verso sud in Montenegro ed in Erzegovina, in modo da essere più vicini alla Serbia» 1110>, sia perché, «quando i tedeschi e gli italiani attaccarono, i partigiani erano pronti» 11m. Tito, subito dopo l'Assemblea di Bihaé (fine novembre .1942), aveva cominciato a spostare le formazioni verso sud-est. Penetrare nella Serbia, nel Sangiaccato, nel Montenegro, non solamente avrebbe significato la sconfitta di Mihajlovié - o una intesa - ma, in ogni caso, l'affer mazione ciel successo militare o politico cli Tito. Sembra quasi che i tedeschi non avessero notizia di questi spostamenti , o che non vi sia stato alcuno scambio d' ìnformazioni da parte italiana, poiché già il 15 dicembre il XVIII Corpo d'armata registrava che a Livno «i partigiani sono tornati, pare senza incontrare resistenze nei reparti croati ed ustascia» 1112> e, il 19, che avevano occupato anche Tomislavgracl (oggi Duvno).
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Fatti ed avvenimenti analizzati, in particolare, dal VT Corpo d 'armata nel Riepilogo della situazione a fine dicembre, con valutazioni molto chiare. «Le forze partigiane, infatuate dai facili successi finora riportati sulle truppe croate [... ], ben fornite di armi e munizioni, permeate dalla sempre serrata propaganda anglo-moscovita, dirette da uno Stato Maggiore tecnicamente capace (è accertata presso il comando partigiano la presenza cli almeno cinque ufficiali inglesi di S.M. ), tendono alla conquista dell'Erzegovina» t 11·1; muovendo da Bihaé verso sud-est. Per di più, il corpo d' armata metteva in evidenza i motivi politici degli spostamenti, rilevando che «con l'occupazione di Mostar e dell'intera vallata del Narenta, sarebbe molto faci litato l'avvicinamento tra le forze partigiane e le cetniche ' indipendenti' [di Mihajlovié - n.d.a. ], dislocate nei distretti della Bosnia orientale, sia per i.I prestigio ed il credito che verrebbero ad assumere le formazioni comuniste con la realizzazione del piano in questione, come anche per i facilitati contatti tra le due masse» (17•i . E l'analista aggiungeva: «l'Erzegovina rappresenta infatti l' unica regione adatta a fungere da tratto d'unione tra cetnici, operanti ad oriente, e partigiani operanti ad occidente, attraverso la sola via di pene trazione trasversale per l'interno ciel paese, la Val Narenta, onde procedere così alla f'ormazione del fronte unico anti-Asse, voluto dal Governo di Londra» 1"'' . Valutazioni , evidente me nte, riservale ai soli comandi italiani . Anche se il Corpo d'armata riteneva la situazione, nel complesso, «apparentemente immutata», tuttavia - e si era a dicembre del 1942 - la giudicava «sempre piti delicata e suscettibile di improvvisi peggioramenti» per la «esistenza di forti masse partigiane gravitanti verso la Val Rama, la conca cli Ljubuski, il bacino minerario di Mostar, ed il basso Narenta» (li<•l . E l'analista, pur manifestando «fiducia per il proseguimento della nostra opera avvenire, sicuri che l'indirizzo finora seguito è stato giusto, e comunque il migliore che, date le circostanze, ci era consentito di scegliere» 11 m, era cauto nelle conclusioni. «Non intendiamo, con ciò, essere eccessivamente ottimisti, ed appunto per questo seguiamo attentamente gli avveni menti che si svolgono nell a zona a nord-ovest del territorio del C.A. [Val Rama , Val Narenta - n.d.a.] per impeci ire ad ogni costo che l'elemento partigiano riprenda piede nelle regioni di nostra competenza» i' 7'i. Però non sembra che di queste considerazioni , poi fatalmente ava llate dai fatti, qualcuno se ne s ia [atto carico durante gli studi per l'operazione ' Weiss'. Con il nuovo anno continuò il movimento ve rso sud-est delle formazioni comuniste. Lo stesso giorno in cui aveva iniz io la ' Weiss' (20 gennaio), i partigiani attaccavano, sia pure senza successo, le posizioni intorno ad ]moschi (sud di Livno e di Tom islavgrad); alcuni giorni dopo, alt re
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formazioni, nella zona a nord-ovesl di Tenìn, s uperavano Tiskovac. li 25 gennaio, a Stermizza, avevano ragione della M. V.A .C. del pope -Dujié (179) . Il 3 febbraio. nel pie no della 'Wciss', la ' Bergamo' segnalava un concentramento «di fo rze partigiane in zona Bos. Grahovo [nord-est cli Tenìn - n.d.a.]; nove sarebbero le brigate ivi già concentrate cioè quelle che hanno effettuato gl i ultimi attacchi su Plavno [... J, Golubié (... 1e Stermica. Fra queste vi sa rebbero tre brigate dalmate d ' assalto, la brigata se rba , la brigata montenegrina e la brigata bosni aca. A capo d i queste brigate, che sarebbero le migliori di tutto l' Esercito Liberatore Partigiano, si troverebbe il noto capo ·Tito' con tutto il Comando Supremo» '""'. E semb rava prossimo !"investimento de lla stessa Piana cli Tenìn, cioè d' un caposaldo ben lontano dai G rmeé Planina dove si svil uppava razione tedesca. In altre parole , sin dai primi cli fe bbraio, una consistente parte delle for mazioni comunisle si trovava all' esterno della tenagli a che avrebbe dovulo rinchiuderle. Tito, rende ndosi conto della necessiU1 di dare una prote zione a migliaia di uomi ni ciel suo ·Esercito' in ripiegamenlo sotto costante pressione, nella prima decade di febbraio d iramò a «tulle le brigate e gli odred [=sezioni] de ll 'Erzegovina, della Slovenia e della C roazia» l'ordine di passare «immedi atamente all'offensiva contro gli indeboliti presìdi del nemico»; di attaccare «tutte le vie di comunicazione, i depositi di mun izioni e gli altri obiettivi,, 0 ~11• Il S.l.E. (Servizio informazion i esercito), che aveva intercetlato l'ordine, pur non escludendo che potesse venire da Mosca per aumentare le difficoltà dell ' Asse in crisi su l fron te russo (il 31 gennaio era cad uta Stai ingrado, 1'8 feb braio Kursk), lo valutava - e con maggiore fondamento - «consegue nte all a difficile situazione nella quale si trova la massa delle forze ribelli do po l' inizio delle note operazioni che le lruppe italo-tedesco-croate conducono nel la zona compresa lra la ferrovia Ogulin-Knin e le valli della Kupa e della Sana» l1~~1• Inoltre, prima ancora della conclusione della ' Wciss', era dive nuta evide nte una intensificazione dell 'attività partigiana nelle zone alle spa lle dei reparti operanti, specialmente nella Lika sette ntriona le . «ln zo na Karlovac - annotava il Comando Supremo - un nostro reparto inviato in soccorso treno ledesco attaccato da ribelli ha subìto complessivamente 8 re riti [.. .]. Presso Lasin_ja (est di Karlovac) giorno 10 [febbraio - n.d.a. ] autocolon na tedesca è stata attaccata da ribelli. Cinq ue a ulocarri distrutti (a utieri uccisi). A tti di sabotaggio s ulla linea ferrovia ria Ogulin-.las trebarsko» 0~.1i, e intervenne la divisione ' Re'. Le azioni nelle re trovie dove ttero assumere un carattere cli pericolosa co ntinuità ed il 3 marzo, eccezionalmente, nel Bollettino di guerra veniva ri portato che «a s ud-est cl i Gospié, truppe V C.A. hanno iniziato un'azio ne cli rastrellame nt o contro
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Dalmazia • Una cronaca per la storia
formazioni partigiane sfuggite alla I fase de lle operazioni 'Weiss'» (l,i.lJ. Azione impegnativa, e quarantotto ore dopo il Bolletrino riportava ancora: «nei giorni 1 e 2 marzo, risultano complessivamente inflitti a l nemico 631 morti ed un numero imprecisato di feriti; catturati 200 fucili. Da parte nostra caduti 16 e 50 feriti» <1"" 1.
CADUTA DEl PRESIDI D ELLA 'M U RGE' IN VAL RAMA ED IN VAL NARENTA Il ripiegamento dei partigiani in direzione dell'Erzegovina veniva quotidianamente seguìto dai comandi italiani. Il 12 febbraio , mentre la 'Weiss l"' era in corso, il VI Corpo d 'armala avvertiva che «il totale deJle forze miliziane in movimento verso sud, secondo fonti non controllate, ascenderebbe a 14/15 btgg., complessivamente 2500/3000 uomini» (186l . Il giorno dopo, formazioni comuniste venivano segnalate in direzione di Séit, a meno cli dieci chilometri ad ovest di Prozor 1167J; il 14, la ' Murge', oltre a registrare «insolito movimento d i salmerie trasportanti munizioni attraverso località di Séit» ox.~i, dava la dislocazione di un comando di brigata, di tre comandi di battaglione, e valutava la forza complessiva in millecinquecento uomini (1"9l_ Ma, anche se i dati denunciavano una tendenziale gravitazione verso la parte settentrionale dello schieramento della ' Murge', il comando divisione considerava più probabile un attacco nella zona di Siroki Brjieg ( ovest di Mostar) ciwi, come prosecuzione delle operazioni che fra il 9 e l'll febbraio avevano consentito ai partigiani di conquistare !moschi e Posusje, dove il comando della 6" divisione croata1191l aveva ordinato, lo sgombero del battaglione di domobranci che presidiava il paese t 1921, «per quanto fino a quel momento le forze miliziane, che stringevano il cerchio, non avesse ro condotto nessun attacco contro Imotski» 119.i>. Ripiegarono duemilacinquecento uomini oltretutto senza preavvertire il VI Corpo d'armata ('"Ji, dal quale dipendevano operativamente. La caduta di Posusje e d i !moschi influì sulle valutazioni della ' Murge', come appare da lle interessanti ma non esatte a n notazioni del colonnello Arnaldo D amiani sul diario storico del suo 260° reggimen to ( divisione 'Murge'). Pur registrando l'll febb raio che «la pressione dei ribelli si fa sempre più minacciosa verso Prozor», qualche rigo dopo scriveva: «questa pressione su Prozor mi dà più l'impressione di una finta che di una minaccia. I ribelli non hanno mai attaccato presìd i fortificati tenuti da truppe italiane, preferiscono quelli croati». E proseguiva: «Lo spostamento delle forze ribelli verso Prozor, in un giudizio [del comando divi-
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sione? - n.d.a.], è fatto ad arte per impegnare ]a nostra attenzione verso quel settore, mentre il grosso, come sta facendo, punta indisturbato verso il mare, il cui sbocco può favorire molto le formazioni comuniste. Una volta giunti al mare - e pare che con l'occupazione di Macarsca ci siamo già [notizia errata - n.d.{/.] essi tenteranno l'attacco su Metkovié allo scopo di tagliarci e isolare Mostar, obiettivo principale della loro manovra»ct~5)_ L'incertezza permaneva. Il 12 febbraio, la ' Murge' segnalava un «afflusso cli ulteriori forze miliziane provenienti eia nord», e che quelle «segnalate al margine occidentale della divisione accentuano i loro movimenti in direzione dei nostri presìdi» ( l % J. NeJJo stesso tempo anche il corpo d'armata valutava che i partigiani, «in concorso con le forze attualmente dislocate ad est di Prozor, si dirigerebbero verso la zona mineraria di Siroki Brjieg» (191J, cioè a sud. Siroki Brjieg costituiva un delicato problema sia per gl'interessi tedeschi connessi allo sfruttamento deJJe miniere, sia per la presenza cli tecnici della organizzazione Todl, tanto che il corpo d'armata vi inviò a rinforzo un plotone carri 'L' ed il III battaglione del 260° fanteria. Contemporaneamente spostò a Mostar un battaglione ed una batteria della 'Marche, uno squadrone carri ' L' con il comando del Raggruppamento 'San Marco', ed il plotone lanciafiamme t 1%>. Oltre ad una azione contro la zona mineraria preoccupava l'eventualità d' una manovra avvolgente che, muovendo dalla zona di Posusje-Imoschi, puntasse da un lato su Vergorac-Lj ubuski aggirando Mostar da sud, e dall'altro tendesse a congiungersi con le formazioni partigiane dei Monti Albi ( =Biokovo, alle spalle di Macarsca). Movimenti ed obiettivi che ben potevano rientrare nella logica dei comandi part~giani . Subito dopo la caduta di Imoschi e di Posusje, il generale Umberto Spicacci, comandante della divisione ·Messina', dal quale dipendeva il settore, si era recato in zona per accertare le conseguenze dell'abbandono dei due presìdi. S'incontrò con il colonnello Franjo Simié, comandante dei reparti croati coinvolti nei ripiegamenti e, pur apparendo la situazione tranquilla , per sostenere il morale dei domobranci, fece affluire in zona il battaglione cetnico-cattolico di Ljubuski con altre due formazioni della M.VA.C. 1199 >_ «Ricognizioni effettuate al cli là delle nostre linee confermavano - avrebbe scritto lo stesso generale - che il nemico aveva desistito di avanzare». Tuttavia «rimaneva sempre in potenza la minaccia dell'attacco s u Vergorac e Ljubuski per la presenza della Y e della 4' brigata dalmata, aumentate di numero per il forzato reclutamento nella zona di loro giurisdizione» !2111 •>.
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Dalmazia - Una cronaca per la sfori.a (1943-1944)
CARTINA N.
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Arco della Narenta. Zona dell'att acco dei partigiani, da Prozor a Jablanica. che travols.: i presĂŹdi della divisione ' Murge' (5-24 febbra io).
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Mentre l'attenzione dei comandi italiani era concentrata su una minaccia contro Mostar da ovest e da sud, il grosso delle forze comuniste ammassate fra lmoschi e Posusje, sin da l 13 o 14 febbraio, aveva cominciato a muoversi verso est-nord-est in direzione di Dreznica, per concorrere alla spinta che, nel suo movimento, l'altra massa partigiana , quella principale, stava portando contro il presidio di Prozor, estremo limite settentrionale dello schieramento della 'Murge'.
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Nel 1943. Prozor ern un modesto agglomerato cli case, con poco più d' un paio di migliaia d'abitanti, in prevalenza mussulmani, situato in una conca boscosa, ed il prato, risalendo sino ad una certa altezza delle pendici, offriva un sufficiente campo di tiro per la difesa. La località, dapprima occupata dalle truppe italiane, poi affidata ai reparti croati, e da questi perduta. era stata rioccupata a fine ottobre 1942 (operazione 'Dinara' , fase 'A lfa' - VF.D t VOL. Il, PAG. 748 E SEG.), e posta in stato di difesa. Dieci fortini in muratura, coperti con un leggero solaio, ad una sessantina di metri l'uno dall'altro, protetti da un reticolato profondo un paio cli metri, costituivano la difesa passiva; due posti d i blocco controllavano gli accessi. A presidio il III battaglione ciel 259° fanteria ( divisione ' Murge'), con quattro pezzi da 100/22, due cannoni eia 47/32, un plotone mortai da 81, e tredici mitragliatrici. Complessivamente, ventuno ufficiali, di cui quattro appena arrivati, e circa seicentoventi uomini , al comando del capitano Rigoni, cli complemento , quale più anziano fra gli ufficiali presenti, in assenza ciel tene nte colonnello G ian netto Marchetti, comandante Pl1>. Nel pomeriggio ciel 15 febbraio - mentre si concludeva la prima fase de lla 'Weiss' - il comando della 'Murge' inviava a Prozor uno squadrone carri 'L' (per fe rrovia da Mostar a Jablanìca e da qui per via ordinaria), inoltre inobilitava la M.V.A.C. ortodossa del VI Gruppo battaglioni. Misure precauzionali , a seguito d ' una segnalazione del capitano Rigoni: gl'informatori del posto prevedevano un attacco nel corso della giornata, «tanto che - come poi ri ferirà il tenente medico del presidio, Bruno Clonfero - non giunse assolutamente cli sorpresa». La sorpresa, invece, fu determinata dal numero dei partigiani, dai mezzi impiegati , dall a detenninazione degli assalti. «Si trattava cli migliaia cli uomini, armati anche cli mortai eia 81, e nel secou do attacco anche cli artiglierie» cw~,. [V E DI CART IN A N.
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Il 15 febbraio , a Prozor nevicava. Con il buio, verso le 21 , i partigiani aprirono un fuoco di mortai sulle postazioni dell'artigl ieria, sul posto di comando, sui depositi, t utti indiv iduali quasi certamente per informazio-
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Dalmazia · Una cronaca per la s/oria
ne degli stessi abitanti del paese. Dopo le prime salve, gli attaccanti - fissati i fortini con il fuoco delle armi automatiche - a massa, con asce e pinze tagliafili cercarono di superare il reticolato. Un gruppo, aprendosi la strada a bombe a mano, riuscì penetrare nel fortino n. 2, rimasto a cielo aperto per un colpo di mortaio che aveva demolito la copertura. Catturarono «alcuni prigionieri che uccisero sul posto e nei pressi» <~03l . Il contiguo fortino 2/bis resistette per circa due ore, ed i difensori riuscirono a disimpegnarsi 1204>. Attraverso questo varco, mentre gli altri fortini resistevano, gruppi d'assalto de]la II brigata dalmata penetrarono nel paese, tentando cli raggiungere le postazioni della batteria. 1 ribelli si attestarono intorno alla chiesa cattolica, e riuscirono a penetrare nel Comando cli presidio, mentre il personale, distrutta la radio, ripiegava nei fortin i <205 l . All'alba del 16, con l'inaspettato arrivo dello squadrone carri inviato il precedente pomeriggio da Mostar, i partigiani furono ricacciati dall'abitato (20'•>. I collegamenti via radio con il comando divisione non erano più possibili. Funzionava ancora il telefono con Jablanica e da qui, attraverso quello della stazione ferroviaria, sino a Mostar <207, .
****** Mentre il presidio cli Prozor resisteva, lungo la strada Mostar-Jablanica si consumava la prima delle tante tragedie di quei giorni. Il comandante della 'Murge', generale L uigi Gherzi. non appena avvertito dell'attacco su Prozor, alle 22.30 del 15 febbraio, aveva fatto partire da Mostar il I I battaglione del 260° fanteria , al comando del tenente colonnello Francesco Metelka. Al battaglione si unì il colonrnello Emilio Moltoni, comandante del 259° reggimento <2c~~>, ma non sappiamo con quale compito, probabilmente per assumere il comando del presidio di Prozor quando il battaglione si fosse riunito a quello del suo reggimento già sul posto. Sino a Jablanica vi erano quarantadue chilometri di rotabile, ed altri trentadue per Prozor. Il battaglione (quattrocentocinquanta uomini, diciassette ufficiali) si mosse su ventun autocarri , ed il colonnello Molloni con la propria autovettura <2'~1>. Ad una trentina di chilometri da Mostar, all'altezza di Dreznica, la strada si restringe quasi ad una carreggiata tagliata sul fianco della montagna, che alla destra si eleva e s ulla sinistra, dopo un basso parapetto, strapiomba sul greto della Narenta. Al cli là del fiume la ferrovia, qualche slargo, ed altre pareti di roccia. Notte piovigginosa e buia. Mentre gli autocarri procedevano lentamente con i fari accesi a ioi, dall'altra parte della gola esplose un improvviso fuoco di armi automa tiche che inchiodò la colonna presa sul fianco in tutta la sua lunghezza. Il colonnello Moltoni, accelerando con l'autovettura e con l'autocarro di testa, riuscì prosegui-
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re. Gli altri soldati, balzati a terra dai mezzi, non erano in grado di reagire adeguatamente contro un avversario protetto dalle tenebre, ed annidato al di là del fiume . Unico riparo il parapetto e gli autocarri. I veicoli di testa e di coda, colpiti ed immobilizzati, imbottigliarono gli altri, e nessuno pensò di buttarli nel fiume per liberare la strada. Non potendo né avanzare né retrocedere, il tenente colonnello Metelka lasciò la 2" compagnia del capitano Renato Corradi a difesa degli autocarri, e con le altre, a piedi, proseguì verso Jablanica, confidando nell'oscurità <211>. Sulla strada erano rimasti venti autocarri; e gli uomini della compagnia, sotto il fuoco che proveniva dall'altra parte della gola, cominciarono a cadere. Dopo non molto, dalla direzione di Jablanica giunse il rumore d ' un altro combattimento: era il gruppo Metelka che veniva annientato. Con le prime luci del 16, ai soldati degli autocarri apparve tutta la gravità della situazione. Poi, un lampo di speranza. Di là dal fiume stava arrivando un treno di soccorso. Ma dovette retrocedere. Più tardi «si sentì rumore di macchin e provenienti da Mostar [...]. Spuntavano due motociclette e due autoprotette» <212>. Caddero sotto il fuoco dei partigiani . I motociclisti invertiro no la marcia, i mezzi protetti cercarono di ripiegare, ma furono colpiti (2 13>. L'agonia del reparto che, pur avendo visto allontanarsi le autoprotette, i motoci clisti ed il t reno, sperava ancora nell'arrivo di rinforzi, durò tutta la giornata, sotto un fuoco intermittente. Con la prima oscurità, i ribelli, attraversata la Narenta, attaccarono lungo la strada. Il capitano Corracli, cli fronte al crescente numero di morti e di feriti, decise d 'abbandonare la posizione. Raccolti gli uomini cercò di disimpegnarsi a piedi. Fu una marcia breve e disperata, contrastata dai partigiani. Di tutta la compagn ia passarono ventotto soldati e due ufficiali r210>. Con il giorno, la «ricognizione aerea [... ] rilevava che sul luogo ciel combattimento tutti gli autocarri erano stati bruciati, e che sui lati della strada, completamente ignudi , vi erano un centinaio di morli» 12 151 •
*** * * * * Testimoni impotenti di questa tragedia, i cinquantacinque soldati cie l presidio di Dreznica (due plotoni dell a 41' compagnia del 259° fanteria) , situata sull'altra sponda della Narenta , al comando ciel tenente Giuseppe Ferraris, unico ufficiale oltre al sottotenente med ico Amerigo Dei . A ttaccati , anch'essi, nelle prime ore della notte ciel 15, si erano asserragliati nel forti no, protetto da un muretto a secco e da un leggero reticolato ç 11' 1•
/)a/ma zia - Una cronaca per la storia
Nel vicino casello ferroviar io un isolato soldato assieme ad un aiutante di sanità, fortuitamente rientrato da Mostar con l'ultimo treno (quello che aveva trasportato sino a Jablanica lo squadro ne carri), manteneva il collegamento telefonico con il presidio d i quest'ultima località. «Il morale degli uomini era notevolmente alto; tutti credevano di dover respingere un attacco di non grande consistenza» ,2 11>, anche perché nei giorni precedenti, quando il presidio aveva segna lato la presenza cli pattuglie nemiche, e riferito che informatori ciel posto a nnunciavano un attacco imminente, i coma ndi superiori avevano risposto «trattarsi cli bande di qua lche ce ntinaio di scamiciati, male armati , respinti dalJe fo rze tedesche verso est; di stare attenti e pronti a respingerli» (zisi . I partigiani, aprirono il fuoco . Il telefonista e l'aiutante cli sanità furono le prime vittime dentro il casello da to alle fiamme. Nella notte i soldati dal fortino, mentre con tenevano l'attacco, videro sulla strada cli là del fiume la colonna autocarrata del battaglione Metelka . <<Dall'altra sponda, dove eravamo noi collocati - riferirà il sottotenente Dei - assistemmo praticamente a llo sfacelo clelJ 'autocolo nna . Alcuni autocarri , forse pieni della riserva di munizioni, presero f'u oco con alte esplosioni»<2191. Nella mattinata ciel 16, i partigiani intensificarono il fuoco contro il fortino.
Mentre il p residio di Dreznica resisteva, a Prozor, ributtati i partigiani infiltratisi nelle difese, contenuto un tentativo de i mussulmani del paese cli attaccare alle spal!e (220>, riconquistati i d ue fortini , la giornata del 16, s ino a pomeriggio inoltrato, trascorse in u na relativa calma , consentendo ai soldati cli ricostituire le scorte per le arm i sulle postazioni, all' ufficia le medico di prestare soccorso ai feriti, di sgomberare i morti dai fortin i. L'attacco riprese verso le 18, ed il combattimento durò tutta la notte. Fra le due e le tre del mattino d e l 17 la situazione si aggravò: i partigiani aveva no portato in linea alcuni cannoni . Fu centrato il fortino che proteggeva la batteria ciel presidio. E levate le perdite fra gli artiglieri, e venendo progressivamente a mancare l'incrocio de i fuochi di alcuni forti ni, i partigiani ne profittarono per superare il reticolato. La situaz ione semb rava non più sostenibile. Ai soldati venne dato l'ordine di ripiegare. Tolti gli otturatori a lle a rmi, con alcuni autocarri ancora efficienti. protetti dai carri d e llo squadrone. quan to restava del presidio, contando su ll 'oscurità, te ntò d i disimpegnarsi verso Jablanica. Ordini di ripiegamento certamente affrettati e confusi se u n paio di fortini continuarono a resistere sino a mattina inoltrata, e non furono fatti saltare i d epositi <221>. Gli automezzi, s uperato il ponte sul fium e Rama, vennero bloccati eia un' interru-
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zione stradale ed attaccati. La resistenza durò sino a mezzogiorno. Qualcuno sfuggì all'accerchiamento e raggiunse Jablanica. «Gli altri morirono o in combattimento o uccisi subito dopo, o perché feriti intrasportabili, o in prigionia» (2~11• ::;.: -!· ·!• -~
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A Dreznica, intanto , la lotta, ri.accesasi nella tarda mattinata del 16, era continuata con alterna intensità durante il pome riggio. l partigiani , scesa la notte, aumentarono la pressione, ma non riuscirono ad e ntrare nel fortino . Con il nuovo giorno, il tenente Ferraris fece l'appello: venti i morti, trentaquattro i feriti , tre gli illesi . Situazione non più sostenibile, e l'ufficiale medico, anch'egli ferito, fu incaricato cli parlamentare con i partigiani. «Fummo subito separati dai soldati - riferirà il sottotenente Dei -. Feci presente che desideravo curare i feriti; uno dei capi mi disse che li avrebbero curati loro con il piombo. Ed infatti, a poca distanza, percepii i colpi sparati su di loro ed i lamenti dei nostri che chiedevano di essere risparmiati» <2:)·'>. Un capo partigiano intimò al tene nte Ferraris di consegnare le munizioni del presidio. Alla risposta che erano esaurite non fu creduto e venne trascinalo nei pressi del fortino, ordinandogli di togliersi la giacca, «ma s ubito dopo, il tenente deve aver intuito qualche cosa, tanto che si mise a correre benché ferito, verso il fiume. I partigiani lo inseguirono a colpi di pistola; ma il tenente si buttò giù dal roccione sulla sponda ciel Nare nta; ma non poteva più camminare, ed allora lo fi nirono a colpi di pie tra sul letto del fiume ; fu. insomma, lapiclato>) 0 =11•
Durante il 16 ed il 17, al comando della ' Murge' si ebbero soltanto scarse ed imprecise notizie sull'imboscata della colonna Metelka. Verso le 21 del 17 - riporta il Diario storico ciel 260° fanteria - «giunse al posto di blocco cli Mostar il sottotenente lMario] Xirncnes, comandante cli un plotone mitraglieri del l btg. [gruppo Metelka - n.d.a. J, in condizioni pietosissime anche di vestiario. Egli [era] latore di una lettera del Comando partigiano al nostro Comando Militare di Mostar, nella quale si comunicava che 285 uomini del btg. col proprio comandante, ferito in tre parti ciel corpo, erano stati catturati. Si chiedevano pe r essi viveri e medicinali, nonché trattative per lo scambio di prigionieri. Il s.tcnente Ximenes [.. .] ha riferito che il btg. ba combattuto tutta la notte e il mattino successivo per aprirsi un varco verso Jablanica. Esaurite le munizioni, non potendo sfuggire alla cattura perché accerchiato da tutte le parti , il te n. col. Metelka ordinò che fosse ro rese inutilizzabili tutte le armi . Poco dopo lutti i reparti ve nivano catturati. Gli uomini erano digiuni da 48 ore ad ont,1 cli
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
un ricco bottino di viveri che i partigiani avevano fatto. Il ten. col. Metelka, ferito gravemente ad una mano che forse gli doveva essere amputata, alla spalla, ed a una gamba, era curato dall 'ufficiale medico del btg. s.tenente Antonini. Di partigiani egli [Ximenes - n.d.a.] assicurava una forza di 3000 uomini. Confermava di aver visto suHa strada oltre un centinaio di nostri morti, tutti denudati» msJ_ Erano i soldati della compagnia rimasti a difesa degli autocarri. Il sottotenente, avendo dato la parola di tornare con la risposta del comando italiano, rifece la strada e cominciò la prigionia. Tenendo conto che fra ufficiali e soldati il battaglione, al momento della partenza, aveva una forza di quattrocentosessantasette uomini m6J, e che la richiesta viveri era stata fatta per duecentottantacinque persone, si dovrebbe dedurre che, compresi i caduti della 2a compagnia lasciata a guardia degli autocarri, vi erano complessivamente centottadue militari morti o dispersi. Ma, considerando che la richiesta viveri - come sempre avviene - sarà stata superiore al numero dei prigionieri, si dovrebbe ritenere che le perdite effettive siano state ancor più pesanti. Sembra, quindi, maggiormente aderente alla realtà la cifra cli duecentottantaquattro morti, riportata nel Diario storico del Comando Supremo •mJ_
Il 16, mentre si era consumato l'eccidio della colonna Metelka, mentre Dreznica e Prozor resistevano ancora, ed era caduto il piccolo presidio cli Gornja Grabovica (15 km a sud di J ablanica - una squadra della 4" compagnia del 259° fanteria m•>), il comando della 'Murge' fece ripiegare su Konjic i presidi di Ostrozac (tre plotoni mitraglieri e due squadre mortai), di Ponte Luéas ( due plotoni mitraglieri) e Brdanj ( un plotone mitraglieri) . Quello di Zuglici (due squadre mitragnieri) su Rama, e l'altro cli Prenj (una squadra di fanteria) su Jablanica <m1• Lungo la valle della Narenta non esistevano più collegamenti. [CAR4) «Nessuna notizia - riporta sotto la data del 17 il diario storico della ·Murge' - si è potuta avere delle truppe presidianti il corridoio della rotabile Rama-Prozor, ma si ritiene che siano stati travolti dalle masse nemiche irrompenti» W">. Si trattava della 3a e 4:i compagnia del CCCXLII battaglione costiero (di rinforzo alla 'Murge') ripartite nei piccoli presidi ( da Prozor verso Rama) di Curva di Duge, Ponte sul Vojno, Gorica, Ponte di ferro -quota 341 , Gracanica, e Gracac. Anche fra Mostar e Jablanica, annotava la ' Murge', «tutte le comunicazioni te lefoniche .con i vari presidi ferroviari sono interrotte» (231 >_ E per alcuni giorni la divisione non T INA N .
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Sche ma grafico de i presìdi d e lla divisione ' Murge •· travolti - quadratino bianco - dai partigiani (5-24 febbraio 1943) durante il primo passaggio de lla Narenta. Quelli indicati con un cerchietto no n furono co involti ne i comba ttime nti.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
fu in grado d i sapere se Jabla nica, principale caposaldo dell a zona, attaccato il rn, resistesse ancora. Contemporaneame nte, a quaranta chilometri ad oriente dell'allineamento Mostar-Jablanica-Pro7.or, i partigiani avevan o investito il presidio d i Bradina, difeso da due plotoni della 2a compagnia mitraglieri del C ITl battaglione di corpo d'armata, settanta soldati con due ufficial i (tenente Luigi De Rossi, sottotenente Vale nte) e sette carabinieri. Il ridotto, costituito da una casa fortificata , era protetto da un muro di sassi e cemento con apprestamenti (capponiere) per m itragliatrici agli angoli. A ll'esterno del muro, un reticolato <m>. L' attacco, anche qui, prea nnunciato dagli informatori e d atteso. sorprese i difensor i per la massa dei partigiani ( una brigata proletaria, circa millecinquecento uomini), e per le armi di cui disponevano (sei mortai da 81 e quattro cannoni eia 47/32). L'azione, iniziata come cli consueto con l'oscuri tà (ore 21 del 17 febb raio) , trovò i soldati ai loro posti, e la lotta si accese furiosa 123·'>. Verso le 4.30 ciel 18, la pressione ebbe un momento di sosta. li presidio, pur con morti e feriti, aveva resistito perché la massima parte dei colpi di morta io sparati dai partigiani avevano fallito il bersaglio. Ma quelli che lo avevano centrato erano stati devastanti: undici morti e ventuno feriti cm,_ 1 soldati, più volte, avevano fallo ricorso alle bombe a mano, decisamente efficaci q uando i partigiani tentavano d i superare il reticofoto. Con il giorno , non riuscendo penetrare nel dispositivo della difesa, i comunisti portarono in linea i q uattro cannoni e batterono con tiro diretto le aperture ed i varchi de l caposaldo. Create le brecce, l'assalto decisivo ini7.iò verso mezzogiorno. I superstiti furono travolti. Ventisei i caduti, ventid ue i feriti gravi, dei quali ne ssuno elette più notizie; gli altri catturati (l 3si. ,:. ,,, ;:,.
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Anche a .Tabla nica la situazione si stava aggravando. li presidio era comandato dal tenente colonnello Pie tro Palleroni, presente il colonnello Moltoni sfuggito all 'imboscata d i D reznica. A difesa, con il com ando cie l I battaglione e due compagnie (la 2" e la 3") del 259° fan teria della 'Murge' vi era la 9" batteria someggiata da 75/13 (32° reggimento d'artiglieria) della 'Marche' e d ue canno ni eia 47/32. Durante la giornata il comando aveva costituito anche una compagni.a di formazione con la squadra fatta ri piegare da l presidio di Prenj, i soldati dell'autocarro sfuggito all'imboscata d i Dreznica, ed altri mili tari che, tornando con il treno dalla licenza a Mostar, erano rimasti bloccati alla stazione. <2361• Nel com plesso, la forza del presidio si aggirava sui settecento uomini. La difesa passiva, oltre agli
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apprestamenti perimetrali, disponeva d\m ridotto costituito dall'edificio rinforzato cli una preesistente caserma. L'attacco cominciò all'imbrunire ciel 18 febbraio, cd i partigiani si accanirono sia perché nel presidio vi erano consistenti magazzini, sia perché al cli là di Jablanica si aprivano le strade che, attraverso l'Erzegovina, li avrebbero portati nel Montenegro, loro mè ta. Una penetrazione nei territori che stavano loro di fronte, dopo esser sfuggili all a pressione dei tedeschi ecl avendo ragione dei reparti italiani, oltre a costituire un indubbio successo tattico, avrebbe sanzionato una loro affermazione politica. L'Erzegovina, con il centro di Nevesinjc, era una delle roccaforti del movime nto cetnico ed i partigiani occupandola avrebbero avuto titolo per vantare il successo. Il presidio di Jablanica, dopo tre giorni di lotta s ulle difese esterne riporta il diario storico della 'Murge' - «si è asserraglialo nella casermafortino, e qui oppone strenua resistenza» <~-'•>. «Dalle ore JO [del 21 febbraio - n.d.a. J il collegamento radio-telefonico con il presidio di Jablanica è interrolto; l'ultima comunicazione segnalava la situazione assai critica e danni ingenti causati dai tiri di mortai sulla caserma-fortino. È presumibile che nella mattinata il presidio sia caduto; infatti l'aviazione non riscontra piLt nel presidio alcuna traccia di vila» <23' 1• In una successiva annotazione si legge: «una ricognizione aerea, a quota molto alta per il forte vento che ha spirato per lutto il giorno, avrebbe rilevato un incendio nei pressi della caserma (cerlamente le baracche dell'artiglie ria); i tetti deJla caserma stessa colpiti da scopi di proiettili e nessun movimento nell'interno o atlorno ad essa» (Pi )_ Ma l' incertezza permaneva. La sera del 22, sembrò esservi per qualche momento un incerto contatto rad io !2' 0l, lanto che il Notiziario de l VI Corpo d' arma ta riportava: «Il presidio di Jablanica il 23 resisteva validamente. Nel pomeriggio un nostro aereo ha rilevato forte azione di fuoco da parte ciel nostro presidio sempre sottoposto ad intensa azione di mortai» c2411 • Invece, il giorno dopo la ' Murge' annotava: «Nessuna novità si ha di quanto avviene a Jablanica. L'aviazione ha notalo ancora sporadici tiri di artiglieria e mortai in arrivo sulla caserma», e le valutazioni erano negative. «Si presume trattarsi di una finta nemica tendente a trarre in inganno allo scopo di carpire eventuali aereorifornimenti» t,m. Il 25, nel diario veniva segnato che «nella mattinata l'osservazione aerea ha notato ancora qualche colpo di mortaio sulla caserma cli Jablanica, e successivamente la cessazione del (uoco; si avvalora sempre più l'ipotesi che si tratti cli una [inzione nemica. Più tardi, sempre dalla ricognizione aerea, è stata notata s ulla rotabile Jablanica-Rama una colonna di circa mille uo-
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mini, mentre nel pomeriggio non è stata più notata alcuna attività, salvo l' incendio di alcune case» 124:,>. Il Comando Supremo registrava la caduta di Jablanica durante la giornata del 25 <2• 4>; la ' Murge' ventiquattro ore dopo <2-1.5J. Qualche ulteriore notizia , anche se approssimativa, fu portata da un soldato. Caduto prigioniero in altra località, il 26 era giunto a Mostar, anch'egli la tore d'una lette ra di un comando partigiano che chiedeva viveri e medicinali per i militari catturati. Il soldato riferì che, «secondo quanto si dice tra i partigiani , il presidio di .Tablanica ha capitolato da un paio di giorni [cioè intorno al 23-24 febbraio - n.d.a.] . Il colonnello Moltoni sembrerebbe morto in seguito a ferite; il tenente colonnello comandante del presidio [Pietro Palleroni - n.d.a.] si sarebbe ucciso» <206>. Circa un mese dopo, un aviere della compagnia di formazione costituita a J ablanica, fuggito dalla prigionia, riferì di non aver «visto tra i prigionieri ufficiali nostri, e so che appena fatti prigionieri furono tutti uccisi» <2' 17>. Poi si ebbero ulteriori conferme: i partigiani erano ricorsi <<al solito sistema barbaro: fucilazione immed iata cli tutti gli ufficiali e i feriti» !248>. Il sottotenente Francesco Angileri, della 9" batteria, che si era mimetizzato fra i soldati , vedendo cadere i colleghi si qualificò. Fu, così, fucilato il trentaduesimo ufficiale del presidio di Jablanica. Il colonnello Moltoni era stato «atrocemente insultato e ucciso con una revolverata alla nuca, eia una donna che lo denudò indossandone la giubba, menlre gridava agli italiani: 'da questo momento sono il vostro colonnello'» 12491 •
SECONDA FASE DELLA 'WEISS' LETTERA DI HITLE R A MUSSOLINI Il 20 febbraio , mentre cadevano i presidi di Rama e Ponte Lug, aveva inizio la seconda fase dell'operazione ' Weiss'. Il generale Robotti, di fronte al confuso quadro degli avvenimenti nella zona Prozor-JablanicaMostar, ed al sovrapporsi dei combattimenti in cui contemporaneamente si trovava impegnata la 'Sassari ' a Lapac, aveva chiesto - ma senza successo - al comando tedesco che i tempi e le modalità della ·Weiss 2a, venissero adeguati alla nuova situazione (250l . Ricevette, invece, per decisione di Keitel l'indiretto concorso di due gruppi da combattimento (Annacker e Voge!, dal nome dei rispettivi comandanti)<2511 che, alle dipendenze del comando della '718"' divisione cli stanza a Sarajevo, operarono a nord della ' Murge' .
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Di fronte alla posizione sostanzialmente negativa dei germanici, si ha la sensazione che R obotti abbia adottato il 'puntare i piedi' di Ambrosio poiché, informando il Comando Supremo del rifiuto tedesco, proponeva che la partecipazione delle forze italiane al nuovo ciclo della 'Weiss' fosse rinviata «sino a quando non saranno chiarite e risolte le situazioni particolari del V, XVITT e VI C.A ., e comunque fino a quando le truppe della colonna 'Sassari', tutt'ora impegnate in zona Lapac, avranno potuto sostitui re negli attuali compiti di presidio le unità della 'Bergamo', destinate a cooperare alla 2" fase '\Veiss'» <252l . I battaglioni della 'Bergamo' sarebbero entrati in azione due settimane dopo l'in izio delle operazioni.
Schermaglie a parte, con la seconda fase della 'Weiss' i partigiani, gii, in ripiegamento, furono ulteriormente sospinti sul dispositivo della 'Murge'. Il 20 febbraio [C\RTINA N . 5 - Pag. 64] la divisione ' Prinz Eugen ' con una colonna mosse eia Bosanski Petrovac, raggiungendo Dervar il 28, e Bosansko Grahovo il 3 marzo. Con una seconda colonna avanzò in profondità per Rore , Podgradina , Arzano, quindi diresse su Posusjelm oschi, ed il 15 marzo sarebbe giunta nella zona mineraria di Siroki Brieg ad ovest di Mostar. La ·369~' , da Klj iuc occupò Yarkar Vakuf (oggi Mrkonié Grad), ed il grosso puntò su Glamoc e Livno, entrandovi rispettivamente il 2 ed il 3 marzo. Da qui, una colonna diresse verso est ed il 7 marzo era a Suica, poi piegò a nord-est ed il giorno dopo raggiunge va Kupres e Bugojno. Una seconda colonna proseguì in direzione sud-est per Tomislavgrad (Duvno ), puntando quindi su Prozor. Da Jajce, intanto, la 717a, scendeva per Donji Yakuf, Bugojno, Gornji Vakuf, convergendo anch'essa su Prozor.
In questa fase della 'Weiss', la partecipazione delle forze italiane fu limitata a quattro battaglioni della 'Bergamo', oltre a due croati. Compiute, fra il 25 febbraio e 1'8 marzo, alcune ricognizioni a breve raggio nelle zone alle spalle di Macarsca, cli Spalato, ed intorno a Signo, una col01111a (25° fanteria meno un battaglione, un battaglione croato, una batteria da 75/13) al comando del tenente colonnello Antonio Destino, mosse da Treglia ( =Trilj) verso Yerpoglie. Quindi, in collaborazione con una seconda colonna (tenente colonnello Luigi Scotti - 26" fanteria me no un battaglione, con una batteria da 100/17) rastrellò il territorio fra Arzano e Lovreé, e 1'11 marzo, riunite, occupavano Arzano. Il n, erano a Stude nci , cd il giorno successivo il 26a reggimento entrava ad !moschi; quindi, autocarrato raggiungeva Ljubuski m.'>, proseguendo per Mostar, dove passava agli ordini della 'lvi urge'.
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Dalmazia· Una cronaca per la storia (1943-1 944)
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Rapporto: l cm. = km. 10,0000 Schema della seconda fase dell 'operazione 'Weiss' (20 febbraio - 12 marzo). Le frecce trat teggiate indicano i reparti italiani, quelle continue le forze tedesche.
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La preminenza tedesca nell'operazione 'Weiss' stava determinando nuove preoccupazioni negli ambienti cli Roma. Supersloda, in un promemoria del 14 febbraio , poneva in rilievo che da parte di Berlino, «sfruttando tutte le attuali debolezze della Croazia ( organizzazione dell'esercito - lotta contro i partigiani.- situazione alimentare, ecc.» <251\ era in atto un'azione a carattere 'protettivo' nei confronti del Governo di Pavelié. Invadenza agevolata dallo stesso Governo croato che, con la sua «presunzione [...] di voler fare della politica estera nei Balcani», (accordi economici con la Romania, con la Bulgaria, tentativo di allacciare relazioni diplomatiche con la Turchia), dava modo a Berlino «cli portarla nella propria sfera d'azione» l 255 l _ L'influenza germanica - scriveva Superslocla - aveva «ormai varcato la linea cli demarcazione», e tendeva a far rientrare «nella sua orbita anche la zona costiera croata, approfittando in ciò del ritiro o della riduzione dei nostri effettivi nelle nostre zone di occupazione lasciandovi le formazioni cetniche, invise ai croati ed ai tedeschi»<2s6J_ Non dissimili le considerazioni esposte a Mussolini dal capo della legazione d 'Italia a Zagabria, Raffae le Casertano, durante un rapporto a Palazzo Venezia, presente il nuovo sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Giuse ppe Bastianini. Per Casertano, anche se ufficialmente i tedeschi non dimostravano l' intenzione d 'arrivare ad un 'protettorato' dello Stato croato, in pratica lo stavano attuando, poiché «assistono la Croazia, la appoggiano, la forniscono di armi e di viveri, mostrano cli giustificarne l' immaturità e le intemperanze, e intanto cercano di approfondire e estendere i controlli mi lit ari e politici» <257>. Per il ministro, questa politica del Reich veniva naturalmente agevolata dalla tradizionale apertura, anche culturale (ricordi asburgici), dei. circoli croati verso la G ermania, mentre Pavelié, «furbescamente, f... l pensa che, ottenuta la garanzia dell'Itali a, è bene rarsi proteggere di fatto dalla Germania» nella previsione che, «se vincerà l' Asse, sarà la Germania a decidere delle sorti dell'Europa, e specialmente dei piccoli Stati» (253>. Circa la situazione interna croata, Casertano faceva rilevare i pericoli insiti «alla base del programma cli Pavelié e di qu asi tutti i suoi Luogotenenti» poiché vi dominava «sempre lo sterminio degli ortodossi». Ed a postilla delle parole del ministro - «si calcola che quattrocentomila siano gli uccisi e centomila i convertiti al cattolicesimo» - Mussolini aggiunse: «Non perdonerò a Pavelié di averci regalato un supplemento di guerra nel suo territorio, proprio per la impolitica ostinazione cli voler sopprimere due milioni di ortodossi» <~5' l.
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Con molta probabìlitù ìl pro-memoria dì Supersloda e la convocazione di Casertano servivano a Mussolini per meglio documentarsi in previsione dei colloqui che doveva avere con Ribbentrop. Il 17 febbraio, anche il capo di Stato Maggiore Generale, Vittorio Ambrosio, faceva pervenire al Capo del Governo un 'appunto' sulle condizioni operative delle varie fronti, e - circa la Balcania - schematicamente ma drasticamente, scriveva: «Egli [l 'alleato tedesco - n.d.a.] deve: - decidersi senz'altro ad aderire alle nostre richieste di materiali per mettere a posto la difesa delle nostre coste [la Dalmazia - n.d.a.] e di quelle della Grecia; - facilitare al più presto lo sganciamento delle nostre divisioni impegnate in Croazia, che si dovranno ridurre alla costa, su una linea idonea a mantenere il possesso dei punti vitali (Zara - Sebenico - Ragusa - Cattaro)» <i60>. Ma questa contrazione dello schieramento contrastava con le conclusioni contenute in un 'pro-memoria' esteso dal generale Robotti solamente tre giorni prima, e nel quale aveva escluso qualsiasi ulteriore riduzione degli effettivi della 2" Armata. Anzi ne chiedeva - sia pure 'se possibile' - un rafforzamento; si dichiarava contrario allo sgombero di altri presìcli, ordinando - non sappiamo a quale ufficio - cli «scrivere subito al Comando Supremo facendo queste proposte» <261>. Evidentemente, Ambrosio era stato di tutt'altro parere, e le ragioni possono trovarsi nel substrato negativo delle sue conclusìonì, rudemente sincere. «E' questo il momento nel quale l'euforia che sino ad oggi cì ha fatlo vivere nell'irreale deve lasciare il posto al realismo che valga a rianimare lutti e 1·arci compiere lo sforzo grandioso che la situazione d'oggi, ìl poco tempo disponibile, la ristrettezza dei mezzi, debbono far diventare parossistico» !262 >. Se Ambrosio, quale nuovo capo cli Stato Maggiore Generale, nella prima udienza concessagli dal Capo del Governo, aveva dichiarato - con l'approvazione di Mussolini - di voler 'puntare i pìedì' con i tedeschi, ora andava ben oltre asserendo che, «in conclusione, i ledeschi debbono cambiare inlendimenti operativi e debbono aiutarci, altrimenti noì non saremo pìù obbligali a seguirli nella loro errata condotta cli guerra» (ir.,J. Leggendo questo periodo, sembra lecito chiedersi - Croazia e cetnici a parte - se, già da metà febbraio, quest'orientamento del Capo cli Stato Maggiore Generale non abbia avuto il suo peso nelle successive vicende del 25 luglio e dell'8 settembre. Al Capo ciel Governo, in quei giorni, pervennero anche due 'appunti' dal ministero degli affari esteri. Nel primo veniva posto in rilievo che la Germania aveva occupato tre quarti della Croazia; che il comando delle forze armate croate era passato sotto controllo tedesco; che la gendarmeria e la polizia, ormai , dipendevano dalla Gestapo. Nel settore economico. si accentuava la «manomissione» delle risorse croate, e <<ben scarso
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margine è lasciato alle iniziative italiane e agli scambi col nostro Paese»!2""l. Per Palazzo Chigi era «necessario riconoscere che una situazione di tal genere, che pregiudica gravemente il nostro prestigio e il nostro preminente diritto in Croazia», era stata «determinata dai recenti avvenimenti militari che hanno costretto il Comando Supremo italiano a ritirare dalla Croazia alcune nostre divisioni e quindi a restri ngere l'area della nostra occupazione militare. E' anzi da prevedere che altre forze dovranno essere ritirate» (2M)_ Mentre da queste valutazioni sembrava che il pensiero di Palazzo Chigi si allineasse con l'orientamento di Ambrosio, e che l'Italia non fosse obbligata a seguire u na Germania antagonista in Croazia, alla fin e dell'appunto perveniva a conclusioni ben diverse. Suggerendo «la più stretta colJaborazione fra le rappresentanze diplomatiche italiane e tedesche a Zagabria, nonché tra le Autorità militari» '266 ' sosteneva l'opportunità di non avviare con Zagabria alcuna iniziativa nel campo politico o milìtare, oppure economico, senza preventive intese tra Italia, Germania e Croazia , «in modo da evitare ogni menomazione del nostro diritto e confermare, agli occhi dei Croati, che nulla si fa in Croazia senza il nostro beneplacito» <267 ; . Se le valutazioni di Ambrosio potevano apparire anticipatrici, quelle del ministero degli affari. esteri erano tardive, ccl ambedue peccavano di velle ilarisrno di front.e all'obiettività dei (atti che l'uno e l'altro non sembravano cogliere, o tacevano. Con il secondo 'a ppunto' '2681 , Palazzo Chigi affrontava il prob lema dei cetnici - argomento sempre più spinoso - facendolo precedere eia una valutazione del movimento comunista , in «piena ripresa nella maggior parte della Balcania», e da quella delle forze armate di Zagabria, i «soldati dornobrani, e cioè dell'esercito regolare croato, defezionano frequentemente o sono in connivenza con le formazioni partigiane alle quali hanno fornito una buona pe rcentuale del loro armamento» (Zf>•). Tracciava quindi un quadro delle formazioni partigiane, ottantatremila uomin i in armi, con parziale gravitazione verso il litorale adriatico. Esaminando da ultimo la questione cetn ica, modificava le riserve espresse venti giorni prima in un ' Pro-memori a per il Duce' dove, pur avendo posto in rilievo che «notevoli for mazioni di cet nici hanno continuato a combattere fedelme nte a l"ianco delle truppe italiane, tedesche e croate contro i partigiani», aveva anche sottolineato che «talune [...J non hanno voluto sottomettersi alle autorità croate e talvolta hanno fatto anche causa comune con i ribelli». Ed aveva, inoltre, aggiunto che, «particolarmente i cetnici armati dal nostro Supersloda, si mostrano dil'fidenti verso i croati, i quali ne prendono spunto per dimostrare l'errore com-
Dalma;Ja - Una cronaca per la storia
messo dai noslri comandi, armando la popolazione serbo-ortodossa che, dicono, sia pronta a passare al ne mico, quando i suoi capi , e specialme nte il generale Mihajlovié, lo riterranno opportuno» <m,. Ora, ne l nuovo 'appunto' (forse in previsione delle tesi di Rib bentrop ), il parere era d iverso, e d i cetnici venivano presentati non solame nte come «un e le me n to d eciso a lottare con te nace intransigenza contro la Russia e le organizzazioni che da essa d ipe ndono». ma anche come un movime nto che «che può costituire, con le d ovute garanzie, un importante fatto re di equilibrio nel contrasto de lle forze ne i Balcani e un utile e lemento d i penetrazione de lla nostra politica in que l settore» <21 1>. Infine, una notizia - estremamente utile per affrontare la imminente discussione con la parte tedesca - ma che in quei mome nti (23 febbraio) poteva a nche sorprende re: «Ci risulta [... ] che anche i tedeschi stanno rivedendosi il loro a tteggia mento nei riguardi dei cetnici» 1212>. · Non sappiamo da quali fonti il ministero avesse ricevuto l'informazione, ma è certo - come pochi giorni dopo avrebbe ripo rtato il Notiziario informativo della 'B ergamo· - che «il 6 corrente fmarzo] col pope O ujié e l'ufficiale inf'ormatore d e l settore Dina ra , è stata inviata a Peée ni (Drvar TN-DT) la cp. motociclisti d e ll ' 11° regt. bersaglieri. per prendere contatt o con i reparti tedeschi[ ... ]. A lle ore 12 la colonna prendeva contatto con il primo blg. de l II rgt. SS divisione ·Princi pe E ugenio' comandato dal tcn. col. Wagener» . «L'i ncontro è stato cordiale>> P 3>, cd inoltre no n fu fine a se stesso. Quattro g iorni dopo. «dietro invito del comando della divisione tedesca che deside rava prendere conta i.lo col coma ndo cetnico [de l Dina ra - n.d.a. ]», «venne invi ato a Liv no col suo re parto il tenente [Milan] Cvieticanin della M.V.A.C. di Knin» ir•>. Questa volta non era soltanto il pope Dujié, ma un 'intera formazione cetnica che e ntrava in contatto con i tedeschi, s u loro richiesta, ed o ltre tutto in contrasto con gli orientamenti che pochi giorni prima il ministro de gli affari esteri d i Germania aveva manifestato e soste nuto a Roma.
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Ribbcntrop era giunto a R oma il 24 febbraio. Ne i colloqui con Mussolini, nonostante la preminenza del fronte libico-tunisino, venne riservato ampio spaz io ai p roble mi de lla Croazia. Il minis tro d e l Reic h era a nche latore d 'una lettera del Fiihrc r per il Duce. Lettera molto lunga, a rticolata in nove punti. Il qua rto e ra dedicato a lla Balcania e d agli insodd isfacenti risultati d e lla ·Wciss' <W>. anche se H itler introduceva l'a rgome nto con una affermatione o ttimistica: «In Croazia si è chiusa con successo la prima parte delle o perazioni». Però subito dopo, con un «purtroppo», censurava l'apporto dei re parti italia ni. «Purtroppo non è riuscito al quinto corpo italiano di serrare L] con rapida avanzata s u Bos . G rahovo
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e Bihaé, la conca attorno al Gnneé Planina con rapidità sufficiente per poter impedire a forti formazioni comuniste cli sfuggire verso sud-ovest e sud» (rn,). La disinformazione ( o la meditata manipolazione dei fatti) era evidente. Probabilmente i suoi comandi non lo avevano ragguagliato esattamente sui piani della 'Weiss', sulle tabelle dei movimenti, sulla ripartizione degli obiettivi. Ma la tattica dell'O.K.W., cli mascherare propri errori con presunte responsabilità di altri, questa volta non resse, poiché i comandi germanici non potevano immaginare che Hitler si sarebbe avvalso dei loro rapporti per mettere in difficoltà Mussolini, e che il D uce avrebbe reso palese il sotterfugio. Mussolini, avendo buon gioco - almeno q uesta volta - non si lasciò sfuggire l'occasione e, l'S marzo, rispose pacatamente ed incisivamente: «Ci rca l'azione in Croazia. nel primo tempo del ciclo 'Weiss', ritengo anch 'io che i risultati. se non sono stati decisivi , furono tuttavia soddisfacenti. Quanto all'azione del quin to Corpo d' Armata italiano, al quale , FUhrer, fate cenno, il mio Comando Supremo mi fa osservare che il progetto compilato dal generale Loehr, prevedeva l'agganciamento e la distruzione delle formazioni ribelli mediante una rapida avanzata cli colonne celeri germaniche su Bihaé-Bos.Petrovac-Kljiuc. Compito delle truppe italiane del quinto Corpo era invece di avanzare metodicamente eia ovest verso est, rastrell ando il terreno, con obieuivi le località cli Slunj. Bihaé, Korenica, Udbina>>nn,. Mussolini, sentendosi sicuro, non si li mitò all'esposizione dei piani, e contrattaccò puntualizzando che «lo svolgimento della manovra non avven ne come previsto». «Mancò l'azione celere in profondità dei tedeschi, e gli obiettivi che dovevano esser raggiunti fra il 20 ed il 21 gennaio lo fu rono tra il 28 gennaio ed il 3 febbraio» m~1. Rivendicò la regol arità dei movimenti delle unità italiane, facendo notare che «le truppe de l quinto Corpo, a cui era affidata l'azione metodica di rastrellamento, nonostante le gravi difficoltà ciel terreno montano, della neve alta e dell'accanita resistenza ribelle, raggiunsero regolarmente gli obiettivi assegnati: Slunj il 25 gennaio, Korenica il 2 febbraio, Ud bina il 4 febbraio» <~79>. Le inesattezze del FUhrer andavano ancor più oltre poiché, affrontando la questione della prossima seconda fase de lla 'Weiss' , non soltanto considerava «altrettanto desiderabile che partecipino forti forze italiane», ma anche ne schema tizzava l'impiego: «un gruppo di forze (divisione 'Bergamo') dovrebbe rapidamente puntare su Livno, per impedire eia lì con la settecen todiciassettesima divisione[.. .] che il nemico sfugga nuo-
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Dn/111nzia - U11a cronaca per la smrin
vame nte verso il sud, mentre un altro gruppo dì forze. avanzando dalla Va lle del Narenta, deve raggiu ngere la linea Posusje-lmotski, per assume re la difesa de i giacimenti di ba uxite, che sono più impo rtanti a i fini de lla guerra e ne i q uali le bande sono ormai pe ne trate» ,i...,>. Scenario molto approssimati vo rispetto ai piani concordati a Belgrado fra i generali Robot ti e Lo hr poiché Livno era obie ttivo tedesco; inoltre nessuna avanzata era prevista dalla Val Narenta verso la zona delle minie re (ovest di Mostar) (28'>, assolutamente tranquilla dall 'autunno del J942, salvo qualche sporadica azione di disturbo da parte di alcune 'trojke' (gruppi d i tre o quattro partigiani). Mussolini su questo punto non e ntrò nel me rito, e sempliceme nte rispose che. «come è sta to convenuto con il generale Warli mont (dal generale Ambrosia 1'8 febbraio a Roma - 11.d.a. l il Comando it a lia no darà tutto l'apporto possibile pe r assicurare il fianco de lle d ivisioni tedesche che operano in direzione Livno-Glamoc e per chiude re le vie cl i sfuggita verso sud ai partigia ni» '"~> .
COLLOQ U I MUSSOLINI-RIBBENTROP CONTR ASTO SUL DISARMO DEI CETNICI
li 25 febbraio, R ibbentro p, accompagnato dalrambasciatore tedesco a Roma, Hans Georg von M.ackensen, venne ricevuto a Pa lazzo Venezia. Da pa rte ital iana, oltre a l Capo de l Governo. vi e rano Dino A !fieri. am basciatore d'Ita lia a Be rlino, e Bastia nini, sottosegretario di Stato per gli affari esteri 1~·1• Seguendo il copione della lettera di Hitler integrata dalle considerazioni di Ribbe ntrop, duran te q uattro o re di riunione, furono esa minate le situazioni militari di tutte le fronti . e quelle po li tiche. Sul proble ma croato, R ibbentrop espose il pensiero del Ftihrer: dobbi amo lottare con tre gruppi distinti , «i comunisti r... ] , i seguaci di Mihajlovìé, che comprendono i cetnici, e gli irregolari» poiché «nel caso d 'uno sba rco inglese [.] tutti questi gruppi si sarebbero affrettati a dare aiuto all'invasore» 1::s.i1• Da qui la necessità di un intervento preventivo su larga sca la. E ne avallò la necessità con una docume ntazione - consegnata a Mussolini - s ui cetnici e sulle form a;cioni armate dagli italiani (M.V.A.C.), per dimostrare la loro dipe ndenza da Mihajlovié. Bastian ini «contestò la probabilità di una unificazione di tutti e tre i gruppi lcetnici-M .Y.A.C.partigiani - 11.d.a.J nel caso di un 'invasione inglese», cercando di far com-
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prendere che «i partigiani filo -russi non avevano niente in comune con gli uomini di Mihajlovié», ed insistette sul concetto c he «la guerra sul fronte serbo-croato[ ... ] non era un problema di numero di divisioni»('~5l. Per Mussolini, inoltre, «non era stato ancora trovato nessun metodo valido per combattere i partigiani» , anche perché «le truppe regolari tedesche ed italiane non erano preparate alla guerriglia» c1' 6l . Ribbentrop ribatté che «il problema di Mihajlovié e dell a pacificazione della regione croata non era politico, ma militare» c2•7l, e la discussione, non trovando un punto d'incontro, venne rinviata ad una riunione con gli esperti militari per il giorno dopo. *** =:: *** Ribbentrop tornò a Palazzo Venezia con il generale Wallher \Varlimonl, vice-capo dell'ufficio operazioni dell'O.K. W., e con il capitano Hausbranclt. D a parte italiana, oltre a Mussolini, il generale Ambrosia, il sottosegretario Bastian ini, ed il tenente colonnello Pietro Mella no iws>. Il ministro del Reich insistette sulla necessitfi di non fornire anni ai cetnici , anche se si battevano contro i comunisti , e sostenne l'esigenza di «annientarli e ntrambi, perché entrambi sono nemici» 128')). Ovvie le s ue argomentazioni, tenendo presente che per Hitler (come aveva dichiarato nella lettera) i Balcani costituivano, la sua «più grande preoccupazione», essendo convinto che, «qualora domani avesse luogo uno sbarco, [... ] i comunisti, gli aderenti di Mihajlovié e tutti gli altri 'comitagi ' si troveranno d'accordo nell'attaccare immediatamente le forze italiane a sostegno dei nemici sbarcati» ci9oJ. Per il Fiihrer, il movimento di Mihajlovié, «energicamente diretto ed organizzato [,] e guidato abilmente dal punto di vista politico», attendeva solamente «il momento, nel quale aggredirci con prospettive di s uccesso» c2·J1J.
Hitle r, nella lettera, - ed era un rilievo a Mussolini - aveva anche scritto che «le armi, le vettovaglie occorrenti per l'esecuzione cli siffatti piani, Mihajlovié cerca di procurarsele fingendo di aiutare le vostre truppe nella paci(icazione ciel paese. In lai modo le sue formaz ioni ricevono tutto ciò di cui hanno bisogno per poi intraprendere la lotta contro di noi» (292>. Indi , un r ichiamo: «Io debbo, Duce, secondo la mia ferma coscienza, mettervi in guardia seriamente contro una prosecuzione di siffatta politica, e posso segnalarvi che negli ambienti direttivi de l movimento di Mihajlovié vengono svolti vasti preparativi per l'annientamento o il clisanno delle vostre stesse forze in Erzegovina e nel Montenegro» <2') '>. Da ultimo - ti piaccia o non ti piaccia - le decisioni. «In considerazione dei pericoli che sono insiti nel movimento di M ihajlovié, ho ad ogni modo dato disposizioni per la soppressione dì tutti i seguaci di Mihajlovié nei territori occupati dalle mie forze» c29' l. Perciò - proseguiva Hitler - «riten-
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go desiderabile, nell' interesse delle comuni finalità, che anche la vostra seconda Armata consideri Mihajlovié ed il suo movimento quali accaniti nemici delle potenze dell'Asse, e vi prego, o Duce, di dare o rdini ai vos tri comandanti superiori in tal senso» (Ml. Non mancò, neppure. la frecciata. «Io credo [... J che vi sono compiti che non si possono assolvere mediante astuzia politica, ma solo con l' impiego senza riguardi de ll a forza» (!9(•J. Di fron te a queste convinzioni che, in una visione escl usivamente militare del problema, avevano la loro logica. ben poco spazio restava alla linea politica seguita dai comandi italiani. E ne l prosieguo della discussione la parte italiana ricorse proprio a quell a ·astuzia· bo llata dal r:'iihrer, ingaggiando battaglia non sulla sostanza ma sulle formu le . Cominciò Mussolini. cerca ndo di procrastin are ogni decisione - «prima occorre pacificare il paese [concetto indefinito in sè, oltre che nel tempo - n.d.a.] e poi disarmare i cetnici» (?'i1l - e no n parlò cli 'a nnientamento' . l i generale /\mbrosio, a sua volta, oppose che «le forma zioni cetniche s i sono battute bene. hanno avuto molte perdite e molte pe rdite hanno inflitto ai partigiani. Ora ci è sufficiente che continuino a combattere per noi , dato che no n abbiamo truppe s ufficienti e anzi ci occorre recupe rarne». Poi aggiunse: «Lo scopo fi ssato dal Flihre r (annientarli) non è una soluzio ne che s i possa ottenere [... ] subito. Siamo tutti d'accordo che occorra arrivare al disa rmo, ma non si deve fare di colpo. perché altrimenti compliche remo il problema aumentando le fi le dei partigiani» (Z9~l . L'interlocutore più ferrato, apparve il generale Warlimont. Espose il programma dell'O.K.W., che può essere riass unto in tre proposizioni: «ultimare le operazioni contro i comunisti roperazione ' v\/e iss' - n.d.a.J»; «poi iniziare la smobilitazione dei cetnici»; ind i «annientare in un prossimo avven ire anche il movimento cli Mihajlovié» 129'>i. Con la fo rmula 'ultimare le o perazio ni', il gene rale contrapponeva un criterio più delimitato nel tempo, rispetto a guello di Mussolini (pacificazione del paese) , ed ancora una volta la discussione se il problema dei cetnici fosse prevale nteme nte politico (tesi Mussolini-Ambrosio), oppure militare (Lesi Ribbcntrop-Warlimont) divenne complessa. Il dibattito fu aggiornato, ed il Duce affidò ad Ambrosio il compito di valutare con Warlimont gli aspetti militari del proble ma i:11x,i .
li giorno successivo (27 febbrai o) i due generali si ritrovarono a Palazzo Vidoni, sede del Comando Supremo, presenti il generale Mario Caste llano, il tene nte colon nello Mella no, cd il maggiore von Plehv <·"11 l. Ambrosie, nonostante le puntualizzazioni tedesche del giorno prima. ripropose le riserve sul disarmo dei cet nici, e Warlimo nl accettò che !"annientamento' dei cetnici avesse luogo «dopo liquidati i partigii'l ni» 1~;n. formu -
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la più ampia e meno definita d i quella 'dopo ultimate le operazioni'. Vennero anche discussi e concordati alcuni problemi relativi alle operazioni in corso. Conclusa la riu nione, Ambrosia fece compilare per la delegazione tedesca un pro-memoria con i punti concordati: disarmo dei cetnici dopo la ' liquidazione' dei partigian i; oppor tunità cli te nere di.stinta la ·weiss 2"' dalle contemporanee operazioni in Val Narenta: sicurezza nell a zona mineraria cli Mostar affidata unicamente a reparti italiani <10·\ oltre alla no!1 secondaria questione del comando (unificato o coordinato) delle operazioni. Ma nessun accen no a Mihajlovié ed alle formazioni cetniche del Montenegro. Ribbentrop rimase contrariato. ln pri mo luogo perché, a suo giud izio, nel pro-memoria vi erano «clausole sulla organizzazione del comando che non coincidevano con gli accordi verbali» presi durante il colloquio con Mussolini , per cui «le forze tedesche cd itali ane avrebbero, sì. operato separatamente, m a con l'aiuto di uffici d i collegamento». Q ui ndi, perché in merito ai cetnici, cd «era il punto più grave, non [si] faceva cenno a Mih ajlovié» (]0 '>. E \.Varlimont doveu.e sollecitare un nuovo incontro con Ambrosia, per il giorno seguente (28 febbraio). 11generale tedesco, in relazione al comando unificato delle operazioni ed a quelle contro i cetnici, quas i per ammorbidire Ambrosia, assicurò che i ge rmanici intendevano «condurre le operai.ioni anc he contro Mihajlovié in accordo con le truppe italiane», in quanto «il centro di Mihajlovié» non era in Serbia, «ma in Montenegro, e q uindi in sfera italiana» \:u15i _ Warlimont manovrava con abilità , ma Ambrosio intuì il pericolo: operazio ni in comune contro Mihajlovié significavano consentire ai tedeschi di superare la linea di demarcazione, e di entrare in territori non soltanto di giurisdizione italiana ma, nel caso del Montenegro. in uno stato giuridicamente indipendente, anche se aggregato all' Italia da una ' unione personale' . La discussione dovette farsi difficile se, alcuni giorni dopo, Ambrosio, parlando con i generali Robotti e Pirzio Biroli avrebbe eletto che Warlimont «vi è tornato sopra [alla questione di Mihajlovié n.d.a. ] ed ha chiesto precisazioni che gli sono state rifiutate» ,,n,,)_ In ogni modo, schermaglie e contrasti a parte, fra Ambrosio ed il generale tedesco venne chiarito che «ultimate le operazioni contro i partigiani si d isarmeranno i cetnici» <3011 - cioè si tornava al primi tivo e più ristretto concetto di Warlimont. Ribbe ntrop, conosciuto l'esito del colloquio e l'indefinita questione cli Mihaj lovié, irritato, si sfogò con l'am basciatore Alfieri «per il modo di agire del Comando Supremo italiano» sottolineando, «assai chiaramente [,I che durante il suo incontro con il Duce aveva avvertito una certa resi-
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stenza da parte dei signori militari, la quale gli aveva dato l'impressione che essi non fossero convinti della necessità delle operazioni in Croazia!3081. Alfieri si precipitò da Bastianini, ed insieme si fecero ricevere da Mussolini. Le parole di Ribbentrop erano pesanti tanto che Mussolini, personalmente, mise per iscritto, le istruzioni per Ambrosio. Nel 'Riassunto delle riunioni' di quei giorni, compilato dal Comando Supremo, si legge: «Con [telexl 20877, per ordine superiore, si comunica a Warlimont che si conviene sul punto che anche le formazioni cli Mihajlovié costituiscono un pericolo e che esse dovevano esser affrontate ed annientate quando ciò sarà possibile e secondo piani operativi e contributi di forze da stabilire fra Comando Supremo e O.K.W.»c'091• Anche se era la prima volta che gl'italiani parlavano di ' annientamento' , tuttavia i termini appaiono studiatamente sfumati: le formazioni di Mihajlovié erano considerate un 'pericolo' e non un ' nemico'; sarebbero state 'annientate', ma quando 'sarà possibile'; l'annientamento doveva esser attuato secondo 'piani operativi' e 'contributi di forze' 'da stabilirsi'. Praticamente veniva rinviata ogni decisione. Le schermaglie, tuttavia, non erano finite. Warlimont, fattosi più attento, contrappose, anch'egli per iscritto, che la frase 'quando ciò sarà possibile', andava intesa nel senso che «saranno iniziate al:- più presto trattative preliminari fra O.B. Sud-Est [Oberfeh!shaber Sud-Ost=Comando Superiore del Sud-Est n.d.a.] e il comando italiano designato allo scopo per le operazioni contro Mihajlovié» (.lii)). Ed Ambrosie gli fece rispondere che «la frase va intesa anche in tal senso», cioè - come avrebbe chiarito alcuni giorni dopo a Robotti ed a Pirzio Biroli - quel 'anche' «significava che occorre vedere ad es. se avremo le forze necessarie» P 111 .
******* Partiti i tedeschi, Ambrosìo il 3 marzo convocò Robotti e Pirzìo Biroli e, quali diretti interessati, li ragguagliò sugli orientamenti emersi e s ui punti concordati con i tedeschi. Fece presente che gran parte delle difficoltà incontrate erano state determinate da una situazione pregiudicata in partenza: Cavallero, a Rastenburg, si era dichiarato d'accordo sui criteri esposti dal Fi.ih rer per la cosidde\la pacificazione della Balcania, cd i tedeschi, a Roma, avevano inteso «dare determinazione a quanto convenuto» m2l. Ammise di essersi destreggiato, ma senza molto successo, cercando di far comprendere «che la pacificazione b.alcanica era una uto pia», ed ora - disse ai due generali - «dobbiamo rinunciare alla collaborazione coi cetnici», perché «il maresciallo Cavallero aveva aderito a ciò senza riserve» pi,) _
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T.J capo di Stato Maggiore Generale , inoltre, chiarì che il disarmo problema che interessava direttamente Robotti anche se in contrasto con i s uoi convincimenti - avrebbe avuto luogo «dopo ultimato il ciclo delle operazioni in corso» c,i 4 J . Pirzio Biroli contrappose che un disarmo delle 'formazioni nazionali montenegrine' non era possibile, sia pe rché «tutto il Montenegro sarebbe nuovamente in fiamme», sia perché quei cetnic i non seguivano gli ordini di Londra, avendo fid ucia solame nte negli italiani. Ambrosio, forse a nche per fargli toccare con mano la determi nazione dei tedeschi lo incaricò, secondo la richiesta cli Warlimont - d'incontrarsi con il gene rale Lobr, per un colloquio a carattere preliminare. In ogni caso, avrebbe dovuto far intendere alla parte germanica che «sta be ne il concetto di persegui re e distruggere il movimento cli Mihajlovié, ma prima stabiliamo dov'è. Se è in Serbia noi non dobbiamo concorrere. Se è in Montenegro occorrerà fare qualcosa» <·11:11•
Quas i per documentare la rigidezza anti-cetnica dei tedeschi, A mbrosio fece leggere ai d ue ge nerali il testo d 'una comunicazione inviata da l capo cli Stato Maggiore dell'O.K.W., generale A lfrecl .l odi. a Warlimont me ntre questi era a Roma, ed intercettata dal S. I.M. (fra alleati è bene non fid arsi), che in sintesi diceva: «Se contro Mihajlovié non si avrà il concorso delle tr'uppe ita liane, provvede ranno i tedesch i con le loro forze (invieranno la migliore divisione alpina). Il FUhrer è mollo contrariato. Non devono esserci compromessi per l'azione contro Mihajlovié»P11'>. Tuttavia né Robotti né Pirzio Biroli dovette ro restare molto convinti se, nel verba le fu registrato che per Pirzio Biroli «i tedeschi pigliano continue cantonate e d uccidono la logica», e per Robotti che «ogni cetnico che si disarma, significa la perdita di due uomini: s i perde un alleato e s i procura un nemico» i m>. Ambrosio. condivide ndo q ueste riserve, ritenne cl i informare Mussolini , e si recò a Palazzo Venezia con i d ue generali. Non si conoscono gli argomenti cie l colloqu io, ma le conclusioni - quasi certamente - sono q ue lle contenute nella lettera che il D uce, l' 8 marzo, inviò acl Hitler, in risposta a lla nota che gli aveva fatto perve nire tram ite Ribbentrop. M ussolini lo assicurava cli ritenere, perso nalmente, c he «cetnici e partigian i sono nemici dell'Asse, e c he do mani , soprattutto in caso di sbarco, essi farebb ero fronte comune contro cl i noi e potrebbe ro me tl e rci in una situ azione difficile » rn,; _ Ammetteva c he, «per le necessi lf1 de lla guerriglia, a ll a q uale come lu i.ti i balcanici a nche i cctnici sono particolarme nte adatti», alcune migliaia era no stati localmente a rmati dagli italiani e che si erano, «a lmeno sin quì [,] molto e ne rgicame nte ba ttuti contro i partigia ni ». Quindi lo informava che i generali Robotti e Pirzio Biroli avevano da lui ricevuto le segue nti dire ttive: «a) nessuna ulteriore conse-
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gna di armi ai cetnici; b) loro disarmo non appena i partigiani avranno cessato di costituire un movimento armato pericoloso» (}l')J. Formula , quest'ullima, dilatoria, e non sappiamo se Mussolini intese ampliarla o circoscriverla aggiungendo fra parentesi: «un brigantaggio a sfondo più o meno politico è un fenomeno cronico in quelle regioni» <320>, ma non parlò di ' annientamento'. Se da questa contorta vicenda appare evidente il tentativo italiano cli mantenere una propria autonomia nei rapporti con i cetnici, meno evidenti risultano i reali intendimenti dei tedeschi. Forse, di fronte ai primi dubbi sulla tenuta de ll' Italia, cercavano di spostare le loro forze il più possibile a ridosso della costa dalmata. Perciò valorizzavano il pericolo d'uno sbarco anglo-americano, che avrebbe giustificato l'occupazione degli spazi che i cetnici, una volta disarmati, avrebbero lasciato liberi. Robotti , nonostante il colloquio con Ambrosio e l'udienza da Mussolini, era sempre contrario ad una azione contro le formazioni serbo-ortodosse tanto che tornato in sede, scrisse al Comando Supremo assicurando che i cetnici sarebbero stati da lui disarmati, ma «in forma graduale, per eliminare la possibilità di reazioni violente». Pose anche in rilievo - in pratica un' ulteriore riserva - che «le formazioni cetniche sono oggi fortemente impegnate, in stretta ct.>llaborazione con le nostre forze», e non gli sembrava credibile, «nella situazione presente, un improvviso mutamento della linea cli condotta fi nora seguita [dai cetnici - n.d.a.] nei nostri riguardi» mn. Per di più avvertiva che «dalla decrittazione di recent issimi marconigrammi delle reti cli Mihajlovié, confermati da nostri informatori diretti, risulta che le formazioni cetniche operanti nell'Alta Narenta hanno iniziato, nei giorni scorsi, collaborazione con le truppe germaniche» im>. Notizia che confermava quanto il ministero degli affari esteri aveva già anticipato il 23 febbraio a Mussolini, e che trovava riscontro anche nelle segnalazioni della 'Bergamo' circa contatti fra le formazioni del 'Dinara' con la divisione 'Prinz Eugen ·.
LE PARTI IN CAUSA NEL CONFLITro CERCANO LA COLLABORAZIONE DE I CETNICI Mentre i tedeschi a Roma ponevano le premesse per il disarmo, se non anche per l'annientamento dei cetnici, tutte le part i coinvolte nel calderone balcanico ne cercavano la collaborazione. G li stessi germanici non ne disdegnavano l'apporto, ed il 12 marzo, il XVJ Il Corpo d'armata
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avvertiva «che il capo cetnico Mane Rokvié, proveniente da Bos. Grahovo, dove era andato per conferire con i capi cetnici operanti con le truppe tedesche, ha espresso il suo compiacimento per la cooperazione esistente con le truppe tedesche)> \.mi. Dal canto suo anche Zagabria, forse nel timore d'una intesa cetnico-partigiana, sarebbe arrivata ad accordi di carattere locale. Inoltre gli stessi i mussulmani avrebbero tentato cl'intenclersi per agire di comune accorcio· contro partigiani e croati. Infine, Londra si sarebbe prodigata per indurre i cetnici ad accordarsi con i partigiani, e costituire un 'unico schiarimento contro l'Asse.
1) TENTATIVI DI LONDRA Le notizie che durante la seconda parte del 1942 il Governo inglese era stato in grado cli raccogliere sull'attività di Mihajlovié, avevano posto il Foreign Office di fronte al dilemma se appoggiare o meno i cetnici. Il 17 dicembre, E den, in una prospettiva a lungo termine, aveva sottoposto a Churchill la convenienza cli far sapere a Mihajlovié che il Governo inglese intendeva sostenerlo ma, nello stesso tempo, facendogli chiaramente comprendere che Londra gli chiedeva più decise iniziative contro le forze clell' Asse, una intensificuione dei sabotaggi, e la creazione d'un unico movimento cli resistenza con i partigiani. Churchill approvò i criteri di Eden, probabilmente per due motivi: a breve scadenza, nel caso d' un secondo fronte in Balcania (proge uo sempre a lui caro) l'unificazione cetnico-partigiana, avrebbe favorito il piano d'invasione, con un forte movimento di resistenza alle spalle delle truppe italo-tedesche. A più lunga scadenza, un'intesa fra Tito e Mihajlovié, purché guidata da quest'ultimo, avrebbe consentito, a fine guerra, di contrapporre un movimento ecl un capo nazionalista all'internazionalismo cli Tito e dei comunisti. Però Churchill sapeva bene che una applicazione unilaterale cli questi criteri avrebbe interferito con le mire della Russia sui Balcani, ed il Foreign Office, avendo presente che un precedente progetto d'intesa fra cetnici e partigiani avviato nel novembre del 1941 era fallito per l'opposizione di Mosca, ritenne cli sentire il Governo russo coltivando anche il proposito d'un intervento di Stalin presso Tito <321 J. Iniziativa che, sorprendentemente, veniva segnalata dal VI Corpo d'armata ne lla Relazione cli fine d'anno. Dopo aver ricordato che già nelle precedenti settimane aveva dato notizia di «un tentativo effettuato dal Governo di Londra e di quello sovietico cli unire in un solo fronte antiAsse, cetnici indipendenti e partigiani», ora informava cli «contatti tra i capi ùei due movimenti, Draza Mihajlovié e Tito» c-'~5>. Anche Palazzo
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Chigi, il 2 gennaio (1943), in un 'appunto' per Ciano. scriveva che in Croazia. pu r essendo vi «forti dive rgenze f... ) fra i due raggruppame nti che continua no a comba tte rs i con no tevole accanime nto», vi e rano «in atto te ntativi da parte di e missari britannici presso i centri direttivi dei comunisti e dei cetnici per addivenire ad una loro intesa che permetta la formazione di un fron te unico r ibelle ne i Balcani» P~1•>. La pressio ne esercitata dal Governo inglese nulla trascurava e, questa volta, era il XV III Corpo d·armata a riferire che. secondo il pope Momc ilo O uj ié. il Governo jugoslavo in esilio a Lond ra, aveva «invitato Draza Mihajlo vié ad inizia re la lotta de i cetnici cont ro gli italiani». Inoltre, «alla risposta negativa da ta da l Generale Mihaj[ovié» i.m>_erano sorti dissensi nell'interno del Gabinetto tra croati e serbi, sino a determinare una crisi che aveva portato a ll'estrom issione del ministro per gli affari esteri , Momc ilo Ninc ié. Negli stessi giorni, il gio rnalista Radrni lo G rdjié, fid uc iario ce tnico e stretto colla boratore di Mihaj lovié, in una lettera a l comandante di Supersloda, diceva di sentirsi obbligato a riaffermare la fede ltà dei cetnici all'Italia, poiché «la stazione Rad io-Lond ra divulgava no tizie secondo le quali si dovre bbe tro vare una pia ttafo rma per il raggi ungime nto cl i un fro nte un ico tra i reparti cetn ici e que lli comunisti» <.12•>. Grdjié. in part icolar modo, si r iferiva ad un comunicato dell'Agenzia Reute,; che dava notizia d"una «dichiarazione di Ede n, c irca conversazioni fra i Gove rni di Londra e di Mosca per un ' intesa lra le va rie forze c he ma nte ngono atliva l'ins ur rezione nei te rrito ri dell'ex-.! ugoslavia» 1-'M , e che aveva avuto ampia risonanza, specialmente fra i serbi. Il quotid ia no di Be lg rado, Obnova (Rinnovame nto) , «pre nde ndo lo spunto da ll 'atteggiame nto esteriore assunto da l Governo inglese in ta le questione - che mostrerebbe un'interesse allo stabilimento cli una col laborazio ne tra comunisti e nazionalisti insorti. anche a costo di porre ques ti ultimi in sottordine», traeva a rgome nti «pe r conclude re che l'Ing hilte rra è dispos ta a sa crifica re la Se rb ia a bba ndo na ndola come ca mpo d·azionc alla predominante influe nza dei Sovieti». «D i fronte ad un simile tradimento - scriveva il giornale - il popolo serbo dovrebbe aprire gli occhi e, cessando di fa rs i illude re da lle sob ill azioni cli radi o- Lo ndra, avrebbe oggi la prova cli ciò che potrebbe atte nderlo» <-'.l< '> . Pa rl a ndo poi cl i Mihajlovié, il giornale poneva in rilievo che «egli si astiene eia qualunque gesto di causa comune con il bolscevismo. Può darsi che, in applicazione cli una te mpora nea ma novra tattica, si lasci c redere da Lo nd ra che gli sono sta te impa rtite ist ruzio ni pe r un 'intesa con i capi comunisti operanti in Serbia [...J. Ma anche se nella capitale britannica si pensa di ricorrere a certi espedient i destinati a far effetto ben più ad oriente che in queste regioni, il co ndottiero dell a ribellio ne naziona lista, che è q ui s ul posto, e
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conosce a fondo gli spiriti delle genti fra cui esercita la sua azione, manterrà immutata la sua secessione dal bolscevismo» <mi.
Non solamente i serbi, ma anche i croati erano preoccupati «a causa dell'attività della propaganda di radio Londra» temendo che i cetnici, «allettati dalle promesse inglesi della ricostituzione cli una più Grande Serbia libera e potente», fossero «ormai giunti nella determinazione di unirsi ai partigiani per cacciare definitivamente le truppe italiane [... ) e di attuare le loro vendetle contro gli ele menti croati» (.»~i. A Zagabria ave va largo credito la notizia che a Belgrado «correva voce [...] di un probabile accordo tra cetnici e partigiani» (.l,3l anche perché da parte serba e mussulmana, era giunta la segnalazione che «tra lo Jevdevié ed il Mihajlovié non sussisterebbero buoni rapporti in seguito ad un ordine emanato da quest'ultimo di sospendere ogni attività antipartigiana» P-''l. Indubbiamente, la suggestione di radio-Londra doveva essere notevole, se Pavle f)urisié, uno dei più infl uenti capi cetnici ciel Montenegro, il 17 febbraio , poteva dire che «fidati seguaci di D.M. [Orafa Mihajlovié - n.d.a.] incominciano già a tentennare e propongono di accorciarsi coi comunisti». E quasi amaramente aggi.ungeva: «Ognuno sa che noi siamo i rappresentanti del nostro Governo [nominale di Londra - n..d.a. ] ma il Governo loda i comunisti. Mi sembra che Londra cerchi di costringerci ad un'intesa coi comunisti attraverso l'opinione pubblica preparata da Londra con le sue radiotrasmissioni» <3351_
Durante tutto febbraio, radio-Londra svolse una «continua opera di persuasione per addivenire ad una conciliazione tra miliziani e cetnici nell'intento cli costituire un fronte unico contro le truppe clclrAsse» ,w,,_ tanto che la ' Murge' segnalava insistenti voci circa «un probabile incontro tra Draza Mihajlovié ed il noto Tito» 1-1-l il. Da Roma il Comando Supremo chiese ragguaglia Superslocla, e Rohotti sme ntì yualsiasi defezione dei cetnici trasmettendo copia elci telegrammi cli lealt11 e di protesta contro radio Londra che gli erano pervenuti dai capi ortodossi. Assicurava che «i cetnici della Bosnia, dell'Erzegovina e della Lika (sono in tutto 19.000), si dichiarano estranei a quanto affermato eia radio-Londra circa trattative per un accorcio fra cetnici e partigiani nei territori ex-jugoslav i» m,,. Essi riaffermavano la volontà di proseguire nella lotta, dal.o che i comunisti «mante rrebbero comunque i loro scopi cli bolscevizzare i Balcani». Inoltre, e soprattutto, confermavano che «l 'aiuto dato dall'esercito italiano alle formazion i cetniche non verrà mai dimenticato dal popolo serbo, il quale rimarrà fede le al debito d'onore contratto [,] in ogni circosta1wa» (-'3 1• Q
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I tentativi di Londra non e bbero successo, ed il VI Corpo d'armala. nel Riepilogo della situazione a febbraio, faceva osservare che «il completo falli mento del tentativo di unire le forze miliziane di Tito alle forze cetniche di Draza Mihajlovié, voluto e sperato dal Governo nominale [jugoslavo - n.d.a.] di Londra. ha indubbiamente influito sull'atteggiamento dei cetnici». Pur non potendosi «esattamente dire quale delle due parti abbia provocato la rottura cli ogni trattativa, forse ambedue» <3 m>, con molta probabilità, a giudizio dell'analista, la causa doveva ricercarsi nel fatto che le l'orze di Tito, «risollevate dai successi russi e da qualche successo riportato in Balcania», avevano «gettato la maschera dietro la quale si erano per qualche tempo nascoste manifestando idee nazionaliste ed appellandosi 'esercito nazionale liberatore', per mostrare il vero volto del bolscevismo e gli scopi chiari di voler costituire una federazione di repubbliche sovietiche in Balcania da incorporare alla grande feclera 7.ione russa» <341 >. D'altra parte, Mihajlovié «pressato eia Londra» sarebbe slato «disposto a venire ad un accordo a patto. però, cbe base di esso fosse il programma nazionalista serbo, con il logico ri pristino della monarchia cli Pietro II»<·" 2l. Per una più completa visione delle sottostanti ragioni di questa mancata intesa, va anche ricordata la valutazione squisitamente politica del Servizio in formazioni dell'esercito (S.I.E.) che Mihaj lovié sarebbe stato appoggiato dal Governo inglese. ma in maniera «particolarmente cauta per contingente opportunità politica», in quanto Londra tendeva a «contenere l'influenza bolscevica e la conseguente espansione russa nei Balcan i, cd a gettare le bas.i per la ricostitu7ione di una Jugoslavia che rientri nell'orbita delle Potenze democratiche» (mi, evitando nello slesso tempo d i allarmare Mosca.
2) ACCORDI CROATI CON I CETNICI Un 'intesa cetnico-partigiana non poteva lasciar indifferenle il Governo croato, e Zagabria cercò un avvicinamento con gli or todossì. Fenomeno interessante perché avrebbe potuto significare il superamento dei tanti e tragici contrasti che avevano determinato lo schieramento in blocchi contrapposti delle due maggiori etnie dello stesso Slato. Però, il Servizio informazioni dell 'esercito, analizzan do l'evoluzione del nuovo orientamento croato, prospettava un'altra ipotesi, piuttosto sottile, ma non improbabile. Secondo il S.I.E., gli approcci erano da «ricollegarsi con la persuasione che si va diffondendo nei Balcani - specie dopo i recenti avvenimenti in R ussia ed in Nord Africa - della vittoria degli anglosassoni. Si può, cioè, pensare che i croati , sapendo che i cetnici sono lega-
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ti al Governo nominale jugoslavo a Londra, si preoccupino di precostituirsi una posizione vantaggiosa da sfruttare nel caso di vittoria da par te degli alleati» c.4 • l. Motivazioni a parte, Zagabria cercò più d'un contatto con Jevàevié e con gli ortodossi. Gli approcci, che risalivano agli ultimi mesi de l 1942, furono ripresi il 25 gennaio quando il gran zupano (prefe \lo) di Mostar, Petar Zlatar, invitò Jevdevié ad un colloquio, presenti i colonne lli, Sarnbek, comandante della 6" divisione croata, e Jakovljevié, comandante della gendarmeria di Mostar t 3• 5l _ L'incontro fu positivo e vennero fissat i alcuni punti su cui sembrava possibile un accordo: «collaborazione de i cetnici con le autor ità croate; concessione ai cetnici della parità dei diritti con i croati; impegno delle autorità croate di ve ttovagliare regolarmente le popolazioni ortodosse; nomina cli una apposita commissione mista per fissare le modalità dell'accordo, che dovre bbe esser concluso senza l'intervento de lle autorità italiane» 1·46J. Jevaevié, su questo ultimo punto, si sarebbe riservato, sostenendo l'opportunità d'una preventiva autorizzazione da parte italiana. Il Servizio informazioni, considerando la portata de lle singole c lausole, era del parere che le autorità di Mostar avessero preso l'ini7,.iativa per ordine d i Zagabria, poiché «la ricercata col laborazione con le forze cetniche anticomuniste, se rnggiunta, avrebbe infatti il duplice ris ultato di saldare uno dei più gravi elementi di frattura nella a uspicata omogeneità interna. e di trasformare in una forza dello Stato quella che è oggi una forza nettamente ostile» U" 7i_ Inoltre giudicava che un simile «accordo, che importerebbe la sottrazione alla nostra influe nza (e d al nostro servizio) delle fo rmazioni annate ce tniche anticomuniste, varrebbe al Governo del Poglavnik l'acquisto di un notevole prestigio» <3,~,1. Infine, un 'incameramento' dei cetn ici da parte di Zagabria, non sarebbe stato sgradito agli stessi tedeschi, di fronte al pericolo «che quelle forze potrebbero rapprese ntare ne lla eventualità cli un'azione anglo-americana nei Balcani» r.wJ)_ Alla riunione del 25 gennaio seguirono altri incontri promossi dal gran zupano, e sempre cercando «di sottrarre gli ortodossi all a sfera d'influenza italiana. con promesse di parità di diritti ai serbi ed impegno di regolare vettovagliamento alla popolazione serba» '·' 5111 • I cetnici. dal canto loro, avrebbero dovuto abbandonare anche «ogni collaborazio ne coi mussulmani A.C. [anticomunisti - n.d.a. ]», poiché i loro gruppi «e rano stati costituiti dalle autorità itali ane allo scopo di contrapporli alle formazioni ortodosse e contenere qualsiasi eventuale azione di queste u ltime contrastante con gli interessi italiani» (-'5 ' 1• Il gran zupano non mancò di
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informare il comando della 'Mu rge' di q uesLe sue iniziative, ma limitand osi a dire che ave vano «come un ico scopo» que llo «di impedire le viole nze e le agitazion i fra le popolazioni e migliorarne l'alimentazione»<J.'~>. Jevdevié. invece, fu esplicito <J.\11, anche se è da dubitare che sia stato esaurie nte. Forse per una delle tante carenze di coordinamento fra gli organi di Zagabria, o per motivi c he sfuggono, il minisLro Vjekosla v Yra ncié, in q ue i gio rni a M ostar, escludeva che il Gove rno croato avesse promosso intese o accordi con i cetnici p;J>. Però, con trariamente alle dichiarazioni del ministro, tentativi di accordi maturavano anche in altre località. D i rilievo que llo condo lto a Foca dal co lo nnello St ije pan Gazié, del 13° regg ime nto <li fa nteria. Assie me al maggiore Ivan Srdoc, comand an te la gendarmeria. al maggiore Ilija Sober ed al capitano distrelluale di Gorazd e, si er a incontrato con il rappresentan te de i cetnic i, capi tano Mile Lasié, accompagnato d a i tene nti Bora Blagojevié e Mile R a<lovié. Questa volta la riunione era stata sollecitata dal comando cetnico di Foca, ed aveva avuto l'autorizzazione sia del Il corpo d'armata croato. sia - da notarsi del comando ted esco di Sa rajevo (,m. L'incon tro fu positivo, ed il 23 ge nnaio, i cetnici. nell 'attesa che la loro fondamentale richiesta di mantenere in zona forze pari a quelle croate fosse sanzionata dai comandi italiani e tedeschi, si impegnarono sui segue nti p unti: «a) - riconoscimen to da parte ce tnica d e l comando e dell 'auto ri tà de llo Stato I nd ipende n te cro ato: b) - consegna alle autorità croate ed allea te degli eventuali elementi cetnici perturbatori; c) - defini:t.ione col coma ndo italiano della loro posizione di a lleati d egli ita liani e de i croati» r ,,;6>. Me n tre il VI Corpo d 'armata sottolineava l' importanza d i questa intesa «in una zona, ove particolarmen te più frequenti erano i soprusi e le violenze che una parte com metteva a danno d e ll'altra» <>"i, pe r la ·Murge', (o rse con tro ppo o uimismo, «l'accordo soprattutto avrebbe sancito l' uguaglianza fra tutti i cittadini della zona, senza distinzione di nazionalità o di religione, ed una sincera collaborazione fra le parti che possa perme ttere a lla popolazio ne fuggita da lle case di farvi rito rno e vivere tranq uilla»<·'s~i. Il 18 febbraio , a Mostar, il colonnello J akovljevié, invitava .J evaevié acl un nuovo incontro, ma il capo cetnico, im pegnato ne i combattime nti che le sue fo rmazioni in quei giorni sostenevano contro i partig iani. delegò il dottor Ivan Perovié. li colloquio d i tre ore «avrebbe avuto per oggetto - come segnalava il corpo d 'armata - i n oti approcci già te ntati dalle a utorità di Mostar, le qua li p reoccupate d alla s ituazione militare vorrebbero concretare un programma di collaborazione con gli ortodossi» ,.1..w, _ Momenta neamente ogni decisione rimase in sospeso, poiché J cvé!"evié intese senti re anche i.I gran zu pa no di Rag usa. dotto r Ante Bué. O uesti gli
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«manifes tò chiaramente l'i ntenzione di vole r conclud ere un accord o ce tnico-croa to», ma no n tan to pe r arrivare ad u na pacificazio ne, qua nto «allo scopo di d imostrare alle autorità militari italia ne la inutilità della presenza di tru ppe italiane nella 2" zona, che sarebbe d ivenuta pe rfetta me nte norma lizzata in seguito a ll 'acco rd o stesso» <·"•0i. Jevéte vié rife rì le d issimulate inte nz io ni del d o ttor B ué a l co mando italia no. cd il V I Corpo d·armata rilevava che «razione croata è assolutamente priva d i lealtà nei nostri riguardi [.. .l, E' d a escluders i che egli [i l gran zupa no) possa ave r agito d'iniz iativa: [... ) nel corso d e lla discussione è e merso c hiara me nte che il dolt. Bué agiva su p recisi o rdini pervenutigl i da Zagabria» «""'>. U n pa io di se ttim ane do po - a me tà marzo c irca - il coma nd a nte de lla 6" d ivisione croata . colonnello Sarnbek. faceva sapere a l VJ Cor po d 'armata d'essersi nuovamente incontrato con .Jevdevié. « In questa occasione - scriveva il colonn e llo - Jevàev ié ha dichia rato c he, in me rito alla q uest io ne d e i rapporti t ra serbi e croa ti nel d is tret to d i Nevesi nje e Gacko. che le truppe ita liane lascia no, è stato stabilito da parte del comando della 2a Armata [italia na - 11.d.a. ] di pre ndere contatto dire llo e d accorda rs i co n le a utorità militari croate . a llo stesso modo come sono stari già regolati d irella mente i rapporti con i tedeschi»,.,,.:,. A parte la milla nteria di J evd evié 'di esser stato autorizzato' dalla 2" Armata e la interessan te no tizia che i cetnici si erano g ià accorda ti co n i te deschi , l' intesa con i croati sembrava o rma i raggiunta. Il 19 ma rzo, infa tti, ve niva firm a to l'accorcio. Se a Foca erano stati i cetnic i - p ur di ma n tene re s ul posto p ro prie for mazioni - ad accetta re le condizioni dei croati. questa volta furono i croati ad adattarsi alle richieste d egli o rtodossi. Non sola mente non vi fu a lcun riconoscime nto d e llo Stato croato eia p;.irle dei cetnici m a . dai singoli pu nti d e ll'accordo. ap pare un'ampia remissivi tà delle autorità croate. « I) - 1 cetnici garantiscono l'incolumità dei presìdi cr oati d i Nevcsinje e Gacko: 2) - essi garantiscono il norma le svolg ime n to d e ll 'attivit~1 delle a utorità croate in Ncvesinje e Gacko: 3) - i croati po tran no au men ta re liberamen te i loro presìdi in Nevesinje e Gacko fino ad un massimo della forza di un btg.. Ulteriori a umenti cli forza d ovra nno compie rs i in accordo con il vojvoda J evuevié: 4) - il servizio di s icure zza a i presìdi sopraccitati verrà svolto in coopcra7.ione fra cetnici. soldati e gendarmi croati (posti di blocco in comune. controlli in co mu ne, ecc. ); 5) - la protezione a i convogli militari c ro at i s ulla rota bi le Mostar-Nevesinjc-Gacko verrà da l.a dai cetn ici; 6) - la popolazione c ivile circolerà sulle vie Mostar-Nevesinje-Gacko con sa lvacondotti delle a utorità croate, mentre per i cctnici saranno validi i salvaco ndotti cetnici I, ] c he verra nno contro llati a i posti cli blocco d a i ge nd armi croa ti e da cetn ici in com une: 7) - a mbedue le parti collaboreran no
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per la pacificazio ne della w na. Eventuali inciden ti dovranno essere risolti sul posto da commissioni miste» <3<>.1>. L'accordo fu ratifica to dal Governo croato, ed il commissario generale amministrativo presso Supersloda , dottor David Sincié. assere ndo che le trattative erano state condotte «in obbedienza alle istruzioni da me impartite [... ] in antecedenza» 0 0-11, ne dette ufficialme nte notizia al gene rale Robotti. pregandolo anche di «prospettare alle Autorità [italiane n.d.a. l la necessi tà di spronare tanto i cetnici che le autorità croate a perseverare nell 'opera cli pacificazione con tutti i mezzi disponibili, nell'in teresse nostro comune» PMl_ Ro botti lo assicurò di veder «con favore la conclusione di accordi fra a utorità croate ed ortodosse», e gli ricordò che aveva «già disposto pe rché fosse faci litata la conclusione di accordi del genere in zona Medak, Gospié ed Otocac» <•661 , località della Lika. Cioè, le ricerche di possibili accordi sembravano. ormai, comun i a tutto il territorio di giurisdizione italia na.
3) I NI ZJATJVE DEI MU.S'SULMANI In questo mosaico si muoveva anche la componente mussulmana, mn con atteggiamenti no n ben definiti , costre tta com'era tra le pe rsecuzion i degli o rtodossi , gli alle ttamenti dei comunisti, e le violenze degli ustascia. Inoltre, la corre nte politicame nte più attiva, in mezzo alla indifferenza de lla maggioranza dei correligionari, e ra divisa fra chi cercava la collaborazione con il Governo di Zagabria, c hi voleva inte nde rsi co n i comandi italia ni, e chi spe rava di accordarsi co n gl i ortodossi. Orie ntame nti - o disorie ntamenti - quasi se mpre dete rminati dalla variabilità delle situazioni locali più che da precisi convincimenti, essendo il mussulmano pe r sua na tura <<incerto, esitante, a nimato da scarso spirito comba ttivo» < '"7>. Su di esso, scrive va Supcrsloda, «fanno presa tutte le correnti politiche, ma la massa è sensibile soltanto alla influe n7.a de lla parte che si ma nifesta più forte cd alla quale sembra arridere il successo»'""''. Nei loro confronti , r azione dei comandi italia ni si e ra limitata ad un 'opera di protezione contro le violenze degli ustascia, de i cctnici, dei pa rtigiani, c he concordemente consideravano i mussulmani una e tnia infer iore. A marzo del 1943, il generale Robotti, data la scarsa utilità d ' un loro apporto militare, aveva espresso il parere che fosse più conve nie nte ricercare «la collaborazione con la popolazione mussulmana f... ] assicura ndo in primo te mpo ad essa una protezione diretta ed effettiva con le nostre truppe», piuttosto che impegnarsi nella «costituzione ed armame nto di vere e proprie unità», e riservandosi di provvedere «soltanto quando s i
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avrà la certezza che le armi distribuite saranno ben impiegate» <36'11. Cioè non riteneva convenie nte un concorso armato dei mussulmani anche se la creazione di ' battaglioni mobili'. inquadrati cd addestrati, sarebbe stata di «contrappeso all'invadenza dell'organizzazione cetnica» <310l dando, nello stesso tempo, un'au tonoma protezione alla comunità mussulmana. In quel periodo, i battaglioni mussulmani a rmati dai comandi italiani erano soltanto tre, anche se per il dottor Isrnet Popovac. esponente della corrente filo-cetnica, vi sarebbero state migliaia di uomini pronti ad arruolarsi. Il dottor Popovac, oltre ad interessarsi degli aspetti militari, perseguiva finalità politiche, e quale rappresentante della 'Organizzazione Nazionale Mussulmana·. ne aveva precisato i fini in una dichiarazione programmatica: «I mussulmani della Bosnia-Erzegovina e di tutte le parti della nostra terra sono parte componente inscindibile de l 'serbisrno' e come tali s i rite ngono schiavi dello Stato croato ustascia e degli altri occupatori» (3711 • Affermava, inoltre. che «l'organizzazione militare mussu lmana è parte competente [rec1e: componente] del movimento cetnico sotto il comando supremo ciel sig. M inistro dell'esercito. della marina, de ll'aviazione, il generale d'armala Draza Mihaj lovié». Da ultimo proclamava che «scopo del nostro lavoro e dell a nostra lotta è la solida collaborazione coi serbi di tutte e due le religioni, uniti nella lotta per il Re e la liberazione della Patria schiava, onde creare uno Stato popolare con nlla testa .i l popolare Re Pietro Karadorckvié» (ml_ Dichiarazioni e programmi inequivoci: contro lo Stato croato e con i cetnici per la più Grande Serbia. Orie ntamenti c he. se anche lo ntani dalla comune opinione de ll a massa mussulmana , agevolava no il gioco di .Jevélevié. il quale «continua a lavorare di comune accordo col dott. Popovac» imi_ Questa confluenza d'interessi era seguita con attenzione. cd il comandante del presidio di Nevesinje, roccaforte del movime nto cetnico, pur premettendo che «l'odio di razza fra nrn.s.sulmani e cetnici non è certame nte per nulla scomparso» <-'1' 1. non escludeva la possibilità di «una più .stretta collaborazione [... ] per una decisiva lotta contro il comune nemico» ms,, i partigiani. Se, a Ncvesinje, un avvicinamento dei mussu lmani ai cetnici sembrava possibile sulla base di uno stesso obiettivo. a Gacko (poco più di 50 km in linea d'aria a nord-est di Nevesinje) le ragioni erano diverse. Qui, i mussu lmani cercavano l' intesa con i serbi non sola mente per prevenire le «rappresaglie o rtodosse. rappresaglie c he secondo il loro parere ldei mussulmani - n.d.a. l avranno luogo quando, presto o tardi, cesserà la dominazione italiana>) 1-''•1, ma anche perché «delusi dal fatto che speravano di essere armali nelle formazioni A.C. fcostituite dagli ita lia ni - ruf.a. l e
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di ricevere un trattamento economico pari a quello delle formazioni A.C. ortodosse» cm,. Su queste scelte, o convenienze, si stavano sovrapponendo gli interessi di Zagabria. Il Governo croato, non avendo capacità di prestigio, o garanzie da offrire ai mussulmani, aveva pensato di ricorrere al danaro, e d a Gacko, verso la fine del l 942, aveva fatto distribuire dalla locale gendarmeria due milioni e mezzo di kune cn~i, pur di costituire con gli elementi locali proprie formazioni. A febbraio del 1943, il ministro Vrancié, aveva incaricato un ufficiale croato cli organizzare i mussulmani della zona di Mostar. Il comando della 'Murge', segnalando che «la propaganda starebbe ora sviluppandosi intensa f... ] per attrarre i mussulmani nelle file cli questa progettata milizia» cmi, poneva in evidenza che il vero scopo era quello di «sottrarre dalla sfera d'influenza italiana i mussulmani, approfittando del fatto che questi ultimi, nonostante la disponibilità di uomini e di armi, e le quotidiane sollecitazioni» non riuscivano ottenere dai comandi italiani «l'autorizzazione alla costituzione di nuovi battaglioni»<,~0i. Situazione complessa, e territorialmente variabile. Se una delegazione mussulmana del paese di Cajnice (circa 60 km in linea d'aria a nordest di Sarajevo) si era rivolta al consolato generale d ' Italia a Sarajevo, chiedendo il rilascio di salvacondotti per i correligionari. che costituivano la quasi totalità della popolazione «desiderosa di sgombrare quella località assediata dalle bande cetniche» n~,,, il dottor Popovac, proprio in collaborazio ne con i cetnici, defenestrava le autorità croate di Bj e le mici (circa 45 km a sud-sud-est di Sarajevo). Per comprendere quanto l'ufficiale italiano incaricato dell 'inchiesta su questo incidente avrebbe scritto nella parte conci usiva della relazione - «il tempestivo inte rvento dei mussulmani A.C. [... ] ha sicuramente e vitata la reazione cetnica ed il consegue nte passaggio della popolazione [mussulmana - n.d.a.] ai partigiani» r3'izJ - si devono considerare i precede nti . Bjelemici, più che un paese è una zona (tra i Visocica Planina ·e la ri va deslra d ella Narenta) con una quindicina di agglomerati 1-1"'), ed all'epoca aveva una popolazione di duemilasettecento mussulmani, duecentose ttanta ortodossi, e trenta croato-cattolici . Ne l se ttembre 1941 , gli ustascia (croato-cattolici) avevano ucciso cinque serbi (ortodossi) de lla vicina località cli Sitnik, e gli altri correligionari per salvarsi s i erano provvisoriamente ril'ugiati a Glavaticevo, allora in mano partigiana. Contemporaneamente i croato-cattolici di Bjelemici , per proteggersi dalle prevedibili reazioni dei cetnici, avevano ottenuto da Zagabria - ufficialmente per difendersi dai comunisti - armi e munizioni. ma usandole di
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preferenza contro gli orlodossi, e sobillando loro contro i mussulmani . l serbi, altrettanto naturalmente, reagivano. In quesla conflittualità, che agli inzi del 1943 ancora durava, era intervenuto un capo partigiano mussulmano. Questi propose di cacciare gli ortodossi da Bjelemici. Situazione emblemalica, analoga a quanto avveniva in allre località dello Stato croato. Ma il dottor Popovac lo prevenne, e «con quattrocento mussulmani del baltaglione anticomunista di Gacko e centoventi cetnici , in maggioranza di Kalinovik, si recò sul posto» (JS,J. Senza spargimento di sangue allontanò i gendarmi croati , rappresentanti dell'autorità di Zagabria, e d'accordo con gli ortodossi insediò una commissione mista serbomussulmana per l'am ministrazione della località. TI comando italiano non poté non ratificare il (atto compiuto, anche nella considerazione che se l'iniziativa fosse slata dei cetnici o dei partigiani, quasi certamente sarebbe rimasta coinvolta la popolazione. come l'eslate precedente a Foca, «dove centinaia di mussulmani» avevano pagato «con la vita le atrocità commesse dagli ustascia in danno degli ortodossi» <3~,>. Popovac stesso, dopo la sua ' impresa', avrebbe scritto acl un conoscente: «non hai una idea come è andata meravigliosamente bene, e loro [gli italiani - n.d.a. .J devono essere orgogliosi lcli noi mussulmani n.d.a.], non come per Foca che si gettava su cli loro [italiani - n.d.a.] la responsabil ità» P'">. Ovviamente i croati protestarono, accusando e ortodossi e italiani c:•~1>. Fatti del genere possono dare un' idea del bailamme politico in cui si trovavano quei territori, e quale equi librio fosse indispensabile ai comandi italiani - spesso sorpresi dagli avvenimenti - per affrontare i più contraddittori problemi. Sintomatico - ci sembra - quanto scriveva da Nevesinje il colonnello Arnaldo Damiani al comando della 'Murge' sull'inchiesta di Bjelemici. «Qui, purtroppo, di quello che avviene nei comandi ortodossi-mussulmani si sa ben poco o nulla, perché quello che fanno o decidono è noto solo ad essi e nessuna conl'idenza di gregari potrebbe illuminarci su quelle che sono le loro decisioni. È. doloroso, ma è così». «Come sono congegnate queste organizzazioni, noi non siamo assolntamente in condizioni cli poterle controllare con la sicurezza cli dominarle in ogni circostanza [... ]. Resti (issato una volta per sempre: checché se ne pensi altrove, sul posto chi comanda e dispone sono i capi delle organizzazioni[... ]. Comandano anche gli italiani, ma i comandi [reue: gli ordini] nostri gi ungono ai gregari nella maniera che ai capi conviene»(~••J. Nonostante tutto per la ' Murge' l'iniziativa cli Popovac, «indubbiamente contrastante con gli interessi dell'autorità croata, sempre contraria acl una collaborazione dei mussulmani con gli ortodossi , è valsa a ristabi-
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lire la calma nella zona e ad impedire che la popolazione [croata e mussulmana - n..d.a.] sotto rincubo di eventuali rappresaglie da parte degli ortodossi passasse nelle file miliziane con evidente pregiudizio della sicurezza dei nostri presìdi» 13' '9) . Quasi ad imitazione della collaborazione realizzata a Bjelemici, ricerche <l'intese se non anche di accordi si ebbero a Gacko, dove fra Marko Popovié, ortodosso, e Habid Prduga, mussulmano, vennero «esaminati i rapporti di convivenza fra le due comunità allo scopo cli raggiungere una più stretta collaborazione fra le stesse» 13•>0>. Ma il passaggio dei partigiani attraverso l'Eoegovina per sfuggire alla press ione tedesca avre bbe creato altri problemi .
OPERAZIONJ JTALO-CETNICHE NELL' ARCO DELLA NARENTA Caduti i presìdi della 'Murge' (Prozor, Curva di Duge, Ponte sul Vojno, Gorica, Ponte di ferro quota 341, Gracanica, Gracac, Rama, Jablanica, Lug, Casello 10, Prenj. Alexim Han , Km. 97.600, Grahovica, Drezni ca, Bradina) i reparti italiani, la M.VA.C., ed i cetnici si confrontarono aspramente, sino a maggio, con le masse comuniste penetrate nell'Erzegovina, dove la Narenta ( =Neretva) forma il suo caratteristico arco. Il fiume nasce a nord di G acko, e scorre in senso ascendente verso nordovest sino a Konjic; eia qui piega ad ovest toccando Jabla nica, ed è il tratto trasversale: quindi volgendo a sud (tratto discendente) passa per Mostar, scende a Metcovich, e sbocca in mare cli fronte alla penisola di Sabbioncello (CARTINA N . 6]. Le operazioni in Erzegovina, più che complesse furono confuse, e per una più agevole comprensione degli avvenimenti può esser utile premetterne una sintesi cronologia. Jn un primo tempo (16-24 febbraio) i partigiani travolsero i presìdi da Prozor sino a ridosso di Mostar, ed attraversarono la Narenta di.scendente. Nella seconda fase , le formazioni della M.V.A.C. cli Konjic, coordinate a reparti italiani e montenegrini che mosse ro da Mostar, li respinsero al di là della Narenta, e Jablanica venne rioccupata (26 febbraio -3 marzo). 1 partigiani, ributtati al di là dell'arco della Narenta - terza fase fecero massa verso nord, contro la '7 17'" divisione tedesca, costringendola a ripiegare, e si aprirono una via di ruga in direzione nord-est (4-8 marzo). Successivamente i tedeschi chiusero il varco - quarta fase - e le forma zioni comuniste tornarono a gravitare su Jablanica dove, forzato lo sbarramento dei cetnici, p assarono nuovamente la Narenta, irrompendo
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verso est e sud-est (8-12 marzo). Il comando italiano, per intercettarli quinta fase - costituì due sbarrame nti , uno a Nevesi nje e l'altro da Glavat.icevo a Konjic. Nella fase successiva, i partigia ni (20-23 marzo) sopraffecero lo sbarramento me ridionale ed occuparono Nevesinje; contemporaneamente. battuti i cctnici a C ièevo e Glavatièevo, attraversarono la Nare nta ascende nte puntando su Kalinovik e Foca. Mentre la lotta intorno a Nevesinje, per quattro volte ripresa e perduta, si sare bbe esaurita il 29 aprile con la riconquista ad opera di forze italo-cet nicbe . il grosso delle forze di Tito avrebbe continualo ne l suo movimento verso la Bosni a orientale ed il Montenegro.
*** * *** Gli attacchi ai presìdi della 'M urge' ed il primo passaggio della Narenta (disce ndente) furono valutati dai comandi italiani come pre messe per l'investimento della stessa Mosta r. Per prevenire la minaccia - con le imprevedibili conseguenze militari e politiche d' una caduta - la città fu posta in stato di difesa, e venne organizzata una forza mobile per contrastare l'avversario con la manovra, a nche se ambedue i problemi obbligarono il coma ndo italiano a confrontarsi con la stessa incognita: trovare uomini e mezzi. La 'Murge', sin dal mattino de l 16 febbraio aveva ordinato la mobilitazione de lla M.Y.A.C. (II , IV e VI Gruppo battaglioni), ma - annotava il 260° fan te ria - «le formazioni A.C .. non s i possono approntare in poco tempo perchè tutti i militi sono sp arsi pe r i paesi nelle loro case» <.19 11• e l'afflusso e ra «lento e disordinato» <;'12>. D alla contigua divisione 'Marche' giungevano, intanto, rinforzi di re parti nazionali. Il 17, il comando del 260° reggimento di fanteria ricevette l'ordine di rie ntrare da Nevesinje «allo scopo di prevenire sorprese e parare la minaccia che s i va delinea ndo sull a Piazza di Mostar» <3'-13>, che fu posta al comando del colonnello Arnaldo D a mia ni. Nel corso della giornata vennero inviati sulla destra della Nare nta (lato occide ntale) il I battaglio ne del 55° fanteria (d ivisione 'Marche') e formazioni della M.V.A. C. <39 1>, se mbrando immine nte una minaccia alla zona delle miniere (Siroki Brijeg). Il gio rno dopo. altre formazion i M.Y.A.C. mossero lungo la sinistra del fiume (lato orientale), ma fra Bjela e Ravno (circa 10 km a nord di Mostar) furono «costre tte a ripiegare sotto la aumentata pressione nemica che si preannuncia o rmai minacciosa pe r la difesa immediata di Mostar» (:•9~>. Ignorando la forza e le inte nzioni dell 'avversario, la co lonna sulla destra de l fiume ricevette l'ordine di tenersi pronta a riattraversare la Narenta pe r dare appoggio alla M. V.A.C. impegnata a Bjela <;w,1•
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Sempre il 17, furono fatti affluire a Mostar i presìdi cli Zitomjslici. cli Citluk (sud e sud-ovest di Mostar) i397l e vennero ritirati quelli di Gacko e di Nevesinje <398' . A Siroki Brijeg (ovest cli Mostar), nella zona delle miniere, politicamente delicata per gl'interessi tedeschi, si raccolsero i circost,inti presìdi, però il contemporaneo trasferimento a Mostar del battaglione che si trovava sul posto, preoccupò i dirigenti e le maestranze dell'Organizzazione Toclt, circa duecentocinquanta persone, che abbandonarono precipitosamente la località. Sarebbero stati fermati dalle autorità italiane a Siano, presso Ragusa <3'm. Il comandante della ' Murge', non essendo ancora in grado di assumere l'iniziativa, era costretto ad auendere quella dell'avversario per individuarne, se non le intenzioni, almeno le linee di tendenza. «Voci incontrollabili - si legge nel diario storico del 260° fanteria, sotto la data del 19 febbraio - assicurano che lo spiegamento di forze partigiane miri a tenerci inchiodati a Mostar in continuo allarme per la sua pressione, in modo che indisturbate le sue colonne possano raggiungere il Montenegro. Secondo loro, la minaccia su Mostar deve aver distratte tutte le forze A.C. dell'Erzegovina in modo che essi possano con pochi sacrifici raggiungere il Montenegro per la direttrice Prozor-Dreznica Borac-Ceme rno» r,.x,;_ E la incertezza continuò anche il giorno successivo . «Nessun cenno cli una minaccia concreta [,] ma grandi movime nti cli masse nemiche sia sulla destra che sulla sinistra ciel Neretva [ = Narenta]. Non si capisce ancora che cosa il nemico intenda fare; non si può ancora affermare con precisione che egli intenda attaccare Mostar pe r impadronirsene. Fa sentire un po' dovunque la sua minaccia , ma fino ad oggi non ha posto in atto nessun attacco» <"01l. Per la difesa di Mostar il comando Piazza disponeva di due battaglioni cli fanteria, un battaglione mitraglieri, tre batterie (una da 75/27, una eia 105/15, ed una del 32° reggimento de lla 'Marche'), una compagnia mortai da 81 più un plotone, due squadroni carri 'L', un plotone auLoblincle, una compagnia carri lanciafiamme, genio, servizi. Dal comando dipendevano, inoltre, seicento domobranci, ma soltanto teoricamente poiché, come se ne accorse il colonnello Damiani, «a conti fatti si rìesce a mettere assieme 150 uomini» <-'02>. Complessivamente una forza appena sufficiente per dare una sicura protezione all'abitato, agli accessi, ed in particolare al campo d'aviazione. Se a Mostar i comandi valutavano la situazione con seria attenzione, a Roma doveva essersi d iffuso un generalin.ato pessimismo, e lo Stato Maggiore dell'aeronautica, «in relazione alla situazione nei territori Slovenia e Dalmazia», ordinava ai comandi interessati di attuare «tutte le predisposizioni necessarie per rendere inutilizzabili permanentemente e con mezzi rapidi (aratura-minarnento-la-
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vori di guasto d' immediata esecuzione, ecc.) i campi di aviazione minacciati in modo da far presumere un loro eventuale abbandono» <4o:;1• Disposizioni che dovevano «essere subito attuate per il campo di Mostar», e con la precisazione ( quasi Roma non avesse fiducia nell'intelligenza di chi riceveva l'ordine) che «l'inutilizzazione del campo sarà compiuta al momento dell'abbandono dello stesso» c4 o4 l , Indipendentemente da ogni altra considerazione, il comando dell'aeroporto rispose che era «impossibile eseguire aratura» oltre che «per natura fondo sassoso, roccioso», anche «per mancanza di aratri et mancann di trattori. Progetto minamento già fatto. Mancano le mine. In esame possibilità minamento con mezzi circostanza forn iti reparti Regio Esercito (... ]. Sgombero esuberanze già iniziato» (aOj).
In quelle settimane, oltre i rinforzi della ' Marche' ed i pochi reparti rimasti della 'Murge', si sarebbero dimostrate determinanti le formazioni della M. V.A.C. e quelle dei cetnici. Abbiamo appositamente distinto la M. V.A.C. dai cetnici, poiché alle operazioni presero parte non solamente gli ortodossi dipendenti dai comandi italiani e controllali da Jevaevié, ma anche fo rmazioni cetniche di Mihajlovié, guidate da propri ufficiali. con un comando tattico avanzato, dapprima agli ordini de l maggiore Zaharija Ostojié, poi cli Mihajlovié stesso c•06>. Anche se nei documenti italiani non si parla esplicitamente delle formazioni di Mihajlovié, tuttavia traspare l'esistenza di un 'comando cetnico' sia con forze autonome, sia con gruppi in 'condominio'. Ad esempio, il 6 marzo Supersloda comunicava al Comando Supremo che i «principali capi delle formazioni erzegovesi, dinariche, e montenegrine impegnati nelle note operazioni in atto contro le forze comuniste nella Croazia meridionale» 1">7J erano «collegati a mezzo r.t. con generale Mihajlovié», e che lo «informano minutamente[ ...] deJJo svolgimento delle operazioni» c40~1•
Tuttavia, da questo intreccio di dipendenze il Servizio informazioni militari (S.I.M.) non rilevava elementi di preoccupazione poiché, dalla decrittazione dei messaggi, l'azione delle formazioni appariva «inquadrata nel nostro interesse operativo» C• 09 l_ In altre parole Baéovié, Dujié, Stanisié, pur operando in un para llelismo cl'intese con Mihajlovié, agivano agli ordini dei comandi italiani. Situazione tutta particolare, che gl'italiani accettavano non avendo forze sufficienti da contrapporre ai partigiani mentre Mihajlovié, dal canto suo, aveva ogni interesse ad «appoggiarsi all'esercito italiano per battere i comunisti e per potenziare la propria organizzazione annata» '"10J.
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La coesistenza di due cornandi appare anche dai nominativi dei capi cetnici che presero parte ai combattimenti. Mentre nei documenti italiani ricorrono i nomi del colonnello Jovanovié, di Mila.i Kures, di Popovié, di Milorad Vidacié, di Janicié, di Miljevié, da parte di Mihajlovié (come si legge nei verbali del processo cele brato a suo carico a Belgrado nel 1946<41 11) , vengono ricordati Voja Lukacevié, Uros Drenovié, Rakovié, il maggiore Borivoje Radulovié, Pavle Durisié, Andrija Veskovié. Tornano in comune i nomi di Petar Baéovié, di Bajo Stanisié, e naturalmente di Dobroslav Jevaevié. Considerando i quotidiani contatti di Jevòevié con le autorità itali ane, è da presumere che questi - anche se non ufficialmente - abbia svolto funzioni di collegamento fra i comandi italiani e Mihajlovié. Sorprende, però, il giudizio che Mihajlovié dette di Jevdevié, durante il processo, sempre che non fosse stato determinato da contingenze defensionali, o per scagionarlo da responsabilità. Per Mihajlovié era «una sorta d ' uomo squilibrato, che nessuno poteva frenare [... ]. I suoi rapporti erano utili. ma il suo lavoro nel complesso assolutamente nocivo. Sarebbe stato utile in un servizio informazioni, ma nel lavoro assolutamente negativo per l'organizzazione» \4121 • Potrebbe, quindi, restare il dubbio se, suo tramite, vi sia stato un collegamento operativo fra i comandi italiani e cetnici, anche perché Mihajlovié, nel processo, avendo tutto l' interesse di minimizzare la propria collaborazione con gl 'itali ani , parla sempre di una azione di comando autonoma ed esclusiva, al punto che i partigian i sembrano esser stati affrontati solamente o quasi dai cetnici ai s uoi ordini. Però, in un altro momento, alla domanda del pubblico minisLero circa i compiti svolti da Jevàevié, Mihajlovié (nella versione ufficiale in lingua inglese ciel processo) rispose: « The role o{ a mediaror», che in italiano può avere varie accezioni (mJ . ...
....... . . . .
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Mentre la ' Murge' stava organizzando la difesa cli Mostar, il ministro Vrancié innescò con i cetnici un incidente che ebbe ampia risonanza. Il ministro era giunto a Mostar una prima volta il IO febbraio, quando tutto appariva ancora tranquillo, accompagnato dal dottor Ernst Ki.ihn , consigliere della legazione tedesca a Zagabria, e da due ufficiali germa nici , «sotto l'apparente scopo di studiare una migliore organizzazione per l'affl usso dei minerali di ba uxite in Germania» <11 •1>. Però, si sparse la voce che Vrancié avesse «sostanzialmente manifestato a K.Uhn l'opportunità di un intervento germanico nella zona da noi [italiani - n.d.a.l occupata» l""1, e che croati e tedeschi, una volta eliminati i partigiani. si sarebbero sbarazzati dei cetnici e degli italiani. I commenti tra la popolazione furono im-
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mediati ed i più disparati. Ma quelle 'voci', sarebbero state confermate dallo stesso Vrancié, qualche giorno dopo. Il ministro, sempre accompagnato eia funzionarì tedeschi, tornò a Mostar il 22 febbraio, cioè ìn uno dei giorni più critici e confusi, ed attraverso la radio locale parlò alla popolazione <4 16 J. A voler considerare benevolmente ciò che disse, forse intendeva rassicurare gli abitanti cli Mostar tutt'altro che tranquilli sia per le notizie circa la caduta dei presìdi italiani sotto la spinta partigiana, sia per i provvedimenti presi dal comando italiano. Il coprifuoco alle diciotto; la sospensione - anche se in accordo con le autorità croate - delle comunicazioni telefoniche private, con <<ritiro degli apparecchi telefonici allo scopo di evitare il diffondersi di eventuali notizie allarmistiche» <mi; le voci d'un «abbandono della città da parte delle truppe italiane e d'una presa dei poteri da parte dei cetnici» 1J 1" \ non potevano non suscitare apprensioni. Il giorno prima dell'arri vo di Vrancié, il comando della 'Murge' aveva ce rcato di tranquillinare la popolazione facendo diffondere dalla stazione radio locale un comunicato con cui assicurava «che le truppe italiane non abbandoneranno Mostar» ma, nello stesso tempo, avvertendo che «i provvedimenti restrittivi sino ad ora adottati per assicurare e garantire l'ordine e la sicurezza pubblica saranno rigorosamente fatt i osservare senza distinzione di razza e religione» cml . Annunci ufficiali del genere non potevano non far sorgere altre inquietudini . In ogni modo erano ammonimenti necessari anche perché sembr'ava che lo strozernik. (federale ustascia) avesse fatto «distribuire a numerose persone di Mostar, ferventi ustascia, armi e munizioni allo scopo di aver pronto un gruppo armato per intervenire contro gli italiani ed i cetnici [... ] qualora a quest i ultimi fosse stata fatta qualche concessione» <420J. Inoltre era quasi certo che la locale filiale della Banca Nazionale croata e la Direzione delle poste avessero trasferito a Sarajevo i loro fondi (J2 ' 1• Per di più. fra i numerosi profughi che si erano rifugiati a Mostar - o ltre alle complicazioni per il vettovagliamento, l'alloggiamento, l'assistenza - si stava diffondendo il tifo esantematico (ottantatré casi a febbraio, di cui: quarantadue profughi , ve ntisette civi li , sedici militari croati ; mortalità circa il 31 per cento), e tra le altre misure precauzion ali le autorità sanitarie italiane avevano fatto chiudere scuole e cinematografi ("22l . In questo ambiente ed in questa situazione, Vrancié, nel suo intervento radiofon ico, parlando dell'operazione ' Weiss' disse che vi avevano preso parte «divisioni croate, tedesche ed itali ane» e, impoliticamente oltre che erroneamente, sottolineò che «altre forze armate [cioè i cetnici n.d.a.] non sono state adoperate in queste azioni». Ricordò le perdite in-
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flitte ai partigiani che, battuti sui monti Grmeé ed incalzati dalle truppe croato-tedesche, stavano ripiegando verso est, determinando «una pressione [... ] su alcune zone dell ' Erzegovina». Preannunciò che, «nel segno della più stretta collaborazione [...], si incontreranno le truppe croato-tedesche dal nord con i camerati italo-croa ti dal sud, proprio qui a Mostar»<m>. Ed in tutto il discorso non un cenno per gli ortodossi, proprio nel momento ù1 cui le formazioni cetniche, a pochi chilometri da Mostar, stavano affrontando i partigiani . li discorso ebbe vaste ripercussioni. Paolo Alberto Rossi, dal suo osservatorio cli console generale a Sarajevo, rilevava, in relazione al preannunciato arrivo delle truppe tedesche a Mostar fatto eia Vrancié, che i germanici, dopo aver «ottenuto il controllo amministrativo della Bosnia perfezion atosi in questi giorni con il passaggio della polizia [croata n.d.a.] alle dirette dipendenze delle autorità mili tari tedesche - che hanno posto le proprie sentinelle a tutti gli uffici [di Sarajevo - n.d.a. ]», ora «si volgono verso quell a linea di 'demarcazione' che quasi frontiera[ ... ] si erge tra la Bosnia e l' Erzegovina. Siano esigenze militari. senso d 'insicurezza , strategica necessità di arrotondare la sfera di occupazione tedesca, oppure mire politiche·- sottrarre al controllo italiano l'Erzegovina e forse anche la Dalmazia - dando così soddisfazione allo spirito unitario croato [,] aggiungendovi magari un pizzico di irredentismo - certo è che una pressione militare e politica si esercita oggi come non mai, da parte croata e tedesca sulla nostra attigua zona d'occupazione» (•z•l. A questa pressione - osservava il console generale - si aggiungeva ora il discorso di Vrancié che aveva «sintomaticamente [... ] preannunciato il prossimo congiungimento in Mostar delle forze tedesche colle forze italiane», ben sapendo di sollevare «una violenta reazione dei capi serbi che hanno perfino lanciato dei proclami ' da veri e propri padroni', come mi faceva osservare - scrive sempre Rossi - non senza una certa malizia il mio collega tedesco» ('251•
Lo stesso giorno dell'arrivo a Mostar del ministro croato, l'onorevole Jevòevié, quasi presentendo quello che poche ore dopo questi avrebbe dello, aveva manifestato al comandante della 'Murge', generale Luigi Gherzi, le proprie preoccupazioni per i movimenti dei due gruppi da combattimento tedeschi (Annacker e Vogel) che da Sarajevo dirigevano su Konjic. Lo riteneva «un grave errore [...l, che potrebbe portare anche a conseguenze dolorose» qualora «le truppe tedesche operassero nel territorio controllato dagli italiani nella Bosnia e nell'Erzegovina». Ed affermava, «noi abbiamo stretto l'alleanza con l'Impero It:aliano per difendere questa nostra terra dai comunisti, ma non affiancheremo mai i tedeschi. Noi non vogliamo che i tedeschi operino e si install ino nel nostro
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territorio: a difenderlo bastiamo noi» (·'~6J. Altrettanto chiaramente aveva precisato le ragioni di questi timori: «se le truppe tedesche verranno a Mostar potranno succedere degli inconvenienti molto seri, perché con le truppe tedesche essi [gli ortodossi ed i mussulmani - n.d.a.] riterranno restaurato il regime di terrore dei croati e degli ustascia» c4m. La 'Murge', dal canto suo, se segnalava che il discorso Vrancié aveva «lasciato indifferente la gran massa della popolazione», non poteva non rilevare che «il ministro l... J avrebbe dovuto fare un particolare accenno all'eroico comportamento dei soldati. italiani che, in questi giorni, sono duramente impegnati in tutti i settori dell'Erzegovina» <•~1. Negative. ovviamente, le reazioni degli ortodossi. «Compatti intorno al Jevaevié. non hanno bene accolto il discorso del ministro [,] che giudicano inopportuno data la attuale situazione. Tra l'altro dicono che, mentre i volontari A.C. combattono aspramente, i soldati croati rimangono chiusi nelle loro caserme [...), inadatti a sostenere l'urto delle masse miliziane ed a risolvere i gravi problemi dell'ora presente» . «Circa l'avanzata delle truppe tedesche in Erzegovina - proseguiva la 'Murge' riecheggiando i timori di Jevètevié - i V.A.C. manifestano già sin d'ora una certa preoccupazione per i provvedimenti che i tedeschi a loro contrari , potrebbero adottare dopo aver liquidato i miliziani» <429i_ Immediatamente Jevclevié, controbatté le parole di Vrancié, e non avendo a disposizione la radio, riempì Mostar di avvisi e cli manifesti. In un foglio esaltava l'apporto dei cetnici alla lotta anticomunista, affennando - ma erroneamente - che le formazioni del maggiore Baéovié avevano occupato Glamoc e dirigevano su Livno; che da sud - ed era esatto - i montenegrini al comando di Blazo Durisié e ciel colonnello Bajo Stanisié stavano avanzando per incontrare, a Konjic, le formazioni del colonnello Jovanovié ed accerchiare i partigiani (430>. Con un altro manifesto prometteva a coloro che non si fossero opposti ai comunisti «l 'impeto della vendetta cetnica» 14' 1>. Un terzo avviso dichiarava «false le notizie dell'arrivo del comando supremo tedesco a Mostar», perché «nella sfera d'interesse italiano possono circolare solamente le truppe che sono invitate dagli italiani». Negava che i mussulmani dovessero temere aggressioni eia parte dei cetnici: le formazioni ortodosse costituivano «un esercito rego lare e non bande ustasci.a o comuniste». Indi, sovrapponendo ai poteri di Zagabria quello dei cetnici, proclamava che <<tutta la popolazione croata nella nostra zona operativa è sotto la nostra protezione» (•321 • Ancora, con un altro foglio invitava croati e mussulmani a «venire sotto le bandiere del Ministro della Guerra e della Marina, Orafa Mihajlovié. e di combattere in comune tutti i comuni nemici»; questa è la «unica bandiera per la quale vi dovete arruolare» (433J.
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Jevclevié, dopo a ver attaccato il mi nistro croato - «me ntre le nostre truppe periscono e stanno in lotta, i soldati croati si nascondono ne ll e casenn e ed il ministro Vrancié parla delle stupidità»; «sarebbe [stato] più prudente che fosse venuto in [recte: presso il) nostro Stato Maggiore a vedere un gran numero d i comunisti, fatti prigionieri, dei quali 90% sono ex domohranci croati» - quasi unico titolare della sovran ità su quei ter ritori, solennemente legali_zzava la presenza dell'esercito italiano: «Dichiaro una volta per sempre, che unico responsabile fattore a Mostar è il generale italiano Comandante della città cli Mostar, e solamente k sue dichiarazioni ha nno import anza». Infine, un affermazione eia capo di Stato: «Noi abbiamo con l'Impero italiano degli accordi precisi»(·" ·'J.
I PARTIGIANI RESP INTI DALL'ANSA DELLA NARENTA Cer tamente né Vrancié né Jevaevié avevano fatto un regalo al comandante della 'Murge' , impegnato da problemi ben più pressanti. Dopo la caduta dei presìdi nel settore settentrionale, ed il ritiro degli altri per rafforzare alcuni caposalcli, ai partigiani si apriva una Erzegovi na priva cli apprezzabili ostacoli: nell'arco della Narenta restavano: la P iazza cli Mostar, ad est il presidio di Konjic, a sud quello di Nevesinje . Ma i comunisti non seppero cogliere l'occasione, consentendo al comando italiano d 'organizzare la controffensiva: eia Mostar con due colonne miste (nazionaliM.V.A.C.-mo ntenegri ni), e da Konjic con i cetnici, che ributtarono i partigiani al cli la della sponda occidentale della Narenta.
li paese di Konjic (poco più di duemila abitanti, venti chilometri di rotabile ad est di Jablanica), fra il 18 ed il 19 febb raio era stato attaccato dai partigian i che, superata Prozor, avevano prosegui to nel loro movimento verso oriente. Una parte delle forze comuniste, aggirando Konjic, aveva a ttraversato la rotabile che volgendo a nord-est passa per Bradina, difesa da un reparto italiano, ed occupato il valico di Sella Ivan (Ivan Sedlo ). Caduta Bradina, i comunisti attaccarono Konjic anche da orie nte. Il presidio era difeso dal CIII battagl ione mi Lraglieri di corpo d'armata, da una compagnia mortai, una cli soldati del 259° fanteria, e da una sezione da 100/22 Pm , nonché dalle formazioni della M.Y.A.C. del colonnello Jovanovié e da tre ba ttaglioni m ussulmani. Un primo attacco, preceduto da «intenso tiro di artiglie ria, mortai, ed armi a utomatiche» 1' 30 ', fu respinto con l'aiuto dell'aviazione italiana levatasi dal campo cli Mostar. I comunisti non desistettero, e gli aerei. ol-
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tre ad attaccare le formazioni partigiane, rifornirono l' isolato presidio per più giorni con aviolanci <4371 _ Il 22, la 'Murge' registrava che «Konjic ha [... ] validamente resistito ai reiterati attacchi nemici» (•.'~l, e d il termine 'validamente' era appropriato, poiché un battaglione mussulmano aveva disertato e gli altri due si erano astenuti dal combattere <• 391• L'intervento della M.V.A.C. ortodossa aveva ristabilito la situazione. I comunisti, interpretando la defezione dei mussulmani come un sintomo di sgretolamento. sottoposero il presidio a nuovi assalti, ed intimarono la resa che venne respinta i.woJ . I partigiani insistettero, ma con il 26 la situazione mutò radicalmente. Forse più dei due gruppi da combattimento te deschi (Annacker e Vogel) che, partili da Sarajevo, stavano avanzando verso la Sella Ivan ( =Ivan Secllo ), si dimostrarono detenninanti le forma1.,ioni cetniche (circa quattordicimila uomini) che Mihajlovié aveva fatto affluire in Erzegovina. «Per me - avrebbe eletto durante il processo - la cosa più importante e ra te nere l'Erzegovina» H • 1>, cd alle prime avvisaglie aveva mobilitato i suoi uomini. Nell'ordine del giorno che diresse loro, quale 'Ministro della guerra del Governo jugoslavo in esilio', annunciava, «con approvazione del Consiglio de i ministri» e «d'accorcio con i nostri alleati Gran Bretagna e Stati Uniti d'Ame rica», che «l'esercito jugoslavo in Patria [cioè le sue stesse fonnazioni-n.d.a.]» aveva «ricevuto il compito cli affrontare il pericolo che minaccia il nostro popolo pe r opera dell'attività distruttiva dei partigiani sul territorio della Jugoslavia». Poi una frase, probabilmente d'obbligo, per tacitare soprattutto gli inglesi: «L'occupatore [cioè italiani e tedeschi - n.d.a.] per noi non costituisce più alcun pericolo, essendo la s ua capitolazione completa ed inevitabile, in seguito alla disfatta militare su lullti i fronti» (442>. Fissava al 1° marzo l'inizio delle operazioni ed invi tava «ad attendere in istato di preparazione f... ] le istruzioni». In fine, raccomandava d'evitare «ogni spreco cli uomini e di materiale» ribadendo la necessità che «l'esercito jugoslavo [cioè le sue formazioni cctniche - n.d.a.] in primo luogo annienti e sradichi il comunismo>>14• 3>. Mihajlovié inviò sul monte Prenj, il massiccio intorno al quale si sviluppa il grande arco della Narenta, circa cinquemila ce tnici. a l comando del maggiore Borivoje Radulovié. Concentrò verso Glavaticevo altri cinquemila agli ordini del capitano Voja Lukacevié, p e r operare alle spalle dei partigiani che assediavano Konjic, e tenne in riserva i quattromila di Blazo Djukanovié <wi. Il 23 febbraio, il capitano Lukacevié comunicava al maggiore Ostojié, capo di Stato Maggiore di Mihajlovié, d'aver ricevuto «una urgente richiesta da Vukcevié lcomanclante de lle M.V.A.C. a Konjic - n.d.a.J e dal comando italiano cli Konjic, di venire in loro aiuto poiché, il 22 febbraio durante il giorno, i partigiani avevano superato la linea cliCe n-
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siva di Vukèevié, occupato sia Gornja e Donja Bjela e tagliate le com unicazioni con G lavaticevo» i+i» . Lukaccvié era intervenuto. ed il Notiziario di Supersloda avrebbe riportato che, «secondo notizie pervenute e che attendono conferma, partigiani sono stati duramente battuti dopo sedici ore combattimento da formazioni M.V.A.C. e nostre forze presidio Konjic» <·'~">. La situazione. tuttavia, non era risolta e solamente il 26 febbraio la 'M urge' poteva annotare che «il nemico [... ], incuneato a lle spal le dalle formazioni V.A.C. [,] deve desistere dall'attacco e ripiegare>> <•~11• Il giorno dopo, la M. V.A.C. con i cetnici passò al contrattacco su due direttrici: verso ovest su Jablanica, e verso est in direzione dei monti Ivan (Ivan Planina) '""">. concorrendo all'azione de i reparti tedeschi (gruppo Annacker) da più giorni impegnati contro i comunisti arroccati a Sella Ivan. Il gruppo Annacker (cinque battaglioni e due batterie), si era mosso lungo la rotabile Sarajevo-Tarcin-Konjic, mentre il gruppo Voge l (tre battaglioni ed un gruppo d'artiglieria) manovrava più a nord dirigendo su Gornji Vakuf (settentrione di Prozor) <·w11• In oltre, durante l'attacco a Konjic. altre formazioni comuniste si erano rivel<'lt.e in Va l Drezanka, minacciando Mostar eia occidente, ccl il comando della 'M urge' le aveva affrontate con i rinforzi giunti dalla 'Marche' e con le formazioni montenegri ne di Bajo Stanisié.
L'impiego de i monte negrini era stato preceduto da difficoltà e con trattempi. Roatta, sin dalla fase di studio dell'operazione 'Weiss· aveva sostenuto la loro utilità anche fuori dal Montenegro, ed il 3 gennaio a Roma, durante l'incontro con il generale Loh r, aveva esposto «i suoi concetti circa l'imp iego dei montenegrini» t4.5u) . La settimana dopo (10 gennaio), il loro possibile impiego aveva costituito uno dei più delicati argomenti del colloquio che il generale aveva avuto con Pavel ié il quale. eia ultimo, si e ra dichiarato d 'accorclo <·111• Conseguentemente Cavallero, il 14 gennaio, aveva avvertito il generale Pirzio Biroli, Governatore del Montenegro , di approntare in previsione «impiego temporaneo per operazione ' Vleiss' reparti volontari montenegrini inquadrati in ambito forze italiane secondo quanto concordato fra Eccellenza Roatta et Poglavnik» '·152>. Pirzio Biroli 111.obilitava subito quattromila uomini, e chiedeva per il completamento del loro armamento «altri 1500 fucil i e t 50 fuci li mitragliatori e l 10 mortai da 81 con munizionamento relativo» <·1n>, o ltre a quanto necessario per duemilacinquecento fucili già in distri buzione. Comunicava, inoltre, che l' «ex-capitano jugoslavo Milo Kocevié partirà via aerea da Teodo [Bocche di Cattaro - n.d.a. J per Spa lalo 19 gennaio punto Pre detto raggiungerà comando formaz ioni volontarie anticomuniste di-
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pendenti vojvoda Brcanin Trifunovié per collegamento con comitato nazionalista montenegrino durante svolgimento nota operazione» H54 l_ Evidentemente i montenegrini, come gli erzegovesi di Baéovié, pur operando con gli italiani, si muovevano nelJ'ambito delle rispettive organizzazioni.
L'impiego dei montenegrini avrebbe dovuto aver luogo durante la seconda fase della 'Weiss' , per «spazzare eia formazion i partigiane la regione su indicata lDinara - n.d.a.], e in particolare le zone di Livno, Tornislavgracl e Glamoc» <·155) _ T uttavia il generale Spigo, comandante ciel XVIII Corpo d'armata, al quale sarebbe spettata la direzione delle operazioni, ebbe più di un dubbio poiché r azione, che «doveva avere per primi obiettivi rispettivamente Bos.Grahovo e Tomislavgracl virgola obiettivo comune Livno indi rastre llamento zone circostanti s ino Glamoc», si sarebbe svolta in zone «tmte cattoliche e mussulmane» 1' 5''>. Pertanto gli sembrava intuitivo prevedere una «sicura opposizione violenta popolazioni anche non partigiane at ortodossi», con le inevitabili e conseguenti reazioni dei montenegrini, «malgrado nostro ordine virgola minaccia aut presenza eventuali nostri ufficiali inqm1clramento» <·Nl_Spigo faceva inoltre notare che, «da recenti esperie nze capacità erzegovesi at combattere per lungo tempo lontani da nostre forze est limitata virgola non conosco montenegrini virgola non est q ui ndi escludere insuccesso operazione [... ] virgola dello insuccesso ortodossi incolperebbero noi virgola e t avversari trarrebbero grande vantaggio a nostri danni» (,iss>.
