STATO MAGGIORE DELL' ESERCITO UFFICIO STORICO
L'ESERCITO ITALIANO
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TIPOGRAFIA REGIONALE - ROMA - DICEMBRE 1982
PREFAZIONE
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diuturna attività dc/l'Esercito, fotta d, addestramento, di sacrifici, di continua
lotta per conciliare le molteplici esigenze con le scarse disponibilità, si svolge in silenzio, nel riserbo doveroso di chi prepara fa parte vitale della Nazione - i giovani - ad essere migliori cittadini e ad esprimere la volontà del Paese di garantire la propria sicurezza, premessa indispensabile per l'ordinato sviluppo sociale ed economico. Questo è il compito primario dell'Esercito, la sua ragione d'essere, la molla che ci spinge ad ogni sforzo teso a forgiare uno strumento efficiente, credibile, reattivo. Ma le Forze Armate sono, anche in tempo di pace, chiamate a portare la loro opera, a favore della comunità nazionale ed alla salvaguardia della pace mondiale.
Il massiccio intervento nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal sisma che nel 1980 investì l'Irpinia e il contributo fornito alla forza internazionale operante in Libano, ne costituiscono gli esempi · più significativi. L'attenzione con la quale il Paese guarda oggi al proprio Esercito, depositario di cultura e di valori che si identificano con i fondamenti posti a base della unità nazionale, costituisce un indubbio stimolo alla riflessione storica volta a riproporre ed a collocare nelle loro reali dimensioni origini e tradizioni di tale cultura e di tali valori che sono patrimonio del popolo italiano. Necessariamente sintetico, il volume ha come pregio non ultimo quello di presentare un quadro completo del divenire storico dell'Esercito da.Ila formazione dello Stato u'nitario ai nostri giorni. La vera immagine della nostra Forza Armata emerge allora quale istituzione operante, in pace come in guerra, per il bene e la sicurezza della comunità nazionale. Ideali e compiti che nel secondo dopoguerra si sono dilatati· con l'adesione, democraticamente voluta dal nostro Parlamento, all'Alleanza Atlantica. In questo contesto l'Esercito italiano collabora al mantenimento del!' equilibrio internazionale e alla difesa del diritto dei popoli a ricercare il progresso sulla
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della libertà e della democrazia.
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L'Esercito è dunque, oggi più che mai, strumento indispensabile per uno Stato che intenda mantenere la proprz·a indipendenza politica e deve essere tanto più effiàente e credibile quanto maggiore è la sua vocazione alla collaborazione internazionale nella ricerca di un equilibrio ·atto a garantire quel bene indivisibile e supremo che è la pace. E l'Esercito italiano, prodotto di una nazione amante .della pace e protesa alla nàrca del proprio sviluppo nel rispetto delle libertà altrui deve essere visto, nella realtà attuale, come indispensabile strumento di sicurezza. Se tale è, zn ambito internazionale, il compito di una forza armata e 'ben addestrata, non inferiore è il suo peso in settori quali la sicurezza interna, la protezione e la difesa civile. Ricostruendo con rigore e senza retorica questi aspetti, il volume mostra quanto profondo e reale sia il legame esistente tra Eseràto e Paese. La dinamica delle trasformazioni sociali e l'evoluzione tecnologica hanno sempre visto la nostra Forza Armata in prima linea nel processo di adeguamento e impongono, oggi, una pianificazione che abbia ben chiari i compiti prevedibili, le esigenze operative e gli obiettivi da conseguire nel medio - lungo termine. Solo così i necessari investimenti, che pure rappresentano un sacrificio, per una forza armata moderna ed efficiente risulteranno politicamente ed economicamente produttivi. Alla luce di queste considerazioni nasce spontaneo l'augurio che l'Esercito veda riconosciuto, zn modo sempre più esplicito, il valore del!' opera istituzionale che quotidianamente svolge sempre al di sopra delle parti e nell'interesse del Paese. Considero perciò di· vitale importanza che tutti conoscano il vero volto della nostra Forza Armata affinché ognuno ne sia partecipe e ravvisi in essa il baluardo più sicuro nella tutela delle libertà fondamentali dell'individuo, dell'ordine e della legalità repubblicana. Questo volume, dalla struttura agile ed essenziale, vuole essere uno strumento di riflessione per quanti operano alt'interno della nostra istituzione e un ponte tra questa e l'opinione pubblica del Paese che non deve ignorare il lungo cammino e quello ragionevolmente prevedibile da percorrere.
IL CAPO DI S TATO MAGGIORE oE.LL'EsERCITO
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CAPITOLO I
DALL'UNITA' ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Una cartina figurata dell'Unità d'Italia, del 1861: i confini nazionali escludono ancora la « Venezia l> e gli « Stati Romani >l .
L'Esercito italiano nacque ufficialmente il 4 maggio del 186! quando la Gazzetta Ufficiale del Regno pubblicò il de. creto regio che ne sanciva la fondazione. La scarna prosa burocratica del provvedimento concludeva un processo che si era iniziato quando, dilatatosi lo Stato sabaudo con le annessioni degli ex Stati del!'Italia centrale e meridionale, anche l'Esercito aveva subito analoga trasform azione costituendosi in un organismo che non era più la piccola Arri1ata sarda m a che non era ancora l'Esercito del Regno d'Italia.
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I primi anni di vita del nuovo organismo furono contrassegnati da gravissime difficoltà organizzative e psicologiche, derivanti dalla necessità di rendere omogenee forze assai diverse, in parte reclutate in regioni ove il servizio mili tare obbligatorio era una assoluta novità. L 'intelaiatura data all'Esercito dal Ministro Fanti (decreto 24 gennaio 186!) prevedeva 6 Corpi d'Armata, JJ divisioni di fanteria ed una di cavalleria, tutte su due brigate. Ogni Corpo d 'Armata aveva in organico, oltre a tre o due divisioni di fanteria, un reggimento bersaglieri su sei battaglioni, due reggimenti di cavalleria, uno squadrone guide, tre gruppi di artiglieria da campagna e una compagnia cli zappatori.
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Ufficiale del reggimento « Cavalleggeri di Foggia» nel!'unif01·me del 1864. Il reggimento fu costituito in quell'armo, unitamente al « Caserta », per inc01-porare i contingenti delle province meridionali cl' Italia .
Tra i problemi da risolvere per conferire all'Esercito un'adeguata solidità vi era quello della formazione dei Quadri. Il Ministro Fanti ed i suoi successori cercarono di porvi rimedio, da un lato con espedienti ordinativi transitori, dall'altro con un riordinamento totale delle ·scuole di reclutamento e formazione. Tale ordinamento scolastico, rimasto in vita senza apprezzabili cambiamenti per lunghissimi anni, prevedeva : - l'Accademia Militare (che fino al 1859 aveva preparato gli ufficiali di tutte le Armi dell'Esercito piemontese) per la formazione dei soli ufficiali di artiglieria e del genio, con corsi biennali; - la Scuola Militare di Fanteria, e dal 1865 anche di Cavalleria, per la forma·zione degli ufficiali delle due Armi, con corsi biennali; - la Scuola di Applicazione di Artiglieria e Genio, con corsi di durata biennale, per i sottotenenti usciti dall'Accademia; - la Scuola Normale di Fanteria per abilitare alle funzioni di istruttore sia ufficiali subalterni sia militari di truppa; - tre Collegi militari - per trasformazione, rispettivamente, della Reale Accademia Militare borbonica, del Liceo Militare di Firenze e della Scuola Militare di Parma - destinati a corsi triennali prepa-
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Battaglia di Custoza, 24 giugno 1866: batterie a cavallo prendono posizione a Monte Vento. La battaglia di Custoza ebbe un esito decisivo sulla campagna del 1866, non per la sconfitta subita, che fu limitata, ma per gli effetti negativi che produsse sulle capacità reattive dei comandi .
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Situazione delle forze ·avverse in campo dopo la battaglia di Custoza.
I. - DALL'UNITA' ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
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ratori per l'ammissione all'Accademia e alla Scuola Militare. Si cercò anche di migliorare la preparazione dei Quadri in servizio e alla Rivista Militare Italiana, fondata nel 1856 dai fratelli Mezzacapo, si affiancarono, nel 1861, il Giornale d'Artiglieria e, nel 1863, il Giornale del Genio, fusisi poi nel 1874 nel Giornale di Artiglieria e Genio. Questi periodici non ospitavano solo argomenti tecnici: largo spazio vi era riservato, infatti, a saggi di cultura generale ed ancora oggi se ne possono consultare con interesse le collezioni per la competenza degli Autori, la ricchezza delle informazioni, · la varietà degli argomenti trattati.
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Naturalmente il pur largo ventaglio dei provvedimenti adottati non poteva dare risultati concreti con immediatezza e l'inquadramento delle unità fu ancora per lunghi anni molto eterogeneo. La relazione ministeriale del 1866 osservò, infatti, che gli ufficiali dell'Esercito erano 15.758 e di essi il 43 % proveniva dalle varie Scuole Militari, il 50% dai sottufficiali, il 7% dai volontari. La campagna del 1866 mise poi in luce che, se si erano colmate le deficienze numeriche, quelle qualitative ancora restavano. Si giunse così a riordinare il Corpo di Stato Maggiore ed a creare la Scuola Superiore di Guerra.
L'atto di nascita della Scuola è appunto rappresentato dalla << Relazione a Sua Maestà )) , presentata dal Ministro Cugia nel 1867, che dal riordinamento del Corpo di Stato Maggiore e dalla trasformazione della Scuola di Applicazione del Corpo di Stato Maggiore in Scuola ·superiore di Guerra si proponeva di: « - ritor.r:tare temporaneamente gli ufficiali di Stato Maggiore alle pratiche di servizio nell'interno dei Corpi; - diffondere nei Corpi stessi l'istruzione scientifica, per mezzo della temporanea permanenza in essi di ufficiali dotati di speciale cultura; - consentire a tutti gli ufficiali intelligenti e volenterosi di migliorare la lo~o carriera col solo mezzo che, in tempi ordinari, può dare diritto a tale vant~g: gio : lo studio )). / AltrO grave problema per l'Esercito appena costituito fu la repressione del brigantaggio nelle regioni meridionali. Sul~ le cause e le origini di questo fenomeno non è qui il caso di dilungarsi; è, invece, necessario accennare all'impegno dell'Esercito. N el 1861 fu necessario impiegare nelle operazioni per la sicurezza delle vie di comunicazione e dei ser.vizi pubblici 4 reggimenti granatieri, 30 di fanteria, 4 di cavalleria e 19 battaglioni bersaglieri.
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Fa11ti e bersaglieri alla breccia di Porta Pia. l1 quadro, di Adernollo, è uno dei pochissimi a ricoulare la presenza sulla breccia dei fanti del 19° e del 41° reggimento. I primi ad entrare in Roma furono comunque i fanti del 39" reggimento, che alle ore 10 ,05 superarono le difese della porta.
La decisa reazione delle truppe portò all'allontanamento dalle bande del grosso degli ex soldati borbonici e inflisse alle speranze di restaurazione un colpo deci: sivo. Nel periodo successivo, il consolidamento del potere del nuovo Stato unitario e l'affievolirsi dell'aspettativa di un ritorno in forze del!' Austria portarono ad una graduale attenuazione della componente politica nell'orientamento delle bande. Il ridursi degli aiuti esterni e l'impossibilità di controllare ampie zone costrinsero le bande a rinunziare agli attacchi contro le truppe per passare a più redditizi . saccheggi o sequestri di persona. La lotta si spezzettò perciò in episodi minori, specie nelle zone più interne del Meridione. L'anno 1863 vide un ulteriore frazionamento del brigantaggio nel Mezzogiorno, anche se restarono nella Basilicata alcune grosse bande a cavallo, ma non una sua minore diffusione nelle varie regioni. L'impegno politico oltre che militare dell'Esercito, che mantenne nel Meridione circa 90.000 uomini, fu accentuato dalla legge Pica, come finì col chiamarsi dal nome del suo promotore, che prevedeva un inasprimento di pene per i componenti di bande armate e per i loro favoreggiatori e riservava la competenza a giudicare tali reati a tribunali
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I. - DALL'UNITA' ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
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La lettera di resa firmata dal generale Kanzler, comandante delle truppe pontificie, il 20 settembre 1870. Lo stesso giomo, a Villa Albani, Kanzler incontrò il Cadorna per le trattative.
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militari. Nonostante l'eccezionalità della situazione, l'Esercito non mirò a sosti-tuirsi all'autorità civile, né i tribunali militari si spinsero, di m assima, al di là della legge, come attesta anche il largo numero di assoluzioni. In questi primi anni si provvide anche ad unificare e ad ammodernare gli armamenti: per tutta la fanteria fu adottato il fucile rigato mod . 186o calibro 17,5 e furono allestite 750 bocche da fuoco rigate in bronzo per l'artiglieria da campagna. A partire dal 1864 fu però necessario r idurre le spese militari a causa del dissestato bilancio statale e, quindi, il processo di consolidamento dell'Esercito subì un rallentamento ed anche la truppa alle armi fu ridotta notevolmente. All'inizio del 1866, quando circostanze di politica internazionale resero possibile la guerra con l'Austria, si cercò di rimediare alla situazione, divenuta precaria, con provvedimenti d'emergenza. Il problema maggiore, comunque, fu la definizione del comandante in capo e del piano operativo. Il Re avrebbe voluto essere il vero comandante dell'Esercito, con il Morozzo della Rocca capo di Stato Maggiore, ma il Governo era di altro avviso, sostenuto dal La Marmora e dal Cialdini, ognuno dei quali pretendeva per sé il comando. Per quanto riguarda il piano operativo, contro le forti
~ Figurini della collezione Serra: batteria a cavallo. Unici nel loro genere, i 3.400 figurini del tenente Sen·a /ian.no i volti che sono vere fotografie di militari, staccate dal supporto e colorate a mano.
Uniformi di cavalleria da un acquerello del Cenni del 1888. ll Ministro Ricotti nel 1871 avev<1 ridotto ad un unico colore, il bianco, tutte le variopinte mostreggiature della cavalleria. l co!01·i tradizionali furono ripristinati da Mezzacapo nel 1876. .J,,
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Tavola del fucile modello· '91, l'arma individua/e più adoperata dal soldato italiano. Entrato in servizio nel I 892 , il fucile c1veva un serbatoio di 6 colpi, calibro 6,5, gittata massima 3.200 metri, tiro utile fino a 300 metri, celerità di tiro mirato di 12 colpi al minuto.
I. - DALL'UNITA' ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
posizioni del Quadrilatero due sole erano le direzioni possibili di attacco: affrontarle dal Mincio oppure aggirarle dal basso Po. Finché la capitale era rimasta a Torino ed il Piemonte aveva rappresentato la base della potenza militare del Regno, l'idea dell'attacco dalla parte del Mincio era stata accolta senza contrasti; ma il trasferimento ddla capitale a Firenze
aveva fatto sorgere il concetto di attaccare, invece, il Quadrilatero dal basso Po, con una manovra aggirante. Attaccando dal basso Po, sarebbe stato, infatti, possibile coprire la capitale, tagliare al nemico le comunicazioni col Friuli, stornare una sua offensiva in Lombardia e nell'Emilia, schivare gli ostacoli del Mincio e del medio Adige, trarre più facilmente il nemico a battaglia campale
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o, se si fosse chiuso in Verona, assediarvelo in condizioni assai migliori che non avanzando dal Mincio, atteso che Verona era meno fortificata da est che non da ovest. Un attacco dal basso Po avrebbe poi favorito anche la possibilità di far concorrere la flotta alle operazioni. Il generale Cialdini, comandante del Dipartimento militare di Bologna, era il più qualificato propugnatore di questa teoria ed avrebbe voluto, partendo da Bologna, b;ise delle operazioni, passare il Po a monte di Ferrara e marciare per Padova e per Vicenza. Ma altri autorevoli esponenti dell'Esercito e del Governo - primo tra tutti il La Marmora, allora Presidente del Consiglio dei Ministri - ritenevano più conveniente stabilire a base delle operazioni Cremona e Piacenza, eseguire qualche dimostrazione sul basso Po, invadere il Quadrilatero dal Mincio, battere l'esercito austriaco, sfruttando la superiorità delle nostre forze , e poi investire le fortezze del Quadrilatero e procedere oltre. Entrambi i piani presentavano vantaggi e svantaggi, ma la soluzione adottata, di compromesso, presentò solo svantaggi. Fu, infatti, deciso: comandante supremo il Re , capo di Stato Maggiore il La Marmora, l'Esercito diviso in due masse, la m aggiore con il La Marmora per agire dal Mincio, la minore con il Cialdini per agi-
Militari delle varie Armi nelle uniformi di fine secolo. Dopo pochi anni ( gli esperimenti incominciarono nel 1904) le multicolori e romantiche divise cedettero il passo alle più pratiche uni/01-mi grigio - verde.
L. DALL'UNITA' ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
re dal basso Po. Quanto al piano operativo può così essere riassunto: attaccare il Quadrilatero dal Mincio con la massa principale, aggirarlo in pari tempo con una m assa secondaria dal basso Po e completare l'offensiva con un corpo di volontari - da affidare a Garibaldi - nel Trentino, allo scopo di tagliare le comunicazioni austriach~ anche da quella parte. Nell 'imminenza della guerra, La Marmora lasciò la Presidenza del Consiglio a Bettino Ricasoli per assumere le funzioni di capo di Stato Maggiore. La guerra fu dichiarata il 20 giugno, ma con un rinvio di tre giorni dell'inizio delle operazioni, ispirato dal desiderio di La Marmora di ritardare ancora l'effettiva apertura delle ostilità. L'Esercito schierava venti divìsioni, ciascuna su due brigate dì fanteria, due battaglioni bersaglieri e un gruppo di artiglieria. Ad esse si univa una divisione di cavalleria dì linea su quattro reggimenti, mentre quattro brigate di cavalleria erano assegnate in rinforzo ad altrettanti Corpi d'Armata . Questi ultimi erano in totale quattro, di cui tre con dodici divisioni sul Mincio ai diretti ordini di La Marmora ed il quarto, forte di ben otto divisioni, agli ordini del generale Cialdini sul basso Po. Il destino della guerra vènne deciso nel primo giorno di combattimenti , il
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24 giugno. Al concetto temporeggiatore del Comando italiano, che aveva ordinato una marcia su linee parallele attraverso il Quadrilatero supponendo il nemico di là dell'Adige, si oppose una attitudine nettamente aggressiva dell'Arciduca Alberto. Audacemente trascurando la propria infe riorità numerica, egli raccolse den tro e intorno a Verona pressoché tutte le forze disponibili per lanciare appena possibile un attacco sul .fianco sinistro italiano.
deficienze funzion ali del Comando italiano non consentirono di coordinare gli sforzi delle divisioni investite, né di nrnovere a sostegno di esse le altre divisioni del III Corpo. Benché le perdite delle due parti fossero abbastanza equilibrate, circa 8.000 uomini per ciascun ·esercito, le divisioni italiane si ritirarono prima al di qua del Mincio e poi ancora più ad ovest, sul basso Oglio. Le notizie .sulla battaglia, fatte pervenire a Cialdini con accenti esageratamente catastrofici, indussero il comandante Giustamente è stato detto che lo scon- del IV Corpo a rinunziare all'avanzata tro sulle alture fra Mincio e Adige rap- oltre il Po ed a ritirarsi verso la via Emipresentò una sorpresa per entrambi gli li a. Forse incerto sull'effettivo esito delavversari, ma per gli Austriaci fu sorpre- la battaglia, anche per la capacità di reasa tattica, per gli Italiani una ben più zione spiegata alla nostra estrema ala sigrave sorpresa strategica. Il Comando. nistra dalla divisione Pianell, ignaro del austriaco seppe reagire immediatamente disordine che si era creato nelle linee itaesercitando una forte pressione sull 'ala liane e conscio della persistente inferiosinistra italiana. Quello italiano si rivelò rità nu merica, l'Arciduca Alberto non inconsistente, non solo per la mancanza volle sfruttare il successo, né disturbare di un preciso concetto operativo da op- seriamente la ritirata italiana. • Una battaglia mal condotta ma bravaporre a quello nemico, ma per l'inesistenza di un centro al quale far affluire mente combattuta, come testimoniano le le informazioni e dal quale provvedere perdite dei due avversari e come riconobbe anche l'Arciduca Alberto scrivendo ad irradiare gli ordini. L'Arciduca trovò così modo di conse- che « non si può negare all'avversario la guire la superiorità locale nei confronti testimonianza di essersi battuto con te· di tre divisioni del I Corpo e di una del nacia e valore», ebbe conseguenze cataIII che, nonostante la resistenza accanita strofiche per la demoralizzazione e la di alcuni reparti, non ressero all'urto. Le confusione che avevano sopraffatto i più
Rivista al reggimento. La ma1·zialità del momento è sottolineata dal rullo cadenzato dt·i tamburi clze accompag11a il passo del generale rassegnatore.
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I. - DA L L 'UN ITA'
Rersaglie,·e ciclista , 1897 circa. La trasformaz iolle di alcuni reparti bersaglieri in unità cicliste fu ispirata al concetto di rendere ancora più spiccata la caratteristica fondamentale di celeriuì dei (< piumati>>.
A LLA PR IMA GUERRA MONDIALE
alti com andi e si erano diffuse in alcuni reparti. Seguì un periodo d 'inerzia, rotto il 2 luglio dai volontari di Garibaldi con la sanguinosa riconquista di Monte Suello, in precedenza abbandonato per ordine superiore. ei giorn i seguenti il Corpo Volontari Italiani condusse un a serie di diffici li operazioni nelle vallate alpine, contrastate da una tenace resistenza austriaca. Le forze di Cialdini ripresero il movimento in avanti, passando il Po, nella notte sull'8 luglio e avanzando nell a pianura veneta verso il Friuli senza incontrare resistenza . Garibaldi colse il _2 r luglio a Bezzecca un a faticosa vittoria, che gli consentì un ulteriore progresso in direzione di T rento, città verso la quale convergeva anche la divisione del generale Medici, distaccata dal Cialdini, che batté a sua volta gli Austriaci a Levico ed a Primolano il 24 . L'armistizio di Cormon.s , il 12 agosto, bloccò tutte le operazioni, compresa la promettente avanzata su Trento di Garibaldi e di Medici, arrestata per ordine superiore già dal giorno 9. L'esito poco brillante della campagna, che aveva impietosamente messo a nudo tu tte le deficienze dell 'improvvisato Esercito italiano, provocò un salutare ripensa-
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mento ed una appassionata attività di rinnovamento che non tardarono a produrre ottimi fru tti in tutti i settori. Si è già accennato alla soluzione data al problema dei Quadri e dello Stato Maggiore, tratteremo ora q uello più complesso dell'ordinamento globale dell'Esercito. Fu un processo molto lungo e travagliato, soprattutto per la difficiliss im a situazione finanz iaria che impose economie rigidissime, m a sotto la lunga e provvida gestione del generale R icotti, che tenne il Ministero della Guerra dal 1870 al 1876, l'Esercito pervenne ad un solido assetto, che rimarrà sostanzialmente invariato fi no alla prima guerra mondiale. L'ordinamento R icotti si basò essenzialmente sulle due leggi del 19 luglio r871 e del 7 giugno 1875, modificanti le disposizioni adottate nel 1854 per il reclutamento dell'Esercito, e su q uella del 30 settembre 1873 relativa all'ordinamento delle forze armate e dei servizi dipendenti dall 'Amministrazione dell a G uerra. Complessivamente esse sancirono l'obbligo generale di tutti i cittadini al servizio militare, predisposero la creazione di un esercito di 2 a linea con 1'istituzione di unità di Milizia Mobile, previdero la creazione della Milizia Territoriale e ridussero progressivamente la ferma annuale da 5 a 4 e poi a 3 anni per tutte
le Armi, eccettuata la cavalleria che mantenne quella di cinque. Tra le tante riforme cli quel periodo è necessario citare : la creazione dei distretti m ilitari con compiti logistici, addestrativi ed amministrativi ; la costituzione del Corpo degli alpin i; l'assimilazioA.e agli ufficiali dei medici, dei veterinari, dei com missari d'intendenza e dei contabili, categorie rimaste fino ad allora in uno stato intermedio fr a il civile ed il militare. Anche nel campo degli armamenti il periodo ricottiano fu molto positivo : furono allestite 60 batterie rigate da 75 con bocche da fuoco in bronzo a retrocarica, furono ordinate in Germania 400 bocche da fuoco da 87 in acciaio, furono allestiti 300.000 fucili Vetterli calibro 10,5. L 'intelaiatura dell'Esercito fu la seguen te : 7 Corpi d'Armata, r6 division i, 80 reggimenti di fanteria, IO reggimenti bersaglieri, 7 battaglioni alpini, 20 reggimen ti di cavalleria, 14 r eggimenti di artiglierja, 2 reggimenti del genio. In totale 223 .000 uomini destinati a diven ire in caso di guerra 750.000 con i richiamati di 1" e 2 • categoria della Milizia Mobile. Per completare la trattazione del periodo è necessario ricordare la presa di Roma. Come è noto la guerra franco - prussiana del 1870 creò le premesse diploma-
Nel 1900 scoppiò in Cina una 1·ivolta sociale, , con forti motivazioni religiose e xenofobe, conosciuta come cc rivolta dei boxers », dal nome della setta che vi ebbe maggior parte. L'Italici inviò, con il Corpo di Spedizionl' lntemazionale, un proprio contingente di due battaglioni, a difesa della concessione di Tien - Tsin .
tiche per un intervento militare nello Stato della Chiesa. Furono allora richiamate le classi dal 1842 al 1845, che si affiancarono alle tre già sotto le armi; e si costituì nell'Italia centrale un Corpo d'osservazione, che diventò poco dopo IV Corpo, al comando del generale Cadorna. Il r2 settembre, risultate vane le speranze di accordo in extremis con Pio IX e assicurata la non ostilità delle Potenze, le truppe italiane entrarono nello Stato Pontificio. Dopo alcuni giorni di cauto avvicinamento, suggerito dalla speranza di una soluzione pacifica, la mattina del 20 la cinta delle mura aureliane fu investita su tutto l'arco da Porta San Giovanni al Pincio. La breccia aperta dall'artiglieria tra Porta Pia e Porta Salaria fu luogo di un breve, ma non incruento combattimento. Con questa operazione, modesta sul piano militare ma indispensabile per sciogliere un difficile nodo politico, terminarono le campagne del Risorgimento. Negli ultimi decenni dell'Ottocento e nel primo Novecento l'Esercito proseguì - lentamente ma sicuramente - nel consolidamento delle strutture organiche e nell'ammodernamento della dottrina e degli armamenti. Pur costretto, per un verso, dalla cronica carenza degli stan-
ziamenti e dall'insufficiente sviluppo industriale del Paese e, per altro verso, dalle campagne coloniali, l'Esercito riuscì a conseguire un reale progresso, grazie alle indiscutibili capacità dei comandanti, alla serietà operosa dei Quadri, alla solidità morale della Truppa.
Nel. campo ordinativo si continuò, sostanzialmente, ad operare nel solco tracciato dal Ricotti e dal Mezzacapo, suo immediato successore. In seguito alla stipulazione della Triplice Alleanza fra gli Imperi di Germania e d'Austria e Il Regno d'Italia (20
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I colori delle mostrine dei reggimenti di fanteria, in una cartolina dei primi del Novecento. L e mostrine fu1·ono ripristinate il 24 aprile 1902, dopo che eremo state sostituite nel 1871 dalle stellette.
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Br.CREMONA
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29. 30.R.
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49.50.R.
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maggio 1882), fu necessario aumentare l'organico dell'Esercito e provvide a ciò il generale Ferrero, Ministro della Guerra dal 4 aprile 1881 al 23 ottobre 1884. Egli portò a 12 i Corpi d'Armata ed a 25 le divisioni; aumentò a 12 i reggimenti bersaglieri; creò 6 comandi· di reggi mento alpini, .fissando il numero dei battaglioni a 20 con 72 compagnie; costituì 2 nuovi reggimenti di cavalleria e potenziò anche l'artiglieria e il genio. Durante il Ministero Ferrero fu istituita la carica di capo di Stato Maggiore, e primo capo di Stato Maggiore fu .il generale Enrico Cosenz. Con l'ordinamento Ferrero fu dato un assetto anche alla Milizia Mobile, di forza pari alla metà dell'Esercito permanente, e alla Milizia Territoriale, ordinata su 320 battaglioni dì fanteria, 20 di alpini (72 compagnie), 100 compagnie di artiglieria e 20 del genio. Il generale Bertolé Viale, Ministro della Guerra dall'aprile 1887 al febbraio 1891, completò l'opera del generale Ferrero: costituì due nuovi reggimenti di cavalleria; raddoppiò il numero dei reggimenti di artiglieria da campagna, che diventarono 24; formò un reggimento di artiglieria a cavallo e uno di artiglieria da montagna; costituì il 7° reggimento alpini. Il Bertolé Viale apportò altresì innovazioni al reclutamento e agli ' ob-
Addestramento della fanteria. L'ordine « in catena >> della foto scomparì nella gran.de guerra, perché si rivelò una fragile formazione lineare che, una volta spezzata, non consentivci rimedi.
blighi di servizio, stabilendo quattro spe- al fine di realizzare economie, abolì i cie di ferma e riducendo quella normale comandi dei reggimenti di artiglieria da da tre a due anni, mentre veniva conser- fortezza e costa e, per aumentare di 6 le vata quella di quattro per la cavalleria.' batterie da montagna, fece trasformare Per esigenze di economia furono conge- altrettante batterie da campagna. Andati in anticipo e ridotti di numero i con- che l'arma del genio subì importanti tingenti alle armi. Infine, fu istituita la innovazioni organiche: fu costituito il carica di << ispettore degli alpini » e pri- 5° reggimento minatori e l'ordinamenmo ispettore fu il generale Pelloux. to dell'arma fu totalmente modificaIl generale Mocenni, Ministro della to, rendendo autonoma la brigata ferGuerra dal dicembre 1893 al marzo 1896, rovten.
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Il generale Pelloux, divenuto Ministro il 14 luglio 1896, diede for:ma definitiva ai provvedimenti presi dal generale Mocenni, senza modificarli. Ormai l'intelaiatura dell'Esercito aveva, in sostanza, raggiunto la forma con la quale, salvo qualche aumento di unità, affrontò poi la prima guerra mondiale. Nell'anno 1907 furono prese importanti decisioni circa il reclutamento, poiché la disparità di trattamento fra gli
I. - DALL'UNITA' ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
obbligati a. prestare serv1z10 e i dispensati era in contrasto con le condizioni sociali e politiche del tempo. Con la legge 15 dicembre 1907 si aumentò il contingente di r" categoria, riducendo le esenzioni per motivi di famiglia e si riesumò la 2 " categoria per aumentare le riserve. Un ulteriore e decisivo passo fu compiuto con la legge 30 giugno 1910 che ridusse a due anni la fer~a per tutti gli iscritti alla 1" categona. 11 generale Spingardi, Ministro della Guerra dall'aprile 1909 al marzo 1914, completò il ciclo delle riforme iniziato dal generale Ricotti. Furono creati 4 comandi designati d'Annata, 3 comandi di divisione di cavalleria, l'Ispettorato generale dell'artiglieria e l'Ispettorato generale del genio; l'Ispettorato degli alpini divenne Ispettorato delle truppe da montagna, e i 3 comandi gruppo alpino mutarono la denominazione in comandi di brigata alpina. Con le stesse leggi ebbero riconoscimento legale la Commissione Suprema mista per la difesa dello Stato e il Consiglio dell'Esercito. A ogni reggimento di fanteria e a ogni battaglione alpino fu assegnato un << Nucleo di milizia mobile » per la formazione delle unità di milizia mobile all'atto della mobilitazione. I depositi dei reggimenti di fanteria e i « magazzini » di
mobilitazione dei battaglioni alpini eb- modelli a tamburo Mod. 1874 (calibro bero il compito, già dei distretti militari, mm 10,35) e Mod. 1889 (calibro mm di costituire le unità di milizia territo- rn,35) si giunse alla pistola Mod. r910 riale, mentre ai distretti rimase quello << Glisenti >i (calibro mm 9) con canna del reclutamento. Furono creati 12 bat- e otturatore rinculanti. N ei primi anni del '900 diversi tipì taglioni bersaglieri ciclisti, r reggimento e 4 battaglioni alpini, 5 reggimenti di di mitragliatrici erano prodotti fo vari cavalleria, 12 reggimenti cli artiglieria cl a Stati. In Italia fu sperimentata, fra le altre, campagna, I reggimento e 9 nuove batla mitragliatrice Maxim pesante, adottata terie di artiglieria da montagna, 2 batcon la denominazione « mitragliatrice terie a cavallo, 2 reggimenti di artiglieria pesante campale, 4 reggimenti di arti- Maxim Mod. 906 " e di cui furono ordiglieria da fortezza, 1 reggimento genio nate 110 sezioni (220 anni) che giunse(trasformando la brigata ferrovieri), I ro in Italia il 4 febbraio 1907. Per non dover forzatamente ricorrere battaglione specialisti del genio, che ebbe ali 'industria straniera, fu sperimentata un ruolo fondamentale nella creazione una mitragliatrice Perino e fu disposto clell' aeronautica militare. Per quanto riguarda gli armamenti è per la produzione di 150 esemplari presnecessario ricordare che, nonostante le . so la fabbrica d'armi di Terni. Essendo ristrettezze economiche, nel periodo in emersi difetti di funzionamento, fu pasesame furono compiuti notevoli pro- sata all'armamento secondario delle fortificazioni. Nel 1910 fu sperimentata la gress1. Fin dal 1888 il Ministero incaricò una mitragliatrice Fiat - Revelli, inventata dal commissione di studiare un nuovo fuci- capitano Revelli e prodotta dalla Fiat. le. Dalla collaborazione tra la fabbrica Era a raffreddamento ad acqua e pred'armi cli Torino e il laboratorio piro- sentava molte analogie col sistema autotecnico di Bologna si ebbe, quale risul- matico della pistola Mod. 9ro. Da quetato, il fucile Mod. 1891, adottato il 5 st'arma derivò la mitragliatrice Fiat Mod. marzo 1892; successivamente, il 9 giu- r914. Nel frattempo era stata adottata gno 1893 fu adottato il moschetto per una mitragliatrice Maxim alleggerita e cavalleria e, alla fine del r907, il mo- cioè la mitragliatrice Maxim Mod. 9II , schetto per truppe speciali. Anche la pi- con la quale l'Esercito entrò in guerra stola subì notevoli perfezionamenti: dai nel 19r5, disponendo però soltanto di
1904. Espe1·imenti al poligono di Ciriè per !et trnsformazio11e del cannone da ì 5 A con affusto rigido in artiglieria con 01·gani elastici.
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I. - DALL'UNITA' ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
~ Medaglie al valore e commemorative in vi-· gore nel 1915. La medaglia al valore fu istituita nel 1793 da Vittorio Amedeo III, quelle commemorative in occasione di campagne di guerra e di fatti d' a1-mi.
Bolli chiudilettera reggimentali. Sulla scia ddle cartoline militari, i bolli ebbero una larghissima diffusione nei primi anni del Novecento, divulgando immagini e tradizioni militari. '7·
ne 75 / 27 Mod. 1912. Per quanto si trattasse di un buon materiale, in pochi an:ni fu declassato per le migliori prestazioni offerte dal materiale da mm 75 « Déport >>. Questo, dopo approfondite esperienze, fu adottato, nel r9u, prodotto in Italia e denominato 75 /2f Mod ..
191r.
609 armi, invece delle 920 che erano state ordinate e pagate. Fra il 1875 e il 1900 furono adottate e prodotte artiglierie dette « d'assedio >> o « da piazza >>, con affusti impiegabili per diverse bocche da fuoco. Nel 1909 il « parco d'assedio>> era formato da 85 batterie con 368 pezzi, dei quali però 312 antiquati; fu perciò prevista la formazione di un nuovo parco d'assedio su 92 batterie con 368 bocche da fuoco. Il progetto però non poté essere attuato e le
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Di ideazione esclusivamente nazionale fu, invece, il materiale a deformazione da montagna, denominato 65/ 17. Quando i pontieri passarono dall'artiglieria al genio, nel quadro delle riforme ricottiane, avevano ancora in dotazione equipaggi da ponte Mod. 1860 e « Birago i>. Nel 1881 gli equipaggi da ponte furono riordinati, unifican1one la compo.sizione. Un equipaggio consentiva la costruzione di un ponte di barche con 10 impalcate, lungo m 133, oppure un pon.artiglierie delle quali era prevista la ra- te su cavalletti di 7 impalcate, lungo diazione furono ancora impiegate duran- m 47,60, oppure un ponte misto lungo m 150. Dopo il 1910 furono effettuati te _la guerra 1915 - 1918. All'inizio del Novecento, dopo lunghe studi per modificare il materiale, che si discussioni, si era imposto all'attenzione conclusero con l'adozione della barca in dei tecn.ici l'affusto a deformazione e, lamiera lunga m 7,50 e con la formulain mancanza di materiali italiani, fu de- zione definitiva della composizione delle ciso di acquistare il materiale Krupp da sezioni da ponte per fanteria e cavalleria mm 75, con licenza di fabbricazione in e del ponte d'equ ipaggio. Italia. Questo materiale, denominato poi Il genio ferrovieri sperimentò nel 1877 75/27 Mod. 906, fu adattato anche per 1880 locomotive stradali, poi tipi di ponti le batterie a cavallo con la denominazio- Eiffel e nel 1891 assunse l'esercizio della
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I. - DALL'UNITA' ALLA PRiMA GUERRA MONDIALE
linea ferroviaria Torino-Torre Pellice. Fra il 1894 e il 1900 furono adottati piani caricatori scomponibili, un ponte metallico scomponibile di m 18 e materiale per ponte Eiffel con il quale era possibile costruire ponti di lunghezza variabile da 3 fino a 45 metri. Nel 1902 furono acquistate e impiegate le prime autovetture da 24 HP. Il genio telegrafisti ebbe in dotazione materiale telegrafico e telefonico che subiva continui perfezionamenti. N el 1906, durante le grandi manovre, furono sperimentate stazioni radiotelegrafiche. Le compagnie disponevano di un parco telegrafico che era trasportato per alcune da carri a 4 ruote e per altre da carri a 2 ruote ed esistevano anche sezioni telegrafiche per cavalleria. Per i collegamenti . mediante · stazioni ottiche erano impiegati gli apparecchi Faini a occultazione di luce; t\n raggio di luce diretto alla stazione corrispondente veniva interrotto per trasmettere i segnali Morse. · L'attività svolta dall'Austria - Ungheria alla nostra frontiera orientale e nord orientale (costruzione di fortificazioni e di strade, ampliamento di stazioni ferroviarie, ecc.) aveva imposto di affrontare il problema dell'organizzazione difensiva. Nel dicembre 1908 fu concretato un programma di lavori lungo la fron-
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quello che avrebbe dovuto essere l'esercito di una grande potenza quale ormai l'Italia in sostanza era. Le cause di questa debolezza erano certamente da ricercarsi nella fragilità finanziaria del Paese, ma anche nella totale e voluta ignoranza dei problemi militari da parte delfa classe politica, né passò mai per la mente dell'alta gerarchia militare di rafforzare l'Esercito con espedienti che si sottraessero al controllo del Governo o del Parlamento. L'Esercito italiano, e ciò non può che tornare a suo onore, non fu e non si considerò mai un corpus separatum. Alla .s ua testa ebbe sempre uomini di alta probità che si facevano uno scrupolo di coscienza di obbedire all'autorità civile, che -promanava dal re, cui erano profondameate devoti ». Nonostante le limitazioni succitate l'Esercito superò con grande dignità la prova, come si vedrà nel capitolo successivo, dimostrando che in lunghi anni di siL'Esercito si presentò così alla prova lenzioso lavoro era riuscito ad acquisidecisiva, la prima guerra mondiale. Sul- re in misura sufficiente quell'efficienla sua efficienza complessiva e sul suo za tecnica e quella saldezza spirituale grado di preparazione si riporta quanto che erano state lo scopo ultimo del feè stato scritto recentemente da Marziano condo operare di intere generazioni di ufficiali. BrignoJi: << Nonostante il crescente impegno finanziario, l'Esercito italiano era rimasto al di sotto del grado di efficienza di
tiera in corrispondenza del saliente trentino e il generale Pollio, succeduto il 1 ° luglio 1908 .al generale Saletta ndla carica di capo di Stato Maggiore dell'Esercito, affrontò il problema della difesa della linea del Tagliamento (teste di ponte .d i Codroipo e Latisana e opere a cupola sul margine dell'anfiteatro morenico di San Daniele). I lavori per queste fortificazioni furono iniziati nel maggio 1910. Anche nel settore della dottrina di impiego furono compiuti passi notevoli. Nel 1885 comparvero le << Norme generali per l'impiego delle tre anni nel combattimento>>, dovute al generale Cosenz, pregevole complesso di direttive fondate sull'esperienza e sullo studio delle passate campagne. Tali «norme>> rimasero in vigore a lungo, sostituite nel 1913 dalle « Norme generali d'impiego delle Grandi Unità>> e dalle << Norme di combattimento)), entrambe curate dal generale Pollio.
BIOGRAFIE
ALFONSO FERRERO DELLA MARMORA Torino, 1804 - Firenze, 1878 Entrato giovanissimo nel!' Accademia Militare di Torino, ne uscì sottotenente di artiglieria. Grande esperto di questioni ippiche, viaggiò a lungo per l'Europa al fine di assicurare all'Armata sarda il rl fornim ento di cavalli. Osservatore attento degli ordinamenti militari dei vari Stati europei, si fece in questo campo una eccezionale cultura, che lo preparò agli alti incarichi che sarebbero venuti ben presto. Nel periodo delle riforme mi-
litari carèoalbertine propugnò con successo la costituzione di batterie celeri a cavallo. Nel r848, al seguito del duca di Genova, partecipò all'assedio di Peschiera. Alternò poi incarichi di Stato Maggiore a comandi di truppa. Nel corso dell'armistizio Salasco fu due volte Ministro della Guerra, continuando a percorrere una rapidissima carriera militare. Dopo un breve periodo passato prima come comandante di una divisione, poi come commissario straordinario a Genova, insorta per protesta contro la fine della guerra, Alfonso La Marmora torna nel novembre 1849 al posto di Ministro, che terrà per dieci anni, con una sola interruzione coincidente con il suo comando del Corpo di spedizione in Crimea. In quegli anni decisivi per il Piemonte, egli apportò all'organismo m ilitare iutte le modifiche che la non felice esperienza bellica suggeriva. Ispirato prevalentemente al modello francese di esercito a lunga ferma, l'insz·eme delle riforme da lui attuate irrobustì la struttura dell'Armata sarda e la preparò alla inevitabile guerra con l'Austria. Scoppiata nel 1859 la guerra, seguì al campo Vittorz·o Emanuele Il. Dopo Villafranca, sostituì per breve tempo Cavour al Governo. Passati alcuni anni ricoprendo alti comandi, La Marmora divenne
Presidente del Consiglio dei Ministri quando si presentarono i gr.avi problemi legati al trasporto della capitale da Torino a Firenze. Poste le basi diplomatiche dell'alleanza con la Prussia, lasciò allo scoppio della guerra del 1866 il Governo per divenire capo di Stato Maggiore·. E' questo il periodo più discusso della sua vita, specie per la mancata unificazione del comando dell'Esercito, una delle principali cause della sconfitta di Custoza. Finita la guerra, si ritirò a vita privata e pubblicò o fece pubblicare diversi libri volti alla difesa del proprio operato. Rientrò per breve tempo nella vita politica in qualùà di luogotenente per Roma e il Lazio subito dopo la caduta dello Stato pontificio.
MANFREDO FANTI Carpi, 1808 - Firenze, 1865 Cadetto nella Scuola dei Pionieri di Modena, ove conseguì la laurea in matematica, partecipò ai moti del r 83 r, combattendo a Rimini. Dopo la resa di Ancona fu esule in Francia:, ove per breve tempo prestò servizio nell'esercito. Passato in Spagna nel r 8 3 5, prese parte alla guerra contro i carlisti, raggiungendo il grado di colonnello.
I. - DALL'UNITA' ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
nel 1860 Ministro della Guerra nel Governo presieduto da Cavour, operò, pur fra polemiche e incomprensioni, la fusione di forze di diversa origine nel!' Esercito italiano, del quale può essere giustamente considerato il fondatore. Nell'autunno dello stesso anno interruppe per breve tempo l'attività politica per assumere il comando del Corpo di spedizione che combatté contro i pontifici nelle Marche e nell'Umbria. Conclusa l'azione unificatrice, alla morte di Cavour lasciò il Governo e per qualche anno ricoprì alti incarichi militari e diplomatù·i.
Nell'estate del 1848, tornò in Italia e si pose agli ùrdini del Governo provvisorio di Milano. Dopo l'armistizio Salasco, riparò in Piemonte, ove fu eletto deputato e nominato comandante di una brigata della Divisione Lombarda, con la quale partecipò alla breve e sfortunata campagna del marzo 1849. Sempre col grado di maggior generale,. prese parte alla spedizione di Crimea. Nella campagna del 1859 fu comandante della 5" divisione. Assunse subito dopo il non facile incarico di comandante dell'Esercito della Lega dell'Italia centrale, sforzandosi di assimilarne gli ordinamenti a quelli piemontesi. Nom inato
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LUIGI MEZZACAPO Trapani, 1814 - Roma, 1885 Ufficiale di artiglieria dell'esercito napoletano dal. 1832, fece parte nel 1848 del Corpo di spedizione nell'Italia settentrionale agli ordini di Guglielmo Pepe e rimase a Venezia con questi anche dopo l'ordine di rientro a Napoli dato da Ferdinando II. Transitato nel!'esercito della Repubblica Romana, partecipò. fino al!' ultimo, col grado di colonnello e successivamente di generale, alla difesa della città. Esule a Malta, poi a Torino, diede vita insieme al fratello Carlo alla Rivista Militare, sulla quale dal 1856 al 1859 pubblicò pregevoli studi strategici.
Scoppiata la seconda guerra d'indipendenza, Mezzacapo ottenne il grado di maggior generale dell'Armata sarda e fu incaricato della costituzione e del comando di una divisione di volontari, più tardi· inserita nell'Esercito della Lega dell'ltaha centrale. Nel 1860 - 61 partecipò alla campagna nell'Italia centro - meridionale comandando le truppe che assediavano la fortezza di Civitella del Tronto. Tenne in seguito alti comandi territoriali e prese parte attivamente alla vita politica. Senatore dal 1870, fu nominato nel 1876 Ministro della Guerra nel primo Gabinetto Depretis e si fece paladino del rafforzamento dell'Esercito. Dimes-
sosi da Ministro, fu nominato coman- grado di tenente colonnello e distinguendante del Corpo d'Armata di Roma e dosi in molti combattimenti. Caduta Venezia, fu esule a Corfù, a in tale veste diede il primo avvio agli. studi per la fortificazione della capitale. Malta, in Francia e infine a Genova. Qui costituì con alcuni altri patrioti provenienti in gran parte dall'esercito napoENRICO COSENZ letano un gruppo di studiosi dei probleGaeta, 1820 - Roma, 1898 mi militari italiani che divenne · ben preUscito nel 1840 dalla Scuola Militare sto un punto di riferimento per tutto il della Nunziatella con il grado di alfiere movimento risorgimentale. All'approssimarsi della guerra del 1859, Cosenz aderì fra i primi all'appello di Garibaldi e divenne comandante del 1° reggimento Cacciatori delle Alpi, che condusse al fuoco a Varese e a San Fermo. Entrato nell'esercito regolare appena terminata la guerra, ebbe il grado di maggior generale e il comando di una brigata. Nel 1860 si dimise per organizzare a Genova la seconda spedizione garibaldina verso la Sicilia. Giunse nell'isola a metà luglio, ancora in tempo per avere una parte decisiva nella battaglia di Milazzo. Dopo l'avanzata attraverso la Calabria, Cosenz giunse a Napoli con Garibaldi, divenendo Ministro della Guerra nel Governo dittatoriale. L'anno succesd el!'esè rcito napoletano, seguì il genera- sivo rientrò nell'Esercito italiano con il le Guglielmo Pepe inviato nel 1848 a grado di luogotenente generale e comancombattere gli Austriaci nell'Italia set- dò la divisione terrùoriale di Napoli. tentrionale. Dopo il voltafaccia di Fer- Successivamente, fu prefetto di Bari e dinando Il, restò a Venezia, partecipan- comandante di una divisione del Corpo do alla difesa della cittù assediata con il Cialdini nella terza guerra d'indipen-
denza. Nel 1870 fu alla testa di una delle divisioni mobilitate per . la presa di Roma. Deputato per molte legislature e poi senatore, fu nominato nel 1882 capo di Stato Maggiore dell'Esercito, primo a ricoprire tale carica in tempo di pace. Nel periodo di quattordici anni in cui fu titolare dell'alta carica, esercitò una grandissima influenza sull'organismo militare, sia predisponendo istruzioni e regolamenti, sia promuovendo più moderne modalità di addestramento, sia infine dando alle proprie funzioni un contenuto più preciso e più ampio. Autore di molti saggi su problemi militari apparsi, spesso anonimi, sulle maggiori riviste tecniche, pubblicò anche uno studio sulla guerra franco - prussiana.
CESARE RICOTTI MAGNANI Borgolavezzaro (Novara), 1822 Novara, 1917 Uscito nel 1840 dall'Accademia Militare di Torino, partecipò come ufficiale di artiglieria alle campagne del 18481849. All'assedio di Peschiera fu ferito e promosso capitano per merito di guerra. Fec;e parte successivamente del Corpo di spedizione in Crimea. Nella seconda guerra d'indipendenza fu capo di Stato Maggiore della J°· divisione. Comandò poi la Scuola militare di Novara
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I. · DALL'UK!TA' ALLA PRlMA GUERRA MONDJALE
Dopo aver ricoperto posti di comando al liidlo più elevato, passò nella riserva. Dal 1885 al 1886, e poi nel 1896, fu nuovamente Ministro della Guerra. Deputato per molte legislature, fu nominato nel 1890 senatore.
ALBERTO POLLIO Caserta, 1852 - Torino, 1914
e, promosso maggior generale, la brigata Aosta, alla testa della quale prese parte nel 1860-61 alla campagna nell'Italia centro · meridionale. Nella guerra del 1866 tenne iL comando della r2" divisione. Nominato Minùtro della Guerra nel settembre r870, quando era già in corso la mobilitazione per la presa di RomCl, conservò tale carica fino al 1876. Furono anni operosi e fruttiferi, nei quali grazie alle riforme volute dal Ricotti l'Esercito italiano assunse nel giro di pochi anni un ordinamento adeguato alla nuot1a situazione europea. Amministratore accorto e sagace, lasciò la propria impronta in ogni ramo del servizio .
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Ufficiale di artiglieria proveniente dal!' Accademia e dalla Scuola di Applicazione di Torin o, transitò nel Corpo di Stato Maggiore ricoprendo diversi incarichi presso comandi territoriali e divenendo poi capo ufficio presso il Comando del Corpo. Dal r892 al 1897 fu adNel r9r 1 si trovò improvvisamente di detto m ilitare presso la nostra ambascia- . fronte ai gravi problemi, specie organizta a Vienna . Rientrato in Italia, ebbe il zativi e logistici, derivanti dalla guerra comando della brigata Siena e delle divi- in Libia. Seppe risolverli utilizzando tutsioni territoriali di Cagliari e di Genova. ti i mezzi disponibili. Assicurò così una Nel 1908 fu nominato capo di Stato crescente presenza militare oltremare, Maggiore dell'Esercito e seppe utilizza- consentendo alle truppe di sostenere la re i risultati della Commissione parla- lotta in difficili condizioni ambientali. mentare d'inchiesta per varare un piano Morì a seguito di un malore che lo colpì di ammodernamento e di rafforzamento. mentre, al poligono di Ciriè, assisteva Pur dando piena e concreta attuazione ai tiri di artiglierie di nuot•o modello. alla collaborazione militare prevista daAlberto Pallio fu anche valido scrittore gli accordi stipulati nell'ambito della Tri- di storia militare. Spiccano fra le sue opeplice Alleanza, fece molto per l'amplia- re iì magistrale volume dedicato a Customento e il consolidamento della fortifi- za 1866 (Torino, 1903) e quello sulla battaglia cli Waterloo ( Roma, 1906 ). cazione della frontiera di nord - est.
CAPITOLO II
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
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Le uniformi all'entrata in guerra. Nel pesante equipaggiamento del soldato manca ancora l'elmetto, che fu adottato alla fine hl 1915.
La linea di con.fine del 1915 era quella, piuttosto sfavorevole, lasciata all'Italia dal trattato di Vienna del 1866. Tale linea si svolgeva come una grande S maiu; scola disposta sulle Alpi Venete in senso orizzontale, facendo in modo che I' Austria penetrasse nel teui torio italiano ad ovest, con un largo cuneo, avente la sua base sulla linea Stelvio - Cima Vanscuro (km 160) ed il suo vertice spinto sull'Adige, fin quasi a Peri (km 160 dal Brennerò e meno di 30 da Verona). Questo largo cuneo naturalmente si traduceva in una costante e grave minaccia per il tergo delle forze italiane agenti verso . est, mitigata però dalla carente potenzialità delle strade e delle linee ferroviarie che vi adducevano dall'Austria. L'altra parte della S costituiva il saliente italiano dell'Isonzo, poco pericoloso per l'Austria perché terminava contro i primi contrafforti della grande catena delle Alpi Giulie e contro il primo gradino carsico. Nel suo insieme il teatro d'operazione poteva essere suddiviso in due zone nel senso dei paralleli: la prima a nord, prevalentemente montuosa, e la seconda a sud, pianeggiante. Tra i vari fiumi solcanti la pianura con andamento generale meridiano, il Piave era quello che meglio si prestava
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IJ. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
i,( [ncomincia un assalto: baionetta in canna, i fanti avanzano verso le posizioni nemiche.
ad una rapida, economica ed efficace difesa. Poiché tutta la parte settentrionale del teatro d'operazione era costituita da una profonda fascia montana, i cui pochi solchi erano stati inoltre sbarrati con notevoli opere fortificatorie permanenti da entrambi gli avversari, la zona che meglio si prestava all'impiego di grandi masse era il settore dell'Isonzo. Solo verso questo settore, del resto, erano indirizzate linee di comunicazione stradali e ferroviarie di sufficiente potenzialità per sostenere operazioni offensive di carattere strategico.
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PIANI 'OPERATIVI.
In previsione dell'entrata in guerra il generale Cadorna aveva concepito un disegno operativo di largo respiro, che avrebbe inserito lo sforzo italiano tra quelli degli Alleati in modo veramente coordinato ed efficace. Cadorna, infatti, aveva stabilito: difensiva sul fronte trentino; offensiva a fondo sul fronte giulio in direzione di Lubiana e Zagabria; eventuali offensive concorrenti dal Cadore e dalla Carnia. Il piano, in apparenza ambizioso, si giustificava con un presupposto fondamentale: il concorso dell'esercito serbo dalla bassa Sava verso Lubiana e del-
l'esercito russo dai Carpazi nella pianura ungherese. Lo schieramento dell'Esercito italiano fu attuato di conseguenza: I~ Armata: settore Trentino- Adige, dallo Stelvio alla Croda Grande; - 4" Armata: settore Cadore, dalla Croda Grande al M. Peralba; - Zona Carnia (Comando autonomo; poi XII Corpo d'Armata alle dipendenze dirette del Comando Supremo): da M. Peralba a M. Maggiore; 2' Armata: da M. Maggiore a Prepotto; - 3" Armata ( del Carso): da Prepotto al mare. Complessivamente, a radunata effettuata (13 giugno 1915): 569 battaglioni, 173 squadroni, 512 batterie di cui due quinti schierati .a sbarramento dei 560 km di front iera intercorrenti tra lo Stelvio e M. Canin, due quinti sul fronte giulio (70 km), un quinto in riserva. Per quanto riguarda il piano d'operazione del Comando austro - ungarico occorre dire che il capo di Stato Maggiore imperiale, Franz Conrad von Hoetzendorf, in un primo tempo aveva pensato ad un 'azione risolutiva contro l'Italia: raccogliere una forte massa nella conca di Lubiana ed aspettarvi gli Italiani per batterli in modo definitivo. Per l'attuazione di questo piano egli aveva richie-
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II. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
La guerra di posizione costrinse i reparti di cavalleria ad operare appiedati come i fanti. Rare furono le occasioni, come quella rappresentatct, che videro i ccivalieri in sella rinnovare gli antichi fa sti.
sto il concorso di IO divisioni tedesche; il rifiuto del capo di Stato Maggiore germanico, Erich von Falkenhayn, obbligò a cambiare progetto. Il Conrad stabilì. allora di resistere sulle ottime posizioni difensive del confine per logorare le forze italiane con il miriimo delle proprie, continuando intanto nelle azioni in corso contro la Russia per sfruttarne il successo. Le posizioni di confine furono quindi solidamente preparate a difesa, completando ed aumentando l'efficienza delle fortificazioni permanenti. Oltre agli sbarramenti montani furono eseguiti grossi lavori sul Rombon, sul Monte Nero, alle teste di ponte di Tolmino e di Gorizia e sul Carso. L'esercito austro- ungarico alla fronte italiana, deciso quindi a tenere, almeno per il momento, un atteggiamento difens ivo, si schierò così: - Armata del Tirolo, dallo Stelvio a M. Peralba; - Armata della Carinzia, dal M. Peralba all'alto Isonzo; - Armata dell'Isonzo, dall'alto Isonzo fino al mare. In complesso 234 battaglioni, 2r squadroni, 155 batterie, a cui va aggiunto l' Alpenkorps bavarese, dislocato nel Trentino anche se ufficialmente non esisteva ancora stato di guerra tra Italia e Germama.
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Le forze austro - ungariche, numericamente inferiori a quelle italiane, avevano il grande vantaggio di combattere da posizioni naturalmente forti e compiutamente organizzate a difesa, con opere di fortificazione permanente e lavori campali.
IL
PRIMO ANNO DI GUERRA.
Quando l'Italia entrò in guerra, il 24 maggio r9r5, il piano Cadorna era già inattuabile. I Russi, duramente battuti in Galizia, erano costretti ad una pericolosa e profonda ritirata - tanto che gli Austriaci furono in grado di ritirare da quel fronte alcune divisioni, subito schierate in Italia - ed i Serbi, che pur avevano esordito nel conflitto assai onorevolmente, erano caduti in una fase di strana ed inesplicabile inerzia. Venuto così a mancare l'indispensabile appoggio indiretto degli Alleati, le operazioni iniziali italiane ebbero lo scopo più modesto di occupare buone posizioni di partenza, idonee ad agevolare gli ulteriori sviluppi del piano operativo inizi~le, al quale non si volle subito rinunciare. Nel settore trentino venne raggiunta la linea Lizzana - Castel Dante - Corna Calda; sugli Altipiani quella dei forti Belvedere - Campo Luserna - Cima Vez-
zena; in Valsu.gana furono occupate Borgo e Roncegno; sul fronte giulio furono conquistate la conca di' Caporetto, la dorsale tra Isonzo e Judrio, l'orlo orientale della pianura friulana ed il M. Nero. Le teste di Ponte di Tolmino e dì Gorizia rimasero, però, in mano austriaca. I combattimenti iniziali non riuscirono, dunque, a procurare gli agognati sbocchi offensivi oltre l'Isonzo e le divisioni italiane dovettero segnare il passo di fronte ac! una difesa continua, praticamente insuperabile. Il generale Cadorna ripiegò allora su obiettivi molto più limitati, proponendosi per il momento l'eliminazione delle teste di ponte di Gorizia e di Tolmino, dalle quali l'esercito austro - ungarico avrebbe potuto facilmente muovere al1' offensiva. Il 23 giugno ebbe inizio la 1" battaglia dell'Isonzo che ebbe per obiettivo l'eliminazione della testa di ponte di Gorizia, operando in tre settori: le posizioni di Plava, con obiettivo immediato il M. Kuk; il Carso, per conquistare il San Michele; il fronte della testa di ponte, per i~pegnare forze nemiche. ~orizia avrebbe dovuto cadere per avvolgimento da nord e da sud. La lotta si protrasse violenta ed accanita per quindici giorni consecutivi, ma
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II. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
il tentativo di conquistare il M. Kuk fallì ed il Podgora resisté efficacemente. Più a sud, passato l'Isonzo, gli Italiani stabilirono soltanto i primi sbocchi offensivi a Sagrado, Fogliano, Redipuglia. Sarebbe dovuto apparire chiaro, dopo questa prima battaglia, che anche in Italia, come già da mesi in Francia e
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La natura fu sovente amica della solitudine dei soldati. In questo disegno di Guala la lattescenza del plenilunio e dei ghiacciai sembra avvolgere e proteggere la sentinella.
della difesa, imperniata sul binomio reticolato - mitragliatrice. Dopo soli undici giorni di tregua, infatti, il 18 luglio, i combattimenti ripresero su tutto l'Isonzo. Concettualmente, questa seconda offensiva italiana era la prosecuzione della precedente. Lo sforzo maggiore venne esercitato nel settore della 3" Armata e, per la prima volta, si ebbe un robusto impiego di artiglierie pesanti contro le posizioni del San Michele e di San Martino. Gli attacchi erano diretti: alla conca di Plezzo, alle teste di ponte di Tolmino e di Gorizia, al Carso. La conca di Plezzo fu in gran parte conquistata; nella zona di Tolmino fu ampliata l'occupazione del Monte Nero . e preso il Rombon. Gli Austriaci riuscirono, però, ad impedire ogni progressione in direzione di Tolmino. L'attacco italiano si rivolse, allora, verso le alture di Santa Lucia e di Santa Maria, ma non riuscì ad occuparne le vette. Contro Gorizia si tentò di procedere nelle Fiandre, la continuità del fronte, da Plava verso il Monte Santo; ma la saturo di truppe, e l'equilibrio tra le for- violenza dei contrattacchi avversari arze contrapposte imponevano la guerra ginò ogni progresso. Più a sud, sulle di posizione. Tutti, m ilitari. e politici, colline di riva destra dell'Isonzo davanti erano però ancora convinti di poter rom- a Gorizia, gli Italiani rimasero aggrappere il fronte nemico e di poter passare pati alle pendici del Sabotino, del Peualla guerra di movimento. Nessuno ave- ma, del Podgora, a strettissimo contatto va allora valutato appieno la superiorità con le munitissime trincee avversarie,
I protagonisti.
~ Locandina di pmpagancfo per i p1·estiti di guerra, di Mauzan. La propaganda per i prestiti fece affluire nelle casse dello Stato ben 1.4 miliardi, una cifra veramente mgguardevole per l'epoca.
Cartoline reggimentali delìa grande guerra. A volte stampate al fronte con mezzi di fortuna , furono spesso firmate da artisti. di fama come Casce!la, Codognato·, Mastroianni, Pisani, Ru;.._ bino. -?
senza riuscire a raggiungerle. Sul Carso, fu occupata la linea che dalle falde del M. San Michele, per l'orlo orientale del Bosco Cappuccio, giunge a M. Sei Busi. Dal 18 ottobre· al 4 novembre e dal IO novembre al 2 dicembre si svolsero ancora sul fronte giulio la 3a e la 4" battaglia de li 'Isonzo. Queste operazioni, analoghe alle azioni intraprese sul fronte francese, furono decise dal Comando italiano per alleggerire la pressione esercitata dagli Austro - Tedeschi e dai Bulgari sugli eserciti russo e serbo. Il 6 ottobre era infatti iniziata l' offensiva austro - tedesca contro la Serbia e l'u la Bulgaria, alleata degli Imperi Centrali, aveva anch'essa attaccato in Mace~lonia, determinando il collasso dell'esercito serbo. Le due battaglie si po~sono considerare fasi distinte di un unico atto operativo, tendente alla conquista del medio Isonzo e delle alture ad esso sovrastanti, con obiettivo principale Gorizia. In un m ese e mezzo di lotte sanguinose (n6.ooo furono le perdite italiane e 70.000 quelle austriache), la 2'' e la 3" Annata riuscirono ad intaccare il sistema difensivo avversario, ma non ad infrangerlo. Nello stesso tempo gli Italiani svolsero, con discreto successo, una serie di ope-
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I. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
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razioni locali nel Trentino e nel Cadore. Di rilievo l'occupazione de] Col di Lana, importante osservatorio austriaco domi-. nante la Val Cordevole.
