STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
FEDERICA SAINI FASANOTTI
ETIOPIA 1936-1940 LE OPERAZIONI DI POLIZIA COLONIALE NELLE FONTI DELL'ESERCITO ITALIANO
ROMA 2010
PRESENTAZIONE
La legge del 1° giugno 1936 aveva diviso l'Impero in cinque governi (Eritrea, Harar, Galla e Sidama, Amara e Somalia) e un governatorato, quello di Acklis Abeba, dipendente direttamente dal viceré che vi risiedeva. Di q uesti solo Eritrea, Somalia e parte clell'I-farar potevano dirsi tranquilli e, più o meno, sotto il controllo italiano. li resto, complice la velocità delle operazioni nd sette mesi di guerra dall'ottobre ciel 1935 al maggio e.lei 1936, la vastità del territorio etiopico e le forti sacche di resistenza già esistenti durante il regime negussita, era tutto da conqu istare. All'indomani della proclamazione dell'Impero si iniziarono le "operazioni cli polizia coloniale" che nulla avevano a che vedere con le normali operazioni di gestione del territorio. Estremamente articolate, esse videro l'impegno ciel Regio Esercito e della Milizia coadiuvati spesso dall'Aeronautica, nell'ottica dell'occupazione integrale del paese. Questo lavoro ha il merito cli aver cercato cli sintetizzare e rielaborare, con la maggior obiettività possibile, non solo tutta la bibliografi a esistente sull'argomento, ma anche l'enorme materiale d'archivio d isponibile .
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Il Capo dell'Ufficio Storico Colonnello Antonino Zarcone
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PREFAZIONE
L'impresa italiana in Etiopia, pur ricalcando nel suo andamento generale gli schemi classici delle guerre coloniali degli altri Paesi europei e della stessa guerra italiana in Libia, si differenziò da tutte per un connotato non sempre e non da tutti valutato nella giusta prospettiva: la brevissima durata. In paragone, infatti, ai lunghi tempi occorsi a potenze come la Francia e l'Inghilterra per stabilire condizioni di normalità in molte delle rispettive colonie dopo la conquista -ed alla stessa Italia per debellare le resistenze nella Libia occupata- i quattro anni intercorsi tra la vittoria definitiva sugli eserciti del Negus e la perdita dell'intera Africa Orientale Italiana nel corso della za guerra mondiale, debbono considerarsi una misura oggettivamente esigua. Un tempo troppo breve, dunque, per portare a buon fine un'opera di pacificazione già di per sé laboriosa, stante le difficoltà peculiari di un teatro operativo ampio circa quattro volte l'Italia, morfologicamente vario, complesso, articolato e dispersivo, privo di vie di comu nicazione, popolato da etnie marcatamente disomogenee sul piano antropologico, culturale e religioso, spesso nemiche tra di loro, prive cli una sia pur minima organizzazione civile, strntturate prevalentemente su modelli tribali. Ma un tempo troppo breve anche per poter esprimere a posteriori giudizi definitivi sulla validità e l'efficacia della politica di pacificazione e delle conseguenti misure e contromisure operative, che dovendo necessariamente procedere per tentativi e per aggiustamenti successivi, avrebbero obiettivamente dovuto disporre di un arco di tempo ben superiore. Partendo da tale considerazione, la lettura della vicenda etiopica fornita dalla dottoressa Federica Saini Fasanotti si propone come il frutto di una ricerca metodica e approfondita, di un'analisi puntuale, precisa e ben meditata del materiale documentale raccolto, e di una sintesi non contaminata da pregiudizi ideologici, non appiattita su vulgate correnti o su tesi precostituite, immune da tentazioni revisionistiche e giustificazioniste, ma anche da critiche tendenziose e da sentenze scontate. I fatti sono presentati in organica sequenza e con un adeguato livello di dettaglio, senza cadere in eccessi di minuzia e sempre consèrvando la visione dell'insieme, con un opportuno corredo di commenti ben calibrati, incisivi e pertinenti. In ognuno di essi, il segno di una "mentalità" e di una visione del mondo -tipiche entrambe cli un'epoca- con le quali governatori, funzionari, quadri
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ufficiali e militari cli truppa si rapportarono alla complessa rea ltà del mondo colonia le, affrontandone i problemi e gli aspetti umani, o rganizzativi e gestionali , e misurandosi nel contempo con un nemico agguerrito, aggressivo, sfuggente, sino alla fin e irriducibile e, secondo il costume locale, aduso a manifestazioni cli crudeltà e fe rocia, ciel resto ampiamente ripagate con esecuzioni sommarie e pesanti rappresaglie anche a spese della popolazione. Affiora, tra le righe, il sostanziale realismo co n cui in generale fu affrontato, localmente, il problema della pacificazione. Non a caso il maresciallo Badoglio, a,tefice indiscusso della conquista, si adoperò sin dall'inizio per un modus operandi che si avvalesse della collabora zione dei capi locali -opzione poi vanificata da un reciso quanto poco accorto diniego cli Mussolini- e si seguissero metodi repressivi più attenti al rispeno delle popolazioni .. Viene evidenziato, senza vel i, l'impatto sulle operazio ni dell'a7.ione cli governo e di comando du ra e spietata del Viceré (il generale Graziani), s pecie do po il fa llito attentalo alla sua vita, in uno con gli eccessi repressivi indiscriminati ai qual.i portò. Si ravvisa chiaramente il segno della svolta, ispirata ad un'etica superiore ed avvertita anche dalle po polazioni soggette e da llo stesso nemico, che il duca Amedeo d'Aosta, ullimo Viceré, volle imprimere alla politica ed alla prassi pacificatrice. Si co nosce finalmente il nemico: capi presligiosi e no, con nomi , qualifiche e Litoti pittoreschi, fedeli ciel Negus e signo ri della guerra combattenti in proprio, briganli, patrioti volontari e mercenari; e in tale contesto si iscrive anche il capitolo, poco conosciuto se non del tullo inedito, delle interferenze francesi ed inglesi, sube.loie ccl insidiose, e dei sostanziosi aiuti prodigati - sin dall'inizio, e comu nque ben p rima dello scoppio della guerra- ai ribelli. Mancò, lo si è detto, il tempo per raggiungere la pacificazione: ma -riferisce con inconsueta onestà intellet.cuale l'Au trice- in quello stesso periodo, ancorché breve, l'iniziativa italiana trovò il modo cli realinare in Etiopia ".. . ciò che nessuno aveva mai tentato di fa re, a pari ire dai suoi re e imperatori": una rete stradale e ferroviaria. di base, l'impianto urbano delle maggiori città, villaggi, ospedali, ambulatori, scuole, chiese per tutle le confession i, la scolarizzazione dei giovani, il tentativo cli modernizzare l'agricoltu ra con l'introdu zione de lle tecniche più aggio rnare. E almeno questo, anche se non vi fu tempo e il modo per farlo comprendere a tulto il popolo etiopico, resta comunque un merito no n dappoco.
Gcn. 1\tlario .Monta nari
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INDICE
P1·efazione
p ag.
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Introduzione
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Capitolo I - La conquista: alcuni spunti di i-i.flessione La campagna italo-etiopica (1935-1936) La giusta via da intraprendere JI difficile rapporto con la popolazione L'isolamento degli amara L'impegno degli ut1ìciali medici nei confronti della popolazione La giustizia militare La disciplina
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Sintesi
Capitolo II - Le operazioni di grande polizia coloniale · Alcune precisazioni ambientali e tecniche L'esperienza etiopica Il nucleo o perativo: le bande regolari e irregolari Gli ufficiali li ruolo dell'aeronautica Un caso interessante in una zona relativamente tranquilla : Nasi nell'Harar Un moclelio di ricognizione Sintesi
Capitolo III - 1936. Etiopia, impero italiano? I capi etiopici nelle fonti dell'Esercito Addis Abeba-Moggio . 6-9 luglio 1936: la battaglia della ferrovia Addis Abeba sotto assedio La ripresa delle operazioni La campagna dell'IIarar e le operazioni nel Garamullata Le catture di ras Immirù e dei fra telli Cassa La testimonianza Minniti La voce di un protagonista discusso: la "Relazione Tracchia" Dicembre 1936. Le operazioni s ul Nilo Azzurro passo dopo passo con Leopoldo Natale Sintesi
59 67 74 81 83 83 92 106 115 120 126 129 130 131 13] 135
144 153 160 166 171 173
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Capitolo IV - 1937. L'anno delle rivolte pag. 189 Per una breve introduzione 189 Il ciclo operativo contro Beiené Merid. 29 gennaio-10 febbraio 1937 » 190 Inseguendo ras Destà 192 Cicli operativi 198 La situazione delle truppe nell'impero 199 L'attentato a Graziani » 200 Primavera 1937: lo Scioa 204 Le operazioni di Maletti nel Mens 211 Debra Libanos » 217 Sintesi 219 Capitolo V - 1937. La grande rivolta dell'estate Gli antefatti Operazioni nello Scioa Operazioni nell'Amara Operazioni nel Galla e Siclama Operazioni nell'Harar La gueITiglia da vicino: i casi Liverani, Ruju, Soldatini e Barbacini Sintesi Capitolo VI - 1938. L'anno della svolta L'arrivo cli Amedeo d'Aosta Harar Galla e Sidama Amara Scioa Sintesi Capitolo VII - 1939. Le operazioni si concentrano Premessa Una riflessione: la rete presidiaria dell'Amara Galla e Siclarna Arnara Scioa Contro Gherarsù Sintesi
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pag.363 Capitolo VIII - 1940. Le ultime operazioni » 363 Analisi dei fatti » 367 Abebé Aregai » 377 Ras Hailù • 379 L'intervento di Francia e Inghilterra a favore della causa etiopica » 385 Sintesi Conclusioni
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Allegati
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Abbreviazioni e sigle
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Glossario
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Indice dei nomi
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Indice dei luoghi
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Indice degli allegati
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Bibliografia
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INTRODUZIONE Sulla storia della colonizzazione italiana nel Corno d 'Africa è stato scritto molto e secondo approcci completamente diversi. È, comunque, all'inizio degli anni Settanta che il modo di esaminare l'argomento cambia: la storia della conquista dell'Etiopia viene analizzata at.traverso un metodo più sistematico e, inevitabilmente più critico, anche se non definitivo. Gli archivi nazionali italiani hanno, in questo senso, apportato un enorme valore alle ricerche, in q uanto finalmente a metà degli anni Novanta sono stati aperti, dando la possibilità ai ricercatori cli consultare nuova e ricchissima documentazione, spesso cli prima mano. L'indagine in questo senso si è aperta a nuove prospettive, anche se tutto il materiale, oggetto del presente studio, proviene da fondi italiani; ciò presenta inevitabilmente delle limitazioni per chi si avvicina all'argomento . D'altro canto il materiale depositato negli archivi, civili e militari, è pressoché sconfinato: soltanto l'archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito contiene diversi fondi riguardanti la colonizzazione in Etiopia e migliaia di veline originali, di telegrammi, di marconigrammi, di relazioni più o meno ufficiali che, analizzati nella loro completezza, si rivelano un tesoro tanto inestimabile quanto unico. Attraverso la loro compilazione l'avventura italiana nel Corno d'Africa ha mostrato le sue due facce: quella epica - se vogliamo - ma anche quella più buia e drammatica. Nel 1935 l'Etiopia appariva come un territorio allettante per diversi motivi: la sua posizione strategica, le sue risorse naturali, ma era interessante anche ai fini economici e per la ricerca' cli un certo prestigio internazionale. Esistevano, però, numerosi ostacoli ad un'eventuale occupazione, non ultimo quello dato dall'ammissione - votata anche dall'Italia - dell'Etiopia alla Società delle Nazioni, proprio nel 1923. A questo si aggiungeva il fatto che l'esercito abissino con i suoi 500mila uomini non poteva essere sottovalutato, tenendo anche conto del difficile ambiente geografico in cui le operazioni belliche si sarebbero svolte'. La guerra, vista con occhio stanco e in parte ostile eia tutta la comunità internazionale, avrebbe quindi dovuto essere combattuta velocemente con risultati immediati; cosa che peraltro av1 Nonostante l a superioritiì rni licarc icalian a, a conflitto iniziac.o, non si po1eva dare nulla per scontato, come tcscimoni:rno i tenw1ivi fatti dall"lt:;il ia stessa per t rova re un accordo con il negus, anrnverso rex ministro etiopico a Roma, Afeuork Ghevre Jesus e il consigl iere p olitico di Hailè Sehissiè, il greco Aclrien Zervos, rispeuivamente a Gib uti e ad i\tene. Si vecl,1 la premessa cli G.C. Stella in R.Caiellani e G.C.Stella,
Soldati d '/ljì·ica. Storia del colonietlismo italiano e delle u n!formi per le truppe d /Jjì'ica del Re~io l'.:~ercilo. 1930-.1.939, voi.IV, .Ermanno Albenelli Editore, Parrna, 2008.
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venne, anche se in effetti la conquista integrale non poteva essere in q uel primo momento totale. L'Eliopia italiana, annunciata il 5 maggio 1936 e il conseguente nuovo impero, fondato quattro giorni dopo, era lontana dall'essere veramente assoggettata all'Italia. Sembra che Mussolini non sia stato in grado di percepire, o cosa ancora più grave non abbia voluto capire, che i tempi, rispetto alle azioni coloniali cli conquista intraprese dalle altre pote nze euroree secoli prima, erano cessati per mancanza cli territori da conquistare. Quando infatti il fascismo, nel 1934-35, si era mosso contro l'Etiopia (unico paese africano non colonizzato a parte la Liberia), la Gran Bretagna e ra all 'ultima fase del p roprio colo nialismo: il desiderio di emancipazione da parte de i popoli assogettati iniziava ad affacciarsi, ma ancora non aveva offerto segni tangibili di cambiamento. Questa fu una val utazione iniziale azzardata al la q uale, inevitabilmente, se ne aggiunsero altre e di non minore portata: l'incomprensione, ad esempio, della mentalità e degli usi e costumi abissini, testimoniata dal rifiuto netto e deciso verso ogni compromesso impo1tante con i capi locali, oltre che verso l'intetliP,henzia e i rappresentanti della spiritualità copta che in quel paese contava, e tutt'oggi conta, più di qualunque altra cosa; a q uesto si andò ad aggiungere poi quella sensazione di superiorità razziale - tipicamente occidentale - che portava a considerare i neri qual i esseri inferiori. Nella sostanza, sembrava che la conq uista dell'Etiopia potesse soddisfare importanti esigenze di varia natura, non ultima quella di fornire uno sbocco al sempre più forte flusso migratorio italiano. L'Ita lia era cosciente di cosa avrebbe conqu istato? Riguardo a questo punto bisogna sottolineare che le conoscenze economiche dell'Etiopia erano note nelle sue linee generali già dal 1867-68, ovvero al tempo della spedizione britannica in Abissin ia 2, dove partecipò come osservatore l'allora capitano Egidio Osio dello Stato Maggiore dell'Esercito italiano3. Nessuno si pose la domanda sul perché la potente e ricca Gran Bretagna avesse rifit1tato quella terra. Le ragioni furono probabilmente quelle della difficoltà di occupare integralmente il te rritorio in questione, in virtù del carattere autonomo ed insofferente di molte popolazioni autoctone, a cui si poteva aggiungere la considerazione che esse vivevano in una nazione sostanzialmente non florid a dal punto di vista econo mico. I ve1tici politici e militari italiani non ignoravano probabilmente questa realtà, ma su tutto prevaleva la ricerca cli una affermazione di p restigio attraverso la conquista del H.Blanc, Tprigionieri di Teodoro e la Campagna Ing lese d'Abis sinia. Relazione del Dottor B/anc, uno dei p,-tg ionieri, E. T rt.:v<.:s, Milano, 1870, p. 75. J E.Osio, la Spedizione Inglese in Abissinia. Giornale di viaggio dì I!.. O. Capitano di Stato Maggiore, Edoar<.lo Pcrino Editore, Roma, 1884, p. 58. i
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tanto ambito "posto al sole", ed a questo fattore irrazionale sì aggiungeva l'ansia della rivincita per la sconfitta di Adua, che tanto pesava ancora sull'immaginario collettivo. Il problema non era tanto battere l'esercito etiopico, quanto ridurre all'obbedienza l'intera popolazione; questo si sapeva, ma si confidava che la soluzione del problema si sarebbe trovata nella politica cli persuasione e soprattutto nell'utilizzo di armamenti all'avanguardia. La proclamazione dell'impero italiano per i vertici militari e per chi, invece, in Etiopia viveva, aveva fatto da spartiacque: la guerra infatti si era trasformata ben presto in guerriglia, in un conflitto di contrasto che vedeva l'Italia impegnata contro dissidenti, cx-soldati e soprattutto banditi e briganti, questi ultimi da secoli recalcitranti verso ogni forma di potere. I3asta infatti scorrere le cronache etiopiche del tempo per capire la portata di questo fenomeno endemico che vide, in tempi non così lontani, emblematica la figura dell'imperatore Teodoro II. Sarebbe riuscita l'Italia ad avere ragione della guerriglia? Sappiamo che per la Libia il dissenso venne a cessare dopo decenni di massacri condotti da ambo le patti, anche se con numeri decisamente diversi; per l'Etiopia i dati clisponibili fanno ritenere che le azioni militari, accompagnate dalla politica più avveduta e vicina al popolo etiopico del viceré Amedeo cli Savoia, si inclirizzassero verso un esau1imento del fenomeno. Infatti, secondo i Regi Decreti, nel periodo 6 maggio 1936-15 dicembre 1937 le regioni o territori dell'impero interessati ai cicli operativi cli polizia coloniale erano 152'1 (per 33 cicli operativi); nel periodo 16 dicembre 1937-15 luglio 1938 scesero a 825 (per 18 cicli operativi); nel periodo 1° luglio-31 clicembre 1938 a 696 (per 16 cicli operativi); nel periodo 1° gennaio-30 giugno 1939 divennero 767 (per 33 cicli operativi); nel periodo 1° luglio-31 dicembre 1939 se ile contaròno 92 (per 28 cicli operativi; ne era escluso il Governo della Somalia)8 ; per arrivare infine, dal 1° gennaio al 10 giugno 1940, a 27 (per 9 cicli operativi e nei soli Governi o settori dello Scioa e dell'Harar)9. È probabile, anche se non scontato, che la questione ciel dissenso sarebbe andata scemando col trascorrere ciel tempo, cli concerto con un'accorta politica verso gli indigeni, non più basata sull'esclusione dei capi. Badoglio se ne era reso conto: per avere sotto controllo tutto l'impero sarebbe stato utile, necessario lo aggiungiamo noi, valersi dell'esempio dato dallo stesso Hailè Selassiè, il negus, che mai aveva cessato cli venire a com; R.D. N. 627 ciel 10 maggio 1938. s R.D. N. 1991 del 28 novembre 1938 <, R.D N. 1370 del 28 luglio 1939 ' lLD. N. 478 dd 7 marzo 1940. 8 ltD. N. 1709 del 14 onobre 1940. 9 ltD. N. 720 del 15 maggio 1941.
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promessi con i gra ndi fe udatari del suo regno, c.:on le buone o con le cattive. In questa ottica, infatti, non c'è da stupirsi di fronte al grande perdono che, una volta tornato al potere, il negus decise di concede re al suo più acerrimo nemico: ras Hailù. Tutto ciò però no n venne inizia lmente ca pito dal solo vero responsabile della politica coloniale italiana; non era stato infatti Mussolini, a guerra vinta, ad affermare davanti a tutto il popolo italiano che i capi e i ras abissini non contavano più nulla? Badoglio aveva vo luto, in tempi non sospeni e con inconfutabile lungimiranza, ricordare l'esperienza libica, per non parlare poi dei pragmatici metodi britannici 10 . In tale ottica, certo bisognava esercita.re un dominio diretto, ma concedere il più possibile ai capi e cercare di compre ndere l'ordine antico e immutato nei secoli che aveva guidato i destini dell'Etiopia. Il generale Nasi lo aveva compreso, e lo stesso può dirsi addirittura per Graziani , anche se in un'ottica diversa, mentre il concetto non era stato accettato né da Mussolini né dal ministro delle Colonie Lessema 11 . A ciò dobbiamo aggiungere l'impatto negativo della "particolare" politica attuata da Graziani nel 1937, quando azioni di folle violenza, a seguito ciel noto ane ntato, schiacciarono ogni possibile trattativa oltre che la speranza, da parte della po polazione, d i essere governata in maniera saggia e giusta . All'arrivo cli Amedeo di Savoia, la situazione poteva dirsi chiusa. L'Etiopia sembrava perduta; il nuovo viceré te ntò cl i ottenere la fiducia incondizionata del popolo abissino attraverso una nuova politica, poi vanific.:ata dall'intraprende nza britannica e dal suo ruolo chiave nel secondo conflitto mondiale. L'Etiopia, infatti, divenuta scacchiere di guerra, venne pe rsa in pochi mesi e con essa naufragc') tutto q uello che era stato investito: m oltissimo in termini eco nomici, politici e sociali. Paradossalmente l'Italia aveva fatto in Etiopia ciò che mai nessuno aveva tentato cli fare, a pa1tire dai suoi re e imperatori: l'aveva dotata di un i1npianto stradale 10 ·'Premetto che per popolazioni etio piche no n vi sono che cltt c modi d i organizzazio ne, quello delle dirette relazioni 1m nostri organi politici e popolazioni e quello d1<.: si vale di c.1pi loc1Ji come o rgani intermedi . L"uno e l 'ahro hanno pregi e cliferti, prin,ipahneme, primo risponde m<.!glio in genernlc tenden7.a popolazio ne ma trascu rando fa migli<.! e persone esponenti del rnillenario sistema fouclale c;rea focolai malcontento e turbamento. L'altro p uù raggiu ngere p iù ra p id amente assetto soclclisfaçentc su l qu,1le fond are poi org:1n izz:1zio ni più rispondenti fìna lit:ì nostra oççupazione. In nmclusione no n conviene 1-eguire rigidamente l"uno o l"altro ~is1ema ma applicare o l"uno or !"altro prendendo norma dalle rondizioni par1icola1i dei vari tenitori. V;l anche premesso d1e è nostro intercs.sc raggiungere più presto assello politiro soddisfocente facendo q ualche cono..:ssione antico o rd in e d i ,osc qu:rndo ciò p o~sa giovare ,~1ggiungere p iù rapid,unente normal izza zione cond izion i inlL'fllC del v;1sto impero." 1.e p,1rolc cl i B:idoglio sono tra 1te da M.Mont,i nari . Politica e strate1;ia ili cento mmi di {!, lll!rre ita/ia11c. voi. 111. t.l, SME, Homa, 2005. p.402. 11 Per una visione -r.isdsta .. ciel problema si ved,1, C.M.De Ve<.·chi di Val Cismon, Poli1ia1 sociale rer!i<> gli indi,~e11i e modi di collaborazicme con essi. Convegno Volla 1938-À'Vl. Tema, L"Africa. Pane s• del l'Onlin e del Gio rno, Hodi (Egeo), Tipugra fia l{odi:i. I 19381, p . 46. Questo opus(·olo venne d istribuito ai congre:<sist i e pub bl icato i n: '·R. i\cc1de111ia cl"l t:a li:i. r'o nclazio ne A. Volta", Convt"gno di Scienze 1'vlora li e Storid1e. Tema, L"Mrirn. Voi. I, l{oma, 1939, alle pp. 707-732.
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e ferroviario; aveva iniziato a scolarizzare il suo popolo, aveva curato gli impianti urbanistici delle città più importanti; aveva costruito ospedali e ambulatori, oltre che villaggi; aveva eretto e restaurato nuove chiese per tutte le confessioni; aveva cercato, anche se inutilmente, cli trasportarvi i moderni metodi e.li coltivazione 12 . Se oggi analizziamo la mole di lavoro e di investimenti in ogni campo, attuata dall'Italia in quel paese, non possiamo che riconoscere nel governo di allora una forte volont{Lcli far nascere dal nulla quell'impero agognato; non solo per impressionare il resto del mondo, ma anche che per valorizzare veramente quella terra. Gli etiopici non lo compresero, ma questa mancanza fu solo in minima parte attribuibile a loro. Anni fa mi venne affidato questo lavoro dal generale Giorgio Battisti: l'idea era cli affrontare un periodo poco trattato cd estrernamente controverso, que llo delle cosic.lc.leLLe "operazioni di grande pol izia coloniale" in Etiopia, dal 1936 al 1940. L'entusiasmo cli allora mi è stato manifestato anche dall'attuale Capo e.lei V Reparto Affari Generali dello Stato Maggiore dell'Esercito, tenente generale Michele Torres, e dal colonnello .Antonino Zareone che mi ha aiutata in ogni modo , così come tutto il personale delParchivio: il tenente colonnello Roberto Di Rosa direttore dell'archivio, il tenente colonnello Salvatore Orlane.lo , il colonnello Marzocchi, il maggiore Dc Angelis, il 1° .Maresciallo Saporiti; i sergenti maggiori Jesu e Ferrari, anche il sergente Ietri, il caporale Ricci e Gianni Milo si sono prodigati con generosità . Il capitano Crescenzi e il dottor Alessandro Gionfricla sono stati fondamentali ogni volta che si sono presentati problemi metodologici e archivistici; così come insostituibili sono stati il generale Mario Montanari e il tenente colonnello Cappellano. Un grazie anche a Paolo Formiconi. Utili sono state le conversazioni con un grande conoscitore delle truppe coloniali, Piero Crociani e con i professori Mariano Gabriele e Giorgio Rocbat. Quando poi mi sono recata in Etiopia, ho trovato, grazie all'interessamento del tenente colonnello Di Rosa, persone eccezionali come il colonnello Ottaviano Sil litti e l'ambasciatore italiano ad Addis Abeba l{affaelc de Lutio, e italiani che hanno !-'atto dell'Etiopia la loro seconda terra: Alberto Varnero, Emiliano Longhi e l'ingegnere lori. Le ricerche nell'archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Aeronautica mi sono state .rese p iù semplici clall'interessament<) del generale Giancarlo Nalcli, del tenente colonnello Giancarlo fvlontinaro e del tenente u Scrive A. Del Born: ·'[. ..J r 11.alia, sia pur controvoglia, aveva lasciaco i n r.1iopia un patrimonio in termini di s1 ,~.1de. po nti. scuolt~, ospedali, cemr~l i el<::llriche, i nduscrie v,1lu w10 i ntorno ,ii 300 mil ion i di clo l· hiri dell'epoc:1, cifr.1 che lo s1aco etiopico non sa rebbe staco i n gr:1do di in vescirc in mezzo secolo". cfr. A. l)el Boca, // N((!;11s. Vitn e morte deltultinm re dei re, L:nc·rza, Rorn:1-B:1ri, 2007, p.220.
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colonnello Massimiliano Barlattani. Sono riconoscente anche al personale dell'archivio storico-diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e a quello dell'archivio Centrale di Stato. Devo molto ai miei due professori Ivano Granata ed Edoardo Bressan che, pur da lontano, hanno vigilato sui miei studi; il professor Piero Melograni, con i suoi racconti mi ha aiutata a meglio comprendere quell'epoca, i professori Giovanni Sabbatucci, Simona Colarizi e Giuseppe Conti sono, e sempre saranno, un esempio a cui tendere. Un grazie parti.colare per tutto ciò che mi ha raccontato va al comandante Amedeo Guillet, eia poco scomparso. Ringrazio anche il professor Luigi Goglia, Massimo Calcia, Ivo Bandi, Gianluca Gemma, Flavio Carbone, Francesco Guzzetta, Daniella Boccitto e Valeria Minniti. Grazie all'intervento del caro amico Gian Carlo Stella e al materiale introvabile proveniente dal suo archivio, ho potuto colmare molte lacune. Mi corre l'obbligo di sottolineare come mai alcuna autorità militare italiana abbia cercato di "i ndirizzare" o, addirittura, cli censurare quanto emergeva dalla documentazione d'archivio. Questo è un grande merito che va riconosciuto e reso pubblico. Dedico il libro a tutte queste persone che hanno facilitato la mia fatica, primi fra tutti mio marito Jean Thomas e i miei due figli, Ludovica e Riccardo, ancora troppo piccoli per comprendere le lunghe assenze della mamma. Non posso dimenticare i popoli di Eritrea, Etiopia e Somalia che hanno soffetto e che tutt'ora soffrono tantissimo. Riferendomi ai combattenti di queste popolazioni ho voluto per quanto possibile non chiamarli "ribelli". Inoltre alcuni termini (come, ad esempio, "rastrellamento") oggi desueti e stridenti con la nostra sensibilità, sono stati estrapolati dai documenti originali, e sono le testimonianze della cultura del tempo e in uso in tutti gli Stati Coloniali. Un doveroso ricordo va alla memoria di chi ha perso la propria vita in Etiopia combattendo per la bandiera italiana.
NOTA rmLL'AUTORE
Nella numerazione dei comandi e dei reparti militari abbiamo seguito le norme dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito che si attengono al criterio dell'alternanza: si inizia con la numerazione araba, utilizzata per il Comando o il repatto d'ordine più elevato, e si prosegue verso i livelli ordinativi inferiori alternandola con quella romana.
Capitolo I LA CONQUISTA: ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE LA CAMPAGNA ITALO-ETIOPICA (1935-1936) La guerra d'Etiopia è la vera guerra fascista 13, voluta da Mussolini sia per ragioni cli prestigio interno e internazionale, sia per la necessità dì nuovi sbocchi oltremare per i cittadini italiani. Conclusasi nel volgere cli sette mesi con un travolgente, quanto apparente, successo, vide in seguito il Regio Esercito impegnato in una serie cli operazioni cli controguerriglia estremamente complesse, specchio inequivocabile della reale situazione. Le rivolte vennero, almeno inizialmente, viste come normale strascico delle operazioni belliche in un territorio appena conquistato, e soprattutto in un paese come l'Etiopia, in cui i ras avevano dato sempre filo da torcere ai loro stessi sovrani. La strategia di Mussolini per la Campagna d'Etiopia si basò, inizialmente, sulla necessità di rafforzare la sicurezza delle colonie. Nel 1932 14, egli richiese ai vertici militari di predisporre i primi piani operativi, finalizzati alle sole esigenze di difesa e sicurezza interna. In quello stesso anno il progetto di sicurezza venne ampliato con una "memoria circa un'azione offensiva contro l'Etiopia", basata sulla conquista del solo Tigrai. Non si era però certi che le colonie dell'Eritrea e della Somalia avrebbero potuto sopportare la presenza di un grande corpo mHitare. Per questo il Capo cli S.M. Generale Badoglio inviò in Africa il Capo dell'Ufficio Operazioni, colonnello Sebastiano Visconti Prasca che nel suo rapporto si espresse in termini negativi sulla possibilità dell'Eritrea di ricevere e mantenere un grosso esercito. Mussolini, Capo del Governo e Ministro delle Forze Annate, non convinto, inviò riservatamente in Africa il colonnello di S.M. Fidenzio Dall'Ora, dal quale ebbe, invece, assicurazione che le colonie italiane potevano reggere la presenza cli un forte corvo cli spedizione. Nacque così il "Progetto A.O.", che prevedeva inizialmente l'invio in Eritrea ed in •3 G. Rochat, in "Storia d'ftalia 0, Anm1li 18, (}uem, e pace, Einaudi, Torino 2002, p.698. Rochat fa notare anche che la gut:::rra italo-etiopica e !;1 r<::pressione della guerriglia eh<:: n<:: seguì "si differ<::nziano netlamente dall<:: preçedenti impres<:: coloniali, presentando affinità semmai ton le operazioni francesi in Inclocin;i <:: in Algeria, per non parlar<:: di quelle americane nel Vi<::tn am ", in P. Picri e G. Rochat, Badoglio, UTET, Torino, 19'74, p. 676. 1·1 Il Progetto O.M.E. pr<::v<::d<::va di inviare in Eritre;i 22.000 soldati circa, mcntr<:: p<::r la Somalia si riten<::vano sufficienti i 16.000 solda1:i colà stazionanti.
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Somalia cli un grosso corpo cli spedizione composto da quattro divisioni 15 . La decisione definitiva fu presa, comunque, solo nel novembre 1934, quando la situazione internazionale, con il riarmo della Germania e la rottura degli equilibri in Europa, sembrc'> più propizia ad un'azione offensiva ad ampio raggio. L'incidente di Ual Ual del dicembre 1934 offrì il pretesto per quell'intervento . Dopo aver inviato in Eritrea ed in Somalia un corpo cli spedizione di circa 160.000 uomini 16 tra nazionali (di tutte le Armi, milizia compresa) e coloniali (ascari, dubat e spabL5 libici) con 450 aerei, 400 mezzi corazzati e abbondante d 'artiglieria 1ì, il 3 o ttobre 1935 Mussolini diede inizio all'invasione del Tigrai e quindi dell'Etiopia, che costituiva l'ultima nazione indjpendente del continente africano. L'invasione provocò la reazione della Società delle Nazioni che, indotta soprattutto da Francia e Gran Bretagna, condannò l'Italia come stato aggressore e votò l'applicazione di sanzioni economiche. Inizialmente le operazioni militari furono caratterizzate da una certa cautela e staticità, in assenza quasi assoluta cli risorse locali e di vie di comunicazione. Le forze italiane, agli ordini del generale De Bono, dopo aver occupato alcune posizioni d'oltre confine si attestarono a difesa, iniziando la costruzione delle strade e lasciando .solo all'aviazione il compito cli disturbare le armate abissine. La stasi delle operazioni coincideva con la crisi internazionale e con i rapporti tesi con l'Inghilterra che, nel frattempo, aveva rinforzato la flotta del .Mediterraneo. De Bono, fu sostituito così da Badoglio, il quale impresse alle operazioni un carattere più dinamico ed aggressivo. Dopo aver respinto due controffensive etiopiche, egli avanzò decisamente sconfiggendo gli abissini presso l'Amba Aradam e nel Tembien. L'offensiva proseguì in profon dità sino a superare il massiccio dell'Amba Alagi e nei pressi del lago Ascianghi (lvfai Ceu), avvenne lo scontro finale con la Guardia imperiale ciel negus che, in quella giornata del 31 marzo 1936 venne sbaragliata. Da sud, intanto, anche le forze al comando ciel generale Graziani, partendo dalle basi in Somalia, erano faticosamente avanzate in territorio nemico fino ad Harar 18 che fu raggiunta a guerra conclusa, 1'8 maggio 1936. Le vittorie italiane furono determinare dalla superiore potenza di fuoco garantita ,; "G:,vin,,na", ''Sila'', Pd ori1an:1" e "Gran Sasso·· di riserva . "' 1'1 forza milit:irc p resente in Eritrc:1 ccl in Sorn,di:1 al .3 onobre 1935 era composta d;, 8.800 ufficiali, 159.700 soldati , 297.750 fucil i, 8.715 mitragliatrici. I .090 canno ni, 6.')80 illlWmczzi, 57.650 caval li e muli. 17
Cfr.: ;vtin isLero delhi Guerra, Nelazfone sufrt11liui!à svolta per f 'e.~(genza rl .O. ( Premessa df F. IJaistroc-
cbi), Roma, Js1ituw Poligra fico d<~llo Stato, 1936, pp. V {{l-261 (il compil:Hore fu ciclenzio J)all'Ora) : Ministero della Guerr:1. <:;omanclo del Corpo d i S.ftarnl M.[aggioreJ. Ufficio Stori('(.>, La campt.lf-flW 1.9.'35-36 in AJ i ica Orieutafe. Volume> I La p repamzi onc> m i litare, li om,1, 1939. p. 350. li secondo volu me non venne mai sca mpa to. '" Scrivo llarar e non Harn1r, come sovente si legge anche nei documenti ufficiali, uniformanclomi al testo in due volumi di Enrico Ce rulli, l a fi11i11u e la sfor i(! di I-larc11: Jst itulO per l'O riente, Ronrn. 1936.
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dalla numerosa artiglieria e dalla abbondanza cli anni automatiche oltre che dall'aeronautica che martellò senza tregua le retrovie e le prime linee nemiche, facendo uso anche dei tanto discussi gas, come la nota iprite e l'arsina, i quali, pur non risultando affatto decisivi ai fini dell'esito, né storicamente è possibile determinare la loro reale efficacia in quel teatro cli guerra 1'l, suscitarono lo sdegno della comunità internazionale 20. Sbaragliate le forze regolari di Hailé Selassié, la pista per Addis Abeba era spianata. La capitale fu occupata senza colpo ferire da una colonna motorizzata composta di circa 1.800 autocarri e 20 mila uomini. Il 9 maggio 1936, il duce poté annunciare alla nazione la nascita dell'impero italiano d'Etiopia. Dopo 40 anni, Adua era stata vendicata. La presa di Addis Abeba del maggio 193621 da pane ciel i\faresciallo Pietro Badoglio e la fuga del negus Hailé Selassié si rilevarono ben presto dei successi effimeri; la guerriglia infatti in varie zone dell'Etiopia costrinse le truppe italiane a proseguire le operazioni belliche per tentare di pacificare l'immenso paese africano. le cosiddette operazioni di "grande polizia coloniale" si protrassero senza soluzione di continuità fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, accentuando le difficoltà del confronto con le forze britanniche e quelle dei suoi Dominions, che circondavano l'Africa Orientale Italiana. La conquista dell'Etiopia era avvenuta in tempo breve: Mussolini era stato veramente motivato nell'ottenimento della vittoria; per questo egli aveva posto i suoi comandanti nelle condizioni di superare tutti gli ostacoli e.li cui quel paese era ricco: un territorio vastissimo, inospitale, diverso da quelli metropolitani, privo di strade, di centri abitali, di acqua potabile, impercorribile durante la stagione delle piogge, estremamente povero e mal gestito. Senza volersi soffermare troppo sul conflitto, si può dire che esso venne combattuto con ogni mezzo, lecito ed illecito, con Lina organizzazione logistica impensabile fi no ad allora, soprattutto per un paese come l'Italia. Nonostante l'enormità dello sforzo militare compiuto, oggi si può affermare che Mussolini e i vertici delle Forze
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A. Oel Roca , lgasdi Mu.,solini. Ilf ascisnw e fa ~uerm d 'E tiopia. Con ço11fribu/'i di Giorgio Rochc1t. Ferdirumdo l'edriali e Roberto Ge11ti.lli, Editori Riun iti , ( Roma), 1996, p. ·190. ~~ La b ibliografia s11ll'argomento, visw anche la vivaçissima d isçussione deg li ultimi ann i, è ricca ed estremamemc interessante. Ci ti,11110 tre delle p iù sign ificative pubblica1/.ion i, l'e rmo restando che gli ,1rchivi dello Slato nrnggiore dell'Eserd1<> italiano e dell'!\emnautica rn ili t:a re d ispongo no cli qu:isi tutto il mate· riale originale: A. Del Boca, / gas di 1v/11sso/i11i, . lfjèlw:i.,mo e la guerra d 'Etiopia, cit.; G. Roch,it, /. 'impiego dei gas nella w ,1e1ra d 'Eliopia, "Rivista cli storia comcmpora nca" , To rino, 1988, n.1, pp.74-109: e i n N . Lab,1nc,1, Oltremare. Storia dell'espansione cofonicrfe italiana, Il Mulino, Bologn,1, 2002. Ad esse vanno ,tggitmte le numerose cle nuncie clcll'cpoca, cli cui lo Slesso archivio stork o è ricco : si consu ltino ad esempio i fondi D -1, b usta 14, fascico lo 21; busw 122; b usta 127,opp ure i l fond o H-5, b usta 55. 21 Per capire lo stato della situazione, :1lqtwn1<J preç;1ri~. è interess,·t nte un telegram ma inv iato a Musso lini eia 13aclog lio il 15 maggio del 1936, .i n cu i si manifestava la neces~it:ì di co nt inuare a presidiare la citt,ì per ragioni d i sicurezza, ,ilmeno fi ne.> <1ll 'arrivo del reggi rnen1.o di Graziani, in !\USSME. N-11 , busw 41 23, tcl. n .2317/!vl , finmto Badogl io del 15.5 1936
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Armate puntarono, per owii motivi, più sul numero che sulla q ualità degli uomini chiamati a far valere le motivazioni nazionali. E se questo, al momento della 611.1e1rn vera e propria ebbe un'importanza limitata, nei mesi successivi, durante le operazioni cli grande polizia coloniale, ebbe un peso rilevante. Nel tardo pomeriggio del 5 maggio 1936, sopra una Lancia "Ardea", Badoglio e i suoi uonùni entrarono, dopo sette mesi di aspre battaglie condotte con tutti i mezzi moderni disponibili, nella capitale, ma l'atmosfera che si respi rava ad Addis Abeba non era delle migliori: quello stesso giorno la città venne trovata semi-deserta, con numerosi cadaveri sparsi per le strade. Da quando si era diffusa la notizia della fuga dell'imperatore alla volta di Gibuti, parte della popolazione aveva invaso i palazzi ciel negus, saccheggiando tutto il possibile; stessa sorte era capitata agli eleganti negozi, quasi tutti gestiti eia occidentali, di via Maconnen 22 . Già mesi p rima, allo scoppio del conflitto, molti avevano cercato rifugio altrove, quando la partenza della guardia imperiale e quella annunciata dello stesso negus, avevano fatto temere il peggio per gli italiani residenti in quei luoghi2\ Il governo italiano aveva d 'altro canto avvertito anche i cittadini stranieri che le città etiopiche avrebbero potuto essere bombardate e che, quindi, chiunque vi fosse rimasto, lo avrebbe fatto a proprio rischio e pericolo21 . La razzia, quella che gli etiopi chiamavano zemeccià25, aveva appunto avuto inizio con l'abbandono del negus e soltanto le Legazioni straniere, con i loro circa 6.000 protetti, ne erano rimaste indenni, sebbene fortemente nùnacciate. Quel tardo pomeriggio del 5 maggio il Regio Esercito con le sue pattuglie prendeva possesso dei più impo1tanti punti strategici, con iJ proposito, indirizzato da Mussolini a Badoglio via telegramma, di fucilare sommariamente chiunque fosse stato trovato con un'arma in mano, a saccheggiare o a incendiare o, in2
G.L.Stccr, Caesarin Abyssinia, Hodder and Stoughton, London, 1936, p.374. AUSSME, Fondo 0 - 1, busw 122, Ministero delle Colonie, telegmnm,, fomato Dc Bono del 28.10.1935. AUSSME, Fondo 0 -1, busta 122, Nota agenzia Tass-Mosca del 22.3.1936. L;1 zemeccià era la spedizione etiopica orga ni:a.ata per una razzia ai dani1i di una popolazione sia all'i.nterno che all'esterno dei confini dell'impero. Spesso queste razzie han no rJggiunto il genn<;idio, come quella condotta dallo stesso Menelik li nell'a utunno-inverno ciel 1894 contro gli U,1ll,1mo. la zemeccià era praticata da una società guc1Tiera prim.itiv,1 e semifcudalc, cd avven iva come mezzo di sussistenza basata sul bellidsmo b,1rbarico e sul culto andie gr,ituito della violenza, della virilità e della sopraffazione. Era il dirino del più folte sul più debole, e la popolazione o la regione interessata alla zemeccià veniva letteralmente spogliata di tutto; gli abitanti veniva no uccisi in comb,lt!imento o massacr:Iti dopo la sconfitta sul campo ed i supersil.i v,1lidi condotti in schiavi tù. Tutte le popolazioni ai confini dello Scioa e dell'impero abissino hanno conosciuto costantemente q uesto cruento trallamento; sia da parle cJei negus che dei vari ras e governato ri mi lita ri delle maggiori province. I.a z <Nnecçià era praticata con entusiasmo ed arricchiva materialmente tanto il condottiero che la guidava quanto i semplici gue1Ticri esecutori deJJe str,1gi e delJe spoliazioni. Ecco perché la zemecckì ha sempre goduto di grande popolarit:ì presso quelle etnie che la pr,iticavano (quelle egemoni in Abissinia, e specialmente quella amarica) suscitando un consenso spontaneo che sconfinava con l'entusiasmo. Il termine zemeccià indica anche il s,1cd1cggio e la rapina. '
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AUSSME - Maggio 1936 - Addis Abeb;,i dopo gli incendi.
fine, chiunque, passate 24 ore, non avesse consegnato armi e munizioni all'esercito italiand6. Ufficialmente, con l'occupazione della città di Addis Abeba, si sanciva la fine del governo negussita e la nascita dell'impero italiano; e il miracolo fascista, tutto sommato, non era costato neanche poi tanto in termini di vite umane: 1.976 morti, 3.357 feriti 27. Queste cifre, coadiuvate anche da un pressante battage propagandistico e da continui e trionfali bollettini di vittoria, avevano illuso l'intera nazione: di qua dal mare, infatti, nulla lasciava presagire la tempesta che si stava addensando sul Continente Nero. Il problema sostanziale era dato dal fatto che sia netla parte meridionale che in quella occidentale del novello impero, vastissimi tenitori erano ancora controllati dalle formazioni etiopiche regolari, mentre da subito, nelle zone teoricamente occupate, si iniziavano a intravedere ribellioni sempre meno sporacliche28 . Badoglio, in cuor suo29, doveva aver capito perfettamente la situazione, tanto che 26 ASOMAI, III, busta 5, te!. n.5007 firmato Mussolini ciel 3.5.1936, presente anche in AlJSSME, Fondo D6. lJna ventina di giorni dopo la <:ittà ve niva data per pacificata, con le auività normalizzate e tutti i servizi rimessi in efficienza, wrne in ASOMAI, III, busta 5, tel. n.2393/M firmai.<) Badoglio del 21.5.1936. 27 L.E. Longo, la campagna italo-etiopica(1935-1936), t.I, Ufficio Storico $ME, Roma, 2005, p. 379. li m.1mero dei militari ça<luti in combattimento fu di 1.297. Cfr.: G. C. Stella, Milila,.i italiani caduti comhaltendo per fu conqu'ista dell'Abissinia (3 ottobre 1935 - .9 mag_qio 7936), Ravenna, 1988. 8°, pp. 263 (second,1 edizione nel 1989). 2" Penso ad esempio a ligg Ilailè Mari;,im Marnrmì che già il 4 maggio 1936 atwccò un convoglio cli au tocarri nei pressi d i Dcbra 13erhan, secondo Salome Gabre Egziabher, The Ethiopian f'alriots, 1936-1941, "Ethiopia Observcr", voi. XII, n.2, p.76. 29 Emblematico il telegrnmrna inviato a Mussol ini: "Disturbi cardiaci aggr;1va1.isi in questi giorni non mi permettono contim1,1rc a reggere sì impo1tante carica. Attendo perciò ,1rrivo qu i Maresciallo Grazi,1ni per
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non appena conquistata la capitale aveva ben pensato cli tornare in Italia, facendosi sostituire dall'ambizioso Graziani. Ai primi di giugno gli italiani in Etiopia avevano ben presente quale fosse la situazione, e infatti in un telespresso comunicante l'arrivo di Tede Hawariate ad Aden era stato scritto che "la guerriglia prenderà di mira truppe italiane dislocate a protezione ferrovia" 30. Già a maggio, comunque, erano trapelate indiscrezioni riguardo all'organizzazione di una resistenza armata, q uando alcuni capi del calibro di Nasibù, Maconnen, Ababa e ciel tìtaurari Scifara, si erano segretamente riuniti a Gibu ti per decidere il loro rientro in Etiopia con lo scopo di guidare la guerriglia per conto del negus31. Buona parte dello Scioa, del Goggiam, e delle altre regioni (Gimma, Caffa, Siclamo, Baco, Magi, Arussi, Baie, Borana), sit1.1ate in un territorio immenso, inospitale e privo di strade e vie cli comunicazione, restavano ancora cla conquistare: non sarebbe stata un'operazione facile. In un telespresso del 1 maggio 1936 si dichiarava che Da Addis Abeba i giornali continuano a dare notizia dell'incessante affluire cli soldati ferir.i e sbandati che costituiscono un pericolo per la città. Tgiornali informano che il signor Collier, governatore della Banca d'Etiopia, attualmente a Londra, ha dichiarato che anche dopo la caduta cli Addis Abeba gli abissini continueranno nella loro resistenza. Il governo etiopico si trasferirà verso l'interno del paese e la resistenza sarà permessa anche perché attraverso il Sudan potranno ancora entrare nel paese rifornimenti di armi e rnunizioni 3i .
Chi aveva pensato che l'occupazione dell'Etiopia fosse cosa fatta, aveva completamente sbagliato 33 e per comprendere il peso di q uesto errore di valutazione basterebbe citare il breve stralcio di un telegramma indirizzato a Lessema e scritto da Graziani che porta la data cli più di un anno dopo: affidargli reggenza e poi p,irtire. V.E. sa che io Le ho sempre claro wcro quello c.:he potevo dare, ma or,1 non ne posso pi i1", come i n ASDMAT, 11 1, busw 5, Smobilitazione, cel. n .23 12 firmato nadoglio del 15.5.1936. i\ cui si aggiunge il telegramma cli l.essona scritto a riguardo g ià a nne aprile, !"idea de l rimpatrio Bado gl io la covava gi.ì da tempo: alle operazioni belliche orma i quasi concluse si aggiu ngevano p roblemi di salute. Cfr. ASDMAl, lll, busta 5, Smohilitazione, Lei. n.135/M finnaco Lessema del 25.4.1936. ;,i AUSSME, Fondo N-11, busta 1413, Telesprcsso n. 218968 del Ministero degli Affari Esteri, 5 giugno 1936. 11 · A l JSSME, Fondo >l-11, busca 14 13, Telespresso n.216776 d el Minis1.e ro degli Affari Est eri, 18 m aggio 1936. 1 · ,. i\CJSSME, Fondo N-11, busca 1413, Telespresso n.214984 del M inisrero degli Affari Esreri, 1 1 .n,1ggio 1936. 35 È, in questo ,;enso, indicativo ciò che venne scritto nel promemoria del c.:orn,mdo ciel Corpo di St.ito Maggio re dell'esercito: ··crolfo to l'impero ab issino, con la rotta degli eserciti e la fug,1 all'estero del Negus, il 5 maggio le erup pe italiane entmva no in Addis Abeba affermando il pieno possesso dell'Italia su runa l'Etiopia. I. ..] In comp lesso b si1u,1zione si va rapidamente normalizzando 1. .. 1 Moh.issirni fra i capi più influenri h,1nno gi,ì fatto ano cli o maggio e di p iena sortom issio ne .ille nostre autoritiì, altri hanno già manitescaro tale intenzione e si accingono a t.radu tfa in atto, pochissimi con5e1vano, per fini personal i, velleità cli resistenza. l'ra questi ultimi vengono parricol.irmente segnalati: RAS IJvJ!VIIRU', DEGIAC ASFAUOSSF.N CASSA, FITAURi\RI 1vL",J\Gi\SCIA' UOLD!EE'". In AUSSME, Fondo N-11, b usta 4124, Sih1az ione AOa/ 15mag,gfo 1936.
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Tutti i giorni anzi quando maggiormeme il Lcmpo est cattivo gli aerei si alzano et sor volano città per dimostrnre agli indigeni che anche in questo campo la speculai'.ionc della nostra impotenza questo anno non attacca. La ciuà oltre che chiusa nei capisaldi della cinta esterna est circondata da reti colato interno tipo quello I3engasi CL Tripol i cli buona memoria (i qual i furono tolti venLi anni dopo l'occupa7.ione) che permette l 'entrata da soli dieci varchi che la notte vengono chiusi 3'1.
lA GIUSTA VIA DA INTRAPRENDERE Su come governare il nuovo impero i pareri e rano assai discordi: c'erano i sostenitori della collaborazione coi capi locali35 , come eia subito furono, seppur con modalità e con spirito diametralmenre opposto, Graziani e Nasi e, viceversa, i fa utori di una politica senza compromessi, come ben testimoniarono Lessema e Mussolini. Il duce , ingannato dalla facile vittoria, aveva rifiutato, seguendo in un ceno senso lo slogan ad effetto immediato nessun potere ai ras, ogni tipo di rapporlo con gli indigeni e lasciandosi così sfuggire un'importantissima chance: Nonostante la fuga del negus, no n si poteva pensare di governare un territorio vasto quattro volte l'Italia senza l'aiuto dei ras e dei sacerdoti locali. Essi si sarebbero dimostrati, negli an ni a venire, le maglie più forti del lessuto sociale abissino; Mussolini spinto anche dall'ottusità di Lessona, non lo capì, commettendo un errore fatal e . Diversamente eia q uello che sarà il suo comportamento nel 1937, va detto che Graziani36 non aveva mai escluso cli poter collaborare con i notabi li locali, a climostrazior~e che la sua successiva politica rep ressiva non era stata qualcosa di studia to a tavolino; egli del resto aveva tentato di far passare questo messaggio: già in un telegramma risalente al periodo della costituzione dell'impero, si chiedeva a Mussolini, attraverso Lessona, la possibil ità, in mancanza di una legge organica a riguardo, cli concedere all'abuna Cirillos, una delle maggiori personalità della ch iesa copta, più poteri possibili per facil itarlo nell'opera di pacificazione, tei\USSlVL'\, fondo AOI , b usta 12, tcl. n .31857 firrna to G1~.1ziani del 24.6.1937. È cstrem,1111ente i nteressarne i l telegramm,1 in çu i Graziani, parlando cli ras Ilailù , ribad isce la sua idea riguardo ;1Jl'i111portanza cli colhiborare coi notab ili local i, cfr. i\USSlVIE, D-6, DS 7 I , tel. n.100969 firmato Grazi;,ni del 28.10.1937. .'I.• Lo stesso Raclo g l io avev,1 auspica to, gii1 pri ma cli lasciare l'Etiopia un,1 collabo mzionc co i c:i pi loca li su l model lo cli quella britannic,, i n Ind ia: così facendo non solo si s,1rebbe governato meglio, rn,1 J'oc<.:upazio ne ital iana sa rebbe risu ltata meno indigesta ad una popol:1zio ne, q uella etiopica ,ip pu nL<.>, che fi no ad allora no n er,1 m~i stata governata eia una forza str;,niera. Si veda anche P. Pieri e G. Rochat., Badoglio, o p. cii., pp.· 707-709.
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nendolo ovviamente sotto controllo nell'eventualità di un tradimento. Graziani concludeva sollecitando l'operazione, in quanto "ingranaggio opera pacificazione cui intendiamo" 37 . A differenza di Nasi, però, Graziani si muoveva anche in direzione opposta senza la benché minima regola morale; se con le buone non si fosse ottenuto ciò che ci si era prefissati, allora si sarebbe passati alle maniere forti: Oggi saranno gettati su zona Debra Brehan-Ancober 15.000 manifestini con seguente mio bando: A voi che combattete le truppe del Governo nella zona cli Debra Brehan! - Sto aspettando cli vedere quando vi deciderete at depo11'e le armi e sottomettervi. E se farete questo ancora una volta vi dico che avrete il perdono purché consegnate le armi. Se tarderete ancora disu-uggerò rutto: paesi, persone, senza distinzione alcuna, bestiame. Vi ridurrò alla disperazione e alla miseria. Pensate bene a quello che fate. E ben sapete che io mantengo quello che dico38.
Tra i fautori di un approccio pragmatico con il nemico, orientato meno alla repressione bruta e più alla trattativa, vi era anche De Bono: in tempi non sospetti, ancor prima cioè dell'inizio del conflitto, egli faceva presente che qualsiasi atto inutile di violenza avrebbe potuto provocare reazioni dannose nelle zone occupate e riflessi sfavorevoli nelle zone contigue, con conseguenze sull'andamento militare delle operazioni non certo positive39: La civiltà che noi apportiamo comporta giustizia ed anche giustizia esemplare quando occorra; ma gli atti di crudeltà fanno decadere il prestigio di chi li commette e provocano rancore e risentimento che dobbiamo invece evitare40.
Guglielmo Ciro Nasi assunse il governo della regione dell'Harar il 1° giugno 1936 e lo mantenne fino al maggio 1939; in qualità di comandante militare della regione, si trovò a gestire un territorio grande quanto l'Italia, costituito eia distretti che diverranno famosi durante le operazioni di polizia coloniale: il Cercer, gli Amssi, il Baie. Nasi sapeva che, una volta conquistata Addis Abeba, l'esercito italiano si sarebbe trovato a dover fronteggiare enormi difficoltà: 37
AUSSME, Fondo 0-6, DS 40, te!. n.3202 firmato Graziani del 15.6.1936. j.s AUSSME, Fondo D-6, DS 40, te!. n. 3151 firmato Graziani del 14.6.1936. 39 AUSSME, Fondo 6-5, busta 60, Condotta verso le popolazioni d'oltre confine, firmato De Bono,
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AUSSME, Fond o D-5, busta 60, Condotta verso le popola:tioni d'ollre confine, firmato De Bono,
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Questo poteva prevedersi, perché è classico in Africa. Più celere è la conquista della capitale, arruata con procedimenti di guerra, e più lenta ( è quasi un paradosso) sarà la sottomissione di tutto il territorio che richiede procedimenti "di guerriglia" a "macchia d 'olio" se si vuole che la sottomissione sia sincera e duratura 41 .
Nasi ci mise un anno ad occupare tutto il territorio dell'Harar, e non mancarono i momenti difficili, come quando, insieme alla divisione Libia - di cui era stato comandante - dovette scontrarsi con le truppe di ras Destà vicino alla sorgente dello Uebi Scebeli: era il febbraio 1937. A quei mesi risale la vicenda che ci fa capire il differente approccio di Nasi rispetto alle alte sfere militari, e non, italiane, Graziani in testa: durante l'occupazione del Cercer, il degiac Mellion chiese di potersi sottomettere al governo italiano e in cambio domandò di aver salva la vita e quella dei suoi uomini. Nasi, propenso ad accettare, si trovò contro Graziani suo diretto superiore: era assurdo, secondo quest'ultimo che si graziassero individui della stessa fatta di coloro che avevano attentato alla sua vita ad Addis Abeba. Che fossero quindi tutti passati per le armi. Nasi però non ne volle sapere e continuò a perseguire la linea di compromesso e pacificazione, nonostante i telegrammi infuocati del viceré il quale, dopo alcuni tentativi, smise di insistere42. Può essere utile citare in questa sede alcune frasi estrapolate da "Il mio credo", una raccolta di circolari, indirizzate ai funzionari civili e militari e relative alla gestione della popolazione hararina, scritte proprio da Nasi: fierezza dei capi è grandissima. Un capo potrà dimenticare qualunque danno materiale gli sia venuto da noi, àlla sua persona, alla sua famiglia, ai suoi averi, per eventi di guerra e politici in genere. Non dimenticherJ. mai una mortifica7.io ne di forma inflitta alla sua fierezza. Sono errori di questo genere che, sommati a più grosse malefatte, hanno fatto traboccare il vaso e determinare la rivolta in talune regioni dell'impero. (. ..) i capi nella forma, se non nella sostanza, non devono essere trattati come i loro contadini o i loro antichi schiavi. Questo è realismo! Questa è politica! Questa è diplomazia!43
[. . .) La
·11
Oa un testo dattiloscritto di A.Rovighi, Vimlicinque anni dell'Italia in Africa nella vita di Guglielmo Ciro Nasi, n.p., in AUSSME, Fondo L-9. 4 i " [ .. .] Non vi è dubbio che favorevole sviluppo delle sottomissioni nell'harrarino[sicl devesi al fimo che generale Nasi ha confermato nelle sue funzioni il fìtaura1i Mellion, abissino che combatté nell'Ogaden, cd altri c,1pi minori eia lui dipendenti, 1.utti abissini al comando di Galla. Sistema che attualmente(...), come già dissi è antitetico alle direuive ministeriali. Ma siccome in questo momento quelli che valgono sono i risultali, lo lascio fare perd1é a rimaneggiare come d pare e piace vi è sempre tempo", in AUSSME, Fondo N-11 , busta 1124, tel. n. 9584 firmato Graziani <lei 48.1936. ·H AUSSME, Fondo L-9, busta 159, G.C.Nasi, Il mio c:redo, Norme di tratto coi capi, Harar, 9 maggio 1938, p.9.
ETIOPIA 1936-1940
Ritengo che, conoscendo le mie idee in fatto di governo delle popolazioni, i comandanti di ogni grado avranno dato e daranno feroci ordin i per prevenire e immed.iararncme reprimere altri episodi cli razzia. Si sappia comunque che, indipendcntcrnente dai provvedimenti disciplinari o penali a carico dei colpevoli e dei diretti responsabili, io intendo che, in ogni caso, s i proceda subito all 'indennizzo dei danneggiati nella misura ciel valore cli quanto è stato rubato, aumentato ciel cinquanta per cento. Pagheranno, è ovvio, i colpevoli diretti, se individuati, ma quando non si fosse saputo individuarli, ccl i loro mezzi e le trattenute del loro soldo non fossero sufficienti, pagherà il reparto, e se non bastasse, pagheranno in soldo tutti i reparti del seuore4'1•
Anni dopo, nella memoria redatta da Nasi in risposta alle accuse dell'onorevole Pajetta, lette alla Camera e pubblicate su "L'Unità" il 4 febbraio 195045, si parlava abbondantemente degli usi "guerreschi" degli etiopici; spesso e volentieri essi erano mossi dalla forza delle cose: in un paese dove il servizio sanitario era completamente inesistente era, paradossalmente, più umano uccidere il proprio nemico piuttosto che lasciarlo dissanguarsi lentamente sul terreno, dove nessuno sarebbe venuto a salvarlo. Scriveva Nasi: I combattenti delle razze che io conosco (arabo-berberi dell'Afriica elci nord, somali, abissini) hanno tutti, più o meno, in comune le seguenti caratteristiche: lotta senza quartiere e senza discriminazione di colp i; infatuazione combattiva insita nel tradizionale spirito guerriero, non derivante dalla causa del confl itto: obbedienza alla legge primitiva di non fare prigionieri e q uindi ucciderli per non trovarseli poi più di fronte. Fanno eccezione i prigionieri di classe (bianchi o di colore) dai quali s i spera cli ricavare un forte riscatto (come avvenne per i prigionieri italiani della battaglia di Adua), e fa nno ecce7.ione in genere le donne (coi loro bambini) che sono portate via per adibirle a tutti gli us i, senza escludere la sorte di diventare spose cli un nemico; naturalmente la razzia elci bestiame del nemico e di quanto è trasportabile; concorso delle donne (seguite dai bambini) a!Je operazioni guerresche, con la funzione di animali da soma per il trasporto cl.elle munL7.ioni, viveri, "' AUSSME, Fondo L-9, b usw 159, G.C.Nasi, Il m io credo. Raz.'Z:ie, Harar, 14 l uglio 1938, p.16. ,,s J.,;1 memoria era srata cornrilaw dal generale Nasi per l'onorevole Brusa.~ca, souosegrewrio di Stato per l 'Africa Italiana cd era u na chi:ffa risposta alle accuse mossegli dal pa rtito cnn1un isl;.1 italiano riguardami la su,1 nomina di amministrarore fiduciario del la Somalia.
Li\ CONQU ISTA ALCUNI SPUNTI
I)]
RJ FI.ESSIO"!E
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acqua, tendaggi, etc; con la funzioni cli effettivi combattenti nel rifornime nto di munizioni e caricamento delle anni (se ad avancarica) sulla linea di fuoco e partecipazione alla lotta [. ..]16.
Alcune tribù indigene praticavano anche sevizie rituali sui nemici catturati, ma questa non era la norma. Detto ciò Nasi proseguiva dicendo che, durante il conflitto italo-etiopico, nessun uomo fra tutti quelli catturati dai soldati etiopici venne mai risparmiato e citava alcuni fra gli esempi più famosi: l'eccidio del cantiere Gondrancl 0935) a Mai Lalà nel Tigrai, in cui una settantina cli operai italiani disarmati vennero uccisi e seviziati barbaramente; l'episodio di Ecld in Dancalia (gennaio 1936) in cui prigionieri italiani e nativi furono massacrati, i bambini indigeni evirati e alle donne tagliate le mammelle. Nel luglio 1936 una squadra cli telegrafisti italiani intenta a riparare la linea telefonica a circa 15 km da Harar fu catturata dai guerriglieri: uno solo dei sette uomini riuscì a nascondersi per poi raccontare le inumane sevizie a cui i suoi compagni furono sottoposti. Sempre in quel periodo, la missione Calclerini composta eia tre aerei , venne sorpresa dagli allievi della scuola di Oletta e immediatamente trucidata. Nel 1938 nel Goggiam tutti i militari italiani catturati non ebbero scampo, compresi i medici; a Socotà, anche se ormai nel 1941, un funzionario, un ufficiale e un maresciallo dei carabinieri furono fuci lati senza alcun processo. Lo stesso negus che tanto aveva accusato gli italiani e loro metodi di guerra incivili e barbari, non aveva esitato nel 19434<>1>;s ad inviare una spedizione di militari etiopici contro i galla rivoltosi: l'intera regione venne distrutta, il bestiame (decine cli migliaia cli capi) razziato, mentre l'aviazione al servizio dell'imperatore pensava a bombardare i merèati, uccidendo centinaia di persone innocenti. Tristemente famoso fu l'episodio di quello di .Makallè, dove persero la vita donne e bambini. Paolo Corazzi, ufficiale operante in Etiopia proprio durante le operazioni di polizia al seguito del XIII battaglione coloniale ebbe modo cli affermare riguardo a un gruppo di operai italiani sorpresi dal nemico: [...) Sotto la pioggia, dopo una marcia affannosa, trovammo uno spettacolo orrendo: undici nostri operai che lavoravano sulla strada, rientrando la sera al cantiere erano stati sorpresi dai ribeHi, uccis i e orribilmente seviziati. Alcuni erano sul monticolo di ghiaia trasportato dall'autocarro, altri che avevano
i\USSME, Fondo L-9, busta 159. l\ llegaco n.20. Memoria di (;.C.Nc1si. fcbbr,1io 1950. An che A. Del l3oca fa ,1ccenno a questi fatti, in A. Del Fioca, li Negus. Vita e morte de{/'ulti1110 re dei re, op. cit. , p. 211 .
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•<> h;.s
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ETIOPIA 1936-1940
cercato scampo furono finiti sulla strada. Un'atroce visione di sangue e di morte tra i lampi e gli scrosci di pioggia47 .
Un altro racconto dell'ufficiale può aiutare a comprendere meglio il clima di quegli anni: era il 1939, nella zona di Cacciamò, era residente di Gelclù il. capitano Partini, da sempre favorevole al dialogo coi capi locali per cercare di ritirare più armi possibili. Una notte di gennaio, gli uomini di GerbìBultò assalirono il fortino incendiandolo dopo aver portato via le anni; i suoi armati uccisero rulli i componenti della banda residenziale, trucidarono il tenente La;aaro e il capitano Pa1tini portando in giro le loro teste mozze per i villaggi pacifica ti18.
E ancora, riguardo alla vicende questa volta del VI battaglione coloniale che il 7 dicembre 1937, ritornando al presìdio di Adiet, sul Lago Tana, verme fatto oggetto di un violento attacco del nemico, perdendo uomini, alcuni dei quali vennero fa tti prigionieri: [...l Nel giro di qualche giorno, degli otto, sei vennero barbarame nte trucidati compreso il comandante del battaglione, tenente colonnello Urnbe1to Carraro. Due soli ufficiali, il capitano Vincenzo e il tenente Eugenio, si salvarono perché vennero presi sotto la protezione ciel degiac Mangascià. Il possedere schiavi degli bianchi poitava prestigio e autorità49.
Il terrore, per Corazzi e gli altri, tra cui anche Paolo Caccia Dominioni, era di essere presi vivi, seviziati e poi fatti a pezzi, nel senso vero della parola: Dopo aver preso definitivamente contatto con il nemico, non possiamo cacciare dai nostri pensieri le immagini assillanti ciel ma1tirio che l'abissino ha l'abitudine di infliggere al suo avversario caduto, posto che sia ancora vivo. (Dove sarà il piacere cli tagliare a pezzi un cadavere?). Impressionanti fotografie hanno cominciato a girare dopo le sorprese di questo inverno: gli atroci dettagli sono noti a tutti, adesso. Ci va bene combattere in formazione serrata; ti può capitare la buona ferita o morire di una palla nel mezzo dei commilitoni. Ma la sorte d i quelli che devono pattugliare praticamente isolati è quanto meno preoccupante, così come quella degli im47
.,s
P.Com;,..zi, /l.Liopia 1938-1946. Guerriglia e filo spinato, Mursia, Milano, 1984, p.18 Ibidem, p. 41.
''1
Ibidem., p.47.
LA CONQUISTA: ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE
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Collezione Privata - Caduti itali,1ni.
prudenti che si allontanano. 11 fato ha designato questa mattina due autieri 1. ..1. "T.i hanno trovati ancora caldi", dice il colonnello. Osiamo porre la terribile domanda: "E ... mutilati?" il colonnello, senza dire una parola, piega il capo in avanti 50 .
E ancora: Le notti seguenti il nemico è arrivato fino alle nostre posi:.doni. Nel fetore caldo elci cadaveri, e ci ha schernito in perfetto italiano: "PerchÊ i vostri prigionieri, mentre li eviriamo, chiamano sempre la rnamma?51 "
Gli stessi partigiani etiopici hanno poi avuto modo di confermare questa pratica. Uno di loro, il maggiore Seyfu Haile, quasi novantenne, trovò i cadaveri di due spahis "i cui organi sessuali erano stati mutilati"; 2 , come d'altro canto conferma il capitano Zikargae Woldemedhin, classe 1916, quando dice che ;o P. Caccia Oominioni, Ambara. Cronacbe della Pattuglia Astrale, Ed. Libreri,1 Mili1are, Milano, 2006, pp.95 e 97. 51 Ibidem., p.51 52 A.I-Ji.11.<.>n, 7'be EJbiopian Patriols, Spcllmount Military Studies, Glouchestershire, 2007, p.166.
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ETIOPIA l936-1910
Some of Patriots began to castrate the dea cl enemy soldiers. This put pressure on us, and as we were also running out of bulle t5, we movecl off anù began ro hide 53.
Durante una delle mie conversazioni col generale Amedeo Guillet da poco scompar/:io, il problema è stato affrontato e lui stesso, con una battuta sagace come nel suo stile, ba confermato l'usanza. Erano quelle popolazioni abituate da secoli alla guerriglia: tutti i capi etiopici avevano i propri gruppi armati ed erano perennemente in lotta fra loro per questioni territoriali e di potere: lo stesso negus aveva spesso avuto problemi con i capi che si muovevano in una società che, ancora alla vigilia del conflitto con l'Italia, poteva dirsi assolutamente feudale. Corazzi narra cli usi simi li anche nelle fila degli ascari: come quando un portaordini , chiedendo cli entrare nella sua tenda per mostrargli una cosa importante, gli mise davanti una testa mozzata. Pur non essendo lui l'autore del delitto, colpisce l'assoluta naturalezza ciel soldato nel mostrare la prova ciel reato: l. .. J Il portaordini aveva infilato un dito in una delle treccioline cli capelli che coprivano la testa e veniva a mostrarmela pe rché c'era una t,Lglia e l'indigeno che l'aveva portata al campo, inte nde va riscuoce rla 5'' .
Che i militari italiani abbiano ecceduto, che si siano macchiati di colpe simili, adattandosi in un certo senso ai costumi del nemico55, è un fatto incontestabile; ma va anche eletto che le formazioni italiane erano costrette ad operare su un territorio completamente privo cli qualunque cosa: strade, case, ospedali, persino l'acqua potabile era spesso un miraggio. In questo ambiente, si è dovuto eliminare ogni agio, ogni riferimento alla vila civile occidentale; si sono eliminati, anche e purtroppo, alcuni princìpi fondamentali delle convenzioni internazionali. In un paese dove era praticamente impossibile il traspo1to dei propri feriti, sarebbe stato utopico pensare a q uello dei nemici. Durante la guerra italo-etiopica alcuni comandanti cercarono di rispettare il più possibile la convenzione di Ginevra sui prigionieri. Anche in questo caso, vo-
s, Ibidem, p.173. 1 ;.
P.Cor,1zzi, Etiopia 1938-1946. CuerrigNa ejUo spinato, op. cic. , p. 19. ;; CornC:! non pensare, ad esernpio. al la tesca d!:!1degiac Jlailù Chebbedi': mozza ta e messa in una scatola d i biscotti Lnzaron i e mosc.ra1a come trofeo cli guerra' Simile sorte era c.oc;cata, d a parte ica li,,na, ;1 molti solcla ti. NC:! citiamo uno, ri pomno dagl i stessi etiop ici, ovvero sia il caso cl i un aviatore cadu10 in mano abissina a cui er,t stata tagliata la 1esta ·'contro tuue le leggi umane e interna1/.i<Jn,tli per cu i i p rigionieri sono sacri e vanno risp ettati'', in non f.l'nents on ltalian \\?'ar Crinws, Voi. Il, .f>vJin istry of _lustice, Addis A beba 1950, p.33. Più di una volta, in telegrammi cl i comunicazion i inccme, si ern p,trlato degl i eciop ici come cl i ''orde barbare pronrc a comp iere ogni orrore". Va cleu.o che se gli etiopici non erano da srntov,tluwre affatto, gli ic.a liani spesso non so no sta ti da meno i n quel fnmgente.
LA CO>IQUISTA: ALCUNI SPUNTI D I Rll'I.ESSJONE
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!endo fare qualche esempio, Nasi ci viene in aiuto : nei combattimenti di Gianagobò e Bircut, nell 'Ogac.len tra il 16 e il 19 aprile 1936, la Divisione Libia cli Nasi fece 500 prigionieri cl1e vennero mane.lati in un campo cli concentramento presso Mogadiscio e dopo circa un anno furono tutti liberati. Così come quando dopo la conquista di IIarar, avvenuta 1'8 maggio 1936, sempre Nasi proibì agli ascari della sua divisione l'accesso in città per tutelare la popolazione civile; in ultimo fu ancora lui , durante il combattimento a Bircut, il 19 aprile 1936, a tributare al capo indigeno fi taurari Mebratù (fratello di ras Destà), ferito a mc>I1e, l'onore delle armi; fatto questo più unico che raro. La condotta italiana, soprattutto dopo la presa cli Addis Abeba, inserita nel durissimo contesto di una guerriglia senza esclusione di colpi, fu certamente estrema ed è s uscettibile, se vogliamo leggerla con i nostri occhi, cli grandi critiche, ma così come è avvenuto nella maggioranza e.lei paesi colonizzati: in Kenya , ad esempio, proprio in quegli anni, gli inglesi avevano imposto la legge marziale . Purtroppo, come spesso accade in guerra, la popolazione civile fu oggeLto di violenze da parte di entrambe le parti in conflitto: a volte perché alleata o costretta dal nemico, a volte per drammatici casi fortuiti, com.e l'errore nell'individuazione cli un obiettivo da pa1te dell 'aviazione. Per concludere si potrebbe citare una bellissima frase pronu nciata proprio e.la uno dei principali e più indomiti antagonisti degli italiani, Abebè Aregai: I nemici numero uno dell 'Etiopia sono il Duca d'Aosta e il (-;enerale Nasi perché con la loro magna nimità smorzano nel popolo il sentimento dell'indipendenza5<,_
IL DIFFICILE RAPPORTO
CON lA POPOLAZIONE
Un telegramma firmato Mussolini una ventina di giorni dopo la presa cli Addis Abeba, non lasciava dubbi circa il comportamento e.la tenere: Contegno in ogni momento nostri ufficiali e .soldati ad Addis Abeba deve essere sotto ogni a~rcno assolutamente irreprensibile degno cioè cli soldati vittoriosi e dominatori 57.
F.sso non era che l'ultimo di una lunga serie e.li suggerimenti sensati, anche se di conveni enza, e.la parte del governo e dei comandi militari. Una circo¼ AUSSMF., ronclo 1.-9, busm 159, Memoria di G'.C.Nt1si. ;, AUSSMr., Fondo D-5. b usta 1ì, tel. n.5834 fi rrrnllo Mussolin i del 24.5.1936.
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lare emanata già il 25 aprile 1935, firmata da De Bono ed estesa a tutti i reparti attivi in AO, aveva un titolo emblematico: "Contegno verso la popolazione indigena. Relazioni con le autorità civili". In essa si voleva specificare l'importanza di mantenere i buoni rappo1ti con la popolazione dell'Eritrea che, in cinquant'anni di dominazione italiana, "aveva dato indubbie prove di attaccamento e fedeltà" 58 . Mai come in quel momento, proprio quando l'ombm di un nuovo conflitto si stava addensando, sarebbe stato necessario avere con gli indigeni rappotti civili, in considerazione anche dell'imponente contributo che essi avrebbero dato in termini umani e militari: Esse ci forniscono quelle truppe alle quali chiediamo e ancor più dovremo chiedere sforzi intensi e prolungati59.
fondamentale era il rispetto per le abitudini locali; requisizioni e prestazioni d'opera forzate sarebbero stare assolutamente proibite; nessuno avrebbe inoltre dovuto fare giustizia sommaria. Nel novembre del 1935, a guerra iniziata, il comandante generale del J Corpo d'Armata Santini chiariva bene il senso dell'essere disciplinati: l. ..J Non posso mancare di far osservare che purtroppo le lagnanze degli indigeni sono continuate in ogni regione cui le truppe hanno sostato. Richiamandomi agli ordini ripetutamente dati, intendo che vengano osservati il più scrupoloso rispetto per le persone e la più rigorosa disciplina e confido che con l'azione energica dei comandi e l'inte ressamento di tutti gli ufficiali cessino gli episodi che possono nuocere al buon nome delle nostre truppe6°.
Santini si preoccupava che la disciplina venisse mantenuta sempre e comunque, ed un'altra circolare, precedente la prima di pochi gio rni soltanto, evidenzia la stessa preoccupazione . In essa si vietava che i soldati facessero qualunque tipo di acquisti presso le abitazioni degli indigeni, e si stabiliva che tutti i quadrupedi non facenti parre dell'organico dell'esercito venissero lasciati all'VIU Gruppo salmerie <lei Corpo d 'Armata con sede a Quihà e veniva ordinato che i permessi dei soldati venissero rilasciati con buonsenso 61 . Il problema era sentito: lo stesso Mussolini aveva parlato di una nuova era di civiltà, giustizia e progresso per le po'~ AUSSME, Fondo D-5, busta 60, Circolare n.250 fi rinat.i De Bono del 25.4.1935. Ibidem. 60 AUSSME, Fondo D-5, bus1a 60, Gravi infrazioni alla disciplina e alla proprietà degli indigeni,
'9
18.11.1935. 61
AIJSSME, Fondo D-5, busta 60, Disciplina,jìrmato Sanli.ni, 11.11.1935.
LA CONQUISTA: ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIO/\F.
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polazioni dell 'Etiopia; ma queste rimasero solo parole: la gestione di un così imponente esercito era cosa ben più complessa, come dimostrano le numerose lamentele pervenute ai comandi. Dalle parole cli Santini si evince addirittura che alcun i militari amavano Appropria rsJ - forse a scopo di ricordo- trofeo - di oggetti che, sebbene senza valore intrinseco, compromcnc agli occhi di questa gente le brillanti cradizioni della bomà e scrupolosità del nostro solclato62 •
1 suggerimenti di Samini, purtroppo, vennero messi in pratica assai raramente. Lo stesso De Bono, un mese prima dell'inizio delle operazioni di guerra, in una circolare significativamente inritolata: "Condotta verso le popolazion i cl.'oltJe confi ne"6\ aveva scritto che, una volta varcato il confine etiopico, le truppe si sarebbero dovute astenere da ogni atto di coercizione e violenza nei confronti della popolazione, salvo ovviamente aperta ostilità. De Bono ben sapeva che qualunque atto gratuito di violenza non avrebbe potuto che peggiorare la situazione; le cl.onne e gli averi avrebbero dovuto essere rispettati nel modo più assoluto. Le requisizioni di viveri e quadrupedi, se proprio necessarie, avrebbero dovuto essere fatte previo permesso dei capi-villaggio: non si sarebbe dovuto infierire sui soldati abissini e, salvo imprescindibili necessità tattiche, non si sarebbero dovute occupare chiese, moschee e cimiteri. De Bono evidentemente credeva in ciò che diceva, e ne è testimonianza un foglio, scritto cli suo pugno, in cui vengono elencati i 1nust cl.ella futura azione militare: 1. Decisione inesorabile contro armati ' 2. Rispetto e umanità per popolazione inerme 3. Segnalazione immediata questo comando eventuale cattura ufficiali aut civili e uropei cu i sorre sarà decisa volt.a per vo lta capo governo stor/>4.
In pie no conflitto i venici italiani presenti sul posto avevano ben chiaro quel lo che avrebbe dovuto essere il comportame nto delle truppe . Il console Pirol i6'5, della l" Divisione Camicie Nere "23 Marzo", di fronte ai continui soprusi che la popolazione sottomessa doveva sopporta re non lasciava alcun dubbio su ciò che si doveva fare . I soprusi sarebbero 62
6J
Ibidem. AUSSME, Fondo D-5, bus t;i 60 , (.ìmdolla ue,-so le popofaz'ioui d'o/Jre c01(/ìne, fin nato D e Bono ,
109.1935 M
t\( JSSME, Fondo D-5. busta 80, lfrgeme, Comando li C.A. , firma to De Bono, 30.9.1935.
<,, Il romano Alberto Piroli era comandante del hi 202·' Legio ne CC.N:--J. della Divisione ··23 ,'vlar1/.o''.
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ETIOPIA 1936-1940
dovuti cessare immediatamente, grazie anche ad un controllo più capillare delle zone di sosta: esse avrebbe ro dovuto essere suddivise in tanti settori quanti erano gli scaglioni d ella Divisione e per ognuno il comandante d ello scaglione avrebbe direttamente risposto. Era evidente che le popolazioni sottomesse non anelavano in alcun modo vessate66 . Su questo puntO si soffermò anche Graziani , e più di una volta, come testimoniano i telegrammi: nello specifico ci riferiamo all'ottobre 1936, a impero appena proclamato, quando il viceré denunciò il fatto che gli indigeni e i loro reclami non erano presi sufficientemente in consiclerazione67 . Possiamo trovare conferma cli ciò anche nell'aprile del 1937 nel Governo della Somalia, quando le due bande cli Olol Dinle e Ussen Aile vennero sciolte con approvazione completa di Graziani a causa d elle continue molestie e de i danni compiuti s ulle popolazioni che, ovviamente, male le tolleravano68 . Un simile comportamento non poteva che arrecare e norme danno allo svolgime nto di una buona azione politica. Ad impero da poco conquistato, Graziani sottolineava che le sottomissioni da parte della popolazione andavano favo rite in qualunque modo, in quanto bisogna evitare "l'eterno belligerare", e concludeva chiarendo il proprio programma: Mia azione est tesa raggiungere tali finalità con ogni sforzo secondo principio classico della conquista coloniale dimostrando la forza per non adope r::trla se non quando sia assolutamente necessario debellare genti irriducibili69.
Va aggiunto poi che, nonostante alcuni successivi scellerati telegrammi di Graziani sui metodi da utilizzare anche sui sottomessi in caso di emergenza, se per sbaglio, durante i bombardamenti, alcuni indigeni venivano colpiti, non c'era volontà di omissione, almeno nelle comunicazioni interne. Riguardo ali' Amara Saint nell'ottobre 1937 Pirzio Biroli scriveva: Simazione normale popolazione comportasi ottimarnente. Disgraziatamente è stata bombardata da nost.ri aerei7°. <i, AUSSME, Fondo D-5, busta 144, te!. n .681 firmato Piroli ciel 9.3. 1936. In appcmlicc I alleghiamo un
,1hro documento che tescimonia la d ifficile convivenza fra truppe e popo lazione, come in i\USSJVIE, D6, DS 90, tel. n.327 di prot. , nrma1.o G,tllelli del 4.12.1936. 67 AUSS/VJE, D-6, DS 90, tcl. n.9160 cli pro1., firma to Gr,1zi,1ni del 26.10.1936. In appendice 2. 68 AUSS,vJE, Fondo D-6, 05 59, tel. n. 26065 firrnato Grni,.1ni del 21 .5.1937. In realt:ì .il provvedimento era Stai.O prescritto ,1 p,1rtire dal 19 marzo d i quel lo stesso a nno. 69 i\llSSME, Fondo D-6. DS 10, rei. n.2858 firmato Gra zian i a Tr,H.:chi,1 del 12.6.1936. 7 " i\USSME, rondo 0 -6, DS 70, tcl. n.6106 l'innato Pirzio Biroli del 6.10.1937.
LA CONQUIST.\: ALCUNI SPUNTI DI RJFLESSlONE
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L'incendio dei villaggi era purtroppo uso comune: tutte le volte che ciò avveniva era perché si pensava che in essi si nascondessero armi 71 e guerriglieri. [. ..) Q uesta notte fatto bruciare paese a tre ore ovest-nord-ovest Moggio cui abitanti parteciparono a rivolta. Villaggio raso al suolo. fucilati tutti abitanti trovati sul poston.
Quando non erano le truppe italiane a distruggere tutto ciò che potevano distruggere, erano gli stessi etiopici a farlo: non era fatto raro che a fare le spese della lotta fra le due parti fossero, come sempre succede nelle guerre, i civili, la popolazione indigena. Citiamo alcuni stralci di telegrammi per dare un'idea, di questo tono ne possiamo trovare a decine. f. .. ] Circa 300 armati pa1titi da Scirè, 20 km sud est Asba Tafari, hanno incendiato vil!aggio Bodessa rientrando poi Scirè. Popolazione Bodessa ebbe 14 morti e 20 feriti. Anche località Jma sarebbe circondata da banditi che avrebbero anche intenzione attaccare Asba Tafari7-'. [.. .] Fuggiaschi incendiar.o per vendetta tucul di sottomessi74 .
L. .J Villaggio sarebbe stato incendiato, bestiame razziato, donne catturate e uccisi molti Giam Giam75. [. ..) Risulta che ribelli datisi fuga davanti Marimti, ritornati dopo in Gidda dove stanno di::;truggendo paesi sottomessi. Inc~n<lio visibile dai nostri presicli76 . [. .. ) Vicinanze Buche, regione Arorisa est segnalato gruppo ribelli circa 300 Amhara et Sidamò. Buona parte sono armati fucili Mauser et modello 91 et 3 mitragliatrici et probabile un cannoncino unico sfuggito cattura operazioni Chevenna. Trattasi ex armati ras Destà Damtou sfuggiti stessa zona intenzio-
Era uso comune m1sçondere le mu nizioni nelle pareti e dencro il tetto delle abitazio ni: eçco perché i tuc ul in cui erano rinven ute anni venivano sempre bruciati. Ripo1tiamo in nma un esempio: "Villaggio s ulle adiacenze trovar.o deserto. Incendiati d ue tucul avve1titi scoppi munizioni. Esteso incend io a nmi 12 tucul costituenri villaggio, in tutli sçoppiati numerose munizioni." cfr. AlJSSME, D-6, DS 59, tel. n.27122 firmato Grazi:m i ciel 28.5.1937. 72 AUSS.ME, Fondo N-11, busta 4.J23, 1.el. n. 6505 firmato Gr;1ziani del 13.7. 1936. 73 AUSSME, Poncio N-11, busta 4 123, tel. n. 5438 firm:1w G1~izi:mi del 4.7.1936. 74 AUSSME, Poncio N-11, busta 4123, tel. n.11013 firmato Graziani ciel 16.8.1936. 75 AUSSME, Fondo N-11, busta 4123, tel. n.14050 firmato C,raziani del 31.8.1936. 76 Al/SSME, Fondo N-.1 l, busta 4123, tel. n. 2129 1 nrmmo Graziani del 15.J0. 1936. 71
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nari dare fastidio nostri p iccoli presidi et danneggiare popolazione razziando et trucidando. Disposto colonnello Tabellini provveda spazzare territorio da ribelli operando massima celerità et energia77 .
r. ..1 sulla destra Mugher, a sud ovest Ficcè -
in tale zona notansi notevoli et n umerosi incendi dovrni certamente at rappresaglia in danno popolazioni sottomesse78 . [. .. I Stanane solito tentativo di gruppi ribelli di razziare e bruciare tucul intorno Debra Tabor79.
l...J Ribelli sempre più baldanzosi disturbano e bastonano paesani sottomessi et razziano bestiame80 .
L'ufficio politico del settore della ferrovia, nel settembre ciel 1936 informava che i capi paese della zona si erano opposti agli armati cli Fiere Mariam, negando loro ogni aiuto. Come risposta erano stati minacciati cli morte e contro chiunque si fosse dichiarato a favore ciel governo italiano erano stare commesse rappresaglie: [... ] Razzie e perquisizioni persino nei mercati vengono operare dagl i armati dello stesso Ficré. A Cepcdenzà furono passati per le armi coloro che avevano cercato di opporsi8 1. È fondamentale chiarire che se da una parte i gruppi armati dissidenti non molestavano le popolazioni che li sostenevano attraverso la partecipazione attiva di uomini e donne, oltre che in termini di aiuto materiale, quando essi incappavano in villaggi che della causa non ne volevano sapere, allora iniziavano i veri problemi; il telegramma informativo che riportiamo qui è solo uno dei mille sparsi nei diversi fondi dell'Archivio dell'Esercito e consultabili da chiunque: 77
AUSSME, Fondo 0 -6, DS 59, ccl. n. 26914 l'irrnaw 1.en.col.Seraglia del 13.5.193ì. '"AUSSME, Fondo D-6, DS 66, cel. n.42442 fi rmaco Graziani del 5.9.1937. 7 , AUSSME, Fondo N-ì, b usw 1387. tcl . n.4502 firmato Pic.çone del 24.12.1938. ,,; AUSSME. Fondo N-7, b usta 1387, tel. n.303 firmato Libera[i cle 4.1. 1939. "' AUSSME, fondo D-6, DS 625, Diario Swrico firmato console Mario .1\-lezzelli del 9.9. 1936. Si ved:,1anche D-6, 05 46, te!. n.20327 cli prm. fi rrn,1to Pri ncivalle del 7.8.1936. Ne ciliarno p,1rte perché sign ific:al.ivo: "Si ac<.:enru,1 la swnchezza delle popolnioni per le comi nue ruberie eia pa ne dei b riganti e degli arrn~1Li al seguii.o dei Cilpi ribelli. I paesani clei terrilori di Akaki e Jerer avrebbero facto s.ipere al degiac Ficremariam che se egli tornerà p resso cli loro, essi fa r11nno ogni tentativo per consegn:1rlo al Governo Ital iano. Tuni invoca no l'arrivo delle nostre i.ruppe: tigu,ile noti zia hanno portal o indigen i venuti dallo Sciancorà, eia !VI..Jerer, da M.Ghirmiè, dal Liben, dall a zona di M.Furi e dal Soclcln''.
LA CONQUISTA: ALCl JNI SPUNTI DI RJFLESSIOJ\F.
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Un indigeno venuto eia Gimrna riferisce che gli amhara concentrati acl Ermeta (6-8 km ad ovest di Gircn) hanno chiesto contribuzioni in danaro (20 talleri per persona) ed in natura agli abitanti. Questi si sono opposti con le armi e ne è scaturito un combattime nto nel quale gli abitanti hanno avuto la peggio. Gl i amhara hanno bruciato circa 1000 case e razziato molto bestiame. Gli stessi amhara sono alle dipendenze dei seguenti capi: Tanna, Sascia, Cassa Abbacau, Ze llecà Abbojè ; dispongono di 2 cannoni e di 12 rnitragliatric ? 2 .
A ciò va aggiunto che non poche volte le truppe italiane si erano trovate a prendere le parti della popolazione. I secolari dissidi tra le varie etnie e l'uso del briga ntaggio come fatto assolutamente normale creavano parecchie tensioni. A queste gli italiani erano chiamati ad intervenire per portare giustizia, pare strano a dirsi, e sedare gli animi : [.. .] Una banda riuscita dietro indicazione popolazione ad arrestare briganti che avevano compiuto rapine et prepotenze su abitanti et anche sui miei messi inviati giorni scorsi éH Nonno. Li ho fatti fucilare83 .
Quante volte, poi, era successo che le popolazioni , terrorizzate dall'operato dei guerriglieri e dei briganti, chiedessero il permesso di seguire le truppe italiane con la speranza cli trovare fina lmente protezione? Durante le operazioni per la cattura e.li ras Immirù, nel Gimma, il comandante Princivalle aveva avuto modo di constatare che centinaia di profughi si erano posti al seguito delle truppe italiane che, ovviamente, non li avevano rifit1tati, anche se "il giungere di tutta qucs'ta gente con quadrupedi carichi cli masserizie, con donne, bambini, vecchi, intralciò gravemente la marcia e l'ordine dei reparti""4 . E i rapporti che le formazioni dei patriots, o i predoni, intrattenevano col clero? Erano sempre idilliaci? f. ..l Popola7,ionc Dembeccià con clero in paramenti sacri intimava giorno 3 corrente mese a brigante Ghedaniò e centinaio suoi armati non pene[rare in sede rappresentante governo abbandonata in precedem:a. Briganti malmenato clero e saccheggiato residenza, ritornando loro covo presso fiume Bir~5. "2
AUSSME, Fondo D-6, DS 46, tel. n.20333 di p r01.. lì rmato Princivalle deH'8.8.1936. AUSSME, Fundo D-6, DS 71, te!. n.50562 lìnnato Graziani del 29.10.193ì 84 AUSS/vlE, condo D-(i, DS 56, ,tlleg:Hn 2ì, !?e/azione su/l'occupm:ione del Cimma e sulle opert1zio ni cbe condus.~em alla cc111111·a di ms lmminì, firmaco Princiv:ille del 28.12. 1936. ss AUSSME, Fondo D-6, DS 67, 1el. n.4428 finnato Pirzio l\iroli del l'8.9. 193ì . 83
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E, ancora, sempre nello stesso telegramma: [. .. ] In regione Ennebesè segnalati 500 ribelli provenienti Beghemeder intenzionati attaccare Mata e punire Debra Uork che non ha aderito movimento.
Attingiamo da una comunicazione di se1vizio indirizzata a Graziani, tralasciando la prima parte perché assolutamente tecnica, per comprendere meglio la situazione, veramente complessa, in cui la popolazione etiopica si venne a trovare durante questo periodo: [. .. ] Più fonti affermano che le popolazioni indigene dell'inte rno sono disorientate. Sono soggette alle razzie dei ribelli, a quelle delle nostre truppe cli colore, alle distruzioni dei cukul per opera dei nostri repa1ti perché sospettate cli aver dato asilo ai ribelli. Sta di fatto che non sono in condizioni di reagire contro i ribelli e lamentano che i nostri reparti non considerano la difficile sintazione in cui viene a trovarsi la popolazione. Coloro poi che si ritengono ingiustamente puniti spesso passano ad ingrossare le tìla ribelli. Degno cli nota che alcuni capi ribelli - per evitare le ostilità delle popolazioni - si astengono dal compiere razzie e preferiscono acquistare gli oggetti che abbisognana86.
Stupisce che nessuno si sia mai soffermato su questo punto: se è vero che l'occupazione italiana in Etiopia è stata dura esattamente quanto qualunque altra occupazione straniera in qualunque terra occupata, e che gli italiani non si sono distinti per particolari doti diplomatiche e umanitarie, come si è cercato cli far credere fino agli anni Sessanta, va anche eletto che spesso neppure i patriots hanno dato il meglio cli sé durante gli anni ciel governo italiano. Credo sia utile soffermarsi su questo punto proprio perché fondamentale per comprendere i fatti: può essere limitativo analizzare l'opera italiana soltanto attraverso un unico filtro, senza cercare di comprendere ciò che è successo dall'altra parte. Esattamente come quando .si biasimano, per altro giustamente, le frasi folli dell'aviatore Vittorio Mussolini87che "per avere migliore visibilità" era costretto ad incendiare "tutti i monti, le pianure i paesini", ottenendo un effetto "tragico ma bello" e di grande soddisfazione in quanto il "lavoro era divertentissimo" e si dimentìcano quelle di chi si trovava dall'altra parte, come Alejandro Del Vallemy Suero, coraggioso volontario al seguito di ras Mulughietà che ebbe modo di affermare:
"° A USSMt-:, Fondo D -6, DS 68, comu nicazione n. 0036 firmata Bocca ciel 21.9.1937. "
7
V. Mussol ini, \io U sulle arri.be, Sansoni, l'irenze 1936, p .25.
I.A CONQUISTA: ALCUNI Sl'lJNTI 01 RIFLESSION E
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Era un hel passatempo aspettare gli aerei ita liani e spa rarvi contro con legge re mitragl iatrici e carabine proprio mentre raggiungevano la montagna; molle volte erano solo ad un'altezza ùi 200-500 metri e ad occhio nudo si vedevano i fori delle pallottole nella loro fusoliera quando e rano colpiti dai nostri solùaLi; era una meraviglia vede re centinaia di solùa Li sparare conte mporaneame nte agli aerei&~.
Con il risultato, scontmo e tragico, che parecchi aerei italiani si sch iantarono sulla montagna o negli aeroporti. Partendo dal presupposto che i patriots facevano una cosa sacrosanta combattendo per la propri.a terra, citiamo lo stralcio di un loro canto: f. ..J Let's hitt Le t's bit him! Let's hit him, this is goocl! Saying ';late r" or "tomorrow" rejuve nates rhe e ne my. HiL him! Hit him , and let hirn fl ee inLo che bush, It's whcn saying "l've got it" that .i ùog bites'19.
Per concludere il discorso riportiamo le frasi. di un patriota etiopico, il capitano L'. ikargae Woldemeclhin, lo stesso che, trovatosi davanti un italiano che supplicava di essere fatto prigioniero, lo aveva freddato sul posto90 : [. ..) Major Asaminew end Lij Ree.le hacl bee n ambushecl ancl caught so I aimed over rhem a t the white leader who, with a whipi in his hancl, was orùe ring the Jtalian soldiers to ,nove up. 1 can stili see it! I aimecl at his knee and when 1 shot T acLually hit bis thigh. This is what always make me happy. l the n shoutecl to Lij Rede and Major Asaminew: "Look at him convulsingl T shot him - You are my w itness! 91
Tornando al problema degli effetti catastro fici che la guerra aveva prodotto sulla popolazione, si puc'> affermare che il nuovo governatore dell'Amara, il generale Frusci, s i era ben reso conto d i q uesto p roblema, comunicando che Cassa Mangascià aveva mand,Ho un b iglietto agli abitanti del paese di Metà., chiedendo un'ingente somma cli denaro, il mancato versamento avrebbe causato la razzia cli besti ame ai commercianti locali e la distruzione di tutti i tucul. Per evitare che questo avvenisse, Frusci aveva R. P,1nkburs1, Le memori(I del capiiano Alejcmdro nei! \la/le,ny St.tero: due lettere .rnl/'i1wasio11e/a.w;-isla dell'/Jtiop-ia. in ··Studi Piacentini'·, n.15, 1991. p. 2.45. 69 /\ . Hiltrni, Tbe Etbioj.ria11 l'atriots. op. cit., p. 182. ?O lhit/., p.176. ? > lhid., p.171.
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disposto che venisse intensificata la sorveglianza anche grazie all'utilizzo di gregari92 . Spesso avveniva che truppe indigene allontanassero predoni nell'atto di rubare; vittime usuali erano donne, vecchi e bambini93 . Ovviamente, le cose non andavano sempre bene ai ladri, capitava anche che, avendone la possibilità, gli indigeni si ribellassero, recuperando i capi cli bestiame razziati 91 e magari liberandosi cli briganti assai scomodi, come nel caso e.li Aclclal Enghicla, la cui scomparsa venne appresa con sodd isfazione dai paesani95 . Non era cosa rara, leggendo i telegrammi di comunicazione fra i vari comandi, che capi di bestiame razziato durante le operazione venissero poi restituiti. Un esempio per tutti: Disposto restituzione a popolazione Zohafti e paesi viciniori 11 capi bestiame indebitamente raniati da Galla durante operazione novembre u.s. 96 .
Alcuni degli eventi più drammatici sono da relazionarsi all'appoggio (cosciente od obbligato) dato dai paesani ai gruppi combattenti; oggi possiamo leggere telegrammi strazianti, firmati generalmente eia Graziani, in cui viene fatto il resoconto dei morti per rappresaglia. Sono tutt'oggi gli stessi reduci di quegli anni, i patriots cli allora, a testimoniare l'apporto fondamentale dato dai contadini e dai pastori alla guerriglia: [. . .) Frankly speaking, in ali the areas of my Patriotic struggle, the peasanL<; were Patriots as well. Hacl che peasantty not assistecl, feci anc.l hosted us, we would not have been able to suivive those times. The peasants were thc true Patriots97.
In questo senso, risulta più comprensibile il fatto che non vi fosse scampo per chi appoggiava, in qualunque modo, la guerriglia; e, d 'altro canto, non mancavano i casi in cui i paesani si rifiutavano di fornire sostegno ai guerriglieri, come si legge nel telegramma di Frusci del marzo 1939: per questo motivo essi erano costretti a muoversi in continuazione9~. Le insistenze dei patriots "' AUSSME, Fondo N-7, busta 1387, rei. n. 10356 firmato f'rusci ciel 24.3.1939. 91 AUSSME, Fondo N-7, b usta 1387, rei. n. 3886 firrna to Frusci ciel 18.2.1939. 91 AUSSME, Fondo N-7, busw 1387, te l. n.6960 fìrm,uo Frusci del 5 marzo 1939. 9s AUSSME, Fo ndo N-7, husw 1387, tcl. n.1035 5 firmac.o Frusci del 21 .3.1939. 9; AUSSME, Fondo D-6, OS 79, tel. n .00606 firmato Daodiace de l 12.1.1938. 97 A. l-Iilton, 77Je Elhiopicm. Pturiots, op. cit., p.66. A. Del Roca ripo na un p,1sso del consigliere militare ciel negus, il generale Eric Virg in, a nostro giud izio assoluta me nce calza nte: il s uccesso della gue rriglia si b,1sava pe rò '\ul fotto che la popo lazione civile fosse pronta a sostene re, nutrire, n,1sconclcre e inco r,1ggi,1re i combarten1.i partigi,1ni", in A. Del Roca, li Negus. Vitr,t e moite de/l'ultimo dei re def re. op. cil., p. 134.. % AUSS1VIE, Fondo 1\-7, b usta 1387, cel. n. 10850 firma to f'rusci del 27.3.1939.
LA CO'JQU!STA: A I.Cl f\1 1 srur-:·n
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RIFLESSIONE
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nei confronti dei civili, per po11arli dalla propria pa1te non poteva no ce1to definirsi sempre moderate; scriveva il generale Tracchia a questo proposito: [ .. .) È ormai indubbio esistenza mente dircniva che ha dato parola d'ordine tutti capi ribelli effettuare rappresaglia contro souomes5i per coscringerli diserzione. Nell'intero tenitorio mio settore notasi infatti forte risvegl io attività perturbatrice<».
La gente comune si trovava quindi tra due fuochi : da una parte gli italiani e la loro brutale occupazione, dall'altro ipahio/sabissini che raramente clirnostn1vano pietà ne i confronti di chi si era sottomesso al nemico; in un certo senso, non è azzardato parlare di una guem1 civile all'interno cli una guerra ben più ampia100. Durante le operazioni cli polizia del 1938, per fare un esempio emblematico, lo stesso capo Zaudié Asfa u, trovatosi nella zona cli Iggiù, a prevalenza galla, era dovuto "fuggire travestito per sottrarsi" alla rea7:ione elci paesani'101 • Un altro problema da non sottovalutare era quello dei briga nti che, da sempre e anche prima ciel negus, infes tavano l'Etiopia . In continuo spostamento, violente e senza pietà, q ueste bande cli predoni erano fonte di gravi problemi. Gli italiani , nell'ottica cli un disarmo totale non sembravano aver tenuto conto di una s imile realtà : la popolazione di fronte ad essi era ancora più indifesa. Non erano rari i telegramm i in cui si raccontava di gente corsa nei preskli italiani per sfuggire ad una morte certa , sebbene nessuno, queSli telegrammi, li abbia mai presi in cons iderazione: l. ..J Giorno lsicl scorsi presenrnt1s1 nostro residente alc:Lrni uomini, donne e bambini fuggiti da loro paesi (CuLan presso 1Jornberà) infestati da briganti che avevano ucciso 11 persone 10i.
AUSSMF., r o nclo N-1 1, i>us1 a 4121, 11::l. n. 21070 firmai<> <ìraziani del 1;.10.1936. 100 Si confromi A. I Iihon, 111e Elbicpi.:111 l'atrio/s, op. cil., p. s;. Centr,110, seppu r breve, lo spun10 di Dominion i a riguardo: ·Conseguenza dell'occup:izione mili1arc fu la guerra civile che andò instaurandosi tra c.:omu nità /;Otto messe e corm 1ni1[1 ribelli. Le b,rnde partigi:ltlc per rap prcsagli,1 ince ndiava no i villaggi dov'era sta to iss;1to il l ricolo rc, le l>anclc al snido degli ita liani C'ompivano r:1zzie çontro i villaggi che d ava no appoggio e l'ornivano rnper1.ura ai p;urio ti ''. In M. Do minio ni, I.o .yr,scio dell'impero, Lme rza , Ro ma Bari 2008, p.J;4. Va aggiunl<> poi che le 1es1imonianzc a riguardo. ovverosia quelle sui diflkili rapponi lra popolazione souomess,1 e ribelli. si trovano in rilcva111e q1ianlità all'i111erno dell'Archiviv storico dell 'Esercito. Elencarle tune sarebbe troppo, possiamo suggeri re però un'aco1rata analisi ciel fondo 0-6 e dei suoi d iari sto rici. Già nell'ottobre 1936 si era inizi;Hn :1 pa rlare di '·gu<:: rm civile" tr;i popolazioni a111ham e gall:l, come testimonia il telegramni:1 in ACSS1vJF., r ondo N-11, h us1 :1 4123, iel.n.2 1761 finmito C~ r:.1 :dani del 23.10.1936. In appendice 3 e 4 inseri amo un bando scritto dal degiae Haptemariam Gh ebresghicr(s/cl del 26.10.1936 come in AUSSMF., D-6. DS 90, bando, allcg,ito n.2 e 3: si veda anche in i\CS, FG, scatola 34, fascicolo j(), ~onofoscic. 16, lei. n. 22198 firmato Gra ziani ,1t.es~ona del 2 I. 10.1936: ''Guerra civile es1, corn inci:ita tnr amhara e g:1l la vicino Yubd o ". 101 AUSSME, Fond o D-6, DS 80. cd n.569 lìr111aco Cavallero d el 26.2.1938. 102 ACSSi\·1E, Fondo 0-6. OS 79, tel. n . 536 firmato .\iczzeni del 12.1.1938. 9')
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La popolazione, stufa delle continue angherie che era costretta a sopportare, più d i una volta si era rivolta al Governo cercando di oltenere, se non l'adeguata protezione, almeno armi per potersi difendere da sola 10\ Nel marzo 1939, il governatore dell'Amara raccontava cli un pesante scontro fra italiani e briga nti nella zona tra Mens, Marabetiè e Debra Berhan che aveva poi causato l'ira dei sopravvissuti i q uali non avevano esitato a scagliarsi contro il piccolissimo villaggio (tanto da non apparire neppure sulle mappe topografiche) di Taf Dingai. Risultato dello scontro : 20 abitanti morti, 9 "orrendamente marcati a fuoco ", qualche centinaio bastonati, 150 tucul bruciati, 1.500 capi cli bestiame rubati, come 3.000 talleri e 'l. 500 chili cli cereali. Quasi tutta la popolazione era stara poi den udata 10". Davanti a simili fatti è ovvio che l'arrivo dell'esercito suscitasse sempre più spesso sollievo, ma leggiamo parte di un telegramma d i Geloso: f... l Combattimento definivasi con fuga ribelli e riuscivasi catturare detti due capi che giorno successivo condotti a Scioa Ghimira venivano irnpiccati presenti balabat e tutta popolazione. Scomparsa famigerati briganti e inesorabili taglieggiaLOri ha apportato in tuua zona senso generale sollievo 10>.
Gl i italiani, per quanto fosse poss ibile, dovevano in q ualche modo rispondere alla comunità foternazionale; le clenuncie del negus riguardo all'uso cli gas avevano sortito il giusto effetto sull'opinione pubblica mondiale: risaliva proprio a quei giorni l'annuncio da parte della Società delle Nazioni di una m issione costituita da inglesi e francesi, e inviata in Etiopia già settimane prima, pe r controllare il trattamento degli ital iani contro i nemici etiopici106. Se la guerra e ra senza frontiere e se spesso erano i villaggi limitrofi alle zone di operazione a fa rne realmente le spese, va eletto anche che quando ad essere colpiti dagli italiani e rano "civili", questi, q uando e ra possibile, non venivano abbandonati a se stessi: f...] Pe rdite nemici, giorno 5, circa 500 tra cui 50 feriti Lra donne e bambini che sono ora al nostro campow7 .
Che ci fossero problemi nei rapporti con la popolazione non e ra una no'°-' AUSSME, Fondo D-6, DS 83, tcl. n.36 12 firmato Ca lie rno del 20.4.1938 e te!. n. 2/ 24 firmato 1-lazon del 21.4.1938 1 '" AUSSME, Fondo ·N-7, busta 1387, tcl. n.1 1257 firmato Frusc;i e.Id 39.3.1939. ,o, AUSSME, Fondo D-6, DS 62, (:omtn1icazion<" n. 242214/5 fi rma ta Geloso del 6.7 .1937. IO(, i\USSME, Fond o N-7, busta 1387, cel. n.11257 fi rmato Frusci ciel 39.3. 1939. 1 7 <:• Al;SSME, Fondo N- l .l, busta 4 123, tel. n. 24687 finmlO Graziani dell'8.11.1936.
LA CONQUISTA: Al.CUN l SPUNTI DI RIHESS lOl\:E
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vità: era ben chiaro in.fatti che l'avventata gestione 108 di Graziani, pienamente avallata eia Mussolini e Lessona, non solo non aveva sortito gli effetti desiderati, ma aveva esacerbato gli animi. Molti dei patriots superstiti oggi vedono p roprio nell'acredine di Graziani una delle cause principali dell'avvicinamento dei locali alla causa partigiana, come narra un testimone di quei tempi: l. ..] However, it was really after the large-scale battle of Sekela in June 1937 tbat the pcople in the area began to say, "We are not goig to suiv ive", and so joined thc struggle 109.
Questo, molto probabilmente, fu il motivo principale del cambio di guardia agli inizi del 1938 con l'anivo cli Amedeo duca d'Aosta. Leggiamo il telegramma scritto dallo stesso Lessona nel luglio 1939 e indirizzato al governo dell'Amara: Questo Ministero ha letto con molto interesse il rapporto N.184982 del 29 maggio. Esso contiene una sincera e realistica analisi delle cause della situazione politica creatasi nei territori di codesto Governo, cause risalenti ai seguenti errori: l. L'aver demolito la saggia organi:,::,:azione del 1936, basata su pochi capi realmente importanti, e che avevano in parte agevolato la nostra occupazione, per sostituirla con la suddivisione del territorio in un'infinità cli piccoli distretti, affidati a uomini nuovi e privi cli seguito, in gran parte importati dall'Eritrea, e quindi (sic) dei bisogni, delle consuetudini e della mentalità delle popolazioni dipendenti; 2. L'aver sconvolto l'amministrazione della giustizia tra gli indigeni, applicando, senza correttivi, norme fatte ~)er il Governo dell'Amara; 3. L'aver escluso i nativi da ogni attività economica e da ogni impiego; 4. L'aver mancato di spirito di comprensione e di gradualità nella risoluzione d ella questione elci Culte, e avere esagerato nel caso degli inclemaniamenti; 5. L'aver applicatO provvedimenti cli rigore eccessivi ed arbitrari; ,cs AUSSME, Fondo D-6, DS 63, td. n..14215 firmaco Grazi,1ni del 24.7.1937. In esso si legge: ''Giorno 19 in villaggio Boro, p resso lago K,iik. fitaurari capo p,1ese, riu nita popolazione, criticava pubblicamente operam Governo Ital iano circa i ncendio alcun i tucul. Disposto suo arresto, fìlaurari opponeva resistenza e faceva uso ,irrn i da fuoco senza conseguenze. Nel cc.mflitco rimanev,1 ucciso insieme ,1d altro indigeno non iclentificll<:> c he crasi sd1ie1~Jto eia sua p,irte. Residente proceduto arresto fomili,1ri er incendio loro tucu l". E anc.:<:>ra, in AUSSME, Poncio D-6, DS 63, tel. n.36889 firmato Graziani a Pirzio Biroli del 26.7.1937: "Da comunicazioni E.V. rilevo persistenz.i nell'azione d i rigore contro responsabili comunque di sobillazione, incitamento ,1Jla ribellione, atei ra p ina, uccisioni ec resistenza al disarmo che si ancl,1v,1no verific.1ndo con frequenw nel suo territorio. Mi compiaccio vivamenre con E.V. et suoi collabor,ttori sicuro che opera sanì condotta sino in fondo". 10? A. Hilco n, Tb(r .r.tbiopian Patriots, op. cic., p.135.
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6. L'aver identificato la politica della razza con una politica di maltrattamenti e di asservimento. Si approva incondizionatamente il programma cli codesto Governo, chiaramente impostato, e tendente a rimediare gli errori del passato 1 10 •
Nel maggio 1939 Daocliace, governatore della Eritrea, in un telegramma riguardante i compiti delle due colonne che di lì a breve avrebbero dovuto compiere una ricognizione oltre il Setit, precisava che questa non sarebbe sta ta un'operazione offensiva, bensì politica per dimostrare ai dissidenti che "il Governo è in grado di dominare il territorio e la situazione"u 1. Nonostante le truppe avessero l'ordine cli reagire con forza se attaccate, il desiderio primo cli Daodiace era quello cli avere soldati corretti e ben inquadrati, anche moralmente: Desidero però che il contegno delle truppe non abbia a provocare incidenti cli sorta e, pe1tanto, dispongo: Primo. Rispetto assoluto alle famiglie, ai beni, al bestiame, ai villaggi, alle chiese, alle do1me. Le colonne non debbono attraversare i villaggi perché l'esperienza ci insegna che è difficile comrollare l'operato di migliaia di ascari che passano in mezzo ai tucul, ma, appena in vista di qualche villaggio, il Comandante della colonna, invii messi per invitare capi ed, in mancanza, notabili aut anziani a presentarsi. Secondo . Nessun riforn imento cli viveri e bestiame deve essere permesso nei paesi, che mi ris ultano in preda a carestia. Terzo. Nessun acqu isto, se non controllato direttamente dal comandante, deve essere deve essere permesso, in quanto sappiano lsicl che s i finisce o col non pagare o col pagare cli meno di quanto si ch iede 11 2 .
Si doveva insom ma impedire che i soldati si accampassero vicino ai villaggi e che , qualora le colonne avessero sostato in prossimità di mercati, venissero istituiti dei servizi di ronda: il punto era quello di sfatare la "leggenda" degli ascari "distruttori". Uno dei grandi problenu, anche nelle zone pacificate, era dato da lla diffusione cli notizie in patte false ed allannistiche: gli italiani avevano proibito di professare la religione copta; avevano chiuso tuLte le chiese per distruggerle; tutti i capi sottomessisi erano stati massacrati, per cui non c'era possibilità cli vivere facendo atto di sottomissione; gli italiani avrebbero distrutto lentamente tutta la razza nera. Altre notizie, diffuse sempre dalla stessa fonte, affermavano che il governo italiano aveva fatto pronunciare ad Addis Abeba questo discorso: 110 111
112
r'-'linistry ofJ usrice, Docnm ents on Jtalian War Crimes. Vol.Il, Aclcl is Abeba, 1950, r .6ì . AUSSME, Fondo N-ì, busta 1385, tel. n.1904 pm1.. fì rma to Daodiace del 2.5.19.)9. !b·idem.
1./\ COKQU lSTA: ALCUNI SPl :\l'f'I D[ RlfLESSIOf\ E
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Popolo etiopico, un altro nemico si avanza. egli non è soltanro il nostro ma
il vostro - armatevi e difendetevi - tuuo quello che avete datelo al governo italiano - se ave te tre figli uno per voi e du<.'. per noi - in quanto al bestiame
è sufficiente che ogni lavoratore abbia due huoi e un~1 mucca , il resto dovrà essere consegnato al Governo 11 .I.
Questa valanga cli notizie che raggiu ngevano anche i tucul più sperduti no n potevano ovviamente non avere un e ffetto allarmistico su lla popo lazione: anche chi si era sortomesso aveva avuto modo, nella stragrande maggioranza de.i casi, cli assistere ai metodi estremamente duri del governo occupante contro chi si era macchiato di ribellione. Fu per questo che si pensò ad un servizio cli con tro-propaganda che potesse in un certo senso ne utralizzare il danno fatto da queste voci continue e insistenti. Gli italiani studiarono molti modi per attuarla: bandi per mercati, sacerdoti , e p iazze da distribuire in grande numero e ovviamente in lingua amarica elargizio ni più o me no generose per tutti coloro che avevano reso buoni servizi; anche per i sacerdoti g li oboli per le proprie chiese potevano essere un valido espedie nte awicinare tutti i ca ri proprietari dei vari distretti in cu i si operava per ottenere a7.ioni d'influe nza sulla popolazione e quindi la sottomissione formare con i sacerdoti e i proprietari una specie di "consiglio di d istretto" per trattare le que.sLioni più importanti della comunità. In tre proclami in lingua amarica emessi dallo stesso ufficio politico della 7.ona della fcn-ovia si diceva che per vive're tranquilli si sarebbe dovuto seguire gli itahani; nello specifico, uno indiriz?.ato a sacerdoti e notabili diceva che (. ..] Chi vie ne a noi troverà sempre protezione, chi diffida cli noi sarà considerato come persona sosperta, chi è comro di noi sarà stroncaco 11 '.
Per tutti coloro che quindi non si fossero trovati d'accordo con l'occurazione italiana, la vita non sarebbe stara facile. Che numerose siano state le ingiustizie subire dalla popola7.io ne, come clurance ogni guerra in ogn i '" AlJSS:\1E. Fondo D-6. DS 57. di:uio storko del 4 aprile 1957. ' AlJSSi\JE. Fondo D-6 . DS 6.!5, Diario storin, lìnnato console Mario McZZt>Ui del 2·1.7.19.36. Questo metodo d'approc<' io venne ,1f1plicaco anche m:gli anni succl'Si,i,·i: lo stesso Della 13ona, durante operazioni nclb zona di li:t<.:o e del Tibbi: avev,1 ordinmo di clis1rul-(gerc i tucul tk:i ravoreggiatori, mentre le propri.:c:ì dei so11om.:ssi er:1 110 stat.: rispettale, in AUSSMF., r ondo D-6, DS 77. tcl. n. J 177 nnnato Della 13011:1 11
del 19.12. 19.~7.
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paese in ogni epoca storica accade, questo è un dato di fatto. È un dato di fatto ormai appurato che Graziani e alcuni suoi ufficiali stretti non abbiano utilizzato le buone maniere durante e dopo la conquista, tanto da essere definiti criminali d i guerra dal governo etiopico; gli studi e i contributi, più o meno seri, in questo senso sono ormai parecchi. Tutti però hanno omesso alcuni elementi che possono, viceversa, rivelarsi utili nel tentativo di comprendere i fatti. Nell'aprile 1937 Lessona faceva presente l'importanza di mostrarsi solidalì verso i capi fedeli, ma non solo: mogli e figli, soprattutto se minorenni, dei capi fucilati si sarebbero dovuti trattare con "benevolenza e con spirito di comprensione" in quanto sarebbe stato ingiusto far ricadere su di loro "le colpe dei mariti e dei paclri"115 . Sempre in quel mese, ovverosia due mesi dopo l'attentato alla sua persona, Graziani stesso diramava un ordine che citiamo per intero: Continuano a pervenire lagnanze per cont:egno operai et militari guardia cantieri verso popolazione indigena-prepotenze d.i ogni genere-furti di viveri et specie bestiame aut quanto meno pagamento irrisorio-invasioni cli mercati prendendo consegna merce inadeguatamente pagamento, aut pagata, et altre angherie. Tuno ciò esercitato su popolazioni che in genere offrivano fiduciose loro merci habet prodotto risentimento, fuga aut allontanamento et generale senso di diffidenza che persistendo si trasformerà in odio con conseguenza rivolta aut atti cli brigantaggio dei quali gli stessi incoscienti autori della situazione e soprattutto il nostro prestigio. Ordino che tale modo cli fare abbia a cessare. Le popolazioni pacifiche debbono essere rispettate et ogni merce giustamente retribuita. Nessuno est obbligato a vendere se non dalle autorità superiori. Verso trasgressori saranno adottati provvedimenti cl.i rigore estensibili at responsabili cli noncuranza aut peggio tacitamente aut protezione. Maggiori responsabili i comandanti cl.i presidio et capi cantieri. Informo che ho denunciato all'autorità giudiziaria i rei già conosciuti et continuerò inflessibilmente verso coloro che persistessero. Et ricordo che in situazione attuale si arriva alla fucilazione per i bianchi1J 6 _
La sera del 14 aprile 1937 cinque italiani aggredirono e uccisero sei indigeni con lo scopo di rapinarli. Le indagini iniziarono immediatamente per "assicurare delinquenti alla giustizia per punizione esemplare" 117. Si suggeriva 11 5
AUSSME, Fondo D-6, DS 57, ccl. n.59688 firmato Lessona del 29.4.1937. "'' AUSSME, Fondo D-6, DS 57, diario swrico del 4.4.1937 117 AUSSME, Pondo D-6, DS 57, tel. n.6521 firmato Dc Feo del 18.1.1937
LA CONQUIS'J'i\: ALCUNI SPUNTJ 0 1 RIFLESSIONE
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anche che qualunque nazionale fosse giunto in colonia avrebbe dovuto essere munito di certificato penale. Il concetto veniva poi rafforzato addirittura da Lessona tre giorni dopo, in merito alle considerazioni fatte dal duce sulla faccenda. Mussolini, letto il telegramma di De Feo, aveva disposto che: 1. sia fatto il possibile per arrestare gli assassini i quali debbono essere pro-
cessati e giustiziati .sommariamente 2. sia rassicurata con opportune misure la popolazione indigena e .sia accordato un immediato indennizzo alle famigl ie degli uccisi 3. siano rimpatriati, previa revisione elci certificati penali, tutti gli operai in qualunque modo so.spetti o il cui contegno in generale non sia consono ai doveri della dignità nazionale 118 .
Le indagini, condotte dai carabinieri reali, erano state fatte con solerzia ed erano giunte ad identificare quattro dei cinque colpevoli. Si attendeva che l'unico indigeno superstite, gravemente ferito, fosse in grado di riconoscere gli arrestati; alle famiglie degli uccisi era già stato corrisposto un sussidio, mentre i carabinieri avevano iniziato quella "rigorosa cernita operai sospetti o cu i contegno non consono doveri unità nazionale"119 . Nasi scriveva p roprio in quei mesi una circolare, riportata anche dai comandi dell'Aeronautica, che non lasciava dubbi a proposito: Nel territorio cli altro Governo, alcuni operai nazionali hanno commesso recentemente atti cli delinquenza contro indigeni del luogo. J colpevoli .sono attivamente ricercati e d'ordine del DUCE saranno severamente puniti. Tutti gli Enti militari e civili debbono pertanto pc)rrc in atto ogni mezzo idoneo ad evitareH ripetersi cli fatt.i simili: io non anrn1ett0 e non tollero che il prestigio d_ella raznt possa essere comunque offuscato e menomato. Quind i non transigo in proposito. È bene che tutti i nazionali, gli operai in specie , sappiano che in colonia - e specie in questa colonia - è necessario tenere un contegno irreprensibile per mantenere alto il prestigio verso gli stranieri e soprattutto verso gli indigeni. I nostri diritti di grande Nazione colonizzatrice non possono né debbono essere discussi per le malefatte cli qualche pazzo e delinquente che cinicamente getta il discredito sul nostro grande popolo che, oggi più che mai, marcia decisamente sulle o rme di Roma Madre e imperiale . Voglio che tutti i cantieri si dica e si illustri [sic) ampiamente ed esaurientemente queste e che soprattulto si faccia presente a coloro che eventualmente pensano che la co11 AAUSSME, Fondo 0 -6, OS 57, td. n.59045 firmato Lessom1 del 21.4.1937. 119 AUSSME , Fondo D-6, DS 57, ,1llegato n .151 firm,llo Graziani a Lessona del 28.4.1937.
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Ionia è terra di violenza e cli :;opruso che sono caduti decisamente in errore. Sarò inesorabile contro i colpevoli di qualsiasi atto meno che r etto [. ..]. Questa terra deve essere fucina cli lavoro e cli solo lavoro: come il Duce ha o r<linato 120 •
Il concetto che le popolazioni sottomesse no n dovessero essere vessate era chiaro: non c'era infatti volontà da parte di chi stava operando sul campo cli d istruggere indistintamente tutto, come testimoniano le parole di molti comandanti . Ne citiamo uno ad esempio: [. .. ] Distruzioni eseguire solo paesi ribelli aut proprietà capi ribelli. Nessuna misura rigore est stata adottata da mc contro inerrni 12 1•
Garibolcli., nei giorn i su ccessivi impartiva un'autentica lezione di arte militare applicata alla controguerri.glia: [. .. ] Della Bona comunica che consistenza ribelli non è rilevante (. .. ) gli ho risposto (. .. ) esprimendo parere che responsabi lità sia in mo lte parti eia imputarsi concloua nostri e raccomandando eia parte rutti linea di condotta seria , improntala giustizia severa ma ill uminata, abolendo nocive p repotenze che seminano solo oclio 122.
Nell'ottobre dello stesso anno, Graziani rendeva noto a Geloso, con biasimo, che popolazioni regolarmente sottomesse erano state oggetto cli maltrattamenti da pan e delle truppe indigene solo perché i patriots avevano occupato i loro territori. Dopo aver cacciato i briganti, le loro case erano state incendiate e la gente anche presa a fucilate . Graziani non solo chiedeva l'immediata punizione dei responsabili, ma pretendeva che non si verificassero p iù simili fatti incresciosi 123 . A rincarare la dose, anc he se con un'impronta più apertamente razzista, Mussolini: Approvo pienamente circolare in clarn 22 ottobre concernente condotta clei nazio nali. Far segu ire alle opportunissime istruzioni un controllo incessante 120
AUSSJVIA, Fondo AOl , b usw 15, ord ine del giorno n.260 fi n n,Ho len.col. p ilm,1 Bizzarri clt!I 18.5.1937. ACS, r G, sc.1wh1 .) 0, fa~cicolo 29. sonofascic.39, tel. n.184 op.M fi rmato Dell:,1 Bona al comando gen<~1,ile ciel 4.9.1 9:57. Qu esto tdegr,1mma acquista 111;1ggior senso se confrontato con quello scri rco 3 giorni prima a Garibold.i da Graziani e riguardante proprio Della Bona: "f. .. ) Detto generale non deve l imitarsi a pt!rquisire tucul bensì distruggerl i ovunque siansi veritìc,iti casi cli connivenza co i ribelli. Occorre collaud are energia Della Bona che in sil uazioni elci gt'.nere vien e imp iegato per la p ri ma volta", cfr. J\CS, f'G , iv.i, tel. n.241 fi rrnato Graziani a G.iribolcl i ciel 1°.9. 1937. m 1\ CS, FG, scatola 30, fascicolo 29, sottofascic.39. rei. n.42977 firmato Gari boldi a Graziani dell'8.9.1937. 12.< AUSSJv!E, rondo D-6, DS 71, tel. n.10 1970 firmato Graziani del 27.10.1937. 12 1
I.!\ CONQUISTA: AIClJN I SPUNTI DI RirLESS IOf\r.
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e qualche esempio ançhe e soprattutto io alto. Questa deplorevole condotta cli alcuni nazionali svaluta Italia e razza italiana d inanzi popolazioni indigene e può essere come forse è uno dei substrati morali della rivoltau4 .
In seguito alla punizione subita da un connazionale, giustiziato sulla pubblica piazza a ca usa dì un delitto efferato compiuto contro un indigeno, Graziani coglieva Poccasione per specificare alcuni pu nti fondame ntali che tutti i nazionali avrebbero dovuto seguire. Alla base del d iscorso il fatto che non bisognava confondere il diritto cli conquista con il sopruso125 . Che il rapporto con la popolazione fosse il punto su cui concentrarsi non c'era d ubbio alcuno: attirare la gente a sé era fondamentale per conquistare veramente l'Etiopia non solo con le parole, ma anche coi fatti. Ottenere il favore dei locali avrebbe potuto creare anche forte malcontento fra i capi, i notabili, i cascì: era quindi evidente che si sarebbe dovuto lasciar loro del potere, pur controllandoli per evitare che potessero compiere prepotenze sulle masse. Lo sviluppo graduale del le riforme sarebbe stato il secondo, ma non meno importante, passo: se da un lato era necessario diminuire l'influenza dei capi, dall'altro si doveva emancipare la popolazione attraverso una maggiore diffus ione della cu ltura. In che modo, però , attuare quest'evoluzione? Sicuramente attraverso la cura dell'infanzia: gli adulti erano già formati, indipendenti, più difficili da convincere fino in fondo. In questo senso sarebbe stato cli esempio ciò che si era già fauo in Italia e che si stava iniziando a fare in Libia. Oltre alle scuole si sarebbero dovuti creare istituti professionali in grado di formare i giovani e cli permettere loro di poter scegliere una vita migliore. Per questo, ad esemp io, il Comando della "Cosseria" aveva creato una scuola all'aperto 'per ragazzi indigeni a Mai Cannetà; e da un inizio un po' stentato con una decina cli alunni, si era passati ad una sessantina d i allievi, oltre a q ualche adulto e tutto ciò nonostante l'assol uta mancanza e.li mezzi rilevanti . Cercando di dare un'istruzione adeguata ai ragazzi, si sarebbe dovuto parimenti creare nuovi posti di lavoro. La vira quotidiana poteva migliorare con poco: sarebbe bastato rendere più stabili i tucul utilizzando materiali "occidentali" come la calce e l'intonaco invece dello sterco; e dare ai villaggi una sorta cli piano regolatore e strade e nei centri più importanti avere sempre "ambulatorio, nettezza urbana, illuminazione, polizia". L'attenzione verso le popolazioni sottomesse era un dato di farto, come testimonia una comunicazione di servizio del ge-
121
AUSSJvm, Fondo D -6, DS 73, 161 ris.pers. firmato Mnssolini del 5.l 'J.1937. Fondo D-6, DS 73, A tu/li i gooerni e se/lori ed ,ml i militari e Cùl ili dipen.denli, firmato Gra-
12 s AUSS,'vlE,
zi,ini d e.I 7 .11.1937, in appe ndice 5.
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nerale di brigata Roclini, comandante delle Forze Armate in Eritrea, riguardante i danni provocati dalle bombe a mano inesplose: ln diversi Presidi dell'Eritrea, indigeni, specie bambini, ignorando il pericolo al quale andavano incontro, hanno raccolto bombe a mano rimaste inesplose sul terreno o ne hanno determinato lo scoppio, che ha causato morti e feriti. Ogni comandante, nel rispettivo ambito, faccia eseguire negli alloggiamenti, campi famiglie compresi, o nelle adiacenze, specie ove siano state truppe in sosta - un accurato rastrellamento. A mezzo delle Autorità Civili, fare cli nuovo dire alle popolazioni che non tocchino bombe a mano o altri ordigni del genere trovati sul terreno ed indichino alle Autorità Militari o Civili i punti dove li hanno trovati. Far capire ai militari dipendenti che il militare il quale getti o abbandoni sul terreno un ordigno esplosivo, e, trovandolo, non avvisi i superiori pcrchè sia distrutto, è, in potenza un assassino di innocenti, specie di fanci ulli 126 .
Il 1937 mise il governo italiano di fronte a un problema non da poco: le continue razzie dei guerriglieri e dei predoni e le azioni militari italiane avevano sfiancato non solo la popolazione, ma anche il territorio. Le genti del Mored, ciel Marabetiè, del Mens 127, tanto per fare un esempio conosciuto, non uscirono indenni dagli anni della guerra e della guerriglia. Una volta tornati nei propri paesi, al termine delle operazioni militari, non era raro trovare i campi devastati e le coltivazioni perse. Per molti questo significò la morte per stenti. Quando si parla di guerriglia non ci si può non soffermare sul comportamento tenuto dai singoli eserciti nei confronti dei prigionieri. Anche in questo caso il problema è complesso, in quanto la guerra è fatta dagli uomini e questi non sempre si attengono agli ordini impartiti dai superiori, giusti o sbagliati che siano. Se quindi numerose sono state le denuncie fatte a ragion veduta dalla comunità internazionale, va eletto anche che non sempre il Regio Esercito si è cornp01tato in maniera disonorevole. Il generale Melchiade Gabba, Capo di Stato Maggiore del Comando Superiore dell'Africa Orientale, scriveva nel febbraio 1936, riguardo al modo di interrogare i prigionieri, che Ogni atto violento sopra i prigionieri, tanto p iC1 se feriti, deve in modo assoluto essere vietato 128 • uc, AUSSME, Fondo D-6, DS 639, td. n .3728 di prot. fi ri na10 wm.Roclini del 25.5. .1.937. m AUSSME, l'ondo D-6, DS 70, prot. n.2687 firmato Minola del 9.10.1937. 2 ' ~ AUSSME, Fondo D-5. busca 82, prot. 2/2ì2 del 15.2.1936, fi rmato Gabba.
LA CONQUISTA: ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE
AUSSM E - Prigionieri etiopici dietro
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mo spinato.
La Croce Rossa italiana richiese, proprio in quel mese, la possibilità di inviare alla Croce Rossa internazionale l'elenco dei prigionieri abissini, le località dove essi erano trattenuti e il trattamento loro rise1vato 129 . Precedentemente, va aggiunto, erano stati denunciati arresti compiuti da personale non autorizzato. A impero da poco fondato, e in una 'situazione assai lontana dalla totale pacificazione, il rapporto coi prigionieri di guerra non era cosa semplice. Si è già detto come le condizioni ambientali e territoriali non permettessero, nella maggion· parte dei casi, di ''fare prigionieri" da una parte come dall'altra; in un pri mo momento, sotto il governo di Graziani, era chiaro infatti che chiunque fosse stato catturato sarebbe stato passato per le armi. La ribellione non era accettata. Scriveva nel maggio 1936 Graziani a proposito: l...J coloro che osassero compiere atti contro le nostre truppe sarebbero considerati ribelli et trattati come tali, mentJe garantivo immunità ai sotto-messi, ho disposto che prigionieri catturati fossero passati immediatamente per le armi l.30. 129
130
AUSSME, Fondo D -5, b usta 82, p rc.>t. 03309 del 25.2.1936, firmato Lesson,1. Ministry of Justice, Documents on ltalian War Crimes, cit., p.35.
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E, d 'altro canto, Mussolini non aveva lasciato dubbi a proposito nel giugno del 1936, quando aveva affermato che "Tutti i ribelli prigionieri devono essere passati per le anni" 13 1. A questo se ne aggiungeva un altro: Autorizzo ancora una volta V.E. a iniziare e condurre sistematicamente politica del terrore e dello sterminio contro i ribelli et le popolazioni complici. Senza ala legge ciel taglione al decuplo non si sana la piaga in tempo utile. Attenei o conferma 132.
Il concetto veniva ribadito e allargato nel marzo del 1937, ad attentato avvenuto, dallo stesso Graziani: le direttive del duce andavano applicate senza mezze misure e i vertici delle forze armate non potevano fa r altro che attenervisi. l patriots, sia che fossero catturati in combattimento, sia che, pur non combattendo, fossero sospettati cli favoreggiamento, andavano giustiziati subito. Ovviamente erano da escludersi le donne e i bambini. Fondamentale che ad eseguire gli ordini fossero i comandanti dei reparti e non i singoli; il libero arbitrio non poteva essere accettato su una questione così controversa quanto delicata 133 . Graziani bacchettava tutti coloro che "per istintiva generosità di combattenti, sono portati at volte at transigere per comprensibili sentimenti" 131 . La durezza ciel comportamento del viceré era data, possiamo supporre, oltre che da una natura.le sua predisposizione, anche dal fatto che molti dei guerriglieri che un tempo si erano sottomessi e che avevano avuto, per questo, salva la vita, erano poi tornati tra le fila dei rivoltosi, compiendo razzie ed anche eccidi 135. Col passaggio di consegne ad Amedeo d'Aosta, la situazione era certamente andata migliorando, c'era stato in effetti un netto cambio di rotta, come testimonia un telegramma ciel generale Martini, citato dagli stessi etiopici nell'atto ufficiale cli denuncia dei crimini italiani presentato nel 1950 alle Nazioni Unite. In esso il generale, partendo dall'uccisione cli due indigeni in contravvenzione a tutte le norme vigenti, afferma va che: '~' Ibidem, p.:56. Il do cumento origin:1le si puù consultare in ASDMAI, lii, busca 5, 1.el. n.6496 firmato Mussolin i del 5.6.1936. m ASDtvlA I, lii, busta 5. ccl. n.8903 firmato Mussol ini del l'8.7.1936. A questo telegramma Gra zia ni ci agg iu ngeva del suo: "[ ... ]Superata situazione au.uale o<.x.:orre senza misericordia alcuna d istruggere tutto: paesi, uomi ni, bestiame sen za limitazione", come in J\SDMAI, Il, posi z.181/ 60, fascic. 306, Lei. n.611"-l firmato Grazian i del ').7 . 1936. Sempre nell'arch ivio ciel !Vlinistero degli Affori Esteri ne è presente un aliro forse ancora piLl in(Juie1.an1.e.: ··c o nstato co n mo lto p iacere che la macch ina penetrativa e rep ressiva e ~J ormai in pieno movimeni o. Poic.:hè è nelle mani sicu re cli V.E., tutt i g l i o b iettivi sara nno raggium i rapid:1mence e bene'', cfr. J\SDll.1AI, Ili. busca 8, te l. n.13082 firmato M ussoli ni a Grazi ,1ni d el 25.10.1936. ,;,~'linistry of Justice, Doc11ments on !talicm Wtir Crimes. cit. , p .36. u • lhid., p AO. ,~, lhid., p.4 I.
Li\ CONQUISTA: ALCUNI Sl'CNTI DI I\IFLESSIOKE
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[...] Individui che non soccombono in combattimento aut non siano soppressi in flagranza reato non debbono essere sonoposti ai procedimenti sommari e giustiziati. Ma debbono avere trattamento previsto da disposizion i vicereali aut denunciati at autorità giudiziaria per provvedimenti sua competenza. Atti ciel genere hanno originato rivolta dello scorso anno con note conseguenze e ripercussioni, perpetuando convinzione generale nella assoluta mancanza garanzia tutela giuridica da parte autorità 136.
Chiu nque non avesse rispettato tali ordini, sarebbe stato oggetto di veri e propri procedimenti penali. Il concetto veniva rinforzato l'anno dopo dal generale Nasi in una delle sue famose circolari: Raccomando vivamente che q uei ribelli che si arrendono in combattimento o che comunque vengono catturati, non siano passati per le armi, ma tradotti in campi. di concentramento. Bisogna sfatare la leggenda che le nostre truppe non risparmiano neanche cb i si arrende, ciò cbe è sempre una forma di vigliaccheria , anche per non spingere gli altri ad una resistenza disperata che oggi non hanno più nessuna voglia di opporre. D'altronde i prigionieri che mi portate li conto io, mentre che ai morti contati, che mi denunciate, ci credo poco. Infine questi prigionieri potranno costituire per noi preziosa mano d'opera forzara m .
I campi prigionieri che durante la guerra erano divisi in campi di corpo d'armata, intendenza (Macallè e Adua) 'e transito (Adi Caieh e Adi Ugri) 138 , secondo un regolamento chiaro a propositoU9, già il 25 maggio del 1936 erano stati sciolti e al loro posto era stato reso definitivo il campo di Nocra. Il trasferimento dei prigionieri si doveva fare con il nulla osta sanitario delle autorità competenti 140 , dopo averne precisato il numero esatto dei prigionieri da sgomberare, specificando i malati e i feriti. A riguardo ven iva poi specificato che la selezione dei prigionieri andava curata con particolare attenzione onde evitare fbid., p.4J. Jbid. , p. 44. t'I.~ O ltre al campo di prigioni a defin iti vo che era quello di Noçra. 139 AL:SSME, Fond o D-5, b us1a 144, lei. n.2/ 328 firm.iw Gabba del 2 1.2.1936. M-0 Direzione di Sanit~ d i C./\ . per lo sgombero d ei c 1mpi d i C.i\ .; del cap o gruppo ospedaliero rispetti vo per lo sgombero d ai cam pi cl' incendenza di t\façallf e di Aclua; ciel dirigen1e il servizio sanitario del campo per i campi di 1.ransico cl i Adi Caieh e di Adi Ugri. I J(,
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Decessi o altri incidenti durante il viaggio di traduzione. Saranno altresì evitati quanto possibile eccessivi agglomeramenti sui mezzi di trasporto 111.
Questo stato di cose veniva poi confermato dal generale Gabba, sottolineando il fatto che i prigionieri potevano essere sgomberati dai campi di transito per quello definitivo di Nocra soltanto una volta fossero completamente guariti, a maggior ragione quelli infettivi che potevano essere spostati solo terminato il periodo necessario di quarantena 142• Il problema della salute dei prigionieri, nonostante tutto ciò che di negativo sui campi italiani è stato scritto, era qualcosa di cui le autorità italiane avevano sempre tenuto conto, già in tempo di guerra. È utile, in questo senso un documento riguardante le direttive sanitarie per i campi destinati alla detenzione dei prigionieri di guerra: in esso si specificava chiaramente l'obbligo che tutti i prigionieri fossero "bonificati, vaccinati contro il vaiolo e sottoposti a rigorosa osservazione sanitaria"143 . Una volta raggiunto il campo, i prigionieri dovevano essere "spidocchiati>); capelli e barbe dovevano essere rasate per evitare l'attacco di parassiti; tutti gli indumenti dovevano essere disinfettati con vapore; chi non aveva fatto l'antivaiolosa, doveva essere vaccinato, registrando poi l'insieme di queste pratiche su cartellini individuali. Uno dei problemi principali era dato dal fatto che le carceri, anche quelle adibite per normali detenuti, ereditate dal passato governo negussita, come ad esempio quella della città di Lekempti, non rispecchiavano neanche lontanamente gli standard occidentali: esse erano baracche in lamiera fatiscenti per nulla organizzate, per nutrirsi i detenuti dovevano fare affidamento sulla carità della popolazione144; è p robabile che anche per questo motivo si fosse pensato, poco dopo la fondazione dell'impero, di lasciare liberi i prigionieri cli alcuni campi cli concentramento, come quello presente alle isole Dalach145, la cui gestione e organizzazione logistica non doveva essere delle più facili. Prima di lasciare l'impero, lo stesso Graziani aveva, con lo scopo cli tranquillizzare gli animi, "esteso portata provvedimento liberazione confinati Danane altra categoria di sudditi oltre preti e monaci", liberando 453 persone. Graziani aveva p reso in considerazione i singoli casi, confermando i provvedimenti già presi in caso di reati contro il patrimonio e le persone; gli inAlJSSME, Fondo D-5, busta 1.59, tel. n. 07307 firmato Oall'Or,1 del 4.4.1936. AlJSSMF., Fondo D-5, busca 159, tel. n.07846 firma to Gabb;1 del 5.1.1936. •n AUSSME, Fondò D-5, busta 101, n.06761 cli prot., Direlliue :;anitarie per i campi p rigionieri di guerra, firmaco cie l 253.1936. ,.;. AUSSME, fondo D-6, DS 90, tel. n.62 di prot. firmato cap.Gallell i dd 9.1.1937 . 1 ' ' ASD!v1AT, rrr, busta 5, tel. n .5763 lì rmato L<:!sso1rn a 13acloglio del 20.5.1936. HJ
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clovini e i cantastorie; persone molto vicine ai capi etiopici. Coi 11:1crnaci di .Debra Lìbanos per i quali non c'era stata clemenza , i prigionieri ciel campo cli Danane in Somalia erano 1.300. In seguito all'attentato compiuto contro lo stesso viceré, erano stati fatti parecchi prigionieri, alcuni dei quali solo perché sospettati cli aver tramato, in qualche modo, contro il governo italiano, e spostati in zone di confino in ItaliaH6 . Essi vennero smistati a seconda della gravità elci fatti, o presunti tali, commessi. Per i giovani etiopici, ad esempio, ritenuti "elementi particolarmente pericolosi e in ogni modo irriclucibili"11; era stata pensata l'isola di Asinara, oppure un'altra eventuale località il più possibile isolata, come ad esempio Longobucco, dove i prigionieri avrebbero potuto essere trattati "senza mezze misure" 148 . C'erano poi i capi più anziani e famosi che sarebbero, invece, stati mandati in località del sud Italia dal clima salubre; alcuni di essi si trovavano già ad Ischia. T capi considerati "recupe rabili" politicamente sarebbero stati concentrati vicino a Roma, a Tivoli, per poter permettere loro di restare in contatto con il Ministero degli Interni. Restava il gruppo delle donne e dei bambini: dall'Asinara essi sarebbero stati spostati, a seconda delle esigenze, nella Clinica per le Malattie Tropicali cli Roma oppure all'Opera Maternità e Infanzia o in un altro ente assistenziale, come ad esempio quello delle Suore benedettine in provincia di Avellino; in ultimis, un esiguo gruppo cli ragazzi che avrebbero avuto il permesso di frequentare un corso di studi in llalia. Tra il 17 marzo e il 27 novembre 1937, furono ben 323 i sudditi etiopici spostati al confino in Italia, attraverso le navi "Toscana", "Sardegna", "Sicilia" e "Calabria". Alcuni cli essi furono portati in una villa al numero 73 di via della Camilluccia a Roma, una via prestigiosa anche allora dove, tanto per intenderci, viveva Claretta Petacci, l'amante del duce. I confinati menò pericolosi avevano la possibi lità di scrivere ai propri cari e di ricevere posta, una volta passata al vaglio della censura, ovviamente: ciò che emerge dalle lettere, soprattutto quelle indirizzate a rappresentanti ciel governo, è la più completa estraneità dei soggetti in questione a qualunque tipo cli crimine e il desiderio pressante cli tornare in Etiopia . Quando si parla di confino, è necessario distinguere ogni singola situazione: per alcuni fu un 'esperienza durissima, per altri, pur parlando sempre cli una misura restrittiva della libertà personale, qualcosa di accettabile:
146 Si legga ,1 prop osito A.Del 13orn. 19:F-1919: I.ti deportazione degli etiopici in /tedia, in "Stud i Piacentini", n.35, 2004 e P.13orruso, La deportazio1w etiopica in fta/iu (/937-1939), laçai1a, 1vlancluria-13ari 2004. J p rigionieri erano scati divisi per p<:!ricolosità, come in ACS, Mi11 iswro degN fllterni, Dire:zio11egenerale di f'u/Jblica Sicurezza, Confino f-'olitù:o, b usta 30, fascicolo 2, elenchi s<:!nza cima e luogo. 147 ASDM!\1, Il, p osiz.18'1./54, fascicolo 250, atto n.102089 firmato k ssona a Ministero Intern i dell' l 15.1937. 148 Ibidem.
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[.. .) In Asinara, e.love eravamo deportaci, le autorità locali mi avevano provveduto una bella casa colle dipe nde nze pe r me solo e hanno sempre fatto il loro possibile per soclclisfarmi1 49 .
Con Amedeo di Savoia la situazione dei prigionieri nei campi o al confino era sensibilmente migliorata: ad esempio per i confinati in Italia il viceré si diceva disposto a "procedere in avvenire a una revisione della situazione dei singoli confinati"150 . Il condono disposto da Grazian i poco tempo prima, aveva messo Amedeo di Savoia nella condizione di liberare già 900 persone dal campo di Danane·151 , ma ancora mo lto c'era da fare in questo senso. Si sarebbero potuti pensare altri prov-vedimenti di clemenza, ma bisognava farlo con moderazione perché per Amedeo "inflazione significava svalu tazione": il sistema dei concioni avrebbe potuto nuovamente essere applicato nel momento più favorevole in base alle circostanze. Non dobbiamo poi dimenticare che proprio in quei giorni si erano aboliti tutti i Tribunali di Guerra 151 , facendo passare le loro competenze ai tribunali ordinari sia civili che militari: un passo importantissimo era stato appena compiuto.
L'ISOL\i"IENTO DEGLI AMARA
Sul fatto che i maggiori problemi provenissero dalle popolazioni amara tutti erano concordi; era chiaro l'intento del governo di isolarne il più possibile i suoi elementi, in quanto i più restii a piegarsi, come testimonia il telegramma inviato eia Lessona l'8 mar:.w 1937 ai governi di Ginuna e Barar. Bisognava che quei due governi facessero capire il più chiaramente possibile alle popolazioni somale, galla e siclamo che il dominio scioano era finito e che non ci sarebbero più stati notabili abissini a fare da tramite tra le popolazioni indigene e il governo italiano153, proprio per evitare che situazioni analoghe a quelle dello Scioa si verificassero anche nei territori della regione dei Galla e Siclamo. Nell'aprile cli quello stesso anno Graziani rincarava la dose, stimolando Geloso, di stanza a Gimma, a compiere una manovra convergente che fosse in grado di accerchìare il nemico, senza lasciargli via cli scampo. In quest'ottica bisognava far uscire tutti gli uomini disponibili e non lasciarli incancrenire nei presìcli; a ciò Graziani aggiungeva che le direttive ciel duce erano precise: i\SDMAl , li, posiz.181/54, fascicolo 259. Letter;i indirizza ta al Podcscà ciel 30.7 . .1 937, Longobucco. ASDM!\l, Gab.A.S., busta 275, fascicolo 439, 1.el. n.09519 firmato Amedeo di Savoi:1 del 19.3.1938. i ;i lbid., fascicolo 4 18, tel. n .8831 fi rrnaco Amecle(> di Savoia del 10.3.1938. m lbid., fascicolo 4 18, c.e l. n.08870 firmato Amedeo d i Sav(>ia <le.I .1 0.3.1938. 15 -' AUSSME, Fondo D-6, OS 56, tel. n.55269 firrnaco lessem a cle.11'83.1937. J.i?
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LA CONQUISTA ALCUNI SPUNTI DI Rll'LESSJONE
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[. ..] tendono at completa distruzione elementi amhara nei territori cli ex conquista abissina; instilli un pizzico più cli coraggio at questo riguardo nei funzionati civili che più l'avvicinano et nei comandanti di colonna che, per istintiva generosità di combattenti, sono portati at volte at transigere per comprensibili sentimenti 154 •
Se vogliamo dare un valore a questo telegramma, dobbiamo però anche tenere in considerazione il secondo messaggio che esso contiene : al preciso disegno di Graziani, si contrapponeva la realtà dei fatti, ovverosia che le sue d irettive troppo raramente venivano messe in pratica. I comandanti, gli unici ad operare effettivamente sul campo, avevano spesso una visione diversa eia quella del viceré : Per disarmo nessuna difficoltà. Mi permeno far presente impossibilità con forze et mezzi mia disposizione provvedere at custodia ricovero et vett0vagliamento Amhara disarmati che ritengo saranno circa migliaio. Inoltre rappresento necessità provvedere contemporaneamente disarmo per evitare strage famiglie Arnhara dopo allo ntanamento e disarmo capi famiglia 155 .
Il problema, emerso proprio in quei mesi in tutta la sua gravità, era dato dal fatto che le tensioni fra gli amara e tutte le altre etnie etiopiche, in testa quella galla, erano pronte a scoppiare. In tutto il territorio venivano segnalati scontri che non di rado si risolvevano con la mo1te dei contendenti; la zona di Gimma, ad esempio, seppur tranquilla ai primi di febbraio ciel 193ì, era turbata "da vecchi rancori specie tra Galla et Amhara. Questioni spesso scoccanti in violenze e omicicli"156. Vedere gli italiani come istigatori cli queste tensioni non è del tutto corretto: essi le utilizzarono, ma non di rado si impegnarono in un'opera cli pacificazione della popolazione; testimoniava Geloso a rif:,ruarclo: Situazione politica complessiva buona. In qualche zona Arussi et Sciabadino esiste qualche malumore per non aver potuto popolazione abbandonarsi a stragi contro amara e per non aver avuto terre dei medesimi che sono riservate coloniz7azione 1:; 7 .
L'esercito italiano aveva tutelato, in questo caso, gli amara . Oltre al problema sociale delle diverse ernie, da sempre in conflitto tra loro (la storia ,; .i Ministry of Justicc, Docu.mentson llCl!ian \l:-'(JrCrimes, c it., re i. n. 17606 firrna1.o Grazia n i d<!ll'S.4.1937, Addis Abeba, 1950 . m ACS, rC, scatola 38, fascicolo 32, sottofascic.2, tel. n.281/ M. firmato Tucci a Geloso del 20.1.1937. tw i\CS, FG, scatofa 38, fascicolo 32, sottofasc.:ic.2, re i. n.493 firmato Princiva llc a Grazi,tn i de l 10.2.1937. ts7 ALJSSME, fondo D-6, DS 63, tel. n.99 15 firmato Geloso del 22.7. 1937
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africana è un ripetersi di simili casi), esisteva anche quello religioso. Graziani aveva avuto modo cli chiarire la linea del governo riguardo a copti e m usulmani, nelle direttive date a Maleui per risolvere la questione cli Debra Libanos: se i copti venivano infalli definiti infidi, [...) Altra cosa sono i mussu lmanilsic] che debbono considerarsi cli sk:ura fede in tutto Impero. Non est inopportuno che io precisi a V.S. nuovo di questo teatro cli azione politico-militare come S.F.CA.PO DEL GOVERNO abbia impartite precise direttive at riguardo della politica religiosa che qui ripeto. Ma verso i mussulmani deve essere fatta una decisa politica di protezione, riabilitazione eccetera cli fronte alla sopraffazione cui furono soggetti durante il governo del Negus. Mussulmani in tutto Impero debbono rappresentare nostra riserva di front.e quals iasi movimento insurrezionale dello ele me nto copto. Non parlo della ribe llione attuale che est poca cosa oramai ma di ben altre sommosse che potrebbero profilarsi all'orizzonte in caso di conflitto mondiale . Occorre perciò fino eia ora curare elemento mussulmano et poi, se proprio occorra, impiegarlo anche in situazione auuale costituendo bande el battaglioni di sicuro renùimento 158 .
Nel mese di ottobre del 1937 Graziani confermava la sua volontà di estirpare il nocciolo ciel problema, secondo lui causato dalle popolazioni amara. Era arrivato il momento di inviare in massa al confino i notabili amara e i preti ciel Garamullata, essendo illusione quella che essi possano essere a noi favorevoli in simile ambiente specialmeme. Per mio conto autorizzo in massa esoclo 159 .
Anche in novembre Graziani aveva ribadito, dopo il continuo riaccendersi cli focolai di rivolta nell'Amara, che gli elementi ribelli appartenenti a quell'etnia e a quella degli scioani andavano eliminate: in seguito infatti acl un bando che i patriots ciel Gudrù e del Ghindaberet avevano lanciato con fionde oltre il fium e Abbai agli abitanti del Goggiam, il viceré era arrivato alla conclusione che era necessario abbandonare ogni tipo di "sentimentalismo" nei loro confronti e che bisognava "eliminarli, eliminarli, eliminarli" 160• ,;, i\\JSSME, Fondo D -6, DS 57, rei. n.1 76o3 firnw to Graziani a Maleni dell'8.4.J937. "'! Al :SStvlE, Fondo. D-6, DS 71, telegramma ;, Nasi firmato Graziani del 21.10.1 937. Graziani scrivev,1: ·'[
capi amara cksvono :;p,1rire p rima cl i 11.1110 d,1 Addis Abeba e in secondo l uogo gn1datameme dalle altre r,1gioni", come in ACS, FG, scato la 31, fas<;içolo 29, sonofascic.-10, 1primi uemi mesi ddl'lmpem, p.299. 1 ' '-' AUSSME, Fondo D-6, DS 71, te!. n.52107 fìrrna Lo Grni,rni del 10.11.1937. Lo stesso telegramma si p u<'> an,dizzarc anche i n ACS, FG, scatola 36, fascicolo 3 1, :;ottofascic.12 .