Pur con queste riserve, il 22 gennaio Spigo diramava gli ordini, riservandosi di precisare la data d'inizio, ma il 25 il Comando Supremo annullava l'operazione 14' 9>. Però, se Roma toglieva Spigo dalle preoccupazioni, metteva in difficoltà Pirzio Biroli, tanto che questi t e legrafava al Comando Supremo, protestando poiché «in seguito all'invito rivoltogli [...) eia Supersloda aveva predisposto intervento di 4000 volontari montenegrini», che avevano risposto con e ntusiasmo. Senonché «il successivo contrordine [...J, a seguito di ragioni ignote a questo Governatorato», aveva «causato forte disappunto e sfavorevoli commenti» (•r.01 • Anche se l'ordine cli smobilitazione era stato accolto «con disciplinato spirito di comprensione», Pirzio Biroli non escludeva che, nonostante le disposizioni impartite , «alquante formazioni volontari o gruppi. isolati eludano l'ordine attraversando la fascia confinaria per spostarsi in territorio erzegovinese o bosniaco» <4<>1>. G li fu risposto che vi erano state «pressanti richieste» da parte de l Governo croato 1·'62 l. Ma, molto più probabilmente, l'ordine ciel Comando Supremo che «avviamento formazioni montenegrine in Erze-
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govina per partecipare at nota operazione non (dico non) avrà più luogo» <•6.1>, era stato determinato dalla preoccupazione che potessero venire a contatto con i reparti tedeschi W">. Preoccupazione comune a tutti i comandi italiani . Anche il genera le Spigo, neJl'ordine di operazione, poi annullato, aveva sottolineato la necessità di controllare i cetnici, giacché «le truppe tedesche [... ] non distinguerebbero militi [da] armati irregolari, e gravi potrebbero essere le conseguenze qualora qualche reparto [cetnico - 11.d.a.] anziché seguire le direttrici assegnate si spingesse, d'iniziativa, fino alla 1.ona operativa tedesca» <J•,5>_ Tuttavia, dopo pochi giorni, il Comando Supremo, di l'ronle agli avvenimenti nell 'Erzegovi na, sarebbe stato costrcuo a ricons ide rare la propria decisione, ed a utorizzò !'« impiego di formazioni nazionaliste montenegrine», ma «alle dipendenze del VI C.A. per la durata delle operazioni in corso intese a risolvere la grave situazione dete rminatasi in Val Narenta» ('6"l . g
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Non appena i primi montenegrini giunsero a Mostar. la 'Murge' costituì due colonne : la 'A' (III battaglione del 55° reggime nto fanteria , duemila M.V.A.C., una batteria più una sezione) agli ordini de l tenente:: colonnello A ntonino Consolo, che avrebbe operato sulla sinistra della Narenta (lato orientale); su lla destra la colonna 'B ' , al comando del tenente colonnello Luigi Scotti (I e TI battaglione del 55° fanteria. XLIX battaglione camicie nere, duemi la montenegrini più il battaglione del la M.Y.A.C. cli Trebinjc, sci peni d'artiglieria) <•<>1>. Obiettivo: muovere simultaneamente «contro masse partigiane in zona Dreznica». allo scopo di sbloccare la media Val Narenta. In particolare, la colonna 'B' doveva «evitare la minaccia d 'isolamento del presidio di Siroki Brijeg» H"~>, posto a protezione della zona delle minie re. L'operazione era stata fissata pe r il 23 febbra io, cd in quel momento avrebbe alleggerito - sia pure indirettamente - la pressione partigiana s u Konjic. Ma la 'Murge ' fu costretta, per le «difficoltà che si frappongono all'inizio dell'azione nel te mpo prestabi li to» a rinviarne la data causa la «non completa affluenza dei reparti monte negrini che da ieri hanno iniziato il loro afflusso in Mostar» !·'"'!>. Nella realtà. la situazione doveva essere più complessa se nel diario storico del 260c fanteria veniva an notato: «La nostra offensiva è ferma poiché i montenegrini aspettano il loro capo lcolonnello Bajo Stanisié - n.d.a. ] con il rimanente delle forze volontarie distaccate in Croazia, e i cetnici [di Jevdevié] non si muovono perché aspettano che si muovano anche i montenegrini), (' 7"l . Per cli più , «nel
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campo degli armati di Jevctevié c'è molto fermen to sia per i tedeschi, la cui radio croata ldiscorso di Vrancié - n.d.a.] si è aHrettata a comunicare che giungeranno presto a liberare Mostar» cm,, sia perché non vedevano tornare gli erzegovesi del maggiore Baéovié ancora impegnati intorno a Tenìn.
I cetnici di Baéovié, temendo che l'entrata dei partigiani nell'Erzegovina mettesse in pericolo le (amiglie, avevano reclamato presso i comandi italiani l'autorizzazione di rie ntrare nelle rispettive zone . Probabilmente una prima rich iesta fu disattesa, e le reazioni dovettero essere particolarmente pesanti se Baéovié, con un grave atto d 'insubordinazione, rifiutò di spostare da Tenìn mille dei suoi uomini per portare aiuto alla 'Sassari ' , in difficoltà a Lapac. Forse per attenuare l'impressione cli ques ta impreved ibile decisione Baéovié stesso telegrafò a Supersloda: «12.000 partigiani concentrati Prozor-Imotski preparano pe netrare E rzegovina pacificata. Insisto autorizzarmi attaccare spa lle [i pa rtigiani n.d.a. l partendo eia Sinj» tm). Il comandante del XVIII Corpo d 'armata, ritenendo buona politica sorvolare sul rifiuto cli obbedienza, appoggiò la richiesta, anche perché un rientro in E rzegovina «con soli propri mezzi virgola seguendo itinerario Bos.Grahovo-Tomislavgrad-Jablanica l ... ] svolgerebbcsi fuori contatto truppe tedesche e croate» <•1.< 1• Supersloda accordò il permesso e gli erzegovesi, a piedi, seguendo un itinerario più a sud (Tenìn-Sestanovac-lmoschi), protetti durante i sette giorni cli marcia dall'aviazione italiana, sostenendo ripetuti scontri con i partigiani. perdendo cinquanta uomini, liberando settecento domobranci e tremila civili reclutali dai partigiani , ai quali inflissero duecento morti, il 4 marzo sarebbero rientrati in Erzegovina ("7" .
Il 24 febbraio era giunto a Mostar il secondo contingente dei montenegrini con il colonnello Bajo Stanisié che, appena arrivato, trovò il modo d'impartire una lezione di tattica al comandante della Piazza cli Mostar, colonnello Damiani. «La situazione - disse Stanisié - non è chiara, e non è facile. La pressione sulla destra della Neretva è imprecisata e preoccupante perché capace di aggirare Mostar e s[ociare ve rso Nevesinje». «Egli - riporta il diario storico - non è del parere di attaccare subito sulla destra del fiume; necèssita che in primo tempo il nemico sia ricaccialo dalla sinistra del Neretva; solo dopo si potrà precisare lrecte: pensare] ad attaccarl o e respingerlo anche dalla riva destra. Occorre fissare bene la forza nemica per attaccarla con forza doppia» i m i . Anche Stanisié non era molto «contento [... ) del l'intervento delle truppe tedesche nelle operazioni in Erzegovina», ecl avvertiva che «tutti i cetnici ne
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sono preoccupati per gli svil uppi poli tici della cosa» '"M_«In conseguenza di ciò - concludeva l'annotazione sul diario storico - ancora atteggiamento d'attesa in tutta la giornata» i m l _ Cond urre le operazioni con i cetnici preoccupati per un motivo o per un altro, con i capi coll egati con Mihajlovié, con ufficiali montenegrini che, appena giunti, proponevano p iani d 'azione anche se corretti, non doveva essere agevole, e più che comandare era necessario usare tatto e prudenza per non toccare suscettibilità, per non sollevare reazioni. Cautele che il comandante della 'Murge' dimostrava di non ignorare se, per fa r spostare alc une formazioni della M.V.A.C., invece d'un ordine, indiriuava una riguardosa lettera a Jevélevié, dicendogli: «Ho assolutamente bisogno, per la buona riuscita delle operazioni contro i com.unisti. che Cacciate eseguire entro domani ... .» '"7" 1• Era un invito, se non anche una preghiera, affidata alla buona volontà del destinatario. Per di più, sul diario storico dell a 'Murge' si legge che, «in seguito ad accordi verbali [,] vengono ordinati all'on. Jevc:tevié con foglio [...] i movimenti dei V.A.C. facenti parte della colonna 'B'» (479\ _ ln altre parole, prima ancora cli formalizzare per iscritto un ' invi to' (quali ficato come 'ordine' nel diario) era necessario accordarsi, e quasi certamente trattare. Ormai. con l'appannarsi del prestigio milita re dell'Italia, aumentava l'a utonom ia se non anche l'arroganza dei cetnici , forse intuendo che, cli fronte alla negativa evoluzione della guerra per l'Italia, prima o poi avrebbero dovuto lottare eia soli . Però, lo slittamento dell'inizio delle operazioni. consentì un miglior coordinamento del movimento dei cetnici di Konjic con le co lonne di Mostar che entrarono in azione il 26 fe bbraio lCARflNA N. 7- Pag. 104). Proseguirono il giorno s uccessivo, ma senza quel «risultato che si pre vedeva [occupazione di Val Drefanka - n.d.a. ], perché tutte e due le colonne, specie quella cli sinistra (col. Scotti) hanno dovuto procedere molto lentamente per la forte resistenza e reazione dell'avversario occupa nte buone posizioni e [ornito cli molte armi e munizioni. Si presume infatti che in q uesto settore il comando partigiano abbia concentrato tutte le forze disponibili dopo l'investimento di Prozor e Jablanica» <4" ' 1• Il 28, il nemico cominciò «a ripiegare pur opponendo accanita resistenza» . ,,La colonna 'A' lcolonna Consolo - n.d.a.] - scriveva la ' Murge' - puntando per l'alto tende ad avvolgere con l'ala s inistra lo schieramento nemico, mentre il fronte dei montenegrini face nti parte della colonna 'B' fortemente premuti [,] nella notte sul 28 ha dovuto esser portato su posizioni retrostanti. Soltanto dopo duri combattimenti la situazione può essere risolta a nche in questo settore ed il nemico ripiega»'""'n.
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CARTINA N.
Rapporto: 1 cm.
7
= km. 5,500
Schema di massima del primo passaggio della Narenta da parte delle formazioni partigiane (18-26 febbraio 1943) e loro ripiegamento (linea tratteggiata). Contrapposizione delle forze italiane (frecce continue da Mostar), di due gruppi da combattimento tedeschi (frecce continue a nord della Narenta) e delle formazioni cetniche da MihajloviĂŠ e di JevdeviĂŠ (semicurve punteggiate) dal 26 febbraio al 5 marzo 1943.
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L'opaco rendimento dei montenegrini, cosa piu ttosto inconsueta , fece sorgere fra i comandi italiani «l'impressione che né le milizie A .C. serbe, né quelle montenegrine r.] per tema di uno scacco» avessero «l'inten1.ione di impegnarsi a fondo» <·1s2l . Tuttavia, il 2 marzo, i cetnici di Konjic respingevano i partigiani per oltre venti chilometri verso ovest l'"'-'>. Contemporaneamente la colonna Consolo, aggirato lo sch ieramento a nord di Mostar, ributtava le formazioni partigiane contro la Narenta e proseguiva per Grabovica. Continuando nell'ava nzata, prendeva contatto con i cetnici di Konjic, che «avevano occupato dopo duro combattimento Rama (Prozor PI -C F) e completato occupazione Jablanica ove sono stati recuperati I 00 militari italiani ferit i» 1"'>. Anche il gruppo da combattimento Annacker, in concom itanza con l'azione dei cetnici, era riuscito a respingere i comunisti da Sella Ivan l4<S» . Riorganizzatosi, aveva proseguito «in direzione di Ostrozac [IO km ad ovest di Konjic - n.d.a. J, superando resistenze ribell i sfuggit i al precedente rastrellamento delle M.Y.A.C. erzegovesi» ias,,>. L'Ufficio operazioni dello Stato Maggiore poteva scrivere che «in Val Narenta i partigiani cominciano a perdere terreno pur reagendo tuttora con grande efficacia e con violenti contral!.acchi» (·"1>. Il giorno dopo segnalava che «il successo [.. .], già delineatosi il 28 Cebbraio, sta assumendo maggiori proporzioni. Per valutare la graviU1 della minaccia partigiana e l'importanza dello sforzo compiuto, basta considerare che le operazioni in Erzegovina si stanno svolgendo su una fronte di oltre 100 km., da Yergorac a Tarcin, impiegando circa 2 divisioni italiane, 2 d ivisioni tedescocroate, alcune migliaia d i M. Y.A.C. . Questo complesso di forze ha dovuto lottare per oltre 15 giorni, prima cli veder delinearsi il successo» (·"~l . La situazione sembrava ristabilita: il grosso delle l'orze partigiane, incalzato dalla M.Y.A.C., dai cetnici di Voja Lukacevié, da quelli cli A nclrija Vukovié, era sta to ributtato ad occidente della Narenta. Nel settore cli Mostar, i partigia ni avevano lasciato sul terreno seicentocinquantadue morti accertati, ed altri cinquecento erano stati dati come probabili dai cetnici; per contro la M.Y.A.C. lamentava la perdita cli centoquarantatré uomini, ed i montenegrini di quarantatré 1•s•J). Il territorio compreso nella grande ansa ciel fiume, anche se rimaneva ancora qualche isolata formazione comunista, era controllato dai cetnici. Da Roma, lo Stato Maggiore considerava <<assai efficace [... ] il contributo dato[... ] dalle M.Y.A .C. erzegovesi, che con ben riuscila azione cli manovra, hanno agito al centro dello schieramento avversari o, contribuendo a determinare il cedimento delle resistenze partigiane di fronte al le colonne italo-tedesche dirette, rispettivamente da sud e da nord-est
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alla confluenza della Rama con la Narenta» rs•Jt>i. Valutava probabile che i partigiani, ritenuta persa la partila, «come di consueto, cercheranno di sfuggire nella direzione tutt'ora libera. 1àle direzione appare quella che conduce verso nord nella Bosnia orientale» (491), e la valutazione si dimostrò esatta. Pur essendovi le premesse per un accerchiamento, i cetnici [urano fer mati dal comando itali.ano per evitare un loro contatto con reparti tedeschi, e non proseguirono oltre la Narenta. Contemporaneamente furono fermate le divisioni 'Prinz Eugen' e '369a' che il comando tedesco intendeva Car convergere su Mostar, ma l'opposizione di Robotli era stata inequivoca, e drastico il s uo telegramma a l generale Lohr. «Comando Supremo et Duce mi hanno [.. .J confermato che linea di arresto per truppe tedesche at scopo evitare incontro [con M.V.A.C. e cetnici - n.d.a.] est linea Konjic-Rama -Prozor». Ed aggiungeva : «Mi hanno pure confennalo esser stato rappresentato at O. K.W. non essere necessaria avanzata truppe tedesche su Mostar et occupazione zona miniere» 1"''2; . Come propria considerazione, richiamava all'attenzione d i Lèihr che «obiettivo concordato per ' Weiss 2' non era Mostar et che avanzata da Livno su Mostar costituirebbe in ogni caso operazione at sud linea di arresto sopracitata». Infine, quasi risentito, precisava «Non mi est possibile accettare una moc.iifica della organizzazione militare del territorio di mia giurisdizione senza autorizzazione mio Comando Supremo», come «non mi esl possibile accettare limitazione at zona impiego cetnici di cui at punto terzo vostra comunicazione» 1·1'm. Evidentemente, al d i la della validità sul piano militare dell'intervento tedesco, prevaleva la preoccupazione di escludere la presenza germanica dall'Erzegovina. Ma si perdette l'opportunità cli una favorevole occasione per operare concent ricamente contro i partigiani. Tuttavia, dieci giorn i dopo la risposta di Robotti, il Comando Supremo avrebbe autorizzata la presenza tedesca nella zona di Siroki Brieg. Fra il 2 cd il 3 marzo, la dislocazione de lle forze ilalo-teclesche vedeva, ad ovest, la 'Prinz Eugen' nella :wna Dernis-Bosansko Grahovo (circa I 00 km in linea d'aria da Prozor), dove si stava attestando per la seconda fase della Weiss; a sud, a contatto con le formaz ioni comuniste, le colo nne miste ital ian i-M.V.A.C.-monte negrini cd i cetnici di Mihajl ovié; ad est i gruppi Annacker e Vogcl; a nord la 'TI 7"' tedesca, Ma con l'ar resto dei movimenti rimase aperto un varco cli circa y uaranta chilometri fra le punte avanzate della '717'" div isione, che si trovava all'allezza cli Gornji Vakuf, ed il gruppo Annacker, così che il deflusso delle formazioni comuniste attraverso questo insperato corridoio fu immediato. [VEDI CA RTIN/\ N . 7, A PA(ì. 104J.
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11 3 marzo Supers locla segnalava che la '717"', «eliminate le in f'iltra zioni avversarie [... J, avanza lentamente contrastata d a forte resistenza partigiana», e che «dopo duri combattimenti si è spinta sino a 10 chilo metri a nord di Prowr». Ma il 6 comunicava che «i partigiani, rinforzati da truppe giunte eia Livno [... J hanno violentemente contrattaccato» <"0·11• e che la ·717"'. costretta a cedere ter reno, aveva ripiegato sin oltre Gornji Vakuf, perde ndo fra m orti, fe ri ti congelati e dispers i centottantacinq ue uomini. Il II battaglione del 737° reggimento era rimasto accerc hiato, ed il «ripiegamento [-- -1 dell'ala sin istra» aveva consen ti to «a i ribell i di sbloccare la rotabile G .Vakuf'-Travnik. lungo la q uale forze nemiche imprecisate partigiane hanno iniziato a defluire verso nord» <4~5 ' . Dal canto suo. lo Stato Maggiore d ell'esercito avrebbe osservato che «la manovra a tenaglia [.. .], progettata d al Comando tedesco, media nte due colonne della '71Y e 'Tl W' [Gruppi Annacher e Vèigel - n.d.a. l non è riuscita a causa del cedime n to della branca occidentale ('717") e della lentezza della avanzata della branca orientale (718" divisione)» ,;"">. Ma, piLt che lentezza. si trattò di una improvvisa contromanovra d e i partig ia ni . cd il g ruppo Ann acker. «impegnato dal g iorno 7 in violenti combattimenti difensivi», per evitare anch'esso l'accerch iamento, aveva dovuto ripiegare «di c irca sei chilometri su posizioni più favorevoli la propria ala sinistra»<"'171. La situazione venne progressivamente ristabi lita con l'avanza ta dell a '369'" su Bugojno . L'8 marzo la ·717n', rioccupata Gornji Vak u f. c hiudeva la via cli deflusso verso la Bosnia orientale; il lO poteva en tra re a Prozor anche perché i. partigian i a ncora una volta aveva no cambiato il loro p u nto cli gravitazione.
I PARTIGIAN1 RIPASSANO LA NARENTA LA BATTAGLIA PE R NEYESINJ E Lo Stato Maggiore dell'esercito, analizzando la silua1.io nc, poneva in evidenza che «la diffico lt~\ de l terreno e la mo bilità relalivamentc scarsa delle tru ppe tedesche. fortemente legate agli assi rotabili», aveva consentito ai p art ig iani di sfruttare «i vantaggi d ella posizione centrale. che sono riusciti tuttora a mante ne re cli fro n te alla manovra convergenle de lle lruppe tedesco-croate» e,·,~,. lnfattL ve de ndo chiudersi la v ia di fuga verso Travnik (cioè a nord), p e r disimpegnarsi dall'accerchiamento puntarono a sud -est, ed attraversarono nuovamente la Narenta, con ben minori d irficoltù della prima volta . L'8 marzo, Superslocla segnalava: «consiste nti nuclei p artigiani affluiscono tra Rama e Jabla nica, ricercando passaggio verso est ed esercitando forte p ressione su fo rm azioni Y.A .C. [... ) che
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hanno dovuto ripiegare ad oriente di Krstac» <"""'>. I cetnici che avrebbe ro dov uto dife nde re Jablan ica - quegli stessi che proprio in quella zona pochi g iorni prima avevano ributtato le fo rze di Tito al di la della Narenta inspiegabilme nte non opposero resis tenza. Vladimir Dcdijer, ne lla s ua biografia di Tito, scrive che «i cetnici non si aspettavano il nostro a ttacco, credendo che noi ci stavamo aprendo la strada verso nord» - come in effetti avevano fatto - ed «un gruppo di partigiani dalma ti [...] passò sopra un ponte ferroviario distrutto che praticamente ancora reggeva. Quando raggiunsero l'altra estre mità dove c'era una postazione di cetnici, lanciarono due bombe a mano e poi saltaro no dentro. Così fu costituita una testa di ponte dopo un combattimento che e ra durato solamente tre minuti». Riattato in qualche modo il passaggio. «re parto dopo reparto, passarono di corsa il fiume, e presero terra sull'altra riva a ll arga ndo la testa cli ponte. Alralba le prime unità. inseguendo i cetn ici sconfitti , aveva no g ià raggiunto la sommità d e lla montagna d e ll 'altra sponda» i.<w,_ Mihajlovié stesso, durante il processo, confermò la mancata difesa d i Jablanica. «Qui vi e ra Anc..lrija Veskovié con una parte delle forze cie l Montenegro, che si riteneva dovesse difendere il laLo sinis tro della Narenta. Si accese il combattimento. Egli fu assolutamente ina ttivo, ed il passaggio divenne possibile poiché non dispose adegutame nte la difesa del fiume. In seguito anche Lukaéevié e ra qui. Anclrija Vcs kovié e Lukacevié s ì ritirarono verso Glava ticevo» '11111 • In tal modo, scrive D eclijer, «le nostre divisioni proletarie poterono faci lmente attraversare la aren ta e scom parire ne lle montagne de l Montenegro» 1'!121. Dai No1i i iari del VI Corpo d'annata si ri trae l'impressione che il comando italiano non abbia avuto una chiara visione della situazione. ritene ndo in atto non tanto un cedimen to dei cetn ici quanto una limitata infiltrazione <lei partigiani. Infatti il 4 marzo. segnalava un at.t.acco di miliziani. «probabilmente s ruggiti alla nostra azione a cavallo d e lla Nare nta», che «hanno attaccato le for mazioni V.A.C. in zona Jablanica» 151ui _ « Il 5 corrente - a ltro Notiz iario - Jablan ica era ancora contesa da form azio ni miliziane e forze V.A.C.. Nella zona Jablanica-Rama hanno luogo scontri cli carattere locale fra re parti V.A. C. e nuclei ribelli che si risolvono favorevolmente per gli A.C. [anticomunisti - n.d.n.]»•So:,_ Poi. «nella giornata del 6 corrente, sono continuati i combattimenti tra Coi-le miliziane e re parti V.A.C. ciel cap. Gjurié fDuriéJ in zona Jablanica» 1" '~1• Nella rea lt}1, il cedimento dei cetnici coi nvolse lo schierame nto si no a sud di J abla nica. dove si trovavano le colonne italiane. I partigiani, sfruttando il vantaggio conseguito, ri presero il movimento verso oriente lungo la direttrice Jablanica-Konjìc e verso sud-est.
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******* Nel dopo guerra, il 'passaggio della Narenta' sarebbe stato esaltato con notevole drammaticità da parte j ugoslava <;o,,i, forse non tanto per l'aspetto militare quanto per il salvataggio dei feriti e dei civili che seguivano le forze combattenti. Dedijer racconta che, durante l'operazione ' 'vVeiss' , le «diverse migliaia di partigiani feriti che giacevano nei vari ospedali dei territori liberati [cioè sotto controllo comunista - n.d.a.] rappresentavano una grande difficolt~, per i movimenti delle unità partig iane, poiché non era possibile permettere che cadessero nelle mani del nemico. Il nemico, usualmente , uccideva tutti i nostri soldati feriti» (' 071 • Per salvarli, furono raccolti in gruppi omogenei: que lli che potevano camminare; quelli che erano solamente in grado di reggersi sul dorso di qualche animale; coloro che dovevano esser trasportati. A l momento del passaggio della Narenta sarebbero stati circa quattromilacinquecentoc,osj. Massa imponente, e come se ciò non bastasse, «altro problema veramente d ifficile - prosegue Dedijer - fu quello della popolazione dei territori liberati [... ]; avevamo [... J da salvare centinaia cli migliaia di vecchi , cli madri con i bambini che fuggivano davanti a l nemico» ,;,m, e «le lunghe colonne era no eccellenti obiettivi sia per bombardamenti con bombe leggere [spezzonamenti - n.d.a.], s ia per i rnitragliamenti» (' 10>. Portare questa moltitudine oltre la Narenta - un esodo biblico secondo Dedijer - dovette essere un'impresa ben ardua per la sua imponenza e , se pur condotta con estrema abilità, pare strano che sia sfuggita all'osservazione degli aerei italiani e tedeschi dei campi di Mostar e di Sarajevo, particolarmente attivi in quei giorni di bel tempo. Dai dati info rmativi , giornalmente ripo rtati nel Notiz iario cli Supersloda , ris ulta che il 3 marzo: «aviazione rilevato intenso movimento armati, carreggio e quadrupedi» '5" l, individuati come «formazioni 2" divisione partigiana e II, III, IV brigata dalmata»; il 5, «rilevati e mitragli ati con ottimi risultati colonne partigiane e carriaggi in movimento» <' 1'>; il 9, «aviazione svolta intensa attività. Reazione contraerea da alture zona Jablanica» cm,. Nel pieno del passaggio della Narenta, il 10 marzo, si trova: «osservazione aerea e informazioni concordi nel rilevare fo rte massa partigiani [.. J con probabile intenzione aprirsi passaggio verso est», che l'Ufficio 'I' individuava nelle «formazioni 2" e 3" divisione partigiana» 1' 11>. 11 12, «ricognizione aerea conferma inte nso movimento» 15 1»; il 14, «aviazione ripetuto bombardamento in zone ...» <m,i, ed altre analoghe . Da questi dati, che non danno alcuna notizia dei profughi e dei feriti di Dedijer, si dovrebbe dedurre che in q uei momenti l'osservazione aerea sia stata scarsamente accurata, specialmente se confrontata con le segna-
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!azioni e le informazioni dei giorni precedenti, quando i partigiani si trovavano ancora ad occidente dell a Narenta. Il 12 febbraio, ad esempio, l'osservazione aerea aveva segnalato cons istenti g ru ppi di pa rtigia ni «in movimento netta zona di G lamoc verso Tomistavgrad cd i paesi di Duvanjsko Polje [ ... ) portando al segu ito donne. bambini. masserizie e numerose salmerie e carriaggi» <'111• La ·Murge'. alcu ni giorni dopo, avvertiva che fra Rakirno e Posusje e rano stati osse rvati «dai 2 a i 3000 uom ini [.] compre!:ii in ta l nume ro le donne c he segu ivano i suddetti nuclei» (~ix,. li 2 marzo. Superstoda informava che «secondo informazioni da parte di disertori in zona Drvar-Livno si sarebbero concentr ati 80.000 fuggiaschi. Popolazioni soffrono la fame, tifo. e tifo pe tecchi aie» <~ l'i) . 11 VI Corpo d'armata. sollo la stessa data, comun icava che «massa partigiani trasferitasi 7.ona 'Murge', portando al seguito donne e bambini per dirigersi probabilmente Montenegro I... ] sta sganciandosi contatto nostre truppe» ,,:,,,_ Sia mo perciò portati a ritenere che, al momento del passaggio della Nare nta. il nume ro dei civ ili e dei fer iti al seguito delle form azioni sia s tato pi uttosto limi tato. tanto da sfuggire a lt"osservazione aerea, che non li segnalò. Sembra quindi più probabile che il movimento o il deflusso verso la Bosni a centrate. attrave rso il varco creatosi nell a zona cli Gornji Vakuf fra la '717'" e la '7 18''' d ivis ione tedesca, abbia rig ua rdalo soprattullo i c ivili e d i feriti. E ciò anche perché al forzamento del fiume risultano prese nti tutte le formazioni combattenti già in precedenza segnalate. Inoltre, durante e dopo il passaggio della Narcnla, nei Notiziari non si trova a lcun accenno a masse al seguito, sa lvo r unica notizia del J4 marzo: «sempre più accentuata pressione massa partigiani valutata circa 5000 armat i e che avrebbe a l seguito 500 feriti» 1' 111• E già cinquecento feriti su cinquemila uomini validi, cioè il 10 per cento. costituirebbe anche per reparti a ttrezzati, un problema no n indiffe re nte. Non abbiamo neppure clementi che ci consentano di convenire con Frederick W. Deakin là dove, nel suo volume La l'vfonwgna più alta, affe rma che «la 'cura dei fe riti ' dive ntò un ramo importante della g ue rra partigia na. un fa ttore cu i doveva tene r conto ogni piano operativo» <>~J,_ Di norma - ed è noto - i partigiani portavano via dal campo di battaglia morti e feriti per non rendere note le perdite, cd i non trasportabili venivano soppressi. Ad esempio, la 'Berga mo', in altra occasio ne, aveva comunicato il ritrovamento di «una fossa comune contenente 15 cadaveri partigiani l, .. j facenti parte del gruppo di 30 ferit i ricoverati circa 10 giorni fa nella scuola di Sv.Pe tar, provenienti da zona Sitno (MS-BN) e successivamente uccisi dai loro compagni, perché in trasportabili)> <-'m. lt maggiore Barba Oberclan. dopo il comba ttimento di Bosansko Grahovo (2628 ottobre 1942) scriveva che i partigiani avevano soppresso i feriti non trasportabili (VE DI VOL. 11 , PAG. 755). Crude lt ~1 che suscitano comprensi-
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bili reazioni, ma in una lotta disperata anche l'efferatezza può talvolta assumere aspetti di una sua, sia pure distorta, grandezza.
D 'altro lato, non siamo stati in grado di trovare dati o notizie a conva lida del fatto - riportato da Deakin - c he durante il passaggio del la Nare nta vi fossero «colon ne sovraccariche di fe riti t... J bloccat<:: s u strett i sentieri cope rti di neve a lla mercé degli a erei e dei cannon i ne mici , in attesa dell 'attacco de lle guarnigioni italiane e tedesche (come a P.rozor e a Gornji Yakuf) [' dell 'a ttacco dell e guarnigio ni ', riteniamo nel senso 'dell'attacco alle' - n.d.a.], fino all'incubo della scalata de l monte Pre nj [massiccio intorno al q uale si sviluppa l'ansa della Narenta - n.d.a.l, formicola nte di una massa d'uomini che strisciava e scivolava sulle s ue scoscese e impraticabili pendici» t<!•>. Non abbiamo, ovv ia me nte, alcun dato su «la disperata decisione» - come scrive Deak in - che avrebbe angusti ato T ito, «di distaccare i fe riti dalle unità combatte n ti e d i inviarli sotto sco rt a in direzione no rd-ovest. verso l 'abbandonata regione d e ll a Lika»cszsi_ U na siffatta d ecisione sarebbe stata veramente 'd ispera ta', poiché dal Prenj a lla parte meridionale de lla Lika ci sono, in linea ct·aria, no n me no di duecento chilo metri , ed anche non tenendo conto de lle distanze, la massa dei feriti avrebbe dov uto ria t.traversare la Na renta, passando tra le avanzan ti d ivisioni tedesche . Ma, prosegue Deakin, «r assallo frontale al pon te e il passaggio della Nare nt a nell' ul tima fase della battaglia, allentarono l'angosciosa tensione in cui si trovavano i fe riti a mm ucchi ati s ulle pendic i orientali del mo nte Prenj, e dischi usero dinanzi a loro le pianure dell'Erzegovina ;;zo; _
R icostruzio ne che ci lascia estremame nte perplessi, poic hé Deakin, par land o cieli' 'assalto l'ro nta le' a l po nte della Narenta e de l passaggio del fiume - che storicarnente c h be luogo d a ovest acl est e che solame nle in questa d irezione po teva dischiudere ai partig ian i le pian ure dell'Erzegovina - colloca il Prenj e slernamente all'arco della Narenta. E non de ve trattarsi cli un errore for tuito, se anche in un allro passo scr ive che l' impaccio causato dai feriti alle formaz ioni combatlcnti, fu parlicolannente sentito «nell ' ultima fase [... ], co n il restringersi del le strade che - attraverso gli aspri dossi del Prenj - conduceva al passaggio della Ne retva» e,~,,_ Nella re a ltà, ed in relazione a lla d irezione del movime nto dei partigia ni. è dalla Nare nta, e non viceversa, c he i sentieri portano a l massiccio cie l Prenj. Tmprecisioni che sorprendono, anche se D ea kin stesso fa presente che la s ua descrizione si basava sug li atti d ' un 'si mposio' - 'Nere1va-S111ijeska' - te nuto a Sarajevo nel luglio 1968 151" 1• U n semplice co ntrollo d 'u na qualsiasi carta a nche geografica avrebbe fatto apparire l'errore .
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Mentre D edje r parla di quattromi lacinquecento feriti, D eakin li valuta a tre mila. Un a ltro sto rico inglese. Phillips Auty, ne l s uo vo lume Tito scrive duemila. per cui nel divario delle cifre diventa difficile accertare una plausibile realtà. Tenendoci fra i d ue estre mi e d accetta ndo i tre mil a di D eakin , dobbi a mo pe nsare a lla presenza di a lm e no q uattro/c inquecento uo mi ni fra aiuti, persona le sanitar io e di fat ica, cioè complessivamente non meno di tremilacinquecento persone. Se poi si prendono in considerazione le cifre di Dedijer, qua ttromilacinquecento ferit i, ed ammettendo propo rzionalme nte lo stesso servizio di s upporto, si dovre bbe calcolare un totale cli poco inferiore a cinquemilacinquecento persone, cioè un a massa fra un terzo ed un q uarto dei partigian i combattenti. E tutto ciò, senza te ner conto elci civili che D eakin , pe rò, non ricorda. ln ogni modo, se il salvataggio elc i soli feriti fosse avvenuto secondo quanto ancor oggi correntemente riportato, si tratterebbe d'u na impresa assol utame nte eccezio na le. In contrapposto. pe rò. è poco credibile c he gli osserva to ri clc ll'aviazio ne italia na e tedesca, non si siano mai accorti d'un monte Prcnj 'brulicante· di feriti, pur sorvolandolo più volte al giorno. Sem b ra pertanto più verosimile che questo aspetto e motivo sia s tato esaltato per il suo e ffetto pro pagandistico che con l'ind ubbio 'uma nitari smo' completava il successo militare di una ritirata manovrata ed abilme nte condotta. *~::***** Su perata la Nare nta , i «forti gruppi ribe lli (probabilmente 2" divisione). che pre me va no fra R a ma e Jabla nica», 1'8 marzo s i erano già «infiltrati sino a Javorik (9 km ovest di Konjic). agevolati da nord da altri nuclei ( probabilm e nte 3" d ivisione) che attaccati i re pa rti tedeschi in zona Podhum li costringevano a ripiegare» <529 > sino a lla Se lla Ivan '5·'"' · Konjic resisteva. cd ancora una volta diventava il caposaldo dello sbarramento a l gom ito della Narenta trasversale con que lla ascende nte. Il VI Corpo d'armata valutava che «la massa m ilizia na ritira tasi tra Rama-Jablanica-Konjic-G.Bjcla e nel territorio immediatamente a nord della Narenta, che in questi giorni te nta di forzare il passaggio verso est e sud-est. dovre bbe raccoglie re quas i tutte le fo rmazioni ribelli o resti di q ueste. che in questo ultimo periodo hanno costituit o una considerevole minaccia per il territorio del C.A.. Si può calcolare a d alcune m iglia ia di armati la consiste nza di queste forze, compre ndenti sic urame nte i resti della 2" e 3" divisione proletaria, probabilmente a liquote della I, della li I brigata dalmata e forse a nche parte della IV, ri tiratesi da lla zona ImotskiPosus.ic f.] e forte di imprecisata co nsistenza che dalla zona cli Tomislavg rael s i sono sic uramente ritirate assie me a lle brigate dalmate verso Pro-
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zor e Jablanica lungo la Val Doljanka per effetto della pressione tedesca e nostra. Appare evidente il piano del comando miliziano di portare l'intera massa che sta per essere accerchiata, aprendosi ad ogni costo un varco attraverso le forze A.C. e tedesche che attualmente sbarrano la strada, in direzione est (... 1, oppure in direzione sud-est lungo l'Alta Val Narenta, verso il Montenegro [... ]; è più probabile la seconda ipotesi» m11• Non una parola su feriti o profughi al seguito. Per intercettare questi movimenli, il corpo d'armata fece partire da Mostar, con direzione est due colonne della M.VA.C., una verso Bjela e l'altra più a sud, a Glavaticevo <5.m [VEDI CARTI NA N. 8 - Pag. 114], dove si unirono alle provate formazioni celniche che avevano ripiegalo dal settore Rama-Jablanica , ed alle riserve fatte affluire da Mihajlovié. In com plesso, settemilacinquecento uomini 1533l , che se mbravano sufficienti per costituire un adeguato sbarramento. Contemporaneamente, per chiudere il varco di .Jablanica - dove «una consistenle massa cerca di ostacolare nostre colonne miste a cavallo Narenta, scopo garantire a nucleo tuttora in Valle Rama di scendere in Valle Narenla» '5•1'J - la ' Murge' spinse ava nti la colonna Scotti. Quantunque «forteme nle contrastata da reazione avversaria cli ar tiglieria e armi a utomatiche ,, '5351 , il 16 rioccupava .J ablanica e prendeva conlatto con la '717'" tedesca, che a sua volta si collegava con la ' 718"' in zona Podhum <5 •<>>. Ma, l'accerchiamento delle forze comuniste entrate nell'Erzegovina non ebbe successo. I partigiani nuovamente sfruttarono la loro posizione centrale e fecero massa a sud di Konjic fra Glavaticcvo e Cicevo. contro gli uomini di Mihajlovié !5 m. Il VI Corpo d'armata cercò di bloccare le prime infiltrazioni ad orienle de lla Narenta ascendente, spostando altri «due battaglioni di V.A.C. da zona Mostar a Obalj (Gacko TN-BH)» (;.,~>. Però, «le formazioni montenegrine, schierate sulla destra della N arenta in zona Glavaticevo [.. .] sottoposte a fortissima pressione partigiana» dovettero «ripiegare verso est, costringendo rimanente schieramento V.A.C. a ripiegare a sua volla» (:13•'J. Intanto, dal Servizio informazioni (S .I.E.), giungeva la segna lazione che Mihajlovié, cli fronte alla delicatezza della situazione, «che minaccia direttamente le regioni abitate dai serbo-ortodossi», ed alla «ind isciplina de i capi de lle formazioni cetniche che mal sopportava no di essere comandate dal maggiore Ostojié, inferiore cli grado a molti comandanti s ubordinali», in data 19 1.n arzo aveva «assunto il comando clirello de lle forze celniche, dislocandosi a Kali novik» <5' 0\ e portando in linea due mila uomini della riserva di PavJe Durisié (' 01 l. Questi «schierò le s ue forze , e cominciò ad attaccare. Si svi luppò un duro combattimento ma nessuno
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Rappono: 1 cm. = km. 6,000
Le frecce continue indicano i movimenti de i partigiani al secondo passaggio della Narenta (8 • 12 marzo), loro penetrazione in Erzegovina e prosecuzion<:: verso il Montenegro. Le frecce tratteggiate rappresentano le lince della controffensiva italiana (8 marzo - 1° maggio) e le semicurve pun teggiate le pos izioni delle formazioni d i Mihajlovié, ed intorno a N cvcsinje(i n basso nella cartina) di quelle di Jevdevié.
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riuscì a respingere l'altro», come deporrà Mihajlovié durante il suo processo. «Però, quella stessa sera Veskovié, che si trovava all'ala destra, vicino ad Obalj, fu facil me nte respinto da bombe [artiglieria? - n.d.a.], come vidi dalla mia posizio ne» 1501>, ed i partigiani ebbero il sopravvento. «In conseguenza soverchiante pressione partigiana» cs,,i, segnalava Superslocla il 24 marzo, il «comando cetnico» veniva spostato da Kalinovik a Foca e, così. pur senza nominare Mihajlovié ne am metteva la partecipazione alle operazioni.
Mentre la massa dei partigiani ripiegava ve rso il Montenegro, forti aliquote ancora nell'ans a della Narenta avevano puntato a sud ed a sudesL e, travolto lo sbarramento merid ionale costituito da formazioni della M.V.A.C., si erano dirette su Nevesinje. In seguito a questo cedimento. il VI Corpo d'arma ta, ri tenendo probabi le una conversione da oriente verso Mostar, schierò due battaglioni nazionali a cavallo de lla sella cl i Zas tolje ( circa ve nli km a nord-est dell a città). A copertura di Neves inje ammassò il gruppo Scotti 15·1·'>, che nella notte fra il l8 ed il 19 marzo venne pesante mente aLtaccaLo. «Partigiani cui elemenLi avanguardia vestivano uniforme italiana, riuscivano a supe rare in qualche punto nostre linee avanzate e raggiunge re q uota 1170 (RK-BH) ove e ra schie rata batteria accompagnamento. Lotta proLrattasi accanitamente e con alterne vicende s ino alba, risolvevasi nostro favore dopo ene rgici contrattacchi che battevano avversario e riconquistavano tutte posizioni» (H5>_ Da parte iLa1.iana caddero quattro ufficiali e quattordici soldati, rimasero feriti tre ufCiciali e ventisette uom ini cli tru ppa.
Il giorno s ucct:ssivo , in zona Kljun. la colonna Scotti impegna va «ingenti forze nemiche che, dopo !"orte resisLcnza, passavano contrattacco fron ta le e quindi te ntavano avvolgimento posi1,ioni tenute da reparti A.C.. Questi [,] dopo subite sensibili perdite [,] ripiegavano costringendo nostro schieramento arretrar<:: su Pridvorci (Sl-AX), e successivamente a nord Nevesinje» (''"). Situazione fluida oltre che confusa , e la 'sintesi' giornaliera dello Stato Maggiore dell'esercito, riportava che «sul versante orientale della Narenta s i è delineata una nuova crisi in seguito a seconda ronura avvenuta nello schieramento cli M .V.A.C.» <5" >. I partigiani , impiegando circa cinquemila uomi ni, avevano occupato Nevesinje e costretto la colonna Scotti a ripiegare verso ovest sino a B lagaj (una decina di chilometri a sud di Mosta r) ,s,s>. 1 combattimenti erano stati severi, ed il gruppo Scolli ave va perduto diciassette ufficiali e centosettantasette soldati fra morli , dispersi, e fe riti rimasti ' abbando nati' sul te rreno. L'abbandono dei Cerili sottolinea la drammaticità dello scontrol549 ) _
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A parte l'aspetto militare, la conquista di Nevesinje, cuore del movimento cetnico nell'Erzegovina, costituiva per i comunisti un 'affermazione sul piano politico che colpiva l'orgoglio degli ortodossi, incideva sul morale delle M.V.A.C., screditava il prestigio di Jevélevié, ed ovviamente esaltava i partigiani. Riprendere Nevesinje divenne un obb ligo, cd i cetnici, riorganizzatisi a Blagaj , mossero all'attacco. Erano tremilacinquecento uomini, divisi in due colonne (colonna Popovié, e colonna cli Milorad Vidacié) che il 28, con alla testa lo stesso .Jevdevié rientravano a Nevesinje. La colonna Popovié ebbe novanta morti e centocinquanta feriti <<5oi_ Se i cetnici credevano d'aver riaffermato la loro superiorità, i partigiani non accettarono lo scacco. Iniziò, così, la 'battaglia per Nevesinje' , che durò sino al 29 aprile, quando il paese - dopo esser stato ripreso dai partigiani il 29 marzo, perduto il 7 aprile, riconquistato 1'11 - tornò definitivamente in possesso dei cetnici. Questa alternanza fece sorgere altri dubbi sull' impegno combattivo degli erzegovcsi, e Jevdevié stesso, cercò di giustificare la perdita di Nevesinje clell ' l 1 aprile, attribuendola al fatto che «i reparti cetnici non hanno ubbidito agli ordini , e si sono diretti dietro ai miliziani in fuga , per impedire che venissero distrutti i propri paesi. Se l'ordine impartito fosse stato eseguito, Nevesinje non sarebbe cacluta»<551 i. Giustificazioni preoccupanti, ma la realtà doveva essere più grave, se Jevdevié ritenne d 'indirizzare un violento ordine del giorno «Ai Comandanti ed ai Soldati delle truppe settentrionali della zona di Nevesinje», firmandolo quale vojvoda e 'Delegato ciel Ministro della Guerra' , cioè di Mihajlovié. Le sue parole erano sferzanti. «Per la terza volta, in breve tempo, abbiamo disonoralo le nostre bandiere, le nostre tradizioni militari, e l'onore serbo (...J. La maggioranza della truppa è vilmente fuggita dal campo di battaglia cli fronte al nemico numericamente debole ed insuffi cientemente armato, fermandosi a Blagaj, dopo un a corsa di 30 km.» (sszi_ Faceva salvo il comportamento del ba ttaglione bosniaco, della brigata di Rogatica e dei due battaglioni cli Nevesinje, ma per gli altri parlava cli «comportamento codardo», bollando «le nefandezze e le debolezze dei singoli e dei reparti». Minacciava «le decisioni del nostro comando supremo (cetnico - n.d.a. J che potrebbe cancellarci definitivamente dai ranghi dell'esercito serbo»; marchiava d'infamia «i vili» che, «con il loro comportamento, provocano la venuta dei tedeschi ed ustascia nella nostra terra per cacciare i partigiani e così cancellare il nome serbo». Ordi nava ai comandanti cli vagliare gli uomini, riammettendo nelle formazio -ni solamente «chi volontariamente vorrà partecipare alla nuova marcia su Nevesinje». «Tutti gli altri siano cancellati dalle file dell'esercito, si sospenda loro la distribuzione dei viveri e si ritirino le armi». «Co loro c he
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mancheranno al dovere saranno giudicati dal Tribunale militare (cetnico - n.d.a.] sul posto», ed ai soldati «non verrà dato alcun riconoscimento fino a quando Nevesinje non sarà nostra nuovamente» (55-'>. Ecl i cetnici, con l'appoggio cli reparti itaEiani, il 29 aprile riprendevano Nevesinje.
CONSEG UENZE E RIPERCUSS IONI DEI COMBATTIMENTI IN ERZEGOVINA
Gli avvenimenti che avevano avuto luogo nell'ansa della Narenta si ripercossero in più d'un settore. Robotti incaricò il generale Sandro Piazzoni di svolgere un'inch iesta sulla caduta dei presìdi in Val Rama, facendo «la necessaria luce sui fattL accertando le manchevolezze verificatesi>,wJ. Se vi era stata la «perdita di 3 btg., di 2 btr. ed 1 sez., e di altri reparti minori, con una perdita complessiva - scriveva Robotti - che, dai primi accertamenti, si può valutare a circa 2300 uomini , 2000 fucili, 170 armi automatiche, 14 pezzi di art., 11 carri armati, 45 automezzi, oltre alle scorte di viveri, munizioni e materiale vario abbandonato», tutto questo non poteva «esser considerato alla stregua cli uno sfortunato episodio da passare agli atti» <5·1' 1• Il comandante cli Superslocla, in particolare, voleva conoscere le ragioni per le quali non erano stati presi tempestivamente provvedimenti adeguati, «tenuto conto che la minaccia partigiana da ovest si profilava eia tempo e su di essa [... ] questo Comando aveva ripetutamente richiamato l'attem.ione» cs,<>J . Domandava perchè, «di fronte alla minaccia cli ingenti l'orze avversarie», non fosse stata presa «nessuna decisione operativa», e sollecitava ragguagli sull ' azione di comando «svolta dai vari enti competenti, perché è mia impressione che tutti, o quasi tutti i Comandi, si sono limitati a chiedere rinforzi ali' Autoritù Superiore» <551 •. Non conosciamo i risultati dell'inchiesta, ma è possibile individuare alcune circostanze che, quasi certamente, ebbero il loro peso sul complesso degli avvenimenti. In primo luogo, sia al comando della ' Murge', sia a quello del VI Corpo d'armata , proprio nei giorni della crisi, non vi erano i comandanti titolari. La 'Murge', dal 7 gennaio era comandata interinalme nte dal generale di brigata L uigi Gherzi, perchè il titolare, genentle Paride Negri, era stato incaricato di reggere - interinalmente anch'egli - il VI Corpo d' armata, a seguito dell'improvviso decesso ciel generale Ugo Santovito. Per di più, dal 14 al 21 febbraio - mentre cadeva Prozor e Jablanica stava per essere travolta - Negri, in licenza, era stato sostituito eia! comandante della 'Marche', generale Giuseppe Amico. Il 22 febbraio Negri riassumeva il comando del Corpo d'armata, ma solamente per sei giorni, poiché il 1° marzo passava le consegne al generale
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Sandro Piazzoni - questa volta titolare effettivo. Negri non tornava alla 'Murge' che veniva affidata al generale Edmondo Quarra Sito. Concomitanza cli situazioni con soluzioni obbligate che, senza responsabilità cli alc uno, inevitabilmente influirono s ull'azione di coma ndo. Altro fattore fu la mancata valutazione dei movimenli delle fo rmazioni partigiane . Dalle dichiarazioni dei tenenti Bruno Clonrero ed Amerigo Dei (ufficiali medici, rispettivame nte a Prozor ed a Dreznica), risulta che tutti e due i presìdi e rano pronti a sostenere un attacco, come già avven uto altre volte, ma nessuno li aveva preavverti ti ciel rilevante numero di miliziani che stavano avanzando. Se si ignorava la forza dell'avversario, se Robot.ti faceva notare che «la minaccia [...] non poteva essere sfuggita all ' Ufficio 'I' ciel Corpo d 'armata>,, e se, oltre tutto, metteva in evidenza che «era stata segnalata alcuni giorni prima anche eia questo Comando» <>5'!, si deve pensare che le informative degli Uffici ' l' non siano sta te adeguatame nte utilizzate, oppure che non sia stata loro data molta importanza. Ogni divisione, tramite i propri Uffici ' l ' compilava giornalmente un Notiziario , che veniva in viato al corpo d'armata , alle altre divisioni dello stesso corpo, e per conoscenza a Supersloda. I corpi d'armata. dal canto loro. integravano queste le notizie con altre di Conte dire tta, e diramavano un proprio Notiziario, inviandolo a Supersloda ed alle divisioni dipenden ti. I Notiz iari erano ricchi - talvolta forse troppo - cli informazioni sia militari, sia poli tiche, quanto economiche o sociali. Particolar mente ampio e curato quello ciel VI Corpo d'a rmata: non meno di cinque o sei fogli ciclostilati ogni giorno (arrivando con una certa frequenza anche ad una ventina), oltre ad allegati come traduzioni cli volantini, di docume nti catturati, specchi s tatistici e così via. Però, di questo abbondante materiale, che si sarebbe dovuto analiz7.are. soprattutto coord.i nando le noti?.ie nell'arco di più giorni per comprendere le linee di tendenza, non venivano redatte sintesi o altro ad uso dei reparti minori in modo da aggiornarli e renderli attenti su quanto stava accade ndo o po teva accade re al di là del reticolato che proteggeva il presidio (sembra che neppure i comandi cli reggimento r.icevessero i Notiz iari). Carenze probabilmente imputabili alla mentali tà di sottovalutare le informazioni o di non dar credi to agli Uffici ' l', oppure a quella di tenerle esclusiva mente per se in quanto 'davano importanza' . Evidentemente, non si dette peso al Notiziario del 2 febbraio del Vl Corpo d 'armala, che segnalava la presenza ad occidente della Narenta (fra Pro7.or ed il mare) di «formazioni valutate complessivamen te a 7/8000 a rmati [,] che rappresentano una continua minaccia per i nostri
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presìdi avanzati e per l'integrità delle miniere fa 20 km circa ad occidente di Mostar - n.cl.a. J e della ferrovia» c559l_ Né maggior attenzione sembra esser stata posta al Notiziario ciel 12, dove si legge che «il totale del le forze miliziane in movimento [eia G lamoc e Tomislavgrad - n.d.a. J verso s ud, secondo fonte non controllata, ascenderebbe a J4/15 blg., complessivamente 2500i3000 uomini» <5" '1• li 13, la 'Murge' ne l proprio No1iziario riportava che «le forze miliziane dislocate a nord-esl di Pn.) zor ammonterebbero complessivamente a 4/5000 uomini» <''''1. Il 14, e proprio su informazione del presidio d i Prozor, la divisione clava un 'analitica descrizione topografica della dislocazione di o ltre duemila partigiani <5<>2>. Lo stesso giorno dell'attacco su Prozor, la 'Murge' segnalava la pres<::nza d i quattromila partigiani nella zona cli Tornislavgrad, e che «una formazione miliziana cli circa 2000 uomini, in maggior parte montenegrini, formanti la seconda brigata proletaria, comandata eia tale Dapcevié, prove niente dall a zona di fmotski, sare bbe sta la segnalata, a lle ore 10 del 13 corrente, in marcia verso Rakitno». E proseguiva: «si ignora quale localit~1 av rebbe raggiunto: secondo alcuni avrebbe intenzione cli d irigersi verso la zona di Prozor» c56·' 1. E nella realtà, fu così. Analogamente non si accertarono le cause per cui, «in questi giorni [,] cercano rifugio a Prozor n umerosi contad ini cattolici della zona (,] che dichiarano d i esser stati spogliati dai miliziani di ogni loro avere» e:"•">. Non u ltimo, va considerato anche il morale del soldato. sul quale in cidevano gli scarsi turni di licenza, la vita disagiata ne i presìdi, il logorio fisico dovuto all'ambie n te, quello psichico p er la ·tensione delle sem pre imprevedibili imboscate. Condi1,ioni tutte che, sommandosi e persistendo sen7.a sol uz ione cli continuitl1, portavano a l ri lassame nto, all'apatia e, pericolosamente, all'assuefazione. Con l' inverno s ·era aggiu nta la preoccupazione per i bombardamenti sulla Penisola , con le notiz ie - o mancan1.a di notizie - da casa, che inevitabilmente incideva no su lle motivazioni c he ave vano sostenuto il soldato di fronte al peso di tanti sacrifici affrontali e sopportati ne lla ostica , perché difficilmente comprensibile , guerra d i Croazia. S in tomatico il richi a mo scritto che, il 15 gennaio, il colonnello Damiani , comandante del 260° l'anteria del la ·t\'lurge·, inviava a.i propri ufficiali: «Ho la se nsazione che il mora le dei m ilitari dipendenti stia attraversando un periodo de licato». «I Comandanti cl i re parto affermano sem p1'e che lo spirito ciel fante è ottimo». Ma «a me non sembra vero»'"'';. poiché troppe erano le proposte di punizione che gli pervenivano. «È <::vidente che queste continue mancanze risentono un po' del rilassamento mora le», poiché «stiamo attraversando u n frangente cli tempo non troppo bello». E se invitava gli ufficiali a stare «a stretto contatto con il soldato, a
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
vivergli continuamente a fianco, leggerne l'animo, a sfrondarne i dubbi>, (5"°>, voleva dire che qua lche cosa si stava deteriorando, poiché - con molta probabilità - si era già deteriorato negli ufficiali.
* * ** * ** Le operazioni nell'arco della Narenta e bbero conseguenze anche per i cetnici. Akun tempo dopo, l'Ufficio di collegamento del ministero degli affari esteri con Supersloda, avrebbe scritto che queste formazioni erano state «indubbiamente di valido aiuto alle nostre truppe come ad esempio nel caso del recente attacco [...J in Val Rama ed io Val Narenta, superato soprattutto, per generale riconoscimento, grazie all'efficace azione delle formazioni della M.V.A.C. e rzegovese» (sc,7). Ma i cetnici avevano in se gl'inevilabili condizionamenti del 'volontarismo', anche se in quei momenti tonificato dalla necessità di difendere le proprie case. «Facili agli entusiasmi come agli scoramenti - scriveva il VI Corpo d'annata - le formazioni cetniche (,) tutte o quasi, si sono sbandate: i montenegrini, preoccupati di una possibi le irruzione miliziana ne l Montenegro, hanno lasciato le loro posizioni ritirandosi precipitosamente verso le zone di confine; i cetnicì, eccessivamente impressionati dal dilagare dei miliziani in Erzegovina, sono corsi in reparti isolati alle loro zone d'origine allo scopo di clif'endere le loro case» 156~>. Sul rendimento di queste formazioni incise anche un altro fattore: aver «av uto ne lle file miliziane dei parenti [,J e perciò non potevano combattere contro di essi» . «Si dice - riportava il VI Corpo d'armata che nella piana di Nevesinje [... J i miliziani gridassero ai cctnici di badare a ciò che facevano e di non ammazzare i propri fratelli; alcuni si sarebbero riconosciuti addirittura» (56''1• Quasi a conferma il console generale Paolo Alberto Rossi avvertiva che a Sarajevo si parlava «generalmente di una grande riluttanza dei cetnici ad impegnarsi contro i comunisti: troppa affinità etnica, si dice, li unisce, oltre tutto il resto» 15w>_ Non è escluso che a suscitare simili stati d'animo abbia concorso anche un 'ordinanza del comando par tigiano. Era stata emanata il 12 febbraio, e cominciava con un autocritica, denunciando che «le uccisioni, gli incendi delle abitazioni, le persecuzioni e la razzie hanno fatto sì che il popolo si è sollevato contro di noi ed il s uccesso della nostra lotta ogni giorno di più rappresenta una incognita» <5711 . Venivano, per ciò, impartite nuove istruzioni: «ora noi ci presente remo come unici rappresentanti delle truppe di liberazione nazionali, come truppe che combattono l'occupatore nella propria terra. Per questo fatto , in avvenire, sia vietata ogni uccisione come pure far prigionieri i cetnici. Nei loro confronti bisogna agi-
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re con buona maniera, persuadere loro della nostra giusta lotta e guadagnarli alla nostra causa e d inquadrarli nelle nostre file» (.mi _ Accorgimenti di rilevanza psicologica che, nella zona di Stolac, indussero centoventi cetnici ad abbandonare il reparto per lornare a casa, ma immediatamente arrestati e disarmati da l loro stesso comando <5731• Dal canto s uo , il commissario amm inistrativo generale, David Sincié, accennando ad «indizi per un avvicinamento tra partigiani e cetnici» asseriva che «un numero rilevante di cetnici è già passato fra le file dei partigiani», i quali, come contropartita, «nel distretto di Nevesinje non hanno eseguito atti di rappresaglia contro le case dei cetnic i>>. Aggiungeva che, prima d'uno scontro, i partigiani avevano «invitato i cetnici di ritirarsi dal campo di battaglia, ciò che i cetnici avevano fatto» ,;7• l . Nei contrasti e nelle intese delle contrapposte forze, tutto poteva succedere. Se, in genere, era pru dente accogliere con riserva le informazioni di parte croata, poiché - scriveva Supersloda - vedevano sempre «di malocchio la partecipazione alla lotta[ ... ] sotto il noslro controllo e la nostra direzione di quelle formazioni di milizia volontaria anticomunista che, mentre si battono tenacemente contro i partigiani, non vogliono riconoscere le autorità croate e commettono violenze contro la popolazione croata e specialmente contro quella mussulmana» ,;,;i, questa volta le notizie corrispondevano al vero. Un altro motivo de i cedimenti pote va esser ravvisa-. to «nel timore)), secondo una «voce d iffusa ovunque» che «Supersloda avesse deciso di procede re al g raduale disarmo de lle formazioni cetnidie». Ovvio c he, di fronte a queste previsioni, si dovesse registrare «un principio di sfaldamento in molte bande, manifestazioni di panico e d atti di indiscipli na verso i prnpri capi>.)(" 61 • A parte le voci sul disarmo e la presenza di parenti o consanguinei fra gli avversari, si deve anche considerare che il rendimento dei cetnici non poteva, comparativamente, non risentire del «notevole perfezionamento raggiunto dalle formazioni partigiane relativamente acl inquadramento, impiego e servizio infonnazioni» im)_ Per di più, con la caduta dei presìdi de lla 'Murge', erano venute in possesso di armi, mun izioni, materiali, come non mai , tanto che per Supersloda la «attuale disponibilità [di) ar.mi accompagnamento e artiglierie», consentiva «a de tte formazioni, di condurre, a se conda de lle ne cessità, guerra di movimento o di posizione» (;7,i_In parallelo s i dovrebbe valutare sino a qual punto i comandi italiani avessero r idotto l'armamento cle i cetnici e se, in ultima analisi, il loro progressivo indebolimento non sia stato ' pilotato'. Basta por mente a quanto scriveva - ed eravamo al 7 marzo - l'Ufficio di collegamento de l ministe ro degli affari este ri. «Per ora Supersloda limiterà sempre cli più i rifornime nti di munizioni e, dato il grande uso che i cetnici sono statico-
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stretli a farne in q uesti ultimi tempi a causa delle operazioni tutrora in corso, ciò ridurrà certamente di mo lto la loro efficenza» <~NJ. Pe r co nt ro, i ce tnici stavano cercando «di procaccia rs i e di accantonare armi , munizioni e viveri inoltrando richieste superiori al fabbisogno e ricorre ndo a l sotte r fugio di ·mo ntare' sco ntri con esito s ravorevole per giustificare le richieste a titolo di ripianamento de lle perdite» csw>. lncelle che, - segna lava il Servizio informazio ni - in relazio ne a quegli «avven imenti decisivi» previsti in Italia da Mihajlovié «entro il mese di maggio»1'"l, lasciava no traspari re l'inte nzio ne di ulti ma re «la pre parazione milita re [e ] spirituale de lla popolazio ne per l'insurrezione generalc»<~,u•, a rma ndola il più possibile . Evoluzio ne del movime nto celn ico, che rientrava nella probabilità delle ipotesi . I I S. I.E .. inoltre. non escludendo «l'eventualità di un orientamento ostile», e tenendo conto della «forza raggiunta [... J (circa 35.000 uomini a llc sole nostre dipendenze)», raccoma ndava cli «ma ntene re frazionate le fo rmazio ni l... ] evitando, in particolare. la riunione delle forze montenegrine ed erzegovesi con quelle dinariche, della Lika e della Slovenia, onde evitare che questo complesso di rorze acquisti caratte re unitario ed o rganico». Ma se il dile mma era: servirsene, e ne llo stesso te mpo «e vitare la for mazione di nuove unità». o ltre tutto «li mitando il rifornimento di armi e munizioni allo stretto indispensabile» 1'''1, è da domandarsi che cosa ancora si poteva militarme nte chie de re a i cetnici. ***:;:***
L'operazio ne 'We iss' e la battaglia de ll'E rzegovin a incisero anc he s ulla compattezza e sul morale de i partigiani. Pesanti le perdite s ubite. Secondo i tedeschi, avrebbero avuto più di novemila morti nella prima fase della 'Weiss', e circa seim ila nella seconda. Non abbiamo trovati dati riassuntivi pe r i caduti ne ll 'a nsa della Nare nta, ma dai parzia li de i comunica ti italia ni si può ragio nevolme nte calcolare c he . fra il 15 fe bbraio e la fine di aprile. le perdite dei partigiani siano ammon tate a circa tremi la uomini. Tuttavia i comunisti riuscirono a mantenere un'efficienza operat iva con mo bili tazioni locali , con afflusso d 'uo mini e di armali da al tre loc<1 lità, con le a nni ed i mezzi cattura ti nei presìdi travol ti, co n provvedimenti di emergenza, anche se una ritirata, iniziata nel cuore dell'inve rno e protrattasi sino a maggio, non poteva non far vacillare fede, tenacia e disciplina. Con marzo si manifestarono sinto mi di disgregazione, e d iJ VI Corpo d'arma la segna lava che «i pa rtigiani sono de moralizzati e com batto no senza collegamenti. Aumen ta il numero dei d isertori» '-''"'1• Non si trattava più de i due o tre arma ti. ma di gruppi sem pre più consistenti, forse indotti ad abba ndona re la lo tta a nche da i vola ntini salvaco ndotto
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lanciati a migliaia dagli aerei ita liani. Nella zona di Irnoschi si costituiva un gruppo di ventinove partigiani (~"5l. A ltri venticinque nella zona di M.ostar 15><•1, ventitré a Nevesinje l 5" 1J. La ·Berga mo' riferiva che «da parte d i ufficiali della M.V.A.C. vengono giornalmente segnalali casi d i partigian i che si costituiscono ai cetnici ; trattasi in genere d i e lementi reclutati con la forza c he approfittano in questo momento de llo sbandamento dei loro repar ti, per disertare. Sembra che finora a Gracac se ne siano presentati circa 220, a Znnanja-Otrié 180, a Stnnica circa JOO; gran parte cli questi con armi e munizioni» c;8"l. «Un partigiano costituitosi afferma che nella sola IV brigata dalmata vi sare b bero stati circa trecento disertori» (,~''>. Era un malessere diffuso, specialmente in mezzo alle brigate dalmate , forse anche per il richiamo delle non lo ntane case, e corse voce che «il noto Vice Buljan» avesse «impartito agli uomini cli elette brigate l'ordi ne d i costituirsi alle truppe italia ne o a que lle croate, riconoscendo l'im possibilità d i sostenere attualmente la lotta» (591 ''. La voce sembrava trovare conferma nella notizia inviata da S upersloda a l Comando Supremo c he «circa duem ila partigiani croati de i territori an nessi in tenderebbero arre ndersi>>c.w>i, ma solamente a comandi croati. Poco tempo dopo Pa lazzo Chigi solle citava la «decisione ciel Comando S upremo circa autorizzazione accettazione da parte Governo Croato della resa dei partigiani. compresi pertinenti alla Da lmazia» (S•>zi . L' autorizzazione fu conce ssa , m a ignoriamo il seguito. Un disertore ril'e riva che «molti fra i partigiani. specie dalmati, non intendono più comba LteTe e cercano d i d isertare». «La IV e la V brigata dalmata non esistono più per manca nza di e ffettivi , essendo la massima parte dei componenti fe r iti, morti, ammalati e d isertori». «Per evitare d iserzioni - continuava il partigiano - sono stati incorporali ne lle formazioni da lmate 2 btg. montenegrini l... J per incutere terrore» 1'v3l , Un altro diserto re dichiarava «d'esser l'uggito da Nevesinje [... ) con un gruppo d i 13 partigiani dei quali 11 armali. Apparte neva a l l e btg. della IV brigata dalmata». «Le diserzioni - precisava - hanno avuto inizio a Jab la nica; le cause di tante diserzioni in massa sono da ricercars i ne ll'epidemia d i tifo esantematico, ne ll'e le vato nume ro d i morti e feriti, ne lla cattiva e ins uffi ciente a limentazione contrapposta a qU1e lla abbondante dei cornanclantL e ne ll'e ffetto prodotto dai manifestini d i resa, gettati da aere i ita liani e tedeschi» ('"'!. Secondo un'altra fo nte , il comando partigiano sarebbe stato costretto «a ricostituire la 3" divisione, precedentemente formata dalla I brig. dalmata. V brigata montenegrina e X brigata erzegovese», con la «I. 11 e III brigala dalmata». a loro volta (<rinsanguate dalla IV e V brigata dalmata[,] che con la 111 [,] formavano la 9" divisione»'"''';.
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RICERCHE DI NUOVE INTESE: PARTIG IANI E T EDESCHI: MIHAJLOYi é E ITALIA NI; JEVDEYié E TED ESCHI
I partigia ni cercarono di rimanere il più a lungo possibile nelrarco de lla Narcnta, anche pe rchè le risorse locali co nsentivano cli sfamare le l'o rmazioni. Ne llo stesso tempo - a disdoro de i cetnici - la conquista di Nevesinje aveva fatto maturare il disegno di costi tuire la · Repubbl ica rossa di Nevesinjc' e di bolscevizzare l'Erzegovina t:1%>. Ma il tentativo non riuscì , poiché «la massa ddla popolazione si è d imostrnta indiffe rente (... j. Non vi sono stati c he pochi casi di civili loca li passa ti ai miliziani: dalla maggior parte de lla popolazione i milizia ni sono stati accolti come gen te armata di cui bisognava forzatame nte subire la prescnza,> 1m>. In q ue lle zone - a ltro e lemento da non sottovalutare - i partigiani si sentivano re lativamente meno esposti, non avendo di fronte i tedeschi, che conside ravano i pi ù pericolosi avversari. Un ufficiale ita liano riferiva c he un capo partigiano. costituitosi a Tenìn, gli aveva confidato che i miliziani « non ha nno una buona opinione di no i [italiani - n.d.a.] come combattenti. ed ancor meno l'hanno dei cetnici. Di questi ultimi dicono che non sono d isciplinati , che non att.accano mai con decisione, ma che so no pe ricolosi pe rché conoscono be ne il te rreno, e pe rciò li te mono quando combatto no con gli italia ni» 1'''">. Dilunga ndos i in un'articolata analisi. aveva anche asserito che gli italiani non sa nno sfruttare le buone occasioni. «che molliamo presto, che non portin mo mai all 'estremc conseguenze il combattime nto». Per questa ma ncam:a dr decisio ne, le brigate part igia ne s i e rano «sempre salvate a nche ne lle situazion i più gravi»t•w,, aiutate dal fatto che i repa rti italiani usavano quasi sempre la stessa tattica, cd i partigia ni «sanno press'a poco quasi sempre que llo che noi fare mo, il modo come impieghe remo le truppe o l'artiglieri a». A giudizio de l capo partigi ano. negli scontri «sciupiamo le munizioni»; «l'artiglieria spara bene. ma colpisce sempre le quote ove non c'è nessuno», perchè essi si defilano oltre le creste lasciando in quota solame nte qualche osservato re. «I fanti spara no sempre troppo da lo nta no» e «non hanno coraggio di lasciare avvici na re il nemico anche quando stanno a l sicu ro nei capisald i»
,,,w.
Ravvisando nei te deschi l'avve rsario più te mibile, il comando pa rtigiano cercò di sfruttare la cattura d'un ufficial e germanico per arrivare. se non ad un accordo. almeno a qualche intesa. Si trattava del maggiore Strccker, de l 11T battaglio ne del 738° fanteria , che ai primi di m arzo e ra
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caduto in mano comunista (<,0 11• T ito intese trarre il massimo profitto da questo insolito insuccesso, ben sapendo che i tedeschi avrebbero fatto l'impossibile per liberare l' ufficiale. Se per i germanici la cattura del maggiore coinvolgeva questi oni cli prestigio, per i comunisti il prezzo che intendevano far pagare si adeguava all'importanza del prigion iero. A firma dello stesso maggiore Streckcr. fecero pervenire al generale Luters «l'invito da parte del Comando Supremo dcli ' Armata liberatrice jugoslava d i inviare un delegato allo scopo di trattare» c,,ui i . Le trattative, però, non sarebbero state limitate ad uno scambio di prigionieri, ma anche a «l'eventuale riconoscimento dell'armata di Tito quale potenza bell igerante» (6"3 '. La richiesta era eccezionale: con un simile riconoscimento, i partigiani non sarebbero stati più considerati e trattati da ' franchi tiratori' (durante la seconda l'asc della ·Weiss' i tedeschi avevano fucilato seicentosedici mi liziani presi con le armi alla mano l""4'). Il comando cl i Tito, che ben doveva immaginare la risposta. molto probabilmente avanzò q uesui richiesta ' massima' per guadagnare tempo, per sottrarre le proprie forze ad un'ulteriore pressione, e per arrivare ad un modus vivendi quasi altre ltanto eccezionale: se i tedeschi avessero desistito dai loro attacchi, i partigiani li avrebbero aiutati nell'annientare i cetnici. Le prime mosse furono prudenti. A metà marzo, un tenente della Todt (certamente di qualche ufficio in[ormativo) in servizio a Mostar si recò a Sarajevo dove cbhe un incontro con due emissari miliziani. Secondo il VI Corpo d'annata, i delegati del comando partigiano, durante questo primo incontro, avrebbero chiesto come contropartita per la liberazione del maggiore «il li bero passaggio delle colonne miliziane che intendevano recarsi nel Mon tcnegro attraverso la zona controllata dai tedeschi» ("''5), cd «in particolare che gli aerei non bombardasse ro le loro colonne». Avrebbero anche assicurato cli non aver «a lcun od io contro i tedeschi»; di «combattere solo gli italiani perché alleali dei cetn ici», di non aver «finora avuto nessun aiuto in armi dagli inglesi» 10061• Pe rò è da ritenere che siano stati prospettati anche altri e più impegnativi argome nti, poiché gli emissari furono inviati a Zagabria, dal generale Luters.
J delegati giunsero a Zagabria il 17 marzo, ufficialmente - come segnalava l'Ufficio informazioni dell 'esercito - «per trattare col Comando tedesco lo scambio dei prigionieri>, '007 •. A Roma, lo Stato Maggiore, piuttosto sorpreso, considerava «degno di nota il fatto che la parte germanica abbia accondisceso ad entrare in trattative con i partigia ni riconoscendo loro, in certo senso, la qualità di bell igeranti» (<,n~i. Il Comando Supremo, a sua volta, chiedeva «alla R. Missione militare italiana in Croazia precisa-
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zioni circa notizia di prossimi accordi fra partigiani e tedesco-croati per combattere il movimento dei cetnici specie in Erzegovina» (/•'">. Rispondeva Supersloda che a Zagabria era arrivato il dottor Yladimir Petrovié, per trattare «con generale tedesco scambio prigionieri» <6 10>, tanto che ai colloqui , presente anche il «dott. Hodt» (più probab ilmente Hans Ott, un ingegnere che prima dell a guerra era stato per alcuni anni a Livno). aveva partecipato un rappresentante della missione militare italiana. Circa il quesito su una possibile intesa fra tedeschi e partigiani in funzione anticetnica , Supersloda si limitò a riferire che «voci corse durante passaggio delegati partigiani da Sarajevo [,] che tedeschi e t croati si accorderebbero con partigiani per combattere cetnici (,) sono state segnalate eia Conso le italiano Sarajevo, et comando cetnico Drafa Mihajlovié ha ripetutamente lamentato tale fatto nei marconigrammi diretti suoi dipendenti [.] et inte rcettati e decrittati questo ufficio» 1611 >. ma non espresse un proprio parere. Il Servizio informazioni, invece, riferendo s u «contatti fra Tito e autorità croate e tedesche», faceva sapere che il dottor Petrovié aveva avuto l'incarico di «trattare le condizioni per la cessazione delle ostil ità fra i partigiani e le forze dell'Asse». e che il 19 marzo «il dr. Milos Markovié, già prol'essore all'Università cli Zagabria, si sarebbe recato presso il comando tedesco cli Sarajevo con analogo compito» (6 12 >. Però, «le trattative, sia a Zagabria che a Sarajevo, avrebbero avuto esito negativo» <<>I.'). Da Sarajevo, il console generale Paolo A lberto Rossi assicurava che i colloqui fra tedeschi e miliziani avevano avuto come argome nto solamente lo scambio dei prigionieri, anche perché «una domanda cli riconoscimento di parte belligerante, avanzata dai partigiani, è stata ne ttamente respinta dal Comando tedesco» <01•>. Nella seconda metà di maggio, le trattative e rano ancora in corso, ed a quella data interlocutore dei tedeschi era il p rofessor Markovié. Il S.I.E., pur non avallando né smentendo. faceva presente che «secondo intercettazioni del traffico r.t. cetnico [«Paolo comunica ( ... ) che colloqui fra tedeschi e comunisti sono terminàti. È stato stabilito che i tedeschi 11011 li attaccheran no» - Messaggio clel l '1 l maggio di Mihaj lovié n.d.a.<6 1'>'] i tedeschi avre bbero condotto trattative con i partigiani l,J concluse con un accorcio in base al quale i tedeschi non attaccherebbero i partigiani [,] e questi si opporrebbero ad un eventuale sbarco degli angloamericani nella penisola balcanica» i6 16 >. ln merito, il Servizio informazioni , pur non disponendo di dati più precisi su questa confusa vicenda, coglieva nel segno prevedendo che «non è eia escludere che le autorità tedesche. nell'intento di battere prima i cetnici, abbiano in animo cli contrarre con i par tigiani un reciproco accorcio di 'non aggressione'» <1>17) _ E,
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nella realtà - con o senza accordo - da fine marzo a tutto maggio non vi sarebbe stata alcuna specifica azione germanica contro i partigia ni. proprio nel momento in cui si trovavano nel pieno della crisi, e d a nche questa coincidenza lascia ragionevolmente supporre che quei colloqui abbiano avuto come argomento questioni ben più complesse d' uno scambio di prigionieri. In ogni modo, quale mai fossero stati gli scopi sottostanti ccl i risultati, i tedeschi per oltre due mesi non incalzarono i partigian i.
Lo sviluppo e l'andamento delle operazioni in Erzegovina aveva inCluito anche sugli orientamenti cli Mihajlovié. Ass unto il comando operativo dei cetnici , aveva avuto modo di constatare personalmente l' impegno del so ldato italiano e l'importanza de l suo apporto per la difesa dei tenitori cari all'idea serba. Nello stesso te mpo senLì il peso de lla mancan za d'ai uti e cli comprensione da parte cli Londra per la lotta che egli , fe dele a l suo Re, conduceva per salvare q ue lle regioni dalla minaccia bolsce vica. Problem i, dubbi e constatazioni che portarono Mihajlovié ad assumere «sempre più decisamente [....J atteggiamenti di indipendenza ne i confronl.i del Governo nazionale jugoslavo a Londra», mantenendo «il solo le game riconosciuto , q ue llo della fede ltà a l Monarca»«•"•.
Il s uo distacco dalla linea caldeggiata dal Foreign Office pe r una intesa con i partigiani, lo manifestò in un documento direLLo a i comandanti cetnici in Montenegro, e nel q uale espose il proprio pensie ro politico. «Ricordatevi che ormai ho scello la mia strada [,] c he mi porta ad un avviciname nlo con l'Ita lia , non solo per combattere il comune nemico, il comunismo , ma perché vedo l' avvenire della Grande Serbia a l fianco del l' Italia» (fol'11• E quasi contemporaneamente, il Se rvizio inform azion i segnalava che Mihaj lovié non soltanto aveva pubblicamente «accusato il Governo inglese d' insuffic ie nte appoggio a i cetnici» , ma ave va anche «afformato che solo gli italiani hanno fornito aiuti effettivi al movimento ce t nico» c620 J. Dichiarazioni che possono rapportarsi a occasionali reazioni. qua nto ad una evoluzione di quell 'o rie ntamento che Mihajlovié doveva aver maturato da tempo se nel documento scriveva: «Noi abbiamo giocato sulla carta della Russia [,] e dopo sulla carta dell'Inghilterra. Colla prima carta ci siamo rovinati», pe rché <<i bolscevichi non so no russi, sono vecchi schiavi de i russi , cioè gli asiatici che hanno uccisa e distrutta la R ussia, la nostra grande protettrice, che hanno assassinato e scacciato i loro padroni. nostri grandi amici e benefattori. Noi. quindi. unici resti de l grande e
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sfortunato ceppo slavo , non dobbiamo permettere la bolscevizzazione della nostra Patria, non dobbiamo diventare schiavi degli schiavi russi, dei barbari asiatici» <•21 J. La seconda carta, quella inglese, - aveva proseguito il generale - «si è dovuta troncare perché ci siamo accorti che gli inglesi giocavano sul sangue dei popoli per i loro interessi[ ... ]. Essi mi hanno chiesto e mi chiedono un fronte balcanico e cioè altre rivolte, altro sangue per il nostro popolo innocente e tradito. Gli inglesi mi hanno chiesto - tramite il Governo jugoslavo di Londra - che i cetnici non debbano battersi contro i partigiani, ma riunirsi ad essi per cacciare l'occupatore. Gli inglesi, dopo il nostro disastro fcrollo della Jugoslavia - n.d.a.), li abbiamo considerati per metà amici; ora che mi chiedono nuove ri volte noi dobbiamo considerarli nostri nemici e, nello stesso tempo, dobbiamo considerarli nemici se domandassero di non batterci contro i bolscevichi, nel caso che questi si avvicinassero ai nostri confini» <6221 • Per queste ragioni, Mihaj lovié inte ndeva giocare una terza carta, «que lla della Grande Serbia», il nuovo Stato che , nel caso cli vittori a dell'Asse, sarebbe stato creato clalrltalia «per controbilanciare la potenza balcanico-croata e l'invadenza tedesca». Anche nella fatalità d'una sconfitta, ai serbi sarebbe convenuto unirsi agl'italiani, «e con essi combattere a morte i comunisti nella nostra terra». Mihajlovié rafforzò il valore di queste parole osservando che «il popolo serbo dalla propaganda dei traditori venne trascinato all'odio contro gli italiani che non conosceva. Oggi tutti conoscono la nobiltà degli italiani, che ci hanno salvato dalla strage degli ustasci e dei mussulmani, che hanno sacrificato molto sangue per salvare ancora una volta i serbi [...]. Noi non possiamo mai dimenticare, e per la storia ne abbiamo il ricordo, quali sono i più grandi nostri amici lsi riforiva probabilmente al salvataggio dell'esercito serbo durante la prima guerra mondiale - n.d.a. J. lo so, e lo sappiamo tutti, che se gli italiani non avessero fermato gli ustasci ed i mussulmani, il popolo serbo sarebbe stato distrutto» ((,i .i >. Dichiarazioni clamorose che si ripercossero sino a Londra. Pur non venendo sopravvalutate, determinarono un intervento del Foreign Office nei confronti del Governo jugoslavo in esilio, ed il Presidente ciel consiglio, Jovanovié, espresse a Mihajlovié le riserve avanzate da l Governo inglese. Londra lo invitava «a modificare il suo atteggiamento verso gli italiani ed a desistere dalla lotta contro i partigian i, i quali attualmente combattono contro le fo rze del!' Asse; in caso contrario la Gran Bretagna sarebbe stata costretta a rivedere la politica sino ad oggi seguita e che mira ad aiutare il movimento cli Mihajlovié con l'esclusione cli tutti gli altri movimenti ribelli della Jugoslavia» <62'i. Mihajlovié comprese di essersi spinto troppo oltre, e cercò d 'annacquare il senso delle dichiarazioni, so-
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stenendo di non poter fare a meno dell'aiuto italiano, poiché solament<:: in questo modo era in grado di ottenere quelle armi e quei materiali che non riceveva da altre parti, ed assicurò <<d'adoperarsi con tutte le sue forze per far volgere la lotta nel senso voluto da Londra» (•25 )_ Non sappiamo da quale osservatorio il S.I.E. abbia potuto seguire questi fatti che, in un pro-memoria del 24 aprile. così commentava: «L'Inghilterra, fino a che l'esito della lotta fra nazionalisti e partigiani è stata in dubbio, ha trovato utile ignorare la collaborazione cetnico-italiana; oggi intende invece sfruttare ne i Balcani le forze dei comunisti dimostratesi attive e vitali e , possibilmente, riunire partigiani e cetnici in un unico fronte anti-Asse; Mihajlovié cerca di tergiversare e mostra di assentire alle richieste inglesi, mentre in realtà continua a sospingere le sue forze contro i partigiani e non sembra per ora, voler deflettere dal suo atteggiamento [,] che è anzitutto e decisamente anticomunista» F'~6) . Però ques te valutazioni comportavano anche delle riserve, poiché - osservava il Servizio - «le forze cetniche non hanno saputo sviluppare un piano autonomo di operazioni intese all'annientamento delle l'orze comuniste, ma ne hanno subìto l'iniziativa, limitandosi a partecipare alle azioni offensive delle nostre truppe» (62n. Se a questa carenza si aggiungeva il continuo temporeggiare di Mihajlovié, non era difficile comprendere perché vi fosse stata «una progressiva perdita di terreno e di prestigio da parte sua nei confronti ciel movimento partigiano e del Governo inglese» ("181 • li S.l.E. inoltre osservava che «il movimento cetnico, a tta rdato eia una crisi permanente di organizzazione, ha rivelato la mancanza cli direttive politico-militari d'azione, aderenti alla reale situazione ed all 'obiettivo prefissosi». Per cli più, «i recenti gravi insuccessi subìti ne hanno peggiorata notevolmente la situazione interna, inducendo stanchezza nellc sue truppe e conseguenti gravi casi di defezione e determinando. altresì, un sensib.ile disorie ntamento fra i capi» (" 291• Quindi le previsioni dopo l'analisi: «Altro indice eloquente della gravità della situazione lo si riscontra nel fatto che i cetnici, urgentemente bisognosi d'aiuto, non escludono di poterlo chiedere ai germanici, pur pave ntando l'eventualità di essere da q ues ti disarmati». Nello stesso tempo, avvertiva che la Gran Bretagna, «lasciandosi guidare ancora una volta dal suo spregiudicato utilitarismo, sembra r... ] disposta a sfruttare la vitale forza comunista per scardinare profondamente il nostro dispositivo mili tare nei Balcani, utile premessa di un eventuale sbarco in questo scacchie re»• 030) . Quindi una valutazione degli interessi italiani: «In questa congiuntura è nostro interesse mantenere viva la lotta fra le due parti [cetnici e partigiani - n.d.a.] e secondare in essa i cetnici t... ]. Interesse che appare
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Dalmazia - Una cronaca per lo storia
preminente sotto un triplice aspetto: militare, le formazioni cetniche per quanto oggi depresse, rappresentano pur sempre un non trascurabile apporto, che potrebbe dimostrarsi particolarmente efficace nella regione montenegrina; di politica interna, il contrasto fra le due fazioni in armi, che impedisce alle masse di confluire in una comune azione di rivolta , giuoca a nostro favore; di politica estera, l'elemento principale di crisi nei rapporti fra Londra e Mosca, per quanto si attiene ai rispettivi interessi politici nei territori ex-jugoslavi, è utile che sia mantenuto attivo ed operante» <63' l. Analisi certamente acuta, ma ometteva un punto essenziale: quello della forza e della capacità dell'Italia di realizzare questi programmi.
******~:~ Altro fatto di rilievo furono le persistenti voci che attribuivano a Jevélevié il proposito di far entrare i tedeschi nell'Erzegovina per opporsi ai partigiani. Se vi fu qualche iniziativa in tal senso, un passo del genere scavalcava le decisioni dei comandi italiani e nello stesso tempo sovverti va i piani dell'O.K.W. per l'annie ntamento dei cetnici. Sin dai preliminari della 'Weiss', il Comando Supremo italiano aveva escluso una presenza tedesca nell'Erzegovina. Tuttavia le complicazioni insorte in Val Narenta, la non accolta richiesta italiana di modificare i piani della 'Weiss 2"'_ l'offerta dei due gruppi di combattimento germanici, indussero il comando italiano, nonostante ogni precedente riserva, ad autorizzare «il concorso dì truppe tedesche nella zona dì Mostar», ma «con l'assicurazione che, ultimate le operazioni , i tedeschi non permarranno ulteriormente nella zona» <6321• La questione era stata esaminata il 10 marzo da Robotti e da Luters, convenendo che «la presenza delle truppe tedesche nella zona di Mostar» sarebbe stata «limitata al tempo necessario per lo svolgimento delle operazioni cli annientamento dei partigiani» (631 l . A Roma, il giorno dopo, Ambrosio avrebbe precisato al colonnello Warlimont quale doveva essere «lo scopo e la durata della temporanea occupazione germanica nella zona mineraria» (<•3•J. Il 16 marzo i tedeschi erano entrati a Siroki Brijeg, festosamente accolti dalla popolazione. Un più concreto apporto dei tedeschi durante i combattimenti della seconda metà di febbraio , indubbiamente, sarebbe stato utile. Ma, nel rispetto delle intese, i loro reparti si mantennero fuori dall'arco della Narenta, anche se il gruppo A nnacker, dopo essersi ricostituito a Konjic fra il 1° ed il 3 marzo, si era mosso lungo l'asse della Narenta trasversale, operando all'estremo limite settentrionale dell'Erzegovina. Lungo il tratto della Narenta cliscenclente, le divisioni tedesche considerarono invali-
Nel calderone. balcanico
l3l
cabile il corso del fiume, ed il loro primo contatto con le truppe italiane sarebbe avvenuto in Val Doljanka, sulla destra dell a Narenta <6m. Questo rispetto delle intese invece sarebbe stato superato proprio dalla parte che, sino a quel momento. si era dichiarata la più contraria ad un ingresso dei tedeschi in Erzegovina. Ed il 21 marzo, il console generale Vittorio Castellani, avvertiva che Jevàevìé, di fronte all'occupazione partigiana dì Nevesinje, aveva «l'atto chiedere ai tedeschi , tramite nostri comandi militari, di mandare aiuti d'urgenza» <6.\6). «ln ta l modo - commentava Castellani - truppe tedesche passeranno sulla sinistra della Narenta, chiamatevi dagli stessi cetnici e contrariamente recenti accordi Robotti-Luters» (637 l . Ignoriamo a q uali 'comandi' Jevcl'evié si fosse rivolto, ma non risulta che il VI Corpo d' armata - che sarebbe stato il trami te più naturale - abbia svolto alcuna mediazione. Anzi, il 12 marzo, J evdevié aveva inviato al generale Piazzoni una lettera di tutt'altro tenore. Riferendosi ad un eventuale ingresso a Mostar delle truppe tedesc.he, cd alle voci per cui il comando germanico avrebbe assunto i poteri assieme agli ustascia, Jcvàevié gli scriveva: ,do sono convinto che l'Ecc. [Piazzoni - n.d.a.] ha fatto tutto per evitare quanto sopra». Ed aggiungeva di vole r «nuovamente [... ) affermare apertamente e decisamente q uanto segue : io conduco una politica cli collabora zione con l'Impero italiano, ma non coi tedeschi» <"38>. «E proprio perché sono sincero [.l voglio informare l' Ecc. che una venuta forzata dei tedesch i in questa zona provochere bbe una unanime rivoluzione della Bosn ia-Erzegovina. dell'intera popolazione montenegrina, del Sangiaccato e della Serbia meridionale; 50.000 soldati [cetnici - n.d.a. ] che ora combattono a fianco dell 'Italia nella zona italiana verrebbero costretti a<l una sanguinosa lotta che, nel caso che noi fossimo vinti dai tedeschi, terminere bbe non con una pacificazione bensì col passaggio di tutte queste masse ai comunisti, mentre noi nazionalisti [,] a causa della nostra politica italofila, saremmo linciati» <6' 'J >. Correlativamente, nel Notiziario del corpo d'armata, veniva riportato: «Non risulta che il Vojvoda .J evdevié abbia avuto in questi giorni contatti coi tedeschi>>. Anzi «è preoccupato per la vicinanza dei tedeschi ed è convinto che l'occupazione attuale della zona mineraria, non si a che un primo passo per estendere successivamente anche a Mostar la sfera d'ingerenza tedesca» (6"''> . Però l'orientame nto di Jevaevié dovette rapidamente mutare. se il 4 aprile, lo stesso corpo d 'armata scriveva che, «mentre all'inizio de lle operazioni, quando i tedeschi dovevano discendere in Val Narenta, [Jevaevié] faceva ripetutamente sapere ai nos tri Comandi che se tali reparti avessero oltrepassato il fiume, avrebbe lanciato contro di
132
Dalmazia . Una cronaca per la s1oria
essi i cetnici, oggi, in perfetta contraddizione col suo programma, ha chiesto l'intervento della divisione 'SS Principe Eugenio' attestata nella zona mineraria di Siroki Bri.jeg» <M 1J. Ma, per capire se vi era stata contraddittorietà o ambiguità nel comportamento di Jevaevié, si dovrebbe penetrare il significato che nella lettera a Piazzoni il capo cetnico aveva inteso dare alle parole: «una venuta forzata dei tedeschi» . Forzata, contro la sua volontà? Per entrare in contatto con i tedeschi , Jevaevié non aveva bisogno di particolari tramiti, agevolato com'era dalla perfetta conoscenza della lingua tedesca, e dal fatto che il comando germanico a Sarajevo non lo considerava persona sgradita. Il 4 marzo, anzi, gli aveva fatto recapitare da un capitano, nel pieno rispetto dell 'etichetta militare, «un telegramma di ringraziamento [... ] per l'aiuto prestato dai cetnici di Kalinovik all'equipaggio di un aereo costretto ad atterrare» <(••2l . Jevclevié aveva colto l'occasione per chiedere all'ufficiale germanico di riferire il suo desiderio - più che ovvio - «cli evitare [... ] che aerei tedeschi bombardino truppe cetniche». Ma anche quello, meno ovvio, di «informare in anticipo il comando cetnico quando le truppe tedesche dovranno in seguito oltrepassare la linea di demarcazione» c643l, assicurando che «i cetnici non hanno nessuna intenzione di intralciare gli interessi tedeschi [... ], essi si limitano ora solo a combattere i comunisti» 1- 1• Inoltre, il 5 marzo, ad una richiesta del comando di Sarajevo circa alcuni manifestini diffusi dai cetnici, Jevaevié, nella risposta, trovò il modo di precisare che «le sue truppe non hanno mai combattuto i tedeschi» 1(>-1 5/, e che «nessuna influenza straniera potrà far cambiare la sua linea di condotta». Ma , tutto questo, con l'esplicita riserva che il suo impegno sarebbe valso «finché i tedeschi non daranno aiuto diretto agli ustasci per agire sulla linea sinistra del Narenta»<Mò>, cioè nell'Erzegovina eia lui controllata. Indipendentemente dal fatto se vi sia stata o meno una specifica richiesi.a d'intervento, è certo che .J evaevié era in contatto con i tedeschi, e questi, pur avendo nel loro programma l'annientamento dei ce tnici, - evidentemente - non ne disdegnavano l'apporto. Ma è altrettanto vero che i combattimenti nell'arco della Narenta furono risolti positivamente dalle truppe italiane (dodici battaglioni) e dalle rincuorate formazioni cetnìche. L'iniziativa di Jevdevié, se mai vi fu, dovette rimanere allo stato potenziale, ed i tedeschi sarebbero entrati a Mostar e nell'Erzegovina ai primi di giugno quando le unità italiane avrebbero assunto, ma con mesi di ritardo sui tempi originariamente previsti, lo schieramento denominato ' linea 15 gennaio' che, dovendo rafforzare la difesa della costa dalmata, frazionò la continuità dello schieramento dei corpi d'armata. •i•
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NOTE
CAPITOLO l
Note al capitolo I
( l)
135
U.S.-S.M.E . - B us ta 1T 320 - Comando VJ Corpo d ' annata - (Supplemento al
notiziario n. 604 - Si111azio11e a fine dicembr<! 1942 -X Xl - P.M. 39, 3 1 dicembre 1942).
(2)
Ibidem .
(3)
lbitle1n.
(4) l lc lmut HETBER (a c ura di) - Hitler Stratega - Mondadori Editore - Mi la no, 1956 - Pag. 77. L' opera, dal titolo originale l·litlers Lagebesprechungen, (Dcutschc Vcrlags- Anstall Stoccarda. 1962), riporta g li stenografici de lle riunioni giornaliere che Hitler teneva con i suo i generali. I verbali vanno dalla riunione dell a sera del l O d icembre l 942 alla sera del 23 marzo 1945, rna con mo lte giornate mancanti.
(5) U.S.-S.M.È. - Busta IT 8 - Comando Supremo - (Fascico lo sem:a n. di prot. Costituito d a 24 cartelle con d ue schizzi allegati, da l titolo: Prospettive per la difesa de/1'/wlia e della Ba/cania - Firmalo: tenente colonne llo Giuseppe Mu:s:TEZr.:Vt(>1.o [LANZI\ CORDERO DI) · P.M. 21. 15 febbra io 1943). (6)
Vedi nota n. 1.
(7)
Ibidem .
(8) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 385 - Comando XVIII Corpo d 'armala - (Foglio n. 1/151M .V.A.C. di prot. - Oggetto: Formazioni miliz ia volontaria antico111unis1e1 - A Supersloda, U fficio informazioni - P.M.1 18, 2 febbraio 1943). Le sette compagnie. complessivam e nte 799 uomioi, avevano ciascuna un fiducia rio , ortodosso o cattolico a seconda della re ligione dei componenti il reparto, cd erano inq uadrate e comandate da 15 u('ficia li e 24 sottufficia li itali ani.
(9) Phillis A t; TY e Richard CL.OGC (a cura di) - British Policy towards Wartime Resistence in Y11gos/11via aJUI Greece - T he Macmillan Press Ltd. - Londra, 1975 - Pag. 200.
li vo lume . nell a prima parte, cont iene i saggi di Colin G u aOI NS, Elisabeth 8ARK F. R. S.W. E W.D. DEAKIN, C.M. WOODHOUSE, E.C.W. Ricbard CLOGG. Nell a seconda parte sono raccolti i testi delle discussioni su l te ma [ra i c i. iat i autor i. RA I I.F.Y ,
La dire\liva è riportala ne l s aggio d i F.D.W. D F.AKIN: '/he i'vfy tlt of an Allied Landing in ihe Balkans during the Second Wo rd/ War. L'a utore precisa d "aver ripreso il tes to de lla direttiva d al vo lume di .lohn EHRMANN . Grami S trategy, Lo ndra , 1966 - Volume I, pag. 77.
Dalmazia - Una cronaca per la storia
136
( IO) The Tria/ o.f Drago(iub -Drain Mihailovié - Ste nogra fici e d ocumenti del processo ce lebrato a Belgrado ne l 1946 - P ubblicato da lla ' Unione d e lle Associazioni de i giornalis ti d e lla Repubblica Federativa Popolare di Jugos lavia' - Belgrado, 1946 - Pag. 102-103. (11)
I bidem - Pag. 103.
(12) U.S.-S.M.E . - Busta IT 321 - Comando VI Corpo d 'armata - (Notiziario giomalieru n. 690 - Capo IV - Varie - Seconda zona - Paragrafo: Ragusa - P.M. 39, 27 mar7.0 1943). (1 3) U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 469 - Coma ndo divis ione ' Bergamo' - (No1iziario informmivo n.40 - Allegato - P.M. 73. 13 fe bbrnio 1943). (14) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo <l 'armata - (.N01izi11rio n. 24 - P.M. 118, 24 gen naio 1943). Porta in a llegato i da ti sulla riorganizzazione delle Forze ril>dli della Lika. Costituiva no un corpo d 'arma ta su tre d i visio ni, ' Lika·, ·Kordun·, ' Banja', con il comando a Slunj . La d ivisio ne 'Lika' ern comandata da Milan ì:v1AMULA; commissario po litico Ra de Z1K1é . I comandan ti ed i com missar i delle tre brigate che cost itui vano la d ivisio ne 'Lika' era no: per la l": Stevo 01.1sEN JCi\ e Srdja n GRUJ1(·; per la 2·': M ié un SAK Jé e Djuro (manca il cognome): per la 3": M ila n KurRESAN IN e Mil a n BASTA. Ogni br igata aveva u na L'orza di 1000/2000 uomin i. ripa rtit i in cinque battaglion i. o lt re ad un battaglione mit rnglier i. La d ivisione 'Lika', da l I' gennaio 1943 s tampava un proprio gio rnale, Divizija (= La Divisio ne). Il primo numero, una tre ntina d i fogli datti losc ritti, porta va un artico lo d i Ti to. De ll a divisione ' Kordun' s i sapeva solamente c he era costitu ita su due brigate, e che la ' Banja' e ra agli ordini di Vladc Cvctkovié, montenegrino, già combatte nte in Spagna. ( 15)
U.S .-S .M. E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Cor po d 'armat a - (.No1izi11rio
11.126. - P.M. l l 8, 6 maggio 1943). Por ta in a ll egato le no tizie s u lla Cos1 i111 zione d ell'Esercito popolare libe ratori: d i Jugoslavia, ccl un proclama d i T ITO a i suo i uomi ni. Riporta le Ordinanze n. 88 e n. 89 de l I 0 novembre ·1942; n. 90 e n. 93 del 9 nove mbre; n. 95 del 20 novembre, co n cui ve nivano cos tituite, rispett ivamen te. I.a I divis io ne d 'assa lto proleta ria (comandante Fil ip K1.AJé) su tre brigate: la II divisio ne proletaria d 'assalto (comandante Peko DAPCEVJé'). la II I d ivisio ne popolare libe ra trice d 'assa lto (comandante Pe ro CvF.TKov1é), il 1° cor po d ' annata bosniaco (comandante Kosta NAD1é ): la IV e la V d ivisio ne popola re libe ratrice c1·assa lto (coma ndanti Maza r SOS!\ e Slavko RoM té ). Ven iva a nche costitu ito il 1" corpo d 'a nnata croa to (comundante I va n Gosl\JAK) , formato da ll e div isi oni Vl (coma nda nte MAMli i.A), VII (coma nda nte Z 1K1é) ed VUI (comandante Vlad imir CvETKov1é;). ( I6)
Ibidem - Procla ma di T 1To.
( I7)
Ibidem - Proclama d i T 1rn.
( 18) U .S.-S.!VI. E . - Busta IT 320 - Corni'indo VJ Corpo d'a rmata - (No1iziario P.M. 39, 11 genn a io 1943).
11.
765 -
Porta in a llegato (diciotto fogli ) la traduzione di vari a rticoli del giornale Borba (=La Lottn) , orga no del partito comu nista j ugoslavo (An no VI. n.29, 6 d icembre 1942).
137
Noie al capi1olo I
I component i d el ·Corni 1.a to d'Onore· erano : M ihajlo Ivanovié KA LININ, Josip V isa ria novic STA LIN. Vjecesla v IV[ih aj lov1c MOLOTOV, F ran klin De lan o ROOS EVELT, Winston C1 1uRCHILL., ma rescia llo Kostantinovié T 1MOSENKO, e T ITO: poi i membri di orga ni col legia li: il C omita to ce ntra le de l part ito com unis ta j ugoslavo, lo S tato l'vlagg iore Ge nerale; g li Stati Maggio ri dei N.O.V. e P.0.J. di C roazia, Serbia , Sloven ia. BosniaErzcgov ina, Montenegro: il C omi tato e secutivo d e l Front e d i libern 7.ione sloveno; lo Stato Maggio re de l 1° Corpo bosniaco del N.O.V. e d e l P.O.J. I membri del Comitnto esecutivo erano: Ivan RIBAR, N urja Po2DERAé . Mose P IMDE. Sime MILOSl.iV I(. Pavao KR(;E, Ka ta PEJ INOVté, Je vsta tije KARAMATIJ EVAC. Segu.ivan o i nomi dei compone nti dcli ' Assemb lea co n le rispe llive qua lifiche professiona li. Le Dn evne Vijes1i ( =No tizie Giorna liere ) de l 4 dicembre 1942. riporta no la cronaca de ll a sed uta inaugurale e il le s to dei telegramm i in viati a i memb ri stra nieri de l Comita to d ' Ono re . Sulle Dnevne Vijesli de ll'8 dicemb re so no ripo rta te altre n ot izie re la ti ve all'Assemblea, il tes to d i man ifesti. notizie d i cara tte re militare. (19)
lhide111 - In IJorha n. 29, del 6 dicem bre 1942.
(20}
lhide111.
(2 1) Ibidem - ;-..fonife sto: /\i Popoli de/111 .Iugoslavia - Le paro le: "Fronte e Libert11' pos te a ch ius u ra del mani festo, forse. sono una no n corretta t rad uzio ne d elle paro le: 'Fronte d i Liberazione'. (22)
Ibidem .
(23)
lbidem .
(24) Wa lte r R. Rrn31;1ffS - '/tro. l\tffNAJLO V1é a11 d U niversily Press - ·e w Je rsey. 1973 - Pag. 78 .
1he
Allies 1941-1945 - Rutgers
(25) Franz voN P A PEN . nato a We rl (Ves tfalia) nel 1879. Ca ncell ie re de l Ke ic h ne l ·1932: poi vice-cance ll ie re con HITLER (1933 -1934); a mbasciatore in Austria ( I 934- I 938): indi a mbasciatore in Tu rchia (1939-1944). Assolto da l Tr ibuna le d i Norimberga, fu condannato da una Corte tedesca ad 8 an ni d i lavor i forzati, che scontò in mi nima parte. Morì ne l 1969. (26)
Winston O 11JRC1-111.1. - La Seco11da Guerra Mondiale - Parte IV - Yolurne U - I.a
Ba1wgli" d'11jì·ico - l'vlo ndadori E ditore - Mil ano 1951 - Pag. 483. (27)
Ibidem.
- U .S.-S.M.E. - Busta 1053/A - Stato Maggiore Ese rc ito - ( Fogli o n. Z/1482 di p rot. Oggetlo: Auività dell'l11[(:l/igc11ce Service - Da Sta to Maggio re Esercito, St:rvizio informazioni - A Coma ndo Supre mo - P.M. 9. 19 fe bbraio 1943) - VEDI DOCUM ENTO N. I ANNr.SSO A l. PRESENT I:; <.A l'ITOLO.
(28) A lfrecl JODL (1890-1 946) - Maggio r General e - Da l 26 agos to 1939 capo dello Sta to Maggiore della Webrmac:h t - Condannat o a morte a l processo cli No rimberga.
138
Dalmazia - Una cronaca per la storia
(29)
Vedi nota n. 4 - Pag. 75.
(30) \.Vilhe lrn KE1T 1~1. (1882-1946) - Feld- marescia llo - Capo di Stato Maggiore dell 'O.K.W. (Oberkommando der Wehrmacht) - Condannato a morte a l processo di Norimberga. (31) Leonardo S IMON I (pseudon imo d i Michele LAN7.A) - /Jerlino - !\mbasciarn d'Italia 1939-1943) - Migl iaresi Ed itore - Roma, 1946. Il vo lume è un diario di avvenimenti vissuti dall·autore - Annotazione di vene rdì 18 dicembre 1942 - Pag. 298. (32)
Ibidem.
(33) Galeazzo CIANO - l)iario 1937-7943 - Rizzoli Editore - Mil ano. 1980 - Annotazione del 18 dicembre 1943 - Pag. 679. - Giuseppe BoTJAI - niario 1935-1944 - Rizzoli Editore - M ila no , 1982 - A nnotazione del 24 dicembre 1942 - Pag. 346. (34)
Vedi nota n. 31 - Annotazione d e l 18 dicembre 1942 - Pag. 299.
(35)
Ibidem - Annotazione del 19 dice mbre 1943 - Pag. 299
Leonardo S IMON I, sotto questa data scrive anche: «Seml>ra un col1egio d'alie11a1i, impiantato in un luogo malede/lo». Ciano, ne l suo Diario, sotto la da ta de l 18 dicembre, annotava: «J:a1mo.1}èrt1 è pe,yante. Forse alle no11 buone notizie si aggiunge la triste;; w di quella Jì1resta umida e della noia del/ti vita colle11iv1.1 nelle bamcche del Comanrlo . Non si vede una macchia di colo re, 1to11 una nota vivace. 1\n1ica1111:re pien e di gente che f uma. che mangia, che chiacchiera. Odore di cucine, di uniformi, di stivali». - Pag. 678. Sempre il 18 dicembre, Ciano scrive: «l-Jo verba/izzt110 i miei colloqui della .foresta di Gi.ir/itz» ma, e videntemente, si tran a d i un errore, in quanto G(ir litz si trova ad oriente d i
Dresda, quasi a ll'attua le confine fra la German ia Or ie nta le e la Polon ia. Analogamente sembra e rrata la prcccclcnte annotazione del I:\ dicembre, dove C iano scrive. «prossùna riunione a Klessheim». Fo rse pensava a l convegno de l 29 aprile -2 maggio di que llo stesso a nno fra il Duce ed il F Uhrer, che aveva av uto luogo ne l castell o di Klessheim presso Salisburgo. A meno che i ted esch i, per ragioni di sicurezza usassero toponim i cl i copertura. indicando all' ultimo momen to que llo della effelliva località dell'incontro. Ma appare strano che anche dopo l'i ncon tro Ciano parli di Gi:irlitz, rnentre gif1 il I :5 a nnotava «un lungo viaggio quasi alfa l'ecchia ji·ontiem lit1.wn11», e. quesrn vo lrn era preciso. È ceno che il convegno e bbe luogo a l Quartier Genera le de l Fuhrer, no n sola mente: perchè Leonardo StMONI, scrive di esse r sceso da l treno a Rasre nburg . loca li tà a sud d i Konigsberg, ne ll a P russ ia Orientale. e di ave r prosegui to in mezzo a lla foresta s in o a l Ouanie r Gene ra le, ma anche pe rché (U.S.-S. M.E - Busta 1T 20 - Coma ndo Supremo - Foglio se nza n. di prot. e senza intestazione - No n fi rmato) dal prospetto d e ll' it inerario-orario de l movime nto del treno che avrebbe portato la De legazione italiana, ris ult a die dopo 1',,Jonaco il percorso era: Norimberga, Saalfeld, Halle, C:o ttbus, Neun Bentschen. Posen, Thorn, Alle ns tein (oggi O lzst um) , cioé sino a sud di Rastenburg.
Note al capitolo I
(36)
139
Vedi nota n. 33 • CIANO - A nn otazione del 13 dicemb re 1942 - Pag. 676.
(37) Ugo CAVALLERO - Comando Supremo - Diario 1940-43 d el Capo di S.lvl. G. (St1HO M<1ggiore Generale) - Cappelli Editore - Bologna , 1948 - Annotazione d e l 18 dicembre 1942-Pag 4 15. Ne l riportare le citazioni di questo Diario, dove è stata usata la gra fia ' l'vlih a ilo vié' , s i è preferita la forma di ·M ihaj lo vié'. (38)
Ibidem • Pag. 421.
(39)
Vedi nota n. 33 • Gi usep pe BOIT/\1- Anno tazione del 24 d icembre 1942 - Pag. 347.
(40)
Ved i nota n. 37 - Pag. 421 .
(4 1)
Ib idem - Annotazione dd 20 dicembre 1942 • Pag. 42 1.
(42) Frederic k Willi arn D t;AKIN - Storia della Repubblica di Salò - E ina udi Editore To rino, 1963 - Pag. 184.
rr
(43) U.S.-S. l'vl. E. - Busta 20 - Comando Supremo - (Foglio se nza n. cli prnt. - Porta come intestazione: Colloquio colle Eccelle11ze Pirzio Birofi e R abolli - Giorno 3 marzo 1943-XXJ - Allf ore 10.40 • Sede Palazzo Vidoni - Il colloq uio aveva luogo con il Capo cli Stato Maggiore Genera le, Vittorio A\.fB ROSIO) . VEDI 1)0(.'UMENTO Ì\. 2 ANNESSO AL PRE· SENTE CAPITOLO. (44)
Ved i nota n. 42 - Pag. 184.
(45)
Ved i nota n. 37 - Annotn ione del 20 dicembre 1942 - Pag. 422.
(46) Laclis laus l·IORY & Martin BROSZAT - Der Kromische Ustascha-Swai 1941- 1945 De utsche Vcrlags-Ansta lt - Stoccarda, 1965 - Capitolo VII - Pag. 138-139. (47)
Ibidem - Pag. 140.
(48)
ibidem - Pag. 140.
(49) U.S.-S.M.E. - Busl11 1482 - Comando Supremo - (Foglio n. 25543 di prot. Op. O ggeu o : Direllive germaniche per {e operazioni con1ro le bande - ()a Coma ndo Supre mo , I Reparto. Ufficio operazioni - Scacchie re orie nta le - F irmato, d ' ordi ne, il generale G iovann i MM,LJ - A Superslocla - A C omando Superio re FF.AA. Grec ia - A Governatorato de l Montenegro - P.M . 21. 29 dicembre '1942). Porta in allegato il foglio del Comando FF.A A. Germaniche del Sud-Est - Circolare n. 3370/32 Segr. · lntens~ficm ione operazioni wn1ro bande - Firmalo colonnello gene rale Alexander LOHR - P unto l. Alexander Lèil-lR (1885-1947) - Già ufficiale austriaco - Co lonne llo genera le d 'aviazione - Ne l il1glio 1942 comandante per la We hrmacht del se ttore s ud-or ie nta le clel l 'Europa Condannato a morte da T ITO, qua le responsabi le del bombardamen to aereo di Re lgraclo ne ll'aprile 1941 - Sen tenza eseguita il 16 febb ra io 1947.
I 40
Dabnazia - Una cronaca per ICI storia
(50)
lhidem - A llegato · Punto 3.
(5 1)
Ibidem . Allegato - Punto 5.
(52)
Ibidem. - Allega to - Punto 3.
(53) Stato Maggiore dell'Esercito - Uffic io Storico (a cura d i) · Verbali delle Riu11io11i te111.1fe dal Capo d i S. M. Generale - Volume IV ( IO ge nn aio 1943-7 settembre 1943) M.nre hes i Grafiche Editoria li - Roma, luglio I987. Verbale della riunione tenllla dalla Eccellen za il Capo di Stato ,'vfoggiore Generale il 2 gennaio /943-XX! • Alle ore 17 - Pag. l. Secondo il Verbale , era no prese nti: marescia ll o Ugo CAV,\ LLERO; ge nera li: Vittorio AMBROSIO, Mario ROATl'A, Ca rlo G tòl..OSO; tenente co lon ne llo Gi useppe MOKTEZEMOLO. Da l Diario Storico (2 gennaio 1943) del Co ma ndo Supre mo (U.S.-S.M.E. - Bus ta 1443) risult a no presenti a nche il generale G iovan ni MAGLI addet to al Comando Supremo, ed il tene nte colonnello Pietro MELLANO. (54)
Ibidem · Pag 2 .
(55) U.S.-S.M.E. - Busta 1443 - Coma ndo Supremo - (Oiario S1orico • Paragrafo: Attivilà svolta dall'Ecc. il Capo di S./\1.. Cenerale - P.M. 2 1, 3 ge nnaio 1943). La r iunio ne ebbe luogo alle ore 16.30. Il marescia llo Ugo CAVALLERO aveva avuto un coll oquio con il generale Ca rlo G ELOSO, a lle ore 9. (56)
Ved i nota n. 53 · Pag. I .
(57)
Vedi no ta n. 55.
(58)
Ibidem.
(59)
Ibidem.
(60)
Ibidem - Tl colloqu io con il gene rale Alexande r L6HR ebbe inizio alle ore 17 15
(6 1)
Vedi no ta n. 33.
(62)
Vedi n ota n. 60.
(6:J)
Ibidem.
(64) La conseg na del p ro - me m o ri a d el generale Mario R oATTA a l ge n e ral e A lcxander L ò HR non è riporta ta ne l ve rba le della riunione a Roma de l 3 gennaio, e nep pure vie ne ricordata nel Diario S rorico del Comando Supremo. .Risu lta, in vece. dal tclespresso n. 64/17 del 12 gennaio 1943 (M.A.E. - J ugos lavin 194:l - Rus ta 135 - l'asc icolo I). per il mini ste ro degli affari este ri ed aven te corne ogge tto Conversazioni del generale Mario R oAJTA o Zagubrio circa la q11estione dei ce111ici - Il te lcsprcsso ern stato invia to a ROITIH dal console ge nerale Viuori o CASTEi.i.AN i, d ell'Ufficio di co llegamen to del minis tero d eg li affari e~te ri con Supersloda.
Noie al capilo/o I
Ne l te lcspresso s i legge che il genera le
ROATTA
141
«ha confermmo [alla parte tedesca -
n.ct.aJ l'impiego della milizia cemica conforrnemen.te al progetw da lui prese111a10 la set1i111ana scorsa a Ro111a al rapprese111a111e dell'eserciw ger111anico». (65) U.S.-S.M.E. - B us ta 1483 - Comando Supremo - (Foglio senrn n. di prot. - Pona come titolo: Riunione tenuia dall' Ecc. il C,1po rii Swto Maggiore Generale presso il Comando Supremo il giorno 3 gennaio 1943-XXI, alle ore 18.30 - P.M. 2 1, 3 genna io 1943). Il 'verbale' è riportnto nel vo lume cicato alla nota 53, pag.5-8, con qua lche difformità formale e grafica. - Vedi nota n. 24 - /\ pa g. I 03- I 04 è scri tto che a lla riun ione de l 3 genna io avrebbero preso parte «1111 generale di PAVEUé ed anche .I EDEV!é, uno dei capi ce1nici (il quale, comunque, era a11da10 alla conferenza di Roma a//'insapwa di Mt111111.ov1é)» . Ma non è citata l,1 fo nte di q uesta not izia. che non si trova riportata né accennala in alcuno dei documenti consultati. (66) U.S.-S.M.E. - Busta 1485 - Coma ndo Supremo - (Foglio n. 20127/0p. di prot. Oggetto: Operazioni invernali combinate iwlo -1edesche-croa1e - Da Comando Supremo Firmato generale Vittorio AMll ROSIO - A genera le Mario RoATIA - P.M . 2 1, IO ge nna io 1943) - Vt::DI DOCUlvlloNT() N. 3 ANNF:SSO /\ I,. r•RESENTE CAPITOLO. (67)
Vedi nota n. 65.
(68)
Ibidem .
(69) U .S .-S.M.E. - Bus ta .1443 - Coman do Supremo • (Diario S1orico - Pa ragrafo: Alliviul svolta da/1'/icc. il Capo di S.lvl. Generale · P.M. 21, 4 gennaio 1943). L'ud ie nza da Mussolini ebbe luogo a lle ore 12.30. (70)
Vedi nota n. 33 - CJANO - A nnotazione del 2 gen naio 1943 - Pag. 685.
(71 )
Ibidem - Ci,\ NO - Annotazione del 6 gen naio 1943 - Pag. 686.
«Le fo rze m i/ilari ormai scarseggiano: Africa, Russia, Balcania, Paesi occupati, tutto richiede fo rze nuove e ·maggiori. A volte ho l'impressione che /'Asse è come liii uomo che deve coprirsi con una coperta troppo piccola / ...f. A111bed1.1e questi generali vedono scuro nel domani e pur senza confessarlo ftmno presagi poco lieti». (72) M.A.E. - Jugoslavia 1943 - B usta :135 - Fascicolo l - (1e lespresso n. 64/ 17 Segre to - Ogge tto: Conversazioni del gen. l<OA'rfA a Zagabria circa la q11es1io11e dei cetnici • Da Ufficio coll egamento de l ministero degli affari esteri con Superslocla - Fi rmato console genenile Vitto rio c,sTF:1.1.AN I - A ministero affari esteri , Cìabinetto A .P. - Uffic io Croazia Per conosce nza a legazio ne d'Italia. Zagabria - P.M. JO, 12 gennaio 1943} - VED I DOCvMENTO N. 4 ,\ NNESSO ;\ L PRESEKTE. CAPITOLO. (73)
Ibidem.
(74)
Ibidem .
Dalmazia - Una cronaca per la storia
142
(75) U.S. -S.M.E. - Busta 1482 - Comando Supremo - (Telescriuo n. 558 - P.A.-P.A. Da genera le Mario RoATTA - A Comando Supremo - P.M. 10, 13 genna io 1943) - Vt DJ DOCUMENTO 1'. 5 ANNESSO AL PRESENTE CAPITOLO.
vu - Pag. "140- 14 l.
(76)
Vedi nota n. 46 - HORY & BROSZAT - Capitolo
(77)
Vedi nota n. 75 - Documento allegato - Punto 4.
(78)
Vedi nota n. 72.
(79)
Ibidem.
(80)
Ibidem.
(81)
Ibidem .
(82)
Ibidem .
(83)
Vedi volume li de l present.e lavoro . pag. 600.
(84) l'vl.A .E .- A.S.D. - Jugos lavia 1943 - Busta 135 • Fascicolo I - (Foglio senza n. d i prot. - Segreto - Da console genera le Vittorio C.ASTELLAK J - A ministro p lenipotenziario Luca PwrnO~·IARCHJ - P.M. 10 , IOgen nai o 1943). Il foglio porta in testa il timbro: \lisro dall'Ecc. il 1\!Jinisrro, cioè da CIANO. (85) U .S.-S.M.E . - Bus ta IT 63 - Comando Supersloda - (Fogli o n. 189 di prot. Appt11110 per il Comando Superiore FF.AA. 'Slovenia-Dalmazia' ·· Firmato console genera le Vittorio CASTELLI\~) - P.M.10, 19 febbraio 1943) - V iòl.ll J)()Cl)MENTO :-. 6 ANNESSO J\L PRE· SENTE CA PITOLO. (86)
Ibidem.
(87) Relazioni lruernazion.ali - Se ttima na le d i Politica estera - Istituto per gli Studi di Politica internazionale - Mi lano - 16 gen naio 1943 - Pag. 227-228 - Porta un a mpio artico lo su Il Libro Grigio cromo: dichiarazioni del minisiro Lomwv1l" - Non firmato. - U.S.-S.M.E.- Busta 1233 - Comando divisione ' Murge' - (No,iziario giomaliero n.156 - Capo IV - Varie - Parngra (o: Dal Novi Usi - P.M.l54, 22 giugno 1943). E ' riportato un corsivo, apparso sul Novi Lisi, organo de l movimento uslascia, quo tidiano di Sarajevo, de l J2 gi ug no l943, a proposito delle violenze den unciate dal Libro Grigio «Se si devono misurare le responsabilità per quegli innumerevoli misjàni Sf,/11guinosi che hanno dovwo subire il nos1ro popolo della Bosnia ed Erzegovina croate e. di altre rerre, è necessario chiedere in primo luogo chi ha risveglimo /ali istinliferoci ed a1avici negli animi di quesri malfauori. Chi ha fauo ciò è responsabile per [gli/ spargimenli di sangue e per (gli} aui cli crudeltà che sono stmi commessi comro il noslro popolo. Egli deve essere raggiamo per primo dalla punizione; gli seguirà poi l'esecutore delle. sue macchinazioni». Molto probabilmente l'allusione e rn diretta alle autori tà militari .italiane cd alla pol itica da loro ~eguit a. (88)
U .S.-S .M.E. - Busta 1486 - Comando Supremo • (Te lescritto n. 560 - P.A.-P.A. -
Note al capiwlo I
143
()a generale Mario Ro .wrA - A Comando Supremo - P.M. 10, 13 ge nnaio 1943). (89)
Ibidem.
(90) La prima fase dell ' operazione 'Wc iss' è stata ricost rui ta sulla scorta dei te lescritti inviati da Supersloda-Operazioni al Comando Supremo, dal 21 gennaio 1943 in poi (Vedi U .S.-S.M.E. - Busta 1488). (9 1)
Ibidem .
La divis ione 'SS Prinz Eugen' era forma ta «nella massima parie da elememi della minoranza ree/esca (Volksdeutsche) della Banja e del Banato. Delti elementi parlano in buona pane esclusivam.eme il serbo-croato: pure 1m ceno numero di ufficiali proviene da de11e località» (U.S.-S.M.E.- Busta J.T 321 - Comando VI Corpo d'armata - Notiziario n. 715 - Capo IV - Varie - Paragrafo: Mostar - P.M. 39, 21 apri le 1943). (92)
Ibidem.
- U.S.-S.M.E. - Busta IT 478 - Comando d ivisione ·zara' - (Foglio n. Oli339 cli prot. Oggetto: Operazioni invernali - Da comando divisione 'Zara' - Firmato generale Carlo V1 A1.F - A comandante fanteria divisionale: a comandanti 29'!° e 292° reggimenti fanteria divisione 'Za ra' - P.M.14L 18 gennaio 1942). La divisione 'Sassari· era stata rin forzata co n due squadroni carri ' L', tre battaglio ni bersaglieri. tra i qu ali il battaglione autonomo ' Zara ' . e con un battaglione fucilieri de lla ;Bergan10 '.
Vedi a nche: Giuseppe ANG ELIN I - Fuoch i di bivacco in Croaz ia - T ipografia Regionale Roma , 1946 - Capito lo Il ciclo 'Weiss' - Pag. 243-267. L'autore era il colonne llo comandante d e l 1° fanteria della divisione ·Re', ed il racconto è autobiografico. (93)
U.S.-S.M.E. - Busta 1T 63 - Comando Supersloda - (Telescritto n. 1650 - Novità a
111110 il giomo 29 gennaio 1943 - Da comando Supremo - Firmato generale Mario Rosoni A Comando Supremo - P.M . .LO, 29 gennaio 1943).
(94) U.S.-S.M.E. - Busta IT 63 - Comando Supcrsloda - (1è lesc ritto n. 1860 - Novità a il giorno 2 febbmio 1943 - Da comando Supcrsloda - F irma lo ge nernle Mario Rouorn - A Comando Supremo - J~fVL IO, 2 febbraio 1943).
1wto
(95)
Ibidem.
(%)
Ibidem.
(97)
Vedi nota n. 37 - Ugo CAVALLERO - Annota7.ionc de l 24 gennaio 1943 - Pag. 441.
(98)
Ibidem.
(99) U .S .-S.M.E .. - Busta 1443 - Comando Supremo - (Diario Storico - Paragrafo: Auiviuì svoli/./ dal Capo di S.M. Generale - P.M. 2 1, 26 gennaio 1943). (100)
Ministero della Difesa - Stato Maggiore Esercilo - Ufficio Storico - Holle1ti11i di
144
Dnlmnzia - Una r;ronaca per la s1oria
Guerra del Comando Supremo /940-1943 - Tipografia Regionale - Roma, 1970 - IJolleuino di guerra n. 973 - Pag. 505.
(101) La Cont'erem:a d i Casa blanca, fra ROOSEVELT e CHURC1-1 11.1. assistiti dai loro Capi di Stato Maggiore, eb be luogo dal 14 al 24 gennaio 1943. Venne deciso: ·1 - l'invasione del territorio ital iano non appena te rminate le operazioni in Africa Settentrionale; 2 - il rin vio al 1944 dell'apertura di un secondo fronte in Europa (Francia); 3 - l'intensificazione del bombardamento strateg ico su ll a Germa ni a; 4 - l'aumento degli ai uti alla Russia ed alla Cina; 5 - la richiesta di resa incondiziona ta alle Potcn7.c deJl'As~e. Alla Conferenza furono anc he invitali i generali Charlcs DE GAULLE ed Henri -1 Jonoré GJRAUD per la Fra nci11 Libera. (102) Musso li ni mantenne il mi nistero de ll 'interno, ma sostituì il sottosegretario d i Stato Guido I3 UFFARJN t G u 11J1. Gli al tri cambiamenti furono: al min istero di grazia e giustizia Alfredo DE IVL\RS1co sostit uì Dino GR,\ NDt, che venne nomina to Presidente de lla Camera dei Fasci e de lle Co rpornàoni (Camera de i dcput;Jt.i); a lle fi nanze Paolo THAON di REvr.t, [u sostituito da Giacomo ACERBO; Giuseppe BOTTAI lasciò LI min istero dell'educazione nazionale (p ubblica is tru7.ione) a Carlo Alberto 8 1r;G1N1; ai lavori pubblici ven ne nomi nato Zenone BEKIGNJ al posto di Gi useppe GORLA; Vittorio CtN t assunse il portafogl io de l ministero delle comun icazioni a l posto di Giovanni HosT VE.'\ITURI; alle corporazioni Ca rlo T tENCO sostituì Renato R 1cc1; Gael.a no PoLVERELLJ assunse il dicastero della cultura popolare a l post.o di Alessa ndro PAvo1.1 N1; Oreste BoNo~,u subc ntrù a Raffaello RICCARDI agli scambi e valute. Venne crea to il nuovo minis tero de lla prod uzione bellica, con a capo il ge nerale Carlo F,WAG Ross,, - Dei precedenti min isteri ma ntennero i prop ri dicasteri: Attilio TERlJ7.7.1 all'Africa Italiana; Carlo PARcsc111 all'agricoltu ra; .\1lJS!;OLINI. i ministeri dell'in terno e de lla guerra. ( 103) Vedi nota n. 33 - Gi useppe Bo-rrAt - An notazione del 5 febbraio 1943 - Pag. 360. Durissimi i giud izi di CIANO su CAVALLERO. Nel suo Diario , sollo la da ta elci 30 gennaio, annotava: «AMBIWSIO sostituisce CAVALI.ERO quale Capo d i Simo ,Waggiore (;enerale. Ollimo provvedùnemo, imposto ormai da/l 'onesu'i, dalle vicende, dal risel1/imen.10 di /ulti gli italiani conlro un uomo che ha sempre e sohan10 mer11i10 ai fini dei suoi i11.1eressi e della sua carriera». Ed il giorno dopo: «La sosliruzione di CAVALLERO ha p rodono gioia lm gli italiani e delusione Ira i tedeschi» . (104) U.S.-S.M.E. - Busta IT 1 - Co mando Supersloda - (Fog lio n.205 cli pro t. Oggetto: StNCJt David - Commissario amminisfr(l{ivo generale presso il Comando Superiore FF.AA . 'Slo venia -Dalmazia' - Dn legazione d'Ital ia a Zagabria - Firma lo, l'addetto militare, generale Gian Carlo RE - Al Coman do Supremo · A Supcrese rcito, Servizio info rmazioni Per conoscenza a Supersloda . Zagab ri a, 24 febbraio 1943). li foglio co nteneva le seguenti informazioni: «Sincié risulta funz ionario molto allivo. !scriltosi fin da s111de111e al 1novimento nazionalista croalo, f u capo d i de110 movimenlo a Sebenico duran/e il regime jugoslavo, incontrando gravi dijficoluì e pericoli. D11rtm1<? gli u/limi due armi che precedeuero 11.1 guerra con la .Iugoslavia egli si tenne. segre/amen/e in contallo con il nos1ro R. Vice Console /Obeno F111JJANI · 11.d.aj del!" p redena cinà, rendendogli lireziosi servigi senza pre1endere alcun compenso, m irnndo esclusivamente al successo delle me a.ìpirazioni politiche. Dopo l'arrivo delle tmppe ilaliane a Sebenico, qu"ndo ancom non ertmo stati jim1(1{i gli accordi per la deli111ilazio11e dei confini ira lui/i(, e Cro"zia, il Sinci{: /enne a dir:hiarnre, con tenera direi/a al nos1ro R. Vice Console, che egli avrebbe sempre col-
Noie al capitolo I
145
Jabora10 lealmente con le truppe i111lia11e a prescindere dall'asse/IO definitivo della
Dalmazia». (105) Il Popolo di Spal(f{O - Anno lii. n. 30 - 5 febbraio 1943 - Quo1idiano di Spalalo R icorda la scomparsa con un a rtico lo su du e mezze colonn e. dal tito lo: Ln 111or1e del Vojvoda ce111ico Elia '/'111Fu1vu v1l--81?{/\NtN. E ra n,ito a Topola. ndla vecc hia Serbia. ne l 1887: Frequentò l'Accademia mili1are di Belgrado. Prese parte alle guerre balcaniche del 191 2- 1913 ed a lla prima guerra mondi a le, segna la ndosi per nume rosi alli di valore. Il gior· na lc gli attribu isce 11nche un a medag lia d'oro a l va lore militare che g li s,i rcb be st,1ta concessa durante la prima guerra mondiale dal Re d'Italia. J..,1 ricompensa non appare nell'denco ufficiale delle concess ioni, pu bblica to dalla Presidenza del ·Gruppo Med,1glie d'Oro'. Eni muti la to di gue rra (aveva perd ut o la nwno sinistra) sul fro nte macedone. ( I 06) U.S.-S."'1.E. · Busta TT 20 - Co mando Supremo · (Fogli o n. I/3677 di prot. · Segreto - Oggetto: !Vlovimen10 cetnico - Da Supe rslod a - Firmlllo, d 'ordine. il ge ne rale C le mente P1<1~11ERI. Capo di Stato Maggiore - Al Comando Supremo - P.M. IO. 8 febbraio 1943). Porta in allegato il te lesc;;ritto n. 125/M.V.A. C. . ore 20.30 de l 5 fe bbrn io 1943. co n cui il comandante del XVIII Corpo d'armata, generale Umberto SrtGO, comunica a Supersloda le d ichiara1ioni di lea lismo de i cetnici. ( 107) U.S.-5.:vl..E. - Rusta 1T 385 - Comando XVlll Corpo d·armllla - (Foglio n. 2547/1 - Segreto - Oggel\ o: Relazione periodico mensile - Da comand o XVIII Corpo d'armal.;i Firma to ge ne rale Umberto SPIGO - A Supers loda-Jnformazioni • Paragra fo A): Siuwzione politica in genae - P.M. I 18. 4 marzo 1943). - U .S.-S.M E. - Uusta IT 476 - Comando di visione ·Zara· - (Noli~iario
11.
JJ - l'.M. 141 ,
5 marzo 1943). «Confidente orrodosso prove11ie111e da Spalalo riferisce e/te successione del voj voda Trif11110vié: tiene in agila~io11e gli Pspo11e111i serbi. No11 essendo swto a11com 11peno il 1es111111e1110 spirifuale in consegna od ,111 generale cetnico monte11e{!rino che 1rovasi ora a Piote, ,,; (: viva discortlù1 fra i probabili successori, di cui m:s.\W/0 emerge per presrigio e merili perso11ali». ( 108) Vedi nota n. 10 - Processo M11 IAJ Lov 1(· - Paragrnfo; // m olo ili Mloden 1/.11jovié 11
Spalato - D,1 pag. 324 a pag. 3W. ( 109) Be nito M ussoui'-1 - Opern 011111i11 - (A cura di Edonrdo e D uili o S 1;sMEL) • Ecli%ioni La Fe nice - Fi renze 1960 - Volume XXXI (Da l 4 gen11aio 1942 a l 12 sclle mbre 1943) - Nota a pag. 147. ( I 10) U.S.-S.M.E. - Bus ta 1444 - Comando Supre mo . (Diario Slorico - P,1 ragra fo: /\11ivilà svolta dalU:cc. il Capo di S.M. Ge11erale - li colloquio cbhe luogo alle ore 16.00). ( 111) U.S.-S.M.E. • 13us l,1 IT 20 - Comando Supremo - (foglio sen z;1 n. di pro t. e no n firmato - Su carta intestata 'Comando Supremo-Segreteria particolare dell'Ecc. il Capo di S.M, Ge ncr~le· - ln ti10la10: Colloquio cmi le LI .. EE. Nomra e Nohoui - P.M. 2 1, 4 re bbrai o 1943) - VEUI llOCUMliNTO N. 7 1\NNESSO /\L l'RES l(NTE CAPITOLO . - U.S.-S.M.E. - Busta 1444 - Comando Supremo - (Diario srorico - Pa ragraro: /\flii>iuì .l'volra dnlrt·:cc. il Co110 di S. M. Genertd1• - P.M. 2 1, 4 febbraio 1943).
146
Dalmazia - Una cronaca per ili storill
Il paragrafo riporta: «lnconiro con le Ecc. RutJOTrt e RUATtil circa loro presenìazione al Duce per l'assunzione del Comando della 6" Armata da parte dell'Ecc. R0,1TTA e della 2·' Armc11a da parie dell'Ecc. R oBOTTI; le operazioni in corso in Croazia; l'organizzazione da alluare per l'evemualità che gli anglo-americani decidano d'agire in Balcania. (Particolari in al!. n.268)».
L'allegato n. 268, che manca, potrebbe essere per il suo contenuto il fogl io trovato in altra b usta (IT 20), anche se privo del. numero dì riferimen to. Porta, invece, in testa J'indicaàone Relazione n. 3. scritta a matita.
(112) Ibidem - Foglio allegato in b usta IT20. ( 113) Ibidem - Foglio a l.legato in busta IT20.
(114) Ibidem (115) Ibidem - Vedi Buste IT20 e 1444. ( 116) Ibidem .
( J 17) Vedi nota n. 53 - Verbale della riunione tenuta dall'Eccellenza il Capo di Swto lHaggiore Genem/e il 6 .(ei>braio .1943-XXJ alle ore IO. Erano presenti: generale Vittorio AMBROSIO, nuovo Capo d i Stato Maggiore Generale; genera li Francesco Rossi. A ntonio GANDJN, Walte r W.>\RLIMONT - Paragrafo: Operazioni in Croazia - Pag. 38 e seguenti. ( l l8)
Jbide111 - rag. 38.
( I 19) ll>ide111. (120) Ibidem.
(121) Ibidem . ( 122) Ibidem . (123 ) Ibidem - Pag. 39. (124) lbiclem . ( 125) M.A .E. - Jugoslavia 1943 - Busta 135 - Fascicolo I - (Te lespresso n.l 85/62 Seg re to - O ggetto: Colloqui militari di Belgrado . Da Ufficio collegamento cie l min iste ro affari esteri con Supers loda - F irma to cunsu le genera le Vittorio CASTF-:1.1.A N I - A min iste ro affari esteri - Per conoscen za a .lega,:ione d ' Italia a Zagabria - P.M. IO, 18 febbraio 1943). Po rta in allegato una serie d i fogli con il titolo: Memoria sui colloqui svoltis i a Belgrado (8 febbraio /943) - E ' la re lazione . in prima pe rsona. [atta da l ge ne rale Mario RoooTTJ V ED I DOCUM ENTO N.
8 A\1NESSO Al. l'RESJ'NT E CM'ITOLO.
("126) Ibidem - Punlu A) - Paragrafo: Questione de ll e operaz ioni 3" fase. ( 127) lhidem - Punto A) - Paragrafo: Nostro concorso a operazio ni 2" fase.
Note al capitolo I
147
( 128) Ibidem. (129) Ibidem.
(130) Ibidem - Punto A) - Parngra[o: Nos tro concorso a operazioni 2·' fase. (B l ) Ib idem - Punto C).
( 132) Ibidem. ( l 33) Ibidem. (134) U.S.-S.M.E. - Busta I.T 71 - Comando Supersloda - (Foglio n. 2874 di prot. Segreto - Oggeuo: Si11wzione politico 111ili1are in Croazia - Da Supersloda -Ufficio operazioni - F irmato d al Sottocapo d i Stato Maggiore, colonnel lo Carlo CoSTAMAG NA - A Supcrsloda-Ufficio operazioni - A Nucleo collegamento con min istero affari esteri - P.M. 10, 20 febbraio 1943). Trasmette in allegato copia della relazione Colloquio con K ,tSCHF: sulla situazione politico-militare, in via la da l minis(ro Raffaele CASERTANO al minis tero degli affa ri esteri a Roma, in data 9 febbra io 1943 - VED I DOCUMENTO N. 9 ANNESSO AL PRESE:-JTE CAPITOLO. (135) ibidem - Allegalo. ( L36) Ibidem - Allegalo. ( 137) lbidern - Allegalo. ( 138) U.S.-S.M.E. • Busta IT 20 · Comando Supremo · (Foglio senza n. di prot. e senza fi rma • Po rta al centro: Colloquio con l'Ecc. Ro,1n~1 • Il colloquio ebbe luogo con il Capo di Staio Maggiore Generale, Vit torio AMBROSIO - P.M. 21 - Ore 11.30. 9 febbraio L943). La notizia è un inciso dell'esposizione (alla dal generale AMDROSIO: «in relazione all'intendinumto rlell'O.K. W. espr esso dal generale W,\JII.JMON·1; di provvedere senz'altro {I/ disarmo dei cetni<.:i, inviw l't~·cc. Ro,1, r;1 lld esprimere il suo punto di vistw,. ( 139) U.S.-S.M.E. · Busta IT 105/3/B - Comando Stato Maggiore Esercito - (Foglio senza n. di prot e senza fi rma - l'romemoria - Compilato dal Servizio informazioni Esercito Riservato a: S.M. il Re; al Principe di Piemon te; al Capo di Stato Maggiore Generale; al Sottosegrelrio di Stato alla Guerra; ai Capi di Stato Maggiore dell'Esercito. della Marina. dell'Aeronau tica; al Sottocapo di Stato Maggiore per le operazioni - P.M. 9, 25 gennaio l 943) Dal provvedimento di scioglimenl.o furono escluse le formazioni (37.000 uom ini) agli ordi ni di .luraj L.10 T1t (filo-tedesco). ( 140) M.A.E. - Jugos lav ia 1943 - Busta 135 - Fascicolo l - (Telespresso n. 185/62 Segreto · Oggetto: Colloqui di Be/gmdo - Da ufCicio collegamento de l ministero degli affari este ri con Supersloda - Firmalo console generale Vittorio CASTELLANI - A ministero affar i esteri, Gabinello A.P. - Ufficio Croazia - Per co noscenza a legazione d'Italia a Zagabri a P.M. 10, 18 febbraio 1943). Trasme tte in al legato: Memorie sui colloqui svol1isi a Belgrado (8 febbraio 1943) - Non
Dalmazia - Un.a cronaca per la s/o ria
148
firmato, ma come risu lta dal Lelespresso, del genera le l'vlario Roao-rr1. A Belgrado. da parte italiana, presero parte alla riunione il generale Mario Rosoni: il genera le G ian Ca rlo R E, capo della Missione militare italiana in Croazia; i.I colonnello Giacomo ZANUSS1, Sottocapo d i Stato Maggiore di Supersloda. Da parre tedesca , il generale Alexander LĂŠ'>HR. comandante de l Sud-Est, con il suo capo d i Stato Maggiore co lonn e llo PFAFFENROTH; il generale Rudolf LUTERS; il ge nerale Edmund G L.AISE HORSTENt\U. Dopo la conclusione de i colloqui ital o-c edesch i, furono ammessi i genera li croa ti Ve lko R1:.c;1( e Fedor DRAGOJLOV, che presero atto di quanto e ra Slalll deciso . C irca la riunione d i Belgrado, vedi a nche Giacomo ZANUSS.1, Guerra e catastrofe d'lwlia - Giugno 1940-Giugno 1943 - Editrice Libre ria Corso - Roma, 1945 - Pag. 292. (1 41 ) Ibidem . (142) U.S .-S.M . E . - Bus t a IT 384 - Co m a ndo XVIII Corpo d'armala (Marconigra mma n. 56 - Da comando divis ione 'Sassari' - F irma to ge nera le Sandro PIAZZON I - A comando V Corpo d'annata - P.M. 86, ore 16.30 - 1.4 febbraio 1943). (143) U.S .-S.M.E . - Busta IT 384 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Marcon ig rammi P.A.-P.A. nn . 24, 35, 49, 50 - Da coma ndo divisione ' Sassari' - F irmati ge nerale Sandro PIAZZONI - A comando XVIII Corpo d'armata - R ispettivamente delle ore 10.50. 17.10 del 13 febbra io; ore 09.42 e 10.25 del 14 febbraio l 943 - P.M. 86).
(l44) U.S. -S.M.E. - Busta TT 384 - Comando XVlll Corpo d ' ar m a ta (Ma rco nigramma n. 75 - Da comando div isione 'Sassar i' - F irmato g e n e ra le Sandro PIAZZON1 - A coma ndo XVIII e V Co rpo d'armata - P.M. 86, ore 23.40 d el 14 febbraio 1943). (145)
Ibidem.
rr
- U .S.-S.M.E. - Busta 385 - Comando XVIII Corpo d'annata - (N01iziario n. 46 - Capo Ill - AttivitĂ operativa - Divisione 'Sassari' - Paragrafo: A1azin - P.M. I 18, 15 febbraio l 943). (146) Vedi nota n . 119. (147) U .S.-S .M.E. - B usta 1T 384 - Coman d o XVIII Co rp o d'armata (Ma rconigramma n. 90 - Da comando division e 'Sassari' - F irma to genera le Sandro P1A77.0N I - A comando XVIII e V Co rpo d 'armata - P.M. 86, ore 15.00 d e l 15 fe b braio 1943). ( 148) U.S .-S.IVI.E. - B usta IT 384 - Comando XVl ll Corpo d'armata - (Ma rconigramma n. 105 - Da comando d ivis ione 'Sassa ri ' - F irma to ge nera le Sandro P1A7.ZONI - A comando XVIII e V Corpo d'armata - P.M. 86. ore 21.57 del 15 febbraio 1943). ( 149) Ibidem - Marconigramma n. 113 - Ore 12.20 del 16 febbra io 1943. (150) Ibidem - Marcon igramma n. 128 - Ore 20. 12 de l 16 fe bbra io 1943. (151) Ibidem - Marconigramma n. 144 - O re 12.10 d e l 17 febbraio 1943.
Nore nl cap irolo l
149
(152) Ibidem · Marcon igramma n. 1.52. Ore 19.30 de l 17 febbraio 1943. (153) Ibidem · Marcon igramma n. 160 . Ore 08.10 de l 18 febbra io 1943.
( 154) Ibidem . Marcon igramm a n. 179 . Ore 14.42 de l 18 febb ra io 1943. ( 155) Ibidem - Ma rcon igramma n. 185 - Ore 16.10 del 18 febbra io 1.943. ( 156) I bidem - Ma rconigramma n. 208 - Ore 09.25 ciel 19 febbraio 1943. ( 157) Ibidem - Marconigramma n. 237 - O re 19.25 ciel 19 febbraio 1943. ( 158) Ibidem - Marconigramma
11 .
255 - O re 14.45 del 20 febbraio I 943.
( 159) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 384 - Coma ndo XV IJI Co rpo d'arma la - (Foglio n. 260 dj prot. - Oggetto: Sbloccamenro nostri presìdi di C . Lapnc-Lumbardenik Nord - Da comando divisio ne 'Sassari' - Firmato gene ra le Sandro PIAZZONI • A coma nda nte I" fan teria d ivisio ne · Re'. colo nne ll o G iuseppe ANG ELIK I - A comanda nte 151 ° fanteria d ivis ione 'Sassar i' , colonne llo P io Laerte ZANffIT1 - A comandante interinale 152° fa nteria d ivis io ne 'Sassa ri'. tenente colonnello Rosario DAN2J - A comandante ge nio d ivisionale, tenen te colo nne llo FURLAKETIO . A coma ndante lI battaglion e 26" fanteria div isione 'Berga mo·, cap ita no De cio TURCJ - Per conoscenza a comand i V, XV lll Corpo d'armata e divis ione 'Re' - P.M. 86 - O re 16.30, 20 febbra io 1943). Ne ll'ope raz ione ven nero impiegate tre co lonne: d ivisione ' Re' - colo nn a Angelini (comand o reggimento, II e III btg. del 1° fa nteria, con l'appoggio de lla 9" ba lle ria da 75/ 13); divisione 'Sassa ri' · colonna Za nott i (coma ndo reggimento e I btg. d el 151 ° fan te ria.con eleme nti ca rri, gen io, sani(ì1, ~ con l'appoggio d'una batte ria da 100): d ivis ione 'Be rgamo co lon na Tu.rei (II btg . de l 26° fan teria, e formazioni M.V.i\.C.). (160) U.S.-S.M.E . · Busta 1069 • Comando XVIII Corpo d 'armata - (Diario Storico Anno taàone del 27 febbraio l943). - Ibidem . (Te lescritto n. 3248/0p. - Da Comando XVIII Corpo d'arma ta - F irmato genera le U mbe rto SPIGO · A S uperslocla - Per conosce nza a V. VI Corpo d 'a rmata. a Nude o BoBBIO di collegamen to con genera le LtJTF. RS - P. M. 1.18, 27 fe bbraio 1943). Dal 13 a l 22 febbra io cadd ero i segue nti ufficiali: 151° l'f!,f. f11: 'Sassari': ten. PEITER IN Sil vio ed un al tr o: 152° rgr. flr. 'Sassa ri' : te n. MASS EKIN S tefa no , s. te n. MARANG OS Guglie lmo, s.te n. FIN I Ma rio; Cp. Ardili ·Frecce Nere' ' /Jergamo': c.m. NAN ET n Gino: 111 brg. 25° fii: ·Bergalllo ': len. MANOZZI A ligi, ten. TRO~-lfl En ',\ Pasq ufl le , S.(en . M.AZZ,\ NTI Lu ig i, S.len. GUARRA Salvatore. s. ten. CASSAKDRO Pao lo Ita lo; X XVI bgl. ber;-.: S.le n. C,w ,, u .1 A ntonio. s.te n. Sv1KCJCJ1 Simeone; brg, bers. 'Zara': ten. Q UA DROTTA Franco. - Ve d i anche marconigrnmma n. 02/458 • Da coma ndo d ivisione ·Sassari' - Firmnto ge ne ra le S,rndro PJAZZONI - A comando V e XVIII Corpo d ·ann ala - P. M. 86. o re 22 .20 de l 23 febbra io 1943 (U.S.-S.M.E. - Busl'a IT 384). Comun ica le perd ite nu meriche deg li ultimi qua ttro giorn i: caduti 7 uffic ia li e 105 so ldati; fe riti 13 ufficia li e 340 so ldati: un ufficiale d ispe rso. Complessivamente 4 66 uom in i fuori comba ttime nto. ( 16 1) U .S.-S.M. E. - Bus ta IT 78 - Cornn ndo Supersloda - (Ordine del Giorno ,i.IO . De l coma ndo XVI II Corpo d 'armata - Firmalo genen1.le Umberto SP IGO · P.M. I 18, 28 febbraio 1943) • V EDI DOCUMENTO N. 10 ANNESSO AL l'RE%KTE CA PITOLO.