IL r916
ED IL
1917.
Le grandi operazioni italiane del 1916 furono sei: la 5a battaglia dell'Isonzo, combattuta per venire in aiuto dei Francesi impegnati a Verdun; l'offensiva austriaca nel Trentino e la conseguente controffensiva; le battaglie dell'Isonzo 6"', 7", 3a e 9". Di esse rivestono grande importanza : la batt{lglia del Trentino e la 6" battaglia dell'Isonzo, che portò alla conquista di Gorizia. Il r9r5 era stato per gli Imperi Centrali particolarmente favorevole su tutti i fronti. Ai primi del 1916 i capi militari austro - tedeschi giudicarono la situazione ancora propizia per loro, tanto da ritenere di poter infliggere un colpo decisivo sia alla Francia sia all'Italia. Si accordarono perciò affinché l'esercito tedesco puntasse su Verdun e quello austriaco su Vicenza. La decisione di attaccare attraverso gli Altipiani, per scendere nella pianura vicentina e cogliere alle spalle le Armate italiane schierate sul fronte della Venezia Giulia, realizzava un antico proget-
to del capo di Stato Maggiore austriaco, Maresciallo Conrad. Per poterlo eseguire con maggiori possibilità di successo furono richiamate dal fronte orientale le migliori unità austriache, circostanza della quale approfittò poi la Russia per attaccare gli Austro - Tedeschi ed infliggere ]oro una pesante sconfitta (Lutsk, giugno - luglio 1916). Nonostante molti segni premonitori, il generale Cadorna non volle credere ad un'offensiva austriaca nel Trentino sia per la difficoltà di far manovrare e di rifornire molte truppe su quel terreno sia perché riteneva le due linee ferroviarie del Brennero e della Pusteria insufficienti a riportare tempestivamente le forze austriache del Trentino alla fron te orientale, qualora i Russi avessero attaccato. Nonostante la sua incredulità Cadorna prese le dovute precauzioni: rinforzò la 1" Armata ed emanò direttive perché venisse attuata una difesa ad oltranza sulla linea di resistenza principale, linea che avrebbe dovuto essere scelta su posizioni non a contatto del nemico e forti per natura. Soltanto nell'imminenza dell'attacco austriaco egli si decise però ad ispezionare di persona il settore minacciato. Quando si avvide che l'Armata non aveva attuato lo schieramento io profondità, ne sostituì il comandante, generale Ro-
berto Brusati, con il generale Pecori Giraldi. Ma ormai era tardi per modificare lo schieramento. Sette giorni dopo, il 15 maggio, dopo una violenta preparazione di artiglieria iniziata il giorno 14, duecento battaglioni austro - ungarici, appoggiati' da oltre r.500 pezzi di artiglieria, si avventarono sulle posizioni avanzate italiane poste tra l'Adige e il Brenta. La sinistra italiana (Val Lagarina e Val Terragnolo) dové a mano a mano retrocedere fino al Pasubio - Coni Zugna, dove il 20 ogni avanzata austriaca era arrestata definitivamente, dopo continui e violenti ma inutili attacchi al Passo Buole ed al Pasubio; così pure fu perduto l'Altipiano di Tonezza, e il nemico arrestato fra la Borcola e il Novegno. Analogamente avvenne alla destra, in Val Sugana, che, più lentamente, ripiegò fino alla Caldiera - Monte Cima - Cima d'Asta. Il 20, infine, gli Austriaci attaccarono il centro, fra l' Astico e il Brenta, in direzione del Monte Verena e Cima di Campolongo; superate le prime resistenze e quelle sulla linea Portuie - Mosciagh , gli Austriaci giunsero sino quasi al margine dell'Altipiano di Asiago. Ma la salda resistenza alle ali, incuneando l'attacco austriaco, ne diminuì l'impeto. Intanto il Comando italiano,
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1I. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
mentre inviava numerose forze (circa 90 battaglioni) per rinsaldare la difesa frontale e per effettuare contrattacchi sulle ali del saliente, preparava con abile concezione una potente massa di manovra es·· Armata, su 5 Corpi d'Armata e 1 divisione di cavalleria) in piano, con cui eventualmente affrontare il nemico, se fosse sboccato. Questo non avvenne. Dopo nuovi e violenti attacchi l'offensiva nemica si esaurì contro le posizioni più arretrate di Coni Zugna, Pasubio, Novegno, Cengio, Maso e, il 3 giugno, a 18 giorni appena dall'inizio della battaglia che avrebbe dovuto segnare la fine dell'Esercito italiano, Cadorna poteva annunciare che l'offensiva era stata arrestata su tutto il fronte. Le truppe italiane passarono quindi alla controffensiva - 14 giugno - e 111 meno di un mese gli Austriaci furono di nuovo ricacciati ben dentro la zona montuosa tridentina, dopo aver abbandonato importanti centri come Arsiero ed Asiago. Il grande pericolo della « calata » austriaca nella valle del Po era così scongiurato. L'offensiva austriaca provocò la caduta del Governo Salandra, battuto in Parlamento dai neutralisti che avevano rialzato il capo, approfittando della delusio-
ne popolare per la guerra lunga e diffi- logorare sempre di più l'esercito austro cile. Il prestigio del generale Cadorna ungarico e che tendevano alla conquista non fu invece scosso, anzi ben presto di posizioni idonee ad aggirare da sud aumentò; subito dopo la strenua difesa · le alture orientali di Gorizia e da nord degli Altipiani iniziò, infatti, la 6., bat- l'Hermada. Dal 14 al 16 settembre furono esputaglia dell'Isonzo (4- 17 agosto): la vitgnate dagli Italiani le alture di San Gratoriosa battaglia di Gorizia. Il concetto d'azione prevedeva due at- do; dal ro al 13 ottobre essi raggiunsero tacchi principali ai due lati del campo le falde occidentali del Pecinka; dal 1° trincerato di Gorizia e cioè sulle alture al 4 novembre pervennero alla conquidal Sabotino al Podgora e dalla Cima sta totale del Pecinka e del Faiti. Sui monti, due offensive sul Pasubio, del San Michele a Doberdò. Un'azione diversiva fu sferrata, con adeguato anti- nel settembre e nell'ottobre fruttarono agli Italiani la conquista dell'Alpe di cipo, nel settore di Monfalcone. La battaglia costò perdite assai gravi, Cosmagnon, mentre sulle Alpi di Fassa, ma il sacrificio italiano venne, questa con ardite scalate e brillanti azioni di volta, compensato dalla conquista di po- sorpresa, essi conquistarono posizioni risizioni ritenute inespugnabili: il Calva- tenute imprendibili come il Cauriol, il rio, il M. San Michele, il Sabotino ed il . Gardinal, il Colbricon e la Busa Alta. Terminava così il 1916 senza che si 9 agosto le truppe italiane entrarono in Gorizia, cogliendo un successo che elevò fosse giunti per gli Italiani a risultati lo spirito ed .il morale dell'Esercito e del- decisivi, nonostante i sempre maggiori sforzi dell'Esercito e del Paese, durala Naz.ione. Anche all'estero il successo della 6" mente coinvolto in una guerra sempre battaglia dell'Isonzo destò grande im- più divoratrice di uomini e di ricchezze. Tali risultati erano rimandati al 1917, pressione, tanto che la Romania, da tempo incerta tra neutralità e bellige- anno nel quale, secondo quanto converanza, si decise finalmente ad entrare nuto nella 4" Conferenza di Chantilly in guerra a fianco delle Potenze del- del novembre 1916, si sarebbero · dovute sviluppare violente offensive contempo1'Intesa. Seguirono, nel breve giro di due mesi, ranee su tutti i fronti dell'Intesa. Nel maggio 1917, infatti, mentre era dal 14 settembre al 4 novembre, tre consecutive battaglie che ebbero lo scopo di ancora in corso, nello scacchiere occiden-
Bombardamento ae,-eo, di Zanoni. L'aereo, dopo Te prime rudimentali esperienze fatte in Libia, si dimostrò uno strumento micidiale e insostituibile, tanto che durante la guerra le squadriglie da 18 furono incrementate a 70.
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II. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
tale, fra Soissons e Craonne, la grande offensiva di primavera, il Comando Supremo italiano decise di appoggiarla indirettamente, attaccando lungo tutto il fronte isontino. L'azione si sviluppò dal r2 al 28 maggio, dando vita alla 10" battaglia combattuta sull'Isonzo. · Due Corpi della 2" Armata, attaccarono il Kuk, il Vodice e il Monte Santo. La lotta si protrasse sino al giorno 22 e si
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La posta in trincea sul Carso . L'importanza e la delicatezza del Servizio di Posta Militare è testimoniata dalle cifre: tra Esercito e Paese vi fu, nei quattro anni di guerra, uno scambio di 3.932.22 1.800 corrispondenze, di 9.088.500 . pacchi, di 27 .667 .279 vaglia.
concluse con l'occupazione dei primi due monti e delle pendici del terzo. Attratte in tale direzione le riserve austriache, la 3a Armata iniziò, il giorno 23, un violento attacco da Castagnevizza al mare. Riuscì a portarsi fin oltre la linea di Fiondar, ma il giorno 28 l'azione si esaurì. Successivamente, dal 10 al 29 giugno, l'Esercito italiano condusse una operazione di attacco nel settore degli Alti-
piani, la battaglia dell'Ortigara, conclusa senza alcun risultato positivo e con il passivo di gravissime perdite. Questa battaglia mirava a migliorare la situazione sul fronte trentino, in vista del già previsto successivo sbalzo in profondità sulla Bainsizza perdié, come scrisse lo stesso Cadorna, « quanto più con la nostra avanzata ci andavamo allontanando dalla pianura vicentina oltre l'Isonzo, tanto più aumentava il pericolo derivante dal saliente trentino)>. Molti critièi hanno fatto carico al generale Cadorna di questa e di altre offensive, altrettanto povere di risultati. Ma queste battaglie rientravano in quella visione strategica, çoncordata con gli Alleati, che postulava il logoramento del1'avversario, un logoramento che solo operazioni offensive erano in grado di consegmre. Subito dopo, allo scopo di migliorare l'andamento delle posizioni sulla sinistra dell'Isonzo, fu decisa dal Comando Supremo italiano una azione offensiva (n' battaglia dell'Isonzo) che avrebbe dovuto conseguire l'occupazione dell' Altipiano della Bainsizza fino al Vallone di Chiapovano e la conquista dell'Altipiano di Comen, oltre l'Hermada. L'offensiva, simultanea nei due settori, durò complessivamente dal r7 al 31 agosto e conseguì qualche risultato.
L'a1-rivo del giornale fra le truppe era quasi sempre motivo di piacere: r·isvegliava interessi, r·icordava affetti, ampliava l'angusto mondo del combattente, infondeva la speranza della vittoria e della fine della guerra.
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IL - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
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I mutamenti cli fro nte avvenuti d. seguito delle diverse battaglie sull'Isonzo .
La 2• Armata varcò l'Isonzo ed attraverso estenuanti e sanguinosissimi attacchi, protrattisi per dieci giorni, riuscì a penetrare nell'Altipiano della Bainsizza per una profondità di circa 8 km senza, tuttavia, raggiungere il risultato di scacciarvi del tutto l'avversario. La 3" Armata ottenne, invece, solo modesti successi, spostando di poco il fronte in avanti nei pressi dell'Hermada. Fu questa, l'ultima battaglia offensiva dell'Esercito italiano sul fronte isontino. Le perdite italiane erano state veramente spaventose : 40.000 morti, 108.000 feriti e 18.500 dispersi. L'Esercito italiano si andava così sempre più logorando e nei reparti combattenti si affievoliva la speranza di poter alla fine aver ragione della barriera di roccia e di ferro che gli stava di fronte. Anche l'Austria - Ungheria cominciava però ad accusare seriamente il peso dei colpi che si erano abbattuti su di essa. Si sentiva ridotta a mal partito ed aveva la certezza che non avrebbe potuto ulteriormente sostenere, nelle sue condizioni di logoramento generale, altre offensive di analoga potenza ed intensità. Il 25 agosto 1917, quando l' n" battaglia sull'Isonzo era ancora in pieno svolgimento, il Comando austriaco decise di far appello alla Germania incaricando il generale Waldstàtten di presentare uffì-
cialmente la richiesta al Comando tedesco. Grave umiliazione per il giovane imperatore Carlo, ma egli era ben consapevole che i1 suo esercito non avrebbe retto ad un altro colpo d 'ariete! Maturò, così, il concorso delle forze germaniche a sostegno di quelle ·austriache sul fronte giulio. La inattività sullo scacchiere francese, dopo il fallimento dell'offensiva N ivelle e gli ammutinamenti che ne seguirono, ed il crollo pressoché totale dell'esercito russo, diedero luogo ad una disponibilità, sia pure temporanea, di riserve tedesche da impiegare a favore dell'Austria, nell'intento di far massa contro l'Italia e ridurla alla resa. Sette divisioni tedesche furono fatte affluire in Italia e costituì. rono, con 8 divisioni austriache, la 14" Armata, al comando del brillante generale tedesco Otto von Below. Paradossalmente, proprio le offensive ital iane provocarono lo scatenarsi di un colpo tanto violento! Il generale Cadorna, jnformato, peraltro con poca precisione, dei preparativi austro - tedeschi rjnunciò all'intenzione di effettuare alcune operazioni offensive per migliorare l'andamento del fronte e, il 18 settembre, ordinò alle Armate 2 " e 3" di assumere atteggiamento difensivo. Mentre il duca d'Aosta, comandante della 3" Armata, si attenne alle disposi-
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zioni, il generale Capello, comandante della 2", credette più opportuno far man.tenere alle proprie truppe uno schiera; mento offensivo, convinto di poter cos.ì ~iù facilmente passare alla controffensiva. Cadorna, piuttosto scettico del resto sull'entità dello sforzo austriaco, non si curò di controllare che quella ed altre sue direttive fossero attuate e, di conseguenza, la 2" Armata fu sorpresa dall'offensiva nemica con uno schieramento del tutto inadatto. L'attacco austro - tedesco iniziò il 24 ottobre, alle 2 di notte, con una violenta preparazione di artiglieria. All'alba, la 12" divisione germanica, sboccata da Tolmino, sfondò la linea italiana e, percorrendo la valle dell'Isonzo, a tergo della difesa avanzata, raggiungeva Caporetto alle ore 15. Al seguito di questa divisione, il corpo alpino tedesco nella giornata conquistò tutta la regione orientale del Kolovrat, caposaldo della difesa di seconda linea italiana. Il movimento delle pnme due unità germaniche fu immediatamente seguito da altre 5 divisioni. Alla sera del 24 ottobre era stata già aggirata la destra della r" e 2 " linea di difesa, da Tolmino a Kolovrat, e superato il centro della 3" linea a Caporetto. L'indomani gli Austro - Tedeschi die-
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II. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
clero ampio respiro alla loro manovra oltrepassando l'Isonzo a Saga e spingendosi verso Monte Maggiore. A nord, la 10" Armata austriaca mosse verso il Tagliamento; al centro, le truppe al seguito della 12" divisione tedesca da Caporetto raggiunsero la cresta laterale del Matajùr; l'ala sinistra del dispositivo di attacco nemico puntò dal Kolovrat sulle strade di Cormons e di Cividale. Superate, nella giornata del 26, quasi tutte le posizioni difensive montane, la 14• Armata, sboccata in pianura, puntò su Cividale, mentre la 10", a nord, raggiunse la valle del Fella. Il Gruppò Armate Boroevic iniziò anch'esso l'offensiva sul Carso. Alle ore 2 del 27 ottobre il Comando ·Supremo italiano ordinò il ripiegamento generale. Era stata scelta, quale prima linea di resistenza, quella del Tagliamento; ma poi si constatò la necessità di ritirarsi sino al Piave. Su questa linea si portarono, seguendo l'alta valle del Piave, la 4" Armata e il Corpo della Carnia. Forti e salde retroguardie e le divisioni di cavalleria diedero protezione al movimento dei resti della 2 " Arm.ata e dell'intera 3" Armata che correvano il grave pericolo di essere prevenuti ed aggirati dal nemico, incalzante sul T agliamento.
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Durante il co-nflitto si sviluppò un genere di giornalismo militare che, più che essere un prodotto redazionale, rispecchiava i sentimenti e le passioni dei soldati al fronte. Tipico esempio, i giornali di trincea, decine di testate che ebbero così larga diffusione fra le truppe e un'incidenza così positiva sul loro morale, da essere grossolanamente falsificate e imitate dall'avversario.
Su questa linea fu imbastita una prima l'imperatore Carlo, fu nettamente redifesa, che resse l'urto dal 31 ottobre al spinto. 4 novembre, e una seconda resistenza fu Sul Grappa divisioni austro - ungariopposta sul.la linea della Livenza, tenuta che e tedesche della r4" Armata reiterasino al giorno 8 novémbre. rono per più giorni violenti attacchi: Nella giornata del 9, tutte le truppe esse riuscirono soltanto ad impadronirsi, superstiti avevano raggiunto la sponda dopo strenua lotta, di alcune posizioni destra del Piave, dove una parte dell'E- avanzate e il 26 novembre il Comando sercito italiano si era schierata per far Supremo austro - ungarico ordinò la sofronte all'invasore. spensione dell'offensiva. Il Comando austriaco decise di proseFrattanto erano state riordinate alcune guire ulteriormente l'offensiva, sino alla divisioni e fu possibile al Comando Sutotale distruzione dell'Esercito italiano. premo italiano di procedere alla sostituLa battaglia d'arresto si sviluppò in due zione di molte delle truppe che erano fasi: dal io al 26 novembre e dal 4 al state in linea nelle tragiche giornate del30 dicembre. la disperata difesa. Tra il 4 e il 5 dicemNella prima gli Austro - Ungarici at- bre poi alcune divisioni francesi e ingh taccarono lungo il Piave e il 12 novem- si entrarono finalmente in linea fra il bre riuscirono a penetrare nell'ansa di . M. T omba e il Montello, in un settore Zenson, ma non poterono avanzare ol- contro il quale gli Austro- Ungarici petre. Il 16 novembre passarono il fiume an- rò non effettuarono più attacchi. che a Fagaré, ma, contrattaccati, ritorIl r 4 dicembre l'Ila Armata austro narono indietro. Nel basso Piave riusciro- ungarica dette inizio alla seconda fase no a far arretrare la linea difensiva a sud attaccando, con 43 battaglioni e 500 candi Musile, lungo la Piave Vecchia, il Si- noni, le Melette, difese dalla 29"' divisiole, a Cavazuccherina e Cortellazzo. N o- ne italiana con 2r battaglioni e r6o cannostante questo successo locale, l'offen- noni, e riuscì ad impadronirsene, costrinsiva lungo il Piave fallì e non fu più rin- gendo la difesa a inflettere la linea su novata. Durissima fu la battaglia sull'Al- Col d'Echele, Col del Rosso, Monte Valtipiano dei Sette Comuni e sul Grappa, bella. dal 12 novembre in poi. Sull'Altipiano L 'u dicembre la 14' Armata austro un estremo tentativo di sfondare, effet- tedesca riprese l'offensiva sul Grappa : tuato il 22 novembre alla presenza del- se con durissima lotta essa riuscì a porre
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IL MONTELLO GIORNALE DELL'OTTAVA ARMATA
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LA GHIRBA G.IOR N.AJJE ID.BI SOLDATI DELLE ARMATE DI RISERVA
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II. - LA PRIMA GUERRA MON DIALE
Ottobre - novembre 191 ;: lo sfondamento delle linee italiane n{·l/a 12'' battaglia dell'Iso nzo ( Caporetto) .
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li freddo fu tra i nemici più insidiosi negli in' verni di guerra. Decine di migliaia furono i congelati, specialmente agli arti inferiori, da cui la patologia medica derivò il termine « piede cli trincea >>.
piede su Col della Berretta, Col Caprile, Monte Asolane, Monte Spinoncia, non poté però sfruttare questi limitati succes~ si e l'ultimo attacco, sferrato il 19 dicembre, si infranse contro le difese italiane, rese insuperabili dal valore dei combattenti. Un ultimo sussulto offensivo si ebbe sull'Altipiano, dove si svolse la << battaglia di Natale». Il 25 dicembre il III Corpo austro - ungarico attaccò con 33 battaglioni e 560 cannoni il XXII italiano, che disponeva di 24 battaglioni e 200 cannoni. Riuscì ad impadronirsi di M. Valbella e di Col d'Echele, ma la difesa si consolidò sulla retrostante linea Cima Echar - Monte Melago - Pizzo Razea. La dura battaglia si concluse col confessato disappunto degli Austro - Tedeschi e con i loro primi insuccessi: già il 30 dicembre la 47" divisione francese riconquistò la dorsale fra M. Toni.ba e il Monfenera ed il 31 le truppe austro ungariche che e,rano nell'ansa di Zenson dovettero ripassare il Piave in fretta e furia, sotto l'incalzare dei fanti italiani. La battaglia di Caporetto costituì indubbiamente per l'Esercito italiano un doloroso insuccesso, che si ripercosse, immediatamente ed in modo assai grave, sull'intera Nazione. La perdita subitanea del Friuli, della Carnia, del Cadore - terre italianissime e densamente abitate -, di 300.000 uomi-
ni, di 3.000 pezzi di artiglieria e di tutti i magazzini di materiale bellico disloc~ti. tra Isonzo e Piave, fu un colpo grav1ss1mo. Due punti, però, debbono essere ben chiari: - solo l'andamento geografico della linea di confine tramutò un insuccesso di ordine tattico in una sconfitta di carattere strategico; - Caporetto rappresentò per l'Esercito italiano un episodio sfortunato, al quale - da solo e rapidamente - seppe porre rimedio. La ritirata al Piave, infatti, voluta e condotta con freddezza e lucidità dal generale Cadorna (fu sostituito dal generale Diaz il 9 novembre, giorno nel quale la ritirata si concluse), fu un fatto esclusivamente italiano, come fu un fatto esclusivamente italiano la successiva vittoriosa battaglia d'arresto. Conclusa la battaglia d'arresto, mentre il Paese intero sosteneva, con un grande sforzo produttivo, il Comando Supremo nell'opera di totale riorganizzazione dello strumento militare, l'Esercito italiano non rimase inattivo. Poiché la linea di resistenza all'estremità orientale del1' Altipiano dei Sette Comuni dopo la battaglia di Natale era in una situazione precaria, fu organizzata una azione offensiva dal 28 al 30 gennaio, vittoriosa-
mente conclusa con la riconquista della linea M. Valbella - Col del Rosso - Pizzo Razea. Analoga rettifica della linea di contatto fu compiuta nel maggio, nel gruppo dell'Adamello, dove furono conquistate Cima Presena, Cima Zigolon e quasi tutta la cresta dei Monticelli. Con questa « battaglia dei tre monti )) ebbe veramente inizio la ripresa italiana. Caporetto era stato soltanto un episodio. Nel marzo, infatti, iniziatasi in Francia la grande offensiva tedesca, 4 divisioni francesi su 6 e 2 britanniche su 5 poterono venir ritirate dal fronte italiano senza provocare alcun problema; anzi, al .fine di dimostrare la fratellanza d'armi raggiunta tra gli Alleati, un Corpo d' Armata italiano venne inviato in Francia. L'argomento sarà ripreso in seguito.
LE
ULTIME BATTAGLIE.
Gli Imperi Centrali con l'offensiva dell'autunno 1917 non erano riusciti a mettere fuori causa l'Italia. Pur cercando di tenere ostinatamente in rispetto gli avversari, intuivano che il tempo giocava a favore dell'Intesa e che si imponeva, quind,i, per essi una rapida risoluzione della guerra, da ricercarsi con grandi offensive strategiche. Questa la ragione determinante del!'offensiva austriaca del giugno 1918,
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TI. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
preparata con larghezza di mezzi e con ogni accorgimento in campo tecnico e morale, tanto da suscitare in capi e gregari la più assoluta fiducia nel successo. Il piano operativo austro - ungarico prevedeva: sforzo principale a cavallo del Brenta, tendente a sfondare rapidamente il fronte montano, raggiungere la pianura ed avvolgere le unità impegnate nella difesa del Piave; contemporaneo attacco del Gruppo Armate dell'Isonzo in direzione Treviso- Mestre, con primo obiettivo la linea del Bacchiglione. Un attacco al Tonale, accompagnato da diversioni neile Giudicarie e in Val Lagarina, doveva precedere le altre operazioni allo scopo di· fissare parte delle forze italiane. Piano oper.ativo razionale, che avrebbe potuto consentire all'esercito austro ungarico lo sbocco in piano dopo una sola giornata di combattimento, ma l'antagonismo fra Conrad, comandante del settore montano, e Boroevic, comandante del Gruppo di Armate della pianura veneta, ciascuno dei quali intendeva avere ]'onore del l'azione decisiva, lo trasformò in due attacchi condotti con forze pressoché equivalenti. All'alba del r2 giugno si scatenò un violento fuoco di artiglieria sulle posizioni italiane della i Armata. Era l'ini-
zio di quell'azione dimostrativa ad ovest N ella giornata del 15 le truppe dell'rr' dell'Astico, affidata all'Armata del ge- Armata austro - ungarica avrebbero dovunerale Krobatin (ro"), con la quale il Co- to sfondare le linee italiane, dalla Val mando austriaco - nei tre giorni previsti d'Assa alla Val Frenzela, ma tutti gli dal suo piano operativo - si riprometteva attacchi si infransero invece contro la di fissare le forze italiane ad ovest del fascia di resistenza. Garda e di espugnare buone posizioni Eguale sorte toccava agli Austriaci tra Brenta e Piave. per future operazioni in Lombardia. L'efficace fuoco di contropreparazioNella zona del Piave, che il Comando ne e di sbarramento delle artiglierie ita- austro - ungarico aveva suddiviso in due liane e l'intensa reazione delle mitraglia- settori, corrispondenti alle Armate ivi trici stroncarono, fin dall'inizio, ogni schierate, maggior importanza era stata velleità degli Austriaci, che inutilmente conferita alla località del Montello, dove attaccarono anche sul fronte del Tonale si concentrarono quasi tutte le forze delil giorno successivo. la 6" Armata austro - ungarica. L'attacco diversivo si risolvette così in Gli Austriaci fecero largo uso di lacriun deciso insuccesso. mogeni e di nebbiogeni che, con la caliAlle ore 3 del 15 giugno l'artiglieria gine del mattino, costituirono una fìttisaustriaca iniziò il bombardamento del .sima nebbia di oltre 20 metri di altezza fronte dall'Astico al mare, con eccezio- e riuscirono a passare sulla destra del nale intensità. Ma già si era scatenato, fiume, malgrado la forte reazione della con estrema violenza, il .fuoco di contro- difesa. preparazione italiana. Furono gli Austro La breccia aperta permise alle truppe Ungarici, che avevano ritenuto di sor- austro - ungariche, nelle prime ore del . prendere, a dover subire una grave sor- pomeriggio, di impadronirsi del salieppresa tattica e gli effetti non tardarono te del Montello, fin quasi al ciglio a rivelarsi: il bombardamento, pur di meridionale di esso, mentre un tentagrande violenza, si dimostrò subito im- tivo di puntare da Nervesa verso i ponpreciso e disordinato, e le fanterie, mos- ti della Priula fu infranto. Verso sera, se all'attacco fra le 7 e le 8, non dimo- comunque, l'attacco era già Sté'!tO constrarono quell'impeto e quel mordente tenuto. sui quali il Comando austriaco aveva Nell'altro settore del Piave gli Austriatanto fidato. ci, verso ]e 9, riuscirono a costituire sulla
Un traino di artiglieria, visto da Sartorio. I duelli di artiglieria ebbl-ro un esito· decisivo sulle battaglie della prima guerra mondiale. Il tardivo intervento delle artiglierie fu per esempio uno dei motivi dello sfondamento dell'Isonzo; la preparazione e la sagacia della condotta del fuoco debellarono· invece gli austriaci nella battaglia del Piave del giugno 1918.
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II. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
destra del fiume due piccole teste di ponte, a Fagaré ed a Musile. Nel complesso, il primo giorno del1'offensiva austro - ungarica era stato avaro di risultati. Il giorno 16, l'esercito austro - ungarico tenne sul fronte montano contegno difensivo e sferrò nuovi attacchi sul Piave, intesi ad allargare le teste di ponte. Ma l'urto fu dovunque rintuzzato dalla reazione italiana, pronta ed efficace. Nella giornata del 17, sull'Altipiano di Asiago gii interventi furono limitati a duelli di artiglieria. Sulla sinistra e al centro del settore del Montello, la lotta sostò; invece, sulla destra, divampò accanita per tutta la giornata. Sul basso Piave un poderoso attacco austriaco, partito da Zenson e dall'ansa di Gonfo, riuscì ad avere ragione della difesa ed a congiungere le due teste di ponte in corrispondenza di Ponte di Piave e S. Donà. Ma la caparbietà con la quale l'esercito austro - ungarico reiterava i suoi attacchi, nella speranza di aprirsi la strada su Tre viso - Mestre, doveva servire soltanto a falcidiare sempre più le sue forze. Già la sera del 17, infatti, ogni pressione era cessata sul Grappa, gli attacchi sul Montello erano stati contenuti cd il fron-
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te sul Piave era più che mai saldamente tenuto dai reparti italiani. Il giorno 18, tuttavia, il Comando austriaco, in un estremo sforzo, impegnò le sue riserve in un rinnovato attacco che non conseguì però alcun vantaggio. L'insuccesso riportato dal!' esercito imperiale nel settore montano, la sua più che manifesta impossibilità di sfondare nel settore del Piave, la grave usura subìta dalle sue forze in quattro giorni di aspra lotta, determinarono la decisione del Comando Supremo italiano di passare, il giorno 19, alla controffensiva. Nei giorni successivi, infatti, la potenza di fuoco delle artiglierie e lo spirito di sacrificio della fanteria italiana provocarono il definitivo collasso del!' esercito austriaco, che nella notte sul 23 iniz iò la ritirata oltre il Piave. L'Esercito italiano sfruttò il successo con una serie di azioni locali, durate fino al 15 luglio, che . permisero non solo di ristabilire completamente in tutti i settori la situazione precedente all'offensiva austriaca, ma anche di migliorarla, specie sul basso Piave. La battaglia del Piave, costata agli Austriaci 150.000 uomini e 90.000 agli Italiani, fu una grande vittoria italiana, la prima conseguita nel 1918 da un esercito dell'Intesa e preluse alla fine vittoriosa della guerra. Per gli Austriaci non si
trattò soltanto di una « offensiva non riuscita », ma di una inesorabile sconfitta, che fiaccò le ]oro residue energie cd infranse le loro ultime speranze di vittoria. Durante l'estate del r9r8, il generale Foch rinnovò più volte al generalé Diaz la richiesta di effettuare un'offensiva sugli Altipiani e non mancarono pressioni dell'ambasciatore di Francia a Roma sul Governo italiano e di questo sul Comando Supremo. Dìaz resistette poiché era assurdo ripetere l'errore commesso con la battaglia dell'Ortigara, mentre era opportuno attendere il momento propizio per impegnare un'offensiva che fosse risolutiva. Dalla metà di luglio il Comando Supremo tedesco aveva perduto l'iniziativa sul teatro di guerra francese e le offensive alleate costringevano l'esercito germanico ad effettuare successive ritirate, senza però perdere la sua compattezza. Fra il 16 e il 19 settembre l' « Armée d'Orient 11, della quale - come si vedrà in seguito - faceva parte la 35" divisione italiana, fece crollare il fronte tedesco bulgaro nei Balcani e il 29 settembre fu concluso l'armistizio fra gli Alleati e la Bulgaria. Il Comando Supremo italiano vide allora la possibilità' di rompere il fronte avversario in corrispondenza della zona
di sutura delle due Annate austriache (5" e 6") del Piave, agendo a cavaliere della direttrice di Vittorio Veneto, centro logistico di grande importanza sulla· linea di operazioni della 6" Armata austro - ungarica. Effettuata la rottura e separate le due Armate avversarie, le forze italiane, puntando su Feltre, avrebbero aggirato le truppe austriache attestate al Grappa ed avrebbero dato sviluppo alla manovra dirigendosi sia per la Val Sugana su Trento, sia verso il Cadore. Finalmente una vera battaglia di sfondamento! Gabriele D'Annunzio, con immagine bellissima, la definì « il cuneo romano che taglia il fronte avversario in due tronconi convulsi >l. La manovra avrebbe dovuto avere inizio il giorno 16 ottobre, ma la piena del Piave ne fece spostare la data al 24. Questo lieve ritardo permise di perfezionare il piano d'operazione: anche la 4" Armata del Grappa ebbe ordine cli agire offensivamente, concorrendo alla azione principale affidata all'8"', impegnando le riserve nemiche che avrebbero potuto ostacolare l'avanzata su Vittor io Vèneto. La battaglia fu iniziata pertanto proprio dalla 4" Armata, che protrasse i suoi attacchi sino al giorno 27, riuscendo nell'intento di richiamare ed assorbire le riserve austro - ungariche.
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Un mani/esto lanciato dalla squadriglia di D'Annunzio su Vienna, il 9 agosto 1918. La not.izia dell'impresa ebbe effetti demoralizzanti sulle popolazioni dell'Impero austro - ungarico.
II. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Nella notte tra il 26 ed il 27, 1'8" Armata, la 12"' Armata - comandata dal generale francese Graziani, era costituita da I divisione francese e 3 italiane - e la ro" - comandata dal generale inglese Cavan, èra costituita da 2 divisioni inglesi e da 2 italiane - gettarono i ponti sul Piave e passarono il fiume. L'irruenza dell'attacco costrinse il Comando della 6a Armata austro - ungarica ad ordinare, il giorno 28, la ritirata sul Monticano. Il giorno 30, 1'8" Armata occupò, con le proprie avanguardie, Vittorio Veneto; la 12" Armata superò la stretta di Quero verso Feltre; la 10"' varcò il Monticano in direzione di Sacile. Nella serata dello stesso giorno si presentava al Comando Supremo italiano il generale austriaco Weber per trattare la resa. Le trattative però non furono spedite perché il Governo austro - ungarico non voleva .firmare una capitolazione completa, ma solo una tregua d'armi. Durante la discussione le operazioni continuarono ed il 31 le truppe austriache del Grappa cedettero, infine, all'irruenza dell'azione della 4" Armata che mosse allora su Arsiè; la 12" Armata si diresse su Feltre; l'8" sboccò nella valle del Piave a Ponte delle Alpi ; la 10", affiancata dalla 3", raggiunse la Livenza e la cavalleria il Tagliamento; si mise in moto
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LA LIBERTÀ! VIVA L' ITALI ViVA L' I
anche la 6"' Armata lungo la Val Sugana, per intercettarvi la rotabile e dirigersi verso Trento - Egna. 11 3 novembre la r" Armata entrò a Trento, tutte le altre Armate raggiunsero i rispettivi obiettivi e, mentre la cavalleria si spingeva fino a Palmanova, Udine, Stazione per la Carnia e Gradisca, un apposito distaccamento sbarcò a Trieste. La sera del 3 novembre fu finalmente concluso l'armistizio di Villa Giusti : al-
le ore 15 del 4 novembre 1918 vennero sospese le ostilità su tutto il fronte italiano. Con la battaglia ·di Vittorio Veneto l'Italia non sconfisse soltanto << uno dei più potenti eserciti del mondo >l, ma provocò il crollo totale dell'Impero degli Absburgo. Lo sforzo italiano fu immenso - 5 milioni di uomini mobilitati, 900.000 militarizzati nelle industrie di guerra, 680.000
La pioggia di mani/estini cade su Vienna. Gli otto aerei della squadriglia coprirono un percorso di circa 1.000 chilometri, di cui 800 in territorio nemico. Uno di essi fu costretto ad atterrare presso Vienna per un guasto meccanico.
Le direttrici di attacco della battaglia di Vittorio Veneto.
II. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
caduti, oltre I milione di feriti e mutilati -- ma il ciclo storico del Risorgimento italico si concludeva infine con la scomparsa del secolare nemico e con il raggiungimento dei con.fini naturali.
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GLI
ALTRI FRONTI.
Nella situazione di caos creatasi in Albania subito dopo lo scoppio della guerra, l'Italia, particolarmente interessata ad impedire che la sponda orientale del Ca-
nale d'Otranto cadesse in mano di una qualsiasi grande Potenza, occupò dapprima l'isolotto di Saseno e subito dopo (29 dicembre 1914) Valona, sbarcandovi il 10° reggimento bersaglieri e una batteria da montagna.
Gli Austro - Tedeschi iniziarono 1'8 ottobre del 1915 l'offensiva a fondo contro i Serbi, con l'aiuto dei Bulgari. Lo sbarco di un primo contingente franco - in- · glese a Salonicco non servì a mantenere aperta ai Serbi la via di ritirata ed essi furono costretti a cercare scampo verso i porti albanesi. L'Italia si assunse allora il difficile compito di proteggere la ritirata dei Serbi e l'imbarco dei resti del loro esercito. Fu costituito quindi un Corpo d'occupazione dell'Albania, composto di una divisione su tre brigate, una delle quali doveva portarsi a Durazzo, mentre le altre due avrebbero garantito il possesso di Valona. Dal 3 al 9 dicembre 1915 la brigata Savona, con una difficile marcia, da Valona raggiunse Durazzo, dove si sistemò a difesa per proteggere il riordinamento e l'imbarco dei Serbi, operazione che venne ultimata il 9 febbraio 1916; dal 23 al 26 febbraio anche la brigata Savona, che aveva trattenuto gli Austriaci per altre due settimane, si imbarcava sotto la protezione di unità della flotta. Rimà neva in possesso italiano la baia di Valona. Le forze italiane in Albania vennero gradualmente aumentate, raggiungendo la consistenza di un Corpo d'Armata (XVI) di circa 100.000 uomini, su tre divisioni . .Essendosi intanto il Cor-
,.,..
po di spedizione interalleato di Salonicco (Armata d'Oriente) spinto verso occidente, le truppe d'Albania prendevano contatto con esso ad Erseke, costituendo così u n fronte continuo dall'Adriatico all'Egeo. Tentativi austriaci contro le posizioni italiane nella seconda metà del 1917 venivano respinti ; nel maggio 1918 una azione combinata di reparti italiani e frances i sulla destra dell'Ossum e verso la Tomoritza riuscì. a rendere più sicura la strada Erseke - Salonicco. Il 6 luglio 1918 venne lanciato un attacco di quattro colonne italiane, appoggiate sulla destra dai Francesi, contro le due ali della Malakastra. L'attacco riuscì sulla sinistra, la cavalleria italiana raggiunse il campo d'aviazione di Fieri e tutte le truppe poterono avanzare occupando Berat e raggiungendo la piana del Semeni. Una controffensiva austriaca determinò poi un parziale ripiegamento sulle posizioni difensive della Malakastra. Alla fine di settembre, in connessione con l'offensiva dell'Armata d'Oriente, il XVI Corpo d'Armata riprendeva l'avanzata, occupando Durazzo il 14 ottobre, Tirana il 15, Scutari il 31 ed infine D ulcigno ed Antivari il 3 novembre. Costituitasi sul finire del 1915 l'Armata d'Oriente, i Governi alleati fecero ri-
petute insistenze presso quello italiano affinché inviasse truppe in Macedonia. Il 9 agosto 1916 iniziò quindi il suo imbarco a Taranto la 35" divisione (2 brigate di fanteria e 4 gruppi da m ontagna) che si schierò .il 25 agosto sulla Krusa Balkan, fronte di 48 km. Ad ottobre venne rinforzata con una terza brigata e, successivamente, raggiunse la consistenza di un Corpo d ' Armata. La divisione partecipò nel settembre dello stesso anno ad una azione controffensiva; venne quindi trasferita nel settore di Monastir dove, con l'azione della brigata Cagliari- attraverso i monti Baba, aprì il 16 novembre la via di Monastir alle truppe franco - serbe. All'inizio del 1918 la 35" divisione passò nel settore della Cerna, sostituendo in linea due divisioni francesi e una serba: in questo settore gli Italiani si trovarono a fronteggiare non più i Bulgari, ma i Tedeschi. Dopo otto attacchi tedeschi in due mesi vi fu, nel maggio, un tentativo offensivo interalleato: esso non riuscì ed i ~o~i Italiani vi persero circa 3.000 uomm1. Il 15 settembre l'Armata d'Oriente prese l'offensiva e sfondò il fronte avversario. La 35"' divisione scacciò i Tedeschi da M. Kalabach, raggiunse Kruscevo attraverso i Baba Planina e il 29 attaccò la posizione di Sop, . dove caddero
Il bollettino della vittoria firm ato da Diaz. Il testo fu redatto dal colonnello Domenico Siciliani, che fin dal maggio 1917 preparava i bollettini di guerra emanati dal Comando Supremo.
II. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
COMANDO SUPREMO - 4 NOVEMBRE 1918. LA GUERRA CONTRO L'AUSTRIA-UNGHERIA, CHE SOTTO L'ALTA GUIDA DI S. M . IL RE, DUCE SUPREMO, L'ESERCITO ITALIANO INFERIORE PER NUMERO. E PER MEZZI, INIZIÒ IL 24 MAGGIO 1915 E CON FEDE INCROLLABILE E TENACE VALORE <;.ONDUSSE ININTERROTTA ED ASPRISSIMA PER 41 MESI, È VINTA. - LA GIGANTESCA BATTAGLIA INGAGGIATA IL 24 DELLO SCORSO OTTOBRE ED ALLA QUALE PRENDEVANO PARTE CINQUA NTUNA DIVISIONI ITALIANE, TRE BRITANNICHE, DUE FRANCESI, UNA CECOSLOVACCA ED UN REGGIMENTO AMERICANO CONTRO SETTANTATRE DIVISIONI AUSTRO-UNGARICHE, È FINITA. - LA FULMINEA ARDITISSIMA AVANZATA DEL VENTINOVESIMO CORPO D'ARMATA SU TRENTO, SBARRANDO LE VIE DELLA RITIRATA ALLE ARMATE NEMICHE DEL TRENTINO, TRAVOLTE AD OCCIDENTE DALLE TRUPPE DELLA SETTIMA ARMATA E AD ORIENTE DA QUELLE DELLA PRIMA, SESTA E QUARTA, HA DETERMINATO IERI-LO SFACELO TOTALE DELLA FRONTE AVVERSARIA. - DAL BRENTA AL TORRE t'IRRES1STIBILE SLANCIO DELLA DODICESIMA, DELL'OTTAVA, DELLA DECIMA ARMATA E DEl:.LE DIVISIONI DI CAVALLERIA. RICACCIA SEMPRE PlÙ INDIETRO IL NEMICO FUGGENTE. - NELLA PIANURA. s. A. R. IL 'DUCA D'AOSTA AVANZA RAPIDAMENTE ALLA TESTA DELLA SUA INVITTA TERZA ARMATA, ANELANTE DI RITORNARE SULLE POSIZIONI DA ESSA GIA VITTORIOSAMENTE CONQUISTATE, CHE MAI AVEVA PERDUTE. - L'ESERCITO AUSTRO-UNGARICO È ANNIENTATO; ESSO HA SUBlTO PERDITE GRAVISSIME NELL'ACCANITA RESISTENZA DEI PRIM1 GIORNI E NELL'INSEGUIMENTO HA PERDUTE QUANTITA INGENTISSIME DI MATERIALE 01 OGNI SORTA E PRESSOCHt PER INTERO I SUOI MAGAZZINI E I DEPOSITI. HA LASCIATO FINORA NELLE NOSTRE MANI CIRCA TRECENTOMILA PRIGIONIERI CON INTERI STATI MAGGIORI E NON MENO .DI CINQUEMILA CANNONI. ~ I RESTI DI QUELLO CHE FU UNO DEI PIU POTENTI ESERCITI DEL MONDO RISALGONO IN DISORDINE E SENZA SPERANZA LE VALLI CHE AVEVANO DISCESO CON ORGOGLIOSA SICUREZZA. OIAZ. NELL'ANNIVERSARIO' DELLA VIITORIA . . • . . . A' GENEROSI GIUSTA DI GLORIE DJSPENSIERA È MORTE. UGO FOSCOLO.
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La. medaglia di gralitudine naz ionale aile Madri dei Caduti.
m mano italiana 8.000 Bulgari con 1 I cannoni. Nel novembre 1917, a :5eguito della. penuria di materiali di vano genere ver ificatasi in Italia dopo la !2'' battaglia dell'Isonzo, venne inviato a Parigi il generale Dallolio per trattare la cessione di materiale bellico. Il Governo francese aderì, ma chiese, come contropartita, l'invio di 10.000 operai italiani da adibire al caricamento dei proietti di artiglieria. Il contingente fu formato con militari permanentemente inabili alle fatiche di guerra o · appartenenti a classi anteriori al 1879; organizzato in 70 centurie, prestò un ottimo servizio negli stabilimenti dipendenti dal Ministero francese delle Armi e delle Fabbricazioni di guerra. Successivamente il Governo francese chiese al Governo italiano la concessione di 60.000 uomini, da adibire come lavoratori nelle sistemazioni difensive. Il Governo italiano aderì e, nel gennaio 1918, il contingente richiesto partì per la Francia. Nacquero cos.ì le T.A.I.F. (Truppe Ausiliarie Italiane in Francia); agli ordini di un generale ispettore, furono organizzate in 4 raggruppamenti, 20 nuclei, 200 compagnie. Vennero impiegate per la costruzione di opere difensive, sistemazione di campi d'aviazione, costruzione e sistemazione di strade nella zona d'operazioni, costruzione di ferrovie, sten-
dimento di linee teleferiche nella zona di combattimento, impianto di parchi di artiglieria e del genio. Nell'aprile l'Italia inviò in Francia il II Corpo d'Annata su due divisioni di fanteria, un raggruppamento di artiglieria, un gruppo squadroni di cavalleria e unità di servizi. Le divisioni vennero inviate in linea ad ovest di Verdun, fra Avocourt e Boureilles. Tra l'u e il 19 giugno il II Corpo d'Armata si schierò ad occidente di Reims, su un fronte di 12 chilometri, a cavallo dell'Ardre e quindi a sbarramento della più diretta via di penetrazione su Epernay. Tra la fine di giugno e i primi di luglio si ebbero i primi scontri con i Tedeschi nella zona della « Montagna di Bligny >> . Il 15 luglio i Tedeschi sferrarono la loro ultima offensiva. Ad ovest di Reims attaccarono fra V rigny e Jaulgonne, investendo il II Corpo italiano e il V francese. Dopo due giorni di accaniti combattimenti, le truppe italiane riuscirono ad arrestare sulle seconde linee l'attacco germanico. Il 21, il Comando tedesco ordinava alle sue truppe, che più a occidente avevano varcato la Marna, di ripiegare facendo perno sul settore dell' Ardre, dove pertanto i combattimenti con le truppe italiane proseguirono fino al 24.
Ad agosto il II Corpo, rinsanguato con altri 22.000 uomini circa, _venne inviato nell' Argonne, ma in settembre tornò alle dipendenze della 5a Armata francese, per prendere parte all'offensiva contro il saliente di Laon. Si schierò nel settore dell'Aisne, ad est di Soissons. Il 26 settembre aveva inizio l'offensiva alleata e il II Corpo italiano vi partecipava alle dipendenze, successivamente, delle Armate francesi 5", roa e 3". Conquistata la formidabile posizione dello Chemin des Dames, raggiunta e superata l'Ailette, le truppe italiane pervenivano il 14 ottobre alle paludi di Sissonne. Il 4 novembre, data che segnava la fine della guerra contro l'Austria, il II Corpo riprendeva l'avanzata contro i Tedeschi, avanzata che ben presto si tramutava in inseguimento : l'II novembre raggiungeva la Mosa, ove veniva issata la Bandiera italiana nel momento in cui cessavano le ostilità.
II. - LA PRIMA GUERRA MONDIALE
BIOG R AFIE
Sottotenente nel 1868, svolse una fortunata carriera alternando i comandi di truppe ai compiti di Stato Maggiore, durante i quali diede il proprio contributo alla definizione delia dottrina tattica. Su unanime designazione degli altri massimi gradi dell'Esercito, alla morte del generale Pallio fu chiamato alla carica di capo di Stato 'Maggiore dell'Esercito. Proseguì l'opera di ammodernamento iniziata dal suo predecessore e, nei difficili mesi della neutralità, si impegnò a fondo affinché l'Esercito conseguisse la migliore preparazione conseguibile in quelle circostanze. Entrata l'Ìtalia in guerra, ebbe le funzioni di comandante supremo dell' Esercito e adottò ·una strategia offensiva che corrispondeva alla politica generale della coalizione della quale l'Italia faceva parte. Contemporaneamente, diede vigoroso impulso all'ampliamento e al rafforzamento del nostro organismo militare. Nella primavera del 1916 seppe reagire adeguatamente all'offensiva austriaca, che riuscì a trasformare in una sconfitta, ag-
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LUIGI CADORNA Pallanza (Novara), 1850 Bordighera (Imperia), 1928
gravata qualche settimana dopo dalla rapida conquista di Gorizia, dovuta anche alla sagace utilizzazione delle nostre linee di comunicazione. L'anno successivo volle, sempre nel quadro della strat(!gia complessiva dell'Intesa, scatenare le due offensive culminate nella conquista della Bainsizza, il maggior colpo portato allo schieramento austro - ungarico. Nell'autunno successivo non seppe prevedere l' effettiva portata della prevista offensiva austro - tedesca, ma dopo un primo periodo quasi di . incredulità, riuscì ad adottare, con vigore e fermezza, quelle dolorose decisioni che consentirono di sottrarre l'Esercito alla distruzione e di costituire sul Piave una linea di difesa che si rivelerà infrangibile. Sostituito al Comando Supremo da Diaz, fu inviato a Versailles quale rappresentante italiano nel Consiglio superiore di guerra interalleato. Richiamato in Italia per deporre davanti alla commissione d'inchiesta, lasciò da allora l'attività di comando. Nel dopoguerra fu nominato maresciallo d'Italia.
Ufficiale di artiglieria proveniente dal!' Accademia di Torino, transitò dopo la frequenza della Scuola di Guerr; nel Corpo di Stato Maggiore. Colonnello di fanteria dal 1910, nel corso della guerra di Libia comandò il 93° reggimento fanteria, distinguendosi particolarmente nella battaglia di Zanzur, durante la quale fu ferito. Rientrato in Italia, fu destinato al Comando del Corpo di Stato Maggiore con le funzioni di segretario del generale Pallio, prima, e poi del generale Cadorna. Promosso maggior generale, restò stretto collaboratore del capo di Stato Maggiore dell'Esercito nel periodo operoso della neutralità subito dopo lo scoppio della prima guerra mondiale. All'inizio del conflitto italo- austriaco divenne capo del reparto operazioni del Comando Supremo e tenne questa carica finché, promosso tenente generale, passò a comandare, sul Carso, la 49" divisione. Alla testa di essa partecipò alle offensive del 1916 nella zona intorno a Gorizia. Nel marzo 1917 divenne comandante del XXIII Corpo d'Armata, inquadrato nella ]" Armata. Nelle oflen-
ARMANDO D IAZ Napoli, 1861 - Roma, 1928
sive dell'estate di quel!'anno prese viva parte ai combattimenti, restando nuovamente ferito e meritando una medaglia d'argento e la commenda del!' Ordine Militare d'Italia. Appena compiuto l' ordinato ripiegamento al Piave del suo Corpo d'Armata, fu chiamato a sostituire il generale Cadorna al Comando Supremo. Con fermezza, saggezza e comprensione delle esigenze morali e materiali delle truppe, riuscì a risollevare l'Esercito dalle gravi conseguenze della sconfitta ed a farne nuovamente un saldo organismo capace di resistere e di vincere. Sotto la sua guida, le Armate italiane e alleate fronteggiarono la pesante offensiva austro-ungarica del giugno 1918 e si prepararono alla vittoria finale, che seppero cogliere fra ottobre e novembre. Pur appartandosi nel 1919 dagli alti comandi, Diaz conservò intatti" ascendente e popolarità e, oltre a ricevere altissimi riconoscimenti, fu chiamato alla carica di Ministro della Guerra, che tenne dal 1922 al 1924 quando, per moti-vi di salute, dovette ritirarsi ' definitivamente a vita privata. Fu tra i primissimi a ricevere il nuovo grado di maresciallo d'Italia.
CAPITOLO III
LE CAMPAGNE COLONIALI
A Dogali la colonna del tenente colonnello De Cristoforis, di 5 0 0 uomini, fu attaccata e distrutta da circa 10.000 abissini di ras Alula, mentre recava soccorso al presidio di Saati.
ERITREA.
Il 17 gennaio 1885 uno scaglione di . 800 uomini, agli ordini del tenente colonnello Saletta, si imbarcava a Napoli alla volta di Massaua dove giungeva il 5 febbraio, suscitando le deboli proteste dell'Egitto nominalmente proprietario di quel territorio. N ulla di preciso si sapeva su questa spedizione; c'era da pensare che si andasse a vendicare l'eccidio, avvenuto a Beilùl sul finire del 1883, della spedizione di Gustavo Bianchi; c'era da ritenere che si volesse prestare aiuto agli Inglesi impeghati contro i Mahdisti; ben pochi credevano che si desse inizio ad una nuova fase della storia d'Italia inserendosi nella « caccia agli acquisti coloniali » cui partecipavano non poche nazioni europee. Si trattava, invece, proprio dell'avvio di una lunga vicenda coloniale dalla quale il nostro Paese ricavò più disillusioni che profitto. Ma ormai a Massaua gli Italiani c'erano e bisognava rimanerci. L'occupazione egiziana cessò, e vi subentrò quella italiana, che si spinse con qualche piccolo presidio verso !!interno. Si sollevarono le protc::·ste del Negus Giovanni IV, le reazioni del governatore dell'Hamasen, ras Alula, passato poi (gennaio r887) all'offesa con l'attacco del
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In nome del nostro Signore Gesù Cristo - a Lui lode. Lettera de/l'investito da Dio Giovanni, re di Sion, re dei re d'Etiopia. Al Sig. Generale Samar Sano, Comandante in capo delle truppe italiane. Da quando ti ho scritto, come sei stato? lo, insieme alfe mie genti/ truppe per bontà del Signore, per intercessione della madre nostra Sion, - il Dio dei santi sia onorato sia ringraziato - , sto bene. La sua misericordia invero è perenne. Scritta una lettera, l'avevo mandata affidandola a Lig Wasan. Quanto vi era scritto, poi, a me sembrava che andasse bene. Però della lettera non ho ricevuto risposta. Ora, poi, inviando io un messaggio a Sua Altezza il re d'Italia, Umberto primo, quando esso fosse pervenuto (? ), desidererei che la risposta della lettera mi giungesse subito. Mi auguro, dunque, che venga un inviato, persona di riguardo, che conosca a fondo le cose, e· mi auguro che qualcuno in precedenza venga a comunicarmi la sua venuta, affinché, quando egli 'arriva, io lo accolga .con onore inviando molli dignitari a riceverlo. D'altra parte, di nulla si fa carico a un inviato, ché anziquando un messaggero ufficiale, mandato non dico da un re cristiano ma addirittura da un re non cristiano, se ne parte, egli ritorna in buona armonia, dopo avere acquistato in deferenza . Scritto nel campo di Sabar Guma il 22 maggabit 1880 a. gr. {marzo 1888 nostro calendario).
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Lettera del Negus Giovanni al generale Asinari di San Mar:;:ano, com.andante del corpo di spedizione. Il tono cauto del testo fa trasparir·e le preoccupazioni del N egus, alla ricerca di un com.promesso con gli Italiani.
presidio di Saati, vittor.josamente respinto, e con la imboscata di Dogali. Qui la colonna del tenente colonnello De Cristoforis fu sgominata: 9r i superstiti, fra i quali un solo ufficiale, quasi tutti feriti; 418 i morti, tra cui il comandante e 20 ufficiali. Grave il contraccolpo in Italia: crisi di governo, chiamata al potere di Francesco Crispi « l'uomo della viva passione mediterranea ))' che, già sfavorevole allo sbarco di Massaua, aveva mutato orientamento, ed era deciso, ora, non solo a rimanervi, ma ad avanzare. Così ritornò subito a Massaua il generale Saletta con alcuni battaglioni; seguì nel novembre la grande spedizione (2 brigate e 4 batterie di artiglieria) del generale f..sinari di S. Marzano, ma le forze contrapposte, 120.060 Abissini e 18.000 Italiani, si fronteggiarono senza combattere nella infuocata piana di Sabarguma, finché il Negus Giovanni non si ritirò improvvisamente e il grosso della spedizione non rimpatriò, lasciando comando militare e governo della Colonia all'avveduto ed esperto generale Baldissera. Ebbe così inizio una metodica opera di consolidamento e di penetrazione. Fu potenziato il « Corpo speciale bianco))' istituita la milizia locale inquadrandola con ufficiali e sottufficiali italiani, sistemata la dislocazione delle truppe; venne-
Durante la bcittaglia di Adua il generale Ari' mondi si attestò a Monte Rajo per sostenere i superstiti della brigata indigena del generale Albertone. Dopo gravissime perdite e reiterati contrattacchi alla baionetta, i pochi resti di tutte le colonne riuscirono a rompere l'accerchiamento.
ADUA
Mmo I 90
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III. - LE CAMPAGNE COLONIALI
Guerra di Libia, 191 I - 19I2. l movimenti e i punti di sbarco del!e truppe italiane.
La popolarità della guerra italo - turca ebbe eco , anche nelle rappresentazioni teatrali. Moltissime furono le commedie, i filmati e gli spettacoli di arte va1·ia, dedicati agli avvenimenti in Libia e agli episodi di valore dei soldati italiani.
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ro aperte strade, costruite fortificazioni, migliorati alcuni servizi pubblici; fu promossa l'edilizia, curata l'igiene e l'istru-. zione, mentre con provvida e sagace politica, operando tra Abissini e Mahdisti, veniva conquistato il favore delle popolazioni. In tal modo il protettorato italiano poté estendersi a.I Beni Amer, all'Aussa e, quindi, dopo la morte del Negus Giovanni avvenuta nel combattimento di Matemma contro i Mahdisti, spingersi sino a Cheren, Asm ara e alla linea Mareb - Belesa. Cominciò, però, il contrasto tra la tendenza governativa (politica scioana) e la tendenza del generale Baldissera- (politica tigrina) che doveva sboccare in una incertezza capace di scontentare tutti, tanto il nuovo Negus Menelik quanto i suoi oppositori. Si determinò una stasi e di Rudinì, successore di Crispi, fu costretto a decretare la riduzione delle spese coloniali ribadendo la consegna: pace con tutti; nessuna politica, né scioana né tigrina; bando ad ogni tentazjone di procedere oltre. La vittoria di Agordat contro i Dervi~ci n'E} dicembre 1893 rianimò un po' tutti. Crispi, ritornato al potere, lasciò fare al generale Baratieri che attaccò Cassala (17 luglio 1894) con 2 .500 uomini e batté i Mahdisti. Nel sud però c'era fermento: ribellione nell'Acchelé- Guzai del capo Batha
con OEROLAMO SEROENTE dell' l' BERSAÒLI ERI IN TRI POLITANIA ~
NUOVISSIMA ....
Agos, sconfitto nel combattimento di Halai dal maggiore Toselli e caduto sul campo; condotta subdola di ras Mangascià, che spinse il generale Baratieri a occupare le terre oltre il Mareb, fino ad Adua. Questa occupazione indusse il Mangascià ad intraprendere la controffensiva (Coatit, 13 e 14 gennaio 1895); ma i battaglioni Toselli, Galliano e Hidalgo la stroncarono e, passati all'inseguimento, conseguirono la definitiva vittoria a Senafè, il 15 gennaio 1895. Fu allora una corsa in avanti alla conquista del Tigré, incoraggiata dagli entusiasmi della Madrepatria : Adua temporaneamente perduta venne rioccupata, reparti furono spinti nell'Endertà, a Macallè, ad Amba Alagi. Tuttavia l'orizzonte andava oscurandosi: Menelik e i suoi capi si preparavano, si armavano e nella seconda metà del 1895 si ammassavano verso la zona
~el Lag_o Ascianghi; si profilava l'invasione sc10ana. Amba Alagi, 7 dicembre 1895: la gesta eroica ed il cosciente sacrificio del maggiore Toselli. Macallè, 7 dicembre 1895 - 22 gennaio 1896: l'epica difesa d'un pugno d'uomini - · tale era la consistenza numerica del presidio di Enda Jesus - contro soverchianti forze avversarie. Dopo il combattimento dell'Amba Alagi, il Governo si rese conto che in Africa si combatteva una guerra contro una massa imponente di armati, valutabile a oltre roo.ooo uomini, e che era indispensabile inviare ingenti rinforzi, i quali giunsero a Massaua a cominciare dal 25 dicembre 1895. Il generale Baratieri organizzò i reparti riunendoli in brigate e, per non perdere il contatto col nemico, si spostò da Edagà Hamus alle alture di Saurià dove il Corpo di spedizione si schierò il 13 febbraio. In quello stesso giorno la defezione di Agos Tafari e di ras Sebat, con le proprie bande, determinò una situazione delicata nelle retrovie. L'esercito del Negus, nella conca di Adua, non accennava a prendere l'offensiva e la situazione delle forze italiane diventava di giorno in giorno più precaria, per le gravi difficoltà incontrate per i rifornimenti, essendo i mezzi di trasporto insufficienti.
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III. - LE CAMPAGNE COLONIALI
Rimanere a Saurià era impossibile; non restava che scegliere fra due soluzioni: o ritirarsi. senza aver combattuto o impegnare senza indugio battaglia. I comandanti di brigata, convocati a rapporto la sera del 28 febbraio, si pronunciarono concordemente contro la ritirata e a favore dell'offensiva, e l'indomani il generale Baratieri impartì gli ordini per la marcia in avanti da effettuare il 1° marzo. Baratieri non intendeva però andare ad attaccare gli Abissini nel loro campo di Adua, bensì raggiungere una posizione, « formata dai colli Chidane
Assaliti alle spalle dagli Arabo - Turchi, i bersaglieri d ell' 1 1 ° p1·ima di ritirarsi a Tripoli ,·esistettero eroicamente a Sciara - Sciat, meritando al reggimento la medaglia d'oro al valor militare.