I.A CONQUlSTA: ALCUNI SPUNTI DI m FLESSIONE
A queste du rissime p arole, pe rò , si co ntrap po nevano , ne llo stesso telegramma q uell e riservate alla tutela del diriLto degli indigen i contro le.: violen7.e, sopraffazio ni, soprusi eccetera che troppo spesso compiono alcuni residenti irresponsahili per i quali occorre fare funzionare il Lribunale no n lasciando solo ar me questo compito et che invece rimangono quasi no nnalmenrc hnpuniti 1r. 1•
Fatte salve queste considerazioni non e ra possibile cede re davanti alla testa rdaggine d egli amara, la situazione a nelava risolta in qualunque modo , anche lanciando i famosi guerrie ri Galla "alla distruzio ne dei loro atavici nemici"162. Alla soluzione del problema si doveva quindi arrivare tu telando i d iritti delle popo lazioni sottomesse, favorendo nel conte mpo quelle di religione musulmana e isolando gli eleme nti perico losi, quasi tulti amara. Il conce tlo eia porta re avanti e ra quello tanto amato da Mussolini, e non solo, del divide et ùnpera. Ciò , ovviamente , non po teva non produrre ripercussio ni sullo stesso s istema sociale e tio pico: gli odi e i rancori fra le diverse etnie , mai davvero sop iti ed eccitati da q uesta po litica, avrebbero lascialo un solco profondo.
L'lMPEGNO DEGLI UFFICIALI MEDICI NEI CONFRONTI DEUA POPOIAZIONE
Un caso a parte, ma comunque rilevante nel momento in c ui si parla di esercito e popolazione, fu quello degli dfficiali medici che, al seguito dei vari repa,ti . impegnati in operazion i cli grande o media polizia coloniale, si trovarono ad o pe rare in qualunque zona dell'Etiopia, a dispetto delle cond izioni meteorologiche , territoriali e sanitarie del luogo, p rima in te mpo di guerra, poi in te mpo "cli pace". Fondamentale p oi il loro impegno per le fo rze armate , e nello specifico per l'esercito e l'ae ronautica. Nell'ottobre 1937, ad ese m pio, il pe rsonale della base aerea di Moggio fu oggetto cli una violen ta infezione, inizialmente detta "febbre di Moggio ", ma che dopo esami clinici e di laboratorio venne chia rame nte defin ita malaria te rzana maligna: il 53% d el personale ne fu colpito. Il medico della base organizzò una sala di ricove ro, toglie ndo i mala ti dalle te nde e riuscì, con i giusti accorgimenti med ici, a doma re l'epidemia che altrimenti sare bbe stata fatale pe r 16 1
lbìdem.
,w ACS, fG , scato la 39, fascicolo 32, sonofascic.3. tt:Ln.51 355 firm,uo Gmziani a Raugei del 5.1 J.1 937.
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AUSSME · Tende ospedale.
Fondo Bandi • Campagne di COI3I3Ò agos10 1936.
LA COKQl JISTA: ALCUN I SPONT! DI RIFLF.SSIONE
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fondo Bandi - Feriti dopo la batwglia.
molti 163. li problema della malaria endemica in Etiopia non era eia sottovalutare: anche le basi di Dire Daua e cli Addis Abeba, sempre per rimanere nel settore Ovest, erano state duramente colpite e per questo si era fatta una particolare attenzione alla profilassi antimalarica . La malaria colpiva infatti più delle malattie venereo-sifilitiche, comunque diffuse. Il compito del medico ufficiale operànte nei reparti non era solo quello della v_isita medica alla mattina e della cura dei malati, ma era definito anche il suo ruolo nell'ottica della prevenzione. Gli ufficiali medici avevano poi l'obbligo cli ispezionare le truppe, cli vigilare s ugli accampamenti e sul live llo d i pulizia in essi, d i controllare i viveri e le acque; dovevano supervisionare la bonifica dei terreni che erano stati teatro cli battaglie per evitare che malattie infettive ed epidemie si propagassero veloceme nte 164 • 163 AUSS/vl.A, Fondo AOl. b usta 17, Diario $1.orico-Comando seu:ore Ovest. 3 I .10.1937. 16' Meriw u n appro fondi rnenro questo p u nw : il Comando 1.auico ciel Il[ Corpo d'Anrnita aveva disposto che il c;1mpo di bacwgli a venisse risanato dai rndaveri mediarne la l oro cremazione. ··nella considerazione che essi son o i n ;;tato di avan1/.al.a pu trefa zione e sparsi su u n;i estesa zona d i terreno ove non è ;1gevole p ratic.ire l o scavo delle fos~e , data la n,Hura rocciosa di esso. Però, essendo stata ,1lfacciata la possibilità che l 'adozione di w l<! provved imento po ssa urtare il sentimento religioso cl i queste popolazioni i ndigene, lo scrivente ri n,eu.e la pratic" " codesto Comando per l'mnorizza1/.ione o meno ad esegui rlo, no n ritent~ nclolo di sua spettanw", come in A CSSME, D-5, b ust,1 18 1, n.269 ti.i prot.sa nit., Nisanamenlu campo di balluglia, firmale.> l.<!n.col.meclico l:lc.>rdone del 30.1. 1')36.
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Fondo Bandi - Medicnionc di un ascari ferito alla testa.
Era stato notato che molti soldati giravano per gli accampamenti, nelle ore più calde, a capo scoperto rischiando colpi cli calore; che molti non portavano la fascia di lana addominale con la scusa che era infestata dagli insetti; veniva segnalato che "gli accampamenti sono cosparsi di cartacce sudice[sic] e di feci, nonché residui di macellazione" 165 . Il loro impegno non si fermò però alla cura dei militari. 16
;
AUSSJV!E, Fondo 0 -5, b usta 181, n.697 di prot., Norme ·iP,ienicbe, firmato ten.co l.medico Tito del
26.4.1936.
L\ CONQU ISTA: ALCUNI SPUNìl DI lUFLESSJONE
Fondo Bandi - A.O.I.. 1937 - Vaccinazioni ai musul mani.
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T'onclo Bandi · V,iccinazionc a ll:i popolazione indigena.
L'archivio dell'Uffìcio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito è ricco di documenti che attestano lo sforzo degli ufficiali medici a fovore dei civili: importante fu ad esempio l'impegno profuso per curare la sifilide, un male estremamente diffuso allora in Etiopia e che, visti i frequenti contatti con le donne locali, anche i soldati italiani andavano sempre più spesso contraendo, divenendo a loro volta strumento di contagio. Ad Adua, dove era stato impiantato un ambulatorio per la cura delle malattie veneree, i risultati ottenuti in quest'ambito erano stati di tutto rispetto: le stesse indigene, prima sospettose, avevano imparato a conoscere e ad apprezzare il lavoro compiuto dagli italiani e a sottoporsi alle cure settimanali 166; mentre ai soldati che avevano contratto qualunque tipo cli malattia venerea erano state proibite le libere uscite, proprio per evitare di contagiare altre donne. Il 20 maggio 1936 il Capo ufficio di Sanità, il seniore medico Rossetti, ciel comando della I divisione CC.NN. "23 marzo" rese noti i numeri delle prestazioni sanitarie alla popolazione indigena, ed essi non possono non farci riflettere, in quanto dal 22 aprile al 15 maggio gli ufficiali medici avevano eseguito, gratuitamente: 1 ••
t\lJSSME. Fondo D-5, busl a 227, tel. n.1 320 S/ s firmal o 1.en.wl.medico Basile ùell'll.5.1936.
I.A CONQCISTi-\: AI.CLJ-"11 SPUKTI Dl RIFI.ESSIO>!E
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2.693 vaccinazioni antivaiolose e 1.658 cure mediche generali; alle quali anelavano aggiunte q uelle dal 24 marzo al 20 d i aprile: 2.710 vacci nazioni antivaiolose e 648 cure mediche generali 167 . La somma è presto fatta: in un mese, in tempo di guerra, gli ufficiali medici di una sola divisione avevano fatto 5.403 vaccinazioni fondamentali e 2.306 medicazioni di vario genere. In tempo di guerra un ambu latorio era diventato famoso: quello di Socotà, posto sotto la responsabilità ciel comando della divisione di fanteria della Sila. L'edificio e ra stato p osizionato nelle vicinanze della piazza principale; inizialmente in una successione di piccole stanze così anguste che la maggior parte delle prestazioni avvenivano all'aperto. Se all'inizio ci fu qualche esitazione, data proprio dal fa tLo che si era ancora in guerra, dopo poco tempo l'ambulatorio aveva visto un continuo via vai cli uomini, donne, vecchi e bambini, provenienti anche dai paesi più lontani. Si era capito che quegli italiani non erano lì per anu11azzare, 111,1 per salvare vite . Per comprendere il lavoro e l'utilità di quell'iniziativa, cl'ah:ro canto non l'u nica, riportiamo qualche numero, molto più significativo di tante parole:
29 marzo: s i p resentarono 90 ammalati 30 marzo: 200 31 marzo : 250 1 aprile : 225 2 aprile: 230 3 aprile: 201 4 aprile: 140 168 Dal 29 marzo allTl aprile furono visitati 2.]91 indigeni, e nello specifico 994 vennero definiti affetti da forme mediche (la maggior parte delle quali date eia parassiti della pelle e delle vie gastro-intestinali, oltre che da forme luetiche e blenorragiche) e 1.197 da forme chirurgicl1e (piaghe tropicali e ipertiroidismo). A Q uoram, ancora a confl iuo in corso, l'ospedale da campo n .435 era stato c.iotato di un apposito reparto per la cura degl i indigeni fe riti ed ammalati, s ia civili che militari, cioè appartenenti alle "ex fo rmazioni avversarie" 169. Che q uesti posti avessero anche una funzione di conr.rollo de l territorio e di p ropaganda politica è innegabile , ma per la popolazione queAUSS1vlE, Fondo D-'i, i>usra 181, tel. n.668 d i prm/ sanic. finmno sen.111edico p rof. Rosst~lli del 20.5.1936. ir,, AUSSME, f o ndo D-5, busra 181, Ne/azione del S. Terw11te Medico 11/deri dr.Gino sull'inizio dell'mn-
167
bu.la1orio i nd(~eu i di Socotà, elci 17./4. 1936. 169 AUSSME, f ondo D-5, busta 20, f asdcolo 5, n.313 P.M./C.A., ,1mhu/a101·io e cure ospedaliere per1:;fi indiie11i, firmato çol.(~iu lio Vandd Hauvel ci el 16.1.'1956.
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sto era secondario, come è testimoniato dal largo uso che essa ne fece. In maggio, a Impero da poco conquistato, venne diramata una circolare in cui si faceva presente l'urgenza di vaccinare tutta la popolazione indigena contro il vaiolo 170 . Nel Tigrai, nell'aprile 1937, la situazione medico-assistenziale era ben rappresentata dalla relazione del comandante della regione, console generale Mario Boccacini; in essa si chiariva il ruolo degli ufficiali medici: continua vano, prima di tutto, le cure per gli indigeni da parte di tutti i Comandi dipendenti attraverso ambulatori interni e l'invio di ufficiali medici nei villaggi , non necessariamente inclusi nei limiti cli presìdio, per le cure di base e la distribuzione di farmaci di prin1a necessità: [. .. ) Molte sono state le prestazioni mediche agli indigeni, i quali per l'opportuna propaganda svolta a mezzo dell'interprete che seguiva la colonna sono accorsi numerosi a farsi medicare o curare 171 .
Già nel l937, in seguito a continue domande, lo Stato Ivlaggiore si trovò a deliberare sui loro compiti e sulla possibilità cli esercitare la libera professione. Era stato deciso che nei presìdi italiani dove non fosse ancora stata attivata una struttura "civile", gli ufficiali medici avrebbero dovuto assicurare sia alla popolazione nazionale, sia alla popolazione indigena, l'ass istenza sanitaria attraverso ambulatori.. Nei presìdi dove, invece, esistevano sanitari civili o ufficiali medici in servizio civile, si sarebbe potuto richiedere un nulla osta per poter prestare la loro opera, fatte salve alcune condizioni: l. la prestazione professionale si svolga senza assumere veste reclamistica
od esibitoria sotto la forma cli impianto cli gabinetti provaci cli consultazione, di visite, di cure, cli targhette alle porte, ecc.; 2. per nulla sia compromesso l'andamento e funzionamento del servizio sanitario milirare cui gli interessati sono preposti; 3. la prestazione professionale sia sernpre gratuita quando si riferisce alla cura ùi operai nazionali, popolazione indigena o militari assimilati in genere; 4. non siano adoperati medicinali o meclicacurc in carico ai reparti cli truppa o a stabilimenti sanitari militari se non nel caso di pronto soccorso medico-chirurgico172. i;o AUSStvJE, fondo D-5, busca 123, Le l.n.010927 di prot. firmato Dall'Ora del 12.5 1936. i\lJSSME, Fondo D-6, DS 638, n.509 d i pr<:>L., Ndaz-ione su./l'altivttà svolta nel campo politico-militareassistenziale, tì rrn:.1Lo çom . Mario Boccacini al Go ve.rno dell'Eritrea del 21.4.1937. ""/\USSME, Fondo D-6, DS 65. tcl. n.2671 1 firmaw Garil.>oldi del 26.8.1937. 171
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In rutti questi casi le tariffe di riferirnento sarebbero state quelle vigenti in Eritrea, per Eritrea, Amara e Governatorato cli Addis Abeba, e in Somalia, per Somalia, Harar e Galla e Sidama.
LA GIUSTIZIA MILITARE
Attraverso il Foglio d'Ordini speciale numero 1, del 3 ottobre 19351i3, De Bono ordinava che la giustizia militare 174 nei territori occupati fosse amministrata dai tribunali di guerra presso il Comando superiore per l'Africa Orientale, da quelli al seguito delle grandi unità e da quelli straordinari. Tutti i militari, in tempo cli guerra erano sottoposti alla loro giurisdizione sia per i reati comuni, trattati anche dal codice penale civile, sia per reati più strettamente specifici come, ad esempio, tradimento, spionaggio, subordinazione, arruolamento illecito. Il tJibunale cli una grande unità, ad esempio, era composto da un presidente (colonne llo o tenente colonnello), da un giudice relatore appartenente al ruolo dei magistrati militari in zona di guerra, da due ufficiali superiori ma cli grado inferiore al presidente che avrebbero avuto il ruolo cli giudici. Per i militari condannati dai tribunali di guerra, scattavano immediatamente la degradazione o la destituzione, salvo per le proposte di grazia che il Comandante Superiore per l'Africa Orientale riteneva di fare, dopo aver preso in considerazione attentamente la condotta del condannato. A questa ordinanza era seguito un foglio d'ordini, a conferma della primam , firmato dal generale Gabba e successivamente un protocollo sull'esercizio deUa giustizia militare nel coh)o d 'armata176 . Il 1 dicembre 1935 Badoglio indirizzava ai comandi del I e Il Corpo d'Armata, e per conoscenza all'ufficio della Giustizia Militare in Africa Orientale, una lettera in cui dichiarava la necessità di far funzionare la giustizia militare secondo i princìpi del rito marziale, in quanto essi potevano riassumersi nella "esemplare rapidità dell'inte1vento e della applicazione della sanzione pun itiva"177. I tribunali avrebbero dovuto spostarsi dove si trovavano le sedi dei Comandi, divenendone parte costitutiva e velocizzando tutte le cause in AUSS1vlE, Fondo D-5, busta 4ì, O rdin,1117.a n. 11842 rcla1iv,1 ,ill'ordinamcnto della gius(izia miliwre in A.O . durante lo st,tto di guerrn. 174 Si vedano gli scherni riportati i n appe ndice 6 su ll'org,1nizzazione mi litare e amministrativ,, delrimpero, come in AUSSME, Fondo N-.11 , busta 4114, Ca rtella 11/4. t 7s AUSSME, Fondo D-5, b usta 60, Comando superiore A.O ., Fog lio d'ordini speciale n. 2, 3.10.1935. 176 AUSS/v!E, Fondo D-5, b usw 60, Comando del w rp<.> d'armata indigeni, prot. n.4908, 3. 10. 1935, come il prot.n.011227, 29.10.1935. 177 AUSSME, l'ondo D-5, busta 144, Comando su periore A.O., 1.12.1935.
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Fondo Bandi - D uba[ d i vi:.detta a J\:eghelli.
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AUSSìvIE - Campo c intato.
corso. I presidenti e i giudici, nei giorni liberi da udienze, sarebbero sta ti a disposizione per incarichi speciali 171\ Un problema che si presentò immediatamente fu quello dei locali in cui avrebbero dovuto essere custoditi i detenuti in attesa di processo. Già il 5 dicembre venne emanato un protocollo in cui si ipotizzava la costruzione ex novo di un apposito attendamento cintato con filo spinato con all'interno tende. Per la vigilanza sarebbero occorsi almeno dieci uon1ini dei carabinieri reali . Con l'anno nuovo, però, il desiderio di Badoglio non era ancora stato soddisfatto, come testimonia una lettera del comando del II Corpo e.l'Armata in cui si diceva che, a causa ciel centinaio di detenuti tutti imputati di reati gravissimi, sarebbe stato impossibile trasportarli tutti. Ad essi andavano ad aggiungersi altri 250 procedimenti tutti nelle mani di un solo magistrato e di un solo cancelliere. All'inte rno dell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito sono centinaia le veline riguardanti i delitti compiuti ne ll'impero, sia durante le operazioni di guerra vere e proprie, sia durante il periodo successivo. Esisteva allora anche un chiaro schema sulle punizioni da intliggcrsfl79. 178 179
Ricognizioni, studi, inch ieste. AUSSME, f o nd o 0 -5, busta 60, fo~c. I, Stralcio ci rcolare 151.
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Spesso motivo di frizione era la diversa appartenenza militare: chi proveniva dall'esercito diffidava delle Camicie Nere e viceversa. Anche il contegno nei confronti della popolazione era motivo scatenante per punizioni più o meno esemplari: sono numerosissime negli archivi le lagnanze da parte di indigeni verso militari di truppa, e anche ufficiali, scoperti a rubare o a usare violenza contro gli indifesi. Veniva sanzionato anche il comportamento di chi non era in grado di ottenere il giusto rispetto dai propri sottoposti, o era troppo violento nell'esigerlo: 8 giorni cli arresti per un tenente che usava mezzi non consentiti dal regolamento di disciplina in vigore nel reprimere una mancanza di un asca1i del suo plotone 100•
Per chi si macchiava poi del reato di omicidio, sia contro un nazionale, sia contro un indigeno, c'era il rischio assolutamente non fittizio dei lavori forzati a vita. E' .interessante in questo senso la vicenda di una Camicia Nera che, dopo aver ucciso un etiope, si giustificò attribuendò la responsabilità dell'avvenuto agli ordini impartiti da Starace. La risposta del regio avvocato militare fu chiarificante: (. ..] Credo necessario rappresentare la circostanza messa in rilievo dall'imputato nella sua dichiarazione allegata alla presente denuncia e cioè che intanto aveva sparato sulla persona dell'indigeno, uccidendolo, in quanto "si era attenuto alle disposizioni vigenti e alle parole elette nella piana di Buie al Battaglione eia S.E. Starace che non voleva né prigionieri né feriti" . Sarebbe necessario anche, per ovvie ragioni cli opportunità politica, accertare preventivamente tale circostanza che, se vera, potrebbe - anche se male interpretata dalla camicia nera - essere di rilevante effetto ai fini ciel giudizio, anche in considerazione che il reato di omicidio volontario ìmporta la pena gravissima dei lavori forzati a vita 18 1.
La vigilanza, soprattutto quella notturna, era fondamentale e chi non la metteva in pratica veniva duramente punito: 8 giorni cli arresti ad un sottotenente, comandante cli p lotone in linea avanzata, perché non predisponeva sufficiente servizio di vigilanza notturna e, con colpevole incoscienza, non vi esercitava la dovuta vigilanza malgrado un allarme in atto 182 . '"" AUSSME, Fondo D -5, busta 47. Comando 8° C~ruppo Battaglioni fndig~ni, 28.3.1936 AUSSME, Fondo D-5, busrn 58, Ufficio Regio Avvocotto .Militare, proc. N. 3926 ciel 164.1936 12 ~ AUSSME, Fondo 0 -5, busca 47, Comando 8° Gruppo Ba tw glioni Indigeni, 28.3.1936 8 ' '
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Ovviamente, se scoperle, non potevano essere perdonate infrazioni di carattere sessual.e . La casistica era, come si puc'> ben immaginare, molteplice . Ad esempio, ad un tenente che si e ra servito di due ascari per farsi portare in tenda una donna indigena, erano stati dati dieci giorni di fortezza 1s3. Di solito, infatti, se si veniva scoperti in compagnia cli un'indigena, la punizic.me era di dieci giorn i d i arresti. È interessante leggere la deposizione di una donna a riguardo: Verso le ore 19 circa ciel 15/ 5/ 36, mentre mi trovavo con la mia amica seduta fuori del tucul che abitiamo, sono giunti due soldati italia ni, i quali ci han no fauo segno d i entrare nel tucul. Noi due non abbiamo aderito all'invito e allora un soldato ha legato la mia amica per le braccia. Io mi sono reca ta di corsa dai carabinieri ciel posto fisso di Q uoram per avvertirli ciel fatto e non ho scorto il soldato che successivamente ha bastonato la mia amica . Sono intervenuti su bito i carabinieri e i soldati sono fuggiti[ ... 11s1.
A cadere vittime del fascino etiope furono in tanti, e molti, più di quanti si è portati a cred e re, ne pagarono le conseguenze, sia in termini di giustizia militare, sia in termini cli salute. Oltre alle donne, facevano gola anche le coltivazioni cli legumi , orLaggi e cereal i e gli animali al pascolo, e la legna: sono numerosissime le clenuncie sporte per reati cli questo gene re e le conseguenti punizioni. Le tipiche abitazioni in terra e paglia, elette tucul, esercitavano sui soldati italiani un notevole fascino: chiunque pe1ù si fosse avvicinato ad essi e vi fosse penetrato indebitamente, senza che nessun ordine fosse irnpartito a riguardo, sapeva cli andare incontro a una rigida punizione, se scoperto. Il caso del capitano C.S. ci pu<'> aiutare a càpire meglio la realtà dei fatti: Stamani alcuni militari del reparto munizioni e v iveri del gruppo Susa del 16° reggimento artiglieria si sono recali nel villaggio di Quihà e hanno demolito un tukul per asponarne la legna e cornmesso dei dan ni alla proprietà degli indigeni . Mentre ordino che sia provveduto al più presto all'indennizzo dei danni arrecati, infliggo al capitano C.S. , comandance ciel reparto munizioni e viveri del gruppo Susa, 5 giorni d i arresti pel seguente motivo: Nonostante i tassativi o rdini dati dal Comando cli Corpo d'Armata non esercitava la necessaria sorvegl ianza, atta ad imped ire che dei militari dipendenti arrecassero danni alla proprietà degli indigeni 18'. ,s:i AUSSME. ronclo D-5, b usta 47, Dem.111çir,1 de1-:li indi1-:e-ni rlbrabcì A daba11é e Ametè Johan11e.~. 10.1.1936 '"'' ACSSME, Fond o D-5, b u:;ta 47, Denuncia sporta dal/'iruli,gena 5..4., J6.5. 1936 . ' "5 AUSSM E, Poncio D-5, busta 58, Pcrson,1fe ed affari ge ne rali, prot. 11. 3677, 6.12.1935.
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Non era permesso far pascolare i quadrupedi sui camp i degli agricolcori, né abbattere piante per util izzarne la legna , in quanlo poi l'esercito ern costretto a risarcire gli indigeni danneggiati1ll<3; punizion i esemplari andavano anche a chi smerciava sigarette e beni di primo consumo, non solo ai nazionali, ma anche agli ascari: Mi risulta che alcuni militari e CC.NN ( cli cui non è stato possibile individuare
il reparto) vendono oggetti cl i corredo, coperte e talvolta orologi guasti, o alt ro, agli ascari dei bauaglioni eriLrei per prezzi del tutto sproporzionari al valore degli oggetti. Le impressioni e i giudizi degli ascari sui nosui soldati e sulle CC.J\'N, quando si accorgono cli essere stati ingannati, non sono ceito lusinghieri. I Io fatto avvertire nuovamente gli ascari che è loro vietato comprare qualsiasi oggetto dai militari nazionali e che nessun loro reclamo a riguardo sarà accettato; ordino nel comernpo a tutri i comandi degli enti dipendenti di voler assolutamente impedire cale commercio e prego pertanLo l'arma dei carabinieri cli voler collaborare coi comandi stessi per l'osservanz.a di raie mio ordine187 •
Anche l'accesso ai venditori cli professione nelle zone di operazione andava disciplinato per ragioni sia di segreto militare, sia e.li traffico strad ale , oltre che pe r nell 'interesse delle lru ppe, fac il e ogge tto cli speculazione. Era no previsti dai tre giorni d i rigore ai cinque di arresti per chi veniva visto con l'uniforme non in o rdine, mentre per chi cacciava anima li, Badoglio era stato estremamente chiaro a riguardo : chiunq ue lo avesse fatto avrebbe commesso un reato che però, agli atti, sarebbe risul tato meno grave se la caccia fosse avvenuta utilizzand o ca rtucce prop rie e no n quelle in d otazio ne de ll 'esercito. Le cose si fa cevano se rie per chi si macchiava cli diserzione o per chi istigava i compagni alla rivolta. Una velina dell'aprile 1936 è esplicativa a riguardo: ad essere imputati tre ascari accusati di rivolta , la cui pe na fu po i cli venti e dicci ann i. Per il reato e.li spionaggio, invece, si correva il rischio di fucilazione immediata alla schiena. A rischiare parecchio erano anche i disertori e le loro fa migli e: già nel settembre 1935, a guerra q ui ndi non ancora iniziala , si ventilava la possibilità di pesanti ritorsioni sui fam igliari dei d isertori, ne è testimonianza una velina di quei giorni: [...] È stato disposto dal residente di Adì Caiè il fermo delle famiglie dei disertori, le quali eia qualche tempo non viveva no p iù al camp o, donde, per 1116
A U$S;\,1E. Fondo D-5. busca 58, Ufficio ordinamento e 1~rsonale, prol. n.1852, 7.8.1935.
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AOSS,VJE, Fondo D-5, busta 47, Comunicazioni:: d el comandante Santini, 19.1.1936.
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provved imento generale, ma da parecchi tuttora criticato, e rano state allontanate con altre famiglie. Si ritiene che il trattamento troppo benevolo sinora usato verso le famiglie dei disertori, liberi questi da soverchie preoccupazioni sulla sorte dei propri congiunti, e che pertanto nel momento attuale siano indispensabili provvedimenti energici i;:n
ln una riunione dei governatori delle province etiopiche tenutasi ad Addis Abeba nel 1939' 89 si era riproposto il problema de lle diserzioni che, però, non era così grave come si sarebbe potuto pensare ad un'analisi superficiale : in realtà nei primi sei mesi ciel 1939 i casi furono solo 510 su un ammontare cli 180.000 ascari. Venivano poi fatte le dovute differenze fra gli ascari e ritrei e quelli dei paesi da poco conquistati, come fra quelli che abbandonavano il proprio reparto per tornare alle famiglie o quelli che, invece, passavano alle fila nemiche. Colpevoli erano poi anche i superiori, sia gli italiani che gli indigeni: se qualcuno fuggiva era dato anche dalla scarsa sorveglianza o a soprusi cli graduati e ufficiali italiani. Generalmente che cosa era necessario fare? La soluzione migliore parve essere quella dei campi cli lavoro, tra l'altro non lontani dalle famig lie che avrebbero potuto a ndare a trovarli. E chi aveva sconfinato? Certo non avrebbe più potuto riprendere le armi o ambire a titoli e onori ficenze civili e militari, ma avrebbe ottenuto il perdono e il permesso di rientrare in patria. Sono numerosi i documenti in cui si relazionano le indagini svolte intorno a probabil i criminali e va sfatato il mito che si facesse sempre di tutta l'erba un fascio : Portate a termine le relative inchieste, vengono rilasciati molti prigionieri a carico dei guaii non è risultato alcun reato. Taluni vengono passati ai RR.CC. perché colpevoli di delitti comuni 19°.
E, d 'altro canto, era desiderio dello stesso Graziani poter limitare i provvedimenti di eccezionale rigore ai soli casi più gravi: Negli altri casi ritengo opportuno dare corso ad at[ività della gius[izia che con celebrazione giudiziaria alla presenza popolazioni può esercitare una intimidazione legale di maggiore efficacia. I'vlentre mantengo le direttive già 188 AUSS,v [E, Fondo D-5, busta 58, Com,,nd <.> I C./\. clell'AO, Diserzione, prot.n.8/ 139-o del 17.9 .1935. L'idea era quelh, d i imprigionarli o di k!vare loro i prop ri mezzi di sussistenza. 1"'>i\U SSME. Fonde:> N-1 1, busta 1126, S!mlC'io del verbale della quinta riunione dei Governatori in Addis
Abeba, 2-3.10. 1939 190
AUSSME, Fondo D-(i, DS 625, D iario storico firmato console Mezzetti ciel 21.9.1936.
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emanare per quelle forme delitn1osc che richiedono una repressione che non ammette dilazioni di sorta, d ispongo che per altri reati sia avvisato urgenza Ufficio Giustizia militare. Questo provvederà per convocazione dei tribunali straordinari: modo che applicazione legge imcrve nga rapid~1 e sicura , con quella celerità et austera pubblicità che, presso popolazioni indigene, conferisce alla re pressio ne una nrnggiore efficacia 191 .
Merita anenzionc, a impero ormai collaudato, il fenomeno degli incidenri stradali 192 : nel 1937 Mario l3occacini, console generale della Milizia, del quale abbiamo già fotto un accenno, segnalava la p reoccupante frequ enza con cui avvenivano investimenti di indigeni sulle piste e sulle strade ciel Tigrai. Se da una patte questo era auribuibile al fatto che gli indigeni non avevano ancora imparato a camminare con la necessaria anenzione sulle rotabili, dall'altro "gli autisti non usano alcuna prudenz::.t e lanciano le macchine a forti velocità , senza ra llentare nelle cu1vc della strada e senza alcuna preoccupazione per i redoni che a gruppi isolati possono trovarsi sul loro cammino"19·1_ Tutto ciò e ra inaccettabile per due motiv i: la sacralità de lla vita umana e le sanzioni previste dalle leggi vigenti per simili azioni.
LA
DISCl PLINA
Dc l3ono aveva da subito dato parecchia importanza al manrenimento della disciplina all'inte rno elci ranghi mi litari ; propr.i o per q uesto si era fatto carico cli tutta una serie di circolari che avevano lo scopo di sensibilizzare non solta nto la truppa, ma anche gli ufficiali 19 ' . Di fronte a furti, ubriachezza, reati cli vario tipo di cui si era no macchiati i soldati nelle terre e ritree, Dc Bono constatava, in chiaro tono polemico, che mo lto spesso gli sressi ufficiali faticavano ad interveni re e invirnva lutt.i a dare il bu o n esempio e a mettere in atto anche pesanti sanzioni 195 • !.'a mbiente coloniale, così differente da quello europeo, sembrava in alcun i casi ave r esaspe rato i d ifetti dei militari italiani : 1'" AUSS.'VII·:, D-6, DS 73, ccl. 11.5 150.', fìrn 1:110 Grazi:i ni del 7 .J 1. 1937. "'' Questo fenomeno era tipico: anche duran1e la &:conda gucn:1 mondiale in ltali:1. ad esempio, numero-,.,issimi furono gli incidcn1i c.1us.11i da mL'Ui alk:ati ;ii danni dei d naclini italiani. sen;,~1 che mai \'l:nis.'>Cro pre$i p:1rticob ri p rovvedimcmi, dr. F. Saini F;isanoni, I.a Rioia v iolala, Edizioni Ares, M ilano, 2006, r,p.222-22j. ••n AUSSME, D-6, DS 638, 1el. n. 615 di prm. fi rrn;ito com .Mario IJoccat·<·ini a tutl.i i prcsìdi dd la rcg io 1w militare del Tigr:ii occiclen1ale ciel 20.4.1937. 19 1 AUSS~IE, Fondo D-5, hu~ta 60, ,lla11/eJ1 i111e11u, della di.,·ciplina, p ro1. n. 08880, firmalo De Bonn,
23 9.l'):15. '''' AOSSME, Fo ndo 1)-5. busta 60, fasci-I, niscipli11a, prot. n . 1050, fi rmalo De IJono, 22:5.1935.
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l'irascibilità cl.i espressioni, le eccessività e violenze di linguaggio, peggio ancora gesti, o uso di frustino o di bacchetta, dimostrano, in chi trascende, difetto di elementari e indispensabili qualità di ufficiale e di comandante, specialmeme poi se l'offesa o la lesione si produca davanti ad estranei o a colleghi o ad inferiori 19(' .
lTi1'esagerata asprezza nei modi e nelle parole veniva quindi sconsigliata, era invece necessario mantenere, secondo chi scriveva, equilibrio. La violenza non poteva portare a quella coesione considerata indispensabile per la buona riuscita delle operazioni di guerra. La cooperazione era infatti la ricetta vincente per il funzionamento della macchina bellica: tutti erano chiamati a lavora re per uno scopo comune e, in questo senso, non vi era differenza di ruolo fra militari e civili, fra ufficiali, funzionari ed operai , così come fra nazionali ed indigeni. Quando infatti era capitato che un militare nazionale dei presìdi cli Asmara si fosse rivolto in maniera estremamente volgare verso un gruppo di ascari, la punizione nei suoi confronti era stata immediata ed esemplare197 . Nonostante fosse pratica diffusa trattare gli inferiori se non con crudeltà, con indubbia durezza, ogni volta che episodi del genere venivano osservati, si cercava cli reprimerli, anche con punizioni severe. Lo stesso Baistrocchi, avendo notato brutte azioni commesse da giovani ufficiali a danno dei soldati, faceva notare che simili episodi incresciosi potevano avvenire in reggimenti dove l'azione di comando del colonnello in carica fosse "deficiente". Alla richiesta di contegno misurato nei confronti gli uni degli altri si aggiungeva un altro elemento fondamentale: la disciplina all'interno dei ranghi. Spesso i soldati si "lasciavano anelate", tralasciavano insomma le norme principali dell'ordine della persona e addirittura nelle marce, più di una volta era successo che gli ispettori per le tappe avessero da ridire sul contegno della truppa: ecco allora che pesanti critiche fioccavano sui reparti198. Nonostante tutto quello che si è eletto e che si è scritto, in molti casi a ragion veduta, sugli italiani e sul loro modo di intendere e amministrare il mondo coloniale, va eletto pe1ù che, ancora prima della conquista, i ve1tici delAUSSME, Fondo D-5, busta 60, Noi-me discip//n(,lri, fi rrnaw Santin i, 10.8.1935. AUSSMP., Fondo D -5. busta 60, Disdplincr, p rot. n. 96 1, firmato S,1ntini, 21.8.1935. 19• "Ieri, verso le 11, sulla stmcla M areh -1\![ai End,1 Baria, ho inconm1to un reparto del II batwglione Genio tn1smissioni, che 1rn1rdava nel massimo disordine. Uomini cli trup p;i che, a gruppi d i 4 o 5, cirn minavano per proprio conto, disseminati lungo la strnda a discanza cli vari K m. d alla testa della colon na; gruppi di uomini che si erano sdraiati, qua e là so tto gli alberi, senza che nessuno p rovvedesse a riordinarli ccl ,1 farli muo vere. Nessun u fficiale si trovava in cod,1 alla colonna, in modo che lUtti questi grupp i di miliwri, disseminaci p er un raggio cli 5 ch ilometri er,mo abbanclon,1ti ,, se stessi", cfr. AUSSME, I'ondo D-5, busta 144, I11Jì·a:zione disciplinare, pro!. n.63, firmato 1.en.col. ispettore delle cappe Boncli all'Intenclenza, 3.1J .1935.
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l'esercito avevano d iramato una lunga serie di avvertimen ti su come compo1tarsi nei confronti delle terre conquistate e, cosa ben più impattante, dei loro abitanti. La circolare emanata da De Bono nell'aprile d el 1935, a cui già si è fa tto riferimento, era chiara in proposito: bisognava tenere nei confronti della popolazione eritrea un contegno urnano e benevolo, era fondamentale il suo benessere, le tene andavano protette, l'acqua risparmiata e possibilmente lasciata agli abitanti, gli usi e i costumi rispettati ; nessuno poi avrebbe dovuto osare farsi giustizia da solo: bisognava compo1tarsi secondo i dettami della più alta civiltà. Questo veniva ribadito a guerra iniziata, dal generale di corpo d 'armata Santini, in quanto nei territori conquistati ii soldato italiano non doveva macchiarsi di alcun tipo di crimine contro la popolazione, pena sanzioni gravissime: comportandosi con dignità, avrebbe reso, in sostanza, più grande l'immagine dell'Italia nel mondo 1w. A queste parole si polrebbe ovviamente contrapporre la realtà dei fatti, testimoniata dagli stessi documenti: furti , distruzioni, appropriazioni indebite e così via, ma non si deve dimenticare che, appena possibile, q uesti atti criminosi venivano puniti anche duramcme e, ancora una volta, sono i documenti , le testimonianze scritte, a fa rla da padrone. Sarebbe ingenuo pensare che le tru ppe italiane siano state migliori di altre, va precisato però, che si fece molto perché la disciplina non venisse dimenticata : le infrazioni commesse a danno delle p roprietà degli indigeni furono punite con rigore, così come gli atti di violenza contro le cl.onne. E, nonostante poi le cose siano spesso scivolate cl.i mano, può risultare utile leggere un protocollo di De Bono sulla condotta da tenere nei confronti deJJc popolazione e.l'oltre confine 200 Mancava poco m eno cli un mese dall'inizio delle operazioni ccl informazioni pervenute poco tempo prima avevano chiarito ,1 lcuni punti su cl.i un'eventuale dominazione ita liana: l'Etiopia era un paese difficile da governare; lo era stato p er il negus e per coloro che lo avevano preceduto: un paese dalle enormi distanze, se nza s trade, senza sanità , ancora profondamente intriso di valori feudal i, dove gH odi e i rancori tra le numerose tribù non erano mai scemati. In questo clima non stupisce che l'awcnto italiano fosse salutato da alcuni tra gli stessi etiopici come necessario201. Citiamo per in tero i p unti salienti del discorso di De Bo no: Passato il con fine, le truppe dovranno astenersi, ancor più ch e in territorio erirrco, da ogni atto di coercizione e di violenza ramo verso le popolazioni 199
AUSSME, Fondo D-5, htista 60, Dlscipli11a nei ferri/ori occ:11pati, prot. n.268, firmato Santini, 3.11.1 ')35. AUSSME, Fondo D-5, llt18ta 56, Condoua 11erso l e popolaz ùmi d"o/tre co11jì11e, pro l. n.1793, firmato De Bono, 10.9.1935. .10 1 Ricordi:imo, ad esempio, le riv:i lit;ì tra le pop ola~.ioni tigrine del nord e quelle amara del centro e del
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sud .
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che verso i singoli individui , salvo, naturalmente, i casi di ape1ta ostilità. Tengasi presente a raie riguardo che qualsiasi nostro atto inutile cli violenza potrebbe provocare reazioni dan nose nelle zone occu1x 1re e ril1essi sfavorevoli nelle zone contigue non anco ra occupate con quelle conseguen7.e sull'andamento delle operazioni miliiari che si possono facilmente prevedere alle popolazion i tigrine sono intramezzati gruppi cli armali amhara-scioani che facilmente opporranno resistenza alla nostra avanzarn. In questi casi bisognerà non confonclere le une con gli altri; ma. per quanto possibile, agire con discernimento e giustizia per non cadere in errori che provocherebbero risentimento e quind i quella reazione che è utile evitare. Averi e donne debbono essere rispettare nel moclo più assoluto. Gli acquisti cli genere ch e evenrualmeme occorressero per le truppe dovranno essere immediatamente pagati ed è anche consigl iabile lo siano con una certa larghezza in g uisa da incoraggiare le popolazioni a ques1a forma e.li relazioni e.li ovvia efficacia sul loro spirito e e.li utilità per noi. Le requisizioni che;: si rendessero necessarie cli viveri, fornggi e altro - quando autorizzare dai comandi delle Grandi Unitù - dovranno essere sempre rivolle ai ca pi che ha nno autorità legale nei villaggi o nei c.l iscretti o sugli enti religiosi aventi giurisdi zione rerritoriale.f...l Non si infierisce contro i soldati ,ihissini. È profonclamenre rad icato nella coscienza abissina clic il solc.la1.o, il servo, il seguace esegu;1 senza discussione gli ordini del capo e.la cui dipende a al quale, perciò, unicamente: spetta la responsabilità; i clipendenri ubbidendo non fonno che il loro dovere. La civiltà che: rn.oi appo rri,irno comporta g iustizia e anche g iustizia esemplare quando occorra; ma gli atti e.li crudeltà fanno clecac.lerc il prestigio e.li chi li commette e provocano rancore e risenti'mento che dobbiamo invece evitare. Salvo il caso e.li imprescindibili necessità tattiche, è d;i evitare l'occupazi one cli ch iese, moschee, cimiteri e cki locali e clei recinti relacivi2<ll_
Il testo prosegue trallanclo la necessità di rispettare gli arredi sacri e turto ciò che fa ceva parre della spiritualità di quei luoghi. De Bono non dimenticava anche il grave peso degli spostamenti delle tru ppe e dei lo ro accampamenti che, inevitabilmente , avrebbero creato malcontento nelle popolazioni. Per questo bisognava cercare, nei limiti del possibile, cli rispettare gli averi, le case, i campi e le coltivazio ni degli abissini. De I3ono concludeva affermando cbe, pu r essendo queste norme fo ndame ntali per la buona riuscita della colonizzazione di un paese, non bisognava neppure es.sere troppo molli ne ll'agire, in virtù cli un "effimero", aggiungiamo noi, cli"'' J\USSMF.. D-5. 56, Ibidem.
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ritto al comando. Non esistono, infatti, crediamo, diritti di alcun tipo nel momento in cui un popolo si accinge a conquistare la terra di un altro. E quando la conquista awiene non esiste, né mai è esistito, un modo più pulito rispetto a un altro di fare la guerra. L'importante è, in un tempo successivo, con la giusta distanza necessaria per poter essere il più possibile obiettivi, analizzare in che modo e in quali termini la conquista sia avvenuta; gli slanci eroici e quelli criminali, da una pa1te e dall'altra delle fazioni in conflitto. Pochi giorni dopo aver emanato questo programma ideale, De Bono continuò a insistere su alcuni punti; risale al 30 settembre di q uello stesso anno, infatti, un telegramma i.n cui si ribadiva che se massima decisione si sarebbe dovuta tenere contro gli armati, ci dovevano essere rispetto e umiltà per le popolazioni inermi 203. A guerra già iniziata, l'esigenza di trattare in maniera umana i prigionieri veniva ribadito dal generale cli corpo d'armata Gabba: f. ..l È inclispcnsabile rammentare a tutti i reparti che ogni ano violento sopra i p rigionieri,
ca nto più se feriti, deve in modo assoluto essere vietacoM.
Le paro le di Dc nono ci fanno riflettere sulle buone intenzioni di partenza, certo sarebbe irrealistico difendere l'operato delle truppe italiane, come del resto condannarlo in toto. Non dobbiamo poi dimenticare che spesso tra le file dei soldati indigeni dell'esercito ilaliano vi erano etnie in secolare contrasto con le genti dei luoghi da poco co nquistati. Soprattutto all'interno delle bande, regolari o irregolari che fossero, di solito non si contavano più di uno o due naziomili ogni cento indigeni. Un caso eclatante erano gli spahis, prepotenti e violenti, sop rattutto con le donne: più di u na volta, infatli i militari italiani dovettero interveni re per fermarli205 . La volontà dei Comandi cli rispettare le popolazioni emerge però anche nelle cose apparentemente meno importanti, come alcuni documenti testimoniano: quando ad esempio, al passaggio cli un reparto salmerie italiano, furono incendiati i covoni di taft d isposti dai contadini sulla strada, uffici ali e truppa responsabili della distruzione vennero puniti immediatamente con il massimo rigore 206. Le richieste cli risarcimento per i danni subiti erano parecchie, per questo ci fu chi suggerì di lll.• AUSSME. Fondo f)-5, busta 80, proc. n.09484, finnaw Dc Bono, 30.9.1935. AUSS1vlE, Fondo D-5, busta 83, prot. n.2 /272, famato Gabba. 15.2. l936.
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,,.., Citiamo il c:iso di civili che ancl:lrono dai cal'ab iniel'i a ùenunci:Jrc un gruppo di spubis, accamp,1ri nell<:! vicinan ze dd lc Imo abita zion i, che avevano saccheggiato il paese, demolito i 1ucul f)CI' fare legna e IYasconato uomini e donne, in AUSSM E, Fondo 0-5, busta 101, tel. n.2/2 1 di prot. fir mato M;iravigna ciel 18.1.1 936. L<:: pu nizioni ernno s1:1tc. n<::i casi più gravi, immediate. "'' AlJSSME, t'ondo D-5, busta 144, De1:t1stazio11e, pro1. n.578/1, firmato T<::rziani, 22.12.1935. !'/elio stesso fondo D-5, molti se ne trovano nella busta 20 e 80.
LA CONQUISTA: ALCUJ\1 SPUNTI Ol RIFLESS IO NE
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[. ..] ricordare ai militari indigeni che, avendo l'onore cli se1vire all'ombra delle noscre glo riose bandiere, in cerritorio che non deve essere considerato, assoluramente , come paese di conquista, il molestare comunque la popolazione, l'appropriarsi, indebitamente, d i oggeni o materiali ad essa appartenenti, nel mentre costituisce un arto arbitrario, passibile delle più severe sa n7.ioni disciplinari e penali, to rna a grande disclorolsid di chi le compie cd arresta il cammino della civiltà italiana tra quesLc plaghe ubertose 207 .
Badogl io non ne voleva sapere cli atti criminali comp iuti contro la popolazione, e ciò lo spinse a rich iamare tL1tt i i reparLi imeressati "per la più scrupolosa osservanza", lo citiamo interamente p erché emblematico: Sono stali cli rece nte denunziati al tribunale d i guerra sei camicie ne re e tre militari di un gruppo salmerie perché colpevoli di assassini contro indigeni dei territo ri occupati. Saranno puntiti come si meritano; ma a parte la condanna questi deliui macchiano il nostro buon nome di soldati e di italiani, seminano od io contro di noi e ostacolano il complesso e delicato lavoro cli propaga nda ai nostri fini presenti e futuri , come è stato chiaramente espresso con circolari (.. .). Nella quasi roralità tali casi si sono manifestati presso piccoli reparti isolati ove più tard iva e meno efficace giunge l'opera d i persuasione, d i guida e di controllo dei comandi. Co munq ue, pur riconoscendo in talune occasioni, qualche arrenuante determinata dallo stato di esasperazione cu i trovansi i nazionali per aver veduto i loro compagni atroceme nte mutilati ne lle lo ro carni, è assolutamente necessario po rre fine a questi atti di malvagità che, ne ll 'auuale situazio ne, sono estremamente nocivi al huon nome delle forze armate nazio nali ed akulteriore sviluppo della nostra penetrazio ne. Richiamo ancora una volta i comandi in indirizzo alla necessità di svolgere efficace azione morale per eviwre il ripetersi di simil i atti clelitluosi: nessuna piet~ì deve essere LOllcrara verso chi non sia moralmente degno di rimane re nelle nostre file-.
Tra i comandanti queste norme basilari erano ben conosciute: durante le operazioni nel Gin1J11a che porta rono alla cattura di ras Jrnmirù, ad esempio, i gregari di una banda che si erano macchiati cli atti d i razzia e di soprusi contro la popolazione erano stati irnrnecliatamenLe fustigati, disarmati e allontanati dalle fila italiane20'J _Lo stesso Graziani, spesso giustamente tacciato di crudeltà " " ;\ USSME. fondo D-6, DS 90. t<;:I. n.65 di prot., fì rn1ato Ylilano. 3.1 2.1936. [n appenclice 7. AUSSME . Fondo D-5, busta 104. rei. n.061 50 d i prm. fi rm:no Badoglio dd 26.2.1936. A l JSSJVJE, Fondo D-6, DS 56. allegaco n.27. l<eh1zi011e s11/l'o ccupaz i o11e del G imma <' sulle 0J1em z io11 i cbe co11d11:;;;em alla callum di ras lmminì, fìrm:uo Princiv:tll t;: del 28.12.1936.
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gratuita, in seguito a crimini compiuti dalle truppe indigene così si espresse in una circolare cbc ordinò cli diramare a tutti i commissari, i residenti , vice-reside nti, ai comandi truppa e anche i carabinieri, 'tino ai più piccoli": Rilevo con piacere da rispettivi (. ..) che situazione politica va migliorando. Bisogna approfittare di questo atteggiamento delle popolazioni per rip rendere alla mano, applicando larga generositù e pcrdono, eliminando per contro, principali responsabili rivolta. O ccorre anche rendere giustizia a chi est slato malversato dai residemi e dalle tru ppe che tro ppo spes::;o, con il loro insano o perare sono state causa di ribellione. Bisogna eliminare gli incornpcienti cd inetti . Bisogna far comprendere a tutti che non sono il sopruso, la violcn7.a inconsulta , eccetera, gli elementi necessari per affermare il nostro dominio ma bensì l'applicazione rigida delle norme di giustizia, del rispetto al dirino altru i, alle famigl ie, alle donne, agli avcri2 10_
Simili frasi vergate da lla penna cli Graziani devono far rineuerc . Fo rse il viceré aveva deciso di ammorbidire la propria gestione, anche se non particolarmente convi nto, perché in odore cli trasfcrimento 2 11 o forse gli avvenimenti del Goggiam gli avevano fatto capire che con le manie re troppo forti non si otteneva nulla. Se fosse per sentita "redenzione" o per puro comodo, è diffici le affermare con ce rtezza che cosa abbia spinto Grazian i ad un simile cambio di rotta. Stupisce ancora cli più , però, che nessu no si sia mai preoccupato di ripo rtare queste parole che hanno la stessa dignità storica cli altre ben più terribili. E, come se non fosse bastalo, Graziani rincarava la dose, ordinando al generale Gall ina, all ora nei pressi e.li Ghedò, cli '·usare il massimo rigore ve rso i reside nti ufficiali et chiunque altro com metta abusi et soprusi "2 12 . Anche Nasi. ma questo può destare meno stupore, aveva cercato di prendere provvedimenti a riguardo: Avevo impartico d isposizioni feroci nei riguardi della disciplina ritem;ndo responsabili i comanclanri di colonna degli eventuali soprusi, viol enze appropriazioni lsic] commesse dalle truppe. Tn dfetri ben pochi sono scali gli abusi con1111essi nell'assolvimento dell'impoitante e delica10 compito polirico-milirare, che avevo precisato con queste pa role: ">fon con rap ide passeggiate si raggiunge lo scopo, ma soslando qualche giorno in ogni regione, sondandone a
i,., Al JSSME. Fondo D-6, ns i l , 1cl. n.50ii8 firmato (irniani del 3LHU93i. m Mussolini avrebbe informato Gr,1;,,i:mi dei progetti cl i rientro proprio cinque giorni dopo cnn un telegramm a di comodo, dove per altro ~li comunicava anche del suo l'uu1ro successore , ,z AUSS;\,IE, Fondo D-6, DS i3. 1el. n.51240 lìnnato Gra7.iani del 5.11.19:17.
I.A CONQUISTA: ALCUNI SPUNTI DI l(I FLESSIONE
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fondo la sirn azione, sentendo i sentimenti de fsid capi e delle popolazioni, esaminando tulti i problemi e bisogni locali, disarmando al cento per cento". 213
Salito al governo Amedeo di Savoia, le cose, in questo senso, non cambiarono: un capitano di complemento in congedo era stato fermato perché fortemente indiziato di aver assassinato un indigeno e quindi processato per direttissima2 11; così come in altri casi che avevano pottato Mussolini, per bocca cli Teruzzi, ad affermare che il Governo Generale dell'Etiopia era tenuto ad assicurare in ogni modo prestigio ra7za et raccomanda che rune autorità siano inesorabili nella repressione ogni atto che possa compromeuere ta le prestigio. O ccorre elim inare sen7a pietà elementi dubbia moral ità aut privi o rgoglio nazionale" 215 .
Tn tempi tristi a ridosso delle leggi razziali da Mussolini non ci si sarebbe potuti aspettare di meglio.
SINTESI
Il controllo italiano sull'Etiopia, ouenuto in tempi brevi attraverso una guerra lampo, s i era presto dimostrato più complesso cli quanto si potesse pensare all'inizio: da subito infatti l'esercito e l'aeronautica erano state chiamate a compiere tutta una serie di azioni volte a limitare e, se possibile, ad annullare le azioni di guerriglia guidate dai capi indigeni dissidenti. Su come questa, cioè la controguerriglia, andasse fatta molte erano le ipotesi: certo è cbe alla fine prevalse la via militare, quella dell'affermazione della forza, anche se essa venne applicata in modo sensibilmente diverso a seconda dei comandanti in carica. A farne maggiormente le spese, come quasi sempre accade, fu la popolazione che, trovatasi tra i due fuoc hi, pagò il prezzo più alto in termini umani e di vittime innocenti, nonostante l'impegno degli ufficiali medici e dei reparti sanitari italiani che non dimenticarono mai, per quanto loro possibile, e.li aiutare i civili. w AUSSJv!E, Fonclo D -6, DS 6 2, alleg,llo al fogl io 5323 op., Ne/a:z:imw 111ilitc1re mensile 111t1ggio-g il4~ 1w 193 7, fi n rnua >i:isi del 12.7.1937. ,i,; ASDM/\l, Gab. AS, Nnppot"/ini al /)uce, Fascicolo 'f64, tel. n. ll(i27 fì rmato Cavallero a Mussolini del 194 1938 21 ·; ASDMAI. G,tb.A.S., Rappo11'ini t1l Duce, Fascicolo 468, tel. n .51606 fì n nato Teruzzi al Governo Generale del 21.li. I 938. Nello specifico ci si riferiva ,ti ca~o gravissimo di u n tabacc;i io i1 aliano che ,1b i1ava ad Add is Abeh,1 e ch e aveva violemato tre ban,l>ine etiopi, come in ,,i.SDt'vlAI, lbidcnn, tel. n. 11151 fi rmato Cerull i a JVlussolini ciel 'J 2.4. 1938.
Capitolo II LE OPERAZIONI DI GRANDE POLIZIA COLONIALE
ALCUNE PRECISAZIONI AMBIENTALI E TECNICHE
Il territorio etiopico, vasto circa quattro volte l'Italia, presenta un'incredibile varietà paesaggistica: zone fortemente desertiche, steppe desolate, e d'altro canto pianure fe1ti lissime, altopiani temperati, foreste rigogliose, zone paludose e malariche e due catene montuose con picchi cli oltre 5.000 metri . L'altopiano etiopico, enorme, si spinge a est. fino alla fossa clancala, nella valle dell 'Auasc e nei laghi galla, mentre a ovest declina verso il Sudan. Si presenta puntellato da elevazioni improvvise, le famose "ambe", alte qualche centinaio di metri sopra il livello medio dell'altopiano stesso, sulla cui son:unità si trova quasi sempre una spianata più o meno ampia, a volte abitata. L'altopiano è diviso in due da diversi corsi d 'acqua flu viale: il Tacazzé, il Gucler, il NHo Azzurro, I' Auasc. La patte orientale comprende le regioni del Tigrai, ciel Lasta, dello Uollo e dello Scioa, mentre quella occidentale i monti Semien, il Goggiam, lo Uollega, il Caffa. L'Etiopia p uò essere divisa in cinque zone a seconda delle diverse caratteristiche climatiche, ma tutte present.ano un notevole sbalzo termico tra il giorno e la notte; l'umidità cresce quanto più ci si sposta verso s ud. Il fattore determinante però, q uando si parla' cli spostamenti in massa d i interi reparti è quello delle piogge: furono infatti le piogge, identificabili in "piccole" e "grandi" per un periodo di sei mesi e anche più, da aprile a settembre, a bloccare, soprattutto nel 1936, l'azione italiana. Lo stesso Graziani, proprio nei primi mesi dell'impero, parlò di pioggia a cascata, di "cateratte del cielo aperte", di un vero e p roprio diluvio che, ovviamente andava a gonfiare in maniera spropositata tutti i corsi d'acqua. Anche i più esigui torrenti si trasformavano in fiumi in piena, insormontabili, veri e propri muri d'acqua. Il fango poi non permetteva lo spostamento dei reparti autocarrati . ln termini prettamente tecnici, questo terreno così mosso, presentava la possibilità, una volta raggiunte le sommità, cli avere un'ottima visuale, anche se i settori di tiro erano decisamente ridotti dai numerosi angoli morti, e aveva inoltre una d ifficile, ardua, percorribilità in quanto le u niche strade esistenti erano le mulattiere che sei mesi all'anno, a causa appunto delle piogge, divenivano impercorribili. È evidente che per avere un controllo reale del ter-
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ritorio, il primo investimento si sarebbe dovuto fare proprio sulle strade: era necessario poter percorrere le regioni con i,iù o meno agio e pe r farlo bisognava do tarle cli rotabili o d i ferrovie . Ancora nel 1936 la stazione fe rroviaria di Dire o~wa, sulla linea Addis Abeba-Gibuti, e ra la i,iù importanre su un chilometraggio esteso (circa 481 km) e l'ulLima di sole venti stazioni cli un percorso a 'binario unico. L'Etiopia si presentava pertanto come un ambiente estremamente difficile, un humus perfetto per la guerriglia: montagne impervie e in certi casi invalicabili, con improvvisi cre pacci e un terre no argilloso o ca lcareo, mu lattiere che nel lunghiss imo periodo delle piogge si trasformavano in paludi. A questi disagi dati dall'ambiente naturale si aggiungevano l'assolu ta mancanza cli strutture sa nitarie, la quasi tota le inesistenza cli città e e.li qualunque agio tip icamente occidentale , l'assen7.a cli punti di rifornimento cli carburante, cibo e acqua. Nel 1938 Teruzzi provò a fare una stima indicativa de ll a popolazione de ll'Etiopia che, anche se non esatta, è comunque un utile riferimento: il governatore dell'Eritrea contava circa un milione di anime distribuite in una superficie di 221.000 kmq; quello dell a Somalia un milio ne e 300.000 abitami su 702.000 kmq; quello dell'Amara 2 milioni su 223.000 kmq.; quello dell'Harar un milione e 400.000 abitanti su 202.000 kmq. ; q uello del Galla e Sidama un milione e 600.000 abitanti s u 353.000 kmq.; e il governatorato di Addis Abeba 300.000 abitanti su 7.000 kmq 216 . Non va inoltre dimenticato il tipo d i governo a cui l'Etiopia era da sempre soggetta: un'orga nizzazione rigidamente feudale aveva cristallizzato ogni possibilità e.li emancipazione, nonostante i morbidi tentativi del negus alla fi ne degli an ni Venti. Le lotte intestine e ran o cosa assolutamente normale in quei territo ri: i ras, i clegiac e tutte le numeros issime personalità più o me no influenti facevano da sempre il bello e il cattivo tempo, ciancio problemi allo stesso imperatore, il quale, sin dall'inizio ciel suo regno, fu costretto acl investire parecchio sulle proprie doti diplomatiche. Così, quando il negus fu costretto a fuggire in Inghilterra, Graziani si rese subito con to che, a presci ndere dagli ovvii problemi dati da ll 'occupazione straniera in. sé, non sarebbe stato facile pacificare quel territorio. Nel 1936 alcune delle divisio ni utilizzate durante il conflitto vennero sostituite da brigate che, se inizialm.enre ebbero un' impronta nazionale, ben presto acqu is irono un caratLere spicc:atarne nte colo niale, con una base quindi indigena, proveniente eia Libia, Eritrea, Somalia e dalla stessa Etiopia. È evidente che l'utilizzo di cleme nti indigeni, seppur tatticamente indicato , in termi ni pra tici creò non 1
" ' ASDMAI. Gab.A.S., busta 276. fascic<>lo 473, Commissione ~uprcma ùi I )i fesa, Orga11izzazio11e delle 'f rrre lt(l/ia11e d'Oltremare, fei>l>r,1io 193H.
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pochi problemi, sopratrutto alle popolazioni locali. I guerrieri galla, spinti dal secolare odio contro le genti amara che eia sempre li avevano dominati - la stessa parola "galla" significa '·schiavo" - , nel giro cli poco tempo divennero il terrore dei villaggi. Un'altra novità fu quella dell'impiego dei reparti de lle Camicie Nere sia durante la guerra vera e p ropria, sia durante le operazioni di polizia negli anni successivi. Se inizialmente il loro utilizzo era stato motivato dal fatto che esse avrebbero conferito al conflitto "un cara ttere prettamente nazionale e popolare"217, p ur non avendo la preparazione militare necessaria, in un secondo tempo esse vennero scelte per operazioni nelle quali fossero necessarie truppe leggere, veloci e aggressive, a similitudine, in un certo se nso, de i reparti d 'assalto della Grande Guerra, oppure per svincolare i battaglioni regolari cli rnanovra eia impegni di ca rattere preuamente territo riale di presidio: in questo senso i reparti di Camicie Nere della zona veniva.no schierati, magari insieme a bande locali, sulle camionabili , come per esempio quella del Cercer nel 1936. Le operazioni svolte in Etiopia ebbero, da subito, un'impronta poliziesca: esse miravano infatti, non solo all'occupazione dei territo ri , ma anche al controllo politico cli essi e alla repressione delle imboscare clei patriots e ciel fenomen o del brigantaggio, in quei luoghi diffusissimo e non solo a discapito degli occidentali, ma anche degli stess i e tiopici. La questione fond amenta le per la pacifica zio ne di quelle terre, insieme all'opera, de licatissima, politica e a quella informativa , era il disarmo dei suo i abiLanti21i;. Su questo probl ema Grazian i, in seguilo alle direttive ministeriali, si esp resse più di una volLa in te rmini quanto mai pe re nlori: chiu nque fosse trovato con un'arma avrebbe dovuto essere giustiziato su l p osto. Aclcliri tLura le armi bianche no n erano accettal'e come pegno della propria b uona volontà: nel luglio 1936 il genera le Galli na, parlando attraverso u n'interp rete, a una cinquan tina fra capi notabili e preti copti rivolrisi a lui per sottomettersi, dichiarò cbe le lance non gli interessavano, in quanto erano le armi da fu oco il suo scopo e che se esse non fossero state depositate al più presto, i s uoi ascari sarebbero stati inviati a distruggere Lu tto e tutti1 19 . Le direttive del generale Nasi 220 in questo senso erano più ragionevoli: bisognava mirare al disa rmo di nuclei più o meno consistenti di ex-soldati e non soffermarsi s ul singolo fuc ile del contadino utilizzato come difesa pe rsonale. li problema nasceva dal fatto che , non essendo il territorio an11 • ACS. Fondo Ua<loglio, busta .f. n.192. Badoglio a ù:ssona, 15.8.1935. " " In appendice 8 alleghiamo un ba ndo f)t' r il disarmo, come in t\USSME. fondo D-6. DS 90, alleg:uo n. J6 lìnnaro Gallcd li del 26. 12. 1936. M AJ:SS1'-'lE. r onclo D-6, l)S 625, Diario s1orico tìrmato console Mario ,Vlezzctti del 13.7.1936. ''" AL"SS:V!E. Fondo D-6. J)S l6R, alleg,110 n. 13 del 18.6. 1936.
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(ollczionc P1ivata • Tukul in fiamme.
cora completamente sotto co ntrol lo, e non essendo quindi possibile assicurare agli abiranti u na certa tranquill ità, non si poteva chiedere di rinunciare a quell'unica arma che avrebbe potuto, in determinate circostanze, salvare le loro vite e quelle dei rrop ri cari. L'atto cli sottomissio ne, comunque , non poteva avvenire senza la consegna delle armi. interessante , in questo senso, una comunicazione del luglio 1937221 : in essa si tocca chiaramente il punto de ll 'armame nto della popola7.ione. Il problema era stato mosso dal Governo dell'Eritrea che sosteneva che, p roprio il sempre maggiore numero d i armi circolanti in que i territori rappresentava un pericolo latente per la tranquillità della popo lazione stessa. A determinare il fenomeno erano soprattutto la mancata consegna di armi d a parte cli cx ascari e l'esagerato uso di autorizzazio ni di porto d 'armi a titolo onorifico. In realtà per quanto riguardava il punto delle armi "preda b ellica" , il governo non aveva mai concesso una sanatoria, p rescrivendo viceversa che esse venissero versate ai commissariati cli governo. Graziani aveva poi deciso che non fossero più elargite concessioni di porto d 'armi per fu cili da guerra e che, an;:i, q uel le date precede ntemen te venissero col tempo progressivamente ritirate "sia in occasione ciel decesso del titolare, sia in ocm AUSSME. FondoD-6, DS 62, comunic:o zionc n.84063 tì rmnca Graziani del 5. 7. 1937.
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casione d i infrazioni da lui compiute" 222 . In un telegramma indirizzato al governatore dell'Amara Pirzio Biroli, risalente al settembre 1937, Graziani indicava molto chiaramente i criteri da seguire per ottenere il completo d isanno cli una popolazione in cui le armi erano da sempre diffuse anche solo per difesa personale : Sfiducia e terrore popolazioni per rigore ritiro armi non deve affa tto indurre a spaventosa pressione per raggiungere finalità sup rema disarmo che solo potrà garantire pacificazione reale e non concederci ammortizzamento fittizio. Bisogna invece fa r bene comprendere alla popolazione che unico modo per vivere in pace è quello consegna re le armi al Governo unico che ha diritto possederle e che provvederà con le sue lru ppe alla difesa di tutti. Primo: fina lità suprema disarmo deve cioè essere raggiunta con azione forza accoppiata a saggia o pera propaganda e persuasione Secondo: circa provvedimento rigore contro aggressori e detentori deve naturalmente essere applicato con saggezza e giustizia assoluta. V.E. avrà sicuramente impartite disposizioni in tale senso a tutti i dipendenti organi militari e civili e di polizia, perché è indubbio che nulla può uguagliare il danno prodotto eia un rigore mal applicato 22•1.
Nei piani di Graziani, quindi, prima venivano disarmo e sottomissione, poi cli pari passo organizzazione stradale e opera politica, spesso oliata da generose elargizioni di sussidi. Nelle operazion i cli polizia coloniale venne abbandonalo il concetto tradizionale del la "massa unica", peraltrb già non più utilizzato dal negus all'inizio del conflitto vero e proprio, preferendo masse parziali , in grado di spost~trsi velocemente senza dare troppo nell'occh io e capaci di azion i improvvise. Nelle operazioni di grande polizia, le un ità che fecero la parte del leone furono i battagl ioni e le bande regolari e irregolari , addirittura q uelle locali dimostrarono un 'uti lità di non poco rilievo. Alla fine del 1937, dopo i problemi riscontrati sul campo da battaglioni come quelli di Liverani e Ruju, l'organico dei battaglioni venne incrementato nel numero d i effettivi221 : da 4/500 Graziani ordinò, proprio per motivi d i sicurezza, un aume nto a 750 unità almeno, dando vita a un ibrido, in quanto il battaglione all'occidentale in tempo di pace generalmente si atteneva, appunto w Ibidem.
AUSSME, Fundn D-6, DS 67, tcl. n.26 firmato Grniani del 7.9.1937. m AUSSME, Fondo D-6, DS 73, tcl. n.50967 fi rmato G r;.1zi:1ni" tesson:1 del 3.1 1.1937, in appe,1<lke 9,
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alle 500 unità. Ciò che permetteva un numero comu nque minore rispetto a quelli del passato era l'utilizzo delle armi automatiche, come le mitragliatrici. A pensarla allo stesso modo era anche il generale Maletti, per il quale il battaglione coloniale doveva aggirarsi su di una forza di 900-1.000 uomini, armati alla leggera per potersi comunque garantire due caratteri fondamentali in guerriglia: mobilità e resistenza . Lessona rispondeva a Graziani dandogli sostanzialmente ragione: i battaglioni in tempo di guerra dovevano essere più consistenti di quelli in tempo di pace. L'aumento dell'organico si sarebbe dovuto mantenere fino al termine delle operazioni per le quali era stato chiamato225 . Le stesse bande potevano essere formate da un migliaio di uomini, proprio per essere in grado di fronteggiare l'improvviso attacco di 2/3.000 armati, invisibili fino all'ultimo momento perché magari trincerati su posizioni dominanti o nascosti nel fitto della boscaglia. Era vivamente sconsigliato, anche nelle avanguardie, l'utilizzo cli reparti inferiori a qualche centinaio di uomini. Proprio a causa del terreno sconnesso e della mancanza d i strade, si decise che i reparti fossero il più leggeri possibile in termini di salmerie e cli armamenti pesanti, dotandole ciel minimo necessario per affrontare giorni di isolamento. Quando le scorte di acqua, munizioni, cibo, medicinali non bastavano era l'aviazione ad intervenire invece delle staffette, usate di rado proprio a causa delle asperità del terreno e della pericolosità del nemico, spesso celato anche tra la popolazione dei villaggi. L'utilizzo dell'aviazione per le operazioni di polizia, che peraltro analizzeremo più avanti, si rivelò eia subito un valore aggiunto a cui sarebbe stato difficil e rinunciare, tanto che Graziani si vide costretto a fare alcune precisazioni: Est invalsa abitudine servirsi aeronautica per ogni necessità sia tanica sia logistica, per azioni non strettamente necessarie et per rifornimenti che chiamerei di comodità. Occorre tutti siano ridotti: Prin10. che ogni ora di volo costa seimila lire Secondo. che bilancio aeronautica et molto ridotto - Terzo. che i motori hanno una vita molto limitata Ouarto. che occorre sempre avere una massa e.li uomini er materiali aeronautici in piena efficienza per bisogni reali Quinto. che con comoda abitudine rifornimenti aerei si perde preoccupazione preparare et sfruttare comunicazioni et trasporti terrestri mentre poi in stagione piogge rifornimenti aerei non si possono fare m AUSSME, Fondo D-6, DS 73, tel. n .71735 finmto Lesso na a Graziani de l 3.11.1937, in appe ndice 10.
tF. OPERA7.10Nf DI GHANDE POLIZIA COLONIALE
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Conclusione. Astenersi richieste aereo cooperazione. Quando est richiesta non necessaria
e L si
risolve solo in co modità. Riservare at casi ccce-
:l io nali aereo ri fornimemo et sfru ttare invece i clepositi226•
Basti pensare che da maggio a settembre del 1936 venne ro trasportate 1.385 to nnellate di materiale e 6.li03 u ornini, nume ri superiori a quelli registrati nei setre mesi della Campagna, dura nte la quale si era comunque fatto un uso estensivo della aviazione. L'apporto dei circa 300 ve livoli disponibili fu fondamentale sotto d iversi aspetti : info rmativo : in quanto essa contribuì nella ricerca dei cap i ribelli e dei gruppi che si muovevano in contìnua7.io ne sul territorio; operativo: i bombard ieri, vo lando a bassa q uota, furono in grado dì risolvere parecchie situazioni che altrimenti s i sarebbero rivelate disastrose per l'esercito; logistico : p er il rifornimento delle truppe a terra di muniziorti , armi, carburante, medicinali, acqua e cibo, oltre che per il trasporto cli feriti e personeu7. La maggior parte dei velivoli erano Capron i Ca. 133 e Ca. 111, al comando del gene rale Aimone-Cat, divisi in quattro settori principa li tra Asmara, Di.re Da ua, Addis Abeba e Mogadiscio. L'aviazione italiana è stata in questi ultimi anni chiamata in causa nell'ambito dei bombardamenti effettuati co n i fam igerati gas tossici. Riguardo ad essi si è parlato tantissimo e in maniera esauriente, ci limiteremo soltanto a fare alcune riflessioni. Usati durante la prima guerra mondiale su larghissima scala, produssero più risultati in term ini emotivi e cli pro pagane.la che di vittime reali. Osse rva giustamente Rochat che "non si vede perd\é gli effetti del fosgene e dell'iprite debba no essere considerati più gravi e moralmente diversi da quelli cli una scheggia cli granata o cli una baionetta nell a pancia"228. Ne l 1925 i rappresentanti cli 26 stati firmarono un trattato proprio sull 'uso de lle armi chimiche ed esso fu accettato anch e dall'Italia nel J 928; ci fu rono però anche Paesi che lo firmarono con alcune riserve , mentre altri, come gli Stati Uniti 226
Si veda l'anm10nizione di Graziani in qucs10 i;enso, cfr. AUSSME, l'on<lo D-6, DS 70. tel. n.48629 firmato Gr:12iani del 18.10. 1937. m A ll.ravcrso k ce ntinaia cli 1clcgr,11nmi opemli vi p resenti nell'AUSSMi\, si evince ch iar;1 mentl' il ruolo giocato dall'Aeronaut ica militare il:tliana: i velivoli veniva no utilizzai i per ricognizione. riforn imento alle colonne e ;ii presidi. sorveglianza delle colonne stesse, hombard,11111:nto mi.sto leggero o cli ma.ssa, rilievi fotogralìci e servizio postale, oltre che 1rasporto feriti e passeggeri. Si veda ad esempio in Al,;SSMA. Fondo AO I, b usta '1 4, Comando aereo AO · Settore .F..st - Diario Storico 1936- 1937. A lla colonna i\gosci, il 5 nove111b rc 1936, vennero lanciaci tintura di iodio, fasct:, :i lcool , mu nizi oni p er cirr a 140 fud li mocl.9 1, una ven1ina cli mi1r:1gliatrici Schwanzlose e una cinqua ntina di mitragliatrici leggere. 1"' G.Roch:11, c;uerrl' ltali,me i11 libia e i11 EliQ/1in. Studi militari1921-1939, Pagus Edizioni, Trevi.so, 1991, flp.1/41-] 45.
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ETIOPIA 1936-1940
d'America che non lo fecero. Gli esperimenti sugli aggressivi chimici fatti da tutte le nazioni, nessuna esclusa, continuarono nonostante ciò, come se nulla fosse, permettendo successivan1ente a na7.ioni con,e l'Italia d i farne uso contro altri paesi. Durante la gue rra d'Etiopia, infatti, l'Italia utilizzò abbondantemente l'arma chimica, creando un vero e proprio casus belli: l'opinione pubblica mondiale 1•imase scioccata dal comportamento del regime fascista, grazie anche alle clamorose de nuncie fatte dal negus che, però, all'ana lisi dei fatti ri masero lettera morta. Se l'uso cli tali armi non convenzionali è da criticarsi vanno fane però c1lcu ne precisazioni a riguardo: l'azione cosiclcleua di ·'sbarramento C"229 era effettuata con bombe C. 500.T all 'iprite; essa avre bbe dovuto creare un muro chimico d i gas venefico in grado di chiudere per una decina di giorni passaggi strategici sul territorio; in realtà, e (juesto è un dato inconfutabile, non fu nzionò mai per più di due giorni a causa soprattutto delle condi7.ioni cli111atiche 2·w. Inoltre, in seguito all 'a nalisi accurata dei documenti presenti ne ll'archivio dello Stato Maggio re dell"Esercito e degli obiettivi realmente battuti, non risulta che gli sbarramenti sian o stati indirizzati volonta riamente s ui villaggi e sulla popolazione civile. Anch<..! i lanciafiamme, usali ma con scarso s uccesso per lu tea una serie di motivi pratici come la pesantezza, la delicatezza ciel mez7.o e la mancanza di reali obiettivi, finirono per essere utilizzati soprnttutto co n fini igienicosani tari per l'eliminazione dei cadav<..!ri e de lle carogne in decompos izione. Durante le operazioni di polizia colon iale l'iprite e le arsine vennero ancora utilizzate, ma meno sistematicamente, in maniera più ridona anche rispeno a quell a autoriz7.a ra dallo stesso 1'vlusso lini. Certo è che se in. g uerra il nemico era apparso spesso schien1to su l fronte opposto in grand i rnasse25 1, divenendo faci le bersaglio, nelle operazioni di contro-guerriglia esso divenne difficiln1ente ide ntificabile perché disposto in gruppi più ridotti e su cli un campo paradossalmente più ampio. Spesso le voci su dove i. patriots s i trovassero erano d iscordi , le informazioni confuse e de l nemi.co ci si accorgeva solo al momento dell'imboscata, principale elemento tattico utili7.zato dai rartigiani etiopici23] . Sarebbe stato impossibile utilizzare i gas, in quanto
'"> Il termine "'sbarra111t·n10" Vt>nne ufficialmeme acquisito in un telegranuna ri,;;1lcntc ai primi di gennaio 1936. per e,·itare tucta la .,piegaziont: sniu;i e quindi pt'r velocizzare le comunicazioni, come in AUSSME, Fondo D-5, busta 72, proi. OP.132. lìrrn,nn Pentimalli del ·1.1.1936. i :Y.> M. Moncan;iri nd suo in1eressa n1.i.~s imo Polil ica <t strategia 111 cento anni di g 11erre i talit111r•, op. cit.. rip rende le va lu1:izion i cl i F. Pedriali. p. j20. !Jt Ka~ti pensare alla ritirata delle armaie di r;1:; Mulughiecà nell'Encle11à e di ras lmn,irù nello Sdrè, re..'<.t am'(>r;t più clrammatil·a dal largo impiego dell'iprite. m Afferma Aro Aba1e Alcmu, partigiano classe 1922: "However, w hcn lhe enemy carne, ..:quippe<l 10 b is ne<'k ,vich mo dem arms. we wotild ofccn move away wich rn1r cmrle so as tn nvoicl a f: 1c.:<o:-co-foce engage11 wn1", per poi aggiungere d ,e ''Our tìghti ng m;linly involv"'d :,mbush au;icks from the moumainous arcas we used to <><'(·upy°'. in A. I lilton. 71Je l:'lhiopian Patrio!.', op. cic.. p.144.
LE Ol'ERAZIONT J) f GRANDE POI.IZIA COLOl\'IALE
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essi avrebbero colpito anche i soldati italiani2:B, inoltre, nonostante il reparto chimico con la fine del confl itto fosse stato sciolto e inglobato dalle divisioni ancora operanti, non era così scontato .i l trasporto a mano dei barili di arsina. Davanti a lla pressante richiesta da parte del governo di utilizzare i gas, sintetizzati bene dalla seguente frase, c.lebbasi togliere ogni indugio scopo dare rudi colpi ribellio ne richiede impiego sistematico et continuativo gas arsine e gas ipritc 23 \
il generale Tedeschini Lalli rispondeva che bisognava "accertare le condizioni favo revoli al lo ro impiego" 235 . Questo stava a dimostrare due ordini di cose, ovverosia che i gas, per più di un anno di operazioni di grande polizia coloniale, almeno fino al settembre 1937, non erano stati usati sistematicamente e che per farlo, e farlo bene, bisognava che ci fossero determinate condizioni 2·;6 . Va detto che la documentazione all'interno dell'a rchivio del.i.u Citi.imo parte di u n telegmn11ua cl i Maletti durante le operazioni del maggio 1937, in rispo~la acl un precedeme celegmnuna cli Gariholdi in cui si chiedeva al genernle se reput,1.sse o pponuno l'utili zw di gas:''(...) Ri$u ltami che ;,.ona est rin:.1 di caverne nelle quali ribdli si rifugi,mo abirualmente non appena avvistati aerei. Essi lasciano tali rifugi per guernire ridotta ;1t apparire nostre tmppc. Di qui oppon.unirà che investimento preceda azione aere:t onde rendere questa più redditizia. Stame esiguità tempo rrima avvento pingge ondt no n ritartb re opemzioni c:he intendo çonduJTe :tt fondo spingendole sino nel cuore ~faral>etit, pregherei non ipriwre m na". Si cfr. AUSSM E, Fondo D -(i. DS 59, cel. n .2303 f'irmato J\'Jaletti ciel 28.5.1937. m AUS5.ME, Fondo D-6, DS 66, Lei. n .3786 firmato Todeschin i [sicl ciel 4.9. 1937. Mussolini aveva anche precedentemente richiesto a Graziani l'uso sistematico dei gas: "Per finirla coi ribelli come nel caso Ancober, impieghi i gas', in ASDMAI, Gab.A.S., busta 13, fascicolo Fro11te1\'ord-!mp-iegog(ls, 1el. n .6595 fìrm.no Mussolini de ll'8.6.I936. Come questo Lelegrnmm,, nell o stesso fascicolo ve ne sono altri.
,.,s Ibidem.
2J6 1-:~istono g1<1fki che indk~mo l'uso cli tutte le bombe e glispeizoni lanciati dai velivoli. dal luglio 1937 al m~ggio 1940: le bombe C.100.P e le C.500.T sono in nett.t minoranza rispeuo a nme le alcrc. owero sia da quelle di 2 kg, 15 kg, 24 kg, 31kg, e 50; ohre ovviameme ai colri cli miu.1gliatrice. Secondo queste tabelle gli aggressivi chimici sono l 1smi regolarmente, anche se non in cb~i massin:e, per n 11w la second11 r~me del J937; nel 1938 sono solo i mesi di giugno e ouobre a vedere i lanci cli rispeu.ivamente 14 e 8 bombe ad iprite; nel corso di nino il 1939 lc clas;ic;he bombe da 100 e 280 kg, caricare ad al"$ine e ip1i1e, non 1isulwno lancime, wmc neppure dur,mte i primi cinque mesi del 1940, si veda J\uSSMA, Fondo AOI. bu~1a 11. Comando Si,periore Aero11mitiçu AO!, Sµec:c.:bi quindid11u/i aflivilà aerea. Rochat ;1ffenm che "Pur con qualche incen.ezza suì <biti rw111erici si ha un towle cli circ:-1:150 bombe C.500.T e 200 bombe C.100.l' imp iegate nella rcprt:ssione della rt:sistenza abissina ne i u-c anni (in rarticoh1re nei primi due) tr., la Jìne della guem1 ufficiale e lo ~<.:oppio del contlitto mondiille", in A.Del Boc1, I gas di Musso/in f. Editori J{iuniti, Roma, 2007, p.96. Lo studioso si basa su alcrc tabelle presenti in ACS. Aeronautic.1. 1937, canella 8. fa5eicolo 2-lV-1, Situazione 111w1izio11i di wduta e di k111c:io. È giusto specifici re che queste tabelle sono riepiloghi del munizionamento e non degli effettivi hinci. Concordo con Genrilli e con le sue wbd le provenienti dall'AUSS1VL\, un solo land<>non risulw : quello del 17 m::trzo 1939 nelfa valle ciel Ciadà, si ved,, A Oel 13oc:i. I di Mussolini, cit., p.116; anche se poi, nd telegrammi operativi pre:;enci nell'Archivio dello Staro \faggiore dell'Escrci10 e-'iO risulta senz:i ombr,1 di dubbio: "(...I il bombmd,1mento spc.x·iale ha ucciso una quindicina di ribelli: un 'altra ventina tra uomini. <kmne e bambini sono sta li colpiti in modo letale. Otto dnnnt: e una d iecina di bambù1i figli cli predoni del fondo valle sono riparati a ,'vlt:ndida colpiti dal gas. L'effetto momlc ciel bornlx,rclmnento è scaco d isastroso : tutco l'Uoranà e l'AI >dellà sono st:.1ti abbandonati dulia popol,1zione che h11 perd uto il bestiame nel fondo valle siccome colpito dal gas'', in AlJSSME, Fondo \1-11, busta 412R. fascicolo 4, icl.n.264/M. fìnnmo cap.Luigi Romerio del 20.3.1939.
w,s
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ETIOPIA 1936-1940
l'Esercito è frammentaria e non sempre chiara, ma un esem pio tardo, come quello delle grotte cli Caia Zeret, cli cui parleremo piCi avanti, potnì contribuire ad aggiungere un tassello a q uesto problema così controverso.
L'ESPERJENZA ETIOPICA
La guerriglia è u na forma bellica che ha come scopo fondam entale, o ltre alla vittori a o alla sconfitta, il logoramento e la demoralizzazione delle fila nemiche, basandosi su qualunque mezzo, anche se illecito. La guerriglia, a seconda ciel territorio e della popol azione che lo abita muta, assume ndo as petti diversi, nonostante la sua caratteristica fonda mentale, ovverosia l'azione improvvisa, rapida q uanto violenta, non cambi mai . Essa è generalmente condona da truppe di scarsa emità o da gente senza ordinanza ed alla spicciolata. Tn genere si fa in paesi di mo ntagna , ove poca gente, oc;culrata dal terreno e avvantaggiata dalle accidentalità wpografiche, può tentare improvvisi colpi di mano, contendere lungamente il passo a truppe, anc;he numerose, <:ompiere razzie e fa r prigionieri, molesmndo grandemente reparti forti ed agguerriti.f...J l a guerriglie avviene tunora su larga scala nelle colonie, particolarmente da parte degli indigeni che si oppongono all'occu pante, ma anche da parte di quest'ultimo, mediante ba nde o reparti irrego lari r<..:clutaci sul posto, m i sono in genere affidati compiti nell'interno richiedenti celerità d i movimento e conoscenza perfetta dell 'avversario e ciel paese237 .
Che tipo di guerriglia fu quella etiopica? Graziani, subito dopo la ·'conquista"2·~, una volta sfaldatosi l'esercito regolare ciel negtis, si trovò a fa re i conti
con consistenti gruppi di armati238i,;, agli ordini degli ultimi grandi capi: ras Dcstà, ras lmmirù, i fratelli Cassa per fare tre fra gli esempi più impottanti. In questo caso la metodologia d'attacco e di difesa si discostò parecchio da i P Enciclopedia militare. voi.IV, Ed. li Popolo d'ltnlia, Milano. 1933, p.250. ,.., Oici,11110 ·dopo la conquisia" per ~mplifìcare il discorso, in realtà i vertici miliwri italiani si er.rno scontrati con l a g uerriglia a conllino appc.:na ini:d:i10: emblema1i<:o un telegramma del d icembre 19.35 firmalO dal generale Marnvign;, i n cui $i pa rlava ('hiara mente d i g uerrigli a. TI d o(·umcmo originale, in AUSSME, fondo D-5. busta 80, rei. n.2678 firmato Mara vigna <M 20.12.1935. Alle grandi operazioni hellid1e di a1r;111erc utlkiale, si aggiungevano quelle mir.1nti a colpire le retrovie italiane. lnccressantissimo il documen1 0 che con le di1'e ctive di massima dei cap i 1;,tiopici p<.:r l'organi zz:1~.ione del lì.!nomeno, .i n AUSSME. Poncio 1)-5. busia 80. rei. n.2714 fi n mito Mar:1vign,1 dd 2.1.12. 1935. :,.,,., A. Del Ho<:a ipotizw. a guerra appena conclusa, quakos;i come 100.000 w lclati abissin i sparsi per tulio il tcrriturio; Cfr. A. l)cl Boca. Guerriglia a111i-i1alia11a e e<mlrog11erriglia i 11 Libia e nel Co mo d';l_f,.ica, in ··s111cli Piacen1ini", 11. 32. 2002, p. 93.
LE OPEHAZIONI D I ( ;RAN DE POl.li'.IA COLONIALE
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q uella bellica vera e propria . La risposta italiana ai continui ctttacchi dei patriots doveva essere all'insegna del "non farsi sorpre ndere", proprio in risposta a q uanto de tto sopra, soprattuLLo q uando si pa rlava della sicure zza di vie di comunicazionei..w fondamentali come la ferrovia o le rotabi li . La guerriglia etiopic,1, infatti, co ncentrerà spesso le proprie azioni di disturbo su strade e fe rrovie 2 '0 : i co nvogli sprovvisti di scorta sufficiente e rano bersagli quasi ce1ti. Contro di essi s i manifestava l'azione dei patriots in manie ra improvvisa, violenta, sfruttand o al massimo l'effe tto de ll'imboscata: la grande mobilità delle unità etiopiche permise d i sommare diverse azio ni di fo rza in uno stesso giorno s u territori anche parecchio lonta ni frn loro. on dimentichiamo che, ancora alla fine de ll'ottobre 1937, sulla strada Addis Abeba-Debra Be rhan e ra proibito circolare dalle ·19.30 di sera alle 6.00 della maltina 2·11 . Al vettovagliamento dei nuclei avrebbero provveduto e lementi elci nuclei stessi attraverso l'appoggio de lle popolazioni loca li o la raz;da. Un precedente simile a questo potrebbe essere la guerriglia operata da ll'esercito serbo du rante l'invasione e la successiva occupazio ne del proprio te rritorio ad o pe ra de lle truppe a ustroungariche c.lu rnnte la prima g uerra moncli::1lc. Piccole bande, p iù piccole certamente di q u e lle etio pic he, di una decina di uo mini ortimi conoscitori della zona, senza preavviso e genera lmente la no tre, piombavano sui re parri accantonari o sui convogli incendiando, rubando, uccidendo; creando comunque grande scompiglio 1 ' 2 . T.a natura del terreno, prevalentemente boschivo, e l'appoggio del la popolazio ne resero estremame nte diffic ile l'azione repressiva. F.d era su questi due cleme nti che a nche la g uerriglia e tiopica, come q uella serba per fa re un esempio lo ntano, contava. Il territorio abissino, infatt i, come già accennato, si prestava in manie ra egregia a simili a zioni: soprattutto la zona dell'altopiano così frastagliata, ricca cli vegernzione e cli crepacci improvvisi con p areti a picco divenne il palcoscenico di una lotta che in ce1ti mome nti assunse fo rme preocc upanti e cli assoluto rilievo. Va eletto però che già nel 1936, accanto ai gruppi compatti di guerriglieri si p rese ntavano cle menti isolati e disp ersi, restii a consegnare le armi, come ad esempio nel novembre '-'" AUSSME, Fondo D 6. DS 70, D(/èsa co11111 11 /cazùmi, firmato Grazian i del 12. l0.1937. 1 "'
Degno di noia in que~10 caso è il Diario Storico della divisione di CC. \11'. -Tevere .., addt'na alla protezione ddl:1 linea ferroviaria Add is Abdx1-Gilm1i. • ·11 i\ lJSSME, Fondo 1)-6. OS Tl , 9 O P. firmaw Maletti cld 50. 10 .1937. " 2 Aggiungiamo la lt'SI i,no nianz:1 riportata d,, J;ilto n nel suo lavoro: ·t ..l ·rhe kind of rig hting wc ado ptecl was dc1cr111incd according to the dillcrent nmditions. S0111t:timcs. whcn thc enemy came well armed, wc \v,,ited llntil we werL· bener equipped 011rsdvcs. \Ve fortificd pct~ilions u nder 1hc cover of prl'cipices co ntro lli11g w ater soun.:L'S ;mcl shot the ene,n y's horses and rnu les :,,., they c i me to drin k. On the other hand. if 1hey ca me guicled hy banclas who kn(·,v the are:1, we w n 11ld q uickly retrea l. T his w:1:- how wc foughi-. in A.llillon. Tb<' Bbiopim1 Palri~ts, op. dl.. p.64. l' :incora: "Wc ah,~.,ys fough1 hy cncirding and isolaiing che enem y forces. Oth('rwise. cht' lcalians wert' unbe-,uahk in fromal fìgh1ing ancl 1heir shots were as 11ni n1erruptL:d as thc b low i11g w i nd .. , ivi, p .1 34.
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ETIOPL.\ 1936-1940
1936 nelle zone ciel Garamullata e del Cercer24.s: in questo caso, data la vasLità del territorio venne disposto che esso fosse battuto da compagnie isolate, affiancando l'azione militare a quella politico-informativa. Il 1937 si aprì, a febbraio, con l'attentato al viceré Graziani e la reazione che ne seguì durante i mesi successivi fu così tremenda òa scatenare un effetto a catena che coinvolse numerose regioni dell'Amara, prima fra tutte il Goggiarn. In seguito all'eliminazione, quasi sempre fisica, dei capi maggiori, la guerriglia che inizialmente aveva visco l'azione di grandi masse compatte cli armati mutò fo rma, concentrandosi per lo più in nuclei ridotti al massimo a qualche centinaio di uomini, di impronta per lo più locale, che puntavano su rapidi attacchi improvvisi e su imboscare, evitando per quanto possibile gli scontri frontali 24~e in grado di au mentare esponenzialmente grazie al contribuLo della popolazione245. Esistevano ovviamente le eccezioni come quella, divenuta famosa , di Abebé Aregai e dei suoi fidi sottocapi che scorazzarono per anni tra le impervie province dello Scioa, impegnando prima Graziani poi Amedeo d'Aosta. 1 el 1937 Graziani, rifacendosi ad una fonte attendibile, scriveva a proposito che le formazioni ribelli si sono o rganiz7.ate meglio elci reparti militari regolari abissini che hanno preso parte alla guerra. Fra esse è stata instaurata disciplina ferrea e anche lievi negligenze e disobbedienze sarebbero punite colla morLe. Tutte k formazioni sono collegate e ogni sposLamenlo viene comunicato tempestivamente in modo che ogni capo sa dove chiedere aiuto e direzi one eia prendere caso sposLamenri. Anche movimenti nostre truppe vengono sempre tempestivamente segnalati. TaLtica adottata ribelli è cli non farsi bloccare da nosLre truppe, condurre guerriglia in tutte regioni dell'interno a scopo dimostrare che Etiopia non è completamente conquistata. Attaccare in forze nostri piccoli presidi durante stagione cieli.e piogge. Ribelli attualmente si sarebbero dislocati in modo da avere sempre possibilità sottrarsi alle nostre manovre. Loro motto è "morire". Essi si vedono ormai pre21 · ·'
Per f:Jrsi un"idea della situazione si leggci i n AUSS1v!E, Fondo 0-6, DS 169, lei. 11.9878 di pml., Operazione Antssi, firmalo Nasi dd 3.12.1936 e 1el. n.10711 di pro1., Siluazione p ollltco-mililttr<! nl 23 dicemb,·e, fìrrnato l\asi.
'"I. .. ] w1;: would oft1;:n move away w ith o u r c:i 11le so as ro avoicl a fa(e-co -fac1;: e11gagernent. (. ..)Our fighting mainl y involved ambush :ictack:; from che mountainous arcas we:: 11scd co occupy', in A. Hillon. 77;e Etbiopitm Palriols, op.ci!.. p.1/44. ' '' Citiamo una con:;iderazione cl i Amedeo di Savoia a riguardo: ·•[. ..J Le fonrrnzioni rii ielli non lt,111no una consistenza perman1;:111e ma bensì nu ttuantt: at seconcb delle circos1anze. Cioè: intorno ai capi cli ogni classe che cengono cleS1a la ribcllion<::. si r.idunano al seconda delle circostanze i pae:;ani annati aut violenti . I.e fo1mazioni sono quindi di numero o~cilbn1e'", dr. AUSSME, Fondo 0-6, DS 78, tel. n .00256 finnato 1\mcdeo cli Savoia ciel 4.1.1938. Va de110 infatti , che i p,11t(giani etiopici erano divisi in due g ruppi: il DEIU'Q, silllile ad un cser<.:ito r<2golare e il MEDEDÈ. la mobilil,l irregolare. costituita appunco per lo più da concadini. z,1-1
LE OPEl(AZIONI DI GRANDE POLIZIA COLON fALE
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elusa ogni via di scampo e sanno che sott0mettendosi troverebbero morte perciò preferiscono morire combattendo 216 .
L'ipotesi poi che una simile organizzazione non potesse non essere gestita, anche se da lontano, e.la "mente europea" era per il viceré qualcosa d i assolutamente certo, su cui neppure discutere, come vedremo più avanti. A queste forme di guerriglia il governo italiano rispose con una controguerriglia senza frontiere né fisiche, né morali. Essa mirava all'eliminazione del nemico utilizzando reparti diversi da quelli che si sarebbero potuti utilizzare in simili situazioni in Europa: Graziani diede sempre più importanza ai reparti indigeni che in breve tempo divennero il nerbo della risposta italiana alle azioni di disturbo etiopiche. Punta di diamante di questa concezione operativa fu rono le bande regolari e irregolari, unità di un certo rilievo numerico, sempre comunque celeri e snelle, come ben aveva insegnato la Libia. Esse potevano essere mobili per spostarsi cioè a seconda dell'esigenza eia un luogo all'altro, oppure locali e fisse per il rinforzo cli un presìclio piuttosto che di una città o di una via di comunicazione. Stessa cosa poteva dirsi, d'altro canto, per reparti più consistenti, come i battaglioni o addirittura intere colonne: la 6A divisione CC.NN."Tcvere" rimase per tutto il 1936 nel settore della ferrovia, con base tra Adc.las e Moggio, mentre la colonna Gallina247 operò su un più vasto territorio macinando centinaia cli chilometri. Potevano esserci anche, soprattutto per le operazioni cli polizia coloniale locali, reparti completamente diversi fra loro impegnati pere') nella stessa azione, come bande, carabinieri, zaptié rinforzati magari da una compagnia ' fucilieri 248 . Nello schema operativo generale indirizzato ad Amedeo d'Aosta _e redatto da Ugo Cavallero si s uggeriva per le operazioni cli grane.le polizia coloniale la disponibilità di una maggiore aliquota di cavalleria; giacchè il pericolo maggiore è che l'avversario, avvertito della nostsa presenza, si frazioni repentinamente e si sottragga ai nostri colpi. Si è cercato cli prevenire questa eventualità con l'azione delle colonne convergenti e regolando i diversi tempi cli movimento di queste 249 . ASD!vl.Al, 11, pos iz. 181/40, fascic.195, l t!L n 31687 firmato Grazia ni del 24.61937. Formma da I 13riga w e ritrea (su 3 battaglioni d i asca ri), u na bancria da 65/17 e un,1 curnpag nia mim1glieri. 0·•• V;ilga il caso del 5e11.embrc 1936, lungo il percorso della fe rrovia, in AUSSME, fondo D-6, DS 625. 2-i9 AUSSME, Fundo 1-4, busrn 06, Sc;hema opera tivu genera le firmato (,ivallcro del 4.2. I 938. 240
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ETIOPIA 1936-19-10
ronùo Stella - Settembre 1937 - Elemcnri della ba nda di rns Hailù con ital i;ini durante un'opern ionc.
AUSSME - Ascari in ~1 ~.ione.
LE OPERAZ IONI 0 1 G RANDE PO LI ZIA COI.ONLALE
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AUSSME - Ascari in co mbatLimemo.
AUSSME - Ascari graduati in esercitazione con la mitr.1gliatricc Breda mod. 30 cal. 6,5 imbracc iata da un n1umaz.
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H IOPIA 1936-1940
Alla fine del 1937 Graziani, in alcuni focolai cli rivolta dell'Amara, considerava necessario non tanto aumentare il numero dei battaglioni , quanto incrementare in uomini quelli già esistenti: Non posso momento costituire altri nuovi battaglioni per mancanza quadri, truppa, quadrupedi, parte materiali. Riterrei più conveniente invece portare attuali battaglioni a 1.000 uomini per rinforzare bande esistenti250 .
A questo tipo di impostazione militare va aggiunto anche l'utilizzo di mezzi "nuovi" come il carro veloce, il mortaio da 45 e, anche se non di frequente come sì è portati a credere, il lanciafiamme. Per il controllo del territorio era fondamentale attenersi a due punti: sicurezza assoluta dei presìdi e rastrellamento cli armi e combattenti con colonne mobili, tenute tra l'altro ad esporre ad ogni sosta i teli individuali per essere faci lmente riconoscibili dagli aerei. Quest'ultima norma aveva carattere tassativo. Appena preso contatto la compagnia, o la colonna, avrebbe dovuto indicare la propria direzione di attacco con una "V" semplice maiuscola col vertice rivolto verso il nemico 251 . Riguardo al problema dei presìdi e delle opere di difesa in generale, nel novembre 1937, Gariboldi diede ordine cbe tutte le opere difensive realizzate per la protezione di cantieri , ponti, guadi, fossero rase al suolo al momento dell'abbandono definitivo: questo perché non si poteva rischiare di consegnare al nemico punti cardine di difesa 252, dove magari si sarebbe potuto arroccare. Scendendo nel particolare, un caso estremamente interessante per comprendere l'azione militare in termini tecnici è quello della colonna Mariotti. Nel novembre 1936 essa proveniva dagli Arussi, ed era composta da più di 3.000 uomini, tutti indigeni, accompagnati da 700 quadrupedi e da una sezione della 220" Batteria cannoni 65/17 della 220'' Legione CC.NN. La sezione cannoni era composta da 23 nazionali (compresi 3 ufficiali), 33 indigeni e 39 quadrupedi. Indubbiamente colpisce l'esiguo numero cli bianchi rispetto alle truppe di colore: per uniformare il reparto dei nazionali alla condizione di particolare mobilità delle tiuppe indigene, gli italiani vennero ridotti al minimo, escludendo anche i servizi al seguito. ln quel caso i serventi vennero 150
AUSSJ\'1E, Fondo D-6, DS 69, td. n.810 firmaco Grnziani del 2.10 1937. AUSS.ME, fondo D-6, DS 169: quando Nasi dà dis posizio ni per la divisione cli fanteri,1 co loniale "Libia". AUSSME, Fondo D-6, DS 74, all eg.59, Distruzione opere difensive abbandonate, fìrnw to Ga ribolcl i del 14.11.1937.E, d'altro.canto, anche qua ndo si d istruggeva tutto, no n si poteva essere certi che i resti del materiale venissero riutilizzati: "[...] Inoltre ris ulta d1e armi fatte bruciare dal vice-reside nte Injaba ra all'arm dell'abbandono del presid io nel seu.e mbre scorso ,inHo, sono state in pane rimesse in efficienza da a bili ralegna mi ind igeni", in AUSSME, Fondo D-6, DS 79, tel. n.2784, firmato Amedeo d i Savoi,1 del 21.l 1938 2
;, 252
LE OPERAZIONI DI GRANDE POLIZIA COLONIALE
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montati su muletti per dare il cambio ai conducenti nazionali appiedati. Leggiamo in una relazione: In tale formazione i bianchi si riducono al servizio del pezzo, con un capo pezzo e cinque serventi.[. ..] gli indigeni formano il reparto conducenti dello scaglione munizioni, delle salmerie e il nucleo a disposizione di retroguardia, comandato da un graduato indigeno. Per alleggerire la marcia della colonna formata dalla sezione, questa viene inoltre divisa nella linea pezzi con due muli poitamunizioni per pezzo e in uno scaglione riserve comprendente cinque muli portamunizioni, cinque muli di salmerie e tre muli di riserva 253•
La colonna Mariotti iniziò la marcia Acldas-Moggio: 22 km interamente su pista camionabile, con tempi di marcia di un'ora e mezza con sosta di 15 minuti circa che permisero di raggiungere la destinazione in cinque ore. Esistevano elci princìpi base per la marcia in colonia: le colonne mobili dovevano essere composte da truppe scelte, preferibilmente indigene e non metropolitane (più lente e meno resistenti) e se il percorso da coprire era di una certa entità le soste si sarebbero dovute tenere in corrispondenza cli pozzi. Le colonne dovevano muoversi come se il nemico fosse sempre nelle vicinanze, in formazione simile a quella cli combattimento, con un'avanguardia, quindi lo scaglione principale o il convoglio con relativa scorta e la retroguardia. La distanza da percorrere giornalmente variava a seconda delle esigenze tattiche e ambientali. Un esempio di marcia simile a quella da combattimento viene data dalla colonna Mariotti: in questo caso la sezione di artiglieria marciava in avanguardia. Per accorciare le distanze e uniformarsi al passo delle truppe di colore' si era scelta una marcia serrata, "a frotte" 25' . Con un minor spazio tra avanguardia e sezione vera e propda255 . Per comprendere la portata dello sforzo che una colonna poteva sopportare giornalmente, durante un ciclo di operazioni di grande polizia coloniale256, citiamo parte ciel racconto di una di queste giornate. Era il 30 novembre 1936.
[. .J Bolé-Gondì 60 km, 14 ore cli marcia. Si parte dal rampo alle ore 7 in direzione Sud-Sud Ovest. La sezione marcia in avanguardia col 21 ° 13aLtaglione. L..] La colonna rasenta il 1\fonte Borè stesso ad alta quota non segnata a Sud. Dalla sella che viene raggiunta verso le ore s.i AUSSl'v1E, Fonùo D-6, DS 625, Diario storico fì rrnatn console ì\fario 1Vlezzetti del 28.11.1936. ti termine "a frotte" era usaLO al tempo e ipotizziamo signific;isse a "gruppi numerosi". m In modo çhe il n emico non potesse insinuarsi l ra avangu;irdia e sezione.
2
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L'offensiva era i.nizi;i w a metà ottobre i n quasi tutte le region i dell'impero.
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F:rl()l'IA 1936- 1940
12, la pista punta direttamente verso il monte Citalo piegando leggermente ad Est. Il terreno che a prima vista sembra uniforme e rullo in discesa, verso le ore 17.30 presenta un forte ostacolo costituito da un salto roccioso dell'altezza cli un centinaio cli metri. I primi metri sono poi sbamlti da due macigni ed occorrer sollevare il fondo con pietrame per permettere il passaggio a dei quadrupedi. A compimento ciel lavoro subentra l'oscurità ed i quadrupedi rifiutano l'accesso al sentiero. In accorcio con l'Aiutante di Campo viene deciso cli rinviare la discesa dopo l'uscita della luna; nel frattempo gli altri reparti serrano sotto per il passaggio . Sul piazzale abbastanza ristretto vengono così ad accurnularsi circa 500 quadrupedi, creando un agglomeramento pericoloso. Perciò viene deciso lo scarico dei materiali a ridosso del roccione che delimita un lato dello spiazzo. Soltanto verso le 22.30 riesce possibile il carico della sezione. Facendosi largo fra gli ultimi reparti si inizia la discesa. La discesa è oltremodo ripida, a gradini per cui occorre trattenere i muli. Alle ore 23.30 circa il reparto è al piede del ciglione, dove l'Aiutante di Campo sollecita la marcia che riprende su sentiero in salita. Lungo il percorso si notano i segni della marcia forzata, si sono già fatti oltre 45 km, con la presenza cli quadrupedi morti e uomini sparsi (si saprà poi alla tappa finale che la Brigata ha perduto oltre 150 quadrupedi). Dopo circa un chilometro si incontra un secondo ostacolo roccioso, ma anche p iù pericoloso del primo. Un Battaglione scarica infatti tutti i materiali e li trasporta a spalle a valle. Da una ricognizione eseguita si osserva anche l'impossibilità di un passaggio per la sezione. Infatti i muletti abissini devono compiere un salto di circa un metro per raggiungere il sentiero il cui accesso è poi bloccato da un quadrnpede incastratosi in una fenditura. Date le condizioni di stanchezza degli uomini e dei quadrupedi si decide nuovamente lo scarico dei materiali e si sosta sull'addiaccio. Un vento violento e gelido batte la dorsale sulla quale sostano i repa1ti in attesa della discesa. Il Generale Mariotti radiotelegrafa al Generale Gallina: "Dato che da Auasc a Gondì trovasi acqua solamente a Gonclì, oggi 30 ho cercato necessariamente raggiungere questa ultima località alt Dopo circa 50 km marcia sopraggiunta none ho sostato a circa 8 km da GondL Alt Attendo luna per proseguire. Alt Ritengo giungere Gondì ore 24. Nessuna novità. Generale Mariotti." 257
A notte inoltrata, o rma i q uasi all'alba della mattina successiva, la situazione era la seguente: Alle ore 5.30 circa, la sezione è alla base ciel roccionc. Si riparano i danni e vengono medicar.i anche 5 uomini contusisi nella discesa. Si inizia la marcia in 257
AUSSME, Fondo D-6, DS 625, Diario storico fìrmatn console Mario Mezz1:;ui del 30.11.1936.
LE OPERAZIONI 0 1 GHANOE POLIZIA COLONIAl.r.
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avanti in principio per un sentiero scosceso e quindi in terreno abbastanza facile. Gli uomini accusano qualche stanchezza soprattutto per l'acqua che manca dal giorno precedente. Anche diversi quadrupedi si gettano a terra nelle soste. A circa 2 km si presenta un nuovo ostacolo: un ciglione, roccioso, alla base del quale si nota già in distanza un intenso lavorio, sbarra la strada. Una ricognizione rileva la presenza di una parte rocciosa che bisogna raggiungere per un sentiero molto ripido, il quale rasenta poi la parete stessa per circa 50 metri, l'imbocco alla parete è anche sbamito da un masso che impedisce il passaggio dei carichi. Occorre scaricare perciò tutti i materiali nel mentre i quadrupedi vengono aiutati a scavalcare il passaggio che è anche ripidissimo. Si inizia un lavoro molto gravoso per gli uomini, dato che tocca po.1t.are a spalla i carichi per circa 30 metri in avanti. Nella fatica del lavoro uno scudo cade cli mano a un indigeno e colpisce un caposquadra; alcuni indigeni si feriscono ai piedi258.
Sempre nel 1936, a dicembre, il generale Nasi si trovò ad affrontare una diversa situazione di tensione nell'Harar259, quando ci fu un vero e proprio regolamento a colpi di lancia, se non di fucile, fra le diverse tribù. In questo caso l'esercito attuò operazioni di semplice polizia, attraverso una rete capillare di piccoli presìdi formati anche da truppe nazionali (un plotone o mezza compagnia al massimo) che, oltre a far rispettare l'ordine e rastrellare le armi, avrebbero dovuto, come nel primo caso, raccogl iere più informazioni possibili. Stessa cosa in Dancalia: esistevano ancora fortissime tensioni tra la popolazione locale e le tribù galla confinanti che spesso sfociavano in veri e propri massacri. Nei diari storici dell'Esercito non è raro trovare documenti che attestino la gravità della sìtuazione in questo senso: [. ..) Ribelli hanno ucciso anche donne e bambini molti dei quali evirarono. Trentina lttu superstiti presentaronsi nostro presidio Auasc mentre altri tornarono per tentare salvare donne, bambini, bestiamc260 •
A ciò va aggiunto il fatto che, come guerriglia comanda, sia l'una che l'altra parte in causa cercava di fare terra bruciata intorno al nemico. Se fino ad oggi si è sempre parlato delle nefandezze compiute dagli italiani, si è dimenticato ciò che i patriot.s, intenti a perses11.1ire il loro scopo, hanno fatto: non sono pochi i telegrammi italianì in cui si denunciano le devastazioni compiute dalle bande armate etiopiche . Tipico, come già accennato, era l'incendio dei paesi che si trovavano sulle rotte nemiche, come testimonia bene questo telegramma cli se1vizio: AUSSME, Fondo D -6, DS 625, Diario storiço lìrrnatn console Mario .Mezztec.ti del 1.12.1936. AlJSSME, Fondo 0 -6, DS 169, te!. n.10711, firmato Nasi del 23.12.1936. w:, AUSSME, Fondo N-11, busta 1123, tel. n.13943 firmato Graziani del 29.8 1936.
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Paese Alibò completamente spopolato e gran parte tucu l è stato dato alle
fiamme precedentemente nostro arrivo261. Indicativa una comunicazione cli servizio, risalente al marzo 1938, scritta dal centuriore Fant, comandante del JIJ battaglione coloniale operante nella zona del monte Becan: in essa si riferiva di un indigeno quarantenne che, terrorizzato, durante un'ispezione compiuta da una pattuglia, aveva offerto ai militari 6 talleri dicendo cli non poter dare cli più: li aveva scambiati per patriots. Interrogato aveva spiegato che tutti facevano così nella zona: tutti offrivano "talleri, granaglie e bestiame per non essere molestati" 262. Un mese dopo, la 3A Sezione dell'Ufficio operazioni del Comando del Corpo cli Stato Maggiore svilu ppava una serie di interessanti considerazioni sulla lotta alla guerriglia, sottolineando come formazioni articolate e complesse si fossero rivelate poco efficienti e come piuttosto fosse necessario agire con colonne "leggere" anche dal punto cli vista logistico, accantonando la ricerca del principio della massa, almeno nella s ua concezione tradizionale. Per questo si suggeriva di presidiare con t1uppe nazionali non solo i grossi centri abitati, ma anche quelli secondari, utili come basi di appoggio per le colonne mobili, prevedendo poi di utilizzare per queste ultime soprattutto i reparti coloniali, tenendoli in continuo movimento nelle rispettive zone d'operazione 263 . Veniva così ufficializzato il diverso ruolo di nazionali e coloniali: i primi adatti a presidiare; i secondi ad attuare azioni di grande polizia. Detto questo, è giusto aver presente che l'Etiopia avrebbe potuto essere pacificata, come poi dimostrarono Amedeo di Savoia e militari di spicco come il generale Nasi, con la volontà reale cli portare la pace in quel paese già molto provato dalle precedenti gestioni, in pri-mis quella del negus che aveva apportato qualche miglioria, ma non sufficiente. Contro i patriots venne organizzata una vera e propria campagna "dopo la campagna" ufficiale che vide l'utilizzo cli un'imponente forza da parte dell'Esercito264 . L'impatto fra militari italiani e guerriglieri etiopici fu drammatico, soprattutto per gli abissini. Le cifre in questi casi sono sempre da prendere coi guanti, anche perché si deve tener presente che in questo schema non sono indicate le perdite definite "ingenti", "rilevanti", "numerose" e così via: i valori riportati sono quindi indica261 i\ lJSSM I::, 1-'ondo D-6, DS 80, tel. n.543 firmato Civallero del 25.2. 1938. Ne citiamo solo uno come esempio tra le decine di telegrammi dd genere. Avendo dato, giustamente peraltro, valore ai telegr,unmi che narravano le gesta p oco eclilìcam.i degli i1:i liani, stup isce co me mai questi, pr<Jven ienti d,L]J;1 stessa identica foncc e riguardanti i metodi el.iop ici, non siano mai stat i presi in consiclemzi.o ne. 262 AUSSl'1'1E, Fond o D-6, DS 706, ce!. n.140 cli prm ., Favoreggiam ento ribelli, firmato centurione Fan! del 12.3.1938.
LE OPEHAZlONl DI GRANDE POLIZIA COLONIALE
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AUSS.ME - Reparto coloniale in marcia sostenuta.
tivi, ma rimangono comunque un elemento importante a nostra disposizione. Ecco allora i morti, feriti e i prigionieri abissini che la guerriglia produsse: Anno
1936: (dal 5.5 al 31 .12) 1937: 1938: 1939: 1940: 263
12.248
feriti 485
pri11,ionieri 1.1:-38
37.620 14.718 9 523 2797
2.098 736 729 389
716
morti
386 318 289265
AUSS/VIE, Fondu N-7, busta 1382, Ope11Jzio11i in A.O.I., Uftìc; io Operazioni li, sez.3", 22.4.1938. AUSSME, Fondu l.-1 4 busta 111, Dati più i mportanti sulla situazione militare in A.O.I. all,1 data gennaio 1939, si vedano in appendice 11. Per l'utilizzo dei reparti e p er b sçhematizzazione delle opera;,.ioni cli grande pol izia colo niale si veda AUSSMr., Fondo L-3, busra 84, fascicolo 6, come in appendice :12 , per il settore oc:cidentale. 26 ; ASD1'v1Al, 11, posiz.181/43, fasc:icolo 205, ,\jJeccbio numerico delle perdite ribelli quei/i ris11l!ano dai telegrammi opemtilli pemcmuti dal/'.4. O.I dCII 6 maggio 1936-XIV alla dcua odierna, /vJin istero dell'Afriça ltalian,1, 10.6.1940. .tvl.Dominioni ciw i numeri forniti eia Ilailè Selassiè nel 19,15, non provaci, già utili;,.zati da A. Del Boc.1: '· (... ]per il periodo maggio 1936-maggio 1941, 75mila p,.ttrirn.i u ccisi in ba ttaglia, 17.800 bambini, donne, vecchi lK<.:isi dalle bombe, 30mih1 u<.:Cisi durante la strnge del 1937, 24rnila patrioti concla nn,lli d:ille corti marzi,1l i ita liane e uccisi, 35mila persone morte nei çampi cli concenu~i mento, 300rnila persone morte per le priva;,.ioni conseguenti .illa distruzione dei loro villaggi", in M.Dominioni, I.o -~/ascio dell'Impero, op.cit., p.271. 21>-1
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AUSS1'vlE - Reparco cli cavalleria.
AUSSME - l3ancla indigena.
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I.E OPERAZIONI D I GRANDE POLIZIA C:01.0N[ALE
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;\lJSSME - Prele copto con asc.tri.
Per concludere questo paragrafo citiamo un saggio illuminante, seppur scritto nel lontano 1927 dal generale Nasi: "La guerra in Libia"266, quando ancora l'Etiopia era una chin1era. Nonostante ciò egli riuscì a dare un'immagine del mondo coloniale applicabile anche per ciò che avvenne nel decennio successivo. Già allora, in.fatti, il grande generale scriveva, sempre a proposito della Libia: (...] non è un esercito che dobbiamo baLtcrc, ma una popolazione in armi che dobbiamo ~ottomettere, disarmare, pacificare 267 .
E ancora, nel capitolo dedicato alla strategia, egli osservava che le forze opposte, vista l'inferiorità numerica e tecnologica, si muovevano cercando cli evitare lo scontro diretto, a favore di più redditizie imboscate a reparti isolati. Nasi aveva perfettamente inquadrato il nemico che gli italiani si sarebbero trovati davanti: gruppi relativamente piccoli ma incredibilmente veloci, evanescenti e con scarse esigenze: l'esatto contrario delle truppe bianche "palla al piede per un comandante cli colonna"268 . ~ 267
i6S
G.C.Nasi , I.a guerra in Libia, in "Rivista Mil ita re Ita liana", n .l , genna io 1927. !bici., p.72.
!bid., p.85.
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I L NUCI.EO O PERATIVO: LE BANDE REGOLARI E IRREGOIARI
Secondo l'enciclopedia militare le bande sono reparti, generalmente costituiti eia volontari, "sempre di grande rendimento e validissimo ausilio e in varie occasioni diedero prova della loro fedeltà" 269 . In Etiopia le bande utilizzate da subito erano il risultato della trasformazione cli quelle che erano state le bande commissariali di antica origine. Bande forti di una propria tradizione, con gregari, in gran parte provenienti dalle fila degli ascari, che avevano ricevuto un addestramento più o meno accettabile. Queste erano le bande regolari che erano cosa diversa dai battaglioni indigeni per l'inquadramento assai leggero, come del resto l'armamento, in grado di assolvere a compiti precisi: esplorazione, movimenti celeri cli avanguardia sulle colonne, controllo di determinati territori. La differenza sostanziale fra bande regolari e irregolari era data dal fatto che queste ultime potevano essere costituire anche a operazioni già iniziate e con uomini che spesso non avevano avuto un addestramento regolare. Per questo molto si era discusso sul fatto che tali reparti d'improvvisa nascita potessero o meno essere definiti regolari: alla fine si era optato per la denominazione di "irregolari": ed essi dovevano necessariamente essere costituiti secondo mentalità corrispondenti alla situazione e alle necessità pratiche del momento, alle consuet1Jdini locali, mai secondo uno schema fìsso o lo speciale personale criterio dei singoli; mai soprattutto col criterio e col desiderio, facile in noi, di farne dei bei reparti ben vestiti e ben formalmente addestrati perché sciupate sarebbero le caratteristiche che questi reparti debbono avere 270 .
Oltre a ciò le bande irregolari avrebbero dovuto rimanere alle d ipendenze dei loro capi naturali, assumendone anche il nome; solo così si sarebbe potuto contare nella fedeltà: gli ufficiali italiani potevano esservi assegnati, ma non era obbligatorio. Generalmente questo avveniva in bande cli un certo spessore: il ruolo dell'ufficiale italiano era quello di affiancarsi al comandante in q ualità di fiduciario ciel governo e con "azione di controllo e guida". i (<) Enciclopedia m ilitare, up. cit. Gli ascari erano degli eccellenti guerrie ri, Ol.limi combattenti all'arma b ianca, a d ifferenza degli i1:1liani cume anche ras Cassa aveva avuto modo d i noc;.ire, in A . Del Boca, La gueira d'Etiopia, Longanesi, Milano, 2010, p. 191. Il concetto è rafforzato acutamente d a G. Ruchar quando scrive che daJJa "pa11e delle truppe etiupiche stava la loro sobrietiì, una grande mobil ità anche in terreni rutti e senza strade, u n d isperat0 valore negli assalti e nel corpo a corpo" in P. Pieri e G. Hucha t, Badoglio, cit., p. 679. Fu da subito eviclence c:he la guern1 d i guerrigli,1 sarebbe stata fra questi clut: gruppi. no AUSSfvlE, Fondo D-5, b usta 71, Costitu.zione e impiego delle bande ùregolar/.
LE OPERAZIONI DJ GH/\NDE POLIZIA COLOJ\1ALE
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AUSSl'v1E - Banda irregolare indigen,1.
Il documento analizzato è estremamente interessante perché affronta anche la questione dell'abbigliamento: non importava che gli uomini di una data banda avessero uniformi o armi tutte uguali, bastava che venisse adottato l'uso cli un distintivo di riconoscimento271, proprio per non tradire gli usi. La disciplina poi avrebbe potuto anche essere sui generis, in quanto essa si rifaceva agli usi e ai costumi locali, non necessariamente uguali a quelli italiani. In questo caso l'ufficiale avrebbe avuto 'il compito cli vigilare e cli controllare che non avvenissero soprusi e "atti contrari alla nostra civiltà". Anche l'amministrazione, incluso il trattamento economico previsto per i gregari, era assolutamente alleggerita rispetto a quella delle formazioni regolari. A giudicare poi se le bande fossero in grado di sostenere una vera a propria azione cli guerra era il comandante cli grande unità, dal quale esse dipendevano. li 7 aprile 1936, a guerra ancora in corso, il comando superiore dell'Africa Orientale diramò con la circolare 07900 272 delle disposizioni con lo scopo cli clisciplimlre la costituzione e l'organizzazione di tutta una se1ie di bande per il controllo dei territori acquisiti. Furono definite bande regolari quelle preesistenti il conflitto e cioè quelle dell'Eritrea e della Somalia; ad esse però andavano ad aggiungersi tre nuovi ordini: le bande irregolari- che i comandi milita1i avrebbero m AUSSME, Fondo D-5, busca ìl, Impiego bande irref:!olari. Segni distfntù1i. 272 AUSSME, Fondo D-5, busca 72, prot.. n.07900 finrnito Badoglio del 7.4. I 936.
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costituite a seconda del bisogno e dei tempi necessari per far fronte a esigenze operative o di contro-brigantaggio; le bande di capi- che sarebbero state create dagli organi politici per dare a qualche capo il consuetudinario seguito di armati; le bande locali- che gli organi politici avrebbero costituito per assolvere soprattutto a compiti squisitamente municipaÌi e giudiziari. Di bande irregolari, in realtà, si era già parlato ad inizio 1936, quando il generale Maravigna, comandante del Il Coq)o d 'Armata, comunicava ai due comandi a1tiglieria del Tigrai, al comando del IV Gmppo autotrainato e al XIV da posizione che nella zona di giurisdizione del II Corpo d'Armata erano state costituite 5 bande irregolati col compito di operare tra Gamò Dalilà, Enda Micael, Enticciò ed Axum. In esso veniva chiarito che gli ufficiali comandanti delle stesse non emno tenuti a seguirle durante le operazioni e che, cli conseguenza, bisognava essere particolarmente cauti prima dì sparare qualora si fossero incontrati indigeni con le armi alla mana273. Nello specifico le bande erano quelle ciel balambaras Behelai Panta con ufficiale assegnato il tenente Pellegrini; del Ghezei Aga con ufficiale assegnato il tenente Moret; quella del fitaurari Tesfà Joannes Brahanè con il tenente Da Pozzo; quella di Ligg Toclù e quella del cagnasmac Trahaiè Bissent col tenente Memma. Compito generico cli queste bande era "la repressione del brigantaggio nelle zone cli competenza, e la sorveglianza e sicurezza della zona stessa contro infiltrazioni di armati nemici" 274 . Due settimane prin1a circa era stata diramata una circolare275, indirizzata al comando della Divisione "Gavinana" e della 1I1 Brigata eritrea, in cui venivano meglio specificati ruoli e modi dell'azione. Ad esempio la banda di Ligg Toclù, operante nell'area cli Axum, era stata posta alle dipendenze della III Brigata eritrea, mentre la divisione "Gavinana" avrebbe dovuto gestire la banda clell'Hasamò, dislocata in zona Gamò Galilà; la banda irregolare di Tesfà Johannes a Zamiràt e la banda irregolare di Behelai Panta ad Enda Micael. I compiti af-Edati alle bande venivano esposti in maniera tale da rendere l'idea dell'importanza del ruolo giocato da esse durante tutta l'occupazione italiana: era necessario prendere contatto con il nemico attraverso azioni "rapide, elastiche, violente", cercando sempre cli catturarlo, con lo scopo di garantire la massima sicurezza alle truppe occupanti; compiere un'azione informativa, accerchiando anche emissari nemici; "assicurare tranquillità e rispetto alla popolazione" e "reprimere il brigantaggio". Con l'avvenuta fondazione dell'impero e con le nuove direttive politiche emanate dalle autorità centrali, la costituzione delle bande dei capi e cli 27 1 ·
AUSSME, Fondo D-5, busta 83, fascicolo 5, te l. n.375 firmato ge n.di brigata J\fanlio Terwri del 12.1.1936. Sulla si.essa linea anche il telegramma, presente ne llo stesso fondo, foscicolo 11, p rc.>t.900, firmato Marnvigna del 10.1.1936. m AUSSME, Fondo D-5, b us ta 71, prot. n.4633 firmato Marnvigna clcll'8.l 1936. 2 " AUSSlVIE, Fondo D-5, busta 83, te l. n.2685 firmato Mar,1vigna del 20.12.1935.
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q uelle locali diventarono prerogativa del Governo Generale - Ufficio Affari Politici. Le bande irregolari ve nnero utilizzate, ed eventualmente conservate, dove le circostanze militari lo esigevano. Per loro lo Stato Maggiore decretc\ in base alla circolare 07900, che esse: sono costituile dai comandi G.U. o dai comand i territoriali in seguilo ad autorizzazione preventiva dei governi interessati o di questo Stalo Maggiore per quanto riguarda p iazza di Addis Abeba e settori esterni della capitale : assumon o la denominazione d i una regione o località, mai quella di notahili o capi indigeni; possono avere forza variab ile: sono ad ogni effetto al diretto comando di un ufficiale del Regio Esercito il quale, a seconda della forza, potrà essere coadiuvato eia altro od altri ufficiali e da un sououfficiale per la contabilità del reparto. In linea cli massima un ufficiale subalte rno, oltre il comandante, ogni 200 uomini; sono e rimangono alla complela e diretta d ipendenza elci comandi cli G.U. o comandi militari d i territorio: ness una ingerenza hanno su tali bande gli organi politici lcrritoriali. Tali organi potranno solamente fornire elementi cli consu lenza e cl i collaborazione per la scelta e per la conoscenza dei capi ind igeni e degli armati; sono impiegate esclusivamente in operazioni di guerra o cli polizia, da sole o i concorso con unità regolari - nei limiti ed anche fuori ciel rispettivo territorio; quando per mutata siruazione politico-militare non fosse più necessaria l'opera della handa, questa dovrà essere sciolta in seguito ad autori zzaiione da richiedersi all'ente già indicato al p,·imo comma. In tal caso capi indigeni e ann ati saranno posti in liberu:1, previo disarmo e 1itiro degli oggetti di equipaggiamento cui eventualmente fossero fomiti. I comandi interessati daranno tempestiva notizia dello scioglimento agli organi locali politici e viciniori. Le bande irregolari avranno: armame nto: costituito da fucili e moschetti Wetterly o Manlicher [sicl, a seconda della disponibilità , eventualmente qualche mitragliatrice; uniforme: costituita da una giubba cachi e da un distintivo (fazzoletto o nastro) cli colore rosso; equipaggiamento: costituto da un telo da tenda e da un tascapane per armato; carovana: costiruita da pochi muli o muletti da sella o da soma: quanti ne occorrono per il trasporto dei limitali materiali al segu ito 27('; Era infaui fondamentale mantenere i l loro carattere di lt:ggerczz;, e mobilità. proprio per muoversi velocemente in ogn i .imbiente, anche il p iù ostile.
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gerarchia: analoga a quella prevista per le bande naturali: gregario-uachil-sonoca po-ca pa27 ì; amministrazione: autonoma. Costituiranno distaccamento amministrativo del R.C.T.C. territoriale dell'Eritrea o della _Somalia a seconda che appartengano al governo dell'Eritrea ed Amhara e piazza interna ed esterna di Addis Abeba, op pure ai governi della Somalia, I-Iarrar[sic] e Galla-Siclamo.( .. .) Tsingoli componenti della banda riceveranno, in lire italiane, gli assegni e tutte le competenze previste per i militari eritrei ed a seconda ciel grado stabilito, per ciascun armato, dall'ufficiale comanclame278 .
La retribuzione giornaliera, complessiva cli paga, indennità viveri e indennità operazioni, calcolata per le bande irregolari e per gli interpreti graduati era così organizzata 279: capo - lire 25 sottocapo - lire 12 gregario - lire 5 sciumbasci (interprete) - lire 19.60 buluc basci - lire 14.60 muntaz - lire 16.60 Ovviamente poi se un capo si distingueva per meriti particolari, la paga veniva aumentata, come testimonia il caso cli ligg Toclù, pagato 30 lire al giorno. Le bande, regolari e non, vennero utilizzate molto durante tutte le operazioni di polizia coloniale, durante la conquista dell'impero e .soprattutto dopo, quando la tecnica di guerriglia mostrò in tutta la sua crudezza la necessità cl.i avere gruppi facilmente mobilitabili, ma con solida, si auspicava, preparazione militare. Esse dovettero muoversi in un territorio regolarmente p rovato eia asperità meteorologiche di ogni natura, privo cli qualunque conforto, con l'alta probabilità di scontrarsi con un nemico astuto e senza remore. In un telegramma del settembre 1937 il generale Gariboldi280 comunicava al comando del settore occidentale della ferrovia che dal 1° luglio il mantenimento delle bande doveva gravare sul bilancio civile; inoltre che i gregari delle bande irregolari potevano prelevare la razione cli viveri a pagamento presso i magazzini cli commissariato solo quando era impossibile reperirli in t 'assegnazio ne dei ruoli sarebbe stata fana da ll'ufficiale cornandame la banda. ACSSME, Fondo o'.6, DS 45, proc. n.02ì369 firmato Graziani, 30.7.1936. 279 AUSS!v!E, Fondo D-5, busta 71, prot.OP.1088 firmato Pcntimalli ciel 7.2.1936. Si consu lti lo schema in AUSSME, Fondo L-14, busta 105, Decreto. 1 "'' AUSSME, fondo D-6, DS 68, prrn. n 274ì9 firmato Ga riboldi del 29.9.1937. m
?7S
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altro modo, cioè ai mercati locali; che sarebbe stata fatta presente alla Direzione Superiore degli Affari Politici la disparità di trattamento tra le guardie residenziali e i gregari delle bande. La circolare successiva emessa eia Garibolcli specificava ulteriormente il problema: i gregari delle bande di commissariato e residenziali avevano ottenuto un sensibile aumento dello stipendio, cosa che non era avvenuta per quelli delle bande irregolari. Appariva quindi ingiusta questa nonna proprio perché gli irregolari avevano "funzioni e compiti operativi che sono riservati alle altre solo in casi eccezionali"281. La disparità di trattamento veniva chiarita con le cifre esatte percepite giornalmente ad esempio dai gregari delle bande irregolari operanti nel settore occidentale della ferrovia: se loro infatti guadagnavano 3 lire al giorno con la razione viveri, le guardie semplici cli residenza percepivano ben 2 ]ire in più, vale a dire 5, alle quali andava aggiunta una lira extra in servizi fuori sede e la razione viveri "quando sono impiegate in operazioni di polizia"282. Era, all'analisi dei fatti, auspicabile un immediato miglioramento. Con un protocollo del 5 giugno 1939, il viceré Amedeo d'Aosta comandava, in base alle nuove regole per la riduzione di forze in AOI, che non si sarebbe dovuto reclutare più nessun ascari, e che non si sarebbero più dovute costituire bande irregolari, senza la sua esplicita autorizzazione e quella dello Stato i\faggiore dell'Esercito 28:'. Se sulla carta esse potevano risultare formate da un numero piuttosto ridotto di uomini 284, soprattutto se si parlava di bande locali, ad uso prevalentemente cli ordine pubblico e dove gli uomini raramente erano in numero inferiore ai cinquanta, per le bande impegnate in operazioni di grande polizia coloniale, a scopo cli contro-guerriglia, i numeri salivano esponenzialmente: nel 1939 è infatti raro trovare bande inferiori a qualche' centinaio di uomini. I.a banda ciel lago Haik, ad esempio, contava 900 effettivi cli truppa per 2 soli ufficiali, quella Chiarini ben 1.200 uomini per 4 ufficiali. Aci esse si aggiungevano i "Gruppi bande", come quello Rolle che, operante nello Scioa, al 1° gennaio ·1939 aveva un effettivo di 15 ufficiali e 2.000 unità cli truppa; quello Farello conta va 7 ufficiali per 1.447285 uomini, mentre nel Galla e Siclama il 1 ° Gruppo Bande Dubat aveva 1.706 uomini con 14 ufficiali. Ancora nel 2• 1
AUSSME, Fondo 0 -6, DS 68, prol. n.27480 firmato Gariboldi del 29 9.1937.
2"- 2
ibidem.
283
i\USSME, I'oml() N-11, busta 4104, prm . n.00303960, Prime riduzioni di.forzu, fì rmato Amedeo d'i\o-
sLa, 5 6.1939. i.~4 Si veda i n questo senso, ,td esempio, il Decreto eme.~so dal Governo Gal la e Sidama il 30 d icembre 1936 e pubblicar.o sul "Giorn,1.k l Jrfìciale Governo Generale AOI" del 1 febbraio 1937, "Norme per l'assunzione di grega.ri residenziali presso i comJ11 issaria1.i, le residenze e le vice residenze", Art. I. ,s; Nel dicembre 1936 hl Banda FareJJo, :ittiva nelle operazioni contro Uonduosscn C issa, contava cirç,1
600 uornini. E nel 1937 em salita a circ,1 un migliaio.
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1939, dopo più di due anni di operazioni di grande polizia coloniale, il numero degli effettivi per quanto concerneva le bande regolari ed irregolari era di tutto rispetto: per cinque governi (Scioa, Eritrea, Ha.rar, Galla e Sidama e Somalia) ben 286 ufficiali comandavano 39.293 uom ini, quasi tutti indigeni286 , così divisi: Nello Scioa 5 gruppi bande per un totale di 8.249 uomini 287, mentre 30 erano le singole bande regolari ed irregolari per una somma di 5.004 uo mini. Nell'Eritrea solo 4 bande per 1.216 uomini Nell'Harar 1 gruppo bande per 637 uomini e 10 bande per 1.842 uomini Nel Galla e Sidama 3 gruppi bande per 4.294 uomini e 21 bande fra regolari e irregolari per 3.368 uomini In Somalia 4 gruppi bande e un comando gruppo per 2.936 uomini. Nel novembre 1937 era stato deciso da Graziani, visto che l'ord inamento ministeriale non si era preoccupato di nominare le bande della Dancalia, che non era possibile mantenere il prestigio del governo italiano e proteggere le popolazioni locali dai continui attacchi di galla e uoggerat senza disporre di un adeguato organismo bellicd88• Le bande dovevano esserci anche e soprattutto per proteggere la popolazione. Ma non solo: nel caso di quelle della Dancalia, vista la posizione geografica, esse avrebbero av uto anche un ruolo fondamentale qualora fosse scoppiato un conflitto internazionale. Si decise pertanto che delle quattro bande allora esistenti, tre venissero portate al numero di 500 uomini ciascuna e una, quella cammellata di confine, a 400 uomini tutti montati289, in quanto questa era la forza minima necessaria per soddisfare l'esigenza. Se l'utilità delle bande era stata chiara da subi to, è nel 1937 che se ne comprese a pieno il valore, utilizzandole in appoggio ai reparti regolari o facendole agire da sole. Certo è che esse diventarono il pe rno delle operazioni cli grande polizia coloniale, e i motivi sono molteplici: pote:i,;r,
AOSS1'vlE, Fondo 1.-1 4, b usta 1."12, G'mppi e bande. Dis/()(:azione eji,rza al 1° 1wnnaio 1939. In ap-
pendice 13. 7 21<
Sono sempre compresi gli ufficiali. Ricordiamo che ancora nel 1938 il prob lema dei contrasti fra galla e popolazion i <lanç;1Je non er,1 risolto: "A differenza cli altri territori le popolazioni Galla sono ancora armate perché d i re<.:ent<:, impiega te nella repressione del Lasra. Viene effettuata accurata vigilanza soprattutto perché i Galla hanno cendenza ,1 rnziare i territori cl,mcali per secolare abitu dine", come in AUSS1v!A, f'oncl o AOI, busta 21, Diario Smrico-Comando settore J\ord, Cenno sulla situazionepolitico-m-ilitare nel /(llritorio d i giurisdizione del settore, fi rmato w lonndlo Liberati, gennaio 1938. ~ > AUSSME, Fondo D-6, OS 73, te!. n.50940 finmno Grni;ini del 3.1 1.1937. 21<.<
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vano essere convocate e sciolte in base alla n ecessità 290; erano estremamente adattabili al territorio, spesso lo conoscevano meglio degli stessi ufficiali che le comandavano; potevano essere gestite da un esiguo numero di ufficiali nazionali pro prio per la loro struttura già hen definita all'interno, con capi riconosciuti e apprezzati dalla truppa. Elemento cli non minor importanza era che gli uomini del le bande venivano pagati soltanto per i giorni cli servizio oggettivamente prestato 29 ' . Per gli stessi patriots il vero pericol o, infatti, non e ra dato tanto da gli italiani che stazionavano nei campi e nei presìdi, q uanto dai nativi delle handas, "who caused us che most trouble, by spying on us and collaborating witb the enemy" 292 • F. d'altro canto che cnerny increased rheir forccs enrolled rnany more irregular troops, including Aniharas. Thesc irregulars were as knowledgeable as wc were, and knew the land ancl our resistence tactics. \Xfith ù1is, therefore, the confronlation becam c more or less a civil war"29·1
Già nei primi mesi del 1937 Graziani aveva iniziato a pensare ad una "Armata Nera" interamente costituita eia truppe cli colore e in grado di mobilitare qualcosa come 300.000 uomini 2?4 al momento del bisogno . L'idea era quella di parLire con l'arruolamento dal gennaio 1938 con l'obiettivo di poter quadruplicare le forze in tempo di pace. Per essere in grado di poter formare i volontari, dell'età minima di 14 anni 295, già dal maggio 1937 vennero islituite le " bande di istruzione" a carattere non permanente e da affiancare a unità coloniali. Esse venivano costituite con decreto dei govern i alle quali appartenevano le unità coloi\iali da cu i d ipendevano, con l'idea di affiancarle ai singoli battaglioni, ai gruppi squadroni, ai grnppi a1tiglieria e alle compagnie miste del genio coloniali. L'organico prevedeva un capitano comandante e tre ufficiali su balterni per un massimo di 500 indigeni a il telegrnmcna di Amedeo d'Aosta a ll.llli i governi dell't-:tiopia: "Concordo con il Governatore Eritrea. L'::irruoh,mento è m ,Heria cldirnw basato su pre);l.igio com111issa1io et comand;inte, quindi o ((LJcsto prt:stigio non c'è o vi è propaganda contraria che viene dagli alt ri territori A1nar,1. Prt:go S.E.Mezzeui accenare quanto è efTcuivamence avvenuto nello TzeUemLl. Bande si possono arruo lare anche per poch i mesi per una determinat,l operazione spede fuo1i swgionc agricola. QucslO è il procedimento d;i seguire: meni.re si intende che l';irruo laml:ntO obbligatorio cui accenna $.E. Daodi<1ce è sistema assai pericoloso''. In AUSSME, Fondo D-6, DS 79, tel. n.1767 firm,110 Arnedco d i Savoia del 15.1.1938. m Nel 1938, Amedeo <fAo.'>ta, da roco salito al ruolo di viçeré, dcnundava sdegnalo il mancato pagamento regolare elci reparti coloniali, musa di atti cli indi~<:iplina, comi: in ACSSME, Fondo D-6, DS 80, 1.e l. n.125 181 firmato Amedeo di Savoia dell'l l.2. 1938. m J\. I lihon, Tbe l.!.lbiopian Pull"iots, op.cit., p.77. l9J Jbid., p .55. 29 ' AL:SSME, fondo N -11, bus1.a 4107, prot. n .23991 del 12.5.1937 fìrmato Gr.,ziani. 29 ; AUSS.ME, Fondo D-6, 1)$ 63, tc l. n. 156 rirm.no Grnziani del 24.7.1937. m lnccrc:.,;antc a proposico
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servizio, come già detto, saltuario. Qualora non ce ne fosse stato bisogno, gli indigeni venivano resLituiti alle necessità agricole del terricorio, ma in modo che si possa fare assegnamento su di essi, in qualsiasi contingenza per un loro eventuale richiamo alle anni 296_
Se eia un lato rìsultava vincente la differenza etnica fra le varie bande e la stessa popolazione, dall'altro fu proprio questa rivalità, non di rado assai aspra, a creare tensioni pericolose; furono numerosi, infa lti , gli appelli ai comandanti per cercare di controllare l'aggressività dei propri uomini. è emblematico un telegramma del gennaio di quello stesso anno scritto eia Hazon: La banda irregolare di Cuiù, forte di 400 gregari circa, agli ordini del SOttotencnte De Rosa, colà dislocata per la sicure7.7.a di quella zona, è malvista dalle popolazioni perché, mal controllata e non opportuname nte tenuta a freno dal comandante, si dà alle raz7.ie e commette soprusi cli ogni genere. 1 gregari <li cale banda sono nella quasi totalità elementi del luogo e delle regioni limitrofe, è spiegabile, perciò, che essi, per regolare vecchie questioni di carattere (sicJ o per antichi rancori, approfittano della loro posizione cli privilegio per imporre con la violenza la loro volontà agli abitanti di Cuiù. lo stesso malcontento esiste anche nella regione di Uccialle e Catemà dove rrovasi altra banda irregolare al comando elci capitano Rossi.
Hazon, giustamente indispettito, continuava prospettando addirittura lo scioglimento cli alcu ne di esse: mentre per i fatti singoli del genere, sufficientemente suffragaci da elementi di prova sa,J provveduto a cu ra dell'Arma con l'adozione elci necessari provved imenti, ritengo opportuno di prospettare se convenga lo scioglimento di dette bande, I<.: quali recano nocumento al nostro p restigio che non è compensato dal servizio che esse rendono. Poichè la bandalsicl in questione dipendono regolarmente dai vari battaglioni e sono già inquadrate da graduati indigeni, lo assorbimento cl i esse dei reparti irregolari non dovrebbe essere né difficile, né laborioso. le bande cli cui sopra potrebbero essere sostituite poi da repa11i regolari nei presidi cli Cuiù e Caramàm (sicl. 1""
AUSSME, Fnntlo M-7, busta 253, ,111./4 fogl io 23991 elci 12.5.1937. m AUSSME. Fondo D-6. DS 80, 1el. n .2/6 ris. lìrmalo I lazon elci 29. l. 1938.
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Un elemento estremamente interessante che durante la guerra vera e propria non era emerso, ma che si sviluppò sempre di più nel lungo periodo delle operazioni cli polizia, è quello della famiglia 298 . Lo stesso Graziani299 quando, nell'aprile 1937, ipotizzò la formazione di una "Armata Nera" individuò proprio n ella formazione di campi famiglia una carta vincente per l'arruolamento cli elementi indigeni e per la loro fedeltà. Il generale Geloso300 gli dava ragione segnalando il malumore tra le trnppe per la prolungata lontananza dalle fam iglie. Nel maggio 193730 1, il XXXJJJ Battaglione coloniale dedicò parecchio tempo all'allestimento e alla costruzione cli tucul per i campi famiglia all'interno del presìclio cli EndaJesus. Questa nonna era già stata chiarita dal protocollo n.23991 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione secondo le disposizioni del viceré Graziani quando si diceva che i campi famiglia avrebbero dovuto essere istituiti nelle sedi fisse di ogni unità o reparto osservando le norme del regolamento di disciplina per i mil itari indigeni302 • Secondo la testimonianza scritta d i Paolo Corazzi, aiutante maggiore del 13° battaglione coloniale, al battaglione erano aggregati non solo i gurba, ragazzi giovanissimi ancora non in età da arruolamento, ma anche le donne 303• La promiscuità poteva originare inconvenienti, ma non avvennero mai problemi. Ogni coppia la sera si avvolgeva assieme nella Eìtessa futa ed entrava nella tenda . Gli scapoli entravano dopo, in silenzio, per non turbare la coppia.era straordinario il rispetto di tutti verso questi aspetti ùi vita intima304 .
GLI UFFICIAll3o;
A comandare queste truppe coraggiose e spregiudicate furono in molti, ma "~' Questo punto viene giustameme notato anche da Cristiana Pipiwne nel suo interess,inte saggio su L ·organizzazione dett'impero con Graziani viceré d'Etiopia, in ''Studi Piacentini", n. 2ì, 2000.
AUSSME, Fondo N-J I, busta 4107, te!. n.22861 firmato Grazi,1ni. AUSSME, Fondo N-1 1, busta '1108, tel. n.22271 firmato Grniani del 28.4.1937. 3o, ,\\JSSME, Fondo 0 -6, busca ì20, dia rio storico del 31.5.1937. 3°2 AUSSME, Fondo M-7, busca 253, allegato n.1 al foglio 23991 del 12.5.193ì. ;,) 3 Scrive in questo senso Curzio Ma lapa ne: "I. .. ] Nel polverone sollevato d,1i "lanciarò", un gruppo cli donne, un çentinaio, seguono a pied i: son le mogli de.gl i Ascari Amara. Cmirninano tacite, pa:r.iemi, per tappe di dieci, dodici ore, di quaranta, sessanw chi.l ornetri. Curve sotto il peso dei loro s,1çd1i e sacchetti, spesso con un bambino aggrappato alla schiena. Durante i combattime.nli esse portano l'.icqua e le cartucce ,11\e mitragliatrici pesanti, medicano i frriti, trasportano i cathive. ri ai margini del campo di batwglia, seppelliscono i morti; o, sedute intorno ai loro fuocherelli, ,11 ri paro cli qu,1khe siepe d'albe ri , prepamno il tè ai loro uomini che combattono. (. ..) Il loro cor;1ggio e la loro abnegazione sono am rnirevoli", cfr. C. t-falaparr.e , Viaggio in Etiopia e altri sc,·itti a/rica.rd, Vallecchi, Fire.n7.e, 2006, p.115. lò-1 P.Corazzi, Etiopia 1938-1916. Guerriglia e Jìfo spinato, op. Cit., pp. 21-22. :IO' I cenni biog1~ifìci dei singoli comandanti sono esu-.nti da AlJSSME, Biogr,1fie. 299
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sulla massa si distinse fondamentalmente una categoria specifica di uomini: veri e propri ufficiali coloniali, militari abituati diversamente d a quelli metropolitani, sia perjonna mentzsche per modo di agire: Tracchia3o6, l\1aletti3°7, Natale308, Lorenzini309, Tosti310, Solinas3'1, Farello312, Sora313, Rolle3 14, Cubeclclu315, 300
Rugero Tracchia, romano, d ;1sse 188/4, p luridecorato, provenient<:: dall'Arma dei Dersaglieri, com<:: volonwrio allievo ufficiale cli cornpl<::m<::nto. Combatté in Libia nel 1912 end 1935 venne mobilila[() per la conquisw ddl'Etiopia grazie alla qu,tl<:: ottenne la Croce dell'Ordine militar<:: di Savoia e la promozione a g<::neral<:: di Brigata. Per le operazion i svolt<:: tra il novembre 1936 e i l marzo 1937 nello Scioa ottenne una sesta <:: un,1 s<::ttima medaglia al valor<::. Comb,lttè in Libia nella 2" Guerra Mondiale e, fatto prigioniero nel 1941, v<::nne libernto nel 1944. .w7 Pietro Maleu.i, lombardo, classe 1880, pluridecorato, dopo <::ssersi fatto le ossa in Libi:1, partecipò alle opcrnzioni cli conqu iSl>i dell'Etiopia col grado di comandante del 1° Raggruppamento Arabo-Somalo, o ttenendo il grado di generale di brigata per merito d i guerra. Nominato il 1° giugno 1936 comancl,1nte del Settore Giuba in Somalia, partecipò alle operazioni cli grande polizi,1 nella zona dei Laghi. Nel febbwio 1937 ottenne la croce ùell'Ordine militare cli Savoia e il 5 marzo venne asscg.nmo al Governo genernle dell'AOI, ad Addis Abeba. Nel giugno 1938 ottenne la promozione al grado cli generale di divi.s.ione per "meriti eccezional i". JI rimpatrio definitivo avvenne a fìne 1938, ma nel giugno 1940 egli fu n uovamente d estinato alla Libia dove morì in combattimento il 10 dicembre 1940. :i<:s Leopoldo Natale, pugliese, classe 1887, p luridecor,1to, comandante della [(I brigat.1 colonia le indigeni, dopo la cauura di 1,1s Destà aveva assunto il ruolo di colonnello, definito "esempio di eccezionali qual ità cli carattere e di comando e cli superbe doti di ,u1im;1tore e di trnscinatore cli uomini". .lW Orlando Lorenzini, Losc.1no, classe 1890, dopo aver operato in Cirenaica, raggiunse l'Eritrea nel 1934. Nel 1938, dopo aver cornand,ito una brigata coloniale in lu nghi ddi di polizia, venne promosso colonnello per merito di guerra. Durante la Seconda guerra mondiale fu promosso generale e in seguito all,1 b,maglia di Chcrcn che gli costò !;1 vit.i, nel 1941 ottenne la medaglia d'oro al valor militare. ~,o C1rlo Tosti, napoletano, classe. 1884, pluridecorato, comandance cli una b rig;ita coloniale cli formazione operante nel Lasta, nel R.D. che lo promuove genernlc cli brigata nell'agosto 1938, viene dipin to così: "Incaricate>, in seguito, di operazioni di gr.rnde polizi,1 coloniale, confermò le sue qualit,ì indubbie cli eccezionale cornandame, coopera ndo alla can:u ra di pericolosi capi ribelli e cli rilev,1nte numero d i anni e munizioni. Uflkiale di.e dimostrò largamente di possedere nella grande guerra, durante l'intera campagna etiopica e nelle opernioni cli grande polizia coloniale, eccelse qualità di guerriero e di valoroso comandante". Lo stesso De Biase nel 1937 lo aveva definito "Attivo, sempre vigile, noncur.inte cli fatiche e disagi, animato eia ali.O sentimento ciel dovere e di vivo ,;piri to di s,icrificio". .l " Gioacchino Solinas, sa rdo, tfasse 1892, pluridecorato, cornanc.Jante della Colonna "Solinas" (XVI Brigata coloniale), era "comandante di salda tempra, sagace e pieno d'iniziativa , organizzatore e trasdn,1tore d'eccezione". 312 Pietro .Mario I'arcllo, torinese, classe 1899, p luridecorato, comandante di una banda irregolare Uollo prirna e poi del Gnippo 13ande lJollo, partecipò alle operazioni di grande polizia coloniale nel I.asta, nello Scioa, nel Beghemeder. "Ufficiale valoroso e c,1pace", "di provato valore e sicuro trascinatore", ''esempio ammirevole di c,1pacitiì di comando" e "guerrigliatore impareggiabile". :,i 3 Gennaro Sora, bergamasco, classe 1892, p luridecor,ito, comandante del battaglione speciale alpini ''Amba-Work" e del XX Battaglione eritreo parteeipò al ciclo di operazion i di grande polizia coloniale nello Scioa dal 1937 al 1940 venne definito "esempio d i alto valore personale e di elei:1.e qualit~ di capo e trnscinatore", oltre che "esempio cli sereno coraggio e valoroso ardi.mento". 14 .l Ottavio Rolle, torinese, classe 1893, plmidccornto, comandante di u n Gn.ippo 13ande eia lui stesso org,1nizzato, pa11ecipò alle operazioni di grande polizia coloniale nella zona di Gimm,1. "Capo risoluto, cli grane.le ascendente, tenace, coraggioso e p resente ove più aspra era la lotta, tempraw all',ute della guerra e della guerriglia, sa peva in ogni circostanza con l,1 virtù dell'esempio, tener desto lo spirito aggressivo e cli sacriJìcio dei p ropri uomini dai quali otteneva sempre il miglior contributo per il fel ice esito dei combattimenti. :i i; 1-uigi Cul.><::ddu, s,1rdo, classe 1880, comandante prima di una brigata colon iale <::ritrea e poi della divisione colonia le ''Libia", infine comandante c.Jelle truppe del Regio Governo Arnara, è descritto come "avveduto, valoroso, intelligente ccl energico cornandanLe".
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Malta316, Nasi317 per citarne alcuni fra i pili famosi, nel bene e nel malé18• La maggior parte di essi era stata abituata alle fatiche della colonia da anni di operazioni in territori ostili, quelJi libici, lontano da casa, dove questi uomini spregiudicati e coraggiosi avevano affinato le tecniche di guerriglia. Tutti, spinti eia uno spiccato senso del dovere, si erano abituati ad agire in situazioni al limite, in tempi anche molto lunghi e secondo leggi estremamente diverse da quelle occidentali. Questi ufficiali erano la punta di diamante dell'esercito, uomini anche criticabili ma sicuramente cli carattere, ai quali si contrapponeva una base non sufficientemente preparata e all'altezza del ruolo da giocare, come ebbe modo di affermare anche Cavallero: f. ..l Quello che cerchiamo con ogni sforzo di evitare sono gli errori dei minori comandanti, errori purtroppo possibili data la scarsa qualità media dei comandanti cli battaglione che abbiamo qui, e dato il fatto che quasi tutti gli ufficiali dei battaglioni appartengono alla categoria di complemento. D'altra parte questi sono i mezzi di cui disponiamo, e non altri; con questi mezzi il programma operativo è stato compiuto e con essi completeremo dopo le piogge i risultati ottenuti e eia ottenere319.
Fare la guerra in Africa, infatti, era cosa ben diversa che farla in Europa. La colonia necessitava di ufficiali dalla tempra particolare, in grado di 1imanere lontano dalle fam iglie per mesi, autonomi, coraggiosi, mossi da grande ottimismo320• Barbacini aggiungeva, a proposito dell'attività addestrati.va di un battaglione:
Giuseppe Malta., calabrese, classe 1883, dopo ,1ver i;,artecipato alla Campagna di Libia nel 1912 con i Bersaglieri, operò molco in colonia. Fatto prigioniero dagli austri;ici dopo la disfalla di Caporetto, ritornò in patri,1 neh 1919. Nel 1931 fu impegnato nella repressione in l.ibia ciel p,11tigiano Omar aHvlu kh1.ar e, tina volta catturatolo, 01.tenne la Croce all'Ordine Militare di Savoia. P,1r1ecip<'> alla guerra in Etiopia e ,1lle successive ope1~izioni di polizia coloniale, occup.indo Gore e Bonga, località stra1.egiche. Proprio a Bonga morì in se rvizio il 30 maggio 1937. ~i; Guglielmo Ciro Nasi, romano, classe 1879, dopo aver combau.um nella campagna cli Libia, partecipò alle operazioni contro l'Etiopia e per questo ottenne la promozione al grado d i generale di d ivisione e una terza Croce all'Ordine mil itare di Savoia. Il 1° o ttobre ]936 venne nominato comandante delle trnppe del governo clell'I-Iarar e ne divenne lui stesso Governatore. li 31 luglio 1938 divenne genera le cli Corpo cl'Ar111a1:a per "merili eccezionali", nel 1939 fu nominato senatore del Regno cl'lcalia e il 5 maggio seguente Governatore generale dell'Africa o rie ncale italiana e comandante delle lruppe ciel Governo dello Scioa. Nel 1941 fu l'ultimo comancl,1nte italiano ad ,1rrendersi agli inglesi, dopo la clifes,1 di Gondar. Internato in un campo di concentramento in Kenya, venne rimpatriato nel 1945 e immediatamente inviato in convalescenw dalla Commissione Medica Ospedaliera d i Roma per infermità contratta in prigioni,1: psoriasi diffusa, iper1.ro!ìa del lobo destro clell;i pwstar.a, mancanza di tre nta denti con rnasticazione insufficiente. )I" Traccbia, ad esempio, appare nelh1 lista dei criminali di guerra, per omic.:idio e altri crimini, redatta dal governo etiopico nel 1950. ·119 AUSSME, Fondo N-7, busta 1382, 1.el. n.16330 firm,1to Cavallero del 2.8 .1938. ·1"' P. Male tti, IJatwglione eritreo misto, in "Rassegna del Mediterra neo e della esp,1nsione italica" della "Rassegna itali,1m1", 1927, voi.X)<, fase. CXIII e CXJV, p.999.