Dalmazia · Una cronaca per la s1oria
150
(162) · M.A.E .-A.S.D. • Jugos lavia ·1943 - Busta 135 · Fascicolo 1 · (Telegramma per corr ie re n.04 · Segreto · Non diramare - Da Ufficio collegamento del minist e ro degli affa ri esteri con Supersloda · Firmato console generale Vittorio CASTF.l.l.ANI - A min istero affari esteri. Ro ma - Per conoscenza a legazione d ' Italia a Zagabria - P.M. IO. 19 febbraio 1943) · VED I DOCU:VIENTO N. ·1 I ANKESSO AL PRESENTE CAPITOLO. (163) U.S. -S.M.E. - Busta 11 64/A - Stato Maggiore Esercito . (Foglio n.Z/P 33241 d i prot. · Promemoria • Servizio informazioni Esercito · Oggeuo: Croazia · Ciclo opermivo 'Weiss · · i " fase (20 gennaio- I 5 .febbraio) - Non firmato · Senza destinatario · P.M. 9. 17 marzo 1943) · Vedi anche nota n. 166. (164) Stepen Cussow · Jugoslavia and the Sovie1 Union ! 939-1973 - Pubblished [o r T hc Royal l nstitute of lnternational Affairs . Oxford Univers ity Press - Ln ndon ami Toronto. 1975 - Pag. 144. (165) Ibidem . (166) U.S.-S.M.E. · Busta n. I 164/A - Stato Maggiore Ese.r cilo-Se rvizio Informazioni · (Foglio n. ZiP 33241 · Oggetto: Croazia · Ciclo operalivo Weiss l " fuse (20 iennaio-15 .febbraio) · Da Servizio informazioni Esercito ·- A: S.M. Il Re; Principe d i Piemonte; Capo di Stato Maggior e Generale; Sollosegretario di Stato alla Guerra; Capi di Srnto tvfaggio re Esercito, Marina, Aeronautic11; Sottocapo d i Stato Maggiore per le operazioni . P.M. 9. 17 marzo 1943) · VEDI IJ<)CLJM ENTO N. 12 ANNESSO AL PRESENTE CAPITOLO. (167) U.S .-S.ì\1.E. • B us ta IT 50 . Comando Supers loda · Notiziario giornaliero P.M. 10. 16 ma rzo 1943) .
11.
75 -
Bollino catt urato ai partigian i: I carro armato ; 3 ca nnon i, 3 pezzi an ticarro , 7 mortai , 14 mitragliatrici, 17 fucili mitragliatori, 303 fuci li. circa 50.000 co lp i per fuc ile. 16 c11sse(te per munizioni da mortaio, 2 19 grana le anticarro. cd altro materia le. ( 168) U.S.-S.M. E . · Busta 1121- Comando divisione ' Murge ' . (Foglio senza n. di prol. · Non fi rmato · Allegato n . 40 a l Diario Storico della 'Murge ' · P.M. 154. l I febbra io 1943). (169) Ibidem . (170)
Vedi noia n. 24 - Walter R. RonERTS - Capi to lo lll · La guerra civile· Paragrafo:
I.a quarta o/fensiva · Pag.101. (171) !!>idem · Pag. 100. ( 172) U .S.-S.M.E. · Busta IT 384 · Comando XVIII Co rpo d 'arma ta . (Foglio n.1 3 13 d i proL - Segreto . Oggetto: Nela?,ione periodica mensile - Da comando XV n I Co rpo d'armata· Ufficio T - A Supers loda. P.M. 1"18, 3 [ebbraio 1943). La re lazione comprende il periodo 15 d icembre 1942-15 ge.nrrnio 1943. (171) Vedi nota n . 1 · Paragrafo: Forze gravi1a111i in Val N,irema. (174) U.S.-S.M .E. · Busta lT 321 · Comando VI Corpo d 'armata - (Notiziario in.forma1ivo n. 637 . /\llcgato: A1tivi11ì e situazione delle forze ribelli alla da/a del 31 gennaio /943-
XXI • P.M. 39, 2 febbraio 1943).
NO/e al capi!Olo l
151
«Secondo le ultime in.fornwzioni, le forze miliz iane ad oves1 e sud-oves1 cli Jmo1ski sarebbero va/1.1tabili a circa 2.500 uomini» . «Zona Livno -7<)mislavgrad {... / il grosso delle forma zioni miliziane ammontante ad o/ire 4.000 armali con a seguito 5 cannoni, avrebbero abbandona/O la zona».
( 175) U.S. -S.M.E. - Busta JT 469 - Comando divisione 'Ilergamo' - (Notiziario infornuaivo n.30- Paragrafo: Notizie varie - Punto 5 - P.M. 73, 2 febbraio 1943). ( 176) Vedi nota n. ·1 - Notiziarion. 604. (177) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 320 - Comando VI Corpo d'armata - (Foglio n.170 d i prollln f.. Segreto - Supplemento a NO!iziario n. 609 - 5 gennaio 1943 - Intitolato: Gli sviluppi della situazione polilico-militare nell'anno 1942 . Il Supplemento è costituito da 22 cartelle dattiloscritte. s uddivise in due parli. Dalla rivoluzione partigiana alla costituzione della M. V.A.C., e L'affermazione del rnovimenlo cetnico ed il tramonto dell'egemonia croata in Bosnia-Erzegovina. - E' correda lo dagli sch izzi topografici de lle operazioni ' Trio' (Bosnia orienta le, 2-13 maggio 1942) e suo svi luppo nell'Erzegovina (22-29 maggio 1942); ' Albia' (Monti Albi=B iokovo, 27 agosro -1° settembre I 942); 'Alfa' (Val Nare nta-Val Rama, 4-10 ottobre 1942). ( 178) Ibidem . (179) U.S.-S.M.E. - Busta IT 469 - Comando d ivisione ·Be rgamo' - (Notiziario infòr111ativo n. 29 - Paragrafo: Notiz,i<'. varie - P.M. 73, 2 febbraio 1943). ( 180) Ibidem - Notiziario informativo n. 30 - Paragrafo - Notizie atlivitò rihel!i - Tenìn -
P.M. 73, 2 febbra io 1943). ( 18l) U.S.-S.Jvl.E . - Busta IT 1128iA - Staro Maggiore Esercito - (Foglio senza n. di pro!. e senza [irrna . Su cart.i intestata ·Stato Maggiore Eserci to - Servizio informazioni Esercito (S.LE.)' - Con il titolo: Novità politico-mi/ilari in Croazia - P.M. 9. o re 15.30. 12 febbraio 1943). ( 182) Ibidem . ( 183) U .S.-S.M.E. - Rusta 1444 - Comando Supremo - (Diario Swrico - Scacchie re Croazia - Paragrafo: Divisioni tedesche - P.M. 2L 12 febbraio 1943). ( 184) lJ .S.-S.M.E. - Bus ta IT 6 • Comando Sup re mo - ( !Jol/e11ino · Novità op!!rative Balcania - Paragrafo: Dalla l.ika - P.M. 21, 3 marzo 1943).
Il Bollett ino era edito da l I Re parto- Ufficio operazioni, e diramato ogni giorno alle ore 08.00. (185) Ibidem - Paragrafo: Croa:;;ia - 3 marzo 1943. ( 186) U .S.-S.M.E. - l:lusla IT 321 - Comando V I Corpo d'arma la - (Notiziario n. 646 Capo Il - Seconda z.ona - Paragrafo: Il1111islavgrali.
152
Dalmazia · Una cronaca per lo storia
(187) U.S.-S.!Vl.E. - Busta 1121 · Comando divis ione ·Murge' · (Notiziario informativo 44. Capo li . A1tivii11 dei mi lizian i - Terza zona - Paragrafo: 1-'rozor - P.M. 154. 13 febbraio 1943).
11.
«!.'emità delle predelle forze dislocme in tale zona supera complessivamente i 2.000 uotni· ni>>.
( 188) Ibidem · Notiziario informativo n. 45 · 14 fe bbra io 1943.
(189) Ibidem.
«Secondo informazioni perw?,wte, la dislocazione delle forze miliziane sarebbe la seguen1e: a Séit (si tra lascia, a nche per le a li.re località, la indica,:ione delle coord inate . n.d.a ] comando della 'Prva Dalmatinska Narodna Oslobodila(k.a' - a P rozor, un bauaglione dello predella formazione della forza di 2-3.000 uomini · " Rip{:i, comando di un secondo bauaglione della p redella formazione; - a Nikolié, conwndo di u,r terw bouaglione. Uno dei comandanti sarebbe tale Nedovié, memre tra i commissori politici delle predelle forze mili· zia11e vi sarebbe wle i\tfarlin Sr6é da Mak.arska. A Proslap, circa 100 miliziani· a Kova{:evo l'olje, 50-60 miliziani - a Kop(;ici, 200 miliziani · a Ko/jvrm, 300 m iliziani. a .5éit. oltre et! comando di cui sopra, 4-500 uomini · a ./aklici, 100 miliziani· a Dm'2inovici, 200 miliziani a Gmdina, I 50 rn iliziani · a S/imac, 100 milizioni - ud U,nedala. localitn non segnala sulla caria, a nord di q. 799, segnalalo un posto di bloçco con 20 miliziani · a Plofo, presenza di palwglie. 11 \forava, 100 miliziani,,. «\!iene confermata lo 1101izia clu~ le fo rze milizic111e giunte nella zona provenivano in parte da Trav11ik e pane da Livno-Tomislavgrad. Queste ultime 1,i ern110 gi11/'lle /Jr0 1>e11ienti da Drvar». (Fon te : Comando Presidio Prozor). (190) U .S.-S.M.E. - Busta 112.1 . Comando d ivisione 'Mu rge · · (Notiziario in.formativo n. 43 - Capo I · Sintesi - Seconda zona . Paragrafo: Zuna Posusje - P.M. 154. 12 febbraio 1943).
(191) U.S.·S.M.E. · Busta rr 32 1 . Comando VI Co rpo d'arma ta· (Notiziario Capo .IV - Varie - Seconda zo na - Paragrafo: lmotski · P.M.. 39. 12 febbraio 1943).
11.
647.
(192) U.S.·S.M.E . - Busta IT 32 1 - Comando V! Cor po d'anna ta · (Notiziario 11. 646. Capo I.I · At1ivitì1 ribelli· Seconda zo na . Paragrafo: !111otsk.i-Posusje · P.M. 39, 12 febbra io 1943). (193) U.S.-S.M.E . · B us ta 1121 - Comando divisione 'Murge'· (Notiziario gioma/iero 43 · Capo Il - A ttività dei ribelli - Seconda zona - Panigrafo - Jmotski - P.tvl. 154, 12 febbra io J943).
11.
- U.S.·S.M.E . · Busta 1T 32 1 - Coma ndo VI Corpo d'annata · (Noti:-)ario n. 646 · Capo IV · Varie· Zona II - Paragrafo: !mo1ski. P.M. 39, l l febb raio 1943). Ad !moschi i domobmnci d ispo nevano d i 4 mortai da 47. I mo rtaio da 8 I. 7 mitragl ia trici, 40 fucili mitragliato ri , poche muniz ion i, nessun11 bomba a mano. - U .S.-S.M.E. · Busta '1'121 - Comando divisione ·Murge·· (Noth)ario giornaliero n.46. Capo TI · Au ività elci milizian i . Seconda zona . Paragrafo: lmolski . P.M. 154. 15 rebbraio 1943).
Note al capitolo I
153
«Con l'ocwpa,,ione di Jmotski, i milizillni sono venuti in possesso tli ingenti quantitalivi di derrate, ragguagliati a 10 vagon i di grano, 30 di tabacco, 30 di frumento che stanno trasportando a Tornislavgrad, servendosi di 9 autocarri che quotidianllmerue fann o servizio fi-t1 le due località. ?ìmi i nexozi di lmo tski. ino lire, sarebbero stati saccheggiati lini miliziani ch e avrebbero fatto grande bollino, soprallww di stoffe».
( 194) Vedinotan.191. «Secondo jònte sicura le forze croate presemi nei due presidi di lmotski e Posusje ernno le seguenti: A Jmotski: 30 ufficiali; 1.400 uomini di lmppa (nella difesa perimetrnle); l .100 11on1i11i della 'pripren11w hojnct', dislocati nella difesa esterna in 5 cp. e vari piccoli distaccam emi [ ... /. A Pos11sje: 5 ujficinli; 1 btg. di domotmmci (650 armali) con 2 cp. a Posusje ed altre 3 cp . dislocate II Radovan, Ricina e .lovié».
(195) U.S.-S.M.F.. - Busta 1121 - Comando divisione 'Murge'- (Diario Storico - 260° reggi mento fanteria - Annotazione del l'l 1 febbraio 1943). ( 196) Veci.i not a n. 190 - Terza zona- Punto 3 - Paragrafo: Z ona Prozo,: (197) U.S.-S.M. E.. - Ilusta 1T 32 1 - Comando VI Corpo d'armata - (Noti;,i11rio n. 647 Capo II - A ttivi tà ribelli - Settore ' IVlessina· - Paragrafo: Jmotski - Lettera b) - P.M.39, 12 febbraio 1943). ( 198) U.S.-S.l'vl.E. - Bust.a 112 1 - Comando divisione ·Murge· - (Diario Storico - 260 ' reggime nto fanteria - Annota zione del 12 febbra io 1943).
(199) U.S.-S.M.E. - Busta 11 62 - Comando divisione ' Messina' - (Foglio n. 1398i0p. di prot. - Ogge tto: Situazione - Da gene ra le Umbert.O S1•1CACCT, comanda nte divis ione ' Messina' - A comandante interi nale VI Corpo d'annata - P.M. 9 1, 25 febbraio 1943). (200) Ibidem. (20 1) U.S.-S.M.E. - Busta 1233 - Comando divisione 'M urge' - (Foglio senza n. di prot. - Non intestato - Porta come titolo: Relazione del doti. flm11 0 CLONFEl/0, già 1enente medico del !!!(259° 'Murge' nel fa llo d'arme di Prozor (febbraio /943) - Udine, 2 1 luglio 1952 V EDI DOCL:M EN'l'O N. 13 ANNESSO AL PRES li :-;TE CAPITOLO. I dati riportati nel cap itolo sono stati ripresi eia questa Relazione - Comandante del battaglione era il tenente colonnello Giannetto MARCHE'JTI. rimpa triato alla fi ne di ollobre 1942. e sostituito dal capitano in s.p.e. Nino LAMANTIA. Questi fu inviato qua le osservatore presso una sq uadriglia di aerei. ed il comando del battaglione passò all' ufficiale più anziano, che e ra il capitano di complemento RIGONI (del qua le non abbiamo trovato il nome di battesimo). (202) Ibidem . - BA~.fBARA Gino - l,11 guerra di liberazione naz ionale in J11goslavio (/941-1943) l'vlursia Edilore - J\'lilano, l9S.8 - A pag. 181 precisa che le forze partigiane erano cos tit uite dalla 3' divisione proletaria e da due brigllte. (203) Ibidem (204) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 78 - Comando Supersloda - (Foglio se nza n. di prut. - Su
154
Dalmazia - Una cronaca per la storia
can a non intestata - Porta come intitolazione: Riassunto interrogawrio del s.tenente SFOtl't.A e di quattro militari del ll/1259" di stanza a Prozor - Senza da ta .
(205) Ibidem - Vedi anche nota n. 201 . (206) Vedi nota n. 201. - U.S.-S.M.E. - Busta 112'1 - Comando divisione •t--.forge' - (Diario S1orico - A nnotazione del 15 febbraio 1943}. (207) Ibidem - Busta 112 1 - Divisione ·Murge'. (208) U .S.-S.M.E. - B us ta 11 2 1 - Comando divisione ' Murge· - ( Diario S1orico Annotazione ciel l5 febbraio 1943).
(209) Ma uriz io 8!\S$1 - Due anni fi'a le bande di T110 - Cappelli E d ito re - Bologna , 1950 - Parte I - Capito lo IV: Imboscata - Pag. 50-5 1, e pag. 292-293. L'a utore, con il grado di maggiore di fanteria, è stato co ma ndante di reparto in BosniaE rzegovina con la divisione 'Murge '. In nota al capitolo Imboscata scrive: Quanto è in quesre pagin e narmlO, mi è stato esposto pe:rwnalmeme dal comandame stesso capitano /Renato/ CORRA DI [della compagnia rimasta con gli autocarri della colon na Metelka - n.d.a j. (210) Ibidem. (211) Ibidem .
Vedi nota n. 202 - G ino B,\ MHA RA - A pag. 182 e seguen ti , riporta la relazione dell'a llora sottotene.nte Pierino PERFUMO, che prese parte a l combattimc nto. (212) Ibidem - Maurizio BASSI - Pag. 61 . (213) Ibidem li Diario Storico della divisione ·Murge· (U.S.-S.M.E. - Busta ·1121), sollo la data del 16 febbra io 1943, riporla: «Al maflino un treno blindato pan e da Mostar per tentare la riattivazione della linea ferroviaria fra Raska Gora e Dreznica, ma il ten111tivo non ha esito perché la situazione, che all'altezza di Dreznica si è venuta II determinare, obbliga il treno a riparare a /1,;fosta,: Analogo tentativo di chiarire la situazione ed assumere informazioni sulla colomw awocarra/a del 11260°, con l'in vio a Dreznica di 2 awoprotefle del i° plotone carri 'L' riesce injÌ'llftuoso. Frt11i segno a .fìwco avversario dalla riva destra Narenw, le due awopro1e11e raggiunti gli autocarri di coda della colonna del 11260° che bloccano la slrada, vengono colpile ed arrestate con perdite a bordo. !litro treno panito da .fablanicu. spin/osi fino Alexim Han ed al km. 97, è costretto a rientrare portando il personale di quest'ultimo presidio /,/ fi·a il quale vi sonu parecchi feriti». (21 4) lJ.S.-S.M.E. - Busta 1121 - Comando divisione 'Murge' - (Diario Storico del 260° reggimento fanteria - Annotazione de 117 febbraio l 943).
(215) U.S.-S.M. E . - Busta 1233 - Coma ndo divisione ·M urge· - (Foglio se nza n. di prot. - Su carta non intesta ta - P orta come intitolazione: Re/azion e dd s.ten. m edico di compie-
Note al capirolo I
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mento Du doti. Amerigo, reside111e in Poggibonsi (Siena) e dipendente dt~I Distrelto Militare di Siena, sul j(uto d 'armi di D rd,niç(J ((7-18 febbra io 7943) e su{{a successiva prigionia Firma to ùotl. DE I - Senza darn - Certame nte dopo il I 950, po iché s i richiam a al vo lume di Ma urizio BASSI (ved i noca n. 20 9). (2 16) Ibidem. (217) Ibidem . (218) Ibidem. (219) Ibidem . (220) Ved i note n. 20 1 e n. 204. (221) Ibidem - Nol a n. 201.
(222) Ved i noia n. 201. (223) Ved i nota n. 215. (224) Ibidem - A ll a me moria del tenente G iuseppe F E RR ,\R IS ven ne co ncessa la Medaglia d 'Oro a l Valore militare. La motivazione , tuttav ia . non re nde completamente ev idente il suo e roismo.
«Comandante di <:ap o.rnldo. auaccato in fo rza da masse ribelli superiori per num ero e m ezzi, in vestito da ogni tam d1tra111e due giornate di epica lo ua rav vicinala, riusciva, organizzando ogni possibile 11uzzo di difesa, a contenere va/idam.en te l'impelo de{{'a11acc1.1nte, cui infliggeva /orti perdite. S1re//o da vicino. caduta gran parte dei rnoi Jimti e fe rilo anch ·egli co111inuav11 ad incitare i supers1i1i alla resistenza ad ollranz1.1 fino o che esa1.1ri1e tulle le muni~ioni ven iva sopmffatto dafla s chiacci(.mte s111n riori11ì de/l'avversario. Come era staio vicino ai rnoi nei momemi d efl 'incerla e duris.yima lolla. così vofle essere fra loro nel mom ento del supremo sacrificio. Comandante per(e110 e prode cadeva 1mcidmo in m ezzo ai suoi fanti. Luminoso esempio di delle vir11ì rnilitari» - D rczn ica (Croazia) 15- 16 febbraio 1943. (Le :'vledaglie d'Oro al Valore Mili/(/re d'f[(lfia - Vol ume II - Tipografia R egiona le - Roma , 196.'i - P,ig. 222). (225) lJ.S.-S.M.E. - Buslél 112 1 - Coma ndo d ivisione ' Murge ' - ({)iario Storico - 260° reggime nto fan teria - Annotazio ne de l 17 fe bbra io 1943). Per lo sca mbio dei prigio nieri, no n avve n uto , vedi not,1202 - G ino BAM B A RA - Pag. IB6 e segue nti. (226) Vedi nota n. 202 - Pag. 52. (227) U.S.-S.M.E. - B usta 1443 - Comando Supre mo - (Diario S1orico - Scacchiere Croazia - Paragrafo: Alw Val Narema - P .M. 21.. 18 febbra io 1943).
156
Dalmazia - Una cronaca per la storia
(228) U .S.-S.M .E . - Busla 1121 - Co ma ndo divisione 'Murge ' - (Diario Swrico A nnotazione del 16 febbraio ·1943). (229) Ib idem - Annotazio ne del '18 febbraio 1943. (230) Ibidem - Annotazione del I 7 febbra io 1943. (231) Ibidem - A nnotaz.i one del 19 febbraio 1943. (232) Vedi nota n. 209 - Maurizio BASSI - Parte I - Capitolo VII: Morire ma non cedere - Riporta il fall o d'armi d i Bradina, s u narrazio ne del tene nte Luigi DE Rossi, comandan te del presidio, al ritorno dalla prigionia - Pag. 62 e seguenti. - lJ.S.-S.M.E. - Bus ta 1121 - Coma ndo divisione ' Mu rge' - ( Diario Storico - A nnotazione del 18 febbra io 1943). (233) Ibidem - Vedi notn n. 209 - Maurizio l:lASS I - La ' brigata proletaria' era comandata da un capo pa rtig iano soprannominato 'Espagnas'. (234) Ibidem - Vedi nota n. 206 - Mauriz io
BASSI -
Pag. 66.
(235) Ibidem - Pag. 69. (236) lJ.S.-S.M.F.. - Busta IT 78 - Comando Supe rsloda - (Fogl io senza n. di prot. - Su ca rta non intcslata - Porta al ce ntro: Processo verbale delf 'in terrogmorio del I O aviere VtGGIANI lvfichele /. .. /. - Firma co VJGG IAN I Miche le - P.M. 21, 16 agosto 1943) . (237) U .S.-S .M .E. - Busta 1121 - Coma ndo d ivisione 'M urge ' - (Diario Sto rico An notazione del 21 feb braio 1943). (238) Ibidem - A nnotazione de l 21 febbraio 1943. (239) U.S.-S.M.E. - Busta 1121 - Comando d ivisione 'Murge' - (Diario Storico - 26!r reggimento fanteria - Annotaiione dc 12 1 febbra io 1943). (240) lJ.S.-S.M.E. - Rusta IT 320 - Coma ndo VI Corpo d'arma ta - (N otiziario n. 658 Paragrafo: Jablanica - P.l'vl. 39, 23 feb braio l 943). (241 ) U.S.-S.M.E. - Busta rr 320 - Coma ndo VI Corpo <farma ta - (l\lotiziario n. 659 Paragrafo: Jablanica - P.M. 39, 24 febbraio 1943).
(242) lJ.S.-S.M.E. - B us ta 1121 - Co man do d ivisione ' IVlurge' - (Dia rio Storico Anno tazio ne del 24 febbraio 1943). (243) U .S.-S.M .E. - Busta 112 1 - Coma ndo d ivisione 'Mu rge' - (Diario S1o rico Annotazione del 25 febbraio ·1943). (244 ) U.S .-S.M.E. - Busta 1443 - Comando Supremo - (niario Srorico - Novità opera tive - Scacc hi e re Croaii<1 - Paragrafo: /\lta Vol l\lorema - P.M. 2 1, 25 febb ra io 1943).
«Il presidio di .foblanica (l/259° f an/eria m eno una compagnia) non ha pii, dmo notizie, né ho rispos10 a ripetute segna/azioni.falle da un aereo, si ritiene sia srmo sopraffauo» .
Note al capitolo l
157
(245) U.S .-S.M .E. - B usta 1121 - Comando divisione 'Murge' - (Diario Storico - 260" reggimento fanteria - Annotazione de 126 febbraio 1943). (246) Sul giorna le La Semine/la ( rna nca la dal.a) , stampato a Ragusa da l comando del VI Corpo d ·armata , venne pubb licato un a rticolo da l titolo : L'eroico sacrificio del ienente
colonnello PALl.,EIWN I, c:oma11dan1e del I lwuaglione del 259° fameria 'Murge', caduio a fianco del colonnello J'vto1:roN1nella difesa di .lablanica. << /\I capo partigiano che lo invi1ava ad esprimere il suo giudizio sulla Russia e sull 'Inghilterra, rispondeva: "lo non intendo discutere con dei banditi". Condannato f.l mor1e, chiudeva la sua 11i1a terrena con il triplice grido: " Viva l'flalia", " Viva il Re". ''\liva il l)uc11". Un giovane che assisletle al sommario interrogmorio ed alla s1oic1.1 fi111: del 1e11eJ'/le colo11nello PALLERONt, ha affer111a10 che altri soldali hanno incon1rn10 con lui eroica111.e111e la 111or1e. Essi sono siali poi I/liii assie111 e, in seguilo 111/ 1111 ordin e tli un copo parligiano, sepo//i in una grande fossa coslil1,1i1a da un camminame1110 lungo circa 500 metri». (Probab ilme nte è un
refuso per 50 meiri). Pietro PALLF.RON J, nato a Borgonovo Va l Tidone (Piacenza) il 18 rnaggio 1894. combatté nella I guerra mond iale. Medaglia di bronw su l San Mic hde . CombaU.ent.e in Libia. Richiamato ne l febbra io 1940.
Il testo d e ll'articolo è a llegato ali.a depos iz ione del sottotenente medico Amerigo (Vedi nota n. 215) e controfirrna l.o da l tenente co lonne llo Maurizio BASSI.
DE I
(247) Vedi notH n. 236.
(248) Vedi nota
11.
209 - l'vlaurizio IlASSt - Parte I - Capito lo XIII: Pagine di eroismo e
di nwrlirologio - Pag. 106. (249) Ibidem.
Per la morte del colonne llo E nrico Mo 1; ror,;1, ved i a nche: rvt.A .E. -A.S.D. - .Jugoslavia 1945 - Busta 148 - Fasc icolo 4 - (Foglio senza n. d i prnt. - Oggetto: Rela zione - Firmalo colonnello Vincenzo CA l{ LÀ - Lecce. 7 marzo 1945).
11 colonne ll o Vin cenzo CARLA, capo dell'Ufficio ·r cli Supersloda, scrive: «Q1111/c11110 della divisione ';'v111rge' pmrebbe riferire imorno al manirio subito a Jablanica (Val Narema) dal Col. iH01.roN1. comandanre del 259° jir., che venne mrocemente insullato e ucciso con 1111a revo/vera1a alla nuca, da une, donna che lo denudò indossandone la gi1.1/Jha. mentre gridava agli i1a/ia11i: 'Da ques/o nw1ne1110 sono io il vosiro colonnello·». (250) U.S.-S.M.E. - Busll:l 1443 - Comando Supremo - (D iario S1orico - Paragrafo: Comando Superiore FF.AA. 'SJovenia-Oalmazia' - P.M. 2 1, 20 febbraio l 943). (251) Ibidem - Paragrafo: Collegam.emo con le FF.AA. gennaniche - Punto 6. (252) lhidem - Paragrafo: Comando S11persloda. (253) U.S.-S.M.E. - Busta 1184 - Coma ndo divisione ' Bergamo' - (Foglio n. 17688/0p. cli prol. - Segreto - Oggetto: l-?e/azione sulle operazioni 2" Weiss - Dal comando divisione 'Bergamo' - Firmato ge nera le Em ilio B ECUZZI - A l comando del XVIII Corpo d 'annata P.M. 73, 26 marzo 1943).
158
Dalmazia - Una cronaca per la :;toria
(254) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 78 - Comando Supersloda - (Foglio senza n. di prot. - Su carta non intes1l1ta - Porta il titolo: Pro-memoria in visione - Oggetto: Penetrazione tedesca in Croazia - Non firmato - P.M. 10. 14 febbraio 1.943). (255) Ibidem. (2569 Ibidem. (257) M.A.E.-A.S. D. - Jugoslavia 1943 - Busta 138 - Fascicolo I - (Foglio senza n. di prot. - Su carta i111es1a1a ·Ministero degli Affari Esteri· - Segreto - Porta al centro: Appunto per /'Eccel/e11:.11 il S01tosegret11rio (Giuseppe B,,sTJA:,iJNI) - Riferisce sul colloquio avuto co n MtJSSOLJN I il 12 febbraio 1943 - Firmato il ministro Raffaele CASERTAl'\O - Paragrafo 11: Germania e Crollzia - Roma. J 5 febbraio 1943).
AlrAppunto è allegato il Memort111du111 contenente le direttive impartite da MvSSOLlc"J a CASERTANO. il 27 giugno 1942, circa la condotta italiana nei confronti dd Governo croato. Segue un secondo ·appunto· con le ultime disposizioni cli l'vl ussoLJ NI. in relazione a quanto il min istro doveva rappresentare a PAVELI(" - VED I DOCUMI\NTO :,;. 14 ANNESSO AL PRESl'.N'J'E CAPITOLO. (258) Ibidem - Primo 'appunto'. (259) Ibidem - Primo 'appunto· - Parngrnfo If: Croa~i" e ribelli. (260) U.S.-S.M.E. - Busta 1489 - Comando Supremo - (Foglio scnw n. di prot. - Su ca rta in testata " Minis tero degli Affari Este ri - Gab. A.P. - Croazia " - Porta al ce ntro: Appunto per il D111·,· - Non firmato - Considera ndo che !"appunto', pur se su c11rta del ministero. proveniva da l Comando Supremo. è da ritenere. anche per il contenuto, che il documento sia del Cilpo di Stato Milggiore Generale - P.'.vl. 21. 17 febbraio 1943).
In testa al primo foglio port a la nota a penn a: Dato in visione al Duce il 18.febbraio 1943 · Vi;D I DOCUMlèN'J'O N. 15 ANNl'SSO AL PRESENTE CAPITOLO. (261) Vedi nota n. 254. (262) Veùi nota n. 260. (263) Ibidem. (264) M./\. 12.-A.S.D. - .Iugoslavia 1943 - Busta 135 - Fascicolo I - (Foglio se nza n. cli prot. - Su carta intestata 'Ministero degli Affari Es te ri'" - Gnb. A. P. - Croazia' - Port<1 ,il centro: Appunto per il Dwe - Non firmato - Roma, 22 febbraio 1943) - Vr:01 ooct:MF.NT<J N. 16 ANNESSO Al, PRESEXTF CAPITOLO. (265) lbùl<:111. (266) Ibidem. (267) lhide111.
Note al capitolo I
159
(268) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1943 - Busta 135 - Fascicolo 1 - (Foglio senza n. di prot. - Su carta intestata: 'Ministero Affari Esteri - Gab. A.P. - Croazia' - Porta al centro la parola: Appun10 - Non firmato - Roma. 23 febbraio 1943). È da supporre che sia stat-0 predisposto per Mussou N1, in quanto comple ta il quadro della situazione croata con le n otiàe relative al diffonde rsi cd all'organizzarsi del movimento comunista, nonché della contrapposizione di quello cetnico.
(269) Ibidem. (270) U.S.-S.M.E. - Rust.a IT 19 - Comando Supremo - (Foglio senza n. di pro\. - Su carta non intestata - Porta al centro: Prom.emoria per il Duce - Nolizie dalla Croazia - Non firmalo - Senza indicazione di locali tà, 5 febbraio 1943).
Incerta l'attribuzione. Dai caratteri della macchina da scrivere sembra essere una relazione de l generale dei carabinieri Giuseppe PIÈCHE. (271) Vedi nota n. 268. (272) !!>idem . {273) U.S.-S.M .E. - Busta IT 469 - Comando divisione ' Berga mo ' - (No1iz.iario operativo n . 63 - Notizie var ie - Paragrafo: Tenìn - P.M. 73, 9 marzo 1943). (274) U.S.-S.M.E. - Busta lT 385 - Comando XVJIT Corpo d'armata - (Notiz iario n. 72 - Capo Ill - Varie - Divisione 'Bergamo' - Paragrafo: Knin - Punto 18 - P. M. J 18, 13 marw 1943). (275) li testo intcgrn le deHa lettera cli HITLER a MUSSOLINI è ripor1-<1to nel vol ume XXXI dell'Opera 011111ia di Benito M.L,ssou:--.11(Vedi nota n. 109) a pag. 240 e seguenti. (276) Vedi nota n. 109 - Pag. 243. (277) Ibidem - Punto 2 - Pag. 245-247 - Ibidem - Punto 2 - Pag. 247. {279) Ibidem - Punto 2 - Pag. 247-248. (280) Ibidem - ln nota - Pag. 243. (281) - Vedi nota n. 125 - Allegato: i'vlemorie sui colloqui svoltisi a Belgrado (8 febbraio /943)
(282) Vedi nota n. 275 - Punto 2 - Pag. 248. (283) Fn::derick William DEAKl:S' Editore - Torino. 1963 - Pag. 1&7. (284) Ibidem - Pag. 189. (285) !!>idem - Pag. J90. {286) l l>idm1 - Pag. 190.
• S1oria della Nepubblica di Salò -
Giulio Einaudi
I 60
Dalmazia - Una cronaca per la slOria
(287) Ibidem - Pag. 191. (288) U.S. -S.M .E. - Busta provvisoria J/1 - Comando Supremo • (Foglio senia n. di prot. - Su cana intestata: 'Com<1ndo Supremo - I Reparto - U fficio operazioni Esercito' Porta al centro : Riassunto delle riunioni iwlo-1edesc:he avvenute in Roma il 26. 27. 28 feb braio e delle deòsioni re/a1ive - Non firmato · P.M. 21, 2 marzo 1943) - VEDI DOCUM ENTO N. 17 AN:--.1 ESSO AL PRESE NTE CAPITOLO. A pag. 322 de l IV vo lume Verbali delle Riunioni 1en11te dal Capo di S.M. Generale (Ved i nota n. 53) nell'appendice n. 1, Le Riunioni con il Duce, sono indicati come presenti anche il lenente co lonnello Pietro MELLANO ed il capitano HAUSBRAN l.lT, non citati ne l Riassumo. (289) lhùlem. (290) Ved i nota n. 275 - Pag. 242. (291)
Ibidem - Pag. 243.
(292) Ibidem. (293) ibidem. (294) Ibidem. (295) Ibidem - Pag. 243-244. (296) Ibidem - Pag. 244. (297) Vedi nota n . 288 - Riunione del 26 febbraio 1943. (298)
Vedi nota n. 53 • Verbale delle Riunioni del Capo di S. M . Cene mie.
Appendice n. I - Le Riunioni con il Duce • Verbale n. 6 - \!erba/e della riunione te1111la dal nuce a Palazzo Venezia il 26 febhraio 1943 • Pag. 322 e segue nti. (299) Ibidem. (300) li les to: Proposta per la co111inuazion.e delle operazioni delle truppe iwlo-1edesche in Croazia, è r iprodotto in allegato a l 'Verba le' de ll a ri unione del 26 fe bbraio 1943 (Vedi nota n. 53) · Pag. 325). (30 I) La presenza alla r iunione anche del generale Giuseppe CASTELLANO, de l tenente colo nne llo Pi etro MEL LJ\:--10 e del maggio re voN PLEHV, risu lta da l Diario Sl()rico d e l Comando Supremo - Paragrafo: Atlivilà svolw dal Capo di S .ivl. Generale · P.M. 2"1 , 27 febbraio 1943) - (U.S.-S.M.E. • Busta 1444 · Comando Supremo). (302) Ved i nota n. 288 - Riunione del 27 febbraio 1943 - Punto 2. (303) lbidem • Punto 3. (304) Vedi noi.a n . 283 - Pag. 1<>8.
Note al ('apitolo I
161
(305) Vedi no ia n. 288 - Colloq uio del giorno 28 febbraio 1943 - Pu1110 5. (306) U .S.-S. M.E. - Busta 1T 20 - Comando Supre mo. (Foglio senza n. d i prot. - Po rt a al ccn1ru: Colloquio colle Eccellen ze Pirzio IJ11w11 e Rormt l'I - Giorno 3 mar::.o 1943-X Xl Alle ore 10.40- Sede Pa/az w Vido11i - Non firmato - P.M.21. 3 marzo 1943). Presenti il colonnello Giusep1,c ne llo Pietro M ELLA~O.
MOKTEZIZMOLO
(Corde ro Lanza ùi). ed il tenente colon-
(307) Vedi nota n. 288 - Riunione del 28 febbraio 1943 - Punto 5. (308) Vedi 110111 n. 283 - Pag. 198.
(309) Vedi nota n. 288 - Punto 6.
(31 O) Ibidem - Punto 7. (3 1 l) Vedi nota n. 306. (312) lbitlem. (3 13) Ibidem .
(314) Ibidem. (3 15) Ibidem. (3 16) Ibidem.
(317) lbidn11. (3 18) Vedi no ti!
11.
101 · Benito MussouN1- Opern 011111i11 - Pag. 248.
(319) Ibidem.
(320) Ibidem. (32 1) Ibidem. (322) U.S.-S.M.E. - Busta JT 89 - Comnndo Supcrsloda - (Foglio n. 3435 di pro1. Segrc10 - Oggetto: Organi zzaz io111· cetnica di Dmza Mlll/\.lt.0111{ - Da conrnndo Supcrslod,1 . i:ir111nto genc rnlc Ma rio Ronu 1T1 - A Comando Sup remo - l~M.. lO. 8 marzo 1943) . V 1• 1>1 oon :MENTO ~. 18 ANNESSO AL PR l,SE:s;TE CAPI J()J.0.
(323) U.S.-S.M.E. - Bu~ta [T 385 - Comando XVI II Corpo d·arrnaw · .Notiziario Capo Jll - Attivilà o perativ11 · Paragrafo: Te11l11 • P.M.1 18. l2 maggio 1943).
11.
7/ -
(324) Vedi nota n. 9 - Phillys
AUTY e
Saggio di Elisaheth
Some Fac1or.~ in Britislt 1Jecisio11-111aki11g 1w1·r Y11goslavi11
/94/ - /1)44.
BARK ER:
l{ichard CLOGG - Pag. 35-37.
Dalmazia - Un.a cronaca per la storia
162
Per il tentativo dell' intesa cetnico-partigiana del novembre 1941, vedi F.W. Dr:::AKIN: La Montagna più alta - L'Epopea dell'esercifo parrigiano jugoslavo - Einaudi Editore - Torino. 1971 - Pag.152. (325) U.S. -S.M.E. - Busta IT 320 - Coman do VI Corpo d'armata - (Supplemenw a Notiziario n. 635 - La siwazione politica a Jìne gennaio 1943-XXl - P.M. 39, 3 1 gennaio 1943). (326) U.S.-S.l'vl.E. - Busta IT 20 - Coma ndo Supremo - (Cop ia di un foglio senza n. di prot. - Intestato: 'Ministero degl i Affari Esteri - Gab. A.P.' - Porta al centro: !lpp11nto per l'Lcce/lenza il Ministro - Roma, 2 ge nnaio 1943). (327) U.S.-S.M.E. - B usta IT 385 - Comando XVIII Corpo d 'armata - (N01iziario n . 2 Dalla seconda zona - Paragrafo: Knin - Punto 13 - P.M.118, 2 gennaio '1943). (328) U.S.-S.M.E. - Busta IT 20 - Comando Supremo - (Fog li o n. l/3677 di prot. Segreto - Ogge tto: Movimenro cernico - Da coma ndo Supcrslocla - U(ficio info rmazioni · Firmato, d'ordine, il Capo di Stato Maggiore, ge nerale C lemente PRIMIERI - A Comando Supremo - P.M. 10, 8 febbraio L943). Tras01ette (a llegato n. 3) la lettera di Radmilo GRD1('., diretta a Supersloda, daw ta 2 febbraio 1943. (329) l'vl.A.E.-A.S.D. - Jugoslav ia 1943 - Busta 135 - Fascicolo l - (Telespresso n. 275198 . Ogge tto: Dra'f,a Mihajlo vié e 111ovime11ri w1111111is1i in Sl~rbia - Da legazio ne d'Ita lia a Belgrado · Firmato SPAI.AZZJ · A ministero affari esteri, Roma - Belgrado, 3 febb raio 1943) · VED I DOCUM ENTO N. 19 A/\NESSO AL PRESENTE C.APITOLO. (330) Ibidem. (33 1) Ibidem. (332) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 469 - Coma ndo divisione 'Bergamo' - (Noriziario infor111a1ivo n. 30 - Pa ragra fo : Norizie politiche - frnìn - P.M. 73. 3 febbraio 1943). (333) U.S.-S.M.E. - Busta IT 32 1 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario 11. 651 Capo IV - Varie - Seconda zo na - Paragrafo: Trebinje - P.M. 39, 16 febbraio 1943). (334) U.S.-S ..M.E. - Busta 1121 - Comando divis ione 'Murge' - (No1iz,it1rio A .C. [Affari civili - n.d ..1.] 11.J. - Capo IV - Allività cetnica, mussulmana, e M.V.A.C. - Paragrafo: Stolac f'.M. 10, 15 genna io 1943). (335) U.S. -S.M.E . - Busta IT 89/7 - Stato tvlaggiore Esercito - (Foglio senza n. di prot. Porta al centro: Premessa - Senza indicazione di provenienza né di destinazione · 24 febbraio I943.
fl foglio inizia con queste parole: «Ne[!,li allegati sono stare riunire alcune conwnicazioni ricavate dal lraJJic:o radio del gen. Draza MrN11.1LOVté e dei suoi çomandi militari. ripor1andole imegralmenw» - Le intercettazioni vanno dal 26 otlobre l942 al 25 fe bbraio 1943, cioè al giorno successivo dell a data della Premessa.
Note al capitolo I
163
(336) U.S.-S.M.E. • Busta 1121 - Comando divisione 'Murge· • (Notiziario giornaliero
n. 44 . Capo IV - Varie - Seconda zona - Paragrafo: Mostar - Punto 12 - P.M. 154, 13 febbraio I943). (337) Ibidem . (338) U.S.-S.M.E. - Busta IT 20 - Comando Supremo - (Fogl io senza n. di prot. - Su carta intesta ta 'Comando Supremo - I Reparto-Ufficio operazioni - Scacchiere Orientale' Porta al centro: Movimento cemico • Sul bordo del primo foglio, in alto: Promemoria per il Capo di S.M. Generale - P.M. 21, 15 febbraio 1943).
(339) Ibidem. (340) U.S.-S.M.E. - Busta IT 321 - Coma ndo VI Corpo d'annata - (Supplemento a Notiziario n. 665 - Situazione 1wlitica a fine febbmio 1943-X X I - P.M. 39, 2 marzo 1943). (34 1) !!>idem . (342) Ibidem. (343) U.S.-S.M.E. - B usln 1164 - Stato Maggiore Esercito - (Foglio n. Z/P-33551 di prol. - Oggetto: Ex Jugoslavia - Attexgiamento dei cetnici - Promemoria per l'Ecc. il Souocapo di S.M. per le operazioni - Da Servizio informnion i Esercito - Firmato il colo nnell o in Servizio di S.M.. Vin cenzo PASQlJA I.E, vice-capo servizio - P.M. 9, 15 marzo 1943). {344) U.S.-S.M. E. - Busta IT 20 - Comando Supremo - (Foglio n. 1244/CS di prot. Oggetto: Colloqui fra i capi ce111ici ed aworità croate • Promenwria • Da Servizio informazion i mi litari (S.I.M.) - Non firma lo - P.M. 21. 8 febbraio 1943). (345) Vedi n. 340 - Capo 1J - Comportamento autorità croate - Paragrafo: Mostar. Anche in al.t re zo ne de lla Croazia si stavano sv il uppando tentativi di accordo, come risulla da l iVoliziario !\}fari Civili , 11. 2 di Supcrsloda del I:5 febbraio 1943 (U.S.-S.M.E Busta IT 51). A ll a se7.ione II, paragrafo: Gospié si legge: «Il / 0 gennaio il souopre.fe/10 di Gospié:, dou. /ué. ha convocmo nel suo gabinelto il teneme TESI.tè Viado e l'avv_ OMCIKUS N ikofa, quali rappresenumti della M. V.A.C. di Medak. Questi ultimi hanno riferito di aver sapUlo dal doti. lué che egli aveva agito in adempimelllo di precise istruzioni pervenutegli dal Governo di Zagabria, te11.de11ti ad ollenere la col/aborazio11e di fil/le le forze croate della zona contro i partigiani/ ... /. Il 6 gennaio il doll. lu{ ha fa/lo visita al Comandante della divisione 'Re'/... /. I-la cun{i?rmwo che ha a111.uo istruzioni da Zagabria per temare w1 accordo .fra ustasci e cetnici».
Nello stesso No1iziario A. C. , al paragrafo: Bileéa si trova la seguente notizia: ,,!{ 13 gennaio, presso la sede della Capitaneria distrettuale di Bileéa. dovevano incontrarsi il capitano distre//uale 1\!I AMJ(;, il comandante del 14° rgt. jì1: croato, tm. col. M f:S((\ il comandante del 'kri/o' (sezione) di gendarmeria, maggiore D11011AC e l'ufficia/e di collegamento della M. V. 1\.C. locale l·'EJA NOVté.", per uno scambio di idee in merito ad una possibile pacificazione e collaborazione cetnico-croma. La riunione non ha avwo luogo perché /'u{ftciale della ivi. V.A.C. ha chiesto una dilazione desiderando conferire con /'011. JE\IDE\llé· f. .. j. Le a11tori1à croate hanno dimostrato un ceno disappunto di f rome al componamenlo del
Dalmazia - Una cronaca per la sioria
164
f' E.111Nov1é, ed il ten. col. 1\4es1é ha dichiarato aperram.ente che le autorità croate hanno fauo il loro passo verso i ce1r1ici e che ora wcch erà a ques1i 1.1 jìirlo a loro volw,,. Nel successivo Notiziario A. C. , n. 3 de l I 5 ma rzo , nel cap itolo: A11ivi1à cetnica-M. VA. C. e m ussulmani - Paragrafo: Gospié-Medcik. è riporta lo: « U11.1.1 delegazione della .lv!. V.A.C. di 1\:fedak ha 1r1.1111110 con le au10ri1à croale di Oospié le condizioni di permanenza in zona dei serho-ortodossi. É staro raggiunto un accordo preliminare, che verrà solloposro 11/l'c1pprovazio11e delle autorità centrali di Zagabria come Iipo di protocollo per la nornwlizzazione in siruazioni simili». (346) lhide111 . (347) U.S.-S.M.E. - Busta 1128/A • Stato Maggiore Esercito - (Fogli o n.Z/P-32042 di prol.. - Ogge tto: Croazia - Con1a11i tra mtloriuì cro(l[e ed il capo cetnico on . .I E.VDEV/( • Servizio informazion i Eserci to (S.I.E.) - Promemoria · Non fi rmato - P.M. 9, 16 febbraio 1943}. (348) Ibidem. (349) lhidem . (350) U.S.-S.M.E. - Bus ta 1121 - Comando d ivisione ·Murge · - (Foglio n. 1894/lnL d i p rot. - Ogget to: Relazione mensile - Da comando d ivis ione 'Murge· · Fi rmalO ge nerale Luigi GHERZJ, comanda nte in ter inai<:: - A comando VI Co r po d ' armata - Pa ragra fo: Situazione politica in genere · P.tvl. 154, 14 [ebbra io 1943). (351) lbide111.
(352) Ibidem . (353) Ibidem. (354) U.S. -S.M. E . - Busta IT 321 - Coma ndo Vl Corpo d'armata - (l\loiiziario n. 647 Capo IV - Varie - Seconda zona - Paragrafo: Mosrar - Leltera a) - P.M. 39, 12 febbraio 1943).
11.
(355) U.S.-S.M.E. · Bus ta 1121 - Coma ndo divisione ·rvlu rg.c ' - (Noriziario giornaliero 647 - Capo I V - Varie - Terza zona - ParagraCo: Foéa - P.M. ·154, 13 febbniio 1943). (356) Ibidem.
- U.S.-s.J\,1.E. - Busta IT 321 - Comando VI Cor po d'ann a ta - (Notiziario 11. 651 • Capo IV - Varie - Terza zo na · Pa ragrafo: Fo(;a - P.M. 39, 16 febbra io 1943). Riporla q uanto segnalato dal comando della d ivisione 'Murge'. (357) Ibidem - Notiziario - Comando V I Corpo d'annata. (358) Ved i nora n. 355.
Noie al capi10/o I
165
(359) U.S.-S.M.E. - Busta fT 32 1 - Coma ndo VI Co rpo d 'armata - (Notiziario n. 658 Capo IV - Varie -Terza zona - Paragrafo: Mosiar - P.M. 39, 23 febbra io 1943). (360) Vedi noia n. 340. (361) Ibidem. (362) U.S.-S.M .E. - Busta rr 78 - Comando Superslocla - (Fogli o n. 2775 cli prot. Segreto - Oggetto: Incontro con il capo cetnico ./t' VOF:v1é - Da coma ndo fr' d ivisione fanteria croata • Firmato colon nello SARNBEK . A comando VI Corpo d 'armata . A comando di vis ione 'Mu rge · Mostar, 16 marzo 1943) - VEDI D0Cll~·1 E'.'JTO N. 20 AN'.'JESSO AL PRESE:-STE CA PITOLO.
11 comando croato doveva trovarsi in uno stato di estrema in feriori tì1 nei confron ti dei eetn ici, se il colo nnell o SARNA F.K, ne ll a sua lettera scriveva: «)i:;v1nvt{: ha gnr11111i10 /'inco/11mi1ti dei nos1ri ,,resìdi (Gocko e Nevesinje) che i cet11ici in nessun ca.w a11accheran110. Ques1i presìdi si possono pe,fino rinforzare se dal 11os1ro pw110 d i visu, la sicurezza degli stessi lo esiga». Part icolarmente sintomat ico q ue l 'pe rfi no·, che apre il ca mpo a tutte le ipotesi. (363) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 321 - Comando VJ Corpo d'arma la - (Notiziario n. 690 Cap i IV - Varie - Seconda zona - Paragn1fo: 7hminje - P.M. 39, 27 marzo 1943).
(364) U.S.-S.M.È. - Busta IT 79 - Co mando Supcrslocla - ( Fogli o n. 3362 di prot. Senza oggetto . Su carta intesta la Nezavisna Orzava lfrvmska . Obée Uprav110 Povjereni.s1vo kod viseg Zapovjednicka Ta/janskih Oruzanih Snaga 'Slovenia - Dalma z ia· (Stato Indipendente di C ro,1,:ia - Comm issMi11to Genern le Amm inis trnli vo pre~so il Co mando Superiore ·Sloven ia - Dalmazia'! - Dal comm issario ge nera le. dottor David S1:-sh(- A Mario Vitcz !cava liere - n.d.a.J ROBOTII . Sussa. 8 ap ri le 1943). (365) Ibidem . (366) U.S.-5.M.E. - Busta lT 79 - Comando Supersloda - (Foglio n. UlOOO/S di prot. Ogge tto: Accordi ji'a c111tolic:i ed o rlodossi d el/' Frzegovina - Da Comando Supersloda Fi rmato genera le Mario RonoTn - Al commissario g.:mcra le a mmin isLn1livo, dottor David S 1N(1c'.' - l'.M. IO. IO ap rile 1943). Il No1izit1rio A.C. n. 4 del comando Supersloda, del 15 ap rile 1943 (U.S.-S.M.E .· Busta IT 53) al capo II: Comporwmenw a11wriuì croate. paragrafo: Gospié. riporta: «/I 17 111arzo, con l'inlerveJ/lo di 1111 a/w Jimz ionario del Minis/ero degli In/emi, giunto espressamenle da Zagabria, si sono riunite presso la pnfeu11ra di Gospié le locali autorità ed una rappresen11111 za onodossa di Medak. per lu Jìmw degli nc<:ordi precede111e111en1e s1ip11/a1i con i serbo-ortodossi delln zona. E' sia/o so11oscri110 1111 prOIOCOflo definitivo, del quale 11111i gli i111erve11 111i sono rima.Yli soddisji111i». Ne llo stesso No1iziario, sotto il paragrafo: Te11ì11, vie ne riportato: «Il 20 marzo, il coman dame di .muore di Orni.::; accompagnalo dalle a11toriià politiche cron1e e da 11.fftciali cetnici, si è inca/lira/o a Vrlikn con il lenente colonnello I'OTOCNIK, co111anda111e il li seuore cronto di Signo. Sono sfati co11cl11si acco rdi preliminnri /m cronli e serbi 11er una auiva collaboraz ione nella lotta m11ico1111.mista». (Vedi anche : - U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d'arma ta - (Noliziorio 11. 82 - Varie - Paragrafo: /)emi.,· - P.M. 1·1s. 23 marzo 1943).
Dalmazia - Una cronaca per la storia
166
(367) U .S.-S M.E. - .B usta 319 - Comando S upersloda - (Foglio senza n. d i prot. • Oggetto: Collaborazione con elementi mussulmani - Porta in testa la scritta: Min/.lla per /"approvazione - Da comando Supersloda - Firmato genera le Mario RoaoTTI - A Stato Maggiore Esercito - Ufficio operazion i - PM . "IO, senza data. Risponde ad un te lescritto del 3 marzo 1943). (368) Ibidem. (369) Ibidem . (370) Ibidem . (371) U .S.-S .M.E . - B usta 1T 53 - Comand o Supe rsloda - (Noliz.iario A.C. n. 3 . P.M. lO. 15 marzo 1943).
In a llegato porta la: Risoluz ione dell'organizzazione nazionale milirare mussulmana F irmata: Per il Com itato Esecut ivo. dott . .lsmet Por>O VAC, Fehin MusAKADJé , Mustafì1 PASJé- V EDI OOCUMF.NTO N. 2 1 ANNF.SSO Al. PRESli NTlò CAPITOLO. (372)
Ibidem · Allegato.
(373) U.S. -S.M.E . - B usta 1121 - Coma ndo divis ione ' Murge' - (Fogli o se nza n. d i prol. • Oggello: Relazione polilico-milirare - Dal comando de l presid io d i Nevesinje - Firmato il comandante del p res id io, capitano Giuseppe R E MUS • Al coma ndo zo na m ilita re di Nevesinje - Titolo I: Siwaz.ione politica in genere · Lettera d) • P.M. 154, I O ge nna io 1943). (374)
Ib idem - Lettera e).
(375)
Ibidem - Lettera ci).
(376) U.S.-S.M.E. - Busta ll21 - Comando divisione '!\forge· - (Foglio n. 72 di pro l. Oggetto: Ue/a7,io11e ,,o/irica mensile - Dal comando de l presidio d i G<1cko - F inmito tenen te colonnello Anton io I AS IM0:-.1F. - A comando d iv is io ne 'Murge' - Per conoscenza a comando zona di Neves inje - Capo I: Situa zione politica in generale - P.M., I O gennaio 1943). (377) Ibidem. (378) lhidem. (379) O.S.-S.M. E . - Busta 112 1 - - Comando divisione 'Murge' - (No1i7,ir11io giornaliero
n. 44 · Capo I V - Varie · Seconda zona - Pun to 13 - P.M. 1.54, 13 febbra io 1943). (380) Ibidem.
(.381) U.S. -S.M.E. - Bus ta 1T 78 - Comando Supersloda · (Te lesp resso n. 812/81 Ogge tto: Sconu-i Ji-t1 mussulmani e cetnici nel Sangiaccato - Da conso la to generale d 'Ita lia a Sarajevo - Firmato console ge nerale Paolo A lbe rto Rossi - Des tinata rio non ind icato Probab ilme nie legazione d' lta li11 a Zagabria - S11rajevo. 26 febbraio 1943). (382) U.S.-S.M .E. - Busta 112 1 - Comando divisione ·Murge' - (Foglio n. 327 d i prot. Oggetto: Siruazione regione Bje!emici - Da coma ndo TII Gruppo battaglion i M.V.A.C. d i Nevesinje • Fi rmato maggiore Biagio 13uzz 1 - A comando zona m ilita re di Nevesinje - P.M. 154. 28 gennaio 1943).
167
Nore al capilo/o I
(383) Gli agglomerati compresi nella zona di Djelernici erano: Odzaci. Luka. Gradclina, Argui , Sojenica, Gornja e Donja Ljuta, Dindo, Mokro, Veleusa. Sopol, Sitnik, Z11brdjani, Doljan i, Ok rokav ljc, Ljubuca, Slalinica .
11.
(384) U.S.-S.M.E - Busta 1121 - Comando divisione 'Murge· - (No1iziario giornaliero 39- Capo IV - Varie -Terza zona - Paragrafo: /Jjelemid - P.:vt. 154, (8 febbraio 1943).
Ripo rta i chi11rimenti fo rn it i da l dottor lsrne t PoPOV/\(· al comando de lla divisio ne 'Murge'. dove e ra stato convocato. I cetnici di Kalinovik erano al coma nd o di Krsto KovAcEv1é. (385) Vedi
110111
n. 382.
(386) Leucra del dottor [smet PoPOVA<' (senza da la) ad un tale 'Huso' - Al legata ad una relazione del comandante italiano della zona di Nevesinje (U.S.-S.M.E. - Busta 1121 Comando divisione ·Murge') - Databile intorno al 22/24 gennaio 1943. (387) lJ.S.-S.M.E. - Busta IT 32 1 - Comando VI Corpo d'armata - (NotiziMio 11. 639 Capo IV - Varie - Tena zona - Paragrafo: Konjic - P.M. 39. 3 febbraio 1943). (388) U.S.-S.M.E. - Busta 1121 - Comando divisione ·Murge' - (Fogl io n. 226/Z di prot. - Oggetto: D1: JJ01•011A c - Azione su Bjele111ici - Da comando zona mil itare di Ncves injc Fi rm ato il colonnello comandante Arnaldo 0AM IANI - Al <.:ornando divisione ·Murge· - P.M. 154. 25 gennaio 1943}. (389) U.S.-S.M.E. - Busta IT 321 - Comando VI Corpo d' annata - (Noriziario Capi IV - Varie - Te rza zon,1 - Pa ragrafo: Hjelemici - P.M. 39. 5 febbraio 1943).
11.
640 -
(390) Vedi nota n. 388 - Capo IV - Varie - Seconda zona - Paragrafo: Gacko. (39 1) U.S.-S.M.E. - Buslt1 1121 - Comando division<.: ·Murge' - (Diario Storico - 260° reggimento fanteria - A nnolazio nc del I 6 (ebbraio 1943). (392) Ibidem - Annotazione del 17 febbraio 1943. (393) lJ.S.-S.M.E. - Gusta 11 2 1 - Coma ndo divisi one 'M urge· - (Diario Slorir:o • Paragrafo: Auività del Commuto - Annotazione de l 17 febbra io 1943). (394) /bidl'm. (395) U.S. -S.M.E . - Buslfl 11 2 1 - Coma ndo di visio ne · Murge· - (l)ia rio storico Paragrafo: !11tivi1à operativa - /\nno1c1zione de l 19 febbraio 1943). (396) I bidem.
(397) U.S. -S.M.E. - Bust11 11 2 1 - Coma nd o di visione ' Murge' - (Oia rio S1orico Puragrafo: /I uivit<Ì operativa - Annotazione elci 19 rebbraio 1943 ). (398) Ibidem - Diario srorico del 260° reggimen to fanlcria - Annotazione del 20 f.:bbraio 1943.
Dalmazia - Una cronaca per la s/oria
168
(399) U .S.-S.M.E. - Busta lT 321 - Coma ndo VI Co rpo d'armata - (Noliziario n. 655 Capo lV - Varie - Seconda zona - Paragrafo: Ragusa - P.M. 39, 20 febbraio 1943). Il Corpo d 'arma ta commentava: «Si ritiene che la decisione del 1rnsferimento a Ragusa sia staia presa d'accordo tra le autoriuì 1edesche e nworùà cro(l[e, e non sia a ciò del ti.I/lo es/ranea l'anività della nota commissione 1edesco-croa1a di cui facevano parie il minislro VRAN CtC ed il consigliere della legazione germanica a Zagabria doli. KiJ11N» .
(400) U .S.-S.M.E - B usta 1121 - Coma ndo divisione 'M urge' - (Diario S1orico - 260° reggime nto fa nter ia - An notazione del 19 febbraio I 943). (401) Ibidem - Annotazione de l 20 febbra io l 943. ( 402) Ibidem. - A n notazione de l J8 febbra io l 943. La individuazione d e i reparti nazion a li posti a d ifesa d i Mostar e degli a ltri presìd i d i Val Rama e Val Narenta è s tata rilevata da lla Siwn zione descriuivo dei reparli al 15 febhra io 1943. del comando della div is ione ·M urge' (U.S.-S.M.E. - Busta J 121 - Comando d ivisio ne 'Murge'). (403) U .S.-S.M.A. - E leme nto 75 18 - Il -O 99/2 - Carte::lla 5 - (Fogli o 11. l/B-3675/0p. Intervenw in lerritorio serbo occ11pa10 - Da Stalo Maggiore del.l'Aeronautica - A Coma ndo a viaz ione 'S loven ia-Da lm azia' - Pe r conoscenza a 2" Squadra aerea, Padova - F irmato per il Capo di Sta to Maggio re, firma illeggibile - Sen;:a ind icazio ne d i local ità - 21 febb ra io 1943). (404) Ibidem. (405) U .S.-S.M A. - Elemento 7518 - B-0 99i2 - Cartella 5 - (Radiogramma n. 74476 U rgen ti ss.i mo - lntervenlo in 1erri1orio cro(l(o - Testo inco m p leto - Da Supcrsloda Aeronautica - A Superaereo, Roma - Per conoscenza 2" Squadra aerea, P adova · P.M. IO. 28 febbraio l 943). ( 406) Ved i nota n. IO - Paragrafo: Nella Quarta oflensiva contro /'!,sercùo nazionale di liberazion e p resero parie circa vemimila cetnici di MIIIAJtovté - Pag. 167. M 11 1AJt,ov1é: fornisce i seguenti da ti: Il I Cor po d i 2.000 uom ini era a l comando di il Il Corpo d i 2.000 uom in i, al comando de l pope Momc ilo -~J UJ!é nella zona di Otocac [piuttosto d i Tenìn - n.d.a.); il 111 Cor po d i :l.000 uomi ni al comando del maggiore Pc ta r 13.Aéovré nella zona d i Tenìn [esatto - n.d .a .]; la li b rigata del Kosovo di 6.000 uomini, a l comando d i Novak Muovté, ne lla zona di Dern is [no n risulta - n.d.a .): il IV Corpo d i 3 .000 uomini. al comando di Hajo ST,\ N1s 1{. ne ll a zo na di Jablanic,1 Infe riore [esatto n.d .a.); il V Corpo d i 3.000 uomini a l comando di Bora MITRANOV t<\ ira Klj uc e :V1anjaca (non si ha nno dati - n.d .a . ]. BJEl,AIAC':
(407) U.S. -S.M.E. - Busrn 1164 - Coma ndo Sup remo - (Foglio 11 . ZIP 33.'i5 l di prot. Ogge llo: Ex-Jugos/11via - i\11eggiamen10 dei cetnici · Da Stato l\lhiggiore Esercito-Se rvizio informazion i - Non l'inna to - Promemoria p er l'Ecc. il Sotwc,1po di S.M. per le opem zioni P.M. 21, 15 marzo 1943). Al tro ide ntico. con il tito lo Promemoria, bat tuto con d ive rsa macch ina da scrivere. è [irma to dH l co lonne llo in Servizio d i Stato Maggiore, V.fineenzo [ P ASQUALE, e por la la da ta de l 20 ma rzo 194:l - V EDl D0CUME:,S1T0 :-;. 22 ANNESSO Al. l'RF.SF.:-TE CAPITOLO.
Note al capitolo I
169
(408) Ibidem . (409) Ibidem . (410) Ibidem. (411) Vedi no ta n. 10 - P rocesso MIHAJLOVI{ - Pagine varie. (412) Vedi nota n. 10 - Processo MII-IAJLOVJé • Pa ragrafo: l ,e truppe cetniche sono trnspor1ate al ji·onte contro l'Esercito 11111,ionale con treni e navi dell'invasore. - Pag. 173. (4 13) I bidem - Paragrafo: I.a leuera di l-luoso,v a Dral.o - Pag. 109. (414) Vedi nota n. 340. (415) U.S.-S.M.E. • I3usta 112 1 • Co ma ndo divis ione ·Murge· - (Notiziario giornaliero
n. 44 - Capo IV - Varie · Seconda zona - Paragrafo: Mostar - Punto °12 - P.M. 154, 1.3 f<::bbraio L943). (416) U.S.-S.M.E.- Busta lT 321 - Comando VI Corpo d'armata - (No1iziario n. 6.59 Capo IV - Var ie - Seconda zona - Pa ragra fo: Mostar - P.M. 39, 24 febbraio 1943). - U.S.-S.M. E. - Busta lT 68 - Coml1 ndo Supe rsloda - (Telespresso n. 815 • Oggetto: Si111azio11e polilico-militare - Pressione croato -tedesca sull'Erzegovina - Da consolato generale d'Italia a Sarajevo · Firmato co nsole gene rale Paolo Alberro Rossi - Manca il destinatario - Sarajevo, 27 febbra io l 9 43). (417) U.S.-S.M.E.- Busta IT 321 - Coma ndo VI Co rpo d'a rmata - (Notiziario 11. 655 Capo lV - Varie - Seconda zona - Paragrafo: Mostar . Lellera a) - P.M. 39, 20 febbraio 1943). (4 18) U.S.-S.l'vl.E. - Busrn 1121 - Comando divisione 'Murge' - (Nmi ziario giornaliero 52 - Capo JV - Varie - Seconda zona - Parag ra fo: Moswr - Pun to 12 - P.M. 154, 22 febbraio 1943).
11.
(4 19) Ibidem. (420) Ibidem - Pun to 13. (421.) U.S.-S .M.E - Busca LT 321 - Comando VI Corpo d'a rmata . (Notiziario 11. 661 Capo IV - Va rie - Seconda zo na - Paragrafo: 1vfostar - Lettera c) . P.M. 39. 26 febbraio 1943). (422) U.S.-S.M.E. - Busta 112 1 - Co ma ndo divisione ·Murge' - (Foglio n. 1894/lnf. Oggetto: Relazione mensile - Fi rmato genera le Lui gi 0M f.R7.1, comandante inte rinal e - A comando VI Corpo d'armala . P.M. 154. 14 febbraio 1943). Sulla si tuazione sanitaria. informa: «Nel mese scorso si è ma111festata in 1'vlostar una epidemia di tifo esantematico. scoppiata tra i profi.ighi quivi affluiti/. .. /. Gli in/estati furono isofl11i in appositi locali. pioll!onati da guardie iw!iane e crome/... /. Fra l'altro. f u sospesa la li/un, 1.1s,·itu ulle truppe. Fu o rdinata la chiusura delle scuole e dei cinematogr<([i, fu inrensi;fi-
Dalmazia - Una cronaca per la storia
170
cala fa sorveglianza sanitaria{. . .]. Furono[... / adottati ulteriori provvedimenti e misure proftlafliche, quali la depediculizzaz ione dei viaggiatori e l'istituzione di un.a patente sani/aria indispensabile per ottenere l'acquisto del bigliello ferroviario e la possibilità di emrare ed uscire dal territorio di questa Divisione{. .. /. I casi verificatisi a tutt'oggi, assommano a circa 170, per la quasi totaliuì fra i pro.fughi, con una mortalità del 30% circa. Un solo caso, ma non letale, tra i miliwri italiani.: pochissimi jì"lt quelli croati». (423) U .S.-S.M.. E. - Busta IT 71 - Comando Supremo - (Foglio n. 2482/AC • Ogge tto: Discorso ministro Vt111Nc1é e manifestini - Da Supcrsloda-Affari civili - F irmalo colonnello Ma rio ROLLA - A Supersloda-Operazioni, Ufficio 'l' - A Ufficio co llcgamenlo con min istero affari esteri - P.M. JO, 8 mar,:o 1943). Trasmette il testo de l d iscorso di VRANClé, e q uattro man ifestini d i J EVDEVJé. ( 424) Vedi nota n. 38 1 - Telespresso console gene rale Paolo A lberto Ross1. (425) Ibidem. (426) U.S.-S.M.E. - Busta 112 1 - Comando d ivisio ne ' Murge' - (Diario Storico - 260° reggi mento fanteria - Annotazione del 22 febbraio 1943). (427) Ibidem . (428) U .S.-S.M.E. - Busta 1121 - Comando divisione ' Murge· · (Notiziario giornaliero
n. 54 - Capo IV - Varie - Seconda zona - Paragrafo: Mostar - P u nto 13 - P.M. l 54, 24 feb braio 1943). (429) Ibidem. (430) Vedi nota
11.
423 • Mani[e s(ini d i J F.YDEV 1é .
(431) Ibidem. (432) Ibidem. (433) !!>idem . (434) l'vl.i\. E .-A.S.D. - J ugos lavia 1943 - Busta 135 - Fascicolo 2 - (Fogl io senza n. di prot. - Senza ogge tto - Intestato ·Legazione di Croazia' - Senza loca lità- A I centro pon a le paro le: Alla Popolazione detrErzegovina - Segue il testo del quinto vola ntino d i J EVDEV Jé Firmato: Delegato de l Comando Supremo Vojvoda .J EVDEV1é - Senza data). (435) U.S.-S.M.E. - Busta 1443 • Comando Supremo - (Diario Storiw - Capo I - Nov itil operative - Paragrafo: A lta \la/ lVarenta - Annotazione del 24 [eb braio 1943). Pe r !'.ind icazione dei reparti. vedi noia n. 402 - (U.S. -S.M.E - Busta 1121 · Coma ndo divisione ·Murge'). (436) U .S.-S.M .E. - Busta 112 1 - Comando d iv is io ne ' !\forge' - (Diario Storico · Paragrafo: l111ivi1à operativa - P.M. 154. 24 febbraio 1943).
Note (ti capitolo I
171
(43 7) Ibidem. (438) Ibidem - A nn otazione del 22 febbraio 1943. (439) Ibidem - A nn otazio n e del 23 l'ebbni io 1943. - U .S.-S.M.E - l3 us ta IT 78 - Comando Supc rs loda - (Fogli o senza n. d i prol. - Oggel to : Informazioni · Da comando VI Corpo d'armata - Firma illeggib ile - A Supersloda- Ufficio Ope razion i - P.M. 39, 8 marzo 1943}. L'i n[ormaàone ripo rla: «li btg. aveva avu10 /'ordine d i difendere il quar1iere 11mssulmano, la parte cioè dell'abilato di Konjic me.no esposw in quanro le vie di accesso al q uarriere stesso erano sharrare da reparti 1\. C. ortodossi dislocmi nella z ona di Bjela. Elementi del prederw brg. avevano inoltre ricevuro ordin<'. di cos1it11ire ww rele di avarnposti sulle alture circo stanti Konjic, con il comp iw d i ripiegare non appena ele111enti nemici fossero giunti e dare così /'al/arm.e. Nessuno degli ordini ricevutiJì, eseguito f. ..}. La nwggior parte dei co111ponen1i il b1g. sembra sia passata nelle file ~mnigiane. mentre i rimanenti si sono resi irreperibili». (440) U.S. -S.M.E. - B us t a 1121 - Co mando div isione 'Murge' - ( Diario Storic o Paragrafo: Allivilà operativa - A nnotazione de l 23 febbra io 1943). (44'1) Vedi nota n. 10 - Processo M11 IAJLov1é- Paragrafo: ./\le/la Quarra offensiva comro /'Lsercito di libera7,ione nazionale presero pane circo ventimila cemici di 1'vlJHMLOVté.
(442) M.1\. E .-A.S.D. - .I ugos lavia 1943 - Busta 135 - Fascicolo 1 - (Telesp resso n. 599/285 • Ogge tto : Ordine del giorno di Draza Mt11A1tov1( - Da legazio ne d 'Ita lia a Belgrado · Fi rma to min is tro Francesco G iorgio M,,:v11-,1.1 - A min iste::ro degl i affari es te ri. Roma - Belgrad o, 23 ma rzo 1943). Trasmette in allega lo: Foglio n . 821 d i prot. - St re ttame nte riservato - Intestato ·Stato Maggiore del Comando de i reparti di e.etn ici de ll' Eserc ito jugoslavo· - Porta al ce nt ro le pa role : Ordine del giorno oU'Eserciw jugoslavo - F irma to: li Comandante d e llo S tato Maggio re. genera le Drn7.a M11 1AJ1 .ov1é.: - Senza ch1t,1 - Certamente prima de l 1° marzo 1943 - V ED I DOCl i:VI F.NTO N. 23 A'.\'N M ;so f\l, Pl{ ESENTE CAP ITOLO. (443) lhidem. (444) Ved i nota n. 10 - Processo v - Paragrafo: Periodo dal dicembre 1942 alla fine del / 943 • Pag. 38 • Vedi a nche il paragrafo: Ne/111 Qwma offensiva contro l'Esercito di liberazione nozionale presero pane venlùnila cemici di :\llJH/\JLOVJé- Pag. 171 .
(445) Ibidem - Auo d'accusa - Le tt era del cap itano Voja Ll:KAi':F.v1{ a l magg iore Zaharije OsrOJ 1é - Konj ic, 23- febbraio 1943 . (446) U.S.-S .M.È. - Busta lT 50/3 - Coma ndo Supers loda - (Noriziario giornaliero 11. 56 - Capo lii - Att ività operat iva - Paragrafo: S<!IIOre VI Corpo d'armata - P.M. 10. 25 febb raio 1943). (447) U .S .-S.M. E . - B us la 112 1 - Coma ndo d iv isio ne 'M urge' - (Diario Sw rico Paragrafo: A ttivilà operativa - P.M. 154. 26 febbra io I 943}. (-1,18)
lbide111 - Annotazione de l 28 febbra io 1943.
172
Dalnrnzia - Uno cronaca per la s1orio
(449) U.S.-S.M.E. - B usta 1443 - Comando Supremo - (Diario S1orico - Novi tà operative - Scacchiere Croazia - Paragrnfo : Alla Volle Naren1a - P.M. 2 1, 26 febbra io 1943). Pochi giorni dopo, il gruppo Annacker fu rinforzato con altri i re battaglioni (Ved i: U.S.S.M.E - Busla 1443 - Comando Supremo - Diario S1orico - Seconda fase opera:i:ione 'Weiss' - Alta Valle Narenta - Paragrafo: Gruppo !lnnacker - P.M. 2 1, 28 fcbbr aio 1943). (450) U.S.-S.M.E. - Busta 1443 · Comando Supremo · (Diario Swrico - Capo IV Paragrafo: Auività opera1iva svolio dall 'Ecc. il Capo di S.M. Generale - Riunione delle ore 77. 15 . P.M. 2 1, 3 gennaio 1943). (45 1) Ved i nota n. 72 - Colloquio con il PoouWNIK. (452) U.S.-S.M.E. - Hus ta 1486 - Comando Supremo - (Telescritto n. 20181 · Sen:i;a oggetto - D a Comando suprem o · Firmato maresciallo Ugo CAVALLERO - A Supersloda - A Govern atorato de l Mon tenegro . P.M. 21, 14 gennaio 1943). (453) U.S.-S.M.E . - Busta 1T 384/H - Comando Supremo - (Radiogramma n. 32 7/0p . Da G overn ato rato del Monte negro - Firmalo ge nerale A lessandro Pirzio l:lmo u - A Intendenza Supersluda - Cettigne, 17 gen naio 1943). (454) U.S.-S.M.E. - Busta IT 384 - Coma ndo Supremo - (Radiogramm a n. 303/0p - Da Governatora to del Mon tenegro - Firma to, d'o rdine, maggiore Fra ncesco MuscA RÀ - A comando X VIII Corpo d'armala-Informazio ni · Ce(l igne, 18 ge nnai o 1943). (455) U.S.-S.M.E. - .B usta fT 384 - Comando XVTII Co r po d' armata - (Foglio 11. 111/0p di prot. - Oggetto: Operazioni :W. V.A .e. - Ordine di operazione 11. 7 - Da XVIII Corpo d'armala-Ufficio Operazioni - Firmato generale Umbert o SP1co - A comandi: divisio ne 'Bergamo'; V I Co rpo d'a rmata: a rtiglier ia e genio de l XVI Il Corpo d' arma t11 : Aeroraggrupparnento Mostar - Per conoscenza a comandi: Supersloda: divisione 'Sassari': Aerotaltico Supersloda; Aerornggruppamcn to Zara - Punto 2 - P.M. l 18, 22 genna io 1943). Dal Preavviso operativo (U.S.-S.M.E. - Busta JT 384 - Comando Supremo - Foglio n. 892 di prot. • Segreto - P.l'vl. 39. 21 genna io 1943) inviato da l VI Co rpo d'arma ta alla divisione 'Za ra·, le fo rmazio ni mo ntenegri ne, agli o rd ini de l colonnello Bajo STA~1s1é, consistevano in d ue gruppi, uno su tre ballaglioni (900. 900, e 750 uomi ni), l'a l1.ro su q uattro ballaglioni (200, 250, 400 e 500 uomi ni). Di qu esti 3.900 uomini e rano armat i 1.350. Avevano in dotazione fucili Mauser ed una quara ntina cli fucili milragLiatori. Èra prev islH l'assegnazione di un paio di batterie da 75/15 dell a divisione 'Marche'. 11punto 9) del Prea vviso disponeva: «É assohawneme necessario d1.1ran1e le operazioni: · evilare eccessi da pane delle formaz ioni momenegrine comro le popo/azio11i della zona percorsa. che come noto, è abiwm in gran pane d11 cauo/ici e 111usstt!ma11i; - evitare che le formazioni s/esse vengano a con/allo con truppe tedesche e crome e che si uniscano alle formazioni \~A.C. ortodosse». (456) U.S.-S.M.E. - Busta IT 384/Il - Comando XV llf Corpo d'arm ata - (Telescrillo n. Hl38 - P. A.-P.A. - D a comando XVIII Co rpo d'armata - f irmalo genera le U mberto SPIGO A Supcrsloda-Opera2.ioni - Per conoscem:a a coma ndo VI Cor po d'a rma la - P.M. '1.18, 19 ge nna io 1943).
Note al capitolo I
173
(457) Ibidem. ( 458) Ibidem. (459) U.S .-S.tvl.E. - Busla 1068 - - Comando XVIII Corpo d'a rmata . (Dinrio S1orico . Paragrafo: Ordini e comunic:m;ioni vari e di caratrere operativo - Annotaz ione de l 24 gennaio l 943). ·
li Diario riporta: «L'Ecc. il Conwndanre Superiore con tefescrillo 1339/0p com unicn disposizioni del Comando Supremo circa formazioni mon1enegri11e». (460) M.A .E.-A .S.D. • Jugoslavia 1943. Busta 135 - Fascicolo I . (Te legra mma n. 3442 - Da minis tero affari es teri - Fi rmato il ministro Luca P1 ETRO~MRCH1 - A Govern o della Dalmazia, Zara - A legazione d'Ita lia, Zagab ria - A Ufficio co llegamento con Supersloda . Roma, 9 febbraio 1943). (46 1) Ibidem . (462)
Ibidem.
(463) U.S.-S.M.E. - Busta 384/Il - Comando XVIII Corpo d'armata - (Te lescritto n. 1339 - Da comando Supersloda - Firma lo genera le Mario R oBOTTL - A Governatorato del Montenegro - A Comando Vl Corpo d'armata - P.M. 10, 25 genna io 1943). (464) Ved i nota n. 140 - Colloq ui d i l3elgrado dell '8 febbraio 1943 - Vedi anche nota n. 338. U no deg li impegn i presi da Rono-i-ri, d uran te i colloqui cl.i Be lgn1do con il genern le A lexander LéiHR , era quell o cli «e vi/are che fon·, wzioni cetniche e truppe tedesche vengano a co111n110 durame le operazioni». (465) Vedi nota n. 455. A IJ"ordine di operazione e nino annessi 6 allegati. L'inciso riportato s i trova nell'allegato: Prescrizion i. (466) U.S.-S.M.E. - Busta 1443 - Comando Supremo - (Diario S1orico • Capo IV · Paragrafo: Direllive ed ordini impartiti - Punto l - Annotazione de l 20 febbra io 1943). (467) U .S.-S .M.E. · Gusta 1121 · Co mando d ivisione '[\forge' - (t>iario Sto rico Paragrafo: Auività del Comando · A nnotazio ne del 21 febbraio 1943). (468)
Ibidem - /\uiviuì del Comando - An noiazione del 22 fe bbraio EJ43.
( 469) Ibidem - A11ivi11ì del Conwndo - Annotazione del 23 febbraio 1943. (470) U.S.-S.M.E. • Busta 112 1 · Comando d ivisione 'M urge ' - (l)iario Storico - 260'' reggimen to fa nte ri a - Annotazione de l 23 febb raio I 943). (47 1) lhidem.
174
Dalmazia - LJ.11a cronaca per la storia
(472) U .S.-S.M.E. - Busta IT 384 - Comando XVIII Corpo d'annata - (Telescritto n. 525/0p - Da comando se ttore ' Dinara' - Firmato genera le Ettore G 1ANNIJZZ1 - A comando XVIII Corpo d'armala - P.M. l 18 - Ore 22.30, 20 febbraio 1943). Quello st.esso giorno, a l mattino, il generale G1ANN l JZZ1 aveva avvertito il XVIII Corpo d'armata che «maggiore BAéEV!é /recte: Buéovi{;j /'/(/ dichiarato impossibile aderire invio 1000 erzegovesi Gracac. Malgrado ogni insistenza non sono riuscilo convincere lui al 1,lesistere suo pumo di vista» - ( U.S.-S .M.E. - Busta IT 384 - Comando XVII[ Corpo d 'armata fvlarco nigrnmma P.A.-P.A. n. 51 7/0p - Ore 08.45, P.M. 118, 19 fe bbraio 1943). (473) U.S.-S.M.E . - .B usta 1443 - Co ma ndo Supremo - (Te lescritto n. 2946/0p - P.A.P.A. - Da c o ma nd o XV III Corpo d 'a rm ata - F irmaio ge nernle U mber to SPIGO - A Supersloda-Opernzioni - A Supersloda-Informaàoni - P.M. I '18. o re 20,00, 22 febbraio 1943). (474) U.S.-S.M.E. - Busta 1T SO - Comando Supers loda - (Notiziario xio rnaliem n. 66 Capo l l I - Attività opera tiva - Paragrafo: V I Corpo d'armaw - P.M. 10. 7 marzo 1943) (475) U.S.-S.M.E. - Bus ta 1'1 21 - Comando divisione ·Murge' - (Diario S1o rico - 260° reggimen to fanteria - Annotazione de l 24 febbraio 1943). (476) Ibidem. (477} Ibidem .
rr
Il VI Curpu d 'armata (Notiziario n. 680- U .S.-S.M.E - Busta 321 - P.M. 39. 17 marzo 1943) segnalava: «I.a popolazione croaw di Mostar è al/ar111a1a per la presenza di cetn ici nella cillò, soprt111u110 per timore della situazione d1e po1rebbe crearsi 11//(1 fine de/fe operazioni in corso. Una subdola propaganda m elle in circola zione voci allarmistiche ed es11gera1c s11 vio le11z1'. dei ce111ici nei 1erri1ori croati e su/11'. inte11 zioni atlrib11i1e al comando ce111ico di voler asswnere i po/eri ne/l'Erzegovina, per essere libero di compiere rnppresaglie co111ro i croa1i. Le varie classi sociali, i miliwri e persino gli ecclesias1ici 11.on 1wscomlono il proposi/o di voler passare da/fa pane dei m ilizian i pi1111os10 che sopportare l'l\/j'ermarsi de// 'e/e111ento cetnico. Al rigucm lo corre voce che lo s1esso \lescovo di Mostar ahbia dichiarato che se i ce111ici dovessero 11ss1111U!re i poteri in Erzegovina egli sare/Jbe il p rimo a deporre l'abito ecclesiastico per passaH! dalla parte dei miliziani. Al m om ento auuale le speranz e dei cromi si appoggi"no sullo probabile venwa delle truppe tedesche a lV!oswr» . (478) U.S.-S.M.E. - Busta 112 1 - Comando d ivisione 'i\fo rge' - (Foglio n. 1564/0p di prot. - Senza ugge llo - Da comando divisione 'M urge' - Firmato il comandante interin a le . ge ne rale Luigi G 11 i:;1u.1 - A o n. JEVDEYé - Per conosce nza a colonnello Lu igi Scorn - A lene nte co lon nello A nton ino Co!\SOLO - P.M. l 54, 23 febbraio 1943). (479) U .S.-S .M .E. - Busta 11 21 - Coma nd o divisione ' Murge' - (/)iario S1orico . Pa ragrafo: Allivi1à del Com11nd11111e. - An notazione del 24 febbraio 1943). - Ved i anche: Diario S1orico 260° reggime nto fanteria - Annotazione del 25 febbraio 1943. (480) /!>idem - Diario Storico - 260° reggimen to cli fa nteria - Annotazione elc i 27 feb bra io 1943. (48 1) Ibidem - Oiario Storico - Divisione ' Murge' - An notazione d e l 28 fe bbra io 1943. (482) Ibidem · Diario Storico - 260" reggimen to fante ria - Annota7,ionc ciel 28 fe bb raio 1943.
Note al capitolo I
175
(483) U.S.-S.M.E. - Bust,l 1443 - Comando Supre mo - (Diario S1orico - Novità operative - Scacchiere Croazia - Paragrafo: A lta \1<11 l\larenta - Annotazione del 3 ma rzo 1943). (484) U.S.-S.M.E. - Busta IT 50 - Coma ndo Supersloda - (Notiziario giornaliero Capo II - Attività operativa - Paragrafo: VI Corpo d"armaw - P.M. lO, 4 marzo 1943).
11.
63 -
(485) U.S.-S.M.E. - Busta 1443 - Comando Supremo - (Diario S1orico - Novi tà operative - Scacchiere Croazia - Paragrafo: Alta Val Narema - Annotazio ne del 24 febbraio 1943). - U.S. -S.M.E. - Busta lT 6 - Comando Supremo - (Bollettino - Novità ope rative in Balca nia - Paragrafo: Alw Val Narenta - Gruppo Annacker - P.M. 21 - Ore 08.00, 2 marzo 1943). (486) U.S.-S.M.E. • Il usta 1443 • Comando Supremo - (Diario Storico - Paragrafo: 2".fase operazione 'Weiss' - Annotazione del 3 ma rzo 1943). (487) U.S.-S.M.E. - Busta IT 16 - Comando Supremo . (Bolleuino . Novità ope rative Balca nia - Paragrafo: Simesi - P.M. 21 - Ore 08.00, 2 marzo 1943). (488) Ibidem - An notazio ne del 3 marzo 1943. (489) U.S.-S.M .E. · Busta IT 50 • Comando Supcrsloda - (Notiziario giom aliero 11. 61 Capo III - Atti vità operativa - Paragrafo: VI Corpo d'armata · P.M. 10, 4 marzo 1943). (490) U.S.-S.M.E. - Bus t.a IT 6 - Comando Supre mo - (Bollettino . Novità operative Balcania - Paragrafo: Sintesi - P.M. 21 - Ore 08.00, 5 marzo 1943). ( 49·1) Ib idem - Paragrafo: Sintesi - 80/le11i110 2 ma rzo 1943. (492) U.S.-S.M.E. - Busta 1222 - Co ma ndo Supersloda - (Fono a ma no n. 3797 - Da comando Supersloda • A Comando tedesco del Sud-Est (O .B.S.0.) trami te n ucleo di co llegame nto tedesco presso Supers loda - Firma to generale Mario Ronon , - P.M. I O, 6 marzo 1943). (493) Ibidem . (494) U.S.-S. M.E. - Busta IT 50 - Comando Supersloda - (Notiziario giomaliero 11.. 62 Capo I - Si ntes i generale - Paragrafo: Operazione 'Weiss 2•· - P.M . .LO, 3 marzo 1943). - U.S.-S.M.E. · B usta IT 6 · Co mando Supremo • (130//e11i110 - Novità opera ti ve Balcania - Pa ragrafo: Croazia - 717, divisione - P.M. 2 1 • Ore 08.00, 4 ma rzo 1943). -
Ibidem - Paragrafo: Simesi - Bollettino 6 nwrw 1943.
(495) U.S.-S M. E. - Busta 1T 6 - Com,rndo Supremo - (Bol/e11i110 - Novità opera tive Balcan ia - Paragrafo: Simesi - PM. 2 I. 4 marzo 1943). (496) Ibidem . Paragra fo: Siniesi - Bo /leuino 7 marzo 1943. (497) U.S.-S.M.E. - Busta 1444 - Comando Supre mo - (Diario Storico · Novità opera ti ve - Scacchiere Croazia - Paragrafo: 718·' divisione - Annotazione deU-8 ma rzo 1943).
176
Dalmazia - Una cronaca per la storia
(498) U.S.-S.M.E. - Busta lT 50 - Comando Supersloda - (Notiziario giomaliero n. 67 Capo II - Attività ribelli - Paragrafo: VI Corpo d'armata - Punto 1 - P.M. 10. 8 marzo 1943). (499) U.S.-S.M.E. - Busta IT 6 - Comando Supremo - (llollettino - Novità operatiw Balcania - Paragra fo: Sintesi - P.M. 2 I - Ore 00.80, 12 ma rzo 1943). (500) Vladimir DEDJJER - Trro - Simon and Schuster - New-York - 1953 - Capitolo Xli - Pag. da 191 a 194. (501) Ved i no ta n. 10 - Processo M111AJLov1é - Paragrafo: L'imputato M11111JlOVté diresse le operazioni dei cernici comro l'f·sercito di liberazione nazionale durame la Quana offensiva - Pag. 179. (502) Vedi nota
11.
500 - Capitolo XII - Pag. 1.92.
(503) U.S.-S.M.E. - Busta IT 320 - Comando VI Co rpo d'armata - (Notiziario n. 66f/ Capo n - At:tivi1f1 operati va - Paragrafo: Alta Val Narema - P.M_ 39. 5 marzo 1943). (504) Ibidem - Notiziario n. 699 - 6 marzo 1943.
(505) Jbirlem - Nmiziario n. 670 - 7 marzo 1943. (506) Nel 1970, quei fatti d' arme divenn ero il soggetto de l fi lm La batraglia della Nere/va, per la regia di Vel_jko BULAJlé . Inte rpreti: Sergej B0NDARi:1uK. Yul BRYNNER,
Franco NE RO, Ant ho ny DAWSON, Mi lena D RAV I(:, Curd J URGF.NS. Sylvia KoSC INA. Racconta gli avvenimen ti in modo idealizzato e propagandistico, secondo i deuami d'una ormai consolidata S!Uriografia di pane. (507) Vedi nota n. 500 - Capitolo Xli - Pag. 19 1..
(508) Ibidem - Pag. l.92. (509) - Ibidem - Pag. 192. (510) lbide111 - Pag. 19 1. (511) O.S.-S.M.E. - Busta IT 50 - Comando Supe rsloda - (Notiziario giorn(lliero 11. 62 Capo II - Attività de i ribelli - Paragrafo: VI Corpo d'armata - P.M. 10, 5 marzo 1943). (5"12) Ibidem - NOliziario giornaliero n. 64 - Capo III - Attività operativa - Paragrafo: VI Corpo ,l'armala · 5 marzo 1943).
(5:13) Ibidem - No1i;;it.1rio giornaliero n. 68 - Capo Ili - Att ività operati va - Paragrafo: VI Corpo r/"armata - 9 marzo 1943). (514) Ibidem - No1iziario gio rnaliero n. 69 - Ca po Il - Allivitì1 ribelli - Paragrafo: \Il Corpo d'armata - 10 marzo 1943).
(515) Ibidem - Notiziario giornaliero n. 71 - Capo II - Attività ribelli - Paragrafo: VI Corpo d'armarn - 12 marzo 1943).
Noie al capi1olo I
177
(516) - Ibidem - Nolizinrio giornaliero 11. 73 - Capo III - Att ività opera ti va - Paragrafo: V I Corpo d 'armata - 14 marzo L94 3 ). (5 17) U.S.-S.M.E. - B usw IT 321 - Comando VI Corpo d'arma la - (Noiiziorio n. 647 P.M. 39, 12 febbraio 1943). (518) U .S.-S.M.E. - Bus ta l 121 - Comando d ivisione 'l\'1u rgc' - (Notiziario giornaliero n. 48 - P.M. 154. 17 febbra io 1943).
(519) U.S.-S.M.E . - Bus ta IT 50 - Comando Superslod a - (NO!i ziario giornaliero n. 60 P.M. IO, 1° ma rzo 1943). (520) Ibidem - Notiziario giornaliero n. 61 - Capo 11 - Attivi tà ribe ll i - Pa ragra fo: VI Co,po d 'armata - 2 marzo 1943).
(521) Ibidem - No1i;)ario giornaliero n. 73 - Capo II - ,-\ltività ribell i - Pn n1grafo: VI Corpo d 'annata - I 4 ma rzo J 943). (522) Frede rick Wi ll iam DEAKl\1 - La 1\40111ag11a pitì alra - L'epopea del/Esercito pan igiano jugoslavo - (Titolo orig inale: The Cmbartled lvlo11ntai11 - O xford U nivc rs ity Press Traduz.ione d i Aldo SERAFl\11) - E inaudi Ed itore - To rino 1972 - Pag. 43. (523) U.S. -S.M.E. - Busta 1000 - (Co mando d iv isio ne ·Rergamo ' - Diorio storico A llegato - PM. 73, l" dicembre 1942). (524) Vedi no ta n. 52 1 - Pag. 47. (525) Ibidem - Pag. 47. (526) Ibidem - Pag. 47. (527) Ibidem - Pag. 48.
(528) Ibidem - Pag. 42 - Nota n. 2. (529) U .S.-S.M.E. - Husta 1T 50 - Comando Supers lod a - (Notiz,ùirio giomaliero n. 69 Capo I - S intes i genera le della s ituazione - Paragrafo: \Il Corpo d 'arma/Il - P.M. 10, 9 marzo 1943). (530) Ibidem - Noriz iario giornaliero n. 70 - Capo I - Sin tesi genera le de lla situazione Paragrafo: Operazione 'Weiss 2·'' - P.M. IO, I I ma rzo l 943). (53 l) U.S.-S.M.E . - Bus ta JT 321 - Comand o VI Corpo d 'armata - (Notiziario n. 673 Capo I - Sintesi - Siwaz, io11e ribelli alla da1a del 10 marzo 7943-XX I - P.M. 39. IO marzo
1943). (532) U .S.-S.M.E. - Busta rr 50 - Coma ndo Superslod a - (No,izinrio giornaliero n.70 Capo lii - Att ività operat iva - Paragrafo: VI Corpo d 'an nma - P.M. IO, Il ma rzo 1943). (533) U .S.-S.M.E. - Busta IT 321 - Coma ndo V I Corpo d'armala - (Noriz iario n. 680 Capo 11 1 - Att ivil/1 opera iiva - Paragrafo: Ko11jic - P.M. 39. 17 ma r'.lO 1943).
178
Dalmazia - Una cronaca per fa storia
(534) U.S.-S.M.E - Busta lT 50 - Comando Supersloda - (Notiziario giornaliero n. 72 Capo II - Attività ribelli - Paragrafo: VI Corpo d 'armala - P.M.10, 13 marzo 1943). (535) Ibidem. (536) Ibidem - No1iz iario giornaliero 11. 76 - Capo III - Attività operativa - Paragrafo: Operazione ·Weiss 2•' - P.M. 'IO, 17 marzo 1943). (537) Ibidem - Capo II - Attività ribelli - Paragrafo: VI Corpo d'arrna/a . (538) Ibidem - Capo Ili - Attiv ità operativa - Paragrafo: VI Corpo d 'armata. (539) U.S.-S.M.E. - Busta LT 321 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 680 Capo T- Simesi - Nella terza zona - P.M. 39, 17 marzo 1943). (540) U.S. -S.M.E. - Busta 1164/A - Stato Maggiore Esercito - (Foglio Z/P n. 33975 di prot. - Oggetto. Ex-Jugoslavia - Organizzazione cetnica - Promemoria - Da Servizio informazioni esercito - Non firmalo - A Capo di Stato Maggio re Escr-cito - A Sottocapo di Stato Maggiore per le operazioni - A Sottosegretario di Stato alla Gue rra - AJJ'Tntendenza generale - Al generale capo de l I Reparto Stato Maggiore Esercito - P.M. 9, 23 marzo 1943). (541) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 50 - Comando Supersloda - (Notiziario giornaliero n. 78 Capo III - Attività operativa - Paragrafo: VI Corpo d'arrnala - P.M. 10, 19 marzo 1943). - U.S.-S.M .E - Busta IT 321 - Comando VI Corpo d'a rmata - (Notiziario n. 680 - Capo III - Attività opera tiva - Ter.:a zona - Paragrafo: Afta \1t1{ Narenta - P.M. 39, 17 marzo l 943). «La jòrza complessiva deNe. varie colonne V.i\ .C. , erze.govesi e moruenegrine 1.1llualmen1e schierme a sbarra111en10 delf'/1/ta Val Narema ascende 1.1 7.400 uomini».
(542) - Vedi nota n. 10 - Processo M111AJLov1é - Paragrafo: L'impwmo M1111111.ov1{ dirige le opera zioni dei cetnici contro l'l;'sercito di liberazione nazionale nella Quana offensiva Pag. 179. - U.S. -S.M.E.- Busta IT 50 - Comando Supersloda - (Noriz iario g iornaliero n. 85 Capo II - Atlività ribelli - Paragrafo: VI Corpo d'armala - P.M. 10, 26 marzo 1943). Il l\101iziario riporta: «Pomerigg io 22 corr. panigiani hanno sopra!fa110 alla sinislm sch.ieramemo molllenegrini-nazionalis1i G'jurisié f rec1e: Duri!iiéj allezw Ka/i11ovik cauurando j ... / ,lue pez zi da 100 con 304 colpi. Sernbra che meuìforze ce1nich(t siano in rolla disordi11at1.1». (543) U.S.-S.M.E. - Busta lT 50 - Comando Supersloda - (No1i;)ario giornaliero 11. R3 Capo I I - Attività ribelli - Paragrafo: \// Co,po d'1.1rmaw - Punto n. I - P.M. 10, 24 marzo 1943). (544) lbirle111 - Notiz iario giornaliero 11. 77 - Capo III - Allività operativa - Paragrafo: VI Corpo d 'armaw - P.M. 10, 18 marzo 1943). (545) Ibidem - No1iziario giornaliero 11. 79 - Capo II - Attività operm iva - Paragrafo: VI Corpo d 'armala - P.M . HJ, 20 marzo 1943).
Note al capitolo I
179
(546) Ibidem - Notiziario giornaliero n. 80 - Capo III - Allivitì1 operativa - Paragrafo: \Il Corpo d'armata - P.l'vl. IO. 2:t marzo 1943). (547) U.S.-S.M.E. - Busta IT 6 - Comando Supremo - ( /Jo lleuin o - Novità operative Balcania - Paragrafo: Simesi - P.M. 21, 22 marzo 1943). (548) U.S.-S.M.E. - Busta IT 50 - Comando Supersloda - (Notiziario gio rnaliero 11. 81 Capo l - Sintesi generale della situa7.ione - Paragrafo : \Il Corpo d'armma - Punto n. l - P.M. 10. 23 marzo 1943). (549) Ibidem - N otiziario giornaliero 11. 82 - Capo III - Attività operativa - Paragrafo: VI Corpo d'armllla - P.M. 10. 23 marzo 1943. (550) !!>idem - Notiziario giornaliero n. 87 - Ca po 111 - Attività opera tiva - Paragrafo: V I Corpo d "armata - P.M.10, 28 marzo ·1943_ (55 1) U.S.-S.M.E. - Busca IT 321 - Co mando VI Co rpo d' anmlla - (lVotiziario n. 695 Capo IV - Varie - Seco nda wna- Paragrafo: 1vfostar - Lettera e) - P.M. 39 - 1" aprile 1943).
N.
(552) Ibidem - Noriziario n. 713 - Allegato - P.M . 39, 19 apri le 1943 24 ANNESSO !\ I. PRESENTE CAPITOLO.
VEDI DOCUMENTO
(553) Ibidem. (554) U.S.-S.M.E. - Busta IT 78 - Co mand o Supersloda - (Foglio n . 3735i0p · Segre to Oggetto: Avvenimenri del febbraio in \lai Narenta - Da coma ndo Supersloda - Firmato generai<:: .tvlario ROBOTTJ . A generale Sandro PIAZZON I - P.M. IO, 5 marzo 1943). (555) Ibidem . Nel foglio Bilten (= La Stella), pubblica to clandestiname nte ma con noievo le regolarità dai comunisti della 7.ona di Mostar. de l 22 marzo 1943 (Anno I I. n. 22). si legge: «Da fonre bene i11Jc,rm11u1si apprende che 11ei co111batti111enti presso Pro;;or. Ko11jic e Mosrat; è stata disrmtw quasi totalmente la Divisione italiana 'Mwge', la quale h a lasciato sul rerreno più di 2.000 soldati. sraro ucciso il comandante del 259" rgt. della swssa divisio11e Emilio Mu1;ru,v1. Il n11111 ero complessivo dei prigionieri della divisione "Murge · è di 1.300 soldati e 20 u(fkiali. I cern ici hanno av1110 240 morti e i redesc/1i e 11swscia 250 morri. Qui non sono ca/colme le p erdire nemiche del se//o re Bugojno-C. Valwf. L e nosrre 1111irà hanno collum to 84 mitmgfiarrici e I 50 ji1ci/i mirragliawri, 2 milioni di cartucce, 17 carri 1mnati. menrre sono stati tfistrufli R carri armmi. 16 cannoni. 6.000 gr111u11e, 15 to nne/la/e di ben~ina ed alrro»
t
- (U.S.-S.M.E . . 13usta 1T 32 1 - Com;indo VI Cor po d'a rmata - Not iziario n. 673 - P.M. 39. IO marzo 1943 - Testo del Bilren allegato in traduzione italiana). (556) Ibidem. (557) fhùlem. (558) U.S.-S.M.E. - Busta IT 788 - Comando Supersloda - (Foglio n. 6000 di prol. Segreto · Oggetto: Avvenimenti in Val Naren/a: azione dei Cm11w1di. impiego delle rru ppe Da coma ndo Supersloda - Firmato ge nerale Mario RorJun1 - A ge nerale Sandro PIAZZON I • P.M. lO, 14aprile 1943). (559) U.S.-S.M.E. - Busta IT 32 I - Comando V i Corpo d' armala - (Noriz.iario n. 637 · Allegato: i\/livirà e sirua ziont" fé,r~e ri/)(:1/i alla data del 31 gennaio /943-X Xl - P.M. 39. 2 ft.:hhrnio 194:l).
180
Dalmazia · Una cronaca per la s1orù1
(560) Ibidem - Notiziario 11. 647 - Capo II • Seconda zona - Paragrafo: Tom islavgrwl P.M. 39, 12 febb raio l 943). (56 1) U .S.-S.M.E. - Busta 112 1 - Comando divis ione 'M urge' - (Notiziario giornaliero n. 44 - Capo I - Sintesi - Terza wna - Paragrafo: Prozor - P. M. 154, 13 febbraio 1943).
(562) Ibidem - Notiziario giornaliero 11. 45 - Capo Il - At ti vità dei miliz iani - Terza zona - Pa ragrafo: Prozor - .Punlo 6) - P.M. 154, 14 febbraio 1943) . (563) Ibidem - No1iziario giornaliero n. 46 - Capo 11 - A ttiv ità dei miliziani • Seconda zo na - Paragrafo: ·fomislavgrad - P unto 8) - Raki1110 - P unto 9) - P.tv.l. 154, 15 febbraio 1943). (564) Ibidem - Terza wna • Paragra fo: Prozor - Punto 12).
(565) U.S.-S.M.E. - Bus ta 1121 - Comando divisione 'Murge' - (Fogl io n. 05/41 d i prot. - Oggeuo: Morale della truppa · Da comando 260° reggimento fanteria - Firmato colonnello Arna ldo D AM l,\NI - Ai comandi: I. 11. III battaglione; l" wmpagnia comando; compagnia ca nnon i 47/32; compagn ia mortai da 8l; comando base - P.M. 154, 15 genna io 1943). (566) Ibidem . (567) M.A .E. -A.S.D. - .I ugos la via 1943 - Busta 135 - Fas ci colo 2 · (Te lespresso n. 288/97 - Oggetto: Formazioni della M. V.A.C. - Da Ufficio co llegamento ministero affa ri esteri con Supcrsloda - Firma to console gene ra le Vittorio CASTEi.i.AN i - A ministero affari esteri - G ab. A.P. - Ufficio Croazia - P.M.10, 7 marzo 1.943) - VED I OOCUM GNTO N. 25 ANN ESSO Al, PRESENTE CM'ITOl, O.
(568) U.S. -S.M. E . - Busta 321 - Co mando VI Corpo d 'armatll - ( Supplem ento al Notiziario n. 698 - Si tuazione pol itico-militare a fine uwrzo 1943-XXI - P.M. 339, 4 apri le ]943) - V E DI DOCUMF.:>ITO K. 26 !\N~F.$SO AL PRESENTE CA PITOLO. (569) Ibidem - Notiziario n. 691 - Capo N · Va rie - Seconda zona - Paragrafo: Mostar. (570) U.S.-S.M.E . - Bus ta lT 78 - Comando Superslo da - (Telespresso n. 885/10:1 O ggetto: A11ività militare - Da conso lato generale d 'llalia a Sarajevo - Firmalo co nso le genera le Paolo A lberto Rossi - Desti natario non indicato, probabilmen te legazione d·Jta li a a Zagabria - Sa rajevo, 3 m.arzo 1943). (57l) U.S.-S.M. E. - Busta IT 32 1 - Comando VI Corpo d 'a rmata - (Notiziario n. 739 P.M. 39. 15 marzo 1943). Ved i: allegato a l Notiz iario. fl testo dell'o rdinanza è compreso nel messaggio d ire tto da ll 'on. JcvoEvré e d a l maggiore Petar BA(·ovré alle popo lazion i dell 'E rzegovi na . li messagg io porta in lest a: « Dopo sei mesi di sanguinose lolle abbia1110 dis1ru110 i p11r1igiani. L'Erzego vina è libem».
(572) Ibidem .
Note al capitolo I
181
(573) U .S.-S.M.. E. - Busta IT 321 - Comando VI Corpo d 'arm ata - (No1iziario n. 695 Capo IV - Varie - Seconda zona · Paragrafo: Swlac - P.M. 39, l" a prile 1943). (574) U.S.-S.M.E. - Busta lT 79 - Comando Superslod a - (Foglio n. 3524 di pro!. • Oggetto: Situazione Gacko-N evesinje - Da com missario genera le ammin istrativo p resso comando Supersloda - Firmato com missario generale amm in istrativo, dottor Davicl S1Nc1é A comando Supersloda - Sussa, 14 apri le 1943). (575) lJ.S.-S.l'vl.E. - Busla 1T 19 - Comando Supremo . (Foglio sem:a n. d i prot. - Senza intestazione - Porta a l cen lro le parole: No1izie dalla Croazia · Non firmalo - Se nza data Certamente dell'a prile 1943 - Dal ge nere delle informazioni e dal tipo dei caratteri della macchina da scrivere, potrebbe esse re attribuito a l generale Giuse ppe P1 1\CHE. (576) M.A.E.-A.S.D. - J ugoslavia 1943 - Rusta 135 · fascico lo 2 - (Telespresso n. 420/138 - Segreto • Oggelto: Ri1iro e disa rmo delle formazioni l'vt. V.A. C. della Lika, 7.ennanja e Dinara - Da Ufficio col lega mento de l mi n is tero d egfi affari esteri co n Supersloda - F irmalo console generale Vittorio CASTELLANI - A min istero affari este ri · Gab. A .P. • Ufficio Croazia - P.M. 10. 28 marzo 1943 ).
(577) U .S.-S.M.E . - Ilusla IT 50 - Comando Supersloda - (No1i ziario giornaliero n. 78 Capo I - Sin1esi generale della situazione - P.M . 10, 19 marzo 1943). - U.S.-S.M.E. - Busta IT 321 - Comando VI Corpo d'armata - (No1iziario n. 685 - Capo IV - Varie - Seconda zo na - Pa ragrafo: Ragusa - P.M. 39, 25 rnarzo l 943).
11 maggiore LAzré. capo di St11l.o Maggiore de l generale ,l;) uka novié, precis11va che «lo sb"ndamen10 dei montenegrini/ ... ] ed il loro successivo ripiega111en/o verso il Monu:negro si era verz(ic1110 per il fallo che gli uomini s1anchi e demomlizzati dalla superio ri1à delle anni aurom111iche in dotazione ai miliziani, non avevano voluto obbedire ai loro capi». (578) lbitkm - No1iziario giornaliero 11. 78. (579) Ved i nola n. 567. (580) U.S -S.l'vl.É - B us ta 1164 - Sta to Maggiore Ese rc ito · (Foglio n. ZIP 33551 cli prol. - Oggetto: Ex-.lugosla 1'ia - Alieggi11nu:n10 dei ce1nici · Promemoria per l't~·cc. il Sottocupo di S.lvl. per le operazioni - Fi rmato co lo nnello, in Servizio di Stato ì'v1aggiore, Vincenzo hsou,,LE, vice-capo servizio - P.M. 9, 20 marzo 1943). (5S J) Ibidem.
(582) !!>idem. (583) Ibidem. (584) U.S. -S.M.E. - Busta 1T 50 - Comando Supersloda · (No1iziario giornaliero n. 75 • Capo f - Attività ribell i - Pa ragrafo: XV III Corpo 1famwta - Punto 3 - P.M. IO, 16 marzo 1943). (585) lbide111 - No1iziario giornaliero 11. 73 - 14 marzo 1943.
182
Dalmazia - Una cronaca p er la storia
(586) U.S.-S.M.E. - Busta IT 50 - Comando Supcrsloda - (Notiziario giornaliero 11. 83 Capo I li - Attività operativa - Paragrafo: V I Corpo d 'armaw - P.M. 10, 24 marzo 1943). (587) U.S. -S.'.vl. E. - Busta 1T 321 - Comando Vl Corpo d'armata - (Notiziario 11. 72 1 Capo Il - Att ività ribelli - Seconda zona - Paragrafo: Opu zen [Fort"Opus. presso Metcovich - n.d.a.J - P.M. 10, 24 marzo 1943). (588) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 469 - Co ma ndo divis ione ' 8 e rgamo' • (Notiziario n. 63 Not izie varie - Parngrafo Tenln - P .M. 73. 9 marzo 1943) .
(589) U.S.-S.M.E. - Busta IT 321 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario 11. 72 1 . Capo III· Attivit à ribelli - Seconda zona - Pa ragrafo: Op11 ze11 • P.M. 39. 27 a prile 1943). (590) U.S.-S.M.E. - Busi.I IT 321 - Comand o VI Corpo d'a rmata · (Notiziario 11. 676 Capo III· Attività ribelli - Seconda zona - Paragrafo: Lj11b11Jki • P.M. 39. 13 marzo 1943).
(591) U .S.-S. M.E. - Busta IT 32 1. - Coma ndo VI Co rpo d 'armata · (Notiziario
Capo lll - A ttivi tà ribel li - Seco nda 7.011,1 - Paragrafo: Comandi -
Co1111111icnzio11i
e
11.
676 -
richieste di 1; 111i e
P. M. 39. 15 marzo 1943).
(592) U .S.-S.M.E. - Busia 1444 - Com,mdo Supre mo - (Diario Srorico - Paragrafo: Co11111nica,)011i e richiesre di f·.'111i e Comandi · P.M. 2 1, 25 nrnrw 1943).
(593) U.S.·S.:vt.E. • Bust:i IT 321 · Com:indo V I Corpo d':i rmata · (No1iàario Capo Il - Seeond,1 zona . Paragrafo: Mo.m,r . P.M. 39. 26 aprile 1943).
11.
270 -
(594) l hi<il'm - Noliziario n. 72 1 - Paragra f'o: Opuze11 . P.'.vl . 39. 27 npri le 1943. La differenza di trattamento tra semplici partigiani e comandanti. ven ne post:i in evide nza da un cx-stude nte di medicina (3° an no p resso l'un iversità di Belg rado), nato a C"ct1 igne ne l 192 1, membro elci partilo comunis ta dal 1939. Nel lugl io 194 1 e ra stato nomina to commissMio poli1ico cl i battag li one , e delegato d el Co ma ndo S u prem o pe r il :Vlo n tenegro ed il Sangiaccato. Degradalo con la mot iva7ione « llldeciso v,,,.so l'occ11pltlore». perché contrario ai massacri. Lo studente. aveva riferito: «I comha11e111i 11011 hanno ma11giaro p er d11c .~i omi. La 11ropagn11da d el p artilo ha i11i:, ia10 111111 azion e per risollevare il 111omle. li coma11r/((11/e Pemr (Peko ) D Al'C"tYté fu, /Jassato i11 rasSf'gna le forze de/111 hrigllla. I la dNto '·Resistiamo ancora 1111 po·. l o per primo sopporw 111110 cm1 1•oi 1"'.
Il momh• si è ria/z(l(o {. ..J.
Eccom i nella .1·1r,11 za ove si tr11wmo ////ti i 111e111bri della brigata. Nel 111e:.zo del/u stw1 ;,r1 1111 t1wolo abbasta11 :.a g rwule e ro1011do. Sul tavol o ho n ot1110 birra. liquori/ ... /. On 1111 gm11de pe1110/011e che era sul f uoco. 11:,ci1•ano abboll(/a111issi111i i l'<tpori prof11111mi. I /Jialli em110 stari acc111111tlmi disordi11ara111enre e por111va110 c11m1• 1• pctsce, i11s11/11ro e uova. Oltre a q11e.1·w grazia di Dio ho visto 1m1to miele. e 1111ello ch e 111i /111111em viglimo m aggiormenu:, pa11e semibianco m o llo ben collo. A iavo/a siedono [ ..• /. Come si l'ede la comp{lgnia era 1110/io allegrn. Pensa a 111110 1ra11111• dw a quei po1·eri il/11~i ingannati co111btu1t,n1i, che bagnano col proprio sangue le rocce. i campi ed i boschi dt'lla Bomia /. .. /. Mi chiedo: ·Perch é 111110 1111es10? '».
Note al capitolo I
183
(U.S .-S.M.E . . Busta JT 62 - Stato Maggiore Eserc ito - Fogl io n. Z/37640 di prot. Oggetto: Relazione di partigiano cosrituilosi - Da Stato Maggiore Eserc ito · Servizio informazioni - Firmato, d'ordine, colonnello, in Servizio di Stato Maggiore, Vincenzo PASQUALE. vice-capo serv iz io - Allo Stato Maggiore Esercito - Ufficio stampa ed assistenza - P.M. 9, 28 maggio 1943). (595) Ibidem • Notiziario n . 732 - Siruazione forze partigiane alla daw 8 maggio 1943XX! - Allegato · P.M. 39, 8 maggio 1943. (596) Ibidem. · S11.pplem.ento a Notiziario n. 727 - Siwazione politiç11 a .fine aprile 1943X Xl - P.M. 39, 3 maggio 1943. (597) Ibidem - Supplemento a Notiziario n. 698 - Situazione po/irica a fine marzo 1943XXI - P.M. 39, 4 aprile 1943).
(598) U.S.-S.M.E. - Busta lT 385 • Comando XVIII Co rpo d ' armata . (Noti ziario n. 204 • A llegato n. 2 - Porta come titolo: Co,ne comba1tono i parrigiani e quello che essi dicono di noi cetnici - P.M. l 18, 23 luglio 1943). (599) Ibidem. (600) Ibidem. (601) U.S. -S.M.E - Busta IT 50 - Comando Sup remo · Notiziario giornaliero n . 75 • Capo I - Attività ribell i · Pa ragrafo: XVII I Corpo d'armata · P.M . 10, 16 marzo 1943). (602) U.S.-S.M. E . • 13usta IT 321 - Comando VI Co rpo d' armala - Notiziario n. 680 · Varie - Seconda zo na . Parngra(o: 1\tlostar- l~M. 39, 17 marzo 1943). (603)
Ibidem
(604) Ved i nota n. 167 . (605) U.S.-S.M.E . Busta 1T 321 - Coma ndo VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 688 Capo IV - Varie - Seconda zona - Paragrafo: Mosrar • P.M. 39, 25 marzo J943). (606)
Ibidem.
(607) U.S.-S.M .E . · Busta IT 6 - Comando Supre mo - (Bo/leUino - Novi tà operative in Bakania - Paragrafo: Zona d 'occuJJ" Zione tedesca · P.M. 2 1 - Ore 08.00. 31 ma rzo l 943). (608) lhidem . Paragrafo: Simesi. (609) lJ .S.-S.M.E. - Bu!>ta 1443 - Coma nd o Supremo - ( Dio rio Srorico • Paragrafo: Comunicazioni e richieste degli Fnti e Comandi - Punto 2 - P.M. 2 1, 3 1 marzo 1943). (610) U.S.-S.M.E . - Busta IT 6 - Coma ndo Supremo - (Telescritto n. I/8i22 - Segreto Da Supersloda Info rmazion i - A Coma ndo Supre mo - P.M. 10 - Ore 10.00. 30 marzo 1943). (61 I)
Ibidem.
184
Dalmazia - Una cronaca per la sroria
(612) U .S.-S.M E. - Busta I 165 - Stato Maggiore Esercito - (Foglio n. Z/3535 I d i pro t. Ogge tlo. Conra11i f ra Tiro e aworiril croate p er sospensione osriliuì - Da Stato M aggiore Esercito - Ser vizio informazion i - Firmato colonnello, in Servizio di Stato Maggi ore . Vincenzo PASQUALE, vice-capo ser vizio - A Supersloda - Ufficio ' I' - P.M. 9, 17 apri le 1943). - Ved i nota n. !O - Vladimir D EDIJ ER, a pag. "!08 d e l suo volume. dice ch e i negoziatori erano: Milo van D ILAS (al ias M ilos MARKOv1() , Vladimir Y ELEB IT (al ia~ V lad i rnir P ETROv1c':), e Koca PoPOVll~ senza nome d i copertura. (613) Ibidem. (6 14) U .S.-S.M.E · Busta IT 78 - Coma ndo Sup remo - (Foglio senza n. di p rot. - Porta com e intestazion e : Ufficio ·/' - Firmmo colonnello Vincenzo CARLA • P.M. IO, IO maggio 1943). Si trat ta del r.i,1ssunto d'una re lnzione de l conso le genern Je d"Italia a Sa ra jevo, dottor Paolo Alberto Rossi. (615) M.A.E .-A.S.D. - Jugoslavia 1.943 - Busta 136 - Fascicolo 1 - (Foglio senza n. di p rot. - Su carta intesta ta ' Ministe ro i\ffari Esteri - Gab. A.P. - C roa:i:ia· - Porta a l centro k parole : App111110 per il 111inis1ro f'IET!WMIIIIC/11 - Principali !elegrammi scambimi Ira i r.:api celnici e il gen. M11-111.1U)Vté - Punto 2 - Rttf!JJOrli tra tedeschi e par1igia11i - Roma. 6 giugno 1943). Il colonne llo Vi ncenzo CA RLÀ. capo dell' Ufficio ·I' di Supersloda. ne lla sua Re/azione (vedi nota n. 620), al punto A), scrive: «// mio uffìcio. alla fine del 1942, era riuscito[... / ad i111ercetlllr<'. ed a decri1tare 1111/e le comunica zioni radio e/t e avvenivano tra il generale Mll·IA.11.0vté' ed il Go verno jugoslavo di L ondra». (616) U.S.-S.M.E. · Ilusta 1262/A - Stato Maggiore F.sercito - Serviz io inforrniizion i (Foglio 11. Zi37621 di prot. • Oggetto : Croazia . Conuwi fm le auwriril germaniche ed i partigiani· Al centro porla : Promemoria - Non firma lo . A Capo d i Stato Maggiore Genera le A Capo di Stato Maggiore Esercito - A Sottosegre tario d i Stato alla Guerra · A Sottocapo d i Stato Maggiore pe r le operazion i - A Capo I R eparto Ese rcito - A Ufficio T 2" Armata A Govern a torato del Monte negro - A Comando Superio re FF.AA. A lban ia - Da Comando Supremo - Se rvizio informazion i mili tari (S.I.l'vl.) - P.M. 9. 25 maggio 1943) - VEDI DOCU· MENTO N. 27 AN1\'ESS0 AL PRESlòNTl CAPITOLO. (617) Ib idem . (6 18) U.S.-S.M.E. · Busta ll 64iA - Stato Maggiore Eserci to - Ser vizio in formazioni (Fog lio n. ZI P 33721 di prol. • O ggetto: Ex-.!ugoslt1 via - Cwn1u1gna propagandis1ica del Governo nominale - Po rta al ce ntro 111 parola: Promernoria - D a Servizio informazion i Esercito (S .I.E.) - Non firmato - A l Capo d i Stato Maggiore pe r le openiàon i - P.M. 9, 18 rnarw 1943). (619) M.A. E.-A.S.D. - J ugoslav ia 1943 - Busta 135 - Fascico lo 2 - (Fog lio senza n. d i p rot. · Su carta non intestata - Porta a l centro le paro le: Promemoria n. 7 • Per l'Ecce lle nza Giuseppe BASTIAN INI - Firma to F.S. (q uasi certa men te le inizia li d i F rancesco SCASS lòLLATI SFO RZOLIN I, prefetto d i CAT r,\ RO - n.d .a) . Pu nto I - Canaro . 20 marzo 1943).
Nore al c11pilolo I
185
(620) U .S.-S.M.E . - Busta 1165/A - Stato Maggiore Eserc ito - Servizio Informazioni (Foglio n. ZIP 35805 d i prot. Oggetto: Ex-l1t?,oslavia - Rapporri fra lvi IHAJLO \llé e Londra Non firmato - A S.M. il Re - A Capo e So ttocapo di Stato Maggiore Genera le - A Sottosegretario d i Stato alla G uerra - A Capi di S tato Maggiore Esercito, Ma rina, Ae rnnautica - A Sot tocapo d i Stato Maggio re per le ope razion i - All 'Intendente - P.M.9, 24 aprile 1943) - VED I DOCUMENTO r-:. 28 A NNESSO AL PRESENTE CAPITOLO.
L'Ufficio 'l' d i Superslocla, s in da lla fi ne de l 1942. era ri uscito ad intercetta re e d a decrit tare il traffico radio fra M 11-1A1LOV1é ed il Governo jugoslavo in es ilio a Lo ndra . Mollo spesso, nei radio di M.11-1A.1 1.ov1é, si leggevano affermazion i come: «lo qui ricevo aiuri solra1110 dagli italiani per 4mnare la nosrra genie». «Solta1110 gli italiani sono nostri amici». Ed il suo Governo da Londra lo incoraggiava: «.Acce111111: lui/i gli aiwi che gli i1aliani p ossono darvi» - (M.A .E .-A.S.D. - Jugoslavia J945 - Busta 14 8 - Fascico lo 4 - Fogl io se nza n. di prol. - Oggetto: Rela zione - Firmato colo nne llo Vincenzo CARLÀ - Lecce, 7 marzo 1945). (621) U.S.-S.M.E - Bust.a lT 78 - Comando Supe rslod a - (Foglio n. 9732 d i prot. Segreto - O ggetto: Informazioni - Da Co mando milit are marittimo de ll a Da lmazia F irmato ammiraglio Anlonio Brnm1ESE - A comando Supe rs loda - Spalato, 8 aprile 1943).
T rasmette: Copia di uno re /azione con/eneme direllive che il generale 1"111-t/lJLOVI{ avreb he da10 ai Comandami ce111ici 11azio11alis1i del ivlonlem:gro - Senza data, quasi certamente del 28 ma rzo. SollO q uesta data risulta che M11 1AJLov1( ten ne un discorso filo-i t<1 lia no ed anti nglese, che sollevò sca lpo re s ino a Londni - VF.DI DOCUMENT O N. 29 ANNESSO AL PRESENTE CAPITOLO .
(622) Ibidem . (623) Ibidem. (624) Vedi nota n. 620. (625) Ved i nota n. 621. (626)
Ibidem.
(627) U .S.-S.M.E. - Busta 1165/A - Stato Maggio re Eserci to - Servizio In formazion i (Foglio n. Z.i35231 di prot. - Ogge llO: Fx-Jugoslavia - ,' vlovimemo cem i<;o - /111eggim11en10 inglese - Da Servizio informaz ion i Eserc ito (S.LE.) - F irmalo il <.:o lo nn e llo. in Servizio d i St;ito Maggiore, Vince nzo PASQLJ;\I.E, vice-capo se rviz io - A Supe rsloda - P.M. 9. 14 apri le [9,13) - V F.D I D0ClJME1'TO N. 30 t\ NNESSO J\L PRESENTE CA PITOLO. (628)
Ibidem.
(629) Ibidem. (630) Ibidem .
(631) Ibidem . (632) U.S .-S .M.E. - Busta 1T 12 - Comando Supre mo - ( l"ogl io senza 11. d i prol. - Porta a l cen tro le parole: '/i'11cci11 di argo111emi da pros/Je//are 11ella udienza del 13 1111,r~o 1943-
186
Dalmazia - Una cronaca per la sroria
XXI - Paragrafo: Balcania - Operazioni in Croazia - Non firma to - Senza da ta).
Il testo (sette fogli di a rgomenti st rettamente militari) si presenta come una ' traccia' di a rgomen ti che il Capo di Stato Maggiore Generale, Vittorio AMAROS 10. avrebbe dovuto trattare. I nce rto se l' udienza fosse con il Re o con MussoLINI. Il testo è dattilografato con cara tteri in corpo più grande del norma le, come d i so lito e rano i documen ti predisposti pe r MUSSOLINI. In genere .l e persone che andavano a conferire con il Capo de l Governo, portavano le ' tracce' degl i argomenti in duplice copia, e la prim a veniva consegnata a MussOLINJ per consentirgli di segu ire più faci lmen te l'esposizione. (633) U .S.-S.M.E. - Busta 1444 - Comando Sup re mo - (Diario Storico - P,1ragra fo: Com11nicC1zioni e richieste dì Emi e Comandi - l~M. 21, 12 ma rzo 1943). Non abbiamo trovato a lcun documen to circa q uesto acco rdo. Cinque giorn i p rima. il 5 marzo, sul Diario S ro rico de l Co ma ndo Sup remo (U.S.-S.M.E. - Busta 1443) ven iva annotalo: «Si comunica (tel.20998/0p - All. 379) al Comando Sup. FF/\A . 'Slovenia-DalmC1zia ' d'aver rappresenraro ad O.K. W che la di;fesa della zona mineraria di Mostar saril garantùa dalle truppe italiane e che in co11s1iguenza si ri1iene inutile che forze tedesche scendano in Val Narenta a sud di JablC1nica» . L'O.K.W. dovette rispondere negat ivamente . (634) Ibidem - Paragrafo: /\11ività svolra dal Capo di Stato ivlaggiore Generale. - U.S .-S.M.E. - Bus ta IT 321 - Comando VI Corpo d'armata · (Notiziario n. 685 - Capo IV - Va rie - Seconda zona . Paragrnfo: Mos1ar . Lettera e) - P.M. 39. 22 marzo 1943). Si legge: «Siroki Brijeg: la popolazione ha innalzato un arco di lrion.fà adorna/o di han diere iraliane, 1edesche e croate. Risulta però che que.wa manifestazione sia sta111 preordinaw da elementi della colonna tedesca che hanno precedwo l'arrivo del Generale comcmdame la divisione SS» . (635) U .S.-S.rvl. E . - B usta IT 321 - Comando V I Corpo d'arma ta . (Notiziario 11. 686 Capo lii - Att ività o perativa - Seconda zona - Paragrafo: f)reznica - P.M. 39, 23 ma rzo 1943). (636) M.A.E.-A.S.D . - J ugoslav ia 1943 - Busta 135 - Fascicolo 1 • (Tc legrnmma n. 538/59 - Oggetto: Operazioni in Croazia - Da Ufficio collegamento de l ministero degli affari esteri con la 2" Armata - Firma to conso le generale Vittorio C"STELLANI - A mi niste ro affari esteri - Gab. A.P. - Croazia - Sussa, 21 ma rzo 1943). (637) l/Jidem . (638) U.S.-5 .M.E. - B usta IT 79 - Co11Jando Superslod a - (Foglio se nza n. di pro l. Senza ogget to - Su carta non intestata - Da co11Jando VI Corpo d'ar11Jata - Firma illeggibile - A Co ma ndo Supers lod a - Ufficio informazion i - P.M. 39, 13 ma rzo 1943). (639) Ibidem . (640) U.S.-S.M.E. · Busta IT 321 - Co11Jando VI Corpo d'ar mata - (No1iziario n. 687 Capo IV - Va rie -Terza zona - Paragrafo: Mos1ar - Lette rn b) - P.M . 39, 24 r1111r:w 1943). (641) Ved i nota n. 568.
187
Nme al capitolo I
(642) U.S. -S.l'v!.E. - Busta IT 32 1 - Comando Vf Corpo d 'a rma la - (No1iziario Capo I V - Varie - Seconda zona - Paragrafo: Mostar ¡ P.M. 39. 6 marzo 1943). (643) Ibidem. (644) Ibidem. (645) Vedi nota n. 638. (646) Ibidem .
11.
669 -
DOCUMENTI
A LLEG A TI AL CAPITOLO I
Documenti - Alleiati al Capitolo I
19 1
DOCUM ENTO
N. l
(S. I. E.) N. Z/l482 di. prot.
Posta Militare 9, 19 !{ennaio 1943 XXI
AL COMANDO SUPREMO - S.I.M.Sezione "Bonsignore" - Posta M ili tare 2 l
0GGE"ITO:
Attività dcli' "lntclligcncc Service"
Si trasmette copia di segnalazione pervenuta dal Centro cli Lisbona: "Agente attivo cieli' I.S. h a riferito a Vitale che: si stanno studiando le moclalit~1 per effettuare entro breve tempo uno sbarco in Grecia ed in Jugoslavia , anche allo scopo cli far decidere la Turchia ad entrare in guerra contro l'Asse. L'J.S. sta lavorando per tentare d ' indurre alcune alte personalità ad eseguire un colpo di Stato contro il regime. Nell'eventualitù che la Spagna dimostrasse palesemente di favorire le potenze dell'Asse, verrebbe subito occupato il Portogallo da parte dell'Inghilterra".
d 'ordine
IL TEN . COL. DI. S.M. VICE CAPO SERV!ZlO (Vincenzo P 1,SQU,\LE)
192
Dalmazia · Una cronaca per la storia (1943-1944)
DOCUMENTO
SEDE PALAZZO VIOON I
N. 2
Giorno 3 nwrzo /943 · X X I, alle ore 10,40
COLLOQUIO CON LE ECCELLENZE PIRZIO BIROLI E ROBOTTI PRESEJ\TI:
Colonnello MONTtZEMOLO - Ten. Colonn.
MELI.ANO
Ecc. AMBROStO: ha convocato le E ccellenze Pirzio Biroli e Robotti perché nei giorno scorsi si è trattato del problema della Balcania con la parte germanica: v. Ribbentrop e gen. Warlimont - Capo re parto operazioni dell'O.K.W. - venuti appositamente da Roma. Quando il Maresci allo Cavallero si recò presso l'O.K.W. nel dicembre scorso, il Fi.ihrer rappresentò la necessità di pacificare la Balcania. Venne accettato tale punto di vista senza far presenti le difficoltà che tale programma avre bbe incontrato. Nei giorni scorsi sono ve nuti qui per dare realizzazione a quanto convenuto. Ma intanto era cambiato il Capo di Stato Maggiore Generale ed è stato detto chiaramente che la pacificazione balcanica era un' utopia guardando bene alla realtà della situazione. Tale problema ad ogni modo riguarda: L'Ecc. Robotti per la Croazia. Probabilmente l'Eccelle nza Pirzio Biroli per il Montenegro. L'Ecc. Robotti a Belgrado aveva trattato per la continuazione delle operazioni ' Weiss'. Previste inizialmente in tre tempi , ta li operazioni si erano r idotte a due. Ne lla fase 'Weiss' le nos tre divisioni hanno operato bene ed ha nno agevolato molto le operazioni tedesche. Nella le ttera del F iihrer recata da v. Ribbentrop al Duce era eletto che le divisioni de l V C.A. non avevano agito con sufficie nte rapidità. Al riguardo sono state messe le cose a posto precisando che ciò non corrisponde affatto alla realt:à. Nessun dubbio però che la massa ribelle è riuscita a sfuggire verso
!)ocumenti - Allegati al Capitolo I
193
sud perché è mancata la chiusura in tale direzione. Una delle richieste essenziali avanzate da v. Ribbentrop è che noi dobbiamo rinunciare alla collaborazione coi cetnici. Il Maresciallo Cavallero aveva aderito a ciò senza riserve. Davanti al Duce ed a v. Ribbent.rop è stato fatto presente che i cetnici sono da considerarsi nostri nemici, ma che intanto noi li sfruttiamo ai nostri fini e che non abbiamo l'atto ad essi alcuna promessa. Concetto nostro era cli distruggere i partigiani, poi cli disarmare i cetnici. Il gen. Warlimont. presentò un progetto relativo alla contin uazione delle operazioni ' Weiss ', al disarmo dei cetn ici ed all'annientamento in un prossim o avvenire anche ciel movimento di Mihaj lovié. Abbiamo risposto che il disarmo dei cetnici doveva avvenire dopo l'annientamento elci partigiani. Resta inteso per l'Eccellenza Robotti che ciò non deve considerarsi in senso assoluto, bensì dopo ultimato il ciclo di operazioni in corso. Occorre per questo che l'Ecc. Robotti "venga incontro'·, e cioè cominciare a smobilitare dandone comun.icazione. Ciò vale per i cetnici della Croazia. Quali sono le forma%ioni nazionaliste montenegrine?
Ecc. Pirzio BtROLI: Sono tre ·odred' facenti capo a G iurisié [rcctc: Durisié], Stanisié e Popovié. Hanno dichiarato che ci seguiranno fino aJJ a morte e che nessuna questione politica verrà messa sul tappeto fino al termi ne della guerra.
Ecc. AMBROSto: Se chiedesse cli disarmarli? Ecc. Pirzio Buwu: Non è possibile. Tutto il Montenegro sarebbe nuovamente in fiamme. Hanno un sentim e nto monarchico e non ne fanno mistero. Non seguono gli ordini cli Londra. I montenegri ni hanno fiducia in noi. I tedeschi pigliano continue canLonate ed uccidono la logica.
Ecc. A ,t1BROS10: Non si è parlato di disarmo degli 'odred' ma solo dei cetnici della Croazia. Però c'è la questione di Mihajlovié. Nella risposta fatta ai tedeschi in merito al progetto 'Warli mont' non aveva fatto cenno a tale questione. Ma il giorno dopo il gen . Warlimont vi è ritornato sopra ed ha chiesto precisazioni che gli sono state rifiutate. Allora sono intervenute le Eccellenze Bast ianini ed Alfieri dal Duce. Per telefono si è convenuto di fare un'ulteriore comunicazione nel senso che si conveniva che anche le formazioni cli Mihajlovié wstituivano un pericolo e dovevano essere affrontate ed annientate quando sarà pos-
194
Dllfmn1.ill • Unn cronaca per In slorin ( 1943-1944)
sibile e secondo piani operativi e co ntributi di (orze da stabilire tra Comando Supre mo ed O .K.W.
Ecc. Ro BOTTJ: Ogni cetnico che si disarma significa la perdita di due uo mini: s i perde un alleato e ci si procura un nemico. Ecc.
AMBROS10:
Occorre però dare inizio al disarmo dopo le attuali
ope razioni. Continuando, dice che da parte tedesca è sta to allora segnalato che si interpre tava la frase ·•quando sarà possibile" nel senso che doveva no essere iniziate al più presto trattative preliminari fra 0.B. Sud-Est ed il Com anelo italiano desi gnato allo scopo p e r le o pera z ioni contro Mihajlovié. Abbiamo risposto che la frase va inte rpretata anche in tal senso (ciò significa che occorre rà vedere ad es. se avre mo le forze necessarie). Riassume ndo: d isarmo ce tnici: solo quelli de lla C roazia - prima le operazioni in corso e poi gradatame nte il disarmo. occorre perciò di mostrare buona volontà) - per il Montenegro non si è parlato di ce tnici ma è venuto fuori i! proble ma cli Mihajlovié. Ma prima stabiliamo dov'è. Se è in Serbia noi non dobbiamo concorrere. Se è in Monte negro occorrerà fa r q ualcosa. Si dovrebbe provvedere con la 'Taurinense' sostitue ndola in parte al me no dei presìdi (ad es. con ele men ti della divisione ' Marche'); è escluso che gli " odred" concorrano. Legge una inte rcettazione di una comunicazione fatta dal Gen. Jod l al Gen. Warlimont nella quale è detto che. se contro Mih aj lovié non si avrà il concorso delle truppe ital ia ne, provvederanno i tedeschi con le loro forze (invieranno la migliore divisione alpina tedesca). li f-Uhrer è molto contrariato. Non devono esserci compromessi per l'azione contro Mihajlovi é. Ecc. Pirzio B,uou: Mihajlovié non obbedisce a Londra. É un errore crederlo.
Ecc. AMBIWSIO: Ma ormai l'accordo lo a bbi amo st ipul ato. Ecc. Pirzio Biroli farà con il Gen. Lohr le tra ttative pre limina ri nelle quali occorre precisare dov'è il Mihajlovi é per stabilire un piano operativo. Si
Doc11111enti - Allegati al Ct,pitofo I
195
vedrà allora se e quale concorso dobbiamo da re.
Ecc. Pirzio B1Ro1.1: Mihajlovié ha una catena di posti di comando. ma non ha truppe (tran ne che allo stato pote nziale). Ecc. AMBROSJO: Si vedrà cosa si può dare di concorso. Tenere però presente che Ecc. Robotti deve assu mere lo schieramento ridotto · 1s gennaio'. Perciò al massim o si potrà dare qualcosa de ll a · Marche·.
Ecc. Pirzio BJRou: Deve però premettere che se si faranno le operazioni contro Mihajlovié tutto il Montenegro a ndrà in fiamme. Ecc. AMBROsto: Stasera le Eccellenze Pirzio Biroli e R oboni andranno con lui dal Duce e prospelleranno la questione.
Passa ora a parlare delle operazioni in Croazia ('Weiss 2· e in Val Narenta). Espone il progetto Warlimont, quello che è stato accettalo e quello che non si è potuto accettare . on ha aderito alla richiesta di ritirare i cctnici a S km ad ovest della strada JablaniccJ-Mostar. Ha precisato il concorso dell a ·Berga mo': dar sicurezza al fian co destro della divisione tedesca SS. che eia B. Petrovac punta su Livno. non però nel senso di aprire la strada con azione preventiva perché altrimenti il peso maggiore de ll'azione ricadeva sulle nostre truppe. Per la chiusura sud della linea Livno-Mostar è stato detto che si farà quel che è possibi le in relazione alle scarse fo rze a disposizione . I colloqui vengono rinviali alle 16.30 perché !"Eccellenza Ambrosio è stato chia mato a Palazzo Venezia. CONTINUAZIO NF. CO LLOQUI - GIORNO 3 MARZO - ore 16.30
Ecc. /\1111.uwsm: Impa rtisce come direttiva all' Ecc. Pioio B iroli che nelle trattive preliminari da svolgere col Generale Lohr occorre sa lvaguardare l'impiego delle nostre fo,1.e nel senso che si <leve escludere ogni concorso in territorio serbo e limitare l'i mpiego e ventuale di nostre truppe nel te rritorio montenegrino alle forze mob ili che sarà possibi le trarre dalla 'Taurinense' col concorso temporaneo - se necessario - di qualche battaglione del VI C.A. . Si riprende quindi a parlare del le operazioni in Croazia. Abbiamo
196
Dalmazia - Una cronaca per
fu
sloria (1943-1944)
una fase operativa in atto (Val Narenta). Poi c'è la 'Weiss 2'. Sono due operazioni sfasate pen.:hè la 'Bergamo' deve essere sostituita dalla 'Sassari'. L'operazione in Val Narenta procede bene. Si è risposto negativamente alla parte tedesca l)er la richiesta di ritirare le formazioni cetniche. J tedeschi hanno chiesto di imbastire intanto la ' Weiss 2' (cliv. ' Bergamo'), nonchè la chiusura del varco tra Livno e Mostar.
Ecc. RoB07TJ : Quest'ultima richiesta è un fatto nuovo non trattato a Belgrado. Aci ogni modo il muro lo farò ugualmente impiegando 2.500 cetnici erzegovesi. Ecc.
Non è possibile aggiungere qualche nostro batta-
AMBROStO:
glione?
Ecc. RoBOTTJ : No, perchè la 'Messina' deve tenere nella sua zona un gruppo cli manovra per far fronte ad ogni eventualità. Ad ogni modo il muro si farà.
Ecc. AMBROSIO: Occorre rimanga fino al termi ne dell 'operazione. Ecc.
ROlJOTTJ:
Ecc.
AMBROSto:
Sta bene. Le operazioni del VI C.A. sono dirette dal Generale Piazzoni spostatosi eia Ragusa a Mostar. Ch i è stato destinato a lla 'M urge' al posto ciel
Generale Negri?
Ecc. ROBOTrt: 1V1anca ancora, come pure manca il comandante della 'Macerata'.
Ecc.
AMBROSIO:
Sono già stati presi accordi coi tedeschi?
Ecc. ROJJOF7J: Non ancora perchè dichiaravano cli ignorare quanto convenuto con l'O .K.W.. Si prenderanno ora. Ecc. AMBROSIO: C hiede chiarimenti per il Generale Ruggiero comandante della 'Cacciatori '. Altra questione: la ' l '' Celere' manca del reggimento artiglieria ed ha molti altri elementi impiegati altrove.
Dvcumenti - Allegali al Capilo/o I
Ecc.
RoBOTTI :
197
Se gli si lascia la 'Sassari' potrebbe restituire la 'l "
Celere' .
Ecc.
A ,HBROSIO:
Non è possibile. É ormai deciso che la 'Sassari' deve
rimpatriare. L'altro giorno gli han parlato d i una relazione fatta dal nuovo Governatore della Dalmazia in cui si chiede il rinforzo di una divisione e di altri c lementi. Ha detto al Duce che non è possibile far altro che potenziare la ·zara· ed inviare, come richiesto, qualche rifle ttore. Per la · l " Celere' si potrà vedere di restituirle qua lche elemento impiegato altrove. Nei riguardi de i compiti cieli' Armata l'XI e V C.A. devono fare antemurale alla fron tiera orientale in modo che non vi sia più passaggio di ribelli da una parte a ll 'altra del territorio. XVIII e VI C.A. devono invece costituire solide Leste di sbarco.
l:.:cc. Ro1wrn: Accen na alle questioni dei complementi. Ecc. AMBIWSIO: Chiede per telefono al Generale Gorlier a che punto sono i complementi per Supersloda. Aggiunge che appena finite le operazioni si deve assumere lo schieramento ridotto. Sulla linea tenuta occorre attuare una difesa attiva. Accenna infine al progetto di costituzione cli reparti guerriglieri (circa 100.000 uomini) per disimpegnare 8-10 divisioni.
Dalmazia - Una cronaca per lt, s1oria (1943 -1944)
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DOCUMENTO
N. 3
COMANDO SUPREMO UFFICIO OPERAZIONI - SCACCHI E RE ORIENTALE
Prot. n. 20127/0p.
P.M. 21, li 10 gennaio 1943 XXI
A ECCELLENZA GEN. DES. D'ARMATA MARIO ROATTA Comandante Superiore FF. AA. 'Slovenia - Da lmazia' Posta Militare 0GGE1TO:
Operazioni invernali combinate itialo-tcdeschc-croate
Conformemente alle disposizioni impartite da questo Comando Supremo con telegramma 25244 in data 7 gennaio per attività offensive invernali delle truppe eia Voi dipendenti, sono state concordate con l' O.K.W. le linee generali per un'operazione tedesco-croata con il concorso delle forze italiane, da compiersi a cavallo della linea di demarcazione e ne lla 3· zona. Scopo di tale operazione: eliminare prima de lla prossima primavera la minaccia potenziale rappresentata dalle formazioni partigiane che recenteme nte in detti territori si sono riunite e rafforzate.
lJ.
In relazione all'esame fatto ciel problema con la parte germanica durante colloqui svoltisi presso questo Comando Supremo il 3 e 4 corrente, a cui anche Voi Eccellenza avete partecipato, le linee fondamentali dell'operazione rimangono così stabilite : a) Territorio da rastrellare: le zone attualmente occupate dai ribelli, dalla regione a sud di Zagabria fino ai confini del Montenegro; b) L'operazione verrà eseguita da nord verso s ud in tre te mpi successivi: 1° tempo: (inizio il 20 gennaio) ne lla zona compresa fra il parallelo Glina-Vrgin Most e il parallelo cli Bos. Petrovac (compreso); 2° tempo: nella zona com.presa fra il pre de tto limite sud e l'allineamento Livno-Bugojno (compreso); 3° tempo: nel rimanente territorio fino a i confini del Montenegro.
Docume111i -
Alle~a,i al Capilo/o I
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c) - contegno verso le popolazioni: - dovrà essere improntato a deciso rigore, in relazione al largo concorso dato da esse alla ribellione; - nelle modalità particolari si uniformerà all'atteggiamento che verrà attuato dalle truppe germaniche;
cl) - partecipazione de lle truppe tedesco-croate: - verranno impiegate gradualmente le divisioni 714°-717"-718"SS. Principe Eugenio - 187• di riserva (in parte) - 369" tedescocroata - 5 btg. croati; - detti reparti agiranno, in linea cli massima, a nord clell'allineamento rotabile (compreso): KarlovacBihaé-Bos. PetrovacDrvar-Livno-Prozor-Mostar-NevesinjeGacko, confine montenegrino; e) - partecipazione delle truppe italiane: - verrà attuata con forze corrispondenti a circa 3 divisioni (2 nel settore nord ed 1 nel settore sud). Compito generale: rastrellare la zona compresa fra l'allineamento Karlovac-Gacko sopradetto cd il limite attuale della nostra occupazione; f) - modalità particolari per il coordinamento dell'azione fra truppe italiane e truppe tedesche: vale quanto stabilito nella riunione di Zagabria in data 9 gennaio fra Voi, Eccellenza, e il generale Loehr. Prego inviarmi notizia , appena possibile, delle modalità cli cui al precedente capoverso e delle direttive da Voi impartite circa lo svolgimento de.ll'azione.