Meret e Rebbi Arienni tra Monte Semej ata e Monte Esciasciò )), sulla quale il Corpo di spedizione si sarebbe schierato, sfidando gli Abissini. Le informazioni sul nemico erano incerte e inesatte. Mancavano inoltre carte topografiche esatte, e lo schizzo che fu distribuito ai comandi fu causa di equivoci fatali. All'alba del 1° marzo il Corpo di spedizione mosse dal campo di Saurià con 3 colonne in prima schiera : da sinistra brigata indigeni (Albertone), I brigata (Arimondi), II brigata (Dabormida) e
una colonna in riserva (Ellena). L'avanguardia della colonna Albertone, superando la posizione sulla quale avrebbe dovuto sostare, avanzò, seguita dal rimanente delJa colonna, giungendo sulle alture sovrastanti la conca di Adua, a contatto col campo abissino. La colon~a, assalita da forze soverchianti, isolata, resistette eroicamente, ma fu sopraffatta. Le altre colonne, assalite anch'esse, una dopo l'altra, ne seguirono la sorte, nonostante il valore dei combattenti di ogni grado. La sconfitta fu pesante e gravissime furono le perdite : erano caduti sul campo 260 ufficiali e 3.892 uomini di truppa. Il 4 marzo sbarcò a Massaua il generale Baldissera, il quale giunse il giorno successivo all'Asmara, assunse il comando e provvide a riorganizzare il Corpo di spedizione. Mentre l'esercito del Negus rimaneva nella zona fra Adua e il fiume Mareb, si manifestava la grave minaccia dei Dervisci contro il presidio di Cassala. Il generale Baldissera, il 2 aprile, sconfisse i Dervisci dinanzi a Cassala e l'indomani a Tucruf, eliminando ogni pericolo di ulteriori azioni nemiche. Le forze del Negus avevano iniziato la ritirata a metà marzo, ma rimanevano in anni ras Sebath, Agos Tafari e ras Mangascià, le cui forze assediavano Adì-
I pozzi di Bu - Meliana (Tripoli) furono più volte teatro di accaniti combattimenti, specialmente nei primi giorni di guerra.
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III. - LE CAMPAGNE COLONIALI
grat, difesa dal maggiore Prestinari. Il generale Baldissera concentrò le 2 divisioni a Senafè e il 3 maggio le fece marciare verso Adigrat. Di fronte all'imponente schieramento di forze, gli Abissini si ritirarono e il 4 maggio la piazza di Adigrat fu liberata dall'assedio. Successivamente, per ordine del Governo, l'occupazione fu limitata a nord della linea dei fiumi Mareb - Belesa- Muna, che rimase quale confine della Colonia Eritrea con l'Impero abissino. Si concluse così il ciclo delle campagne in Eritrea nel secolo XIX. Dai confini di quella Colonia sarebbero poi scattate,' nel 1935, le operazioni per la conquista del1'Etiopia, di cui si dirà più avanti.
SOMALIA.
Con un miraggio di pacifica espansione politico - commerciale, ebbe inizio nel 1885, subito dopo lo sbarco di Massaua, un'opera di penetrazione che attraverso accordi commerciali, trattative, compromessi, doveva condurre l'Italia all'occupazione del Benadir e dell'entroterra somalo. Fu un lavoro silenzioso, graduale e tenace svolto con mezzi scarsi e per 1nolti anni senza la necessità di dover ricorrere all'impiego di forze militari.
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Solo nel dicembre 1903 venne formato il « Corpo delle Guardie del Benadir >), su 6 compagnie, che ebbe il merito di dare ~nizio alle prime vittoriose operazioni in Somalia concorrendo, nel 1904, alla liberazione di Mcrca bloccata dai Bimal e battendo questi, insorti, negli scontri di Gelib (26 agosto 1905) e di Mellét (14 ottobre r905). N el 1906 il « Corpo >l fu riordinato su 3 compagnie di 420 uomini ciascuna, ed assunse la denominazione di « Regio Corpo delle Truppe Indigene del Benadir )) ; trovò impiego, nel J907, ancora contro i Bimal sui quali riportò la vittoria di Danane il ro febbraio e, poi, contro razziatori abissini, nei pressi di Lugh. Fu, questo, l'inizio di tutta una lunga attività e di una serie di operazioni che, malgrado il contrasto di nuclei ribelli, portarono, fra il 1908 ed il 1912, all'occupazione del basso Uebi Scebeli. Non si registrarono fatti d'arme di grande rilievo; le azioni militari si identificarono nelle operazioni di polizia condotte per reprimere le frequenti scorrerie di predatori provenienti dal territorio etiopico. Le forze della Colonia, già accresciute sino a raggiungere la consistenza di 5 compagnie, 1 compagnia cannonieri su 8 pezzi cd un primo reparto zaptié di 178 elementi, furono ulteriormente
ampliate nell'aprile del 1908 per effetto di disposizione legislativa sull'ordinamento civile e militare del Benadir. Il possedimento assunse, allora, la denominazione ufficiale di « Somalia Italiana)). Come per l'Eritrea, fu ad esso preposto un governatore civile cui era attribuita anche la facoltà di ordinare operazioni militari; furono istituiti, per la sua difesa, il « Regio Corpo Truppe Coloniali della Somalia Italiana )) composto da indigeni al comando di ufficiali dell'Esercito ed il « Corpo di Polizia della Somalia Italiana l> anch'esso costituito con indigeni cd agli ordini di ufficiali e sottufficiali dei carabinieri. Con lo scoppio del conflitto italo - turco e con la conseguente espansione coloniale italiana in Africa Settentrionale, anche la Somalia, dove la situazione era sostanzialmente tranquilla e l'assestamento interno bene avviato, fu chiamata a dare il suo contributo alle operazioni in Libia. Agli inizi del 1914 poteva considerarsi completata la sottomissione dell'intera regione compresa fra Giuba e Uebi Scebeli : si era trattato di una sottomissione effettuata in forme del tutto pacifiche tramite accordi con i capi locali e graduali estensioni cli influenza; si registrarono solo lotte fra tribù rivali, detenninate da limitati interessi su pascoli e da
Una stampa popolare di propaganda sulla vittor·ia italiana in Libia. La propaganda durante la guerra fu lasciata all'iniziativa privata; non fu istituito·, infatti, nessun argano ufficiale e la censu,·a militare si limitò ad intervenire talvolta sulla stampa e sulle corrispondenze solo per motivi di sicurezza.
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III. - LE CAMPAGNE COLONIALI
interferenze di potere fra le numerose cabile distinte e frazionate da vecchie tradizioni o da antichi attriti. Più delicata, e tale restò per anni, si presentava la situazione nella zona settentrionale della Somalia per l'attività che vi svolgevano i seguaci del Mullah. Con decreto 10 luglio 1925 il Governo autorizzò l'occupazione « nel modo che il Governatore avesse ritenuto migliore » dei territori della Somalia Settentrionale (Sultanato di Obbia, territorio del Nogal, Sultanato dei Migiurtini) per sot- . trarli al governo dei sultani locali e per provvedere ad una nuova organizzazione dei possedimenti « onde garantire ... l'ordine e la sicurezza ed affermarvi con maggior efficacia l'autorità dello Stato,>. L 'occupazione del Sultanato di Obbia non diede lùogo se non a sporadici ed isolati episodi di· ostilità. Fu attuata mediante l'impiego di tre colonne moventi da Bulo Burti sull'Uebi Scebeli, da Meregh e da Belet - Uen. In Migiurtinia, invece, dopo l'occupazione quasi pacifica di alcuni punti importanti della costa quali Hafun e Alula, le tribù insorsero in massa guidate dal loro sultano. Seguì una dura campagna di guerra che costò gravi perdite ed infiniti disagi, ma alla fine le valorose truppe somale
Art.iglieria cammellata nel/' Oltre Giuba, 1927. Fin dalle prime spedizioni in Africa la necessità di adeguare, ove possibile, i mezzi bellici sfruttando le risorse locali, impose soluzioni che, in apparenza pittoresche, si rivelarono estremamente pratiche ed efficaci.
riuscirono a penetrare nel territorio interno della Migiurtinia, ricacciando attraverso continui combattimenti e scontri i ribelli e raggiungendo il confine con il Somaliland inglese. Alla fine di dicembre 1934, per fronteggiare la grave situazione che si era determinata con l'incidente di Ual Ual ed in previsione di un conflitto con l'Impero di Etiopia, il R. Corpo Truppe Coloniali della Somalia fu notevolmente ampliato e le truppe somale, ·in una ma-
gnifica gara di emulazione con i consistenti contingenti nazionali, parteciparono alle operazioni della campagna italo - etiopica del 1935 - 36. Terminato quel conflitto (di cui si tratta in un capitolo a parte) le forze armate somale furo no inserite nel nuovo ordinamento militare dell'Impero. Fu un breve periodo, quasi una semplice parentesi di pace e di riorganizzazione civile e militare, ben presto sconvolta da altra guerra nella quale le trup-
pe somale, ancora una volta, furono degne delle loro tradizioni. Alla fine del conflitto l'Italia, privata. in sede di trattato di pace di tutti i suoi possedimenti coloniali, tornò ancora .i n Somalia con l'incarico di provvedere per un periodo di IO anni all'Amministrazione fiduciaria del nuovo Stato, per avviarlo gradualmente all'esercizio della propria sovranità. Si trattava sostanzialmente, dati i principi enunciati dall'art. 76 della Carta delle Nazioni Unite, di riprendere e proseguire quell'opera già svolta nell'antico possedimento, giacché per esso l'Italia era stata non la dominatrice, non la sfruttatrice, non la potenza coloniale nel significato deteriore dell'espressione, ma una fonte di benessere, di civiltà, di emancipazione morale e sociale. Si diede subito inizio alla formazione dei primi reparti somali, per assolvere uno dei compiti principali, riguardante appunto la preparazione di forze armate locali da inserire nel quadro organizzativo del nuovo Stato indipendente. Vennero perciò creati tre centri di addestramento attraverso la cui opera si pervenne alla costituzione del I battaglione somalo già in data 1° aprile 1950. Seguirono via via gli altri reparti e .quando, il I" luglio 1960, la Bandiera italiana venne definitivamente ammaina-
ta nel territorio dell'antica Colonia che assumeva la sua piena indipendenza e sovranità, l'esercito somalo era una realtà. LIBIA.
Il problema dell'influenza e dell'equilibrio nell'area mediterranea si delineò, con un profilo esattamente individuabile, nel primo decennio del 1900. In quell'epoca solo la Libia non era ancora occupata da potenze europee e solo verso la Libia poteva quindi essere indirizzata l'azione politica italiana, che nel periodo intorno al 1910 acquistava particolari aspetti in conseguenza dei continui ostacoli opposti dal Governo ottomano allo sviluppo pacifico del commercio, delle industrie e di qualsiasi altra nostra iniziativa tanto in Tripolitania ed in Cirena~ca, quanto in ogni altra regione del suo impero. L a necessità di giungere a una soluzione dell'annoso e dibattuto problema si pose con carattere di urgenza e con motivi di preoccupazione allorché il risorgere della questione marocchina ed il suo rapido avviamento ad una conclusione definitiva a favore della Francia, nonché l'annessione ai possedimenti africani della Germania di una larga zona del Congo francese, ceduta in cambio del consenso all'accennata occupazione del
Marocco, venivano ad aggravare ulteriormente l'enorme squilibrio. che si registrava nel Mediterraneo ai danni dell'Italia. La tensione politica tra il nostro Paese e l'Impero ottomano sfociò nel conflitto armato, ché fu vano ogni tentativo d'intesa; di compromesso e di mediazione. La nostra azione militare fu caratterizzata dalla immediatezza e dalla seO'reo tezza dei preparativi. « F ino al giorno in cui fu inviato alla Turchia l'ultimatum, cioè fino al 27 settembre 19u, nessuno avrebbe - ..né all'estero ~é in Italia - potuto supporre che una spedizione militare sarebbe stata effettuata per la conquista della Libia. Giolitti agì con sorprendente tempestività )), scrisse il Di Lauro in un suo sagg10. Si procedette a una mobilitazione speciale, la prima che il nostro Esercito, dopo le campagne per l'unità d 'Italia, eseguì in forma preordinata e su scala piuttosto estesa. Per non compromettere le operazioni di una futura mobilitazione generale, venne deciso di costituire un Corpo di spedizione con reparti organici (reggimenti di fante ria, squadroni, batterie, compagnie del genio, di sanità e sussistenza) tratti da diversi Corpi d'Armata territoriali, e provyisto di strutture e servizi di 2" linea.
III. - LE CAMPAGNE COLONIALI
Il Corpo d'Armata speciale, posto agli ordini del generale Caneva, risultò formato da: 1 Comando di Corpo d'Armata: 2 divisioni, ciascuna composta da 2 brigate, ognuna su 2 reggimenti con sezioni mitragliatrici; 2 squadroni cavalleggeri; l reggimento di artiglieria da campagna, su 4 batterie da 75/ A; r compagnia zappatori con parco; servizi carreggiati e someggiati; - · truppe di supporto: 2 reggimenti bersaglieri con sezioni mitragliatrici; r reggimento artiglieria da montagna su 4 batterie; r gruppo su 2 compagnie di artiglieria da fortezza; I battaglione del genio di 2 compagnie zappatori con parco; I compagnia telegrafisti con parco; intendenza e servizi di 2" linea. In totale : circa 34.000 uomini, con 6-300 quadnÌpcdi, 1.000 carri, 48 cannoni da campagna, 24 cannoni da montagna. Le brillanti operazioni preliminari della Marina culminate nelle azioni di Pre-:. vesa (29 settembre), Gomenitza (30 sèttembre ), San Giovanni di Medua (5 ottobre); l'ardita occupazione di Tobruk (4 ottobre); l'audace sbarco dei marinai a Tripoli (5 ottobre), destinato a garantire il possesso di qu.ell'importante obiettivo nell'attesa dell'arrivo dei primi scaglioni dell'Esercito (u ottobre), furono
considerate un ottimo preludio dell'impresa e salutate da un'ondata di entusiasmo in Patria. Tutto procedeva in modo soddisfacente: il 18 ottobre Derna era occupata col valido concorso della Marina; il 20 veniva conquistata Bengasi, dopo un attacco condotto in forza; il 21 Homs. I Turchi erano stati costretti a ripiegare nel1'interno; gli Arabi, apparentemente indifferenti, seguivano gli avvenimenti intimamente perplessi, e incerti se accogliere favorevolmente gli Italiani o opporre loro resistenza. Ma la propaganda turca aveva avuto già buon gioco e, facendo leva sulla comunanza di religione, era riuscita a scatenare, in termini di fanatismo, l'odio della popolazione locale contro gli Italiani « infedeli ». Giunsero le giornate di Sciara - Sciat (23 ottobre), di Henni, di Bu- Meliana, della cosiddetta rivolta di Tripoli; scomparve ogni illusione intorno al contegno degli indigeni ed ebbe inizio la lunga guerra contro Turchi e contro Arabi pieni di livore non solo verso gli Italiani ma anche contro quei loro stessi fratelli che si erano sottomessi o avevano chiesto protezione al nuovo occupante. Si corse ai ripari ed in Italia, col richiamo della classe 1889, si mobilitarono altre unità.
Complessivamente, si aggiunsero alle forze della prima spedizione circa 55.000 uomini, 8.300 qlladrupedi, r.500 carri, 84 cannoni da campagna, 42 da montagna, 28 bocche da fuoco di assedio e, poi· ancora, dal gennaio all'ottobre 1912, 4 battaglioni alpini, 7 battaglioni di ascari er.itrei, I squadrone di cavalleria, oltre reparti dirigibili e flottiglie aviatori. La lotta si presentò difficile, con forme nuove perché sviluppata in un ambiente del tutto particolare, contro un avversario mobilissimo, inafferrabile, privo diimpedimenti, non vincolato da esigenze logistiche, non vincolato, come le forze nazionali, a punti fissi del territorio, in quanto le sue basi erano oltre i confini, in Tunisia ed in Egitto. Si provvide allora: - al rafforzamento delle basi già occupate ed alla creazione di altre capaci di consentire il controllo ed il blocco delle carovaniere più prossime alla costa, sì da costringere il traffico di contrabbando a seguire le vie del sud, ben più lunghe e difficoltose; - a colpire all'origine le fonti di alimentazione di quel traffico conseguendo, contemporaneamente, altri considerevoli vantaggi. A tal fine, perciò, nei primi di maggio del 1912 la 6" divisione speciale, sot-
L'A®0MENietloEL@RRIERE
to la protezione di unità navali, effettuava uno sbarco a Rodi mentre reparti della Marina occupavano l'isola di Stampalia. · Si ampliava ed estendeva, così, il possesso sulle isole del basso Egeo, allo scopo di contrastare i rifornimenti diretti dalla Turchia in Libia. L'operazione rese ben cnttca la posizione morale del nemico e ne scosse il prestigio presso le popolazioni arabe e consentì per di più di avere un pegno territoriale da far giustamente valere al momento delle trattative di pace. Pur adottando, in Libia, il criterio di non intraprendere operazioni belliche di ampio respiro, non mancò il verificarsi di alcune azioni di rilievo; ed ogni qual volta l'avversario affrontò o fu costretto ad accettare il combattimento, le nostre truppe ebpero modo di conseguire un successo. Ain Zara (4 dicembre 19n), Margheb (27 febbraio 1912), Due Palme (12 marzo 1912), Zanzur (8 giugno 1912), Sidi Said (26-.28 giugno 1912), Misurata (8 luglio r9r2), Sidi Alì (14 luglio 1912), Sidi Bilal (20 settembre 1912) e Psitos, nell'Egeo (16 maggio 1912), sono tutti combattimenti, che talvolta assunsero proporzioni di importanti battaglie, risoltisi in vittorie per gli Italiani. I loro nomi si uniscono a queJli di Tripoli, di Ben-
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III. - LE CAMPAGNE COLONIALI
gasi, di Macabez, di Zuara, dove azioni di forza furono compiute da unità della Mar.ina e dell'Esercito, in fraterna collaborazione. Glì effetti della progressiva azione italiana non tardarono a farsi sentire nel campo avversano. Le perdite subite per l'intensificazione della guerra, la nostra occupazione delle isole dell'Egeo, e delle zone di confine, la preoccupante situazione delineatasi nei Balcani nei suoi riguardi, indussero il nemico a venire a patti chiedendo una pace onorevole. Questa fu concordata a Losanna il 18 ottobre r9u. Finiva ìn tal modo la guerra ufficialmente dichiarata, ma si rendeva necessaria la materiale occupazione dell'intero territorio acquistato, per affermare, soprattutto sul . piano delle esigenze di politica internazionale, l'esercizio della effettiva sovranità italiana su quelle terre. La presa di possesso non trovò eccessivi ostacoli ed opposizioni in Tripolitania e poté concludersi entro il r9r3 mediante due brillanti operazioni. La prima fu intrapresa e svolta da una colonna agli ordini del generale Lequio. Il 23 marzo venivano sconfitte in battaglia ad El Asabaa le forze berbere di El Baruni, ascendenti ad oltre 3 .000 uomini. Questa vittoria assicurava il possesso dell'intero Gebel e consentiva di spingere
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l'occupa.z ione verso il sud sino a Jcffren, da una parte la Madrepatria non era più a Giado e a N alut. in grado di provvedere adeguatamente La seconda fu compiuta da una colon- alle esigenze della Libia, dall'altra la na comandata dal tenente colonnello propaganda turca, cuì sì affiancava ora Miani . Partita il 4 dicembre da Socna, quella tedesca, aizzava con l'attività di la colonna superava l'impervio Gebcl es numerosi agenti gli Arabi alla riscossa Soda e sboccava .i n piano il 7 dicembre contro l'Italia anche per creare difficola Gaf. In tre successivi combattimenti tà che avrebbero avuto ripercussioni sui - a Serir Scebb (10 dicembre), a Eschida fronti europei de.Ila guerra. Vi fu un violento risveglio delle insur(r3 dicembre) ed a Maharuga (24 dicembre) - batteva le forze avversarie sotto- rezioni. Cominciarono i Mogarba nel mettendo i capi dello Sciati e spingendo, Sud Bengasino; seguirono i Berberi nel poi, l'occupazione fino alla lontana Mur- Gebel Nefusa e nel Fezzan. zuk (3 marzo 1914). Veniva così comSi dovette allora constatare che i sucpletata la presa di possesso del Fezzan. cessi conseguiti dalla colonna Miani eraPiù contrastata risultò, invece, la pe- no stati piuttosto effimeri e si fecero rinetrazione nell'interno della Cirenaica, piegare alcuni presìdi che risultavano dove fu trascurato l'adempimento del to- troppo esposti alle offese nemiche. Il 5 tale sgombero delle unità turche pur pre- .luglio 1915, il Governatore della Trìpovisto dalle clausole della pace di Losan- litania, considerata la grave situazione na, e dove l'ostile Confraternita senus- generale, assunse la determinazione di sita si era assunto il compito di continua- ritirare verso la costa tutti i presìdi che re la resistenza valendosi della sua ca- e~ano stati spinti all'interno della repillare organizzazione che le consentiva gwne. di controllare l'intera regione più saldaAll'inizio del 1916 la presenza italiana mente dello stesso Governo ottomano. in Tripolitania si era ridotta alle sole basi Nonostante tali opposizioni e tali cir- di Tripoli e di Homs , ed in Cirenaica costanze, una rapida serie di brillanti si preferì tenere le sole posizioni di Benoperazioni permise di estendere l'occu- gasi, Cirene, Derna e Tobruk, tutte sulpazione territoriale con l'annientamento ia costa. Nessuna possibilità esisteva di ricevere o la dispersione delle forze ostili . Gli inizi del conflitto mondiale rese- soccorsi e aiuti dall'Italia, totalmente imro delicata la situazione perché, mentre pegnata nel conflitto mondiale; non ri-
La battaglia dell'Endertà , condotta contro le forze di ras Malughietà , consentì nel febbraio del 1936 di conquistare il massiccio dell'Amba Aradam e di dare una svolta decisiva alla guerra italo - etiopica.
maneva, quindi, altra soluzione da adottare se non quella di differire alla fine della- guerra il problema del ripristino della sovranità italiana sulla colonia. Nel r922 iniziarono perciò le operazioni m ilitari per assicurare il reale possesso della colonia, operazioni che risultarono più agevoli in Tripolitania e nel
Fezzan, a causa dell'incapacità degli Arabi tripolini di darsi un'organizzazione unitaria, mentre furono lunghe e difficili in Cirenaica, regione da tempo assoggettata ali' organizzazione politico religiosa della Senussia. Per avere ragione di un nemico insidioso, con il quale non era possibile gua-
si mai ingaggiare vere e proprie battaglie, si adottò la tattica d~lle molteplici colonne muoventi lungo itinerari diversi convergenti su obiettivi determinanti; e questa tattica fu resa possibile dall'impiego di progrediti mezzi tecnici (radio ed aviazione) capaci di mantenere il collegamento e di consentire controlli soprattutto per prevenire sorprese ed agguati, nonché dall'uso di mezzi motorizzati particolarmente efficaci quali le autoblinde. Si operò su larghe fronti, abbandonando le antiche formazioni a losanga e ricorrendo all'i mpiego dei gruppi mobili, di composizione omogenea, variabilmente costituiti da 3 o 4 battaglioni rinforzati da reparti di artiglieria cammellata, dotati di adeguata autonomia logistica ed appoggiati ad apposite basi costituite di volta in volta a distanza non superiore alle 3 - 4 giornate di marcia dagli obiettivi. In un tale quadro di piccole operazioni trova posto l'occupazione di Giarabub, importante centro senuss ita, compiuta il 7 febbraio 1926 dopo sette giorni di m arce nei quali vennero superati 274 chilometri di zona desertica da una robusta colonna costituita da 2 battaglioni eritrei, I squadra di autobl inde - m itragliatrici, I sezione di artiglieria. Altre imprese di notevole rilievo dal punto di vista militare furono quella
III. - LE CAMPAGNE COLONIALI
svoltasi nel periodo dal 1° gennaio al 30 maggio 1928 per la rioccupazione del territorio di Hon, a sud del 29° parallelo, effettuata attraverso un ciclo di operazioni condotte in concomitanza e coordinate fra le truppe della Cirenaica e quelle della Tripolitania; l'altra, per la riconquista del Fezzan, sviluppata dal 28 novembre 1929 al 15 febbraio 1930, che vide l'impiego di circa 2.500 uomini su vastissimi spazi ad oltre 800 chilometri dalle basi di partenza. Il 20 gennaio 1931 l'occupazione di tutto il territorio libico era .finalmente portata a termine ed anche quest'ultima fase veniva suggellata con un'ardita azione su Cufra compiuta da tre colonne provenienti: la principale, dalla Cirenaica, le altre due dalla Tripolitania.
ETIOPIA.
Le ostilità iniziarono il 3 ottobre 1935 e le truppe italiane, articolate in 3 Corpi d'Armata, mossero dall'Eritrea, per un primo sbalzo sugli obiettivi di Adigrat, Enticciò, Adua, mentre le truppe dislocate in Somalia puntavano, occupandole, su Gherlogubi, Dagnerrei e Scillave. La impostazione . e la condotta strategica della campagna può, schematicamente, suddividersi in tre fasi:
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Truppe coloniali eritree viste da Paolo Caccia Dominioni. Il p1·imo arruolamento di truppe indigene fu fatto dal colonnello Saletta a Massaua nel 1885. Egli costituì due reparti di 100 uomini, tratti dalle bande di basci - buzuk che avevano prestato servizio sotto il Governo egiziano. ""7
a. Presa di contatto. In essa si registrarono i combattimenti di Dembeguinà e di Af Gagà nello Scirè; la battaglia di Amba Tzellerè nel Tembien; l'occupazione di Danane in Somalia. L'esigenza politica di accelerare l'inizio delle operazioni e di mettere l'opinione pubblica internazionale dinanzi al fatto compiuto, portò lo schieramento italiano a spingersi nell'interno del territorio etiopico ben più di quanto il grado di sviluppo della preventiva preparazione logistica non avrebbe consentito e più di quanto la stessa disponibilità delle forze avrebbe consigliato. La prematura avanzata sino a Macallè determinò la creazione, fra le due ali del nostro schieramento, di un grande vuoto. A tale difficile situazione si pose rimedio, pur affrontando un notevole calcolato rischio, mediante la decisione di attuare una controffensiva di arresto. Non era, cioè, il caso di pensare a fermare il nemico ma di respingerlo e cli allontanarne la minaccia per guadagnare il tempo necessario a sintonizzare l'ulteriore sviluppo delle operazioni con i tempi programmati nei piani. Ebbe così luogo la 1" battaglia del Tembien che si svolse dal 20 al 24 gennaio 1936. Quasi contemporaneamente, dal 12 al 20 gennaio 1936, nello scacchiere Sud si svolgeva la battaglia del Ganale Doria.
b. Offensiva generale. Il felice esito della controffensiva di arresto nel Tembien consentì di intraprendere, appena un mese più tardi, l'offensiva strategica nel Tigrai che comprese tre distinte battaglie: dell'Endertà (10- 18 febbraio); 2 " del Tembien (27 febbraio- 6 ·marzo) e dello Scirè (29 febbraio - 3 marzo). La prima battaglia (Endertà) fu condotta dai due Corpi d'Armata, I e III, e si abbatté contro le ingenti forze di ras Mulughietà sistemate a difesa su11e posizioni, per esse strategicamente assai favorevoli, del massiccio dell'Amba Aradam. Vi si conseguì una vittoria decisiva e il I Corpo d'Armata, allora, articolato su tre colonne, proseguì decisamente .alla conquista dell'Amba Alagi per preveni. re l'occupazione da parte delle truppe del Negus messesi in movimento verso nord il giorno 20. Superando ingenti difficoltà, le . truppe italiane il 28 febbraio piantavano il tricolore là dove quarant'anni prima il maggiore Toselli ed il suo IV battaglione eritreo avevano scritto una pagina di eroismo. Il III Corpo d'Armata si portava in posizione tale (zona cli Gaela) da poter puntare alle spalle delle truppe abissine · fronteggianti il Tembien. La seconda battaglia del Tembien fu combattuta dal Corpo d'Armata eritreo
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che occupò saldamente l'Uork Amba e dal III Corpo d'Armata che, superando difficoltà di terreno e logistiche, agì a. fronte rovesciata. Le due grandi unità nella giornata del 29 febbraio si congiunsero ad Abbi Addi, serrando così entro un cerchio le truppe superstiti di ras Cassa e di ras Sejum. Nelle giornate successive l'occupazione veniva estesa a tutto il territorio e la sconfitta del nemico fu totale. La battaglia dello Scirè fu combattuta contro le forze di ras Imirù e del degiac Aialeu Burrù, ascendenti a circa 30.000 armati. Vi furono interessati i Corpi d 'Armata II e IV che, muovendo da basi diverse, avrebbero dovuto convergere sul campo di battaglia in reciproca cooperazione. L'avanzata del II Corpo, aspramente contrastata, fu caratterizzata da una serie di violenti combattimenti tutti risoltisi vittoriosamente . . Il nemico, scosso da tali insuccessi, non accettò la battaglia decisiva e ripiegò verso il Tacazzè prima che il IV Corpo facesse sentire il suo peso sul campo di battaglia. _ Si <:_oncludeva così la grande offensiva strategica del Tigrai. Il nemico aveva perduto molte migliaia di uomini, ingenti quantità di armi e di materiali di ogni genere, tre intere Armate etiopiche erano state battute e disperse in meno di un mese ..
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III. - LE CAMPAGNE COLONIALI
Completava il quadro dell'offensiva generale la vittoriosa battaglia dell'Ogaden sviluppata poco più tardi nello scacchiere meridionale, fra il 15 aprile e il 9 magg10. c. Sfruttamento del successo. L'inseguimento del nemico sconfitto non doveva trovare il minimo indugio per precludergli qualsiasi possibilità di ripresa e di riordinamento. Si diede perciò immediato inizio ad una profonda penetrazione, difficilissima per le enormi distanze da superare e per il problema logistico di immenso peso da risolvere. · Fra il 31 m arzo ed il 2 aprile l'ultima Armata etiopica, ben dotata di mezzi moderni e giudicata imbattibile per il suo grado di preparazione e di addestramento, opponeva, . ai comandi del Negus in persona, un ultimo disperato tentativo di arrestare l'avanzata italiana. Veniva, però, sconfitta nella battaglia del Lago Ascianghi. Era aperta la strada per Addis Abeba la cui occupazione, il 5 ma()'. I b g10, eone udeva, si a pure per il momento solo teoricamente, l'intera campagna. Caratteristica essenziale della condotta delle operazioni fu l'esatto calcolo e la metodicità in ogni circostanza: sforzi ~rad~ati, nessuna precipitazione. Dopo il pnmo balzo e la iniziale presa di contatto con il nemico, l'attacco a fondo,
sul fronte principale eritreo, non fu sferrato fino a quando non furono organizzate al completo le retrovie ed impiantate tutte le basi logistiche avanzate e raccolte in posizione idonea le truppe ed i mezzi necessari per poter sviluppare l'offensiva con quel ritmo che il piano voleva. La vittoria italiana destò sorpresa in molteplici ambienti esteri nei -quali si supponeva una stabilizzazione della guerra per una presunta nostra incapacità a superare le enormi difficoltà logistiche cli una spedizione del genere. I fatti concreti smentirono le previsioni ed il successo finale e completo fu giudicato ancora più rimarchevole per il numero relativamente basso di perdite italiane : 2.988 morti e 7.815 feriti. Il quadro, sia pure molto schematico e necessariamente ~ssai breve che sin qui si è delineato della condotta e dello sviluppo delle operazioni, sarebbe del tutto monco se non fosse adeguatamente affiancato da un panorama dell'organizzazione logistica, base essenziale e fondamento di quella vittoria. Mai, come nel caso della guerra italo etiopica, trovò maggior rispetto e più fedele applicazione pratica il vecchio assioma per il quale un conflitto « ha la prima ragione cli vittoria nella sua preparazione logistica » .
L 'organizzazione, iniziata nel gennaio
1935, si sviluppò in due diversi campi d'azione: - in Patria, per la raccolta del personale, il suo inquadramento e la sua preparazione; per l'approntamento delle armi e dei materiali; per l'afflusso· delle unità e dei mezzi nei porti d'imbarco e per il .loro trasporto oltremare; - nei territori coloniali, per l'attrezzatura dei porti di sbarco e il trasporto nell'interno degli uomini e dei mezzi affluenti; per la creazione di buone condizioni di vita e di manovra delle ingenti masse di truppe; per la mobilitazione ip posto del maggior possibile contingente indigeno. In pochi mesi furono mobilitate e trasportate: r 4 divisioni più 1 divisione libica, nonché un gran numero di battaglioni speciali (carabinieri, granatieri, alpini, carristi,. guardie di .finanza), gruppi di artiglieria, battaglioni e reparti autonomi del genio, gruppi battaglioni camicie nere, reparti d'intendenza, autogruppi e autoreparti, colonne salmerie, ecc. Nel maggio 1936 in Africa Orientale la forza complessiva ascendeva a: 15.000 ufficiali, 316.000 nazionali, 87.000 indi. ., gen1. A queste forze combattenti si aggiungeva una grande massa di operai inca-
Mogadiscio, 1° aprile 1950. Il C01·po di Sicu. rezza Italiano sostituisce il con.tingente britannico per l'amministraz ione fiduciaria della Somalia, a/fidata all'Italia dal Consiglio Generale dell'O.N.U ..
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ricata -della creazione delle infrastrutture, dell'impianto della rete stradale, della costruzione dei ponti ed, in breve, di tutta quella vasta é gigantesca attività che accompagnò, a strettissimo contatto, lo sviluppo delle operazioni per agevo-
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larle e soprattutto per dare impulso a quelle manifestazioni. di progresso e di civiltà cui si intonava l'occupazione militare del Paese avversario. Si trattò, nel complesso generale, di provvedere a tutte le esigenze di vita di
una massa di Circa mezzo milione di individui. Questa così vasta e compiessa organizzazione logistica fu la premessa effettiva della vittoria conseguita in Africa Orientale. Questa, si è detto prima, il 5 maggio si concludeva « sia pure, per il momento, solo teoricamente ». Solo teoricamente perché, pur con la totale sottomissione delle popolazioni, dei capi e del clero, non tardò a sorgere, fomentato da correnti interessate e finanziariamente da esse sostenuto, un movimento di genti ribelli. Il fenomeno non è nuovo in nessuna guerra, ed in ambiente africano acquista particolare con- , sistenza, favorito dagli stessi caratteri ambientali. Alla campagna vera e propria, perciò, succedette, a breve distanza di tempo, tutto un ciclo di operazioni di polizia, tendente a reprimere i focolai di insurrezione, ad individuare e rastrelTare i ribelli, a pacificare gli animi, a proteggere la tranquillità ed il benessere delle popolazioni, ad assicurare la serenità nel lavoro. Le operazioni furono delicate e complesse per gli aspetti di guerriglia propri di queste azioni che procurarono notevoli perdite: 45 ufficiali, 207 militari nazionali, 1.200 indigeni.
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III. - LE CAMPAGNE COLONIALI
BIOGRAFIE
ANTONIO BALDISSERA Padova, 1838 - Firenze, 1917 Allievo dell'Accademia Militare di Wiener Neustadt, ne uscì ufficiale dell'esercito austriaco. Come capitano di Stato Maggiore, si distinse in Boemia durante la guerra austro - prussiana del 1866. Liberato il Veneto in quello stesso anno, transitò nell'Esercito italiano,
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divenendo ufficiale dei bersaglieri. In questa specialità raggiunse il grado di colonnello comandando il i' reggimento. Nel 1888 fece parte, alla testa di una brigata, del Corpo di Spedizione in Eritrea comandato dal generale Asinari di San Marzano. Restò in Eritrea come Governatore, occupandosi intensamente dello sviluppo economico e sociale della colonia e dell'affermazione politica della presenza italiana i·n Africa. Si deve a lui anche il primo ordinamento delle truppe regolari eritree. Rimpatriato in Italia, fu destinato, nel febbraio 1896, a sostituire il generale Baratieri nel comando delle unità i'mpegnate contro l'Abissinia, ma giunse a Massaua tre giorni dopo la battaglia di Adua. La sua opera concorse in modo decisivo a rialzare il morale del nostro personale civile e militare ed a sanare le conseguenze della sconfitta, tanto da ottenere sia pur limitati successi bellici sugli stessi Abissini e sui Dervisci del Sudan. Tornato definitivamente in Italia nel 1897, tenne alcuni alti comandi territoriali e venne nominato, nel 1904, senalore.
TANCREDI SALETTA Torino, 1840 - Roma, 1909 Ufficiale di artiglieria, partecipò giovanissimo alle ultime campagne del Risorgimento, distinguendosi in particolare agli assedi di Ancona e di Gaeta e, con una batteria del!' 8" reggimento artiglz'eria, nella guerra del 1866. Dopo aver assolto a vari compiti di Stato Maggiore,
nel 1885 fu, da colonnello, comandante del primo Corpo di Spedizione in Eritrea. Rientrato dopo tre anni in Italia, ebbe il comando, successivamente della brigata Basilicata, della Scuola di Applicazione di Torino e delle divisioni territoriali di Firenze e di Genova. Nel 1896, dopo Adua, successe a Domenico Primerano nella carica di capo di Stato Maggiore dell'Esercito. In anni assai difficili per le forze armate, svolse il proprio alto compito salvaguardando le premesse dei successivi sviluppi.
ORESTE BARATIERI Condino (Trento), 1841 - Vipiteno,
1901
Non ancora ventenne, partì per la Sicilia con i Mille e, col grado di capitano, si distinse nei combattimenti sotto Ca-pua. Sempre agli ordini di Garibaldi, combatté nel 1866 a Bezzecca nel Corpo dei Volontari italiani. Entrato successivamente nell'Esercito italiano come capitano, divenne colonnello dei bersaglieri
e fu in Eritrea nel 1887 - 88 e dal 1890 in poi, divenendo nel 1891 comandante delle truppe e nel 1892 Governatore della colonia, pur conservando il comando militare. In tale veste diede sviluppo alla costruzione di strade e favorì i primi tentativi di colonizzazione agricola. Maggior generale dal 1894, conquistò l'anno successivo Cassala e vinse le truppe di ras Mangascià a Coatitt ed a Senafé. Ottenuti questi successi, Baratieri venne in
Italia per chiedere finanziamenti e rinforzi che gli consentissero di continuare la politica di espansione militare. Nonostante l'appoggio di Crispi, gli- uni e gli altri gli furono concessi in misura ridotta. Nello stesso tempo si erano create in Italia aspettative di azione e di successo che fu sempre più difficile deludere. Tornato in Eritrea e fidando troppo sulla discordia dei capi abissini volle, anche per le sollecitazioni che venivano da Roma, effettuare una manovra dimostrativa verso Adua, affrontando gravi difficoltà logistiche e organizzative. Attaccato improvvisamente dall' esercito abissino capitanato dal Negus Menelik, si lasciò troppo facilmente trascinare in una battaglia campale contro forze tanto più numerose delle sue. La sconfitta che ne derivò, e le gravissime perdite subite, portarono alla sua immediata sostituzione nel comando, del resto già decisa, e al deferimento al tribunale militare, dal quale tuttavia fu assolto. Più volte eletto deputato, il generale Baratieri ha lasciato molte opere di storia e di politica militare, oltre alle importanti « Memorie d'Africa >l.
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CAPITOLO IV
TRA LE DUE GUERRE
IV. - TRA LE DUE GUERRE
e non è il caso di rifarne qui la storia, salvo che per gli inevitabili richiami necessari per meglio illustrare il nostro argomento. Fu con il ministero Nitti che la smobilitazione dell'Esercito, che nell'estate del r9r9 contava ancora oltre un milione di uomini alle armi, assunse un ritmo più accelerato e ciò non mancò di avere sfavorevoli ripercussioni specialmente sugli ufficiali di complemento che si vedevano rispediti nella vita civile con la prospettiva di un difficile inserimento nel mondo del lavoro.
Fucile mitragliatore Breda 30. Era in dotazione ai nuclei mitragliatori delle squadre fucilieri. Caratte1·istiche: calibro 6,5, peso kg 10,6, gittata utile m 800, caricatore 20 colpi, celerità di tim 180 colpi al minuto.
Parallelamente alla smobilitazione s1 poneva il problema dell'ordinamento di pace da adottare. Problema arduo perché connesso con un'infinità di altre questioni politiche, economiche e sociali. Un primo ordinamento provvisorio fu varato nel novembre del 1919 dal Ministro della Guerra, generale Albricci, ma venne sostituito, dopo soltanto cinque mesi, da un altro provvedimento, ispirato dal nuovo Ministro, onorevole Bonomi. Anche questo provvedimento non ebbe carattere definitivo, in attesa che una ap~
posita comm1ss10ne parlamentare consultiva redigesse un piano di riordinamento dell'Esercito con caratteristiche definitive. Intanto l'ordinamento Bonomi trovava applicazione, sia pure provvisoria. L'ordinamento prevedeva una: notevole riduzione di reparti, specialmente nel1' arma di cavalleria e nel corpo dei bersaglieri. Oltre 6.000 ufficiali vennero collocati in posizione ausiliaria speciale per la riduzione dei Quadri nel servizio permanente effettivo. Ma l'illustrazione delle vicende dell'Esercito nel dopoguerra non può non affrontare la questione dei rapporti fra l'Esercito e il fascismo. Il movimento fascista, con la sua esaltazione dei combattenti e dei valori patriottici, attirò la simpatia di singoli ufficiali, largamente disgustati dalla continua e violenta campagna antimilitarista dei partiti cli sinistra. Però, non erano le predilezioni cli alcuni ufficiali a determinare l'atteggiamento di tutto l'Esercito, i cui massimi responsabili si preoccuparono non poco di queste manifestazioni di filofascismo che minacciavano d'intaccare la tradizionale disciplina e l'apoliticità dell'Esercito italiano. Conseguentemente a questo orientamento, ogni atteggiamento filofascista venne energicamente represso. Per accattivarsi la neutralità dei militari, Mussolini nel discorso di Udine del
Mortaio B1·ixia mod. 35. Arma della fanteria per l'accompagnamento e l'arresto a distanza ravvicinata. Caratteristiche: calibro 45, peso f(g 1s,500, gittata utile m 100 + 500, celerità di tiro mirato 8 + 10 colpi al minuto.
20 settembre 1922, ripudiò apertamente gli orientamenti repubblicani del fascismo e nei mesi seguenti fece una serie di dichiarazioni dalle quali emergeva chia: ramente il suo desiderio di evitare lo scontro con l'apparato militare. Si giunse così alla « marcia su Roma ». Di fronte alla sommossa fascista e all'annullarsi della volontà politica del Governo furono, tardivamente, assunti dall'autorità militare i poteri per la tutela dell'ordine pubblico. Solo a Trieste, Venezia e Padova i fascisti riuscirono ad attuare la loro «rivoluzione». Nelle altre città l'Esercito, muovendosi con disciplina e fedeltà, lo impedì. A Cremona i fascisti furono cacciati dalla prefettura con una energica azione della truppa, che lamentò sette caduti. Roma venne protetta e, finché le truppe ebbero l'ordine di chiuderne gli accessi, i fascisti non vi entrarono. La debolezza del Governo, che fino all'ultimo aveva sperato in una soluzione politica di compromesso con i fascisti, e l'insipienza in genere della classe dirigente aprirono la porta al fascismo. Una volta che questo ebbe l'avallo del re, all'Esercito non rimase che obbedire. Giunto al potere, Mussolini scelse quale Ministro della Guerra il generale Diaz, il vinéitore della guerra, per dimostrare, con i fatti, quella rivalutazione dei combattenti e del combattentismo che era
stata una delle carte più importanti del suo gioco politico. Diaz dovette affrontare il problema della riorganizzazione dell'Esercito, ma il nuovo ordinamento varato nel 1923 non innovava molto rispetto al passato. Si caratterizzava, tu ttavia, per un elemento nuovo, cioè la ferma di 18 mesi in sostituzione di quella di 12, attivata nel 1922. Questa ferma più lunga venne giustificata con la necessità di avere alla mano reparti più addestrati e di poter provvedere alla formazione dei graduati e degli specialisti.
A parte questa innovazione, nulla venne fatto per un vero rinnova~nento che tenesse conto delle esperienze della guerra. Nell'aprile del 1924 al Diaz successe il generale Di Giorgio. Questi rielaborò un progetto di riorganizzazione dell'Esercito che prevedeva l'iscrizione dei militari di leva in due categorie: la prima con una fer ma di 18 mesi, la seconda con una ferma di 3 mesi. Annualmente l'intero contingente sarebbe stato incorporato per assicurare l'addestramento di tutto l'Esercito. Di Giorgio credeva pos-
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IV. - TRA LE DUE GUERRE
sibile: abolire l'intelaiatura di pace dell'Esercito; approntare in pace i soli Quadri ed i materiali; garantire le frontiere con un adatto sistema di copertura; preparare tecnicamente l'Esercito per la guerra col minor disagio dei cittadini e col minor dispendio, in modo, però, che all'atto della mobilitazione tutte le forze de.I Paese potessero e dovessero essere inquadrate. Era, insomma, la realizzazione dell'idea del piccolo esercito scudo e lanria. Di Giorgio riteneva di avere impiantato un esercito solido ed economico, ma in realtà il suo ordinamento era alquanto macchinoso, non privo cli 'inconvenienti, cli non facile applicazione e tale da non contentare nessuna delle correnti che disputavano allora sull'assetto da dare alla forza annata di terra. Le opposizioni, perciò, non tardarono a farsi sentire. La lotta al progetto Di Giorgio si svolse in Senato dove sedevano i più alti esponenti della gerarch ia militare. Di fronte all'opposizione senatoriale, Mussolini, che ne temeva le possibili conseguenze negative per il «regime>>, ritirò dalla discussione il progetto Di Giorgio. Il Ministro naturalmente si dimise e i dicasteri militari vennero assunti personalmente dal « duce» (aprile 19~5). Anche al nuovo Ministro si impose la necessità di provvedere a sbloccare la questione del riordinamento dell'Esercito
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Mitragliatrice Breda 37. Arma della fanteria a tù·o teso per l'accompagnamento e l'arresto. Caratteristiche: calibro 8, peso kg 38,2, gittata utile a puntamento diretto m 1 .ooo, celerità di tiro pratica I 50 colpi al minuto.
dal punto morto ove era caduta con le dimissioni del pi Giorgio. Con la legge I r marzo 1926 fu varato un nuovo ordinamento per l'Esercito detto, dal nome del Ministro proponente, ordinamento Mussolini. Le linee fondamentali del provvedimento si possono così riassumere: 1) adozione della divisione ternaria, cioè su 3 reggimenti di fanteria e I di artiglieria; 2) ferma di 18 mes.i, con una aliquota di particolari categorie aventi una ferma di 6 mesi. L'Esercito avrebbe così avuto un periodo di forza massima e uno di forza minima;
le variazioni durante l'anno della forza alle armi avrebbero consentito di conciliare le esigenze miiitari con quelle del bilancio. Mussolini tenne i Ministeri militari fino al 1929. Il Ministero della Guerra fu allora assunto dal generale Gazzera, la cui amministrazione, per la verità, non si segnalò per nuovi provvedimenti perché compito del Ministro fu in sostanza quel1o di amministrare le direttive a suo tempo impartite dal Capo del Governo nella sua qualità di Ministro della Guerra.
Cannone da 47 / 32. Artiglieria per la lotta anticarro in dotazione a[/e divisioni di fanteria . Caratteristiche: calibro 47, gittata utile m 500 -i- 700, spessore perforato cm 4 cii·ca, celerità di tiro pratica 7 -i- 8 colpi al minuto.
Nel 1933 il Capo del Governo assunse di nuovo la direzione dei Ministeri militari, preoccupato del fallimento della conferenza sul disarmo. Si registrò una decisa tendenza all'aumento del numero delle unità; si fissò un vasto programma di potenziamento; si cercò di migliorare le artiglierie in servizio; si diede impulso alla motorizzazione e alla meccanizzazione, costituendo anche le prime unità autotrasportate, celeri e corazzate; si valorizzarono in varie forme i fattori morali e spirituali.
In questo periodo si inserì la campagna d'Etiopia che sottopose a dura prova l'organizzazione dell'Esercito. Sotto l'incalzare degli avvenimenti si dovettero risolvere, in tempi ristretti, problemi di vasta mole nel campo della preparazione organica e logistica. Fu un lavoro eccezionale ed imponente, perché alle esigenze d'oltremare si affiancavano quelle relative alla eventualità di maggiori complicazioni internazionali. La rapida, favorevole conclusione della campagna cl 'Etiopia aveva concorso
a determinare tutto un nuovo orientamento nel campo strategicQ e tattico sotto l'influsso della politica esaltatrice del momento: aveva, cioè, fatto sorgere l'idea di spingere la concezione della « guerra di movimento >) verso forme ancora più dinamiche, sintetizzate nella espressione « guerra di rapido corso" · Occorreva, però, lo strumento adatto: e tale non era, secondo i sostenitori della nuova dottrina, la divisione ternaria, che nella campagna dell'Africa Orientale era apparsa troppo pesante, di non facile comando e di complicato impiego. Si era in dubbio se realizzare un semplice alleggerimento della divisione ternaria, oppure una sostanziale trasformazione che valesse a renderla più maneggevole. Il nuovo Sottosegretario di Stato alla Guerra e capo di Stato Maggiore del!'Esercito, generale Pariani, riteneva la divisione ternaria troppo pesante e insufficientemente manovriera nell'offensiva. Bisogna notare che il maresciallo Badogi io, comandante superiore in Africa Orientale, non nascondeva il suo scetticismo riguardo alla fondatezza degli argomenti portati dal generale Pariani in favore della creazione di una divisione di tipo binario, cioè su 2 reggimenti di fanteria e 3 gruppi di artiglieria. Naturalmente non negava le constatazioni fat-
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IV. - TRA LE DUE GUERRE
'1, Cannone da 75 / 18 mod. 35. Artiglieria divisiomtle. Caratteristiche: calibro 75, gittata utile m 5.000, celerità di tiro pratica 5 --;- 6 colpi al minuto. Mortaio da 81. Arma a tiro curvo della fanteria, contro be1·sagli defilati e opere dì difesa campale. Caratteristiche: calibro 81, peso k,g 58,400, gittata utile m I .ooo --;- 3.000, celerità di tiro pratica 18 colpi al m inuto. ~
te sotto i propri occhi sugli impraticabili altipiani del Tigrè e dell'Amba, o nelle sabbie dell'Ogaden; tuttavia sosteneva che non erano im mediatamente applicabili alle condizioni della guerra che si sarebbero trovate sul nostro continente, di fronte ad avversari equipaggiati ed addestrati all'europea. La ragione parlava per bocca dell 'esperienza. Non riuscì a spuntarla sulla tendenza generale. Il 22 novembre 1937, alla fine di una conferenza che riuniva 65 generali, la divisione di fanteria binaria prevaleva sulla ternaria con 55 voti con. tro IO. Rileggendo il verbale di quella discussione, si rimane colpiti dalla debolezza degli argomenti addotti in favore di quel cambiamento, nel mentre una minoranza di oppositori teneva il linguaggio del buon senso. La « colonna di urto e di penetrazione i>, come il generale Pariani definiva la sua grande unità binaria, sarebbe stata, senza dubbio, più maneggevole della divisione ternaria del 1926. Ne sarebbe conseguita forse una più profonda penetrazione nel dispositivo avversario? No, perché non avrebbe disposto di nessun elemento di riserva per sfruttare l'occasione sempre fugace del campo di battaglia. Anzi, trasportando la manovra della divisione al Corpo d'Armata, come intendeva il protagonista cli tale riforma,
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si sarebbe rallentata, assai più che accelerata, l'esecuzione dell'offensiva perché l'intervento per scavalcamento della divisione di riserva avrebbe trovato, quasi certamente, il nemico di nuovo in guardia. L'ordinamento del 22 dicembre 1938 consacrò il trionfo delle .idee di cui il generale Pariani si era fatto sostenitore appassionato. Il numero delle divisioni di fanteria passò da 31 a 51, causando la creazione di una nuova Armata e di 4 Corpi d'Armata. Nella stessa occasione fu creato un Cornando superiore delle truppe alpine ed una quinta divisione
alpina, un Corpo d'Armata su due divisioni corazzate, due divisioni motorizzate, un Corpo d'Armata celere. Naturalmente la realizzazione di questi provvedimenti richiedeva disponibilità di adeguati materiali ed una gradualità nel tempo. Così, nell'estate dell'anno successivo, quando l'incendio d 'un conflitto armato divampò in Europa e già si prevedeva la ineluttabilità di esserne coinvolti, l'Esercito era in piena crisi di organizzazione: il nuovo ordinamento non era stato ancora raggiunto; quello precedente era
invalidato tanto per effetto della nuova dottrina tattica che si basava sul più recente strumento organico, quanto in re, lazione a modifiche inizialmente parziali già avvenute o in corso nelle unità; l'armamento era in genere antiquato essendo ancora alla fase di studi o di progetti i provvedimenti tendenti al suo ammodernamento; le scorte risultavano depauperate perché ancora non si erano del tutto reintegrati i notevoli consumi della campagna italo - etiopica. A questi, poi , si era aggiunta la detrazione di ingenti quantitativi di materiali e mezzi di ogni genere destinati ad alimentare la guerra di Spagna. L'organismo militare fu profondamente intaccato nelle sue risorse e nelle sue disponibilità, anche in conseguenza dei consumi di dotazioni richiesti dall'occupazione dell'Albania avvenuta nel 1939 e, soprattutto, dall'avventura spagnola, della quale è opportuno dare almeno un cenno. Nel luglio 1936 un pronunciamento militare dette inizio alla guerra civile spagnola e già nell'agosto Mussolini decise tinvio di una missione militare presso la giunta di governo nazionalista e di materiali bellici. Poco alla volta però aumentarono gli aiuti sia in uomini sia in materiali, tanto che nel fe bbraio 1937 si trovavano in Spagna circa 50. 000 militari italiani com-
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IV. - TRA LE DUE GUERRE
A ddestramento dellci squadra fucilieri: il gruppo mitragliatori accompagna con il fuoco il movimento del gruppo fucilieri.
<é- Obice da 149/ 19. Artiglieria di Corpo d'Armata, assegnata an.che alla difesa costiera. Caratteristiche: calibro I 49, gittata massima m I 5.000, celerità di tiro pratica 1 --,- 2 colpi al minuto.
Autocarro pesante Lancia 3RO - Automezzo pe1· il trasporto pesante. Caratteristiche: 64 CV, velocità massima km / h 32, autonomia km 280, carico utile t 5 di materiali o 24 - 30 uomini. '1,
prese circa 25.000 camicie nere, raggruppati in cinque brigate volontari ed in una divisione di fanteria sotto il nome com~ plessivo di Corpo Truppe Volontarie. Nel corso della guerra questo Corpo subì molte trasformazioni organiche ed anche notevoli oscillazioni di forza; l'impegno dell'Esercito fu comunque cospicuo. Nel maggio 1939, quando il Corpo Truppe Volontarie fu sciolto, rimpatriarono 2.226 ufficiali, 3.823 sottufficiali e 23.326 militari di truppa. Le perdite complessive furono di 1.685 caduti e 5.601 feriti e dispersi. Notevoli furono pure i materiali ceduti a vario titolo all'esercito spagnolo: 5.250 fucili mitragliatori, 3.504 mitragliatrici, 1-496 mortai, 1.930 pezzi di artiglieria, 4.600 autocarri, r .200 trattori, 150 carri armati, 13 ospedali da campo completi, 500.000 serie di vestiario, 7.500.000 colpi completi per artiglieria, 325.000.000 di cartucce per anni portatili. Si confidava, però, da parte della stessa autorità politica, in << un periodo di pace non inferiore ai tre anni >> giacché « solo dal 1943 in poi uno sforzo bellico avrebbe potuto avere le più grandi prospettive di vittoria>>. Le maggiori deficienze riguardavano i mortai, i carri armati, gli automezzi, i trattori, le artiglierie controaerei e controcarri, il munizionamento d'artiglieria e dei mortai.
Non erano deficienze occasionali; derivavano da un lungo periodo di pratico abbandono dei problemi militari che erano stati trascurati per dare preced~nza e preminenza ad altre · attività, quali i la~ vori pubblici e lo sviluppo delle Colonie, che meglio rispondevano alle esigenze politiche dell'epoca. Solo nell'ottobre 1938, con l'approvazione di un programma decennale di potenziamento dell'Esercito, furono fatte assegnazioni straordinarie per la · costruzione, con scadenze nel mese di luglio
del 1942 e nel mese di giugno del 1943, di un primo blocco di bocche da fuoco moderne. Inoltre, nonostante le notevoli limitazioni del bilancio, furono adottate nuove anni automatiche e da accompagnamento per la fanteria, mentre, nel!' attesa del rinnovamento delle artiglierie, veniva parzialmente risolto il problema,dell'aumento delle loro gittate con qualche miglioramento apportato alle munizioni e alle cariche di lancio. Con questi provvedimenti si era convinti di preparare una base di elevata efficienza
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IV.- TRA LE DUE GUERRE
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Gmndi manovre del 1939, ponte di barche del genio. Le manovre del 1939 ebbero lo scopo principale di collaudare, dal punto di vista tecnico - logistico, il movimento e lo schieramento delle grandi unità.
che sarebbe stata presto affiancata ed integrata dall'indispensabile potenziamento dei mezzi e dei materiali. Ma la crisi europea dimostrò che mancava il tempo a disposizione: la politica aggressiva di Hitler diede fuoco alle polveri del secondo conflitto mondiale. Fallì ogni estremo tentativo di ricondurre alla ragione il dittatore tedesco. « L 'Italia - dichiarò, il 1° settembre 1939, il Consiglio dei Ministri - non prenderà iniziativa alcuna di operazioni militari ». L 'euforia e la soddisfazione di tutto il Paese per una tale dichiarazione dovevano essere assai fugaci giacché ben presto ci si dovette rendere conto come, data la piega degli avvenimenti, l'Italia non sarebbe riuscita a sottrarsi ad un fatale coinvolgimento nel conflitto. La « non belligeranza >> proclamata nel settembre 1939 aveva tutti i palesi caratteri di una semplice attesa. Sotto l'assillo della situazione si cercò, con l'urgenza del caso, di conferire la maggiore possibile efficienza all'organi.§mo .t_p ilitare. Si affrontò il problema dei Quadri, per i quali esisteva una notevole sproporzione fra esigenza e disponibilità, ricorrendo al reclutamento straordinario di 1.500 subalterni in servizio permanente, all'aumento organico di 6.500 sottuffi-
cial.i, al richiamo dal congedo di 30.000 ufficiali. Si costituirono nuovi Comandi di grandi unità e, fra essi, istituiti per la prima volta nell'organizzazione militare italiana, tre Comandi di « Gruppo di Armate » suggeriti dalla eventualità che si fosse dovuto operare contemporaneamente su più fronti, quello orientale, quello occidentale e quello meridionale. Le operazioni di mobilitazione vennero intensificate fra il febbraio ed il maggio 1940, sino a raggiungere il gettito di 700.000 uomini. Malgrado tutti gli sforzi ed il ricorso ad ogni possibile ripiego ed accorgimento per sistemare le dotazioni, nella primavera del '40 molte divisioni erano ancora incomplete. Per ovviare all'inconveniente della scarsa dosatura di fanteria della divisione a costituzione binaria adottata in base all'ordinamento del '38, nel marzo '40 si assegnò ad ogni divisione di fanteria una legione della M.V.S.N. su 2 battaglioni, più una compagnia mitraglieri, della forza complessiva di 1.300 uomini. Questi ed altri provvedimenti gradualmente adottati furono sanzionati con l'ordinamento del 9 maggio 1940. Alla vigilia dell'entrata in guerra, l'Esercito italiano era raggruppato: - alla frontiera alpina occidentale, nel Gruppo di Armate Ovest, composto dal-
la 1" e dalla 4' Armata; in totale 6 Corpi d'Armata, oltre ad alcune divisioni ed altre unità di ·riserva per ciascuna Armata; - alla frontiera terrestre orientale, nel Gruppo di Armate Est, costituito dalla 2' Armata, dall'Armata del Po e dall'8" Annata (in formazione). In totale 7 Corpi d'Armata ed unità minori; - nell'Italia centrale e meridionale, nel Gruppo di Armate Sud, comprendente la 3" Armata ed altre grandi unità, per un totale di 3 Corpi d'Armata; - in Albania: 1 Corpo d'Annata (il XXVI); - in Egeo: I divisione; - nell'Africa Settentrionale: 2 Armate: la 5" (Tripolitania) e la Hl (Cirenaica). Complessivamente 5 Corpi d'Armata, oltre a 2 divisioni libiche ed unità mmon; - nell'Africa Orientale: 2 divisioni e varie unità minori nazionali; 29 brigate coloniali e vari elementi indigeni. In complesso: 51 divisioni in patria e 22 oltremare (5 in Albania, 14 in Libia, r in Egeo, 2 in Africa Orientale) . Tale forza , che a prima vista potrebbe sembrare cospicua, in realtà lo era molto meno. Delle 73 divisioni mobilitate, infatti, soltanto 19 erano classificate « complete JJ, 34 erano « efficienti ma non. complete J> ( dotazioni e materiali al 100%
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e personale al 75 % degli organici) e 20 erano « poco efficienti » (con lacune nel!'armamento e nei materiali, con il 50% degli automezzi e dei quadrupedi, con il 60% del personale). Sin dal 1936 il capo di Stato Maggiore dell'Esercito italiano aveva additato al Capo del Governo la vera piaga e il vero problema: « ... nella guerra mondiale che troverà l'Universo in due campi opposti, per una lotta senza quartiere e perciò lunghissima, a ultimo sangue, trionferà chi ha saputo e soprattutto potuto meglio prepararsi, resistere, alimentarsi ... Il Mediterraneo non è nostro: l'In-
Moto Guzzi 500 con fucile mitragliatore Breda 30. In dotazione alle unità celeri. Caratteristiche: CV 13,5, velocità massima l(m/h 75, autonomia l(m 200.
ghilterra lo domina e perciò, in considerazione di quella politica di grande potenza che voi avete deciso debba seguire l'Italia, occorre prepararsi a tutti gli eventi, perché oggi siamo impreparati ed una preparazione che dia sicurezza richiede denaro, materie prime, consapevolezza delle necessità della guerra >) . Da quel momento, era stato tutto un susseguirsi di inequivocabili precisazioni e di esatte indicazioni da parte delle autorità militari al Capo del
Governo. Esse divennero ven e propn allarmi dal 1939 in poi. Ancora il 4 aprile 1940 il capo di stato Maggiore Generale, tornando ad insistere sempre sullo stesso tema, in termini statistici indicava: « allo stato presente la nostra preparazione è al 40 per cento >>. Ma il mese dopo, il IO giugno, suonava « l'ora della irrevocabile decisione » che impegnava l'Italia nella seconda guerra mondiale.
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BIOGRAFIE
FEDERICO BAISTROCCHI Napoli, r87r - Roma, 1947
Dopo aver frequentato la Scuola della Nunziatella e l'Accademia Militare di Torino, nel ,896 partì per l'Eritrea. Nella guerra italo - turca e nella prima guer-
ra mondiale assunse compiti sempre più elevati, comandando nelle ultime fasi di questa l'artiglieria di alcune grandi unità. Nell'immediato dopoguerra comandò l'artiglieria della Tripolitania. Deputato al Parlamento nel 1 924, fu nominato sottosegretario alla Guerra nel 1933 e capo di Stato Maggiore dell'Esercito l'anno successivo. Profondo conoscitore delle strutture e delle esigenze dell'Esercito, predispose una serie di riforme i cui cardini erano rappresentati dall'ammodernamento delle armi pesanti della fanteria, dall'impostazione di grandi progetti per l'ammodernamento delle artiglierie, dall' incremento della motorizzazione unito al primo avvio della meccanizzazione. Anche l'organizzazione territoriale e l'addestramento furono stabiliti su nuove basi. Benché inizialmente avverso alla guerra contro l'Etiopia, seppe organizzare un numeroso Corpo di spedizione dotandolo abbondantemente di tutti i mezzi necessari. Nel ,936 fu esonerato da entrambi i suoi incarichi. Personaggiò fra i più discussi nelle polemiche che si svilupparono nel secondo dopoguerra, pur riconoscendogli brillanti capacità organizzative gli fu imputata soprattutto una accentuata politicizzazione dell'Esercito.