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[. ..J Ogni comandante deve sentirsi mai soddisfatto del risultato ottenuto, costantememe deve tendere al raggiungimento della perfezione.- Occorre pazienza, costanza, volomà; fiducia e soprattutto amore , all'alta missione affidata ad ogni comandante . Non stancarsi mai, non abbattersi moralmente mai: vincere ogni difficoltà; qualsiasi ostacolo, lottare contro l'imprevisto ecco ciò che ognuno deve fare . L'ufficiale deve sentirsi fiero della sua alta missione e ad essa deve certamente dedicare la sua attività, la sua energia, la sua intelligenza321.
Graziani ebbe modo di dire, scrivendo a Pirzio I3iroli , che il rend imento di una colonna impegnata in un'operazione coloniale era per il 75% dov uto al cornandante322 . E questa è un'altra particolarità, tipica dei battagl ioni indigeni più che delle bande, ovverosia il fa tto che essi non erano mai comandati da gente locale; erano gli italiani, sebbene in numero esiguo, che dovevano tenere le fila: agli indigeni erano negate funzioni cli comando. Stupisce, quind i, che in Patria nessuno avesse pensato ad addestramenti particolari per gli ufficiali destinati in colonia. Fu così che questi uomini, attraverso l'esperienza, crearono una vera e propria "classe coloniale", assolutamente diversa come approccio alle situazioni, oltre che moralmente. L'unico addestramento che essi conseguivano era quello sul campo, attraverso la pratica dell'affiancamento: in Libia, Eritrea, Somalia gli ufficiali destinati ai reparti indigeni si affiancavano al comandante in partenza il quale, dopo un breve tirocinio d imostrativo sul piano tecnico, psicologico ed ambientale, clava un parere al Comand o superiore, sulla idoneità del nuovo arrivato. I risultati di questa prassi furono in genere ottimi, ma la situazione venutasi a creare al termine della Campagna non diede il tempo necessario per l'ambientamento dei nuovi ufficiali. Gli ascari, va eletto, erano considerati indistintamente da tutti, seppur con i loro difetti, il perno della forza militare oltremare . Si erano distinti in Libia, continuarono a distinguersi in Etiopia per coraggio, resistenza, fedeltà . Nei diari storici dell'Esercito, sia in quelli del Comand o Generale come in quelli dei singoli battaglioni, le parole cli elogio verso le truppe cli colore si sprecano: esse sono sempre citate come esempio cli valore e di purezza militare, e questo nonostante i giudizi non proprio esaltanti dati poi d ai singoli comandanti. Lo stesso Rugero Tracchia si soffermò lungamente sul ruolo d egli ascari 32\ Nonostante il valore evidente delle truppe di colore, sulle quali si è _b asata l'intricata rete delle operazioni di controguerrigl ia, 321 AUSSME, Fo ndo D-6, DS 488, cel. n.819/ 3 di pror. firmato Barhaci ni del 2.5.1937 . .m AUSSME, Pondo D -6, DS 70, re i. n.47012 firmato Grnziani del 6 10.1937 . .m R.Tracchia, Coloniali ed ascari, Ceschin,1, 1v!il,1110, 1940.
LE OPEIIJ\ZJONI DI GRAKDE POUZI!\ COLONIALE
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la distanza, per chi li comandava, era enorme, incolmabile. Oggi noi possiamo però dire , con estrema serenità, che gli ascari erano più resistenti, abituati a coprire, anche a piedi nudi, distanze altrimenti impossibili per un italiano; erano coraggiosi e sprezzanti del pericolo; legati, più spesso cli quanto si possa pensare , e.la vincoli d'onore all'Italia, talmente fruga li nelle abitudini quotidiane da apparire, ad un occhio superficiale, infantili. Ciò che sicuramente era diverso tra loro e noi, allora come lo è oggi, era ed è la menta lità, alla quale ci si può sentire più o meno vicini, ma certamente non il valore. Tornando agli ufficiali, nel novembre 193732\ il Ministero cieli' Africa italiana aveva appoggiato le proposte provenienti dall'impero riguardo la costituzione di nuclei ufficiali da assegnare ai reparti coloniali in più rispetto a quelli previsti dagli organici, una sorta di riserva che fosse in grado di sopperire alle eventuali perdite, alle malattie o semplicemente alle licenze. Essi erano sostanzialmente capitani di fa nleria che avrebbero prestato servizio presso i comandi di ciascuna brigata coloniale per poi essere, a seconda della necessità, assegnati ai battaglioni; a questi ufficiali andavano poi aggiunti subalterni per ogni battaglione coloniale, ogni gruppo squadroni e artiglieria. Era scontato che la loro assegnazione avesse un carattere temporaneo, limitato cioè alla durata di ogni singola operazione cli pol izia . Sulla formazione degli ufficiali in servizio permanente il generale Mario Montanari ha scritto che (. ..) provenienti dai corsi regolari si p resentavano ai reggimenti dopo un ciclo biennale in Accademia e due ann i (per ~rtiglieria e genio) ed uno (per fanteria e cavalleria) di applicazione, vale a dire con un bagaglio di studi cli tutto rispetto, anche se con qualche eccesso di studi non strettamente indispensabili per l'esercizio al comando e per la preparazione tecnica, ciò a detrimento cli una più spiccata praticità - difetto tipico della scuola italiana in genere - che divenne palese durante tutta la guerra:125.
E se discutibile era, in senso pralico, l'educazione militare, non certo migliore era lo spirito d'iniziativa degli stessi ranghi superiori, come lo stesso Montanari ha rilevato326 . 3z,;
·''.!5
AUSSME, Fondo D-6, DS 74, prot. n. 18332 !ìrmaro Ga ribok li. de l 14.11.1937. M. Montanari, L 'esc;rci10 itaficmo ulla 1Jigilia della seconda guerra m ondiale, SME-Uflìcio Swrico, llorna,
1993, p.231. ~26
!hid, p .231.
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IL RUOLO DELL'AERONAUITCA
Il ruolo dell'aeronautica nelle operazioni di grande polizia coloniale in Etiopia è stato oggetto cli numerosi studi, alcuni, come quel lo di Gentilli327, ben documentati ed interessanti per gli spunti proposti. È indu bbio, alla luce cli tutto il materiale visionato, che l'aviazione non abbia giocato un ruolo di secondo piano in queste vicende, ma anzi s ia stata, per molti versi, protagonista. Le operazioni di controguerriglia richiesero, infatti, un impegno ben superiore rispetto a quello dei sette mesi di conflitto vero e p roprio: l'aeronautica diveniva, a tutti gl i effetti, complementare dell'esercito per quanto concernevano le funzioni di polizia e di controllo e difesa del territorio. Un telegramma di Graziani inviato al Gabinetto delle Colonie e, per conoscenza, a Lessona riporta i dati per il periodo dal 5 maggio al 30 settembre 1936: un totale cli 86 caduti per l'Arma Azzurra con 15 ufficiali piloti; 5 ufficiali osservacori ; 23 sottoufficiali; 37 cli truppa; 6 autisti civili dell'aeronautica. Tra i feriti invece 3 ufficiali; 5 sottoufficiali; 3 cli truppa. I voli d i guerra erano stati 2.389; quelli per trasporto e collegamento 4.018; l'esplosivo lanciato era 315.826 kg; i passeggeri 4.985328 • Come si può ben vedere, a g uerra finita, la richiesta dì intervento da parte dell'esercito rimaneva molto forte e a malapena compatibile con le dimensioni stesse dello strumento aereo, i presìdi , ad esempio, non appena individuavano formazioni nemiche ne chiedevano l'intervento, tanto da costringere il generale Gallina a far presente a tutti i comandi dei presìdi dipendenti dal settore occidentale della ferrovia che l'aviazione ha mezzi limitati e non può intervenire sempre e dovunque; che il volo che gli apparecchi sovente è difficile e pericoloso per non favorevoli condizioni atmosferiche; che l'unico che p uò stabilire l'opportunità o meno dell'intervento aereo è il sottoscritto ed egli è in grado cli poterlo fare sulla hase delle informazioni che gli vengono forniLem.
Se inizialmente non mancarono disguidi ed incomprensioni organizzative tra esercito e aeronautica, alcuni tra l'altro drammatici330 , va anche eletto che 27 ~ 128 ·
H. Gentilli, Guerra aerea sull'Etiopia. 1935-1936, r.OAl, Fire nze, 1992. Al}SSME, Fondo D,6, DS 48, tel. n.21295 firmaw Graziani del 15.10.1936. :m AOSSMA, Fondo AOI, busca 47, te!. n. 01348 di prot.op firm~10 Gallina ciel 4.12.1936. ,;.;o Citiamo il ca~o emblematico cli due apparecchi della 15" Squadrig]i,1 che il 21 orto bre 1936, per e rrore, bombardarono personale ciel pre~idio di Ancobcr, si veda in A1JSS!'v1A, fondo AOI , busw 15, Relazione sulla Missione di volo firmata ten.pil.Ra ul Zucconi; ivi, te!. n.6391/op.2 firmato col.pii.Piacentini
LE OPERAZIONI O! GRANDE POUZIA COLONIALI:.
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col passare dei mesi, già dalla fine ciel 1937, dopo centinaia di missioni, il rapporto fra le due forze armate si fece più stretto e diventò più raro leggere telegrammi di rimprovero soprattutto eia parte dei vertici dell'arma aerea. Per fare un esempio, dal 20 agosto al 1° novembre 1937, il contributo dell'aviazione durante la rivolta ciel Goggiam fu di 186 apparecchi utilizzati spesso quotidianamente, 1.386 voli, 4.355 ore di volo, 234.466 kg. cli esplosivo lanciato, 28.237 colpi sparati, 280.031 kg. di materiale trasportato, con 18 apparecchi colpiti cli cui solo 1 realmente distrutti, 5 morti e 7 feriti 331 . Esiste un telegramma del comandante Piacentini che chiarisce bene il rapporto tra le due forze: I...) Osservati con vivo compiacimento i tangibili risultati raggiunti con le brillantissime operazioni, si è notato come l'opera dell'Aeronautica sia stata messa, nella relazione, in lusinghiero rilievo - Gli aviatori che hanno collaborato con le truppe di codesto Governo ascrivono a loro onore l'aver potuto portare adeguato contributo ad opera?'.ioni tanto valorosamente ccl efficacemente condotte e sono fiero dell'alto riconoscimento332 . È importante sottolineare che senza la collaborazione dell'aeronautica le
perdite avute sotto il peso degli attacchi nemici sarebbero state molte di più. Un problema che l'aeronautica aveva incontrato era stato quello dei lanci ciel rnateriale e soprattutto delle munizioni. Già nel marzo 1937, ad esempio, il comandante della base aerea di Dire Daua, Piacentini, aveva reso note le norme a cui attenersi per il lancio dei rifornimenti delle truppe i terra: il materiale, precedentemente imballato daJla Delegazione Intendenza avrebbe dovuto essere portato ai camJJi e.li decollo, scaricato e trasportato fino alla porta dell'apparecchio sempre dal personale della Delegazione Intendenza. Il capo equipaggio avrebbe dovuto essere presente per controllare che tutto fosse a posto e quindi accertare il carico; dopodiché i comandanti d i squadriglia avrebbero dovulo controllare il lancio dei rifornimenti, generalmente fatto la sera e per un totale cli 600 kg d.i materiale bellico o 750 kg di materiale normale per il Ca.133, cli 1.000-1.200 kg per il l'S.81 m . Le colonne in sosta che avrebbero dovuto ricevere il materiale erano tenute a esporre sempre il proprio nominativo e, una volta individuato l'aeciel 25. JO. 1036; ivi , crntrcon igramma 718/2. fircnaco gcn.Ma trka r<li del 23.10.1936; 1.el. n.20-10/op.2 fìnnato col.pil.S:rnclalli del 3. 1I .1936. Da ;illora era d ive ntato obbl igatorio avere sempre ben esposti i teli d i comuoi<.:azione e se necessario unirne due perché fossero .il più visibili possibile. 55' AUSSME, fondo 1-04, b usta 02, telegramma di elogio di Craziani a Te<leschini Lalli <lei 10.11.1937. »1 AlJSSMA , Fondo i\01, busw 15, 1.el. n.1-2165/not.2 fì rcnato Piacentini del 10.7.1937. m /\lJSStvlA, Fondo i\01, busta 34, 1.el. n.293/o p.5 fìrcnato Piacentin i del 9.3.1937.
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reo a fare delle fumate per farsi identificare immediatamente; le colonne in marcia, alla vista del velivolo, avrebbero dovuto esporre immediatamente il proprio nominativo; una volta scelto il luogo più adeguato dove farsi lanciare il materiale (cli solito un terreno scoperto e non a fondo valle per non creare difficoltà al pilota nel momento della ripresa di quota), era necessario esporre dei teli in croce e una freccia indicante la direzione del lancio33'1. Nell'ottobre del 1937:135 era, però, ormai chiaro che si dovesse fare più attenzione all'imballaggio dei materiali da lanciare. Nonostante nell'ultimo periodo fosse staro diminuito il peso dei singoli involti eia 15 a 12 kg., grazie a una riduzione sostanziale del numero delle cartucce che da 400 erano passare a 300, l'influenza della velocità e della massa non potevano essere mutate, ovviamente. Per ovviare al problema si era pensato di utilizzare aerorifornitori, e questi furono portati in loco, ma visti i costi, il numero esiguo dei mezzi e la difficoltà nel recuperarli a lancio avvenuto, data dall'ottima seta con cui erano fa.tti, anche quest'idea era naufragata. Si usarono allora custodie di bombe da 200 kg. , come testimonian o le fotografie custodite nell'archivio dell'ufficio storico dell'Aeronautica, pur rimanendo il rifornimento via terra la soluzione migliore che poteva però, viste le immense distanze, essere attuata soltanto con grande preavviso. Così divennero sempre più numerosi i lanci alle colonne durante tutto il 1938; per fare un esempio emblematico, ma non raro, il solo 22 febbraio di quell'anno furono rifornite di viveri per via aerea la colonna Mattini (in zona Gobaia), la colonna Lorenzini (sul fiume Guder), la colonna Tabellini (sul Monte Degga), il presìclio di Caccisi. Le operazioni di aviolancio si erano andate perfezionando ed erano sempre più rari i casi come quello lamentato nel marzo 1937 dal generale Cubeddu, quando due dei quattro aerei chiamati a rifornire la sua colonna avevano lanciato le munizioni su questa con grave rischio per i reparti: si richiamava l'attenzione di tutti perché i lanci avvenissero alla periferia degli accampamenti e mai sopra le colonne336. Ad impero dichiarato, con soltanto una parte di territorio sotto l'effettivo controllo italiano, l'aeronautica venne chiamata a collaborare ancora più attivamente con l'esercito. Inizialmente i vertici militari dell'Arma si trovarono cli fronte al problema delle enormi distanze che i velivoli dovevano coprire: tra l'Eritrea e la capitale, ad esempio, in pieno periodo delle piogge, tutti i campi più vicini erano inagibili a causa dell'acqua. Quando Graziani, finite le piogge, diede il via alle operazioni di grande polizia coloniale, ordinando 334
AUSS.wL'\, fondo AOT, busta 34, tel. n .1022/ op.d i p rc:>t.firrn,1to Nasi del 6.2.1937. i l documcmo è present<,: anche nella b usta 47 i n forma cli circolare. 335 AUSSME, Fondo D -6, DS 71 , 1el. n.1288 S.M., finnato gen.in1enclente Ricagno ciel 21 .10.1937. 1 16 · • A l JSSMA, Fondo AOI, b usta 34, 1el. n.312/ op.5 firmato Piacentin i del 10.3.1937.
LE OPERAZIONI DI GRAKDE POI.IZIA COLONIAI.E
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alle truppe di muovere lungo tre c.lirettrici337, il co mpito dell'aeronautica fu quello di appoggiare i movimenti dei repa11i dell'esercito, in tutti i modi possibili. Il concetto fondamentale che aveva infalti guidato i ve1tici dell'Arma A7.zurra era stato quello cli pote r intervenire tempestiva mente in qualunque luogo dell'impero in appoggio all'Esercito impegnato appunto nelle opera;,:ioni cli polizia colon iale . Vennero pertanto organizzate basi centrali, a carattere permanente, tutt'intorno alla capita le e a distanza cli massimo 300 km; e basi periferiche, sempre a carattere permanente, fond amentali per la logistica e quindi anche per far fronte a tutte le necessità dei reparti; a questi due tip i cli basi se ne aggiunse presto un altro, detto di "3A categoria" e variamente distribuito sul territorio. I tre tipi erano poi completati da semplici basi cli manovra , sparse un po' su tutto il territorio. I reparti, per maggiore fì.rnzionalità, furo no raggruppati in un ità non superiori a quelle cli Gruppo: quelli di Stormo e Brigata furono aboliti. Inoltre i gruppi furono articolati in due squadriglie da bombardamento e una da osservazione aerea, secondo una logica diversa da quella che si sarebbe utili7.Zata per una guerra europea . Aerei progettati per il bombare.lamento, e per tutto ciò che concerneva la guerra, divennero utili alle esigenze piL1 disparate: trasporto viveri, posta, persone e bagaglio. Essi rifornirono quotidianamente sia le colonne in marcia, spesso tagliate fu ori dalle normali vie di comunicazione, sia i presìdi. La brigata aerea da bom hardamenw con base a Gura, ad esempio, comandata dal generale Altilio Matricardi e fo rmata eia S.81 e Ca.111, oltre a lanciare dal 25 gennaio ·1936 all'aprile cli q uello stesso anno qualcosa come 190.940 kg di bombe C.500.T, traspo1tò pane, pasta, collaborando attivamente con la col011na "Ce lere " Starace e trasportando quotidianamente passeggeri e bagagli538. Non va dimenticato, in questo sènso, il ruolo che essa ebbe subito dopo l'attentato a Graziani nel febbraio 1937, quando si fece carico del trasporto dei prigion ieri politici: il 6 marzo, ad esempio 17 aerei italiani portarono 200 etiopici dissidenti ad Asmara. Con gli an ni è stato chiarito anche il ruolo che l'aviazione ha avuto nel bombardamento co i gas, come iprite e arsine: questo ormai non è più messo in discussione ed è acquisito come un dato di fatto, come, d 'altro canto, testimoniano i numerosi documenti trovati all' interno degli archivi d i Aeronautica ed Esercito. Un altro dato ormai appurato, è che l'uso degli aggressivi chimici in Etiopia, come già accennato, pur non cessando de l lutto, decrebbe ne l corso delle operazioni di grande polizia colo niale, con un movimen to oscillatorio corrispondente al le diverse fasi e alle recrucle.w A nord , nel J~1s1a, contro i fra1elli Cassa; a ~ud, nel Sicl amo contro ras D<.:stà e nel Baie contro Beienè Mcriù ; a oves1, ne l C imma co111rn ras Immin.ì. 1 · ·"' AUSSt.M., Fondo AOI , busta 44, Brigata aerea da bombardamento. Bnse Gum, aprile-luglio 1936.
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AUSSMA - Cura-magazzino viveri.
scenze della resistenza abissina. Quello che fece la differenza fu , invece, il sistematico uso delle bombe esplosive ed incendiarie nelle azioni cli appoggio all'esercito: protagonista fra tutti il Caproni 133. Se nel 1936, infatti, l'impero era dotato di 126 mezzi, nel 1937 se ne aggiunsero altri; il personale nell'estate di quell'anno raggiunse i 6.033 uomini, con una media di 20 persone ad aereo e cli 30 se calcoliamo anche i civili. Le basi permanenti erano sei, tre quelle in allestimento, sei gli aeroporti presidiati, tre quelli in approntamento, sette quelli in programma339; in base poi ai decreti legge n.220 del 22 febbraio 1937 e n.1005 ciel 29 aprile 1937, l'aeronautica in Etiopia diventava, anche sotto l'aspetto giuridico, un corpo coloniale separato dagli altri. A fare la storia dell'aviazione in colonia fu il comandante che succedette a Mazzucco e Liotta: il generale Tedesch inÏ Lalli che, arrivato nell'aprile 1937, fece cli tutto per gestire al meglio le scarse risorse; a partire dall'uso razionale delle basi aeree con lo spostamento dei reparti anche su campi dÏ fortuna, per diminuire il problema delle distanze. L'aviazione si dimostrò fondamentale da subito: il suo intervento dal 5 maggio al marzo 1937, operando nei settori Nord, Sud, ed Est, oltre che nei cicli contro ras ImmirÚ, i fratelli Cassa e ras Desti, fu sistematico e spesso risolutivo. 339
H. Gen1.illi, Guerra aerea sull'Etiopia. 1935-1936, op. cir., p.151.
LE OPERAZIONI DI GRAt"lDE POLI ZI A COLONIALE
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AUSSMA - 28-3-1938 - celebr. XV annuale Arma Azzurra aerop. Addis Abeba.
La rivolta del Goggiam, nell'estate 1937, vide impegnata l'aviazione tìno all'ultimo uomo, in cielo come in tetra. L'arrivo poi di Amedeo d'Aosta in qualità di viceré, a sostituire Graziani, mutò in patte l'impostazione aggressiva340 che le forze armate italiane avevano avuto sino ad allora, ma ormai il danno nei rappc)lti con la popolazione indigena era fatto. Nel 1938, anno indubbiamente più tranquillo, si continuarono le ricognizioni, anche quelle offensive quando necessario, e i bombardamenti, generalrnerìte in appoggio alle colonne. Nel concetto della guerra di guetTiglia, l'aeronautica forniva un aiuto prezioso: p reparava il terreno alle truppe cli terra, attraverso un incessante bombardamento sulle posizioni nemiche identificate "in modo da fiaccarne lo spirito aggressivo e la capacità di resistenza"; immediata mente prima e dopo l'attacco terrestre, attaccava i centri di raccolta nemici con bombardamenti cli massa; integrava le operazioni aggressive con operazioni di collegamento fra i diversi reparti cli terra e con ricognizione e sorveglianza del territorio 34 1 . :,;o Has1.i pensare che gli aggressivi chimi<:i non vennero usati d,dla fine del 1937 a lUllO il primo semestre 1938. Gentilli ipoLizza c he ciò si,1 .ivvenuto pe r il cambio di guardia ai ve1tici. Cfr. H. Gentilli, Guerra uereCJ _ç11/l'Etiopia . 1935-1936, op. cil., p. 166. 3-11 A1JSS!v1A, Fondo AOI, busta 12, fas<::icolo 3, La nuova orP,uni.= azione aereu dopo la conquista della
capitale dell'Impero.
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A febbraio Tedeschini Lalli, facendo un sunto delle operazioni svolte negli ultimi 10 giorni di gennaio, sottolineava l'intensa attività delle basi aeree di Gondar, Bahar Dahr e Dessiè, più impegnate paradossalmente di quella della capitale, perché in appoggio alle operazioni del Goggiam, soprattutto verso la colonna Raugei. Le 373 sortite avevano visto il trasporto di 254 passeggeri, anche feriti; il lancio di 12.468 kg di esplosivo e di 67.980 kg di materiale vario. Tedeschini Lalli concludeva con un appunto emblematico:
[. ..) Lo specchio dell'attività totale pone in evidenza il forte onere logistico che i reparti aerei sono chiamati ad assolvere. Gravame che per le sue inevitabili ripercussioni operative questo comando è costretto a segnalare in aumento, malgrado le intese verbali, in particolar modo quelle intercorse tra S.E.Mezzetti, intese a riclurlo 342 .
Con 380 ore di volo in dieci giorni l'aeronautica dimostrava, a tutti gli effetti, il proprio ruolo a fianco dell'esercito. È quinci.i impossibile parlare cl.i operazioni cl.i grande polizia coloniale senza farvi continuo riferimento, come prova, d'altro canto, anche l'archivio dell'Arma: in questo senso ricchissimo.
UN CASO INTERESSANTE IN UNA ZONA RELATIVAMENTE TRANQUILLA: NASI NEU'HARAR. MAGGIO-GIUGNO
1937
Nel luglio 1937, quando alcune delle più importanti regioni dell'Etiopia erano in rivolta, il comandante Nasi inviò allo Stato Maggiore la sua relazione per i mesi cli maggio e giugno. Essa appare già dalle prime righe utile per comprendere il tipo cli gestione cl.i uno dei più lungimiranti comandanti coloniali italiani. In quei mesi l'azione politico-militare aveva cercato di soddisfare due elementi: l'eliminazione degli ultimi nuclei avversari, fossero anche solo briganti e razziatori, e la presa di contatto con conseguente disarmo delle popolazioni, oltre che l'affermazione del Governo italiano. Il primo punto era stato attuato attraverso un'intensa attività di pattuglie di forza variabile a seconda dell'esigenza, "sguinzagliate di volta in volta dai reparti e presìcli interessati"·~43 e, quando cc n'era stato bisogno si erano mossi interi reparti. A quest'azione si era affiancata quella del servizio informazioni, rivelatosi in più di un'occasione fondamentale. 3i 2 AUSSME, Fondo D-6, DS 80, tel. n.5387 firmato Tedeschini L,1lli del 6.2.1938. ~-H AUSSME, Fondo D-6, DS 62, Relaz"ione militare rn.ensile mu~io-gù,1,1110 1.93 7, firmato Nasi del 127.1937
LE OPERAZIONI DI GRANDE POLIZIA COLONIALE
J2ì
Più complessa si dimostrò, invece, la seconda parte, riguardante il disanno e l'affermazione politica del Governo italiano. Per ottenere lo scopo, ogni reparto, cli solito mezze compagnie, si era mosso "cli villaggio in villaggio", ritirando tutte le armi possibili e cercando di far conoscere la nuova autorità. Le colonne avevano operato sempre al comando cli ufficiali nazionali; Nasi non aveva infatti voluto dare troppo potere ai graduati indigeni, anche per un motivo squisitamente di ordine puhblico: Avevo impartito disposizioni feroci nei riguardi della disciplina, tenendo responsabili i comandanti di colonna degli eventuali soprusi, violenze, appropriazioni commesse dalle truppe. In effetti ben pochi sono stati gli abusi commessi nell'assolvimento dell'importante e delicato compito politico-militare che avevo precisato con queste parole: "Non con rapide passeggiate si raggiunge lo scopo, ma sostando qualche giorno in ogni regione, sondandone a fondo la situazione, sentendo i sentimenti dei capi e delle popolazioni, esaminando tutti i problemi e bisogni locali, disarmando al cento per cento"3-i4_
Le ricognizioni erano state estremamente utili non solo per ciò che si è detto sino ad ora, ma anche per raccogliere elementi fondamentali sulla morfologia del territorio, sulle condizioni ambientali e climatiche, sulla popolazione stessa. Tra maggio e giugno furono ritirati circa 5.000 fucili, cli cui quasi 600 /vlauser, una ventina fra mitragliatrici e fucili mitragliatori e 70.000 cartucce: troppe armi e troppo moderne per non pensare ad un intervento straniero, anche se non ancora sistematico345 . Un esempio di reparto che, oltre a compiere operazioni di polizia, pattugiiò e raccolse informazioni sul territorio fo la colonna Tiberi346: mossasi nel settore dell'hararino all'inseguimento del rer Galgial, ne ottenne ben presto la completa sottomissione, operando poi pacificamente sul territorio e raccogliendo dati importanti su di esso. La relazione proseguiva con l'analisi delle operazioni compiute nei settori del Garamullata, del Cercer, degli Arussi, del Baie e in quello della ferJ'' Ibidem. Nelle illlervisre rilasciate dai µatriots, in e ffetti, è ricorrenrc il conceu.o di assoluta indipendenza eia qualunque 1.ipo cli aiuto estero. Tutti sono propensi ad affermare che le anni moclcme che possedevano erano frutLo d i furti al nemico. li problema però è dato dall'ingente quantità delle anni sequesLrate loro d;igli italiani, cfr. A.Ililton, '/lu.1 Htbiopian l'atriots, op. cit. , pp. 35, 36, ì6, 108, 109, 110. Segnaliamo un telegramma in ASD/vLA..1, Gab.A.S., busta 275, fascicolo 454. tel. n.3686 fi rmato Teruzzi ,te.I Amedeo cli Savoia del 25.3.1938: "Regio l.egazionc Praga riferisce c.:he nora lJgo Lustig habet effet1.ivamente trattato in Cecoslovacchi,1 seguenti rorniture che sarebbero desti nate Ci na et eventual mente ribelli etiopici: 10.000 p istole cal.7 ,65 con qualche milione cartucce, bombe a mano, mu nizioni per futil i .V!auser". 1•6 Era u na colon na mista cli circa 400 uorni n i al comando appunto del tenenre colonnello Tiberi, cx>mandante del 13° Gruppo someggiato.
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rovia. Quest'ultimo merita un'attenzione particolare. Nasi aveva cercato di garantire in ogni modo la sua sicurezza, anche in vista della stagione delle piogge, attraverso l'uso di un presidio fisso a lutti i ponti; pattuglie di vigilanza, collegamento e controllo ad integrazione ciel sistema cli cui sopra; nuclei di difesa mohilc ad Ad.elè, Dire Daua, Afclem, Meheso ecl Arbà, fermo restando che ciascun presidio deve avere sempre alla mano tutte le truppe disponibili per poterle immediatamente lanciare là dove occorra e nella zona minacciata, subito reagire; treno armato; ricognizioni aeree; rete informativa 317•
Per quanto riguardava l'ambito disciplinare, il generale italiano aveva emesso provvedimenti per favorire il congedamento degli elementi somali e di tutti coloro che davano scarso affidamento. Aveva inoltre incrementato l'afflusso delle famiglie nei campi, migliorato le stesse cond izioni degli accampamenti proprio per cercare cli alleviare la fatica dei reparti indigeni. Interessante la nota cli Nasi sullo stato dei nazionali: I reparti nazionali, per quanto non di rado falcidiati dalla rnalaria, eia febbri gastro-reumatiche, ecc. e nonostante l'ormai lunga permanenza in terra d'Africa, conservano saldi i vincoli disciplinari ed immutato lo spirit0:f18.
Egli aveva voluto, inoltre, incrementare i corsi, di qualunque tipo essi fossero: allievi graduati, allievi sellai, allievi conducenti e così via, oltre all'insegnamento della lingua italiana e l'addestramento al tiro. Per quanto concerneva l'arruolamento dei galla, egli confermava i suoi dubbi: [... ] come altra volta accennato il tentativo di valorizzazione militare dell'elemento galla, per le deficienti qualità guerriere della razza, per la insofferenza al vincolo disciplinare e la forte riluttanza ad allontanarsi dalle proprie terre, per le limitate capacità intellettuali e per l'istinto brigantesco che si manifesta in questi individui non appena possiedono un'arma, incontra notevoli diJficoltà349. AUSSME, I'o ndo D-6, DS 62, Relazi(me militare m.ensile maggio-giugno 1937, firrn,1to Nasi cie l 12.7 .1937.
:\/47
.ii x
Ibidem.
w Ibidem.
I.E OPERAZIONI DI GRA/\DE POLIZIA COLONIALE
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Alle operazioni politico-militari si affiancavano quelle stradali, idriche ed edili, oltre a quelle sanitarie: fattori questi che non potevano non avere un effetto positivo sulla popolazione civile.
UN MODELLO DI IUCOGNIZIONE
Per comprendere, al cli là di molte parole, come aweniva una delle fasi fondamentali delle operazioni cli polizia, la ricognizione appunto, ne prendiamo ad esempio una, avvenuta nell'estate del 1937 in una zona dello Scioa estremamente calda. li programma350 era stato ben delineato nei giorni precedenti: scopo della ricognizione stessa avrebbe dovuto essere addestrare le truppe operanti nella Piazza cli Addis Abeba ad uscire dalla città per il raggio piuttosto ampio cli 40-50 km. A compierla sarebbe stata una colonna autotrasportata che, muovendosi dalla capitale appunto, avrebbe dovuto raggiungere Moggio. Gli attacchi da paite del nemico sia ai cantieri, sia agli stessi presìdi esterni, in quel periodo non erano cosa rara, era pertanto necessario tenere pronte truppe autocarrate per ogni evenienza . La colonna in questione, formata appunto da reparti della Piazza, avrebbe avuto la consistenza di un battaglione, e avrebbe dovuto essere pronta a muoversi in un'ora dalla ricezione dell'ordine esecutivo; comandata dal tenente colonnello Rocco del 2° Granatieri, sarebbe stata formata da Un comando di battaglione (fornito dal 2° Granatieri) Una compagnia Granatieri Un plotone mitraglieri Una compagnia fucilieri CC.NN. ( della I Legione autocarrata) Una batteria da 65/17 del 60° artiglieria Gli autocarri avrebbero dovuto essere forniti dalla I Legione CC.NN. autocarrata in questo modo: 5 al 2° Granatieri 5 al 60° artiglieria 5 per le CC.NN. Compito della colonna, fornita cli armi portatili e cli reparto, sarebbe prevalentemente stato cli 3;o
AUSS/v!E, Fondo 0-6, DS 62, rei. n.2456 firrnato Perego del 21.7.1937
ETTOPL'\ 1936-1940
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contrattaccare e disperdere le formazioni ribelli che molestano i presidi lungo la direttrice per Moggio e il presidio di Moggio stesso, e rimanere di rinforzo a detto presidio pensando agli ordini di quel cornandante3>1•
Il servizio sanitario sarebbe stato gestito da un subalterno medico e un graduato aiutante di sanità, forniti sempre dal 2° Granatieri, con tutto il materiale sanitario necessario; mentre quello di vettovagliamento avrebbe visto la colonna autosufficiente per 5 giornate di viveri e con borracce piene d'acqua. La ricognizione vera e propria, prevista di due giorni, avrebbe richiesto ]'uniforme di "marcia" con zaino, cappotto, telo da tenda, coperta al seguito.
SINTESI
Il territorio etiopico, vasto quattro volte l'Italia, è estremamente vario morfologicamente: ai tempi della conquista italiana era privo di qualunque via di comunicazione (ad eccezione della "strada imperiale - pista che dal Tigrai conduce allo Scioa - e della ferrovia Gibuti-Addis-Abeba), di strutture sanitarie, di città vere e proprie . Le vaccinazioni non esistevano e la popolazione, come d'altro canto succede ancora oggi, non aveva una lunga prospettiva di vita. Ovunque i ras spadroneggiavano e le lotte intestine erano una cosa normale, come ben sapeva lo stesso negus. Graziani capì subito che pacificare quel territorio non sarebbe stata un'impresa semplice e per fare ciò si valse di reparti coloniali, formati prevalentemente da indigeni : truppe leggere, veloci, con un alto potenziale aggressivo, abituate a muoversi agevolmente in quel territorio. Così la guerra fatta dai nazionali italiani divenne guerriglia affidata, se escludiamo i vertici e gli ufficiali, ai locali il cui nucleo stava nei reparti coloniali, nelle bande regolari e in quelle irregolari, oltre che nei battaglioni. Nelle operazioni cli polizia coloniale vennero abbandonati gli standard bellici tradizionali a favore di "nuovi" metodi e nuove strategie che, tra l'altro, videro l'utilizzo massiccio dell'arma aerea, indispensabile per comprendere quel territorio e portare offese immediate in luoghi difficilmente percorribili dalle truppe.
35'
ibidem.
Capitolo III 1936. ETIOPIA, IMPERO ITALIANO? I CAPI ETIOPICI NELLE FONTI DEU.'ESERCITO Con una legge organirn:152, voluta fortemente da Lessema ed entrata in vigore il I O giugno 1936, i territori di Abissinia, Eritrea e Somalia venivano posti alle dipendenze di un governatore generale o viceré. L'impero d'Etiopia veniva presentato ufficialmente al mondo, diviso in cinque governi e un governatorato: Eritrea con capoluogo Asmara; Amara con capoluogo Gondar; Galla e Sidama con capoluogo Gimma, Harar con capoluogo Harar, Somalia con capoluogo Mogadiscio e, appunto, il governatorato di Addis Abeba353 . Con esse si progettava anche una importante serie di lavori: dal rilevamento del territorio, a collegamenti telegrafici, ad acquedotti, a strade. Piste infatti come quella, peraltro fondamentale, Quoram-DessièAddis Abeba, sarebbero diventate arterie354 . li problema era dato dal fatto che in buona parte dei territori dell'Etiopia resistevano sacche di guerriglieri: le stime fornite dallo Stato Maggiore davano circa 30.000 uomini attivi, resti delle grandi armate abissine, ai quali però andavano aggiunti i numerosissimi nuclei armati, decisamente più piccoli, ma anche molto più mobili e la cui forza poteva aumentare improvvisamente grazie all'intervento dei paesani e dei contadini. Ancora prima della guerra, il territorio era diviso nei seguenti comandi355 che corrispondevano alle circoscrizioni amministrative: nella zona nord comandavano degiac Hailé Selassiè Gugsa356 , ras Sejum Mangascià357; 3si AUSSME, fondo D -6, OS 40, Allegato n.153, l)eçret<.J legge, giugno 1936. 3s:1 "f. .. l Il Govern<.J dal quale d ipendono i terril<.Jr.i dell'A frica Orientale Ital i,1na prende il nome cl i Go-
ve rno Genenile dell'Africa orientale iwliana. Ogni alrra denominazione (G<.Jverno generale dell'Etiopia, G<.Jverno del Vicereame, Governo Vicereale, Governo dell'Impero, Governo centra le) è da escludere. 11 Governo Genernle è retto dal Governatore Generale dell'Africa orienta le ch e ha il titolo di Viceré. Ogni altra clenomin,1zio ne è da escludere" in AUSSME, N- 11, busta 4124, Riassu nt<.J 27 del
6.I J 1936 3<·1 AUSS1 'vlE, Fondo N-11, busta 41 23, Situazione impero d 'El'iopia al 15 g iugno 1936. Al rn<.Jrnemo della conquista, le due principali vie di comu nirnzione er,1no ht strada imperiale (Addis Abeba-Oessiè) che cli imperiale :1vev:1 ben p<.JcO e la ferrovia che dall;i ci pitale portava a Gibuti. ,m AUSSì'v!E, Fondo D-1 , busta 251, Mapp(,I lerrilorio etiopico ed elenco re8ioni e c;omandanli. Tigrai orientale: Encla Meconni, Ag,1mé, Aua lalc\ Endenà, Uoggcrat. :i s, Tigrn i occidentale: Aclua, A.'\um, Sciré, Aù i Ahò, Gherallà, Tcmbien, A terghal lè, Scelo à.
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F:l'IOPIA !')36-1')40
Collezione Privata - Antico castello di Gonclar.
'1936. FT IO Pli\, [MPERO ITALIANO?
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degia c Aiale u Burrù 358; ras Cassa Hailù Darg hiè 359 , Uagascium Chebbedè360, Mcrd azmac Asfau ossen36 1; cd infine il territorio dello Tzellentì dipendeva d al governo centrale. Questo per la zona no rd. La zona centrale, invece vede va la forte presenza cl i ras Immirù 362, oltre a ras Chebbcdè MengasciàY, 3 e d el fitaurari Burrù 364 La zona meridionale era d ivisa tra q uattro capi: degiac Amdemicacl365, degiac Gabre Mariam 366 , degiac Na3;s Uolaiit, 13ireulan , CaIfa, Semien, Uogher,ì, Uoldd 1hi.1, Belesà, Tzegheclè. Parente stretto dell'imperatrice Ta itù, godene d el suo favore, fu u no dei più fida ti col laboratori ciel negus. Lo stesso negus ricorse a lui dura nte le ribell ioni scoppiate nell'Etiopi~ nord-orientale nel 1929: insieme a r.is Gugsà Ara rià e a ras Uagasciurn Chebbeclè, "condusse un'energica campagna di repressione contro i rivoltosi e gl i i rrequieti". come in i\SDIVIAI , III, busw 5, BioP,rcyìeetiopicb e, ad opera del dottor .M.irtino Moreno. Egli aiutò il negus ,1nche quando scop piò );1 rivolta di ras Gugsà Uoliè e per questo gli venne daco il territorio del 13elesà. oltre alla Croce di Re Salomone. 1vtarito cl i Uoizerò Maniahlesc, figli~ di ms Ca;;sa, veniva descritto come "uomo cli vivace intelligen za, cli facile parola, di grnnde energi,1, di spiccate qualità militari", lvi . JW Beghemccler. S:1i ,dè, Derr:ì , Bughnà Muggià, Dembi,ì. Ermacdod,, <~heclebai, Tacosù, Undl:ì, Delanta, Angot Gurà. Calirn, Alefà, <)uarà. Della famigli.i dei Signori del I.asta, suo padre er,1 il degiac Hailù, e dal lato nw terno apparteneva alla fam iglia reale. Nato nel J.asrn, visse a l'iccè, feudo del l'avo ras Darghiè, crebbe soli.o l 'egida d el clero e i suo.i i nsegnarnerHi e per questo divenne il p rediletto della chies:1 cop ta . Nel colpo cli staco d el settembre del 19 16, si schierò dalla pa rte cl i Zaodi tù, divenendo, eia clegiac, ras. Sebb<~ne espon ente ciel p;irlito dei vecchi abissin i, sostenne l'asces;i al trono cli ras Tafa ri e perciò fu premiaro con un consistente ampliamento d ei propri cerritori e con i;, consapevolezza di essere il pi l t influente ra;; dell'impero. Venne descritto come " ca rattere aperto e rozzamente schietto, ras C;1sà [sic] è una simpaticissima figu r;1 di abiss ino del vecch io stampo. Ila 55 anni d rca", ASDlVIAI. Ill, b usta 5, l vi. 360 I.asta , Uagh e Uoflà. 3°1 (Jollo, Zebul, Jeggiù, Borana, Amhara Saint. -162 Goggiam, D ,LLTK>I., Meccià, lima Denasa, Ag;iumeder. Acçefer, Zegh iè, Gubba, Scio,1. ·'°·1 Efrem, Ifoiw, Antzochia. li padre, figlio di u n sernpl k:e concadino, divenne governmore dell'i\gaumedcr nel 1900. ,1nd1e se nel 1908 morì in disgra zi a. li 11glio divenne anch'egli govern;Hore cli quel territorio, dopo ;1verlo tolto al padre. Nel 19.17 d ivenne governacore dello Uollo; nel 1928 era a capo delle regioni di Ieggiù, Uacllà e Delantà. All',1rrivo degli italiani aveva circa 54 anni. :v.;,, Celi a, Nonno, Uolisò. Ciabò, A rneia, Sodclo, Guraghç, Marequò, Gamu. Al levato dall' impera tore i'v.l enelik c;he, dopo averlo tenuto come paggio, lo aveva nominato governa tore ciel Bored à, a ovesL del I.ago Margherita. Q uando Meneli k morì, egli ebbe grossi problemi d 1e si risolse ro quando J'impera t:rice Zaoditù gli affidò il governo dello Uollega. Si distinse nelht lolla conrro ras Gugsà Uoliè. così ras Tafari, d ivenuto imper:itore, le.> norninò capo delle truppe imperiali e rni n isu·o della guerra. col titolo cl i Fitau ra ri dell'Impero. I.I negus si fidava talmente di l ui d a affìdargli la reggenza, cm il febbraio e il marzo 1932, durante u n suo viaggio nella Somali;1 fnincese. Ven iva descritto dai servizi i taliani come "rozzo, incol!O, ambizioso fi no alla van ità, ,1nwme d ella popolarità e delle grandezze, è, LLtllavia, uomo energico e ca p;, ce . Ha circa 43 anni.", cfr, AS DM AI, 111, busca 5, Biogmj ìe dei cap i. J<,s Arussi. Paggio dell'imperatore .Menelik, fu chiamaco dall'impe1,1uice Zaoditù a dirigere il ministero dell'Agricolturn. Poi venne messo al coniando della cavalle1ia impe1iale col titolo di. fita urnri e al govcmo del 13oreda. J<'li Hararghiè, Ogad en. D'origine ghurnghe, mossosi ad Ilarm ottenne il titolo cli balambarns e più tardi cli cagnasmac; seguì il degiaç Balcià nel Sidamo e lì venne promosso a Jìcaurari. L'amicizi;1 co.1 detc.o clegiac durò poco e il fiw u rari si mise agli ordini del Governo c;enmile. Messosi nel 1916 contro LiggJasu, venne nominato cl.i 1,1s Taf:iri suo aggmf m i, e p oi, divenuto luogotenenc.e, venne nrnnd,no nella p rovincia d i Harar; nel 1931 si è distinco nella camp;,gn,1 w ntro l'Ogaden e poi nella lo tta contro i ri voltosi Ima. Siccome le pro vi nce assegnacegli gli rendev,,no 1roppo poco, decise sua sponte di tornare ad Addis Abeb,1, ma l'impeml.ore non gradì, anche se in seguito ven ne mandato a Parigi come rn pp resentance ciel governo etiopico, dove prese pane alla fi rma della Convenzione sul commercio di ,irrni era Fmncia, Inghilterra, Italia ed Etiopia, appu nto. Rientrino ad Addis Abeba venne nominato Minbtro clell'Jncerno, ma il suo comport:irnento un p o· troppo ".ipeno" a Parigi, lo fece lasciare dalht mogl ie e quindi cadere nuovamente in
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ETIOPIA 1936-1940
sibù 367 e ras Destà Damtou368 . A ovest si trovava una numerosa sch iera di capi locali: bitoudded Maconnen Demsou 369 , degiac Haptemariam370 , degiac Mohammec137 1, Schec Ogialle 372 , fitaurarì Ascennafi37-~, ras Mulughietà374, clegiac Mengascià Ilma375, bitouddecl Uolde Tzadeki76 , clegiac UoldamanueP 77, degiac Taiè Gulatatiè 378 , degiac Abba Gifar379 , ras Ghiettaccioù380, degiac .Maconnen Uoseniè 381 , degiac Marescià Uoldiè382 , clegiac Beienè Mericf38.~ e clegiac A.bebè Damtou381 . A conquista avvenuta, ras Immirù si trovava nel Goggiam con qualche migliaio di armati, il degiac .Asfauossen Cassa nel Beghemecler con 3.000 uomini, il casrnagnac Balil nello Uollega e nelle regioni del sud-ovest del lago Tana con un numero che allora rimaneva ancora imprecisato, ras Destà nel Sidamo insieme al degiac Gabre Mariam e a Maconnen Uosseniè, nel Bale il degiac Beinè Merid anch'esso con un numero imprecisato di uomini, mentre altri 7.000 circa si trovavano nel Gullo e negli Arnssi. I territori etiopici che mancavano all'appello dell'impero vennero assegnati ad alti ufficiali dell'esercito perché si occupassero della loro pacificazione in tempi strettissimi. Al generale Nasi , uno dei più competenti in termini di colonizzazione, disgrazia agli occhi dell'imperntore, perdendo così, nel dicembre 1932, il posto di ministro e la provincia del Gambatta che gli era stata contempornneamente affidata. Dopo un anno, quarantenne, ritornò in auge, divenendo r,iS. Venne definito dai servizi informativi italiani wrne "di scarsa inLe::lligenza e mornlit.ì". ¼7 Bale. ~ Sidamo, Rorana. Piglio del fìraurari Damwu, paggio al ghebì, se rvì fedelmente l'impe ratore Menelik, sposò la figlia cli ras Tafari che g li diede tre lìgli. Nel maggio-giugno 1932 comandò le lmppe inviate con1:ro l'evaso imper:.uore Ligg Jasu e questo gli fruttò la nomina a ras e il trasferimento nel Sidamo e nel Borana. "Abissino fanatico", quarante nne, è stato per il negus motivo di qualche imbarazzo, .. E' poi un affarista il quale, dovunque venga inviato a governare, si affretta, come primo suo atto, a monopolizzare a pro prio favore il commercio locale", cfr. ASDl'v1AJ, lii, Ivi. Yf) Cudrù, Lieca. 370 Lekempti. Giovane principe locale cli Lekempti, neJlo UoJlega, alla morte del padre, nel 1926, venne chiamato dall'imperatrice Z,1oditù e da ras Tafari a succ.:edergli nel ruolo di degiac. Anche se nei primi ,umi del comando non era swto particol,1rrnente bri llame, all'arrivo degli itali a ni, ;ippen,1 trentenne, aveva sapuw fa rsi arnare dalle tribù galla. 3'1 Beni Scia ngul seu.e ntricmale. 372 Beni Scia ngul me ridionale. 373 Saio. 3" Ilu Abba Bor. 37 ; Ghcrà. 376 Limmu-Ennaria. 377 Giangerò. 7 ·' " Ghimirr,ì . .,'9 Gilnma i\bba G ifar. Baffa, Magi, Goldeii. :1s1 Uolarno. 382 Cacnbara . :1S:1 Gofa e Baco. Figlio ciel degiac 1 vle red, sposò la figlia clcll'imperacore Hailè Sclassiè I. Quarnncc nne, ve niva clescrirro co me "uomo saggio e avveduto''. 3" Comso e Garclulla.
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venne affidato il Sud-Est, nelle regioni cli Bale, Harar ed A.russi; il Sud-Ovest era spettato al generale di brigata Geloso, alla volta di Mega e Moiale, ma l'impresa non sarebbe stata facile: i suoi antagonisti, ras Destà e clegiac Gabre Mariam, gli avrebbero dato parecchio filo da torcere. L'uomo che, in un certo senso, attirò grandi consensi da parte cli tutti i patriots, dopo la partenza di Hailè Selassiè fu il secondogenito cli ras Cassa, il degiac Aberrà Cassa, di nobilissime origini, poteva vantare anche l'appoggio dell'intera la chiesa copta e di quello del potente fratello Asfauossen. Di lui lo stesso Graziani scrisse: Dcgiac Aberrà Cassa aspirerebbe fars i nominare Negus dopo vittoria. Opera persuasione svolta su cli lui da capi nostri fedeli è riuscita infruttuosa. Tutti ritengono che egli non si sottometterà mai385 .
Un'altra zona di assoluto rilievo per i guerriglieri fu da subito la linea della ferrovia Addis-Abeba-Gibuti: essa venne continuam.e nte attaccata dagli uomini del degiac Ficrè Mariam, cli Maconnen Uosseniè, e da quelli del balambaras Abebè Aregai386, creando imponenti problemi logistici agli italiani, in quanto attraverso di essa arrivavano alla capitale, ancora sotto assedio, tutti i rifornimenti necessari. Per cercare di dissuadere il nemico si era utilizzata anche l'aviazione, ma con scarsissimi risultati. La situazione non sorprendeva comunque gli addetti ai lavori: ancora ad aprile, prima della conquista, si sapeva che nella zona fra Dessiè e la ferrovia regnava il caos e che la razzie erano all'ordine del giorno 387 .
ADDIS AnEBA-MOC..GIO.
6-9 WGI.10 1936: LA BArl'AGUA DELLA FERROVIA
Come già detto il periodo che va dalla presa di Addis Abeba al tentativo cli riconquista da parte dei patriots a fine luglio è uno dei più d ifficili per il settore della ferrovia. L'apice venne toccato il 6 luglio, quando il degiac ·"' AUSSi'vlE, Fondo N-11 , busta 4124, rei. n.7579 tìrim 10 (ìraziani ciel 19.7.1936. -'"" Abebè i\regai. nato nel 1903, figlio ciel degiac i\regai, allievo della scuola di Olecrà, comandò la lizi,1 della capitale col grado cli colonnello fino allo scoppio della guerra italo-etiopica . Dopo l 'occupazione di Addis Abdia si diede alla latiwnza, rnuovendosi con truppe ,1gguerritissimc nello Scioa, tra il Salalè e l'Ancoberino . De.finito dagli ital iani come " fermo e deciso, p rt!Suntuoso, astuto e d()Lato d i una certa culrur,1", nel corso della guerriglia si auto -nominò ras, come i n ASDMAI, 11, posiz. 181/56, fascicolo 272, Retuzicme detla Direzione AAYI-'. Governo del 1-Jamr relali1;a a/l'a.zione di G'o1Jerno dal 1936 e se-
ro-
guenti, s.d. :i.s, AUSSME, Fond o >l-11, bus1a 1413, tclespresso n.21438 1 del Ministero degli Affa ri Esteri, 27 aprile
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Ficrè iVlariam decise di occupare la stazione cli Las Aclclas, poco distante dalla capitale stessa, a circa 80 km., con l'intenzione di appropriarsi di due treni merci che avrebbero dovuto passare proprio quel giorno388. A trattare, ora per ora la vicenda, il diario storico della 220" Legione della divisione "Tevere":lll9, incaricata di presidiare proprio quella zona. La mattina ciel 6, a Moggio ci si era resi conto che la linea Addis Abeba-Moggio era stata interrotta su più punti, in quanto nessuno dei treni partiti dai due estremi era giunto a destinazione. In più un presìdio della 219" Legione CC.NN. era stato attaccato. Venne così deciso che il comandante della stessa 219", il console Galbiati, partisse da Moggio con un rinforzo di 90 uomini della batteria legionale in colonna autocarrata. Come misure ulteriori per fronteggiare qualunque attacco eia parte dei guerriglieri in prossimità degli accampamenti e lungo la linea erano state posizionate la 2" e la 3" Compagnia per il presìdio di Moggio, mentre per quello di Villa Akhos la Compagnia Comando e la l" Compagnia. A J.as Addas il centurione Dragoni, comandante ciel presìdio, aveva preso posto nell'albergo ciel Lago, un tempo cli proprietà del negus, ormai devastato dagli stessi abissini, con due plotoni fucilieri posti in una baracca vicino alla stazione e comandati dal C.M. Fanti e due plotoni mitraglieri pesanti, comandati dal C.M. Miele, p roprio nell'albergo del Lago. Intorno alle 12.00 era partito l'attacco nemico, pertanto Dragoni aveva deciso cli recarsi alla stazione per dirigere le operazioni. Alle 14.00 era arrivato da Moggio il treno passeggeri, subito preso a fucilate vicino alla chiesa copta. Il treno si era fermato per rispondere al fuoco e dopo poco si era rimesso in moto per raggiungere la stazione. Dragoni aveva cercato cli recarsi sul luogo da cui provenivano gli spari, ma era stato costretto a ritirarsi subito a causa dell'enorme numero cli combattenti. A circa 4 km da Las Addas, al casello 432, il treno passeggeri era stato deviato, costringendo Dragoni a muoversi con l'esigua cifra cli 22 uomini disponibili per controllare la situazione. Nel frattempo Fanti si era spostato nella baracca vicino alla stazione e con pochissimi si era difeso fino allo stremo: la baracca venne infatti crivellata di colpi, circondata e subì anche un tentativo di incendio. A quel punto il comandante ciel Plotone Comando, C.M. Mantovani, radunò gli uomini dei plotoni Fanti e Tanzarella, per un totale di 33, e si diresse probabilmente verso il casel lo in questione, da dove provenivano le segnalazioni luminose cli soccorso. Dopo essersi accorto dell'enorme resistenza sul lato sinistro, decise cli rivolgersi a destra con l'intenzione di aprirsi un varco, ma "'""' A. Del Boca. Gli ilalic111i i11 AJr'iw Orientale, cit. , p.19 . •>''9 AUSSME, Fondo D-6, DS 625. 220" Legione CC.NJ\.- 6" Divis ione Tevere, lugl io 1936-febbr,iio 1937. Nel febbwi<.> 1937 la Legione venne smobi lita w.
1936. ETIOPIA, .IM PERO JTALIANO?
AUSSJ\'1E - l~l stazione ferroviaria d i Moggio.
Col lezione Pri vata - Atcenwto al creno .
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Collezione Privata - Altenwto ,11 treno.
Collezione Privat'I' - A ttentmo al treno.
ETIOPIA I936-1940
1936. ETIOPIA, IMPERO ITAU!\NO?
Collezione Privata - Ripristino della linea ferrovi,1ria.
' Collezione Privata - Attentato ;il rreno.
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ETIOPIA
1936-1940
Collezione Privata - An.e n1 ato al ffeno.
disorienlato girò a vuoto per tutta la notte, arrivando all'alba del giorno successivo poco oltre la stazione di Donkan, dove, avvistato da un nutrito gruppo cli avversari, venne ucciso con i suoi. Non vennero fatti prigionieri. Dragoni arrivò alle 19.00 al casello 432 con solo 16 uomini, portando aiuto provvidenziale al treno, dove peraltro c'erano anche il generale Broglia, comandante della Brigata Sabauda, il tenente colonnello Martinac, capo di Stato Maggiore della Divisione "Tevere", altri ufficiali, una ventina dì carabinieri cli scorta, 12 militari, un giornalista, alcuni impiegati civili e una signora con un bambino. Nel frattempo la stazione di Las Addas era caduta completamente in mano alle forze di Fiere Mariam, tranne la baracca presidiata da Fanti. Questa la situazione quando vi arrivò il console Galbiati con i suoi 90 uomini, comandati dal centurione Ricci, dopo essere stati fatti segno di intenso fuoco d i fuc ileria nel percorso da Moggio a Las Addas stessa. Il console fu ferito al braccio destro:~90, in maniera grave, ma non lo fece notare ai suoi, continuando invece a dirigere le operazioni cli difesa. Fu così che egli riuscì a cacciare i combattenti nemici dalla stazione d i Las Addas e a liberare il gruppo ciel capannone, aiutato anche dalla pioggia continua. 390
Pedriali parla d i una pa llou<.>la che lo ferì :il torace, d opo avergli "fracassaw la 111,1110 destra" , in F. Pedri,1li, Le ballag lie per laj';.,rrrwiaAddis A beba-G'ib11ti, in ''Storia m il itare", n.45, g iugno 1997.
1936. ETIOPIA, IMPERO ITALlANO'
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li 7 luglio il comandante dello Scioa meridionale, De Biase, ordinò che ve nisse approntato un treno di soccorso, mentre un altro di soccorso era partito dalla capitale. Il primo treno si era mosso eia Moggio alle 12.15, comandato dal senatore Sorrnani, aiutante Maggiore della 219" Legione, mentre la piccola colonna autocarrata di Galbiati si era installata a Las Addas. Chi era rimasto a presidiare Moggio? Elementi dei reparti che vediamo in schema:
Battaglione Mutilati: 345 trnppa; 13 ufficiali 2:JY' Legione: 278 truppa; 14 ufficiali Presìdio Villa Elm: 90 truppa; 3 ufficiali Plotone CC.RR. di passaggio: 21 truppa; 1 ufficiali Banda indige na : 25 truppa Il tutto per un totale di 759 uomini, 31 ufficiali, dotati di munizioni per circa 4 giornate di fuoco39 t. Alla situazione di assedio si aggiungeva l'inte rruzione della linea telefonica sia verso Addis Abeba che verso Dire Daua; comunicare con la capitale era possibile solo via radio . A quel punto i reparti iniziarono le operazioni cl i fortificazione dife nsiva e cli vigilanza a mezzo cli vedette e pattuglie; venne disposto inoltre che in caso cli a ttacco fosse tenuta una rigida disciplina nell 'uso delle munizioni e che le bombe fossero usate solo ad una distanza efficace. In base alle informazioni provenienti dai villaggi la situazione stava diventando dispe rata, perciò venne richiesto l'intervento dell'aviazione: l'ordine successivo fu che gli indigeni si ritirassero nei loro tucul e che tutte le adiacenze di ferro{ria e stazione fossero sgombrare eia estranei. Intanto il tre no di soccorso partito da Moggio alla volta di Las Acklas trovò un'interruzione dopo circa 9 km. Si fermò quindi per ripristinare la linea e andò bene: il nemico aveva lasciato sul posto il tratto ferroviario tolto cosicché ci si sbrigò velocemente. Lungo l'intera linea vennero notati, ogni 3-400 metri, indigeni che, all'arrivo del convoglio, si. allontanavano velocemente verso l'interno. Il treno arrivò a Léls Addas dopo 3 ore, fermandosi sul binario fron teggiante il villaggio. Nell'altro binario della stazione era fe rmo un altro treno della 219" Legione: si decise quindi di assalire il villaggio sul lato sinistro dove .w, Le noli;,.ie fornite d;i Ciro Poggiali in questo .~enso stridono con quelle presenti nell'arch ivio dell'Eserçi to: egli, per esernp io, scrive che a presidiare Moggio erano pcxo più di 400 uomi ni, quasi la met~ quindi rispetto alfa no1izia precisa fornita dal Diario Storico. l nolire d parla cl i un ass<:;dio compiuto da ci rca 5.000 guerriglieri , mentre il generale Rroglia parla di 500. Si confromi in C. Poggial i, Dimfo AOI, 13 g iugno 1.936-4 ottobre 1937. Longanesi, Milano, 1971, p.55.
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sì pensava fosse la maggior parte dei patriots, colpendola con il fuoco di fucilieri, fucilieri mitragliatori e con l'assalto alla baionetta oltre che col lancio di bombe a mano. Alla fine dell'operazione di attacco, si contarono sul terreno 20 etiopici. Dopo aver costretto alla fuga il nemico, il gruppo di rinforzo arrivò al treno deviato, trovandosi asserragliato tra casello e vagoni di coda. I viaggiatori e i pochi uomini di Dragoni stavano ormai cedendo dopo quasi 24 ore cli assedio. Il comandante Igino Giordani lanciò allora un plotone all'assalto dei primi tucul in corrispondenza della ferrovia e dai quali partiva il fuoco più intenso. Vennero raccolte le salme cli 5 viaggiatori caduti, tra cui anche il colonnello Mercanti, un carabiniere e uno zaptiè, e furono fatti salire sul treno cli soccorso tutti i superstiti. Si decise un rapido rastrellamento nell'area limitrofa, per poi fare ritorno a Las Addas, dove la 2" e la 3" Compagnia rimasero a presidiare la stazione, mentre il treno proseguì alla volta di Moggio. L'8 luglio erano ancora segnalati numerosi gruppi nemici, soprattutto nel settore ovest, a Villa Elm, prospiciente il fiume. Verso le 7.30 della mattina iniziarono a scendere masse cli armati, parecchie centinaia, dimostrando di "essere bene inquadrati, bene comandati con l'evidente intenzione di eseguire un attacco in forze". Gli italiani risposero violentemente, costringendoli ad un momentaneo ripiegamento. Dopo una breve sosta il nemico circondò il campo con l'evidente intenzione di irrompervi, avanzando protetto dal terreno, a non più di 200 metri dalla linea di difesa, con l'evidente intenzione di aprirsi un varco; fu allora che tutte le mitragliatrici e i fucili ciel settore aprono simultaneamente il fuoco coadiuvati anche dai pezzi 65/17. Si risponde al fuoco anche dalle finestre della palazzina ove era il Comandante del Presidio, gli ufficiali, sottoufficiali e telefonisti addetti, i quali poco dopo eccettuati i telefonisti, escono con le armi, seguendo il Comandante, per recarsi in linea.
Si combatté ovunque per oltre 30 minuti, tìno a quando il nemico si ritirò nel folto della vegetazione. An-ivarono verso le 12.30 gli aerei che, dopo essersi messi in comunicazione attraverso teli cli segnalazione, esplorarono su ampio raggio la zona e iniziarono a bombardare. Il tutto mentre i presìdi venivano rinforzati in ogni modo, con reticolati e anche con grovigli di rami spinati. L'assedio venne rotto il giorno successivo, il 9 luglio, con l'arrivo del generale Gallina392 insieme ai suoi 3.000 ascari e grazie all'intervento del-
>92 L,1 colonn,1 comprendeva: 1" Ilrigam Eritrea, 3 battaglioni cli ascari, una batteri,1 65/ 1ì ed una Comf.i~gnia NJ iu.iglieri.
1936 F:l'IOPIA, IMPERO ITALIANO'
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l'aviazione, finalmente facilitata da una schiarita. Scrisse Poggiali degli italiani che "dovunque sono passati, hanno distrutto tutto, hanno rubato tutto" 393 , dimenticando però i morti causati dagli stessi ribelli, come il capo manipolo Mantovani e i suoi legionari, ritrovati da quegli stessi ascari " tutti morti e seviziati dai ribelli". Dopo il tentativo di assalto alla capitale, avvenuto a fine luglio, il tratto lu ngo la ferrovia rimase relativamente tranquillo, anche se per poco: in agosto e settembre c'erano stati numerosi bombardamenti, anche con gli aggressivi chimici; ma gli uomini non uscivano per molto tempo dai fortini. Lo stesso Graziani, in viaggio con il ministro dei Lavori Pubblici Cobolli Gigli ad ottobre, se ne era personalmente reso conto: l'Etiopia era lontana dall'essere un paese pacificato. A fine ottobre le brigate Mariotti e Gallina perlustrarono ambedue i lati della ferrovia, precedute da azioni dell'Aeronautica, fino a quando, il 26 ottobre Fiere Mariam venne ucciso insieme ad altri tre capi e 600 armati. Il 5 novembre 1936 il console generale Mischi, comandante della 6A Divisione CC.NN. "Tevere", organizzò operazioni di rastrellamento con una colonna che avrebbe dovuto essere direttamente ai suoi ordini394 . Essa sarebbe stata composta da un comando, eia un battaglione .Arditi al completo, rinforzato a sua volta da un plotone mitraglieri designato dal comandante ciel presìclio di Moggio e da un plotone mortai, oltre che da una sezione cann. 65/17 e dalle bande irregolari di Moggio, Adama e Las Addas. L'adunata sarebbe avvenuta alle ore 4.00 della mattina successiva nel piazzale ovest della stazione ferroviaria di Moggio, mentre la partenza venne prevista per mezz'ora dopo. La truppa avrebbe dovuto essere perfettamente equipaggiata con mantellina e gavetta; mentre le due coperte, il telo' da tenda e i chiodi e bastoni per issarla sarebbero stati autotrasportati. I soldati avrebbero dovuto essere autosufficienti per tre giorni con i viveri e muniti dì 60 colpi per ogni armato di fucile e 4 bombe per uomo. Oltre a ciò i muli avrebbero portato 1.500 colpì per f-ucile mitragliatore, 3.600 per mitragliatrice e 200 per pezzo da 65/17; mentre gli autocarri il plotone mortai e le munizioni restanti. Aggregato alla colonna un centurione medico e i medici ufficiali ciel battaglione Arditi con due zaini di sanità e qualche barella. Nelle settimane successive i vari reparti, nazionali e indigeni, erano stati costretti a marciare ininterrottamente, sostenendo continui scontri con le formazioni nemiche39\ -19~
e .Poggiali, Diario in AO, op. cit., p.63. Fondo AOI, busw 47, rei. n.466 di prot.op fì rmato Mischi del 5.11.1936. 3?5 Le bande irregolari avcv,mo da subito climosm,to il loro valore e la l oro utilità, ma anche la pessima abirncline di rifarsi delle fatiche e delle perdite subit.e con la razzi,1 . A questo i l generale Mischi si era opposto violencernente, come in P. Pedriali, Le ballaglie per lei JèmYJvia / lddis Abebet-Gibuli, cit.
3'}> J\USSl'v1A,
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F:rTOPlA 1936-1910
ADDIS ABEBA SOTIO ASSEDIO
La capitale che, teoricamente, avrebbe dovuto essere al riparo da questo tipo di aggressioni, rimase, invece, continuamente vittima di esse: dopo solo due mesi e mezzo dalla conquista, il giorno del 28 luglio 1936, le venne sferrato un feroce attacco pianificato con cura da Aberrà Cassa; la reazione degli italiani fu violenta, i guerriglieri non riuscirono ad avere la meglio, ma questo episodio scosse profondamente le coscienze di coloro che vi abitavano, anche a causa della fucilazione immediata di una delle figure più significative della spiritualità copta, nonché uno dei quattro vescovi abissini: l'Abuna Petros. In realtà la città non era mai stata pienamente pacificata e prova ne sono i numerosi accenni a riguardo nei telegrammi di Graziani: in uno risalente a giugno egli faceva, infatti, il punto della situazione chiarendo che, ancora, nella capitale non erano arrivati che poco più di 9.000 uomini, date "le estreme difficoltà percorso strada da Quoram at Addis Abeba"396 . inoltre era confermato il fatto cbe i 39 km. del perimetro della città fossero circondati da varie migliaia di armati "che non hanno alcuna intenzione di sottomettersi", pronti ad attaccarla in piena stagione delle piogge: persino i bambini ne parlavano per strad.a39ì. Che prima o poi la situazione sarebbe sfuggita di mano era cosa nota ai più, già dai primi cli luglio, infatti le voci di una possibile rivolta guidata da Aberrà Cassa si erano fatte sempre più insistenti, a causa anche dell'ingente quantità di anni ritirate nel giro di un mese: 466 fucili, 5 mitragliatrici e 4 quintali cli cartucce398 . Così, come già detto, dal 6 luglio i dintorni della capitale vennero messi a ferro e fuoco, soprattutto la zona adiacente il tratto cli ferrov ia Addis Abeba-Dire Daua non venne risparmiata dalla furia del nemico399. ll problema delle armi, in effetti, aveva assunto una valenza preoccupante, per questo molto presto Graziani aveva deciso di istituire processi sulla pubblica piazza che potessero dissuadere la popolazione a farne uso: Ieri, ore 14, tribunale guerra si è riunito prima volta sulla piazza del mercato discutendo grave processo contro cinque indigeni imputati reato contro sicurezza Stato e detem:ione illegittima armi. Grande folla assisteva . Seguiva attentamente discussione attraverso traduzione a mezzo due interpreti. Sistema prodotto grande impressione tra popolazione indigena e servito dimostrare ;1% :1•>7
AIJSSME, 0 -6, DS 40, te!. n.2502/2505 firmalo Grniani a Lessona del g iugno 193<5. Ibidem. ·
AUSSME, r o ndo N-11, busta 4123, re i. n. 568 1 firrn.ito Gr,,zi,1ni del 5.7.1936 e celesp resso n. 5977 firmato Grazian i clell'S.7.1936. 39'J AUSSME, Fondo N - TI , bu.sw 4123, rei. n. 6779 firmaco Grazia ni del 14.7.1936.
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1936. ETIOPIA, lMPEHO ITAUANrn
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che sentenze rispondono principio giustizia con controllo diretto pubblico ogn i specie. Ambienti stranieri molto commentato sistema pubblicità udienze che toglie possibilità speculazioni tendenziose. Collegio giudicante condannato quattro irnputati a pena capitale e as.soltonc uno. Esecuzione sentenza avvenuta quest'oggi ore 18400.
D'altro canto, però, ci furono anche procedimenti di clemenza, come q uello del 21 luglio, q uando Graziani decise di scarcerare una settantina cli indigeni trovati in possesso cli armi dopo il limite di tempo stabilito dall'apposito bando che ne stahiliva l'irregolarità . Ovviamente la loro scarcerazione non passò inosservata, suscitando manifestazioni di giubilo nella popolazione 401 . li motivo principale per cui Graziani non aveva potuto fare fino ad allora il giusto uso dell'aviazione, soprattutto in termini di ricognizione, era dato dal fatto che le condizioni cl imaliche lo impedivano, come del resto impedivano g rossi spostamenti di automezzi. Le persistenti p iogge, però, non lo distolsero dal fare un'altra azione dimostrativa, ovvero di passare in rassegna i ben diecimi la uomini del presìclio cli Addis Abeba, proprio sul prato antistan te il palazzo del Governo. Ad accompagnare il suo discorso improvvisato fu una squadriglia cli caccia che, a detta del Viceré, dovette suscitare grande impressione nella popolazione sia indigena che straniera402. Nonostante ciò, intorno ad Addis Abeba si stavano concentrando nuvole sempre più scure: l'attività del nemico nella seconda decade del mese si era spostata dal settore della ferrovia a quello della pista Debra Sina - Debra Berhan - Scianò - Addis Abeba che era fondamentale per i riforni menti alla capitale. Contemporar\eamente un ' altra zona veniva colpita dal nemico, ovverosia quella di Addis Alem-Oletta: nonostante essa fosse lontana dalla prima, la situazione pareva sempre più il risultato di un'azione combinata, intesa all'eliminazione dei presìdi di protezione della capitale . Gli informatori di Graziani avevano detto il vero quando avevano ipotizzato, dandolo per certo, un attacco alla capitale p roprio in quei giorni403, come del resto avvenne, il 28 luglio. Leggendo i diari storici di quei giorni, ciò che si evince immediatamente è una tensione palpabile, in aumento: AUSSME, Pondo N-11, busta 4123, tel. n.7248 firrnam Graziani ciel 17.7.1936 AUSSM E, Fondo N-11, busw 4'123, te l. n. 7934 firmato Grnziani del 22.7.1936. ,o, AUSSME, Fondo N-11, busta 4 123, re i. n.7776 finnato Graziani del 2 1.7.1 936. • 03 AUSS1 vlE, Fondo N-11, busta 4123, te!. n.8041 firmato Graziani del 23.7.1936. Ripo1tiamo questa fi~~se: "[...] Consuete notizie d.i inforrnamri attendibili danno come siw rc.> auacco Addis Abeba quest'ultima seuimana luglio". ·W• '1'"
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5 luglio - Nella zona di Addis Abeba si accentuano le voci di prossimi attacchi contro la capitale ed i presidi esterni e colpi cli mano ai danni della linea ferroviaria [...) 7 luglio - Città di Addis Abeba, movimento tendente alla sollevazione interna della capitale, capeggiato dai figli cli ras Cassa che si trovano a Ficcè, nel Salalè [...) f. ..] linea Addis Abeba-Gibuti: gravi manomissioni e attacchi ai convogli(.. .) 11 luglio - [...) il clegiac Averrà Cassa si trova attualmente ne l Salalè, ove svolge attiva propaganda ami-italiana e cerca di attrarre nella propria orbita gli indigeni locali facendo ampia distribuzione di anni e di denaro [.. .) 17 luglio - [...] viene costituita oggi una colonna mobile agli ordini del generale Tessitore, con la quale poter agire verso la periferia e a largo raggio, con piena sicurezza e superiorità di mezzi [. ..] 23 luglio - Informatori riferiscono che il degiac Averrà Cassa si è spostato verso Addis Abeba, per riunirsi al degiac Ficremariam, il quale avrehhe al suo seguito 500 armati [.. .)404
Per comprendere meglio la situazione leggiamo ciò che uno scudiero cli degiac Aberrà Cassa, catturato proprio il 28 luglio, giorno d' inizio della rivolta, ebbe modo di affermare attraverso la penna di Graziani: Le forze che hanno preso pane all'attacco odierno di Addis Abeba erano: 4.000 uomini di clegiac Averrà[sic)Cassa e 1.300 di degiac Asfauossen Cassa, in maggioranza Galla. Quasi tutti armati, minima aliquota disarmata. I dipendenti Averrà disponevano, in massima, fucili Lebel ottimi e mitragliatrici. Degiac Asfauossen Cassa disponeva 18 mitragliatrici; l'v1esfun[sidScilescì una m itragliatrice; fitaurari Sciferrà Savale una mitragliatrice, nessun cannone. Capi p resenti Degiac Averrà Cassa, fitaurari Mesfun Scilesci, fitaurari Zeudù Abbacorrà. Si diceva che c'era un accordo con il degiac Taiè Guletaièlsid e il fitaurari Burrù l'vlenelik e il degiac Balcià per riconquistare il trono da dare a ras Cassa . .Averrà Cassa quindici giorni fa aveva avuto un convegno con degiac Fiere Mariam nell'Abbicciu. Oggi si dovevano riunire intorno ad Addis Abeba degiac Bakià, degiac Fiere Mariam, Abebè A.regai; il suddetto prigioniero dice però di non averli visti. Gli armati di Averrà e Asfauossen hanno percorso seguente itinerario: Ficciè, Ucciallè, Gurrenie, Aclahargà. Hanno iniziato attacco ore 8 questa mattina sotto pioggia: Averrà Cassa alla sinistra della casa d i ras Destà Damtou e Asfauossen verso Gullale. Ora sono tutti scappati ed è da credere che anche altso capi (Fiere Mariam, Balcià, ecc...) faranno altrettanto. Attacco odierno è stato voluto da Averrà Cassa, consigliato da Mesfun[sic) Scilesci e eia fitaurari ,1o;
AUSSMF., fondo D-6, DS 43-44, luglio 1936.
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Tesemma Uccinie, mentre Asfauossen non lo voleva, perché come tutti i reduci Ternbien era sicuro della sconfitta. Con gli attaccanti di oggi c'erano l'Abuna Petros di Debra Libanos, l'Alecà Serzù della chiesa cli Ruffael (Addis Abeba) e prete della chiesa cli Siuncurt Micael. Fra notabili anche casmagnac Belainet, Agafarì di Averrà Cassa e certo Egerzà, balabè di Ucciallè. Dal distretto di Sulultà sono venuti soltanto una trentina cli uominiM.
Alle 14.30 la città cli Addis Abeba e la fitta boscaglia che la circondava erano sotto assedio 406 . Poco dopo, le forze di Ficrè Mariam partirono dal monte Jerer, spingendosi attraverso la strada di Dessiè, ma senza sortire alcun effetto, bloccate non solo dal torrente Cabanà in piena, ma anche dagli uomini del generale Gallina da Moggio verso Akaki Gabanà, da quelli del generale Tessitore da Addis Abeba e dall'aviazione. L'azione nemica andò avanti fino al tramonto, e anche dopo, a sera fatta, quando nuclei sparsi di guerriglieri tentarono cli mettersi in salvo. In tutto ciò, la popolazione di Addis Abeba non rispose agli stimoli dei sovversivi, rimanendo, a eletta di Graziani, "disciplinatissima"; questo fattore costò probabilmente la vittoria ad Aberrà Cassa che, invece, contava proprio sulla rivolta interna. La mattina successiva, nonostante i focolai cli rivolta ancora vivi tra la via cli San Giorgio e quella della Consolata, iniziò l'epurazione sotto un cielo coperto da pesanti nuvole. Primo fra tutti ad essere catturato dagli uomini di ras Hailù fu l'Abuna Petros, uno dei quattro vescovi abissini, che venne poi processato per direttissima il pomeriggio stesso con l'accusa cli aver affiancato i Cassa nell'accerchiamento della capitale con ben 8 mila armati, cifra questa impossibile ovviamente da controllare . Di questi ben mille persero la vita durante il conflitto. L'Abuna Petros venne condtlnnato dal generale Olivieri e impiccato sulla pubblica piazza ciel mercato alle 16.30 del 29 luglio 1936, giornata di sole, dopo "un mese e mezzo di tenebre" 407. Ai prigionieri rimasti non toccò so1te migliore: vennero tutti passati per le anni, insieme a chi, della popolazione, era stato accusato cli connivenza col nemico"108. Le parole di un telegramma del tenente colonnello Piacentini non lasciano adito ad alcun dubbio: .w·; ;\ USSME, Fondo >l-11, b usta 4 123, rei. n. 8678 firmato Grniani del 28.7.1936.
AlJSSME, Fondo D-6, DS 45, rei. n.1631 firmato Graziani del 28.7.1936. i\USSME, fondo N-1 l , busta 4123, rei. n.8774 firmato Graziani del 29.7.1936. • 08 Scrive il genemle Hugero Tracchia a proposito dell'assedio: "La crisi fu super.Ha mercé il va lore e hi bnegazione delle I.r uppe, che i ribelli ebbero occasione cl i valutare in tuno il loro peso, se a malgrado della p reponderan za del numero e di u na iniziale parvenza cli successo dove1tero rinunziare ben presto a insistere dei loro va n i atcacchi e, in defìn iti va, al progetto accarezzato di u na marcia trionfale in mitssa contro ];1 capitale.C...)Furono immediatamente iniziate azioni di c;istigo esemplare contro i singoli 1.1~1cl itori e contro le pop olazioni che si erano dimostrate favorevoli ai singoli ribelli". In ACSSME, 0 -6, DS 54, Relazione Traccbia dal 5 mal-:&ù) 1936, pp. 25-26. '•06
·107
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[.. .] Aerei rimangono quaranta minuti obiettivo et esplorano quelli anzidetti et quindi bombardano. (. ..) Maggior parte movimento est ritenersi abitanti. Tutti bombardati efficacemente . Effetto s icuramente micidiale est azione effettuata su mercato affollatissimo posto at 7 aut 10 km sud Aclclis Abeba(. . .]409 .
Ma leggiamo il proclama cli Graziani del 31 luglio: Ufficiali, sottoufficiali, graduati e ascari delle truppe dello Scioà, popolazioni, Metropolitani della città e della periferia. Con la vostra attenta vigilanza, bravura e coraggio, avere fiaccata e respinta sulle montagne, eia cui era partita, la tracotanza cli alcuni capi ribelli che, traendo al loro seguito popolazioni illuse, e ingannare, hanno creduto per un momento cli sopraffare la difesa della Cap itale e delle vie di accesso su cli essa. La vostra pronta reazione ovunque, alla periferia come al centro, ha fatto pagare assai caro tale folle tentativo ai ribelli che hanno lasciato sul terreno varie migliaia cli uomini constatando che nulla può sopraffare il vostro valore provato ormai su tanti campi cli battaglia e che i capi e la popolazione sottomessa, e sulla cui rivolta essi contavano, si sono mantenuti fedelissimi e tranquilli, sicuri oramai dell'azione del Governo fascista che li guida verso le mete radiose della civiltà e della grandezza. Ufficiali, sottoufficiali, graduati e soldati, che avete valorosamente combartuto e siete rimasti fedel i, Vi porgo una parola di caldo encomio, spronandovi a continuare sulla via fino ad ora seguita per il vero bene vostro e quello dell'Impero. Nel nome del Re e Imperatore, nel nome del Duce del Fascismo, a noi!4 10
I problemi per la città, però, non cessarono con questo proclama: nel corso dei mesi, le voci su un'ulteriore rivolta circolarono spesso, come testimonia il telegramma di Graziani a Lessona dell'l 1 agosto, in cu i si faceva riferimento ai capi nemici che avevano nuovamente puntato la ferrovia: L'ultima carta s ull'Etiopia non è ancora giuocata, fra b reve sferreremo un altro attacco alla ferrovia che speriamo interrompere senza rimedio face ndo saltare ponti e in special modo quello sullo Auasc. Se anche questa carta fallisse penseremo allora ad arrenderci, ma per ora no1 11 .
Nel mese di luglio, un promemoria dell'esercito segnalava, regione per regione, i capi sottomessisi: ne ll'Amara il clegiac Bogguale Burrù, il clegiac ;n9 AUSSME, Fondo D-6, DS 45, tel. n.58 OP firm,1to Piacentini. 29.7 .1936. Grazia ni del 31.7.1936. .;" AUSSME, Fondo N-11, b us ta 4123, tel. n.104'58 firrnato Graziani de ll'll.8.1936.
-,wAUSSME, Fondo N-11, b usta 4123, 1.el. n.986 firma to da
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Destà Cuangul; nella Scioa il degiac Auraris col figl io Ligg Scjum , il clegiac Jusuf Burrù e una figlia cli ras lmmirù (in procinto d i sottomettersi); nell'Harar il capo musulmano Scek Umer con altri 220 rappresentanti della comunità m usulmana, il fitaurari lVlellien e il casmagnac Uolde Ifrens, Selassiè e Berrn Telli (capi del l'esercito di ras Irnmirù); nel Galla e Sidama, dopo l'occupazione cli Mega e Mojale, la situazione risu ltava essere più calma, tanto che una sessantina di notabili Borana erano passati da parte italiana412 . Uno dei problemi che gli italiani, Graziani in testa, avevano dovuto affro ntare era quello dell'inunenso potere dei capi abissini: esso aveva antiche origini, era di carattere feudale, e gli stessi regnanti che si erano succeduli nei secoli avevano dovuto tenerne conto. Graziani, a differenza di Lessona, e come Badoglio, questo lo aveva capito413 e più volte aveva tentato di proporre il più accanito rivale del negus, ras Hailù Tede Haimanot4 14 , come rappresentante del governo italiano per la pacificazione, cercando di attribuirgli un ruolo di mediatore, ma Lessona, attraverso la voce dello stesso Mussolini , non ne aveva volulo sapere. Mussol ini scrisse infatti in un telegramma assai significativo per comprendere come ad una possibile politica di mediazione si sia presto passati ad una di terrore : 1. Non inte ndo modificare le mie cl.ireccive circa la situazione degli ex ras e dei capi abissini, i quali debbono semplicemente obbedire. 2. Poiché come V.E. afferma, il punto nevralgico è solo lo Scioà, il problema è limitato dal momento che tutte le altre regioni sono tranquille. 3. Al di lemma cl.i V.E. o mantenersi in forze o associarsi in qualche maniera ai capi, rispondo scegliendo il p rimo corno: mantenersi in fòrze, il che non esclude una conveniente utilizzazione degli ex capi, come ciel resto V.E. ha fatto lasciando che ras HailC-1 parlasse ad Aclcl.is Abeba dopo la rivista della colonna Tessitore. 4. Ho quind i deciso, appunto per mantenerci in forze, cl i mandare a V.E. otto battaglioni di camicie nere che sono pronti in Cirenaica e tutta la divisione eriLrea ormai in perfetta efficienza addestrativa e morale. Stabilisca dove queste forze possono sbarcare. 5. Sono pronto, se necessario a mandarle divisioni su divisioni quando vostra eccellenza lo ritenga semplicemente opportuno. 6. Sono perfeLtamente sicuro che V.E. affronterà ogni eventuale sviluppo della situazione con la massima calma e la piC-1 grande energia, così come ha AUSSME, Fondo N-1J., busrn 41 23, Situaz ione ·impero /IO! al 15 luglio 1936. >;\CS, Poncio Grniani, I primi venti mesi dell'impero, [el. n ..24. ·11 ·1 Ciriamo uno s1r;ik:io eia F. Pcclriali, L ·aerollanlica italiana nelle guerre coloniali. Afriw Orientale Italiana . 1936-1.940, SMA, Roma , 2000, p.7: ·'(.. .) Ex signore ciel Goggiam, spoclcswto e irnprigionato eia 412 11
Hailè Sclassiè nel
1930, i cu i figli en,no stai.i impiccati per ordine dell'irnpern[orc".
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AUSSME - Grni,mi con un notabile indigeno.
AUSSME - f oto cli gruppo ad Addis Abeba.
1936. ETlOl'I A, IMl'ERO lTAL!ANO?
15]
sempre farro onde superare questi 60-70 giorni che ci separano dalla fine delle piogge 4 t 5.
Lessona, inoltre, non sembrava aver compreso che in Etiopia la calma era cosa lontana a venire, come dimostrano le sue innumerevoli pressioni per far rientrare il maggior numero di soldati e munizioni in Patria. È esemplificativo in questo senso il telegramma che egli inviò a Graziani, spinto anche dalle pressioni del Ministero delle Finanze, per il rimpatrio accelerato delle divisioni, troppo costose e poco utili, secondo il suo giudizio 416 . L'ordine si aggiungeva a quello di Baistrocchi, precedente di soli tre giorni, in cui, dopo una saggia ca.ptatio henevolen tiae, si era chiesta praticamente la stessa cosa: Nell'opera diffici le e saggia che Vostra Eccellenza compie per smobilitare e ridurre gradualmente forze metropolitane prego Lener conto esigenze efficienza bellica in Patria [._ .]'; 17 .
Con Baistrocchi Graziani non si era dato per vinto, anche nei mesi successivi, ottenendo però ben poco: [. .. ) 1°-E' assolutameme necessario, data atLuale siruazione e operazioni future per occupazione e presidio zone Impero non ancora occupate e presidio zone retrostanti ove solo con forze adeguate sarà possibile mantenere tranquillità o fre nare velleità nuclei ribelli ancora esistenti e pronti agire minimo cenno debolezza, non diminuire forze atLualmente nell'Impero. 2°-Non occorrono soli battaglioni, ma unità organiche con aliquote altre anni organicamente inquadrate perché non è questione sparpagliare battaglioni cli presidio come appare progetto, che rappresenta stato arrivo dal quale siamo ancora lontani , ma occorre avere colonne forti, armoniche, complete per azioni, sia pure di grande polizia, ma cbe possono trovarsi di fronte resistenze organicamente forti ben condottef .. .]1 18
Possiamo inurntginare come si sia sentito Graziani quando, entro la fine ACS, fondo Graziani, I prfrni wnli mesi dell 'Impero, tel. n.8926. AUSSM.E, Fondo D-6, DS 40, tel. n. 7559 d el 27.6.1936. Si veda anche i l tclegr,101 rna che egli spedì a Graziani a fine estate: ''I... J Devo però comu nicare che ,Lllllitli condizioni finanzi.i rie er militari della Madrep,llria che deve for fronte acl ogn i cvcntualit,ì europea non conscncono ulteriore invio di tru ppe ed automeai. (. ..)Est perciò indispensabile fare fuoco con legna che esiste nell'irnpero.( ...)Comunque ho certezza che E.V. superei~ì ogni clifficolt,ì confer mando sue alte doti di soldato e cli comand,1nte··, come in ASDMAI, III, busta 5, Smobifiltizione, tel. n.10486 firmato Lcsson,1 del 3.9.1936. m AUSSME, Fondo D-6, DS 40, tel. n. 38090 del 23.6.1936. ·iLB i\SD/v!Al. lll, b~1sra 5, SmobilitetziOm!, tel. n.11551 firmato Graziani a Baistrocchi del 20.8.1936. 41 '
416
ETIOP.IA 1936-1910
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dell'estate, si vide costretto a rimandare in Italia le cinque divisioni Pusteria, Sila, Cosseria, Gran Sasso, Assietta. Con il passare del tempo, una volta che fu chiaro a tutti che gli abissini non avevano nessuna intenzione cli mollare il colpo, il viceré divenne ancora più insistente per quanto concerneva il discorso del rimpatrio dei militari4 19 , ma a poco gli valse. Emblematico in questo senso è il confronto tra la situazione cli luglio e agosto 1936: ufficiali: 14.800 truppa nazionale: 311.000 truppa indigena: 87.900 mitragliatrici: 9.817 cannoni: 1.123 mortai d'assalto: 48 carri armati: 234 autoblindo: 37 motoblindo: 12 motomitragliatricì: 8 autocarri armati: 15 automezzi: l4.320 motocicli: 1. 470420 Se analizziamo la situazione degli effettivi ad agosto, vediamo quanto essi s iano calati: ufficiali: 13.500 truppa nazionale: 264.000 truppa indigena: 87.000 Nel mese cli agosto la situazione apparve, nonostante i continui attacchi al settore della ferrovia, più tranquilla, ci si poté dedicare maggiormente alla organizzazione della vita civile: aumentarono i traffici commerciali, i mercati si riaffollarono e in alcuni di essi venne accettata persino la moneta cartacea italiana, l'organizzazione bancaria vide la costituzione di filiali del Banco cli Eoma che si affiancarono a quelle delle Banca d'[talia, vennero
·il,
ASDMAI, Ili, bus1,1 5, S1nobilita.zione, re i. n .21 174 firmato Gr,1ziani e ind irizzalo ;i Lessona d el 30.11.1936: "In d iverse O<:casioni ho affermato essere necessario non diminuire anco r,1 rn.11T1e.ro battagl ioni e.sistemi in A.O.I. Confermo w le neccssit:ì e quind i si ch iamino d ivisioni o brigate o g ru ppi, le unit;ì di CC.NN. dovranno però avere sernpre ugu;ilc numero bauaglion i cli q uelle atruali e che saranno sostituite". 420 A USSME, Fondo N-11, bu~ca 4 I 23, Situaz'ione impero di Etiop ia al 3 0 giugno 1936.
1936. ETIOPV\ , IMPERO ITALIANO?
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aperti ambula.tori e scuole42 1• Le sottomissioni furono parecchie, in tutte le regioni dell'impero, ma ras !mmirù, nell'Uollega , i fratelli Cassa nella zona cli Ficcè, ras Destà Damtou insieme al degiac Gabre Mariam nella zona cli Uaclarà e i fitaurari Tafari e Tesernma non abbassavano la testa, anzi, gli informatori confermavano tutti la loro intenzione cli iniziare a settembre, in corrispondenza della fine delle piogge, un'azione militare anti-italiana' 22 . Lo stesso generale turco Nehib Pascià, ben noto a Graziani in quanto già consigliere di ras Nasibù e rifugiatosi ad Atene, si diceva fosse atteso a Gore per aiutare ras Immirù nella riorganizzazione delle forze etiopiche. Oltre a ciò l'attività degli agenti inglesi per costituire un governo provvisorio etiopico a Gore non era mai cessata. Le zone allora più calde erano quelle di Goba, Magalo, Ghigner, Uadarà, e Bubbe nel Baie, oltre cbe Giabasire e Uadarà nel Sidarno, Cercer nell'Harrarghiè e nei territori dello Scioa a nord di Addis Abeba. In settembre, se nell'Etiopia occidentale la situazione si andava tranquillizzando, ncll'Harar nulla sembrava presagire una pace imminente: azioni di disturbo dei presìcli, interruzioni di linee telefoniche, attacchi a reparti in ricognizione o a quelli per il rifornimento erano all'ordine del giorno. Sia nel Cercer orientale 423 che nel Garamullata si era constatata la presenza massiccia di armati, come nello Arussi meridionale. A tutto ci<) si aggiungeva l'impraticabilità delle piste, la precarietà delle comunicazioni, la difficoltà nei rifornimenti , anche di viveri.
L\.
RIPRESA DELLE OPERAZIONI
Dopo l'estate, una volta terminate le grandi piogge che violente e persistenti aveva no bloccato il Regio Esercito, a ottobre inoltrato venne ripresa l'offensiva in tutto l'impero. Nonostante ciò, di scontri e di operazioni ce n'era.no state in abbondanza: dal 5 maggio al 30 settembre 1936 i combattimenti erano s tati 222 e avevano causato la morte di 28 ufficiali, 120 nazionali, 173 coloniali; feriti invece 32 ufficiali, 120 nazionali, ''" AUSSME, Fondo N- 11, busca 4123, cel. n. 9295 fi nn aco Graziani del 2.8.1936. ,,u v~ cleno però che se da una parce i /JC/lriolscnmi nuav,rno nel l oro percorso anti-iu li,1no, dall'alrra u n;1 consisrence parte dell a popolazione, sop rau.u rw cli origine g;ilht, aveva deciso di collaborare col governo, come 1esti111oniano numerosi telegrammi ciel perio do. Ne <;itiamo uno sm1kio ad esempio: '·[ ...) Popolazion i Galla annace lance <.:oncorso con nos1re forze conl m briganti". In AIJSSME, Fondo N 11, busca 4123, lei. n. 9295, firm,no Graziani ciel 2.8.1936. ,a, ln ques1 i 1errirori si stim,1va u na l'orza nemica rispeuivainence di 2.000 e 3.000 armati agli ordini ciel firaurari Scimellis, per nu ll,1 intenzionato a so1to01euersi. Dal 10 al 30 seuernbre si erano contati ben 9 scontri Lra truppe ita li,1ne e palriots.
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ETIOPIA 1936-1940
881 coloniali; ai quali si dovevano aggiungere i 276 morti fra le truppe irregolari e i 272 feriti 424 . Ovviamente non ci furono solo a:.doni di terra, furono compiute anche rappresaglie aeree con lo scopo di "stroncare sul nascere la connivenza tra sottomessi e ribelli" 425 . Ras Immirù, dopo un'iniziale progetto di trasferirsi in Sudan, aveva deciso di restare e spostarsi, invece, a Gore con 6 mila uomini per unirsi ai cadetti della scuola militare di Oletta426 . Nello Scioa la colonna Malta, dopo aver raggiunto Lekempti, iniziò l'organizzazione per una base logistica per le operazioni nell'Etiopia occidentale; nel Galla e Sidama la colonna Geloso, dopo aver raggiunto Damarsò si era arenata per le violente piogge; nell'hararino le truppe del generale Nasi si muovevano nel Cercer e nel Garamullata con l'idea di raggiungere Arussi e Baie. Lo scopo principale di Graziani era quello cli reprimere il prima possibile ogni focolaio di rivolta, pertanto aveva ordinato, sotto spinta dello stesso Mussolini, che tutti gli indigeni responsabili di atti ostili .fossero immediatamente passati per le armi . In conseguenza di debolezze riscontrnte in repressione dopo recenti attacchi ferrovia (dove nostri caduti furono seviziati) viceré ha ribadito tassativa disposizione che tutti indigeni responsabili ribellismo siano passati immediatamente per le armi 427 .
In ottobre la somma dei morti nemici , compresi quelli giustiziati dopo la cattura, risultava essere di 2.600 anime, più quelle imprecisate ad opera della colonna Geloso, contro le 116 italiane, tra indigeni e nazionali. A seguito cl.i queste operazioni veniva catturato molto bestiame, armi e mu nizioni per un totale di 288 pistole, 76.066 fucili, 437 mitragliatrici e 146 cannoni. Anche l'attività stradale venne ripresa attivamente: numerose furemo quelle tdtimate·128 . Durante alcune operazioni, come quella comandata dal tenente colonnello Agosti, sotto la direzione del generale Nasi, 24
AUSSME, Fondo D-6, DS 48, tel. n.20793 lìrmato Graziani a Lessona ciel '10.10.1936. m i\USSME, Fondo N- 11, busta 4123, Situazione 1101 alla.fine di ollobre 193 6: 0':1ltTo canto i sm tornessi si trovavano spesso e volent ieri in una situazione scomoda: gli stessi patriots effeuu:1vano concro cli loro acri di rappresaglia per indurl i a col bborare. Si veda in questo senso AUSSME, Fondo J\-11, busta 4123, rei. n.21070 lìrmato Graziani del 15. 10.1936. 4 i<, AUSSlVlE, Fondo N-11 , busta 4123, No/'izieAOI, riassunto n.3 del 12.10.1936 127 · i\USSME, Fond o N-11, busta 4124, Nol'izie AOI, riassu nto n. 10, dtd 20.10.1936, i l l.lltlo viene prcci s,,to nel tcl . n.21715 del 19.10.1936. Già a giugno .Mussolini era stato perentorio a prnposito: "Tutti i ribelli prigionieri clevonc:> essere passati per le ann i", in ASDtvlAI, TII, busta 5, te!. n.6496 firmato ,vlussolini ciel 5.6.1936. Questo Cond o è ricco cl i ordini del genere da pa1te del duce. 128 · Si.rada Quoram-Dessiè-Bon.:hena; strada Dessiè-B:iti<?!; s1r,Kh1 JV1ogacliscio Mustahil; pista Langhei-Gol~h; pista Sitton,1-Gonclar; pista <~ondar-Gongorà; pista Sanial-Sowt:ì: pista Gondar-Jfag-Debra Tabor. ·•
1936. .ETIO PI!\, IMPERO JTALIAKO'
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venne rilevato che molti guerriglieri vestivano la divisa da ascari, contarbusc e tascapane 429 . A metà ottobre Graziani tirava le somme con Lessona; se le operazioni fatte dal 5 maggio al 30 settembre cli quell'anno erano state 222, esse erano costate in termini umani: ufficiali morti: 28 ufficiali feriti: 32 nazionali morti: 120 nazionali feriti: 120 indigeni regolari morti: 473 indigeni regolari feriti: 881 indigeni irregolari morti: 276 indigeni irregolari feriti: 27243° Successivo a questo rendiconto era stato poi il testo direttivo per le operazioni eia farsi durante il restO cli ottobre. Il generale Gallina si sarebbe dovuto portare a Las Aclclas dove avrebbe preso il comando cli tutto il settore lungo la ferrovia, gestendo quindi la Divisione Tevere e la brigata indigena Mariotti. Per controllare la strada cli Addis Abeba era fondamentale avere in pugno, attraverso presìcli fissi e gruppi mobili, prima tutto il settore che si stendeva dai monti Ucciascià-Mangascià, Furi, Yerer per arrivare, ancora più lontano, alla zona di Ficcè. Le terribili condizioni del tempo fino ad allora non avevano permesso l'attuazione cli un simile progetto, ma era arrivato il momento cli agire: i patriots, gu idati secondo Graziani, "da mano straniera" non avi·ebbero mai mollato la presa. Aggiungeva Graziani: (. ..1 Tutro questo bi.sogna che cessi al più presto possibile in modo assoluto perché non continui darsi all'estero .sensazione che capitale lmpero e ferrovia s iano all'arbitrio delle formazioni ribelli, le quali annidandosi sui capisaldi suddetti, ne fanno pedana partenza o sulla capitale e ferrovia o sulle vie adducenti a capitale stcssa431 .
A USSME, Fondo N-1 1, busca ·H 23, tcd. n. 19951 firmato G1~.1~.iani del 6.10.1936. \ fo n sono poche le occasioni in cui il n em k:o si travestiva da ascari, come testimon ia lo stesso Hilron nel suo u ltimo lavoro, The Htbiop ian Palriots, o p . cit., p. 6ì: '-f. ..l some migh1 w ear a u niform caplllrccl fmm the militia, or
"'9
b,mda, o r caken c>ff dead cnemy so ldiers". -uo AlJSSME. Fondo N-11, busta 4123, Notizi e AOI, riassunto n.3 del 12.10.1936. .13 ,
AUSSM E, Fond o N-11. busta 4123, tcl. n.21572 i'irmato Grnzi,u1i <.k l 16.10.1936. I.o sch izzo è consul-
tabi le in appendice 14.
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ETIOl'J!\ 1936- 1940
Per raggiungere questo obiettivo poteva essere utilizzato qualunque mezzo, anche quelli a discapito delle popolazioni sottomessesi. Il telegramma a firma di Graziani ciel 23 ottobre 1936 rappresenta, senza o mbra cli dubbio, una delle pagine più nere della dominazione italiana ed è da attribu irsi alla filosofia del Viceré, già messo alla p rova in Cirenaica anni prima432 . Il problema della ferrovia andava risolto con qualunque mezzo, appunto. Alle calcagna del degiac Fiere Mariam 433, che proprio in quella zona operava, erano stati messi i generali Gall ina e Mariotti. E fu proprio il 26 ottobre, in mattinata, che gli uomini cli Mariotti si scontrarono fra il monte Debocodio e il paesino di Boccan con 1.500 uomini, di cui 600 regolari, armati anche di mitragliatrici. Lo .scontro, lungo e sanguinoso per ambo le parti, si concluse con molti morti etio pici, 321 .secondo l'immediato bollettino di guerra, tra cui anche lo stesso degiac Fiere Mariam, il fitaurari Hailé Selassié, il grasmac Mate Roromù e un certo Lebba, commerciante di Addis Abeba che aveva fornito al degiac le chiavi per sbullonare i binari434 . Per punire poi la popolazione, sospettata di collaborazionismo, i battaglioni eritrei di Mariotti presero a incendiare tutto ciò che si trovavano davanti: alla fine della giornata si calcolarono 500 tucul dist.rut.ti e 100 indigeni fucilati, secondo gli ordini rigorosi impartiti da Graziani435. Per cornprendere l'azione bellica è interessante leggere l'intero resoconto della battaglia: Ore 7 giorno 29·i36 Brigata l'vfariotti iniziato movimento lungo itinerari Debocodio - Dimbicu - Eccerie - Boccan. Sino Eccerie trovata via deserta ecl ha proceduto incendi villaggi su vasta zona e cattura bestiame di.sperso. Tutta colonna continuava avanzata su Boccan. Una co1npagnia 17° eritreo fiancheggiante sulla destra è stata a ore 10 e 15 improvvisamente attaccata cli fronte e sul fianco da forte numero nemici celati dietro tucul. Generale Mariotti, considerata violenza attacco, ha spostato a destra intero 17° eritreo, il quale ha presto iniziato forte combattimento contro nemico più numeroso e armato molte mitragliatrici. Dato inasprirsi lotta e situazione stil frome, a ore 11.1 5 generale Mariotti ha iniziato sulla destra anche 2° eritreo cli avanguardia e ha assunto direzione combattimento dei due battaglioni in linea. Aspro combattimento protrattosi a lungo con alternarsi assalti e comrauacchi. Nemico sempre più numeroso contenuto sul fronte dai nostri, tentava verso ore AUSS/v!E, Fondo N -11, busta 4123, tel. n.21737 fi rmmo Graziani ciel 23.10.1936. Ricordiamo che il clegiac Fiere Mariam era stato uno dei principali faucori della rivo lra cli Addis Abeba ,1 luglio. Hi AUSSME, Fondo N-11, busta ·1123, tel. n. 21070 firmato Graziani ciel 1.11 .1936. ·Hi AUSSME, Fondo N-11, busta 4123, tel. n.22915 firmato Grazi,1ni del 28.10.1936. • 36 Errore cli trascrizione- il g io rno è il 26. I numeri dei b,tlWg lioni sono sc.:rilti c.:osì nel documento origina le. /4Jz
·H.l
1936. ETIOPIA, IMPERO ITALL>\NO;
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14 vasto aggiramento nostro schieramento. Frattanto carovana serrava dietro al centro schieramento e 21 ° occupava forte posizione a sua protezione. Ore 15 generale Mariotti lanciava contrattacco su destra avversaria e in direzione minacciante sua linea ritirata, 18° eritreo. Brillante contrattacco appoggiato da 2° eritreo ha rotro linea nemica verso destra prendendola cli rovescio. Nemico a ore 17 ha iniziato fuga precipitosa inseguito da 18° e parte 2° eritreo. Attacco nemico è stato condotto eia circa 1.500 armati dei quali 600 regolari comandati da deggiac Ficremariarn. Perdite nemiche: uccisi contati 321 ma loro numero è da ritenersi superiore, fra essi 4 capi uno dei quali è stato riconosciutO per s tesso deggiac Ficremariam da 8 fra graduati ed ascari che sono stati con lui a Dessiè e da 4 indigeni. Sulla salma trovate anche molte lettere a lui indirizzate e due sue fotografie. Nostre perdite: ufficiali morti 2, feriti 3. Militari indigeni morti 10, feriti 43. Armi catturate 2 mitragliatrici e un fucile mitragliatore, mun izioni, anni bianche 437 .
Contemporaneamente le operazioni si sviluppavano anche vicino ad Addis Abeba. Sempre il giorno 26, il gruppo cli 37 carabinieri, 22 zaptìé, 3 mitragliatrici e 3 autocarri, comandati dal tenente dei carabinieri Luigi Barbieri, si recò a 15 km dalla città, al mulino Salvirono, nei pressi del torrente Akaki dove una soffiata aveva dato per ce1to un raggruppamento di anni e munjzioni. Quando il reparto ebbe fi nito e fu sulla strada del ritorno, venne attaccato da 300 armati che li avevano accerchiati. Il tenente Barbieri arretrò e si rifugiò coi suoi dentro un casolare. Il combattinlento durò tutto il pomeriggio e tutta la sera, fi no a che arrivò in loro rinforzo un gruppo di 100 carabinieri autocarrati al comando del maggiore Quercia. Le perdite complessive italiane furono di un brigacliere, sette carabinieri, sette zaptiè moÌti e uno fcrito438 . Gli ordini cli Graziani per il mese di novembre erano stati chiari: sì sarebbero dovute occupare in tempi brevi Allata e Gìmma con un numero anche rilevante di uomini, si sarebbero sistemati campi di atterraggio e basi logistiche per poi aprirsi la strada verso la linea Gore-Gambela-Sayo-Beni Sciangul; Nasi avrebbe appunto dovuto dirigersi verso Baie e Arnssi; si sarebbero dovute prendere Ficcè e il Salalè con lo scopo di limitare le azioni dei fratelli Cassa e completare il rastrellamento di rutta la linea ferroviaria Dessiè-Acldis Abeba. Vediamo nello specifico la situazione a metà novembre: I IARAR - Settore Garamulata e Cercer Procedono, sempre più favorevo lmeme, le azioni delle colonne l3e11oldi e AUSSMF., Poncio N-11, b usta 4 123, tcl. n .23087 fi rma to Gra;dani del 28.10. 1936. "-'" AUSSME, Fondo N-11, b usta 4123, tc l. n.23317 firmato Graziani dd 30. 10.1936.
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ETIOPIA 1936-1940
Fondo Bandi - Funerali a รงadmi carabin ieri.
Fondo 13andi - Onore ai caduti.
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Marghinotti. Il nemico subisce perdite gravissime mentre sono in continuo aumento le sottomissioni e il versamento di armi che ha raggiunto una media giornaliera cli oltre 200 fuci li. Sono state pure versate 2 mitragliatrici pesanti e 4 leggere. TI Vice Re nell'esprimere a S.E. Nasi il proprio compiacimento per i risultati raggiunti gli raccomanda di dare sotto, dare sotto, dare sotto. Senza tregua perché ha l'imp ressione che ci si avvicina al crollo. GALLA E SIDMvlA
La colonna Geloso ha raggiunto il giorno 7 Ciù-Ciù. Il Vice Re nell'assumere [sida S.E. Geloso la situazione, in seguito ai recenti avven imenti a noi favorevoli in tutti i settori, richiama la cli lui attenzione sulla grande impo1tanza della sollecita occupazione di Allata da cui, raggiungendo Gimma con elementi autocarrati, si potrà molto efficacemente concorrere a risolvere la situazione in Etiopia occidentale e nel Baie. Lo invita pertanto ad andare avanti al più prese.o perché il Duce gli telegrafa che la situazione politica internazionale "ci impegna a occupare tutti i territori presto e bene"439.
Non va dimenticato che proprio di quei giorni era il riconoscimento ufficiale dell'irnpero italiano da parte della Germania e questo aveva un suo peso: non era più possibile rimandare la conquista reale e definitiva dei territori etiopici e per fare ciò si doveva utilizzare qualunque mezzo. Nel frattempo il generale Nasi, impegnato nel la fase iniziale dell'operazione "Arussi", aveva dato il via al rastrellamento della regione del Cercer, attraverso il II e il TV battaglione somalo che da nord a ovest si spostavano in un movimento accerchiante con lo scopo di bloccare le alte valli sopra il Burca. Il contatto col nemico non avèva tardato a venire. Nel suo telegramma Nasi rifletteva sulle bande partigiane passate alle fila italiane: [. ..) queste bande partigiane che sono così chiamate per distingue rle cl.alle bande irregolari regolarmente costituite che solamente ieri defezionarono eia file ribell i, g ià oggi combattono e muoiono per noi. Mentalità africana della guerra per la guerra eia una parte, e desiderio dei loro capi di riabilitarsi ai nostri occhi. Credo che comunque non convenga rifiutare questi alleati perché, dopo aver combattuto contro loro stessi fratelli, fedeltà verso di noi è quasi sicura . Tre soluzioni si presentano in questi casi di sottomissione: 1 - fucilare chi viene sottomettersi dopo averci combattuto fino a ieri 2 - disarmare e internare 3 - servirsene .f.w
AUSSME, Fondo N-1 l , b usta 4123. Ri,1ssunLO n.31 ciel 10.11.1936.
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ETIOPIA 1936-1940
Soluzione viene adottata caso per caso, fidando nella sensibilità degli ottin1i ufficiali che comandano colonne a contatto ribelli4·10 .
Dopo l'attacco sferrato dai carabinieri agli uomini di Ficrè Mariam lungo la ferrovia Addis Abeba- Gibuti, che porterà ad una situazione di calma relativa sul finire di dicembre, venne rastrellato l'intero Auasc dagli uomini del generale Gallina, dalla brigata indigena comandata dal generale Mariotti441 e eia quelli del generale Mischi412 , oltre che dai libici della colonna Cubeddu. A novembre partirono anche le colonne Tessitore, per seguire l'avanzata della colonna J\falta, e Princivalle, alla volta di Gimma. Se la prima non risultò avere particolari problemi, la seconda invece venne attaccata ai primi di novembre dal clegiac Balcià Abba Nefsa, nei pressi e.li Abe. Nonostante il suo ardore, egli fu sconfitto in poco tempo. Anche a ras Immirù le cose non andarono nel migliore dei mcxli
LA CAMPAGNA DEIL'IIARAR E LE OPERAZIONI NEL GARAMUUATA
La situazione dei territori dell'Harar443 , subito dopo la conquista dell'impero, non era delle più tranquille, come già abbiamo avuto modo di vedere. Erano continue le clenuncie da parte d egli abitanti contro l'operato violento dei patriots che spesso si andava confondendo con quello dei comuni briganti. I diari storici di quei mesi sono un vero e proprio bollettino di guerra. È utile, in questo caso, fare qualche breve esempio: il 16 giugno 1936, alla cosiddetta "porta di Harar", sulla strada che portava verso Dire Daua erano stati derubati e poi uccisi abitanti della zona che si erano precedentemente sottomessi al governo italiano. Il 19 di quello stesso mese i patriots si erano avvicinati, intorno alle 19.30, a Combolcia con lo scopo evidente di razziarla, ma grazie all'immediato intervento del 1° raggruppamento arabo-somalo avevano dovuto ripiegare, riuscèndo a dileguarsi nell'oscurità. Il giorno dopo, il capo Scerif Hamed si era presentato agli italiani con 50 sottomessi, riferendo che tre giorni prima circa 400 armati avevano attaccato il villaggio di Mai Callò, nella regione di Garamul440 AUSSME, Fondo N-11, busta 1123, te!. n.24893 firmato Gra;,.ian i del 10.11.1936. "' La brigata eritrea e ra composta, al momento del suo a rrivo ad Addis Abeba il 16 ouobre 1936 dal II, XVJI e XXI batwglione e d,11 7° squadrone indige ni. 44 i Proprio i suoi uornin i avevano ritrovato, in una ricognizione su lle pendici del monte Errer, le salme d i legionari ilaliani uceisi e seviziaci c inque giorni prima. Si veda in AUSSME, Fondo N-11, b ust,1 4 .123, te!. n.21479 firmato Graziani del 17.10.1936. .;;3 l n que i mesi il comando e rn passato dalle mani ciel gener,1 le Frusci, rie nll~llo a /Vlogadisdo, a quelle de l genera le Bertolcli.
1936 r:J'IOPl A, IMPERO ITAl.li\NO?
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lata . Una cinq uantina di armati avevano sparato, mentre gli altri si erano occupati cl i saccheggia re il più possibi le . La lotta e ra d ura ta per pa recchie ore e si era conclusa con l'uccisione cli 7 sotLomessi, con molti tucu l bruciati e 40 capi cli bestiame razziato . La stessa cosa era successa nel villaggio di Are.lì i'Vlummu , sempre n el Ga ramullata, proprio in quei giorni. Le razzie a danno per lo più delle popolazioni galla si a ndavano ch iaramente accen tuand o , causando lo spostamento d egli abitanti della campagna verso la città, megl io protetta. Fu anche per q uesto che Nasi decise una serie di operazioni cli polizia coloniale volte a liberare i te rritori dcll'hararino eia con tinu e viole nze. Scriveva egli stesso a meLà giugno in un telegramma indiri zzato a Bertolc.li: È mia imenzione iniziare al più presLO una serie e.li operazioni imese a proteggere k popolazioni dalle prepotenze degli armati ribelli(. .. ). ResLa inteso che in questa prima fase l'a7-ione dev'essere li mitata al la protezione e.lei centri agricoli sopra inclicari, sa lvo approfittare e.li favorevol issi me circostanze per svolgere un'azione politico-miliLare•·14.
In q uesto senso era stato e messo un ba ndo che non lasciava dubbi: La guerra è finita da circa due mesi e voi non vi siele ancora sollomessi al governo i taliano . Cosa auenclete) Sperate Corse nell 'aiu to di q ualche nazio ne eu rop ea1 Ill usione' L'Inghilterra e la rrancia, riconoscendo orrnai la grande potenza dell'Ita lia fascis ta hanno abolito le sanzion i e vivono in perfetta pace con noi. E voi, invece, continuate nelle razzie, uccidete l a gente e prov ocare disord ine nel paese . Q uesto deve cessare. Se voi farete atto cl i sottom issione e deporrete le anni, prome tto d i essere molto generoso con voi. Questo potran no d irvelo quell i che già si sono sottomessi al Governo. Voi non doveLe avere alcuna paura . Sarete liberi, saranno rispettate le vostre famiglie, la vostra religione, le vostre propriet,ì. Quelli che vorra nno arruolarsi sotto la band iera dell'Ita lia saranno ben accolti. Quell i che vorranno lavora re potranno farlo perché il Governo farà grandi lavori per
il bene del paese. Q uelli invece che vorranno ritornare ai loro paesi sarann o provvisti d i mezzi necessari e troveranno lavoro ai l oro paesi. Non pensate che la ribellione possa procurarvi, corne in passato, posti ed ono ri: sotto il Governo i taliano l a ribellione è pun ita con l 'ineso rabile castigo. Q uesta è la mia u ltima pa rola. Se voi non l'ascolterete, il Governo d'Italia di cui voi conoscete forza e mezzi, d istruggerà voi, le vostre fam iglie e le .,,. !\lJSSME. Fondo D-6, DS 168, rd . n. 58 fi rrnato Nasi elci 16.6.'l\)36.
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16?
vostre case senza nessuna pietà. Non sperare cl i sottrarvi al castigo che v i aspetta come uomini fuori dalla legge, se non vorrete ascoltare questa mia ultima e vera parola di legge e di pace·115 .
LE OPERAZIONI NEL
GARAil.fULl.ATA
Il contegno dei patriots nell a regione che si stendeva tra il Cercer e il Garamullata nella alta valle del Gobe lli e dei suoi affluenti era rirnasto decisamente ambiguo, malgrado gli sporadici atti cli sottomissione e le dichiarazioni dei capi. Ad operare ancora contro le truppe italiane erano il balambaras Mescescià, il grasmac Iggigù , il ba lamba ras Legasà, il fitaurari Aberrà, il grasmac Tafari Belacciò, il grasmac Gobenàa , il cagnasmac Tammirà, il balambaras Ghetuet, il fitaurari Tadessà, i balamb aras .i\l.lucrià Collagnè, Mericl , Ma ngascià e Sciane'), il cagnasmac Lulè e il fitaurari Behaclè. Fonti d ive rse avevano dato ai loro ordini circa 3.000 uomini, intenti non tanto a svolgere azioni risolutive, quanto piuttosto a minacciare le linee cli comunicazione italiane e i paesi sottomessi con continue razzie . Nell'idea cl.i Nasi le operazioni, guidate dal generale Bertoldi446, avrebbero dovuto svolgersi su due linee attraverso due colonne: quella comandata dal colonnello Marghinotti447 e q ue lla del colonnello Carnevali'M8 . Le truppe sarebbero state dotate di scorte di viveri ordinari e a secco per 5 giornate, cli acque per due e di munizioni per quattro giornate per quanto riguardava le armi portatili e cli due giornate per l'artiglieria. Nas i, una volta terminato il periodo delle piogge, prima che avesse ro luogo le operazioni vere e proprie fece lanciare 10.000 copie di manifestini sopra i luoghi dei patriots e cl.elle loro famiglie. Il testo recitava: I nostri soldati avanzano senza che voi possiate resistere. Siete costretti a fuggire di paese in paese. Fino a quando? Se il Governo avesse voluto avrebbe potuto già distruggervi tutti con i suoi aeroplani, ma non vuole spargere san-
gue cristiano, non vuole uccidere le vostre famiglie innocenti, non vuole uccidere il vostro bestiame . Ora dovete finirla. Presenratevi subito al Governo e sarete trattati con generosità e bontà. Avrete salvato voi, le vostre famiglie, i vostri beni. -H, AUSS,v! E, Pon<lo D-6, VS 168, bando. Il genera le Berroldi avrebbe ;1vuw le fu nzio ni di "generale addetto". con la firma m~i riguardi dei comandi dip endenti, in grado d i decidere su tuno tranne che sulle questioni d i p rincipio prop rie del go-
,u ò
vernatore . 147
,;.;s
1° reggimento Libia su due battaglio ni e 4° reggirnenw Lib i.,t sernpre su due battaglioni. 2° raggruppamento arabo-somalo su due bat taglion i e una bau.e ria da 65 e XXXXV battaglione e1itreo.
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TI governo o ffre a ncora una volta la salvezza a tutti colo ro che si sotto metteranno subito. J vostri capi, voi .stessi presentatevi subito agli ufficiali italiani più vic ini che ha nno avuto ordine di accogliervi senza farvi alcun maJeH9.
Il l O orrobrc 1936 aveva inizio il rastrellamento della regione degli Arussi che si sarebbe concluso a fine novembre di q uello stesso anno, a cui sarebbero segu ite operazioni vere e proprie negli Arussi e nel 13ale . La ribellione ciel Cercer, secondo Nasi, poteva d irsi definitivamente stroncata: tutto il territorio era percorso dalle truppe italiane, i capi si erano iniziati a sottomettere e la consegna del le armi era massiccia . l\fa non solo: anche i territori che andavano dal con fine anglo -francese dell'Auasc, al confine somalo ed erilreo, su una s uperficie di circa 100.000 kmq. 45<1, potevano dirsi pacificati con oltre 26.000 fu cili depositati, 26 mitragliatrici pesanti e 86 mitra gliatrici leggere . A quel punto i guerrigl ieri capeggiati dai fitaurari Scimellis e Behaclè si erano spostati nella regione dei monti Gugù . Ad operare nell'Harar erano, in e.lata 3 dicembre 1936: la colonna comandata dal generale Cubeddu , (colonna Gugù) composta da due reggimenti della "Libia" 4' 1, dal XX eritreo, dal Ill gruppo dubat, dalla banda e.lei Cercer con 4.000 fucili, concentrata a Ghelemsò; il V battaglione so malo a Badessa; il 2 dicembre era in iziato lo spostamento da Harar in autocarro o caterpillar del I reggimento "Libia" 1' 2 , del XXXVII battagl ione somalo, ciel gruppo zabegnà comandato dal tenente Pellizzari per un cotale cli 2.000 fuc il i (colonna Haclama) che si sarebbero sommati a quell i della prima colonna. Le d ue colonne, p ur muovendosi su territori diversi, avrebbero avuto come unico o biettivo Tiggiò e la regione dell'alto Scebeli. A fine dicembre la situazione nell'Harar in generale era così riassumibile: non c'erano più state vere e proprie rivolte contro il Governo italiano, quanto piuttosto regolamenti di conti tra le diverse etnie locali. L'ordine si stava ristabilendo attraverso una rete capillare e.li piccoli p resìcli gestiti eia un plotone o da una mezza compagnia, anche cli nazionali, col d up lice compito: ra pp resentare l'autorità dello Stato e prendere informazioni di q ualunque tipo e ·1·19 AUSSME, Fondo D -6, DS 168, btmdo. ·" " Era ci rc:i la met:ì <li ru cto i l Governo dell'Harar, con una popolazione che su pe rava le 700.000 u nirà. -1>1 li, VI, VTII e I X b attaglione. m me V b,Hl aglione.
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16/4
che, con l'inizio della stagione delle piogge sarebbero stati ritirati. Parallelamente continuava imperterrito il rastrellamenlo delle armi. Anche la Dancalia risultava non complelamente JXtcificata, più che altro per le tensioni locali con le popolazioni galla confinanti. E d'altro canto la situazio ne negli Arussi era ancora irrisolta: il disarmo di tutti i paesi era ancora lontano a venire, così come le sottomissioni dei loro capi; azzeccata , in questo senso, la frase del generale Nasi: "Le colonne passano, i ribelli restano". Secondo le ultime informazioni, la situazione nella regione era la seguente: NJonte Assakò: Ailé Apteuold e Ofi Micael con 2-300 armati; Monti Darò: fitaurnri Bahadé con i suoi più [Utti i fuggiaschi del Cercer, per una somma di circa 2.000-2.500 persone comprese famiglie e schiavi al seguito: Monti Faracassà e monti Gugù : fita urari Uebiscet e altri capi minori con 6-700 armati . Al nucleo si era appoggiato anche, con ogni probabilità , il fitaurari Scimellis con un centinaio di suoi; Santa Maria cli Liemù: fitaurari Ailè di Monesà, Melissiè cli Scircà, cassa di Tiggiò con 2.000 armati; IVlonte Cillalò: casmagnac Ailé Abbamarsa e negradas Becchelé con alcune centinaia cli armati. Per ognuno e.li questi nuclei Nasi aveva in mente una soluzione diversa : se per il fitaurari Behaclé c'era poco e.la fa re se non eliminarlo con "una spietata e decisa azione milirare" 453 , p er altri come il fitaurari Ueb iscet s i sarebbe potuto ottenere la sottomissione soltanto attraverso un'azione politico-militare; per altri ancora, come i guerriglieri del monte Assakc\ sarebbe stata necessaria un'azione vera e propria cli contro-brigantaggio. Per attuare queslo piano i cinque battaglioni della Divisione "Libia" non sarebbero bastati: si sarebbe dovuto intervenire con altre forze, nello specifico que lle al momento operanli in tutto l'Hararino. Vennero così organizzate in due gruppi cli battaglioni; a sud degli Arussi, tra Ghellernsc'> e Ciullul: IV e V battaglione somalo, XX::XV1I battaglione amara, XX battaglione eritreo, III gruppo Dubat, mentre a nord: banda PeJlizzari, XL battaglione amara, e altri due battaglioni da decidere . Tutto ciò, appunto, per eliminare il nemico e assicurare le comunicazioni col Baie, regione anch'essa lontana dalla pacificazione. Qui, i nuclei armati potevano riassume rs i così: Miccia, a no rd di Goba: capo ufficiale Beie né Merid e fi taurari Asfa u con un migliaio di uomini; .f i, AUSSME, fondo
0 ·6, DS 169, rei. n.107 l I , Sil11t1:z-ione politù;,0-111.ilitc,re al 23.12.1936; fi n 11a1.o Nas i.
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Ghigner: fitaurari Tafari e cagnasmac Mucria con 2.000 armati; Goro, a nord cli i\fagalo: tìtaurari Tescmà e grasmac Tafari con 4-500 armati; Arbagama: ras Destà con i suoi. Nasi a q uesto proposito scrisse: È necessario tener conto che se si combatterà, avremo da fare con gente non
provata dalla guerra, come per lo piC1 lo erano gli armati che hanno combattuto nelle altre regioni; che i depositi di armi e munizioni nel Bale sono ancora intatt i, che il terreno è impervio e le linee cli comunicazione lunghe e difficili. In complesso, se non l'occupazione, la pacificazione del Baie si presenta come impresa lunga·; 54.
In relazione a questa necessaria premessa, due colonne: la Cubeddu e la Gestrd55 , si sarebbero mosse a rinforzo. Come già e.letto, uno dei problemi principali era il rastrellamento delle armi: anche dopo aver battuto a tappeto una zona non poteva esserci la certezza che questa sarebbe stata definitivamente "pulita", anzi: le armi rispuntavano fuori non appena il grosso delle forze italiane, operanti nella zona, se ne andava. Per questo Nasi cercò di dettare delle norme a riguardo: prima cli tutto, a suo parere, a poco serviva la pseudo-reclamistica fatta eia altri ufficiali riguardo alle migliaia di anni versate: quello che realmente contava non erano gli ingenti numeri (spesso raggiunti attraverso il "versamento d i catenacci inse1vibili"), ma la qualità. Era fondamentale, per comprendere il valore dell'opera di disarmo, che nelle regioni pacificate non si sparasse più. A ciò si doveva aggiungere un'attentissima e continua contabilità delle armi versate, attuata anche attraverso una•loro redistribuzione alle bande autorizzate. Non si potevano più prelevare le armi senza dire niente a nessuno, a maggioi· ragione quando, invece di essere utilizzate dalle bande per scopi militari fin ivano nei musei personali delle singole persone: Le armi rastrellate non sono "res nullius", ma materiale cli proprietà dello Stato, bello e buono. Chi se le prende incorre nel reato di appropriazione indebita456 .
Per evitare poi che le comunicazioni delle anni versate si sovrapponessero, generando errori cli numero , Nasi comandava che esse venissero inol-
,;, Ibidem. ,;; f ormata il 2ì gennaio '193i dalla unione deJJ ~ colonna Bcrio con ht colonna Moli nero, comandata dal colonnd lo Bcrio, come specificaco in AL:ss:vll', Fondo D-(i, DS ì05, X Battagl ione libic:o . ,s,, AUSSME. fondo 0 -6, busta 169. prol. n.1 1062 J'irnrnto Nasi del 31.12.193(i.
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trate al comando generale dell'Harar in giorni precisi ed esclusivamente dai comandi scelti da lui stesso: Divisione "Libia", Settore Ferroviario, Settore Cercer e Arussi Orientali e così via, indicando le regioni da cui provenivano, le mitragliatrici pesanti, i f·ucili mitragliatori, i fucili .Mauser e gli altri modelli, distinguendo tra quelli efficienti e quelli rotti. La volontà, in questo caso, era quella cli evitare i disordini che c'erano stati precedentemente, con lo scopo primario dì darsi una regolamentazione: Nasi aveva infatti capito che quello del disarmo non sarebbe stato un problema facile da risolvere, e, ad impero conquistato, era fondamentale darsi regole precise e riconosciute da tutti gli organi competenti.
LE CATI1JRE DI
RAS IMl\URÙ E DEI FRATELU CASSA
Questo capo è il braccio destro dell'imperatore, è un uomo abbastanza intelligente, cli indole calma e sa amministrare abbastanza bene le regioni da lui governate: ras Immerù non è però tenuto in considerazione dal vecchio pa1tito di Menelik ed è fecleli::;simo a\l'itnperacore157.
Le operazioni contro ras Immirù iniziarono ufficialmente il 10 ottobre del 1936 con l'incarico al tenente colonnello Princivalle di preparare una spedizione per la conquista dei territori del Gimma. Le forze a disposizione per le operazioni furono una banda irregolare di circa 1.000 uomini, formata alla fine di settembre con elementi non addestrati ai quali vennero assegnati un capitano, un subalterno, un sottoufficiale. Come comandante venne scelto il maggiore Rolle che, con la sua grande esperienza coloniale, avrebbe cercato di migliorare le potenzialità della banda. A questa si aggiungevano poi il XLV battaglione indigeni, costituito interamente da musulmani e una sezione artiglieria someggiata tratta dalla VII Brigata indigeni. La partenza da Addis Abeba per Gimma ebbe luogo il 4 novembre, ma alle truppe si aggiunsero nei giorni successivi centinaia di profughi che nel Gimma volevano ritornare, sotto la protezione dell'esercito italiano. La loro presenza causò parecchi problemi pratici, oltre che rallentare gravemente la marcia della banda. Ci furono sop1usi e furti da parte dei soldati indigeni che vennero, secondo le fonti, immediatamente puniti con la fustigazione dei colpevoli, e la successiva espulsione dopo averli disarmati; in seguito a queste vicende venne .chiamato un drappello di zaptié per controHare l'ordine e mantenere la disciplina. Dopo l'uccisione del dcgiac Balcià ad opera dei 4 7
s AUSSMr., Fondo D·l, busta 251. Biogrqjìe d&i capi.
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gregari del maggiore Rolle, la colonna si trovò a dover guadare il Ghebiè, fiume non profondo (circa 1.20 m.), ma lungo 90 metri. Se gli automezzi p iù pesanti furono in grado di passare, qualche problema si presentò per gli autocarri leggeri, trainati dall'una all'altra sponda per mezzo di un caterpillar. La colonna Princivalle fu poi costretta ad admtare una mulattiera per il passaggio di automezzi, al cui lavoro parteciparono 300 uomini tra i quali anche paesani offertisi spontaneamente. li 18 arrivarono a Giren, dove giunse notizia. che il nemico vi si stava dirigendo, incendiando e distruggendo tutto quello che incontrava sulla propria strada. Il 21 novembre la Banda Rolle combatté a Seddeccià, perdendo 12 gregari, oltre a 38 feriti, tra cui anche il sottotenente Musu e un ascari del XLV battaglione. A q uel punto Princivalle richiese un altro battaglione in rinforzo, venendo p iù che accontentato gli furono inviati il XII e il À'vlll battaglione ind igeni, una compagnia Carri d 'assalto, una batteria autoportata da posizione ed elementi dei . servizi. Le informazioni riguardanti ras Immirù lo davano nei dintorni di Aggarò, con 2.000 uomini a disposizione, ma in movimento verso Caffa. li 1°dicembre, con l'ordine di operazione n.25953, la colonna Princivalle si muoveva da Gimma, mentre quella del colonnello Malta da Gore, oltre alla Tessitore, con l'obiettivo di attaccare il ras e di chiudergli la strada verso Honga. Ras Immirù risultava pen'l sempre fermo ad Aggarò, circondato da un fitto bosco, forse per difendersi dai probabili attacchi dell'aviazione. Quella zona d istava da Gimma solo una giornata di marcia: sarebbe quindi stato possibile attaccarlo. Il servizio informazioni venne aumentato, così come i movimenti dei locali, esperti dei posti ed in grado di segnalare i luoghi giusti per permettere all'aviazione di bornbardare 158 . Il ras si spostò a Bolè, dove avvenne un contatto con gii italiani, ma senza risoluzione . In tutto ciò, per le colonne il territorio rappresentava un altro nemico da vincere: n1ulattiere impercorribili, continui corsi d'acqua in p iena, interrotti da numerosi macigni e che per forza dovevano essere guadati. Vicino al torrente Ghicciò, il 10 dicembre, vi fu l'agganciamento con gli uomini di ras lmmirù. Princivalle scrisse che La lotta assu nse ben presto carattere cli estrema v iolenza. A i nostri attacchi il nemico si contrappose con contrattacchi, prima e reiteratamente sul nostro
,,,_, In quell'op er;1zione l'avi,1zione i'o rnì u n ,1iuLo risolutivo: gli aerei panirono quociclian,,mt!nte dalle b,1si cli Gimm,1 "' d i Addis Abel>a, bombard,,nd o il nemico situ,110 l ungo la riva destra ciel fiu me Naso. Alla nne ciel cido l'aviazione aveva impieg,no 253 apparecchi per circa 1.000 ore di volo, i n azioni cli lmmbarclamt!nl.o, r icognizione e riforni111t!ntn delle colonne operanti, lanciando 50.000 kg cli esplosivo "'31 .000 kg fr,1 viv eri e nrn nizioni. comt! in AUSSNL>\. fondo AOI, busw 12, fascicolo 3. ra 11Uo1Ja 0 1w1nizza'l:ione aerea dopo la conquisltt della capila/e de/l'frnj)ero.
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fian co sinistro, contro il 18° [sic] che, nonostante le perdite, ricacciò ogni tentativo dell'avversario insegue ndolo alla baionetta; poi sul fianco destro, contro il XLV che costrinse il nemico ad allentare la sua pressione, lanciandosi all'assalto a colpi di bombe a mano; quindi ancora, ma inutilmente, contro il fianco sinistJ'o, infine sul cadere della sera, frontalmente ma come sempre ricacciato con fortissime perdite e battuto con il tiro efficace della Sezione artiglieria che, nonostante sottoposta ad intenso fuoco cli fucileria nemica, non smise la s ua a1:ione e procedette, durante il combattimento, al cambio di posizione, onde meglio assolvere il proprio compito459.
Sul fare della sera, la situazione non si era però ancora sbloccata, e quindi l'arrivo dell 'aviazione , soprattutto du rante lo sgombero dei morti e dei feriti, venne salutato con entusiasmo. Verso le 22 il nemico abbandonò il campo, lasciando questo panorama: [. .. ) vasti e crepitanti incendi illuminavano sinistramente il campo di battaglia, mentre da quelle che erano state le posizioni nemiche si innalzavano pianti ed invocazioni ai caduti e le grida de i feriti abbandonati460 .
I morti da p arte italiana fu rono 95 e i fe riti 230. O numero degli uomini appartenenti alla colonna e schierati in p rima linea era nettamente inferiore alle forze ciel ras. Non ci è dato sapere di che e n tità furono le perdite da parte abissina. Ras Immirù aveva perso un'importante occasione: questa sconfitta fu decisiva per la sua resa, se avesse vinto probabilmente le cose sa rebbero andate diversamente. Il lii il generale Tessitore ordinò lo spostame nto a Cialla, dove venne aspettato il rifornimento aereo di viveri, in quanto la regione, già povera, era stata saccheggiata dai patriots. Il 16, do po una pioggia abbondantissima che aveva reso ardua la marcia , unicamente su mulattiera , le truppe arrivarono ad Affallo. Ras Tmmirù si era arreso alle truppe della colonna Malta. D iversamente da quelle che erano state in materia le disposizioni mussoliniane, a ras Immirù venne risparmiata la vita 46 L catturato dal tenente colonnello ìVlinniti, parte della colonna Malta, nei pressi del fium e Gogeb, dopo essere giunto a Bonga, capitale d el Caffa , con altri 24 sotto capi, venne condotto ad Addis Abeba, da dove partì via nave alla volta di Ponza , poi di Lipari e Longobucco, in Calabria . Questo fu il testo che il ras lesse per .la sottomissione: ·H 9
AlJSSME, rondo D-6, DS 56, Relaz ione Pri nciual/e.
•«> Ibidem.
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Giuro davanti a Dio cli servire lealmente e con ogni m ia forza il Governo d'Italia che per volontà cli Dio e per il volere delle sue anni è l'unico che oggi governa l'Et iopia . Riconosco il Governatore d'Ttalia e dichiaro che non riconoscerò in avvenire alcun altro governo in Etiopia. Mi impegno a tenere in tranquillità e rispetto alle leggi i paesi cl i.... ....e dichiaro cli essere a conoscenza che sarò personalmente responsabile cli ogni azione contraria al Governo che si verificasse nel territorio da me c.lipenclente462 .
Perché il ras non venne immediatamente passato per le armi? È, in questo senso chiarificatore un telegramma di Graziani a cattura appena avvenuta: (. .. ) Questa resa, sebbene dovuta a manovra che lo ba serrato in un cerchio d i fe rro e alla disfatta infl ittagli eia truppe Princivalle in campo rnttico, muta tuttavia caracrere alla sua cmrura . Se questa fosse avvenuta di viva fo rza avrei ordinato imrnecliaro passaggio per le armi. Stando le cose corne ho sopra e.letto, e considerando ripercussione sfovorevole che avrebbe ora un'esecuzione [sic] sommaria, mentre sta pronunciandosi sottomissione ras Destà Damtou, ritengo non dovers i p rocedere L .!463.
I.a stessa fortu na non toccò, viceversa, ai fra telli Cassa: Aberrà, Asfauossen e lJonduossen164 . Già ai primi di novembre il generale, e governatore dell'Amara, Pirzio Biroli si era trasferito a Debra Tabor per coordinare personalmente le operazioni che avrebbero dovuto vedere la cattura ciel degiac Uoncluossen Cassa. Il governatore aveva ben chiaro che, u'na volta catturatolo, non ci sarebbe stata clemenza per lui, come testimonia un telegramma di quei giorni"6). TI p roblema nasceva a monte: il degiac era stato il p rincipale fautore della rivolta d i agosto della regione ciel Lasta: egli aveva circondato la capitale sacra, T.alibelà, con quasi 2.000 uomini, dando parecchio filo da torcere agli italiani, come dimostrò il caso emblematico della colonna Cafaro, guidata iM '·E· ~1a1a messa una wglia <li 20.000 ta lleri su ras l rn inirù per chiunque lo porl i vivo o mono . (ivlegl io mono che vivo purché sk:uramencc identificato)". in A l JSSME, Fondo N-1 l , b usta 4123, Noti.zie 1101 elci 16.12.1936. La notizi,1 in realtà risale al giorno dopo la Glltu rn del ras. 462 A l JSSME, Fondo D-6, DS 56, Relti.z ione Princù;a/fe. •63 AUSSME, fond o K-U, busta 4 123, te!. n 32507 del l(i.12.1936. ·16 • Per avere un'id ea di quello che :;uccesse loro si legg,1 A. Del Fioca, G/i ttaliani in 11 . frica Orienwle, cic., p.59-68. Jn inerim alla morte di l Jo nduossen Cassa è ch i;iri lkamre un telegnunrna dello stesso Graziani diretto a l'irzio Iliroli, in AUSSME Fondo D-6, DS 52, 1el. n.32130 ciel 1:$. 12. 1936, allegato n.87. in
appendice i;. "" AUSSME, Fondo >l-11, b usta 4123. tel. n .24888 fi rrnmo Graziani del I.O. I 1. 1936.
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dallo stesso maggiore, e attaccata e salvata soltanto grazie all'inte1vento clcll'aviazione466. Il degiac veniva descritto come persona aitante, intelligente, educata all'europea, fornito cli una certa cu ltura e di una mente aperta, se, conversando con gli ufficiali del XXIV battaglione, poté esprimersi con le seguenti parole: "Io non lavoro per me, ma per la storia", come per accennare ai diritti d'indipendenza dell'Etiopia"67 •
Se inizialmente le direttive date al maggiore Cafaro nei suoi confronti erano state pacifiche e si era cercato di l... J agire serenamente tentando ogni mezzo soluzione pacifica et opera convinzione popolazioni assicurandole incolurnilà ccl ogni riguardo da pa1te nostro governo verso degiac468
dopo una serie di attacchi a sorpresa e l'assedio prolu ngato del presìdio cli Lalibela, si era deciso un attacco in massa da parte dell'avia zione. Era il 7 settembre 1936. La battaglia si protrasse fino al 9. La colonna Cafaro, forte cli 230 uomini, subì la morte di un nazionale e di 10 ascari eritrei, oltre a 18 feriti. La risposta italiana nei giorni successivi fu durissima, anche perché al degiac Uonduossen non venne perdonato il comportamento ambiguo, come si legge peraltro in una sua lettera, tradotta dagli italiani169, così il Governatore dell'Amara scrisse: Ho stabilito che la rappresaglia aerea da effettuarsi con bombe di iprite, incendiarie e con spezzoni, venga effettuata a giorni alterni, pari fino al 18, dispari dal ]8 in poi, fino all'arrivo in zona, presso al maggiore Cafaro, del 25° [sic] batt.aglione indigeni. Dopo cli che, secondo le circostan7.e, sarà intrapreso il rastrellamento sistematico del Lasta procedendo al ritiro cli tutte le armi e distruggendo tutti i paesi ostili170.
La pace nel Lasta era finita. A dicembre la situazione era la seguente: dopo la conquista di Gore, attuata dal colonnello Malta, le sottomissioni iniziarono a provenire anche dalle regioni limitrofe, come d 'alrro canto anche .w, AUSSME, D-6, DS 171, tcl. 11 365 ris.firmaco Pirà? Bi ro li ciel 13.9.1936 e in 0-6, DS 47 Anche Dominioni accenn,1 al fatto, in M.Dominioni, lo ~jàscio dell'irnpem, cit., p.150. 167 • AUSSME, D-6, OS 171 , tel. n.365 ris.firma to Pirzio I3iro li de l 13.9.1936. 6 '' ' lhidem.. .;r;,J In appendice16 la le ller,1 d el degi,1c. 171 • lAl JSSME, D-6, DS 17 1,td . n. 365 ris. fi rm,tl<J l'irzio Biroli d el l3.9.l 936.
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nel Cercer. Nella regione ciel Galla Sidama la colonna Geloso era giunta a Irgalem, mentre la colonna Navarrini p rocedeva lentamente oltre Afcara; la colonna Tucci aveva superato il monte Abarò, proseguendo su Malche. La colonna Tracchia, raggiunta Mendicla proseguiva su Demeba, sede di Abebè Aregai, con lo scopo poi di passare da Ficcè e occupare il Salalè dove si trovavano i due rimanenti Cassa 47 1. E in effetti il cerchio intorno a Ficcè andava sempre p iù restringendosi: da Dobà la colonna Tosti, da Debra Berhan la colonna Tracchia, da Entotto la colonna Garelli, da Ambò la colonna Belly e da nord ovest la colonna Natale, partita da Debra Marcos472. Il 21 dicembre i due fratell i Cassa, catturati dal generale Tracchia, vennero giustiziati, in base ad una decisione controversa473 . Ras Hailù non perdonò mai il tradimento di Tracchia che aveva voluto ucciderli dopo aver promesso loro salva la vita. Fu un errore fa tale perché eia allora nessu n capo etiopico accettò la resa: meglio sarebbe stato morire in battaglia. Ma ancora più sbagliato fu non chiarire la questione e, se necessario, punire Tracchia che aveva comp iuto un'azione tanto arbitra ria. A somma di ciò, Graziani, veniva scritto in un promemoria riassuntivo delle operazioni, "ritiene che l'occupazione integrale dell'impero potrà essere realizzata e sistemata entro gennaio "474 • Non ci si sarebbe potuti sbagliare di più.
1A TESTIMONIANZA
MINNITI
Questo paragrafo è dedicato al tenente colonnello Minniti e a quello che riuscì a fa re tra il 15 e il 16 dicembre ciel 1936; Minniti è morto ormai da decenni, raccontiamo q uindi la vicenda attraverso le parole della figlia Valeria. La testimonianza non ha la pretesa cli assoluta verità, né il taglio sensazionalistico: è una vicenda p ersonale, per di più non raccontata in prima persona, e come tale va letta. "La cattu ra di ras Immirù mi ha accompagnata sin da quando ero bambina: a mio padre p iaceva raccontarla a me e mia sorella e, ogni lanto, anche qualche amico o parente curioso cli avventure gli chiedeva di parlarne. Non .;,, Uonduosscn cm sw to c.:,1ttu1~,1rn nel Tacazzè e passato immediara me nce per le a rm i il 10 d icem b re, in AUSStvlE, Fondo K-11, busta 4124, rei. n.31305 firmato Gn1ziani del 12.12.1936. Succ.:essivameme Graziani ;iveva manifestato l'intenzione di lancia re s ulle popoh1zioni d i Salalè, Mugher, (ihindebe rat, Dorrà, Ensa n\ lV!iclda, Ilerr,11.>e tiè, Sulu lra 50.000 vohintini pe r screditare l'o pera d i Aberrà Cassa, in AUSSfvlE, Pondo N-11 , bust<t 4 123, te!. n.32298, firmato Graian i cie l 16.12.1936. Jn appe ndice 17. m In appe ndice 18 I r,1x11t i che ba11no partecipalo cii/a caftu.ra di Uunduossen , come in AUS$tv1E, Fondo 0 -6, DS 171 475 AUSSME, Fondo N-11, busw 4 123, re i n33444 firmato Grazi,in i del 2112.1936, o ltre,, te!. n.33665. "' 1 AUSSME, Fondo ì\-11, busta 4 123, Notiz ieAO! d c l 11.12.1936
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ETJOP[A 19.'36-1940
mi sono mai stancata e.li ascoltarlo. Mio padre si trovava lontano eia Addis Abeba, e.love risiedevamo noi ragazze con nostra madre: era un bravissimo ingegnere civile che in Etiopia aveva molti affari: costruiva palazzi, ponti, strade .. .la ditta Minniti era florida allora, prima della guerra, quel la mcmdiale intendo. Allora fummo fatti tutti prigionieri, noi con mia madre da una parte, e mio padre nel Hritish Somalilancl .. .fu allora che perdemmo tutto. Tornando all'argomento che ci interessa: era quasi Natale, papà era addolorato cli non essere con noi, ma era stato chiamato al seguito del colonnello Malta come comandante ciel reparto genieri addetti alle trasmissioni radio. I suoi uomini, mi sembra fossero l'V1II battaglione e la centuria del tenente Serafin i, avevano l'ordine di operare in avanguardia per disporre l'attrezzatura radio: ecco perché mio padre si trovava distante dalla colonna, sul fiume Gogeb, davanti al ponte cli Arghebba, e.love stava posizionando un impianto. Fu un caso assoluto quello cli scontrarsi con ras lmmìrù: mio padre li vide durante una ispezione del territorio, accampati in una valletta, proprio sotto di loro. Erano molti di più degli uomini di cui disponeva papà, anche se sembravano piuttosto malmessi. Fu questione e.li minuti: dopo aver avvertito immediatamente Malta, papà decise cli prendersi il rischio e di bloccare il ras. Il problema era dato dal fatto che gli uomini a sua disposizione erano pochi e non sarebbero mai bastati a contrastare quelli abissini. Bisognava giocare d'azzardo, e mio padre osò: fece disporre i suoi intorno alla valletta, e da solo, scese all'accampamento, chiedendo di parlare con il ras475 che, a quel punto, credendosi circondato, lo accolse nella sua tenda. Mio padre, grande fumatore, si presentò anche in quell'occasione con una sigaretta in bocca, immagino per smorzare l'enorme tensione, e ciò lo rendeva all'apparenza tranquillissimo. Papà, in realtà, non aveva mai dimenticato quello che d urante la guerra loro, gli abissini, avevano fatto ad un altro Minnit.i, Tito, sottotenente aviatore''Ì6. Papà ha sempre descritto ras Irnmirù come un uomo cli elevatissimo lignaggio, cli grande sensibilità e cu ltura: parlarono a lungo e, quando poi, il giorno dopo, ras Immirù si recò a dorso di mulo al loro accampamento, capì quello che mio padre eia solo aveva fatto; lo elogiò per il suo coraggio, paragonandolo a Garibaldi. All'inizio ciel pomeriggio già migliaia di persone
m Il racc:on1.o corrispond<:, in effetti ,t quello del tdegramm,t oper;itivo: "R ts l mmirù avrebbe chiesto parlarnencare et colonne llo Minnici perso tempo per thtre agio at altre forze di ,1ffluire rinforzi'', cfr. ACS, FG, scamla 41, fascicolo 33, socmfasci<:. 16, cd .op. n.327 firrna1.o Malca a Gra1/.iani del 16.12.1936. 476 Tito J\forniti era caclum con il suo aereo e con il sergente frnografo Livio Zannoni nell'Og,1den. I due si ernno batruci con le sole anni cli bordo fino all'ulcimo, dopodiché Zan noni em morte> e Minniti en1 sw to cacturato, legato a un palo, gli erano state tagliate le elica delle mani, cm staro evirato e, una volca morto dissanguato, gli era stata tolta la pelle e la testa era sraca mozzaca e porcata su cl i u na p icca in giro per i paesi l imitrofi. Si ved,t anche LE. Longo, la campagna italo-etiopia, ( 1935-1936), op. cit., p.237.
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al suo seguito erano entrate nelle linee italiane 477 : l'imprendibile ras lmmirù era stato catturato. Mio padre ha sempre parlato cli un'atmosfera incredibile quel giorno, e ricordo che in ltalia venne fatta una gran festa".
L.\ VOCE DI UN PROTAGONISTA
DISClJSSO: 1A "RELAZIONE TR.ACCHIA"
Rugero i78 Tracchia nacque a !{orna 1'11 giugno de l 1884, iniziò la propria esperienza coloniale nel lontano 1909, per raggiungere il Regio Corpo Truppe Coloniali dell'Eritrea. Dopo essere sbarcato in Libia, nel 1916, e dopo aver ottenuto la sua terza medaglia al valore per il suo bril lante comportamento, e dopo una serie di spostamenti tra la Libia e la patria, nel 1935 s'imbarcò per l'Eritrea col ruolo cli comandante della II Brigata indigeni d 'Eritrea. Venne giudicato combattente valoroso nella guerra d'Etiopia e per questo ottenne la promozione a generale cli brigata, o ltre a una sesta e settima479 decorazione al va lore per ìl suo ruolo nelle operazioni cli grande polizia coloniale nei territori cli Debra Berhan, Ancober, Ficcè , Salalè e Tegulet. Ed è proprio su queste operazioni cbe ci soffermeremo. Con l'occupazione della capitale, molto, moltissimo restava da fare. I tre frate lli Cassa non avevano mai smesso di inviare aiuti da l Salalè, feudo d i loro padre, a tutti i capi irriducibili: il clegiac: Auraris e il balambaras Dc.scià Ailè nel Mens; i ba.sciai Uoldiè e Tesemma nel Tegulet; il balambaras A.bebè Aregai480 nella zona 1
'" Se ques1.0 è u n dato v:,l ido per i civil i, per gl i ;,rm:.11.i fu cliverso: molti d i essi vennero inasse1cra1i dalle eru p pe g,tlla che si diedero alla razzi:1 d elle arrni, come in AUSSME. Fond o D-G, DS 52, tel. n ..141 fir1mito Malta del 17.12.1937. ·•'- Nonostante nelb norn,ale vu{g(,1/c, il crn.na ndame T rncchi:1 app;ii,, col nome Ruggero, no i ci aneniamo ;,IJ';\nnuario Ufficiale delle Forze Ann:ite del l(egno cl'ltalia, in cui egl i, sempre, app,1re col nome di Rugero. ·•7') fvJocivi1zione ,,li:., 1.e rza 111ed:1glii1 d':Jrgenro al v:1lore militare:'·Valoroso generale, g ià d istinto~i nella campagna, n elle azio n i elci Tem liien e Mai Ceu, h,1 ripe1utame nre cl i mostr,llo superbe qu:1l it:ì dicomandante, organizzatore e twscinarore di uomini. M.iestro nell'impiego di trup pe indigene, dopo avere all'avanguard ia della colonna au1.oca rrnra, aperta la via d i Addis Abeba , ba assu nto i l conwndo milita re del la direz.ione politica delb regio ne cl i Dcbr,1 Breh.in, infestata dai ribell i. Vi è rinrns10 isolato per l'intera swgione delle piogge, combaitcnclo contin 11:11nente contro le i n~id ie ciel cerrcno, ;,lleacosi ai ribelli c d :-,Ile ostil ità atmosferiche. Riusciv:1 con sagace opera di co1rn1nd:.1n1.e e cl i politico a tenere a bad,, prima, a sconfiggere po i, i ribel li, paci fi.ca nd o gran pa1te della reg ione, dando sicurezza alle comunica zion i'·. Scio a. .\fag gio-novembre 1936. Mot ivazio ne alla qu:1rw medagl ia d'argento al valore miliwre: '·comandante d i b rigata colon iale i nsigne, dopo aver occup.ito e consol idalO i te rren i cli Debr:1 Brehan, Ancobcr, Sciannò e Dehanna, con az.io ne politico milit:1re degna del la sua cornpecenza d i vecchio colon iale, affro nt:., v~, e debellava i ri belli co mandati dai fr:uelli Cassa e da osti nai.i b riganti, procedendo all'occupnione cli Ficcè, :1 quella ciel Sa lalè e del Tegule1 e sottraendo ,ii ri belli si essi ingenti quanriracivi d i fuci li, mitragl iatrici e mu niz.ion i. Esempio costante d i e levma concezione ciel d overe, slancio animatore e completa d ed izione··. Scioa, dicembre 1936. .,,,., Su Abebé Arcgai, :rncor:.i ai primi di otwl.m~, il generale Tracd1i,1 aveva pos10 un ;i taglia cl i ben m i lle wlleri , il che lasci,, p resupporre l'impon :rnz:J s1raregica di u n,, sua caccura . Si ved,1 il 1.e legra m m:1 espli c.11.ivo in ACSSME, l\"- 11, busta 1 123, 1el. n.20190, l'innato Grniani del 7.10.1936.
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ETIOPIA 1936-1940
clell'Uaiù-Girù-Dennebà; il balambaras lima Uoldeia e il fitaurari Ailùselassè cli Ancober; Gimma Sembetiè cli Coromasc; ligg Hailè Mariam Mammù, il fitaurari Zeudè Abbacorrà e grasmac Zeuclè Asfa u nel Salalè. Accanto a loro vi erano altri capi minori e un'infinità cli briganti, molti dei quali erano considerati fuori legge anche dal negus. Ad essi si aggiungevano le centinaia cli disertori che erano passati alle fila nemiche. Ed era con loro, coi capi , coi sottocapi, coi briganti e coi disertori, che le truppe della Il brigata indigeni di Tracchia avrebbero dovuto confrontarsi quoricl.ianamente-181. La situazione iniziò a peggiorare intorno a dicembre, quando in tutta la zona cl.ella camionabile si manifestarono rivolte più o meno aperte. Lo Stato Maggiore, attraverso il Comando Generale, aveva predisposto giù per la terza decade cli novembre l'operazione "F" (per ficcè), con lo scopo cli dare respiro alla capitale e cl.i assicurarle un collegamento diretto col Goggiam, ma a fine mese ancora nulla si era mosso. Ad approfittarne gli uomini cl.i Abebè Aregai , con "u n'aggressività sem.pre più impudente"482 , soprattutto nella zona di C:iacià. Tracchia decise quindi cli agire con le sue sole forze: il X battaglione, la 3" batteria, le band.e irregolari di Debra Berhan e Scianò, per un numero complessivo cli 5.000 uomini. Nel .settore nord-orientale Tracchia lasciava a Debra Sina la 215" legione CC.NN. e la banda irregolare (2.200 uomini), ad Ancober il XIII battaglione indigeni (825), a Debra I3erhan il battaglione formazione Assietta meno due compagnie (356), le due compagnie mancanti a Scianò, mentre a Coromasc d ue cornpagnie del V battaglione indigeni (224); per un totale di 4.066 militari. L'op erazione iniziava alle ore 8 del giorno 9 dicembre con meta Dennebà, dopo aver richiesto l'intetvento del colonnello Tosti. La sera il gruppo raggiungeva Mene.fida. li paese era deserto, ma Tracchia "per gettare le prime affermazioni della nostra inesorabile condotta avvenire", faceva "incendiare case e raccolti della madre, moglie e satelliti di Abebè Aregai" 41l3 . La popolazione dei distretti cli Angolalà e C:ircos che da tempo si era sottomessa agli italiani, per evitare di essere vessata dai guerriglieri, si era eia tempo rifugiata intorno a Debra Berhan. Tracchia, dopo aver ricevuto comunicazioni dallo Stato Maggiore riguardo alla colonna Natale ferma sulla sinistra del fiume Abbai in attesa cli ordini per cooperare in direzione di Ficcè e alla Xl brigata e alla colonna di ras Hailù pronte a muoversi verso nord, chiarì quali fossero i suoi progetti: ' 8 ' Tracchia si d i1110.,1.rù .u no dei pit'1 fedel i escculori cli ord ini cl i Grnziani: la sua spregi udi<.:.it(;zz,1 app,1re chiarameme in quesre pagin(; com(;, d'altro canto, la differente impostazione pol itico-mil itare rispetto a molti suoi colleghi, primo fra tutti i l g(;nerale N,1si. '"' AUSSlVIE, fondo D-6, DS 54, N,iluzione 1iw;cbia, tebbr,1io 1937.