IL CAPO di STATO MAGGIORE GENERALE UGO CAVALLERO
200
Dalmazia - Una cronaca per la storia (]943-IY44j
DOCUM ENTO
N. 4
UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COYIANDO DELLA 2" ARMATA
SEGRETO
Indirizzato a:
R. MINISTERO DEGLT AFFARI ESTERI
ROMA
e p. c.: R. LEGAZIONE D'ITALIA
ZAGABRIA
OGGE'n·o: Conversazioni del Gen. Roi1tta a Zagabria circa la <111estione dei cet-
nici
Riferimento: Mio telegramma odierno n. 63/2. 11 Gen. Roatta s i è recato per due giorni a Zagabria, allo scopo soprattutto di concordare con il Comando delle truppe germaniche in Croaz ia i dettagli dell'az ione combinata che - come già avvenuto tra i due Stati Maggiori - le forze tedesche e quelle italiane sono in procinto cli iniziare contro il grosso de lle formazioni di Tito. Alla riunione non hanno partecipato i generali croati e - su suggerim ento tedesco - è stato anzi convenuto di non fornire allo Stato Maggiore croato che informazioni vaghe sulla data e sul luogo delle progettate operazioni, per evitare il ripetersi di pericolose indiscrezioni. Nel corso d e lla riunion e, il solo generale Glaise v. Horstenau ha sollevato la questione dei cetnici, affermando di dissentire personalmente dal preconcetlo che su d i essi si aveva a Berlino e sostenendo che, nell'attuale situazione, sarebbe stato ingenuo non servirsi di queste forze sussidiarie per combaU.ere i partigiani. Su tale argomento il Gen. Roaua, senza entrare nel merito della questione, ha confermato che, nel prossimo ciclo operativo, egli avrebbe limitato, nel tempo e nello spazio, l'impiego della milizia cetnica conformemente al progetto da lui presentato la settimana scorsa a Roma al rappresentante d e ll'esercito germanico; proge tto che egli riteneva tacitamente ammesso dall 'O .K.W., dato che questo non si era finora pronunciato in senso contrario. Approfittando dell a sua presenza a Zagabria, il Gen . Roatta ha s uccessivamente avuto anche un lungo colloquio con il Poglavn ik. al qua le ha assistito il Ministro degli Esteri Lorkovié.
D0<.:111nen1i - /\llega1i al Copitolo I
201
In tale colloquio il Poglavnik ha ris.o lutamente affrontato la questione dei cetnici, ripetendo i vari noti capi di accusa contro questi ultimi e contro la linea di condotta tenuta in materia dalle autorità militari italiane in alcuni settori della 2" Zona ed ha concluso insistendo sulla necessità di procedere - se necessario, anche con la forza - al disarmo cli gran parte delle formazioni cetniche. Il gen. Roatta ha replicato sviluppando i seguenti argomenti: S uperslocla aveva correttamente mantenuto tutti gli impegni assunti con il Governo croato; infatti: non era stata armata alcuna nuova formazione cetnica (ma solamente inquadrate ed equipaggiate alcune bande già provviste di proprie armi); tutte le formazioni cetniche erano state mantenute nelle zone concordate con lo Stato Maggiore croato ed infine si era già iniziato il congedo degli ufficiali di nazionalità non croata. Quando egli, per il forzato rimpatrio cli alc une Unità de ll a Annata, era stato costretto a retrocedere i limi ti della zona cli nostra effettiva occupazione, aveva chiesto al Poglavnik delle truppe per presidiare i territori sgomberati; il Poglavnik stesso allora , non disponendo di forze croate, aveva consentito a che fosse ro impiegate a tale scopo le formazioni volontarie cetniche, esten dendo le zone precedentemente convenute ove queste potevano risiedere ed operare. Conseguentemente a tale accordo erano stati trasferiti 3000 cetnici dal sud nella zona di Knin ( anche per ridurre il nucleo principale delle forze cetniche che, concentrate tutte nell'Erzegovina, potevano rappresentare un eventuale maggiore pericolo); nessun cetnico invece, per aderire al desiderio espresso dal Poglavnik, era stato trasferito nella Lika. Egli, pur pote ndo fare a meno cli tale autorizzazione, aveva subordinato al consenso del Poglavnik la venuta dal Monte negro cli 3000 volontari, che avevano già servito agli ordini delle nostre autorità militari in quella regione e che, per le prove date. potevano essere uti lmente impiegati nella Bosnia occidentale contro i partigiani; tali truppe, appartenenti ad una regione occupata ed amministrata clall' ltalia, potevano esser considerate, sotto un certo punto di vista, come forze appartenenti all 'Esercito italiano, non diversamente dai reparti albanesi e libici. Tra i capi accusa mossi contro le formazioni cetniche, alcuni erano in fondati, altri esagerati , altri esatti. Si trattava però sem-
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Dalmazia - Una cronaca per la swria (1943-1944)
predi atti o iniziative di elementi irresponsabili o non autorizzati, che le autorità militari italiane avevano sempre cercato di evitare, di prevenire e di punire; (ciò - bene inteso - compatibilmente colla natura delle formazioni stesse e la situazione del paese che rendevano il controllo quanto mai difficile) . Com unque , tutto ciò non poteva far dimenticare gli effettivi gra ndi servizi resi dai cetnici nella lotta contro i comunisti. Egli ammelleva come possibile, se non anche come assai probabile, che una parte delle formazioni cetniche volgesse un giorno le armi contro l'Asse; non si doveva certo ignorare tale eventualità. Tuttavia, il tentare oggi di disarmarle colla forza o con l'inganno non avrebbe fatto altro che accelerare la crisi e far passare tutte queste masse, con armi e bagagli, nel campo dei parLigiani; dato l'attuale andamento delle operazioni s ui vari front.i, l'Asse non aveva alcun interesse a provocare tale crisi . Egli riteneva invece più saggio procedere in tale materia gradualmente e con molla prudenza; e, pur prendendo tutte le precauzioni possibili per l'eventualità cli un tradimento dei cetnici, continuare a servirsi di costoro contro i comunisti, che rappresentano oggi il pericolo principale per la Croazia e per le posizioni dell'Asse nei Balcani.
Il Poglavnik ha mostrato di rendersi conto di buona parte delle ragioni cbe ispiravano la condotta di Supersloda e, dopo lunga discussione, si è raggiunto un ' intesa sui seguenti punti: 1) Il gen. Roatta confermava l'impegno cli non inquadrare nuove formazio ni cetniche e di non aumentare l'armamento di quelle esisten ti ( che attualmente comprendono complessivamente 19.000 uomini). 2) Egli confermava altresì l'impegno cli mantenere q ueste formazio ni entro i limiti delle zone loro riservate. 3) Prometteva di 'orientarsi' verso il graduale disarmo e verso la riduzione delle formazioni cetn iche. 4) Prometteva di riportare in Erzegovina, appena rosse possibile fare a meno del loro concorso, i 3000 cetnici del rnagg. Baéovié testé trasferiti nella zona di Knin. 5) Il Poglavnik consentiva che si continuasse ad impiegare le formazioni cetniche nei settori già convenuti.
Doçunienti - Allegali o/ Capilo/o I
203
6) Consentiva, inoltre che Supersloda - qualora lo ritenesse assolutamente necessario - facesse venire, per un tempo lim italo, 3.000 volontari dal Montenegro, per impiegarli in operazioni nell'Erzegovina. Né il Poglavni k né il ministro Lorkovié hanno fatto parola della intenzione di ritirare il Ministro Perié da Roma od il Ministro Rusinovié eia Sussa, né hanno menomamente mostrato di pensare che i due diplomatici croati si fossero trovati io condizione cli non poter adempiere alle loro missioni per la politica seguìta o per le difficoltà opposte da Supersloda. (A tale proposito, il Gen. Roatta mi ha detto di essersi meravigliato sentendo che da qualche parte si era attribuito al Ministro R.usinovié l'intenzione cli rinunciare al proprio incarico come atto cli protesta verso Supersloda; giacché non vi era stato nulla in questi ultimi tempi che avesse potuto offrire la gi ustificazione o il pretesto ad un atto di questo genere, né l'interessato, congedandosi per le vacanze natalizie, vi aveva fatto il minimo accenno). Il Gen. Roatta ha poi approfittato della presenza cie l Ministro Lorkovié per accen nare al memoriale che il Ministro Perié ha diretto al Maresciallo Cavallero e che tratta delle stesse questioni - alcune già eia te mpo risolte e superate - che avevano formato oggetto di precedenti comunicazioni fatte direttamente a Superslocla o dallo stesso Min istro Lorkovié o dal Ministro Rusinovié; cd egl i ha ri bad ito il suo punto di vista di non potersi contemporaneamente trattare lo stesso argomento in due sedi diverse; e se il Poglavnik intendeva , come ne aveva più volte espresso il desiderio, risolvere personalmente con il Comandante cli Supersloda le varie questioni di deu.aglio attinenti alla collaborazione militare italo-croata ed alla occupazione de lla 2" Zona, era pertanto prel'cribile che il Minis tro di Croazia a Rom a non prendesse contemporaneame nte iniziative nella s tessa materia.
JJ Poglavnik ha concluso il colloquio clichiaranclosi soddisfatto e riconfermando al Gen. RoaLLa la sua simpatia e la sua fiducia . Per quanlo possa nutrirsi qualche dubbio sul fatto che i due principa li interlocutori siano effettivamente decisi a mantenere al cento per cento le promesse fatte e che siano rimasti perfettamente convinti dell'assoluta sincerità de ll'altro, tuttavia sono dell'opinione che questo nuovo incontro è ~ervilo a provocare. almeno per il momento, una chiarificazione della situazione ed una d istensione nei rapporti tra il Governo croato e Superslocla .
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (/943-1944)
Per parte mia, ho approfittato della esposizione fattami dal Gen. Roatta per richiamare la sua attenzione su alcuni gravi inconvenienti cui l'attuale sistema cli organizzazione della M.V.A.C. dà origine sia nel campo politico come in quello militare; sulla eccessiva indipendenza assunta in questo settore dai Comandi cli Corpo d'armata e cli Divisione (molti dei quali si lasciano troppo influenzare dall'ambiente a eia preconcetti sentimentali e personali, [e] sono portati ad interpretare con eccessiva latitudine le direttive cli Superslocla e riferiscono spesso in modo parziale e deformato): sul pericolo rappresentato effettivamente dall'urnegabilc connivenza delle nostre formazioni cetniche con il Gen. Mihajlovié; ed ho infine insistito sulla necessità che il Comando Superiore avocasse a se il controllo diretto di tali formazioni. Il generale Roatta ha convenuto sulla giustezza di queste osservazioni, facendo solo qualche riserva circa le difficoltà pratiche, dovute soprattutto a mancanza di personale adatto, che ostacolavano un effettivo controllo sulle formazioni volontarie anticomuniste.
YlTfORlO CASTELLANI
205
D ocumerui • Afle 0 mi nf Cnpiwfo f
DOCUMENTO
N. 5
COMANDO SUPERIORE FEAA. ·SLOVENIADi\LivlAZIA
PA-PA . A mezzo tclcscrivcn te 1/.
f'. ,' 4. 10. 13 gennaio 1943 XXI
558
A COMANDO SUPREMO Sezione ·'Bnnsignore'' · Posta Militare 2 1
Circa incontro Zagabria con generale Luters et accordi presi nota operazione, comunico: 1)
Da parte germanica nessun acce nno est stato fatto circa questione cetnici. Me ne sono aste nuto io pure .
2)
Trattamento previs to verso popolazione, esclusi i ribelli. est assai più mite di quello prospettato a Roma, consiste ndo nell'inte rnamento di tutti maschi validi dai 15 anni in su.
3)
Contrariamente at quanto asserito at Roma, da generale Loehr, te rritori sgomberati d a truppe germaniche ope ranti vengono occupati eia altre truppe. E t precisame nte zona serha sgomberata eia divisione 'Principe E ugenio' viene affidata a t truppe bulgare, mentre s icurezza territorio Croazia oltre linea di dema rcazione est affidata at parte divisione 187'', e t at divisioni 704" et 714".
4)
Tedeschi propongono di mantenere occupa te diverse località al di qua linea demarcazione non (dico non) con re parti croati, ma be nsì con reparti germanici de lle divisioni s uddette.
5)
Zona compresa tra Sava e t linea demarcazione est stata dichiarata zona operazioni germanica, e t generale Luters vi ha assunto pieni poteri, prendendo suoi ordini tutte truppe croate , mobili aut meno, che vi sono. Zona nord at Sava deve essere stata in qualche modo sottoposta regime analogo, perché generale Glaise mi habet dichiarato che, data situazione, non potrehbe consentire che truppe croa te se ne allontanino, pe r venire zona italiana a titolo presidio. l\forale: non posso conta re su nuovi re parti croati per questo scopo.
6)
Non (dico non) si est data notizia at autorità croate circa prossime operazioni. Si esl accennato solo at eventuale azione, cli durata indeterminata, at nord oppure sud Sava, secondo circostanze. G E NE RALE ROAlTA
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D11!11111zia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
00C1-Hvll:::N'f0
N. 6
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI UfflCIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO SUPER IORE FF. /\/\. 'SLOVENI A - DALMAZIA'
N. 189 di prot.
P. M. /(), 19 febbraio 1943 - XXI
APPUNTO
PER IL COMANDO SUPERIOREFF. AA. 'SLOVENIA - DALMAZIA'
Il Governo croato ha di frequente interessato la s ua Legazione in Roma a rappresentare al R. Ministero degli Affari E steri i rilievi sull 'attuazione data da codesto Comando Superiore agli accordi che sono stati cli vo lta in volta direttamente conclusi a Zagabria tra il Comandante cieli' A rmata e le compete nti autorità croate. Il suddetto R. Ministro ha cercato cli far comprendere in un primo te mpo al Ministro cli Croazia che, trattandosi di questioni di carattere militare discusse e risolte ne ll 'ambito del le Autorità militari dei due Paesi, esso non aveva né veste né e leme nti per intervenire in materia. E' stato tuttavia obiettato dai croat i che si tratta è vero di questioni mil itari, ma che hanno per la loro gravità prevalente riflesso politico per le conseguenze che le soluzioni concordate e la loro attuazione hanno sulla situazione politica della Croazia. sullo stato dell'opinione pubblica e quindi incidono profondamente sui rapporti tra i due Paesi. Il Governo croato ha perciò insistito perché il R. Ministero degli Affari Esteri segua da vicino tali questioni e interponga, come ha fatto finora, i suoi buoni uffici per eliminare ogni causa di malintesi e di attriti. Il R. :Ministero degli Affari Esteri. aderendo a tale punto di vista, ha pertanto prospettato al Comando Supremo l'opportunità che tanto esso Ministero - o direttamente da parte del Comando Supremo o pel tramite d i questo Ufficio cl i Col legamento - quanto la R. Legazione a Zagabria, siano tenuti al corrente di ogni eventuale accorcio da concludere o concluso nonché della loro applicazione. Ad evitare che poi si ritorni , come spesso è avvenuto, sulle decisioni prese e che se ne contesti la reale portata ( come a più riprese si è fatto da
f)o cume11ti - !\/legati al Capitolo I
207
parte croata) il predetil.o Ministero ravviserebbe l' opportunitĂ che gli accordi in parola venissero consacrati di volt.a in volta in un succinto verbale che farebbe test.o su eventuali divergenze di vedute sugli argomenti trattati e che servirebbe ro d' allro canto ad evitarle.
VITTORIO CASTELLANI
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D(l/mazia - Una cro1111c11 per la sroria ( 1943-1944)
DOCUMENTO 1. 7
COMA DO SUPREMO SE(;RETE l{I A PARTICOLAR E DELL' ECC.. IL CAPO DI STATO MAGGIORE
f'.
MIO.. ./ febbraio ICJ43-XXI
COLLOQUIO CON LE LL. EE. ROATIA E ROB01Tl
Ecc. il Capo - Q uesta sera avverrà la presentazio ne al Duce per l'assunzione del Comando della 6" Armata eia parte dell'Ecc. R oatta e della 2• Armata da parte dell'Ecc. Rabolli. L'Ecc. Robotti deve ripartire questa sera stessa per essere sicuramente al convegno di Belgrado del giorno 8 p.v.
Ecc. Rohotti convegno.
Richiesto, dice di essere orientato in merito a tale
Ecc. Roatta e Robotti espongono brevemente la situazione delle operazioni in corso in Croazia. Il IO tempo non è ancora ulti mato. Sono stati inrtilli ai ribelli 600 o 700 morti.
Ecc. il Capo - Dice di aver rappresentato al Duce che tale risultato non costituisce ancora sufficiente elemento di giudizio nei riguardi delle operazioni effettuate. I tedeschi non devono entrare in Erzegovina e noi non dobbiamo e ntrare nella 3· zona. Non possiamo aumentare i presìdi.
Ecc. Robotri - I tedeschi intendono già passare al 2° tempo e ritirare le divisioni. ma non lo potranno fare dato che una loro divisione è bloccata e viene rifornita con gli aerei. Per il giorno 10 vogliono iniziare il 3° [recte: 2°] tempo (operazioni su Li vno-Petrovac) c d a tale data dovrebbero già avere le tre divisioni schierate sulle basi di partenza. cosa che non sembra potrà avvenire. Ecc. il Capo - Bisogna fin d'ora organizzarsi per l'eventualità che gli anglo-americani decidano l'operazione in Balcania. Ecc. Roaua e Roboffi - Vedono una prima linea costiera - una linea inte rm edia dei Gorj a nci - una linea arretrata pa ssa nte p er Segna-
noc11111enti - Allesati al Capitolo l
209
Sdencina; organinate a piazzaforte alcune località fra le quali Karlovac. Ogul in , Sussak tenendo presente il concetto che non si può riuscire a far massa a nord .
Ecc. il Capo - Dice di tener presente che dovrà essere anche assicurato in ogni modo lo sbarramento della fronti e ra G iulia. Ecc. Roholfi -D ice che è già allo studio una linea Fiurne-Stude na. Ecc. Robotti - Pre ferirebbe che il comando del VI C.A . fosse affidalo al generale Piazzoni anziché al generale Mondini. Ecc. il Capo - Dispone nel senso richiesto e il gene rale Mondini and rà al posto del generale Vecchi in Montenegro.
* * :;: ::: *
Dalmazia - Una cronaca per la storia (l943-1944j
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DOCUMENTO
N. 8
MINISTERO D EGLI AFFARI E STERI UFFICIO DI COLLECA~'l ENTO CON IL COMA N DO SUPERIOR E FF AA . ·SLOVENI ADALMAZIA'
Te/espresso n. I 85162 SEGRETO
Indirizzato a:
R. MINISTERO DE GLI AFFAR I ESTERI Gab. A. P. - Ufficio Croazia
ROMA
e p. c. : R. LEGAZION E D'ITALIA Riferimento: Telegramma di questo Ufficio n. 164/23 de l 12 corr. 0 GGE1TO:
ZAGABRIA P /1-1. IO. 18febbraio 1943 - XXI
Collo<Jui militari di Belgrado
Trasmetto qui accluso, per opportuna riservata conoscenza de ll 'E.V. un pro-memoria del generale Ecc. Robotti sui colloqui da lui avuti a Belgrado 1'8 corrente con il generale Lohr e col generale Luters.
VITTORIO CASTELLANI
COMANDO SUPE RSLODA Memorin sui colloqui svoltisi a Belgrado (8febbraio 1943) Sulla base degli accordi presi a mezzo del Colonnello Diesener con il Generale L6hr, oggi in Belgrado dalle 15 alle 15.30, e cioè prima della riunione genera le, ho avuto un colloquio da so lo a solo con il Generale L6br stesso.
fn questo colloquio, il Generale Lohr ed io abbiamo trattato le seguenti questioni: A) Questione delle operazioni 3" [recte = 2"] fase . - Il generale L6hr incomincia col dire che, sulla base degli accordi presi a Roma con l'Ecc. Roatta, egli avrebbe termin ato tra il 15-20 corr. l'attuale l"
Documenli - 1\//eg(lti al Ca11ito lo I
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fase della ' Weiss', e mi domanda se io avrei realmente incominciato le operazioni in Erzegovina conlemporaneamente allo sviluppo. da parte s ua, deJJa 2" fase della ' Weiss'. Ho subito risposto che in Erzegovina le istruzioni da me avute concordavano con la mia convinzione sulla necessit~1 di non ope rare. dato che la regione è perfettamente lranquilla. Essendo tornato sul vecchio motivo che la necessità di operare in Erzegovina era in relazione al promesso disarmo dei celnici, ho soggiunto che il disarmo sarà eseguito con le modalit~, di tempo più opportune per evitare sommovimenti e turbamenti. ma cbe. ad ogni modo, è da escludere che noi si proceda al disarmo durante ed in concomilanza dello svolgimento della 2'' fase della 'Weiss' . Il generale Lohr, che mi è sembrato molto cortese ed arrendevole. nulla ha eccepito in proposito, ed ha preso atto della nostra intenzione di mantenere il progetto di disarmo. sia pure col tempo e con le precauzioni necessarie. Su mia esplicita richiesta. ha escluso anche per parte sua la 3" fase . salvo intervento dell'O.K.W. in contrario. B) Questione dei presìdi di 3'' Zona - Ho manifestato subito al generale Lohr la impossibilità da parte nostra. né con le forze armate croate a ns. disposizione, né con le ns. truppe (che al più presto possibile hanno altri compiti da svolgere ed altri schieramenti da pre ndere), di presidiare le località della 3'' Zona sgomberate dai partigian i nella loro ritirata. L'ho, quindi. pregato di dirmi cosa il Comando Tedesco decide61 in meriLo, perché io possa informarne il Comando Supremo. Il generale Li..ihr mi ha detto che (poiché noi non possiamo presidiare tali località, né eventualmente rinforzare a scopo cli 'sorveglianza belli ca' e cli appoggio le truppe croate che i tedeschi potre bbero dislocarvi) egli prospetterà queste contingenze al suo Comando, e che risolverà il problema a seconda de lla disponibilità delle sue forze , molto probabilmente dislocandovi truppe croate con una a liq uota più o meno importante cli reparti tedeschi a fianco cli queste per evitare i consueti sbandamenti di queste ultime.
In proposito mi comunicherà la decisione. lo ho preso atto. rise rvandomi, però, in ogni caso la possibilità cli intervento ope rativo delle nostre truppe in questa 3" Zona qualora, noi, e soltanto noi , lo ritenessimo necessario.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
C) Questione dello sconfinamento dei cetnici nella zona croata - Il generale Lohr mi ha assicurato che n umerosi cetnici montenegrini, ieri l' altro, vale a dire il giorno 6, avevano angariato le popolazioni di alcune località della nostra zona sud che, in numero di 4000 persone circa, erano si.ate costrette ad abbandonare i paesi. Alla mia obiezione che nessuno dei cetnici montenegrini era stato da noi impiegato per operazioni nel ns. territorio, egli mi ha detto che non era sicuro si trattasse di nostri o di quelli di Mihajlovié. Più complete spiegazioni hanno chiarito trattarsi di elementi del Montenegro, incursori nella zona di Visegrad e, quindi, non dipendenti né dal mio Comando né pertinenti alla mia zona; ed allora il generale Lohr, prendendone atto, mi ha corteseme nte pregato di interessare il Comando del Montenegro per far cessare queste incursioni, che potrebbero dar luogo ad incontri con truppe tedesche. Ho disposto con la comunicazione di cui annetto copia. D) 11 Generale mi ha rilevato che ferrovia di Z.agabria-Karlovac, ed oltre, è sempre soggetta agli attacchi partigiani. Rispondendogli che questi attacchi non sempre si possono prevenire ed impedire a causa della facilità cli compierli, malgrado tutta la truppa disponibile per la protezione (del resto oggi neppure aumentabile, fra l'altro, appunto per il concorso operativo dato alla ·weiss') , gli ho dimostrato che noi abbiamo fatto già due operazioni in largo stile per ripulire, non soltanto la zona a cava.Ilo della ferrovia, ma anche, implicitamente, la zona ad ovest, cioè quasi tutta la zona tra i Gorjanci e Zagabria, di cui la ferrovia stessa è l'asse cli gravitazione; vale a dire, le operazioni dell"XJ Cd.A. nell'ottobre e novembre scorso e le recenti operazioni della Div. 'Lombardia' nella zona di Vivodina-Krasié-Jastrebarsko. Gli ho soggiunto che un'altra operazione generale, per la ripuli tura della zona di retrovia cli Zagabria-Karlovac è in istuclio. e sarà possibilmente messa in esecuzione, quando, passando le truppe dallo schieramento attuale a quello già '15 gennaio' autorizzato dal Duce, si potrà pensare ai problemi principali interessanti altre zone, cioè alla Lika e le isole. E) E finalmente il generale Lohr chiede le intenzioni nostre riguardo al concorso delle nostre truppe con le truppe tedesche durante la 2" fase della 'Weiss'. Gli manifestai tali intenzioni col dirgli che farò lo sba rramento coi reparti cetnici nella zona fra Stermiza e Bos. Grahovo, e che con le truppe ciel XVlTT Corpo, che mi sarà possibile impiegare dopo averle sostituite coi battaglioni della ·Sassari' già impiegati nella 1" fase, farò due puntate, rispettivamente da Dernis a
Documenli - Allegati al Capitolo I
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Sinj , per prendere collegamento con la colonna della Divisione SS. tedesca sulla strada Bos. Petrovac-Bos. Grahovo-Livno . l i generale Lohr si mostra soddisfatto, e dice che nella riunione immediatamen te successiva, a cui interverranno i miei ed i s uoi ufficiali, potranno essere fissati i particolari di tale nostro concorso.
Successivamente assistono al co lloquio il generale Re , colonnello Zanussi, e maggiore a disposizione dell'Ecc. Lohr. Dopo mezzora. seduta plenaria, con intervento generali Luters, G laise Horstenau e loro S.M .. F inalmente, fra le 17 e le 18, sono fatt i e ntrare anche i generali croati Begié e Dragojlov, i quali ultimi si limitano a prendere atto di quanto vie ne loro comunicato dalf'Ecc. Lohr. Per quel che ci riguarda sono stati trattati i seguenti argome nti: A) Nostro concorso a operazioni 2" fc1se: Per queste operazioni , che avranno iniz io il 25 febb raio e c he richiederanno circa un mese, a richiesta Ecc. Lbhr. rispondo c he potremo concorrere con 6 btg., dei quali 2 croati e 4 della ' Bergamo'. Operazioni condot te eia Drnis e Signo, incontro alla div. SS. che agisce lungo l'asse Drvar-Bos. Grahovo-Livno; sul resto del fronte del XVITJ C.A. , le truppe italiane faranno sbarramento. A visibile preoccu pazione gen. Luters circa clilTicoltà avanzata divisione SS. e protezione sua lunga linea comunicazione, prospetto la possibilità che, ove ragioni politiche non ostino a ciò, i cetnici potrebbero concorrere a questo compii.O, per la loro attuale dislocazione e per le caratteristiche de lla loro azione. Gen. Lohr, dopo essersi consultato coi suoi , concorda, rimanendo t utti d'intesa: sulla zona cl'azìonc dei cetnici, a nord d i Knin (rappresentata da un ovulo tracciato dallo stesso gen. L uters su carta 500.000 al legata alla presente memoria); s ulla garanzia da parte italiana che i cetnici non agiranno contro i tedeschi. Circa q uesto punto. assicuro che ove non fossi sicuro del contegno dei cetnici, eviterei senz'altro di impiegarli ; sulla assicurazione da parte tedesca che le famiglie, le case e le cose dei cetn ici a nostro ser vizio, esistenti nella zo na di Bos.
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Dalmazia - Una cro111u;a per la sioria (/943-1944)
Grabovo, verranno rispettate; sulla necessità di evitare che formazioni cetniche e truppe tedesche vengano a contatto durante le operazioni. (MEMENTO - A proposito di quanto sopra, sono da tener presenti due cose: bisogna trattenere ora i cetnici, evitare che essi raggiungano Bos. Grahovo, che verrà occupata dai te deschi nella 2" fase. avendo essi per linea di comunicazione della Div. SS. la rotabile Drvar-Bos. Grahovo. É da mandarceli dopo, a 2• fase ultimata, quando. allontanatisi i tedeschi e d eliminati i ribelli, la cosa offrirà solo vantaggi senza rischi; che s ulla base di tali considerazion i, bisogna rendere accetto ciò ai cetnici e accettare l'idea di combatlere a nord cli Knin , come detto sopra, durante la 2" fase. Natura lme nte l'idea le sarebbe che le operazioni fossero condotte dagli erzegovesi ciel Baéovié, i quali se ne tornerebbero a casa loro a festa finita) .
B) Presìdi in territori della 2" e 3" zona rastrellata in seguito operaz ioni 'Weiss':
Ecc. Lohr comunicherà nota presìdi croati, ed eventualmente tedesco-croati eia istituire. Noi su lla base di questa nota e quindi di quanto [issato a concreta ragion veduta, ci riserbiamo cli confermare la impossibilità o la non convenienza da parte nostra cli controllare presìdi croati (il che si riduce, in fondo, all'assisterli se vengono attaccati). ln relazione a questa facoltà che ci riserbiamo. questo Comando prospetterà al Comando Supremo l'opportunità che i presìdi croati dei quali non ci conviene assumere il controllo (e che saranno poi la stragrande maggioranza) passino sotto il controllo dei comandi tedeschi. Si conferma in tal modo il nostro pieno diritto previa comunicazione, di intraprendere operazioni nei territori della 2" e 3" zona presidiate eia croati e eia tedeschi. C) Nostro concorso ad operazioni l " fase 'Weiss': Generale Luters fa presente: difficoltà che incontra la div. SS. per suo fianco destro e sue comunicazioni, esposte a forti pressioni ribelli annidati lungo
Documemi . Alle0 ati al Capitolo I
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pendici orientali del Pljesevica; opportunità che la destra dei nostri giunga in zona G. Lapac e si spinga su Kulcn Vakuf. Nei riguardi de l primo punto, premesso che la linea di comunicazione SS può essere spostata ad est e che div. ' Re' è ormai molto raccolta verso sud (Udbina), e quindi in posizione eccentrica rispetto alla zona di Bihaé, dove vorrebbero vederla agire i tedeschi, vengo incontro alla richiesta con ordini di cui telescritto n. 2000, allegato, punti l O e 2°. Resta sempre inteso che questo venire incontro non può protrarsi oltre il 12 corrente - per quanto i tedeschi lo desiderassero per molto maggior tempo - e che con giorno J3 le truppe ciel V C.A. cominceranno movimenti per assumere noto schieramento, quelle del XVlff C.A. ini7icranno loro deflusso tra Knin e Spalato, così da sostituire ne i presìdi le unità della cliv. 'Bergamo' che dovranno concorrere con i tedeschi alle operazioni della 2" fase (v. sopra).
Infine, sulle conversazioni che · a riunione ufficiale ultimata - sono intercorse tra il gen. Lòhr e me, ho avuto modo di notificargli le perdite che ci ha procurato la nostra partecipazione all'operazione ' Weiss ' . li gen. Lohr mi ha confermato che era al corrente delle difficoltà che le nostre colonne avevano trovato e stavano trovando durante la loro avanzata, ma che però non riteneva che le perdite nostre fossero così pronunciate.
Dalmazia - Una cronaca per fa s1oria ( /943-1944)
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DOCUM ENTO
N. 9
COMANDO SUPERIORE FF. AA. ·SLOVE, I A - DAI.M/\ZIA' 2' ARMATA
Ufficio Operazioni
N. di prot. 2874
f'
M. IO, li 20 febbraio 1943-XXT
SEGKETO
ALL'UFFrCJO ' I' FF. AA. 'SLOVENIADALMAZIA'
SEDF.
J\L NUCLEO COLLEG. MINISTERO ESTERI Presso 'Supersloda'
SEDE
Or.GETro: Situazione polilki.1-mililare in Croazia
Per opportuna conosce nza si trasmette copia d i un rapporto pervenuto dalla R. Legazione d 'Italia a Zagabria . Tra g li argomenti trattati, sembra rivestano particolare inte resse i seguenti: il buon re ndimento della 369" Div., costituita da tru ppa croata con inquadramento te desco-croato: - il modo come sarebbe visto oggi il problema de i ·cetnici· da parte de lle autorità tedesche in Croazia , le quali se mbra che - su l momento - si preoccupino principalmente di risolvere la questione ·partigia ni' . ri nviando ad altra epoca il disarmo dei cetnìci. -
cl 'orclinc
IL COLONNELLO Sottocapo di Stato Maggiore (C. Cost amagna)
7.axabria. li 9 febbrnio /943-XXI
COLLOQUIO CON KASCHE SULLA SITUAZIONE POLITICO-M ILITA RE Kasche mi ha intrattenuto oggi su diversi argomenti di una certa importanza, in re lazione a lle operazioni in corso contro le forma7ioni comuniste della Oosnia e della Terza Zona e alla s ituazione politico-militare.
Documenti · Allegaii al Capitolo I
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Sull'azione condotta in queste operazioni dalle Divisioni italiane, s ulle difficoltà di terreno superate, sulla combattività e bravura delle nostre truppe, Kasche si è espresso con parole di calcia ammirazione. Egli mi ha messo al corrente dei risultati conseguiti dalla Divisione SS. e dalle altre tre Divisioni germaniche in questa prima fase operativa, esprimendo l'avviso che sarebbe desiderabile che l'azione fosse condotta a fondo per stroncare definitivamente i nuclei di resistenza partigiana, eliminando ogni possibilità cli ripresa di essi. Dal mio canto ho informato il collega di Germania sui duri combattimenti svoltisi per la liberazione cli Korenica, sui contrattacchi respinti, sulla cattura e uccis ione di capi comunisti e sul numeroso bottino di materiale bellico caduto nelle nostre mani, tra cui un aeroplano.
1ì-uppe croate Una delle divisioni operanti sotto comando germanico nella Bos11ia. la 369a, è costituita interamente da truppe croate, addestrate in Germania. inquadrate eia ufficiali e sottufficiali istruiti nelle scuole mi litari tedesche, alcuni dei quali hanno precedentemente preso parte alle operazioni sul fronte russo, e da un buon numero di ufficiali superiori tedesch i. Kasche mi ha detto «che è stato notevole il contributo dato da lla divisione croata», ed ha osservato «che sull'esercito croato si può contare quando è ben comanda to; il soldato è valoroso, resistente alle fat iche, e anche disciplinato. Non si può dire lo stesso quando i reparti croati vengono, così come si trovano, in stato di deficiente addestramento e equi: paggiamento, impiegati in modo autonomo». Ha aggiunto: «Al Quartier Generale del F ii hrer abbiamo, il generale G laise cd io, discusso Iunga mente questo problema, nella convinzione che sia necessari.o valerci dei croati come truppe cli combattimento e di presidio nel territori.o della Croazia e procedere, d'accordo con l'Italia, alla formazione di un esercito croato, per la qual cosa si è perso, certamente non per colpa dell'Asse, tempo prezioso». È venuto quindi. a parlare della questione ' presìdi' da stabilire nei centri più importanti, ad operazioni ultimate, al fi ne cli evitare il ricostituirsi di unit~1 comuniste e comunque un ritorno offensivo di bande che hanno sinora minacciato continuamente le vie di comunicazione e turbato l'economia del Paese, «che è pure necessaria alla resistenza dcli' Asse». A questo punto Kasche mi ha fatto comprendere «che da parte tedesca si fa rà ogni s[orzo per mantenere in Croazia truppe di presidio, ma
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
che si conta anche sul contributo militare italiano a tale scopo». Egli si augura che le conversazioni che hanno luogo in questi giorni a Belgrado tra ìl Comandante dell'Armata italiana, generale Robotti, e il generale Lohr, porteranno ad una soddisfacente e utile intesa.
Impiego delle formazioni cetniche Kasche ha quindi voluto considerare con me la 'questione' delle formazioni cetniche e dell'impiego di esse. Mi ha chiesto se mi risultava che da parte italiana erano state o sarebbero state impiegate formazioni nelle operazioni in atto. Mi è parso che la domanda avesse lo scopo cli mostrare che la questione dei cetnici viene seguìta dai tedeschi con evid ente apprensione. Ho risposto a Kasche: «Non credo - per quanto mi risulti - che il Comando del!' Armata italiana abbia previsto l'impiego delle formazioni cetniche dell' Erzegovina. Nel caso però che le forze partigiane del Grmeé Planina, premute dalle truppe attaccanti, cercassero di fuggire verso sud o quelle cli Livno tentassero cli risalire verso nord per congiungersi alle prime, sarebbero impiegate le formazioni anticomuniste, che trovansi eia tempo a Knin, per sbarrare il passaggio .ai partigiani». Ho colto l'occasione per chiedere a mia volta a Kasche se le formazioni cetniche sotto controllo del Comando germanico della Bosnia erano state utilizzate durante questa prima fase delle operazioni, o se era previsto l'impiego dì esse. Egli ha risposto negativamente, dichiarando la sua piena sfiducia in tali formaz ioni che, già in alcuni casi, oltre a ri:velarsi indisciplinate e riottose, hanno dato prova cli connivenza con i partigiani. Non ha nascosto, rispondendo alla mia domanda , che «Lorkovié insiste quasi quotidianamente presso di lui, perché tali formazioni vengano disarmate e sciolte». (Voleva dire che Lorkovié insiste per lo scioglimento delle formazione cetniche in genere) . Ho creduto perciò opportuno mostrarmi al corrente della presenza cli gruppi celnici armati anche nelle zone conlrollate dal Comando germanico, delle attivilà che esse svolgono a presidio di alcune località nelle quali spadroneggiano, e addirittura governano, dei sentimenti anticroati che esse pure manifestano e dei fregi jugoslavi, a volte comunisti, che ostentano. Kasche ha allora elencato le formazioni cetniche che trovansi in Bosnia, definendo il carattere e il grado di 'relativa fiducia che possono ispirare'.
Docwnemi - Allegali al Capi10!o I
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1)
G ruppo Dre novié, che ha fatto dichiarazione di lealtà al Governo croato e che, anche in recenti circostanze, si è riri ulato di trattare con e missari cli Mihajlovié. e ha in formalo immedialamcntc il Comando tedesco.
2)
Gruppo Raclié, inficio e pericoloso, stazionante in prossimità cli Banja Luka (sono i cetnici cli Stivor e Mahovljani, segnalali da quel nostro R. Console), e controllato dal Comando tedesco di quella piazza; risulta che esso mantiene contatti con Mihajlovié e si hanno sospetti che sia in relazione con c lementi partigiani . A proposito cli questo gruppo, Kaschc mi ha detto che. per accordi intervenuti con il Governo di Zagabria, si è stabilito di non nominare autorilà civili croate nei villaggi occupali dai cetnici, e di conseguenza sono essi , che sotto conlroJlo militare tedesco, amministrano quella zona.
3)
Gruppo Vorkapa, si scarsa entità numerica. passato recentemente ai partigiani con le armi.
4)
Gruppo deJla Bosnia orienlale, più numeroso degli altri, strettamente controllalo dal Comando militare tedesco: benché abbia dichiarato lealU, al Governo croato. risu lta in rapporti con Mihajlovié.
5)
Gruppo de i cetnici de l Sangiaccato. composto eia gente inquieta e in continua lotta con l'elemento mussulmano, contro il quale commette massacri e rapine; esso sfugge al controllo tedesco, perché lontano dai presìdi germanici.
Dopo avermi informato di quanto precede, Kasche mi ha confidato che, secondo una proposta fatta da Lorkovié a nome del Governo croato, era stata presa in esame l'opportunità cli «procedere al disarmo e. in caso cli resistenza. cli combattere e debellare le formazioni cetniche di qualsiasi gruppo e gradazione, appena ultimate le operazioni contro le forma zioni comuniste». Ma le difficoltà che s i incontrano nella lotta contro i partigiani e le previsioni in un prolungarsi cli tali operazioni, «suggeriranno - ha detto Kasche - molto probabilmente di concentrare tutto lo sforzo contro il nemico numero uno, i comunisti, rinviando la soluzione del problema de i cctnici ad altro momento. Non è dunque il caso cli considerare la questione come attua le ecl urgente, come vorrebbe il Governo croato: ma tuttavia bisogna seguirla con attenzione. Mi rendo conto de i motivi che determinano l'insistenza ciel Governo croato. cd anche ciel disappunto che esso manifesta. I recenti eccidi commessi dal gruppo cetnìco del Sangiaccato contro i mussulmani conferm ano che nclroclio cli razza sono proprio gli ortodossi ad avere il sopravvento in questo rnomcn-
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Dalnwzia - Una cronaca per la s/oria (1943-1944)
to e a perpetuare i sistemi sanguinari, che gli ustascia hanno adottato in principio, ma dei quali oggi, seguendo il nostro suggerimento, si astengono». l'vlai;ek ed il partiLO rurale
Sulla situazione politica e sulla necessità di appoggiare il Governo di Pavelié, Kasche si è indugiato, col proposito di apparire sempre più deciso (atteggiamento che mi risulta egli ba molto accentuato negli ultimi mesi) ad agire in questo senso. Mi ha quindi parlato di Macek. e ha dichiarato esplicitan1ente che «egli ritiene inammissibile e irrealizzabile una collaborazione di questi col Governo croato e, tanto meno, una utilizzazione di Macek, a scopo di pacificazione interna. L'ex-capo del partito rurale - ha continuato Kasche - è senza dubbio un democratico socialistoide, avversario dell'Asse, che attende dalla vittoria dei nostri nemici la rinascita della Jugoslavia. Gli altri esponenti del partito rurale che tentano cli mantenere in vita la loro organizzazione e che in un modo o nell'altro si adoperano pe r accrescere le difficoltà e le inquietudini cl i questo Paese devo no essere con una buona politica attratti ne ll'orbita ciel regime o essere messi al bando». A un mio accen no sulla ripresa cli attività dei maeekiani negli ulti mi tempi, Kascbe ha risposto scrollando la testa per significare che era perfettamente ìnformato, e ba pronunciato la parola ' repressione' per dire il suo punto di vista sul da farsi.
JLMTNISTRO Fio CASERTANO
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D0cu111e111i - Allefiali al Capilo/o I
DOCUMENTO
N. 10
f'. M. I 18. 28/ebhraio /943 XXI
ORDl 1 E DEL GIORNO
Il 25 febbraio si è concluso - col fe li ce raggiungimento di tutti gli obiettivi assegnati - il ciclo operativo iniziato 1'8 d icembre dalla Divisione 'Sassari', con la cooperazione ciel XXVI btg. 4° rgt. bersaglieri, de l XV btg. 11° rgt. bersaglieri, d e l btg. bersaglie ri 'Zara' , de l III btg. 25<, rgt. ftr.. del II btg. 26° rgt. ftr., della compagnia arditi 'Bergamo', del I O e cie l 4° squadroni carri 'L' 'San Giusto', dell' Aeroraggruppamento ·zara', e dei reparti M.V.A.C. In oltre due mesi cli aspre lotte contro un nemico agguerrito ed insidioso, s uperando le difficoltà della stagione e gli ostacoli di un terreno impervio ed aperto a tutte le imboscate, questi reparti, in armonica fusione di sforzi e di volontà, - mirabilmente coadiuvati dalla R. Aeronautica, e in concorso con reparti colla terali del V Corpo d'Armata - hanno attaccato, distrutto e disperso le forze deWavversario. infliggendogli perdite sanguinose. Eliminata a me tà gen naio l'infiltrazione partigiana in zona Gracac; riattivato il traffico ferroviario tra Gracac e Gospié (25-31 dicembre); occupata Mazin (29 gennaio); fo rzata la sella di Lumbardenik (11 -12 febbraio), nel loro slancio vi ttorioso le truppe si sono spinte a metà febbraio a G . Lapac e a Kulen Yakuf, dove hanno preso contatto con gli a lleati germanici più tardi sopraggiunti. Attaccati da forze soverchianti, ed isolati in difficili condizioni di clima, di terreno e di rifornimento, i presìdi cli Boricevac, di Lapac e di Lumbardenik hanno magnificamente resistito Cino all'arrivo dei rinforzi (15-21 febbraio), e sono poi riusciti ad aprirsi un varco nella cerchia nemica, già imbaldanzita, rientrando con tutti i loro uomini ed i loro mezzi. La durezza della lotta sostenuta appare dalle perdite inflitle: alcune migliaia fra morti e feriti, numerose armi, munizioni e viveri, allrezzature di comandi, infermerie, documenti e altro materiale di ogni genere. Questi risultati - premio al valore, alla tenacia ecl a lla volontà cli vittoria che hanno ~uidato capi e gregari ne lla lunga lotta - riempiono il
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Dalmazin - Una cronacn per la swria (/943-J 944j
nostro cuore cli giusto orgoglio, e saranno monito .all'avversario, che ha accusato il grave colpo infertogli dal peso delle nostre armi vittoriose. Ai camerati caduti volgiamo il pensiero reverente, con commossa gratitudine: il loro sacri ficio ci sarĂ di esempio e cli sprone. A tutli, Comandanti, Ufficiali , Sottuffici ali e Soldati dell ' Esercito, dell' A eronautica e della M.V.A.C. , il mio saluto e il mio elogio.
IL GENERALE DI CORPO D'A RMATA Comandant e F.to Umberto SPIGO
Docunumti - Allegati al Capilo/o l
223 DOCUMENTO
N. 11
UFFICIO COLLEGAMENTO ESTERI CON 'SUPERSLOOA' - P.M . I O
S EGRETO - NON DIRAMAR E
Posta Militare 9. 79 gennaio /943 XXI
Indirizzato a: R. MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
ROMA
e p. c. :
R. LEGAZIONE D'ITALIA
ZAGABRIA
04 - Telegramma di questo Ufficio n. 168/25 del 15 corrente.
La prima fase del ciclo operativo invernale si è conclusa con il congiungimento, avvenuto a Kulen Vakuf delle colonne italiane avanzanti da ovest con le colonne tedesche provenienti eia nord-est. Attualmente le nostre divisioni 'Lombardia', 'Re' e ' Sassari' stanno completando il rastrellamento delle zone eia esse occupate. Ultimato tale compito, le prime due divisioni dovrebbero ritirarsi a nord e a ovest dell a linea Karlovac-Ogulin-Brin_je-Segna (limite previsto da Superslocla della nostra occupazione settentrionale), mentre la terza dovrebbe ripiegare nell a fascia di copertura della Dalmazia annessa. Lungo il litorale del Canale della Morlacca, tra Segna ed Obrovano, rimarrebbero dei presìdi fissi sistemati in specie di piccoli campi trincerati. Le divisione germaniche '717"', SS 'Principe Eugenio' e la divisione tedesco-croata '369a' stanno anch'esse ultimando le operazioni di rastrellamento del Grmeé Planina. Successivamente si sposteranno verso est e verso sud, tra Bos. Petrovac e Glamoc, per assumere il nuovo schieramento previsto per la seconda fase del ciclo operativo che dovrebbe aver inizio verso il 25 corrente e che, come è noto, ha per obiettivo la zona tra G lamoc e Lìvno. A tale seconda fase Supersloda dovre bbe partecipare secondo gli ultimi accordi di Belgrado - soltanto con piccole azioni fian cheggiatrici e con il concorso della M.V.A.C .. Nelle opera7ioni di rastrellamento deJJa prima fase ciel ciclo operativo sono state inflitte ai partigiani perdite di varie centinaia di uomini ed è stato catturato materiale vario.
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Dalma zia · Una cronaca per la storia (1943-1944)
In complesso, però, si ha l' impressione che i partigiani, pur avendo risentito nella loro organizzazione dell' azione militare alleata e pur avendo in alcuni settori opposto una tenace resistenza, siano riusciti , per guanto riguarda il grosso delle loro forze, a sganciarsi abbaslanza facilmente dall 'azione e soprattutto siano riusciti a passare attraverso gli sbarramenti di copertura; battuti in un settore, essi ricompaiono a tergo delle truppe operanti e perfino nelle stesse regioni rastrellate da appena qualche giorno. Infatti, mentre le colonne operanti vanno avanzando verso sud, puntane.lo su Drvar e su Bos. G rahovo , l' attività dei ribelli ha già ripreso nella zona di Slunj , mentre in quella di Karlovac sono segnalati forti ammassamenti cli partigiani, sì da rendere necessaria la preparazione di nuove operazioni di rastrellamento tra il Gorjanci e la Petrova Gora (queste ultime operazioni dovrebbero esser effettuate dalle sole forze italiane). 1n conclusione, questa prima fase del ciclo operativo invernale in Croazia, pur essendo costata pe rdite di una certa entità e soprattutto un forte logoramento di uomini e materiale. non ha avuto risultati sostanziali: ha temporaneamente scompaginato in alcuni settori gli impianti fissi dell a organizzazione dei partigiani ed ha un po' alleggerito la pressione che il raggruppamento delle forze 'ribelli' esercitava verso il nord; ma si tratta di effetti assai limitati nel tempo; in compenso ha spostato la pressione dei ribelli verso sud, in settori - come l'Erzegovina - finora assolutamente tranqui lli.
CASTELLANI
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Documenti - Allega1i al Capilo/o I
DOCUMENTO
N. 12
STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO SERV[ZIO INFORMATIVO ESERCITO (S.I.E.)
N. ZIP 33241 di prot.
P. :\il. 9, 17 marzo 1943 - XXI
PROMEMORIA OuuEno: Croazia · Ciclo operativo 'Weiss' - l" fase (20 gcnnaio-15 febbraio 1943)
Situazione iniziale Una massa ribelle, valutata a circa 20.000 uomini, domina pressoché incontrastata la vasta zona compresa fra la ferrovia Ogulin-Knin e le valli della Kupa e della Sana. La dislocazione dell'esercito partigiano alla data del 20 gennaio appare dallo schizzo n° 1. Ai primi dell' anno la crescente pressione ribelle verso la media Sava e suirimportante centro di Karlovac, in concomitanza all ' azione de i ribelli dei Gorjanci, induce il comando italiano e germanico ad organizzare un vasto ciclo operativo per risolvere la situazione.
Forse impegnate (vds. schizz o n° I) a) Settore germanico (Valli Kupa - Sana) -
Div. germanica SS ' Principe Eugenio' (affluita dalla Serbia) '717"' DL germanica '714'' Df. germanica ' 369"' Df. croata (comandante e parte dei quadri tedeschi) E lementi della ·187" Df. germanica di addestramento.
Totali: circa 30 btg. - 30 btr. - 40 carri armati. b) Settore italiano - (fe rrovia Ogulin - Knin) - 3 raggruppamenti ('Lombardia ' , ' Re '. 'Sassari') - alcun i btg. ustascia - for mazioni della M.VA.C.
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Dalmazia - Una cronaca per la s1oria (1943-1944)
Direttore delle operazioni: gen . Luters, comandante delle truppe gernrnniche in Croazia. Sede di comando: Sisak, fino al 24 gennaio, poi a Zagabria. Concetto operativo
I" fase: costituire uno sbarramento lungo la rotab ile Slunj-BihaéBos.Petrovac-Kljué, mediante rapida azione di e[ementi celeri provenienti da Karlovac e da Sanski Most (vds. schizzo n. l); 2" fase: rastrellare le zone ad est e ovest dello sbarramenlo con l'azione di colonne convergenti.
Svolgimento delle operazioni (vds. schizzo n. 2) a) - Settore germanico Divisione 'SS': occupa Slunj il 24 gennaio e Bihaé il giorno 29, ritardata nei movimenti da interruzioni stradali e dalla resistenza dei partigiani che si ritirano verso sud. Riprende il movimento il giorno 31, ma riesce a raggiungere Bos. Petrovac soltanto il giorno 7 febbraio collegandosi con la '717"' Df. a Jasenovac il giorno 8.
'369"' Df croata: rastrella la zona ovest della Glina e della Samarica Planina. con movimento convergente verso sud, att estandosi fra il 30 ed il 31 gennaio sull'Una, fra Bos. Petrovac e Ostrosak. Il nemico tende a sganciarsi, defluendo verso sud, opponendo resistenze cli retroguardia cli qualche entità. Il 3 febbraio la divisione inizia, in collegamento con la cliv. ' SS' , il rastrellamento ciel Grmeé Planina, sostenendo aspri combattimenti durante il corso dei quali i partigiani subiscono rilevanti perdite. '77 4"' Df: costituisce fronte di sbarramento fra Bos. Novi-PrijedorSanski Most e compie operazioni di rastrellamento a breve raggio .
'717''' Df: con una colonna punta su Prava Jasenica e con altra su Bos. Petrovac. Le due masse sono ostacolate sin dai primi giorni dalla tenace resistenza dei ribelli e da vaste interruzioni stradali. Il giorno 8 febbraio riesce a prendere collegamento con la div. 'SS' a Jasenovac. b) - Settore italiano: Raggruppamento 'Lornbardia ': rastrella la zona di Primislje-SlunjPlaski prendendo collegamento con la div. 'SS' a Primislje il 25 gennaio ed a Sl unj il 27/l.
Documenti - Allegali al Capilo/o i
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Raggruppamento 'Re ': su tre colonne rastrella l'ampia zona compresa fra Lic. Jasenica-Yrhovine-Perusié-Gospié-Medak, occupando importanti centri dell'organizzazione partigiana di Korcnica e Udbina, dopo aver superate rilevanti resistenze lungo le rotabili Perusic- Korenica e Medak-Udbina. Prende collegamento con la div. 'SS' a Licko Petrovo Selo il 29/1 e a Zavalje il 14 febbraio. Raggruppamemo 'Sassari': coopera con le colonn e del raggruppamento 'Re ' in zona Ploca, per piegare le forti resistenze partigiane e rastrella la rotabi le Gracac-Kulen Yakuf. Si collega in quest'ultima località con la div. ·SS' il 14 febbraio.
R !EPILOGO DELLE PERDITE SECONDO I COM UNlCATl UFFICIALI
Perdite
Truppe italo-tedesche
Ribelli
Sett. germanico
Sett. italiano
Totale
Morti
337
355
692
9.000
Feriti
761
l.215
l.976
l.725
Prigionieri Dispersi
l .500 100
432
532
Osservazioni Notevoli masse ribelli sono riuscite a sganciarsi ed a defilare verso sud perché è venuto a mancare il rapido congiungimento tra le divisioni SS 'Principe E ugenio' e ·717"' (la fase del concetto operativo). Il grosso dei partigiani, coperto dalla tenace resistenza cli forti retroguardie, ha così potuto risalire il corso dell ' U na, in direzione de ll'alta valle ciel Yrbas determinando, quindi , una situazione de licata ne lla media valle Narenta. Comunque la 1" rase del ciclo operativo 'Wciss ' ha conseguito i seguenti risultati:
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
- inflitte ai ribelli notevoli perdite in uomini e materiali; - private le formazioni partigiane di una zona ricca di risorse e naturalmente forte; sbandate e disgregate in buon numero le formazioni ribelli; - alleggerita la pressione partigiana nella zona Karlovac-Zagabria; - inibito il collegamento d elle formazioni ribelli della Croazia centrale con quelle della Slovenia.
A S.M. lL RE IMPERATORE A S.A.R. IL PRINCIPE UMBERTO A CAPO Dl S.M. GENERALE A SOTIOSEGRETARIO ALLA GUERRA A CAPI Dl S.M. ESE RCITO - MARINA - AERONAUT lCA A SOTTOCAPO DI S.M. PER LE OPERAZTONT
Docwnerui - Alle"ati al Capitolo I
229 DOCUMENTO
N. l3
R ELAZ IO NE del dottor Bruno Clonfero, già tenente medico del IIT/259" 'Murge' nel fatto d'armi di Prozor (febbraio 1943)
11 centro cli Prozor, costituito da un nucleo di modeste case. si trova in una zona circondata da alture che lo dominano, in Bosnia ai confini dell'Erzegovina. All'ingresso ciel paese, provene ndo da Rama, si incontra una specie di passo con due piccole alture e una torre dominante dell'epoca turca, la quale rivela l'importanza geografica della località. Le alture che circondano Prowr sono coperte da boschi solo ad una certa altezza. e questo rendeva possibile, ne l complesso una buona difesa. Date le caratteriste topografiche della località, Prozor e ra stata scelta come base per ulteriori operazioni; questo aveva portato ad un progressivo aumento di riserve cli viveri, cli munizioni ed anche cli reparti, che non doveva esser rimasto ignoto agli informatori cli Tito. Il presidio consisteva in un battaglione cli fa nteria che era stato in seguito rinforzato da una batteria cli artiglieria a cui si e ra aggiunto un reparto della sezione cli sanità. La rioccupazione cli Prozor da part e nostra che, occupata in un primo tempo, era stata ceduta ad un presidio di ustascia in segui to ristruttura to rrecte: rioccupato] dai partigiani, risaliva all 'ottobre ciel 1942. Da quel tempo le forze del battaglione e ra no andate diminuendo per i naturali rimpatri e per le malattie, senza pertanto essere integra te da complementi. Si era inve ce provveduto ad inviare degli ufficiali provenienti dall'interno [dalla Penisola - n.d.a. l. Questi erano giunti negli ulti mi giorni cli gennaio e, ai primi di fe bbraio 1943, alcuni di essi non avevano assolutamente pratica di guerra, e molto meno dei sistemi partigia ni. Per quello che ricordo, darò la situazione dei quadri delle forze al momento cieli 'attacco. Comandante di battaf!,lione: Ten. col. Marchetti G iannetto che, alla fine di ottobre, venne rimpatriato e sostituito dal capitano effettivo Lamantia
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Dalmazia - Una cronaca per /11 storia (1943-1944)
Nino, il quale, a sua volta, dovette cedere il comando cli battaglione perché inviato come osservatore presso una squadriglia cli aviazione.
'>' Cornp.: Cap. cli complemento Rigoni, di Valenza Po (divenuto comandante di battaglione interinale). Al momento dell'attacco era comandante titolare. - Sottotenente Bizzarri Augusto - Sottotenente Bcrtoncini Adriano. ./0" Comp:: Cap. Lamantia Nino (assente, vedi sopra) . · Tenente Barone - Tenente Falconi - Sottotenente Valenzano - Sottotenente Rossi: appena giunti dall'Italia.
I/" Cornp.: Ten. Pl inio Valizzone , di Alessandria - Soltotencntc
Sforza - Sottotenente Robbc - Sottotenente Sibili a di Roma - Tenente Rama (cornp. cannoni da 47). 12" Com.p.: mitraglieri: cap. Massone (assente) - Ten. Manocchio • Ten. Olivieri (assente). Comp: Comando: Ten. Enrico Sandri - Sottotenente Baumgartner, addetto ai riforn imenti - Sotto tenente Deregibus Giuseppe, ufficiale addetto.
Batl. di art.: Tenente Enrico Di Biasio (in quel periodo il cap. era a Mostar) lnel testo viene indicato come De Blasi Renzo - n.d.a. l Sottotenente Innamorati Fausto. Medici: Ten . medico Clonfero Bruno - Sottotenente mcd. Carugo Ampelio. Sezione di Sanità: dott. Guido Sartori [sottotenente - n.d.a.].
L'organizzazione della difesa, iniziatasi ai primi di ottobre, era andata mano a mano rafforzandosi con costruzione di muretti di pietra, mattoni trovati sul posto e sottratti ad alcune costruzioni colpite da precedent i incursioni . Si trattava nel complesso di una corona di fortini in muratura con leggera copertura. I fortin i erano appena ultimati quando fummo assaliti. Di questo attacco eravamo stati pre avvisati da partigiani disertori, tanto che non giunse assolutamente di sorpresa . La sorpresa consistette invece nell 'intensità dell'attacco e nei mezzi di cui i partigiani erano forniti e che non avevamo previsto affatto.
Documenti - Al/efiali al Capilo/o I
23 1
Si trattava di affrontare migliaia di uomini armati anche di mortai da 81 e nel secondo attacco anche di artiglierie. Dato che l'attacco era previsto, il morale dei soldati era alto. La difesa era costituita da una corona di fortini con deboli reticolati. L'attacco iniziò alle ore 21 precise con un fuoco improvviso cli mortai da 81 sulle postazioni di artiglieria, sul comando e sui nostri depositi: ciò dimostrava che i partigiani erano per(et.tamente informati circa la nostra dislocazione. Contemporaneamente a questa azione di fuoco i partigiani si avvicinarono ai nostri fortini e, dopo aver tagliato con pinze tagliatili i reticolati, gruppi di assalto, dopo un forte lancio di bombe a mano, fece ro irruzione nei fortini 2 e 2/bis che, per la loro dislocazione, trovandosi sulla linea marginale di un boschetto, permettevano all'avversario cli avvicinarsi di notte senza essere visto. Il fortino n. 2 fu investito in pieno anche da un colpo di mortaio che sfondò il tetto in corrispondenza dell 'alloggio del com.te ten. Manocchio della 12° comp. mitr., il quale, in seguito all'esplosione, rimase privo cli conoscenza e fu creduto morto dai partigiani, i quali lo lasciarono stare, mentre fecero alcuni prigionieri che uccisero sul posto e nei pressi. li fortino 2/bis era più piccolo ed era comandato da un sottufficiale . Qui i soldati riuscirono a sottrarsi alla cattura retrocedendo.
Mentre tutto ciò avveniva ai fortini 2 e 2/bis, gli altri avevano resistito magnificamente e così pure il posto cli blocco A), causando notevoli perdite al nemico tanto che, quando fui in prigionia , ebbi la materiale sensazione della efficacia della nostra azione. Tutto ciò, però, aveva permesso una irruzione ai gruppi di assalto della seconda brigata dalmatica partigiana che ci fronteggiava; i parligiani poterono infatti giungere nei pressi del comando di presidio: ma essi miravano soprattutto all 'artiglieria, dato che arrecava loro notevoli perdite. Non riuscendo a raggiungere le posizioni dei pezzi e vistisi in condizioni sfavorevoli, abbandonarono il campo alle prime luci dell'alba. Si poterono così rioccupare i due fortini ed anche inseguire il nemico senza incontrare resistenza. Frattanto i collegamenti telefonici erano stati tagli ati dai parligia ni : ciò permise di constatare che la difesa aveva agito completamente iso lata
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Dalmazia - Una cronaca per la srorit1 (1943-I944j
e che i fortini avevano tenuto bravamente testa anche se qualcuno di essi aveva dovuto cede re. La nostra artiglieria fu di prezioso ausilio. Fu infatti evidente il compito degli assaltatori partigiani portatisi in vicinanza dei pezzi per metterli a tacere. In questa azione si distinse in modo particolare il s.tenente Bizzarri della 9' compagnia, comandante del posto di blocco A) che, per q uanto ferito, fu di esem pio per tutti i soldati fino all 'ultimo. A ltro ufficiale che si batté magnificamente fu il s.tenente Berloncini Adriano che, circondato in un fortino isolato, continuò a resistere tanto che percepimmo i colpi della difesa fino a mezzogiorno del 18 e che certamente fl.1 quello che resistette con maggiore eroismo. Vero le 4 del mattino era giunta una compagnia con carri armati leggeri al comando di un capitano effettivo, Nenna, che assunse il comando anche della difesa. La compagnia carri fu particolarmente utile a snidare nuclei di partigiani che si trovavano nel paese e ad inseguire altri nei pressi dei fortini. A questi si aggiunse l'azione della nostra artiglieria che, con ben aggiustati colpi, mise fuori combattimento altri elementi partigiani, tanto che, con relativa faciliUi, si r iuscì a rioccupare i fortini 2 e 2/bis, ma non vi trovammo traccia di difensori, mentre trovammo alcuni cadaveri di nostri soldati e cl i partigiani sia dentro che fuori ciel fortino: ciò che dimostra l'intensità della lotta. Il 17, al tramonto, venimmo a sapere che saremmo stati attaccati di nuovo. Questa volta però i partigiani vennero con pezzi di artiglieria catturati ai tedeschi . Con questi nuovi mezzi di fuoco la lotta diveniva per loro molto più facile, tanto che [recte: dato cheJ i nostri fortini erano di mattoni e di scarso pietrame. Fra le 2 e le 3 della notte del 18 la situa7ione si aggravò pericolosamente e divenne in seguito insostenibile perché il posto di blocco A), dove si trovava il ten. Barone ed il tenente Fa.leone , aveva ceduto. Il fortino che proteggeva .l'artiglieria era stato colpii.O in pie no con un colpo che aveva messo fuori uso un cannone da 47 ed aveva prodotto notevoli perdite fra il personale. Fu allora che il nuovo comandante diede ordine di ritirarsi. Furono tolti gli otturatori ai pezzi e si costituì una colonna che avrebbe dovuto portarsi a Jablanica.
Documenti - Allexa1i al Capiwfo I
La strada era apparentemente libera; si commise il grave errore di non procedere ad incendiare il magazzino viveri e munizioni, malgrado vi fossero ord ini in proposito e non mancassero i mezzi (il deposito di carburanti era poco lontano). E ppure si doveva comprendere che t utto que l materiale avrebbe dato nuovo incremento alla lotta contro di noi. Il fortino n. 1, comandato dal s.tenente Bertoncini, il 3 comandalo dal s.tenente Sforza e quello comandato dal s.tenente Robbe, continuarono a resistere anche dopo l'ordine di ritirata che non era stato loro trasmesso. Bertoncini continuò a resistere fino a mezzogiorno del 18 quando il battaglione era già circondato sulla strada cli Jab lanica. Man mano che i fortini cadevano i difensori venivano massacrati .
., ;, .,, * .., * .,, Costituivamo dunque una colonna che aveva in testa gli automezzi protetti da qualche carro armato e le autoambulanze: dietro seguivano gli elementi del battaglione, sulla strada di fondo valle, a cui si aggiungevano gli elementi di scorra fissa disposti a difesa della strada. (Btg. difesa costiera e mitraglieri di Cd.A.). Fu così che la colonna gi unse senza molestie sul ponte di legno sul fiume Rama che venne passato senza difficoltà. Eravamo nelle vicinanze di Gracac, allorché il nostro carro armato che era in testa non poté più proseguire essendo la strada ostruita. La colonna si arrestò: immediatamente dalle alture circos tanti venne aperto un tiro al bersaglio con mitragliatrici pesanti e mortai contro gli autoca rri fermi. Noi rispondemmo ma, data la nostra posizione, il ruoco risultava inefficace. Una delle prime vittime fu il s.tenente medico Sartori, colpito da una pallottola di mitragliatrice al. polmone, mentre si sporgeva dall'ambulanza per vedere per quale ragione ci fossimo fermati. Le perdite sulla strada priva di qualsiasi riparo e che correva parallela al fiume, continuarono tutto il mattino sino a mezzogiorno. Alcuni autocarri tentarono disperatamente di passare sotto il fuoco, ma i guidatori, co lpiti a morte, trascinarono irrimediabilmente il loro carico nel fiume. In uno di questi autocarri trovò la morte il tenente Dc Blasi Renzo comandante della batteria. Visto che sulla strada non vi era alcun riparo, provvidi a far traspor-
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Dalnwzia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
tare i feriti sulle pendici del monte, dove procedetti alle medicazioni più urgenti e lì rimasi a compiere il mio dovere fino al momento della cattura che avvenne alle 17.50. Assieme a me venne fatto prigioniero il s.tenente Fausto Innamorati del 154° artiglieria 'Marche' . Alcuni ufficiali, eludendo la sorveglianza partigiana, riuscirono a sottrarsi alla morsa nella quale eravamo serrati . Il s.tenente Sforza di Roma - vivente - che non aveva ricevuto l'ordine di ritirarsi, riuscì a sottrarsi alla cattura e, eludendo la vigilanza partigiana, con i suoi uomini armati, puntando attraverso le montagne in direzione nord-est giunse a Sarajevo, ove arrivò stremato di forze e con parecchi uomini congelati, ma senza perdite, e con le armi. 1 s.tene nti Giuseppe Deregibus e Plinio Yalizzone del comando battaglione, vista l'assoluta impossibilità di passare sulla strada, radunarono un nume roso nucleo cli soldati armati e, con il secondo medico del battaglione, s.tenente Ampelio Carugo, tagliarono altra ve rso le montagne a sud e riuscirono a portarsi a Jablanica, ove purtropp o seguirono la sorte de gli ufficiali di quel presidio (il s.tenente Carugo Ampelio morì in prigionia di tifo petecchiale ).
Di tutti gli ufficiali del presidio di Prozor, elencati nella prima parte di questa esposizione, il sottoscritto si salvò perché sanitario, il s.tenente Innamorati - di artiglieria - perché fatto da me passare per sanitario; ed il s.tenente Sforza perché arrivato a Sarajevo . •: • •:, ,!,: 8 ,j,
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Tutti gli altri morirono o in combattimento, o uccisi subito dopo, o perché feriti intrasportabili o in prigionia. Alcuni, fr a cui il cap. Nenna, il cap. Rigoni, il ten. Rama furono tenuti come ostaggi e morirono di fame e di stenti in prigionia. II cap. Rigoni morì nel Montenegro il giorno stesso in cui i tedeschi stavano arrivando e sarebbe pe rciò stato liberato. La stessa tragica sorte subirono i nostri solda ti caduti prigionieri feriti e che non potevano camminare, ed in gran parte que lli che subirono la prigionia. Durante il mio soggiorno a Neive dopo 1'8 settembre 1943, ebbi la sorpresa di lrovare il militare calabrese Spina Francesco, della 10" compagnia, di Strongoli (Catanzaro), che ave va fati.o parle del gruppo di feri ti catturati a Gracac; egli pure si era salvato fra i soldati fuci lati perché creduto morto.
Documenri - Allegati lil Capiwlo I
) J_.:i
Fra i comandanti di settore che maggiormente si distinsero nella azione di difesa dei fortini, per il coraggio, lo spirito di abnegazione ed il sentimento del dovere, devono essere particolarmente segnalati i seguenti: S.tenente Bizzarri Augusto, comandante di fortino - non abbandonava la posizione benché ferito gravemente e ripiegava barellato soltanto dopo aver ricevuto l'ordine. Venne ucciso in barella dai partigiani. $.tenente Bertoncini Adriano - non avendo ricevuto l'ordine cli ripiegamento continuava a resistere sulle posizioni del suo piccolo forti no fino a mezzogiorno del 18, cioè quando la colonna era già in via di dissoluzione, e cadeva passato per le armi dal nemico. S.tencnte Sforza - vivente - per la sua valida difesa del fortino assegnato, che resistette sino all' ultimo, e per la pronta iniziativa con la quale riuscì a mettere in salvo i suoi uomini armati , allorché vide che la colonna era già tagliata fuori e preda dell'imboscata partigiana. Tenente Valiz7.one Plinio - che morì in prigionia fucilato, dopo aver guidato un notevole numero cli uomini alla difesa di Jablanica, superando le insidie nemiche. Tenente cli artiglieria Dc Blasi - per il valido ed intelligente concorso della sua batteria in due momenti particolarmente difficili dell'azione cli dif'e sa di Prozor, e per aver reso i propri mezzi inservibili. caduto nel tentativo di rompere l'accerchiamento nemico nel fondo della valle Rama. Ma è da dire che, benché isolati, tutti compirono il proprio dovere combattendo o furono massacrati sul posto, ovvero morirono di patimenti e di stenti in prigionia. Ad essi va il mio ricordo affettuoso di compagno d'armi di un e rois mo sfortunato.
Tenente medico CLONFERO dott. Bruno 21 luglio 1952
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Dalmazia - Una cronaca per la swria (1943-7944)
DOCUMENTO
N. -i4
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Roma, 15 febbraio 1943-X Xl
APPUNTO PER L'ECCELLENZA ILSOTrOSEG RETA RIO Nell 'udienza concessami , il 12 corrente, presente V.E., il Duce mi disse di ave rmi chiamato per tene re rapporto sulla situazione politica in Croazia e precisò i segue nti punti: I) II) III) IV)
Italia e Croazia Germania e Croazia Croazia e ribelli Croazia e J ugoslavia
Il ra pporto è continuato il giorno successivo , presente il Capo di Gabinetto. I)
Italia e Croazia: Partendo dalla impostazione de i rapporti italo-croati e dalla connessione tra gli accordi politici e gli accordi territoriali de l maggio 1.941, esposi la situazione qual 'è attualmente: con un giuoco squisitame nte balcanico, con la riluttanza, con la diffidenza, con la sua pres unzione di maturit~ e cli autosufficienza politico-militareeconomica, con le sue inadempienze, il Governo di Pavelié si è allontanato dalla linea dei Patti di Roma. Oggi l' Italia, che politicame nte ha garantito la Croazia , che militarmente ne l corso di circa due anni ha dato uomini e meni pe r la difesa ciel territorio croato, non vede riconosciuta la preminenza dei suoi inte ressi ne llo spazio croato. Uomini di Governo e classe dirige nte sono tenace mente riottosi e, s pesso, ostili all'Italia; essi non danno prova di volontà amichevole verso di noi, né Pavelié (forse pe r indecisione o per calcolo) li e duca a questo; e tanto meno li indirizza energicamente verso il concretarsi delle forme cli collaborazione che erano previste ne i Patti e dovevano portare la Croazia, con lo sviluppo dei reciproci rapporti, nell'orbita della comunità imperiale di Roma. Alla stregua d ei fatti può dirsi che l'esperime nto della creazione cli uno Stato Croato indipendente non è ri uscito, e che il regime ustascia, espressione di una mentalità primitiva e violenta, sleale ve rso di noi, ci ha de lusi. Sarebbe eccessivamcnlc
Docw11e111i - Allegati al Capitolo I
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ottimistico pensare che possa esserci un sostanziale mutamento di indirizzo. AlJa fine del giugno 1942 richiamai l'attenzione di Pavelié sulla situazione anormale che era venuta determinandosi sollo il suo regime nei nostri confronti; gli dissi che il R. Governo, alleato della Croazia e garante della sua indipendenza, doveva constatare che il regime ustascia non era odentato verso l'Italia come avrebbe dovuto essere; che l'alleanza venticinquennale era considerata come un alleanza contingente, come le altre alleanze cli questa guerra; che da parte di uomini responsabili croati si faceva del binomio Italia-Germania un termine di paragone antitetico, rivolto in funzione antitaliana, a scapito della posizione dell'Italia; che il sentimento politico dei croati non era favorevolment e disposto. né opportunamente diretto dall 'azione di governo e dalla propaganda; che le manifestazioni irredentistiche, non sempre spontanee, quasi sempre tollerate, venivano represse soltanto per mio intervento; e che avremmo potuto trovarci, qua lora egli non avesse agito tempestivamente sull'opinione pubblica, cominciando dai suoi stessi collaboratori, in situazione incresciosa, analoga a quella esistente al tempo della Jugoslavìa . Consegnai a Pavelié in quell 'occasione un memorandum, nel quale erano sviluppati i concetti che ho riassunto. (Allego copia del memorandum).
Ebbi assicurazion i formali, ma nulla fu fatto. Tornai col Poglavnik sull'argomento più volte, e, venuto a sapere che della cosa era stato incaricato Lorkovié, manil'estai a questi il mio disappunto. Lorkovié era senza dubbio il meno adatto, per struttura me ntale, per ed ucazione e per convincimento, ad essere il fattore positivo e determinan te di un chiaro orientamento della Croazia nei nostri confronti. Il giorno 8 corrente, traevo Io spunto - in un colloquio con Pavelié della inammissibile e intollerabile insistenw con cui Lorkovié e altri uomini facenti capo a lui si ingerivano in questioni militari, formulando giudizi sul contegno delle nostre truppe operanti in territorio croato, e 1icordavo al Poglavnik le mie richieste contenute nel memorandum . Egli mostrò di stupirsi che nulla fosse stato eseguilo, e mi promise che se ne sarebbe occupato personalmente. Gli dissi che forse era troppo tardi. A questo punto il Duce ha parlato de lla questione monarchica . Ha detto che l'offerta della Corona a Casa Savoia fu certo un atto molto
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1943 -1944)
importante. Ma come si può dar seguito alla designazione del nuovo monarca, successore di un antichissimo Re croato il cui nome si perde nella notte dei tempi (Zvonimiro o Tomislavo ), se la situazione interna è quella che è in Croazia, se i rapporti con l' Italia, invece di rafforzarsi si allentano? Il Duce mi ha chiesto: «È vero che si esita, quasi si ha paura di esporre nelle vetrine il ritratto del re designato?» Ho risposto: <<È vero. Ma io ho evitato di consigliare che si faccia , mentre lotte interne, di religione e cli razza, dilaniano il paese, e finché continueranno le stragi e le persecuzioni contro la minoranza ortodossa, la cui responsabilità ricade su Pavelié e sul suo Governo». Il Duce ha osservato che non si può, in queste condizioni. parlare nep. pure di mandare un Savoia a regnare in Croazia. Ha ricordato che Pavelié deve molto a noi: non solo lo abbiamo ospitato a lungo in Italia, e aiutato, e sottratto alla richiesta cli estradizione da pa1te della Francia. ma lo abbiamo valorizzato dopo. Mi ha chiesto: «Di qual natura sono gli incidenti che si verificano tra nostri militi e elementi croati?» .H o risposto che sono incidenti a sfondo a volle irredentistico, a volte occasionali, in luoghi di ritrovo: le Camicie nere della compagnia ' M' non danno luogo a provocazioni e, quando provocati, si comporLano ottimamente, rintuzzando e me nando le mani se necessario.
li Duce ha domandato che cosa pensassi della Missione Militare e del colonnello Re. Ho risposto che l'opera della Missione, sotto la direzione cli Re, è soddisfacente, malgrado le evidenti difficoltà per concretare la collaborazione militare. Ho aggiunto che eia parte tedesca vie ne molto apprezzato il contributo militare italiano nella lotta contro i ribelli. particolarmente a propos ito delle recenti operazioni. U) Germania e Croazia - La Germania va stabilendo in Croazia la sua protezione cli fatto. Non si pensa ad un protettorato, almeno per il momento. I tedeschi assistono la Croazia, la appoggiano, la forniscono cli armi e viveri, mostrano cli giustifica rne le immaturità e le inte mperanze, e. intanto, cercano cli a pprofondire ed estendere i controlli militari e politici. I croati lasciano fare, agitandosi pro forma, certo molto meno che con noi italiani. L'animus de i croati è diverso nei riguardi dei tedeschi: essi sono ben disposti . Mentre confermano la loro volontà di indipe nd enza.
Documenti · Allega1i al Capitolo I
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vagheggiano il benessere di cui gode la Slovacchia. Per spiegare con noi questa differenza di atteggiamento dicono che non sappiamo comprenderli, non vogliamo aiutarli , e constatano che poco o nulla diamo di quel che ad essi abbisogna. Cosa pensa Pavelié? Furbescamente egli pensa che, ottenuta la garanzia dall'Italia, è bene farsi proteggere di fatto dalla Germania. Se vincerà l'Asse, sarà la Germania a decidere delle sorti dell'Europa, e specialmente, dei piccoli Stati. III) Croa zia e ribelli - Il Duce mi domanda: «Pavel ié è padrone della situazione? Tiene saldamente in mano il timone?» Rispondo: «Tiene col suo regime poliziesco Zagabria e lre o quattro città, il resto è in m.ano dei ribelli, o è occupato militarmente da noi e dai tedeschi. Anche le regioni settentrionali, Sinnio e Slavonia, dove l'elemento ortodosso era tranquillo fino ad un anno fa, si sono messe in rivolta, per reazione alle persecuzioni degli ustascia. Sono fatt i anche recenti. Alla base del programma di Pavelié e di quasi tutti i suoi Luogotenenti è sempre lo sterminio degli ortodossi». «Non c'è stato un mutamento di programma, dopo l'allontanamento dei due Kvaternik?», chiede il Duce. «C'è stata una sosta per le pressioni nostre e tedesche, ma il programma è sempre quello», rispondo. «Perché non pensano a farli emigrare in Serbia?» «Ci pensano. Ma non credo che questo sia realizzabile s ubito. Intanto gli ortodossi sono ridotti ad un milione e mezzo. Si calcola che quat· trocentomila siano gli uccisi e centomila i convertiti al cattolicesimo». Ricordo che il Duce nel giugno 1942 ricevette il Ministro croato del le Finanze, Kosak, e gli disse di far sapere in Croazia che non era concepibile stabilizzare il regime e normalizzare la situazione interna, persistendo nella lotta contro gli ortodossi . Mi risulta che Kosak, rientralo in patria, riferì in un Consiglio dei ministri le parole del Duce, adoperandosi per un mutamento cli lotta. Cadde in disgrazia, fu sul punto di essere defenestrato , e fu accusato di essersi venduto agli italia ni (si fece correre la voce che aveva ricevuto 50 milioni dal conte Volpi). «Non perdonerò mai a Pavelié di averci ' rega lato un supplemento cli
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Dalmazia · Una cronacc1 per la storia {1943-1944)
guerra ' nel suo territorio, proprio per la impolitica ostinazione di voler sopprimere due milioni di ortodossi». IV) Croazia e Jugoslavia - «E il signor Perié sogna sempre la grande Croazia?» chiede il Duce. «Il Ministro di Croazia a Roma è uno dei nostri nemici. Ed è in combutta con Lorkovié». «Lo so. E vorrebbe fare di Lorkovié il Presidente del Consiglio. Che cosa fanno i macekiani?». «Sono in ripresa all'interno; vanno ristabilendo la loro organiaazione di pa1tito. Preparano un programma per la futura conferenza della pace». «Quale?» «Grande Jugoslavia o Federazione di Stati balcanici sotto l'influenza della Russia, compresa la Dalmazia, le isole, Fiume e l'Istria. Oppure Stato sottodanubiano, patrocinato dagli Stati Uniti: Austria, Ungheri a, Croazia, Slovacchia, Dalmazia». Il Duce mi rivolge alcune domande su lla s itu azione ge ne rale: «Quall'è la Stimmug per quanto vi è dato cli osservare?» «Da due mesi si avverte una notevole depressione degli animi, per quello che potrà essere l'esito della guerra. L'ho rilevata non soltanto negli ambienti croati, ma anche in quelli tedeschi, militari e politici. D epressione con tendenza all'aumento. Si parla, piuttosto libe ramente, di errori dell a Germania». «Errori nel campo strategico e tattico - sottolinea il Duce -. Si chiedono uomini alla Croazia per la campagna di Russia?» «Vengono richiesti , e inviati in Germania per l'addestramento. Ma intanto, per necessità locali, si impiegano nella guerra balcanica».
Il discorso viene portato sul contributo dei paesi alleati alla guerra. II Duce pone in rilievo Io sforzo che sta compiendo la Romania e «il contributo che dà, superiore alle sue stesse forze, nella lotta contro i sovietici». Il Duce svolge alcune considerazioni sulla resistenza interna dei Paesi impegnati nella guerra, e fa l'elogio della burocrazia italiana. Il Duce considera terminato il rapporto, e mi impartisce le direttive che riferisco nell'appunto a parte.
Documenti · /\llegflti al Capitolo I
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ALLEGATO MINISTt::RO DEGLI AFFARI ESTERI GAB1NE1TO
S cGRETO
A PPUNTO PER L'ECCELLENZA IL SOTIOSEGRETARIO D I STATO A l termine del rapporto elci 12 e 13 corrente, il Duce mi ha imparti to le seguenti direttive. A) Dite a Pavelié:
1) c he desid e ro vederlo, e ch e s ta bilire mo la data del prossimo incontro: 2) che stò benissimo cli salute malgrado si dica il contrario. anche da parte elci suo Ministro a Roma: 3) che sono se mpre suo a mico e della Croazia indi pc.:ndentc; 4) che desista dalla lotta contro gli ortodossi. non soltanto per ragioni di umanità, ma perché è un e rrore, un grave errore. se egl i - come credo - vuole che la Croazia viva e il suo Regime non perisca: 5) che faccia s mettere nel suo Paese l'irredentismo. sollo qualunque forma; è inattuabile cd è ridicolo. Noi potremmo fa re dell'irrede ntismo ·coman dato' e anche.: 'spontaneo·. Ma ce ne aste niamo pe r ragion i di serietà e di attua lità. Ne l mio discorso del 2 dicembre. discorso che bisogna saper leggere anche rra righe, ho detto che le questioni territoriali passano in secondo ordine ncll'al!uale momento. A suo te mpo ci torne remo. Pra parentesi dirò: non pe r concedere o rinuncia re. Son o convinto che la Dalmazia non può vivere così, dev'essere riunita o politicamente o economicame nte. 6) che non ho motivo di compiacermi de lla sua politica ' pe ndolare· oscillante fra noi e i tedeschi: 7) che la guerra sarà condotta da noi fino in fondo. Non abbia mo esa urite tutt e le nostre possibilil}1di uomini e di mezzi. B) A Voi dico:
1) chi a riremo col Poglavnik , nel prossimo incontro la situazione dei rapporti con l' Italia; 2) dei vari orga ni economici, costituiti per gli scambi con la Croazia, la Commissione presieduta da l conte Volpi con ti nucrù il s uo normale lavoro. (Ho fatto presente al Duce che siamo riusciti a o tte-
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Dalmazia - Una cronaca per la s/oria ( 1943-1944)
nere forti quantitativi di legname da ardere e da opera, ma che per scarsezza di materiale ferroviario - non abbiamo potuto sinora provvedere a ritirarli a Fiume); 3) raccomando di sorvegliare la condotta degli italiani, il loro contegno, la loro onestĂ . Evitate che gli incidenti s i susseguano, e pretendete dagli italiani il massimo di disciplina, per il nostro prestigio; 4) quando vi siano questione di rilievo da risolvere o da concludere che incontrino resistenza, o il temporeggiamento, per mala disposizione dei croati, tratteremo con la parte tedesca a Roma, perchĂŠ il gioco pendolare non riesca. CASERTANO
Roma, 15 febbraio 1943-XXT
Ooc11111 e111i - /\ll eg111i al Cupirolu I
DOCUMF.NTO
N. 15
·'Dato in visione al Duce il 18febbraio 1943"
APPUNTO PER IL DUCE Allo stato attuale delle cose, i tedeschi devono scegliere una linea difensiva economica - eliminando tutti i salienti - cd organizzarla durante il disgelo, cioè quando la pressione nemica sarà d iminuita, in modo da poter sicuramente resistere agli allacchi russi d i estate, facendoli infine esaurire.
È più redditizio , nella situazione cli quest' anno, la difensiva che l'offensiva perché questa non può proporsi, per mancanza di forze adeguate, l'obiettivo risolut ivo, e cioè l'annientamento dell'esercito russo. Un a ltra corsa in avanti, del genere attuato nel '41 e nel '42, è sterile di risultati positivi perché il nemico non si lascerà agganciare e perché la conquista di zone anche vaste non lo metterà a terra. Bisogn erebbe rite ntare la occupazione delle zone petrolifere del Caucaso e delle zone industriali , cosa questa molto problematica e , a meno di poter penetrare molto profondamente in territorio russo, non decisiva, perché ormai i russi hanno organizzato agli Urali le loro industrie, ed hanno ampliato lo sfruttamento dei pozzi di petrolio nell'interno. Per contro, un a d ifensiva validamente condotta può ripromettersi, con buone possibi lità, di ridurre a zero il potenziale resid u o dei russi, po1.en1.iale che se oggi è ancora alto non è certo inesauribi le . Inoltre la difensiva consente di economizzare mezzi a tutto vantagg io degli altri scacchieri e piLt precisamente dello scacchiere Mediterraneo. In questo siamo direttamente interessati noialtri ; ma i tedeschi debbono una buona volta capire che in eguale misura sono interessati anche loro e che perciò debbono intervenire col maggior apporto possib ile. A nche in Mediterraneo l'iniziativa delle operazioni non può essere per ora tolta al nem ico; ma anche in questo scacch iere una difensiva forte, capace cioè cli rar fallire lo sforzo nemico, può farci conseguire risu ltati assai redditizi e tali eia mutare, nel volgere cli qualche mese, la situ azione.
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Dalmaz ia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
In primo luogo occorre tener duro il più possibile in Tunisia. Se il nemico non si sarà impadronito di Biserta non tenterà alcuna altra azione in Mediterraneo perché non potrà sfruttare le sue basi del Nord Africa. E poiché non risulta che stia accumulando mezzi e forze in altra zona del Mediterraneo mentre ci è perfettamente noto l'intenso sforzo in atto per portare in Africa del nord una ventina di divisioni, si può escludere. con buona approssimazione, che le future offese possano avere come base di partenza altre località che non siano l' Algeria e la Tunisia. Se all'avversario occorre, come necessaria premessa, la conquista della Tunisia, quanto più noi contrastiamo questa conquista, tanto più dilazioniamo nel tempo lo svolgimento dei suoi piani. Questa dilazione avrà sicuramente un effetto morale e renderà l'avversario incerto sul eia fare. Se ad un certo punto avvenisse il nostro crollo in Tunisia, il nemico, dopo un congruo periodo di preparazione, soprattutto dovuto alla necessaria racco lta dei mezzi navali , tenterà la sua azione contro le coste d'Europa . Ciò che può presumersi, in ogni modo. non possa avvenire prima di maggio o giugno. Abbiamo quindi avanti a noi due-tre mesi dei quali uno-due per potenziare ulteriormente la Tunisia. In questo tempo ristretto non si possono Care grandi cose per difficoltà di trasporti. marittimi e ferroviari. Questi ultimi, seppure più facili dei primi, hanno anche essi un punto cli saturazione che non può essere superato. Punto che sarà ancora più basso andando avanti perché sempre maggiori saranno le offese aere dirette a paralizzare il traffico. Ma qualche cosa si può fare purché non si perda tempo. E questo qualcosa deve principalmente fare l'alleato. Egli deve: - decidersi senz'altro ad aderire alle nostre richieste di materiali per mettere a posto la difesa delle nostre coste e di quelle della Grecia; . -facilitare al più presto lo sganciamento delle nostre divisioni impegnate in Croazia, che si dovranno ridurre alla costa su di una linea idonea a mantenere il possesso dei punti vitali (Zara - Sebenico Spalato - Cauaro); - darci i mezzi per armare e per far muovere rapidamente le divisioni nostre destinate a costituire la massa di manovra nel la Penisola;
Documenti - Allegali 11/ Capitolo I
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- inviare in Grecia delle forze per la manovra e per guardare le provenienze da Salonicco; - potenziare le proprie forze aeree in Mediterraneo in misura da contrastare adeguatamente l'azione avversaria; - aumentare il numero dei sottomarini in Mediterraneo per combattere qui la più intensa lotta al traffico.
É questo il momento nel quale l'euforia che sino ad ora ci ha fatto vivere nell'irreale deve lasciare il posto al realismo che valga a rianimare tutti ed a farci comprendere lo sforzo grandioso che la situazione d'oggi, il poco tempo disponibile. la ristrettezza dei mezzi, debbono far diventare parossistiche. Ma soprattutto è questo il momento nel quale l'alleato deve smettere di combattere la sua guerra e capi.re che per la propria salvezza è egualmente importante tenere fermo sul Dnieper come in Sicilia o ne l Peloponneso. Se i tedeschi abbandoneranno.l'idea dell'offensiva e non penseranno più a Stalingrado et similia, avranno molta probabiliU1 di prostrare il nemico d ' oriente; se noi riusciremo a stroncare i tentativi di sbarco anglo-americani, la situazione militare del!· Asse sarà notevolmente migliorata. Assieme a questo miglioramento , in campo avversario l'insuccesso produrrà indubbiamente una crisi morale che noi potremo sfruttare. In conclusione: i tedeschi devono cambiare intendimenti operativi e debbono aiutarci, altrimenti noi non saremo più obbligati a seguirli nella loro errata condoll.a di guerra.
P i\1. 21, 77 febbraio 1943-XXI
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Unu cro11urn pa lu , wria I 19./3- 19./4)
DOClJM F.NTO
N. 16
MINISTERO DEGLI AFFA RI ESTERI GAB. A.1'.-CROAZIA
APPUNTO PER IL DUCE In questi ultimi mesi si è accentuata la pressione tedesca in Croazia tanto nel settore militare quanto in quello politico ed economico. Le lruppe tedesche occupano ormai i tre quarti del paese. Esse vi hanno concentrato cinque loro divisioni delle quali una composla dei legionari croati ritirati dal fronte russo e di reclute croate equipaggiale, armate ed inquadrate dai tedeschi. È in corso di allestimento in Germania un 'altra divisione parimenti costituita da elementi croati. Il Comando delle forze armate croato è passato così sotto il controllo germanico ed è stato già annunciato che il generale Luters che coma nda le forze tedesche in Croazia intende trasferirsi a Zagabria per stabilirvi il suo Quartier Generale. Nei territori occupati i Comandi tedeschi hanno assunto cli fatto la pienezza dei poteri civili tenendo sotto uno stretto controllo le autorità arnministralive e giudiziarie croate. · Il Governo croato, che non ha più forze proprie sulle quali appoggiarsi giacché anche la Polizia dipende cli fatto dali a Gestapo, manifesta la più assoluta acquiescenza alla volontà de lla Legazione tedesca a Zagabria. Si è in tal modo instaurato cli fatto un vero e proprio protettorato germanico sulla Croazia. Naturalmente nel settore economico si è accentuata la manomissione cli tutte le risorse del Paese da parte cli enti tedeschi o di società tedesco-croate nelle quali evidentemente l'ingerenza tedesca è predominante e ben sca rso margine è lasciato alle inizi ative italiane e agli scambi con il nostro Paese. É necessario riconoscere che una situazione di lai genere, che pregiudica gravemente il nostro prestigio e il nostro preminente diritto in Croazia, è stata determinata dai rece nti avvenimenti militari che hanno costretto il Comando Supremo ilaliano a ritirare dalla Croazia alcune delle nostre divisioni e quindi restringere l'area della nostra occupazione militare. È anzi eia prevedersi che allre forze dovranno essere ritirate. Poiché, come è noto, il grosso delle forze ribelli dei Balcani è concentrato in Croazia, era inevitabile cbe nei territori da noi sgombrali, soprattut-
Documenti - Allegmi o! Capitolo I
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to nella 3·' zona, ma altresì in alcuni tratti della 2", operassero le truppe tedesche, le quali, per concentrare il loro sforzo in Croazia, si sono falle sostituire, in buona parte della Serbia, dalle truppe bulgare. L'interesse italiano è che questa situazione contingente non pregiudichi la posizione preminente dell'Italia in tutto il territorio della Croazia che è stato riconosciuto suo spazio vitale. Converrebbe a tal fine che venisse disposta la più stretta collaborazione fra le rappresentanze diplomatiche italiane e tedesche a Zagabria nonché tra le Autorità militari e che non si procedesse ad alcuna iniziativa nel campo politico come in quello militare ed economico senza una previa intesa tra esse in modo da evitare ogni menomazione del nostro diritto e confermare, agli occhi dei croati, che nulla si fa in Croazia senza il nostro benestare. In tal senso dovrebbero essere impartite chiare istruzioni alla rappresentanza tedesca a Zagabria.
Roma, lì 22 febbraio 1943-XXI
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Dalmazia - U11a cro11acn per la storia (1943-I944j
DOCU MENTO
N. 17
COMANDO SUPREMO I" REPARTO
2 marzo 1943-XXI
UFFICIO OPERAZIONI ESERCITO
RIASSUNTO DELLE RIUNIONI ITALO-TEDESCHE AVVENUTE A ROMA IL 26, 27. 28 FEBBRAIO E DELLE DECISIONI RELATIVE 1)
Riunione a Palazzo Venezia il 26 febbraio 1943. (Presenti: Duce - von Ribbe n trop - gen. Warlimont - gen. Ambrosio - Ecc. Bastianini)
La riu nione si apre sul punto di vista del Flihrer: non bisogna fo rnire armi ai cetnici contro i partigiani; occorre annientarli entrambi , perché e n trambi ne m ici. Il Duce afferma il pun to di vista che prima occorre pacificare il Paese e poi disarmare i cetnici. Gen . Warlimon t espone il programma dell' O .K.W. per la pacificazione de lla Balcan ia: ultim are le operazioni contro i comunisti e poi iniz iare la smobilitazione dei ce tnici. Annientare in u n prossimo a,/venire anche il movimento di Mihajlovié. Si decide di esaminare il p rogetto Warlimont ii giorno successivo in una ri unione fra soli mil itari. 2)
Colloq u io fra gen . A mbrosio e gen. Warlimont, il giorno 27 a Palazzo Vidoni. E ccellenza Ambrosia muove qualche obiezione al p rogetto tedesco. Gen . Warlimo nt insiste perché vengano emanate su bito disposizioni a Su perslocla per la ' Weiss 2 ' e per il disarmo dei cetnici. Vengono definite le moda lità d i partecipazione eia parte italiana alle operazioni in Val Narenta e d a ll a ' Weiss 2'. Per i cetnici, disarmo , dopo liq uidati i partigiani.
3)
S i comunica al gen. Warlimont in data 27 febbraio con 20867/0p:
Documenti - A llex1.11i al Capùolo I
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si è d'accordo con l'O.K.W. per disarmare i cetnici dopo l'annientamento dei partigiani; le due azioni contro i partigiani in Val Narenta e in zona Livno non possono esser svolte contemporaneamente; la sicurezza della zona cli Mostar e delle miniere continuerà ad essere garantita dalle truppe italiane; si precisa che lo sbarramento a sud della linea Livno-Mostar sarà più limitato di quanto richiesto dall'O.K.W. 4)
In data 27 [ebbraio si danno direttive nel se nso sopra esposto a Supersloda con 20868.
5)
Gen. Warlirnont chiede un nuovo colloquio non ritenendosi soddisfatto ciel fog lio di cui al n.3. Il colloquio ha luogo il giorno 28. In esso il gen . Warlimont rappresenta la necessità di co ndurre le operazioni anche contro Mihajlovié in accordo con le truppe italiane. Questo perché il centro di Mihajlovié non è in Serbia, ma in Montenegro, e quindi in sfera italiana. Riconosce che si tratta di operazioni lunghe, ma è necessario affrontarle per avere poi le spalle libere. Viene inoltre chiarito che ultimate le operazioni contro i partigian i si disarmeranno i cetnici. Viene sollecitato da parte tedesca il concorso ciel XVIII C.A. all'operazione ' Weiss'. Si precisa che occorrono 8/1.0 giorni per avere disponibile la massa della 'Bergamo'. Intanto qualche reparto potrà svolgere azioni preliminari.
6)
Con 20877. per ordine superiore, si comunica al gen. Warlimont che si conviene sul punto che anche le formazioni cli Mihajlovié costituiscono un pericolo e che esse dovevano esser affrontate ed an nientate quando ciò sarà possibile e secondo piani operativi e contributi cli forze da stabilire rra Comando Supremo e 0.K.W.
7)
Gcn. Warli mont dichiara per iscritto che la frase "quando ciò sarà possibile" del foglio 20877 de l Comando Supremo deve inte ndersi nel senso che saranno iniziate al più presto trattative preliminari fra 0 .13. Sud-Est e Comando italiano designato allo scopo per le operazioni contro Mihajlovié.
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Dalmazia - Un.a cronaca per la sioria (1943-1944)
8)
Comando Supremo con 20883 conferma e fa riserva d'indicare il comandante incaricato delle trattative.
9)
Con 20886 si impartiscono direttive a Supersloda per il disarmo dei cetnici.
10) S'invitano a Roma i generali Robotti e Pirzio Biroli per concretare il punto di vista italiano per le operazioni contro MihajloviĂŠ.
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n"c11111e111i - 1\/legari al Capirolo I
D OCUMENTO
N. 18
COMANDO SUPERIORE FF.AA. ;SLOVENIADAUvlA Z IA' lJFFICIO OPERAZION I
P.M. I O. 8 marzo 1943-XXI
Da consegnarsi e, mano OGGETro:
Organizzazione cetnica di Draia Miha_jlo,·ié
AL COMANDO SUPREMO POSTA MILITARE 2J
Mi riferisco al marconigramma n.20886/0p del 28 u.s. ed ai successivi colloq ui di Roma. Le formazioni cetn iche sono oggi forte men Le impegnate, in strella collaborazione con le nostre forze, nella regione ad occidente del Narenta, e non rite ngo facile, nella situazione presente, un improvviso mutamento della linea cli condotta finora seguita nei nostri riguardi. D 'altra parte, la regolare decrittazione dei marconigrammi della reLe radiotelegrafica di Draza Mihajlovié, oltre le altre fonti informative, mi consente cli seguire attentamente gli sviluppi dell'azione cetnica. Ritengo pertanto conveniente a ttuare il progetto di disarmo in formb1 graduale, per eliminare la possibilità di reazioni violente. A tale scopo ho richiamato i dipende nti Comandi di C.d'A. ad una più rigida app licazione delle cli.spos izioni emana t e d a te mpo dal Comando Supersloda pe r il controllo e la progressiva riduzione delle formazio ni cetnic he e precisamente : - sospensione d i ogni ulteriore distribuzione di armi; - limitazione allo st retto indispensabile del rifornimento munizioni: - graduale allontanamento dei comandanti ordinari dalla Serbia; - attiva vigilanza su lle formazioni.
rn effetti , da
marcon igrammi inte rce ttati e decri ttati, risulta che i
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Dalmazia - Una cronaca per Ili storit1 (/943-1 9-14)
comandanti di form azioni la mentano con freque nza l'insu fficien za di munizioni e di armi speciali. Mi riservo di impartire di persona. in via de l lutto confidenziale, disposizioni tendenti ad elimi nare il pericolo di una azione di sorpresa, con il conte mporaneo arresto di tutti i capi cetn ici. Con la circostanza segnalo che dalla decrittazione di recentissimi marconigrammi della rete di MihajloviĂŠ, confer mati da nostri informatori dirett i, risu lta che le fo r mazioni cetniche operanti nell"Alto Narenta hanno iniziato, nei giorni scorsi, collaborazione con truppe germaniche.
IL GENE RALE COMANDANTE Mario ROBOTTI
Documenti - ,11/egati al Capitolo I
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DOCUMENTO
N. 19
LEGAZIONE D'TTAUA Telespresso n. 73/98
Uelgrado, addì 3 fehlmtio 1943 XXI
Indirizzato a: R. MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
ROMA
OuuErro: Orafa Mihajlovié e movimenti comunisti in Serbia
La pubblicazione apparsa sul Novo Vreme, del comunicato Reuter relativo ad una dichiara7ione di Eden, circa conversazioni fra Governi di Londra e cli Mosca per un'intesa tra le varie l'orze che mantengono attiva l'insurrezione nei territori della ex-Jugoslavia, ha qui suscitato quella viva impressione ecl ha avur.o quel seguito di echi che erano da attendersi. Ne fa argomento un lungo articolo del quotidiano Obnova che invio in allegato, opportunamente tradotto, unendovi (pure insieme alla traduzione) il ritaglio ciel Novo Vreme in cui figurano la riproduzione fotografica de l radiogramma Rewer suddetto e le notizie fornite inoltre dal giornale stesso, delle quali yuesta R. Legazione aveva già dato segnalazione per telegramma stampa. L'articolo dell'Obnova vuole collegare le annunciate trattative anglo-sovietiche con le accuse contro Orafa Mihajlovié che sa rebbero state fatte pervenire a Londra, a Mosca cd a Washington dai capi delle formazioni partigiane e comuniste in Bosnia; e prendendo lo spunto dall'atteggiamento esteriore assunto dal Governo inglese in tale questione che mostrerebbe un interesse allo stabilimento di una collaborazione tra comunisti e nazionalisti insorti, anche a costo cli porre questi ultimi in sott'ordine - ne trae materia per concludere che l'Inghilterra è disposta a sacrificare la Serbia abbandonandola come campo d' azione alla predominante inCluenza dei sovieti, mentre poi il cosiddetto ' Governo jugoslavo cli Londra', escluso dalle trattative e messo da parte, verrebbe lasciato del tutto esautorato. Di fronte ad un simile tradimento - dichiara il giornale - il popolo serbo dovrebbe aprire gli occhi e, cessando di farsi illudere dalle sobillazioni cli radio-Londra, avrebbe ciggi la prova cli ciò che potrebbe attenderlo se non si mantiene disciplinato sotto il regime cie l Governo del Gen. Ncclié. Ma queste sono affermazioni che si prestano acl un buon giuoco per l'azione di propaganda interna svolta dalla stampa serba ufficiale o ufficiosa. Un attento esame de lla situazione, fondato su chiari e concreti e lementi di giudizio, porta a constatare che il movimcn-
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Dalmazia - Una cronaca per la s1oria (1943-1944)
to insurrezionale a carattere nazionalista, traente ispira1,ione e direttive eia Londra permane tutt'ora e permarrà immune da subordinazioni al comunismo. In queste sfere dirigenti germaniche è diffuso il convincimento che la costituzione cli un fron te unico tra le forze ribelli dei due grandi raggruppamenti (seguaci di Draza Mihajlovié e partigiani comunisti) non è da porre in prospettiva. Draza Mihajlov ié, sempre campeggiante tra l' Erzegovina e il Montenegro, persegue un preciso programma, che non è soltanto quello di combattere contro l'occupatore straniero, ma altresì cli (ar conservare alla lotta una fisionomia patriottica e finalità di restaurazione dinastica, opponendosi ad un prevalere delle correnti ciel bolscevismo. Da qui i violenti contrasti - che non sono soltanto cli oggi - con i capi delle bande comuniste, dai quali lo separano differenze essenziali cli propositi , pur essendo questi impegna ti in un 'azione di combattimento che è parallela alla sua, contro un nemico che è il medesimo per gli uni e per gli altri.
É ben noto, del resto, che nell'autunno 1941, ai tempi dei primi movimenti comunisti in territorio serbo, Draza Mihajlovié svolse per proprio conto contro di essi una campagna repressiva decisa e spietata. E secondo un 'opinione di larghi strati cli queste popolazioni (lo si è già fatto presente altre volte) il merito principale ciel soffoca mento del pericolo bolscevico in quell'epoca viene attribuito a lui più che alle forze regolari o irregolari messe a disposizion e delle Autorità tedesche dal Governo del Gen. Neclié. Il suo esercito è per ora formato soltanto 'nei quadri'. I suoi luogotenenti e le schiere dei gregari rimangono nella normale vita quotidiana, sparsi fra le più varie categorie della popolazione, annidati nei punti più molteplici del paese, mantenendo tutt'ora legami con gli organici stessi degli uffici e delle amministrazioni e con i ranghi stessi delle forze militari statali , nonostante le epurazioni, gli arresti in massa e le esecuzioni capitali su largo raggio finora messe in opera: i tedeschi lo sanno, e neanche essi fanno mistero al riguardo. Tullo fa credere che dovrebbe essere un segnale convenuto (ordine inviatogli da Londra? Sbarco anglo-americano in una zona prestabilita del litorale dell'Adriatico? ) che lo porrebbe in movimento per impartire l'ordine di mobilitazione e dare inizio alle operazioni. Per intanto, quali che siano le apparenze e gli eventuali infingimenti , egli si astiene da qualunque gesto di causa comune con il bolscevismo. Può darsi che , in applicazione di una temporanea manovra tattica, si lasci credere da Londra che gli sono state impartite istruzioni per un'intesa
Documenti - Aflegati al Capi10!0 I
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con i capi comunisti operanti in Serbia. E' comprensibi le che, col risollevarsi del prestigio di questi agitatori bolscevichi come fallace ripercussione degli ultimi avvenimenti sul fronte orientale, si giudichi conveniente a Londra offrire una parvenza di propensione verso una coalizione di forze anti-Asse nel settore balcanico. Ma anche se nella capitale britannica si pensa cli ricorrere a certi espedienti destinati a far effetto ben più ad oriente che in queste regioni, il condottiero della ribellione nazionalista, che è qui sul posto e conosce a fondo gli spiriti delle genti fra cui esercita la sua azione, nianterrà immutata la sua secessione dal bolscevismo. Egli sa troppo bene che diversamente sarebbe per lui una perdita di prestigio gravissima , e si verificherebbe un allontanamento dalle sue bandiere della maggior parte dei proseliti. E poi un ordine così ingrato e impopolare, quando anche gli venisse effettivamente diretto, troverebbe riluttanza in lui stesso. E' il caso cli riportare un giud izio espressomi in una recente conversazione dal Comandante Superiore della Serbia, gen. Bader, sulla mentalità locale: ·'per l' uomo balcanico l'ossequio verso il proprio Re è un sentimento profondamente radicato nell 'animo; però quando il Re si trova assente dal paese, cessa l'obbligo di obbedienza assoluta ai suoi ordini .. .''.
SPALAZZT
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Dalma zia - Una cronaca per /11 s1ori11 ( 1943-1944)
DOCUMENTO N. 20
CO MANDO
Mostar, addì 16/3/1943
fr D IVISIONE FANTERIA CROATA
N. 2775/ S EGRETO AL COMANDO VI CORPO D'ARMATA AL COMANDO DIVISIONE 'MU RGE' O GGETro:
Incontro con il capo cetnico .Jevctevié
Ho l'onore di informarvi che il capo cctnico, J e vaevié Dobroslav, il giorno 15/3/43 mi ha annunciato la sua visita. L'ho ricevuto nel pomeriggio alle ore 16. Al convegno ho partecipato assieme al capo di Stato Maggiore, mentre lo Jevaevié è venuto assieme ad un suo ufficiale.
Tn questa occasione lo Jevàevié ha dichiarato che in merito all a questione dei rapporti fra serbi e croati nel distretto cli Nevesinje e Gacko, che le truppe italiane lasciano, è stato stabilito eia parte ciel Comando della 2" Armata d i prendere contatto diretto e cli accorciarsi con le autorità militare croate, allo stesso modo come sono stati già rego lati dire ttamente i rapporti con i tedeschi .
In questo convegno lo J evaevié ha garantito l' incolumità dei nostri presìcli (Gacko e Nevesinje) che i cetnici in nessun caso attaccheranno. Questi presìcli s i possono perfino rinforzare se dal nostro punto di vista la sicurezza degli stessi lo esiga . Oltre a ciò lo J evu evié ha dichiarato che non appe na saranno terminate le operazioni contro i partigiani, sottoporrà tutti i suoi dipende nti che durante le azioni hanno effettuato de i misfatti, a severe punizioni e d anzi alcuni alla l'ucilazione, mentre tutti i cavalli razzia ti alla popolazione saranno restituiti. Egli è pronto a me ttere per iscritto quanto ha promesso, in forma di accordo militare. Ho chiesto al Qua rtie r generale del la FF.AA. croate la nece ssaria autorizzaz ione.
IL COLO NN ELLO CO MANDANT E Filo Sarnbek
Donm1enli - Allegari al C11pito!o I
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DOCUMENTO
N. 21
R ISOLUZ I ONE DELL'ORGAN IZZAZIONE NAZIONALE MILITARE MUSSULMANA
J patrioti mussulmani che, per i loro sentimenti e per le loro vedute sono inscindibili dai serbi, hanno portato [recte: approvato] la seguente risoluztone:
RISOLUZlONE dell'Organizzazione Nazionale Militare Mussulmana annunciata il 31/12/42 Udite le commissioni cli delegati e cli rappresentanti de lle varie parti sul.l a situazione dei mussulmani ne lla nostra terra, e specia]mente nella Bosnia e nell'Erzegovina, si è approvata all'unanimità la seguente:
RISOLUZIONE
I T mussulmani della Bosnia, Erzegovina e di tutte le parti della nostra te rra sono parte inscindibile ciel 'Serbismo' e come tali si ritengono schiavi nello Stato Croato ustascia, e sotto altri occupatori, tutte invenzioni dal punto cli vista etnico inattuabili per le nostre zone e addossateci con la forza .
II Condanniamo nel modo più severo tutti gli inauditi procediment i dei malfattori ustascia, che consider iamo causa cli ogni male per il nostro popolo e principio di ogni malinteso e di tutti i mali fra i fratell i di uno stesso sangue, i serbi di religione ortodossa e mussulmana. lII Condanniamo nel modo più deciso tutti i mussulmani che si sono posti l"uori del nostro cerchio, e ntrando nelle file del movimento ustascia e tentando così di macchiare la e ccelsa , tradizionale, reciproca tolleranza e collaborazione l"ra fratell i di uno s tesso sangue.
IV Così pure condanniamo tutti q uegli ufficiali e sottufficiali mussulma ni i quali hanno infranto il giuramento di fedeltà fauo a Sua Maestà il re Piet ro TI Karac!ordevié, e che, invece di combattere per la libertà ne lle
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Dalnwzia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
file del popolo servono Pavelié, traditore e bevitore di sangue. V L'Organizzazione Nazionale Militare Mussulmana è parte componente del movimento cetnico sotto il comando supremo del sig. Ministro dell'Esercito, della Marina; dell'Aviazione, il generale d'armata Draza Mihajlovié, ed è l' unica rappresentante dei mussulmani della Bosnia, Erzegovina e delle altre parti della nostra terra.
VI Lo scopo del nostro lavoro e della nostra lotta è la solida collaborazione dei serbi e di tutte e due le religioni, uniti nella lotta per il Re e la liberazione della Patria schiava onde creare uno stato popolare con alla testa il popolare Re Pietro II Karadordevié, stato che sari, organizzato sui principi della democrazia e della giustizia sociale e nel quale i mussulmani saranno cittadini con diritti equivalenti. Per il Comitato esecutivo:
J) dott. Ismet Popovaé m.p. 2) Fehin Musakadié m.p. m.p. 3) Mustafa Pacié
Questa risoluzione cade in un buon momento, cioè nel medesimo periodo in cui si chiede questa collaborazione fra i fratelli cli uno stesso sangue di ambedue le religioni perché davvero è giunta l'ultima ora per salvare quanto si può salvare. Noi accettiamo questa risoluzione così come accogliamo nella nostra organizzazione tutti i cittadini, patrioti ed onesti, del Regno di Jugoslavia i quali non siano stati nella Croazia di Pavelié oppure nelle formazioni partigiane o che non abbiano macchiato cli sangue serbo, sia direttamente che indirettamente, le proprie mani. Sia questo un felice inizio perché, una volta per sempre, si impedisca l'inutile spargimento di sangue, così prezioso per il popolo serbo. L'Organizzazione Nazionale Militare Mussulmana opererà entro il sistema e nell'ambito del comando cetnico ed eseguirà tutti i compiti che verranno a lei richiesti dal Re e dalla Patria. *::~* * **
Documenti - Alle!!,ati al Capilo/o I
259 DOCUMENTO
N. 22
STATO MAGGIORE ESERCITO SERVIZIO INFORMAZIONI ESERCITO (S. l. E.) N° Z/P-33551 di prot.
20 marzo 1943-XXI
PROMEMORIA OGGETIO:
Ex-Jugoslavia-Atteggiamento dei cetnici (uno scl1izzo allegato)
Da qualche tempo viene intercettato e decrittato il traffico r.t delle formazioni anticomuniste operanti in Croazia alle dipendenze di 'Supersloda'. Dall'esame dei messaggi si rileva che: i principali capi delle formazioni erzegovesi, dinariche e montenegrine, impegnate nelle note operazioni in atto contro le forze comuniste nella Croazia meridionale, sono collegati a mezzo r.t. con il generale Mihajlovié; le formazioni della Lika e quelle ' indipendenti' della Bosnia centrale (vds. schizzo allegato) fanno parimenti capo alla rete r.t. suddetta: i capi cetnici inform ano minutamente Mihajlovié dello svolgimento delle operazioni (l'azione risulta finora inquadrata nel nostro interesse operativo); i cetnici considerano loro primo obiettivo quello di annientare le forze comuniste: soltanto se necessario, se cioè li si dovesse disarmare, si batteranno contro i tedeschi ed eventualmente anche contro gli italiani; il comando di Mihajlovié ritiene che ·avvenimenti decisivi' possano veri l'icarsi en lro il mese di maggio (è fatto esplicito accenno alla caduta della Tunisia e all'appoggio dell'aviazione anglo-sassone); per quell'epoca dovrà essere ultimata la ·'preparazione militare e spirituale della popolazione per l'insurrezione generale" ; costante assillo dei capi è quello di procacciarsi e di accantonare armi, munizioni e viveri inoltrando richieste superiori al fabbisogno e ricorrendo anche al sotterfugio di 'montare' scontri con esito sfa-
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Dalma zia · Una cronaca per la sloria ( /943-1944)
vorevole per giustificare le richieste a titolo di ripianamento delle perdite; Notevoli divergenze di vedute esistono fra i capi delle diverse formazioni.
In sostanza queste intercettazioni confermano quanto in precedenza già noto circa le finalità del movimento che fa capo a Draza Mihajlovié: ricostituzione della .Iugoslavia o. in caso cli vittoria cieli' Asse, rea lizzazione di un programma nazionale minimo, che si identifica nella costituzione di una ·Grande Serbia'. Come noto. il programma massimo di Mihaj lovié è appoggiato dall'azione del governo inglese che, particolarmente cauta per contingente opportunità politica, tende a contenere l'influenza bolscevica e la conseguente espansione russa nei Balcani ed a gettare le basi per la ricostituzione di una Jugoslavia, che rientri nell'orbita delle Potenze democratiche. Per raggiungere il suo scopo il movimento cetnico reputa anzitutto necessario distruggere l'organizzazione comunista che, qualora avesse ad affermarsi, disgregherebbe il Pa ese e impe direbbe la rea lizzazione dell'idea monarchico-democratica. In [unzione di questo scopo essenziale e nell'attuale congiuntura l'azione cetnica è improntata alle seguenti direttive: appoggiarsi all'esercito ital iano per battere i comunisti e per potenziare la propria organizzazione armata; dilazionare la realizzazione ciel programma jugoslavo sino a che non si verifichino condizioni favorevoli per una aperta lotta contro le forze dell'Asse (iniziative anglosassoni nei Balcani).
É pertanto necessario prevedere la eventualità cli un orientamento ostile al movimento cetnico, fattore di indubbio rilievo nel quadro della nostra situazione militare ' in loco', ove si considerino la rilevante forza raggiunta da queste formazioni armate (circa 35.000 uomini alle sole nostre dipendenze) e la loro capacità combattiva. Tuttavia considerando il ragguardevole apporto che queste forze hanno dato finora alla comune lotta antisovversiva e tenuto prese nte che l'atteggiamento dei cetnici è condizionato ad un profondo rivolgimento
Documenti · Allegati al Capitolo I
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della situazione mìlitare nei Balcani, sembra ora sufficìente adottare misure intese ad assicurarne il controllo. A q uesto fine appar e cl i preminente interesse: rnant.enere frazionate le formazioni cetniche, con stretto criterio territoriale, evitando. in particolare, la riunione delle forze montenegrine ed erzegovesi con quelle delle Dinariche, della Lika e de lla Slovenia onde evitare che quest o complesso di forze acquisti carattere unitario ed organico e possa, in prosieguo cli tempo, costi· tuire fulcro cli appoggio per la ricostituzione unitaria della G rande Jugoslavia. evitare formazione cli nuove unità: limitare il riforn imento di armi e mun izioni allo stretto indispensabile.
C/\PO SERVIZIO P. IL COLONNELLO IN S. S.M . Edmondo lJE RENZI VI CE CAPO SERVIZIO IL COLONNELLO IN S.S.M.
V. Pi\SQUALE
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Dalmaz)r, - Una cronacn per la storia (]943-l<J44j
DOCUMENTO
R. LEGAZIONE d 'ITALIA Belgrado
N. 23
Telespresso N. 599/258
R. MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI ROMA Oggetto: Ordine del giorno di Orafa Mihajlovié Ho l'onore di inviare l'unita traduzione di un ordine del giorno a firma di Draza Mihajlovié ali' 'Esercito jugoslavo', diffuso in Serbia e procurato eia un nostro servizio informativo. Mameli
STATO MAGGIORE DEL COMANDO DEI REPARTI DI CETN TCT DELL'ESERCITO JUGOSLAVO Strett. Riserv. Nr. 821. Ordine del giorno all'Esercito jug<>slavo
Con approvazione del Consiglio dei Ministri , d'accordo con i nostri alleati Gran Bretagna e Stati Unti d' America, l' Esercito jugoslavo in Patria ha ricevuto il compito di affrontare il pericolo che minaccia il nostro popolo per opera dell'attività distruttiva dei partigiani su l territorio della Jugoslavia. l n base a questa deliberazione, previa l'augusta approvazione di S.M. Re Pietro Il ORDINO con l'entrata in vigore dal 1° marzo 1943, l' inizio d elle operazioni dell'esercito jugoslavo contro il ' movimento liberatore ' jugoslavo dei partigiani e di tutti gli aderenti al comunismo sul territorio della nostra Patria. Tutti i comandanti dell'esercito jugoslavo devono attendere in istato di preparazione le mie istruzioni, che saranno a tempo inoltrate per tramite di corriere.
Dol,tmemi - Allegati al Capitolo I
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Risparmiando ogni spreco cli uomini e cli materiale nella lotta contro l'occupatore, è necessario che l'esercito jugoslavo in primo luogo annienti e sradichi il comunismo, essendo questo il nemico numero uno del popolo jugoslavo. Il comunismo minaccia dì gettare il nostro popolo nella rovina distruggendo la dinastia, la famiglia e la religione e collocando alla direzione del paese bassi elementi nazionali. L'occupatore per n oi non costituisce più alcun pericolo, essendo la sua capitolazione completa inevitabile, in seguito alla disfatta militare su tutti fronti. Se ri usciamo ad annientare il comunismo, nostro nemico giurato - che non dobbiamo disprezzare nella sua forza distruttiva - avremo allora assolto la nostra missione storica e nulla ostacolerà più la liberazione del popolo jugoslavo martire.
VIVA RE PIETRO Il
VIVA L'INTERO POPOLO
II Comandante dello Stato Maggiore Generale D RAZA MIHAJLOVIé M.P. Visto: Il Comandante della Fanteria 1° Capitano
DURISié M.P.
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Dalma;,ia - Una cronaca per la storia ( 1943-1944)
DOCUMENTO N. 24
Al COMANDANTI ED AI SOLDATI DELLE TRUPPE SETTENTRI ONALI DELLA ZONA DI NEVES INJE Per la terza volta in breve tempo, abbiamo disonorato le nostre bandiere, le nostre tradizioni militari e l'onore serbo. A parte l'eroico comportamento specialmen t e ciel btg. Bosniaco, della brigata cli Rogatica e dei due battaglioni di Nevesinje, la maggioranza della truppa è vilmente fuggita dal campo di battaglia cli fronte al nemico numericamente debole ed insufficientemente armato, fermandosi a Blagaj dopo una corsa cli 30 km . Per q uesto i par tigiani, ne l momento in cui erano battuti eia tutte le parti, sono stati aiutati da noi perché abbiamo permesso loro cli riorgan.iz.7.ar.si, svergognandoci di fronte agli italiani ed ai croati per tutti i tempi. Il comportamento codardo di certa truppa ha messo in gioco le sorti de lla nostra organizzazione, del nostro movimento: è sul tappeto l'alimentazione delle nostre famiglie e la restaurazione dei nostri focolari. Sono anche da considerare le decisioni ciel nostro Comando Supremo, che pot rebbero cancellarci definitivamente dai rangh i dell'Esercito serbo. In q ueste due ultime settimane sono emerse tutt.c le nefandezze e le debolezze dei singoli e dei reparti. Qua lcuno ha calunniato gli ufficiali, altri hanno supervalutato le forze del nemico, terzi, sazi ccl ubriachi, sono fuggiti di fronte al nemico, ai vili cenciosi ed affamati dalmati, i q uarti dichiararono di non voler com battere senza l'aiuto delle truppe italia ne. Tutto ciò che hanno fatto , ha dimostrato che sono degli svergognati . Abbiamo dato razioni doppie, comperato con gli ultimi risparmi le calzature ccl il vestiario, tullo ciò è stato inutile. Quelli c he si sono dimostrati eroi nelle razzie e nelle uccisioni di donne, sono fuggiti codardamente a l primo colpo cli fucile. Per questo l'atto vengono disonorati i veri soldati e gli eroi che tutto il mondo ammira e per i quali possiamo ch iamarci serbi . I vili distruggono tutti gli atti meravigliosi compiuti dagli eroi in questi due anni di guerra. I vili, con il loro comportamento , provocano la venula elci tedeschi ed ustasci.a ne lla nostra terra per cacciare i partigian i e così cancellare il nome serbo.
/)ocumenti - Allegati al Capitolo I
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Oggi, 13 aprile, i comanda nti raduneranno tutte le unità dipe ndenti per farsi dichiarare chi volo nta r iamente vorrà partecipare alla nu ova marcia su Nevesinje che avverrà subito. Tutti coloro che si presenteranno dovranno essere accetlati; ai prede tti verranno distribuiti i viveri e le munizioni, ricevendo tulle le direttive per l'azione da svolgere nelle proprie unità, che verranno fornite secondo le esigenze. Tutti gli altri siano cancellati dalle file dell'esercito, si sospenda loro la distribuzione dei viveri e si ritirino le armi. Coloro che mancheranno al dovere saran no giudicati dal Tribunale militare sul posto. Ai soldati no n verrà dato alcun riconoscimento fino a qu ando Nevesinje non sarù nostra nuovamente. La risposta con l' elenco dei volontari mi dovrù esser data questa sera, 13 aprile, alle ore 17.
CON LA FEDE IN DIO PER IL RE E PER LA PATRIA (
l L DELEGATO DEL MINISTERO D ELLA GUERRA F.TO VOIVODA DOBROSLAV .J EVDEVIé
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Dnlmn;;ia - Una cronaca per ln sloria (1943-1944)
DOCUMENTO
N. 25
UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO S UPERlORE Ff.AA. 'SLOVENIA - DALMAZIA'
Telespresso n. 288/97
P. M. 10, 7 marzo 1943 - XX!
R. MlNISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Gab. A. P. - Ufficio Croazia
ROMA
RISERVATO OGGEno: Formazioni delJa M. V.A.e.
Le formazioni della M.V.A.C. esistenti nella zona della Seconda Armata erano dislocate il 28 febbra io u.s. come risulta dalla carta qui acclusa. Da allora la loro dislocazione ha subito qualche variazione, in dipendenza delle operazioni cui hanno preso parte così attiva lungo la valle della Narenta e nella zona Imotski-Posusje, attualmente in loro possesso. I numeri segnati sulla carta corrispondono alla consistenza numerìca delle singole formazioni cui si riferiscono. Queste consistono infatti normalmente in bande che vanno da poche decine a qualche centinaio di armati. Solo qualcuna raggiunge il migliaio. La loro forza complessiva è di circa 30.000 uomini, dei quali 23.000 nei territori croati da noi militarmente controllati , e 7.000 nei territori annessi. Es.si sono suddivisi in misura variabi le tra i quattro Corpi d'armata che costituiscono la nostra 2" Armata, i quali provvedono al loro controllo locale. 'Iàle relativa indipendenza di azione s piega in parte perché in alcu ni settori , come ad esempio quello del VI C.d' A. in Erzegovina, le formazioni dell a M.V.A .C . si siano affermate maggiormente che a ltrove , al punto di debellare quasi completamente i partigiani, restando così quasi sole padrone della situazione, sempre però sotto il nostro contro.llo militare.
Ma soprattutto va tenuto presente che le formazioni della M.V.A.C., espressione del nuovo nazionalismo serbo di Kosta Peéanac e di Draza Mihajlovié, sono costituite quasi esclusivamente da volontari serbo-ortodossi - pochissimi sono i cattolici - (8-9.000) ed i mussulmani (7-8.000) - i quali svolgono la loro attività anticomunista principalmente nelle loro zone cli arruolamento, non sorpassando in genere la loro azione la difesa delle popolazioni locali dalle angherie delle bande partigiane.
Documemi · Allegati al Capitolo I
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Sotto tale punto cli vista, i cetnici sono stati indubbiamente di valido aiuto alle nostre truppe, come ad esempio nel caso del recente attacco in forze da parte dei partigiani in Val Rama ed in Val Narenta, superato soprattutto - per generale riconoscimento - grazie all'efficace azione delle formazioni della M. V.A.C. erzegovese . Dai loro messaggi eia noi intercettati, non risulta al.cuna direttiva antitaliana; risulta da essi solamente confermata la direttiva anticomunista della loro azione. Si è rilevata qualche lamentela solo per la scarsità di armi e di munizioni di cui sono da noi riforniti. Ma tale scarsità cli rifornimenti - eia noi voluta - unita alla scarsità di vettovaglie di cui soffrono le formazioni cetniche, costituisce il mezzo più efficace per esercitare su cli esse il nostro controllo. Se il loro atteggiamento verso le altre forze anticomuniste operanti in Croa7ia , quali gli ustascia, i clomobrani e le truppe tedesche, nonché gli eventuali eccessi cui possono talvolta essersi lasciati andare verso le popolazioni locali specie se cattoliche o mussulmane, possono aver dato luogo a rilievi, è doveroso riconoscere che i cetnici si sono sinora comportati molto lealmente verso di noi. Consci delrapporto eia essi datoci, specie ultim amente nella lotta contro i partigiani , ess i tendono oggi ad affermarsi sempre più , dalla Erzegovina alla Slavonia, forse anche per bilanciare l'azione partigiana che - pare secondo precise direttive di Mosca - tende a costituire ai confi ni occidentali dell a penisola balcanica una barriera sovietica.
È noto come i loro principali esponenti , quali il defunto vojvoda Trifunovié., medaglia d 'oro ed eroe nazionale dell'Erzegovina, l'ex deputato latifondista vojvoda .Tevctevié, pure er7egovese, l'ex ten. col. jugoslavo Mihié comandante attualmente le formazioni della M. V. A .C. nella Lika, il pope Dujié nella zona cli Knin, l'ex maggiore jugoslavo Baéovié pure dell'Erzegovina, abbiano ripetutamente insistito per estendere la collaborazione delle for mazioni cetniche con le nostre truppe, cercando anche di trasportare la loro azione antipartigiana dal campo strettamente militare in quello politico. I cetnici san no d'altra parte delle pressioni tedesche per ottenere da noi il loro disarmo ed è da ritenere che, qualora tale disarmo dovesse avvenire oggi, cli colpo, cercherebbero di resistervi facendo magari uso di quelle stesse armi che hanno finora usato al nostro fianco e che ora noi vorremmo loro togliere. Appunto per evitare che anch'essi passino nel campo avverso, è stato recentemente convenuto a Roma tra il Comando
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/)a/mazia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
Supremo ed il Comandante di Supersloda di dilazionare il loro disarmo, ripetutamente richiesto dalle autorità tedesche ed ultimamente anche eia von Ribbentrop in occasione della sua recente visita in Italia. Per ora Supersloda limiterà sempre più i rifornimenti di munizioni e, dato il grande uso che i cetnici sono costretti a farne in questi ultimi tempi a causa delle operazioni tutt'ora in corso, ciò ridurrà certamente di molto la loro efficienza combattiva. Bisogna tuttavia riconoscere che, indipendentemente dalla efficienza militare, i cetnici sono l'espressione di un indirizzo politico oggi largamente diffuso tra le popolazioni delle regioni in cui essi si sono affermati. Sotto tale punto cli vista, ci conviene forse evitare di arrivare con essi ad una rottura, la quale ci creerebbe, in ultima analisi, solo delle difficoltà, mentre fo rse è più opportuno cercare una q ualche forma di collaborazione con queste popolazioni dell'altra sponda dell'Adriatico, desiderose di trovare, almeno in un certo senso e malgrado l'attuale intrinseca situazione politico-militare di quelle regioni, un terreno d 'intesa con noi. Per rendersi maggiormente conto della situazione, l'Ecc. Robotti si recherà in questi giorni a Mostar, ove avrà modo cli prende re diretti contatti con gli esponenti de l movimento cetnico della zona controllata dalla 2" Armata.
p. IL CAPO UFFI CIO PIERANTONJ
D0c1.1111enti - Allegati al Capitolo I
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DO CU MENTO
N. 26
COMANDO VI CORPO D 'ARMATA STt\TO MAGGIORE - Uff!CIO OPERAZIONI
P. M. 39, lì 4 aprile 1943 XX I
N. 4560/Inf. cli pro!.. SEGRETO
Supplemento a Notiziario N. 689 AL COMANDO SUPERIORE FF.AA. SLOVENIADALMAZ IA (2'' ARMATA) - Ufficio ' I' (cop. nn. 1-2-3-24) - Ufficio 'Op' (cop. 11. 4) - Ufficio 'AC' (cop. 11 . 5) P.M. IO AL COMANDANTE SE'n ORE MOSTAR AL COMANDANTE SETTORE METKOVIé AL COMANDANTE SETTORE RAG USA AL COMANDANTE SETTORE CATTARO
P.M. 32 (cop. 6) P.M. 91 (cop. 7) P.M. 154 (cop. 8) P.M. 195 (cop. 9)
Si1uaz ione politica a.fine marzo 1943-XXI La situazione militare determinatasi lo scorso mese in seguito alla irruzione delle forze miliziane in Val Narenta, pur avendo subìto delle variazioni in relazione agli spostamenti delle divisioni proletarie da una zona all' altra , non ha subìto, da un punto di vista generale, modifiche sostanziali. Dopo aver sommerso i nostri presìd i di Prozor, Rama e J ablanica, e dopo l'attacco su Drezn ica, infatti, le forze miliziane. premute tlal nord dai reparti tedeschi , ricacciate dalla nostre colonne miste nazionali. VA.C. e montenegrine operanti a cavallo della Narenta, in azione convergente. prima, su Drefoica e poi verso nord, si sono attestate nelle zone a sud di Konjic e Rama, nell'intento cli aprirsi un varco attraverso il nostro schieramento d 1e, partendo da Dreznica , si allungava, grosso modo, fino a Konjic. Obbiettivo supposto: sfociare in Montenegro. Malgrado la resistenza opposta dai reparti V.A.C., i miliziani sono riusciti a rompere l'accerchiamento in corrispondenza cli Bj ela e di Glavaticevo e a dilagare verso la piana cli Nevesinje. Ciò ha provocato un grave disorientamento fra i cetnici ed i montenegrini che si sono sban-
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Ualmazia - Un.a cronaca per la storia (1943-1944)
dati facendo mancare quell'azione di massa che sola avrebbe potuto impedire l'attestamento miliziano nella zona predetta. Nevesinje stessa, considerata culla e fortezza ciel movimento cetnico-erzegovese è caduta in mano miliziana, è stata poi riconquistata dai cetnici con il prezioso ausilio clei nostri reparti nazional i e delle nostre artiglierie, ed è stata successivamente rioccupata dai miliziani. I combattimenti continuano senza che peraltro sia possibile poter stabilire quali siano i precisi intendimenti dei miliziani i quali, logorati dai combattimenti che durano da oltre un mese, stremati in certo qual modo per le perdite sofferte e la penuria di rifornimenti, non si trovano certo nelle condizioni migliori per poter a lungo protrarre questo stato cli cose. Esaminiamo ora quali sono stati i riflessi sulla situazione militare in seno alle varie correnti politiche ed alle popolazioni locali. E ' indispensabile premettere che l'opera di penetrazione svolta dai dipendenti comandi periferici ha dato certamente ottimi risultati: eia segnalare infatti che nelle zone occupate dai miliziani, la massa della popolazione si è mostrata indifferente malgrado il tentativo fatto dai miliziani stessi per cattivarsi le amicizie locali evitando ogni massacro e qualsiasi angheria. Non vi sono stati che pochi casi di civili locail passati ai miliziani; dalla maggior parte delle popolazioni i miliziani sono stati accolti come gente armata cli cui bisogna forzatamente subire la presenza. Non bisogna tuttavia dimenticare che l'opera attiva cli propaganda fatta dai miliziani potrebbe, ove dovesse persistere a lungo la loro permanenza nella zona, dare i suoi frutti. La ipresenza dei miliziani in Erzegovina ha letteralmente eccitato i cetnici che vedono nel comunismo il loro peggiore nemico . Loro sola preoccupazione del momento è cli fare cli tutto per cacciarli dall'Erzegovina e di fronte a questo imperativo non hanno esitato a chiedere persino ai uto ai tedeschi, contrariamente alle loro precedenti affermazioni che se i reparti germanici fossero penetrati sulla sinistra del Narenta li avrebbero accolti come nemici . A cosa si può attribuire questa modifica nel loro abituale atteggiamento nettamente anti-tedesco? Quale la vera consistenza cetnica del momento?
Documenti - Allegati al Capitolo I
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Occorre fare una premessa onde arrivare per deduzione alla soluzione degli interrogativi. Come già altra volta dicemmo, il capo dei cetnici erzegovesi, Jevdevié, è stato sempre alle dipendenze del generale Mihajlovié anche se, a nostro modo di vedere, la dipendenza non è stata, almeno precedentemente, totalitaria. Il fatto nuovo della discesa dei miliziani in Erzegovina ha costituito la prova del fuoco delle organizzazioni cetniche che, in un primo momento, hanno risposto in modo perfetto a quanto da essi ci attendevamo: iniziato l' attacco partigiano a Prozor la loro affluenza è stata rapida ed il loro impegno nel combattimento completo. Possiamo dire, senza tema di esagerare eccessivamente, che è stato soprattutto il tempestivo intervento di tali formazioni che ha sventato la minaccia che incombeva su Mostar. Il ritorno della colonna Baéovié dalla Lika ha rafforzato il potenziale erzegovese ed il prestigio delle masse cetniche; in perfetta adesione con i montenegrini si era costituito un complesso di forze bene amalgamate e bene dirette. Tali formazioni però, pur essendo composte da ottimi combattenti, pur essendo unite dalla volontà di battersi per la distruzione del comunismo ed il raggiungimento dei loro ideali nazionali, mancavano di quelle basi organizzative, di quel substrato militare che soli possono determinare l'omogeneità e la compattezza e formare di un complesso di uom1111 una perfetta macchina di guerra. Per conseguenza, mentre il primo impeto è stato poderoso, mentre in attacco si sono rivelate bene agguerrite, anche se spesso disordinate, le formazioni cetniche non hanno dato prova di eccessiva comballività quando sono state costrette a passare sulla difensiva in seguito alla rottura dell'accerchiamento operato dai miliziani discendenti dalla zona a sud di Konjic verso il cuore del l'Erzegovina. Facili agli entusiasmi come agli scoramenti, le formazioni cetniche tutte o quasi, si sono sbandate: i montenegrini, preoccupati di una possihile irruzione miliziana nel Montenegro, hanno lasciato le loro posizioni ritirandosi precipitosamente verso la zona di confine; i cetnici, eccessivamente impressionati dal dilagare dei miliziani in E rzegovina, sono corsi in reparti isolati alle loro zone di origine allo scopo di difendere le loro case.
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Dalmazir, - Una cronaca per la s1oria (194]-l944)
È l'assieme cli questi fatti che ha determinato, per così dire, una battuta d'arresto nelle nostre operazioni offensive. La reazione delle nostre colonne nazionali, il valoroso comportamento dei nostr i soldati e l'azione decisa del nostro Comando hanno ri animato i cetnici ed i loro capi; le fo rm azioni vanno ora riprendendo, poco per volta, il loro aspetto primitivo e la loro coesione. Sta cli fa tto, però, che permane tutt'ora nei capi un certo senso di sfiducia ed essi, preoccupati sopra ogni cosa di ricacciare i i·ibelli dall'Erzegovina, non esitano ad attaccarsi a chiunque possa in ciò coadiuvarli. Lo stesso Jevaevié che è fra i capi quello maggiormente legato alle FF.AA . italiane, me ntre all'inizio delle operazioni, q uando i reparti tedeschi dovevano scende re in Val Narenta, faceva ripetuta mente sapere ai nostr i Comandi che se tali reparti avessero oltrepassato il fiume avrebbe la nci ato contro cli essi i cetnici, oggi, in perfetta contraddizione col suo programma, ha c hiesto l'intervento della divisione SS. ' Principe E ugenio' al\.estata nella zona mi neraria cli Siroki Brijeg. Lo sfald amento delle fo rmazioni cetniche ha in oltre provocato dissidi fra gli stessi capi, ed il prestigio dello Jeva evié, in q uesti ultimi giorni, ha ce rtamente subìto una scossa. Questi, conscio della situazione nella quale si è ve nuto a trovare per il corso degli avvenime nti , cerca ora in tutti modi di iistabilire l'equilibrio e di riacquistare la piena fiducia di capi e gregari.
È per ciò che non ha esitato a lanciarsi alla riconquista cli Nevesinje alla testa dei suoi uomini, ed è per ciò che dopo la ricaduta di detta città, preme in tutti i modi i nostri Comandi allo scopo di ottenere un aiuto, secondo lui più concreto, per effettuare un nuovo attacco e riprendere Ne vesinje che, ripetiamo, è stata sempre un pò la gemma più preziosa per i cetnici dell'Erzegovina. Bisogna infatti considerare quanto a bbiamo detto altre volte. Lo Jevdevié è un ambizioso e vuole assolutamente giocare la s ua carta politica in questo periodo bellico allo scopo di valorizzare la sua personalità ed ottenere una posizione cli primo piano in queste zone quando si calerù il sipario sul conflitto mondiale.
È indubbiamente un serbo, i suoi sentimenti sono certamente a s ron-
Documemi • Allegllli al Capitolo I
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do nazionale ma la sua collaborazione con le FFAA. italiane è apparentemente sincera anche se egoistica. Non pe nsiamo affatto che non sia legato al movimento mihajloviciano: egli lo è. anche più di quanto non sembri in apparenza ma. ripetiamo. non tutti i suoi obiettivi collimano forse con quelli di Mihajlovié. Nella situazione attuale il contributo croato è stato decisamente negativo. Gli unici reparti ope ranti, le formazioni del colonnello Simié, mentre non hanno dato un apporto che possa ritenersi effettivamente valido o comunque utile dal punto di vista combattivo, non hanno dato. con la loro propaganda, del tutto anti-ilaliana. che fastidi. Il colonnello Simié, ustascia estremista, è stato particolarmente attivo ed ha cercato ogni pretesto allo scopo cli fomentare disordini e creare incidenti. La presa di possesso della zona mineraria da parte dei tedeschi ha spinto gli ustascia ad estendere e rafforzare la loro attività propagandistica la quale. a nostro modo cli vede re. è scguìta con compiacimento . anche se non con contributi fattivi, da parte de ll e autorità germaniche responsabili della zona. I più piccoli incidenti ve ngono artatamente esagerati e svisati dalle autorità croate le quali non hanno altro scopo che rice rca re ogni nostra e ve ntuale manchevolezza per metterla in risalto e fare apparire come evidente una nostra presunta incapacità a tenere l'ordine in queste te rre. Nessuna preoccupazione pe rò cli contribuire alla tutela dell'ordine: i croati si sono sempre qualificati povere vittime dei soprusi cetnici. e questi sono dalle autorità predette indicati come briganti ed assassini senza tener conto che qualche nucleo ortodosso dissidente, che opera in proprio, non ha nulla a che vedere con le formazioni cetniche vere o comunque con gli inquadrati della M.Y.A.C.. Aggiungiamo che la capacità cli protestare nelle predette autorità è di gran lunga superiore alla loro capacità di agire: in più casi due o tre gendarmi aggrediti eia un nume ro uguale di ortodossi isolati, hanno ceduto le armi senza neanche tentare una qualsiasi difesa. La malafede è evidente ed è confortata dal fatto che più di una volta le autorità croate hanno cercato di insi nuare che nelle loro azioni de littuose, tali ortodossi che, ripetiamo, null a hanno a che vedere con la M.V.A.C., siano stati protetti e secondati da ufficiali e da cc.rr. italiani .
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Dalmazia · Una cron{IC{I per la s1oria (]943-I944)
Per quanto riguarda i mussulmani rimandiamo a quanto dicemmo nella relazione dello scorso mese: nessuna modifica nel loro atteggiamento di ambiguità, nessun contributo alla lotta anticomunista. I mussulmani sono degli ignavi dei quali ci si potrà valere con opportuna azione politica quando le situazioni sara1wo ben definite; non si può e non si deve in alcun modo contare su di essi come capaci di dare un contributo concreto in combattimento o di collaborare alla tutela dell'ordine pubblico. Aggiungiamo, quale considerazione generale, che riteniamo necessaria una azione propagandistica intesa a confermare le nostre mire di pacificazione in queste zone e di distruzione del comunismo sovvertitore di ogni ordine morale e sociale, azione che dovrebbe essere basata su concetti di equilibrio e sulla esposizione del nostro contributo alla causa della civiltà senza peraltro manifestare decisi atteggiamenti in prò dell'una o dell'altra corrente e senza milantare o esagerare le nostre operazioni. Diremo in proposito che molto sfavorevolmente è stato commentato negli ambienti locali, il comunicato diramato dalle stazioni radio italiane e tedesche del 29 marzo, secondo il q uale le formazioni miliziane si sarebbero sbandate in seguito alle nostre azioni mentre le popolazioni che vivono nell'Erzegovina, hanno modo di constatare che non è proprio così; ciò naturalmente contribuisce ad alienare qu ella fiducia che tutti hanno sempre avuto nelle nostre affermazioni e soprattutto nei nostri bollettini che sono stati in ogni tempo i più chiari ed i più precisi tra quanti diramati dalle varie nazioni che si trovano in conflitto.
SITUAZIONE ECONOMICA
In seguito alla discesa miliziana in Val Narenta ed in Erzegovina, la situazione economica dei territori sottoposti alla giurisdizione del Corpo d'armata è molto sensibilmente peggiorata. Il mancato afflusso dei pochi generi alimentari che le autorità centrali croate inviavano in queste zone per mezzo della ferrovia SarajcvoRagusa , a seguito delle interruzioni effettuate dai miliziani , banno costretto la popolazione ad utilizzare soltanto le risorse locali che, come noto, non sono sufficienti a sfamare neanche la decima parte di essa. L'intervento dei nostri comandi militari è stato al riguardo tempestivo e la distribuzione di farina operata nei distretti di Ragusa, Trebinje,
D ocumenti - Allegati al Capitolo I
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Mostar, ecc., è valsa ad a llo ntanare, sia pure in picco la parte lo spettro della fame. La s ituaz ione è tuttavia impressionante: molti so no i casi di civili morti per fame; in alcune zone gli abitanti me no abbie nti sono giunti a cibarsi d i ghiande. Il momento è abbastanza triste e sarebbe opportuno un immediato interessamento delle autorità centra li croate onde riforn ire. via mare . almeno la parte della popolazione della fascia che va dal distrello di Bileéa a Tre binje e Ragusa e da guì a Metkovié-Mostar. In tutta la zona la penuri a di vivere è senza precedenli. Particolare a tte nzione dovrà essere posta a lla soluzione de i problemi che si presenteranno successivamente in quanto i mi liziani. durante la permanenza in queste zone, asportano ogni eventuale riserva alimentare; il patrimo nio zootecn ico già molto assottigliato, ha su bìto una nuova sensibile diminuzione perché a lcune migliaia di capi d i bestiame sono stati predati dai miliziani.
I me rcati cittadini so no assolutamente scarsi: ma ncano tulli i generi ; quel poco che si trova viene venduto a prezzi esorbitant i. Le a utorità locali non esercita no alcun co ntrollo e non pre ndono a lcun provvedime nto al riguardo. La kuna contin ua a perdere punti: il rapporto con la lira è arrivato a 1:7.
Predomina. in man iera più accentuata che in precedenza. il baratto ed il 'mercato nero'.
IL COMA 1DANTE Generale Sandro Piaz7,oni
P. C. C. IL COLONNELLO CAPO DI DI S.M . (Carlo Ciglia na)
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/)a/nwzia - Una 1;ronaca per la s1oria (1943-1944)
DOCUMENTO N° Z/ P-3762 1 d i prot.
N. 27
25 maggio 1943-XXI
STATO MAGGIORE R. ESERCITO Servizio Informazioni Esercito (S.I.E.)
PROMEMORIA Oggetto: Croazia - Contatti fra le autorità germaniche ed i partigiani Nel corso degli ultimi tre mesi si è avuto notiizia di contatti fra le autorità germaniche ed i partigiani che interessa rilevare anche se non è possibile individuare lo scopo preciso e la portata. Nella seconda quindicina di marzo u.s. è giunto a Zagabria il dr. Petrovié, rappresentante di 'Tito' , per trattare con le autorità tedesche e croate lo scambio di prigionieri. Durante la sua permanenza nella capitale il dr. Petrovié è stato alloggiato nella sede del Comando militare germanico e trattato con ogni riguardo. Analoghi contatti con la nostra R. Missione. li giorno 11 maggio il prof. Ivo Marinovié, inviato di T ito, è giunto a Zagabria per trattare con le autorità germaniche lo scambio dei prigionieri . L e trattative si sono svolte nella Slovenia tedesca . Rientrato il giorno 14 a Zagabria il prof. Marinovié è stato arrestato sotto l'accusa di fa lsa identità.