ALBERTO BONZANI Rimini, 1872 - Bologna, 1935
Ufficiale di artiglieria proveniente dall'Accademia di Torino, frequentò la Scuola di Guerra e, nel 1907, transitò nel Corpo di Stato Magg1:ore, prima ad-
IV. - TRA LE DUE GUERRE
detto alla Divisione Militare di Chieti, poi i_nsegnante aggiunto di Logistica presso la Scuola di Guerra. Negli anni successivi si distinse particolarmente, in Tripolitania, nell'organizzazione dei servizi logistici. Durante la prima guerra mondiale disimpegnò dapprima compiti di Stato Maggiore. Promosso colonnello brigadiere, passò al comando di truppe in prima linea. Nelle giornate del tragico ripiegamento verso il Piave, seppe mantenere con fermezza intatte e combattive nelle mani del comandante la sua brigata Novara e la 4 4 divisione, della quale aveva assunto il comando interinale. Per ·tale opera guadagnò la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia. Nel 1918 fu capo di Stato Maggiore della 6" ·Armata. Nel 1924, nominato vice commissario per l'Aeronautica con ampi poteri, si impegnò con serietà e vigore per dare alla nuova arma più salde strutture e materiali più adeguati ai tempi, tanto da farlo considerare il vero fondatore della forza armata. Capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal 1929 al 1934, completò l'ordinamento stabilito, curando in particolare le dotazioni di mobilitazione. Diede notevolissimo impulso all'addestramento, anche adeguando alle nuove esigenze regolamenti e istruzioni.
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ALBERTO PARIANI Milano, 1876 - Malcesine (Verona), 1955
Ufficiale degli alpini, partecipò alla prima guerra mondiale meritando due medaglie d'argento al valor militare. T rasferito al Comando Supremo, fu tra i
plenipotenziari italiani per l'armistizio di Villa Giusti. L'anno seguente fu prima addetto e poi capo della sezione m ilitare della delegazione italiana alla c_onferenza di Versailles. Fu poi delegato italiano nella commissione per la delimitazione del confine italo - austriaco . · Capo Ufficio Operazioni allo Stato Maggiore dell'Esercito nel 1925, dal 1927 al 1933 fu in Albania come capo della m issione militare italiana incaricata della costituzione e dell'addestramento del nuovo esercito albanese. Nominato nel 1934 generale di Corpo d'Armata per meriti eccezionali, due anni dopo divenne sottosegretario alla Guerra e capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Fu il principale artefice del nuovo ordinamento del 1938, che da lui prese nome. Esso, che sarà in seguito molto discusso e criticato, portò allo snellimento della composizione organica della divisione di fanteria e ad un notevole aumento numerico delle grandi unità, ma finì col nuocere alla loro consistenza ed efficienza. Lasciata la carica nel novembre 1939, nel 1943 fu nominato, per un breve periodo, luogotenente del re in Albania. Al generale Pariani si addebitò, probabilmente al di là del giusto, la scarsa preparazione dell'Esercito italiano alla vigilia delta seconda guerra mondiale.
PIETRO GAZZERA Bene Vagienna (Cuneo), 1879 Cirié (Torino), I 953 Ufficiale di artiglieria e poi del Corpo di Stato Maggiore, partecipò alla gur;rra di Libia e a quella italo-austriaca. N ell' ultimo periodo del conflitto, prestò servizio all' Ufficio Operazioni del Comando Supremo e fu tra i membri della delegazione italiana per l'armistizio di Villa Giusti. Nel dopoguerra comandò. successivamente le brigate Messina e Basilicata. Nel 1923, dopo l'uccisione del generale Tellini, divenne presidente della commissione per la delimitazione del confine greco - albanese. Fu poi comandante prima della Scuola di Guerra e poi della divisione di Genova. Nel novembre 1928, divenne sottosegretario alla Guerra e un anno dopo Ministro. Tenne l'alta carica fino al 1933, quando fu costretto a di-
mettersi, curando il rafforzamento della compagine dell'Esercito e iniziandone l'ammodernamento. Nel 1930 fu nominato generale di Corpo d'Armata per meriti eccezionali e qualche anno dopo generale designato d'Armata. Divenne nel I 938 Governatore del territorio dei Galla e Sidamo in Etiopia e, all'inizio della seconda guerra mondiale, comandante dello scacchiere sud. Anche dopo la caduta dell'Amba Alagi e la conquista britannica di quasi tutto il territorio etiopico, i'l generale Gazzera continuò a dirigere la resistenza delle truppe superstiti finché, nel luglio 1941, non fu costretto anch'egli alla capitolazione. Rientrato in Italia dopo la prigionia in Africa e in India, fu nominato alto commissario per i prigionieri di guerra. Ha lasciato un libro di memorie sulla campagna 1940 - 41 in Afn'ca Orientale.
III
CAPITOLO V
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Guastatore ali'assalto, di G. Fumo. [ reticolati furono abbondantemente utilizzati, come ostacolo passivo e/ o a protezione di ostacoli attivi, anche nel corso della seconda guerra mondiale.
L'inizio delJa guerra fu improntato a criteri di massima prudenza, consigliati dalle stesse condizioni d'impreparazio: ne: stretta difensiva su tutti i fronti col proposito di << veder poi il da farsi )>. L'ingresso dei Tedeschi a Parigi e l'incursione navale francese su Genova indussero il Capo del Governo italiano a voler ricercare ad ogni costo qualche successo concreto prima della totale cessazione delle ostilità. Fu richiesto all'Esercito perciò un attacco generale. La battaglia delle Alpi, durata appena quattro giorni, dimostrò subito, contro le fortificazioni francesi, l'insufficienza dell'armamento e delle artiglierie dell'Esercito italiano. Le truppe che vi parteciparono dovettero operare, dal 2r al 25 giugno 1940, in un terreno montano che r~ggiunge, in qualche punto, altitudini superiori ai 3.000 metri e che era reso più difficile anche dalle condizioni atmosferiche avverse. Esse furono quelle del Gruppo Armate Ovest: Armate r" e 4", fra le quali il 24 giugno venne ad inserirsi anche la 7"._ La 1" Armata, schierata dal mare al monte Granero, era costituita dai Corpi d'Armata II e XV e dal III, pronto a sfruttare il successo e ad alimentare la penetrazione nel territorio francese. La 4" Armata, dislocata in corrispondenza
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Carro armato M 1 3 i 40. In dotazione alle unità celeri e corazzate. Caratteristiche: CV 125, velocità massima f(m / h 30, autonomia km 200 o I 2 ore, equipaggio 4 uomini, armamento principale I cannone 47 / 32.
V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
del settore da monte Granero al confine svizzero, disponeva, dei Corpi d'Armata I e IV, nonché del Corpo d'Armata alpino, ed aveva alle dirette dipendenze anche la divisione di fanteria Legnano, la quale, per l'attacco alla conca di Briançon, venne poi temporaneamente assegnata al IV Corpo d'Armata.
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Schierati lungo il confine francese - ricco di fortificazioni permanenti antiche e recenti, di opere campali bene armate, di interruzioni stradali, di campi minati e protetto, nei punti più sensibili, da profonde strisce di reticolato - i soldati italiani, pur non essendo entusiasti della guerra, erano però pronti a difen-
dere il suolo della Patria quando Mussolini ordinò improvvisamente di attaccare la Francia. Fu quindi necessario intraprendere un'impresa per la quale l'in- . feriorità delle armi e dei mezzi appariva ancora più evidente; compiere un affrettato spostamento dei reparti e delle artiglierie per passare dallo schieramento difensivo a quello offensivo, che non poteva non riuscire improvvisato. Tuttavia,· il 21 ed il 22 giugno, mentre soltanto una parte delle artiglierie aveva raggiunto le nuove posizioni ed i reparti di fanteria erano già stanchi delle marce compiute per assumere il nuovo schieramento, l'attacco venne iniziato su tutto il fronte: al piccolo San Bernardo, al Moncenisio, al passo della Maddalena .e sulla Riviera. La battaglia continuò fino al 24 e le ostilità cessarono alle ore 1,35 del 25 giugno, secondo le clausole dell'armistizio chiesto dalla Francia e stipulato, nel tardo pomeriggio del 24, a villa Incisa al1'0lgiata, presso Roma. Quando l'armistizio arrestò l'attacco, le posizioni raggiunte dagli Itali ani erano le seguenti. Sul fronte della 4" Armata: il Corpo d'Armata alpino aveva spinto i suoi reparti avanzati verso il colle Croix du Bonhomme, occupata Séez e stava per raggiungere Bourg St. Maurice; il I Cor-
L'llD0MENieRDEL@RRIERE .
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P òr , ., ln!l;:-;;T;;.T ";,.t1\:et•. o!~' /,--,;r.l-
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Anno 4 2 -
po d'Armata, coi battaglioni alpini e le divisioni Cagliari e Superga, era riuscito ad impadronirsi dell'alta valle dell'Arc; mentre una colonna muoveva verso i colli della Vanoise e della Leisse, le opere francesi del saliente di Bardonecchia venivano oltrepassate. Sul fronte prima della ·4" e poi della i Armata la divisione Legnano, proseguendo l'azione già iniziata dalla S forzesca e rinnovando i suoi attacchi contro il Janus, tentava di aggirare il munitissimo forte; mentre l'Assietta penetrava nel dispositivo nemico e le truppe del settore Germanasca - Pellice avanzavano nella .conca di Abriès. Sul fronte della 1 " Armata: la divisione alpina Cuneense, dopo aver superato le difese di valle Ubaye, avanzava fra l'Ubaye e la Durance, contro le opere di St. Paul; la Forlì operava verso le posizioni francesi dell'alta valle Ubayette, attaccate di fronte dai fanti della divisione Acqui; la Pusteria, sul contrafforte fra Ubayette e Rio d' Abriès, si era portata a pochi chilometri da Jausiers; la Modena era riuscita a compiere progressi; la- divisione Cosseria, infine, aveva oltrepassato, combattendo, Mentone ed il vallone di Gorbio. D urante la battaglia delle Alpi l'Eserci to perdette, in complesso, 36 ufficiali e 606 uomini di truppa caduti, 616 di-
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II
un uf 6 cialc.
cm~. •li .1.
11, llrvmr1
II 7
V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
spersi, oltre gelati.
2.500
feriti, circa
2.000
con-
In Africa Settentrionale, intanto, già si ' combatteva. Gli Inglesi avevano assunto subito l'iniziativa, effettuando { in Cirenaica puntate· in profondità con autoblinde ed autoveicoli speciali. Il 12 ed il r4 giugno avevano annientato i presidi di Sidi Omar e della ridotta Maddalena; il 14 erano giunti nei pressi di Bardia attaccando unità libiche; il 16 avevano
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Meliaristi nel deserto libico. li primo reparto meha1·ìsta fu costituito nel 1910 dal capitano Roberto Pen-icone, in Somalia .
distrutto con l'aviazione una autocolonna sulla via Balbia. Questo primo contatto aveva portato a constatare la insufficienza della corazzatura dei nostri carri armati leggeri rispetto al potere perforante dei proietti delle autoblinde inglesi. Tuttavia, sempre
per motivi di carattere politico, il Governo ordinò un attacco a!Io scopo di conquistare una parte di territorio egiziano. Iniziate le operazioni il 9 settembre, mentre la necessaria preparazione logistica non era ancora ultimata, le ~ruppe passarono il confine libico - egiziano il giorno 13, muovendo su Sidi el Barrani. Gli Inglesi, invece di resistere sul ciglione di Sollum, resero inservibili i pozzi della zona e rtpiegarono su Sidi el Barrani, già saldamente organizzata a difesa. r
Le colonne italiane avanzarono per molti chilometri al di là di Sollum e, dopo un breve combattimento, il r6 settembre poterono occupare Sidi el Bar:. rani che, isolata in mezzo al deserto, a molti chilometri dal confine libico, non poteva costituire una meta definitiva. Il sostarvi rendeva necessaria, specialmente per i rifornimenti dei viveri e dell'acqua, la soluzione di difficili problemi logistici, per i quali non esistevano i mezzi indispensabili. Gli Inglesi avevano preparato intanto la loro controffensiva ed all'alba del 9 dicembre il primo attacco britannico in forze . contro le posizioni di Sidi el Barrani sorprese gli Italiani non ancora pronti a riprendere le operazioni, per le quali l'afflusso dei mezzi indispensabili non si era_ potuto svolgere con il ritmo necessario. Le truppe italiane subirono l'urto delle divisioni corazzate e motorizzate dell'avversario, conscio della sua superiorità terrestre ed aerea ed appoggiato efficacemente dalle navi; ma, prima di abbandonare il territorio cirenaico, difesero strenuamente Tobruk, Bardia e il Gebel cirenaico, ritardando con la loro tenace resistenza l'avanzata degli Inglesi. Un'ultima battaglia fu combattuta, nei giorni 5 e 6 febbraio, nel sud bengasino, dove venne mortalmente ferito il gene-
monte, Venezia ed, in un secondo tempo, Arç:zzo). Le operazioni contro la · Grecia iniziarono il 28 ottobre e, mentre la difesa del Korciano restava affidata al XXVI CorIl 28 ottobre 1940 si era aperto un po d'Armata, le forze rimanenti dovenuovo teatro d'operazioni, quello greco. vano operare nell'Epiro e sul Pindo. L'offensiva in Epiro prevedeva un atNell'estate del 1940 si trovavano in Albania, alle dipendenze del Comando su- tacco frontale nella zona di Kalibaki, che periore Albania, tre divisioni di fanteria, sbarrava la via di Giannina, un aggirauna divisione alpina, una divisione co- mento a raggio ristretto del campo fortirazzata, il 3° reggimento granatieri di ficato di Kalibaki, un aggiramento per Sardegna e tre reggimenti di cavalleria, la destra, lungo il litorale, verso i porti con il compito di provvedere alla difesa epiroti. Poiché fra la zona epirota e quella dei confini tra l'Albania e la Jugoslavia. sì eleva la massa montuosa del macedone Mussolini nell'agosto pensò prima ad un colpo di mano sulla Ciamuria, poi ad Pindo, la divisione alpina / ulia avrebbe una improvvisa occupazione dell'Epiro .dovuto occupare il passo di Metzovo, con lo scopo di proteggere il fianco sinistro ed, infine, ad una marcia su Atene. Ma le operazioni, intorno alla cui pre- delle unità avanzanti in Epiro e di assiparazione si sarebbe dovuto osservare il curare il possesso delle comunicazioni fra più rigoroso riserbo, vennero precedute, i due settori. L'orografia della regione avrebbe reso in Albania ed in Italia, da una campagna di stampa che preannunziò alla Gre- non molto redditizio l'impiego della dicia i disegni offensivi italiani e l'indusse visione corazzata. Il giorno 28 ottobre il XXV Corpo ad iniziare la mobilitazione delle sue cl' Armata, le cui truppe erano raccolte forze. Per l'esecuzione del piano erano suc- a cavallo delle alte valli del Dhrino e cessivamente affluite in Albania altre tre della Vojussa, mosse in direzione di Pondivisioni ed, all'inizio delle operazioni, te Perati - Kalibaki. Coi granatieri ed i reggimenti di casi trovavano sul posto i Corpi cl' Armata XXV (divisioni Siena, Ferrara e Cen- valleria Aosta e Milano venne. formato tauro) e XXVI (divisioni Parma, Pie- un raggruppamento del litorale, che do-
rale Tellera. Bengas~ venne sgombrata ed il giorno dopo i Britannici spinsero i loro elementi avanzati verso il confine della Tripolitania.
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Libia. Guastatori del genio si accingono ad aprire un varco con un tubo esplosivo. I tubi esplosivi furano impiegati per azioni di sorpresa e quando i tiri d'artiglieria erano risultati inefficaci.
veva avvolgere l'Epiro dal sud, per la zona costiera. La divisione Julia mosse su cinque colonne, costituite da singoli battaglioni, · verso il passo di Metzovo. Malgrado le gravi difficoltà opposte dal terreno e dalle avverse condizioni atmosferiche, nonché dalle numerose interruzioni stradali effettuate dai Greci, i reparti italiani avanzarono ordinatamente. Alcuni di essi dovettero compiere, sotto una pioggia torrenziale, marce di oltre 40 km e, anche se i risultati conseguiti furono inferiori a quelli sperati, nei primi giorni della campagna le divisioni italiane riuscirono ad attestarsi al Kalamas, di fronte alle alture sistemate a difesa di Kalibaki, combatterono sul Pindo e resistettero vittoriosamente nel Korciano. L'esercito greco, nel frattempo mobilitato, era ormai pronto ad iniziare la sua controffensiva, con l'intento di respingere le forze italiane verso l'Adriatico. I Greci cominciarono ad esercitare una crescente pressione sul Pindo, per allargare poi il fronte della loro controffensiva in direzione di Erseke e di Korcia, imponèndo alle truppe italiane una difficile manovra di sganciamento e di ripiegamento. La prima grande unità costretta a svolgere questa manovra fu la Julia che, ripartita in diverse colonne, aveva rag-
giunto col 9° alpini lo Smolika (m 2.600) e coli '8° la conca alla testata della Vojussa. Il 5 novembre le forze greche minacciavano di avvolgere la Julia, il cui comandante fu costretto ad ingaggiare un combattimento allo scopo d'imporre ai Greci un tempo di arrestq e di permettere alla divisione di iniziare il ripiegamento. Questo, dopo due giorni di accanitissima lotta e di vigorosi contrattacchi, doveva poi durare giorni e settimane, imponendo ai reparti successive resistenze e . gravi sacrifici di sangue. Pur decimata ed esausta, la Julia riuscì finalmente a sfuggire alle soverchianti forze nemiche. Mentre la divisione alpina ripiegava, resistendo e contrattaccando con tanto valore, le divisioni Parma, Piemonte e poi la Venezia e l'Arezzo, combattevano l'accanita battaglia di Korcia. · Le unità italiane resistettero tenacemente, fino a quando i Greci, riusciti ad infiltrarsi nelle linee ed a controllare la strada Korcia - Perati, minacciarono di rompere lo schieramento. Tale minaccia indusse il Comando italiano a far compiere ai reparti, a cominciare dalla sinistra (zona di Korcia), il ripiegamento necessario a conferire, su nuove posizioni, una maggiore saldezza al fronte. I Greci entrarono in Korcia, mentre gli Italiani prendevano posizione sulla linea che da Chimara, sul mare, passan-
do a sud di Tepeleni e di Klisura, per le pendici meridionali del m~mte Tomori, giungeva al lago di Oc.rida. Su questo schieramento k truppe italiane sostennero la lunga ed accanita battaglia, destinata ad arrestare finalmente l'avanzata di quelle elleniche. Questa battaglia comprese tre diverse fasi, corrispondenti ai tre successivi tentativi compiuti dai Greci per esercitare il loro sforzo principale : prima in direzione di Elbasan, poi di Valona, infine contro Tepeleni, con l'evidente intenzione: prima di avvolgere l'ala sinistra, poi di rompere la difesa al centro e quindi di sopraffare la resistenza della destra. I Greci si ostinarono a lanciare, per circa quattro mesi, violentissimi attacchi che, pur procurando loro qualche successo locale, non riuscirono a rompere lo schieramento italiano. La difesa, infatti, prolungata nelle più difficili condizioni con disperata tenacia, costituì un insormontabile ostacolo all'impeto delle truppe elleniche, non soltanto sulla linea Klisura - Tepeleni e sul complesso delle posizioni dalla Suscizza all'Osum; ma anche fra l'Osum ed il Devoli, fra il Devoli ed il lago di Ocrida, nonché in corrispondenza del litorale. Avvenuto il colpo di stato in Jugoslavia, i Greci, sicuri di poter raggiungere Valona anche con l'aiuto degli Jugoslavi,
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Africa Settentrionale. Carri M 14/ 41 pronti ad entrare in azione. I car,-isti usavano sistemare sugli scafi alcuni sacchetti di sabbia per aumentare la capacità di protezione della corazza.
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Carro armato M 14 /41. Derivato dal carro , M 13/ 40, con un nuovo motore da 145 CV. Caratteristiche: armamento principale cannone da 47 j 32, equipaggio 4 uomini, velocità massima km / li 33, autonomia km 200 o 12 ore.
rimasero sulle loro posizioni, facilitando così la penetrazione tedesca in Grecia. Le truppe italiane passarono allora alla . controffensiva e la 9" Armata iniziò la sua manovra avvolgente contro la destra ellenica, costringendola a ripiegare, mentre le colonne tedesche, provenienti dalla Jugoslavia e dalla Bulgaria, penetravano n~l territorio greco. Anche l'u" Armata attaccò le truppe greche e le costrinse a ritirarsi in corrispondenza del centro e dell'ala sinistra del loro schieramento. La ritirata dei Greci si svolse lungo le strade Korcia Florina, Korcia - Perati, della Vojussa, del Dhrino e del litorale. Qualche ulteriore resistenza venne effettuata lungo la strada Korcia - Perati e nella zona di Ponte Perati, dove fu necessario combattere ancora, finché, nello stesso mese di aprile, l'avanzata delle truppe germaniche obbligò la Grecia all'armistizio. La campagna costò all'Esercito italiano 13.755 caduti, 50.874 feriti e r2.368 congelati. E' doveroso ricordare, inoltre, a testimonianza dell'asprezza raggiunta dalla l_?tta che II colonnelli, su 59 reggimenti di fanteria, caddero su] campo. Come si è già detto, altri eventi erano nel frattempo maturati in Balcania. Il 25 marzo 1941 la Jugoslavia aveva firmato a Vienna un patto di adesione
al Tripartito. Dopo pochi giorni il principe reggente Paolo ed il Governo fu_rono rovesciati da una congiura militare e la Germania ne trasse immediatamente spunto ed occasione per iniziare, il 6 aprile, l'occupazione del Paese. Stretto da ogni lato dalle Armate tedesche (provenienti dalla Romania, dalla Bulgaria, dalla Carinzia e dalla Stiria), da forze ungheresi e da reparti italiani - della 2 " Armata e altri moventi dall'Albania - l'esercito jugoslavo fu costretto nel giro di pochi giorni, il 18 aprile, a cedere le armi. Nel corso di tale operazione, la 2" Arm ata italiana aveva oltrepassato il confine, raggiunto Lubiana e, con una marcia che non lasciava tregua all'avversario (400 km percorsi in quattro giorni su strade montane), aveva compiuto l'occupazione della Dalmazia settentrionale. Raggiunte Mostar e Metkovic, stabilì a Ragusa il contatto con le forze provenienti dall'Albania che avevano già occupato anche Cettigne e Cattaro. Anche in Africa Settentrionale la situazione operativa nella primavera del 1941 era decisamente migliorata, dopo che delle 14 divisioni esistenti nel novembre 1940, 9 erano state distrutte e le 5 rimanenti erano ridotte a parvenze di divisioni, poiché erano state depauperate
di mezzi di tr asporto, battaglioni mitraglieri, reggimenti di artigli~ria, armi di ogni genere, quanto cioè poteva essere impiegato in Cirenaica. Oltre ai materiali occorrenti per le divisioni da ricostituire, sbarcarono a Tripoli nel gennaio la divisione corazzata Ariete e la divisione motorizzata T rento. Nel febbraio sbarcò la 5" divisione tedesca al comando del generale Rommel, nel maggio ebbe inizio lo sbarco della 15"' divisione corazzata tedesca e Rommel aveva infatti ricevuto direttive per cui in maggio avrebbe eventualmente dovuto muovere all'offensiva per giungere a Bengasi. Senonché un attacco effettuato il 20 marzo contro il presidio britannico di Agheila ebbe tale successo che Rommel attaccò il 31 marzo le forze britanniche a Marsa el Brega e le pose in fuga, causando loro la perdita di 50 autoblinde e di 30 carri armati. Perseverò nell'azione con la 5" divisione e la divisione Ariete; nella notte dal 3 al 4 aprile il reparto esplorante della 5" divisione tedesca entrò in Bengasi e 1'8 aprile i] grosso della 5" divisione e una colonna motorizzata dell'Ariete (8° bersaglieri e batterie del I 32° artiglieria) , accerchiarono a El Mechili la 2•· divisione corazzata britannica e la III brigata indiana. Un gruppo di combattimento della divisione Brescia, con il III gruppo del 1° artiglieria celere, era frat-
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Fronte greco. Una squadra mortai da 81 si prepam per il tiro, in una trincea scavata nel ghiaccio. Le armi a tiro curvo sulle montagne greche furono- le uniche veramente efficaci.
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tanto giunto a Derna insieme a reparti della 5a divisione tedesca e l'n aprile reparti tedeschi, della Brescia, dell'Ariete e della Trento circondarono la piazza di Tobruk, difesa dalla 9"' divisione australiana, mentre altri reparti tedeschi e italiani giungevano alla frontiera con l'Egitto. Ripetuti tentativi di conquistare Tobruk fallirono. Churchill, amareggiato per lo sfavorevole sviluppo degli avvenimenti, impose al generale Wavell, comandante nel Medio Oriente, di muo-
vere all'offensiva. L'Armata attaccò il 15 giugno, ma fu la battaglia, detta di Sollum, il 17 con una netta sconfitta glesi.
britannica respinta e si concluse per gli In-
La situazione precipitò, invece, nel corso del 1941 in Africa Orientale. Alla data del ro giugno l'Esercito italiano in Africa Orientale disponeva di 255.000 uomini (181.000 coloniali e 74.000 nazionali), ma le cifre non devono trarre
m inganno. Mancavano quasi del tutto carri armati e anni controcarro; i mezzi di trasporto erano insufficienti e mancavano di parti di ricambio e di pneumatici. Iniziata la guerra, furono effettuate operazioni per occupare località importanti oltre confine e, fra queste, Cassala. Poi, nell'agosto, ebbe luogo l'operazione che comportò alcuni combattimenti per la conquista della Somalia britannica. Se .fino al mese di settembre esisteva una certa prevalenza di forze italiane, la situazione rapidamente si rovesciò, poiché nel Sudan e nel Kenia affluirono molti contingenti britannici, facendo sicuramente prevedere prossima una duplice offensiva sui due fronti dell'Eritrea e del.la Somalia. Le divisioni coloniali 2" e 4" schierate su circa 200 km alla frontiera fra l'Eritrea e il Sudan non erano in condizioni di fronteggiare un attacco britannico; fu perciò deciso l'arretramento sulla linea Cherù - Aicotà che offriva, per il terreno montano, migliori condizioni per la difesa. L'attacco britannico alle nuove posizioni non tardò; il 20 gennaio ebbe inizio lungo tutto il fronte e fu respinto nelle giornate del 21 e del 22. Nonostante questo, fu deciso di ritirare le truppe sulle posizioni di Agordat, considerate più
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forti, e si fece iniziare il movimento la sera del 22 gennaio. La decisione fu fatale, perché le forze britanniche mecca- . nizzate · si insinuarono fra le 2 divisioni in ritirata, le separarono, inflissero alla colonna settentrionale (4" divisione) gravi perdite, impedirono a quella meridionale (2a divisione) di riunirsi alla prima e la spinsero in una direzione nella quale, non disponendo più di una rotabile, dovette abbandonare tutto l'armamento pesante e gli automezzi. Dal 27 al 30 gennaio fu combattuta la battaglia di Agordat che, nonostante l'eroismo delle truppè, si concluse il 31 gennaie con la ritirata dei reparti superstiti verso Cheren. Le divisioni 2 ~ e 4" ormai non esistevano più, mentre stava per incominciare la battaglia di Cheren nella quale per 58 giorni fu arrestata la marcia che ormai sembrava irresistibile dell'esercito del generale Platt. La battaglia si sviluppò in tre fasi. Nella prima, conclusa il 20 febbraio, e nella seconda, dal 21 febbraio al 15 marzo, la 4a divisione indiana e parte della 5• fur.9no nettamente respinte. Nella terza fase dèlla battaglia, iniziata con l'attacco della 5" divisione indiana, la capacità di resistenza dei difensori si esaurì in una lotta sostenuta con molto valor,e sia dai reparti che combatterono dai primi giorni di febbraio, sia da quelli gettati in
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V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Le direttrici di attacco della 9" e della r 1• Armata durante la campagna di Grecia.
battaglia nell'ultimo giorno. Il 27 marzo i superstiti si ritirarono. In Somalia le truppe, schierate su un fronte di circa 500 km, erano state ripartite in 2 divisioni: 101• sul medio Giuba e 102" sul basso Giuba. Nel gennaio 1941 le forze britanniche radunate nel Kenia iniziarono l'offensiva. Il Comando britannico sviluppò lo sforzo principale nel basso Giuba e il 20 febbraio le sue truppe varcarono il fiume creando una situazione che costrinse la 102"' divisione a ripiegare su Mogadiscio e la 101" verso nord, non potendo ormai più raggiungere la costa. Il 26 febbraio i Britannici occuparono Mogadiscio e i resti delle truppe che avevano combat. tuto sul Giuba ripiegarono verso nord, occupando posizioni fra Barrar e Giggiga, sulle quali giunsero anche le 2 brigate coloniali che erano nella Somalia britannica. Dopo una ultima onorevolissima resistenza a Passo Marda, ripiegarono in direzione di Addis Abeba. Ormai non era più possibile arrestare le forze britanniche che premevano da ogni parte. Il 6 aprile la I brigata sud - africana entrò in Addis Abeba già sgomberata dalle truppe italiane. Era stato intanto costituito il Comando settore Dessiè che, facendo sistema con il ridotto dell'Amba Alagi, aveva
<E-- « Bombe a mano>> di l'vfigliorini. L'opera . fu presentata alla Biennale di Venezia nel 1942.
Fronte greco - albanese. Un carro M 1 3 / 40 e bersaglieri a/l'attacco. In mancanza di carri avversari, i carri italiani furono impiegati contro le fortificazioni permanenti messe in opera dai Greci. '1,
il compito di opporsi all'avanzata verso nord delle forze del generale Cunningham, per ritardare il loro congiungi- . mento con quelle del generale Platt, provenienti dall'Eritrea. Intorno a Dessiè si combatté dal r7 al 19 aprile la battaglia detta « di Comboleià >> che doveva fatalmente concludersi con il cedimento della difesa, soverchiata da violenti bombardamenti aerei. Il 1 ° maggio il viceré Amedeo d'Aosta giunse sul.l'Amba Alagi, dove era stata organizzata 1'estrema difesa. Le forze britanniche l'attaccarono da nord e da sud, spingendo innanzi orde di insorti e sostenendole con il fuoco delle artiglierie e con incontrastabili attacchi aerei. Il r9 maggio r94r venne firmata la resa e soltanto allora, dopo quattro mesi di offensiva, le forze di Platt e Cunningham poterono prendere contatto. La resistenza in Africa Orientale non era ancora del tutto spezzata, poiché rimanevano in armi le forze operanti nel Galla Sidama e intorno a Gondar. Le prime, sottoposte all'azione concentrica delle truppe inglesi, furono progressivamen te costrette a ripiegare finché dovettero cessare la resistenza il 7 luglio r94r.. Rimanevano le truppe di Gondar, agli ordini del generale Nasi, che erano premute da tre direzioni: dallo Scioa, dall'Eritrea, dal Sudan. La difesa fu orga-
nizzata con un ridotto centrale, formato dai capisaldi di Gondar, Celgà, Ualag, Culquaber, Fercaber, e due capisaldi staccati: Debra Tabor per sbarrare la rotabile da Dessiè e Uolchefit - Debarech a sbarramento della rotabile dell'Eritrea. I Britannici attaccarono per primo il caposaldo di Debra Tabor, che fu costretto a cedere il 6 luglio. Il caposaldo di Uolche.fit- Debarech, isolato, effettuò vittoriose azioni offensive a breve raggio contro le masse di insorti che serravano
da presso le posizioni e fu poi costretto ad arrendersi, per mancanza di viveri, il 28 settembre. Le forze britanniche si concentrarono contro il ridotto centrale e attaccarono il caposaldo Culquaber Fercaber. La sua difesa fu un episodio saliente della campagna in quelJo scacchiere per l'eroica resistenza del presidio, in prevalenza formato da carabinieri, durata .fino al 2r novembre, quando fu sommerso da carri armati e da forze schiaccianti di fanteria. Fu poi la volta
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Dragone di «Nizz a » in Jugoslavia. Il reggimento di cavalleria « Nizza >l partecipò alle opemzioni militari inquadrato nella 1" divisione del C01-po d'Armata Celere.
Africa Sdtentrionale. Postazione di artiglieria della difesa costiera dì Tobruk,
dei capisaldi intorno a Gondar che, attaccati da ingenti forze, dovettero soccombere il 28 novembre, ammainando l'ultima bandiera italiana che avesse sven- · tolato in Africa Orientale. Le perdite dell'Esercito italiano in Africa Orientale furono di 5.21 I caduti e di 6.947 feriti nazionali; non è stato possibile accertare le perdite dei reparti coloniali, certamente però superiori. Nell'estate del 1941 la Germania invase la Russia ed il Capo del Governo italiano, nonostante la contrarietà dei vertici militari, decise che anche le truppe italiane partecipassero a quella campagna. Il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) incominciò a prendere parte ad azioni di guerra tra il ro ed il 12 agosto, con la divisione Pasubio che partecipò alla battaglia di annientamento delle forze sovietiche rimaste tra i fìumi Dniestr e Bug e che fu detta « battaglia dei due fiumi». Dal 6 settembre il CSIR assumeva la responsabilità di un settore sul Dnicpcr, impiegando le divisioni Pasubio e ]" ceLère, nòn ancora raggiunte dalla Torino. Riunitosi sul Dnieper il CSIR, tra il 28 ed il 30 settembre, svolse un'azione di accerchiamento, culminata a Petrikovka, dando così valido apporto alla (< battaglia del Dnieper >>.
j Fra il I 3 ed il 29 ottobre, operando inquadrato nella r• Annata corazzata tedesca, il CSIR portò a compimento la conquista del bacino minerario del Donez, attorno alla città di Stalino, completandola il r" e il 2 novembre con l'occupazione di Gorlovka e di Nikitovka. Su quelle posizioni, forti per la presenza di estesi abitati che avvantaggiavano la difesa e prestavano efficace protezione dalla rigidità del clima, il comandante
del Corpo di spedizione intendeva farsi raggiungere dai propri servizi logistici, rimasti assai distanziati in conseguenza della rapida avanzata. Il generale Messe dovette perciò resistere ali 'intenzione del Comando germanico di impegnare le unità it;i.liane in un'ulteriore avanzata invernale, che avrebbe aggravato la crisi logistica in atto. Alla fine di novembre 1941, i Sovietici iniziarono una grande offensiva in-
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Le offensive britanniche e le controffensive italo - tedesche che si svilupparono, con alterne vicende, durante la guerra in Africa Settentrionale.
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i vernale sull'intero fronte, dal Mar d' Azov al golfo di Finlandia. Il CSIR tra il 5 ed il 15 dicembre svolse una limitata operazione offensiva per
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la conquista del costone di Hazepetovka, allo scopo di realizzare un accorciamento del fronte occupato e, di conseguenza, un più consistente schieramento dei reparti.
Nelle giornate del 25, 26, 27 dicembre, tre divisioni di fanteria e tre di cavalleria sovietiche attaccarono violentemente le posizioni della f celere, puntando su
~ lvfoschetti Automatici Beretta. Il M.A.B. fu · ccmcepito come arma d'assalto per i reparti speciali. Caratteristiche del mod. 38A : ca!. 9, peso kg 3,945, gittata utile m 200, celerità di tiro 100 colpi al minuto.
Sviluppo del!' offensiva Orientale.
Stalino e minacciando tutto lo schieramento della 1" Armata corazzata tedesca. Dopo aver contenuto l'attacco ne- . mico, le forze del CSIR passarono al contrattacco, conquistando migliori pos1z10n1. Nel periodo tra il 21 gennaio ed il 31 maggio 1942, il CSIR concorse al contenimento e poi all'eliminazione della pericolosa sacca formata presso Izjum dalle forze sovietiche, in seguito allo sfondamento del fronte tenuto dalla 17" Armata tedesca. Altro concorso fu dato dalle unità del CSIR con azioni offensive locali, nel bacino minerario del Donez. All'ittizio dell'estate 1942, le forze italiane subirono un profondo mutamento con l'arrivo dell'8" Armata e con il rimaneggiamento del CSIR. Questo fu trasformato in XXXV Corpo d'Armata con l'assegnazione di unità fresche, mentre altre sue unità, logorate dalla campagna 1941 - 1942, furono trasferite al II Corpo d'Armata, nuovo giunto, per equilibrare l'efficienza fra tutte le forze dell'Annata. Tra l'n ed il 22 luglio, il XXXV Corpo d'Armata, rinforzato da unità d'Armata, e operando nel quadro della 17" Armata germanica, ruppe il fronte tra Debalzevo e Nikitino e, conquistata Ivanovka, si aprì la strada per ]'occupazione del bacino minerario di Krasnji - Luch, finito di rastrellare il 22 luglio.
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Africa Orientale. li massiccio de/l'Amba Alagi, baluardo della strenua re.,istenza italiana dal 1'' al 17 maggio 1941. Gli Inglesi concessero ai 170 superstiti del duca d'Aosta l'onore delle anni.
V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
., -~-··-:%'- ~ Il Comando del Gruppo di Armate « B )), dopo che i Corpi d'Annata II e XXXV, costituenti 1'8" Armata italiana da esso dipendente, si erano riuniti nella zona di Voroscilovgrad ad occidente del Donez, assegnò alle grandi unità italiane un ampio settore difensivo sulla sponda occidentale del Don, mentre la 6" Armata tedesca, passando il Don a valle di. quel settore, avrebbe svolto una propria
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az10ne tendente alla conquista di Stalingrado. Questa operazione avrebbe assicurato le spalle delle Annate tedesche operanti per il possesso della zona caucasICa. Il 26 luglio la J" celere transitava per prima sul ponte d'equipaggio italiano gittato sul Donez a Luganskaja, per procedere a tappe forzate verso la zona di Serafìmovic, dove era destinata ad ope-
rare (30 luglio - I 3 agosto) alle dipendenze della 6" Armata tedesca per dare sicurezza al fianco sinistro di questa grande unità, minacciato da una testa di ponte sovietica situata sulla sponda destra del Don (tra Baskovski e Rubnui). Lo schieramento italiano sul Don, completato il 16 agosto, in un settore di ampiezza superiore ai 250 chilometri, veniva ad inglobare unità tedesche (lasciate a sorvegliare, più che a difendere, a causa della loro esiguità, quella linea fluviale), consistenti nel XXIX Corpo d'Armata con le divisioni 294"' e 62". Queste poterono così raffittire il dispositivo assunto in precedenza. La prima di esse passò alle dipendenze del II Corpo d' Armata ( divisioni Cosseria e Ravenna), la · seconda rimase al XXIX Corpo d'Armata, che acquistava la divisione Torino. Al XXXV Corpo d'Armata rimanevano le divisioni Pasubio e Sforzesca, mentre la J" celere rimaneva in 2;o schiera come il raggruppamento a cavallo, a disp?sizione del Comando di Armata. Tra il 20 agosto e il I settembre 1942 il fronte del XXXV Corpo d'Armata fu duramente impegnato, contemporaneamente a quello del II Corpo d'Armata, nella I'' battaglia difensiva ciel Don. Le unità sovietiche della 63"' e della 21a Armata tendevano con la loro offensiva a far divergere dall'asse principale del]' at0
Bersaglieri della nella campagna girasoli persero furono infafli il
3" di1,i.,Ìolle celere avanzano 1·ussa . I campi di grano e di presro la loro veste bucolica: ten-eno preferito dai partigiani
rus.,i per ìe imboscate.
V. - LA SÉCONDA GUERRA MONDIALE
'1,, Postazione di mitraglia a Rykowo, di Antùeona. La città, importante centro side:-urgico del bacino del Don ez, fu occupata dal CSIR nel novembre del 1941. Le tappe del CSIR e del/' ARMIR durante la campagna di Russia. ~
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tacco su Stalingrado il maggior numero possìbìle di unìtà tedesche ed alleate e ad ottenere una penetrazione così profonda da recidere la 6" Armata tedesca · dalle sue basi ad occidente del Don. Né l'una né l'altra operazìone riuscirono a conseguìre il risultato massimo, in quanto le due penetrazìoni furono contenute dalle forze dell'8" Armata italiana. Il nemico, tuttavia, riuscì a realizzare due forti teste di ponte sulla riva destra del Don, delle qualì sì valse poi, nel dicembre successivo, per condurre le azioni contro la stessa 8" Armata. Durante l'ultìma fase della 1" battaglia difensìva del Don, il XXXV Corpo d'Armata aumentò le proprie forze ricevendo la dìvisione Tridentina, prima gìunta del Corpo d'Armata alpino. In un successivo rimaneggiamento dello schieramento delle forze italìane sul Don, al Corpo d'Armata alpino venne affidata la difesa del settore a nord del II Corpo d'Annata. Tra il 19 ed il 23 novembre 1942, una potente offensiva sovietica otteneva 1a separazìone della 6" Armata tedesca dalla su a li1ì.ea di alimentazìone, ìsolandola e costringendola poi ad esaurirsi attorno a ·stalingrado. Ali' al ba dell' 1 r dicembre, le Armate sovietiche 6'' e 1" Guardie iniziarono l'operazione « Piccolo Saturno )> de nomi-
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nata da parte italiana « 2" battaglia difensiva del Don i>. Veniva attaccata la parte centrale dello schieramento difensivo dell'8" Annata e, particolarmente, il 11 Corpo d'Armata. Il 17 dicembre, con una schiacciante superiorità di uomini e di mezzi ·_ che nel settore d'attacco si configurava in un rapporto di forze a favore dei Russi consistente in battaglioni di fanteria 4,6 a ·r, battaglioni carri 43 a 1, carri armati 25 a I, artiglierie da campagna 5,3 a r, lanciarazzi 200 a zero - le unità sovietiche ottenevano, dopo sei giorni di lotta, lo sfondamento del fronte italiano tra Samodurov ka e Sviniucha, dilagando in profondità ad ovest verso la linea ferroviaria di alimentazione logistica e a sud $Ul tergo dell'ala meridionale dell'8" Armata (XXXV Corpo d'Armata italiano e XXIX Corpo d'Armata tedesco). Si determinò un movimento in ritirata delle grandi unità battute e di quelle che tentavano di sottrarsi all'aggiramento. Il Corpo d'Armata alpino, tuttora non attaccato, rimase schierato sul Don ed inviò suoi elementi a sud per il contenimento del nemico avanzante. La divisione Ravenna, numerosi elementi delle truppe e servizi dei Corpi d'Armata II e XXXV, con altre aliquote del Comando d'Armata e dell'Intendenza, costituirono una colonna settentrio-
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.( L'offensiva russa del dicembre 1942. L a schematizzazione del disegno rende bene /'idea delle ingenti forze russe clic, a scaglioni, si riversaron o sul ll Corpo d'Armata italiano.
V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Semovente da 7 5 j I 8. Entrato in servizio nel 1941 1 si rilevò un'eccellente artiglieria contro carri. Caratteristiche: armato con cannone da 7 5 j I 8 con 48 proietti, velocità massima km / h 35, autonomia km 200 o 10 ore. ~
SECONDA BATTAGLIA DIFENSIVA DEL DON ( DICEMBRE 1942) LE FORZE CONTRAPPOSTE NEL srnORE DI ROTTURA bmili\~ul
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nale e ripiegarono su Voroscilovgrad. Il restante blocco di unità schierate a sud (divisioni 298a germanica e Pasubio del XXXV Corpo d'Armata, una frazione della Ravenna, divisioni Torino , ]" celere e Sforzesca) con truppe e servizi di
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Corpo d'Armata, di Armata e d'Intendenza, si rinchiusero a difendere alcuni caposaldi (Tcertkovo, Millerovo e Malcevskia) e costituirono poi una colonna meridionale che effettuò il ripiegamento lasciando le posizioni del Don il 19 di-
cembre, marciando nelle retrovie del nemico, rompendone le azioni di accerchiamento e rientrando nelle linee amiche a Skassirskaja il 28 dicembre. La parte della Ravenna affluita a Voroscilovgrad il 21 dicem bre venne subito reimpiegata, prima per la difesa dei due ponti sul Donez, poi più ad est, a presidio di un altro settore sulla sponda destra del Dorrez (ansa di Kuscilovka), rimanendovi e combattendo fino al 24 gennaio 1943. La divisione Julia - inviata a sostegno del II Corpo d'Armata e giunta in zona con i primi elementi quando il Comando dello stesso Corpo d'Armata italiano era stato sostituito da quello del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco - venne .a trovarsi inglobata in quella grande unità, formata, con la Julia, dalla 385" divisione di fanteria, da esigui resti della 27" divisione corazzata, dal gruppo corazzato SS Fegelein e dalle sopraggiunte divisioni 387" di fanteria e 19• corazzata. Con quelle nuove unità 1'8.. Armata, tra il 19 dicembre 1942 ed il 16 gennaio 1943, riuscì a contenere l'avanzata russa nella breccia aperta a sud delle posizioni del Corpo d'Armata alpino, mentre ancora più a sud, nella breccia aperta il 19 novembre, operava il « Gruppo d'Armate tedesco Don >>.
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Camionetta desertica modello 1942. Armate di un cannoncino ca!. 20 e di una mitragliatrice cal. 8, le camionette svolsero egregiamente azioni di perlustrazione e di pattuglia, puntate offensive e colpi di mano.
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Battaglia di T obruk.
V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
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Il 14 gennaio 1943, i Russi, iniziando una nuova grande offensiva, attaccarono l'ala destra del XXIV Corpo d'Armata e il giorno seguente raggiungevano Rossosc, sede del comando del Corpo d' Armata alpino. Nei giorni successivi l'operazione sovietica continuò in profondità con forze corazzate e il 17 gennaio un'altra puntata sovietica contro la 2 " Armata ungherese, schierata a nord del Corpo d'Armata al pino, raggiunse Ostrogozsk e completò l'accerchiamento degli alpini che, per evitare l'annientamento, iniziarono il ripiegamento, sganciandosi dal contatto con l'avversario sull'intero fronte e abbandonando la linea ancora intatta . Costretto ad aprirsi la strada con una _serie di aspri combattimenti durati undici giorni e dopo cinque giornate di marcia fuori dalla pressione nemica, il Corpo d'Armata alpino il 31 gennaio rientrava nelle linee amiche a Scebekino, per concentrarsi con i superstiti prima a Karkov, poi nella zona di Nejin. Le divisioni che avevano operato a sud del Corpo d'Armata alpino confluirono, in tempi successivi, . tra l'ultima decade di dicembre 1942 e la seconda metà di gennaio 1943, nella zona di Voroscilovgrad. Successivamente tutte le divisioni furono trasferite nella zona di Gomel -
La divisione cc Ariete» in mm·cia oltre El Mechili. Le JConfinatc distese africane furono tt·rreno d'impiego ideale per le unità corazzate.
Bobrujsk, da dove rimpatriarono entro il riore in Africa Settentrionale si proponeva di eliminare. Nel mese di novembre mese di maggio 1943. Ancora oggi non è possibile fornire . l'Armata italo - tedesca era pronta per cifre esatte sulle perdite. I calcoli più l'attacco alla piazzaforte ma anche gli attendibili indicano 89.838 caduti e di- Inglesi si erano preparati. Il 18 novembre 1941 1'8" Armata brispersi e 43.282 feriti e congelati. tannica, effettuando un ampio aggiraNel corso dell'estate e nell'autunno mento nel deserto per evitare di attac1941 giunsero in Africa Settentrionale la care frontalmente le difese dell'Halfava, divisione Trieste, reparti, uomini e ma- avanzò in Marmarica in direzione di Toteriali per ricostituire e completare le bruk. Le divisioni dell'Annata italo - tegrandi unità. La piazza di Tobruk in desca erano per la maggior parte schiemano al Comando britannico era una rate per l'attacco a Tobruk; sul ciglione spina nel .fianco, che il Comando Supe- dell'Halfaya e dinanzi a Sollum erano
la divisione Savona e la divisione tedesca di formazione « Z )>. La battaglia della Marmarica fu pertanto iniziata in una situazione sfavorevole per l'Armata italo - tedesca. In quattro giorni di duri combattimenti le divisioni 7" corazzata britannica e 1" australiana giunsero a Sidi Razegh, a 20 km dalla linea di assedio di Tobruk, incuneandosi fra la divisione Ariete, che aveva mantenuto il possesso di Bir el Gobi, e le divisioni corazzate tedesche 15" e 21".
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V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Nel pomeriggio del 22 novembre fu presa la decisione di sferrare una controffensiva sui due fianchi del nemico. La manovra ebbe, all'indomani, un successo che diede a Rommel l'illusione di aver
l ragazzi di Bir El Gobi, di Ca.radei. Durante la seconda offensiva britannica due battaglioni volontari tennero testa, a Bir El Gobi, ad una brigata corazzata britannica.
annientato le forze corazzate britanniche e gli fece intraprendere, con le divisioni 15", 21" e Ariete, una corsa verso oriente, con l'intento di avanzare oltre frontiera, giungere sulle retrovie dell'Armata
britannica e completarne la disfatta. Incontrò inattese resistenze, ma si ostinò ad attuare il suo proposito per tre giorn i, mentre le divisioni britanniche, riordinatesi, riprendevano l'attacco in dire-
Maggio -settembre 1942. 2 " contl'Ojjensiva italotedesca, da El Agheila a El Alamein.
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z10ne di Tobruk e la guarmg1one della piazza attaccava a sua volta gli assedianti, specialmente nel settore della Bologna. La resistenza delle divisioni che assediavano Tobruk non impedì che la guarnigione prendesse contatto con le divisioni avanzanti in Mannarica. Quando si rese conto di quanto stava accadendo, Rommel intraprese un'azione controffensiva che non ottenne il risultato sperato e allora manifestò il proposito di ritirarsi e di sgomberare la Cirenaica. Si riuscì per
il momento a indurlo a sostare sulla linea di Ain el Gazala, per riunire su di essa le divisioni. L'8" Armata britannica avanzò e tentò con la 7" divisione corazzata di avvolgere il .fianco destro dell'Armata italo - tedesca, ma il tentativo fu sventato dai reparti dislocati a Bir el Gobi. L'attacco dei corazzati inglesi fu nettamente respinto il 3 dicembre e una brigata corazzata riuscì soltanto nel pomeriggio del 4 a superare la strenua resi-
stenza, ~he a~eva causato la perdita di numerosi carn. Le divisioni Pavia, Trento e Ariete respinsero attacchi il 12, il 13 e ancora il 15 e il 16 dicembre, ma Rommel decise di ritirarsi, sgomberando la Cirenaica. Sebbene avesse inflitto ad Agedabia una sconfitta alla brigata Guardie, che aveva perduto 136 carri e autoblinde, continuò la ritirata .fino alla linea Marsa el Brega M~rada sulla quale si arrestò il IO gennaio 1942.
V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
La divisione (( Folgore» ad El A!amein, ottobre 1942. La tenace, eroica resistenza opposta <folgorini » costrinse Alexander a modidai < ficare il piano d'attacco. _,,
SULLE POSIZIONI DI EL ALAMEIN E NELLE IMMEDIATE RETROVIE ALLA DATA DEL 23 OTTOBRE 1942: X
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Durante l'autunno il transito dei convogli attraverso il Mediterraneo aveva subito durissimi colpi; finalmente il 19 · dicembre un convoglio di 4 piroscafi giunse a Tripoli, se3uito il 5 gennaio 1942 da un altro che trasportava, con altro materiale, carri armati, autoblinde, cannoni controcarro, munizioni e carburante. Rommel allora, il 21 gennaio 1942, attaccò le forze che aveva di fronte, che ripiegarono precipitosamente senza accettare il combattimento ma perdendo circa 500 automezzi, immobilizzati e colpiti dagli aerei. Il successo lo rese ancora più ardito; continuò a premere contro il 'nemico e sebbene non fosse riuscito, come aveva sperato, ad accerchiare le truppe con le quali era a contatto, alla sera . del 25 gennaio aveva già inflitto loro la perdita di 283 carri armati e autoblinde, di 127 cannoni, 583 autocarri e 28 aerei. Rioccupata Bengasi il 29 gennaio, le divisioni italiane e tedesche avanzarono fino alla linea Tmimi - Mechili, sulla quale si schierarono il 4 febbraio. In quindici giorni la Cirenaica era stata riconquistata. Le divisioni dei Corpi d'Armata italiani X e XXI presidiarono la linea Tmimi - Mechili e quelle corazzate e motocorazzate furono ritirate per formare una riserva mobile. Il 26 maggio ebbe- inizio l'offensiva dell'Armata italo - tedesca con la batta-
glia che fu detta di Ain el Gazala. La battaglia si svolse in tre fasi. Dal 26 al 29 maggio Rommel si trovò di fronte le forze corazzate britanniche, dopo aver attraversato la posizione avanzata nemica, e venne a trovarsi in una situazione difficile, poiché le sue divisioni corazzate avevano di fronte quelle britanniche e alle spalle la linea nemica, che era stata ricostituita, con profondi campi minati. Riuscì, aprendo varchi nei campi minati, a riportare indietro le sue divisioni. In questa prima fase l'offensiva era fallita. Per rinnovarla doveva eliminare il caposaldo di Bir - Hacheim, estrema sinistra dello schieramento britannico, che gli impediva di sviluppare una manovra a largo raggio dietro alla linea britannica. Questo fu l'obiettivo perseguito nella seconda fase della battaglia, dal 29 maggio all'u giugno. Il capo~aldo cadde l'rr giugno, e Rommel si affrettò a rinnovare il tentativo di avvolgere lo schieramento britannico; la minaccia fu tanto grave che Auchinleck dovette ordinare alle sue truppe di ritirarsi. La piazza di Tobruk rimase di nuovo isolata, Rommel si propose di conquistarla. Il XX.I Corpo d'Armata (Trento e Sabratha) l'investì da occidente e il X Corpo (Brescia e Pavia) da sud e da sud - est, mentre l' Afrika Korps ( r5" e 21" tedesche) e il XX Corpo (Ariete e Trieste)
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V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
. si raccoglievano per muovere all'attacco. Il 20 mattino l'operazione ebbe inizio travol~e.ndo i .difensori, il giorno dopo la guarn1g1one si arrese. A Tobruk furono rinvenuti ingenti quantitativi di carburante e Rommel decise di inseguire 1'8" Armata britannica in Egitto con le poche truppe che erano ancora in condizioni di muovere rapidamente nel deserto. Gli Inglesi si ritirarono senza farsi agganciare e il mattino del 30 giugno le poche forze che Rommel era riuscito a portare innanzi nella
Contrnssalto di fanterie sul fronte tunisino. Nonostante l'impari lotta - eremo scese in campo anche grandi unità statunitensi - la 1" Amiata italiana si batté in Tun.isia, nei pr·imi mesi del r943, valorosamente e oltre ogni limite.
rapida corsa si arrestarono dinanzi alle posizioni sulle quali era schierato ciò che rimaneva dell'8" Armata e quanto era affluito dalla regione del Delta. Dal 1° al 27 luglio le truppe italo tedesche cercarono invano di spezzare la resistenza britannica e la r" battaglia di El Alamein fu inutile. Era ormai impegnata una gara, fra Britannici da un lato e Italo - Tedeschi dall'altro, per aumentare le forze, gara già persa in partenza per questi ultimi, tanto piL1 che i convogli subivano nella
traversata del Mediterraneo perdite ingenti. Il tempo scorreva a favore dei Britannici e Rommel tentò, per l'ultima volta, di spezzare la resistenza dell'avversario con la seconda battaglia di El Alamein, detta di Alam Halfa (30 agosto-· 5 settembre 1942). La battaglia, già impegnata con scarse possibilità, si concluse con un insuccesso. Rommel ammise che era ormai esclusa ogni possibilità di giungere al canale di Suez. In quelle circostanze sarebbe stato opportuno decidere di far ripiegare l' Armata italo - tedesca sul ciglione dell'Halfaya, ma né Mussolini né tanto meno Hitler avrebbero approvato, per motivi di prestigio, tale provvedimento. Mentre J'8" Armata britannica andava di giorno in giorno sempre più rafforzandosi, quel.la italo - tedesca si dibatteva tra crescenti difficoltà di rifornimenti, specialmente di carburante. Quando il 24 ottobre 1942 gli Inglesi sferrarono la terza battaglia di El Alamein la sorte dell'Africa Settentrionale era ormai decisa, poiché già stavano navigando nell'Oceano Atlantico i convogli che avrebbero sbarcato, ]'8 novembre, nell'Africa Settentrionale francese e in Marocco, il Corpo di spedizione anglo - americano. Nonostante la potenza dell'attacco britannico, condotto con schiacciante pre-
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1' Armata italo - tedesca fu tale da metter.ne in dubbio per alcuni giorni il sue-. cesso. Poi, dopo ro giorni di lotta, fu evidente che la battaglia era perduta e Rommel decise di ritirarsi. Intrapresa la ritirata, la massima preoccupazione di Rommel fu di portare in salvo quante più truppe possibile, impresa che gli Inglesi favorirono avanzando con molta lentezza. Rommel riuscì abilmente a evitare di essere agganciato dal nemico e il 20 novembre era già ad Agedabia con la retroguardia tedesca. La rapidità della ritirata, se consentì di portare in- salvo la maggior parte delle truppe tedesche, sacrificò gran parte delle unità italiane, deficienti di mezzi di trasporto. Dopo una sosta sulla linea El Agheila Marada, il 7 dicembre fu ripreso il ripiegamento delle divisioni di fanteria, sotto la protezione delle unità motorizzate. Rommel persisteva a ritenere urgente il ripiegamento in Tunisia e alla fine di dicembre anche il Comando Supremo iJalian9 si orientò a sgomberare la Tripolitania, per il timore che gli Anglo Americani riuscissero a interporsi fra le truppe dell'Asse in Tunisia e l'Armata italo - tedesca in Africa Settentrionale. Il 23 gennaio 1'8" Armata entrò in Tripoli e il 28 gennaio l'Armata italo - tedesca
Pr;g,·onieri Ollt ericani in Tunis ia. - Num erosi soldati ~mcricani, catl-ural~· durante .scontri dì pattuglie, vengono pe rquù;iti dcii noslri comb,,ll enti e ,,vvia·ti al concentramento. (ll!u:,m, ,!{ U', .1/,,Ur.1,J
V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
raggiunse ]a linea di Mareth in Tunisia. Il 5 febbraio assunse la denominazione di 1'' Armata e il generale Messe ne ebbe il comando, in sostituzione di Rommel. Le Armate operanti in Tunisia, 5" tedesca (von Arnim), della quale faceva parte il XXX Corpo italiano, e 1" italiana (generale Messe) della quale facevano parte, con i Corpi italiani XX e XXI,
Italia, 1943. Aerofoni e fotoelettriche della difesa costiera durante un attacco aereo notturno. I bombordamenti aerei sulle città italiane causarono, dal 1940 al 1945, circa 128.000 vittime fra· civili t, militari.
le divisioni tedesche 15" e 21" corazzate e 90" e 164" leggere, furono a fine febbraio riunite in un Gruppo d'Armate al comando del maresciallo Rommel e poi del generale von Arnim. Dal 15 al 23 febbraio fu combattuta la battaglia di Kasserine, alla quale partecipò la divisione Centauro, battaglia che causò gravi apprensioni a Eisenhower. Poi Rommel volle che la 1" Armata attaccasse 1'8" bri-
tannica, ma il 6 marzo l'operazione ebbe termine, perché non era stata conseguita la sorpresa. Con superiorità schiacciante Montgomery attaccò la 1" Armata il 15 marzo (battaglia di Mareth), mentre il II Corpo americano attaccava in .direzione di Gafsa, impegnando la divisione Centauro che, rinforzata da unità tedesche, lo respinse dopo durissima lotta. La battaglia difensiva di Mareth si svolse con pieno successo per la difesa italiana, che respinse per sei giorni il XXX Corpo britannico. Senonché la situazione divenne seria nel settore della 5" Armata, dove forze americane erano passate all'offensiva da Gafsa in direzione di Maknassi e il generale von Arnim ordinò alla 1" Armata di ripiegare sulla · linea Akarit - Chotts, sulla quale fu combattuta la battaglia detta degli Chotts (5- 6 aprile). La situazione generale impose un ulteriore ripiegamento sulla linea di Enfidaville, dove la 1" Armata, collegata con la 5", sostenne la battaglia (1" di Enfidaville) dal 19 al 30 aprile e la lotta condusiva (2"· battaglia di Enfidaville) iniziata il 9 maggio e condotta su due fronti , dopo che per il cedimento della 5" Armata il 7 maggio gli Anglo Americani erano entrati in Tunisi e premevano sulla destra e a tergo della 1" Armata. L' 1 I maggio il generale von Arnim si arrese e la sera del 12 maggio Messe
Difesa della Sicilia, luglio - agosto 1943. A Troina il I battaglione del 5° reggimento fanteria « Aosta » si oppose disperatamente alle unità a!l{ttlte e ripiegò solo quando ebbe gli effettivi ridotti a 170 uomini.
V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
ricevette da Roma ordine di cessare di combattere e la comunicazione della promozione a maresciallo d'Italia. La 1" Armata, resistendo fino al 13 maggio, ultima fra le unità italo - tedesche, concluse con onore la campaona in o Africa Settentrionale, che costò all'Esercito italiano 20.765 caduti, 7.624 feriti e 17.058 dispersi.
La perdita dell'Africa Settentrionale ebbe come conseguenza l'invasione da parte degli Alleati de.I territorio metropolitano. Lo sbarco in Sicilia, la cui preparazione ebbe .inizio nel febbraio 1943, fu la prima grande operazione anfibia durante la seconda guerra mondiale e la sua riuscita causò sorpresa e risentimento. Si ritenne che la difesa non avesse funzionato e no11 si attribuì il giusto valore alla resistenza durata 38 giorni, ignorando che gli Anglo - Americani avevano previsto di conquistare l'isola in due settimane. La difesa dell'isola invece fece quanto le fu possibile, data la sua consistenza e la potenza delle forze anglo - americane che potevano essere alimentate e rinforzate quasi senza limitazioni, mentre quelle della difesa erano isolate. Alle 19 del 9 luglio r943 la ricognizione aerea avvistò sei convogli in naviga-
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zione con rotta verso la Sicilia; fu subito ordinato l'allarme e prima di mezzanotte avvennero i primi lanci di paracadutisti da sud di Siracusa fino al retroterra di Gela. Alle prime luci dell'alba le truppe costiere videro sul .mare un imponente schieramento di forze navali che avvolgeva oltre 200 km della costa sud orientale dell'isola, oltre la gittata delle artiglierie. Fra le 4 e le 5 del 10 lugl io sciami di mezzi da sbarco giunsero su oltre 150 km di spiagge, scaricando fanterie, artiglierie, carri armati. Le fanterie costiere combatterono, e lo comprovano le perdite subite e inflitte; le artiglierie, non appena aprirono il fuoco, furono controbattute e neutralizzate dal fuoco delle artiglierie delle navi da guerra. Nella giornata dell'II luglio le forze mobili italo - tedesche contrattaccarono: la divisione Napoli in direzione di Sira- ' cusa, le divisioni Goering e Livorno in direzione di Gela, mentre truppe del XII Corpo d'Armata si opponevano all 'avanzata della 3" divisione americana da Licata. Il 75° fanteria della Napoli combatté fino al 13 luglio nei pressi di Solarino; le divisioni Goerin g e Livorno addossarono la ra divisione americana alle spiagge ai lati di Gela, ma dovettero ritirarsi, soverchiate dal fuoco delle artiglierie navali ; le truppe del XII Corpo
d 'Armata resistettero dinanzi ad Agrigen to fino al 17 luglio. Erano ormai state impegnate tutte le forze mobili cd era inevitabile che le divisioni anglo - americane dilagassero nell'isola, facendo crollare la difesa. Per evitarlo, nella notte dall'u al 12 luglio fu ordinato l'arretramento delle forze mobili su una linea più ristretta, da Santo Stefano di Camastra, sul T irreno, per Nicosia e Leonforte alla piana di Catania fino al mare. Il movimento· retrogrado, combinato con la ritirata dalla zona occidentale della Sicilia delle divisioni Aosta e Assietta del XII Corpo d'Armata, si svolse fra il 12 e il 21 luglio. L'S" Armata, arrestata nella piana di Catania, tentò di aprirsi la via verso Messina con . un lancio di paracadutisti, ma non riuscì nell'intento. Per riprendere l'offensiva, 1'8"· Armata attese di avere in rinforzo la 78" divisione; frattanto la 7" Armata americana, che aveva raggiunto Palermo, in conseguenza della ritirata delle divisioni dal]'occidente dell'isola, avanzava contro il fronte Santo Stefano - Nicosia, avendo ricevuto anch'essa in rinforzo una divisione, la 9". Fino al 26 luglio il comandante del XIV Corpo tedesco, generale Hube, che aveva ai suoi ordini tutte le truppe germaniche, si era dichiarato d'accordo di
resistere sulla linea prescelta; improvvisamente, dalla sera del 27 luglio mutò atteggiamento, facendo ritirare da Nico- . sia la 15" divisione. Il Comando Supremo tedesco, in seguito al mutamento di governo a Roma, aveva ordinato di sgomberare l'isola, riportando sul continente la totalità delle forze. Le forze italiane, rimaste sole, non sarebbero state in grado di opporsi agli Alleati. Fu giocoforza provvedere alla ntlrata, manovra che peraltro richiese duri combattimenti. Lo sgombero dell'isola fu ultimato il 17 agosto all'alba, dopo 38 giorni dall'inizio dello sbarco. Altri 4-678 soldati · italiani erano caduti nella disperata resistenza. Il Governo italiano, constatata l'asso1uta impossibilità di continuare la lotta, prese contatto con gli Alleati per concludere un armistizio. Le trattative, iniziate il 19 agosto, si conci usero il 3 settembre; l'evento avrebbe dovuto essere reso pubblico non prima del 12 settembre. Gli Alleati, intanto, attuando piani previsti da tempo, sbarcaro1!.,0 il 3_settembre a Reggio Calabria e il 9 settembre a Salerno ed a Taranto. Per decisione unilaterale degli Alleati l'armistizio fu annunciato la sera dell'8 settembre; si concludeva così la prima fase della partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale.