·1•,;
Ibidem.
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collegarsi alla colonna Tosti consolidare la situazione politica ne lla zona di Mendida-Dannebò rifornire cli viveri le colonne dare il tempo agli uomini di ras Hailù e a quelli ciel tenente colonnello Garelli di agire le 4 colonne avrebbero dovuto m uoversi contemporaneamente con lo scopo cli non lasciare vie di fuga al nemico. La mossa successiva fu cli farsi raggiungere da Tosti a Dannebò; nel frattempo erano iniziate sottomissioni, anche di influenti capi, e il versamento di anni, per lo più in ottimo stato. Tracchia si soffermò poi sul resoconto della ricognizione ciel 13 diceinbre tra lJaiù e Dirma Rogghiè; in quell'occasione i militari italiani non usarono le mezze misure: i paesi di Abdellà e Oirmà vennero rasi al suolo, durante gli scontri morirono 88 patriots e successivamente ne vennero g iustiziati 23. Le parole cli Tracchia non lasciavano alcun dubbio a proposito: Ovunque si palesava un accenno clissicleme, procedevo inesorabilmente fucilando quanti trovati con le armi alla mano e radendone al suolo case e bruciandone i raccolti.
L'azione era stata particolarme nte impietosa anche sotto la spinta degli ordini ricevuti dall'alto: Tale mia azione fu ritenuta molto opportuna e mi si raccomandò di procedere senza misericordia e illusioni nel d\sanno, liquidando "brevi manu" indivicJu i noto riamente ora melliflu i per sole ragioni cli opportuniLà'184 .
Alla fine della gio rnata, i guerriglieri uccisi in battaglia si sommavano a ] 26, i fucilati a 72, mentre le anni catturate erano una mitragliatrice pesante, 9 leggere e 1.557 fucili, più ovviamente i villaggi e i campi distrutti e il bestiame razziato. Nella settimana dal 9 al 15 c.licernbre, i morti da parte italiana, anche se tutti indigeni, furono 10, 1nentre i feriti 22 . Nonostante le descrizioni non lascino dubbi s ul comportamento d i Tracchia, egli si sentì di definire la propria condotta "du ra ma umana" . Il mattino ciel 16 tutte le colonne addette alla ripulitura ciel Salalè si rimisero in moto. Ad esse si aggiunse la colonna Gare lli. Le forze coloniali agli o rdini di Tracchia possono così essere riassunte: ·1• ·•
AlJSSI\-IE. Fondo D -6, DS 54, Nelc1.zione Traccbia. febbraio l 937, p .5.
ETTOPJA 1936- .1 940
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Truppa
Ufficiali TT Brigata VT Brigata XT Brigata
66 17 63
Nazionale 31 43
Indigena 4.ìl9
120
1.452
2.141
A ciò andavano aggi unte le truppe dislocate nei presìd i del settore nordorientale che ne lle prime due settimane di dicembre erano state rinforzate dal gruppo "Ci re ne"; la 352" Legione con un battaglione a Mencl icla; la 26T' Legione a Scianò insieme ,11 gruppo motorizzato d 'artiglieria, la batteria di accompagnamento e il comando di gruppo, per un totale di Truppa
Ufficiali D .Be rhan-Menclida
98
Nazionale 1.721
Dehra Sina
64
1.804
396
Ancober
21
9
Scianò Corosmac
92
4
1.457 2
825 2 224
455
5.187
10.636
Totale forze agli ordini di Tracchia
Indigena 887
Le disposizioni per la manovra : muovere verso Ficcè veloceme nte e tutti insieme in modo da precludere al nemico ogni possibile via cli foga colonna Garelli partendo da Entotto per Debra Libanos colonna Tracchia muovendo da Dennebà per Ficcè colonna Tosti partendo da Gurreniè verso llozen per sbarrare la via della riti rata nel Goggiam colonna Natale vigilare i guad i dell'Abbai l i tutto segue ndo l'ordine cl i massima: improntare avanzata a decisione e inesombilità di repressione. Lungo la direttrice di avanzata della colonna Tracchia, il capitolo della chiesa cli Debra Libanos4i,;5 mandò incontro al generale il suo vice priore per rendere omaggio al governo ita liano, senza so1tire particolari effetti. Tutta la zona era semi deserta, la maggior pa1te dei villaggi era stata bruciata dagli uomini di Abcbè Aregai e quelli rimasti in piedi e sospettati di contenere muni·1•'
Una cld l<~ p iù i111pon;1nli chiese dello Scioa, ma anche famosissimo luogo cl i cu lto clell,1 religione copta.
19:16 El'IOP lA. IMPEllO ITAL!Af\rn
177
zio ni avvers~1rie, venne ro messi a fe rro e fu oco e gli occupanti passati pe r le armi. Dal '18 d icembre la sirunione sembrò essere mutata: i villaggi accoglieva no bene ,i militari ira l.ia ni, la ripresa dei lavori agricoli era evide nte, soprattutto ne lla zona di Gurrcniè. In seg uito a una soffiata fu chiara l'intenzione di Aberrà Cassa di attaccare sul fianco la colon na Tracchia partendo dal Marahe tiè, per questo ve nne fa tta muo ve re la colo nna Tosti pe r Amba Mutì Uascià, luogo cli inco ntro cli molti guerriglie ri da cui, d uranre la :-;ragione delle piogge, erano partire mo lti degli attacchi alla camio nabile. Il ·19 la colo nna si trovava già sul p osto, pronta a inI1igge re numerose perdite a l ne mico'4116. Inta nto la colonna Tracchia si muoveva attrave rso il to rrente Gur per raggiungere poi il paese di Sciungurt dove il ghebì di ;\berrà Cassa cadeva in mano italiana. Ne l primo pomeriggio del J 9 la colonna Ga relli raggiungeva Debra Libanos. All'az ione mil itare Tracchia cercò cli accostare J'.importanre azione po litica , consc io che essa sa rebbe srata fond amentale nella cattu ra dei frate lli Cassa, senza i quali il Salalè si sare bbe trova to senza una guida vera e propria . Per chiude re Lurtc le possibili vie cli fuga tra i monti Salalè e il fiume lamma, ve nne chiamato ras Ha il ù. Alle o re 13.30 del 19 dicembre Tracchi,1 ri ceveva il seg uente marconigra mma: [ ... ] Primo . Cattura re Averrà Cassa/ Secondo. Organi:n:arc Ficcè a Glratte re sta bile/ Ter zo . Epura1.ione con pu ntate energiche tutto rerriLorio . Da ,ù o rdini
per successivo impiego diverse t·olonne. Graziani"H7 .
In qu esto senso passavano a i diretti ordini di Tracchia la colo nna Nata le e quella cli ras Ha il ù, porta ndo la forza a 494 uffic ia li , 5.206 nazionali e 17.516 indigeni. Il 20 Ficcè veni va raggitinra '88 a nc he dalla colonna Tracchia che si impossessava cie l g hebì cli ras Cassa; mentre 1'1 .000 uomini presidiavano tutta la zona de l Salalè. Nonostante no n ci si potesse lame ntare elc i ri su ltato, rimaneva il fatto, per a ltro e ssenziale, che i Cassa non e rano ancora stati catturati . Scriveva '!'racchia: Conosce vo la zona ove essi si aggiravano (piana di Deg:11n nei monLi Salalè), ma no n prccisamemc il loro rifugio. Ogni sbocco a massa era stato loro pre,,., 147 morti tni g li uccisi in h:11 1aglia e qu(•lli passati [)t'.1' k armi. ·••· AlJSS'vlE. Fondo D-6. DS 5/4, J<elazio11e Tmc:cbia, febbraio 1937 , p.l '1 . ,,.. li hiogr.1fo di 'lhcchi;i, Dario I.ischi scri.•,Sl' riguardo ali:, presa di Ficc~·: "li vicerè affidò a Tracchi,1 i l nunando di 5 colonne C'he in p,111cnw da di~zioni di,u1w1mhnemc opp<x~le, dovevano ricongiungcr.,i, trn volgend o cvcntu:di osLa<.:oli , nd ht zona di Ficcè. L';17.ione riuscì m.itcrn:itica mcntc. li .20 cliccmbr{, lo Stt'.ncl,1rdo del com;1ndo d ell:1 I l Urigm:.1 svt'.ntolHva sul Gl w l>ì di Ficcè ed il giorno segu~11Lc i capi ri l w lli, sorp resi c;on le armi :illa mano. venivano giusti ziati'', in Il Ge11erC1fe NIIHJ.!<!l'O Tmcchir,. Eù. f\istri , l'i.,a,
1938. pp.120-121.
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eluso, ma isolatamente, buttandosi per i canaloni che scendono allo Zega Uoc.lem, potevano sempre tentare cli sfuggire alla morsa che li stringeva. Sapendo per esperienza quanto fosse difficile catturare capi di raie importanza e che la loro fuga avrehhe significato dover riprendere ogni cosa da capo, non tenni mai conto delle loro false proteste di amicizia, strinsi inesorahilmente la cerchia che doveva loro precludere ogni via cli scampo, li catturai e subito dopo, alle ore 18.35 ciel 2] dicembre, s ulla p iazza di Ficcè, culla della loro fam iglia, sede della loro reggia e noto covo di rivolta e.la cui partirono gli ore.lini per la capitale e gli agguati alle nostre colonne, Averrà e il fratello Asfauossen cadevano sotto il piombo giustiziatore 489 .
Graziani rispondeva due giorni dopo: Mi compiaccio con tutti per assolvimento totalitario compito affidato et risultati consegu iti. Raccomando ora at generale Tracchia integrale - dico integrale - disarmo et eliminare altrettanto integralmente elementi ribelli aut sospetti. Ad ogni costo si deve realizzare pacificazione territorio per liberare eia ogni minaccia futura la linea cli tappa Addis Abeba-Dessiè. Compito est affidato in mani sicure190 .
Nel frattempo i comandanti che si trovavano nei settori Scianò e Oebra Berhan , segnalavano attacchi massicci e continui cli armati sulla camionabile, anche se la situazione, vista la lontananza cli Abebè Aregai eia quei luoghi, non era particolarmente preoccupante . Il problema piL1 serio, almeno secondo il punto cli vista di Tracchia era dato dal fatto che le popolazioni sottornessesi lamentavano continue vessazioni da parte dei guerriglieri, oltre che dei razziatori. L'unico modo per arginare il problema, sempre più serio era "contrapporre altri che nella legge erano rientrati"; fu così che dal mattino ciel 21 Tracchia ordinò che le bande irregolari e i capi della residenza cli Scianò, per un totale di circa mille uomini, rientrassero ai loro paesi per difenderli. Furono 43 i gregari a perire immediatamente . Dal 22 dicembre al 3 gennaio si cercò cli epurare completamente tutta la zona cli Ficcè con lo scopo di dare un'organizzazione stabile alla zona e cli renderla transitabile a tutte le carovane e alle autocolonne. Il 25 dicembre giungeva da Addis Abeba la prima autocolonna di rifornimenti, dopo un viaggio relativamente breve cli 48 ore. Venne disposto che essa si accampasse sulla piazza centrale, cli fronte a quello che era stato il ghebì cli ras .; »; ,<;,)
lbid., p.12. lbid., p. J 2.
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Cassa. A quel punto Tracchia si mosse secondo due direttive: una militare e l'altra prettamente politica; vennero pertanto costituili un nucleo operativo stabile, per la diretta difesa di Ficcè, e uno mobile da utilizzare nel le operazioni d i polizia su tutto il territorio circostante . Veniva nominato poi residente di Ficcè il tenente colonnello Garell i. Alle sottomissioni cli capi si aggiunsero quella totale ciel clero del Salalè, compresa quella del monastero di Debra Libanos. TI generale riaprì poi la scuola amarica e inaugurò l'ambulatorio civile e si preoccupò di distribu ire sussidi al clero e alla popolazione indigente. Dall'uscita da Debra Berhan al momento in cui le avanguardie di Tracchia ripresero la loro marcia verso il Nilo Azzurro furono racimolati 6.073 fucili, 1 cannone, 61 mitragliatrici, un carro armato, portando così il numero delle armi requisite in tutto lo Scioa, nel periodo dal ·16 maggio 1936 al 4 gennaio 1937, a 76 mitragliatrici, 9.712 fucili , un cannone''91 e un carro armato. In poco meno di un mese poi, dal 9 d icembre al 4 gennaio furono uccisi per fucilazione 162 etiopici , mentre altri 221 morirono in battaglia: un numero decisamente maggiore ai decessi eia parte italiana: 101 morti e 105 feriti. Dal 4 gennaio 1937 la marcia rip rese appunto verso ovest, alla volta ciel Nilo .Azzurro, con lo scopo cli neutralizzare importanti capi del calibro cli Haile Mariam Mammù, Zeudù Abbacorrà, Zeudè Abbafarclà, Zeuclè Asfau e Mesfin Scilesci. A muoversi furono tre colonne: - Tracchia (Gruppo Squadroni Lequio, IV e X battaglione, 3" batteria, banda irregolare di Dcbra Berhan) - 'fosti (IV brigata) Giordano (IX e LII battaglione, o" ba'tteria e una sezione bombarde). I rimanenti reparti dell'XI brigata e una compagnia ciel X battaglione, comandate dal tenente colonnello Garelli, ri masero a Ficcè per la difesa diretta di q uel presìdio. Secondo la versione di Tracchia la popolazione incontrata lungo la marcia manifestò sempre riconoscenza per la repressione che era stata fatta nei confro nti ciel triste fenomeno del brigantaggio anche attraverso la consegna massiccia cli armi. Tracch ia sottolineò, a questo p roposito che estremamente duri erano i provvedimenti disciplinari presi contro chi non le consegnava: Inesorabile invece l'applicazione della legge verso chi era trovato in possesso di arrni oppme veniva segnalato, con prove, dai capi al nostro seguito
·N1 li c.:annonc in ques1.ione ern !'Ascea, m~1ricola 20509, preso ;id Ac.l ua il 1° marzo del 1896.
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quale colpevole cli grave delitto. Segnalo tra i fucilati cli quel le giornate un ribelle che, dopo aver mozzato ent.rarnbe le mani a un nostro simpatizzante, volle abbandonarlo per maggior scherno lungo l'itinerario che presumeva sarebbe stato da noi percorso492 .
Nelle località cli maggior interesse furono insediati per la durata di tre giorni dei presìdi con l'intento cli compiere opera p ersuasiva nei confronti della popolazione, e con lo scopo, non secondario, cli raccogliere anni ecoprire le spalle alle avanguardie. Ogni presìdio venne dotato di un ambulatorio civile aperto a tutti . Un'altra cosa che Tracchia volle sistemare fu la pista camionabile Ficcè-Nilo, ordinata dal negus qualche anno prima, ma ormai inutilizzabile. A ciò si aggiungeva l'estrema difficoltà nel guadare i torrenti, come ad esempio il difficilissimo Alaltù: a ciò pensò il Genio, aiutato anche dalla popolazione. La mattina dell'l l gennaio gli uomini del colonnello Natale si trovavano sulle rive del Nilo: la zattera aveva iniziato di buon ora il loro trasp ott o, grazie all'opera dei pontieri. 11 problema ciel Nilo era dato dal fatto che esso, in quel punto, aveva un'ampiezza cli corrente cl.i oltre 100 metri, una profondità massima cli 4 metri e una media cl.i 1,50 metri, con una velocità delle acque di 0,50 metri al secondo. Chi, più cli chiunque, apprezzò la nuova zattera fu la popolazione che si vedeva agevolata nello scambio dei commerci txa una sponda (Goggiam) e l'altra (Salalè). A quel punto Tracchia comandò alle Lre colonne (Tosti, Martinelli e Giordano) cli muoversi e di continuare l'occupazione. Tosti si concentrò nel triangolo racchiuso a nord tra Nilo, Jamma e Jersò, riscontrando un territorio incredibilmente inospitale, poverissimo, completamente abbandonato a sé stesso con numerosissimi casi di lebbra, malaria, elefantiasi e malattie cutanee. Martinelli a sud-est nella regione C:urrì-Currò, mentre Gio rdano nella striscia di terreno Uosiè-Enghersà-Meclani Alem-Dillom. Il 18 gennaio que llo che era stato il territorio cl.elio Scioa, appariva pacificato, ma il problema della difesa de l territorio compreso fra Debra Berhan, Debra Sina, Ancober e Sciarn\ nonostante tutto, rescava 493. Quelle zone erano soggette all'influenza di alcuni elci capi più aggressivi e tenaci: il degiac Auraris nel Mens, i basciai Uoldiè e Tesemrna nel Tegulet, del balambaras lmà ad Ancober, cli Gimmà Sembeltiè nell'Alaltù; di quello che restava cli alcune bande di Abebè Aregai, ormai trasformatesi in predoni e razziatori nella zona del Marabetiè. Per cercare di arginare il problema Traccb ia sguinzagliò le bande irregolari cli Debra Sina (tenente Zuccarello) ecl ·•·n i\USSMP., r ondo D-6, DS 54, Relaz ione 'fraccbiu, febbraio l 937, p.20. 1 ''.l.\CSSME, Fond o D-6, DS 57, si veda in appendice 19 lo sc hi zzo.
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f ondo Ba nd i - Il p<Jnlc sul fiume.
Ancober (sottotenente Pancbianco). 11 concetto era quello di usare giuppi estremamente mobili e leggeri che però si basassero sull'appoggio fondamentale dei presìdi con lo scopo di rastrellarne i dintorni, proteggerne i mercati e controllare i sospetti. Per la sicurezza dei territori a nord-ovest della camionabile vennero utilizzate le bande dei capi cli Debra Berhan, coadiuvate dalla popolazione. Scrive Tracchia a proposito: L'organizzazione ha risposto in pieno: 1ì1entre la camionabile è rimasta inviolata, i paesani hanno potuto reagire alle offese e sovente offendere, catturando e u ccidendo numerosi ribelli, anche se con proprio grave ::;acrificio di sangue'•9·4.
In seguito alla fucilazione del balambaras Ilmà Uoldciesus e del fitaurari Ailè Selassiè Zerrofù, aumentarono le sottomissioni di capi piuttosto importanti, con largo seguito di popolazione, e con essi arrivarono le armi, numerose. Nel momento in cui Tracchia tornò a Debra Berhan, ebbe la netta sensazione che la situazione fosse completamente normalizzata: La popolazione attendeva pacifica alla coltivazione dei campi e una norevole quantità di bestiame si aggirava liberamente al pascolo. I mercati, par·, 9 ,
!\USS!vlE, Fondo D-6 , DS 54, Ne/azione Traccbia, fe bbraio 1937, p.28.
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Collezione Privata - Guado di un torrcme.
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Collezione Privata - TI guado di un fiume.
Collezione Privata - Zatterone per il guado.
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ticolarmentc quello del venerdì di Agherà da me presenziato, ernno affollatissimi. Notevole il movimento delle carovane tra Addis Abeba e il Goggiam e tra la capitale e gli altri mercati del Salalè. Ripensando alla situazione di due mesi innanzi, in cui non era consentito di affacciarsi oltre Entotto senza particolari misure di sicurezza, il quadro odierno mi conferma che il Salalè è stato sottomesso e pacificato495 .
La pace di Tracchia, diversamente da quella cli Nasi, sarebbe durata molto poco: al di là dei confini del Salalè le forze nemiche premevano con sempre maggiore insistenza.
DICEMBRE
1936. LE OPERAZIONI SUL NILO AzZURRO PASSO DOPO PASSO CON
LEOPOLDO NATALE
Le principali operazioni di grande polizia coloniale svolte in questo periodo ebbero come scopo la pacificazione della linea Allata-GoreGambela e videro l'intervento fondamentale delle truppe del governo dell'Amara le quali, muovendo dalle loro basi, puntarono verso il confine occidentale, mantenendo come principali obiettivi: Belfoclio - Colonna regione Gonclar - Abatimbo - Meka - Balch - Colonna XXII Brigata Indigeni. Sin dal mese di ottobre, il governo dell'Amara aveva preavvisato il Comando della Regione Goggiam che la III brigata Indigeni avrebbe dovuto operare oltre il Nilo Azzurro. Uno dei problemi fondamentali era dato dal fatto che il fiume era, come già detto, per la violenza del proprio corso estremamente dii1ìcile da guadare . Una volta deciso che il punto favorevole era MalcaJecatel (e non i guadi di Malca Mabil, Zemiè e Kaua); venne inviata sul posto una squadra di pontieri guidata dal sottotenente Tossi. Nonostante l'irruenza delle acque, venne gettato il cavo metallico tra le due rive~senza però la possibilità poi cli impiantare il potto. Durante le ricognizioni del mese di ottobre il Comando Regione Goggiam era venuto a conoscenza dell'esistenza di imbarcazioni abissine abbandonate a monte cli Jecatel che vennero portate cli rapida in rapida nella zona decisa per il guado. La TII brigata Indigeni era giunta nel Goggiam al seguito d ella Colonna Celere, ma a causa della stagione delle grandi piogge, non aveva potuto ricostituirsi; inoltre per completare l'organico, erano state incorporate nei reparti circa 2.000 reclute amara, tutte ancora da vestire e da equipaggiare. A • 9;
lbid., p.31 .
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c10 si aggiungeva l'incognita che esse avrebbero dovuto lavorare fianco a fianco con i loro nemici di sempre: i galla. I rifornimenti alla truppa arrivaremo sia per ponte aereo, sia via terra attraverso Dahar Dahr, sul lago Tana. Il mattino del 4 dicembre, in seguito agli ordin i del Governo Amara , la colonna, guidata dal tenente colonnello Natale, si mosse da Debra Marcos, per arrivare il giorno dopo a )\.falca Jecatel. Il 6 veniva effettuato il passaggio del Nilo: le salmerie vennero fatte passare grazie ai galla che, accompagnarono a nuoto i quadrupedi nonostante la furia dell'acqua. L'8 sera tutta la colonna era dislocata dall'altra parte del fiume, pronta a muovere in direzione Lekempti. Il 13 dicembre arrivò l'ordine di dirigersi, risalendo la sinistra dell'Abbai, verso Ficcè per chiudere ogni via ai fratelli Cassa. Contemporaneamente si sarebbero dovuti sorvegliare i guadi di Jecatel e della confluenza del Giamma. La sera del 14 la colonna raggiungeva Imbabò senza aver rilevato nu lla di importante. Le notizie circa i guerriglieri che il colonnello Natale aveva erano estremamente vaghe, così come la conoscenza dei luoghi da parte dei galla, a cui si aggiungeva la chiara ostilità dei capi locali: per questo Natale decise di seguire l'itinerario lmbabò-Cacci'ti-medio corso del Mugher-pendici rneridionali del nionte Uru, per sbarrare gli sbocchi tra il Nilo e Caccisi, con lo scopo finale di chiarire gli spostamenti dei fratelli Cassa, la cui posizione venne confermata, il giorno dopo, nella zona ciel Mugher. Il 16 la colonna si spostò sulla riva destra del Guder, raggiungendo solo in serata l'altopiano di Caccisi, il cui abitato vero e proprio era la roccaforte dei fratelli Cassa. Il giorno successivo, gli uomini del colonnello Natale, spostandosi da occidente a oriente dell'abitato, non trovaremo nessun armato. fl 18, dopo aver ricevuto notizia della presenza del nemico a 55 km a nord da Caccisi, in zbna Itisa, le truppe puntarono verso quel viHaggio, ma il nemico ( nello specifico il fitaurari Abevè e il fitaurari Giamberè con un centinaio di uomini e 5 mitragliatrici), avvistata la colonna fuggirono verso la valle ciel Mugher. Il 19 Natale guadò il fiume e fu allora che fu oggetto cli fucilate sul fianco sinistro della colonna. Il contegno della popolazione locale, in quest'occasione fu , a eletta dello stesso colonnello: "freddo, indifferente, ostile"'196e, ovviamente, nessuno fu in grado cli fornire alcun tipo di informazione sui fratelli Cassa. Il ciglio sulla riva del Mugher, collegato al monte Uru e.la una strelta e boscosa dorsale, non lasciava possibilità ad alcun dispiegamento di forze; avrebbe potuto pertanto trasformarsi in una trappola mortale per le truppe italiane. Fu così che il colonnello decise cli dividere in due la colonna, con lo scopo cli circondare il monte AUSSMF., Fo nck> D-6, DS 54, Relc1z io1,e opemz·ioni di P,rt.1nde polizio coloniale oltre il Nilo, L. J\,nale., 31.12.1936
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stesso, anche se a causa del terreno accidentale incontrato cl.al Gruppo Bande Altipiano, la colonna di sinistra venne fatta rientrare quasi subito. In mattinata la sua avanguardia (banda Cheren comandata dal tenente Vallauri) urtò contro i trinceramenti avversari che sbarravano la dorsale; fu a quel punto che iniziò il fuoco nemico dall'alto del monte Uni: non e rano in tanti ma, considerata la favorevole p osizione e.li tiro, avrebbero potuto causare un danno enorme. Per questo Natale diede ordine di canno neggiare la vetta . Alle ore 15.00 la vallata era libera e la popolazione di Kuiù, secondo la testimonianza del colonnello, accolse la colonna con gioia. Un'ora dopo ci furemo altri tentativi di attacco alla retroguardia, ma grazie all'immediato intervento dell'artiglieria essi cessarono presto. Le perdite italiane della giornata furono modeste: 15 morti, 13 feriti, 8 dispersi. Secondo i dati forniti dai locali, la colonna si era scontrata con 250 uomini, molti dei quali disertori ascari, forniti di 6 mitragliatrici, agl i ordini del grasmac Zeudiè, definito da Natale, senza tanti mezzi termini, "tiranno". Il giorno dopo la colonna era già in viaggio per Ficcè, per poi raggiungere il 26 dicembre la capitale. A questo punto le considerazioni di Natale si fan no particolarmente interessanti per quanto concerne la natura del territorio e della popolazione. Le citiamo interamente: IL TERRENO DELLA MANOVRA
Risalito il versante ùi riva sinistra dell'Abbai, sterile, squallido, quasi privo cli. vita e che rammenta la valle del Tacazzè alla confluenza con l'Ueri, appare l'ubertoso terreno del Gudrù orientale che si stende sino al versante orientale del Gucler, ricco cli messi, verdeggiante di pascoli, intensamente popolato. Terreno faci le alla manovra, che ben si presta alla rnarc ia ed allo s piegamento di ingenti forze. L'ampia valle del Guder, coi versanti che scendono, con successivi gradini a picco sul fiume, separa nettamente il Gudrù orientale cl.alla regione ciel Kuttai, compresa tra il Guder e il Mughe r. Il Kuttai presenta gli stessi caratteri di fertilità, di ricchezza, cli vita ciel Gudrù orientale. Kaccisi che può considerarsi la ca pitale del Kuttai, domina, dal suo ridente colle, l'ubertosa regione. La valle ciel 1v1ugher presenta gli stessi caraneri della valle ciel Gucler; serie di terrazze che scendono a picco sul fi ume, fi ttamente coperto di boschi. Selvaggio, coi veri caratteri cieli' "orrido" l'affluente di riva sinistra del Mugher che nasce a Kaccisi. Risal ito il versante di riva destra del Mugher, appare l'ampio massiccio dell'Uru che domina il Salalè occidentale . CollcgaLO dal ciglio cli riva destra del Mugher eia una stretta dorsale comanda la valle dell'Uassa Rabi sino alla confluenza col Mughe r. Come il Gudrù occidentale e il Kuttai, il Salalè occidentale abbonda di centri abitati, di messi, cli bestiame. Tutta la regione attraversata, dal Gudrù, ai
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monti del Salalè, è una promessa per l'avvenire agricolo di questo territorio Galla che da inesatte informazioni risultava sterile e privo di vita. La interrompono i grandi affluenti cli riva sinistra del Nilo (G uder e Mughcr), dai versanti pressoché inaccessibili, privi di vie cli comunicazioni, che separano le varie regioni, da secoli in lotta fra loro, e che la colonna ha faticosamente superato aprendosi più volte la via a colpi di piccone. POPOLAZIONE
Sino a Kuiù (m. Uru), contegno freddo, indifferente, ostile. Capi indecisi, paurosi, restii a informazioni, privi cli ascendente sulle popolazioni. Ma, dopo lo scontro di Monte Uru e la fuga ciel grasmagnac Zeuclè, ho riportato l'impressione che le popolazioni ci fosse ro grate di averle liberate dall'esoso tiranno. La colonna è infatti giunta a Ficcè tra il crescente entusiasmo della popolazione. GLI .AJ'vf.A RA
Hanno fatto pane della colonna 1.100 reclute Amara che contavano vendicarsi delle angherie inflitte loro dai Galla nel Goggiam. Una ferrea disciplina cli marcia ha evitato qualsiasi atto inconsulto. La questione del secolare odio tra Amara e Galla sembra pertanto sorpassata.
Non c'è dubbio che Natale, oltre ad essere un valido comandante, fosse anche un ottimista.
SINTESI
Le resistenze etiopiche si fecero sentire da subito, pochi erano i territori che potevano dirsi sotto un effettivo controllo italiano: ovunque bruciavano focolai di dissidenza - fondamentalmente originati eia capi che non volevano perdere la propria autorità e autonomia - gli assalti improvvisi e gli attentati erano all'ordine del giorno, come testimoniano le vicende della linea ferrovia ria Addis Abeba-Moggio e l'assedio alla capitale, risalenti entrambi al luglio del 1936. A ottobre, una volta terminata la stagione delle piogge, le operazioni italiane contro la resistenza abissina vennero riprese in tutto l'ex-impero etiopico: dal settore della ferrovia a quello della capitale nello Scioa, all'Harar, al Galla e Sidarna, e all'Amara, dove risiedevano i nuclei ribelli più aggressivi e motivati. Fu così che alla fine del 1936 le truppe italiane, sebbene con grande fa tica, ottennero rilevanti successi: la cattura cli ras lrnmirù e quella dei fratelli Cassa.
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Capitolo IV 1937. L'ANNO DELLE RIVOLTE
P ER UNA BREVE INTRODUZIONE
Il ·1937 si era aperto con una situazione ben lontana da quella cli pacificazione integrale auspicata e.lai vertici militari e di governo;,97 ; nonostante Mussolini in Senatd98 avesse dato l'impero come cosa fatta. L'Etiopia era stata divisa in cinque grand i settori militari, nei quali non era mai cessata l'opera cli penetrazione e di disarmo, all'insegna dell'eliminazione completa della forza dissidenle'199. Sebbene Eritrea e Somalia venissero definite tranq uille, per l'Eritrea era stato nominato governatore Guzzoni, per l'Amara Pirzio I3iroli, per il Galla e Sic.larno Geloso, Nasi per l'Harar e Santini per la Somalia. Ovunque era in corso la costituzione di centri cli rifornimento, in grado di mantenere scorte per quattro mesi, e ovunque il Genio si stava dando da fare per la costruzione cli strade e ponti500, coadiuvato anche dall'opera fondamentale di ricognizione e rilevamento dell'aviazione militare . Fondamentale era stata la sottomissione ciel degiac Maconnen Uossenié, capo dell'Uollarno, con i suoi 32 sottocap i e più di 300 armati che aveva contribuito a stringere la morsa intorno al degiac Beicné Merid tra Goba, Magalo e Gl1igner e ras Destà e il clegiac Gabre Mariam portatisi tra le montagne del Baie. Andando ad analizzare la siruaziòne p iù nello specifico, nello Scioa continuava il d isarmo nella zona cli Ficcé e nel Salalé ad opera della colonna Tosti, della colonna Garelli e della li Brigata indigeni, ma questo non aveva contribuito a rendere la popolazione meno ostile nei confronti delle forze occupanti. A ciò anelavano ad aggiungersi continui atti cli brigantaggio che generalmente colpivano le popolazioni sottomesse: ad operazioni di grande
.i,,, Si veda lo scherna in A LJSSME, l'ondo 1-04, busca 01. '"' '·tvl inistro Colonie d ispone che d.i ora i n ,1vanti nessu n cenno si:1 pii.1 facto da giom;ilis1.i circa operazioni miliwri si:1 p u re cl i semplice pol izia aut cl i nuove o ccup,1zion i 1.erriw ria li, perché S.E.Capo ciel Governo habet solennemente dichiar:110 in Senato essere Impero c.:ornplecamente occu pato e pacificato(. ..) /\ssicun1re con parola '·SJLEN7.J O'"''. Come in ACS, l'G, scnola 38, fascicolo 32, so11.ol'ascic. 2. tel.n.136/ M. finmto Graziani ai governatori del 2.2.1937. -,w AUSSME, Fondo N-l"J. liu:;ca 4115, si veda la m 1ppa r.on le MASSE RIJJELLI. "" Pomi sull'i\uasc sull'O rno e su l Ghibiè, per assicu1~1re i l traffico ,1nche durante la swgione delle piogge. Er:1 staw poi rniglioraca la p ist.1 Gihu 1.i-Di re Daua-Adclis Abeba r<~ ndenclo b u,1nsital >ile anche dai caterpillar ed e rano stati costruit i numerosi campi cli aviazione. In ACSSME, Fondo N-1 l, b usw
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polizia coloniale, e che nulla avevano da invidiare a vere e proprie azioni gi guerra, come q uelle del nord, si aggiungevano operazioni di piccola polizia.
Nel governo del Galla e Sidama, i primi di gennaio, erano disposte sei colonne: la Princivalle a Gimma; la Tessitore in trasferimento su Gore; la Malta a Bonga; la Ragazzi verso la regione Gurrafarcla; la Milano a Lekempti, mentre la Della Bona stava attraversando il fiume Abbai in corrispondenza del paese e.li Sciongali. A fine gennaio il colonnello BeJly, insieme alla robusta banda cli ras Hailù si era spostato da Ambò a Nonno per cercare cli normalizzare quei territori, coadiuvato dal movimento in contemporanea cli un battaglione e delle bande irregolari comandate dal colonnello Rol le. Nell'Harar era diventato necessario catturare il prima possibile il degiac Beiené /Vlerid con i suoi, pertanto Graziani aveva dato mano libera a Nasi, dotandolo cli ben 11 battaglioni e di numerose bande, per un totale di 11 .000 uomini a sua completa disposizione. Il 27 gennaio la situazione poteva dirsi la seguente: a Sceclalà si trovava la colonna Cubecldu; quella Pascolini era impegnata agl i ordin i del comandante Geloso per la cattura cli ras Destà, mentre a Magalo si trovavano le colonne Berio e i\l!olinero. Le ultime notizie davano Beiené Merid in movimento da Goba verso la regio ne dell'UolJamo con meta probabile l'Uganda 501.
IL CICLO CONTRO BEIENÉ MERID.
29 GENNAI0-10
FEBBRAIO
1937
Il 23 gennaio la colonna di Beiené Mericl, formata da circa 3.000 armati, era stata avvistata mentre marciava eia est in direzione Cordun\ nel Baie, con l'intento di ricongiungersi ai nuclei cli ras Destà e Gabre Mariam . ll 28 gennaio, contemporaneamente alla colonna Cubcclclu operante su lla direttrice cli Goba, la colonna Pascolini raggiungeva la stessa Goba per inseguire il degiac, coadiuvata dall'aviazione502 . Il 29 aveva inizio l'operazione contro i ribel li avvistati vicino alla piana dello Scebeli. In aiuto della colonna Pascolini era stato chiamato da Arbagoma il V Raggruppamento Somalo, comandato dal generale Geloso. Il 31 avveniva il primo importante scontro tra Pascolini e ras Destà, su cli un terreno boscoso e impervio, causando la morte di ·;,) , l n ap1>cndicc 20 le mappe della zona, come in N-11, busc,1 4124. soi ALJSSME, Fondo D-6, DS 502, allegato n.291, Concorso a viazione operaz io11i 8ale, Fi rmato Lioua del 14.2.19.1ì. Una relazione a firma di Nasi esiste ;1nche in AUSSMA, Fondo J\01, busta 47, td . n. 1287 pmr. tìrmaco col.l.larberis del.25.2.1937, ne citiamo l'uhin1,1 fo.1se, i ndicativa per quanro riguarda l'operam ddl'aviazione: "I... J L'avi,1zione, ,unmirevo]IJlenle d ireua, ha concorso con p rofondo sem imenro di coopernzione e spirito di s;içri fido, ponendo in azione contro il nemico rutti i suoi mezzi e l e sue anni, p er la ricognizione, il mitragli.1111ento, il l.>ornba rdamemo; soccorrendo con vettovaglie e munizioni i frate lli c<.Hn ln ltenti in terni; l.rasporlando i ferit i".
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molti uomini: i reparti italiani erano riusciti ad incunearsi tra i monconi dello schieramento nemico, causandone la frattura e raggiungendone l'accampamento. Venne calcolato che i morti fossero centinaia, tra cui anche otto capi. La notte, per<\ clava loro la possibilità di rompere il contatto e di rifugiarsi lungo i canaloni boscosi del Gecleb. Al loro insegu imento venne lanciato un battaglione del generale Cubeddu. Intanto il V Raggruppamento Somalo si dirigeva a Jebanò con l'intento di tagliare la strada ai ribelli inseguiti da Pascolini. Alla banda Tucci50\ coordinata dallo stesso Pascolini, veniva ordinato cli vigilare la riva sinistra dello Scebeli, oltre che sbarrare il fascio cli piste in zona Jebanò. Così facendo, nel tardo pomeriggio del 2 fehbraio, la colonna Pascolini raggiungeva il nemico sulle pendici boscose nord-occidentali del monte Ussotà, a due ore cli marcia da Jeban<'J. In avanguardia la banda Pellizza ri, mentre tre battaglioni libici la seguivano con l'intento cli penetrare a fondo lo schieramento nemico. Quando avvenne il secondo contatto, la situazione per i ribelli apparve più disperata, oltre a numerosi morti, essi lasciarono anche molti arredi e perfin o oggetti personali di ras Destà, tra cui anche la bardatura ciel suo cavallo. A contribuire, e in modo non irrilevante, era stata l'aviazione che aveva messo a disposizione una ventina cli aerei. Il 3 febbraio il generale Cubeddu, forte cli un battaglione e di una batteria, raggiungeva la colonna Pascolini a Tsbanò con l'idea di Mantenere il contatto e se il nemico ripiega , inseguirlo in qualsiasi condizione; a ppena possibile sviluppare manovra avvolgente i ribell i50".
Il 4 Cubecld u riprendeva l'inseguimento a ovest, deviando quasi subito, in base a soffiate ricevute che davano i dpi in marcia verso nord; anche la banda Pellizzari venne lanciata su Auada per contribuire all'azione cli sbarramento a sud del lago Sciala. Fu qui , infatti che si andò a sgretolare un migliaio di uomini impegnati a sottrarsi alla colonna Cubecldu: i morti vennero valutati circa 200, mentre altri 250 furono catturati, insieme a 300 fra famigliari e servi. Nel bottino cli guerra finirono 350 fucili, 3 mitragliatrici, parecchie centinaia cli quadrupedi. In tutto ciò la banda Tucci si occupò prima del contenimento, poi dell'inseguimento del principale gru ppo nemico, con a capo ras Destà e Beiené Merid, in fuga a nord dello Scebel i. A quel punto appaive necessario rinforzare i varchi tra i laghi, avvolgendo l'avversario da sinistra e
Banda tigrina cie l clegiac Tod ù . A USSME, FoncloD -6. busw 169, all egaro n.38 fi rmato Nasi d el 16 febbr,1io 1937. <o; At:SSt'vl E, Fondo N-11 , b us1 a 14 13, telesprcsso n.213317 del M inistero degli Affari Esteri, 18 ,1prile 1936: guragh i signiflc.1 irnhd le, lo stesso tito lo era stato d,110 ,il neg us.
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incalzandolo col V Raggruppamento somalo d1e dal 5 febbra io era arrivato a Jebanò. Gli ordini impartiti al comandante Cubedclu furono di lasciar perdere i gruppi minori, cli rinforzare lo sbarramento a sud elci laghi e riprendere contatto col gruppo di ras Destà, coadiuvalo dal generale Geloso e dalle bande Tucci e Pellizzari . Nei giorni successivi la colo nna Cubeddu si fermava nei pressi del lago Sciala fino all'l 1 febbraio, rientrando a Dacleccià per Je o perazioni verso il Baie. Il V Raggruppamento perlustrava una zona boschiva nella regione del Gambo, alle estreme pendici nord-occidentali del monte Cacd. Il bilancio conclusivo ciel ciclo fu pesante per i patriots: o lLre 1.500 ribelli uccisi, tra i quali anche il fitaurari Scimeli is uccisi o passati per le armi anche un centinaio cli disertori eritrei catturate centina ia di armi e cli quadrupedi. Anche eia parte ita liana ci furono ingenti perdite che attestano la virulenza dei combattimenti: la colonna Pascolini in soli tre giorni (dal 31 ge nna io a l 2 febbraio) perdeva 4 ufficiali e circa 180 ascari, mentre rimanevano feriti 4 ufficiali e 160 militari indigeni, la banda Tucci contava 150 gregari tra morti e feriti.
I NSEGUENDO RAS 0ESTÀ
Sorte simile a q uella dei fratelli Cassa toccò all'ultimo dei grandi capi in guerra contro gli italiani: il guraghi 505 ras Destà, il q uale era stato definito così dai sc1vizi segreti: gene ro dell 'imperatore è l'uomo più nero dell'impero etiopico, senza coscienza, astuto, intelligeme è l'eminenza grigia dell'irnperarorc, ne è l'esecutore delle sentenze di motte a mezzo veleno( ...) Il padre di ras Dest.~LDamtou è morto in battaglia ad Adua e il figlio fin d'allora giurò ete rno odio contro l'1talia e vendetta, ccl ostacola ogni cosa che sappia d'italia no [... ]5°6
Dopo aver combattuto a ottobre nel Borana, il ras si era visto costretto a ritirarsi coi suoi 7.000 uomini nel Sidama, dando un bel po' cli fi lo da torcere al generale Geloso 507 intorno alla metà di novembre, per poi battere in ritirata nella zona di Ganale Gambèllo, il cui terrilo rio , estremamente im,oto A l JSSME, Fondo D-1, busta 251, B-iowt!/ìe dei cupi. so7 Il generale aveva con sé hi Divisione Spt~ciak, eia poco costituiia e noc:i come Divisione "S": essa era
parcica con 5.·133 nnion;ili e 3.'1 50 arabo-somali.
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rervio, lo avrebbe aiutato a guadagnare tempo. In dicembre il caritano Tucci, comanda nte della colonna aulOcarrata Laghi., informava Graziani che ras Desr~, era pro nto alla souomissione. Leggiamo il telegramma per intero: l{as Dcstà è disposto a sottomettersi a condizione di avere salva la vita. Prego dare istruzioni in merito e se posso promertere sua incolumità arto prcsenrnione.
Grazian i rispondeva a Geloso, e per conoscenza anche a Tucci: (...1 Accolgo sua sottomissione garantendogli pienamente la ,·ita purché si presenti a V.E. con rutti gli armati, versi armi e si rrnsferisca subito ad Addis Abeba mezzo aereo. O ccorre condurre queste trattative con massima celerità evitando pregiudicarne esito, poiché sottomissione detto ras a,-rà indubbiamen t<: grande ripercussione polirica perch0 darà sensazione a lutti che ogni resistenza è terminata nei Lerrirori sud-occidentali ove non rimarrà che liqu idare il solo Beienè i'vlcrid cui destino si va maturnndo ora per ora, perché rnenLr<.: divisione Libia avanza da l Cercer per Arussi, Brigata Mariott.i, partita eia Hadama ha ieri occupato imporLa nte centro Tiggio. [ ... 1'08 .
Il problema era dato cl,I] fat\O che ras Dest.'ì , nas<.:osto nel territorio di Arbagoma. riman eva incerto sul da farsi. Per cercare di convi ncerlo Graziani gli aveva scritto una lettera, in virtù della sotlile distinzione fra bell igerante e ribe1Jc'i0'>, consegnata po i nelle mani cli Sebastiano Casl,1gna 5 w, suo amico da anni e fine conoscitore dell'Etiopia. Qu esto il .succo del discorso: 1" '
AUSSM I-:, Fondo l'\- 1I , busta 4'125. td . n.2989t! fì rm:·110 G razi:1ni dd ti. 12. 1936. ,,., AUSSJ\IE, fondo [) 6. ns 52. t<:I. n ..)()36..J firmato c;c1ziani dd 6.1 2.1936. G1~1ziani spieg:n':t a l,essona
I.i differ<:nza tra bellig<:1~1nw e rib<:lle. ·(. .. ] ritc·nendo souomissione ms D<:sta 0:llllOUlsid dcll.1 massima i mport,mz:1 ,1i fin i g <:nc·nil i della p:1 cilìcazio n<: t'l tenum prt'S<>nte che <:gl i fino m quesm mom<> 11 to est sww bclligcr:1me et non ribelle pt·1Tiié ma i prt·<vde11temcml:' sono mc:ssosi". ' 1" Sebastiano (',1\ST.AGNA, nato ad Aidone (Enn:t) il 27 agosto 1868. P:111t'<·ipù alb h:1uaglia di Adua del 1°· 111-1896 come ~crgcntt' d<d genio. ri111ancnck1 prigioniero di gucrr.1 in Ahissini:t. Nel 1897 pref<'ri non riml)<t· 1riare e si s1abilì in Eritrea. Col gr;1do di Furiere <1,,1gcnio . nel 1902 ,·ernll' rit'hiamaco esprc~samen1e dal Ministro d'Italia in Addis Abel ia, Ciccodk'ola, al C nvernator<: ddl'Eri1re:i Manini. qu:1le aiuto al tc n,nte 13:.,rd i, impegnato a sll1di;1re il tr;icci,uo .',(i.tdale Addi" /\heb;1-Addb A!em. CNagna pa11ì per lo Scioa alla fìne di g iugno del 1902 <: cl;i que,.1:1 dat:1 rimase sempre in Abissinia. Si :>J)<N> om la zia di ras fx.-:;1.ì. "lei paese C<llilniì clivcr.;i edifici. fr,1 cui la C:lll1c"<.lrnle d i San Giorgio. l i 26 rntolm: dd 1935 l:lsciù Addis Abeba con il !Vlini.stro Italiano Vinci, e a Gih111.i .si imharcù p<:r !v1ngadiscio, dove venne· :i.ss11nto all'U ffi<:io lnfonnazin ni ciel Qu:i rtier Gencr:ile di Gra· 7jani. Tornalo in Addis J\l ieb·a cogli italiani. ,·olon1a riam<:nK· si p11xJ igò a (0111;1ttarc i ribelli per convincerli ;1 deporre le armi. Ebbe colloqui con r;i,, Dest,ì e il hal:unba1,1s Gherarsù Dud1ì. che lo ;1\'e va cspre:,;.,;;uncnte ri('hiesto pl'r lettl'1~1. J\fa quest'ultimo lo Ieee uccitlt.:1\: a Cu;ise il 5 ottohrt' 1938 e l:1 su:i testa wgliata co111e11uta in un sarco · fot1;1rcrapitare all'ing resso d i 11n ro 11ino i1:iliano . Vcnnt: d<:comro d i 111,dagli,1d '011) ,ti Valor Jllilitare all:1mcmori:i. (1'1.:1· la decor:1zione si ve<.l:t il R. D ecreto 26·X·J 93'.>, ripo11ato :,nchc nella "Gazzella LI~ lìcfale dd Hc1,:no trlt,1li:1· K. 12-; dd 30-V· 1940. p. 1958). I )a: Stella Gian n,rlo. Dizionmiodc~li ltalinnl d'Africa. in corso di :-1:unpa. Ad vocern. Si vccl:i s11ccessi,·~l111t'nle la nota n.972. in Cl ii viene riprt.':;o l'argomc:nto.
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ETIOPIA 1936-1910
Sono srato informato che avete manifestato l'imenzione di sottomettervi, previa garanzia della vira. Questa vi è concessa e perché non vi titubiate nell'ince1tezza, ho deciso di inviarvi il vostro amico Castagna perché vi assicuri assolutamente sulla garanzia della parola datavi e vi metta al corrente della vera situazione. Venite subito ad Addis Abeba>11•
Il cerchio sembrava quindi stringersi intorno al ras: lui, come altri capi, pareva sempre più propenso alla sottomissione, osteggiata invece da una piccola minoranza guidata dal clegiac Gabre Mariam. Geloso, dopo la cattura di ras Jmmirù avvenuta il 15 dicembre, aveva mandato una lettera a ras Destà, informandolo della questione, ma essa non aveva sortito alcun risultato cli rilievo. Intorno al gennaio 1937 partirono512 le trattative vere e prop rie per la sua sottomissione, guidate dall'ingegner Castagna, scelto appositamente da Graziani per la sua grande esperienza e per Pamicizia che da anni lo legava allo stesso ras Destà. Il vicerè scriveva in u n telegramma indirizzato al generale Geloso, proprio alla fine del dicembre ·1936: Il capo del Governo ordina che venga fa tto noto aJ ras che egli deve non più procrastinare et presentarsi entro termine una settimana cominciando da domani primo gennaio . Oltrepassato questo termine egli sarà considerato nemico irriducibile verso il quale questo Governo non userà p iù alcuna demenza. ( ... ) Se entro sette sera p resentazione non sarà avvenuta agisca giorno otto con aviazionel. .. JSt 3 .
Il duce stesso incalzò Graziani affinché nulla fosse lasciato al caso: Fra poco sarà la volta cli Destà, e allora V.E. avrà, insieme con un telegranuna di pubblica ragione, un'espressione tangibile della riconoscenza che la Nazione le ùeve5l-i_
Va detto che, tendenzialmente, cli ras Dcst.l gli italiani non si fidavano s11 AUSSME, fondo N- 11, b usta 4 123, 1:el. n.0264 fi rm,Ho Gr,tzhtni del 6.12.19.36. s 11 ln realtà esse erano iniziate già precedentemente, corne teslirnonio il telegramma del 4 ùicernlm·: 1936 scriuo dal generale Geloso in risp osta a u no del capit,mo Tuc:ci: "(. .. J r.is Destà Damtou avrà salva la viia a queste condizioni: I - si presenti a me governatore Galla Siclarna entro giorno 7 corrente mese. 2 - consegni immed ia tame nte tutte le armi et tutte le rnitragliarrici et ca nnoni et tutte le munizioni in suo possesso. 3 - tutti i suo i arrn,Hi i ndistintamente devono p resentarsi et essermi consegn,ni" in AUSSME, Poncio D-6, DS 52, telegrnmma del 4.12.1926. ;,.; AUSSME, Fondo 0-6, DS 53, telegr,urnrni di Graziani a Geloso, 31.12.1936. Si confronti .inche i l telegramma p resente in ASOMAI , lii, b usw 8, tel.n.35122 firmato Graziani a Lcssona d el 31.12.1936. s1-1 RelC1zioue di Castagna sul/(! sue trullative con ms Destà, cit. d,1A.Del Boca, Gli italiani in Africa orientale, cit.. p. 70.
1937 . L'ANNO DELl .i; RIVOLTE
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più , lo stesso Graziani insisteva con i suoi perché restassero molto guardingh i in quanto "non est improbabile che ras traccheggiando come habet fano per sortomissione stia invece riunendo forze per tentare un colpo disperato su q ualche nostro p unto debole(. .. ). C'è tutto d a attendersi fino all'ultimo rnomcnto" 515. I sospetti cli Graziani erano incrementati anche dal fatto che nella zo na degli Arussi e del Cercer si e rano riscontrati grossi movimenti di ribelli , probabilmenLe intenzionati a riunirsi alle forze di ras DesLà . Quest'ultimo era apparso a Castagna "prigioniero dei suoi atti nelle mani cli d egia.c Gabre /vlariam che si mostra irriducibile" 516 e che non aveva neppure voluto incontrare il messo italiano. D'altro canto, le richieste del ras enrno apparse fuori luogo e contrarie al princìpio di sottomissione senza rise rve richieste dal governo italiano: egli era deciso a manLenere i privilegi feudali ai quali era abituaro. Graziani era profondamente convinto che ras Desrà non avrebbe piega to la testa, e riprova ne sono gli ordini d i mobilitazione aerea a Geloso per 1'8 gennaio e lo spostamento e.l i G razian i, 1·11 , a lrgalem per dirigere personalmente le opera;doni contro il ras. Era quindi chiaro che se egli non avesse utilizzato la prima settimana e.li gennaio per sottomettersi , successivamente ogni richiesta e.li clemenza sarebbe stata vana. Q uesto, e la paura di fare la stessa fine e.lei fraLelli Cassa , prima sottomessisi e poi ammazzati, indusse il ras a perseguire i propri scopi. Già il 7 gennaio, l'aviazione, sorto il comando del generale J.iotta, una volLa evidenti le intenzioni del ras, aveva iniziato a bombardare Lurta la zona cli Arbagoma dove, grazie <1 una fitta rete d i informaLori, s i supponeva fosse nascosto. Chiamati a far parte dell'operazione, dal 7 gennaio al 17 febbraio, si trovarono concenLrati su l campo di Irgalern: 4/i 0 Gruppo con le Squadriglie 6-1 e 7' Ca.133 con sei apparecchi ciascuna e con in rinforzo la 61/\ Squadriglia Ca.133 con sei apparecchi; 25° Gruppo con le Squadriglie 8" e 9" Ca.111 con sci apparecchi ciascuna; 31 ° Gruppo con le Squadriglie 65" e 66" Ca. J 11 con sei apparecchi ciascuna; 1l 0" Squadriglia Ro.37 bis con sei apparecchi e in rinforzo due Ro. J 517 In breve molti s uoi uom ini si p resenrn rono agli italiani pe r la sottomissione, lascia ndo il ras sempre più accerchiato. È interessante un tele;,s /\ lJSSìV!E, Fo ndo D-6, DS 53, tcl. n.35082 firmalO Gra zian i a Geloso, 31. 12. 1936. "" Al 1SS1'1E. Fondo D-6, DS 53, tcl. n.244 firmato Graziani a ksson:1 , 3.l.J9:ì7.
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ETIOPIA 1936-1910
gramma scritto e.la Graziani a Geloso, troppo esitante, il 10 gennaio 1937, in cui si evince la strategia per accerchiare il capo etiope' 1:H . Ogni incertezza sarebbe stara terribilmente dannosa, p er questo ci si smebbe dovuti muovere velocemente e con estrema decisione, "inseguendolo senza tregua". Nei giorni successivi Geloso avrebbe dovuto svolgere la funzione e.li preda nei confronti del ras, senza muoversi e.la Buscirà, mentre Nasi si sarebbe mosso verso Arbagoma con la colonna Dadeccia, e nel contempo avrebbe avuto ampia libertà cli azione nel Bale, senza però compromettere l 'azione Deslà.
Tre colonne al comando ciel generale Navarrini e dei colonnelli Zambon e Pascolini attaccarono il 11 gennaio verso Chevénna e Arbagoma, dove si trovavano asserragliate le migliaia di etiopici cli ras Destà. Quello stesso giorno Graziani accennava a Lessona la possibilità che il ras si spostasse verso il territorio di Dallo, "vero paese e.la briganti", aspro e ricoperto e.li fitta vegetazione, e pertanto difficilmente percorribile, tanto che anche durante il governo del negus vi si rifugiavano tutti coloro che "dovevano fare i conti con la giustizia"51 ~. Tn un simile terreno sarebbe stato più facile, muovendosi con bande irregolari, circondarlo. Il 20 dello stesso mese le pere.lite inflitte al ras erano parecchie, la sola colonna Pascolini raccolse su l campo tra Arbagoma e Chevenna 700 fucili e 5 mitragliatrici, oltre alla sottomissioni cli 5 importanti fitaurari tutti al servizio del ras. La stessa aviazione aveva avuto un ruolo rilevante grazie all'azione e.li bombardamento massiccia effettuata da 49 velivoli che aveva lasciato al suolo circa 13 tonnellate di esplosivo . Alla fine della battaglia, secondo l'interpretazione forn ita da Del Boca 520 , m AGSSMA, Fondo 1\0I. busw 12, fascicolo
3, La ruw ua orgaui.zzt1zion e aerea dopo la co11quisla della
c:api1afe de/f'lmpero. li contrib uto d ell'aemnautirn all'o pemzione era ~Lato imponente: 878 apparecchi che
avevano lanciato l8ì.868 kg d i esplosivo, spa ram 113.400 co lp i di iniw1glb trice e ri fornito le co lo 11nt~ per M .130 kg. ' " AliSSME, fondo D-6. DS 53, 1.e l. n. I 9 segreto fi rmato Grn zi:ini a Geloso, l O. l . 193ì, in appendice 21. ·; ,,) AUSSJVIE, Fondo D-6, DS 53, 1.e l. n. 148 firmato Grnian i a Lessona, 14.1.1937. ' 520 Si veda lo str,1lcio dell'artico lo d i i\. C~ iaçcardi in A. Del /3oca, Gli ilafia11i in !l.fi"ict1 Orie11tale, cit., p .72. La popo lazio ne, dura nte la caccia al ms, si era 1rov,1 w ;id essere pili vo lte viu irna dell'una come dell'a ltra parte, corne r,1cconta i l testim o ne d iretco Ci iuseppe Scannel la, d ;isse 1910, o pe rativo d:il gennaio 1936 co n la divisione ·'L.1ghi": ''l. ..l Durnnce uno di ta li ,~1s1.re lbrnenti , condo tti personal mente dal generale Geloso, ci si imb:.11.te in un vi llaggio distante circa l 5 ch iloi netri dal campo, sul quale si è abl>aHut,1 hi fu ria selvaggia cli q11alche. po po lazio ne bellicosa nemica che, con mcc:1pricciante senso cl i barbarie., h,1 trucidato tutta la popolazio ne. infierendo in m odo inumano specia lmente su d onne e ragazzi. i\ ciuell'orre.ndo spettaco lo, il com:mdante d,ì subito ordine d i cercare evencuali persone. :i n co rn in vita e fa re d i lulto per s:ilvarlcl ...l", in G.Scannel la, A ç,1c:cit1 di ms Deslà, in ''Stud i Piacentin i'", n.26, 1999, pp. 209233. r: aggressività del ras è testimoniata anche da ['. Pe.d riali, L Aei-onctlllica i lul iuna nelle guerre colo niali, cit., p.56 qt1ando afferma: "I. ..) 1/as Dest:ì ebbe una fì ne. più d ignitosa cl i que lb ch e. egli aveva riservato a 1an1i suoi nemici. li tenente belga Arrna nd Fn::re, st10 co nsigliere militare durante la guerra , aveva giù tes1.imoni,1to che nel 1935 il rns aveva ord inato d i non pre. nde.re p rigionie ri i rnili1,1ri itali,1ni , promctce nclo una ri,·ornpensa di 10 ta lleri per ogn i prova d i evirazione d i costoro.'·
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furono gli stessi italiani a dover intervenire per salvare donne e bambini al segu ito dei ribelli dalle mani delle truppe indigene . .'.'Jonostante la sconfitta, pubblicata con grande risonanza sul Corriere Impero 521 , ras Destà riuscì a fuggire, prima rifugiandosi sui monti Harana, poi raggiungendo le lruppe cli Beienè Merid e Scimellis Artì nell'alto I3ale. La resistenza avversaria venne infranta tra il 2 e il 3 febbraio , ne i pressi cli Tebanò, da due viole nti scontri che videro protagon iste le colonne Pascolini e 1'ucci~n le perdite furono ingenti, venne accertata anche la morte del fiLaurari Scimellis, esponente cli spicco tra i partigiani cle ll 'Harar. Anch e le perdite ita liane furono , rispetto all a media, cospicue: 3 ufficiali morLi, 5 feriti; 3 nazionali feriti ; 100 indigeni morti e 138 feriti. 1-<avori ti dal te rreno e d a v iolenti temporali , i ribelli sbandarono verso il territorio di Guraghè e Gambatta, a circa 200 chilometri a sud-est d i Addis Abeba. L'8 feb braio ci furono sco ntri su i monti Alerà e Mohani: furono catturati 600 prigionieri, cli cu i 250 armati e con loro mo lti capi. Tra il 17 e il 18 la brigata Nata le e la colonna Tucci furono faccia a faccia con le lru ppe cli ras Destà a nord del lago Zu ai, anche all ora le pe rd ite furono parecchie, ma non impedirono al ras cli sfuggire ancora una volta. Tra il 19 e il 20 febbraio, la briga ta Natale, la colonna aucoca rrata Tucci5 2.l e le band e del maggiore Criniti che facevano p arte della colon na Gallina, s i scontrarono con i superstiti a Gogetti. Morì in combattimento il clegiac Gabre .Mari am, mentre il d eg iac Be ienè .Mericl, il fiLaurari Tesemma e altri capi 1ninori furono fucilati sul posto. Il 24 fu la volta anche di ras Des rà, cacrurato dalla banda del clegiac Toclu, comandata da Tucci 52 '. Gariboldi, appoggiandosi retoricamente all'attencato cornpiuto contro Gra ziani il 19 febbraio, ne clava su bito diffusione auraverso un telegramma: Dopo allentato ignobile ciel giorno 19 la giustizia cli Dio habeL indicalo palesemente la sua condanna colpendo ad uno a uno capi ancora ribelli. Dopo Scimellis, caduto Beicnè Mericl, poi Gabremariam, oggi catturaro et ucciso ras Destà eia colonna Tucci5 2\
Il modo in cui questo avvenne secondo i documenti dell'esercico è chiaro <!o · Ras Des1à con le !>ue fonn:tzioni rihclli è s1:110 comple1amentc annienw10". m Con la b:111d;i Tigrim1 del dcgi,1c Tod u. <2< Si veda lo schema opera1ivo in D-6 DS 57. ' '' AUSS.\iE. Fondo :sl-11, busia 4124. Promemoria febhr::1io 1937. "'A l JSSME, Fondo D-6, OS 'Vi, allega10 n. 136, lei. n.9618 firmalo Gariboltli del 2-i.l.1937.
ETIOPI!\ 1936-1 940
198
e non lascia dubbi a proposito: ras Dcstà venne fucilato 526. Lcssona non mancò dì fare le proprie congratulazioni al viceré e a tutti i comandanti delle varie colonne, definendo quell'avvenimento fondamentale per la definitiva pacificazione dei territori etiopici. Sulla fine cli ras Destà è interessante il giudizio di Ferdinando Peclriali: lo studioso vede nella sua clamorosa sconfitta il mancato appoggio delle popolazioni Borana, Galla ed Arussi che "stanche della dominazione amhara[sic], mentre avevano fornito informatori ed ausiliari alle truppe italiane, avevano negato ogni possibile aiuto alle formazioni del ras e dei suoi clegiac" 527. In un certo senso, con la sconfitta cli ras Destà e dei suoi fidi, si chiudevano le fasi vere e proprie della guerra per lasciar posto a quelle, durissime, della guerriglia e della conseguente repressione. In realtà già dalla presa della capitale, il 5 maggio dell'anno precedente, si era iniziato a parlare di operazioni di polizia coloniale; da allora all'aprile del 1937 potremmo schematizzarle in questo moclo5W: Cicli operativi
Cenni sui cicli operativi Durata del ciclo Occupaz. e pacificaz. del territorio Scontri di Fiambi.ro; Cerro e Delu , DaConclulo-Garamulata-Cercer basso, Collubi, Kurfacelli; occup. Linea 5/ 5-30/11/1936 Goba-Uagi.rà; occup. Linea Burca-TrnaDabasso; scontri cli Valle Giagià
i
Amara
Operaz.contro ribelli nel Lasta Ra5/5-31/ 12/1936 strellamenti vari
Scioa
Occupaz.Debra Bcrhan, Scianò, Ancober; scontri Ua iu ,Mulù, Scianò. Azioni di polizia a piccolo raggio; scontri di Ciacià, Uaiù, Dennebà; occupaz.cli Ficcè; ma rcia al Nilo Azzurro; scontro di Ernberterà; Embur; azioni cli poi. nel Mugher, nel Tegulct e ne l Mens
5/ 5-31/ 3/1936
2
<, "Ras Destà Damtnu est sw to cattura to e fucilam g io rno 24 <.la b:ind .i Tucci " in J\lJSSMF., D -6 51, tel.
n.1909 firmato Geloso a Gmzian i del 26.2.1937 e in AlJSSMr., rnndo 0 -6, DS 506, racliogm 11un:1 n. 750/2,1 lì.rnxito Tucci a generale Galli n;.1: " Oggi 21 ar ore sei mia colnnn:.1 ha fatto p rig ion ie ro ras Oest~ DamaùlsicJ. Ottempernzinne S.F.. C ,po Governo, at ore 17 .30 è stato passato per areni''. Esi~te and 1e b dichiarazione autografa cie l tene nte rned iço Giuseppe C1nclcla, cli cu i t1~1sc;ri vi:1mo parte: "[... I mort e avven uta in segu ito a fucilazione. fl cadave re presencava ferite multi ple eia ann:.1 d:1 fuoco all'aclclome, al torace, ed al ca po, delle qual i tre mortal i'·, çorne in ACS, I'G , sca tola 4 1, fasc ico lo 53, sottofascic.2 1. Seco ndo quest~l clid1iar:1zio ne firmata e control'i n n:1la dai testimoni, il rns cm stato ucci::;o con fuci lazione al peno e non d i spa lle. Del 13oca ipotizza u na p roh:,l>ile in,piçcagio ne. basand osi però u nicamente sulh1 dichiarazione d i un testimone o cula re, Andrea Ca lliste.> Scotti , i n A. Del 13oca, (7/i iiu/i{lni in A/i·ia1 Orienlti!e, c it., p.75 m f. Pedria li. Lajì11e di ras Destà, in '·Stori,1 m i litare'', n.84, seu.emhre 2000, p .17. 2 ; ~ A USSlvlE, f ondo N-1 1, b usta 4 117, schema dal 5 maggio 1936 al 3 1 marzo 193ì.
I937. L'ANNO DELLE RIVOLTE
Cicli operativi
'199
Cenni sui cicli 01)et·ativi
Durata del ciclo
Settore Ferrovia
Azioni Asba Tafari; attacchi a stazioni e tronchi;sco mro cl i M.Boccan; repressioni a Ba lci, Galatà, Sirie
5/ 5-6/ 12/1936
Piazza Aùclis A l)cba
Operazioni contro ribelli in conseguenza d egli auaccbi alla capitale
5/5-30/ 9/ 1936
Regione ù<.:i Laghi
O ccu paz.ù i Mega, !Vl oj;1le, Javel lo; avanzata su Imi ed Elomedò; avanzata su lrgalcrn; sconrri d i Giabassirè, Saclè, fiume:: M irgo; elim inm:.dei ribelli della zona di Arbagoma alla ragio ne Guraghè; scontri Alelù, T.Maki. Gogetti , Egia
5/ 5-30/9/1936 '14/ 10-9/ 1/ 1937
A russi
Occupaz.ùi Ticciò; ma rcia eia Ghcl emsò a Malca Dadecci:'l;
1/ 12/36-9/ 1/37
Baie
Occupaz.cli Arbagoma e Chcvena; scontri f'i ume Ganghe, T.T.Lo kita, 10-11/ 1/ 1937 .vl.Gebcd, Giohanò. T.Erertà; occupaz.del Lc:rritorio di Beni Sciangul; 11/ 1-11/ 2/ 1937 scontri di l\eghc , Tamamò. Gurè, Gara; Combo
Ovest e Sud-Ovest
on:upaz.dcl terri torio di LckempLi, Gh irnbi, Dcmbidollo, Go re, Gin,ma; scontro cli Ghicecic\ cattura cli ras 10/ 1-31/ 3/1937 lmrnirù; occupaz.di Bonga e Gambela Magi
LA SI'I1JAZIONE DELLE TRUPPE NELL'IMPERO Alla fine di gennaio~29 , la situazione delle tru ppe e ra la segue nte, con u na forza indicativame nte di 239.650 rni t:ion ali e "109.250 indigeni : AlVJARA
zona Ficcè-Salalè- gene rale TRACCHIA: II brigata indigeni Colonna TOSTJ(Vl brig.indigen i) Colonna GAlli:LLl( Xl brig.indigeni)
GALLA SJl)AMA Setto re 13en i Sciangul- colonna DELLA BONA(JV brig.incligeni, XXVIII e i!•>
AUSSME, ['ondo l\"- 11. llu~t:1 4 124, Promemoria gennaio 1937.
ETIOP IA 1936-1940
200
XXII battaglioni, bande irregolari, squadroni di cavalleria ad Afodu con distaccamenti ad Asosa-Mendi-Bcigi Settore Uollega-Colonna MIL.\NO (X brigata su 3 battaglioni e 1 gruppo batterie libiche) a Lekempti, con un battaglione a Ghimbi e uno a Saio Settore Gore-colonna Tessitore(v11 brigata indigeni su 3 battaglioni, 1 gruppo artiglieria, 3 squadroni cavalleria a Gore Settore Guraffarda-Colonna RAGAZZI (2 battaglioni indigeni, 1 della colonna Malta e il XVIII della Colonna Princivalle) a Guraffarda Settore Bonga- Colonna MALTA (1 brigata indigeni, :-3 battaglioni, 1 gruppo artiglieria, 1 gruppo squadroni a Bonga Settore Gimma- Colonna PRINCIVALLE (banda irregolare Abba Giofar, \tll battaglione indigeni della VII brigata, 2 bande irregolari) a Gimma Settore Nonno-Limmu-Colonna BELLY (1 migliaio irregolari banda ras Hailù) in marcia su Nonno-Limmu Settore Uollamo- Colonna NlARIOTTl (2 battaglioni eritrei della TX brigata, 1 battaglione arabo-somalo, 1 battaglione metropolitano) a Soddu Regione Laghi- Colonna GELOSO tra Uondo, Irgalem, Allat-Colonna NAVARRINI nella regione Dallo, territorio Harar HAl{AR
Arussi-Colonna NATALE (2 battaglioni eritrei della !TI brigata, 2 battaglioni della IX) trasferitisi da Ambò s ulla ferrovia, ad est di Addis Abeba Colonna MOLlNERO (3° raggruppamento a.s. e X battaglione libico, ·1 cp carri armati e 1 brigata cammellata) da Magalo in movimento su Goba - Colonna CUBEDDU (divisione libica) in movimento su Goba Balc-Colonna BERIO (dubat e 1 migliaio di irregolari) da ~.fagalo in movimento su Ghigne
L' ATfENTATO A GRAZIANI
Il promemoria del mese di febbra io del 19:-37 cita testualmente: Tolti di mezzo ras Destà e gli ultimi elementi della resistenza avversaria che ancora si illudevano di poter contrastare la nostra vittoria, l'occupazione integrale cli tutto il territorio è assicurata530.
La verità era però piuttosto diversa all'analisi dei fatti, a metà febbra io nel settore a oriente del fiume Omo, il generale Geloso aveva assunto il co, 3o AUSSì'vlE,
fondo N-11, busta 4124, l·'rcmu.mio ria febbraio 1937.
J 937. L'ANNO DELLE RJVOI.:l'E
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mando delle operazioni: la situa zione non era tranquilla tanto che Graziani aveva costituito una colonna agli ordini ciel generale Gallina 531 che dal monte Furi, a sud di Addis Abeba, avrebbe dovuto convergere verso Socldu, a nordovest del capoluogo dell'Uollamo, Allata . Nel Baie, dove in seguito alla conclusione della fase o perativa contro ras Dcscà si e ra aperta una nuova operazione di grande polizia coloniale, la colonna Berio si era scontrata con un forte gruppo cli ribelli s ulle alture tra l'Uebi Gestro e Burca. La situazione in quei territori non era delle migliori, le ultime notizie davano la p resenza di 10.000 armaci, di cui 3.000 inquadrati (esuli dell'hararino ed ex regolari). L'occupazione di quel territorio era stata affidara al generale Cubeclclu con due masse convergenti di uo mini: i battaglioni che da ~falca Dadeccià si sarebbero s postati a oriente e i 5 battaglioni di 13erio, da ìvlagalo verso occidente. Negli Arussi era stato confermato il nucleo di s uperstiti del gruppo cli ras Destà, diviso in due tronconi. L'ex d irettore della municipalità di Addis Abeba, Tede Uolde I Iawariat. si era portato nel Linm1u con un buon numero cli uom ini e arm i. Tra il 17 e il 20 feb braio la brigata Natale e la colo nna autocarrata Tucc i e le bande del maggiore Criniti (della colonna Galli na) avevano agganciato il grosso di ras Destà, costringendolo alla fuga, nei pressi di Gogetti; in quel combattimento morì ap punto il degiac Gabre Mariam, mentre il degi ac Beienè Merid e il fitaurari Tesemma, insieme ad altri capi minori, furono passati per le armi. Teoricamente, con queste ultime operazioni e con l'eliminazione cli alcuni dei p iù importanti e irriducibili capi abissini, l'impero poteva dirs i pacificato. I fratelli Cassa, ras Destà, fitaurari Scimellis, degiac Gabre Mariam, degiac Be ienè Merid, fit:rnrari Tesemma, e altri erano stati uccisi, mentre ras lmrnirù, degiac Maconnen lJosseniè si •erano sottomessi. Sulla carta tutto sembrava fun :.c:ionare, ma su lla carta, ancora il "14 febbra io Graziani, dopo aver visitato l'Harar, raccomandava : l. ..J Pen;eguire sempre più decisamente politica mussu lmana(sicl rneLten<lo grac.lararnence fuori causa et nelle condizioni cli anelarsene spontaneamente tutti elemenLi abi::;sini anco ra rimasti nel territorio. Se infatti fino ad ora necessità ottenere p acificazione servendo.si rutti mezzi hanno consigliato appoggiarsi su di essi; al pacificazione e disarmo avvenuti nostro interesse est ripulire completamente territorio da clementi che saranno sempre infìdi e pronti approfittare eventuali momenti d ifficili per dare disturbo et pcggiol .. .P5i.
" ' La colonna era forlllata da: brigal,L'l'osti (un b,1ttaglio11c. un,1 I >:in<b , u na batte ria bo mba rde. u no sq t 1.i9° gruppo :11tiglieria della briga1a Kata le). ui AUSSMr., Fondo () 6, DS S'i, tel. n.7803 rìnn:no Gr.1ziuni del l<'i.2. 1937.
drone): Xlii battagl ione eritreo: un banaglione. un gruppo bande,
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Ovviamente Graziani non aveva tenuti nascosti tali propositi agli stessi abissini in questione: in tutti i discorsi tenutj a Giggiga, Barar, Dire Daua non aveva mancato di sottolineare i suoi progetti. Lo stesso giorno Graziani teneva a precisare che il termine "galla" era stato attribuito dagli amara alle genti loro sottomesse e che, significando "schiavo", era finalmente giunto il momento cli cambiarlo in "oromo", cioè la denominazione o riginale della razza . La proposta, sicuramente significativa e apparentemente umana, nascondeva però una seconda lettura, un po' meno alta se vogliamo: accattivarsi il favore di tutte quelle popolazioni ridotte per secoli in schiavitù per "poterne trarre contingenti armati"53:3_ Rochat, giustamente, sottolinea come questa minaccia di espulsione dai territori galla sia in un certo senso l'anticamera cli quello che avverrà nei mesi successivi, probabilmente aggravato dall'attentato allo stesso Viceré534 . La mattina ciel 19 febbraio Graziani ebbe la conferma che l'opera di pacificazione compiuta sino a quel giorno in tutti i territori dell'Etiopia non era stata sufficiente: Stamane, 19 febbraio, venerdì, a lle ore 11, S.E. il Viceré aveva convocai.o al ghebì i capi, notabili, i rappresentanti della comunità re ligiosa, copta e mussulmana, per distribu ire in loro p resenza regalie alle chiese e moschee ed elemosina a circa tremila poveri della c ittà, in o maggio a lla nascita cli S.A.R. il Principe di Napoli. Alle o re 12, mentre si procedeva alla distribuzione sudcle na, eia e leme nti fin ora non potuti identificare, infiltratisi tra i poveri, sono state lanciate sul gruppo delle a uto rità una cliecina cli bombe a mano tipo I3reda. In conseguenza rimanevano ferite una trentina di persona tra cui S.E. il Viceré, SS.EE. PcLretti e Liotta, i generali Garibaldi e 1-\.rmanclo, il comme n dato re Siniscalchi, l'onorevole Fossa e il capo di gabinetto ciel Governo Generale ten.col..!Vlazzi, nonché l'Abuna Cirillo. Subilo dopo l'attentato lo S.J\11. ha emanato l'ordine per lo sLato d 'alla rme d e lla Piazza (assunto alle o re 12.15) con i provvedime nti predisposti dal progetto di Difesa della Piazza5·' 5, integrati eia misure cli sicurezza per gli edifici ciel Governo, edifici pubb lici ecc., e ricognizione aerea sul territorio del Governato rato. Sono sLaLc diramate disposizioni ai comandi dei settori vicinio ri alla Piana, atte ad impedire la divulgazione cli notizie allarmistiche che potessero essere sfruttate da malimenziomlli. S.E. il Viceré , nel comun icare ai vari governi la notizia cle ll'attentaLo , ha dato loro orS.'.< AUSSME. Fondo D -6, DS 54, Le i. n.7902 fi rrn.llo Grn iani del 14.2. 1.937. S.<, G. Rodwt, l 'allcmtc//o a Graziani e lu reJ1ressfrme illlliuna in Fliopic1 nel 193G- !93 7, in "li.alia Con1em1xir,111e,1", n.118, gennaio -marzo 1975, p.18. ,,·; Si veda in a ppendice 22 lo schicramemo artiglieria della Piazza in Addb Abeba, d a AUSSME. Fondo D-6, DS 53
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clini affinché attuino le misure idonee a im pedire e ventuali ripercussioni e che agiscano col massimo rigore al primo manifestarsi di mori'.lh_
Il giorno dopo Mussolini inviò a Graziani, e ai collaborato ri feriti in que ll'episodio, i suo i più sentiti auguri , a uspicando che esso fosse l'inizio "di q ue l radicale repulisti assolutamente a mio avviso - necessario nello Scioa"5.l7. Q uello che successe ne i tre giorni successivi è noto a tutti e raccontato con dovizia cli particolari da Angelo De l I3oca'31\ oltre che da documenti inte rnazionali come il fasc icolo p resentato nel l 950 a lle _ azio ni Unite d al negus contene nte le denu ncie degli atti c riminali compiuti da l governo italia no539; già il 21 però lo stesso Graziani ordinò che la rappresaglia, molto probabilmente sfu ggita di mano, avesse Le rrnine 540 . Non esistono dati p recisi sulle vittime di quei tre giorni: le autorità etiopiche parlarono di 30.000 morti, ma è p la usibile che la cifra fosse intorno a lle 3.000 unità . È indu bbio che il Viceré, dopo l'auentato, non fu più quello di prima: più sospettoso, incattivito, e molto p iù deciso ne llo stroncare qu alunque moto di ribellio ne . Oltre a ras Destà . i prinù a farne direttamente le spese furono, nella primave ra de l 1937, la p opolazione de.ll 'Amara e i mo naci cli Debra Libanos . Lo studioso Matteo I)ominioni vede come causa specifica de lla grande 1ivolta clcll'estatc del 1937 "la politica razzista e violenta ciel fasc ismo''>11 : probabilme nte se i vertici militari e politici avessero usato manie re meno forti e un po' più d i clirlornazia"' 2, gli eventi avrebbero preso un altro corso, anche se non ne abbiamo ce1tezza. E d'a ltro canto, gli o rdini del duce, avallati dalle alte sfe re fasciste e dal re, che mai si pronunciò a proposito, erano chiari: bisognava e liminare sul p osto chiunque venisse trovato co n le arm i in ma no. Stava po i al '·"' AUSSME. Fo ndo D-6. DS 50, Ne.~oco1110 dd 19.2.1957. lntLTcssa nri sono ant'hc le tesLatc stmnit n: ciel te,npo, ne r itiamo una per 1ut1e, il ·TJi\-lE'· ciel 1° lllarzo 1957 che racconta clt'll';menraro ;i (ì1~1zia ni. ddla ga1T1h:t l'Os1ata al generale Aurl'lio Lioua e alrordine di arrL-,.1are culti -2000 J)C™>ne- S<.'(.'OO(k> u1ù1S<> etiopiro. ti -Time" all~rmav.i i11l;1tti ch e: ·· tn Il,iilt: Sdassie·s day rhe pracricc, when somebocly o f irnpon,mce )md heen killed, or ,..omething o f gre:11 value ltau been sto lcn, was to round 11p t.hc cntire ncighbouring population ancl kcep thcm in :111 improvisc..'CI conn:ntr:ttion camp. if ne(;cssmy for momhs, umi) they lìnally arri\'C<I :1111ong cht'msdves .iL a clcci,;irn1 o f who was lo lil:nnL: ,md p rocl uced 1)11.: miscrea nts to the lmperial Govern111ent'". ,.. ASD.\IAI, lii. bust:1 8. tel. n.53956 firma to .Mussoli ni :t Grazi:ini d el 20.2. 1937. '"' A. Del 13oG1, Gli flaliani in Ajìica 0 1ie11tale, op. cic.. pp.77-88. 1 ' · '' M inistty of Justice. Uoc11111e11t.~ 011 ltctlia n \Ylar Cri111es. cii . '·" Di questo telcgr:111nna (n.LL')6 fìrm:ito Grazi:ini elci 21.2.1 937), consu ltabile in ACS, FG. scato l:t 35. parla anche Del Bo<·a nel suo Gli italiani in Africa Orientale, op.di.. p.86. ' '' 1\-1. Do n1inioni, Lei repressio11e italicwa 11el!C1 ,·l11,ione di Babar DC1b1; in ··Scudi Piacentini'", n.33. 2003, p. 165. .,.,; l nteress:rnce il clisrnrso cli Grazi:111i a p roposito ciel 10.5.1937. in ACSSt'VIE, D-6, l )S 59, allegato n.44. Ce!>CO stenografato tìrnwto Cr:tziani dcll'l 1.5.1937. Aggiungiamo ~1r:1lcio di un celegrJnm1a indi,izz:110 a l.<.:ssona: "(...I Non :1ltret1.amo posso dire ne i rigL1ard i dt:1 Governo Am;i r:i ove il rigmc è stato appli<.::no ncll:1 forma meno c q ui lihrar;i r he si possa immaginare lasciando liberi:, ai residenti e perfi no ai sorcouflìciali d<.:i carabinieri ccc. di adocrnre prO\'\'t·dimenci sommaril. .. l"'. romc in ASD.\W, lii. busl:I 8, cd. rVl09 firm: 110 Grazi:ini a l cssona ciel I 2.9. 1937.
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singolo ufficiale, o residente che fosse, attuarle o meno. Se questo è un elemento vero e inconfutabile, è anche vero, o per lo meno non va sottovalutato nel momento in cui ci si sofferma ad analizzare un governo di tipo militare, che chiunque non lo avesse fatto, sarebbe contravvenuto a un ordine e doveva essere disposto a pagarne in toto le conseguenze513. Dominion.i prende ad esempio il caso limite della provincia di 13ahar Dahr, sul lago Tana in cui, sotto il comando di Pirzio Biroli prima e sotto quello ciel segreta,io generale poi, venne fatto un largo uso cli provvedimenti di rigore 544, tra cui anche ';le cosiddette eliminazioni segrete"545, per cui furono, sotto il controllo del residente della città, il capitano d'artiglieria cli complemento Gioacchino Corvo, occultati cadaveri di persone giustiziate senza che il fatto fosse notificato alle autorntà superiori.
PRIMAVERA
1937: LO SCIOA
A gennaio, dopo la conclusione delle operazioni nel Salalé condotte eia Tracchia, la situazione nello Scioa nord orientale era la seguente: nel settore di Ficcé la situazione non era del tutto sistemata in quanto nella vallata ciel Mugher rimanevano liberi ligg Hailé Mariam Mammù e balambaras Zaudé Abbafardà al comando cli circa 800 uomini assolutamente ben armati, mentre nell'Insarrò il meslenié nominato dallo stesso Tracchia, fitaurari Ambau Gulletié si sospettava favorisse i nuclei ribelli. Nelle zone di Ancober e Debra Berhan la situazione veniva data come add irittura "ottima", ma la pace non sarebbe durata a lungo. Nel Mored e nell'alto Girù si muovevano con agio Abebé 1\.regai, il fitaurari Zeudù Abbacorrà, il grasmac Zeudé Asfr1u e il degiac Mesfin Scilesci. Il Tegulet, invece, era soggetto al dominio dei basciai Uoldié Teghegné e Tesemmà Erghertié e del balambaras Bescià Ailé . Tracchia calcolò che complessivamente in quelle due zone ci fossero oltre 3.000 uomini dotati di un buon numero cli armi automatiche. Nel difficilissimo e impervio settore dello Scianò-Coromasc si muoveva Gimma-Samberié con circa 800 armati; quello di Debra Sina poteva essere diviso in due zone: l'Auasc era tranquillo, mentre il Mens vedeva la presenza del degiac Auraris, unì' ·13 Nel Sornaliland bri1 ann ico, per c 1pi re come and avano le cose nei paesi vicin i, a c.i usa dell'omicidio d i un n~s iclen1.e, gli inglesi avev,,no fucilato °158 ind igeni e cl isr.runo il villaggio di l{i:;ibi, dr. C. Poggiali, IJiario ,101, Longanesi, tvl ilano, 197 1, p. 192. La nor i zia appare sul suo cli ario in data LI .3. I 937. ;a• AUSSME, Fondo D-6, OS 63, rei. n.37298 firmar.o Graziani elci 30.7.19.17. Graziani aveva preso l'abillldi ne cl i segnalare n mi i provveclilllenti cli rigore presi a Lessona, i nsieme alle moti vazioni: per fare un esclllpio emblematico, il 27 luglio egli indicava in u n telegramma tutti quelli del Illese, una quaranti na che si anelavano ad aggiungere alla l ista " nera" che al 25 luglio contav,1 1.878 morti; colllc in ASDMAI, II, posiz.181/56, fasci colo 267, rei. n.36920 firmato Graziani del 27.7 ]937. <4< M. Doni in inni, La repressione ih1/ia11a nella rep,ione di Bahar nahr. cil., p. J 65.
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cialrnentc non m maro contro gl i italiani, ma schierato dalla parte dei patriots. Alla fìne di febbraio di quell'anno, pochissimi giorni dopo l'mccntalo, il generale Tracc hia diramò una serie di o rdini e.l'azione estremamente chiari, riguardanti le operazioni di polizia nel Tegulcr e nel Mens. Era necessario eliminare quelle forze nemiche co n operazioni di grande polizia coloniale, agendo prima nel TeguleL, tenendo come obieuivo pricipe Sa la Dingai, e poi nel Mens, con o biettivo Afgarà; ma per far sì che le operazioni fossero funzionali allo scopo, bisognava muoversi in un p rimo tempo in massa, riservandosi in seguito, e a seconda del bisogno, cli rastrellare le zone che lo necessitavano con una o più colon ne. Tracchia dispose che a prendere parte all'a7.ionc fossero: Comando II brigata indigeni Battaglioni indigeni: TV, V, X e 3·' balleria dellél brigata Gruppo artiglieria Chiarini(] " batteria cannoni e l'' batteria bombarde) l batraglione del Gruppo Circne (Console generale Gatti )
1 battaglione della 215" CC:.NN.(C:onsole Otica) bande irregolari di Debra Sina, Debra Berhan, Ancober, Scianò bande dei capi del Tegulet, Guna Gunit e Debra Sina. Il piano operativo di Tracchia era chiaro: da una pmte (Mugher e lnsarrò) lasciare il colonnello Garelli con l'Xl brigala, menrrc nel Morecl e Girù mettere alle calcagna cl i Abebè Aregai il colonnello Tosti con la VI b1igata, dall'altro distruggere i covi dei nemici nel Tegulet ed eliminare la resistenza passiva di Auraris allraverso i due figli, grasmac Uostnié e ligg Scjum, che già si erano sottomessi agli italiani . Le operazioni vere e proprie iniziarono il 28 gennaio 1937. Con la II e la V I brigala indigena, provenie nti dal Salalé, si iniziò il concentrame nto, terminato una seuimana dopo, nel senorc orientale dello Scioa. Le forze agli ordini di Tracchia erano d i 16.125 uorn.ini. divisi setto re per settore 5·Ì6 . " • DEBRJ\ SINA: 215·' lcgiont' CC.NJ\'. e banda irrcgobre - 3.290 uomini A \/COOER: Xl[[ b:111aglione indigeni e lxinda irrcgol;ire - 815 uomini DI\B RA JW.HHAN: I l brig,tta indigeni ksdusi V e Xlii h auagliom:} e 352·' legione - 3.700 urnnini VI brig,tta in marcia 1VIEND1D!\: j6;1° ballaglionc CC.KN. - 599 uom ini SCIANO': Gruppo "Cirene·· (esclusa b :i52· legio ne CC.N\I. di stanza ,1 Del >1~1 Bc·rhan} - l..i.3() uomini; V hallagliont' indigeni (esclusa una compagni:1) - 750 uomi ni; un:1 band a irregolar<:: - 249 uomi ni l'l tCE': 11" l>rigata - 2.990 uomini prt:.\idio tORO.\lr'\SC: P compagnia del V han:iglione indigeni - 202 uornini: (·omc· in Al ·ss.\lE, Fondo D -6, DS 57. come n~lla Reluz /011e 'fi't1t.:cbia, m arzo 1937.
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GmD-il10RliD
Fonti certe avevano dato Abebé Aregai, Zeuclù Abbacorrà e Mcsfin Scilesci pronti ad attaccare al fianco la VI brigata in marcia da Gurrenié su Dennebà. Tracchia ordin<'l al colonnello Tosti cli svoltare a nord. Q uando il 30 gennaio la colonna venne fatta oggetto cli colpi d'arma eia fuoco , la reazione fu durissima : tutti i villaggi della zona, sotto il dominio di Abebé Aregai vennero rasi al s uolo . li giorno dopo, nel primo pomeriggio la colonna Tosti riuscì ad agganciare il nemico, forte cli fucili e mitragliatrici e cli uomini dell'ex guardia imperiale. L'attacco cli Abebé Aregai fu deciso e coraggioso, ma non risolutivo: lasciò sul terreno 117 morti, oltre al ferimento dello stesso Abebé, cli Zeudù Abbacorrà e anche di Mesfin Scilesci, morente. I superstiti si mossero velocemente verso l'Uoigiret, uccidendo un fedelissimo degli italiani, degiac Mescescià Uonclì Tuonclè Belai, oltre ad altri ciel s uo segu ito. 0Pl:RAZJONJ NJ::LL 'ALIILTÙ
Contemporaneamente a questa operazione a ovest della camionabile, a est veniva compiuta un'intensa propaganda politica per cercare e.li portare da parte italiana più abitanti possibili, "erogando premi ai capi fedeli e scendendo con larghezza cli sussidi e costante opera d i giustizia verso le classi più umili, i cui figli combattevano con tanto accanito valore sotto la nostra bandiera"547 . I confini del territorio sottomesso erano stati affidati a paesani armati, estremamente attenti proprio perché la posta in gioco era alta : le proprie case e la propria terra. Furono loro ad infliggere ai guerriglieri gravi perdite, anche a costo della propria vita . L'attacco a Gimma-Sembetiè fu portato avanti da tre colonne di cui due di Camicie Nere, con compito frontale e agli ordini del console generale Gatti, mentre la terza, cli reparti indigeni e comandata dal colonnello Quirico, con un aggiramento ad ampio raggio avrebbe colto di sorpresa il nemico. È emblematica una frase cli Tracchia: Erano al seguito delle nostre truppe numerosi indigen i armati, sia pure solo cl.i bastoni, ansiosi di potersi vendicare, non appena la vittoria avesse arriso alle nostre truppe , dei soprusi e delle angherie subite ad opera d egli schieran i di Girnma-Sembetié548 .
Il tributo di sangue che soprattutto le truppe indigene furono costrette a pagare non fu eia poco, anche a causa dei numerosi corpo a corpo, ma 517
;,s
!bid., p. 5. !bici., p. 6.
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Gimrna, anch 'esso fe rito da una scarica d i miLragli atricc fu costreLtO a scappare. '·Per rurta la notte gli impervi dirupi della zona risuonarono del lame nto de i loro fe riti'' . Tra i morti "italiani " anche lo sciumbasci 'fesgai Uoldù al quale Tracchia dedicò queste parole, retoriche, ma c he possono aiutare a comprendere il contributo cli questi uom ini alla causa italiana: Legge ndario combatte nte cl i T.ihia e d'Etiopia, promosso per merito di guerra e decoralo con 4 medaglie: a l valore; nonostante il fuoco spiera1·0 cli una mitragliatrice nemica che lavorava come una falce, a capofitto, alla cesta dei suoi ascari, se: ne lanciav,1 a ll'assa lro e pagò con la vita il suo arclimento'l'19 _
La sorte che toccò ai villaggi c he, invece, avevano sostenuto il nemico, fu la classica ciel "metodo Graziani'': rasi al suolo e bruciati per evitare che tutte le a rmi nascoste potessero essere utilizzare in seguito 550 . ON!RAZJON! Nlil JV[UGHJ:R
Le operazioni in questa zona , compiute dall 'XI brigata, avrebbero clo\'1.Jto pri ma isolare Hailé Mariam Mammù e poi eliminarlo. È indubbio che se in termini s rrategici il piano no n presentava alcuna stranezza, sul piano morale esso ern sicuramente discutibile: la vallata era famosa per la sua bellezza, ma se r er stanare il nemico fosse stato necessario "tutto doveva essere distrutto senza che vi rimanesse pietra su pietra "551 . Il 10 febbraio, le rrnppe del colo nnello Garclli misero subito il nemico in difficoltà , distruggendo circa 500 tucul in poche ore. La seconda parte dell'attacco avvenne il giorno 15, d opo che Hailé Mariam MammC-1 s i era messo a razzia re i sottomessi , mentre il suo collaboratore, il balambaras Ze uclé Abbafarclà, aveva u cciso Ale mù Gabricies, "il personaggio ciel clero cli Debra Libanos a noi più devoto e che tale devozione scontò con la vita". Tra il 14 e il 15 gli uomini di Hailé Mariam Mammù avevano inv,1so il paese di Arrò, "per punirlo della sua fedeltà alla nostra causa": ma la popolazione, armata , contratmccò, infliggendo loro grosse perdite, "il balambaras Jacià, catturato in combattimento, venne fatto a pezzi". TI 18 febbraio, la banda ciel fitaurar i Alcmù Aghersà, allemo italiano, lanciato di sorpresa dal colonnello Garclli, infliggeva loro 20 morti e faceva 6 prigionieri, fucilati il giorno dopo sulla piaaa di Ficcé. Le pattuglie lanciate all'inseguimento dei fuggiaschi, rinvennero sul terreno i morti della barwglia cl.cl "IO: lutri gli ascari libici e rano stati d is,,., Jbid., p . 7. ,~, Trnc:chia t·onfenna il fano che i lucul all'interno fossero stip;11i di anni. "' Jbid., p. 8.
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sepolti e seviziati. Hailé Mariam Mamrnù si spostò dal Mugher al Mullò, rinforzando le proprie fila con circa 300 transfughi da Addis Abeba e fucili e mitragliatrici. OPERAZIONI NEL T EC:ULET
Dopo la pacificazione ciel Salalé e ciel te rritorio a est della camionabile , dove la stessa popolazione aveva assunto un atteggiamento aggressivo verso coloro che li ra zziavano, gruppi di guerriglieri, ma anche predoni, erano anelati verso il bacino de l Mofer, a Sala Dingai, ne llo specifico. La grande operazione di pol izia ebbe inizio il l 5 fe bbraio attraverso tre linee direttrici: De bra Sina (CC.NN.) a ttraverso Tarmaber, Debra Berhan (II brigata) attraverso Enda Ghcorghis; e I'v1enclicla (VI brigata) a ttraverso il Teguler. Il movimento parallelo delle tre colonne era inteso ad accerchiare il nemico. A causa pere') dell'attentato a Graziani , Tracch ia si trovò improvvisamente senza la \il brigata (tranne la sua artiglieria e il Xlll battaglione) e pertanto costre tto alla sola vigilanza . Nella seconda metà del mese, voci sempre piC1 insistenti e.lavano per certo il raduno a Sala D ingaì di 3.000 uomini, tra cui un 200 ex regolari con uniforme e una ventina di disertori. Essi non ubbidivano a un unico capo, ma erano organizzati sotto le insegne cli Zaudié Asfau, Zeuclù Abbacorrà, Abebé Aregai, balambaras Descià, basciai lJolc.liè e Tesemmà, ligg Ailò Aielé, ligg Destà, aiutati a nc he dal degiac Aura ris. F.ra necessario re ndere sicura la ca m ionabile, e soprattutto sedare i focolai del Tegulet, in quanto le zone un tempo sotto il controllo di Gimma-Sembetiè e cli Hailé Mariam tvlamrnù erano ormai tranq uille. Pe r ragioni date dal terreno l'o perazione avrebbe dovu to essere condotta da un'unica colonna con un'avanguardia solida e pronta a portarsi immediatamente sui costoni antistanti il Tarmaber. Al s uo comando venne posto il tenente colonnello Gaibi che, il 22 febbraio, iniziava il movime nto e la distruzione e.li rulli i paesi che avevano appoggiato la rivolta intorno al vallone Zingherò Ghebié e all'amba Bctterghié. Nonostante i ribelli si fossero asserragliati in posizioni cli favore, i morti da parte italia na furono sol tanto cinque; in tutta risposta il nemico incenc.lic') i tucul dei paesi sotto messi e attaccò i cantieri .stradali. li 26 e il 27 l'avanguardia continuò il rastrellamento dei costoni;~2 a ovest della camionabile e elci valloni adiacenti incendiando i tucul di rutta la zona, coadiuvata anche dall'aviazione. Il 1 ° marzo la camionabile poteva dirsi sicura. Parallelamente Tracchia colpì i 3.000 uomini disposti nei territori d i De bra Sina, soprattutto grazie all'azione della banda cli Scianò. Va d etto che, in "' Generalmente per il bomba rdamento aereo sui costoni ve nivano u tilizza ti ;;pczzon i eia 2 kg.
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tutti questi casi, le truppe ebbero il pieno appoggio della popolazione che aveva accettato il governo italiano: non ci fu una volta in cu i essa non combatté e non ebbe i suoi morti; mentre tulli i ribelli catturati con le anni alla mano vennero fucilati sul posto. L'8 marzo Tracchia, ceduto il comando del presìdio di Debra Berhan al console generale Gatti, sposLò il comando tattico a Gur Sellassié. Informazioni concordi davano via libera sino al vallone di Gallauasci~i, l'estrema depressione dell'altipiano prima dello sperone di Sala Dingai, dove era concentrato il grosso ciel nemico. L'accerchiamento avvenne mtraverso due colonne e una riserva: a destra la colonna Gaibi (IV e V battaglione, bande Scianò-Debra Sina e Ancober e gruppo Chiarini), mentre a sinistra la colonna Pucci (X battaglione, banda Debra Berhan e ITI balt.eria indigeni). Riserva invece erano il 363° battaglione CC.NN. , e la batteria d'accompagnamento del gruppo Cirene. La repressione fu durissima ed ebbe termine solo il 14 marzo, quando Tracchia ebbe la certezza che il giorno successivo il clero e i notabili di Sala Dingai si sarebbero sottomessi. Cosa che peraltro avvenne puntualmente. li movimento avversario, d'altro canto, continuava. Degiac Auraris non si presentò per la sottomissione a Sala Dingai perché "infermo", il che era plausibile vista l'età decisamente avanzata . A quel punto Tracchia decise cli spostarsi da Sala Dingai verso il Tegu let: nel pomeriggio del 18, la colonna ai suoi ordini giunse a Sahsit, ricevendo la sottomissione di molli villaggi, ma non di quello del distretto d i Bircà che venne raso al suolo coi suoi 650 tucul, mentre 202 abitanti vennero uccisi. La conclusione ciel ciclo operativo del Tegu let avvenne il 23 marzo, come testimonia lo stesso Tracchia in un brano che ha destato parecchio scalpore: TI Tegulet ebbe eia me tranamento che meritava . Laddove il nostro governo ricevette d.:i pa rte dei notabil i, ciel clero e della popolazione, schietto atto di sottomissione suffragato da versamento armi, seguii le note direttive cli clemente giustizia, ove invece esistevano i focolai cli rivolta, ribelli ed irriducibili, procedetti col ferro. e col fuoco: in un territorio cli 500 kmq. non l asciai p ieLra su pietra; oltre 40 villaggi distrutti; oltre 4.000 tucul incendiati. Le nostre perdite segnano 31 morti e 38 feriti. Dell'avversario vennero contati sul terreno 212 morti, mentre :-396 ne sono stati fucilali . Le anni catturate durante questa operazione di polizia comprendono 5 mitragliatrici e 1.758 fucili 553 .
Graziani, il 25 marzo, comunicò a Lesse.ma com'erano anelate le cose, riprendendo pari pari le parole usate eia Tracchia: ss;
ALJSSME, Nelo:zione Trcu;cbia, cit., p.23.
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TeguleL ha avuto trattamento che meritava. Là dove Governo ricevu to sottomissioni, suffragare da versamento arm i, fu agito con oculata clemenza. Ove invece esistevano irriducibili ribelli et focolai rivolta est proceduto ferro e fuoco. Per oltre 25 chilometri non est rimasta pietra. Oltre 40 villaggi distrutti; oltre 4.000 tucul incendiati; perdite nostre: morti 31, feriti 38 [ .. 155'' .
Il concetto, nell'ottica cli Graziani era chiaro: qualunque paese avesse in qualunque modo aiutato o sostenuto i ribelli non poteva essere graziato e, costituendo un pericolo ed un ostacolo per l'occupazione, andava inesorabilmente eliminato. La tecnica era quella antica cli fare terra bruciata intorno al nemico che, ovviamente, non essendo sostenuto da un governo ufficiale con mezzi e denaro doveva basarsi unicamente sull'appoggio della popolazione. li 28 marzo Tracchia, accusato in seguito al ritorno del negus cli crimini cli guerra555 anche a causa cli questi avvenimenti, us ufruì di una licenza ordinaria coloniale e lasciò il posto al generale Maletti in cui, comu nque Graziani aveva piena fiducia, come testimoniano le sue parole: [...] Date q ualità eccellenti generale Maletti sono sicuro che cambio guardia non rappresenterà crisi aku na 55<'.
Graziani, rivolgendosi ai comandanti impegnati nei vari cicli operativi dello Scioa, ebbe modo di affermare: Seguo con viva attenzione e passione il vostro lavoro che deve concludersi nella sottomissione assoluta dello Scioa costo anche radere al suo'lo fino all'ultima casa ed eliminare tutti coloro c;he non intendono deporre le armi. Faccio pieno assegnamento su vostra capacità, spirito fascista e decisione. Rammentatevi, al di sopra di tutto, che ogni fa lsa pietà è delitto verso gente decisamente ostile nostro dominio. Che dobbiamo invece affermare al più presto per essere pronti ad altri eventuali avvenimenti. Cardini essen~iali: disarmo assoluto popolazioni; eliminazione di rutti i capi; impostori, stregoni,
;; , AUSSME. Fondo D-6, DS 56, tel. n.15287 finn.Ho G1~,1ziani, dd 26 rna rzo 1937. Ian L. Ca niphell e Degifc Gabre-Tsaclik util izzano lo stesso tclegramm.i , ornettendo pe1ù una parte fondamenrale (tanto più che si sl~ parlando cli operazioni di guerriglia e ù i conrroguerrigl ia): ovverosia il fa tto die al le popobzioni souomesse non fu tort<.> un capello. Si veda I.a ,·epressionejètsci.;tcr in Etiopia: fa ricostruz ione del 1nassm;ro di Debm Libcmos, in "Studi Pi,icen1ini'', n.21, 1997, p.89. Segnali,1111<.> 1111che una discordan1/.a fn1 Tracchia e Graziani riguardo ai dati dell'e~tensione dell'operazione. s<5 i ll lista n.80 d elb Cornmissione per i Crimini cli Guem1 delle Nazion i Unite comienc i nomi di 10 ital iani accusati di gravissimi delitti, in Min isuy of Justice, I >ocwneuts on llttlian War crimes, voi. .1, Addis Abeba. 1949, p. 2. AUSSMF., Fondo D-6. DS 56. tel. n.15711 finrnito Ci1m.iani del 26.3.1937.
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Cattucchieri, Falsi p rofe ti, ccc.ecc. la conquista è conquisLa e dopo avere sperimemato per un anno intero le forme della generosità ecc. . a cui si è risposto con le bo mbe, non rim ane che la legge del taglione ·'occhio per occhio; dente per dente·,;;-_
È indubbio che le operazioni di polizia coloniale''\ fatte con questo spi-
rito, lasceranno un segno profondo sulla popolazione che non aveva voluto sottomettersi , agitando gli animi a tal punto che tra l'estate e l'autunno successivi avrebbt: preso forma la più grossa rivolta da lla nascita dell'impero, quella dell'Am ara con epicentro ne l Goggiam. Wvolta che, sostanzialmente, costerà il posto a Graziani.
LE OPERAZIONI DI M.A.LEnr NEL M ENS
Il documento n. 27 della pubblicazione sui cr.i mini d i gue rra italiani, presentata dall'Etiopia nel ·1950 alle .\Jazioni Unite, ripon a le intenzioni cli Graziani, espresse a Nasi , dopo Lme ntaro su bito a febbraio riguardo alla sorte elci notabi li dell'Amara e degli ex capi militari: Ordino che essi siano immcdiata111ente fu cilati in accordo con le d irettive del Duce, ribadite migliaia di volte e ancora inosservate da molti. È ora dì finirla. Sua .Ecccllem~a forse dovrebbe considerare che coloro che banno atLcntato alla mia vira - la quale sebbene sia miserabile rnppresenta l'Ttalia - erano tutti notabili abissini nella stessa posizione dì chi ha ricevuto il perdono in varie occasioni.(. .. )Non potrebbe cssere 'trovata occasione migliore per sbarazzarsi cli l o ro 559 .
E d'altro c~tnto il generale Nasi ordinò che tutti i guerriglie ri , sia che essi fossero in azione, s ia che si fossero costiruiti dopo aver abbandonato le proprie formaz ioni o i fuggitivi isolati o addiriuura quelli che si celavano fra la popolazione, tutti dovevano esse re uccisi, escluse don ne e bambini , ovviamente51'.'°. Questa direttiva è esemplitìcativa d i una situazione di estrema tensione e prova ne sono i te legrammi che lo stesso Nasi invierà gli an ni successivi, dopo l'arrivo di Amedeo d'Aosta, nei quali, a proposito dei ribelli cmturati , veniva ordinato che asso lutamente no n fossero giustiziati , ma rra,.. ASD,'vl,\I , Il , po, iz.181/40, fascicolo 195, td. n .24?23 fìrmam G raziani ck:1 14.5.1957. 1" AUSSME, Fond o D-6. DS 57, Refaz io11e Tmcd1ia, cit .. pp. 25-26. "'' i\linisny of Jusricc:. /Joc11me111s 011 llalian \\"f tr Crimes, dc., p.17. "'" lhid., p. 56.
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sferiti nei campi prigionieri proprio per "sfatare la leggenda che le nostre truppe non risparmiano neanche chi si arrende" 56 '. Per fare un esempio, il 18 aprile 1937 il negraclas Aresghier veniva ucciso e fatto a pezzi insieme a due gregari dell a banda d i Ancober, mentre ritirava le armi nel villaggio di Daulié. La vicenda però non era chiara in quanto erano sorti n umerosi dubbi s ulla lealtà del vice capo della stessa banda, il balambaras Zanibù, da alcuni accusato di essersi voluto vendicare ciel negradas. TI sottotenente Zaccaria, vice comandante della banda, si era all ora mosso verso il villaggio per controllare personalmente come fossero andate le cose. Tre giorni dopo, a mezzo staffetta, arrivava una s ua lettera in cui egli si diceva asserragliato su di un'amba quasi inaccessibile, circondato da p iù di un migliaio cli uomini e a corto cli viveri, in attesa di un attacco in massa. A quel punto il generale .Maletti decise cli partire per portare soccorso all'ufficiale, alla testa di due battaglioni colo niali e cli un gruppo cli due batterie alla volta di Assaghertì. Dopo 10 ore e.li marcia il generale raggiunse il luogo, ma il sottotenente si era già mosso alla volta cli Ancober, lasciando sul luogo il degiac Asfau col compito di compiere azione politica, ove fosse sta to possibile. Maletti non perse tempo e, dopo aver preso degli ostaggi, ordinò al capo della chiesa loca le cli far venire i capi della zona entro le 7 della mattina successiva, altrimenti avrebbe incendiato i tucul dell'intera vallata. La mattina del 24 si presenrnrono alcuni capi del posto, ma non quelli cli Daulié: l'intero villaggio venne distru tto: 680 furono i tucul bruciati, 202 le persone uccise, con l'amara consolazione che la chiesa non venne toccata. A fine aprile 1937 il Mens non era ancora stato battuto dalle truppe italiane. Le formazioni ribelli che vi operavano erano n umerose, agguerrite e faceva no capo al degiac Auraris Du llù e ai suoi figli: Abebé, Scioan Ingazau, Telae, Tafarrà, Uonclaferrù e Gascia Abezà . Le infonnazioni italiane aggiungevano poi il nome cli Abebé Aregai, con una massa cli circa 4 .000 armati . Il nemico era appoggiato da briganti veri e propri e dai paesani Zlel Quallà, la zona delle valli e del bassopiano; mentre la popolazione d ell'altopiano aveva in parte già versato le armi e si era mostrata, se non proprio favorevole agli .italiani, almeno indifferente. Il piano di Maletti era chia.ro: eliminare le formazioni armate nemiche, eliminare i favoreggiatori, "punire esemplarmente i villaggi che si misero coi ribelli"562 e dare alla regione un'organizzazione politico-militare e un inquadramento generale . Un problema pratico era dato dal fatto che, volendo poi controllare tutta la regione, le bande lo' "' !bici., p .4-1. 2 ' '·
AUSSME. Fondo D -6, DS 59, tcl. n.1537 finnato 1Vlalctti d el 29.-1.1937 e prospetti in appendice 23.
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cali dei capi, dei residenti, oltre a quelle irregolari, non bastavano: era necessario incrementare gli uomini dell'Anna. Sarebbero quindi state necessarie più stazioni dei carabinieri reali per il controllo quotidiano della popolazione e della resistenza. Solo a quel p unto ogni stazione sarebbe stata supportata da una banda locale in grado di agire in caso di bisogno. Le settimane successive era apparso che anche la popolazione dell'altopiano, prima favorevole agli italiani, aveva fatto causa comune con quella del Quallà: era pertanto necessario agire il p rima possibile per cercare di arginare il problema: il 10 maggio Maletti entrava nel Mens a nord di Debra Berhan, forte cli sei colonne, uccidendo 244 nemici e bruciando 1.707 tucul 563. L'atteggiamento aggressivo dei comandanti veniva confermato dallo stesso Graziani in un telegramma del giorno dopo: J'v1i compiaccio vivamente ancora una volta per il modo conclusivo con cui procede il d isarmo et opera polizia ne ll'occidente. Nolo ormai con piacere come coma.ndanti eliminano senz'altro tutti coloro i quali domani ci sarebbero certamente dannosi 561 .
E in effetti le operazioni cli quei giorni nello Scioa avvennero all'insegna dell'annientamento cli tutti coloro che non si erano voluti sottomettere. Il bollettino dell'l 1 maggio, ad esempio, cita in un solo giorno, in segu ito ai movimenti effettuar.i dalle colonne Angeli, Quirico, Cappabianca e Costa565, ben 374 morti e 2.329 tucul distrutti566 A loro si era aggiunta una colonna leggera formata dal IV, IX e X battaglione e dalla 3" batteria della banda galla di l'vlohamcd Sultan agli ordini del maggiore Boglietti per agire sul fondo valle del Mofer ad una temperatt,ra canicolare. A conferma dei metodi rigorosissimi le parole dello stesso /vialetti: [.. .l Espressiione inesorabile che habe[ portato distruzione interi distretti Manli l\ilarnamedir et Denghezé et quella .i n atlo che sterm inerà in pochi giorni tutto Lalamedir terre decisamente ribelli et infide dove tutti i capi riunitisi nel la chiesa Riché Sescù giurando morire prima souomettersi si ripercuoLono salutari ovest et nord Mens dove capi clero et popolazione finalmente convinti continuano a presentarsi versando armi%7 . ,<,.\ AUSSìVIE, fond<"lf).6, DS 59, tel. n.1882 firmato Maleui ciel 10.5.1937. ~,; A l lSSME, Fondo D-6, DS 59, rei. n. 21317 firrna1.o Graziani dell" l 1.5.1937. •,<;·; l'er chi volesse: approfondire i movimenti della colonn:1 Costa: AUSSME, Fondo D-6, DS 506, fascicolo 71/ 1, Comando Co/orma Costa, Diario Storico 14 aprile-30 giugno 19.? 7. %<• i\USSJVJE, Fondo D-6, DS 59, tcl. n .24375 l'innato Graziani dell'l 1.5.1937. ;.,, AUSSME, Fondo D -6, DS 59, tcl. n.190<) l'irmmo Maleni dell'l 1.5.1937.
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L'aviazione stessa aveva avuto modo di osservare il lavoro compiuto dalle colonne leggere del generale Maletti: dall'alto si distinf,ruevano benissimo i tucul in fiamme. E, d'altro canto, anche il nemico non aveva pietà coi prigionieri: Avversario che ha subito perdite non precisate ma considerevoli ha dimostrato eccezionale ferocia contro i nostri gregari56H.
Il sistema e ra lo stesso, una manciata di giorni dopo Nasi denunciava lo strazio fatto il 9 maggio sui gregari cli una banda: (.. .) Trecento ribelli avrebbero occupato Robe in territorio Galla Sidama trucidando gregari banda Bellotti5M.
Il bollettino del 12 maggio rendeva ancor più l'idea dei metodi durissimi usati da Gra ziani, in virtù di un concetto che tendeva a ripetersi: alle popolazioni sottomesse nulla sarebbe stato fatto, mentre quelle che, in un modo o nell'altro, si erano 1nacchiate fornendo sostegno all'avversario, sarebbero state inesorabilmente punite. Il telegramma inviato da Graziani al Ministero dell'Africa Italiana e avente come oggetto le parole d i Maletti non lascia alcun dubbio sui me todi usati : Tutto corso Mofer est ormai esplorato et regioni sulla sua destra a noi ostili sono state distrutte. Colonna Costa accampa at Tamanonzi, nel centro cli tale fe udo ciel clegiac Auraris. Non est rirnasta di Tamanonzi pietra sn pietra et, nonostante vivace reazione ribelli, Lalomedir est in fiamme . l.. .] Perdite ribelli: morti 346. tucul clistruni 1.100570.
Le operazioni continuavano in un crescendo di distruzione: il giorno successivo, per le stesse colonne operanti, venivano denunciati 319 morti ribelli e 2.950 tucul ince ncliati571 . Bisognava impegnarsi al massimo per pacificare lo Scioa: sarebbe stato necessario promettere la salvezza 572 ai nemici restanti e, se necessario, arrestare anche i p reti dissidenti. L'opera cli ripulitura e.li «.x AUSSME, Fondo 0 -6, DS 59, ccl. n .24558 lìnnato Gr.iziani del 12.5.1937. ·;,,, AUSSME , Fondo 0 -6, DS 59, tel.n. 3988/ 0P. Ci rma10 N;isi del 14.5.1937. ·;,., AUSSlvlE, Fondo D-6, DS 59, tel. n .25102 firma1.0 Gmzi:ini del 15.5.1937. "' AUSSME, fondo D-6, DS 59, lei. n .25208 firmato Gm1/.iani d!:!1 16.5.1937. m AUSSME, Fondo D-6, .DS 59, lei. n. J.6/ 52 firmato Maleni del 16.5.1957. Nel td n 259 19 dd 20.5.19.17 fi rmato C; ra:r.ian i !:! i ndirizza to al J.essc.>na, i l viceré omette la cl iscruziom~ d!:!ll!:! chiese. In questo s!:!nso J'attcggiamemo di Grn iani è inspiegahilt!, anche perché p o i in u n'altra occ:Jsio ne, poco dopo, dbpose che nella zona d i M:mg.isci,ì fosse raso al suolo tu l to tran ne l'ab itazione clell'al.>una, cfr. AUSSME, rondo D6, DS 59, tel. n.26944 firnrn to Graziani ciel 26.5. .1.937.
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Maletti continuava imperterrita raggiungendo , probabilmente il suo apice, a metà maggio, quando si poteva con certezza affermare che il Mens aveva RicevuLo dura e salutare lezione che meritava . O perazioni militari iniziate sette corrente possono considerarsi compiute con pieno successo. Repressione risparmiò solo paesi al no i favorevo li dimosrrando inesorabile rigore contro quelli a noi ostili. Tutte proprietà famiglia Auraris cui capo degiac A.uraris si era assunto ruolo sedicente negus in sostituzione Iiailé Sellassié fuoriusciti sono stati distrutti. Ribelli inseguiti raggiunti avvinghiati nella valle eia nostre forti et agili colonne subiscono perdite gravissime et hanno constatato che fosse et d irupi ritenuti asilo sicuro et a noi inaccessibili non cosrituiscono ostacolo ar nostra repressione. Azione militare cede da domani at quella politica intesa normalizzazione situazione integrandola con diretto controllo militare. Ho affidato questo compito at maggiore Boglietti esperto coloniale che accampa con la sua colonna (4° e 9° [sic] brg.colo n. 3" batteria coloniale) at J\ilolalè nel cuore del Mens. Periodo operativo si compendia seguenLi cl.ari. Ribelli uccisi: 2.491 tra i quali una cinquantina cl i capi et notabili at no i decisamente ostili. Cattura.ti due cannoni, tre mitragliatrici, 1 229 fu cili. Oltre at ingente materiale bellico rappresentato da proieLLili per cartucce per an ni portatili, polvere, ecc. Chiese distrutte 321. Tukul bruciali 15.302. Pe rdite nostre. Morti 30. Feriti 71. Esiguità nostre perd ite in confronto quelle avversarie deve ascriversi nostra grande superiorità fuoco abilità manovra reparti et loro slancio travolgente. Contegno ufficiali et truppa encorniabile 5ì 3 .
Nonostante la volontà di scovare il degiac Aurnris in una caccia metro per metro, caverna per caverna, egli risultava introvabile. Prop rio il 15 maggio Grnziani 574 si complimentava con Maletti per il contegno tenuto d urante quel ciclo di polizia coloniale, ma se ben ricordiamo, al momento del passaggio del testimone da Tracchia allo stesso .Maletti il viceré aveva espresso le sue buone speranze per il nuovo arrivato . Successivamente lo stesso Graziani, scrivendo a Lcssona, aveva specificato che il ciclo operativo comandato e.la Maletti non aveva raggiunto "completamente gl i obiettivi p refissati";7 ;: a A l l SSME, Fondo D-6, DS 59. tel. n. 15/ 5/ (i OP finn,1w Malerri del 16.5.1937. Le pa role dello stesso Maleui vennero ripmtacc anche da Graziani , dr. AUSSM E, Fondo D-6. DS 59, rd . n.25919 fi rmmo Grazh1ni del 18.5.1937. Anche gli storici Campbell e G;1bre-Tz,1cl ik citano quesro relegmm111;1 m neuenclo però il sol ito aspe11.o del le popob1 zio ni sottomesse e pertanto risparm i,ite (blla rapp resagli;1. Nonosta nte l,1 g rnvità dei fo 11.i commessi .in terrn in i umanit;iri , è. inù icmivo che si si;i volurn omettere un simile particolare. Ri pon i :m10 comunque il testo intcgr,i le i n appendice 24;,., A USStvlE. Fondo D-6, DS 59, tel. n. 25969 fi rmato Grnzi,1ni del 15.5.1937. ,,s ASDM!\J, 11, pnsil .. 181/ 60. fascicolo 195, rei. n.31094 tì rrnaro Graziani del 20.6.1937. Lo s1 esso rclcgr;1m rna è p resentt! anche in ACSS,vlA, Fondo AOI , bust:J 12. , 1;
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causa del mancato invio tempestivo delle truppe del comandante Garelli, la rnanovra su Noari non aveva funziona ro 576, permettendo all'avversario d i fuggire verso il Mugher, il Ghindaberet e il Nilo e di arrivare in numero cospicuo nel Goggiam: dato questo da non dimenticare per i mesi che sarebbero venuti. La cosa "buona", secondo Graziani, era che le truppe erano per la prima volta entrate in territori ostili, dove la popolazione aveva fatto causa comune con i ribelli. In quella situazione È superfluo che io insista su questa necessità così evidente e ritengo che in quel
Governo (Goggiam) ci si debba preoccupare meno cli essere amati che temuti577.
La violenza578 usata in questo ciclo di operazioni e l'accanimento evidente nei confronti della chiesa copta furono particolari. La volontà dei capi era ormai a un punto di non ritorno: meglio morire piuttosto che sottomettersi. E d'altro canto è emblematico un telegramma cli Graziani riguardo a comandanti giudicati senza spina dorsale: (. ..J È evidente che la mia azione personale cadrà nel vuoto se da parte elci
comandanti responsabili s pecie cl.i grado elevato non si abbandoni definitivamente una certa generalizzma tenclen7.a a indulgenza che produce rilassamento disciplina con conseguenze comunicate. lo per mio conto renderò direttamente responsabili LL.EE. Governatori q ualora non attuino il rigore necessario nello elimi nare gli indigeni579 . 76
Il terricorio ci rçoswnte Noari ven iva così des(:riltl> d,1 M aletti: "li c:1posa ldo del la difes,1 è accessi bile per l'atcaccante da un solo lato (est) lungo la scrisda d i lerreno J;,rg,1 non p iù d i 500 metri. Ne sb,1rrn l 'accesso una robusca tagli ata decta trincero ne. Ai lati della su·isd,t slr.1piombi inaccessibili, anche per uomini isolati. Nell'interno notevole nu mero d i tucul sistema i.i a d ifesa e c ,verne in numero impreeis,tto", cfr. in ACSSME, Fondo D-6, DS 60, Investimento e auacco Noarì, firmato ìvi;1letti ciel 31. 5.1 937. Garelli venne duramente ripreso da !Vlal e1ti: "V.S . per avere avuco qualche ferito nelht banda e qualche cl iffìcoh,, d i terre no non ha sapu to raggiungere w ppa prefissasi. Questo non esc guerreggiare est baclaluccare. Intendo d 1e V.S . avanzi risolucamenre su ob bienivi lsicl che le ho orcl inaco. Assiu iri " , cfr. AUSSME, Fondo D-6, DS 60, lei. n .2383 o p. firmaco MaletLi ,t Garelli del 2.6.1937. Dopo poco Garelli s,1 Jebbe staco soscituico con J.o ren7.ini. ' 77 /1,ic/em. "" /v!aletti ebbe moùc.> di scrivere a riguardo dei fedeli c:ollabc.>1~1tori galla, operam i nella valle d el 1'vlofer intorno a maggio: "I.a regione e1,1 terrorizzaca sopratcurco dalla p resenza dei feroci evirntori galla della b,1nd,1 l'vlohamecl Sulcan; quei J.500 uomini armati cli pugnali, cli lance o cli veçchi fucili, agili come seirnrn ie, liberi da ogni vincolo formale tatLi<:o e guidaci dal loro istinto infallibile, scendev;ino ruscellecti g iù per i bu rroni e per gli anfratci p iù scmcesi, c.>ve i p,1esani s'erano rifugiati ritenendosi al sicuro, e ne facevano strage. li pa nico s'impossessò delle genti del .Mens", come in ACS, FG, scatola 31, fasei<:c.>lo 29, so tcofascic.42, Relazione Male/ti: 28 mmzo-30 giugno 1937, fìrm,1w Maletti. Delle bande di Mohamed Su lcan p:1rla anche Umberto Viseui nel suo Ambescì - dalle spalhne al c;c1111ci11lio, S,1nsoni, Firenze, 1955, pp.169-172. Visetci, comanclance cli una compagnia ciel famoso bauaglione Toselli, i11sorse co ntro gli atti vio l~nti e le evirazioni perpetrate dai galla, tanw da riprendere clurameme in un cornl H1ic.i to ufficiale l'operaco df;:) Sulwn. ;;o ASDMAI, Il, pos iz. I SOl/60, fascicolo 195, te!. n.26244 firrnato Gra7,iani del 21.5.1937. '
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Quando il d uca d'Aosta prese il posto di Graziani, alla fine di quell'anno, troppo era già stato fa tto; per poter rimediare sarebbero stati necessari tutta la buona volontà e lo spirito costru ttivo del viceré entrante. Il tempo e la congiuntura internazionale avrebbero fatto il resto.
DEBRA ÙBANOS
Il monastero cli Debra Libanos era uno e.lei più grandi e rinomati centri spirituali di tu tta l'Etiopia. Situato nell'estremità più a nord dell'altopiano dello Scioa, era, p roprio per la sua ubicazione strategica cli fronte alle terre incontaminate del Mens, il luogo ideale per ospitare fu ggiaschi. E Graziani lo sapeva. È probabile che i suoi due attentatori, ambedue eritrei, si fosse ro nascosti lì già il 20 febbraio. Due giorni dopo il generale Tracchia, cli stanza a Ficcé ebbe J'ord ine di muovere contro il monastero, anche se, per una serie d i eventi, primo fra tutti la sistematica distruzione cli tutta l'area intorno ad esso580, l'azione vera e propria ebbe luogo soltanto alla fine d i maggio del 193ì, sotto la guida, come già visto, di Maletti. Graziani aveva avuto modo cli comunicargli le sue idee riguardo al monastero, "covo malviventi, ladri et assassini, che ancora credono poter godere diritto asilo religioso che nostre leggi non riconoscono"58 1• ll 17 maggio erano stati riuniti a Ficcé tutti i comandanti del settore nordorientale dello Scioa, oltre a tre battaglioni coloniali e ai carabinieri cli Ficcé e cli Debra Berhan. Il 19 mattina il monastero venne perquisito, tutti q uelli che con esso poco avevano a che fare , come donne e bambini, vennero fatti uscire e si iniziò a interrogare i restanti monaci e diaconi. Le indagini fatte sull'attentato del 19 febbraio dall'avvocato militare Franceschino 582 portavano a Debra Libanos. Dopo aver fa tto indagini a riguardo e aver arrestato nu merosi favoreggiatori di uno dei capi ribelli, Hailè Mariam Nlammù, nonché probabilmente dei due attentatori eritrei Abraham Deborch e .Mogus Asghedom, era giunto alla conclusione che i monaci erano al corrente dell'attentato e che avevano avuto relazioni dirette con gli attentatori, oltre al fatto che questi ultimi proprio nel monastero si erano rifugiati. Graziani non andava per il sottile a riguardo, Citiamo lo ~rra lcio di lln 1elegramma scritto da Grazia ni a metà maggio e ri portato dalh1 Cornmissionc etiopica per i crimi n i di gllerra italiani. È il 17 1rn1ggio: "[. ..l Raccomando di soffocare senza piecà e di eli min;1re i capi ribelli e i loro seguaci." In Mi nis1.ry of _Juscicc, JICl!ian WarCrimes, voi.I l , Ad dis Abeba,
wc,
1950, p. 13
' "' AUSSfvlE, Fondo D-6, DS 57, tcl. n.17603 firmato Graziani ,1 Maleu.i dell'8./4.1937. , si Min isuy of ] llstk :e, llcilian W'i;1rCrimes. cit., tel. n.109 fir mai.o Graziani ciel 21 .5.1 937.
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[. .. ) Poiché Generale Maletti trovavasi già in luogo al precipuo fi ne di sistemare situazione detto convento covo d i assassini, hriganti et monaci assolutamente at noi avversi (indipende ntemente dal fa tto specifico) ho così telegrafato giorno 19 at sera predetto Generale. Comincia: "25876. GABINETI'O. Questo avvocato militare mi comunica proprio in questo momento che habet raggiunto prova assoluta correità dei monaci convento Debra Libanos con gli amori dello attentato. Passi pertanto per le anni tutti monaci indistintamente, compreso vice priore. Prego dann i assicurazione comunicandomi numero cli essi. Dia pubblicità at ragioni determinanti provvedimento." In conseguenza miei ordini Generale Maletti oggi at ore tredici habet fatto passare per le armi duecent0novantasette monaci compreso vice p riore et altre ventitre persone complici. Sono stati risparmiati giovani diaconi, i rnaestri et altro personale d'ordine che verranno tradotti e trauenuti nelle ch iese di Debra nerhan. [. . .] 583
Una considerazione che certo non cambia la gravità dei fatti, ma che può servire nell'interpretarli: Campbell e Gabrc-Tsadik, nel loro saggio sul massacro cli Debra Libanos tradotto da Gabriella Zucchini, affermano, riferendosi al documento sopra citato e tradotto in inglese che [...] È possibile, anche se non ceno, che il generale stesso (Ma letti n.cl.a.)
fosse tra loro; Graziani avrebhe più Lardi riferito, quello s tesso g iorno, che Maleui era stato "al precipizio, per sisternare la questione ciel m<mastero"5'M.
In nota poi si legge: Si fa qui riferimento alla frase originale "in luogo al precipizio" invece che alla traduzione "on the spot" riportata nella pubblicazione del .!VIinistry of Justice' w'.
Per Debra Libanos, comunque, era finita. E anche per i 129 diaconi spostati a Debra Derhan; il 27 maggio Graziani comunicava a Lessema la loro ss3 Ibidem. Si v1:;da and 11:; i l 11:;l1:;gra rnrna info rmativo indiriz.zato a tessona in J\SDJVIAI, li , po~iz. 181/40, fascolo 195, 1.e l. n. 27019 i'irrnaw Crnz.iani del 16:5. 1937. I. I.. Campbell e Oegifè <~abre-'J'sacl ik, I.a ricostruzione ciel massacro di Debm Libanos, in '"Scudi Piacent ini" , n.24-25, 1998-1999, p.98. ;~; lbid., p.122. >lei testo di Grazia ni, quello originale scritto in italiano e citato appu nco dal Minist1y o f ' 8'
Jus1icc, nessuno si sogna cli p arlare cli precipizi. Gli autori, o b rn1duttrice, h,1nno co nfuso ''precipizio" con ·'p recipuo".
1937. L'ANNO DELLE RIVOLSE
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ucc1s1one: solo 30 ragazzi586 seminaristi furono rinviati alle loro case nello Scioa. Concludeva il viceré: [. .. l In tal modo ciel convento cli Debra Libanos (eia secoli covo di assassini sotto forma cli monaci et che già altra volta durante regno del Negus subì stessa sorte rcr identici delitti) non rimane più rraccia 587 .
SINTESI
Nel 1937 la pacificazione del territorio era ancora lontana, nonostante le affermazioni di Mussolini in Senato; in febbraio era stato indetto un ciclo cli polizia coloniale nel Baie, contro il dissidente Beienè Merid, forte di 3.000 armati. Già eia gennaio, poi, erano iniziate le trattative per la sottomissione di ras Destà che, però, non avevano portato a nulla cli concreto. In febbraio, il 24, dopo un imponente operazione a tenaglia, il ras veniva catturato e fucilato senza apparente necessità. Oggi è possibile fare diverse ipotesi a ri-
AUSSlVlE - Seppellimento cli u n i ndig<:!n<.>. ;,., I due ,tu tori , basandosi sul la testimon ian za cli u n sopravvissuto sostengono che essi non fu rono rimandati a casa, ma al ca mpo cl i Dim,tn<:!. Se attraverso i tel<:!grammi cli Graziani si può ipotizza re u n totale di 452 esecuzioni, <:!SSi ne sostengono in vece tra le J..423 e le 2.033. ' " 7 .M inistry of Justi<.'<:!, !1C11im1 \flar Crimes, cit., te!. n.27.136 firmato Gr,1zi,tni del 27.5.1937.
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guardo, ma non va dimenticato che solo cinque giorni prima ad Addis Abeba, durante una pubblica cerimonia, Graziani veniva gravemente ferito in un attentato compiuto dai ribelli. In maggio di quello stesso anno, a testimonianza del clima infuocato, partì l'operazione contro i patriots ciel Mens, territorio ancora mai perlustrato dagli italiani all'interno dello Scioa, a nord-est della capitale: lì s i riteneva si muovessero alcuni dei gruppi dissidenti più importanti, primo fra tutti quello cli Abebè Aregai. Non c'è dubbio che in questo frangente venne usata estrema violenza non solo contro i guerriglieri, ma anche contro la popolazione, ritenuta connivente coi dissidenti e contro la stessa chiesa copta, con1e testimonia la fine dei monaci del convento di Debra Lìbanos, accusati di cospirazione.
Capitolo V 1937. I.A GRANDE RIVOLTA DELL'ESTATE
GLI
ANTEFAJ*IT
Il promemoria de llo Stato Maggiore dell'Esercito risalente al luglio 1937 sottolineava il fatto che, nonostante l'arrivo delle grandi piogge, diversamente dall'anno precedente, l'esercito italiano non si era fatto trovare impreparato; le scorte erano state ammucchiate un po' ovunque e in quantità superiore a quello che si pensava fosse necessario: bisognava fare i conti con l'impraticabilità delle strade 588 . Veniva poi sottol ineato il fatto che la situazione nell'Amara non era certo delle migliori: Durante il mese cli giugno si è resa più evidente la finalità neuamente politica - e non di semplice razzia - delle residue formazioni ribelli nello Scioa e nelle regioni sud-occidentali e degli atti cli brigantaggio, abbastanza frequenti, nel territorio dello Amara. Capi della ribellione il degiac Abebé Aregai, nello Scioa e Ligg Ghirmà nei territori sud-occidentali; ambedue element.i giovani [ .. .P~9 .
E, d'altro canto, Graziani, vista proprio la situazio ne dell'Amara, riteneva che lì bisognasse usare le maniere forti, anche se questo "debba condurre logico risultato cli non essere circondati dalla adorazione aut dallo sviscerato amore delle popolazioni soggettc" 590 . Iniziava a farsi poi sempre più strada il sospetto che , vista la razionalità dell'organizzazione tattico-logistica delle formazioni ribell i, ci fosse ro dietro tutto ciò nazioni straniere come Francia e Inghilterra; l'azione per esempio cli quest'ultima era chiara e particolarmente attiva in Kenya : nel te rritorio ciel Magi, confinante con l'Etiopia, c'era Il ponte sul Gudcr, fn1f\ rnb,i e Lekempti e1~.1 si am travolto da]l;i p iena. il fiume llirl i ir era i nguad.ibile dagl i ,1uwr,11Ti. mentre erano complctmnenle impraticabili due stn1de importanti: I.i Addis Abch,1- 1kbra I3erh,111 ne;I erano Sc1inò-S;;nfoda e la p ista Ghimbi-Tubcl o-De111b id ollo-Gambel a. ;.,~ ACSSME, Fondo N-·11, b usta 412'1, Promenwric1 Giugno 1937. l.igg Chirm,ì era u no elci tanti figl i dello spo dest.ato imper.i tore; l.igg J,1.su. In appe ndice 25 gli spostamenti delle truppe. ,,,,., At:SSME, f'ondo D-6, DS 60, ,1llega1.o n.105 firmato Graziani del 19.6. 1937. Sul le motiv;izioni della rivolta può aiuwre molto lo s1t1dic> di e-;. Rochat, Le guerre itc1/icme 1935-1943. Da//'i111pero d 'Etiopici alla d i:iJ'a!lcr, Ein.iudi , Torino, 2005, pp. 84 -88. Lo storico fa nmare che ci s,1rebhero comunque state rivolte - visto l';ilto li vello di conflit1 11alità d ella stess,1 so<.: ietfi abissina - ma elle certo l'aggre;ssiva gestione di Graziani e la mancata pol itica d i collabonizi one coi ras peggiorarono la situazione. 5""
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parecchio movime nto. Nel lo specifico, nel villaggio italiano cli Namaroput, ne i pressi del lago Rodolfo , era avvenuto uno sconfinamento inglese; il paese era stato arbitrariamente occupato dai britannici, ma non solo: alcu ne centinaia cli guerriglieri con molti fucili avevano sconfinato, incitando i compagni ad attaccare i presìdi ita liani durante la stagione delle piogge. Se le cose non fossero andate come volevano, avrebbero se mpre potuto rifugiarsi in Kenya, dove sarebbero stati ben accolti. Dopo la sconfitta dell'esercito imperiale etiopico che si era conclusa definitivamente con l'ucc isione cli ras Destà nel febbraio 1937, l'opposizione militare alle truppe italiane era stata fa tta da nuclei più compatti, come già abbiamo avuto modo di dire, meno rilevanti ne l numero, ma estremamente volitivi e ben distribuiti s u tutto il te rritorio . Le repressioni indiscriminate volute eia Graziani in seguito all'attentato alla sua persona, invece che sedare i focolai cli rivolta, avevano dato loro più forza, estendendoli nel giro di poche settimane in ogni angolo del!' Arnara e dello Scioa. l metodi usa ti dalle truppe italiane non so lo nei confronti del nem ico vero e proprio, ma persino di tu tti i villaggi che lo appoggiavano, avevano motivato anche gli indecisi a mettersi dal la parte dei patriots, con la convinzione che ormai non c'era più nulla da perdere e che se il destino comune era la morte, a lmeno sarebbe stato più onorevole morire in b attaglia contro l'invasore . Questo fu, infatti, il grande e r rore cl i Gra ziani, avallato senza troppi complimenti dalle alte sfere ciel fasc ismo che dell'Etiopia avevano capito b en poco. Se durante il conflitto vero e proprio gli italiani avevano potuto fare leva sui sentimenti di odio tra una popolazione e l'altra , con l'avvento della gu erriglia tutto si con1plid) enormemente: la partecipazione era diventata trasversale e nessuna tribù o gru ppo sociale, attraversato da sentimenti anti-italiani, se ne poteva ch iamare fuori, come clin1ostrarono anche le rivol te nei Lerritori del Ti gra i da poco ingloba ti nell'Eritrea. Soltanto con l'arrivo cie l duc;:a d'Aosta , chiamato a sostituire il viceré Graziani, la situazione cambiò sensibilmente in meglio. La prima regione che aveva mostrato i segni cli una ribellione aperta era stata il Lasta: già in maggio infatti la popolazione cli Muggia , istigata dal casmagnac Belai Zelleché, noto brigante, si era ribella ta contro il suo residente e per questo era stata punita con il rastrellamento d i tur.ta la zona cli Cobar., ultimato il 28 giugno. Il Lasta, pe rò, era anche territorio del degiac Ilailù Chebbeclé, famoso per l'offens iva contro le Camicie Nere del generale Diamanti, battu te a passo Uarieu il 21 gennaio 1936. Le operazioni ne l Mored erano state completate il 2 giu gno e eia lì Maletti era pe-
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netrato, per la prima volta, nel Marabetiè591, sempre con lo scopo cli catturare i principali ribelli. f\ fine giugno, per la precisione il 28, le colonne Belly e Lorenzini si e rano incontrate a Caccis i, se nza però riuscire a concludere nulla. Indubbiamente il mese di giugno era stato estremame nte duro se osserviamo le perdite : gli italiani avevano avuto tra gli ufficiali 4 morti e 4 feriti, tra i nazionali 6 morti e 3 feriti e tra gli indigen i 93 morti e 255 fe riti, ma per i patriots le cose erano anelate decisamente peggio: più di 10.000 morti e 30.000 tucul bruciati. La dislocazione delle varie unità a fine giugno era la seguente: Piazza di Addis Abeba Divisione "Granatieri di Savoia" Brigata mista CC.NN. "Tevere" (VI) Brigata rnista CC.NN. "Pusteria" (VIII) V Brigata indigeni IV Gruppo squadroni indigeni Elementi vari Governo dell'Eritrea VIII-Xl! Brigate indigeni II Gruppo squadroni indigeni R.C.T.C. Eritrea Elementi vari
1Vl aletti si era va lso delle tre colo nne Costa, Malecti e Q ui riço. ln u n tclegr,urni-1.i indirizzato al luogo tenente generale Carini e al Governo cemrale Maletti scriveva : "Operazioni in i1/.iate 28 marzo si sono chiuse 21 giugno u.s. con assoggen:amento delle regioni Mens Mored Aclab,i i e Marabetiè. Desidero nuovamente esp rimere a S.V. m ia gr,uirud ine p er fervid:1 çooperazio nc dawmi sbarrando effiç;1cerneme gu,idi dello Uacic rrn Derr,ì e quota 1485 (nord Dobà) e facendo entrare arditamente nel Maral>eJ.iè orienw le b:rncle Bellotti e F,1rello e compagnie c1pita no Salii. Informazion i esa1te cl i questi tre eçcellenti uffi<:iali congiu nte a q uelle ce nturione Imperi rn i sono riu scite moh<.> utili. Prego fare giungere a rutti espressione mio compiacimento e 1x 1rt içolare valoros i capitani F.irello e Bellorti e loro bande bene agguerrite", in AUSSfvlE, D-6, DS 62, te!. n.3208 l'irmato !vialetti del 6.7 1937. Graziani ai p rimi cli giugno gli aveva scritto: "Caro Maletti, seguo <:on auenzione e passione tu11i i tuoi sforzi per çercare cli b locca re posizione No.iri. Per l unga esperienza sappiamo che in Afri<:o1 i b locch i sono sempre di fficili a riuscire. l n ogn i modo, comunque vachino ks cose, tuo i sforzi o tter ranno l'inalità penem1re in territorio con n iv<::nl.e con A bebè Aregai e che d evi radere compleramellle al suolo eliminando tut to e tutti. Solo così potremo riuscire a stroncare ribellione nello Scioa. ln bocça al lu po", come in ASD MAl , lll, rei. n.28648 fìnnaro Gn1ziani del 5.6.1937. J.n un:1 relazione del novembre 1937 si diceva che "l'avvenimento più gmve si veritìc;ava nel Goggiam il 15 giugno con l'intìllrazione cli circa 500 ribelli p rovenienti dal .t1farabi1.iè (ex-Scioa) per sfuggire alle e n<:: rgiche operazioni di grande polizia ivi condo1te d al generale ,'vlal e1:ci ", co me i n ASDMJ\l, II, posiz.18 1/43, fascicolo 208, Situaz ione militare e operazioni cli gmnde poli.zia in A.O.I. I ribelli venivano aiura ti anche dalb popola1/.io ne e sostenuti d,il gruppo di Belai Z.el lechè. 591
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Governo della Somalia Divisione "Libia" (in via di rimpatrìo)592 XX Battaglione carri assalto "Ranclaccìo" R.C.T.C. Somalia Elementi vari Governo dell'Amara Brigata mista CC.NN. "3 gennaio" (lY) I Gruppo battaglione CC.NN. "Cirene" I Gruppo CC.NN. "Eritrea" II-VI-XJ Brigate indigeni I-III-V Gruppo squadroni indigeni Elementi vari Governo del Galla e Sidama J-lll-IV-VII-IX-X Brigate indigeni Elementi vari Governo di I Iarar Gruppo battaglione CC.NN. "Barca" Battagl ione carri assalto \,1 Gruppo squadroni indigeni I-II-III Raggruppamento arabo-somalo XV Legione ferroviaria CC.NN. Elementi vari A luglio era lo Scioa il fulcro della ribellione: a testimoniarlo sono le imponenti operazioni che vi sì svolsero. Per cercare di comprendere la portata ciel fenomeno, ccrcberemo dì trattarlo mese per mese e zona per zona.
0PERAZION1 NELLO SCIOA DA LUGLIO A NOVEMBRE
Dopo la conqu ista di Addis Abeba, lo Scioa era diventato il luogo in cui molti ex soldati etiopici si erano rifugiati. Se inizialmente non si attuò una
m Per qu,111Lo concerne il problema dei rimpatri si veda lo schema 26, come in i\lJSSME, Fondo 1)-6, DS (i4.
t'.
gli ord ini riport.i ti in appendice
1937. I.A (ì l{ANOE RIVOLTA DELL'ESTATE
politica sistematica contro di essi, col passare dei mesi , si comprese che la situazione era grave. Agli effetti operativi lo Scioa venne posto alle dipendenze direlle ciel Governo Generale, dividendolo in 3 settori: il settore nordorientale che faceva perno sulla cittadina di Debra Berhan; quello nord-occidentale su Ambe'> e in ultimo quel lo occidentale della ferrovia con base a !-.foggio. OPERAZIONI NH SE7TOH.Ji 1H AMBÒ
Se all'inizio le operazioni erano state eone.lolle dal ge nerale Belly che aveva comandato, appunto, la colonna Belly, oltre alle colonne Lorenzini e Martinelli, in un secondo tempo, per la precisione dal 21 luglio, esse erano passate sotto la guida del generale Gallina. Dall'altra parte, invece si muovevano Abebè A.regai, il clegiac Auraris, Zaudiè Asfau, Mesfin ~cilesci, Uondiè Bulto, Ifailé Mariam Mammù e il blatta Tede Uolde Hawariat, provenienle dal Giangerò. Dopo il 28 giugno, quando Belly e Lorenzini si erano inutilmente inconlrati a Caccisi, occupandola però, lo stesso I3elly aveva lanciato alcuni reparli, coadiuvati dall'intervento di tre bande, all'inseguimento e.li Zaudiè Asfau. L'intento e ra quello di raggiungere la colonna Lorenzini in un tentativo e.li accerchiame nto oltre il fiume Mugher. In quest'occasione c'erano stati due scontri che si erano risolti con perdite anche italiane: il primo aveva prodotto /4 morti, tra cu i anche il tenente Pedinotti, e 12 feriti. A queste e rano poi da aggiungersi quelle de l secondo scontro in cui gli italiani avevano perso 22 uomini e contavano 25 feriti. Il 5 luglio , il nipote di ras I-Iailù, degiac Cassa, nei pressi del torrente Urgà, si scontrava contro i patriots: Nonostante il combattimento si concludesse vittoriosamenle, il degiac moriva insieme à 5 gregari. Da parte etiopica venivano contati invece 11 morti; ma era nel pomeriggio che altre tre bande si scontravano con i patriots pe rdendo ben oltre 60 motti , a cui sommare 40 feriti. Viste le conlinue perdite, il Governo generale decideva di mandare in rinforzo al generale Belly una colonna cli due baltaglioni con una batteria, al comando ciel tenente colonnello ìvfa1tinelli, partila eia Oletta, per rastrellare la zona del Mullo dove IIailé Mariam Mammù, secondo le informazioni dello stesso residente di Oletta, e non solo59\ faceva il bello e il cattivo tempo: cld greco Ciorgio B,1xis, proprietario del mulino del paese di fo lle, a orco ore di marcia d,,lla capicale er,1 la seguente: "I ... ) All'alba ciel 6 corrente ho dovuto scappare da Falle perché la banda comandata d,11 ribelle Mammò A ile [sicl Mariam forw di 500 uomi ni circ;1, m~Jla none prec.:edenre h,1 invaso il paese t~d ha ucciso i l c;1po di esso, balambar;is Ordoi'à, bruciando poi la sua c;1s,1. Jl Mammò trovasi tuttor;i nei dintorni di fal lclsic] . Egli ha fatto un bando alle popolazioni invitandole a tenersi p ronte cd armate p erché tra poco dovrà dare l'ass;ilto ad Addis Abebal ...J", cfr. i\USSf'v1E, Fondo 0 -6, DS w.i La testimonianza
62, prot. n.82632 firmato 13oc.:ca del 9.7 .1937.
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Popolazioni Arnara di Mullò quasi tutte unitesi con Ailùlsicl Mariam Marnrnù . Popolazione Galla richiede intervento nostre truppel. ..]591 .
Il punto d'incontro dei guerriglieri di quella zona era Fallè, dove essi avevano ucciso due mesleniè595 agli ordini degli italiani perchè rifiutatisi di pagare loro tributi. Intanto la posizione della colonna Belly rimaneva invariata, le veniva anzi inviata in aiuto la colonna Martinelli, mentre la colonna Lorenzini si trasferiva a Cacciamò dove aveva trovato una parte della popolazione scappata al seguito cli Zaudiè Asfau 596 e i restanti, invece, disposti a sottomettersi, previa consegna delle armi. Al 13 luglio, dopo essersi scontrato con i reparti indigeni di Ficcè, la situazione riguardante Hailè Mariarn Mammu , in base alle varie informazioni, tra cui anche quelle del grasmac Godamà, pareva essere la seguente: [. ..] la banda dei ribelli sarebbe semi-d ispersa ed il capo Ailè[sic] Mariarn Mammù sarebbe ferito a un ginocchio e ricoverato presso amici nella località Eccà Mulò, un altro capo del la banda stessa sarebbe morto5m.
Le condizioni cli salute del cap o erano contrastanti: un notiziario del giorno successivo lo dava ferir.o ad una mano 598, a Kata, a circa sei ore cli marcia a nord ovest cli Fallè, sulla strada per Salalè . Altre notizie davano Zaudiè Asfau ritiratosi a Muti Gheorghis insieme ad Abebè Aregai, 1\ilesfin Scilesci e al degiac Auraris599 . Il 21 luglio il generale Gallina prese il comando della colonna Belly, di stanza a Caccisi, con il preciso compito d i Primo - Incapsulare i ribelli nella zona ora occupata per impedirne spostamenti et colpi di mano su strada aut piccoli presidi. Secondo - Studiare possibilità distrnzione et eseguirla presentandosi occasione favorevole 600 .
Ga llina prese anche il comando della colonna Lorenz ini, ad Addis Alem e della Martinelli a Fallè. Ma il suo arrivo non migliore') la s ituas9, AUSS.M.E, Fondo D-6, DS 62, rei. n.103 11nnato 13clly del ì.7.1937. s9s Capi-paese. s9" lrJLeressa me il c.e legramma informativo sui co ntrasti tra 7.audiè Asfau e l'alc.ro capo ribelle Uoncl ic flu irò, in AUSSME, Fondo D-(i, DS 62, te!. n.15212 firrnac.o Rertola ni del 15.7 1937 S? 7 AUSSME, Fondo D-6, DS 62, prot. n.71, Noli.zie.fornite dal gmsmac Gidamà, firrnaro Serafini ciel 13.7.1937. s•Js AUSSME, Fondo D-6, DS 62, te!. n.35106 fì rrnato Graziani del 11.7.1937. s•n AUSSME, fondo D-6, DS 62, te l. n.3602 firmato Bocca del 16.ì.1937. 60t1 AUSSME, Fondo D-6, DS 62, cd n 85934 tì rmato Graziani del 19.7.1937.
1937 LA GRANDE RJVOl:f A DELL' ESTATE
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zione : il giorno dopo una banda, cl.i scorta ad una stazione radio in movimento da Geldù ad. Ambò, venne attaccata da forze soverchianti che le causarono 10 morti e 10 feriti. Una settimana dopo, le cose erano ancora peggiorate: a Borcè il nemico aveva bruciato la segheria, con lo scopo di seminare il terrore ovunque nella zona . Riunitosi in massa il 23 luglio, aveva organizzato le forze per occupare Dielcl.o, attaccare il balabat Abba Doio e poi ras Hailù. Fu stimato che il gruppo più importante per quantità di uomini fosse quello di Uondie Bultò con i suoi 800 armati, mentre gli altri gruppi consistevano in 300-350 uomini, estremamente aggressivi: [. .. J I
ribelli avrebbero distiutto gran parte e.lei tucul impiccate diverse persone a noi favorevoli, mentre i giovani verrebbero obbligati a unirsi a loro, pena la morte. Questi giovani vengono così presi ed armati di fucili di prevalenza nostri 91 e /Vlanlicher[siçl. Ribelli eia[() loro tempestivo arrivo nella ricca zona ciel Matte, hanno potuto impadronirsi cli una considerevole quantità di bestiame, nonchè talleri e viveri in abbonclanza601.
Tra il 24 e il 26 luglio, la colonna Belly602 subì un pesante attacco che risultò ancora più grave per il mancato intervento dell'aeronautica, impossibilitata a muoversi per le proibitive condizioni meteorologiche. L'unica cosa, peraltro cl.i non poco conto, che l'aviazione riuscì a fare utilizzando tre velivoli fu il rifornimento di mun izioni alla colonna. In quel caso le perdite furemo importanti, anche se ovviamente esse vanno relazionate alla forza totale della colonna che era di circa 2.500 , uomini: 104 indigeni rno1ti, 3 ufficiali feriti, un nazionale e 90 indigeni, oltre ai 36 ascari dispersi. A rinforzo da Fallè accorse Martinelli che però venne a sua volta attaccato da circa 2.000 armati, subendo anch'egli perdite. Il 28 luglio Gallina, dopo aver fatto lanciare sui ribelli un band.o estremamente duro, "Ai capi e gregari ribelli. Siete circondati dai fiumi et dalle truppe, senza via di scampo. Arrendetevi, consegnando le armi. Vi farò salva la vita a voi et ai vostri gregari. Ascoltatemi . Farete bene a voi stessi et alle popolazioni. Non ho mai tradita la mia parola"60\ '''" AUSSME, Fondo 0 -6, DS 63, Promemoria p er il 11içcmi Cinnato Bocx:a del 2(i.7.1937. fa>2 " [ ...) Dopo violentissimo comi>auimcnto (nel quale rifulsero ancom una volw valoroso slando nostri u ffidali, ras I-I.1ilù et suoi c,1pi, 1.ruppe indigene regolari e irregohtri) generale Bellj riusciva ,1d occupare fone posizione 1.enuta dai ribelli 1...1", cfr. AUSSME, Fondo D-6, DS 63, alleg,1to n. 148 firmato Graziani del 28.7.1937 603 i\USSME, Fondo D-6 , DS 63, tcl. n.3705'1 firmato Gallin,1 del 27.7.1937.
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ordinò il ricongiungimento delle colonne Belly e LorenzinL Quest'ultima, insieme allo stesso Gallina, si unì a Martinelli con lo scopo cli non tenere separa te le forze, mentre Belly anelava a Elfetà per lasciare i feriti e rifornirsi del necessario. La risposta cli Za ucliè Asfau a simili manifestini fu un bando che non lasciava adito ad alcun dubbio: Non credete a quanto scrivono gli italiani, perché quando vi sottometterete essi vi uccideranno. Tanto vale morire combattendo. Chi ha fiducia in me mi segua e vedrà che presto io governerò la zona 604 .
La risposta cli Graziani non si faceva attendere e, nuovamente sopra territori battuti dai patriots veniva lanciato un altro bando: Sappiamo che Zaucliè Asfau al nostro bando col quale vi si invitava alla sottomissione vi ha fatto credere quanto segue: non credete a quanto scrivono gli Italiani perché quando vi sottometterete essi vi uccideranno tanto vale combattendo. Chi ha fiducia in me rni segua e vedrà che presto io governerò la zona. Zaudiè Asfau vi inganna. Abbandonatelo e presentatevi alle autorità italiane consegnando le armi perché avrete certamente la vita salva605 .
Ai primi di agosto le informazioni pervenute allo Stato Maggiore dai governi e dai comandi dipendenti davano le forze avversarie così disposte : Zaudiè Asfau : 250 armati Chebbeclè Colobò: 150 armati Uoncliè Bultò: 800 armati - tutta la popolazione di Gherasù Mesfin Scilesci: 200 armati Abebè Aregai: 300 armati Uizzerc) Boggalec: 300 armati Tede Uolc.le Hawariat: 80 armati Degiac Aurarìs: 150 armati Zaudù Abbacorra: 150 armati Hailè Mariam Mammù: 300 armati e 6 mitragliatrici606 Per un totale quindi cli quasi 3.000 armati, anche se forse la cifra era un <m AUSSME, Fondo D-6, DS 6-1, tcl. n.002 firmato 130cm del 2.8.1937.
«» AUSSME, Fondo D-6, DS 6-1, tcl. n.88062 firmato Grni,ini dell'8.8.1937. 6-1, tel. n.006 firmato Bocca del 10.8.1937.