Tito starebbe adoperandosi per ottenerne la liberazione. Secondo intercettazioni del traffico r.t. cetnico i tedeschi avrebbero condotto trattative con i partigiani concluse con un accordo in base al quale i tedeschi non attaccherebbero i partigiani e questi si opporrebbero ad un eventuale sbarco degli anglo sassoni nella penisola balcanica.
Documenti - !\/legali al Capiwlo I
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In sintesi: non è da escludere che le autorità tedesche, nelrintento d i battere prima i cetnici, abbiano in animo di contrarre con i pa rtigiani un reciproco accordo di ·non aggressione'. D iramazione: All'Ecc. il Capo di S.M. Generale All'Ecc. il Capo di S.M. Esercito Al l'Ecc. il Sottosegretario alla Guerra Al l'Ecc. il Sottocapo di S.M. pe r le Operazion i Al Capo I Reparto S.M.R.E . . A Ufficio T del Comando 2" Annata A Uffi cio 'I' del Governatorato Montenegro A Ufficio ' I' del Comando Superiore FF.AA. A lbania A Comando Supremo - S.I.M.
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Dalmazia - Una cronaca p er la sroria (1943-1944)
DOCUMENTO
N. 28
24 aprile 1943-XXI
N°. Z/P-35803 di prot
STATO MAGGIORE R. ESERCITO Servizio Informazioni Esercito (S.I.E.) PROMEMORIA
OGGEITO:
Ex-Jugoslavia - Rapporti fra Mihajlovié e Londra
Il gen. Mihajlovié, in un discorso pronunciato il 28 marzo u .s. durante una riunione di capi cetnici, probabilmente a giustificazione dei recenti insuccessi, ha accusato il Governo inglese di insufficiente appoggio ai cetnici ed ha affermato che solo gli italiani hanno fornito aiuti effettivi al movimento nazionalista.
Queste affermazioni sono state riportate al Governo inglese, presumibilmente dagli ufficiali di collegamento che Londra mantiene presso il Quartier Generale di Mihajlovié, e la Gran Bretagna ha ufficialmente protestato col Governo nominale jugoslavo. Il dr. Jovanovié, capo del Governo, ha trasmesso al gcn . Mibajlovié una comunica1,ionc dove si rileva che: il Governo inglese invita il gen. Mihajlovié a modificare il suo atteggiamento verso gli italiani ed a desistere dalla lotta contro i partigiani i quali attualmente combattono contro le forze dcli' Asse; in caso contrario la Gran Bretagna sarebbe costretta a rivedere la politica sino ad oggi seguìta e che mira ad aiutare il movimento di Mihajlovié con l'esclusione di tutti gli altri movimenti ribelli della Jugoslavia;
il Governo britannico non ha potuto [inora, causa gli impegni nel bacino mediterraneo, appoggiare il movimento cetnico nella misura desiderata; lo farà non appena possibile p urch é Mihajlovié modifichi il s uo atteggiamento nel senso richiesto; il Governo jugoslavo invita a sua volta Mihajlovié a combattere anche i tedeschi e gli italiani, che sono i principali nemici contro i quali è necessario riunire tutte le forze attive del Paese.
Dociunenti - Allegari al C,1pirolo 1
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Il giorno 16 aprile Mihajlovié ha risposto al suo Governo cercando di giustificare le precedenti affermazioni. Egli ha detto di essersi rivolto agli ìtaliani per attingere, come dal solo magazzino disponibile, armi e munizioni per mantenere in efficienza i reparti nazionalisti. Egli si è, inoltre, impegnato di adoperarsi con tutte le sue forze per far volgere la lotta nel seriso voluto da Londra . Sono attualmente in corso trattative per giungere alla stipulazione di un accordo - del quale non si conoscono per ora i termini - fra il Governo britannico e Mihajlovié, intermediario l'ambasciatore di Jugoslavia ad Ankara ed il colonnello Milos distaccato presso il Comando supremo cetnico. In sintesi: L'Inghilterra, fino a che l'esito della lotta fra nazionalisti e partigiani è stata dubbia, ha trovato utile ignorare la collaborazione cetnico-italia-
na; oggi intende invece sfruttare nei Balcani ]e forze dei comunisti dimostratesi attive e vitali e, possibilmente, riunire partigiani e cetnici in un unico fronte anti-Asse; Mihajlovié cerca di tergiversare e mostra di assentire alle richieste inglesi, mentre in realtà continua a sospingere le sue forze contro i partigiani e non sembra per ora, voler deflettere dal suo atteggiamento che anzitutto è decisamente anticomunista. Egli afferma di trovarsi nella impossibilità di combattere apertamente e contemporaneamente tutti i nemici del popolo serbo e sostiene la necessità di batterli gli uni dopo gli altri. Interessante un accenno fatto da Mihajlovié al sospetto di una segreta intesa fra partigiani c forze di polizia germanica in funzione antinazionalista serba. A. S.M. IL RE IMPE RATORE A S.A.R. lL PRINCIPE DI PIEMONTE A CA PO DI S.M. GENERA LE A SOITOCAPO DI S.M. GE NE RA LE A SOITOSEGRETARIO ALLA GUERRA A CAPI Dl S.M. ESE RCITO-MARI NA-AERO NAUTICA A SOlTOCAPO DI'S.M. PER LE OPE RA ZIONI-INTENDE NTE
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/Jalmazia - Una çron,u;a per la slo ria (1943 -1944)
DOCUM~NTO
N. 29
COMANDO MILITARE MARITTIMO DELLA DALMAZIA U FFICIO OPERAZION I
Spalmo, lì 8 aprile 1943 XXI
Prot . n. 9732
SEG RETO
A SUPERSLODA (2'' ARMATA)
PM. 10 Argomento: Informazioni. Rimetto copia cli una rela7.ione che il generale Mihajlovié avrebbe dato ai Comandanti Cetnici Nazionalisti del Montenegro. Essa è pervenuta in possesso cli questo Comando da fonte sicurissima .
L'AMMIRAGLIO DI DIVISIONE Comandante l'vUvl. della Dalmazia (Antonio Bobbiese)
COPIA Dl UNA RELAZIONE CONTENENTE DIRETTIVE CHE IL GENERALE MIHA.JLOVIC AVREBBE DATO Al COMANDANTI CETNICI NAZIONALISTI DEL MO -T E NEGRO
No i abbiamo giocato sulla carta di Russia e dopo sulla carta Inghillerra . Colla prima carta ci siamo rovinati; la seconda carta invece si è arrestata a metà cammino. Il tempo è venuto pe r giocare la terza carta, fa nos tra carta e cioè quella della Grande Serbia. Noi abbiamo quattro nemici: 1) Ustasci - 2) Mussulmani - 3) Albanesi - 4) Te,deschi. La seconda carta si è dovuta troncare perché ci siamo accorti che gli inglesi giocavano sul sangue dei popoli per i loro interessi. E ssi mi hanno
!)ocumemi . Allegali al Capilo/o I
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chiesto e mi chiedono un fronte balcanico e cioè altre rivolte, altro sangue per il nostro popolo innocente e tradito. Gli inglesi mi hanno chiesto - tramite il Governo jugoslavo cli Londra - che i cetnici non debbano battersi contro i partigianL ma riunirsi ad essi per cacciare l'occupatore. Gli inglesi , dopo il nostro disastro, li abbiamo considerati per metÚ amici; ora che mi chiedono nuove rivolte noi dobbiamo considerarli nostri nemici e, nello stesso tempo, dobbiamo considerarli nemici se domandassero di non batterci contro i bolscevichi, nel caso che questi si avvicinassero ai nostri confini. I bolscevichi non sono russi, sono i vecchi schiavi elci russi, cioè gl i asiatici che hanno uccisa e distrutta la Russia, la nostra grande protettrice, che hanno assassinato e scacciato i loro padroni, nostri grandi amici e be nefattori. Noi, quindi, unici resti ciel grande e sfortunal.O ceppo slavo, non dobbiamo permettere la bol.scevizzazione della nostra Patria, non dobbiamo dive ntare schiavi degli schiavi russi, dei barbari asiatici. Adesso vi parlo delle mie vedute: Se vince l'Asse, gli italiani cercheranno cli creare un grande Stato Serbo per controbilanciare la potenza balcanica e r invaclenza tedesca; Se perde l'Asse noi dobbiamo cercare cli unirci agli Italiani e con essi combattere a morte i comunisti nella nostra terra e i bolscevichi nel caso che questi cercassero cli oltrepassare i nostri confini. Noi, unitamente agli italiani, riprenderemo i nostr i territori oggi nelle mani albanesi fino al fiume Mati, e per questi servi7.i i rappresentanti serbi alla conferenza della pace dovranno schierarsi a favore degli italiani. PiÚ di un milione e mezzo cli serbi sono morti ad opera dei partigiani, ustasci, mussulmani ed in questi duri giorni gli unici nostri amici sono stati gli italiani. TI popolo serbo cl.a lla propaganda dei traditori venne trasc ina to all'odio contro gli italiani che non conosceva. Oggi tutti conoscono la nobiltà degli Italiani, che ci hanno salvato dalla strage degli ustasci e dei mussulmani, che hanno sacrificato molto sangue per salvare ancora una volta i serbi. Fra tutti i serbi , i montenegrini, che sono stati i meno colpiti
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
per aver avuto la fortuna di avere quali occupatori gli Italiani, possono testimoniare quello che io dico. Non è solo il pensiero di una minoranza serba; meglio di me il comandante Vojvoda dei cetnici, Ilija Brcanin, ha detto ciò che ha fatto il popolo Italiano. Non possiamo mai dimenticare, e per la storia ne abbiamo il ricordo, quali sono i più grandi nostri amici. Io sò e lo sappiamo tutti, che se gli Italiani non avessero fermato gli ustasci ed i mussulmani il popolo serbo sarebbe stato distrutto. Gli unici nostri amiçi, quindi, sono stati, sono e saranno gli Italiani. Sembra che i capi nazionalisti montenegrini abbiano aderito totalitariamente alle direttive di Mihajlovié.
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Documenti - Allegati al Capitolo I
DOCUMENTO
N. 30
STATO MAGGIORE R.ESERCITO Servizio 1nformazioni Esercito
(S.I.E.) 14 aprile 1943-XXI
N° Z/P-35231 di prot.
PROMEMORIA
Oggetto: Ex-Jugoslavia - Movimento cetnico - Atteggiamento inglese
l)
11 movimento cetnico serbo-nazionalista capeggiato dal gen . Mihajlovié è, come noto: - risolutamente anticomunista; - tendenzialmente anti-Asse.
G li stadi successivi previsti dal suo programma di azione sono i seguenti: - annientamento delle forze comuniste; - estromissione delle forze cli occupazione dal territorio nazionale jugoslavo. 2)
Per quanto si riferisce al primo punto si rileva che le forze cetniche non banno saputo sviluppare un piano autonomo di operazioni inteso all'annientamento delle forze comuniste, ma ne hanno subìto l' iniziativa, limitandosi a partecipare alle azioni offensive delle nostre truppe.
Per il secondo punito, il gen. Mihajlovié ha tenuto sin qui [ un J atteggiamento che potrebbe dirsi 'attendista' nell'aspettativa che maturino condizioni favorevoli (peggioramento della situazione militare dell'Asse, e, in particolare, sviluppo di iniziative anglo-americane nel teatro balcanico) per passare all'azione. 3)
Conseguenza del duplice aspetto del fondamentale indirizzo temporeggiatore del gen. Mihajlovié, è stata una progressiva perdita di terreno e di prestigio da parte sua nei confronti e del movimento partigiano e del governo inglese.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1943-1944)
Di fronte alla vitalità della ideologia comunista, abilmente e fattiva mente propagandata in tutto il territorio ex-jugoslavo, cli fronte alla risoluta, sanguinosa ed instancabile attività dell' 'Esercito popolare' di Tito, il movimento cetnico, attardato da una crisi permanente di organizzazione, ha rivelato la mancanza di direttive politico-militari d'azione, aderendo alla reale situazione ed ali' obiettivo prefissosi. I recenti gravi insuccessi subìti ne hanno anche peggiorata notevolmente la situazione interna, inducendo stanchezza nelle truppe e conseguenti gravi casi di defezione e determinando, altresì. un sensibile disorientamento fra i capi . Altro indice eloquente della gravità della situazione lo si riscontra nel fatto che i cetnici , urgentemente bisognosi cli aiuto, non escludono di poterlo chiedere ai germanici pur paventando l'eventualità cli essere eia questi disarmati.
4)
In sintesi , può dirsi che il movimento cetnico abbia fallito lo scopo. Ta lché l'Inghilterra, fi n qui sostenitrice ciel gen. Mihaj Jovié, sembra oggi incline a rivedere il suo atteggiamento e , lasciandosi guidare ancora una volta dal suo spregiudicato utilitarismo, sembra altresì disposta a sfruttare la vi tale forza comunista per sca rdinare profondamente il nostro dispositivo mi litare ne i Ba lcani , utile premessa di un eventuale sbarco in y uesto scacchiere.
5)
In questa congiuntura è nostro interesse mantenere viva la lotta fra le due parti e secondare in essa i cetnici anche e particolarmente perché , se l'attuale difficile equilibrio dovesse rompersi a favore elci partigiani , la situazione potrebbe rapidamente peggiorare nel Montenegro ed anche nelle regioni contermini cieli' Albania e della Serbia. Interesse che appare preminente sotto un triplice aspe tto: - militare: le formazioni cetniche, per quanto oggi depresse e disorganizzate, rappresentano pur sempre un non trascurabile apporlo, che potrebbe dimostrarsi particolarmente efficace nella regione montenegrina; - di. politica interna: il contrasto fra le due fazioni in armi, che impedisce alle masse di confluire in una comune azione di rivolta, gioca in nostro favore;
Documenti - A llegati al Capiwlo I
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- di politica estera: l'elemento principale cli crisi nei rapporti fra Londra e Mosca, per quanto si attiene ai rispettivi interessi politici nei territori ex-jugoslavi, è utile che sia mantenuto attivo ecl operante.
A S.M. IL RE IìvlPERATORE A S.A.R. lL PRINCIPE Dl PlElvIONTE
A CAPO Dl S.M. G E NERALE A SOTTOCAPO
or S.M. GENERALE
A S0Tf0SE GRETAR10 ALLA GUE RRA A CAPI DI S.M. ESE RCITO-MARINA-AERONAUTICA A SOTTOCAPO
or S.M. PER LE OPERAZIONI E lNTENDFt TE
CAPITOLO li
GLl AVV ENI M EN TI I N DALMAZIA
-
Gli avvenimenti in Dalmazia
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li NUOVO ANNO IN PROVINCIA DI ZARA
L'IMBOSCATA DI GACELESI Zara, come tutti in Penisola, ignorava gli avvenimenti sul territorio croato, poiché null a o estrernarnenle poco veniva riportato ne i Bollettini di guerra e la stampa non ne parl ava, salvo a ri prendere qualche raro ed elogiativo comunicato della 'Stefani' . In città, tuttavia, - dopo le esaltazioni della trascorsa estate per la corsa verso El A lamein , per le battaglie sul fro nte russo, per la battaglia di mezz'agosto <1> - cli fronte ai combattimenti giunti ormai in Tunisia, ai bombardamenti di tante località de ll'Italia, s i sentiva crescere un senso di preoccupazione, razionalmente sempre più giustificato anche se conlrastato da una persistente fiducia . 11 mattino di Capodanno, il Giornale di Dalmazia usciva con titolo su o tto colonne: 'Nessuno pot1}1 strappare la vittoria cieli ' Asse·, ma più cli una persona si sarà soffermata sulla data: 'Venerdì 1° gennaio 1943 ' <2, . Quasi a sottolineare l'influsso popolarmente attribuito al venerdì, il giornale, contrariamente alle direttive di non pubb licare notizie su fatti di guerra che toccassero la città, annunciava la morte di due zaratini sul front.e russo e riportava una breve cronaca de Jle solenni eseq uie celebrate il giorno prima in onore d'un bersagliere caduto in combattimento contro i partigiani (JJ . Pur nelle incertezze del momento, la città si prodigava pe r la migliore riuscita della Befana del soldato. Attraverso il Dopolavoro provinciale erano stati confezionati diciottomila pacchi dono «ricordo affettuoso ciel popolo di Zara che ha contribuito e continua a contribuire per la totale realizzazione cli questa nobile iniziativa del Partito»<'>. Altri seimi la era110 stati prepa rati dal Comando della Gioventù Ita liana ciel Littorio (G.I.L.) per i bambini meno abbienti dei comuni annessi alla provincia '' '. Il 6 gennaio veniva inaugurata la 'III Mostra cl'A.rte' e d un convegno culturale s u Niccolò Tommaseo "'>organizzati dal Gruppo un iversitar io fasci sta dalmato (G.U.FD.). Il IO, la locale sezione dell 'Istituto fascista di c ultura, con una prolusione dell'ispettore del Partito. Luigi Emanuele Gianturco, clava inizio alla 'Settimana di studi cli cultura dalmatica'. Intenso il calendario delle lezioni, integrate da dimostrazioni pratiche. da manife-
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
stazioni culturali, da spettacoli organizzati dal Dopolavoro, dal G.U.F.D., dal Comando della G.J.L. (7) . Durante la settimana, il Governatore Bastianini, avrebbe ricevuto i maestri della provincia di Zara che seguivano i corsi <si , e li elogiò per l'opera svolta in condizioni difficili, talvolta al limite del rischio personale. Il 18 gennaio, il consigliere nazionale Giulio Quirino Giglioli teneva la lezione conclusiva <"l.
Al campo sportivo la locale rappresentativa di pallacanestro perdeva contro la 'S.S. Bruno Mussolini' di Roma l 10l ; i giocatori dell'A.C. 'Dalmazia' di Zara pareggiavano a Spalato con la locale squadra cli calcio r11 l. Nei cinematografi ' Vittoria' ed 'Impero', si proiettavano film come 'Spie', ' Promessi Sposi', ' Balalaika', 'Canzone Immortale ' . Giornalmente, alle J1.30, la locale stazione clell' E .I.A.R. - Radio Zara - iniziava le trasmissioni con la mezz'ora dedicata alle forze armate. Poi musica leggera. Dopo il segnale orario delle tredici, il Bollettino di guerra , il notiziario, le cronache ciel giorno. Durante il pomeriggio, una trasmissione in lingua serbo-croata; concerti, rassegna della settimana, commenti ai fatti ciel giorno, per concludere con i giornali radio delle 20 e delle 22,45, salvo qualche rara modifica al consueto palinsesto <12i . Scorrendo il Giornale di Dalrnazia si ha sensazione che Zara, almeno apparentemente, vivesse i ritmi d' una tranquilla vita di provincia. Se non vi fossero stati gli annunci per la vendita della carne razionata, per la distribuzione delle candele steariche, e che con la cedola n. 6 della tessera an nonaria si poteva acquistare un chilogrammo di patate a persona al prezzo cli lire 2.55, e ritirare il supplemento dello zucchero (JJ>, la sensazione d'una città ben lontana dalla guerra sarebbe stata completa. Sì può dire che per Zara, al di là del perimetro della cinta fortificata , cominciasse un altro mondo di cui ignorava fatti ed avvenimenti, anche se si trattava di delinquenza comune, come la distruzione, nella vicinissima isola di Ugliano, di settanta barili di pesce salato ed il furto cli altri ce ntosessanta la notte della Vigilia di N atale sull'isola L unga, probabilmente ad opera dei partigiani c1-1i. Ancor meno si parlava delle imboscate, delle aggressioni, degli omicidi. Non un accenno sul giornale per l'uccisione d'una inte ra famiglia , padre madre e tre fig]i , in un vicino villaggio(151, o per quella cli Giacomo Furlan soppresso colpi di rivoltella r1">. Altrettanto ignorate le provocazioni comuniste, come l'affissione a Yoclizze (=Voclice) durante la notte dì fine d'anno di manifestini dattilografati: «Un buon anno - anno cli liberazione - augura l'Esercito popolare al suo
Gli avvenimenti in Dalmazia
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popolo. Morte al fascismo, libertà a l popolo» 11 7>. Avvenimenti e fatti puntualmente riportati nei Notiziari militari. Con il n uovo anno continuò l'attività dei partigiani. In zona Sri ma (sud di Vodizze) era stata segnalata una banda di cinquanta ribe lli 0 ~1, ccl il 4 gennaio, dentro l'abitato di Vodizze veniva lanciala, senza conseguenze, u na bomba contro una pattuglia di soldati 11 ~>. Da «informazioni attendibili» si apprendeva «che la banda del noto capo ribelle Stanko Tisma si sarebbe spostata e si aggirerebbe attualmente nella zona di Vodizze» '1' )). Notizia esatta, ma già superata alla data della sua pubblicazione sul Notiziario poiché la banda, ventiquattro ore prima, in uno scontro con clementi della M .Y.A .C. aveva perduto il proprio capo ed il suo vice Nikola Popov ié !21l . Il 14 gennaio, eia a lcun i partigiani catturati, si veniva a conoscenza della presenza di centocinquanta uom ini de l 'Battaglione del lit.orale' ne ll a zona di Slosella (=Pirovac) 02>. Movimenti, scontri, spostamenti cbe per i comandi italiani rie ntravano - se così si può d ire - nella normalità, tanto che non vennero considerati come sintomi d ' una s ituazione che, dalla metà cli gennaio in poi, si sarebbe rapidamente deteriorata. Il 1A, a Gacelesi (=Gaéelezi, 9 km a nord-nord-ovest cli Vodizze) i r ibelli aveva no ucciso un carabiniere (23 ' . Non appena la notizia g iu nse a Sebenico il comandante dell a compagnia esterna, capitano Francesco De Lorenzis, chiese al generale Carlo Lomaglio, comandante della divisione celere 'Eugenio di Savoia', «l'autorizzazione ad invia re a Gacelesi u n plotone di CC.RR. per avere dettagliate notizie dell'aggressione partigiana effettuata la sera precedente», «per ritirare la salma ciel carabiniere caduto», e per «assumere informazion i sulla situazione della zona, in progressivo peggioramento» 12' ' 1• Il generale Lomaglio a utorizzò il movimento, ma volle che il plotone (treni.un uomini) fosse rinforzato con altri otto carabinieri ed undici camicie nere. Nella tarda mattinata del 16, eia Zaton (località poco lontana da Sebenico, ad ovest del fiume Cberca), partirono cinquanta uomini. Erano al comando d 'un maresciallo maggiore del!' Arma giunto in Dalmazia da pochi giorni, con in sottordine il vice-b rigad iere eia più di u n anno comandante della stazione e conoscitore della zona. Il reparto, dove ndo percorrere sette chilometri e mezzo sino a Gacelesi, mosse a piedi. Gli uomini, oltre all'armamento individuale, avevano tre fucili mitragliatori e d un moschetto automatico lm. La strada era ritenuta abbastanza sicura, essendo percorsa con una certa frequenza da mezzi militari, ed anche quella mattina il reparto fu su perato da due autocarri del servizio rifornimenti per i presìdi più interni . 1 carabinieri ed i militi giunsero a Gacelesi verso mezzogiorno. Ripar-
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Dalmazia - Uno cronaca per la s1oria
tirano dopo un paio d 'ore, assumendo le rnisure d1 sicurezza e trasportando la salma del carabiniere con un carretto a mano (26>. La rotabile si snodava attraverso appezzamenti di terreno delimitati eia muretti a secco che ostacolavano la visibilità. li reparto fu ancora una volta superato dai due autocarri che rientravano a Yoclizze. Marcia lenta a .c ausa del carretto, ma regolare. A pomeriggio inoltrato, la colonna si trovava a circa due chilometri da Zaton, e per non farsi sorprendere dall'oscurità, il maresciallo rite nne di accelerare la marcia. Confortato dal parere ciel vice-brigadiere, tolse le misure di sicurezza ai fianchi del reparto cm . Improvvisamente, dal riparo dei muretti, partirono scariche cli fucileria e raffiche di anni automatiche. I carabinieri e le camicie nere, pur esposti con tutto il fianco della colonna, affrontarono il combattimento, prendendo posizione a cavallo della rotabile, in modo da far fronte al prevedibile aggiramento. Avevano di fronte circa d uecento partigiani . l i maresciallo inviò subito un carabiniere leggermente ferito a Zat.on, dove il comandante ciel presidio, centurione Luigi Carrocci, sin dal primo rumore dello scontro, aveva allertato trenta uomini. l soccorsi giunsero sul posto in poco più cli mezz'ora. Il centurione, proteggendo con il fuoco e la manovra il movimento ciel reparto caduto nell'imboscata, riuscì a disimpegnarlo. Alle 17, per evitare l'oscurità. Carrocci ordinò di rompere il contatto, e con i superstiti rientrò nel presidio 12sJ. Sul terreno erano rimasti sedici carabinie ri e tre camicie nere; cinque i feriti; perduti diciassette moschetti ~9i . Da Sebenico, dov'era stato dato l'allarme, «alle ore 20, a me zzo del rimorchiatore N.10 e motopeschereccio Nazzareno» furono «inviati a Zaton uno squadrone di cavalleggeri 'Saluzzo' ed un plotone CC.RR.» <,ui. Con le luci dell'alba effettuarono «una ricognizione in forze della zona del combattimento. Sono stati recuperati 3 fucili. DaJJa zona mancano tulli gli uomini validi [.. .). L'arma dei CC. RR. ha tratto in a rresto e portato a Vodice 247 individui, trn vecchi , donne e bambini» ;~ll. Quello stesso giorno , Lornaglio, constatando la scarsità dei risultati , dispose che il generale G iovanni Lombard, comandante dei cavalleggeri, effettuasse un coordinato e metodico rastrellamento c3~•. Nell 'ordine di operazione , il generale, dopo aver premesso che per «la prima volta [... ] nel territorio di Vodice ribelli attaccano con successo un reparto così consistente», e che «il 20 corrente dovrebbero affluire nei pressi di Vodice alcuni capi [partigiani - n.d.a. l per partecipare ad una riunione», ordinava di «eliminare le formazioni ribelli; ridare ordine, sicurezza e tranquillità sia ai nostri presìdi, sia alle popolazioni locali; distruggere le riconosciute basi logistiche, apprestamenti difensivi, alloggiamenti dell'avversario» n~l. Pur non essendo in grado di precisare «con esattezza le for-
Gli avvenimenti in D11/11111zia
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ze partigiane della zona», faceva sapere che «tutte le fonti informative concordano [... ] nel farli ascendere ad alcune centinaia» o,i. All'operazione, che sarebbe durata due giorni, presero parte il gruppo cavalleggeri di 'Alessandria', quello tattico di 'Saluzzo' , un gruppo misto ( un plotone camicie nere ed una banda anticomunista), un battaglione camicie nere, una banda anticomunista della ·zara ' , quattro plotoni rnitraglieri, con l'appoggio d'una sezione di artiglieria da 75/27 e cli due pezzi eia 47/32, oltre a mezzo plotone carri 'L' e ad un reparto da sbarco della Marina (70 uomini). Contemporaneamente aliquote ciel battaglione squadristi 'Toscano' avrebbero svolto azioni a breve raggio movenclo dai rispettivi prcsìdi <35 , _
Predisposizione accurata, forz.e notevoli, ma era pur sempre necessario un minimo di tempo per l'approntamento dei reparti, e l'operazione ebbe inizio il 20 gennaio, cioè quattro giorni dopo l'imboscata. Ovviamente i risultati furono deludenti, ed il XVIII Corpo d'armata avrebbe potuto registrare solame nte che , «nei giorni 20, 2 1, 22 è stata rastre llata la zona limitata ad ovest [.. .]. Sono stati tratti in arresto alcuni individui sospetti, d i cui uno è stato ucciso in un tentativo di fuga. E' stata bruciata una casa ove sono stati trovati indume nti cli nostri marinai lprobabilrnente di quelli massacrati nell'imboscata di Capocesto - n.d.a. - V EDI 11 YoL. PAG . 1125]. Sono stati rinvenuti alcuni cadaveri cli partigiani uccis i ne llo scontro de l 16 corrente e la sepoltura di parecchi altri. Non sono state incontrate bande» 0 6>. Cioè il vuoto quasi assoluto.
Tuttavia sull' imboscata di Gacelesi, Supersloda ordinò un'inchiesta non ritenendo «ammissibi le che per recupe rare una sa lma - intenzione se si vuole doverosa, ma non certo urgente - si sia potuLo impiegare un reparto cli forza esigua in zona notoriamente baLtuta dai partigiani» '" 1• Sembrò che le maggiori responsabi lità dovessero (ar carico a] centurione Carrocci, per essere giunto con i rinl'orzi «ben 2 ore dopo dall ' inizio de l combattimento,,, oltre che per essersi limitato a portare con se un terzo degli uomini del presidio, e pe r aver p rematuramente desistito dall'azione. Le imputazioni caddero tutte. Invece fu punito, con otto giorni di arresti di rigore, il maresciallo comandante del reparto per aver tolto intempestivamente dai fianchi della colonna il dispositivo cli sicurezza <m.
ll comandante di Superslocla, a conclusione clell ' inchiesta , fece rilevare, e giustamente, che ci si trovava di fronte a «l'ennesimo caso cli perdite eia noi subite per insufficiente comprensione clell 'ambiente e del lavoro che in esso dobbiamo compiere» 1391• Prendendo lo spunto eia questo
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fatto d'arme, qualche tempo dopo, il generale Mario Robotti, nuovo comandante di Supersloda, avrebbe sottolineato che «la imprevedibilità delle azioni partigiane non hanno ancora determinato nei comandi italiani, non voglio dire una 'dottrina' , ma ne ppure una mentalità cli antiguerriglia basata sulla mobilità e la immediata tempestività» (però non risulta neppure che il problema. almeno sino a quel momento, fosse stato posto allo studio da alcun comando). Inevitabilmente, la mancanza di capacità cli risposte imme diate e l'appannarsi d 'una volontà aggressivamente coordinata, stavano determinando fra i soldati un a sensazione d' impotenza. l comandi, specie i minori, tendevano a chiudersi nei presìdi; sempre più frequente l'uso dell'artiglieria dei capisaldi a risparmio della fan teria; perlustrazioni a raggio sempre più corto. Se nell'interno de ll a Croazia s i sviluppavano le grandi operazioni antipartigiane, in Dalmazia - fatte salve le proporzioni - le sole azioni cli rilievo durante il 1943, ma tutte cli ' rimessa', sare bbero stati i rastrellamenti de lla zona di Vodine, delle isole zaratine, e dei Monti Albi (=Biokovo ). Ormai, con la seconda metà di genna io, l'iniziativa stava passando nelle mani de i partigiani .
li 23 gennaio, nella zona di Konjevrate (15 km di rotabile a nord-est di Sebenico) i ribelli attaccavano un'autocolonna scortata, che trasportava carbone per la fabb rica d'alluminio di Losovazzo. Come sempre, azione violenta e rapida. «Nostre perdite: tre morti e q uattro feri ti, oltre ad un operaio morto ccl uno ferito. Perdite ribelli: imprecisate». li giorno successivo, probabilmente la stessa banda, attaccava l'abitato cli Rupe (circa 13 chilometri ad nord-nord-ovest di Konjevrate ), ma venne respinta dalla M.V.A.C. locale. «Perdite: M.VA.C. 2 morti e 3 feriti. Perdite ribelli: 3 morti ed un fucile catturato» <"ni, e fra i partigiani fu riconosciuto il capo Drago Zivkovié (' 1l. Questi, alcuni giorni prima, nella non lontana Mala Cista aveva catturato quattordici civili, fra i quali dicci giovani che stavano per arruolarsi nella M.VA.C.. E ccetto due, tutti furono rilasciati ma minacciati di rappresaglie alle famiglie se fossero entrati nella milizia anticomunista. Da quanto riferirono, la banda di Zivkovié doveva consistere in circa centottanta uomini, ciascuno armato di fucile e con due bombe a mano, oltre a quattro fuci li mitragliatori <• 21•
Lo stillicidio del mese di gennaio non era finito, ed il 31, fra G acelesi e Mala Cista (zona rastrellata la settimana precedente dal generale Lombard) , una pattuglia di dieci uomini fra camicie nere e carabinieri cadde in un agguato. Nel rapido scontro. otto soldati rimasero sul terreno, ed andarono perduti un fucile mitragliatore, cinque moschetti e quattro pistole <•3, _
Oli avvenimenti in Dalmazia
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AGGRESSIONI NELLA ZONA DI VODIZZE LA MORTE DiEL COLONNELLO GU1DO DA ZARA Il generale Lomaglio, constatando che «la situazione della zona del sottosettore di Vodice» andava «ogni giorno aggravandosi», ed «allo scopo di impedire la costituzione di formazioni più consistenti e di stroncare, o quanto meno disorganizzare, la banda Zivkovié» (44 \ propose al corpo d 'armata d'eseguire un rastrellamento applicando nuovi criteri. I reparti che vi avrebbero preso parte (due compagnie di camicie nere del battaglione 'Toscano' e la 7" banda anticomunista più un plotone mitraglie ri ed un nucleo carabinieri) dovevano essere ' leggeri', e «battere il territorio di giorno e da notte in base alle informazioni raccolte direttamente sul posto». Per i rifornime nti si sarebbero appoggiati ai presìdi. E vidente mente, il generale Lomaglio aveva compreso la lezion e del mancato s uccesso dell'operazione in forze del 20 gennaio, e nello stesso tempo cercava di dare una risposta alle osservazioni di Supersloda sulla mancanza d 'una dottrina antipartigiana, tanto da sottolineare che «una operazione così condotta servire bbe a nche cli esperimento che non escludo possa dare buoni risultati» (' 51• L'a utor izzazione venne concessa, ma l'azione non ebbe seguito per l'accavallarsi di altri avvenimenti. L'aggressività dei partigiani preoccupava anche le autorità politiche e, con il 30 gen naio, il prefetto cli Zara dispose il coprifuoco pe r la zona di Vodizze dalle 16 alle 7.30, divieto per la popolazione di lasciare il paese e per i contadini dei d intorn i di e ntrare nell'abitato o di sostare presso la cinta di sicurezza, pena l' immediata fucilazione P 6l. Per qualche giorno non si registrarono avvenimenti particolari, anche se non molto lontano vi furono altri scontri. Il 2 feb braio, in una sparatoria con la 4" banda anticomunista cli Chistagne, restava ucciso il latitante Oclbrad Macak. di Ostrovizza, ispettore della ' gioventù comunista' (•1 >. Sei giorni dopo, il reggimento cli 'Saluzzo', rinforzato dalla 271" compagnia cannoni bersagl ieri e da carabinieri, in uno scontro con nuclei ribelli ne lla zona di Bilice (nord-nord-est di Se benico), infliggeva ai partigiani dicia nnove morti; altri undici furono passati per le armi; vennero presi tre fucili mitragliatori; centonove le person e fermate. Da parte italiana, tre feri ti '""l. Il Hl, all'incirca nella stessa zona, cara binieri e la 4" banda anticomunista clit sperdevano una formazione ribelle che lasciò sul terreno nove uomini , fra i quali il capo Vojko Dubalo. «Una decina di ribelli l'ece atto cli sottomissione» <•9>. In q ueste operazioni le ' bande' (o compagnie) anticomuniste del Governo della Dalmazia si erano dimostrate particolarmente efficie nti, ed il generale Spigo avrebbe scritto che «con le giornaliere azioni di pattuglia-
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mento e con le prove fornite in diversi combattimenti hanno dato la netta sensazione del grado dì organizzazione e di addestramento raggiunto»!50>. Erano circa novecento uomini, inquadrati in sett.e compagnie (le prime tre di croato-cattolici, le altre quattro di serbo-ortodossi), con quindici ufficiali e ventiquattro fra sottufficiali e graduati di truppa italiani <51l . Sottoposte ad una severa preparazione, motivate dal trattamento che ricevevano, avevano raggiunto notevole omogeneità ed efficienza. «L' aumento del soldo, le provvidenze del Governo della Dalmazia con le distribuzioni di viveri e tessuti alle famiglie, la promessa di una speciale pensione alle famiglie dei caduti e i pronti sussidi ad esse elargiti», consentivano ai militi «cli svolgere il loro compito senza preoccupazioni d' indole materiale e morale, e perciò con il massimo rendimento» '52>. Inoltre, in quel periodo, le 'bande' si sentivano particolarmente fiere: il 24 gennaio, a Zara, in occasione del giuramento delle reclute del'22, avevano sfilato davanti al Governatore cd alle più alte autorità militari con i reparti della divisione ' Zara'. Durante il rancio, Bastianini, li aveva elogiati per Jo spirito, per il contegno, per l'impegno nella lotta anticomunista in>. Nella zona di Vodizze, dopo l'ordinanza del coprifuoco, Ja calma non durò più cli due settimane, e già il l3 febbraio il corpo d' armata segnalava che «un gruppo cl i 300 ribelli , al comando del noto capo DragoZivkovié, si sarebbe accampato l... ] a circa 4 km da Zaton» '5">, chiedendo notizie sulle forze italiane e sui lavori cli difesa della zona ad alcune donne ciel posto <~5>. Erano segnalazioni da non disattendere, ed il generale Lomaglio ritenne opportuno rinforzare la scarsa presenza del soldato italiano nella zona. Affidò quindi al colonnello Guido Da Zara, comandante del reggimento cavalleggeri di ' Alessandria ', l'incarico d 'una ispezione a Gacelesi ed a Mala Cista per accertare le possibilità d'alloggiamento per alcuni reparti e lo stato delle opere difensive. Il colonnello sarebbe stato accompagnato dal capo di Stato Maggiore della divisione, maggiore E rnesto Salustri, dai tenenti Giuliano Castelli del genio e Giuseppe Gentile comandante la 7" banda anticomunista. Lomaglio, avendo presente il richiamo di Supersloda sulla pericolosità di muovere reparti poco consistenti e senza adeguata protezione , dispose che la scorta per il colonnello, che avrebbe viaggiato sulla propria autovettura, fosse costituita da un carro 'L' , da un 'autoprotetta, e da un p lotone camicie nere più una squadra mitraglieri. Assieme alla colonna sarebbe partito anche un autocarro viveri per i rifornimenti ai presìcli di Gacelesi e Mala Cista. Complessivamente, al comando del centurione Armando Cantini, sessanta uomini, sci automezzi, una stazione radio. Inoltre, per dare la massima sicurezza, i presìdi erano stati preavvertiti del movimento <'61 .
Gli avvenimenti in /Jal111azia
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La colonna partì eia Voclizze verso le 9.30 del 16 febbraio. Nell'autovettura cie l colonnello presero posto il capo di Stato Maggiore ed il tenente Gentile; il tenente Castelli salì sull'autoprotetta. Partenza e movimento regolare. Nessuno lungo il percorso, tranne in lontananza due uomini che si erano dati a lla fuga. Compiuta l'ispezione agl i accantonamenti ed alle opere, verso le 13.30 la colonna prese la strada ciel rientro. Però, prima di lasciare Mala Cista , il colonnello Da Zara, forse per qualche informazione avuta sul posto, ordinò via radio al sottosettore cli Vodine d'autocarrare il 4° squadrone cavalleggeri di · A lessandria ' con un plotone mitraglieri e d ' inviarli, solto protezione cli d ue carri ' L', incontro alla colon na. Lo squadrone, per i primi cinque chilometri doveva proce dere autocarrato quindi, «sbarcata truppa e rinviati automczz.i», rastrellare la zona «a cavalJo rotabile per protezione autocolonna» con l'avvertimento d i «guardarsi attentamente verso est» 157>. La colon na aveva da poco lasciato Gacelesi q uando, da brevissima distanza, venne investita sul fianco sinistro - cioè proprio da est - da un nutrito fuoco di fucileria e d 'armi automatiche. piazzate d ietro i so liti muretti. Centrata l'autovettura , il colonne llo Da Z ara ed il tenente Gentile morirono sul momento; mortalmente ferito il maggiore Salustri. Gli uomini ciel centurione Cantini ingaggiarono combattimento. 11 centurione, non vedendo a rrivare il 4° squadrone di 'Alessandria', ordinò aH'a utoprotetta, s ulla quale aveva fatto caricare i feriti più gravi, d i raggiunge re Vodizze e chiedere rinforzi. Il mezzo, pur se reiteralamente colpito, a rrivò in paese procedendo sui cerchioni. J quaranta uomini disponibili del presidio partirono immediatamente . Frattanto s ul posto dell'agguato erano giunti i cavalleggeri appiedati, che fecero sentire il peso delle loro tre anni pesanti e dei quattro mitragliatori. I partigiani si disimpegnarono. Oltre agli ufficiali erano rimasti sul terreno olto soldati, quindici i feriti; fra i ribelli probabilmente sette i morti. La perdita de l colonnello Da Zara, del maggiore Salustri, del tenen te Gentile fecero impressione. li Governatore informò telegraficamente il ministe ro dell'interno <'~'. li prefetto d i Zara, Gaspero Barbèra, si recò a Sebenico e rese omaggio a lle salme <59i, dove il 19 ebbero luogo i fune rali in forma solenne. Sul Giornale di Dalmaz ia ne p pure un rigo. Notiiie del genere non dovevano venir pubblicate. Dall'analisi dell'agguato si de dusse che i partigiani avevano impiegato circa trecento uomini, con alcune armi automatiche e, per la prima volta , ma senza successo, bottiglie incendiarie contro gli automez;.i. TI generale Lomaglio, nella relazione al corpo d'armata, pose in evidenza che «le predisposizioni prese e gli ordini dati» erano stati «razionali e secondo le norme in vigore», i presìcli «preavvertiti, anzi quell o di Gace lesi
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aveva occupato quota 121 presso il bivio per Zaton (PN-CO) con un reparto ed un fucile mitragliator:e» <601 per dare maggiore protezione. Le disposizioni, infatti, erano state accurate, eppure restava inspiegabile la tempestività con cui i partigiani avevano intercettato la colonna. Ma un documento, ritrovato alcun tempo dopo, fu esplicativo ed in modo allarmante. Lo stesso giorno dell'imboscata (è da ritenersi nelle prime ore del mattino), il 'Comando del Battaglione di Formazione n. 3' a firma del suo comandante, Sime lvas, aveva impartito al 'Comando della Compagnia del Litorale', cioè a Drago:Z..ivkovié, gli ordini per l'agguato. «Oggi opererete un appostamento alla colonna dei camion nemici che ritornano da Gaéelezi; l'attacco dovrà esser svolto in [recte: da] quattro direzioni così che il nemico venga preso nel fuoco incrociato delle nostre armi e sterminato». Precisati i riferimenti topografici , l'ordine aggiungeva: «Tutti gli sbocchi stradali siano curati in guisa che al nemico entrato in trappola non resti altro scampo che abbandonare i mezzi e ripiegare verso Kovca dove i nostri attestati sulla q. 124 li bloccheranno definitivamente. Occorre sterminare il nemico e raccogliere armi: non si ammette altro esito dell'azione». Quindi dava l'esatta composizione della colonna: «tre autocarri di soldati, una autoblinda, una autovettura e un carro armato» Cl>ll. All'ordine d 'operazione era allegato uno schizzo topografico, rudimentale ma estremamente chiaro. Ancor oggi, non si può non restare sconcertati. Il generale Lomaglio aveva impartito le disposizioni il giorno 15. Meno di ventiquattro ore dopo, Sime lvas era in grado di elaborare il proprio piano con la precisa conoscenza dell'itinerario, con la puntuale indicazione dei mezzi che avrebbero fatto parte della colonna. Una sola imprecisione, ma di caratlere terminologico: ch iamava 'autobl inda' l'autoprotetta ( errore che si rileva anche nel telegramma del Governatore al ministero dell'interno). Unico dato che l'Ivas sembrava non conoscere era il numero dei soldati. E sorgono domande ed interrogativi amari, pensando che altri agguati, che altri e troppi caduti quasi certamente non erano da ricondurre alla casualità della guerriglia, alla fatalità di coincidenze, ma a leggerezze, a fiducie mal poste, ed anche - da non escludere - a delazioni. Se, in altra occasione, il responsabile del 'Comitato comunista' di Almissa aveva potuto scrivere a quello di Salona: «Proprio ora ricevo la notizia della partenza di 400/500 italiani eia Zernovizza Superiore (=Gornje Zrnovica). Sembra che abbiano intenzione cli attaccare le forze partigiane sul Mosor. Su tutto ciò vi informerò non appena si avranno altre più esatte notizie» <"i', voleva dire che i canali informativi dei ribelli erano attivi ed attenti. Dal canto loro, i comandi italiani non ignoravano l'insidia
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cli questo pericolo, ed il XVIII Corpo d'armata, sin dalla fine del 1942. aveva segnalato un «notevole aumento dell 'attività organizzativa [dei comunisti - n.d.a. J per creare e completare la rete di spionaggio» r<,.1> .
A marzo. la ' Zara' avrebbe avvertito che i parllgiani curavano «in modo particolare l'ufficio inform azioni (Obavjestajan Rirò)»< 64 i. Da interrogatori, eia documenti ritrovati, eia informazioni, da am missioni cli partigiani catturati e di latitanti costituitisi, la ·zara' aveva ricostruito il quadro de l servizio informativo dei ribelli. In ogni localilà vi era no osservatori e corrieri, oltre ad una cellula di qualtro-otto persone . Di queste. due costituivano l' ufficio O.B. (Obavjestajan Birò). una per le inf'ormazioni militari, l'altra per quelle civili. I collegame nti avvenivano al.lraverso un servizio a catena. cioè ciascun corriere pe rcorreva un tratto prestabilito senza allontanarsi dalla propria zona, per non insospe ttire le autorità italiane con assenze dal luogo di residenza più o meno prolungate o ricorrenti, oppure per non farsi sorprendere in zone per le quali non era valido il lasciapassare. La scrupolos ità costituì il loro punto debole , poiché «tengono debita nota de i messaggi ricevuti e trasmessi. ecl in alcuni casi ne segnano l'inanco l'ora e la data, con la firma di ricevimento in apposito registro» !"5>.
Gli O.B., attraverso l'organizzazione periferica del partito, «rice rcano e trasmettono[... ) tutte le notiz ie di carattere militare, c irca noslri movimenti cli truppa, loro entità, composizione, dire zione di marcia. forza ed armamento de i presìcli, genere cli servizi e delle pattuglie e possibilme nte orari e località cli questi, ecc.». Per raccoglie re le informazioni «gli O.B. spesso si fingono nostri amici o nostri confidenti, s i avvicinano ad osse rvare con la scusa di vendere cibarie , cli lavare la biancheria, o cli chiede1'e avanzi del rancio; cose queste che permettono ad essi una attenta, sicura, rapida osserva7ione e rende alle nostre autorità più difficile il loro riconoscimento» <M,) . In l'orma tori, dunque, a tutti i livelli : dalla donna cli servizio all'accattone che coglievano ogni parola; dai professionisti ai commercianti che mantenevano rapporti formalmente corretti con gli ufficiali; all'elemento femminile con cui si aveva relazioni . .Ma non mancavano attività informative te cnicamente organizzate, come risultò dal l'arresto a Sebenico d ' un operaio del locale Comando Marina trovalo «in possesso cli un apparecchio radio con microtelefono, alimentatore e vario materiale radio» 1071• Contemporaneamenle, la propaganda comunista faceva proseli ti fra l'elemento civile italiano, ed i carabinieri arrestavano per attività sovversiva il segretario comunale di Chistagne t•·s>. e quello di O ltre sull'isola cli Ugliano cli fronte a Zara' 69 l .
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I più esposti alla propaganda erano i soldati, già largamente demotivati dall'incomprensibile guerra non dichiarata ma quotidianamente combattuta, e qualcuno ben poteva sentirsi meno impermeabilizzato leggendo manifestini nei quali gli si diceva: «Salvate le vostre vite. Il momento è arrivato. Il nazismo tedesco muore, il fascismo italiano altrettanto l.. .]. D imostrate a tutto il mondo che non siete servi del fascismo , ma che siete fieri figli del grande popolo italiano. Gettate le armi e non combattete contro coloro che hanno preso le armi per difendere il proprio onore nazionale. Unitevi al nostro esercito popolare. Q uando andate in licenza non tornate più. Non adempite gli ordin i dei vostri ufficiali» 1101• Oppure: «Si avvicina la primavera della libertà! Non permettete che ne l momento più difficile le vostre famiglie si trovino senza protezione e che siano esposte alla bestialità dei superbi, strasazi e ben pasciuti tedeschi. Combattete insieme a noi il comune nemico, onde affrettare la sua sconfitta e la sparizione dal globo terrestre. Formate dej comitati per la pace e per il ritorno alle proprie soglie lcase J. Non combattete contro i partigiani, vostri alleati. ma uniti a loro, annientate ovunque e possibilmente la belva fascista» ml. Frasi non sempre letterariamente perfette, ma concetti validi dal punto di vista propagandistico, differenziando il soldato dal fascista, l'itafomo dal tedesco, insistendo sulle case e sulle fam iglie lontane, sulle mogli, sui figli senza protezione. E qualcuno recepì i messaggi, come tre genieri che passarono ai partigiani m>, oppure altri sene militari, fra i quali un sottufficiale ed un radiotelegrafista della Marina, disertori in momenti e località diverse, concentrati dai ribelli nella zona di Podgora (sud-est cli Macarsca) <73 ' , Il mattino dopo la morte del colonnello Da Zara , il 1° gr uppo cavalleggeri dì Saluzzo' e reparti di camicie nere agirono in ritorsione, ma il Notiz iario del corpo d'armata poté riportare solamente: «Nostri reparti hanno rastrellato la zona Vodice e Monte Okil (Zirje PL/PN-CE ). In una caverna sono stati rinvenuti 40 kg. di sale e alcuni pacchetti di esplosivo>,P•>. N ull'altro. Quello stesso giorno, poco più a nord, i partigiani attaccavano, senza successo, il paese di Mala Cista, ed un soldato rimase ferito mi. Data la situazione, non vi fu alcun rafforzamenlto de lla presenza del soldato italiano nella zona, anzi venne soppresso il presidio di Gacelesi ed i militari con gli abitanti ciel posto furono trasferiti in quello vicino di Mala Cista <761•
I ribelli, poco preoccupati dalle ritorsioni , proseguirono nelle loro imprese, ed il 18 febbraio attaccarono un tratto della cinta difensiva di Sebenico, incendiando alcune baracche del villaggio operai de lla SidalmalnJ.
Gli 11vveni111enti in Dalmazia
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La sera del 22, dentro Sebenico, nei pressi dell'ospedale, una pattuglia intercettava due sconosciuti, che cercarono di fuggire coprendosi le spalle con alcuni colpi cli pistola ed il lancio d ' una bomba a mano. I soldati risposero al fuoco; uno degli sconosciuti rimase sul terreno mentre l'altro si dileguava <7~l. Dai documenti rinvenuti nella casa dalla quale i due erano usciti, risultò che in città la rete informativa era costituita da undici gruppi. fra loro indipendenti, direttamente collegati con il comando di zona, e che «nei pressi del posto di blocco sulla strada di Sebenico-Spalato tale Radovan annotava i movimenti delle truppe italiane» <7'11 •
FRANCESCO GIUNTA NUOVO GOVERNATORE DELLA DALMAZIA Nel pomeriggio del 5 febbraio, dall'agenzia Stefani era stata diramata la notizia che Mussolini, congedato Ciano, aveva assunto il dicastero degli affari esteri. Quella stessa mattina. il Duce aveva ricevuto Bastianini che gli riferiva sui problemi e sulla situazione della Dalmazia. Ma il Governatore, uscendo dal Salone del Mappamondo, appariva piuttosto sconcertato. Mussolini, improvvisamente, gli aveva chiesto quali incarichi diplomatici avesse ricoperto, ed un giudizio sul problema di Roma 'città aperta', cioè domande completamente estranee agli argomenti del colloquio. Alle risposte di Bastianini, il Duce non aveva fatto alcun commento. Egidio Ortona, segretario particolare del Governatore, che aveva accompagnato Bastianini, annotava nel proprio diario: «Alla sera, alle 6 1/2 due colleghi [del ministero degli affari esteri - n.d.a.] mi danno la notizia cli un ampio movimento ministeriale, che comprende la nomina di Bastianini agli Esteri [quale sottosegretario di Stato - n.d.a.]. E stamane il Duce nulla aveva detto a Bastianini» 1801•
li Giornale di Dalmazia ciel 6 pubblicò solamente una generica notizia sui cambiamenti nella compagine del Governo, riportando nel contesto la nomina di Bastianini '~I). li giorno dopo, senza commenti o 'cappello', pubblicava i telegran1mi di felicitazione inviati al nuovo sottosegretario dal prefetto di Zara Gaspero Barbèra, dal preside della provincia A ntonio A meri, ciel segretario generale del Governatorato Carlo Bozzi, dal podestà Giovan ni Salghetti Orioli , e quello ciel direttore del giornale A lberto G iovannini. Il 13, nella tarda mattinata, Bastianini rie ntrava a Zara , ed il giornale del giorno successivo, con un titolo a tutta pagina, gli porgeva le felicitazioni della Dalmaiia. In cronaca clava ampio spazio alla cerimonia cli congedo dalle a utorità politiche cd amministrative di Za-
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Dalmazia · Una cronaca per la storia
ra, di Spalato, di Cattaro, convenute a Palazzo del Governo con le autorità militari , e riportava il testo del saluto rivolto a B astianini dal segretario generale , Carlo Bozzi <•2l . Alla popolazione. il Governatore indirizzò un messaggio di commiato <~'). Ortona, nel suo diario, avrebb e annotato: «Lascio il mio ufficio con vivo rammarico e quas.i mi commuovo. Alla partenza [dall'idroscalo di Zara - n..d.a.] una folla plaudente saluta il Governatore. È una m anifestazione bella e spontanea e la giornata è serena e smagli a nte. come una delle più belle nostre tipiche giornate dalmate. t:arcipelago è tuffato nel sole e nell'azzurro» 1841• Dopo venti mesi di pernrnnenza in Dalmazia, Bastianini cessava dal suo incarico. Il nuovo Governatore. Francesco G iunta, arrivò a Zara il 18. ed il giornale faceva sapere, forse intenzionalmente. che era venuto «con la linea aerea normale», «accompagnato clall'avv. Dompieri e dalla medaglia d'oro conte Eugenio Casagrande cli Vill aviera. Il Governatore è giunto in forma strettamente privata ed ha immediatamente preso possesso d e l suo ufficio»($>>. Inserirsi ed affrontare i proble mi della Dalmazia non doveva essere faci le. O rien tarsi in quell'accavallamento di d ifferenziate situazioni locati apparente mente statiche, ma continuamente fluttuan ti, esigeva forse più che conoscenza, sensibilità ed intuito. Non risulta, inoltre, che Giunta si sia incontrato con Bastianini almeno per un colloquio orientativo, né che vi sia stato un ' passaggio delle conse gne' , come allora si diceva. G iunta prese contatto con le autorità politiche e militari, e di fronte al complesso mondo croato, di fronte a comunisti e partigiani. volle presentarsi con un atto distensivo. TI giorno ciel suo arrivo a Zara, il Tribunale specia le aveva condannato a morte due croat.i che. il 31 ottobre dell'a nno precedente, aveva no fatto esplodere alcuni ordigni nella centrale elettrica di Sebenico. La città e la fabbrica d'alluminio della vicina Losovazzo e rano rimaste senza e lettricità, con .rilevanti perdite per la produzione. No nostante la grnvit?1 dei danni e delle ripercussioni che il sabotaggio aveva avuto fra la popolazione, con preoccupazione degli italiani e compiacimento dei croati, Giunta telegrafò a Mussolini: «Ieri giorno assunzione mie funzioni cli Governatore Dalmazia questo Tribunale Sp e ciale ha condannato pena morte Slavica Simeone et Borasca [=Boraska] Vince nzo rispettivamente inserviente et elettricista nel la fabbrica cli alluminio di Losovazzo [ ...]. Detti condannati hanno presentato domanda di grazia. Malgrado gravità reati non seguiti per altro da conseguenze mortali e t ritenuta opportunità dare inizio attività di Governatore con atto cli clemenza che possa concorrere pacificazione animi Vi proporre i Duce la commutazione de lla pena di morte in quella dell'ergastolo»•••>.
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Mussolini accolse la domanda il 23 marzo, come pochi giorni prima aveva concesso la grazia ad altri comunisti condannati dal Tribunale speciale, riunito a Cattaro. Il processo era stato cele brato a carico di ce ntuno pe rsone, per la massima parte imputate di omicidi, di lesioni gravissime a danno di militari e di elementi locali favorevoli all 'Italia, di aggressioni e d'imboscate. «Tutti imputati [... ] rei confessi» avevano «manten uto de liberata mente in dibattimento contegno sprezzante et indifferente » ''71 • Cinquantasette i condannati a morte, e di questi quarantotto avevano presentato domanda di grazia. Il segretario generale del Gove rno della Dalmazia, Carlo Bozzi, aveva telegrafato al Capo del Governo che «sente11Za in confronto 9 imputati, i quali non; dico non, hanno presentalo domanda di grazia sarà eseguita domani 11 febbraio prime ore del mattino. Per altri 48 condannati che hanno presentato domanda cli grazia esecuzione resta sospesa» <&'). Mussolini concesse la grazia a tutti i q uarantotto. Giunta, anche in séguilo, avrebbe appoggiato altre domande di grazia: il 26 marzo a favore di Anton io Petrié; il 13 aprile per Radovan Kokolovié, nonché per Marko e Pavle Samardzié; il 24 maggio per Nikola Kresevié; il 25 giugno in favore di Vincenzo Pedisié e Luka E rlié; il 16 luglio per Ivanko Milivoj e Nikola Bosinovié. Tutti furono graziati 1"">. Dai documenti conservati preso l'Archivio centrale de llo Stato, pur esse ndo la raccolta incompleta, risulta che dall'aprile 1942 sino al 25 luglio 1943 , Mussolini accolse settantadue domande di grazia , respingendone due, quella di L uka Miskovié pe r la gravità dei reati, e l'altra di Pietro Pupovac, perché latilante (~o>;_ Contrario a ridondanze nella funzione dì Governatore e ne lle strutture del Gove rnatorato , Giunta più che del Segretariato generale, ora affidato al prefetto Carlo Villasanta, si avvalse della collaborazione del prefetto Sergio Dompieri, suo capo di gabi netto. Dompie ri , nell'aprile 1941 (allora prefetto d' Impe ria), avre bbe dovuto assumere l'incarico di Commissario civile in Dalmazia (VEDI VoL I, PAG 145), ma Mussolini. dopo averlo convocato a Roma, aveva disposto altrimenti. Ora, lasciata la prefettura e richiamato in servizio con il suo grado di tenente colonne llo d 'artiglieria, era stato posto a disposizione del G overno de lla D almazia l'>l)_ Il Governatore dove tte restare perplesso non immaginando cbe, attraverso il ·Gabinetto Militare' aveva alle proprie dipe nde nze 'ba nde· a nticomuniste, battaglioni sq uadristi, guardie dì finanza, carabinieri . Sentito il comandante di S uperslocla liquidò 'l'esercito governatoriale', cd il 16 marzo, il gene ra le Robotti comunicava a l XVIII Corpo d'armala. alla
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divisione 'Zara' ed al comando carabinieri della Dalmazia che, «in esisto a desiderio espresso dall'Eccellenza il Governatore della Dalma1,ia, sotto la data ciel 1° aprile viene soppresso il Gabinetto Militare». Conseguentemente «le questioni relative alle formazioni M. VA .C. della Dalmazia, per guanto riguarda la parte cli competenza clell' Autorità Mililare» passavano <<al Comando divisione 'Zara'» <92>. Cessavano i rapporti gerarchici dei battaglioni squadristi, del battaglione carabinieri, della Guardia di finanza con il Governatore, ed ogni reparto rientrava alle rispettive dipendenze organiche. L'incarico di mantenere il pur necessario collegamento fra Governatorato e autorità militari venne affidato al comandante dei carabinieri, ed il colonnello Eugenio Morra, già capo del ' Gabinetto Militare', fu posto a disposizione <')'i. In tal modo venne eliminato uno dei più ricorrenti motivi cli attrito con le autorità militari. Quantunque Giunta avesse un temperamento rude, talvolta troppo immediato, i suoi rapporti con le autorità militari sembrarono avviarsi con minori difficoltà di quelle incontrate da Bastianini , e se vi furono contrasti, il Governatore li ebbe più con Roma che non con i comandi locali o con Supersloda. Tuttavia, pur segnalando a Mussolini (verso metà aprile), che «l'autorità militare ha cominciato a dare segni di buona volontà» (9·'>, non ci fu mai una vera sintonia, e ciò non tanto per screzi contingenti, quanto per la naturale diversa valutazione del problema dell a Dalmazia, che per molta parte lrascendeva sia le autorità mi litari sia quelle politiche, pur coinvolgendole per la persistente presenza dell 'azione partigiana. Sotto l'aspetto formale, Giunta rese meno solenne la formula usata da Bastianini nelle ordinanze pubblicate sul Giorni!le Ufficiale del Governo della Dalmazia. Abolì il 'Noi' maiestatico, introduttivo, e la specificazione delle onorificenze che seguivano il nome del Governatore. La nuova formula fu: 'Il Governatore della Dalmazia - ordina', ed il nome 'Giunta' alla fine del provvedimento. Nell'ambito del personale, il console generale Augusto Spechel cessava dalle sue funzioni, il prefetto Giovanni Maurino passava le consegne della direzione della pubblica sicurezza della Dalmazia al vice questore Michele Minervini, ed il consigliere di Cassazione Michele Giuliano fu sostituito nell'incarico di capo dell'ufficio di Grazia e Giustizia dal giudice Giuseppe Vetrano, che mantenne quello di direttore responsabile del Giornale Uffì.ciale del Governo della Dalmaz ia. Presero servizio il dottor Carlo Pisanò ed il dottor Vittorio Milio, già funzionario cli pubblica sicurezza a Bolzano, quale interpretc(95 >_
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La situazione che si presentava a Giunta, indubbiamente, era delicata. Nei riguardi della popolazione croata annessa. le organ izzazioni del Partito fascista fornivano argomenti e motivazioni alla propaganda comunista. Le autorità civili e militari avevano consapevolezza del la organizzata presenza d'un .avversario deciso, spregiudicato, e nello stesso tempo della sua accurata dissimulazione. Per di più - di fronte all'andamento della guerra - l'incertezza si faceva strada anche fra l'elemento ita liano, ma il problema che s'impose a Giunta fu l'aggressiva attività dei partigiani entro i confini del Governatorato. I ribelli, quasi contemporaneamente all'arrivo di G iunta, avevano riorganizzato le proprie strutture operative, ed il 24 febbraio, il 'Comando del battaglione della Dalmazia settentrionale' invi ava al 'R e parto partigiano cli Vodice' un ordine di servizio con le nuove disposizioni. Le unità minori assumevano la denominazione di odred (reparti o sezioni). Con gli odred del Mosor, Kameniea, Dinara. Muc. TraLt, Promina. Litorale (Vodizze), Zaravecchia, Sebenico e Bucovizza. veniva costit uito il 'Gruppo dei reparti partigiani dalmati'. Gli odred cli Sebe nico e della Bucovizza avrebbero avuto compete nza operativa nei territori a nord del fium e C herca. Quelli cli Vodizze e di Zaravecchia, dalle cascate cie l Cherca sino ai limiti settentrionali della Dalmazia e, ne llo stesso tempo, all 'odred di Zaraveccbi.a veniva riconosciuta piena autonomia lungo la costa, da Prosika sino ad Obrovazzo. Seguivano disposizioni sul reciproco appoggio fra le stesse formazioni, sui co llegamenti, sulla protezione passiva , ricordando che «i ricoveri segreti sia per gli uomini che per i vive ri sono molto utili in determinati momenti; è necessario pe rciò ricostituirli». Si raccomandava che «le azioni che non possono esser compiute da un solo reparto» fossero «effettuate eia due o tre [... l, e dopo cli questa rientreranno nei propri settori». «Cercare sempre che le azioni» fossero «portate a fondo in maniera da dare a l nemico il massimo dell e pe rdite»<%>, Con la costituzione ciel 'Gruppo dei reparti partigiani dalmati ' vi fu , quasi immediatamente, una recrudesce.nza delle attività ribelli, e Giunta pur dimostrandosi favorevole agli atti di clemenza ritenne di dover instaurare la maniera forte .
IL GOVERNATORE ORDINA LE RITORSIONI li 2 marzo, a Prosika (limite meridionale della lingua di te rra che separa il lago di Aurana dal mare), un gruppo di circa cinquanta partigiani
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aveva teso un'imboscata ad una pattuglia di sette militi del battaglione squadristi 'Toscano' e di cinque carabinieri: tre camicie nere e due carabinieri rimasero sul terreno <97l_ «Come ritorsione della suddetta aggressione - comunicava la 'Zara' - nonché dell'uccisione avvenuta il 28 febbraio a Peterzane (Zara XHDT) di un cittadino italiano [,] e dell' uccisione di un nost ro confidente avvenuta il 27 febbraio a Zecevo (Sebenico QWDE), S.E. il Governatore ha ordinato la fucilazione di dieci detenuti per ragioni politiche a Pirovazzo, due a Peterzane e due a Chistagne}}. «Le esecuzioni sono avvenute il giorno 4 corrente nei pressi degli abitali ed alla presenza delle popolazioni, alle quali i Commissari civili interessati hanno illustrato il provvedimento governatoriale» (981 • Erano le prime esecuzioni per ritorsione. Però Giunta, conscio della drasticità del provvedimento, aveva ampiamente preavvertito la popolazione con volantini lanciati da aerei che «ad ogni atto terroristico dei partigiani farà sempre séguito una esecuzione di ritorsione» <99>, e per coloro che si fossero uniti ai ribelli comminava la confisca dei beni oltre all'internamento dei fami liari nr••J. La severità ciel provvedimento era l' inevitabile risposta al dilagare d ' una aggressività che eludeva i rast rellamenti. Alcuni giorni prima dell'arrivo del nuovo Governatore, un giovane di diciotto anni, Antonio Cerina, in Piazza Peristilio a Spalato, poco dopo le 13, aveva ferito gravemente Giovanni Savo, vice-federale della locale federazione dei Fasci di combattimento, sparandogli alla schiena alcuni colpi di pistola. Due militari, Francesco Rotondi ed Alessandro Chiotti si erano precipitati per fermare il giovane. Questi sparò ancora e colpì i due soldati, uno dei quali morì alcuni giorni dopo. Il vice-federale decedette dopo oltre un mese di ospedale 0 <>11•
L'J 1 febbraio , a Rogoznica, sud di Sebenico, in una notte, erano stati asportali seimila metri cli filo della lineatelefonica volante <1112l . Il 14, venivano tagliati quelli della linea Scardona-Vaéani (nord di Sebenico) e fatti saltare due ponticell i <10:•>. A Traù, vicino al cimitero, fu trovato ucciso a colpi di pistola il dottor Giovanni Anticevié, già commissario jugoslavo di pubblica sicurezza, noto per il suo anticomunismo <rn4>_ Il 16 l'imboscata al colonnello Da Zara; il 17, a Cale sull'isola di Ugliano, il rapimento dell'impiegato postale Teodoro Scarizza 110». Nella notte sul 19, ribelli armati entravano a Vaéani: tre contadini uccisi, le ris pettive case date alle fiamm e dopo aver razziato bestiame e generi alimentari (IO(,;_ Que llo stesso giorno a Sant'Eufemia (=Sutomiséica, isola cli Ugliano) venivano rapite due donne, un vecchio, ed un giovane (um _ Il 22 in una calle di Sebenico bombe a mano e colpi cli pistola contro una pattuglia cli soldati or.·;,_ li 24, i ribelli abbattevano trentadue pali della linea telegrafica in zona Percovi-
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eh (=Perkovié, Sebenico) fl<W>_ E Giunta cli fronte all 'inutilità degli avvertime n ti, d i fronte alla proditoria uccisione il 2 marzo dei tre militi e dei due carabinieri , all'aggressione del vice-federale di Spalato, aveva applicato la ritorsione . Anche se il provvedimento e ra gravido cl i conseguenze, non era possibile accettare ancora. e passivamente. che il soldato italiano, che i civili, indipendentemente se itali ani o croati, costituissero il remissivo bersaglio d 'u na indiscri minata intimidazione delittuosa. D i fronte al rauo che i comandi italiani, a d iffe renza da quelli tedeschi 0101 , non applicavano le convenz ioni cli guerra sull a ritorsione, la decisione era stata presa dal Governatore. Le esecuzioni, con le loro pubbliche fucilazioni, determinarono esecrazioni e proposiLi d i vendetta; ti mori e resistenza passiva fra i parent i degli ostaggi e de i de te n uti pol itici; una accent uata fuga nei boschi degli uomini validi. Nel settore della 'Zara', dal 1° fe bbraio al 18 marzo, centosessantuno giovani abbandonarono le case <1 11 1• Le fuci lazioni emotivamen te rafforzarono l' opposizione nei conrronti delle autorità italia ne, cd i comunisti e bbero buon giuoco sfrutta ndo i lutti. Oltre a dare magg iore incisività alla propaganda, intensificarono g li agguati, le imboscate, le uccisioni, al fine di provocare altre ritorsioni e de terminare ancora reazioni utili alla loro causa. Sull'isola cl.i Ugliano. di fron te a Zara, era slato assassinato u n cittad ino ita li ano: furono giustiz iati due detenuti poliLici. Il 6 marzo, ne lla locali tà di Budak, a nord-est cli A urana, un gruppo di ribelli aveva ucciso un con ladino, fer ito il fig lio, data la casa a lle fiamme. e rapiti tre contadini. «Le persone aggred ite - rifer iva la 'Zara ' - sono tutte appartenenti [a ] famiglie di volo ntari A.C.». «Quale misura di ritorsione [... ] saranno oggi passati per le armi a Stankovci [=Stancovazzo] (Zirje CU-ON) due ca rcerati per motivi politici a norma delle d isposizion i im partite da lle Superio r i Autorità politiche» 0 1~ 1• Nel 1942 a settembre, vicino a Segheuo Superiore (Traù) i partig ian i avevano distru tto u n ponticello, situato quasi a mezza costa. L' Azienda autonoma statale della strada (A.A .S.S) , in attesa di ripristinare l'ope ra, ave va provvisoriame n te sistemalo la transita bilità, ma la precarietà dell'opera esigeva continui in terventì man u tentivi. Il primo febbraio 1943, l'A.A.S.S ., d ovendo clfolluare alcune riparazioni, chiese a l XVIII Corpo d ' arma ta che g li operai fosse ro protetti da u na scorta armata. Fra a u torizzazior1i ed accord i, i lavori iniziarono il 2 marzo, ed il comando settore di Traù fornì un plo tone di quaranta bersaglieri; d icci uom ini per ciascuno dei quattro operai, ché tanti erano impiegati ne i lavori <113>_ TI giorno Hl. i bersaglieri ve n nero sostituiti da soldati d e l 229° battag lione
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T.M. (territoriale mobile), giunto in zona da pochi giorni; quarantaquattro uomini con quattro fuci li mitragliatori, al comando d'un sottotenenLe(' '·'l. «Alle ore 7,30 - avrebbe riferito il generale Emilio Becuzzi, nuovo comandante della ' Bergamo' dal 1° marzo - il plotone partiva da Traù seguendo l'itinerario Kraj-Karjc; preceduto e seguito da una pattuglia di 5 o 6 uomini, come sicurezza. Nei pressi della curva stradale a nord di Kraj , la pattuglia di testa e il resto del plotone furono fatti segno, a breve distanza, dal fuoco di fucileria e fucili mitragliatori, provenie nti da nord e eia est; anche la pattuglia di coda veniva battuta da raffiche di una mitragliatrice postata nel boschetto a sud-est di q. 453. All'improvviso attacco, tutti quelli che fecero in tempo si addossarono alla scarpata verso il monte, mentre l'ufficiale e q ualche militare rispondevano al fuoco. Ma, per effetto della sorpresa, l'ufficiale non fu in grado di dare alcun ordine; poco dopo rimase ferito gravemente da un colpo di arma portatile. l suoi uomini, addossati alla scarpata, furono fatti segno a numerosi colpi di bombe a mano, lanciate dall'alto dai ribelli» <115l . Un eccidio. Sul terreno diciannove morti, tredici ferit i, e sei i dispersi. Complessivamente, su quarantacinque uomini , trentotto erano stati posti fuori combattimento. I partigiani s'impossessarono di tre mitragliatori, di trentasette fucili e d'un moschetto <11 •>. Il giorno dopo l'imboscata, il capo Gabinetto del Governatore, Sergio Dompieri, telegrafava all a Presidenza ciel Consiglio dei ministri: «Prefetto Spalato informa che sono stati oggi fucilati 19 ostaggi causa altrettanti militari della 'Celere' [ree te: della '.Bergamo'] caduti imboscata presso Traù» <1171• E, tutto, per dare protezione a quattro operai «abitanti nella zona cli Seghetto e di conseguenza in relazione con i ribelli» 0 1s1. Risultò, infatti , che l'imboscata era stata tesa da due bande, una delle quali costituita quasi integralme nte da elementi di Seghetto Superiore. Quello stesso 10 marzo, nel settore della 'Zara', un gruppo cli ribelli, in parte vestiti con uniformi italiane, berretto cetnico ma con stella rossa, sbarcava notte tempo sull'isola cli Melàcla (nord-est di Zara). Assalivano il paese di Berguglie ( =Brgulje), uccidevano un contadino «impadronendosi di una suora e cli un civile. In una perlustrazione effettuata subito dopo veniva rinvenuta la suora impiccata ad un albero, ed il civile legato, ucciso a pugnalate» ! 11•l. Sei detenuti politici furono fucil ati per ritorsione(1101. Nel riassunto periodico della situazione la 'Zara ' avrebbe segnalato che durante quella settimana «come misure di ritorsione ad omicidi di nostri connazionali e simpatizzanti sono stati fucilati nelle località ove sono stati compiuti detti omicidi 18 detenuti politici» mn_
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Da parte loro i comandi italiani cercavano cli prevenire l'attività dei partigiani controllando il territorio con appostamenti, ricognizioni, movime nti di reparti. Il 4 marzo, a Jankolovica (nord cli Zaravecchia) erano stati uccisi tre compone n ti della M.V.A.C. ! 122 l, e si venne a conoscenza del passaggio d ' una settantiina cli ribelli nell'e n troterra di Vodizze. Per prevenire torbidi nel solita zona cli Voclizze-Mala Cista-Zaton [ CART I NA N . 9 Pag. 3!0J, fu disposto un nuovo raslrellamento. L'operazione, dire tta dal colonne llo Augusto Lucchetti comandante del 292° fanteria de lla 'Zara', durò d al 7 a l 14 marzo. Venne bloccato il territorio compreso fra Vodizze, Puticanje, M ala Cista, bosco de lla Gocluzza (=Guduca) , e la sponda destra del fiume Cherca , sino al mare. Il rastrellamento fu metodico, con accurato conlro,llo di ogni grotta e di ogni anfratto, in un terreno ricco di caverne e di forre. Venne perlustrata anche l'isola di Mortèr ( unita alla terraferma da un ponticello) . Inte rve nne l'aviazione, ed i mezzi della Marina controllarono la costa per evitare fughe via mare . I ribelli, agli ordini di Drago Zivkovié, pur cercando cli evitare il comballimento frazionandosi in piccoli gruppi, non ebbero favo revole la sorte. A conclusione dell'operazione le loro perdite ammontarono a centodiciannove morti. Quelle italiane , sorpre ndente mente, sottani.O a selle feriti, quasi a dimostrazione ciel predominio psicologico, oltre che tattico, che il soldato italiano, almeno questa volta, aveva conseguito. E d il No ciziario de lla 'Zara' pose in evidenza che la «aggressività comba ttiva» e la «scaltrezza d'impiego de i reparti» e rano stati «corrisponde nti a lle esigenze del sistema cli guerriglia usalo dai ribelli» 112.1>. Conclusa l'operazione, i reparti ita liani manten nero la zona sotto controllo, ma Z ivkovié, già il 27, con una settantina di armati razziava il villaggio di Dobra Voda (nord cli Pirovazzo s ulla rolabile StancovazzoPristeg) m•). Ne llo scontro con reparti ita liani tempestivamente intervenuti, perdette il vice-comandante dell a 1" compagnia, Arso Cvijetko 1125l . Momento negativo pe r .Zivkovié che il giorno dopo, in un altro scontro, vide cadere in mano italiana il proprio commissario politico, «trovato in possesso de lla pistola Bere tta d i un carabiniere caduto nell'imboscata d el 16 gennaio sulla strada Gacelcsi-Za ton», e perdette a ltri due uomini ' 12 M. Fra VocliZ7,e e Pirovazzo, il ' Battaglione de l litorale ' s ubiva' ancora tre morti , ccl i soldati catturarono due uomini e cinque don ne 11' 7>. li 7 aprile, a Zalon restavano uccisi tre parligiani nV<i. I ribelli, sente ndo la continui tà deHa pressione, en lra r0110 in crisi. Sedici, di cui cinque a rmati, e quattro donne, si costilui vano a Vodizze <1i 9>. La 'Zara', con il Notiziario giornaliero ciel 19 aprile, informava che «le operazioni sui ribelli effettuate nei mesi d i marzo ed aprile ne l settore cli Voclice hanno totalmente mutata la s ituazio ne pol itica di yuesta zona,
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Rapporto: 1 cm.= km. 2,800
Il quadrilatero Mala Cista-Zaton-Vodizzt:-Stretto, la piĂš dc licala zona della provincia di Zara per la continua presenza di formazioni partigiane.
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che può dirsi completamente rastrellata. All'inizio delle operazioni si trovavano nella zona circa 300 ribelli di cui solo un centinaio armati , che operavano indisturbati, compiendo quasi t.utti i giorni azioni di sabotaggio a danno nostro e delle popolazioni, eclissandosi e nascondendosi tutte le volte che le truppe operavano nella zona e che la loro consistenza non consigliava d'attaccare» <110l. Oltre ai centodiciannove ribelli rimasti uccisi nell'azione condotta dal colonnello Lucchetti, fra il 20 marzo ed il 13 aprile avevano avuto altre perdite. Ventidue erano stati passati per le armi, tre fatti prigionieri, ed ancora ventidue si erano costituiti, portando il totale a duecentotto ribelli po~ti fuori combattimento, senza considerare i feriti <13 1>. Dei superstiti, ventitré avevano cercato salvezza sull'isola Lunga, ed un'altra ventina con lo Zivkovié si era rifugiata nella zona di Chistagne. Quanti restavano, si erano dispersi o mimetizzati fra la popolazione. Successo evidente, ma dimostrava - semmai ve ne fosse stato bisogno - che per conseguire un risultato positivo anche di fronte ad un numero relativamente modesto di uomini e scarsamente armati, però decisi e non appesantiti dalla logistica, era necessario impegnarsi senza soluzione cli continuità.
Durante il ciclo operativo erano stati rinvenuti molti documenti, e l'Ufficiò I 0 ' fu in grado di effettuare un'analisi delle strutture organizzative dei partigiani, ricostruendone i quadri, la rete dei collegamenti, l'armamento. I ribelli andavano distinti tra ·combattenti ' comandati dallo Zivkovié (si valutava che fossero rimati in cinquantadue), e non combattenti agli ordini di Giovanni Maras. Quelli ciel Maras adibiti ai servizi, alla requisizione dei viveri, alla custodia dei materiali, erano denominati 'trupnja ', mantenendosi autonomi rispetto ai 'combattenti ' om. In ogni paese la ' trupnja' aveva un numero variabile di uomini, non superiore ai venticinque. Il Maras, oltre ad esserne il comandante, era l' informatore capo-maglia per la zona da Sebenico sino a Nona (nord di Zara), il responsabile della propaganda, ed assieme a Nikola Spinié e Stevo Zokovié compilava il Bolleuino informazioni radio.
F urono individuati i più ricorrenti itinerari dei corrieri, le zone d 'incontro e cli scambio, i mezzi usali ma, ancor più importante, si venne a conoscenza degli pseudonimi di copertura dei capi e degli informatori m,, nonché della forza nume rica dei singoli gruppi ci3JJ . «Tutti i ribelli catlurati - riferiva la 'Zara' - sono concordi ne l dichiarare che la situazione attuale dei partigiani del Litorale è addirittura disastrosa, segnalando in particolare il vivissimo malconitento che regna assoluto nelle loro file, soprattutto in segui to all'abbandono dei capi ed alla mancanza dei viveri)) 11m .
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Tuttavia al nuovo Governatore questi risultati dovettero apparire inadeguati per fermare, e tanto meno per prevenire , la persistenza e la spregiudicatezza degli agguati. Se Giunta , a metà aprile, aveva scritto a Mussolini che «la politica di rappresaglie da mc inaugurata promette cli dare buoni frutti» 0 36!, i risultati non dovettero essere quelli sperati poiché poco dopo portò lo scotto da due a quattro esecuzioni per ogni vittima degli omicidi più efferati o in considerazione della quali tà di chi era stato ucciso. Mentre il 6 aprile, a Pirovazzo, per l'assassinio di un confidente e rano stati fucil ati due detenuti 1131>, per la morte di un carabiniere in servizio di pattuglia vicino a Bencovazzo ( =Benkovac, est di Zara), quattro furono gli ostaggi passati per le armi (1381 • Altre quattro esecu7.ioni per la cattura d'un ufficiale a Neresi (=Nereziséa) s ull'isola della Brazza, con minaccia di sospendere,i vivc1i alla popolazione: e l'ufficiale venne rilasciato (13')) . Per l' uccisione di due civili, il 17 aprile a Cognorata ( =Konjevrate, Sebenico) furono passate per le armi sei persone <1"'1>. Il 22 aprile, due artiglieri furono trovati oltre la cinta fortificata di Sebenico, ciascuno con una pallottola in testa: otto gli ostaggi fucilati 1141>. Questa determinatezza del Governatore preoccupò Supersloda, anche se la rappresaglia era un diritto previsto dalla legge di guerra. Infatti l'articolo 8 del regio decreto 8 luglio 1938, n. 1415, disponeva che «l'osservanza di obblighi derivanti dal diritto internazionale può essere sospesa [...] nei confronti del belligerante nemico che non adempie in tutto o in parte, a detti obblighi». E la nonna precisava che «la rappresaglia [... ] può effettuarsi, sia con atti analoghi a quelli eia esso [il nemico] compiuti , sia con atti di natura diversa» <M 2J. Già il generale Roatta, quando era comandante cli Supersloda, nella sua circolare 3/C aveva precisato che «gli ostaggi [.. .] possono essere chiamati a rispondere, con la loro vita, di aggressio ni 'proditorie ' a militari o funzionari italiani, [...] nel caso che non vengano identificati i responsabili - entro ragionevole lasso di tempo volta a volta fissato» 1" 3>. II generale Rohotti, invece, con una nota ai comandi dipendenti , e per conoscenza allo stesso Governo della Dalmazia, prese le distanze. «La decisione di rappresaglie - faceva osservare - immediatamente dopo la segnalazione del fatto, senza un più pacato e profondo accertamento delle circostanze che l' hanno accompagnato», induceva a «repressioni che successivamente» vengono «riconosciute eccessive», anche perché si finiva «ingiustamente» con il «colpire persone che non avevano nessuna responsabilità dell'accaduto» i 1••l. La rappresaglia, per Robotti, costituiva un' «arma oltremodo delicata», e quando era necessario farvi ricorso, doveva essere «opportunamente dosata in relazione al fatto che l'ha generata» (1•15l _ Conoscendo, per una esperienza più affi nata di quella del Go-
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vernatore la tattica dei partigiani ricordava, forse non tanto ai comandi quanto a Giunta, che il più delle volte, ed a ragion veduta, i ribelli commettevano gli allentati vicino ad abitazioni di persone simpatizzanti per l'Italia, «per fare appunto scatenare su cli loro la noslra rappresaglia, con scopo evidente, oltre che di sbarazzarsi di avversari ideologici, di fare anche una selvaggia, perfida forma di propaganda contro di noi» 0 ' 6>. Non è escluso che queste ullime inconsuete parole gli fossero stale dettale da un foglio diffuso in provincia di Zara. Era firmato da 'Il Comitato di un gruppo antifascista dalmalo per l'aiuto incondizionato ai valorosi compagni partigiani jugoslavi', e serin o con un abile impasto cli verità e di fantasia, ricorrendo alla crudezza delle immagini per far bre ccia in chi non era, o non era ancora, antifascista. «Verrà il giorno - diceva il foglio - che tutto il mondo civile inorridid1 quando verrà a conoscere le atrocità commesse dai fascisti e purtroppo anche dai soldati italiani in Jugoslavia. Donne, bambini e vecchi errano per le campagne e muoiono di fame, perché le loro case, dopo esser state spogliate di ogni cosa, sono state bruciate. In questo paesotto [non specificato - n.d.a.] di un 'isola vicino a Zara, poveri vecchi ammalati bruciarono vivi nelle loro case. Tutti i giorni, in ogni città o villaggio, la peste fascista infierisce contro gli inermi ed i cleboli» 11~' >. Anche il trasferimento in Sardegna, o l'invio nei campi d'internamento. veniva rappresentato come uno dei delitti più perversi. «Moltissimi figli della martoriata terra balcanica vengono giornalmente [portati] in esilio in Penisola. Ma certamente voi ignorate l'inferno di Arbe e di Melùda, isole dell ' Adriatico, scelte dalle belve fasciste per deportare voi , donne e bambini. Arbe è stata battezzata la Caienna cieli' Adriatico [...l, Questi poveri esseri umani, ai quali null ' altra cosa si può imputare tranne q uella di essere parenti prossimi o lontani di uomin i che lottano per la libertà della loro terra, questi poveri esseri umani muoiono giornalmente cli fame. di maltrattamenti , cli malanni conlrall.i per denutrizione, ed in buona parte di polmonite; perché [di] 2.500 persone del campo di Melàcla, 500 infelici, tutto l'inve rno, hanno dormito sulla nuda terra, senza paglia e senza coperte, sotto una semplice tenda da campo» <1~~1• Evidente l'abilità nel colorare i fatti con particolari drammatici sino a stravolgere la realtà. «Il nuovo Governatore Giunta [... ] ha ripreso la sua barbara attività di un tempo fquella svolta a Trieste e nell'Istria dal 1920 al 1923, ed all'incendio del!' HoteJ Balkan, roccaforte degli sloveni - n.d.a.J. Ogni giorno qualche partigiano, reo soltanto di voler libera la propria terra, viene tirato fuori dalle prigioni e portato nei villaggi, dove fascisti costringono con la forza le donne, i bambini e quei poveri disgraziati uomini che ancora rimangono a casa a assistere a lle atroci uccisi.oni. Giorni fa
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a Pirovazzo, a circa 50 km da Zara, tutta la folla, raccolta a scudisciate dai fascisti, ha dovuto assistere alla esecuzione di 10 purissimi eroi, due alla volta. Spettacolo inenarrabile» c1" >l. La propaganda, volutamente tacendo - altrimenti non sarebbe stata propaganda - le ragioni o le cause delle ritorsioni dava uno spessore sempre più compatto alla unilateralità dei giudizi che, sedimentandosi nel tempo determinarono radicate convinzioni. Non dissimile da questo atto di accusa del 'Comitato antisfacista dalmato' , la Relazione N.47 della Commissione statale jugo§tava «per l'accertamento dei delitti compiuti dagli occupatori e dai loro collaboratori», predisposta subito dopo la fine della guerra <150l . Imputati principalmente Roatta e Bastianini, guaii «emanatori di ordini per i delitti di aver preso [ostaggi], e dell'uccisione di ostaggi nell'annessa Dalmazia» cisn. Con la stessa accusa era incriminato anche Mussolini (cioè la sua memoria - la relazione era del 1946). Se la colpa del Capo del Governo poteva essere ravvisata nel mancato esercizio della propria autorità per far sospendere le ritorsioni, obiettivamente non risulta che Roatta o Bastianini abbiano emanato ordini per la soppressione cli ostaggi. «Sono stati i terribili giorni del governo del terrore italiano fascista in Dalmazia. Persone innocenti venivano brutalmente tolte dall'ambito delle loro pacifiche famiglie per essere schierate davanti ai plotoni fascisti. I barbari, in smaglianti uniformi, armati sino ai denti, consideravano il basso delitto come un atto d'eroismo. Tesi verso il sangue d'innocenti, essi sono anelati con libidine senza alcun ritegno verso il loro scopo: la completa estirpazione della nostra vita nclJa terra che li disprezza)). «Mussolini non era soddisfatto dell'andazzo sanguinario che aveva condotto il Governatore Bastianini , perciò nel febbraio del 1943 al suo posto ha mandato Francesco Giunta, provalo annientatore di sloveni» (IS2J. Con il nuovo Governatore, proseguiva la Relazione, «la presa e la fucilazione degli ostaggi in massa , in pratica d'altronde introdotte e praticate singolarmente dall'inizio dell'occupazione, diventa ora un vero sistema del governo terroristico degli occupatori» <15.11• Segue l'enumerazione delle fucilazioni con i nomi degli ostaggi soppressi, le località, le date, gli estremi delle ordinanze; ma, ovviamente, senza alcun cenno alle cause che le avevano determinate. Al prefetto di Zara, Gaspare Barbèra, veniva imputato d'aver fallo lanciare con aerei dei manifestini «nella nostra lingua (in slavo) L...], nei quali era detto: l) Per ogni palo (telegrafico o telefonico) tagliato o abbattuto, saranno fucilati sul posto tre ostaggi; 2) per ogni atto di sabotaggio ai pali o ai fili, il numero delle persone da fucilare può venir aumentato in proporzione all'entità del danno; 3) i villaggi, i paesi e le città che si trovano lungo le linee danneggiate, verranno
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private dei generi alimentari. Q uanto sopra vale in misura corrispondente anche per il danno apportato agli isolatori delle condutture elettriche» (154)
La Relazione, per sotloli neare il cinismo degl'itali ani, riportava. che il commissario distretluale di Sebenico, generale Corrado Brancati (il lo febbraio awva aveva sostituito il generale Enrico Armando), nel ricevere «il foglio accompagnatorio del prefetto [Ba rbèra n.d.a.] del 7 maggio gab. n. 1470. unitamente a detti manifestini , di proprio pugno ha scritto su di esso: 'Finalmente'». ri.,;> Avendo il quadro, a nche se incompleto, degli avvenimenti, ci sembra che quel.l'avverbio rapprese nti non tanto l'espressione d'una 'soddisfazione·, quanto il ·sollievo· di poter uscire dall'incubo di una perdurante passività che, a dicembre dell'anno precedente, aveva costretto Bastianini a precipitarsi a Sebenico per cercare d i rianimare le autorità e La collettività italiana (VED J VOL. II, P.A.G. 11 31). I manifestini attribuiti a Barbèra erano un 'iniziativa di Giunta che. il 16 aprile, aveva scritto a Mussolini: «In questi giorni inte ndo riattivare le linee telefoniche e telegrafiche e i servizi delle corriere», «naturalme nte per far ciò bisogna stangare ancora più' forte» , ma «pre via diffida c he farò alle popolazioni» t 1;"'>. L'abbattime nto dei pali, dei tralicci per l'energia elettrica. per le comunicazioni telefoniche e telegrafiche si protraeva dall'estate del 194 1. Le zone più colpite erano quelle di Spalato e di Sebenico, e G iunta dovette restare sconcertato non tanto di non poter, tutto ad un trallo, continuare a parlare con il prefetto di Spalato o con altra autorità, quanto per la carenza di tempestivi interventi da parte dei m ilitari. Il nuovo Gove rnatore, leggendo pe r proprio orientamento i Notiz iari del XVIII Corpo d'armata, certamente sarà rimasto colpito nell'apprendere che il 20 gennaio, «i ri belli hanno abhattuto 'lOO pali della linea telefonica per Spalato [.. .] !:!d altri 30 nel tratto Trstenik-Yrpolje», ed avrà considerato le valutazioni dell ' Ufficio T sul fatto che « i ribelli siano venuti eia nord (... ] in numero esiguo, e che nell'abbattimento dei pali abbia concorso, volente o nolente, la popolazione dei villaggi viciniori» l'-'11, ma certamente sarà sobbalzato, leggendo che di rronte all'abbattimento complessivo cli centotrenta pali, l'a utorità mil itare aveva «tratto in arresto un individuo privo di documenti» n,si_ A Giunta non dovette sfuggire neppure l'efficacia propagandistica dei sabotaggi che, se sul piano pratico isolavano popolazioni, uffici ecomandi, su quello psicologico determinavano preoccupazioni e ti mori fra gl'italiani mentre - e nello stesso tempo - sollevavano consensi ed approvazioni tra i croati, a nche se direttamente colpiti. poiché dimostravano
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l'attiva presenza dei ribelli. Il problema, quindi , assumeva caratteristiche squisitamente politiche. ed il Governatore - come aveva assicurato ne lla lettera a Mussolini - preavvertì le popol azioni, i com.unisti, i ribelli, che per ogni palo distrutto avrebbe ordinato la fucilazione di tre ostaggi. L'avvertimento d9veue avere qualche efficacia, e nella seconda metà di aprile venne abbàttuto un solo traliccio nella zona di Sebenico. I danneggiamenti ri presero con il mese di maggio, anche se non ebbero la gravità di quelli compiuti ai primi di gennaio, quando in una notte, erano stati abbattuti trecento pali fra Sebenico e Scarclona 1159>; il 15 quaranta in zona Grlo, il 19 in località Krilo tutti i pali per un tratto d'un chilometro, altri centotrenta il 2l fra Sebenico e Vrpolje (1"'0>. Ora , gli abbatti menti sembravano costituire più che altro una risposta, quasi una sfida all'annuncio delle più gravi ritorsioni. Forse per celebrare il 1° maggio i partigiani inte rruppero la linea telefonica Sebenico-Zara e la conduttura e le ttrica Sebenico-Losovazzo, e tagl iarono due pali della linea telegrafica Salona-Clissa (l<,JJ. Il 5, altra interruzione lungo la linea telefonica SebenicoZara 1162>; trentacinque pali 1'1·1 fra Castel vecchio e Traù l 16"J; quello stesso giorno venivano uccisi due be rsaglieri di un pattuglione di vigilanza notturna lungo la linea Salona-Cl issa 0 " ' 1; altri fili tagliati il 14 fra Spalalo e Trai1<165i; novantadue pali abbattuti nel tratto Sebenico-Percovich il 16(1~61 ; trenta. il 18. sulla Sebenico-Tenìu. n 61> Di fronte ai centocinqua ntanove pali abbattut i nei primi diciotto giorni cli maggio, senza tener conto del taglio dei fili e dei due bersaglieri uccisi, si sarebbero dovute fuci lare quattrocentosellantasette persone, ed il XVIII Corpo d'annata segnalava a Supcrsloda c he «l'ordinanza [... ] commina nte la rucilazione di tre ostaggi per ogni palo di linea telegrafonica od elettrica abbattuto, ha destato viva a pprensione e commenti sfavorevoli in quanto le rappresaglie sono rite nute eccessive>>, ed «in realtà si sono dimostrate non le tte ralmente applicabili» <16s>. Intervenne anche il vescovo cattolico-croato cli Sebenico, monsignor Giovanni Milèta che. forse ricordando la risposta ricevuta da Bastianini quando gli aveva scritto per stigmatizzare la repressione di Capocesto del precede nte novembre (VEDI VoL. Il PAG. 1127), saltò il Governatore telegrafando direttamente a Musso lini. «Causa criminoso abbattimento 66 pali telegrafici dintorni Sebenico eia parte ribelli nemici avver rà im minente fucilazione per ogni palo tre persone ritenute ostaggi. A nome Diocesi e t intera popolazione imploro quale pastore dal Vostro paterno cuore desistenza tale punizione cl i moltitudine pregando ordinare applicazione altre severe misure . Co nfido Vostra magnanimità invocando premio da Onnipotente»<169'. Immediata la risposta a firma cli A milca re Rossi , sou osegretario alla Presidenza ciel Consiglio dei ministri . «È perven uto al Duce Vostro
Gli av1,enirne111i in !)almazia
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telegramma Punto D uce riservasi esaminare circostanze per provvedimenti che saranno r itenuti del caso» (170\ e non risulta che le esecuzio ni abbiano avuto luogo. Anzi, da questa data in poi, per un paio cli mesi non si trovano più notizie di (ucilazioni; probabilmente le ritorsioni si limitarono all'incendio de lle case dei sospetti e dei favoreggiatori. Le rappresaglie ripresero alla fine di giugno, con la fucilazione d i d ue ostaggi a seguito del rapimento di due informatori della zona cli Traù ili 1>. Il 3 luglio, a Voclizze, vennero passate per le armi venticinq ue persone in ritorsione a ll ' uccisione di nove granatieri caduti il 30 giugno in una imboscata fra Pirovazzo e Stretto (=Tijesno) <m>. Il 20 giugno, a Ciara, sull'isola di Cùrzola erano stati uccisi un sottufficiale e sei carab inieri , e vennero passati per le a rmi sette favoreggiatori dei partigiani <m,. Altre due persone furono giustiziate il 7 luglio a Polissena ( =Policnik o Polesnik. 14 km a nord-est di Zara) perché - avrebbe riferito il generale Mugnai - «grnppi di ribelli assaltano il Dopolavoro, portano via la c ustode e la fucilano sulla strada; entra no nella casa di un nostro simpatizzante e, perché teneva in casa una bandiera italiana, lo arrestano coi propri figli. lo depreda no e lo portano via» <17•1l . Ancora d ue fucilati a Chi.stagne per un altro assassinio <17-'>. T uttavia la rappresaglia, anche se stava diventando una risposta q uasi automatica alla sempre più persistente azione dei partigiani, non raggiunse mai i d uemi latrecento fuci lati dai tedeschi a Kragujevac ( ollobre 1941) per dieci soldati germanic i uccisi e ventisei feriti in una imboscata <rn,i. Oppure quello cli centoventicinque comunisti passati per le armi per ritorsione a due soldati germanici uccisi, e che Palazzo Chigi comunicava a lla 2~ Armata trasmettendo il manifestino con cui le a utoriU1 tedesche avevano dato notizia delle esecuzioni alla popolazione' 1m. Ma per l'abbattimento cli cinquanta pali presso Dicmo (nord-est di Spalato) ' 1'~) e cli altri trenta nell a zona di Percovich (Sebenico) abbattuti il 24 luglio, non risulta alcuna ri torsione'"'' >. Se le repressioni disposte eia G iunta furono motivo cli divergenze con i comandi militari. pur non dando luogo a specifici attriti, i contrasti per il concentramento delle persone fermate riaffioravano dopo quasi ogni rastrellamento, con una intensità proporzionale al numero dei fe rmati. A dicembre, la polemica fra il generale Viale e l'ispettore generale dell a pubblica sicurezza del Governatorato, G iovanni Ma urino (VED I voL. II, PAG. 1133) era stata determinata da lle difficoltà che la polizia aveva incontrato per accantonare e vettovagliare d uecento fermati. Qualcosa di analogo, si dovette manifestare anche dopo l'imboscata del 16 genna io a Gacelesi. Forse per superare questi attri ti, il comandante de l XVIII Corpo d'armata, nella Relazione periodica mensile del 3 feb braio. pur partendo dalla constatazione che «la nostra politica di internamento de lle
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famiglie dei ribelli porta [...] il vantaggio di togliere ai partigiani fonti di informazione e di rifornimento», manifestava il parere che questo metodo «non risolve il problema di stroncare la ribellione» 11~ 1>. Prospettava, quindi, alcune soluzioni privilegiando una che benevolmente si può definire 'anomala'. Spigo pensava di «rendere disagevole la vita dei partigiani immettendo nelle loro zone quell a popolazione che dimostra avversione alla nostra occupazione». Il «provvedimento, oltre a non poter esser tacciato di inumanità nel campo internazionale>>, gli appariva «forse più giovevole a trattenere i giovani dall'arruolarsi fra i partigiani, in quanto essi non sare bbero più così sicuri della incolumità delle loro famiglie come lo sono ora sapendole nei campi di conce ntramento, e porterebbe ai partigiani il peso di un problema alimentare ed economico di proporzioni gigantesche per la loro organizzazione» (1• 1>. Evidentemente convinto della 'trovata' , ne minimizzava gli aspetti negativi, asserendo che, «se anche qualche ce ntinaio cli partigiani potrà essere contro cli noi in anni, queste armi saranno davanti a noi e non puntate dietro le spalle delle nostre truppe» c•~2i . Progetto, al limite del buonsenso: per riconoscergli almeno un minimo di fattibi lità, sarebbe stato necessario, se non altro, che la lotta partigiana si fosse svolta lungo una fronte ben delineata, e che i comunisti si preoccupassero del problema alimentare delle popolazioni. Ma i partigiani erano dovunque, e del problema alimentare se ne facevano carico solamente per i reparti combattenti, sourae ndo viveri e cibo proprio alle popolazioni e senza alcun riguardo. In alternativa, il generale - riprendendo un concetto già espresso a dicembre quando si era posto il problema della scarsa affidabilità degli ope rai croati della fabbrica di alluminio di Losovazzot1' 3> - prospettava la convenienza d' inviare gl ' internati in Penisola. Indubbiamente era una proposta più concreta. «Rimessi al lavoro in aziende agricole o presso grandi fattorie , ritroverebbero nel lavoro quotidiano una serenità di vita confacente alle loro necessità, e probabilmente dal contatto con la parte sana del popolo italiano potrebbero anche pervenire ad una conoscenza più realistica dell'animo cli quelli che ora sono gli occupatori e gli oppressori» ri s•>. Se la prima proposta era irrealizzabile, ques ta seconda appariva logica anche politicameme poiché si sarebbe evitato, come scriveva Spigo, cli sedimentare negl'internati il risentimento per «esser stati tenuti incarcerati da quel Governo che dovrebbe poi dirigerli su una nuova via di libertà». Ma subito dopo aggiungeva: «occorrerebbe però vincere qualche resistenza da parte dei sindacati nazionali, che probabilmente non vedono di buon occhio l'intromissione nelle loro file di lavoratori in concorrenza coi loro organizzati attualmente alle armi» ( is;J .
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Spigo, cli questo problema, dovette parlarne con Giunta, poiché il 3 marzo ( un mese dopo la data della relazione) il Governatore inte ressava le Confederazioni fasciste dei lavoratori dell'agricoltura e dell'industria. Nella nota faceva presente che «la sedizione che va estendendosi in Dalmazia» aveva obbligato <<questo Governo ad arrestare e concentrare in un isola [Metàda, a nord ovest di Zara - n.d.a.] gran numero d'uomini a nche per sottrarli al forzato arruolame nto nelle file dei ribelli». Tolte dalle loro normali attività, «braccia anche giovani e robuste - proseguiva Giunta - rimangono inerti, me ntre la Patria ha bisogno di lavoratori». «L'ozio poi, si sa, è cattivo consigliere politico», e «le difficoltà alimentari crescono in un territorio isolato dalla madre patria» o x, i. La proposta in linea di principio venne accolta favorevolmen te , ma sul piano pratico dovettero prevalere te riserve ed i dubbi previsti da Spigo, tanto che solamente qualche centìnaio di inte rnati fu avviato in Sardegna a disposizione cieli' Ente della colonizzazione sarda (txii. La questione dei fermati, irrisolta, rimase sul tappeto, e s i sarebbe riproposta dopo la operazione 'P unta Planca'.
IL RASTRELLAMENTO DI PUNTA PLANCA L' ANTJ G U E R R IGLI A Nella seconda settimana d'aprile, fu effettuato il rastrellamento del settore a sud-sud-est cli Sebenico (eia Castel'Andreis [=Jadrtovacl, al bivio di Percovich, e sino a Traù). Vi presero parte il raggruppamento cavalleggeri di ' Saluzzo' ( colonnello Giuse ppe Curreno) , un raggruppamento de nominato 'Spalato' (colonne llo Attilio Aichino ), ed un terzo, ' Bersaglieri' (tenente colonne llo Francesco Tavani). Oltre quattromila uomi ni, agli ordini del generale Emilio Becuzzi, comandante della 'Be rgamo' . Movéndo dall'e ntroterra, i reparti dovevano raggiungere la costa, «stroncàre l'attività dei ri belli » e «vuotare eletta zona da tutti i maschi validi» (tssJ. L'operazione , convenzionalmente. venne denominata 'Punta Planca'. In questo settore, abbastanza tranquillo dopo la ritorsione di Capocesto (VEDI Vo L. II, PAG. 1125), erano state segnalate formazioni partigiane non ancora molto consiste nti , ma si volle pre venire l'insorgere cli nuove turbolenze. Inoltre, essendo la costa nella zona di Punta Pla nca priva di isole antistanti , s' intese sgomberare la massima parte degli uomini validi per evitare che in caso d' uno sbarco gli anglo-americani trovassero immediato appoggio. 11 rastrellamento durò dal 4 al I.O aprile, ma i ribelli , pochi o tanti, erano scomparsi. «Ciò può essere attribuito al fatto - scriverà il generate Becuzzi - che i partigiani delta zona abbiano abban-
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Dalmazia· Una cronaca per la storia (1943-1944) CARTINA N. 10
Rapporto: I cm. = km. 4,200
Il quadrilatero Punta Planca-Castel Andreis-Perkovié-Tra ù dove la divisione 'Bergamo' effetluò l'operazione di rastrellamento denominata 'Punta Planca' (7-10 aprile 1943). La linea nera (continua e tratteggiata) rappresenta il confine dell a Dalmazia annessa all'Ilalia con Io Stal() di Croazia.
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clonato le a nn i», oppure che «parte siano riusciti a fuggire (a grup petti di 2 o 3 uomi ni specialmente durante la notte, fra gli intervalli tra le colonne» o, in fi ne, perchè «rastrellati come uomini validi» (1s'». [ CARTINA n.10]. La volatilizzazione dei ribelli limi tò gl i scontri a fuoco, ta nto che i reparti italiani ebbero un solo ferito. ed i partigiani q uattro morti, oltre a due passati per le armi, Aci altri sei r ibell i va dato atto d' un estremo stoicismo. Un carabiniere, esplorando u na caverna dall'apertura strettissima, era stato ferito eia colpi cli rivoltell a sparati dairinterno. Si ce rcò di par lamentare . Nessuno rispose. Pe r non mettere a re pentaglio altri soldati i genieri allargarono l'imboccatura dell'anfratto con l'esplosivo. Pene trati nella cavern a, non si trovò alcun ribe lle. F u scoperto un cunicolo che portava ad un'altra cavit~1, ma il silenzio era assoluto. Nel fondo della grotta, «i cadaveri cli 6 r ibelli (di cui 2 donne) che, piuttosto che esser fatti prigionie ri , si era no suicidati con un colpo cli pistola alla testa». «Da un primo esa me dei numerosi documenti trovati - avrebbe riferito il colonne llo Curreno - f...] nonché dall'esame dei cadaveri stessi, che si rivelano appar tenenti a persone cli buona condizione, sembrerebbe trattarsi cli qualche capo od organizzatore e cli suoi aiutanti» (1• 0;. Dal punto di vista militare l'operazio ne, alla quale concorse la Marina che in mare rastrellò quarantaquattro imbarcazioni ed undici sulle spiagge distruggendone due, non uscì dai limiti d'una impegnativa esercitazione su terreno rotto e difficile. Piul.tosto disilluso, il colonnello Curreno, scriverà che «i risulta ti che si traggono in genere da queste grosse operazio ni di norma lizzazione so no sempre di gran lunga inferiori al grande dispendio di e nergie e cli mezzi [...]. La le ntezza con la quale f... l devono inevitabilmente svolgersi, consente sempre ai ribelli di tempestivame nte sottrarsi al rastreJlamento» <1'11 1• Ma non si limitava ai rilievi, e pro babil mente ave ndo presente la dottrina operativa della divisione celere cui apparteneva, suggeriva «operazioni rapide, attuate di sorpresa [...] eia parte di reparti trasportati in zona a utocarrati [... ), da compiersi nel giro di una sola giorn ata e preferibilmente all 'alba» ('"~i. Si dimostrava poco propenso ad appesantire i reparti con artiglierie, sia perchè, «data la poca consistenza delle formazio ni ribelli [...J e la loro grande fl uidità [.. .] quasi mai esse vengono a presentare un bersaglio consistente», sia perché il «poco favorevole e scarso svi luppo della rete stradale» non consentiva rap idi spostamenti dei pezzi. A l caso, propendeva per l' im piego dell'artiglieria «di tipo someggiato [... ] da trasportarsi però s u autocarro», piL1 che cli quella au totrai nata. t 193>. Cri teri operativi che certamente presso il generale Spigo trovarono maggior rispondenza di quelli che gli erano stati prospettati il mese pre-
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cedente dal generale Robotti. Questi aveva sottoposto al comandante del XVIII Corpo d'armata, e con carattere d'urgenza, un progetto per la costituzione di particolari formazioni di 'guerriglieri '. L'idea, più che di Robotti, doveva essere del Comando Supremo o dello Stato Maggiore poiché si prevedeva la creazione di alcune 'grandi unita'. Svincolate dalle normali basi logistiche, sarebbero state dotate d'annamento leggero, senza artiglierie, con il minimo di impedimenti, larga autonomia, traendo le necessarie risorse direttamente dalle zone d 'impiego. Spigo rispose es.servando che, anche ,,se di massima manca una massa da distruggere, recenti operazioni [' Weiss' - n.d.a. ] habent dimostrato necessità impiego G.U. [Grandi Unità - n.d.a.], et pertanto raggruppamenti 'guerriglieri' con scarsa artiglieria mancano dell'elemento che assicuri tenuta nostra superiorità» (19•>. A parte la questione dell'artiglieria, Spigo nella riposta pose in rilievo le essenziali caratteristiche della guerriglia e della controguerriglia. Per avere successo, tutte e due dovevano contare su uomini del posto, sostenuti dall'appoggio più o meno palese delle popolazioni e, soprattutto, essere in grado di parlare correntemente la lingua, se non anche il dialetto locale, altrimenti non sarebbero stati in grado di sfruttare l'ambiente e le risorse della zona. Ricordava che i partigiani per ottenere e mantenere la loro mobilità creavano depositi di materiali, di munizioni, di viveri, nelle grotte, negli anfratti, nelle abitazioni , ma queste predisposizioni erano possibili soltanto «con evidente appoggio popolazioni et che noi non potremmo attuare» <19 5>. Anche trovando una soluzione per questi problemi , l'impiego di unità ' guerrigliere' richiedeva «un perfetto servizio informazioni», che Spigo considerava l'indispensabile «presupposto [cli J ogni attività guerriglia». «Detto servizio dovrebbe essere affidato at fiduciari scelti ne lla popolazione perché est da escludere che nostri gruppetti di pochi armati possano operare a scopo informativo in campo nemico». Ma, facendo constatare che «detti fiduciari nel territorio ove operiamo non esistono», traeva una conclusione inevitabile: «mentre i ribell i possono disporre di un perfetto servizio informazioni e se ne valgono per conservare iniziativa et valorizzare sorpresa, nostri guerriglieri di massima dovrebbero subirla per deficienza informativa» (196>. Obiezioni ineccepibili se chi aveva avuto l'idea cli creare speciali reparti pensava cli costituirli con il soldato italiano. E ppure vi era stata, e vi era ancora, la possibilità d'organizzare reparti 'speciali' sempre che si avesse voluto utilizzare l'elemento serbo-ortodosso. I cetnici della Lika, e quelli del pope Dujié, avevano già un proprio servizio informazioni.
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La 'Zara', nel Notiziario del 31 marzo, faceva sapere che «il celnico Luka Popovié, viss uto 11 mesi fra i partigiani per incarico dei suoi capi (,) è rientrato al battaglione Yelebit di Krupa» (1•1i. Oltre a portare dettagliale informazioni di carattere militare e notizie politiche, era riuscito a farsi seguire dal «capo partigiano Krajenovié Nikola, di anni 44, da Bruvno, insieme allà moglie, alla figlia ed a tale Borka Karac» <19s1• A giugno, il capitano Milivoj Vuksanovié avrebbe riferito al comandante del presidio italiano di Zegar che «il giorno 5 c.111. hanno fatto ritorno 5 cetnici di questo Corpo dalla Lika dove sono stati mandati con incarichi speciali: per esplorare le formazioni nemiche, per attaccare i loro più piccoli presìdi, come comandi, comitali, corrierL propagandisti, sentinelle, interrompere le linee telefoniche [...], per non dar pace al nemico» wm. La relazione, molto dettagliata, dava notizie anche sul morale dei partigiani e delle popolazioni. In altre parole, i ce tnici, con intelligente iniziativa, s'infiltravano in territorio ribelle, e la chiave del successo stava , ovviamente, nella perfetta conoscenza della lingua, nella capacità cli muoversi e cli mimetizzarsi in quanto già parte di quell'ambiente. Se Bastianini , malgrado le iniziali riserve dei comandi militari, era riuscito ad organizzare con elementi locali le bande anticomuniste, una più attenta considerazione del fenomeno cetnico avre bbe potuto approdare anche alla creazione di reparti 'guerriglieri', purché si fosse proceduto ad un loro deciso inq uadramento, tacitando le reazioni dei croati, e ponendo i comandi germanici di fronte al fatto compiuto. Di li a poco, i tedeschi avrebbero dimostrato come fosse possibile organizzare, nello spazio di pochi mesi, una divisione mussulmana, senza alcuna opposizione da parte di Zagabria. È vero che anche l'Alto Comando italiano aveva addestrato una 'Legione croata' , a R iva del Garda, ma l'impiegò con l'ARM. l.R. sul fronte russo e non in Balcania. Roma, nel timore di possibili proteste cli Pavel ié, nell' incertezza della politica da seguire, non seppe o non poté assumere analoghe iniziative nei confronti cli croati , di ortodossi, cli mussulmani. Con l'assurdo che tutti chiedevano agl 'italiani d'esser armati per combattere un nemico comune: a loro, a Roma, a Zagabria, a Berlino. Sempre che vi fosse stato un adeguato numero d'ufficiali e sottufficiali conoscitori della lingua serbo-croata non sarebbe stato difficile un inquadramento, con il vantaggio in campo politico di meglio controllare le animosità delle singole popolazioni, cd in quello mili tare cli disporre di uomini valid i, orientando tutti verso un comune obiettivo . ... ... ... ... ... * ... Il rastrellamento cli Punta Planca portò al fermo di oltre duemilatrecento persone !2•K>l , ma proprio per l'elevato numero aveva in sé il germe
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de l fallimento. Le autorità di pubblica sicurezza non disponevano d' una organizzazione che consentisse rapidi interrogatorL immediate individuazioni di responsabilità e, logisticamente, adeguati centri cli raccolta sino all'espletamento cli tutte le formalità. Non sapendo come provvedervi, si stavano limitando al controllo dei documenti personali, ri mandando ai rispettivi paesi chi appariva in regola. Il generale Spigo, contrariato. telegrafò al Governatore chiedendo che «at dipendenti autorità politiche», fossero impartiti ordini «perché in discriminazione rastrellati validi regione Punta Planka virgola notori amente covo ribelli et loro favo reggiatori virgola fossero seguiti criteri grande severità» <20 1>. Faceva notare, e piuttosto ironicamente, che se il rastrellamento e ra s tato disposto per lasciare in zona «solo quelli su cui est possihile fare sicuro affidamento in lotta contro partigiani aut in caso eventua li sbarchi nemici, essere in regola con documenti virgola con iscrizione dopolavoro eccetera non dovrebbe bastare». «Occorre - proseguiva Spigo - [.. .] asso] uta certezza che chi est lasciato in posto est nostro amico sicuro due punti tiepidi virgola indifferenti dovrebbero essere allontanati». E temendo di innescare possibi li polemiche, soppresse nella bozza ciel testo le successive parole: «altri menti tu tto lavoro fatto eia truppe viene ad essere reso nullo» '1112 ).
I l telegramma, in parte, raggiunse lo scopo: l'autorità cli pubblica sicurezza trasferì la gestione dei fermati alla competenza dei comandi mil itari , ed ogni decisione fu demandata al corpo d' armata. Così Spigo divenne l'obiettivo delle più svariate pressioni per ottenere la liberazione cli questo o d i que ll'altro fermato. «L'accoglimento della richiesta del Prefetto [croato - n.d.a. ] di Knin - faceva presente Spigo a Supersloda così come que lle numerosissime e del tutto s imili, pervenute a questo Comando da privati, autorità civili e religiose croate, da lle Prefetture di Spalato e cli Zara, e recentemente anche da codesto Superiore Comando, sarebbe in antitesi al criterio più sopra esposto [prevenzione - n.d.a.] e potrebbe frustrare gli effetti ciel provvedimento» c203 1• Se si era ritenuto necessario «togliere, quanto più possibi le, uomini validi dalle wne notoriamente infesta te da ribelli», concludeva il generale, non era certo il caso di rimettere in circolazione tanta gente cio•i.
PROBLEMI AMMINISTRATIVT SITUAZIONE DEL PARTITO FASCISTA Giunta, oltre al problema dei partigiani, che g!i s' impose per la sua macroscopicità, ed a quello dei rapporti con le autor ità militari - detenninato per molta parte alla sovrapposizione istituzionale dei due poteri -
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dove tte affrontare anche situazioni d iverse e delicate per i riflessi politici. In primo luogo il trattamento de l personale cx-j ugoslavo passato a lle dipe ndenze del Governo italiano. II Gove rn ato re , a l s uo arrivo, aveva trovato che que sta categoria era ancora «in auesa d i provvedime nti generali che dovevano e manarsi dal Governo centrale per il s uo inquadramento e l'assimilazione ai ruoli de ll'amministrazione italia m'1» •:0,>, per cui non aveva potuto godere né degli aume nti period ic i d i s ti pe nd io né dello svil uppo d i carrie ra. Ol tre a non aver avuto alcuna progressione economica e giur idica, lo stipendio era assolutamente inadeguato poiché. con il rappo rto del cambio - 100 dinari pe r 38 lire - uno sti pe ndio d i duemil a d in ari in quel momento corrispondeva a 760 lire.
È vero c he per inter vento di Bastian ini (VED I VoL. Il , Pi\G. 993) le retribuz ioni, dapprima , erano state a umentate ciel 30 per ce nto e successivamente di un altro dieci, ma «se si tie ne conto - scriveva G iunta a lla Presidenza de l Consiglio de i ministri - che praticamente gl i stipendi cosl maggiorati corrispondono a l 54,34 per cento de llo stipe ndio origina le. me ntre i prezzi sono più cbe trip licati in quella ci ttà [Spa lato - n.d.a.], può co ns iderarsi che il loro potere d'acq uisto è r idotto a cl un sesto dall'anteguerra» mv.,>. La situazio ne era s ta la segna Inta più volte a Roma. ma «in attesa di stabilire l'esatta e yuiparazio nc e l'assimilazione cl i q ue sto persona le, il Ministero de lle Finanze » aveva raccomandato «di non prendere altre iniziative a favo re d i tal i categorie» <~,m. Sem brava che ogni soluzione fosse rimessa a ll'estensione della cittadinanza italiana (VEDI vo1.. L l'ACì. 653), e che allora «il personale e x-regime avre b be otten uto. con i mig liorame nti e conomici dovut i allo sviluppo di ca rriera (scatti e promozioni)» a nc he «la concessione di una indennità Da lma1.ia. a na loga a que lla stabili ta pe r il personale italiano assunto sul poslo» <~('' 1 • li Governalore, imm aginando che a Roma gli stud i per l'assimilaz ione de l personale ex-_jugoslavo avrebbero ch iesto cie l tempo, pensb ad una soluzione transitoria. Richia mandosi al premio d i operosità (pari a trenta ore settimanali) che e ra stato concesso con de correnza l O agos to 1942 al personale statale italiano in Dalmazia, ne proponeva l'estensione agl'impiegati ed ai funzionari provenienti dall 'amministrazione jugoslava. «L'importo è modesto [da 75 lire ad un massimo cli 255 a seconda de i g radi - n.d.a. J - sottolineava il Gove rnato re - specie per le categorie in fe riori. ma se si desse s ùbito con la decorre nza dal 1° agosto l... J e fi no al 31 dice mbre, e poi fra un mese per il trimestre gennaio-marzo, consentire bbe di rar pe rvenire un soccorso apprezzabile a luua la categoria impiegatizia» ("(~>i . L'onere e ra d i tre milioni d i lire. «ai q ua li è necessario - scriveva Giunta - aggiunge re 500.000 lire per compensare il lavoro straordi nario autorizzato e d e ffe ttivamente pres tato». «La richiesta f... J - incalzava
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il Governatore - rappresenta la più modesta delle concessioni che possa farsi in un momento particolarmente diffici le per il funzionamento dei servizi». «Nei rapporti e nelle segnalazioni pervenute dalle varie autorità, è concorde l'avviso che debba consentirsi senza ulteriori indugi un minimo di assistenza a questi impiegati» <21">. Ma non si conoscono le decisioni cli Roma. *~:~*****
Un'altro problema, di carattere economico-sociale, di cui contemporaneamente s'interessò Gi unta , fu il trattamento per le famiglie degli operai e degli impiegati pubblici e privati catturati o uccisi dai ribelli. «Tale situazione [...] è degna di attenzione oltre che per i suoi riflessi politici e di Governo, anche nei confronti delle famiglie di detti lavoratori, le q uali, in conseguenza di fatti connessi con l'attuale stato cli emergenza, sono private di chi provveda al loro sostentamento»' 211l . Le ditte e le imprese, di fronte alla mancanza d ' una precisa normativa, ed aderendo a specifici interventi del Governatore, avevano continuato ad erogare ai familiari le normali competenze. Però si poneva la necessità di regolare la materia, dando certezza sia ai diritti di chi aveva perduto il sostegno della famiglia, sia alle imprese che volòntariamente si accollavano specifici oneri. Secondo il Governatore, nel formulare le nuove disposizioni si sarebbe dovuto distinguere fra nazionali ed allogeni, poiché «per questi ultimi non si riterrebbe di dover adottare provvedimenti di massima e ciò per motivi cli prudenz.ialità». Infatti, «non sempre f... ] riuscirebbe possibile distinguere il caso del lavoratore effettivamente rapìlo, dal caso del lavoratore che, per simpatia di parte, si lasci sequestrare consentendo ai suoi in tal modo dì poter fruire delle provvidenze concesse» ,m;. Mentre l'uccisione poteva rientrare nella faltjspccie dell'infortunio mortale, «con diritto per i superstiti all' apposito trattamento da parte dell' Istituto fascista contro gl'infortuni sul lavoro», piì:1 complesso era il caso della cattura. Giunta pensava cli risolverlo «sulla base di una dichiarazione di irreperibi lità, rilasciata dalle autorità competenti della Dalmazia (Prefetture)», dopo novanta giorni dalle ultime notizie sulla persona rapita e applicando, anche in questo caso, il trattamento assicurativo previsto per gl'infortuni mortali sul lavoro. l20>. Tuttavia, se per gli operai il problema poteva trovare una soluzione, per gl' impiegati la situazione appariva completamente diversa. Mancando qualsiasi precede nte legislativo, Giunta pensava dì far ricorso alla
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Cassa per il trattamento degli impiegati civili richiamati alle armi. Ma l'intervento della Cassa era istituzionalmente limitato alla corresponsione dello stipendio solamente per i primi tre mesi di richiamo, e Giunta, per superare l'ostacolo, propose che il Governo fornisse «i mezzi necessari per assicura.re un trattamento di pensione fino a che siano maggiorenni i figli viventi a carico aventi diritto» f•">, anche modificando lo statuto della Cassa. Per gl'impiegati allogeni prevedeva - caso per caso - la concessione d 'un sussidio alle famiglie secondo la consistenza del nucleo familiare. Le proposte di Giunta, inviate il 24 aprile a lla Presidenza ciel Consiglio dei ministri, furono trasmesse il 5 maggio al ministero delle corporazioni che, il 19 agosto, fece conoscere il proprio parere sulle richieste del «cessato Governatorato della Dalmazia». «Per quanto s i riferisce agli operai, questo Ministero - diceva la nota - può consentire nella proposta avanzata», mentre per gl'impiegati riteneva «più consona agli scopi che si vogliono raggiungere l'estensione con disposizione legislativa speciale dei provvedimenti adottati per i cittadini colpiti dalle incursioni ne rniche»<215i. Ma era già passato il 25 luglio e mancavano due se ttimane all '8 settembre.
,;., :~ ,;. ,:. * ,:. ,:. Molto più delicato per il Governatore l'intervento nei confronti della Federazione fascista di Spalato, che lo costrinse ad affrontare una situazione certamente non prevista. Mentre a Zara ed a Cattaro, pur nella diversità dei due ambienti, il Partito aveva saputo assolvere i propri compiti, a Spalato si e ra a lienata la popolazione. T comandi militari. sin dal tempo del generale Armellini (VEDI voL. II PAG. 211). avevano considerato con estrema rise rva il trasferimento nei territori annessi degli istituti, degli enti, propri dell'organizzazione del Partito fascista , sia per la reattività dell'ambiente, sia per la rigidità con cui venivano, più che introdotti, imposti alla popolazione locale. A dicembre 1942, anche il generale Spigo aveva richiamato l'attenzione di Supersloda, e d il 12 feb braio, riferendo sull'attentato contro il vice-federale di Spalato, Giovanni Savo, osservava che, <<a parte le circostanze occasionali dalle q uali può aver tratto origine quest'episodio, esso è eia inserire ne l quadro complessivo prospettato a codesto Comando >>già a dicembre. «Nulla di variato nella situazione da quanto allora rappresentato; anzi sotto qualche aspetto essa può considerarsi peggiorata. nessun
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nuovo indirizzo essendo stato adottato che concorra ad una distensione nel campo politico, e di conseguenza ad un parziale disarmo degli animi»<211,1. Spigo, a marzo, era tornato sul problema con una relazione per il generale Robotti czni, nella q u ale poneva a raffronto il differente grado cli consenso che le strutture del Partito fascista, q ue lle mili tari, e dell'amministrazione civile, riscotevano fra la gente. L'attività amministrativa «tanto meglio se attuata attraverso congegni semplici ed onesti» - era accolta positivamente dalla popolazione, anche se - come in altra occasione avrebbe poi detto - non mancavano «sfavorevoli confronti tra i nostri organismi politico-amministrativi e que lli austro-ungarici» <~18> ( opinione ancor oggi, 1994, persistente in local ità sia italiane sia ex-jugoslave, già parte dell'impero austro-ungarico - n.d.a. ). Quella militare, pur con le limitazioni che comportava, in genere era accolta «come un male inevitabile, dovuto a circostanze cli forza maggiore indipendenti dalle persone, e connessa con eventi superiori» m•,i, ma tutti l'accettavano, vedendo in essa la migliore garanzia per l'ordine e la sicurena. Diverso il giudizio sull 'organizzazione politica_ L'attività svolta d agli enti ciel Partito fascista - riferiva Spigo - «è anelata progressivamente determinando uno stato d'animo a noi avverso ne ll'intera popolazione, senza distinzione di religione e cli razza, dai maggiori centri urbani (ino ai vi llaggi e a lle campagne. lnsofferenza delle nostre forme politiche, de lle nostre strutture sociali, delle istituzioni del regime. Difficoltà ad accoglierle, a capirle, ad assimilarle». Da qui , «ostruzionismo alle organizzaz.ioni, alle imposizioni, a lle forme, con la parola d 'ordine: 'via gli occupatori'» 12~">. Diagnosi che trovava motivo nelle carenze degli uomini e de lle gestioni. Senza entrare nel merito delle manifestazioni spiccatamente politiche, ma attenendosi solamente alle attivitù assistenziali, il generale fa. ceva notare che l'apprezzamento dimostrato. sia pure in mezzo a riserve, specialmente dalle classi più umili per l'opera di soccorso svolta dal Partito nell'estate del 1941 , si era trasformato in risentimento. Ora, ogni forma d 'aiuto, anche se ormai intesa dai croati come un diritto e perciò divenuta pretesa, veniva rappresentata dalla propaganda comunista come un ricatto politico, e lo sfruttamento cli questi stati d 'animo aveva trovato fertile terreno nello sciovinismo e nell'irredentismo dei croati. Le realizzazioni assistenziali , per la loro poli ticizzazione, avevano determ in ato reazioni, e la «contrarietà - scriveva Spigo - è andata diventando sempre più ostile». I croati , pur «disposti ad accettare ogni restrizione richiesta dalle esigenze militari», si dimostravano ormai «intolleranti di dogm atismi e di forme politiche alle quali non erano prepara-
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ti»<ni 1. L'osservazione che ·non erano preparali' sembra la più valida di ogni altra pur esatta considerazione, e l'errore consistette ne ll'aver trapiantato le strutture consolidate da un ventennio senza u na p reventiva preparazione culturale in un ambien te ideologicamente ostiie.
Nell'analisi del generale, invece, appaiono meno approfonditi i moti vi del diverso stato d 'anim o dell e popolazioni nei ter r ito ri presid iati clall'eserciLo italiano al di là ciel confine, che Spigo contrapponeva a quello elci croati residenti nelle province di Spalato e di Za ra . Quelle o ltre il confine, per il generale. «tendono f"iduciose a noi», «pave ntano il nostro allontanamento», «sollecitano la presenza delle truppe, la nostra prote z ione, in molti casi L'annessione» <:~~ 1. Ed era vero. TuU.av ia. ne ll'e ntroterra il quadro ambientale aveva connotazioni che Spigo sorvolava . Nell'interno e sulle isole di lagava la fame, ed i comandi italiani soccorrevano. Di fronte alle razzie, agli arruolamenti forzati. alle uccisioni perpetrate dai partigiani , nelrassenza quasi totale dell'autori tà d e llo Stato croato, il so ldato italiano costituiva l' unico riferimento, e l'Italia diventava garante di sopravvivenza. Se nell a Dalmazia annessa (dove tuttavia non mancavano i pe ricoli) la vita di ogni giorno fosse stata insidiata da quegli stessi rischi, disagi e privazioni che mettevano le popolazioni d'oltre front iera nella condizione di dover vegetare con l'unica speranza di sopravvivere, non vi è dubbio che anche i croati d i Spalato o di Sebenico avre bbero pensato come quelli dcli 'interno.
Ma più d rastiche di q uelle di Spigo fu rono le valutazioni di Giu nta. Il Governatore , prendendo lo spu nto da ll 'assassinio del vice-segre tario federa le d i Spalato, in u na lette ra del 27 marzo a l sottosegretar io alla Presidenza del Consiglio dei ministri, A milcare Rossi, espresse r udeme nte il proprio giudizio 122' 1•
G iova nni Savo appan eneva ad una vecch ia fam igli a di Spalato che aveva sempre lottato peu· l' iLalianità de lla Dalmazia. La s ua soppressione e le mo d a li tà turbarono la popolazione. senza d istin1..i one di parte, d i casta, cli nazionalità. Il direttore de J/ Popolo di ..\jJa/ato, Silvio Maurano. in u n lib ro cl i ricordi, avrebbe scritto: «In c ittà la ripercussione fu profonda: credo che in que i giorni noi [italiani - n.d.a. J abbiamo riacquistato il novanta per cento delle simpatie che avevamo perduto. tanto G iovanni era popolare e stimato r.. .J. Il funerale dimostrò che gli spalati ni non od iavano i veri fascisti, ma soltanto i teppisti: tutta la popolazione era schierata lungo le strade percorse dal corteo; numerose le popolane che piangevano senza tema di essere prese poi cli mira dai comun isti>>(~~''.
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Giunta, nello stesso giorno in cui scriveva ad Amilcare Rossi, telegrafava a Mussolini dichiarandosi contrario all'iniziativa dell' ammiraglio Bobbiese, comandante di Maridalmazia, di dare il nome di Savo al cacciatorpediniere che di lì a qualche giorno sarebbe sceso in mare dallo scalo dei Cantieri navali di Spalato, «tanto più che vi sono degli autentici, fulgidissimi eroi cui spetta certamente questo altissimo onore» r225>_ Contemporaneamente, nella lettera a Rossi contestava l'opportunità della medaglia d ' argento al valor militare concessa dal generale Spigo alla 'memoria' di Savo. «Se si dovesse dare la medaglia sul campo a tutti quelli che vengono proditoriamente assassinati nelle strade della Dalmazia, si manderebbe in fallimento la Zecca». E con amara polemica proseguiva: «comunque è da rilevare che il comando del Corpo d'annata si è ben guardato di proporre per una ricompensa i due militari coraggiosamente accorsi per disarmare l'aggressore, uno dei due cadde e l'altro rimase ferito» <226>.
Subito dopo, motivava le ragioni di questi duri rilievi ponendo, implicitamente, sotto accusa la gestione del precedente Governatore. Usò parole crude, forse impulsive, ma non prive del coraggio della sincerità, anche se colpivano Bastianini, ora diretto collaboratore di Mussolini, e ben sapendo che la lettera sarebbe finita sul tavolo del Capo del Governo. Secondo Giunta , la mortale aggressione di Savo era dovuta «principalmente ad un atto di rappresaglia e di vendetta per la condotta riprovevole e la mancanza cli senso politico dei dirigenti della Federazione (dei fasci cli combattimento - n.d.a. ] di Spalato». «È convinzione indubbia di tutti a Spalato che la revolverata contro il Savo fu un atto di vendetta degli studenti» che, un paio di giorni p rima , erano stati «aggrediti a tradimento eia un gruppo cli giovinastri[ ... ] e bastonati di santa ragione», in quanto sospetti autori d' un incendio nella palestra della G. l.L. «li comunismo non c'entra per nulla o , se c'entra, ciò è in minima parte». 1221i .
«Abbiamo Callo più male noi, caro Amilcare, - proseguiva il Governatore - trasportando in Dalmazia tutto il bagaglio delle nostre strutture e sovrastrutture extra-statali, che non la propaganda di Mosca». E la cri tica diventava impie tosa. «Uomini senza senso politico, funzionari prevaricatori e ricattatori , agenti cli polizia ladri e truffatori, dirigenti dei fasci trafficanti cd impulsivi, educatori ed educatrici tutt'altro che degni di tale nome, hanno creato una tale reazione, che fata lmente doveva sfogare a revolverate>>. E Savo, che «era indubbiamente una perla di ragazzo [... ] è stato vittima della incoscienza dei suoi camerati» 1228) .
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La requisitoria di Giunta fornisce la chiave per meglio comprendere quanto in quegli stessi giorni (26 marzo) scriveva Spigo, nella Relazione periodica mensile circa gli «umori nei vari strati sociali>>. Osservava che «nei territori annessi [,] il Fascismo non può far p resa sugli spiriti potenziando le correnti anticomuniste, perché è considerato in funzione dell'imperialismo italiano. Il ceto operaio accorda qualche simpatia al Partito sentendosi materialmente assistito, specie nel campo alimentare; invece la gente delle isole, poco propensa ai disordini sociali, sono refrattarie a lla nostra penetrazione politica rise ntendo forteme nte ciel loro sentimento nazionalista jugoslavo» <22~>. Contemporaneamente - proseguiva Spigo - «nella zona di Spalato, dal ceto intellettuale e studentesco continuano a sorgere gli organizzatori, i propagand isti ed i volonta ri che danno al comunismo gli elementi più conv inti e pericolosi» cml. Ne ll o stesso tempo il generale Lomaglio comandante del la 1" divisione ' Celere', quasi in sintonia con Spigo scriveva che «la popolazione rcroata n.d.a. l di Sebenico e delle maggiori località ci sopporta: al momento buono si orienterà verso il più forte; ci è decisamente ostile nelle campagne. Forte il sentimento irredentista [croato - n.d.a. l che prevale su quello comunista. Ogni giorno appare di più che l' italianità in Dalmazia - salvo qualche famiglia che è rimasta in luogo - è una colossale mistificazione, vista solo da chi ha interessi particolaristici» ii Jn). Non sappiamo quali provvedimenti ahbia preso Giunta nei confronti della federazione di Spalato, ma il ·1° aprile ci fu il ·cambio de lla guardia' e d al segretario federale Ferruccio Cappi sube ntrò L uigi ~folli m11• Non se mbra pe rò che Mel li abhia avuto il tempo necessario per risanare l'ambiente, anche se il Governatore, a me tà mese, riferiva al Duce che «dopo il cambio della guardia a Ila Federazione F ascista, la situazione è assai migliorata» <21 2>, poiché a me tà luglio, i g uasti del Partito e quelli causati dalla questura cli Spal a lo, sarebbero stati de nunciati in una le tte ra , lunga ed accorala, diretta a Spigo. Lettera non firmata. ma chi la scrisse indubbiamente aveva un buon grado cli cultura, ed apparteneva ad una famiglia spalatina di vecchio ceppo italiano giacché parl ava di «questa terra ormai redenta», «della nostra Patria su queste sponde adriatiche» <2J\ A parte le frasi che, come queste, potevano esser scritte ad arte, è tutta l'impostazione, addolorata e disillusa che ne esclude l' attribuzione ad un croato. L'anonimo dichiarava d'apprezzare «l'attività del Partito benemerito», ma di non pote r sottacere che a Spalato «l'ingerenza poco fortunata dei (asci (...] nelle faccende politiche in riflesso alla popolazione allogena è stato addirittura rovinosa». Di fronte ad inutili violenze - come bas tonature per non ave r salutato qualche gagliarde tto - «molti giovani spalatini sparirono verso le montagne e molti dei nostri valorosi soldati paga-
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rono il delitto altrui con le loro vite preziose». La violenza aveva determinalo «l'emigrazione degli strati contadini, i quali, senza vedersi capeggiali dagli elemenli cittadineschi, naturalmente non si sarebbero mossi se non allro per la legge stessa dell'inerzia tradizionale» <2.l-1>. Dedicava ampio spazio alla questura, dove «s'i nstallarono funziona ri tutt'altro che capaci per un compito sì delicato». La polizia politica era stata affidata alle «mani ferree» di agenti e marescialli che «hanno praticato il sistema dell'inquisizione medioevale con terrore e martìri cli ogni genere, senza che i funzionari responsabili del Palazzo se ne curino troppo». «E questo - commentava amaramente l'anonimo - sarebbe la politica romana voluta da l nostro Governo! ». In particolare denunciava che «un irresponsabile maresciallo di P.S. [.. .), tollerato da capi inetti o ignari delle condizioni politiche reali, quasi a bella posta dirige gli 'affari politici' in questa città in modo come se a proposito volesse accrescere le file dei ribelli a scapito nostro». Faceva notare che «i sistemi d'inquisizione medioevale, senza difesa e senza appell i>,, costringevano i giovani ad aggregarsi ai partigiani: «c'era da scegliere tra la fuga e il regime cli via Salona» (sede delJa polizia politica). Quindi, con amarezza concludeva: «Alla grandezza di Roma non possono servire i metodi degradanti usati eia certe persone irresponsabili per lo più abbrutite nel mestiere» '~'». Dolorosamente, gl'italianì autoctoni cli Spalato credevano come sempre nell 'Italia, ma erano coslretti a denunciare proprio quelle istituzioni politid1e che, fra le due guerre, avevano esaltato nei loro animi l'amore per la Patria allora lontana; ed istintivamente più profonda divenne la divisione fra gli spalatini di Spalato, che si racchi usero in se stessi, ed i peninsulari . Anche per il generale Robotti l' attività politica a Spalato, come a Sebenico, era anelata progressivamente «determinando uno stato d'animo a noi avverso, nell'intera popolazione» <~'<>l. Di q uesto degrado ne aveva parlato con il Gove rnatore trovandolo «consenziente ai miei rilievi ed alle mie considerazioni». Secondo Robotti, ali' Italia servivano solamente due cose in Dalmazia: un atteggiamento non ostile della popolazio ne, e la possibilità cli regolari ril'ornimenti cli materie prime (ba uxite, cemento, carbone, legnarne), mentre «le questioni politiche, che sono quelle che ci alienano gl i animi, potrebbero esser ri nviate a migl ior tempo e con opportuni sistemi». <<Con questo si potrebbe rimediare ad una situazio ne interna sensibilmente pregiudicata ma - ritengo - non irrimediabilmente compromessa». A conclusione di questa relazione d iretta al Capo di Stato Maggiore dell'esercito, Robotti avanzava un s uggerimenlo: «esaminare L... ] la opportunità di un alleggerimento dei molti ila liani affluiti [in Dalmazia - n.d.a.] (funzionari ed altri civili con incarichi va ri) dei quali la
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protezione, il sostentamento e l'eventuale sgombero costituirebbero - in determinate circostanze - una seria aggravante ciel problema militare»12 ' 7 ì _ Cioè, il comandante di Supersloda, presentando una realtà militare ed umana che prima o dopo si sarebbe dovuta affrontare dato l'andamento della guerra, indicava diplomaticamente il modo per sopprimere o per ridurre, senza scalpore, le strutture ciel Partito. Migliore l'ambiente di Cattaro. Giunta, in aprile. si era recato a visitare senza preavviso la terza provincia del Governatorato. Trovò, come avrebbe riferito a Mussoli ni, «tranquillità, ordine e disciplina>>. Visitò il cantiere navale di Teodo, le località di Castelnuovo e di Risano. «Tutti parlano italiano». «Il Pmtito ha ottenuto brillanti risultati , con azione lenta, sagace, persuasiva» (Z,~l. Situazione, però, limitatamente condivisa dal generale Ugo Buttù, comandante de ll"Emilia ' , di stanza alle Bocche di Cattaro se, a metà maggio, si esprimeva in questi term ini: «In generale si può dire che gli organi ciel partito fascista svolgono ne lle Bocche una attiva propaganda, specialmente la G. I.L. (2 '''l, l'O.N .D. [Opera Nazionale dopolavoro] e la scuola, ma si deve confessare che i risultati .sono scarsi. La popolazione dimostra apertamente una resistenza a farsi permeare dalle forme nuove degli istituti fa scisti [.. .]. In complesso anche coloro che intendono avvicinarsi all'Italia sono vinti dal t imore cli compromettersi e di essere tacciati di collaborazione con l'occupatore, mentre ancora non vi è certezza del nostro pre dominio in queste terre» ''"''l.
INTERVENTI Dl GIUNTA PER LA DIFESA DELLA DALMAZIA In quest'a mbie nte G iunta, più che govern are, doveva interpretare realtà che diventavano progressivamente più dif'fici li per l'incenezza che si stava facendo strada. Se i comandi mililari non potevano astenersi dal valutare la gestione politica, Giunta non poteva non sentire la costante preoccupazione della difesa de lle province di Zara e di Spalato che aveva già impegnato il precedente Governatore. Bastian ini , a settembre del 1942 era riuscito ad ottenere, la trasformazione ciel ·Comando Truppe Zara' in divisione (VEDI VOL. II PAG. 617) ma, agli inizi della primavera, gli organici della 'Zara ' erano ancora largamente incompleti, e G iunta interve nne. Il 2 marzo (Giu nta era a Zara eia quindici giorni) il Comando Supremo chiedeva notizie allo Stato Maggiore dell'esercito '2"l su lle condizioni della divisione. Per due volte in quello stesso mese (il IO c cl il 18). gli
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avrebbe ordinato di «accelerare il completamento della [.. .] 'Zara'» <2• 21• Però l'interessamento del Comando Supremo non era fine a se stesso poiché, completando la 'Zara', intendeva «al più presto recuperare la P Divisione Celere» (z•,i. In altre parole, l'ordine di 'accelerare' sembrava dettato più che altro per tacitare l'autorità politica, in quanto il dispositivo militare non sarebbe stato rinforzato. L'intenzione di non inviare altri reparti, traspare anche da un telegramma del 20 marzo, con il quale il Comando Supremo avvertiva Supersloda che «i complementi in corso d'avviamento non corrisponderanno alle assegnazioni dello S.M.R.E.» e che quelli che sarebbero stati inviati «dovranno essere totalmente impiegati a ripianamento delle deficienze dei reparti e non per costituire nuove unità» t2"-'l. Il 30 marzo, il ministero della guerra con un pro-memoria, informava Mussolini, che il 'Comando Truppe Zara' era stato trasformato in divisione «col criterio di conferire a quelle truppe carattere cli mobilità per porle in grado cli fronteggiare le esigenze operative determinatesi in q uel territorio» ""5i . Ma, quasi le esigenze non fossero immedi ate, precisava che «il raggiungimento degli organici divisionali è previsto gradualmente» c2• 6i. Copia ciel pro-memoria ru trasmessa, o in qualche modo il contenuto venne fatto conoscere al Governatore, che ne fece argomento d'una lettera ad Amilcare Rossi. «Non è mia intenzione di drammatizzare, ma osservo che la Divisione 'Zara' è in formazione da oltre sei mesi, e che a quest'ora avrebbe dovuto già essere completata [... ]; se avessimo avuto gli effettivi a posto, cli ribelli in Dalmazia non se ne parlerebbe più» <2• 1i . E ribadiva: «come ho detto nei miei rapporti precedenti, la Dalmazia non ha neppure la metà degli effettivi che dovrebbe avere, ecl è quindi in condizioni d 'inferiorità nella lotta contro i ribelli che ci obbligano ad un sistema di guerra tutto speciale» <2"~l . lroniu,ava sull'asserzione contenuta nel pro-memoria - «allo stato attuale la divisione rappresenta una unità di discreta efficienza» - chiedendo in relazione a quali compiti fosse stata fatta questa valutazione. «Non ceri.o per fare la guerra vera [.. .]. La Divisione così com'è non è affatto attrezzala neppure per fare la guerra cont1:o i ribelli sebbene essi siano privi di artiglieria e carri. Per combattere i ribe lli non abbiamo bisogno che di uomini armati di fucile mitragliatore [.. .]. È per questo che eia tre mesi chiediamo uomini ed esclus ivamente uomini. L'artiglieria, i cannoni, le compagnie mitraglieri, sono tutte cose ingombranti per la lotta contro i ribelli». Ed esattamente affermava: «noi abbiamo bisogno della massima mobilità». Proseguendo nella critica, G iunta considerava che «i cosicletti complementi che ci sono stati inviati , e quelli che ci invieran-
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no, sono per il momento inservibili, perchè si tratta di giovani reclute che hanno bisogno di addestramento» <2• 9i . Alla lettera univa un prospetto sulle carenze dei reggimenti di fanteria (il 291° ed il 292°), e di quello d'artiglieria (158° reggimento). Per la fanteria mancavano duemilacinquecento soldati, per l'artiglieria duecentocinquanta ed il comando reggimento era privo di mezzi cli trasporto<2S-O>. Il Governatore contrapponeva questi dati a quelli del ' pro-memoria', dove le deficienze venivano indicate in mille fanti e duecento artiglieri, senza alcun cenno ai mezzi. Durante queste diatribe, il 31 marzo era giunto a Zara il 312° ospedale da campo e la 213" sezione mista dei carabinieri<251), servizi senz'altro indispensabili per curare e prevenire, ma non per combattere. Un mese dopo, sarebbero arrivati i primi ventitrè ufficiali , trentadue sottufficiali, e settecentonovanta uomini di truppa, che costituirono il battaglione 'Traù', del 291 ° fanteria 12521• Mentre gli organici della ' Zara', venivano stentatamente completati, il corpo d'armata riceveva dallo Stato Maggiore l'ordine di far rientrare in Penisola i battaglioni squadristi ' Milano' , 'Toscano' , 'Tevere' e ' Vespri'<2-'31, nonché il preavviso per il trasferimento in Slovenia del reggimen to di cavalleria di 'Alessandria ' della l" Celere, e tutto ciò se nza alcuna sostituzione. Quasi a sottolineare l'incongruenza dei provvedimenti, in quegli stessi giorni il ministro Roberto Ducci faceva pervenire al suo ministero degli affari esteri un'analitica valutazione in merito alla Situazione nella fascia costiera orientale adriatica. Nella premessa poneva in evidenza che «ogni altro problema è condizionato al problema militare» e che «non siamo attualmente io grado di imporre decisamente la nostra volontà» per «l'insufficienza numerica delle truppe [... ) non di materiali». «La nostra occupazione è, se così si può dire, un 'occupazione fatta coi quadri» t 25'J . Poi aggiungeva, «esistono e possono considerarsi adeguate ai compiti che devono svolgere le Grandi Unità con i loro comandi e servizi: ma si tratta di unità fittizie , ridotte del 40, del 50 e perfino del 60% della forza». In successione, analizzava il grado cli efficienza di alcune divisioni e , «a parte ogni giudiz io sull'impiego tattico che cli elette truppe viene fatto », per Ducci - che ribadiva il proprio concetto cli fondo - era «necessario riconoscere che la forza attualmente presente non appare adeguar.a a far sentire la nostra volontà in tutto il territorio eia noi te oricamenle controllato», poiché - e ricorreva ad una imagine molto efficace - «il paese, date le sue caratteristiche morfologiche, beve gli uomini come la carta assorbente l'inchiostro» <255>.