L;, Ju t /1.l In Sicillii . . GruJJpi d i 1,ar,icndutisti 1w mic l, calati presso imporW11ti cc11trl <lcll'isol:1, vcng oi10 :t{(ll t:ciuf e ,1is1r11tt/ ,lai sol d:n/ IC:.t liani 11r:011 u,nw1Jtc accQrsJ. V1tu111,1,d, , t fl tilt,l!IU)
V. - LA SECONDA GUERRA MONDlALE
·BI O G RA F 1 E
PIETRO BADOGLIO Grazzano Monferrato (Asti), 1871 - 1956 Frequentata l'Accademia di Torino, divenne ufficiale di artiglieria e, dopo aver prestalo servizio in Eritrea nel 1896 1897, transitò nel Corpo di Stato Maa. ò giare. Nella guerra di Libia, svolgendo servizio di Stato Maggiore si meritò una prima promozione per merito di guerra. Durante il primo conflitto mondiale assolse compiti di Stato Maggiore presso la 2" Armata nel primo anno di guerra. Nell'agosto 1916 chiese ed ottenne di comandare la colonna destinata a compiere un
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nuovo tentativo di conquista del Monte Sabotino. Grazie alla metodica preparazione, l'impresa riuscì brillantemente e Badoglio fu promosso generale per merito di guerra. Ha così inizio una rapida ascesa nella gerarchia militare. Nell'ottobre 1917, al comando del XXVII Corpo d'Armata, egli è direttamente e rovinosamente investito dall'attacco austro - tedesco . Pochi giorni dopo è chiamato alla carica di sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito e svolge, fino alla vittoria del novembre 1918, una funzione essenziale nella riorganizzazione delle nostre armate e nella condotta delle operazioni. Capo della delegazione italiana per l'armistizio di Villa Giusti, nell'immediato dopoguerra fu commissario straordinario per la Venezia .Giulia. Nominato capo di Stato Maggiore dell'Esercito alla fine del r919, mantenne la carica per due anni. Fu in seguito incaricato di importanti missioni diplomatiche. Nel 192 5 fu il primo capo di Stato Maggiore Generale e tale rimase fino al dicembre 1940, quando fu indotto a presentare le dimissioni. Maresciallo d'Italia dal 192:6, fu Governatore della Tripolitania e della Cirenaica dal 1928 al 1933. Nel novembre 1935 fu nominato comandante delle truppe che conducevano la guerra in Etiopia e le condusse rapidamente alla vittoria. N el 1943, caduto il regime fascista, fu nominato capo del Go-
verno e in tale veste fece stipulare l'armistizio e guidò il passaggio dell' Italia a fianco dei Paesi alleati. Fino al luglio · 1944 presiedette tre gabinetti, si ritirò poi definitivamente a vita privata.
VITTORIO AMBROSIO · Torino, 1879 - Alassio, 1958 Uffiàale dz: cavalleria proveniente dalla Scuola Militare di Modena, prese parte alla guerra di Libia come comandante di squadrone. Nel corso della prima guerra mondiale coprì incarichi di Stato Maggiore presso i comandi di diverse
grandi unità. Seguì nel periodo fra le UGO CAVALLERO due guerre una brillante carriera che lo Casale Monferrato (Alessandria), r88o portò prima al comando del Corpò d'ArFrascati (Roma), 1943 mata di Palermo poi, alla vigili"a del!' intervento, alla carica di comandante della · Dopo aver frequentato la Scuola Mili2 " Armata, schierata al confine orientale. tare di Modena, fu nominato nel r900 Nel 1941 guidò la sua Armata nella sottotenente di fanteria. Negli anni suerapida conquista della Slovenia e della Dalmazia. Nella prima fa.se dell'occupazione della Jugoslavia cercò di moderare le pretese e le violenze degli elementi estremisti ustasci. Nel gennaio 1942 sostituì il generale Roatta nella carica di capo di Stato Maggiore dell'Esercito, che tenne per tutto quel difficile anno, dando prova di grande realismo e adoperandosi per resistere alle ingerenze tedesche. Chiamato all'inizio del febbraio 1943 alla responsabilità di capo di Stato Maggiore Generale, al posto del maresciallo Cavallero, dopo aver compiuto ogni sforzo per alimentare la difesa della T unisia, si convinse dell'impossibilità per l'alleanza italo - tedesca di prevalere su avversari tanto più potenti. Si adoperò perciò affinché l'Italia potesse uscire dal conflitto, specie dopo che la caduta del Governo fascista offrì cessivi, frequentò la Scuola di Guerra e si dedicò anche a studi matematici e alla nu ove possibilità in questo senso. Qualche settimana dopo l'armistizio traduzione di testi scientifici. Capitano del!' 8 settembre, preferì dimettersi dalla durante la campagna di Libia, prestò sita carica e venne nominato ispettore ge- servizio durante tutto il primo conflitto nerale dell'Esercito. Nel luglio 1944 si mondiale presso il Comando Supremo, divenendo nel 191 8, c_ol grado di tenenritirò a vita privata.
te colonnello, capo dell'Ufficio Operazioni. Alla fine della guerra, brigadiere generale a soli 38 anni, ebf:?e la responsabilità della sezione militare della delegazione italiana a Versailles . Nel 1920, si fece collocare in ausiliaria e divenne dirigente di alcune grandi aziende industriali. Sottosegretario di Stato ·alla Guerra dal 192 5 al 1928, tornò alle attività private dopo un contrasto col maresciallo Badoglio, assumendo la presidenza della Ansaldo che in seguito lasciò per partecipare a Ginevra alla conferenza per il disarmo. Rientrato nuovamente in servizio nel 1937 con il grado di generale di Corpo d'Armata, comandò per breve tempo le truppe in Africa Orientale. Fu quindi incaricato dt una missione per la cooperazione militare ed economica con la Germania e, nel dicembre 1940, succedette al maresciallo Badoglio nella carica di capo di Stato Maggiore Generale, occupandosi nei primi mesi, in Albania, quasi esclusivamente dell'arresto dell'offensiva greca e della preparazione di successive operazioni controffensive. Tornato a Roma dopo la sconfitta della Grecia, provvide a dare una nuova e più organica struttura al Comando Supremo e si adoperò per l' ampliamento e il rafforzamento del!'Esercito. Seguì inoltre con particolare impegno le operazioni in Africa Settentrionale, esplicando una intensissima attività.
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V. - LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Promosso maresciallo d'Italia nel 1942 dopo f' avanzata in E gitto, vide però accantonare il suo piano per l'occupazione di Malta. Nel gennaio 1943 venne sostituito nella carica e si ritirò a vita privata. Dopo l'armistizio del settembre 1943, Cavallero venne invitato dal maresciallo Kesselring a collaborare con le forze armate tedesche, ma oppose un netto rifiuto . Morì in circostanze tragiche, non ancora del tutto chiarite, mentre era trattenuto presso il comando tedesco di Frascati.
la conquista di Col della Berretta. Negli anni del dopoguerra proseguì una normale carriera che lo portò al comando, dal 1927 al 1936, del 9" reggimento bersaglieri. Dopo aver partecipato alle ulti-
GIOVANNI MESSE Mesagne (Brindisi), 1883 - Roma, r968 Entrato nell'Esercito come soldato cli leva, successivamente restato in servizio come sottufficiai'e, fu nominato nel 1910 sottotenente di fanteria . Partecipò alla guerra di Libia e alla prima guerra mondiale, meritando numerose decorazioni e promozioni per gli atti di valore compiuti. Transitato negli arditi, si distinse in modo particolare come comandante del IX reparto d'assalto, col quale partecipò sul Monte Grappa nel giugno 1918 al decisivo attacco di Coi' Moschin e nel successivo ottobre ai duri combattimenti per
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me fasi della guerra d'Etiopia, fu al comando del nucleo principale delle forze che nel!'aprile 1939 occuparono l'Albania. All'inizio della seconda guerra mondiale comandò il Corpo d'Armata celere,
poi un Corpo d'Armata sul fronte greco albanese. Nel 1941 fu chiamato al comando del Corpo di Spedizione Italiano in Russia, che condusse nel!'avanzata estiva e nella fase difensiva dell'inverno 1941 - 42. Trasformato il CSIR in XXXV Corpo d'Armata, ne mantenne il comando fino al novembre 1942, quando preferì rimpatriare .a seguito di contrasti con le autorità superiori. Alla fine del gennaio 1943, gli fu assegnato il comando della 1'' Armata schierata in Tunisia di fronte all' 8" Armata britannica. In una situazione ormai compromessa dallo squilibrio delle forze, seppe ritemprare unità demoralizzate da una lunga ritirata e le rese capaci della vittoria difensiva sulla linea di Mareth e del difficile ripiegamento fino ad Enfidaville. Su questa posizione resisté fino alt' ultimo ai ripetuti attacchi, fino alla capitolazione finale, avvenuta su autorizzaz1:one di Roma quando le truppe tedesche si erano già arrese: La sua condotta in così difficili circostanze fu premiata con la promozione a maresciallo d'Italia. Fatto rientrare in Italia dalla prigionia, assunse la carica di capo di Stato Maggiore Generale e animò la ripresa delle forze armate, assicurando la loro partecipazione alla guerra di liberazione. Nel dopoguerra partecipò alla vita politica e fu eletto più volte senatore.
CAPITOLO VI
L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
Un manifesto lanciato dai Tedeschi nel settem·bre del 1943 invita alla resa i reparti italiani che ancora resistono.
L'apporto dell'Esercito alla Resistenza, patrimonio comune dell'intera Nazione, è ampiamente riconosciuto e valorizzato . dagli studiosi e dall'opinione pubblica. Questo riconoscimento non è soltanto un doveroso omaggio ai Caduti, è soprattutto la testimonianza del ruolo sostenuto dall'Esercito in un periodo tanto tormentato della nostra storia. L'apporto dell'Esercito al secondo Risorgimento nazionale può considerarsi articolato in quattro diversi settori: - reazioni opposte alle intimazioni e aggressioni tedesche subito dopo la proclamazione dell'armistizio, nel territorio metrop"olitano e all'estero; - partecipazione alla guerra in Italia, a .fianco delle Armate alleate operanti sul suolo della Penisola; - partecipazione di singoli compo. nenti dell'Esercito alle azioni della resistenza con le formazioni partigiane nell'ltal ia occupata; ~ resistenza degli internati militari nei campi tedeschi di concentramento.
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L'OTTO SETH:M BRE E bE_SUE .., "' CONSi EG.UENZE _.
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REAZJO-WI ALLE INTIMAZIONI E AGGRESSIONI DEI TEDESCHI.
L'annunzio del concluso armistizio con gli Alleati, diffuso dalla radio la sera dell'8 settembre 1943, trovò l'Italia nella seguente precaria situazione:
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VI. - L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
- Sicilia e Calabria meridionale occupate dagli Anglo- Americani; - restante parte della Penisola praticamente occupata e controllata dai Tedeschi i quali, attuando un piano preordinato, avevano dislocato in Italia in-
genti forze, la maggior parte delle quali affluite subito dopo gli eventi del 25 luglio, Complessivamente, la sera dcll'8 settembre erano presenti, dalle Alpi sino alla linea del fronte presidiata dagli Alleati, dal Tirreno ali' Adriatico lungo il
Roma, 8 - 10 settembre 1943. Un S('movente da 75 / 18 apre il fuoco contro i Tedeschi a Porta San Paolo. ff mancato aviosbarco alleato contribuì a vanificare i te11rnti11i di difesa della capitale.
Garigliano e il Sangro, 17 divisioni tedesche - di cui 6 di fanteria, 9 corazzate e motocorazzate, 2 di paracadutisti - , 1 brigata da montagn~ ed un considerevole numero di unità non indivisionate. Con tali forze i Tedeschi avevano raggiunto lo scopo di controllare tutti i punti vitali della Penisola, di incapsulare le forze. italiane, di frammischiarsi ad esse, di controllare le centrali di collegamento, le ferrovie, i ponti, i nodi stradali più importanti; - l'Esercito dislocato con la maggior parte delle sue forze efficienti nei teatri operativi esterni (Provenza, Slovenia, Croazia, Dalmazia, Erzegovina, Montenegro, Albania, Grecia, Egeo) e perciò non immediatamente recuperabile per la difesa del territorio nazionale. Le unità dislocate in Patria si trovavano nelle peggiori condizioni per sostenere una va.licia resistenza perché nella maggior parte prive di mobilità, disseminate sulla fascia costiera o impegnate in compiti di natura territoriale che portavano alla dispersione di uomini e di mezzi su vaste aree. Inoltre erano dotate di armamento non certo adeguato a sostenere l'urto delle forze corazzate e meccanizzate tedesche. In una tale situazione cadde, improvviso, l'annunzio dell'armistizio. Perplessi di fronte ad ordini di incerta interpretazione, anche in conseguenza
In ltalia e ali' estero molti reparti si opposero con le armi alfe unità tedesche. I · tentativi di reazio!le costaro!lo ali' Esercito il sacrificio di oltre 21 .ooo uomini.
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VI. - L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
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Dicembre 1943. I fanti del I 0 Raggruppamento Arfotorizzato ricevono il battesimo del fuoco fra le rocce di Monte Lungo. Il Raggruppamento fu costituito il 26 settembre 1943. li cimitero militare di Monte Lungo oggi. Vi riposano le spoglie dei 65 1 Caduti nei giorni 8 e 16 dicembre 1943 per la rinascita del,J,, l'Esercito.
dell'orientamento governativo di non attaccare per pmm, alcuni Coi:nandi di grande unità, nei giorni seguenti ali' armistizio, furono posti dai Tedeschi - principalmente con l'inganno e, in minor misura, con la forza - nella impossibilità di esercitare la loro azione ; da qui il disorientamento dei reparti sottoposti; molti Corpi e reparti furono sciolti dagli stessi comandanti per salvare gli uomini dalla cattura; qualche unità circondata di sorpresa dovette arrendersi per risparmiare alle popolazioni civili rappresaglie, qualche altra si sbandò completamente a causa del generale smarrimento, in una crisi di rilassamento morale e di annebbiamento dei sentimenti migliori. Ma una valida e fierissima reaz10ne agli attacchi ·dei Tedeschi ci fu e si manifestò in molti reparti. Si trattò di combattimenti episodici e isolati, assunti quasi dappertutto di iniziativa, ai quali venne perciò a mancare l'indispensabile coordinamento. Dei tanti episodi verificatisi sul suolo della Penisola si citano solo alcuni tra quelli noti e di maggior rilievo. Essi si manifestarono in particolare: - in Liguria, ove unità dell'Esercito, poste a difesa della piazza marittima di La Spezia, consentirono alla Squadra na-
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vale italiana di lasciare la base senza perdite per raggiungere Malta; - in Piemonte, al valico del Moncenisio, a Ormea e a Boves; - in Alto Adige, ove unità dell'Esercito e carabinieri dovettero difendersi anche dalle azioni ostili delle risorte milizie tirolesi; - a Gorizia, ove le truppe del presi-
dio combatterono per la difesa della città e dei ponti sull'Isonzo; a Trieste, in altre località della Venezia Giulia e del Friuli e in molti altri presìdi del Veneto, tra i quali quello di Treviso; - in Toscana, ove si combatté a Pian della Futa, Pisa, Calambrone, Marina di Pisa, Cecina, Viareggio, Forte dei Marmi, Pietrasanta, Apuania, Torre del La-
La linea Custav e l'avanzata delle unità alleate.
go, Livorno e per la difesa di Piombino e di Portoferraio; - in Sardegna, ove l'allontanamento dei Tedeschi dall'isola valse a preservaré alcune grandi unità sulle quali si poté basare il successivo intervento dell'Esercito a .fianco degli Alleati; - in Campania, in Calabria, in Basilicata, in Puglia, specialmente a Bari ove . i nostri reparti rioccuparono il porto; - in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, ad Orte, Viterbo ed Ascoli Piceno; - rrei dintorni di Roma, sulle vie consolari Cassia, Claudia e Ostiense e nella stessa capitale, ove i combattimenti, protrattisi per due · giorni, consentirono di tenere agganciate consistenti forze tedesche, impedendo ad esse di accorrere tempestivamente a Salerno per opporsi allo sbarco anglo - americano. All'estero, reazioni armate, resistenze e veri e propri combattimenti contro gli attacchi dei Tedeschi si ebbero in Provenza, in Corsica, in Dalmazia e in Jugoslavia, in Albania, in Tessaglia, nelle isole Jonie e nelle isole dell'Egeo. Tutti conoscono il sacrificio della divisione -Acqui a Cefalonia, ove una battaglia durissima, derivata dal fermo proponimento di combattere i Tedeschi, si concluse con una feroce rappresaglia; su r 1.500 uomini, gli oltre 9.000 morti tra caduti in combattimento, fucilati dai Te-
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VI. - L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
,/ Internati militari italiani a Wietzen.dorf. I Tedeschi non vollero mai riconoscere agli Italiani lo stato giuridico di prigionieri di guerra, perché non si appellassero ai diritti concessi dalla Convenzione di Ginevra. Unità del Corpo Italiano di Liberazione avanzano verso Filottrano, luglio 1944. La conquista della cittadina dette luogo a scontri accaniti e solo al «Nembo>> costò oltre-300 perd~.
deschi e periti in mare costituiscono concreta testimonianza di un cosciente olocausto. Altrettanto conosciute sono le vicende della Corsica. L'isola fu restituita alla Francia dalle forze armate italiane dopo un mese di operazioni contro i Tedeschi e dopo aver perduto in combattimento 802 uomini, di cui 245 caduti sul campo, 557 feriti oltre a qualche centinaio di dispersi. Sono peraltro da ricordare, per
l'immediatezza della risposta ai Tedeschi, in terra e in mare, la rioccupazione del porto di Bastia, dopo furiosi combattimenti nella notte tra 8 e 9 settembre, e l'azione della torpedinier~ (( Aliseo i> che attaccò e colò a picco, con la collaborazione delle batterie costiere, due caccia - sommergibili e sette motozattere tedesche. Mai, forse, altri soldati hanno combattuto in terra straniera, dopo una guerra perduta, in maniera più generosa
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degli ufficiali e dei soldati italiani in Corsica, pur nella serena consapevolezza che il loro sacrificio non avrebbe avuto alcuna contropartita. Così sono certo note le vicende delle divisioni Venezia · e Taurinense in Montenegro che, dopo aver resistito per quasi tre mesi agli attacchi dei Tedeschi, nel dicembre 1943 riunirono le forze e diedero vita alla divisione italiana partigiana Garibaldi che operò sino alla primavera del 1945 con l'esercito popolare jugoslavo. Rimanendo in Balcania, sono ancora da ricordare le cruente azioni di difesa svolte specie in Dalmazia dalle divisioni Bergamo, Emilia, Messina e Marche. La Bergamo, in particolare, combatté per 19 giorni contro la divisione motorizzata tedesca Prinz Eugen sino a quando, priva ormai di munizioni e di rifornimenti, venne sopraffatta. Seguì la fucilazione di tre generali e di 56 ufficiali. Alcune unità poterono raggiungere l'Italia, rilevate sulla costa dalmata dai mezzi della Marina. Altre non poterono raggiungere la costa e diedero vita a battaglioni partigiani, inquadrati poi nella brigata d'assalto Italia. Così in Albania dove la divisione Firenze, costretta a desistere dal suo generoso proposito di liberare Tirana dai Tedeschi, fu severamente impegnata da pre-
ponderanti forze; sospinta dalla pressione avversaria in zona montana, diede vita al Comando Truppe Italiane della Montagna, le cui formazioni, costituite · con personale proveniente anche da altre grandi unità, combatterono contro i Tedeschi per tutta la durata della guerra. In Grecia, l'iacapsulamento degli Italiani ad opera dei Tedeschi fu particolarmente facile, perché quasi tutte le unità della r 1"' Armata erano disseminate alla difesa delle coste mentre i Tedeschi erano riuniti per compiti di manovra. In una tale situazione, lo svolgimento di operazioni coordinate era praticamente inattuabile e questo fu il motivo del massiccio afflusso delle forze italiane verso le organizzazioni partigiane. La divisione Pinerolo ed il reggimento di cavalleria Aosta, al completo, e unità di altre divisioni crearono isole di resistenza contro i Tedeschi e poi, in parte, riuscirono a raggiungere formazioni dell'Elas e dell'Edes. Così in Egeo, nel Dodecanneso, nelle Sporadi Meridionali e nelle Cicladi. A Rodi i Tedeschi ricorsero al solito st ratagèmma di intavolare trattative allo scopo di prendere tempo, per poi sferrare improvvisi attacchi onde catturare Comandi, occupare posizioni e installazioni importanti e creare confusione nei reparti.
VL - L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
~ Postazione di mortai nelle campagne di Sant'Alberto, a. sud di Comacchio (Ravenna), nel gennaio del 1945.
Distintivi adottati dalle unità italiane durante la guerra di liberazione. Dall'alto in basso: Gruppi di Combattimen to Mantova, Folg01·e, Cremona, Lltgnano, Friuli, Piceno; fascetta e distintivo del ClL e delle alt1·e unità. ~
A Coo accorse un contingente inglese e vi rimase sino ai primi di ottobre quando i Tedeschi sbarcarono jn forze dal mare sussidiando l'azione con lancio di paracadutisti. Il contingent~ inglese, per evitare la cattura, riparò subito in. Turchia e la difesa dell'isola restò affidata agli Italiani. La diresse per più giorni il comandante del 10° fanteria, sino a quando do. vette capi tolare coi suoi uomini. Nell'isola perirono, fucilati dai Tedeschi, come a Cefalonia e a Corfù, più di cento ufficiali. A Lero giunse parimenti in rinforzo un reparto inglese che, insieme con gli Italiani, si preparò ad ostacolare lo sbarco tedesco. Questo avvenne il 12 novembre, dopo ben 187 incursioni aeree che trasformarono l'isola in un cumulo di macerie. Gravissime le perdite dei Tedeschi sbarcati dal mare, tanto che fu necessario il lancio di 600 paracadutisti per evitare l'insuccesso dell'operazione. Dopo quattro giorni di duri combattimenti che impegnarono in nobile gara di valore soldati, marinai e le forze britanniche, sì dovette cedere. Perdite italiane 1.600 caduti, compresi i marinai del cacciatorpediniere <e Euro >) partecipante ai combattimenti. A Samo, ove si verificarono eventi quasi analoghi a quelli di Lero, un forte contingente della divisione Cuneo rimase nel! 'isola . combattendo a fianco dei partigiani sino al 1944.
Sono state citate le isole principali; ma in tutte, anche in quelle presidiate da forze minime, furono vissuti analoghi avvenimenti e ovunque si verificarono · reazioni che sarebbero degne di ampia citazione e di pieno riconoscimento. LE UNITA ITALIANE OPERANTI CON LE
AR-
MATE AJLLEATE SUL SUOLO DELLA PENISOLA.
Con le forze dislocate nel sud s1 sarebbero potute costituire alcune grandi unità da affiancare subito alle Armate alleate. Governo e capi militari iniziarono perciò immediatamente un intenso lavoro per approntare varie unità ma gli Anglo - Americani non accolsero con sollecitudine le pressanti richieste e, quando vi aderirono, lo fecero con una parsimonia quasi offensiva, limitandosi ad autorizzare la presenza sul fronte di guerra di contingenti italiani molto più modesti di quelli che in effetti si sarebbe potuto fornire. Animato da fermo convincimento che la libertà non può essere un dono elargito dà altri ma una propria conquista, l'Esercito si inserì nella lotta quasi di prepotenza, dopo un lento, graduale ed esasperante lavorìo mirante a sgomberare dall'animo degli Alleati diffidenze e pregiudizi.
Le unità regolari dell'Esercito che presero parte alla guerra in Italia con le Armate albite furono: - il I Raggruppamento Motorizzato, che operò dal dicembre 1943 all'aprile 1944 con una forza iniziale di 5.000 uomini e che, a!Ia conclusione del ciclo operativo, aveva raggiunto i ro.ooo effettivi; - il Corpo Italiano di Liberazione, che combatté dall'aprile all'agosto 1944 con un ordinamento corrispondente a quello di un Corpo d'Armata ed una forza di circa 30.000 uomini; - i sci Gruppi di Combattimento, in realtà vere e proprie divisioni di fanteria con una forza complessiva superiore ai 50.000 uomini, che operarono dal gennaio al maggio 1945. L'attività del I Raggruppamento Motorizzato si può riassumere in due nomi : Monte Lungo e Monte Marrone, che segnano il collaudo del fermo proposito dell'Esercito di combattere per la liberazione del Paese. Nel quadro della ripresa offensiva della 5'' Armata americana avente come obiettivo Cassino, il I Raggruppamento Motorizzato ebbe il compito di conquistare le posizioni di Monte Lungo, altura che sbarra la depressione di Mignano percorsa dalla strada statale Casilina e dalla ferrovia N apoli- Cassino - Roma.
VI. - L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
Per la conquista di Monte Lungo furono necessarie due azioni: la prima ebbe luogo 1'8 dicembre 1943 e fallì; la seconda si svolse il successivo 16 dicembre e fu coronata da successo. L'azione del1'8 dicembre fallì perché venne a mancare il concordato appoggio alla colonna italiana attaccante da parte delle unità laterali americane e della stessa artiglieria USA, appoggio che invece fu presente e operante all'azione del 16 dicembre. Dopo queste due azioni, durante le quali si registrò la perdita di oltre 700 uomini fra morti, feriti e dispersi, il Raggruppamento venne inviato nelle rétrovie in riserva. Tornò in linea ai primi di febbraio inquadrato nel Corpo di spedizione francese. Anche per la conquista di Monte Marrone furono. necessarie due fasi operative: la prima avvenne in modo incruento; nella seconda ci si dovette difendere da un violento attacco tedesco mirante al1'occupazione del monte stesso. Il Monte Marrone, alto 1.770 metri così che da esso si domina tutta la valle del Volturno, costituiva una posizione molto importante, sia perché era un ottimo osservatorio, sia perché in possesso dei Tedeschi poteva compromettere le possibilità logistiche della strada di arroccamento che si snoda a sud, da11' Adriatico al Tirreno, sia perché la presenza tede-
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sca sul monte stesso avrebbe seriamente minacciato i contigui settori di Castelnuovo e delle Mainarde presidiati dagli Italiani. L'occupazione avvenne il 31 marzo con un'abile operazione notturna svolta dal battaglione alpini Piemonte, da elementi del 4° bersaglieri e del CLXXXV battaglione paracadutisti; i combattimenti perché non cadesse nelle mani dei Tedeschi avvennero il 10 aprile. Nel frattempo, poco prima dell' occupazione di Monte Marrone, il Raggruppamento era passato alle dipendenze tlel- · la 5" divisione polacca Kresowa, inquadrata nell'8" Armata britannica. Il 17 aprile 1944 il Raggruppamento assumeva la denominazione di Corpo Italiano di Liberazione (CIL) ed in breve tempo furono notevolmente aumentati i . suoi effettivi, così da poter rispondere a più vasti e più impegnativi impieghi operativi. Dall'8 all'II giugno, il CTL prese parte alle operazioni verso il fiume Pescara, liberò Orsogna, Chieti e Guardiagrele dopo aspri e sanguinosi combattimenti, occupò L'Aquila e Teramo e poi combatté sul Chienti, avanzando fino a Tolentino e a Macerata. Conquistato Filottrano, dopo aver lottato accanitamente per quattro giorni (6, 7, 8 e 9 luglio) sin nell'interno della città, forzò il Musone, avanzò sulla linea dell'Esino, quindi a
Jesi, Corinaldo, Pergola, Urbino (28 agosto) e Peglio. Il concreto contributo dato dal CIL alle operazioni di guerra degli Anglo Americani in Italia costituì uno degli eventi con i quali ebbe inizio la effettiva ricostruzione del Paese, anche per il credito che l'Esercito aveva saputo conquistare col sangue nella stima degli Alleati. E si deve all'opera e all'animo degli uomini del CIL se gli Alleati chiesero al Governo .italiano di approntare, per essere impiegate in prima linea, sei divisioni: la Cremona, la Friuli, la Folgore, la Legnano, la Mantova, la Piceno. Queste unità vennero denominate « Gruppi di Combattimento >> unicamente per ragioni politiche e cioè per minimizzare il contributo bellico dell'Italia. Ufficiali e soldati di queste nostre grandi unità destinate al combattimento dovevano essere muniti, per ragioni operative e logistiche, dello stesso vestiario, equipaggiamento ed armamento in dotazione agli eserciti anglo - americani. Ufficiali e soldati italiani, pertanto, dovettero lasciare la vecchia uniforme grigio verde, l'uniforme portata dai loro padri. Dopo un indispensabile periodo addestrativo sulle armi, i mezzi e le caratteristiche d'impiego tattiche e logistiche proprie dell'esercito britannico, in seno al quale le grandi unità erano destinate
Pattuglia di fanteria del « Cremona » sulla destra del Reno. I Gruppi di Combattimento furono armati ed equipaggiati con materiali' inglesi.
VI. - L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
ad operare, gli Italiani poterono finalmente schierarsi sulla linea di combattimento. Primo a trasferirsi al fronte, il 12 gennaio 1945, fu il Gruppo Cremona (21° e 22° fanteria) che prese posizione in un settore del versante adriatico, dalla ferrovia Alfonsine - Ravenna al mare. Seguirono gli altri Gruppi di Combattimento : il Frz·uti nel settore di Brisighella, a sud della via Emilia; il Legnano a cavaliere del fiume Idice, a sud di Bologna; il Folgore sul versante adriatico, tra le valli del Senio e del Santerno, importante settore, questo, perché ranpodava la parte montana dello schieramento alleato con quella di pianura. I Gruppi di Combattimento svolsero fino al IO aprile 1945 una intensa attività di pattuglie, poi presero parte alla offensiva di primavera che si realizzò con la rottura delle linee nemiche, nota come battaglia del Senio, e con l'inseguimento sino alla disfatta totale delle unità tedesche. Il Gruppo Cremona si distinse i] 2 - 3 marzo nella conquista delJa zona a sud del Po di Primaro; nell'offensiva finale, col forzamento del Senio e del San terno ; poi con le azioni di Codigoro, Mezzogoro, Colombara, Ariano Polesine e nel superamento del Po, azione che con dusse i suoi uomini sino ad Adria. Passato
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l'Adige inseguendo il nemico, i soldati del Cremona entrarono per primi in Venezia. Del Gruppo Friuli (87° e 88° fanteria), una delle azioni più rilevanti, compiute durante l'offensiva di primavera, fu la apertura di una breccia nel munitissimo sistema difensivo tedesco con la costituzione di una testa di ponte oltre il fiume Senio, tra Riolo dei Bagni e Cuffìano. In stretta cooperazione col Gruppo Folgore, avanzante alla sua sinistra, il Friuli affrontò con l'intrepido slancio dei suoi fanti gli aspri combattimenti di Grizzano - Casalecchio dei Conti - Palazzo Coccopane ed avanzò sino a Bologna ove entrò il 21 aprile, accolto entusi asticamente dalla popolazione insieme col Gruppo Legnano che vi giungeva per altra direttrice. Il Gruppo di Combattimento Folgore, formato dai paracadutisti del Nembo e dai marinai del S. Marco, divenuti espertissimi fanti, aveva di fronte, all'inizio dell'offensiva di primavera, unità di paracadutisti tedeschi, il che significò una lotta particolarmente aspra per le qualità guerriere, l'ardimento e l'orgoglio che animavano i combattenti degli opposti fronti. Tossignano, Monte dei Mercati, Pieve S. Andrea, Monte del Re furono teatro di una lotta accanitissima condotta spesso, come a C. Cavalpidrio, corpo a
corpo, alla baionetta. Giunto alla falda appenninica pedemontana, il Folgore proseguì l'azione a cavaliere della direttrice Monte Castellazw - Varignano Superiore, parallela alla via Emilia e alla direttrice di attacco del Friuli. L'azione richiese il massimo impegno per superare la dorsale Monte Castellazw - Cadriano, presidiata da notevoli forze tedesche e per conquistare l'abitato di Grizzano. Quest'ultima località costituiva il perno della resistenza tedesca e fu perciò difesa strenuamente casa per casa. Conquistato dagli Italiani, l'abitato venne contrattaccato dai T edeschi per ben cinque volte, inutilmente. Paracadutisti del Nembo dello squadrone da ricognizione F si distinsero inoltre nelle azioni condotte nelle retrovie tedesche fra Modena, Mirandola e Ferrara, a seguito di aviolancio nelle notti del 20 e del 30 aprile. Il Gruppo di Combattimento Legnano, che oltre al 68° reggimento fanteria inquadrava anche un reggimento speciale formato dai battaglioni alpini Piemonte e L'Aquila e dal battaglione bersaglieri Coito, iniziò l'azione offensiva verso nord col compito di attaccare ]a linea difensiva tedesca predisposta a cavaliere dell'Idice. Conquistato il Monte Armato e Poggio Scanno, il Gruppo puntò con travolgente avanzata sul fiume Savena in
Operazione « Hcrring », mar.zo 1945. I paracadutisti italiani dello « Squadrone F >l furono gli unici a partecipare aviolanci con gli Alleati.
ad
direzione di S. Lazzaro e S. Ruffillo; entrò quindi in Bologna il 21 aprile insieme con il Gruppo Friuli a ricevere i\ cornmosso abbraccio della popolazione. Il Gruppo di Combattimento Mantova non prese parte attiva alle operazioni perché fu tenuto in riserva. Gli Anglo - Americani, che avevano aderito in misura molto limitata alle reiterate offerte di un più cospicuo contingente italiano da schierare in prima linea quale forza combattente, chiesero al Governo italiano di mettere a loro disposizione « unità ausiliarie ,> da adibire al funzionamento dei servizi nelle immediate e remote retrovie. Furono così costituiti, con soldati italiani, reggimenti di formazione per i rifornimenti delle linee avanzate e per lavori stradali e ferroviari; battaglioni portuali specializzati nello scarico dei piroscafi e nell'impiego delle attrezzature portuali; battaglioni di polizia militare; reparti di salmerie per i rifornimenti delle linee più avanzate delle zone montane; battaglioni autieri per la condotta .,gi a~tomezzi anglo - americani; reparti carristi per il ricupero e la riparazione di carri armati in zone avanzate; battaglioni del genio per il riattamento di strade e ponti, per la costruzione di baracche ed altri impianti vari; officine per le riparazioni automobilistiche; unità per il.
VI. - L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
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~ La bandiera dello « Squadrone F >). Formato da 2 55 parncadutisti, l'unità era comandata dal capitano Gay.
Le fa si della guerra in Italia e le tappe dell'avanzata dell'Esercito italiano· di Liberazione. ~
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rastrellamento delle mme e altri numeIn Roma operò il Fronte Clandestino lembo dell'Italia liberata, di « un Quarto rosissimi reparti. Tali unità erano rag- Militare della Resistenza, costituito po- Alpini nascosto tra le valli e le strette dei gruppate in otto divisioni ausiliarie, tre chi giorni dopo l'armistizio, che raccol- monti, avanguardia armata del movimendelle quali (210", 212"' e 228") al seguito se ed inquadrò precipuamente personale to di liberazione». delle Armate alleate combattenti; le al- dell'Esercito. Il Fronte Clandestino MiMolti militari erano presenti nelle pritre cinque (205"', 209", 227", 230"' e 231"), litare della Resistenza coordinò l'azione me formazioni di Italia Libera costituite dislocate nelle retrovie, ove assolvevano di bande urbane ed esterne: le prime, nelle v.alli del Gesso, della Stura e 'di Maanche compiti di guardia, di difesa co- collegate con le organizzazioni dei ca- donna del Colletto. stiera, di difesa controaerei e degli aero- rabinieri e della guardia di .finanza, Anche nelle Valli Ossolane erano preporti, ecc. Complessivamente circa 200:000 svolsero nell'ambito cittadino compiti di senti bande costituite in prevalenza da «lavoratori)), come erano denominati, per carattere . prevalentemente difensivo ed militari. La loro opera ha come mirabile le mansioni che assolvevano, i soldati al informativo; le seconde, inquadrate nei simbolo l'eroica figura del tenente Alservizio dei Comandi anglo - americani. raggruppamenti Monte Soratte, Castelli, fredo Di Dio, decorato di MedagJia d'Oro Questi reparti hanno operato con uno Amiata e Gran Sasso, esplicarono una al Valor Militare. slancio generoso che li portava sin helle · attività particolarmente aggressiva, auAnche nelle formazioni partigiane opeprime linee, pur senza il privilegio e l'or- dace e spericolata nel Lazio e sulle mon- ranti in Lombardia, numerosi furono i goglio di essere considerati « combatten- tagne dell'Abruzzo. Il contributo di san- militari che vi combatterono. E' suffiti))' slancio comunque costato a quelle gue dei militari alla lotta di liberazione ciente ricordare il loro apporto alle forunità ben 744 caduti e 1.202 feriti per condotta in Roma fu invero notevole: .mazioni del movimento Fiamme Verdi. cause di guer.ra. basti qui ricordare le 67 vittime delle Nel Veneto, in Friuli e nella Venezia Fosse Ardeatine ed i purissimi eroi fuci- Giulia subito dopo 1'8 settembre si costilati a Forte Bravetta e a La Storta. tuirono gruppi di partigiani in prevalenPARTECIPAZIONE DEI MILITARI PROVENIENe specialNel resto dell'Italia centrale, za militari, che diedero vita alle formaTI DAlLL'EsERCITO ALLE FORMAZ!,QNI PARmente in Toscana, in Umbria e nelle zioni Osoppo e ai battaglioni Trieste e TIGIANE. Marche, la presenza dei militari in quel- Garibaldi. A Venezia militari e studenti Il fenomeno della Resistenza, in Italia le valorose formazioni partigiane è stata formarono la Legione Veneta. e nei territori occupati, ebbe inizio la cospicua e validissima. Promotori del movimento partigiano In Val d'Aosta la Resistenza venne in Liguria e al confine ligure - piemonstessa sera dell'8 settembre 1943, principalmente ad opera degli ufficiali e dei quasi totalmente organizzata e diretta da tese furono alcuni ufficiali superiori delsoldati sottrattisi al disarmo e alla cattu- ufficiali e sottufficiali. I primi nuclei l'Esercito che operarono in Val di Vara ra, ai quali si unirono via via i volontari attivi, in prevalenza composti da milita- e in Val di Magra, sulle Alpi liguri, nelcivili di ogni età e di ogni condizione ri, crearono la leggenda partigiana che la regione tra Savona e Ceva e nella zosociale. parlava, al di là delle linee del primo na compresa tra La Spezia e Parma.
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VI. - L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
Così nell'Emilia - Romagna gruppi di militari costituirono formazioni partigiane nella zona di Parma, Piacenza, Modena e in altre località. Nelle formaz ioni partigiane non operarono solamente ufficiali di ogni grado, giovani o anziani, sottufficiali , soldati di leva o richiamati, m a anche militari giovanissimi che per la loro età avrebbero potuto rimanere fuori d ai rischi dell a guerra. Come, tra gli altri , l'allievo del Collegio Militare di Milano Mario Grecchi, diciottenne, alla cui memoria venne tributata la Med aglia d'Oro al Valor Militare. Indicare quanti furono i militari ùel1'Esercito operanti nelle formazioni partigiane è praticamente impossibile. Certo furono moltissimi e una conferma si può trarre dalle 191 Medag lie d'Oro al Valor Militare con le quali furono insigniti militari dell 'Esercito d i ogni grado.
LA RESISTENZA NEI
CA\.fPI
DEGLI lNl'ERNATr MI LITARI TEDESCHI
DI
CONCENTRA-
MENTO.
La resistenza opposta ai Tedeschi dai militari di ogni g rado internati nei campi di concentramento di Germania e Polonia è, forse , u no degli aspetti meno conosciuti della Guerra d i Liberazione. Catturati in un momento di generale disorientamento, dopo sfortun ati com-
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battimenti, comunque contro volontà e non certo per ignavia, vennero internati nei campi di concentramento tedeschi 599.1 58 tra sottufficiali e soldati e 14.033 ufficiali . Considerati « internati >> e non prigionieri di guerra affinché non potessero invocare l'applicazione di garanzie giuridiche, essi affrontarono con stoica fer mezza le più avvilenti condiz ioni di vita. Resistettero al le proposte d i entrare a far parte dell'esercito tedesco e poi di quello della Repubblica di Salò; resistettero alle intimidazioni vessatorie, ad ogni tipo di propagand a, alla realtà della morte; seppero man tenere sempre intatte la loro dignità umana e la loro fierezza di soldati. E per affermare la validità del giuramento che impegna la coscienza e la vita stessa d i ogni militare, non è stato di ostacolo nemmeno il sorvegliatissimo lager tedesco di Neribka, in Polonia, ove era no rinchiusi duemila ufficiali italiani. :Nello stesso lager si trovavano anche trecento sottotenenti in servizio effettivo e di complemento che avevano ricevuto la nomina ai primi di settembre 1943. Erano stati catturati presso i depositi in Itali a dove si erano presentati in attesa di destin azione. Non avevano ancora giurato, atto che veniva e viene ancora compiuto con cerimonia solenne presso i Corpi cui g li ufficiali sono destinati. Il co-
mandante italiano del campo aderì al desiderio dei trecento ufficiali di essere chiamati a prestare g iuramento. Dopo essersi riuniti nella baracca adibita alle funzioni religiose e dopo aver ascoltato la Messa, al cospetto della Bandiera di combattimento di un caccia, salv.ata a pezzi da alcuni ufficiali di Mari na, alla presenza degli altri prigionieri, i trecento sottotenenti g iurarono fedel tà alla Patria. Una riprova del fermo comportamento dei militari prigion ieri è data dall 'alta percentuale di coloro che respinsero le profferte tedesche: il 98,7°,;, degli internati militari scelse la fame, il freddo, gli stenti e la morte piuttosto che tornare in Italia ad operare contro la propri a gente. . Circa quarantami la internati militari lasciarono la vita nei campi: ufficiali (tra i quali 17 generali), sottufficiali, soldati , morirono per gli stenti, .i disagi, la tubercolosi, i maltrattamenti. Molti furono fucilati perché sospettati di atti di sabotaggio nei centri industri ali o nelle miniere ove erano costretti a lavorare. T ra gli artefici della Resistenza, dalla quale è nata la nuova Italia nei liberi ord inamenti che il popolo si è dato, meritano dunque u n posto d'onore anche questi fierissimi uomini , che furono tra i più sfortunati, ma non per questo meno meritevoli, com battenti per la libertà.
BIOGRAFIE
RAFFAELE CADORNA PaHanza, 1889 - 1973 Ancora assai giovane, uscito da poco dalla Scuola di Applicazione di cavalleria di Pinerolo, partecipò alla guerra di Libia, guadagnandosi una meda glia d'ar_ gentq. Scoppiato il primo conflitto mondiale, vi prese parte con compiti di collegamento e di Stato Maggiore, senza perdere occasioni per essere in prima linea al fianco dei fanti. Nuovamente più volte decorato, prestò servizio subito dopo la fine della guerra nel comando del Corpo
di occupazione italiano nel Tirolo settentrionale. Grazie anche alle sue vaste conoscenze linguistiche, ebbe incarichi presso la commissione interalleata di controllo a Berlino e presso l'Ambasciata d'Italia a Praga. Intervallò le missioni ali' estero con il comando di. reparti di cavalleria a Milano e a Ferrara. Alla vigilia della seconda guerra mondiale era comandante del Savoia Cavalleria. Passò poi a comandare la Scuola dì Pinerolo, che divenne la culla delle nuove unità di cavalleria meccanizzata. Nel 1943 fu nominato comandante della ricostituita divisione corazzata Ariete e con essa partecipò alla difesa di Roma nei giorni seguenti l' 8 settembre .r943. Nell'estate del 1944 si fece lanciare col paracadute in Lombardia per assumere il comando del Corpo Volontari della Libertà, dal quale dipendevano tutte le formazioni partigiane, che tenne fino all'insurrezione dell'aprile r 94 5 dimostrando di possedere ottime doti di politico oltre che di militare. Appena terminata la guerra, fu nominato capo di Stato Maggiore dell'Esercito e curò le prime fasi della sua ricostruzione. Poiché non riusciva a far definire esattamente le proprie responsabilità e le proprie competenze, nel 1947 si dimise dalla carica, ma continuò a svolgere per molti anni come parlamentare una attiva opera a favore del!' ammodernamento del-
le forze armate. Ha lasciato un interessante libro di memorie sullçi seconda guerrct mondiale.
UMBERTO UTILI Roma, 1895 - Milano, 1952 Ufficiale di artiglieria proveniente dal!' Accademia di Torino, partecipò giovanissimo alla prima guerra mondiale e percorse poi i. vari gradi della carriera, alternando i comandi di truppa agli incarichi di Stato Maggiore, sia in Italia, sia oltremare.
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VI. - L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
Alla vigilia della seconda guerra mondiale era comandante della Scuola centrale di artiglieria. Partecipò alle operazioni sul fronte greco - albanese e prestò servizio, in seguito, nel comando artiglieria del CSIR. Rientrato in Italia, fu a capo del reparto operazioni dello Stato Maggiore dell'Esercito. Dopo l'armistizio dell'8 settembre, fu dapprima capo della missione militare di collegamento con il comando del XV Gruppo di Armate, tenuto dal generale Alexander. Poi, all'inizio del 1944, fu prescelto per comandare il 1" Raggruppamento Motorizz,ato, reduce dalla battaglia di Monte Lungo, che riorganizzò e portò nuovamente in linea. Accresciuto notevolmente di forze, il Raggruppamento si trasformò in Corpo Italiano di Liberazione; il generale Utili lo condus,se nell'offensiva verso nord dell'estate I 944, dando un rilevante contributo alla liberazione dell'Abruzzo e delle Marche. Ampliata per decisione dei Governi: alleati la partecipazione italiana alla guerra, tornò a schierarsi sulla linea gotica al comando del Gruppo di Combattimento Legnano, alla testa del quale ,fu tra i primi ad entrare in Bologna nell'aprile 194 5. Fu poi, fino alla morte prematura, comandante di grandi unità dell'Esercito rùorto.
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GIUSEPPE PEROTTI Torino, 1895 - 1944
GIUSEPPE CORDERO LANZA di MONTEZEMOLO Roma,
Entrato nel Comìtato Militare del C.L.N., portò a termine numerose azioni di sabotaggio e fornì preziose notizie operative ai comandi italiani ed alleati. Arrestato con altri membri del comitato nel duomo di Torino, il 5 aprile 1944 fu fucilato al poligono « Martinetti >). Gli fu conferita, alla mem,oria, la medaglia d'oro al valor militare.
1901 -
1944
Comandante del Fronte Clandestino Militare di Roma, arrestato dai nazi - fascisti e ferocemente torturato, fu trucidato alle Fosse Ardeatine. Per il posto occupato nella Resistenza e per il martirio subito fu decorato alla memoria di medaglia d'oro al valor militare.
CAPITOLO VII
L'ESERCITO DAL .r945 AL 1975
Lancio in massa di paracadutisti della « Fol. gore ,, . La specialità fu ricostituita a V iterbo nel 1947, con la denom inazione di Centro Militare di Paracadutismo.
L' EsERCI110 DI TRANSIZIONE.
Nel maggio 1945, alla fine della seconda guerra mondiale in Europa, l'Italià si trovò profondamente segnata dagli eventi bellici. Distrutta gran parte del sistema di comunicazioni, gravemente colpite moltissime città, ridotto a livelli bassissimi di efficienza l'apparato produttivo, scossa dalle fondamenta la struttura politica e amministrativa dello Stato, dissestate le finanze, il nostro Paese iniziava l'opera di ricostruzione in condizioni eccezionalmente difficili. L'Esercito non poteva non risentire profondamente di questa situazione. Grazie però alla resistenza opposta in molti casi alla sopraffazione tedesca nei giorni successivi all'8 settembre 1943, allo spontaneo impegno di tanti propri quadri e gregari nella lotta clandestina e nella guerra partigiana, alla onorevole e crescente partecipazione di proprie unità organiche, a fianco a fianco alle Armate degli Alleati, alle operazioni condotte per la liberazione del territorio nazional e, le_forze armate italiane si proposero fin dai momenti più bui come un importante fattore della rinascita e tale furono considerate dalla grande maggioranza delle forze politiche e della popolazione. E' necessario infatti ricordare che già il 18 febbraio 1945, nel celebrare la « gior-
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Scuolct di artiglieria di Hracciano. Costituita nel 1946, la scuola addestrava i futuri artiglieri con i pezzi da 88 inglesi.
VII. - L'ESERCITO DAL 1945 AL 1975
nata del soldato e del partigiano >l, lvanoe Bonomi, allora Presidente del Consiglio dei Ministri, così si esprimeva: << Travolti dal rapido incalzare degli avvenimenti, giustamente sdegnati pel contegno di quelli che non seppero essere all'altezza della sjtuazìone, preoccupati di punire i colpevoli che in quei giorni vennero meno al dovere, noi abbiamo
messo troppo nell'ombra le resistenze, spesso eroiche, di coloro che, col sacrificio della vita, hanno tenuto alto ed intatto il. buon nome della nazione. Ma è giunta l'ora della giustizia ... >l. L'anno dopo il nuovo Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, nell'inaugurare la « Mostra dell'Esercito e del contributo da esso dato alla Guerra di Libe-
razione)) diceva in forma ancora più esplicita: << ••• la virtù dei combattenti, se riconosciuta dai commilitoni, fu spesso ignorata o contenuta dalla diffidenza e dal calcolo dei diplomatici; né ebbe la considerazione dovuta dalla nostra opinione pubblica, prostrata dal disastro nazionale ... )) . L'Esercito, uscito quasi completamente distrutto dalle vicende dell'armistizio, aveva già riassunto, nel corso stesso dell'ultima fase della guerra, una propria fisionomia, sia pure ancora frammentaria e dai contorni imprecisi. Il suo nucleo più robusto era certamente costituito dai cinque Gruppi di Combattimento, quattro dei quali avevano partecipato al ciclo operativo per il definitivo sfondamento della linea gotica e per la liberazione del1' Italia settentrionale, inseriti nell'ala destra dello schieramento alleato. Armate ed equipaggiate quasi esclusivamente con materiale britannico, queste unità avevano raggiunto un livello di preparazione e di efficienza certamente non inferiore alle divisioni veterane dell'8" Armata britannica. Tuttavia, esse avevano un organico più simile a quello delle divisioni binarie italiane dei primi tre anni di guerra che a quello, ben più robusto, delle divisioni anglo - americane. Assolutamente assenti i mezzi corazzati, visto che tali non potevano essere
Carri armati leggeri M 24 , 1950 circa. Caratteristiche: a1·mamento principale cannone da 75 / 37 con 48 colpi, equipaggio 4 uomini, ve/ocitù massima km / h 56, autonomia km 160 o 8 ore.
considerate le cingolette Bren carrier, e le artiglierie di medio e grosso calibro. 1 cittadini di Roma avevano saputo ri-. conoscere, applaudendoli al loro passaggio per la città nel corso del trasferimento verso il fronte, nei soldati in battle dress britannico, distinti solo da un piccolo tricolore sul braccio e dalle superstiti bustine grigioverdi, uno dei primi segni sicuri della rinascita. Così, la popolazione delle regioni settentrionali, acclamando le colonne dei Gruppi di Combattimento che si dirigevano verso le frontiere alpine, in più tratti contestate, ebbe subito modo di constatare che un Esercito italiano, sia pure di dimensioni forzatamente ridotte, esisteva ancora ed era come sempre al servizio del Paese. Alla fine della guerra, tuttavia, l'Esercito non era rappresentato solamente dai Gruppi di Combattimento, forti complessivamente di quasi 50.000 uomini. Nel quadro della 5" Armata americana e del1'8". britannica erano inser ite, con compiti prevalentemente logistici, cinque clivisiçmi italiane che avevano svolto in prima li12ea e nelle retrovie un'opera preziosa, dura e silenziosa. Con altre minori unità, anche esse direttamente dipendenti dai com andi alleati, questo secondo complesso contava oltre 200.000 uomini. Un terzo importante nucleo era, infine, costituito da tre divisioni per la sicu-
rezza interna, direttamente dipendenti dal Ministero della Guerra, con armamento· esclusivamente italiano e dislocate una in Sardegna e due in Sicilia, isola questa nella quale piuttosto forti erano allora le tendenze separatiste, che giungeranno fino ad organizzare embrionali forme di guerriglia e richiederanno decisi interventi.
Questo Esercito che contava, esclusi carabinieri, circa 320.000 uomini, in assai diverse condizioni di spirito e di vita, era sottoposto in ogni sua parte al condizionamento delle norme armistiziali che, sia pure attenuate rispetto al 1943, costituivano pur sempre una notevole limitazione dei poteri del Governo legittimo e delle autorità militari italiane.
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VII. - L'ESERCITO DAL 1945 AL 1975
Inoltre, a mano a mano che il territorio nazionale veniva liberato, si erano ricostituiti, come avverrà a partire dalla fine di aprile 1945 in tutta l'Italia settentrionale, per spontanea riaggregazione del personale militare e civile dispersosi durante l'occupazione tedesca più che secondo un piano deliberato, Comandi ed Enti territoriali. Oltre metà della truppa apparteneva a classi ri~hiamate, da congedare appena possibile. Fortemente interessate alla vita delle divisioni ausiliarie, le autorità armistiziali (Missione Militare Alleata) rallentarono il ritmo della loro smobilitazione, tanto che solo nel febbraio 1947 le ultime due unità ausiliarie furono poste alle dipendenze dell'autorità militare italiana. D'altro canto, era interesse e cura del Go-
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Autovettura da ricognizione FIAT AR 594 x 4 con cannone da 106 sr.. Caratteristiche dell'arma, idonea al tiro contro mezzi corazzati e fortificazioni rnmpali: gittata pratica d' impiego m I .ooo, celerità di tiro 1 colpo al minuto.
l'armistizio. In entrambi i casi, gli ufficiali e i sottufficiali delle categorie in congedo e i militari di truppa venivano immediatamente posti in libertà, mentre ufficiali e sottufficiali in servizio permanente venivano reinsei;iti nell'ornanizzazione militare, incontrando le intuibili difficoltà psicologiche. Per le autorità responsabili della politica militare la prima esigenza era quella di amalgamare le varie parti in cui gli eventi avevano suddiviso la forza armata, per giungere ad una struttura temporanea capace di svilupparsi nel nuovo Esercito che sarebbe risultato possibile costituire dopo la stipulazione del trattato di pace. verno italiano manteLe sollecitazioni italiane indussero la nere il più elevata possibile la · Missione Militare Alleata a far conosceconsistenza dei cinque Gruppi di re nell'agosto 1945 le prime direttive a Combattimento. Le spese di que- carattere orientativo su quello che avrebsta situazione non potevano essere fatte be dovuto essere l'ordinamento dell'eserche dalle tre divisioni addette alla sicu- cito di transizione e ad emanare, il 14 norezza interna, che furono fortemente de- vembre dello stesso anno, una direttiva pauperate benché, specie in Sicilia, la lo- fondamentale. In essa, unitamente al passaggio delle unità esistenti alle dipenro necessità continuasse a farsi sentire. Coincise con questa graduale smobili- denze del Governo italiano a partire daltazione delle unità il tumul~uario rientro le ore 24, 00 dello stesso giorno, l'ordinain Italia dei militari liberati dai campi di mento dell'Esercito italiano che doveva concentramento tedeschi. Cominciava an- rimanere in vigore fino alla conclusione che, per proseguire con esasperante len- del trattato di pace era fissato in: - Riserve Mobili e Locali (90.000 uotezza, il ritorno dei prigionieri di guerra catturati dagli eserciti vincitori prima del- mini) articolate in 3 divisioni di sicurez-
Autoca,-ro pesante FIAT ACP 62 6 x 6. Caratteristiche: cilindrata cm 3 7 .977, velocità massima km/h 70, autonomia km 400, portata 5 tonnellate di materiali o 20 uomini armati ed equipaggiati.
za interna, 10 reggimenti di fanteria, di cui 3 alpini, 5 divisioni di fanteria binarie (già Gruppi di Combattimento); . - Organizzazione Centrale e 11 Comandi Territoriali (9.000 uomini); - Amministrazione (organi ed unità dei servizi): 31.000 uomini; - Addestramento e Complementi (Centro Addestramento Complementi di Cesano e Scuole Militari): 10.000 uomini. In tale struttura ordinativa non erano compresi 65.000 carabinieri impiegati sia in servizi territoriali sia nell'ambito dell'Esercito. Tale direttiva, dopo la definizione degli organici particolareggiati di ciascuna unità da parte di un apposito « Comitato degli Organici >> ( del quale faceva parte anche un membro della Missione Militare Alleata), diede luogo alla prima normativa organica del dopoguerra, diramata dallo Stato Maggiore dell'Esercito nel marzo 1946. Alle dirette dipendenze della Organizzazione Centrale, destinata entro circa un anno a confluire nel quadro del nuovo Ministero 'della Difesa, che avrebbe sostitùito a partire dal febbraio 1947 i tre tradizionali Ministeri militari, furono costituiti undici Comandi Militari Territoriali, con giurisdizioni analoghe a quelle dei preesistenti Comandi di Corpo d'Armata del tempo di pace.
Da ciascun Comando Militare Territoriale (C.M.T.), dotato degli ~~ organi direttivi dei vari servizi, dipendevano le unità, gli enti logistici e amministrativi e gli uffici con sede nel territorio di competenza. Novità assoluta per l'Esercito italiano era l'istituzione, alle dipendenze di ciascun C.M.T., di centri addestramento reclute (C.A.R.) a livello reggimentale, con la funzione di sgravare le unità operative dai compiti connessi con le prime fasi addestrative dei militari di · leva. L'organizzazione operativa era costituita dalle grandi unità già esistenti, cioè dalle divisioni di fanteria - nuova denominazione assunta dai Gruppi di Combattimento Cremona, Legnano, Folgore, Friuli e Mantova - e dalle tre divisioni
per la sicurezza interna, stanziate, rispettivamente, nell'Italia settentrionale e nelle due isole. Per assicllrare una certa presenza di unità operative in tutto il territorio nazionale, ad ogni Comando Militare Territoriale fu assegnato un reggimento di fanteria non indivisionato, ad eccezione di quello deJla Sicilia dal quale dipendevano due divisioni per la sicurezza interna. Tre di questi dieci reggimenti appartenevano alle specialità degli alpini che in tal modo riprendevano vita nel tradizionale organico reggimentale. L'organizzazione addestrativa era costituita dall'Accademia Militare di Lecce, dalle Scuole Centrali Militari, con comando a Cesano di Roma, dalla Scuola
Sabotatori nel superamento di un corso d'acqua. A questi specialisti è richiesta unci tempra d'eccezione. per il duro e molteplice addestramento cui vt·ngono sottoposti.
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di Applicazione di Sanità Militare di Firenze, da dieci scuole delle varie Armi e Servizi e dagli undici C.A-R-- Di seguito l'articolazione completa dell 'Esercito:
- 3 divisioni sicurezza interna su: 3 reggimenti fanteria, I reggimento artiglieria ( con armamento della fanteria e senza pezzi), r battaglione misto genio; 10 reggimenti di fanteria, di cui 3 alpini.
a. Organizzazione operativa:
b. Organizzazione territoriale: - 5 divisioni di fanteria su : 2 reggimenti fanteria, I reggimento artiglieria e r battaglione misto genio;
II Comandi Militari Territoriali (Torino, Genova, Milano: Bolzano, Pa-
dova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, N apoli, Palermo); - r r compagnie servizi del genio; 2 co_mpagnie ponti metallici scomponibili; IO compagnie collegamenti territoriali; 2 compagnie rastrellamento mine ; 1 tribunale militare su premo ; 12 tribunali militari territoriali; 99 distretti militari;
Addestramento della fanteria . Nonosttintc la evoluzione ddf'al'te della guerra, sul cam po di battaglia il combattente si ritrova ancora a dover fare affùlctmalto sulle proprie doti e qualità personali.