<;;x, AUSStv.!E, Fondo D-6, DS
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AUSSMA - 9.8.37 - colonm Lorenzin i accampaca ad Addis Alcm nello Sd oa.
poco esagerata. Comunque il nemico rimaneva prevalentemente diviso in due gruppi: uno, armato di mitragliatrici, comandato da Zaudiè Asfau e Chebbedè Colohò nei dintorni di Mattà in direzione Menarè, mentre l'altro tra Bifri e Uossete, nel bassopiano del Gola in direzione Ghindaberet. Le frizioni continue tra Zaudiè Asfa.u e Uondiè Bultò607 avevano indiscutibilmente favorito Abcbè Aregai, definito dagli stessi guerrigl ieri il vero capo perché buono e giusto. Le notizie arrivate da~;rno i patriots del bassopiano in un momento cli grossa difficoltà, causata prevalentemente dalla impossibil ità di reperire viveri e rifornimenti: per riuscire a sopravvivere essi avrebbero dovuto spostarsi il prima possibile sull'altopiano che rimaneva però sbarrato nei principali accessi dalle truppe del generale Gallina. E non erano in pochi, d'altra parte, a sostenere l'operato degli italiani: la differen'.la tra chi appoggiava il Governo e chi l'ostacolava diventava sempre più incolmabile: [...l Le popolazioni del Mullo sono entusiaste delle nostre truppe e manifestano apertamente la loro soddisfazione per essere state liberate dagli "Sciftà"che infestavano la zona . Tutta la zona è ora pacilìca e si dedica all'agricoltura. Non terne l'incursione dei briganti ma l'allontanamento delle <m li pad re di IJnclè 13ultò, di origine ga lla, aveva combatluto contro lo stesso Zaucl iè Asfou.
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nostre truppe. Gli anziani della zona, organizzati dai balabat, danno la caccia a qualche gruppo cli ribelli rimasto isolato. Vari ribelli sono stati già arrestati dalla stessa popolazione che li ha soppressi608 .
Ad agosto, dopo che la popolazione aveva fatto causa comune6°9 con i guerriglieri nella zona di Cellià, era giunta a rinforzo anche la çolonna Della Bona, formata da due battaglioni colonial i e una batteria, oltre che dalle bande del maggiore Criniti. Leggiamo che cosa il promemoria rip01tava delle operazioni610 comandate dal generale Gallina: (.. .1 le operazioni svolte dal generale Gallina hanno costituito la continuazione cli quelle svolte nel Ghincleberat durante il mese di luglio per mettere fuori causa le agguerrire formazioni ciel clegiac Abebè Aregai e di altri capi minori. Arrivate a buon punto sul finire cli luglio, quando le nostre colonne erano riuscite a stringere le forze opposte, non hanno avuto l'esito desiderato per lo sbandamento dei ribelli. Cosicchè esse hanno assunto il carattere di vere e proprie operazioni di rastrellamento a breve raggio, per le notevolissime difficoltà opposte dalla pioggia continua e dalla inguadabilità dei torrenti, senza dar luogo a nessun fatto degno di rilievo6n .
Le notizie sulla situazione erano controverse: veniva confermato che la maggior parte della popolazione era stata costretta a subire la volontà del nemico e che, per questo, appena poteva faceva ostruzionismo: quella popolazione attende la favorevole occasione - sperando in una nostra decisa azione - per poter venclicarsi6 12 .
Che i patriots fossero uniti non era per niente chiaro, anzi: alcuni di loro si trovavano parecchio lontano dagli altri, come le formazioni di Uondiè Bultò con <,o,; AUSSME, rondo D-6, DS 64, 1.el. n.006 firmato Rocca cie l 10.8.1937. @ AUSSME, Fondo D-6, DS 64, 1.el. n.00 10 lìrmaro Bocca del 19.8.1937. 6 10 l n un telegramma scritto eia <~raziani e diretto personalmente a Gallina si legge: "Caro Gallina, ho preso ano di tutte tue comunicazion i e mi compiaccio per quello che state facendo in mezzo ar mille cl ifficolrà.(. ..)Non c'è dub bio che la zona cl i Cacciamà offre ottimo ricovero ai ribelli p erché poco .icccssibile eia parte nosrm eia nord et da ovest at caus,1 dei torrenli Burrosà et .M.icò. Le cose c,imbierebbero se noi potessimo getwre un ponte sul .Mugher at nord C:a<.:c.:iamà in modo potere fore ,,gire truppe da qudb p,irte.(. .. )Mia impressione est ribelli non mollino perché sanno giuo<.:are uh.irn.i çana, ma occorre non fa rce li s<.:appare perdi€! finite le pioggie(sic) riprenderebbero i l largo et noi dov remmo ricornindare da <.:apo". ln AUSSME, Fondo D-6, DS 63, 1.el. n.37437 firmato Graziani ciel 31.7.1937. 611 AUSSME, ronc:lo N- 11, b usta 4124, 1-'ro·m.em or iCJ clell'l\gosto 1937. 6 12 A l JSSME, Fondo D-6, DS 65, tel. n.0012 lìrmato Bocca elci 25.8.1937.
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i suoi galla a nord di Cacciamò; mentre gli altri si trovavano nel Ghindaberet trinceratj in piccole opere campali. Punto in comune per tutti pareva essere l'odio per ras Hailù e per i suoi uomini, ma le divergenze in realtà erano parecchie: I capi ribelli continuerebbero a discutere sulla loro precaria situazione che anunettono sarà insostenibile dopo la stagione delle piogge. Chi insiste di raggiungere nel più breve tempo possibile il confine del Sudan, chi persiste di continua re la guerriglia nel territorio Etiopico. Coloro che hanno tendenza ad espatriare affermano che saranno ben accolti dalle autorità del Sudan, pur ammettendo cli dover razziare alle popolazioni molti talleri per assicurarsi il mantenimento; coloro invece che vogliono continuare la lotta in Etiopia dichiarano che dalle autorità del Sudan saranno respimi o quanto meno disarmati e relegati in campi di concentramento. (. ..)I capi ribelli hanno deciso cli attaccare i nostri reparti solo quando sono in condi7.ioni cli superiorità, caso contrario debbono senz'altro ripiegare[. ..]<>1., .
Il 27 agosto le ultime notizie erano che 300 uomini p rovenienti dal Salalè si erano riuniti nel Ghindaberet agli altri guerriglieri, con la chiara intenzione d i attaccare la colonna Belly614 . Sempre il 27 agosto, anche il mitico fortino "Me ne frego" , situato a 76 km ad est di Arnbò e presidiato da 500 uomini, ven iva circondato dal nemico, ricevendo l'ordine perentorio di resistere e di non far muovere nessuno fino a che non fosse arrivata in soccorso la colonna Della Bona615. Oggi possiamo definire l'ordine impartito alla stessa colonna folle, oltre che controproducente, sia in termini strategicopolitici che umani, e che riportiamo nella sua interezza: ' Il presidio (cli 500 uomini) ha ordine di non muoversi fino all'arrivo della colonna Della Bona, che ha il compito di mettere a ferro e fuoco la regione senza disLinzione fra sottomessi e non sottomessi616•
61 > Ibidem. Hilwn riporta u n'interess,1n1e testimonianza di un pa t.riota: "I. .. ] \X1e wou lù organisc our resistence dcpend ing on che strenght of the enemy, as indic,1ted e.o us in aclv,ince by the people of the cn untiyside. \\;;hen the enemy moved inc.o our area in great munhers the countryrnen ancl women wou ld shout, ·gel the ox,en clown the h ill that thcy may drink wa l.(~r!' This mcssage had t.he covcrc mean ing that the cnemy force was unbea wbk~ and that we should go down from the h ilb ancl retreat to the hm lowlands. On the othcr hand . when it appcared that we cou ld casi ly force 1.he encmy back . the peoplc shouted, wi1.h its obvious covert meani ng 'Gel the oxen u p thc hill thai 1.hey may graze!"', d r A.Hillon, 17.Je Hlbiopian Palriols, op. cit. , p.108. 61 ·i AIJSSME, fondo D-6, DS 65, In appendice 27 gli schi zzi. 1,,; li 28 agosto due Ca.133 cffctt1.1,1vano ricognizio ni o ffensive, se nza però rilev,1re particolari gruppi ,trrnati in movimento, come in AUSS1'v1A, condo AOl, b usta lì, Diario Storico dd 18.8.1937. 6 10 AUSSME, Fondo N-11. busta 4 124, Promemoria agosto 1937.
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Il generale Della Bona partito da Ambò il 29 agosto, raggiungeva il fortino due giorni dopo, dove si scontrava con il nemico in un aspro combattimento, causandogl i ingenti perdite. La colonna Farinetti con i suoi 900 uomini si univa a Della Bona il 2 settembre . Il 3 si presentavano davanti al fortino "Me ne frego" quasi un migliaio cli galla con le fam iglie al seguito, "implorando protezione": venivano posti intorno ad esso, in attesa che la situazione migliorasse617 . Interessantissima una pagina del diario storico del comando dell'Aeronautica del settore ovest che ci aiuta a comprendere meglio ciò che succedeva a terra; ne riportiamo uno stralcio: Un Ca .133 effettua una ricognizione nella zona Cacciamà rilevandola tranquilla . Sorvola quindi la colonna Lorenzini che comunica: "Siamo attaccati", quindi richiede il bombardarnento a 15 ettometri a Ovest e a 24 ettomeui a Est. Nelle due zone vengono individuate formazioni ribelli, che vengono efficacemente battuti [sic]. Esaurito il munizionamento, si nota una carovana di un centinaio cli armali che sfilano a Nord dell'accampamento. Si comunica ciò alla colonna Lorenzini. L'apparecchio atterra alle 18.30 e non si può quindi ulteriormente inle rvenire618•
La guerriglia si mostrava in tutta la sua crudezza: il 4 settembre il generale Della Bona era stato informato da molti paesani che uno dei metodi utilizzati dai capi per portare la popolazione a proprio favore era che "gli italiani non rispettano donne e bambini"619. E d'altro canto, un telegramma illuminante veniva inviato da Gariboldi allo stesso Della Bona in risposta ad una sua analisi dei fatti: Prendo atto suoi giudizi e apprezzamenti circa situazione. Sono parere responsabilità fatti allusi sia in molta pa1te da imputarsi condotta nostri. Occorre eia parte tutti, linea condotta seria improntata at giustizia severa ma illuminata, abolendo come già ordinato da S.E. Viceré nocive prepotenze che seminano solo odio62°.
Belly il 1° settembre si era s postalo dal Monte Tu li per muoversi in direzione nord del fiume Guder, attraverso un "difficilissimo percorso con boschi fitti" 621 e infestato dal nemico che, senza aspettare molto, iniziò ad attaccare ai fianchi, favorito dalle asperità del terreno. Alla fine della gior617
t\lJSSMA, rondo AOI, busw lì, Di;irio Storico del 3.9.193ì. AUSSMA, Fondo AO I, busta lì, Diario Storico del 3.9.193ì. 61 '> /\USSME, Fondo D-6, DS 66, Lei. n. 210 firmato Della Bona del 4.9 J93ì. 621.l AUSSME, Fondo D-6, DS 6ì, tel. n.9ì8 fì rrnato Gariboldi del ì.9. 1937. 621 AUSSME, Fondo D -6, DS 66, rei. n. 559 firrna LO Relly al generale Gallina del 1°.9.1937. 618
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nata si scoprì che le formazioni avversarie erano costituite da ascari di Taclè Uoldernariam e dai briganti della regione, per un totale cli circa 500 uomini622. Anche Lorenzini si trovava nel pieno delle operazioni, all'inseguimento e.li Abebè Aregai, il quale probabilmente aveva requisito"[. ..] circa 500 bovini e.lei quali intenderebbe sfruttare abilità per passare guado Mugher qualora non riuscisse risalire at testata fìume. Cifra ribelli componesi cli circa 800 persone delle quali non più cli 400 annati"623. Sostanzialmente, lo ricordiamo, gli ordin i erano che il generale Gallina avrebbe dovuto assumere la direzione delle operazioni da Ambò verso ovest, disponendo di tutte le truppe comandate dal generale Della Bona, mentre il generale Belly avrebbe assunto quella delle operazioni da Ambò verso est, con a d isposizione la colonna Fiechter. li 3 settembre la banda di ras Hailù, avanguardia della colonna Belly, si scontrava nuovamente sul Guder, e ne usciva vincitrice. Il 4 settembre, la colonna Rolle, in marcia dalla regione dello Uolisò, batteva 500 uomini armati, e il giorno dopo riusciva a unirsi alla colonna Della Bona. A metà mese il generale Gallina era costretto a comunicare l'attacco624 , durissimo, subìto nei pressi del .Monte Tu li dalle truppe del maggiore Fiechtcr, costituite dal XXI battaglione, una banda e una sezione artiglieria. Ad attaccarli erano stati 1.500 ribelli che, anche se bombardati efficacemente dall'aviazione con 5 apparecchi, erano stati in grado di fa re molti danni, anche se non devastanti: la colonna Fiechter contava tra le fila coloniali 56 morti e 86 feriti. Gallina, in loro rinforzo, aveva fatto partire da Ambò una banda cli 750 gregari per far salire la stessa colonna a circa 2.000 uomini: era la banda Belly, comandata dal capitaqo Solclatini625 . Il giorno successivo, comunque, fiechter aveva mandato in perlustrazione ascari e gregari e il 19 le due colonne rientravano su Ambe'>. Il 21 un'autocolonna di ·1O macchine, con una forza di 4 ufficiali, 52 nazionali e 100 ascari, veniva attaccata a Ghedò e sopraffatta a circa 7 km dal fortino "Me ne frego": venivano recuperate le salme del capitano Marsiani, del sottotenente Zaccherelli, del capomanipolo Gheri, 16 nazionali e 23 ascari, ferite una cinquantina di persone. In un telegramma successivo, veniva specilka1.o il numero de i morti costato ai ribelli pe r qu esto atwcco, ovve rosia c irca 200, quind i quasi la metà, come in i\USSME, D-6, DS 67, le i. n.4263 1 firmato Graziani ciel 6.9.1937. 62~ AlJSSME, FondoD-6, DS 66, te l. 26/IVJ. a l generale Gallina firmato Lore nzini del 1°.9.1937. 624 i\USSME, Fondo D-6, OS 68, rei. n.44328 finnato Gariboldi del 16.9.1937 m AUSSJVIE, fondo 0 -6, DS 68, rei. n.44475 firmato G,1riboldi del 17.9.1937. Su lla triste fine del capitano Soldatini, il cui ca<lavere ve nne tro vato in mezzo a quello dei suoi g rega ri, si veda AUSSME, D-6, DS 74, tcl. n.358 fìrrnato Bel ly clell'8.ll.193ì.
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AUSSMA · segnalazioni p er aerei da l fo1tino di Ghedò.
Un problema che emerse in quelle settimane convulse fu quello riguardante la collaborazione fra aviazione ed esercito. Se essa era certo fondamentale per le operazioni di controguerriglia, va detto che non sempre le azioni intraprese andavano a buon fine. Prend iamo a d esempio il caso degli aerei che decollavano dalla base cli Addis Abeba per portare socco rso alle truppe nella zona del Ghindaberet: nonostante le difficoltà e la consistenza del viaggio, spesso succedeva che gli aerei non riuscissero a portare alcu n appoggio alle truppe perché erano le truppe stesse a non averne bisogno, segnalando prontamente "111". A volte invece succed eva il contrario: nonostante i reparti di terra fossero impegnati in, aspri combattimenti, la necessità di un appoggio aereo veniva segnalata a combattimento ultimato. Per non utilizzare uomini e macch ine inutilmente il generale Mazzucco propo neva di [. .. l assicurare l'assistenza aerea alle colonne ogni qual volta p er trasferirsi eia una località all'altra attraversano zone infestate da elementi ribelli. All'apparire dell'aereo i posti a terra dovrebbero immediatamente esporre il nominativo e segnalare le proprie necessità. Impiantare presso la base cli Addis Abeba una stazione radio dal R.E. che stesse permanentemente in ascolto sulle lunghezze cl 'oncle delle colonne
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operanti. Le richiesLe d 'intervento dovrebbero essere fatte direttamente dalle colonne stesse alla base per l'invio immediato e 1:empestivo degli aerei. Ridurre al minimo indispensabile l'invio degli aerei per osservare la situazione dei presidi, in quanto a qualunque necessità contingente verrebbe aderito immediatamente in seguito alla richiesta via rac.lio626 .
Lo stesso Pirzio Biroli, in ottobre, aveva lamentato il fatto che aerei non dipendenti dal suo governo, fossero entrati nei confini dell'Amara e avessero, sbagliando, bombardato l'affollato mercato cli Falà, a nord-ovest di Dessiè, causando 30 morti e numerosi feri ti. Il terzo errore in poco tempo. Pirzio Biroli continuava augurandosi che cose del genere non succedessero più: l'aviazione avrebbe dovuto attenersi agli ordini dati da terra per evitare simili catastrofi627. li 24 settembre i guerriglieri tentavano di razziare un'importante quantità di bestiame nei pressi del fortino "Me ne frego", ma venivano attaccati da un battaglione e dalla banda Alboreto, avanguardia della colonna, lanciata dal generale Farinctti, col risu ltato che il bestiame veniva lasciato perdere, ma il nemico tentava un aggiramento dei reparti italiani, in un combattimento che, iniziato alle 12.00, si protraeva fino alle 16.00 quando i pcttriots si davano alla macchia senza il rischio di venire inseguiti, vista l'insidiosità del terreno628 . Due giorni dopo, il 26, la zona di Gheclò passava sotto il settore di Ambò, suddiviso a sua volta in due parti, a causa dell'esodo in massa nel settore di Debra Berhan dei più agguerriti nuclei ribelli629 :
• al generale Gallina la clire;done delle operazioni a ovest di Ambò, col comando delle colonne Della Bema, farinetti e Rolle al generale Belly la direzione della parte a est cli Ambò con impiego della sua colonna e della colonna Piechter. A ottobre, il generale Gallina, accertatosi cli un gruppo consistente di circa 2.000 combattenti, comandati da Zaudiè Asfau , Teclè Uolde Hawariat, nei pressi del monte Amara, il 5 di quel mese inviò contro cli loro la colonna Della Bona, partita dal fortino "Me ne frego" e da Ghcdò la colonna Farinetti, con l'intento cli creare un'azione convergente. L'operazione riuscì pie626 6'1:1
628 6;,<)
AUSSME, Fond o D-6, DS 68, comunicazione n. 8934 firmato Mazzuçco del 17.9.1937. AUSSME, Fondo D-6, DS 70, tel. n. 6475 lìrmato Pin io 13iro li del 12..J O. 1937. Al iSS,'vJE, Fondo D-6, DS 68, t.e l. n.45143 l'innato Graziani d el 2.4.9.'1937. N uclei comancfati da Aliebè Aregai e dal clcgiac Auw ris.
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AUSSl\1A - 21.11.37 - foitino ME NE FREGO e carnro au.erraggio velivoli.
namente tra il 7 e il 9 ottobre, quando le due colonne si riunirono, grazie anche alla preziosa collaborazione dell'aviazione che, quasi g iornalmente, rifornì battaglioni e fortino, oltre che compiere ricognizioni lu ngo le direttrici di marcia delle colonne stcsse630 . Successivamente la colonna Della Bona tornò a presidiare il fortino, mentre la Farinetti si mosse per rastrellare le zone a sud e a est del monte Amara. Intanto la colonna Rolle era impegnata, tra Gudella e il fotti.no "Me ne frego" in altre azioni di rastrellamento; fu allora che ci si rese conto della formazione cli un imponente nucleo nemico a sud ciel torrente Fato, capeggiato non solo da Zaudiè Asfau, ma anche da altri capi come Befecadù, Runcfazà, Gaietta e Olona. Il giorno successivo, il generale Gallina diresse contro cli essi, in un movimento accerchiante, le colonne Della Bona dal fortino "Me ne frego"; Farinetti da Gheclò, e Rolle da Gudella. T giorni a venire furono estremamente duri, proprio a causa dei continui scontri fra etiopici e italiani che, senza darsi pervinti, proseguirono l'inseguimento fino alle pendici dei monti Gibatti. Il 9 ottobre Graziani scriveva a Lcssona come stavano le cose; se la mattina di quello stesso giorno Della Bona aveva incontrato una debole resistenza sul percorso a nord del monte Amara, il pomeriggio non era stato Mo
AUSSlV!A, fondo AOI , busw J7, Di,irio Stc)rico-Comando settore Ovest.
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altrettanto fortunato: a nord del fiume Annonu si era scontrato con più di 2.000 armati con una quarantina cli mitragliatrici. Nonostante essi fossero stati respinti, si erano rifugiati all'interno di grotte e roccioni davanti alla colonna. La ma rcia allo stato dei fatti sarebbe stata impossibile. Per questo venne chiesto alla colonna Farinetti di modificare il proprio itinerario per correre in appoggio alla colonna Della 13ona. Informatori credibili davano il degiac Destà con i s uoi uomini in zona Gimma Botè, mentre Zaudè Asfau e Blatta Tacchele avevano già inviato il loro bestiame nel Ghindaberet per aver più agio nei movimenti. La colonna Farinetti si era mossa poi in zona Mi.dc.la, ma il rastrellamento non aveva avuto s uccesso, la colonna Della Bona era nei pressi ciel fortino "Mc ne frego" e la banda Ro lle si occupava della zona a s ud di Ghedù. E proprio in quella zona tutto il mese erano avvenute sottomissioni, così come al fortino "Me ne frego", dove 73 indigeni proven ienti dal Nonno avevano deposto l'ascia di guerra, insieme al balambaras Tucciò e al cascì d i Sangabriel. Nel frattempo il generale 13elly si muoveva nel Nonno, con la banda cli ras Hailù. Una banda più piccola, comandata dal fitau rari Tafferè, che ne fiancheggiava l'ala destra, venne attaccata dal robusto n ucleo di briganti di Leggas Tesemma di Darghiè, ma senza buoni risultati. Purtroppo pere\ nonostante la vittoria, il fitaurari Tafferè perse la vita in quello scontro, e con lui altri tre uomini. Per comprendere, almeno in patte, le cause delle sommosse avute in questa zona, estremamente interessante una comunicazione interna tra Bel.ly e Graziani. In essa il viceré ipotizzava, a ragion veduta, che la sollevazione scoppiata nella regione clell'Uolisò-Cettù fosse stata causata eia "atti inconsulti di violenza rapine eccetera compiute ad OP.era truppe somale colà dislocate"631 . Graziani gli ordinava di compiere una severissima inchiesta a riguardo, a cui dovevano segu ire le giuste punizioni e, nel caso, l'allontanamento delle stesse truppe somale. L'ordine successivo era quello cli costitu ire anche in quell'area, come era stato in Dancalia e nello Uoggernt, una banda di 500 uomini al comando di qualche fedele balabat che dia assolu ta garanzia et formata eia elementi paesani interessati più d i ogni altro a mantene re tranquiJlità ne lla regione6i2 .
Dopo aver sollecitato Belly a rimanere in zona quanto necessario, Graziani lo invitava, comportamento questo in netto contrasto col Graziani che
6~1 632
t\C:S, FG, se.noi~ 30, l'ascicolo 29, sottofasci(:. 39, te l. n.51181 firmate.> Cìmziani t\USSME, Fondo D-6, DS 73, te l. n.51 184 l'irrnato Grnziani d el 5. I I. 1937.
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13elly del 4 .11.1937.
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siamo abituati a vedere, ad esprimere il proprio parere, "anche se contrastante con quanto io dico. Bisogna lavorare in profondità". E pochi giorni dopo Belly ordinava al colonnello Gaibi che stava inseguendo Gherarsù nella regione di Ambò di astenersi nel modo più assoluto da rappresaglie, in quanto quelle popolazioni erano "sempre state fedeli"633 . Un così diverso approccio da parte del viceré non può non stupire, se confrontato con i suoi metodi usuali. Nel novembre di quello stesso anno, le informazioni pervenute dal comando dei carabinieri di Addis Alem non erano proprio incoraggianti: quasi tutti gli abitanti della regione Abebè si erano sottomessi al fitaurari Destà, ribelle, che aveva addirittura registrato ogni uomo valido, attraverso impronta digitale apposta ad un apposito registro. Ad essi si aggiungevano parte degli armati del mesleniè Abà Doiò e i suoi fratelli. Scopo principale di questa massa non ben precisata di combattenti, almeno a quanto dicevano gli informatori, era quello non tanto di attaccare i fortini, ma di razziare bestiame alle popolazioni sottomessesi agli italiani634 . OPERAZIONI NEI SE1TORE DI DhBI<A BEH.HAN
Contemporaneamente alle azioni del settore Ambò, ne avvenivano altre a Debra Berhan, sotto la supervisione di Maletti63;. Il primo risultato tangibile era stato quello riguardante la sottomissione di un influente capo del .Marabetiè: Zellechè Ghelletà636, oltre che di buona parte del clero locale637 . Le operazioni erano state condotte dalla colonna Quirico, forte di due battaglioni, nel Ghimbibiet; dalla colonna Costa che, anch'essa con due battaglioni, aveva rastrellato la zona tra Debra Berhan e Piccè; la colonna Cappabianca che con il suo battaglione aveva rastrellato il Mens fin alle sue pendici più settentrionali; la colonna Boglietti con un battaglione im6
ACS, FG, sça1.ola 30, fasdcoln 29, snnnfascic.39, cel.n.381 op . firmato l\elly a Gaibi ciel 9.11.19:$7. A USSME, Fondo D-6, DS 74, tel. n.25/2367 firmaco Hazon del 9.11.1937. 6~s La situazione era comu nque cstremamcncc tesa e a cestimoniarlo è il wno esacerb.ilo'di 1v[ale11.i in seguito all'attacco subìto dal tenente aiutarne maggiore Egidio Sçarpa, uscito d a Debrn Berhan con un drappello di una cinquantina di uomini e duramente ,ltWccato. li 1.u1:1.n costò la morre d i l nazionale e 9 coloniali: "1. ..1 è riprovevole che S.V., pur conoscendo i mie i cassacivi ordin i i merito, si sia lasciaca trascinare a dare un ordine come quello di far marciare da solo, attraverso regioni in fermento e pronte all 'imbosc,1w, un d iswcc,1menw di 45 uornin i, là dove in, comandante d i settore, n o n mando isolato neppure un balWglione. A.llenclo esaurienti cleluciclazioni e desidero conoscere se V.S. avesse comuni<:,llo Wl i sue d isposizioni al 1.e nt!nte colonnello Costa" . In AUSS/v!E, f'onclo D-6, DS 6/4, tel. n .3719 firmaw M:.il<:!Ui del 317.1937. 6 36 AlJSSt\.1E, Fondo D-6, DS 62, tel. n.35106 firmato Grnzi,ini del 14. 7.1937: "Sol tome::.sosi nel Marabetiè ex capo della regione, ·fitaurari Zcllcchè Ghclletà. Quesl.<J cape.> ferico in uno sçontm con truppe Ge nerale Malctti, cm fuggito nel Dcrrà. Egli si è presenww con un braccio fracassac.o e ha versam una mitragliacricc, un fu cile mitragliatore, otto fucili, un.i pisl.Ola. Era accompagnato dalla moglie e eia sette persone. Trattasi impottante soltomissione che co.1 1.empo darà buoni frutti. " t,:i, AUSSME, Fondo N-11, busw 4 l 24, ibidem. '·'
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pegnato nella zona cli Alaltù; e, infine, la banda irregolare di Scianò in zona Sciarn\ appunto. Se per la colonna Cappabianca le operazioni nel Mens ad agosto si erano risolte senza scontri rilevanti, per la colonna Costa le cose erano andate diversamente: il 5 d i quel mese aveva sostenuto un pesante combattimento sulla destra d el fiume Mugher contro circa 500 armati, perdendo 14 uomini e contando 11 feriti, ma causando al nemico 50 morti e 30 feriti, oltre ai 66 fuc ili sequestrati. Il 25 agosto, poi, c'era stato un altro scontro là dove lo Zegà conflu iva nello Jamrna, e se per gli italiani c'erano stati solo due feriti, gli etiopici avevano dovuto subire 30 morti in battaglia e 26 prigionieri eliminati successivamente. Tutto ciò mentre la colonna Quirico completava il rastrellamento ciel Ghirnbibiet iniziato nel mese di luglio; il IV Battaglione si occupava dell'area del torrente Rogghè e la colonna leggera Galli svolgeva opera politica nel Mens. All'azione militare degli italiani non era mancata risposta : il 22 agosto erano state contate le sottomissioni cli 29 capi e 155 gregari con un importante numero di armi; il giorno dopo a sottomettersi erano stati 8 capi e 688 gregari con una mitragliatrice e 449 fucili6·18 . Se da un lato, in questo territorio, era frequente il fenomeno delle.sottornissioni639 di capi e gregari, era un dato cli fatto che ci fosse stato un aumento preoccupante cl i movimenti e spostamenti di armar.i che avevano, di tanto in tanto, colpito presìcli e villaggi sottomessisi al governo italiano: Mendida, Noari, la stessa Ficcè, e anche i territori cli Sala Dingai, del Mens, del]' Assaghesti e del Marabetiè non erano state escluse dalle azioni di guerriglia. Si moltiplicavano i casi di razzia eia parte dei guerriglieri sulla popolazione che, ormai esasperata, non di rado reagiva: l. .. J Nello Guaa (Mcndida) il 26 agosro, un gruppo cli ribelli cercava di razziare in quel distretto, ma ven iva assalito dal.la ropolazione e messo in fuga, lasciando nelle mani cli quest'ultima 9 uomini e 4 quadrupedi. I nove ribelli sono stati passati per le armi6ti 0.
'' 111 AUSSME, Fondo D-6, DS 65, tel. n.10744 firmato Grnzi,mi <lei 23.81937. <,.w L'elenco dei sottomessi era di rutto rilievo: il 12 ,igosto era stara la volw del basciai Ammediè Oolcleghiorghis, capo estremamente influente del Tcgulet, con 4 fucili e 3 greg,1ri; lo stesso giorno a Mcnclida si era presentato il grasmac lhtilè Micad co n 4 sottoçapi e 4 fucili; due giorni dopo era toccato ,1due sottocapi d ello stesso basciai An,nu:'. cliè, memre il 17 fu la volc;i dei bas<.:ia i Gimft 13,incià , Techì Ghedàe Ghesaghir M.iniè con 20 uomini e 7 fucili. A Emi.i Gheorghi due ribelli che da tempo "infcstav,mo la zona'' si presentarono al nucleo carab inieri del luogo. ll 27 agosto si presentò con 45 gregari e 27 fuc.:i li
il capo Ghesmù Degheidii. AUSSME, Fond o D-6, OS 66, tcl . n .34/ 137 1 lìrmato Hazon del 2.9.1937.
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G li ore.lini in questa circostanza erano chiari: presìdi e residenze avrebbero dovu to tene rs i pronti, attraverso le bande, a proteggere sé stessi e la popolazione da ogni eventuale attacco. La popolazione sottom essa andava protetta61 1, su questo non si discuteva, anche perché il modus agendi del nemico e ra ben conosciuto: "la popolazione teme molto arrivo ribelli e t vendetta che possono compiere"64 2 . Il 3 settembre la colonna Costa643, che dal giorno prima era stata posta di so1vcglianza ai g uadi, fronteggiava a laia Cacciamà , nel Salaiè, tutti gli armati di Abebè Aregai, Hailè Mariam Mammù , Zauc.lè Asfau e del degiac Auraris, per un totale, secondo le stime dello Stato JVlaggiore , di 2.000 h.1cili e 30 mitragliatrici: la situazione aveva assunto contorni drammatici, tanto da richiedere un immediato inte1vento dell'aviazione644, oltre che della colo nna Lore nzini. l 'aviazione agì, infatti, il giorno stesso, pronta ad appoggiare il movimento e.le i due battaglioni Costa il giorno successivo. Allora, Costa, nonostante non fosse stato ancora raggiunto dal LI battaglione a rinforzo, decise e.li buttarsi contro il centro nemico "spezzandolo in due tronconi", il nucleo più forte, quello cli Abebè Aregai, si diresse verso est, mentre Hailè Mariam .Mammù si spostò su Cuiù . 1 morti da parte avversaria furono, secondo il bollettino del giorno, 542, più "novanta prigionie ri immediatamente sistemari"645 . Sempre in questo telegramma Garibolc.li dava un'interessante comunicazione che citiamo pe r intero: Generale Della Bona comunica che tutti paesi distrutti sono quelli abbandonati eia popolazioni e distruzioni eseguite solo paesi ribelli aut proprietà capi ribelli. Non adottato misure rigore contro inermi. Giorno 5 presentatisi at fo rtino "Me ne frego" comunità mussulmani locali accordato prote:,:ione. Pure presentatisi circa 800 galla con famiglie implorando protezione et accordata ritirando lance sole armi in possesso646 .
E ancora, eia un a ltro telegramma: J\lli rallegro per disarmo lJollo che ottenuto in questo momento assume maggiore rilievo. Continuare con metodo ricorrendo ad applicazione rigore solo q uando assolutame nte giusto e necessario, mi compiaccio anche per 641
lhidein.
,,.;i /\lJSSME,
Fondo 1)-6, DS 66, tel. n . 432 firmato l:lertolani del 2.9.1937. 6'~ La colonna Costa era l·ù n n,11;1 d,1 XXXI e XLI batwglione, d;i b,tnde e un'aliquota cli artiglieria. 4 "' i\USSME, Fondo 0 -6, OS 66, id. n.4222 firnx uo J\,J;iletti del 3.'-) .1937. Si veda in appendice 28 lo schizzo. 61 ; AUSSME, Fondo 0-6, OS 67, tel. n.42648 firrnalo Garil>oldi del 5.9. '1937. 616
Ibidem.
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risulwti azione zona Alhuco. Vigilare attentamente la strada . Dare subilo in testa ad altre eventual i reazioni. Agire politicamente con giustizia mass ima senza violenze inutil i e con rigore quando necessario. Insistere col disarmo64ì.
Se, per delineare il non sempre cristallino, e ormai dato per assodato, operato delle truppe italiane ci s i è sempre basati sui telegrammi di Graziani e dei suoi comandanti, potremmo considerare queste comunicazioni un valido spunto di riflessione . Inoltre, per quanto riguardava il e.festino di uno dei due attentatori del 19 febbraio, che si supponeva fosse insieme a Zaudiè Asfau, gli ordini e rano stati chiarissimi: Sembra che con 7.audiè Asfau si trovi noto attentatore Abraha Debotch ferito braccio destro. In caso di cattura pregasi disporre non, dico non, sia passato per le armi ma inviato Direzione Superiore Politici dovendo essere souoposto interrogatorio circa fatti alLcntatd'48 •
Lo stesso giorno Maletti inviava un telegramma a Graziani sullo stato delle cose nel territorio di Ficcè: circa 1.500 guerriglieri si trovavano a 6-7 ore di marcia dalla cittadina che però non era attrezzata pe r rispondere adeguatamente ad un eventuale attacco in massa, con due soli battaglioni e due squadroni6'19 ; per questo si pensò ad inviare sul luogo in ausilio il XXV e il LVT battaglione. L'inte nto di Malctti era chiaro: non agire d'impulso, ma osse1vare le mosse dei nemici i quali, a quanto pare, non hanno alcun Ì)iano presLahilito, anzi, agiscono sle-
gatissimi tra loro, pronti ad approfittare ogni nostro passo falso per piombarci addosso650 .
L'll settembre651 veniva confermata a Beciò, a una giornata cli marcia eia ficcè, la presenza dei circa 2.500 armati con 45 mitragliatrici agli ordini di Abebè Aregai, Hailé Mariam Mammù, Zeudù Abbacorrà, degiac Auraris, anche se gli aerei che sorvolavano la zona non riuscivano a vederne i movimenti per le accurate precauzioni prese dall'avversario. Si diceva che in i\USSME, Fondo D-6, DS 67, te l. n. 377 lì rmam Graziani del 10.9.'1937. AUSS1V1E, Fondo D-6, DS 67, teJ. s .n. lìnnato Pc rrcni ciel 7.9.1937. "'9 AUSSME, Fondo 0 -(i, DS 67, tel. n.4329, firmato Malctti del 7.91937. <,,o !bid(lm. M; 64"
M,
AUSSME, Fond o D-6, DS 67, tel. n .494 l'innato Gr,1 ziani de l!' l 1.9.1937.
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una riunione fatta all'interno della chiesa di San Giorgio Lenune avessero deciso d i avvicinarsi a Ficcè, attirando truppe all'infuori del presìclio per poi, una volta ind ifeso, attaccarlo senza pietà. In q uesto caso si specificava che il "contegno ribel li verso popolazioni est ultra pacifico"652, anche se erano molte le voci che confermavano l'odio del degiac Auraris nei confronti della popolazione cli Ficcè che, secondo lui , anelava punita perché rimasta impassibile davanti alla morte dei due fratelli Cassa65:'. Dopo qualche giorno cli inattività in cui Abebè Aregai aveva risposto con razzie, distruzione di paesi sottomessi e uccisione di fedeli al governo italiano, Malctti aveva deciso di intervenire65\ l'idea era quella di creare una manovra a tenaglia, "premendoli cli fronte, accerchiandoli alle ali" e costringendoli allo scontro prima che potessero attraversare il Mugher. Per far questo Maletti ordinava che il tenenle co lonnello Lorenzini insieme a LII e LIV battaglione con una sezione d i artiglieria partisse da Ficcè alla volta cli Cacciamò, col preciso compito d i sbarrare il passaggio ai ribelli verso est; il tenente colonnello Costa insieme a XXXI battaglione, uno squadrone e una sezione artiglieria partisse da Lemmen655 Selassiè ne ll a regione del Cuià con lo scopo di sbarrare le vie cli Deghem e Simi; il maggiore Rossi, forte cli 2 battaglioni, ne avrebbe dovuto spostare uno sulla destra del torrente Mura, in posizione tatticamente forte, mentre l'altro sarebbe dovuto rimanere a Uccialli. Lo scopo era quello cli bloccare ed eventualmente distruggere gli armati che fossero riusciti a sfuggire a Lorenzini; il IV e il V baltaglione, la sezione artiglieria del II gruppo, la III batteria bombarde, le bande irregolari d i Debra Berhan e di Scianò, il nucleo chirurgico e le salmerie di settore avrebbero invece dovuto costituire un'unica colonna agli ordini cleJJo stesso Maletti che da Ficcè si sarebbe spostata a Lemmen656.
Ad ogni colonna venne assegnato un numero cli segnalazione da mostrare ai velivoli in sorvolo e un particolare canale radio. I reparti avrebbero Come in AUSSME, D-6, DS 67. AUSSME, rondo D-6, DS 68, tcl. n.31/1626 firmato Azon (siç ]del 19.9 .1937. Ne riporti,1mo uno stn tlcio : "I ... J Egli odia la po polazione di Piccè per il fatto che questa è rimasta irnpassibi le d i frontr:, alla uccisione suddetw. Contro Ficcè il degi,1c h,1 i n ,mimo d i vend icar.;i con ogni possibile ra p p resaglia appena, sc,JCci,lte le truppe tb l i)residio, potr,ì lanciare la sua ba nda alla razzia". <,54 AUSSME, Fondo D-6, l)S 68, te l. n.44481 lìrrnato Cìari bold i del 19.9.1937. <,;, A l.emmen sarel>be rimasto d i p resid io il LI bartaglione. 6; 6 A l JSSME, Fondo D-6, DS 68, comu nicazio ne n. 67 prot.o p. firmata J\falctti d el 20.9.1937. ò; z
,;, .i
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Fandi Rand i • Chies,1 d i San Giorgio.
porlato al seguito 250 colpi per fucile, 2.000 per mitragliatrice pesante, 1.300 per fucile mitragliatore e 120 colpi per pezzo o bombarda; oltre a viveri per 4 giorni. Due giorni dopo le forze agli ordi ni di Maletti s i scontravano sul ' monte I3adacla con quelle del grosso avversario in una battaglia durissima che aveva visto la distruzione cli tutti gli armati che erano entrati nel Salalè attraverso il Ghindaberet. In quell'occasione erano stati uccisi il degiac Auraris, il grasmac lJigò Sellassiè, noto capo militare già ai tempi del negus, il grasmac Beleniè Tescurnmi e ligg Ima; mentre il fitaurari Zcudè Abbacorrà era stato gravemente ferito. Maletti aveva contato su l terreno nemico ben 780 morti, contro i 32 morti e 122 fe riti italiani. La requisizione immediata cli 155 fucili era lo specchio dello sfacelo etiopico, in quanto (. .. ) est noto come difficilmente avversario abbandoni armi sottratte immediatamente ai caduti, cl.ai disarmati a l segu itd''7 • <,~, Al lSSME, fondo D -6, DS 68, tcl. n .139 fi rmato Maleni del 23.9.1937.
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La zona era caratterizzata da valloni, dirupi scoscesi e da una fittissima boscaglia, in cui i battaglioni IV, V, XXXI, LI con due sezioni 65/17 e una batteria bombarde avevano fatto tutto il possibile per avere la meglio sul nemico che, ormai battuto, si era ritirato verso lnsanù Girò con lo scopo finale di raggiungere il Mens. Maletti era riuscito a far presidiare da pattuglie tutti i valloni da Idabò a Debra Libanos. Dopo sol i cinque giorni parte dei 2.500 nemici battuti sul monte Badada, si faceva rivedere nei pressi del fiume Iamma. Ad agire era stato circa un migliaio cli persone, favorito dalla fittissima nebbia, oltre che dalla "non completa esecuzione"658 degli ordini tassativi cli Maletti in persona: l'avversario, divisosi in frotte, era riuscito ad eludere la sorveglianza ciel tenente colonnello Lorenzini, dispostosi con le sue truppe tra il torrente Silrni e la confluenza dello Zegà Uodeb nel fiume larnma. A comandarli i soliti Abebè Aregai e I-Iailé Mariam Marnmù, unitisi il giorno prima, in zona Medani Alem, a Seium Ghebriet, capo dei ribelli Insarrò. Dopo un primo attacco il nemico si era dato alla fuga, inseguito per 12 ore, su un tratto di 60 km. e attraverso un terreno denso cli insidie e acquitrini, dalla banda Uccialli del tenente Rossi e poi dal V battaglione. T morti da parte nemica erano stati 180 e parecchi i fucili ritirati sul terreno, mentre da parte italiana il sergente Trinca e 20 ascari erano morti, oltre a 15 ascari feriti, e 25 quadrupedi persi durante le operazioni avvenute in un terreno veramente ostico: "fitta vegeta:lione, valloni dirupi, forre" 659. Parallelamente all'azione militare si era cercato di incrementare l'azione politica, istituendo uffici politici a Debra Berhan, Ancober, Sciane\ Ficcè, Debra Sina che, con la collaborazione cli sottomessi cl.i un cerro rilievo, avevano iniziato un lavoro teso a raggiungere i seguenti obiettivi: rispetto delle proprietà secondo lo status quo al 5 rnaggio 1936 rispetto della vita, non solo, ma posti di fiducia a capi e sudditi che fecero immediato atto di sottomissione con la loro nomina a capi distretto aventi al loro fianco una banda annata rispetto della chiesa per i cristiani copti, e delle moschee per i mussulmani [sicl rispetto per i reduci etiopi cl.ella loro guerra, con speciale assistenza e cura ai feriti cli guerra, dapprima timorosi poscia accorrenti fiduciosi alle nostre infe rmerie militari, lodando il loro coraggio e ap(manca) cl.ella vita in quanlo essi non pOLevano conoscere quale fortuna stava per iniziare per il loro paese con l'avvento della civiltà cli Roma
(,s,; AlJSSME, Fondo D-6, DS 68, comunicazione n.202 firmata t'vlalcni del 28.9.1937. ow Ibidem.
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serena ed obieuiva amministrazione della giustizia anche ai più e specialmente per i più meschini abituati a baciare i piedi ai loro persecutori e spogliatori, con l'applicazione del diriLLO (usi e consuetudini) abissino accoppiato e mitigato cl.al diritto italiano equa e più giusta distribuzione dei terreni demaniali anche ai più miseri, con l'aiuto di sementi esenzione dal pagamenlo per un anno dell'asral (decime cli raccolto) e ciel caral (pleteatico sui mercati) immediato inizio della ricerca cli sorgenti, costruzioni cli fontane, sLracle libero svolgimento del commercio con la sorveglianza e assistenza ai rncrcati abi::,sin{><•0 .
Mischi continuava descrivendo che cosa si era cercato di fare, soprattutto nel campo della giuslizia; le consuetudini abissine erano estremamente rigide: il ciltadino doveva curare personalmente chi aveva commesso un torto contro di lui, allaccando a sé l'accusato con pesanti calene; inoltre a chi era recidivo e veniva sorpreso per la terza volta a rubare veniva amputato il braccio, mentre per la quarta era condannato a mo1te. Il problema era dato dal fatto che la giustizia era nelle mani dei più fotti che non necessariamente erano i più giusti. Inoltre, se non veniva rintracciato il colpevole cli un reato, a pagarne le conseguenze era l'intera collettività: poteva essere multato un intero paese oppure, ricorrendo ali' ajàrsetcf"J6t, spesso si condannava a morte l'indiziato. Indubbiamente adattare questo tipo di giusti:.da al diritto italiano non era stata cosa facile, come si era riscontrato al momento della abolizione della schiavilù. lJn altro passo fondamentale era stato aprire gli ambulatori alla gente del posto662 ; solitamente gestiti da ufficiali ,~edici, essi erano una vera meraviglia per chi era sempre stato abituato a farsi curare dallo stregone. li presìdio medico di Ancober, ad esempio, lavorava ininterrottamente per la vaccinazione ciel vaiolo, endemico fino ad allora. La residenza di Scianò, in circa un anno aveva ricoverato 61 persone, ne aveva curate 490, guarendone 478; aveva effettuato 4.048 medicazioni e 9 interventi chirurgici che avevano avuto buon esito, tranne uno. Per quanto riguardava la giustizia, le cause discusse in tribunale erano state per la prima istanza 2.916 e in appello 2.180. L'ultimo, ma non meno importante, punto da sottolineare riguarda i rapporti col clero locale: se i capi sottomessi erano stati più o meno inquadrati in un tessuto politico, inserendoli anche nel libro paga ciel governo iraAUSSME, Fondo 0-6, DS 69, prol. n.1249 lìrmato Malctti del 5.10.1937. En1no testimonianze raccolte segretamente per garantire l'.inonirnac.o elci testimoni. M> Noti er,1110 soprattutto l'ospcùale n.407 cli Dcbra 13c1fo1n e il n .202 cli Dcbra Sina.
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AUSSME - .l\fassaua - osp. militare - ex-ascari eritrei rnu1ila1i da Menelik dopo la battaglia di Aclua.
liano663 , molto restava da fare per accattivarsi il beneplacito ecclesiastico. I fatti di Debra Libanos, per citare l'episodio più fa moso, non erano stati certo di buon auspicio; ciononostante non erano poch i i preti che si erano dimostrati disposti a collaborare, anche aiutando gli stessi vertici militari nel1' opera di convincimento per la sottomissione dei ribelli. Per la festa tradizionale del "Maskal", ad esempio, non solo non si era posto alcun limite ai festeggiamenti, ma siccome il sussidio statale alle diocesi non veniva corrisposto da alcuni mesi, si era anche concessa un'elargizione alle chiese più povere e a quelle più importanti. Il problema dei sussidi non era da sottovalutare: in passato le elargizioni erano state più che generose, e l'Etiopia era disseminata di chiese: nella sola zona di Uranà, ad esempio, se ne contavano una trentina con circa 600 preti, nella quasi totalità mantenuti dalla popolazione661 . La proposta fatta per cercare di ovviare al problema era quella di diminuirne il numero. Nonostante questi mutamenti di rilievo, ai primi cli ottobre la situazione era ancora incerta: i circa 500 armati capeggiati da Ghesacciò Hailè erano controllati dal colonnello Costa e dal XXXI battaglione; mentre la forza di <<>:1 L'assegno mensile di
solito ammontava a circa 300 lire. <"'1 AUSSME, Fondo D-6, DS 70, tel. n.2687 firmato Minola ciel 9.10.1937.
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Collezione l'rivata - 1937 - sch iavo liberato.
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Abebè Aregai si aggirava sui 600 uomini armatissimi nella zona del .Musc665, e poi rimanevano quelli del clegiac Auraris. Una forza quindi di circa 1.200 combattenti intenzionati a gettarsi dal Mens verso Gisciè che aveva indotto il generale .Maletti a muoversi immediatamente da Debra Berhan verso Sala Dingai666 con due battaglioni e un aliquota di artiglieria. La notte del 10 ottobre667 sui roccioni a est di Ghetà, le sue truppe, nello specifico il IV battaglione, si scontrarono col nemico e solo dopo una resistenza di circa 13 ore, grazie allo sforzo del X battaglione che lanciò un gruppo di volontari con bombe a mano, essi riuscirono ad avere la meglio. La truppa perse 17 uomini, mentre 87 rimasero feriti, ma il nemico soffrì cli più: si contarono 195 uomini caduti nei burroni e le numerose tracce cli sangue lungo il sentiero della ritirata fecero pensare a tanti feriti. In quello stesso giorno si sottomisero il grasmac Bellet Bacù, sottocapo cli Abebè Aregai, e il grasmac .Maconnen Ambarò con 3 gregari della banda cli ras Sejum. A metà mese .Maletti668 si vide costretto a tornare sui propri passi, verso Debra Berhan, dirigendosi nell'Ancoberino, depredato e razziato in continuazione dagli uomini di Gimma Sembetiè669. E, d'altro canto, la questione delle armi era ancora lontana dall'essere risolta, come testimonia un bando che Graziani fece d istribuire addirittura ad Addis Abeba: Mi risulta che formazioni ribelli et specialmente quelle della periferia d i Addis Abeba ricevono armi et munizioni da parte di complici che vivono nella capitale. Preavviso che tutti coloro che saranno colti in flagrante verranno giustiziati sui varchi di transito670 .
Un telegramma di Garibaldi del 22 ottobre 1937671 autorizzava .Maletti ad utilizzare la banda galla comandata da Mohammed Sultan, già dipendente dal settore nord-orientale e fino ad allora dislocata nei dintorni cli Dessiè. Pirzio Biroli non si era dimostrato, però, dello stesso avviso, in quanto la band.a irregolare del Sultan era formata per lo più da nativi galla del territorio compreso fra Giarrà e Robi che non avrebbero preso bene quello spostamento. Si consigliava pe1tanto di continuare a farli rimanere a disposizione del commissariato cl.i Dessiè, con l'eventualità di fungere da riserva alle truppe della 665
AUSSME, AUSSMF., 667 t\llSSME, 6('" AUSSME, rm9 AUSSME, r,;n AUSSME, r,n AUSSME, 666
Fondo Fondo l'ondo Fondo Fondo Fondo Fondo
D-6, DS 70, In appendice 29 lo schizzo e il te legrnmma ope r;itivo di Maletti. D-6, DS 70, In appendice 30 lo schizzo. 0 -6, DS 70, op.n.50 firmato Ma lctti del 10.10.1937. 0 -6, OS 70, te!. n.48062 firmato Graziani del 15.10.1937. 0-6 DS 71 ln appendice 31 la ma ppa. D-6, OS 70, te l. n.4900'1 firmato Gr;izi;in i del 20.10.1937. D-6, DS 70, te l. n. 481 18 fì rmato Ga ri boldi de l ·15.10.1937.
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colonna De Santis per il rastrellamento di Gisciè6n. A stroncare Pirzio Biroli fu Graziani, dello stesso avviso di Gariboldi, quando il 23 ottobre diede l'ordine preciso che la banda di Mohammed Sultan si mettesse a disposizione del generale Maletti673 per l'importante ciclo operativo in corso. Quella stessa mattina il V battaglione attaccò un imponente gruppo di circa 800 ribelli arroccatisi sul monte Muter. Il 25 ottobre la colonna Moramarco, costituita dal X battaglione e dai galla di Raugei 674, raggiunse, dopo 15 ore consecutive di marcia, il paese cli Arembà. Anche in questo caso il terreno percorso si era dimostrato ''asperrimo et caratterizzato da piccoli burroni caverne forre anfratti e di fittissima vegetazione arborea"675• Da qui sarebbero partite tutte le azioni di rastrellamento dei giorni successivi, coadiuvate dalla colonna Quirico e dal V battaglione. Nel frattempo la colonna Costa continuava a compiere rastrellamenti in zona Aptenet e la banda irregolare di Scianò a est cli Ficcè. Nel giro cli neanche una settimana la colonna Moramarco si scontrava alla baionetta, nella valle cli Airarà, con un robusto gruppo cli ribelli, valutati intorno ai 600, uccidendone un terzo, lasciando numerosi feriti s ul terreno e 11 prigionieri, "immediatamente sistemati"676 . Ai primi di novembre, il generale Maletti comunicava che le perdite complessive dall'inizio dell'operazione erano di 1. 487 ribelli uccisi, contro i 42 uccisi e 80 feriti di parte italiana. Aggiungeva poi, cinicamente: (.. .1 Battaglia come nei giorni ventinove et trenta in guerriglia senza quartiere può considerarsi conclusa. Lascio i n posto un battaglione con banda Galla per opera rifinitura6ì7_
Da sene mesi, ormai, il generale Maletti stava alle costole dei patriots, rendendo loro "grama et penosa la vita" ; prova ne furono, ad esempio, i rastrellamenti compiuti tra il 16 e il 17 novembre: 529 ribelli, o conniventi, vennero passati per armi. Le operazioni di grande polizia coloniale nel<m AUSSME, Fondo D-6, DS 71, tel. n.6763 firmato Pirzio l\iroli del 19. 10.1937.
67~ AlJSSME, Fondo D-6, DS 71, tel. n.49332 fi rmato Graziani ùel 23.10.1937. TI 23 stesso 1;1 ba1Kht R,n1gei raggiungeva Debra Sin,1 e si costituiva colonna w l X battaglione al comando del c,1pitano .Mora marco. 67-! Al momento dell,1.sua partenza da Addis Abeba , Graziani aveva consegnato al co.l onnello l{augei 120 talleri per ogni famigl ia che aveva avuto caduti nelle operazioni del Lasta (118 erano scali i morti), 6 medaglie d',1rgen10 e 5 cli bronzo al va lore militare, 8 brevetti-nomina a fìt.iur.iri, uno a clegiac e uno a grnsm,1c, çfr. AUSSME, Fondo D-6, DS 71, te!. n.5002/4 firmato Graziani del 27.'10. 1937. <,75 AUSSM E, Poncio D-6, DS 71, tel. n.898 firmato Maletti del 25.10 1937. 676 AUSSME, Fondo D-6, DS ìl, 9 OP, firmato Mal etti del 30. 10.1937. Per la setti mana successiva si ved,1 in AUSSME, Fondo D-6, DS 73, tel. n.50/M firrnato Maletci dt:!l 1°.1 1.1937. 677 A1JSSME, Fondo D-6, DS 73, tel. n.51063 fìrrnato Graziani del 2.11.1937.
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l'Ancoberìno, iniziate il 18 ottobre, si concludevano esattamente un mese dopo: vi avevano partecipato 5 battaglioni coloniali, un gruppo artiglieria da 65/17, una batteria mortai e circa 7.000 irregolari delle bande , lasciando sul terreno circa 4.500 nemici, tra i quali anche alcuni capi di un certo rilievo come i fitaurari Maconnen, Tellà Chefetau, il cagnasmac Becchelè Uosseniè, i grasmac Demissiè e Tellamù, i balambaras Asfau Duballè, Bellacciò, Falettù , Ebbianè e molti altri. Da parte italiana le perdite ammontavano a 187 ascari uccis.i e 389 feriti, oltre a 4 ufficiali feriti. Maletti precisava nel suo telegramma che Tutti villaggi dissidenti vennero energicamente et esemplarmente p uniti. Popolazione ha appreso a loro spese quanto costino tolleranza, acquiescenza aut connivenza con ribelli.(. ..) Il successo non poteva essere più rapido e .completo678 •
L' Ancoberino era tornato normale. Negli stessi giorni in cui la colonna Barbacini nei pressi di Densà era stata duramente attaccata, il generale Maletti informava che un'ingente massa di ribelli, valutata sui 2.000 uomini si stava spostando dalla zona dì Uancìt verso il .Mens occidentale. Il generale si preoccupava di raccogliere tutte le informazioni necessarie prima cli partire all'attacco, magari coadiuvato anche dalla banda galla6; 9, e dopo aver riunito più uomini possibile . OPERAZIONI NEI SETrORE DI
JtfOGGIO
Nell'aprile del 1937 Graziani aveva scritto a Mischi congratulandosi per l'ottimo lavoro di disarmo attuato nel la zona del Guraghè: 20 fra fucili mitragliatori e semplici mitragliatrici; 3.700 fucili e 17.000 cartucce, questo era il bottino ufficiale di pochi mesi di lavoro. Le direttive che il v~ceré gli ìmpa1tiva in quell'occasione erano chiare: eliminare tutto il personale nazionale presente nei presìdi che non si fosse dimostrato all'altezza, liquidare, anche sommariamente, i capi indigeni resistenti, tenendo sempre presente che lo scopo ultimo e finale era "la pacificazione di cui il presupposto essenziale è disarmo" 680 . In base ai suoi ordini veniva istitu ito anche un servizio di polizia aerea, per il controllo del tratto Addis Abeba-Dire Daua che dal 30 g iugno si p roMa 79 '' 0 ' "'
AUSSME, Fondo D-6, DS 75, ccl. n.5290 l'innato Malctti del 18.11.1937. AUSSME, Fondo D-6, DS 76, ccl.s.n . firma to Ma lc cti clcll'S.12.1937. ASD.MA.1 , 11, posiz.181//40, fascicolo 195, ce l. n .17621 tìrmmo Graziani clell'S.4.1937 .
1937 . .LA GRANDE RJ VOHA DELL'ESTATE
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traesse fino alla fine della stagione delle p iogge: ad occuparsene sarebbero stati la base di Dire Daua, quella di Moggio e la 116'' squadriglia68 1. Ogni giorno avrebbero dovuto essere fatte due partenze all'alba e in un'ora scelta del pomeriggio, con lo scopo di avere tutta la linea sotto controllo e intervenire tempestivamente q ualora ce ne fosse stato bisogno. Il 3 luglio 1937 il console generale Mischi, comandante del settore occiden tale della ferrovia con sede a Moggio, aveva reso note le disposizioni per la stagione de lle piogge: era chiaro che la tranquillità degli ultimi mesi non doveva fare pensare a nessuno che la situazione fosse completamente risolta. Giravano continuamente voci, infarti, che presto ci sarebbero stati nuovi attentati e nessuno era autorizzato, in virtù delle condizioni meteorologiche p roibitive, ad "un'apatica inerzia"682; bisognava anzi essere ancora più attivi per non farsi trovare impreparati dal nemico. I compiti assegnati dal Governo generale al settore occidentale della ferrovia erano i seguenti e li citiamo integralmente dai documenti originali: vigilanza della ferrovia e della nuova strada camionabile, protezione a largo raggio della capitale (...] L'organizzazione complessiva del settore ai fini del compito ricordato, comprende: una rete cli osservatori fiduciari e informatori, una cintura esterna di presidi, una vigilanza diretta delle opera d'arte ferroviarie e sorveglianza della strada camionabile , l'impiego di reparti cli allarme, pronti aù accorrere dove se ne presenti la necessità, una massa di manovra 683. \
Nello specifico, la rete degli osservatori avrebbe dovuto soddisfare due princìpi base: fornire informazioni puntuali e precise sui movimenti ciel nemico in modo da potersi muove re in anticipo e aiutare la popolazione sottomessa, e qu indi disarmata, da eventuali azioni di ritorsione da parte dei patriots. Che differenza c'era tra fid uciari e informatori? I primi erano notabili di provata lealtà verso il governo italiano ai quali era stato lasciato in affidamento un certo n umero di armi (di solito non più d i 5 fucili con 30 "'" AUSSMA, Fond<) i\Ol, busta 3-1, tel. n.853/ op.20 firmato ren .col.13izzarri del 6.7. 1937. f,xi AUSS.ME, Fondo 0-6, DS 62, Dispos-izion-i per la swgione delle piogge, prot. n. 18')') l'innato Mischi del 3.7.1937 <.x.i Ibidem..
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cartucce per arma) proprio per proteggere la popolazione; i secondi, invece, erano veri e propri agenti segreti al se1vizio delle viceresidenze. La cintura dei presìdi era stata costituita, dopo le drammatiche vicende dell'estate precedente, con lo scopo di prevenire o stroncare qualunq ue azione violenta da parte dei ribelli. In che modo, poi, sarebbe avvenuta la vigilanza di ferrovia e camionabile? In realtà le due cose erano ben distinte. La ferrovia era stata rinfor:Lata attraverso guardie fisse68 4 : ciascun posto avrebbe dovuto essere munito cli pistole Very con cartucce apposite per la segnala:Lione cl'allarme685, mentre i comandi cli ogni presìdio avrebbero dovuto avere appositi posti di avvistamento. Ci sarebbero state ronde continue lungo la linea, o ltre ad appostamenti d iurni e notturni per prevenire atti di brigantaggio. Il movimento delle pattugl ie non solo aveva u n valore pratico, ma anche politico-strategico: le popolazioni avrebbero avuto l'impressione di attività continua anche durante il difficile periodo deUe piogge. Per quanto riguardava la rotabile, la sua sorveglianza sarebbe stata affidata ad autoblinde e pattuglie su autocarri ben attrezzati in continuo movimento, sia di giorno che di notte. In questo senso, fondamentali sarebbero state le centurie operai che avrebbero non solo contribuito a sorvegliare la strada, ma fatto da appoggio alle pattuglie vere e proprie . Infine, molto interessante è la serie di disposizioni per l'impiego dei reparti d'allarme cli ciascun presìdio: la maggior parte degli uomini andava tenuta a disposizione del comandante del presìdio, mentre un'esigua manciata anelava clistrihuita sul perimetro difensivo. Tn sostanza, almeno ¼ del totale della forza doveva esser sempre pronto a muoversi "al primo cenno per soccorrere la località minacciata". Questi speciali reparti d'allarme dovevano avere un 'ottima conoscenza della zona e delle vie d 'accesso a i ponti ferroviari. A ciò andava ad aggiungersi l'impiego dell'aviazione a scopo perlustrativo e solo eventualmente offensivo. Un altro provvedimento preso fu quello di eliminare i 4 capi e di dividere rutto il settore dato in giurisd izione alla residen:La cli Moggio in 12 circoscrizioni: ognuna con un capo distretto, proprio per eliminare il ricordo dei caponzoli del cessato regime, acce ntratori di un potere più o
meno sovrano nella zona di loro giurisdizione e di radicalmente costituirvi il concetto di impiegati indigeni, ché tali soltanto devono considerarsi i mesleniè che vengono proposti ad ogni distretto686 . ""' Come da ci rcolare n .'I IO'I d el 6 giugno dirett.t ,1i comandi dei presid i delb ferrovia. '"'' Due o tre razzi di qualunque (:olore. '"6 ACJSSME, Fondo D-6, DS 62, Lei. n.8 1522 firmato Grazian i del ').7. 1937.
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Questa divisione avrebbe dovuto funzionare per tutti settori intorno alla capitale: lo stipendio dei capi distretto era stato fissato in 200 lire mensili, mentre quello ciel loro segretario personale in 100 lire, sempre eia retribuirsi mensilmente. I prescelti avrebbero pa1tecipato poi ad una cerimonia pubblica cli investitura, dopo aver firmato e giurato fedeltà al governo italiano. Il concetto fondamentale da far passare era comunque quello che i mesleniè non erano niente di più che impiegati statali, tanto quanto lo erano i tra duttori o gli scrivani, impiegati della cui opera ci si deve avvalere unicamente quale conseguenza della materiale imposs ibilità del residente di avere contatti personali con tutti i singoli suc.lcliti61°.
Un altro reparto che aveva lavorato bene6KX era stato quello del 5° raggruppamento arabo-somalo, preso in prestito al governo ciel Galla e Sidama e comandato dal colonnello Rizzo che, ininterrottamente, si era mosso attraverso la regione montana fra Addis Abeba, Gimma e Gogetti, sul massiccio ciel Guraghè. La zona non era certo delle più accoglienti: burroni, niente strade, corsi d'acqua che facilmente si gonfiavano per le piogge. In quella zona si erano sovrapposte quattro etnie che spesso avevano avuto modo di confrontarsi: guraghi, arussi, sidamo e amara. La regione, dopo la morte di ras Destà, era caduta in uno stato cl.i totale anarchia: si erano succedute continue lotte per il potere che avevano creato non pochi disagi. Per questo il 5° raggruppamento era stato inviato s ul posto, coadiuvato da elementi delle bande cli Addas e Moggio, con l'intento di rastrellare rutta la zona. Gradatamente, quindi, era stata costituita una 'cinta di presìdi che andava da ponte Abù, a . Buttagirà, Carsà, Murena, Malina, Aceber e Sancur. Attraverso poi l'uso degli interrogatori e dei sopraluoghi, in tre mesi il 5° raggruppamento era riuscito a raccogliere 6 .454 fucili Steyr-Mannlicher, uso Mauser, qualche 70/87 e qualche 91; 302 Mauser 1931 e 1934, nuovissimi; 12 mitragliatrici, 32 fucili mitragliatori, 107 pistole e 37.000 cartucce689 . Questi numeri non facevano altro che dimostrare che le armi in Etiopia giravano senza particolari ostacol i, <.x, Ibidem..
'""' AUSSME, Fondo D-6, DS 62, tel. n.6568 firlllato Graziani del 17.7.1937. Si legge: "Dalla leLtura della rel:1z.ione presenratami dal Generale l\·l ischi circa attività V0 1stcJ raggrupp,11nen1.o arabo-somalo rilievo il contegno et auivit:il encoJ11iabile di tutli, com;indante, uflìci,1li et gregari. Sono lieto perciò poterla inca ricare esprilllere at tutti il vivo compi,1ciniento sicuro che in ,1vvenire el. sempre lulti saprnnno tenere b fama così generosall\ente guad;igna1a". 6"'J i\USSME, Fondo D-6, DS 62, proL n.2085 firrnal.O Mischi del <).7.1937.
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che gli abitanti le tengono nascoste e non consegnano, per tema che, ritirati i nostri presidi e non sentendosi abbastanza tutelati, si riavvii lo stato di anaTchia, colle rapine e le vendette derivanti dagli antagonismi di razza e di religione, dagli odi e rancori sorti ed inaspriti nei periodi di anarchia susseguiti alla fuga del Negus e alla morte di ras Destà690.
A Barratà 1'8 agosto, la colonna Agosti si scontrò con un robusto gruppo nemico, valutato sui 500 uomini, perdendo i 3 ufficiali Agosti , Mazza e Martinotti, oltre a 5 ascari, ma quando la zona venne raggiunta dai tre battaglioni del generale Mischi, dei patriots nessuna traccia, in quanto essi si erano spostati con le famiglie nella zona a sud-est di Tede.la Mariam. La situazione nel settore della ferrovia era ben delineata da un resoconto scritto il 24 settembre dal generale Mischi; in esso si diceva, in polemica ad altri telegrammi precedenti, che dopo la disgregazione della banda del brigante Maconnen Moggio, la zona del Mingiara era "perfettamente tranquilla e controllata dai nostri capi-distretto, come da tempo lo è lo Sciancorà 691". I guerriglieri, 500-600 armati e 200-300 sprovvisti di fucili e senza cavalieri, erano capeggiati dal grasmac Arnarè, oltre che da altri nomi di spicco della zona come il cagnasmac Hailù e suo fratello Becchelè Uoldemedin, il balambaras Chebbedè, i fratelli lasò e Hailè Sillascià, tutti disposti fra il Bacchelè e la zona di Ancober, comunque fuori dal settore della fe rrovia. Il loro problema era la mancanza di viveri e di munizioni, tanto da giustificare nelle loro fila "un senso di incertezza e di malcontento e che più cli uno sarebbe propenso a sottomettersi se fosse sicuro di avere salva la vita "692. Le popolazioni del .Mingiara e dello Scioncorà erano tranquille e clisarmate, come avevano per altro dimostrato le razzie, "accompagnate sovente da incendi e omicidi", perpetrate nei loro confronti eia Maconnen Moggio: in quelle occasioni gli abitanti non avevano potuto difendersi in quanto sprovvisti di qualunque tipo cli arma . Parallelamente gli abitanti ciel I3ulga e del Barachet non erano passati dalla parte dei patriots, spostandosi nei territori tranquilli: Essi si lamentano dei soprusi e delle razzie dei ribelli, nulla possono dire contro le nostre truppe che non hanno varcato il Ca~<:;am e che sono del resto strettamente controllate dagli uftìciali per impedire soprusi ai danni dei sottomessi. I podù atti di indisciplina verificatisi sono stati prontamente e severamente repressi6'J'l. <,9,; Ibidem. 69 ' AUSSME, Fondo D-6, DS 68, comunic;izione n.3251 flrm,Ha M.ischi del 24.9.1937.
<m lbidmn. 69~ AUSSM E, Ibidem. Anche in AUSS,VIE, Fondo D-6, DS 69, te l.n.46659 lì rmato Gariboldi del 3.10.1937.
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Alla probabilità assai remora di un attacco contro la ferrovia, Mischi concludeva dicendosi sicuro di essere in grado cli reprimerla in qualunque momento, nonostante il nemico permanesse . Nella zona del I3ulga e ciel Barachet, a muovere le fila della rivolta erano il cagnasmac Hailù, il grasrnac Amarè, il balambaras Tesemma, il giudice Bellctà, i cagnasmac Sinché e C:hebbedè, i basciai Garredi, Liche llè, Zaffese, Abbanada, e i grasrnac Malredu, Sciatù e Negusse. La loro forza non era imponente, si aggirava sui 4500 uomini, ma era la loro volontà nel perseguire lo scopo, infastidendo soprattutto gli abitanti pacifici del Mingiar, a creare i problemi maggiori. D'altro canto , il desiderio di tranquillità ne lla popolazione, dopo molti mesi cli guerra, si manifestava anche attraverso l'apertura di libretti di risparmio: al 30 settembre e.I.e! 1937, nella zona controllata dal generale Mischi erano stati aperti 430 libretti per indigeni, per la somma complessiva cli 24.480 lire depositate nelle banche loca!i694 .
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MESE Di DJC.EMJJRe
Prima cli lasciare l'Africa, Graziani si preoccupò cli collocare i suoi uomini ufficialmente ai posti che spettavano loro: e così, 1'11 dicembre del 1937 fece girare una circolare a tutti i governi e settori dello Scioa dove si cbiativano i ruolfi')S. Maletti avrebbe assunto tutti ì settori di Debra Berhan, tranne quello più a nord, assegnato al colonnello Tosti; il generale Mischi sarebbe diventato ispettore dei repatti cli Camicie Nere dell'impero con sede ad Addis Abeba e il suo posto alla tutela della fe tTovia sarebbe stato acquisito dal colonnello Natale; il ge nerale Gallina avrebbe mantenuto la sua carica di ispettore delle truppe coloniali; Belly sarebbe andato in licenza e il generale Della Bona si sarebbe occupato del settore occidentale di Ambe\ mentre il colÒnnello Gaibi avrebbe assunto il comando della VII Brigata colo niale. Il tenente colonnello Rolle avrebbe avuto il controllo della regione ciel Nonno, pur rimanendo alle dipendenze del settore di Ambò. Lo stesso settore veniva rinforzato con prcsìdi e uomini sia per la difesa delle residenze, sia per po1tare immediato aiuto dove ce ne fosse bisogno. Venivano poi costituite, con decon enza al 1° dicembre due bande di 50 uomini l'una: quella di Bacò e quella del fcntino "Me ne frego", dove il capo banda avrebbe avuto stipendio mensile di 150 lire e i gregari cli 1206\Xi. Nel settore cli Moggio, in cu i agiva Mischi, e nell'Ancobetino, alle grandi formazion i di guerriglieri si erano sostituite bande cli predoni che, soprattutto cli notte, sì davano al brigantaggio colpendo, razziando, bruciando i tucul delle popolazioni sottoAUSSME, fondo D-6, DS 69, prot. n.3370 firmato Mischi del 4 . 10 . 1937. AUSSME, Fondo D-6, DS 76, prot. n.20680 firmato Gn.iziani dell' ll.1 2.1937. w, AUSSM.E, Pondn D-6, DS 77, rei. n.59106 finrnto Gariboldi del 21.12.1937.
Ml
69S
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messesi agli italiani: anche in questo caso era quindi necessaria la formazione di bande cli piccola porlata, sui 50 uomini, che perlustrassero e rendessero più sicura la zona. Nei teffitori pacificati, alle operazioni di grande polizia coloniale si anelavano sostituendo azioni di medio-piccolo raggio con giuppi compatti di uomini, quasi sempre a cavallo, soprattutto per la tutela dei civili. A fine dicembre nel.la zona di Ambò era dato ancora in azione Zaudè Asfau che con i suoi sottocapi svolgeva attiva propaganda anti-italiana<m, insieme a Mesfin Scilesci e a circa J.500 armati. Nel frattempo Maletti, spostatosi nel Mens occidentale dava notizie dei suoi batlaglioni e di quelli operanti nel Salalè occidentale agli ordini di Lorenzini6<JH La colo1ma Maletti era slala attaccata, tra Natale e Santo Stefano da un gruppo sostanzioso cli circa 500 uomini provvisti di 12 mitragliatrici e capeggiati dal tìtaurari Dantù Mescescià, da Abebè Auraris, da Abebè Ones, Fafau Cheseriè, Derreliè Dellelè e dal casmagnac Haptemariam: il nemico aveva avuto circa 150 motti contro i 7 morti e i J8 feriti leggeri italiani.
OPERAZIONI NELL'AMARA
TI 10 luglio 1937 Lessona699 scriveva a Graziani un telegramma d i vivo compiacimento per "l'azione inesorabile" compiuta contro l'avversario, ma ciò non significava che le cose fossero realmente sistemate: il peggio doveva ancora venire. li fulcro della questione era l'Amara, ma è necessario precisare che la rivolta si estendeva, oltre che a nord verso i territori dell'Eritrea, anche a sud, in quelli del Galla e Sidamo. Lì, infatti, operava Ligg Ghirmà, uno dei figli di LiggJasu, inizialmente con 2.000 armati i quali, pere\ nel giro di poco tempo si erano ridotti a poche centinaia.
Riportiamo schematicamente la forza ital iana al luglio 1937 : Ufficiali Truppa - nazionali - indige ni Quadrupedi Fucili-Moschetti Mitragliatrici Cannoni
8.200 100.000 114.500 49.500 340.000 8.400 950
(-700 rispetto al mese precedente) (-35.000" ") (-20.600 " ")
''"' AUSSME, Fondo D-6, DS 77, prot. n.32 firmato Bocca del 23.12. '1 937. «.>< AUSSME, Fondo D-6, DS 77, tcl.m,1rcia 187 lìrrnatn Malctti del 25.'12. 1937, e 188 lìnnaco Ma lctti del 26.12.'1937. ''"' AUSSME, ronclo D-6, DS 62, 1el. n.33763 l'inmuo Lcsson~, <kl 10.7 1937.
1')37 Li\ C,iV\ NDE IUVOl:i'A DEILESTi\TE
AuLoblindo Carri armati fVl<)t<)blincle MotomitragliaLrici Automezzi vari
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46 187 12 8
18.750
Se, pe rò, andiamo a confrontarla con q uella presente sul territorio soltanto sette mesi prima, a gennaio, ci rendiamo conto che per certe voci è drasticamente d iminuita. Riportiamo i numeri di gennaio : Ufficiali Truppa - nazionali - indigeni Quadrupedi Fucili-Moschetti Mitragliatrici Cannoni Mortai d 'assalto Carri armati Autoblinde Motoblinde Motomitragliatrici Autocarri armati Automezzi vari
12.050 227.600 109.250 46.300 335.000 8.650 780 42 228 33
12 8 l3.400
Alla fine de ll'ottobre 1937, ad operazioni di polizia iniziate, le cifre ernno ancora diverse: Ufficiali Truppa - nazionali - ind igeni Quadrupedi Fucili-Moschetti Mitragliatrici Cannoni Carri armati Autoblinde Motoblincle Automezzi vari
7.750 86.400 119.200 39.700 :)81.900 8.200
766 n6 30 ]9 10.850
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Analizzando i tre schemi, è possibile notare come il numero degli ufficiali crolli nel giro di dieci mesi: a tornare in patria sono più di 4.000 uomini, ai quali dobbiamo aggiungere la cifra imponente di 141.000 soldati di truppa nazionali. Anche i quadrupedi, dopo un picco a luglio, diminuiscono, mentre vengono incrementate la forza indigena e le anni leggere a discapito cli quelle pesanti, sintomo evidente cli operazioni repressive e di ordine pubblico. Un aumento proporzionato cli fucili e moschetti si aggiunge ai circa 10.000 uomini in più tra la truppa locale. Da questi numeri si evince che a fare non più la guerra, ma la controguerriglia, sono ascari e truppe indigene: il conflitto assume toni sempre più endemici, in Italia non lo si sente quasi più, i morti nazionali infatti sono sempre meno, perché meno sono gli italiani coinvolti nelle operazioni di grande polizia coloniale. La guerriglia che fra le guerre è la più sporca, si sceglie, per molti motivi, cli farla fare agli indigeni; e malgrado Graziani: suo un telegramma d i novembre, in cui egli, parlando della rivolta che aveva colpito su larga scala Amara e Scioa, aveva avuto modo cli affermare, non senza una certa vena polemica nei confronti cli Less(ma, che la sicurezza della capitale era stata mantenuta [...] durante questo ultimo periodo cli ribellione pressoché totalitaria nei territori di nuova occupazione dell'impero, a(sic] malgrado essa sia scoppiata quando, in ottemperanza agli ordini ministeriali, si stava effettuando la riduzione massima delle forze mobili, in contrasto mio pensiero ed apprezzamento700.
Graziani per cercare cli arginare la situazione effettivamente assai complessa, soprattutto nei territori del nord in cui i due governatori si erano lasciati andare ad un eccessivo ottimismo, aveva compiute tutte le acrobazie possibili deJJa mia capacità e <lei rnczzi e delle forme riuscendosi a ristabilire una situazione clelicatissimaì01. .DA LUGLIO A NOVEivfBREì02
ln luglio l'attività dei patriots era in pieno fermento nell'Amara, con epicentri il Lasta, il Goggiam orientale, il Beghemeder; mentre nel Galla e JI, posiz.181/40, fascicolo 197, tel. n.51088 firmato Grazia ni del 3.11.1937. Si veda anche ACS, FG, scatola 31, fascicolo 29, sottofascic.-10: per Graziani la riduzione degli organici ancon1 att iva ne ll'estate 1937 p esò parecchio s ull a rivo lca in corso. 701 l/Jidem. 7oz Interessante in appendice 32 lo schema riguardame i re parti costintiti da Gwzi;m[ pe r fronteggia re h1 sin.iazione, come .in D-6, DS 68. Per un maggior approfondimento riguardo al Lasta s i legga l'appendice 33.
,t.<> ASDMAT,
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Sidama erano in agitazione le zone di Cellià e Nonno e nello Scioa, questi si facevano sentire particolarmente nel Ghindeberat e nel Ghimbibiet. Se nelle note del promemoria di quel rnese703 le azioni nel Goggiam e nel Beghemeder erano state "originate dalle operazioni di disarmo", quelle nel Lasta, guidate da Hailù Chebbeclè, erano viste come la diretta conseguenza della sottomissione di suo figlio agli italiani701 . Come avevano reagito questi ul timi? Innanzitutto erano iniziare operazioni di repressione proprio da dove la rivolta era partita, ovverosia nel Lasca e nel Beghemeder, attraverso l'invio di massicce colonne e cli bombardamenti aerei705, erano stati poi sequestrati i beni del degiac Hailù Chebbeclè706 ; nel Goggiam i presìdi minori erano stati fatti ripiegare su quelli maggiori e nello Scioa erano state rinforzate tutte le colonne assegnate alla ferrovia e alle principali arterie stradali. In settembre la situazione in rutta la regione del l'Amara era, se possibile, ancora peggiorata, assumendo proporzioni gravi. Era nel Lasta poi che le cose sembravano fuori controllo sia per lo sviluppo della ribellione in sé, denominata, com.e accennato poc'anzi, dallo stesso degiac Hailù Chebbedè "guerra santa" 707 , sia perché in quel distretto c'era l'unica strada che univa Addis Abeba all'Eritrea; anche per quella ragione, il controllo di tutte le operazioni militari passava dal Governo ;o, AUSSM E, Fondo >1-11, bus w 4124, Promemoria dell'Agosto 1937.
L' idea vie ne confermaw ,1nc:he dallo stesso Graziani, in ACS, FG, 112° anno def/"im.pero, çiL, pan e 11, ça p.3", p.18-27 e in AUSSME, D-6, DS 65, tel. n.131 <lel 26.8.1937. Interessante il telegramma che
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riporta la sottomissione <lei figlio ciel degiac, avvenuw in agost:o: "Ligg Vassenè Ailù, figlio noto deg iac Ailù(sicJ Chebbedè, presentatosi 18 corrente me,~e at rna resciallo CC.RR. in ricognizione Talage (no n esis tente s u carta) dopo lettera sottomissione ac Residente Socotà. Ila versato diverse anni moderne (. ..) Scopo eliminare Ailù Chebbedè <:he pare non abbia approv:1to sottomissione fig lio, disposw 23° mese corrente partano d,1 Sococà 2 compagnie 34° 13:ittaglione (sic) al comando maggiore Gemelli <:be a vrà sua disposizione a ndie ba nda Lasta et eventu,dmente truppe ora operanti :r.ona l\-lonte ,Auscardel.. .l" In AUSS,\;IE, Fondo D-6, DS 65, te!. n.3699 firmato Pirzio 13iroli del 23.8.1937. Queste considerazioni si b,isan<.> sul te legramma informa tivo spedito dal te neme Lupori la mauina del 22 :igosto, in AUSSME, Fo ndo 0-6, DS 65, te!. n.3/ 11 firmato 1.upori ciel 22.8.1937. li c:oncetto dell'ira d i Hailù Che b be<lè ve niva espresso anche d:il tenente 1.upori nel telegramma successivo: "[... I Ostilità sembrano iniziate da capi ribelli raccolti intorno <legiac Ailù Che bbedè in c:onseguenza avvenuta sottomissione l.igg Vassenè Ailù figlio <li q uest' ultimo clegiac.'' In AUSSME, D-6, DS 65, te!. n.3/15 firmato Lupori ciel 22.8.1937. 7(>l AUSSME, Fo ndo D-6, DS 65, te!. n.3/ 20 tì rrmuo l.upori ciel 24.8.1937. 7 0/, AUSSME, rondo D-6, DS 65, tel. n.1 06 firmato Graziani del 25.8.1937 70 7 Si legga il telegramma in c ui Graziani inrmma Lessona dell'avvenuta chiamata alle armi, il <:osi<ldeuo chitet, come in ASD1'v1AI, II, posiz. 181 / 40, fascicolo 196, te!. n A12 M. firmato Graziani del 12.9.1937. Sernpre in questa busta troviamo un altro tclegramm:1 in cui Grazia ni specifica come si e ra venu ti a conoscenza delle mosse di Hail ù Chebbeclè: il capo della chie~a d i La libelà, l'vlener Rui, ave va parlato con il ge ne rale Cubeddu e gli aveva confermato che "la rivolta è sc.ara reali zzata, sollevata e ali mentata da dcggiac Hailù Chebbedè sotto miraggio liberazione te rre e ritorno allo amico", come in rei. n.513 segreto firmato Grnian i ùel 15.9.1937.
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ciel i' Amara a q uello dell 'Eritrea, e qu indi da l generale Cubcddu al generale De Diase . Vista la s ituazione, però, sarebbe stato d ifficile anche togl iere trup pe all'Eritrea per mandarle ne l]' Amara, Graziani lo sapeva b ene , ma si vide costretto ad al lertare i suoi comandanti e lo stesso Maletti che s i sa rebbe dovuto tener p ronto con due battaglioni in ogni momentoì08. T.esson a aveva inviato un telegramma in cui ma nifestava a Graziani tutta la sua preoccupazione : la ribellione anelava stro ncata perché essa nuoceva sia alla politica interna che, soprattutto, a q uella estera dell'Italia. Graziani aveva l'ordine cl i fa re tutto ciò che gli era possibile per stroncare le vell eità ciel nemico, usando nello specifico masse il più numerose e compatte poss ibile , favo rito anche da lla possibi lità d i b loccare temporaneamente i rimpatri. Oltre alla forza Lessona suggeriva anche d i accattivarsi il be neplacito del cle ro , pagando loro il corrispo nden te delle rend ite delle terre 709 . Graziani stesso sapeva bene che la forza poteva essere utilizzata fino ad u n certo pu nto, come testimo nia il suo g ià citato telegramma a Pirzio B.iro li , risa lente proprio ai p rimi cli settembre: la repressione per ottenere il d isarmo non doveva essere un fenome no fu o ri controllo; era invece necessario che all'azione cl i fo rza, quando necessario, si unisse quella cli p ropaganda e persuasio ne . Anche i provvedimenti di rigore dovevano essere attuati con giusti zia710 : il danno provocato dal rigore male applicato p o teva essere nefasto . A fargli eco Gariboldi: la prepotenza generava od io e con l'odio non sarebbe mai stato possib ile governare711. Vista la situazione e le pressioni provenienti eia Roma, Grazian i si spostava ad Asmara per d irigere personalmente le operazioni. Nel Beghemeder la rivolta era invece rimasta circoscri tta alle regioni a ovest del fiume Tacazzè; stessa cosa no n si poteva d ire per q uanto concerneva il Goggiam: lo stato dì allerta era tale che si era deciso il ri p iegamento cli quasi tutti i p resìdi più piccoli su quelli cli Debra Marcos, I3a har Dahr e Danghila. In questi du e distretti le rival ità sociali tra copti e musulmani si erano ulteriormente acuite, dando vita a una guerra nella gu erra. Per comprendere meglio le tappe dello svolgimento elci fatti, anelia mo ad ana lizza rli nello specifico712 . 7' "
f\CS, f'G , sc.1tol;1 36, fascicolo 31, smtofoscicolo 7, tel. n.262 firm,no Grnziani a C~aribolcli, Nasi. Ma-
letti del 3.91937 7<>) ASDM/\1, 11, posiz.181/40, fascicolo 196, 1el. s.n. lìrmato Lessc>na del 5.9. 1937. 710 AUSSMP., Fondo D-6, DS 67, tel. n.26 firmato Graziani ;i Pirzio Biroli del 7.9.1937. 711 ;\USSMP., Fondo D-6, DS 67, te l. n.978 firmato Gariboldi a Della Bona del 7.9.1'937. 712 A l JSSME, Fondo D-6, DS 67, Sil w 1zio11e mili/are alle o re me dd ·12 settemb re, firm,uo Perugini.
1937. LA GRANDE RIVO l: IA DEI.L' ESTATE
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IL GOGGIA/11. In questa regione era Belai Zellechè a dar parecchio fi lo da torcere agli italiani, oltre alla popolazione ostile e assolutamente non intenzionata a concedere rifornimenti alle truppe occupanti: così a metà agosto il paese d i Nadafra veniva dato alle tìamme, mentre i f:,ruerriglieri attaccavano il presìdio di Martula Mariam solo due giorni dopo. AccoITevano in aiuto il :x2\.,.VII battaglione eia Mara, una compagnia dell'XI battaglione da Biccenà che però la notte del 20 veniva a sua volta attaccata. Lo stesso giorno il nemico si poneva a contrasto del passaggio del torrente Kai, obbligando altri elementi dell'XI battaglione a ripiegare su Debra Marcos, luogo da cui provenivano. Nel combatt imento morirono il capitano Giovannetti, il tenente medico S0m1ati, un soldato italiano e 37 grega,i, oltre a 24 indigeni feriti. La situazione era decisamente preoccupante, tanto da far ripiegare il presìclio di ..M.a1tula Mariam su Debra Marcos, dove veniva allestita una colo,ma cli oltre 2.000 paesani, di cui buona patte armati con fucili, per cercare di avere la meglio sulle forze ribelli. Il XX\!1I battaglione veniva dislocato a Mota, e in un secondo tempo a Densa, con l'intento di bloccare alle forze ribelli il. passaggio al I3eghemecler; parallelamente le bande Uo.llo e Amba Sei, oltre al XIXX battaglione, venivano stanziate sul ponte del fiume Dil. Dii per entrare nel Goggiam oTientale; e i battaglioni XXTV e Llll, rinforzati eia una batte,ia, venivano posizionati a Danghila per raggiungere la parte occidentale della regione. Ai primi di settembre la situazione nel Goggiam, soprattutto nelle regioni di Acefer, Meccià, Densà cd Ennebsè, andava aggravandosi di giorno in giorno, tanto da far chiedere un ulteriore battaglione che andasse in rinforzo alle truppe d3 Angelini e Tosti. Per questa regione, e per quella del Beghemecler erano state chiamate le colonne Booelli, costituita dal XIV e dal LlII ' battaglione e una sezione artiglieria someggiata; la colonna Angelini costituita dal XIXX battaglione, due compagnie del XXIV battaglione, due ciel XL battaglione, la banda Belesà, una sezione artiglieria, un plotone mitragliatrici pesanti, il tutto rinforzato, almeno ai primi tempi, dal XXXII battaglione e una batteria. La pressione dei ribelli sul XX\111 battaglione si faceva di giorno in giorno più sensibile, nonostante una breve interruzione, dopo qualche giorno era divenuta, intorno al 16 setlernbre, nuovamente pericolosa. Una notizia giunta l'l 1 settembre clava il clcgiac Mangascià Gamberiè a Danghila ne i pressi di Injabara, passato dalla parte del nemico che lo aveva attratto nella sua orbita con la minaccia di una rappresaglia . E, d 'altro canto, U clero cli Biccenà non solo aveva impedito a I3elai Zcllechè e.li entrare nel villaggio, ma lo aveva anche scomunicatc/ 1\ E proprio a Danghila il 16, 7 ' ·'
AUSSME, fondo D-6, DS 67, tcl. n.44 1 firma to Grni,111i del 12.9. 1937.
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dalle 6 della mattina alle 17 ciel pomeriggio, ci fu una feroce battaglia che costò un numero enorme di morti al nemico, soprattutto grazie all'aviazione. Coloro che si erano dati alla fl.1ga vennero inseguiti per 5 km e per chi fu catturato non ci fu scampoì14 . A fine settembre il XXVII battaglione, come del resto il II, era decisamente ridotto a causa delle numerose perdite subite; in rinforzo erano state costituite la colonna Bonelli, col XIV e XXXII battaglione715, e la colonna Farello con le bande Uollo e Amba Sei con circa un migliaio cli uomini. Il problema, secondo il punto di Pirzio Biroli, era dato dal fatto che tutti i battaglioni erano ancora inferiori agli organici: [...] In tali condizioni - con un territorio così vasto e con due regioni in fermento (Goggiam e Beghemeder) - cli fronte necessità garantire possesso presidi più importanti, poiché l'abbandono cli questi significherebbe peggiorare situazione a nostro riguardo, incoraggiando vieppiù nuclei ribelli che imbaldanziscono facilmente anche da effimeri successi - con mancanza rete stradale che consenta facili e celeri spostamenti cli reparti: mi è impossibile formare colo nne di forza superiore a l.000-1.500 uomini, anche riunendo due battaglioni aut tre battaglioni con batteria, mentre per fa re sentire influenza nostro intervento occorrerebbero masse più considerevol? 16
In base a questo elemento, Pirzio Biroli richiedeva a Graziani un maggior numero di uomini per poter liquidare definitivamente sia la siniazione nel Beghemeder tuttora incerta, sia quella del Goggiarn dove buona parte della popolazione è favorevole al nostro Governo, sempre però che questo sia in grado di far intervenire notevoli forze capaci eliminare subito ribelli, affermare nostro prestigio, imporre disarmo integrale717 .
La risposta dì Graziani 718 a questo proposito non lasciava dubbi di sorta : il Last.a e nello specifico la zona di Socotà rappresentavano un "polmone" per la via Dessiè - Macallè che era necessario proteggere al di sopra cli ogni altra cosa: per questo la città di Socotà doveva rimanere piazza d'armi per le manovre militari e per questo specifico motivo non le si potevano sot71
7
·i
AUSSM F., l:'ondo D-6, DS 68, te!. n.5040 firmato Felsan i del 16.9. I93ì
,s Quest'uh.imo proveniente dall'Eritrea con 420 uomini.
716
f\USSME, Fondo D-6, DS 68, tcl. n. 5510 finmHo Pirzio Bi roli a Grnziani ciel 28.9. 1937.
m Ibidem. 718 AUSSME, Fondo D-6, DS 68, tel. n.790 firrna l.c.> Graziani ciel 29.9.1937. Questo telegrnmma è presente anche in ASD/vl/\l, II, posiz. 181/60, fasci<:olo I 96.
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trarre uomini per le colonne mobili in partenza: anzi le previsioni erano addirittura di aggiungervi rinforzi nazionali per disimpegnare la colonna fissa di vigilanza della città. Le stesse truppe del Governo dell'Eritrea erano ormai in parte impegnate in governi diversi in qualità cli colonne mobili, d'altro canto Graziani riteneva che (. ..) il territorio non si tiene con i piccoli presidi dis::;eminati ovunque e che difendono (se pure ci riescono) il punto ove sono stabiliti ma ad ogni modo solo quel punto; il territorio si domina invece col movimento delle colonne mobili che partono eia un perno logistico ben difeso, dal quale sono sussidiate e al quale fanno nuovamente capo acl operazione compiuta 7 i 9.
Graziani continuava facendo presente come la mancata attuazione di un simile princìpio avesse prodotto i nefasti risultati che stavano sotto gli occhi cli rutti: arrivati a quel punto sarebbe stato stupido, e folle, perseverare nell'errore: era invece necessario smantellare tutti i presìdi più piccoli per "costituire colonne mobili più forti"720 . Il viceré concludeva suggerendo al governatore dell'Amara di aprire gli arrnolamenti nei battaglioni con lo scopo cli portarli alla cifra anche di 1.000 uomini. Il problema della diversa veduta sui presìcli si ripropose anche in ottobre, quando all'esigenza espressa da Pirzio I3iroli di mantenere anche i più piccoli perché patte cli una rele capillare intesa ad essere un punto cli riferimento per la popolazione disarmata e per non indurla a cedere alle pressioni nemiche, Graziani rispondeva che la rete dei piccoli presìdi in appoggio alle residenze avrebbe funzionato solo se coadiuvata da imponenti colonne mobili in grado di muoversi celermente. Senza di esse i presìdi non servivano a niente, anzi, divenivano un peso non indifferente anche per l'aviazione che li doveva costantemente rifornire, tanto più che un volo di un'ora costava allo Stato 6.000 lire. Due punti erano quindi necessari, nell'ottica di Graziani, perché i presìdi sopravvivessero: forze mobili e indipendenza logistica. li concetto del piccolo presìdio avrebbe potuco \
719
Ibidem. Si veda anche ACS, PG, scarola 36, fa~d<:olo 31, sottofoscic.7, tel. n.793 firm,1to Graziani a Les<lei 29.9.1937.
S()na
no Graziani non era DU()VO a questi suggeriment i; già i n agosto avi::va ratto presente al governatore dell'Amara: "f...l ho l'impressione che ci siano troppi distaccamenti di entit,ì numeric;i ridoua, mentre mancano colonne mobili che p osS,111() tenere, con sicurezza, d()rni n io territorio intermedio. (. ..) Perwnto p rego ( ...) V.E. auenersi al criterio generale già p refiss,1to da lungo tempo d;ill() sraro maggiore, e cioè punti d'appoggio ben fo1tific,Hi e adeguati, muniti dotazion i logistiche. Solo çosì è possibile mantenere domin io e prestigio p olitico ~u rerritorio così v,1sto :ivendo a d isp osizione scarse forze, come avviene ovunque nei rerritori Impero, e come maggiormenLe si cletenninerù p er le riduzioni degli ()rganici che son<.> irnposte inesorabilmente dalle necessitiì general i bilancio Sw to", come in ASD1vW , Il , posiz.181/40, rascirnlo 196, tcl. n.148 M . fìrmaro Grazh,ni del 26.8.1937.
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funzionare sì, ma in una situazione politicamente tranquilla, in un territorio quindi pacificato, situazione ben lontana da quella dell'Amara, dove dalla fine del dicembre 1936 al 22 agosto 1937 c'erano stati: 53 omicidi 87 rapine 21 atti cli brigantaggio 14 atti di intelligenza coi ribelli 50 casi di detenzione di anni 2 di commercio di armi 20 diserzioni 36 casi cli disfattismo politico 16 delitti vari l.088 persone arrestare o fucilate sommariamente721 . Ritornando alle operazioni vere e proprie, il 29 settembre la colonna Farello attaccava il nemico in zona Goncià, sostenendo un durissimo combattimento della durata di 5 ore. Non che in ottobre le cose fossero molto diverse: solo il 20 del mese, la colonna Bonelli subiva, nei pressi cli faguttà, un feroce attacco da parte avversaria; alla fine della giorna ta, i morti etiop ici erano circa un migliaio, contro i 76 coloniali. Nel frattempo la colonna Parelio, dopo essere uscita il 7 ottobre dal paesino cli Nata in azioni contro i paesi ciel fitaurari Tanerat, cx capo cli Goncia, si trovava costretta a proteggere Nata da un'incursione nemica. Erano i paesi sottomessisi, come al solito, a pagare pegno: Belai Zellechè aveva compiuto durissime incursioni e razzie n ei territori pacifici ciel Balentà, a oriente di Hiccenà, come il cagnasmac Darres Sciferrù , capo rivolta del Densa che si era dato eia fare nel razziare rutti "i paesi che non hanno aderito alla rivo.lta"m. Le noti:!'.ie della prima metà di ottobre davano il clegiac Mangascià nella regione dell'Acefer, impegnato nella raccolta di uomini. Per fare, questo egli si valeva cli metodi non proprio ortodossi, emanando bandi in cui le popolazioni venivano minacciate cli razzia e distruzione qualora non avessero fornito gli uomini per la guerriglia72\ Nell'ottobre 1937 Pirzio Biroli comunicava che le forze attive fra il fium e Tacazzè, il lago Tana e il Nilo ammontavano complessivamente a 8.100 uorninin4, ma nonostante ciò, persistevano zone dove la tensione tra forze ocn , ACS, FC, scatola 36, t:1sdcolo 3.1 , sotto fascic.10, te l. n.47923 fìnrn1to Graziani a Lessona cie l 12.10.1937. m AUSSME, Fondo D-6, DS 70, te!. n. 6465 firma to Pirzio lfaol i dell'll.10.1937. ,,s AUSSME, Fondo D-6, DS 70, 1.e l. n.659 1 n rm,110 Pirzio I3iro li del 14.10.1937. "' AUSSME, l'o ndo D-6, DS 71, re i. n.7200 lìrmaro Pi r1/.io Biro li de l 27.1 0.1 937.
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cupanti e occupati non sembrava calare, come testimonia l'attacco alla banda della residenza cli Cegla, formata da 200 gregari e eia 200 paesani, comandati dal tenente Di Fazio: essa si era scontrata, presso il convento di Uerk-Leko con numerosi armati. Il comandante era stato ferito quasi subito e i paesani si erano immediatamente sbandati. Per questo Pirzio Biroli riteneva utile che, oltre a incendiare gli abitati che sostenevano i guerriglieri, si procedesse ad uno "sbarramento C"725; la ribellione andava contenuta in qualunque modo e con qualunque mezzo: non era pens,1bilc un'altra rivolta come quella dell'estate precedente. Il governatore dell'Amara non aveva però fatto i conti con Gariboldi che, invece, pur ritenendo opportuno il bombardamento incendiario, pensava che non fosse assolutamente il caso di ipritare quelle zone72c'. L'idea di Graziani, ai primi di novembre di quell'anno, era q uella di concentrare a I3ahar Dahr un'imponente massa di uomini "per irradiarla nel Goggiam"m: solo così, e non certo richiamando truppe dalla Madre PatJia, si sarebbe potuta risolvere una situazione che ormai da troppo tempo impediva la rea le pacificazione dell'Etiopia. Un' ulteriore soluzione venne attuata dal viceré: ovverosia il bombare.lamento sistematico, attraverso bombe incendiarie, dei cumuli dei raccolti nel Goggiam: i patriots e le popolazioni che li sostenevano non dovevano avere scampon ll_ Va poi aggiunto che il 5 cli quel mese era stata indetta una dimostrazione aerea sopra il Goggiam davanti alla quale i ribelli, almeno voci insistenti dicevano, avevano risposto che l'aviazione era in grado di lanciare solo volantini. Graziani non aveva perso tempo e da qui l'uso del bombardamento a scopo preventivo: "farò vedere loro· se abbiamo oppure no le bombe"m. Q uesta era sta la sua ultimayarola . Il 17 novembrcTW due formazioni cli 6 apparecchi ciascuna, in maggioranza Ca.133, avevano bombardato il Goggiam meridionale. La prima formazione era decollata alle otto della mattina, raggiungendo in pattuglia Debra Marcos, sorvolando Buriè, Injabara e Faguttà. Le indicazioni date dal presìdio cli Injabara erano state seguite e bombardare quindi tutte le zone che si trovavano in un raggio cli 6 km dal fortino in direzione nord-nordovest. La ns AUSSME, Pondo D-6, DS 71. tel. n.7204 tì n naro Pir'l..io 13iroli ciel 27.10. .1937. n ,, AUSSME, Fondo D-6. DS 71. tel. n.025 1 tì rmaro Garibo ld i del 27.10.1 937. 727 AUSSME, Fondo D-6. DS 74, 1.e l. n.5 1629 l°irnrnto Grnzi:rni d ell'S.1 1. 1937. 728 Al JSSME, Fond o D-6. DS 74 , rei. n .51989 firmato Grazi,111i del 10. l l.l937. m AllSSME, Fond o D -6, DS 74, rei. n .52301 firmato Grni,1n i e.lei l O. l l .1937. 7-10 i\USSME, l'ondo D-6. DS 74, n.8929 proc. firmato l',1ron,1tn ciel 17.11.1937. Anche Pedri.a li parla di qu<este d imostrazion i :1eree, non citando alcun;1 fonte e i nclicando l<e tra 1'8 e il 10 nove111b re, fruno di "altre formazio ni che questa vo lra erano pass,,te .i 300 metri sopra le zo ne ribelli, i.11Kiand o bombe e spezzoni incendiari su i rncco lri e sugli ,1 biw ti"', d'r P. l'edrial i, l 'aeronaulict1 ·itt1licma ue/le guerre colo11iali, d l ., p .J 13.
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zona era ricca di bestiame e cli pastori che, appena resisi conto di quello che stava accadendo, avevano cercato salvezza all'interno della fitta boscaglia. La seconda formazione, partita due ore dopo, aveva seguito lo stesso percorso: anche in questo caso erano state bombardate Buriè, Faguttà e Sikala, causando numerosi danni e morti. L'esplosivo lanciato in quella giornata fu pari a 5.408 kg; ma non era finita così: su spunto di. una notizia che dava capi e sottocapi fedeli al degiac fvJangascià, riunitisi al mercato di Aclcli Checlam, sempre vicino a lnjabara, l'aviazione venne spedita a bombardare a sorpresa "un assembramento di l.500 persone, fra le quali è stata fatta strage. Chiesa distrutta. Prevedesi effetto materiale sarà superato da ripercussione morale in tutta zona"731 . Gli eventi successivi avrebbero dimostrato che il terrore non era la giusta soluzione, nonostante ciò Graziani, parlando delle truppe giunte in rinforzo e dirette a Bahar Dahr, sentenziava che sarà così domata rivolta fomentata eia stranieri, ricca per noi di preziosa esperienza . Soprammo insegnerà che non bisogna addormentarsi ma essere ancora per molto tempo vigili e armat?.i 2 .
Un altro capo di spicco che a novembre aveva iniziato a farsi sentire era il clegiac Negasc: invitato al la sottomissione, aveva risposto che avrebbe invece attaccato il prima possibile Debra Marcos, ma non solo: egli aveva invitato tutti i suoi sottocapi "at unità di pensiero contro italiani, per cacciarli c!all'Etiopia"733 : a questo punto il governatore dell'Amara dava l'ordine di decadimento di ogni rise1va nei suoi confronti. A fine novembre Graziani. diramava un vero e proprio piano operativc/34 che portasse a una veloce soluzione nella regione: non si richiedevano, come già detto, truppe dalla madrepatria, agendo con quelle già presenti , "gradualmente, per compartimenti stagni". Era previsto un concentramento sul ponte Tisisat sul fiume Abbai, già occupato eia un battaglione il 27 novembre con un colpo cli mano; vi avrebbero partecipato la colonna De Laurentiis (con 2 battaglioni, un gruppo squadroni , una sezione art.da 65/lì), la colonna I3arbacini 735,
73 ' 731
AUSSME, Fondo 1-04, busta 02, l'romemoria per il capo d i S.M. genemle, dd 23.11.1937.
Ibidem.
m AUSSME, Fondo 0 -6, DS 76, te!. n.10491 firmaco Pirzio l3iroli elci 3.12.1937. Graziani ponev.i sul degiac una caglia di 50.000 lire, cfr. ACS. FG. scatola 39, fascicolo 32, sorco fascic.3, cel. n.5177 1 fì rma to Gn1ziani a De reo dell'8.1 J.J 937. ,.H AUSSME, Fondo 1-04, l.>usc~ 02, Piano opemti/Jo goverilo Amara per debellare de.finilioaine,ue rihellione Goggiam, 30.1 l i 937 n; Colonna Dc laurentiis - li e XIX bi:g.colon iak; mentre colonna Barl.i.1cini - VI , IX, XXX, XXA'V, XX),,'\!'J btg.coloniale.
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p roveniente da Gondar (5 battaglioni e u na batteria eia 65/17). La prima fase avrebbe visto lo sbloccamento a Densa del XXVll battaglione e poi il riordinamento de lle forze a Bahar Dahr e la successiva costituzione di 2 colonne: la Marchegiano con 3 battaglioni, una sezione 65/17 e un giuppo squadroni; e l:a Barbacini con 4 battaglioni e una batteria da 65/lì. Queste due colonne avrebbero avuto il compito cli rastrellare la linea Bahar DahrDanghila-Injabara-Debra Marcos. In terza istanza ci sarebbe stata una marcia concentrica s u Mata con 2 colonne leggere; il resto del Goggiam occidentale sarebbe stato rastrellato da altre forze. A livello politico, se da un lato i guerriglieri avrebbero dovuto essere puniti senza remore, dall'altro si sarebbero dovuti "compensare largamente i fede li", sempre con l'ordine di ottenere in qualunque modo il disarmo totale della regione. E così era partito il piano voluto eia Graziani: le tru ppe cli De Laurentiis si erano trovate al ponte Tisisat e avevano avuto un duro scontro col nemico, dove il ruolo da protagonista era stato della cavalleria, spintasi fin dentro le fila avversarie, causando loro circa 400 morti e tantissimi feriti, tra cui anche il loro capo casmagnac Maconnen. La colonna Barbacini era aspettata sul luogo per il 29 novembre che raggiunse, invece, un giorno dopo. fL .BEGI-IEMEDER
Qui la situazione non era certo migliore: fulcro della rivolta erano le terre aspre e montuose solcate dal fiume Tacazzè; e proprio lì essa ebbe inizio: con l'attacco alla colonna Nobile. Il 24 agosto la colonna, composta eia due compagnie del }..'XV Battaglione e da una banda nrnsulmana, comandata appunto dal capitano Nobile, dopo essere stata circondata a sei o re cli marcia a nord est da Aderseg, riusciva a respingere una massa imponente d i ribelli, decisamente superiore per numero. Q uesto le costava però la morte del sottotenente Taviani e di otto gregari, oltre che il ferimento dello stesso Nobile, cli un nazionale e 32 gregarF36 . Da parte nemica venivano contati 38 morti e molti feriti. Due giorni dopo il presìdio cli Aderseg, assediato da una massa cli circa 800 ribelli, contrattaccava, mettendoli in fuga e causando loro 118 morti e numerosi feriti. I morti italiani, anche in quell'occasione, furono decisamente inferiori a quelli etiopici: cinque, e otto feriti. In ogni caso, il prcsìdio cli Aclerseg venne rinforzato dalla colonna Angelini, composta dal XLVI battaglione forte di una ,:½ Ab biamo cifre d iverse in un telegramma informativo: ·'[. ..) Capicano Nohile l'erito, sottotenente Tavi,1ni deceduto, radiotelegrafista ferito. Greg~ri: 1 mono e 9 feriti." In AUSSME, l'onclo D-6, DS 65, ccl. n.3803 firmato Pirzio I3iro li del 25.8.1937. Sui farri della colonn..i Nobile si ved..i anche ACS, FG, scatoht 39, foscic.:olo 32, sottofascic.3, tel. n.41192 fì rmato Graziani ,1 J.essona ciel 26.8.1937.
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sezione di artiglieria. Quest'ultima venne a sua volta rinforzata a Ebbenat dalle truppe della colonna Badi provenienti dall'Eritrea (XTXX e LIII battaglione con una sezione artiglieria). La s ituazione difficile necessitò estrema attenzione da parte degli italiani riguardo alla gestione ciel territorio . Si d ispose cbe venissero elimin ati i distaccamenti più piccoli, facilmente soverchiabili; che le colonne meno robuste non s i muovessero mai da sole; che le residenze fossero fortificate, oltre che presidiate sempre e comunque eia forze ben annate e pronte ad ogn i evenienza: allo scopo vennero prevalentemente utilizzate colonne mobili consistenti d i almeno due battaglioni con aliquota artiglieria sempre pronte ad accorrere ovunque si manifesti un pericolo. [. ..) V.E. tenga presente che il movimento in forze è unico che possa garantire lo stroncamento di ogni velleità sia pure iniziale e imporre il p restigio che allora basta di per se stesso a impedire ogni sollevazionem.
Proprio per questo motivo Graziani aveva inviato a Socotà molte più forze cli quante richieste. li 20 ottobre 1937738 T.essona scriveva a Graziani che Mussolini era contrario alla messa in opera di reti-colati intorno ai presìdi, ma che bisognava tenere pronto il materiale in caso cl i necessità. Graziani rispondeva spiegando la questione: i p iccoli presìd i, quelli detti di s icu rezza e costituiti eia pochi uomini tutti dotati di mi tragliatrice, avevano il compito ovviamente non cli attaccare, ma di proteggere il centro logistico quando la colonna mobile fuori e ra fu ori sede per operazioni. Quando la colonna mobile tornava poi in sede, rimaneva intorn o al presìdio di sicurezza libera eia reticolati, secondo lo stesso s istema vincente utilizzato anche in Libia. Gli avvenimenti del Goggiam non avevano che confe rma to l'idea di Graziani: i presìcli più piccoli "non difesi da difese accessorie"ì:l!> erano stati spazzati via dal nemico, mentre quello di Danghila, cinto da una fitta rete spinosa era stato in grado cli resistere ad og ni attacco. Collocare poi il reticolato all'ultimo momento era una cosa abbastanza assu rda , oltre che impraticabile; d'altro canto, lo stesso Gariboldi aveva avuto modo di affermare che i presìdi aveva no come compito precipuo la d ifesa del post o e che ne i territori che li circondavano non era lecito ammette re razzie o d ann i nei firmato Graziani del 30.8.1937. 73" AUSSME, Fondo D-6, DS 71, tel. n.71 048 firmato Lesson,1 del 20.10.1937. ,:w /1.USSME, Fondo D-6, DS 71, 1.el. n.49 152 fir111,1w Gra7.iani del 22.10.1937.
m AUSSME, Fonùo D-6, DS 65, tel. n.206
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confronti de1 sottomessi 740 . 11 2 settembre alla colonna mobile Tosti era affidato il territorio del Beghemeder; la colonna Angelini aveva raggiunto quella di Nobile in zona Aderseg, con l'ordine di correre in rinforzo alla colonna ciel maggiore Feletti74 1, dato a nord cli Arghisà, la quale, il 31 agosto, per correre a sua volta in aiuto alla colonna Nobile, era stata, dopo un durissimo combattimento, sopraffatta dal nemico. Incerte al momento le notizie : sembrava comunque cl1e lo slesso Feletti fosse morto, insieme a due ufficiali e ad un numero imprecisato di ascari. Le notizie di quella sett.imana davano la ribellione in estensione e la possibilità che il nemico attaccasse il presìdio di Debra Tabor e , d 'altro canto, la durezza usata cléùle truppe nei confronti della popolazione aveva fatto sì che l'attività politica subisse una forte battuta d'arresto . Lo stesso clero di Debra Tabor, proprio in quei giorni, aveva emanato un bando in cui si deplorava la ribellione in corso7'12 . Il 9 settembre Graziani faceva lanciare un manifestino su tutti i territori cl.i Goggiam, Lasla e Bcghemeder in cui era scritto: Alle genti del Goggiam, Lasta e Bcghemeder. Avete claro ascolto ai capi responsabili e vi sie[e dati alla ribellione. Con qua le speranza? Credete forse voi di pmervi o pporre con pochi armali alla potenza d'Italia che può clis[ruggervi tutti se voi la offendete? Il Governo vi chiede di rimctrervi in pace e versare le armi tornando alle vostre case e ai vostri campi abbandonati. Obbed ite subito e sa rete perdonari745 .
I capi loG1li non accolsero l'invito , anzi, dal tono di una missiva intercett.a ta s i legge: Come state? Noi per preghiera cristiani e volontà cli Dio stiamo a combattere e vincere p er libertà nostra patria e religione, avanzando e per adesso vincendo sempre e non subendo alcuna sconfitta, italiani sono venuti per far sparire nostra stirpe e prendere nostra proprietà: questo vuole popolo iraliano per sua ricchezza e per espandersi. Popolo italiano non vuole far vivere e far comandare Amara e Galla in un impero che non è il suo. Ricordatevi che avete " È o vvio che i p residi forlini in genere e, i n ispecie quelli a proiezione cantieri ope1~c1i, hanno per com· p ilo essenziale !,i difesa in posto, qui ndi non debbo no essere impiegaci in azion i esterne a largo n1ggio. Ma è anche necessa rio per prestigio, per fiducia, per superiorità sugli indigeni non assumere la fo;iono· mia degli assed iai.i, tollerando che so tto il naso gruppi d i p redon i esegu,1no co modame nte razzie a danno di sottomessi, a dann i ,ille persone che si ,1 fli<bno a noi 1. ..1" cfr. AUSSME, Fondo D·6, DS 71 , prot.
7·10
n. 18989 firmato Cìaribo kli del 2.4. 1O. 1937 m XJ{V ba uaglione colo n iale. ;.ii AUSSM E, Fondo D·6, DS 67, rei. n .4-191 firm,11<.> l'i r;,.io 13iro li dell'S.9.1 937. 7-1.l AUSSME, Fonclo D ·6, DS 67, tcl. n . 3/47 firrna1<> Graziani del 9.9.1937.
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un'intelligenza. Da quando sono venuti italiani a chi hanno dato comando? Ras Hailù è più vicino a loro. Che comando di te11'itorio ha avuto lui? Voi sapete che Governo Italiano non perdona neppure a quelli che stanno vicino a lui e che lo se1vono. Voi sapete che capi, notabili e molti ciel popolo sono stati uccisi. Voi sapete che hanno tradito popolo Et.iopia perché ha riunito nella capitale tutt.i notabili anziani cli ogni paese ed ha detto: "Voi non d ovete avere nome, proprietà, bestiame, figli . Tutto è per me da ora in poi i figl i e bestiame saranno catalogati per mc. Ha cominciato a scegliere donne perché divenissero mogli italiani. Figli Goggiam e cli Uolette Isracl! Combattete per religione cristiana . Più avrete pazienza e più cose peggiori vi capiteranno per anima, per vostra proprietà, per vostri figli, per vostro bestiame, per vostra religione. Ora con volontà cli Dio è giunto raggio di sole nella nostra patria . Noi invieremo tra poco grande annunzio a voi. Nel nome nostra religione dovere resistere a nemico fino a tempo oppo1tuno. Noi specialmente vi raccomandiamo comhattere anche con anni indigene. Dovete fare pressione su cuori indigeni che stanno con italiani. Se non avete abbastanza anni, mandate gente fede le e riceverete armi da noi. Noi vi preghiamo far passare copia questa le ttera a tutto il Goggiam e al Beghemecler. Passate la parola ai capi e ai notabili . Zaudè Asfau, Blatta Teclè Uolcle Awariat, Mesfcn Scilesci[sic).ì44 L'll settembre veniva appurata la ribellione estesasi anche nel distretto
del Gaint, nonostante la fedeltà del suo mesleniè, il degiac Gabre Cassa: i capi distretto richiedevano infatti una dimostrazione aerea per impressionare la popolazione ed evitare che si sollevasse in massa contro gli italiani. La voce diffusa, infatti, era quella che non ci fossero uomini, e soprattutto velivoli, sufficienti per sedare i moti745. A metà settembre, la colonna Angelini raggiungeva, dopo una faticosissima marcia sotto la pioggia, Debra Tabor, circondata dalle forze nemiche del grasmac Calcai, provviste anche di mitragliatrici. Il 15 settembre la vice residenza cli Arbi Ghebia, nel Gaint, veniva attaccata da un grosso contingente di armati che avevano il sopravvento sulle truppe italiane: le notizie, ancora incerte, riferivano che il capo del fo rtino al momento dell'attacco si era dato alla macchia, che il combattimento era stato "accanitissimo" e che erano morti il capitano Raimondo, il capomanipolo Mariotti, un brigadiere, due carabinieri e otto zaptiè746 • 7 11 · ASD/VL-\l, III, busta 8 , te l. n.5 1992 firmaw Grnzian i de l 9 .11.1937. Si 1<:!gga ,1 propusito il p roclama di Graziani a lle genti dcl ·Goggiam, in ACS , FG, busca 36, fascicolo 31, s. f. 13, prodmna firm,Ho Graziani del 2.11.1937. 75 ' AUSS.ME, Fondo D-6, DS 67, ccl. n. 34/ 1515 firmato Hazon ciel 12.9.1937. 76 ·' AUSSME, Fondo D-6, DS 67 , te!. n.13949 firmato Graziani cie l 15.9.1937. si veda anc he ACS, PG, sca1.o la 36, fasdrc.>lo 31, sc.>ttofoscic.7, ce!. n.192 firmato Graziani a Lessona del 14.9.1937 .
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La sera ciel 28 settembre la colonna Angelinii4 ì era giunta sulle sponde del fiume Reb, dopo essersi brevemente confrontata con alcuni grnppi avversari; nulla rispetto a quello che sarebbe successo il giorno dopo, quando fu attaccata da migliaia di uomini ben armati, tanto da far muovere dal presìclio di Debra Tabor un rinforzo cli 400 gregari cli una banda musulmana, impediti però nel congiungimento dal nemico in forza. A quel punto venne chiamata l'aviazione che spezzonò le masse avversarie, portando un robusto aiuto alle forze cli terra. In ottobre si cercò di pacificare la zona fra i fiumi Tacazzè e Nilo Azzurro attraverso le operazioni delle colonne Vitalini, De Laurentiis e Badi748. Ma non solo. I capi dei distretti fedeli, compresi tra i fiumi Abbai e Reb, avevano chiesto un intervento urgente delle forze governative perché premuti dai patriots capeggiati dal degiac Gabrè Cassa e dal fitaurari Belai Tesemma. Anche i guerriglieri del Goncia, unitisi ai nuclei provenienti dal Damot, avevano iniziato a dar parecchio filo da torcere, tanto che la colonna Farello, abbondantemente aero-rifornita di munizioni, si era già messa in marcia e, nel giro di poco, sarebbe passata nel Goggiam749 • Il 20 ottobre la colonna De Laurentiis intraprendeva un combattimento che sarebbe eforato tutta la giornata e che avrebbe causato al nemico circa 600 morti, contro un ufficiale italiano morto, 106 gregari morti e 125 feriti. Il mese successivo, la colonna raggiungeva Ebbenat750, riscontrando la maggioranza dei territOri clese1ti: la popolazione era terrorizzata. A Debra Tabor, proprio a fine novembre, si era svolto il processo a carico del cagnasmac Chessesà Micael, "responsabile di strage, detenzione armi, partecipazione banda armata e rapina a danno cascì capo chiesa Debra Tabor"ì51. La condanna emessa, secondo gli usi locali, èra stata la pena capitale. Il bando lanciato con le fionde dai patriots del Guclrù e del Ghindaberet752 alle popolazioni del Goggiam oltre l'Abbai venne utilizzato eia Graziani anche successivamente come esempio dello "spirito rivendicatore" del nemico; le considerazioni fatte dal viceré erano le seguenti: AUSSMP., Fondo D-6, DS 68, tcl. n.5550 firmaro Pirzio Biroli <le i 29.9.1937. Colonna Vicalini: un battaglione coloniale complementi, XVI gruppo artiglieria, e u na seziom: bacteri~ someggiata; colonna De Laurentiis: l e XIX bam1glione coloniale, una sezione a1tiglieri,1 e bande galla; colonna B,1di: XXIX e LII[ bauaglione, u no squadrone cavalleria e una sezione da 65/17. 749 ALJSSME, Fondo D-6, DS 70, tel. n 6106 firmato Pirzio Biroli del 6.10.1937 ,;o Proprio a Ebbenm, o tto mesi dopo, ci sarebbe swto un bombardamento "riuscito impressionante ed efficace" s ul mercato che costò la vita a circa 350 persone, come in 1-04, busca 06, Riassunto ce.Jegrammi AOI del 2-5.6.1938. 7 ;, AUSSMI', Fon(lo D-6, DS 75, te l. n.8359 firrnac.o Pirzio Biroli del 19.11.1937. 752 ACS, rG , scatola 36, fascicolo 31, sotwfascic.12, Bando che i ribelli del Cudrù e del Ch-indaberel 747
1·18
banno lanciato conjìonde oltre l'Abbai alle genti del Com:iam.
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1. necessità d i perdere ogni carità e sentimentalismo nei riguardi degli Amara cl
dei Scioani viventi anche in territori o che non sia solo tra questi et lo
Scioa . 2. Eliminarli, eliminarli, eliminarli come dal primo giorno che ho assunto mio ufficio vado predicando contro tutte le illusioni altrui. 3. Tutelare nel modo più asso luto i diritti degli indigeni contro le violenze, sopraffazioni, sopru si, ecc.ecc. che troppo spesso compiono alcuni residenti per i qual i occorre fare funzionare il tribunale non lasciando at mc questo comp ito , et che invece rimangono q uasi normalmente impuniti' ' ·' .
IL LIS'lì l
Nel LasLa, come già accennato, il c.legiac Hailù Chebbedè anaccava, dopo il voltafaccia del proprio figlio754, il presìc.lio d i Amba Uork755, avene.lo la meglio sulle due centurie presenti, costringendole a ripiegare su Socotà; in quell'occasione perdevano la vita il capomanipolo lvlasi e tre carabinieri. Co ntro Hailù Chebbedè veniva messo il tenente colonnello Tosti, al comando d i tre battaglioni 756 e del XII gruppo di artiglieria, d i stanza a Socotà, la direzione delle o perazio ni nel Lasta veniva affidma al generale Cubedd u, sotto la direzione del governo dell'Amara, mentre il governo dell'Eritrea avrebbe dato sussidio in tutti i modi per q uanto concerneva il problema e.lei rifornimenti. A ciò si contrapponeva la volontà chiaramente aggressiva dei patriots, con voci semp re più insistenti di un probabile attacco alla stessa Residenza di Socotà, previsto per il 24 agosto, il cu i presìdio era sistemato a di fesa in condizione opporre buona resistenza p urchè forze ribelli non aumentino. I ncursio ne aerea risolverà situazionc 7'ì.
Hailù Chcbbeclè il 28 agosto divulgava u n bando al quale n on si poteva non rispondere : Gente Lasca siete ai miei ordini. Per combattere non ho bisogno vostro aiuto . ASDMAI, 111, b usta 8, fascicolo 6, Nelu.zùme di Pirzio Biro/i ci Mussolini, allegal.O n.5, 12.3.1939. p rimi di settembre già circolavano voci diverse a riguardo: suo figlio pa reva si Cosse presenw to agli iwliani con la falsa volontù di sottomettersi. In realtà si p<:! nsava che, invia to volo nta riarn(~nl.(~ d al p;1dre, avesse fono il dopp io gioco " per menerei in incertezza", come in AUSS.ME, l'onclo D-6, DS 6ì, tel. g,1h. marcia firmaro G1~<1/.iani a Lesson,1 del 9.9.1937. 75s Una volta impossessa tisi d<s l p residio, gli etiopici vi lasciaro no issato il tricolore per rrn rre in i nganno gli ,1erei da bombardan:1ento ital iani, come in AUSSME, l'onclo D-6, DS 65, 1.el. n.3/20 firmato Lupori ciel ,;J
7 ; < Ai
24.8. 1937. XXXIV, XLI, XLIV. m Al JSSME, Fond o D -6, DS 65, rei. n.3/l ì firrnato t upori del 23.8.1937.
7 6 '
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f'ondo B,1ndi - Funerale a Socotà - aurunno 1937.
Dovete soltanto avvisarm i quando banda Lalibelà parte per venire qui e dovete avvisarrni subito. Solo questo voglio da voi. Ricordatevi che Lasta venne rovinato dagli italiani. Io già prima di oggi volevo iniziare guerra contro di essi, ma m io ternpo non era ancora giunto. Qualcuno miei ascari ha combattuto senza miei ordini, poi sono uscito io e abbiamo vimo. Checldus Johannes (2 settembre copto) inizieremo guerra . Voi dovrete gridare di monte in monte che ho iniziato guerra santa e la voce dovrà arrivare sino a Dessiè perché grida non debbono essere circoscritte qui. A settembre sarà tempo nostro. Tempo italiani è finitd
51
i.
Pirzio I3iroli, governatore dell'Amara, fu assai chiaro a proposito: l. .. J catturi il capo ribelle Hailù Chebbedè, vivo o morto, impiccandolo po-
75" AUSS1 VIE, Fondo D-6, DS 66, tel. n.263 tìrm,Ho G rn 1/.iani a Lessona elc i 3.9.1937. Lo stesso telegramma è presente anche i n ACS, f'G . sc,Hoh1 36, fasc:ic.:olo 3 I, sottofascic.7. Un altro bando del degiac: era risul -
tal o particolarmente indigesto, ne cil.iarno piccola parte: "I. ..I Non dovete ,1rruol;Jrvi nei bauaglioni italiani perché il Governo iw liano durerà ancora p ochi giorni", cfr. ACS, FG, scatola 36, fascicolo 31, sonofascic.7, te!. o.349 fì rmato C raziani a Lcssona clcl l'8.9.1937.
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scia nella piazza di Socotà; passi per le armi i capi secondari impoitanti; rada al suolo i paesi che hanno fatto causa comune con i ribelli759.
E questo era il nodo fondamentale della questione: la popolazione ormai schieratasi con i capi. In una comunicazione con Lessona, Graziani aveva ripreso alcune considerazioni fatte da Cubeddu: la situazione del Lasta era improvvisamente peggiorata perché la popolazione aveva aderito al richiamo della "guerra santa" lanciato da Hailù Chebbedè760 . Si contava infatti che Hailù Chebbedè non avesse che 200 uomini, ma fece più danni con quelli che con un intero esercito regolare. In questo caso l'appoggio degli abitanti di quelle zone si era rivelato fondamentale, il che spiega il telegramma inviato da Graziani al generale Della Bona: Generale Della Bona metta a ferro e fuoco la regione ribelle senza alcuna distinzione fra sottomessi e non sottomessi. Aviazione dia massimo appoggio possibile e distrugga rutto senza misericordia761 .
Questa volta, però, le sue parole non sarebbero passate inosservate, in quantO il generale Della Bona gli rispondeva che Pur distrnggendo paesi ribelli, at paesani inermi rastrellati ho dato assistenza. Et me ne valgo per propaganda loro capi762.
Pochi giorni prima, di questa risposta d'altro canto, Graziani, che forse aveva riflettuto bene sulle proprie parole, si era giustificato così davanti a Lessona: Assicuro V.E. precisando che direttiva contenuta mio numero 152 marcia, agire senza distinzioni tra sottomessi e non, riferivasi a quei focolai ove ambiguità abituale delle genti troppo spesso si presta a determinare incertezza nei comandanti che debbono applicare sanzioni punitive. ln tal caso è qualche volta opportuno perciò, per giusto motivo, attenersi alla misura radicale ' '" Si cfr. wn A. Del Boca, Gli italiani in J1/11ca Orienta/e, cit. , p . 117. Il testo originale s i trova in AUSS1v!E, Fond o D-6, DS 66, 1e l. n.4050 firmaw Graziani de l 2.9.1937, c itiamo qui la frase nella sua interezza: "Scopo finale operazion i è pacificazione regione e disa rmo integrale. Pertanto: catruri capo ribelle deg iac Ailù Che bbe clè vivo o morto impiccandolo poscia in piazza p,1ese Socot,ì, passi per le anni secondari capi importami, ritiri tutte le a nni con ba ndo adotwndo provvediment i rigore <:.irico detentori clande stini, rnda a l suolo paesi che hanno fatto causa comune çoi ribelli". ACS, FG, scatola 36, ·fascicolo 31, sottofascic.7, te!. n.41 2 segreto, firrnato Gmz.iani a J.e.;;sona clell'l 1.9.1937. 7<,> AUSSME, fondo D-6, DS 65, te!. n. 128 firmato Graziani del 25 8 .1937. ' 6 ' ACS, FG, scatola 39, fascicolo 32, soitofoscic .3, cel.n.197 op/M. firmato De lla Bona a Grazia ni del 5.9.1937.
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anziché non applicarne alcuna. Cirenaica insegna. Quindi siamo in un criterio di relatività e non nello assoluto. Ma poi alcuno ha comunque agito contro donne e bambini. Ce1to, ad ogni modo, mai su miei ordinC63 .
Vista la situazione il Governo dell'Amara aveva richiesto che, durante i bombardamenti, fosse utilizzato anche il gas, cosa che non aveva per niente convinto il comandante dell'Aeronautica Tedeschini Lalli: Governo Amara avrebbe richiesto codesto settaereo bombardamento a gas zona sud Socotà. Prego esaminare richiesta in relazione conoscenza particolare terreno et sue caratterbtichc e tener conto che situazione et circostanze speciali anche stagionali fanno considerare non opportuno impiego gas. Gradirò notizie in merito decisioni 764.
Dopo l'attacco da parte degli uomini del clegiac Hailù Chebbedè, al presìclio cli Amba Uork, avvenuto come già eletto, il 23 agosto, veniva ordinata la costituzione e.li una colonna, comandata dal colonnello Tosti, che avrebbe dovuto, coadiuvata dalle truppe del tenente colonnello Angelini, pacificare tutta la zona. La sera del 1° settembre tutti i reparti in questione76; si erano riuniti a Socotà . .Mancavano soltanto le due compagnie ciel XXXIV e la banda Yeggiù, mossesi in anticipo alla volta cli Lalibela. Proprio quel giorno, tra l'altro, Hailù Chebbedè era stato segnalato in zona Moiscalo: per cercare e.li calmare gli animi, men tre la rivolta montava cli ora in ora, il vescovo dell'Etiopia occidentale, l'Abuna Abraham, diramò una serie cli lettere in cui si sperticava in elogi nei confronti del goyerno italiano766. Il 4 settembre il XLIV battaglione veniva attaccato da forti gruppi nemici e, nonostante ciò, riusciva ad avere la meglio infliggendo loro circa 200 morti, contro gli 11 morti C4 dei quali ufficiali), i 46 dispersi e i 47 feriti italiani. Sempre lo stesso giorno il Residente di Lalibelà procedeva all'arresto del capo ciel convento cli Ascerà N.lariam, l'Abba Gheresellassè, "reo intelligenza con Hailù Chebbeclè e disfattismo politico . Suo contegno era da tempo seguito767" . Il problema della "guerra santa" scatenata dal clegiac Hailù aveva creato grosse preoccupazioni tra i comandi italiani, a causa del seguito che essa ASDMA I, 111, busca 8, ccl. n.lì7 firmato Graziani a Lessona ciel 28.8.1937. AUSSMF, ronclo D-6, DS 65. tel. n .8665 I'irmacoTedcsch ini L.illi del 27.8. 1937 M f;1cevano parte della colonna Tosti: comando, due compagnie del XXXIV batcaglione, XLI e XJJV i>at.· taglione e Hl gru ppo artiglieria coloniale e la banda Ycggit\ com;indara dal 1° capitano M,innazz<:>. 7<L> AUSSME, Fondo D-6, DS 66, comunicazione del 1° .9.1937. 767 A lJSSME, fondo D -6, OS 67, rei. n.42(i31 firmato Gn1zi,1ni <lei 6.9.1937. 7<,.1
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avrebbe avuto, diveniva indispensabile destinare alla difesa cli Socotà un battaglione nazionale, in quanto i reparti coloniali "per loro forza ridotta, deficienza inquadramento, scarsa amalgama e mancanza tradizioni, non rendono come vecchi reparti eritre i768" . Bisognava inoltre rinforzare la colonna Tosti con altri due battaglioni o cli una banda cli almeno 1.000 uomini che avrebbe potuto essere costituita da tigrini al comando del fidato degiac Toclù, molto vicino allo stesso generale Cubeddu: e, infatti, la prima settimana cli settembre lo stesso generale venne chiamato ad Asmara a formare "su l.200 gregari banda del degiac Toclù Menscesciù"769. Il 7 settembre usciva da Socotù la colonna Alfieri, composta dal XLI battaglione e da una batteria coloniale, con il compito di correre in soccorso della banda Yeggiù, trovatasi in difficoltà a circa 12 km. dall a città. Nonostante il rinforzo aggiunto e.li una compagnia fucil ieri e d i una batteria d 'artiglieria, la situazione non si sbloccava tanto e.la costringere la stessa colonna, dopo 5 giorni di battaglia a rientrare a Socotà. Graziani chiamò a rinforzo da Macallè la colonna Cubeclclun°, e eia Oessiè, i battaglioni coloniali IX e XXIV 771 . Sebbene le cose non andassero male come nel Lasta, va eletto che anche nei territori tigrini inglobati nell'Eritrea, avamposto iwliano per ecce llenza, si iniziava ad avere un po' troppo a che fare con altri gruppi ribelli772: tanto da costituire cinque battaglioni di formazione, tre nazionali e due indigeni, comandati dal generale Morozzo della Rocca 775 e supervis ionati dallo stesso Graziani. Ed era lui che scriveva al comanda nte Nasi: Rivolta nel territorio governo Amhara va a::;surnendo proporzioni sempre più vaste avendo, clegiac Hailù Chehhec.lè rihelle, proclamata guerra santa che va facendo aderenti in numero sempre maggiore. Truppe Eritrea nazionali e indigen i sono proiettate in avanti. Dallo Scioa non posso trarre più nulla senza creare situazione squilibrio a quella in atto. Nel Girnma impossibile anche per ovvie ragioni trarre nulla. Ho chiesto al Governatore Somalia che cosa può mettere a mia disposizione a Jvlogadiscio mentre ringrazio V.E. per sollecita adesione ad invio due battaglioni ad Addis Abeba prego farmi conoscere che 7
<" AUSSME, fondo D-6, DS 67, tcl. n.4372 firmato Graziani del 5.9.19.':\7. firmato Pirzio I3iroli dell'S.9.1937. 770 Con il b,11taglio ne 111itraglieri " 3 Gennaio" e la corn p,1gni,1 rezzi. 771 Si veda lo sd1ern,1 in AUSSME, D-6, DS 70. m O ltre 3.000 e armali di 1.uuo punto, ancbe di miu~1glia1ri<.:i e <.:annoncin i Oerlikon. n., Vennero presi uomini, pe r formare b:m.aglion i nazionali di riserva com:mdali d,1 Morozzo della Rocca, dagli uffici e anche dal genio: "(. ..) al1.erne1~rnno lavori di u fficio con eser<;ila1/.ioni ,1ddestramento e s,1ranno avviati nella zona avanzata solo se t: necessario", cfr. /\OSS,'vlE, Poncio D-6, DS 67, 1.el. nA05 fi rn1ato Graziani del 10.9.1937. Non sa rebbe srato possib ile, infani, tra rre forze dallo Sc;ioa e dall"Harar sen:w pregiudirnrnc l'equil ibrio.
'<" AUSS/\'IE, fondo D-6, DS 67, te l. n.4·/491
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AUSS1\1A - M,icallè - aeroporto e ,lltendamenro.
cosa potrebbe ancora fare affluire verso nord sia di truppe nazionali che indigene; sen7a naturalmente pregiudicare dominio e tranquillità suo territorio che in questo momento è di prezioso valore nel quadro generale. delle cose774 .
Il 10 settembre Cubedd.u, arrivato su'1 posto, si rendeva veramente conto della gravità d ella situazione e ipotizzava un piano d'azione: l'idea era quella di riunire a Socotà le colonne Mannazzo e Alfieri, coperte dall'aviazione; partendo quindi da Socotà si sarebbero attuate azioni di forza in direzione Tzellarì per liberare la zona e, cosa più urgente, ripristinare le comunicazioni fatte saltare dai patriots; vista l'aggressività di Hailù Chebbedè, riunire ulteriori forze per arginarne la carica aggressiva: il grosso italiano avrebbe così, con tutta la sua imponenza, travolto quello etiopico775 . Graziani, però, non si trovò in linea col generale: egli pensava, infatti , che bisognasse riu nire a Balentà il IX e il XX battaglione, ed eventualmente anche la banda Toclù, cercando cli lasciare stare il colonnello Tosti, impegnato nella difesa d.i So-
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AUSSME, fondo D -6 , DS 67, tcl. n.105 fi rmato <~ra7.iani del 10.9.1937.
m Al JSSME, fondo D-6, DS 67, fonogr,1 m m:,1 n.12 cli Cubccldu
del 10.').1 937 .
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cotà, mentre sull'impiego dell'aviazione a rinforzo delle truppe cli terra, anche lui era d'accorda776. Tosti confermava, due giorni dopo, che le popolazioni dei paesi intorno alla pista Tzellerì-Socotà avevano aderito alla causa nemica: per questo Graziani non mostrò più dubbi scrivendo a De Feo: era giunta l'ora cli far entrare in azione le truppe galla777 . Il 15 settembre Gariboldi comunicava a Maletti la decisione cli Graziani: bisognava lanciare sui territori occupati eia Hailù Chebbedè un manifestino in cui lo si invitava a desistere dalla ribellione, a disarmare e a contribuire alla pacificazione, allo scopo cli sondare le sue intenzioni, pur non illudendosi minimamente778 . Per questo gli ordini erano di non attaccare né da terra né dall'aria, tenendosi comunque pronti ad ogni evenienza. Il 16 settembre Cubeclclu veniva chiamato a costituire un comando tattico avanzato a Bahar Dahr che fosse in grado di dirigere le operazioni nel Goggiam e nel Beghemeder. Il 19 iniziava la marcia sul Lasta in tre colonne per un totale di quasi 15.000 uomini tra regolari e irregolari779 : colonna regolare (generale De Biase): eia Samrè su Socotà780 , con due scaglioni della forza complessiva cli 6 battaglioni coloniali; un gruppo artiglieria coloniale; una batteria autoportata da 75; una batteria da 105; una batteria da 149; due compagnie del Genio e la banda del degiac Toclù bande del Tigrai (commissario De Rege) e dell'Agamè per 3.500 fucili complessivi, in movimento eia Abbi Acidi su Fenaroa bande Galla: 6.000 armati più 2.000 disarmati781 al comando ciel tenente colonnello Raugei, in movimento su tre colonne da Alomatà a Mascalo, Olic e Amba Serael. In riserva poi a Macallè rimanevano due battaglioni specialisti nazionali, il T battaglione CC.NN. d'Africa, un battaglione fucilieri della ''3 Gennaio" , la banda Bechi, un battaglione misto cli carabinieri e zaptiè, un battaglione coloniale cli formazione. Con questi due ultimi battaglioni, e -con l'aggiunta
m, A USSME, fondo D-6, DS 67, te!. n.378 firmato Grn;,.iani del 10.91937. m AUSSME, fondo D-6, DS 67, l ei. n. 385 firmato Graziani clell' J1.\U937. m AUSSME, Fondo D-6, DS 67, ce!. n.44011 firmato Garibokli ciel 15 9 I937. m Solo la band,1 galla cli Raugei poteva contare su 1.000 uomini anmu.i e le bande tigrine di Tocli1 su 2.000. Si confronti in ASDMAI, II, posi1/.. 181/43, Situazione militare e operazioni di gmnde p oliz ia in A.O.I., novembre 1937. ,,,.) AUSS1'v1E, Fondo D -6, DS 75, All.75, Riassunto delle operaz ioni net Lasla, 21.1 J.J937. ""' C. Pipitone parla di 6.000 uomini, probabilmente solo gli arm~ti, cfr C. Pipitone, /. ·o r1:;cmizzazione dell'impero con Gmz iani \iicerci d 'Etiopia, in "Stud i Piacentini", n.27, 2000.
1937. LA GRANDE RIVOITA DEI.L'ESTATE
di una batteria di artiglieria proveniente da Oessiè, si costituiva a Mai Ceu la colonna mobile al comando del colonnello Grassi, anche per aiutare , se necessario, gli irregolari del maggiore Dissegna. L'aviazione, anche in questo caso, giocò un ruolo fondamenta le, partecipando alle operazioni dai campi cli Alomatà, Asmara e Gura. Le voci riguardo ad Hailù Chebbcdè erano molte e anche contrastanti, ma una insistente: quella sui dissapori che egli aveva con la popolazione, tanto da ordinare, dalle grotte dove era nascosto, di bruciare tutti i paesi che non avevano intenzione di aderire alla ribellione 782 . Il 21 settembre la colonna De Biase entrava a Socotà, dopo aver superato un duro combattimento il giorno precedente grazie soprattutto alla brigata coloniale ciel colonnello Galliani e alla banda del Tigrai783, sbloccando la colonna Tosti. Scriveva Graziani a De Feo: Dalle informazioni ricevute ritengo che domani Socotà sia da considerarsi sbloccata. Vi si troveranno così concentrati: ì battaglioni coloniali, due gruppi artiglieria coloniale, oltre 4.000 uomini di bande del Tigrai e Agamè, circa 5.000 uomini di banda galla . Occorre subito sviluppare movimento sulle due direttrici Socotà-Mascalò-Amba Uork-Tacazzè e Socotà-Lalibelà-Sacca del Tacazzè. Pertanto Generale De Biase porrà suo comando a Socotà costituendo due colonne che muoveranno subito per direttrici suddette. Speciale caccia deve essere data at Hailù Chebbedè su qualsiasi via egl i si ritiri, tenendo presente che forti occupazioni Mai Ceu e Quoram bloccano anche questi shocchi. Contemporaneamente occorre assicurare linea tappa Socotà-Macallè lasciando at Samrè battaglione cc.no. d;Africa. tra i due fiumi Generale Dc Biase dislocherà per contro elementi coloniali mobili e provvederà lavori riattamento per parre genio anieri. S.E. tenga presente che giorni 2ì e 28 arriveranno a Massaua 4 battaglioni speciali metropolitani. Opportuno riti.rare a Macallè artiglieria lasciata a Fenaroa. Popolazioni del Lasta debbono ricevere memoranda lezione. Tutti uomini trovati comunque con armi alla mano debbono essere senz'altro passati per le anni. Tutte le anni debbono essere ritirate. Tutti gli esponenti della ribellione debbono essere passati per le anni. Siano salvaguardate donne e bambini. Bande irregolari siano lasciate libere
AUSSME, Fondo D-6, DS 68, tel. n.5040 tìrmaro Graziani del '16.9.1937. Un simile relegmmm,1 si trova in ASDM!\l, Il, posi z. 18 1/60, fascicolo ·196, rei. n. 44 382 firmai.o Graziani ciel 17.9 1937: "[... I I-1.iilù Chebbedè trovasi sempre nelle no te grot1.e e che ha ordinato b ruciare tutti paesi che non aderis<.:ono ribellione, (. ..) che, çagione estreme violenze cu i ricorrono ribelli per obbligare popol;1zion i a seguirli, ' "2
ribellione sarebbe già estesa ad altri clistrelli". ' 8 J Le perdite subi te in questo çaso ruro no di 71 morti e 149 feriti tr,1 cui anche il clegiac; TociLL
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di ran.iare. Compito: Lasrn roccaforte elci Cassa dove spirito ribellione continuerà permanere deve essere ridono alla irnpotenza_is4
Graziani non ne poteva più della rivolta 71;\ e si sforzava nella produzione cli continui bandi, l'ultimo dei quali, inviato alle popolazioni a nord ciel Lasta, non lasciava dubbi sulle sue intenzioni: A tutte le genti ciel Tigrai, Uoggerat, eccetera. Il degiac Hai!C1 Chehheclè di Quoram ha ingannato quelli del Lasta e del Beghemecler che r,resto si sarebbe irnpadronito di Socotà e marciato su lVlacallè. Gemi udite, udite. Oggi le truppe del Governo sono entrate in Socotà e i feroci Azebò Galla del Lasca inferiore. Le genti di questo paese avranno una p unizione tale che rimarrà mernoranda nei secoli. Gemi tutte. Ud.ire. Rimanere tranquille e non dare ascolto a coloro che cercano cl.i trascinarvi alla ribellione perché diversamente vi toccherà la stessa sorre che ha colpito quelli del LastaiS<,_
Il 23 settembre la colonna l{augei sbloccava la colonna Mannazzo che per 15 giorni aveva tenuto testa, eia sola, agli attacchi dei guerriglieri. Unite, le due colonne riuscirono, non senza perdite e coadiuvate dall'intervento di aerei partiti dalla base di Alornatà, a sfondare il muro nemico, catturando il loro capo in persona787 : il clegiac Hailù Chebbedè che "veniva passato per le armi"7Wl . Insieme a lui anche il sottocapo grasmac Terreghè, "sistemato dopo interrogatorio" 789 . Graziani ordinava che, dopo aver esposto il suo cadavere su lla piazza cli Socotà, gli venisse "ragliata la testa"790 per portarla a Quoram, suo feudo d'origine in modo che tutti potessero vederla. Già nel 1982 Del Boca ne parlò scrivendo che, invece e.li essere stato fucilato,
7 " ''
ALSS,'v!E, rondo D-6, DS 68, tel. n.639 firmato Graziani ciel 22.9.1937. I.o stesso tdegr,unma si può vedere in ACS, rG. s<.:atola 36, fas<.:i<.:olo 32, sottofascic.7. 7 "' Più avanti avrebbt: detto: "( ... ) donwni le valorose colonne ri prendera nno lo ro dma 111:irçi,1 per raggiungimento ulteriori o l.>ie1tivi, çol più fer1110 proposito di fare p;igarc assai cara agl i ahi1:m1i del L,1s1a hl stolta illusione cli potersi ri bt: llare alla autoritiì dd Governo di Ronw". In AUSSMF., Fondo D-6, DS 68. td. n. 687 firmmo Graziani a De r eo del 24.9. 1937. 7 "'' AUSSME, Fondo D·6, DS 68, tel.n.677 i'irrnaw Gm1/.iani a l.es.son,1 del 21.9.1937. " ' Su !-lailù Chebbeclè Grnziani aveva posto una 1aglia d i 100.000 lire, mentre sul dcgiac Gcbriet e sul fi taurari Abai C1ssai umi di 50.000, cfr. AOSSivlE, Fondo D-6, DS 67, 1el. n.3ì2 firmalO Graziani del 10.9. l ')37. Umi volw che Ilailù Chcbbeclè fu eliminato, la taglia di 100.000 lire venne riswssa dalle bande galla che avevanc> <.:on<.:orso ;tlla sua cattura, come in ASDMAI, 111, busta 8, i<:: I. n.769 finrnllo Gra ziani del 28.9.1937 ,,,. AUSS/v!E, Fondo N- 11, ht1s111 4l24, Prom.c1morirJ del se//embre 193 7. '"9 AUSS/vlE, Fondo D-6, DS 68, te!. n.707 firm,1to Grni,111i del 26.9.1937. 7 '" AUSSME, Fondo D-6, DS 68, 1.el. n.45378 firmato G,1riholdi del 2-4.9.I937. Lo stesso telegramma è p resente anche in ASDMAI, lf, posiz.181/60, fasc:ic:olo 196.
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[. ..] la fine dell'ex governatore del Lasca è stata un'altra, ben più atroce, e il duce lo sa benissimo, perché Graziani la descrive in un dispaccio con macabra meticolosità791 . Hailù Chebbeclè viene in realtà decapitato e la sua testa, infilzata su cli una picca, è esposta prima nella piazza del mercato cli Socotà e poi a Quoram, forse per l'ardire che ha avuto cli attaccarla e saccheggiarla 792.
Questa la prima versione. La seconda risale, invece, al 2007, senza però fare alcun cenno a quella di venticinque anni prima: [.. .) Nella mattinata del 24, dopo un aspro combattimento e un vano tentativo di rompere l'accerchiamento, il degiac veniva catturaro e immediatamente passato per le anni. La punizione era sicuramente feroce, ma rientrava nella normalità nell'Etiopia del 1937 occupata militarmente dagli italiani. Non rientrava, invece, nelle pratiche ordinarie cli un esercito cli una nazione civile la decapitazione cli una salma cli un avversario . J-IailC1 Chebbedè subiva anche questo oltraggio793. Ci troviamo assolu tamente d'accordo con l'autore nel condannare que-
sto episodio, ma ricordiamo quello che già abbiamo detto in precedenza, sintetizzandolo con una semplice frase di Paolo Corazzi riguardo alla testa mozzata cli un guerrigliero catturato da un etiopico e quindi, appunto, decapitato come se nulla fosse: [. ..) L'orrenda visione mi accompagnò per qualche tempo, ma per il mio portaordini era di normale amministrazione in quel periodo cli feroce guerriglia791.
Per concludere la vicenda di Hailù Chebbeclè citiamo per intero il bando che Graziani fece lanciare sulle popolazioni di quei luoghi: 79 '
l.'a111.o re non speci fica dove si trovi il dispaccio in questione.
m A .Del Boca, GN 'ilaliani in Africa 0 1·ientale, op. cit. , p .119. L'autore rinrn vava la dose :rnche in un artico lo ciel 2002 in cui scrivev,1 che Grniani ··nella convin zione di poter spargere il terrore nella reg io ne, faceva decapitare Hailù Cheb bedè e la sua testa , infilzata su di una picca, la faceva e:'>porre nell e p iazze ciel mercato d i Socmà e d i Q ua ram", cfr. A. Del Boca, Gucwri1;/ia 1,mti-italitinci e colllro.guel'J'ig lia in Libia e nel Co1·rw d 'Africa, cir., p . 95. Sempre i n q uesto tesi.o si scrive che l'avversario era stato bombardato con " ton nellate cl i iprite e fosgene"; a noi risulta, nel mese che va ùal l.6 agosto al 15 sertembre ciel 1937 (per i 15 giorni successivi non ne abbiamo traccia) l'u tilizzo d i aggressivi solo nel settore nord, per un w1ale di 18 bombe C. 100.P e 13 C.500.T sganciate. Si veda in AUSSMA, Fondo AOJ, busta 11. conw ndo Superio re Aeronautica .AOI, Specch i quindicinali attività aerea. 7'J3 A.Del Boca, I 1;as di M11ssoli11i, op.cit. , p .175. 1 " ' P.Corazzi, F.tiopia. 1938-1.946. Gu err(f:ilia e / ìlospinato, op. cit., p .19. Al cli là della m acabra operazione, barbara anche se consuel:J per q uei luoghi, l'esposizione del corpo o d ella resta si rendeva necessaria perché unico modo p er far accertare in maniera inconfuta bile ,11le popolnioni la reale tìne d el ribelle.
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A tutte le genti del Tigrai, Uoggerat, ecc. Nel mio precedente bando vi comunicavo che truppe Governo erano entrate in Socotà e fedeli Azebò Galla nel Lasta inferiore. Vi comunico ora che giustizia di Dio ha colpito clegiac Hailù Chebbeclè, che aveva organizzato ribellione popolazioni Lasta contro Governo. Hailù Chebbedè è stato catturato da nostre truppe e punito con morte. Non credete a coloro che tentano ingannarvi facendovi credere che degiac Hailù Chebbedè s.ia ancora vivo. Suo corpo è stato esposto nella piazza di Socotà e riconosciuto cla tutte le popolazioni. Vi comunico inoltre che distretti del Lasta sono stati puniti mettendoli a ferro e fuoco e che tutto bestiame di quelle popolazioni è staro confiscato. Vi consiglio ancora una volta a rimanere tranquilli e a non dare ascolto coloro che cercano trascinarvi alla ribellione, cliversameme vi toccherà stessa sone che ha colpito popolazioni del Lasta e loro capi795 .
Risale al 27 settembre un telegramma estremamente interessante scritto d.a Graziani ai governatori dell'Eritrea e dell'Amara e.lai quali, in un modo o nell'altro, dipendeva la gestione del Lasra. Se, infatti, l'iniziale governo di quel territorio era stato di appartenenza del Governo dell'Amara, a causa di tutte le difficoltà avute durante la fase iniziale delle operazioni di polizia e della frattura del tenitorio determinata dal corso del fiume Tacazzè, Graziani aveva deciso di "devolvere al governo dell'Eritrea azione e.lei Lasca" per poi confermare l'idea che su quel territorio avrebbe dovuto "continuare ad avere giurisdizione militare governo Eritrea stesso, indipendentemente da azione politica che rimane pertinenza governo Amara"796 . Riguardo alla drammatica rivolta del Lasta, Graziani trovava come non ultima causa il fatto che lì vi si fossero succeduti commissari e residenti "in serie interrotta": per questo motivo era necessario che a Socotà fosse as~egnato un funzionario di grado elevato con grande esperienza nel trattare con le popolazioni. Un'altra causa di quel perdurante malcontento era anche da attribuirsi dal comportamento di quel tale fitaurari di cui non ricordo il nome, fiduciario cli codesto Governo in Socotà, perché antagonista dello Hai\C1 Chebbedè. Egli avrebbe sottoposto popolazioni Lasta ad una quantità di angherie, spoliazioni, eccetera , per cui esse dichiaravano di trovarsi meglio al tempo del Negus797.
Graziani concludeva auspicando il prima possibile giusti provvedimenti nei 79' AUSSME, Fondo D-6, DS 68, tel. n.771 firrnaco Grnziani del 28.9.1937. Lo s tesso telcgrnmma si trova anche in ASD1'v1Al , lll, busta 8. 7% AllSSME, Fondo D-6, DS 68, tel. n.725 firmato Gr,1ziani ciel 27.9.1937. 797 ihidem. Lo s tesso si trova ,1nche in ACS, FG, sc.itola 36, fascicolo 31. souofascic.7.
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confronti del fitaurari in questione, ma è indubbio che il malcontento delle popolazioni del Lasta non poteva attribuirsi soltanto a questi due motivi, e Graziani non poteva non saperlo. E d'altro canto lo stesso Pirzio Biroli, in un telegramn1a precedente di soli due giorni, aveva dichiarato che, sebbene le cose nel Lasca dopo l'uccisione cli Hailù Chebbedè andassero stabilizzandosi, nel Beghemeder, dove non c'era stato il problema dei residenti e del "tale fitaurari)>, la situazione era ancora incerta798. A fine settembre Graziani fu costretto, proprio per quello che stava succedendo anche nello Scioa, ad abbandonare la sua supervisione sul posto e a rientrare in fretta e furia ad Addis Abeba, conscio che, nonostante la situazione dopo la morte del degiac Hailù fosse parecchio migliorata, essa non poteva ancora. dirsi normale, oltre a presentare "varie incognite"7')<J che, ormai, si sarebbero risolte con l'utilizzo della forza, come testimonia il telegramma inviato dal generale De Biase a De Feo .:1 metà ottobre di quello stesso annolìOO, a rinforzo cli quello di Graziani: [. .. ) Occorre continuare a premere la mano su popola:lioni Lasca senL'.a mollare allo scopo di ottenere versamento totalitario delle armi. Verso popolazioni refrattarie come quella L'.Ona Buga ferro et fuoco senza m iscricordi a80 1.