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Faceva notare gli effetti negativi della mancata «rotazione tra i reparti, e degli uomini nei reparti», in quanto per «una tattica offensiva, com'è auspicato, necessitano truppe fresche». «Difficile sarebbe chiederne l'applicazione a soldati che da ventiquattro mesi sono esposti alla guerriglia balcanica, logorante per il fisico e per il morale». Perciò gli appariva «del tutto giustificata la richiesta dei Comandi: di ricevere dalla Patria , non nuove Unità, ma i complementi delle Unità già sul posto». Gli sembrava ovvio che, q!,]alora «l'entità numerica delle nostre forze cli occupazione nella 2" Zona e nel Montenegro potesse essere accresciuta dì 40-50.000 uomini, i nostri Comandi si troverebbero in grado di riprendere quella libertà di iniziativa che loro è venuta a mancare, con tutti i vantaggi che ne deriverebbero alla nostra azione politica». Altrimenti, scriveva Ducci, «restando le cose allo stato attuale, ne consegu irà invece che sarà rafforzata nei nostri Comandi la tendenza già esistente a ' mollare' territorio e poteri ad altri (che sono oggi i serbi nazionalisti , e che potrebbero essere domani i tedeschi)» <~'M. Coglieva esatt.amente nel segno di tutta la problematica. Il rapporto Ducci era esplosivo per la sua chiarezza, e non poteva restare fin e a se stesso. Nel Diario Storico ciel Comando Supremo, sotto la data ciel 26 aprile , ven iva annotato: «Jl Capo di S.M. Generale, ha avuto alle ore 18 un colloquio f...l con l'Ecc. Bastianini, sottosegrètario al Ministero affari esteri [.. .]. Partecipano successivamente al colloquio l'Ecc. Pietrornarcbi cd il console Castellani. Argomenti trattati: situazione in Croazia ed invio complementi» asRJ. Ma il problema, sostanzial mente, sarebbe rimasto irrisolto. Spigo, di fronte all'ordine di rimpatrio dei battaglioni squadristi, aveva fatto rilevare che l'arrivo dei complementi per la ' Zara' non compensava le sottrazioni, tanto che venendo privato anche del reggimento cli cavalleria sarebbe stato costretto ad abolire il presidio cl i Duare ( =Zadvarje ), affidando la protezione della centrale elettrica solamente a reparti croati . Chiedeva che, almeno, gli fossero lasciati duecentocinquanta Giovani Fascisti per completare la legione camicie nere compresa nell'organico della 'Bergamo' '~ 56>. TI generale Robotti, preso fra le decisioni cli Roma e le insistenze del Governatore, cercò di prevenire le comprensibili reazioni di Giunta inviandogli una lettera che, significativamente, iniziava con la frase: «Invece di 'dare' ci si 'toglie'». Anche se lasciava intendere cli non condividere gli ordini ricevuti, precisava d'aver usato il ' togliere' a «solo titolo di constatazione e senza entrare in merito alle imperiose ragioni cli ordine superiore che non spetta a me di valutare, e che impongono alle au1orit~1
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cenlrali di addiven ire a tali sostituzio ni di forza» (2''11• E q uasi a comp le tamento di queste .. . buone notizie, aggiungeva di non aver avuto, si no a quel momento, alcuna risposta circa l'invio di millecinq uecento uom ini chiesti a Roma per la protezione della centrale di Duare e de ll'elettrodotto sino a Spalato, altro pa rticolare problema che se a ng ustiava Gi unta, gravava sul generale Spigo. La centrale idroelettrica di Duare, oggi ' Hidrocentra!a Tito', in località Kraljevac, sfrutta i salti del fiume Cettina. Nel 1943 la sua protezio ne costitu iva un problema militare-economico di specifica importanza, poiché forniva l'energia per gli usi civili e d industriali di Spalato (cementifi ci, cantiere navale). La protezione dello stabilimento, affidata ad un presidio italiano ed a reparti di domobranci, non prese ntava specifiche diffico ltà me ntre, sin dall 'autunno precedente, era stato q uasi impossibile prevenire i sabotaggi lungo i q uarantaquattro chilometri della linea ad alta tensione. Anche il 5 gennaio, il XVIII Corpo d'armata aveva segnalato che «i r ibelli hanno abbattuto in zona Krilo (Omis [=A lmissa) U Q -BH) altri due tralicci [... ] c 14 pali della li nea telefonica>>. Ma se contestua lmente precisava che «il collegamento telefonico è stato r ipristinato» t 21 ·") , implicitame nte faceva comprendere che l'elettrodotto, a lmeno per il momento, non era stato riparato. Cinque giorn i dopo. un nuovo sabotaggio. «Nella notte sul 10, nei pressi di D ugi Rat (Om is US-BH), è stato fatto saltare un altro traliccio della linea elelt.rica ad a lta tensione già da te mpo interrotta» (2<>1>. Le conseguenze erano gravi. l i Governatore - all ora Bastianini - ed i dirigenti delle industrie di Spalato, si erano rivol ti a Roma, provocando un intervento de l Coma ndo Supremo che, il 14 gennaio, aveva chiesto a Superslocla «notizie circa attuazione dei provve dime nti per la protezione de lla centrale di Kraljevac [... ] e circa il piano disposto da l Comando cie l XVIII C.A . d'acco rcio con la Società Da/matienne pe r assicurare l'energia elettrica a Spalato e zona costiera a s ud della stessa»' 2'•~l. Pe r l'ill uminazione de lla città ru possibi le provvedere con il ricorso alle centra li de l Cherca (Scardona), ma non per i cementifici. A metà febbra io, era l'Ufficio Croazia ciel ministero degli affari esteri che c hiedeva a l Comando Supre mo «notizie circa la protezione mili tare a ce ntrali e lettriche dalmate» 1'"3>, e d un pa io cli setti mane dopo il Capo cli Stato Maggiore Gene r ale r ispo ndeva che «la scarsità delle forze d isponibili non conse nte la protezione dell'elettrodotto Kra ljevac-Spalato oggetto di frequenti sabotaggi eia parte dei ribell i» r:•,•>. Se la li nea de ll ' alta tensione praticamente veniva abbandonata, tuttavia il Comando Supremo. con a ltra nota cli pari data direu a a Superslocla, disponeva che «hl
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protezione della centrale di Zadvarje dovrà essere assicurata con elementi italiani. Nessun rinforzo può essere inviato per la difesa dell'elettrodotto» <265l. Ma le autorità politiche, premute dalle direzioni dei cementifici che non potevano lavorare, continuarono ad insistere, ed il 14 marzo, a Spalato, il prefetto Zerbino esaminò il problema con i generali Robotti e Spigo. II prefetto fece notare che «i cementifici di Spalato sono acquistati col 70% delle azioni della Fiat», e che «tali cementifici oggi sono obbligati ad usare il carbone (con una perdita settimanale di 2 milioni di lire) per la mancanza di forza elettrica» <266>. Zerbino, di fronte alla decisione del Comando Supremo di proteggere la centrale «senza curarsi della linea (44 km) », informò Robotti e Spigo che i responsabili dei cementifici, erano «disposti a mettere a disposizione cieli' Autorità militare la somma di 1 milione di lire per premi o altro» <261>, pur di assicurarsi la necessaria energia. Offerta eccezionale ma, evidentemente non nuova per Spigo, poiché rispose al prefetto d'aver già esaminata la possibilità di utilizzare le formazioni cetniche del maggiore Baéovié. Zerbino, a sentir parlare di cetnici, avanzò immediate riserve «per i riflessi politici che potrebbe avere l' impiego cli bande erzegovesi nella predetta zona» (268l, e l'impiego di queste formazioni venne accantonato. Si concordò, invece, sulla necessità cli almeno millecinquecento uomini, cioè di tre battaglioni. «Posta in tali termini la questione - conclude il verbale della riunione - l'Ecc. Robotti prega l'Ecc. Spigo di riesaminare dettagliatamente la questione» e di fargli avere quanto prima il nuovo progetto c2(m. Robotti, ricevuto il piano dal comando del corpo d'armata lo inviò a Roma, e Giunta, il 2 aprile, in una lettera ad Amilcare Rossi oltre a sollecitare il completamento della 'Zara' gli diceva: «se puoi, insisti perché diano a Spalato i tre battaglioni T. M. richiesti per guardare l'elettrodotto. I ribelli stanno ora asportando i fili cli rame, dopo cli che sarà reso totalmente inservibile» moJ. Anche Spigo si preoccupava dei materiali - «di eccezionale importanza e valore per l'economia della Nazione» - e propose a Giunta di «invitare le Ditte interessate ad effettuare il recupero», poiché «elementi del luogo e partigiani stanno asportando gli isolatori, il filo cli rame ed altri materiali costosi e pregiati della linea ad a lta tensione» <21 1l . Assicurava le indispensabili scorte per la protezione degli operai, ma non si sa se qualcosa sia stato fatto. Il l O maggio, il comando del corpo d' armata segnalava nuovamente a Robotti che, una volta rimpatriati i battaglioni squadristi, era impossibile mantenere il presidio a Duare, e concludeva il telescritto con un «sarò
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grato notizie circa 1500 noti uomini per elettrodotto due punti se sempre previsto arrivo et quando» t272l. Dal canto suo Ro botti, ben immaginando che Roma non avrebbe inviato neppure un soldato, e nella ricerca d' una soluzione, pose Giunta di fronte ad un dilemma: q ualora la protezione dell 'elettrodotto fosse stata ritenuta assolutamente necessaria , egl i avrebbe potuto togliere il presidio cli Z aravecchia (circa 24 km a sud-est di Zara), e trasferire questi soldati lungo la linea cm l. La risposta ciel Governatore dovette essere negativa perché con questo spostamento sarebbe rimasto scoperto il tratto cli costa che raccorciava il settore di Sebenico con quello di Zara, abbandonando in mano de i partigiani una zona pericolosame nte vicina alla città. La linea ad alta te nsione venne abbandonata ed a Duare, per la protezione della centrale rimase un presidio italocroato (27•11• Circa la fornitura di energia per le ind ustrie di Spalato se ne parlò di nuovo il 18 luglio, quando il ministero, questa volta dell'inte rno, prospettò al Comando Supremo «opportunità riesa minare questione e le ltrodotto Kra ljevac-Spa lato scopo riprendere produzione cementizia}>P5>_A quella data, gli anglo-a mericani erano sbarcati in Sicilia da otto giorni e la risposLa (24 luglio), non poteva che essere: «alluale situazione non consente disLOgliere da compiti operativi truppe ne cessarie pe r assicurare difesa elellrodolto» <21"l. A metà agosto i soldati italiani furono ritirati da Duare, ed il presidio venne consegnato ai croati imi _ Il 21 dello stesso mese i partigiani, sopraffatto il presidio, s' impadronivano de Ua centrale '278l .
Il dilemma che Robolli aveva posto a Giunta invitandolo a scegliere fra Zaravecchia e l'ele ttrodotto - indipendenteme te da ogni soluzione era emblematica. Sembrava che in ogni decisione , anche in quelle apparentemente più logiche si annidasse subdolamente un errore, come nel caso de lla soppressione (lei servizio d'autocorriera sulla linea Zara-Sebenico-Spalato. Le corriere, viaggiando scortate da mezzi blindati, costitu ivano un evidente onere, e Spigo aveva comunicato al Governo de lla Dalmazia che «con venerdì 2 aprile, compreso, q uesto Comando porrà termine al servizio della autocolonna Spalato-Se benico» (in q uesta ultima città avveniva il cambio dell'autocorriera per Zara), in quanto «non ri sponde a necessità militari, ma è effettuata unicamente per anelare incontro a occorrenze civili» <27 Ql . Faceva osservare che il servizio consiste va nella corsa d'una corriera tre vo lte alla settimana, mentre Spalato era collegata giorna lme nte a Sebe nico con un treno scortato. Inoltre, via mare, da Spalato a Sebenico ccl oltre, funzionavano le lince di navigazione. Pe rciò gli sembrava inutile logorare i mezzi , consuma re carburante, rischiare la vita dei soldati , quando lo stesso servizio veniva assicuralo, c d in modo più e liiciente, da altri mezzi di trasporto.
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li ragionamento aveva la sua logica e Giunta. quantunque vi opponesse ragioni d'opportunità politica. accond iscese. Le corse. forzata mente, furono soppresse a nc he ne l tratto per Zara, ma la decis ione, mi lita rmente, si d imostrò lutt'a ltro che opporluna. A fine giugno, infatti, Robotti avrebbe fatto notare a Spigo che «la strada Zara-Scardona-Sebenico per il tratto di competenza della ·Bergamo' non è assolutamente mai percorsa da i nostri reparti». «I ribe ll i vi fanno ciò che vogliono, compresa la sistematica distruzione d i centinaia di pa li telefonici e la sottrazione del filo». E la sua conclusione costituiva una tarda resipiscenza: «a questo proposito mi nasce ora il dubbio se la soppressione elci servizio di autocorriera lungo queste strade sia s tata opportuna [... J; J;i sorveglianza cli tale servizio valeva per lo meno a fare a rri vare le nostre truppe in luoghi ove ora si guardano bene di arrivare» '1"°1• Ma, in dipendente men te eia questioni, a nche se ri leva nti sul piano economico . come que lla dell'elettroclotto-cementifici o con nesse a l regolare svolgimento della vita civile. il preminente problema della Dalmazia era la sua difesa. E G iunta il 17 maggio, forse anche nella preoccupata vis io ne degli svi luppi che potevano avere g li ultim i successi degli a ngloa mericani (occupazione cl i Biserta e cli Tunisi il 7, fin e della resistenza a Capo Bon il 12) si recò a Roma. Portava con sé la lettera di Robotti del ·togliere' e del 'dare', nonché copia d'una memoria del comando artiglieria della ·za ra' sulle necessità de lla difesa contraerea. /\ Roma conferì con il capo di Stato Maggiore dell 'esercito generale Ezio Rosi, fu r icevuto dal generale Vittorio Ambrosio capo cli Stato Maggiore Generale. parlò con il sottosegretario di Stato alla guerra genera le Antonio Sorice, a tutti «prospettando la situazione m ilitare e di sicurezza del la Dulm azia in rapporlo ad una eventuale azio ne nemica in Balcania» 1~~1i . A Sorice, presente il sottosegretario Amilcare Rossi. chiese insistentemente di dare una concreta difesa contraerea a Zara che, quasi giornalmente veniva sorvola ta, anche se non ancora attaccata, da formazioni a nglo-ame rica ne. $orice fu estre mame nte chiaro: non vi era alcu na disponibi lità di batterie da 76/40. non più in produzione: le batterie da 90/53 venivano avviale in Sicilia ed in Sardegna: batterie da 20 m/m non erano per il momento disponibili: nessuna disponibilità cli mitragliatrici calibro 12,7 e 13,2; nessuna disponibili tà di fotoe lettriche s ino ad agosto: nessuna disponi bi lità cli moderni aerofoni iis~,. Cioè nulla. G iunta rientrò a Zara il 22 e. quello stesso gio rno. in volo si recò a Sussa da Robotti per ragguagliarlo s ull 'esito sconfortante dei suoi tentativi. Il Governatore cd il generale. date le circostanze e lo sviluppo delle operazioni sulle altre fronti, decisero di «studiare r... J la situazione della Dalmazia nel quadro della situazione generale» 1~·" ' 1 insieme ai comancl,111-
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ti ciel XVU.l Corpo d'armata e di Mariclalmazia. Il 28 maggio, a Zara. presso il Governatore si riunirono Robotti , Spigo, e l'ammiraglio Bobbiese. G iunta, considerando che non si potevano ricevere rinforzi. che la 'Zara' presidiava l'omonima provincia e la zona cl i Tenìn, che Sebenico. una volta partita la '1" Celere· restava completamente scoperta. che la 'Bergamo' aveva i presìdi disseminati fra Spalato e Macarsca. che le isole erano sguarnite, e che complessivarnemtc le forze disponibili «sono appena sufficienti a contenere ma non a dominare la pressione partigiana e elci ribelli», propose cli chiedere a Roma lo spostame nto rda Ragusa) del VI Corpo d'armata su Spalato e, sch ierata una divisione fra Dernis e Signo. concentrare il XVIII su Zara. ln s in tesi. raccogliere le forze, anche se si sguarniva la costa croata da s ud di Spalato sin o ltre Ragusa 12-">. L'esame per quanto approfondito, ma tutt'altro che concorde per le riserve avanzate dall'ammi raglio Bobbiese sull'abbandono della costa meridionale della Dalmazia, non s uperò il livello dei propositi , e runico risultato fu la richiesta di un colloquio per il 3 giugno, a Roma , con Roatta nuovo Capo di Stato Maggiore dell 'esercito che, per i s uoi impegni. lo rinviò a l 27. Tuttavia, il gene rale Robotti - non sappiamo se d i pe rsona o per telefono - parlò con il capo cli Stato Maggiore ed avvertì Giunta c he «non si può avere neppure un soldato, che non si può spostare il VI Corpo e neppure una divisione di esso». Ma le difficoltà, questa volta, provenivamo non tanto dall'Esercito quanto dalla Marina: «Maridalmazia non vuole che si abbandoni il territorio croato fra A lmissa e Ragusa». tanto che Robotti concluse con un: «bisogna arrangiarsi come si può» t!'". L'ammiragl io Bobbiese. dopo la riunione a Zara. era partito pe r Roma. Qui, accompagnato dall'ammiraglio Giuseppe Raineri Biscia. ufficiale di collegamento ciel nniniste ro de ll a Marina con quello degli affari esteri , si recò dal min istro L uca Pietromarchi , capo dell' Ufficio C roazia . Questi, condensando il colloquio in un Appunto per l'Eccellenza il SotfO segretario, cioè per Bastianini, registrava che per i due ammiragli, «4ualora si dovesse addivenire ad un ulteriore sgombro di tratti del la linea costiera e soprattutto se si dovesse adottare il progetto(... ) cli limita re la nostra occupazione ad alcune teste cli ponte isolate (...], la Marina si troverebbe ne lla impossibilità cli assicurare una efficace protezione delle coste e sopratutto non sarebbe più in grado cli garantire la sicurezza della navigazione costie ra» (.'"-''1• Erano le stesse obiezioni sollevate da Bobbiese durante la riunione a Zara, e che il Gove rnatore a lquanto ironicamente ave va commentato in una lettera ad Amilcare Rossi. Non convinto che la costa da lmata dovesse «essere saldamente occupata per proteggere il traffico marittimo lon-
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gitudinale», contrapponeva con una certa sufficienza che «i traffici si proteggono co n le navi da guerra e no n con la fa nteria s ulle coste» 12871 • Giunta, tuttavia. no n attese l'appuntamento con Roatta . e d il 10 giugno era nuovamente a Roma. Ad Ambrosio chiese l'invio di almeno una d ivisio ne o l'eq uiva lente in battagl io ni e ba tterie. « Il gene ra le A mbrosio - scriverà poi G iunta ad Amilcare Rossi - mi ha dichiarato che il Coma ndo S upre mo pe nsa seria me nte alla Dal mazia, dand omi i migliori affidamenti», ma prudentemente aggiungeva: «Per quando?» ill<>li. E, di fronte a lle problema tiche assic urazioni , com me ntava «ognuno ha la sua tesi, la pro pria posizio ne, il pro prio punto di vista che difende ad oltranza, in fischia ndosi elcil'interesse generale» <W'>. In questa le ttera, scritta il 27 giugno (1'11 era caduta Pantelleria cd il 12 Lampe dusa ) ad Amilcare Rossi, il Gove rn a tore rie p ilogava la s ua odissea fra gli Alti co ma ndi e le condizioni de lla D a lmazia. «Con le nott i di luna, aerei ingle.~i ripre ndono a passare direttamente ls u Zara - n.d.n.] verso l'interno. li r ibellismo si ri fà vivo con attacchi a nostri presìdi, e i pa rtigiani d 'o ltre confine irrompono in forze e danno ba tlaglia [.. .l, Seg nalazioni da nno per certa la costruzio ne di camp i d'aviazione ne ll'in terno ad opera dei partigiani; notizie dal Comando d'Armata confermano che masse d i 5/6 mila ribelli provenienti da direzioni diverse, dan no l'impressione cli pre pararsi ad aiutare o perazioni cl i sbarco» (2"0l . Per Giunta. l'obie ttivo degli a nglo-americani e ra la D a lmazia. sape ndo di trovarvi «bande armate di partigiani pronte a collaborare. una popolazione in sLalO di insurrezione permanente; un esercito disciolto [que llo jugoslavo n.d.a.] ma a ncora presente, che non aspe tta che de lle anni pe r com ba li ere contro di noi: porti a ttrezzatissim i pe r tutte le operazioni d i sbarco»12'">. Proseguiva con alcu ne considerazio ni di caratter e mil itare, probabile si ntesi de i colloqui con R o botti, Spigo e Bobbiese o con gli A lti com a ndi a Ro ma. «La Dalm azia è certame nte uno degli o bie ttivi del ne mico. A tale convinzione concorrono elementi strategici. territoriali e psicologici. Le truppe che presidiano la D almaziil sono incapaci di domi nare la ribe l1io ne inte rna e di fro nteggiare va lidamen te l' irruzione de i partig ia ni da ll 'est. L'ante murale de lle isole pe r una lunghezza di circa 200 chilo metri può essere facilmente occupato da modeste forze da sbarco r.1 che unite ai ribe lli rapprese nterebbero una seria minaccia. Il campo d'aviazio ne di Zemonic9 presso Z ara può venire inutilizzato me diante un a serie cli viole nti bombarda me nti. Se venisse occupato potre mmo vedere in breve scendere una divisione aereo-trasportata in a p poggio alle forze di occupazione delle isole». Poi, una considerazione: «né vale che i generali escludano a prio ri ta li s upposizion i trinceran dosi die tro i principi della
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dottrina e della storia militare . Spesso e volentieri la guerra prende certe strade che stupiscono i tecnici e procurano acerbe delusioni» cm;. Si lasciava, quindi, prendere la mano dall'ironia. «È doloroso che i comandanti del VI e del XVIII Corpo siano andati in licenza proprio in questo periodo. È vero che il principe di Condé dormì saporitamente la notte prima della battaglia di Rocroi, ma si vede che egli era sicuro del fatto suo. Qui nessuno può fare altrettanto. La 2" Armata è un complesso ammalato da due anni di vita di guarnigione, scossa nel morale dal tormento continuo della ri bellione permanente, con poco mordente e poca passione da parte degli ufficiali» P'm. Ponendo in rilievo che «.Maridalmazia, e in parte anche il Comando Supremo, sono contrari a spostare le divisioni del VI Corpo d'armata attualmente in zona fra Almissa e Ragusa, perché non vogliono che i tedeschi scendano al mare», commentava, «a parte che questo ragionamento è semplicemente strano, se ne conclude che per impedire che i nostri alleati scendano al mare, noi corriamo il pericolo cli vedere gl i inglesi scendere a terra» <29•i. Ignorò, invece e completamente, i cetnici. Non padò né di utilizzazione né cl'intese, quant unque egli stesso, ad aprile avesse cercato cli entrare in contatto con Mihajlovié, nel tentativo di dare una protezione alla Dalmazia o per ricevere qualche affidamento. L'iniziativa doveva avere concrete possibilità se il generale Cesare Amè, capo del Servizio informazioni militari (S.J.M.), la segnalò a Mussolini. «L'Ecc. Giunta, Governatore della Dalmazia, avrebbe interessato tramite suo fiduciario il pope Urukalo, capo di fo rmazioni cetniche, onde ottenere un colloquio con Draza Mihajlovié al fine di conoscere quali siano le sue aspirazioni e le sue pretese in Dalmazia e tentare con lui una forma di accomodamento»ms1. Mussolini , probabilmente per non crearsi altre difficoltà con i tedeschi dopo la lettera di Hitler ed i colloqui di Roma con Ribbentrop, di proprio pugno compil ò un telegramma cli richiamo, ma quasi paterno. «Mi giunge indirettamente notizia che avresti progettato cli prendere contatto col Mihajlovié oc\ altro suo delegato alt Non farlo alt 11 Mihajlovié è un accanito nemico dell'Italia ed è Ministro della Guerra del sedicente Governo jugoslavo di Londra alt Cercare contatti con un individuo del genere è pericoloso ed in ogni caso inutile» ci'J6,. Giunta non rispose clireLtarnente a Mussolini, ma scrisse al sottosegretario Amilcare Rossi, e lo incaricò cli dire al Duce che «' obbedisco' e che prossimamente a Roma lo metterò al corrente». aggiungendo una frase significativa: «Non bisogna dimenticare che qui si vive nell'assurdo anche in poliLica. Che i seguaci di Mihajlovié si battono per noi e che proprio ieri. qui davanti al Monumen-
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to ai Caduti in occasione della cerimonia del giuramento delle reclute, ho passato in rivista due compagnie cli cetnici, con delle faccie , è vero, da banditi, ma si battono per noi». E ripeteva il suo interroga1i vo: «Fino a quando? Questa è la domanda che assil la un pò tutli» r291 l . Per capire la situazione della Dalmazia, bisognava vivere sul posto. li Governatore si astenne da ulteriori iniziative, ma non i cetnici. Per interessamento del prefetto di Spalato, Giunta ricevette il capitano Radovan lvanisevié, che si presentò sotto il nome di Gojko Katanié 129~>. 11 capitano, già aiutante maggiore del defunto vojvoda Ilija Trifunovié-Brcanin, in quel momenlo era ufficiale di Stato Maggiore del Comando Supremo cetnico dell'Erzegovina. Il colloquio fu lungo - alcune ore - ma, dalla relazione che Giunta inviò alla Presidenza cie l Consiglio dei ministri , non appaiono argomenti di particolare interesse. Più che altro si ritrae l'im pressione che l'lvanisevié-Katanié abbia inteso orientare il nuovo Governatore s ulla genesi. sugli sviluppi, sulle finalità del movime nto cetnico. ed assicurarlo che Mihajlovié era decisamente antit.edesco, anticomunista. nonché anticroato «per le montagne di cadaveri che gli ustascia hanno gettato nei burroni della Bosn ia e dell 'Erzegovina» cz•J9>, ma non nemico dell 'Italia. Forse lo scopo dell'Ivanisevié era di saggiare le possibilità di q ualche fornitura d'armi, però da buon diplomatico - come spesso sono gli slavi - prese l'argomento alla larga. Dapprima sostenne che l' Italia doveva «riconquislare i nalurali confini della Dalmazia per meglio difendere questo territorio sul q uale i serbi non hanno mai avuto né avranno mai aspirazioni di sorta» <,<x'>, poi fece scivolare nel discorso l'argomento principale. «Pensando alla situazione delle formazion i cetnichc - riferiva il Governatore - trova dannoso per ambedue le parti , il non aver [noi italiani] abbastanza fid ucia da armare più e meglio le bande dei cetnici stessi» ('0 11• Ed l' lvanisevié concluse il colloquio co n reiterate espressioni di amicizia a nome de l popolo serbo. Probabilmente il vero significato del colloquio sta nella 'riserva· posta da Giunta alla fine de lla relazione. «Mi sono creato la convinzione che il Katanié mi abbia parlato, se non a nome, certamente dopo aver conferito con il generale Mihajlovié. In questa convinzione sono venuto anche dopo che il Katanié mi ha intrattenuto s u argomenti di carattere internazionale e della massima delicatezza che, per ora [,] ritengo cli dover tenere nel più grande riserbo» <101 ). Di che cosa abbiano parlato, di quale portata siano stati gli argomenti tanto delicati, non è stato possibile trovare traccia.
Gli avvenimenti in Oa/11wzin
ATITVITÀ DEI RIBELLI SULLE ISOLE E LA MAR INA DA GUERRA PARTI G IANA
La sicurezza - m ilitare e di polizia - fu una costante preoccupazione del Governatore di fronte alla sempre più organizzata presenza dei partigiani anche sulle isole antistanti a Zara. Il continuo passaggio su lla terraferma di elementi validi per unirsi ai ribelli; le tante isole - grandi, piccole, e scogli - con l' orografia tormentata; i villaggi lontani gli uni dagli altri; gli scarsi militari di presidio - fossero marinai, carabinieri, guardie d i finanza o soldati - non in grado d'esercitare un controllo neppure larvatamente efficiente, concorrevano tutti a complicare il problema. Mancavano quasi completamente mezzi nautici per la vigilanza dei canali , degli stretti , dei bracci di mare, e le imbarcazioni dei ribelli traghettavano latitanti, transfughi, corrieri. Con il nuovo anno, sulle isole dell a provincia cli Zara, l'a ttività dei comunisti, che aveva avuto alcune clamorose manifestazioni dura nte il '1942 (VEDI VOL. TI , PA G . 579), si era capillarmente organizzata anche nelle località più piccole. Ai primi cli gennaio, s ull'isola cli Kakan (all'altezza di Sebenico), un isola di non più di due chilometri quadrati con un paio di scogli adiacenti, erano state arrestate una trentina di persone. Cinque costitu ivano il crn'nitato locale del partito, e le altre erano organicamente r ipartite in gruppi di cinque elementi. «Questi trenta uomini [...l ricevevano istruzioni militari e morali, onde al piL1 presto essere pronti a unirsi alle bande ribelli» P0~>. Un analoga organizzazione venne scoperta sulla vicina isola cli Zuri (~ir.ie), ove furono fermati lrentadue dei trentacinque componenti (.'ij4>. Sull'isola di Ugli a no, di fronle a Zara, venivano arrestati , «per successivo internamento, 27 individui di Kuk ljica [=Cuclizza] [si omettono le coordinate], J8 in Uljan [=Ugliano], 15 a Kal i [=Cale] e 2 ne l comune cl i O ltre, responsabili dell 'azione svolta dai ribelli per l'esodo in massa cli giovani isolani» po,>. 11 22 gennaio, sull'isola cli Eso ( =lz, nel Cana le cli Mezzo, nord-ovest di Zara), i carabinieri avevano arrestato trentun giovani sospetti . Profittando dell'oscurità cd aiutati da persone del paese e rano riusciti a fuggire, lasciando quattro morti sul terreno. Una perlustrazione, effettuata il giorno successivo, come scriveva la ·Zara', «ha eiaLO esito negativo siccome buona parte dei giovani si erano allontanati la notte stessa ciel 22 corrente con natanti de l posto. Risu ltano dcfinitiv,1 mente allonatanali 68 giovani» 130(,>. Parte si erano rifugiat i nella vicina isola Lunga, e gli altri, raggiunta l'isola Incoronata ( =Kornat), avevano s uccessivamente preso Lcrra vicino Vodizze. Dall'isola di Melàda (=Molat, a
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nord di Eso) altri dieci giovani si erano dati alla latitanza: furo no internati i familiari c.1<•1>. A Zaravecchia quaranta pe rso ne si allontanavano dal paese per unirsi ai partigiani.
Le isole non costituivano soltanto un serbatoio d'uom ini per i pa rtigia ni della te rraferma ma e rano un rifugio per i latitanti che, sul posto, si orga nizzavano in bande armate pericolose ope rativame nte. Un 'azione c la morosa ebbe luogo a Be rbig no ( =Brbinj) porticciuolo s ulla costa orientale de ll'isola Lunga, verso settentrione. Il 3 febbrai o, una cinquantina di ribelli si e rano appostati dietro i muretti di alcune case prospicie nti la banchina. Alle 14, come di consueto, l' Ulho, un postale di piccolo tonnellaggio. e ntrò in porlo. Il comandante ed il picchetto armato della Marina che si trovava a bordo non dovettero dar peso al fatto piuttosto insolito che sulla riva no n vi fossero i c uriosi abituali. M a in quel vuoto, non appena il piroscafo ebbe completato le manovre d'ormeggio, i pa rtigiani aprirono il fuoco e tentarono di salire s ulla nave, cercando di contrastare con il lancio di bombe a ma no l' immedia ta reazione della scorta, a iutata da alcu ni soldati c he si trovavano a bordo come passeggeri. Qualcu no ebbe l'accortezza di tagliare il cavo d'ormeggio, ed il piroscafo prese il largo. A sera inoltrata, l' Vib o sbarcava a Zara il cadavere d 'un granatiere. quello d' una do nna, e due soldati feriti. Il comando della ' Zara' fece partire da Zaravecchia alcuni reparti che il mattino successivo procedettero al rastrellame nto (.~m. Quella stessa notte del 3, a Cuclizza (estremo meridione detrisola di Ugl iano), «ci nque sconosciuti armati costringevano d ue contadini l... ] ad uscire dalla propria abitazione. Uno di essi riusciva a fuggire mentre l'altro veniva rinve nuto ca davere da i CC.RR. prontamente accorsi» rJ 111 >. La sera del 6 la motobarca N. D.185 de lla Marina in servizio di vigilanza nello stretto de lle Sette Bocche (o di Punte B ianche. estremo nord dell' isola Lunga) , a ttaccava due g ruppi d 'imbarcazio ni che si dileguavano prote tte dall 'oscurità " 11>. Quarantotto o re dopo la 'Z ara' riferiva che «un nucleo di ribe lli ha effettuato tiri di armi automatiche contro l'a bitato di Bosava», una decina di c hilometri a nord di Berbigno. e lo «stesso giorno ne i pressi di Dragove 18 km a nord-ovest cli Berbigno - n.d.a.] i ribell i ha nno mitragliato una motobarca de lla R. Marina. Nostre perdite: nessuna» (}12>. Il 14 febbraio . due marinai in servizio a lla stazione cli vedetta s ul monte Groppa ( = Grp aséa k, m. 166, sulla penisoletta meridi o na le de ll 'isola Lunga) veniva no catturati e portati sulla terraferm a 1313>_ In seg uito, fuggiti dalla prigionia. forniro no dettaglia te informazioni sull 'iti nerario che i ribe lli avevano fatto loro seguire e che, molto probabilme nte,
Gli avvenimemi in Dalmazia
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era l'usua le percorso dei partigiani. Dapprima erano stati portati a Santo Stefano (4 km a nord-ovest di Sale, sull'isola Lunga) , dove sostarono due giorni. Con le tenebre, assieme ad altri contadini forzatamente reclutati, avevano preso il mare su alcune barche, e dopo sette ore di navigazione a remi lungo i canali di Lauclara e cli Zut, erano approdati in una insenatura a quattro miglia da Punta Abate ( =Opat), estremo meridione dell'isola Incoronata. Si fermarono per l'intera giornata , poi ripresero il mare sino allo scoglio Ladro ( =Tetovisnjak). Attraversarono il cosiddetto 'mare di Mortèr' e toccarono la terraferma nella valleua di Sovlje, ad un centinaio di metri da Trebocconi (=Tribunj) P1 1>. [CARTlNA N. 11 - Pag. 348]. Il 19, «a lcuni sconosciuti, avvicinatisi ad una barca intenta alla pesca nelle acque dell'isola Incoronata [... ] costringevano due pescatori di Cuclizza [...] a seguirli», e veniva «rapito da 6 ribelli armati, in pieno giorno, un contadino di Lukoran (=Lucorano, sull'isola di Ugliano) perché di sentimenti a noi favorevoli» 1•11">. A Sant'E ufemia ( =Sutomiséica, isola di Uglia no) di fronte a Zara, se tte sconosciuti rapivano due donne. un vecchio ed un giovane di diciotto anni m6J. Nei primi tre giorni di marzo i ribelli avevano prele vato nove giovani a Lucorano, un altro ad Ugliano paese, e quattro si univano spontaneamente ai partigiani <3171 , Marìdalmazia, dal canto suo, segn.alava che nel Canale della Morlacca ~i attendC::!va «una intensificazione de l traffico ribelle fra te rraferma e le isole a seguito dell'abbandono da parte nostra della Lika» n 1">. Ancora, s ull ' isola di Ugliano, lungo la strada Oltre-San Michele, «venivano trovali denudati ed uccisi il sottocapo segnalatore Ravotto Agostino f... l e la c.n. Donati»<319i. Ovvio, nonostante il silenzio della stampa , che i fatti fossero risaputi più o meno pre cisamente in città e che a Zara - come scriveva il comando divisione - «mentre si avverte la ripresa di fiducia per l'esito della guerra [...], in contrapposto si nota qualche preoccupazione de lla popolazione per l'attuale situaz ione in Dalmazia, determinata dalrattività dei ribelli» mo>. A marzo, anche la 'Zara ' manifestava le proprie preoccupazioni. «1 numerosi e gravi casi di rapina, omicidi, allontanamenti, e cli veri atti bellici, che in questi ultimi tempi si verificano s ulle isole, denotano la serietà della situazione che si è venuta creando in questo settore sino ad ora ritenuto immune o quasi dalla propaganda ribelle. La propaganda e !"organizzazione dei centri comunisti ha potuto lavorare nascostamente in quanto la maggior parte dei centri de lle numerose isole sono senza presìdi, e non destavano preoccupazioni o sospetti; inoltre non è possibile effettuare un'efficace sorveglianza nei canali e sulle coste de lle numerose isole per controllare il traffico delle barche per mancanza cli mezzi adeguati. Com'è noto, questo comando non dispone cli alcuna imbarcazione
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CARTINA N.
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Rapporto: 1 cm. = km. 4,200 Rastrellamento delle isole zaratinc. La linea sottile tratteggiata indica il percorso normalmente seguito dai partigiani delle isole antistanti a Zara per collegarsi con la terraferma.
Gli avven imenri in Dalmaz ia
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armata per sorvegliare i canali [... ) né v'è la possibilità cli requisirle s ul posto» m11• La persistenza di q ueslc attività che, [avori le dall'avanzare della buona s tagio ne, dive ntavano sempre più spregiudicate, pose il com ando della ' Zara· di Cronle alla necessità di procedere, alla 'norma lizzazione' delle isole. Alroperazione (4-18 maggio), comandata dal tenente colo nnello G iuseppe Roiatti presero parte la 6" compagnia del ba ttaglione 'Rismonclo' rinforzata da un plotone de lla 5", quattro compagnie anlicomuniste ( 1", 2", 6", 7" banda), un plotone mortai da 81, ed elementi de l genio . La Mari na partecipò con q uattro M.PR. (motopeschereccio re quisito) e quattro V.A.P (ved etta antipartigiana). U n'aliquota delle forze sbarcò su lle isole cli Eso e d i Rava (nel Canale di Mezzo). Gli altri reparti presero te rra sulla vicina isola L unga, «distaccando subito lungo le coste in punti dominanti elementi che in concorso con natanti della R. Marina effettuano un accurato e conti nuo contro llo in modo c he nessuno possa sfuggire» <,~,i. Mentre a d Eso e d a Rava venivano controllati gli uom in i validi , sull'isola Lu nga i reparti proce devano verso l'interno. Con le tenebre parecch ie barche presero il largo, ma q uattro vennero affondate. Il movimento dei soldati fu lento e me todico. «Stretti den tro il cerchio i ribell i tentano d i sfuggire al rastre llamento, nascondendosi nelle numerose caverne con ingressi be n camuffati» <31 -'1• Ven ne trovata una rad io ricevente, e fu scoper ta la sede d 'un comando. Dai documenti risultò che «gran parte dei ril'ornimenti viveri ai partigiani delle isole zaratine. veniva dall'isola d i Rava», e che in q uclla cli Eso era stata «costituita la ] " compagnia partigiana s u cinq ue plo toni di tre squadre ciascuno, con un gruppo 'tecnico ' e tre corrieri » ,:,w. U n ploto ne era formato esclusivamente eia donne. Complessivamente la rorma1.io ne contava centottantacinque uomini e q uarantatré donne, e d ogni plotone aveva il proprio commissario politico. G li elenchi nominativi erano accuratamente aggio rna ti con le qualifiche operative cli ciascun e leme nto: dicci sapevano usare il fuci le mitrag liatore, sedici la mitragliatrice, sette il cannone rns>. Fra il 10 e 1'11. una compagnia sbarcò s ull'isola Incoronata. Risultò disabitata. ma [urono scoperti ricoveri. mate riali e due mine sottratte dag li sbarramenti de lla Marina. Frattanto, a nord dell'isola Lunga, eleme nti del presidio ita liano di Bosa va prendevano terra sull'isola di Sverinaz (=Zverinac), ed in uno scontro a fuoco rimase ucciso il capo de i ribe ll i de ll' isola Lunga. Dopo S re rina1.: venne controllata l'isola di Sestrugno, e nuovamente quella di Rava. li penulti mo giorno de ll'operazione un reparto, all'estremo limite settentrionale dell'isola Lunga, rastrellò la tor-
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Dalmazia · Una cronaca per fa s1oria
mentata penisola di Punte Bianche (=Veli Rat), e fu bloccata la zona centrale compresa tra le località di Sale e di Luka dove, verso l'interno, in un terreno boscoso ed impervio, erano annidati una ventina di ribelli. L'accerchiamento si concluse il giorno seguente, e sul terreno restarono dodici partigiani pi• ). [VEDI CARTINA N. 11 - PAG. 348]. Durante il ciclo operativo, i ribelli avevano perduto centodiciasette uomini , e cinquantasette sospetti favoreggiatori vennero fermati <m>. I mezzi della Marina controllarono duecentottantaquattro imbarcazioni, ne catturarono trentatré, ed inutilizzarono altre tredici (JJfi> . La 'Zara' . riferendo sull'operazione, sottolineava la cattura di «importanti documenti riguardanti l' organizzazione dei ribelli e l'attività dei favoreggiatori, documenti che hanno permesso di svolgere tulle le azioni con tempestività e con risultati ottimi, tanto che (e peccava di ottimismo - n.d.a.] l'organizzazione partigiana sulle isole zaratine può considerarsi stroncata» (3~9>.
* * * * * Differenti i problemi nelle isole a sud di Spala Lo, anche perché quelle della Brazza, di Lésina, la penisola di Sabbioncello, come la costa sin'oltre Ragusa, facevano parte del Regno di Croazia ed il loro controllo costituiva un problema altrettanto se non più complesso del presidio della terraferma poiché, come nell'insulario di Zara, si riproponeva e con maggior evidenza la mancanza dei mezzi in relazione alle distanze, al frastagliamento della costa, all'estensione ed al numero delle isol~ e dei canali. La giurisdizion e di Maridalmazia (dal parallelo sud di Lussino a quello di Cattaro) si estendeva per circa quattrocento ch ilometri in linea d'aria ma, per le quattrocentocinquanta isole fra grandi e piccole che comprendeva, doveva controllare duemilatrecento chilometri di effettivo sviluppo costiero. La sorveglianza era affidata a cinque o sei torpediniere, altrettanti M.A.S. , poco più d'una dozzina di rimorchiatori armati, oltre a natanti requisiti in funzione antipartigiana ed antisom. Marina-Sebenico, la base più importante, disponeva di due torpediniere, la T6 e la Giovan.nini, e di due M.A.S .. Come naviglio armato (cannone da 47/32) i rimorchiatori R 13, R 16, due dragamine, due natanti antipartigiani NAP 5 e NAP 11 , oltre al piroscafo Albania ed alla cisterna Kerka rispettivamente con un pezzo da 66 ed uno eia 47 (3>"'· Nonostante l'inadeguatezza dei mezzi, la sorveglianza delle barche degli 'scoiani' (abitanti delle isole, localmente elette 'scoi' , cioè 'scogli ') era stata notevole. Durante il 1942
Gli avvenimenti in Dalma zio
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Maridalmazia aveva controllato, in mare, 4.319 imbarcazioni; 556 consegnate alle autorità di polizia perché sospette di servire ai ribelli: 4.794 accentrate nei porti c331 l.
I canali, gli stretti, gli approdi erano sufficientemente protetti dalle artiglierie costiere, in gran parte dell'esercito, ed abbastanza adeguati gli sbarramenti in mare, alcuni dei quali esplosivi. Invece, le cinque stazioni di vedetta della Marina, eia capo Platamone (sue\ di Cattaro) a Punte Bianche (nord-ovest cli Zara), anche se integrate eia dieci posti di segnalazione e da cinque stazioni riconoscimento navi, costituivano una rete a maglie rade. Per di più la costa, da Baska Vocia (nord di Macarsca) verso sud sino al paese cli Gradac (in corrispondenza della estremità orientale dell'isola di Lésina), non era più controllata. Mancando la presenza del soldato italiano lungo il litorale, i partigiani si erano affacciati al mare lungo circa cento chilometri di costa, creando un'organizzazione marinara. Il 24 dicembre 1942, il 'Comando partigiano della 4" zona operativa' con l'Ordine di servizio n.4 aveva chiesto ai comitati periferici del partito comunista cli segnalare i nominativi di ufficiali e sottufficiali di marina ex-jugoslavi per costituire la «sezione marina eia guerra» o3~i. Un mese dopo, il comitato del distretto di Cùrzola sollecitava i comitati locali perché «la nostra marina eia guerra nazionale possa quanto prima incominciare a lavorare, essendo anche questo il desiderio ciel nostro superiore comandante compagno Tito» P 33 l. Secondo l'Ordine di servizio, oltre alla ricerca degli ufficiali e dei sotlufficiali, si doveva - previo accertamento delle loro qualità e delle loro tendenze - convincerli, «e far loro ben capire, che d'ora innanzi verranno impiegati esclusivamente per i bisogni della nostra marina da guerra». Contemporaneamente andava intensificata la propaganda cercando, «in tutti modi, cli entrare in relazione con marinai italian i. sottufficiali e ufficiali di tendenze antifasciste [... ] per opere di sabotaggio» n~'1l. Seguivano le disposizioni per l'impianto di «stazioni» che avrebbero avuto il compito di «fornire informazioni»(:<») sui movimenti e stazionamenti delle navi eia guerra italiane, loro numero e basi. Circa la marina mercantile, cercavano di conoscere il movimento dei convogli (se formali da piroscafi o velieri), loro scorta, armamento, carichi e velocità. Militarmente, cd in relazione agl'impianti fissi a terra , interessava la localizzazione delle artiglierie da costa, degli sbarramenti , specialmente cli mine, oltre all'organizzazione dei servizi informativi italiani (.'361• Con successive istruzioni venne disposta la creazione fra Rogosnizza e Traù, d'una base «della forza di 10 uomini, con il compito cli ripulire la zona
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CARTINA N. 12
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Rapporto: 1 cm. = Km . 10,00 Località della cosi.a a sud di Spalato dove, tra Pu<lgora, !grane e Gradac si svilu ppò la 'Marina partigiana', attiva negli abbordaggi ai motovelieri italiani nei canali fra le isole.
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Cli avvenimemi in Dalmazia
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dagli sbarramenti subacquei italiani» P 1>; basi analoghe erano previste sulla penisola d i Sabbioncello (territorio croato), sulle isole d i Cùrzola e Mèleda (territori italiani) nonché un centro informativo a Ragusa o.i;;>. Ordini ed istruzioni che trovarono un ambiente ben predisposto poiché un ritorno, anche se embrionale, della marina eia guerra costituiva una delle più forti molle d ell'irredentismo croato. Per cli più «lo sgombero di Makarska da parte nostra - come avrebbe scritto il XVIII Corpo d'armata - ha reso meglio accessibile ai partigiani la zona a cui vivamente tendevano; molti paesi della costa sono in loro mani» (]39>_ In breve tempo, al comando del tenente di marina ex-jugoslavo Velko Skorpié, i partigiani avrebbero potuto disporre d'una quindicina di natanti fra motopescherecci e motovelieri armati , e cli qualche centin aio di uomini. Il comando era stato posto a Podgora (circa 12 km a sud-est di Macarsca) n·mJ [CARTINA N . 12J. L'insidia d'una marina partigiana fu segnalata a Palano Chigi dal console generale Vittorio Castellani. Nel dettaglio, avvertiva la probabile installazione di due cannoni da 47/32 nella zona di lgrane (7 km circa a sud-est di Podgora), la rimessa in efficienza del motoveliero Europa, catturato in navigazione il 31 dicembre I 942, e d ' un altro dotato di motore Diesel. «Le predette imbarcazioni - scriveva Castellani - sono ormeggiate dietro il molo di Podgora e non sono visi.bili dal mare. I partigiani intenderebbero servirsene per colpi di mano isolati e per eventuale traghetto di notte e con tempo catlivo con Valle Pogomilla Grande [recte: Podgorila, sull'isola cli Lésina presso Bogomolje]» <-wi_La cattura dell'Europa era stato uno dei primi atti d i rilievo della marina partigiana. Quello stesso 31 dicembre 1942 «un motoscafo partigiano, uscito eia !grane» aveva tentato «di assalire il motoveliero S. Eufemia fra Metcovich e Spalato lma] con esito negativo» P•2>. Il 1° genna io, invece, i ribelli ebbero successo: aIJ'altezza cli !grane, con un paio di motobarche armate fermavano quattro motovelieri carichi di vettovagli.e anche questi in rotta da Metcovich a Spalato. Dirottati sulla costa, le merci furono scaricate, e tre g iorni dopo i motovelieri, sorprendentemente, vennero ril asciati<34'>. Gli equipaggi «minacciati di morte se avessero ancora lavorato per gli ustascia e per gli italiani» ri[e rirono d 'aver visi.o a Podgora cd a Drasnice ( 4 km circa a sud-est di Podgora) una decina d'imbarcazioni arma te '-'"''. Il 3 gennaio, nel tratto di mare prospiciente punta San Giorgio (=Rat Suéuraj-estremo est cli Lésina), un'imbarcazione p artigiana intcr- · cettava un motoveliero diretto a San Martino d ella Brazza , ma l'intervento d ' un mezzo di sorveglianza de lla Marina italiana aveva costretto i ribelli ad abbandonare la preda (3• 5i _
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
Maridalinazia, all'alba del 6 gennaio, interveniva in forze. La torpediniera T5, i posamine Ugliano e Pasmano, con la vedetta antisommergibile 1vfarongiu ed il rimorchiatore Poderoso armato con due mortai da 81, bombardarono Podgora ed !grane, affondando trentanove imbarcazioni l 346l . «La nostra azione di rappresaglia, - avrebbe scritto il XVIII Corpo d'armata - riuscita in pieno, ha avuto il suo epilogo il giorno (...] in cui mezzi della Marina hanno distrutto la maggior parte delle imbarcazioni)> 13"71 • Repressione necessaria, essendo indispensabile garantire un minimo di sicurcna al traffico, molto intenso nei canali interni. Non abbiamo i dati circa il movimento del porto di Spalato, il più importante della Dalmazia, ma ci si può formare un' idea del traffico da quelli disponibili per Gravosa-Ragusa. In questo porto, a dicembre, avevano attraccato trecentoventotto natanti (fra mezzi della Marina , piroscafi, motovelieri) e quasi altrettanti erano partiti. Il traffico passeggeri registrava duemilaottocento civili e cinquemilanovecento militari fra arrivi e partenze; il movimento merci ad uso civile (sbarcate cd imbarcate) ammontava a 15.900 tonnellate, ed a 2.300 per quello militare (3•~i. Evidentemente, la cattura anche d' un semplice veliero costituiva sempre una buona preda. La notte precedente il bombardamento di Podgora, un g ruppo di partigiani era entrato nel semaforo di Cùrzola, asportando due moschetti, il munizionamento, strumenti ottici ed altro materiale. rt sopraggiungere cli un picchetto li aveva costretti alla fuga. Tuttavia erano riusciti ad alzare due bandiere rosse che, nella luce ciel giorno, avrebbero dovuto sottolineare la inafferrabilità della loro presenza <>49>_ Un fatto quasi analogo e ra a ccaduto la sera della Vigilia cli Natale sull'isolotto di Planchetta ( =Plocice, in mare aperto, 16 km ad occidente dell ' isola di Cùrzola), ed i ribelli., con estrema facilità, avevano asportato dal faro , custodito da due civili , anni e strumenti. Il VI Corpo d'armata, sub.ilo dopo, dispose «il ritiro degli apparati ottici eia tutti i fari non sufficientemente protetti» l 350l . Tuttavia, nella notte fra il 10 e 1'11 febbraio, otto partigiani approdati con una barca allo scoglio cli Murvizza (Traù) penetravano nel faro, ed asportavano corrispondenza d'ufficio, materiale e strumenti (35 1>, ma il XVI Jl Corpo d'armata, nella propria giurisdizione, non aveva preso le precauzioni ordinate dal VI. Benché la navigazione fra le isole, data la ristretteaa dei canali , avvenisse a vista, tuttavia il mare custodiva segreti inesplicabili, come il rinvenimento d'un motoveliero da 80 tonnellate, carico di vino, trovato mezzo affondato e quasi distrutto nella rada dell'isolotto di Raclelj, distante un paio di centinaia cli metri dall'abitato di Mortèr (Sebenico). Ed
Gli avve11i111e/'lli i11 U11/m11z;ia
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il XVIII Corpo d'armata faceva sapere che «non è stato possibile conoscerne la provenienn, la destinazione, il numero del personale di bordo e la loro fine , non essendosi presentato nessuno alle autorità marittime italiane» l352 }. Con il 7 febbraio, il Comando Marina della Dalmazia (Mariclalmazia) cominciò a diramare settimanalmente un proprio Bollettino delle informazioni. Dalle notizie, anche se succinte, appare chiaro - contrariamente ai convincimenti di Giunta - che il traffico marillimo poteva essere protetto solamente mantenendo il possesso de ll a costa. Il tratto fra Spalato e le foci della Narenta, dominato dal massiccio degli A lbi (= Biokovo, in inedia oltre i 1.400 metri d 'altezza) e che verso sud-est degrada nei monti del Litorale (=Primorje), era una zona molto favorevole per i ribelli , offrendo un rifugio quasi sicuro nel caso di combattimenti o di rastrellamenti nell'entroterra. l monti Albi, sovrastando i porticciuoli della cosla e le isole de lla Brazza e di Lésina, separate dalla terra ferma da non più di quattro miglia la prima, (miglio marino= l.853 m) e due e mezzo l'altra, consentivano ai partigiani di «manLenere il contatto diretto con le isole e quindi avere uomini e rifornimenti», «riunire par te delle [... ] formazioni dalmate in [un] luogo di facile difesa statica e straLegica», garantirsi «le risorse agricole ed ittiche del tralto costiero», o.llre a «ricevere eventuali rifornimenti di materiale bellico, mantenendo il collegamento con agenti stranieri a mezzo sommergibili» <35 ·>. Naturale, quindi, un continuo traffico l'ra il litorale e le isole, specialmente quando sulla terraferma i partigiani si trovavano in pericolo, tanto che a Lésina, nei pressi cl i Bogomolje, avevano creato un ospedale per i loro feriti. Se la Marina italiana, nei limiti dei mezzi disponibili. faceva il possibi le per intercettare questi movimenti, i ribelli sorvegliavano i nata nti italiani, attraverso le loro posLazioni di vedetta, che intervenivano anche operativùmente. 117 febbraio, il N.A.P 2 (natante antipartigiano), in missione di sorveglianza, si e ra portato troppo sotto costa. Dal monastero di Zaostrog (circa 6 km a nord-ovest di Gradac) partì una raffica di mitragliatrice e cadde il capitano Ugo Gregoretti, comandante dell'Ufficio di porto di Macarsca, che s i trovava a bordo r.,5•i. Ma incidenti ed uccisioni avvenivano anche sulle isole che facevano parte del Governatorato.
** * **** A Solta (isola ad ovest di Spalato), quindici giorni prima. e ra slalo ucciso il delegato cli spiaggia cli Porto Oliveto (= Maslinica. sulla esLre ma punta occidentale dell'isola), un ex-j ugoslavo, passato al servizio del l'Italia msi. Questo assassinio, per un complesso cli irrazionalità, fu causa di al-
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tri tre morti. Il comandante del vicino presidio di Santa Maria ( =Stornorska, a nord della parte orientale dell'isola), non appena informato della morte del delegato di spiaggia, avvertì il comando della XVII Brigata costiera (sede a Spalato) che si sarebbe recato sul posto con un reparto, anche perché secondo alcuni informatori era probabile un attacco di partigiani. Da Spalato, il comando brigata pose in allarme le batterie dell'isola di Zirona ( =Drvenik), ed ordinò d 'intensificare la vigilanza. Fece partire da Traù, con il rimorchiatore Polluce un plotone bersaglie ri , rinforzato da una squadra mitraglieri e eia un mortaio eia 81 . Cinquantasette uomini al comando d'un ufficiale, ai quali si unirono il generale A lfonso Cigala Fulgosi, comandante della brigata costiera, ccl il sottotenente di porto Cuccia !356l . li Polluce attraccò a Porto Oliveto verso metà pomeriggio, ed il gene rale trovò il capovilla e due carabinieri, ma nessun soldato. Essendogli stata confermata la probabilità d'un attacco dei ribe lli, fece prendere posizione ai be rsaglieri per «sorvegliare la costa ed impedire l'avvicinarsi di barche dopo l'ora ciel coprifuoco». Il generale, non avendo notizie ciel reparto che già si sarebbe dovuto trovare sul posto e teme ndo il peggio, decise cli recarsi con il rimorchiatore a Santa Maria per accertarsi della situazione .
Me ntre il rimorchiatore stava per muovere, i bersaglieri aprirono il fuoco contro un 'imbarcazione che, non identificabile nella prima oscurità, dirigeva su Porto O li veto. Dal natante partì immediata la risposta d'un arma automatica, e la barca cercò il disimpegno prendendo il largo. Venne in seguita e raggiunta dal rimorchia lore. All'intimazione di accostare, fatta in lingua croala, giunse una risposta in italiano. A bordo vi erano il comanda nte del presidio di Santa Maria con tredici alpini , un marconista, due telegrafisti, il vice-brigadiere comandante la stazione della vicina Crocole (=Grohote), oltre al segretario politico cli questa localilà. Credevano d'esser caduti sotto il fuoco dei ribelli. Sull' imbarcazione, due alpini morti e tre feriti, dei quali uno clececlette il giorno successivo. Erano stati colpiti dai bersaglieri. Il comandante del presidio «non conosce va i segnali di riconoscimento e non ha pensato - come scrisse nella relazione il generale Cigala F ulgosi - che nelle ore cli coprifuoco fosse necessario prendere precauzioni in una zona notoriamente sempre vigilata dalle batterie per la vicinanza degli sbarramenti»<-'5~>. Dal 21 gennaio al 4 febbraio, nella vicina isola della Brazza, i reparti italiani eseguirono appostamenti diurni e notturni , in partico lare dall a zona da Mi lnà sul mare, verso l'interno per Dracevice, sino a Neresi (=Nereziséa), quindi tra Postire e San Pietro (=Supetar) V"''>. Furono sco-
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perte alcune grotte di cui si servivano i partigiani. «Tre fugg itivi sono stati uccisi l...]. È stato rinvenuto materiale d i propaganda e d e le nchi nominativi in base a i q uali si è proceduto a ll'arresto di una ventina di persone» 3 < 6<l>. A nche la Marina rinforzò il servizio a mare, essendo giunta notizia c he «circa 70 uomini, reclutati dai partigiani s ull'isola de lla Brazza, si starebbero concentrando a Puciséa [...] per essere poi trasferiti s ulla terrafe rma» <161J. Nonosta nte la sorvegli a nza, informatori asserirono che nella notte sul 21 febbraio erano stati traghettati centocinquanta giovan i<1"21• Il giorno dopo, il posamine Ugliano, nonostante la reazione di anni automatiche, colpiva a cannonate il motovelie ro Padre Felice, uscito da lla 'valle' cli Travna (isola di Solta) con a bordo personale precettato dai comunisti. Il motoveliero esplose e d affondò r.;r,,i_ Con le sue 35 tonne llate, era una delle migliori imbarcazion i a disposizione dei ribelli, ed essendo di proprietà d i ge nte della Brazza non aveva mai insospettito i comandi italiani. «Lo scacco avuto per l'affondamenLo f... ] - scriveva Maridalmazia - unito alla notizia delle perdite subite in q uesti giorni dai partigiani sul continente fa seguito del la 'Weiss' - n.d.a.l, hanno ulteriormente scosso la sicurezza dei partigiani dell'isola della Brazza [...]. così che si notano sintomi di rilassamento, confe rmati dalla liberazione ottenuta in questi giorni di alcuni elementi del l'isola già dai partigian i preccttati» <'6-H_ Tuttavia il traffico non aveva soste; g li abbordaggi s'intensificava no; non mancavano le intimidaz ioni. A Cùrzola, due miliziani uccideva no Giovanni Botiga Pasara davanti alla propria moglie, e subito dopo il rratello Pietro, perché comproprietari d'un motove liero noleggiato dalla Marina italiana e trasformato nel N.A.P 6' 3''5i . Il 24 febbra io, la Mari na bombardava nuovame nte il por to di Podgora con i mortai da 81 de l posam ine Ugliano, e con inter vento dell'aviazione. La ricognizione aereo-fotografica constatava, «nono.stanle la viole nta reazione d i ruoco nemica appostata su l molo, l'affondamento dell'Europa e dell 'a ltra motobarca, nonché l'affondamento totale o parziale distruzione d i tu Lt.e le altre imbarcazio ni che erano in port.o, gravi danni a l pe nnello cli levante e a mo lte case» c161" . Tuttavia il giorno dopo i partigiani, con uno stratagemma, catturavano l'A ntonietta B . (48 ton n., del compartimento cli Chioggia), al comando del proprietario U mberto Beltramin. Il motoveliero seguiva la rollél pre scritta dalle autorità maritti me, tenendosi fra Baska Vocia (sull a costa) e l' isola della Brazza a ridosso d i q uest' ultima. Da una barca , con tre uomini a bordo apparentemente intenti a pescare, venne chiesto non si sa bene cosa, ed i tre furono fatti salire a bordo. Messi i piedi sul ponte, tirarono fuori le armi, immobilizzando l'eq uipaggio. L'imbarcazione fu portata nell'insenatura di Kraj (presso Macarsca) , ma scaricate le merci, i partigiani si d imostrarono contrariati per non aver trovato un carico cli benzi-
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na che «dicevano di sapere con sicurezza che doveva partire dalla base militare di Spalato diretto a Metkovié» n67 l _ Il loro servii.io informazioni aveva lavorato bene. ma era stato tratto in inganno da una assonanza di nomi, perché il motoveliero con il carburante era la Antonia Madre. La Antonietta B. <3(,s> venne attraccata ad Igrane e disalberala, sistema quasi costantemente seguito per meglio occultare le imbarcazioni, per alleggerirle, per far loro acquistare velocità con il motore. L'equ ipaggio, liberatosi qualche tempo dopo dalla prigionia, riferì che a Kraj comandava un uomo «de ll'apparente e tà di 50 anni, dall'accento genovese, e nominato Raffanelli» t-16'». Avevano visto anche «due soldati uno di Ascoli ed uno di Macerata passati ai partigiani », ccl «un uomo di Vicenza con la moglie cli Dolo (Venezia), ed una signorina cli Zara [forse Anita A ras - 11.d.a.], tutti e tre maestri a Pasmano (isola a sud cli Zara), dove sono stati pre levati la sera del 2 febbraio mentre passeggiavano ne l paese» t.1101•
L' 8 marzo, il N.A.P 2 sequestrava nel porto ùi San Giovanni della Brazza, il motoveliero Maria che di notte, senza permesso, aveva attraversato il canale da Dugi Rat ( =Punta Lunga, sulla terraferma, 5 km ad ovest di Almissa) a San Giovanni. Il provvedimento era stato preso anche perché, in quei giorni, un motoveliero non identificato aveva portato da San Giovanni della Brazza a Traù un certo numero di giovan i che si erano arruolati fra i partigiani, e si sospettava il Maria. Nonostante la vigilanza, i controlli non erano in grado cli prevenire le iniziative dei ribelli che, per attraversare il canale da e per la Brazza avevano anche adottato l'espediente di traghettare a remi , su picco le imharcazioni , con sopra quattro o cinque persone, e prevalentemente cli giorno, per non far sorgere sospetti <31 11• Ma non mancavano avven imenti anomali. Durante la notte fra il 19 ed il 20 marzo il motoveliero lvlia Sanr'Ann.a, di 10 tonnellate, (era stato ca tturato dai partigiani mentre si trovava a Kraj), trasportò dalla terraferma alla Brazza venticinque partigiani. Appena approdati sull'isola, diciotto si costituirono alle autorità italiane , ecl il motoveliero ritrovato a Vela Luka ( =Porto Grande) venne sequestrato mn. Non è eia escludere che questo gruppo di ribelli per larga parte fosse stato indotto a disertare avendo saputo che, in quei giorni, il comando italiano della Brazza si era preoccupato di porre in salvo in Penisola un gruppo di giovani del posto che non intendevano rispondere alla mobilitazione indetta dai partigiani. Il provvedimento aveva sollevato le ire dei comunisti. specialmente contro il parroco di Postire, Antonio Marusié, «in quanto l'esodo [verso
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l'Italia - n. rl.a.] secondo i partigiani dell'isola [... ] è dipeso dalla propaganda anticomunista ciel parroco» <m>.
Con l'avanzare della primavera, i colpi cli mano diventarono più audaci. Il 14 aprile, in pieno pomeriggio, mentre un convoglio cli quattro motove lieri si trovava nel Canale della Narenta, fra capo Gomena (=Lovisée, esLrema punta occidentale della penisola di Sabbioncello) e l'isola cli Lésina, con rotta su Cùrzola, «una barca in apparente attitudine di pescare, lunga 6-7 m., grigio scura, senza alberatura né bandiera , con alcune reti sulla coperta e con un solo uomo al timone», s'infiltrava ne l convoglio «affiancando i mm/vv. Fedora ed /lfricano, sopra i quali salivano alcuni uomini armati sbucati di sottocoperta» \37 • ). Per la pronta re azione della scorta, che si trovava sul motoveliero Luigina, i partigiani abbandonavano il Fedora, ma portavano l'Africano a ridosso dell'isola di Lésina, respingendo i tentativi del Luigina con il fuoco d'una mitragliatrice. Nel tardo pomeriggio la R. N ave Cùrzola rintraciò l'Africano depredato, con incendio a bordo. Le fiamme furono domate, ma non si trovò traccia dell'equipaggio P75>_ Il mattino dopo, Podgora venne bombardata da aerei a 'tuffo'. Secondo gl'informatori. rimasero efficienti solamente due mezzi: l'Os1venik , già Tomislav, di 8 tonn. ed un altra imbarcazione dalle analoghe caratteristiche <3161• T carichi dei motovelieri servivano al vettovagliamento dei ribelli. mentre gli scafi venivano utilizzati per le loro imprese. Il Maria Luisa (47 tonn.) e d il Renato (23 tonn.), ambedue del compartimento di Trieste, erano partiti eia Spalato pt!r Cùrzola in convoglio con altri similari, ma per la loro minor velocità avevano ricevuto ordine cli sostare a San Martino della Brazza. Dovevano ripartire il giorno seguente, dopo il consueto pattugliamento ciel canale da parte della Marina. Ma non si attennero agli ordini, preferendo 1)l'oseguire eia soli, e furono catturati all'altezza cli Zaostrog (sulla costa) , nonostante l'intervento della batteria di Punta San Giorgio (=Suéuraj, isola cli Lésina) , che affondò una motobarca dei ribelli. 11 lvlaria Luisa, segati gli alberi, fu nascosto in un ' insenatura a sud cli Drvenik; sarebbe stato prevalentemente utilizzato per il trasporto di malati e feriti dalla terraferma all'ospedale partigiano di Lésina <3181•
La facilità con cui venivano catturati i motovelieri, anche se accompagnata eia un' indubbia audacia dei partigiani , non sembra esser stata oggetto cli particolare attenzione da parte delle autorità italiane, né cli accertamenti sulla reale casualità o sulla concreta forza maggiore dei dirottamenti. Non risulta neppure che le autorità abbiano preso contromisure, e tanto meno provvedimenti nei confronti di quei capibarca che, stando
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alle loro dic hiarazioni, cadevano nei trabocchetti di barche apparentemente intente alla pesca. Sembra. invece, che da parte croata vi fosse maggior rigore, come nel caso del motoveliero Rudnik. Partito da Macarsca per Melcovich , al traverso di Drasnice (un paio di miglia a sud-est cli Podgora), e ra caduto sotto il fuoco di armi automatiche e gli fu sparato contro anche un colpo cli un cannone. U na motobarca, uscita dal porticciuolo, costrinse il capobarca ad attraccare. Il carico venne depredato. Si trattava, come per tante a ltre imbarcazioni italiane, d'un sequestro in mare e , questa volta, con il più pe rsuasivo inte rvento ciel cannone. Tullavia, alle autorità croate la condotta del comandante apparve 'dubbia ' , e fu denunciato «per connivenza con i miliziani>) (3n>. Non sembra neppure che vi sia stata una valutazione sulla incidenza della propaganda comunista fra i marittimi croati imbarcali su navi italiane e fra lo stesso personale italiano, specialmente dei piroscafi in servizio cli linea, anche se il XV11I Corpo d'armata aveva avve rtito che «gli eq uipaggi formati in maggioranza da e lementi cx-j ugoslavi, avre bbero aderito in buona parte al movime nto partigiano ed attendere bbero il momento propizio per sopprimere i marinai italiani ed impadronirsi delle navi»0so>, tanto che ne propose la sostituzione. Robotti, condivide ndo le valutazioni di Spigo, inte ressò il Comando Supremo che, a sua volta, sottopose la proposta al ministero per le comunicazioni. A luglio il Comando Suprerno, non ave ndo r icevuto risposta, sollecitò il ministero facendo presente che la 2" Annata insisteva per «la sostituzione de l personale exjugoslavo imbarcato su navi in traffico sulla costa dalmata». «Poiché la 4.uestione può avere importanti riflessi cli carattere operativo, è urgente dare al problema la soluzione proposta» (3s1>. Si trattava di cinquecentonovantouo marittimi fra comandanti , capi macchinisti e bassa forza. Ma, d ue giorni dopo il sollecito il cale ndario portava la data de l 25 luglio.
SOMMERGIBILI INGLESI LUNGO LA COSTA DALMATA Mentre Maridalrnazia era impegnata ne lla vigil anza de i canali e l'esercito nel controllo a terra e delle isole, i sommergibili inglesi operavano in Adriatico aperto. E rano entrati in Adriatico già l'anno pre cedente, e d urante il 1942 avevano affondato lungo le coste dalmate tre piroscafi, l'lca (153 tonn.). il Veglia (503 tonn.) ed il Ninuccia (2.805 tonn.) , oltre al motoveliero Franco (18 tonn.) (,szJ _ Con l'a utunno l'attività si e ra rallentata, probabilmente per la più efficie nte sistemazione degli sbarramenti tra le isole, per la navigazione in convoglio, per il pote nziamento delle artiglierie da costa. Agli inizi del ] 943, fra Sebenico e Punta Planca, dove la costa non è prote tta da isole [VE DI CARTI NA N. 10 A PA G. 320],
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erano in postazione quarantotto bocche da fuoco, utilizzando in parte pre-esitenti artiglierie ex-jugoslave da 190/40, da 150/40, e la difesa e ra stata affidata al 157° reggimento T.M .. Dove la terraferma era riparala da isole , l'esercito aveva costituito 'posti d'osservazione costiera' (P.0.C.), e completato gran parte dei lavori cli fortificazione , oltre a creare i cosicletti 'ridotti insulari'. con fu nzioni antinave ed a protezione degli sbarramenti c3s-1>.
Il nuovo anno non s i era prese ntato in modo favorevole per g l'inglesi. Il 24 gennaio. il comando Marina di Teoclo (Cattaro). segnalava che la motociste rna Cassala. in navigazione fra Dulcigno e Budua, era stata attaccata. ma senza conseguenze, eia un sommergibile. La torpediniera Tl cli scorta aveva dire u.o sul sottomarino e , come riferiva con estrema laconicità Marina Teodo, «lo affonda con b.t.g.» (bombe di profondità) PI<-•>. L'affondamento, però, non trovò riscontro nei Bollettini di guerra. Anche se quello del 31 gennaio riportava genericamente che «ne l Mediterraneo una torpediniera comandata da l tenente d i vascello Fil ippo Ferrari Aggradi ha affondato un sommergibile nemico» c;ss1, si trattava della lorpecliniera PaLlade. Forse, in quei momenti. parlare d i sommergibili in Adriatico non doveva essere opportuno sul piano politico, oppure l' affondamento venne ritenuto solamente 'probabile' . Un altro affondamento, non rigorosamente accertato , si ebbe il 23 maggio. La stazione semaforica di Sant' Antonio (Rogosnizza) aveva avvisLato un sommergibile presso lo scoglio di G rbavac (al largo. fra Capocesto e Rogosnizza). Sul posto dires1;e il mezzo antisommergibile A.S. 3 D'Amato che, messi in mare gl'idro(oni , captò rumori sospetti. e poco dopo avvistò un periscopio. Attaccò con bombe d i profondità rilevando chiazze d'olio e bolle d'aria. Ripetè l'atlacco sull a verticale, ed attraverso gl'idrofoni sentì ancora «battiti e rumori me Lallici» . La D'Amato, che al primo contano aveva lanciato il segnale di scoperta, non vedendo arrivare alcu n mezzo, rientrò a Rogosnizza per dare l'allarme. Invece, era già uscita la A.S. 127 che avvistava la torretta di un sommergibi le. Anch'essa lanciò il segnale di scoperta ed attaccò con la mitragliera e bombe di profondità, ma il motore entrò in avaria. Frattanto era Lornata in zona la D 'Amalo. Gl'idrofoni segnalavano ancora rnmori. N uovo lancio cli bombe, ma per le condizioni ciel mare in continuo peggioramento la D 'Amato, con a rimorchio la A.S. 127. ritornava a Rogosnizza. Mariclalmazia avrebbe segnalato: si «suppone che il sommergi bile sia rimasto danneggia t()» (>SI>) . Un' altra azione ebbe luogo il 27 maggio. a sei chilometri a sud cli Ragusavecchia ( =Cavtat) . l i natante antisommergibili A.S. I 29, s i trovava in
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agguato idrofonico. Verso le 3 del mattino captò una serie di rumori. Al segnale di scoperta, intervenne la torpediniera TI che lanciò sedici bom be di profondità. «L'esito di esse è da ritenersi positivo - annotava Maridalmazia - per la formazione di rigurgiti e chiazze di nafta ed olio». «Avendo la A.S. 129 udito successivamente ancora lento moto elica ed altri rumori nell'interno dello scafo, veniva:no lanciate altre 8 bombe»<387>. Con il giorno erano in zona la torpediniera T8, il V.A.P 16, il M.R.P !salina Lucia, ed un idrovolante della base di Combur (nelle Bocche di Cattaro). L'A.S. 129 rimase in ascolto, e «venivano uditi colpi sordi come se fossero martellate sullo scafo fino a 02.50 del giorno 24, indi qualsiasi rumore cessava» P><•>. Si ritenne, ma non venne confermato, che il sommergibile colpito dalla seconda serie di bombe, fosse caduto sul fondo.
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Gli inglesi, a gennaio, avevano aumentato il numero dei sommergibili in Adriatico e, dal 7 al 14 febbraio, come riferiva Maridalmazia, avevano «lanciato complessivamente l 3 siluri contro 6 piroscafi colpendone solo uno arenatosi in costa dopo che ne aveva evitato altri tre» (:is•11 • Si trattava del piroscafo Margouini che, sempre nel tratto Dulcigno-Budua (Punta Menderes= Rt. Mandra) era stato attaccato con una salva di siluri. Nella manovra di diversione si era incagliato in Val di Noce, e fu raggiunto dal quarto siluro che gli squarciò la fiancata; fortunatamente si eb'· bero solamente due feriti !'."' 0>. Quello stesso giorno, presso punta Kora (isola di Lissa), venivano lanciati, senza esito, due siluri contro un mercantile (391>. Circa 40 miglia più a nord, all'altezza di Punta Planca (a sud di Rogosnizza) anche il piroscafo Toton.no evitava due siluri, ed intervennero le batterie di scoglio Mulo e di Pijnta Sant' Antonio (Rogosnizza) 092>. Il sommergibile, sottrattosi al fuoco dell'artiglieria dovette restare in agguato nella zona, poiché quarantotto ore dopo, nello stesso tratto di mare si ebbe un nuovo al.tacco. Furono lanciati, senza conseguenze, sei siluri contro i piroscafi Diana, Enea, Spalato ed il tedesco Cerda To.ft che, scortati dalla torpediniera T5, viaggiavano in convoglio (3•l3J_ Il giorno seguente, ,m sommergibile aveva più successo a Punte Bianche (entrata clall'Acln,:;ico nel Canale di Zara a nord-ovest della città). Avvistato il motopesch~reccio Mafalda (M.R. P B 112) della '30a Flottiglia dragaggio' lo affondò con il cannone. Tre marinai perdettero la vita (-194 ì, Il 13 febbraio, invece, il piroscafo Totonno, presso i Pettini (=Grebeni) di Ragusavecchia, urtava contro una mina probabil mente sganciatasi dallo sbarramento di Bocca G rande . ed affon-
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dava <,195>_Pochi giorni prima, pe r un analogo incidente, a tre miglia eia capo Platamone , e ra saltata la goletta a motore Littorio del comparti me nto cli Trie ste, fortunatamente senza vitti me [ra l'eq uipaggio <3%>. Nelle settimane successive, si e bbero solamente alcun i avvistamenti; il 21 febbraio a punta Ba nastra ( =Rat Banaster. isola di Men1da - nordovest di Zara) t-'97 ), il 24 presso gli scogli Bacill i dell'isola di Torcola ( = Séedro, fra le isole di Lésin:a e CL1rzola), il 27 a P u nta Planca <-'9'>. Ma al nemico non mancava no iniziative anche più pericolose. li 1° marzo alcuni dragamine individuavano «un campo di mine>> (evide n temente posto dagli inglesi perchè la notizia è compresa nel paragra fo Srratagernmi nemici) ed «all'estremo sud d el banco minato l... J un finto periscopio». «Tale stratagemma di guerra - scrisse Mariclalmazia - aveva evidentemente lo scopo di cond urre sul banco cli mine uni tà che eventualmente avessero avvistato il periscopio e che vi avessero d iretto per dare caccia al sommergibile». Raccomandava c he «g li avvistamenti dell e vedette, specialmente nelle zone facilmente minabili, debbono essere pertanto sempre opportunamen te vagliai i» u•,•,i. Però ne i Bollettini si trovano anche informazioni ' fantasiose ' . CosL 1'8 aprile, Maridalmazia, quasi fosse un fatto d 'ordinaria amministrazione, segnalava: «Fonte fid uciaria comu nica che nel settore costie ro fra Zara e Sukos an f=San Cassiano] (10 km. a S.E. cli Zara) vi sarebbe uno scalo per Smgg. nemici». E. quasi per dar maggior credito a ll'informazione, aggiungeva: «a tale posto, il cui nome convenziona le è 'Libertà' farebbe ro scalo anche i ve lieri di piccolo cabotaggio e le imbarcazioni a remi con i rifornimenti per i comu nisti cli quella locali tà» (~"'>,_ È vero che ai sommergibil i ing lesi ed ai partigiani non mancava la spavalderia , ma che arrivassero in costa superando un triplice cordone d i isole, a dieci chilo me tri sud-est cli Zara, era una notizia che almeno si sarebbe dovuta control lare per pre,1 enire in utili a llarmi. che non dovette ro mancare . Q ua lche g iorno dopo, infatti, la no tizia venne ufficialmente re ttificata 1•ui,_ Con i primi cli marzo sem brava che i somme rgibili si astenessero dagli attacchi al traffico mercantile, quasi per non attirare l'attenzione delle au torità italia ne, ed aver e maggiori possibilità di portare aiuti ai partigiani . Tuttavia i comandi itali ani, pur convinti dell'arrivo di q uesti rifornimenti, no n riuscirono mai ad intercettarli, nonostante continue segnalazioni. A nche il Serviz io informazioni militari (S.I.M.) aveva avvertito Maridalm azia c he, «secondo fonte a t1.endibile», «somme rgibili nemici approdano in punti isolati sulla costa dell'isola di Cùrzola ove hanno contatti con partigiani ccl a ltri elementi a noi ostili» ("')11• Secondo il S.l.M., uno cli questi sommergihili poteva essere il Nebojsa, ex-jugoslavo. cioè il
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sottomarino che nell'aprile 1941. si trovava in navigazione quando la flotta jugoslava era stata catturata alla fonda nelle Bocche di Cattaro. Ora , al comando di un capitano di marina di San Pietro della Brazza, e con a bordo un marinaio cli Porto Grande (Vela Luka) <10' ' , cioè due elementi pratici dei canali della Dalmazia, sarebbe stato particolarmente attivo. Quasi a conferma del collegamento fra sottomarini e ribelli Maridalmazia, il 28 febbraio. riportava che «il Smg. avvistato alle 104524 [cioè alle ore 10.45 del giorno 24 - n.d.a. J era in emersione e navigava verso l'isola di Torcola. Data la zona è pertanto presumibile si trattasse del Smg. che abitualmente compie il rifornimento dei ribelli attraverso le isole» <40·1). Q uel 'abitualmente' fa sorger la domanda - forse dovuta al senno del poi - se qualcuno se ne fosse mai seriamente interessato. Il lungo braccio formato dalla penisola cli Sabbioncello, e la sua prosecuzione con l'isola cli Cùrzola nell'Adriatico aperto costituiva un agevole accesso verso l'interno. Probabilme nte era uno dei più usuali percorsi per i collegamenti, come sembra avvalorato da un altro episodio. «Il giorno 10 marzo alle ore 22.30 un nostro informatore mentre pescava con la lampara lungo la costa meridionale de ll' isola di Torcola [... ], veniva avvicinato eia un canotto di gomma dove si trovavano un ufficiale cd un marinaio in divisa da presumere italiana - n.d.a. l. L'ufficiale, che si spacciava per italiano e che parlava italiano e croato, domandava al pescatore quanti ufficiali e soldati si trovavano a Torcola: perché il piroscafo di linea approdava a Torcola: quanti soldati si trovavano a Lésina e come erano armati f... .]. L'uffi. ciale inoltre gli domandava se era in regola con il salvacondotto per la pesca [...], chiedeva del pesce e ne aveva due chili dando in cambio quattro chili di pane bianco>,. «11 che - concludeva Maridalmazia - fa ritenere che il sommergibile fosse in una delle valli ad est cli Valle Bock» !405 ,.
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Mentre sembrava acquisito a tutti i livelli che i sommergibili aiutassero i partigiani, l'esame cli alcuni documenti del comitato comunista di Cùrzola, caduti in mano di Ma ridalmazia, pose la situazione in una luce completamente diversa, tanto che Maridalmaz.ia sia pure al condizionale. scriveva nel Bolletlino: «i partigiani non avrebbero contatti con i Smgg. inglesi, an,::i ne controllerebbero i movimenti cercando di individuare gli agenti cli Londra in contatto con essi» (' 06l . La notizia appariva anomala, ma si basava su una lettera datata 11 febbraio, con la quale il commissar io del comitato distrettuale di Cùrzola segnalava a tale Sjcver (certamente nome di copertura, significa 'Settentrione'), commissario del locale comitato comunale l'opportunità che «questa stazione e lutti noi potessimo esercitare un controllo severo del lavoro e dei compiti dei sommergibili inglesi perché f... ) ci fanno pe nsare che tengono relazione sopra la nostra isola con elementi cetnici dello sparso [forse: disperso - n.d.a. l
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governo, i qual i lavora no contro di noi» <•o,). Ino ltre, chiedeva notizie «d'un ufficiale di marina, ce rto Depolo, per il quale si conferma che ahbia comunicazioni con il governo jugoslavo a Londra, con i suoi agenti , nonché con i somme rgibili inglesi che aiuterebbero gli agenti nel loro lavoro. Speciale attenzione dovete avere a questo proposito e bisogna controll are il lavoro del curzolano avvocato Arnerié» <•108 l. Sjever rispose in forma quasi solenne. «Oggi 13 fe bbraio '43 è stata tenuta la riunione del comitato comunale» e, «in riferimento alla vostra lettera dell'll.2.43 deliberiamo: 1 - [...]; 2 - Nei riguardi del controllo ed al lavoro dei sottomarini inglesi ritrasmetteranno [forse: gl i informatori n.d.a.] celerme nte le informazioni tramite il nostro ser vizio» 1009>. Intanto riferiva che l'avvocato Giorgio Arnerié (arrestato a gennaio per propaganda ed attività antitaliane ed in quel momento in carce re) sarebbe stato in comunicazione con i sottomarini, sia direttamente sia attraverso intermediari. D 'altro lato sembrava che a Cùrzola la presenza di somme rgibili non fosse un mistero, poiché Sjever parla va a nche di tale Smoquizza, ciel ' defunto Slave', di Marko Baniéevié ex-direttore di scuola e di «suo nipote rche] come a noi pare è inl'ornrnto detlagliat.amenl.e» (IIII). Il sommergibile doveva far scalo a nche nella vicina isola di Mèleda, poiché Sjever preannunciava che «un nostro compagno di Cùrzola sarà sistemato a Mèleda f...] il quale avre bbe il compito di adoperare la sua intelligenza per rintracciare gli agenti che hanno relazione con il sommergibile)) <"" l. Se tutto questo corrispondeva a verità , si dovrebbe ritenere che Mihajlovié, oppure Jeva evié, o il comitato serbo-ortodosso di Spalato avessero operato, ed operassero con una perfetta copertura. Infatti , presso tutti i comandi e tutte le autorità italia ne vi era la convinzione, per non dire la ce rtezza, che i sottomarini si spingessero fra le isole per aiutare i partigiani e non i cetnici. Era noto che sommergibili sbarcava no emissa ri per Mih ajlovié ma sulla costa del Montenegro. Giungeva quindi nuovo che agli inizi di marzo i comunisti non fossero in contatto, via mare, con gli inglesi. E viene quasi da dom andarsi se non siano stati i ce Lnici, per mimetizzarsi, a fa r credere che e rano i partigiani ad avere contatti con gli inglesi oppure che gli stessi pa rtigiani pe r aumentare il propri o prestigio se ne vantassero. Ma, anche se Cùrzola, cioè un' isola annessa all'Italia, era scalo di sommergibili inglesi, ed indipendentemente da chi li stesse attendendo, non sembra che le autorità italiane se ne preoccupassero molto. Maridalmazia, dopo questo complesso cli notizie che - a nostro parere - e rano del più vivo in teresse, perveniva ad una conclusione perlomeno sbrigativa: «se ne ded uce che i Smgg. no n avrebbero mai sbarcato armi o munizioni per i partigiani e che essi appoggiano in vece il
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CARTINA N. i(rcmen
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Rapporto: 1 cm. = Km . 10,000 Locali tĂ di maggiore concent ramen to delle formazioni partig ia ne nella loro pressione su TenĂŹn durante i mesi di gennaio e febbraio 1943.
Gli avvenimenti in Dalmazia
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movimento nazionalista jugoslavo, per istruzion i dell 'ex-governo jugoslavo attualmente a Londra» (•12J.
PRESSIONE PARTIGIANA NEL SETTORE DI GRACAC-TENIN Alla preoccupazione per gli avvenimenti nelle province di Zara e di Spalato, a quelle delle azioni della marina partigiana, alle incursioni dei sommergibi li inglesi in Adriatico, si aggiungeva la situazione a ridosso dei confini terrestri deHa Dalmazia, dove il settore fra Gracac e Tenìn stava diventando una zona particolarmente delicata lC -\ RTINA N. 13J. A metà dicembre ciel 1942, il comando della 'Sassari', dando inizio ai movimenti per il trasferimento in Penisola della divisione (poi rinviato a causa dei combattimenti di Ricice e di Lovinac, ed all'operazione 'Weiss'), ed in applicazione delle nuove direttive di abbandonare le zone interne per far assumere al XVIII Corpo d'annata lo schieramento secondo la linea '15 gennaio' , aveva affidato il presidio di Gracac ai cetnici del pope Dujié (formazioni del Dinara). Era un palese atto <li fiducia verso la M.Y.A.C., ma era anche una soluzione imposta dalle necessità che sul piano politico, essendo Gracac territorio croato, poteva innescare le reazioni di Zagabria, e su quello militare un rischio, come i fatti avrebbero dimostrato. I cetnici esultarono. E ra la prima località d 'una certa importanza che veniva affidata alla loro responsabilità ed essi lo intesero, soprattutto, come un riconoscimento della preminenza serba sulle autorità croate. Si sentirono orgogliosi, convinti d'essere i più capaci, i migliori. Dovevano difendere Gracac-paese e le alture circostanti, mentre la stazione ferroviaria, a circa quattro chilometri, continuava ad essere presidiata da reparti italiani. A i primi di gennaio , giungeva notizia che tra Medak, Lovinac, Gracac e Zermagna (ovest di Tenìn) si stavano concentrando cinque brigate d'assalto partigiane - circa cinquemilaseicento uomini - ed altre tre a sud-est, nella zona di Dernis <'11 3>, lanlo che il corpo d'annata, nel Notiziario del 7, dava credilo alle «voci di preparativi per attaccare Tenìn, Kosovo (Sebenico SP-SZ), Plavno (Knin SIDP) e Stt!rrnica (Id.SRDR)» 1" 1~>. Quasi a conferma, cinque giorni dopo informava che «una brigata parligiana in movimento dalla Lika verso Bos. Grahovo si è scontrata in zona Plavno con reparti cetnici» ("15 1, cioè a diciassette chilometri a nord di Tenìn, e segnalava correlativamente «una ridotta [... ] attività partigiana nella Lika meridionale e tra Zermagna e Gracac». Però la val utazione che «le brigate partigiane già operanti in zona , e che
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hanno subìto sensibi li perdite, si sarebbero ritirate verso l'interno per riorganizzarsi» (•10 l non era esatta. Infatti, ventiquattro ore dopo (13 gennaio) il ' Comando partigiano della 4a zona' diramava le disposizioni per <<attaccare Gracac, la stazione ferroviaria, Bukovi Vrh, e distruggere la li nea ferroviaria fra Lovinac e Gracac, tenere quest'ultima località ed assicurare le provenienze da Knin». Scopo: «distruggere il nemico e impossessarsi di tutte le fortificazioni intorno a Gracac» (mi . Stimava la forza in seicento cetnici , ed in trecento gli italiani posti a difesa della stazione; individ uava, dentro Gracac, la sede del comando cetnico nella casa cli Milan Ispirovié e gli accantonamenti nella 'Sokolski Dom' (casa ciel 'Sokol' - associazione sportiva irredentista croata), nell'edificio del ginnasio ed in quello della pretura. Per i partigiani e ntrare a Gracac significava, sostanzialmente, rifornimenti e viveri; psicologicamente, un'affermazione di prestigio necessaria dopo gl'insuccessi di Ricice e Lovinac del mese pre cedente (VEDI VoL. li , PACì . 1169). «In Gracac - diceva l'ordine d 'operazione - si trova una guarnigione cetnica che ha avuto l'incarico dagli occupatori , in unione coi banditi ustascia, di assicurare il ritiro delle truppe dell'occupatore [ri mpatrio della 'Sassari' - n.d.a.] dalla Lika». «Essi [i cetnici - n.d.a.] sono oggi il mezzo principale con il quale l'occupatore desidera difendere i propri interessi nella nostra terra}> <41" 1• E d erano nel vero. Durante quell'inverno e nei mesi successivi , nel settore Gracac-Tenìn-Dernis, le azioni contro i ribelli sarebbero state condotte con larga prevalenza dai cetnici. I partigiani, inoltre, consideravano la conquista di Gracac anche in funzione politica, poiché «i banditi cetnici» costituivano <<il principale appoggio del fuggiasco governo jugoslavo, il quale si prepara con il loro aiuto e nel momento stabilito a distruggere i risultali della lotta nazionale liberatrice e ricostruire la sua forma [di Governo J sulle tombe dei nostri popoli oppressi. Onde impedire il desiderio del nemico, occupatori e traditori del governo jugoslavo, è necessario distruggere il loro nido a Gracac» <419>.
n comando partigiano impiegò la 6" divisione (1 ", 2" e 9" brigata d'assalto), una batteria da 100, un cannone anticarro, u na compagnia armi d ' accompagnamento, una collegamenti ed una cie l genio. Dall 'ordine d 'operazione per la 2" brigata ( comandante non identificato, vice-comandante Guda Pokrajak, commissario politico D uro Stankovié, ufficiale alle operazioni Milan Sevar) <•20>, rinvenuto dopo i combattimenti, appare la metico losità della preparazione, la minuziosità nella ripartizione dei compiti, la precisione nella indicazione degli itinerari e degli obiettivi per ogni battaglione. I collegamenti fra i reparti erano assicurati per telefo-
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no, per corriere, a voce, cd in modo rudimentale a vista, util izzando in quest'ultimo caso anche «l'incendio dei ricoveri cli minor valore dei banditi, e le case»; «è s ufficiente che ogni battaglione incendi una casa, e al centro [di Gracac - n.d.a.] due» <42 'i. Non mancavano disposizioni per il servizio sanitario (ospedale a Bruvno): per i segnali di riconoscimento: alzare il braccio con il berretto e rispondere alzando il berretto sul fucile; per le parole d'ordine. I prigionieri andavano «portali al comando di brigata e i capi cetnici legati e sotto forte scorta f... l, però agli stessi non si deve prendere a ltro che l'armamento» (J m _ I maschi dai 15 anni in su, e le donne che avevano collaborato con i cetnici dovevano essere arrestati, ma «bisogna procedere in modo urbano senza bastoni» <Jrn_ Veniva istit uita «la commissione per la requisizione degli averi dei cetnici e lo smistamento dei beni sequestrati», con la raccomandazione che «tutto il materiale venga asportato [al] più presto dalla città» 'J~4i_ Da ultimo, l'ordine conteneva le istruzioni «in caso di insuccesso», e prescriveva gli itinerari di disimpegno con i posti cli raccolta per ciascun battaglione (•25 , _ L'attacco iniziò alle ore 23 ciel 14 gennaio, cogliendo di sorpresa i cetnici. Dopo circa due ore, il comandante della 3" compagnia del I battaglione dell,1 9" brigata, segnalava: «Abbiamo occupato Gradina [sperone che strapiomba sul paese - Gradina q.616, G racac q.560 - n.d.a. ] s ul q uale ci sono 9 fortini; le due guardie sono state sorprese e per mancanza di tempo non hanno potuto opporre resistenza. Abbiamo catturato 34 fucili dei cetnici fatti prigionieri. Da parte nostra non ci sono stati né morti né feriti» 1" 11·>. Se sul costone, chiave dell a difesa. nove forti ni erano vigi lati da d ue sentinelle, gli altri ... evidentemente dormivano. I cetnici furono sopraffatti, sia perché avevano sopravvalutato le proprie forze, s ia perché si erano sentiti protetti dagli apprestamenti difensivi, sia perché non avevano preso adeguate misure di sicurezza. Ma per il XVlll Corpo d'armata la causa dell'insuccesso sembrava essere ben più grave: «il tradimento [... ] ha permesso l'occupazione paiiigiana di Gracac e l'uccisione proditoria di 37 cetnici f ra cui 5 ufficiali» tJm . Lo scacco, considerando la cinta fortificata e la l'orza presente. era preoccupante poiché quasi inesplicabile. La M.V.A.C. ciel Dinarn, pur essendo stata posta nelle migliori condizioni per dimostrare le proprie qualità senza l'appoggio del soldato italiano, aveva l'all ilo la prova, oltre tulto coinvolgendo la sicurezza della 'Sassari' rimasta con un lato pericolosamente scoperto. Il comando divisione si rese immediatamente conto della precaria situazione tattica, della nuova baldanza dei partigiani. dello sbandamento anche psicologico dei cetnici, ed il 17, reparti italiani e formazioni M.V.A. C., .attaccavano i ribelli. I partigiani, r icacciati eia Gracac-paese, si asserr.agliarono sul costone di Gradina, costituendo -
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una delle poche volte - facile obiettivo per le artiglierie. I combattimenti durarono due giorni. «I reparti M.V.A.C.- come scriverà il corpo d'armata - hanno combattuto lodevolmente » e «durante le operazioni molto si sono adoperati» <42sJ. I comunisti lasciarono sul terreno trecento morti, quaranta furono fatti prigionieri. Da parte italiana si ebbero tre caduti e ventidue feriti; la M.V.A.C. perdette trentanove uomini. II 19, il comandante di Supersloda, lasciando trasparire il proprio sollievo, comunicava al Comando Supremo che «azione normalizzazione Gracac, di cui bollettino ieri, pronto et travolgente intervento nostre truppe habet condotto at immediato ristabilimento situazionc» (mJ. Non sappiamo in base a quali elementi il corpo d 'annata abbia attribuito la perdita di Gracac ad un 'tradimento' , ma è certo che le formazioni del Dinara erano in crisi. Le cause non dovevano essere occasionali; probabilmente, andavano anche rapportate all'insistenza della propaganda inglese e comunista, non adeguatamente val utata nei loro effetti né dai comandi italiani né dal pope Dujié. Altro elemento negativo, ma imprevedibile per le conseguenze, era stato l'arrivo in zona dei tremila erzegovesi del maggiore Baéovié. Reparti bene addestrati, efficienti, e la M. V.A. C. del Dina ra ne accettò male la superiorità che gli stessi erzegovesi facevano pesare. Alla coincidenza di questi elementi va aggiunto che il 16 gennaio, giorno successivo alla caduta di Gracac, la 'Sassari' aveva ceduto il settore, e la connessa dipendenza della M. V.A.C. del Dinara, alla divisione ' Bergamo' . Il generale Ettore Giannuzzi, comandante della fanteria dell a divisione 'Zara', passava alle dipendenze della 'Bergamo' , «e oltre al compito di comandante del settore di Tenìn» ebbe I' «incarico di tenere ai suoi ordini tutti i reparti cetnici del territorio del XVI lf Corpo d'armata, sia locali che erzegovesi» (~J-OJ. Ma si trovò di fronte ad una nuova crisi delle formazion i del Dinara. I comunisti, battuti a Gracac, avevano ripiegato verso levante senza rinunciare alla loro aggressività. Secondo gl'informatori erano in attesa di rinforzi, «dopo di che sarebbero intenzionati di sl'errare un attacco in forze a Tenìn». L'attacco doveva essere «effettuato c.ontemporaneamente da varie cp. [compagnie - n.d.a.] d 'assalto, onde sopraffare i nostri capisaldi ed avere così maggiori probabilità di successo [ ...],alcuni e.annoni di medio calibro [...] sparerebbero sull'abitato di Tenìn allo scopo di generare panico tra la popolazione civile ed intralciare così la nostra opera cli difesa» (' 311 • Mentre sembrava che la minaccia si stesse profilando da nord o da ovest, il comando cetnico segnalava un concentramento di quattro brigate partigiane nella zona di Polazza (=Polaca, circa quattordici chilometri
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a sud-est di Tenìn), dove «la popolazione [...l viene obbligata lclai ri belli n.d.a.] a sgomberare i villaggi e portarsi verso Vrlika [=VerliccaJ », tanto che sembrava imminente un attacco a Tenì.n attraverso la zona cli Kosovo (sud di Tenìn) (·13:i. Il corpo d'armata, «accertati 2.000 partigiani con artiglieria a Vrlika (Spalato TA-CU)» ('Uil, per telescritto, con precedenza assoluta su tutte le precedenze, chiese ali' Aeroraggruppamento cli Mostar «domani 23 gennaio prego ricognizione et intenso bombardame nto»<,,;,. Probabi lmente la richiesta cli Spigo era dettata anche dalla preoccupazione che un improvviso aggravamento della situazione intorno a Tenìn potesse interferire su una operazione a largo raggio ordinata da Supersloda e per la quale aveva già diramato le disposizioni. Secondo le direttive cli Superslocla, gli er;,.egovesi ciel maggiore Baéovié - ma non la M.V.A.C. ed i cetnici ciel Dinara - con reparti naziona li, partendo eia Tenìn avrebbero dovuto puntare su Bosansko Grahovo (36 km a nord-est), ed in successione s u Priluka (65 km a sud-est cli Bosansko Grahovo, sulla strada per Livno ). mentre i montenegrini ciel colonnello Stan is ié, dipendenti dal VI Corpo d'annata , si sarebbero mossi da oriente, cioè da Prozor. Obiettivo comune per tutte le colonne i centri di Livno e di Duvno (Tomislavgrad) <-rn•. Quarantotto ore dopo la di ramazione degli ordini, Supersloda - a seguito d'un telegramma ciel Comando Supremo che faceva «divieto d'impiegare formazioni volontarie montenegrini nel territorio della Slovenia e della Dalmazia» <·1161 - modificava i piani. Non essendo «più preve dibi le concorso formazioni montenegrine», l'azione veniva limitata ad un «energico rastrellamento dell e zo ne di Plavno, Strmica. Bos. Grahovo, sia allo scopo cli dare respiro ai presìdi celnici di Plavno e Strmica, sia a quello di sbaragl iare al massimo possibile le formazioni ribelli» (m J. A quesla operazione. con le formazioni erzegovesi del Baéovié, avrebbero preso parte quelle de l Dinara. Ma l'improvviso manifestarsi dei partigiani nella zona cli Verlicca modificò ancora una volta i piani , ecl i I corpo <l'armata, per preven ire una minaccia da sud-est su Tenìn, e nello stesso tempo per dimostra re che i comandi italiani avevano ancora fiducia nella M.V.A.C., ordinò alla 'Bergamo· cli far partire per Verlicca due colonne, una - formazioni cie l Dinara - al comando del pope Dujié, e l'a ltra di erzegovesi con il maggiore Baéovié. Una terza colonna - solamente reparti italiani - mosse da Signo '·"·" 1 per creare una linea cl i sbarramento a s ud-est cli Ye r licca, sulla quale i cetnici avrebbero dovuto rib uttare i partigiani. L'operazione ' K '- come venne denominata - iniziò il 25 gennaio. e mentre le formazioni del Dinara non incontrarono molte resistenze. iI
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maggiore Baéovié dovette impegnare i propri uomini. I movimenti proseguirono il 26. e la giornata fu difficile, se non anche confusa per gli erzegovesi. Leggendo ne l Notiz iario della 'Bergamo' che «un' aliquota di circa 300 uomini di questa colonna che, perso il collegamento, aveva ripiegato su Tenìn, è stata rinviata nella zona d'operazione, mentre un nostro pl. m. 81 (plotone mortai da 81 - n.d.a.], che era con la colonna, lasciata Topolje (Tenìn SRDL) è rie ntrato a Tenìn» (439i, si ha la sensazione d' uno sbandamento, anche se non apertamente ammesso. Verlicca fu occupata nel corso della giornata. I ribelli ebbero centottanta morti, e trentase tte, fra i quali due commissari politici , furono passati per le armi <11•111>. Quantunque positiva (prevenendo la probabile minaccia su Tenìn), l'operazione sollevò le rimostranze delle locali auto-rità croate, che imputavano ai cetnici d'aver «commesso massacri su croati-cattolici , compresi donne e bambini ; a Vrlika avrebbero ucciso due sacrestani» (·1" 1>. Di certo nella zona era successo qualcosa di non chiaro, poiché centoventi ustascia d'una compagn ia pripremna, che si trovava a Signo, abbandonato il reparto, «arbitrariamente hanno proseguito su Vrlika - come segnalava il corpo cl' annata - per a iutare i loro famigliari, ritenuti in pericolo in seguito all'operazione cetnica ». Ma a Verlicca non avrebbero trovato né cctnici né er;,egovesi. È certo, però, che «il comandante il presidio italiano di Signo, assieme a quello croato», si portò «a Ribarié (Spalato VOCO) per fare una inchiesta e prendere i conseguenti provvedimenti» <442 i _
CRISI E RIPRE SA DELLA M.V.A.C. DEL DINARA Nello stesso giorno in cui il maggiore Baéovié cd il pope Oujié iniziavano il movimento su Verlicca. i partigia ni con perfetta sincronia, entravano a Plavno e d a Golubié. rispettivamente a sedici e ad 01.10 chilometri a nord di Tenìn ('43i_ (VEDI CARTINA N. 13 A PAG. 366). Quella minaccia che il generale Spigo aveva rite nuto di prevenire inviando i cetnici verso sudest. si materializzava eia nord. E sorse ro nuove preoccupazioni, non tanto per l'iniziativa dei ribelli quanto per il fatto che a P lavno la M.V.A.C. del posto era passata ai partigiani (·1•11>. Allrettanto compromessa la situazione a Stermizza (circa l3 km a nord di Golubié) (•M5>. Qui la M.V.A.C., colta cli sorpresa , aveva perduto cinquantatré uomini, e centocinquanta si erano uniti a i ribell i, lasciando nelle loro mani due mitragliatrici, due mortai eia 45, quattro eia 81 , e duecento fucili <4..,.·>.
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Le difese avanzate a nord cli Tenìn sembravano compromesse, e le formazioni partigiane apparivano intenzionate a far massa da sette ntrione . li generale Gia n nuzzi cercò cl i giuocarc d'anticipo predisponendo, per il 26 mattina, «un'azione combinata di un btg. fbattaglione - n.d.a. l italiano e reparti M. V. A.C. in d irezione di Golubié». Ma l'operazione come avrebbe scritto la 'Be rgamo ' - «è mancata in pieno per disorganizzazione e inefficienza» de lle form azioni della M.V.A.C.; «il btg. italiano, r imasto isolato per tutta la giornata, è stato r ichiama to verso sera a Tcnìn»(m>_Fortunatamente i ribe lli non colsero l'occasione.
La situazione non era delle più favorevo li anche se la robustezza del campo trince rato e gli apprestamenti di Tenìn davano garanzia. Dopo la manca ta difesa cli Gol ubié, le diserzioni di Plavno, ed in particolare dopo lo scacco di Ste rmizza, che aveva avuto ampie ripercussioni fra la popolaz ione sia serbo-ortodossa (Stennizza e ra la roccaforte del movimento cetnico, paese nativo e parrocchia del pope Dujié, e mblema per gli ortodossi) sia croata, veniva meno l'affidamento de lla M.V.A.C.. Se si voleva evitare che la sfiducia dilagasse, coinvolgendo il prestigio de l comando italiano, era indispe nsabile riprendere le due località. Giannuzzi raccolse Je formazioni ancora efficie nti, richiamò quelle invia re a Verlicca <•••>. e contemporaneamente ricevette in r inforzo un battaglione della ' Bergamo', con una sezione da 75/27 (""9 '. Il 28 mattina uscirono eia Tenìn un battaglione cieli"! 1° reggime nto bersaglieri con alcuni carri ' L', il 11 battaglione del 26° fanteria , fo rmazioni de lla M. V.A.C. e d erzegovesi. Golubié fu ripresa. anche se i partigiani contrastarono l'ava nzata con «piccole ma numerose resistenze», impe dendo che Stermizza fosse raggiunta ne lla g iornata ,.,,u). L'azio ne si concluse il pomeriggio successivo quando «il d istaccame nto celere form a to eia moto-mitraglieri e carri armati, giungeva in paese mitragliando le ultime retroguardie partigiane che fuggivano verso nord» <-1.,n_ Per motivi politico-psicolog ici, e per il fatto che i ribe lli ab bandonando a nche Plavno, sembravano in ripiegam e nto, la difesa cli Stermi7.7a fu a ffid ata ai cetnici. Ma, neanche ventiquattro ore dopo, i partigiani ritornavano, e laconicamente, il corpo d'armata scriveva: «malgrado l'o rdine rice vuto dal Pope Dujié, .le for ma7ioni M. V.A.C. elci Dinara, hanno abbandonato Stermica. Il pope, con pochi uomini, si è recato a difendere la posizione» 1• 52 >. Poté resistere per un paio di g iorni . Il 5 fe bbraio, due brigate partig iane provenienti da Bosansko Grnhovo entravano ancora una volta nel paese - «al loro arrivo è stata innalzata sul castello una bandiera rossa della lung hezza di 10 metri» ad evidente disdoro de i ce tnici - spingendo «pattuglie ve rso Golubié (Tenìn SN-SPDNDP) dove minacciano di ripetere l'attacco.
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come pure .su Plavno ( Id. SL-SMDR)» (4531 • n 9, reparti italiani e formazioni erzegove.si ricacciavano i partigiani e•;:;, e Stermizza ebbe alcune settimane di tregua; sarebbe stata nuovamente attaccata il 30 marzo_ La crisi della M.V.A.C. non era più il fatto episodico di qualche formazione, ma assumeva connotati d'una generalizzata gravità: se fosse venuto a mancare l'apporto d i queste formazion i i partigiani avrebbero avuto faci le acce.so ai territori del Governatorato. Per ridare fiducia ai cetnici, per ri prenderli alla mano, era necessario trovare rimedi adeguati alle cause d'un renomeno strisciante, maturato a l.trave rso due anni di lotta, cl i lutti, d i pre occupazioni per le fam iglie principale obiettivo delle ritorsioni comuniste. Problem a complesso sul quale incombeva il rapido mutare delle sorti della guerra. L'Italia, nella quale i serbo-ortodossi avevano (alto assegnamento per le loro aspirazioni di una più grande Serbia, subiva sulla fronte africana n uovi insuccessi; in Croazia. i. corpi d'armata dapprima avevano ripie gato cl a lla terza zona; ora, nella seconda, mao tenevano so lamente q ualche caposaldo; lungo il li torale stavano abbandonando altri presìdi. I cetnici, che per molti mesi si. erano sentiti padroni su quei territori, avvertivano l'iniziativa d' un avversario sempre meglio organizzato. Facile. quindi, il sorgere di dubbi e riserve, se non anche di timori , sull'utilità cl i continuare ne lla lotta, quando eia ogni lato giungevano segnali negativi. Non ultimo, il lesinare in armi e munizioni da parte dei comandi italiani mentre, programmaticamente, venivano impiegati sul terreno. Gli ambie nti serbo-ortodossi di Tenìn non esitarono ad attribuire i fatti di Stermizza a «scarso spirito di sacrificio», e propende vano a credere che i cetnici , «malgrado l'in fluenza del pope Dujié, erano intenzionati di abbandonare Ste rmica ai partigiani, non intendendo [... ] sacrificare a ncora a lungo la loro vita per una causa che non darà, a lme no per ora, alcun risultato, se non quello di far spargere ancora molto sangue serbo» (-155 )_ Dirfusa anche l'opinione che «l'idea cetnica volga al tramonto», tanto da d ubitare sull'opportuniLit cli appoggiare ancora moralmente e materia lmente i loro uomini in armi, poiché «quello che s i riteneva fosse coraggio e spiri to di sacrificio [...l è risultato essere, invece, boria e .scarso senso del dove re». Gli stessi cetnici si rendevano conto de lla crisi in c ui si dibattevano, e ne davano «la colpa ai molti e lementi indesiderati che sono riusciti ad entrare ne lle loro file ed in qualche caso sono giunti ai posti cli comando,, <•5<>1• In questa ricerca delle cause e delle responsab ilità venivano coinvolte le autorità italiane, alle quali si rimproverava una sempre più evidente mancanza di fid ucia. Rilievo non cli comodo, né accampato dai cetn ici
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per attenuare proprie colpe, quanto originato da notizie di avvenimenti altrove in gestazione. L'addebito, per di più, era sostenuto da motivazioni così aderenti alla realtà da far sorgere - oggi in noi - la domanda del modo con cui i cetnici fossero venuti a conoscenza di specifici fatti. Nel Notiziario della 'Bergamo' si legge che, «specialmente fra l'elemento V.A.C.», i ripiegamenti e gli sbandamenti erano attribuiti « alla mancanza di fiducia da parte de l comando italiano, il quale, si dice, si è lasciato influenzare dal comando truppe tedesche operanti nella Bosnia e nella Lika ('Weiss l ' - n.d.a.] ». «Si dice, infatti - proseguiva la ·Bergamo' - che il comando tedesco avrebbe comunicato al comando italiano di non riconoscere la M.VA.C., e che durante l'avanzata le truppe tedesche ucciderebbero spietatamente qualsiasi armato che non indossasse l'uniforme italiana». Da qui la convinzione che i germanici fossero decisi «di sterminare quanti più serbi è possibile» per «impedire la realizzazione cli una grande Serbia che intralcerebbe i loro piani politici» (•m. Non è da escludere che queste voci, che racchiudevano tanta parte di verità, fossero state filtrate e diffuse eia parte croata per togliere di mano agli italiani la carta cetnica. Giuoco ambiguo ma, come gli avvenimenti stavano dimostrando, non privo d 'efficacia. Se le ragioni ed i motivi più remoti potevano esser slali determinati da intese politico-militari altrove maturate, il generale Spigo, in una relazione a Supersloda sulle Formazioni milizia volontaria an.ricomunista, metteva in luce cause locali e contingenti. Cause, per la massima parte , dipendenti da altre situazioni che, investendo aspetti squisitamente politici, il generale non prendeva in considerazione forse perchè esulavano dalla sua competenza. Spigo, nella prim a parte della relazione, quasi per stabilire un termine di raffronto per la M.V.A.C. del Dinara, si soffermava s ulle 'bande' anticomuniste del Governatorato, costituite l'anno prima eia Bastianini. Il giudizio era lusinghiero. «La possibilità avuta d'inquadrare questi elementi, con unità d'indirizzo, ha portato ad una struttura armonica ccl omogenea, dall'uniforme alla costituzione organica, dall 'armamento all'aclclestramento». «Gli ottimi risultati finora ottenuti consigli ano cli continuare conformc[mente l alle direttive adottate» (45'' . Per contrapposto, nettamente diverso il giudizio sulle formazioni del pope Dujié. «I due de plorevoli episodi cli cui è sta ta protagonista la M.A.V.C. a Gracac (14-15 gennaio) e a Stcrmica (25-26 gennaio) - scriveva Spigo - presentano analogia cli caratteristiche che hanno messo in chiara evidenza le manchevolezze, la scarsa coesione e la inefficienza delle for mazioni cetniche del Dinara». Da qui una valutazione pesante: <<Il tradimento eia loro operato a Gracac e a Sterrnica hanno [sicl portato alla faci le occupazione partigiana delle due località, benché fortemente si-
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stemate a difesa». «Si sono susseguiti episodi di disobbedienza, di defezion i, cli tradimento ed anche di codardia» (-isv)_ Dopo queste premesse, la valutazione sul loro rendimento quale fo rza comba t tente non poteva non essere altrettanto negativa. «La M. Y.A .C. ciel D inara non ha consistenza, manca cli organizzazione, si presenta come una massa informe cli armati facilmente soggetti all'indisciplina, al panico, allo ·sbandamento». Sono «proclivi alla depressione morale improvvisa come all'eccesso cli manifestazioni crudeli e irresponsabi li nei momenti di s uccesso», [probabilmente i recenti fatti di Verlicca - n.d.a. ]. Ma, q uando asseriva che «la maggior parte si sono arruolati per fame, o per spirito d'avventura e nell a speranza di razzia», sembrava non ricordare che q uesti cetnici, almeno per larga parte, avevano dapprima preso le armi per sopravvivere - loro e le famiglie - alle persecuzioni degli ustascia, per poi opporsi ai comunisti. ed infine per affermare la rinascita della Grande Serbia. Nella sua req uisitoria, che tale appare la relazione, Spigo quando asseriva che elci cetnici «non si è ri usciti a farne dei battaglioni, ma solo gruppi o raggruppamenti di forza diversa», e che «in questa accozzaglia cli elementi, solo una ferrea discipli na avrebbe potuto creare una certa coesione», finiva con il coinvolgere la stessa capacità dei comandi ita liani. Sul piano militare le osservazioni erano aderenti al vero, ma queste incapacità o impossibilità, forse più che ai comandi erano imputabili alla mancanza d'una precisa linea politica del Governo italiano di froole alle persistenti rimostranze di Pavelié, lamponate di volta in volta pi ù che risolte da Ambrosia e eia Roatta. E se Superslocla ed il Comando Supremo avevano rinunciato ad inquadrare q uesta 'accozzaglia', pur mantenendola nei libri paga, vi dovevano essere ragioni e motivi sui quali Spigo non si soffermava. D'altro lato, l'anno precedente il generale Renzo Dalmazzo comandante del VI Corpo d'armata, ed i generali Furio Monticelli e Paolo Berarcli in successione comandanti della 'Sassari ' , nonostante le remore politiche, avevano ottenuto dai cetn ici rendimenti rilevanti, sino a citarli all 'ordine ciel giorno. Ma non si deve neppure dimenticare che nel 1942 l'andame nto della guerra sulle altre l'ronti rendeva più faci le aggregare cd entusiasmare. Poi, quando gli anglo-americani comi nciarono a segnare punti irreversibili a proprio vanlaggio, quando il Comando Supremo cominciò a sottrarre divisio ni e reparti a Supersloda, quando le truppe italiane abbandonarono il presidio di larga parte della Croazia, la situazione mutò. Stupisce, quindi, la considerazione di Spigo che, «nell'insieme, c'è persino eia dubitare della convenienza d i tenere in piedi una organizzazione così inconsislente, infida ed onerosa» '' 6''>, e ciò proprio ne l momento in cui i comandi si trovavano in d ifficoltà progressivamente
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crescenti per contenere i partigiani con i sempre più scarsi reparti nazionali a disposizione.
Analogamente negative le considerazioni sui capi cetnici. li pope Dujié era «incostante nei suoi atteggiamenti. ondeggiando tra atti di forza spesso intempestivi ed eccessivi, e dimostrazioni cli estrema de bolezza>>. Gli riconosceva, però, «molto ascendente politico su lle masse ed un sano intuito tattico con buone concezioni generali d'impiego dei reparti». Ma per il suo temperamento aveva perduto l'appoggio degli altri comandanti ed «il pieno controllo de lle formazioni». l capi Mane Rokvié e Branko Bogunovié, in antitesi al pope, cercavano cli crearsi un proprio seguito. Infine, Spigo rilevava che ,,gli ufficiali ex-jugos lavi cui è affidata l'organizzazione [dei cetnici - n..d.a.], tendono a loro volta a scalzare l'autorità del Pope per sostituirsi a lui nel comando effettivo delle bande, e non trascurano occasione per spingerlo ad atteggiamenti cli resistenza alle autorità italiane, al solo fine di poterlo poi disapprovare e sconfessare»i"'•'l. E in questa considerazione, secondo noi , avrebbe dovuto individuare il motivo vero di ogn i sua riserva, ricordando che quegli ufficiali cx-jugoslavi, per decenni, erano stati ed uca ti a vedere nell'[talia il principale nemico. E se, in relazione alle circostanze, avevano dapprima accettato d'inquadrare i cetnici sotto un piuttosto generico controllo italiano, ora, sentendo incrinarsi le capacità militari clelrltalia, stavano certamente pregustando la possib ilità d'una rivincita dopo la sconfitta ciel 1941.
Spigo completava ila relazione con un programma d' interventi. Sul piano strettamente militare: rafforzare l'autorità ciel pope Dujié; eliminare discordie e gelosie fra i capi; imporre l'autorità cie l comando italiano; disciplinare ufficiali e cetnici; epurare le formazioni da infi ltrazioni comuniste; impedire che vi fossero «falsi reparti dichiarati e non costituiti» t><•2>. Provvedimen to, quest'ultimo, che può stupire ma, ne lla realtà di quei momenti, il comando italiano non era in grado di conoscere gli effettivi della M.V.A.C. del Dinara. «In base alle dicbiarazioni dei capi e a lle richieste di anni», sarebbero dovuti ammontare a circa seimila uomini . Però, osservava Spigo, «la riduzione di 1.800 razioni viveri imposta per punizione alle formazioni dopo il tradimento di Gracac», non aveva determinato alcuna reazione apprezzabi le. Eppure la punizione - a lmeno sulla carta - colpiva quasi un terzo elci cetnici. «Ciò fornisce la sensazione - arguiva il generale - che le presenze segnalate da i capi siano superiori agli effettivi , almeno di tale differenza» '' 6\
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Dal complesso di questi giudizi di Spigo si rimane perplessi. Come si resta stupiti nel leggere che il generale auspicava una maggiore autorevolezza nei confronti del 'Comitato centrale della organizzazione cetnica', «primo responsabile di una montatura che si è dimostrata inconsistente come una bolla di sapone» <<16•>, quando il Comitato si trovava a Spalato, e l'autorità italiana con cui aveva preminente contatto era proprio il corpo d'armata. Poiché Spigo non era uno sprovveduto, sorge il dubbio che la relazione-requisitoria sia stata predisposta per fini che vanno oltre il valore delle parole stesse; altrimenti si dovrebbe pensare che amasse darsi la tradizionale zappa sui piedi. Invece, se si pone mente alla data della relazione - 12 febbraio - e che in quei giorni altre informative sull a situazione in Balcania affluivano sul tavolo di Mussolini (VEor CAP. PRECEDENTE) in previsione dei colloqui con Ribbentrop, non è da escludere che il Comando Supremo oppure Supersloda abbiano ' commissionato' una relazione negativa sui cetnici. Dimostrando l'inconsistenza delle loro formazioni, probabilmente volevano far apparire inutili o sproporzionati i piani di annientamento minacciati dei tedeschi. Considerando, poi, che a conclusione dei tortuosi colloqui italo-tedeschi le formazioni del Dinara e della Lika - come venne concordato - dovevano essere disarmate per ultime (e praticamente non lo furono) , probabilmente la relazione Spigo le defilò dall' immediata attenzione germanica. La supposizione d'un 'uso specifico' della relazione sembra avvalorata anche dalle antitetiche considerazioni dell'Ufficio 'I' dello stesso corpo d'armata che, in due informative, una sulla capacità operativa dei cetnici, e l'altra sull'importanza politica ciel loro movimento, affossava la prima ed apprezzava la seconda, quasi fosse possibile tenere distinti i due momenti dello stesso fenomeno. Il 4 marzo, nella Relazione periodica mensile gi udicava, con ben poche attenuanti, gli sbandamenti della M.VA.C.: «le formazioni cet:niche dinariche hanno rivelato chiaramente le gravi ormai note deficienze organizzative e combattive. Le rivalità fra i capi producono contrasti e divisioni che incidono profondamente sull'omogeneità e sulla disciplina dei reparti. Si è resa necessaria una sistematica ed energica opera di epurazione ed un più severo controllo delle loro attività per il dubbio atteggiamento politico dimostrato in alcune circostanze, e le simpatie per i comunisti dimostrate da alcuni capi e gruppi cli gregari» <46.1i. Ma, tre settimane dopo, analizzando le implicazioni politiche del movimento cetnico, il giudizio era molto diverso: «l'attività cetnica, inspirata ai motivi politici del nazionalismo serbo, ed anche jugoslavo, ha dimostrato di essere l' unica forza capace di togliere alle file comuniste molti serbo-ortodossi e nazionalisti che in un primo tempo
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avevano visto nel comunismo la possibilità di contrastare eHicacemente l'estremismo ustascia». «È tuttora opportuna l'azione di appoggiare - se pur moderatamente - il movime nto cetnico, per contare su una forza politica più che militare che attragga e riunisca tuuo l'elemento serho ad una partecipazione serrata nella lotta politica contro il comunismo» •·11"'>. Ma il comunismo imponeva la sua politica con l'azione armata dei partigiani, e solamente la capacità combatti.va dei cetnici ne avrebbe potuto contrastare il s uccesso.
Dujié, di fronte alle circostanze che inducevano i comandi italiani ad assumere orientamenti non grad iti ai cetnici , fece sentire il peso ciel proprio prestigio. Convocò circa settecento gregari «per informarli della nuova situazione che s·i creerà in seguito all'abbando no da parte delle truppe italiane dei pres'ìdi di Gracac e di Zermanja», e d isse loro chiaramente che, in ogni caso, era necessario «mantenere nella Lika reparti mobili, capaci di rapidi spostamenti», e soprattutto «cambiare decisame nte mentalità delle [recte: da] truppe territoriali, rovina delle forma zioni M.VA.C.». Insistette «sulla leale collaborazione con le truppe italiane dalle quali hanno sempre e continueranno ad avere, se si dimostreranno degni, appoggio materiale e morale». per concludere «inneggiando a Re Pietro ed all'Esercito italiano» ' 16n.
Il pope si era soprattutto rivolto ai cetnici della Lika perché nel momento in cui la M.V.A.C. sembrava riacquistare capacità operativa, era sorto un nuovo motivo cli preoccupazione . Il V Corpo d' armata, dando a ttuazione alla disposizioni relative a l rischieramento secondo la linea '15 gen naio', stava sgomberando la Lika ma senza prendere alcun provvedimento a salvaguardia dei serbo-ortodossi - in gran parte famil iari dei cetnici - che, rimanendo su l posto, diventavano facile obiettivo per i r ibelli. Dal ca nto suo la ' Bergamo' segnalava che, s in dalle prime voc i dell 'abbandono cli q uelle zone, <<gran parte di quella popolazione», teme ndo di restare esposta alle ritorsioni «si è trasferita per via ordinaria [cioè a piedi - n.d.a.] nelle zone adiacenti a Krupa, Ervenik. Obrovazzo, Mokropolje e Padjene» '0681 • Spostamenti che per le a utorità italiane comportavano non solamente problemi di vettovagliame nto, cli sicurezza, di profilassi sanitar ia , ma anche cli coordinamento e <l' intese con i capi, ed «il pope Dujié - riferiva la ·zara' - accompagnato dai cap. llié e .Jovié ed alcuni cetnici cli scorta. di ritorno da un giro di ispezione al battaglione cetnico del Velebit nella zona di Zegar-Muskovci-G olubié e Krupa, la sera del 9 corr. [marzo - n.d.a. l è giunto a Zara per conferire con il ge ne rale comandante la divisione » w,~>_
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Di questo problema delle famiglie dei cetnici, tutt'altro che seconda.rio, se ne rese interprete il console Vittorio Castellani , ed il 28 mao.o. dall'osser vatori o del suo ufficio di collegamento con Supersloda, inviò per telespresso un rapporto al ministero degli affari esteri. Partendo dalla constatazione che «il nuovo schieramento sulla linea cosiddetta '15 gennaio' impone lo sgombero di territori sui quali vennero reclutate ed operano al nostro fianco formazioni M .V.A .C.», faceva notare che «la notizia dell'arretramento de ll a nostra linea di occupazione e la voce dif· fusas i ovunq ue che Supersloda avesse deciso di procedere al grad uale disanno delle formazioni cetniche, ha generato in alcune di tali formazioni il convincimento che noi intendessimo abbandonarle alla mercé dei partigiani» <•70J. Ed in effetti Supersloda, forse non rendendosi pienamente conto che i nuovi motivi di preoccupazione della M .V.A.C. erano determinati dalla sorte dei familiari, aveva dato istruzioni ai comandi di orientarsi nel senso che, «a seconda de i casi, o fosse predi.sposto anche il ripiegamento della form azioni M .V.A.C. unitamente alle nostre truppe (qualora detto ripiegamento fosse possibile e bene accetto) opp ure si studiassero le modalità per prendere le necessarie cautele Lper procedere] al clisanno de lle fo r mazioni stesse» <.mi, ma senza alcun cenno alle famiglie. «Tali istruzioni r... J - precisava il console - riguardano soprattutto le formazioni locali M.V.A.C. della Lika, Zermagna e Dinara» 1• 72 i . Intanto il XVIII Corpo d'armata avvertiva che le notizie dello sgombero della Lika aveva no «messo in orgasmo tanto i croati che gli ortodossi di Tenìn, per timore che i partigian i si avvantaggino della nuova situazione che viene a crearsi nella zona ciel Dinara. 1 prim i temono che alla città, tagliata fuori dalle comunicazioni ferrovia rie con la Croazia centrale, non arrivino più i rifornimenti da Zagabria, ed i secondi prevedono che con l'occupazione del massiccio del Velebit i partigiani si spingeranno ai confini de l territorio annesso per col!egarsi coi loro favoreggiatori delle isole» <m1• Non è, quindi, eia escludere che la rinnovata aggressività dei partigiani nella seconda metà di marzo sia stata motivata anche da queste difficoltà della M.V.A.C., ma le formazion i del Dinara, sia pure con alterne vicende, riuscirono a prevalere. Il 12 marzo, i partigiani tentarono un attacco al paese di Zermagna, e la M . V.A.e. inflisse loro quarantotto morti<47•1>. Nei giorni successivi, i ribelli aumentarono la pressione lungo l'alta valle del fiume omonimo, e battuti i cetnici, occuparono Plavno e Bender. Ventiquattro ore dopo la M.V.A.C. contrattaccava e ristabiliva la situazione 1" 5>. Frattanto, a ltre forze comuniste, prove nienti dall a zona cli Verlicca, attaccavano Biskuplja, circa quattro chilometri a sud-sud-est di Tenìn. <4"'>. Più preoccupante la minaccia da nord-est con l'entrata dei par-
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tigiani a Bosansko Grahovo, dopo che i tedeschi (seconda fase della 'Weiss') avevano abbandonata la località <>i7J, e dal complesso dei movi menti sembrava che l'obiettivo fosse la piazza di Tenìn lVEDI CARTINA N.
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1:'AG.
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Il 21 marzo, il generale G iannuzzi avvertiva che, «dopo il ritiro de lle nostre truppe da G racac, i partigiani» avevano «iniziato movimenti con l'intenzione di prendere possesso della zona evacuata», e che «i reparti della lvI.V.A.C. rimasti sul posto hanno dovuto sostenere numerosi scontri» <•18>. I ribelli erano riusciti ad occupare Krupa (<1 7•n: avevano distrutto le stazioni ferroviarie di Plavno e cli Zermagna-Otrié: minato e Callo saltare un' arcata del viadolto d i Plavno; ostruita una galleria. La M.V.A .C., a l comando del pope Dujié e di Duro Marié, in un primo momento era riuscita ad arginare la pressione. Ma - proseguiva il generale - «i partigiani approfittando dell'oscurità, con fuoco intenso di mortai da 81 e mitragliatrici» assaltarono, a caro prezzo. «le posizioni tenute dai cetnici». La M. V.A.C. si era opposta con tenacia. «In seguito i partigiani riceve ttero rinforzi in uomini ed armi e passarono all'attacco facendo largo uso di mortai da 8l. I cetnici a corto di munizioni (certe formazioni erano rimaste quasi prive) dovettero ripiegare su posizioni più adatte». non tanto per la pressione d'una massa di «circa 3.000 uomini be ne armati, con armi automatiche e mortai pesanti», quanto perchè «privi d i armi di accompagnamento», e quindi «non sono nel la possibili tà di ributtare i partigiani» (-,~u)_ «A meno che - scriveva il generale G iannuzzi. forse sperando che qualcuno lo ascoltasse - non vengano adeguatamente a iutati con munizioni e con mezzi di Cuoco» (·" 11 • Nei combattimenti «i cetnici hanno avuto 25 morti, 35 feriti e 4 dispersi: i partigiani 160 morti accertati; un numero di feriti non accertato e 3 prigionieri» <4s2>. Mentre l'atte nzione del comando italiano di Tenìn e ra prevalentemente rivolta verso la parte nord-occidentale del settore. il 30 marzo, o ttocento partigiani attaccavano da oriente ed a ncora una volta e ntravano a Stermizza l 433J_ La reazione della M.V.A.C. fu positiva. Il paese venne ripreso, e furono liberati settanta cetnici che resistevano asserragliali ne lla stazione 14"'1• Sospinte dal successo, le formazioni de l Dinara proseguirono nell'azione riprendendo Plavno, ed allentarono la minaccia su Tenìn. Il pope Dujié, con i reparti mobili cli Pacljene e con la formazion e di Marko Cuéus. si trasferì a Zermagna Vrelo in appoggio ai cetnici delle A lpi Bebie (= Velebit), e sostenuto da un plotone mitraglieri e da uno mortai della 'Zara' rioccupò alcune posizioni ,..,,s). Però i ribelli, nella alternanza della scelta degli obiettivi, durante la notte fra 1'1 l ecl il 12 aprile s i avvici narono a Tenìn, ed aprirono un fuoco di mortai sulle difese este rne. «l'im-
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Dalmazia • Una cronaca per la sloria
mediata reazione dei nostri reparti cd intervento artiglierie facevano desistere i partigiani» <.is6> che, cambiando nuovamente il settore d'attacco, entrarono in territorio italiano. Circa cinque chilometri ad ovest di Ervenico, in localit~1 Vujanié, la 'Zara' aveva dislocato un plotone della sa banda anticomunista ( un ufficiale ed un sottufficiale italiani, con trentasei volontari). «I partigiani, dopo aver circondato l'accantonamento, accompagnati dal fuoco cli tre armi automatiche - di cui una pesante - attaccavano con lancio di bombe a mano il fabbricato adibito ad alloggio del distaccamento. I volontari prontamente reagivano, fino all'esaurimento delle bombe a mano in loro dotazione, ma investiti violentemente dal numero preponderante dei partigiani - i quali di sorpresa avevano eliminate quattro delle cinque sentinelle di servizio - e non avendo la possibilità di uscire dall'accantonamento, l'atto segno di intenso fuoco nemico, venivano completamente sopraffatti e disarmati» r.i;;,J. Caddero l'ufficiale, sottotenente Aldo Farina , e due militi; quattro furono i feriti , e ventinove fra dispersi o prigionieri. La sorpresa aveva avuto successo. Da informatori s i venne a conoscenza che i prigionieri erano stati portati nel monastero di Krupa. Nella notte sul 16, un robusto reparto di formazione ciel 291 ° fanteria, appoggiato dalle artiglierie dei presìdi di Ervenico e diZegar, attaccava il monastero. I partigiani lasciarono sul terreno trentun morti fra i quali una donna, e cinque furono fatt i prigionieri; perdettero cinque mitragliatori e ventisei fucili. Anche se la sorpresa era riuscita, i prigionieri non furono liberati; poco prima dell'attacco, erano stati trasferiti in un'altra zona <•&<>. Tre giorni dopo vi fu un'incursione a ridosso dei confini del Governatorato, nella zona di Stara Strafa (7 km ad ovest di Tenìn). I soldati respinsero i ribelli, ma dovettero lamentare due morti ed un ferito '"89l . Dopo questo scontro, almeno momentaneamente, la pressione lungo i confini della Dalmazia perdette d'intensità. La stanchezza veniva avvertita anche dalle formazioni partigiane. <<Nella zona di Polaca (Tenìn TI-TL- DLDH) (sud-est cli Tenìn) ritornano giornalmente alle proprie case numerosi partigiani, specialmente di quelli arruolati per forza. Si dice che attualmente i partigiani ciel Dinara attraversino un periodo di disgregamento per il fatto che molti di essi, stanchi dell a vita trascorsa in montagna, desiderano tornare alle proprie case» <"''0J. Il genera le Spigo, nella Relazione che riepilogava gli avvenime nti di aprile, modificava in larga parte il proprio giudizio sui cetnici del Dinara. «In quest' ultimo mese si sono dimostrati in discre ta ripresa e capaci cli contrastare l'azione partigiana. In generale le formazioni si mantengono abbastanza disciplinate ai nostri ordini nonostante che l'insufficiente ar-
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mamento, la situazione di molte famiglie serbo-ortodosse esposte alla rappresaglia partigiana nelle zone da noi evacuate, e le preoccupazioni per il nostro appoggio al movimento ustascia, influiscano sul morale degli organizzati» c•91l. Il lavoro svolto dal generale Giannuzzi era stato efficace: aveva ridato capacità operativa alla M.Y.A.C., anche se vi era un «vivo malcontento [... ] nella popolazione ortodossa ciel Dinara per il fatto che si crede da noi abbandonala e tradita per il ritiro dei nostri presìdi di Plavno, Stermica, Padjene e Stara Strafa», e fra i «volontari cetnici, gran parte dei quali hanno i loro congiunti in quelle zone» <•92>.
LO SCHIERAMENTO SECONDO LA LINEA '15 GENNA IO ' Il progetto dello schierame nto ciel V e del XVIII corpo d'armata secondo la linea convenzi,onalmente chiamata del '15 gennaio', può essere ricondotto alle direttive impartite ancora il 28 dicembre 1941 da Mussolini al generale Vittorio Ambrosio in quel periodo comandante della 21' Armata (poi Supersloda): «Bisognerà iniziare gli studi pe r la sistemazione militare del nuovo confine nelle Dinariche (eia farsi a fe bbraio)» !49». Il piano, nelle sue linee generali, cominciò a delinearsi , limitatame nte per il XVIIl Corpo d 'armata, verso fine maggio del 1942, con uno stud io del generale Quirino Armellini allora suo comandante. Riservandosi d' indicare «i tempi e gradi e ntro i quali la riduzione lc!ello schieramento n.d.a. ] può avvenire » i49•>, prevedeva di mantenere il solo presidio delle zone comprese e ntro una linea che risale ndo dall a foce della Zerrnagna ( est-nord-est cli Zara), raggiungeva Tenìn , proseguiva su Signo, e eia qui scendeva al mare subito ad est di Spalalo, conservando tuttavia verso sud-est i presìdi isolati di Duare (=Zadvarje) e di Baska Voda. fl 31 luglio, a Gorizia, durante il rapporto ai comandanli delle unità dislocate in Slovenia, M.ussolini tornò sulla necessità di ridimensionare il presidio italiano in Croazia <'1')5) . Il 22 novembre 1942 Roatta, a séguito del lo sbarco anglo-americano in Marocco ed in Algeria, prevedendo cli dover cedere qualche divisione per la difesa della Penisola, aveva dato disposizioni ai propri comandi per un più ristretto schieramento dell'Annata 1"%>. Sette giorni dopo il generale Spigo diramava gli ordini alle dipendenti divisioni limitando il presidio del corpo d' armata alle province di Zara e cli Spalato, conservando verso l'interno i caposaldi di Tenìn, D ernis, le pendici nord ciel monte Capraio ( =Kosjak, sopra Spalato), CI issa, nonché lungo la costa a sud di Spalato le località di Almissa e di Duare; il resto ciel territorio sarebbe stato abbandonato ('"1i . Prevedeva di sgomberare il presidio cli Bo-
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sansko Grahovo il l O dicembre; il 4 quello cli Verlicca; il IOdi Gracac e di Zermagna (.iosJ affidandoli alla M.V.A.C., ed in tempi successivi Signo l499l, lmoschi e Macarsca, che sarebbero stati trasferiti alle truppe croate. Il 18 dicembre, Roatta , di fronte agl'insuccessi dell'Asse in Africa settentrionale, considerando probabile un peggioramento generale fece pervenire - per orientamento - ai comandanti dei corpi d'armata, dell'artiglieria, del genio, dell'aviazione, e dell'intendenza cli Supersloda, nonché all'ammiraglio Antonio Bobbiese, comandan te cli Maridalmazia, il Promemoria n.24400, 'riservato alla persona' (, uo)_ Di fronte ad una quasi sicura cessione di ulteriori forze che, dopo l'ordine cli rimpalrio della 'Sassari , lo ~wrebbero costretto ad abbandonare altre zone oltre a quelle già previste, prospettava una più ampia contrazione dello schieramento dell'Armata. A nord, l'Xl ed il V Corpo d'armata, dalo il preminente interesse di assicurare protezione alla cosiddella ' ferrovia del petrolio' (Zagabria-Karlovac-Ogulin-Sussa), avrebbero eseguilo movimenti piuttosto limitati. li XV11I Corpo, invece, avrebbe ripiegato sulla costa, e «le città di Zara, Sebenico e Spalato dovrebbero essere difese su posizioni tali da permettere il libero e sicuro accesso ai porti, e (.. .] eia coprire altresì - per Zara - il campo di aviazione di Zemonico» (,o,i. A sud, il VI Corpo d'armata avrebbe sgomberato l'E rzegovina, mantenendo la «occupazione della fascia costiera fra Ploce-Metkovié (comprese) ed il Montenegro-Cattarino (quest' ultimo compreso)» <;02> ma non escludendo che potesse ridursi alla sola protezione della costa da Ragusa ai confini del Montenegro, salvo [orse una testa di ponte a Ploce. Roatta sollecitava i singoli comandanti «di voler considerare e studiare [... J quale sarebbe secondo loro [la] sistemazione di larga massima da assumere ed i 'fronti' da costituire» (5ù.l>. Tultavia quando Roatta diramava queste istruzioni (dicembre 1942) non poteva prevedere l'incidenza di alcuni avvenimenti che avrebbero ancor più complicato la situazione delle fo rze ilaliane, e l'assunzione deJ nuovo schieramento subì più di un rinvio. A fine dicembre per i combattimenti di Ricice e di Lovinac; a gennaio 1943 per le difficoltà insorte con i cetnici ed i partigiani a G racac; quindi a febbraio per l'operazione 'Weiss'.
In ta l modo, quando a melà marzo la 'linea 15 gennaio' tornò d'attualità, lo schieramento era ancora parziale ed in qualche zona indefinito. A nord, l'Xl Corpo d'annata aveva compiuto spostamenti limitati. li V Corpo, invece, stava sgomberando la Lika centrale, e rompeva il contatto con il XVIII. A sud. il VI era impegnato nei combattimenti con i partigian i nell 'arco della Narenta e nell'Erzegovina, e non era il caso di pensare all a nuova linea. Al centro, il XVI II Corpo d'annata conservava
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al di là dei confini della Dalmazia annessa i presìdi di Tenìn, di Signo, di Zadvarje ( =Duare), e quelli debolissimi sulle isole. Aveva nuovamente costituito, rilevandoli al1e truppe croate, i presìdi di Dernis e Macarsca. Verso l'interno, i cetnici e le formazioni della M.V.A. C. , in un altalenante fluttuazione sotto la s.pinta partigiana, costituivano un antemurale che andava dalla Zermagna a Krupa, dall' altopiano di Plavno a Stermizza, mentre il presidio di Jmoschi, ceduto ai domobranci, dopo non molto era stato sopraffatto dai partigiani. Nonostante questa gestione ld risparmio dei reparti, il generale Carlo Geloso, comandante di Supergrecia, in un colloquio con Ambrosio esprimeva il parere che vi fosse ancora un «disperdimento di forze eccessivo in Balcania» <5c•n, ed il capo di Stato Maggiore Generale, condividendone il giudizio, gli faceva presente d 'aver «sempre pensato a ripiegare sulle Dinariche fin dal 1941», e ne attribuiva la mancata esecuzione dei movimenti a «interferenze politiche» (505 l A suo parere si sarebbe potuto, anche ora, «abbandonare la zona di Mostar, di interesse esclusivamente tedesco e tenerci il litorale», oltre che «ridurre ancora lo schieramento ·15 gennaio' [.. .], occupando pochi punti sulla costa [...], [e] ricuperando altre 4 divisioni» <5(x•1• In ogni modo si trattava di una situazione pregiudicata da tempo poiché - a suo parere - sarebbe stato «meglio se fin dall' inizio si fossero fatte soltant.o nelle varie regioni Armate di occupazione e niente altro» <5011• Cioè, l'annessione dell a Dalmazia e della Slovenia, con la loro integrazione nei confini del Regno, avevano costituito e costituivano militarmente un limite alla libertà operativa di Supersloda. Però, quattro giorni dopo questo colloquio, il generale Robotti, faceva pervenire al Comando Supremo una relazione fortemente pessimistica. Lo <<schieramento '15 gennaio' [...] non può essere assunto colle forze disponibili, [e] colla fondata presunzione cli poter dare ad esso l'adeguata e valutata consistenza» 1506>. Le unità ed i reparti a clispos.izione erano diminuiti. Oltre alla ' Sassari' ed ai quattro battaglioni squadristi richiamati in Italia, sembrava prossimo il rimpatrio della P divisione Celere; la 'Murge' nei combattimenti in Val Narenta aveva perduto circa duemila uomini non ancora ripianati; alle unità cli Supersloda mancavano complessivamente quattordicimilaseicento complementi (5"/i . Per di più, dopo la lettera ciel 16 febbraio cli Hitler a Mussolini e le conversazioni a Roma con Ribbentrop, «nessun assegnamento» poteva «esser fatto - in eventualità di crisi - sulle formazioni cetniche, e sulle quali Io schieramento '15 gennaio' si basava per controllare buona parte del territorio ([monti] Kapela; antemurale dalmata; blocco centrale dell'Erzegovina)» (5"'l. Nella Lika centrale - proseguiva Robotti - conclusa la ' Weiss' , e sin dal ripiegamento dei primi presìdi, erano riapparsi in forze i ribe lli solle-
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vando preoccupazioni fra i cetnici per i pericoli in cui venivano a trovarsi le loro famiglie, esposte alla vendetta dei partigiani. Più a sud, con «l'aggravarsi della situazione ai margini de lla Dalmazia annessa, a causa dell'abbandono di Gracac», i partigiani, avevano occupato i passi delle Bebie (=Velebit), Mali Halan e Popova Kapa, e controllavano il solco della Zermagna. Per di più, dopo lo sgombero dei presìdi del retroterra, si era accentuata l'attività dei ribelli a ridosso ciel litorale «da Spalato a Ploce, nonché l'afflusso dei partigiani verificatosi nella zona del Biokovo sotto la spinta dell'operazione ·Weiss'» (511>. A ciò si aggiungeva il problema dell'elettrodotto Zadvarje-AlmissaSpalato che, oltre all'aspetto militare aveva - come si è visto - rilevanza politica ed economica per il «ri nnovarsi delle richieste e delle pressioni [delle autorità civili - n.d.a.] peraltro giustificate, specie dalla necessità di alimentare le industrie navali e cementizie spalatine [.. .], oltre alla necessità di mantenere intatta la centrale di produzione-» i 512>. E su tutto, Robot.ti denunciava «il persistere, per non dire aggravarsi, della tendenza tedesca dì spingersi ali' Adriatico», sottolineando che «le mire tedesche esigono particolare attenzione» (.m J specialmente quelle sul porto di Ploce<5 '"). Nella sua esposizione, il comandante di Supersloda indicava anche i provvedimenti che si sarebbero dovuti prendere, ma per la loro realizzazione erano necessarie disponibilità di uomini, cli armi e di mezzi. Robotti stesso dovette sentire la velleitarietà delle richieste, tanto da concludere che, «se tali mezzi non possono esser assegnati, non dovendo e non potendo essere deboli dappertutt<?», era «preferibrle restringere ancora la nostra occupazione, dopo aver definito bene quali siano le zone che si vogliono tenere» <515>. «Il tutto - aggiungeva - evidentemente va inserito nelle previsioni che si fanno e nelle intenzioni che si hanno circa la difesa della penisola Balcanica ed eventualmente delle nostre frontiere orientali contro un attacco in forze della penisola stessa» <516>. Frase, quest'ultima, aperta a più d'una interpretazione: attacco di quale 'penisola stessa'? Balcanica o italiana? Ed nel secondo caso, da parte di chi? Partigiani o tedeschi? Con la fine di marzo, la questione dello schieramento coinvolse croati e tedeschi. TI 26, Robotti avvertiva il Comando Supremo che il comandante del reparto croato ad Otocac (a metà strada fra Segna e Plitvice giurisdizione del V Corpo d'armata), constatando l'ammassarsi in zona di notevoli forze partigiane, pronte ad attaccare non appena i reparti italiani avessero completato lo sgombero del presidio, aveva chiesto a Zagabria d'inviare urgentemente truppe croate e di far sospendere la par-
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tenza di quelle italiane l 511). II comandante di Supersloda. facendo pervenire questa comunicazione al Comando Supremo, aggiungeva che gli sarebbe stato «impossibile aderire at proposte del genere et che ritengo noJ1 poter dilazionare ancora assunzione noto nuovo schieramento» l5i • ). La questione aveva la sua rilevanza, ed il generale Ambrosia gli rispose immediatamente, chiedendogli - stranamente - di «fornire notizie circa accordi conclusi con Stato Maggiore croato circa sgombero in corso regione Lika et valutazione circa situazione in cui verranno a trovarsi forze croate nella regione» 1w'1• Secondo Roma, sembrava, quasi, che RobottL agisse con una propria autonomia e che dei s uoi passi o intese il Comando Supremo non ne sapesse molto.