- 90 depositi reggimentali; 23 ospedali ,militari; oltre 120 magazzini e depositi; 1 autogruppo; - -14 autoreparti. -
c. Organizzazione addestratit,a e istituti: -
Accademia Militare di Lecce; Comando Scuole Centrali Militari di Cesano;
- Scuola d i AI?plicazione di Sanità d i Firenze; IO Scuole delle van e Armi e dei Servizi; r r Centri Addestramento Reclute; - Istituto Geografico Militare.
d.. Organizzazione logistica : Nell 'ambito di ogni C.M.T. erano in funzione gli organi direttivi ed esecutivi
dei Servizi di sanità, di commissariato, di artiglieria, del genio, ippico e veterinar io, della motorizzazione e dei trasporti. Nel contempo l'Arma dei carabinieri aveva ormai raggiunto un assetto organico pressoché definitivo che comprendeva: Comando Generale dell'Arma; - Scuola centrale CC. di Firenze;
VII. - L'ESERCITO DAL I 945 AL I 975
- 3 divisioni CC. (Pastrengo, Podgora e Ogaden); - 6 brigate CC.; 20 legioni CC. ; I legione allievi CC.. Queste, in.fine, le unità ancora alle dipendenze degli Alleati: I divisione ausiliaria, 6 raggruppamenti, 2 gruppi battaglioni. Nel corso dello stesso anno 1946, cadenzate dal tipo e dalla quantità di armamenti che gli Alleati di volta in volta cedevano al Governo italiano, furono realizzate alcune varianti all'ordinameflto di partenza. Le tre divisioni per la sicurezza interna furono trasformate in altrettante brigate, su due reggimenti di fanteria ed un gruppo misto di artiglieria, assumendo i nominativi di Aosta, Reggio e Calabria; l'Anna di cavalleria, ancora ufficialmente esclusa dalla ricostruzione del1'Esercito, riprese vita con l'assegnazione ad ogni divisione di fanteria di un gruppo squadroni esplorante, montato su cingolette. Tornavano così a vivere, nella numerazione e nelle mostreggiature, anche se non nel livello organico, gli antichi reggimenti di cavalleria Nizza, Piemonte, Savoia, Genova e Novara. Naturalmente tutti questi sviluppi erano strettamente condizionati dalle decisioni delle autorità armistiziali riguardo all'assegna-
zione di materiali, di armamento ed equipaggiamento, sempre lesinati nonostante la loro sovrabbondanza nei depositi costituiti dopo la smobilitazione delle divisioni britanniche ed americane. Nel febbraio 1947, allorché fu firmato il trattato di pace di Parigi, l'Esercito di transizione era ormai completato. Si erano realizzati anche notevoli sforzi per rendere più robusta la struttura delle divisioni di fanteria, incrementando il peso dell'artiglieria, del genio e dei servizi. L'organico delle divisioni era il seguente: comando, 2 reggimenti fanteria, 2 reggimenti artiglieria da campagna, I reggimento artiglieria controcarro, I reggimento artiglieria contraerea, I battao-lione artieri, I battaglione collegamenti. Nell'ottobre dello stesso anno fu possibile assegnare ad ogni divisione anche I sezione di sanità, 1 sezione di sussistenza, 1 reparto trasporti, I parco mobile ed I officina mobile. Va sottolineato a questo proposito che fino all'inizio degli anni '50, come conseauenza dell'utilizzazione prevalente di b . materiali di origine britannica e del primo addestramento dei Gruppi di Combattimento avvenuto sotto la guida di ufficiali inglesi, fu assai forte nell'organizzazione e nell'attività addestrativa dell'Esercito italiano l'influenza dei concetti d 'impiego correnti nel Regno Unito.
Cannone da 175/ 60 su semovente M 107. In dotazione ai gruppi pesanti semoventi, ha una gittata massima di m 32.700 e una celerità di tiro di I colpo al minuto circa.
La struttura raggiunta dalla divisione di fanteria britannica nel periodo finale della guerra costituiva il modello cui si cercava di uniformarsi. Le clausole militari del trattato di pace consentivano all'Esercito una forza, esclusi i carabinieri, di 185.000 uomini, 40.ouo in più rispetto alla fase di transizione. Restavano tuttavia i limiti obiettivi rappresentati dal bilancio dello Stato, in condizioni oltremodo critiche, e, nell'ambito di questo, dai pesanti oneri postbellici che gravavano sull'appena costituito Ministero della Difesa. Le cure prevalenti continuarono ad essere rivolte al rafforzamento delle cinque divisioni di fanteria, ma gradualmente si ampliò anche la rimanente parte dell'Esercito. All'inizio del 1948 fu ricostituita, su formazione ternaria, ma con artiglieria momentaneamente ridotta ad un solo gruppo, la divisione di fanteria Granatieri di Sardegna, che assicurava il presidio della Capitale. Essa si affiancava all'altra dello stesso tipo, l'Aosta, creata in Sicilia a seguito della fusione delle brigate Aosta, Reggio e Calabria. Nello stesso periodo furono istituite la Scuola allievi ufficiali di complemento di Lecce, nei locali già occupati dall'Accademia Militare trasferita nell'antica sede di Modena, e la Scuola allievi sottufficiali di Spoleto.
Missili HAWK tt'rra-aria. In dotazione all'artiglieria contraerea, gli HA WK hanno gran de efficacia contro velivoli compresi in un raggio di circa 40 km, ad una quota massima di 19.000 metri. """7
VII. - L'ESERCITO DAL 1945 AL 1975
Le truppe corazzate ripresero, su base assai limitata per mancanza di materiali specifici, la loro atti vità con il Centro carrismo, poi I battaglione carristi, e con la Scuola autoblindo, affidata all'Arma di cavalleria. I paracadutisti riaprirono la loro scuola di Viterbo, anche l' artiglieria cd il genio videro rinascere molte delle loro specialità. Si formò poco dopo il primo nucleo della brigata corazzata Ariete, che assorbì. i reparti carristi. Alla fine del 1948 l'Esercito aveva la seguente fisionomia organica: a. Organizzazione operativa:
- 5 divisioni di fanteria (Cremona, Legnano, Folgore, Friuli, Man tova) con il noto organico; 2 divisioni di fanteria ternarie ( Granatieri di Sardegna e Aosta) ciascuna su: 3 reggimenti fanteria, r gruppo artiglieria da campagna, 1 compagnia artieri, r compagnia collegamenti; - 5 gruppi esploranti divisionali di cavalleria; 1 brigata corazzata (Ariete) su r reggimento carri; 10 reggimenti di fanteria non indivisionati di cui 3 alpini e r bersaglieri; 2 gruppi artiglieria da montagna (Belluno e Bergamo); 2 gruppi artiglieria pesante eia cam-
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pagna (presso il C.A.A.R. di Civitavecchia); 2 gruppi artiglieria contraerea pesante (presso la Scuola di artiglieria contraerea di Sabaudia); I gruppo misto artiglieria Calabria.
-
Accademia Militare di Modena; 16 Scuole (AUC, ASC, Specializzazione); II Centri Addestramento Reclute; - 5 Centri Addestramento Avanzato; - Istituto Geografico Militare.
-
b. Organizzazione territoriale: Comandi Militari Territoriali; - 8 compagnie artieri (una per ciascun C.M.T. meno quelli di Roma, Padova e Palermo); - 9 compagnie collegamenti (una per ciascun C.M. T. meno quelli di Roma e Padova); · r battaglione minatori; 1 battaglione pontieri (in Piacenza); I battaglione ferrovieri (in Bologna); I tribunale militare su premo; 12 tribunali militari territoriali (più due sezioni); - 95 distretti militari; - 72 depositi reggimentali e di C.A.R.; - 23 ospedali militari; - 4 autogruppi (3 in Roma e I 10 Udine) ; I I autoreparti (r per C.M.T.). -
~L NUOVO ESERCITO.
II
c. Organizzazione addestraàva e istituti: - Corso di Stato Maggiore in Civitavecchia; - Scuola di Cooperazione Varie Armi, in Civitavecchia;
Nel 1949, l'adesione dell'Italia al Patto Atlantico e l'inizio della graduale integrazione delle forze armate nella sua organizzazione militare, la NATO, aprirono una nuova fase di sviluppo. Grazie all'incremento delle spese per la difesa e al piano di aiuti militari varato dagli Stati Uniti - che comprendeva anche notevoli commesse all'industria meccanica italiana, chiamata a produrre armi e munizioni destinate sia all'Italia, sia agli altri eserciti dell'Alleanza - l'equipaggiamento e soprattutto l'armamento vennero sempre più ad avvicinarsi ai livelli quantitativi e qualitativi degli altri Paesi dell'Europa occidentale. Per quanto riguarda la struttura organica, venute di fatto a cessare le limitazioni stabilite dal trattato di pace, i imovi programmi prevedettero un Esercito costituito da: dieci divisioni di fanter ia, su formazione ternaria; due brigate corazzate, da trasformare successivamen_te in divisioni; cinque brigate alpine oltre
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a numerose unità di supporto di vario tipo. All'istituzione dei comandi integrati NATO di scacchiere fece riscontro la ricostituzione di grandi unità complesse, per primi il IV e il V Corpo d'Armata, destinate a inquadrare i reparti dislocati nelle regioni nord - orientali. La trasformazione delle grandi unità elementari, basata sulla adozione del materiale di modello statunitènse in sostituzione di quello di origine britannica e sulla graduale ad~zione di procedimenti di impiego di tipo americano, fu attuata negli anni immediatamente successivi, mentre restarono sostanzialmente iminu-
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Ponte MGB su appoggi fissi. ldoneo per il superamento rapido, in zona avanzata, di interruzioni fino a 30 metri; tempo di gittamento 60 + 90 minuti.
tati il sistema dei Comandi territoriali e l'organizzazione addestrativa. Il progetto di ampliamento dell'Esercito si rivelò però sovradimensionato rispetto all'effettiva disponibilità di uomini .e di mezzi e all'esigenza primaria di non far scadere il livello qualitativo delle unità. Fu giocoforza perciò rinunciare al completamento delle unità dislocate nella Penisola e in Sicilia, che restarono quasi tutte ad un grado di approntamento inferiore al previsto. In quel periodo l'apparire delle prime armi atomiche tattiche costrinse tutti gli eserciti a rivedere la dottrina d'impiego,
gli organici e gli armamenti con i quali avevano terminato il secondo conflitto mondiale. I mezzi corazzati, ritenuti più idonei ad agire in ambiente atomico, acquistarono una nuova importanza e, di conseguenza, anche le armi controcarro· furono considerate componente fondamentale di ogni esercito. Anche l'Esercito italiano, pur nella cronica ristrettezza del bilancio, si sforzò di adeguarsi alle nuove esigenze. Ai carri armati Sherman, che inizialmente costituivano il nerbo delle unità corazzate, si affiancarono e poi si sostituirono i più moderni e potenti Pershing M 26 e, negli anni successivi, i Patton M 47. Gli obsoleti carri leggeri Stuart furono sostituiti dagli M 24 e i reparti bersaglieri delle grandi unità corazzate - alle già ricostituite divisioni Ariete e Centauro si aggiunse la Pozzuolo del Friuli - furono montati, con soluzione provvisoria, su autocarri sèmicingolati, i ben noti half track. La difesa controcarri fu affidata essenzialmente, eliminati i pezzi ruotati, ai pezzi semoventi e al fuoco degli stessi carri armati. Il progetto di una Comunità europea di difesa, la CED, poi bocciato dall'opposizione francese, comportò nuovi studi per adeguare la dottrina, già rinnovata con le pubblicazioni delle serie dottrinali
in
Elicottero multiruolo AB 204-B. E' impiegato operazioni di ricognizione e di trasporto truppe o materiali. Caratteristiche: motore a turbina, velocità di crociera km/h 170, autonomia km 43o.
Presto questo primo nucleo si trasformò in Centro addestramento per l' osservazione aerea di artiglieria, con il compito di istruire piloti e specialisti per . . costituire le Seziqni Aerei Leggeri (SAL) dei _çomandi divisione e · dei . r~gginienti.
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Portiera per ponte galleggiante Krupp - MAN. Le portiere consentono la realizzazione di traghetti, oppure di ponti lunghi fino a r 15 metri. ~
Nel r958 l'ente addestrativo si trasferì a Viterbo trasformandosi in Centro Addestramento Aviazione Leggera dell'Esercito; nacque così l'Ispettorato del1'ALE e con questo una nuova specialità dell'Esercito. IL
PRIMO RIASISETTO.
L'inizio della distensione nei rapporti fra i due grandi blocchi e l'affermarsi di nuove dottrine relative alla guerra atomica limitata fecero nascere allo stesso tempo nuove esigenze e nuove priorità. Le anni convenzionali godettero di ·una certa rivalutazione e i Governi occidentali ritennero di poter diminuire i bilanci militari mentre vennero a cessare gli aiuti USA. Allo scopo .di adeguare il livello qualitativo delle grandi .unità stanziate nell'Italia settentrionale alle nuove esigenze, fu necessario recuperare uomini e mezzi mediante la riduzione dell'intelaiatura territoriale e la contrazione delle unità considerate meno esposte. I Comandi Militari Territoriali furono trasformati in Comandi Militari di Regione (Torino, Padova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo) riducendone il numero a sei e allargandone gli ambiti geografici. Fu ridotto il numero dei Corpi d'Armata e sciolta 1.a terza divisione corazzata. Cinque di-
visioni di fanteria, Trieste, Friuli, Avellino, Pinerolo e Aosta, destinate alla difesa del territorio peninsulare e insulare, furono contratte a brigate, su un reggimento fanteria, un gruppo artiglieria da campagna, un battaglione corazzato, una compagnia genio, una compagnia trasmissioni. Tornò così a delinearsi, per quanto riguarda gli organici ed, in parte, anche per l'armamento, una diversificazione fra l'Esercito di campagna e quello per la difesa del territorio. A queste notevoli riduzioni fece riscontro, tuttavia, la costituzione della brigata paracadutisti e della brigata missili, una grande unità in grado di impiegare armi atomiche tattiche sia con la componente missilistica, dotata di Honest fohn, sia con la propria artiglieria pesante. Fu costituita anche la brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli, raggruppando alcuni reggimenti già esistenti. Migliorò anche l'armamento delle minori unità, con l'adozione del cannone senza rinculo da ro6 mm e del mortaio da 107 e furono potenziate anche alcune unità di supporto: il battaglione pontieri e quello ferrovieri divennero reggimenti, i battaglioni minatori salirono a tre, anche le unità delle trasmissioni ebbero materiali più moderni e più efficienti. A partire dal 1962 fu iniziato un piano finanziario pluriennale di potenziamento
degli armamenti e dell'equipaggiamento. Aumentò così la proporzione dei mezzi corazzati nelle grandi unità di fanteria. Il carro standard era ormai 1' M 47 e furono adottati mezzi protetti cingolati per il trasporto della truppa, prima gli AMX francesi e poi gli M ri3, di origine americana ma ben presto prodotti anche in Italia. La difesa contraerea a bassa quota di determinati obiettivi fu affidata ai nuovi pezzi da 40 / 70 con telecomando automatico, mentre iniziò la produzione dei missili terra - aria Hawk, che sostituirono i gruppi di artiglieria controaerei pesante. L'aumento del livello di meccanizzazione delle grandi unità di fanteria e la rilevanza dei terreni montuosi fra quelli di possibile impiego, indussero a stabilire una differenziazione fra divisioni di fanteria con ordinamento di pianura e divisioni di fanteria con ordinamento da montagna. Le prime sostituirono uno dei tre reggimenti di fanteria con uno corazzato (su un battaglione carri ed uno bersaglieri) e videro rinforzati gli altri con un quarto battaglione meccanizzato; le seconde ebbero una compagnia meccanizzata, a livello reggimento fanteria, ed un battaglione carri a livello divisione. Anche l'armamento controcarri delle unità di fanteria fu potenziato con l'entrata in servizio dei missili filoguidati a
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Obice da _105 / I 4. Arma i gruppi di artiglieria da montagna o paracadutisti. Caratteristiche: calibro 105, gittata massima m 10.516, celerità di tiro 3 colpi al minuto.
media e grande gittata Mosquito, Cobra e SS r r. Nel settore logistico si cominciò a passare dalla logistica per materia_ a quella per funzioni , dotando le grandi unità di un Reparto Rifornimento Riparazioni e Ricuperi per i servizi armi e munizioni, del genio, delle trasmissioni e della motorizzazione. JiL
SECONDO RIASiSETT'O.
N ei primi anni del '60 cominciò nuovamente ad affiorare la necessità di contrarre ulteriormente le unità allo scopo di devolvere maggiori risorse alle spese di potenziamento, rese indispensabili dal}'apparire sul mercato di armamenti più sofisticati. Contemporaneamente fu riordinata profondamente l'organizzazione militare centrale, realizzando così l'effettiva integrazione dell'apparato logistico - amministrativo, r imasto fino ad allora rigidamente ripartito per forza armata nonostante che da un ventennio fosse già stato costituito un unico Ministero della Difesa. _ Per _quanto riguarda i provvedimenti ordinativi più importanti è da segnalare lo scioglimento della brigata Avellino e l'abolizione dell'ordinamento da montagna per le divisioni di fanteria; di conseguenza altri due reggimenti si trasformarono in corazzati e si costituirono cin-
que nuovi battaglioni meccanizzati. Per contro furono sciolti i reparti salmerie ed alcuni reggimenti di cavalleria, assegnando però alle divisioni un gruppo esplorante. Notevole fu pure lo sforzo compiuto nel settore degli armamenti con l'introduzione in servizio del F AL mod. 1959, della mitragliatrice MG 42/ 59, dei mortai alleggeriti da 81 e da 120 millimetri, dei carri armati M 60, dei semoventi M ro9 con pezzi da 155 e di quelli M 107 con pezzi da 175. Anche il settore della fortificazione permanente fu molto potenziato e con la realizzazione di nuove opere e con la costituzione di nuovi reparti d'arresto. Poiché quello gradualmente attuato negli anni '60 · è stato l'ultimo ordinamento dell'Esercito prima della ristrutturazione decisa nel 1975, della quale si dirà in seguito, mette conto di ricordare, nelle linee principali, la struttura delle grandi unità tipiche, giunte in questo periodo ad una particolare robustezza e complessità. Le divisioni di fanteria ( Granatieri di Sardegna, Cremona, Legnano, Folgore e Mantova) erano articolate su: - due reggimenti fanteria, ciascuno su tre battaglioni fanteria, un battaglione meccanizzato ed una compagnia controcarn;
- un reggimento corazzato, su un batt~glione bersaglieri ed un battaglione carn; - un reggimento artiglieria da campagna su due gruppi da rn5/22 ruotati, un gruppo da 155 semovente ed un gruppo da 155/23 ruotato; - · un gruppo esplorante divisionale su due squadroni meccanizzati ed uno squadrone carri; - un reparto dell'aviazione leggera; - un battaglione genio pionieri; - un battaglione trasmissioni; - unità dei servizi. Le divisioni corazzate (Ariete e Centauro) erano invece così ordinate: - due reggimenti carri, ciascuno su due battaglioni carri, un battaglione bersaglieri ed una compagnia controcarri; - un reggimento bersaglieri su tre battaglioni bersaglieri, un battaglione carri ed una compagnia controcarri; - un reggimento di artiglieria corazzata su tre gruppi semoventi da 155/23; - un gruppo esplorante divisionale, analogo a quello delle divisioni di fanteria; - un reparto dell'aviazione leggera; - un battaglione genio pionieri; - un battaglione delle trasmissioni; - unità dei servizi. Le brigate alpine (Taurinense, Orobica, Tridentina, Cadore, Julia) erano strut-
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turate su un reggimento alpini di tre o quattro battaglioni, un reggimento di artiglieria da montagna su un numero di gruppi da rn5/ 14 corrispondente a _q~ello dei battagli~ni alp1111, una compagnia genio, una compagnia trasmissioni e unità dei serv1z1. Le brigate di fanteria mantennero la struttura già descritta. La brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli era strutturata su due reggimenti di cavalleria, un reggimento di artiglieria da campagna semovente ed un gruppo squadroni carri, il Novara. La brigata missili fu potenziata con l'acquisizione del sistema d'arma Lance in sostituzione degli ormai obsoleti Honest fohn. Anche l'aviazione leggera fu riordinata negli organici e potenziata nei materiali. A partire dal 1963 furono, infatti, costituite con gli elicotteri Agusta - Bell 204 le prime unità di trasporto tattico e logistico e, nello stesso anno, i velivoli ad ala fissa vennero gradualmente sostituiti da un nuovo biposto interamente metallico - CESSNAL- 19 - con decollo ed atterraggio corto su terreno non preparato e con possibilità di carichi sub - alari
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Veicolo da trasporto truppe VTT lv/113. In dota.zione a//{, u11itù meccanizzate, trasporta una squadra di f uciliai, oltre al pilota e at mitragliere, e può essere aviolanciato.
di ordigni nucleari apparve superato e con esso tutta la normativa tattica della serie 600. Apparve così la pubblicazione 700 (( Impiego delle grandi unità complesse >> ed. r963, cui seguirono le pubblicazioni relative all'impiego della divisione e dei complessi a livello gruppo tattico. Ma ciò non sembrò sufficiente: infatti, già alla fine degli anni '60, si avvertì che la senza pregiudizio per la velocità di oltre raggiunta parità nucleare fra i due blocchi, la sempre maggiore disponibilità e 200 km /h. L'evoluzione del materiale proseguì con potenza degli ordigni e la pericolosità di l'acquisizione nel 1966 degli Agusta - un conflitto nucleare generalizzato dalBeli 205, c)rmati con razzi non guidati e . le conseguenze difficilmen te ipotizzabili, con mitragliatrici in modo da costituire imponevano un diverso orientamento un sistema d'arma idoneo per il sostegno strategico ai Paesi del)' Alleanza Atlantica. In merito, si affermò il principio di fuoco all'arma base. Nel 1975 entrarono in linea l'elicottero della « risposta flessibile>>, in contrappobirotore CH - 47, capace di un carico sizione all'ipotesi di « risposta massiccia ll, equivalente a 40 uomini equipaggiati o prevista dalla serie 700. Le norme contenute nelle pubblicazio9 tonnellate di materiali, e i velivoli SIAI - Marchetti 1019, potenziati da una ni deJla serie dottrinale 800, edite a parturbina che ne esalta le qualità di decol- tire dal 1971, attuarono questo concetto, secondo i principi della « selettività >> lo ed atterraggio corto e di velocità. Nel periodo in esame anche lo svilup- (individuazione e scelta degli obiettivi su po dell'evoluzione dottrinale fu molto cui dirigere il fuoco nucleare) e della ampio. All'inizio degli anni sessanta, in- « limitazione >> (numero e potenza degli fatti, il concetto di limitata disponibilità ordigni da impiegare).
CAPITOLO VIII
L'ESERCITO OGGI
Obice da 155/ 23 su semovente M 109. Caratteristiche del pezzo: gittata massima m 18 .ooo, celerità dì tiro 3 colpi al minuto. Velocità massima del semovente l(m f h 55, autonomia km 380.
All'inizio degli anni ottanta l'Esercito italiano si presenta in fase di intensa trasformazione e di rinnovamento e, com<': sempre, univocamente impegnato nell 'assolvimento dei compiti istituzionali, sicuro presidio di libertà e di pace. I motivi che hanno imposto, a partire dal 1975, alla forza armata un processo di revisione e di riordinamento sono noti. Da anni ormai, la elevata sofisticazione dei materiali d'armamento, e quindi il forte incremento dei costi di acquisto e di esercizio, a fronte di sempre più inadeguate disponibilità finanziarie, aveva determinato una situazione di crisi latente. Le . crescenti esigenze d'ordine sociale e l'esasperato processo inflazionistico che hanno investito negli ultimi tempi l'economia mondiale avevano accelerato il processo degenerativo, vanificando i correttivi parziali via via adottati. All'inizio del 1975, pertanto, fu scelta l'unica soluzione possibile: ridurre le strutture dell'Esercito per recuperare risorse economiche da devolvere ai programmi di ammodernamento. Deve essere considerato, infatti, che nel contesto strategico attuale solo questa soluzione consentiva di limitare i rischi connessi con la sicurezza della Nazione. La revisione della struttura funzionale ed operativa dell'Esercito è stata quindi avviata per adeguarne le dimensioni alle
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Carro gittaponti Leopard. [doneo. in zona di com battimento, al supcmmento di interruz ioni fino a 20 metri. Tempo di gittamcnto o di recupero 3 minuti.
VIII. - L'ESERCTTO OGGI
reali disponibilità finanziarie e per migliorarne la funzionalità. Si è cercato soprattutto di eliminare ogni duplicazione e sovrapposizione cli funzioni, di razionalizzare le procedure, di sveltire il processo decisionale, di conferire all'Esercito - in definitiva - un assetto sempre più agile ed economico, perseguendo costantemente lo scopo di devolvere alle forze operative, che rappresentano in realtà la stessa ragione d'essere dell'Esercito, una percentuale più elevata delle risorse disponibili. CO?--fPTTI E STRUTTURA.
N el rispetto del dettato costituzionale l'Esercito itali ano assolve una funzione
difensiva, è chiamato cioè a svolgere, fin dal tempo di pace, un ruolo d1ssuasivo nei confront i di ogni possibile minaccia. Da questa funz ione e da questo ruolo discendono i compiti generali dell'Esercito.
a. In tempo di pace: assicurare la vigilanza delle frontiere terrestri e la sorveglianza delle installazioni e dei punti sensibili dell'organizzazione militare; - concorrere alla tutela delle istituz10m; - concorrere alla protezione di infrastrutture e zone di particolare interesse; - concorrere al soccorso delle popolazioni, in occasione di pubbliche calamità; -
- assicurare - per efficienza operativa e per dislocazione delle forze - l'attuazione della pianificazione nazionale e di quella concordata nell'ambito della NATO, per il caso di tensione o di crisi.
b. In caso di conflitto: - assicurare l'in tegrità del territorio nazionale, difendendolo da qualsiasi offesa, qualunque sia la natura e la provenienza, ed a tal fine condurre - in esecuzione della pianificazione nazionale e/ o N.A.TO - operazioni difensive e controffens ive intese a neutralizzare la capacità operativa dell'avversario e ad arrestare l'aggressione e< il più avanti possibile >>; - salvaguardare la libera disponibilità delle aree e dei punti sensibili, delle installazioni e delle linee di comunicazione in tutto il territorio nazionale. L'Esercito è costituito nel suo insieme da quattro grandi blocchi - l'Organizzazione Centrale, l'Organizzazione Territoriale, l'Organizzaz ione Addestrativa, le Forze Operative - ciascuno dei guaii assolve specifiche funzioni nel quadro generale dei compiti affidati alla forza armata.
L'Organizzazione Centrale comprende lo Stato Maggiore dell'Esercito, gli Ispettorati d'Arma, gli Uffici dei Capi dei Corpi logistici e del Corpo T ecnico. In questo settore le principali innovazioni
Carro armato Leopard. In dotazione alle unità. corazzate. Caratteristiche: armamento principale cannone da 10.5 / .51 con 60 colpi. velocità massima km/h 65, autonomia km 600 o 18 m·e.
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L'elisbarco ha assunto, nelle operazioni a piccolo e medio raggio , un ruolo di primaria importanza per le a.zioni di sorpresa, per i colpi di mano, per gli aggiramenti vaticaii.
VIII. - L'ESERCITO OGGI
vertice, è stato articolato in 4 uffici di cui: - l'Ufficio Infrastrutture e l'Ufficio Ricerche e Studi hanno conservato immutata fisionomia e compiti; - gli Uffici Organizzazione Logistica e Programmi di Approvvigionamento rappresentano la vera novità introdotta dal riordinamento. In sintesi, competono:
sono state attuate nel campo logistico. In particolare è stato completamente ristrutturato il vertice logistico. L'esistenza nella forza annata dell'Ispettorato Logistico e del IV Reparto dello Stato Maggiore, infatti, aveva creato inter. ferenze, sovrapposizioni e compartimentazioni (specie nel settore finanziario) che era necessario eliminare. Il IV Reparto e gli organi di staff dell'Ispettorato sono stati riuniti in un solo ente per conferire
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agli organi preposti alle attività concettuali un assetto unitario e, quindi, più funzionale. Si è realizzato in tal modo un organismo unico preposto alla politica logistica nell'ambito della forza armata e che, pertanto, avendo una visione globale, può - rispetto al passato - intervenire con maggior tempestività e responsabilità nella soluzione dei numerosi problemi. Il IV Reparto e Ispettorato Logistico, come attualmente viene denominato il
• al primo, l'emanazione delle direttive per la pianificazione logisùca, la definizione dei lineamenti di politica e controllo della gestione dei parchi materiali (cioè l'emanazione di norme di gestione) e la definizione della politica delle scorte e del personale dell'area logistica, nonché la soluzione di altri problemi particolari tra i quali quello della codificazione dei materiali. L'Ufficio opera, quindi, nei settori logistico - operativo, del personale del1' area logistica, delle gestioni, ed è il tramite attraverso il quale lo SME coordina e controlla le attività dei Servizi Logistici; • al secondo, la politica dei materiali e l'impiego operativo dei fondi relativi sia al rinnovamento (potenziamento e ammodernamento), sia al funzionamento, prima gestiti separatamente dallo SME e dall'Ispettorato Logistico. Per esplicare la sua attività, il IV Reparto e Ispettorato Logistico si avvale an-
li campo di battaglia è cc1ratterizzato oggi dal/' impiego sempre più massiccio di corazzati e meccanizzati. Nasce perciò l'esigenza di un addestramento complesso che vede operare uomini t· mezzi in per/ etta simbiosi.
che dei Comand i dei Servizi Logistici i quali, collocati come agenzie esterne allo SME, sono responsabili delle attività gestionali di rispettiva competenza per l' as~ solvimento delle quali dipendono direttamente dall 'Ispettorato Logistico. Un'altra innovazione di notevole in teresse è stata apportata nei Servizi Tecnici, mediante la creazione di un unico Corpo Tecnico dell'Esercito, che raggruppa i sei preesistenti Servizi Tecnici ed al quale sono stati assegnati i seguenti compiti : - consulenza tecnica nei confronti del capo di Stato Maggiore per i problem i concecnenti i mezzi ed i materiali d'armamento e per le attività connesse con i settori geodetico, topocartografico e geografico dell 'Escrcito; - formazione ed impiego degli ufficiali del Corpo.
L'Organizzazione Territoriale comprende 6 Comandi Militari T erritoriali di Regione, il Comando Militare della Sardegna, 16 Comandi mili tari di zona, 62 distretti militari, depositi, magazzini ed enti vàri di natura logistica. L 'Organizzazione Addestrativa adottata nel corso di questi ultimi anni in armonia con i criteri generali di razionalizzazione, economia e funzionalità che
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hanno ispirato il riordinamento dell'Esercito ed in connessione con i recenti provvedimenti legislativi che hanno ridotto la durata dell a ferma, si articola in due settori: - l'Organizzazione Scolastica Centralizzata (Accademie, Scuole di Applicazione, Scuole d'Arma e dei Servizi), per il reclutamento e la formazione dei Quadri e degli specializzati ; - particolari reparti, battaglioni di fan-
teria e specialità che, mantenendo il loro carattere di unità operative, sono preposti alla fase iniziale dell'iter addestrativo per la m aggior parte dei m ilitari di leva, ai . quali conferiscono la prima impostazione militare. Naturalmen te le attività svolte nell'ambito delle scuole e dei reparti di addestramento non sono sufficienti ad addestrare il personale in maniera compiuta e soddisfacente. Per tutti, Quadri e Soldati,
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ié Circolari addestrative edite dallo Stato Maggiore del 'Esercito.
VIII .. L'ESERCITO OGG I
I momenti addestrativi più impegnativi per un paracadutista sono quelli seguenti al la11cio, quando dc~ve tradurre i11 pratica le lt'cn.iche di combattimento e di sopravvivenza III ambiente ostile. ~
l'addestramento viene rifinito e concluso nell'ambito delle unità d'impiego. Gli ufficiali in servizio permanente effettivo conseguono il grado di sottotenente delle varie armi e dei servizi dopo la frequenza di un corso biennale presso l'Accademia Militare, al termine del guale sono avviati, per il completamento della loro formazione, che richiede un altro biennio di studi, presso la Scuola Ufficiali dei Carabinieri o presso le Scuole di Applicazione, a seconda che siano stati no-
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minati sottotenenti dell'Arma dei Carabinieri, delle varie Armi e del Corpo Automobilistico, G li ufficiali del Corpo di Amministrazione dopo l'Accademia frequentano, invece, un corso di studi di un anno presso l'Univers ità di Torino, mentre gli ufficiali del Corpo di Commissariato (ruolo Sussistenz a) affluiscono direttamente ai reparti. Per gli ufficiali medici, veterinari e farmacisti esiste l'Accadem ia Mil itare di Sanità Interforze , presso la quale gli allievi
conseguo no le rispettive lauree frequentando i corsi dell'Università di Firenze (medici e fa rmacisti) o di Torino (veterinari). Gli ufficiali di complemento, reclutati tra i giovani di leva in possesso di adeguato titolo di studio che facciano espl icita domanda , conseguono la nomina a sottotenente dopo un corso di circa sei mesi p resso le scuole d 'arma. Al fine di migliorare ulteriormente la p reparazione dei Quadri e di conferire loro l'idoneità a svolgere funzioni di carattere tecnico - militare ad un livello più elevato, tutti i capitani in servizio permanente delle varie armi vengono chiamati, per corso d 'Accademia, a frequentare presso la Scuola di Guerra il « corso di Stato Maggiore » della durata di un anno. dopo aver acq uisito il titolo del periodo 'di comando p revisto per legge ai fini dell'avanzamento. La frequenza obbligatoria del corso di Stato Maggiore da parte di tutti gli ufficiali provenienti dallo stesso corso di Accademia, consente anche di: - rinsaldare i legami spiri tuali tra gli uffic iali delle varie armi a distanza di tempo dall'uscita dall'Accademia; - fornire a tutti lo stesso livello di preparazione, incentivando così le aspirazioni per successivi traguardi. Il corso di Stato Maggiore ha un marcato carattere applicativo. Le ore destinate
alle lezioni illustrative della normativa tattica o logistica sono state drasticamente ridotte a favore delle esercitazioni applicative, nel corso delle quali vengono· soltanto indicate ai frequentatori le norme di riferimento, che essi potranno approfondire nei relativi manuali; ma vengono soprattutto analizzati i concetti infoqnatori che sono a monte delle norme e la metodologia applicativa. Si tratta di innovazioni in linea con i tempi moderni. Nel futuro , la dinamica del combattimento sarà sempre più serrata. Spesso non c'è il tempo per un'applicazione sistematica . del metodo tradizionale per la .soluzione dei problemi operativi: occorrono decisioni ed ordini immediati in funzione del rapido evolversi della situazione. Anche la metodologia · didattica deve quindi tendere a prefigurare, nello spazio e nel tempo, le possibili situazioni ed a predisporre le conseguenti misure da adottare con immediatezza. Infine, per preparare un'aliquota limitata di ufficiali a svolgere funzioni. direttive ad altissimo livello, sempre presso la Scuola di Guerra viene svolto il « corso superiòre di Stato Maggiore))' al quale si accede attraverso un concorso per titoli ed esami quando sia già stata conseguita la promozione ad ufficiale superiore. I sottufficiali vengono reclutati attraverso concorsi indetti tre volte l'anno tra
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VIII. - L'ESERCITO OGGI
,J,, Obice da r 55 / 39 FH - 70. In dotazione ai gruppi di supporto di Carpo d'Armata e delle divisioni meccanizzate, ha una gittata massima di m 24.000 e una velocità di tiro di 6 colpi al minuto. At.trezzatura seminamine da elicottero. Consente il rapido schieramento di ostacoli minati antiuomo·, anticarro o misti. ~
i giovani in possesso della licenza di scuola media e frequentano un corso- basico. della durata di 7 mesi, presso la Scuola. Allievi Sottufficiali di Viterbo. Al termine del corso, gli allievi sono avviati alle scuole d'arma o di specializzazione, per la freq uenza di un ulteriore corso di 5 mesi, che ha lo scopo di abilitare al comando o di far conseguire la specializzazione richiesta da ciascun incarico. L'iter formativo del mil itare di leva è stato di recente modificato, al fi ne di conferire maggiore progressività ali' addestramento rispetto al sistema precedente, basato su parametri (addestramento per imitazione, immissione individuale delle reclute nei reparti di impiego) che non sono risultati, alla luce delle esperienze maturate, completamente aderenti alle esigenze. Il nuovo modello prevede l 'articolazione della ferma in tre cicli, cosi caratterizzati: -, I ciclo, articolato in addestramento di base, presso i battaglioni addestramento reclute, ed addestramento di specializzazione, presso le Scuole o direttamente presso I reparti di impiego. Ha gli scopi di impostare il combattente individuale ed abilitarlo ad assolvere le funzioni previste per l'incarico nell'ambito della cellula elementare (squadra, equipaggio, ecc.). Ha la durata di due mesi.
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vrn. - L'ESERCITO OGGI
- ll ciclo, nel quale si formano le minori unità sino al livello di plotone; è concluso da prove valutative intese ad accertare la p~eparazione del reparto in vista del gradino addestrativo superiore. Ha la durata di due mesi. - lii ciclo, avente come obiettivo addestrativo l'idoneità ad assolvere tutti o·li atti tattici elementari previsti per il liveOo compagnia. Si protrae per il resto della ferma. Per attuare tale modello, è stato necessario introdurre delle varianti alle procedure di alimentazione dei reparti, che prevedono ora l'afflusso agli enti di impiego per blocchi di compagnia monoscaglione o plotone monoscaglione, a seconda dell'Arma o Specialità. Altra caratteristica positiva della nuova organizzazione addestrativa è l'inserimento organico nelle grandi unità dei battaglioni presso i quali viene svolto l'addestramento basico. Al momento dell'emergenza questi battaglioni, dopo un opportuno completamento, potranno riacquistare la piena fisionomia operativa, pur lasciando alla sede quella parte dei Quadri necessaria per l'addestramento dei complementi. Per quanto riguarda le Forze Operative è stato finora possibile raggiungere un primo importante obiettivo, rappresentato dal completamento di alcune dotazio-
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ni organiche ancora carenti, specie quelle piego cli armi nucleari; importanza esche assicurano l'integrale mobilità dei senziale delle forze e dei mezzi convenzionali da considerare come componenti reparti. fondamentali della dissuasione. Ancora carente, tuttavia, in alcuni setLe trasformazioni profonde che stanno tori, la situazione del personale. Infine, sono stati possibili alcuni prov- mutando la fisionomia dell'Esercito, convedimenti per migliorare le condizioni di ferendogli un assetto più funzionate e movita dei militari negli accasermamenti, derno, hanno pertanto conseguito anche realizzando una più razionale utilizzazio- lo scopo di renderlo maggiormente idoneo ad operare nello spirito e nell'ambito ne delle infrastrutture. N aturalmente gli effetti di queste tra- dell'Alleanza, perché il potenziamento sformazioni non si sono limitati al mi- delle forze convenzionali aumenta la creglioramento dei livelli di forza ma hanno dibilità della dissuasione. Le principali caratteristtche del nostro anche consentito di migliorare la qualità strumento operativo possono così essere dei reparti. I presupposti di base dai quali discende sintetizzate: adozione del modulo stanl'impostazione operativa della dottrina del dardizzato di brigata, più snello e funnostro Esercito non sono mutati. La stra- zionale e perciò più rispondente alle esitegia ispiratrice è sempre quella dell' Al- . genze del combattimento moderno; inleanza Atlantica, quella cioè della rispo- cremento della capacità di fuoco spesta flessibile che, respingendo la logica cie controcarri delle unità fino ai miniterrificante e quindi poco credibile del mi livelli, ottenuto con la ridistribuziotutto o nulla, prevede il ricorso a reazioni ne di materiali già introdotti, con l'improporzionate alla natura ed alla consi- missione in servizio di altri più potenti e stenza delle aggressioni. Di conseguenza attraverso un più favorevole rapporto arsono sempre validi i corollari che da essa mi - personale; accentuazione della mobiderivano: impiego delle armi nucleari lità, conseguita mediante la meccanizzavincolato a criteri di limitazione, per quan- zione e la motorizzazione delle grandi to riguarda numero e potenza degli or- unità; flessibilità di impiego, in quanto digni utilizzati, e di selettività, per quan- non esistono più distinzioni ordinative tra to attiene ai criteri di scel ta degli obiet- grandi unità dell'Esercito di campagna e tivi; immanenza della minaccia nucleare grandi unità territoriali ed è stata inoltre anche nelle operazioni condotte senza im- realizzata la possibilità di impiego biva-
Sistema d'm·ma controcarro TO W. Missili filoguidati della seconda generaz ione, possono essere impiegati a term, su veicoli, su elicotteri. Hanno gittata utile di m 3.000, velocità di mjs 290.
lente per le brigate alpine, con venientemente motorizzate, e per la brigata paracad utisti, opportunamente completata. ORGANIZZAZIONE DELLE FORZE.
Quasi tutte le g randi unità dell'Esercito sono inquadrate in Corpi d ' Armata, grandi unità.complesse idonee a condurre una manovra tattica aeroterrestre mediante l' impiego coordinato delle grandi unità elementari e delle unità di supporto di cui dispongono. l Corpi d'Armata hanno composizione variabile, in relaz ione ai compiti operativi da assolvere.
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Le divisioni meccanizzate e corazzate sono entrambe g randi unità potenti e manovriere, idonee a realizzare - in un contesto unitario - il coordinamento tra l'azione di arresto delle brigate meccanizzate e gli interventi dinamici delle brigate corazzate. Prendono il nome di meccanizzate o di corazzate a seconda che in esse prevalga il numero 'delle brigate meccanizzate o quello delle brigate corazzate e si diversificano naturalmente nell'impiego. La divisione meccanizzata è maggiormente idonea a condurre, in qualsiasi terreno, una manovra tattica che comporti l'esecuzione di sforzi sistematici e prolungati; quella corazzata è meglio struttu-
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VIII. - L'ESERCITO OGGI
Carri Leopard della divisione corazzata « Centauro » impegnati in una complessa manovra nel biellese.
rata per la condotta di azioni violente, rapide e risolutive. Le divisioni, oltre a comprendere le bri-. gate, inquadrano organicamente le unità delle varie armi e dei servizi indispensabili per la condotta del combattimento. Le divisioni, infatti, sono dotate di numerosi supporti: gruppo squadroni di cavalleria, capace di svolgere · una efficace attività esplorativa e di sicurezza; gruppi dì artiglieria, base dell'indispensabile supporto dì fuoco; battaglione genio pionieri, destinato allo schieramento ed al superamento degli ostacoli nonché all'esecuzione dei lavori; battaglione delle trasmissioni e. reparti dell'aviazione leggera per soddisfare le esigenze dì collegamento e di comando; reparti dei servizi, sufficienti a garantire un'autonomia logistica completa. Le brigate motorizzate, meccanizzate, corazzate costituiscono una innovazione profonda ed indubbiamente coraggiosa, destinata, come tutte le vere riforme strutturali, ad incidere durevolmente sul tessuto dell'Esercito. La · creazione delle attuali brigate ha comportato, come abbiamo visto, l'abolizione del livello reggimento, tradizionale pilastro e cardine del!'ordinamento militare italiano. Le funzioni disciplinari, amministrative cd addestrative, un tempo proprie del
reggimento, vengono ora assolte dai battaglioni - gruppi, che hanno visto premiato questo aumento di responsabilità ricevendo in consegna la Bandiera di guerra, mentre le funzioni operative già svolte dal raggruppamento tattico sono passate alla brigata. Il vantaggio è evidente. Non solo in molti casi viene eliminato un gradino della catena di comando, e quindi sveltita la risoluzione di ogni problema decisionale, ma si è creato in luogo del raggruppamento un complesso pluriarma agile e funzionale, che possiede in proprio gli organi dì supporto prima presenti solo al livello su periorc; la brigata è in grado di operare anche autonomamente, possibilità che per il raggruppamento era prudente considerare molto ipotetica. Simili ncll 'ordinamento - tutte, infatti, sono articolate su battaglioni dell'arma base, un gruppo d'artiglieria, compagnia controcarri, compagnia genio pionieri, compagnia trasmissioni e battaglione logistico - le brigate motorizzate, meccanizzate e corazzate differiscono per la qualità delle pedine fondamentali e, quindi, per l'impiego. Nelle brigate motorizzate i battaglioni fanteria motorizzati rappresentano l'elemento fondamentale idoneo a condurre un'azione sistematica e metodica, opportunamente integrata dal battaglione carri. La conseguita completa motorizzazione
consente ai battaglioni di fanteria una maggiore possibilità cli manovra. Le brigate meccanizzate e corazzate si diversificano tra di loro a seconda che in esse prevalga il numero dei battaglioni meccanizzati o quello dei battaglioni carri. N aturalmente ai diversi tipi di brigata corrispondono diversi criteri di impiego nel quadro dell'azione difensiva. Mentre le brigate motorizzate e meccanizzate hanno il compito di interdire una delle direttrici operative incidenti nel settore divisionale, in quanto dispongono di più pedine idonee a realizzare l'arresto, la brigata corazzata è strutturata per condurre reazioni dinamiche di notevole consistenza. La compagnia controcarri, elemento dì manovra nelle mani del comandante, permette inoltre di fronteggiare situazioni impreviste o cli incrementare la capacità controcarri alle maggiori distanze di uno o più battaglioni motorizzati o meccanizzati. L'impiego coordinato delle pedine motorizzate e meccanizzate e di quelle corazzate consente alle grandi unità di ass9lvere il mandato operativo con maggior rendimento rispetto a! passato, dosando opportunamente resistenze statiche e reazioni dinamiche. Anche la creazione ciel battaglione logistico rappresenta una soluzione ordinati va capace di elevare di molto le possibilità operative della brigata, assicurandole
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VIII. - L'ESERCITO OGGf
stabilmente quell'autonomia logistica che il raggruppamento poteva avere solo in casi eccezionali e per un tempo limitato. I battaglioni logistici non sono uguali per tutti i tipi di brigata; quello per brigata motorizzata dispone, infatti, anche degli organi per la raccolta e lo sgombero dei feriti e malati e la cura di quelli di r" urgenza. Tale soluzione è giustificata dal fatto che le brigate motorizzate, non inquadrate di nonna organicamente nelle divisioni, necessitano di autonomia logistica completa. Le brigate alpine, dotate di armi,· mezzi ed equipaggiamento specifici per l'azione in montagna, sono grandi unità elementari idonee a condurre la manovra tattica non solo in ambiente alpino e montano, ma a~che in terreni di pianura e collinosi, in quanto le loro possibilità di fuoco controcarri e di trasporto sono state notevolmente incrementate. Le truppe alpine mantengono perciò, anche con il nuovo ordinamento, la loro peculiare capacità.a muovere ed a combattere nel particolare ambiente della montagna ed a sfruttare a loro vantaggio le caratteristiche di asperità del terreno e le difficili condizioni climatiche, ma hanno acquisito una struttura più flessibile, che consente anche buon.e possibilità di operare in ambienti diversi.
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Le brigate sono ordinate su : battaglioni alpini, componenti principali della manovra; gruppi di artiglieria da montagna, base del supporto di fuoco; compagnia controcarri; compagnia genio pionieri, destinata all'esecuzione dei lavori ed allo schieramento ed al superamento dell'ostacolo; compagnia trasmissioni, per soddisfare le esigenze di collegamento del Comando brigata; reparto aviazione leggera, per favorire l'azione di comando e per realizzare la rapida manovra di aliquota delle forze; battaglione logistico, per assicurare alla brigata l'autonomia logistica in tutti i settori, anche nel campo sanitario. La struttura della grande unità è tale da poter agevolmente ricevere concorsi da Comandi di ordine superiore. E' perciò da considerare normale l'assegnazione alla brigata di unità di artiglieria pesante campale o semovente, di unità mortai, di unità del genio - considerato il valore prioritario che in montagna acquista la viabilità - e di reparti dell'aviazione leggera perché le ampie possibilità di aggiramento verticale e di rapida traslazione offerte dall'elicottero sono di fondamentale importanza per la condotta del combattimento in montagna. La brigata paracadutisti « Folgore», grande unità manovriera e flessibile per eccellenza, ha visto tali sue caratteristiche
ancora accentuarsi per effetto di alcuni recenti provvedimenti ordinativi. La scomparsa del livello reggimento, infatti, ha reso l'articolazione di comando ancora più agile, mentre l'incremento della motorizzazione ed il completamento degli organi logistici le hanno conferito una struttura più armonica, consentendole quindi un impiego bivalente. Immutato, naturalmente, l'elevatissimo spirito di corpo e l'alto livello addestrativo del personale, che fanno della Folgore un forte ed armonico complesso di uomini e materiali, idoneo a risolvere favorevolmente difficili situazioni operative. Il suo impiego più efficace resta, infatti, legato alle azioni che può svolgere in seguito ad aviolancio. In tale quadro viene di massima utilizzata per aliquote per effettuare colpi di mano, impedire o quanto meno contrastare l'afflusso o il recupero di forze, occupare e mantenere posizioni fondamentali per il successo della manovra. La brigata missili costituisce il più potente complesso di fuoco del nostro Esercito che inquadra gruppi di missili « Lance» e gruppi di artiglieria pesante, oltre a reparti di fanter.ia, del genio e dei servizi. La recente introduzione in servizio del nuovo sistema d'arma, grazie alle sue superiori caratteristiche tecniche, ha per-
Veicolo corazzato da combattimento VCC1. ln dotazione alle unità meccanizzate, corazzate e paracadutiste, è armato con una itragliat1·ice ca!. l 2,7 , trasporta 9 uomini compreso il pilota, ha una velocitcì massima di f(m i h 66 e un'autonomia di km 480.
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Militari di leva votano i propri rappresentanti nel COBAR.
VIII. - L'ESERCITO OGGI
messo di incrementare la capacità di fuoco a distanza della brigata pur con una sensibile contrazione del numero delle unità. La brigata è poi completata dal gruppo acquisizione obiettivi, elemento caratteristico che risponde all'esigenza di reperire con immediatezza, e comunicare tempestivamente alle sorgenti di fuoco, il formarsi sul campo di battaglia di obiettivi su cui sia conveniente intervenire con mezzi di così grande potenza. Per quanto riguarda, in particolare, il sostegno di fuoco nell'ambito delle divisioni è sufficiente un accenno al nuovo ordinamento dell'artiglieria che prevede: un gruppo da 155/23 per ogni brigata, per le azioni di aderenza; un comando artiglieria divisionale con due gruppi da 155/23 o FH 70 direttamente dipendenti, per il rinforzo alle brigate e/ o per la manovra del fuoco sull'intera fronte divisionale; unità varie di supporto convenzionali e missilistiche a livello Corpo d 'Armata, per il concorso di fuoco alle unità divisionali (o decentrate alle stesse) e per l'espletamento delle azioni su obiettivi lontani. E' scomparso, come è facile constatare, nell'ambito della brigata il 105/22, sostituito dal calibro superiore 155/23. E' stata quasi una scelta obbligata per soddisfare in modo adeguato le maggiori esigenze di fuoco sia sulla fronte della bri-
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gata sia in profondità. Si è perso un po' in aderenza - così come avvenne con il passaggio tra ]'88/27 ed il 105/22 - ma sì è guadagnato in potenza di fuoco.
litare - pur nel rispetto delle singole convinzioni - realizza per la sua stessa impostazione il rafforzamento, e sovente il vero e proprio recupero, di una coscienza unitaria all'insegna dì superiori ideali. Giovani di differente estrazione sociale, LE RAPPRESENTANZE MTLITART. di diverso grado di. istruzione, portatori di Le nuove norme sulla disciplina mili- tradizioni regionali spesso divergenti, si tare, che ricalcano i princìpi programma- incontrano, si scambiano idee e sentimentici della nostra Costituzione, hanno chia- ti; nel vivere a stretto contatto, nel riceramente de.finito i compiti delle forze ar- vere un addestramento comune, nell'afmate: difesa della Patria, tutela delle isti- frontare le medesime fatiche, nell'indostuzioni, intervento in caso di calamità na- sare una stessa uniforme si sentono veraturali. Nell'adempimento di tali compiti, mente uguali ed affratellati, nella digniil nostro apparato militare concorre alla tà congiunta dei doveri che rispettano e salvaguardia ideale dello Stato, ed al pro- dei diritti di cui fruiscono. gresso civile ed economico del popolo. Ed Si è sempre detto che il servizio miliè di tutta evidenza come una attività ba- tare è « scuola di vita>>. L'affermazione sata su quei postulati - che non è certo è più che mai valida oggi perché al propura retorica definire nobili - ponga le . cesso formativo del carattere si aggiunge basi dì una autentica e non effimera soli- una preparazione professionale improntadarietà sociale, destinata ad assumere di- ta ad un tecnicismo non cli rado molto mensioni tali da incidere stabilmente, sot- elevato, che ha le sue favorevoli ripercusto ogni profilo, nella evoluzione della sioni allorché i giovani, restituiti alla vita nostra comunità. civile, si inseriscono nel mondo ciel lavoro Nei ranghi dell'Esercito, come pure e della produzione. A tal riguardo non si delle altre forze armate, affluiscono in può tacere degli apporti altamente qualicontinua rotazione i giovani per l'assolvi- ficati. che vari enti militari conferiscono mento degli obblighi di leva. Essi vi giun- al campo della ricerca, contribuendo al gono dopo esperienze - la scuola, il la- progresso scienti.fico, dottrinario e induvoro minorile - che in più d'un caso si striale della nazione. sono rivelate motivo se non di frattura La crescita del livello culturale medio quanto meno di contrasto. Il servizio mi- della nostra società ha comportato ade-
Schema di fun z ionamento degli organi di Rappresentanza Afilitare. L'istituto della rappresentanza, entrato in vigore nel 1980, consente di far conoscere alle autorità gerarchiche istanze su specifiche esigenze connesse alle condizioni morali e materiali del personale.
guate innovazioni nell'impegno educativo in senso lato cui sono chiamati i comandanti. Le reclute, in assoluta prevalenza1 giungono alle caserme già in possesso di una istruzione generale di base e di una apertura ai temi della attualità ben più accentuate di quanto non fossero in passato. Le metodologie di addestramento tengono conto di tale situazione, che essendo di per sé già . ricca di stimoli e di conoscenze, ha aspetti senza dubbio positi vi, ma dà luogo a delicati e complessi problemi di amalgama spirituale ed esecutivo. L'opera dei Quadri mira più che mai a valorizzare l'apporto dei singoli al raggiungimento delle finalità che sono proprie della istituzione militare, e che tendono a dar vita ad un organismo efficiente e moderno. 11 passaggio dall'antico al nuovo non ha significato - né poteva significare - il ripudio totale del passato. Taluni princìpi, antico retaggio di intime tradizioni che hanno sempre costituito la forza morale del nostro Esercito, conferendogli compattezza, e che nella buona come nella cattiva sorte hanno mantenuto inalterato il loro vigore, si presentano ancor oggi irrinunciabili: il decorso dei secoli non ne ha cancellato la identità, e tanto meno allentato la suggestione didascalica.
In questi ultimi anni, come è ben noto, si è manifestata una contrapposizione fra le generazioni, dovuta al sorgere di una mentalità del tutto nuova nelle classi più giovani. Il fenomeno, che spesso ha raggiunto i toni della lacerazione, ha trovato nell'Esercito un giusto componimento. A ciò ha concorso, e concorre, l'opera attenta e r azionale dei Quadri, che si esplica contemporaneamente sul piano umano e su quello teorico, conducendo in tal modo alla acquisizione consapevole e convinta delle nonne comportamentali in cui si identifica il soldato nella pit1 completa accezione del termine. La disciplina è uno dei pilastri che conferiscono ad un Esercito alto prestigio e non minore potenzialità funzionale. Se è vero che può mutarne, nel volgere dei tempi e nel _quadro di elaborazioni dottrinarie, la concezione, non è men vero che fermi ne rimangono gli attributi e le caratteristiche. La disciplina è un fattore saldamente aggregante, che si delinea nella cerimonia rituale, per tutti indimenticabile, del giuramento « di fedeltà e di onore >> - prestato con identica formula da tutti indistintamente i militari, prescindendo dal grado - e si rinvi·gorisce nel quotidiano impegno addestrativo. Con una recente legge- sono state istituite le Rappresentanze militari, attraverso la cui attività si intende realizzare la
GLI ORGANI DELLA RAPPRESENTANZA CONSIGLI 01 RAPPRESEN TAN ZA
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li Presidente della Repubblica rice11{' 1 componenti della Rappresentan za .M ìlitare.
VIII. - L'ESERCITO OGGI
saldatura fra lo spinto di disciplina che non deve essere mai disatteso ed i princìpi democratici della nostra Costituzione. Si tratta di un evento innovatore di estremo rilievo, che si inquadra nella logica delle profonde trasformazioni verificatesi in seno alla realtà nazionale italiana sul piano politico, economico e del costume in genere. Tali organismi, di formazione elettiva, si articolano in una triplice configurazione funzionale: il COCER (Comitato Centrale Rappresentativo); i COIR (Comitati Intermedi Rappresentativi) espressi dai militari in servizio di leva, i COBAR (Comitati cli Base Rappresentativi): Fungendo liberamente e legittimamente da raccorcio immediato e schietto fra i vertici ordinativi e le varie componenti delle forze armate, essi sono portatori di istanze che inve~tono la condizione militare, e possono quindi contribuire in maniera anche determinante alla risoluzione cli non pochi problemi che rientrano nelle aspirazioni e nelle attese del personale alle armi. Le Rappresentanze hanno pure la facoltà cli instaurare rapporti diretti e di aprire dialoghi costruttivi con le amministrazioni locai.i su argomenti di interesse comune. Naturalmente, come è stato sottolineato ed anticipato nelle sedi più autorevoli, la sfera e le modalità di azione delle Rappresentanze saranno soggette ai perfeziona-
menti regolamentari suggeriti, dopo il primo delicato avvio, dalle esperienze maturate. Verranno meglio de.finite le linee di un compiuto e corretto svolgimento delle funzioni ad esse riconosciute, e degli spazi di autonomia, di decisione e di responsabilità consentiti, anche allo scopo di evitare sia remore ritardatrici che eccessi di iniziative. Considerando l'ampiezza del fattore partecipativo, che coinvolge direttamente o indirettamente centinaia di migliaia di uomini - in stragrande maggioranza in servizio nell'Esercito - si comprende come la nascita e l'attività delle Rappresentanze potrà tradursi in vera e propria osmosi fra società militare e società civile. I compiti dell'Esercito, e delle altre forze armate, si rifanno quindi ai dettati della nostra Costituzione. Mediante il loro assolvimento si suscita nei giovani una forte coscienza civica, pronta a divenire operante solidarietà umana, come provano gli interventi effettuati con bravura e con slancio in soccorso delle popolazioni durante gravi calamità naturali; col richiamo alle più alte tradizioni nazionali si concorre alla formazione spirituale dei citradini; con l'addestramento dei militari alle anni se ne irrobustisce il fisico e se ne integra il bagaglio conoscitivo, anche colmando eventuali preesistenti carenze nella cultura di base. Ed infine, pur in
una convinta vocazione di pace e di fratellanza fra i popoli, si preparano i giovani al più nobile dei doveri, quello che a buon diritto la nostra carta costituzionale chiama sacro : la difesa della Patria.
DIVISIONE MECCANIZZATA
DIVISIONE CORAZZATA
DIVISIONE MECCAN IZZATA
MANTOVA
CENTAURO
FOLGORE
Costituita nel marzo 1942, con il noNell'aprile 1939 si costituisce la 131" me di w4" Divisione di fanteria auto- Divisione corazzata Centauro comprentrasportabile Mantova, su 1 I J° e 1 14" dente il 5'' bersaglieri, il 31° fanteria carreggimento fanteria e 1 l reggimento ar- rista ed il I 31° artiglieria corazzata. )ntiglieria. Inviata in Calabria nel gennaio viata nell'agosto in Albania, partecipa all943, .a seguito degli eventi determinati la campagna contro la Grecia nel 1940 dall'armistizio con gli alleati vi·ene adi- 1941. Nel marzo del 1941 inquadra, al bita al mantenimento dell'ordine ed al posto del 5°, il l 0 bersagheri e, nell'apriripristino della viabilità. le, viene inviata sul fronte jugoslavo. Dopo molte trasformazioni organiche, Trasferita in Africa settentrionale alla il l agosto l944 si costituisce in Grup- fine del novembre 1942, la Centauro viepo di Combattimento Mantova inqua- ne sciolta il 18 aprile l943· Nel luglio drando i reggimenti 76° fanteria Napoli, viene costituita in Italia la 136° Divisione I I 4° fanteria Mantova e 155° artz'glieria. corazzata Centauro che si scioglie il 12 Nell'ottobre 1945 assume la denomina- settembre 1943. Nell'aprile 19_51 viene zione di Divisione di fanteria Mantova, formata la Brigata corazzata Centauro che conserverà fino all'ottobre l 97 5. Essa che, nel novembre 1952, si trasforma in inquadra le Erigate Brescia) Isonzo e Poz- Divisione corazzata Centauro. Essa inquazuolo del Friuli. dra le Brigate Legnano, Goito e Curtatone. 0
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Il l novembre 1942 si costituisce la 184'' Divisione di fanteria Nembo ( 184' e 185° fanteria e 184° artiglieria), che nel gennaio successivo incorpora anche il l 8J° fanteria. Inviata in Sardegna nel giugno 1943, rientra in continente nel maggio l944 e viene assegnata al Corpo Italiano di Liberazione. I reparti della Divisione danno vita nel marzo 1945 al Gruppo di Combattimento Folgore - costituito dal reggimento paracadutisti Nembo, dal reggimento marina S. Marco e dal reggimento artiglieria Folgore - che prende parte alla guerra di liberazione. Nel settembre 1945 il Gruppo di Com~ battimento perde il reggimento S. Marco e riceve il Garibaldi; nel successivo mese di ottobre si trasforma in Divisione di fanteria Folgore. Nell'ottobre l 975· la Divisione assume la fisionomia meccanizzata. Essa inquadra le Brigate Trieste, Gorizia e Vittorìo Veneto.
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DIVISIONE CORAZZATA
BRIGATA MECCANIZZATA
BRIGATA MECCANIZZATA
ARIETE
GRANATIERI DI SARDEGNA
PINEROLO
Costituita nel 1939, la 132a Divisione corazzata Ariete com prende l' 8° bersaglieri, il 32° fanteria carrista ed il I 32° artiglieria corazzata. Nel gennaio 1941 la Grande Unità è inviata in Africa settentrionale dove, nel settembre, costituisce ed incorpora il 1 32" fanteria carrista e, nel febbraio 1942, perde il 32° che rientra in Italia. Viene dist:rutta nella zona di Deir el Murèa il 4 novembre 1942, anche se alcuni reparti, riordinati in un gruppo Ariete, saranno sciolti solo l' 8 dicembre ad El Agheila. Il 10 aprile 1943 si costituisce in Italia la I 3 5a Divisione di cavalleria corazzata Ariete, che verrà sciolta il 12 settembre. Nel giugno 1948 si ricostituisce la Brizata corazzata Ariete che, dal 1° ottobre 1952, si trasforma in Divisione. Essa inquadra le Brigate. Gai:ibaldi, Manin e Mameli.
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Si costituisce nel 1831 su due reggiSi costituisce nel 183 r con il nome di Guardie che muta in Granatieri nel 1850 menti che nel 1 8 39 assumono l'ordinae in Granatieri di Sardegna nel 1 852, tivo 1 f e 1 4''. Partecipa a tutte le camquando è ordinata su 1° e 2° reggimento pagne risorgimentali ed alla prima guergranatieri. Partecipa a tutte le campa- ra mondiale. Nel 1926 diviene ternaria, gne risorgimentali ed alla prima guerra inquadrando anche il 22 5° Arezzo, con mondiale. Nel 1926 diviene ternaria, in- il nome di XXIV Brigata di fanteria. quadrando anche il J° granatieri. Nel Nel 1934 viene chiamata Gran Sasso. 1934 si trasforma in 21a Divisione di . Partecipa alla guerra italo - etiopica. Nel fanteria Granatieri di Sardegna compren- 1939 si trasforma in 24° Divisione di dendo anche il I J° artiglieria; nel 1939 fanteria Pinerolo su 1 J" e 1 4° fanteria perde il ]" granatieri. Durante il secondo e 1 8° artiglieria. Durante la seconda guerra mondiale conflitto mondiale la Grande Unità è viene schierata prima sul fronte occidenschierata prima sul fronte occidentale e poi· in Albania. Rimasta in Tessatale, poi inviata in Jugoslavia con compiti di presidio. Nel novembre 1942 rimpatria, glia, con compiti di presidio, alcune sue si scioglie nel settembre 1943. Nuova- unità prendono parte alla resistenza itamente in vita dal maggio al luglio 1944, liana all'estero dopo l' 8 settembre 1943. Ricostituita nel 1952 come Divisione è ricostituita definitivamente nel 1948 di fanteria Pinerolo, nel 1962 viene traquale Divisione di fanteria Granatieri di Sardegna su 1° granatieri, 17° fanteria sfarmata in Brigata. e 1 f artiglieria. Nel settembre scorso ha assunto la nuova fisionomia.