Le operazioni del Lasta venivano continuate dalle colonne Galliani e Tosti, mentre le bande del Tigrai, clcll'Agamè e i galla rientravano alle sedi di provenienza a causa dei continui fermenti nel Tembien, nello Zellentì, nella zona del massiccio del Gheralta e nello Uoggerat. Gli ordini emanati il 17 ottobre 1937 erano i seguenti: il generale De Biase avrebbe dovuto spostarsi a Macallè col suo Stato Maggiore, il generale Morozzo della Rocca invece a Socotà, assumendo il pieno comando sia politico che militare, mentre il colonnello Tosti avrebbe comandato il settore Lalibelà-Mugia802 . La colonna Tosti, guidata dal colonnello Galliani dopo che la sua colonna si era congiunta alla Tosti, era formata da 5 battaglioni, le bande Tuclù e Teggiù, una sezione a1tiglieria e una compagnia genieri e si mosse il 6 ottobre verso T.alibclà . Il 13, 14, 15 si aggiunse anche l'aviazione bombardando anche con iprite il settore a ovest cli Lalibelà. Dal 19 settembre al 14 ottobre la colonna Galliani percorse circa 400 km a piedi, dei quali la maggior parte su m ulattiere terribili, raggiungendo spesso i 3.000 metri di quota. Indubbiamente ,,.,, AUSSME, AUSSME, ,;;x, AUSSME, ~ , AUSSME,
Fondo Fondo Fondo Fondo 2 "" AUSSME, Fondo '9')
D-6, DS D-6, DS D-6, DS D-6, DS D-6, 0S
68, 68, 70, 70, 70,
rei. tcl. tcl. tel. te!.
n. 5491 firmato Pirzio fliroli dd 25.9.1937. n.776 fìnn.tto Grazian i del 29 <).1937. n.6585 fi rm,llo De Fco del 1610 1937. n.48683 firrn,,w Graziani del 19.10.1937. n.16625 firmato De Feo del 17.10 1937.
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con la morte di Hailù Chebbedè la ribellione nel Lasta venne stroncata. Si contava che dal primo di ottobre la popolazione del Lasca settentrionale aveva versato nella sola Socotà 575 fucili di cui 60 Wetterli, 3 modello 91, 21 Nlauser, 'IO Mannlicher, 2] tebei, :13 moderni ed efficienti, il resto antiquati80:3; a tutto il mese cli ottobre, inoltre, nel Lasta erano slati versati ·1_552 fucili, 2 mitragliatrici , 24 pistole, 20.000 carlucce e 412 sciabole. Lo UoccER.!l.T Lo Uoggerat era sempre stato un territorio ostile agli italiani. Già nel marzo 1936 il comandante di Corpo d'Annata Santini801 aveva denunciato il comportamento ambiguo dei ras della zona, tanto da fare esplicita richiesta a ras Gugsà p er un suo intervento diretto in quella regione, con lo scopo di evitarle qualsiasi forma di repressione. Fra tutte le regioni del Tigrai, lo Uoggerat era stato l'unico a non piegare la testa davanti al nuovo impero: le notizie più attendibili parlavano addiriltura di messi del negus che ordinavano alla popolazione cli rifiutarsi di consegnare le armi e che promettevano premi e onorifi cenze a tutti coloro che avrebbero avuto il coraggio di colp-ire le retrovie1-l0\ Come se non bastasse, nell'agosto 1937, i banditi delle tribù uoggerat avevano assalito otto indigeni pacifici evirandone sei806 . A fin e ottobre Graziani compilava un ordine di accerchiamento contro le popolazioni dello Uoggerat; inizialme nte si sarebbe dovuto agire con una certa diplomazia , qualora essa non fosse bastata si sarebbe dovuto usare la forza in maniera "esemplare". Dopo l'esperienza del Lasta, bisognava fare di rutto per ottenere risultati attraverso la politica. Il piano prevedeva tre momenti: un dispiegamento imponente cli forze sia per mole che per posi• zione; l'azione politica "sostenuta dalla presenza delle forze in potenza" e, solo se tutto cic') non fosse bastato, un'azione decisiva807. A disposizione c'erano le colonne Galliani, Barbacini, Muratori e i dancali di Piumatti, mentre la colonna Grassi e la Raugei rimanevano cli scorta, per un totale e.li circa l 2.000 uomini808 . TI comando dell'intera operazione sarebbe stato affidato al t\ USSME, Fondo D-6, DS 70, tel. n .4546 l'irmaco Graziani d el 16.10.1937. AUSSJ',.1F, Fondo D-5, busta 20, Souomissionc Uoggemt, fi rmalo Santini del 27.3. I 936. ""' AUSSMF, Fondo D-5, busta 20, l'opola:zio11i Uoggerat, fi rmato Santini del 16.3 .1936. ,;;t, ACS, FC, , scaco l.a 39, fasçic:olo 32, sottofoscic.3. te!. n.40226 Cirmato Gr,1zi,rni a l.essona del 19.8. 1937. ""' '' Dati i molteplici ,1n:enn i ad i nsofferenza e segni non dubb i di poc.1 lealtà, è necessa rio .igire energicarnence verso gli Uoggerac in modo onenere il d isa rmo con la p ersu,1sione, prima, appoggiala :.1spiegarnemo cli forz,t, çon l'impiego dell;i forza stessa, poi, energica ed e.sernplare, se l,1 pe rsuasione non h:.tsteràl ... l" cfr. AUSSME, Fondo D-6, DS 71, p rot. n .'18960 finn:ito Graziani del 23.10. l937. sos '"Tutte le colonne hanno o rdine reagire vio lenza contro atti ost ili imponendo versamento rotale armi qualunque mezzo", cfr. ACS, f'G, sça1ola 39, fascicolo 32, souofascic.3, tcl. n .51628 firmato Graziani .i so.i sM
Lcsson,, del 7.l l. l 937.
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comandante delle truppe dell'Eritrea, generale De Biase coadiuvato, per quanto concerneva la parte politica, dal commendatore Barile. Il quartier generale si sarebbe stabilito a Macallè. Le truppe avrebbero dovuto muoversi attraverso 4 linee809, spostandosi simultaneamente per "meglio impressionare gli uoggerat". Ma perché tutto questo schieramento di forze contro di loro? Queste popolazioni, distribuite su di una ventina di ambe impervie, in effetti, avevano appoggiato Hailù Chebbedè e, anche se non con ribellioni aperte, l'idea della "guerra santa"810 . Dopo l'uccisione del degiac, le genti dello Uoggerat avevano fatto un passo indietro che, però, non aveva vietato loro di tagliare la linea telefonica di Dubub, isolandone la Residenza; di uccidere i due genieri che si erano recati in zona per ripararla; di eseguire un paio di imponenti razzie contro le popolazioni dancale. Gli uoggerat avevano a loro disposizione circa 7.000 fucili e il loro atteggiamento non amichevole imponeva a Graziani cli prendere misure preventive nei loro confronti: l'estate appena trascorsa aveva lasciato un segno pesante nelle relazioni con gli etiopici. Ecco quindi che il viceré, con calma, suggeriva a De Feo, dopo che quest'ultimo gli aveva inviato per conoscenza il bando lanciato alle popolazioni uoggerat, che si sarebbe ottenuto di più con un pizzico di paura che con cento quintali cli buone parole. Sarebbe quindi stato meglio, per ottenere il disarmo integrale, incutere timore semplicemente mostrando le armi che con la persuasione "la quale est tuttavia bene aver esercitata" 811 • Lo stesso Hazon informava che anziani uoggerat e galla si erano riuniti decidendo che se il Governo Italiano avesse proceduto contro qualu nque capo dei loro paesi, sarebbero stati uniti nell'aggredire i nostri presidi e le nostre truppc8 12.
Qual era precisamente la situazione ai primi del novembre 1937? Come già detto in zona si trovavano le colonne Barbacini, Piumatti, Galliani, Muratori, Grassi e Raugei. In questo conteslo la popolazione aveva ricevuto l'ordine tassativo di versare le armi entro il 4 di qu el mese. Se questo non fosse stato fatto, il giorno 5 sarebbero iniziate le operazioni di
"°'1 Una colo nna cli rruppe
indigene a l coma ndo cie l colon ne llo 13arbacini si sare bbe s posta ta da Quhià a Seche t; una co lonna al comand o del colo nnello Gallian i eia Ma i Mescis a Dcbub , nei p ressi d i Dod,1, una colonrui d i nazio nali a l comando del genera le J\'1uratori a Corbeu:ì, rnentre le bande de lla Danc;tlia a vrebbe ro dovuto sbarrare l'ingresso a lb v:11le dell'Erc rrì. 10 " AlJSSMI', Fondo D-6, DS il, re i n49483 firmato Graziani ciel 24 .10.1 937. w AUSSMI', Fondo D-6, DS 73, rei n 50843 fonwto Graziani ciel 2.11. 1937. "'" AUSSME, Fondo D-6 , DS 73, p rot. n.2325 firrna tc.> li .i:wn del 5.11.1937.
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polizia contro quella parre cli abitanti che non avesse ottemperato agli ordini clati8 13 . Nessuna sorpresa quindi, secondo la normale procedura militare. E d'altro canto, dopo tutti gli avvisi distribuiti via aria e via terra, come ci si sarebbe dovuti comportare d i fronte a un capo uoggerat che partiva con 250 uomini per razziare la Dancalia?814 Era necessario, sempre secondo Graziani, far capire che il "Governo ordina non tratta", non si sarebbe dovuto per nessu n motivo dar l'impressione cli scendere a patti, in quanto ultima vicenda ci ha insegnato come addormentarsi nell'apparente tranquillità popolazion i (però annate) sia scherzo che sui generis, presenta gradite sorprese avvenire8 15 .
Ai primi di novembre Lessona approvava l'idea di Graziani cli far sapere ai notabili locali "che il periodo delle razzie era definitivamente cessato"816 e che sarebbe stato il governo italiano a provvedere al sostentamento e alla difesa delle popolazioni dello Uoggerat: in questo senso era necessario formare delle bande locali, come era avvenuto per esempio in Dancalia, che fossero in grado cli presidiare i luoghi in questione, guidate da ufficiali italiani. Graziani non perdeva tempo e gli rispondeva che la costituzione di bande locali Uoggerat era già stata prevista dal governatore De Feo, ma ad integrazione di battaglioni da lasciare sul luogo con lo scopo d i presidiarlo per "evitare ulteriori ribellioni"817 . Nel frattempo la banda galla di Raugei aveva radunato 2.000 fucili e si era mossa verso Corbettà, pronta ad agire. Va detto però che cli fronte a quel' l'imponente schieramento cli forze che vedeva le colonne Piumatti, Galliani, Barbacini intente nel ritiro metodico delle anni, la [. . .] situazione nello Uoggerat salvo imprevisti può considerarsi stabilizzata. Popolazione terrorizzata non oppone resistenza et effettua consegna anni avanzanti. A Lutto giorno 8 fucili consegnati sono 1004 e cioè: a Debub 530, a colonna Darbacini 200, a colonna Galliani 274818 . s,; AUSSME, Fondo D-6, DS 73, Programma delle operazioni da, compiersi nel Uo[!gerar, firmato De Biasc i l 1°.11.1937. 814 ASDMAI, li, posiz.181/60, fascicolo 197, tel. n.50959 finn.HO C~raziani dt!l 2.11.1937. Lo stesso
gramma si trova in ACS, FG, scato la 39, fas<.:icolo 32, sottofascic.3. 5 "' Ibidem. ••<, AUSSME, Fondo D-6, DS 73, tel. n.7J633 firma to Lessom1 del 3.11.1937. 617 AUSSME, Fondo D-6, DS 73, tel. n51146 firmato Graziani del 3.11 .9137. 8 18 AUSSME, Fo ndo D-6, DS 71, te L n 18386 fìnmto De Peo dcU'8.11.J937.
tele-
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Nonostante la situazione potesse dirsi sotto controllo, la tem uta colonna Raugei era stata lanciata all'attacco, fotte cli ben 4.869 gregari e dell'aiuto dell'aviazione: per i patriots e per le popolazioni che, volenti o nolenti, avevano deciso cli sostenerli non ci sarebbe s tato scarnpo. Da subito infatti la colonna si era mossa incendiando, razziando e distruggendo: le perdite nemiche erano imprecisate, ma "eia testimoni oculari risulterebbero ingenti"819. Fra tutte le form e di rappresagl ia, probabilmente, la più terribile perché con gravi conseguenze nel lungo periodo, era la distruzione dei campi e de i raccolti: i galla di Raugei ne fecero largo uso. fL 1'vfESE nT DICEMBRE
Ai primi ciel mese Pirzio Biroli si era spostato a Bahar Dahr per poter controll are persona lme nte la situazione nel Goggiam: nei suo i piani intorno al 20 dicembre si sarebbe s postato a Debra Marcos, dopo aver liquidato la rivolta del Goggiam o rie nta le. L'assalto s ubìto d alla colonna Barbacini, diretta verso Tu! per sbloccare il XXVII battaglione , aveva cambiato i s uoi piani. Il governo dell'Amara, a fine dicembre, era passato dalle mani cli Pirzio Biroli a quelle del generale Ottorino Mezzctti820 . La situazione nelle sue province era la seguente: nel Densa, dove si trovava il colonnello Barbacini , essa poteva essere definita stabile, con n uclei avversari sui costoni sopra la sua posizione; nel Danghela il fitaurari Zellechè Licù aveva convinto con le maniere forti parte della popolazione fedele agli italiani ad aderire all a ribellione; nello Uomberà i ribelli continuavano ad infierire sulle popolazioni sottomesse e a fare durissime rappresagl ie; nel Semicn le azioni dei ribelli erano ancora all'ordine del giorno, come riferivano i capitani Gramsci e Pasanotti821. Ma era il Goggiam, dove la situazione non sembrava voler migliorare, che preoccupava maggiormente i vertici militari italiani. I bombardamenti indiscriminati a scopo dimostrativo e punitivo ordinati da Graziani non avevano sortito l'effetto desiderato: le popolazioni, esacerbate, vedevano come unica via d 'uscita l'appoggio incond izionato alla causa ribelle . La relazione cli Mezzetti riguardo alla situazione dell'Amara, veramente 9 "' 20 ~
lhidem. Interessante il fondo di un promemoria di quei giorni : ··sembrn che i l Gen. Mezzen i (fuori qu;idro 60 anni) sia destinato a sostituire il Gen. l'irz.io l:liroli nel Governo Amara . Dal complesso dei telegr;,irnmi si ri leva u na certa frena nell'organ izzazione delle o pernzioni per d omare b rivolta nel popoloso Goggiam. Si ha l'impressione che non sia stato appliçito il grnnde insegnamento d i V. E.: '·essere meticoloso nella prcpara;,.ione per poter essere irruenc.e nell'azione'". In AUSSME, Fondo 1-04 , busca 02, Pmmemori.a per il capo di S.M.genemle del 12.12.1937. 2 " ' l'asanotti guidava una b;ind,1 di 200 uomi ni.
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realistica e oggettiva, rappresentava le cose come stavand22 : in essa, pur condividendo l'appoggio dato sopraltutto dagli inglesi alla ribellione, si sottolineava la scarsità, in Lutti sensi, dei mezzi a disposizione per domare la rivolta. I presìdi erano b loccati, la cavalleria un sogno lontano, pochissima l'artiglieria a disposizione, lo spirito degli uomini, soprattutto delle Camicie Nere, era basso come non mai; i coloniali spesso non avevano buoni ufficiali che li comandassero ed erano esausti, mentre le bande, spesso mal reclutate, non erano all'altezza delle aspettative. Mezzetti vista la situazione piuttosto critica, e date le immense distanze da coprire, aveva proposto a Graziani di organizzare con Lorenzini un reparto di autoblinde e di autocarri armati, del modello di quelli usati in Cirenaica, per muoversi velocemente su strade e piste. L'idea era quella di usare sezioni di questi reparti, ovviamente scortati da genieri zappatori e Camicie Nere, in zone particolarmente strategiche dove ''il loro impiego sarebbe cl i valido a usilio per operazioni, per rifornimenti, per sorprese, ecc. "1-m, oltre che per tutte quelle zone dove non si potevano usare animali, neppure i cammelli. Ma ancora non si era mosso nulla. E gli uomini, le truppe s ul campo? Come erano messe? La colonna Ra ugci, costituita dalla XlI brigata, dai battaglioni coloniali XXXI bis e Xl.l , dall'll" batteria colon iale, da un buon numero di zaptiè e eia una stazione radio di 15 watt, era stata concentrata a Enda Iesus, dove era rimasta fino al 29 dicembre per muoversi poi s ui monti Sernien allo scopo di coprire i fianchi alle truppe operanti nel Goggiam. Dal 13eghemeder poi era partito il LIII battaglione coloniale, forte di ìOO uomini, a rinforzo della colonna Barbacini, sempre sotto tiro dai ribelli dei degiac fvlangascià ' e Negasc. li problema dei rapporti con una popolazione così ostile come q uella amara era stato per troppo tempo sottovalutato: di tutta l'erba s'era fatto un fascio, e Graziani questo lo sapeva. li caso estremo degli avvenimenti elci lago Tana è in q uesto senso esemplificativo : a gestire la residenza cli 13ahar Dahr era stato, come già accennato, il capitano di complemento Gioacchino Corvo, colpevole non solo di aver preso provvedimenti cli rigore senza regolare processo nei confronti dei guerriglieri, ma anche cli atti di crudeltà verso i civili. Per questo a suo carico c'era stata un'inchiesta, condotta dal ~u !\USSME. Fondo J-01, busta 02, Relc1z irme a SE.Temzz i del n uovo G'ouenwtore ddl'.4 m.ura S.E.Mezz-elli, 3.1.1938. Alla luce cli q u<:;sta rcl;izione risu lta q uamo meno particolare il telegramma di Amedeo cli S;i voia: ''l'v1i compiaccio ved ere che situazione è. gene11tlmente buona, salvo quella <lei Goggi;im che so no c1·,iccordo ritenere delicata m;i non cli eccessiva irnporni nza nel quadro gcncn1 Je··, come in ASDJvlA I, !Il, b usta 8, fascico lo 6, tcl. n .2J 025 lìnmtto Amedeo cli Savoi,1 ~ Gmzi:mi e Ten1zzi del 22.12.1937. su A l iSSME, fondo D-6, DS 77, teL n 9959894 fi rmato Mczzelti del 24 12.1937
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capo della Giustizia militare del Governo Generale cieli' AOI in persona, generale Olivieri, che si era conclusa con un nulla d i fatto. L'inchiesta era stata archiviata. Riportiamo alcune considerazioni dell'allora governatore dell'Amara, Pirzio Biroli, riguardo al modus operandi del Governo generale, la cui politica venne definita di "spietato rigore": [ .. .J l'ondata di terrore che dallo Scioa rimontò verso il Goggiam e il Beghemeder, riflesso dei sistemi drastici usati dopo l'attentato [a Graziani], nella frenetica convinzione che Ja distruzione di tutti i capi civili e religiosi potesse sola cletenninare la soggezione delle masse; la grena intransigenza ne ll'applicazione del disarmo, senza tener conto delle esigenze locali (necessit,1 di difesa delle popolazioni o dal banditismo) e delle tradizioni di un popolo che considera l'arma il privilegio e il clono più prezioso; la barbara applicazione dei "provvedimenti cli rigore" contro sospetti e innocenti e le contemporanee "elirnina:lion i segrete" cli capi, in offesa a quel diritto romano e locale che imponeva l'instaurazione ciel giudizio in rispetto del sentimento secolare di un popolo presso cui il concetto della giustizia, anche forma le, è sacro e solenne82·i _
La polemica nei confronti di Graziani era evidente: a Pirzio Hiroli era prima stato fatto notare che nella situazione in cui si trovava l'Amara sarebbe stato meglio farsi temere piuttosto che amare825; mentre in un secondo tempo egli era stato accusato di aver attuato in quei territori una politica "cli forza senza giustizia". Il governatore dell'Amara si era difeso dicendo che se coi ribelli non aveva avuto pietà, con le popolazioni sottomesse era stato generoso826; il problema a suo parere, invece, veniva dall'alto, ovvero dal Governo generale che troppo aveva messo il naso nelle faccende dei singoli governi e che non aveva saputo gestire per niente il problema ciel disarmo della popolazione, agendo con quell'eccessivo rigore sfocia lo poi nella rivolta delle regioni dello Scioa e dell'Amara stessa. Riguardo al caso di Corvo, è necessario un breve approfondimento, in quanto esso risu lta, allo spoglio di tutte le carte visionate827 , l'unico. Il comportamenlo di Corvo, in seguito all'inchiesta fa tta dal comandante dei carabinieri Bernardo Olivieri, era stato indicato cl.al Capo 1\tlanipolo Pilla, e ""; ASDJVIAT, rn, busta 8, fasck:olo 6, Relaz iou e di Pirzio Biro/i a ivtusso/ini, <;il. "" ASDJv!AI, li, posiz.181 /40, fascicolo 195, te!. n .31091 firmam Grazian i a l.essona del 20.6.1937. 1 "'' ' ASDMAI, 111, b usta 8, fascicolo 6, Ne/azio ne di Pirzio Biro/i (J Mussol ini, cit. '
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Decine di migliaia e p rovenienti da d iversi ;ircbivi iw li ani.
1937 Li\ GRANDE Hl VOLTA DELl.'ESTi\TE
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attraverso le sue parole dal Comando Superiore dei Carabinieri e dal Comando della Legione CC.RR di Asmara, come il motivo scatenante della rivolta del Goggiam. La relazione clell'Olivieri cercava scusanti per le accuse che erano state rivolte al residente cli Bahar Dahr, ma indubbiamente i fatti avvenuti erano gravi. 11 capitano Corvo si era difeso affermando di "essersi limitato esclusivamente alla esecuzione di ordini precisi, tassativi e perentori a lui trasmessi dalla Superiore Autorità Politica"828; questo fatto era stato accettato sia dal nuovo governatore Mezzetti, sia dal segretario generale Fclsani e, in questo modo, le accuse al singolo erano cadute. Restavano però i fatti. Indigeni, anche di un certo rilievo sociale, erano stati portati in barca al largo del lago e gettati in acqua, mani e piedi legati, con sassi al collo: procedimento questo talmente cruento che I. ..J tul.ti coloro che parteciparono a tale esecuzione subirono un vero e proprio trauma psichico829 .
Che queste eliminazioni segrete non fossero una cosa ragionevole, se ne ernno resi con to anche i diretti interessati, Corvo in primis, anche perché la popolazione ne era venuta al correnre e questo aveva creato, ovviamente, panico. Ecco allora che Corvo suggeriva che l .. .) eliminazione capi proposti venga fatta in modo che tutti possano conoscere ragioni giusto rigore provvedirnenLi830 .
Durante il rastrellamento della sua zona, effettuato con i 70 gregari della ' sua banda residenziale, mentre erano alla ricerca di uno stregone, C:01vo sconfinò nel Damot, territorio non sotto la sua giurisdizione, ma in cui egli aveva avuto il permesso cli entrare. In quest'occasione passò nel territorio di lsorà, dove si trovavano i due piccoli villaggi cli Scighetz e Buà Delghià: egli aveva avuto l'ordine cli incendiarli come rappresaglia in virtù ciel fatto che essi, precedentemente, avevano reso onori funebri ad un celebre lxigante della zona. Le pattuglie inviate nei paesi vennero prese a fucilate e quando una ventina dì persone si recò da C01vo a portargli cloni, egli li rifiutò chiedendo invece che essi depositassero le armi. I paesani affermaremo d i non possederne; secondo le norme vigenti volute da Graziani, avrebbero dovuto essere passati per le armi, in quanto favoreggiatori. Il ca" 2"
ASDtvlA I,
""' Ibidem. s,;,:, Ibidem.
m, busta S, fascico lo 6,
Ne/azione di Virzio Bil'oli a Mussolini, cit.
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pitano avrebbe voluto far questo, ma gli venne sconsigliato: uccidere così la gente avrebbe destato inevitabilmente scalpore. Venne richiesto allora alle popolazioni dell'Isorà che mandassero i propri capi da Corvo. Quando questi, insieme anche al clero e ai paesani, si presenlarono il residente li ammonì cli non dare ospitalità ai ribelli e cli non seguire la loro causa, altrimenti avrebbero fatto la fine dei paesi cli Scighetz e Buà Delghià. I] discorso sembrò far presa, tanto che immediatamente vennero consegnati tre "armati abusivi" e altri sette venne e.letto sarebbero stati consegnati entro 15 giorni. Tornato ad A.diet Corvo fece passare per le armi i tre armati abusivi e ventiquattro favoreggiatori. È ipotizzabile che que.i ventiquattro fossero i paesani che avevano portato doni a Corvo, ma la relazione non è chiara a questo proposito, si parla solo cli favoreggia tori in senso generico8.,1. 11 punto di tutta questa situazione è che la violenza attuata dagli italiani, in una maniera o nell'altra, generò altra violenza; a questo proposito è esemplificativa una frase presente nella relazione ciel comandante Olivieri: l.. J Risulta conforme al vero che la ribellione ha trovato una .spinta non indifferente nella attività svolta clai vari resiclemi; i provvedimenti cli rigore, secondo l'ele nco rimesso clal Gove rno dell'Amara al Governo Generale assommano a circa un miglia io dei quali centonovantadue nel Goggiam. Questa attività che portò alla .soppressione d i tanti indigeni non poteva lasciare indifferenti le popolazioni e specialmente veniva a fornire un argomento cli eccezionale importanza ai pro pagandisti della rivolta~52 •
Punto di oscuro cli questo sistema furono le "eliminazioni segrete": dopo le quali la popolazione d el Goggiam e a segui to tutte quelle del resto dell'Amara e dello Scioa, erano pronte a insorgere. Olivieri nella sua relazione diede, oltre a questo, importanza anche alla natura delle stesse etnie cli quelle regioni, da sempre abitate "e.la razziatori e da briganti professionali"83\ a questo doveva aggiungersi il fatto che il clero copro con l'arrivo degli italiani aveva s ubìto una netta riduzione delle decime e dei proventi e temeva l'introduzione ciel cattolicesimo. Gli italiani avevano poi vietato il traffico degli schiavi, delle armi, delle mu nizioni e avevano iniziato a proteggere le popolazioni normalmente oggetto di pesanti razzie M. Dominio ni 1.1~,ua b f~ccend,, i n questi termini: ·'Nel mese di agosto Corvo comandù u n rastrellamento nella zona di lsorii. Nd villaggio di Scighetz fece p,1ss,ire per le ,umi u na ve nt ina cli contadi ni che erano anelati incontro ai soldati arnich<~vol mente per reg:1lare loro uov" e cibarie.", ù1 M. Dominioni, Lo s/ascio de/l'Impero, cit., p. 197. 1 '-' AS DMAI. Jll, busta 8, fascicolo 6, !?e/azione di 1-'irzio 8iro/i a /v/ussolini, cit. Ml
,.u Jb-idem.
1937. LA GRAl'\JDr. HIVO!.TA D ELL'ESTATE
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da parte di nuclei di briganti. Se tutti questi elementi. non vanno dimenticati, è anche vero che la seconda via scelta da Amedeo d i Savoia avrebbe dovuto essere applicata molto prima e questa è una considerazione di cui non possiamo non tenere conto quando parl iamo della d isfa tta italiana in Etiopia.
OPERAZIONI NEL G ALLA E S IDAMA
Per comprendere meglio ciò che successe in questa regione nei mesi precedenti la rivolta dell'estate del ·1937, bisogna rifa rsi alla relazione scritta dal generale Gelosa834. Come aveva reagito la gente di quell'enorme territorio alle notizie della rivolta dell'Amara e dello Scioa? Il Governo dell'Eritrea, lo abbiamo visto , non era riuscito ad arginare più cli tanto i moti p rovenienti da sud; è lecito qu indi chiedersi che cosa stesse succedendo ancora più a sud.. Certo lì la situazione era ri masta relativamente tranquil la, grazie anche alla disposizione strategica dei p resìcli dislocati, oltre che al la diversità etnica delle popolazioni. Le tensioni, anche molto forti, fra amara e galla non erano un segreto per nessuno; in questo senso i galla avevano letto l'occupazione ita liana: un male minore rispetto a quella del negus. Questo però non significava che il territorio non avesse bisogno cli un control lo capillare, anzi: i predoni continuavano ad operare, accostandosi. non cli rado a piccol i nuclei ribelli. Per rendere p iù comprensibile il tu tto divideremo il Galla Si.dama in otto grandi zone: quella orientale , la zona compresa fra Gamu-Conso-Cuccia -Uba-Gofa e Malo , il Tertale, il Gambatta-Uollamo , il settore centrale, il sotto-settore lago Zuai-Guragbè, il settore nord-occidentale e quello sud-occidentale. TI settore orientale comprendeva tutte le regioni a est del fiume Bottego ed era uno dei p iù tranquilli e quello con il maggior numero cli espatri in Kenya; diversa, invece, la situazione nella zona che eia Gamu anelava a Malo: qui operavano le colonne Molinero, la IX brigata e la colonna Montanari con il compito cli arginare i nuclei ribelli a nord di Baco. Il Tertale, se prima si era potuto dire pacificato, ad agosto aveva dato segni cli movimento: nella zona dei monti Amar, era rimasto il grasmac Belai con 400 uomini. Contro di lui era stato mandato il 1° Gruppo Bande, coadiuvato dai sottogruppi di Gardulla, Burgi e Baco. Inoltre, le ultime informazioni precisavano che molti ,s:i , AUSSM r., Fondo D-6, DS 69, Refa2io11e su.Ile operaz ioni militari suol1esi nel territorio del Governo dei Gc,llu-Sitlama dalla seço11da metà di.febbnlio al mese di 1111,,~io 193 7, firmato G~loso.
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fucili erano stati venduti dalle popolazioni a oriente del Ghibiè ai guerriglieri del Ghincleberat. Anche le popolazioni ciel Gudrù non si erano astenute dal commercio di anni. La rivolta dei paesi galla, iniziatasi il 19 agosto a Tokiè, si era estesa nelle regioni di Cellià, Ghe<lò e Tibiè e nei giorni s uccessivi in quelle di Gudrù, Orò e Gimma Ghennetiè; ma nel giro cli due settimane era stata stroncata e circoscritta solo alle zone di Tochiè e Cellià835. Il mese successivo trascorreva relativamente calmo, con solo 3 combattimenti di rilievo, avvenuti il 9, il 19 e il 28 settembre, avvenuti rispettivamente a nord-ovest del monte Biclà, a Kassibi e nella regione dei monti Amar, vicino al lago Rodolfo. In ottobre, a parte qualche sporadico scontro, non ci furono novità sostanziali. Per quanto riguardava i settori del Gambatta e dello Uollamo, essi potevano dirsi tranquilli: a dare fastidio erano solo i hriganti. Il settore centrale aveva avuto dei problemi nella seconda quindicina di maggio, causati dai circa 600 armati agli ordini di blatta Tede Uolcle Hawariat, ex capo della municipalità cli Addis Abeba, limitati però dall'opera del colonnello Corrado col XII battaglione eritreo e il V Arabo- Somalo. L'operazione cli grande polizia coloniale contro ras Destà era terminata nel Guraghè ; da lì, i ribelli scampati si erano mossi ed era quine.li scontato che la regione fosse ancora agitata e piena di armi: in una sola operazione erano stati ritirati quasi 3.000 fucili, ma questo non era bastato a ripulire definitivamente tu tta la zona. Negli ultimi tempi, infatti ricorrevano i nomi del balarnbaras Gherarsù, di un ce1to Averrà, ex ascari cli ras Mulughietà, e del grasmac Gheclò. Essi puntavano a piccole azioni di guerriglia che dessero più che altro fastidio: imboscate a piccoli reparti in movimento, a cantieri lungo la camionabile e razzie ai danni della popolazione erano il loro biglietto eia visita. A giugno, dopo l'ennesimo attacco contro la banda Uolisò nei pressi del cantiere 13, si decise un altro ciclo operativo a cui presero parte il V battaglione CC.NN., un battaglione del 5° raggruppamento arabo-somalo e. il XII battaglione coloniale e che si concluse una ventina di giorni dopo fruttando altri 3.000 fucili, dei q uali 32 Mauser, un fucile mitragliatore, 18 p istole, un centinaio di sciabole, 250 lance e oltre 2.000 cartucce. li grosso degli armati agli ordini cli Gherarsù, ci rca 200, era però riuscito a fuggire , sparpagliandosi nelle campagne8:'6. E questi 200, a ottobre avevano raggiunto il settore occiss; Geloso "per ragioni d'urgenza cd imprescindibili necessità politiche", aveva immediatamente cc.>stitu ico, va lendosi ddl'articolo 26 del R.D.L.del 1° giugno 1936, le seguenti b,1nde irregolari: dello Zuai, d <a i Darasa, cl i Neghelli, d i ~ole, di Cecia, cli Gambeh1, quella del Nord del Limmu e quella a cava llo cli Saio, cfr. AUSSME, 0 -6, DS 66, te. n.521 prot. firmato Geloso ciel 18.8.I93ì x.i<, AUSSME, Fondo D-6, OS 69, prol. n.2611/15 firmato del 15.8.1937.
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de nlale de llo Scioa, a sud-est di Ambò, de predando e razziando i mercati della zona , spargendo terrore ovunque. È indicativo, in q uesto senso, un telegramma informa tivo indirizzato a Grazia ni che ripo,tava la notizia che [...] il Gherasù[siclche avrebbe intenzione cli spingersi pit1 a nord verso Ambò, avrebbe inviato tenere ai balabar della zona ingiungendo loro di fornirgli il necessa rio per i suoi armati, pena la fucilazione e lo stenninio delle popolazio ni. Que.sc·e ultime, 1·errorizzare, avrebbero abbandonato i loro paesi8.l 7 _
Nel se Ltorc norcl-occidenLalc no n c'erano movime nti rilev,rnti, se no n quello dei ruoriusciti che, attraverso l'opera cli stregoni, cercavano "di propagare tra le p opolaz ioni del nostro territorio strane notizie". :"Jonosta nte la relativa tranquillità, non si e ra a ncora compiuto il fondarnenLa le compilo del disarmo c he veniva assegnalo al gene ra le Farine lli, dal I O maggio a l 7 giugno: in q uaranta giorni egli allraversava Alaltù, Ginu11a, Limmu, Borro fino alle valli del fiume Angu r, raccogliendo 3.822 fuci li, 2 fucili mitragliar.o ri, 17 pistole e oltre 12.000 cartucce. Il settore sud-occidenta le aveva visto da poco l'occupazione integrale del Cullo, soltanto "pochi predoni si aggirano nei luoghi impervi e boscosi, ma la popolazione protetta da lle nostre forze non dà loro aiuto e ne favo risce la c.Htura". A fine o tto bre, pe rò, la siLua:done e.lei Nonno e de lla strada Aba-Girnrna andava peggiorando tanto da destare una vivissima preoccupazione in Geloso che, scrivendo a Garibolc.li, a uspicava una "pul izia energica, unitaria e chirurgica "';-'~ . Se inizialmente la regione e ra stata tranquilla, se le stesse rotabili non erano mai slate motivo cli ansia per gli italiani, eia un po' di sellimane i ribe lli avevano iniziato a molestare a nche i canLieri e addirittura ad aw icinarsi a i fottini, anche ai me glio presidiali come quello d i Uolisò. Pe r q uesto, secondo Geloso, era necessario che la regio ne e.lei Nonno passasse alle sue dipendenze, perché I. .. J chi ha un'arteria un ica di ri ferimento deve guardarsela eia sé: per garantire la sicure7.za del traffico sulla pista occon e che uno solo ne abbia la responsabilità et il comando completo sui due lari e.li essa per grande raggio839.
Affidarla quine.li , c ome era stato fallo preced e ntemente a due comandanti , ne llo specifico Belly a nord e lo stesso Geloso a sud, e ra, per "·'' AUSSMF, Fo ndo D-6, DS 70, tel. n.0046 firmato Bocca dd 13.lO. 1937. "'" AUSSME, Fondo D-6, DS 7 1, te;:I. n.2373 firm,110 Celoso del 24 10 1937.
"'"' Ibidem.
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quest'ultimo, un e rro re imperdonabile . Il problema più grave ciel Gal la e Sidama era dato dai predoni; n el complesso la quasi totalità ciel territorio veniva descritto eia Geloso come tranquillo grazie a tutta una serie cli elementi: l'indole naturalmente pacifica dei suoi abitanti, l'effi cace azione politica dei commissari e dei residenti e soprattutto l'opera svolta dalle forze dei presìdi "che proteggono popolazioni da Arnara e che attestano nostre possibilità immediato forte intervento ove necessaria8"0 • Graziani si trovava in assolu to accordo con il concetto espresso da Geloso e ad esso si permetteva di aggiungere tre elementi ugualmente fondamentali: la forza esatta dislocata nel Galla e Sidama, ovverosia 28.000 coloniali e 10.738 nazionali; "la n atura etnica delle popolazioni tutte ostili agli amara", la cui percentuale era minima rispetto alla totalità degli abitanti. Le conclusioni meritano di essere riportate integralmente e parlano da sole: Occorre sempre più svolgere azione politica saggia su aborigeni pe r non indurli a ribellarsi. Elimina re senza pietà g li Amara secondo m ie dire ttive che non sempre hanno saputo s upe rare illus ioni et sentimentalità alcuni organi cli cotesto come cli altri Governi. La conquista armata esclude il sentimento per imperativo categorico che non si può impunemente violare1M 1.
Nell'ultimo periodo erano stati denunciati atti cli violenza, soprattutto ad opera della colonna Molinero, per i quali Graziani aveva chiesto spiegazione a Geloso. Egli aveva risposto che difficilmente si sarebbe potuto trattare dei suoi somali, anche perché i territori toccati della colonna erano risultati per lo più disabitati: era più probabile, secondo il governatore, che gli atti lamentati nei telegrammi cli Graziani fossero stati una montatura ad opera del nemica812 .
"'° !\(JSSMJ-:, Fondo D-6, DS 74, ccl n 2346 fi rmato Geloso dell'S.11.1937. "
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t\USSME, Fondo D-6, DS 74, ccl. n.51988 lìrmato Gr11zi11 ni del 10.11 .1937.
""' "I. .. ] Negl i alt ri combattimenti avve nuti mesi m tobre et no vembre fra Uollisò et Cett ù con ribelli noto Grasu, non rurono bruci,1ti tucul. Zone erano d isabi1.at:e et non po terono essere t;ornrnesse violen ze. Perciò est m ia con vinzione che atti lamentati in celegrammi cui rispondo non sono st:.lli com messi da somali ec non, di<;o non, esclud o p ossano essere stati i nventati da ri belli i q uali o ra si v:ilgono per aizzare popolazioni at rivolta ca usa presenza somali[. ..) Desidero fare presence <:lit~ reparti somali esiscenci Guraghe, <~amballa, Bon1 ja et Gimma sempre dimostratisi valorosi gu erri eri e t. fedelissirni soltamo allo in izio loro impiego h,1nno commesso qualche isola to ,llto sub ito energicamente represso e d,1 moltiss imi mesi no n ho ,ivu to che a lodarmi anche p er la disci p l ina verso le popolazioni cli ques te belle truppe.'', cfr. A lJSSME, fo ndo D-6, DS 71, tcl. n.21208 firmato Geloso el ci 13.111937
1937. LA GRANDE RJVOLTA DEJ..t'ESTATE
OPERAZIONI NELL'HARAR
Lr: OPERAZJON! NEL BALii Tra il 10 e 1'11 gennaio 1937 erano state decise le operazioni di polizia nel Bale, focolaio pericoloso della rivolta etiopica (giravano ancora a piede libero - ricordiamo - ras Destà, clegiac Gabre Mariam e Beienè Merid), anche se il rastrellamento vero e proprio delle formazioni dei patriots era iniziato a fine febbraio, con la collaborazione di Nasi e Geloso che si era presto trasformata in un "inseguimento ininterrotto, travolgente, senza quartiere, culminato in quattro aspri combattimenti e t violente azioni bombardamento" 843. Queste azioni avevano spinto numerosi dissidenti al gettare le armi e a sottomettersi: si contava che fossero migliaia tra guerriglieri e famiglie al seguito . Nasi era stato chiaro rig uardo ai compiti delle truppe; si sarebbe dovuto: battere tutti gli armati che si opponevano all'avanzata delle colonne sul territorio; sfruttare al massimo il primo successo ottenuto per agire politicamente; disarmare totalmente la popolazione; procedere al reclutamento di truppa su l posto per formare nuovi battaglie.mi e rinforzare quelli già esistent.i8 H. L'occupazione del Baie, nel giro cli pochissimo tempo, era data come fatto compiuto. Graziani ordinava a Nasi di tratt.enere nei territori in questione tutti coloro che si erano atTesi e cli riunirli in campi cli concentramento, secondo questo criterio: "esamini, scelga, discrimini et gradualmente decida per loro destino secondo risultanze, attitudini, situazio ne ecc. Scopo: non favorire centri infe zione, eliminare pericolosi, impiegare idopei bene vagliati"8'15 . Il duce stesso era rimasto estremamente soddisfatto del lavoro compiuto e.la Nasi, tanto eia inviargli, via Graziani, i complimenti per il lavoro fatto846; e in effett.i in soli venti giorni erano stati consegnati alle truppe italiane lì o peranti 8.200 fucili, 52 mitragliatrici, 3 cannoni, oltxe 100.000 cartucce. Nasi aveva calcolato che dal maggio 1936 al marzo 1937 ndl'Harar erano stati ritirati 24.700 fucili, 113 mitragliatrici, 6 cannoni e 115.000 ca1t ucce: dati questi assai plausibili, vista la precisione maniacale ciel comandante in questioné17 . Così, dopo aver visitato Goba, capitale del Bale, su /\USSME, Fo ndo D-6, DS -56, tel. n.12806 fì nnato Grazi,1ni il l.e~sona del 12.3.1937. Precede nte me nte Grnzia ni aveva impartito i segue nti ordin i: ·'!. ..) PRIMO: d istruggere i ribelli. SECONDO: procede re a t o cc upnione te rritorio del Baie. Massim,, libertà di azione", d r. ACSSME , Fondo D-6, DS 502, allegato n.191, messaggio ,1ereo 145/lvl. firma to ( òrazia ni a Nasi e Cieloso. wM AUSSME, Fond o D-6, DS 502, tel. n.1930/ M.cli prot. fi rmam Nasi del 14 2.1937. •·•SAUSSME, fonde.> D-6, DS 56, tel. n.13104 finmto Grazia ni a N,1si de l 14.3.1937. " ' 6 !\lJSSME. f o ndo D-(i, DS 56, 1.el. n.13392 firmai.e.> Graziani :1 N,1si del 15.3.1937. • ·17 AUSSME. Fondo D-(i. DS 56, te l. n .13351 fi rmato G1 m.iani ,1 Lesse.ma elci 15.3.1 937.
nrOPlA 1936-) 940
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Nasi il 21 marzo sciogUeva il suo comando tattico a Malva Dedecc.ià per rientrare ad Barar. Successivamente, venne nominata una commissione per l'epurazione di tutti coloro che si erano arresi a discrezione, una massa consistente di circa 4.000 uomini. Le conclusioni a cui la commissione era giunta si potevano così sintetizzare: si proponeva che 54 elementi, definiti capi di ribelli e "istigatori di razzie e di eccidi"841\ fossero denunciati al Tribunale di guerra; per il confino erano stati selezionati 160 capi o notabili, oltre a preti, stregoni, indovini, tutta gente definita "politicamente indesiderabile"; per i lavori forzati su strade erano state proposte 611 persone, "semplici gregari nelle file dei ribelli et che per loro giovane età et loro robuste condizioni fisiche est opportuno non rimettere in circolazione et sfruttare"849 . ln ultimi~~ e questo è il punto realmente interessante, 945 individui erano stati già messi in libe1tà, fra semplici gregari mai sottomessi, paesani coscreui con la forza at seguire capi ribell i, schiavi et in definitiva genLe cli età avanzata, aut di debilitate condizioni fisi che. Quinto. I-Iaber messo in libertà et avviato luoghi cli o rigine circa duemila tra donne ec bambini 850 .
In tutta questa imponente operazione soltanto sei capi dell'hararino erano stati passati per le armi a Goba. L AZIONE PUì'v7TIVA CON'/7?0 I.A NJ::N'/ 51 ÀDDO Àh11ARA . 29 wc;r.ro-2 A<JOSTO 193 7 Il 18 agosto 1937, in piena rivolta dell'Amara, il generale Nasi inviava al governo centrale una relazione riguardante l'azione punitiva svolta contro la rer Addo Aimara la settimana a cavallo tra luglio e, appunto, agosto. Nel telegramma d'accompagnamento consigliava che i capi e i sottocapi che avevano fatto pa1te del moro di ribellione e che, in conseguenza ad esso, e rano stati catturati fossero tutti, indistintamente, giudicati con metodi uguali e deferiti al Tri"''" AlJSSME, Fon<lo D -6, DS 5ì, te!. n. 21212 firmato Graziani a Lessona del 22.1.1937. Grnziani qu i ripona il telegmrnrna n. 6246 di Nasi. Per quanto concerne i capi, è fondamenta le il fatto che essi si ernno già sottomessi, per poi defezion,1re e ritornare tra le fila dissidenti. M9 • ~l
" 5'
Ibidem. Ibidem.
"Di contro alla organizzazione della c:ornunit,ì territoriale o villaggio dei Negri ( buio), nel quale il pote re si ,1ssomma in un cap o, che ha giurisdizione su di un te rritorio ben delimita to, sta ['org:mizz:i:r.ione ùei gruppo gentilizio, la rersoma la, ordi nata con çriterio schietwmente patriarcale, onde dalla famiglia si sale alla re,; d,1 questa allaji.ichida o soctotribù e finalmeme alla tribù o cabila, come viene anche chiamata; e rnemre ogni buio ha la sua storia, nella quale scompare e si l<.>nde !;1 storia delle famiglie e degl'individui, all'i nfuori di quella del fondatore o dei capi, ogn i rer conserva e tramanda gelosamente in una serie d i nomi la not izia della sua genealogia, che ricollega inva riabilmente ;1 quella del leggendario fondatore della stirpe, Sornali, venuto i n tempi remoti dall'Arab ia in terra africana.", in G. Srefanini, A. Desio, Le colonie italiane, Torino, UTET, 1928, p. 119.
1937. L.c\ G llANDE RIVOLTA DELl.'ESTATE
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A USSMA - 4.11.37 poni.e su ll'i\uasc.
bunale cli Guerra ciel Governo dell'A.mara852. I fatti si erano svolti così: i primi di luglio, le quattro rer Acido Aimara provenienti dalla regione di Daua e forti di circa 500 u omini per lo più armati, lasciavano i territori amara decisi a non consegnare le anni , passando l'Auasc a una quarantina di chilometri a nord cli Gauani e si stabilivano sulla riva sinistra del fiurne, iniziando a compiere razzie ai danni delle popolazioni sottomesse, turbando tutta la zona della ferrovia. Secondo i fatti, i gruppi si dividevano in rer Alì Sirà ..................... capo Buinè '.<\landu Alì sottocapo Ascarè Chilalò sottocapo Duba Alì rer Aram .Mela ............... sottocapo .Abbocori Utban sottocapo Mira Assan rer Adiju .. ............. ......... capo Arai Asè sottocapo Mudu J usuf rer Debelli Sana ........... capo Mullehè Mohan1ed853 ";z A USSJ\,IE, Fondo D-6, DS 64, tcl. n.5774 firma to Nasi del 12.8 .1937. s;:i AUSSME, Fondo D-6, DS 64, Az ione punitiua contro rer Arido A imam tm'ifi!rilesi a nord di c;aucm i, firm,1to Q uasimodo de ll'S.8 .1937.
300
ET IOPIA 1936-1 940
Avuta notizia di questo spostamento in massa, veniva o rdinato loro di consegnare le armi al presìdio di Gauani, con l'avvertenza che se ciò non fosse avvenuto entro cinque g iorni, essi sarebbero stati inevitabilmen te considerati ribelli e "come ta li trattati". Vennero inviati per ben due volte messi per cercare cli ve nire a patti con i fuggitivi, ma ogni volta venne loro risposto che il gruppo si era spostato per ragioni cli comodo e che nessuno aveva intenzione di disarmare, soprattutto se a chiederlo era un governo che loro non riconoscevano. A quel punto gli italiani fecero sgomberare i territori adiacenti e diedero inizio ai bombardamenti dalla seconda settimana di luglio. Il primo aereo inviato, tra l'alb·o , tornò indietro "con visibili segni cli reazione". Il 16, mentre avveniva il secondo bombardamen to, una colonna leggera, comandata dall'ufficiale Vannata, usciva dal p resìdio cli Gauani e si po1tava vicino al fi ume Auasc nel territorio d ei rer Modaitu, popolazione da tempo sottomessa al governo italiano. La colonna era costit1.1ita da 5 nazionali, 130 gregari della band a "Gorha", 15 gregari de lla banda "Dancala" e 5 guardie della vice residenza. Ad essa si aggiunsero volontaria mente circa 150 clancali, armati di una rnitragliatrice e d ue fucili mitragliatori e agli ordini del capo Ummiclo Mummina . I motivi dello spostamento della colonna leggera erano molteplici: controllare i Mudaito e appurare che non avessero contatti con eventuali sobillatori; sorvegliare gli armati e influire sulle decisioni delle re r ''amiche ". Il 17, d opo il terzo bombardamento, i capi delle rer combattenti fecero guadare l'Auasc alle donne, ai bam bini e al bestiame e si nascosero nei boschi sulla destra del fiume. Il 18 la co lonna leggera raggiunse Sibabi, a circa 20 km in linea d'aria da Gauani, posizionandosi vicino agli ultimi villaggi Mudai.to confinanti con i rer Acido. Tra il 19 e il 20 i rcr Acliju e Debelli Sarra riguaclarono l'Auasc, ma il giorno dopo vennero bombardati nuovamente e in maniera definitiva: il 21, infatti il capo Buinè Aland ù Alì e i sottocapi Ascarè Ghilalò e Duba Ali si presentarono per sottomettersi, mentre i restanti arma.ti si po1tarono verso Daua. Il 23 si presentò l'altro sottocapo Abboc:orri Utban, g iustificando il proprio ritardo perché nel fratte mpo aveva tentato, invano, di convincere Mira Assan a sottomettersi. A que l punto la colonna Vannata tornava indietro a Gauani po1tando con sé i capi e sottocapi prigionieri. La relazione proseguiva: A carico dei 4 e sottocapi presentatisi a fare atto cli sottomissione non bo preso ancora p rovveclirnento a lcuno sia perché il disarmo e la sistemazione dei loro rer non è ancora del tutto avvenuta , sia perché, soprattutto, ritengo che qualsiasi clècisione ne i loro riguardi debba essere s ubordinata e graduata in relazione a quella che il Governo Amara riterrà adottare nei confronti degli altri tre capi e sottocapi che sono rientrati nelle p roprie terre. Se infatti il
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grado cli colpevolezza è per tutti inizialmente uguale, esso in modo ind1.1bbio viene ad aggravarsi poi per quelli che come Arai /\se, M1.1clù Jusuf e JVlullehè Mohamed, hanno pervicacemente rifiutato d i souomettersi e cercato quindi di sottrarsi all'azione punitiva ripassando .in territorio Arnara. I 4 rer hanno pienamente meritara la p1.1nizione avuta e lo comprovano: il possesso eia parte loro cli rilevante numero di fucili ; l '1.1so che ne hanno fatm, p iù volte, contro gli aerei; la netta e ripetuta repulsa fatta, anche sotto la minaccia e gli effetti ciel bombardamento , di deporre le anni; l'opera d i sobillazione da essi tentata contro i rer a noi scmomessit>5:i .
F.ra comunque certo che la popolazione percepiva una netta differenza tra la sponda destra e quella sinistra dell'Auasc, e.love c'erano i guerriglieri, tanto eia parlare di "altro Governo" . Va aggiunto poi che le stesse popolazioni locali avevano ap poggiato il governo italia no, fornend o non solo informatori, ma anche uomini armati nelle operazioni cli polizia, come testimonia il caso dei 150 indigeni affia ncatisi alla colonna \Tannata. · Nasi aveva p untato parecchio sul disarmo della p opolazione, più che su operazioni aggressive: nel solo mese di luglio si era calcolato che fossero state ritirate 3 mitragliatrici, 1.200 fucili di cui 250 Mauser e 30.000 cartucce. A questo aveva aggiunto veri e propri procedimenti legali nei confronti di tutti coloro c he erano stati sorpresi con le armi in mano: in seguito a regolari processi in tribunale, molte persone erano state condannate, anche a morte. Nel novembre 193ì il generale aveva visitato tutte le residenze e quasi tutte le vice residenze del Cerce1~ l'impressione che aveva raccolto855 era stata q ue lla cli una regione relativamente tranq uilla, dove le possibili tensioni tra etnie galla ed amara erano state risolte naturalmente dalla netta maggioranza numerica dei primi. Tutto sommato, a metà novembre del 1937 la situazione poteva dirsi tranquilla : le uniche tensioni, per altro risolte, erano state nel territorio di Gimma.
L>\ GUERRIGUA
DA VICINO: I CASI LIV ERANI,
RUJU,
SOLDATINI F. BARBACll'II
(28 ACOSTO) In u n resocon to redatto d alla tenenza d i Lekernpti e inviato al co-
L!IIT:RAN!
s;.i
Ibidem..
""AUSSME, Fondo D-6, DS 73, tcl. n.12654 fi rmato >fasi del 2.1 l.1937.
30?
ETIOP IA 1936-1 940
mando gru ppo Carabinieri reali856 di Gimma, praticamente un mese dopo i fatti, ris ultava che, all a fine di agosto, vista la fo rte pressione attuata sul nemico dal le truppe del generale Gallina, per cerca re d i n on farlo d isperdere si tentò una manovra cli accerchiamento tra i fiumi Abbai, Guder e Mugher. Per far sì che le truppe s i potessero muovere con maggiore agio in quella regione così impervia .si era resa necessaria la costruzio ne di ponti di circo.stanza, no n prima però cli aver attuato le ricognizioni sul territorio. Fu così che il generale Farinctti d ispose che il maggiore Liverani, comanda nte de l LV battaglione, esegu isse una ricognizione su un tratto specifico del fiume Gucler, proprio co n l'inlento d i rendere possibile il passaggio di un'imponente colonna con salmeri e dalla riva sinistra a quella destra d el fiume in questione. Al comandante della 2" compagn ia del battaglione, il capitano Paternostro, ven iva dato l'ordine cl i aiutare il maggiore nella ricognizione. L'idea era quella, una volta raggiu nta la località di Ta lò, cli unirsi alle bande del tenente Barra e ciel sottotenente Brancati, fo rti cl i circa 80 fucil i. Gli ufficiali partirono la mattina del 15 agosto da Talò, raggiu ngendo, la sera stessa, Gerè e la sera dopo la residenza ciel clegiac Destà, a Lencia (Gimma Gannati). Il degiac, un tempo uomo dello stesso ras Hailù , inviò, attraverso il fitaurari Iaclestà, i saluti d'uso a Liverani , dicendogli cli non poterlo fa re personalmente perché ind isposto. La mattina del 18 la colon na Liverani , forte di 250 uomini, raggiunse Burcao, nella regione del Kobbò, con meta per il giorno successivo il tratto del fiume Gucler dove si sarebbe dov uto cos truire il ponte. La sera del 19 Combolcia era raggiunta e lì vi rimase il tenente Barra coi suoi uomini, allo scopo di organizzare un avamposto di riJo.rnimcnto, mentre Liverani e il resto della carovana prosegu irono, giungendo la sera del 20 a Ibauo. Quella notte, e tutta la notte del 21 , si udirono numerosi spari, ma nessuno si accertò materialmente da dove p rovenissero. La mattina del 21 Liverani si recò sul punlo del Guder, insieme ai fitaurari Zellechè e Dugumà, dove avrebbe dovuto essere costruito il ponte, ma resosi conlo che il luogo non era adatto, fece rientro a Ibauo per proseguire il giorno su ccessivo nell'ispezione del territorio . La mattina del 24 il battaglione si mosse verso Combolcia, dove Liverani incontrò il tenente Barra, per rientrare a Lekempt.i. I firaurari Zel lechè e Dugumà rientrarono ai loro villaggi, mentre il 26 mattina AlJSSME, FoncJo D-6, OS 69, prot. n.93/23-43 firmam Falciglia del 24.9. 19:Sì. Per l,1 descrizione elci facti si veda anche AUSSJVL-'\, Fondo AOL busca lì, Diario scorico elci l.9.193ì, o ltre d1e ACS, FG, scacola 30, fascicolo 29, souohisçiç.39, n.296 b is di prot.M.op., Relaz ione sulla missione a:fjìd(Jl(J al met!;!;iore Livercmi e sul/'eroirn .fìne dei cmnpone,iti della missione stessa, firmata Farinctli del 1O. 1O. 193ì.
~¼
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il maggiore Liverani, il capitano Paternostro e il sottotenente Brancati con i rispettivi reparti, partirono, lasciando a Combolcia il tenente Barra, come ordinato dal generale Farinetti. Quella stessa mattina la colonna venne fatta segno cli fucilate, ma senza conseguenze; il problema si presentò, invece, alla sera, quando la carovana si trovò completamente accerchiata, probabilmente proprio dagli uomini del degiac Destà . Intorno alle 19.00 il maggiore Liverani venne gravemente ferito e solo durante la notte, quando la stretta sembrò allentarsi un poco, i superstiti riuscirono a muoversi verso Lencia, trasportando Liverani in barella. Quando il 28 vennero nuovamente accerchiati, non ci fu via di scampo. Le notizie raccolte dai carabinieri affermavano che Liverani, una volta capito che non c'era più speranza, si uccise sparandosi alla tempia, "per non cadere vivo in mano ai ribelli"857 , poco dopo, invece il sottotenente Brancati, già ferito alla testa, veniva freddato davanti ai suoi pochi gregari rimasti vivi. Restava solo il capitano Paternostro, con il braccio "maciullato" e pochissimi ascari, che quello stesso pomeriggio venne fatto prigion iero.
r. ..l Dopo essere stato completamente denudato, i ribelli volevano costringere l'ufficiale a camminare a piedi, per essere portato alla presen7a ciel degiac Destà858 .
Paternostro si rifiutò, chiedendo un muletto, ma in quel momento arrivò il degiac Destà al quale il capitano rivolse durissime parole, definendolo traditore e segnando, ovviamente, la spa sorte: la fucilazione fu immediata e il suo corpo, in segno di sfregio, fu fatto trascinare da un cavallo, abbandonato in un campo e lasciato alle iene. Il ·1° settembre il telegramma scritto dalla tenenza d i Lekempti e comunicato da Hazon era d rammatico: 26 corrente ribelli in forza comandati clegiac Destà avrebbero attaccato nostri et avrebbero ucciso maggiore Liverani et sottotenente Brancati et fatto prigioniero capitano Paternostro ferito . Notizia est segnalatami da nostri ascari et gregari sfuggiti at ribelli et qui giunti semi nudi et disarmati. Talò chiede urgenti soccorsi. Notizia est molto attendib ile. Popo lazioni elette località sarebbero in completo fe rmento contro di noiss9 . ss, AUSS1'vl E, Ibidem. s;s Ibidem. s;9 AUSSME, Fondo D-6, OS 66, tcl. n.34/ 1336 rirma to !!non ùel 1° .9.1937
ETIOP] i\ 1936-1940
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A questo telegramma faceva eco quello del generale Geloso, estremamente preoccupato per il silenzi.o di Liverani e per la s ituazione crilica anche a causa di mancanza quasi completa di viveri e cli acqua86 ''. E, d 'al tro canto, anche le ricognizioni aeree effettuate immedialamente non avevano dato l'esito sperato . Il 2 settembre 1937 il comandante Ge loso comunicava e confermava l'attacco che la colonna Live rani aveva subìto nella zona cli Burca: [...J Nostri reagirono valentemente ma ribelli superiori numero e affiancati
popolazione ebbero sopra vvento . Esaurite rnunizioni e gravemente ferito addome Liverani superstiti iniziarono ritira ta. Nuovamente attaccati e circondati sottoteneme !:francati colpito viso rimaneva ucciso e capitano Paternostro fa tto prigio niero personalmente da degiac Destì. Maggiore Li verani in seguito ferita decedeva. Tenente Barra rimasto Combolcià chiamato accorreva ma a metà strada veniva attaccato e circondato. Ignorasi sua sorte ma nutronsi poche speram:e861 .
La situazione in effetti non era delle migliori: in piena rivolta anche le popolazioni della zona del Guder, ciel Tibe e ciel Guennetè: tutte s i erano unite all a causa ribelle. Ma che cos'era successo esattamente? Gli ascari e i gregari della colonna Liverani che erano rimasti superstiti e che erano riusciti a raggiungere Lekempti avevano raccontato l'accerch iamento subìto dalla stessa colonna sull,1 strada Kobbo-Chennete. Raggiunta Guennetè, s ulla via di ritorno verso Lekempti , la colonna fu attaccata dal nemico. Nonostante la reazione decisa degli italiani , il numero dei patriots era troppo s uperiore per poter aver la meglio, pertanto i superstiti furono costretti ad un immediato ripiegame nto. Sull a prigionia del capitano Paternostro diverse e rano le ipotesi, ma la più credibile era che fosse stato fucilato subito dopo cattura per ordine del degiac Destà862 . Il 16 settembre 1937 il generale Della Bona dava comunicazione che Liverani è stato attaccato prirna volta at c:iommon da fratello degiasmac Deste'\ lscetè. Giorno successivo al.laccato al' Marandele at nord Monte Amamela dcgiasmac Destà con altri capi locali. Uffi cia li uccisi e anni predate. Sarcbbcronsi astenuti fitaurari Gurino Saudè e Dugasa e uoizerò Destà8 " ·'
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1el. 1.e l. 1.e l. rei.
n.290014 fì rma to Geloso del 1°.9.1937. n. 14 14 fi rm,Ho Geloso del 2.9.1937. n.42631 firrn;,to Grn 1/.ian i d el 6.9.1937. n.327 fìn11a1.o Della Bona del 16.9. 1937.
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1937. LA GRANDE HIVOI T A DELL'ESTAT E
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E del tene nle Barra,86-1 che ne era stato? Rimasto a Combolcia per que-
stioni organizzative riguardanti i rifornimenti, ord inò al sergente Del Mastro, rimasto a Talò, d i raggiungerlo con più uomini possibili, ma arrivato al mercato cli Gaberà Gaclamè, fu invitato a casa del balabal di quella località, dove si aggiunsero p resto altri notabili che iniziarono a discutere sul su o destino e su chi si sarebbe preso le sue spoglie . Il sergente riuscì a scappare gettando fra loro delle bombe a mano, ma finir.o in un fossa to si trovò presto senza munizioni. Esauritdsic]ogni possib ilità cli difesa , fe rito eia colpi d i fuc ile, mentre carponi cercava cl i fuggire dal suo rifugio per altra via di sa lvezza, venne sopraggiunto da r.umerosi indigeni e finito a colpi cli Jancia 865.
Il 29 agosto il sottotene n te I3rancati riuscì a far perven ire a Barra un b igl ietto d 'aiuto. Subito il tenenle partì con tutti i suoi uo m ini, arm ati cli 60 fu cili e due fucili mitragliatori. Il giorno dopo anche lui venne attaccato s ulla strada per Len cia, ma riuscendo a guadagnarsi una posizione d omin ante, fu in grado e.l i resistere parecchio , fin o a quando le munizioni vennero esaurite. Fu al lora che il tenente Barra venne raggiunto dagli assali tori e ucciso a colp i d i lancia. Pare, va detto , che per il su o coraggio ne lla ba ttaglia fu onorato dal nemico stesso con una degna sepolLura . Alla fi n e cl i settembre De lla Bona dava ulteriori s piegazion i al generale Gallina , grazie a nche al m untaz Bic.lau Zagaiè e.l ei LIV battaglione che, testimo ne dei fatti , aveva porcaio lo stesso Della I3ona su l luogo dell 'eccidio. Dove Paternos lro era stato prima denudato e poi lin ciato, sopra u na piramide di sassi, gli italian i avevano reso gli onori m ilitari. La ce rtezza che Liverani fosse morto sul poslo in barella, d opo le feri te ripo rtate a Guennetè, era o rmai un dato d i fa uo, mentre Brancati e ra stato portato in u n villagg io galla e.love era morto 3 giorni d opo 866 . Comunq ue fosse ro anelate le cose, questa sconfitta aveva dato lustro al degiac Destà e ne aveva aumentato la s icurezza, ranto e.la fargli dire, p iù di una volta , come riferivan o fonti certe che d i virt.ori e come que ll a avuta su Liverani ne avrebbe avu Le ancora mo lré67 . w.,,; /\ lJSSME. fondo "'" !\lJSSME. Fondo "66 J\USSJ\·1E, Fondo "''7 J\USSivJE, Fonclo
D-6, DS 66, D-6, DS 69. D-(i, DS 68. D -6, D S 70.
tel. n.009 firmato farine11.i del 3 1.8 .1937. p roL n.93/23-13 firma lo f'alciglia del 24.9.1 937. Le i. n . 67/ M . fi rm,110 (,allina ciel 29.9.'1937. rei. n .57.',2 firn,;11<> 1.en.col.Scraglia del 10.1 0.1937.
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(29 011VBRE_) Il 28 ottobre 1937 il maggiore Ruju scriveva da Akakis&'l riguardo ad un deposito armi nemico nelle vicinanze della strada cli Gimma, oltre il cantiere 10. Il nascondiglio si trovava oltre il fiu me Auasc, ma era oggettivamente difficile dire quante armi vi fossero stipate, a causa della mancanza della maggioranza della popolazione che aveva abbandonato i territori. Secondo l'informatore a cui aveva fatto riferimento Ruju, nella zona erano stati segnalati ''elementi ribelli che continmuncnte molestano minoranza popolazione rimasta"869 ed era quindi il caso di andare a controllare. Il giorno dopo, in prossimità cli Medani Alem, il TT battaglione arabo-somalo del maggiore veniva attaccato da oltre 2.000 ribelli armati fino ai denti , apparentemente comandati eia un bianco, individuato sia dal grasmac Taffesà che dal cagnasmac lima e dal balabat Igli Giurrù. I ribelli erano dotati di armi moderne, anche automatiche, e una parte di essi vestiva la divisa color kaki con tarbusc senza mantellina. Se inizialmente era sembrato che essi si ritirassero, in un secondo momento avevano attaccato in massa eia tutte le direzioni, "con slancio imprevisto e con grande celerità, sbucando da tutti i tucul"870. Il maggiore scriveva: R ([!U
Appena iniziato movimento sono stato attaccato tutte direzioni da fori'.e preponderanti. Mi sono messo in posizione e sono costretto difende rmi. Ribelli attaccanti aumentano continuamente. Prego intervento aereo. Se pressione non diminuisse est indispensabi le predisporre lancio con aereo munizioni per fu cili871 .
Col passare de lle ore il loro numero e ra aume ntato talmente eia far tentare a Ruju un attacco definitivo, fronta le, che riuscì, costringendo il nemico a ripiegare sensibilmente. Il colpo di grazia venne dato, però , dall'aviazione che raggiunse il bersaglio, lanciando bombe e mitragliando, intorno alle l2 .30 e , in una seconda fase, alle 14.30. Nonostante il nemico non demordesse, Ruju si spostò verso la camionabile, raggiungendo solo alle 22 dì quello stesso giorno il cantiere 10. Alla fin e della giornata le pe rdite subite dagli italiani erano dì 12 militari indigeni caduti, oltre a 21 feriti e 9 quadrupedi mo rti e 5 ferìti872 . Nessu n ufficiale e nessun na""" AUSSME, fondo D-6, DS 71, Lei. n.2296/ 29 fi rmato Ruju del 29.10. I 937 AUSSME, fondo D-6, DS 71 , Lei. n.2296 firmato Ruju del 28.10.1937. 870 AUSSME, Fondo D-6, DS 71, cel. n 2296/29 firmato Ruju ciel 29.10.1 937 71 ~ AUSSMF, Fondo D-6, DS 7 1, rei. n 2') 1 flrm~ to Ruju del 29.10.1937. i;n Del Boca snive diversamente: "f. .. l i l bau.aglione Ruiu viene .ittaccaro e semidisl:rnLL<> nell.i regione di Medani A lem, a pochi cb ilomecri da Addis Abeba". In A.Del Boc,1, Gli italian i in J'!f'riw Orienta.le, cit. . p. 122. Non viene però citaw alcuna fonte a riguardo, per predsare l'encicà della perd ita .
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ziona le perso, mentre il nemico poteva contare sul terreno 200 morti. Ruju concludeva il messaggio chiedend o un'ambulanza per il trasporto dei fe riti. Il 31 ottobre il maggiore Ruju compilò la relazione in seguito ai fatti di Meclani Alem 87 \ in essa non soltanto venivano perfettamente chiariti i momenti precedenti l'attacco, ma anche quelli successivi. I morti, a tre giorni e.li distanza dai fatti erano paradossalmente scesi a 11, mentre i feriti erano au menr.ati a 28. l quadrupedi morti erano divenlati 11, quelli feriti 6, mentre i circa 200 morti da parte nemica venivano confermati. Era poi convinzione di tutti gli informatori che la battaglia fosse stata controllata dal grasmac Taffesà, da l cagnasmac Jlma e dal balabat lgli Giurrù . Le voci che erano state sentite su lla presenza e.li un bianco tra le fila nemiche erano poi state smentite da l fatto che il grasmac Taffesà, oltre a essere m ulatto, aveva l'abitudine e.l i vestire all'eu ropea. Riguardo alla vicenda Gra ziani era stato chiaro: Episodio battaglione Ruiu[sicl, avvenuto a 60 chilometri dalla città, o lLre Auasc, in terreno fuori strada, rientra nel quadro della ord inaria guerriglia. I 2000 annali ribelli (se pu re sono stati tanti), souraendosi cioè alla marcia su Nonnò della colonna Belly, hanno per caso incontrato il battaglione Ruiu, e ciò rientra p ienamente nel quadro delle situazioni impreviste della guerriglia sLessa, a riguardo della qua le ho anche espresso mio pensiero a S.E. l'vlinistro Africa che 11011 debba attendersene un definitivo prossimo ammortamento perché, ripeto, la giudico dipendenle dalla situazione internazionale di cui essa è ritlesso87'1.
Sembrava quindi, secondo le parole cli Grazian i,che la rivolta etiopica avesse le proprie radi.ci nel complesso rapporto con J.e polenze straniere, ma oggi possiamo affermare che Graziani s.i sbagliava, almeno in parte: la rivolta proveniva da l cuore dell'Etiopia. (7 NOVEMBR.Ji) La mattina del 7 novembre del 1937, dopo un giorno di brevi attacchi , il distaccamento avanzato della colonna Belly, comandato dal capitano Soldatini, si scontrò con i guerriglieri del Nonno nei pressi d i CaccisP 5 . Lo stesso Soldatini, il tene nte Janni, il sottotenente Prata e un sergente maggiore SOLDA71Nl
»7.1 AUSSME, rondo D-6, DS 73, rei. n.2305 firmato Huju del 31.10.1937. "'' ASDMAI, 11, posiz.181/40. fascicolo 197, te!. n.5 1088 firmato Grniani del 3.11.1937. s,; li fo tto viene riporwto anche in AUSSlvlA, Fondo AOT, busta 17, Comando Acron,1 utica Senorc Ovest,
Resocon to elci 7 novembre.
ET IOPI A 1936- 1940
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persero la vita. J dissidenti attaccarono poi la colonna I3elly 1'8 nei pressi cli Gobo, venendo però messi in fuga, anche grazie all'intervento dell'aviazione partita dalla base cli Addis Abeba; le perdite complessive cli quei tre gio rni di combattimenti furono cli 3 ufficiali, un sottoufficiale , circa 80 gregari uccisi e 35 feriti, contro ingenti perdite avversarie e una cinquantina di p rigionieri, in un secondo tempo fu cilati. La lezione inferta al nemico era stata cli rilievo, ma era anche costata cara. Belly descriveva, in un preciso telegramma a Graziani, come erano andati i fa tti: appena giunta l'au torizzazione, dopo aver saputo del capitano, si era messo in marcia con la sua colonna e il XII battaglione arabosomalo, muovendosi dal cantiere 13 verso quota 2179 occupata verso le 14.00 clell'8 novembre, dopo aver fugato le vedette del balarnbaras Ghera rsù : Ivi ho trovato le salme del capitano Soldatini et ciel tenente Tann i, attorniate di cadaveri dei loro gregari at testimonianza indubbia ciel lo ro e roico comportamento. Numerosi pure i cadaveri elci ribelli insepolti et dei tumuli dei sepolti. Ritrovato pure due gregari feriti che habet inviato cantiere tredici unitamente at salme ufficia li debitamente scortate. Tutti i gregari morti sono stati seppelliti su l posto876 .
Muovendosi per quel la zona, Belly aveva poi riscontrato che, pu r essendo una terra ricchissi ma cli coltivazioni e abitazioni, era completamente spopolata, in quanto tutti abitanti passati con ribelli et sono quelli che con lance e pugnali si sono accaniti contro nostri morti e feriti. Darò loro punizione <.:he si meritano~n.
Lo scacco subìtc> da lla band a Soldatin i aveva mandato Graziani su tutte le furie: i successi politici consegu iti nella zona erano stati mandati in fumo eia q uell 'un ico episodio. ll viceré scriveva un telegramma cli fuoco al comand ante Belly, fermo al cantiere 13, ricordandogli che cosa era successo al battagl io ne Ruju proprio nel medesimo settore. Secondo Grazian i, Be lly era reo cli aver mandato 800 uomini soltanto "nella stessa d irezione con cornpito indeterminato cli ricognizione" 87 ti e questa e ra stata u na leggerezza imperdonabile, visto che lo stesso maggiore Ruju, ,-r;
AUSSME, Fondo D-6, DS 74, tt:e l. n 358 finrnto l:ldly ddl'8.ll.1937.
"" Ibidem. "'" AUSSJVIE, fondo D-6, DS 74, rei. n.5175-5 fì rm:no Grazian i del 9. 11. 1.937.
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una manciata d i giorni prima, aveva indicato circa 2.000 armati sparpa gliati su quel territorio . Se a Soldatini fossero stati impartiti o re.lini ben precisi e se si fosse arrestato su un punto e lo avesse mantenuto, anche per l'aviazione sarebbe stato più facile intervenire, una volta scattato l'allarme: invece Soldatini era stato p reso di sorpresa mentre se ne girava alla cieca, perlustrando la zona, senza ordini chiari. Nonostante Graziani s i rendesse perfettamente conto che fare il processo al morto fosse assolutamente inutile , non poteva esimersi dal denunciare il fa lli mento totale ciel suo comportamento tattico: aveva egli le qualità per eseguire un compito isolato?879 Non c'era tempo da perdere, bisognava riprendere la s ituazione in mano. La risposta e.li Belly non si faceva attendere : lo stesso giorno egli cornunicava al viceré che non solo conosceva l'azione del battaglione di Ruju , ma che aveva mandato la banda Soldatini in direzio ne opposta da quella dell'agguato, ovverosia in direzione del torrente Cialataka, con lo scopo di rastrellare le immediate vicinanze dei cantieri sulla strada d i Girnma. Il compito era stato q uindi ben definito: proteggere i cantieri stradali. Belly aggiungeva poi che fino ad allora il cap itano Soldatini no n aveva dato modo di dubitare delle sue qualità militari 880 . Graziani prendeva atto e.lei telegrammi inviati da Belly anche a Soldatini, compiacenclosene, e faceva presente la necessità di distruggere tutti i paesi lungo la camionabile et tra monte Deicha et quota 2179 lu ngo Ausc che sono tutti complici dei ribelli aut ribelli essi stessi. Bisogna eliminare tu tti i prigionieri. Nessuna pietà. Oggi sarà pronta acl Ambò colo nna Gaibi che rimane at suoi ordini diretti. Auguri8 s1. \
È interessante notare come lo stesso giorno il generale Belly ordinava al tenente colonnello Gaibi di dirigersi a Boddà, dove pure lui con la sua colonna sarebbe presto arrivato: era lì che si sospettava si fosse nascosto Gherarsù con i superstiti ciel combattimento della mattinata. L'ordine dato da Belly era perentorio quanto stridente rispetto alle direttive impartite da Graziani: muovendosi in quella regione Gaibi doveva assolu tamente astenersi da ogni tipo di rappresaglia nei confronti della popolazione, da sempre fedele agli itali:ani881 . s7')
thide111.
"'') AUSSME. Fondo D-6 . DS 74, Lei n374 fi rm,Ho Bell y del 9.11.1937. '" ' AUSSME, Fondo D-6, DS 74, tel. n.51933 firmalo Graziani del 9.1'1 .1')37. ""' AUSSM r., Fond o D-6, DS 74, 381 OP. firma to Beli }' ciel 9 .11.1937.
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ETIOPIA 1936-1940
BARBACJ!W (7 DTCT:MJJRtJ
Il 6 dicembre 1937 Pirzio Biroli avvertiva Graziani di "resistenze tenaci"8:-i3 incontrate a pa1tire dal 4 di quello stesso mese dalla colonna Barbacini sulle propaggini a nord del monte Amedamit (Ama Damot), fra Zarabruk e Tul, durante un rastrellamento nel Densà. Si valutava che la forza nemica ammonLasse a circa 2.500 uomini, ma la colonna era riuscita a spezzare il fronte e ad avanzare verso Debra Marcos. Le ultime notizie giunte alle ore 21.00 del 7 dicembre davano due battaglioni coloniali della colonna Barbacini, nello specifico il VI arabo-somalo e il XXXVI, spintis i con impeto a disimpegnare la retroguardia, tagliati fuori dalla colonna e aggrediti dai guerriglie ri giunti in massa, probabilmente in varie migliaia. La mattina, immediatamente, erano partiti tutti gli ae rei possibili dalla base di Gondar per il rifornime nto urgentissimo cli munizioni; si era creata così la necessità di un inte,vento anche dalla base aerea di Addis Abeba con lo scopo di portare assistenza alla colonna stessa. La posizione rilevata era di 1 km e mezzo a nord del monte Ligg e dal cielo si riusciva a vedere bene la colonna e il fumo che la circondava. A quel punto Pirzio Biroli propose un'azione aerea in due scaglioni da Addis Abeba che arrivassero sul posto alle 10 e alle 11 de lla mattìna884 e un eventuale inte1vento anche della base dì Dessiè dalle 12 in poi. Che cos'era successo? La colonna si era mossa di buon mattino e ne i pressi di Uancit885 era stata attaccata dai ribelli, valutati appunto in miglia ia. Al contrattacco della colonna si era aggiunto, ne l pomeriggio, quello dell'aviazione che aveva rotto il fronte nemico, guidato dal degiac Mangascià Gamberiè e ligg Abebè lman, con tutti gli armati di Meccia e quelli del Damot e ciel Sentghedin, oltre alJa popolazione. Il primo bollettino dava come perdite italiane 150 coloniali tra morti e feriti, mentre i feriti tra gli ufficiali, dei quali uno dell'aviazione, erano stati 3l*l6 . Le perdite ribelli ciel 1 e 5 dicembre ammontavano a circa un migliaio, me ntre quelle de l 7 e rano ancora da controllare. li giorno dopo le notizie fornite da Pirzio Biroli&ì erano peggiori di quelle
""~ AUSSME, Fondo D-6, OS 76, tel. n.19353 lìrmato Pirzin F\iroli de.I 6.12.1937. "'" A.USSME, fondo D-6, DS 76, Lei. nwrcia 23 firmato Pirzio Rimli de.I 7.12.1937. Si veda and1e AUSSJ\1A, Pondo AOI, busta 17, D iario Stnri<.:o-Comando settore Ovest, 8.12.1937, oltre che in i\lJSSMA, Fondo AOI, b usta 20, Di ,1rio Storico-Comand o settore Nord, 7.12.1937. t~,; li paese, in realtà, non era n~mche ,;egnato sulle mappe, come Pirzio Biroli sottolineò nel telegmrnma della nota successiva. Nell'indice dei nomi conten uti nella III edizione della c.i11,1 dell'A.O.J. ciel 1940, ad opera ciel 1vlinis1.ero dell'Afriai Italiana, il luogo viene segn,1lmo come Uoncet, ma si. trov,1anche come Mancit. La guida clell'Afric,1 Orientale Italiana, della Consociazione Turistica Italiana lo nomjn;i come Uanchet. """'' AUSSME, Fondo D-6, DS 76, rei. marcia 19 firmato Pirzio Biroli elci 7.12.1937. ""' AUSSME, Fondo D-6, DS 76, tel. marcia 36 lìnnato Pirzio Birol i dell'S.12.1937. Quello stesso giorno, vale ,1 dire 1'8 dicembre, il resoconto dell'aviazio ne parlava dell'in tervento, a favore dell a colonna, di 2 Ca.1 33 e di altri 10 velivol i, come in AUSSMA, Fondo AOl, busta 71, Diario Storico 26° Ciruppo.
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che le avevano precedute: nel combattimento del 7 erano morti un maggiore comandante del VI, 5 capitani, compreso il comandante del XXXVI, 12 subalterni fra cui anche 2 ufficiali medici di complemento e un sottoufficialc, mentre i feriti ammontavano a 1 capitano e 3 subalterni; tra i coloniali del VI battaglione si contavano 67 morti e 45 feriti, mentre nel XXXVI c'erano stati 76 morti e 27 feriti. Oltre a ciò erano andate perse dieci mitragliatrici pesanti, 29 leggere e 118 muli po1ta munizioni e materiali uccisi88g. Da parte avversaria le perdite erano state talmente lante che l'aviazione stessa, dall'alto, aveva rilevato un "intenso sgombero di feriti". T.a colonna Barbacini sia per le perdite subite, sia per i 150 feriti che si po1tava dietro già dallo Tzellari e per gli oltre 2.000 quadrupedi e le popolazioni musulmane che la seguivano da Acliet, non era né in grado cli combattere né cli spostarsi in sicurezza verso Bahar Dahr che si trovava a due giornate circa cl.i marcia. Barbacini aveva pertanto dichiarato cli potersi muovere solo intorno al l O e con l'appoggio tassativo dell'aviazione . In risposta Pirzio Biroli aveva disposlo che venisse fatta at11u ire in zona la banda Onorati, forte di 1.000 uomini e altri 1.000 li aveva richiesti al conw1issariato dello Uollo. Per il giorno successivo, inoltre, si attendeva l'intervento dell'aeronautica con uno sbarramento C, "tendente a scompaginare ingente massa nemica"i:l89 . Lo stesso giorno il generale Maletti, come già detto, informava che una consistente sacca cli armati, valutata sui 2.000 uomini dalla zona cli Uancit si stava spostando verso il Mens occidentale. Il notiziario del 9 dicembre clava la colonna Barbacini ancora ferma nella posizione raggiunta il 7, ma in procinto cl.i muoversi la mattina successiva alle 8 verso Bahar Dahr con assistenza al catena di forze onde facilita re il trasporto dei feriti harellati, ed il movimento della colonna appesantita dai mussulmani fedeli del Densa e dalle salmerie890 .
Inoltre, lo sbarramento C era stato effettuato, e anche lo spezzonamento delle località di raccolta dei guerriglieri: dall'archivio del\' Aeronautica risulta
~ f dati forniti eia Del Uoca discordano con quelli dello Sw to Maggiore dell'Esercilo: nel suo tesi.o si parla cli 8 battaglioni coloniali anziché di 5 e per quamo concerne il Vl e il XXXVI rimasti tagliali fuori dal resto della co.lonna, non corrispondono del tui to le cifre riguardam.i le perdite: "20 ufficiali morti, 8 dispersi, 1 feriti; 196 coloni,1li uccisi e 200 feri ti", c!'r. in A. Del Boca, Gli if.aficmi in Africa Orientale, cit., p.124. Ancora diversi sono i numeri dell,1 rela1/.ionc dello stesso colonnello Uarbacini: 18 uflkiali morti e 4 feriti; I soaouffici,1k 1110110; 187 .iscari morti e 161 feriti, come in ASDMA I, III, busta 8, rnarconigr;1111rna
n.638 op. fìrnwto Barbacini del 13.12.1937. Anche in ASD1\.·1i\l, posi z.'181/60, fascicolo 197, tel. n.56753 fìrrnam Grazi,1ni dell'8.12.1937. •?O i\USSME, Fondo D -6, DS 76, rei. marcia 76 firmato Pirzio JJiroli del 9.12.1937.
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infatti c he vennero sganciate 8 bombe 500 T89 1, i cui effetti nefasti, indirizzati agli armati, non tardarono a colpire anche la popolazio ne e specialmente il bestiame892. Il 13 cli qu ello stesso mese, Barbacini comunicava a Pirzio Biroli che pattuglie di ufficiali a cavallo e a piedi erano entrate fin dentro le formazioni avversarie, posizio nandoli indicativamente a due o re di marcia circa dalla sua colonna893. Nonostante ciò Barbacini e ra risoluto nel voler partire alla volta di Bahar Dahr il giorno 15, e per q uesto richiese l'invio aereo d i munizioni per armi automatiche, oltre all'assistenza aerea di tre apparecchi a catena, in grado d i bombardare e mitragliare le formazioni più aggue rrite di ribelli. Pirzio Biroli, vista la situazione, suggeriva anche l'invio supplementare della banda Onorati, forte d i più d i 1.000 uomini. Un ul te riore proble ma, per la colonna Barbacini, era rappresentato dal nemico che spesso si travestiva da ascari, traendo in inganno le truppe in avanzamento. Le ultime notizie davano poi i degiac Mangascià e Negasc a qualche km a nordovest dalla colonna, pronti ad attaccare con un migliaio di uomini. Il giorno dopo il generale Laghi , comandante dell'aviazione, inviava due Ca .133 a bombardare la zona in questione 89", mentre Graziani scriveva a Barbacini rincuorandolo e incaricandolo rivolgere a mtti mio pensiero e saluto per lui, ufficiali e truppe che incidente avvenuto non deve assolutamente scoraggiare895 .
SINTESI
Le operazioni italiane non ottennero il risultato spe rato: nell'estate del 1937 si assistette ad una grande rivolta che vedeva come punti nevralgici le regioni dell'Amara e dello Scioa. A muoverla diversi fattori, primo fra tutti quello della "guerra santa" promossa dal combattivo degi,1c Hailù Chebbedè, catturato a fine settembre, giustiziato e decapita to, in monito ai suoi seguaci e perché tutti potessero accertarsi dell'effettiva fine di quel capo ritenuto invincibile. Fu in q uesto periodo p oi che il governo italiano s i mac-
"'' AUSS!\1A, Fondo /\01 , busta 11, Speccbi quindicinali auir;ità aerea. Interessanti anche le pagine cks l di,1 rio storico d i quei giorn i, torne in AUSSìVL/\, Fondo AOI, busta 17, Se ttore Ovest. 892 AUSSME, Fondo D -6, DS 76, Lei. rna rd,, 1':H firnrnto Pirzio 13iro li ciel 14. 12. 1937. 893 AUSS,vJE, Fondo D-6, DS 76, tel. rna rci<1 130 firmato Pirzio 13iroli ciel 13. 12. 1937. ,;<J.i Al.:SS1 'vlE, Fondo 0 -(i, DS 76, tel. n.268 fi rmato L;ighi del 15.12.1937. s9; A l lSSME, Fondo J-0/4, busca 02, Pro,nemoria per il capo di S.M.gencmle ciel 16. 12.1 937.
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chiò, attraverso i s uoi esponenti locali, di gravi colpe che non poterono non influire sul rapporto, già profondamente incrinato, con la popolazione. Nel frattempo la guerriglia assumeva caratteri sempre piÚ aspri: quando accadeva che un battaglione, o anche un semplice reparto, venisse accerchiato dai ribelli, l'un ica speranza era di liberarsi dalle sue tenaglie: il nemico non amava fare prigionieri. In q uesto clima gli animi, da una parte come dall'altra, erano esacerbati e la pace sembrava .lontana.
Poncio 13andi - Messa ~, campo.
Capitolo VI 1938. L'ANNO DELIA SVOLTA
L 'ARRIVO DI AMEDEO D'AOSTA
Il 1938 si era aperto con un imporrante cambio ai ve1tici: Graziani896 , con soddisfazione cli Lessema, era stato sostituito con Amedeo d'Aosta, affì.ancato dal generale Ugo Cavallero in qualità di comandante delle Forze Armate in A.OJ.k'97_Mussolini aveva riassunto nelle sue mani, togliendolo a Lessona, il Ministero dell'Africa Italiana e vi aveva insediato come sottosegretario Attilio Teruzzi. Lo stesso Teruzzi, in un telegramma del 3 gennaio 1938 avve1tiva le sfere militari della cessazione di Pirzio Biroli come governatore clell'Amarats<)S: il suo posto veniva preso da .Mezzeui, con uno stipendio annuo cli 150.000 lire. Lo stesso bense1vito veniva dato anche al governatore dell'Eritrea De Feo, sostituito da Daodiace e a Santini che lasciava il governo della Somalia a Prancesco Saverio Caroselli, funzionario coloniale899 È indubbiamente curioso leggere Si veda in AUSSME, D-6, DS 80, il telegram1rn1 d i congedo di Gr,1ziani, scritto e inviato dal pirosc,1fo "Crispi" 1'8 febb rai o 1938, si veùa anche i n ASDMAI, 111, b usta 8, tel. n.937 firm,Lto G1~,1zian i a Lessona ùel 25.11.1937, (]U i Grazi,111i scri veva: "Nella inm1inenza cessazione mio ufficio rivolgo al M inistro Africa Ita liana i sentimenti di ch i ha coscienza cli ;1verlo servito fecldme nl.e, anche qu,111<.lo aveva la sensazio ne precisa di non ess-cre cornp reso e apprezz:110". li "Time" del 7 k bb1~~io parl,1va ch iaramente della dil'fi· colt,ì che g li italiani avevano trovato nei rrn.>C<~ssi di pacific,1zinne dell'Etiopi,1, affermando anche che in ceni foingenti era :sw ta rAeronautic,1 ,1sa lvare la situazione, ah.rimenci clispera101. In base ,1 ciò e1~1 chiaro, ancora nel 1938, che "Lhe conquest of Ethiopia is neither complete nor ]ikdy to be che,1p". l noilre sem· pre il ''Ti111c" afferrnava che negli u l!.irni 2 mesi gl i etiopici avevano ucciso più asc.1ri e italiani che du r,1nLe tutta la g ue rra u fficia le; il che era probabilmente u n'esagerazio ne, ma faceva comprendere la portata d el fenom<-eno. Si legga il 'Time" elci 7 febbra io 1938: "Iwly. Governament by Bombs". •97 AUSSME, Fond o D-6, DS 79, allegato n.37. Cavallero raggiunse Addis Abeba il 13 gennaio, J.1:;ciandosi alle spal le una rnrrier,1 mil ita re di rutto r ispetw: utilizwto come esperto militare clurnnte l a confe. renza cli Versa illes. era st.Jt<.J uno elci delega ti clel la conferenz.i ciel Disa rmo, o ltre che S0ttoscgre1,1rio alla
" 96
Guerra e presidente dell'Ansa lclo. DS 76, tel. n.50066 lìrmato Teruzzi ciel 3.1.1938. ln realtà Pirzio lliroli era stato licenz.iato pcrso nal rneme eia M usso.l ini: "Data h1 nuova situazio ne Vicereale considero esaurito il suo compiw d i Governatore clell'Am;1r,1 e ho sce lto a suo successore i l Generale di Corpo d 'Annata Mezzetli gi.ì arrivaco ,1ll'Asrnara e al qu,de t:Jrà le dovute conseg ne. Desidero dirl.e subito che ci<'> no n è in rda· zione coll'cpisoc.lio ciel 7 d icembre (colonna ll,11:b,1ci ni) episodio ,il q uale io non ho attribu ito un,1 importanza supe riore alla rca lt.ì dd le cose. Desidero aggiungere l'espressione elci m io compiacimento pe r l'opera d,1 Lei svol ta come Governatore e ricordare con p lauso l:1 sua brillante ,1u.ività alla test.I della Di· visione Eritrea d urante l.1 guerra. Tutto ciò trove r,ì al momento opportuno ;1d eguaw e pubblico ricono scimenlo", come i n ASD1vlA I, lfl, busw 8, tel. n.73726 firm,110 Mussolini del .14. 12.1937. •w AUSSME, Fondo D-6, DS 77, tel. n.50067 lìrmato Teru zzi del 3.1.1938. Il governo del Galla e Siclam,1
' 91' AUSSM E, Fondo D-6,
veniva assu nto da Pietro Gazzer,1 ;1d agoslO.
316
ETIOPIA 1936-1940
come, nella realtà dei fatti, almeno sino ai primi di novembre, né Lessona, né Mussolini avessero affrontato direttamente con Graziani la q uestione del perdurare della sua politica aggressiva in Etiopia. Lessona, infatti, sulla scia di !vlussolini , non più tardi del I O novembre, scriveva: Duce ha preso atto con compiacimento notizie fornitegli eia V.E. circa sensibile miglioramento situazione generale che è dovuto at fermezza et energia V.E. et alla decisa coraggiosa azione ufficiali et truppe clipendenti900 .
Quello stesso giorno infatti Graziani aveva subìto lo smacco finale eia Mussolini che lo aveva liquidato in questo modo: il viceré aveva compiuto un ottimo lavoro, era stato "uno dei miei più preziosi collaboratori e uno dei grandi a11efici della vittoria africana"90 1; il duce, sicuro che avrebbe potuto sempre comare sull'opera di Graziani come soldato e come fascista, lo richiamava in patria. Anche Lessema avrebbe pagato con la stessa moneta, venendo licenziato all'improvviso. Quando Graziani tenterà cli restare ad oltranza, con la scusa di aiutare il duca e Cavallero nell'inserime nto dei nuovi ruoli, sarà proprio Amedeo d'Aosta ad appellarsi a Mussolini per iJ suo rientro in patria il prima possibile\.Xl2. E quando Graziani, il 26 febbraio 1938, era finalmente arrivato a Roma, questa era stata la sua accoglienza secondo il racconto di Ciano: Alla stazione a ricevere Graziani. C'era il Duce. C'erano tutti i gerarchi maggiori, civili e militari. Mancava il solo Badoglio. L'accoglienza della folla era, come assieme, organizzata e quindi di un calore che non pers uadeva . Il Duce, in macchina, mi ha detto: "Sarà stato contento Graziani ciel mio abbraccio. Ha combattuto bene, ma ha governato ma.l e" 90 '>.
Ciano stesso, però, ancora nell'ottobre dell'anno precedente, sulla gestione dell'impero aveva avuto da ridire, criticando Lessona il quale metteva sempre i bastoni fra le ruote al viceré, e non certo per cose utili: "Bisogna aver fede e lasciar fare chi è sul posto. Piuttosto sostitu irlo. Ma non tormentarlo con piccole questioni e legargli sempre le mani" 904 . Grazian i, prima cli partire , aveva fatto il pu nto della situazione con ''"" AUSSME, Fondo D-6, DS 74, rei. n.7 1980 fìrmato Lcssona del 10.11. 1937.
.,;, Alllogmfo di sua eccelkmza il capo del (}owrno del 10.11.1937, in i\CS, FG, sca tola 31 , fascicolo 29, :;ottofoscic.40, I primi /Je11li mesi dell'Impero, lìnna10 Gn1zi;1ni. Lo stesso s i trova anche in ASD!VL\l, Gab. 1\ .S. 2 " ' Per un maggior app;ofondimento delle vicende :;i ved" A. Del l3oca, Gli italiani in Africa Orielllale, c.:il. , pp.133-134. •m G .Ci,rno, Diario 1937- 1943. BUR, JV!ilano, 2005, p .1 05. .,.,.. Ibidem, p.-1·1.
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Lessona e il s uo successore Amedeo di Savoia: dopo aver accennato a ciò che era successo a Debra Liba nos e alla procl amazione ciel nuovo Abuna e la consacrazio ne dei vescovi, avvenuta 1'8 d icembre di que llo s tesso an no') 05, egli aveva s intetizzato la sua politica: Forza e generosità. Senza cli che è illusione raggiungere pacificazione s pecie se basata su transazioni e condiscendenza che producono po i sempre mali peggiori. A questo concetto info rrnarore ho adattala la mia azione politica in q uesti 18 mesi d i tormentoso Lravaglio accoppiando ad essa inesorabile azione militare e giudiziaria e disarmo che ha prodotto situazio ne anuale di liquidazione in atto delle rivolte rel igiose e politiche 9o<,.
E siccome la situazione non era ancora sistemata, Graziani suggeriva al nuovo viceré che i metodi forti non fossero ancora del tutto abbandonati; da aggiungersi p oi fatto che a governare nelle residenze e nei commissariati spesso erano stati uomini inadatti: Graziani suggeriva che al loro posto fosse messo uno ''stock cli vecchi ufficiali coloniali(. .. ) già pratici cli colonie e di popolazioni indigene". Per quanto concerneva l'esercito, Graziani riteneva che ai già numerosi soldati coloniali se ne aggiungessero di metropolitani: l'averli troppo precocemente ritirati era stato un errore strategico senza precedenti. Graziani continuava su questa linea, ed è interessante riportare il passo: l'asprezza del la lona sostenuta in quesli diciotto mesi dalla occupazione della capitale, e meno di un anno ancora da quella della presa cli possesso imegrale di tutti i territori è s imecizzata nei n.ooo \uomini circa pe rduti, tra nazionali e coloniali e 250 ufficiali, 3 volte cioè circa quelle avutesi nella grossa guerra. Queste cifre stanno a dimostrare come la (manca] esplodente nel te rritorio abbia avu lo carattere coslante cli ribellione politica , alimentata da quanti vivevano prima ai margini della costruzione feu dale dei grandi ras, che non è stato sufficie nte avere tutti in un modo o nell'alrro eliminali, o allontanati'X>ì.
Graziani, dopo la strage cli Debra Libanos, aveva continuato imperterrito nella sua opera d i "controllo" del clero; lo si p u<) ben vedere in quest'occa•Jos L'Abuna A b mh,im, proveniente da Gondar, prendeva il posto clell'Abuna Ciri llos, definito troppo ri-
luttante e ostilt~ al Gove rno ital iano; i l giurnmento era avvenuto nella sede del Governo stesso alla presenza di tuu.e le autorità della capita le. A questo sa rebbe seguita una snrta di amn isti,i per cu i tutti .i rapprese ntami del clero irnp rigiona1i sarebbero stati libe ra1i. La fo n nula ciel giun,memo si trova i n ASDMA I, Gab.A.S., b usta 27, rei. n.56818 fi rma to Graziani dcl l'S.12.1 937. 9 :)6 ASDM!\l , Gab.A.S., liusra 27, te!. n.58999 firmaco Graziani del 22.12.1937. 9!J7
lhide,n.
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sione, ma anche precedentemente lo stesso Lessema aveva scritto un promemoria per il duce in cui, citando un telegramma di Graziani riguardo a una imminente epurazione del clero di Lalibelà, informava il capo del governo di aver chiesto una spiegazione a riguardo, visto che i santuari della cittadina avevano per tutta la popolazione etiopica un valore religioso particolare e che atti violenti contro i suoi monaci avrebbero avuto "le stesse vaste ripercussioni che gli atti diretti contro Debra Libanos"~Joti. Una velata ammissione, insomma. Appena arrivato Amedeo di Savoia si era trovato cli fronte a un.a situazione difficilissima, anche in ambito amministrativo, tanto da costringerlo a chiedere a Roma i più ampi poteri possibili9°9. Abbiamo già parlato della drammatica relazione stilata da Mezzetti e indirizzata a Teruzzi, ma alla partenza cl.i Graziani a quanto ammontavano le forze italiane in Etiopia? Secondo uno specchio riepilogativo del gennaio 1938, la Milizia Volontaria aveva in Etiopia ancora 2.972 Camicie Nere, fra luogotenenti generali , consoli, seniori, centurioni, capimanipolo, e aiutanti91 0 . Per quanto riguardava l'Esercito, la cifra, relativa al dicembre 1937, era cl.i 221 .210 uomini con 7 .940 ufficiali, 92.370 nazionali e '120.900 indigeni, con una disponibilità di 426.700 fucili e moschetti, 8.062 mitragliatrici, 744 cannoni, 150 carri armati e 12.000 automezzi vari 9 u Quasi un anno dopo, nell'agosto ·19389 12, gli ufficiali erano scesi a 5.200, come del resto i nazionali d i truppa, diventati 76.000 contro i 146.000 indigeni. Più truppa coloniale, quindi, ma meno italiani e soprattutto meno anni e meno mezzi per combattere una guerra che non era mai finita . E, d 'altro canto, dopo quasi tre anni cli occupazione ancora si continuava a morire : nel solo mese di d icembre 1937 avevano infatti perso la vita 22 ufficiali e 207 uomini cli truppa. Nel 1938 le perdite umane, anche se inferiori all'anno precedente, non erano cessate: secondo i bollettini ufficiali, tra gennaio e maggio i .m.orti tra gli ufficiali erano stati 12 con!bid., l·'romemoria per S.E. il Capo del Governo, fìnnalo Lessona. i\SD1vlAI, Gah.A.S ., busta 275, Rapporlini al Uuce, Lei. n.8263 fì rm,llo Amedeo cli Savoia a Mussolin i del 2.3 1938 9 " ' AUSSME, Fondo 1-04, busl,1 06, Speccbio riepilogaliuo ujjìciali M . \i.S.N, 25.1 .1938. 9 11 AUSS1\l!E, Fondo 1-04, l.>usla 06, Situaz ione AO! c,{{ajinedi d icembre 1937, t I .l. J938. Le cifre present i nella 1-clazione cl i Teruzzi sono diverse; esse risalgo no al febbraio 1938 e sono le seguenti: 7. 000 uffici,1li, 6.500 sottoufficia l i, 67.000 1rnrro1 n,1zionale cf 'Afrirn, 113.000 militari colon iali, ,Li qu,1li però dobbi,1mo ,1ggiungere 24.500 militari dell'Aeron,1utica, dell,1 Marina, Carnbinieri e Finanza: la cifr:1 flna le era quindi di 218.000 uomini, in ASOMi\1, Gal.>.A.S., busta 276, fascicolo /473, Commissione Suprema di Difesa, Ot;{!anizzazi.one delle Ten-e Italiane d 'Oltremare, fohbraio 1938. •J >z A l JSSME, Fondo 1-01, busta 06, Situazione 1101 allaJìne di agosto l.9.38, 7.9.1938. Se aneliamo ad analizzare la situazione nel 1938, mentre a gennaio ven iva s1.imaw per l'Esercito una forza d i 232.780 uomini, a fine giugno d i quello stesso anno essa era scesa 216. 166 unilà. 'Y.liS
'>:'!'>
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tro i 660 della truppa, così come i feriti nei ranghi superiori erano anunontati a 30 contro i 1.097 di truppa. Peggio era andata al nemico: in cinque mesi si erano accertati 3.046 mo1t i e un numero ingente , anche se ovviamente non precisato, di feriti9 13 . Nel novembre 1938, le fo rze cli polizia in Etiopia risultavano ammontare a 9.454 Carabinieri Reali (di cu i 5.628 coloniali); 1.301 uomini della Regia Guardia di h nam:a (di cui 602 coloniali) e 2.079 uomini della Polizia coloniale (di cui 1.106 coloniali)91·1 . Con un Regio Decreto del 28 novembre 1938 venivano determinati i cicli d i operazioni di grande polizia coloniale nei territori dell'Africa Orientale Italiana per il periodo che anelava dal dicembre 1937 al luglio 1938~m con lo scopo di poter megl io valutare onorificenze, pensioni, avanzamenti cli carriera. Le d ifferenze, infatti, c'erano e non erano da sottovalutare: una normale operazione di polizia, svolta magari nell'Harar pacificato, aveva un carattere nettamente diverso da un'operazione di grande polizia, per esempio nel Goggiam, dove i conflitti sanguinosi erano stati parecchi e quasi sempre si era ricorso all'uso delle anni . Ancora a settembre, infatti, si ammetteva che, durante la stagione delle piogge, i residenti erano stati costretti a rimanere bloccati nei propri presìdi d i competenza, lasciando, cli conseguenza, non controllare vaste aree di territorio : Quale evoluzione stia matu rando in queste masse incontrollate, e fino a che punto l'attività politica saprà sfruttare i risultati favorevoli delle operazioni grande poliziafsid, ci sarà rivelato quest'ottobre alla ripresa attività militare9 16 .
A novembre, quando le operazioni ,e rano riprese, la forza italiana presente in Etiopia era valutata, sommando tutti i corpi, a 6.908 ufficiali; 8.381 sottoufficiali; 58.132 cli truppa nazionale e 227.711 cli trup pa coloniale9 17_ Assumendo la carica di viceré Amedeo cli Savoia aveva, già attraverso i primi proclami, chiarito il proprio ruolo, quello dell'esercito e quello della popolazione. Amedeo, nel suo discorso, non aveva volutamente dimenticato di sottolineare il grande valore degli ascari; non mancando di assicurare giustizia a tutte le varie genti e popolazioni dell'Impero, ciascuna nei suoi lii\USS1'v1E. Fondo 1-04, busta 06, SitU(JZi<nie A()! u/lajine di gennaio, ji!bhmio, mm:w, aprile, mam;iu 1938. 9 " AUSSME, Fondo 1-04, b usta 06, Situuziune/01:ze di Polizia in AOI, firmato Ganclin del 20.11.1938. 91 ' AUSSMF., Fondo N-11, bust.i 4'.126, 8 ol/etlino (![/ìciale del G'owrno dell'Amara, Gond,1r, 14.2. I 939. w, AUSSME, Fondo J-01. busw 06, Situazione AOI al/afin-1.! di Uf.iOSto 1938, 7.9.1938. 917 1.n appendice 34 è inse rito lo specchio della forz,1 presente, come in AUSSME, Fondo N-11, busw 4 I 14, f.'ro'l/1emori(.J mensile 1938. 9 1-'
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miti tradizionali, ciascuna secondo le sue consuetudini e costumanze, ciascuna secondo la sua religione'H 8 .
A ciò, però, il viceré aggiungeva che lutti gli dovevano totale obbedienza e che per farsi rispettare avrebbe usato anche le maniere forti, scopo ultimo e tassativo: la prosperità dell'impero. Una nuova era si sarebbe aperta per l'Etiopia, se non fosse stato ormai già troppo tardi. Andiamo ad analizzare la situazione nelle specifiche regioni.
HARAR
Nell'Harar, in effetti, vista la differente situazione, n1olto più tranquilla che in altre regioni, si era deciso di chiudere i cicli operativi di grande polizia coloniale col 15 dicembre 1937. ln lutto il 1938 c'erano stati sì e no una decina di casi cli disturbo e niente più. Chi dava fastidio erano i gruppi di briganti, ma quelli erano un problema e ndemico dell'Etiopia, presente molto prima dell'arrivo italiano e col quale anche il negus aveva dovuto fare i conti. Nel promemoria del settembre di quell'anno si affermava che "i governi dell'Eritrea, dell'Harar e della Somalia sono completamente sistemati e normalizzati"1)19: la situazione non era, in realtà, esattamente così, ma sicuramente era migliore di quella nello Scioa e nell'Amara. In luglio, infatti, i confini della regione e il governo di Nasi erano stati estesi sino a comprendere la ferrovia per Hadama, a 60 km da Addis Abeba: l'Harar diventava un'area di circa 65.000 kmq., dove la .Milizia contava 189 ufficiali, 209 sottoufficial i, 2.853 soldati nazionali; mentre l'Esercito aveva 480 ufficiali; 396 sottoufficiali , L5J6 soldati nazionali; la truppa coloniale aveva una forza di 16.721 uominj tra arabi (143), eritrei (163), amara (4.434), galla (5.341), dancali (226) e somali (6.414) 920_ Dall'inizio dell'occupazione italiana, cioè dal maggio 1936, si contava che nel territorio fossero stati ritirati 78.715 fucili; 242 mitragliatrici e 364.543 cartucce.
GALL\ E SlDAJ\olA
Anche in questa regione il problema principale per la tranquillità locale era causato dal brigantaggio. Se a gennaio 1938 la situazione tra il fiume 9"
ASDJVL'\l, lll, b usta 8, fascicolo 6, tcl. n.597ì6 l'innato Ccru lli ciel 28.12.1937. w, AUSS1vlE, Fo ndo N-11, b usta 4111. Pro111enw1·ia sctlembre1938.
?;;:>
!\SDMAI, 11, posiz. 18'1/56, foscic.:olo 270, Governo d ell'J larar, Rek1z ione pofilirn-amministmtiua, luglio 1938.
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Abbai e Lekernpti e quella del Limmu poteva dirsi stazionaria nei rapporti coi capi ribelli , i briganti si muovevano per lo più nella zona dei monti Gibatti921 . In quel mese, tanto per avere un'idea della differenza con l'Amara o lo Scioa, si potevano contare 165 patriots morti contro i 560 dello Scioa. A febbraio la colonna Navarrini era entrata nelle sottoregioni del Gardulla, Sagan e Burgi; mentre la colonna Marone e la Rolandi avevano agito nella zona di Polla effettuando imponenti rastrellamenti922 . Ad aprile le operazioni venivano dirette personalmente da Geloso con l'intento cli dare la stoccata finale ai combattenti cli quella regione; mentre a maggio venivano aggiunti i battaglioni Rolle e Molinero per l'area Cellia-Husa, ma i morti nemici di quel mese si fermavano a 26. Questa la premessa quando, il 25 agosto, Pietro Gazzera assumeva il governo della regione.
Goc;c;1A1w
Non appena ebbe preso il posto di Graziani come comandante delle Forze Armare, Cavallero stilò, in accordo con il governatore dell'Amara Mezzetti, un piano operativo indirizzato ad Amedeo d 'Aosta per risolvere la spinosa situazione del Goggiam924 . Si trattava , anche in questo caso cli un'azione cli forza che p revedeva appunto, attrave rso un imponente dispiegamento di forze e mezzi, la liberazione del Goggiam e della zona a nord del Lago Tana, ingabbiando il nemico. A questa si sarebbe affiancata un 'azione penetrativa a sud ciel lago Tana, verso Debra Marcos, con lo scopo di rendere perfettamente agibili le vie di comunicazione cli quella zona, anche nella stagione delle piogge. Oltre al Goggiam centro-orientale, c'era anche l'Ennacciò , dove i guerriglieri, leggerissimi ormai perché comJ1 riassumo clell'<>perazio ne su i mont i Gibau .i si trova in !\USSME, fondo N-7, busw 1382, rei. n.16076 lìrrnato Ccru lli ciel 12.6. I 938. La relazione de i singoli mesi è presente, in forma semplifiçma, anche in A l JSSJVIJ\, Fondo AOI, b usta 35. 'm Esisce umi relazio ne d i 116 pagine, estremamente interess;,inte su l ciclo nel Lirn rnu e Nonno diretto dal co lonnello ,v tamne in AUSSl'vlE, Poncio N-ì, busta 1385. Net/azione sulle operazioni del Limmu Ennarfa e del Nonno Merdasc1 dall'11.Jèhhraio a l 20 lup,lio 1938, fi rmaca Marone d el senemb re 1938. "'-1 Per h, situazione forza effettiva si veda in A USSME, Fondo N-11 b usta ,113 1, fascicolo 3. " 24 AUSSM t·:, Fo ndo J-04, b usta 06, proc. n.600 firmato C;ivallero ciel 18.1. .1 938. A gennaio era st;,i to st.ibw u n promemo ri a non <:erto tranqu ilizzante: i n esso si affermava che, .sebbene la ribellione dell'escate del 1937 si fosse esa urita in alcune regioni dell'Eliopia, in altre ess,1 ·'h ;1 preso uno svilup po impensato e no n accenna ,1d esau rirsi, anzi, pare v.id;1 maggiormente estendendosi''. Era pertanto nec6sa rio che "oltre ai Comandanti ed agl i Scati M,iggio ri (quasi co mpletamente rin novati), sia disponibile (. ..)un complesso cli forie bene inquadrate, di sicura coes ione.''. cfr. AUSSME, Poncio N-7 , busta l 382, prot. n. 27600, Promemoria per S.E. il capo di Stello 1'v/{lgg iore, del 27.1.1938. 92 1
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posti da gruppi non particolarmente consistenti, avevano la possibilità di ingrandirsi in maniera immediata grazie al su pporto e alla partecipazione della popolazione. Com'erano distribuite le forze nemiche? Il gruppo più consistente pareva fosse disposto, ormai da oltre un mese, intorno alla colorrna Barbacini, mentre gli altri si erano appostati lungo la linea di comunicazione di Bahar Dahr-Dembeccià-Debra Marcos925 e intorno ai presìdi della zona; il gruppo di Belai Zellechè era nei dintorni di Debra Marcos forte di più cli 1.000 uomini; era poi stata segnalata una massa ribelle più consistente, cli circa 2.000 uomini, nell'F.rmacciò; e una ancora più grande, con quasi 3.000 uomini, a sud del Lasta. L'idea era quella cli contrapporre a questi gruppi grandi masse che, almeno sulla carta, fossero in grado di soverchiarli senza particolare fatica. Mezzetti, disposto a collaborare con i suoi circa li,5 .000 uomini, aveva però ben messo in chiaro che una parte di rilievo sarebbe sta ta assegnata ai territori a nord e a est del lago Tana, all'Ennacciò qu indi. Per il Goggiam ci sarebbero stati 20.000 armati a nord e 10.000 a sud , compreso anche qualche migliaio di Camicie Nere. D'altro canto, più di così si sarebbe rischiato l'ingolfamento delle stesse strutture cli comunicazione e cli alimentazione della massa militare . Che cosa avrebbero dovuto fare le truppe cli .Mezzetti? Prima di tutto era necessario sbloccare la colonna Barbacini con una massa forte cli 12.000 uomini, tutti indigeni926 . La postazione della colonna, situata a Rirn, non era delle migliori, in quanto alle spalle aveva i monti Amedamit: una volta liberata, era quindi necessario spostarsi subito verso Alefà, Densà, Tisisa t, sbloccando insomma tutti i presìdi che ne avevano bisogno; in questo modo, tra l'altro, la massa operante si sarebbe arricchita, raggiungendo con ogni probabilità i 20.000 uomini. Si sarebbe poi proceduto alla protezione e sistemazione della pista che da Bahar Dahr portava ad Enjabara. Se a febbraio la situazione fosse stata risolta, una parte degli uomini avrebbe potuto essere spostata a rinforzo della colonna Raugei, per liquidare la situazione nell'Ermacciò e nel sud del I.asta. Risolta anche questa, verso la fine di marzo, si sarebbe potuta tentare l'avanzata finale che, ovvia mente, non poteva essere condotta senza la sicurezza piL1 assoluta dei •m I.e popolazioni di l\:1h;ir Dah r si ernno da subito 1T1os1.rare clecisameme ostili nei çonfronti d egl i occupanti. come lo stesso tvkzzecti aveva avuto modo di vedere: ·'1... 1Intero paese Bahar Dahr mani festasi d ecisamente ostile. Capo pen isola Zeghiè, invitato presentarsi da residente di Bahar Dahr. ha risp osto che avrebbe impiçc:Ho il messo che si fosse nuovamente prcsentaw ", come i n Al JSSME, Fondo D-6, DS 79, tel. n.8 mard a, fì rmaco Mezzeni del 19. I. 1938 . 9 ,<, AUSSMI' , ronclo N-7, b usca 1382, p ro1. n .27600, Promemoria p er S.!i. il capo di SIC/lo MctpJJiore, del 27.1.1938. Lo sbloccamento clelb colonna fla rbacini :id oper:c1 d i lvkzzetti ern avvenuto i l 22 gen naio
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territori circot,tanti92 ì . Due elementi di non poco rilievo per la riuscita del piano erano dati clall"'ingabbiamento" del territorio che sarebbe avvenuto attraverso u na strettissima vigilanza lungo il Nilo e con autocarri attrezzati con mitragliatrici nella zona pianeggiante del confine occidentale e a oriente con occupazioni decise su i ciglioni e nei punti di passaggio. Il secondo elemento era dato dall'Aeronautica che avrebbe dovuto collaborare con l'Esercito, iniziando già da subito con continue ricognizioni sul territorio. La vastità del settore interessato necessitava ogni accortezza possibile da parte degli italiani, ma Cavallero era convinto nella buona riuscita di tutta l'operazione. Purtroppo i fa tti non gli avrebbero dato ragione. Per seguire da vicino le tru ppe egli si era spostato ai primi di febbraio a Ghedò, ma ciò era servito a poco: nel promemoria di marzo si scriveva che "i ribell i sono ancora padroni del Goggiarn"928 . Se per l'operazione nel Goggiam erano stati previsti tre tempi, da febbraio a metà marzo, erano state aggiunte altre mosse sullo scacchiere: un'operazione contro i circa 3.000 armati del settore .Ambò-Ghedc'>con meta finale Debra Marcos al comando ciel generale Martini929; una contro i circa 1.000 ribelli clell'Ancoberino alla guida d i Maletti. La prima, però, non si era potuta concludere a causa cli "recrudescenza auività ribelli nei settori periferici a [sicl Goggiam"930. Si era dunque deciso di rimandare le operazioni nell'Ermacciò a favore di quelle nel Beghemecler, si era ordinata un'altra azione nell'Ancoberino, oltre a rafforzare il settore della ferrovia, dopo aver completato l'ingabbiamen to del Nilo nel tratto interessato e predisposto uno sbarramento sulla fro ntiera col Sudan con autocarri armati e presìd i. I guerriglieri non avevano alcuna intenzione di mo llare la presa, come dimostrarono lo scontro avvenuto ad Aci.i Remoz 931 e quello, durissimo, durato b en tre gio rni, tra il 25 e il 27 marzo, a Faguttà: q ui il generale Gallina, con la sua colonna fort.e di 7 battaglioni coloniali e un'aliquota d i cavalleria, si era venuta a scontrare con migliaia di ribelli. La battaglia cli \
AUSSME, Fond(> 1-04, busta o6, qui è possibile anche osserv,1re la rnappa ciel progeno opercttilJO CoggicimEnnacciò, febbmio-aprile 1938. Accenni di queste operazioni ,1nc;he in AUSS!'v1A, Fondo AOI, busta 36. 9 ss AUSSJVl E, ronclo N-11. busta 4 114, Promemoria mese di febbraio 1938. 9' 9 1.1 colonna poteva con wre, secondo d aci risalenti ,ii p ri mi di ap rile, su oltre 4.300 uomini e 1.100 qua9r,
drupedi . Si veda il telegr,un rna di i\fa rtini. molto utile per comprendere la d islocazione dei reparti, corne i n AUSSME, Fondo D -6, DS 80, ccl. n.258 m. firmato Martin i dell' l l.2.1938. ?;o AL:SSME, f'ondo 1-04, busca 06, Silua.zione t!Overno A111am. firmaw G:mdin 29.3.1938. Si veda anche /\SDiVIAI. Gab.A.S., busca 275. Rappo·rtilli al n uce, Fascicolo -130. tel.n.9646 lìrmato Amedeo di Savoia a Mussolini del 22 3. I 938. 9·" li presidio di Acli Remoz ern swto duramente anaccaw e per sblocca rlo il generale fvlezzelti aveva inv iato due h:maglioni , partiti i l 18 111arzo e arrivati solo i l 26. l.'episocl io aveva, an cora u na volm, messo chiar,1111enlt~ in luce il problema f'onclamencale d el Goggiarn , o vverosia la nu1ncanza d i una rete scradale adegu ata .
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Faguttà era costata agli italiani 3 morti e 3 feriti tra gli ufficiali, mentre alla truppa 41 morti e 141 feriti9:32 . Cavallero, a marzo, da Ghedc') si era spostato a Debra Marcos, per rientrare ad Addis Abeba il 2 aprile. In quel mentre a Debra Marcos, si incontravano le colonne Maletti, Lorenzini e Ma1-rini che, nei giorni successivi si sarebbero spostate verso Biccenà, poi Goncia e il monte Karni. La situazione, anche se non drammatica, rimaneva da non sottovalutare, come testimonia il duro telegranuna del suo governatore che denunciava la troppa leggerezza con cui i militari si muovevano nel tempo liberdm. E d 'altro canto anche i resoconti dell'aviazione erano chiari in proposito: la situazione politica di rutta l'Amara nel trimestre aprile-giugno lasciava "alquanto a desiderare"934; anche Mussolini si era fa tto sentire con un telegramma inequivocabile: le operazioni del Goggiam dovevano essere continuate in maniera il più energica possibile, per questo il duce clava piena disponibilità cli uomini e mezzi9:1\ lo stesso Teruzzi aveva sottolineato la sensazione che il fenomeno non solo del brigantaggio, ma anche quello della ribellione si stessero acuendo e in quel momento l'Italia non se lo poteva permettere936 . Un telegramma del 18 aprile indirizzato a Mussolini e scritto da Cavallero ci fornisce la reale situazione; egli era dell'idea che le cose si potessero dire peggiorate rispetto ai due mesi precedenti, come testimoniavano i tre fatti più indicativi avvenuti proprio in quelle settimane: c'era stato l'episodio cli Adi Remoz, ormai sbloccato e presidia to dalla colonna Raugei forte di ben 4 battaglioni; c'erano stati poi i disordini nella zona cli Ualdia: quando la colonna Tosti, a marzo, si era spostala nel Beghemeder i nuclei ribelli lì presenti avevano reso insicura la strada imperiale proprio fra Ualdia e Dessiè. Il settore era stato immediatamente rinforzato, ma ciò non era sta to letto come un segno incoraggiante. Infine, c'era stara la grave defezione del firautari Irnan, un tempo prezioso coll aboratore, a cui andavano aggiunti i soliti episodi di brigantaggio, alcuni dei quali ascrivibili alla lotta partigiana, altri invece lontani da qualunque tipo e.li spinta politica9:l7_ Su questi episodi, definiti "consuetudinari", Cavallero aggiungeva che "avvengono ora in misura molto minore cli q uanto non av''52
AUSSME. fondo 1-04, bt1st.1 06, Opemzicmi in .1101, lìnnato Gandin 30.3.1938 e i\llSSME, Fondo D-6. DS 82. tel. n.3868 fi nmto Mezze11i del 28.3. 1938 9 ~·' AUSSME, Fondo D-6, DS 83, 1.e l. n.5520 l'irmaw JV!czzetti d el 10.4.1938. Per le operazioni tra nwrzo e rnaggio nel Goggiarn si veda la rnappa in i\OSSME, Fondo N-ì, busta 1382. 9-"' Al :SSMA, Fondo !\01, b usta 36, Siluaz ione polilico -111i/it(,lre del territorio digùuisdizione della base di Gondar nei mesi di aprile, maggio, g iug n o. •,.;; ASDMAI, Gab.A.S., busca 2ìS, fascicolo /463, tel. n. 54928 fi r11111to .\4ussolini 11<.I Amedeo di Savoia del 16.4.1938. w, AS0!v1AI, Ivi, tel. n.5•i 269 firma to Teruzzi ,id Amedeo di Savoia del 15.4. 1938. ''5' AUSSME, f'onclo N-7. busta 1382, prot.op.n.4 150 l'innato Cavallero a Mus.~olini del 18.4.1938.
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venisse prima della nostra occupazione clell'impero"938. Sostanzialmente i focolai più attivi erano la zona tra Cafta, Uolcait ed Ermacciò; il Beghemeder orientale e nord-orientale; l'Ancoberino e il Mens; il settore occidentale della ferrovia; e la zona dei monti Gibatti. A maggio, il 5, era stata attuata una manovra nella zona tra il monte Lig e Ameclamit, proprio dove era avvenuto lo scontro con la colonna Barbacini: a compierla le colonne Mezzetti e Maletti, con lo scopo di punire esemplarmente quella popolazione ostinatamente ribelle e colpevole eccidio nostri due bauaglioni. l{ibelli uccisi in questa sola azione 628, tucu l incendiati 1.500, tutti contenenti armi, munizioni, indumenti ed armamenti no::;tri ufficiali ed ascari uccisi939.
Durante il ciclo operativo nel Goggiarn, definito dai vertici delle forze armate come un vero e proprio successo, le truppe percorsero a piedi 1.650 km. , aprendo 850 km. cli n uove piste e costituendo nuovi presìdi, coi.ne quelli cli I3uriè, Dembeccià e Martula Mariam940, in grado di rimanere indipendenti per 5 mesi, ovvero fino al termine delle piogge. Tn questo frangente, il contributo dell'aviazione risultò fondamentale: l.428 voli, 217 bombardamenti, 1.217 ricognizioni offensive e collegamenti, per un totale cli 65 tonnellate cli esplosivo lancialo e 8.320 colpi cli mitragliatrice sparati, con un costo in vite umane di 6 morti e 4 feriti941. Tanti sono i dati in q uesto senso, ne citiamo uno proveniente dall'aviazione, esageratamente ottimista, ma espl icativo cli ciò che strategicamente era stato fatto: Nel mese di maggio termina il ciclo operarivo cli grande polizia coloniale nel Goggiam. Il Goggiarn [.. .] può considerarsi definitivamente riconquistato e
Jbid(m1. Sul briganwggio Cavallero aggiungev,1: T ..) li b rigantaggio è endemico e cronico in questo p,iese. Lo avremo ancora per un tempo non indifferente. 13isogna ,lttrev.arsi[sicl per comb,1uerlo". 9,9 ACJSSME, fondo 1-04, busca 06, Riassunto o/Jr.m ,1zioni 3'1 Jè1se G'ogp,ium, firmaw G,i ndin del 18.5.1938 come in rei. n.13557e 13558 fi rmato Amedeo di Savoia del 15.5.1938. ln1.eressante poi, una frase che riportiamo integwlrnenre: ''Popolazioni Goggiam meridionale (s,i lvo liiccenà e Gonci,1) sono sottomesse. ~el Goggi,irn orientale permane, sal vo ce ntro ab itato Mow pienamente sottomesso, disorientamento abitanti e in regione Densa, che fu più duramente colp iw 111,tlgo verno, si hanno appena p rimi segni rin-
9.,s
savimen to". p residio cli Martula M.ariarn , posto rrn quelli di Bicce nà e 1Vlotà, venne amiccato il 19 luglio 1938 d a un consistente gruppo di ri belli, causando agli uom ini che lo p roteggev,1110 2 rnorti tra gli ufficia li e 32 tm i coloniali. Tenendo p resente che in quel ht data il Goggiam o rienta le era srnw dato per pacificato, la nrn.izia dovev,1 aver susc itato quantomeno scalpore, vista anche l'immediata sostituzione del suo co mandante. Cfr. AUSSME, Fondo N-7, bus1>1 1382, tel. n.29637 firmato Cerulli ci el 20.7.1938 e ivi, rei. n .16630 firm,tlO C:avallero del 2.8.1938. 9 " AUSS1VIE, fondo I -04, b usta 06, 1el. n.1 6352 firmato Amedeo cli Savoia del 16.5.1938.
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controllato in ogni senso. Caratteristica dell'azione è sLato il movimerno di masse che ha trovato il maggiore successo nel progressivo miglioramento della sicuazio ne politico-militare del Goggiam , riscontrandosi nei mes i cli marzo e a prile, accentuatosi in modo notevole nel mese di maggio, tanto eia definirlo più che un migliorarnerno un vero e proprio ristabilimento della situazione. TI forzarnenlo ciel gruppo montano Monte Lig-Amida n,itlsid-Monte Lju-Monte Mi7.an, effettuato ccmcemporaneamente da tutti i lati e da tutte le colonne o peranti nel Goggiam, ha portato alla pulizia radicale del più agguerrito e insidioso covo di ribell i [. . .) Numerosi sono stati i casi nei quali le popolazioni stesse si sono opposte con la forza alle masse ribelli che tentavano sfuggirefsicl all'azione deJle nostre truppc942.
Sostanzialmente che cosa si era fatto nel Goggiam? Era sta ta completata la rete presidiaria; i mercati più importanti e rano stati ri pristinati; era stata sensibilmente migliorata la via bilità attraverso la costruzione di nuove strade; i maggiori capi ribelli erano in fuga e la popolazione, insieme al clero, aveva ini ziato a sottomettersi in massa 9 ·13 . A giugno, quando ormai .le operazioni nel settore erano state chiu se, Amedeo d 'Aosta scrisse a Mussolini un promemoria estremamente interessante, in cui veniva descritta la situazione. Nell'immediato, la rivolta vera e propria era cessata, erano rimasti solamente, a detta del viceré "sparuti gru ppi ribelli in fuga"944, abbandonati però anche dalla popolazione, sfinita. Il reale andazzo della situazione lo si sarebbe avuto con l'inizio de lla stagione delle piogge e così, per cercare di non farsi cogliere impreparati , tu tta l'area del lago Tana era stata divisa in 4 settori militari: Debra Marcos, Densa, Danghila, Metemma, con p resìcli mob ili, provvisti cli viveri e scorte per circa 5 mesi e dalla forza media di un battaglione e colonne disposte ne lla zona centrale. E, comu nque , restava ancora l'Ermacciò9 ' 5 da sistemare. A luglio le colonne Raugei , Barbacini!>46 e .Angelini s i muovevano in un'azione parallela per sistemare Tzegheclè, Ermacciò e Beghemeder: proprio qui a farla da protagonista, partendo da Ifag il 12 giugno, fu la co912
t\USSl'vlA, I'onclo AOI. b usta 21, Diarfo Storico-Comando settore Kord 1938, Cenno s1.1/fa si/1,1.az·ione
polilico-mililttre 11el lenitorio di 11tu1isdizione del sellare, colo nnello Laghi. maggio 1938. 9 '-' Ibidem.. 9 ·"' AUSSME, Fondo J-04, 1.>us1.a 06, Promemoria per S.E.il capo di S.M.genemle dd 2.6.1938. 9,;s AUSSMP., fondo 1-04, l>ust.a 06, rei. n 3765 ciel 23.6.1938. 9 ·;6
Non del tute.o p ri va di senso una nota a margine cli un telegra mma: ''Da rilevar<:: che il colonnello Barbacini - il cu i nome è legaco all'eccidio degli ufficiali d i due battaglion i nel Cioggia.m - tiene ora il co mando di una colonna che opcrn nd l'Ermacciò -Tzeghed~", cfr. i\lJSSME, l'onclo N-7, b usta 1382, td . n.17192 firmaco Ceru lli del 25.6.1938.
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Collezione Priv,ua - Costruz ione d i strade.
Co llezione Priv;,1 1.a - Costruzione di strade.
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lonna Tosti, forte di 3.000 uomini917 . Una relazione proprio di quel periodo ad opera del Comando del .settore nord dell'Aeronautica è emblematica e merita cli essere citata, almeno in parte: [...] l'ulteriore peggioramento delle condizioni atmosferiche, manifestatosi durame il mese, ha necessariamente costretto le Truppe dei Presidi a ridurre in numero e in profondità le perlustrazioni nelle zone cli rispettiva giurisdizione; ed ha favorito in certo qual modo il formarsi di nuclei di razziatori che hanno agito un po' dovunque in danno di villaggi e di popolazioni sottomessi, e le riunioni di alcuni capi ai mercati settimanali più frequentati, per effettuare commercio di anni, sobillare sottomessi ed organizzare scorrerie948 •
La situazione non poteva dirsi migliore il mese successivo, in quanto le piogge erano continuate, bloccando l'opera di controllo e di perlustrazione dei reparti, mentre i ribelli avevano tratto vantaggio da tutto ciò: Durame il mese si registra un insolito movimento cli consistenti forze ribelli, animato da spirito aggressivo; numerosi gli scontri avvenuti nelle immediate acliacem::c dei forcini, casi cli defezione eia parte cli gregari di nostre bande e passaggio ai ribelli cli popolazioni armate, prima fedeli919.
A fine ottobre, il 26 per la precisione, era partita l'operazione nel Belesà, seguita personalmente da Mezzetti, che aveva visto impegnati 5 battagl ion i coloniali, 2 gruppi squadroni, 3 bande e artiglieria agli ordini ciel colonnello Solinas, per un totale cli circa 7.000 uomini, con primo obiettivo la "ripulitura" cli tutta la zona vicina alla strada tra Gondar e Amba Gheorghis, verso Ambaciara.950 Rendere sicura quella zona , così vicina a Gonclar, era una questione improrogabile, sulla quale non si poteva ter917
In u n lelegra mma di pochi giorni dopo si façev,1 notare che il C.1po di Stato Maggiore Generale aveva reputaco le colon ne per quelle operazioni "troppo pesanti'·, in A l; S$1vlE, Fondo 1-04. busta 06, Segreto n.3765, Operazioni ep11n:1zù)ne Begbemedm; Hrmacciò-Tzegbeclè, 27.6.1 938 e ivi in fondo N-7, busta 1382, Soddu al capo di Stato Maggiore dell'Esercito, in dma 4.7.1938. 9 '~ AUSSMA, Fondo AOI, busta 22, Cenno sulla situazione politico-militare nel territorio di giurisdizione del sei/ore areonawico nord, luglio 1938. 9·19 AUSSJ\·1.A, Fondo AOI , b usta 22, Cenno su.Ila situazione politico-militare nel lerrilorio cli giuri.~di.z'ione del settore cm.1<mautico nord. agosto 1938. Già in aprile c'era stato i l caso eclatante della defezione ciell 'intera ba nda l m.in, dd wmmiss,1ri,1to d i Debra Tabor nel Beghemeder, forte di 700 armati che si erano geuari su l for1.ino e.li Meçan Jesus, anche se i nutilmente, çorne in ASD/vlAI, Gab.A.S., b usta 275, fascicolo 459, rei.n .11304 fìrma1.o Arn<::deo di Savoi,, ,1 Mussolin i c.l<::I 14.4.1 938. 9;o AUSSME, Fondo 1-04, busta 06, Si!ua.zùme 110! Ira il 10 e 1 nouembre 1938 e Fondo D-6, DS 86, rei. n. 29843 tì nnato Amedeo di Savoia del 9.11.1938.
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giversare. La colonna Solinas aveva raggiunto velocemente l'Amba Gheorghis, per poi proseguire verso l'altopiano di Ambaciara, così come prestabilito. Tra il 4 e il 6 dicembre nella regione de l Belesà venivano inflitte ai ribelli oltre 200 perdite; ma non solo, ad esse si aggiungevano operazioni di normale polizia: il 7, saputo che un consistente gruppo di briganti aveva tentato di razziare i villaggi musulmani dell 'area di Biccenà, il comandante del suo presìdio li attaccava in forze, causando loro 134 morti. Con l'anno muovo, le popolazioni, in qualche modo coinvolte con la dissidenza, non cessavano di avere paura delle truppe italiane, anche se in seguito all'arrivo delle colonne Natale, Tosi e Piccinini nella zona di Ferensbiet, la gente se in un primo momento aveva abbandonato le proprie case e i raccolti ormai maturi, dopo aver visto l'atteggiamento pacifico e disciplinato dei militari, erano rientrate sul posto951. La pace era lontana, ma qualche miglioramento nei rapporti tra truppa e popolazione c'era stato.
SCIOA AMBò-GHETJÒ
11 15 febbraio erano iniziate le operazioni in questo settore, come già accennato poc'anzi, concludendosi quindici giorni dopo con l'inizio del mese di marzo. Il generale Cavallero aveva passato al setaccio 150 kmq situati tra la camionabile Addis Abeba-Lekempti e il corso del Nilo, ancora mai penetrato dalle forze italiane. Certo, qualche tentativo era stato fatto anche in precedenza, ma le forze si erano dimostrate inadeguate. l tre capi, che fino ad allora avevano indiscriminatamente vessato le locali popolazioni galla, erano fuggiti con un esiguo numero di seguaci. Interi villaggi, soprattutto quelli ciel Gudru e clell'Horro erano accorsi a rendere omaggio agli italiani952. Da qui l'esercito si spostò velocemente nel Goggiam nord-orientale per dare inizio alla terza fase delle operazioni. ANCOJ:JBRTN O E 1vta vs
TI 16 dicembre 1937 era partito il ciclo operativo nel Mens, comandato dal generale Maletti , e culminato nella presa di Amba A.fgarà da parte del Regio Esercito. Il ciclo si era svolto in 4 fasi: eliminazione delle forze ribelli sparse ,,;, AUSSl'.,.1E, Fondo D -6, DS 86, tc l. n.1287 firmaco Amedeo di Savo ia del J4.1 . 1939. 9; , ASD tvlAf, Gab.A.S., busta 275, fasc.:ic.:oln 214, tel. n .08328 firmato Amedeo d i Savoi.1 a Mussolini del 2.3.1938.
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nel Denghziè; eliminazione cli quelle a nord e.li Ghisciè e a destra di Uacit; "punizione delle popolazioni cli Zurhia Muhi et Ciacià che avevano fa vorito ospitato spalleggiato ribelli"')S:\ accerchiamento e distruzione dei ribelli insediati nell'Amba Afgarà . L'intero ciclo, durato 24 giorni e conclusosi felicemente p er gli italiani, rese un' ingente quantità di armi tra fucili e mitragliatrici, costati solo un ufficiale morto e due coloniali, contro i 1.448 ribelli uccisi sul campo o fu cilati. È indubbio che la guerriglia avesse sfiancato la popolazione : la gente cli Debra Marcos, almeno secondo il resoconto di Maletti, pur riprendendo le normali attività quotidiane, era stanca in quanto su di essa hanno particolarmente gravato questi ultimi tempi azione vessatrice; si noterebbero sintomi di desiderio cli arrivo nostre truppe per liberarsi eia angherie e soprusi95-i.
Il degiac Negasc955 e I3elai Zellechè non avevano pietà per chi si sottometteva agli italiani, come del resto il balambaras Gherarsù che, in base a notizie certe, veniva e.lato nella regione tra Marù e i monti Gibatti , e.love, così era stato rife rito, aveva fatto "bruciare alcuni tucul cli genti a noi sottomesse"956. Anche il settore della ferrovia 957 non era tranqu illo: il grosso avversario si era radunato oltre lo Scioncorà e gli uomini di cu i poteva disporre Abebè Aregai erano stimati intorno ai 6.000, tutti armati . Oltre ad essi, il ras disponeva e.li 8 nuclei per un totale di circa 400 persone intente solamente nella razzia cli cereali e bestiame. Le armi, tenute probabilmente nascoste sotto terra, venivano rifornite dagli stessi paesani dello Scioncorà. Nell'altro settore, quello nord orientale, la sicurezza era lontana dall'essere un dato cli fatto:
9;i AUSSME, l'ondo 0 -6, DS 78, tel. n.131 fi rmato Maleni ciel 6.1.1938. "' ' AUSSME, Fondo D-6, DS 78, tel.seguito 125. firmato ,'vialetti ciel 10.1.1938. li giorno dopo Maletti spiegava meglio la situazione: "Segnalati i n region e Ferestd ìr (.4 ore Deb ra l3rehan) gru p p i ribelli che tentava no ra zziare quei nostri sonornessi. lnvimi irnmedi.it,1mente in sito banda a cavallo Debra f\rehan ed un a compagnia 5° lsid btg. Besciamt: rn zziato 1.otalrnente recuperato (170 capi bovini) et resl.ituito popolazio ne". Come in AUSSME, rei. n.101 , fi rmato fvlaleui dt:11' I I. 1. 1938. 9 s·; A metà giugno i l clegiac veniva dato in Su clan con 282 seguaci su pe rstiti , come in AUSS1VIE, Fondo N7, b usta 1382, tel. n.16507 firmato Ceru lli d el 17.61938. 956 A l lSSME, Fondo D-6, DS 78, te!. n.63 firmato l3clly d el 10.1.1938. La :mna era perko los,1 gi,ì prima: vale la pena cl i ricordare qi1,1ndo, ,1 fine settemb re 1937, il fitaurnri Runclessà aveva fo tto irnizione nel paesino cli C herù, a o vest <ki rnonti Gib,,tti , ''in cendiando tutte le case e trucid ando la popolazione", ( Ome in AUSSMA, Fondo i\01, busi:a 17, Diario Storico 1937 - Comando Aeronautica settore Ovest. 27 sl~Hernl.>re 1937. 9 ' ' AUSSME, Fondo D-6, DS 82, 1 .el. n. 2/ 19 firm,Ho f-Jazon del 5.1.1938.
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[. ..l i ribell i e i predon i cominuano indbturba[i le loro azioni di brigantaggio a danno dei sottomessi e, per quanto durame la settimana, non si siano verificate grandi razzie né importanti spostamenti cli ribelli, è sempre segnalam eia tutti i d isrretti, compresi quelli del sotto-settore di ficcè , fino a circa un mese fa assolutamente tranqu illi, il sussegu irsi cli violenze, rapine, omicidi, invasioni d i paesi e minacce da parte di piccoli gruppi di predoni che si staccano dal grosso dei ribelli in cerca cl.i viveri, anni, munizion i e per fare vendette e ricatti contro i capi e i contadini sottomessi95'~ .
Tra il 15 e il 26 maggio era avvenuto lo spostamento de lle truppe che si trovavano nel Goggiam959 e in altri settori giudicati caldi , primo fra tutti l'Ancoberino che aveva come punto cli forza la colonna Maletti; a seguire la zona dei monti Gibatti960 fra Ghedò e Ambò che aveva, invece, come caposaldo la colonna Martini e, ovviamente, l'appoggio dell'aviazione96 1. Va eletto che, nonostante l'enorme fatica a cui erano state sottoposte le tru ppe di colore, esse erano state in grado di compiere spostamenti veramente degni cl i nota, fra i 200 e i 450 kmY62 . Così , nella zona di Ancober963 le truppe si erano mosse seguendo due direttrici, eia nord e da s ud, con una forza complessiva di 21 battaglioni dotati cli artiglieria , ai quali andavano aggiunte b,rnde, un gru ppo squadroni e tre battaglioni di Camicie Nere p er la vigilanza d i strade e ferrovie . Da sud, ovvero dal settore occidentale della ferrovia, partiva il generale Calierno964, mentre da nord il generale Ma letti965 seguendo il fronte Ancober-.Mosovic. Le operazioni avrebbero poi avuto la supervisione ciel genera.le Cavallero che avrebbe condotto anche le operazioni dei monti Gibatti9 6<' , verso il Galla ' e Siclama. <Jx' AUSSME, Fondo D-6, DS 84, allegato n.3 firmato Hazon ciel 1° .5.19.38. AUSSM E, Fondo D-6, OS 84, tel. n.15389 fi rinaro C1vallero del 23.5.1938.. ''"" Reswn<lo agli ordini d i 1'vlanini. eia nord si sarebbero mossi il Gruppo l~ande Rolle, quello d i Criniti e la X Brigata, mentre avrebbero operaro a sud l,1 brigata Mo li nero su t re ba ttaglioni e la b rigat:1 Ì\farone su due b,rnagl ioni. Mmtini aveva lanciaw h1 proposta di p orre u na raglia di 2.000 ralleri p er i tre capi p iù importanti dei monti Gil>au.i (sup poni,1mo il fira urari Olon:ì Dimsà, fiwu rari Runclasà lggbì e casmagnac A.v~rrù Begnii) cornt~ i n i\USSl'v!E, Fo ndo D-6, DS 84, tel. n.2714 fi rrmno Martini del 24.5.1938. Per l 'approntamento consul tare AUSSt'v.lE, Fondo D-6, DS 84, rei. n.2772 op. fi rmato M,1rtin i
9; 9
ciel 26.5.1938. % 1 AUSSJ'v1E, Fondo D-6, DS 84, rei. n.7066 ~egreto firmato Tedesd 1ini talli del 27.5. 1938. er,, AUSSME, Fondo 1-04, b u.~ta 06, Promemoria per S.E.il CCI/JO di S .M. generale del 2.6.1938. ,~,., Operazion i di gr.1nde polizia col oni,ile nella regione dell'Ancoberino (Bulga-Taclclle Mariam-Berechet) dal 1° giugno al 15 luglio e.a., come in AUSSME, Fondo N-7, bust.i 1382. 9/>·i Per approfondi re l'argomcnw si veda i\lJSSME, Fondo N-7, busta 1382, /?ic1ssunto Relazione del f!,enerule Ca/ierno del 3.12.1938. Fu in questo ciclo che venne ucciso Hailè M,Hi,1111 :Vla mmù. % 6 AUSSME. fondo l-04, busw 06. l?ias.wmto operazioni polizic1 Monti Gi!?alli ciel '18.6.1938. 96'
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Già dal 1° d i giugno Ma letti aveva attuato una manovra a tenaglia967 dando parecchio filo da rorcere ai guerriglieri, ma lo scontro più impegnativo era avvenuto il 7, nei pressi del presìdio di Gorfò. In questo caso il nemico aveva subìto un centinaio cli perdite tra le q uali anche due capi molto importanti, sebbene la loro identità non fosse stata specificata. Il comandante dell'azione era il fitaurari Agonafer che fu costretto a fuggire, abbandonando l'intera sal meria cli 36 muli con carico intero. Il 9 la colonna Maletti si scontrò con altri armati, qualche centinaio, causando loro molti morti e catturando 8 p rigionieri, dai quali si era poi saputo che il nemico si era d iviso in tanti piccoli nuclei con l'idea cli riunirsi alla fine della valle del Cassam. A luglio, intorno al 4, la manovra accerchiante di Ma/etti poteva dirsi conclusa proprio nella zona ciel confluente Cassam-Ghermanà, con l'eliminazione delle ultime resistenze, grazie anche al continuo intervento dell'aviazione: esse erano costate la perdita di un solo ufficiale e di 130 ascari e cl i 10 ufficiali feriti come cli 371 ascari; per contro il nemico aveva subìto oltre 2.000 morti e almeno altrettanti feriti. A quel punto iniziò il movimento delle truppe verso le sedi di provenienza e questo sarebbe stato u tilizzato come un ulteriore strumento di controllo, eseguito da 15 colonne di uno o due battaglion i ciascuna. Un promemoria di quei giorni dà la "situazione normale ovungue"968 : noi in realtà sappiamo che era una visione po' troppo ottimistica, anche perché il capo della rivo lta, Abebè Aregai, non era stato catturato. Alla violenza dei giorni passati, che aveva causato fra i guerriglieri qualcosa come 1.500 morti e 3.000 feriti969, si sostituiva un apparente collaborazione, in quanto "ai presidi Ancoberino affluisce popolazione che costruisce tucul sotto protezione nostre truppe" 970; oltre a ciò, in agosto il disagevole "lasciapassare" che permetteva il passaggio eia un governo all'altro per i cittadini dell'impero, veniva abolito: finalmente la circolazione era libera97 1 . In effetti, una settimana dopo il promemoria "dell'ottimismo", nel Goggiam come nello Scioa, i patriots tornavano a farsi sentire. A settembre la situazione era nuovamente in bilico: ad essere attaccati soprattutto i cantieri, tanto che il governo dell'Amara, ad esempio aveva deciso che i cantieri minori si spostassero su quelli rinforzati, o ltre ad organizzare azio ni a fondo s ui territori del Belesà. Il resoconto di quel mese, infatti, è un continuo sus7
Si veda lo scbem,1 del movimento in i\USSMP., Pc.>nùc.> N-7, busw 1382. AU SSME, Fondo 1-04, b usta 06, P,·omemoria per S./ò il capo di S.M.Rerw,·ale cicli'! l .7.1938. 9<"J AUSSlVIE, Fondo N-7, busta 1382, tc l. n.616493 J'irmaw Cerulli de l 17.6.1938. In un le legramrna ::;uc.:cessivo del 5 lug lio, si pa rl;t di 2.000 morti e altrettanti feriti. 9' 0 AL:SSME, Fondo 1-04, busta 06, Promemoria ciel 26.7.1938. 971 AUSSME, Fondo T-04, busta 06, Prom.emoria clcll'll.8.1938. '!6 96 'J
1938. L'ANNO DELLA SVOLTA
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seguirsi cli scontri locali fra esercito italiano e partigiani, a cui andavano ad aggiungersi anche i predoni. Ad ottobre, poi, sì diffuse la notizia della tragica morte di Sebastiano Castagna, ad opera ciel balambaras Gherarsù: un brutto colpo per il prestigio nazionale~m, a cui Amedeo d'Aosta rispondeva dando ordine che l'azione militare venisse anticipata, che tutto il territorio dello Uolisò fosse bombardato, che venisse lanciato sulle popolazioni il contenuto della lettera di Gherarsù con l'invito a dissociarsi e che venisse attuata una rigorosa sorveglianza cli tutte le strade obbligate a sud, est ed ovest. A dirigere l'operazione il generale l\!Iartini, comandante del settore occidentale dello Scioa Fu in questo periodo che prese forma una delle operazioni più importanti di quell'anno: quella della zona tra il Mens e il .i\!larabetiè97-'. Le forze a disposizione erano notevoli: le brigate Galliani e Lorenzini a Debra Berhan e a Dessiè la colonna Tosti, qualcosa come 12 battaglioni con artiglieria e 2 gruppi bande a cui andavano aggiunte bande locali, contro circa 2.000 uomini posizionati tra Teguler e Lalomedir. La data e.l'inizio fu il 1° di novembre; dieci giorni dopo le perdite stimate dei ribelli erano circa 400, o ltre ad un ingente numero di feriti non quantificabile9ì 4 : in questo caso la popolazione era stata giudicata "rutta connivente ribel li"~m. La cad uta di Collasca ad opera della colonna Lorenzini era avvenuta quasi sub ito, mentre la colon na Galliani espugnava l'Amba Afgarà, accessibile soltanto con le funi e quindi importantissimo avamposto difensivo . I ribelli riuscivano in parte a fuggire, inseguiti però dal Gruppo bande Criniti: lo scontro fra i s uoi uomini, coadiuvati dall'aeronautica, e il grosso delle forze ribelli avvenne il 14 di quel mese a Dinna Ghebriet. Nonostante le viltorìe italiane a discapito dei ribelli si sus'seguissero, il problema veniva ben esplicato dal viceré in persona: 972 ACSSME, Fondo T -0-1, busw 06, Situazione AOI <bi 7 al 12 ottobre 1938, 14.10.1938 . Ri portiamo p.i ne d el testo: "Nostro inform.itore Castagna è mono in questi giorni lK<:iSo eia ribelli l.>alambaras Ghen1rsì.1. Con Wci ta acquiescem:,1 organi Governo, :;volgeva azione avvi<:inamento con ca pi ribelli. Castagna, <.:Onosciul<.l a Ministero per quarnntenne vit,i etiopica e p er p.ine avuta, a suo tempo, in trattative çon ras Destà, erasi preswro. questi u ltimi mesi. a azione ufficiosa su nuovo ca po ribelle che eragli pa r1.icolar111ente conosciu to. Suoi passi presso Abebè i\regai, interrotti d a svilu ppo ,tzione milic:ire, ,1nche se non avevano portato" soc.romissione ribelli, avevano. ru11,1via, norevolmeme agevolato nostra p reparazione militare p er ,tb bondanza e p recisione notizie raccolt<:e . 1-'ine settemb re scrisse confiden:r.ial mente a ba lambaras Gherarsù che infesrnva c.erricorio Ghuraghè i nvitandolo :;otLrnnissione e ,1ssicurandogli perdono. GherarSL1 ricevette çord ial mencc suoi messi e in lettera, i n cui clefinivanlo padre, lo i nvitava conferire (:on lui. Castagna, con temcrari,1 fidud a, senza richiedere istruzioni né s<.:c.>rte, accolse invito e si presentò a capo ribelle che facev,110 imprigionare. Quindi lo d ava in balia ,trmati da cu i fu ucci.,o a
fucil,Ll<:,". La ,nappa dell'operazione è in AUSS,'vlE, Pondo N-7, busca 1382. •m AUSSJVIE, fondo 1-04, bus1a 06, Operazioni di '·rtpulitum " in AO!, firn1,Ho <~andin clell' 11. 11.1938. 97 ' Al lSSME, Fondo D-6, DS 86, tel. n .29667 firmato J\rnedeo cli Savoia d el 7.1 1.1938. '" ·1
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[. .. ) Sorvolando terreno operazioni come ho fatto ripetutamente in questi giorni in tutto lo Scioa est possibile rendersi conto grande difficoltà queste azioni data sconfinata estensione territorio et forme rotte cli esso per cui soltanto con movimento più colonne, predisposizione sbarramenti et oculata dislocazione riserve e::;t possibile rintracciare, fissare et precludere scampo at avversario mobilissimo, libero da ogni preoccupazione rifornimenti, perfetto conoscitore terreno a noi pochissimo noto, mentre osservazione aerea non può rivelare nemico se non in ultimo momento aut at azione iniziaraw6 .
La pacificazione del settore nord-orientale dello Scioa era quindi cosa ardua da ottenere: prova lampante ne era il fatto che il 6 dicembre la colonna Quirico, composta da due battaglioni con bande e da un'aliquota cli artiglieria, veniva attaccata dalle forze ribelli in modo così violento eia essere costretta a chiedere in rinforzo alla colonna Galliani.
SINTESI
TI ·1938 era iniziato con rilevanti sostituzioni nell'organico dei vertici mas-
simi: Graziani era stato sostituito con un discendente di casa Savoia, Amedeo d'Aosta, affiancato dal generale Ugo Cavallero. Mussolini aveva tolto a Lessona il Ministero dell'Africa Italiana, prendendolo nelle sue mani e aveva insediato come sottosegretario per l'Africa Italiana Attilio Teruzzi. Amedeo di Savoia aveva da subito chiarito le proprie idee attraverso tutta una serie di proclami: partendo dal presupposto che tutti gli dovevano obbedienza, avrebbe usato la violenza solo se fosse stato realmente costretto. Un nuovo periodo si stava aprendo per l'impero.
76 ')
i\l JSSME, Fon do D-6, DS 86, tel. n.307 16 firmato Amedeo di Savoia ciel 18.11.1 938.
Capitolo VII
1939. LE OPERAZIONI SI CONCENTRANO PREMESSA
Uno specchio redatto dall'Ufficio militare del Ministero dell'Africa italiana risulta assai esplicativo riguardo alle anni ritirate dall 'inizio della guerra al 1° giugno 1939: 370.955 fuc ili e moschetti erano finiti nelle mani del governo vicereale, oltre a 2.067 pistole, 1.156 cannoni e 18.145 armi bianche9 n . Nel dicembre 1938, in corrispondenza della visita di Teruzzi per l'AOI, Frusci era stato nominato governatore dell'Amara al posto di Mezzetti: nella sua regione, e soprattutto nel Goggiam, la situazione era lontana dal potersi definire calma e risolta; mentre nello Scioa nord orientale Abebè A.regai continuava la guerriglia. Come per tutto il J 938 Harar, Galla e Sidama, Eritrea e Somalia si mantennero, almeno ad inizio anno, relativamente tranquille. In queste regioni le truppe avevano una dislocazione rispondente alle esigenze di presìdio e e.li vigilanza confinaria, o ltre che interna. Nulla dì più. Diversamente accadeva nelle regioni in cu i la pace appariva ancora lontana, come l'Amara e lo Scioa. Nell'impero erano ancora presenti 46 battaglioni di Camicie Nere, 19 batterie nazionali da posizione, 99 battaglion i coloniali, l 5 ~ruppi squadroni di cavalleria coloniale, 23 gruppi di artiglieria coloniale, 11 gruppi bande, ] 05 bande semplici, a cui andavano aggiu nti reparti di vario genere, per una forza totale di 55 .000 nazionali e 139.000 coloniali97 t>, cli cui due terzi distribuiti fra Amara e Scioa e un terzo nel resto dell'impero. Ad agire ancora contro gli italiani era in primo luogo, nel Mens, Abebè Aregai, in grado di riunire in breve tempo una forza oscillante tra i 2.000 e i 3.000 uomini; il degiac Mangascià permaneva nel Goggiam nei d intorni di Faguttà , a Rirn , con un seguito di 2.000 armati e soprattutto con la possibilità di aument.are la forza in maniera esponenziale grazie alle adesioni dei paesani. Belai Zellechè rimaneva nel Goggiam orientale nei pressi del Nilo Azzurro, con pochi uom A USS1v1E, Fondo N-11, b usta 41 24. Specçbio d elle anni rilirnte, ca1111mte o versate in AOJ dal IO o/tohre 193 5 (,I/ 1"giugno 1939. 9'" AUSSMF.. r o nclo N-7 , b usta B86, Docu mento segreto d el '1 4.l0.1939. In appendke 35 la mapp,1 clcll'A1m1ra . Esiste un.i rela1/.io nc simi le ,1nche in ASD.iV\A I, Il , posiz.181/43. fasc icolo 205.
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mini, anch'essi però con grandi possibilità di crescita, come anche Ligg Jobannes Jasu, nel Deghemeder. I fratelli Auraris erano stanziali nell'Ifrata con poche centinaia di uo mini, mentre il degiac Adanè stava nell'Ermacciò e nello Tzeghedè. In ultimo il grasmac Uorcù con 5-600 uomini si trovava nel Seragì Cascium. Altri erano poi i gruppi cli combattenti sparsi per tutto il territorio, anche se di minore entità. Per cercare dì alleggerire il governo dell'Amara, e nello specifico quello di Gondar, sì era deciso un passaggio temporaneo all'Eritrea delle zone situate a nord dell'Angareb (Uolcait, Caftà, Uoldebbà, Tzegheclè). Era chiaro ormai che Da tempo ormai i capi ribelli, abbandonata ogni velleità cli poter spadroneggiare nelle varie zone e combattere contro di noi con forti masse, si sono dati alla guerriglia, che hanno dimostrato di saper condurre con accanimento e con non trascurabile capacità, agevola ti in q uesto dalla natura tormentata ed insid iosa del terreno; dall'ott.ima conoscenza di esso; dall'estrema mobiliLà delle loro formazioni che si riuniscono e si disciolgono con sorprendente celerità; dagli appoggi ed aiuti cli una gran parte della popolazione ed infine dalle buone qualità combaLLive dei gregari che rappresentano, ne lla maggioranza, la parte migliore di quello che fu un tempo l'esercito negussita979.