In quegli stessi giorni il colonnello Prospero Ricci, capo del nucleo di collegamento con il comando tedesco del Sud-Est a Salonicco, avvertiva Supersloda ed il Comando Supremo che «at 0.B. Suedost est giunta notizia [eia Zagabria ? - rr..d.a.j che est stato improvvisamente iniziato da parte nostra sgombero seconda zona [... ]. Poiché codesto comando [Supersloda - n.d.a.] non ha inviato alcuna commissione [recte: comunicazione] al riguardo ad 0.B. Suedost [, ] questi pregherebbe fargli conoscere: primo, se notizia risponde a verità; - secondo, modalità attuazione; - terzo, chi si assumerebbe responsabilità ordine zona sgomberata» ,szoi. Questo telespresso, più che le richieste del comandante croato di Otocac o gli eventuali passi di Zagabria, impegnò l'attenzione del Comando Supremo anche perché, ventiquattro ore dopo, a Palazzo Vidoni perveniva il 'desiderio' dell'Alto Comando della Wehrmacht che «Eccellenza Robotti si incontrasse al più presto con generale Lohr, scopo chiarire questioni connesse at attuazione schieramento '15 gennaio '» c521l . RobottL preso in mezzo fra italiani, croati e tedeschi, forse più sorpreso che irritato dalla richiesta cli dover chiarire la questione degli accordi con lo Stato Maggiore croato e del nuovo schieramento, quasi fosse una sua personale iniziativa, il 3 aprile rispondeva al Comando Supremo puntualizzando che «nuovo schieramento dcli ' Armata (approvato dal Duce e eia cotesto Comando) est [,J come noto [,l dettato da inderogabili necessità concentrare et riordinare nostre forze in vista probabile situazione et compiti futuri: et ciò a prescindere dalla capacità aut meno da parte croata di mantenere occupazione territori abbandonati da nostre truppe»< 52~l . E si richiamava ad un suo pro-memoria e ad un telescritto, rispettivamente del 12 novembre e del 6 dicembre, «oltre che at punto terzo foglio 23100 anch'esso trasmesso in allegato at foglio 23811 del 7 dicembre s.a.» (m>, quasi per dimostrare che lo sgombero della Lika non era una improvvisazione del momento. Precisava, inoltre, che «situazione anzidetti territori est stata però concordata, anche in dettaglio, con Stato
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Maggiore croato», «mantenuto sempre al corrente intendimenti questo comando tramite Italmissione et Cogemicro [Commissariato generale militare croato - n.d.a.] »;che la «questione infine est stata trattata anche at Belgrado durante miei colloqui con generale Lohr» (524>_ Metteva in evidenza che gli ordini per la Lika, impartiti proprio dal Comando Supremo, risalivano al 22 dicembre scorso - quasi a far capire che erano stati impartiti prima della sua assunzione al comando di Supersloda - come da foglio «che at parte trasmetto at cotesto Comando Supremo per notizia»t,2-'J. Quindi considerava che «futura sistemazione forze croate della Lika sarà prevedibilmente analoga at quella ri manenti territori presidiati da sole truppe croate: cioè precaria et fluida at seconda oscillazioni efficienza et atteggiamento dei reparti croati et formazioni cetnichc» <51<>1• Pertanto, sino al momento in cui non fosse stata «consolidata nuova sistemazione dell'Annata», croati e cetnici si sarebbero raccolti cd appoggiati ai reparti italiani ,m>. E - quasi a tagliar corto - concludeva: «quanto sopra est perfettamente noto at autorità croate, et risponde at ovvia necessità che reparti croati ai nostri ordini si adeguino at nostre possibilità et esigenze, et non viceversa, onde evitare che si soprassieda ulteriormente al raggiungimento di una sistemazione che si impone con carattere d' urgenza et assoluta preminenza» <52l<>_ Nel dipanarsi di questa vicenda, non è da escludere che le richieste croate siano state suggerite dagli stessi tedeschi per aver modo d 'intervenire in zone ancora di esclusiva competenza di Supersloda, poiché, nello spazio di pochi giorni, interlocutori dei comandi italiani sarebbero rimasti l'O.K.W. e l'O.B.S.O .. li problema della Lika - che pure esisteva - passò in secondo piano, mentre si sviluppava il tentativo germanico di porre le forze italiane in Balcania se non sotto il proprio comando, almeno sotto controllo. Sempre il 3 aprile Robotti , per telespresso, aveva fatto rispondere al colonnello Ricci che, effettivamente, erano in corso i movimenti per l'assunzionè del nuovo schieramento; che i movimenti «secondo cui alcuni terri tori 2" zona verranno sgomberati da truppe italiane et resteranno presidiati da truppe croate et formazioni M.Y.A.C.» '529>, erano stati «concordati con autorità politiche et militari croate» ma ritardati «causa nostra partecipazione at operazione 'Weiss'» (s.,oJ_ Perciò, concludeva: «non si ritiene possibile, l... ] che 0 .B.S.0. non sia at conoscenza nostro nuovo schieramento, tanto più che nei colloqui di Belgrado dell'S fe bbraio scorso, generale Robotti disse esplicitamente al generale Lohr che, appena ultimato ciclo Weiss, truppe Carm [Corpo d'armata] sa et 18" avrebbero
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assunto schieramento predetto, già approvato da supreme autorità italiane. Generale Llihr prese atto. Pertanto quanto sopra non poteva essere ignorato da O .B.S .O ., nemmeno in linea ufficia le» <<31 l . Da ultimo, una frecciata al colonnello Ricci: «linee essenziali schieramento suddetto [...] sono state illustrate al capitano O' Alì cli cotesto nucleo, durante sua ulti ma permanenza in questa sede» (5321. li co lonnell o Ricci, il 7, rispose che i I capo ufficio operazioni clell' O .B.S.0., e lo stesso generale Lohr, gli avevano assicurato di non esser stati mai informati di accordi con le autorità poli tiche e militari croate approvati dal Comando Supremo, e « pregherebbe comunicarglieli» t5 >-\ Il generale Lohr - faceva presente Ricci - ricordava che, a Roma, ancora il 3 gennaio, il maresciallo Cavallero gli aveva accennalo al rimpatrio dalla Croazia d ' una divisione e che, 1'8 febbra io a Belgrado. Robotti gli aveva parlato d'una utilizzazione delle formazioni cetniche in sostituzione di reparti italiani per la protezione d'un tratto di rerrovia, ma «non ricorda che si sia parlato dello sgombero ne l suo complesso» 153' 1• E d il colonnello metteva in evidenza che «O.B . Sud-Est est rim asto molto sorpreso provvedimento di cui effettivamente sembra non esser stato a conoscenza» "'5' poiché una decisione de l genere favoriva la ripresa dell'attività partigiana. In ogni modo «O.B . Sud Est domanda se non sarebbe possibile ritardare sgombro at colloquio [Robotti-U:ihr - n.d.a.] avvenuto» 15' 6>.
Dal canto suo Robotti, lo stesso 7 aprile, avveniva il Comando Supremo e lo Stato Maggiore dell 'Esercito che l'O .B.S.O. - questa volta attraverso il nucleo di collegamento tedesco presso Supersloda - lo aveva pregato «di non effettuare ulteriori movimen ti per raggiungere noto schieramento '15 gennaio' fi no conclusione previsti colloyui con Generale Lohr» (5.nJ _ In ogni modo, a questa richiesta aveva risposto in senso negativo, «trattandosi cli movimenti approvati da Comando Supremo per la cui sospensione possono esser date disposizioni soltanto da eletto Comando Supremo a Supersloda» '538l . E così Robotti, diplomaticamente, passava la palla al Comando Supremo, e l'ulteriore mano cli questa partita sarebbe stata giocata ai massimi livelli. Dal 7 al 10 aprile 1943, nel castello di Klessheim vicino a Salisburgo. s'incontrarono Mussolini ed Hitler <5J9>. Il Duce era accompagnato da Bastianin i, sottosegretario per gli affari esteri, da Ambrosio, e da Dino Alfieri ambasciatore d' Italia a Berlino. Da parte germanica Hitler, il ministro per gli affari esteri von Ribbentrop. il capo delJ'O.K.W. maresciallo Keitel, e l'ambasciatore tedesco a Roma. Hans Georg van Macke nsen. La conferenza avveniva in un momento sul q uale gravava l'andamento negativo delle operazioni italo-tedesche in Tunisia. Gli argomenli affron-
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tati furono numerosi e complessi: dalJa condotta generale della guerra alla richiesta italiana di anni, velivoli , materiali; dalle unità italiane in Russia alla guerra chimica; dai problemi della marina alla carenza di nafta e di carburanti, alle deficienze dell'aeronautica. Si parlò ai1che della Croazia e della linea '15 gennaio'. Nel Promemoria sui colloqui Klessheim c,:.oJ, si legge che «la parte germanica ha chiesto che i vari presìdi vengano sgomberati solo man mano che le truppe italiane potranno essere sostituite da trupp<e tedesche o croate. Ciò per evitare il pericolo che le zone da noi [italianij sgomberate cadano in mano dei partigiani» <5• 1l . La motivazione, che non faceva cenno ad eventuali passi del Governo di Zagabria, aveva la sua logica, ma anche l'insidia di subordinare la libertà di movimento dei reparti e l'autonomia decisionale dei comandi italiani alle disponibilità dei tedeschi e dei croati. Tuttavia, subito dopo si legge, e forse non poteva essere diverso, ma sorprende: «la parte italiana ha aderito» (5n) _ In linea con questa decisione, lo stesso 9 aprile, direttamente da Klessheim, Ambrosio ordinava allo Stato Maggiore dell'esercito (dall'l O aprile Supersloda era stato sciolto, e la 2" Armata era passata dalle dipendenze del Comando Supremo a quelle dello Stato Maggiore) che «in attesa ulteriori disposizioni [... ] ripiegamento truppe XVIII e VI Corpo armata secondo previsto piano '15 gennaio' sia senz'altro sospeso, restando truppe su posizioni raggiunte salvo eventuali rettifiche di dettaglio imposte da esigenze particolari aut sicurezza» (>'l1i . Frattanto era continuato lo scambio di telespressi tra il colonnello Ricci e Supersloda, ed il 10 aprile Robotti ribadiva al colonnello d'aver esplicitamente confermato all'O.B .S.O. la necessità dello sgombero dei presìdi della seconda zona. Pertanto «non poteva prevedere sorpresa per parte Comando germanico all' atto esecuzione provvedimenti dì stretta competenza italiana et dei quali, fra l'altro, non aveva mai fatto mistero» <5""l . Tuttavia, non escludeva che «durante conferenza Belgrado et at causa difficoltà linguaggio [! ! - n.d.a. ], sia sfuggita segnalazione relativa at nostra determinazione assumere lo schieramento ' 15 gennaio' una volta ultimate le operazioni ' Weiss I' (blocco forze nord) et 'Weiss Il' (blocco di forze centrali)» c5• 5l _ Ma dalla Memoria sui colloqui svoltisi a Belgrado (8 febbraio 1943), estesa dallo stesso generale Robotti, non appare che l'argomento sia stato trattato. Vi si trova solamente un accenno indiretto là dove il comandante cli Supersloda assicura Lohr che «un'altra operazione generale, per la ripulitura della zona cli retrovia Zagabria-Karlovac è in istudio, e sarà possibilmente messa in esecuzione, quando, passando le truppe dallo schieramento attuale a quello già '15 gennaio ', autorizzato dal Duce, si potrà pensare ai problemi principali interessanti altre zone, cioè la Lika e le isole» (5·16l .
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Ambrosio, tornato da Klessheim, convocava a Palano Yidoni il generale Robotti ed il Capo di Stato Maggiore dell 'esercito generale Ezio Rosi , per ragguagliarli sull 'esito dei colloqui. Innanzi tutto - riporta l'appunto della riunione - dette loro «lettura del verbale relativo agli accordi presi con il maresciallo Keitel in data 8 aprile e delle direttive che, in relazione a tali accordi, il Comando Supremo impartiva a Superesercito»<5<17> e, prosegue l'appunto, Ambrosio «a chiarimento aggiunge». Ma i 'chiarimenti' di Ambrosia alterano, se non addirittura sovvertono, i termini contenuti nel Promemoria, poiché, dopo aver detto ai due generali che «in una prima versione del testo degli accordi, 0.K.W. aveva tenuto ad affermare che il ritiro dei presìcli eia parte dei C.A. VI e XVIII fosse subordinato alla possibilità di sostituzione dei presìdi stessi con truppe tedesche», sorprendentemente aggiunse che «tale concetto non è stato compreso nel testo definitivo in seguito ad opposizione ciel Capo di S.M. Generale» 1s.i8l, quasi vi fossero state altre o successive intese con Keitel , ma che non risultano nel Promemoria. Un'omissione del genere, e su un punto fondamentale , sembra impossibile anche perchè il Promemoria venne esteso, come risulta dalla data, il 12 aprile cioè nello stesso giorno in cui Ambrosio ragguagliava i generali Robotti e Rosi. Questa contestualità dovrebbe escludere che, dopo le assicurazioni date a Keitel, la parte italiana abbia fatto altre o diverse dichiarazioni, oltretutto accolte dai tedeschi, altrimenti sarebbero state registrate. Nel contras to fra i due documenti viene meno ogni certezza sulla reale posizione assunta da Ambrosio. Se - come sembra probabile - aderì alle richieste tedesche, si può dire che da quel momento, cd ufficialmente, in Croazia, abbia avuto inizio la subordinazione italiana alle ragioni tedesche. Se invece vi si oppose, quella dovrebbe esser stata l'ultima affermazione dell'autonomia dei comandi italiani, anche perché i successivi 'chiarimenti' forniti dal Capo di Stato Maggiore Generale presupponevano una libertà decisionale di Supersloda. Infatti, Ambrosio 'chiarì' a Robotti ed a Rosi che «qualora pervenga da parte tedesca richiesta del genere [sostituzione dei reparti italiani con quelli germanici - n.d.a. l, resta all'Ecc. Robotti la facoltà di stabilire se ritirare o meno i nostri presìdi, indipendentemente dalla sostituzione con le truppe tedesche» cs.wi. Cioè, gli confermava la sua autonomia. Dall'appunto del colloquio - se le parole hanno un loro valore - appare anche un'altra discrepanza, dì non secondaria importanza, con il Promemoria. A Klessheim era sLato concordato «di istituire nei centri costieri presìdi italiani [,] e nei centri interni presìdi italiani oppure croati o tedeschi da porsi sotto il nostro controllo». Ambrosia, invece, riferì che
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i presìdi interni ( croati o tedeschi) passavano «ai nostri ordini» e che, in tal modo, «si è voluto affermare il principio che la 2" zona dipende da noi ma, per risparmiare le nostre truppe che sono stanche, si deve ten· dere a non inviarvi nostre forze , pur essendo la zona agli ordini dell'Ecc. Robotti» <550>. Chiarimento estremamente tortuoso nella motivazione, e 'passare sotto controllo' invece che ' agli ordini' non era certamente la stessa cosa. Da ultimo, il capo di Stato Maggiore Generale fece presente la necessità che il tanto discusso schieramento, di cui aveva sospeso i movimenti, fosse nuovamente rivisto, e elette disposizioni a Robotti di «stabi· lire una linea ben solida; la costa deve essere tenuta con presìdi che non devono assolutamente essere sommersi». Inoltre aggiungeva quella disposizione che avrebbe stimolato l'ironia del Governatore Giunta: «se non è possibile impedire che i croati si affaccino alla costa [cioè nei loro territori, al di fuori della Dalmazia annessa - n.d.a.], ciò deve essere assolutamente vietato per i tedeschi». Per di più la zona di Mostar doveva essere rioccupata dalle truppe italiane non appena possibile, in quanto «la presenza dei tedeschi deve considerarsi provvisoria» c~51 >. A fine colloquio, Ambrosio precisò i termini entro i quali Robotti si sarebbe dovuto contenere durante il prossimo incontro con il generale Lohr: «I movimenti in corso potranno essere ripresi previa autorizzazione di Superesercito; - il Gen. Lohr non ha facoltà d'imporci di non ritirare i presìdi che riteniamo opportuno ritirare; - affiorando la questione del disarmo del cetnici, dire che il problema è in corso; - qualora si parli del Mihajlovié, dire che la questione riguarda il Gen. Pirzio Biroli; - presentandosi l'occasione, ricordare ai tedeschi che la loro presenza a Mostar è provvisoria; - tenere ben presente che i tedeschi non devono affacciarsi alla costa» cmJ. Ambrosio, quello stesso giorno, con una nota - Schieramento '15 gennaio' - riepilogava per lo Stato Maggiore dell'esercito i precedenti e le ragioni del più limitato presidio delle zone croate, ma esprimendosi in modo meno evidente sull'autonomia dei comandi itahani . Ricordava che a Klessheim la parte germanica, nel timore che i partigiani potessero far massa nei territori sgomberati, aveva «offerto a ta 1 fine di occupare con truppe tedesche o croate le zone sgomberate», ed a-yeva ch iesto che «0 .B.S.O .. e Superslocla prendano precisi accordi a riguardo» <553>. Quindi , senza far cenno alla sua accettazione, scriveva: «questo Comando Supremo concorda con la necessità di garantire almeno la sicurezza della 'seconda zona'», (ed affidiamo al lettore l' interpretazione di questa frase) . In ogni modo non potendo più contare sui cetnici per «gl'impegni succes-
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sivamente presi con la parte germanica», lo schieramento '15 gennaio' andava rivisto '55'l . Ma Ambrosio, scrivendo che la «revisione deve esser falla lendcnclo ad ottenere: presìdi costieri della seconda zona con truppe ilaliane; prcsì cli intern i della seconda zona con truppe italiane, croate o tedesche, ai nostri ordini» <555>, clava a vedere, nella migliore delle ipotesi, che a Klessheim non vi erano stati accordi defin itivi, e c he si poteva o si doveva tratlare, oppure - cd è l' ipotesi meno favorevole - che RobottL incontrandosi con Lohr, dovesse cercare cli risalire la china d' una situazione altrimenti già compromessa.
-:· ·:. ·:· ·:· * * ·:· Mentre negli Alti comandi si dibatteva - o si aggrovigliava - la question e dello sch ieramento '15 gennaio ', i partigian i aumen ta vano la pressione nella zona centrale della Lika con una rinnovata insistenza s ui territori ciel V Corpo d'.armata. I l 31 marzo, presso Sella Klanac, i reparti italiani subivano undici morti e diciotto feriti, ed i parLigiani trenta morti C-'-'6l [CARTINA N . 14 - P1\G. 394]. Sul Diario srorico del Comando Supremo veniva annotato:: «Notevole attività dei partigiani conlro i presìcli croati nell e zone recentemente evacuate dalle nostre truppe» cm> nella Lika settentrionale. Due stazioni ferroviarie (Sinac e Ramljani sulla linea Gospié-Vrhovine) , «cedute alba ieri eia nostri reparti Vrhovine a guarnigione croata, risultano incendiate dai partigiani>> c; ;s>. Il 3 ve niva attaccato da consistenti l'orze il presidio cli Brlog (fra Otocac e Brinje) <559 •, tenuto da una compagnia cli alpini , artiglieria e M. V.A.C.. In soccorso, venivano inviate da Brinjc (sulla strada Segna-Karlovac) due compagnie c he, per le resistenze incontrate, dovettero ripiegare con due morti e cinque feriti tx•111 ; anche allri reparli nazionali e M. V.A.C., partiti eia Otocac, furono costretti a ripiegare sull e bas i cli partenza con un morto ed undici feri ti !5•1). Nel pomeriggio del 4, gli alpini tentarono una sortita: ruppero l'accerchiamento sessantaquattro uomini cli truppa cli cui quattordici feriti, due artiglieri, venticinque cetnici e tre ufficiali , due dei quali feriti. Erano caduti ventisei alpini, cinquanta i dispersi 1562>. Perduta Brlog, il presidio di Vrhovine venne sgomberato su Otocac, nonostanlc una vivace reazione dei ribelli, che impiegarono a nche alcuni carri arm ati ;; .,J i. Il comando italiano stimava le forze parligiane in zona fra gli olio cd i diecimila armati e, considerando immine nte una loro gravitazione verso Karlovac, cercò di prevenirli con un robusto rastrellamento durato più giorni che costò la perdita di cinque ufficiali, cinquantun soldati, e sessantanove feriti più quarantanove dispersi; i ribelli e bbe-
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Rapporto: 1 cm. = Km. 6,00
PresĂŹdi della Lika sgomberati dai reparti italiani (marzo-aprile 1943) a seguito del rischieramento del V Corpo d'armata secondo la 'Linea 15 gennaio', ed immediatamente occupati dai partigiani.
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ro circa duecento morti m,-1>. Tuttavia, in zona Sinac, i ribelli catturavano l'intero III battaglione croato posto a protezione alla ferrovia (565>, ed i presidi di Donji Sinac, e di Lesée (sulla strada Otocac-Gospié) erano sopraffatti. Il 12 veniva evacuata Brinje, ed i partigiani interruppero le comunicazioni fra Otocac e Segna ( al mare) (566i. Aggravandosi la situazione, lo Stato Maggiore croato, tramite la Missione militare italiana a Zagabria, rinnovava alla 2" Armata la richiesta cli «soprassedere ritiro presidio italiano Otocac» almeno «fino quando verrà risolto con Comando tedesco questione rinforzo truppe croate Lika», perché «sgombero Otocac porterebbe sicuramente partigiani at mare» W•1>. Domandava «urgente esame possibilità rinforzare con armi automatiche et pesanti et artiglieria, aut reparti italiani corrispondenti , truppe croate attualmente esistenti in Lika che non (dicesi non) sono assolutamente in condizioni opporre da sole efficace cli fesa» <5M>. Nonostante la pressante richiesta, il presidio cli Otocac venne ritirato, ed il Notiziario giornaliero della 2" Armata avrebbe riportato che i partigiani non a ppena entrati procedettero alla: «fucilazione in Otocac di 14 persone fra cui un soldato italiano» <5691• li 17 apri le, le truppe croate, dislocate a Lovinac (circa 20 km cli rotabile a nord-ovest di Gracac) venivano ritirate su Gospié t57iJ), Il giorno successivo i partigiani travolgevano il presidio croato cli Siroka Kula (11 km circa cli rotabile a nord-e stdi Gospié), infliggendo ai domobranci venti morti e settanta feriti 1511 >.
* * ** *** Lo schieramento' 15 gennaio' , ovviamente, comportava problemi cli carattere politico, ed il generale Ambrosio informava succintamente Palazzo Chigi che, mentre in un primo progetto la contrazione dello schieramento de lla 2" Armata presupponeva il controllo del le zone sgomberate con truppe croate e M.V.A.C., «per im pegni successivame nte presi con la parte germanica nei confronti dei cetnici». il concorso della M.V.A.C. e ra divenuto molto più limita to, e quell o delle truppe croate «non è risultato corrispondente al previsto» t572>. Necessariamente il progetto era stato «riveduto ed armonizzato alla nuova situazione», nel senso che i reparti italiani si sarebbero limitati a presidiare i centri del litorale, oltre a Dernis e Mostar, non appena normalizzata la situazione in E rzegovina. Inoltre Ambrosio, comunicando che il «concorso truppe tedesche e croate al presidio della 2" zona verrà trattato nel particolare in un prossimo incontro fra i comandanti di Supersloda [recte: 2" Armata] e di O.B. Sud-Est» 57 t ,> lasciava intendere, con quel 'in particolare ' , che vi fosse già stata una intesa dì massima. La questione era di estrema importanza, ed alcuni giorni dopo Bastìanini , accompagnato dal ministro Luca Pietromarchi e
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dal console generale Vittorio Castellani, capo delJ ' UHicio di collegamenLo con la 2" Armata, si incontrava con Ambrosio 1·m,_
In previsione del colloquio , il console Castellani aveva predisposto per Bastianini due 'appunti ' sulle condizioni clelJ'Armata, ponendo in evidenza che, a metà mese, da parte del Comando Supremo erano state impartite disposizioni al generale Robotti «di mantenere ad ogni costo le attual i posizioni» e, «in relazione a tale compito, (... J aveva assicurato [...J che avrebbe conservato tutte le forze attualmente alle s ue dipendenze»157»_ Ma - faceva notare il console - Supersloda frattanto era passato dalle dipendenze del Comando Supremo agli ordini dello Stato Maggiore dell 'esercilo. E, piuttosto preoccupato, osservava: «Quest' ultimo ha, come compilo precipuo, la difesa dei territori metropolitani ed è perciò portato ad ignorare, o per lo meno a sottovalutare, i compiti della 2" Armata nel settore balcanico; di conseguenza ed in contrasto con le assicurazioni date dal Comando Supremo, lo Stato Maggiore continua a sottrarre forze a Supersloda» (.m ,) _ Per di più, Robotti, con le forze a disposizione, non riteneva di poter contrastare un deciso attacco dei partigiani nella Lika o in Dalmazia, oppure nell 'Erzegovina. Per far fronte ad un probabile e possibile aggravamento della situazione, considerava due soluzioni: o lo sgombero cieli' Erzegovina e di parte della Dalmazia, oppure riportare le divisioni ad un grado di efficenza accettabile, poiché «le perdite, i congedi, i trasferimenti , ecc.» avevano «ridotto gli e ffettivi (...) di quasi il 50% ». Non aveva «praticamente riserve eia impiegarsi secondo i bisogni». Il soldato era chiuso nei presìdi, assorbito dai servizi, utilizzato nei comandi. A ciò si aggiungeva il morale della truppa che, «dopo due anni di snervante guerriglia è stanca, un po' demoralizzata» e, più grave ancora, osservava il console, «non ha sempre piena fid ucia dei comandi» <m >_ Castellani completava il quadro con alcune notazioni sulle f'orrnazioni cetniche che, «dopo d'aver reso ottimamente nel passato, oggi - essendo diffusa la convinzione che noi intendiamo scioglierle e disarmarle sono disorganizzate, sbandate e con scarso spirito aggressivo». «In Erzegovina sono ridotti a 2-3 mila uomini» (.; ;s) mentre, in contrasto con l'ormai consolidato orientamento del Comando Supremo sulla necessità di disarmarle , «recentissime istruzion i dello Stato Maggiore invi tano Supcrs loda a cambiare nuovamente politica nei riguardi dei cetnici, cercando di riorga nizzarli , di armarli, e cli impiegarli in tutti i modi possibili» csni_ Da ulti mo, scriveva il console, «minore affidamento ancora s i può fare
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sui reparti croati, che in genere sono stati trascurati da noi e che si battono di mala voglia al nostro fianco» <5"< >. 1
Sulla base di questi dati Bastianini dovette prospellare ad Ambrosio i pericoli, anche politici, insiti nel nuovo schieramento dell'Armata. Ma il colloquio, a quanto sembra, ebbe solamente un carattere interlocutorio. se non anche defatigat:orio. poiché Ambrosio propose di «riesaminare [... ] la questione della dislocazione delle forze della 2" Armata non appena fosse in possesso di tutti i dati necessari» 1581>. Dal canto s uo Bastianini, in previsione d'una ripresa del colloquio. dovete chiedere maggiori ragguagli all'Ufficio di collegamento con la 2" Armata. ed il 4 maggio gli pervenne un circostanziato telespresso, a firma del conso le Pieranton i. Nella Lika, la 2a Armata subiva la «continua pressione dei partigiani i quali tendono evidentemente ad impadronirsi di tutta la regione e, attraverso i Velebiti, affacciarsi sul Canale della Morlacca» <5szJ. Unico presidio croato che resisteva ancora, era quello di Gospié anche se circondato da circa seimila partigiani (sarebbe stato sbloccato fra il 29 ed il 30 maggio dalle truppe italiane). Dal canto loro i comandi italiani stavano «pre ndendo delle contromisure nella zona di Carlopago [sul Canale della Morlacca - n.d.a.l, seriamente minacciata dai ribelli, e dalla quale solamente sarebbe possibile portare un qualche aiuto alle forze che continuano ad opporsi nella Lika ai seguaci di Tito» c,s.ii, dove «nuclei di cetnici, datisi alla macchia, conducono tuttora[...] un 'efficace guerriglia contro i partigiani» 1.;s4>. Le formazioni ortodosse, riferiva l'Ufficio, «dopo lo sgombero dei nostri presìdi hanno attraversato un periodo di crisi», ma «sembra vadano lentamente riprendendosi». Più a sud, intorno a Tenìn e nella zona del Dinara, la situazione era stata «notevolmente alleggerita grazie all'efficace azione delle formazioni celniche del pope f)ujié il quale, con circa 2.000 cetnici , partendo da Knin ha raggiunto Bos.Grahovo e prosegue verso est» (;,;si. Più a sud ancora, nella zona di Macarsca, s i rinnovavano le incursioni dei partigiani . Nell'Erzegovina, assieme ai cetnici, vi e rano in azione dodici battaglioni italiani, e «le formazioni della M. V.A.C. vanno così ri prendendo in quella zona quel predominio che vi avevano gi~1 tenuto prima delle recenti, note vicende» 1587>. L'Ufficio dava anche il quadro complessivo della loro consistenza: in Slovenia vi erano circa cinquemila celnici; nella L ika millecinquecento; nel Dina ra cinquemila; nella Dalmazia annessa mille; dodicimila nell'Erzegovina . Un totale di ventitré/ventiquattromila uomini. Non di meno. proseguiva il telescritto, «i partigiani continuano la loro attività sempre più preoccupante», ed «i cetnici continuano a fronteggiarli come possono» c,x~i_ In alt.re parole, agli inizi di maggio, i cetnici, nonostante la contraddittoria linea di condotta
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dei comandi italiani (riduzione di munizionamenti, sospensione del ripianamento delle perdite, ma nello stesso tempo necessità del loro apporto), si battevano ancora contro lo stesso avversario del soldato italiano. Il 6 maggio, il console Castell ani, rientrato a Sussa, con un altro telespresso modificava o correggeva alcuni dati comunicati dall 'Ufficio a Bastianini, e completava quelli da lui stesso forniti con gl i 'appunti'. In particolare faceva presente che lo Stato Maggiore aveva richiamato «l'attenzione di Supersloda sul probabile prossimo sbandamento delle formazioni cetniche anticomuniste» (5 ~9 >_ Cioè un qualcosa di notevolmente diverso dalla precedente comunicazione, dove aveva scritto che «per evitare lo sbandamento e per meglio controllarne l'attività, essi [i cetnici - n.d.a.] vengono ora impiegati in più stretta collaborazione con le nostre truppe», e che «mostrano indubbiamente di corrispondere ancora una volta alle nostre aspettative» (59"l . Per di più, e come corollario, Castellani riferiva che lo Stato Maggiore ora riteneva probabile «il foro passaggio ai partigiani», anche perché al Comando Supremo appariva «ormai necessario accelerare la applicazione delle note direttive per il disarmo e la graduale riduzione delle formazioni stesse» 159' 1• Poi, quasi in contrasto con questi orientamenti dei comandi militari , il console faceva sapere che in Erzegovina circa diecimila cetnici (così modificando i due/tremila da lui stesso segnalati nel precedente ' appunto') combattevano a fianco dei reparti italiani, e che nel settore del VI Corpo d'armata, «superata la crisi dei rovesci recentemente subiti» sarebbero stati «in netta ripresa, in via di riorganizzazione e, in questo momento, concorrono efficacemente a liberare dai partigiani i distretti di Nevesinje, di Ulog e Gacko» <5~2>. Da ultimo, riferiva che la 2a Armata aveva rassicurato lo Stalo Maggiore sull a capaciU1 operativa di queste formaz ioni, anche se erano stati sospesi gli arruolamenti e le forniture d'armi, pur ritene ndo che «ormai, non si possa più fare alcun scrio affidamento sull 'orientamento politico dei cetnici». Tuttavia - proseguiva Castellani - «per varie ragioni (utilità ciel loro impiego nel portare a termine le attuali operazioni di rastrellamento nell' Erzegovina orientale; eventualità di un nostro sgombero di questa regione ecl opportunità che in questo caso a tale disarmo provvedano i tedeschi anzi che noi; stretta dipendenza tra i cet.nici erzegovesi e quelli montenegrini, il concorso dei quali è ora molto necessario ai nostri comandi in Montenegro) », a Robotti «non sembra ancora opportuno (... ) procedere al loro effettivo disarmo» c;o•i. Non si sa se Bastian in i sia stato in grado cli farsi una idea sufficientemente chiara s ulla base di questo susseguirsi cli notizie che riflettevano le incertezze dei vertici militari, e trarre argomenti obiettivi per altri colloqui con il generale Ambrosia. Ma sulla sostituzione de i presìdi
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ital iani con reparti tedeschi, sull'impiego dei cetnici in relazione allo schieramento '15 gennaio' sarebbero prevalse le decisioni dei comandi germanici.
Robotti e Lohr s'incontrarono a Zagabria il 5 maggio. Non avendo trovato alcun verbale o appunto dei colloqui, non è possibile precisare l'esatta portata degli accordi presi. Ma coordinando alcune fonti di diversa provenienza si può ricostruire un quadro sufficientemente indicativo. Qualcosa si apprende dal Punto stimato del 31 maggio nel diario di Aimone cli Savoia-Aosta, dove manifesta la «impressione che i risultati [.. .] siano piuttosto mediocri». Però, scrivendo, subito dopo, «sembra che i tedeschi vogliano lasciare acuire la crisi in cui si trova il nostro Supersloda per deficienza cli l'orze» e che, «nella necessità da parte nostra di concentrare la vigilanza sulle coste, essi possono raggiungere, a suo tempo, lo scopo di insediarsi sulle sponde dell'Adriatico sotto la parvenza cl'aiutarci»<5941, si dovrebbe arguire che, per i tedeschi, i risultati dei colloqui siano stati tutt'altro che ' mediocri'. Il ripiegamento dei presìdi italiani , la loro sostituzione con truppe germaniche, che in tal modo si sarebbero avvicinate al mare, sanzionavano la fine della preminenza italiana su quasi tutta la seconda zona.
E questa realtà appare anche da una comunicazione dell'8 maggio, dopo i colloqui cli Zagabria, con cui Robotti informava i comandanti dei suoi corpi d'armata che in Erzegovina, la 373" divisione sostituiva la ' Prinz Eugen' (dal 16 marzo si trovava nella zona delle miniere di Mostar) e che avrebbe provveduto alla sicurezza delle comunicazioni per Livno, Bosansko Grahovo e Dervar. assumendosi la «piena responsabili tà del mantenjmento d ella tranquillità e dell'ordine» <595> in que lle zone. In altre parole, sgombero e sostituzione. Sul non meno importante problema dei cetnici. le parole di Robotti, invece, avevano il carattere della genericità, limitandosi a ricordare «l'intendimento dei comandi tedeschi di considerare come nemiche le formazioni cetniche». Unico elemento concreto, la disposizione per il XVIII Corpo d'armata che «dovrà provvedere al ritiro delle for mazioni [...] ancora dislocate ne lle vicinanze della linea cli comunicazione Bos. Grahovo-Dervar» <5% 1, e che i presìdi italiani quanto quelli tedeschi potevano agire «per diretti contatti e d ' iniziativa nel territorio [fra loro] interposto» <W7>, senza attendere le autorizzazioni dai rispettivi comandi. Inoltre, data la pressione dei partigiani nella Lika, il generale Lo hr si era dichiarato «favorevo le ad un 'azione in forze, per ristabilire la situazione» (5%>, ma in epoca e con forze da stabil ire. In altre parole, la 2a Armata se voleva, doveva provvedervi da sola. sen1.,1
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alcun concorso, neppure di qualche reparto croato da trasferirsi dalla zona tedesca a quella italiana. Robotti doveva aver affrontato con Lohr anche la questione d'una più equ ilibrata ridistribuzione delle truppe croate nelle zone di rispettiva giurisdizione, poiché non meno dell'80 per cento si trovava alle dipendenze dei comandi tedeschi. Era un problema che aveva assunto un sempre maggior peso sin dai primi rientri in Penisola delle unità di Supersloda e, ad aprile, era stato affrontato dal ministro Casertano, assieme al capo dell a Missione militare italiana generale Gian Carlo Re, in un colloquio con il generale Siegfried Kasche. «È stato rilevato [,] prendendo visione cli una carta militare con la dislocazione delle forze sul territorio croato, - riferiva a Roma Casertano - che la distribuzione delle truppe croate eHicienti per addestramento e per armamento è decisamente preponderante nelle zone di occupazione germanica, mentre solamente 1/5 di dette truppe, prive di artiglieria e in stato di effici enza molto precaria, si trova sotto il controllo del comando italiano» esoni_ Per raggiungere un minimo di equilibrio, il generale Re aveva proposto di «trasferire [.. .] venti battaglioni croati che attualmente si trovano sotto comando tedesco» (c,(loi, e Kasche lo aveva assicurato che la richiesta sarebbe stata da lui appoggiata. Ma Lohr, a Zagabria, dovette essere di d iverso avviso se Robotti nella comunicazione ai corpi d 'armata faceva presente che, anche per due soli battaglioni eia lui chiesti a rinforzo dei presìdi di Signo e di 'fenìn, il generale tedesco si era riservato di «riesaminare la possibilità di aderire» e, nel caso, appena in agosto ((,n ) _ Inoltre, Lohr dovette ottenere specifici impegni sulla sostituzione del soldato italiano con reparti tedeschi in quasi tutta l'Erzegovina poiché, il 26 maggio, a Mostar sarebbero stati firmati gli accordi per la cessione di quel presidio <"02 i. E due giorni dopo, nel Diario storico del Comando Supremo veniva annotato che «gli accordi del 5 maggio Robotti-Lohr prevedono l'uso promiscuo dell'aeroporto di Mostar da parte cli aerei italiani e tedeschi, confermando il divieto di stabilire insediamenti cli reparti croati su detto aeroporto, pur ammettendo l'uso temporaneo durante le operazioni in corso» (N 13 ) _ Può stupire che in queste fonti manchi qualsiasi accenno al disarmo clei cetnici . Ma il ' vuoto' fo rse deriva dal fatto che A mbrosio aveva affidato la specifica trattazione ciel problema al genera le Pirzio Biroli, Governatore ciel Montenegro, e che questi doveva esaminarlo con Lohr in un convegno già l'issato per il 18 maggio e rinviato al 3 giugno. Anche un altro argomento, fondamenta le per i comandi italiani, cioè lo schieramento ' 15 gen naio', non sembra - in assenza di riferimenti - esser stato
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oggetto di particolare esame. Tuttavia il silenzio sui poteri discrezionali della 2 11 A rmata nel decidere lo sgombero o meno dei presìdi nella Lika e nella zona del Dinara, probabilme nte non interessava più i tedeschi una volta risolta la questione dell'Erzegovina. Con i primi di giugno la 2" Armata completava Io schieramento lungo la linea '15 gennaio' [CARTIN A N.
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CARESTIA E FAME NEI TERRITORI DELLA CROAZIA Tutti i primi cinque mesi ciel 1943, anche se singolarmente considerati, avevano comportato nei territori de ll a Croazia specifici problemi militari e politici cli estrema delicatezza. Ma su tutti e localmente gravava una carestia sempre più diffusa, con ulteriori preoccupazioni per i comandi italiani cli fronte alla imprevedibilità delle reazioni di gente affamata. Non e ra certo prevedibile che nelle isole della Brazza e di Lésina come segnalava il generale Spigo - si stesse «notevolmente sviluppando il senso di dipendenza dal le nostre a utorità militari», perché erano «le sole considerate in grado di ovviare alla spaventosa miseria». e che «la pove ra gente, pre muta dalla Ca rne, si orienta politicame nte verso i poteri che danno maggior garanzia di darle da mangiare» (('" l. Le cons iderazioni del comandante ciel XVIII Corpo d'armata sulla 'povera gente' premuta dalla 'farne' , e sulla 'spaventosa miseria', rispecchiavano il dissesto in cui si dibatteva la Croazia. «Dopo due anni di dura esperienza», aveva riferito ai primi di gennaio da Zagabria il generale elci carabinie ri Giuseppe Pièche, «appare sempre più chiaro, anche dal punto di vista economico, che la costituzione dello Stato indipendente croato rappresenta in realtà un lusso costosissimo e inadeguato alle risorse del paese f... ]. Nel bilancio dello Stato croato il disavanzo è enorme f...1, il Tesoro deve ricorrere a sempre nuove e missioni di carta moneta precipitando la kuna verso l'inflazione» c,,o;J_ Dal canto suo, l'operaio reclamava un «salario sulla base del prezzo che egli paga per acquistare il pane e non sulla base che il Governo fissa» <wr,>. L'industr ia, già in difficoltà per mancanza di materie prime e di mano d'opera, e ra ulteriorme nte condizionata dalle attività dei partigiani; il comme rcio estero languiva in ragione diretta al fiorire del contrabbando, e nei rapporti internazionali, per mancanza di beni da esportare a bilancio delle importazioni , il Gove rno ricorreva alla compe nsazione. Sulla paralisi che inaridiva le attività produttive, gravava la disorganizzazione dei trasporti che «si svolgono secondo il beneplacito dei partigiani , ossia in regime di completa insicurezza». E Pièche quasi assolveva il Governo, facendo rilevare cbe «questo
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CARTINA N.
XVIII e .a.
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clamoroso insuccesso non può attribuirsi all'inettitudine degli organi governativi, ma all'impossibilità in cu i essi si trovano di lottare contro la realtà» <"07 >. Vladimir Kosak, ministro per le finanze, presentando il bilancio per il 1943, aveva dichiarato al Sabor (Parlamento) che « premesse indispensabili per la normalizzazione della vita economica nazionale» (•(~ J erano il ripristino della sicurezza e ciel.l'ordine interno. Ma non poteva far altro che 'assicurare' l'i nteressamento del Governo per risolvere i problemi «dell'alimentazione e dei prezzi per i quali s'impongono misure che ne assicurino la stabilità e frenino le tendenze inflazionistiche in atto» (<,09>, Lo stato di previsione della spesa esponeva uscite per 16.375 milioni di kune, con un aumento del 50 per cento rispetto all'anno precedente, e le entrate venivano pareggiate con drastici aumenti dell'imposizione fiscale anche sulle cose più comuni come il sale fino che passava da 16 a 24 kune il chilogrammo, o quello comune eia IO a 25 kune, oppure la tassa sugli accendisigari da 100 a 200 kune (Mo,. Venivano anche introdotte «due nuove imposte: sui profitti di guerra e sulle esenzioni militari» (<•11>. Fuori bilancio figuravano 4.700 milioni cli kune, di cui tremila per spese militari ed il resto, quasi integralmente, per lavori pubblici. Importo contabilmente pareggiato con il ricorso ad un prestito nazionale ed alla vendita di beni demaniali 16121 • Situazione deficitaria, già riconosciuta da Pavelié nel discorso pronunciato a chiusura della sessione del Sahor, e nel quale aveva ammesso «le gravi difficoltà della presente stagione invernale» ma, Crase d 'obbligo per tutti i capi dì Governo, di nutrire «fiducia in un deciso miglioramento per il prossimo avvenire» t" 11>. Tuttavia la evidenza della realtà non consentiva illusioni. I negozi «poverissimi di generi, rimangono aperti solo poche ore al giorno» (1>1•i . Le aziende forestali , come le miniere, erano per gran pa1·t.e nelle mani cl e i ribelli o danneggiate. «Da ciò una fortissima deficienza di combustibi le che in un paese di clima rigido come questo scriveva Pièche - risulta cli eccezionale gravità». «A Zagabria, la popolazione soffre veramente, perché spesso mancano o non vengono distribuite le modeste razioni previste dei diversi generi indispensabili alla vita. I prezzi salgono vertiginosamente [... ] dimostrando l'assoluta impotenza del Governo a frenare l' ascesa» (<>1», con la conseguenza d'un incontrollabile 'mercato nero'. Salari insufficienti. in particolare per il ceto impiegatizio, che per compensare il divario fra stipendio e costo della vita era indotto ad una «corruzione che dilaga in proporzioni mai viste». Sempre maggiore la sfiducia nella moneta, «e tutti cercano affannosamente d'investire i propri risparmi senza badare al prezzo o al!' utilità dell' acquisto, pur cli disfarsi dal le kune». Ovvio quindi , segnalava Pièche, che «il movi-
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mento partigiano profitta di questo marasma economico per far proseliti. diffondersi e consolidarsi» i<""J. Le constatazioni del generale integravano le segnalazioni dei comandi italiani che, a contatto dell e popolazioni in zone tormentate da lla guerriglia, dai rastrellamenti, dalle operazioni militari, dovevano quoti dianamente riscontrare la progressione ciel degrado. l i VI Corpo d'armata , nella Situazione a fine dicembre 1942, al quadro tracciato da Pièche vi aveva aggiunto «l'atteggiamento apatico» del Governo croato, e denunciala una «li nea di condotta essenzialmente settaria», al punto che «in alcune zone non ha mai inviato un chilogrammo di grano dalla sua costituzione ad oggi» t<·11). E citava, come «caso tipico», «quello dell'ospedale civile di Gacko, che non riceve alcun aiuto dal Governo croato essendone il direttore ortodosso» <01s1• Nei territori di giurisdizione del Corpo d'armata dilagava la carestia, ed a «causa della progressiva distruzione del già fiorente patrimonio zootecnico, in alcune zone, esaurita anche quest'ultima risorsa» 1619 \ la popolazione era allo stremo. Se il capitano distrettuale di Nevesinje, un croato, imputava la rarefazione del bestiame «ai serbi che, nonostante i suoi avvertiment i continuavano a portare la carne su altri mercati dove il prezzo di vendita era superiore» ((•wi, il comandante del presidio, capitano Giuseppe Remus, metteva in evidenza che il patrimonio 700tecnico veniva depauperato perché «il Governo croato ha bensì promesso cli venire incontro alle impellenti necessità alimentari della popolazione inviando quei generi cli cui maggiormente si sente la mancanza, ma finora ben poco è stato fatto» cr,m.
A metà febbraio , da Mostar, la 'Murge' segnalava che «l'agricoltura langue e, tenuto conto che molte famiglie hanno abbandonato la campagna e si sono rifugiate altrove per timore dei miliziani o degli ortodossi [... ], le previsioni s ul raccolto de lla prossima stagione» erano preoccupanti. «La situazione alimentare diviene sempre più grave ed il mercato nero eleva ogni giorno i prezzi» (m i . Lo stesso comando della 'Murge' aveva più volte esortato le autorità di Mostar, a far presente a Z agabria le condizioni della popolazione, ma si era scontrato con una diffusa indifl'erenza o apatia. Aveva «offerto anche di assumersi l'onere del trasporlo dei viveri dal luogo di raccolla alle località di smistamento, ma i risultati constatava il comando - sono stati scarsi» '"2';. Non doveva quindi sorprendere se di fronte all'assenteismo degli organi responsabili si stesse diffondendo fra i croati, «l'aspirazione all a ricostituzione della ex-Jugoslavia,
r...]
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sia pure sotto l'influenza italiana , quale unica soluzione per il ritorno alla tranquillità ed al benessere» <62•1>. Il problema, ormai, era sfuggito cli mano al Governo croato che. pur rendendosi conto del montante marasma e dei connessi pericoli sociali e politici, non poteva far altro che professare buone intenzioni. ma sempre più generiche. Il 4 febbraio a Zagabria, presso il ministero dell'economia nazionale, era stata convocata una riunione per esaminare il problema del vettovagliamento della popolazione e delle forze armate. Presenti il ministro per l'economia Josip Balcn, il direttore generale per gli approvvigionamenti, dottor Stijepan Krart, i gran zupani (prefetti) delle singole province con i rispettivi consiglieri economici, oltre a rappresentanti dei ministeri e degli enti interessati. Ciascun zupano espose le condizioni della rispettiva provinci.a, e tutti sottolinearono l'impellenza di regolari rifornimenti. Rispose il ministro Balen, ma le sue parole non furono altro che «un appello a tutte le forze economiche ciel Paese, perché concorrano ad alleggerire la situazione generale, specie nel periodo cli saldatura dell'anno economico, rivolgendosi particolarmente agli agricoltori» l625>. La gravità della situazione era posta in eviclenn dalla stessa Carnera del lavoro di Zagabria. In uno studio rilevava che «i numeri indice dcli' alimentazione sono passati dal l O gennaio 1942 al 1e maggio 1943 eia 271,55 a 930,92, e quelli dell'abbigliamento eia 259,48 a 850,27» <"26>; cioè il costo della vita era aumentato del 335 per cento circa. E d a Roma, il ministero della cultura popolare nel Bolletlino di informazioni economicosociali dall 'estero, faceva no lare che «tali dati, per quanto mostrino chiaramente l'alto costo della vita» erano «ben lungi da dare un 'idea cli quella che è in realtà la situazione». Inoltre, aggiungeva: «Il sistema annonario in vigore in Croazia ha un valore del tutto teorico; prova ne sia [...] che i grassi sono stati distribuiti in 18 mesi soltanto due volte ed in misura inferiore alla quota individuale stabilita da lle carte annonarie; che delle paste alimentari e del riso eia moltissimo tempo è stata soppressa la distribuzione e così anche di numerosi altri prodotti» 1627' . Ovviame nte il mercato nero si era «sostituito, per forza di cose. a quello ufficiale costringendo la popolazione ad affrontare i maggiori sacrifici pecuniari pur di assicurarsi l'esistenza e frustrando in pieno i tentativi effettuati dalle autorità governative per eliminarle» <628>. l i Bollettino, per rendere più evidente la situazione, portava alcuni esempi. Il pane, che a prezzi di calmiere doveva essere venduto a I O kune per chi logrammo, al mercato nero quotava 108 kune: lo zucchero eia 120 kune, ne s puntava fra 800 e H)OO. Minore il divario del prezzo de lla carne cli vitello: 232 kune contro 300, e delle uova che eia 15 kune al pez-
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zo passavano a 25 kune. (Per un ragguaglio con i valori 1993 in Italia: 100 kune, al cambio ufficiale del 1943 corrispondevano a 38 lire. Moltiplicando le lire per l'indice di incremento del costo della vita dal l 943 ad oggi , cioè 384 volte circa, I 00 kune al cambio ufficiale del 1943 [38 li re x 384] , equivarrebbero a l4.600 lire attuali).
Il Bollettino, inoltre, rilevava che tra i prezzi dei due mercati, quelli del mercato nero «debbono essere considerati come i soli reali prezzi praticati nel paese» 1629>. Correlativamente, negli ultimi dodici mesi il gas e l'elettricità erano aumentati del 50 per cento, il servizio tranviario del 100 per cento, quello telefonico del 300, come il pTezzo dei fiammiferi. Quello del sale era aume ntato ciel 750, ed i tabacchi del 1000 per cento. Ovvie le pessimistiche considerazioni, «tale stato di cose [...] ha costretto in questi ultimi tempi il Governo ad apportare numerose maggiorazioni agli stipendi, ai salari [... ], col solo risultato però di fare aggravare maggiormente la situazione, dato che non si è potuto contemporaneamente trovare un efficace sistema per stabilizzare i prezzi, s ia pure ad un livello così alto» <6-'0 1• Le previsioni erano ancor più gravi poiché, «il costo della vita in Croazia , diminuendo giornalmente all'interno la fiducia nella moneta nazionale, contin uerà sempre più a salire per toccare, specie nei mesi invernali nuove imprevedibili punte, dato che non si vede come il Gove rno riuscirà ad arginare una corrente al rialzo ormai decisamente travolgente» (",!).
Il VI Corpo d'armata, dal canto suo, si soffermava sul corso del cambio fra la moneta croata e quella italiana che, ufficialmente, e ra se mpre pari a 2.63 kune per l lira (100 kune=38 lire). Ma ai primi di gennaio, nelle transazioni de ttate dal mercato, erano necessarie cinque kune pe r ogni lira: dopo neanche sessanta giorni ne sarebbero occorse sei. <1>.12>. E questa rapida svalutazione coinvolgeva i soldati del corpo d 'armata che, trovandosi di presidio in te rritorio croato, rice vevano il soldo in kune. «È superfluo ogni comme nto - scriveva il corpo d'armata - circa i danni economici che risentono i nostri militari da tale stato cli cose. Riteniamo indispensabile una onesta risoluzione della questione, nell' intento di migliorare le condizioni economiche disagiate, dovute al deprezzamento della kuna, dei nostri soldati in Balcania, che al pari degli altri di tutti i fronti sostengono il peso della guerra» (".l-'>. Pe r di più, «noi - forze armate e fabb riguerra - facciamo degli acquisti, pagando in kune valutate al cambio 38, e ciò a tutto aggravio e svantaggio dell'erario italiano: unico rimedio è ristabilire l'equilibrio tra lira italiana e kuna, equilibrio che oggi si aggira sul cambio a 20» <63">.
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In questa situazione, inevitabili le rimostranze e le proteste, ed il 1° marzo i lavoratori della miniera di carbone di Trbounje (5 km a nordovest di Dernis) abbandonavano il lavoro «per protestare contro la situazione alimentare» poiché - riferiva la ' Bergamo' - «pare che l'autorità di Knin interessata al riguardo, non disponga di viveri>) <6351 • Se la zupanja cli Tenìn si trovava in diffi coltà, non dissimile era la situazione cli quella cli Almissa, ed il gran zupano, Ante Luetié, telegrafava al commissario generale amministrativo presso Superslocla, dottor Davicl Sincié: «Causa assoluta mancanza viveri, situazione vettovagliamento popolazione cli questa zupa critica alt)). «Ultimi giorni stato cose si aggrava causa manifestazioni malattie diverse specialmente dermotifo et grande affluenza fuggiaschi [conseguenza della battaglia della Nare nta - n.d.a.] e liberati dai partigiani alt)). «Prego intervenire urgenza presso Governo assicurare subito spedizione et arrivo necessari viveri alt. In quanto non si otterrà quanto richiesto situazione diverrà insostenibile alt» '6''6). Luetié si era rivolto a Sincié, e non a Zagabria, quasi certamente nella speranza che il commissario generale amministrativo chiedesse aiuto a Robotti. II 19 marzo, spinti dalla fame, «un forte numero di contadini, sceso a Lésina dai villaggi di Brusje, Grablje, Milnà, assieme alla popolazione locale, in tendeva inscenare una dimostrazione davanti alla sede del comando militare per chiedere l'annessione all'Itali a» <"31 i . Quello stesso giorno, il vescovo di Lésina, monsignor Mirko Pusié telegrafava a Pave lié, denunciando che «lo stato dell'approvvigionamento di queste isole è disperato alt I magazzini di approvvigionamento non hanno alcuna riserva alt In nessun luogo a nessun prezzo vi è possibilità di acquistare generi alimen tari alt Minaccia una fam e generale alt Se non arriveranno con la massima urgenza e per via di transito rapida et libera tutti moriremo alt Prego provvedere alt» c63~ì .
fl comandante della ' Bergamo', generale Becuzzi, segnalava al Corpo d'armata che i messaggi sia del gran zupano sia ciel vescovo illustravano «dolorosamente la situazione e - sottolineava - non credo di dover aggiungere altre parole, se non ricordando le altre richieste di viveri per i loro operai dell e società industriali Monte Promin a - Kontinentalno Adria Bauxit - Dalmatienne - Miniere cli Bauxi te, già particolarmente segnalate a questo comando» (r,39i , Avvertiva che «i trasporti non sono per nulla migliorati e la loro deficienza organica, la poca o nessuna sicurezza di tutte le vie di comunicazione paralizzano i traffici, per cui gli scambi cli qualsiasi genere e specie sono impossibili o resi precari e costosissimi»""">. In allegato alla nota trasmetteva un prospetto dei generi distribuiti a febbraio dalle autorità croate in a lcuni comuni «·" 1• Se la popolaz ion e dell'isola della Brazza, la più favo rita, aveva ricevuto a persona durante
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il mese un chilogrammo di granoturco, uno di farina gialla, 100 grammi di maiale affumicato. mezzo chilo di fagiuoli , uno di rape , 250 grammi di zucchero, e tutto a pagamento, a Signo erano stati posti in vendita 300 grammi di petrolio e 150 di sale a persona c642l_ Monsignor Pusié, quasi per rendere evidente la sua protesta nei confronti di Zagabria, il 23 marzo, anniversario della fondazione dei Fasci , celebrò la ricorrenza con una messa solenne, e partecipò alla cerimonia «in form a ufficiale [... J, salutando romanamente al 'Saluto al Re' e 'Sa luto a l Duce'» <6•JJ _ «Ormai - disse il vescovo al comandante italiano del presidio - non ci resta che fare appello al cuore dell'Italia, se non vogli amo morire tutti di fame» (M• l . Il 24 aprile, il motoveliero San Nicolò, con un carico di de rrate, si trovava all'imboccatura orientale del canale cli Lésina, vicino a punta Cavallo (=K a b a l), non lontano da Cittavecchia , sull'isola di Lésina. Da terra, quattro uomini armati ingiunsero all'equipaggio di accostare. Il capobarca obbedì. ed i q u attr o saliti a bordo portarono il veliero nella vicina Val Lurisée (sulla vicina isola della Brazza), dov'erano appostati altri tre uomini. Di fronte alle rimostranze del capobarca che il carico era destinato all'affamata popol azione di Lésina, pur protestando «di ave re più fame della popolazione» (r.asJ si limitarono a prendere sette sacchi di grano e due di fagiuoli.
** * ** * * Situazioni del genere n on potevano lasciare indifferenti i comandi italiani , sia per l'aspetto umanitario, sia per i riflessi sull 'ordine pubblico, e Superslocla ed i corpi d 'armata, accollandosi oneri cd iniziative che esulavano dai propri compiti, intervenn€ ro più volte. Sin dal dicembre 1942 , avevano indirettamente vettovagliato le fam iglie dei militi della M.VA.C. corrispondendo a ciascun o «una razione giornaliera di viveri e guale a quella dei nostri soldati» (646i, senza un particolare controllo ciel numero delle presenze indicate dai capi. «Il provvedimento [... ] - scriveva il Vl Corpo d'armata - è stato molto benevolmente commentato dalla popolazione ortodossa, che riceve a sua volta, eia gregari e comandanti di re parti cetnici, in dimostrazione di piena solidarietà, parte dei generi distribuiti» <M7>_ In tal modo, ne ll 'ambito di Supersloda, dalle venticinque alla trentamila famiglie ebbero qualcosa da mangiare. Dall '8 gennaio, in poi, per disposizione del Comando Supre mo, furono veu ovagliati i reparti croati (domobranci, ustascia, pripremna, gen darmeria) di stanza, oppure operanti n elle zone cli giurisdizione de l VI e XVIII Corpo d 'annata, poiché «impossibilitati acl essere riforniti dai propri Comandi» {6-ls>. Nel territorio del VI Corpo d 'arma ta. ne beneficiarono
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setternilottocento soldati, milleduecento militarizzati , oltre a milleduecento familiari, cioè più cli diecimila persone i"'"l. Il dissesto clell'Intenclen7.a croata, o peggio, la crisi alimentare era tale che ad a prile lo Stato Maggiore italiano, in una nota avrebbe scritto: «risulta da ottima fonte cbe [in Croazia - n.d.a.] la classe 1924 non può essere chiamata alle armi per penuria cli viveri» '650i; a maggio, nel Diario storico del Comando Supremo si legge: «S.M. [Stato Maggiore - n.d.a.] croato ha comunicato al Comando Armata che causa deficienza viveri è stato deciso il congedamento di alcune aliquote de l personale del I", 2" e 3" Corpo d'armata croato» ((•51l .
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All'opera di soccorso indiretta dei comandi italiani, si aggiungeva quella diretta v,~zJ. Tuttavia, a Zagabria, i croati imputavano la carestia alla prese nza ed ai consumi del soldato italiano, tanto che a fine mese, l'organo ufficiale ciel partito ustascia, l'Hrvatski Narod (=Popolo Croato), ritenne di inte rvenire, precisando che «le truppe italiane, dislocate lungo la costa, erano, fin dal principio, quasi totalmente vettovagliate direttamente dall'Italia; negli ultimi dieci mesi invece cioè dal maggio 1942 - n.d.a. l, in seguito ad accordi stipulati con il Governo croato, queste truppe ricevettero tutti i viveri direttamente dall'Italia». Ed aggiungeva che, «in qualche caso, quando le difficoltà de l traffico minacciarono il vettovagliamento di talune nostre regioni costiere, l'Esercito alleato italiano anticipò benevolmente dai propri depositi i viveri per le nostre popolazioni» (MJJ.
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A metà marzo le autorità croate di Almissa, di Mostar e di Ragusa, si recarono a Zagabria . Di passaggio per Sussa, accompagnate dal commissario generale amministrativo Davicl Sincié, si rivolsero al generale Robotti <654l . Sincié, sapendo che le cessioni cli viveri da parte di Superslocla dovevano essere contabilizzate eia Zagabria come 'prestito', anche se era noto che la restituzione restava quasi sempre teorica, molto responsabilmente, preavvertì Robotti che il Governo croato «non è assolutamente in grado di effettuare il reintegro dei gene ri forniti, con uguali generi». Zagabria, in quel momento, poteva solamente «consegnare patate in quantità illimitata, ma [Sincié] insistette per ottenere nuovi aiuti che essi fle a utorità croate - n..d.a.J giudicano assolutamente inclispensabili»<'.s5J. Mentre Robotti chiedeva istruzioni allo Stato Maggiore per accogliere o meno queste richieste, gli pervenne un telegramma dal ministro Casertano. Pavelié lo aveva accoratamente informato che, «in conseguenza delle interruzioni ferroviarie causate dai sabotaggi dei partigiani sulla linea Sarajevo-Me tkovié, le popolazioni della Prefe ttura di Almissa ed anche cli Sinj e Ragusa, non po~sono venir approvvigionate». «li Poglavnik - riferiva Casertano - mi ha pertanto pregato di far presente
4 IO
/)1.linwzia - Una cronaca per la storia
all'E.V. come egli sarebbe assai grato se Superslod a potesse intanto provvedere alle urgenti necessità di quelle popolazioni» <656 ). Assicurava il reintegro con farina di granoturco, oppure in grano, ma in tal caso dopo il prossimo raccolto. Compensazioni a parte, Pavel ié, con questa iniziativa ed in caso di mancato arrivo degli aiuti, si era messo nella condizione di poter asserire che le difficoltà deJl a popolazione erano dovute anche ai comandi italiani. Robotti , probabilmente, intuì il gioco del Poglavnik e, pur non avendo ricevuto alcuna istruzione da Roma - dispose, sotto propria responsabilità, la distribuzione di 340 tonnellate di farina come 'prestito' <M;>. Però il 4 aprile, ritenendo «opportuno chiarire la linea di condotta tenuta al riguardo [... ] e la vera portala di tale contributo» ((,5s) scrisse allo Stato Maggiore ricordando che «per casi analoghi [... ] aveva già autorizzato altre cessioni di derrate». Ma non mancava di aggiungere che, se «sin'ora le autorità croate non hanno mai provveduto alla restituzione», non si erano neppure «preoccupate di organizzare dei trasporti via mare con depositi a Sussa», come aveva «loro ripetutamente consigliato per far fronte ad ogni eventualità» (<d9>_ Robotti, però, doveva sentire il peso della responsabilità che si era assunto - trattandosi di una cessione a fondo perduto - e comunicò allo Stato Maggiore che aveva «deciso di non accordare altre cessioni sino a che non sarà provveduto alla regolare restituzione di quelle sin'ora autorizzate». Ma insisteva per avere precise istruzioni, <<tenendo conto di particolari motivi di carattere p olitico e militare che hanno imposto e potrebbero imporre per l' avvenire la necessità delle cessioni in oggetto» <M0ì. Cioè era lo Stato Maggiore che doveva decidere. La decisione di sospendere gli aiuti era grave sia per le conseguenze politiche che poteva implicare con il possibile ricorso di Zagabria ai tedeschi , sia per l'ammontare delle derrate già cedute, ed anche per la «considerazione - come Robotti scriveva alla legazione d'Italia a Zagabria - che il sottrarre altri quantitativi dalle disponibilità dei nostri Comandi [... l senza provvedere in tempo al reintegro, potrebbe compromettere il servizio delle nostre truppe per le difficoltà dei trasporti via mare» dalla Penisola (M1>. Al 31 marzo 1943, fra cessioni ad autorità civili e militari, l'Intendenza di Supersloda aveva fornito 79,8 tonnellate di pasta; 47,2 di riso; 17,5 di olio; 40,2 di legumi; 23,4 di formaggio grana ; 11,4 cli zucchero; 1.196.3 cli farina di grano; 82,2 di farin a di granoturco: 17,6 di sale; 9,2 di galletta ; 8,9 di scatolette di carne; 7,8 di carne. Poi, paglia, mangime, fieno; circa 28.900 tonnellate di legna, oltre a 24 cli lign ite e 40 di carbon fossile, ed altre voci ancora. Se, in parallelo, si tiene conto che erano stati restituiti 2 quintali (non tonnellate) di pasta; 1,8 tonnellate cli olio; 30,2 tonnellate di legumi; l quintale di zucchero; 6,5 tonnellate cli farina di
Gli avvenimenti in Dalmazia
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grano; 3,5 tonnellate di sale; 52 chilogrammi di scatolette di carne; 3,7 quintali di carne, e che solamente per la farina di granoturco vi era stata una restituzione di 2.7 tonnellate superiori al prestito, Robotti non poteva non irrigidirsi <<•621 • E lo Stato Maggiore approvò. Ma la realtà era tale che, già il 15 aprile, Robotti stesso telegrafava allo Stato Maggiore: «VI Carm [corpo d'armata - 11.d.a.] prospetta grave situazione alimentare popolazione civile Ragusa e t Mosta r ( due punti) domani 16 corrente suddetta popolazione non disporrà di viveri (virgola) et rappresenta eventuali gravi ripercussioni ordine pubblico (punto)». Avvertiva. che lo steso ministro d 'Italia a Zagabria aveva informato Roma delle condizioni in cui versava Ragusa ma, personalmente, «non ritenendo poter prendere alcuna decisione in proposito pe r effetto disposizioni contenute foglio 1/30904 del 31 marzo di codesto Supersercito», prospettava «questione a titolo informativo» \61''1. li divieto venne tolto, né poteva essere altrimenti. Nonosta nte gl'interventi di soccorso, il VI Corpo d 'armata riferiva che «la situazione è tuttavia impressionante: molti sono i casi di civili morti per rame; in alcune zone gli abitanti m eno abbienti sono giunti a cibarsi di ghiande»; «in tutta la zona la pe nuria di viveri è senza precede nti»<~<,11• E . poco dopo segnalava «due casi di mor te per inedia» ne l comune di Zupéi (Trebinje)!M;i, quattro in un solo giorno a Stolac. Con la fame, inevitabilmente, si avevano ripercussioni sul piano politico. «I capi cetnici ne traggono motivo per rinsaldare il loro odio verso le autorità croate», ma anche manifestavano un pronunciato risentimento nei confronti di quelle italiane, quasi per «giustificare il poco impegno messo dai reparti dipendenti nella lotta contro i partigiani a causa de lle condizioni in cui si trovano i loro familiari» w,,;>_La popolazione croata accusava «le proprie autorità di scarso interessamento delle sue reali necessità», e «la propaganda comunista non esita a trarre profitto» (66ì>_ Zagabria, intanto, aveva posto in pratica il suggerimento del generale Robotti di vettovagliare la popolazione della costa e de lle isole inviando le derrate da Fiume con motovelieri in convoglio scortati da un natante armato della Marina italiana (00~1• Ed a maggio arrivarono a Ragusa i primi rifornimenti via mare cw),, anche se in quantitativi ancora limitati . Cento quintali di farina e cinquanta cli zucchero conse ntirono una distribuzione rispettivamente di 330 grammi e 250 grammi a persona. Ma le ne cessità della popolazione dovevano essere ben gravi se la 'M urge' scriveva che grazie a questi viveri, certame nte non sufficienti, «la situazione alimentare della zona cli Ragusa ha avuto in que sta settimana un lieve miglioramento», forse anche favorito da un concomitante positivo mo-
4 12
Dalmazia - Una cronaca per la storia
mento della pesca <•70l . Solamente il 5 giugno, il VI Corpo d'armata poteva segnalare: «Via mare è arrivato un buon quantitativo di generi alimentari: 28 vagoni cl i patate, kg.27.497 di fagioli , kg. 4.839 cli pasta, kg. 4.787 di farina miscelata e kg. 167 di farina bianca» 1611 >. Nettamente migliori , se non anche buone, le condizioni nella vicina provincia di Cattaro, dove non mancavano verdure, ortaggi e frutta; regolare la distribuzione dei generi tesserati, nonché quella dei concimi e delle sementi da parte della locale sezione Agricoltura e Foreste <•7~l . Ovvio, quindi, il continuo passaggio attraverso il confine di clandestini dalle zone croate, per incettare viveri 1613>. Analogo fenomeno ai confini con il Montenegro. Le migliori condizioni di vita rispetto a Ragusa, ( dove al mercato nero una li ra veniva pagata sette kune) «e la facilità cli procurarsi nello stesso (Montenegro) valuta italiana» aveva indotto «molta gente senza scrupoli a darsi al contrabbando di merci e di monete a scapito soprattutto della valuta italiana, che viene ricercata ed accantonata dai commercianti locali» cr,7• l. Nonostante l' inoltrarsi della buona stagione, le condizion i della Croazia non miglioravano. 1117 giugno , Robotti telegrafava al Comando Supremo che, «tenuto conto particolare situazione militare città Gospié et in considerazione che popolazione civile non habet da oggi scorta viveri [,] ho deciso aderire richiesta urgente Ministro Esteri Croato Budak tramite !tal missione [,] ordinando Intendenza vettovagliamento 5000 persone per durata 15 giorni» 1675 ). A giugno se ne interessò anche Palazzo Chigi . La legazione di Croazia a Roma, con una 'nota verbale' aveva chiesto che per le 340 tonnellate di farina, concesse a marzo dal generale Roboni, non si addivenisse alla restituzione in natura , e proponeva di comprenderle nel conto generale di compensazione italo-croato. Oltre a questa facilitazione, e cli fronte ad una «situazione al imentare [che] continua rapidamente a peggiorare nella zona litoranea croata», il Governo di Zagabria domandava «un ulteriore quantitativo di tonn. 1500 di farina di frumento per panificazione» «·16i . Palazzo Chigi «pur rendendosi conto delle difficoltà che può presentare l'accoglimento della richiesta croata attua le momento», pregava il ministero dell'agricoltura e foreste, nonché quello deglì scambi e valute «di volerla prendere nella migl iore possibile considerazione, tenendo conto dei suoi aspetti politici e delle ripercussioni che avrebbe fra le popolazioni interessate, un gesto generoso da parte del Governo italiano» <ml. Proprio nello stesso giorno della nota di Palazzo Chigi, il dirigente della Prefettura di Tenìn , dottor Ante Vatavuk, ringraziava il generale Robotti per la elargizione cli cinque q uintali di farin a, cinque di pasta ed
Gli avvenimenti in Dalnwzia
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uno cli zucchero 1678!, naturalmente senza restituzione. Robolli, durante una ispezione a Tenìn, si era trovato di fronte a migliaia di profughi dalle ;,,one più interne e dalla Lika, in maggioranza familiari di gregari della M.VA.C. del Dinara, ridotti alla più squallida miseria. «Della reale con dizione di questa gente - scriveva Robotti allo Stato Maggiore - mi sono reso conto io stesso [... J. Circolano per la città donne e bambini ridotti in uno slato di miseria fisica impressionante e fra essi sono frequenti i casi di morte per f'ame » 167')). Pur cli dar loro un soccorso continuativo aveva autorizzato il comando di Tenìn cli corrispondere alla M. V.A.C. del Dinara un «nume ro di razioni viveri costante, anche quando le formazioni, per effetto di perdite subìte o per scioglimento di qualche unità, hanno subìto qualche conlrazione della forza complessiva» 16~"l . Era l'unico modo - faceva presente il generale - «per evitare la distruzione cli questa massa cli profughi, valutati a circa 5.000 persone che, avendo perduto ogni loro avere nella lotta contro i partigiani, hanno preferito seguire le nostre truppe nel ripiega mento e mettersi sotto la nostra protezione a nziché rimanere nel territorio controllato dai comunisti »(•·,~,,. A luglio Robotti, per telescritto, ordinava al VJ Corpo d'a rmata cli erogare, a fondo perduto, cinque quintali di farina e cinque cli riso alla popolazione de ll'isola cli Cùrzola, ed al XVIII di consegnarne altrettanti a quella dell'isola cli Lissa (6$2>. Probabilmente furono gli ullimi interventi: il telescritto portava la data del 25 luglio. * * * ::: * * *
NOT E
CAP IT OLO SECO
DO
-
Note al capitolo Il
( 1)
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Minis1ero Difesa · Stato Maggiore Esercito · Ufficio Storico · B0l/e11i11i di Guer-
ra del Comando Supremo - 1940-1943 · Tipografia Regionale . Roma, 1970.
Bolleuini Nn. 807,808 del 13 agosto; 809,810 de l 14 e del 15 agosto l 942 - Pag. 430-431. Durante i me si di g iugno e lugl io l 942, l' Ammirag liato in glese non era sta to in grado cli riforn ire regolarrnente l'isola cli Ma lta, nonostante le operazioni Vigorous ed Harpoon. li IO agosto muoveva no da Gilbilterra 13 gross i piroscafi ed u na petro li era, scortati da lla ·Forza 2' (corazzai.e: Nelson, Rodney; portaerei: Victorius. lndomitai>le. r·agle; .i ncrocia tori con traerei: Sirius, Phoebe, Charybdis; 14 cacciatorpedinie re). All'en trata ne.I Cana le di Sicilia. il convogl io sarebbe passa co sotto la scorta de lla ·Forza X' usci la da Alessandria cJ'Egil10 (incrociatori: Nigeria, Kenya, Munchester; incrociatore con trae reo Cairo; 12 cacciatorpedinie re ). In ma re gl'inglesi avev11no anche la portaerei Furious per trasferire a Ma lt11 un gruppo di Spitfire: 2 petroliere per il riforni mento alle navi della scorta. 2 rimorchiatori per sa lvataggio, 4 co rve tte. Dis locarono in oltre 2 sommergibili a nord de ll;i Sicilia, e 6 a sud cli Pantelleria . Come aerona utica d ispon evano di 100 Spit/ire, 36 lfrau/1gte1; 40 da combattimento. 16 ricognitori , tutli con base a l'vlal ta; s ulle portae rei 72 caccia e 28 silurnnli A/bacare. In tota le 282 aerei. ll convoglio venne avv is tato all'alba de ll' ll agosto. I comandi iLa liani e tedeschi predisposero uno sba rramen to cl i somme rgibili (6 italiani e 2 tedesch i) tn1 le isole Balear i e la costa a lgerin a; u n secondo ( I I ital iani) a nord della costa tuni sina; ed I il11 li ano ad occidente cli Ma lta. Fra Capo Bon e Pantelle ria 8 M.A.S., 6 si luranti ital iane e 4 tedesche. A sud cli Pantelleria g li incrocia tori Gorizia. Trie.He, Bolzano, Eugenio di Stll'oia. Mo11tec11ccoli, Al· 1endolo. cd I I cacciato rpediniere. A ll'aviazione sa rebbe s pella lo il maggior impegno con tro il convogl io: 72 aerosi luran ti, 12 bombardieri, 9 ricognito ri , 8 tuffa tori, 2 ve livol i speciali. 82 caccia, dell'aviazione del Comando della Sardegna; 20 siluranti. 40 bombard ieri, 16 bon1 bard ieri in picchiata, 11 ricogn itori, 63 caccia de l comando de ll,1 Sicilia. In totale 36.'i appa recchi italiani. Da parte tedesca. 14 ricognitori, 130 bombard ieri, 26 bombardieri a tuffo, 10 s ilura nti, 4 distruttori. 12 caccia notturni , 31 caccia, in totale 227 aere i. Totale complessivo. 592 aere i. Negli scontri acrconavali (gJ'i ncrocia tori iLalian i non vi presero parte perché prude nzialmente rit irati eia Superrnarina) gl'i nglesi perdettero la porcaerei Eagle, 2 inc rociatori, I cnccia1orpediniere. e 9 dei 13 piroscn[i. tull i d i grosso to nnellaggio. Rimasero danneggia li: l porta erei, 2 incrociato ri, 2 caceiacorpediniere, 2 p irosca fi, I petrolie ra. Perdettero 32 aerei. Le perdite italiane (urono: 2 sommergibili, 26 aere i in combattimento. 6 al suo lo; dannegg iati 2 inc rociatori. Perdite tedesche: 18 aerei ed l mo tosilurante danneggiala.
In prima pagi na portava il B0l/e11ù10 di Guerra n. 950 de l Comando Supremo, e (2) quello ge rmanico. o ltre al messaggio di Capodanno del FUhre r a l popolo tedesco.
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Dalmazia · Una cronaca per la storia
(3) I due :wratini cadu ti in Russia e rano Nicolò Vuc1-11c H, classe 1922, morto il 22 novembre, cd Antonio S 1MUNOV, classe 192 1, morto il 28 de llo s tesso mese, a mbedue sepolti nel cimitero di Werch Tnchin. Le onoranze funebri al bersagliere Dino F ERRETfl , erano s tate rese il 3·1 d icembre da due p loton i di formaàone delle varie armi , ed il corteo funebre si e ra mosso dall'Ospedale militare di San D emetrio, per Porta Te rraferma , preceduto dalla banda d e l 29 I O reggime nto fanteria. (4) Giornale di Dalnwzia - Quotidiano di Zara · Domenica 10 gennaio 1943 - An no 111 , n. 3 - In cronaca di Zara: «l.'imponenu: consuntivo de{/a I V Be.(ana del Suldaw». Oltre ai pacchi dono, e rano s tati allestiti 20 trattenimen ti cinematografici; 7 spettacoli d 'arte varia; 2 di prosa; 12 lotterie. Il giorna le riportava in dei.t aglio le cerimonie che aveva no avu to luogo a O ltre, Bencovazw, Sale (in provincia di Zara ), e q uella a Teodo (Cattaro). (5) Giornale di Dtdnwzia - Quotidiano di Zara • Domenica 3 gen naio 1943 - Anno lU, n.3 - In cronaca di Zara: « !..a lkfana jàscisla ai bambini della 11os1ra provi11da». (6) Giornale di Dalmazia · Quotidiano d i Zarn - Mercoledì 6 gennaio 1943 - An no Ili, n.5 · In cronaca di Zara. La mostra era stata allestita nei locali della scuola 'Antonio Cippico'. Dodici gli espositori , con un a se ll antina di lavori (olio, acquarelli , bianco-ne ro) . U na sezione era dedicata a lla fotografia. Durante i giorni della 'Mos tra', nella sa la della Società Fi larmonica , vi fu un concerto di musica da camera, con la pianis ta zan1 tina Noris MANNJ, cd il p ia nista Emi lio Rrnou d i Spalato. Nella stessa sa la s i svo lse il convegno su «Niccolò Tommaseo, scriltore 1orme111mo e possem e, pmriola fierissimo del nostro Risorgimento ». Intervennero con monografie e nel dibattito g li stude nt i Sergio MORONI, Anton io D ESCOVI, Ferruccio V ITALI/\NI, Antonio Zocco, il g iova ne [ascista Teodoro FR ANCF.SCOi\'I, la unive rsitaria Anna Maria VOL.Pl de l G.U.F. cli Spalato. (Giornale di Dalmazia - Giovedì 7 febbraio 1943 - Anno III, n. 33). Al teatro della G.I.L. vi fu una senita musicale presentata dall ' uni versitari o Paolo RA· DOVAN I, con l'orchestrina del maestro BùcK, le cantanti Laura DAGR1, Ma ria Letizia INCM IOSTR I, Clara GRANATI, T hea Si\lEV/\, e la collaborazione di Oscar DE V1l)OVICI I, Lino VACCARO, Bruno CAPPELLANO , Roberto POi\'SECC III. (Giornale di Da/Jna zia - Domenica 10 gennaio 1943 - Anno III., n.9) . Giornale di Dalmazia - Quotidiano di Zara · Domenica IO gennaio 1943 . An no (7) lii, n.9 - In cronaca d i Zara - " La se11ima11a di swdi di Cultura da/malica» - Ne l giornal e ciel '12, la cronaca dell 'inaugurazione. Il programma, tre ore di lezione al mattino, pre vedeva: Lunedì 11 - prof. Vittorio CA1.F.STAN1, «Geopolitica della Dalmaz ia»; prof. Edoa rd o G 1unELLI , «Le firnzioni del maes1ro»; dott. Giuseppe G IULIANI,« Della 1ubercolosi». Martedì 12 - prof. Francesco BETrJNI, «Problemi didallid d ella scuola in Da/Jna zia»: d r. Andrea AR,\DAS. «Sahae ed educazione fisica »; prof. Amato FlUPPl, «Vicende de{{a roma nilii da/mala». Nel pome riggio, lezioni ginn ico-sport ive in pa lestra ed allo stadio.
Note al capitolo I I
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Mercoledì 13 - prof. F rancesco B ETrJ NI, «Orientamenti professionnli delln scuoln»; dr. Romano Q UADROTTI, «De/In 111alnria»; prof. I ldebrando T Acco;,;1, « La cul111ra ilalia11a in Dalmazia,,. Alla sera, rappresen tazione de li herre110 a sonagli di Luigi PIRANDELLO. G iovedì 14 - prof. Giuseppe B ElTINt. «Addestramemo al lavoro »; prof. L ello GANOEMI.
«,1speui economici della Dalmazia»; prof. Ildebrando T1\CC0\;1, «Ni<xolà Tomnwseo, mo. il le11erato, l'artista».
/'110 -
Venerdì 15 - Gherardo U G<.>UNI [manca l'indicazione del tema ]: Luigi BAUCH, «hadizioni, usi e costumi in Dalnwzia»; avv. Pompeo A LACEVICH, «Aspeui sociali della /Jalmazia». A sera spettacolo teatra le offerto dal G .U .F. Dal rna10. Saba to 16 - dr. Carlo SGA1"GA, «Della profilas.Yi delle 111alat1ie veneree»; An tonio J usT V cRDUS, «L'arte in Dabnaz ia»; dr. Marco PERLl ~I. « lf carattere dei dalmati». Nel pomeriggio incontro giovanile sul tem.a «Le donne nel Tripartito». A scrn. spetu1co10·1ea tni le organizza to da l coma ndo d ella Gioventù del Lillorio (G.I.L.).
(8) Giornale di Dalnw zia - Quotidiano di Zara - Sabato 16 gennaio 1943 - Anno 111, n. 14 - In cronaca di Zara. (9) Diomale di Dnlnmzia - Quotidiano di Zara - M artedì 19 gennaio I 943 - A nno III, n.16 - In cronaca di Zara. (10) La
Ibidem.
·s.s. Bruno M ussoli ni'
(RAGNl1"1, FORM l(,1.1. Poi,rn , M IGLIANI, D ELIA. PArACCHl\'I,
Di: A NDRIA} bat té la G.l.L.-Zara (BENEVE~I.A. fA\;f'01' 1. PAv1.11)1S. ZA \'N E. V uc111c:11. SA1.ATIELL<.>, K 1SWARDAY) per 45 a 30.
( Il)
Ibidem
. A .C. D al mazia': RF.NVlòNl JTI, BORTOLAZZI, A PICELL,\, PETANL BRUNEITI, CAIV\VJ\NI, G ti\NB1\STIJ\NI, F! Ml i\~ I . G1 u 1.1, COMM ESSr\R , BAB ARE (rise rve : StRO CCHIN I. HAGEKDORFER). ·A .C. Spalato' : Rl{ LJ AKA , T ASCA, Dt.:KANETté. 13,\ COTICH. L USTICi\, Z r. 1.1n 1, B USINOVICH, REOOVNICO VICH. V 1<.;c.;1A, ZA NETICI I, PETRANICH. Risulta to 1 a 1 (G tuu. B ust~ovtcH su r igore).
( 12)
Dai n umeri di gennaio 1943 del Diomale di Dalma;,ia.
(13)
Giomule di Dalmazia - Numeri vari.
( 14) U .S.-S.M .E. - Busta 1T 385 - Comando XVIII Co rpo d'armata - (Notiziario Varie - Dalla prima zo na - Paragrafo: Oltre - PM.118, 1 gennaio 1943).
11.
I-
La distruzione dei 70 barili era avvenuta ad Oltre; il l'urto di 16 1 baril i a Sali ne (sull' isola Lunga), dove i partigiani avevano asportato anche 50 barili vuoti e 30 qui ntali di sa le. di p roprietà della locale Cooperativa pescatori.
11.
(15) U.S.-S.M.E. - Bust:a 1065 • Comando di visione ·zara' - (Notiziario informativo 213 - Sellore di Zara - Allivilì1 dei ribelli - Atti cli violenza - P.M .14 l , 3 gennaio I 943).
420
Dalnwzia - Una cronaca per ln s1oria
La strage era avven uta la nolle del 30 dicembre 1942, in locail.i tà Kakma, un paes ino ad 8 km a no rd -es t d i Zaravecchia. (16) U .S.-S.M.E . • Busta IT 385 - Comando XVIII Co rpo d'a rmata - (No1iziario n.R Att ivit à ribelli - Prima zona - Paragra fo : Vodice - P.M.118, 8 gen na io ·1943). L'ui;cisio ne era avvenuta il 30 d icembre 1942 in zo na Vod ice. Il la l" Ba nda anticomun ista.
PURL/\N
apparteneva a l-
( 17) U .S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Coma ndo XVIII Corpo d 'armata - No1iziario n.5 At tività rihc lli - Da ll a prima zona - Paragrafo: Vodice - P.M.118, 5 gennaio 1943). - Vedi anche Notiziario ri.10, de l IO ge nna io. Riporta il testo del manifesto. Ne l primo ven iva data la notizia de l f;itto. ( 18) lJ.S.-S.rv!. E . - Busta lT 385 - Comando XV I[) Corpo d'annata - (Notiziario n. 4 Allivitì1 ribe lli - Da ll a prima zona - Paragrafo: Vodice - PM. 118, 4 gen nai o 1943). (19) U .S.-S.M.E. - Busm !T 385 - Comando XVlll Corpo ct·armata - (Noti ziario 11. 7 A llivi til dei ribe ll i - Da ll a pr ima zona - Paragrafo: \lodice - P.M. 11.8, 7 genn a io 1943). U 1 bomba era s tata lanciala contro una pat tugl ia d i cinq ue m ilitar i, che reagi rono me tte ndo in fuga g li aggressori. (20) U.S.-S.M.E. - Busta I 187 - Comando divisione ' Za ra ' - (Diario storico - Annotazione de l 13 ge nnaio 1943, P.M.141 ). (21)
fbirlem.
Annotazione de l 18 ge nna io l 943 con i nomin ativi de i due cap i partigiani. Lo scon tro era avvenuto in zona Do bropolje (circa 15 km in line a d 'a ri a ad e.si d i Bencovazzo), cd e rano stat i catturati 2 fuc ili, 2 p is to le, 4 bombe a mano. b inoco li e materiale vario. (Vedi anche: U .S.-S.M.E. - B usta IT 385 - Conwndo XVIII Corpo d 'a rmata - Notiziario n .13 - Att ività ribe ll i - Dalla p rima zo na - Pa ragra fo: Bencovazzo - P.M. 118, 13 gennaio 1943). Dai docume nti catturati. t'urono individuat i ed arresta ti i componenti dell'organiaazionc comun ista d i Chistagne. (U.S.-S .M.E. - Busta IT 478 - Comando divisione 'Zarn' - Notiziario 11 8 - Settore di C:h is tagnc - Informazione sui ribelli - P.M. 141 , 21 gen naio 1943). (22) U.S.-S.tvt.E. - Busta IT 385 - Coma ndo XVIII Corpo d 'armala - (Noti ziario 11.14 - A 1tivitf1 elci nostri presìdi - Dalla prima zona - Paragrafo: Pirovazzo - P.M. 118, 18 gen na io 1943). (23) U .S.-S.M.E. - Busta lT 385 - Comando XV II I Co rpo d'annata - (No1iziario n.19 - Al tivit ì1 ribe lli - Dalla p rima zona - Paragra fo: Vodice - P.M. J 18, 19 ge nn a io 1943). (24) U.S.-S .M.E. - B us ta I 132 - Coman do la divisione Celere 'Eugen io di Savoia' (Foglio n.314/0p. di prot. - Ogge tto: Comf>allimenlo di Zaton - Paragrafo I - Firmato genera le Ca rl o LOMA<.a.,10 - Al comando del XVIII Co rpo d'a rmala - P.M.18, I 9 gen nai o 1943). (25 )
Ibidem - Paragrafi I e II.
Note al capitolo Il
(26)
Ibidem - Paragrafi II e IIl.
(27)
Ibidem - Pa ragrafo JV.
(28)
Ibidem - Paragrafo IV.
42 1
(29) U .S.-S.M.E. - l:l usta 11 32 - Comando 1° Divisione Celere 'Eugen io d i Savoia' (Diario .~torico - A nnotazione d e l 16 ge nn a io 1943 • P.M. 18). (30) lJ.S. -S.M.M. - B usta 45 - Arch ivio LII - Fascicolo 5 - (Fogli o senza n. di prol. Se nza oggetto · Non firmato - S<::nza località - 16 genna io 1943). R ipo rta: «I nau1111i arrivano sul posto affe 21. Affe 22 il 11wtopesch ereccio ·Nau,arenu· trasporta da Zaton a Sebenico 8 carabinieri fàiti e njwm: 1wovame11te per 7.ato n alfe 23. 40 con un capitano medico e 20 m ilitari».
(3l) U.S.-S.M.E. - Husta rr 385 - Comando XVlll Corpo cl'i:1 rmata - (Notiziario n. 18 - Att ivi til nos tri p rcsìdi - Da ll a p rima zo na - Paragrafo: Seben ico • P.M. l 18. 18 genna io l 943). (32) U.S.-S.M.E. • Busta 1132 - Comando 1° Divisione Cele r<:: ·Eug<::nio d i Savoia' cli p rot. - Ordine di operazione 11.l - Cana topografica 1:100.000 di mobil itazione - Fogli o Zi rje-Sibenik - Ogge tto: Opemzioni nefla :,ona del soflosertorc di \lodice - Fi rmaio ge nera le Ca rlo LOMAGLIO - Al gem:n1 le G iovann i I..OM BA 1m comandan te del snHoscttorc cl i Vo d ice - P.M.18, 17 gennaio 1943). (33)
Ibid em - 'Premessa' e ·Compiti'.
(34)
Ibidem - · Premessa '.
(35)
Ibidem - ;Forze a d isposizione·.
(36) U .S.-S.M.E. · Busta IT 385 - Comando XYUI Corpo cJ'Mma ta - (Notiziario 11.23 - Att ività nostri p resìd i - Dalla p rima zona - Parngrnfo: \lodice - P.M. l 18, 23 gen naio l 943). (37) U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 385 - Coma ndo Supcrslnda · (Fogl io n. L086 di prot. - Segreto - Oggetto: Fotto d'armi nelf11 wm1 di 7.111011 del 16/ 1/ 1943 • Fi rma to genera le Mario ROATIA - Al coma ndo de l XV 11 1 Corpo d'annata · P.'tvl.10. 21 gennaio 1943). (38) In meri to a ll' imbosca ta di Gacc lesi esistono anche i seguenti documenti: - U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 78 - Coma ndo l" D ivisione Celere 'E ugenio d i Sa vo ia ' - (Fog lio n.314/0p. d i prot. - Oggel!o: Co111batti111e1110 di Za1011 - Fi rma to gene ra le Carlo LOM,\ · ou o - A l comando del XY lll Corpo d 'armata - P.l'vl.18. 19 gen naio [943). - U.S .-S.M.E. - Busta 1132 Comando 2" compagn ia LXVJ U Battaglione sq uad ris ti 'Toscano' - (Foglio se nza n. d i prot. . Ogge tto: Rela zione s11! comb111ti111e1110 del giomo 16 i11 lowliuì 1\!frd(lkovica - F irma to cent urione Luigi CARROCCI - A l comando l " d ivisione Celere 'E uge nio cli Savoia' · Senza localit i1 - Senza data). - U.S,-S.M.E. - B usta 1132 - Cornando XVll l Co rpo d 'armata - (Fogli o senza n. cli p rot. - Se nza ogge tt o - Non l'irrna1.o - Senw ind irizzo - Dal conten uto del test.o appa re indirizzalo
422
Dalmazia - Una çronaca per la storia
a l comando de lla I" Divisio ne Cele re ·Eugenio di Savoia' - P.M. l 18, 23 gen na io 1943). Contie ne una sche mati.ca indicazione de i reparti cad uli ne ll' imboscala, e di q uelli gi un ti in soccorso. G iudica: ,,Grave senza dubbio la manch evolezza del cornandame del reparto ne~ rilirare / ... / gli elemenri fìam:heggiatori»: che «il Centurione Carrocci è intervenwo 1e111pes1ivarne111e». e «data l'ora iarda, l'oyçurilà e la preponderan za delle forz e ribelli, può essere scusa//1 la dedsione / ... Idi 'sganciarsi' e rien trare a Zmo11». - U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 78 - Comando Carabin ie ri de lla Dalmazia - ( Fogli o n.69/12 d i prot. - Oggelto: Comballimento sosrenuto da carabinieri e cam icie nere a Mrdako vica - Fi rma lo colonnello Giuseppe Burri - A coma ndo XVlll Corpo d'armala - P.M.1 41, 27 gennaio l943). - U.S.-S .M.E. - Busta IT 98 - Comando l " Divisione Ce le re 'Eugen io di Savoia· . (Fog lio n.57 liOp. d i pro l. - Ogge tto: Comba11ime11/o di Z aron - F irmato genera le Carlo L OMAG LIO - A Coma ndo XVIII Corpo d 'arma ta - P.M. l8, 30 gennaio 1943). Trasme tte il fogl io n 78/38 d i prot. del comando Gruppo carabinieri d i Sebenico (P.M. 97), firmalo da l lene nte colo nn e llo Gual tiero SEST11.1, d i data 29 ge nnaio l 943, con la p ro pos ta di e scludere responsabi li tà pe nali a carico de l coma ndan te cie l rep arto. e d i infliggergli 8 giorn i d i arresti d i rigore. (39)
Vedi nota n. 37.
(40) U .S.-S .M. E . - Busta lT 385 - Coma nd o X VI II Corpo d 'armala · (N01i ziario n.24 - Allivilà ribe lli - Dalla prima zona - Pa ragrafo: Sebenico - P.M. 118, 24 gen na io 1943). (4 1) U .S.-S.M.E. - Busla 478 - Comando d ivisio ne 'Zara ' - (No1iz iario i11.fon11a1ivo n.l f - Setto re di C histagne - Attività de i ribelli - P.M.14.l, 27 gen n a io 1943). (42) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 385 - Comando XVlll Corpo d 'a rmata - (N01i ziorio 11.32 - Allivitì, ribe ll i - Prima zona - Paragrafo: Vodice - P. M. I J8, 1 fe bb raio 1943). (43) U.S.-S.M.E . - Busta I l32 - Comando I" D ivisio ne Ce le re ' E ugenio d i Savo ia '( Diario .1·1oric:o - Annotazione de l 3'1. d icembre 1943 - P.M. 18). - U .S.;S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XV[ U Cor po d 'arma ta - (Noriziario 11. 32 - Al ci vilì1 ribe lli - Dalla prima zona - Paragra fo: Oa{;eh:zi - P.M.1 18, 1 febb ra io 1943). (44) U .S.-S.M.E . - Busta IT 478 - Comando I" Divisione Cele re 'Eugen io d i Savoia" (foglio n.62 1/0p. di prol. - O ggetto: Normalizzazione del seuo re di Vodice - Fi rmato ge ne ra le Ca rlo LOM,\ G I.IO - A l comando del XVIII Corpo d'a rmata - Pe r conosce nza a comando d ivis ione ' Zara' - P M.18, 1 febb raio 1943). (45)
Ibidem.
li Gruppo tatt ico dove va operare a l comando de l l O sen iore (tene nte colonne ll o) Bl' Rcoma nda nte de l ballaglione ·Toscano' - In calce a l foglio, u.na nota a rnlllila siglata 'S' (gene ra le SPIGO) : ~ L a Celere vuole auaare q11a1110 da noi suggeriro, 1na 01Jer11zioni 11.011un11?. Però inlende agire con le f orze al!mi ( ... }. Aworiz;,are per tele». N 1~ 1,
Noie al c:apilolo Il
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(46) U.S.-S.M.E. - B usta IT 385 - Comando XVIII Corpo d'armat,1 - (N01iziario n .34 • Capo I V - Notizie politiche - Paragrafo: Vodic:e - P.M.l 18, 3 febbra io 1943). (47) U .S.-S.M.E. - Busta 1187 - Comando divisione ·zara· - (Diario s1cnko - Anno taz ione del 3 febbra io 1943 - P.M.1 41). (48)
U .S.-S.M.E. · Bus ta I 132 - Comando 1" Divisione Celere ' Eugenio d i Savoia' -
(Diario S1oric:o - Anno tazione dell'8 febbraio 1943 - P.M.18). (49) U.S.-S.M. E. - Busta IT 478 · Coma ndo d ivis ione 'Zara· - (NOliziario informarivo n.21 - Settore di Ch istagne - Att ività dei nos tri reparti - P.M.141, l l febbra io 1943). Vedi anche: U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d 'armata . (No1iziario n.42 - Capo II - Attività operat iva e Varie - Pri ma zona · Paragrafo: Chisiagne • P.M.l 18, 11 febbraio ·1943). Nell'operazione furono fotti prigionieri 6 partigiani e ca tturati 2 fuci li, 2 pistole, 36 bombe a mano, muniz ion i. materi,1le vario; vennero indi viduati d ue guadi su l fiume Cherca, e distru tte 4 ba rche. (50) U.S.-S.M.E. · 13usta fT 385 - C omando XVI II Corpo d'arma ta - (Fog lio n. 1/ 151/MVAC d i pro!. - Oggetto: Fornwzioni milizia volomaria a111icom1111isla - Firmato generale U mberto SPIGO - A comando Supe rs lodn - P.M .118. 12 febbraio 1943). (51) I volonta ri delle bande an ticomuniste erano c roa to-ca ttol ici e serbo-o rtodoss i, ed a l 15 febbraio 1943. l'organico delle bande era il seguente:
l" banda (croa10-ca110/ici) - Sede a Bencovazzo - E ffettivi 135 (pre$enti 11 5). Co ma ndante: cenen ce Ignaz io TM OR1 NG1.::R - Vice-comandante: tenente Audace ME STROVICM - Sottufficia le addet to: A lberto G u u.o - l O plowne: capora le Camillo LEON I - 2° ploto ne: capo ral maggiore Raffae llo A NTONELT.1. 2" banda (croa10-ca11olici) - Sede a Novegradi - Effellivi 180 (presenti 154).
Comandante: centurione Tom maso D ,wm - Vice-coma ndante: sottotenente Stefano Sollufficiale addetto: sergente Stefano PETR ICH - 1° plotone: caporalmaggiore Pietro MARCJt r::rn - 2° p lotone: caporal maggiore Viki HANDEL - 3° plotone: .... - 4° p lotone: caporale A ngelo GALLI. /\7.7.A RI O -
3" banda (croa10 -ca1wlicij • Sede a Lissane - EffeU ivi 135 (presenti 128). Comandante: tene nte Piero DAMIAN I DE VERGADA - Vice-comandante: aiutante (grado del la M.Y.S.N. = maresciallo) }{omano CocJ.ffrl - Sottufficiale addetto: sergente Leopoldo ZOl'WH - 1° plotone: caporale Carlo D " 1.1.'0 1nu - 2° plotone: caporale Gi useppe STIAS:S:1 3° p lotone: ... 4" handa (serbo-o nor/ossi) • Sede a C histagnc - Effettivi 225 (presenti 179) La banda era suddivisa in due Gruppi. Comandan te: capitano Remo Li.::1NwE11ER - Adde tti al coma ndo: caporal maggiore Pietro G ERA - l Gruppo, coma nda nte: sottotenente Angelo 80URS1Efl - Capo formazione: tenente Vladimiro l<.OROLJ IA, poi Odbrad M1\ NISC'OSA - Addetto: fante Emi lio CORTl:-VI . ) 0 plotone: sergente maggiore Pompeo N ICOLA · 2° plotone: sergente Mario PIERONI - 3° plutone : v. caposquadra Aurelio D ILETrt = II Gruppo, comandante: sottotenente Aimone FINESTRA . 4° plotone: sergente Marino Sci 1u1-1 - 5° plotone: capo formazione Spaso_je SOKOTA.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
5" banda (serbo-ortodossi) - Sede a Bencovazzo - Effettivi 90 (presen ti 49). Coma ndante: tenente Matteo U.-;1cu - Vice comandane.e: .... Addet ti a l comando: serge nte Edmondo ONOR I, capora l maggiore Guerrino 8AC.:CI - 1" p lotone: aiutante (= maresciallo) Battista CANNONI - 2° plotone: capora le Roma no CiuRcov1CH - Capo forrnniom: Miloracl STEG1'A1é.
a Obrovazzo - Effettivi 135 (presenti 104). Coma ndante: tenente Marino JF.1.1.1CJ - Vice -cornanda nte: sottotenente Guido FORTINI l O plotone: caporale Antonio KENK - 2° plotone: caporale Ezio Pocc10N1 - 3°p lot0l)e: caporale Corrado PEROVICM.
6" banda (serbo-or1odoss1) - Sede
In data 14 rnmzo 1943. il cornando della divisione 'Zara' (U.S.-S.M.E. - Busta I 187 - Fogl io n. 03/1450iA.C. di prot.) costituiva il XX I bat1.aglione anticomunista 'Chistagne ', con la 4" e la 5" compagnia (bande) ortodosse, e con il plotone autonomo cattolico di Rupe . Il battaglione aveva il segue nte inquadrame nto: coma nda nte di battaglione , cap. Remo LEJNWEBER; u fficia le addello, s.len. Raffaele Mt\RASCO; capo forrnazione addetto , Vladirniro Ko ROLJA; militare addetto , fante scelto Ilal illa CoRTINI. - 4" compagn ia: comanda nte, s.ten. Augusto BouRSIER; capo formazione. Odbrad MANISCOSA; sottuf. adde tto. serge nte Nicola BoNOlllAKUJ. Comandanti dei lre plotoni, sergente maggiore Nicola POMPEO; sergente Mario P1 ERON1: v icecaposquadra (grado della M. V.S.N.) A urelio DtLETII. Mi litari addetti: fante scelto Salvatore T 1.::Ruzz1 e fante Natale PRUDENTE - 5" compagnia: comandante. s. len. Aimone F1NESTRA: I" p lotone comandante, da nom ina re; so ttuL addell.o, sergente Marino Scr-1UH. capo formazione addetto. Spasojc SOK<:r1-,, - 2" p lotone: coma ndante. aiutan te (grado della iv1.Y.S.N.) Giova nni Ba ttista CANTOr-:1; sottuf. addetti , sergente maggiore Vincenzo ARUZZA e Edmondo O NO RI: graduat i addetti, caporal maggiore G uerrino B,, cc1e caporale Romano CtuRcov1c1-1 - Plo tone autono mo di Rupe: co mandante, tene n te Mar ino JELLI CI: solluL addetto, caposq uadra Cristoforo CAU,TE1TA. Secondo l'organico le bande dovevano avere una forza complessiva di 900 uomini: d i norma la fo rza presente si aggirava su i 750 uomini (a lla data del 15 febbraio 1943, come sop ra riportato. erano prese nti nei ranghi 729 volontari). Pre sso le bande prestarono servizio anche anche i seguenti urficllli: tenente Antonio PER/\ST1: sottotenente G iuseppe R1 7.7.1 Cu1:lRERA ; sottote nente G iovanni TREVERJ: sottotenente Bruno Sr•ADA: sottotene nte Mirko BF.un 1; sottotenen te A ldo DtoL PRÀ . Per la storia di queste reparti vedi: Teodoro FRA'-'CESCON I Le bande V.A.C. in Dalmazia-1942143 - Serie ' His to ri a' - Edi trice Militare llaliana - Milano, 1992. (52)
Vedi nota n. 50.
(53) Giornale di Dalmazia - Quotidiano di Zara - Martedì 26 gen naio 1943 - A nno III, n.22 - In cronaca d i Zara - - La cerimonia del giumme1110 delle reclute - I volontari anticomunisti presenlati al Governatore della Dnlmazia. Dunrnte lo sfi la men lo dei reparti, scrive il cronista, «particolar111eme festeggiati sono sw1i i balloglioni reclute e le Jòrmazioni della Milizia Vo/011/aria An1icom1111ista, che. .~filavn per la prima vo lta a Zara». (54) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d 'armala - (Noti ziario n .44 - Capo Il - Alliv ità ribelli - Prima zo na - Paragrafo: Vodice - P.M.l 18. 13 febbraio 1943).
iV01e al çapitolo Il
425
(55) U .S.-S.M.E. - Busta JT 385 - Coma ndo XV I Il Corpo d 'arma ta - (No1iziario n.46 • Capo II - Attivitì1 ribe lli - Prima zona - Paragrafo: 7.a1011 - P.M.118. 15 febb raio 1943). (56)
U.S.-S.M.E. - Busta 1132 - Comando 1" D ivisione Ce le re ·E ugenio d i Savoia' ·
(Diario storico - Annotazione del 16 rebbra io :I 943 - P.M .l8). - U.S.-S.M.E. • Busta IT 385 - Comando 1° D ivisione Cele re ·E uge nio d i Savoi,:i' - (Fogl io n. 954i0p. d i prot. - Segreto-Urgente - Oggetto: Co111ba11i111en10 del giomo 16 jél>/Jraio presso la quo/a 144, slrada Vodiçe-ivfalai;isw - Firmato genera le C11rlo LoMM;1.10 - A l co mando del XVIll Corpo d'armata - P.M.1 8. 17 febbra io 1943). (57)
Ibidem - Foglio 945/ 0p. di pn)L
(58) A.C.S. • P residenza Consiglio de i ministr i - A nn i 1941 - l 943 - Posizione I. I. 13 • Fascico lo 16452 · Sot tofascicolo 31 /1 - (Te legramma 985/002208/Gab. PS. - Dal Governo della Dalmazia - A ministero d ell' inte rno - Per il Governatore. firmato Giovan ni MAURINO • Zara, 18 febbraio l943). (59)
U.S.-S.M.E. - B usta 1132 - Comando l " Divisione Ce le re 'Eugenio d i Savoia' .
(Diario Swrico - Annotaz ione de l 1.7 febbra io 1943 - P.M .18). (60)
Vedi nota n. 56 - Foglio 954/0p. di prol.
lJ.S.-S.M.E . • B us ta IT 78 - Coma ndo Carabinie ri del la Dnlma7 ia - (Foglio senza 11. 3» - Segreto Oggetto: A zione im111edia1a - A l comando cle lk1 Comp,1g nia del Litora le - Firmato S imc 1VAS · Se nza locali t11- 16 fe bbraio 1943). (6 1)
n. d i prot. • Intestato: ·Comando del Battaglione partigia no d i formazione
(62) U.S.-S.M.E . - B usta lT 385 - Comando XV ll.l Corpo d'arma ta · (NO!iziario - Allegato n.2 . P.M.118. 14 genna io 1943 ).
11.
/4
L'allegato co ns iste in una I.e t tera d ire tta dal «Comitato comun ista d i Almissa» «A i compagni cie l Co mitato comunista di Salona», e d è l'innata 'Lucia'. (63) U.S.-S.M.E . • Busta 996 - Comando XVlll Corpo d 'a rmata - (Fogli o n. 10888/J cli prot. - Segreto · Oggetto: Relazione periodica nwnsile. - Da comando XVII I Co rpo d'a rmata · Fi rmato il comandante interinale gene ra le Sandro P1,\ZZ0:>:1 • A comando Supcrs lo cla . P.M.1 18, 25 dicembre l943).
(64) U .S.-S.M.E. - Bus ta IT 478 - Cornan do d ivisione ' Zara' · (N01iziario n.35 • Settore cli Zara - Paragrafo: No1izie.s11//'organ iz zaziom:dei ribelli - P.M..14 1. 17 marzo 1943). (65)
l/Jide111.
(66)
Ibidem.
(67) U .S.-5.M.E. - B us ta 1T 385 - Cormrndo XVTIT Corpo d'a rmata - (No1iziario 11. IOO - Capo JIT • Allivi tì1 opera tiva - Prima zo na - Paragrafo: Sebenico - P.M. I 18. IOapri le 1943). (68)
U.S.-S.M.E. - Busw 1187 - Comando d ivisione 'Zara' · (NO!iziario i11for111mivo
11.2 /6 • Setto re cli Ch istagne - Paragrafo: !\uivilà dei nos1ri reparfi • P.M.141 , 13 ge nnaio
1943).
426
Dnlmnz ia - Una cronaca per la s /o ria
(69) U.S.-S .M.E. - B usta 11 87 - Comand o d ivis io ne 'Zara ' - (Notiziario inform ativo n.37 - Paragrafo: At/ività dei nosrri reparri - P.M.141. 24 marzo 1943). Riporta l'arresto a Cale ( isola di Ugliano) del maestro e lementare Vincenzo
AVALLONE.
(70) U.S.-S.M.E . - Busta lT 385 - Co ma ndo XV III Cor po d'a rma ta - (No1i;_i11rio 11.20 - Allegato n.4 - Ma nifestino direrto ai 'Solda ti ita liani ' - Non firma lo - Se nza data - P.M.118, 20 genn a io 1943).
(7l) U.S.-S.M.E. - Busta lT 385 - Comando X VII I Corpo d'armata - (Noriziario n.86 - A ll egaio n.2 - Ma nifest ino d iretto ai ' Sold a ti ed opera i ita liani' - F irmato ·Com itato nazio na le per la liberazione - Spala to ' - P.M..118, 27 marzo 1943). II ma n.ifestino portava in calce: «Con quesro lasciapassare, porete venire a noi, combattere contro il fascismo per fa libert,ì rii tuui i popoli, Vi garanliamo che vi riceveremo come i nostri veri compagni,,, (72) U .S.-5.M.E, - B usta IT 478 - Comando d ivis ione ' Zara' - (Noriziario infomwrivo n./3 - Notizie varie - P.M. 141, 30 gen naio 1943). I ere genieri facevano pa rte della so• co mpagn ia lelc.gra fi sti, di sta nza a P irovazzo (locali tà su lla costa a 23 km a nord-es t d i Sebenico). (73) U.S.-S.M,E. - Busta IT 385 - Coma ndo XV l[l Corpo d'arma ta - (Notiziario n.50 - Va rie - Seconda zona - Paragrafo: Makarskn - PM.1 18, 19 gen naio 1943). - U.S.-S.M.E. - Busta lT78 - Coma ndo X VII] Co rpo d 'arma la - (B0lle11i11o injòrmazion i n.10 - Segrelo • De l Coma ndo Mar illimo della Dal rn!lZÌH - Ufficio operazioni - «Particolari sulla rnllura del ,nlv 'A111onie11a' avvenUlo il 25 febbraio 11.s.» - Punto 8 - Spa la to, l ap rile 1943). (74) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 385 - Comando XVIII Corpo d'arma ta - (Notiziario 11. 49 · Capo Ili - A ttività operat iva - Prima zona - Paragrafo: Vodice - P.M. 118, 18 febbraio 1943). (75) U.S.-S.M.E. - Busca IT 385 - Comando X VI Il Corpo d 'armala - (Noriziario n.50 • Capo J I - All ività ri belli - Prima zona - Paragrafo: Vodice - P.M.118, 19 febb rai o 1943). (76) \J .S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando X VI II Co rpo d 'arma ta - (Noriziario n .54 - Capo II I - Attività ope ra tiva - Prima zona - Pa ragra fo: Vod ice - P.M. I 18, 23 fe bbraio 1943). (77)
Ved i nota n. 75 - Capo Il - Paragrafo: Seben ico.
(7S)
Vedi notll n. 76 - Ca po li - Paragrafo: Sebenico.
(79) U .S.-S.M.E. - Busta lT 385 - Comando X VIII Corpo d'a rmata - (Nori ziario n.55 - Capo l I T - Va rie - Pri ma zo na - Paragrafo: Sebenico - PM. 118, 24 febbraio J 943). (80) Egid io ORTONA - Il 1943 da Palazzo Chigi - Note di Diario - In 'Stor ia con lemporn nea' - Rivis ta bimestrale - A nn o X IV. n. 6 - D icembre l943 - Socie tà ed it rice 'i l Mulino ' - Flo logna - Annola~ione 5 febbraio 1943 - Pag. 1080.
Note (I/ capitolo I I
42ì
(81) Giornnle di Dalmnzia - Quotidiano di Zara - Sabato 6 febbra io I 943 - An no I Il. n.32 - «La compngine del Go verno ampiamente rnodificatw,. - Per le sostit uzioni vedi no ta n. 102 al Cap itolo I. (82)
Giornale di Dalmazia - Quot idiano d i Zara · Domen ica 14 febbn1 io 1943 - An no
ru, n.39. (83) Giornale UJ/iciafe del Govemo della Dnlnwzin - Anno ! IL nn .3-4 - Zara 1- 15 febbra io l943. Il messaggio. bi lingue. d iceva: /Jafmllli! Chillm1,110 ad altri compiti. Inscio con dispincere In vostrn term, dopo venti 111esi di Governo durante i qwdi nel nome dell'Aug11s/o Sovrano e con fa fiducia del Duce, ho perseg11ito con 11111e le m ie energie il Vcmro bene. · D11m11te q11esli venti m.esi ho conosciwo la Dalmnzin e In sun anima vera. ho visto le vostre necessità morali e materiali, ho apprezzato le vostre qualità, ho sentito i vostri dolori. Non dimentiçherr) queste çose. Come il hene non può essere oscurato dal male, così il ricordo non sarà cancellato dal tempo. Al mio successore il compito di alfargare e condurre a compimento il programma di lavoro che il Ouce ha trac<;iato per condurre la Dalmazia alla sua prosperiffì. . Da/mmi! · Vi eson o a guardare con serenn .fiducia al vostro avvenire adriatico ed a respingere l'insana propaganda di ch i vorrebbe e/te nelle vostre case al postu rie/le i111111agini e delle me111orie sacre a Dio ed all'umanità, si ponessero i simboli de/fa harbarie co11111nisw. · Vi esorw a credere in voi e 11el/'l1alia, e n.el la voro comune che ajfrarella gli uumini e le raz,ze e a difendere cun Rollla la civiltà del nw11do e le vostre tradizioni! Vi S(lfuto, o /Jafmati, con fa jànw }Lducia nel nustro comune avven.ire di benessere. di giustizia e di pace! - B .' \STI AN IN I - Da ll a Res idenza del Governatore il g iorno l.4 fe bbrnio 1943. (84)
Vedi nota n. 80 - Egidio
ORTONA -
Annotazione de l 15 febbra io 1943 - Pag. 1082.
(85) C iornafe di Ualma;,ia - Quo1.id ia no di Zani - Venerdì 19 febbraio 1943 • An no Hl, n.43. - In pr im a pagi na su tre colonne, il lilolo: «Francesco Giunta assume il Go verno della Dalmazia». Fra ncesco G IUNT,\ (S. Pietro in Sicvc [F!J. 2 I marzo 1.887 - Roma, 8 giugno 1971). Avvoca to - Podestà di Reggio Calab ria (ap rile I 935-g iugno 1943) - Pres idente Ca ntieri Ri uniti dell'Ad riat ico - Direttore del l'opolo di Trieste. Tenente nella guerra 1915-l918 · In te rventista, legionario fiumano, organ izzatore dei cornbalient i a Mii.ano - Comç1ndante d elle sq uadre d'azione dei fasci d ella Venezia Giul ia Luogote nente gene rale dell 11 M.V.S.N., comandante de ll a Vl Zona-Tr ieste (febbra io-ottobre I 923). poi l'uori quad ro . Segretario de l fascio d i Trieste (l 920) - Commissa rio politico dei fasci pe r la Ve nezia Giu li a ( 1923) - Segretario ge nerale de l Partito nazionale fascis ta (13 ottobre 1923-23 apri le l 924) - Membro del Gran Consiglio dc! fascismo (febbra io 1923-dicembre 1929) · Segretario del Gran Consiglio (febbra io 1923-cliccmbrc 1928) - Depurri to da lla XXVI alla XXXIX Legislatura (192 1-1939) - Vie-e Presiden te de lla Ca mera dei depura ti (27 rnaggio-lfJ dicembre [924 e 29 genna io 1926-2 1 dicemb re 1927) - Sottosegretario alla Preside nza de l Co ns iglio dei min istr i (21 dicembre 1927-20 lugli o 1935) - Co ns igl ie re nazionale (1939-1943) Ispettore de l P,Jrtiro Naziona le F,1scisl,1 per la Da lmazia e Governatore de ll a Dalmazi,1 (7 febbraio - agosto 1943). (86) A .C.S. - Presidenza Consiglio dei rninistri - Anni 1941- 1943 . Posizione l.l.1 3 · Fascico lo 16452 - Sottofascicolo J08 - (Te legrnrnn, a P.A.·P.A. (precedenza ;issoluta su tulle
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/)a/mazic1 ·- Una cronaca per la storia
le precedenze assolute J n.1022 - A Presidenza consiglio dei ministri - «Per inoltro al Duce I Maresciallo de/l'frnpero Comandante truppe comb(ll/enti su tulle le fronti » - Da Governato re Francesco G1u:--TA - Zara 19 feb braio 1943). - Giornale di D(l/maz,ia - Q uotidiano d i Zara - Domen ica 21 febbra io 1943 - Anno IIT, n.45 - In cronaca di Za ra: «;\ tto di demenza del Governawre verso due sabot(I/Ori». (87) A.C.S. - Presidenza Consigli o de i minist ri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fasòcolo 16452 - Sottofascicolo 108 • (Telegramma n. 846iSG . - A Presidenza Consigl io dei ministri - Da Governo dell a Dalmazia - Firmato il segretario gene rale Carlo Boz.1/,1). (88)
Ibidem.
Le domande di grazia furono accolte con decreto del Duce n. 84, del· 20 maggio 1943. Le pene capitali, come in tutti gli altri casi, vennero commutate in quel le de ll'ergastolo. (89) A.C.S. • Pres ide nza Consiglio dei ministri - A nn .i 1941-1943 - Posizione 1 1.13 Fascico.lo 16452 - Sotto fascico lo I08 - (Documenti vari). (90) Dai documenti conserva ti presso l' Archi vio Centra le de llo Stato, ri sulta che MusSOLINI, anche durante il Governatorato di BASTIANINJ aveva accolto domande di gra7.ia, com mu tando la pena capitale in q uella del l'ergastolo a favore : di l'v!ILJVOJ A leksa. MANOJt.Ov1(: D11ria e BERGER Regina, condannati il 13 aprile 1942 - di UGRIN Andre e KR~TULOY((: Anton io, condannati il 2 1 maggio 1942 - di JURANOv1( Simeone e LETINlé G iovann i, condannali il 15 gennaio 1943 - di G 1iuu1(: Elia fu Milan, KMrnu~1 Efo1 fu Sime, G 1i1.1(· Dusa n d i Nccljelko, SAR lé Stefano d i N icolò. Guué Pietro d i Pietro, SAR1(: Drago di Daniele, conda nn ati il 20 gennaio 1943 - d i NOVAKC>v1C- Dusan. condannato il 13 gennaio 1943. M tJSSOLlì\" I. il 19 lug lio I 942, su proposta di BASTIAN IN!, sospese il procedimento a carico di 10 1 giovan i. dei quali 41 minori cli anni 18. imputati di far parte de ll a organizzazione giovanile comunista, per evitare l'irrogazione d i pene gravissime , forse a nche q uella capitale. F uro no trasferiti in Pen isola e sottopost i a l lavoro vigilato. (91) A .C.S. - Presidenza Consiglio de i ministri · Anni 194 1-1 943 - Posizione I 1.1 3 Fascicolo 16452 - So ttofasc ico lo 27/ 11 - ( Foglio senza n. di prot. - O ggello: Col. Sergio DoMPIEl?I • Firmato sottosegre tario di Stato Amilcare Rossi - A Governarore della Da lmazia - Roma, 27 febbraio 1943). (92) U.S.-S.M.E. - Busta TT 82 - Cornando Supremo - (Foglio n.0237/Ma d i p rot. Oggetto: Gabinel/o Mìliwre delfo Dalnrnzia - Da comando Supcrsloda - F irmato genera le Mario Rouon1 - Al Governatore della Da lma7.ia - Al comando d e l XVII I Corpo d 'armata - Al comando d ivisione 'Za ra ' - A l comando Carabinieri della Dal mazia - A l colon nello Èl1gcnio i'vlOR RA, <:apo del Gabinetto mil itare - Da bordo fprobabilmente dalla rn/n 'Abbazia], 16 marzo 1943). (93)
Ibidem - Punti I e 3.
(94) A.C.S. • Presidenza Cons iglio de i ministri - Ann i 1941 - 1943 - Posi'lione 1. 1. 13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo ·161 - (Fogl io senza n. di prot. - Intestato: 'I l Governatore de lla Dalmazia' - Firmato F rancesco GIUNTA - A .Benito MussoL1N1 - Zara . 16 apr ile 1943).
Noie al capitolo I I
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(95) AC.S. - Presidenza Consiglio dei minis tri - Anni [941 -1943 - Posi:,:ione 1. 1. 13 Fascicolo 16452 - (Documen ti va ri - 1943).
(96) U.S.-S.M.E - Busta 1187 - Coma ndo di vis ione 'Zara· - (Noriziario informarivo n.48 - P.M.141., 26 ap rile 1943). fn allegalo porla la trndu:,:ione d i un documento rinvenuto duran te un rastre llame nto nel setto re di Yodi:ae. Il foglio è intesta to: Comando del /Ja1111glione della Dalmazia seuenrrionale - N. O. O. per la Dalmazia seuemrionale - Senza oggetto - Non firma to - Dire \lo: ' A l comando reparto pa rtigia no d i Voclicc - Litora le' - Senza loca lità. 24 febbraio 1943). Le s ig le de ll 'organ iaa,ione po litica dei partig ian i erano: K.P.=K om unisticka Part ij a (Part ilo comunista}; C.I<.. =Centra ln i Kom ite t (Comitato centra le}: P.K.=Pokraj ns ki Kom itel (Comitato provin cia.le); 0.K.=Okruz ni Ko mitct (Comi ta to dis trettuale); S.K.=SekLorski Komitel (Comitato d i settore); M.K.=Mjcsni Ko mitet (Comitato locale); A.F.Z. = A ntifosis( icka Fronta Z:ene (Fronte antifascis ta femminile); M.A.= l'vljesni Anti fasistick o (Gru ppo an tifascista locale); S.K.O.J.=Savez Komunis tic ke Omladine Jugoslavije (Associazione de lla g io ventù com un ista jugosla va): N.0.0. =Narodno Oslobod il ac ki Odbor (Comitato per la li bertà de l popo lo). (97) U.S. -S.M.E. - Hust a 1T 478 - Coma ndo divisione 'Zara' - (Te legramma n. 362/2 Dal comando G ruppo carabi nier i dell a Dalmaz ia - F irmato maggiore Efisio Li(,AS - A coma ndo XV III Co rpo d 'arma ta - Zara, ore 02.40 - 3 marzo 1943). - U.S.-S.M.E. - B us ta IT 478 - Comando d ivisione ·zara· - (Fogli o senza n. di prot. Senza ogge tto - Comando XV II I Corpo d 'armala - Fi rmato capo uffic io operazioni maggiore Antonio CARLUCCJ - P.JVl:I '18, 15 ma rzo I943). Propone «w1a severa inchiesra», percbè «am:ora uno volw sono .mue comandare per una ricognizione di 5-6 kll'l parm,~lie di [2 110111ini <:<m solo arman11?1110 indi vidua/e,,.
- U.S.-S.M E. - Busta 1T 478 - Co mando divis io ne ' Zara· - (Fogli o n.011209 1 cli prot. Segreto - Oggetto: Sconrro di T'rosika del 2 marzo - Dal comando divisione Zara - Fi rmato generale Carlo V IALE - A comando XVIIJ Corpo d 'a n na ta - P.M. 141 . 22 marzo 1943). È la Fehizione dell'inchiesta, che conclude: «nel caso in quesiùme eremo stnri ado1wri r1111i gli accorgimemi possihili f. ..]; nel comporwmento dei compo11e111i /11 pnr111glia / ...J non vi è nulla du rilevore», per cui «riumgo che f'incideme sia dovuto escl11sivmm:111e od wu1 dolomsu fa 1afi11ì». (98) U.S.-S.M.E. - Busta IT 478 - Comando d ivisione ·zara' - (Notiziario infàr111n1ivu n.31 - Setl.ore d i Zara - Attività elci nostr i re parti - Misu re d i rit orsione - P. M.14 1. 5 marzo 1'>43). (99}
Ibidem.
(lOO) U.S .-S.M.L - Busta IT 385 - Comand o XYlll Corpo d 'a nna ta - (N()(it iario n.67 - Capo 111 - Var ie - Paragrafo: Zara - P. M.141 , 8 marzo J943). ( lOl) U.S.-S.I\,J.E. - Busta IT 71 - Comando Supe rs loda - (Fogli o n.2374 cli p ro\. - Se gre to - Oggerto: Ferimc1110 di due m i/i1ari e del Vice-federale di Spalalo - Da com,rndn
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
XVIII Corpo d' armata - Firmato genera le U mberto SPIGO - A comando S upersloda P.lVl.118, 12 febbra io 1943). (.1 02) U.S.-S.M.E. • Busta 1T 385 - Comando XVIII Corpo d 'armata - (Notiziario n.45 - Capo II - Attività ribell i - Prima zona . Paragrn(o: Rogosnizza - P.M.118, J4 febbraio 1943). (103) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - - Comando XVIIl Corpo d'armata - (Notiziario n.46 - Capo Il - Attività ribelli - Pri ma zona - Paragrafo: Scantona - P.M.118, 15 febbraio 1943). (104) Ibidem - Capo 11- Varie - Paragrn(o: Trmì. (105) U.S.-S.M.E. • Busta IT 71 - Comando Supersloda - (Fogl io n.5699/AC. di proL Oggetto: SC!\1117.7.11 Teodoro, rapito dai ribelli - Da Supersloda - Firmato d'ordine, Capo ufficio affari civili colonnello Mario ROLLA - A comand i: V. VI, XVIII Corpo d'armata - A Missione militare italiana a Zagabria - P.M.10. 6 maggio l 943). (106) U.S.-S.M.E. • Busta LT 385 - Comando XVIII Corpo d'armata - (Notiziario n.5/ - Capo J - Attività ri.belli - Prima zona - Paragrafo: S<:ardona - P.M. I 18, 20 febbraio I 943). ( 107) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Con:rnndo XVTIT Corpo d'armata . (Notiziario n.53 • Ca po Il - Attiv ità ribelli - Prima zona . Paragrafo: O/ire · EM.l 'J8. 22 febbra io l 943). (108) U.S.-S M.E. - Busta JT 385 - Coma ndo XV III Corpo d'armata - (N01iz iario n.54 - Capo II - Attività ribelli - Prima zona - Paragrafo: Sebenico - P.M.118, 23 febbraio 1943). ( 109) U.S.-S.M.E. - Busta - Coma ndo XVI II Corpo d'armata - (Noliziario n. 56 - Capo II - Att ività ribelli - Seconda 7.ona - Paragrafo: Perkovié - P.M.118, 25 febbraio 1943). (llO) U.S.-S.l'vl.E. - Busta IT 78 - Comando Supe rsloda - (Fogl io senza n. di prol. . Porta al cen tro: 'In visione - Sintesi di appunti del Ministero degli esteri' • Non firma lo • P.M. llt 29 giugno 1943). ,, Viene tmsmessa traduzione del 111oni(esw col quale/('. 11111oriuì leclesche wmuncùmo /'uccisione di 125 comunisti quale rappresaglia per /'uccisione di 2 soldati tedeschi".
(111) lJ.S.-S.tvl.E. · Busta 1187 - Coma ndo divisione ' Zara' - (Notiziario injim11ativo n.34 - Settore di Zara - Paragrafo: Costitu zione rihdli - P.M.141, 14 marzo 1943}. ( l 12) U.S.-S.M.E. • Busta 1188 • Comando XVIII Corpo d'anmlla - (Notiziario n. 65 Capo IIl • Varie - Ollre - P.M. I l 8, 8 marzo I943). Vedi anc.:he: U.S.-S.M.E. - Busta 1187 - Comando divisione 'Zc1ra' . (Notiziario informativo n.33 - Se uore di Zara - Paragrafo: Allività dei ribelli . P.M.141, 11 marzo 1943). ( I 13) U.S .-S.M.E. - Busta IT 469 - Comando divisione 'Bergamo' - (Foglio n. 1548/0p. di pro l. • Segreto - Oggetto: imboscata di Karije - Da comando divisione ·Bergamo'. Firmato generale Em il io Bt::cuzz1 - A comando XVIII Corpo d'armala • P.M.73. 20 marzo 1943).
Note nl capi1olo Il
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Contiene le con cl usioni de ll ' inchiesta sull'im boscata . A carico del comandan te de l reparto, rileva: «lncopacità f. .. j e ùnpressiorwbilùà»; gl i riconosce d 'esse r stato «nuovo de/fa zonm,, d i aver avu to «un plo1011e raccogli1iccio / ... /. esser St(//O feri10 pil11tos10 gravememe». Ci rca il reparto, «scarsa reazione/... / perché non solo mal comand(//o, ma perché non (l(/des1ra10 ad operazioni del genere ». Nei co nfron ti de l comandante del set tore, «errma visione
dell'imponanza e pericoli insiti nello speciale servizio richiesto». Vedi anche: - U .S.-S.M.E. - Busta 1184 - Comando XVlll Corpo d'arma la - (Foglio n.619/19/F d i pro t. - O ggetto: Relazione fil{{o d 'arme del 10 marw 1943 - Da coma ndo 157° Re.ggimen to T.M. - Firma to co lo nnello Vi nce nzo 01,1v~R<> - Destinatar io noo ind icato - PM.73/a, 11 marzo 1943). - A.C.S. - Presidenza Consigl io de i mi nistri - A nni 194.1-1 943 - Posi7.ione 1.1.1 3 - Fascico lo 16452 - Sottofascicolo 3·1 /I - (Te legramma !04585/PS. - Da p re fetto d i Spala to, Paolo Z~R lllNO - A min is tero del l'i n te rn o - A Gove rno della Da lmazia - Spalato, 11 ma rzo 1943). - U.S.-S.M.E. - Busta IT 469 • Coma ndo div is ione ' Be rgamo' - (Fogli o n. 3965/0p. di prot. - Oggetto: lmboscrua Karije - Da comando XVIII Cor po d'armata - Fi rma to generale Umberto Sr100 • A comando divis ione 'Bergamo' - P.M. l 18, 12 ma rzo 1943). Sollecita una inch iesta sui fa lli, perchè si era contravven uto a ll'o rd ine sull" «impiego dei repar1i TM. con forza mai inferiore a 1111a compagnia,,: perché era no s ta ti impiega ti rep,1 rti «appena da un giorno in zona,,. - U .S.-S.M.E . • Busta IT 469 - Comando XV!Il Corpo d'a rmata - (Promemoria ad uso interno - Firmato capo uliicio operazioni maggiore Antonio C\ RLU<:<:1 - Per il co11111nda nte del XVIII Corpo d 'annata - P.t-.U 18, 26 marzo 1943). - U .S.-S.M.E. - Busta - Comando XVIII Corpo d'arma la - (Foglio n.4779/Pe rs . - Ogge tto: Imboscata di Karije del lO 1nar~o - Da comando XV I Il Corpo c1·armata - Firmato gene rale Umbert o SPIGO - A comando d ivisio ne ' Bergamo' - P.M.1 18, 26 marzo 1943). Con tiene le propos te delle sanzio ni a ca rico del comandante del re parto, sette giorn i d i ,nresti d i rigore; del coma nda nte dc.I settore d i Traù, richi amo da non iscr ivers i ne l lib re tto personale. - U.S.-S.M.E . - Busta IT 469 - Comando XV II I Corpo c1·armata - (Foglio n. 196 cli pro!. - Oggetto: Sis1ema7,ione curva pericolosa su/111 rotabile Tra1ì-Sebenico - Dalla Sezione au to no ma della viabi li tà (A.A.S.S.) con sede in Zara - F irmalo il dirigente ing. P. FERI - A ll ' Inte ndenza d i Supersloda . Za ra, 14 gennaio l 943 ). In previs ione de i lavori da co mpie re ch iedeva adeguata scorta per gl i operai. ( 114) lhidem - Fogl io n.1548/0 p. - Divisione ·J3c rgamo· . 20 ma rzo 1943. ( 11 5) Ibidem. ( 11 6) 1.J.S.-S.M.E . - Busta IT 385 - Co ma ndo XV III Corpo d'armala - (No/bario n.70 - Ca po 111 - Atl ivil à Opera ti va - Prima zo na - Paragrafo: Tratì - P.M. I 18, 11 mar7.0 I 943).
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
(1.17) A.C.S. - Presidenza Cons iglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione t.1. 13 Fascicolo 16452 - Souofascicolo 31il - (Telegram ma n.1 370 - Da Governo della Dalm azia F irmato capo gabine tto Se rgio DoMPJ ERl - A Presidenza consigl io d e i ministri - Zara. 12 marzo 1943). (118) Vedi nota n. 11 3 - Foglio n.1548/0p. - Divisione ' Bergamo'. (119) U.S .-S.M.E . - Busta l 187 - Comando divisione ' Zara' - (NorizJario informativo 11.33 - Settore isole - Altività dei ribe ll i - Parag rafo: Alli di vio fenw . P.M. 141 , 11 marzo 1943). ( 120) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 • Coma ndo XVI II Corpo d'a r mata - (l\loriziario 11.RO - Capo I - Sintesi - Pri ma zona - Paragrafo: Division e 'Zara ' - P.M.J 18, 2l marzo 1943). ( 121) U.S .-S.M.E . - Busta 1187 - Comando d ivis ione ' Zara ' - (Notiziario informarivo n.34 • Settore di Zara - Paragrafo: Misure di rirorsione • P.M. I 18, 14 marzo 1943). (122) U .S.-S.M.E. - Busta IT 385 -Comando XVIII Corpo d'armata - No 1iziario 11. 66 Capo III - Attività operativa - Prima zona - Paragrafo: Zaravecchia • P.M. 14 l, 7 marzo 1943). ( 123) U.S .-S.M.E. - Busta IT 478 - CÒma nclo d ivisione ·zara· - (No!iziario 11.35 - Settore cli Vod ice - Paragrafo: Alliviuì dei nos1ri reparli - P.M.14 1. l 7 marzo 1943). ( 124) U.S.-S.M..E . - Busta lT 385 - Comando XV III Corpo d 'armata - (Noriziario n.89 • Capo Il - Attività ribe JJi - Prima zona - Paragrafo: Bencovaz,.o - P.M. l l 8, 30 rnarw 1943). (.125) U.S.-S.M.E. - Busta IT 478 - Comando divisione 'Zara'· (Noriziario inji1r111111ivo n. 40 - Sellore iso le · Paragrafo: !\1tivillÌ dei nostri reparti - P.M.141, 31 marzo 1943). (126) U .S.-S.M.E. • 13usta IT 385 - Comando XVIII Corpo d 'armata . (No1iziario 11.93 - Capo 11- A ttivit à operativa · Prima zona - Paragrafo: Vodice - P.M.118, 3 aprile 1943). ( I27) U .S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XV l 11 Co rpo d'armata - (Noti ziario n. 92 - Capo Il - Attività operaliva - Prima zona · Paragrafo: Vodice - P.MTl8, 2 aprile 1943). ( 128) U.S.-S.M.E. - Busta !T 385 - Comando XVIII Corpo d 'armata - (Notiziario n.97 - Capo IT • Attiv ità operat iva - Pr ima zona - Parngrafo: \/odiu.e - P.M. J l 8, 7 aprile 1943). (129) U.S.-S.M.E . • Busta l 187 - Comando divisione ·zara' - (No1i ziario infornwtivo n.45 - Settore Vodizze - Pa ragrafo: !\lliviuì dei nosrri reparti - P.M.141. 14 apri le l 943). (130) U.S.-S.M..E. - Busta 1187 - Coma ndo d ivisione 'Zilra' - (Notiziario n.46 - Settore Voci ice - Paragrafo: Nori zie sui ribelli - P.M. 14 1, I 9 apr ile 1943).
( I3 I) lhidem. (132) U .S.-S.M.E . - Busta 1 187 - Comando divisione ·zara ' - (Noriziario n.47 - Seltore Vodice - No tizie sui ribelli - Paragrafo: Formazioni Mara:; - P.M. 141, 21 aprile 1943).
(133) Ibidem.
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Noie al capilo/o II
I nomi cli battagli a ind ividuat i, era no i segue nti: Ogard, Drago Z 1vKov1(· (i nve rs ione del nome Drago) Neboise, G iovann i rvlAR1\S - /las1111, Dusan S 1.::vrn DJIA (coma ndante della lrupnja d i Zaton) Gradina, Vitom ir GRADlNSKA (comandante del la 1rup11ja di Srima) Bunko, Ninica SEKULlé (segretario del partito com un ista per il distretto cli Sebenico) Gubec, Ste vo ZECEv1é (propagandisla e capo ribelle) Osvemik, Marko $ u s ,, s1é (comm issario politico per la Bukovica) Ambroz, Josip CvJTAN (intendente del battaglione de l Li torale). Jatmka. Aleksa nclra CvnAN (moglie di Josip, d e lega ta del part ilo com u nist a. sezio ne A .F.Z.. per il comune cli Stancovan.o) Um1111.. Marinko GASPJN (capo formazione d ella 1rupnja di Treboccon i) 1/ija, Blafo V1AHOv (de legato per In zona di Sri ma) Srd ko , Blafo Co(;A (delegato e in formatore per la zona d i Srima) l .ena, Maria GRBEU ,\ da Srir:rn1 (de.lega ta pol itica per il com une d i Z larino) Ljubi11ac, d r. Ku us1<' di Stretto ( medico elci partigia n i} l'e1rinski, Luka Z ECEVJé da Jagodnje (delegato pol itico per la zona di Zaravecchia) /I_ 17. (Sigla d 'un informa tore di Zara; ai primi di febbraio inviava una lettera al M,\ RAS per informarlo che a Zara vi era no ak:uni ufficia li e soldati che simpatizzavano per il comunis mo) S1ipe, C;irrnelo VLAJ10v (infornrntore della zona di Srima). La 'Zara' aggiungeva: '< I rihelli svolgono in parlicolure lo loro azione. co111ro i \lololllari !\. C, la cui 1lllivi1à reca ai ril>e//i gravi donni. I ,a di.w:i1ili1111 in seno alle form11zio11i p11r1igim11: è cura1r1 al massimo, ed ogni mancanz11 individwlie è p1.111ila r:semplanne.nte. Funziona a q11e-
s10 riguardo presso ogni forma zione par1igiana una specie di hi/mna/e mili1are, che 11er mancan ze pùì gravi può infliggere anche la morie 111edian1e Jì1cilaziom!». ( 134) U .S.-S.M.E. - Busta IT 478 - Coma ndo divisione ·Zara· - lN01iziario i11.fom1111iwJ n.54 - Se ttore Vodice - Paragrafo: No1izie sui ribelli - P.M. 141, 17 maggio 1943). (135) lbhlem - Paragrafo: Varie. (136) Vedi noia n. 94 - Re lazione a MussouK J. (°137) U.S.-S.M E. - Busta 1187 - Comando d ivisio ne 'Zara· - (,\101iziario n.44 - Se ttore Zara - Paragra fo: Misure di ri1orsione - P. tvl. 141 , 12 apri le 1943). ( 1.38) U.S.-S.M.E - Busta I 187 - Comando d ivis ione ·zara· - (i\101izi1.1rio n.45 - Settore Zara - Paragrafo: Allivi1cì dei ribelli - P.M.141 , 14 apri le 1943).
Il carabi niere ucciso era il !brigadie re Nata le T URRIS J. (139) U.S.-S.M.E. - .Busla IT 385 - Comando XVIII Corpo d'ar ma ta - (No1iziario n. 104 - Ca po II - Atlivit il ribell i - Seco nda zona - Paragrafo: Neresi - P.M. 118, 14 apr ile I 943). Ved i a nche: - U.S.-S.M.E . • Ilusta I 169 - Coma ndo d iv isio ne · Be rgamo· - (Foglio n. 88/RP. d i prot. Segreto · Oggetto: Cauum s.1en. D cs,ccmo Giuseppe - Da coma ndo d ivis ione 'Bcrga mo·Firmato gene rale Emilio BEcuzz1 · A colonnello Fc rclina nclo h\KTIKO. comanda nte ·Settore isole.' - Per conosce nza a comando XVIIT Corpo d'armala - P.ì\.1.73. 13 a prile 1943). - U.S.-S.M.E . - Busta l l69 - Comando divisione ·Berga mo' - (Foglio
11.
979/S - Oggetto:
Catwra del s.1enenle medico V1:S1CC111o Giuseppe dello 71" Sezione di S(111iuì, av ,,e,111w il giorno 13 con: ad 011era dei panigiani - Da comando l59° Reggime n to cost iero - f irmato colonne ll o Fe rdina ndo F,\ KTJNO • A comando di visio ne ·Be rgamo· - P.M.73, 15 ap rile 1943).
Dalma zia · Una cronaca per la storia
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Il sottoten ente medico, in dicato come VESICCH IO o DESJCCH IO, «era stato catwraw as· sie,ne a rre ragazze di Neresi con le quali si accornpagnaFa, nei dintorni del paese» (Relazione co l. Fi\!':Ti-'1 0). I partig ian i ne aveva no proposto lo scambio con ribell i prigionieri. Lo scambio venne rifiutato. - U .S.-S.M.E. - Busta 1T 385 - Comando XV III Corpo d'a r mata - (Noriziario n./07 Capo III - Atlivitii operativa - Seco nda zona - Paragrafo: Nere.si · P.tvl.118, 17 apri le 1943). (1.40) U.S.-S.M.E. - Busta - Comando XVIII Corpo d 'armata · (Notiziario n.JJ3 · Va rie . Prima zo na - Paragrafo: Sebenico - P .M.118. 23 aprile 1943). ( 141) U .S.-S.M.E. - Busta - Comando divisione ' Berga mo' - ( Notiziario n .714 - Capo
TII - Attività operativa - Prima zona - Paragrafo: Sebenico - P M.l 18, 24 apri le 1943). (142) Regio Decre to 8 luglio 1938, n. 1415 (pubbl icato ne l Supplemento della Gazzella Ufficio/e del Regno 15 se11embr1! 1938, n. 271). Approvazione dei tesri della legge di guerra e della legge di neutralillì - /\rtico lo 8. ( 143) Comando Supersloda - Circolare n. 3/C. - Riservar.o - Capito lo Il - ivtisurt'. precauzionali nei confronli della popolazione - Punto 15. - Firmato ge nerale Mario ROi\TTi\ P.M.10, l d icembre 1942 . (144) U.S .-S .M.E.- Busta 1T 7l - Comando Supcrslocla - (Foglio n.5053/0p. d i prot. O gge llo: Rappresaglie - Dii co mando Supe rslocla - F irmalo genera le Mario RoB01-r1 - A comHndi: V. VI. X l, XVI II Corpo d'ann ata; a comando 111ilit11re marillimo de lla Dalmazia: a comando Ma rin a-F iume; a comando carabinieri d i Supe rsloda e cie l Gove rno d e lla D almazia - Per conoscenza a l Governo della Dalmazia, a ll'Alto commissario d i Lub ia na; alla p re fettura cie l Carnaro; all'In te nde nza di Supersloda - P. M.10, 20 a pril e 1943).
( 145) Ibidem. (146) Ibidem. (147) U.S.-S.M.E . - Busta TT 385 • Coma ndo XVIII Co rpo d 'armata - (Notiz iario 11.103 - Fogl io a llegato - P.M. I 18. 13 apri le l943). ( 148) Ibidem. ( 149) Ibidem. (1 50) Carte dottor Manlio CACE - ( Q uattro fogli dattiloscr itti - Porta come intestazione: Relazione n. 47 - Della Commissione Governativa per /'açcerr,111u?nto dei deli11i compiuri dagli occupa/ori e dai suoi collaboratori - Fi rmata dal d ottor Dusan NEDJ'ELKO VJé , professore univers itario , presiden te, e da l segretario dottor Ivan (i RGlé • I3e lgraclo 11 apri le l 943). (151) Ibidem. (152) Ibidem.
(:i 53) Ibidem.