BRIGATA MOTORIZZATA
BRIGATA MOTORIZZATA
BRIGATA MOTORIZZATA
AOSTA
ACQUI
CREMONA
Si costituisce nel r 83 r su due reggimenti che nel r 839 assumono l'ordinativo 5° e 6°. Partecipa a tutte le campagne risorgimentali ed alla prima guerra mondiale. Nel r926 diviene ternaria, inquadt:ando anche l' 8 5° Verona, con il nome di XXVIII Brigata di fanteria. Nel r934 viene chiamata Vespri e nel r 9 39 si trasforma in 28" Divisione di fanteria Aosta su 5° e 6° fanteria e 22° artiglieria. Durante la seconda guerra mondiale la Grande Unità è dislocata in Sicilia; nell'agosto r 94 3 si scioglie per ricostituirsi nel settembre r 944 come Divisione per sicurezza interna Aosta. Nel r 946 si trasforma in Brigata di fanteria Aosta, nel - r 948" in Divisione e nel 1961 nuovamente in Brigata.
Si costituisce nel 18 JI su due reggimenti che nel 1939 assumono l'ordinativo 1 7" e I 8°. Partecipa a tutte le campagne risorgimentali ed alla prima guerra mondiale. Sciolta nel 1926, viene ricostituita nel r 9 39 come Divisione di fanteria Acqui su 17°, r8° fanteria e 33° artiglieria; nel 1941 si costituisce anche il 31 J° fanteria. Durante il secondo conflitto mondz:ale, la Grande Unità viene schierata prima sul fronte occidentale, poi in Albania, infine rimane con compiti di presidi.o nelle isole jonie. Alcune sue unùà prendono parte alla resistenza italiana ali' estero dopo l' 8 settembre 1943. Sciolta a seguito di eventi bellici, viene ricostituita come Brigata nel 197 5.
Si costituisce nell'agosto I 859 su due reggimenti, 2r" e 22~. Partecipa alla terza guerra d'indipendenza ed alla prima guerra mondiale. Nel r926 diviene ternaria, inquadrando anche l' 88° Friuli, con il nome di XX Brigata di fanteria . Nel 1934 viene chiamata Curtatone e Montanara e nel 1939 si trasforma in 44"- Divisione di fanteria Cremona su 21 °- e 22° fanteria e 7° artiglieria. Durante la seconda guerra mondiale la Grande Unità è inviata prima sul fronte occidentale, poi in Sardegna ed in Corsica. Rientrata nell'ottobre 194J in Sardegna e poi sul continente, nel settembre r944 assume la denominazione di Gruppo di. Combattimento Cremona e dal gennaio I 94 5 partecipa alla guerra di liberazione. Nell'ottobre dello stesso anno riprende il nome di Divisione di fanteria Cremona su 21°, 22°, 1 57° fanteria e 7° artiglieria. Il 30 ottobre del 197 5 assume l'attuale ordinamento.
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l' BRIGATA MOTORIZZATA
BRIGATA ALPINA
BRIGATA ALPINA
FRIULI
TAURINENSE
TRIDENTINA
Si costituisce nel 1884 su due reggimenti, 87° ed 88°. Partecipa alla prima guerra mondiale. Sciolta nel I 926, viene ricostituita nel 1937 come 20" Divisione di fanteria Friuli su 87° ed · 88' fanteria e 35° artiglieria. Durante la seconda guerra mondiale è schierata prima sul fronte occidentale, poi alla frontiera jugoslava dove prende parte a quel. ciclo operativo, infine in Corsica. Trasferita nel!'ottobre I 94 3 in Sardegna e poi sul continente, nel settemb1·e 1944 assume la denominazione di Gruppo di Combattimento Friuli e dal febbraio I 94 5 partecipa alla guerra di liberazione. Nel!' ottobre dello stesso anno riprende il nome di Divisione di fanteria, trasformandosi in Brigata nel 1960.
Nel marzo r926, con i reparti del 1° Raggruppamento alpino, si costituisce la 1" Brigata alpina nella quale sono inseriti 1°, 2°, J° e 4° reggimento alpini. Dopo alcuni mutamenti organici, nel settembre 1935 la Grande Unità si trasforma in 1 " Divisione alpina Taurinen.se, strutturata su J" e 4° alpini e 1° artiglieria alpina. Con tale ordinamento e denominazione la Divisione partecipa al secondo conflitto mondiale prima sul fronte occidentale e poi in Montenegro. Sciolta nel dicembre 1943, viene ricostituita nel 1952 con la denominazione di Brigata alpina Taurinense.
Nel marzo ,926, con i reparti del 2 ° Raggruppamento alpino, si costituisce la 2" Brigata alpina nella quale sono inseriti il 5°, 6" e 7" reggimento alpini. Dopo alcuni mutamenti organici, nel settembre 1935 la Grande Unità si trasforma in 2 a Divisione alpina Tridentina, strutturata su 5° e 6° alpini e 2 ° artiglieria alpina. Con tale ordinamento e denominazione la Divisione partecipa al secondo conflitto mondiale prima sul fronte occidentale, poi ·su quello greco albanese e successivamente sul fronte russo. Sciolta nel settembre 1943, nel maggio 195 I la Grande Unità viene ricostituita quale Brigata alpina Tridentina.
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BRIGATA ALPINA
BRIGATA ALPINA
BRIGATA ALPINA
JULIA
CADORE
OROBICA
Nel marzo 1926, con i reparti· del J° Raggruppamento alpino, si costituisce la f Brigata alpina nella quale sono inseriti l' 8" ed il 9° reggimento alpini. Dopo alcuni mutamenti organici, nel settembre 1935 la Grande Unità si trasforma in 3" Divisione alpina Julìa, comprendente anche il f artiglieria alpina. Con tale ordinamento e tale denominazione la Divisione partecipa alle operazioni di annessione del!' Albania nel r 9 39, alla campagna greco - albanese del 194,0 1941 ed alle operazioni sul fronte russo nel 1942 - 1943. Sciolta nel settembre 1943, nell'ottobre 1949 la Grande Unità viene rico.!.titui'.ff quale Brigata alpina Julìa.
Nel luglio 1953 si costituisce, con elementi già esistenti, la Brigata alpina Cadore nella quale sono inseriti il 7° reggimento alpini ed il 6° reggimento artiglieria da montagna, reggimenti che avevano partecipato alla seconda guerra mondiale inquadrati in altre grandi unità ora disciolte ( Divisioni alpine Pusterìa e Alpi Graie).
Nel gennaio 1953 si costituisce, con elementi già esistenti, la Brigata alpina Orobica nella quale sono inseriti il ;° reggimento alpini ed il 5° reggimento artiglieria da montagn,a, reggimenti che avevano partecipato alla seconda guerra mondiale inquadrati in altre grandi unità ( Divisioni alpine Tridentina e Pusteria ).
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BRIGATA PARACADUTISTI
3" BRIGATA MISSILI
FOLGORE
AQUILEIA
Il 1° settembre 1941 viene costituita la Divisione paracadutisti, su 1° e 2° reggimento paracadutisti", reggimento artiglieria paracadutisti e, dal marzo 1941, J° reggimento . paracadutisti. Nel luglio I 942 la Grande Unità prende il nome di I 85" Divisione di fanteria Folgore - le sue unità divengono 185°, 186'', 187" reggimento fanteria Folgore e 185° reggimento artiglz'eria Folgore - e viene inviata in Africa settentrionale senza i·l ·185°, destinato a costituire il primo nucleo della Divisione Nembo. Nel novembre 1942 la Grande Unità si sacrifica nel corso della battaglia di El Alamein. Il 1° gennaio 1963 si costituisce la Brigata paracadutisti che, nel 1967, assume la denominazione di Brigata _paracadutisti Folgore.
Viene costituita il 'I ottobre del 1959 a Vicenza con la denominazione di J° Brigata missili, articolata su J° reggi·mento arti'glieria missili e altre unità. Nell'ottobre 1975, opportunamente trasformata, assume la nuova denominazione.
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CAPITOLO IX
ESERCITO E
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Le numerose specializzazioni conseguite nel. l'Esercito consentono a migliaia di giovani di inserirsi nel ciclo produttivo nazionale.
L'Esercito italiano si è sempre sentito intimamente partecipe, così in pace come in guerra, delle vicende della comunità. nazionale. Al contrario, la società italiana per lungo tempo sembrò considerarlo parte di se stessa solo durante i conflitti armati, e più forse per somma di legami. affettivi familiari che per orientamento globale. Il popolo esprimeva - facendolo, occorre dirlo, con grande entusiasmo - ammirazione e gratitudine all'Esercito solo nelle ricorrenze celebrative di date care alla tradizione patria o allorché l'efficienza e la generosità di quadri e di soldati, im-pegnati in operazioni di pubblico soccorso, si manifestavano con più evidenza. Da diversi anni si avverte però una realtà del tutto nuova: la presenza attiva delì'Esercito nel contesto della vita sociale di ogni giorno. E' un fenomeno che va emergendo sia pure lentamente, e la cui origine è identificabile in alcuni _precisi punti di riferimento. L'ISTRUZIONE SOOLASTICA E PROFES'SIONALE.
L'Esercito svolge l'importantissima funzione sociale di elevare il livello d 'istruzione del proprio personale sia nel campo strettamente scolastico, sia in quello della preparazione professionale.
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Ali'avanguardia in molte discipline, l'Esercito forgia da anni tecnici elettronici, qualifica particolarmente ambita dai giovani.
IX. - ESERCITO E PAESE
Questa azione, oltre a consentire l'utilizzazione di mezzi e attrezzature sempre più sofisticati, permette di restituire alla N azione cittadini sempre più maturi e maggiormente idonei ad essere inseriti nel tessuto produttivo. L'inizio di tale attività può essere fatto risalire al secolo scorso, con la lotta ali' analfabetismo realizzata attraverso le scuole reggimentali, le biblioteche del soldato ed altre istituzioni similari, attraverso le quali l'Esercito coadiuvò lo sforzo che la Nazione conduceva per elevare il grado d'istruzione della propria popolazione. · Nel 1860 più del 60% degli Italiani erano analfabeti e solo il 2% della popolazione era in grado di usare la lingua letteraria. Moltissimi cittadini impararono a parlare correttamente ed a scrivere sotto le armi; anche questo fu un contributo ir~portante alla formazione della Naz10ne. Parallelamente alla lotta all' analfabetismo nasceva e si sviluppava un'organizzazione di enti destinati a specializzare i militari di leva in incarichi di carattere militare che però trovavano utile impiego anche nella vita civile. Lo sviluppo delle fabbriche d'armi e degli arsenali esercitò una notevole e positiva influenza sull'economia italiana, sia direttamente con l'impulso dato alla pro-
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DATI RELATIVI AILL ATTIVIT.~ SCOLASTICA
T ipo di licenza
duzione, sia indirettamente perché contribuì alla creazione di una mano d'opera specializzata ed al formarsi di una classe di tecnici quasi inesistente nell'Italia di allora, prevalentemente agricola. Da quei tempi lontani la situazione sociale italiana è radicalmente cambiata, ma è rimasto immutato l'impegno dell'Esercito di istruire e di qualificare i cittadini alle armi. N el campo dell'istruzione scolastica l'Esercito tende a far conseguire ai militari di leva la licenza elementare o media, a seconda del grado di alfabetizzazione ~aggiunto _dai giovani prima della loro mcorporaz10ne. Ne è scaturita, in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, una organizzazione scolastica diffusa, a livello battaglione o reparto equivalente, su tutto il territorio nazionale. Essa si avvale di insegnanti, di aule attrezzate, di testi scolastici e di altri ausili didattici forniti congiuntamente dai Ministeri della Pubblica Istruzione e della Difesa.
Anno
Militari che hanno conseguito la licenza elementare
851
425
r.276
Militari che hanno conseguito la licenza media
2.517
2·735
5.252
Nel campo dell'istruzione professionale l'attività dell'Esercito riguarda sia il personale di leva sia il personale a lunga ferma. Ai militari di leva, all'atto della selezione viene attribuito un incarico che, in moltissimi casi, trova il corrispettivo nella vita civile. Si cita, quale esempio, quello di conduttore di mezzi che comporta il conseguimento di una o più patenti di guida. Molte delle qualificazioni conseguite neil'Esercito sono riconosciute dal Ministero del Lavoro e costituiscono titolo nell'assunzione al lavoro. Si riporta nella tabella l'elenco delle qualificazioni riconosciute dal Ministero del Lavoro ed il numero dei militari che le hanno conseguite negli anni 1980 e
1981:
Una particolare convenzione stipulata con il M ìniste,·o dei T_rasporti co11se11te a moltissimi giovani di essere auu11ti nelle Ferro vie dello St11to al termine della fe rm a.
Marconista Meccanico Radiomontatore Elettricista Telescriventista . Operatore ponti radio Operatore di apripista gru, escavatrici e altre macchine stradali . Aiutante di Sanità . Maniscalco Fotografo . Odontotecnico T ornitore . Falegname Abilitato alla guida di mezzi vari (patenti) .
6 .600 16.50(? 3.800 5 .420 280 6 .050
2 .340 6 .000 160
Sp,.:cializzaziont'
198o
1981
Totale
All ievi ferrovieri per squadre ponti
70
70
140
Allievi capi stazione
55
55
II O
Allievi deviatori -manovratori
85
90
175
Manovali
7r
29
JOO
Allievi macchinisti
64
42
1o6
345
286
631
T otale
380 150
77° 280 120.000
Per q uanto riguarda l'addestramento professionale del personale a lunga ferm a, quanto realizzato dal genio ferrovieri costituisce l'esempio più probante. Il numero degli aspiranti a p restare servizio in tale specialità è notevolmente superiore a quello dei posti disponibili in quanto i giovani sanno che, al termine del servizio, potranno essere assunti dalle Ferrovie dello Stato. Negli anni 1980 e 1981 sono stati arruolati :
Gli allievi conseguono la specializzazione e la esercitano presso i reparti del reggimento genio ferrovieri stanziati a Torino ed a Bologna. Dopo tre mesi di servizio essi conseguono il grado di caporale, dopo sette quello d i caporal maggiore e dopo ventiquattro quello di sergente. Ad essi, oltre la paga base, vengono corrisposte tu tte le competenze accessorie previste per il personale delle Ferrovie dello Stato con par i qu~lifica. Al termine della ferma, a seguito di una convenzione tra il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti, i volontari vengono assunti di diri tto e senza concorso nelle Ferrovie dello Stato con le qualifiche di capo stazione, macchinista, conduttore
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IX. - ESERCITO E PAESE
o assistente di stazione, manovratore - deviatore, operaio qualificato, manovale.
LA
PROTEZIONE CIVILE.
In tale campo l'Esercito svolge un'attività intensa e multiforme che si esplica attraverso interventi, sotto forma di concorsi, disposti dal Ministero della Difesa d'intesa con le altre amministrazioni del.lo Stato. I vari tipi di concorso riguardano le calamità naturali, l'ordine pubblico, i servizi sostitutivi per scioperi, le esigenze varie (salvataggi e trasporti di malat-i e feriti con elicotteri, rifornimento idrico, ripristino della viabilità, spegnimento incendi sia con personale a terra sia con mezzi aerei, censimento del patrimonio artistico). La materia è regolata dalla legge 8 dicen1bre 1970, n. 996. Dal punto di vista operativo le forze annate, e di conseguenza l'Esercito, si stanno muovendo su due direttrici : - l'accelerazione dei programmi di ammoderna,nento e di trasformazione di battaglioni del genio in reparti bivalenti di soccorso, utilizzabili sia per scopi civili sia per esigenze militari, e l'addestramento dei militari dì tutte le armi in previsione del loro possibile impiego in operazioni di soccorso civile;
Friuli, 6 maggio 1976. Nonostante i danni e le perdittt subite in proprio a causa del sismct. i reparti dell'Esercito dislocati in zona recano immediato soccorso alle popolazioni colpite, con generosità e abnegazione.
che di solito viene coinvolta sul piano sia dell'emozione che dell'intervento. Scatta l'allarme e sul fronte del disastro e dell'ancora incombente pericolo la costituzione, l'equipaggiamento e accorre la grande macchina del soccorso, l'addestramento, entro il 1983, di una for- il cui peso prevalente in Italia grava sul za militare rapida da impiegare in caso nostro apparato militare. Ciò si è sempre di calamità naturali sia in Itali.a si.a al- verificato nel tempo, e lo testimonia in chiave sobriamente e rigorosamente docu1'estero. La spesa per i programmi di ammoder- mentale la monografia « L 'Esercito per il namento e trasformazione, già stanziata Paese», edita dall'Ufficio Storico dello nella legge finanziaria, ammonta a 650 Stato Maggiore dell'Esercito nel 1977. miliardi nel triennio 1981 - 1983. In questa sede ci .limitiamo a ricordare Il piano prevede il potenziamento dell a gli interventi dell'Esercito nella fase componente trasmissioni e dei mezzi ae- drammatica dell'aiuto immediato ed ii ronavali adibiti al servizio protezione; quella della ricostruzione, quali furon0 si sono già acquistati. 2 unità leggere del- attuati in Friuli nel 1976 ed in Campania la Marina, 12 elicotteri e particolari mez- e Basilicata a partire dal novembre 1980. zi di trasporto per ruspe e bulldozer. Tut-. I risultati conseguiti in queste massicce to ciò è conseguenza delle esperienze trat- operazioni, sviluppate dapprima all'insete dalle numerose calamità naturali che, gna della iniziativa e della generosità, coin questi ultimi anni, si sono abbattute me richiedevano le drammatiche continsul nostro Paese. genze, e quindi nel quadro di razionali e Al verificarsi di tali eventi migliaia di studiati programmi, sono stati notevoli. militari di ogni grado, con disciplinato La stampa di tutto il mondo ha evidenslancio non disgiunto da una marcata ef- ziato i meriti acquistati dai nostri reparti ficienza operativa, hanno salvato nume- in armi in guelle circostanze, meriti ai rosissime vite umane ed hanno permesso quali hanno dato risalto i mezzi di inforai superstiti il ritorno alla normalità nel mazione del nostro Paese. In Friuli - Venezia Giulia la terra trepiù breve tempo possibile. Quando le forze della natura feriscono, mò intorno alle ore 21 del 6 maggio 1976. nella realtà sociale e geografico - ambien- Il sisma, violentissimo, interessò un'area tale, parte di un Paese, è l'intera Nazione di 2.000 kmq, due province (Udine e
La bonifica dei territori colpiti dalle calamità naturali è uno degli aspetti meno conosciuti dei concorsi che l'Esercito fornisce al Paese. Numerosi sono anclie gli inte,·venti di bonifica a seguito di inquinamenti di vaste aree.
IX. - ESERCITO E PAESE
Pordenone), 100 comuni. Circa 1.000 furono i morti, 3.000 i feriti, 17.000 le abitazioni distrutte, 6.000 quelle danneggiate, ed oltre 40.000 i senza tetto. Un bilancio a dir poco spaventoso. I reparti delle divisioni Mantova e Ariete, della brigata Julia, e i genieri del V Corpo d'Armata si impegnarono immediatamente, con tutti i mezzi di cui disponevano, nell'opera di soccorso. I primi interventi avvennero con carattere di automaticità, anche con l'intento di individuare l'area colpita, rilevare le esigenze prioritarie, assicurare collegamenti. che sostituissero quelli della rete SIP resa· inattiva. Le prime colonne, i cui comandanti si lasciarono guidare da un istinto che si rivelò non ingannevole, dopo due ore dall'inizio del .terremoto avevano già raggiunto i centri maggiormente devastati, tra cui la frazione di Vito cl' Asio, in provincia di Pordenone. Fu l'avvio di un'opera di soccorso che nel giro di un tempo brevissimo coprì l'intera area disastrata. La zona dell'intervento venne ripartita in tre settori affidati rispettivamente: - alla Mantova, ad est del Tagliamento; - alla Ariete, ad ovest del Tagliamento ad eccezione del Comune di Osoppo; - alla Julia, nelle alte valli del Tagliamento e della Fella.
Sisma in Campania e Basilicata, 23 novembre 1980. IL personale sanitario dell'Esercito, fra cui 11 3 ufficiali medici, effettua centinaia di interventi chirurgici d'urgenza e presta le prime cure a migliaia di feriti.
Fino al mese di dicembre 1980, le cucine da campo appl'ontano e distribuiscono più di due milioni di pasti caldi e m.zioni vivel'i.
Le autorità militari provvidero, fra l'altro: - a sistemare sotto tenda 34.650 senza tetto; ---, a vettovagliare Ja popolazione (44 mila 580 persone); -::- a ricevere e accantonare i materiali in continuo afflusso e disporre il rapido smistamento a seconda delle necessità; - a preordinare ed attuare interventi tecnici, con sgomberi di macerie, demolizioni, ripristino della viabilità e della rete idrica; - ad instaurare un servizio sanitario per tutte le esigenze, dal pronto soccorso alla prevenzione ed alla bonifica. In meno di due giorni erano impegnati nell'opera di soccorso ben 7.000 uomini di uni tà dell'Esercito dislocate in quell'area. Essi disponevano di 500 automezzi, 25 elicotteri dell'aviazione leggera, 70 ambulanze, 60 cucine da campo. L'attività dei diversi organismi - Esercito, Vigili del fuoco, Croce Rossa - veniva coordinata da Roma, mediante un « cervello >> funzionante nella sala operativa della protezione civile, nel palazzo del Viminale sede del Ministero dell'Interno. In quella stessa sala, attorno ad un grande tavolo a forma di ferro di cavallo, erano riuniti in permanenza ufficiali dello Stato Maggiore, ingegneri, tecnici dei
~ La vita nelle « tende dei soldati » consente di superare le difficoltà iniziali e di ridare 1' intimità perduta alle popolazioni.
IX. - ESERCITO E PAESE
Le scene di dolore si perpetuano nei sismi, ma la speranza non cede mai posto alla disperazione nell'animo dei soccorritori.
vigili del fuoco, funzionari addetti agli aiuti internazionali. I friulani, gente rude, leale e labor iosa, hanno sempre nutrito una forte simpatia per l'Esercito, cui sono stati intimamente legati durante gli anni del primo conflitto mondiale. Nella regione, terra di confine, sono numerose le caserme ed i musei di guerra, parte i·ntegrale del tessuto sociale e dello stesso paesaggio del luogo. Abituati ad incontrare i militari nelle platee dei cinematografi e per le vie durante le ore di libera uscita, ne apprezzarono la generosità quando, nel momento della tragedia, si sentirono sorretti e circondati dal loro aiuto, dal loro affetto e dalle loro premure. Quei giovani in tuta m imetica presero a lavorare incessantemente, rifiutando i turni di riposo. Si disseminarono per le case sventrate e, incuranti del pericolo, incominciarono a rimuovere cumuli di detriti con delicatezza e spesso con le mani nude, nella speranza, che in molti casi divenne realtà, di portare alla luce persone ancor vive; composero pietosamente nelle bare i morti; smistarono i fer iti negli ospedali; distribuirono viveri e bevande, coperte e capi di vestiario; innalzarono tendopoli; tracciarono percorsi di fortuna ma sicuri nel panorama desolato. Dopo le persone, le cose: aiutarono gli scampati a recuperare suppellettili ed og-
230
getti che, pur insignificanti., avevano per quegli infelici un grande valore affettivo. Puntellarono stabili lesionati, permettendone il ripristino in tempi brevi; altrettanto fecero per edifici e monumenti storici, che poterono essere salvati. dalla · distruzione. La macchina dei soccorsi, dopo le prime febbrili settimane, continuò a funzionare a lungo nell'attuazione di piani precisi: si costruirono o si ripararono uffici pubblici, abitazioni, argini, strade. Ai soldati si unirono anche migliaia di alpini in congedo. La riconoscenza della popolazione non tardò a manifestarsi: « grazie Esercito », « graziis fruts l>, non si stancavano di ripetere i friulani, giovani e vecchi, rivolti ai militari di ogni grado che li avevano confortati nel dolore, aiutati nella disperazione, ricondotti a credere nella vita ed a sperare nel domani. Alle ore 19,34 del 23 novembre 1980, in Campania e in Basilicata si avvertì una prima scossa tellurica di straordinaria violenza; a intervalli più o meno brevi ne seguirono altre di non minore intensità. Fu sconvolta una superficie di 23.000 kmq; rimasero totalmente distrutti gli abitati di 36 comuni, e danneggiati gravemente quelli di 280; si contarono 2.759 morti e 8.852 feriti.
Nfomenti di S('.renità e letizia, per attenuare nell'animo dei piccoli t erremotati una tragedia troppo grande pa loro.
La situazione si prospettò subito nei suoi aspetti dratnméÌtici. Il sisma aveva avuto effetti devastanti, ed a rendere ar7 dua l'opera di soccorso concorreva una serie di concause: l'enorme estensione dell'area investita, la stagione inclemente, la scarsa presenza di truppe nel territorio, la disomogeneità delle strutture e delìo stesso contesto ambientale. La reazione da parte dell'Esercito fu però immèdiata. Tutti i reparti disponibili in zona, e precisamente quelli del X Comando Militare Territoriale, di cui la brigata Pinerolo costitu iva la massa più consistente, mossero verso i punti dai quali provenivano le segnalazioni più allarmanti. Le prime, incontrollate e spesso contraddittorie notizie si diffusero mentre la maggior parte dei militari si trovava in libera uscita: era infatti la tarda sera di una domenica. Tutti rientrarono immediatamente alle proprie caserme, consapevoli dei compiti al cui adempimento sarebbero stati chiamati senza indugio. Allo slancio degli « anziani 1> fu pari quello dei giovanissimi di leva che da pochi _giorni avevano i.p.dossato l'uniforme. Allè 2 2 ,30 un reparto di r6o reclute del 9r." battaglione fanteria di Potenza, col comandante in testa, addentratosi in un denso sipario di nebbia e superando numerose interruzioni stradali era a Balvano, ad estrarre cadaveri e superstiti dal-
2]1
IX. - ESERCIT O E PAESE
.le macerie della chiesa pressoché interamente crollata, in gara di tempo e di solidarietà con i vigili del fuoco. Un'ora dopo un distaccamento di 50 uomini dello stesso battaglione aveva raggiunto Pescopagano, ed operava unitamente ai carabinieri dell'n° battaglione mobile di Bari, agli agenti della polizia stradale ed ai vigili del fuoco. Verso il «fronte >> del soccorso mossero pure il 231° battaglione fanteria Avellino, gli allievi ufficiali della Scuola Truppe Corazzate di Caserta, le reclute della Scuola Servizi di Commissariato e Amministrazione Militare di Maddaloni, e tutte le unità dislocate nella regione. L'ospedale da campo della Pinerolo, fornito di strumenti e dotazioni suppletive dell'ospedale militare di Bari, con personale, tende, . arredi e automezzi della stessa brigata, nella mattina del 24 giungeva a Pescopagano, e nel giro di poche ore era in condizione di funzionare. Contemporaneamente giungeva a Sant' Angelo dei Lombardi l'unità sanitaria eliportata del X Comando Militare Territoriale, che cominciava ad operare a pieno ritmo (furono eseguiti, tra l'altro, 86 interventi chirurgici d'urgenza, non pochi dei quali particolarmente complessi e delicati). · Quelle che precedono sono però citazioni sommarie, riferite alle primissime fasi del gigantesco intervento di soccorso.
La perdita della casa è la sofferenza più dram matica che vive un terremotato. A N apoli la Forza Armata ha contribuito ad alleviare i disagi di 2 56 famiglie costruendo con 37 1 prefabbricati il Villaggio Esercito.
Ai vertici degli Stati Maggiori delle forze armate si comprese che i reparti sul
posto erano inadeguati alla vastità ed alla molteplicità dei compiti, nonostante la
ORGANIZZAZIONE DE1 SOCCORSI IN CAMPANIA E BASILICATA ·'
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Centri logistici (Napoli) (Caserta) 3 Battaglioni
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39 elicotteri E.I.
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Note : ( ~): ,r:orzs ri ferir a al pen·odo cli miJssimo i mpegno. :..e :.:s1itil opeJ'mtti ,>ella zona di Na11oli ven(mno impiegate difettamente d."1/ Centto Ccior-
rlirmmento Soccorsi.
Le esercitazioni di soccorso contribuiscono a formare la necessaria esperienza per la protez ione civile.
LO SCHIERAMENTO DELLE FORZE ARMATE
NELlf ZONE TERREMOTATE
L'Ese.-cito ti,eJ tetiC(Jo Ci massimo ,mpegno ho
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Potenza
prontezza e l'entusiasmo già appalesati e i risultati conseguiti. Scattò quindi un piano - rapidamente predisposto - per il trasferimen to nelle regioni terremotate di numerose unità dell'Esercito. Dal nord, dal centro e dall'estremo sud d'Italia affluirono in Campania e in Basilicata reparti di 600 - 700 uomini, su automezzi, dotati di materiali ed attrezzi anche sofisticati, e di apparati di collegamento. Fu una operazione logistica di dimensioni grandiose, svolta nei tempi e nei modi prestabiliti, sup~rando difficoltà di ogni genere. La sera del giorno 25 erano sul fronte del soccorso il battaglione alpini L' Aquila, il battaglione motorizzato Abruzzi, il battaglione San Marco della Marina. Intanto sopraggiungevano j battaglioni del genio, come il 6° Trasimeno da Roma, e il 104° T orre da Udine. Abbiamo nominato solo alcune delle molte unità che si affiancarono ai pochi reparti di stanza nelle regioni colpite, e già impegnati fin dalle prime ore della emergenza. L'arrivo degli uomini con le stellette nei grandi e nei piccoli centr i, e nelle frazioni sperdute, ridiede animo a tanti sventur,ati, sottraendoli gradatamente all'incubo della tragedi.a spirituale e fisica. Nel volgere di una settimana, con l'insediamento del Commissario Straordinario del Governo, si costituirono i Centri
2 33
IX. - ESERCITO E PAESE
Un elicottero CH 47 CHTNOOK attrezzato per il servizio antince1Jdi. Nei mesi eJtivi del biennio 1979 • 1980 l'ALE lia svolto 1.467 missioni, realizzando un totale di 2.535 ore di volo, per la salvaguardia del patrimonio boschivo.
Operativi Provinciali (COP) e i Centri Operativi di Settore (COS), basati principalmente sulla organizzazione militare di comando già impiantata immediatamente dopo il sisma. Ai sindaci furono affiancati uffic iali di collegamento che trovarono un valido riferimento nell'ambito dei COS; gli enti civili (Encl, Sip, Anas, Aci, acquedotti, strutture saùitarie, ecc.) che avevano già operato di iniziativa, poterono ricevere dai .Centri le disposizioni per un razionale coordinamento degli interventi . Gli ufficiali dirigenti dei Centri Operativi e gli Stati Maggiori dei Comandi dovettero, pertanto, gestire forze ed organismi estranei alla loro normale giurisdizione. N on fu un compito facile, per motivi ben comprensibili : la posizione dei . Quadri dirigenti. dei Centri Operativi, organi intermedi fra il Commissario Straordinario da un lato, e le Amministrazioni regionali, provinciali, comunali ed enti pubblici e privati dall'altro, richiese capacità non solo cli comando, ma anche politiche, diplomatiche, manageriali e tecniche di tutto rilievo. Lo spirito di iniziativa, la versatilità e duttilità di impiego dei Quadri, la disciplina di intenti oltreché di azione fra comandanti e responsabili ai vari livelli, permisero di affrontare e risolvere nel migliore dei modi i problemi che quotidianamente si proponevano, quasi. sempre con carattere di urgenza.
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Non va taciuto infine del concorso interforze, svolto con regolarità e precisione. Velivoli dell'Esercito, dell'Aeronautica,. della Marina, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dei Vigili del fuoco, con il supporto tecnico e logistico assicurato dalle basi aeree e da quelle navali, daJle navi alla fonda nei porti viciniori, diedero un contributo determinante in molte fasi delle operazioni di soccorso. Effettuarono rifornimenti massicci, compresi quelli provenienti dall'estero, di
tende e materiali vari, eseguirono ricognizioni fotografiche ed a vista di grande utilità, trasportarono in loco squadre e attrez~atur~ di pronto impiego per improvvise esigenze. L'attività degli uomini in uniforme fu meritoria - e lo provano i significativi riconoscimen ti ottenuti - sia nelle opere di soccorso che nell'impostazione e n el1' avvio dei programmi di ricostruzione, in buona parte da essi stessi condotti a termine speditamente.
L'Esercito confermò una più che secolare tradizione, scrivendo in. quelle drammatiche circostanze una bella pagina di solidarietà nazionale e umana. L'onere complessivo alla data del 31 dicembre 1981 è stato di r -479.707 giornate/ uomo, 208.130 giornate/mezzo, 2.122 ore di volo effettuate dai reparti dell'ALE. L'Esercito ha impiegato 40 unità a livello battaglione (di cui 7 del genio) ed ha fornito i seguenti concorsi di materiali e mezzi :
MATERIALI E MEZZI PRINCIPALI Giorno ore
19,30
Personale
1\utomez .
lvkzzi specia li
Amb.
H. cam .
T ende
Cucine
Razioni v1ve n
Forni campali
24 nov.
6.312
427
29
30
2
680
r9
350.000
25 nov.
7-300
524
44
42
4
I.120
56
500.000
r
26 nov.
9.100
743
44
45
4
1.720
98
914.000
I
27 nov.
11.450
743
47
45
4
r-750
Il]
914.000
28 nov.
13.400
1.r79
60
74
4
2.350
170
914.000
3
29 nov.
16.645
1.i79
60
74
4
2.404
250 1.u4.ooo
30 nov.
17.095
r.3r3
87
74
4
2.404
ro dic. (a)
17.400 (b)
2
197
93
5
2.404
·444
Serbatoi acqua
.\lezzi illumin .
Co pen e
Radio e P.R.
Elicolteri
9
25.800
25
15
9
25.800
25
29
53
9
54.4oo
83
30
53
39
54.400
!20
34
53
39
54.4oo
141
34
3
95
39
54.400
r8r
34
320 1.786.000
8
126
39
54.400
r81
37
384 2.005.000 (e)
8
150
53
73-276 (e)
247
39
(a) Il periodo di mass imo impegno è compreso tra il 5 ed il 15 dicembre . (b) D i CU I u3 ufficiali medici e 1 59 ufficiali affiancati aò altren am i sind aci. (e) Materiali forni t i fino al 3l dicembre 1980.
2
35
IX. - ESERCITO E PAESE
Le carenze idriche causano difficoltà di ogni
natura in alcuni com.uni d'[talia nei periodi di maggiore siccità. Ancora una volta « arrivano i soldati ».
Sono stati inoltre assicurati: il trasporto di oltre 8.400 tonnellate di m ateriali vari, la posa in opera di IO ponti Bailey per il ripristino della viabilità interrotta, per complessivi 240 metri, l'affiancamento di 159 ufficiali ad altrettanti sindaci di comuni sinistrati, l'impiego di II3 ufficiali medici per la costituzione di Centri di assistenza medica. Particolare menzione m eritano le attività connesse a: - realizzazione del Villaggio Esercito che ha voluto rappresentare il contributo della forza armata alla soluzione del problema dei senza tetto napoletani. ·Il villaggio, sorto su una area di 74-780 mq dell'ex caserma Cesare Battisti, è costituito da 371 prefabbricati con i quali è stato possibile ricavare 265 abitazioni per altrettanti n uclei familiari. L 'opera ha comportato un impiego di 250 militari ed un centinaio di automezzi e mezzi speciali per complessive 228.000 ore lavorative cui vanno aggiunte altre 8.900 ore lavorative per la demolizione di fabbricati preesistenti e la movimen tazione di J25.ooo m 3 di macerie; - rilevamento sistematico dei danni nell'area sinistrata e accertamento delle dichiarazioni di inagibilità degli edifici lesionati, effettuati da circa 1.000 militari, per la gran parte ingegneri edili, architetti e geometri, messi a disposizione del
mezzo e mezzi aerei. Questi ultimi sono stati utilizzati a favore della Regione Autonoma della Sardegna, nel periodo 1° luglio - 30 settembre del 1980 e del 1981, con un impegno, per anno, di 60 piloti e Ministero del Bilancio e della Program- specialisti, 7 aerei leggeri, 1 I elicotteri mazione Economica per consentire l'im- AB - 205 e 5 autorifornitori. L'attività, svolta a favore di 80 comuni, postazione finanziari a della legge quadro per la ricostruzione. si compendia in 1.358 avvistamenti rileEssi hanno svolto un'opera di altissima vati con aerei leggeri per complessive qualificazione e di responsabilità cl1e nes- 1.518 ore di volo, 1.010 interventi con sun 'altra organizzazione sarebbe stata in elicotteri, con circa 7.400 t di acqua rogrado di effettuare in tempi così brevi. vesciata per complessive 2.337 ore di volo. Gli interventi di spegnimento incendi I concorsi forniti dall'Esercito per esi- su tutto il territorio nazionale e per il tragenze varie riguardano il singolo cittadi- sporto di squadre attrezzate del Corpo no o una comunità più o meno vasta ed Forestale dello Stato su 7 isole minori del abbracciano un vasto campo di interventi. Tirreno ha comportato l'impiego dì eliPer il soccorso di persone in pericolo e cotteri CH - 47 C, equipaggiati con appaper il trasporto di traumatizzati sono sta- · rati antincendio del ti po Smokey da 5.000 te effettuate, negli ultimi due anni, 478 litri. Per la specifica attività, effettuata m issioni di elicottero per complessive 737 nei mesi di agosto e settembre, sono stati ore di volo. impegnati da uno a tre velivoli contemPer attività di concorso a favore di enti poraneamente che hanno effettuato 43 pubbl ici, altre forze armate e privati, per missioni in 24 località, per complessive esigenze di pubblica utilità sono state ef- 183 ore dì volo.. Gli interventi riguardanti la viabil ità fettuate 54 missioni per complessive r32 sono stati effettuati dai reparti del gen io ore di volo. Nel settore dello spegnimento incendi pontieri e dai reparti ferrovieri. sono stati forniti concorsi mediante l'imIl ponte Bailey di Chioggia, del tipo piego di mezzi terrestri, con 190 inter- D / D di 350 m , è stato montato in tempo venti su 160 comuni ed un impegno di record di 45 giorni dai genieri del 5° Cor20.000 giornate/ uomo e 1.800 giornate/ po d'Armata. L a costruzione cli questo
Bologna, 2 agosto 1980. Un delittuoso atto terroristico alla stazione ferroviaria mobilita per due giorni r .625 uomini e decine di mezzi speciali per il soccorso ai fe1·iti e per la rimozione delle macerie. Il premio, che il Ministro della Difesa assegna ai militari intervenuti, è spontaneamente devoluto alle famiglie delle vittime.
ponte ha permesso il collegamento tra il centro storico clodiense e la terraferma. L'opera realizzata ha una portata di 50 . tonnellate ed appoggia su 10 pile di cemento armato. E' il più lungo ponte Bailey costruito in Italia e resterà in esercizio per 5 anni in attesa che venga costruito quelJo in muratura. Il ponte Bailey su galleggianti, costruito a Venezia per la festa del Redentore, è stato realizzato con due equipaggi da ponte, ha una luce di 320 m ed è ancorato alle estremità ed in corrispondenza di ciascun galleggiante. Il ponte, costruito su richiesta del comune di Venezia dal genio pontieri, unisce la chiesa del Redentore - nell'isola della Giudecca - con l'antistante fondamenta delle Zattere. La. struttura è del tipo S / S ed ha una portata di 20 tonnellate. Materiale impiegato: 228 pannelli, 296 traverse, 460 longarine, r.500 tavole di impalcato, 284 travetti di ghindamento, 230 tiranti diagonali, 330 puntoni, 189 elementi galleggianti. Il montaggio ha richiesto l'impiego di 5 moto - barche, 78 ancore, 10.250 metri di fu~e; pe~o totale del materiale kg 496.000. In totale sono stati posti in opera in varie località 17 ponti Bailey su appoggi .fissi (m 859) e 3 ponti su appoggi galleggianti (m 680). I concorsi prestati nel settore della viabilità ferroviaria dal reggimento genio
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2 37
Il concorso delle unità del genio per la realizzazione di ponti ferroviari e di strade diventa ogni giorno opem sempre più meritoria e vitale per l'econom ia del Paese. Nella fot o, il montaggio di un ponte SE sul fiume Bruma, presso Crnsseto, ha consentito nel 19 80 di non interrompere l'esercizio della linea ferroviaria Roma Torino.
IX. - ESERCITO E PAESE
ferrovieri sono stati numerosi ed apprezzati. Nel 1980 sono state montate: - due travate di ponte « SE l> (m 48,30) sul fiume Bruma, linea Grosseto Pisa, in località Montepcscali, per consentire la ricostruzione di un ponte ferroviario in e.a. pericolante. Hanno partecipato 6 ufficiali, 5 sottufficiali e 77 militari di truppa dall'8 gennaio al 25 marzo 1980; - due travate di ponte « SE ll (m 42,20) sul torrente T urrina, linea Battipaglia - Reggio Calabria, in località San Pietro a Maida, per consentire la ricostruzione di un ponte ferroviario in e.a. pericolante. L'intervento di maggiore consistenza però si è avuto in occasione delle operazioni di soccorso a causa del sisma del 23 novembre 1980, operate in favore delle popolazioni della Campania e della Basi-
Nei concorsi per l'esercizio di linee ferlicata. In tale circostanza sono intervenuti roviarie sono state fornite complessiva3 ufficiali superiori per i Centri Operamente 50.840 giornate / uomo a favore dei tivi, un distaccamento costituito da 7 ufvari compartimenti. In particolare è staficiali~ 7 sottufficiali e 105 militari di truppa con 3 AR / 76, I ACL/75 e 8 to apprezzato l'intervento effettuato nel ACM/52 per il livellamento della linea periodo dal 18 al 23 dicembre 1981 per ferroviaria Avellino - Rocchetta. Hanno lo sciopero dei sindacati autonomi delle partecipato inoltre numerosi piccoli nu- Ferrovie dello Stato sulla rete nazionale, clei di militari e mezzi che hanno ope- che ha comportato l'impiego di 63 capi rato isolatamente in funzione delle varie stazione, 50 capi treno, 76 operai qualificati, 45 m acchinisti e 43 aiuto macchinisti, necessità. Sono state inoltre fornite, nell'intero conducendo 232 treni e scortandone 489. Un particolare tipo di concorso è quelanno, 43.538 giornate / uomo per concorsi a. f~vore dei vari compartimenti ferro- lo in atto a favore della Sovrintendenza delle Belle Arti della Campania. Si è v1.an. Nel 1981 il genio ferrovieri ha conti- provveduto al censimento del patrimonio nuato a prestare la sua opera a favore del- artistico nella zona archeologica cli Pomle popolazioni colpite dal sisma del 23 pei e all'accertamento dei danni provocati novembre 1980 fornendo complessiva- .dal terremoto. L'operazione è stata condotta da un mente 2.800 giornate / uomo e 746 giorgruppo interforze costituito da 4 ufficiali nate/ mezzo. r 98 0
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To t a l e
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g./ u.
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g./ u.
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g./ m.
ore volo
Calamità naturali
610.928
73.621
3.433
9 13·554
q3.3o9
3.47o
r.524-482
2r6.930
6.903
Ordine pubblico
426.520
26.745
43 2·729
28.706
859.2 49
55 .45 1
Serviz io sostitutivo per scioperi Esigenze varie
238
2·495
r.150 89.1ro
8.020
r.534
84.050
3.645 6.585
1.622
173. r60
14.605
3. 156
La. Sala · Opaativa del Comando Generale del/' Arma dei Carabinieri.
generali richiamati in servizio e da 85 uomini tratti dal personale di leva con precedenti professionali, che hanno permesso di creare una interessante banca di dati · archeologici composta da circa 50.000 schede analitiche; analoga attività è in corso nella zona di Ercolano da parte di un gruppo di lavoro di 25 militari (architetti o ingegneri) presieduto dal generale Borgheresi. Il censimento dei reperti archeologici, ancora in atto, ha permesso di compilare finora circa 5.300 schede analitiche. Riepilogando in dati tutta l'attività citata, l'Esercito ha fornito negli anni 1980 e 1981 .i seguenti concorsi di personale e mezzi (vedere tabella pagina a fronte):
L'attività, forse meno appariscente, ma che è a servizio del cittadino, ventiquattro ore su ven tiquattro in tutto il territorio naziona.le, è quella del Pronto Intervento. E' assicurato dai n uclei radiomobili i quali, assegnati ordinativamente a livello comandi di gruppo, compagnia e tenenza, operano per fronteggiare le richieste di assistenza o soccorso che pervengano dai cittadini. Hanno in dotazione autovetture, moto e automezzi speciali, radio collegati con i rispettivi comandi i quali esercitano il coordinamento delle loro attività mediante la propria centrale operativa. Si riportano i dati relativi agli interventi dei nuclei radiomobili negli ultimi due anni.
CARABINIERI.
Nell'ambito dei rapporti tra Esercito e Società, l'attività dell'Arma dei Carabinieri, per il numero e l'importanza degli interventi compiuti, deve essere trattata separatamente. N aturalmente in questa sede non si parlerà degli atti di polizia giudiziaria, strettamente legati ai compiti istituzionali del1'Arma, ma saranno trattati quegli aspetti del servizio d'istituto riguardanti l' assistenza fornita alle popolazioni. nella loro quotidiana attività ed in occasioni di catastrofi naturali.
NucLEJ
RADIOMOBILI
Jnr ervcn ti
Anno
esegu i ti
per incidenti stradali - -- -- -- -- - - - per altri tipi con danno di sinistro con danno aile persone ai soli mezzi
per dissidi priva ri
pe r cause varie
T otale
62.775
74-257
2ro.299
37.4r3 34.3m
36.757
2.200
2 39
IX. - ESERCITO E PAESE
Ogni giorno gli uomini del pronto intervento rispondono a migliaia di richieste di assistenza o di soccorso.
L 'attività dei nuclei radiomobili è coordinata, in mare ed in cielo, dai servizi navale ed aereo dell'Arma. I dati relativi alla loro attività negli ultimi due anni sono i seguenti:
Imponente, infine, è stata l'attività di soccorso delle popolazioni colpite dalle calamità naturali. I dati degli ultimi due anni, che comprendono soprattutto il terremoto in Campania e Basilicata, bene la riassumono.
INTERVENTI PER PUBBLICHE CALAMITA
SERVIZIO NAVALE
Anno
Persone soccorse
lmbarca7.io ni soccorse
Imbarcazioni recuperate
Operazio ni anriinquinamento
375
595
537
r.03r
Recupero materiale archeologico (missioni)
Mi 1 i tari Altri interventi
974 18
1.300
SERVIZIO AEREO Vo i i Anno
Ricognizione aerea
Acrocoopera?.ione
opera t ivi Trasporto
Soccorso
Tota le
m issione
ore
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ore
missione
ore
missione
ore
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ore
1980
r.95 2
2.084
3-996
5.700
255
178
527
443
6.730
8.405
1981
2·399
2.314 3.928
5.rr5
262
242
749
643
7-338
8.313
Anno impiegati (g./ u.)
r<;So
r30.276
morti
feriti
Mezzi impiega ti (g ./ m.)
IOO
69.439
Per svolgere solo queste operazioni di servizio si sono avuti negli ultimi due anni 31 morti e 4.6r6 feriti (*). Le numerose decorazioni al valor militare ed al valor civile concesse ai militari dell'Anna testimoniano la riconoscenza che tutta la Nazione ha per i suoi Carabinieri. (*) Altri 34 Carabinieri sono caduti in conflitto con criminali e 635 sono rimasti feriti.
13" Settimana Sportiva delle FF.AA. , Rari 1979. La settimana sportiva rappresenta il momento agonistico dell'addestramento ginnico - sportivo di massa dei militari in savizio di leva.
Lo
SPORT.
La data ufficiale di nascita dell'insegnamento dell'educazione fì.sica e dello · sport in un esercito pre - unitario è certa: nel 1833 Rodolfo Obermann, ginnasiarca svizzero - tedesco, già studente in teologia, fu chiamato a Torino per assolvere il compito di docente di ginnastica presso la Reale Accademia Militare del Regno di Sardegna. Propugnatore del sistema tedesco dello Spiess (seguace dello svedese Ling), fu anche incaricato di curare l'addestramento ginnico dei soldati del genio pontieri ed, in un .secondo tempo, dei bersaglieri di Alessandro La Mannora. L'Obermann curò anche la prima disposizione italiana per l'insegnamento ginnastico, contenuta nella circolare del Ministero della Guerra « Istruzione per gli esercizi ginnastici ad uso dei corpi di Regia Truppa)>. Da queste iniziative dell'esercito sardo, nacquero attività ginnastiche anche in campo ci vile, dapprima, nel 1844, con la fondazione della Società Ginnastica Torinè se, primo sodalizio sportivo nella Penisola e, successivamente, con l'introduzione della ginnastica nella sCLJOla. }?articolare poco noto, l'esperimento ebbe inizio negli istituti di istruzione della Sardegna. li processo di diffusione dell'attività fisica
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IX. - ESERCITO E PAESE
Sulla bas{' di accordi stipulati con il CON l. l'Esercito inquadra nelle Compagnie Speciali
Atleti sportivi di chiaro interesse naz ionale
t'
consente loro di partecipare a incontri e gare
durante il servizio militare.
seguì quindi un itinerario piuttosto anomalo, dall'Esercito verso il Paese e non viceversa. Ancora oggi la costante scarsità, se non assenza totale, di pratica dell'educazione .fisica e dello sport nell'età scolare porta la maggioranza dei cittadini a raggiungere l'età dell'assolvimento degli obblighi di leva con una preparazione fisico - atletica assai scarsa. D'altra parte, la particolare .fisionomia dello sport italiano - volontaristico, in un'organizzazione di tipo liberal spontaneistico - crea non indifferenti movimenti agonistici, con un considerevole numero. cli giovani praticanti, di buon livello, che si · trovano ad affrontare il servizio militare nel periodo di 1naggior rendimento o di delicata maturazione. Pertanto n.el campo dell'educazione fisica e dello sport, l'Esercito assolve oggi un duplice compito. Il primo è quello della diffusione della pratica sportiva e del suo insegnamento; i I secondo è quello della conservazione del cosiddetto patrimonio atletico nazionale, consentendo a· coloro che già praticano lo sport di alta competizione di proseguire la loro attività. Il primo impegno viene affrontato con una serie di iniziative, provvedimenti, scelte addestrative di fondo che fanno dell'Esercito l'unica scuola in cui l'insegna-
mento della educazione fisica e dello sport La convenzione con il Comitato Olimviene praticato a fondo. pico, stipulata nella sua prima stesura il Una percentuale elevata del tempo de- 27 febbraio r954, contempla anche gli dicato all'addestramento (nei BAR addi- apporti che l'Esercito fornisce allo sport rittura il 14 ~·~) è devoluta alla pratica cli nazionale di più alto livello, la serie di attività motoria; il corpo docente è alta- iniziative all'impegno di conservazione mente qualificato, potendo contare sulla del patrimonio atletico nazionale: particolare preparazione degli ufficiali in Agli atleti di « alta competizione ,, vieservizio permanente e sull'essenziale con- ne consentito, durante il servizio militare, tributo dei sottufficiali, formati alle fun- di proseguire ]'attività sportiva. La loro zioni di istruttori di educazione fisica attività viene facilitata, il loro rendimento presso la Scuola Militare di Educazione esaltato con l'assegnazione ai Centri SporFisica di Orvieto. tivi ed alle Unità Speciali Atleti, dotate L 'attività addestrativa trova il suo natu- di impianti specializzati e di istruttori ad rale sviluppo e completamento nella par- alto livello cli preparazione. I giovani segnalati dalle Federazioni tecipazione a competizioni di sempre più ampio respiro ed impegno, partendo dalle nazionali o dalle singole forze armate fasi più elementari dei campionati di plo- vengono incorporati nei seguenti reparti tone e compagnia per giungere al livello . cd enti: nazionale, che culmina con i cam pionati - Prima Compagnia Speciale Atleti militari, inclusi nella settimana sportiva (Roma) per i praticanti il calcio (società militare. professionistiche ciel centro - sud); il ciel ìIl complesso di attività adclestrative e smo (soprattutto specialisti delle corse su sportive non sarebbe possibile senza una strada); hockey a rotelle; automobilismo; adeguata dotazione cli attrezzi e di im- motociclismo; golf; tiro a segno; atletica pianti: le infrastrutture sportive dell'Eser- leggera; nuoto e pallanuoto; pallamano; cito, già sufficienti, registreranno nei pros- Seconda Compagnia Speciale Atleti simi anni un notevole potenziamento, an- (Napoli) per i praticanti il calcio (società che grazie alla nuova convenzione con il del sud); il ciclismo (società meridionali); Comitato Olimpico Nazionale Italiano pallavolo; rugby; tennis; . vela; che prevede lavori per quattro miliardi, - Terza Compagnia Speciale Atleti con contributo dell'ente sportivo pari al (Bologna) per i praticanti il calcio (socie50~1;. tà ciel centro - nord);
li Hi 0 ~ dei normali periodi addestrativi del servizio di leva è dedicato all'attività ginnico sportiva. Essa oltre a potenziare le quafitù psico - fisiche del soldato, contribuisce a diffondere la pratica deflo sport fra i giovani.
r,( La scherma, per tradizione e prerogativa
IX. . ESERCITO E PAESE
<< nobile arte » militare, è una delle discipline sportive che ogni anno qualifica, a livello na· ziomde ed internazionale, gli atleti in divisa.
La Scuola Militare Alpina di Aosta, che specializza il personale delle truppe alpine, pre· para anche elementi di particolare valore per le gare nazionali ed internazionali di sci. -J,,
- Terzo Plotone Bersaglieri Atleti (Milano) per i] ciclismo; - Scuola Militare Alpina (Aosta) per i praticanti lo sci e gli sport della montagna; - Scuola Militare di Educazione Fisica (Orvieto) per i praticanti la scherma, il pugilato, judo, pentathlon militare, baseball, tiro con l'arco, pesi, hockey prato; - Scuola Militare di Equitazione (Montelibretti) per i praticanti l'equitazione ed il pentathlon moderno.
Non sarà inopportuno sottolineare come l'Esercito italiano sia l'unico, al mondo, che abbia tenuto presente, nella sua regolamentazione, la particolare configurazione dello sportivo professionista. Partendo dal presupposto che il servizio militare è un dovere a carattere sociale che non deve comunque penalizzare il realizzarsi « nel privato » del cittadino (vedi le nonne per il rinvio della chiamata alle armi degli studenti e le particolari facilitazioni per determinate categorie indispensabili alla conduzione fami-
liare o di aziende), gli attuali regolamenti, applicati a favore degli sportivi professionisti, tengono appunto conto della peculiarità della loro professione. Lo sportivo è un « libero professionista con rapporto di dipendenza >> c9n una carriera assai breve, della durata media di un decennio. Questo relativamente breve arco di rendimento e di « produzione >> è a cavallo del servizio militare per cui gravissime ripercussioni, sul futuro degli sportivi professionisti, potrebbe avere una lunga interruzione.
~ Viterbo 1980. Finale del torneo nazionale di pallacanestro, trofeo dello Stato Maggiore dell'Esercito. I tornei e le gare con fini pmmozionali offrono un'interessante possibilità d'incontro fra le comunità sportive giovanili e la « comunità Esercito J>.
l cavalieri italiani sono ancora oggi degni eredi del capitano Capril!i, che nel lontano 1902 stabilì il record mondiale di salto in elevazione con uno stile che fece scuola e rivoluzionò il concetto di equitazione. '1,,
- nei concorsi che vengono forniti, in personale e mezzi, per l'organizzazione di . manifestazioni, riunioni tecniche e incontri sportivi a livello nazionale ed internazionale; - nell'attività promozionale svolta con le Sezioni Giovanili del Centro Sportivo
.n
Esercito; con il concorso Esercito- Scuola; con l'addestramento .sciistico vallìg1ano; nella utilizzazione, da parte di società civili, degli impianti sportivi militari; - nella partecipazione a1 campionati
._,...
L'assegnazione degli sportivi alle compagnie speciali atleti, la possibilità di allenarsi e di prendere parte alle competizioni, consente loro di assolvere agli obblighi di leva senza peraltro compromettere una carriera basata sullo sport e sulla sua pratica. Per un principio di equità, i maggiori permessi fruiti dagli sportivi rispetto agli altri militari per partecipare alle competizioni, vengono « penalizzati >> con una pro~orzionale, maggiore permanenza alle anni. - Le 1niziative dell'Esercito a favore della diffusione dello sport non si limitano all'attività svolta nell'interno delle sue strutture. I punti più qualificati si possono ravvisare:
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IX. - ESERCITO E PAESE
federali con squadre composte da atleti militari.
lL
FENOMENO DELLA DROGA.
Negli ultimi anni è divenuto abbastanza frequente trovare ai bordi dei marciapiedi, nei giardini pubblici e in altri luoghi frequentati o solitari, una siringa usata. Quell'oggetto abbandonato è il segno che lì ha sostato per il « buco )) un componente di quel popolo di << morti che camminano))' come si è detto con espressione mirata, che nulla danno alla soéietà e più nulla pretendono da essa se non la possibilità di continuare a « farsi )) . Altri segnali, naturalmente, emette la siringa abbandonata. Sono segnali che riguardano inn~nzitutto il tumulto interiore di una gioventù priva di dei, di termini di paragone, di modelli e di obiettivi nei quali, per i quali e con i quali confrontarsi in una dialettica - anche rude che dia senso e corpo alla. vita; segnali che squillano tragicamente - compresi ma rifiutati - da una trama di rapporti sociali intesi soltanto come edonismo immediato ed epidermico. Segnali, infine, di valori familiari dissipati per una interpretazione non coerente del concetto di autorità. La legislazione italiana, oltre ad esprimere un doveroso discrimine fra la figu-
ra del consumatore e quella dello spacciatore, ha individuato nella prevenzione il momento da privilegiare contro il nemico epidermico del consumo di droga. L'attività preventiva deve concretizzarsi in uno sforzo promozionale verso gli strati giovanili della popolazione allo scopo di infittire l'interesse dei giovani per una più approfondita conoscenza dell'argomento; di ottenere una esaltazione dei valori intrinseci dell'esistenza; di mettere in atto ogni possibilità dinamica intesa a combattere le cause frustranti e conflittuali che riducono le aspirazioni dell 'equilibrio psicologico e generano spinte di fuga dalla realtà; di ripristinare in seno alle comunità familiari una « naturale dinamica dei rapporti interpersonali J). Questo è l'impegno della comunità nazionale nelle sue varie manifestazioni civiche. L'Esercito, che di questa comunità nazionale fa imprescindibilmente parte e che pertanto ne vive gli stessi traumi e le stesse aspirazioni, si trova dunque anche esso di fronte il problema della droga, anche se circoscritto alla popolazione giovanile maschile in età cli leva e di esaltazioni di valori. In armonia con gli obiettivi indicati dal legislatore, si svolge, dunque, ormai da circa un decennio nel. 'ambito del! 'Esercito, a livello di enti sanitari e operativi,
una prevenz10ne che si articola in vasti momenti di attività. Un iniziale accurato esame dei giovani in età di arruolamento, che si presentano alla visita di leva, permette di individuare i consumatori di stupefacenti che vengono segnalati dalle autorità sanitarie ·regionali e dichiarati non idonei al servizio militare. .I giovani idonei arruolati ed avviati ai reparti sono sottoposti a vaglio meticoloso allo scopo cli individuare quelli che tra di essi sono riusciti ad eludere il filtro selettivo. Genericamente questa azione trova la sua giustificazione nel conosciuto fenomeno di proselitismo che i drogati simulano - volontariamente o meno - utiliziando canali di subcondizioni culturali esistenziali o sociali lungo i quali è agevole prospettare l'uso della droga come rifugio, come fuga. Inoltre, con la promozione di interessi di relazione collocati in attività di sport e cli giuoco e, migliorando e umanizzando i rapporti gerarchici e l'ambiente castrense, l'Esercito tende anche a ridurre il cosiddetto « gradiente di vicinanza alla droga>). Infine una attività cli carattere informativo ce~trata sui rischi che comporta l'uso della droga, che si articola in vere e proprie conversazioni sull'argomento, mette
Contro la droga, crudele « cavaliel'e de!l' Apocalisse J> dei nostri tempi, /' Esercito è impegnato in pl'ima linea con tutti gli sirumenti e gli organi di cui dispone.
IX. - ESERCITO E PAESE
in condizioni gli elementi più sprovveduti e gli individui psicologicamente più fragili di utilizzare e conoscere specifiche per difendersi dal pericolo del cedimento alla lusinga. Da quanto si è detto appare evidente che l'Esercito non è proiettato alla costituzione di una trincea terapeutica per i giovani drogati che, superato il filo selettivo, vengono arruolati. Una programmazione in questo senso non rispetterebbe i principi di fondamento della Istituzione e troverebbe notevoli handicap nella mancanza di idonee strutture e nella mancanza di una specifica esperienza dei medici militari nel settore. Esso è invece interessato a privilegiare, e in questa direzione si muove da anni, un momento preventivo che si manifesta anzitutto attraverso una fase ricognitiva e di documentazione. Uno studio condotto nella Regione Militare Nord - Est sulla base di campioni statistici ad hoc ha consentito non solo di manifestare questo impegno sociale dell'Esercito, ma ha anche indicato che l'impatto e lo sradicamento iniziali vissuti da tanti giovani chiamati alle armi non è alla base di un incremento di incidenza nell'uso della droga. Si è rilevato infatti che le più alte percentuali di consumatori sono costituite da giovanissimi, individui di basso livello
culturale che, in genere, non praticano attività sportiva, non hanno interessi precisi, leggono pochissimo e soffrono spesso di disturbi epatici, cardiologici e psichici. Se da questi fattori è possibile arguire che non è la condizione militare a favorire l'insorgere del fenomeno né· ad incrementarlo (c'è, anzi, da riferire a riguardo il fenomeno di giovani tossicodipendenti che dissimulano la propria condizione per superare il filtro selettivo ed essere arruolati, con la speranza che una vita collettiva e spartana possa allontanarli dai circuiti del vizio), è anche possibile affermare che l'Esercito, in quanto parte del Paese, vive il fenomeno con preoccupaz10ne. Nel giugno dello scorso anno il Ministro della Difesa ha organizzato un congresso internazionale sull'argomento con lo spirito di approfondire vieppiù la conoscenza del fenomeno. Al congresso, al quale hanno partecipato anche delegati stranieri dell'area occidentale apportando un notevole contributo con testimonianze sulle proprie organizzazioni nazionali, è stata illustrata, tra l'altro, l'attività pilota di un Consultorio psicologico che opera dal 1980 a Verona. Centrato su una indi.spensabile attività preventiva, il consultorio si occupa anche dello studio delle radici del fenomeno del disadattamento giovanile e fornisce o tenta di fornire
chiavi di lettura della personalità del tossicomane. Il direttore della sanità militare ebbe, all'epoca del convegno di Roma, modo di precisare che il << consultorio costituisce un germoglio, un modello sperimentale, un modo di approccio alle problematiche suscettibili di promettenti sviluppi )l. E sottolineava <( la capacità delle forze armate di sviluppare una distribuzione capi'llare di questi tipi di servizi sull'intero territorio nazionale, potendosi anche ipotizzare dei ponti di congiunzione tra strutture sanitarie civili e militari». L'individuazione del giovane tossicodipendente portata a termine grazie alle barriere sanitarie opposte dall'Istituzione o il superamento delle stesse da parte di .piccoli gruppi di <<dissimulatori» non dissolvono tuttavia il problema per le forze armate che, pur non disponendo di un ordine di strutture sostitutive di quelle nazionali, possono tuttavia dar fondo a una ricchezza di esperienza « cui non sarebbe etico rinunciare>). Ma l'impegno e l'esigenza di allestimento, in seno alle strutture sanitarie militari, di reparti di tossicologia clinica e di équipes di medici, psicologi, biologi possono produrre il benefico effetto di introdurre alla cura il tossicodipendente che lo desideri, e contribuire così al suo reinserimento sociale, al termine del servizio di leva.