Proprio i capi ribelli si erano concentrati nel Goggiam, nello Scioa e, da marzo, nel Galla e Sidama. Le operazioni principali erano avvenute nel Cacciamò, a nord della strada Addis Alem-Ambò e nel Mens Marabetiè980 . Aci aprile, dopo aver liquidato il Comando Superiore delle Forze Armate e Cavallero, Amedeo cl' Aosta aveva ripreso la funzione di comandante delle truppe dell'impero: fu così che il mese successivo venne istituito il comando delle truppe ciel governo dello Scioa: il ruolo veniva assunto dal generale d i Corpo d'Armata Nasi, divenuto contemporaneamente vice-governatore clell'AOI e governatore dello Scioa981. Generale addetto al comando delle truppe sarebbe stato il comandante dei Granatieri di Savoia, Ettore Scala9s2: a motivare una simile scelta una sempre maggiore carenza di mezzi e persomtle, oltre al fatto che i granatieri avrebbero dovuto essere una "grande unità mobile, in grado cli trasferirsi, in qualunque momento, là dove fosse 9 ?9 AUSSME, l'o nclo N-.7, busta 1384, segre to n . l9 I '1 di prot. , Situ.rn ionc AOT e regio n i contermini ctfk1 jìne di murzo 1.939. ~ , AUSS1'vlE, Fond o N-7, busca 1384, Operaz ioni di g rande polizia nell'ciprilc 1939. 9"' Tn soslicuzio ne a Cerull i che, viceversa, pre nde va il posto cl i Nasi nell'llarar. '"' AUSSME, Fondo N-7, busw 1384, ccl. n.00303297 firma to Amedeo d i S.i voia ciel 4 .5.1939.
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eventualmente necessaria la sua azione" 983 . Amedeo cli Savoia, dopo soli sei mesi di governo, decise che i tempi erano maturi per revocare il bando vicereale, emanato da Graziani nel 1937, in cui si stabiliva che chiunque fosse stato trovato in possesso di armi o munizioni sarebbe stato condannato a morte. Il provvedimento venne accettato anche dallo stesso Teruzzi che approvò "incondizionatamente" i criteri che lo avevano ispirato984 . Le sanzioni previste dal Codice Penale erano sufficienti. L'anno si era concluso con l'inizio cl.i un importante ciclo nel Goggiam, pa1tito ad ottobre, e con la constatazione che anche nelle zone più difficili la situazione sembrava in netto miglioramento: Mai, fino ad ora, è stato registrato un numero così esiguo di scontri, cli perdite e cli ribelli, non ostante
lsicJ i due importanti e vasti rastrellamenti con-
dotti nelle zone a noi più ostili (Beghemecler e Goggiam)985 .
Certo i presìdi non potevano ancora essere assorbiti, come d'altro canto la truppa, .m a la situazione lasciava credere che essi avrebbero potuti essere utilizzati "in caso di conflitto, ad operazioni esterne"986. La situazione rimaneva complessa; basti pensare che l'Etiopia, ancora nell'estate del 1939, aveva interi territori non ancora perlustrati dalle truppe italiane: il 22 di luglio cli quello stesso anno, ad esempio, una banda confinaria partita da Gubba per effettuare un rastrellamento nel Belaia, sotto-regione dell'Amara, era arrivala a percorrere "400 chilometri in territorio mai ancora visirato dai nostri reparti"98ì .
UNA RIFLESSIONE: L.\. RETE PRESIDI.ARIA DELL'AMARA
La situazione dei presìdi merita qualche ulteriore riflessione . Alla fine di maggio Amedeo d i Savoia aveva reso noto a Teruzzi, e a Mussolini, il progetto di diminuirne considerevolmente il numero nel territorio dell'Amara, in seguito alla nuova organizzazione voluta dal governatore frusci, con lo scopo di eliminare i presìc.li in cui le condizioni di vita della truppa erano
s.1 AUSSME , ivi, 1~L n 00303344 flrmato De l:fo1se dd 6.5.1939.
9
J.l, pnsiz.181/ 60, foscicolo 305, Revoca bando oicerea/e 16 maggio 1937n.29.1, n. VR. n .4 76 del I gù.tf!no 193 9 . ""5 AL:SSME, ivi, segreto n. 623 di prowcoll o. Relaz ione mensile e silllaz io'lle AOI alla/ìne di gennaio 1939. 9&', ibidem. 9S' A l JSSME, Fondo l\-7, b u~w '1385, 1.d . n.21004 firmato >!asi ciel 7.8.1939. '""1 ASD!vL\J,
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"malagevoli ed avere alla mano forze mobili da fare percorrere territori sostando ogni localirà"988. Nel giugno cli quell'anno Teruzzi aveva fatto sapere che il duce era contrario al ritiro e allo sgombero della maggior parte di essi perché il tutto "avrebbe dato impressione alle popolazioni di un nostro abbandono del territorio~)S'.); Frusci aveva risposto con una relazione riassuntiva che potesse far comprendere realmente gli estremi della situazione990: bisognava adattare anche i presìdi alla nuova situazione politico-militare. In essa si faceva presente come in tutta l'Amara fossero dislocati, ancora a gennaio, ben 93 presìcli, molti dei quali praticamente abbandonati e in territori che mai si erano sottomessi, valutati "decisamente ribelli". Compito di tali avamposti avrebbe dovuto essere quello d i esercitare il dominio sul territorio ribelle ove erano dislocati, dar prova della nostra forza e porenza, attivare, con l'azione e la propaganda, rela7.ioni con le popolazioni, attirandole nella nostra orbita991.
In realtà non si era riusciti ad attuare nulla cli ciò, proseguiva realisticamente Frusci, aggiungendo che essi "erano prigionieri di se stessi e del muro difensivo che li proteggeva dal le offese immecliate"992. A q uesti presìcli poi, si erano agglomerati nel corso dei mesi e degli anni con lo scopo cli ottenere protezione993 , gruppi di persone completamente diverse fra loro, fra cui anche, Frusci non si sentiva di escluderlo, mogli, fi gli e parenti degli stessi ribelli. L'unica incontestabile verità era che i luoghi in q uestione non solo non servivano a nulla, ma rappresentavano una spesa viva e una preoccupazione non eia poco. Frusci proseguiva con una stoccata a Roma: Solo l'ignaro , guarclancl.o una carta a grande scala , poteva, dalla apparente fitta rete cli presidi, illudersi sulla estensione ciel nostro dominio e sulla. efficacia del nostro possesso994.
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AUSSME, Fondo L- I 4, busta 111, 1.el. n .9636 firmato Amedeo cl i Savoia d el 25.5.1939, e in appendice
36 la mappa de i presidi e$is1.enti e sop pressi nell'Amara alla fine di maggio 1939. 'A~)
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ALSSME, 1-'ond o 1.-14, busta 11 1, rei. n .15564/S. firmmo Teruzzi del 26.6.1939. AlJSS,v!E, Fondo L-14, busca Il 1, rei. n.6865/ op. fi rm ato frusci del 2.8.1939.
w, Ibidem . 'l'n Ibidem. Cu rzio Malaparte scrisse a riguardo di una sua conve rsazione con il capitano ll en zu lli, ciel IX bauaglione: ''l. ..l - Ma è un. p:iese deserto - dico ,d C 1pi1,rno Renwl li. - E' piL1 giusto dire che è abbando nato. - mi risponde. Sono le b,rnde di sdftà che cc.>srringono le popolazio ni a fuggire, ,t rifugiarsi col lo ro bstfame sotto hl protezi o ne dei nc.>st ri forti n i e d ei nostri campi". Cfr. C.Ma laparte, Viaggio in Etiopia e ullri , crilti a/i·icani, cit. . p p . I I 2- Il 3. <J>;., AUSS:vl E, fonde.> L- 14. busta 111 , rei. ri.6865/ o p . firmato Frusci del 2.8.1939.
9').s
1939. LE OPERAZIONI Sl CONCENTRA NO
AUSS1'vlE - Tel'Llz:,. i con notabili etiop ici .
A USSMr. - Teruz.zi e r:rusci , govermllo re dell'Ama ra.
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310
C:ol lezi<.me l'riv.ita - J.n cim,t .il mondo.
ETJ.Ol'JA 1936-1940
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Le unità erano diminuite, il bilancio era quello che era, venti di guerra ormai rendevano sempre più pressante il problema dell'adeguamento del Regio Esercito agli altri eserciti occidentali: la revisione dei presìcli dell'Africa orientale era stato un atto dovuto. Frusci aveva riordinato la rete prcsidiaria secondo le due classiche caratteristiche degli avamposti: a carattere presidiario e statico; e a carattere mobile e dinamico. Certo non si poteva pensare che un presìdio isolato, in una terra priva di "punti obbliga ti di passaggio", potesse assolvere alle funzioni dei forti in Europa, "né per virtù intrinseca della guarnigione che ospita, né per l'appoggio che può fornire alle forze mobili"99>. Per Frusci era evidente che i prcsìdi cli posizio ne dovevano esistere solo se strettamente necessari, altrimenti essi, seguendo in un certo senso la visione di Graziani, rappresenlavano solo una tassa, per cli più pericolosa. Diverso il discorso per quelli mobili: erano essi a garantire copertura della fronte e del territorio attraverso il continuo movimento delle truppe. Esse, però, per non appesantirs i troppo e perdere quindi il loro migliore carattere distintivo, l'agilità, dovevano appoggiarsi, per il rifornimento di viveri e munizioni, su "hasi logistiche preventivamente costituite" 996 e senza alcun valore tattico-strategico. La distanza da una all'altra avrebbe dovuto essere di circa tre , al massimo quattro, giornate cli marcia; si sarebbero preferiti i capoluoghi di regione, generalmente dotati di castelli e fortezze e vicini a zone d i mercato e corsi d'acq ua. A fare da guarnigione a queste basi sarebbero stati nazionali (avieri, automobilisti, radiotelegrafisti, militari "della sussistenza"), un plotone organico cli fucilieri, una sezione cli artiglieria da posizione indigena e chi non era in grado di marciare . La cinta doveva avere un ' perimetro il più ridotto possibile, in modo da poter essere difesa anche da un solo drappello di 50 uomini e doveva essere provvista di vive ri e foraggi per circa un mese, di materiale sanitario, oltre che di munizioni e armi a sufficienza. TI servizio idrico e quello radiotelegrafico non sarebbero mai dovuti mancare. Il concetto da far passare era che le basi logistiche dovevano essere in grado cli difendersi e gestirsi da sole, senza che le guarnigioni in movimento e i loro comandi avessero bisogno di doversene preoccupare. Si erano così privilegiati i presìd i delle grandi linee di comunicazione, o quelli delle zone di particolare importanza politico-strategica, come ad esempio quello di Faguttà (nel cuore del Goggiam), quelli di Feresbiel e Chiero (sempre nel Goggiam) e quello di Mujà, ne l Gaint. Se questi erano stati man-
9');
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!hidem. !hidem.
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ET IOPIA 1936-J.910
tenuti, venivano invece soppressi venti presìcli in tutto, tra cui anche quello famoso di Martula Mariam 99ì. Ovviamente Frusci faceva rilevare il fatto che nulla era perenne e che, soprattutto in materia dì presìdi, le esigenze reali potevano cambiare da un giorno all'altro; ma proprio alla lu ce di ciò, il ridimensionamento della rete presidiaria appariva come inevitabile. Fu così che nel giro e.li una settimana, a fine maggio, anche presìc.li piuttosto rinomati, come quelli cli Mecan Jesus, Tisisat e Dil Dil vennero soppressi. Dopo questa breve digressione, andiamo a vedere nello specifico, regione per regione, i singoli fatti.
GALLA E SIDA.MA
Se inizialmente la regione dava parvenza e.li tranquillità, col passare dei mesi il settore dei Laghi iniziò a dare filo e.la torcere alle truppe italiane: nel mese di marzo e a sud e a nord, ad esempio, i casi cli attacchi alle truppe e alla popolazione da parte dei predoni, più che di nuclei nemici , furono sei. Il brigantaggio nel Galla e Siclama era una piaga endemica difficile da curare, come testimoniano i continui attacchi ai danni dei viJJaggi pacificati e protetti dalle truppe resiclenziali 998. T guerriglieri invece erano tutti nella zona dei Laghi: nello stesso mese gli attacchi e gli scontri tra esercito e abissini erano stati una dozzina. A metà marzo un gruppo di 150 predoni cercava cli razziare il territorio a 40 km a nord-ovest da GarduHa, ma veniva disperso da lla banda residenziale. Nei mesi successivi questa zona rimaneva agitata, anche se il resto della regione sembrava, almeno dal punto cli vista politico, più tranquillo.
AMARA
Il 1939 si apriva con un promemoria riassuntivo indirizzato al duce dell'ex governatore Mezzetti che non lasciava molti dubbi: gli ultimi sei mesi ciel 193ì per i territori de l] ' Amara erano srati drammatici, i reparti italiani avevano subìto continui attacchi, così come i presìdi. Gli ufficiali, così come i coloniali davano i primi segni di stanchezza, mentre speranza e disciplina iniziavano a scarseggiare. Alcuni battaglioni, che su indicazione e.li Graziani 7 ""
li presidio ~rii .stato soppresso a metà m:iggio, qu;indo il LXX coloniale lo av~v,1 ,1bbanclonmo, per dirigersi su Debra Unrk.. "''" A USSME, Fondo 1-04, b usta Oli , Pi·omemoria per S.iò. il çapo di Stato Magg iore (;enerale, 1939.
1939 LE Ol'ERAZTON! SI CONCENTRANO
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avrebbero dovuto contare un numero minimo di 750 uomini, non arrivavano a 400 armati ciascuno, i muli non erano sufficienti e la madrepatria esitava ad inviarne di nuovi; e tutto ciò in un paese ostile, dove l'indipendenza dei capi non era mai cessata. L'allegro governo Am.ara era popolato poi da funzionari caotici e scorretti, dove le ruberie, d i qualunq ue genere, erano all'ordine del giorno; a questo ÌV1ezzetti aveva cercato cli porre un rimedio e per questo era stato, sempre a suo dire, oggetto di forli critiche che, invece, avrebbero dovuto esser dirette al suo predecessore Pirzio Biroli e alla gestie.me che di quel territorio aveva fatto 999 . Il promemoria di Mezzctti, aprescindere da tutto, è utile nel momento in cui si deve analizzare la complicata situazione dell'Amara, esso puc'J completare infatti la lettura "riservata" dei bollettini quotidiani. ZONA M ll.TTA RE DI FRON 11J::NA
Nella zona militare cli frontiera, a 4 km. da Metemma, ai primi cli marzo erano stati rinvenuti documenti relativi alle lratrative per liberare i due italiani, capitano Bertoja e sottotenente Panascì, prigionieri ciel degiac Mangascià 1000 . Quella zona aveva assunto un valore strategico n elle operazioni dell'Ermacciò, ma va detlo che di operazioni significative contro gruppi ribelli non ce ne erano state, se non quelle che avevano portato alla sottomissione cli alcuni capi ribelli. SÌJivJIPN
Il Semien, ripartito in settentrionale e in meridionale, presentava ancora nuclei ribelli attivi. Ad aprile anche l'aspra terra dei suoi monti si era fatta sentire: il 13, ad esempio, un grL(ppo cli briganti aveva attaccato un cantiere stradale, causando la morte di un opera io italiano e cli 5 indigeni; oltre a ciò i ribelli non perdevano occasione per colpire le truppe dei presìdi e quelle in pattugliamento. Alla luce di questi fatti, si era d ecisa un 'azione poliziesca nella regione compresa fra Debarech-Beieclà-Mai Menà-Kinfas, con centro Derasghiè : a parleciparvi bande e reparti ciel X!X:X battaglione coloniale 100 1. i\SDMAI, G,i b .A.S., !>usi.a 267, fascico lo G'en .Mez z elli: rapporto a l duce, Promem oria lìnnato Mczzetti ciel 13.1.1939. 1m" J du e, d el V I h au.aglionc arab o -som,do com:mclai:o da Carrano , erano sw ti c;atlurmi ancora il 7 d icembre del 1937. Da allo ra si era cere.il<.> d i l il>ercirli, u ltima era srac:i la missione guid aca eia Vitto rio Lon-
'l'J>
ghi, civile risiedenrc a Gonclar, ma ,1nche 111 missio ne era scala p rcs,1 in oswgg io, no nostante po i il Longh i fosse riuscit.o a fu ggire. come i n Al; SS1'vlE, Fondo 1-04 , b usta 01, Jtalian:i n elle mani dei ribelli, fi rma to G:ind in d el 13.7.1939 . 100 1 Al JSSME, Fonclo 1-04, busta 04, n .2000 op. firmato A medeo di Savoia a .'Vl inistc ro Afric.:;1 italiana del
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BEGHEMEDER
Il I3eghemeder era stato uno dei territori nodali della rivolta del 1937,
dove gli italiani avevano subì:to pesanti scacchi militari; alcune residenze erano state sopraffatte e buona patte della regione era andata in mano al nemico, attraverso la tattica dell 'attacco a sorpresa, magari a battaglioni minori e su terreni particolarmente aspri. Questa era la situazione che Mezzetti si era trovato a dover risolvere. Tosti e la sua colonna proseguivano nell'opera di pacificazione della zona: già da inizio anno si erano mossi con quello scopo, compiendo opera di propaganda tra popolazioni ancora molto diffidenti e cercando di raccogliere più armi possibili. C'erano stati, nonostante tutto, ancora scontri con gruppi dissidenti che, dall'inizio dell'anno avevano causato cìrca 500 mo1t i (si era ormai in aprile), la consegna di numerose armi e altrettante sottomissioni1002. Nei pressi della città il territorio era relativamente tranquillo e se c'erano stati incidenti essi erano attribuibili a semplici atti di brigantaggio e all'incoscienza degli italiani, civili o militari che fossero. Diversamente anelavano le cose nell'area clell'Ermacciò, dove i patriots non avevano mai dato alcun cenno di sottomissione, come in tutto il resto della regione: la situazione attuale era ce1to migliore rispetto a quella del 1937, ma ancora molto restava da fare. GOGG!.A.ivl
Il Goggiam era stato diviso, per motivi logistici, in tre pa1ti: nord-occidentale, nord-orientale e meridionale. Nella zona di Bahar Dahr c'erano, nei mesi cli febbraio e marzo, state parecchie incursioni da parte di gruppi sparsi cli briganti. Ad agire sul territorio le colonne Natale, Vanetti, Piccinini. Ad aprile si era manifestata una maggioranza di scontri a carattere per lo più poliziesco: i briganti attaccavano i mercati, i paesi, le stesse pattuglie, ma soltanto la colonna Natale aveva avuto scontri veri e propri coi patriots, arrivando ad occupare anche loro posizioni nei dintorni cli Kule. Le operazioni contro degiac Mangascià nella zona di Faguttà avevano avuto inizio prima della stagione delle piogge, il 2 maggio, con una forza di 18 battaglioni coloniali dotati cli aliq uote di artiglieria e cavalleria, p recedute da azioni aggressive dell'aviazione intese a scuotei-e il morale degli armati ed indurre le popolazioni ri be lli a di" )"2
f\ USSME. Fondo 1-0/4, busta 0/4, Prome11101·ia per S.E. il a1po di Stato Mc1,ggiore Generale, 1939.
1939. LE OPERAZIONI
sr CONCENTRANO
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staccarsi dai loro capi, tral[cnenclo inoltre le popolazioni ancora a noi sottomesse dal passare al campo opposto, come l'attiva propaganda e le pressioni di ogni genere su di esse esercir.ate le potrebbero inclurre 1003 .
Il paese di Faguttà era stato occupato 3 giorni dopo dalle tre brigate coloniali Natale, Torelli e Amato.Qui esse avevano sostenuto duri scontri con l'avversario, riuscendo a frazionarlo, ma non ottenendo lo scopo principale: catturare il degiac Mangascià. Il generale Gallina, per questo, aveva deciso di trasferirsi a Faguttà, con il benestare del governatore dell'Amara Frusci, ovviamente, proprio per gestire l'intera operazione di rastrellamento. Scopo del suo spostamento [.. .) organizzare battute Lerritorio, con battaglioni, e iniziare azione politica per attrazione popolazioni, richiamarle in sede e pacificarJe1004 .
A queste erano seguite, dal 28 maggio in poi, le operazioni nel Belesà, conclusesi a metà giugno, sempre aventi lo scopo di normalizzare la situazione: la direzione generale dell'intero ciclo era stata assegnata al generale Armellini, con la partecipazione della XI e della XXI brigata coloniale (colonnelloTosti); della XVI brigata coloniale (colonnello Solinas); della brigata di formazione (colonnello Barbacini); e delle colonne Pascolini e Luziani 1005, oltre ovviamente all'appoggio dell'aviazione . I battaglioni in questione avevano avuto anche l'ordine, come spesso succedeva, di proteggere gli operai impegnati nella costruzione delle piste: ai primi di giugno, ad esempio, la colonna Solinas con la XXI brigata ~ra stata dislocata lungo il percorso Ambaciara-Uerab per il controllo elci lavori stradali. Il problema erano proprio le .strade che si potevano dire tutto tranne che sicure: il 6 giugno, per fare un esempio, uscirono da Bahar Dahr cinque automezzi civili diretti a Danghila senza scorta. Dì questi, tre erano stati fermati al presìdio di Mescenti, mentre gli altri due riuscivano a proseguire, anche se per pochi chi" '"3
AUSSME, Fo ndo l-04, b us1a Ol , segreto 2000 op., lìnnato Amedeo di Savoia a Ministero A.fri(;a i1.a-
li,1n.i del 24.4.1939. 100-1 .AUSSJ VIE, Fondo l-04, husta 01, Promemoria per S.E. il C'Clpo di S.M . generale del 13.5.1939; i l telegramma scrilto diretta mente eia Amedeo d i Savoia si trova invece ivi, Fondo L-14, busw ·111 , te!. n.2187 op., i'irmaco Amed eo di Savoia del 9.5.1939. ioo; !\USSME, fondo L- 14, busta 111, Operaz ioni Be/esci firmato A rnecleo d i Savoill del 27.5.1939. In appendice 37 . la map pa delle opera zion i nel Belesù. Anche i n Fondo N-7, busw l :i85. Completace il 16 giugno, le çolonne impegn,He nel ciclo del 13elesà vennero sub ito sciolte per perrnen.ere ai reparti di tornare nelle loro sedi d'origine. Due giorni dopo, l;i popolazione della regione soc.tomessasi ven iv,1 fatta oggetto d i angherie eia parte di predoni che la volevano p unire "per vers,nnenm armi facto ,1 noscre colon ne", come in AUSSM E. Fondo N-7, b usta 1385, tel. n.17112 firmato Nasi del 22.6.1939.
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lometri: un gruppo di predoni li attaccava e li derubava e de i 4 italiani che li guidavano solo due riuscivano a salvarsi; gli altri d ue venivano dati per dispersi100<\ Il 7 agosto , il LXX battaglione coloniale, adibito al presidio di Debra Uork con comandante il tenente colonnello Cocchini, uscito dal fortino con una forza di 327 gregari e 6 ufficiali, si scontrò, a sei chilometri da esso, con circa 100 ribelli comandati da Belai Zellechè J007 . Dopo aver iniziato il combattimento, vista la situazione si optava per il rientro, ma a 4 km dal fortino ven iva nuovamen te impegnato. Le p rime no tizie giunte allo Stato Maggiore1008 erano quindi di accerchiamento subìto dal battaglione e d i un conseguente, durissimo, attacco. All'appello mancavano 5 ufficia li, tra cu i anche il comandante, e una sessantina di coloniali. Il governo dell'Amara aveva imrnecliatamente disposto che ci fosse una reazione aerea a cui ne sarebbe seguita una terrestre, con una colonna costituita a Debra Marcos . Le spiegazioni di un tale fallimento erano da attribuirsi, secondo Nasi, a "insu fficienza cli servizi cli informazioni e sicurezza e , soprattutto, alla inopportuna decisione cli ripiegare" 1009 . Notizie su ccessive avevano poi confermato, una volta che il LXX battaglione era nuovamente uscito in ricognizione, la morte dei 5 ufficiali, .le cui salme erano state riconosciute sul terreno e recuperate . La risposta italiana era stata durissima: dopo aver inviato emissari in tutte le direzioni con l'invito scritto alla popolazione p er la sottomissione e la conseguente consegna delle armi, non essendoci stata alcuna risposta, tutti i paesi (Dima, Debra Dimonat e Ghedeb), che erano risultati in qualche modo collegati all'eccidio del 7 agosto, erano stati distrutti1010 dalla III brigata mossasi da Debra Marcos e guidata dal colonnello Amato, al comando di 3.000 uomini1011 • Qu esto avvenimento aveva dato vita ad una inchiesta da parte del comandante delle truppe dell'Amara, generale Quirino Armell ini, il quale aveva redatto, quasi d ue mesi dopo, una relazione esaustiva 1012_ In essa il generale, pur e logiando il grup po ufficiali che
w,v., i\OSSME, Fo ndo N-7, b usta 1385. tcl. n.15607 fi nrnuo i\mecleo d i Savui ,1 dell'S.6.1939.
">"1 AUSSME, Fondo L-J.4. b usta 111. Relazione su/fatto d 'arme di Oehm Uork del 7 ti.1sosto 1939, firmato col. Lu igi Amato del 15.9.1939. Q ui in real tà si sp ecificava che gli arn 1a1.i nem ici ernno in n ecta superio ritiì . no n 400 bensì 3.500; veniv,1no poi confermati i 5 u fficìal i dececlut.i e i co lon iali scendeva no a 37. I fo tti sono p resenti anche nel Fo ndo N-7, busta 1385, rei. n .22190 firmato Nasi ciel 9.8 .1 939. i (>» AUSSME, fondo 1-4 , busta 01 , l·'m memoric, per S.E. wpo di S.M. genem/e ciel 13.8. 1939. 1 ""' Nasi emanava sub ito una ci rcolan~ a rig uardo che i nseri,u110 in appendice 38. cnrne in AUSSME. Fondo L- 14, b usta 111, ci rcola re n .3258, Nes1'.,1ere ... 11cm ripieppre, fi rm,lta Nasi del 10.8. 1939. 10 10 l vi, J.'r0111en1oria del 28.8.1939. 1 11 1 c A l JSSMr., Fondo N-7, busta 1385, ccl.n .2} 116 firmato Nasi del '24.8. 1939. 1 11 • i AOSSME, Fond o L-14, busta 111, tcl . n.9708 op., Relazione s11lfallo d'tln ne d i Debm Uork, firmata Armelli ni ciel 2').9. 1939. La relazione è prese nte ,incile i n N-7 b usc<l 138 5.
1939 LE OPER./\7.IONI SI CONCENTR.At\C)
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quasi interamente si era immolato alla causa, puntava il dito sul modo in cui la battaglia era stata gestita: accusava apertamente il residente di Biccenà che aveva chiesto soccorso contro gli uomini di Belai Zelleché; a ciò si aggiungeva il fatto che si era tentata una ritirata, senza attenei.ere i rinforzi, equ esta non si era rivelata la scelta migliore. Causa cli cic\ molto probabilmente, il fatto che a combattere erano stati "paesani armati" e non truppe scelte; il battaglione infatti era formato da "gente presa per la strada" che, oltre a risiedere nei presìcli di Martula Mariam e cl.i Debra Uork, non aveva fatto nulla. Di simili battaglioni non ce n'erano molti, a Debra Uork la disfatta era avvenuta per "insufficiente inquadramento e difficoltà di esercitare l'azione cli comando e il control10 10 1:>. A ciò si aggiungeva il fatto che a risolvere la situazione eran o stati inviati ufficiali che "pare che a bbiano precedenti disciplinari in vario modo sanati". Una tragedia nella tragedia, se pensiamo che a settembre, ancora, nelle vicinanze di Debra Uork erano continuate le razzie eta parte di nuclei di predoni ai danni della popolazione sottomessasi agli italiani. Gli scontri erano continuati, causando al nemico centinaia di morti ogni mese. A ottobre si era deciso un ciclo cl.i polizia coloniale che avrebbe dovuto terminare il maggio successivo, diviso in 4 tempi: da ottobre a novembre 1939 ci si sarebbe concentrati contemporaneamente ne l Belesà e nell'Istiè; eia novembre a dicembre ci sarebbero state azioni nell' Acefer e nel Meccià; da dicembre a maggio 1940 ci si sarebbe concentrati a Danghila; mentre cl.a febbraio a maggio nell'Ermacciò . Questa "azione energica e persuasiva", iniziata ad ottobre, veniva vista eia alcuni come il motivo cli una rinnovata tranquillità. Emblematico, però come a fianco e.I.i questa nota si legga un appu nto vergato a matita blu: "Falsa rranquillità" 10 14 .
SCJOA
M.t:NS-i'vfARABl:."JJi:
Del Mens si era già parlato parecchio nel 1937, quando la rivolta aveva toccato lo Scioa, e anche gli strapiombi cli Zurhia Muhi non erano stati risparmiati. Alla fine dell'anno, Maletti, relazionando sulle operazioni attuate nel fVlens occidentale, aveva avuto modo cli accennarvi . Allora operante a Zurhia Muhi era la colonna I3oglietti , all'inseguimento del ca po Cheffeleu, ma il terreno w,:, Ibidem. '"M lvi, segrcco n.28 di pmt, Situaz ione A()! e regioni contermini al!ujìne di dicemhre 1939.
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ETIOPIA 1936-1940
non era certo dei migliori, a causa dei teITibil i strapiombi, appunto, delle cavità rocciose continue e difficili da raggiungere, anche per la rilevante mancanza di strade. Indubbiamente lo Scioa era ben lontano dal potersi definire pacitkato'° 15, come già detto, infatti, era qui che si trovavano alcuni dei più irriducibili capi della resistenza armata, primo fra tutti Abebè Aregai. Proprio per catturarlo, già dal 1938 si era ape1to un altro ciclo operativo nella zona del Mens-Marabetiè. L'avvento del nuovo anno aveva visto un'ulteriore operazionc1016: dal 13 marzo 7 battaglioni coloniali, 3 gruppi bande e 3 battaglioni di riserva, oltre a 4 battaglioni coloniali, 2 battaglioni granatieri e un battaglione Camicie Nere, un gruppo squadroni e alcune bande utilizzate per sbarrare le linee direttrici cli deflusso delle zone occupate dai ribelli, erano sparse su quella selvaggia regione. Già dal primo giorno di azione era avvenuto il contatto col nemico, attraverso la colonna Quirico e le bande Uollo, cd esso non era stato cosa eia poco, al 18 marzo infatti entrambe le parti contavano i propri morti: 27, oltre a 5 dispersi per gli italiani, 700 cadaveri accertati fra i patriots. Lo stesso Mussolini aveva dato ordini inequivocabili a Cerulli sul comportamento che i soldati italiani avrebbero dovuto tenere: Con vivo compiacimento ho preso visione cl.e! rapporto conclusivo su lla azione svolta per troncare ribellione Scioa . Memre mando mio e logio a comandante truppe, ordino che nessuna tregua sia data ai fuggiasch i, agli sbandati in modo che operazione sia veramente definitiva e assicuri, insieme colla simultanea azione politica, inizio epoca ordine e assoluta normalità in quella zona. Anche in vista situazione europea azione militare Scioa ha notevole importanza perché elimina speranze coltivate a Gibuti dai fuoriusciti abissini e dai loro ormai sin troppo palesi sostenitori. Ultimata e perfezionata azione Sci.oa, bisogna e liminare ribellione Amara 10 11 .
Lo stesso giorno Lorenzini comunicava a.i reparti operanti nella zona che comandanti, oltre ad occu pars i dell'eliminazioni del nemico attraverso azioni militari, avrebbero dovuto, insieme ai residenti, 1.
Ridare fiducia et sicurezza alle popolazioni accordando loro protezione et reprimendo inesorabilmente i soprusi.
10
" AUSS.tvlE, Fondo 1.-1 4, husw 111, Schema della silu.uziune polit ico mili/are dello Scioa al gennaio 1939 '" '" AUSSMF., Fondo 1'-7, b usta 1384. J rep;irti a disposizione del colonnello Lorem.ini erano le colonne
Qu irico, C iordano. Sora. Farello, Timo.ssi , Rolle. ""; ACSSME, rondo N-1 1, busta 4128, fascicolo 6, marcon igramma n.62796 firmmo Mussol ini a Cerulli ciel 21.3.1939
1939. LE OPERAZ IONI SI CONCENTRANO
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2. Accordare tutta l'assisLcnza necessaria ai capi distreno da me insediati perché possano svolgere fra le popolazioni mansioni loro spettanza. 3. Ottenere con opera costante il disarmo degli animi messici contro dalla propaganda ribelle, per addivenire al disarmo materiale et alla denuncia delle armi da parte dei detentori 10 18 •
Una relazione dei primissimi di aprile, ad opera del comandante Angelo Cerica e riassuntiva del pensiero anche dì alte personalità militari, conf-'errnava l'amara realtà e cioè che [... ] tutte le azioni militari, testè svolLe nel territorio ciel .IVlens-Marabetiè e tllltora in corso, hanno fall ito lo scopo principale, che era quello ciel d.isgregarnento risolutivo del la rivolta e dello spianamento alla pacificai:ione delle popolazioni 10 19 •
Le operazioni erano state ritardate di quasi una settimana per l'invio della banda Rolle in rinforzo a Chiarini e questo aveva causato la mancam:a di sorpresa tattica e qu indi il disgregamento dei grandi gru ppi dì Abebè Aregai, pronti a riunirsi successivamente in luoghi diversi. Inoltre non fu utilizzata l'aviazione e questo fu un errore da parte dell' lJfficio operazio ni per le Forze Armate: tanto per avere un' id ea, solo a ll e ore 19.00 del 13 marzo, data d'inizio del ciclo, il colonnello Piacentini , sottocapo di Stato i\faggiore, veniva avvertito con foglio n.1226 che la mattina successiva avrebbero avuto inizio le operazion i nel Mens, senza però che fosse specificato né lo schieramento delle truppe italiane.. né la posizione dei gruppi ribelli. Ciò s ign ificava che il comando superiore dell'Aero nautica non avrebbe potuto
.
disporre una tempestiva e concreta cooperazione aerea . Soltanto alle 10 del mattino del 14 si precipitava al comando superiore dell'aviazione un ufficiale del comando superiore FF.AA. che chiedeva l'urgente intervento clcll'aviazione [...]
10 20
•
Le manovre erano iniziate poi in ritardo e questo aveva lasciato un certo agio alle schiere nemiche. Per Cerica le perdite subite dagli etiopici non erano state certo rilevanti: 10 18 10 19
l<l2<'
AUSSME, ronclo N-11. busta 4128, fascicolo 6, ccl. n .118/ M. fi rmam Lorenzini del 21.3.1 939. ACSS1vlF., r o nclo L-14, b usta 111, SeP,rctt(,simo, finnato col.com.Cc ric;i d<d 3.4.1939. Ibidem.
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E'f'IOPIA 1936-1940
la maggioranza sono state causate dall'aviazione e fra esse, come sempre ac:cacle, trovansi anche non c:ombattenti, ma semplici portatori, donne, bambin i etc. che seguono le formazioni ribelli. Per notizie avute dai miei dipendenti elevo ritenere esagerato il c:omputo delle perdile avversarie, quale risulta ufficialmente . [. ..) Al settore di Debra Brehan risultano versate[sicl, semplicemente, 27 fucili. Un tale limitato numero cli arm i è, invero, poco conciliabile col numero segnalato di nemici che sarebbero stati uccisi. Dove infatti sarebbero anelate a fini.re le armi cli tutti i ribelli uccisi? Evidentemente o sono state asportate dai superstiti, il che dimostrerebbe che questi non si sarebbero ritirmi, in stato di rotta, sotto la violenta pressione delle truppe, oppure che le perdite non sono state effettivamente constatate, ma valutate con esagerazione dai comandanti cli reparto 102 1. A questa relazione si aggiungeva poi q uella di Tedeschini Lall i, in cui si confermavano le linee base della precedente 1022 : c'era stata certamente confusione e q uesto non aveva permesso all'aviazione d i supportare l'esercito corne avrebbe dovuto. In ogn i caso, l'attività svo lta dall'arma aerea dal 14 al 30 marzo, l'aveva vista impegnata in 9 ricognizioni offensive, 28 bombardamenti, 2 sbarramenti "C": 17.560 kg cl i esplosivo erano stati lanciati e 423 colpi di mitragl iatrice sparati. La manovra di accerchiamento aveva mancato nel suo elemento principale: la sorpresa e quindi era stata un fallimento, come avevano testimoniato anche i 600 ribelli segna lati a Casset-Tabuor il 16; i 600 nell'alto Ciacià il 17 mattina; i 500 a t'Vledani Alem il 18 .pomeriggio; i 500 nel Tegulet il 23 cli quello stesse mese e i 500 a Ciaffa Mariam il 30. Il grosso dei ribelli di Abebè era potuto scappare per poi ri costituirsi in gruppi più piccoli, ma ugualmente pericolosi. Il 31 marzo il Comandante Superiore delle Forze Armate Cavallero lasciava la direzione delle operazioni al comandante del .settore 1° 23 : dal 1° aprile il colonnello Lorenzini, ormai pronto, prendeva in mano la conduzione delle operazioni nell'Ancoberino : con lo scopo d i "rintracciare e annientare le formazioni ivi rivelatesi'' 1024 e , ovviamente, catturare il "noto
1021
Jbidein, si consu lti in appendice 39 la mappa operazion i. AUSSME, fondo 1.-1 4, busw 111, Segretissimo n.5')48 op, fi rma to Tcclcschi ni I.alfi del 5.4.1939. '°2~ AUSS1v!E, fondo N-1 J , i>usta 4 I 28, foscicolo 5, marcon igrnmma n.1602 firmato Cava llero del J0 A .1939. Si veda anche ASDMA!, I l , posiz. 18'1/56, fascicolo 272, tcl. n.328597, le P,esta del balambcm,,s Abebt! Are ,gai dal geHnaio 1938 ad oggi, firmato de l\iase per il Minisrcro delrAOI-Uficio Milirnre cl<-! l 22.3.1 940. Sulla vira c;olon iale cli Lorcnzin i si legga and1e G.C. Stella e P. Lorenzini, 30 anni d 'AJ/ìica, Tip.i'.:moui, Ravenna, 1996. ,o,., ASDM!\J, 1/Jid., m:1rconigrn mma n.1601 fi rma to C1vallem a Lorcn7.ini d<-!1 1°.4.1939. 1022
1939 LE OPERAZION I SI CONCE>ITRANO
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capo'' A.bebè Aregai. L'azione dei reparti non avrebbe dovuto subire alcun tipo cli pausa, se si voleva ottenere qualche risu ltato. Ad aprile i gruppi Farello e Sora si erano spinti nella zona di Zurhia Muhi, nel cuore del ìVlens, all'inseguimento "di una grossa formazione ribelle, seguita e.la donne e bestiame che si rinchiude in alcune caverne" 1025 . I primi due giorni le perdite nemiche erano state valutate cli 500 uomini, mentre se ne erano sottomettessi un'ottantina. li 20 aprile il risultato delle operazioni condotte nella caverna "Sora" veniva valutato cli 924 uccisi, contro i 17 coloniali da parte italiana1026 . Ma vediamo nello specifico tutta l'operazione. Un telegramma del 5 aprile informava delle azioni compiute eia Farello e Sora. GRUPPO 8ANDE F /1R.liLL0 102 ì
A fine marzo, tra il 26 e il 27, il Gruppo Bande Parelio aveva iniziato l'assedio cli una grotta a Gbirid in cui si trovavano circa 120 armati fra i migliori cli Gheffaleu e Ligg Ghesacciò, dopo averli agganciati in zona Lalomedir-Ghirid e quando il 30 rnarzo Cavallero aveva chiesto il suo spostamento ad Alio Alnba, affermando che sul Mens e nella zona e.li Zurhia N.luhi sarebbero ritornati poi1028, Lorenzini lo ,wcva negato con la motivazione che l'allontanamento di Parelio avrebbe bloccato una situazione che, invece, si stava risolvendo'°29• Nei giorni precedenti i guerrigl ieri rifugiatisi nella caverna affermavano "di non volersi arrendere a nessun costo" 1030: in termini militari questa scelta segnava il loro destino. La notte fra il 3 e il 4 alcuni d issidenti attuavano un tentativo di fuga disperato ma inutile, in quanto venivano freddati all'uscita della grotta 103 1; il pomeriggio l'entrata veniva forzata, causane.lo la morte di 56 bri-
AUSSM r., Fond o N-7, b usta 138'1, segreto 2593 di prot. , Situazione AO! e contermini allajìne di aprile 19.'39, Ministero dell a Gu erra, Comando di SME. Ufficio Operazioni Il. 1" 2<• AUSSME, Fondo 1-04, busta 01 , Promemoria per il wpo di Stato Magp,iorn generale cld 20.4. 1939. 102 '
" ' 27
Si veda l'interessante cestimoni;in:m del diario cli f ,u ello, in A.Del !:loca, I.e bande 'irregolari indigene
a cuccia di pmt-igiani in Etiopia, in "Studi Piacentini", n.ll, 1992. 1028
!\USSME, Fondo N-11, busta 4 128, fascicolo 5, 111arconigramm,1 n .1 552-0p. firmato Cavallero a Lo-
renzini ciel 30 3 1939. 102') AUSSiVJf,, Ibidem, tel. n.295/ M. Fi rmato Loren:t.ini a Cavallero del 30.3.1939. Vi mandarono ;illora il IX batwgli one Renzulli cl.i Debra 13erhan. Al suo seguito anche il famoso giorn,tl i:;ta Curzio l'vlabparte. "'·"' A.Del Roca, Le bande irregolari ind(~ene a caccia di pc111igiani i n Etiopia, cir., p.15.l '"·" AUSSME, Fondo N-11 , b usta 1128, fascicolo 5, fono gramma n. 332/ M. firmato Lo renzini .i Cavallero ciel ,4.4 _1939. I dati coincidono con quelli forniti dallo stesso FareIlo nel wo diario: "!...I i ribelli, esasperati cl,1Jla sopravven uta mancanza cli di viveri e dalla penuria di acqua, co n nutrito lancio di bombe a mano e t:.ivoriti clall'oscu rità , su pernto di :;lancio il b revissimo trauo che li divideva dalle nostre linee, si lanciavano contro i nostri mitrnglieri apposcati e vigili. 1.'irn mecliata reazione dei gregari stroncava il tentativo e con una barriera di fuoco inchiod ava ,d terreno i pochi sc,m1pati.( ... ) L:1 breviss ima azione fu pa rticola rmente cn,cnta sia per l'oscu rità si" per la quantit:'t di uorni ni amrnassaw in uno spazio ristre1.cissimo ed in fi ne p er la quantità cli bombe J,111da1e clai ribelli", come in A.Del 8oca, I.e bande irregof{lri ill(J~~ene a coccia d i parligit1n i ill Etiopici, dl., p.l 54.
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ET IOPIA 1936-1940
ganti, tra cui anche il capo Ligg Ghesacciò, e la cattura di 62 donne e 58 bambini, oltre che un buon bottino di armi e munizioni10:12 . Il rastrellamento della caverna veniva sospeso perché gli uomini delle bande erano troppo stanchi e c'era troppo fumo prodotto dalle fiaccole 1033; comunque la caverna veniva descritta come "veramente enorme con varie diramazioni, nicchie et rifugi profondi"10>"1. Il giorno dopo Lorenzini impartiva l'ordine a Farello per cui, una volta terminata l'esplorazione della grotta, donne e bambini sarebbero stati accompagnati a Laizebur, mentre Farello avrebbe dovuto recarsi a Cimas 1035. T.'8 aprile, nel suo diario, il capitano Farello confermava le parole di Lorenzini: Al presidio cli Tamauons, come da ordine ricevuto dal Col. Lorem:ini, vengono versati 54 fucili <.:accurati, 6 prigionieri risparmiati per mancanza di prove, 63 donne, fra cui le note uizerò, 44 ragazzi. Inoltre vengono sgombrati tutti i nostri feriti ed i nostri ammalati che per i disagi degli ultimi giorni ecl i 5 n1esi di operazioni trascorsi, sono aumentati di numero in brevissimo tempo. Dopo prelevamento viveri la colonna ripre nde la marcia verso Cimas, nuovo obiettivo assegnatoci dal Col. Lorenzinr10-16.
Cavallero, vista la situazione, aveva proprio in quelle ore proposto che tutta la zona ciel Mens fosse organizzata in una fitta maglia di presìdi posti a cavallo dei cinque fiumi che la solcavano, per poi essere attraversata da una migliore rete stradale. I p resìcli non necessariamente dovevano essere definitivi, avrebbero tranquillamente potuto essere temporanei, mentre le piste nuove li avrebbero dovuti collegare 1037: in questo modo sarebbe stato più facile controllare quell'impervio territorio e la pacificazione sarebbe stata più a portata di mano. Lorenzini rispondeva che il battaglione Uork Amba era già al lavoro e che aveva costru ito 15 km "d i ottima pista" da Ghinna Agher verso Sciolà Gheveà, mentre il 763° battaglione CC.NN. si stava dando da fare sulla autopista Ghinna Agher-Abieghedam-Uorkfeliè MicaeJ1°38. 1032 AUSSM E, Fondo N-ì, busta 1385, rei. n .6624 r roL ri rrm110 Amedeo d i Savoia del 5.4.1939. Si veda anche AUSS1vl E, Fo ndo N-11 , busca 4128, fascicolo 5, marconigrarnm;i n .350/ M. firm ato lorenzini a Cavallero ciel 4.4 1939. ,o:n la q uescio ne d el fumo delle foi ccolc è confermata anche eia l\ 1rello, in A.Del 13oca , Le bande bregolari indigene a cacC'ia di parNf!, icmi in Etiopia, cit. p.154. ,ù.;,, AUSSlvlE, fondo N-11, busu14 128, fosçicolo 5, fonogramma n.296/ M. firmato Farello a l..o renzini del 4.4.1939. 103 ~ AUSSME, fondo N-11, busca 41 28, fascicolo 5, m,1rcon igrnmma n.354/ M. fi rmato l.orenzini a Farello d e8 44.1939. 6 '"·' A.Del 13oca, Le bande irregolar i i ndigene a r;cu;cia di parliMicmi in Eliop ia, cit., p .155. 0 7 • ~ A USStvJE, fondo N-11 , b usta 4128, fascicolo 5, marcon igramrn;i n .9276 firmato Cavallero a l.orenzni d el 54. 1939. 1 1 " · " AOSSME, fondo N-ll , busta 1128. fascicolo 5, fonogra mma n .370/ M. firm ato Lo renzini a Cavallero ciel 5.4.1939.
1939 LE OPERAZIONI SI CONCENTRANO
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Ritornando a Farello, Lorenzini comunicava a Cavallero che anche il 6 aprile l'ispezione della grotta era continuata e che "nelle d iramazioni tortuose alcuni ribelli oppongono ancora resistenza" 10j~\ anche se in serata essa era stata comp letamente scandagliata1°40 . Parelio il 7 completava l'assedio, facendo altri 17 uomini e 10 donne prigionieri. Il Gru ppo Bande proseguiva, come già detto, per Cirnas, dove rimaneva per qualche giorno per rifocillarsi e per muoversi poi alla volta di nuove operazioni. BAffACT.lONE SOJ<A
Il 2 aprile la colonna Sora, formata da IV, XX e XXXIV battaglione, veniva segnalata a Quella, all'inseguimento degli armati di Abebè Derrè, mentre il 3 aprile lo stesso colonnello scriveva a Lorenzin i: Accessibilità ingresso caverna facile at valle ma battllto ambedue versanti. Al monte 50 melri parete strapiombante. Bocca caverna larga circa 40 metri habet labbro superiore at tetto. Labbro inferiore in muro at secco che spero ahbanere con artiglieria. Nostre lruppe at meno di 50 metri. Tenlativo consiglialo che posso effettuare senza poterne precisare per ora l'esilo che però credo favorevo le. Comunque occorre che miccia sia accompagnala con almeno 400 metri corda manilla onde tentare messa at posto anche dall'alto 1w. 1•
Lo stesso Lorenzini avvisava Cavallero che Sora aveva "bloccato forte gruppo armati Tesciommè Sciangul in una grotta Caià Zeret" 101i2 e aggiu ngeva che la grotta era colma d i cereali e provviste; e che sarebbe stato utile poter disporre di lanciafiamme per stanare il nemico. Il 4 aprile il nucleo assediato • dal tenente colonnello Sora faceva uscire dalla caverna in cui si trovava un centinaio di capi cli bestiame che venivano abbattuti all'uscita. Dopo questo partirono trattative per la resa 104 \ Lorenzini impartì ordini chiari in proposito a Sora, oltre che a Farello, in quanto in questo caso gli ordini furono gli stessi: l.. .J Condizione resa at ribelli bloccaci est salva vila et libertà immediata per gregari. Tescio01rnè Sciancut e Ligg Ghesacciò lihenà condizionala ar sotto,,:,.w Al JSSME, fondo N-11, b usta 1 128, fascicolo 5, fonogramma 383/ M: fìrm,110 Lorcnzini a C.1vallero elci
6.4 1939 1010
AUSSME. fondo N-11, bust:1 4 128, fascico lo 5, fonogramma n ./411 op. lìnn ato Lorcniini a Cavallero
ciel (,./4 .1939. "''' AUSSME, fondo N-11, b usta 4128, fascicolo 5, fonogramm,1 n:J25/ M. firmato Sora del 3.4.1939. L:1 parte so 11o lineata è, nel telegramma origin,1le, c::rnce llata, anche se. perfertamcnte leggibi le. '" " Ivi , rnarconigrn mm:i n. 1174/ op. fi rm,Ho l.orenzini a C.1va!lero d el 3.4.1939. " "·' A USSME, Fondo N-7, busta 1385, tel. n.6624 prot. tìrm,uo Amedeo cli Savoia del 5.4.1939.
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missione Abebè Sciancut con suo nucleo et armati Ghesacciò et fitaurari Oantom ancora la1iranre 10H .
Il 6 aprile Lorenzini comunicava a Cavallero che la notte del 5 esigui gruppetti di combattenti avevano tentato dal basso Uacit cli attaccare i reparti italiani per distoglierli dall'assedio della grotta e liberare i compagni che vi rimanevano dentro, ma essi non riuscivano nell'operazione H>• 5. Poco dopo, al tenente colonnello Sora si presentavano clero e popolazione locale per esternare la loro soddisfazione causata dall'assedio al "noto brigante" Tesciommè Sciancut: il nemico addirittura gettava "fuori dalla caverna vari cadaveri"1046; la notte del 7 altri ribelli gu idati da Abebè Sciancut tentavano di forza re l'assedio senza riuscirci 1047 . A quel punto i Paesani Caia Zerct esultanti essere stati liberati odiosa presenza brigante Tesciommè concorrono spontaneamente at lavori per costruzione fortino quel presidioJ 048 .
Il 10 aprile Lorenzini scriveva a Cavallero, dopo che il 9 la grotta e ra stata ipritata: Continua assedio nota caverna. Da ultime informazioni aggressivi non habcnt fatto risultato positivo causa difficoltà immissione interno cave rna per sbarramenti successivi at muro costruiti nell'interno caverna stessa et per insufficiente quantitativo mater.i ale disponibile data ampiezza caverna et sue diramazioni 1049.
10-H
AUSSME, fondo N-11, b u~ta 4128, fascicolo 5, marconigramm.i n.339//v.l. firmato l.orenzini a Sora del
4.41939. 1M '
AUSSME, fondo N-11 , busta 4 128, fascicolo 5, fonogram rna n.383 op. lìrmato Lorenzi ni a maggiore
Soli del 6.4.1939. ,,w, AUSS1'-'.IE, fondo N- 11, b usta 4128, fascicolo 5, fonogramma n.411 op. firmato Lorenzini del
,l C;1v:11lero
64 1939.
,<>1 7 AUSSME, fondo N-11 , b usta 4128, fascicolo 5, fonogramma n.431 op. firmaw L-oren zini a Cavallero dell'8.4.1939. Si veda anche in aggiunt:1 AUSSM r., Poncio N-7, b usta 1385, te!. n.9269 firmalo Arnecleo cli Savoia cle ll'8.4.1939. ,o,s i\USSME, fondo N-11. b usta 4128, f:ois<;icolo 5, fonogramnw n.1283 op. firrna10 Lorenzin i a Cavallero
clell'l l.4. 1939. 1019 AUSSME, fond o N- J l, b us ta 4128, fascicolo 5, fonogr:1mma n. 1259 op. l'irmato I.orenzin i a Cavallero ciel 10.1.1939. La frase è ça ncellaca con un tratto di penn:~. M. Domi nion i in nota r iconduce questo telegn1mm:1 a.Ila firma di Cavallero, immaginiamo che sia u na svista, in M.Dominioni, Lo sfascio dell'imp(lro. op.d i.., p.337. li clegiac Tesciommè Scianctll, dopo la liberazione divenne governatore di Debra Sina e rilasci<'> una testimonianza a pro posi!O affermand o che i l gas venne cab ro d all'alto con dei b idoni poi fa ui <esplodere. La sua 1estimonianz:1 però è con fusa e non coincide con quell.1 fornita d:1gli i1al iani, in lt l'ankhu rst. L'inedilCI ws1imo11ianza di lr<1 patrioti eliopici. in "Studi pi,1cenli ni'', n.27, 2000.
1939. LE OPEl{AZ !ONJ SI CONCENTHANO
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Se ci atteniamo a questo documento, come ci siamo attenuti a tutti gli altri, i gas toss ici non avevano funzionato. L'J ·1 a prile i restanti nella caverna avevano fatto l'ultimo disperato tentativo e.li fuga, ma "nessun ribelle è sfuggito meritata puni:lione"1050: si pensava che il "famigerato" capo Tescio mmè Sciancut fosse morto inseme ai suoi 282 ribelli riniasti "sul terreno", in realtà era fuggito insieme a una quindicina di uomini 1051 • All'uscita furono ,isparmiate 153 donne e 135 bambini. Sora procedeva nella bonifica dello sbarramento fa uo, perché nella caverna si diceva si trovassero ancora uomini in armi, oltre che mo rli, feriti e munizio ni 1052. Il 13 aprile Sora iniziava l'esplorazione della caverna: in quell'occasione venivano uccisi altri 42 uomini, tra cui anche alcuni disertori, inoltre si trovavano 52 fucili , 146 lance, 92 scimitarre, 3 pistole a rotazione, una Heretta semi-automatica e un ingente quantitativo di munizioni: non era certo stato un assedio a dei disannati 1053. O ltre a ciò ve nivano rinvenut.i documenti impo rtanti cli cui no n ci è d ata sapere la prove nienza e l'oggetto. Durante l'esplora7.ione della caverna ve nivano scoperti altri cadaveri e per questo Si prevede che fetore cadaveri e carogne impediscano portare a compimento esplorazione. ln questo caso caverna sarà ostruita foc:c..:ndo brillare delle mine. Risparmiate altre 12 donne e 9 bambini 10 5~.
Fino a quel giorno ve nivano accertati 800 cadaveri, mentre continuavano 1850 AUSSME, fondo N- 11 , busta /4128, fascicolo 5, fonogr.1mma n.1276 fìrma10 L(lrenzini a Cavallero dell' l 1./4. 1939, lo st esso d1c si trova in AUSSME, N-7, 1cl. n .9824 lìrmato Amedeo d i Savoia del 12.4. 1939. 1051 In AUSSME, fondo N-7, bust:1 1388, fascico lo Variesj trova un fogliello manoscritto sen7.a firma, luogo e data in t'u i si dice c ht.:: "Nel mallino ne ve nivano fucil:Hi t·irca 800 d 'ordine del (;ovcrno Generale". li documento indubbiamcme va 1enu10 presente, ma darlo per ceno è u n rischio d1t.: non ci sentiamo di correre. '""' AIJSSME, fondo N-11, busca 4 ] 28, fasdcolo 5, fonogramma n.12')') firm,ito l.orcnzini a Cava ll ero del 12.4.1939. li luogo d ell'azione veniva quindi bonilìcaco; o ltre a questo pa rticolare importante non ci sono dati ufficiali che avallino l 'ipotesi che l 'u1ili;,,.zo dei gas ahhia ucciso anche una sola persona. Né nel momenco in cu i si è usato e neppure ne i giorni successivi, visto che lì, a pochi melri, operavano le stesse 1rupre iwli,1ne. ,on AUSSME, fondo N- l 1, b usw 4 I 28, fascicolo 5, fonog111m1Ha n.1322 o p . firmaw 1.orenzini a Cavallero del 13./4. 1939 e in A I JSSME. fondo N-7, busta 1385, tel.n . 9838 firmato Amedeo d i Savoia del 13.4.1939. Anche in N 7, bust a 1386. rns., Al lSS1VIE, fondo N 11, b usta 4'1 28, foscicolo 5, fonogramma n.'1 352 O[) . firmalo Lorcnzini a Cavallero del 14.4.1 939 e in A USSME, Fondo N.7, husla 1385, tel. n.1011/4 firrnaco Amedeo di Savoin d el 15.4.1939. M. Dorninioni scrive a pro1xisim di questo 1clegr.1mrna: "Avendo questa (la grolla) svariate r.unificazioni, l .orenzini pensò allor;1 d i far brill:ire l'ingresso per rinchiudervi una volta per cune i sopra vvissuti <lato che l'aria malsa na ;ill'inlerno no n [)t~rrnetreva di rascrellare H fondo corridoi e cu nicoli" in M. Dorninioni, I.o .~fascio dell'i111JJe1·0, dc., p.213. (Juesta è l,1 rk'oscruzionc tk::lr:rntoR', in quanto no n ci sono tck:gmmmi che diano la notizia come cos:i avv.:nuta; anzi: Sora lasdì, a Caia Zcrel il tenen1e Hrugnara, t·orne ved remo era poco, p erché, una voha tenninate le esalazioni mefitiche procione dai t':ldaveri all'interno di essa, egli procedesse con l'ispezio ne.
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a ve nir risparmiate donne e bambini e gruppetti cli armati si sottomettevano al colonnello Sora 1055 . La caverna era talmente ramificata che il 15 aprile la sua esplorazione non era ancora terminata, oltre al fatto che alcuni guerriglieri resistevano ancora in gallerie secondarie dietro a barriere di cadaveri: come ad esempio il capo Abe bè Regnà, con "oltre 30 armati che si difendono con bombe a rnano"'056 . Sora rendeva note le cifre dei morti nemici dall'inizio dell'operazione , il 3 aprile, fino a quel giorno: Banditi uccisi in campo aperto et nella grotta 924. Catturati 360 tra donne e ragazzi. Armi catturate un fucile mitragliatore; 188 fucili; 5 p istole; 536 tra curadè sciabole et lancie; munizioni varie 4.500 1057 •
Contro i 17 coloniali morti, e i 59 fe riti, compreso un ufficiale. Il problema delle esalazioni prodotte dalla massa di cadaveri era serio: Lorenzini infatti comunicò che, vist.a la situazione, l'esplorazione sare bbe stata completata appena possibile, grazie all'opera del sottotenente Brugnara che sarebbe 1imasto lì, insieme alla sua banda del Marabetiè w58. Inoltre da Zurhi.a Muhi. arrivavano continue segnalazioni. di nuove sottomissioni, come quella del 25 aprile: L.. J altra sottomissione Zurhia Muhi 35 armati fucile incorporati costituenda banda che ha già raggiunto centinaio armati tutti sottomcssisi. Da nota caverna già espugnata da tenente colonnello Sora usciti ancora vivi 4 ribelli con altrettanti fucili e 400 cartuccc 1059• '" 55 AUSSME, fondo N- 11, busta 4128, fascicolo 5, fonogramma n. 1352 op. fin nato J.orenzini a Cava llero del H.4.1939. ' " 5'· AUSSME, fondo N-11, b usta 4128, fascicolo 5, fonogramma s. n. firmato Lorenzini a Cavallero cie l 15./4.1939 ,os7 AUSSME, fondo N-11, busta 1128, fascicolo 5, fonogramm,1 n .1379 firmato Lorenzini a Cavallero del 15.4.1939, come in AUSSME, Fondo N-7, busta 1385, td . n.10121. firmato Amedeo cli Savoia ciel 16.4.1939. Gli sLessi dati si trov:1110 and1e in AUSSMA. Fondo AOI, busw 12, tel. n.6153 firmato Ted eschini Lalli del 1° 5.1939. aos,; AIJSSME, rnnc.lo N-1 1, hus1.a 4128, fosçiçolo 5, rnarco n ig ramrna n.464/M. firn1.1tu Lorenzini ,1 C tv,11Jero del 16.4.1939, lo stesso si trova in /\IJSSME, ronclo N-7, busca 1385, 1.el. n. 1032 1 firrnaco Amedeo d i Savoia del I 7.4.1939 ww AUSSME, Fondo N-7, busta 1385, ce l. n.11161 firmato Amedeo cli Savoia ciel 26.4.1939. Questo daco dei ribelli che, una volta so ttomessisi, entra no a fa r parte delle bande è p resente anche nei d iari storici dell'Aeronautica: "l. ..l A Dob,ì si sono sottomessi 43 ribelli armati e a Zu rhia [sic] M uh i 35 ribelli che sono sw ti incorporati nella coscituenda banda". cfr. AUSSJVl.c\, Fondo AOI , busca 12, Resocon10 del 2 1-30aprile 1939. E ancora, il viceré informav,t Rom;i che "I... J nostr;i b,mda Ctia Zeret recencementc costituita con nuovi sou<.ur1essi scontw wsi con nucleo ,1rm;it(, in AUSS,v.!E, Fondo D-6, DS 87, re i. n. 11710 firmam Amedeo di Savoia d el 3.5.1939. Il documento rn;rnosc.: ricco clae riponiamo è c.:h i,1ro in propos ito: "L;i grotta venne, per primi, ac.caçcaca dai socLoLenenLi Brugn:m.1 e Giardina, su intùrmazion i d i g regari dell e loro bande ex ribelli'·. l'er le stmisriche dei morti , d elle perdite si veda in appendice 40, eia N-11 , h11s1a 4128, fascicolo 6.
1939 LE OPERAZIONI Sl CONCENTHANO
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La questione dei ribelli che, sottomessisi, entravano a far parte di bande già rodate o cli nuova costituzione è estremamente interessante non solo nel momento in cui ci si appresta ad analizzare le differenze fra il metodo "Graziani" e quello "Amedeo di Savoia", ma anche perché essa contribuisce a invalidare le tesi di tutti coloro che si sono scagliati in toto contro l'operato dell'esercito italiano. A testimoniare questo nuovo metodo di approccio è un telegramma successivo ai fatti di Zurhia Muhi, sempre di Amedeo cli Savoia e risalente a confliLto già iniziato: [. ..] TI componamcnco delle truppe amariche, con1poste, fra .l'altro, da molti ribelli sottomessisi negli ultimi mesi [sottolineato dal viceré] , è stato ottimo su tutta la linea e tale eia far considerare rinforzati i legami cli disciplina e obbedienza al Governo. Significativo il fatto , già messo in rilievo, che, per le operazioni in Somalia, il Settore cli Debra Brehan - cioè quello più delicato - è stato quasi completamente sguarnito ed ha fornito gran pa1te degli ascari della Brigata Lorenzini a Berbera e l'ordine pubblico è stato mantenuto, anzi si è migliorato, con la presenza di un minimum cli forze, in prevalenza costituite da bande locali e eia paesani armati: fra tutti questi una buona percemuale di sottomessi di quest'ultimo annow60. CitCCIAMÒ
Già a gennaio nella zona e.lei Cacciarne'\ posta nel settore occidentale del governo dello Scioa, degli operai italiani erano stati attaccati da briganti e uccisi; quando la banda della vice residenza si era mossa per intervenire, era st.ala a sua volta attaccata da un robustq gruppo cli predoni che l'aveva costretta, nel giro di breve tempo, a ripiegare sul fortino e.li Cacciamò. Questo avvenimento aveva convinto i vertici a organizzare quanto prima un ciclo "epurativo". li 9 marzo era iniziato il rastrellamento della zona di Cacciamò, ad opera delle truppe e.lei generale Ma1tini, contro due gruppi separati di guerriglieri: il primo in zona Dansè, facente capo a Chebbeclè Busunesc e forte e.li 800 fucili; il secondo nel Bitiè, di 500 uomini agli ordini di Dufferà Giarn Ailè 1061 . Operazioni queste veloci, in quanto esse si erano concluse il 19 dello stesso mese. In dieci giorni i morti da parte nemica erano stati 243 contro 30 italiani. Nonostante ciò, a ridosso dell'inizio del ciclo, i telegrammi tra Mattini e Cavallero, sull'utilità o meno di distruggere gli abitati, erano stati fitti. Sul problema dcll'abballimento e.lei tucul Cavallero si era fatto sen-
1<:<,:> AUSSME,
Fondo L- 14, busta 11 J, l<~I. n.789955 di pmr. firmaw Amedeo d i S.ivoia elci 21.8. .l 940.
""' AUSSM E, Fondo N-7, busta 1385, 1el. n .5629 firrna1.0 Ccru lli d el 22.3.1939.
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tire con un telegramma del 10 marzo del 19391062 , preceduto dal divieto assoluto di incendiarli da parte cli l'vfartini1063. ln agosto Nasi aveva scritto una relazione in cui affermava che, nonostante la propaganda anti-italiana fatta dagli stranieri, la situazione politica dello Scioa stava migliorando: erano stati uccisi parecchi pettriots, anche di un certo rilievo, nelle operazioni dei mesi precedenti, era stato attuato un recupero immediato dei beni razziati alla popolazione e molti s i erano sottomessi. Questi elementi avevano "determinato nel campo della ribellione un senso cli stanchezza e scoraggiamento che trapela da mille segni"w<,,c alcuni dei maggiori esponenti della rivolta, sempre secondo Nasi, avevano iniziato a cambiare atteggiamento nei confronti ciel governo italiano, chiedendo delucidazioni riguardo a loro eventuali sottomissioni, quando prima, invece, rispondevano alle lettere con ingiurie. Nasi aggiungeva poi un particolare interessante: il 30 agosto, ciel resto, lo stesso /\bebè Aregai ha risposto con l ettera molto deferente al sottoscritto - che lo aveva invitato alla sottomissione - clirnostrandosi propenso e solo chiedendo un armistizio per potere convincere i suoi 106'
.
È molto probabile che questa fosse una manovra per p rocrastinare i tempi in attesa d i vedere come si sarebbe messa la situazione mondiale, ma era sicuramente u n passo mai fatto prima dal grande capo partigiano. Nasi, cPaltro canto, dava per scontato il fatto che, se l'Europa fosse entrata in guerra, una diffusa recrudescenza dei focolai etiopici sarebbe stata inevitabile: essi avrebbero molto probabilmente tagliato i viveri alla capitale attraverso pesantissime minacce ai paesani che la rifornivano; avrebbero fatto propaganda d'ogni sorta per attrarre dalla loro le truppe indigene ("il nostro tallone d'Achille"); avrebbero isolato ed attaccato i presìdi più deboli. Lo schema cli cifre che Nasi riportava era emblematico cl i una situazione migliorata certamente, ma assai lontana dalla pace: scontri e combattimenti tra truppe e ribelli .......... .................... 47 razzie dei ribelli a danno dei paesani (18 recuperate) ..... .. ..... 56 w<,i "Richiamo vostrn auenzione su incendi lllcul ieri rilev,iti d,i aviazio ne nella ;,,ona perc.:o r:;a da vostre colonne.", cfr. AUSSME, ronclo N-7, b usta 1.387, tel. n.1159 op. firmato Cavallero ciel I0.3.19:\9. iO<'.ò AUSSME, fondo N,7, busta 1387, Le i. n.n45 M., firmato Martini dell'8.3.1939; per i! risuhato della operazione si veda anche Fondo N-7, busta 1385, te!. n.7146 lìrm:.110 Cerul li dd 15.3.1939. 1 1 06- AUSSM.E, Fondo L- 1/4 , busta 111, Segreto, Gouemo dello Scioa, Nelaz-io11e politica c,gosto 1939, lìrmato Nasi del 31 ,1gosto 1939. 106s Jbidl'nn.
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nostre perdite nazionali (ufficiali feriti) .......... ... .......... ..... .......... 3 nostre perdite indigeni (morti e feriti) .............. ................. .... .156 disertori con armi ..... ................... ............... ..... ................ .......... 15 perdite ribelli (morti) ....... ................... ................. ..... ................ 506 fucili catturati e rastrellati ...... ... ............................................... 710 sottomissioni ................ ...................... ..................... ................. 621
CONTRO GHERARSÙ
Già clurantr.e la rivolta dell'estate 1937 il balambaras Gherarsù aveva fatto la sua apparizione, partendo dai territori ciel Galla e Sidama per raggiungere quelli dello Scioa. A metà ottobre di quell'anno, infatti, era stata segnalata la sua presenza per le continue razzie ai danni dei contadini pacifici 1066: come ogni capo della resistenza, egli non aveva domicilio fisso e si spostava rapidamente da un nascondiglio all'altro. La tecnica, confermata dal balabat di Chabòrn67, era quella di dividere il suo seguito in gruppi perché potessero effettuare atti cli brigantaggio contemporaneamente. È particolare il fatto che quasi in tutti i telegrammi di questo periodo Gherarsù venga nominato come brigante e non con come capo politico-militare. ln novembre, come già visto, egl i si era reso colpevole di un terribile attacco alla banda Soldatini, avanguardia della colonna I3elly, nei pressi di Ambò. Sempre in quello stesso mese il colonnello Molinero aveva telegrafato a Geloso la richiesta del grasmac Taffesà per uno scambio da farsi tra due operai catturati dai suoi ribelli e tre vicinissi.mj di Gherarsù, rinchiusi nel campo di concentramento di Ginuna1068 . Geloso e~·a dubbioso sull'atteggiamento da tenersi: combattuto fra il non trattare a nessuna condizione col nemico e il salvare la vita a due connazionali, anche se le persone da scambiare erano affini del noto capo etiope. Il problema, però, era forse dato più dal fatto che i tre prigionieri in questione erano stati rinchiusi nel campo di concentramento senza essersi macchiati di nessuna colpa, ma solo a scopo precauzionale. All'inizio del 1938 il capo dissidente circolava nel settore di Ambò, probabilmente sui monti Gibatti, intento a razziare le popolazioni che gli si rnM, A USS1v!E, Fondo D-6, DS 70, tel. n.161 firmato Belly del 19.10.1937. La notizia è <.:on fermaw i n AlJSSMA, l'ondo AOI, busta 17, Di,1rio Storico - Comando Aeronauti<.:a settore Ovest, 5.10.1937: ";\ sud di Ami >ò il 13alamb,1rns Gherarsù con un centinaio di armaci continua a commettere atti di bciganwggio sulle
popolazioni"'. 10 67 AUSSME, ronclo D-6, DS 71, tcl. n.19/i firmato Bclly del 23.10.1937. t o(,i; AUSSME, rondo D-6, DS 74, tcl. n .2J 58 firmato Geloso d<~IJ'J 1.11.1937. I 1.re in questione erano il ca gnasmac lluchi, padre d i Ci herarsù, il cugino Afoclao e la ui.zerò Tabmon, sorella d el ribelle Ordofa.
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erano sottomesse grazie ad una forza, tra capi e sottocapi , di circa 5.000 uomini1069. A fine marzo del 1938 egli era dato nei pressi di Busa, pronto ad attaccare Ambò nei primi giorni di aprile, secondo gli ordini ricevuti da Abebè Aregai 1070 ; mentre il 10 cli quello stesso mese fece attaccare da una quindicina di banditi, travestiti da ascari, la missione cappuccina cli Encleber, nel Guraghè: la missione venne completamente bruciata, così come i 3 padri Teofilo, Angelico e Pietro, feriti e poi morti carbonizzati. I banditi non poterono distruggere più nulla perché aggrediti dalla popolazione locale 1071 . Da alcune indagini fatte successivamente era emerso che l'eccidio era stato compiu to da alcuni uomini del Gherarsù, mossi non da movente religioso, ma dal fatto che i padri erano gli unici bianchi della regione, estremamente isolata. Il gesto appariva come dimostrativo 10n _ Da lì si erano mossi 3 battaglioni più il Gruppo I3ande Rolle, comandati dal gene rale Geloso, con lo scopo ulteriore di tranquillizzare la popolazione. Generalmente pere'> Gherarsù è ricordato per l'omicidio di Sebastiano Castagna, informatore e prezioso collaboratore del governo italiano; il più vicino a ras Destà, Castagna era stato colui che aveva tenuto le trattative col grande capo prima della sua morte 107:\ Alla fi ne del 1938, il suo assassinio aveva trovato una certa forma di vendetta nell'attentato allo stesso capo Gherarsù, attuato da un ascari fedele, Tesemmà Darghiè, che, fingendo di d isertare, si era arruolato nelle fila nemiche, venendo a contatto proprio col balambaras e ferendolo, anche se non mortalmente, al torace 1074 . Sta d i fatto che dopo l'omicidio cli Castagna si decise dì anticipare le operazioni nello Uolisò ad ottobre, inviandovi 8 battagl ioni coloniali e 4. gruppi di cavalleria contro i 1.000-1.500 ribelli stimati. I militari, come precedentemente accennato, comandati dal generale Agostino Martini 1075 , vennero inviati sul posto soltanto il 23 di quel mese, "dovendo aspettare l'eliminazione degli effetti tossici dei bombardamenti aerei" 1076 , a loro volta spediti in missione una decina cli giorni prima, l'll per la precisione, in uno stormo di 12 velivoli . La JOM AUSSME, Fondo D-6, DS 79, allegato n.89, fi rrnaio Bcxn1 ;id Amedeo di Savoia del 13.1. 1938. 1070 i\l JSSME, Fondo D-6, DS 82, cd n.T/836 fi rmato f-lawn d el 30.3.19:58. "'71 AUSS,'vlE, Fondo D-6, DS 83, ccl. n.00220 fi rmato Molin<:: ro ckll' l 1.4.1938; cel.n.11243 fì nnato Molinero cl ell'll.4.1 938 e te!. n.0181 firmato Geloso cie l 13.4.1938. Del fatto si parla anche in i\SDMAI, Gab.i\.S., bus1a 275, fasc.:icolo 459, tel. n.11251 fìrnrnto Ccrulli a Mussol ini del 11.1.1938. Quello cli Enclebcr cni il secondo eccid io di padri c1ppucc ini nel la zona. "'' ' ASDi'VL\l, Gab.A.S., b ust a 275, foscicolo 166, tel. n.11767 firmato Amedeo di Savo ia ,1 Mussolin i del 2 1.41 938. 1073 AUSSME, fondo N-7, busca 1388, t<:: I. n.6954 fi rrnatn gen.1vh111in i del 5.10.1938. 1074 AUSSME, fondo 0 -(i, DS 8(i, rei. n.32028 firmalo Amedeo d i S;ivoi:1 del 3.12.1938. 107 ' Al JSSME, Fondo N-7, busta 1382, rei. n.750 M., Ne/az ione p olilica dd mese di o/lobre 1938 fi rrnat<1 Marrin i del 30. I 0. 1.938. i;,,,, i\USSMr., Fondo N- 11, husw ,jU/4 . Promemoria clcll'onobn.-: 1938.
1939. LE OPERAZIO'.\fl SI CONCENTRANO
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raccomandazione che più stette a cuore al generale, però , fu paradossalmente contrastante con gli antefatti: (...] rinnovo ordine, non dico, non, danneggiare aut incendiare abitazioni1°ì7.
La normalizzazione della regione, secondo il generale non doveva avve nire con la sua completa distruzione, ma con "accettazione sottomissioni et ritiro armi et munizioni"1078 . Il rifugio di Gherarsù era l'isola nel lago di Uonci, dove nasce il fiume Ualga; lì era diretta buona parte delle forze cli Ma1tini, ma del capo nulla: egli, come Abebè regai, riuscì a restare libero, nonostante la taglia sulla sua testa di 100.000 lire1079 e a dare parecchio filo da torcere agli italiani durante la seconda guerra mo ndiale.
SINTESI
Nel 1939, dop o un anno di governo cli Amedeo d'Aosta, la situazione era indubbiamente migliorata, anche se focolai di rivolta venivano alimentati da personaggi del calibro di Abebè Aregai, del degiac Mangascià, dei fratelli Auraris e del balambaras Gherarsù. Per questo motivo bisognava adattare l'organizzazio ne militare alla nuova situazione politica: si iniziò a pensare ad una considerevole riduzione della rete p resicliaria voluta da Graziani, per fare un esempio su tutti. Certo, la pace non era completa e a dimostrarlo i fatti dell'aprile del 1939, quando nel tv1ens venne attuata tutta una serie di operazioni, non esenti da violenza, volte ad e liminare una volt.a per • tutte gli ultimi capi dissidenti.
''"' AUSSME, Fondo N-7, b usw 1:;82. tcl. n.4 I l'i rmaco Mi!rlini de l 23.J O. 1938. "''" At.:SSME , fondo N-7. busla 1382, tcl. n.816 M. finn,no .\farcini del jl.l0.1938. '..,, A.Del I3oc:t , (,'li ilaliani i11 Africa orie111ale, op. cii., p.J25.
Capitolo VIII
1940. LE ULTIME OPERAZIONI
ANALISI DEI FATI!
Rispetto ai mesi e agli anni precedenti la dissidenza nel 1940 era notevolmente diminuita; sebbene i governi ancora interessati a quel fenomeno rimanessero l'Amara e lo Scioa; ma i venti cli guerra che agitavano l'Europa non lasciavano prevedere nulla cli buono. Nel settore meridionale dell'Amara, ad esempio, due compagnie del XXJTT battaglione coloniale, mentre rientravano alla loro sede dopo aver recuperato del bestiame razziato, venivano attaccate da un gruppo rilevante cli armati, anche se l'azione nemica si risolveva in un nulla cli fatto 1080 • Le tensioni in realtà non erano solo tra italiani ed etiopici , tra guerriglieri e popolazione, ma anche fra gli stessi combattenti: ne è testimonianza lo scontro importante, avvenuto nella zona meridionale del Semien, tra gli uomini cie l fitaurari Negasc Uorkene e quelli cie l clegiac Gherenchiel, risoltosi con grosse perdite per entrambe le parti, ma con la vittoria del primo sul secondo 1081 . A febbraio ciel 1940, in base ai dati trasmessi da Amedeo di Savoia alla Commissione Suprema della Difesa, il mprale dei soldati era apparentemente buono: la stessa censura che controllava i loro scambi epistolari ne aveva dato conferma; ma il vero problema erano gli ufficiali, la loro qualità nell'insieme continuava ad essere mediocre, in quanto risentiva delle categorie cli provenienza: la maggior parte erano militari in congedo che difficilmente avrebbero trovato un ruolo in Italia e poi c'erano le categorie fuori quadro, in attesa di collocamento1082 . La proporzione fra gli ufficiali in servizio permanente effettivo e gli ufficiali di complemento cli queste categorie era cli 1/3 scarso e 2/3 abbondanti. Senza voler nulla togliere a questi ultimi, il problema era dato dal fatto che molti cli questi ufficiali non possedevano la "completa capacità professionale o non sono in grado di svolgere ASDMAl, li, pmi;,..181/.13, tel. n.41803 firmato Amedeo di Savoi,1 del 26.l.1910. f/Jidem, tel. n.42663 firmato Amedeo d i S;ivoia del 9.2.1940. ir,si ASD1'v1Al, Gab.A.S., busta 276, fascicolo 178, Commissione Suprema d i Difesa, 01~qanizza.zionedel/e '/'erre Italia.ne d 'Oltremare, febbraio 19/40.
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tutta l'attività intelligente ed energica che sarebbe necessaria" 1083 . Per cercare di risolvere il problema si sarebbero dovuti fare dei passi per i quali, però, era ormai troppo tardi. L'impero poteva contare su 50.000 nazionali e 152.000 coloniali, molti dei quali non sufficientemente addestrati; in una situazione normale "di pace" questo forse non sarebbe stato neanche un grande problema, ma la guerra era alle porte. Per quanto concerneva la situazione interna va detto che se Eritrea, Somalia, Harar e Galla e Sidamo, regioni queste a prevalenza islamica, erano tranquille, e se lo Scioa era migliorato anche se ancora lontano da una pace definitiva, le cose non erano state risolte nell'Amara, definito come il territorio Dove l'ostilità contro <li noi, mantenuta in effervescenza da pochi capi, è, in taluni setrori della popolazione, la più tenace. Tale ostilità è anche dovuta ai riflessi dell'attuale situazione internazionale, della quale i capi, per mezzo della propaganda straniera che sempre falsa le notizie a nostro danno, sono a conoscenza 1081.
Certo è che, rispetto ad un passato fallimentare, si era investito molto di più sull'azione politica che su quella aggressiva: l'esercito era sempre protagonista, ma in questo senso con una funzione propagandistica, oltre che di controllo e tutela del territorio. Emblematica è una frase della relazione in oggetto: Concludendo in merito a tale argomento, sia pur tenendo conto degli errori commessi, si può <lire che, tirate le somme, dopo tre anni e mezzo della conquista dell'Impero non si poteva fare di più né sperare praticamente in risultati migliori per l'affermazione e il consolidamento ciel nostro dominio in territori così vasti, in massima parte poco conosciuti e abitati da popolazioni eterogenee, dedite normalmente, nei secoli, alle ribellioni e al brigantaggio1oa5_
Tornando alle operazioni militari, il 5 febbraio nello Scioa erano iniziate le operazioni in massa su tutto il territorio contro Gherbì Bultò, il maggior esponente dei galla cristiani dello Scioa che appoggiavano Abebè Aregai, e contro Chebbedè Busunesc: al comando del generale Martini le ,ç,,;1 Ibidem. ""; Ibidem. ""'; Ibidem.
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truppe si muo vevano da Cacciamò e dal monte Cerri, sostenendo su bito u no scontro con i ribelli all'Amba Cacciamò e sullo sperone di Goggi 1086 . A marzo Gherbì Bultò dava ancora filo da torcere agli uomini della Banda Cacciamà ne lJa zona destra del Mugher 1087. Il 13 marzo nell'Amara, una colonna agli ordini del colonnello Torell i si stava spostando da Fagu ttà a Danghila: raggiu nto il guado del piccolo Abbai veniva attaccata da u n imponente gruppo di armati al comando del degiac Mangascià . 11 combattimento durava fino a sera e si risolveva a favore degli italiani grazie anche all'intervento dell'aviazione. Le perdite per gli italiani erano di un ufficiale e 18 coloniali, oltre a 2 ufficiali, 2 nazionali e 35 coloniali fe riti 1088• Il p ro ble ma più grave era dato, come già visto, dai mancati accord i col reale capo della resistenza etiopica Abebè Aregai. La storia non è fatta con i "se", ma è certo che se ci fosse stata un'intesa tra i due contendenti, le sorti dell'impero sarebbero state diverse. Intanto, come visto, un importante collaboratore d i Abebè, il degiac Mangascià Uosseniè, si era sottomesso e con lui, poco dopo, lo stesso Gherbì Bultò: queste due novità non sarebbero passate inosservate , come le altre dieci so ttomissioni di importanti sotto-capi10R9 • In aprile Nasi, riportando a Mussolini le parole del governatore dell'Amara Frusci faceva presente che gli attacchi, non sporadici, alle colo nne in movime nto sulle linee di confine erano altribuibìli non tanto ai guerriglieri del Goggiam e dell'Ermacciò, quanto invece ai fuo riusciti che, residenti nelle località d i frontiera, avevano la possibilità di controllare e d i seguire i movimenti dei reparti. Questo, secondo Frusci, significava
•
Connivenza autorità oltre confine che contr-<Lsla con affermazioni anche recenti cli voler adottare in materia una politica cli collabo razione• 090.
E nell'Amarn gli scontri continuavano, a farne le spese anche la popolazione : 11 corrente capo brigante Teferrà Zellechè ha attaccato e bruciato scopo rappresaglia villaggio Abu Mendi a nord-ovest Gubba. Paesani subivano 5 morti e feriti 3 e 25 prigionieri1 09 t. """' Ibidem. 11.,.
ASDMAI, '""" ASDMA I, ''"" AS DMAI, "m ASDMA!. ""' ASDMAI.
li , posiz.181/43, tcl. I I, pos iz.181/43, tcl. Il, pos iz.181/43. lt!I. Il, posiz. 181/.13, tel. 11, pu~iz. 181//43, 1d.
n.45272 n.45623 n.45880 n.47108 n.47550
firmato Amedeo di S.ivoia del 13.3.1940. firmato Amedeo di S;1voia ciel 16.3.1940 firm,11<.> Amcck:o d i Sa voia ciel 20.3. I ')40. firmai<> Nasi d el 9.4. 1')40. firmato >lasi del 15.4.1940.
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Il rapporto controverso fra pa1tigiani, predoni e popolazione, ormai ridotta allo stremo per le continue rappresaglie compiute da una parte e dall'altra, si esplicava anche attraverso vicende come quella avvenuta nel Marabetiè, ai primi di maggio, quando in due azioni a sorpresa erano stati uccisi i capi Fellaché Gigaggiò e Alem Carema. Allora la popolazione aveva gioito per le strade in virlù della loro morte1092 . E, ancora, nei giorni successivi i paesani di Ainè Jesus e delle zone circostanti intorno al distretto dì Bughna (sotto Macallè), si facevano parte attiva insieme ai repa1ti coloniali regolari contro un migliaio dì predoni armati che dal Beghemeder e dal Belesà erano arrivati fin lì bruciando villaggi e razziando tutto il possibile 1093. Il consuntivo dell'azione svolta nello Scioa dal 10 al 16 maggio sì riassumeva in questi numeri: scontri: 10 capi sottomessi: 8 capi uccisi: 2 ribelli prigionieri: 6 ribelli souomessi: 477 nostre perdite: 2 coloniali morti et 5 feriti fucili presi aut versati 821 cli cui 4 fucili mitragliatori oltre at 4 pistole e 12 bombe'094 .
La settimana che aveva preceduto la dichiarazione di gùerra dell'Italia, in Etiopia le cose continuavano come al solito: Amara e Scioa continuavano a dare problemi, anche se non più come prima, ma non potevano certo dirsi regioni pacificate. Ad esempio, nei pressi dì Enjabara, situata nel settore meridionale dell'Amara, il 1° giugno, reparti del III e LXVII battaglione, comandati dal maggiore Cadorìn, si erano scontrati con un gruppo avversario e quando, alle otto di sera, erano rientrati in città, oltre al maggiore Cadorin mancavano all'appello due ufficiali del LXVII battaglione, oltre a una ventina di feriti. A quel punto le truppe del colonnello Anderson si erano mosse da Danghila alla volta di Enjabara per tentare dì rintracciare i due ufficiali dìspersì 1095 . Nello Scioa, nella zona dei cinque fiumi, in quelle stesse ore, reparti regolari e irregolari si scontravano con bande armate, mentre nel Marabetìè veniva scoperto un deposito dei patriots ricolmo di un centinaio di quintali di cereali e cli armi. 1
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11, po:;i7..l 81/43, Lei. n .49506 firmato Amedeo di Savoia ciel 10.5.1940. 11, posiz. 181/43, Lei. n.4990 firmato Amedeo d i Savoia del 17.5.1940. II, posizione 181/43, 1.el. n.50203 tìrnwto Amedeo di Savoia del 17.5.1940. li, posizio ne 181/43, 1.el. n.8778 firma to AITledeo di Savoia ciel 7.6.1940.
1940. LE l Jl; f'!ME OPF.l(AZIONJ
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Una volta che il conflitto era iniziato, almeno nelle p rime settimane, poco era mutato: certo q uello che era accaduto al maggiore Cadorin aveva agitato gli animi di tutti, ma erano stati immediatamente presi p rovvedimenti sia militari, sia cli propaganda politica. Erano po i stati adottati provvedimenti restrittivi nei confronti della circolazione degli ind igeni; era stato richiesto lo spostamento di alcuni individui dalla vecchia alla nuova città cli Addis Abeba; connazionali erano stati richiamati alle armi e allontanati da territori troppo isolati: fino ad allora si era fatto solo questo. Ce rto anche per il viceré era impossibile fare previsio ni sul fu turo dell'impe ro e su cic'> che sarebbe successo al suo interno: tu tto dipendeva dagli svilupp i in Europa; certo egli si diceva convinco che Siamo in situazione che ci induce necessariamente a prevedere il peggio e qu indi tutti i provvedimenti d i maggiore vigilanza e di più intensificato movimento da parte tutte formazioni regolari e irregol ari so no in applicazione 1096.
In luglio poi, era stato deciso che non si scrivessero più le parole "perdite ribelli"1097: i ribelli, coloro che fino ad allora avevano combattuto contro gli italiani per l'indipendenza della propria patria, si trasformavano genericamente in "predoni"; con questa dicitura le azioni di polizia coloniale, che avevano sempre avuto una matrice intrinsecamente militare, diventavano azioni cli semplice pol izia e di mantenimento dell'ordine, anche e soprattutto di fronte alla comu nità internazionale .
ABEBÉ A.REGAI
G iorno 1/1 1 Abehè Aregai si trovava Mafud
(un cm.nord Cioba) intenzio-
nato buttarsi oltre Auasc. Tnforma7.ioni 5 novembre lo davano oltre Auasc diretto Dire Daua. Giorno ·14 novembre contrastò nostro fulm ineo attacco su monte Uos il. Lasciò suo bagaglio e scampò per puro miracolo a cattura. Favorito violento temporale sopraggiunto immediata nebbia. Successive notizie, sparse evidentemente at arte, lo segnalavano aggirantesi contemporan eamente nelle forze sud cli momc Ancohcr, nel Mcns occidentale, nel Dengheziè. Ultime noti zie giorno 2 lo segnalano a Ghetc Uoira (Cassam). Attene.lo
'""'' AS l)1'vli\l , Il, posizione 18 1/ 43, t<.:I. n.54176 firn1,1to Amedeo di S.i voia del 21.6.1940. ,oor ASDJ\IW. Il. posizion<: 181/ 43, t<:I. n.56699, Direzione .Superiore Affari Politici del l (i.7.1940.
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controllo questa ultima informazione che ha qualche carattere cli veridicità. Assicuro V.E che Abebè Aregai è ricercato e perseguito senza tregua e che non appena avrò dati positivi sul suo nascondiglio, personalmente, come per il passato, gli muoverò guerra senza quartiere. Maletti 1098
Nonostante le parole rassicuranti del comandante Maletti, Abebè Aregai rimase una minaccia palpabile, ma non afferrabile: già nel luglio 1936 il ra.s1<J..><J aveva partecipato all'attacco alla capitale, raggiungendo addirittura la residenza di Graziani. Nel maggio 1937 fu il fautore dell'attacco alla colonna Costa nei pressi di Noad, dopo il quale, insieme ad altri capi di spicco, riuscì a fuggire verso il Mens. Numerose erano state le richieste di sottomissione da parte del governo italiano, ma egli, per un motivo o per l'altro aveva sempre procrastinato qualunque incontro, come ben testimonia lo scambio di battute con il negradas e professore Afeworknoo_ Graziani aveva continuato a lanciare lettere per cercare di po1tarlo dalla sua: in qualunque momento Abebè Aregai avrebbe avuto salva la vita e i propri averi, oltre che un "adeguato assegno mensile", ma la risposta del capo era stata inequivocabile: dato che si era lasciato dieci giorni di tranquillità al nucleo ribelli, che alla lettera lanciata a Abebè Aregai ha risposto con razzie e uccisione nostri fedeli, anche per prestigio verso essi ho autorizzato azione 1101.
Abebè fu uno dei protagonisti della grande rivolta che nell'estate di quello stesso anno toccò l'Amara e lo Scioa e durante il corso di tutto il 1938 il suo nome aleggiò da una parte all'altra dell'impero 1102 , fino ad arrivare nelle grotte di Caia Zeret, nelle terre cli Zurhia Muhi. A differenza di altri capi, egli ebbe sempre gli uomini migliori e nel maggior numero possibile, oltre agli informatori più acuti, divenendo ben presto un vero e proprio mito per tutti gli etiopici. Nell'estate ciel 1938 Abebè passò un momento di "''" AUSSMr., fondo D-6, DS 76, tcl. n.5560 firmato 1\fa letti del 6.1.1938.
"'N Così, secondo
le fonti clell'esercim iialiano , si era au1C>nomin;1to, c fr. ASDMAI , Gab .A.S., b usta 267, fascicolo 214, cel. n.236/ M . tìrnwto Tel'llzzi a Mussol ini cld 2.3.'1940, anche in ASDMAI , H, posiz.181/ 56, fascicolo 272 . '"" ASD~W, II , posiz.181/ 60, c.e l. n. 599 tì rmaca Graziani del 19.9. 1937. 11
"'
IIM
lhidem. AUSSJVJE , I'o nclo N-7, b usta 1382, tel. n .29125 firmato Ccrul li ciel 9.6 .1938. Alla fine vi si legge in
penn:J, rig uardo ad Abebè Aregai: '·[ ...) I; , su;, cattura è indispensab ile se si vuole porre fine alla rilielJione··.
1940. LE ULTIME OPERAZIONI
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particolare difficoltà, in base a quanto riportato nei bollettini giornalieri dell'esercito e de ll'aviazione, a causa dell'in interrotta caccia mossagli dagli italiani. Sempre attivo nell'Ancoberino, ai p rimi di luglio Abebè si era scontrato con il XL battaglione ed era stato costretto a fuggire, addirittura con soli tre uomini armati, dopo una rovinosa battaglia costatagli circa 300 motti; i prigionieri fatti in quell 'occasione affermavano che i ribelli superstiti avevano ri fiutato d i seguire nuovamente Abebè con l'intenzione di sottomettersi110:3. Il 15 marzo 1939 venne indetta una delle p iù grosse operazion i contro di lui, gestita d irettamente da Cavallero, trasferitosi per l'occasione a Debra Berhan. A settembre 1104 cli quell'anno c'erano stati i primi timidi tentativi di contatto con Abebè da paite del Governo italiano: autore il generale Nasi. Insieme al maggiore Lucchetti, residente nel fortino di Mosobit con 500 soldati, si erano stretti rapporti con il ca po e si era fatta p ropaganda tra i suo i uomini, per cui molti combattenti avevano deposto le armi, passa ndo dall'a ltra parte. L'inizio de l 1940 aveva visto un avvicinamento, a scop o trattativa, d i Abebè Arega i: si diceva che i suoi uom ini fossero esausti, che non ne potessero più di combattere e che molte fossero ormai le defezioni. I più informati de i fatti erano Nasi, gove rnatore dello Scioa, e il maggiore Lucchetti, o ltre al colo nnello Lo renzini, in q ualità cli comandante del settore di Debra Berhan: secondo loro la "compagine cli capi e sottocapi" che gli gravitavano intorno "era in progressivo disfacirnento"1105 . IJ sistema adottato era lo stesso utilizzato con i prigionieri de l marzo-aprile 1939: cercare d i guadagnarsi, cosa peraltro mai scontata, la fedeltà dei capi nominandoli meslcniè, insediandoli in d etenninatc località, come d'altro canto q uelJa dei loro uomini fa cendoli entrare immediatamente in bande irregolari al soldo dell'esercito ilaliano. Ovviamente con questo processo il disarmo non avveniva, ma certamente esso poteva essere considerato il primo passo per una futura collaborazione. Il conceuo del d isarmo in sé, al momento dei fatti, risultava co me un osLacolo insormontabile : era inconcepibile per uomini da sempre abituati ad avere con sé armi di ogni tipo, o per motivi ideali o per semplice difesa personale e dei propri ca ri, abbandonare del tuuo il proprio fucil e. Questo i vertici italiani lo sapevano bene, tant'è che, d urante le trattative
'"'' AUSSMA , Fonclo AOI , husrn 13. Uflìcio Opcr:izioni Aerconautic;1 , 1d. n.7867 firmalo Tcdcschini l;alli
del Hl.7. 1938 11 " '
ASDMJ\ I, G ab.A .S.. busta 267, fas<.:icolo 2Jtf. lel. n. 236/ M.firmc110 Tcruzzi ,1 M ussolini del 2.3.1 940. AS ()J'vlAl. Gah.A.S., b usta 267. fascicolo 2 1-L 1e l. n. 20095 firmato Amt·cleo d i Savoia a Teruzzi del 22. I. 19-IO.
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con Abebè, era stato chiaro da subito che il disarmo sarebbe avvenuto in un secondo tempo, in magazzini predisposti. Ritornando al capo in questione, egli aveva fatto sapere al maggiore Lucchetti che la sua sottomissione era prossima: sarebbe avvenuta ad Ancober, alla presenza ciel generale Nasi; anche se in pochi la davano come cosa ormai acquisita. Di Abebè Aregai nessuno si fidava, ma ci si adeguava alle sue richieste: l'abbandono del fronte guerrigliero avrebbe significato la fine della rivolta nello Scioa e quindi la definitiva vittoria italiana. Questo Abebè lo sapeva e l'impressione era che egli volesse far pagare carissima la propria pelle. Scriveva Amedeo d'Aosta riguardo alla sua sottomissione che essa era solo il primo passo, per raggiungere la vera pacificazione, quella degli animi: [. .. ] il ritorno alla vita normale di uomini che da tale vita si sono allontanati da anni cd anni e il risveglio economico di regioni duramente colpite dal flagello della guerriglia 1106 .
Per fare questo, per riportare cioè un certo equilibrio, anche economico nello Scioa, Amedeo di Savoia aveva chiesto a Teruzzi, e ottenuto, il suo interessamento per avere assegni politici straordinari, per un totale di 50 milioni di lire, che sarebbero unicamente serviti alla ricostruzione economica del paese, dopo tre anni di aspra guerriglia, e per cercare cli infondere fiducia nelle popolazioni ridotte allo stremo 1107. Nonostante questa buona volontà, di errori da patte italiana ne erano stati fatti, come quando, per fare un esempio emblematico, il 29 gennaio una colonna forte cli 300 fucili al comando del sottotenente Sabbatini, incontrando una quarantina di patriots da pochissimo sottomessi, visto il loro compo1tamento arrogante, apriva il fuoco uccidendoli tutti. Dalle indagini svoltesi successivamente si era giunti alla conclusione che quel gruppo armato aveva interdetto il passaggio a Sabbatini il quale, dava ordine "cli ucciderli tutti" 1Hm; lo stesso Teruzzi ammetteva che l'ufficiale aveva sbagliatO grossolanamente, che avrebbe dovuto recarsi dove era l'avanguardia e capire realmente come stessero le cose e non fare affidamento sulle parole di uno sciumbasci; conIbidem. ASDMAT, Gab.A.S., busta 267, fosc.:icolo 214, te!. n.3/M. firmato Teruzzi acl Amedeo di Savoia del 28.1.1940 e tel.n.42091 firmato Amedeo di Savoi ,, Teruzzi del 30.1.1910. " "" !bici. , te!. n.236/ M. firmaco Teruz1/.i a Mussolini del 2..3. 1940. Rigu,1rdo a questo fatto va sonolineato che lo stesso Mussolini; ostico quando si parlava di ribelli e di indigeni, aveva richiesto maggiori spiegnioni: quale fosse stato il concegno dei 40 uomin i per indurre l'uffìeiale a far fuoco, se essi fossero arrnat i e se "il loro modo cli agire abbia giustificato provvedimento uccisione sul posto", c.:ome in ASDMAI, Il , posiz. 181/43, tel. n.12117 firmato !Vlcrcgazzi a Tcruzzi elci 5 3.1940. llé'6
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siderato, inoltre, che i q uaranta erano tutli deceduti, secondo il sottosegretario si poteva parlare di "eccidio" 1109• Abebè Aregai non aspettava altro che notizie del gen ere: così la sottomissione auspicata il 12 febbraio 1940 era saltala con la motivazione che egli "non avrebbe avuto adesione suoi sottocapi e che era necessario fare prima luce e giustizia sull'episodio verificatosi" 1110. Venne poi fissata la data del 27 febbraio che, come già detto, saltò. A questo fatto seguì una durissima lettera di Nasi, datata 2 marzo, in cui si affermava di non aver mai avuto dubbi sulla sua buona fede, ma che lutti i rinvii succedutisi, compreso quello del 27 febbrai o, non avevano giovato alla situazione. Nasi aggiungeva che non potevano esserci scuse, che la fiducia nel Governo doveva essere incondizionata. Contemporaneamente il governatore ordinava lo spostamento di 3 brigate coloniali nell'Ancoberino. La lettera, però, secondo l'interpretazione di Teruzzi, non giunse mai nell e mani ciel ras il 1° marzo Abebè venne a sapere che nel campo d i Lucchetti si erano recati i due a buna Fil ippos e Jsa k; così decise cli andare al fortino anche lui e, raggiuntilì a Mosobic, prestc\ davanti a loro e al maggiore, giuramento di fedeltà al Governo italiano , "con una formula però eia noi inaccettabile perché ambigua" 1111 • Il maggiore Lucchetti decise di non consegnargli la leltera di Nasi. La cosa particolare di tutta questa faccenda è che questa sottomissione, forse perché giudicata inadeguata nei termini, passò completamente inosservata. E tutto continuò come prima. A marzo, pur essendo passati da parte italiana molti suoi sottocapi e avendo auspicato la pace addirittura il degiac Mangascià Uosseniè 1112, nessun passo e.li rilievo era stato fatto da Abebè Aregai, anzi le notizie e rano contrastanti fra loro: pareva addirittura che i francesi da Gibuti si fossero mossi per impedirgli la sottomissione11 13• Nel giro di una settimana molte cose cambiar<>no: eia quindici giorni erano in corso gli accentramenti delle truppe nella regione dell'A.ncoberino, contro il ras si stavano schierando 16 battaglioni e 6 squadroni; mentre a Moggio c'erano 6 hatraglioni e 5 squadroni e nel Guraghè 4 battaglioni e 2 squadroni. "L'intervento totalitario" avrebbe avuto ini:lio il 19 marzo, con owiamente largo utilizzo dell'aviazione• 114 . li 17 marzo Teruzzi informava Mussolini che erano iniziate le operazioni contro il ras e che il degiac Mangascià Uosseniè era stato da poco catturato, insieme ad un uomo
"'" lbid., 1el. n.259/ M fi rma10 Teruzzi a Mussoli ni, s.<l. 1110 Ibid., 1el. n.236/ M. rìnnaio Ternzzi a Mussolini del 2.3.1940. 1111 Ibidem. "" Jbid., lei. 11.''148 11 rìrmaio Amedeo cli Savoia a Tcruzzi del 5.3.1910. 111 j lhid., tcl. n.285/M. firmaro 'i'eruzzi a Mussolini del J0.3. 1940. ""' ASDMAI , JI , posiz.181/43, 1d. n./45710 lìnnato An1edeo di Savoia del 16.3.19·/40.
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fidato di Abebè, verso il quale sarebbe stato usato il massimo rigore 1115 . In effetti la mancata sottomissione di Abebè Aregai, prevista per il 14 marzo, aveva indisposto i vertici italiani: si aveva la netta sensazione che il ras avesse preso in giro un po' tutti, Mussolini in primis che , dopo aver ipotizzato che egli fosse in realtà una spia francese, così rispondeva al suo ministro: [. ..J Se ritenete come penso io che la commedia sia troppo a lungo durata e che
nostro prestigio ne abbia come io penso grandemente soffe1to, non v'è che un mezzo per arrivare finalmente allo scopo e cioè l'azione militare immediata, durn, con impiego imponente e risolutivo cli uomini e anni non escluso i gas 11 16.
Pe1tanto, su spinta cli Mussolini, il 20 marzo 1940 iniziarono i bombardamenti e le operazioni cli terra; questo mentre il clegiac Mangascià Uosseniè aveva prestato giuramento 1117 agli italiani nella chiesa di Debra Berhan, alla
AUSSME - Souornissione di un capo indigeno.
in ; ASDMAI , Gab.A.S., busta 26ì, fascicolo 214, tel. n.328/M. firmato Teruzzi a 1vlussolini dd 17.3.19/40. In realtà i l Mangasçiù si era presentato volontariarnenLe agli av,1mposti italiani chiedendo di prestare giuramento e la su :1 sottomissione em stata accettata, come in AS0l'v!Al, II, posiz.181/43, tel. n.45711 firmato Amed eo di Savoia del "17.3.19/40, "1. .. 1 Ghiorghis Mangascià Uossen, maggiore esponente capi feud.tli, ;i seguito Abebè Ar<~gai, si è presentato nostri ava mpo sti e ha a(krito recarsi Deb,11 13rehan dove è gW giunto per prestare giuramento '" . 1116 ASDM.Al, ivi. tcl. n.12795 firmalo Mussolini a Teruzzi del 15.3.1940. 111 7 li giur;imento era fondamentalmente di c.i rattere religioso, il directo interessato doveva prestare fedeltà all 'imperatore italiano da vanti a Dio e assi<:u1.ire che ,ivrebbe seguito gli ordin i dd governo italiano senza mai metterli. in discussione e con lui tutti i suoi segua<.:i.
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presenza del generale Nasi1118 e di molti notabili an-ivati direttamente dalla capitale, insieme a lui si erano sottomessi anche altri dieci sottocapi dì Abebè Aregai. C'era la speranza, non recondita, che i mesi passati, in cui si era e.lato maggior rilievo all'azione politica più che a quella militare, avrebbero dato buoni frutti e che la situazione si sarebbe risolta precocemente. Teruzzi aveva dimostrato di capire, a prescindere da tutto, la posizione di Abebè Aregai; il sottosegretario aveva infatti scritto chiaramente a Mussolini che l. ..] il contegno ondeggiante di Abebè A.regai trova, a mio avviso, la sua spiegazione non tanto in una facilmente presumihile malafede, quanto nello stato di incenezza et di disagio in cui est venuto a trovarsi. Egli sente che non tutti i suoi seguaci condividono l'avvicinamento al Governo, est stato abbandonato quasi totalmente dalla Francia, teme per la sua stessa vita et terne altresì che una volta sottomesso qualche sottocapo riottoso gli si sostituisca, ciò che
lo esautorerebbe di fronte alle masse 1119 •
1 primi successi non avevano tardato ad arrivare: il 3·1 marzo la colonna gu idata da Lorenzini aveva incrociato nei pressi di Gheclda Ghedel le formazioni di Abebè, rinforzate dopo lo sfaldamento dei giorni successivi, attraverso gli uomini del fitaurari Destà Scioarchè e quelli di altri sotto-capi. Inizialmente Abebè Aregaì aveva tentato di resistere, ma alla fine, vista la superiorità numerica delle truppe italiane, era stato costretto a fuggire lasciando in mano nemica, questa volta, le sue salmerie al completo, una sessantina cli suoi uomini prigionieri e, soprattutto, la sua famiglia 1120 . Il comportamento d el XXVIII battaglione co~oniale, al segu ito della colonna Lorenzini venne definito dal duca "brillante". Può essere utile, a questo punto, cercare di fare un sunto dell'attività·svolt.a intorno al questo grande combattenle etiopico: dal 1938 Abebè Aregai era stato motivo cli grande preoccupazione, in quanto egli aveva ininterrottamente colpito le truppe italiane. Se a gennaio c'era stato qualche scontro di poco rilievo a sud ciel Cassam e di lì a poco veniva costituito un presìdio a Ponte Ciacià sotto la supervisione del generale Maletti, a febbraio la colonna Boglietti subiva un pesanle attacco nella zona del presìdio cli Mosovic; ai primi di marzo, invece, si era accentuato il movimento cli armati nell'Ancoberino che avevano spinto sempre Maletti a iniziarvi un ciclo di grande polizia. Altre operazioni nell'Ancoberino avvenivano tra il 31 maggio e il 12 giugno del 1938, "'" Jhid., ccl. n.15789 fìrmato Ame<leo cli Savoia ,1Te ruzzi ciel 18.3. I 940. ""' Jhid., ccl.n. 236/M. firmato Teruzzi a Mussolin i <lei 2.3.1910. 112" ASDMAI, Il, posiz.181/13, tel. n.46672 firm,Ho Amedeo cli Savo ia del 1.1.:1940.
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con lo scopo di accerchiare e stringere d'assedio tutta la zona: le forze nemiche, valutate tra 1.500 e 2.000 armati, subivano 6-700 morti tra i quali anche Hailè Mariam Mammù 1121 . II cido venne considerato ufficialmente chiuso il 13 giugno, ma le operazioni continuarono per tutta la stagione delle piogge. E così in ottobre era iniziata l'operazione cli polizia nel settore orientale dell'Ancoberino, in cui lo stesso Abebè venne ferito. A novembre erano iniziate le operazioni nel Mens-Marabetiè, condotte eia 12 battaglioni e due Gruppi Bande posizionati tra il Tegulet-Lalomedir e i passaggi dell'Uacit verso l'lfrata, a causa dei quali Abebè si rispostò nell'Ancoberino, ancora una volta inseguito dai battaglioni coloniali: si arrivava così alle operazioni cli Zurhia Muhi dell'aprile 1939. Da allora a fine anno, quasi ogni giorno, era avvenuto uno scontro, seppure di piccola entità; mentre la situazione e ra decisamente migliorata con l'inizio del 1940. Riassumendo, dal gennaio 1938 al marzo 1940 i ribelli motti al seguito cli Abebè Aregai erano stati, secondo i dati dell'Esercito itali;rno, 9.028 contro gli 871 italiani (a maggioranza indigena ovviament.e)1122 •
STRALCIO TELEGRAMMI OPERATIVI CONCERNENTI LE OPERAZIONI INTRAPRESE DAL 26 1V1ARZO AL 19 APRILE CONTRO ABEBE' AREGAT IffPARTO Colonna Gruppo Bande Rolle
DA1~1\
MOVIMENTI EFFETilJATI
19.3
Combattim.ai margini Valle Gabenà
20.3 29.3
Lanciata inseguim.Abebè V.Gabenà Combattim.in zona Dibbi Inseguim.fuggiaschi diretti in Dancalia
31.3 20.3 Colonna Giordano, Gruppo Bande Altipiano, 49° Battaglione
Partita per Ghinnagher-Sciola GheveaSedclistò per svolgere azione politica intero territ.Ancoberino Giunta a Ghinnagher
Banda Dancala Gov. I-Iarar
Disposto cooperi con Gruppo Bande Rolle inseguim.ribelli Valle Gabenà 1123 .
22.3
" li /\SDMAJ, ll, posiz.18'1/56, fascicolo 272, tel. n .328597, I.e f!,eslu dd ba/amharas A bebè Are.gai dal wm naio 1938 ad O/!,R i, firmato de Biase per il Ministero dell'/\01 -Uftìc.:io Militare lksl Ll.3.1910.
" " lhidem.
'".l AUSSME, rondo L-11, busta 111, l'ascicolo 9, Stralcio e carlinu opm-wdoni con/ro Ahebè Arc;l,/ai aprile 1939x1,11.
1940. LE UUIME OPERAZIONI
AUSSME - Socotà - O maggio <lei clero copto a.I Governatore Pi(zio Birol i.
AUSS.MF. - Tcruzzi, l'irzio Bìroli, r,1s HailÙ e notabili.
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Collezione l'rivaw - Ras Ha ilĂš .
ETIOPIA 1936-1940
19,iO. LE UJ:f'IME OPERAZIONI
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RAS IIAILù
Nato col nome cli Sejum, era il terzo figlio del negus Tedehaimanot, re del Goggiam e per un certo periodo rivale cli Menelik. Alla morte del padre, nel 1900, Menelik gli affidò il governo del Goggiam; ma degiac Sejum era molto ambizioso ed aspirava a governare tutte le province parerne, senza il controllo cli alcun luogotenente imperiale; per questo ordì una congiura ai danni dell'imperatore che, però, venne presto scoperta, costringendolo ad un confino sull'Amba Afcherà, nello Scioa, lungo cinque anni . A governare il Goggiam venne mandato ras Bezzabèh, suo fratello maggiore, precedentemente caduto in disgrazia e poi riabilitato; ma l'idillio con l'imperatore non durò molto: il ras si ribellò e venne imprigionato, lasciando la strada libera al fratello minore Sejum, rimandato nel Goggiam , stavolta col titolo di ras e il nome Hailù. Oltre al Goggiam, grazie all'interessamento dell'imperatrice Taitù che gli diede in moglie la figlia della propria sorella, gli vennero assegnate le province an nesse: Damot, Meccia, Acefer e più tare.li anche l'Agaumeder. Quando però l'imperatrice Taitù fu deposta, ras Hailù non ci pensò due volte ad abbandonarla, ripudiando anche la moglie. Divenuto negus ras Tafari, cospirò contro di lui con ras Gugsà Uoliè, senza però proclamare pubblicamente la sua ribellione: il doppio gioco fu una costante nella sua politica. Il negus, dopo la morte cli ras Gugsà e quella cli Zaoditù nel l930, lo chiamò ad Addis Abeba, trattenendolo con ogni scusa per poterlo controllare da vicino e per spegnere le sue mire indipendentiste. Nel 1931 infatti lo proclamò senatore, anche se nel contempo lo pose sotto inchiesta per il ruolo avuto nella 'congiura di ras Gugsà, privandolo in seguito d i molte delle sue ricchezze, oltre che della regione dell'Agaumeder nel marzo 1932. Due mesi dopo ras 1-Iailù congiurava con Ligg Jasu 112\ ma quando quest'ultimo evase dal suo confino cli Ficcè, ras Hailù, con un voltafaccia incredibile, lo denunciò al negus. Era però troppo tardi : il negus lo fece processare. Il tribunale lo condannò alla pena di morte che venne, però, commutata in prigionia perpetua grazie alla confisca cli tutti i suoi beni. All'arrivo degli italiani ras Hailù si trovava prigioniero a Dencli, nel Metta, a sud-ovest della capitale. l servizi italiani avevano descritto colui che era stato per ann i il più potente feudatario dell 'impero come 1111 Su ras 11.iili) e ~u llc sue vin ~nde personali esisle un fascicolo estrc1m1111en1e intcrcss.inte in /\CS. f'G , sc:~1tola '1 0, fascicolo 33. snu.ol'ascic.5, R(,ls lfll iltì.
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uomo avido, doppio, indeciso, dedito ai vizi e cli scarsa intelligenza, (. .. )il più tipico rappresentante de ll'idea feudale, senz' avere meriti corrispondenti alla sua posizione e capacità adeguate all'attua7.ione ciel suo programma 1125 .
Con l'arrivo degli italiani, il ras si era immediatamente schierato dalla loro parte, divenendo il principale collaboratore indigeno a capo della banda più attiva nella repressione del movimento indipendentista etiopico. Egli aveva collaborato con il generale Belly ed era stato patte attiva nella cattura cli alcuni dei più importanti capi etiopici. Nel 1937 Graziani dimostrava cli apprezzare il suo contributo: Caro Ras Hailù. Seguo con particolare interesse brillanti operazioni che stai svolgendo coi tuoi gregari. nravo Ras Hailù. Mi compiaccio vivamente et ti invio miei affettuosi saluti augurandomi di rivederti presto. Sono sicuro che saprai dare ai nostri nemici altre dure lezioni 1126 •
Il Goggiam, terra del ras, era in pieno fermento: secondo il viceré un suo intervento avrebbe potuto rivelarsi assai utile. Egli certo aveva presente il fatto che ai capi indigeni non si potesse concedere troppo in termini onorifici e cli cariche, ma ras Hailù [.. .) serve da un anno e mezzo ormai Governo in capo alla testa dei suoi armati continuamente esponendo la propria vita in maniera ammirevole 1127 .
E di questo non si poteva non tenere conto, oltre al fatto che egli avrebbe potuto essere estremamente utile nell'opera d i d issuasione d ei capi locali. Graziani non perdeva occasione per ribadire il concetto: descrivendo a Lessona la situazione politica dello Scioa occiden tale ( il territorio tra Ambò-Nonno e Ghibiè), si soffermò anche s ull 'opera del generale Belly, "fiancheggiato dal valoroso et instancabile Ras Hailù che da 14 mesi est continuamente in campo battendosi sempre in prima linea"n28 . 1125
/\SOMA.I, Ili, busta 5, Biografie etiopiche, ad oper,1 del do tt. Marlino Moreno. ACS, l'Cì, scawl;1 36, fascicolo 31, sottofascic.7, tel. n.312 firmato Graziani a ras H,1il ù del 6.9.1937. Sempre in queslO fondo esiste un intero srntofasc.:k:ol<.>, come già spccificmo, a lui dt;!dic.:a to: scatola 40, fascicolo 33, son.ofascic.5. 11 " AUSSME, Fondo D-6, J)S TI, tel. n.100969 firmato Graziani a tessona elci 28.10.1937. 11 21< AUSSME, Fondo D-6, DS 74, tel. nSI629 firmaw Grnziani a l.ess<.>n;i dell'S.11.1937 . 11 19 AUSSME, fondo L- 14, bu,;1a 111, ca1tella 9, tcl . n.922 op. lìrrn:Ho Arnedeo cli Savo ia del 25. 1. 1941. 1126
1940. LE ULTIME OPERAZIONI
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Nel p rimo trimestre del 194 1 la sua banda venne pagar.a dagl i italiani la cifra esorbitante di un milione cli lire 1 1i ') che sarebbero andate a gravare sulla voce "assegnazioni politiche straordinarie" . Il 7 apri le 1941, in seguito alla battagl ia di Debra Marcos, finita male per gli italian i, il ras decideva cli sottomettersi al negus; il l 2 aprile 1941 Amedeo di Savoia scriveva al duce e a Teruzzi che la sottomissione agli inglesi di ras Hailù, insieme a quella d i ras Sejum e d i ras Selassiè Gugsa, era un dato di fatto. I loro uomini avevano già iniziato ad attaccare gli italiani 1130
L 'fNTERVENTO DI F RANCIA E INGHILTERRA A FAVORE DELIA CAUSA ETIOPICA
Graziani aveva scritto nel 1937 che Le formazioni ribelli si sono organi7.7.ale meglio dei reparti militari abissini che hanno preso parte alla guerra. Fra esse è stata instaurata una disciplina ferrea e anche lievi negligenze e clisobbidienze sarebbero punite con la monc. (. ..) La tattica ad ottata dai ribelli è cli non fars i bloccare dalle nostre truppe, cond urre la guerriglia in tutte le regioni dell'interno allo scopo cli dimostrare che l'Etiopia non è completamente conquistata.(. .. ) evidentemente disposizioni del genere non possono essere state suggerite che eia mente europea 11 5 1.
In accorcio con Angelo Del Roca, siamo più propensi a credere che l'intervento sistematico degli stranieri nelle vicende etiopiche avvenga dopo, nel 1938, quando ormai la guerriglia è qen radicata. Detto questo, i promemoria dello Stato Maggiore dell'Esercito sono p ie ni d i notizie estremamente interessanti a riguardo che fanno ipotizzare l'intervento straniero, sebbene sporadico e non organizzato, prima e.li quella data. Nel luglio 1937, per fa re un esempio, si parlava chiaramente della persistenza dell'azione inglese nella zona con finaria cli Magi, testimoniata dall'incremento di uomin i: da un centinaio di irregolari si era passati, nel giro cli poche settimane, a 400 regolari sudanesi ben armati. Si pensava anche che il continuo esodo di etiopici e di bestiame in Kenya fosse dovuto a propaganda inglese . A conferma d i ciò, il rapporto di u n aereo italiano che aveva rilevato , lungo la riva occidentale ciel lago Rodolfo, un fortino p residiato d a ind igeni in uniforme, s pecificati p oi 1130 ASDMi\1, G,1b.A.S., busta 99, fascicolo Cupi Notabili dell'/101, ccl.n.038/M . firmato Amedeo d i Savoi,1 del 12.4.1911 11 J1 ACS, fG , Il 2° armo dell'Impero, cit .. pa1tc VII, rap. I, tcl. n.3284 1 firmato Grazi,1ni, s.d .
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ETIOPIA 1936-1940
come 50 uomini del IV battaglione "King's African Riflers" 1132 : la possibilità che si trattasse di amara sconfinati era alta 1133• ln agosto l'azione inglese proseguiva su più fronti: appoggian do ribelli del calibro di Ligg Ghirmà, degiac Uoldemariam e grasmac Belai che, con molta agilità, s i muovevano sulle zone confinarie tra Etiopia, Kenya e Sudan; incitando alcune popolazioni di confine a passare in Sudan; sorvolando i presìdi italian i con velivoli. Le informazioni poi riguardanti le truppe britanniche non lasciavano ben sperare: gli "Equatorial Corps" si erano spostati al confine del Sudan, su ll'a ltopiano e i fo rtini erano stati armati . D'altro canto, sull a frontie ra con Gibuti, era avve nuto più di una volta ch e aerei frances i sconfinassero, e che i cippi confinari, precedentemente distrutti dagl i italiani, venissero riedificati. Il p romemoria del settembre 1937 ci parla della drammalica rivolta scoppiata tra Goggiam, Lasta e Begherneder, non lasciando adito a dubbi sulla partecipazione di elementi stranieri alle vicende in questione. In esso infatti si diceva che Probabilmente la ribellione è stata alimentata, se non provocata , da elementi stranieri. Infatti, quando piC1 divampava la rivolta nel Lasta, fra i ribelli correva voce che Francia e Inghilterra sarebbero intervenute presto in Etiopia per mettere sul trono il figlio di Ligg Jasu (Abebè Aregai?) e che il degiac Haiili avrebbe ricevuto ordini dall'estero 11 34 •
Graziani ne era convinto: a muovere gli etiopici erano gli stranieri; a suo giudizio non era possibile, infa.tti, che i ribelli si fossero mossi da soli. Egli aveva precisato , più di una volta, a Lessema come essa sia stata preparata da lungo Lernpo per vie sottili et inafferrabili et per ispirazione straniera. Gli emissari propagandisti penetrano da una parte Uganda, Kenya et Sudan ove ci risulta che gli inglesi stanno organizzando f-uoriusciti abissini mentre eia Gibuti lavorano i francesi. Su questo non si può mettere alcun dubbio per cui si può concludere che spisito ribellione quà [sid et là ancora esplodente est innanzi tutto riflesso della situazione internazionale et della opera propaganda straniera la quale continua at fare circolare 1132 AUSSME, f o ndo N-1 1, l>usw 4121, Promemoria l.uglio 1937. Si veda anch<s ACS, FG, scatola 39, fasc icolo 32, sottofascicolo 3, teL n.38160 firmato Graziani a Lessona del 6.8.1937. 11 ·1.1 i\SDMAI, II, posiz. l81 / 60, fascicolo 19(i, rei. n. 38460 fìrmatn Graziani del 6.8.1 937. 11 11 · /\OSSME, Fondo N-11, b usta 4 124, Promerno1fr1 settemhre 19]7 e AUSSM E, Fondo D-6. DS 68, tel. n.5132 fi rmato Gr,1ziani del 17.9.1937. In novembre Graziani scriveva: ·'[. ..I L1 prcparnzione e condo tta della ribellione~ sono inglesi dal Sudan, francesi da Gibuti. Su ciò ho p recisaw eia tempo mio pensiero a Roma", come in ASD/'v1AI , II, posiz.181 / 40, fa,;cicolo 197, tcl. n.50986 fir111,1to Graziani del 2.11.1 937.
1940. I.E ULTIME OPEll/\ZIONI
38 1
ovunque la voce che Negus rito rnerà in Etiopia (. ..) ma francamente dico che non bisogna attendersi presto un risultato definitivo date le cause lontane che deLcrminano agitazione degli spiricjl 1j 5.
Graziani faceva di tutta l'erba un fascio e non sembrava accorgersi che esisteva una differenza sostanziale tra fare propaganda e o rganizzare uomini e rifornirli sisLematicame nLe cli armi, tanto che poco tempo dopo, sempre allo slesso interlocutore, ribadiva il concetto, e cioè che la rivolta non sia solo un feno1m .:no cont.ingcnlc ma abhia assunto la vera e propria forma di gucrra (o guerriglia che sia), fattaci in casa dagli inglesi e dai franccsi 11 j6.
E, d'altro canto, nonoslante non si avessero notizie precise su quello che
stava avvenendo nei territori confinanti con l'impero etiopico, si rincorrevano voci insistenti riguardo agli inglesi che in Sudan, a Roseires, avevano inquadrato, anche se in repa,ti d'istruzio ne, be n 2.000 etiopici, mentre in Kenya si poteva già parlare dell'organizzazione di bande, comandate da 5 ufficiali, formate da somali ben armati 11 37• Le notizie raccolte in settembre dal governo dell'Eritrea e dal comando s uperiore dei Carabinieri Reali, e.lavano per cosa certa, all'interno dei territori etiopici, un'attiva propaganda straniera "tene.lente a far credere che in caso d i rivolta Francia e InghilLerra verrebbero in aiulo degli indigeni a mezzo di aeroplani" 1138, ma non solo: per cercare di arruolare nelle campagne il maggio r numero di uomini possibile, i ribelli dicevano di essere sostenuti dai due paesi che li "riforniscono d i munizion i e armi attraverso la • Somalia Francese", oltre che bruciare i raccolti dei contadini per essere più convincenti ancora. In un bollettino info rmativo della prima metà ottobre del 1937J139 si riportavano le voci che, insistenti, giravano fra le popolazioni amara e galla. In esso si diceva che il negus sarebbe presto rientrato grazie all'aiulo degli inglesi, che esisteva una forte contro-propaganda riguardo all'anuolamcnto degli ascari nelle fil a italiane, oltre al fatto che alcune prostitute ind igene, arrestate dai carnbinieri reali, avevano detto che presto tutti gli italiani sarebbero mo rti, senza aggiungere null'altro. D'altro canto, molti erano i vescovi che si erano im pegnati seriamente a favore del disarmo. " " ACS. FG, sc:110 ).1 36, fo;cicolo 31 , souofascic.lO. tel. n.48346 lìnmno Graziani ;i Lessona del 15.10.1937. " "' ASOMAI, li, posiz.181/ 40, fascicolo 197. td. n.51088 lìrmato Grniani dd 3.11.1937. 11 1 • Andie se solo d i armamcnio individuale sim il e a qu el lo dei dubat ( un fuci le con 80 c:1rtucce), <·rnnc d'altro ca nto avve n iva anche per lt'. bande itali;ine. " ·'" A\JSSM E, Fond.o D-6, DS 69, le i. n.971l 7 f"irrnalo l'crrcui del 2. 10.1937. " -'' ,\IJSSME, Fondo D-6, DS 70, !11/or111azio11i sulla si111az io11e i11/en1a, fìrmato Scala dcli" 11. 10. 1937.
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ETIOPIA 1936-1940
Nel novembre 1937 il generale Geloso relazionava a Grazian i l'attività inglese nelle colonie limitrofe, sottolineando un'intensa ripresa de ll'attività antiitaliana, prima fra tutte la creazione di talleri, coniati in Inghilterra, immessi in grande quantità anche nei territori dell'impero111io. Così i fu oriusciti etiopici arrnolati dagli inglesi, oltre all'uniforme, percepivano il primo mese 37 ralle1i che poi divenivano 42. Ogni occasione era buona per attrarre gli indigeni dalla propria parte: iJ bollettino del mese di settembre dava circa 300 indigeni della regione di Uornberà sconfinati in Sudan, portando così il numero totale a circa 2.500 uomini. Ma queste erano le cifre ufficiali, ovviamente. Graziani era convinto che dietro alla vasta rivolta del Goggiam ci fossero gli ing lesi. L'idea di una guerra europea si andava sempre più facendo strada, tanto che il viceré si vide costretto a lanciare un bando sulle popolazioni del Goggiam, nel quale si assicurava che nulla del genere stava succedendo e che l'Italia era ancora e assolutamente in grado di far volare i pro pri aerei e cli mantenere il contro llo sull'impern1 141 . E d'altro canto la propaganda anti-italìana promossa dagli indigeni non era da sottovalutare: agli occhi cli molti etiopici gli stranieri, inglesi in testa, sembravano avere la giusta soluzione per ogni cosa 1142 . Un telegramma informativo del 12 novembre dava per certo, come se non bastasse, il rifornimento massiccio di anni e munizioni, provcnienli dalla Somalia fra ncese, ad Abebè Aregai11 13• Ad intralciare l'opera italiana si aggiungeva poi anche l'ex rappresentante del governo etiopico a Ginevra, il bigerondi Teclè Uolde .Hawariat: fonti certe lo davano in Kenya per dirigere le azioni di circa 3.000 ribelli nel Goggiam, in contatto con Zaudè Asfau e Mesfin Scilesci e aiutato da agenti inglesi e francesi1 111 . Le notizie sui fermenti nei paesi confinanti con l'impero italiano erano parecchie: dal Kenya il governo inglese pareva che avesse concesso un territorio ai fuoriusciti etiopici - circa 8.000 - con propria bandiera; a Gibuti si erano costruite case in muratura per i soldati; campi di arruolamento erano stati apetti in Somalia francese 1115 . Girava anche voce che consistenti gruppi nemici, ri11
AUSSME, rondo 0-6, DS 73, cel. n.2720 J 4 firm,Ho Geloso del 4.11.1937. AUSSME, Fondo 0 -6, DS 73, ccl . n.51303 tìrn1a10 Graziani del 5. 11.9137. 1142 "I. .. ] Io sono andaw d,1gli inglesi e da questi ho ;ivulO giustizia. 1\,li hanno consegnato 25 fucili , vesti viveri e wlleri. Altri rn<:! n<:! daranno ancora. Il 12 novembre verranno con i loro ;isc:wi e comanclan1i in qu<:!Sl<:! zone per caccia re via il Governo Tta liano I. ..)", cfr. AUSSME, fondo D-6, DS 74 , Proclama del ribelle casma1inac Dehehè, 11. 11.1937. 11 •J "Vien<:! confidenzialmente rif<:!rito che una carova na di 200 c,immelli ha t rasporc a10 i n quesci giorni attraverso la Oancalia e consegnale.> al capo ribcl :e Abebè i\rega i un quantitati vo imprecis,no di armi e munizioni provenienti dalla Somalia fr,rnçese.", cfr. AUSSME, Fondo D-6, DS 74, doc. n.16/39 firmato Ilazon del 12. 11. I 937. '"' AUSSME, Fondo D-6, DS 74, doc. n. 16/25 ris. firmaco Hazon del 16. 1 1. 1937. 11 ·Vi AUSSME, Fondo D-6, OS 75, Allcgaw 76, Altiuitrl stmniem ai nostri danni, fi nnato l-lazon dd 20. Jl.J.937. 1
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1940. LE ULTIME OPERAZIONI
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fo rniti generosamente <.li armi e munizioni <.lai francesi e dagli inglesi, fossero pronti ad attaccare la capitale, trucidando tutti gli indigeni che fossero stati trovati al suo interno' 146. Sempre a fine novembre era stato riferito che Zaucliè Asfau si era trovato con Gherarsù nei pressi di Becciò: dopo che rutti erano stati riuniti , egli aveva letto un messaggio in inglese in cui si diceva che i patriots erano sotto la protezione britannica e che, o ltre a ciò, aveva ricevuto una grossa somma di denaro, sempre dagli inglesi, con la quale tutti sarebbero stati pagati. La notizia , proven iente da un informato re fidato era stata confro ntata con quella di un altro informatore interno che aveva a sua volta confermato l'arrivo cli ingenti quantità di armi: fucili, mitragliatrici dell'ultima generazione funzionanti a nastro e cartucce• t~ì. Da Gibuti, inoltre, non arrivavano notizie migliori: pareva che il governo francese fosse seriamente intenzionato a spostare i confini della colonia fino alle ri ve dell' Auasc, s pi11genclo la propria influenza anche in Dancalia. Ai clancali che avevano chiesto che cosa i fran cesi stessero facendo nella zona dei presìcli cli frontiera, era stato risposto che "L'Etiopia in atto non appartiene a nessuno e quindi possiamo fa re quello che vogliamo" 11~8 ; e quindi, nella volontà d i un riconoscimento dell'autorità francese, si poteva giustificare la larga dis tribuzione di armi e munizioni ai capi locali. Nel 1938 le relazioni ufficiali di frontiera furono buone, vennero addirittura scamb iate visite amichevo li sia tra uftìcia li , sia tra funzionari, ma nel gennaio 1939, di fronte alle gravi agitazioni dell'Amara e dello Scioa, si affermava che la rivolta era [...) facilitala, senza dubbio, dall'abbondante rifornimento clandestino di armi • ai ribelli 1149.
Crn;a questa che ven iva confe rmata dallo stesso viceré l'anno successivo, a conflitto iniziato; l'aiuto degli inglesi alla causa ribelle era ormai divenuto sistematico: soprattutto nell'Ermacciò e nell'Agaumeder, a nord e a sud della strada che eia Metem.ma portava a Gondar, esso era evidente. I britannici non s i limitavano a distribu ire i bandi del negus incitanti alla rivolta contro l'invasore fascista, ma il lo ro contributo si manifestava attraverso l'elargizione d i imp onenti somme cli denaro, la distribuzione di armi e munizioni al""' t\CSSME. fondo D-6, DS 7'>. Voci sui ribelli, tì rmam Hazon <lei 28.1 1.1957. 11 •· 1 \ USSME, Fondo D-6, DS 76. Allegam 3, Nolizies11i ribelli, fi rrnaco lla zon del 1°. 12. 1937. ' "" AUSSME, Fondo D-6, DS 76, prm . n.l l528 1 lìrmaco Uocca del 13.12. 19:\7. '' '1 ACSS,'vlE, Fondo N-7. busta I ; 84, scgre10 n.623 cli prot .. Nelazio11e mensile e sil11az imw AOI allajìnc di Me1111t1io 1939.
F:rTOPIA 19%-1940
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l'avanguardia e, come ciliegina sulla torta, addirittura l'atterraggio cli aerei nemici nel cuore del Goggiam1150. Le stesse formazioni etiopiche che dal 1938 erano nuclei separati gli uni dagli altri presentavano una potenzialità che avrebbe potuto essere fatale nell'ottica italiana, ovverosia la capacità, sorto la spinta straniera, di unirsi e cli dare vita ad una rivolta unica, comune e ben organizzata dall'alto. D'altro canto Amedeo cli Savoia sapeva bene che la fedeltà di molti cap i etiopici sottomessi era da porsi in relazione diretta con la forza e la capacità di risposta italiane; non c'era quind i da esser molto ottimisti: Non è quindi da illudersi che iJ fronte interno possa resistere come ha finora resistito se, prolungandosi la guerra e intensificandosi sempre p iù la crisi economica, dovessero aggiungersi dei fattori negativi d 'ordine m ilitare 11 s t .
Agli inizi del 1941 la collaborazione straniera alla causa etiopica era riconosciuta come un dato inconfutabile: gli emissari inglesi agivano p roprio
AUSSME - Ten,zzi e Amedeo d"Aosw .
" "'' AUSSME, f'ondo L-l'i, busta 111, Segreto n. 796967 cli pror., Relaz ion e pol i/ca riassunliuu g iugno-nouemhm 1940 fìrnw w Amedeo di Savo ia elci 6 .12.19/40. , ,.; , Ibidem.
'1 940. I.E LJLTIME OPERAZIO NI
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nel cuore dei territori abissini, dal capitano Sandford al capitano Levvis e a molti altri, tutti e rano impegnati a inLroclurre ann i, munizioni, viveri, maLeriali di propaganda e talleri; a inquad rare ed armare forma zioni d i dissidenti e di fuoriusciti; a indiri zzare e coordinare ! azione dei maggiori capi ribelli componendone i dissidi ecc. 1152
SINTESI
Nonostante nel 1940, rispetto ai mesi e agl i anni precedenti, la disside nza fosse note volme nte climinu.i ta, a fare baluardo di resiste nza rimanevano l'Amara e lo Scioa; oltre a ciò i venti cli guerra che agitavano l'Europa non lasciavano prevedere nu lla di buono. ln una simile congiuntura la popolazione etiopica dava ormai segni di sfinimento: gli anni cli guerra e di guerriglia avevano impove rito il paese, portalo carestia e morte. L'inizio del 1940 aveva visto un avvicinamento, con l'intenzione chiara di trattare, di Abcbè Aregai, ma l'attività diplomalica si e ra risolta con u n nulla di fatto, forse anche pe r le continue pressioni anti-italiane e le intromissioni da parte cli Francia e Inghille rra, dichiaratamente schierale, e con ogni mezzo, a favore della causa e tiopica.
11 s2
AlJSSM E. f o ndo M-3, busta 22, fascicolo 4, tcl. n .56:5650 fi rmato AJ11edeo d i Sa vo ia del 26. 1.1 941 .
386
ETIOP IA 1936-1940
CONCLUSIONI
Nel dicembre 1940 Amedeo di Savoia, nel trarre le somme dei primi sci mesi cli guerra si soffermava sulla situazione dei singoli governi dell'impero. Lo Scioa aveva affrontato lo sforzo bellico "permeato della intensa opera politica svolta nell'anno prececlente" 1153 e in esso, in quei primi mesi erano stati ritfrati ben 6.000 fucili, e addirittura capi indigeni, ex-confinati, avevano accettar.o cli collaborare per la causa italiana senza che nessuno defezionasse. Nella regione esisteva una sola vera grande banda: quella cli Sciacca Becchelè nella zona di confine galla-amara dcll'Auasc, mentre tutte le altre formazioni, come ad esempio quelle dei figli del noto degiac Auraris e di Ligg Cheffeleu rimanevano nel Mens e Gherarsù nello Uolisò. Paradossalmente la prima formazione ribelle, quella cli Sciacca Becchelè, veniva definita dal viceré più unita e compatta rispetto a quella del mitico A.bebè Aregai, ormai profondamente provata da anni di scontri ininterrotti. Tutti questi gruppi, pur avendo perso la forza aggressiva cli un tempo, rimanevano pericolosi focolai pronti ad esplodere alla prima debolezza italiana. L'A.mara, nei suoi territori più settentrionali come il Beghcmeder, il Semien e l'Ermacciò, aveva forse avuto una serie di rivolte meno politicizzate di quelle maturate nello Scioa e prova ne era, in effetti, la profonda divisione ciel fronte interno: i capi si erano trovati spesso in disaccordo e non erano mancati scontri anche di un certo rilievo tra Taddese lman., Dagneu Tesemma, lo pseudo negus Johannes, Ubneh Tesemma nell'Ermacciò, Ato Uorcù nel Quarà e il fitaurari Negasc nel Semien, tanto per fare qualche nome. E d'altro canto, la propaganda inglese, più accesa che nello Scioa, non era pienamente riuscita nello scopo: l'indirizzo unitario che si era prefissata per la massa ribel le non era stato raggiunto. Nel Goggiam, la regione più pericolosa di tutto l'impero, rimaneva però il clegiac Mangascià con ben oltre 10.000 uomini armati in grado di controllare completamente la zona dell'Agaumeder e di mantenere in maniera attiva le relazioni con i fuoriusciti: lì nulla poteva essere dato per scontato, anche perché il nemico vi avrebbe potuto accedere attraverso il territorio mai sottomessosi del Belaia dove, appunto, il controllo italiano risultava "debole, inefficace, precario"1154 . L'Harnr, viceversa, rimaneva uno dei bastioni dell'impero italiano e né i bombare.lamenti sulla città di I-Iarar, né su quella cli Dire Daua avevano scalfito questa solidità. Come solidi erano i territori ciel Galla e Sic.lama, della Somalia '"·' Al!SSME, fondo L-1 4, busta 111, Segreto n. 796967, Reltiz ione politiw riass1.1111i1:a giug110-Ho1:em/Jre 1940 firmata Amedeo d i Savoia ciel 6.12.1940. " ' ' Ibidem,
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e dell'Eritrea, a nche se provata dagli anni di guerra prima e cli guerriglia po i con la vicina Etiopia, o lt re che dai bombardamenti inglesi. Il viceré continuava sottolin eando il fatto che durante il suo governo non erano stati presi "provvedirnenti rigorosi" proprio con l'inte nto, sicuramente fond ato, di non sconvolgere la già abbastanza provata socielà indigena. Troppo era già stato sofferto durante la crisi del 1937, troppi errori erano già stati falli. Attraverso questa polilica, basata sulla propaganda della ca1ta stampata e cl.elle sfere religiose attraue nella p ropria orbita, il governo italiano aveva cercato di fa rsi benvolere. Anche attraverso onori, titoli, assegni elargiti quanlo più possib ile a capi e notabili locali e grandi opere d i assistenza, l'assetto politico inte rno era mig liorato decisamente. Se la guerra, quell a europea, non fosse arrivata sulle sponde del Corno d'Africa, forse le sorti dell'impero sarebbero state diverse, ma così non fu. Se i combattenti più agguerriti, i patrioti p iù motivati, avevano iniziato a perdere qualche speranza, con l'entrata de ll'Italia nel conflitto mo ndiale, molte porle si riaprivano. Gli inglesi, dal canto loro, avevano immediatamenle potenzialo la propaganda anti-italiana, avevano iniziato a lanciare bandi del negus sui cieli dell'Etiopia e avevano incrementaro notevolmente l'invio di armi e munizioni, come testimoniano, nei primi sei mesi di conflitto, le analisi fa ne a riguardo nello Scioa. Ecco allo ra che qualunque leuera , qualunque parola spesa per u n fuluro di indipe ndenza a fianco de l negus, aveva il pote re cli riaccendere la fiamma della speranza e q uesta era in grado di farsi sentire anche nei collaboraLOri più fedeli agli italiani. A rutto ciò si aggiungeva poi la crisi economica, pesantissima, che si e ra manifestala in primis nell'arre:;to dei trasporti, causato dalla mancanza di macchine e camio n. ln questo modo, non solo i collegamenti diventavano più clinìcili, ma anche il rriovimento delle merci era stato forlemente rallentato: ecco allora che i cerea li, abbondanti nello Uollo, erano merce rara nell'Eritrea; così come il sale nello Scioa e nel Goggiam. A ciò anelava aggiunta la mancanza pressoché rotale di tutti quei prodotti che venivano normalmeme espo1tali dall'Italia. Tutto questo aveva posto l'Africa O rientale ila liana, già dal dicembre I 940, in bilico su di un baratro che, col senno di po i, diffi cilmente avrebbe potuLo superare .
ALLEGATI
I.
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ALLEGATI
!1llegt110 .7
Al:l;iga.to N,14 UFFICIO POLITICO DI LEKEMTI lf,327 di prot ,
Lekemti,4 dicembre 1936/XV
OGGETTO! st.J'd•animo della popolazione, Il contenuto del foglio 65 di prot,ord,del 3 corrente di coteeto comanm de tende ad eTitare , per l 1 aTTenire,il ripetera i delle gravi mancanze • dei reati,che hanno in quuti ultimi giorni traaformato il mor&le ed in molti ca.ai anche il eentimento della poppolazion•. Fill dai prlmiaaimi giorni dell'arrivo della • eoonda mta eione politico-mi= litare,cura .Precipua della miaeione ateaaa fu di acca.tu.Tarai le aimpa.= tie,la fiducia• l a fedeltà di queati i ndigeni ;n~lla tu tralaaoiato per il raggiwigim-.te di queato fine,che coatituiace e deve coatituire la piattaforma au cui doTrà • Tolgerai l'ulteriore l avoro del no at ro GoTerno, per la oenquiata completa di queate terre e di queatè genti, L 1 u!!icio ecriTente non pub tecere lo atato di n erToeiamo in cui oggi Terea buona parte della popolazioni dipendenti.Molti a oprua i,molte Tio= le•ze ,molti abu.ai aono eta.ti compiuti dalle truppe della x· brigata indigeni1qualche re ato è atato anche ccneumato e queat 1 utfic1p non h a po= tuta lw kwr•••ÌlCll direttamente inteTTenire ,dato che tutto er a a conoacenza dal comandante della brigata ate•••• Tutto cib ha creato nel pae•J,prima tranquil lo e dedito al le opere di pace ,un malumore,che Ta. man mano approfondendo•1 e ohe, aenza un t empec atiTe,energioo interTento,potrebbe traacendere ad atti 1ncon• ult1,ma giuatitioati , Qualche reazione ei è già avuta, atronoat a dal pronto ed energico inter= Tento di queato ufficio.Ma i malumori aumentB.llo;i d&ru\eggiati reclama= ne giuwtizia;Togliono •••ere a•coltati , come del re•to pre•oriTe S,E,11 Vioerè nella •ua cirBolare N, 9160 A.P, del 26 ottobre u,a,,che ,1 allega in copia;reclB.lU.lle 11 pagamento d ei danni aub1t1,La proprietà,le donne , ••• Tengano più riepettate;melti aaoari di notte,depe 11 aillnzie,eTa= dene gli accampamenti a • 1 aparpagliano per il paeae par rubare ,per Tielentare,per aaccheggiare, Di giorno e t a lTolta 8.11.Che di notte , è un oentinue aparacchiare,anohe nei preaai di queat•utticio1il patrimoni• be•chiTe età per •••ere deTa•tato;!inanohe nel rec1n1to dell ' ex lli••i ••• •Tedeae,aede di que•t 'utfioio ed alloggio del comB.lldB.llte la X briga~a , •ono •1ati reciai 1 dagli aaca.ri dellà com!pagnia mitraglieri della pre= detta brigata 1 ben 150· alberi e qualcuno anche da t rutt a , come è atato f,!t to oonatatare ·al buluc· baaci di detta compaglli& Scetè Maaciaaoià ,11 qua= là acco11.pag11.aTa una •umero•a oeTT!fe carica di paglia, tra.fugata · al tr,Te e che certamente Terrà recmamata subito o damattina. I Te• ditori miele Tengono aaaaliti,malmenati,de!raudati della lore merc·e,che Ta'vfinire nelle tecoerie cludeatine per opera di graduati • di aacari,che ai aona meaai a proteggere anche doJIJl.e di malaffare.Tipi= co il caao dello aci-baaci Gobrù Zamariam della compagnia comando del 550 batt·aglÌolle indigeni , che ha apeao l a aomma di lire 230 per miele offerto ad una teciara,la quale non ha e•itate a dichiarare che quell o acium ba aci è il auo amante.E cib . alla preaenza di molt~ altri graduati ed ·aacari ,tra i quali aono noti a queat 'u!ficio eolo 11 munt az Ghereà= aellaaat Hage• ed a.acari Ghebrezgh1er 1 del lo atea ao repart, 1 Si delinea già. un e•odo della pÒpolaziene e per ao ttrarà!-.7afpprat az ioni · • dalle minacce e per reo ar• i ad Addia Abeba , a llo ecopo di ottenere giu•tizia..
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./.
I.o scato ci-animo della popolazione.
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~ era l e o••• d•n•wero continuar• in tal modo,que•t ' u:ftioie non pe• ttebbe più g~utire la truquillità, la fedeltà di queate pe)elazieJli. • 1 ••agera, et!ermande che gli a:ai:m:1 •o•o te eie•imi e che oemplicazieJli u lte graTi petranlle Teriticarei . Que• t ' u:ttiuio • i riTelga a c•d••t• cem&lldo per ottenerlle l ' appeggi• iaoea= disieaate, eeaza del quale graTi •Tenti potrebbere Teaire a fn:letrarne tutta l ' epera tiaera eTolta e compromettere l 'azione militare , ohe Tuino aTolgea• de l e aoetre trupp e impegnate nelle operazio11i. ill• •t•t• preeente due oo• e eone iadiepe11eabili,per allontaaare la lllillao= oia, ohe • 1 Ta delieude I . 1° -Dare eedd1• taz1••• i-ediata ai reclamaati e non l eei eaare lore l ' iac deani zze dei danni J = 2°,.-appl i care i ~tegr alnleate la circolare 65 de l 3 correate di codeeye oea&Jlde • .-pperb,qualora quoe t o iacr eacioao atato di coee non abbia aubito a ooa•ar•, que •t ' u:tticio ai Tedrà coatretto a d intormar1te il GoTerno Gener ale.
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L' UFFICIALE POLI TICO F/to(I Capitano N. Galloll i)
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c.
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L'UFFICIALE POLITICO ( I Oapitan
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ALLEG ATI
Allegato 2 O P I A. GOVJ!:RNO GENERA.LE DELL'APRICA ORI-ENTAiiE ITALIANA • uF F I eI o• p oL I T I eo-
prot. A.P. OGGE'l''i'Ot Tratt-eJlte iJldigelli • • ~oma••i . • • • • • •
Riohiam.o l'attazio•e di tutti i GoTerni ci~oa
Ull
i.JlcenTtBie•t• di oui
•••• a o••••oaza,affi•ohe tiano date di•P••izion~ di co•••gueua a tutti i dipodQti Oomand1,Uffic1 Politici e Reeide•ze. Mi r1.u:lta ohe molti. iJldige•~reeentu.doai a rappreae•tanti del. aottre GeTene per •porgere reclamo o/~ nota Ull& determinata •1tuazi•••,••• • - .. pre aoae aacoltati • qualoheTelta eo•• uohe m.a;:t.trattat1 uohe per i•o•lllf . pre••i••• e maluimo del per•o•ale 1• eottordi•••I•eltre molti dei reoleai toritti uziohb eeeere raccolti• opportUJlameate T&gliati,•o• Tea«••• • ..,.
aeno ••-i•ati ed ozi reppretei. B' inutile d••••tr are q1aato tutto queate poa•a nuocere non eol• al•••
tre preetigie m.a uohe all'autorità degli uffici ooatituiti di fr••t• alla pe,pe)u:ie••. I.:ratti queeti iJldige•i ••• rioeTUti,•o• acolti •••••tante 11 lere dtaiderie di riTelgerai direttam~ate ad w,. rappreoe•tute del aottro Gt• Tene,•••• ceetretti •P•••• a preteatarai ai capi locali ohe ei f&llJl.o pre• allllti iatel"lllediari fra la popelazi••• e auterità italiua,faoeado pagare a oare presze il l•r• i•ter•••am••te. ·. Ceea queeta a•••lutame•t• 1:Jrm~~ i•oo•oepibile oon i aeatri aiateai di
GeTtrJlt •
DHider.o ohe 11 lameatato iaoe11TeJlie•t• ao11 abbia più a T•rifioarei ;• ah• tutti gli indigeai ohe ei preeeatuo ai com.-di,Uffioi Jolitioit Ruide•ze aiano aeooltati pazieateme•te,e ohe acourata]llo~e Tagliata la oo••ietaza ~ei lero reclami . oooerre far Tedere ohe raalmeate ci i•tereeeiamo di lere ohe
preteggiaa
ao le lero:pdul per.••••,le lor proprietà 1• mode ohe le popolazielli abbino aemp~e i•' ogai momeate la aetta ••••asi••• ohe e••• dipeadoae eaolutiTUote dall' autorità italiua. ohe le geTer11a • lo protegge. IL VIC.ERE 1 GOVERNATORE GENERALE
P.
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C,
L'TJnIO~CO
Nonn e su l tranamc nto degli i ndigeni.
F/to Mareaoliallo d'Italia Graziui
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ETIOPIA 1936-1940 Jll/egato 3 ~
a ADU Z I ON E
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BANDO DEL DEGIAC HAl'TEliARihM G·HEllRESGHIER ALLE l'OPOLAZ IONI D'OCCIDENTE Come State? Io stò bene.grazie Iddio. Vi ho già scritto,invitandovi & riunirvi per il bene del nostro paese.Ora vi dico che ho la completa volon= tà di operarl'.l s otto l'oir.bre delle bandiera dell'Augudto Governo Italiano e sotto la guida del auo On.Rappreaentante nell' Occidente,.p er l.l benessere del= la popolazione galla,affinoh~ questa possa godere libera.mente il diritto suls la sua proprietà. Quest'opera~ stata gi à iniziata dal rappresent ante de). Governo,On.Sig. Colonnello Marone,che a 1eohemti età operando , per il bene del= la cosa pubblica. Vedre te 1·ra poco il frùtto del nostro lav~ro. = Sappiate pure ohe gli .A!nhara,chc stanno nelle clìvers'il rc.gioni ,,11. ohe non vogliono laociaroi in paçe, cercano dì die~reditare gl 1 italio.ni ,perchà,avendo già aeeoporato il gusto della nostra schiav:!.tù,vogliono continuare ancora a goderselo .Non vogliono perdere il sapore gradito dei prodotti del nostro territorio,del quale banno già goduto tanto. Perciò , agiscono cosi l!t., pe.r Pl'OPrio t ornacont o ,perob.è sanno bene che, notto la g 1.d.d!l (lel l.' ,\uguo to (,overno di- Ro!ll8 ,maestro lllltico di oi= viltà,il nostro paese supererà e renderà vergognosi le altre regioni,per il suo progresso e pGr la conquistata civiltà. Eppure tutti saru10 che queste adoni degli a.mharo.. i,comparì:tAA+1ntro p ochis simo tempo , eenza lasciare aloUXI& traooia,J,nche un rag azzo comprende che essi vogliono combattere,dopo aver rinnova·t. o in Gore li} l oro forl!.[,il Governo Haliano,oontro il quale quello dello Scioa è rimasto ince.paoe ,'VJgliono combatter e non per la vittoria, ohe :I sanno di non potere conseguire ma per sterminare quelli che ingannat i dalle J loro parole,nono condannati alle. pene cel esti. Ma,non solo essi aono im,Pote!lllt ti contro il Governo Italiar,o ma lo sarebbero anche contro di noi ,oo noi po• polo &nllu aveeaim.c l'unit à . Dobb i amo quindi difenderc i,uniti,contro i noatrj nemici ;'4 tenitwooi pron·u a servire il Governo 1 tali ano, olle vuol il nostro 1 bene t che ci ha offerto la libert à ed il benessere , innalza.ndooi nella oivi l:/1 tà. Perciò vi ord'i.no , I). nome del Gover.no italiano,di seguj,re j, miei cons i gli, ohe vi scrive, c;ui dv a eg-.1i.r.,1: Sarà punito eeverarr.eute ch i eiute,con derrate o con l avori , gli lllllhe.ra decisi a oombattex·e , per pi·oprio tornaconto, il i.loverr,o i talihno. Voi ,o bala.bbat, difend,;tevi pe1· qururto vi è possibile , , Fateci s&pero 1m occ(:rr" la presenza di aeroplani e se avete bisogno di armi.Fré. poco psrt:l.rP.mo -::on cinctne battagH,:mi del potente Esercito italiano ed a.Itri cinque, già inquadrati ed. i .strui t:I. e. Lekemti sotto la guida del rappri;!Ì&nti;_'1te &<!l (;averno ::,er m,i.roìare su r.orè. Fute ce.pire alla .POlJOll zione che stia tranquilla;non oi verificheranno più, come prima.,le razzie; tutta, cib ohe lòaJ.'à rfou.ie1,1to ùalle t ruppe sarà immediatamente pagato a con:t, ti. ~vviaatE'. i paesani di por.tare ,alle tappe, ciò ohe desiderano vender~... Non apaYentatevi per il gro.n numero di soldati,che vedrete;neaeuno di essi :netterò. le eur-, r.,~u~j. :)UlJ.a •;ostr.a proprie tà. L' Augusto Governo italiano non vione con tro f bu oni, ma con<;r.o coloro c h e si oono eolliero.t i contro di lui;non aolo,rua gra·tifica anohe coloro che sono buoni. Ad ogni termino di tappa occorrono 30 claulla di farina .:l 30 tuoi 6a macello per .i nostri asoar Comunicate perciò e,lla popolazione che noi abbiamo mandato un inoarim cato per l'c;qui c to dj. ciò ohr, oooor.re,c'>n pageme.n to in contanti. T Tenetevi saldi , se Iddio vo,:,rà,ps.l"tire mo ent ro tre e :l.or ni.Datene avviec ai paesani. ;rntormateci se BVote notizie . I l ùegiuc F/to Haptemariam Ghebr esghier LEKEr.1TI · 26 ottobre 1936/xv•
Bando ù i un d i:,gia<; abissino .
395
ALLEGATI
Allegato 4
!