Noie al capilo/o li
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( 154) Ibidem. (155) Ibidem (156) Ved i nota n. 94 - Re lazione a Mussou.-;1. ( '1 57) U.S.-S.M.E. - Busta IT 358 • Comando XVIII Co rpo d'a rmala - (Noliziorio n.23 - Attività ribell i . Prima zona - Paragrafo: Sebenico - P. M.118. 23 gennaio 1943). ( 158) Ibidem. ( 159) U .S.-S.M.E. - Bus ta JT 385 - Comando XVlll Co rpo d'a rmata - (Noriziario n./6 • A ttivit à ribelli - Prima ;:ona - Paragrafo: Sebenico - P.M . I 18, 16 gen na io 1943). ( 160) U.S.-S.M. E. - Busta 1T 385 - Coma ndo XVflI Co rpo d 'a rm ata - (Noriziario n.19 - A Ltività ribel li - Prima zona - Paragrafo: Spa/(l{o · P.tvt.l 18, I9 gen naio 1943). - U.S.-S.M. E. - Busta IT 385 . Co ma ndo XVIII Corpo d'armata - (Notiziario n. 20 - Attività ribell i - Prima zona . Paragrafo: Sig110 - P.M.118, 20 ge nnaio 1943). - U.S.-S.M.E . . Busta IT 385 - Coma ndo XVlll Corpo d 'a rmata - (No1i;,iario n.21 - At tività ribell i . Prima zona- Parngrnfu: Sebenico - P.M.llS. 22 gen naio 1943). ( 161) U .S.-S.M.E. - Bus ta IT 385 - Coman do XVI II Corpo d'a renata - (No1iziario 11.122 • Attività ribe ll i - Prima zona - Pllragrnfo: Seben ico - Varie - Prima zo na · Paragrafo: Salona • P.M.118. 2 maggio 1943). (162) U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 385 - - Coma ndo XVJil Corpo d 'armala - (No1izinrio n.126 - Attività ribelli - Prima zona - Paragrafo: Sebenico · P.l'vl.l.l8, 6 maggio 1943). ('163) U.S.-S .M.E . - Bus ta !T 385 • Comando XVIII Corpo d'armarn - (No1i;,iario 11.131 - Allivi tà ribell i - Prima zo na • Pa ragrafo: Traù - P.M.l 18. l l maggio 1943). ( 164) U.S.-S.l'vl.E . . Gusta IT 385 - Comando XV I Il Corpo d 'a rmata - (No1i ziario 11./32 - Attiv ità ribe lli · P rima zona - Paragrafo: S(J/ona - P.l'vl.1 18 . 12 maggio 1943). - U.S.-S.M.E . - Busta IT 4 69 - Coma ndo Sottosettore d i Salo na - (Fogli o n. 1567/SS. d i prot. - Oggello: Rela zione ti<d/'(Jf/acco al pa11uglione di vigilanza linea 1ele(onica Sa/onaClissa - Fi rmato lenente colonnel lo Vittorio 0RLAND1ELLO - A coma ndo se llo re SpalatoSalona - P.M.73, 12 maggio '1 943). Il pa ttugli one d i 20 uom ini (due fu cili mitragli,llori) e ra stato forn ito da lla 9" compag nia de l XXX I battaglione be rsaglieri. a l conwndo d i un sottotenente . I due bersaglie ri caduti e ra no: Mario AROSIO e A lfredo TERZOLI. Rimasero fe riti i bersaglieri : Gae ta no S 1norn e G iuseppe Ross1N1 - Alla Rela;:ione è a llega to il rapporto del sottote nen te comandan te del pattugl ia ne. Il gene rale Paolo GRIMALD I, comanda nte del settore Spalalo-Salona , concludeva l'in ch iesta (Foglio n.1597/0 p. d i prot. - Segreto · Ogget to: Relazione ... - P.M.73, 12 maggio 1943), rilevando che «il repar10 è rimas10 sul pos10; si è appos/a/0 ed ha, sia pure mollo debolmeme, reagilo con fu oco [furono sparate tre brevi raffiche con i due mitragl ia to ri ; i fuci-
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
Iieri non aprirono il fuoco · n. d.a J: non si è sbanda/O. L'azione de.I comandante è. stata solwn10 piaua ed ajjàlto brillante, ma non ude da renderlo passibile di provvedimenti disciplinari».
(165) U.S.-S.M.E . · B us ta IT 385 • Comando XVlll Corpo d'armala · (Notiziario n.135 - At tività ribell i - Prima zona - Paragrafo: ?ì·a,ì - P.M.1 18, 15 maggio 1943). (166) U .S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d'a rmala - (Notiziario n.137 - All ività ribelli - Prim a zona - Paragrafo: Sebenico - P.M.I 18, 17 maggio 1943). ( I67) U .S.-S.M.E. - Busta IT 3S5 - Comando XVIII Co rpo d'armata - (Notiziario • Attiv ità ribell i - Prima zona · Paragrafo: /)ernis - P.M.118, 19 maggio 1943).
11. I 39
(168) O.S.-S.M.E. - B us ta IT 385 • Comando XVIll Corpo d 'armata - (!?e/azione periodica mensile - Paragrafo: Ripercussioni dei nos1ri p rovvedimenti - P.M. I 18, 4 g iugno 1943). ( 169) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941 -1943 - Posizione 1.1. 13 Fascicolo I6452 - Sotto fascicolo 145 - (Tclegrarnrna senza n. di prot. . U rgcnle - .Da monsignor Giovann i MILÉl'A, vescovo d i Sebe nico - A Benito MussoLJN I . Sebenico, 20 maggio 1943). Que llo s tesso giorn o, monsignor MtLÉrA. inviava un a na logo telegram ma al card inale Luig i MAGLJONE, Segretari o d i Stai.o de lla Sa nta Sede, irnplo rn ndo «benigno interve1110 Santo Padre presso Governo» ita lia no - (La Saint Siège et /es \!ictimes de la Guerre · CìennaioD iccrnbre 1943' - Volume 9'' degli /\ctes et Doc11ments du Saint Siege rel1.11ifs a la Secon de Guerre mondiale - Libre ria Edi trice Vat ica na - 1973. (170) A.C.S. - Presidenza Consiglio de i ministri - A nni 1941-1943 - Posizione 1. 1. 13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 145 - (Telegramma senza n. d i p rot.- .Da Sollosegretario d i Stato a l.la Presidenza elci Cons ig lio dei ministri. A milca re Rossi - A monsignor G iovann i M11.~1A , vesc:ovo di Sebenico - Roma, 21 maggio 1943). ( L71) U .S.-S.M.F. - Bus ta IT 3853 - Comando XVlll Corpo d'armata - (Notiziorio ,I.182 - Alliv ità ribelli - Prima zona - Paragrafo: Ti-aù - P.M. I '18. ·1 luglio 1943).
( 172) U.S.-S.M.E. • Busta 1T 385 - Comando XVIII Corpo cl ·annata - (Notiziario n./83 - Att ività operat iva - Prima zona - Paragrafo: Vodice - P.M.118. 2 lug lio 1943). (173) A.C.S. • Presidenza Consiglio de i mi nist ri - A nn i 1941- 1943 - Posizione 1. 1. 13 Fascicolo 16452 - Sottofasc ico lo 3 l/1 - (Te legra mma n.11 0728/PS. - Da prefe tto d i Spalato, Pao lo Z ERB INO - A Gove rn o d e ll a Dalmazia - A min istero dell ' interno - Spalalo, 24 g iugno 1943). li telegramma porta una da ta cli quattro giorni posteriore a l g iorno dell'imboscata, p robabilmen te per le difficoltà delle comun icazioni fra le isole e la terraferma a nche di una stt:ssa provi nc in, o per d isfu nzioni di collegamento fra i vari en ti. - lJ.S. -S.M.E. - Busta rr 85- Comando 2'' Armata - (Fogl io n.1 67/23 cli prot. - Ogget to: 1\11i di rappresaglia - Dalla Tenenza di Va ll egrnnde (Isola di Cù rzola) - F irmato tenen te G iuseppe GAETANO - A comando 2" Armata, cd altri comand i - Vallegra ncle. 4 lugli o 1943).
Note al capi10/o Il
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( I 74) U.S.-S.M.E . - Busta IT 85 - Comando 2" Armata - (Foglio senza n. d i p rot. - Sen-
za oggello - Contiene una relazione sulla si tuazio ne in Dal maz ia - Fi rmata ge nerale Loren w MUGN ,\ 1 - Allegata ad u na re lazio ne del gene ral e Cle mente PRIMIER I , capo d i Stato Maggiore de lla 2" Anna ta, circa «Colloquio con Ecc. Giuma, Governawre della Dalmazia, del g io rno 12 currenle» [l ugli o] - Senza località. 12 luglio 1943).
Ved i anche: - U.S .-S .M.E - Bus ta IT 385 - Coma ndo XVlll Corpo d "a rma ta - (,\101izi11rio n. /86 Attività ribe lli - Prima zona - Pa ragra fo: 1/,ara - P. IV1.1 l8, 5 lug.lio 1943). - U.S.-S .M. E . - Busta 1T 385 - Comando XVJI I Corpo d 'arma ta - (Noli"i',iario n. 188 Attivi tà operativa - Prima zon a - Paragrafo: Zara - P.l'vl.11.8, 7 lug lio 1943). ( 175) U.S.-S.M.E. - Busta rr 385- Coma ndo XVII I Corpo crarrn11111 - (No1iziario n.189 - Att ività ope rativa - Prima zona · Paragrafo: C/Jistagne - P.M. 118. 8 lug lio 1943). ( 176) G iacomo Scon1 • Krogujevac: la ci({(ì jiccilaw - (s"crro Ed izion i - Milano 1967 Pag. 30 e seg.. (177) U .S.-S.M.E . - Bus ta IT 78 - Coma ndo 2" A rmatfl - (Foglio senza n. d i pro t. - Senza proven ie nza e destinatario - Porta in testa ' In Vis ione' - A l centro: Sim esi di appumi del Mi11iS1ero d egli es/eri - Paragrafo: Fucilazione per rappn'..rnglia all'uccisione di .w lda1i 1edeschi - P.M. IO, 29 gi ug no 1943). (178) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Coma ndo XVIll Corpo d 'anmlla - (No1iziario 11.202 - A tiivilà ribell i - Prima zona - Paragrafo: Sig110 - P.M.1 18. 21 lugl io 19<13). ( 179) U.S.-S.M.E. . Busta IT 385 - Comando XVIll Co rpo d 'arma ta - (No1iz iario n.206 - Allività ribelli - Prima zona - Paragrafo: Perkovi{: - P.M.l L8, 25 luglio 1943). ( 180) U.S.-S.M.E. - l:lusta IT 385 - Comando XVIII Co rpo d'a rmata - (Rel11i,io11e periodica m ensile - Paragra fo : Problemi che meri/ano lo nos1ra par1ico lare a11en zione P.M. I I8. 3 febbraio I943). ( 18 1) Ibidem.
( I82) Ibidem. (183) lJ.S.-S .M.E. · Bus ta 996 - Coma ndo XVIII Corpo d'arma la - (Rela zione periodica mensije - Paragrafo: Aspe/ti ed evo/11zio11 i dell'eco11omia nei 1errilori annessi od occupmi P.M.118. 25 dicembre 1943). (184) Ved i nota
11 .
.180.
(185) Ibidem (186) A .C.S. - Preside nw Consigl io dei ministri - An ni 1941 -1 943 - Pos izione 11 . 13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 14·1 - (Fogli o sen7.,J n. di prot. - Oggetto: Contadini ed O/Jl!rai da in viare al lavoro in llatia - Da Governo de lla Dalmazia - Fin m, to Gove rna tore Fra ncesco <ìu ; NTA - A lle confede razioni fasciste: dei lavoratori dcl l'agrico l!ura; de i lavo rato ri dell'industri a - Pe r conoscenza alla Pres idenza de l Consigli o de i min istri - Zara, 3 marzo 1943).
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Dalmazia · Una cronaca per la storia
( I 87) lbidern.
(188) U.S.-S.M.E. · Busra 1184 • Co mando cliv.i sione ·Berga mo'. (Fogl io n. 2459/ITI cli prot. · Oggelto: Operazione Puma Planka • Da coman do d ivis ione 'Berga mo ' . Firmalo gene rale Em ilio BEcuzz1 • A co mando XVIII Corpo d 'arma ta . P un to IO • Lo scopo . P.M. 73, 25 a prile 1943). (.189) lbirle111 · Punto IV · Considerazioni. ( 190) LJ.S.-S.M ..E. · B us ta 1233 · Coma ndo 1• Divisione Ce le re ' Euge nio d i Savoia' . (Fog lio n.426/0p. cl i prot. · Oggetto: Re/azione sulla partecipnz.ion e d el Raggmppwnemo Curreno alle opera zioni di Punta Planka . Firmato colonnello Giuseppe CuRREì\'O • A . coma ndo divisio ne ·Bergamo' · Per conoscenza a com.aneli: 1• divis ione cele re Eugen io di Savoia' , divisione 'Zara' · P.M . 18, l4 ap rile 1943). ( I 9 I ) Ibidem · Considerazioni· Punto 1.
( 192) Ibidem · Considera ziuni · Punto 1.
( I93) lh irlem · Considerazioni. Punto 4. (194) U.S.-S.M.E. · Busta 1233 · Comando XVIII Corpo d 'armata· (Telescritto cifrato n.4153/0 p. · Da comando XVII I Corpo d'arma la • Fi rmato gen erale Umberto SPK;o . A comando Supersloda · P.M.118, o re l 1,45 · 3 man:o 1943). (195) Ibidem.
(196) Ibidem. (l 97) U .S.-S.M.E . · Busta IT 478 • Comando d ivisione ' Zara '. (N otiziario n.40 . Settore Zara· Paragrafo: 111/ormazioni sui ribelli· P.M. 141. 31 marzo 1943). ( 198) Ibidem. TI Popo vié fornì le seguen ti in[ormazioni: «Capo del disiretto della Lika sorebbe raie Dane Karaé. e commissario politico Blasevié Jakov. La regione è presidima dalla 6" divisione. composw di 3000 comballenti, comandata da .!ofo 1Ham11la, ed il commissario politico ne è Iure Serié. Due b rigate della d ivisione sono state trasferite da Lovinac a Grncac; la ter za. comandata da SteFan Obsenica, sarebbe sulla Zermanja. Anni e munizioni sarebbero ./oro fornite dai domobrani e dagli uswscia; nlla p resa di Bihaé 700 mussulmani si sarebbero arresi con 111tto l'armamento. / .../ l partigiani al/ra versano un periodo di crisi per le scon.fi11e ml>ite ultirnam ente, per 11wncanw di viveri, per il ma/contento che serpeggia nelle file dei gregari, per la poca on està dei capi f. ..}. L'esercito è fo rmato di 'corpus' cinsc11no dei quali è composto di 4 divisioni, 11uesle di 4 brigme, le brigme di 4 ba11aglionì, i ba11aglioni di 4 compagnie. le compagn ie di 4 plotoni composti ciascuno dai 20 ai 30 uomini. L'organizzazione parrigiana è .fiancheggiata e sostenuw dall'ente politico A. V.N. 0 ../. (Consiglio cmt(fascisu, per la liberazione del popolo jugoslovo) reuo dal dollor Ivan Ribar che dirige tu/li i lavori delle retrovie ed è riconosciuto dal 'Inghilterra, Ameriw e Russia. Il 90% dei pt1rtigia11i è di nazionolitrì serba. Ultimame/1/e è giunto da Zagabria il poeta letterato croato Vladimir Nazor per aiulare la lolw par1igiana».
Noie al capitolo I I
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( l 99) U .S.-S. M.E. - Busta IT 385 - Coma ndo XVIII Corpo d 'a rmata - (No1iziario n. 194 - Va rie - Da lla seconda zona - Paragrafo: 7.egllr - P.M.1 18. 13 luglio 1943). In al legato: Foglio n.113 d .i pro!. - ln(estalo «Qua rtie r Gene ral e del Co m.do de l Ve le bit» - Oggetto: Co1111111icllzioni s11 di una palluglia in Lika . Fi rmato capitano Milivoj Vu r<SANOVlé • A l coma ndante del presidio milita re di Zegar - Senza loca lità - 16 giugno 1.943). Le missioni informa tive dei cetnici si sarebbero ulte riormen te intens ifi ca te, e la ·zara·. il 15 lug lio (Notiziario in/òrmativo 11.96j, segnalava: «quest'oggi è rientrata dalla l .ika 1111a seconda 'troika' con un uomo in meno, ucciso in un aggumo», po rta ndo informazion i su «magazzini, mulini, depositi v iveri. armi, lllbori11ori meccanici ere. d i Bijeli Porok». Il 19, sempre la ·Zara' dava notiz ia d i a ltra 'troi ka' di cetn ici che si e ra sp in ta a O tric. Srb. Do ljane, Ma rtin Brod, Donj i Lapac, Ka me nsko, raccogliendo interess,mti notizie su i partigia ni. (200) U.S.-S.M. E. - Busta lT 385 - Comando XVIII Corpo d 'armata - (Notiziario n.102 · Attività operat ive - Prima zona - Paragrafo: 7huì - P.M.118, 12 ap rile l943).
«Nel mstre/lamento di Puma Plnnka / ... / presi nitri 264 i11divid11i, 55 /Jauel/i, rlis1m11e 2 imbarc"zio ni; rastrellali quindi in wwle, nell'imera operazione 2353 uomin i validi». (20 1) U.S.-S.M.E. - Busta 1233 - Coma ndo XV III Corpo d'armala - (Telescrillo cifralo n.5210i0p. · Da coma ndo XVIII Corpo cl' an nata - Firma to geneni le Umberto SPIGO - A comando divisione ' Zara· - Per Governo della Da lmazia - Per conoscen7.a a lla divisione cele re 'Eugenio di Savoia' - P.M.118, o re 10.05 . 6 apr ile 1943). (202) lhidem. (203) U.S.-S .M.E. - Busta IT 67 - Coma ndo 2" A rmata - (Fogli o n. 1920/A.C. d i prot. Oggetto: l?elaz io11i del Pn'.f'e.110 di K11in e richieste di liberaz ione di rasrre/l(l{i - Da coma ndo X V I11 Corpo d'armata - Firma to d'ord ine il capo d i Sta lo Maggiore colonnello Pie tro HMHIÉRO - A comand o 2" Armata - Per conoscenza a ln te nde nia 2" Arma ta - P.M.1 18. 28 maggio 1943). (204) Ibidem. (205) A .C.S. - Presidenza Consigl io dei mi n ist ri - A nn i 194 1-1 943 - Posizione l. l.13 Fascicolo l6452 - Sottofascico lo 144 - (Foglio n.2660/Scgr. Gen. d i pro!. . Oggelto: 7ì·111to 111ento economico del personale sia/aie ex-jugoslavo · Da Governo dell a Dalmazia - Fi rrm110 Governa tore Francesco Gu_;NTA - A Preside nza del Consiglio dei min istri - A min istero de lle fina nze - Zara, 28 apri le 1943). (206) Ibidem. (207) ibidem . (208) Ibidem. (209)
lbirle111.
(2 10) Ibidem .
440
Dalmazia • Una cronaca per la storia
(211) A .C.S. - Preside nza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1. 1. 13 Fascicolo 16452 • Sottofascico lo 143 • (Foglio n.2454/Rag. d i prnt. - Oggetto: Soccorsi da istituire per le famiglie dei lavora/ori catturati o uccisi dai ribelli · Da Governo de lla Dalma zia - Firmato Governatore Francesco GIUNTA - A Presidenza d e l Co nsig lio dei minis tri Per co noscenza a ministero dell e finanze - Za ra, 24 aprile 1943). (2 12) lhùlem . (213) Ibidem. (214) Ibidem. (215) A.C.S. - Presidenza Cons ig lio de i minis tri · Anni 1941 -1943 - Posizio ne 1.1.13 Fascicolo 16452 . Sottofascicolo 143 . (Fog lio n.14253/13226 d i prot. - Oggett o: Dal1J1az,ia 1hsis1e11za nlle famiglie dei lavormori cattumti o uccisi dai ribelli - Da min is te ro delle Corporazion i - Firmalo ministro Leopoldo P1CCAR01 - A Presidenza cie l Cons ig lio dei ministri Per co noscenza a ministe ri dell' inte rno e delle fina n7.e - Ro rna 19 agosto 1943). La no ta è scrilla s u carta anco ra in testata ' Min iste ro d elle Corporaz io ni ', senza alcun a ca ncellazione, a nc he se con Regio De cre to del 9 agosto 'I 943. la denominaz ione era s taia cambiata in ·M in iste ro dell' industria , de l comme rcio e de l lavoro '. (216) Ved i no ta n. 101. (217) U .S.-S.M.E. - Busta TT 85 - C.:oma ndo Superslocla - ( Foglio n.16/P.R. di prot. Oggetto: Situa zione in Dalmaz ia . Da comando XVIII Corpo d' A nna1:i-1 - F irmato gene ra le Ulllbe ri o SPIGO - A genera le Ma rio RoBO'n'J co mandante Supc rs lod a - P.M.l 18. 30 marzo 1943) - VL::DI DOCUMENTO N. I ALLEGATO ,\ L PRESENTE CA PITOLO. (2 18) U .S.-S. M.E . • Busta lT 385 - Comando XV.lii Corpo d'arJJ1ata - (!?e/azione periodica mensile - Paragrafo: Problemi che meritano /11 nostra particolare atten zione · P.M. l l8, 4giugno 1943). (219) Vedi nota n. 217. (220) ibidem. (221) Ibidem. (222) Ibidem, (223) A.C.S. - Preside nza Consigl io de i min is tri - Ann i 1941- 1943 - Posizione 1.2.2 Fascicolo 1262 J - (Foglio senzn 11 . d i prot. · E ' una le tl e ra persona le, scritta con il 't u' falll ilia re · D a l G overnatore della Dalmazia Fra ncesco G IUNTA - Ad Amilca re Ro ssi. sottoseg retario d i Stato alla Pres ide nza de l Consigl io dei min is tri - Zara, 27 marzo ·1943) - V EDI DOCUMENTO N. 2 i\ LlaL::OATO AL PR ES lòNTE CA PITOLO. (224) Sil vio l'vl ,\ URANO · Ricordi di Mi lano 1972 - Pag. 3 14. (225) Vedi nota n. 221.
1111
giornalista fasc ista - Casa Ed itrice Ccsch ina -
Noie al capitolo Il
44 1
Il testo de l te legramma per MussoLINJ era il seguente: «Prefe110 Spalmo comunica che Ammiraglio B oJJJJ lfSc propos10 Mi11is1ero Marina dare nome SAvO a caccia costruzione canriere Spa/(l(o ali Permeuomi farVi considerare che raie proposra appare esagemta conuscendo vera causa che de1erminò 1norte povero S,1110 u/J Segue rt1ppor10 a/1 Governa/ore Gw,v-1;1» - Il rappor to non è s tato rintraceiu1.o. ma sosta nz ialmente sar11s tato corr isponden te a l contenuto della lettera di G JUNT,\ ad Amilcare Ross1. (Ved i noia n. 223). (226) lhidem. (227) lhide111. (228) lbide111. (229) Ibidem. (230) lJ .S.-S.M.E. - Busta 1233 - Coma ndo 1• Divisione Ce lere 'Eugen io d i Savoia' -
(!~e/az ione periodica - Paragr:ifo: Si111a;,io11e po/irica in genere - Parte I . lettera d) - P.tvl.18.
20 marzo 1943). (231) Luigi MELL J (nato a Goriz ia) . la urea lo in scie nze economiche - G i11 vice-segreta rio de l Gruppo Un iversitario fascis ta (G.U .F.) di Trieste - In d i vice-segre tario fe dera le d i Trieste s ino a lla sua desti nazione a Spala to. - Ferr uccio C,\l'PI (nato a Roma) , dn Spnlato ve nne invia1o a regge re la federazione fascista d i Tern i - Era isc ri llo al Par ti lo fascista dall'agos to 1919 - /\vcva partecipalo a.Ila Marcia su Ro ma - G ià segretari.o del G. U.F. cl i Roma (1925) - Vice-segreta rio federn le d i Roma ( 1938-1940). (232) A.C.S. - P residenza Consiglio elci minist ri - Ann i 1941-1943 - Posizione 1. 1. 13 Fascicolo 16452 - Sottofa scicolo 16·1 - (Foglio se nza n. di prot. - Senza oggetto - Dal Gowrnatorc de lla Da lmazia Fn111cesco (ì11J:-.>TA • A Benito MussoLJNI - Zara. 16 aprile1943). (233) U.S .-S.M.E. - Busta 1T 66 - Comando XVIII Corpo d 'ar mala - (Fog li o 11. 048/R.P d i pro t. - R ise rva ta perso nale - Oggello: Sillwzione in Dalma zia· Da coma ndo XVJIT Corpo d'arma ta - Firmato genera le U mbert o SPIGO - A genera le Mar io R ouu 1-r1 comandante 2" Armata. P.M.l I 8. 12 luglio 1943).. V 1-:1)1 1)0ClJME'.'ff0 N. 3 ALLE( ;!\')'() !\ I. PR ESENTE CAPITO!.(). (234)
Ibidem - Allegalo.
(235) !bidm1 - A llega to. (236) U.S.-S.M.E. - Busta IT 85 - Coma ndo Supc rs loda - (Fogl io n5225/A C. di p ro!. Riser vata personale - Oggetto: Si111m;ione in Dalmazia e Slovenia - Da coma ndo Supersloda - Firm ato generale Mario RoBOTrJ - A generale Frnnc<::sco Ro~s,. Sottocapo di S tato Maggio re (.,ene rale - P.M. lO. 23 a p rile 1943). (237) Ibidem. (238) Vedi nota n. 232 - Relazione Governatore GILlNTA. (239) La Gioven tù italiana del Lit torio (G.l.L.), a Cauaro. aveva polenz.ia tn le auivitì1 spo rtive. t:d in modo particolare il n uoto con Ot lirn i risulta ti grazie alle natural i doti dt:i nt·
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/)a/111azia •
Una cronaca per la sloria
gazzi del posto. Nel 1942 il Comando federale di Cattaro prese parte ai campionat i nazionali della G.l.L. a Bologna. conquistando il secondo posto nei 100 metri s tile libero e nei 200 rana. Dopo le gare di Ilolog n11, la squ'adra di Cattaro si confrontò posi tivame nte a Firc n7.c con la Rari Nan tes Flo rc ntia · (Oddonc TALPO . Euge nio Dario RUSTIA 1'1(/\ INE • Narciso DETON I: / cemo anni della Socie1à Cin11as1ica Zara · Stabilimento Tipografico ·Julia' · Roma. 1976 · Pag. 751). (240) U.S.-S.M. E. · Busta 132·1 · Comando divisione ·Gmil ia' · (Relazione ,nensi/r:. Parag rafo: Si11.w zio11e in generale · P.M.155, 15 maggio 1943). (241 ) U.S.-S.M.E. · Busta 1~43 · Comando Supremo . (Diar io s1orico • Punto IV. Di· re11ive ed ordini i11111ar1iti · P.M.2 1, 2 marzo 1943). (242) lbide111 • Anno tazio ni de l 10 e del I~ marzo 1943. (243) lbid,1111 • Annotazione del 18 marw 1943. (244) U.S.-S.M.E. · Bus ta 1443 · Coma ndo Supre mo · ( Diario slorico · Punto IV · Oim tive ed ortiin i impani/i - P.M.2 I. 20 marzo J943). Riporta gli estremi del telegramma 21290/0p. - D11 Comando Supre mo· A Supe rslodti Per co nosce m:a a Stato Maggiore Esercito - P.M .21 , 20 ma rzo 1943). (245) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Ann i 1941-1943 - Posi1.ione L 1.13 - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 136 - (Foglio n. 87/S.P. di prot. - Da Gove rnatore della Dalmazia Fra ncesco G1UXTA - Ad Amilcare Rossi sonosegretario di Sta to a lla Presidenza del Consigl io dei ministri - Zara, 2 aprile 1943) - V ED I l)OCU ME:-ITO N. 4 ALLEG ATO AL PRES l'èNTE (';\l'!TOLO. In allegato: Foglio senza n. di prot. - Intestato: 'Ministero della Guerra - Gabinetto' Porla al cemro: f'ro-111e111oria per il Duce - Ro ma, 30 marzo 1943. (246) Ibidem - Allegato. (247) lbille111 - Lellera del Governatore GIUNTA. (248) lbitle111 - Lettera del Governato re G1UNT,\ . (249) Ibidem - Lctteni del Governatore G1t lNTA . (250) Ibidem - Allegato n. I - Foglio senza n. di prol. . Se nza oggetto - Non fi rma to Senza data - Sin te tico appunto sull e carenze della divisione ·z ara' - Pro babilmente per uso interno. (251) U.S. -S. M.E. - Busta 11 87 - Comando XVI Il C orpo d'arm a ta - (Te lcsc ritlo n.01/2408/0p. - Da co ma ndo d iv isione ' Zara' - Fi rmalo genera le Cnrlo VtAl,E - A coma ndo XV III Corpo d'armata - P.M.141. I aprile 1943). (252) U.S.-S.~.E. - Busta 1280 - Comando divisione zione dcl 1 maggio 1943).
·zara· - (Diario Su,rico - Annorn-
Noie al capilo/o 11
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(253) 0.S.-S.M. E. - Busta 1443 - Coma ndo Supre mo - (Oiario storico - Punto VI - A11ivi1à svolw dal 'Ecc. il Capo di S. M. Generale - P.M.21. l 3 ap rile 1943). - U.S.-S.M.E. - Busta 1290 - Stato Maggiore Esercito - (Foglio n .7668/0 p. d i p rot. - Oggetto: Rientro bmtaglioni - Da Sta to Maggiore Esercito - A corna[ldO XVII I Corpo d'ann ata - PM.9, 26 aprile 1943). (254) M.A. E.-A.S. D. - Jugoslavi11 1943 - Bus ta 136 - fascicolo J - (Foglio se nza 11. di prot. - Senza intestazio ne · Porta a l centro: Situazione nella fascia costiera o riemale adriatica - Non firmalo · Senza dest inata rio - Roma, 15 11prile 1943). Su un foglie llo spillato al p rimo foglio. una no ta a mano precis,1: ·Rapporto Ducci' - V E5 A l.1 .1:.GAT(> AL PR ESENTE CAPITOLO.
DI DOClJME.-S:TO N.
(255) Ibidem. (256) Ibidem. (257) U.S.-S ..\1 E. - Busta l4 44 - Comando Sup re mo - (Diario Storicu - Punto VI - A ttivilà svolta dall'Ecc. il Capo di S.M. Generale - P.M.21, 26 apri le 1943). (258) U .S.-S.M.E. - Busta 1290 - Coma ndo XV JU Corpo d'armata - (Te lesc ritto n . 6321/0p. · Da comando XVIII Corpo d 'a rmata - Firmato genera le Umberto SPLGO - A comando Supe rs lod ,1 - P.M.118, l maggio 1943). li telescritto ha partico lare interesse in qua nto. per la prima vo lta . si acce nna a ll a presenza nel settore Croazia-Dalmazia d i re pa rti 'Giovani fascisti', cioè giovani d i età fra i 17 ed i 21 anni , organ izza ti d a ll a Gioventù ila liam1 de l Liuo rio (G .I.L.) (d agli a nni 14 ai 17 erano 'avanguardist i'). non ancora sottopost i all'obbl igo de l servizio mi litare. o militari d i classi non ancora richiama le. rn ness un a ltro docurnenw è rnai a ppa rso qu,1lche riferimen to a ·Giova ni fascisti'. Ignoriamo qua le fosse il reparto, che sembra esser s tato inq ua drato in un battag lione sq uadristi. l ·Giovani fascist i·. sin'ora ricordat i nella storiogra fia mil ita re , furono que lli impiegati ne ll 'es tate del 1942 in Africa setten trionale . (259) A.C.S. - Presidenza Consiglio de i mi nist ri - Ann i L94 l -l 943 - Posizione I. I. 13 Fascicolo L6452 - Sottofascicolo 136 - (Foglio n.34/CSM. d i pro l. - Da comando Supe rs loda - Firma to generale Mario RoBoTn • A Fra ncesco G 1u;-.:T,\ Governatore della Dalmazia P.M.10.3 m<1ggio 1943). In testa a l foglio porta : I.li seguente letu.:ra è srata consegnata perso11al111en1e dal Govr1rnatore GtUN1ì l al (iabine110 del Consiglio dei m inistri per /'ino/1ro al Duce il 21 maggio 1943. (260) U .S.-S.M.E. - Busta 1T 385 - Comando XVII I Corpo d 'arma la - (No1iziario All ivi1ì1 ribe lli - Prima zona - Paragrafo: Spa/(//o - P.M. I 18. 5 genna io 1943).
11. 5 -
(26 1) U.S .-S.fvl.E . - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d'arma ta - (Notiziario nl I - Attività ribe lli - Prima zona - Paragn1fo : Zadva,je - P.M.118. 11 gen na io .1 943). (262) U.S.-S.M.E. · Busta 1443 - Co ma ndo Supremo - (Diario sto rico - Punto V - !lrsicura zioni e rispos1e - P.M.21. 14 genna io L943).
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Dalmazia • Una cronaca per la storia
(263) lJ.S.-S.M.E. - Busta 1443 • Coma ndo Supremo · (Diario storico - Pun to V . Assicura zio11i e risposie - P.M.21, 7 marzo 1943). (264) Ibidem. (265) Ibidem . (266) U.S. -S.M.E. • Busta IT 63 - Comando Supers loda - (Foglio senza n. cli proL Po rta in testa: Argomenti Ira/iati nel colloquio Ecc. R oeorr, - 1..:cc. ZlilWINO, prefe110 tli Spalato · Non firma to - Spalato, 14 ma r, .o l943). (267) li>ide111. (268) Ibidem. (269) Ibidem. (270) A.C.S. - Preside nza Consiglio dei ministri - A nni 194 1-1 943 - Pos izione 1.1.'13 Fascico lo l6452 - Sotlofascicolo 136 - (Foglio n.87/S.P. d i prot. - Da Governatore della Dalmazia Francesco Gt uNTA - Ad Ami lcare Ross i sottosegreta rio di Stnto alla P residenza del Consig lio dei ministri - Zara. 2 aprile I943). (27 1) U .S.-S.M. E. - Busta IT 53 - Co ma ndo XV III Cor po d' a rm a ta - (Fog lio n. 5243/0p. di prot. - Segreto - O gge llo: Ricupero maleria/i in1eressa111i /'economia naz ionale · Da comando XVIll Co rpo d'a nnata - Firmalo gene ra le Umbe rto SPIGO · A Governo della Dalrmizia - P.M.1 18. IO apri le 1943). (272) U.S.-S.M.E. · Busta 1290 - Comando XVT!l Corpo d'ann a ta - (Te lesc ritto cifra to n.6321 /0 p. - Da coma ndo xvnr Corpo d'armala . Firma to genera le Umberto Sr1co - A comando Supersloda - P.M.118, 1 maggio '1943). (273) Vedi nota n. 259. (274) lJ.S.-S.M.E. - Busta - Comando XV IIl Corpo d'armata · (Notiziario n.169- At tività operat iva . Prima zo na - Parngrafo: Zadva,je - PM. I 18, 18 giugno 1943). (275) U.S.-S.M.E. • Busta 1503 - Comando Supremo - (Telescritt o n.23458/0p. - Da Comando Supremo - Firmato generale Francesco R ossi, Sottoca po Stato Maggiore Generale · A Stato lVlaggiore Esercito - P.M.21, ore 20.00 . 19 lug lio 1943). (276) U.S.-S.M.E. - Busta I504 - ComMdo Supre mo • (Te legra mma n.23560 - Da Comando Supre mo - Firrnaro generale F rancesco Rossi, Sottocapo di Stato Maggior Generale - A ministero de ll'interno - Gab ine tto - P.M.2 1. ore ·13.20 - 24 lugl io 1943). (277) U.S. -S.M.E.- Busta IT 385 - Coma ndo XVII[ Corpo d ' a rmata · (Notiziario n.231 - A ttivi là operativa - Seconda zona - Paragrafo: A/missa - P.ì'v1.'I 18. 19 agos to 1943). (278) U.S.-S. ì'vl.E. - Busta IT 469 - Comando divisione 'Berga mo' - (Notiziario in/ormntivo n.229 - Atti vi tà ribell i · Pa ragrafo: Zadv(//je . P.M.73, 21 agosto '1943). «Qua11ro so1111jfici11/i e cinq ue militari di truppa del btg. do111obmni di Zadvarie, rientrati
Note al r;apitolo I I
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armati wa,nani in A/missa, riferiscono che quel presidio, allaccaw da forz, e so verc/1iw11i v11l11 1a1e a 2000-2500 uomini, con numerose armi cwto111a1iche e pesami, è s1a10 soprajfauo verso le ore 3. Essi affermano che l'altacco è stato comemporaneo a Zm/va,je e alla cemmle di Kmljevac». Nel Notiziario de l giorno s uccessivo si legge: «Gli ufficiali croa1i prigionieri sono stati disarmali e messi in liber1à. Ciò dimos1ra la connivenza esiste111e ira gli 11:fj'icia/i croati e i partigiani / .. .f. Qw11110 è accaduto è do v,110 allo scarso spirito combatlivo dei do111olm111i ed al tmdimemo dei loro uJJiciali i quali si sarebbero accordmi prevem ivameme con i parligiani». - U.S.-S.M.E.- Busta IT 385 - Coma ndo X VII I Corpo d'armata · (Notiziario 11.243 - At ti vi tà ribelli - Seconda zona - Paragrafo: A/missa - P.M. I 18. 22 agosto 1943). (279) U.S.-S.M.E.- Bus ta 1290 - Comando XVII I Co rpo d 'arma la - (fogli o 11. 475 1/0p. - Segreto - Oggetto: Awocolonna S1mlato-Sebenico - Da comando XVIII Co rpo d'a rrna1<1 A Governo de lla Dalmazia - Per co noscenza: a p re fe tture d i Spala lo e di Zara; ;i comand i d ivisione : ·Eugen io cli Savoia' e ·Zara·. P.M. 118. 29 ma rzo 1943). (280) U.S.-S.M.E. - Busi a IT 8:'i - Comando 2" i\nna ta - (Foglio n.56/C.S.M. - Segreto Oggello: Spirito o/Tensivo delle 1mp1Je del Corpo d 'armma - Da genera le tvlario Rooorn comandante 2" Arma ta - A ge nera le Umbe rto SPIGO comandan te X VIII Corpo d'armata Pun to 2 - P.M. IO, 28 g iugno 1943). (281) A.C.S. - Presidenw Cons ig lio elc i minist ri - i\nn i 1941- 1943 - Posizio ne 1. 1.13 Fascicolo l6452 - S0t1o fo scicolo 136 - (f ogl io se nza n. d i p rol. - Oggetto: Governo1ora10 de{{a Dalmaz ia - Sit1111zio11e mi/ilare - Fi rma to Francesco G n .;Nl A. (ìove rn n1.ore de lla Dalmaz ia - Senza deslinata rio - Zara. 27 giugno 1943). Al documen to è sp illllta una le ttera senza data, a fi rma d i Amilcare Rossi. souosegre tario d i Stato alla Presidenza del Consiglio elc i mi nistri. diretta a Fra ncesco GI UNTA pc.r rassicurarlo che: «[' simo soltoposto al Ouce. il quale ne ha preso conoscenz11, il rn1Jporto in daw
27 giugno 1.1. s. co11ceme111e la situazione miliwre in Da/111117,ia. Il /'l/J)/JOJ'/0 s1esso è stato acquisilo agli aui di q1u?su1 Presidenza». (282) A.C.S. - Presid e nza Consiglio dei min istri - Anni l94J -J943 - Posizione 1. 1. 13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 146 - (Foglio n.131667C Jll30. 3. 10 d i prol. - Oggcllo: Difesa c:0111mere11 di Zara - Da minis te ro della g ue rra - Firma lo il souoscgrc ta rio d i Stato gene rale Anton io $0 1HCE • A l Comando Supre mo - Roma. 26 maggio 1943). (283) Vedi not,1 n. 281. (284) Ibidem. (285) lhidem. (286) M.A.E.-i\.S.D. - Jugoslavia 1943 - Busta 138 - Fasc icolo 4 - (foglio senza 11 . d i prul. - Se nza oggetto - Porta al ce n tro: Appw'llo per l'Eccellenza il So11osegre1ario - Non fi rmato - Roma, :'i gi ugno 1943).
ln test11 al foglio, la nota: «PtETIWMA l?Ctll vadu a parlare subilo o/ C. S. /Comando Supremo/ in questo senso» - Siglalo 8 1\STIA:s; INI · Allra nota: «Ptti TJ<O,HAll(Ht !ta par/mo con CASTELU,Nt il 8-6-43».
Dr1l111n zir, - Una cronaca per la storia
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Il 13 giugno. l'Ufficio di collegamento del ministero degli affa ri esteri con la 2• Armata, trasmetteva al Capo di Stato Maggiore (non è precisato di quale Unità. ma è presumibile tlt:lla 2• Armalll) copia di un ·App un to' c ht: il mi nistero avt:v11 inviato a l Comando SL1prcmo . Il co ntcn ul o • p iù in s intesi - è a na logo a tiuello d c li' ' App unto ' per BASTIAN INI pe rò . con maggio r rca lisrno , s i limita a dire che il p residio d e l litora le serviva a «garamire la sirnrez:." della naviga:;ione costiera ... e non anche. come eslensivamente dello nell" ·Appunto· per HASTU:S:INI. che «la sicurez::.n della 11avigrt;:,ione costiera f. ..] dive111a sempre pitì necessa-
ria per le c:01111111icazioni c:011 l'A lbania e la Grecia». (287) Vedi nota n. 281. (288) Ibidem. (289) ll>ide111. (290) lbid,:111.
(29l) Ibidem. (292) ff>idl'/11. (293) lbidc111. (294) Ibidem. (295) Carte Mc.:h ivio Dino GRANDI - (Fogl io n.3926/C.S. di prot.. Senza oggcllo. Su ca rta intes1111a: ·Cornnndo Supremo - Se rvi7.io in[o rmazi o ni militari' - Pona al centro: Prome1110ria - Firmalo genern le Cesa re AMÉ • Se nza d estina tario Je ra pe r MussOLJNI] . P.M.2 1. 20 aprile 1943). I documenli dell'Archivio G ra ndi sono sta1i posti a d isposizio ne dc ll 'A ulore dalla en n esi.i elc i professore Rc nw De l' c licc. (296) Carte archivio Dino GRANDI · (Tclegrnmma cifrato n.3222 · Da Benito MussouNI • A Francesco GIUNTA Governatore della Dalmazia • Roma. 21 apri le 1943) · V1-.1>1 DOC'LJMENTO N. 6 1\1,Ll :GATO AL PR l· Sl:iNTE CAPl'I Ol,0. (297) Carte archivio l)ino GRANDI - (Fogli o senza 11. cli prol. . Si traila d i una le llcrn scritta a 11111110. con il ·tu· Familiare - Da Francesco G1 u:-.-1A ad A m ilcare Rossi sottoscg.n:tario di Srnto 11lla Presidenza del Consiglio dei ministri · Zara. 22 a prile 1943). A lcuni giorn i dopo , Amilcare Rossi ass icurava il Govt: rna lo re GI UNTA di aver portato la lcuera a conoscenza di Mt:ssoLJNI. (298) Carte archivio l)ino GRANDI - (Foglio senza n. di prot. • Scnzn oggetto - l) a prcfc110 di Spala to Pao lo Zrnu1No · A Francesco G IUNTA Onvc rn a tore de li ri Dalmazia . Spa la to, 4 maggio 1943).
È 111 lettera con cui il prcfeuo Paolo ZEROINO prcscnia a G1ur-;TA il capitano cctnico Radovan IVf\NIS1, v1C alias Katanié.
Noie al capilo/o I I
447
(299) Ibidem. (300) Carte archivio Dino GRANDI · (Foglio senza 11. di pror. · Senzit oggetto · Su cana intestata 'li Governatore della Dalmazia· · Non firmato. Senza data ). Si tratta di un rapporto sull a situazione della Dalmazia. che la P residenza de l Consiglio dei ministri trasmise a MussOL JNI. accompagnandolo con l'' Appunto', «Il Governatore della Dalmazia ha personalmeme consegnalo a q11es1i uffici la re{(lzion.e acclusa,,. Inoltre, la Presidenza del Consiglio dei ministri in viò per conoscenza, copia del rapporto al ministero degl i affari esteri, che la resti tuì con nota n. 8/03194 . Gah. A.P. C roazia. 31 maggio ·1943_(Carte arch ivio Dino GRA:S'DI). (301) Ibidem. (302) Ibidem. (303) U.S.-S.M.E. · Busta IT 78 · Comando Supersloda. (Foglio n.635 di prot. . Segreto· Oggetto: Azione dei ribellì nelf'isola di Kak(ln - Da comando Supersloda - Firmato capo di Stato Maggiore, generale Clemente PRIMIERI - A Ufficio T d i Supersloda - P. M. 118, 17 gennaio l 943). Trasmet te umi relazione de l Gruppo carabinieri di Sebenico. wll'organiuazione comunista nelle isole di Kaki111, Capri (=Kaprije) e Zuri (=Zirje). (304) Ibidem - Allegato. (305) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d 'armata · (No,iziario n.220 . Att ività nostri prcsìdi - Dalla prima zonn - Paragra[o: 0//re - P.M.118. 20 gennaio 1943). (306) U.S.-S.M.E. · Busta l 187 - Comando divisione 'Zara· - (No1iz iario i nfòrmolivo n.J 1 - Settore isole - Paragrafo: At1ivi1à nostri reparti - P.M.14 l. 27 ge nna io 1943). (307) U.S. -S.l'vl.E. - Busta IT 478 - Comando divisione 'Zara' - (No1iziario in/ormwivo n. 17 - Settore isole - Paragrafo: Allivi liì dei ribelli - P.M.141, 4 febbraio 1943). (308) Ibidem · Settore Zara. (309) Ibidem - Sellore isole - A tt acco dei ribell i. - U.S.-S .M.. M. - Busta 45 - Fascicolo l - Comando maril limo dell a Dalmazia - (Diario sioric:o - Annotazione de l 3 febbraio J943 - Spalalo).
(3 10) U.S.-S.M.E. · Busta IT 478 - Coma ndo d ivisione 'Zara· - (Notiziario informativo · Se tto re isole · Paragrafo: A11ività dei ribelli - P.M. 141. 6 febbraio J943).
11. IR
(311) U.S.-S.M.E. - Busta IT 78 · Coma ndo Supc rsloda - B0lle11i11o infòmwz io11i 11.2 de l Comando Marittimo della Dalmazia · Paragrafo: Zam - Spalato, 14 febbraio l 943). (3 12) U.S. -S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d'armata . (No1iziario 11.40 - Attività ribe lli - Da ll a prima zona - Paragrn fo: Isolo Lunga - P.M. l 18. 9 febbraio 1943).
448
Dalmazia· Una cronaca per la storia
(3l3) U.S.-S.M.M. - Busta n. 45 - Fascicolo 1 - Comando marittimo della Dalmazia (Diario s/orico - An no tazione del 24 febbra io l 943 - Spalato). - U.S.-S.M.E. - Busta JT 78 - Comando Supersloda - (B0lte11i11o infòr111azioni n.4 del Coma ndo rmirillimo della Dalmazia - Paragrafo: Isola Lunga - Spala to, 28 febbraio l 943).
f due marinai catturati erano il sergente segnalatore Guerrino niere Mino ERM I DO.
CACOV ICH
ed il canno-
(3 14) U.S.-S.M.E. - Busta IT 78 · Comando Supersloda - (/Jollellino informazioni n.13 del Comando marittimo della Dalmazia · Paragrafo: Traffico frt1 le isole e le cos/e della Dalmazia - Spalato, 20 aprile 1943). (3 15) U.S.-S.M.E. - Busca IT 478 • Comando d ivisione 'Zara' - (Notiziario informativo n.28 • Settore isole - Paragrafo: Allività dei ribelli - P.M.141. 23 fe bbraio 1943). (316) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - (No1i,,iario n.53 - Att ività ribelli - Dalla prima wna - Paragrafo: ()/tre - P.M.1 18. 22 febbraio 1943). (3 17) U.S.-S.tvLE. - Busta IT 478 . Comando di vis ione 'Zara· - (Notiziario lore isole - Parngrafo: AuivillÌ ribelli - P.M.1 41 . .5 rmi r:w 1943).
11.
31 . Set-
(318) U.S.-S.M.E. - Busta IT 78 - Comando Superslocla - (Bolle11i110 in.formazioni 11.6 de l Coma ndo marit1i1110 de lla Dalmazia • Paragrilfo: Traffico con le isole dalmate - Spalato 14 marzo 1943). (3 l 9) U.S.-S.M.E. - Bus111 IT 385 . Coma ndo XVIII Corpo <l'armata - (No1iziario n.87 - Attivi tà ribelli - Dalla prima zona - Paragrafo: Oltre - P.M. I 18, 28 marzo 1943). (320) U .S.-S.M.E. • Buslll 1187 - Comando divisione 'Zara' - (Notiziario injòrma1ivo n.30 • Varie - Paragrafo: Umori della popolazione di Zara - P.M..l 4 l, 2 ma rzo 1943).
(32 1) U.S.-S-M.E. - Busta IT 78 . Coma ndo Superslocla . (Fogl io n.60 cli prot. - Oggetto: Con1rollo nau1111i croa,i ed emissari nemici - Da Comando marittimo de lla Dalmazia Firmato amm iraglio Antonio Bolll\l ESE - A comando Supersloda - Per conosce nza a comandi: V. V f, XVIII Corpi cl'arnwta , ed a li ri e nti - Spala10 5 gennaio l 943). (322) U.S.-S.M.E. · Busta IT 487 - Co ma ndo d ivisione 'Zara· · (Notiziario injònnativo n.53 - Sello rc isole - Paragrafo: 1\11ività dei nos1ri rep11r1i - P.M. 14.1, l I maggio 1943). - U.S.-S.M.E. - Busta 1T 487 - Comando divisione ·zara· - (No,iziario informativo n.57 - Settore isole · Paragrafo: Allivillì dei 110slri repar1i - P. tvl.141 , 23 m aggio J943). Co ntiene la relazione conclus iva del!' o pe ra7.ione. (323) Ibidem - Notiziario info rmativo n.57. (324) Ibidem - Notiziario infòrmatiFo n.53.
(325) Ibidem.
.Note al capitolo li
449
(326) Ibidem - NOliziario i11forma1ivo n.57. (327) Ibidem. (328) U.S.-S.M.E. - Busta r:r 78 - Comando Supcrs loda - (Bol/et1ù10 i11.forma;;ioni 11.22 de l Comando marittimo della Dalmazia - Paragrafo: Ras1rellamen10 isola Lunga - Spalato. 27 maggio 1943). (329) Vedi no ta n. 322 - No1iziario i11forma1ivo n.57. (330) U.S.-S.M.E. - Busta '132 1 - Comando divisione 'Bergamo' - (Foglio n. 14 1/0p. d i prol. - Segreto - Oggetto: Organi;,za;)one della d!fesn cos1iera nel 1erritorio della I" Divisione Celere 'E11xe11io di Savoia· • Da comando 157° reggi mento T.M. - Firmalo colonnello Vi ncenzo 01,1VERO - A comando I" compagnia del 228° battaglione T.M. a Sepu rine - A comando 3~ squadrone ' Cavalleggeri d i Saluzzo' a Zablace - A comando CUI Gruppo arti glieria a Rogosnizza - P.M .97. 13 maggio 1943). Ved i il paragrnfo VII: Con.corso della N. Marina - Let te ra F). (33 I) U S.-S.M.M. - Busta 45 - F ascico lo 2 - Comando marittimo del la Dalmazia - (Fog lio n.60 di prot. - Se n.:a oggetto · Da Comando marittimo della Dalmazia - Firmato ammiraglio Anton io BOBB llòSI! - A Superma rina - A Ma ristal (C.D.S.) • Spalato. H) gen naio 1943). Contiene un a s intet ica re lazione su ll 'attività del Comando maritt imo de ll a Dalmazia d urante il 1942 - Giornalmente vennero impiegate in mare da un massimo di 82 unità (cornpresi i natanti minori de lle varie tlolliglie) ad un min imo di 45 - Fu rono percorse 480. 188 migli<1 - Le unilì1 ten nero il mare per 63.908 o re - Vennero sparal i 4861 colpi di canno ne Visitate in mare 43 19 imbarcazioni; ferrnate perché sospette e consegnale ,dle autorità d i po lizia n.556: accentrate nei porti con presidio italiano n.4794 - Il totale del lraffico. nei porti di giurisdizione, e ra s tato di 24.420 piroscafi per 7.563.504 cli ton ne llaggio, in media 309 tonnellate cinscuno (cioè navi piccole), e d i 43.H)4 motovelie ri per 1.75 1.664 di tonne llaggio (in me d ia ciascun motoveliero 40,6. tonnella te). And<1rono perduti tre piroscafi: Ninuccia (tonn. 2.802), !ca (1.onn. 153). Veglia (tonn. 503) ccl il motove liero Franco (tonn. 18). (332) U.S.-S.M.E - Busta 1187 - Comando divisio ne ' Z a ra· - (Noriziario in/èmnotivo n.48 - Settore Vodice - Paragrafo: Notizie sui ribelli - P.M. 141. 26 aprile 1943).
«Da docu111en1i ri11ve111.11i d11r1.111te un'azione di ras1rellan11:1110 nel se11ore di Vodice, rirnlta: il Comando della 4" zona opera1iv(/ - sezione marina da guerra - co11 ordi11e di savi zio 11.4 del 24//2/1942, ordina a liii/i i COl!landi dipendenti di rendere mlii i 1101nina1ivi dei so11uf/Ì<:iali e marinai della ex-111ari11a jugoslavn, per la cos1it11enda marina da x 1.1erra panigiarw». (333) U.S.-S.M.E. • Busta n 321 - Comando Vl Corpo d 'armata - (No,iziario n. n83 Allegalo - P.M.39, 23 marzo 1943). Foglio senza n. cl i prot. - Severamenle segreto · Ogg.ctto: Serviz io della Marina da guerra - Porta come intestazione: ' Comita w Distrettuale K.P.f l. Cùr7.ola'''. Firmato BoR,, . ·A tutti i Comitali loca li' - Senza località [certame nte Cùrzolaj, 28 gen na io t943) - V ED I DOCt.;Mh>-'TO N.7 ALLEG ATO AL PRESENTE C;\l'ITOLO.
(334) Ibidem.
450
Dalmazia - Una cronaca per la s1oria
(335) ]biden1. (336) Ibidem. (337) U.S.-S.M.E . - Busta 1T 78 - Comando Supersloda · (Bolle/fino informazioni n.35 de l Comando maritt imo del.la Dalmazia - Paragrafo: Marina par1igiana - Spalato, 14 luglio l 943). (338) Ib idem - Lette re d). h) , i). (339) lJ.S.-S .M.E - Busta IT 385 - Comando XVUI Corpo d'armata - (Re/azione periodica mensile - Paragrafo: Siruazione poli1ic11 in genere · Punto I I - PM.118, 3 febbraio I 943). (340) U .S.-S.M.E. - B usta IT 78 - Co ma ndo Supre mo · (Bolle11i110 informaz ioni n.8 de l comando marittimo d e lla Da lmazia • Parag rafo: Formazioni cos1iere dei miliz iani . Spalato. 28 marzo 1943). (341) M.A.E.- A.S.D. - Jugoslavia l 943 - Busta 135 - Fasc icolo l - (Telesp resso n. 223/68 - Ogge tt.o : Co.1·1i111zione di una marina par1igim111 - Da LJ[{icio co llegamen to del minis tero a ffar i esteri con Supcrsloda - A minis te ro affari est.eri - Per conoscenza a legazione d·Italia a Zagab ria - Firmato console generale Vittorio CASTELLAN I - P.M. 10, 21 [ebbraio 1943). (342) U.S.-S. M. M. - B usta 45 · Fascicolo 1 - Coma ndo ma ri ttimo d e lla Dalmazia (Diario storico - An notazione del 1° gen naio 1942 - Spalato) . (343) U .S.-S.M.E. - Busta 1443 - Comando Sup re mo - (Di(lrio s1oric:o - Punto T - Novità opera tive - Paragrafo: Scacchiere Cro(l zia - P.M.21, 21 genna io 1943). (344) U .S.-S.M.E . • Busta IT 385 - Co ma ndo XVI.l i Corpo ct ·armata - (Notiziario n.9Att ività ribelli - Dalla seconda zona - Paragrafo: /\lmi:;s11 - P.M.118, 9 genna io 1943). (345) U .S.-S .M.E. - Busta IT 385 - Coma ndo XVI I I Corpo d 'armata - (.No tiziario n.4 Allivi tà ribe lli - Da ll a seconda zo na - Pa ragrafo: BrazZ(I - Pl'vU 18, 4 genna io l 943). (346) U .S.-S .M.M. - Busta 45 - Fascicolo 1 - Co mando ma rittimo dell a Da lma zia ( l)iario slorico - Annotm:ione del 6 gennaio 1943 - Spalato). - U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 • Co ma ndo XVIII Corpo d 'armata - (Notiz iario 11.7 - All ività ribel li - Dalla seconda zona - Paragrafo: /I /missa - P.M. l 18, 7 gennaio l 943 ). (347) li S .-S.M.E . - Busta 1T 385 - Comando XVlll Corpo d'armata - (Relazio11e periodica m ensile - Paragrafo: Situazione poli1ica in genere - Lettera a) · P.M.11 8, 3 febbraio 1943). (348) U.S.-S.M. E . - B us ta fT 380 - Comand o VI Co rpo d 'arma ta - (No1iziario n. 613 Allega lo: St(//is1ica m ensile movimenlo nwrillim.o nel porlo di Gravosa-Ragusa - Dù:embre 1942 - P.M. 118, 9 ge nn a io 1943).
Un altro allega to, per il po rlo d i Metcovich, dli i seguen ti dati pe r il mese di d icembre 1942: A rri vi: pi roscafi 22; motovelie ri 175 - Partenze: piroscafi 23 - motovel ieri 164 • Me re.i
Note al capi!Olo Il
45 1
Sbllrcate ( in 1.o nn.): per uso milila re L.364, pe r uso civile l.881 - l'vl c rc i imbarcate: per uso mil itare 936, pe r uso civile 1.416 - Passeggeri: a rriva ti: mi lita ri 2 .242. civili 2.364: partit i: militari 6.4 14, c iv ili 3.935. (349) U.S.-S.M.E. - Busta 1162 - Comando d ivisio ne ' Messina· - (Telescritto n. L6 liOp. - Se nza oggetto - Da comando divisio ne 'Messina ' - F irma to capo d i Stato Maggiore le ne nte co lon nello Lore nzo MAG~o · A comando VI Cor po d 'a rmuta - P.M .91. ore 12.00 - 7 gennaio l943). (350) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 380 · Co ma ndo VI Corpo d'arma ta - (Notiziario n .613 Attività ciel n emico - Dalla pri ma zo na - Paragrafo: C1ìrzo/a - Le ttera a) - P. M.39, 9 gennn io 1943). (35 1) U.S.-S.M. E. - Rusta rr 78 - Coma nd o Supersloda · (Bolleuino informazioni n 2 de l Coma ndo maritti mo dell a Da lmazia - Paragrafo: Fari - Spala to, 14 fe bbraio l 943). (352) l.J.S.-S.M.E. - Busta 1T 3S5 - Comando X VIII Corpo d'a rm ata . (NorizJar io 11.28 · Att ività o perat iva · Dalla prim a zona - Paragrafo: Pirovazzo - P.M. l 18. 28 gennai o 1943). (353) U.S.-S.M.E . - Bus ta !T 32 1 - Comando VJ Cor po d'armala - (.1\/oriziario n. 732 A llegato: Si111a;:.io11e /'orze pal'ligiane alla dara 8 maggio 1943 - PM.39, 8 maggio 1943). (354) U.S .-S.M.M. · Bust a 45 · Fascico lo 1 - Coma ndo ma rittimo de lla Da lrnazii1 (Diario swrico - An not az io ne de l 7 fe bbraio 1942 - Spa lato). (355) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Coma nd o XVIII Corpo d 'arma ta - (No1iz,iario 11.25 - A ltivit~1 ribelli - Da lla prima zona - Pa ragrafo: Maslinica (=Porto Ol ive to) - P. M. 118. 2.'i gen na io 1943). - U.S.-S.M.M. - Busta 45 - Fascicolo I - Coma ndo marittimo della D a lmazia - ( Diario
s1orico - A n notazione cie l 25 genn a io 1943 - Spalato). (356) lJ.S.-S.M. E. · Busta 1T 469 - Comand o d ivis ione ' Be rgamo ' - (Fogl io n. 1514 d i p rot. · Segre to · Oggetto: Operazion e a Porro Olive/o giomi 25 e 26 gennaio 1943 - Da coma ndo XVII b rigala cost ie ra - Setto re milita re di Tra ù - Fir mato genernl<:: A lfonso CiGAL;\ FULGOSI - A comando d ivisiorne ·Berga mo' · P.M.73. 26 ge nn a io 1943). (357) Ibidem. (358) Ibidem. (359) U.S.-S.M.E .- B us ta IT 385 · Coma nd o XVlIJ Corpo d 'arma ta - (i\lm iz iari n .21. 22, 23 - A ttivi1ì1 nostr i presìdi - D alla second a zona . Pa ragrafo: Brazza - P.M. 118, 2 1, 22. 23 gen naio 1943). (360) U.S.-S.M.E.- Busta lT 385 - Comando XVIII Corpo d'a rmala . (Noriziario 11.26 Att ività operativa - Da lla seco nda zona - Paragrafo: Brcizza - P.M. 118, 26 genna io 1943). (361) U .S.-S.1\.1.E. - Busta IT 385 - Comando X Vlll Corpo d 'arma la - (Noti ~iariu 11.5 1 • A ttività ribelli - Dalla seco nda zona · Paragrafo: S. Pie1ro de.Ila Brozw - P.M.1 18 . 20 fe bbra io I 943).
452
Dalma zia· Una cronaça per la storia
(362) U.S.-S.M.E . - Busta IT 385 • Coma ndo XVIII Co rpo d'armata - (No1iziario n.54 - Attivit à ribell i • Dall a seconda zona • Paragrafo: S.Pietro della Brazza - P.M.118, 23 febb raio 1943). (363) U.S. -S. M.E. • B us ta IT 78 - Coma ndo Supersloda - (Bol/euino injònnazioni n.4 del Comando marillimo della Dalrnazia • Paragrafo: Isola della Brau.a - Spalato 28 feb braio I943).
n
(364) U.S.-S.M..E. · Busta 78 - Comand o Supcrsloda - (Bolleuino in.forma,,ioni n..7 del Comando rna rittirno della Dalmaz ia - Paragrafo: Isola deffa Bra.z zn - Spalato. 7 marzo .1943). (365) U.S. -S.M.E. · Bus ta IT 321 - Coma ndo VI Co rpo d'anna ta - ( .N otiziario n.654 Attività ribel li · Dalla prima zona - Paragrafo: C,.ì rzo/a - P.M.1 18, 19 febbra io 1943). - U.S.-S.M.E. · Busta IT 78 · Comando Supersloda · (Bofleilino infiir111azioni 11.4 del Coma ndo marittimo d e ll a Da lrn nzia - Paragrafo: Ciìrzola - Spalato, 21 febbra io 1943). - U.S.-S.M.E.- Bus ta rr 385 - Co mando XV III Corpo d'armala · (No1iz,it.1rio 11.66 - At· ti vità ribe ll i - Da ll a seconda zo na - Paragrafo: ,Wakarska - P.IVI.J 18. 7 ma rzo 1943). «Fo111e a/tendibile segnala che imbarcazioni armrue di lllifmglimrici approdano giornalmente ira Makarska e Podgorn, per 1raspor111re ribelli daffe isole alla ferra.ferma».
(366) U .S.-S.M.E. - Busta IT 78 - Comando Supers locla - (Boffe11ino informa,_ioni 11.4 d e l Co mando marittimo della Da lmazia - Panigrnfo: Podgora - Spa hllo 28 febbra io 1943). (367) U.S.-S.M .E. - Busta IT 78 · Comando Supersloda • (Boffe11ino i nformazioni 11.10 de l Comando ma ri ttimo cie li.a Dalmazia . Paragrafo: Parlicolari mff11 mlii.Ira del ml v 'An1011ie11a' avvenuta il 25 febbraio 11.s. - Spalato, l O marzo l943). (368) Ibidem. (369) I bidem. (370) Ibidem. - U.S.-S.M.E. - B us ta IT 32 l - Com,indo VI Co rpo d'armata - (No1iziario n. ()73 - Varie - Dalla seco nda zona - Paragrafo: lmolski - P.M.39, 10 marzo 1943). A I moschi furono libera ti: Umberto Bti l;i'RA\IIN. Ange lino P REGNOLATO. Adolfo Z,\TO· Nt. Od ino PR EGNOLATO , Giovann i FAB BR IS, cioè i component i d e ll 'equipaggio dcll 'A1110-
nieua IJ.
(371) U.S.-S.M.E. • Busta lT 78 . Comando Supersloda • (floffellinu info rmazioni n.6 cie l Comando marittimo della Dalmazia . Paragrafo : l .l'ula della Brazzr, . Spalato, 14 ma rzo 1943). (372) U.S.-S.M .E . · Busta IT 78 - Coma ndo Supersloda - (Bolleuino informa;Juni n.7 del Comando marittimo della Dalmazia - Paragrafo: Isola defla Hrazw - Spala to 2'1 marzo 1943).
Note al capitolo Il
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(373) U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 78 - Comando Supersloda - (!3olleuino informazioni 11.5 del Coma ndo mariUimo de lla Dalm azia - Paragrafo: Isola della Brazza - Spalato. 7 marzo 1943). (374) U.S.-S.M E. - Fl usta 1T 78 - Conwndo Superslo da - (Bollettino infòrmazioni 11.13 de l Comando mar ittimo della Dalma7Xn - Paragrafo: Cmturo mlv 'Afi"icano' .fi-a Lésina e Sa/Jhionce/lo il 14 aprile 1943 - Spalato. 20 a prile 1943). (375) Ibidem. (376) U .S.-S.M.E. - Bus ta IT 78 - Comando Supcrslocla - (/Jo/le11i110 i11for111azio11i n. 16 del Comando marittimo della Dalmazia - Paragrafo: Biokovo - Spala to. 8 maggio 1943). (377) U.S.-S.M.E. - Bus ta 1T 78 - Comando Superslocla - (Bolle1ti110 injimnn zio11i 11. IO del Comando marittimo della Dalmazia - Paragrafo: l'artico/ari sulla ca1111m 1mnlvv ·M. L11isa' e 'R ena/O · av ve1111t11 il 22 marzo 1943 - Spalato. l a prik 1943). - U.S.-S.M.F.. - Busta IT 78 - Coma ndo Supe rs loda - (8olle11i110 infcm11azioni 11.12 del Coma ndo ma rittimo della Da lmazia - Parn grafo: Ca1111ra 111111/ vv ·M. Luisa· e 'Re1wto ' d11 parte ribelli - Spa lato, 14 a pri le 1943). (378) U.S.-S.M.E. - Busta lT 78 - Coma ndo Superslocla - (/Jolleuino injònnn ~ion i n.21 ciel Coma ndo maritti mo della Dalmazia - Paragrafo: Biokovo · Spala lo 25 maggio 1943). (379) U.S.-S.M.E. - Busta IT 321 - Comando VI Corpo d'armata - (.Notiziario n. 670 A ttività ribell i - Dalla seconda zona - Paragrafo: Podgora - P.M.l 18. 7 marzo 1943). (380) U .S.-S. M.E. - B us ta lT 385 - Comando XVUI Corpo d'a rmata - (Notiziario n.75 - Varie - Dalla p rima zona - Pa~agrafo: Spala10 - P.M.1 ·18, 16 marzo 1943 ). (:l81) U.S.-S.M.E. - Hus!a 1504 - Comando Supremo - (Foglio n.42093/0 p. cli proc. Ogge tto. Situazione 111ari11it11i ex-jugoslavi su 111wi ex-jugoslave - Da Comando Supremo l'i nn ato gene rale Francesco Rossi. Sot tocapo Stato Maggiore Generale - A ministero del le comunicazioni - Per conoscenza ;i Stato Maggiore Ma rina - P.M.21. 23 luglio 1943). Si p revedeva, secondo le ca tegorie. la sostituzione di 36 c;ip itan i. 24 capi macchin is ti. 16 ufficial i d i coperta, 24 ufficiali di macchi na. I ma rconista. 166 bass,1 [orza di coperta. 146 bassa [orza di macch in a. 184 perso na le va rio . (382) U.S.-S.M.M. - Busta 4.'i - Fascicolo 2 - Comando ma rittimo della D11 l111,1zia - (Fogl io n.960 di prol. - Senza oggetto - Da Coma ndo marilli mo del la Dalmazia - Firmato a rnmirngli o A nton io Flo11u1F.SF. - /\ Supe rmarina - A Maristat (C.D.S.) Spalato. IO gennaio 194:l). (383) lJ.S.-S.M.E. - Busta 1321 - Comando divisione ' Berga mo' - (Fogl io n. 14 1/0p. d i prot. - Segreto - Oggetto: Organizzazione della difesa costiem nel terrilorio de/In I" divisio1111 celere 'Eugenio di Savoia ' - Da comando 157° reggimento T.M. - F irmato co lonnel lo Vincenzo Ou vr.,: iw - A l coma ndo de lla I" compagnia del 228° bauaglione T.M. a Sepurinc - A comando squadrone ·Cavalleggeri d i Sal u7.7.o' a Zab lace - A comando Clll Gruppo artigl ie ria a Rogosnizza - P.M.97. 13 maggio l 943).
Dalmaz ia - Unll cro1U1ca per lo sroria
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(384) U.S.-S.M.M. - Bust,1 45 - Fascicolo 7 - Comando marittimo della Dalmazi a - (Foglio n."!0200 di prol. - Oggetto: Relazione trimesll'ale degli avvenimenti bellici - Da comando Marina d i Tcodo - Firmato capitano di frcg.nt11 Oscar PAGANI - Avvenimenti del 24 gennaio 1943 - Teodo. 14 aprile 1943). (385) Vedi nola n. I - Bolle11ino 11. 981 del 3 1 gennaio 1943 - Pag. 511. (386) lJ.S.-S.M.M. - Rusta ~S - Fascicolo I - Comando marittimo della Dalmazia (Diario ~torico - Annotazione del 23 maggio 1943 - Spalato). - U.S.-S.M.M. - Busta 45 - Fascicolo 17 - Comando Marina Teodo - (Foglio n.19840 d i prot. - Rl'l":io11e 1ri111l'wmle llv1•1•11i111e111i bellici - Da comando marina di Teodo - Firmato ca pitano di rregata Oscar PAGAN I - Avve nime nti del 23 magg io 1943 - Teodo. 13 lugli o 1943). - U.S.-S.\4.E. - Busta 1321 - Divisione ·Emilia' - (Telescritto n.2467/0p. - Da comando scttort: militare di Cattaro - Firm,\lo genen1 le Ugo RUlTA - A com,mdo VI Corpo d'armatc1 - P. M.1 55, o rn 2000 - 23 maggio 1943). (387) U.S.-S.M.M . - Busta 45 - Fascicolo I - Comando m arittimo della Dalmazia (Diario storico - Annotazione de l 27 maggio 1943 - Spalato). (388) lhitle111. (389) LJ.S.-S.M.E. - Busta IT 78 - Comando Supersloda - (Bolle1ti110 informazioni 11.2 de l Comando maritt imo dell a Da lmazia - P,m1g,rafo: So1mnergibili m:111ici - Spala to, 14 febbraio 1943). (390) U.S.-S.M.M. - Busta 45 - Fascicolo l · Comando m arittimo della Dalmazia (Diario .worico - Annotazione del IO fe bbraio 1943 - Spala to). - U.S. -S.M.M. - Gusta 45 - Fascicolo 7 - Comando marittimo della !)alma.da - (Foglio n. 10200 di pro!.- Oggetto: Rela:io11e tri111es1mle avve11i111e111i bellici - Da comando marina Teoclo - Avveniment i de l IO fe bbraio 1943 - Tcodo. 14 riprilc I 943 ). (39 1) U.S.-S.M.F.. - Busta IT 385 - Comando XV III Corpo d·armarn - (Noti::.iario n.41 - Varie - !)alla prima /.Ona - Paragrafo: Sebe11im - P.M.118. 10 febbraio 1943). (392) U.S.-S.M .M.- Busta 45 - l~ascicolo I - Coma ndo maritt imo clclla Dalmazia - (Diario sroriC'o - Annotazio ne del LO febbraio 1943 - Spala to).
- lJ.S. -S. M.E. - Busta IT 385 - Comand o XV lfl Corpo d'arma rn - (Notiziario 11.41 - Va rie - Dalla prima zon a - Pa ragra ro: Sebenico - l~M. I 18. IO re bb raio 1943). (393) U.S.-S.M.M. - Busta 45 - Fascicolo 1 - Comando marittimo della Dalmaòa (l)iario slorico - An notazione del 12 febbraio I943 - Spalato). - U.S.-S.M.E. - Rus ta 1T 385 - Comando XV II I Corpo ct·a rma ta - (Notit.iario 11.43 - At1iviti1 operativa - Dalla pri ma zona - Paragrafo: Rogosni::.::." - P.M.118, 12 febbraio 1943). (394) U.S.-S.M .M. - Busta 45 - Fascicoki 1 - Coma ndo ma ri tti mo della D11lmazia (Diario storico - Ann otazione dd 13 febbraio 1943 - Spalato).
Note al capitolo I I
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- U.S.-S.M.E. - Busta TT 78 - Comando Supcrsloda - (Boflellino informazioni n.2 de l Comando ma ri ttimo della Dalm azia - Paragrafo: Sommergibili nemici - Spalato 14 kbbraio 1943). (395) U.S.-S.M.M.. - B usrn 45 - Fascicolo 1 - Comando marittimo della Da lmaàa (Diario storico - A nnotazione de l 15 febbraio 1943 - Spa laio). - ll.S.-S.M.E · Busta 1T 321 · Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n . 652 - Var ie - Dalla seconda zona - Paragra fo: Ragusa - P.M.39.17 febbraio 1943). (396) U.S.-S.M.M . - Bus ta 45 - Fascico lo I - Comando marittim o della Dalmazia (Diario sto ric:o - Annotazione de l 4 febbraio 1943 - Spalato). - U.S.-S M.M. · B usta 45 - Fascicolo 7 · Cocnando maritt imo de lla Dalmaziil - (Fogli o n.1 0200 cli prot. - Oggetto: Relazione trimestrale avve11ime111i bellici - Da marina Teodo • Avvenimenti ciel 4 febbraio 1943 - Tcodo, 14 aprile 1943). (397) 1J.S.-S.M.E. - Busta IT 78 - Com c1ndo Superslocla - (Bolfeuino informaz)oni 11.3 de l Comando maritt imo d e llil Dalmazia - Paragrafo: S01111nagibili nemici - Spalato, 2'1. febbraio 1943) . . (398) U .S.-S.M.M. - B usti! 45 - Fascicolo l - Coma ndo ma rittimo de lla Dalmazia (Diario storico - Annotazion i del 24 e del 27 febbra io 1943 - Spala to). (399) ll.S.-S.M.E . - Husta IT 78 - Cocn ando Supersloda - ([Jolfe11ino injor111azio11i n.6 del Comando marittimo de lla Dalmazia - Pilragrafo: Strntage,mni nemici - Spalato, 14 marzo 1943). ( 400) U.S.-S.M.E. - Busta IT 78 - Comando Supcrsloda - (BoNeuino inforn111z ioni n. I I de l Comando m11rillimo della Dalmazia - Paragrafo: Somnu:rgibifi e scali nemici - Spalato. 8 aprile 1943). (401) U.S.-S.i'vl. E . - Busta IT71- Coma ndo Supe rsloda - (lJollet1ir10 infomwzioni 11.17 del Comando maritt imo de lla D a lmazia - Paragrafo: Smgg. (sommergibil i] ne1nici - Spalato, 13 m,1ggio 1943). (402) U.S.-S.M.E. • J3usta IT 78 - Comando Supcrsloda - (Bol/e11ino infor111azio11i n3 ciel Comando marittimo della Dalmazia - Paragrafo: Sornmergibifi nemici - Spala to. 2 1 febbra io 1943). (403) Ibidem. {404) U.S.-S.M.E. · l3usta IT 78 - Comando Superslocla - (B0lle11ino in/(1mrnzioni 11.4 de l Coma ndo rnarill imo della Dalmazia - Paragrafo: Sommergibili nemici - Spal/Ilo 28 febbraio 1943). (405) U.S.-S.M.E. - Busti! IT 78 - Coma ndo Supers loda - (l:Jollellino infomwzioni 11.7 del Comando maritt imo della Dalmazia - Paragrafo: Isola d i 'forcola - Spala to. 2 1 marzo 1943). (406) U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 78 - Comando Supers loda - (Hollettilw infòmwzioni n.9
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Dalmn zia - Una cronaca per la sroria
del Comando ma riuimo della Dalmazia - Con 6 allegati - Paragrafo: Marina par1igionfl Spalato 29 marzo 1943). (407) I bidem - Docu mento a llegato 11.S. li document o porta come intestazione: Comitato di.wre1111ale di Ctìrzola - Firmato -commissariato comitato K.P.1I. Cùr:wla' - lndiri nato ·Ai camera ti [recre: compagni) d e l Comitato comuna le cli CLH:wla · - Dal/lto: ·Fronte, 11 .2. 1943' . (408) Ibidem - Documento allegato n.5. (409) Ibidem - Documento allegalo n.6.
TI document o porta come intestazione: Co111itfl10 co111wrnle K .P.1-1. Ctìrzola - Firmato lndirinato a 'CornitHto distrcuuale K.P.H.' - Datalo: "Fronte. I I [rec1e 13] 2.1943'.
SJEVER -
(410) I bidem - Documc 111 0 a ll egato 11.6.
(4 ll) Ibidem . (412) Ibidem - lfolle11i110 infor111a;)o11i 11.9. (413) U.S.-S. M.E. - Busta 1T 385 - Coma ndo XVJ !l Corpo d'arma la - (No1iziario 11.3 Attività ribe ll i - Dalla seconda zona - Paragrafo: Knin - P.M. 11 8. 3 gennaio 1943).
(414) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVI Il Corpo d ·annata - (Notiziario Atlività ribell i - Da lla seconda zona - Paragrafo: Tenin - P.M. L18. 7 genna io 1943).
11. 7
-
(4L5) U.S.-S.M. E . - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo c.l'armatn - (Noti ziario 11.12 - Attività ribell i - Dalla seconda 7.ona - Paragra fo: Te11ì11 - P.\il .1 18. 12 gennnio 1943).
(4 I6) I bidem. (4l7) U.S.-S.M.E. - Busta IT 469 - Comando divisione ·Bergamo· - (NOFiz.iario i11/or111111ivo 11. /8 - Allività ribelli - Paragrafo: Te11ì11 • P.\il. 73. 22 genna io 1943). «Indosso ud 1111 pal'ligiano 11101'/o fa Gml'oc · n.d.a.J, idellli/1caw pa w1 comandon /e di brig111a. del quale ancora non si è po11110 .rnpl're il nome. è sl(l[o irovmo Ji·o rdtri doc11111n11i. /'ordine di opera::.ione rigwml/111/e l'auacco a Gmcac».
A llegato: Foglio senza n. di proL- Porta in resta: Ordine di operazioni del Comando dello 2" Brigala d '11rlo - 6" Divisione dell 'Esercilo liherwore d ella Cro a zia - D el 13 gmnaio 1943 - Carie: Kni11 -Novigrad - Scala 1:100.000 • l 'rod. [eùizi one J jug. - Firm,1to il Comandante (rirma illeggibile) - Controfirmato: Il Commissario politico, Duro STANKOVlt. - All'inizio del primo foglio la frase: «Adoperiamo da 111aes1ri le 110.1/rt' armi! Rispar111ia le 111w1i~im1i» A f'in e d ell'ultimo foglio: • A/lacca energirn1ncnte! Rispor111ia 111i111i:io11i! Prendi il ll<'lltico 11ivo! Non sacch eggiare! Dohhiomo pre11der1• G mcac! !Johhiomo j{tr prigionieri i 1mdi1o rif>,. L'ord ine di operazione risulta 1rasmesso ai seguenti comand i: 6• ùivisione - I".:: 2" brigala - I", 2°. 3°. 4°. 5° battaglione della 2• brigala - I O ballaglionc de Il a 9' brigata - B,nteria da IOO. E ra correduto da uno schizzo, che non i; stato trova lo.
Noie al capilo/o I I
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L'ordine è suddiviso ne i segue nti paragrafi: Not izie sul nemico - N o tizie su ll e nos tre truppe - Scopo dell'operazio ne - Obiettivo della divisione e forze - Scopi assegnati ai nostri battaglioni - Collegamenti - Servizio sanitario - Vettovagliamento - Giorno ed o r;i del l'operazione - Segnali di riconosci mento e parole d'ordine - Sede del comando cli brigatn - In caso d' insuccesso - D islocaàone fo rze dopo l'occupazione di Gracac - Trattamento dei prigionieri - Tratta men to verso le (rec1e: delle) popolazion i - Raccomandazioni. (418) Ibidem - Allegato - Paragrafo: Scopo dell'operazione. ( 4] 9) Ibidem.
'(420) Ibidem - A llega to - Dai nomi nativi ripo rtati de ll 'ordine di operazione. (421) Ibidem - Allegato - Paragrafo: Collega111en1i. (422) Ibidem - Allegato · Paragrafo: ht1/lw11en10 dei prigionieri. (423) l hùlem - All eg,llo - Parag rafo: Trallamemo verso le [recte: delle] popola zioni. (424) Ibidem - A ll egato - Paragrafo: Roccomandazioni. (425) Ibidem - Allegato - Paragrafo: In ca.ro d'insuccesso. (426) U.S.-S.M.E. - Busta lT 385 - Comando XV III Corpo d'a nnata - (Notiziario 11.23 - A llegato - P.M. I 18, 23 gennaio 1943). - Allega to: Foglio senza n. d i prot.- Porta al centro: 3" compagnia-/ btg. - 9° brigala croaw - Firma to: comandante JAN KO • Co ntrofirmato: commissa rio politico Nikola G u Kov1C: Senza clestiM!ario - Senza localitf1- Senza data ( 13 o 14 ge nn aio 1943) - Ore 01.30. (427) U.S.-S .M. E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo cl ',mnata - (Foglio n. 1/151/MVAC - Ogge tto: Formazioni mi/ìzio (.lnfico111unis1a - Firmato generale Umber1.o SPIG O - A comando Supc rslocla - Paragrafo: Formazioni M. V. A. C. terrilorio occupato P.M.118, 12 febbraio L943 J. (428) lJ.S.-S.M.E. - Busta 1T 385 - Comando XVIII Corpo d'arma ta - (No1i ziario n.17 - /\ttività ribelli . Dalla seconda zona - Paragrafo: Gm<':ac - P.M.l J8, 17 gennaio 1943). (429) U.S.-S.M.E.- Bus ta 1487 - Comando Supremo - (Telegramma n.990 - Da Comando Supersloda - Firmalo genernle Mario Roaorrr · A Comando Supremo . P.M.lO. 19 ge nnaio 1943). l430) l./.S.-S.M.. E. - Busta IT 478 - Comando d ivisione ' Zara' - (Foglio n. 01/339/0p. di pro t. - Oggetto: Opernzioni in vernali - Da comando divisione 'Zara' - Firmato genera le Carlo V1A1.E: - A i comandanti: fanteria di visionale ·z.ara·. 291°, 292° rgt. fant e ria - Pe r conoscenza: a maggiore Giuseppe PASSER,\ - P.M.1 41. 18 ge nnai o 1943). (431) U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 469 · Comando d ivisio ne ·Bergamo ' · (Notiziario i11.for11101ivo n./9 - At tivi lÌl de i ribell i - Paragrafo: Tenìn - Pun to 3 - P.M.73, 22 ge nnaio 1943).
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
( 432) Ibidem - Punto 4. (433) U.S.-S.M.A - Elemento 7518 - SloveniaDalmazia - Cartella 3 - Comando aeroraggruppamento Mostar. - (Telescritto n. 1.266 /Op.- P.A.-P.A. (Precedenza assoluta su tutte le precedenze assolute] - Da comando XVIII corpo d'annata - Firmato genera le Umberto SPIGO - A Comando acroraggruppamento Mostar - P.M.l18, 22 gennaio 1943). (434) Ibidem. (435) U.S.-S .M.E. - B us ta 1T 384 - Comando XVIII Corpo d' armata - (Foglio n. 111/0p. d i prol. - Oggetto: Opera zione M. V.11.C. - Ordine d'opera zione n. l - Rif: cana 1:500.000 - Foglio: Sarajevo - Ed. 1935 · Da comando XVI11 Corpo d'armata - Ufficio operazioni - Firmato generale Umbe rto SPIGO - A comando divisione ' Bergamo' - A comando VI Corpo d'armata - A comandanti artiglieria e genio del XVIII Corpo d'armata - A comandante aeroraggruppamcn to Mostar - P.M.118, 22 gennaio 1943). (436) U.S.-S.M.E. - Busta 1443 - Comando Supremo - (Diario Storico - P unt o IV: Direuive ed ordini impaniti - P.M.21. 25 gennaio 1943). (437) U.S. -S.M.E. - Busta IT 384 • Comando di.visione ' Bergamo' · (Foglio n. 512/0p. di prot. · Oggetto: Operazione M. V.A.C. • Da comando divisione ' Bergamo' - Stato Maggiore - Sezione operazioni - Firmato generale Sandro PJAZZON I - A genera le Ettore OIANNUZZl comanda nte settore ' Dinara' - A comando XVlll Corpo d'annata - P.M.73, 26 ge nna io ·1943). (438) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d 'armata - (Noti ziario n.26 - Attività opera tiva - Dalla seconda zona - P11ragrnfo: Knin . P.M. I 18, 26 gennaio 1943). (439) U.S.-S.M .E. - Busta IT 469 • Comando d ivisione 'Bergamo' · (,\lotiziario inj'ornwtivo n.22 • Attività nos tri presìdi - P unto 3 - P. M.73, 29 gennaio 1943). (440) U.S.-S.M.E. - Bu~ta IT 385 - Comando XVIII Corpo d'anna ta - ( .No tiziario 11.28 Attiv ità ope ra tiva - Da ll a seconda zona - Paragrafo: Knin - P.MJ l 8, 28 ge nnaio 1943). - U.S.-S.l'vl.E. - Busta JT 469 - Co rn.ando divisione ' Bergamo' - (Notiziario informativo n. 25 - Attività nost ri presìdi · Punto 7 - P.M.73, 29 gennaio 1943). - U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Co rpo d'arma ta - ( Notiziario n. 30 - Attivit?1operativa - Dalla seconda zona . Paragrafo: Knin - P.M.118. 30 gen naio 1943). (44 1) U.S.-S. tvl.E. • Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d 'a nna ta - (Notiziario n.28 • Varie - Dalla seconda zona - Paragrafo: Signo - P.M. l 18, 28 ge nnaio 1.943). - U.S.-S.M. E. - Busta IT 469 . Comando d ivisione 'Bergamo'. (Notiziario n. 28 - Not izie varie - Punto I - P.M.73, 28 gennaio l 943). (442) Ibidem - XVIII Co rpo d'armata. (443) U.S.-S.M..E. · B usta IT 469 - Comando d ivisio ne 'Be rgamo' - (No tiziario i11jòr111ativo n .24 - Atti vità nos tri prcsìcli - Punto 3 - P.M.73. 28 gennaio 1943). (444) fl>idc111.
Note lii mpi10!o Il
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(445) lJ.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIIl Corpo d'anrnll<1 - (Notiziario n.31 . Va rie . Dalla seconda wm, - Paragrafo: Knin - P.M. l 18. 31 genna io 1943). (446) U.S.-S.M .E - Busta 1T 469 - Comando divisione ' Bergamo· · (Notiziario infor111ativo 11.29 - Not i7.ic va rie - Pl!.ln to 3 • P. M.73. 2 [e bbrn io 1943). - U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XV II I Corro ct·armata · (Notiziorio 11.33 · Attività opera tiva · Da ll a seconda zonn · Pnragrafo: I<n in - P.M.I 18, 2 febbraio 1943). (447) U.S.-S.M.E. - Busta !T 469 - Coma ndo d ivisione ·Bergamo· · (Noti;,iario info r111a1ivo n.24 - Attività nostri prcsìcli - P unto 3 · l~M.73. 28 gennaio 1943). (448) U.S.-S.M.E. . Bus ta IT 385 - Comando XV!ll Co rpo d'arma ta · (No1iz iario n.27 - Att ivitil ope ra tiva . Dalla seconda wna · Paragra fo: Knin - P.M. I 18. 27 gennaio 1943). (449) Ved i n. 447. (450) U.S.-S.M.E. - Busta rr 469 · Comando d ivision e ·Bergamo' - (No1iziario i11.for111a1ivo n.25 - AU ività nostri presìcl i · Pun to 7 · P.M.73. 29 genn;1io 1943). (451) U.S.-S.M.l:: . . Busta · Comando d ivis ione ' Bergamo ' · (.Notiziario infor111111ivo 11.26 - A1.t ività nost ri presìdi · Punto 7 · P.M.73. 30 gen naio 1943). (452) lJ.S.-S.tvl.E. - Busta IT 385 - Cornn ndo XVIII Co rpo d'arm11111 - (Notiziario n.33 . /\ttività opera ti va - Dall u seco nda zo na . Pa ragrafo: K11i11 - P.M. 118.. 2 febbraio I943). (453) U.S.-S.M.E. - Busta IT 469 • Coma ndo d ivisione ·Be rgamo· - (No1iziario i11jin111mivo n.35 · Attività ribelli · 1)a ragrafo: Te11.ì11 · P.J'v1 .73. 8 febbra io 1943). (454) U.S.-S.M.I:. • Bus ta IT 385 - Comando XVIII Corpo d·arma ta - (Notiziario 11.41 - Attività opera tiva . Dalla seconda zona - Paragrafo: Knin - P.M.1 l.8, IO fe bbraio 1943). (4:55) U.S.-S.M.E .. Busta rr 469 - Comando divisione 'Be rgamo' - (No1iziario i11for11111tÌl'O n.33 - No ti,:ie politiche - Punto l I - P.M.73, 6 febbraio 1943). (456) U.S.-S.M. E. - Busta JT 385 · Coma ndo XVlll Corpo cl'a rrna(a · (No1iziario 11.27 . Varie . Dalla seco nda :wna - Paragrafo: Knin - P.M.118. 27 ge nnaio 1943). (457) LJ.S.-S.M.E. - Busta 1T 469 · Comando d ivisione ·Bergamo· · (Notiziario i11Jòr1111.1tivo n.47 · Noti,:ie po litiche · Parngrnfo: Tenìn · PM.73, 2 l febbra io 1943). (4.58) U.S.-S .M.E. - Busta IT 385 - Co mando XV lll Corpo d 'armata · (Foglio 11. l/15 l/MVAC di pro l. · Ogge tto: Forma zioni rnilizia antico11111nisw - Da comando XV Il l Corpo d'armata - FirrnalO gene ra le lJmbe n o Sr1ao · A comando Supersloda · Pa ragrn ro: Formaz ioni A .C. Da/111azia - P.M.1 18. 12 febbraio 1943). (459) lbide!II • Paragra ro: For111azio11i M. V.A. C del terri1orio ocrnp1110. (460) Ibidem. (46! ) Ibidem.
Dalmazia - Una cronaça per la storia
46()
( 462) lbid((./11. (463) Ibidem. (464)
Ibidem.
(465) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 385 - Coma ndo XVI II Corpo d'armata - (Relazione periodica m ensile - Pa ragrafo: Relazio ne poli1ù.:a in gen ere - PM.118. 4 marzo 1943). La re lazione concerne la situaz ione de l mese d i febbraio 1943. (466) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 385 - Comando XVlll Corpo d 'armata - (Re/azione periodica m ensile - Pa ragra fo: Relazione politica in gen ere - P M.118, 26 ma rzo 1943). La re lazione concerne la situazione del mese cli marzo 1943. (467) U.S.-S.M. E . - Busta IT 385 - Coma ndoXVlll Corpo d 'armat,1 - (.1\101iziario n.64 - Varie - Da lla seconda zona - Paragrafo: Zermanja - P.M.118, 5 marzo 1943). - U.S.-S.M.E. - Busta 1T 469 - Cornando d ivisione 'Bergamo ' - (Noriz iario informa1ivo n.60 - Notizie varie - Pa ragrafo: Zemwnja - P.M.73. 6 marzo 1943). (468) U .S.-S.M.E . - Busta IT 469 - Comando di visione ·Bc.rgamo' - (No1iz iario infor111a1ivo 11.63 - Notizie politiche - Paragra(o: Tenìn - P.M.73, 9 marzo 1943). (469) U.S.-S.M. E . - BuMa I"187 - Comando divisio ne ' Zara· - (No1iziario informativo
n.32 - Var ie - Paragrafo: Zara - P.M.73, "IO marzo 1943). (470) M.A .E .-A.S .D . - Jugoslav ia 1943 - Busta 132 - Fascicol o 2 - (Te lespresso n.420/138 - Oggetto: Ritiro o disarmo delle fo rmazioni M. VA. C. d ella Uka, Zer111ag11a e Dinara - Da ufficio collegamento de l ministero affari csteci con Supcrsloda - Firmato console generale Vittorio CASTEI.I.A:S-'I - A mini stero affari esteri - Ufficio Croazia - P.M. I "IO. 28 marzo 1943) - V E DI DOCl/Ml'NTO N. 8 ALLEGATO AL PRESENTE CAP ITOLO. (471) Ib idem .
(472) Ibidem. (473) U .S.-S.M.E. - 13usta lT 385 - Comando XVIII Corpo d'armata - ( Relazione periodia , mensile - Pa ragrnfo: Ripercussioni dei n<)Sfri provvedirnemi - P.M.l 18. 26 marzo I943). (474) U.S.-S.M..E. - Busta 1T 385 - Comando XVIJl Corpo d'a rmata - (Notiz iario n. 74 - /\ ttività ribell i - Da lla seconda zona - Paragra fo: Knin - P.M . I l8, 15 marzo 1943). (475) U.S.-S.M.E. - Bus ta 1T 385 - Comando XVIII Corpo d 'armata - (No1iziario n.75 - Att ivitl1 ribelli - Dal la seconda zona - Paragrafo: Knin - PM."I 18, 16 marzo 1943). (476) U.S.-S.M .E . - Busta IT 385 - Coma ndo XVII I' Corpo d 'armata - (No1i ziario n. 78 - Attività ribell i - Dalln ~econcla zona - Pa ragra[o: Knin - P. M.1 18. 19 marzo 1943). (477) U.S.-S.M E. - Bus ta IT 385 - Co1mrndo XVI I[ Corpo d 'arma ta - (No1i;)ario n.79 - Atl ivitì1 ribe ll i - Da ll a seconda 7.0na - Paragrafo: Knin - P..'vU 18, 20 marzo 1943).
Nore al capilo /o Il
46 1
(478) U.S.-S.M.E. - Rust a 1T 469 - Coma ndo divisio ne 'Bergamo' - (Foglio n. 838/0p di prol. - Oggetto: Situazione della zona Plavno-Znnanja - Da comando settore "Dinarn ' Firmato generale E ttore G 1ANNu221 - A comando division e 'Bergamo' - P.M.73/A. 27 niarz.o 1943). (479) (!.S. -S.M.E. - Busta 1187 - Comando divisione ·Zara' - (No1iziario infomw rivo n.42 - Not izie d'ol tre frontiera - P.M. 1 4 l, 7 aprile 1943). « Le fomwz ioni partigiane che a11acct1rono Krupa il 20.3.43 sono forma re dalla l" brigma panigiana 'Marko Oreskovi{: ·, face111e parte della divisione delfa Lika. Deua brigala co111andaw da S1evo Olm:vitka. è composta dai seg11e111i 5 bauagfioni, di cui 4 difallleria ed uno mi1m: i° brg. Marko Ordkovié (1rae il s1w 110111e dalla brigara); 2° btg. \luksan Pcksa; 3° btg. Matija Guheé: 4° e 5° btg. d 'assaflo della Bosnia/... /. Durame l'occupazione di Krupa e di Monastem i partigiani hanno razziato Il/lii i viveri che le fam iglie dei cetnici non avevano fatto in tempo di mellere in salvo».
(480) Ved i nota n. 478. (481) Ibidem (482) Ibidem - U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 50 - Comando Supersloda - (Notiziario giornaliero n.91 - Capo 11 - Attivi tà opera tiva - Paragrafo: XV fJ I Corpo 1J'arnw1a - P.M. l O, l aprile 1943). (483) U.S.-S.M.E . - Rus ta 1T 385 - Comando XVIII Co rpo d'annata - (lVotiz,iario n.89 - A tt ività ribelli - Dalla seco nda zona - Paragrafo: Knin - P.M. l. 18, 30 marzo 1943). (484) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIII Corpo d'a nnata - (.Notiziario n.93 - Attività ribelli - Dalla seco nda zona - Paragrafo: Knin - P.M. l 18. 3 aprile 1943). (485) U.S.-S.M.E. - Bus!a IT 385 - Comando XVTII Corpo d"annata - (No1iziario n.90 - Attività ribelli - Dalla seconda zona - Paragrafo: /(11in - P.M.1 18. 3'1 marzo 1943). - U.S.-S.M.E. - Bus ta IT 385 - Comando XVIII Corpo d'armata - (NO!i ziario n.92 - Attività ribelli - Dalla seconda zona - Parag rafo: Knin - P.M. I 18. 2 ap rile 1943). (486) U.S.-S.M.E. - Busta IT 385 - Comando XVIIJ Corpo d'armala - (Noìiziario n.102 - Attività ribell i - D ,illa seco nda z.o na - Paragrafo: K11 i11 - P.M.118, 12 aprile l943 ). (487) U.S.-S.M.E. - Busta l 187 - Coman do d ivisione 'Zara ' - (Fogli o n.1 282i0 p. di prot. - Oggetto: Auacco partigiano presidio \lujanifi - Da co mando 29 1° reggime nto fanteria - Firmato colonnello Wladim iro N A NI - A coma ndo divisione 'Za ra' - Per conoscenza a comando settore ' Zara· - P.M .141, 15 aprile 1943). I due componen ti della M.V.A.C. caduti ne l comba ttimento erano U ljesa BJ ELA:-S1ov 1é e Ni kola KlJ l'i\C. I ferit i: Niko la VR ANKOVlé. Rade R A D(~L::V I( :. Duro POK RA JA K. Jovan Ri\DOK,\.
(488) U.S. -S.M .E . - Busta l l 87 - C omando d iv isio ne ·zarn' - ( Fo nog ramma n. 1343/0p. - Da comando 29 1" reggimen to fa nteria - Fi rm ato colo nnello Wlad irniro NANI - A. conian do divisione ·zara· - P.M.l 4 I, I7 apri le 1943).
462
Dalmazia · Una cronaca per fa storia
- U .S.-S.M.E. · Busca 1187 · Co ma ndo clivi~ione 'Zara·· (Foglio n. 1360/0p. cli prol. • Oggetto: Relazione ,11.ll'azione di ras1rellamemo ef{ì:ttuata il 1614 e.a in zona I<ru1Ja-Mac11re · Da comand o 291 " reggimento fanteria · Firmato co lonnello Wladimiro NAN I - A comando d ivisione ·zara' . P.M.141, 19 aprile:: 1943). A l ras trel lamento presero parte: due sq uadre mitraglieri, un a sq uadra mortai d a 81. un distaccamento della 4" compagnia anticomun ista di E rvenico, l" e 2" brigata cetnici del Velebi t. (489) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 478 · Comando divisione ' Zara· - (Notiziario 11.47 - Noti zie d'ohre fro ntie ra - P.M .1 41. 21 aprile 1943). (490) U.S.-S.M.E. - Busta IT 469 - Comando divisione ' Bergamo· - (Notiz iario informativo 11.68 - Notizie pol itiche - Parngnifo: Tenìn - P.M.73, 14 ma rzo ·1943). (49 1) lJ.S.-S.M.E. - Busta 1T 385 - Comando XVIII Corpo cl' annata - ({?dazione periodica mensile - Paragrn [o: Situa zione politica in generale - P.M.118, 27 april e l943). (492) Ibidem - Paragrafo: Umori dei vari stati sociali. (493) U.S.-S.M.E. · Busta 1T 630 - Coma ndo 2'' 1\rrnata - (Memoria della ri1111ione con vocl//a dal Generale AMIJROS/0 - Presenci: Comandanti elci V e V I Corpo d'a rmata, Conrn ncla nti l'a rtiglieria d'Armata, gen io cl' Armata; In tenden te genera le; Capo di S.M. cie li' Arma U1: Sottocapo di S.M. dell'Armata; Capi cli S.f'vl. del V, VI e X I Corpo d'a rmala; Capo Ufficio T d'A rmata; Capo Ufficio affa ri civi li de.J l'Arma ta: Capo Uffic io opcr.azioni de ll 'A rmata: 1° Se niorc n uc leo col legamento M.V.S.N.; ten. col. d e l Comando aviazione d 'Arma la P.M. IO, 30 d icem bre 1941 ). (494) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - l'vl icrofilm n.51 - Serie T 82 - Fotogramm i 685 a 689 - Comando XV I Il corpo d 'a rmala - (F oglio n. 4016/op. - Segreto - Oggetto: Sistenwzio11e Jiaura C.d.A. - Firmalo gene rale Qu irino A RMELLI NI - genera le Mar io ROATTA comandante d i Superslocla - PM. ll8. 29 maggio 1943). Lo s tud io è sudd iviso nei segue nti paragrafi: / - Territorio da conservare; 2- Compiti del Corpo d'armaw; 3 - Compiti defle forze: n) difesa costiera; b) difesa 1erres1re: d difesa delle ferrovie; 4- Orga11 iz;:,azio11e del terrilo rio; 5- Cos1i1uzione del Corpo d'armata: 6- Linea di condotla. (495) Benito MUSSOLINI - Opera 011111 ia - A cu ra di Edoardo e Duilio me 31 °· La Fen ice E d . - F ire nze 1960 - Pag. 97.
SUSMEL -
Volu-
li rnpporto a Gorizia venne tenuto da Mussou N1 - presenti il maresciallo Ugo CAVAL· <:Hpo d i Stato Maggiore Gene ra le, ccl il gene ra le Vittorio AMBROS1n , capo di S tato Maggiore d ell'Eserci to - ai genera li Ma rio ROATTA coma ndante di Superslocla, Lu ig i FERRERO. co rn andance de l XXIII Corpo d'armata a Tries te, Ma ri o Rosorn coma ndan te clell'XI Corpo d'armala a Lub ia na. R enato CoTUR R1 coma nda nte del V corpo cl'armaca a Karlovac. LERO.
(496) U.S.-S.M.E. - Bus ta 1222 - Comando Superslocla - (Fogli o senza n. di prol. • Riserva tissimo · Da scriversi a ma no - Porta al centro: Sintesi degli argome111i 1ra11,11i daf/'Ecc. ROM'lìl nella riunione ten111a al Comando Superiore (Sussak) il 22 novemhre 1942) - Non firma to - P.M .10, 22 novembre l942).
Note al wpitvlo Il
46:1
(497) U .S .-S .M .E. · Busta 999 · Comando XVIII Corpo d' arm ata · (Fog li o n. 13385/0p. · Segreto· Oggetto: Nuovo schieramento del Corpo d'armala - Firmato generale Umbe rto SPIGO · A i comanda nti delle d ivisioni 'Zara', 'Bergamo', 'Sassari', 1• Celere' · Pe r conoscenza ai coma ndanti dell'artigl ie ria e d e l gcl) io del Corpo d 'a rmata· P.M.1 18, 29 no· vembre 1942). (498) U .S.-S.M.E . . Busta 1004 . Comand o divis ione ' Sassari ' - (Foglio 021357410p. · Oggetto: Sgombero presìdi. Da comando d ivisione 'Sassari' . Fi rmato generale Pao lo BE· RARDI · A comando XVI Il Corpo d'a rm ata • Per conoscenza a comando divisione 'Bergct· mo'· P.lVt.86, 27 novembre 1942). Yed i a nche: - U .S.-S.M.E . . Busta 1004 • Comando d ivisione 'Sassmi' . (Foglio n.02/3572/0p. · Segreto . Oggetto: Sgom.bero presìdi Gracac-Zemwnjo . Da co mando divisione 'Sassari ' · Firmato genera le Paolo BERARDI . A co lon ne lli: Pio Laerte ZANOITI, comandante presidio di G racac, G ug lielmo FocARD I comandante 34'' reggi mento a rtiglie ria, Vincenzo OuvERO co mandante 157a reggimento fo nte ria TM .. A capitano DE NAVE comanda nte presid io di Zermagna · A lenente CAMIN comandante presidio di Plavno · P.M.86, 27 novemb re 1942). - U .S.-S.M.E. • B usta 1004 · Comando division e ·Sassari' · (Foglio n. 02/3584/0p. · Segreto . Oggetto: Sgombero Verlicca . Da comando d ivisione 'Sasssari' · Fir(11ato ge nerale Paolo BERARDI · Al generale Ellore G 1Ai\NUZZ1 • Pe r conoscenza: A co lonnello Foc,,RDI comandanle 34" reggimento artigl ieria. A conso le Angelo SOMMAV ILLA comandante 73" legione cc.nn. · A colonnello M ic hele ADDABBO conumda nte 11" bersaglier i · P.M.86, 27 110· vembre 1942). (499) Ved i noia n. 497. L'inizio dell o sgombero del p residio d i Sig no, era prev isto per il 15 dicembre 1942. ed il genera le Paolo BERARD I scriveva: «Attualmente a Signa vi sono circa 400 croati tra soldati e gendarmi; la loro efficienza è assai limitata essendo i soldati in buona parte app1.11te11enti al distrello militare locale. Com11nqw'. per tenere il campo 1rim:ermo di Sig110 occorre almeno 2 battaglioni croati e 2 bauerie (da ridurre ad un solo btg. e una bt1: qualora il presidio sia limiwto alla sola piazza di Sigll(i). Prego comunicarmi se e come affluiranno». Ma non essendo d isponibili le necessa rie forze croate il presidio no n ve nne sgomberato. (500) U.S .-5.M.E . . Busta 1495 . Comando Supremo . (Fogl io sen7.a n. di prot. . Riservato alla persona . Porta al centro «I'ro111e111o ri1.1 N. 24440» · Oggetto: Oricntanu:nto · Da comando Supersloda . r irmato genera le Mar io ROATI'A • A generali coma nda nti: Gasto ne GAMBARA dell' Xl Corpo d 'arma ta ; Ugo SANTOYITO de l VI Corpo d'a rmata; Renato CoTUR RI del V Corpo d'armala, Umberto Sr1Go de l XVIII Co rpo d'armata; Gi useppe Cii.ANN I dell 'artiglieria di Supersloda; Umberto G IGLIO dell'Intendenza cli Supe rs loda; ammiragli o An tonio Bt>IJH IESE di Marid a lmazia • P.M.10. 18 dicembre 1942) · \/El)( DOCUME;o;T() N. 9 ALLEGATO A l. PRESE\"TE Cr\l' ITOLO. (501) Ibidem. (502) lhit!em. (503)
Ibidem.
464
Da/mazir, . Una cronaca per In sto ria
(504) U.S.-S.M.E. · Busta IT20 • · Comando Supcrsloda · (Foglio senza n. di prol. Senza oggetto. Porta al centro: «Colloquio co11 l'Ecc. (idoso del giorno 14.3.43 - Non firmnto - P.l'vl.2 1 - Ore 17, 14 mar7.0 1943). (505) Ibidem. (506) Ibidem. (507) Ibidem. (508) U.S.-S.M.E. - Busta 1495 - Comando Supremo · (Foglio n. 4500/0p. di prot. Ogge110: Sirua::.io,w e fo rza • Da comando Supersloda - Firmato generale Ma rio R oBOTTI /\ Co mando Sup remo - P.M. IO, I9 marzo 1943) - VEDI DOC'l JM t NTO N. IO AL LEGATO Al. PRESF.NTc CA PITOLO.
(509) Ibidem • Paragrafi: 2· Si111azio11e della forza: 6- Richieste. (5 10) lbid,·111. (511) Ibidem· Paragrafo: J. Si111a::.ione. (512) Ibidem. (5 13) Ibidem. (514) Ibidem· Paragrafo: 5- P/oca. (5 15) lbide111 - Parte co11c/11siva. (516) Ibidem. (51 7) U.S.-S.M.E. - Busta 1490 · Com ~ndo Supremo - (Telespresso P.A. [Precedenza nssoluta j n. 4796 di prot. - Solo Voi - Da Supcrsloda operm:ioni - Firmato ge nera le M;1rio ROIIOTTI - A Co1mmdo Supremo - Per conoscenza a Missione militare italiana a Zagabria P.M.10. 26 marzo 1943). (51 8) Ibidem . (519) U.S.-S.M.E. - Busta 1491 - Comando Supremo - (Telescritto n. 2152610p. di prot. - Da Comando Supremo - Firmato generale Yillorio AMllROSIO • A comando Supersloda PM.21. 26 marzo 1943). (520) U.S.-S.M.E. - Busta 1491 - Comando Supremo - (Tclescritlo l'./\.- P.A. [Precedenza assoluta su tulle le prececlen7.e assolute! n. !0631013 di prot. - Solo Voi - Da ·ucleo di collegamento irnliano presso Comando tedesco Sud-Est - Firmato colonnello Prospero R1cc 1 - /\ comando Supc rslod,1 · Pe r conoscenza a Comand o Supremo - Salonicco, ore 14.00, 3 1 marzo 1943). (521) U.S.-S.M.E. - Busta 1492 - Comando S upremo - (Telescritto n. 21600 · Da Comando Supremo - Firmato Sottocapo di Stato Maggiore (icnerale generale Francesco Rossi - A Stato Maggiore esercito - P.M.2 1. ore 13.10. 2 aprile 1943).
Noie al capi1ofo I I
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(522) U.S.-S.M.E. - Busta 1492 - Comando Supremo - (Te lescril.to n. 5206 d i prot. - D,1 comando Supersloda - F irma to generale Mario Ro1~0·1T1 - A Comando Supremo - Punto l" - P.M.10. ore 01.30, 3 aprile 194 3) - VEDI DOCUMENTO N . I I A l.l .lòGATO A l. l'R l" Slé~Tr, CA l'ITOLO.
(523) lhidem - Punto 2. (524) Ibidem. (525) Ibidem. (526) Ibidem - Punto 3. (527) Ibidem - Punto 4. (528) Ibidem - Punto 5. (529) U.S.-S.M.E. - Busta 1492 - Comando Supre mo - (Telescrillo n. 5177 di prot.· Da coma ndo Supersloda - Firmato Coma ndo Stato M;iggiore Supersloda - A colonnello P ro spero R1 cc1capo nucleo collegamento con comando tedesco Sud-Est a Salonicco - Pu nto I - P.M. JO. ore 00.50. 3 apri le 1943). (530) Ibidem - Punti 2 e 3 .
(531) Ibidem - Pu nto 4. (532) Ibidem - Pu nto 5. (533) U.S.-S.M.E. - 13usta 1494 · Coma ndo Supremo - (Messaggio rad io n. 12 18 d i prol. - Da Nucleo collega me nto con comando ted esco Sud-Est a Salonicco - F irmato co lonnello Prospero R 1cc1 - A comando Supers loda - Per conoscenza a Com11 ndo Supremo Punto 1 -Salonicco. ore 03.10, 7 aprile 1943). (534) lhidem - Punto 2. (535) Ibidem - Pun to 5. (536) Ibidem - Punto 3. (537) lJ.S.-S.M.E. - Bus ta 1494 - - Comando Supre mo - (Te lescritto P.A.-P.A. [Precedenza assoluta su tutte le pn::cedern:e assolut;:] n. 5536 di prol. - Solo Voi - Da coma ndo Supersloda - F irma lo ge nerale M.ario Rmm1-r1 - A Comando Supremo - i-\ Stato Maggiore Esercito - P.M.10, o re 18.10, 7 aprile ·1943). (538) Ibidem. (539) G iuseppe H ASTIAN I NI - Uom ini, Cose. Faui. Memorie: di tore Vitagl iano. Mil ano 1959 - Pag. 91 e st:g.
1111
Ambascimore - Ed i-
Ricorda i p recedenti de lla conferenza d i Klesshe irn, il mome nto poli tic.o e militare de llo svolgimento d t:i colloqui. e le conclusion i del l'incontro.
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Dalmaz ia - Una cronaca per !ti storia
- Frederick W. D EAK1N - Storia della Repubblica di Salò - Gi ulio E ina udi Editore - Torino 1963 - Libro Secondo - Capitolo VIII: L'incon1ro di Salisburgo (7-10 aprile 1943) - Pag. 259 e seg . L'autore, per la massima parte, ~egue il testo di RASTJANINI, integrato con le conversazioni con lui avute, e qua lche altra fonte. (540) U .S.-S.M.E. - Busta 1495 - Comando Supremo - (Fascico lo di 13 fogli dattiloscri tti s u carta in testata: Comando Supremo - Porta in testa .. Prwnemoria sui colloqui di K/essheim (Sa/zburg) - Non firmato - P.M.21. 12 aprile 1943) - V t2DI DOCUMENTO N. l2 ALLEGATO ,\I. PRF.SENTE CAPITOLO. La memoria conce rne solamen te le conversazioni di caratte re mi lita re. In prev isione della conferenza , il I Reparto dell' Ufficio operazio ni Ese rcito - Scacchie re orie ntale - aveva predisposto pe r il generale Vittorio AMl3ROS10 e per la delegazione italia na un fascicolo dal titolo: Documen1i per la conferenza iw/o -ledesca di Klessheirn. In re lazione al settore Croa;,;ia gli appunti erano s uddivis i nei segue nti paragrafi: /" fa:,e delle operazioni 'Weiss' Le recenti operazioni 'Weiss · - La poli1ica militare 1edescu in Croazia - Monlenegro: l'rogeuo operazioni contro Mihajlovié - Comando unico nei /Jalcani - La f igura e l'auiviuì a Zagabria del gen. Cl.A/Se von f-!ORSTF:NAU. (541) Ibidem · Pu nto 2 - Ques1ioni riguardanti l'Esercilo - L e ttera e) - Punto 9 - Schierame1110 ita/iuno in Croazia. (542) Ibidem. (543) U.S.-S.M. E . - Busta 1495 - Coma ndo Supre mo • (Tc lesp resso n.899/S.G. - Da Coma ndo Supremo - Firmalo gene rale Vittorio AMl3 ROS10 - A Stato Maggiore Esercito Senza localitì,, certame nte da K lesshei m, ore 22.30, 9 a prile 1943). (544) U .S.-S.M.E. - Busta 1495 · Comando Supremo - (Telescritto n. 5760 dj pro!.. Da coma ndo Supers loda - Firm.a to Comando Stato Maggiore (Costamaggiore) d i Supe rs loda A Nucleo ita li ano d i collegamento con comando tedesco Sud- Est a Salon icco - Per conoscenza a Comando Supremo - P.M.10. lO aprile 1943). A llcgaw alla nota n. 21778/0p. di pro!. cie l I Re parto Operazioni Ese rcilo, scacchie re orie ntale , de l Comando Sup remo. con cui trasme t1.e il te lescritto a ll o Stato Maggiore dell'esercito il 12 a prile I 943. (545) Ibidem. (546) M A.E. -A.S.D. - Ju gos lavia 1943 - Busla 135 - Fasc icolo I - (Telesp resso n. 185/62 - Segreto - Oggetto: Colloqui militari di Belgrado - Da Ufficio co llega men to del ministe ro affari esteri con coma ndo S up ers loda . l'inna to consol,e genera le Vittorio CASTEL· LANI - A ministero a[[ari esteri - Pe r conoscenza a legazione d'J tfl lia a Zagab ria - PM.1 0, 18 fe bb rai o 1943) - VED I DOCUME\lTO 1'. 13 ALLEGATO A L f>RF.SE:,JTE CA PITOLO. Trasmette. in allega to, Memoria m i colloqui svoltisi t 1 !Jc:lgrwlo (8 .febbraio 1943) fra i ge neral i Mario R o110·1T J ed Alexa nder LòHR, senza fi rm a né data . (547) U.S.-S.M.E. - Busta IT 12 - Coma ndo Supremo - (Fogl io senza n. di prot. - Porta
.Note al capitolo I I
a l cen tro: Col/01111io con liccellenz.a Ros i ed l:cc;el/enza ROBOTTI - 12/4/1943-XXI - Ore 10.30 . Non firmato . • VED I DOCUME:S:TO N. 14 ALLEGATO 1\L PRESENTE C'Af>ITOI.O. (548) Ibidem.
(549) Ibidem. (550) lbùil:111. (55 1) lbidern. (552) Ibidem.
(553) U.S.-S.M.E. - Bus!n l495 - Comando Supremo - (Fogl io n. 2 1774/=p. di prn t. Oggetto: Schiemnumto ·75 i:en11aio · - Da Coma ndo Sup remo - I Re pano Operl:lzinn i F.scrcito - Scacchiere o rientale - Firmato ge nerale Vittorio AMAROS10 - A Stato Maggiore Esercito - P.ì'vl.2 1, 12 aprile 1943) - VEDI DOCUMENTO N. 15 ALLEGATO Al. PRESENTE CA PITOLO. (544) Ibidem.
(555) Ibidem. (556) U.S.-S.tvl. E. - Busta 1443 - Comando Sup remo - (Oiario storico - >iov ità o perative - Scacchiere Croazia - A nno tazio ne I " a prile I 943). - U.S.-S.M.E. • Busta IT 50 • Comando Supersloda • (Noti ziario giornaliero 11. 92 • Capo III · A ttivi tà opera tiva · Paragrafo: V Corpo d'armata - P.M.10. 2 apr ile 1943). (557) U.S.-S.M.E. - Busta 1443 - Comando Supremo - (Diario storico - Nov iti.i operative - Scacchiere Croazia - A nnota7.io nc 2 apri le 1943). (558) U.S.-S.M.F.. - Busta IT 50 · Comando Supersloda • (Notiziario gio m uliero 11. 93 Capo Il - At1.ività ribelli - Paragrafo: V Corpo d 'armata - Pun to 3 • P.tvt. 10. 3 ap rile 1943}. (559) U.S.-S.M.E. · Busta 1443 - Comando Supremo · (Diario .vtorico - Novitì1 operntivc - Scacchie re Croazia - A nnota7.ione '.l llpri lc 1943). (560) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 50 • Comando Supersloda • (Noti ziario g iornaliem 11. 94 C 1po I] - Attività ribelli · Paragrafo: V Corpo d 'armala · Pun to 1 · P.M. 10, 4 ap rile 1943}. (56 1) U.S.-S.M.E. - B ustu 1T 50 - Coma ndo 2" Anna ta - (Notiz iario giomaliero n. 95 Capo Il . Att ivit11ribelli - Pa ra.graro: V Corpo d'armata - Pu nto 2 - P.M.10. 3 ap rile 1943). - No1iziario giomaliero n. 96 - Ca po T!l • Nov ità operative - Paragrafo: V Corpo tl'ar111a1a - P.tvU O. 6 apri le 1943).
(562) U.S.-S.M.E. · Busta IT 50 - Coma ndo 2" Arma ta - (Noti ziari giomalieri 11 . 96. 97 e n. 101 - In tutti: Cnpo III - At! ivitì1 o pern tivn - Paragraru: V Corpo d'am1at11 - P.M. IO. rispettivame nte 6, 7. 11 apri le 1943 ).
11.
(563) U.S.-S.M.E. - Busta 1T .'iO - Comando 2" i\ rma ta - (Notiz iario g io m u!Ìi'.ro 11.97 Capo III - At ti vitì, opera tiva - Paragrafo: \i Corpo r/'am1at11 - P.M . IO. 7 aprile 194.'\).
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Dalmazia - Un.a cronaca per la s1oria
(564) U.S.-S.M.E. - Busta rr 50 - Comando 2" Armata - (Nmiziario giornaliero n. 106 Capo III - Attività operativa - Paragrnfo: V Corpo d'armata - P.M.10, 16 apr ile 1943). (565) U.S.-S.M.E. - Busta IT 50 - Comando 2" Armala - (Nmi,,i1.1rio giornaliero n. 100 Capo Il - At tività operativa - Paragrafo: V Curpo d'armata - P.M.10, IO aprile 1943). (566) U.S.-S.M. E. - Busta IT 50 - Com11 ndo 2" Armata - (Noiiziario giornalùtro n. 102 Capo 111- Al livi t/1 operativa - Paragrafo: V Corpo d'armata - P.M. LO. 12 aprile 1943). (567) U.S.-S.M.E. - Busta 1495 - Comando Supremo - (Telescritto PA . [Precedenza assol uta] n. 1930 di prot. - .Da Missione militare italiana a Zagabria - Firmato generale Gia n Ca rlo RE - A comando Superslocta - Per conoscenza a Comando Supremo - Zagabria, ore 15.30, 12 aprile I943). (568) Ibidem. (569) l./.S.-S.M.E. · Busta IT 50 - Comando 2" Armata - (No1iziario giornaliero 11. 115 Capo II - Attività ribelli - Paragrafo: V Corpo d 'armaw - P.M.10, 25 aprile 1943). (570) U.S.-S.M.E. • Busta 1T 50 - Comando 2" Armala · (No1iziario giornaliero n . Capo III - Novit ì1 operativa - Parngrnfo: V Corpo d'1mna1a - P.M. 10. n aprile 1943).
7()2 -
(571) U.S.-S.M.E. - Busta IT 50 . Comando 2" Armata - (Notiziario giornaliero n. 112 Capo I l Allivitìi ribelli - Paragrnfo: \/ Corpo tl'armma - P.M.JO. 22 aprile 1943). (572) M.A.E.-A.S.D. - Jugos lavia 1943 - Busta 138 - Fascicolo 4 · (Foglio n. 2 19054/ Op. di prot. - Segreto - Oggeuo: Si1ua zione nella 2" zona - D a Comando Supremo - Firmalo gene rale Villorio A:vtBROS to - A ministero affari es teri - P.M.2 1, 17 aprik 1943) - VEDI. oocu:vtENTO N. 16 ALLEG1\ TO AL PRESENTE CJ\f'ITOLO. (.'i73) ibidem. (574) O.S.-S.M.E. - Busta 1444 - Comando Supremo - (Diario s1orico - Attivitì1 svolta P.M.21, 26 apri le 1943). (575) M.A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 1943 - Busta 138 - Fascicolo 4 - (Foglio senza n. di prot. - Segreto - Porla al ce ntro: Appw110 per /'l:ccellenw il S011osegrelario - .Da Ufficio collegamento del minis tero affari esteri - Firmato console generale Vittorio CASTELLANI Roma, 26 nprile 1943) - VEDI DOCUMENTO N.17 ,\L.LEG ATO A l, PRESENTE CA PITOLO. Unito a questo foglio, vi è un secondo documento di pari data, fi rmato da Vittorio C,\STl.oLLA:-SI. che porta al centro: A tJp111110. Considera in particolare la situazione milita re nei var i settori della 2" Armatn, e completa il primo che con tiene in prevalenza considerazioni tccn ico-polit iche. (576) Ibidem. (577) Ibidem. (578) Ibidem. (579) Ibidem.
Note 11/ capilo/o li
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(580) Ibidem . (58 1) M.A.E .- A.S.D. - Jugoslavia 1943 - Busta 138 - Fascicolo 4 - (Fog lio senza n. di prot. - Porta a l centro: Appu1110 per l'Eccellenza il S011osegretario · Da U fficio 'Croazia· del minis tero a ffari esteri - Non firmato - Roma, 5 giugno 1943). (582) M.A.E.-/\.S .D. - .Iugos lav ia 1943 - B ust a 136 - Fascicolo 1 - (Te les presso n. 643/2 10 d i prol. · Ogge tto: Sirua zione nella w11t1 delfa 2" Armau, - Da Uffic io collegamen to del ministero affari esteri con la 2'Armata - Fi rmato, pe r il capo ufficio, conso le P1ERANT0 1'J - A ministero a ffari esteri - P.M. I0, 4 maggio 1943) - VE J)I DOCUM ENTO ,--:. 18 A J.L t'CATO A l., l'R LSJ:-::s'T li CA PITOLO.
Il te lesc.rin o porrn in testa il timbro: Visto dal/ Ecc. il Sortosegretario.
(583) Ibidem. (584) lbide,n (585) Ibidem. (586) Ibidem. (587) Ibidem. (588) Ibidem. (589) M.A.E. -A.S.D. - Jugos lav ia l 943 - Busta 136 - Fascicolo l • (Te lesp rcsso n. 685/217 cli pror. - Segreto - Da non diramare - Oggetto: Fo rmazioni cetniche antico1111mistf Firmato conso le ge ne rale Vittorio C\STELL,\ N f - A mi nistero affar i esteri - P.M.10. 6 maggio 1943). (590) lhidem. (591) Ibidem. (592) Ibidem. (593) Ibidem. (594) (j ian Nicola AMORETrl - La vicenda iw/o-croaw nei documenti di Aimone di S avoia (/941 -1943) - Edizioni Ypot.es is - Rapallo, 1979 - !'111110 stimato della sit1wzio11e poli1ico -mililare cro(l(a al 31 maggio 7943 -XXI - Pmagrafo: Accordi militari - Pag. 163. (595) U.S.-S.M.E. - Busta IT TI - Coma ndo 2" Armata - (Fogli o n. 7464 d i prot. - Seg reto - Ogget to: A<xordi con i comandi tedeschi - Da Coma ndo 2" Armata - Firmato ge nera le Mario RoBOTrJ - A coma ndanti: V VI, XV IIl Corpo d 'armata . Per conosecnz;i a comanda nti: Xl Cor po d'annat a , Mari dalmazia. Aerotallico - Punto l • P.M.10, 8 maggio 1943). (596) lh idem - Punto 2. (597) Ib idem - Punto 3.
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Dalmazia - Una cronaca per la swria (598) lbidc1111 - Punto 5.
(59C)) \1..A.E .-A.S D. - .J ugoslavia 1943 - Bus ta 135 - fascico lo 2 - (Tclcspresso n. 1206/420 - Rise rvato - Oggeuo: Azione co1111me iwlo-tedl'sca in Cronz,ia. Si11wzione militare intema - Da legazione d'Ita lia a Zagabr ia - Non firmato. ma del ministro Raffae le C\SE R'l'/\NO . A mini ste ro affari est <.:ri - Gab ine tto - Zagab ria, 3 aprile 1943).
(600) M .A.E.-A.S.D. - Jugos lavin 1943. Busta 138 - Fascicolo I - (Fogli o n. 1475/523 d i prot. ·Segreto · Due copie - Oggetto: C/iiarimellli con la pane tedesca - Da leg.izione d'Italia a Zagabria - Firmato mini stro Raffaele C11sERT111'0 • A mini stero affari esteri - Zagabr ia, 28 a prile 1943) - V ED I DOCUMENTO N. 19 ALLECATO lii. PRES F.NTE Ci \l' ITOL(). (60 1) Vedi nota (602)
11.
595.
U.S.-S.i'vl. E. - Busta 1444 · Conrnnclo Supremo - (Diario .,·1o rico - Paragrafo: Di-
rellive ed ordini i111parri1i - P.M.2 L. 28 niaggio 1943).
(603) U .S.-S.M.E. - Busta IT 7 l · Corn,1nd o 2" Anmit a - (Foglio sen7.a n . cli prot.. Da divisione ·Marche' - Comando seuore di Mostar - Firmato generale Giuseppe A~·!ICO co111andan1c divisione ·Marcht:' e tene nt e genera le ZIJL LN ER comai1dante l,1 373" d ivisione ledesco-c roa ia - Se nza loca li!ì1. 26 maggio 1943).
(604) U.S.-S.M.E. • Busta 996 - Comando XVIII Corpo cl',wrnala - (/~dazione periodic11111e11sile - Da comando XVI Il Corpo d 'armata - Firmat0 genernle Umberto Sr1<;0 - /\ Co· ma ndo Supcrslocla - Paragrafo: Umori nei vari s1rt11i sociali · P.M . 118, 27 -ipri le J943). (605) U.S.-S.i'vl.E. · Bus ta IT 19 • Comando Supremo · (Fogli o n. 6/5 di prot. - Ogge tto: Notizie econo111iclze dalla Croazia · Firma to gcnenilc Giuseppe P 1ÈCJJE • A min istero affari esteri . Roma. 14 maggio l 943) . \IEl)J l)OCl ' M ENTO:,.:, 20 AI. LEC 1\TO ,\I. PRESENTI! CAPITOJ, O. (606) I bidem. (607) Ibidem (60fi) Re/azioni 111/ema;-,ionali - Sertiman;1 lc de ll'Ist ituto cl i Studi d i Po litica inte rnazio nale (I.S.P.1.) Milano - Gen,wio 1943 - Png. 183. (609)
Ibidem.
(6 10) U.S.-S.M.E. • Busta IT 63 - Cocrnrndo Supers locl.1 - (Foglio n.5/6 di prot. . Oggetto: Notiziario .wampa croata dei giorni 9 e 10 gennaio 1943 • Da comando carabini eri cli Supcrslocla - Firma to colo nne .Ilo Lu ig i CA RCELLI • A co ma ndo Supersloda - A Ufficio T d i Supcrsloda - P.M.10. 14 gcnn.1io 1943). (61 1) Vedi nota n. 605. (612)
Ibidem.
(613) Vedi no ta 11 . 594 - Punto stimmo sulla SÌluazione po(itico m i/ilare cma1a a fine ge11noio /943 - Notiziario· Paragrafo: Discorso del Poglav11ik al ·Salwr· - Pag. 136.
Nore al capirolo li
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(614) U.S .-S.1\1.E . . Busta IT 19 - Comando Supremo . (Fog lio n.6/2 di prot. - Oggetto: La Croazia alle soglie del 1943 · Firmalo generale Giuseppe P1 ÈC'1 11; • A ministern nffari esteri - P.M. IO, 18 ge nnaio 1943). (6'15) Ibidem. (616) Ibidem. (6 17) U.S.-S.M.E. - Busta IT 320 · Cormmdo VI Corpo d ';mnat;, · (Supplemenw r, 1101izi11rio n. 604 · Si1,111zione o fine dicembre 1942-XXl . Da comando Vf Corpo d 'arma ta • Firmato generale Sandro PIAZZON I • A comando Supersloda · Paragrafo: La si11iazio11<' eco110111ica · P.M.39, 31 dicecnbre 1942). (6 16) Ibidem. (619) ibidem
(620) U.S.-S.M. E . . Busta 1 121 · Coma ndo VI Corpo d"a rmata • (Fogl io se nza n. cl i prot. · Ogge tto: Relazio11e politico-miliwre · Da com,\ndo presidio di Nevesin.ie • Firmato ca pita no Giuseppe R1,.,1us · A comando zona militare di Neves inje · Paragrafo: Aspe11i delle evoluzioni economiche - P.M .154. I genna io 1943). (621) Ibidem (622) U .S.-S.M. E .. Bus1a 112 1 · Comando divisione ' Murge' · (Relazione 111ensile · Paragrafo: Aspeui econ omici del cerritorio • Da comando divisione ·Murge' . Fi rmato il co mandante interinale generale Luigi G11ER7.1 · A comando V I Co rpo ù"a rm ata · P.M. 154. 14 febbraio 1943). (623) Ibidem. (624) U.S.-S.M.E. - Busta IT 53 • Comando Supersloda · (Noriziario A .C. f,1.IJuri civi1943).
li/ 11.2 . Paragrafo: Varie - P.M. lO, L5 gen ruiio
(625) U.S.-S.M .E. . Busta IT 53 · Comando Super5Joda . (Noriziario A. C. /A/litri civili/ n.J · Parag rafo: Nu1i:ie <:c(momic/1e e sa11i1arie • Dalla Crot,~ia • P.M.10. 15 ma rzo 1943). (626) lJ.S.-S.M .E . · Busta lT 63 · Coma ndo Supersloda · (Foglio n.425 l/E(ì · Ogg0t to: Costo della vita in Croa;_i11 • Da Intendenza 2• Armata . Firmaw genera le in1cndcn1c Umberto G IGLIO· A Staio Jvhiggio re Eserc it o · /\ coma nclo 2" /\rn1a ta · P.M. 10. 28 ,1g,os lo 1943). Riporta integralme nte unn no ta pubb lica la sul LJ0//e11i110 di i11jìm11azio11i (f('o110111im-so-
dali dal/'l::s1ero ( n.178 del IO luglio 1943). Il /Jolle11i110 era edi10 a Roma dal Mi nistero della c ult uri1 popolnre in collabo razion e con rt .R.C.E. (proba bilme n te: ' lstil ulo rice rc he s ul co mm e rcio estero").
Il /Jolle11i110. ri levando le «pro11orzioni veramente. alltm11w11i" dell"a ume nto d e l cost o de lla vita in Croazia. ritcncv<1 opportuno «per avere un'idea della gravi1tì del fa•110111e110. ripor/are le sta1is1iche che{... / la Cm/11:m del lavoro di Z agabria 111ensilme111e c:0111pila».
(627) lhidem.
l)alma7,i11 - Una cronaca per la s1oria
472
(628) ibidem. (629) Ibidem. (630) Ibidem. (631) Ibidem. (632) U .S .-S.M.E. - Busta 1T 32·1 - Co ma ndo VI Corpo d 'anna ta - (SupplemcmuJ a l\lo li~iario n.665 - Si111azio11e poli1ica a fin e febbraio 1943 -XX! - Da comando VI Cor po d 'armata · F irma to ge nerale Sandro P I.AZZONI • A comando Supe rsloda · Paragrafo: Cenni sulla si//lazione economica · P.M.39, 2 marzo 1943). (633) Ibidem. (634) Ibidem. (635) U .S.-S.M.E. · Busla IT 53 - Comando Supe rsloda · (Notiziario A.C. /Affa ri civili/ n .3 - Paragrafo: Notizie eco/lomiche e sanitarie - Dernis - P.M.10, 15 marzo 1943). (636) U .S.-S.M.E. - Busta IT 71 - Comando divisione ·Bergamo' - (Fogli o n.1183/A.C. di pro(. · Ogge tto: Siluazione alirnentare ed economica dei territori occupati della seconda zona presidiali dalla divisione 'Bergamo ' - Relazione de.I mese di febbraio 1943 - Con un ililega to - Da co mando d ivis io ne ' Berga mo' - Firmato genera le U mberto B ECU7..ZI - A comando XVIII Corpo d 'armata - P.M.73, 19 marzo 1943). (63 7) U.S.-S.M.E. - Busta IT 53 - Comando Supe rsloda • (No1iziario A.C. /Affa ri civili} n.4 - Paragrafo: No1izie econorniche e sanitarie-Isola di Usino · P.M. IO. 15 apr ile 1943). (638) Vedi no ta n. 633. (639) Ibidem. (640) Ibidem. (641) Ibidem • Allegato · Dis1rib11zione di gelleri ali111enrari ejfe1111me nel mese di feb braio 1943-XXI dal Governo ed Emi dello Swto cro(J(o in loca/i1à della seconda zona dipe11de111e da ques10 comando. (642) Ibidem - A llegalo. (643) U.S.-S .M.E . - Busta 1T 325 - Comando XV IU Corpo d'armata - ( Relazione periodict1 mensile - Da comando XVIII Corpo d 'anna ta - Firmato gene rnle Umberto Sr1uo A. co mando Supcrs loda • Paragrafo: Si111az ione poli1ica ù1 genere · P.M.1 18. 27 apri le l 943).
li vescovo di Lés ina. monsignor Mirko Pu~Jé, per riguard o verso le autorità po litiche e milit:ari ital ia ne presenti alla ce rimo nia. celeb rò la San ta Messa in lat ino e non anche. come u~ua lmente, nell a lingua serbo-croata. (644 ) lhidem.
Noie al c11pi1olo I I
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(645) Li.S.-S.M.E. - Busta IT 72 - Comando Supcrsloda - (110/l('((i110 i11fon11azio11i 11. IO de l Comando militare maritt imo della Dalmazia - Paragrafo: Par1icolari sul fermo ,h-1 ml v ·Sm1 Nicolò ' avve111110 il 24 111ar: u presso 1'1111111 Kabal di Lfain11 • Sp11la10, I ' aprile 1943). (646) U.S.-S.M.E. - 13ustn 112 1 - Comando division e 'M urge' - (Foglio n.73 di prot. Oggt:110: Relazione periodica mensile - Da comando presidio di Gack o - Firmato tcncnlt: co lo nnello AnlOnio IASIMONI' - /\ comando divisione · \ forge· - Paragraro 7: Riperrnssio11e <li 11os1ri provvedi11u!nli - P.M. 154. 1° gennllio 1943). (647) U .S.-S.M.E. - Bus1a rr 320 - Coma nd o V I Corpo c1·armata - (S11pple111e1110 11 No1i:iario n.60-I - Si111azio11e " fi ne diceml,re /942-XXI - Da comando VI Corpo d·armata Firmato genera le Sandro Pl AZZON l - A comando Supcrs loda - Paragrafo: Lu ., iluazione <'m· 11 omica - P.M.39. 31 d icembre 1943). (64S) U.S.-S.M.E. - Bustn IT 71 - Comando Superslod;1 - ( Foglio n.38.i6//\.C. di p rot. Oggello: Siwa:ione ali111e111are in Croazia - Da comando Supersloda - Firmato generale Ma rio R <>flOTII . Con un allcgn to - A SlillO Maggiore Esercito - P.M. 10. 24 aprile l<J.i3) VtW I IJOCU ~·I ENTO N. 21 ALLE< òi\ I O AL PRE!\l·.N'I E CAPITOI.O. (649) U. S.-S.M.E. - Bustll IT 71 - Comnndo Supe rsloda - (Foglio n.52 13/A.C. di prot. Oggetto: Veuo1•aglia111e1110 truppe cro(l{e - Da comando Supcrsloda - Firmalo c.1po ufricio ,11'fnri civili colonne ll o Miche le RoLu, - A U fficio T di Supe rs lod11 - P.M .10 . 22 a prik I 943). (6:50) U .S.-S.M.E. - Busrn 1165 - S1aro Maggiore Ese rci to - (Foglio sen:w n. cli pro t. Porta al centro la parol;i ·Croazia· - Da Stato Magg iore Eserci10 - Ufficio inform alioni F.scrcito (S.I.E.) - Non firmato - Senza destinatario - P.M.9 • 22 nprile 1943). (651) U .S.-S.M.E. - Rustu 1444 - Comando Sup re mo · (Diario S1orico - Paragrafo 111 Co1111111icazio11i e richies1e di E111i e Co111r111rli- P.M. IO. 26 m,1ggio 1943). (652) Ved i nota n. 645. (653) lhidc:111 - A llegalo - Trnduz ionc d i un a rticolo pubblicato da l giornale l·lrvo1ski Narod (=li Popo lo croato) de l 27 marzo 1943. (654) U.S.-S.\11.E. - Rusta !T 71 - Comando Supc rsloda - ( Foglio n.4973/A.C. di pro!. · Oggett o: Veuo var:lia111enw dello popolazio11e di l~agusa e lV!o~tar - Da comando Supcrsloda - Fi rmato gc ncrn le Mario RO IJOTl'I - A Stato Maggio re EscrciLo • P.M . 10, 18 marw 1943 ) V E l)I DOCUMENTO'-. 22 A LLEGATO A L PRESl':-VTI-. CAPITOLO. (655) ! !>idem. (656) U .S.-S. M.E. - Busta IT 7 1 - Com.111do Supcrslocla - (Foglio n.3846/A.C. d i pro t · Ogg.eu o: Siwazio11<' 11/imemare in Croa~ia • Da comilndn Supersloda · hnm110 gc ncn1k \Ilario Roson-1 - A S1ato Magg.iore Esercito - P.M. lO. -I nprilc 19-B). (657) Le 340 1onnclla1c d i l'a rina furono ripa rtite: a l co mun e ed :1 1distretto di Rngus,1. 200 1on nc ll111c: ai d istrelt i: di Trc binje. 300 qui nla li: d i Mosta r. 500: d i /\!missa. 300. A i comuni di Signo. Lési na e S,m 1-'iclro della Brnzza . complcssiv,1mc.:n1e ahri '.lOO quintali. (658) Vedi nota n. 644.
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Dalmazia - Una cronaca per la storia
(659) Ibidem. (660) Ib idem.
(66'1) U.S.-S.M.E. - B usta IT71 - Comando Supersloda - (Foglio n.4767/A.C. di prot. Oggetto: Cessione viveri a truppe e popolazioni croate - Da comando Supersloda - Firmato genera le Mario ROA ITA - A legazione d 'Italia a Zagabria - P.M.10, 16 aprile 1943). (662) U.S.-S.M.E - Busta 1T 71 - Comando 2" A rm ata - (Prospetti allegati al fogl io n.6742 di prot. - Res1i111zioni effetnwte dalle autori1à rniliwri e e.ivi/i cro(/{e fino 1.,/ 31/3/1943 P.M.10. 25 maggio 1943) - V ED I l.)()CU ~1E1\TO N. 23 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. Ambed ue i prospetti portano l'in testazione 'Comando 2• A rmala-Ufficio Affari civili' L"al legato n.l porta in testa: 701ale derrate e materiali cedwi dall'origine al 37!3/J<J43 ad A111orit(ì militari e civili croate - L'allegato n.2: Restituzioni effelllulle dalle A1uori1à militari e ci1,ili croate fino al 31/3/1943 - I due prospetti, non firmati, po rtano il timbro tondo: 'Comando della 2" Armata - Ufficio Affari civili·. (663) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 7 1 - Comando Supersloda - (Telescritto n.4763/A.C. cli pro!. - Da comando Supersloda - Firmato gene rale Mario Roscrr n - A Stato Maggio re Esercito - P.M.10, ore 10,40 - 15 aprile 1943). (664) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando VI Corpo d'armata - (Supplemento a Noti· ziario n.698- Da comando VI Corpo d'a nnata - Firma lo genera le Sandro P1A7.2'.0NI - A coma ndo Supersloda - Paragrafo: Situazione economica - P.M.39, 4 aprile 1943). « Il mancato afflusso dei pochi generi alimemari che le m.1/orùà cen/rali cro(/{e inviavano a queste zone per mezzo della ferro via Sarajevo -Ragusa, a seguiw d elle interruzioni operate dai miliziani. hanno cos1ret10 fa popolazione ad utiliz zare soltanto le risorse locali che, come 1w10, non sono .rnjficien1i II sjà111are neanche la decima parie di esse. l .'i111ervenlo dei nostri comandi militari è St(//O al riguardo tempesti vo e la distribu zione di.farina o perata nei dislretti di Ragusa. Trebinje. Moswr ecc. è valsa ad allontanare, sia pare in piccola parte. lo speuro della jà111e / .../.!/ 111omen10 è abhast11n za tris/e e sarebbe o pporruno un immediato interessamemo delle autorità cemra/i croate onde rijì1rnire, via mare. alm eno la parte della />Opolaz io ne delfa fascia che va dal disrreuo di Bifeéa a h ebinje e Ragusa e da quì a Metko vié-Moslm: In liii{(( la zona la penuria di viveri è senza precedenti. Particolare alten zione do vrtì essere posw alla solu zione dei problemi ch e si presenteranno successivamente in quanto i miliziani. duranre fa p ermanen za in 11ueste zone, asportano ogni eventuale riserva alilnentare; il patri111onio zooiccnico g ià mollo asso1tigliato, ho s11bi10 1111a nuo va sensibile d im inuzione perché alcune migliaia di capi di bes1ia111e sono stati predali dai miliziani. l m ercati citt1uli11.i sono assolutarneme scarsi: mancano lt.1//i i generi; quel poco che si rro ,,a viene vemlulo a prezzi esorbi1a111i. Le au1oriuì locali 11011 esercitano alrnn conrrollo e no11. prendono alcun provvedimen/0 al rig uardo. La kuna cominua o perdere punti: il rapporto con la lira è arrivato a 7:7. Predomina, in maniera pitì accentuata che in preceden za il barauo ed il ·111erc1110 nero'».
(665) U.S.-S.M.E. - 13usta 1T 32 1 - Comando VI Corpo d'a rmata - (Nmiziario n. 713 Varie - Dalla seconda w na - Paragrafo: h ebinje - P,n .39, 21 aprile 1943). - U.S.-S.M.E. - 13usla IT 321 - Comando VI Corpo d'armata · (Supplem enlo II Noti ziario 11.727 - Situazione politica a fine aprile I943-XX! - Stolac - P. M. 39. 3 maggio I943).
47:i
Now 11/ cap/10/0 I I
(666) Ibidem. (667) Ibidem. (668) \J.S .-S.M. 12. • Busrn IT 71 - Comando Supcrsloda - (Telescrit to n.:i617/A.C. - Da comando Supersloda • F irmalo genen1lc Ma rio Rrnio r rt - .A Supcrsloda-,'\ffari civili - /\ conrnndo Marina Fiume - Per conoscenza a Comando mi li tare marittimo dc ll,1 Dn lm aziaSpala10 A lntcndcnza-Dircziom: 1rasporti • P.M.IO. 3 maggio 19-B). (669) lJ.S.-5.M.Li. • Bu~hl 12'.13 - Co1111111do divi sio ne ·Murg<.:' • (Nothi11rio giom11lil'ro 11./33 • Varie - D a lla seconda zona - Parngral'o: Ragus11-'frebi11jc - P.M.154. 19 mag,)!i<> 1943).
,,t.
«Da segnalare li 'fr1'1Ji11je. lo dis1rih11zio111• di ql.90 di 1m1111e e di 69 di gm11ururco. di m i ha11110 /1eneficia10 gli 11biw111i, riascww 1wlla 111isum rii kg 0.400 e kg 0.300. ris11etriva1111·11-
te;,. (670) Ibide111. (671) U.S.-S.M.E. - Busia rr 321 - Comando V I Corpo d'armata - (Nmdario 11.7./9 • Varie - Dalla prima zona - Paragrafo: Cauaro - P.M ..W. 23 maggio I\M3). (672) I/Jirle111. (673) U .S.-S.M.E. - Busta 1233 - - Comando divisione 'Murge· - (Nmi~itrrio giomaliem 11./27- V.ir ie - Dalla ~eco ncla zona - Paragra l't,: Nag11sa • P.M.73. 12 maggio 1943). (674) U.S.-S.YI.E . . Busia lT 71 - Comando Supcrs loda - (Foglio n.158:i/-n di prot. - In testato: 'Legazione di Croazia' . Port,1 al centro: ·Nolll l'erba/e' - Non si conoscono la firma c la d,11a in quanto ma nca l'u ltimo fogli.o - Si tni tta d i un Hlk:ga to ad un tc lcsprcsw del min isiero degli affari estcri del 23 g.iuj!.no 1943 • 11 f'og.lio pu ò da la rs i a q ualcl1c g.iorno prima. (675) U.S.-S.:vt.E. • Bu~rn 1497 - Conrnndo Supremo - (Telcscrillo n.1-Ul838 di prol.· Da Comando 2° Armata - Firma lo d\1rd ine co lon nello G . ScA1.1;,1, A Coma nd o Supremo · P.:vt.10. m-..: 02.55 - 17 giugno 1943). (676) U .S.-S.:vt.F.. - 13us111 IT 71 • Comando Sup.:rsloda · (Tclc~presso n.03690 - Oggc1 lo: Ricliil's/a riforni111et110 farina alla popolu:io11e dl'i litomle cro11ro Dli Pa lano Chig.i A minist ero agricohura e foreste . A m in is lero degli scamb i e va lut e · Pe r conoscc1m1 a le!,!.a· zione d'Italia a 7.agabria - A consol,110 generale d'Italia a Ragusa Roma . :n giugno 1943). (677) !/1ide111. (678) U.S.-S.\-1.E. - Busta IT 71 - Comando Sup..:r~locla • (foglio n.T.649/.J'.l di prnl. Intestato: 'N<·~avis1w Dr~ava ffn•111ska • V<'lika Z11pa Rri/Jiri Sidmga (=Staio inclipcndenll' tl i Croazia- Prefe ttura cli fl. rib ir e Sidrngal · r'inna to il d irigente tld la prefellura Ante V,, r,WUK • Al gene ra lc Mario Ro110 ITI - Tenìn. 23 gi ugno I iJ43 ). (679) U .S.-S.M.E. - Busta IT 63 - Comando 2• Armata · (Foglio n. 19116/S · Og)!clto: Aiuto a/i111em11re ai pro/i1ghi ortr///ossi della l'<'gione di K11i11 • Da co111a nd o 2" /\rina ta - Fii
ma to gcncrn le Mario Rosoni· A Stato Magg,io re Esercito . P.M. IO. 8 lugl io 194'.l).
Dalmazia - Una cronaca per fa storia
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(680) Ib idem . (681) Ibidem.
(682) U.S.-S.M.E. - Busta IT 71 - Coma ndo 2" Armata - (lelescritto n. l(l'I 19/A.C.. Da comando 2• Armata - Firmato generale Mario Rouon, • A comandi VI e XVUI Corpo d'armala . Per conoscenza a Intendenza 2• Armata - A Italmissione (Missione militare italiana in Croazia)· P.M. IO, ore 19.45. 25 luglio 1943).
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