CAPITOLO X
STAMPA E PUBBLICISTICA DELL'ESERCITO
L'attività pubblicistica nell'Esercito risponde a tre principali esigenze, che si possono così -riassumere: informazione e propaganda. aggiornamento professionale dei quadri, ampliamento del bagaglio culturale, soprattutto nelle disciplim'. storiche e scientifiche.
« Finché la guerra sarà arbitra suprema alle nazioni nelle loro rinascenti contese, finché la punta delle baionette sarà l'ulti- . mo sillogismo dei prìncipi, le opere periodiche, che, registrando i progressi del1' arte militare e discutendone i principi teorici e le pratiche applicazioni, additano agli esen:iti le ragioni intime della vittoria e della sconfitta , saranno una necessità inevitabile a tutti i militari che non vogliono astrarsi dal moto degli studi e delle idee, che sono fondamen to alle peculiari discipline della loro condizione sociale ». Con queste parole inizia l'editoriale del primo numero della Rivista Militare che, con la data « Torino - 1856 », reca la firma di due transfughi napoletani, Luigi e Carlo Mezzacapo, ad avallare l'importanza della stampa militare che, sebbene agli albori, era destinata a divenire un fenomeno culturale ancora oggi immeritatamente poco conosciuto. Fin dall'inizio la Rivista Militare - nell'intento di incentivare un corretto processo formativo del pensiero militare delineò la propria area di competenza erigendo, da un canto, un muro a protezione dei « venti del partigianesimo politico)) e dell'astrattezza degli studi e dando largo spazio, dall'altro canto, a discipline allora ancora pionieristiche quali la stati-
X. - STAMPA E PUBBLICIST ICA DELL'ESERCITO
Stand allestito in occasione della Fiera del Libro, tenutasi a Roma, nel 1981, al Palazzo dei Congressi. 11 successo editoriale ottenuto ha premiato il notevole livello qùalitativo delle opere esposte.
stica, la pedagogia, l'etica militare e la tecnologia. , Pur fra immaginabili condizionamenti . dovuti alle ristrettezze economiche, risoltesi nel 1869 con il passaggio della rivista sotto il controllo del Ministero della Guerra, il carro della stampa militare iniziò così il suo lungo cammino. Ma non solo la creatura del Mezzacapo fu alle stanghe; vi fu anche il Giornale di Medicina Militare (fondato nel 1851 e ancora oggi vivente) cui nel 1862 si aggiunsero L'Italia Militare (che ebbe per direttore anche Edmondo De Amicis), L' Esercito Illustrato, il Giornale di Artiglieria e via via molti altri periodici di diversa qualificazione e destino ma con una chiara consonanza: affermare il diritto all'esistenza di un flusso èircolare di idee sulla problematica militare. Si cita, ancora, Il Carabiniere che proprio quest'anno ha raggiunto i cento anni di vita. I nomi di coloro che diressero questi organi di stampa o che vi collaborarono sono oggi inseriti negli albi della gloria militare, negli annali del Parlamento nazionale, nelle storie della letteratura. Tra essi spiccano statisti quali La Marmora, Menabrea e Pelloux; pensatori e inventori militari quali Cosenz, Corsi, Marselli, Cavalli e Douhet; letterati come De Amicis e, infine ma non ultimi, uomini d'arme cui non difettava l'arte della penna:
Pianell, Perucchetti, Pollio, Cadorna, Caviglia, Faldella e cento altri, in tempi più recenti. Con il conflitto '15- '18 la stampa militare, pur nelJa limitatezza numerica di coJ1aboratori, trascinati nel vortice delle vicende belliche, poté verificare la validità degli studi che precedettero il conflitto e che si erano appuntati sull'impiego delle mitragliatrici, sulla cooperazione fanteria - artiglieria, sulle possibilità dell'aeronautica. Fiorirono, inoltre, con uno spontaneismo che è ancora un dato da ristudiare senza preconcetti, i giornali di trincea, periodici che con mezzi di fortuna e al ridosso del fronte vollero infondere l'ottimismo tra i soldati, svolgendo una duplice azione informativa e di contropropaganda. Le incertezze politiche del dopoguerra e il conformismo prodotto dal sorgere del nuovo regime politico ebbero per conseguenza l'appiattimento dei valori che presidiavano l'indipendenza della pubblicistica militare, che rischiò di farsi imbonitrice di falsi ideqli e propagatrice di facili ottimismi. Non è un caso che proprio negli anni '20, le testate militari più prestigiose, prima fra tutte la Rivista Militare, cessarono le pubblicazioni per riprenderle nell'immediato dopoguerr a, allorché lo spirito di
ricostruzione nazionale infuse nuova lena anche alle rotative di questo settore dell'informazione. Fu un momento magico per l'Esercito, che ambì al rinnovamento e all'apertura al mondo esterno. Nell'editoriale della rinata Rivista Militare, firmato dal capo di Stato Maggiore dell'Esercito nél 1945, si affermarono princìpi che ancora oggi rappresentano i pilastri della « filosofia ,, della stampa con le stellette: « ... è augurabile che trovino posto nella Rivista le idee dei giovani e le riflessioni dei non militari su argomenti militari, sia per allontanare quel morbo funesto e frequente negli eserciti che chiamasi misoneismo, sia perché la classe dei giovani si educhi alla meditazione dei problemi del passato per la esatta visione dei problemi del futuro; poiché principalmente nei giovani sono riposte le speranze del risorgere della Patria, di cui non ultima espressione è il risorgere delle istituzioni militari ii. Così, di pari passo con il ripristino morale e materiale della forza armata, la stampa dell'Esercito riprese il ruolo di strumento di approfondimento culturale dei Quadri, di promotrice del pensiero militare, di alimentatrice di quel settore, solo apparentemente nuovo, di interessi uniformologici, araldici, iconografici, che va sotto il nome di (< militaria l>. Oggi, a tanti anni di distanza dall'avventura giornalistica dei Mezzacapo, non
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X. - STAMPA E PUBBLICISTICA DELL'ESERCITO
molto è mutato della filosofia di fondo della pubblicistica militare, intesa non solo come stampa bensì quale complesso di attività finalizzate ad inviare « messaggi >) atti a favorire la conoscenza della problematica della Difesa. A giustificare il potenziamento di tali strumenti informativi, culturali e promozionali, nuovi incentivi sono stati forniti dall'evoluzione della società, dal rinnovamento dell'Esercito, dall'intensificazione dei rapporti di collaborazione con gli eserciti dei Paesi Alleati. La società nazionale ha registra.to in questi ultimi venti anni mutazioni profonde che hanno inciso nelle sue istituzioni, nel suo modo di essere, basta pensare al nuovo ruolo riconosciuto ai giovani all'interno della collettività che ha prodotto un· sommovimento in tutti glì ambienti in cui la presenza giovanile si coagula: scuola, fabbrica, partiti. Sì è, conseguentemente, avvertita l'esigenza di nuovi strumenti di raccordo e di informazione con i giovani e con le loro famiglie allo scopo di aumentare la partecipazione, di approfondire il senso civico, di suscitare consensi. Anche l'Esercito ha sentito tutto ciò; come la scuola esso riceve - con un oetti~o mensile - un ragguardevole patri~10mo umano da << conservare ,, , preparare e restituire arricchito di nozioni e prov-
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veduto di una singolare esperienza sociale. Ma, a differenza della scuola, l'Esercito dispone di un corpus di cittadini molto differenziato culturalmente, per breve tempo e in assenza di uno strumento di raccordo quali sono i <( decreti delegati)>. L'Esercito, inoltre, ha un'esigenza dì natura promozionale che non trova riscontro ìn altre istituzioni: reclutare personale di carriera e << a lunga ferma )>, quest'ultimo per le sue esigenze di ordine tecnico - specialistico. Da qui la necessità di tutta una serie di attività editoriali e pubblicistiche: mostre, concorsi, competizioni, proiezioni cinematografiche, ecc., che - unitamente alla funzione amplificatrice svolta dalla stampa militare - costituiscono per il cittadino le uniche fonti di conoscenza sulle possibilità di reclutamento e di carriera nell'Esercito. Un'altra primaria esigenza, soddisfabile con i mezzi propri della pubblicistica militare, risiede nella dì vulgazione della rimeditazione delle vicende belliche del passato, con lo scopo di risalire dalle attività di singole unità alla globali tà delle operazioni di guerra. Esigenza, quindi, di verità storica da perseguire attraverso lo studio di documenti inoppugnabili con il duplice inten-
to di sollecitare approfondimenti critico culturali nei Quadri e di fornire elementi di confronto e di dibattito nelle sedi universitarie e nei congressi internazionali di studi storici. L'Esercito dispone, pertanto, di due diversi organismi incaricati di soadisfare queste due esigenze. L'Ufficio Documentazione e Attività Promozionali che - attraverso mostre, convegni, interventi sulla stampa quotidiana e periodica, documentari cinematografici e televisivi - diffonde nel vasto pubblico l'immagine realistica e completa dell'Esercito d'oggi. L'Ufficio pubblica anche il periodico Notiziario dell'Esercito e, con cadenza annuale, un volume informativo dal titolo emblematico Esercito e Paese. L'altro organismo è l'Ufficio Storico che raccoglie, seleziona, custodisce i Diari storici e le Memorie storiche, compilati dai reparti e dai Comandi rispettivamente in guerra ed in pace, traducéndoli in opere storiche - dal 1875 ad oggi oltre 300 di indiscusso prestigio e che da sempre costituiscono il principale supporto cli studio per tutti coloro che si interessano alla vita della forza armata. La produzione editoriale dell'ufficio è incentrata su tre filoni. Il primo è costituito dalla Relazione Ufficiale sulla 1'' Guerra Mondiale. Trattasi di un'opera monumentale, articolata su 7 volumi per
La produzione editoriale dell'Ufficio Storico dello SA4E è dedicata maggiormente alle campagne e alfr guerre., che vengono analizzate sotto tutti gli aspetti, attraverso /11 ricerca documentale, bibliografica e talvolta comparata. Nella foto un esempio di questo ìavorio: se, 1. volumi finora pubblicati sulla campagna al fronte russo nella seco11da guerra mondiale.
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X. - STAMPA E PUBBLICISTICA DELL'ESERCITO
La Biblioteca Militare Centrale trae origini dalla /Jiblioteca del Col'po Reale dello Stato !iiaggiore e della Topografia, isiituita nel TfJr 4. Centro di cultura, altamente specializ zata in storia m ilital'e, unica nel suo genere in Italia, la biblioteca è meta e fon te dì molti studiosi e ricercatori italiani {' stranieri. E' dotata di oltl'e 200 .000 volumi e di circa r.ooo testate di po·iodici.
complessivi 37 tomi. Il secondo ·c:omprende le monografie operative relative alla 2" Guerra Mondiale. La collana, iniziata nel 1947 con un volume dedicato· alla « battaglia delle Alpi Occidentali », è quasi giunta al termine; gli ultimi due volumi, relativi rispettivamente alle operazioni in Tunisia ed a quelle in Sicilia ed in Calabria, sono in elaborazione. L'ultimo filone è rappresentato dalle « opere storiche varie J>, un complesso di volumi complementari alla narrazione delle campagne di guerra, che illustrano anche le attività svolte dall'Esercito in pace . . La necessità di disporre di un organo di formazione culturale e di aggiornamento professionale per ufficiali e sottufficiali è alla base dell'attività della stampa militare che ingloba periodici di natura diversa. La complessità dello scibile militare, tanto tributario a discipline le più diverse, da quelle che si rifanno allo sviluppo della tecnologia, a quelle che segnalano l'evoluzione delle scienze morali, rende improbo -1' aggiornamento dei Quadri ufficiali la cui cultura di base, formata nelle Accademie, va costantemente arricchita con gli apporti di nuove tecniche e di studi originali e con il raffronto con le soluzioni concepite presso altri Eserciti.
Niente di nuovo, . certo, perché da sempre la cultura della classe dirigente militare è stata al vertice delle premure dei responsabili dell'Esercito anche per vanificare un preconcetto, duro a morire, che disegna ancora oggi nella mente di molti l'immagine di un ufficiale rnde e incolto. Già nel 1895, trattando della <t cultura e le armi >J, sulla Rivista Mi"litare il maggiore Rocchi scriveva: « Non sono da noi lontanissimi i tempi, ne' quali, tra gli. accennati due termini sembrava dovesse esistere completa antinomia, nei quali l'energia veniva troppo spesso identificata con l'ignoranza e tra gli stessi ufficiali la dottrina era meno causa di stima che di scherno ... La professione delle anni non può andare disgiunta da una soli~a e vasta cultura e questa, nell'attuale -ambiente storico, è condizione indispensabile perché un esercito non fallisca nella nobile cd elevata missione affidatagli· dalla civiltà moderna . . . S'intende qui parlare della cultura generale e non della istruzione professionale che, in grado p iù o meno avanzato non è mai venuta a mancare tra gli uomm1 d 'arme di .qualsiasi epoca ... >>. Si profila quindi la necessi~à · di una stampa militare che, svolgendo H duplice compito di strumento di approfondimento culturale e di sede di dibattito qualifi-
cato, nell'Esercito si identifica innanzi tutto nella più che centenar~a e già citata Rivista Militare e poi con alcune pubblicazioni di più specifico e settoriale interesse nel campo tecnico - scientifico. E' un impegno che ha potuto svilupparsi e dare frutti copiosi solo in presenza di alcune condizioni irrinunciabili: - visione globale della fenomenologia bellica: quando questa si è smarrita, l'intellettualità militare è andata in crisi per eccesso di quella « unilateralità » del pensiero che, nel 1927, faceva scrivere al tenente colonnello Italo Caracciolo: « L' abito ad inquadrare e a contenere tanto le proprie idee quanto l'attività pratica, giornaliera, entro i limiti forzatamente angusti e propri di norme e di regolamenti è invero pur oggi ben evidente ed ha un palese riflesso psicologico sulle tendenze, sulle simpatie ed antipatie culturali, sulla scelta degli argomenti di ricerca e di studio e persino sul metodo di considerarli ed esporli »; - assenza di conformismo e originalità dei contributi: per non appesantire lo sviluppo del pensiero militare con le pastoie dell'ufficialità, per agevolare i processi di verifica, per ricercare nuovi percorsi d'indagine e nuove soluzioni. « Chi legge e studia e medita - scrive ancora il Caracciolo - nell'intento di accrescere la propria cultura e di sollevarsi un po' al
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X. - STAMPA E PUBBLICISTICA DELL'ESERCITO
di sopra della media intellettualità, desidererebbe invece di scorgere . . . una impronta personale, uno spirito più portato alla critica positiva (bene inteso nei limiti della più stretta disciplina) e magari anche un certo amore per la polemica cortese, franca, amichevole, assolutamente priva di ripicche personali )) ; - sprovincializzazione dei Quadri militari. Prodottasi in virn) dei sempre più frequenti contatti con colleghi degli eserciti alleati, ha portato tra le altre benefiche conseguenze quella di far avvertire la necessità di conoscere le altrui realtà. A chiusura di questa breve carrellata sulla stampa e la pubblicistica militare ci sembra legittimo affermare che lo sviluppo registrato da questo settore ha avuto anche un ulteriore pregio: dare consapevolezza ai Quadri, e non solo a guanti operano nel suo ambito, della validità del1' apporto che la cultura militare può fornire all'avanzamento della società civile. L'ufficiale e il sottufficiale, per la gran parte della carriera svoltasi presso i reparti, vivono a contatto con le forze giovanili della popolazione, ne conoscono i problemi, le attese, accettano il dialogo con apertura e schiettezza, possono inserirsi anche con ottimi risultati nel processo formativo dei cittadini alle armi. La loro professionalità, il loro senso del dovere, i sentimenti di democrazia che li animano, la
loro solidarietà verso la società civile sono tutti elementi che, anche divulgati e affinati attraverso la stampa militare, possono incidere profondamente nella coscienza del giovane fornendo o potenziando valori che altre istituzioni in crisi hanno lasciato decadere. E' questo il primo e più sicuro modo per l'Esercito di accentuare quel suo armonico inserimento nella società italiana che, è stato detto, rappresenta non solo un fattore di consenso ma, in definitiva, premessa alla stessa credibilità della nostra Difesa. Difesa realizzabile con uno sforzo costante di ammodernamento dei materiali e di assiduo. aggiornamento del patrimonio culturale.
La « Rivista Militare», palestra di idee ( t di momenti di verifica, è lo struma1to pubblicistico per eccellenza, a disposizione di quanti sono interessati alla complessa problematica della Difesu.
Sia il primo che il secondo obiettivo sono perseguibili anche incrementando in estensione e in profondità la stampa militare capace verso l'esterno di diffondere la conoscenza della problematica militare presso il cittadino contribuente e idonea all'interno a meglio motivare i Quadri e a dare loro contezza della validità del proprio patrimonio culturale. A questi obiettivi si indirizza una recente circolare del capo di Stato Maggiore che, esortando a sempre più vasti e qualificati apporti verso i periodici dell'Esercito - primo fra tutti la Rivista Militare - afferma: « Mi rivolgo perciò a tutti gli ufficiali e sottufficiali dell'Esercito senza alcuna distinzione di grado o di categoria, affinché si svincolino dal · peso dannoso della " consuetudine " e ne ricerchino spazi più ampi dove esercitare la loro capacità di ideazione, espressione e comunicazione, al fine di contribuire, in forma personale ed intelligente, all'indispensabile evoluzione culturale del mondo e dell'ambiente che hanno scelto per libera e motivata elezione. La vita e la condizione militare non possono, infatti, essere concepiti come fini a se stesse e non devono essere limitate all'ambito, a volte angusto, del posto di lavoro. Occorre saper guardare più in alto e più lontano! )> .
CAPITOLO XI
LINEE DI SVILUPPO
L'Esercito, come qualsiasi altra organizzazione, è una struttura in costante evoluzione. La dinamica delle trasformazioni è però oggi molto più accentuata chè in passato. I motivi sono molteplici, ma due sembrano preminenti. Il primo aspetto, umano e sociale, si riferisce alla componente « personale )>. Al riguardo, è incontrovertibile il fatto che le strutture organizzative non rappresentano entità fine a se stesse, ma strumenti per assolvere i compi ti istituzionali; come tali devono essere di continuo adattate ai soggetti che li impiegano, cioè all'uomo che muta sia individualmente sia nei rapporti con i propri simili. L'odierna problcmatìca militare in questo settore si presenta particolarmente dinamica, specie in relazione al rapido evolvere dei princìpi su cui poggiano le relazioni sociali. Le risposte devono essere, di conseguenza, altrettanto dinamiche e tempestive per evitare che, in un'epoca di rapido progresso sociale, le soluzioni siano adottate per trascinamento sotto la pressione degli eventi, col rischio di determinare situazioni difficili -ed irreversibili. Il secondo aspetto riguarda l'evoluzione della capacità operativa dello strumento, quale risultante non solo della componente « personale » ma anche di quella <<materiali». Al riguardo è appena il
XI. - LINEE DI SVILUPPO
caso di sottolineare che la disponibilità dì mezzi idonei e rispondenti alle esigenze è determinante ai finì dell'efficienza e della credibilità della difesa. Il settore dei materiali coinvolge una somma cospicua di risorse e comporta scelte tecnologiche spesso difficili, per le molteplici implicazioni di politica industriale ed economica. La sfida tecnologica, che per certi aspetti condiziona la politica degli armamenti della nostra epoca, rischia di diventare insostenibile sul piano finanziario se anche eserciti piccoli come il nostro non informassero le scelte qualitative e quantitative a sani criteri di gestione e di massimo e ottimo sfruttamento delle risorse. Occorre, in concreto, pianificare l'evoluzione della forza armata avendo ben chiari i prev~dibili compiti, le esigenze operative e gli obiettivi da conseguire nella prospettiva del medio - lungo termine, tenendo conto delle limitazioni connesse c~n _la scarsa disponibilità di risorse finanziane. Quale sarà, dunque, l'Esercito degli anni '90? Quali, in particolare, sono gli obiettivi della forza armata? Una risposta a questi interrogativi potrà essere data soltanto alla luce dei parametri, spesso vincolati, sopra espressi: compiti, esigenze, politica da adottare ed obiettivi da conseguire.
PREVEDIBILI COMPITI.
I compiti istituzionali dell'Esercito in un futuro realisticamente ipotizzabile non sembrano destinati a subire modifiche sostanziali, almeno nella qualità del compito: difesa della Patria, concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni ed al bene della collettività nazionale nei casi di pubbliche calamità. L'incidenza del compito sulla struttura dell'Esercito acquista però rilevanza se si esamina dal punto di vista quantitativo, con riferimento cioè al «peso» che il compito stesso potrà assumere in futuro. In un'epoca nella quale il mantenimento della pace richiede sforzi sempre più incisivi ed indirizzati in ogni settore del vivere sociale, l'Esercito, quale espressione dì un Paese che si ispira ai valori di libertà e di dignità umana, non può certamente escludersi dagli impegni sempre maggiori che gli deriveranno dall'esser parte integrante del sistema sociopolitico che lo ha espresso. Compiti più onerosi quindi, ma in un'ottica diversa da quella del passato. L'Esercito non è uno strumento portatore di guerra. L'impegno maggiore è per la pace e combattere per la pace significa innanzitutto evitare che altri abbiano, malauguratamente, velleità di offenderci. L'Esercito ha ragione ed
avrà ragione di essere solo in quanto strutturalmente costituito e preparato per evitare la guerra. Fin qui le considerazioni, diremmo, di carattere generale. Ma a queste va aggiunta una ulteriore valutazione: quella cioè connessa con la problematica della difesa civile e, in particolare, della protezione civile. Il compito di fornire concorso in caso di pubbliche calamità continuerà sicuramente ad essere presente anche in futuro; anzi, il peso degli interventi dell'Esercito sarà maggiore dell'attuale, considerata la crescente fiducia che la Nazione ripone nell'organizzazione militare. In sintesi, dall'analisi condotta sia pure _sommariamente, si deduce che i compiti dell'Esercito degli anni '90 continueranno ad essere, qualitativamente, quelli attuali. Il loro « peso » e gli impegni da assumere sono però destinati ad aumentare. ESIGENZE
DA
SODDISFARE
E
DIMENSIONI
DELLO STRUMENTO.
, Le esigenze operative discendono dai prevedibili compi ti e possono essere così sintetizzate: - disporre di un complesso di forze adeguato alle esigenze di difesa avanzata del confine nord orientale, anche in con-
siderazione degli impegni assunti in ambito NATO; - assicurare una certa presenza mili~ tare anche alla restante parte del territorio sia per esigenze operative sia per esigenze connesse con gli interventi in caso di pubbliche calamità; - attribuire a tutte le forze un elevato grado di mobilità per consentirne la manovra su tutto il territorio; - conferire alle grandi unità capacità bivalente, cioè per l'impiego operativo e per la protezione civile; - disporre di un'aliquota di forze di più spiccata prontezza operativa per assicurare la possibilità di interventi tempestivi ovunque se ne manifesti la necessità; in particolare disporre di un'aliquota di forze del livello della brigata che garantisca l'intervento entro le prime 24 ore dal verificarsi di pubbliche calamità in qualsiasi regione del territorio ed anche all'estero. In merito alle dimensioni dello strumento, la pianificazione decennale 1982 199r non prevede, per il momento, né Ì ncrd:i1enti né riduzioni del numero di brigate; queste, cioè, rimarranno nel numero di 24. Peraltro, l'armonizzazione delle esigenze con le possibilità potrà richiedere un più appropriato dosaggio fra le diverse componenti della capacità mi-
litare. La valutazione globale delle esigenze in rapporto ai compiti da assolvere potrà infatti - come già si delinea per taluni settori - indurre alla eliminazione o alla riduzione di talune componenti a vantaggio di altre che col progredire della tecnica e con l'evolversi delle esigenze abbiano assunto maggiore priorità ed importanza. E' il caso, ad esempio, della difesa contraerea che sarà potenziata incidendo sulle attuali componenti. POLITICA E,D ,OBIETTIVI.
Le esigenze finora delineate, pur differenziate nelle finalità, impongono comunque un parametro di base: la capacità operativa. Per ottenerla è necessario colmare le carenze attuali, in particolare potenziando la qualità dello strumento. E' un traguardo ambizioso e, come sempre, occorre fare i conti con le disponibilità finanziarie, che spesso sono vincolanti. Il divario esistente nel prossimo decennio fra esigenze e possibilità è consistente e, considerata la situazione finanziaria del Paese, difficilmente potrà essere colmato. E' necessario quindi fare delle rinunce, pur nella consapevolezza che da un esercito non può uscire · più di quanto non entri. Poiché le spese connesse con il per-
sonale e con la vita dei reparti non sono ulteriormente comprimibili, la carenza di fondi imporrà un ridimensionamento degli obiettivi qualitativi della forza annata fissati nel 1975. Si tratterà, cioè, di operare essenzialmente sulla qualità degli equipaggiamenti, delle armi e dei mezzi. La politica che oggi l'Esercito persegue è quella di controllare la spinta tecnologica che, di per sé, porterebbe a scelte non sempre paganti sul piano del costo - efficacia. Occorre, in questo settore, valutare realisticamente il rapporto costo - efficacia dei sistemi d'arma ad avanzata tecnologia e tener conto sia delle esigenze di progresso industriale sia della situazione nazionale in campo politico, strategico, tattico, sociale e finanziario. Seguendo soltanto la legge cli mercato si correrebbe il rischio di convincersi della necessità di ogni nuovo prodotto della tecnica e cli pianificare uno strumento irrealizzabile sul piano finanziario. Esaminati gli aspetti generali della politica dell'Esercito per il prossimo futuro, volgiamo ora la nostra attenzione alle prospetti ve particolari nei settori di preminentè interesse: personale, materiali, addestramento. Personale. I problemi del personale hanno priorità su tutti gli altri, sia perché
XI. - LINEE DI SVILUPPO
il personale è fattore decisivo dell' efficienza sia perché le lacune in questo campo sono notevoli e rischiano cli aggravarsi con la continua evoluzione della società da un lato e con l'introduzione di sofisticati mezzi dall'altro. E' indispensabile che il personale abbia un trattamento normativo ed economico adeguato alle prestazioni richieste cd alle attività svolte. La problematica del personale e della condizione militare nel contesto della società investe molteplici aspetti, dalla qualificazione professionale (equiparazione agli studi universitari di taluni corsi di istruzione militare) al trattamento economico, dagli alloggi di servizio (che assicurano la mobilità del personale) alla possibilità cli accesso alla casa di proprietà, dai problemi connessi con l'avanzamento degli ufficiali e sottufficiali a quelli inerenti all'incentivazione del volontariato. Le iniziative e i disegni di legge attinenti al personale sono numerosi. Il miglioramento della situazione e le prospettive in questo delicato settore sono subordinati all'esito degli sforzi condotti sia in ambito militare sia nel più ampio contesto della vita politica nazionale. In merito alle caratteristiche del sistema di reclutamento ciel personale di trup-
pa, non sono previsti mutamenti. Il reclutamento continuerà ad essere basato sulla coscrizione obbligatoria, cioè sull'esercito di leva e sulla disponibilità del 16% di personale a lunga ferma rispetto al totale della forza. La scelta è di ordine politico e tiene conto delle caratteristiche socio economiche del Paese. L'organismo militare, così impostato, continuerà quindi a rappresentare una emanazione diretta della comunità nazionale.
Materiali. L'efficienza operativa di un esercito non può, specie oggi, prescindere dalla disponibilità di mezzi e di materiali validi, competitivi ed affidabili. In questo campo l'Esercito opera nel quadro di una pianificazione che abbraccia un arco di 10 - 15 anni, cercando di conciliare in modo ottimale le esigenze di rinnovo degli equipaggiamenti con le prevedibili disponibilità finanziarie. Per meglio comprendere le prospettive e ]e esigenze che saranno via via indicate è opportuno inquadrare il problema in tre momenti storici significativi: - gli anni '50: corrispondono al riassetto post bellico e all'afflusso dei mezzi avuti in conto MDAP (Mutua! Defense Assistance Program). All'epoca si provvedeva essenzialmente alle spese di funzionamento;
- gli anni '60: cessati gli amtI, si è proceduto ad una revisione delle forze e si è avuta la necessità dì una prima trasformazione, soprattutto nel settore cieli' armamento leggero e dei mezzi cin,rolati . . b ' - gli anni '70: il parco si avviava ormai alla completa obsolescenza in settori delicatissimi il cui rinnovo r.ichiedeva ingenti risorse. La forza armata, nel 1975, avviò quindi una profonda ristrutturazione con l'intento di ridurre il numero complessivo delle unità e di concentrare le risorse su quelle superstiti : qualità in cambio di quantità. L'obiettivo fissato dalla ristrutturazione rimane valido anche per il prossimo fu. turo, compatibilmente con la disponibilità di risorse finanziarie. La legge promozionale (n. 372/77) ha consentito di eliminare talune carenze, ma altre permangono e sono riferite a settori delicatissimi che non possono essere trascurati pena il decadimento della capacità operativa dell'Esercito a livelli inaccettabili. E' il caso della difesa controcarri, della difesa contraerea e della mobilità tattica e logistica. Trattasi di settori di preminente importanza al cui sviluppo sono legate le prospettive dell'Esercito degli anni 'So - '90.
Settore controcarri. Le prevedibili esi-
di mobilità, con effetti positivi anche sulgenze impongono la disponibi lità di si-. la credibilità e sull'efficacia delle nostre sterni d'arma che consentano di affron- forze aeromobili. tare la lotta controcarri alle massime distanze e di condurla con continuità fino Difesa contraerea. L'incidenza del! ' ofalle distanze ravvicinate. La realizzazio- fesa aerea sullo sviluppo delle operazioni ne di una efficace difesa controcarri sarà è oggi determinante ed è destinata a diottenuta acquisendo, nel breve - medio ventare sempre più elevata nella prospettermine, un a gamma di armi che com- tiva fu tura. Gli obiettivi possono essere pletino l'azione dell'unica efficace ed raggiunti e colpiti in qualsiasi condizione oggi disponibile in quantità limitata, cioè di tempo da aerei che percorrono rotte di del TOW. avvicinamento, spesso a bassissima quota, [n particolare, l'arma destinata a costi- lungo le quali le possibilità di avvistamentuire l'intelaiatura di base della difesa to e di contrasto della difesa sono molto controcarri sarà un sistema missilistico limitate. con prestazioni di gittata dell'ord ine dei In tale q uadro, le possibilità di soprav1500 - 2 000 m. Il conseguimento di quevivenza e cli movimento deJle unità delsto obiettivo è essenziale per la capacità l'Esercito sono subordinate alla presenoperativa delle unità e, quindi, per la loro za di una costante ed efficace «copertura » credibilità. é esso può essere definito un contraerea. La difesa contraerea fa capo obiettivo ambizioso dal momento che al- al Sistem a di Difesa Aerea Integrata deltri eserciti, ad est e ad ovest, lo hanno già la NATO e in ambito nazionale è coordiconseguito da anni con materiale uguale nata dall'Aeronautica. In particolare, l'Esercito è responsabile dell'acquisizione dei od analogo. Infine l'Esercito si propone di intro- mezzi e dei materiali per la media e basd urre.. in servizio, prevedibilmente per la sa - bassissima quota. seconda metà degli anni '80, un elicottero Per la media quota si dispone oggi del controcarri di elevate prestazioni armato sistema missilistico HAWK, le cui precon razzi e sistemi missilistici. L'elicotte- stazioni inizi ali sono state notevolmente ro, da acquisire in numero limitato spe- incrementate ed ulteriori miglioramenti cie in relazione al costo elevato, conferirà sono previsti per prolungarne la vita opealla difesa controcarri un adeguato grado rativa anche oltre gli anni '80.
Per quanto invece riguarda la bassa e bassissima quota, la situazione presenta notevoli carenze, dal momento che le prestazioni dei cannoni da 40 / 70 e dei vecchi complessi quadrupli da 12,7 non sodd isfano in modo adeguato né le attuali esigenze né, a maggior ragione, quelle prevedibili. Il problema che si pone non è quello della definizione delle esigenze sul piano operativo. Queste, infatti, sono ben note : si tratta di poter disporre di sistemi leggeri per la difesa cli aree e di sistemi di autodifesa per la difesa di punti, in parte missilistici ed in parte convenzionali, che con prestazioni opportunamente differenziate possano integrarsi vicendevolmente. Anche qui, come nel settore controcarri, gli obiettivi per gli anni '80- '90 non possono certamente essere definiti ambiziosi. Gran parte degli eserciti del mondo già dispongono delle armi citate. Fra i sistemi leggeri citiamo il Rapier (Gran Bretagna), il SAM - 9 (URSS), il Chaparral (USA), il Roland (Repubblica Federale di Germania), tutti di tipo missilistico. Numerosi sono poi i sistemi convenzionali costituiti da cannoni, anche pluricanna, di vario calibro. Anche nel campo dell'autodifesa esiste una grande varietà di sistemi d'arma convenzional i, ad esempio il sovietico ZSU 23/ 4, e missilistici,
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quali il britannico Blowpipe, il SAM - 7 sovietico, lo Stinger statunitense e l'RBS 70 svedese. Ma, dopo questa breve panoramica della realtà in casa d'altri, esaminiamo le nostre prospettive. Nel campo dei sistemi leggeri missilistici l'Esercito è tuttora alla ricerca di una formula che contemperi le esigenze operative con le ridotte disponibilità finanziarie sulla base di scelte che non abbiano implicazioni negative sull'industria nazionale. Per i sistemi convenzionali (mitragliere da 25 mm), l'industria sembra in grado di soddisfare le esigenze con la produzione, a medio termine, di uno specifico semovente. Infine c'è il problema delle anni missilistiche di au'todifesa (tipo Stinger). Sono già in atto programmi che prevedono il ricorso a forme di collaborazione industriale in ambito europeo. Questa quindi la situazione. Una situazione fatta essenzialmente di prospettive che richiedono un impegno tecnologico notevole da parte dell'industria per potersi tradurre in realtà almeno nella prospettiva di fine anni '80- anni '90. Mobilità tattica e logistica. La componente corazzata costituirà anche per il fu -
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turo prevedibile uno dei principali strumenti di difesa. I mezzi fondamentali continueranno ad essere il carro armato, il veicolo corazzato da combattimento (VCC) ed il veicolo cingolato di supporto nelle sue molteplici versioni (carro gittaponte, carro pioniere, carro soccorso, ecc.). Gli obiettivi che l'Esercito sta perseguendo sono : - a breve - medio termine, adottare VCC di transizione, di produzione nazionale, derivati dal noto M u3 statunitense ed incrementare la disponibilità di veicoli cingolati di supporto, la cui carenza condiziona ancora oggi la mobilità tattica del le unità corazzate; - a lungo termine, realizzare sistemi d'arma principali (carri armati e VCC) di generazione avanzata da introdurre in servizio alla fine degli anni '90. In tale quadro le prospettive per gli anni '80 - '90 sono: - per i carri: il parco sarà costituito da carri Leopard I ed M 60. Per la realizzazione di un carro di generazione più avanzata, l'Esercito auspica una forma di collaborazione internazionale che inserisca l'industria nazionale nel più ampio contesto europeo; - per i VCC: oltre alle citate soluzioni di transizione per trasformazione
dei VTC M n3, dare impulso al progetto nazionale del veicolo corazzato da combattimento VCC 80. 11 mezzo dovrà avere mobilità analoga a quella dei carri di generazione avanzata e dovrà consentire il combattimento anche da bordo del veicolo offrendo al personale adeguata protezione. Nel campo delle artiglierie terrestri, l'Esercito sta portando avanti il programma di sostituzione dei pezzi più obsoleti con il moderno FH- 70: risultato di uno sforzo industriale congiunto tra Italia, Gran Bretagna e Repubblica Federale di Germania. L'FH - 70 è un obice a traino meccanico destinato a sopravvivere anche oltre gli anni '90. Altro programma di rilevante interesse è l'SP - 70, che è una versione semovente dell 'FH - 70, di cui esalta le doti di mobilità~ protezione e soprattutto di celerità di tiro. Il programma è in fase di avanzato sviluppo nell'ambito del consorzio industriale europeo che ha realizzato l'HF - 70. L'acquisizione del semovente negli anni '80 - '90 è subordinata alla disponibilità di risorse finanziarie. Infine, sempre per quanto riguarda le artiglierie terrestri, l'Esercito ha già avviato l'acquisizione di un lanciarazzi multiplo che assicuri la possibilità di inter-
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vento areale, anche su obiettivi corazzati. Al riguardo è in atto un programma di cooperazione industriale con Stati Uniti,· Gran Bretagna, Francia e Repubblica Federale di Germania. Queste le principali linee di tendenza nel campo dei materiali. Altri settori di interesse, che per brevità si citano solo nei titoli sono: la capacità di combattimento notturno, il comando e controllo, i sistemi di sorveglianza del campo di battaglia e di acquisizione degli obiettivi, la mobilità strategica, anche per garantire la rapida ridislocazione delle forze in caso di intervento per pubbliche calamità.
Addestramento. Sono stati esposti finora i problemi e le prospettive nel campo del personale e dei materiali. Ma, affinché queste due componenti diventino un'unica entità, è necessario l'addestramento, inteso non tanto quale attività propedeutica all'impiego dello strumento quanto piuttosto come fattore essenziale della credibilità dcli' organismo m ilitare. - ~ p?incipali parametri dell'addestramento sono la disponibilità di istruttori e la disponibilità di mezzi addestrativi. In merito agli istruttori si. è già parlato in precedenza. Ancora una volta si sottolinea però che il miglioramento delJa
situazione attuale in termini qualitativi e quantitativi è subordinato alle iniziative dirette ad incentivare i recluta1.nenti del personale effettivo od a lunga ferma, operando sia sul piano morale e delle motivazioni psicologiche sia sul piano del trattamento economico, inteso in senso generale. I mezzi addestrativi sono essenzialmente le munizioni, i carbolubrificanti, i poligoni e le attrezzature didattiche. La disponibilità, ai fini addestrativi, di munizioni e carburanti risente oggi delle carenze finanziarie complessive. Le attività, allo stato attuale, sono inferiori a quelle desiderabili né, per la prospettiva futura, si intravede la possibilità di devolvere al settore una più cospicua entità di fondi. A fronte di questa situazione, l'Esercito prevede di introdurre in servizio una gamma di simulatori (di guida, di tiro, di pilotaggio, ecc.) allo scopo di ridurre i costi di gestione e razionalizzare al massimo l'impiego delle risorse disponibili. Il problema addestrativo per eccellenza è però costituito dai poligoni. Le prospettive in questo settore sono legate alla possibilità di pratica applicazione della legge n. 898 « Nuova regolamentazione sulle servitù militari >>, della quale accenneremo più avanti.
Tra le esigenze di aree a_ddestrative e poligoni trova oggi risalto il fabbisogno di 2.800 giornate/ poligono/ anno necessarie per lo svolgimento delle esercitazioni. Il deficit, rispetto alle esigenze è di circa 800 giornate/ poligono/ anno, con conseguenze negative non solo sul livello addestrativo dei militari di leva, ma anche sulla sicurezza, che richiederebbe una utilizzazione meno intensiva dei poligoni. Allo scopo di dare un assetto organico a tutta la materia e di creare più favorevoli prospettive per il futuro, il 24 dicembre r976 fu promulgata la citata legge n. 898. In aderenza a quanto da essa previsto, si è proceduto alla 1'' revisione quin~ quennale di tutte le servitù, che sono state ridotte da 80.000 a 61.50CJ ettari. La legge prevede inoltre l'acquisizione al demanio, in ogni regione amministrativa, di alcune aree sulle quali concentrare, di massima, le attività addestrative. Purtroppo questo aspetto essenziale non ha avuto adeguata applicazione a causa di opposizioni di autorità locali, gruppi di privati ed enti con finalità ecologiche. Nella. problematica delle aree addestrative si inserisce inoltre l'esigenza dei « poligoni chiusi >> per armi portatili, la cui realizzazione consentirebbe, in prospettiva, di alleggerire sensibilmente il fabbi-
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sogno di poligoni aperti. L'esigenza è oggetto di apposito disegno di legge per la realizzazione di uo poligoni per tutte le forze armate. L'Esercito attribuisce grande importanza al provvedimento, che consentirebbe in futuro di superare gran parte delle difficoltà connesse con l'addestramento al tiro delle armi portatili. L'Esercito inoltre, per migliorare la situazione attuale, si sta muovendo anche .in altre direzioni. In particolare, ha avviato un programma di acquisizione di attrezzature ed ausili didattici che, oltre a ridurre le esigenze di poligoni, consentiranno di contenere, come già si è accennato in precedenza, l'utilizzazione di costosi mezzi e materiali adibiti all'impiego operativo; trattasi di simulatori di volo per elicotteri, _simulatori di tiro e di guida per carri armati, simulatori di tiro per armi portatili, ecc .. In sintesi, fern1a restando la necessità di dare adeguata applicazione alla legge n. 898, l'Esercito sta operando in ogni possibile direzione tenendo conto da un lato delle imprescindibili esigenze addestrative e dall'altro delle limitazioni ambientali. E' tuttavia incontrovertibile il fatto che la possibilità di addestrare il personale continuerà, anche in futuro, ad essere un fattore determinante per la credibilità dell'Esercito.
L'aspiraz ione irrinunciabile del nostro Esercito, il mantenimento della pace, ha avuto modo di concretarsi recentemenle con l'invio del contingente italiano in Libano.
cratizzazione, Sprovincializzazione, Spersonalizzazione, Smitizzazione, che vuoI problem i sul tappeto sono numerosi le indicare un modo nuovo nell'afe complessi, tutti, seppur in differente · frontare le grandi sfide che ci attenmisura, determinanti al fine di una rea- dono. listica efficienza. In quest'ottica l'Esercito sta conducenPer alcuni la sol uzione è legata a prov- do con fermezza una rigorosa azione invedimenti legislativi ed a: disponibilità trospettiva e, quindi, di rinnovamen to di risorse finanziarie, per altri è, invece, coerente e dinamico. Con questo approcpossibile e necessario trovare soluzioni cio intende persegu~re, a breve termine, interne al sistema, che chiamino in cau- tre obiettivi fondamentali per incremensa la preparazione, la reattività e la « fan- tare l'efficienza e la credibilità che ne tasia » dei Quadri. consegue. L 'efficienza è capacità operativa nel In primo luogo il « rilancio in campo significato più ampio dell 'espressione, addestrativo )) : volto ad ottimizzare l'imintesa . non soltanto come idoneità ad postazione dei cicli addestrativi, raziooperare validamente in campo tattico, nalizzando e semplificando programma anche come potenzialità effettiva mi e procedure, in funzione 'della load affrontare in modo incisivo le esi- gica del costo/ efficacia e dello sforzo/ genze e le forme di intervento più risultato. diverse con totale « affidabilità », sia Si tratta di una esigenza indilazionasul piano funzionale sia sul piano spiri- bile e connaturale ad un organismo la tuale. cui capacità nel campo dell'organizzaE' anche questione di metodo, volon- zione e del metodo è tradizionale e, sentà e passione che, tradotti in termini pra- za dubbio, esemplare. tici, significano coinvolgimento e coragIn secondo luogo, il « rilancio formagio delle proprie azioni come rottura le))' di cui quello addestrativo costituiaella à cquiescenza di comodo a prete- sce logico presupposto, avendo una emistuosi vincoli burocratici, ad una visione nente funzione formativa. angusta della propria sfera d'interesse, La « forma >J è l'immagine esteriore ad ogni egoismo. più evidente dell'Esercito e, perciò stesso, Una mentalità attiva che si può sinte- il primo argomento di giudizio da parte tizzare nello « slogan delle 4 S » : Sburo- dell'opinione pubblica. CONCLUSIONE.
E', quindi, un preciso compito nei confronti dei cittadini e dello Stato far sì che l' « immagine J> sia ~ffetti vamen te adeguata e rappresentativa della prepar azione di Quadri e gregari, della severità dell'impegno, della dedizione assoluta e del tono morale che contraddistinguono l'Istituzione militare. Da ultimo in successione, ma vero punto di partenza di ogni attività, si colloca il « rilancio culturale )). In un'epoca di disorientamento in cui tutto, e niente, può essere « cultura », la realtà militare è portatrice di certezze e di istanze che assumono il valore di concrete proposte : « cultura dei valori )) , « cultura dell'organizzazione)), « cultura del metodo ll, che convergono in una fervida tensione morale in cui si annullano egoismi e particolarismi in una visione autenticamente sociale del « dovere » nei con.fronti della comunità. E' in atto dunque un processo che richiede una impegnativa opera di comprensione e di mediazione della realtà circostante ed il pieno consolidamento del principio che, al di là dei problemi di natura squisitamente tecnica, l'essenza stes~a del sistema resta, come sempre, l'uomo. La promozione umana, dunque, come elemento portante su cui poggia il futuro dell'Esercito.
.;_La presenza dei soldati italiani per le vie di
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Beirut contribuisce a far scorrere tranquilli i 1·ilmi quotidiani. Militari e bambini: una scena, comune a tutte le guerre, c/ie preconizza la p~ce. ___,,
Una strategia del!' uomo che si articola sulla piena rivalutazione e divulgazione
della « condizione militare >i e sull'affermazione del significato culturale della
« militarità >>, espressione atipica ed emblematica, nei suoi aspetti formali e so-
stanziali, di un ingente patrimonio di virtù morali e civiche al servizio della società e delle Istituzioni democratiche . . In un quadro, dunque, di rinnovato impulso partecipativo, l'Esercito svolge il suo ruolo nell'opera di sensibilizzazione del Paese ai problemi della sicurezza e del mantenimento della pace. Un'aspirazione irrinunciablle che richiede l'impegno attivo di tutte le forze vive e responsabili della Nazione e che vede in prima linea le migliaia di giovani che si avvicendano nelle file della Forza Armata, animati da autentica volontà di conoscenza ed ansiosi di nuove certezze e di concreti obiettivi da perseguire. Una aspirazione cui i nostri giovani militari stanno dando eloquente e matura risposta nella tormentata terra del Libano, in una missione di pace consona alla nobile tradizione di civiltà del nostro popolo. L'Esercito guarda con fiducia al domani, forte della sua matrice popolare· e del generoso, instancabile apporto dei suoi Quadri, che si ispirano ai migliori valori tradizionali e della Costituzione e manifustano_, in ogni circostanza, profondo attaccamento all'Istituzione militare ed al Paese. L'Esercito della Società è con la Società e per la Società nell'edificazione di un pacifico ed ordinato progresso in un contesto di stabilità e di sicurezza.
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APPENDICE
RICOMPENSE
Croce di Cavaliere de/l'Ordine Militare d'Italia, Medaglia d'oro al Va!ol'e Militare, Medaglia di bronzo al Valore dell'Esercito.
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MOTIVAZIONI DELLE CROCI DI CAVALIERE DELL'ORDINE MILITARE D'ITALIA CONCESSE ALLE ARMI DELL'ESERCITO
ARMA DEI CARABINIERI « Durante tutta la campagna, diede innumerevoli prove di fedeltà, abnegazione, eroismo; offrì olocausto di sangue generoso; riaffermò anche in terra d'Africa le sue gloriose tradizioni; diede valido contributo alla vittoria. Guerra Italo - Etiopica, 3 ottobre 1935 - 5 maggio 1936 ».
(R.D. 27 gennaio 1937, G.M. 1937, pag. 294). Nel retaggio del suo glorioso passato, si confermava, saldissima in tutte le sue unità, baluardo della difesa dello Stato e delle sue leggi. Ovunque generosamente presente, si prodigava con valore e perizia a tutela della ordinata civile convivenza, nella diuturna, incessante e sempre più aspra lotta contro il crimine. Mirabile nello . slancio, illuminava con l'olocausto di centinaia di caduti la sua fulgida storia di Arma benemerita i> . Territorio nazionale 1946- 1974. «
(D.P. 13 novembre 1974, B.U. 1975, pag. 639). « Custode fedele delle più alte tradizioni militari combatteva con tenacia diuturna ogni forma di criminalità
che con azione violenta e organizzata tentava dì minare le istituzioni democratiche e la civile pacifica convivenza. Dando ulteriore prova di elevata perizia e di mirabile ardimento, esaltava la sua nobile missione con l'impegno di capi e gregari e con il sacrificio di numerosi caduti >i. Territorio nazionale 1975 - 198r. (D.P.R. 3 giugno 1981, B.U. 1981, pag. rr32).
ARMA DI FANTERIA « Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell'aspra battaglia, conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d'Italia. (1915- 1918) J>.
(R.D. 5 giugno 1920, B.U. 1920, pag. 2446).
2 75
« Pari alla sua fama millenaria, espressione purissima delle alte virtù guerriere della stirpe, si prodigava eroica, generosa, tenace in tutte le battaglie, dando prezioso contributo di valore e di sangue alla vittoria. - Guerra Italo Etiopica, 3 ottobre 1935 - 5 maggio 1936 ».
(R.D. 27 gennaio 1937, G.M. 1937, pag. 295).
ARMA DI CAVALLERIA
« In terra d'Africa rinnovava le sue gloriose, secolari tradizioni, a cavallo, sui carri veloci, sugli automezzi; ammirevole sempre per audacia e tenacia, seppe ovunque, fedele al suo motto, gittare l'anima oltre ogni ostacolo, dando alla Patria il fremito della travolgente vittoria. - Guerra Italo - Etiopica, 3 ottobre 1935 - 5 maggio 1936 )) .
(R.D. 27 gen naio 1937, G.M. 1937, pag. 297).
ARMA DI ARTIGLIERIA
«Interra d'Africa, rinnovando le secolari tradizioni dava - sempre e dovunque - contributo potente alla vittoria per tenacia, perizia e valore. Affratell ata alle eroiche legioni dei fanti marciava sulla aspra via della vittoria, verso la gloria dell'Italia Imperiale. - Guerra Italo - Etiopica, 3 ottobre 1935 - 5 maggio 1936 ,,. (R.D. 27 gennaio 1937, G.M. 1937, pag. 298).
ARMA DEL GENIO « Durante la preparazione della campagna e nel corso delle operazioni, per perizia pari alla tenacia ed al valore,
in ogni campo della sua attività, dalle retrovie sino a confondersi con i fanti sulle primissime linee, dava largo contributo alla vittoria che apriva nuove vie alla millenaria civiltà di Roma. · Guerra Italo · Etiopica, 3 ottobre 1935 · 5 maggio 1936 "· (R.D. 27 gennaio 1937, G.M. 1937, pag. 300).
REPARTI DECORATI DI MEDAGLIA D'ORO AL V ALOR Ml LIT ARE
Arma dei Carabinieri: due (1" guerra mondiale - 2" guerra mondiale). 5° battaglione fanteria motorizzato <( Col della Berretta»: due (2a guerra d'indipendenza - 1" guerra mondiale). 6° reggimento fanteria << Aosta l>: due (2a guerra d'indipendenza - 1" guerra mondiale). 9° battaglione fanteria meccanizzato << Bari >l: due (2" guerra d'indipendenza - 1" guerra mondiale). IO" reggimento fanteria « Regina»: due (unità d'Italia - 1" guerra mondiale). u " battaglione fanteria (<Casale», (1"· guerra mondiale). 12° reggimento fanteria « Casale)>, (I'' guerra mondiale). 13° battaglione fanteria meccanizzato 1< Val bella )> : due ( 1" guerra mondiale - 2" guerra mondiale). 14" reggimento fanteria « Pinerolo» , (1" guerra mondiale). 17° battaglione fanteria << San Martino», (2" guerra mondiale). 18° reggimento fanteria (< Acqui », (2" guerra mondiale). 19" reggimento fanteria « Brescia )), (2"' guerra mondiale). 20" battaglione fanteria meccanizzato « Monte San Michele J>, (2'' guerra mondiale). 28" battaglione fanteria « Pavia l>, (3"' guerra d'indipendenza). 30° battaglione fanteria meccanizzato <<Pisa», (1" guerra mondiale). 37" battaglione fanteria meccanizzato <<Ravenna>) , (2" guerra mondiale). 38" reggimento fanteria << Ravenna», (2" guerra mondiale). 47° battaglione fanteria « Salento»: due (1" guerra mondiale - 2'' guerra mondiale). 48° battaglione fanteria «Ferrara»: due (1" guerra mondiale - 2" guerra mondiale). 52° battaglione fanteria d'arresto « Alpi ))' (guerra italo - turca). 53° battaglione fanteria d'arresto << Umbria)), (2" guerra mondiale). 54° reggimento fanteria « Sforzesca», (2" guerra mondiale). 66" battaglione fanteria meccanizzato « Valtellina))' (2° guerra mondiale). 67" battaglione fanteria meccanizzato « Montelungo », (2" guerra mondiale). 73" battaglione fanteria d'arresto << Lombardia», (1" guerra mondiale). 74° reggimento fanteria (<Lombardia», (1" guerra mondiale). 77° reggimento fanteria «Toscana)) ' (1" guerra mondiale). 78<; battaglione fanteria motorizzato « Lupi di Toscana », (r" guerra mondiale).
2 77
79" reggimento fanteria « Roma», (2" guerra mondiale). 80° battaglione fante ria « Roma )>: due (2" guerra mondiale). 81" reggimento fanteria <( Torino )) ' (2" guerra mondiale). 82° battaglione fanteria meccanizzato « Torino>>, (2" guerra mondiale). 83° reggimento fanteria (( Venezia», (2'' guerra mondiale). 84° battaglione fanteria <e Venezia >> : due (guerra italo - turca - 2" guerra mondiale). 89° battaglione fante ria (<Salerno )) ' (2" guerra mondiale). 90° reggimento fanteria « Salerno >>, (2" guerra mondiale). r4I" battagl ione fanteria motorizzato « Catanzaro» , (1" guerra mondiale). r5r" battaglione fanteria « Sette Comuni»: due (r" guerra mondiale). 152" battaglione fa nteria « Sassari>> : due (1" guerra mondiale). 157° battaglione fanter ia motorizzato «Liguria>>: due (1'' guerra mondiale - 2'' guerra mondiale). 158'' reggimento fanteria « Liguria >> , ( 1' guerra mondiale). 225" battaglione fante ria « Arezzo », ( 1" guerra mondiale). 226° reggimento fanteria « Ar.ezzo >>, (r'' guerra mondiale). 231° battaglione fanteria Avellino>>, (r • guerra mondiale). 232" reggimento fanteria <e Avellino», (1° guerra mondiale). 317° reggimento fa nteria « Acqui >>, (2" guerra mondiale). 1" battaglione granatieri meccanizzato (( Assietta » : due (unità d'Italia - r" gu~rra mondiale). 2° battaglione granatieri meccanizzato « Cengio » , (1'' guerra mondiale). 3" b'attaglione granatieri « Guardie l>, (2'' guerra mondiale). r" battaglione bersaglieri « La Marmora », (2" guerra d'indipendenza). 3" battaglione bersaglieri (< Cernaia » : due (2" guerra mondiale). 6" battaglione bersaglieri « Palestro>>: due (2" guerra mondiale). 10'' battaglione bersaglieri <e Bezzecca » , (2" guerra mondiale). II battaglione bersaglieri Caprera», (2" guerra mondiale). 18" battaglione bersaglieri « Poggio Scanno 1> : tre (una, T' guerra mond iale · due. 2 " gucrr:1 mondiale}. 23" battaglione bersaglieri « Castel di Borgo », (1 ' guerra mondiale). 26° battaglione bersaglieri " Castelfida rdo » , (2' guerra mond iale ). 27·· battaglione bersaglieri •<Jamiano » , (gue rra italo - turca). 67" battaglione bersagiieri « Fagarè », (l' guerra mondiale). Battaglione alpini <( Aosta >> : due (1" guerra mondia le - 2 " guerra mond iale). Battaglione alpini <( Bassano ll, (2" guerra mondiale). e(
0
(e
Battaglione alpini <(Cividale»: due (2" guerra mondiale). Battaglione alpini « Edolo>>: due (2" guerra mondiale). Battaglione alpini ,e Gemona »: d~1e (2" guerra mondiale). Battaglione alpini « L'Aquila n : due (2" guerra mondiale). Battaglione alpini « Mondovì», (2• guerra mondiale). Battaglione alpini «Morbegno>>: due (2'' guerra mondiale). Battaglione alpini « Saluzzo », (2" guerra mondiale). Battaglione alpini «Tirano>>: due (2" guerra mondiale). Battaglione alpini « Tolmezzo>>: due (2" guerra mondiale). Battaglione alpini d 'Arresto « Val Brenta))' (2" guerra mondiale). Battaglione alpini d'Arresto <( Val Chiese», (2" guerra mondiale). Battaglione alpini e<Vicenza » : due (2" guerra mondiale). 3'' battaglione carri <( M.O. Galas )), (2" guerra mondiale). 7" battaglione carri ,< M.0. Di Dio» , (2" guerra mondiale). 8'' battaglione carri « M.O. Secchiaroli », (2'' guerra mondiale). 20° battaglione carri << M.O. Pentimalli )), (2" guerra mondiale). 2" battaglione paracadutisti « Tarquinia n, (2~ guerra mondiale). 5" battaglione paracadutisti (< El Alamein )), (2" guerra mondiale).
Arma di Cavalleria, (1" guerra mondiale). 3'' gruppo 4'' gruppo 5" gruppo 6" gruppo
squadroni squadroni squadroni squadroni
corazzato Savoia Cavalleria », (2'' guerra mondiale). meccanizzato <e Genova Cavalleria)>: due (guerra franco - piemontese). carri « Lancieri di Novara», (2" guerra mondiale). carri « Lancieri di Aosta )) , (3" guerra d'indipendenza). (<
Arma cli Artiglieria: tre (1" guerra d'indipendenza - g uerra italo- turca - r" guerra mondiale). I' reggimento artiglieria celere , (2'' guerra mondiale). 8' gruppo artiglieria da campagna semovente « Pasubio », (2" guerra mondiale). 14" gruppo artiglieria da campagna <e Murge», (2" guerra mondiale).
2 79
19° gruppo artiglieria da campagna semovente « Rialto >J , (2° guerra mondiale). 52° gruppo artiglieria da campagna « Venaria JJ, (2° guerra mondiale). 185° gruppo artiglieria da campagna paracadutisti « Viterbo », (2" guerra mondiale). 33° gruppo artiglieria pesante campale « Terni l>, (2" guerra mondiale). 132° gruppo artiglieria pesante campale « Rovereto », (2" guerra mondiale). Gruppo artiglieria da montagna «Aosta», (2" guerra mondiale). Gruppo artiglieria da montagna <<Asiago» , (2° guerra mondiale). Gruppo artiglieria da montagna <<Bergamo ll, (2" guerra mondiale). Gruppo artiglieria da montagna « Conegliano >J: due (2" guerra mondiale). Gruppo artiglieria da montagna « Pinerolo >J, (2" guerra mondiale). Gruppo artiglieria da montagna <<Vicenza», (2" guerra mondiale). Gruppo artiglieria da montagna « Udine >J: due (2" guerra mondiale). 4° gruppo specialisti artiglieria « Bondone JJ, (2° guerra mondiale).
Arma del Genio, (1" guerra mondiale).
Corpo di Sanità, (2" guerra mondiale).
Regio Corpo Truppe Coloniali dell'Eritrea: due (operazioni coloniali 1889 - 1929 - guerra italo - etiopica). IV battaglione coloniale: due (guerra italo - etiopica - 2" guerra mondiale).
Regio Corpo Truppe Coloniali della Somalia, (guerra italo - etiopica).
Regio Corpo Truppe Coloniali della Libia, (guerra italo - etiopica).
Comando Truppe Amara, (2" guerra mondiale).
280
RICOMPENSE CONCESSE AI REPARTI DELL'ESERCITO ( 1796 - 1981)
Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia
Il.
Medaglia d'Oro al Valor Militare
))
.
8 142 386 318
Medaglia d 'Argento al Valor Militare
))
Medaglia di Bronzo al Valor Militare
))
Croce di Guerra al Valor Militare .
))
Medaglia d'Oro al Valore dell'Esercito
))
.Medaglia d'Argento al Valore dell'Esercito
))
Medaglia di Bronzo al Valore dell'Esercito
))
Croce d 'Argento al Merito dell'Esercito
))
Medaglia d'Oro al Valor Civile .
))
IO
Medaglia d'Argento al Valor Civile
))
14
Medaglia di Bronzo al Valer Civile .
))
Medaglia d'Oro di Benemerenza
))
7 9
Medaglia d'Argento di Benemerenza
))
Medaglia d'Oro al Merito della Sanità Pubblica .
))
4
Medaglia di Bronzo al Merito della Sanità Pubblica .
))
I
Medaglia di Bronzo al Merito Civile
))
7
Medaglia d'Oro ai Benemeriti della Scuola, Cultura e Arte .
))
I
Croce di Guerra Francese
))
7
. TOTALE
99 2 30 57 I
32
n. 1.135
INDICE
-
-
Prefazione
Capitolo I
.
- DALL'UNITA' ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Biografi.e
Capitolo II
Capitolo III
- LA PRIMA GUERRA MOND IALE
Pag.
))
3
7
))
31
))
35 38
I piani operativi .
))
Il primo anno di guerra .
))
41
Il 1916 ed il 1917
))
47
Le ultime battaglie
))
57
Gli altri fronti
))
64
Biografie
))
68
))
71
Eritrea
))
73
Somalia
))
Libia
))
Etiopia
))
Biografie
)l
- LE CAMPAGNE COLONIALI
80 83 88 92
Capitolo IV
- TRA LE DUE GUERRE
Pag.
95
))
113
- L'ESERCITO NELLA LOTTA PER LA LIBERAZIONE
))
1 55
Reazioni alle intimazioni e aggressioni dei Tedeschi .
>)
157
.Le unità italiane operanti con le Armate alleate sul suolo della Penisola
))
165
Partecipazione dei militari provenienti dall'Esercito alle formazioni partigiane
»
170
La resistenza degli internati militari nei campi tedeschi di concentramento
>>
172
Biografie
>)
173
))
1
L'Esercito di transizione
))
177
Il nuovo Esercito
))
186
Il primo riassetto
))
190
Il secondo riassetto
))
193
Biografie
Capitolo V
- LA SECONDA GUERRA MONDIALE Biografie
Capitolo VI
Capitolo VII - L'ESERCITO DAL 194.5 AL I 9ì5 .
75
Capitolo VIII - L'ESERCITO OGGI
Capitolo IX
Pag. 195
Compiti e struttura
))
r98
Organizzazione delle forze
))
207
Le rappresentanze militari
))
212
Le grandi unità .
))
215
))
22I
- ESERCITO E PAESE
L'istruzione scolastica e professionale
))
La protezione civile .
))
Carabinieri
))
Lo sport
))
Il fenomeno della droga
))
246 249
223 226 239 241
Capitolo X
- STAMPA E PUBBLICISTICA DELL'ESERCITO
))
Capitolo XI
- LINEE DI SVILUPPO
))
Prevedibili compiti
))
Esigenze da soddisfare e dimensioni dello strumento
))
262
Politica ed obiettivi
))
263
Conclusioni
))
269
))
273
Appendice
- RICOMPENSE
259 262
FONTI ICONOGRAFICHE
Ufficio Storico dello SME - Roma. Ufficio Attività Promozionali e Documentazione dello SME - Roma. Ufficio Rivista Militare dello SME - Roma. Museo della Fanteria - Roma. Museo della Motorizzazione - Roma. Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - Roma. Museo del Risorgimento - Milano. Civica Raccolta Stampe « Bertarelli >l Archivio Giancarlo de Zanet - Roma.
-
Milano.