I AD
U'
Z I o~ E,
Lett•re in.d irhr.ate d a l d 0g ino Ha ptemariam &hebreagheher al tits,1re..ri Chflhbede ,I{llilu, "Cagnazmuo hgheio e tutti :!. capi di Nolè-Oabb11 · Oowe ùtate di e~lute? lo sto bene,gramie Iddio, Vi vog~fo ai• re ohe, ntt1. i 011'pi. etiop.i..oi, g r,md1. o pj ocol i, 11 Pa;>n H lo atea so il vo=
e \ro ll&po d &giaò Hai lu ( :Ees:foi) &i sono già eott·ome,rn i volou1iariamente al-. · l ' Augueto G1lv erno I talia.ne, Ora abbiamo lle.pu·i o ch e ; l i ·amhare I che erano
pnenati por Gorè :!.n t uga, •togliono oornbàttoro contr o n Gover no Italiano" perohà credono di. aver rinnovato lf' loro for ze; cr,.dono 0081 ·di pot·e)? ~...
fronts:re 11 Governo ·, contro il quale quel.lo S0io)i{1U1o ~ stato pve anch e un bambino lo può c&pire: questi agisoono
111,innre quella parte delle. popole.ziono , chti in8a.m1ata dall;;, .l oro parole•, aegue. i.e loro oal!e ve.r ranno bo!llba.r date e perciò enre.nno ""'"'.danna.ti. nt1l
ciel.o, " ',ui.ndi a e · qua.lov.uo, i ng1mnato , ai trov erà al loro aegui'to, é.rrettM
· t elo e por·t e.temelo. Sto.t<J a ~tonti snch<l voi, af:Cinch ò non capit i alln· v:on• popolll.l':i.one il. danno che vi .ho ., cpra a oc<;nnnt o , ln:f'orruntemi pure d,i ogni I noYità o dei. fatti ohe ai !!Volgono n el voet1· 0 paese. Pate capire a lla popolazione ohe, ohi darà da mangiare a i r ioell\t, . ·,. ol'.\1 1.i l asoi.arà paasare ·per 11 proprio paese, dimostrandosi loro earà :runi:to s ev nrafuonte. ha poco partir 4;mo. co:r. 11 Ilappreeeutni,·~e v el'JÌ(), c'on c·inq11e .Bat t agl.ni del Governo Iti,lj.Rno ed e.ltri ot:.ique
già inquadrati ed istruiti a Leobemti , =
Avviòate. perciò
che o1 offre lungo 11 nostro cammino, clò ohe vuol vendere .
medi etuent~,perohà il ~overno Italiano ha proibito in ma do ~~solutq la ru•1a ,
•
Io eono pronto ad aiutarvi per q,ianto :tni
~
poseibil1( e anoh!
voi dovete aiutare .11 (:Over110 , al quale si Il. sot tomeoso 11 voatro capi,. In:1'ormlttem1 sempre dove si trova r1te I1ru'4IRU' ,
' tto ·sin;": Vi· ho sori
caramente, perohb, come sapete, J.a casa del degiac Hailu è anche mia, e perch:b non vi lamentiate di ,ae par non avervi avvisato,
IL 26 Ottobre 1936
xrv
0
IL DEGIAZMA01 1-'/!l!Ot Hap-temarirun Ghebrengheher
Le uera cli un degi;lc abissino.
H IOPIA 1936-1940
396
Allegato 5
DI ARtO DEL GICRNO 7 NOYMBkE
. . . .... -.-.-.-.- .. -.- ...
• _ . QOM!J~IQA~I QN! })D _O!l~J N! . V~JU!ALI '"'E=SCR!'1'TI=DM'J; E RI01•!VlJT! _
GOVE HNO GBNt:RA l,E
DELL A. O. J • O
- Gab i .netto A 'TUTT I I GOVERN I E S:S'l''.!'ORl ED EN'.l.'I UI.ITARI E CIVILI Dli'i!:D..::•• TI
A $ .E. IL MI~ISTRO A. O. I . I er i é s t a t o giusti ziato un connazionale per delitto efferato , a acopo di rap i na , comp iu t o su di un indigeno , Numerosi conti nuano ad essere gli att i di minore prepot .m:ie di. parte d i connaziona li di ogni quali t à su.gli abitanti loc ali e le loro propri,:: U. Ci t rov i amo di fronte ad un feno11e no di vera invex·si~ne psi chica e moral e per cui s i conf onde il soprueo , col diritto di conquista . Si dimentica dil·igenti, alcune
t
e quello che é pH tragico questo si verificaar.che r,ei
vi
l te di r aneo superio1•e) che il solo sùnso della &it1.sti-
z i a può ,in confronto degl i i ndigeni , darci preatigio , rispetto
II
ubhidie-nu• .
Ogni a tto i nconsulto.gra nde e piccolo , compiuto , ci proc,;ra , p,n con tl· o . danno incommsneur ab ile , e spinge gl i animi allo. ribellione .• Pciliché su a1·gomento ocei dél i cato , non poe:,o rivilgeri:i ella tla;;e:a , invito t utt i coloro che , com\lnqu..e, eonoa capo di enti lllilitari, e <.'Jsili, pubblic i, privati ( per questi ult i mi deve prov v<!dere la Fea11ru.i oi.~ ) a conaide1·are quanto sopra , tenendo presente ohe intendo
stt'Cl.1.C'à.t\~
ad '<>&'r. i
costo , queoto spirito <lelittnoso , ohe tende frust1<1·e gl i afor::1 dio,t111·t.aa:Hta ·te da mo compiut i , p,11· reggiungei·e la final:Lt à aupruma ùel. )il
rn ... 11."1,ci;::.i eme
degl. i aninii , o l ''affe1,mazione del tlolninio , sotto l ' egidu del h< l; ,A,$ . Coaanùanti , Cap i di ogni gensre , eerarcbi , ohe non si ae:it ..'lo Jw !orrG • la ene1·e i a di:; eetiirmi in questo travaglio , :sé 111' v&dc1n'1 in t., ...,,a , l l"itti. .li costringe rmi a <1e.Cenes1a·arli ò 1 aiito1·i,tà , e tt·ov;ho il 1110,10 r):: .,c.:oncio t,'l' faro pervehi r·e a tutt;i lt.i mia vooe , cenzìl 11111.i'laroi o glt't.l'e ,_,,.,,.to '.'o io come una :!'re<lda oambiaJ e , me oae1tdt> col.lo o:onte , l .!-Qti1ir:, , tl N1(> 1·e di lt~Uil ni e di b'usoiuti , Ohll divt1rs1,11ne nte tred.iec:ouo li. i',oi,i·111 , il R~ . il D\lue • G!Ui LlH
Comunicazione sul comportamento dei militari.
. Organirz11zione polifico-t!Jmmini,fròfiY4 del/' Il.0 . l MINISTRO
PER
L' AF'RICA
ITALIANA
6overnàtore 6enell;l/e
Vicere·
,.
eonJ,ma ~rL..---- - - -- - -/'/Jfr.Or. Il.
Consiglio - - -- - -- 4--- -- - -- - - - - - - - - - - - --16ern!mle di 6ov, rno
\qèe 6ovemat. G~nm:ile
/J,rez,,one Dire<1V,,r Oirwione Svpmore Suf"irior. Su;-.Jrior~
Oirui'one?
o,;..elu,~
S,,p,r;o,l!
Suptriort'
fl"9Ì<»e·
ffrJf""''
S.,,,riore
R,"ldri
/lft',,d
lift'dri
Cd<>n•.tldl.
fl,J;ti,i
Civili
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Ldto,.,,
r,4n:km
voverno ERITREA ,,.,._..
P//dri <,,,,,.,,,,,
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Tilrrifori IMPfflO Ì)' !TIOPlA
Ufficio SromJ>d ~nJ;
Orgc1n/zzazione mi/ifare dtll'AfriCd Or/enfa/e (t)l,t;!yifo nrl dtèernbre -i<J~7-
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399
ALLEG ATI
Allegato 7
00MA1mà PREa~10Do MtL]T.A:R.E DI ~~TX
======.ii:~:===-====~==
1{. 65 di px. t,
Lekemt,3 d:1,oembr,e 1936/,.XV
0GGBTT01 !JÙJl.i alla popelaziua da 111.i!.litari ind·i geni, A T.UT'TI I eolltA:NDI, 00RPI ,REPARTI
E SERiV:IZI DEL PRESIDIO DI
L E X '.E M T l
QueJh oeaud11,f.llo aoopo di oTTiare,da pa.rte dellli. illdige:a:1 l.e,c,.li,l'd"' fluire di ·r1ohieate dii. T-itilad:oae di! dan.ni, cau•ait i da 111.iJ.itari illcl.igoi, lfl,b ioi ed e,r ;J.tre~rega g ili± EJrti ii i•dirizzo di Y:e!l:er aTelgere f r!!- i ii1'l@ae:ati ml:lttari :md\l.gen:1! ,.]a p i iù. v :ha opera di per•uado:ae tell~e:ate ad ette~ere ahé detti mili1ra;ri ne:a eauaino mCllutia a ;tcu:a~ all.e, ,p•pelzie:aa :l;:a4ige:aa,•ia :ael mole•tarie le dt1J1J1.e,,, 1a appr-opriudc.ai,u4ebita•e•te,di oggetti e materia?~,axche di )lrl,nimo Taii're, ~1 proprietà altrui. B·' be:ae ricordare ai mil!Utari illd1ige:ad/ohe 1 &Te:ado · 1 1 e:ao:l!,e di HrTire all' eP \ra dell"°:aeatre gli~ieae bll.lldiere,i• territ erie ohe nen deTe •••ere ee:a,., ai der,ate "'°Hci:l!.u taminte I e••• paella di oollqull.a:l;a,il molHtar+•~wtqua la papeplaz~e:ae 1 1 apprepriarai,i:adéb±tame:ate,di eggetti • mat,riàl.i ad eaaa ap}!arte:ae::a,ti,Jlel me:atre ooatttu±aee~ uaa atto arbitr-arie,paaaibil• deìl• :più aeTar·• aa:aj:i•lli di•oipli:aari e penal;I., torna a grud1 dieci.ere di ohi le eomp:l:1 ed arrHta il callllll!Ulo della ciT:l!ltà itali a::aa tra quHte plaghe uberte••· Ooidi de :a.ell'a•a~dua c•llaberazio:ae degli u:fticiall ~i tutti i reparti per ta11e cHeare gl i inceJl:'f'eJl!i_enti lame:a:tati. Gradirb aeatouxazi••••
IL OOLONNE:r.LO 00,lillmilTI P/teA,M.ila:ae
P.
C.
O,
L'UP'FICIALE POLITICO (I C • > i ~ o l l i )
Comunicazione sui d ann i arrecati alh1 popolazione dai miliwri indigeni.
r:f'IOPIA 1936-1940
400
Allegato 8
Allegato N, 16 - ~
AR1II E MUNIZIONI
A .N
D
o ...
NeeeunQ pub detenere armi e munizioni senza
il permesso del Governo , Si ordina a tutti di preeentarei al CoJDAndo deil.la Compagnia CC, RR, di Lekemti,nei presei del mercato,per denunziare le armi e le munizioni di cui sono in poeseeso, La Compagnia pred!e;t ta rilaeoerà 11 permesso per poter tenere tali armi. e tali muni=
zion1, Chi entro la finé di gennaio sarà trovato sfornito di tale permesso subirà la confisca delle armi e delle munizioni e
sarà te~uto al pagamento di una multa var iabile dai 5 ai 50 tall eri, a seoonda dell'importanza e del numero delle armi e delle mu= nizioni, Contro i recidivi sarà proceduto alla denunzia all'au~o= rità giudiziaria per porto abusivo di armi e per disobbedieza agli ordini del Governo.
Chi~ già in possesso di permesso rilasciato da quest 1 u:fficio politico dov;rà lo stesso presentarsi al Comando. della Compagnia CC, RR . per la sostituzione del permesso . LekèJDti,26 di cembre 1936/XV
IL RAPPRESENTAN!l'E DE)'., GOVERNO f 0 I Capitano Nicola Gallelll
'
Bando su armi e munizioni.
'
I
401
ALLEGATI
111/egaro 9
GOVERNO GENERALE A. O. f.
Allegato N. _a) al DIARIO STORICO
- QO~U~I QA~IQNJ VERBALI . E SCRITTI DATI E RICEVUTI =,; .-. -.-.-,-..- .- .-f D_O~DfNI ,- .-.- .=,=,=.~.=.=.~.=.=.=.=. ~.=.=,=,=,=,=, GOVERNO GBN~RELE DELL'A , O,I , Gabinetto :.. S, E . LESOONA _ _ _ _ _ _
RONA.
50967 /./ ~abinetto / ./ Forza battaglioni coloniale au cinquecento uo-
mini est. assolutamente ineuffioient'e per d!!,re ai medesimi, il minim.0 di efficienza tat tica per aoatenre un combattimento / ./Su quest o tema eai ' sono pronunziati maestri di organi-$ ate t utta u.na ,prassi àulJa quale ai ca colonia le q~al1 De Bono, ,t.1alladra, Cic,conetti, Mazzetti l!cc ./ ,/ Si giunse d a tutti alla conclusione che un battagltone somalo - eritreo libico eccetera munito di mitragliatrici non pub bastare et se stesso .
f
'
avendo una forza mino·r e ai 750 uomini / , / ciùando non esistenvano le m:i:tra.g Ìiatrici; 1 battaglioni erano dl mille uomini / ./ P~ioh~
16 debbo
garantire la s i curezza dell'Impero at V.E, con for~e
adeguate ho disp·osto ~he i battaglioni · siano t utti r ipo.rtati àl:La forza 750 u omini/./ Anche que sto tema avrebbe fatto oggetto di rappresentazione veibal~ / ,/
GRAZIANI
Comu nicazione d i Graziani a Lcsson.i sul la rorza dei b.iuagl ion i colonia li.
402
F:r!OPIA 1936-1940 Affega10 IO
A S _E. GRAZLNI
ADDIS ABEBA
7I735 / . / At suo 50967 data due novembre / . / Sono stato s empre del J:a re di V.E. çhe battaglioni d i guerra de bba.no avere forza superiore a quelle dei battaglioni di pace / . / .,:'erma però restando la forza stabilita dal 11 ordinamento approvato anche da cotesto Governo per i tempi normali di
pao~ / , /non ho nulJa i n contrario che i battagl ioni da impiegare in ope~ razioni eiano portati a nche a I OOO uomini/ . / Tale organico sar·à oante) nuto sin che nece ssario,/./ L•aumento d ovrà essere previsto da cote$to Governo Genera l e ne l progetto di ordinaDB nt o aup)>letivo ric h i est o con mio teleavio 7I5499 del ventidue
ottobre ult i mo scorso / ,/
LESSONA
Hisposta di Lessona a Graziani sul problernoi ddh1 forz;i dei battaglioni coloniali.
MINI/TERO DELL 'AFRICA ITALIANA uff icìo milit-•r•
NOJ'TRC TAUPPI:
lmJt;,.al/11 ,.,. OJN#"W•;.,,/
o
o q N
~
"--/y·- ,...,,._ ---
.,~. • . .,. -fl'r,,,..,. ,.,,.,.,'1-,,r,4/l
MINl~TERO OEl:l·AFRICA ITALI ANA uHicio m ili tcml
~ .JCHEMA DELLA JITUAZIONE POLITICO-N/LliAQE IJELLOJCIOA .IL6E/IIIA/() ;g59*'i1/; FORZE CONTQAPPO~TE
TE RQITORIO DELLO ~CIOA
NOSTRE TRUPPE
1mp,i9'-,Ji/; ;,, O/)eTClzion,
45.000
A LLEGATI
405
Allegato 12 ,/
COL!AB1l0 SETTORE OCCIDENTALE Uff. Operazioni o=--rc-------=--==-g~--=â&#x20AC;˘ ELENCO DEI FilTI D'ARME AVVENUTI DUIWfTE I CICLI OPERATIVI - POSTERIORMENTE ALLA DATA 5 MAGGIO 1936 -
_!.2!__~ __1_9_3 7 XVI 25 maggio 1937
- ZONA M. GIBATTI - La colonna Marone (su due btg. ) ai impegna prima con 200 poi con altre formazioni di 500 ribelli condotte dai capi del Gibatti e del Dorenni in azione rapida e aa.nguinosa, Perdite noatre: 2 morti e 10 feriti coloniali.Perdite avversarie, 50 morti e altrettanti feriti.
26 maggio 1937
- ZONA DORENNI - GIBATTI - La oolonna Marone, at= taccata da rilevanti forze nemiche, contrattacca disperdendola.Perdite nostre: 4 morti e 10 feriti coloniali; Perdite avversarie: 35 morti, 30 feriti. -
27 maggio 1937
- ZONA CHELO â&#x20AC;˘ - ALI'.- La II" banda del Nonno ai ime pegna in un combattimento di diverse ore , accani= to, insistente che ai conclude con lo sbaraglio dei nuclei ribelli. Perdite nostr e,' 3 morti, 9 feriti Perdite avversarie : 12 morti , moltissimi feriti,
3 Giugno 1937
- ZONA GAMO ' - GIBATTI.- La colonna Molinero (com= posta dell 'VIII e IX battaglioni coloniali, il VII btg, ool, , una sezione cannoni somm. col. ) azione di rastrellamento a l argo raggio e d ' inse= guimento di formazioni ribelli.Perdite nostre: pocht,Perdite avversarie, 11 morti, molti feriti, 7 fu= 0111 catturati.-
19 giugno 1937
ZONA .AllBAJ ALI ' .- Il raggruppamento bande Roll.e riuscita difficile azione di sorpresa contro le forze di Banti Gorb, ribelle dell'Ali, '
' '
Elenco dei fatti d'arme avvenuti dl11-:.inte i cicl i opera tivi dal 25 m~ggio 1937 ,11 15 aprile 19j9.
406
ETIOPIA 1936-1940
2
Perdite nostre: pochi morti, 7 feriti. Perdite avversarie: imprecisate ma ingentiseime. 22 Giugno 1937
- ZONA CETTU ' - Il raggruppamento Bande Rolla - com= battimento contro armati ribelli, dispersi con ra= pido inseguimento.Perdite nostre : 2 morti - 7 feriti Perdite avversarie : 6 morti .-
27- 29 pù.glio 37 - OONA ACCO ' - JESUS ( Caooiamà.) .- Violento attacco di un ' armata di 2000 ribelli condotti dal capo Ailé Mariam Mammù , contro la colonna agli ordini del Ten. Col.Martinelli e oomposta del XIII btg. col. , XXI Btg. col., XIV
batteria col .- Combattimento
sanguinoso e cruento durato circa un pomeriggio.Perdite nostre: 1 ufficiale morto, uno ferito , col~ niali morti 18, feriti 38.Perdite avversarie : 47 morti accertati, prigionieri n° 3 - fucili catturati n° 43•-
3r Agosto 937
- ZONA DI1lKE 1
-
Forzamento della stretta di Dirké da
parte del la VII brigata composta del XV btg. col. XIII btg , col , in concomitanza col gruppo bo.nde Criniti,- Vari morti e feriti della brigata, numer~ ee perdite da parte d ei ribelli. (Vengono r icupera.. ti i cadaveri di ingegneri massacrati durante la rivolta,31 Agosto 1937
- ZONA DI GIMMI - Il XIII btg. col , di retroguardi a alla VII brigata col, , sostiene e infr~e un at= tacco di 200 ribelli 1 parte dei componenti 'J.a mas~ sa ohe b~ooca il f ortino di Gi.mmi (Menefregc) ,Perdite nostre: 5 feriti , Perdite avversar ie: 15 morti accertati - notevo= liseimo numero di feriti, tucili catturati 8.-
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ALLEGATI
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3 1 Settembre 1937 - ZONA DI GIM!lil - Il XIII btg. ool., il gruppo banc de de l •Uollega, una· sez. della 2· btr. bombarde, eseguono il rastrellamento di tutta la regione eec minata di forti nuclei ribelli ~ non rilevanti P8!'. dite nostre (I).Perdite avversarie notevoli, molti feriti. 1 Settembre 1937 - ZONA BULTI 1 - DULA' (destra torrente Guder).Combattimento della colonna agli ordini del Gene= rale Bellj (banda omonillle - banda irregolare di ras Hailù. - Banda Dipré - una cam-pagnia col. ) con., tro una formazione di 500 ribelli al comando del capo Teclé Uoldebriat con nUllleroee mitragliatrici. Perdite nostre: 11 morti - 27 feriti
Perdite nemiche: ingenti.2 Settembre 1937 - COLLINE SUD E SUD OVEST DI Gll!LU.- Scontro con formazioni ribelli del rr btg, col. , alcune bande Criniti.Perdite ingenti con morti e feriti da ambo le parti I
3 Settembre 1937 - Zona GH.ELA • - azione della col.onna Generale Bell.j, costituita come sopra contro 200 a.Dilati dell'Uo., deseà. - perdite nostre 4 morti e 7 feriti nemich&- accertate 13 morti e 3 feriti ,- Fucili ca! turati 12.4 Settembre 1937 - RIVE DEL FIUlilE ~ATO + ZONA DANN0 1 . - Combattime~to del XIII - XV btg. col, (VII brigata) e delle bans Criniti, contro gli a.nnati di alcuni capi ri= belli del Gibatti, - Perdite im.preoisate ; ingenti quelle nem.iehe,- Armi catturate 6,-
de
4 Settembre 1937 - ZONA GARGEDA.- Il raggruppame~to Bande Rolle at= tacca forti formazioni avversarie condotte dai cac pi Faierà Bantt e Mosieà annidate in zone boscosi~ aime snidandole e disperdendole .-
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- Perdite nostre: un Ufficiale ferito, 9 morti e
15 feriti coloniali; Perdite avverse.rie: 50 morti solo acoertati , altre! tanti feriti - perdita di materiali, armi e munizi.2_ ni.14 Settembre 937 - ZONA DI SAIO - 100 ribelli appiattati nelle folte boscaglie della regione, tentano impegnare il rage gruppamento bande Rolle; vengono dispersi e inse= guiti.Perdite nostre: 2 morti - 7 feriti . Perdite avversarie : 30 morti fra cui 11 capo degli armati.16 Settembre 937 - ZONA DIOHI' (Uodessà) - Battaglia contro 1500 ri=
belli dell 1Uodessà lllWÙti di moltissime = i auto= matiche, della colonna Generale Bellj unitamente alle bande e a1 XXI btg. col. del Magg. Ficster.Perdite nostre 56 morti, 87 feriti. Perdite aVV11rsarie accertate 200 - moltissimi feri= ti. 21 Settembre 937 - ZONA DANN0 1 . - La colonna del raggruppamento bande Rolle al passaggio del fiume Fato si impegna con forti formazioni del capo Olanà che impegnano l'avanguardia e formazioni del capo Ga1letà ohe ate taccano la retroguardia.Perdite nostre : 1 (O) morti, 18 feriti. Perdite avversarie: oltre 100 morti contati sul te~ reno, altrettanti feriti - diversi prigionieri •• '-
25 Settembre 937 - ZONA BABO ' - Il Raggruppamento Bande RolJ:e respin= ge un attacco improvviso di formazioni nemiche, cpn scarse perdite; Perdite avversarie i 36 morti, 15 feriti.Arm.i catturate: 25 fucili.-
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ALLEGAT I
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5 Ottobre 1937
- ZONA FIUME FATO - DANNO •.- Il Raggruppamento Bande Rolla attacca e insegue nuclei ribelli , impegnando• li in dura azione rapidissima.Perdite nostret 10 morti - 18 feriti .Perdit e avversarie i 32 morti - 23 feriti.-
7 Ottobre 1937
- ZONA CELLIA t - lll. AMARA (Kontor - Eggeré - Gimma Arari).- Azione della VII brigata col., composta del XIII e XV btg. Col . , che respinge un attacco in for ze di un migliaio di armati agli ordini dei
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capi Befecadu e degiac Deetà.Perdite: morti nazionali 2 1 feriti nazionali 3 1 morti ascari 40 - feriti ascari 90.Armi catturate: fucili 37 •22 Ottobre 937
- ZONA GAM0 1 - GillATTI - BILLO •.- Rapido scontro con gli armati del capo Rundasà e inseguimento .Perdite nostret (1) 4 feriti. Perdite avversariet 16 morti - 4 prigionieri, pa= recchi feriti .-
2 Novembre 937
... ZONA DARGHIE 1 . - Com.battimento della colonna Bellj contro rilevanti formazioni nemiche della regione . Perdite nostre: 4 morti e vari feriti coloniali. Perdite avver sarier 35 morti accertati e 5 prigio= nieri - Armi catturate: 22 fuoili .-
7 Novembre 937
- ZONA UOLISO' - XIII CANTIERE.- Combattimento deJ. Gruppo Bande Cap , Soldatini contro un'armata aggue! r itissima di 2000 ribelli.- Azione durata tutta una giornata con alterne vicende.Perdite nostre: Ufficiali morti 2 , feriti 1 Sottufficiali morti, 1 - gregari morti 121 .- feri= ti 32.Perdite avversarie non accertate ma di gran lunga superiori.
9 Novembre 937
- LAMDO ' - CIABO t . - Azione della colonna del Generale
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ETIO l'IA 1936-1940
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Bellj contro forti formazioni di Gherarsù, ohe, con= trattacoate con irresistibile sie.ncio, vengono fuga= te e disperse. Perdite nostret 3 gregari morti e 10 feriti.Perdite avversarie: 71 morti accertati.-
13 Nove!llbre 937 -MONTE RAMDO•.- Combattimento sostenuto dal.la colonna agli ordini d el Col. Gaibi contro ingenti nuclei di amati inviati anche dal capo Gherarsù.Perdite nostre: limitate.Perdite avversaries 14 ribelli uccisi.- Armi cattu= rate: 2 fucili mitragliatori - 5 fucili .-
j7 Novembre 937 - ZONA DI MARU~-GIBATTI .- La VII brigata coloniale (:XIII btg. rv btg. - XIV btr. aomm, col.) 11 grup= po bande altopiano Criniti - 2· btr. bombarde, soc stengono e infrangono, in regione Marù, un attacco in forze di oltre mille armati, delle zone del Gi= batti, Dorenni, Marù, Gargeda.Perdite nostre : 1 ufficiale ferito - 9 ascari morti 4
34 feriti - 1 disperso .Perdite avversaries morti 80 accertati, Armi catturate: 25 fucili - 400 cartucce.18 Novembre 937 - ioNA DI M. GIBATTI - PENDICI EST.- La VII brigata Coloniale (costituita come sopra) - Gruppo Bande Criniti (costituito oome sopra) attaccano formazioe ni ribelli condotte dai capi della zona. Perdite nostre poche - avversarie accertate 60.-
19 Novembre 937 - ZONA GIBATTI.- I reparti, costituiti oome , sopra, attaccano una formazione di mille armati circa e la . volgono in fuga inseguendola e disperdendola.Perdite nostre: 1 Ufficiale ferito- Coloniali more ti 6 - feriti 27 Pardite avversarie t morti accertati 46 fucili catturati 73 con 420 cartucce ,-
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27 Novembre 937
ZONA DEL BERBER MIDIR.- La colonna Gaibi attacca le formazioni del capo ribelle e feroce brigante Zaudié Asfau e le pone in fuga , - Il nemico lascia eul ter• reno 30 morti e nelle nostre mani numerosissimi pr! gionieri.Perdite nostre, 2 feriti, !._!!_!_~_1938__xvu
14 Febbraio 938
-ZONA DI CACCISI ,- La colonna al comando del Col , Lo• renzini (composta dell'XI brigata coloniale sue 2 b~, dal 2° gruppo del I 0 Raggruppamento bande Ambb, da una sezione cannoni 65/17 , da una sezione bombarde 81) attaccata violentemente al paesaggio del guado del Guder, contrattacca oon pari violenza , volgendo poi i .n f'u8a l ' avvereario ,Perdite nostre: 1 Ufficiale, 6 aeoari. morti,4feriti .Perdite avversarie, ingentissime, ma non potute con= trollare .-
15 Febbraio 938 - ZONA DI M. CARRA ' - La colonna Gaibi (costituita daJ: la VII brigata coloniale , su due btg , , il gruppo bande altipiano , una batteria da 65/17, una sezione bombarde da 81) e il gruppo bande Criniti , attaccac no il monte Oarrà Jenuto dai ribelli e, dopo un •a= zione durata oltre quattro ore, li travolgono inse• guendoli ,Morti nazionali : Militari coloniali , 15 morti • " 28 f eriti Perdite avversari e molto super iori , rimaste incon= trollate .16 Febbraio 938 - PALUDI DEL OIOMMAN ,- La colonna Tabellini (composta dalla X Brigat a Col , su 3 btg, , una eez. di arti= glieria da 75/13 e dal gruppo bande Uollega) eor
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prende presso Lagamsa un forte nucleo ne:mioo, inflig= gendogli , con rapida azione, durissime perdite , fra le quali , 25 morti e numerosi famosi sottocapi ven= gono contati sul terreno. Cattu.ra,inoltre , di armi, munizioni , mat eriali.Perdite nostre1 5 morti, 3 feriti coloniali.17 Febbraio 938 - ZONA M. COMA - Lt. OARRA ~... TORRENTE GUDER.- La banda
Ten. Col. Rocco (del I 0 Raggruppamento Bande Ambò) sorprende e costringe al combattimento gli armati del capo ribelle TeffesÊ Garrà , annientandoli e uc= cidendo lo stesso capo.Perdite nostre: limitate Perdite avversarie: ingentissime in morti, feriti, armi. 17 Fe.bbraio 9~
Zona torrente Guder. - Il raggruppamento bande Cri= niti, travolgono su vastissimo fronte boscoso for= mazioni nemiche appostate per impedire al guado il passaggio della colonna.Perdite nostre limitate in confronto di quelle avver= sarie non potute accertare ~er la continuazione del= la manovra. -
19 Febbraio 93.8 - ZONA LAGAMSA. - La colonna Tabellini ( composta da: x~ brigata , su tre btg. VII, XXVIII, XXXVIII e una sezione artiglieria somm , col, ) sorprende un forte concentramento di ribelli , 11 insegue, 11 raggiunge presso Malca Uamet , li travolge, li annienta, fran= tumandoli , uccidendo i capi , Perdite nostre : 27 morti, 46 feriti fra cui' un Uf: fioiale. Perdite avversarie : 400 f r a morti e feriti, 40 fucili catturat i,3 - 4 - 5 Aprile - FIUME NILO .- La colonna agli ordini del Gener ale ?ltartini, comandante del Settor e Occidentale effet=
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ALLEGATI
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9 tua il paesaggio del fiume. Compongono la colonne.: 1°)Il Comando Tattico, la XA Brigata Coloniale (Ten. Col. Tabellini) au 2 btg. col., il Il btg. Col. della VII brigata col. (Ten. Col. Marzoli) , una sezione cannoni della VII brigata coloniale, la 2A Sez. bombarde 81 della VII brigata Col. 11 gruppo Eande Altipiano. Il complesso delle forze é di 76 Ufficiali, 27 nazionali , 3855 coloniali, 1100 qua= drupedi, 70 fucili mitragliatori, 20 mitragliatrici,
5 cannoni.- La formidabile preparazione, ohe é oo= stata mesi di eaorif1oio dovuti" s difficoltà immani d'ogni genere, sì conclude 1n tre giorni di ardimene to attraverso il fiume la cui corrente aveva una vec locità media dai 20 ai 30 metri al minuto primo e una distanza di sponde minima di cento metri.Traversata decisiva per la sorpresa delle formazio= ni ribelli del Goggiam.Perdite1 7 mortf coloniali, 3 feriti - 4 quadrupedi.
9 Aprile 938
- ZONA A11BAI SAITANA (Goggiam) .- Reparti della VII brigata coloniale, travolgendo le formazioni ribel= 11 del fitaurari Imer, determinano l'insorgere dei paesani, che, combattuti a loro volta i ribelli, oatturano il capo fitaurari lmer consegnandolo alle truppe .Perdite nostre: scarse. Perdite avversarisi ingentissime.-
5 Maggio 938
- ZONA M.ANCIT - ROD GHEVIA - LIGG OCCIDENTALE -ADEMADIT La colonna del Generale Martini (composta de: il comando della XA brigata, VII e VIII btg. col., gruppo bande altopiano, una sezione mortai 81) , ese~ gue la completa ripulitura e rastrellamento delle zone suddette, con metodica eliminazione delle for= mazioni ribelli dei capi Deres Sciferrau, degiao
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Adal, grasmac Scinisciau. Scarse perdite nostre. Ingenti perdite avversarie 1
e
cattura di armi ,ma=
teriali , prigionieri.7 Maggio 1938
ZONA GHISC ABAI -
La colonna del Generale Marti=
ni (comando X brigata coloniale - VII e VIII Btg. Col. - Gruppo Bande Altopiano - una sezione mor= tai 81) conduce decisiva azione di ripulitura del% le zone prospicenti i costoni sud- ovest del monte Ligg orientale con la completa eliminazione del= le forze ribelli. Perdite nostre: scarse.Perdite avversarie: sanguinose e ingenti anohe in feriti e perdite di armi. 31 Maggio 1938
- ZONA DEL M. GIBATTI. - Il Gruppo Bande Criniti con il XXXVII btg. col. attacca gli armati dei capi ribelli fitaurari Olanà
e
Rundasà e d'al tri capi
minori, riportando una decisiva affermazione sul= l'avversario contrattaccato al l ' arma bianca.Numerosissimi morti e feriti nemioi.Cattura di molte armi.10 Giugno 1938
- ZONA DEL M, GIBATTI. - I raggruppamenti bande Rol= le e Criniti impegnano , in una vivace azione le formazioni nemiche dei capi Olanà e, dopo duro combattimento, i ribelli vengono disperai con for= tissime perdite , -
1 0 Giugno 1938
- PENDICI NORD- OCCIDENTALI DI M, GIBATTI , - I)a colon= na Tabellini (composta de i VII e XXVIII btg, col, e da una sezione mortai da 81) aggancia i.mpetuo= samente formazioni ribelli frantumandone le compa= g11.n:ll che lasciano sul terreno numero ril evante ma ma imprecisato di morti, feriti, armi , materiali,-
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ALLEGATI
3 Giugno 1938
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-ZONA GAM0 1GIBATTI - La colonna Molinero (au tre btg, coloniali) aggancia forti nuclei dei capi del Gibatti e li disperde decimandoli .Perdite nostre: scarse .Perdite avversarie, nU111erose e gravi, -
4 Giugno 1938
- ZOUA DORENNI - SAIO ,- Le colonne Tabellini e Maroc ne (su due btg , ciascuna), snidano , inseguono, e successivamente annientano le formazioni dei capi di Saio e Gibatti,Perdite nostre: pochi morti e feriti Perdite avversarie ; Oltre 60 morti accertati,-
9 Giugno 1938
- ZONA CELLll', - Il Raggruppamento bande Crini ti aggancia forma zioni ribelli suocessivi disperden= dole e inseguendole. Perdite nostre: 1 morto e 3 feriti ooloniali,Perdite avversarie: 29 morti accertati , 27 feriti. Prigionieri - molte armi catturate. -
19 Giugno 1938
ZONA CBELO 1 -ALr • , - Il raggruppamento bande Roll e impegna gli ar:na.ti del capo Banti - Gorb,Perdite nostre : 7 feriti .Perdite avversarie ingentissime,-
23 Ottobre 1939 - ZONA BANTU 1- TOLE' , - Il Raggruppamento Bande del Ten, Col, Rolle, •gganc~a sulle destra del tor= rente Tagi gli armati del oapo Birrù Aredà , dispera dendoli in disordinata f'u8a, dopo furioso e lungo combattimento, Perdite nostre: alcuni ascari morti, pochi feriti.Perdite avversarie: eolo contati 30 morti, fra i quali il capo steoeo.Cattura di molte ana1 fra cui un fucile mi traglia= tore ,23 Ottobre 1939 - ZONA DI BIRBIRSA 1 - la colonna ?.!arttnelli (che é composta del llII btg , col,, IX e Il A,5, , una sezione mortai da 81 , Banda C,M, Rosano) viene
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attaccata in zona Riebù, con grande vio1enza da= gli armati di ligg Asfau, Ricchiccià Cianfelà, Sciaccà Becchelé.-Il combattimento, ohe si sminuz= za anche in sanguinose azioni separate e seconda= rie, si protrae per tre giorni e ai conclude con la piena sconfitta dei ribelli.Perdite nostre; 20 morti, 60 feriti coloniali.3 Ufficiali feriti.Perdite nemiche: ill8entissimet 500 morti e feriti.29 Ottobre 1938 - ZONA BERBER MIDIR - BUSA,- La colonna Brisotto IV banda del ro gruppo bande da ¼ banda della 3"' banda del 2° gruppo bande, dalla compagnia colonia= le dal 2° gruppo bande) attacca forze ribelli non inferiori ai 550 fuoili appostate in recinti for= tificati e dopo lotta cruenta le sbarag1ia sangui= noeamente,Perdite noetret 7 morti - 20 feriti ooloniali.Perdite nemiche, oltre 60 eolo accertate.10 Novembre 938 - La Colonna Marzoli (costituita da il LIV btg, Ool. LXIII Btg., una sezione cannoni 65/17 della XIV batteria art.) aggancia formazioni ribe1li in zona Fallé Alì e le disperde.Perdite nostre: 2 feriti.Perdite avversarie; 7 morti aooertati, molti feriti.11 Novembre 938
ZONA FALLE I ALI 1 . - La colonna Jitarzoli , composta dal LIV btg, col,, LXIII btg. col,, una sezione della XIV batteria aomm, 65/17, é attaoca\a ad Agiò Careà da oltre mille armati riuniti dei capi Ban= tì Gorò, Olanà, Rundasà.Il combattimento , cruento e generale, dura un in= tiero giorno e termina con lo sbaraglio del nemico.Perdite nostre: 1 Ufficiale morto , due fer1t1,colo= niali morti 11, feriti 31.Perdite avversarie accertate:73 ma molto superiori,-
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T6 Novembre 193e- ZO?TA MONTE BilA ROGGHIE' .- Il raggruppamento bana: de Rolle sorprende e attacca 300 armati del capo Gherarsù, li accerchia, li annienta in quattro ore di durissima lotta. Perdite nostre : 10 morti, 15 feriti . Perdite avversarie : 52 accertate, perb, molto auc periori.- Fucili catturati: 15.28 Novembre 938 - ZONA MARU 1-UOLIS0 1 . - Il raggruppamento Bande Rolle in concOllli tanza con la colonna Martinelli (:XIII btg., IX e XI btg. A.S., un.a sezione mortai da 81, banda Rosano) agganciano gli a.rm_ati di Gheraraù, condotti dallo stesso capo e appoatati in sceltisai= me posizioni dominanti , soverchiandoli dopo un'azioa: ne cruenta, Perdite nostre: diecina di morti, diversi feriti.Perdite avversarie& oltre 60 accertate ma molto sue periori . Armi catturate, 16 fUcili, due fUcili mitragliatori, AN 4 Febbraio 939
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1939_XVII
- ZONA OBELO' - ALI' ,- Raggruppamento bande Rolla. Scontro con gli annati di Banti Gorb ohe si conolu= de con un prolungato inseguimento nelle boscaglie: Perdite nostre : pochi feriti , Perdite avversarie : 13 morti, diversi feriti,-
4 Febbraio 1939 - TORI!ENTE FilO - D.A:mo' . - Il Gruppo Squadroni nazio.. nali d'Africa in ricognizione offensiva si scontra con formazioni ribelli ponendole in tuga .Perdite nostre, 1 morto - 6 feriti . Perdite avversarie: 20 morti - 4 feriti , 5 Marzo 1939
- ZONA M, DANSE 1 - CACCIAMA• - Azione combinata de l 'J.XXXV!II btg. col., uno squadrone cavalleria
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- 14 dell ' VIII Gruppo, in una manovra d ' attacco in terreno difficile contro gli armati dei oapi Chebbedé, fra~ talli SejUlll.- Il combattimento si conclude oon l o sbaraglio delle forze nemiche.Perdite nostre: 3 morti - 3 feriti. Perdite avversarie: solo accertate 63 morti,6 Marzo 1939
- ZOliA CACCI.AMA ' - !RARA·' - GOLE •.- L ' LXXXVIII btg, col. respinge con subitaneo contrattacc o un tentativo ribelle di infiltrazione , in terreno difficile e bo= s coso, Perdite nostre: 1 morto, 6 feriti coloniali. Perdite avversarie, 40 morti,-
9 Marzo 1939
ZONA BITIE • - CACCIAMA' ,- La colonna De IJartino (costituita da1la 1• e 2· banda del, 2° g ruppo ban= de e dagli amati irregolari della Residenza di Geidù), attacca le forze del capo Dufferà Giambi e, dopo azione cruenta causata anche dalla sapiente di= sposizione dal nemico trincerato in posto , le met= te in fuga. Perdite nostre : 14 morti , 27 feriti . Perdite avversarie: 72 morti - 11 fucili catturati,-
11 Marzo 1939
La colonna De Martino (co= -ZONA OXA ' - CACCIAMA ' atituità come sopra) si scontra con nWllerosi nuclei ribelli di Dufferà Giambì, sbaragliandoli.Perdite nostre : 4 morti, 11 feriti. Perdite avversarie: 20 morti accertati.-
12 Marzo 1939 -
ZONA OXA• - CACCIAMA 1 , - La colonna De Mart,ino s 1 imi: pegna in azione improvvisa , con forze ribelli. Per dite nostre t 2 morti - 4 feriti. Perdite avversarie: 13 morti , numerosi feriti .Pare cchie anni catturate .-
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ALLEGATI
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17 Marzo 1939
- ZONA M. GORO' - CACCIAMA',- La colonna Fenulli com= poste. dal XIII btg , col , , da. uno squadrone dell 'VIII gruppo cavall eria, da una sezione mortai da 81 da una banda residenziale di Cacciamà) attacca e di= sperde forze riunite ribelli che lasciano sul terre= no 11 morti, e nell e nostre mani 6 prigionieri 8 fu= cili.-
19 Marzo 1939
- ZONA CACCIA!ilA ' .- La medesima colonna Fenulli reapin= ge una forte formazione nemica che tentava attraver= sare i l fiume Mughe r, l ' insegue , la disperde.Perdite nostre : 1 ascari mort o , due feriti, Perdite avversa.rie : 28 morti, parecchi feriti 81 fucili catturati o r i t irati, -
- Z'ONA CACCI.AMA' .- La colonna De Martino con azione di sorpresa e manovra avvolgent e impegna il capo
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ribelle Ereesà Begnà presso l ocalità Iagot , lo oat= tura , annientando i suoi annat i , Per di te nostre:' 3 morti coloniali e feriti. Perdi t e avversarie totali,15 Aprile 1939 -
ZONA 0ACCIAMA 1 . - Località Mugher, - Le bande di Cac= c isi at t accano le forze del oapo Bella.coi~ Assemù sul fiume l!ttugher.Perdi t e nostre: s carse. Perdite avversar i ; : ingentissime , Armi catturate s 6 fucili.-
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ETIOPIA 1936-1910 Alfe.ga to 13
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gennaio 1·939 XVII
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Gruppi Bande: d i~locazione e fo rza al ·1° genn,1io 1939.
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OOl!Ul1ICAZIOIII PSRVEHUTE DAI QOl'!lRlll :& OOIIANDI DUEHD:E:NTI 15 dicembre I9,.3.,6'-"XY-'' _ _ _ __ _ __ ProvonielllOo Cairo / . / Ore I9 , IO / ./ 13 dicembre 1181/622 / ./ Seguito mio tolosr-=• 1111/615 ieri dodici corrente avvenu'ta preaeo questa legac.1one aottcoiaaione Daba l3u.rrii da tenor-' oi aogret• !in dopo arrivo Gi~uu/. / •.iegrafato Rc:a et Add1a A~l ba / ./ f' Ohighi . ' GOYJlRNO DELL'A~ Addi o Abeba / . /Gal>inetto /./ A s.:&. Prizio Jl1roli }2130 / ./ RISER .,ATO P!RSONAL!I / . /s.-s. 111n1otro Oo1orlo ooaru,nJ.cami olJe s . .E . oapo OoYomo ci habet ince.rioato .ta.r giunsere a t T.s . oopreesioni Suo oocJ)'Uciaento par energia 4ic.oa~bieita 1n oooaeione cattura Uon4uoaoon oaoaa et eua oortez:z.a oh• in casi analoghi ea.rà aoguito medeo1r.ao oee.mplara ei etema/ . / Mantra aono bon 11oto aoaolvor o grsdito inoarioo far porvon1re at E . Y. ambit a parola lode S. E, Co.po Governo-lode che,..10 eteoao ho ainoera=onto tributato 001 m1o1 tolegro,nm1 l 1806 et 32062 - unch rei di ainoorità ae- aecondo 11110 coatu.1:a - non ooc.unicasei at Y. B . qunto 1n ,Propoo1to bo ogK1 telosrafato at S .!. 111niotro Colonie/ , Oocinoia /1/.. At 16986 E. T. aortcura / ./ Ila oe:,bra-..1 opportuno ohiariro at riguario 1 tetti / ./ Qiomo ventquattro otso~re all<n'ché s .E. P1rt1o :Birol1. mi diedo notizia dell1az:1one aotr••• organizzata magsioro Ugolini oaopo aa tt'llkN dogiao Uonduoeoon Oae.i,.a riepoai approvando ,t riohia.m.ando attenzion e eul :fatto oho ci.i riaul t ava i n modo certo ohe predeb degi,llo torgivoreando aon nootre autor ità politioho r egionali aoverno AQha.ra 1tava prepar1114a tu.s• au Piccd per riunirai tratel.11 che lo atten4ev-ano/ . /?erotb aatre attore.a vo ohe tala evento era aeeolutaoentt h.tooaaario evitare p nevo eu auo capo taglia ventimila lire / ./ Oopia telegraom.a questi ne fu date a t T . E. durante v1e1ta Addio Abeba/. / Oiomo ooi nove• brs s.:n. P1rt1o D1roli -m1 oomun.iob eeeorai tra.t'erito at l>obra Tabor por ooord1nare personalmente taao conalu1ivn o_pera:1on1 111n& te cattura dea:1ao Uo114uoaoen Caama/ . / I n data novo gli r11poai ou eogu.ento telosrAz:ma 24&88 r1<1oeoo in copia at T. &. 1n J.nara / ./ oo;:dncia/1/n• Prendo a tto euo1 tolegraui Nlat1T1 tJondu1111n ca aa/ ./ Oettu.randolo oet opportuno paa&&rlo iaaedi,tatar=ente per le arai peroh6 oib eviterà un olam.oso•o prooe110 di cui evidonteaente non pub to.ro1 a meno data ribellione ~olla IJ'ona.uooaen Caoaa dopo eu• primo oottom1oo1ono ,/ ,/ . ·
Tclcgranuua riguardante la mo11e del degiac Uonduossen Cassa - I 5 dicembre 1936.
Al capitano lferic111 e ftecug,t.(ffli - co:ie otau - io .,,o bono - Dio 'fi
11,.ti - !fin 4f.lla, :pri:a vol -:a che io vi ho Vieti uo in paco con vo-1 ~ <tUeato 1l :do deai d er1o - 1 / oi avete ae;ito calt - ?.li avete oiroondato
on truppo pro'.'enienti da Uoldill o Soootb por o.verm. nelh voatro mani 'altro giorno quando gli ll1-cno.bi vol evano ooml:lattero contro di voi ho atto U. J)OH1b1le per r.on Co.re eooba"tt.ere à, So volevo 001:0battoro vi avevo eia. mo.no invece ho tn\o la eu-ardia allo voa\re por o.one t4 bo t atto al't&J'!&rt 111 &.r'Q&-t!. - Ho fatto per il aoverno 1 \aUo.::o - Io non aono ecàp.. ,o do LeliboU. - Vi bo oa.l.v•ti non et b più. aparaw - JU tono allo.nt:anato r n on tu~ p:-endere porchà avevo pauro. - I pace&ni &1 eono ~ifu.81at1 per bi.ttero 11 =aggi ore e mi aono intcre!laato per non to.rli •parar• ed alontana.rli - Domenico. ali or:oti d 1 t alibolh hanno 9parato un colpo per o intorno Ql m0.61,;"iore ... to ho mandtlto po.r non faro uµOJ'IU"Q fì lot e non ·arore per :ture pann.rc il mo.gg1ore .. So vorrete l() pace otou.ro. io vorrrb \i'to - !Li o.vc ..~a.no dato da oooondare hl.i'tO il La.eta invece il lll0,6,Sior• o!"!!o )O ha de1;1;0 e}'l.e neoDWl& co~cnd.ava pi~ 11 Usto. - So io non ho pi~ C01:A,.""1.do 4.eaider o avere un poato t rancil.l.11.lo at.ar.oe:te 0-0doto • viver • 1 dai ooldi - Io v! pre40 41 :fan:.1 avere dal aoverno 1Cal1ano questo : o tranquillo e..'!.cho oen:a co~do - for quHtO vi pro80 tu.io l,: t non ai volete dare <Lutoto pooto a."'ldrb in alf.ro luo50 - Set umbre )6 l'to1 Uondeuoeeen Cooaa J>• c. o. JL TE:.U COL? CAPO U??!C!O
!'.to Oa'bi'bbe
Lenera del degiac Uondcuossen Cassa ai capitani Benelli e Reguzzoni.
ETIOP IA 1936-1940
428
Allegato 17
Prooe.ni~nzo ··~.:\. ~.~··_t;· . ~ ' .
faasts
POOM4f1ta !W2Jut4
".\ RÒ!f
S . E. III!f1S'l'!l<J' COLOlfIE
cq-lpnna ~ 11i.o 31064 emrNnmndo lON (Zl)Cm(rtC &n'"Nnmn<) ~ -ptà su fari, ~ w ,.. a pcpolaztont del !laU, fUg1'ter. G?dnd66~ ,Dorr'a. lnst:rrl) R~ t r t i , Ittdda tJ SUlulto. ~~~:tflìdl~ ·1:191a:nttnt <161 # gun,ù tlfflO~ c1':4 dtmudlT'OMO . subdoltl ~ U d6ggtoa
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r.t1gno gtustt no ,,,,- z,ot. gefl.rtt
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•
Telegramma di Gr,1 ziani del 16 dicembre 1936 in cu i :;i comun ica il resc.o di 50.000 volantini da lanciare su lle popolazioni di alcune region i etiopiche.
429
ALLEGATI
i;». ...
Pto~nle.nra
· ·i Dolo
di partenza
Or<
di arrivo
ore
2
oarit.d ohe at nte.ne da R0111a; abbandonate questo oaoo chs Vl.(Ol.e c01Ulurot alla ror,tna, pre~entat•r,t a nostr• tru:,~ ahe aMnlfcmo 'la tuttttnfllrtt, oonst1'ina t t1 anit 6 aorete pa<
.
..
utuattzta f beness,re all 'omhra bandtsra t taltana/••••••• P.t1 Jm.neratore Vtttorto Ernflnuel11 JII 0 t1 grande Jrilc• Fasot, .'Jentto l'l.1.<1soltnt out cospetto tut ~o m~ trema ...
CRA. ffA !II
430
ETIOPIA 1936-1940 Altegato 18
~
U F Il I C I 0
-....
.
0PERAZ --1: 0N ]
CHE CONC0RSER0 ALLE ·OPERAZIONI DI CATTURA DI UONDEO'OSSEN
•
i
•. Banda Berard\inelli ,
oon oap:ll looali Merid - Ha.il~ Ca~s
3 pattuglioni X:XIX 0 btg. ~ solo liJDi tat'~2 op. :XXVIII 0 btg. mente
t
i
:dirett~ente in territorio
Pattuglioni della colonna le~gera
Reaide~te Patruni
da Uoldià
mv x:xvo·
btg. indigeni btg. indigeni 1,RE=G~I~O::!NE~.!B::E!::G::BE=.laE=D::ER=-~L:!:A.:::S=.TA:.,__-lìlò~ Banda irregolare Lasta ,.. III 0 btg. cc.nn. e cp .mtrp. cc.nn. XI 0 btg. indigeni Banda irregolare Debra Tabor 0
Bande Raia-Galla
.~-------------•f
Aviazione
- -===========================-=============--------- ---
Rep,trti che hanno pa1tecipato alla cattura del degiac Uonduossen Cassa.
AU.EGATI
431
Allegato 19
/(11/ZZO IY~ I
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1_937-xr _/.,,(,
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Schizzo della situazione nei territori a nord di Addis Abeba al 28 gennaio 193i. In rosso le masse ribelli.
ETIOPL-\ ·19·36-1940
432
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ALLEGATI
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433
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Scala I : 4,000.000
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1'vlappa dcll'Etiopi,1 con i lerritori ocn,pa l.i. In verde l\ iççupazionc fino al di<:emb re 1936, in blu i territori occupati nel mese elci genn,1io 1937.
434
ETIOPIA 1936-1940
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ALLEGATI
435
BRl11,\NNIC,\
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4?~· ;;--~.,. ,- .,..,,,
Dislocazione delle colonne operanU nei vari settori e dei nuclei ribelli al 31 gennaio 1937.
ETIOPIA 1936-1940
436
Allegato21
GOV.E,RNO GENERALE UELL.''A,O,I.
Stato Msgiore - Ufficio Opers~i~ninO I 9 seg reto •
Ir5alem IO gennaio I937
,I. S . E . GELOSO
xv•
U ON DO
e . per conoscenza
GONDI
A S . E . NASI A S,E, LIO TTA
IRGALEM ADDIS ABEBA
STATO MAGGIORE
- o Dalle informazioni con t rad i ttorie raccQlte da cotesto Comando non si r iesce a precisare qual e sia l a reale efficienza di rae n'esi à ~ l e s~e intenzi6n1, In t ale si tuazione d i incerteeza occorre uniformare la n.o.etra
.~zia:i'el
al caso peggiore,e quindi marciare in f orze t ali da consegut re ~ modo a s s ol uto p i eno successo p erché n ella situazione di g~ahde pne~ s t i g io da noi conaeguito,ovunque,non dico una benché minima incertszza,sarebbe da nn osissima alla zi one pol.i tica ge·n erale e particolare. D' altra parte l a conferma cg~ ras Destà si agiti ancora, n el rio d i '}Uella zone i .n forz e , ançhe per acquistare ni oltre che pe:i: espellerne ras Deatà. Confera10 per'tanto qua nto per tel e fono ha comunicato il g en eral e Gari baldi Capo di S, M, e ci.oé:
a- n essuna freLte / b-· riunidma del maesim·o del le f orze in dire.zione di e- affidarne il comando al g enerale Navarrin~ · d'- ma novrarl e da varie direz,ion i per accerchiare r as armati ;aut abbligarlo a s solutamente e sloggiare ,
. /. Telegrnmma di Graziani a <~eloso del 10 gennaio 1937.
ALLEG1\'f'I
e- in t-
137
oonaei;uen~s inoèguirlo eonea tre3US ,
non i:ie t to 11101 ti di tempo al lo operazione purché e eea eia oond6t-
tD con lo ma~Biore eollecitud1na
pou 1bile ,
&- coruli~e r o intan to 1.a oot1venienza che truppe del nord ( Hararino )
vi oo.noorreno .
Frego ri~ot t9rmi 1 1n eare ~a , eclfmetioo proget t o/./
t• GRAZIANI
ETIOPIA 1936-1940
438
Allegato22
r
DIV!SIO!IB GRA!(AT!.Elll DI SAVOI A = COMAlIDO PUZZA ADDlS ABEBA
--- - ---- - - ---~ezione _l ~- =_Oper a2ioni _ = -~ex•vi z+ _il; _____ , _ ___ _
i: ~ 13 di prot . Se{;r .
Addis Abel1a 1 16 gennaio 19.:}"f XV 0
OGGETTO: §_gh iera.mento artiglieria della Piazza in Addis Abeb a . AL R . GOVERliO GENERALE = S . hl_. = Ul!'PI CIO OPERAZI ONI = e , per c onoscenza : AL VI CE COhlANDANTE DELLA :DIVISI OHE GRA!lATI:ERI DI S.Alf0IA ;J, C01J.,\NDO S UPERIORE ARTIGLIERIA DEL R . GOlfERNO GENER.IÙ,E"
ADDI S --- ----------------------
AB E B A
Allegat o :
~
-
schizzo 1. 50000 Prima di e ntrare i n argou1ento, stimo opp-ortuno premet-
tere l a Gi t ltazi e:m e p1·eesi stente a que ll a
attual e;
- BI TUAZl ONE PREESI STENTE:
Per l t'.J oper·e della Pi az z a di Addis Abeba era stato ure.:.
vis ~o i l se.j;ueute armamento in p'iù del CX.W 0 Grttppo misto: a ) - 1 batt eria da pos :ilzione da
120/25
bat tei·ia da posizione da
105/28'
4 ba·tterie da posizi one da.
'17/2S-'
J sezioni da posizione da
70/2~
'
7 5/CK
bat ·teria b. A. aut oc anipal e da b ) - ?f!UERAMENTO :
Dosso V.9 : u.na bàtteria da. 149/13 pi ù !ltna seziene da 70/15 Ento:iJ to : una batt eria da 120/25 pi ù. una seziorLe dà. 10/15 Cogol è : una batt eria da 100/"17 Collina: isol ata : una batteria da 105 p i ù ima sezJ..O.I\.~ da
70/15 .1..:
, ,,
..... / .... . .
Schiarame nto art iglieria d ella Piazza in Addis Abeb,1 d e l 16 gennaio
1937.
ALLEGATI
2
139
;
Tale era l 'ossatura esterna . Le 4 batterie de..77/28 d ovevano servire per aroare i caposaldi in·termedi , e cioè : campo tWiazione ,radio ricevente , o radio trasllli ttcnte , Dosso Alpi?lll , Sbarre.mento Dessi~ .I0 gruppo : 1° autotralilne.to eritreo ( ore. e. Cog~l è ) e
1nro
auto-
porta:to ( ora a l lo sbarramento Dessi è) avevano al t ra de ter mi),e.11io ne come arti6lierie mobili . - SITUAZIONE ATTUALE: Con la mutata at tuale situazione ritengo .1on si possa clare più c onto d elle 4 batterie ùa posizione da 77/28 , cho ùovretU:10 molto pi'obabilmente es sere epos tate vei·s o ovest ; e per·~anto , le artiglim·ie sulle qual i si potr à fare assegnamento sicuro per difesa della Piaz- a sono : batteria da 149/ 13
6iè. ùel cx:r..v 0 0 r!.lp _10 in Adùie Ab eba
batteria da 105/28 batteria da 100/17 batteria da 120/25 b atteria da 105/28
3 s ezioni de. 70/15 I batteria~ O. A. de. 75 OK
) ) ) ) )
devono a.vie ora 8.l'l'i ve.re non si può ~recisare quando , ma probabilmente 1>rica del ;e:riodo dello piogge . -
(già arrivata)
Infine , i i ncl1b uon saranno desti na.te altrove , si potrà taro assegnamen to sul 1 ° {,,TU!)po autotrainato e VII O .;rup:po autoi.,01·tet.:> . PROGETTO _DELLO_SCHIERAì..B!iTO -~;~!~!!!.~~Sulla b a se dei dati sm espoaèi , sentito il !'8.l'ore dei co:..ancianti superiore arti~lierio. e dell •ei•tiglieria divisioueJ.e , ho concretat.:. il progetto dello sci1:ferar:iento definitivo dell 'ertiglieria per l a cli-
fesa della ?iazza , risultnnte dallo annesso alle~eto . Nel defini:r·e 1.1 progetto ho oei·cato di turba.re il
ll)l'JUC
poe aibile lo stato attuale, di s,fruttai•e al ..:e.:;lio i c...J.ibl•i e l& s,po cie delle boc che da fuoco disr,,.,nibili e di eejj'..tire il c~.1cetto fo 1de.-
....... / ..... ...
FTIOPIA 1936-1940
140
JIU!lhtale di mette re in posizione sui quattro vertici tattd.ci elf.;~ rièono-
::1ciuti
pin ind icati e redditi z i pe r l a difesa del.la: Piazza •(.Entotto- .
Co~olè-Cellina isolata-Doàao de,i 1 '1-9) le arti·t;lierie di maggior cali-
bro di rinforzo, p er r i s erv are la maggior parte de l l e rimame~ti er~ig lierie divisi onali a d isposizione per la difesa mobi1e , e p_e:i;• faci'là.- · tare il c ompletame nto del, i ero addeertramento .·-· - DISP OSIZIONI_TRA NSITORIE _PER_ADDIVENIRE _kLi,o S,CH.;IER1~NT0J~:lFp~~tl:= 'IO :
Per c on segui re i l di!, p ositivo fi l_lale occorrerà ancl:Le , Dèr gua- · da._~neu.•e tempo e i n c onaidere.zi one degli· alloggiamen'ti diaponibiil'.Ì , anzich è at t endere l' arrivo del l e a:r·tiglièr:l'..e di r i11fo1·zo,prepare le opere e adf ttal.'H a i .nuovi calibri e i mpar:t:i:r_e dia.posizioni tend:en'tl a ra.gg i ungere:h p'er gradi l o schieramento defin±ti:v,o .Tali disposizioni ai p ossono sintetiz za.re nel l e seguenti: COMPLESSO ENTOM'O: Laaciai'Vi le attuali arti-g1i'e it'ie divisionali ( co-mani!o · 1
° gruppo
- 13A batteria e a.~1.e seziohi ·cli al tre- batterle ·
da 65/ 17) e:huo all'arr ivo d el:).e ·. bat,t erie da 120/25 e delle seeionl <
d à. · 70/-15 ch e sostituirebbero le prime ,le q,1.ali sarebbero r:i. ti:rate è11 tro ls. cin t a dife n si11a interna. - , CO!PL.ESSO COGOLE ' : Lascieu.·vi due del,le tre ba;ttel'ie a quand o X'ima.rranno
inviare l a tez•zà a.9, 1,ddisxitìU!lP:x Alem i rt
·r" batteria ~ é 1 - sez i ~ne da 65/17 )del
ch,e rien...
trerebbe a lle sede p e1• compl.eta:i.•e il suo addestr,amento . Predis.pOZ're inte.n:to le posizioni :11er ]a batt eria' da TOO/a'1,
i n modo da pot erl a 'trasferire a Cogo·l è non, ap pena dovaC"~èllè' veni:re ordi nato il tra sferimento a l trove di t utte le batterie dà 77'/28 o di par·te di esse . COJ!PLESSO CAMPO AVIAZIANE:
Ritirare l a 6°· batteria da 65/1:7 al
Gheoì vecchio per le 1·a ioni g i à es'Poate del pr ogetta d.d.. sistema-'
9
·zi on e del campo di a viaz i one (v edi fogÌio N° 12 del 4 cori•ente se.:. gret o )
- Comp lei[b collina isolata : ~encm:~ I nviar"i"i eubi~o il Coman-
.. ""' ...
441
ALLEGATI
4 de'l ·0L"'.:\\' 0
g ruppo e batte:r:!i da , G5/2if, n onchè
, granatieri di Savoia ~er :1. 1 esecuz~0n e dei lavor,i di d,e g li aliogg±a-menti e ctel;la st'rada di aeeeseo, -
· All ràt-rivo act .Adnia A>beba d>ella ba,tr~ed a ~ i eaiha.bil'o da poeizio,ne, ve:i:-:rebb e effettuato iii. cambio la bat'teit'i'a mobile. E>l Gh,ebi ; VeCCÌ!IÌO ,-
fl
lavori ultima-ti verreb'\)e lasciato a l)X'e'Si.d:j,o
ol'tre la· be,itteria àa 105/28, anche mitraglieTi ael
lÌDil
plotone fuc:ilieri e
1.0: gr,anati~r± di Savoi·a. -
- STAZIO.NE RMJI.O TRASMITTENTE: Laeo!i.~v1 1a 50 l>a;~t~r)..
da 65/17 del 60° a:rtigliellia fino a enè ~on sarà u]timata e arma:llà I:
,
1 1 opera della., coll~na iaoiata. - Dop~ 1 riti:ue,re
ra
'llathil':1:a,.p~)? l!a dtfe
sa mobile e per l ' addee·~re.mento , - S!l!A,Z!IOia'fRMJIO R,IiC'EV'ENTEJ Rì'tba!t'e la' b EJ_t t'e,ria
~.
.
-
-
d 1 acc0.mp.a~namento dell ' 1 I g rana'tier:i. a11'a sede c!l.el men·to per J2 1 add eetramento. - COt!P-LESSQ SDAlU1Alr1ENTO D.ESS:Lls 1 : :Laec:l:Br\Vi
71/28 (6 pezz.i)finohà rfmBX'r~rio a disp Qe'iziolle ·della: PiàZza , .l ·
In
11en ~ppena g:Lungerà in eed~·.- . , - GHEBI I V:EC01!IO
In
visi ra.urri ti i se.g uanti comandi e re.p ,ar~i eomando artiglieria divisional~:
Qoma:ndo OXXV 0 grupEo: 1 batter1a da ~ 05/28 ( appena
,SQeti tui ta
alla oollibn~
quella pari calibro . da p osizione i n ar~ivo):
Colllè,~do 1 g:ruppo ,4 .e GA batt eri a da 65/17 d ei 60° 1 òattewLa ~/.(1.., da,
'l5 OK
( già arrivata).-
......./ ....... .
.
,
442
ETIOPIA 1936-1940
443
ALLEGATI
Alleuato 23
O OP I ,A _ALlEG.i.TO No 2
PROSPETTO CO~ONN'E OPERA.N~I
~------------------- -----========-=====~=--=====--; =~-~===-==--=--;--== COI.C!iNE 'J
Com.Te t .colonnello
Comando V briga ta coloniale XXVI battagl ione colonial e
COSTA
XXXI
colonna Dobà
Il
"
vo Gruppo
Il
lr--5 Debra
Brehan
Mendida IC-41 Mendida .C.. 3 Mendida Donnebà C-2 Doru1eb~
80 gregari a pi edi banda
Emberterà K-I Emberterà Dob ~
SC ianç, .
I.
li' l i'
Colonna Sala Dingai
Com!lndo 2' brigata coloniale
Corn . te Generale
I11 battaglione colcniale
LUETTI
vo IX
Enda Gheorghi s X- I Enda Gheo1·ghi s
Il
• 0
Sal a Dingai
""
I I 0 Grnppo arti g lieria VI gruppo coloni ale ( limita =
tamente comando gruppo ed I batteria comberde ) Bande i rregolari di Devra Breha , bm da ruohair,ed Sulta11
Nec l eo reparto stmità Reparto èalt~eri e 2·
--
Prospetti truppe opemnti nel Mens.
X. 2 Debra llrel'!an
2a
Bl:gi gata
O ò ·P -I,J. •.
A!:,liEGJ.i'O
11° r~
P R O S P E..J?TCil
d e t· pesa·1 del J,fens da
Reparti incaricanti dello sbarramento e- ~orzà occorr!i
'NO!,!E DEI P1'ESI
ofer Uaha
un'ora ·
Cento uomino banda Debra
engaziè nata Avà
4 ore 7 Qre
Duecento uomini
I8 ore
b
i due passi Tol sono vicini Torei e possono co sider ai una sola posizione
l
ia !.lui
due giornate
Cento uomini duecento uomini
s. g. X
11
..
g. g.
Duecento fuci li- didici luci_
Designati dal
11 mitragliatori
Sig. luogot enen= te gen eral e coaia:pdante del=
Ban da Uollo- 500 fucili-40 cav.
l a zona miil.ita=
laghengi 1ategg1
bà
re Oollo-Ieggiù Banda !mba. Sel -200 fucili
Farelli!i
r· comp.cc.nn.-I80 fucilimitr. I comp.for .Erit r ea-300 Ìuci 1 4 mtrp. - I aez.65/I7 banda di Ifratta, agli ordi g.x . 3 del fi t aurari ZaudièMeaces c à 6
arra0e nt o Adebai
g.X.J
Sa)lsili/
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45• bat g . Coloniale ri.ne fprzato dalla banda del= l'Uarana
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Fiitaurari Zaudiè Mesoiascià che capo alla colonna Costa.
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445
ALLEGAn
A lleiuto 24 COVERHO GIHERALE A. O. I.
Allegato N.j.../.. __
DT ARIC STORICO 1l~L GI ORNO 20/5/Igr / x.~
a/ DIARIO STO RICO
del mese di!!~ I-t.fp S . E . MINISTRO?A.FRIC A ITALIAtf;\
2 59! 9/ GA.BINETTO/ ./NOTI ZIARIO DIC I OTTO !c'.AGGIO/ . / GOV7,RNO ~RITMA/ . /
!falla da segnalare/. / GOVERNO kMIIARA/ ./
Nulla da segnal~r e / . / GOVERNO
HARAR/./
!folla da segnal are/ ./
GOV~RNV SO~ALI A/ ./ Null a da segna l ar e/ ./
GOVERNO GAll,ll SIDAMO/ ./ I 0 }-Col onna Gener ale Fa r inetti pr oseguito i er i r egione Amorro / ./ Gi unt a a t. venti c inque Km. n ord Alibò/ ./Inizi ato rast rellament o et r i tirati alt ri c entot tantase i fic i l J. et una pi s t ola/. / 2° )- Al t r e ùo l onne operanti nulla not evc le da segna.l ar e/ . /
TERRITORI~ EX SCIOA/ . / Settor e Deb~a Brehan/ . / Regio ne L1ens habe t r i cevuto dur ,i. ne ce ssari a salutare l ezi one cheme ~ ri tava/ ./Operazioni mili t are i ni zi at e s e t t e ·corrent e pos s ono c onsi = de r ars i compiut e con pi eno suoce sso/ \ /Ri pr essi oue
risparmiò s olo
paesi a t noi f av or evoli di mostrando i ne sora bi l e rigor e contro Q.!J.el = li a t noi ostil i / ./Tutt e pròpr i età f aml.glia Aur ar i s / , / cui capo des
g±ac Aur ar i s i era a s sunto r uolo sedi dent e
negus
i n sos t i t uzione
Ailè Sellas s i è f u orus cito / , / sono ate.t e di s trutte/ ./Ri belli insei;ui ti r agg i u.n ti avvinghia111.i nell a valle da nostr e :forti at agi l i col On.'le subi s odmo perdi te i;;r s vis simll et hanno c onstat at o che fossè e t dh· upi r itenuti as i lo sicuro et a noi ina cc es s i bi l e non
costititis c ono osta =
' col o at n ootra r e preseione / . /Azione mi li tar e code da oggi at oiHil.la poli t ica. i ntesa normalizzar e si tua,zione i ntegr andol a con dil'etto co n = trol l o m~l ita.re/. / Periodo oper ativo s i c ompend i a se guenti da'.t i/: /Ri belli uc c i s i/2491 tra i que.li ui:ia c inquantina ca pi et nota bili a t noi decisfunr> nt o os t i = li /./Ca t t ,ira.t i due cannon i / , / &r e mi tra.glia trici/, / I 229 fuci l i/, /ol j,
/././ Diario storico del 20 maggio 1937.
ETIOPIA 1936-1940
446
dev:e asc;riversru re[Part:i: et
:l!O!t1G
encoJlli!!al)ill~f ./ Settore MGggi9/./ G:i,orno ;!i8 g;!:i(\ tirici
,.. •·
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~: J'IOPIA 1936-1940
448
Allegato 26
MESE D[ L.UG~I©
I937 ~V
RSMZIONE"'!\.RM,'\:T.(I. - NERA Riepilogo ; - ecioglimeRt i · - rimpatri
senza sost ituzione
- costituzioni - tra,sfo~ma zionl - i usioni di. repa rt;i.
dal 1/7 /1'9 37 XV 0
al 31/7/!937
Schem,1 sui rimpa1ri al luglio 193i.
X'/ 0
0
449
Al.LEGATI
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--1::----:::=t,.i:::---- .... ::i. ...... -:r_,.cf-1,:a:Ssll'Xal
I Sc'i oglimenti e rimpatri à·eirna sostituzione
Costituzione e tra11t zioni
~·segue: çl'QV .Eri tre a
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]Oi(6/ I 937 ~0/7/I9;i7
r 2017/r:937 Il
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Centri reclut-amento Adua " " Ma cullè ospedale campo 97 Il
Il
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2078
magazzino san.ita'r io Adigrat i:io· sciuad,r a panettieri 61" s e zione sussistenza I5§ •. squadra pan·e t tieri
Gov .,Amar a ----.----
20/77 1937 Il
271/1/!937 30/6/!937 30/6/!937
·30/i5/I9.37
magazzi no presidiario viveri Kombolci~ uff icio P. M. Koml>ol cià XXX btg . art ieri Comando e direzione Geni · treaformati i n Ufficio lavor i genio centro rec l utamen·t o Des s i è comando tappa. Gondar
' I/1/i937
7 bande d ' i struzione 4 centri recl~ternrent~
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G~v.G.Sìdama
I 6/7/I937
Sezione staccat a a.v-tiglieri a
ETIOPIA 1936-1940
450
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! G.over110 t
f _Somalia ____ . ·
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XX btg. carri d'assalto autoreparto spec . bande RR . CC . ,reparto aut onomo' F ;.i,:rmate ·~ompagn:i,e p~eeidiiµ- i ·e .: Baidoa, Uegit - Bele Uen - Dolo - Lamma scil l:indi-Gabredarre-Bulo Burti 2· e 5• repar.to mtr . e.a . 1"-2°-3°-t.0 -8°- sez. da 70/15 11• compagnia idrici III 0 · grupp o b.ànde di confihe
plotone idricì
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54I ospedal e da campo · · 200 squadra panettieri ' Comando IO' sez . panettieri a:u.toreparti: a• -10•315°-330° 325·•:.,329 °-309°par'c o. qu'a drupedi Gilia;J.e c·omando v• - VI 0 autogruppi ufficio P . M. 132/s , dirigenza P . !Ì..'!~ogadiscio
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·.·Governo __ T _______ Harar __
ioi:r/1931 I5/ff/I937 ,n
. divis.:l:one Libia osped.campoi208-540..:452-
·a:ov •.Eritrea
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.. 27/ 6/1937
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distacc. I II' BrJg .cc.nn •
151
ALLEGATI
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GOVERNO SOlnAL.l A
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GOVERNO AMAR.li.
C .T.
GOND.AR
GOVERNO lli\:....'1M:R
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GOVERNO GA~LA SIDAMA
C.T.
G]MMA
G.0VERNO E!ìTTREA
38 ':J50/Stamaggiore/ . / Per dare ese.cuzione at ordini Ministe:t"iali r e.l ativli. piena attuazione nuovo .ordinamento et riduzione :forze nazio"' nali .A:fri<ia et co_l oniali questo Stato Maggiore ha compilato programma da attuars:i :fra oggi e dicembre p •.v ./ . / Per' mese agoat.ò est previsto: 1°)- e ostituzione tutte unità e r i parti contemplati da sche ma nuovo
ordinalll.e·n to con :forza prevista da tabelle orga.nic:he per tempo pace; 2° )- Riduzione at :forza previ sta
tabelle organiche pace tutti __reparti
nazionali a:frica già costituiti et esistenti/./ 3~)- Rimpatrio dei gruppà artigliaria nazionali posizione VII• - VII 0 et X:X.I 0 / .J 4°)- Riduzione at fo-r za p:r;-evista tab,e lle organiche pace delle unità
XI 0
-
XIII• - XIV 0
-
colon~ali oggi esistenti territorio Gqverni ,Eritrea e t Somalia/,/Tabel, le organiche per uni tà nazionali Afric·a et colcbniali siano finq nàovo ordine quell e considerate schema nuovo ordinamento luglio 1936 trasmes ~ so at Gover:Jii et Intendao con fogliò 028446 data 18 agosto; p~ illld.viai~ ne Savoia quell e Ministeriali di c ostituzione/./ Governi, Comandi et Enti in indirizz o sond pregati provvede~e conseguenza per parte che 11 riguarda/./ Per congedamenti et collocamenti colonia militari nazionalj diretti accordi con uffici l~vori/ ./ Per avviame,ntc porti imbarco et rimpatrio diretti accordi con · Int endao/./ Per avviamento et trasporto i ndige ni congedati at r egione origine, diretti accordi con i Go'1crn1 intcrcssuti et Intendao/ ./ Per venti corrente Governi et Oomandi sono t prega.ti tra smettere programma e secutivo riduzion'i et rimpatri et c omunica r e
:i'~rza naziona li col1b.ocati colonia aut, ,
O rdini di Garibo kli a l 10 agosto 1')37.
rimpatritindi et
ETIOPL-\ 1936-1940
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ALLEGATI Alfep,cito 29
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461
ALLEGATI
Allegc11.032
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Truppe in ri nforzo al governo Amara ciel 13 ottobre 1937.
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ETIOPIA 1936-1940
462
Allegato33
GOYl~WO &IHl~U A. O. L
'/lllsgato N. )':6'. al DIARIO STORICO · del mm di R4'WI~.
DAU .E RICEW'llt UFFICIO. OPERA.ZIO?H RIASSUNTO D,ll, IE OPERAZION'l: NEL LAST.t.
Riferimento fogl:to I/8I87 data 9 no:vembre Comando Truppe Eritrea )
ORlll_GINI RIBELLIONE
,_
preseµza di Ailù Chebbedé ( :Ln re g ione Me.eoalb- Amba IJorc ) mai eotto.-
ineseoet,pur non avendo effettuato contra di noi,alcun a tto di ostilità.
r
tentat~vo capo.manipolo ~si , non felicemente oondotto,1n t eeo I a ohi&r~e contegno popolazioni,in:durle al versamento armi,etabilire ubic.aaio~e
:e
fo.z,za seguaci Chsbbedé , eccidio Amba Uorc ( uccisione del Masi ) dovuto a tentativo Mae1
mre due pattuglie ' catturate da i nd igeni,11 contegno delle qual i ~ra e t
partico}armante veesatorio, •Dopo eoc i d•io Amba Oorc,per ope,r a Ail1l Obs bbedé , a ppare inovitab1ltt oh e I,
,colai ri1)el1ione,attizzat1 da Chebbedé , doveeeero divampa.re i n tut to 11 T.aeta, Il '.1:5 set tembre S . E. il V'ioeré ordina al Genera l e l)e Bm ee di. nat1u.me : e o
mando oolonna,oon compito reprime r e ribe l lione de l Laa ta . , J;E
',
FASI OPERATIV~ OOMPREND0~0 1
Operazioni da Satnré a Soootà -!9- 23 ee ~tell\b're( lette'.l'a A., J>t,enor.r t• r eunto ) Azione banda galla Raugei e 11.o oia ione di illù Oheb be d., - ~4 e ~tttllbr• ( lettera b) Pr>oe~guimepto
0µ1
razioni a s ud e ovee ·t Socotb ( l e t tera o )
./ . Opera;doni nel I.asta al 21 novembre 1937.
ALLEGATI
463
- 2-
26 settembre-5 ottobre
Socotà - zona Belevac . 25 settembre-2 ottobre I Socotà-Mascalo-Amba Oor k-TacazzE!i . Ripresa operazioni su Lal ibelà-Muggia Osservazioni e considerazioni Generale ve Biaee - ultima pagina del riassunto / OPERAZIONI DA SAMRE ' A S0C0TA 1 ( l:9- 23 settembre )Com.Gen. De B» se ipartizione colonna: 10 sca lione comandante colonnello Galliani Forza: 4 btg . col . - banda Tuclù -V 0 gr. art.- 5A op . mista genio - rep1som 2°. scaglione : a, mndante maggiore Baronie Far za : btg . mieto cc .rr . e zaptl. é-banda LIII 0 btg. col.-banda de ltege -
banda Mandrile-I btg . contr .-I bt~ . I05/28 -I btr . ]49/I3 . Per raggiungere obiettivo(Socotà),guadati in codnizioni difficili il Samr e 11 Tzellar1.Impoeeibilità passaggio Samré delJa btr.oontr. e da I05/26 che r ientrano Dogana bellentà .Tormen•atoil passaggio colonna per stretta Mai Segalù .Il 23 settembre colonna ~aggiunge Socotà . Combattimenti : particilarmente importante quello del 22 settembre per 1
paesaggio stretta Mai Segalù . Forza ribelli : 7..'BBO uomi ni di cui 200 cosidetti regolari, bene adde,stra."t a.rme.ti mitr,Il rimane nte,indigeni paesani indotti a prendere armi contro di noi. Perdite ncs tre dal I9- 23 settembre
naziona li I utf. morto , 3 feriti -
Coloniali : 74 morti - I35 feriti . Pe.rdite ribelli : imprecisate,considerevoli , secondo voci concordi di prlj giornier i ed indigeni. Prigionieri : non ne indica il numero;fucilati dopo interrogatorio , AZIONE BANDA GALLA E UCCISIONE AILU' OliEBBEDE 1 Il 24 settemt r e colonnello Raugei ,diretto a Soootà oo~ sua band~ , reeping e volge in fuga,in zona Olinc ,nuolei r ibelli 500 uomini comandati da A1lù Ohebbedé,il quale , dopo faticoso inseguimento ,viene uooieo .
464
ETIOPIA 1936-1940
Oadavere~trasportato Socotà,viene riconosciuto e decapitato .Per ordine di S,B . Viceré la testa viene inviat a a Quoram , Generale De Biase invita capi banda galla a non devastare Soootà e a ma~ciare rispettando abitanti . Li invita anche unirsi colonna Toati su LaJ..ibelà,Ma capi esprimono rdisoluto e inderogabile desiderio ritornare loro case, galla lascia Socotà il 26 settembre dopo abbondanti si;aratot ie,t antasie,incendi o di tucul, evirazioni.
.Bal,da
PROSEGUI MENTO OP~AAZIONI A SWD E
A_
OVEST
U 23 settembre Generale De Biase dà lettura ai C(!lonnelli Gall!:!a n i e 'Jlcs ti degli ordini di S , E. il Viceré per proeeguime nto ope raz ioni" ' ....., . .. ...
• • . ,,. , .... movimento sulle due ditettrici:Socotà-Mascalo- Amba Uol'c-'l)acazz~ e Socotà Lalihelà •. . ••••• popolazioni del Lasta devnno ricevere memoran-
da lezione ••.•• Lllsta r occaforte dei Cassa,deve essere ridotta alla impo~· tenza "" '' .- operazioni verso sud . ( Soootà - Zora Be levaci) ( 26 settembre -5 ottobre) comandante colonna colonnello Tosti.
- Forza 1 )btg. col . - Banda Ieggiu -XII• gr/ art, - colonna raggiunge 27 settembre zona Jle l evac.Rastrella regione ,distrugge vi11aggi ,raccoglie besti~me, Colonnello Tosti rimarrà in posto sino a , ch e colonna Ga3. l iani abb:!a co~piu to rastre llamento Tacazzé e sia rientrato Socotà.Colonnello Tosti svolge azione po1itiea ( che dà buoni risul tati) per pacificazione genti Laeta :fuggiaschi.
- Operazioni verso ovest Socotà -Maecalo-Amba Uor 7-Tacaz~~ comandante colonna : Colonnello Galliani ( 25 eett/- 2 ottobre
!2!'.!!:
3 btg , col. -banda TuolQ - V• gr/art . - I cp. genio .
Colonna inizja movimento 25 eettembre,lllarci~ faticoea,mulattiere impervie , talvolta i mpr aticabili . Il 30 colonna raggiunge limite zona desertica che precede il Tacazzé,Banda Tuc~ù raggiunge '11 Tacazzé ,
./.
ALLEGATI
165
3
_ Colonna infligge esemplare lezione popolazioni fuggiasche , incendia villag gi, eeouestrs bestiame , sistema indigen:l,ée in possesso armi.Qualche scontro con picco 11 nuclei ri belli in fuga , Perdi te n <B tre esigue. _ Giorno 4 ottobre colonna Galliani ,inizia marcia ritorno e in ~oli 3 giorni raggi unge zona Belevac ,congiungendoei con colonna Tosti. - RIPRESA OPERAZIONI ( Lal i be là - · Muggia 6- I4 ottobre ) s .E. Viceré ordina marcia decisa verso Lalibelù in modo che azione politica i mbasti ta da colonnello Tosti , eia /seguita da ~eia militare che n vn lasci dubbi su po~tenza me ~zi et successo . Comandante colonna colonnello Galliani , ~ ; - 5 btg , col . - banda Tuculù- banda Ieggiu - I gr , art .-I cp, genio Colonne Ualliani i nizia movimento mattina 6 ottobre • Popolazione fa a tto di sott~mi ssione / . / 7 ottobre colonna s orprende nuclei ribelli 4-500 arme.ti appostati in zona Bilboà . Perdi te noe ire :
2 uff iciali f er ti-colonia.li morti IO-feriti )O
1
Perdite ribelli : non meno di ISO morti 8 ottobre colonnaraggiunge indisturbata Lalibelà-Popol azione tutta ostile fuggita, 9- I O+II ottobre : epurazione zona ~ud est Lalibe l ù e zona Golosat . I 2 ottobre : colonna punt a su ldu.ggia , dove giunge pomeriggio I4 senza incontrare resiste nza/Popolazione aottomessa ,Ipdigeni sbandati o fugg:ln oc i pse • eati per l e armi. Hosra aviazione neigiorni I3-I4- I5 compie a zioni bombardame• to et iprite-
mento zona at ovest Lalibelà . Il 15 ottoòre , Generale De Bia se invia seguente telegramma $ ,E. Governatore """ 507 mar cia / ./ Da I 9 settembre partenea de. Sainré a I4 ottobre a ri-.o aMuggia,colonna Galliani habet percorso , tenuto conto co,nformazione terreno non meno di 400 km , - dico quattrocm to km , - dei qual i tre quarti su mulat ticre sovente peeaime , tocca ndo anche quata 300. m, Salute uomini ottia:a •
./ .
ETlOPL:-\ 1936-1940
466
4
i
Morale elevato . Spirito combattivo acc eso,Perduti molti quadrupedi ma proporzione bassa rispetto fatiche sostenute "" ll genere.le De Biase mette poi in rilievo azione politica svolta da colon, Tosti e s ua opera pac i f i catrice in zona Lalibelà . Il ' I5 settembre vi en e segnalato ritorno calma del Lasta meridionale e ripr sa vita norma.le . Anche il Lasta settentrionale ( residente capita.no Gherardi,con tenente cc rr . Lupori et collaborazione capodistretto deg i a c Uoldesellassé )dà buoni risultati .Consegnati 700 f ucili . Il I5 ot t obre gene a1e ·De Biase invia a S.E,Governatore seguente te1eg .:
"" m0 $05 marci a / ./ Riepilogo situazione I5 ottobre, secondo est valuàata da me in poeto .Dopo nostr o arri\O Socotà e fortunata uccisione Ailù Chebbedé ribe l l i one Las ta fu senz'altro stroncata.Piccoli focolai ribellione into~noLalibelà e Muggia s opravalui t ati da buona fede résidenti,dovevano cedere primo ap parire nostre truppe come ei est verificato ,Severa punizione,massac ri et dist.r uzione inflit te popolazioni dovevano indurle sottomissione c ome si .est verificato . Oggi vita normale già Iist~bilita in Lasta settentrionale si estende gradat ament e Lasta merid'ionale .Occor re ora che reside nti svolgano azione politica ener gica,attiva,ocul ata· per coDJJ)leta pacifica zione e t disarmo regione . Se non sorgerà altro capo ri~ell e ca pace .e t ,i nf luente , sfuggente, control lo reside nti, La.s t a deve considerarsi domato,
OSSERVAZI ONI E CONSIDERAZIONI DH. GEN. DE BIASE. Mette in evidenza: - efficace collaborazione dell a nostra evizione. - dubbi sullai entità delle foz·ze dei ribelli .'Si tendè e.d e s age'rare .
- servizio informazioni residenze; sc11eo. Occorre larghezza di. me-zzi. - assoluta. def icienza. di criterio t attico e or ganizzatiw da i;arte oapi, ribe lli • Temono particolarmen te le opere fortificate, - ritiene che re eidenze o pico,.li reparti , a ttacoa ti improvyiam,e nte , poaeàno r esi.et ere molti g iorni ad un asoed!io se dispongno di un f o.r ti no , di '.d. ver1 , di acqua di munizioni,-
===== O
= c e,;:-.:
467
ALLEGATI
Allegato34
III.• li'ORZA PRESEN'l'fJ
al 1• UTeabre u.a.
···························-·········-···--······-··········-··········-··· UFFICIALI -fSOTTU:nIOIALI 'l'RUPPA IIAZIOlf.
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-----
r--
i ,0_0_v_E_R_ir_0__a_.11. 11.v.s.111 R.E . jK.v.s.n
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SCIOA ERI'l'REJ. El.ARA
soKALIA
1 1
GALLA. SID.AIU.I
TOTALE ......
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730
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7•786 1 4lol66
8171
154
4.901
1.526
11.301
479 104
737 337
856 170
~.291 11.090 1.008 l.259
43. 663 14.404
170655
11
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Allegato 38
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ETIOPIA 1936-1940
Allegato39
Mappa delle operazioni nello Sd o,, nel la primavern del 1939.
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ABBREVIAZIONI E SIGLE
ACS= Archivio Centrale cl.i Stato ASDMAT=Archiv io Smrico D iplomatico ciel Ministero dell'Africa Italiana AUSSM.A=Archivio dell'Ufficio Storico dello Staro Maggiore dell'Aeronautica AUSSME=Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Jvlaggiore dell'Esercito Gab.AS= Gabinetto Arch ivio Segreto Posiz. =posizione Per i fondi clell' AUSSME: DS= Diario Storico D-1 = Carteggio sussidiario AOI Guerra italo-e tiopica D-5= Carteggio sussidiario Corpi d'Annata in Afri ca Orie ntale D-6= Diari storici guerra italo-etiopica H-5= S.Jvl.RE. I-4= Cart.e ggio Stato Maggiore Generale - Comando Supremo - Stato Maggiore Difesa L-3= Studi particolari L-9= Lavori e studi dell'Uffi cio Storico T.-14= Carteggio sussidiario S.M.R.E. M-3= Documenti italiani restituiti dagli USA N-1/11 = Diari storici seconda guerra mondiale
â&#x20AC;˘
ten.col=tenente colonnello col. =colonnello gen.= generale CM=capo manipolo A.S. =arabo-somalo Brg. =battaglione M.=marcia S.M.=Srato ivlaggiore prot. = protocollo prot.san.=protocollo sanitario s.n.= senza numero s.d.=senza data tel.= telegramma
'
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GLOSSARIO Gradi e titoli etiopici spesso erano concessi e utilizzati per indicare la levatura sociale-gerarchica e non l'impiego specifico. Abuna (Abùn) = Letteralmente : "Padre nostro". Titolo proprio del metropolita etiopico. Anche Vescovo. Addis = Nuovo. Amba = Altura, monte. Arbegnà = Patriota etiopico. Ascarì (tanto al singolare che al plurale) = Soldato. Asmac(c) = Comandante della retroguardia. Ato = Titolo equivalente a signore. Azzai = Giudice Balab(b)at = Capo locale anche di un villaggio o cli un terreno. Balambaras = Titolo onorifico, capo di un'amba, o comanclant.e cli un fortepresìdio o della guardia, dell'artiglieria o cavalleria. Basciai = Ufficiale inferiore. Bigerondi = Tesoriere reale . Bituoddèd = Consigliere del re. Blatta= Consigliere imperiale. Buluk = Drappello, mezza compagnia. Buluk bascì = (comandante di buluk), grado militare equivalente al sergente. Cascì = Prete. ' Cagnasrnac(c) = Titolo militare, comandante dell'ala destra. Chitet =e (tamburo). Battere il Chitet signi ficava chiamare alle armi. Cicca = Capo villaggio, anche l'impasto cli fango, argilla e sterco per la costruzione dei tucul. Degà = Altipiano, luogo freddo. Degiac(c) = Titolo onorifico anche militare, governatore cli provincia o ufficiale superiore. Degiac(c)smac(c) = Grado militare elevato che in senso ristretto significherebbe comandante la retroguardia. Dubat = (club = turbante e at = bianco). Particolare soldato indigeno arn.10lato in Soma!ia. Etteghiè = Imperatrice. Fitaurari = Titolo militare, equiparabile al comandante della prima linea o avanguardia di un esercito.
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Ghebbì = Recinto o palazzo-dimora del capo. Gheddàm = Monastero. Grasmac(c) (Gherasmacc) = Comandante dell'ala sinistra. Hagg = Titolo musulmano equivalente a signore, nobile. Jusbascì = Grado militare indicante un ufficiale inferiore, usato dagli italiani sino agli anni Venti. Ligabab = Gran cerimoniere Ligg = Letteralmente ''figlio-ragazzo", titolo usato anche per la discendenza di personaggi importanti. Mai= Acqua Merdasmac(c) = Titolo inferiore al Degiaccsmacc. Mesleniè = Capo villaggio o distretto. Muntàz = Grado equivalente a caporale. Neggadiè = Commerciate Neggadras (negradas) = Capo dei commercianti o responsabile delle dogane. Negus= Re Negus Neghest (Negùsa Neghèst) = Re dei re, Imperatore Ras = Letteralmente: capo - testa, alto titolo nobiliare . Rer = Gruppo familiare, rigida struttura sociale divisa in clan. Sciamma = Mantello bianco di cotone che avvolge il corpo. Sciftà = Bandito, disertore, brigante. Scium = Capo distretto. Sciumbascì = Grado militare equivalente a maresciallo. Tarbusc = Tipico copricapo rosso degli ascari, a forma di cono tronco. Tucul, tukul = Tipica abitazione etiopica, solitamente a forma tonda e tetto conico, di arbusti e paglia. Uizerò = Titolo onorifico. Signora, nobildonna. Zabagnà = Guardia. Zaptiè = Carabiniere indigeno. Zeriba = Recinzione fatta cli arbusti e spine, a protezione di animale o abitazioni.
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INDICE DEI NOMI
Avvertenza: i n01ni etiopici sono trascriui come appaiono nei documenti, come i loro eve ntuali titoli. La terminologia "battaglione indigeno", brigata indigena", ecc. venne mutata in ··battaglione coloniale", '·brigata coloniale", ecc., come il Ministero delle Colonie tnutò in Ministero dell'Africa ltaliana in applicazione del R. Decreto N. 43J dell'8 aprile 1937. Seguono, in alcu ni personaggi italiani citati, attribuzioni e cariche espletate nell'Impero negli anni 1937-1940.
Ababa, capo, 22 Abate Alcmu, Alo. 90 Abba Doio, hafc,bat, 227 Abba G ifar, dep,iac, 134 Abbanada, basciai, 255 Abbocori Utban, sottocapo, 299 Abebè Aregai, bttla1nbaras, 9, 31 , 94, :1 35, 146, 171, 173, 174, 176, 178, 180, 204-206, 208, 212, 220, 221 , 223, 225, 226, 228-230, 233, 235, 240-242, 214, 248, 330, 332, 333, 335, 348-35 1, 358, 360, 361, 36/i, 365, 367-374, 380,382,385,386,459, 514 A.bebè Auraris, 256 Abebè Damrou , degiac, 134 Abebè lma n, ligg, 310 Abebè Ones, 256 Abcbè l{egnà, 356 Aberrà Cassa, de8iac, 135, ·144 , 146, 147, "171 , 177 Aberrà , .fitaurari. 162 Abrahà Aclahané, indigeno, 71 Abraham, abuna, 275, 317 Abralrnm Debotch, 217 Adda! F.ng hicla ,40 Afe,vork Ghevre .Jesus. negradas, 368 Afodao, 359 AgosLi T ito, colo nnello (comanda nLe IIJ (i ruppo Ba nde, I l)tg.somalo, V I Gruppo Squadroni, co mandante Settore Aiscia), 89, 154, 254 Aialeu I3urrù , deP,iac, 133
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Ailé Abbamarsa, casmagnac, 164 Ailé Apteuold, 164 Ailò Aielé, ligg, 208 Ailùselassè, .fitaurari, 174 Aimone-Cat, Mario, generale divisione aerea, 89 Alboreto, banda, 235 Alderi Gino, s.ten. medico, 65 Alem Catema, capo, 366 Alemù Aghersà, fitaurari, 207 Alemù Gabrieies, 207 Alfieri Orlando, maggiore (comandante Xl.I btg coloniale), 276, 277 Amarè, grasmac, 254 Amato Luigi, colonnello, 345, 346 Ambau Gulletié, fitaurari, 204 Amdemicael, degiac, 133 Amedeo di Savoia, duca d'Aosta (Viceré d'Etiopia), 6, 8, 13, 14, 43, 52, 56, 81, 94, 95, 98, 102, 111, 113, 125, 127, 211 , 289, 293, 315-319, 321, 323326, 328, 329, 333, 334, 336-338, 343, 345, 346, 352-357, 360, 361, 363, 365-367, 369-373, 378, 379, 384-386 Ametè Johannes, indigeno, 71 Ammediè Uoldeghiorghis, basciai, 239 Angelico, padre, 360 Angelìni Ignazio, ten. col. (comandante Zona Territoriale Beghemeder), 261, 267, 269-271, 275, 326 Aral Asè, capo, 299, 301 Aresghier, negradas, 212 Armcllini Quirino, generale Div. (comandante Truppe Governo Amara), 345, 346 Ascarè Chilalò o Ghilalò, sottocapo, 299, 300 Ascennafi, .fìtau.rari, 134 Asfau Duballè, balambarct.\ 250 Asfau, .fìtau.rari, 164 Asfauossen Cassa, degiac, 22, 134, 135, 146, 147, 169, 178 Asfauossen, tnerdasmacc, I 33 Au rarìs, degiac, 149, 173, 180, 204, 205, 208, 209, 212, 214, 215, 225, 226, 228,235, 240-243, 248,336,361,386 Badi Tito, maggiore (comandante XXIX btg coloniale), 268, 271 Badoglio Pietro, maresciallo d'Italia, 6, 13, 14, 17-23, 54, 67, 69, 72, 79, 85, 106, 107, 149, 3·16
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Bahade o Behaclè, fitaurari, 162-164 Baistrocchi Federico, Capo di S.M. dell'esercito, 18, 75 , 151 Balcià Abba Nefsa, degiac, 133, 146, 160, 166 Barbacini Ercole, colonne llo (comanda nte Zona Milita re Semie n Meridionale, comandanle IV Brigata Coloniale), 8, 117, 118, 250, 266, 267, 285289, 301, 310-312, 315, 322, 325, 326, 345 Barbieri Luigi, tene nte RR .CC. , 157 Barra, tenenLe, 302-305 Basile, tcn.col.mcdico, 64 Becchelé, negradas, 164 Becchelè Uoldemccl in, 254 Decd1elè Uosseniè , cap;nasm.ac, 250 Bechi Alberto, capitano (comandante banda a cavallo), 278 Behclai Fanta, bala mbaras, l 08 Beienè Merid, degiac, 8, 123, 134, 164, '189, 190, 191, 193, 197, 201, 219, 297 Bela i Zellechè, dep,iac, 222, 223, 261 , 264, 322, 330, 335, 346, 347 Beleniè Tescummi, grasmac, 243 Bellacciò, halamharas, 250 Belle LBacù , grasm.ac, 248 Bclletà, giudice, 255 Bell otti Da nte, capitano (comandanle banda Ambasscl, poi comandante Banda Arussi), 214, 223 Belly Vittorio, genera le (comandante Settore Occidentale), 171, 190, 200, 223, 225-228, 231-233 , 235, 237, 238,255,295, 307-309, 330,359,378 Berio Vittorio, colonnello (comandante a Imi), 165, 190, 200, 201 ' Berru Telli, capo, 149 Bertoja Vincenzo, capitano, 343 Bertolani Eugenio, capitano, (comanda nle Banda Irregolare Meccià), 226, 2/iO Be1toldi Sisto, generale brigata poi di d ivisione (comando truppe Governo Ha rar), ·157, 160-162 Bcscià Ailé, balambaras, 204 Bez7.abèh, ras, 377 Biclau Zaga iè, m untaz, 305 Bizzarri, rcn.col., 48, 251 Bocca, corn.m issario, 38, 225-228, 230, 256, 295, 360, 383 Boccacini Mario, console generale mvsn, 66, 74 Boggalec, uoizerò, 228 Bogguale Burrù, degiac, 148
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Boglietti Cesare, maggiore (comandante IV battaglione arabo-somalo, poi del IV coloniale), 213, 215, 238, 347, 373 Sondi Pietro, colonnello (comandante Raggruppamento Cava lieri di Neghelli), 75 Borruso Paolo, ufficiale, 55 Brancati, sottotenente, 302-305 Broglia Enrico, generale, 140, 141 Brugnara Massimiliano, tenente (comandante banda Banda Militare Fetrà), 355, 356 Brusasca Giuseppe, sottosegretario di Stato per l'Africa italiana (avvocato, uomo politico, senatore), 26 Buchi, cagnasrnac, 359 Buinè Alandu Alì, capo, 299, 300 Burrù, .fìtaurari, 133, 146 Caccia Dominioni Paolo, ufficiale del genio, 28, 29 Cadorin Luigi , maggiore (comandante III btg coloniale), 366, 367 Calcai, p,rasmac, 270 Calclerini Mario, colonne llo cli S.M., 27 Calierno Antonio, generale brigata, (Vice comandante p residio Addis Abeba), 42, 331 CampbeH, Ian L , ricercatore inglese, 210, 2'15, 218 Cappabianca Gino, maggiore (comandante IX btg coloniale), 213, 238, 2:39 Carnevali Italo, colonnello, poi generale brigata (comandante X,'{ brigata coloniale), 162 Cassa Hailù Darghiè, ras, 133 Cassa Manga.scià, 39 Castagna Sebastiano, civile, 193-195, 333, 360 Cavallero Ugo, generale e.li C.A. (comandante Comando Superiore A.O.I.), 41, 81, 95, 10~ 117,315, 316,321, 323-325, 32~ 331, 334,336, 350-358, 369 Cerica Angelo, generale brigata (comandante CC.RR. in AOI), 349 Cerulli Enrico, etiopi.sta, vicegovernatore clell'A.0.1., 18, 81, 320, 321, 325, 326, 330,332,336,348, 357,360,368 Chebbedè Busunesc, 357, 364 Chebbedè Colobò, 228, 229 Chebbec.lè Mangascià, ras, 133 Chebbec.lè, balambaras, 354 Chebbeclè, Uagasciwn, 133 Cheffeleu, capo, 347, 386
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Chesscsà Micacl, cagnasmac, 271 Chiarini Hruno, tcn. col (comandante banda irregolare '·Chiarini", poi comandante Gruppo I3ande Amara), 1·1] , 205, 209, 349 Ciano Galeazzo, uomo politico, 316 Cirillos, abu.n1,1, 23, 202, 317 Cobol li Gigli Giuseppe, ministro Lavori Pubblici, 143 Collier, C.S ., governatore I3anca d'Etiopia , 22 Corazzi Paolo, ufficiale Xlii battaglione coloniale, 27, 28, 30, 115, 282 Corvo Gioaccl1ino, tenente artiglie ria , 204, 289-292 Costa Giuseppe, maggiore, poi ten. col. (comandante V I3rigaca Indigena), 21 3,214 Criniti Luigi , maggiore, poi ten. col. (comandanle Gruppo Bande "Criniti", poi del Gruppo Bande Altipia no), 197, 201, 230, 331, 333 Crociani Piero, ricercatore storico, J 5 Cuheddu Luigi, generale cli divisione (comandante Truppe a Gonda r), 116, 122,160,163,165, 190-192, 200,201,259,260,272,274, 276-278 Da Pozzo, tenente, 108 Dall'Ora Fidenzio, generale Intendente, 17, 18, 54, 66 Dantù Mescescià, jìtaurari, 256 Daocliace Giuseppe, governatore dell'Eritrea, 40, 44. 113, 315 Darres Sciferrù, cap,nasmac, 264 De Biase Luigi, gen. cliv. (Capo di S.M . del Gove rno Generale A01), 116, 141,260,278.279, 284, 286, 287,337,350, 37/i De Bono Emilio, maresciallo d 'lralia, l8, 20, 24, 32, 33, 67, 74, 76-78 ' De Feo Vincenzo, gove rnatore di colonia, 46, 47, 266, 278-280, 281 , 286, 287,315 De Lau rcntiis AL1gusto, colonnello (già aiutante di c;,11npo della VI brigata coloniale), 266, 267, 271 Dc Rege Thesauro di Donato e San Raffaele Fra ncesco, funzionario coloniale, 278 De Samis, colonna, 249 Degife Gabrc -Tsadik, 2·1O, 218 Del Boca, Ange lo, giornalista scrittore, 15, ·19, 27, 40, 55, 91, 92, 103, 106, 136. 169, 194, 196, 198, 203, 274, 280, 282, 306, 3·11 , 316, 351, 352, 361 , 379 Del Mastro, serge nte, 305 Del Vallemy Sucro, Alejandro, 38, 39 Della Bona Guido, gene rale di brigata (comandame la \111 brigata coloniale,
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poi comandante il Settore Uolcait), 45, 48, 190, 199, 230-233 , 235-237, 240,255,260, 274,304,305 Demissiè, grasmac, 250 Derreliè Dellelè, 256 Destà Cuangul, degiac, 149 Destà Damtou, ras, 35, 134, 146, 153, 169, 192, 19/i·, 198 Di Fazio Salvatore, tenente (comandante Banda di Gondar), 265 Diamanti Filippo, console generale MVSN (comandante I Gruppo Battaglioni CC.NN.d'Eritrea), 222 Dissegna Ferdinando, maggiore (Regio Residente di Quoram), 279 Dominioni Matteo, ricercatore, 41, 103, 170, 203, 204, 292, 354, 355 Dragoni, centurione MVSN, 136, 140, 142 Ouba Alì, sottocapo, 299, 300 Dufferà Giam Ailè, 357 Ebbianè, balambaras, 250 Eugenio, tenente, 28 Fafau Cheseriè, 256 Falciglia Rosario, tenente, 302, 305 Falettù, batcmiharas, 250 Fanti, capomanipo lo MVSN, 136, 140 Farello Pietro Mario, capitano (comandante Banda irregolare del Uollo, poi comandante Gruppo Bande Farello), 111, ll6, 223, 262, 264, 27l, 348, 351-35~) Farinetti Guido, generale brigata, 232, 235-237, 295, 302, 303, 305 Fasanotti, capitano (comandante banda istruzione XLVI btg coloniale), 288 Feletti, maggiore, 269 fe llaché Gigaggiò, capo, 366 Felsaoi Armando, funzionario coloniale (segretario generale del governo dell'Amara e poi del Galla e Siclama), 262, 29 1 Fezzi Giovanni, cap itano (comandante Comando Tappa a Debra Sina), 276 Ficrè Mariam, degiac, 36, 135, 136, 140, 143, '1.46, 147, 156, 160 Fiechter Properzio, maggiore, 233, 235 Frusci Luigi, generale di C.A. (governatore dell'Amara), 39, 40, 42, 160, 335, 337-339, 341, 342, 345,365 Gabba Melchiade, generale d i C.A. (capo di S.M. del Comando Superiore forze Armate in Addis Abeba), 50, 53, 54, 67, 78 Gabre Cassa, degiac, 270, 271
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Gabre Mariam, deP,iac, 133-135, 153, 189, 190, 194, 195, 197, 201 , 297 Gaibi Agostino, ten. col. (comandante Settore >Torci O rientale a Debra Berhan) , 208, 209, 238, 255, 309 Galbiati Enzo. console MVSN (comandante 219-1 Legione CC.N>T.), 136, 140,
111 Galle lli, capiLano, 34, 54, 85 Galli Carlo, capitano (comandamc XI.Vl battaglione coloniale), 239 Galliani Ettore , generale cli brigata (comandante Settore Nord Orientale e de lla II Brigata Coloniale), 279, 284-287, 333, 334 Gallina Sebast iano, generale di brigata (comandame della l Brigata eritrea e da gen. di divisione de l Settore Occide ntale Ferrovia a I.es Addas. Poi Ispettore delle Truppe Coloniali), 80, 85, 95, 100, ·120, 142, 1lt3, 147, 155, 156, 160, 197,198, 201, 225-230, 232,233,235,236,255,302,305,323,345 Ganclin Cesare, colonne llo cli S. M., 319, 323-325, 333, 34-3 Garelli Arduino, colonne llo (già comanda nte della Xl Brigata indigena), :171 , 175-177, 179, "189, 199,205,207, 216 Garibolcli Italo , generale cli C.A. (capo di S.M. de l Governatorato di Addis Abeba, poi comanda nte militare dello Scioa), 48, 66, 91, 98, ·11 O, 111 , 119,197, 202,232,233,240,242,248,249,254, 255,260, 265, 268,269, 278, 280,295 Garredi, basciai, 255 Gat.ti Fermo (Ferruccio?), console generale della MVSN (comandante del Gruppo CC.NN. "Cire ne", p o i del Settore Sc ianò-Coromasc in Scianò (Scioa)), 205, 206, 209 Gazzera Pietro, gi,1 Ministro de ll a Guerra (generale designato d'Armata, governatore cie l Galla e Sidama), 315, 321 Geloso Carlo , generale di div. (primo governatore del Galla e Sidama), 42, 48, 56, 57, 1·15, 135, '154,159, 171,189,190, 192-196, 198, 200, 293-297, 30ft, 321,359,360,382,436,513 Gemelli Cesare, maggiore (comandante )O<XIV battaglione coloniale della Vl brigata), 259 Gentilli Roberto , ricercatore , 19, 91, 120, 124, 125 Gerbì I3ultò, capo, 28 Ghcffa le u, 35·1 Gherarsù Duchì. 193 Ghercnchie l, d egiac, 363 G he rcse llassè , al?ha, 275 Gheri, capomanipolo MVS ·, 233 Ghesaccic'> Hailè, ligg, 246, 35 J -.351
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Ghesaghir Maniè, basciai, 239 Ghesrnù Degheidà, capo, 239 Ghetuet, balambaras, 162 Ghezei Aga, 108 Ghiettaccioù, ras, 134 Ghirrnà, ligg, 221, 256, 380 Gimà Bancià, hasciai, 239 Gimma Sembetiè, l 74, 206, 208, 248 Giordano Salvatore, ten.col. (comandante LII btg coloniale), 179, 180,348,374 Giovannetti, capitano, 261 Gobenà, grasmac, 162 Goglia Luigi, professore universitario, africanista, 16 Gondranc.l, ditta trasporti, 27 Graziani Rodolfo, maresciallo d 'Italia, 6, 8, 14, 18, 19, 21-25, 31-38, 40-43, 46-49, 51, 52, 54, 56-59, 73, 74, 79, 80, 83-89, 91-95, 98, 101, 110, 1l 2, 113, 115, '118, 120-125, 130, 135, 143-158, 160, 169, 171-174, 177, 178, 189, 190, 193-198, 200-204, 207-211, 213-223, 226-228, 230, 233, 235-239, 24 1,248-250, 252, 253, 255, 256, 258-280, 282-291, 295-298, 304, 307-312, 315-318, 321, 334, 337, 341, 342, 357, 361, 368, 378-382, 401, 402, 428, 436,513 Gugsà Ararià, ras, 133 Gugsà Uoliè, ras, 133, 377 Guillet Amedeo, ufficiale e.li cavalleria, 16, 30 Guzzoni Alfredo, gen. C.A. (governatore dell'Eritrea), 189 Hailè Mariam Mammù, ligg, 21, 174, 179, 204, 207, 208, 217, 225, 226, 228, 240,241,244,331,374 Hailè Micael, grasmac, 239 Hailè Selassiè Gugsà, ras, 131 Hail è Selassiè (o Sellassiè), negus, 11, 13, 19, :103, 131, 134, '135, 149, 156, 203, 215 Hailè Sillascià, capo, 254 Hailù Chebbedè, degiac, 30, 222, 225, 227, 259, 272-286, 312 Hailù Tede Haimanot, ras, 14, 23, 147, 149, 171 , 174, 175, 177,190,200,231 , 233, 237, 270, 302, 375-380 Hailù , wgnasmac, 254, 255 IIamec.1, 5'cer(/; 160 Ilaptemariam Ghabre Egziabher, degiac, 41, 134 I-Iapte mariam, casmagnac, 256
489
Ilawn Azolino, colonnello (comandanle RR. Carabinieri in AOl), 42, llli ,
238,239,270, 286,303,330,331, 360,382,383 llilto n Ancl rew, scrittore inglese, 29, 39-41, li3, 90, 93, 94, ll 3, 127, 155, 231 Iadestà, fitaurari, 302 Iasò, capo, 254 l.ggigù, grasrnac, ·162 lgli Giurrù , l?alabat, 306, 307 lima Uoldeia (Uoldeiesus), balaml?aras, 174, 181 rima, cagnc1smac, 306, 307 Jma, ligg, 243 Immirù Hai lè Selassiè, ras, 7, 22, 37, 79, 90, 92, 123, 124, 133, 134, 149, 153,
151, 160, 166-169, 171-173, 187, 194, 199, 201 Imper [Timper Federico?], cenr.urio ne, 223 Iusuf Burrù, degiac, 149 Jacià, balambaras, 207 .)anni, tenente , 307 Jasu, ligg, 133, 134, 222, 256, 336, 377, 380
La banca Nicola , professore univers itario, ·19 I.aghi Ermenegildo, generale di brigata Aerea (comandante Settore l\ord in Asmara), 312, 326 Lanam, tene nte, 28 Lebba, 156 Lcgasà, balambaras, 162 Lcggas Tescrn ma, 237 Lesso na Alessandro, (ministro delle Co lon ie e de ll'Africa italiana), 14, 21 , 23, 41, 13, 46, 47, 50, 54-56, 85, 87, 88, ]20, 131, 144, 148, 149, 15:t , 152, 154, 155, 193-196, 198, 203, 204, 209, 214, 215, 218, 236, 256, 258-260, 263, 26/i, 267, 268,270, 272-275, 280,285, 287, 290, 297,298,315, 316, 318, 33/i , 378,380,381, 401 ,402, 51 3 Liberati Amedeo, generale cli brigata (sottocapo di S.M. in Addis Abeba , poi al coma ndo Truppe in Gondar), 36, 1·12 Lic he llè, basciai, 255 Liotta Aure lio , generale di Squadra Aerea (Comando Superiore Aeronautico d i Addis Abeba), 124, 190, 195, 202, 203 Liverani Mic he le, maggio re, 8, 87, 301-305 Lo ngo Luigi Emilio. scrittore, 21 , 172
490
Lorenzini Orlando, colo nnel lo (comandante XI brigata colonia le poi ciel settore Scioa settentriona le e della II brigata coloniale), 116, 122, 216, 223, 225, 226, 228,'.' 229, 232, 233, 240, 242, 244, 256, 289, 324, 333, 348-357, 369,373 Lucchetti Domen ico, maggiore dei RR CC., 369 Lulè, cagnasmac, 162 Lustig Ugo, 127 1V1aconnen, ras, 22 Maconnen, fitauraii, 250 Maconnen Ambarò, grasmac, 248 Maconncn Demsou, bilou.dded, 134 Maconnen Moggio, 254 Maconnen Uosseniè, degiac, ·134, 135, 189, 201 Maletti Pietro, generale d i brigata (comandante del settore Nord Orientale e della Il Brigata coloniale), 8, 58, 88, 91, 93, 116, 117, 210-218, 222, 223, 238, 240-245, 248-250, 255, 256, 260, 278, :111, 323-325, 329-332, Yi7, 368,373 Malredu, grasmac, 255 Malta Giuseppe, colonnello (comandante della I Brigata indigena) , 117, 154, 160, 167, 168, 170, 172, 173, 190, 200 Mangascià Gamberiè, degiac, 28, 261, 264, 266, 289, 310, 312, 335, 343-345, 361,365,386 Mangascià Uoldiee, jìtaurari, 22 Mangascià Uosseniè, degiac, 365, 371, 372 Maniahlesc, uoizerò, 133 .iVlannazzo, colonna, 277, 280 Mantovani, capomanipolo MVSN, 136, 143 Maravigna Pietro, generale, 78, 92, 108 Marescià Uolcliè, degiac, 134 Marghinottì Mario, colonnello (comandante presidio di Graua), 159, 162 Mariotti Oreste, generale di brigata (comandante settore Agamè (Eritrea) poi della IX brigata indigeni), 35, 98-'IOO, 143, 155-157, 160, 193, 200, 270 r.vlarone Alfredo, comandante della XVIII Brigata Coloniale, 321, 331 Marsiani, capitano, 233 Martinat Giul io, ten. col., 140 Martinelli Fortunato, ten. col. (comandante del XXlll Rarraglionc), 180, 225-228 Martini Agostino, ge nerale di brigata (comandante del Settore Occidenta le a Uolis<)), 52, 122, 323, 324, 331, 333, 357, 358, 360, 361, 364
491
Mate Roromù , grasmac, 156 Matricardi Attilio, generale d i Brigata Aerea, 121, 123 Mazzi Alberto, ren. col. (capo di Gabinetto del Governatore in Adclis Abeba), 202 Mazzucco Renato, generale di B.A. (capo di S.ìVJ. del Comando St1periore Aeronautica in Addis Abeba), 124, 234, 235 Mebratù, fitcmrari, 31 Mellien o Mellion, fitaurari/ degiac, 25, lli.9 Memma Luciano, tenente, poi capitano (comandante del la Compagnia Allievi Ufficiali Complemento in Addis Abeba), 108 Menelik, negus, 20, 133, 134, 146, 166, 246, 377 lV1ered , deP,iac, 134· Mescescià, balambaras, 162 Mcscescià Uonclì Tuondè Bela i, d eg'iac, 206 Mesfin Scilesci, scial/aca, 179, 204, 206, 225, 226, 228, 256, 382 1vfezzetti Mario, co nsole MVSN, 36, 45, 73, 85, 99-101 Me:aetti Ottorino, generale di C.A. (governatore dell'Amara), 41, 113, 126, 288, 289, 291, 315, 318, 321-325, 328, 335, 342-344 .Miele, capomanipolo MVSN, 136 Milano Agostino, comandante della X Brigata Indigena , 200 Minniti Giuseppe, ten.col. , 168, 171, ] 72 lvlinniti Tito, s .ten.aviatore, 172 Mira Assan , sottocapo, 299, 300 Mischi Archimede, Luogotenente generale della MVSN (comandante del Settore Occide tale ferrovia a Moggio), 143, 160, 245, 250, 251 , 253-255 ' Mogus Asghedorn, 2 17 Mohammcd, degiac, 134 Mohammecl Sulrnn , capo banda, 213, 216, 248, 249 Molinero Giuseppe, colonnello (comandante ciel 3° Raggruppamento AraboSomalo), 165, 190, 200, 293, 296, 321 , 331, 359, 360 J\!loramarco Domenico, capitano, poi maggiore (comandante il X battaglione e poi il IV Banaglione coloniale), 249 Moreno Martino Mario, fu nzionario coloniale, 133, 378 Morer, tene nte, I 08 Morozzo della Rocca Federico, generale cli Brigata (comandante clell'VIIJ Brigata Ind igena), 276, 284 Mucrià Collagnè, balambaras, 162 Mucria, caP,nasmac, 165 Mudu Jusuf, sottocapo, 299,301
4')2
Mullehè Mohamed , capo, 299, 301 Mulughietà, ras, 38, 90, 134, 294 Muratori Lodovico, console della MVSN (comandante della 135" Legione CC.NN. poi de lla Zona Autonoma Galla ad Alometà), 285 , 286 Mussolini Beni to, capo del Governo, 1° maresciallo dell'Impero, 6, 12, 14, 17-21, 23, 31, 43, 47-49, 52, 59, 80, 81, 90, 91, 149, 154, 168, 189, 203, 219, 268,272,282, 290-292, 315, 316,318, 323,324,326,328, 329,334,337, 3/48, 360,365, 368-373 Mussolini Vittorio, ufficia le pilota, 38 Musu Giovanni, sottotenente, 1.67 Nasi Guglielmo Ciro, generale di,div . (governatore del Barar), 7, 14, 22-27, 3 1, 47, 53, 58, 80, 81, 85, 94, 98, 101, 102, 105, 117, 122, 126-128, 134, 154, 157, 159, 161-166, 174, 184, 189-191 , 196, 211, 214, 260, 276, 297299, 301, 320, 336, 337, 345, 346, 358, 365, 369-371, 373, 47:1, 514 Nasibù, degiac, 22, "153 Nata le Leopo ldo, colonnello (comandante della III Brigata Indigena (poi coloniale) a Moggio), 7, 116, 171, 172, 174, 176, 177, 180, 184-187, 197, 200,201,255, 256,329,344, 345 Navarrini Enrico, generale di Brigata (vice-comandante della Divisione Laghi e poi della II Brigata col<>niale), 171, 196, 200, 32·1 Negasc, degiac, 266, 289, 312, 330, 363 Negasc Uorkene, .fìtaurari, 386 Negusse, grasmac, 255 Nobile, capitano, 267, 269 Ofi Micael, 164 Ogialle, Schec, 134 Olita Oscar, 1° seniorc, poi console della MVSN (coma ndante della 215" Legione de lla Divisione CC.NN. "3 Gennaio"), 205 Olivie ri Bernardo, Regio Avvocato Militare in Add is Abeba, 147, 290-292 Olol Dinle, sultano e capo banda, 34 O norati Mario, tenente (comandante della 13a nda Scirè-Adi Abò), 31 1, 3'12 O rdofa, capo, 225, 359 Pajetta Giancarlo, uomo politico, 26 Panascì, sottotenente, 343 Pankhurst Richard, scrittore, 39, 354 Partini, cap itano, 28
Pascolini Etelvoldo, generale di brigata (comandante ~ettorc O rientale e della VI Brigata coloniale), 190-'1 92, 196, 197, 345 Pate rnostro Silvio, capitano, 302-305 Pe dinotti, tene nte, 225 Peclrial i Fe rdinando, 19, 90, 140, 143, ·149, 196, 198, 265 Pelle grini Gino, tene nte, 108 Pellizzari Ge rmano, Gtf)itano (comandante Banda Zabagnà), 163, 164, 191, 192 Pe ntima lli , 90, 110 Petretti Armando, Governato re generale AOl, 202, 241, 381 Petros, abuna, 144, ·147 Piacentin i Pie tro, co l. Pilota (comandante base ae rea di Dire Daua), I 20122, 147, 148, 349 Picci nini Carlo, Len .col. e.l i S.M., 329, 344 Picco ne Fra nçesco, maggiore, po i ten. col. (coma nda nte ciel X IX Gru ppo Naziona le da Posizione e del Raggru ppame nto Cele re a Ncghel li), 36 Pietro, r aclrc, 360 Pipitone, Cristiana, ricercatrice, 115, 278 Piroli Alhe rto, console della 1\!IVSN (co mandante della 202" Legio ne CC.NN.), 33, 34 Pirzio Birol i Alessand ro, gene ra le (gove rnatore de ll'Amara) , 34, 37, 43, 87, 118, 169, 170, 189, 204, 235, 248, 249, 259, 260, 262-267, 269, 271-273, 276, 284, 288, 290-292, 310-312, 315, .31i3, 375 Piu matti Piero, ren. col., poi col. (comandante il 505° !3attaglione Mitraglieri poi il XXXVI Bar.taglione colo niale dclJ'Vlll Brigata), 285-287 Poggiali Ciro, giornalista, 141, '1 43, 204 , Prata Giulio. sottorencnte, 307 Princivalle Aldo, colo nne llo, 36, 37, 57, 79, 160, 166-169, 190, 200 Q uasirnodo Sante, console generale de lla MVSN (comandante il G ruppo Legioni CC.NN. Ba rca, poi del Settore O rie nta le Ferrovia e ciel Presidio d i Dire Daua) , 299 Q uirico Igino, tcn . col. (comandante del V Battaglione colonia le della II Brigata colo niale), 206, 213, 223, 238, 239, 249, 33/i, 348 Ra imondo, capitano, 270 Ragazzi Corrado , tcn. col., poi colonnello (comandante del I Ballaglione coloniale), l 90, 200 Raugei Umbe rto, colo nne llo (comandante della Regione Militare Dancalia, de lla XII Brigata colo niale), 59, 126, 249, 278, 280, 285-289, 322, 324, 326
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Ricagno Alessandro, generale di brigata (intendente in Addis Abeba), 122 Ricci, centurione della r.vrvsN, 140 Rochat Giorgio, professore universitario, 15, 17, 19, 23, 89, 91, 106, 202, 221 Rolandi Giorgio, ten. col. (comandante del V Battaglione arabo-somalo), 321 Rolle Ottavio, ten . col. (comandante della Banda Rolle e poi del Gruppo Bande Rolle), 111, 116, 166, 167, 190, 233, 235-237, 255, 321, 331, 348, 349,360,374 Romerio Luigi, capitano della RR. CC. (comandante la compagnia di Debra Brehan poi di Debra Sina) , 91 Rossetti, sen.medico MVSN, 64, 65 Rossi Giovanni, maggiore, J 14, 242, 244 Ruju Michele, maggiore (comandante ciel II Battaglione zappatori artieri, poi del Il Battaglione arabo-somalo e del LXXXV Battaglione coloniale), 8, 87, 301, 306-309 Salli, capitano, 223 Salome Gabre Egziabher, 21 Sandalli Renato, col. pii. (comandante ciel Settore Est a Dire Daua), 121 Sanclford Daniel Arthur, Brigadiere britannico, 385 Sangabriel, casd di, 237 Santini Gino, generale di brigata (comandante del II !~aggruppamento arabo-somalo e poi della XIII Brigata Coloniale), 32, 33, 72, 75, 76, 189, 285, 315 Scarpa Egidio, ten.aiutante mag., 238 Scianò, balambaras, 162 Sciatù, grasmac, 255 Sc{/èrrà (Scffara.), jìtaurari, 22, 146 Scimcllis, jìtaurari, 153, 163, 164, 192, 197, 201 Scioan Ingazau, 212 Scotti Andrea Callisto, civile, 198 Seium, ligg, :149, 205 Sejum Mangascià, ras, 131, 248, 379 Seraglia Alberto, ten.col. (capo cli S.M. a Gimma), 36, 305 Seyfu Hailè, capo locale, 29 Sinché, cagnasmac, 255 Siniscalchi Alfredo, funzionario coloniale ( vice governatore generale di Addis Abeba e, dal novembre 1936 al settembre 1938, primo governatore civile cli Addis Abeba), 202 Soli Lucio, maggiore (comandante del XLVIII Battaglione coloniale), 354
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Solinas Gioacchino, colonnello (comandante la Zona Militare di Gondar e della XVI Brigata Coloniale), 116, 328, 329, 345 Sonnati, ten .med., 26] Sora Gennaro, colonnello (comandante il XX battaglione coloniale), 116, 348, 351, 353-356 Sormani Moretti Luigi, senatore, 141 Starace Achille, luogotenente generale della rvTVSN, 70, 123 Steer George L., scrittore, 20 Stella Gian Carlo, africanista, 11, 16, 21, 96, 193, 350 Tabellini Ugo, colonnello (comandante ciel Settore Nord Occidentale e della X Brigata Coloniale), 36, 122 Tacchete, hlatta, 237 Taclessà, .fìtaurari, 162 ·1·afarì, fitaurari, 153, l 65 Tafari, ras, vedi Hailè Selassiè, negus, Tafari Bellacciò, grasmac, 162, 165 Tafferè, fitaurari, 237 Taffesà, grasmac, 306, 307, 359 Taìè Gulata o Gu letaiè, degiac, 134, 146 Taìtù Bitul, imperatrice, 133, 377 Talamon, uoizerò, 359 Tammirà, cagnasmac, 162 Tanerat, .fìtaurari, 264 Tanzarella, ufficiale NTVSN, 136 Techì Gl1edàe, hasciai, 239 Tede Uolde Hawariat o Hawariate, blatta, 22, 201 , 225, 235, 270, 294, 382 Tecleschini Lalli Gennaro, generale di S.A. (comandante Superiore R. Aeronautica in Addis Abeba), 91 , 12·1, 124, 126, 275, 331, 350, 356, 369 Tellà Chefetau, .fìtaurari, 250 TeHamù, grasmac, 250 Teofilo, padre, 360 Teiuzzi Attilio, luogotenente generale della .MVSN e Ministro dell'Africa Italiana, 81, 84, 127, 289, 315, 318, 324, 33/i, 335, 337-339, 368-373, 375, 379, 384 Terzari 1\ilanlio, geo. di brigata, 108 Terziani Alberto, gen. di divisione (comandante la "Gran Sasso"), 78 Tesciommè Sciancut o Sciangul, 353-355 Tesemma Darghiè, ascari, 360 Tesemma, fitaurctri, 153, 197, 201
496
Tesfà Joannes Brahanè, jìtaurari, 108 Tessitore Vincenzo, generale di brigata (comandante delle Truppe Eritrea, poi della Vll Brigata Indigena), 146, 147, 149, 160, 167, 168, 190, 200 Tiberi, ten. col. , 127 Timossi Lelio, ten . col. (comandante del 1."LV I3attaglione coloniale), 348 Tito, ten. col. medico, 62 Toclù , hgq, 108,110 Toclù Mescescià, degiac, 191, 197, 276-279 Torelli Adriano, ten. col. (comandante cli colonna), 345, 365 Tossi, sottotenente, 184 Tosti Carlo, colonnello (comandante della Zona Militare del Uollo Jeggiu), 116,171, 174-177, 179,180,189,199, 201 ,205,206,255,261,269,272, 275-279, 284,324, 32~ 333,344,345 Tracchia Rugero, generale di brigata (comandante del Settore Nord e NordOrientale e della li Brigata Indigena), 7, 34, 41, 116-118, 147, 171, 173181, 184, 199, 204, 2os-2·11, 215, 211 Trahaiè I3issent, cagnasmac, 108 Trinca, sergente, 244 Tucci Tancredi, capitano (comandante della Banda Irregolare Tucci), 57, 171, 191 -194, 197,198,201 Tucciò, balambaras, 237 Uebiscet, /ìtaurari, 164 Umer, Scbek, 149 Ummido Mummina, capo, 300 Uoldamanuel, deP,iac, 134 Uolde Ifrens, casmagnac, 149 Uolcle Tzadek, blatta, 134 Uoldié Teghegné, basciai, 204 Uondiè Bulto, 225-230 lJonduossen Cassa, degiac, 111, 169-171 lJosenié, grasmac, 205 Ussen Aile, capo banda, 34 Vallauri, tenente, 186 Vannara, colonna, 300, 301 Vassenè Ailù , ligg, 259 Vincenzo, capitano, 28
497
Zaccherelli, sottotenente, 233 Zaffese, basciai, 255 Zambon Bortolo Enrico, colonnello (comandante del Raggruppamento Mitraglieri Autocarraro a Uondo), 196 Zaoditù, imperatrice, 133, 134, 377 Zaudé Abbafardà, balamharas, ·179 Zaudiè o Zauclè Asfau, 8rctsrnac, 41, 174, 179, 204,208, 225,226,228, 229, 235-237, 240, 241, 256, 270, 382, 383 Zellechè Ghellctà 238 Zcllechè Lici\ .fìtaurari, 288 Zeuclù Abbacorrà, jitaurari, 146, 179, 204, 206, 208, 241 Zikargae Wolclemedhin, capitano, 29, 39 Zucconi Rau l, ren. pii. (comandante la I 1 I" Squadriglia C.T. e dell'aeroporto cli Mai Edagà), 120
'
499
INDICE DEI LUOGHI T nomi delle località sono riportati così come nel documento. Per la collocazione esatta storico-geografica ed etimologica si consiglia la consultazione della Guida delt'A}1'ica Orientale italiana, della Consociazione Turistica Itali ana, stampata a Milano nel 1938.
Abatimbo (Abba Timbò), 184 Abbài (Nilo Azzurro), 58, 174, 1ì6, 185, 186, 190, 266, 271, 302, 321, 365 Abe (Abbè), 160 Abiegheclam, 352 Abù, 253 Accefer o Acefer, 133, 261 , 264, 347, 377 Aceber, 253 Adabargà, 116 Add~Abèba, 3, 7, 15, 19-22, 24, 25, 30, 31,44, 57, 58, 61 ,67,73,81 , 84,89, 93, 109, 110, 116, 125, 129-131, 133, 135, 136, 140, 141, 143-150, 153, 155-157, 160, 166-168, 172, :173, 178, 184, 187, 189, l 93, 194 , 197, 199202, 207, 208, 210, 217, 220, 221, 223-225, 234, 248-250, 253, 255, 259, 276, 284, 294, 306, 308, 310, 315, 320, 324, 329, 367, 377, 431, 438, 513 Addis Além, 145, 193, 226, 229, 238, 336 Adiet, 28, 292, 311 Adì Abò, 131 Adi Ug ri (Acldi Ugri), 53 Adi Remòz, 323, 324 Adua, 13, 19, 26, 53, 64, 131, 179, 192, 193, 246 Afcara o Afga rà, 171, 205, 329, 330, 333 Affallo, 168 Agaumedér, 133, 377, 383, 386 Aggarò, 167 Akaki (Acachì), 36, 157, 306, Akaki Gabanà, 147 Alaltù, 180, 206, 239, 295 Alefà, 13~\ 322 Alelù, 199 Allat, 200 Allàta, 157, 159, 184, 20l Ama Damol o Ameclamit, 310, 322, 325
500
Amar, 294 Amàra, 3, 8, 34, 39, 42, 43, 58, 67, 84, 87, 91, 98, 113, 116, 131, 148, 169, 170,
184,185,187, 189, 198,199,203, 211 ,221, 222, 224,235,236,256, 258260, 263-266, 272, 273, 275, 283, 288, 289, 290, 292, 293, 298-301 , 312, 315, 319-321, 323, 324, 332, 335-338, 342, 343, 345, 346, 363-366, 368, 383,385, 386, 403,454,461,468,469,513, 514 Amaracla, 304 Amba Afgarà, 329, 330, 333 Amba Alàgi, 18 Amba Aradàm, 18 Amba Gheorghis 328, 329 Ambaciarà , 328, 329, 345 Ambassèl o Amba ~el, 261 , 262 Ambò, 171 , 190, 200, 221, 225, 227, 231 -233, 235, 238, 255 , 256, 295, 309, 323,329, 331,336,359,360,378 Arneia, ·133 Ancòber, 24, 91, 120, 173, 174, 176, 180, 181, 198, 204, 205, 209, 212, 244, 254, 331, 367,370 Angarèb, 336 Angot Gurà (Anguot Gurà), 133 Antzochia, 133 Arbagama, 165 Arghebba, 172 Arussi - Arsì, in galla, 22, 24, 57, 94, 98, 127, 133-135, 153, 154, 157, 159, 163, 164, 166, 193, 195, 198-201 Asciànghi, 18 Asrnàra, 75, 89, 123, 131, 260, 276, 279, 291, 315 Assakò, 164 Aterghallè, 131 Auàsc, 83, 100, 101, 148, 160, 163, :189, 204, 299-301, 306, 307, 367, :-383 , 386,447,513 Axùm, 108, 131 Bacchelè, 254 13,ko, 22, 45, 134, 255, 293 13adada (Badclacla), 243, 244 Bahàr Dahr - "porta del lago", 126, 185, 203, 204, 260, 265-267, 278, 288, 289,291,311,312,322,341,345 Haffa, 134
501
Balci, 199 Baie, 22, 24, 123, 127, 134, 135, 153, 154, 157, '159, 163-165, 189, 190, 192, 196, 197, ]99-201, 219, 297 Balentà, 264, 277 Barachet (Baracl1ìt), 25/4, 255 Barratà, 254 Batiè, 154 Bccan, 102 Beciò, 241 Begherneder, 8, 38, 116, 133, 134, 258-262, 267, 269, 270, 278, 280, 284, 289, 290, 323-326, 328, 336, 337, ~)44, 366, 380, 386 Beiedà, 343 Belàia, 337, 386 Bèlesa, 133,261,328,329,332, 345,347,366,470,514 Belfodio, 184 Bèni Sciangùl, 134, 157, 199 Bèrbera, 357 Biccenà, 261, 264, 324, 325, 329, 347 Bidà (Bièda), 294 Birbìr, 221 Bircùt, 31 I3ireutan (Bircutàn), 133 13itiè, 357 Boccan, 156, 199 Bocldà, 309 Bole o Bolè, 99, 167 Bònga; 117, 167, 168, 190, 199, 200 Boraja, 296 Boràna, 22, 133, J:-$4, 149, 192, 198 Bubbè, 153 Bughnà Muggià, 133 Buiè, 70 I3ulga, 254 , 255, 331 I3ùrca, 159, 198, 201, 302, 304 Bùrgi, 293, 321 Buriè, 265, 266, 325 Burrosà, 230 Buttagirà (Buttagèra), 253
502
Caccìsì, 122, 185, 223, 225, 226, 307 Cacciamò, 8, 28, 226, 231 , 242, 336, 357, 365 Càffa, 22, 83, 133, 167, 168 Caftà, 325, 336 Caià Zerèt, 92, 353, 354-356, 368 Calìm, 133 Carnbata [sic] (vedi Gambarra), 134 Carsà, 253 Cassam, 254, 332, 367, 373 Cassam-Ghermanà, 332 Casset-Tabuor, 350 Catemà, 114 Celia , 133 Cellià, 230, 259, 294, 321 Cercèr, 24, 25 , 85, 94, 127, 153, 154, 157, 159, 162-164, 166, 171, 193, 195, 198, 301 Cettù , 237, 296 Chen netè, 304 Chèren, 116, 186 Cheve na (Chcvènna), 199 Ciabò, 133 Ciacià , 91, 174, 198, 330, 350, 373 Ciala ra ka, 309 Ciàlla, 168 Cillalò (Cilalc)), 100, 164 Ciommon (Cio mmè n), 304 Ciullùl (Ciulul), 164 Cobbò o Kobbò, 60, 302, 304 Co llùbi , 198 Cornbolcià, 160, 302-305 Comso (Conso), 134 Corbettà, 286, 287 Cuià, 242 Cuìù, 114, 210 Currì-Currò, 180 Dalach (Dàh lach), 54 Dallo, 196, 200 Damòt, 133, 271, 291, 310, 321, 377
503
Dànane, 54-56, 219 Dancàl~ , 27,101,112,164,237,286,287, 374,382,383 Danghelà o Danghila, 260, 261, 267, 268, 288, 326, 345, 347, 365, 366 Dansè, 357 Darghiè, 237 Darò, 164 Dauliè, 212 Debarech (Debarèc), 343 Debocodio, 156 Debrà Berhàn, 21, 24, 42, 93, 145, 171 , 173, 174, 178-181, 198, 204, 205, 208,209,213,217,218, 221 , 225,235, 238,242, 244, 245, 248,255,330, 333,350,351,357,369,372 Debra Dimonat, 346 Oebrà Libanòs, 8, 55, 58, 147, 176, 177,179,203,207,210, 217-220, 244,246, 317,318 Debrà Marcòs, lTI, 185, 260, 26J, 265-267, 288,310, 321-324, 326,330, 346, 379 Dèbra Sina, 145, 174, 176, 180, 204, 205, 208, 209, 244, 245, 249, 254 Debrà Tabòr, 36, 154, 169, 269-271, 328 Debrà Uork (Uorc), 38, 342, 346, 347 Debùb 286, 287 Degga (Degà), 122 Deghem (Degèn), 242 Delantà, 133 Dembeccià, 37, 322, 325 Dembià, 133 Dembiclòllo, 199, 221 Densà, 250, 261, 264, 267, 288, 310, 311, 322, 325, 326 Dcnnebà, 174, 176, 198, 206 Derasghiè, 343 Derrà, 133, 2.23, 238 Dessiè, 126, 131, 135, ·147, 154, 157, 178, 235, 248, 262 , 273, 276,279,310, 324,333 Dieldo, 227 Dii Dii (Dildilla) , 261, 342 Dillom, 180 Dima (Dirne), 346 Dimbicu, 156 Dire Dàua , 61 , 84, 89, 121, 128, ·t41, 114, 160, 189, 202, 250, 251,367,386
504
Dirmà Dirmà l)obà, Dorrà,
Ghebriet, 333 Rogghiè, 175 171,223,356 171
Ebbe nàt, 268, 271 Eccà Mulò, 226 Eccerie, 156 Ecld, 27 Efrem , ·133 Elfetà, 228 Elomedò, 199 Enda Gheorghis (Ghiorghis), 208, 239 Endà Iesùs o Rncl.1 Jesus, l l5, 289 Endà Meconni, 131 Rnclà Micael, 108 Enjabàra o Injaba rà ( Rngiabara o Ingiaba rà) , 98, 261, 265-267, 322, 366 Ensar<\ 171 Enticciò 108 Enlc'>tto 171, 176, 184 Erertà, 199 Eritrèa, 3, 16, 17, 18, 32, 43, 44, 50, 66, 67, 84, 86, "107 , 110, 112, 113, 116, 11 8, 122, 131, 173, 189,193,222,223, 224,256,259,260, 262,263,268, 272,276,283,286, 293, 315, 320,335,336, 364, 381,387 Ermacciò, 321, 322, 323, 325, 326, 328, 336, 3ii3, 344, 347, 365, 383, 386 Ermacc iocò, 133 Fagul~ , 264-266, 323,324,335,341, 344, 345,365 Fallè, 226 Faracassà, 164 Feresb ièt, 341 Ficcè 36, 133, 146, 153, 155, '157, 171, 173, 174, 176-"180, 185-187 , 189, 198, 199,204,205,207, 217.226, 238,239, 241, 21i2, 244,249,331,377 Gabcr.ì Gadamè, 305 Gaint, 270, 34·1 Galla e Sidama , 3, 8, 67, 84, 111, 11 2, 131 , 119, 154, 159, 187, 190,224,253, 293,296,31 5,320, 331,335,336, 342, 359,186 Gambàtta, 134, 197, 293, 29/i, 296
505
Ga1~1bèla, 157, 184, 199, 221, 294 Gamò Dalilà, 108 Gamu (Gamò), 133 Garamullàta, 7, 58, 94, 127, 153, 154, 160-162 Gardùlla, 131, 293, 321, 342 Gauàni , 299 Gebecl , 199 Gelclù, 28, 227 Gerè (Gerà), 302 Gestro, 201 Ghedèb, 346 Ghedebai, 133 Ghedò, 80, 233-237, 294, 323, 324, 329, 331 G helemsò, 163, 199 Gheralta 131, 284 Ghe n\ 330 Ghetà, 248 Ghigner, 153, 165, 189 Ghimbi, 199, 200, 221 Ghimbibiet, 238, 239, 259 Ghimirrà (Ghimìr), 134 Ghindabaràt, o Ghinclaberet (Gh indabe rè), 216, 229, 231, 234, 237, 243, 2Tl Ghinna Aghcr, 352 Giabasire (Giabassirè), 153, 199 Gianagobò, 31 Giangerò, 134, 225 Giarrà (Giarrè), 248 Gibatti, 236,321,325,330, 331,359 Gìggiga, 202 Gìmma, 22, 37, 56, 57, 79, 116, 123, "131, 134, 157, 159, 160, 166, 167, 174, 180, 190, 199, 200, 204, 206-208, 237, 248, 253 , 276, 294-296, 301 , 302, 306,309, 359 Gimma Ghen ne tiè, 294 Giobanò, 199 Gin\ 174, 204-206 C,isciè o Ghisciè, 248, 249, 330 Gòba, 153,164, 189,190,198, 200, 297,298 Gobaia, 122 Gobèlli, 162
506
Gogètti, 197, 199, 201 , 253 Goggiàm, 8, 22, 27, 58, 80, 83, 94, 121, 125, 126, 133, 134, 149, 174, 176, l80, 184, 187, 2] 1, 216, 223, 258-262, 265-271, 278, 288-292, 319, 321-326, 329, 331,332, 335-337, 341,344,365,377,378,380,382,384, 386,387 Goldeà (Goldà), 134 Gòndar, 117, 126, 131, 132, 154, 184, 267, 310, 317, 319, 324, 328, 336, 343, 383 Gonclì, 99, 100 Gongorà (Gorgorà), 154 Gòre, 117, 153, 154, 157, 167, 170, 184, 190, 199, 200 Guaa (G ualà), 239 Gùbba o Cubbà, 1:-33, 337, 365 Guclèr, 83, 122, 185-187, 221, 232, 233, 302, 304 Guclrù , 58, 186, 271, 294, 329 Gue nnetè, 304, 305 Gugù , 163, 164 Gullale , 146 Gu llo, 134 Gùra, 123, 124, 133, 279 Guraghè, 133,197,199, 250,253,293, 294, 296,360,371 Gurè, 199 Gurrafàrcla (il termine in lingua galla significa "orecchie di cavallo ") o Guraffarda, 190, 200 Gurreniè, 146, 176, 177, 206 Haràr (la grafia "Barrar", anche se presente nei testi militari , è inesatta), 3, 7, 8, 13, 18, 24-27, 31, 56, 67, 84, 10·1, 110, 112, 111, 126, 131, 133, ns, 149, 153, 157, 160, 163, 166, 187, 1.89, 190, 197, 200-202, 224, 276, 297, 298,319,320,335, 336,364,374, 386 Hararghiè o 1-Iarrarghiè, 133, 153 Herrabctiè, 171 Borro, 295, 329 Iaia Cacciamà, 240 Ibauo, 302 Ifàg, 154, 326 lfratà, 133, 336, 374 llma Denasa, 133 Jlu Abba Bor (Ilù Babòr), 134
507
Imbabò, 185 Imi, 199 Ingiabarà - vedi Enjabara Irgalèm, 171, ·195, 199,200 lstiè, 347 Iùbclo, 221 Jamma, 180, 239 Javello (lavèllo), 199 Jeggiù, 133 Jcrcr, 36, 147 Jersò, 180 Kassibi, 294 Kata, 226 Kaua, 184 Kenya, 31,117,221,222,293, 379-382 K infas, 343 Kule, 341 Lalibelà, 169, 170, 259, 273, 275, 279, 284 , 318 Lalomedir, 214,, 333, 351, 374, 459
Lasta, 83, 112, 116, 123, 133, 169, 170, 198, 222, 249, 258, 259, 262, 269, 272-274, 276, 278-280, 282-285, 322,380, 383, 462 Lekempti (Lechèmti), 54 , 134, 154, 185,, 190, ·199, 200, 221, 301-304, 321, 329 Lemmen Selassiè, 242 Lència, 302, 303, 305 Lieca, 134 Lig, 325, 326 Limmu, 200, 201, 294, 295, 32·1 Limmu Ennaria, 134, 321 Lipari, 168 Longobucco, 55, 56,168 Macallè, 53, 262, 276-280, 284, 286, 366 Macò, 230 Magàlo, 153, 165, ·189, 190, 200, 201 iVlàgi, 22, 134, 221, 379
508
Mai Calle\ 160 Mai Cèu, 18,173,279 Mai Enc.la Baria, 75 Mai Lalà(Mai T.ab là), 27 Mai Menà, 343 Maki, 199 ]\falca Dacleccià , 199, 201 J\.falca Jecarcl, 184, 185 Malca Mabil, 184 Malina, 253 Malva Decleccià, 298 Maraberiè o Marabitiè, 8, 42, 50, 91, 177, 180, 223, 238, 239, 333, 336, 347-
349, 356,366, 374,457,458,514 Marancle le, 304 Marèb, 75 Marequò, 133 Martulà Mariàrn , 261. , 325, 342, 347 Marù, 330 Massàua , 246, 279 Matà - eletta anche Motà, 38, 261 , 267, 325 Mecan Jesus, 328, 342 Mcccià o Meccia, 133, 261 , 310, 347, 377 Medani Alem, 180, 244 , 306, 30ì, 350 Mèga, 135,149, 199 Menarè, 229 Menclic.là o Mendida, 91, I 7 1, 174-176, 205, 208, 239, 460 1\ilens o Menz, 8, 42, 50, 173, 180, 198, 204, 205, 211-213, 215-217, 220, 22:-3,
238, 239, 244, 248, 250, 256, 311, 325, 329, 333, 335, 336, 347-349, 351, 352,361,367, 368, 374,386, 443,457, 458,511 Metèrnma, 326, 343, 383 Miccia (Micìccia), 164 Mingiara, 254 Mirgo, 199 Mofèr, 208, 213, 211, 216 Mogaclìscio, 31, 89, 131, 154, 160, 193, 276 , ., . ·0,,, · 7 3-),)-9_,.), 9- 99 ·1?9 ·130 I ·r3?5Iv1ogg1 , ) -13, / , 1/,0 -'J: - 143 , , 1/,-'J:/, 13,1 ,?2- ) , 2-0 ) -.. ), 1
· -1,
371 Moiàle, 135 Mored , 50, 204-206, 222, 223
509
Mosovic, 3~)1, 373 fVluggià o Muggia , 133, 222 Mugher, 36, 171, 185- 187, 198, 204, 205, 207, 208, 216, 225, 230, 233, 239, 242, 302,365,447,513 Mullò o N.lullo (Mullù), 208, 225, 226, 229 Murà, 242 .M urena, 253 Muti Gheorghis, 226 Muter, 249 Neghèlli, 68, 294 Neghe, 199 Nilo Azzurro (vedi anche Abbai), 7, 83, 179, 180, 18/i, 185, 187, 198, 216, 264, 271,323,329, 335 Noarì o Noari, 216, 223, 239, 368 Nc'mno (letteralmente "poca acqua"), 37, 133, 190, 200, 237, 255 , 259, 295,
307, 32] , 378 Ogadèn, 25, 31,133 , 172 Olettà, 27, 135, 145, 154, 225 Omo, 189, 200 Ponza, 168 Quarà, 133, 386 Quihà, 32, TI Rim (Rimà), 322, 335
Ròbi, 248 Rosèires, 381
Sagan, 321 Sàio, 134, 200, 294 Salà Dingai (Dengài) , 205, 208, 209, 239, 248 Salalè, 133, B5, 146, 157, 171, "173-175, 177, 179, 180, 184, 186, 187, 189, 199,204, 205, 208,226,231 , 240, 243, 256 Samrè (eletta anche Zam rà), 278, 279 Sanial, 154 Sancur, 253
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Scainò, 221 Scebèli (vedi Uèbi Scebèli), 25, 163, 190, 191 Sceloà, 131 Scianò, 145, 162, 174, 176, 178, 180, 198, 204, 205, 208, 209, 239, 242, 244, 245, 249 Sciolà Gheveà, 352 Scioncorà o Sciancorà, 36, 254, 330 Scirè, 35, 90, 131 Secldeccià, 167 Semièn, gruppo del, 8, 83, 133, 288, 289, 343, 363, 386 Senfacla, 221
Seragì-Cascium, 336 Setìt, 44 Simi, 242 Siriè, 199 Sittòna, 154 Socotà, 27, 65, 154, 259, 262, 268, 272-280, 282-285, 375 Sòddu o Soclclo, 36, 133, 200, 201 Somàlia, 3, 13, 16-18, 26, 34, 55, 67, 84, 107, 110, 112, n6, 118, 131, 133, 189, 224 , 276, 315,320,335, 357,364,381,382, 386 Sulultà, 117, 171 Tacazzè, 83, 171, 186, 260, 264, 267, 271 , 279, 283 Tacosà (Tacussà), 133 Talò, 302 Tamamò, 199 Tamanonzi, 214 Tàna, 28, 134, 185, 204, 264, 289, 321, 322, 326 Tarmabèr, 208 Tedcla Mariam, 254 Tegulèt, 173, 180, 198, 204, 205, 208-210, 239, 333, 350, 374 Tembièn, 18, 131, 147, 173, 284 Tibe, 304 Ticciò o Tiggiò, 163, ·164, 193, 199 Tigrai, 17, 18, 27, 66, 74, 83, 108, 130, 131, 222, 278-280, 283-285 T isisàt, 266, 267, 322, 342 Tochiè, 294 Tzeghcdè, 133,326,328,336 Tzellarì, 27ì, 311
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T uli, 2::i2, 233 Uacìt (anche Uancìt o Uanchet), 223, 250, 310, 311, 330, 354, 374 Uac.larà, 153 Uag h, 133 Ualdia, 324 Uàl Uàl, 18 Uarièu, 222 Uccialli o Uccia llè, 114, 146, 147, 242 Uèbi ~cebèli , 25 Uerab, 345 Uncllà, 133 Uoflà, 133 Uoggeràt o Uogberà, 131, 133, 237, 280, 283, 287 Uolcait, 133, 325, 336 Uoldebbà, 133, 336 Uollamo o Uolamo, 134, 189, 190, 200, 293, 294 Uollisò (Uolisò), 133, 233, 237, 294-296, 333, 360, 386 Uòllega, 83, 133, 134, 153, 200 Uomberà, 141, 288, 382 Uònclo, 200 Uorkfeliè(llorch fe liè) Micael, 352 Uozen, 176 Uru , 185-187
Villa Akhos,136 Vil la Elm, 141,142, Zarniràt, 108 Zebul , 133 Zcgà, 239 Zeghiè, 133, 322 Zemiè, "184 Zurhia Muhi, 330, 317, 351, 356, 357, 368, 374
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INDICE DEGLI ALLEGATI Allegato Allegato Allegato Allegato Allegato Allegato
1: 2: 3: 4: 5: 6:
Lo stato d'an imo della popolazione. Norme sul trattamento degli indigeni. Bando cli un degiac abissino. Lettera di un degiac abissino. Comunicazione .sul comportamento dei militari. Organigramma politico-amministrativo dell'AOI O rganigramma militare clcll'AOI. Allegato 7: Comunicazione sui danni arrecati alla popolazione dai militari indigeni.
Allegato 8: Bando cli armi e munizioni. Allegato 9: Comu nicazione di Graziani a Lcssona sulla forza elci battaglioni coloniali. Allegato 10:Risposta cli Lessona a Graziani s ul problema della forza dei battaglioni coloniali. Allegato 11:0rganigramrna politico-militare dell'Amara al gennaio 19:?9. Organigramrna politico-militare dello Scioa al gennaio 1939. Allegato 12:Elenco dei fatt i cl'arrne avvenuti durante i cicli operativi dal 25 maggio 1937 al 15 aprile 1939. Allegato 13:Gruppi Bande: dislocazione e fo rza al 1° gennaio 1939. Allegato 14:Settore occidentale della ferrovia. Comando e truppe al 16 onobre 1936. Allegato ] 5:Telegramma riguardante la morte del clegiac Uonduossen Cassa, 15 dicembre 1936. Allegato 16:T.ettera ciel clegiac Uoncluossen Cassa ai capitani Be1tell i e Reguzzoni. Allegato 17:Telegramrna cli Graziani ciel 16 dicembre 1936 in cui si comunica il resto di 50 .000 volant.ini da lanciare sulle popo lazioni di alcune regioni etiopiche . Allegato 18:Reparti che hanno paitecipato alla catn1ra del degiac Uonduossen Cassa. Allegato 19:Schizzo della situazione nei territori a nord d i Aclclis Abeba al 28 gennaio 1937. Allegato 20:Mappa dell'Etiopia coi territori occupati fino al gennaio 19.J7. Dislocazione delle colonne operanti nei vari settori e dei nuclei ribelli al gennaio 1937. Allegato 21:Telegramrna di Graziani a Geloso ciel 10 gennaio 1937. Allegato 22:Schiaramento artiglieria della Piazza cl.i Adelia Abeba ciel gennaio 1937. Allegato 23:Prospetti truppe operanti nel Mens. Allegato 24:Diario storico del 20 maggio 1937. Allegato 25:Schizzo degli s postamenti delle truppe lungo i fiumi Auasc e Mughcr alla fine ciel giugno 19::S7.
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Allegato 26:Scherna su i rimpatri al luglio :I 937. Ordini di Gariholcli al 10 agosto 1937. Allegato 27:Schizzo delle operazioni nello Scioa dell'agosto 1937. Schizzo delle operazioni dell'Amara dell'agosto 1937. Schizzo delle operazioni Scioa dell'agoMo 1937. Allegato 28:Schizzo dei movimenti delle truppe nello Scioa al settembre 1937. Allegato 29:Schizzo dei nuclei ribelli e spostamenti delle truppe. Schizzo degli spostamenti delle truppe e nuclei ribelli nell'autunno 1937 in zona Mens-MarabetiÊ Allegato 30:Schizzo degli spostamenti cli AbebÊ Aregai nell'autunno 1937 in zona T.alomcclir. Allegato 31 :Nuclei ribelli alla fine dell'ot:tobre 1937 in zona Segale, a sud-est di lVIendida. Allegato 32:Truppe in rinforzo al governo Arnara ciel 13 ottobre 1937. Allegato :53:0perazioni nel Lasra al 21 nove mbre 1937. Allegato 34:Forza presente al 1° novembre 1938 ncll'AOl. Allegato 35:.Mappa dell'Amara all'aprile 1939. Allegato 36:Mappa dei presidi esistenti e soppressi nell'Amara alla fine del maggio AllegatO Allegato Allegato Allegato
1939. 37:Schizzo delle operazioni nel Belesa, 27 maggio - 14 giugno 1939. 38:Circolare di G. Nasi dell'agosto 1939. 39:Mappa cl.elle operazioni nello Scioa nella primavera del 1939. 40:Perdite e armi catturate nelle operazioni dello Scioa al 14 aprile 1939.
515
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Allegato è una grande carta
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